Diario da Hogwarts

di Dragasi
(/viewuser.php?uid=410181)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 14 luglio 2007 ***
Capitolo 2: *** 23 luglio 2007 ***
Capitolo 3: *** 31 agosto 2007 ***
Capitolo 4: *** 1 settembre 2007 (Prima Parte) ***
Capitolo 5: *** 1 settembre 2007 (Seconda Parte) ***
Capitolo 6: *** 2 settembre 2007 (Prima Parte) ***
Capitolo 7: *** 2 settembre 2007 (Seconda Parte) ***



Capitolo 1
*** 14 luglio 2007 ***


14 luglio 2007
 
È incredibile quanto poco tempo serva per stravolgere la tua vita. Nel mio caso sono bastati circa una decina di minuti, insieme ad un altro paio di ore per comprendere la cosa ed in quanto ad assimilarla… non lo so ancora.
Oggi, all'ora del tè, abbiamo sentito il campanello suonare. Non ci si aspetta molte visite alle cinque del pomeriggio di sabato, così io, mio fratello gemello e i miei genitori ci siamo guardati abbastanza perplessi, prima che io mi alzassi ed andassi ad aprire la porta.
Sul pianerottolo c'era una donna, indossava un vestito nero e verde smeraldo, in una stoffa molto simile al velluto, un paio di occhiali dalla montatura fine di forma ovale ed un cappello a punta. Sì, un dannatissimo cappello a punta.
La donna si rivolse a me con un tono che mi diede l'impressione che non fosse una grande idea contraddirla: «Sei tu Zelda Windbounder?»
Io mi limitai ad annuire, senza riuscire a proferir parola.
Lei continuò: «I tuoi genitori sono in casa?»
Questa volta riuscì a rispondere persino con voce normale: «Sì, si accomodi. Sono in salotto»
Chiusi la porta alle spalle della donna e la guidai nel salotto, dove mio padre, mia madre e mio fratello avevano già iniziato a bere il loro té.
Mi riaccomodai sul divano, mentre mio padre e mia madre si alzavano per accogliere la donna.
«Sono Gawain Windbounder» disse mio padre e subito aggiunse «e questa è mia moglie Abigail»
Tese una mano verso la donna che la strinse, prima di presentarsi a sua volta: «Minerva McGranitt, piacere»
Pensai che era un nome veramente insolito e per pensarlo io che mi chiamo Zelda…
«Si accomodi» le disse mia madre, tornando a sedersi sul divano affianco a papà, mentre la McGrannit si accomodava sulla poltrona.
«Sono qui per parlarvi dei vostri figli» disse la donna.
Sicuramente non era una a cui piaceva perdere tempo.
Mio padre mi sembrò un po' sorpreso e non potevo dargli torto. Non erano mai stati convocati dagli insegnanti a scuola, eravamo sempre stati abbastanza tranquilli, mai neanche un richiamo dalla biblioteca o una lamentela dei vicini di casa. Certo, c'erano state delle “innocenti marachelle”, come le chiamava la nostra insegnante a scuola, ma in fondo avevamo appena compiuto undici anni. Vedersi piombare in casa una donna con un cappello a punta che voleva parlare di me e mio fratello poteva risultare parecchio strano.
«Di Zelda e Allen?» domandò, infatti, mio padre e dal tono si capiva benissimo che era parecchio sorpreso.
«Di Zelda e Allen» confermò la McGranitt
Mia madre la invitò a proseguire.
La donna non se lo fece ripetere due volte e iniziò a parlare: «Avete mai notato se intorno a Zelda o ad Allen succedessero cose strane? Come giocattoli che erano stati messi via in alto, ma li trovavate a giocare tranquilli con quegli stessi giocattoli? Oppure se qualcuno faceva dei dispetti ai gemelli gli accadeva qualcosa?»
Mia madre e mio padre si guardarono un momento. In effetti un paio di episodi c'erano stati, se proprio la si voleva vedere in quel modo.
Anthony Bold, un nostro compagno di classe, si divertiva da qualche tempo a tormentarmi con scherzi idioti. Durante l'ora di ginnastica era improvvisamente inciampato mentre correvamo perché le sue scarpe erano allacciate insieme. C'è da dire che quelle scarpe non le ho neanche mai toccate e nemmeno Allen. C'era stata anche la volta che i capelli dell'odiosa supplente di miss Kiran si erano improvvisamente tinti di viola, ma come avremmo potuto recuperare della tinta viola e usarla?
Vidi mia madre e mio padre annuire in direzione della donna, sembravano preoccupati.
«Bene. Ora, potreste avere un piccolo shock, ma dovrete ascoltarmi e con calma vi spiegherò tutto»
Cosa c'era da spiegare? In ogni caso non dissi nulla e rimasi ad ascoltare.
I miei genitori si limitarono ad annuire, sempre più preoccupati. Allen, mio fratello, si stava rimpinzando di biscotti.
«I vostri figli sono dei maghi»
Sentii mio fratello tossire rumorosamente e mi voltai verso di lui. Era decisamente paonazzo, probabilmente gli era andato un biscotto di traverso.
Appena si riprese, e impiegò meno tempo dei nostri genitori che erano sbiancati, chiese con voce roca: «Io e Zelda dei maghi?»
A quel punto mi aggiunsi io a dar manforte a mio fratello: «Per maghi non intenderà qualcosa come il mago Merlino?»
Le labbra della donna si assottigliarono e rispose: «Quando dico maghi intendo esattamente come Merlino»
Io e Allen ci guardammo, entrambi avevamo un'espressione da trota appena pescata.
Mio padre rispose educatamente alla donna, fin troppo educatamente, come se la considerasse spostata, pensiero che tra l'altro avevamo avuto sia io che Allen.
«Signora McGranitt, spero che non se la prenda se le dico che io e mia moglie abbiamo smesso di credere alle favole quando avevamo all'incirca l'età dei nostri figli»
«Professoressa McGranitt» lo corresse la donna «E queste, non sono favole»
In quel momento tirò fuori dalle pieghe del suo vestito una bacchetta di legno. Io ed Allen ci guardammo decisamente perplessi, ma prima che potessimo anche solo pensare di dire qualcosa, la donna agitò quella sua stecca di legno e la mia tazza di té si trasformò in un topolino bianco.
Mia madre ebbe mancamento e ci mancò poco che non svenisse.
Io e Allen, una volta capito che non era un trucco, ci guardavamo entusiasti.
La McGranitt proseguì: «Come avrete capito, io sono una strega e sono la preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, scuola dove i vostri figli sono iscritti dal giorno in cui sono nati, o meglio, dalla prima volta in cui hanno dimostrato di avere poteri magici»
Altro che Barnard Castle School! Io ed Allen eravamo visibilmente entusiasti. I miei genitori ci fissavano con sguardi tra il preoccupato e lo stupito.
«Dove si troverebbe questa scuola?» chiese mia madre, quando riprese il dono della parola.
«In Scozia. É la miglior scuola di Magia e Stregoneria del mondo» rispose la strega, come se fosse la cosa più naturale del mondo, e sicuramente per lei lo era.
«Com'è che, di tutta questa storia, veniamo a saperne solo ora» questo era papà. Mi sembrava piuttosto scettico a riguardo, nonostante la mia tazza da té continuasse a rosicchiare biscotti in forma di topolino bianco.
«Per proteggersi i maghi si sono imposti la segregazione. Viviamo in mezzo alle persone non magiche, ma nascosti e senza mostrare al mondo i nostri poteri»
La cosa dal punto di vista mio e di mio fratello aveva molto senso e l'idea di poter trasformare tazze da té in topi ci entusiasmava.
«E Allen e Zelda hanno poteri magici. Ne siete certi?» chiese mia madre con un filo di voce.
La McGranitt rispose: «Assolutamente, o io non sarei qui»
Io e Allen ormai non riuscivamo più a star fermi dall'entusiasmo. Ci eravamo alzati in piedi e, prima che io potessi dire qualcosa, Allen parlò per tutti e due: «Quindi frequenteremo Hogwarts?» nei suoi occhi si poteva leggere lo stesso entusiasmo che provavo io.
«Se lo volete e i vostri genitori acconsentono» rispose la strega.
Contemporaneamente io e il mio gemello ci voltammo verso mamma e papà. Entrambi ci sorrisero, la mamma più debolmente e papà con più entusiasmo, poi papà si rivolse nuovamente alla McGranitt: «Le spiacerebbe rimanere a cena? Avrei alcune domande da farle, voglio capire dove andranno a scuola i miei figli, e la cosa potrebbe richiedere un po' di tempo»
Sul viso della strega comparve un sorriso dolce, cosa che mi stupì ancor di più che la notizia di essere una strega, e rispose: «Accetto l'invito»
Appena finì la cena, la McGranitt ripartì subito, dicendo a me ed Allen che ci saremmo rivisti a scuola. Mio fratello ed io non riuscivamo a smettere di fantasticare su quello che ci aspettava. I miei avevano raccolto abbastanza informazioni da accettare il fatto che non avremmo studiato alla Barnard Castle School, la stessa scuola di papà.
«Lunedì dobbiamo chiamare per ritirare l'iscrizione dalla Barnard» fece notare mia madre, guardandoci con un ampio sorriso.
Mio padre ci rivolse un'espressione divertita e disse: «Allora, miei giovani apprendisti stregoni, va bene se andiamo a Londra il prossimo weekend? Posso prendermi due giorni di ferie da lavoro, così partiamo venerdì e torniamo lunedì»
Noi due, che non vedevamo l'ora di andare a comprare il materiale per la scuola, annuimmo entusiasti.
 
In camera io e Allen abbiamo discusso a lungo di ciò che abbiamo appreso dalla McGranitt, o almeno finché Allen non si è addormentato.
Abbiamo discusso moltissimo delle materie, specialmente di Pozioni e Difesa Contro le Arti Oscure. La McGranitt ha anche accennato al fatto che ci sono quattro Case ad Hogwarts, ma non ha detto nient'altro e la fantasia mia e di mio fratello è partita in quarta.
Ora, magari, seguo il suo esempio e provo a dormire.


Angolino di Dragasi
Chiedendomi chi tra di voi ha voglia di leggere questo magnifico angolino, vi ringrazio per essere arrivati fin qui. Questa è la prima fan fiction che mi decido a pubblicare in questa sezione. Invece che concentrarmi su personaggi già noti, ho voluto inventarmi questa coppia di gemelli un po' casinisti. Spero che Zelda ed Allen possano piacervi. Non so perché ho scelto la narrazione dal punto di vista di Zelda e non di Allen, e probabilmente me ne renderò conto solo più avanti. Intanto voi cosa ne pensate? Come li trovate? E i loro genitori?
Fatemi sapere anche con un messaggio privato!
Grazie e buon proseguimento

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 23 luglio 2007 ***


23 luglio 2007
Son stati due giorni impegnativi, ma davvero fantastici! Siamo riusciti a raggiungere Diagon Alley, seguendo le istruzioni che la McGrannit ci ha dato qualche giorno fa. Siamo rimasti tutti e quattro a bocca aperta. Centinaia di maghi e streghe vestiti in lunghe toghe o con mantelli in velluto, ragazzini che correvano dietro a piccoli giocattoli volanti, vetrine che contenevano oggetti che nemmeno nei sogni più sfrenati avremmo potuto immaginare, eppure era tutto lì davanti ai nostri occhi. Io e Allen ci guardavamo con dei mezzi sorrisi. Entrambi sapevamo come si sentiva l'altro, eravamo entusiasti e sprizzavamo gioia da tutti i pori, ma chiunque l'avrebbe capito, anche senza essere uniti come lo eravamo io e mio fratello. I nostri genitori se ne sono accorti facilmente e nostro padre, con il suo solito tono allegro, ci ha rivolto la parola: «Volete star lì imbabolati tutto il giorno o iniziamo le commissioni?»
Io ed Allen non ci siam fatti ripetere l'esortazione e ci siam subito incamminati per la via.
Siamo appena tornati da Londra carichi di pacchi con il necessario per la scuola: un calderone a testa, i completi da lavoro per Erbologia, due set di provette per pozioni, due telescopi, due bilance di ottone, due copie del “Manuale degli Incantesimi, Volume Primo”, due copie di “Storia della Magia”, due di “Teoria della Magia”, due di “Guida Pratica alla Trasfigurazione per principianti”, due copie di “Mille Erbe e Funghi Magici”, due di “Infusi e Pozioni Magiche”, due copie di “Gli animali Fantastici: dove trovarli” e di “Le Forze Oscure: guida all'autoprotezione”. Non hanno voluto prenderci un animale, perché già le bacchette e le uniformi costavano parecchio.
La mia bacchetta è di sicomoro, lunga dieci pollici e tre quarti e con il nucleo di crine di unicorno. Quella di Allen è di salice, undici pollici e nucleo di corda di cuore di drago. È decisamente entusiasta per la cosa.
Le uniformi, in parte, assomigliano a quelle che avremmo dovuto mettere alla Barnard, ma i colori sono diversi.
Io ho la gonna, Allen i pantaloni, entrambi sono grigio scuro. Poi abbiamo un maglioncino, sempre grigio scuro, camicia bianca e cravatta e scarpe nere. Sopra a tutto c'è un ampio mantello con le maniche e il cappuccio, interamente nero e con il blasone della scuola all'altezza del cuore. Per l'inverno c'è un ulteriore mantello, di stoffa più pesante, senza maniche e senza cappuccio, nero con il blasone della scuola, una grossa H al centro di uno stemma araldico con intorno un leone, un tasso, un corvo ed un serpente, all'altezza del cuore.
La mamma ha convinto papà a comprarci anche i bauli della scuola. Sono bauli vecchio tipo e sul mio, su un lato, ci sono le iniziali Z.W., su quello di Allen A.W.
Ora dobbiamo solo aspettare che arrivi il primo settembre. Sia io che mio fratello teniamo il biglietto del treno con cui raggiungeremo la scuola sopra il comodino e tutte le sere osserviamo la scritta che riporta “Binario 9 3/4”.
Domani ho intenzione di lavare la vecchia tracolla che mamma usava per andare a scuola, e di stoffa grigia. Allen ha deciso che prenderà quella di papà, ma non penso la laverà e comunque è nera e nessuno se ne accorgerà.
Stasera penso inizierò a leggere qualcuno dei libri di scuola, magari quello di Difesa contro le Arti Oscure.


Angolino di Dragasi
Ed eccoci al secondo capitolo! Inanzittutto ci tengo a ringraziare di cuore AR_1803 per aver messo questa storia tra le sue preferite. Spero che Allen e Zelda vi piacciano come personaggi e siate curiosi di scoprire come proseguiranno le loro avventure.
Non ho molto altro da aggiungere, ma se avete domande, scrivetemi pure in privato!
Ciao!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 31 agosto 2007 ***


31 agosto 2007
 
Io e Allen abbiamo finito di fare i bagagli stamattina presto e, subito dopo, abbiamo iniziato a vagare per casa, troppo eccitati per riuscire a stare fermi.
Abbiamo salutato i nostri amici ieri e, per fortuna, abbiamo potuto dire loro che andremo alla Barnard Castle School, nessuno di loro si è iscritto lì. A dire il vero andranno quasi tutti nelle scuole del loro quartiere, saremo gli unici a frequentare un collegio. In ogni caso li rivedremo durante le vacanze di Natale, anche se non potremo raccontare nulla di Hogwarts.
Papà, quando stamattina è sceso per fare colazione prima di andare al lavoro, ci ha trovato al tavolo della cucina a discutere vivacemente su cosa ci aspetta domani. Mamma ci ha dovuto sopportare esagitati per tutto il giorno, o almeno fino a quando non è arrivato papà e ha dato le predisposizioni per far entrare tutto quanto in macchina e partire. Siamo partiti per Londra questo pomeriggio circa alle cinque e siamo arrivati solo stasera quasi alle nove. C'è da dire che, però, ci abbiamo guadagnato una cena in un ristorante italiano che non è male come cosa. Domani mattina mamma e papà ci porteranno in stazione di King's Cross. Papà ci ha proibito di mettere già la divisa, ha detto che daremmo troppo nell'occhio a girare con dei mantelli per una stazione, quindi domattina indosseremo ancora i nostri vestiti normali.
Allen mi reclama, vuole assolutamente discutere di cosa capiterà domani.

Angolino di Dragasi
Eccoci qua, questo capitolo è molto breve, ma voi ad undici anni avreste scritto più di tanto la vigilia della vostra partenza per Hogwarts?
Mi son resa conto di non aver mai descritto né Zelda e Allen, né i loro genitori, e questa cosa trovo che abbia anche un senso logico essendo questo un diario dal punto di vista di Zelda. Almeno io non mi soffermerei a descrivere i miei parenti se stessi scrivendo un diario. Il punto però è un altro, ovvero volevo chiedervi come ve li immaginate. Tirate fuori un po' di descrizioni, anche per l'abbigliamento!
Torniamo alla storia. Essendo questo capitolo molto breve, già domani caricherò il prossimo, anche se vi avviso: il primo settembre verrà spezzato in due parti essendo particolarmente lungo. Dopottutto è l'arrivo ad Hogwarts!
Ed ora i ringraziamenti! Un enorme e sentito grazie a chi ha speso del tempo per lasciarmi una recensione, nella speranza che voglia farlo ancora, quindi a _Joanna_, Angela_Potter e Fujiko91. Voglio ringraziare anche AR_1803 e Cri_cri_cri per aver messo questa storia tra le seguite e AR_1803 per averla aggiunta anche tra le preferite e pure tutti quelli che hanno speso tempo a leggere fin qui, un grosso grazie di cuore.
Ora smetto di annoiarvi e vi saluto!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 1 settembre 2007 (Prima Parte) ***


1 settembre 2007

Oggi è stata una giornata piena di emozioni, sono stravolta.
Alle sei di stamattina io ed Allen eravamo già in piedi, nonostante mancassero ancora parecchie ore alla partenza del treno.
Papà e mamma si sono alzati solamente alle nove e ci hanno trovati già vestiti e con la colazione fatta nella hall del piccolo albergo dove eravamo alloggiati.
Alle dieci meno un quarto siamo partiti alla volta della stazione, i nostri genitori volevano arrivare con un certo anticipo per poter cercare con calma il binario. La McGranitt ci aveva dato delle indicazioni per raggiungere il binario, ma non essendo molto pratici di King’s Cross ed essendo passato un po’ di tempo dal giorno in cui l’abbiamo incontrata la prima volta, non eravamo sicuri di trovarlo subito.
 
Come i miei avevano previsto, non riuscivamo a trovare il binario ed iniziammo a vagare, con papà che spingeva il carrello con i nostri bauli sopra. Fortunatamente Allen ha l’abitudine a guardarsi intorno e cogliere i dettagli.
«Papà, mamma! Guardate lì!» esclamò di colpo, indicando un ragazzo che sembrava avere la nostra età, accompagnato da un uomo dai capelli brizzolati grassottello e una donna dai capelli scuri decisamente più magra.
Il ragazzo, alto circa quanto me e Allen, aveva i capelli neri tagliati corti. Indossava un paio di jeans ed una maglietta di un arancione decisamente acceso. Doveva aver preso la corporatura del padre, perché sembrava paffuto, ma decisamente non grasso. Spingeva un carrello con un baule identico ai nostri.
«Ottimo lavoro, Allen» disse mio padre, scompigliando i capelli al mio gemello.
Affrettammo il passo dirigendoci verso la famigliola. Appena gli affiancammo mio padre cercò di fermarli: «Scusate, avrei bisogno di un’indicazione»
La famigliola si fermò e si voltarono verso di noi. L’uomo dai capelli brizzolati fece un ampio sorriso e chiese: «Come possiamo aiutarvi?»
Mio padre sorrise a sua volta e rispose: «Ho notato che vostro figlio ha un baule come quelli dei nostri figli, quindi deduco che anche lui vada ad Hogwarts» l’uomo dai capelli brizzolati annuì gentilmente «e ci chiedevamo come raggiungere il binario»
Sul volto della donna si dipinse un’espressione entusiasta: «Ma voi dovete essere Babbani!»
Io ed Allen ci guardammo perplessi ed il ragazzino si rivolse a noi: «Sono le persone senza poteri magici»
Gli sorridemmo grati.
A quanto pareva, anche i nostri genitori avevano avuto delucidazioni sul termine e stavano parlando con i genitori del ragazzo.
«Lui è nostro figlio Benjamin, è al primo anno» stava giusto dicendo l’uomo dai capelli brizzolati «Io sono Amos e questa è mia moglie Clarissa»
«Io sono Gawain» disse mio padre stringendo le mani che gli porgevano i genitori di Benjamin.
«Ed io sono Abigail» aggiunse mia madre, stringendo le mani a sua volta.
Papà ci indicò commentando: «Loro sono i nostri figli, Zelda e Allen. Entrambi devono iniziare il primo anno ad Hogwarts»
Clarissa sorrise e disse: «Seguiteci, vi portiamo noi al binario. Poi volete venire a pranzo da noi? Non abitiamo molto lontano da Londra»
Noi tre ragazzi ci guardammo divertiti, mentre mia madre e mio padre accettavano l’invito della coppia.
Ci incamminammo dietro agli adulti ed iniziammo a parlare.
«Quindi i tuoi genitori sono entrambi maghi?» chiese Allen
«Sì, fin da quando sono piccolo non vedo l’ora che arrivi questo giorno» rispose entusiasta Benjamin.
«Noi l’abbiamo scoperto un mese e mezzo fa che frequenteremo Hogwarts, ma non vediamo l’ora di arrivare a scuola!» spiegai io.
In quel momento gli adulti si fermarono.
Amos si voltò verso noi ragazzi e ci indicò il muro di mattoni tra i binari 9 e 10: «Dovete andare contro quel muro, meglio se fate di fretta, prima che qualche Babbano vi noti. Benjamin, va prima tu»
Benjamin annuì e iniziò a correre verso il muro e, invece di andarci a sbattere contro, lo attraversò.
Notai che l’espressione dei miei genitori assomigliava molto a quella mia e di Allen: puro stupore.
«Andate, io e mamma vi raggiungiamo insieme ai genitori di Benjamin» disse papà.
Allen prese il carrello dalle mani di papà e si mise a spingerlo verso il muro, io lo seguivo a ruota.
Nel momento in cui avrei dovuto sbattere contro il muro, chiusi gli occhi, e li riaprii solo quando sentii che Allen si era fermato.
Eravamo su un binario affollato da molti ragazzi, chi vestito normale, chi con addosso la divisa, e da alcuni adulti. Notai che le cravatte delle divise indossate dai ragazzi più grandi non erano nere. Davanti a noi c'era una locomotiva a vapore rossa con lo stemma di Hogwarts in testa. Avvistai Benjamin e richiamai la sua attenzione con un cenno. Lui ci si avvicinò.
«Visto che roba?» ci chiese con un ampio sorriso.
Allen era a bocca aperta, ma riuscì ad annuire.
«Oh, ecco mamma e papà! Ci sono anche i vostri genitori» ci disse Benjamin, indicando un punto, più verso la coda del treno rispetto a noi, dove erano radunati i genitori di Benjamin e i nostri.
Non impiegammo molto a raggiungerli e, appena ci trovammo vicino a loro, papà ci disse: «Allora, pronti?»
Allen rispose entusiasta: «Certo che sì!»
Gli adulti ci guardarono divertiti, poi iniziarono le raccomandazioni e i saluti, perché ormai era quasi ora, per noi ragazzi, di prendere posto sul treno.
«Benjamin, mi raccomando, aiuta Allen e Zelda ad ambientarsi» questa era Clarissa.
«Certo, mamma, sta' tranquilla»
«Voi due, non combinate nulla come di vostro solito e scriveteci spesso» questa volta era stato papà a parlare.
Gli risposi io: «Tranquillo, tengo d'occhio io mio fratello»
Allen mi fece una linguaccia. Gli adulti risero e ci guidarono verso la coda del treno, aiutandoci poi a caricare i bagagli nel primo scomparto libero. Una volta sistemati, ci abbracciarono ancora una volta prima di scendere dal treno.
Li salutammo dal finestrino, mentre il treno iniziava a muoversi, finché non sparirono dietro la prima curva.
Ci abbandonammo sui sedili, tutti e tre con dei gran sorrisi in viso.
«Benjamin, sul binario ho visto dei ragazzi già in divisa, ma le loro cravatte non erano nere. Come mai?» chiesi io al nostro nuovo amico.
«Chiamatemi Ben, odio quando qualcuno usa il mio nome intero. Per rispondere alla tua domanda, le cravatte di quei ragazzi erano dei colori della loro Casa ad Hogwarts»
Allen si illuminò al sentire accennare l'argomento, ma prima che potesse domandare qualcosa a riguardo Ben ne fece una a noi: «Ma voi due siete gemelli?»
«Sì, io sono il maggiore, però» rispose Allen orgoglioso. È sempre stato molto soddisfatto della cosa.
«Guarda che sei nato prima di me di soli due minuti» rimbeccai io.
Benjamin si mise a ridacchiare.
«Ben, mi racconti qualcosa delle Case? Non sappiamo quasi nulla, se non che ce ne sono quattro» a parlare fu di nuovo Allen.
Lo sguardo di Benjamin si oscurò un momento, ma tornò subito a sorriderci: «Le Case rispecchiano il carattere delle persone che ne fanno parte. Sono Grifondoro che è la Casa dei coraggiosi, Corvonero che è quella degli intelligenti, Tassorosso dei leali e Serpeverde degli ambiziosi. Almeno, questo per spiegare in breve. Papà era un Tassorosso, mamma una Corvonero. Ovviamente ognuno di loro spera che io finisca nella sua Casa»
«Come ci dividono nelle Case?» chiesi io decisamente incuriosita.
«Mamma e papà mi hanno raccontato che ci mettono in testa un cappello, ma non hanno voluto aggiungere altro»
«Tu conosci già delle magie?» domandò ancora Allen.
«Qualcosina, ma conosco meglio le piante magiche, o almeno alcune. Papà ha una serra»
Probabilmente notò la mia espressione preoccupata perché si affrettò ad aggiungere «State tranquilli, anche se i vostri genitori non sono maghi riuscirete a tenere il passo con tutti gli altri»
Non mi tranquillizzò del tutto, ma ci riuscì almeno in parte.
Andammo avanti a parlare fino a quando, davanti alla porta del nostro scompartimento, si fermò una donna anziana che spingeva un carrello carico di cibarie.
«Qualcosa dal carrello, cari?» ci chiese con voce affabile.
Io ed Allen ci guardammo e subito lui tirò fuori dalla tasca i soldi dei maghi che papà ci aveva lasciato dopo aver fatto compere a Londra. Consistevano in un galeone, una ventina di falci e sei zellini, il tutto corrisponde quasi a undici sterline.
Vidi che anche Ben aveva tirato fuori i suoi soldi, che consistevano in tre galeoni e quindici falci.
«Cosa possiamo compare con questi?» chiese Allen alla donna, uscendo dallo scompartimento.
Tornò dentro poco dopo con le braccia cariche di dolciumi e Ben uscì per compiere la stessa operazione.
Ci ritrovammo con una piccola montagna di dolci che occupava uno dei posti a sedere lasciati vuoti nel nostro scomparto.
Presi una scatola blu che riportava la scritta “Cioccorane”.
«Cos'è questo?» chiesi perplessa rivolgendomi a Benjamin. Lui stava frugando dentro una scatoletta con sopra scritto “Tuttigusti +1”.
Alzò lo sguardo e mi rispose: «Sono rane di cioccolato, ma saltano appena le apri, fai attenzione. Ah, sì! Dentro la confezione puoi trovare una figurina di un mago o una strega famosi. Io le colleziono, anche se mamma ha detto che non era il caso di portarmele dietro»
Io iniziai ad armeggiare con la scatola, mentre mio fratello addentava quella che sembrava una zucca in miniatura.
Appena aprii la confezione delle Cioccorane, la ranocchia saltò via, ma Ben riuscì a prenderla al volo.
«Bella presa!» commentò mio fratello e Ben arrossì mentre mi restituiva la Cioccorana che addentai con gusto.
Ho scoperto che la zucca in miniatura è un dolce che porta il nome di “Zuccotto di zucca” e con il nome “Tuttigusti +1” intendono proprio tutti, ne ho trovata una alla salsiccia.
Con entusiasmo assaggiai anche delle “Api Frizzole” e delle “Gomme Bolle Bollenti”. Mamma avrebbe avuto da ridire sul nostro pasto, se così si può chiamare, a base di dolci. Io e mio fratello assaggiavamo incuriositi tutto e abbiamo iniziato a mettere da parte le figurine delle Cioccorane, aiutati da Ben che ci regalava quelle che lui già ha. Improvvisammo anche un giochino con le Tuttigusti +1: a turno se ne prendeva una e gli altri due dovevano cercare di indovinarne il gusto da colore, prima che chi l’aveva pescata se la mangiasse e decretasse il vincitore.
Quando i dolci finirono, fuori dal finestrino si potevano vedere foreste e prati selvatici.
«Forse è meglio se ci cambiamo, non vorrei dovermi ancora mettere la divisa quando saremo arrivati» disse Ben.
Io annuì e dissi: «Io vado a cambiarmi in bagno, voi restate pure qui»
Mi alzai e mi misi in piedi sul sedile per andare a recuperare la mia divisa dal baule sulla rete portabagagli. Una volta recuperata uscii in corridoio, tenendo in braccio il fagotto di vestiti, e mi diressi verso il primo bagno che avvistai.
Quando tornai allo scompartimento, Allen e Benjamin si erano già cambiati.
Mi rimisi seduta al mio posto, non prima di aver commentato: «Detesto la gonna!» provocando una mezza risata di Allen che ben sapeva che preferivo vestiti più comodi.
La tensione si poteva avvertire nell'aria, tutti e tre eravamo molto agitati. Provammo a distrarci con altre chiacchere, ma la nostra mente continuava a fissarsi sull'arrivo a scuola.
Finalmente il treno cominciò a rallentare, fino a fermarsi in una piccola stazione di un villaggio che porta il nome di Hogsmeade.
«Lasciate qua i bauli, li ritroverete al castello» ci disse Ben mentre lo seguivamo.
«Castello?» chiesi io perplessa mentre scendevamo dal treno.
«Non ve l’ho detto? Hogwarts è un castello»
Io ed Allen ci guardammo entusiasti, questo dettaglio era stato omesso dalla McGrannit quando era venuta a casa nostra.
Proprio in quel momento sentimmo una voce profonda che urlava: «Prima Anno! Da questa parte! Primo Anno!»
Noi tre ci voltammo e spalancammo gli occhi pieni di stupore. Il proprietario della voce era un uomo alto almeno tre metri e largo due, da una barba riccia e folta nera come la pece. Il viso era contornato da lunghi capelli crespi e neri, mentre due occhi scuri si facevano strada tra i capelli e la barba.
«Wow!» sentì Allen sussurrare, mentre io scambiavo uno sguardo con Ben.
Insieme a noi, davanti al gigante, si raggrupparono circa altri cinquanta ragazzi.
Seguimmo il gigante lungo un sentiero. Ad un certo punto la sua voce riempì nuovamente l’aria: «Fra poco, prima vista di Hogwarts!» mentre il sentiero sbucava davanti ad un approdo su un lago. Tutte le teste del gruppo di cui facevamo parte si alzarono ed osservarono il castello arroccato su un promontorio roccioso. Io rimasi a bocca aperta. Ben si chinò verso me ed Allen e ci sussurrò: «Questo è il lago nero, fa già parte del territorio della scuola, o almeno così mi ha detto papà»
Ci fermammo davanti a delle barche, la nostra guida salì su una di esse e poi si rivolse a noi del primo anno: «Non più di tre per barca»
Io, Allen e Ben ci scambiammo un veloce sguardo prima di saltare a bordo della stessa barca.
Quando tutti quanti si trovarono a bordo di una barca, quelle si staccarono dalla riva ed iniziarono a muoversi sulla superficie del lago senza che nessuno remasse. Io e mio fratello guardavamo le barche davanti alla nostra con la bocca aperta. Il viaggio fu tranquillo e si concluse con l’arrivo delle nostre barche ad un approdo sotterraneo che sembrava trovarsi proprio sotto al castello.
La nostra guida ci condusse attraverso una scala di marmo, fino ad un ampio salone e ci lasciò davanti ad una portone di legno. Davanti al portone c’era un mago che non doveva avere più di trent’anni. Indossava un completo un po’ consunto, ma molto ordinato.
«Buonasera ragazzi e benvenuti ad Hogwarts. Sono il professor Paciock. Fra poco entrerete nella Sala Grande e verrete smistati in una delle quattro Case della nostra scuola. Le quattro Case sono: Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde. Tutte e quattro le Case hanno avuto nella loro storia maghi di prim’ordine e tutte e quattro hanno trovato la gloria negli anni. La Casa a cui verrete assegnati diverrà la vostra famiglia per il tempo che trascorrerete qui ad Hogwarts. Per ogni vostro successo la vostra Casa guadagnerà dei punti, se infrangerete le regole ne farete perdere. Spero che ognuno di voi si impegni al massimo delle proprie capacità per portare lustro alla Casa a cui verrà assegnato. Ora, se volete seguirmi…»


Angolino di Dragasi
Ecco a voi la prima parte del primo settembre, spero che vi piaccia! Presto arriverà anche la seconda parte, non temete!
Allora che ne pensate? Benjamin vi piace? E il nostro caro Neville? Mi sono immaginata troppo la McGrannit che appena Neville diventa insegnante gli dice: "Bene da oggi accoglierai tu gli studenti del primo anno".
Tornando seri (?), cosa ne pensate fino ad ora di questo primo settembre? I miei gemelli partono all'avvenura, mi commuovo...
Ora la smetto e passo ai ringraziamenti, anche se stavolta mi perdonerete se non metto il link al vostro account. Quindi un ringraziamento va a _Joanna_, Angela_Potter e Fujiko91 per aver recensito la storia e a AR_1803 e Cri_cri_cri per averla messa tra le seguite!
Se avete domande non esitate a scrivermi!
Un abbraccio

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 1 settembre 2007 (Seconda Parte) ***


1 settembre 2007

 
Il portone di legno si aprì, lasciandoci vedere una grande sala, con un lungo tavolo sul fondo e altri quattro lunghi tavoli che occupano la parte principale della sala. Il soffitto è alto, o meglio la sala sembra affacciarsi direttamente sul cielo aperto e centinaia di candele fluttuano a mezz’aria.
Davanti al tavolo sul fondo della sala, che è quello degli insegnanti, si trovava uno sgabello a tre piedi con sopra un vecchio capello malconcio. Il silenzio calò nella sala quando noi del primo anno ci fermammo davanti allo sgabello.
Uno squarcio si aprì vicino alla tesa del cappello e una voce cominciò a cantare. Sentì Allen darmi una gomitata nelle costole.
Or son mille anni, o forse anche più,
che l'ultimo punto cucito mi fu:
vivevano allor quattro maghi di fama,
che ancora oggi celebri ognuno qui chiama.
Il fier Grifondoro di cupa brughiera,
e Corvonero, beltà di scogliera,
e poi Tassorosso, signor di vallata,
e ancor Serpeverde, di tana infossata.
Un solo gran sogno li accomunava,
un solo progetto quei quattro animava:
creare una scuola, stregoni educare.
E Hogwarts insieme poteron fondare.
Ciascuno dei quattro una casa guidava,
ciascuno valori diversi insegnava:
ognuno stimava diverse virtù
e quelle cercava di accrescer vieppiù.
E se Grifondoro il coraggio cercava
e il giovane mago più audace premiava,
per Corvonero un mente brillante
fu tosto la cosa davvero importante.
Chi poi nell'impegno trovava diletto
del buon Tassorosso vinceva il rispetto,
e per Serpeverde la pura ambizione
contava assai più di ogni nobile azione.
I quattro, concordi, gli allievi diletti
sceglievan secondo criteri corretti.
Ma un giorno si dissero: chi li spartirà
quando ognuno di noi defunto sarà?
Così Grifondoro un modo trovava
e me dal suo capo veloce sfilava:
poi con i tre maghi una mente mi fece
capace di scegliere in loro vece.
E se sulle orecchie mi avrete calato,
voi state pur certi, non ho mai sbagliato:
nelle vostre teste un'occhiata darò
e alla Casa giusta vi assegnerò!”

 
Quando il Cappello Parlante finì di cantare un fragoroso applauso partì da tutti i presenti nella Sala. Appena nella sala tornò la calma, il professor Paciock tirò fuori un rotolo di pergamena. Mi voltai verso Ben e vidi che era terreo in volto. Io e Allen eravamo elettrizzati, ma non agitati. In fondo a noi non cambiava finire in una Casa piuttosto che in un’altra, speravamo solamente che fosse anche la stessa Casa di Ben.
«Atkins Dylan» lesse ad alta voce il professore.
Un ragazzino con i capelli castano rossicci avanzò con passo incerto. Si mise seduto sullo sgabello e il professor Paciock gli mise in testa il Cappello Parlante che era troppo grande per lui e gli coprì gli occhi.
Nella sala regnò il silenzio per una manciata di secondi, e poi il Cappello gridò: «TASSOROSSO»
Il ragazzo si alzò e si tolse il cappello, caracollando verso il tavolo che lo stava applaudendo.
A seguire ci furono «Austen Lance» che fu dichiarato Corvonero, «Baker June… CORVONERO», «Baldwin Athelstan… SERPEVERDE», «Barnfield… Brixton… Cadogan… Clive…», a quel punto venne chiamato «Deimler Ewan» che rimase sullo sgabello quasi cinque minuti prima che il cappello lo dichiarasse un Grifondoro. Seguirono altre due ragazze e poi fu chiamato «Davenport Benjamin». Ben era bianco come un lenzuolo e si avvicinò con passo esitante allo sgabello. Si sedette e incrociò ancora lo sguardo mio e di Allen, prima che gli venissero coperti gli occhi dal Cappello.
Passò poco più di un minuto e finalmente sentimmo la voce del Cappello Parlante urlare: «GRIFONDORO». Con un sorriso a trentadue denti Ben si diresse alla tavolata all’estrema sinistra che stava applaudendo con foga.
«Eddington… Fraser… Galsworthy… Habington… Huxley… Kemble…» uno ad uno i ragazzi intorno a noi venivano chiamati e assegnati alle loro Case dal Cappello. Io iniziai a provare una certa ansia e la lessi anche negli occhi di mio fratello.
«Tyler… Vadenberg…» ormai eravamo rimasti in quattro in piedi davanti allo sgabello. Io ed Allen ci guardammo mentre «Villiers Gideon» raggiungeva i Grifondoro.
Eravamo solo più in tre: io, Allen ed un altro ragazzino.
«Windbounder Allen»
Diedi una pacca sulla spalla a mio fratello e ci scambiammo uno sguardo d’intesa. Si avvicinò allo sgabello con un passo abbastanza sicuro, anche se esitò un momento nel sedersi. Il Cappello Parlante gli coprì gli occhi ed io iniziai a mordicchiarmi il labbro inferiore.
Il Cappello impiegò meno di un minuto a scegliere e, presto, la sua voce riempì la sala: «GRIFONDORO»
Allen si tolse il Cappello, mi rivolse un sorriso e si affrettò a raggiungere Ben.
«Windbounder Zelda»
Mentre mi avvicinavo allo sgabello un pensiero mi balenò nella mente: “E se non finisco nella stessa Casa di Allen?”.
Avevamo sempre fatto tutto insieme e non ci eravamo mai separati… ero terrorizzata.
Mi misi seduta e poco dopo gli occhi mi vennero coperti dal Cappello Parlante.
Sentii una voce che mi parlava nell'orecchio, o forse era direttamente dentro la mia testa.
«Sei la sorella del ragazzino di prima… gemelli vedo… più nel carattere che nell'aspetto… potrebbe essere… ma no» improvvisamente la voce tacque, ma solo per urlare una parola a tutta la scuola: «GRIFONDORO»
Tirai un gran sospiro di sollievo, e raggiunsi Allen e Ben al tavolo dei Grifondoro.
Appena mi accomodai sulla panca di fianco ad Allen e di fronte a Ben, venne chiamato anche l'ultimo ragazzino: «Zangwill Timothy» che fu decretato un Tassorosso.
Il Cappello Parlante e lo sgabello vennero portati via e il professor Paciock si andò a sedere alla destra della McGranitt, che occupava un alto scranno al centro della tavola degli insegnanti.
La Preside si alzò in piedi ed iniziò a parlare: «Solo alcuni avvisi prima che abbia luogo il banchetto. Le lezioni inizieranno lunedì, domani ognuno di voi riceverà il suo orario. Inoltre voglio ricordarvi che l'accesso alla Foresta Proibita è severamente vietato a tutti gli studenti. Vi ricordo anche che i duelli da magia nei corridoi tra le classi sono vietati e il signor Gazza, il nostro custode, mi ha chiesto di ricordare che anche i fuochi artificiali dei Tiri Vispi Weasley non sono ammessi tra le mura scolastiche. Ora che gli avvisi sono terminati, auguro un buon anno scolastico a tutti voi e per ultimo: sorbetto al limone!»
Io ed Allen ci guardammo un po' perplessi, ma in quel momento Ben ci allungò una ciotola piena di un purè che aveva un aspetto magnifico.
«Volete?»
Tutta la tavolata si era riempita di cibo. Dalla carne alle patate arrosto, a quelle fritte, dal porridge alle torte salate.
Ci iniziammo a riempire i piatti di ogni ben di Dio, mettendo a dura prova i nostri stomaci.
«Non sapete quanto sono felice di essere stato messo a Grifondoro!» esordì Ben mentre si stava servendo due cosce di pollo arrosto «Così mamma e papà non litigheranno sulla mia Casa di appartenenza»
Io avevo appena finito l'ultima forchettata della mia seconda porzione di purè e gli risposi mentre mi versavo da bere.
«Io avevo paura di non finire nella stessa Casa di Allen, abbiamo sempre fatto tutto insieme»
Mio fratello era troppo preso da due patate arrosto per aggiungere un commento alla nostra conversazione.
Di fianco a noi Gideon ed Ewan stavano parlando fitto fitto. Sentì dire Ewan: «Per un momento ho pensato che il Cappello non mi avrebbe assegnato a nessuna Casa! Ho pensato che fossi finito qui per errore, sai la mia mamma e il mio papà sono entrambi Babbani» sulla sua faccia si dipinse un'espressione sconsolata.
Allen si rivolse a lui: «Tranquillo, anche i nostri genitori» ed indicò me con la forchetta su cui era infilzato un pezzo di patata arrosto «sono dei Babbani»
A quel punto Gideon aggiunse: «E io sono a metà. Papà è un mago, mentre mamma è un'infermeria in un ospedale in Scozia»
Le due conversazioni tornarono ad essere separate.
Quando sparirono le pietanze pensai che il banchetto fosse finito, ma non feci in tempo ad aprire bocca che la tavolata dei Grifondoro, così come le altre, si riempì di dolci di ogni forma e colore.
Subito mi caricai il piatto, che era tornato splendente, di profiteroles e pasticcini alla crema. Ben e Allen si spartirono una torta al limone.
Quando fummo pieni da scoppiare il cibo svanì nuovamente dai piatti, lasciando posate, piatti e bicchieri scintillanti e in ordine.
A quel punto la McGranitt si alzò e si rivolse a tutta la scuola: «Ancora buon anno scolastico a tutti. I prefetti guidino i ragazzi del primo anno alle rispettive Case. Buona notte»
Ci fu un gran tramestio e rumore di panche spostate. Un ragazzo cicciottello dai capelli neri, leggermente ondulati e lunghi fino alle spalle, si alzò in piedi ed iniziò a dire: «Grifondoro primo anno, da questa parte!»
Tutti noi ci alzammo, seguiti dagli altri studenti, e ci incamminammo dietro il ragazzo a cui si era affiancata una ragazza bionda, che doveva avere all'incirca la stessa età del moro.
Li seguimmo per lunghi corridoi e scalinate, attraversando passaggi nascosti dietro arazzi, passando di fianco a dipinti che, per immenso stupore mio e del mio gemello, parlavano e si muovevano. Arrivammo infine davanti al ritratto di una signora grassa. Questa guardò con aria di superiorità il ragazzo dai capelli neri per alcuni istanti prima di parlare: «Parola d'ordine?»
Ci voltammo verso Ben che fece spallucce con uno sguardo dubbioso quanto il nostro, ma in quel momento la voce del prefetto si sentì nuovamente: «Erumpent»
Sentii Allen sussurrare a Ben: «Che cos'è un Erumpent?»
Ben gli rispose scuotendo la testa: «Non lo so, non credo sia una pianta, però»
Finalmente entrammo in una stanza circolare. L'interno era un trionfo di rosso e oro, un fuoco allegro scoppiettava in un ampio camino e tutti quei tappeti e quelle poltrone con i colori così caldi e accesi la facevano risultare decisamente accogliente. Questa volta fu la ragazza a parlare: «Benvenuti nella sala comune di Grifondoro. Qua è dove passerete gran parte del vostro tempo libero qui a scuola. In cima alla scala di sinistra troverete i dormitori maschili, mentre quelli delle ragazze sono a destra. La parola d'ordine per accedere alla sala comune è Erumpent. Non dimenticatela e non fatela sapere a studenti delle altre Case. Per i più curiosi: l'Erumpent è un grosso animali magico, dovrebbe ricordare un po' i rinoceronti Babbani. Ancora benvenuti a Grifondoro e buonanotte ragazzi»
Tutti iniziarono a disperdersi, mentre noi tre rimanemmo dove ci trovavamo. Eravamo restii ad andare a dormire, nonostante la stanchezza. Ben fu il primo di noi a parlare: «Son contento che siam tutti e tre della stessa Casa»
Sul mio viso e su quello di mio fratello spuntarono due sorrisi identici rivolti al nostro nuovo amico: «Anche noi, Ben» dissi io parlando a nome di entrambi.
«E domani che non abbiamo ancora lezione si inizia ad esplorare la scuola!» aggiunse allegro il mio gemello. 
Sul viso di Ben si dipinse un'espressione entusiasta: «Grande idea!»
Esitai un secondo, ma alla fine mi decisi a salutarli: «Buonanotte, ragazzi, non fate troppo casino in dormitorio»
«Buonanotte, Zelda»
«'Notte, sorella»
Voltai loro le spalle e mi incamminai su per la scala di destra. Quando arrivai ad una porta con una targa con scritto "Anno I" capii di essere arrivata. Entrai e individuai facilmente il mio letto: ai suoi piedi c'era il mio grosso baule. Presi il pigiama ed il necessario per lavarmi ed in  breve tempo fui pronta per infilarmi sotto le coperte di quel meraviglioso letto a baldacchino che era già stato fatto con le mie lenzuola. Non mi chiesi come fosse possibile, ma semplicemente mi infilai sotto le coperte soddisfatta dalla giornata ed ancora carica di emozioni.


Angolino di Dragasi
Ed ecco che il primo settembre si è concluso! Spero vi sia piaciuto e spero di non avervi annoiato. Con il prossimo capitolo i gemelli e Ben partiranno per esplorare la scuola, dopotutto vuoi buttar via un intero giorno di libertà? Allora, che ne pensate di Benjamin?
Avete riconosciuto quale canzone del Cappello Parlante ho preso?
Ed ora i ringraziamenti! Partendo da chi ha dedicato del tempo a recensire questa storia: Fujiko91, Angela_Potter, _Joanna_ e AR_1803 grazie di cuore. Un grazie anche a Cri_cri_cri che ha messo la storia tra le seguite e a DR5996 per averla messa tra le preferite. Un abbraccio a tutti e a presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 2 settembre 2007 (Prima Parte) ***


2 settembre 2007
 
Stamattina si son svegliate presto anche le mie compagne di stanza e quasi tutte abbiamo condiviso la sorpresa per ciò che è successo alle nostre divise durante la notte: le nostre cravatte sono diventate rosse e ore, lo stemma della scuola è stato sostituito con il blasone di Grifondoro, l'interno dei mantelli è diventato rosso e sul pullover sono comparse, ad ornare gli orli, delle sottili strisce con i colori della casa.
Rimasi imbambolata un momento prima di decidermi a chiedere i nomi alle altre, dopotutto condividerò con loro il dormitorio per gli anni a venire. Sono altre sei ragazze: Lucy, Amber, Lea, Rosaline, Violet e Zoe.
Abbiamo chiacchierato per alcuni minuti e ho scoperto così che Zoe e Lea hanno entrambi i genitori Babbani, Rosaline, Amber e Violet entrambi i genitori maghi e Lucy ha il padre ferroviere e la madre medimaga.
Decidendo che avrò il tempo di conoscerle con calma, mi affrettai a vestirmi e a scendere per incrociare Ben e Allen e andare a colazione.
Arrivammo nella sala comune quasi contemporaneamente e subito ci incamminammo per andare a fare colazione. Nonostante l'ingente quantitativo di cibo ingerito solamente ieri sera, io ed il mio gemello avevamo parecchia fame.
«Stamattina quando ho visto la cravatta rossa e oro per poco non ci rimanevo secco!» commentò Ben allegro mentre stavamo scendendo le scale nella speranza di ricordarci il percorso per raggiungere la Sala Grande.
«Dire che dovresti essere abituato alla magia!» commentai io ridacchiando.
Allen scrollò le spalle, c’erano cose più importanti per lui: «Ieri sera prima di dormire ho progettato una perfetta scaletta di esplorazione. Questa mattina esploriamo i primi quattro piani della scuola, dopo pranzo ci aspetta il parco e, una volta finito quello, abbiamo i restanti piani della scuola da affrontare»
Ben lo guardò con tanto d’occhi ed io non riuscì a trattenermi dal ridere, doveva ancora abituarsi a mio fratello.
«Bene, ottimo piano. Stamattina Amber, una ragazza del mio dormitorio, mi ha detto che i suoi sostengono ci sia una piovra gigante nel lago della scuola, voglio scoprire se è vero!»
Gli occhi del mio gemello si illuminarono mentre esclama all’unisono con Ben: «Una piovra gigante?! Voglio vederla!»
Tutti e tre entusiasti proseguimmo quasi trottando verso la Sala Grande. Mentre eravamo a metà di una rampa di scale, questa si mosse di colpo, quasi facendoci perdere l’equilibrio.
«Ma che diamine succede?!» esclamai io, mentre afferravo il corrimano per tenermi.
Allen si voltò verso Ben, nella speranza di ricevere spiegazioni. Lui sembrava sorpreso quanto noi, ma ci volle poco perché iniziasse a parlare: «Ieri sera, uno dei due prefetti ha detto che le scale hanno l’abitudine a cambiare»
Io e Allen ci guardammo imbarazzati: entrambi eravamo stati troppo impegnati ad osservare i quadri parlanti, piuttosto che ad ascoltare quello che ci veniva detto.
La scala si fermò e Ben fece spallucce prima di dire: «La Sala Grande è in basso, tanto vale scendere»
Noi annuimmo e proseguimmo verso il basso. Dopo un percorso di venticinque minuti, siamo finalmente riusciti a conquistare la Sala Grande. Domattina dobbiamo impiegarcene assolutamente di meno o rischiamo di fare tardi il primo giorno di lezione.
I tavoli erano già imbanditi con caraffe di succo, frutta, cereali, yogurt, latte freddo, salsicce, uova cucinate in tutti i modi possibili, bacon, porridge, budini e ogni pietanza che si potesse immaginare per la colazione. Allen mi guardò entusiasta e ricambiai l’espressione: di sicuro non faremo la fame a scuola e non abbiamo nemmeno mamma e papà a dirci di non esagerare.
Ci siam seduti a tavola entusiasti e subito mi son versata nel calice quello che pensavo fosse succo all’ACE, ma appena ne ho bevuto un sorso mi sono accorta di aver sbagliato: sapeva di zucca!
Ben doveva aver notato la mia espressione stranita, perché si mise a ridacchiare prima di dire: «È succo di zucca quello, ti piace?»
«Credo di sì, è strano» commentai, mentre ne prendevo un altro sorso.
Allen si è affrettato a versarsene un calice abbondante per berlo praticamente tutto d’un fiato: «È buono!»
Io lo guardai sorridendo. Sono contenta di condividere questa avventura con lui, sembriamo due bambini piccoli che stanno scoprendo il mondo: entusiasti per ogni cosa e impazienti di scoprire cose nuove.
Ci rimpinzammo per bene e, proprio mentre ci stavamo per alzare, ci raggiunse il professor Paciock.
«Buongiorno, ragazzi, spero vi stiate trovando bene qui. Son venuto per darvi i vostri orari, dopotutto mi tocca fare il lavoro da direttore della Casa» e dicendo queste parole ci consegnò un foglio di pergamena a testa con sopra scritto il nostro orario.

Tutti e tre rimanemmo alcuni istanti con il naso incollato all’orario. Quando alzammo lo sguardo Allen decretò: «Io non vedo l’ora di fare Incantesimi! Ma ora abbiamo un’esplorazione che ci aspetta!»
Ci alzammo dalle panche mettendo gli orari piegati in una tasca interna del mantello, tasca poco al di sotto di quella per la bacchetta, e uscimmo dalla Sala Grande.
Sia io che Ben ci ritrovammo d’accordo sul seguire il piano di esplorazione studiato da mio fratello. Siamo passati davanti a delle grandi clessidre con delle pietre preziose che ieri sera, vuoi per le emozioni, vuoi per le troppe cose da vedere, abbiamo completamente ignorato. Non ci è voluto molto per capire che si tratta del metodo per tener conto dei punti delle Case: sopra ogni clessidra c’è l’animale della Casa e le pietre sono smeraldi per Serpeverde, zaffiri per Corvonero, topazi per Tassorosso e rubini per noi Grifondoro.
Proseguendo nel nostro progetto risalimmo al primo piano per iniziare a esplorare la scuola secondo il piano ordito da mio fratello.
Il primo piano ci sembrava piuttosto tranquillo, sulle porte in legno massiccio sono fisse delle targhette ad indicare di che stanza si tratta, avevamo incontrato solamente aule, l’ufficio del direttore della nostra Casa e l’infermeria, almeno fino a quando non arrivammo ad un bagno per le ragazze sulla cui porta troneggiava un vistoso cartello con scritto: “Fuori servizio”.
Ci fermammo davanti alla porta e tutti e tre ci guardammo. Non potevo negare di essere curiosa, mi sembrava strano che in un castello straripante magia potesse esserci un bagno fuori servizio.
«Che dite, entriamo?» dissi, con tono decisamente incuriosito.
Allen e Ben fecero entrambi spallucce prima di annuire, così io aprì la porta e mi intrufolai all’interno, seguita dai miei due compagni.
L’interno era decisamente in ordine per poter essere un bagno fuori uso. Avevamo appena fatto pochi passi al suo interno quando una voce stridula si fece sentire nel silenzio della stanza: «Chi è? Andate via!»
Prima che anche solo uno di noi potesse pensare ad una risposta, davanti a noi spuntò un fantasma di una ragazza con gli occhiali, due codini decisamente fuori moda e la divisa della scuola. Tutti e tre facemmo un piccolo sobbalzo prima che Ben, esitante, prendesse parola: «Tu saresti…?»
«Giustamente non sapete chi sono, tanto a chi importa di Mirtilla Malcontenta? Il fantasma piagnone e malinconico che infesta il bagno!» e scoppiò in un pianto da ridurre in briciole i timpani.
Allen ci diede una gomitata e ci trascinò fuori dal bagno mentre io e Ben la fissavamo allibiti.
«Ora capisco perché è fuori servizio!» commentò mio fratello appena ci fummo richiusi la porta alle spalle «non credo che qualcuno voglia andare in bagno con quella che ti piagnucola intorno!»
 
Chiuso l’incidente con Mirtilla, salimmo al secondo piano e, dopo una veloce esplorazione al terzo. Il terzo si è rivelato decisamente più ricco dei due precedenti. Vi abbiamo trovato la biblioteca, la sala delle armature e la sala dei trofei, oltre ad alcune aule. Entusiasti siamo entrati nella sala dei trofei, ricolma di coppe del Quidditch, encomi a studenti, trofei di Gobbiglie, strappando a Ben la promessa di farci capire cosa sono, e moltissimi altri oggetti in oro e argento di cui non abbiamo letto le targhe. Arrivati in fondo alla sala dei trofei, oltrepassammo una porta, fiancheggiata da due armature, per ritrovarci in un corridoio con innumerevoli armature su entrambi i lati. Le fissai per qualche istante, aspettandomi di vederle muovere, fino a quando Ben non disse: «Se stai aspettando che si muovano, dovresti chiedere a qualcuno di incantarle»
Con una punta di delusione sul viso mio e di mio fratello, tornammo indietro per poi dirigerci verso la biblioteca. Appena entrammo ci si parò davanti un’anziana strega con l’aria da avvoltoio denutrito: «Cosa state cercando?»
Io presi parola per prima: «In realtà eravamo solo venuti a dare un’occhiata…»
La donna ci squadrò da capo a piedi prima di fare un passo di lato: «Se fate troppo rumore vi spedisco fuori di qua!»
Timorosi a causa della minaccia della bibliotecaria, iniziammo a percorrere gli scaffali in religioso silenzio leggendo titoli talmente strani che mai avremmo potuto immaginare: “Studio sugli Asticelli”; “Un anno con lo Yeti”, “Trattato sull’utilizzo dell’erba fondente in pozionistica”, “Biografia e affini di Anthony O. Circle” e altri titoli simili.
Ben presto, però, la biblioteca ci venne a noia e preferimmo proseguire nel nostro giro di esplorazione, avevamo ancora un piano prima di passare al parco.
Il quarto piano si rivelò una delusione, non celando nulla di interessante, così preferimmo iniziare a dirigerci verso la Sala Grande per il pranzo, per poi dedicarci all’esplorazione del parco.



Angolino di Dragasi
Scusate il lungo tempo per l'aggiornamento e vi ringrazio per la pazienza. In questo periodo sono finalmente stata al mare e condotto accurate ricerche sulla mappatura di Hogwarts perché avesse senso quello che andavo a scrivere. Anche questa giornata la divido in due parti, questo perché non voglio farvi avere capitoli troppo lunghi per non rischiare di annoiarvi. Ovviamente non tutte le giornate verranno divise in due parti, ma contando che è sempre Zelda che narra al suo diario i suoi primi giorni ad Hogwarts la sera quando si trova nel suo letto nella torre di Grifondoro, credo sia normale che si dilunghi su alcuni punti. Nel frattempo ho festeggiato anche gli anni (il giorno di Hermione Granger, per altro) ed un mio carissimo amico mi ha fatto uno stupendo regalo: la felpa di Grifondoro presa a Londra!
Spero abbiate apprezzato il capitolo e vi ringrazio per avermi seguito e, qualcuno di voi, lasciato recensioni alla storia.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 2 settembre 2007 (Seconda Parte) ***


2 settembre 2007
Non ho mai visto un parco così grande. Ieri sera non avevo prestato troppa attenzione, sia per la traversata del lago, sia per l’emozione, ma quando siamo usciti dal portone del castello ed attraversato un cortile, siamo arrivati nel parco. Il lago era discretamente in lontananza e questo mi ha fatto capire che il castello è decisamente più grande di quello che ci era sembrato.
Ben alzò un braccio e ci indicò uno stadio con quattro torri di colori differenti: «Quello è il campo da Quidditch! Non vedo l’ora inizi il campionato scolastico! Fidatevi, vi piacerà tantissimo»
Era chiaramente entusiasta e Allen fu trasportato da quell’entusiasmo: «Ci dovrai spiegare le regole! Magari già stasera!»
Io ridacchiai prima di incamminarmi in direzione del lago: «Allora, la vogliamo vedere questa piovra o no?»
Mio fratello ed il nostro amico mi seguirono e ben presto ci trovammo a correre improvvisando una gara. Il sole del pomeriggio ci riscaldava e iniziammo a giocare in riva al lago, nella speranza di vedere spuntare la piovra. Ben propose una serie di sfide, che io ed Allen approvammo entusiasti. La prima, che ci impiegò per molto più tempo di quel che avremmo voluto, fu semplicemente far fare il maggior numero di salti ai sassi lisci che trovavamo sulla riva. Si susseguirono gare di corsa e di impilamento pietre, prima che Ben richiamasse mio fratello e me. Si mise seduto per terra a gambe incrociate vicino alla riva e, armato di sassi e bastoncino, iniziò a spiegarci le regole del Quidditch.
Disegnò un’ellisse sulla sabbia della riva e vi posizionò sopra sette sassolini bianchi e sette neri.
«Bene, questo è il campo da Quidditch. Ad ogni estremità ci son tre anelli e ci son sette giocatori per squadra: tre Cacciatori, due Battitori, un Portiere e un Cercatore. Ci son tre tipi diversi di palle: la Pluffa, con cui giocano i Cacciatori e il Portiere, i Bolidi che i Battitori mandano verso i giocatori avversari, e da cui difendono i loro, ed infine il Boccino d’Oro che deve essere preso dal Cercatore. Ogni volta che la Pluffa passa dagli anelli son dieci punti, chi cattura il Boccino fa guadagnare 150 punti alla sua squadra. I Bolidi cercano di disarcionare i giocatori»
Andò avanti parecchio tempo a spiegarci varie manovre e azioni di partite a cui aveva assistito usando quei sassolini. Quando finì la sua spiegazione, era praticamente arrivata l’ora di cena, così rientrammo dirigendoci subito verso la Sala Grande, questa volta senza smarrirci. La cena fu tranquilla, anche se io e Allen continuavamo a commentare concitati tutte le cose che avevamo scoperto. Finito il pasto, seguimmo gli altri Grifondoro nella nostra Sala Comune dove, una volta arrivati, Ben ci disse di aspettare un momento seduti al tavolino che avevamo occupato. Tornò in fretta con una pila di carte in braccio.
«Vi va di giocare a Sparaschiocco?» ci chiese Benjamin appoggiando le carte sulla superficie liscia e lucida del tavolo.
Guardai il mio gemello, prima di annuire entrambi entusiasti della proposta. In poco tempo imparammo a giocare a due varianti differenti e passammo la serata a giocare e ridere tra di noi allegri. La Sala Comune iniziò a svuotarsi lentamente e alla fine il sonno ebbe la meglio pure su di noi. Salutai Allen e Ben e mi arrampicai su per le scale del dormitorio già pregustando il caldo delle coperte.

Angolino di Dragasi
Vi chiedo umilmente perdono per il ritardo. Il primo mese di università è stato un delirio. Ho affrontato un cambio di corso di laurea e son stata sommersa da documenti da compilare, lezioni da seguire ed esercitazioni da fare. Ora mi son stabilizzata, quindi tornerò a pubblicare in modo più decente. Vi chiedo davvero ancora scusa per il mio immenso ritardo. Spero vogliate ancora seguire i due gemelli.
P.S. il mio ruolo nel Quidditch è quello di battitore!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3697801