Hogwarts 1973 - The First Order of Phoenix

di Ms Mary Santiago
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Prologo 2.0 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 & Selezione OC ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

 

 

 

31 agosto 1973

 

 

 

 

 

 

Raelena gettò la testa all’indietro, lasciando che le lunghe onde corvine sfiorassero la stoffa della sdraio sulla quale era stesa a prendere il sole.

La villa per le vacanze che i suoi genitori avevano scelto di acquistare quando aveva otto anni si era rivelata una scelta a dir poco saggia.

Tranquillità, incantesimi respingi Babbano, un mare cristallino che poteva essere ammirato da una qualsiasi delle grandi terrazze, un immenso giardino ben tenuto e provvisto di piscina e lo sfolgorante sole della Costa Azzurra a baciarle il corpo con i suoi raggi caldi.

Non guastava minimamente il fatto che Rodolphus fosse via con Bellatrix, impegnati a organizzare il loro matrimonio, ormai sulla bocca di qualsiasi rotocalco magico. Rabastan dal canto suo si faceva ben pochi pensieri sul farle o meno la morale per il suo comportamento, lui che era il primo ad afferrare al volo qualsiasi occasione per movimentare le cose.

I suoi genitori erano a Londra, impegnati in chissà quali urgenti e misteriosi affari che coinvolgevano l’Oscuro Signore.

Non che le avessero mai detto la cosa chiaramente, ma lei non era una sprovveduta.

Lord Voldemort frequentava casa sua da quando era stata abbastanza grande da riconoscerlo tra la miriade di altre persone che affollavano i saloni di casa Lestrange durante i vari eventi mondani.

Schivo e solitario, con un che di cupo e tenebroso, aveva sempre suscitato sentimenti contrastanti in lei.

La verità era che una parte ne era intimorita, l’altra attratta.

La seduzione del serpente avrebbe detto qualcuno.

Sentì l’ombra avvolgerla perciò aprì gli occhi, puntando le iridi verdi azzurre sulla sagoma alta e muscolosa del fratello minore.

- Stai coprendo il mio Sole. –

- Buffo, perché l’ultima volta che ho controllato il Sole non apparteneva a nessuno – la rimbeccò ironico.

Abbozzò un sorriso sghembo, imponendosi di non scoppiare a ridere.

Di sicuro a Rabastan non serviva più incoraggiamento di quanto non avesse già.

- L’arpia è arrivata – annunciò poi, accennando con il capo a qualche metro più indietro.

- Guarda che ti sento – lo rimbeccò la diretta interessata.

- Buon per te, significa che l’udito ti funziona bene. –

Questa volta non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere mentre una decisamente imbronciata Alecto si faceva avanti a passo di carica.

- Detesto tuo fratello – annunciò, sedendosi sulla sdraio libera al suo fianco, - se fossi stata in te l’avrei affogato da piccolo. –

- Credo che il sentimento sia reciproco, l’ho sentito parlarne l’altro giorno con Amycus – la informò, facendo tintinnare le unghie fresche di manicure contro il bicchiere di cristallo sul tavolino.

Alecto alzò gli occhi al cielo, roteandoli.

- Giusto loro due potevano trovarsi d’accordo, si sopportano a vicenda. –

- Preferisco mille volte Rab a Rod … lui e le sue fisime su tutto ciò che è appropriato o meno. –

- Mi piacerebbe vederlo dire a Bellatrix ciò che una giovane Purosangue dovrebbe o meno fare – rise la bionda.

- Già, quello sì che sarebbe uno spettacolo. –

Conoscendo la loro ex compagna di Casa probabilmente suo fratello non avrebbe fatto in tempo a finire la frase che si sarebbe ritrovato catapultato dall’altra parte della stanza in preda a dolori lancinanti.

Bellatrix Black era deliziosamente fuori di testa.

D’un tratto Raelena lasciò la sdraio, recuperando il bicchiere di gelido succo di zucca.

- Rientriamo, sono stufa di abbrustolirmi. –

Seguendola come un’ombra come suo solito, Alecto entrò in salone proprio in tempo per trovare Amycus e Rabastan intenti a ridere di chissà cosa.

- Stavamo pensando di fare un salto a Diagon Alley, volete venire con noi? – chiese Amycus, facendo sparire nella tasca interna del doppiopetto un foglio di pergamena piegato in quattro.

- Perché no, abbiamo abbastanza Metropolvere per un viaggetto – convenne Raelena, dirigendosi verso il gigantesco camino.

Se non altro lì avrebbero trovato qualcosa d’interessante da fare.

 Quella casa era stupenda, ma dopo tutta l’estate passata lontana da intrighi, pettegolezzi e basse insinuazioni cominciava davvero a sentire la mancanza di tutto quanto di machiavellico e dissacrante albergava a Hogwarts.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Io continuo a credere che tu debba dirglielo – asserì Amelia, mentre gustavano un gelato da Fortebraccio.

Rebekah annuì, recuperando velocemente una goccia di gelato che stava per cadere dal cono e colarle sulle gambe lasciate scoperto dal leggero abito estivo.

- Sono d’accordo con lei. E poi era destino, sei troppo carina per quell’idiota di mio fratello. –

Hydra scosse la testa davanti a quel tentativo di stemperare la situazione.

Erano le sue migliori amiche, le uniche alle quali aveva confidato quanto si sentisse ingabbiata dalla relazione con Nicholas.

I loro genitori erano amici dai tempi della scuola, loro si conoscevano da quando erano nati, tutto sembrava fin troppo schematico e predestinato per i suoi gusti.

Eppure Nick si comportava come se tutto fosse già stato deciso e la strada verso il futuro matrimoniale fosse ormai solo che in discesa.

- Non piace neppure a tuo padre – rincarò la dose, facendo ridere sia lei che Amelia.

- A mio padre non piace nessun essere di sesso maschile mi si avvicini se escludiamo il gatto, Regulus e Sirius. –

- Tu non dovresti essere dalla parte di tuo fratello o perlomeno non dargli addosso? – chiese poi Amelia, un sorriso ancora a incresparle le labbra rosee.

- E dove sta scritto? Nick è un idiota e non si schiera mai dalla mia parte, quindi farò altrettanto. Non tutti sono dei bravi fratelli maggiori come Edgar. –

- Solidarietà fraterna, certe volte vorrei quasi non essere figlia unica … poi mi ricordo che per come stanno le cose se non altro non ho nessuno che mi stressa o mi da il tormento. –

- Già, ma non tergiversare … stavamo parlando di te e Nick – replicò Rebekah, accavallando le gambe con un movimento fluido e osservandola con intensità, - quindi cosa pensi di fare in merito? –

Bella domanda.

Se solo avesse avuto una risposta altrettanto bella.

- Non lo so -, ammise, - indipendentemente dalla situazione gli voglio davvero bene solo che … -

- Che hai bisogno di chiarezza. È naturale – concluse Amelia.

Rebekah la spintonò scherzosamente.

- Senti senti chi dispensa consigli amorosi tremendamente saggi; tu quando hai intenzione di guardarti attorno e metterli a frutto, Lia? –

Come sempre davanti alla spigliatezza dell’amica si ritrovò ad arrossire.

Hydra intervenne, ammonendola con un’occhiata.

- Beks. –

Non era il momento.

Amelia avrebbe trovato un ragazzo quando l’avesse voluto e fosse stata certa che fosse quello giusto.

Lo sapevano da sempre quindi che senso aveva discuterne ancora?

- D’accordo, d’accordo, allora limitiamoci ad affogare i nostri pensieri negli zuccheri. –

Ecco, quello sì che era un buon piano.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- È assolutamente stupenda. –

Benjamin, accanto al fratello maggiore e al loro migliore amico, si ritrovò a sorridere davanti all’aria di venerazione che Nicholas aveva assunto davanti alla nuova Nimbus in esposizione da Accessori per il Quidditch.

- Non farti sentire da Hydra mentre decanti così quella scopa o comincerà a pensare che preferisci le scope a lei – rise.

- Disse quello che in questi anni di scuola non ha mai degnato una ragazza di un’occhiata. Tra te e Lia sembra che entrambi siate destinati al sacerdozio per come vi comportate – lo rimbeccò.

Edgar scrollò le spalle.

- Per me andrebbe più che bene se Lia decidesse di farsi suora. Almeno mi eviterei di spaccare qualche testa prima del diploma. –

Nick ridacchiò al pensiero del Golden Boy di Hogwarts che spazzava via ogni certezza fino a quel momento insita nella scuola e prendeva a pugni qualcuno.

Edgar aveva un controllo praticamente perfetto, sembrava quasi buddista tanto viveva la vita con calma, ed era una fortuna perché se fosse dipeso da lui si sarebbero cacciati in una rissa un giorno sì e l’altro pure; c’erano però due cose che potevano far scattare il buon vecchio Tassorosso: un ragazzo che non gli piaceva che girava intorno ad Amelia e uno dei tanti idioti che prendevano in giro Benjamin e il suo essere un imbranato a livelli più o meno patologici.

- A proposito delle ragazze, si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto. –

- Già e poi è ora di rientrare. Mamma ci uccide se non finiamo di preparare il baule entro l’ora di cena – aggiunse Benjamin.

E quando si trattava di Laura Neuberg c’era poco da scherzare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come già anticipato eccomi qui con la nuova interattiva che farà da sequel a “Hogwarts 1944 – First Act”; ovviamente per partecipare non occorre necessariamente aver letto l’altra storia né aver partecipato, ma è consigliabile darle un’occhiata se si vuole avere un’idea più chiara di fatti e personaggi che compariranno di tanto in tanto.

Detto ciò, vi lascio alle regole da seguire:

- Non avete un limite massimo di OC con cui potete provare a partecipare ma vi chiedo di differenziare sesso e Casa;

- accetto che partecipiate con personaggi imparentati con i personaggi secondari della saga (McKinnon, Rosier, Wilkes, Nott, Greengrass, Wood, Meadowes, Dearborn, etc) oppure potete anche propormi un personaggio secondario che nella saga è solo stato nominato e che volete rendere a vostro gusto;

- se decidete di partecipare sappiate che mi aspetto vi facciate sentire almeno ogni due capitoli perché chi ha già partecipato a mie interattive sa bene che pongo spesso domande a fine capitolo. Se doveste avere problemi a recensire fatemelo sapere tranquillamente tramite mp e non ci sarà alcun tipo di problema. Se non recensite un determinato capitolo vi chiedo comunque di rispondere alle eventuali domande (per recensione o tramite mp) altrimenti il vostro OC non comparirà in quel determinato capitolo;

- La storia è ambientata nel 1973;

- Accetterò personaggi tra il V e il VII anno;

- Potete richiedere relazioni con personaggi in particolare, ma l’ultima parola sarà la mia;

- sarà operata una selezione;

- avrete tempo per inviare le schede fino al 7 settembre solo ed esclusivamente tramite mp alla sottoscritta con oggetto “Scheda *Nome OC* – Hogwarts 1973”

 

 

 

 

 

Scheda

 

Nome:

Secondo nome:

Cognome:

Età:

Orientamento sessuale (li accetto tutti):

Stato di sangue:

Casa e anno:

Schieramento (Ordine o Mangiamorte)?

Aspetto fisico:

Prestavolto (reale e che non sia un attore comparso nella serie né in Animali Fantastici):

Carattere (dettagliato):

Famiglia e rapporto con essa:

Materie preferite:

Materie odiate:

Patronus:

Molliccio:

Amortentia:

Ruolo (Prefetto, Caposcuola, Quidditch, etc):

Club (Lumaclub, Club di Incantesimi, Club dei Duellanti, Club di Trasfigurazione, Club degli Scacchi, Club delle Gobbliglie):  

Amicizie (tipo di persona. Potete fare anche nomi se volete):

Inimicizie (tipo di persona. Potete fare anche nomi se volete):

Amore (tipo di persona. Potete fare anche nomi se volete):

Animale domestico:

Hobby/Passioni particolari:

Altro:

 

 

 

 

Canon & OC

 

Raelena Lestrange – VI anno, Serpeverde. Capitano e Cacciatrice, membro del Lumaclub. Eterosessuale. Secondogenita di Renford Lestrange e Katherine Nott.

Hydra Black – VI anno, Corvonero. Cacciatrice e Prefetto. Membro del Club degli Scacchi e del Lumaclub. Eterosessuale. Figlia di Alphard Black e Adhara Rosier.

Rebekah King – VI anno, Corvonero. Prefetto. Eterosessuale. Secondogenita di Stephen King e Drusilla Selwyn.

Nicholas King – VII anno, Grifondoro. Capitano e Cacciatore. Eterosessuale. Primogenito di Stephen King e Drusilla Selwyn.

Rabastan Lestrange – V anno, Serpeverde. Battitore e membro del Lumaclub. Bisessuale. Terzogenito di Renford Lestrange e Katherine Nott.

Alecto Carrow – VI anno, Serpeverde. Prefetto. Bisessuale.

Amycus Carrow  – VI anno, Serpeverde. Battitore. Omosessuale.

Amelia Bones – VI anno, Tassorosso. Cercatrice. Membro del Club degli Scacchi. Eterosessuale. Secondogenita di Laura Neuberg e Devon Bones.

Edgar Bones – VII anno, Tassorosso. Caposcuola e Cacciatore. Membro del Club d’Incantesimi e del Lumaclub. Eterosessuale. Primogenito di Laura Neuberg e Devon Bones.

Benjamin Bones – V anno, Tassorosso. Portiere. Membro del Club d’incantesimi. Bisessuale. Terzogenito di Laura Neuberg e Devon Bones.

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Capitolo 2
*** Prologo 2.0 ***


Prologo 2.0

 

 

 

Salve!

Tranquilli, non è ovviamente il capitolo di selezione degli OC che vedrete pubblicato l’8 settembre in giornata, ma mentre lavoravo sulla OS di Memories dedicata ai Flara ho avuto l’improvvisa voglia di scrivere qualcosa sui miei fratelli Black preferiti e perciò mi sono detta: ma sì, facciamolo!

Sarà un capitolo molto breve, incentrato solo in casa Black, e vedrà fare la comparsa anche di altri personaggi (Bellatrix e Narcissa principalmente, ma anche con un accenno ad Andromeda e una piccola comparsata di Rodolphus).

Ne approfitto per invitare tutti coloro che lo desiderano a partecipare all’interattiva visto che le iscrizioni e l’invio delle schede sono aperte fino al 7 Settembre.  

Qui sotto infine vi lascerò i PV di tutti i personaggi che compariranno e che rivedrete di tanto in tanto nel corso della storia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

31 agosto ore 19.00

 

 

 

 

Quando Hydra mise piede all’interno di casa sua trovò un vero e proprio sovraffollamento.

Zia Druella era in lacrime, seduta sulla poltroncina vicino al camino con il marito alle sue spalle che le accarezzava ritmicamente la schiena scossa dai singhiozzi, mentre zia Walburga era seduta compostamente sul divano accanto al marito e aveva un’espressione più severa del solito sul volto dai tratti duri.

E nonna Irma sbraitava di incoscienza e stupidità giovanile, di Nati Babbani, Mezzosangue e altra feccia che quel Babbanofilo di Silente aveva ammesso senza curarsi della rovina di famiglie rispettabili.

Incrociò lo sguardo di suo padre, che le fece cenno di non entrare nel salone.

Perplessa, continuò a camminare lungo il corridoio finchè non raggiunse la sala del pianoforte attirata dalle voci che provenivano al suo interno.

Bellatrix e Narcissa discutevano tra di loro animatamente mentre Rodolphus Lestrange guardava fuori dalla finestra come se la cosa non lo riguardasse particolarmente e la sua promessa sposa fosse perfettamente in grado di vedersela da sola.

Cosa decisamente vera visto il temperamento di Bellatrix.

Regulus stava seduto a terra, la schiena appoggiata contro il muro, e le iridi arrossate che tradivano il fatto che avesse pianto.

Infine Sirius sedeva al pianoforte, muovendo rapidamente le lunghe dita affusolate sui tasti in una melodia lenta e triste.

Andromeda non si vedeva da nessuna parte.

Tossicchiò, attirando l’attenzione generale su di sé.

- Dra, sei arrivata – esclamò Regulus, alzandosi in piedi e raggiungendola. L’abbracciò di getto, stringendola con un vigore che tradiva uno spasmodico bisogno d’affetto.

Regulus era sempre stato il più emotivo di tutti loro, quello che aveva un disperato bisogno di sentirsi amato e apprezzato.

Hydra supponeva che c’entrasse il fatto di essere il più piccolo della famiglia.

Lo strinse a sé, baciandolo sulla fronte.

Sentì le lacrime sgorgare nuovamente sul volto del ragazzino, bagnandole la leggera camicetta color carta da zucchero.

- Certo che sono qui, Reg. Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo? – aggiunse, spostando lo sguardo su Bellatrix e Narcissa, - Dov’è vostra sorella? –

Le iridi grigie di Bellatrix avvamparono in un misto di furia e odio.

- Sorella? Sorella?! Non accosterò mai più il suo nome a quella parola … quella sporca traditrice del suo sangue! –

- Meda se n’è andata di casa – sussurrò Narcissa.

- Non se ne è semplicemente andata di casa, Cissy! Quella traditrice è scappata con quella feccia di Ted Tonks, quel lurido Tassorosso dal sangue sporco! –

Sirius premette le mani sui tasti con ancora più vigore, come se volesse scacciare quelle parole con l’impeto della sua musica.

- Giuro che se mi capita tra le mani la uccido – concluse, in quella che a tutti i presenti suonava chiaramente come una minaccia e non uno sfogo.

- Bella -, la richiamò improvvisamente la voce pacata di Rodolphus, - non è il momento. –

Accennò con il capo a Regulus, che si era stretto maggiormente contro Hydra, e a Sirius che era palesemente furioso.

Tacque, seguendo per una volta il consiglio del futuro marito, e marciò risolutamente fuori dalla sala.

Narcissa e Rodolphus le andarono dietro, forse timorosi di vederla effettivamente uscire di casa con la bacchetta sguainata, decisa a far fuori Andromeda e Tonks.

La sentì in lontananza mentre parlava con lo zio Orion, che le rispondeva a voce bassa e ferma come ordinandole di mettere da parte qualsiasi sciocco desiderio di vendetta.

- Meda non tornerà mai più, vero? –

Hydra abbassò lo sguardo verso Regulus, accarezzandogli i capelli corvini.

- No, Reg, temo di no. –

- La diserederanno, ho sentito nostra madre dire che avrebbero cancellato il suo nome dall’albero genealogico. È di questo che stavano discutendo in salone, poi zia Adhara ci ha detto di andare tutti quanti nella sala della musica perché non erano discorsi che dovevamo sentire – disse distrattamente Sirius, smettendo finalmente di suonare.

Annuì, sedendosi sulla panca del pianoforte accanto a lui.

Certe volte dimenticava che anche Sirius possedeva una forte emotività, era facile scordarlo quando si incrociavano quelle iridi grigie forti e determinate ma in quei momenti erano i piccoli segnali che lo tradivano.

Non la guardava negli occhi, serrava le mani fino a far sbiancare le nocche, sedeva rigidamente.

Sirius stava soffrendo tanto profondamente quanto Regulus, ma non lo dava a vedere perché un Black che si rispetti non piangeva mai … questo era il mantra di Walburga.

Lo abbracciò, stringendolo a sé con vigore.

- Puoi piangere, Sir, non lo diremo a nessuno. Non è vero, Reg? –

Il ragazzino annuì, abbracciando il fratello a sua volta.

- Anche io ho pianto, Sir – aggiunse con la sua solita disarmante spontaneità.

Come se stesse aspettando null’altro che il loro consenso, calde lacrime sgorgarono sul volto di Sirius.

- Voi due siete state le uniche che mi hanno sempre voluto davvero bene e adesso Meda se n’è andata. Prima o poi te ne andrai anche tu e io come farò a sopravvivere qui dentro? –

- Ce la farai. Sei forte, Sir … e poi mancano ancora anni prima che io lasci questa casa. E avrai sempre i miei genitori dalla tua parte, questo non devi mai dimenticarlo. –

La strinse a sua volta, tenendola guancia a guancia per quelli che parvero minuti interminabili.

Quando la porta della sala della musica si aprì Adhara li trovò così.

Hydra seduta sulla panca, Sirius stretto a lei nel più mozzafiato degli abbracci, e Regulus che stava in piedi e abbracciava entrambi come meglio poteva.

A quel quadro d’affetto familiare mancava solo Andromeda.

Se ci fosse stata lei sarebbe stata seduta accanto a Hydra e avrebbe tenuto seduto sulle gambe Regulus, lamentandosi di quanto fosse cresciuto in quei mesi e cominciasse a pesarle, e poi avrebbe cantato con la sua voce allegra mentre Hydra e Sirius suonavano un frizzante minuetto.

Sentì una lacrima solitaria scenderle lungo la guancia e poco dopo le mani forti e calde di suo marito cingerle i fianchi mentre l’abbracciava da dietro.

- Non ce la facevi più a sentirli discutere, vero? –

Annuì.

Portare qualcosa da mangiare ai ragazzi era stata una semplice scusa per allontanarsi di lì.

Non riusciva a concepire come una famiglia potesse voltare le spalle a un proprio membro solo perché amava una persona che non approvavano.

Sapeva di essere una Purosangue anomala da quel punto di vista, ma per lei i sentimenti sarebbero sempre venuti prima di qualsiasi cognome o stato di sangue.

- Hanno deciso di diseredarla, vero? –

- Ho provato a convincerli a non prendere una decisione così drastica, ma non c’è stato nulla da fare. Walburga ha cancellato il nome dall’arazzo cinque minuti fa. –

E così il corso della storia aveva seguito la sua inevitabile fine.

Non che si fosse aspettata veramente un finale diverso.

Hydra si districò gentilmente dall’abbraccio, facendo cenno ai genitori di entrare nella sala.

Afferrò il vassoio con panini e toast che sua madre teneva tra le mani, spingendo Regulus e Sirius a mangiarne almeno un paio.

- Per questa sera Sirius e Regulus potranno rimanere a casa nostra -, le comunicò suo padre, - ho convinto Walburga del fatto che abbiano bisogno di stare con te per riprendersi dalla perdita di Andromeda. –

Perdita.

Sembrava una parola così sbagliata.

- Noi non abbiamo perso Andromeda -, replicò Sirius dando voce ai suoi pensieri, - sono stati loro che l’hanno obbligata a fuggire di casa … che l’hanno diseredata. –

Alphard annuì con espressione grave.

Sirius era sempre stato il suo nipote preferito e non se la sentiva di mentirgli.

Meritava di sapere la verità.

- Hai ragione, Sirius. Faranno finta che Andromeda non sia mai esistita, vi diranno di fare altrettanto, ma non siete obbligati a obbedire. Ricordatevi di lei, se lo desiderate, e tenete vivo il ricordo dei bei momenti nel cuore. –

Sirius e Regulus annuirono con espressione determinata impressa sul volto.

Ognuno di loro avrebbe ricordato Andromeda, sarebbe stato il loro piccolo atto di ribellione nei confronti di una famiglia che aveva appena preso la decisione peggiore che potesse scegliere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Come anticipato all’inizio del capitolo si tratta di un semplice “secondo” Prologo in cui ho deciso di descrivere un momento che precede di appena un giorno l’inizio del nuovo anno scolastico. Ricordo a coloro che ancora devono inviare le schede che hanno tempo fino al 7 Settembre e invito coloro che vogliono partecipare a farsi avanti :)

Per i nuovi arrivati che vogliono provare a partecipare alla storia vi invito a leggere lo spazio autrice del primo capitolo nel quale trovate tutte le regole per partecipare.

Ci vediamo l’8 settembre con il capitolo nuovo e la selezione degli OC.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

 

 

 

Regulus Black – II anno, Serpeverde

 

 

Sirius Black – III anno, Grifondoro

 

Andromeda Black – 20 anni, ex Serpeverde

 

Bellatrix Black – 22 anni, ex Serpeverde

 

Narcissa Black – 18 anni, ex Serpeverde

 

Edward Tonks – 20 anni, ex Tassorosso

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 1 & Selezione OC ***


Capitolo 1 & Selezione OC

 

 

 

 

 

 

 

 

1 settembre 1973

 

 

 

 

 

 

 

Hydra abbracciò prima la madre e poi il padre, dopodichè prese sottobraccio Regulus e Sirius e s’incamminarono verso il treno.

Arrivati all’altezza della scaletta incrociò lo sguardo di James, Remus e Peter, accennando un lieve sorriso mentre il cugino raggiungeva i suoi amici e sparivano all’interno del treno.

- Lascia, ci penso io ai bauli – esordì la voce di Nicholas, che fece capolino da dietro di lei scoccandole un rapido bacio a fior di labbra.

Accettò, consegnandogli il baule e osservandolo mentre lo caricava sul treno come se non pesasse nulla.

Con la coda dell’occhio vide che Regulus l’aveva folgorato con un’occhiataccia quando aveva provato a fare altrettanto con il suo baule.

- Ci penso da solo, non mi serve il tuo aiuto. –

Scrollando le spalle, Nick si fece da parte per permettergli di salire.

Era quasi assurdo come uno scricciolo di Regulus s’incaponisse in quel modo per tirare su un baule che pesava quasi quanto lui.

Una figura alta, dal fisico asciutto e muscoloso con indosso i colori di Serpeverde, fece capolino e percorse la distanza che li separava a passi decisi.

Kenneth Wilkes, con le sue ciocche corvine e le iridi blu, che insieme a Rabastan formava il duo dei beniamini indiscussi di Regulus.

- Dammi qui, Reg. –

Gli tolse il baule dalle mani e questa volta Regulus non protestò minimamente, limitandosi a seguirlo.

Rimasti soli, Nicholas roteò gli occhi.

- Niente da fare, non riesco proprio ad andare a genio ai tuoi cugini. –

- Sono solo protettivi -, minimizzò, - non è nulla di personale. –

Persino alle sue stesse orecchie suonava molto poco convincente.

Ma come poteva spiegargli che Regulus e Sirius non l’avrebbero mai accettato, nemmeno tra un milione di anni?

C’erano tante di quelle cose di cui doveva parlare con Nicholas … a cominciare dalla loro relazione, ma non aveva ancora trovato il momento migliore.

Fortunatamente sembrava che il ragazzo avesse già perso attenzione nei confronti del comportamento dei fratelli Black, perché si era voltato verso Dean e Benji.

- Nick, noi stiamo andando a occupare il solito scompartimento -, esordì il più piccolo dei Bones, - Edgar, Alexander e Valerie sono già nella carrozza dei Caposcuola quindi ci raggiungeranno più tardi. Tu sei dei nostri? –

Il biondo si accigliò, guardandola interrogativo.

- Vai pure con loro, io andrò a cercare le ragazze. –

Eppure appariva ancora combattuto.

- Magari faccio un salto durante il viaggio. –

- Magari. –

Si alzò in punta di piedi, baciandolo su una guancia, e si diresse verso lo stretto corridoio che congiungeva gli scompartimenti alla ricerca delle amiche.

Non che fosse difficile trovarle.

Serenei, Rebekah, Amelia e Nimue sceglievano sempre uno degli ultimi scompartimenti per essere certe di non venire disturbate dal continuo vociare degli studenti sovraeccitati del primo anno.

Senza contare che dove c’era il carrello dei dolci allora si finiva con l’incontrare inevitabilmente Rebekah King, determinata più che mai a fare razzia di ogni Cioccorana disponibile.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Cosa leggi? –

Helen alzò lo sguardo dal libro che teneva sulle ginocchia.

Di solito sceglieva quello scompartimento perché era il più tranquillo. Era a ridosso della carrozza dei Prefetti e dei Caposcuola e questo impediva ai più di venirla a disturbare.

Non aveva però considerato che quell’anno, con William White recentemente nominato Caposcuola, Irfan sarebbe andato alla ricerca di un posto tranquillo in cui aspettare l’amico.

- Un vecchio romanzo Babbano. Stai aspettando William? –

Annuì, sedendosi sul sedile di fronte al suo.

- Ti dispiace se lo aspetto qui? –

Scosse la testa.

Tutto sommato una compagnia brillante e pacata non sarebbe stata male per trascorrere il viaggio verso il castello.

Inoltre, probabilmente a causa del suo non essere minimamente interessata alle relazioni sentimentali, Irfan riusciva a parlare con lei senza arrossire o imbarazzarsi come accadeva spesso e volentieri quando aveva a che fare con le altre ragazze.

- Kala come sta? Non l’ho vista sul binario. –

La sorellina di Irfan aveva tredici anni ed era in Corvonero come loro; Irfan era molto protettivo nei suoi confronti e d’altro canto lei gli era tremendamente affezionata.

Era il tipo di rapporto che ogni sorella sperava di avere con il proprio fratello maggiore.

- Sta bene. Non l’hai vista perché appena siamo arrivati in stazione è sparita con Lily Evans, Marlene McKinnon e Mary MacDonald. Immagino siano andate a cercare un posto lontano da Potter & co. –

Ridacchiò, allontanando una ciocca di capelli rossi dal volto.

Effettivamente le discussioni tra quei ragazzini del terzo anno erano diventate a dir poco leggendarie.

In particolar modo quelle che vedevano contrapporsi Lily Evans, paladina delle regole e dello studio, e James Potter, che insieme a Sirius Black formava la coppia d’oro dei Malandrini.

- Spero per loro che ci riescano. –

- Già, non vorrei dover prendere quei ragazzini per le orecchie già il primo giorno di scuola. –

E non era da escludere, perché se Irfan era solitamente pacato e poco incline a fare scenate era altrettanto vero che il suo lato dolce e gentile svaniva quando Kala veniva importunata.

- Adesso hai anche William che può tirarti fuori da guai nel caso – scherzò.

Sorrise soddisfatto.

- Giusto. A questo non avevo pensato. –

Ecco fatto, adesso i Malandrini avrebbero davvero fatto meglio a lasciar perdere quelle ragazze per il resto dell’anno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Kenneth alzò gli occhi al cielo, senza preoccuparsi di nascondere lo sbadiglio.

Quelle riunioni avevano la tendenza a diventare a dir poco prolisse e il fatto che la maggior parte dei suoi colleghi fossero persone che non gli andavano particolarmente a genio non migliorava certo la situazione.

Oltre al Prefetto di Serpeverde, Alecto Carrow, e a quello di Corvonero, Hydra Black, non c’era infatti nessun altro con cui avesse rapporti perlomeno civili.

Non con il pacato William White, fautore proprio dello sbadiglio di poco prima, né tantomeno con i Caposcuola Grifondoro, Alexander Greengrass e Valerie McKinnon, o Salazar non volesse con quello di Tassorosso, Edgar Bones e quella sua aria da Golden Boy.

Fu Valerie a intervenire, l’espressione infastidita nelle iridi grigio azzurre.

- Chiedo scusa, forse ti stiamo annoiando? –

Si voltò verso di lei, atteggiando le labbra sottili in un sorriso strafottente che sapeva perfettamente suscitare la voglia negli altri di prenderlo a schiaffi.

- In effetti sì, grazie per averlo notato, McKinnon. –

Sentì Alecto, seduta accanto a lui, che ridacchiava divertita.

Valerie emise uno sbuffo incredulo, incrociando le braccia al petto e continuando a fissarlo con risolutezza.

C’era da dire che era difficile farla sbottare del tutto, ma era certo che con un po’ d’impegno ci sarebbe riuscito.

- Le mie scuse allora Wilkes. Forse una scuola dell’infanzia sarebbe più adatta alle tue capacità di concentrazione? –

Sentì il sorriso allargarsi ancora di più sul suo volto.

- Ma che classe … mia nonna usa insulti più coloriti. –

Vide Alexander irrigidirsi mentre assisteva allo scambio di parole tra i due, le spalle tese nell’evidente tentativo di sforzarsi di non peggiorare le cose intervenendo.

Edgar però non parve farsi altrettanti problemi, nello sbottare infastidito.

- Dacci un taglio, Wilkes. –

- Se me lo chiede San Bones, protettore di Mezzosangue, Nati Babbani e Traditori del loro sangue, non posso che accontentarlo. –

- Wilkes … -

- Non assecondarlo, non fare il suo gioco Edgar – intervenne Hydra, alzandosi in piedi e afferrandolo per la manica della divisa trascinandolo fuori dallo scompartimento con sé.

Kenneth si lasciò guidare fuori senza obiettare, appoggiandosi contro la parete del treno quando furono fuori.

Pescò una sigaretta dalla tasca interna della divisa e l’accese sotto lo sguardo furioso della ragazza.

- Perché devi essere sempre così odioso con loro? –

- Perché … essere odioso con loro … mi dona un certo piacere – replicò, muovendosi più vicino a lei a ogni pausa che faceva finchè non la mise con le spalle al muro, a separarli appena una manciata di centimetri. – Non te l’hanno detto, Black? Non sono uno dei buoni. –

Alzò una mano a giocherellare con una ciocca castano scuro sfuggita allo chignon in cui aveva acconciato i capelli, attorcigliandosela attorno all’indice per poi lasciarla andare.

- Ho saputo di tua cugina Andromeda … cerca di non essere la prossima Black a essere considerata una Traditrice. –

Poi, repentinamente così come si era avvicinato, le voltò le spalle e si allontanò con quella sua solita andatura indolente.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Raelena alzò lo sguardo non appena sentì la porta dello scompartimento che scorreva, distogliendolo per un attimo dalla partita a Sparaschiocco che era impegnata a giocare contro suo fratello.

- Allora, novità? –

Alecto annuì, lasciandosi ricadere sul sedile accanto al suo.

- Bones, McKinnon, Greengrass e White sono gli altri Caposcuola. Black ha trascinato via Kenneth a metà riunione, perché stava facendo perdere la calma un po’ a tutti. –

Rabastan scoppiò a ridere, facendo la sua mossa.

- E quale sarebbe la novità? –

- Ehi, tocca a me - protestò Raelena quando vide che il fratello stava muovendo di nuovo, assestandogli uno schiaffetto sulla mano.

- E che aria tira da quelle parti? Sai, per tutta la storia di Andromeda – chiese Amycus, con la rivista di Quidditch aperta sulle gambe.

La gemella si strinse nelle spalle. – La solita suppongo, forse sono solo un po’ più suscettibili del solito. Del resto con una Traditrice del proprio sangue tra le proprie amicizie … -

Raelena inarcò un sopracciglio perfettamente curato, folgorandola con un’occhiata che la spinse a chiudere la bocca.

Dopodichè si alzò, rassettando la gonna della divisa. – Se volete continuare a spettegolare di Andromeda fatelo pure, ma a me questo discorso non interessa – concluse, uscendo dallo scompartimento e richiudendosi dietro la porta.

Sentì Alecto chiedere cosa avesse detto di male e Rabastan risponderle che era null’altro che tipica emotività femminile, le sarebbe passata.

La verità era che non riusciva a capire come mai dei genitori arrivassero a voler cancellare qualsiasi traccia dell’esistenza di una figlia solo perché questa pensava con la propria testa e si rifiutava di seguire un percorso prestabilito.

Non condivideva le idee che Rod e Rab portavano avanti con tanta convinzione, ma i suoi fratelli le avrebbero voltato le spalle con la stessa rapidità con cui l’avevano fatto Bella e Cissy se si fosse esposta come Andromeda?

Non lo sapeva.

E probabilmente questo rendeva le cose ancora più tristi.

Come poteva davvero fidarsi di loro se nutriva il sospetto che l’avrebbero cancellata dalla loro vita con una semplice macchia scura sull’arazzo di famiglia?

Un rumore di passi attirò la sua attenzione, annunciandole la comparsa di William White.

Il Corvonero stringeva tra le mani un piccolo thermos di caffè bollente, probabilmente appena acquistato dal carrello.

Le rivolse un’occhiata incuriosita, fermandosi a pochi passi da lei.

- Tutto bene? –

Annuì. – Sì, mi stava venendo mal di testa lì dentro. Troppe chiacchiere … -

Non disse quale era il soggetto dei pettegolezzi, ma William parve capire all’istante a cosa si stesse riferendo.

Dopotutto non capitava tutti i giorni di sentire di una Black diseredata.

- Vuoi un po’ di caffè? Mia nonna ce lo propina sempre quando abbiamo mal di testa. –

Sembrava un’offerta innocente, ma per uno come William White che notoriamente non sopportava granchè i Serpeverde era una vera e propria offerta di pace.

- I vecchi rimedi popolari -, convenne, - magari potrebbe farmi bene davvero. –

Accettò il bicchiere che le porgeva, buttandolo giù d’un sorso.

Bollente e zuccherato il giusto, proprio come piaceva a lei.

- Grazie, White … ti lascio andare, immagino ti stiano aspettando. –

Accennò un piccolo sorriso, rivolgendole un cenno del capo, e poi entrò nello scompartimento di fronte.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Hai la faccia di una che é pronta ad andare in guerra e magari anche a mozzare un paio di teste – le comunicò Rebekah non appena ebbe messo piede all’interno dello scompartimento.

- E tu hai la bocca sporca di cioccolato, ma io non ti giudico mica – la rimbeccò, sorridendo ironica.

Recuperando un fazzoletto, Rebekah si ripulì.

- Non era questo il punto … Cosa è successo, c’entra quell’idiota di mio fratello? –

Scosse il capo.

Effettivamente riguardava un ragazzo, ma per quella volta i patemi d’amore venivano messi in disparte.

- Kenneth. –

Serenei arricciò il naso, alzando gli occhi al cielo.

Conosceva bene il suo compagno di Casa e non era sicuramente una delle sue più grandi fan. – Cosa ha combinato questa volta? –

- Ha cercato come sempre di far saltare i nervi ad Alexander, Valerie ed Edgar. –

- Nulla di nuovo insomma -, considerò Amelia, - anche se non capisco perché si accanisca così tanto con Edgar. –

- Roba vecchia … ti ricordi la finale di tre anni fa? –

Nimue sgranò gli occhi, incredula. – Ancora quella vecchia storia? È passato un secolo, secondo me la maggior parte della scuola non se la ricorda nemmeno. –

- Certe rivalità non finiscono mai – commentò Serenei con l’aria di chi la sapeva lunga.

- La vera domanda è come mai tu cerchi sempre di rimetterlo sulla strada giusta – puntualizzò Rebekah, le iridi verdi che sondavano il suo volto alla ricerca del minimo indizio, - Non è che dietro a tutta quella storia dell’insicurezza con Nick c’è Wilkes? –

Sgranò gli occhi, scuotendo la testa con vigore.

- Merlino, certo che no, ti ha dato di volta la testa? –

- Dicevo tanto per dire. Perché lasciar perdere Nick per passare a Wilkes è una scelta decisamente molto insensata … Cioè, Kenneth è tremendamente sexy ma è disfunzionale a livelli patologici. –

Il gruppo di ragazze scosse la testa, scoppiando a ridere.

Tipico di Beks ridurre tutto a quanto un ragazzo fosse o meno sexy.

- A ogni modo, Kenneth cosa ti ha detto per farti arrabbiare? – riprese il discorso Amelia, spizzicando le Gelatine tutti i gusti più uno nel sacchetto che aveva in mano.

Le porse a Serenei, che ne prese una manciata studiandole con attenzione per non incappare in gusti a dir poco strani.

- Solo che non ha la minima intenzione di cambiare atteggiamento perché si diverte così. –

Serenei sbuffò, roteando gli occhi.

Tipico di Kenneth Wilkes, lui e quella sua perenne aria da “bello, tenebroso e dannato” come se tutto fosse irreparabilmente destinato a terminare nel peggiore dei mondi possibili quando era coinvolto lui.

- Per come la vedo io è un caso perso, lascialo perdere – decretò.

- Giusto. Basta parlare di Kenneth Wilkes o di quanto i pantaloni della divisa gli facciano un bel sedere … - convenne Beks, attirando su di sé le occhiate scandalizzate delle amiche, - Ah, giusto, quest’ultima affermazione non era ancora stata fatta da nessuna … beh, diciamo solo che ho dato voce al pensiero comune. –

Scoppiarono a ridere, chi rossa in viso come Amelia e Nimue, e chi semplicemente incredula come Hydra e Serenei.

Dopodichè accantonarono il discorso Wilkes e passarono a un rapido aggiornamento sulle loro vacanze estive, attendendo che il treno fischiasse e annunciasse l’arrivo a Hogwarts.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Come sta il piccolo Nicholas? –

Aiden abbozzò un sorriso ripensando al figlio di un anno che era rimasto a casa con i suoi genitori; allontanarsi da lui era stato davvero difficile, ma fortunatamente quello sarebbe stato il suo ultimo anno d’istruzione e avrebbe potuto passare molto più con lui in futuro.

- Sta bene, i miei genitori lo adorano. –

Jacob sorrise a sua volta ripensando a quel frugoletto che gattonava in giro per il pavimento dei McCartney e finiva con il rigurgitare sulle scarpe in pelle di drago del loro Nicholas.

Era un po’ come se il piccolo Nick avesse mostrato al “grande” Nick di essere un suo degno successore in quanto a danni da causare ovunque si trovasse.

- A proposito del nostro Nick … che fine ha fatto? Non l’ho visto per tutto il viaggio. –

Jacob si strinse nelle spalle, accennando con il capo alla sorella.

Adorava Louisa, davvero, ma la maggior parte della scuola non sembrava affatto pensarla come lui.

Complice il carattere complicato di Louisa, erano ben i pochi quelli con cui la ragazza andava d’accordo e chiuderla nello stesso compartimento di Nick King avrebbe finito inevitabilmente con un brutale omicidio prima dell’arrivo al castello.

Aiden annuì impercettibilmente, come a indicare che aveva capito il problema alla perfezione.

- Lo so che state parlando di me -, intervenne Louisa senza alzare lo sguardo dalla rivista di Quidditch, - perciò fate gli uomini e ditelo a voce alta invece di comportarvi da femminucce e girarci intorno. –

- Dicevo solo che tu e Nick non andate d’accordo perché … -

Lanciò un’occhiata tagliente all’indirizzo del fratello. – Perché? –

- Perché avete due caratteri particolari – concluse diplomaticamente.

- Già, ma se proprio non potete fare a meno di vederlo posso sempre uscire dallo scompartimento. –

- Non è necessario – fece per dire Aiden, ma la ragazza era già in piedi.

- Va’ tutto bene, Aiden. Avevo comunque intenzione di andare a cercare Rae prima dell’arrivo al castello. –

Richiuse lo scompartimento, sentendo in lontananza i commenti del fratello, che era a dir poco scontento della strettissima amicizia che la legava alla Serpeverde.

Poco male, non era certo un suo problema.

Raelena l’accettava per com’era, non la giudicava, e soprattutto le era sempre stata vicina.

Era la sua migliore amica e suo fratello avrebbe dovuto farsene una ragione prima o poi.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Stiamo per arrivare al castello – annunciò distrattamente Mairéad, guardando fuori dal finestrino del treno che aveva cominciato a rallentare.

Artemis smise di rileggere per l’ennesima volta il tema per le vacanze, alla ricerca di errori sfuggiti ai suoi innumerevoli controlli, e lo mise finalmente in borsa.

Suo cugino la prendeva bonariamente in giro per la sua mania perfezionista nei confronti della scuola, ma a lei non interessava.

In famiglia non facevano altro che paragonarla a lui, perciò la spinta a dimostrarsi migliore in almeno un ambito era stata troppo forte per sopprimerla.

- Sarà il caso di cominciare a prepararsi – considerò Ellen, afferrando il manico del baule sulla rastrelliera nel tentativo di tirarlo giù.

Pesava sempre fin troppo per i suoi gusti, ma ogni volta che lo preparava per tornare a scuola finiva sempre con l’aggiungere più cose dell’anno precedente.

Probabilmente prima o poi avrebbe finito con l’esplodere e avrebbe imparato la lezione, ma di sicuro non sarebbe stato quel giorno.

Si cambiarono velocemente, ultimando di vestirsi proprio quando il treno fischiò e fece sferragliare i freni annunciando l’arrivo a Hogwarts.

- Spero che lo Smistamento sia breve, sto letteralmente morendo di fame – sbuffò Mairéad, mentre uscivano dallo scompartimento e si univano alla folla di studenti che stava facendo altrettanto nella speranza di conquistarsi un posto su una delle prime carrozze.

- Non ho visto molti studenti del primo anno -, replicò Artemis, - immagino che sia per tutto quello che sta succedendo in questo periodo. –

Negli ultimi tre anni, infatti, gli attacchi dei Mangiamorte si erano intensificati sempre più, mietendo una vittima dopo l’altra con una spaventosa precisione che appariva quasi militare.

Molti genitori erano spaventati e avevano preferito istruire i propri figli in casa.

- Hogwarts è il posto più sicuro al mondo. Non attaccheranno mai con Silente presente. –

Ellen annuì, per poi indicare una carrozza libera nell’angolo più estremo del binario.

- Diamoci una mossa, qui fuori si gela di già. –

Il profilo del castello comparve all’orizzonte una manciata dopo che le carrozze si lanciarono in avanti.

Artemis sorrise fissando l’orizzonte.

Finalmente erano tornati a casa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come promesso eccomi qui con la selezione e il primo capitolo.

Come sempre chiedo a chi non è stato scelto di non prendersela, perché ho ricevuto davvero tantissimi OC e ho privilegiato quelli caratterialmente più differenti e che si adattavano meglio alla trama.

Sono ben 15 OC, più i miei che sono una decina, quindi in questo primo capitolo non sono riuscita a introdurli tutti ma se non altro li ho perlomeno accennati.

Nel prossimo quelli che sono comparsi di meno avranno maggior spazio.

Detto ciò, vi lascio all’elenco dei selezionati e ai loro prestavolto.

Per ora è tutto.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

 

 

OC Selezionati

 

 

 

Aiden Joseph McCartney (PV Matthew Daddario) – VII anno, Grifondoro. Cacciatore, membro del Lumaclub e del club di Trasfigurazione. Eterosessuale.

 

 

William Lancelot White (PV ?) – VII anno, Corvonero. Caposcuola e membro del club degli Scacchi. Eterosessuale.

 

 

Helen Siria Sharp (PV Margarita Masliakova) – VI anno, Corvonero. Cercatrice, membro del Lumaclub, del club dei Duellanti e del club degli Scacchi. Asessuale.

 

 

Valerie Helen McKinnon (PV Charlotte Beaumont) – VII anno, Grifondoro. Caposcuola, membro del Lumaclub e del club degli Incantesimi. Eterosessuale.

 

 

Serenei Ariel Fawley (PV Miriam Leone) – VI anno, Serpeverde. Cercatrice, membro del Lumaclub, del club dei Duellanti e del club di Trasfigurazione. Eterosessuale.

 

 

Mairéad Erin Cahall (PV Juno Temple) – V anno, Serpeverde. Membro del Lumaclub. Eterosessuale.

 

 

Irfan Dandekar (PV Dev Patel) – VI anno, Corvonero. Portiere e membro del club di Trasfigurazione. Eterosessuale.

 

 

Ellen Esmeralda Rowle (PV Charlotte Sullivan) – VI anno, Serpeverde. Membro del Lumaclub e del club degli Scacchi. Eterosessuale.

 

 

Dean Oliver Ammel (PV Grant Gustin) – V anno, Grifondoro. Cercatore e membro del club di Trasfigurazione. Eterosessuale.

 

 

Nimue Burke (PV Lindsay Hansen) – V anno, Tassorosso. Prefetto, membro del Lumaclub e del club degli Incantesimi. Eterosessuale.

 

 

Louisa Desdemona Prince (PV Elizabeth Olsen) – VII anno, Tassorosso. Capitano e Cacciatrice. Membro del Lumaclub e del club dei Duellanti. Eterosessuale.

 

 

Jacob Boniface Prince (PV Dean Geyer) – VI anno, Grifondoro. Battitore, membro del club dei Duellanti e del club di Trasfigurazione. Eterosessuale.

 

 

Kenneth Wilkes (PV Johannes Huebl) – VII anno, Serpeverde. Caposcuola e Cacciatore, membro del Lumaclub e del Club degli Scacchi. Eterosessuale.

 

 

Artemis Lux Greengrass (PV Nicola Peltz) – V anno, Corvonero. Battitrice, membro del club di Trasfigurazione e del club d’Incantesimi. Eterosessuale.

 

 

Alexander Nox Greengrass (PV William Peltz) – VII anno, Grifondoro. Caposcuola e membro del Lumaclub. Eterosessuale.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

 

 

 

 

 

 

2 Settembre 1973

 

 

 

 

 

- Deve esserci una specie di castigo divino in atto o altrimenti non si spiega – sbuffò Amelia, chinandosi a raccogliere il contenuto della sua borsa che si era rovesciato sul pavimento del corridoio del primo piano.

Si era svegliata in ritardo, aveva dovuto fare una colazione micragnosa, e si era scapicollata nella speranza di non arrivare in ritardo alla prima lezione dell’anno: Trasfigurazione.

E adesso la sua borsa nuova pensava bene di rompersi.

In aggiunta a ciò Minerva McGrannit era severissima con i ritardatari, non importava che fosse o meno stata un’ex compagna di scuola dei suoi genitori. 

- O magari le cuciture erano semplicemente difettose – replicò Ellen, mentre cercava di risistemare il cravattino verde argento che nella fretta aveva allacciato in modo a dir poco barbaro.

- O magari l’universo ce l’ha con me perché non sono rimasta a dormire come avrei voluto. –

Con una risata, la bionda Serpeverde si chinò ad aiutarla e puntò ritmicamente la bacchetta sui fogli di pergamena impregnati d’inchiostro.

- Dimmi che hai una boccetta di riserva, non farò mai in tempo ad andare in dormitorio a prenderne una nuova. –

- Possiamo condividere l’unica che ho con me – la rassicurò, guadagnandosi un sorriso solare.

- Bene, allora diamoci una mossa o finiremo con il perdere punti ancora prima di iniziare l’anno. –

Corsero verso l’aula stringendo libri, pergamene e quant’altro tra le braccia e s’intrufolarono dentro una frazione di secondo prima che la professoressa chiudesse la porta.

Amelia sentiva chiaramente su di sé l’occhiata severa della Vice preside, ma finse di trovare particolarmente interessante un angolo del suo banco e riuscì a evitare il contatto visivo.

Quella donna aveva il potere di terrorizzarla.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

L’ora di Storia della magia doveva avere poteri soporiferi, perché chiudere gli occhi le riusciva ogni volta sempre più naturale, considerò Nimue mentre si sforzava di continuare a prestare attenzioni alle parole del professor Ruf.

Il fatto che Dean Amell e Benjamin Bones fossero seduti proprio dietro di lei non le facilitava minimamente il compito.

- Secondo te è legale che un fantasma insegni? – chiese infatti proprio in quel momento Dean, senza preoccuparsi minimamente di tenere la voce bassa.

Di sicuro Ruf non avrebbe captato la cosa, visto che sembrava essere ragionevolmente convinto di insegnare ancora in una classe indefinita di qualche decina d’anni prima.

Benjamin si strinse nelle spalle, continuando a scarabocchiare un ritratto sul foglio di pergamena su cui avrebbe dovuto scrivere le date della prima guerra dei Folletti.

- Non ne ho idea, ma lo sai che Silente ha gusti perlomeno molto strani. –

- Mi domando ancora perché perdiamo tempo a venire in classe se tanto questo qui non si accorge nemmeno se ci sono alunni o meno. Storia della magia è una delle materie migliori, ma Ruf la trasforma in una ninna nanna. –

Nimue sbuffò abbastanza violentemente da far capire ai due chiacchieroni che avrebbe gradito un po’ più di silenzio da parte loro, ma sembrava proprio che Dean non avesse recepito il messaggio perché continuò la sua disquisizione su quanto fosse inutile avere un professore soporifero e fuori di testa come quello.

- Qualcuno qui vorrebbe prendere appunti, chiudete quella bocca larga – sbuffò Mairéad, che sedeva nella fila accanto alla loro vicino ad Artemis.

- Studia direttamente dal libro. –

Artemis alzò gli occhi al cielo, roteandoli, prima di esortare l’amica a lasciarlo perdere.

Dean scoccò un’occhiata incuriosita alla pergamena dell’amico, cercando di capire cosa dovessero formare quelle rapide linee che tratteggiava.

- Cosa disegni, Ben? –

Il Tassorosso piegò il foglio, mettendolo dentro al libro di Storia in tutta fretta.

- Nulla d’importante, solo uno schizzo. –

Eppure era diventato tanto rosso che, con la coda dell’occhio, Nimue cercò d’osservarlo per capire cosa lo mettesse così in imbarazzo.

Peccato solo che con un tipo timido come Benjamin Bones capire cosa lo influenzasse fosse terribilmente complesso.

- Guarda che quella data non è mica il 1730 … è il 1370, hai invertito i numeri – le comunicò la voce leggermente roca di Rabastan, riportandola alla realtà.

Non sapeva neanche lei perché le si era seduto vicino quella mattina, ma se non altro la sua presenza le tornava utile in quel momento.

Corresse rapidamente.

- Grazie, mi ero persa. –

- L’ho notato. Da quanto è che ti piace l’imbranato, Burke? –

- Non so di cosa stai parlando. –

Rabastan sbuffò divertito. – Certo, continua a ripetertelo. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Sembra che Louisa sia più che mai decisa a frequentare tutte le persone che suo fratello non sopporta – considerò Alexander, indicando con un cenno del capo la bionda Tassorosso che aveva appena preso posto accanto a Kenneth Wilkes.

- Come se fosse una novità -, replicò Nicholas socchiudendo gli occhi sulla figura del Serpeverde, - del resto hanno lo stesso carattere insopportabile … chi lo sa, potrebbero persino essere anime gemelle. –

Alexander ridacchiò, passandogli le radici.

- Taglia queste, alla parte di mescolatura penso io. Sia mai che tu faccia prendere di nuovo fuoco alla pozione. –

- È successo una sola volta e ben tre anni fa, perché tirate sempre in ballo quella storia? –

- Forse perché la tua pozione ha incendiato la mia borsa nuova – replicò Valerie, seduta dietro di loro insieme a Edgar.

- E perché Val ti ha quasi ucciso subito dopo. La qual cosa era assolutamente comprensibile … nonché tremendamente divertente – concluse Edgar.

Il quartetto scoppiò a ridere, attirando l’attenzione di Lumacorno che si voltò verso di loro corrugando la fronte.

- Ragazzi, per favore, un po’ di contegno. Quanto a lei, signor King, mi aspetto che inizi l’anno con il piede giusto questa volta perciò comincerò esaminando la sua pozione. –

Ingoiando un’imprecazione particolarmente colorita, Nick cominciò a tagliare le radici immaginando che al loro posto ci fosse il collo di quel grasso tricheco.

Quando furono pronte le passò ad Alexander, che le versò e mescolò il composto in senso prima orario e poi due volte in antiorario.

Quando ebbe terminato il procedimento la pozione assunse il colorito turchese richiesto, facendo tirare loro un sospiro di sollievo.

Lavorare con Alexander era un modo ottimo per riuscire a strappare la sufficienza in Pozioni.

Peccato che le cose non andassero altrettanto bene per William e Aiden, seduti in prima fila, in evidente difficoltà con il loro lavoro visto che aveva assunto un’inquietante sfumatura nero pece.

Lumacorno passò davanti al loro calderone, scuotendo la testa con disappunto, dopodichè proseguì verso quello di Kenneth e Louisa.

- Come sempre un ottimo lavoro, miei cari. Tutti voi dovreste prendere esempio da loro due. –

- Piuttosto mi taglio una mano – mormorò Nicholas, facendo ridere i suoi amici.

- Veniamo ora al signor King e al signor Greengrass … che hanno inaspettatamente portato a termine un buon lavoro. I miei complimenti, signor Greengrass, è anche possibile che lei faccia acquisire un po’ di abilità nella materia al signor King. –

- Non faccio miracoli, signore. –

Ridendo, Lumacorno battè sulla spalla di Alexander e passò poi al calderone di Valerie ed Edgar.

- Ottimo lavoro come sempre, ragazzi miei, siete una combinazione perfetta. –

Edgar ammiccò leggermente all’indirizzo dell’amica, facendola ridere, - Lumacorno passione agente matrimoniale. –

Il professore volse poi l’attenzione a tutta la classe.

- Come prima lezione non siete andati troppo male, ma mi aspetto grandi cose da voi nell’anno dei M.A.G.O. Per oggi è tutto … potete andare. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Uscendo dall’aula, Kenneth allungò gli appunti dell’ora precedente a Louisa.

- C’è tutto quello che ha spiegato la Sinistra. –

La ragazza li afferrò, riponendoli in borsa e porgendogli a sua volta gli appunti di Storia della Magia.

- Con questi dovresti riuscire a preparare il tema per mercoledì senza nemmeno mettere piede in biblioteca. –

Kenneth li scorse rapidamente, per poi intascarli.

- È sempre un piacere fare affari con te, Prince. Scusami, ma devo fare una cosa … – aggiunse, notando con la coda dell’occhio che gli studenti del sesto anno stavano venendo da quella parte per prendere il loro posto nell’aula.

Tagliò la strada a Hydra, afferrandola gentilmente per un braccio e tirandola via dal gruppo delle sue amiche.

- La lezione inizia tra cinque minuti, cosa vuoi? –

- Wow, che accoglienza. Cos’hai mangiato, pane e acidità a colazione? –

Hydra gli rivolse un’occhiata eloquente alla quale rispose stringendosi nelle spalle.

- D’accordo, ieri sono stato uno stronzo, ma non dovrebbe essere una novità no? –

Già, non avrebbe dovuto prenderla sul personale visto che in media Kenneth Wilkes si comportava da stronzo sette giorni su sette, trecentosessantacinque giorni l’anno.

Eppure non sopportava l’idea di impegnarsi a spingerlo a comportarsi meglio e vedere i suoi tentativi naufragare; durante le cene tra Purosangue o gli incontri del Club degli Scacchi non era così strafottente e scontroso quindi perché al di fuori di quegli eventi doveva essere così?

- Hydra, non tenermi il muso – insistè.

- Non ti sto tenendo il muso, ma ho davvero poco tempo prima che Lumacorno chiuda la porta perciò se devi dirmi qualcosa fallo subito. –

- Devo depositare il calendario degli incontri del Club nell’ufficio di Vitious quindi volevo chiederti se preferivi avere gli incontri il lunedì e il mercoledì o il martedì e il giovedì. –

- Perché lo chiedi a me? –

Scrollò le spalle. – A chi altro dovrei chiederlo? Non è che m’interessi l’opinione di molta gente qui a scuola. –

Certo e lei che ancora gli faceva quelle domande.

- Il martedì e il giovedì vanno benissimo. –

- Perfetto, allora ci vediamo in giro – concluse, voltandole le spalle e allontanandosi lungo il corridoio.

Lo osservò per una frazione di secondo prima di incrociare lo sguardo di Lumacorno sulla soglia dell’aula.

- Signorina Black, stiamo per cominciare. –

- Naturalmente, arrivo subito, mi scusi. –

Ci mancava solo che si prendesse una punizione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

3 settembre 1973

 

 

 

 

 

 

- Dove scappi? –

Hydra continuò a infilare le sue cose nella borsa, sistemandole con cura affinchè i rotoli di pergamena non facessero pieghe.

- Club degli Scacchi, non ti ricordi? –

- Giusto, continuo a fare confusione con gli orari dell’anno scorso. Qualcuno di voi sa perché abbiamo dovuto invertire i giorni? – sbuffò Helen, mettendo via le sue cose a sua volta, imitata da Ellen e Amelia.

- Perché mister Presidente del Club ha deciso così e si è degnato di interpellare solo Hydra – replicò Ellen, sorridendo con l’aria di chi la sapeva lunga.

- L’unica cosa che so io è che se non ci diamo una mossa lasceremo William da solo con Kenneth … e sappiamo tutte come andrebbe a finire. –

Con una risata le ragazze lasciarono la biblioteca e si diressero verso l’aula assegnata al Club degli Scacchi.

Il pacato William rischiava seriamente di perdere le staffe e prendersela con il Serpeverde, che per contro lo avrebbe provocato per il semplice gusto di vedere fin quanto riusciva a mantenere quell’aria da asceta prima di sbottare e Schiantarlo.

Era una scena vista e rivista da anni.

Alla faccia di chi diceva che il Club degli Scacchi era noioso.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Non riesco a credere che ci tocchi allenarci sotto la pioggia – sbuffò Amycus, osservando le gocce battenti sulla finestra dell’atrio della scuola.

- Prova a lamentarti con il Capitano, così vediamo che fine fai – lo rimbeccò Rabastan, inarcando beffardamente un sopracciglio.

Sua sorella aveva ripreso l’indole da Capitano despota dal loro padre, perciò non c’era la minima possibilità che si muovesse a compassione e decidesse di sospendere gli allenamenti.

- Prova a farla ragionare, Rab … tra poco comincerà anche a grandinare. –

- Non guardare me, non la convincerei mai e non sono così stupido da provarci. –

- Perché invece di lamentarvi come delle femminucce non prendete esempio da Serenei? -, intervenne la voce di Raelena, - Non mi sembra che lei faccia tutte le vostre storie. –

In effetti la rossa Cercatrice non aveva proferito parola e si era limitata a tirare più su la cerniera della divisa da Quidditch.

- Un po’ di pioggia non mi spaventa – affermò determinata.

Raelena annuì, sorridendo compiaciuta.

- Questo è esattamente il tipo di atteggiamento che mi aspetto dai miei giocatori. Coraggio, squadra, si va in campo! –

- Non per smorzare il tuo impeto, sorellina … ma non manca uno dei nostri Cacciatori? –

Guardandosi attorno, Raelena realizzò che in effetti Kenneth non era con loro.

- Giuro che lo ammazzo – decretò, pronta a dirigersi a passo di carica nella loro Sala Comune e filare nel dormitorio maschile per strapparlo a qualsiasi intrattenimento sessuale avesse rimediato quel pomeriggio.

Eppure proprio in quell’istante il loro Cacciatore fece la sua comparsa.

- Ho appena finito con il Club degli Scacchi – disse a mo’ di scuse, per poi incamminarsi verso l’uscita.

Si voltò, sorridendo strafottente all’indirizzo di Raelena.

- Allora? Mi era sembrato di capire che fossimo di fretta … oppure hai cambiato idea? –

Raelena meditò seriamente di strangolarlo a mani nude davanti a tutti, fregandosene dei testimoni e degli anni di carcere che avrebbe dovuto passare ad Azkaban.

- Se vuoi ucciderlo io faccio finta che si sia trattato di legittima difesa – le sussurrò Serenei.

- Per quanto mi piacerebbe non posso, è un Cacciatore troppo maledettamente bravo per permetterci di perderlo. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Non ci sono proprio possibilità che ti convinca a farmi copiare? – chiese Rebekah, in uno sfarfallio di lunghe ciglia bionde.

William rise davanti al tentativo di corruzione di Irfan a opera della loro compagna di Casa.

- Come fai a essere indietro con i compiti quando siamo solo al secondo giorno di scuola? –

- Sono un caso disperato e Trasfigurazione è davvero troppo complessa … senza contare che la Mc mi terrorizza. Ecco spiegato il perché. –

- Credevo che lei e tua madre fossero amiche per la pelle. –

- Appunto -, Rebekah sbuffò, - riesci a immaginare quanto possa essere frustrante sapere che la tua prof. nemesi per antonomasia ha un canale diretto con tua madre? Se prendo un’altra D mia madre mi taglia i viveri … e quando torno a casa mi taglia la testa. E io ho davvero una testa troppo graziosa per essere separata dal collo. –

Irfan interruppe lo scambio dei due amici, sospirando.

- D’accordo, Beks, hai vinto. Qui trovi il mio tema. Cambia qualcosa e inserisci qualche errore altrimenti si capisce che non è farina del tuo sacco. –

Si allungò verso di lui, scoccandogli un bacio sulla guancia.

- Grazie, sei un angelo. –

Lo vide arrossire come un pomodoro, bofonchiando che non era nulla di che.

Sorridendo intenerita si accinse a copiare il tema.

Forse sarebbe riuscita a strappare almeno un Accettabile, o se fosse stata particolarmente fortunata un Oltre Ogni Previsione.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Jacob rivolse un’occhiata ad Aiden e Alexander, seduti sul divano accanto a Valerie.

Accennò con il capo all’indirizzo di Nicholas, che teneva il broncio e fissava risolutamente verso il caminetto.

- Secondo voi cosa ha? –

- Ha discusso con Hydra –, sussurrò in risposta Valerie, - ma non ho idea di quale sia il motivo. –

- Ultimamente discutono spesso – osservò Aiden.

- Già. Qualcuno sa il motivo? –

Il terzetto scosse la testa all’unisono appena una frazione di secondo prima che Nicholas si voltasse verso di loro.

- Lo sapete che sono a mezzo metro da voi e che sento perfettamente quello che borbottate, vero? –

Rimasero in silenzio, imbarazzati.

- È solo che non ci piace vederti così -, replicò Valerie, - siamo amici perciò se c’è qualcosa che non va a noi puoi dirlo. –

- Non lo so nemmeno io cosa c’è che non va – ammise, tormentandosi nervosamente le mani.

Jacob provò a sbloccare la situazione, esitante.

- Ti va di … insomma, di dirci cosa è successo? –

Sbuffando, Nick prese a raccontare.

 

 

 

 

Aveva cercato Hydra quel pomeriggio, deciso a proporle di trascorrere le ore che mancavano alla cena in sua compagnia, ma non riusciva a trovarla da nessuna parte.

Finchè non l’aveva sentita ridere.

Allora si era sporto lungo la rampa di scale che conduceva al secondo piano e l’aveva vista scendere le scale in compagnia di Kenneth Wilkes.

Camminavano vicini, ridendo come se avessero appena sentito la cosa più divertente sulla faccia della terra.

- L’ha fatto davvero? –

- Già, la conosci, è una piccola peste. –

- Non vedo l’ora di incontrarla alla festa di Natale. È un vero spasso. –

- Sono certo che per lei sia lo stesso, Elizabeth ti adora. –

Hydra aveva sorriso, in quel modo lieve con cui mascherava l’imbarazzo.

- È facile andare d’accordo con lei, è una bambina adorabile. –

- Già, avete parecchio in comune – aveva concluso Wilkes, quasi distrattamente, ma nelle iridi blu del ragazzo c’era qualcosa che a Nick non era piaciuto per nulla.

Si era fatto avanti, tossicchiando seccamente.

- Nick, dove stavi andando? –

- Stavo cercando te … -

Il tono d’accusa non era sfuggito a nessuno dei presenti, perché Hydra aveva assottigliato lo sguardo ed era certo di leggere una certa ilarità repressa a stento sul volto di Wilkes quando annunciò che avrebbe lasciato da soli i piccioncini.

- Abbiamo appena finito con il Club degli Scacchi. –

 - D’accordo, ma devi proprio … -

- Parlargli? -, l’aveva interrotto, - Sì. Gli parlo perché lo considero un mio amico, malgrado molti qui al castello non lo capiscano a fondo. –

- Quello non la vede solo come un’amicizia. –

- Come la vede lui non è importante. Quello che conta è come la vedo io. Oppure non ti fidi? –

E lì aveva commesso l’errore peggiore.

Non aveva aperto bocca.

 

 

 

- Sei rimasto zitto senza negare e dirle che ti fidi ciecamente di lei? Merlino, Nick, perché? –

- Non lo so nemmeno io il perché –, ammise amaramente, - so solo che sono un idiota. –

- Colossale – convenne Valerie.

- Ma può ancora recuperare, no? Delle scuse dovrebbero bastare – gli venne in soccorso Jacob.

- Delle scuse e magari un po’ più di fiducia accompagnata da meno scenate di gelosia potrebbero funzionare, ma devi impegnarti seriamente – riconobbe la bionda Grifondoro.

- Ce la posso fare. –

O almeno lo sperava.

Teneva troppo a Hydra per lasciare che la gelosia rovinasse tutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Eccoci qui con il nuovo capitolo. Ho cercato di dare più spazio a tutti gli OC, spero di esserci riuscita.

Ho una piccola domanda per voi a cui potete tranquillamente rispondere anche nella recensione.

Per chi tiferà il vostro OC nella partita Corvonero vs Tassorosso del prossimo capitolo?

Ci sentiamo tra qualche giorno con il prossimo capitolo.

Inoltre vi faccio un po’ di spam di un’altra mia interattiva nel caso interessi a qualcuno: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3703278&i=1

Al prossimo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 5
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

 

 

 

Una piccola comunicazione di servizio prima di lasciarvi al capitolo:

Helen Sharp non farà più parte di questa storia perché l’autrice non si è più fatta sentire.

Visto che in questi giorni è già la seconda storia in cui taglio un personaggio per scomparsa della creatrice rinnovo le raccomandazioni a non sparire e, nel caso di problemi, ad avvertirmi tramite messaggio privato.

Detto ciò, vi lascio al capitolo :)

 

 

 

 

 

 

 

 

7 settembre 1973

 

 

 

 

 

 

Rebekah le porse una Cioccorana, ignorando palesemente il divieto affisso nella biblioteca che proibiva il consumo di cibo e bevande all’interno.

- Tu e Nick vi siete chiariti? –

Afferrò il dolciume, scartandolo e mordendo il dolce strato di cioccolato al latte.

Assaporò il boccone lentamente, prendendo tempo.

- In realtà non ancora. Mi ha chiesto scusa, ma c’è qualcosa di strano. –

Annuì, rovistando alla ricerca dell’ennesimo dolciume.

- Capisco. Immagino che sia dura decidere quando non si vuole ferire nessuno. –

Hydra sbuffò.

Era tremendamente vero e come sempre Rebekah aveva centrato in pieno la questione.

- Voglio bene a Nick, gliene voglio moltissimo, ma certe volte mi domando se la nostra storia non vada avanti per pura inerzia. Insomma, forse stiamo insieme solo perché negli ultimi tre anni siamo stati abituati così. –

Con la fronte corrucciata, l’amica replicò: - Io credo che alla nostra età l’amore dovrebbe essere folle e passionale, capace di farci fare le sciocchezze più grandi e compiere le azioni più assurde. Non dovrebbe essere routine. –

La conversazione venne interrotta dal rumore della sedia accanto a loro che veniva spostata con decisione.

Raelena ci si lasciò ricadere sopra di peso, gettando a terra la borsa in pelle di drago.

- Potrei uccidere qualcuno – annunciò, estraendo tra uno sbuffo e l’altro il tema di Antiche Rune che doveva completare per la mattina seguente.

- Con quel libro non dovrebbe essere un’impresa troppo difficile, basta che tu colpisca qualcuno in testa – ironizzò Hydra, sbirciando l’argomento del tema.

- È come compito di recupero per non aver ultimato la traduzione in aula –, spiegò la Serpeverde, - e ovviamente non ho la minima idea di cosa si aspetti da me la professoressa. Insomma, se avessi saputo farlo l’avrei completata in classe. –

- Spiacente, ma Antiche Rune non è la materia in cui me la cavo meglio. Anzi, mi domando ancora perché l’ho scelta. –

- E non guardate me, tutto quello che vedo lì sopra sono un ammasso di ghirigori da bambini dell’asilo – aggiunse Rebekah, facendole scoppiare a ridere.

La bibliotecaria, Madama Pince, sollevò lo sguardo dal registro dei prestiti che stava compilando per scoccare un’occhiata ammonitrice verso loro tre.

- Sarà meglio che cerchi Kenneth per farmi dare una mano, prima che la Pince decida di bannarmi dalla biblioteca per il resto della vita … in bocca al drago per la partita di domani – aggiunse alla fine Raelena, rivolgendo un cenno irriverente del capo in direzione della bibliotecaria e tornando sui suoi passi.

Rimaste sole, le due Corvonero si scambiarono un’occhiata complice.

Raelena era sempre la solita anti convenzionale.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Diamoci una mossa, non abbiamo tutto il giorno – sbottò Nicholas, osservando i compagni di squadra che si preparavano per gli allenamenti chiacchierando e ridendo tra di loro.

Aiden, Dean e Jacob volsero lo sguardo verso l’amico che in quei giorni era costantemente di pessimo umore.

- Ancora con la storia di Hydra? – chiese Aiden.

Jacob annuì con rassegnazione. – Speriamo che risolvano la cosa prima della partita contro Serpeverde; abbiamo bisogno di lui al meglio se vogliamo vincere e mancano solo due settimane all’incontro.

- Nick non perderebbe mai una partita -, lo contraddì Dean, - insomma è il nostro Capitano. –

I due ragazzi si strinsero nelle spalle, decisi a non rovinare l’immagine di Capitano tutto d’un pezzo e invincibile che il più giovane del loro gruppo si era tratteggiato in testa.

La verità era che Nick tendeva a perdere la concentrazione quando era arrabbiato o nervoso e a diventare intrattabile come aveva ampiamente dimostrato in quei giorni.

Mentre uscivano dallo spogliatoio intravidero Valerie e Alexander sulla tribuna, pronti ad assistere all’allenamento e a rilasciare il loro parere spassionato non appena fosse terminato.

- Cominciamo con un paio di giri di riscaldamento, poi passiamo al lavoro di triangolazione – ordinò Nicholas, mentre montavano a cavallo della scopa e si davano lo slancio per prendere il volo.

Osservò con cipiglio serio mentre la squadra compiva i consueti giri di riscaldamento e poi i Cacciatori si disponevano in semicerchio per lavorare sui passaggi.

Spedì Robinson tra gli anelli, deciso a cominciare con i tiri liberi.

- Aiden, comincia tu. –

Gli lanciò la Pluffa, osservando l’amico afferrarla con precisione e dirigersi a tutta velocità verso l’area di rigore.

Calibrò bene il tiro, direzionandolo verso l’anello di sinistra.

Le dita di Robinson sfiorarono appena la Pluffa, deviandola quanto bastava per allontanarla dagli anelli ma senza trattenerla.

- Muoviti più velocemente, non possiamo lasciare spazio alle ripartenze dell’attacco di Serpeverde! –

Il Portiere annuì, recuperando la posizione.

- Miller, tocca a te. –

Il loro secondo Cacciatore tentò un tiro di potenza, da fuori area, che s’infranse contro il petto solido del Portiere e rimase imprigionato dalle sue braccia.

- Quello cosa avrebbe dovuto essere? – gli ringhiò contro, ottenendo per tutta risposta un’espressione piccata.

Nick tenne per sé la Pluffa, fintando un paio di movimenti davanti agli anelli. Scartò a destra, sorprendendo Robinson con un tiro dall’effetto a giro che entrò con precisione nell’anello centrale.

Nella foga di cercare di pararlo Robinson sbattè la testa contro il palo dell’anello, spezzando il coprifronte del caschetto di sicurezza e tagliandosi la pelle candida e screziata di lentiggini.

Sentì Jacob che imprecava mentre lui e Dean, i più vicini alla porta, si lanciavano verso il compagno di squadra e gli impedivano di cadere dalla scopa.

- Tutti a terra – decretò, scendendo di scopa non appena toccò il terreno con la suola dei pesanti scarponi.

Si fece largo tra i due, osservando la ferita con attenzione.

- Non è nulla di grave, ma dovrai fare un salto in infermeria. –

Jacob ammiccò all’indirizzo di Aiden. – Lo portate tu e Dean? –

- Certo, nessun problema. Coraggio, Dean, dammi una mano prima che mi sanguini addosso. –

Mentre i due compagni si allontanavano e il resto della squadra tornava verso gli spogliatoi, Jacob gli diede una pacca sulla spalla e lo trattenne leggermente.

- Vorrei poterti dire qualcosa che ti tiri su di morale, Nick, ma so bene che in questo momento l’unico che forse potrebbe aiutarti è Edgar. –

- Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno. –

- Certo, come dici tu. –

- Sul serio, Jacob. –

Ammiccò, ironico. – Guarda che ho capito, perché continui a ripetermelo? Sembra quasi che ti voglia convincere da solo. –

Nick alzò gli occhi al cielo, roteandoli davanti all’espressione dell’amico.

Era palese che non credesse alle sue parole, ma conoscendolo sarebbe stato del tutto inutile continuare a insistere per convincerlo.

- Andiamoci a cambiare o faremo tardi – tagliò corto, dirigendosi verso gli spogliatoi.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

8 settembre 1973

 

 

 

 

 

Irfan mandò giù un paio di bocconi sotto lo sguardo attento di William che mai e poi mai gli avrebbe permesso di affrontare la partita senza essersi prima sincerato di vederlo mangiare decentemente.

- Ecco fatto, sto mangiando, soddisfatto? –

- Quasi -, replicò il Caposcuola, - lo sarò completamente dopo che avrai finito il toast e il succo di zucca. Non vorrai rischiare di cadere dalla scopa nel bel mezzo della partita. –

- Non avrò un calo di zuccheri solo perché ho mangiato come una persona normale e non come un rinoceronte, Will. –

- Questo è del tutto opinabile. –

Rassegnato, afferrò nuovamente il pane tostato e continuò a mangiarlo, sforzandosi d’ignorare lo sguardo compiaciuto dell’amico.

Lanciò un’occhiata al resto della squadra.

Artemis si tormentava nervosamente le ciocche bionde, attorcigliandole attorno all’indice e poi lasciandole andare.

Hydra sorseggiava il suo caffè con sguardo assente.

Si voltò verso di lei, sorridendole nel tentativo imbarazzato di intavolare una conversazione.

- C’è qualcosa che ti preoccupa? –

La vide sgranare le iridi azzurre come se si fosse resa conto solo in quel momento di quanto strana dovesse apparire agli occhi degli altri mentre beveva osservando il vuoto.

- No, nulla di grave – si affrettò a rassicurarlo, sorridendogli di rimando, - solo un po’ di tensione prima della partita. –

Non era molto convinto dalla sua replica, ma decise di dare per buona quella risposta.

- Non hai motivo di esserlo, sei una Cacciatrice davvero molto brava. –

- Ti ringrazio, ma non sono l’unica brava Cacciatrice della scuola. Edgar è a dir poco micidiale. –

- A lui penso io – replicò, con una ferma determinazione che sorprese persino se stesso.

Solitamente non mostrava quel lato del suo carattere quando si trovava a conversare con Hydra, troppo preoccupato dall’idea di impappinarsi per via della timidezza, ma per qualche strano motivo vederla così incerta aveva scatenato quell’istinto di protezione che riservava alle persone a cui voleva bene.

- Allora andiamo a vincere questa partita. –

Artemis, che aveva ascoltato la conversazione in silenzio fino a quel momento, mandò giù l’ultimo boccone di croissant e annuì con risolutezza nelle iridi chiare.

- Certo, la vittoria sarà nostra. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Edgar uscì dalla Sala Grande accompagnato dal resto della squadra e da Valerie, che aveva lasciato il tavolo dei Grifondoro per affiancarglisi fino al campo da Quidditch.

Louisa, Amelia e Benjamin camminavano poco più avanti di lui a passo deciso.

La squadra non era mai stata tanto pronta a cominciare il campionato scolastico, constatò compiaciuto.

Appena fuori dal castello incrociarono un drappello di studentesse di Tassorosso che dovevano essere d’età compresa tra i tredici e i sedici anni, tutte adornate con i colori della loro Casa e con cartelloni e striscioni da sfoggiare durante la partita.

Incrociarono lo sguardo di Edgar, ridacchiando e dandosi di gomito mentre le più sfrontate ammiccavano o gli rivolgevano sorrisi seducenti, per poi continuare a camminare e chiacchierare vivacemente.

Non che fosse difficile capire chi fosse l’oggetto delle loro conversazioni.

- Dimentico sempre quanto siano in piena tempesta ormonale certe ragazzine – considerò Valerie.

Il ragazzo si strinse nelle spalle, sorridendo benevolo.

- Amore per la Casa, vogliono la vittoria quanto noi. –

Inarcando un sopracciglio, gli rivolse un’occhiata sarcastica, - Adesso si dice voglia di vittoria? Ai miei tempi si chiamava voglia di provarci. –

Ridendo, Edgar le passò un braccio attorno alle spalle e l’attirò a sé.

Le iridi verdi screziate di pagliuzze castane e dorate luccicarono divertite.

- E tu? Nessun cartellone d’incitamento, niente pon pon né cori da stadio? –

- Temo proprio di no, signor Bones, immagino dovrà accontentarsi della mia umile presenza sugli spalti. –

- Credo proprio che me la farò bastare – decretò, scoccandole un bacio sulla guancia e allungando il passo per raggiungere il resto della squadra in vista del solito discorso d’incoraggiamento di Louisa.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Non credo che sia necessario ribadire per l’ennesima volta quanto sia importante portare a casa la vittoria – iniziò Louisa, scrutandoli uno alla volta con espressione fiera e risoluta.

- No, infatti, quindi per favore risparmiati il solito discorso – sussurrò Amelia, facendosi sentire solo da Benjamin.

- Secondo me lo ripete comunque, fa sempre così. –

- Se lo ripete, Ben, giuro che ti uccido. –

- Ma, se dovesse servirvi una rinfrescata, ricordatevi che la vittoria aiuta moltissimo l’umore della squadra e che far partire Corvonero sotto fin dall’inizio del campionato sarebbe una bella botta per loro. –

- Ti avevo detto che l’avrebbe ripetuto lo stesso – confermò Benjamin.

- Dopo la partita ti uccido, sempre se non perdiamo e Louisa ci impicca per altro tradimento dei valori della squadra, del duro valore e di tutta quella roba. –

Ben si sforzò di non scoppiare a ridere, nascondendo la risata che gli stava sgorgando con un colpo di tosse.

Helga non volesse che Louisa si accorgesse di quello che stavano bofonchiando loro due.

- D’accordo, squadra, diamoci una mossa. Si va in campo – concluse la ragazza.

Recuperarono i rispettivi manici di scopa, uscendo in formazione compatta.

Mentre si sistemavano a cavalcioni delle scope e osservavano i rispettivi capitani avvicinarsi a Madama Bumb e assistere al lancio della moneta che avrebbe sorteggiato il possesso Pluffa, Benjamin lasciò vagare lo sguardo sulle tribune affollate dai loro compagni di Casa.

In prima fila, tra le ragazze che agitavano striscioni e strillavano il nome di Edgar, scorse Nimue che osservava il campo con l’aria timida di chi si domandava cosa accidenti ci stesse facendo in mezzo a tutte quelle scalmanate.

Era venuta a vederli giocare, considerò sentendo il cuore battergli all’impazzata nel petto.

Immediatamente dopo si diede dello sciocco; era sicuramente lì per tifare per Amelia, dopotutto erano amiche, non certo per lui.

La voce di sua sorella lo riscosse dai suoi pensieri.

- Ben, stiamo per cominciare. –

- Certo, ci sono. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- I Corvonero hanno migliorato moltissimo il loro gioco – considerò Amycus, mentre il tridente d’attacco avanzava compatto passandosi la Pluffa con precisione e rapidità.

Rabastan annuì, seguendo la Pluffa con le iridi cobalto.

- Sì, saranno degli avversari difficili. Speriamo che Tassorosso vinca, preferisco affrontare loro che i Corvonero. –

Raelena e Alecto rivolsero loro un’occhiata di sufficienza.

- Invece di preoccuparvi di chi affronteremo, perché non vi concentrate sul dare il massimo agli allenamenti? – replicò la prima.

- Perché se lo facessimo già di nostro tu non avresti modo per ripetercelo ogni volta – la rimbeccò il fratello, facendo ridere Amycus e Alecto.

- Troppa bontà, fratellino. –

Il ragazzo si strinse nelle spalle, beffardo. – E poi dicono che sono una cattiva persona. –

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Serenei e Mairéad esultarono nel momento in cui entrò in rete il tiro di Hydra, portando il risultato a 30 a 10 per i Corvonero.

Sorpresa, la bionda si accigliò.

- Non ho ancora capito per chi stai tifando, esulti quando segnano entrambe le squadre. –

La rossa fece spallucce.

- Tifo sia per Hydra che per Amelia, perciò indipendentemente da come finirà la partita sarò contenta. –

- Comodo così -, rise Mairéad, - di sicuro non ti si può accusare di parzialità. –

- Tu ed Ellen invece vi siete contrapposte -, osservò, - tu per i Corvonero e lei per i Tassorosso. –

- Immagino le piacciano le cause perse … o magari uno dei Bones. –

Risero, venendo folgorate dall’occhiata piccata della diretta interessata.

- Spiritose. L’unica Bones del mio cuore è Amelia – asserì poi, facendole scoppiare tutte a ridere.

- Dovrai metterti in fila, allora, perché dubito che Prince te la lascerà così su due piedi – ironizzò a sua volta una voce maschile.

Non c’era Serpeverde che non riconoscesse l’intonazione di Kenneth Wilkes.

E infatti il Caposcuola era seduto proprio dietro di loro e aveva un’espressione divertita sul bel volto.

- Casomai è lui che deve mettersi in fila, la migliore amica ha la precedenza. –

- Piuttosto, tu che ne sai di Amelia e Prince? – aggiunse Mairéad, curiosa.

Con un’occhiata che lasciava chiaramente intendere quanto considerasse stupida la domanda, Kenneth replicò: - Ce li ho gli occhi per vedere quando uno ci prova disperatamente con qualcuno. –

- E tu, bel tenebroso, per chi tifi questa volta? – insistè ancora.

Qualcosa nelle iridi della ragazza faceva capire chiaramente che sapesse perfettamente la risposta alla sua domanda.

- Che domanda difficile …. Vediamo un po’, tifare per l’unica persona minimamente interessante della scuola oppure per San Bones e i suoi oltraggiosamente ridicoli compagni di Casa? –

- E di Louisa cosa mi dici? – rilanciò Serenei, suo malgrado incapace di contenere lo sdegno per quell’ultima affermazione fatta dal ragazzo.

- Louisa è un caso a parte, è completamente sprecata lì in mezzo. –

Roteando gli occhi al cielo, Serenei si voltò e tornò a osservare la partita giusto in tempo per vedere Artemis assestare un colpo micidiale al Bolide che costrinse Amelia a deviare direzione all’ultimo secondo e serrare le ginocchia sulla scopa per mantenere l’equilibrio.

Corvonero conduceva ancora la partita, ma Tassorosso aveva limitato il vantaggio dei primi e resisteva trascinando la partita a un rigoroso 50 a 40.

- Credo che abbiano visto il Boccino – decretò Ellen, assottigliando lo sguardo mentre i Cercatori delle due squadre scendevano in picchiata verso la sfera dorata.

Kenneth si alzò dal posto, dirigendosi verso la scalinata che portava alla base delle gradinate.

- Dove vai, la partita non è ancora finita. –

- So già chi vincerà. La Bones è partita troppo in ritardo rispetto a McGalway. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Alexander si alzò in piedi, seguendo McGalway che si allungava fino allo spasmo sul manico della scopa.

Amelia Bones spingeva la sua scopa al massimo, cercando di recuperare lo svantaggio iniziale, ma le dita del Cercatore di Corvonero si chiusero sulla sfera dorata a due metri da terra rendendo vano ogni suo sforzo.

Sorrise, battendo le mani con vigore mentre Artemis esultava facendo svettare la mazza da Battitrice a mezz’aria.

Hydra e Irfan abbandonarono le loro posizioni, raggiungendo il compagno di squadra.

Atterrarono in contemporanea, stringendolo in un gigantesco abbraccio di gruppo spaccaossa.

- Tua cugina ha giocato una gran bella partita – considerò Aiden.

- Teneva davvero molto alla vittoria, sono contento che ce l’abbiano fatta. –

- Lo sapete che voi due eravate gli unici a tifare Corvonero qui, vero? – fece presente Dean.

- Ovviamente. Noi due siamo dei vincenti nati – replicò Alexander, ridendo.

Valerie gli assestò un buffetto dietro al collo.

- Certo, come no, cammina vincente … dobbiamo salvare Ed, Ben e Lia dall’attacco isterico di Louisa. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Hydra uscì dallo spogliatoio chiacchierando con Artemis e Irfan, trovando ad attenderla non Rebekah come aveva inizialmente pensato bensì Nicholas.

- Ragazzi, ci vediamo in Sala Comune. –

Annuendo in silenzio, i due compagni continuarono a camminare verso il castello lasciandoli da soli.

Il ragazzo era appoggiato al tronco di un albero, i capelli biondi leggermente scompigliati per via del vento e le iridi nocciola che la osservavano con intensità.

Una volta avrebbe annullato la distanza che li separava di getto, buttandogli le braccia al collo e baciandolo mentre affondava le dita tra le ciocche scomposte.

Eppure adesso era frenata.

Una parte di lei voleva davvero lasciarsi stringere da Nick e abbandonarsi alla sensazione di familiare benessere che suscitava in lei.

L’altra si domandava se fosse davvero ciò che voleva nel profondo.

Era ancora amore o il sentimento di un tempo aveva lasciato ormai il posto a un fortissimo affetto?

Rompendo gli indugi, fu Nick ad andarle incontro con le labbra arricciate in un sorriso appena accennato.

- Bella partita, è stata una vittoria davvero meritata. –

- Ci siamo impegnati molto, era importante cominciare bene il campionato. –

- Già. –

Rimasero in silenzio per una manciata di secondi.

- Cosa ci sta succedendo? – sussurrò piano.

- Non lo so -, le rispose, - ma so quello che provo io. Mi sta uccidendo questa situazione, Hydra. Perciò devo chiedertelo: stai pensando di lasciarmi? –

Schietto e brutale.

La risposta sincera sarebbe stata che non lo sapeva, ma dubitava che Nick si sarebbe accontentato di quelle tre misere parole.

Era stato il suo primo bacio.

Il suo primo ragazzo.

Il suo primo amore.

Il suo primo tutto.

Eppure eccoli lì, tormentati dall’incertezza.

Avrebbe voluto avere sua madre lì con lei e magari anche Andromeda, pronte a consigliarle cosa fare.

Ma loro non c’erano e la decisione spettava solo a lei.

- No, non sto pensando di lasciarti, Nick. –

Ed era la verità.

L’idea era così nebulosa nella sua mente che nemmeno lei sapeva davvero cosa volesse.

Sentì le braccia muscolose del ragazzo serrarsi su di lei e il consueto dopobarba al muschio di Nicholas arrivarle alle narici mentre si chinava a baciarla, palesemente sollevato.

 

 

*

 

 

 

 

 

Kenneth osservò la scena sentendo la mascella serrarsi in modo automatico fino a far digrignare i denti.

Eppure avrebbe dovuto saperlo.

Erano tre anni che lei e King stavano insieme, le cose probabilmente non sarebbero mai cambiate per quanto lui potesse desiderarlo.

- Hydra Black? Vorrei poter dire che me lo immaginavo, ma in realtà mi lasci completamente spiazzata – commentò Louisa, uscendo dallo spogliatoio dei Tassorosso.

- Hai preso un Bolide in testa? Cominci a farneticare e ti aspetti che io capisca di cosa stai parlando. –

Con un sorrisetto d’irritante superiorità, Louisa inarcò le sopracciglia.

- Fare il finto tonto non ti si addice, Kenneth. –

Scrollò le spalle.

Figurarsi se riusciva a farle credere di aver frainteso.

- Se può esserti di conforto penso proprio che la Black meriti di meglio. –

- Cosa c’è, ti metti a fare la consulente d’amore? –

- Tutt’altro, ma so riconoscere due persone che non sono ben assortite. –

Rimase in silenzio, consapevole che qualsiasi risposta le avesse dato le avrebbe confermato di avere ragione ancora più di quanto non avesse fatto fino a quel momento.

- Non serve che parli, il modo in cui la guardi è sufficiente. –

- Che intendi? –

- Sei diverso quando la guardi, le parli o le sei semplicemente vicino … sei una persona migliore e l’amore dovrebbe servire proprio a questo, a migliorarci. –

- Belle parole -, riconobbe, - ma nella realtà la ragazza sceglie un altro. –

Louisa fece per ribattere, ma Kenneth non le diede il tempo e s’incamminò verso il castello.

Non aveva mai sopportato Nicholas King, fin dal loro primo anno, ma solo al quarto anno si era reso conto di quale fosse il motivo: il modo in cui Hydra lo guardava, gli sorrideva, lo sceglieva.

E dire che qualcuno avrebbe detto che dopo tre anni avrebbe fatto meglio a mettersi l’anima in pace, ma evidentemente aveva una natura così masochista da impedirgli di togliersela dalla testa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come noterete mi sono fatta perdonare l’attesa con un capitolo più lungo del solito e spero che vi sia piaciuto. So che è un po’ presto per porvi questa domanda, ma mi piace sentire i lettori ipotizzare ship e quant’altro. Al momento su chi siete più orientati la Nydra (Nick/Hydra) o la Kendra (Kenneth/Hydra)?

Al prossimo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 6
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

 

 

 

 

Comunicazione di servizio:

Avendo parlato con l’autrice di Helen Sharp, che mi ha spiegato il motivo della sua assenza negli scorsi capitoli, ho deciso di reinserire il suo personaggio nella storia.

Detto ciò mi scuso per l’attesa nella pubblicazione del capitolo, ma avendo cominciato le lezioni della magistrale da due settimane a questa parte riuscire a trovare un momento per scrivere sta diventando un’impresa perciò credo che almeno per il momento gli aggiornamenti saranno in media ogni 14 giorni ma ovviamente spero di riuscire a pubblicare anche prima se se ne presenta l’occasione.

Vi lascio al capitolo :)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

20 settembre 1973

 

 

 

 

- Non posso darmi malata? –

Raelena scosse il capo, lasciando che le onde castane le ricadessero lungo la schiena coperta dalla camicia bianca della divisa.

- Non pensarci minimamente. Se io vado allora vieni anche tu. –

- Ma io non lo sopporto – sbuffò Hydra, giocherellando con la piuma con la quale in teoria avrebbe dovuto scrivere il tema per la lezione di Storia della magia della mattina seguente, - e in più sono ancora in alto mare con questa roba perciò sono certa che Lumacorno capirebbe se mi assentassi. –

La Serpeverde sbuffò ironica.

- Stiamo parlando dello stesso pazzo ossessivo che si è offerto di fornire giustificazioni a praticamente mezza scuola solo perché l’anno scorso partecipassimo tutti alla sua festa pre natalizia? –

Giusto.

Probabilmente la tattica dell’assenza strategica non sarebbe servita a nulla con lui.

- Non mi va davvero di andare. –

- Notizia flash, mia cara, a quasi nessuno di coloro che saranno presenti fa davvero piacere l’invito. –

- A me Lumacorno non dispiace poi così tanto – intervenne una voce maschile.

Kenneth si lasciò cadere sulla sedia libera e sorrise divertito davanti agli sguardi stralunati delle due ragazze.

Raelena fu la prima a riprendersi abbastanza da replicare. – Ovviamente è perché tu sei uno ancora più difficile da tollerare perciò è naturale che empatizzi con il vecchio tricheco obeso. –

- Se me ne importasse un minimo potrei dire di essermi quasi offeso. –

- Il che sarebbe un vero peccato – ironizzò.

Hydra si frappose tra i due, alzando gli occhi al cielo.

- Ragazzi, potete fare almeno finta di avere rapporti civili? –

- Se a Raelena sta bene possiamo smetterla anche adesso – rilanciò Kenneth, inarcando un sopracciglio all’indirizzo della compagna di Casa.

- Ed ecco che fa passare me come la bambina litigiosa di turno. Davvero complimenti, Wilkes, le tue capacità sono fuori dal comune quando si tratta di rivoltare le carte in tavola. –

Accennò un inchino beffardo.

- Comunque concordo e per il momento possiamo mettere da parte le ostilità. –

- Quanta grazia. –

- Ken – lo redarguì Hydra.

- Non parlo più -, assicurò, - rimettiamoci a studiare. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Non riesco proprio a capire come faccia a piacervi questo gioco – considerò Mairéad mentre osservava Artemis ed Ellen impegnate in una partita a Sparaschiocco all’ultimo sangue.

- Non lo capisci perché tu lo odi, lo scoppio delle carte ti manda il sangue al cervello – replicò Ellen, studiando con espressione assorta le carte che stringeva tra le dita sottili.

- Infatti, proprio per questo non capisco. Quello scoppio è un rumore infernale. –

- Ma non sarà mai peggio di Lumacorno che tiene banco per tutta la sera – le ricordò Nimue.

- Non ricordarmelo -, gemette Ellen, - certe volte ti invidio davvero Artemis. –

La Corvonero annuì con un sorriso solare.

- Qualche volta non essere una delle cocche del professore ha i suoi vantaggi -, riconobbe, - soprattutto se il prof. in questione è Lumacorno. Anche alle cene parla tanto come a lezione? –

- Anche peggio –, assicurò Mairéad, - diventa di un logorroico impressionante. Mi domando come faccia a parlare e mangiare così tanto e per giunta simultaneamente senza strozzarsi mai. –

Nimue scoppiò a ridere.

- Fantastichi sul soffocamento del tuo Capo Casa? –

- Solo un po’. –

- Dovremmo sempre tenere a mente che è bene non contrariare Mairéad, non sia mai che ci tiri dietro qualche maledizione strangolante – concluse Artemis, con un’espressione a metà tra la serietà e l’ilarità che coinvolse presto tutto il gruppo in un attacco di risate incontrollato.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Mentre uscivano dall’aula studio fianco a fianco, Rebekah diede di gomito ad Amelia e gli indicò la figura alta e decisamente maschile che puntava verso di loro.

- Oh, no, non un’altra volta – sospirò la Bones nell’evidente tentativo di nascondersi dietro alla bionda e a Serenei che camminava a qualche passo di distanza da loro.

Jacob Prince avanzava nel bel mezzo del corridoio con un sorriso accattivante dipinto sul bel viso ed era più che palese che fosse intenzionato a parlare proprio con Amelia.

- Questo è il tentativo numero? – chiese Serenei, senza riuscire a trattenere del tutto l’ilarità nella voce.

- Ho perso il conto – sbuffò in risposta.

- Se non altro bisogna ammettere che è un tipo molto perseverante. –

- Mi piacerebbe che cominciasse a perseverare nell’idea di non avere alcuna possibilità di ottenere un sì. –

- Anche se non capisco perché non accetti di uscirci. Insomma, è molto carino – intervenne Rebekah, soppesando il Grifondoro che era ormai a pochi passi da loro.

- Non mi basta un bel faccino. –

- Allora immagino dovrai rassegnarti nell’evitare nuovamente il suo tentativo d’abbordaggio. –

Come a voler confermare le sue parole, Jacob ammiccò leggermente all’indirizzo della Tassorosso.

- Amelia. –

Alzò gli occhi al cielo, roteandoli.

- Ciao, Jacob. –

- Posso parlarti un attimo … da soli? –

Fece per rivolgere un’occhiata supplichevole a Rebekah e Serenei, ma le due ragazze si erano già sorrise con aria d’intesa e avevano annuito allontanandosi lungo il corridoio prima ancora che avesse modo di pregarle di non abbandonarla.

Traditrici.

- Immagino di sì. Cosa volevi dirmi? –

Fa che non sia l’ennesimo invito.

Fa che non sia l’ennesimo invito, ti supplico Helga.

- Volevo chiederti se ti andasse di uscire con me … il due ottobre c’è la prima uscita a Hogsmeade. –

Ecco, tutte le sue preghiere alla santissima Fondatrice di Tassorosso si erano infrante nel nulla.

- Temo non sia possibile, Jacob. –

- Oh, andiamo, non puoi trovare una scusa per rifiutare anche questa volta. –

Dopo quasi due anni d’inviti incessanti avrebbe dovuto capirlo che non se ne parlava proprio.

Eppure non demordeva.

Se non fosse determinato a darle il tormento avrebbe ammirato la sua testardaggine.

- Se ho sempre rifiutato i tuoi inviti ci sarà pure un motivo, no? –

- Di sicuro non è il mio aspetto fisico. –

Arrogante.

- No, ma sei amico di entrambi i miei fratelli … e io non esco con i loro amici – lo liquidò, ignorando il commento sull’estetica.

Effettivamente era un gran bel ragazzo, ma la sua nomina lo precedeva e non aveva alcuna intenzione di “bruciarsi” con un tipo come lui.

- Nemmeno se Edgar e Benjamin fossero d’accordo? –

- Sono piuttosto sicura che nessuno dei due è d’accordo … e comunque, no nemmeno in quel caso. –

- Andiamo, Amelia, giuro che non sono un cattivo ragazzo. –

- Non ho mai insinuato il contrario. –

Frivolo, poco attento ai sentimenti altrui, ed era decisamente un dongiovanni … ma cattivo no, di questo ne era assolutamente certa.

- D’accordo -, cedette, - suppongo che mi toccherà aspettare la prossima uscita. –

Non era esattamente la risposta che desiderava, ma almeno per qualche settimana si sarebbe risparmiata quegli inviti serrati.

Supponeva che fosse meglio di nulla.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Non dovresti essere già fuori dalla Sala Comune? – chiese William, voltandosi verso Helen che sedeva a gambe incrociate e sfogliava pigramente una copia della Gazzetta del Profeta.

- Per caso stai cercando di cacciarmi? –

- No, affatto. È solo che avevo capito che Lumacorno non amasse molto i ritardatari. –

- Dubito che ci faccia veramente caso -, replicò Irfan, - dopotutto loro sono i suoi preziosissimi pargoli. Sono l’elitè scelta per istruire noi comuni mortali – concluse palesemente ironico.

Helen sorrise tiepidamente.

- Probabilmente pensa esattamente quello che hai appena detto, ma personalmente sono convinta che anche nel bel mezzo “dell’elité” ci sia qualcuno che potrebbe tranquillamente essere buttato nel cassonetto. –

- Fammi indovinare, Rabastan Lestrange e la sua piccola gang di teppistelli fissati con il sangue puro? –

- Tendono a essere tremendamente noiosi –, annuì confermando la sua deduzione, - ma a quanto pare essere una Sharp comprende il fatto di fare almeno finta che mi vadano a genio. –

- Mi domando come sia possibile una tale differenza tra quei tre. Rodolphus era pacato e ligio alle regole, Rabastan è sempre con quell’aria da “puzza sotto il naso” come se chi lo circonda non fosse mai alla sua altezza o abbastanza interessante per lui, eppure Raelena si comporta con una spontaneità disarmante – considerò William, corrugando la fronte quando si rese conto delle occhiate che i suoi interlocutori gli stavano rivolgendo, - Cosa c’è? –

- Nulla. È solo che credo sia la prima volta che ti sento parlare bene di un Serpeverde … soprattutto di un membro dei Lestrange – ammise Irfan.

- E la cosa è molto interessante. C’è forse la possibilità che Raelena abbia attirato le tue simpatie? – aggiunse Helen, scrutandolo con attenzione per non perdere il minimo indizio sul suo volto.

- Credo solo che non sia tremenda come la maggior parte dei suoi compagni di Casa ed è sicuramente molto meglio dei suoi fratelli. –

- Sarà come dici, cosa della quale ammetto di dubitare con una certa ragionevolezza, ma immagino che dovrò davvero darmi una mossa a raggiungere i sotterranei prima che Lumacorno salga fino a qui a cercarmi. Auguratemi buona fortuna – tagliò corto la ragazza, mettendo via il giornale e balzando giù dal divano con un movimento fluido.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Mentre usciva dalla Sala Comune Louisa venne quasi investita da Benjamin Bones che aveva il volto completamente rosso per l’imbarazzo e guardava fisso a terra quasi volesse sotterrarsi.

Rivolse un’occhiata interrogativa a Edgar, al suo fianco, che si limitò a stringersi nelle spalle.

- Non ho la minima idea di cosa abbia combinato, ma c’è decisamente qualcosa di strano. –

Si fecero da parte, lasciandolo uscire per primo e osservandolo correre lungo la rampa di scale, probabilmente diretto al dormitorio dei Grifondoro per confrontarsi con Dean.

- Voi Bones certe volte sapete essere davvero strani. –

- Che intendi? –

- Beh, abbiamo appena avuto un esempio lampante … e l’altro è tua sorella, che non si sa per quale motivo continua a evitare mio fratello … e poi ci sei tu. –

Incrociando le braccia al petto asciutto e muscoloso, le fece cenno di continuare la frase.

- Coraggio, sono curioso, io cosa ho di strano? –

- Il tuo rapporto con la McKinnon. Certe volte vi comportate come fratello e sorella, altre come migliori amici, altre ancora come qualcosa d’indefinito. Semplicemente non vi capisco né capisco il perché dobbiate fare le cose sempre più difficili di quello che sono. –

- Io e Valerie siamo migliori amici. –

- Certo, ma siete solo questo? Ne sei assolutamente certo? –

- Non capisco cosa stai dicendo, Louisa … e non ho nemmeno il tempo di cercare di farlo, siamo di fretta. –

La ragazza alzò gli occhi al cielo.

Certe volte lui e Kenneth diventavano incredibilmente simili nel loro tentativo di insistere nel far finta di non avere la minima idea di quello di cui si stava parlando.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Nick e Dean erano seduti davanti al camino, discutendo della nuova formazione da adottare in occasione della partita contro i Serpeverde che si sarebbe tenuta la settimana successiva, quando Benjamin entrò nella Sala Comune a passo di carica borbottando qualcosa d’incomprensibile.

- Siediti, Benji, e ripeti quello che stavi dicendo in un linguaggio comprensibile al genere umano – lo invitò Nicholas, facendogli spazio sul divano tra loro.

- Ho detto che ho appena fatto la figura più imbarazzante della mia intera esistenza – ripetè più lentamente.

- Con chi? –

- Nimue Burke. –

Una scintilla divertita si accese nello sguardo di Dean. – Cosa le hai detto? –

- Nulla ovviamente, lo sai che quando le devo parlare finisco sempre per balbettare e arrossire come un idiota. –

- Quindi più o meno quello che stavi facendo quando sei entrato qui. –

- Grazie mille per il sostegno, Dean – sbuffò.

- D’accordo, cosa hai combinato? –

- Ha visto il mio album di disegni. –

- E quale sarebbe il problema? – chiese Nick.

Prese un respiro profondo, cercando di non arrossire ancora più di quanto non fosse già.

- Gli ultimi disegni dell’album sono dei ritratti … dei suoi ritratti – chiarì.

- Ah. –

Già, proprio “ah”.

- E lei cosa ti ha detto? –

- Nulla, solo che erano dei bei disegni e che ho molto talento. –

- Quindi nulla di cui preoccuparsi -, considerò il biondo, - perciò rilassati. –

- Rilassati? – ripetè incredulo, - ma se ho fatto la figura dell’idiota. –

- Quella l’avresti fatta anche senza bisogno dei disegni -, gli ricordò Dean, - magari questa volta è rimasta davvero colpita e la prossima volta avrete un argomento di conversazione. –

Già, quella era una possibilità.

- Tu credi? –

- Certo. Adesso rilassati e dacci una mano a distruggere i Serpeverde nella prossima partita. –

Obbedì, concentrandosi sugli schemi che i due Grifondoro gli stavano sottoponendo.

Avrebbe tanto voluto che avere a che fare con le ragazze fosse altrettanto facile, che bastasse solo seguire uno schema predefinito e tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Valerie cercò con lo sguardo Edgar nell’istante in cui misero piede all’interno dello studio di Lumacorno.

Seduti attorno al tavolo c’erano già tutti i Serpeverde e i Corvonero che facevano parte del Lumaclub.

A quanto pareva gli unici a mancare erano lei, Aiden e Alexander perché anche Edgar era seduto al tavolo e le aveva tenuto libero il posto accanto a lui.

Incrociò il suo sguardo e si ritrovò a sorridere di riflesso davanti al suo ammiccamento.

- Signorina McKinnon, singor McCartney, signor Greengrass … aspettavamo giusto voi, accomodatevi pure – li invitò il professore mentre cominciava a far girare i contenitori con i vari antipasti.

Aiden prese posto accanto a Helen Sharp, scambiando un paio di frasi di circostanza con la ragazza mentre afferrava la brocca dell’acqua e riempiva prima il bicchiere di lei e poi il suo.

Mentre Alexander sedette alla sinistra di Raelena rivolgendole un lieve sorriso al quale la Serpeverde rispose increspando lievemente le labbra tornite in un’espressione sensuale.

Sedendosi accanto a Edgar, gli diede leggermente di gomito e indicò la scena davanti a loro.

- Credi che Alex si sia finalmente deciso a farsi avanti? –

Edgar si strinse nelle spalle.

Dopotutto il fatto che il loro amico fosse cotto della Lestrange non era certo un segreto per loro, ma fino a quel momento si era limitato a brevi conversazioni il più neutrali possibili.

- Non saprei, ma spero per lui che si dia una mossa. Non bisognerebbe mai far passare troppo tempo senza agire, se c’è dell’interesse si potrebbe rischiare di vederlo passare in cavalcavia – considerò lui.

Perplessa, si accigliò.

- Da quando in qua fai ragionamenti così seri sull’amore, Ed? –

- Conversazioni strane con Louisa che hanno evidentemente portato a questo. Non farci caso, immagino che sia la stanchezza che parla per me. –

Annuì, poco convinta.

Conoscendo Edgar c’era decisamente qualcosa che gli stava passando per la testa eppure per qualche strana ragione non voleva metterla a parte della cosa.

Decise di soprassedere; quando gliene avesse voluto parlare l’avrebbe fatto e lei sarebbe stata più che lieta di sentire cosa gli passava per la testa.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Cominciavo a pensare che non ci avrebbe più fatto uscire di lì – sospirò Hydra mentre percorrevano il corridoio buio del seminterrato.

- Già, questa sera era particolarmente loquace – convenne Kenneth, soffocando uno sbadiglio mentre l’accompagnava verso la rampa di scale che l’avrebbero portata sempre più su fino a raggiungere la torre di Corvonero.

- Sei sicuro di volermi accompagnare fino a su? Mi sembri molto stanco. –

- Certo che sono sicuro, non mi piace far girare le ragazze da sole di notte … nemmeno se è dentro al castello. –

- Chi l’avrebbe mai detto, Kenneth Wilkes è un cavaliere d’altri tempi. –

Emise uno sbuffo beffardo. – Adesso non esageriamo. Preferisco definirmi responsabile. –

Lo punzecchiò leggermente su un fianco, sorridendo.

- Non è una brutta cosa essere considerato gentile, Ken. Dovresti smetterla di comportarti come se lo fosse e cominciare ad apprezzare i complimenti che ricevi. –

- Non è che ne riceva poi molti. –

- E di chi è la colpa? –

- Probabilmente mia -, riconobbe, - ma andare a genio alle persone non mi è mai importato molto. –

- Già, sei sempre stato un po’ un lupo solitario -, riconobbe, - anche da bambino le cose non erano diverse. –

- Veramente erano un po’ diverse -, la contraddisse, - passavamo molto più tempo insieme da piccoli. Ma immagino che il tuo ragazzo sia piuttosto geloso quindi … -

- Nick è geloso -, riconobbe, - anche se gli ho detto che non ce ne è assolutamente motivo. Ma sono ancora io che scelgo i miei amici, non lui … e tu sei mio amico, Kenneth, lo sei sempre stato e continuerai a esserlo. Non ti resta che rassegnarti all’idea – concluse, stringendosi nelle spalle.

Lo vide fissarla per una frazione di secondo che parve infinita, dopodichè si chinò su di lei proprio come era solito fare Nicholas e posò le labbra sulle sue.

Interdetta, impiegò qualche secondo a capire cosa stesse succedendo e come, di riflesso, aveva risposto a quel contatto.

- Ken … Kenneth, scusami ma non so cosa mi sia preso. Non possiamo, non possiamo assolutamente. Nick … -

Gli sfuggì dalla stretta, correndo via lungo il corridoio e sgusciando all’interno della torre di Corvonero.

Il Serpeverde sospirò, lasciandosi ricadere con le spalle contro il freddo muro in mattoni.

Aveva la netta sensazione di aver appena incasinato tutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come scritto nella “comunicazione di servizio” mi scuso per il ritardo, ma è un periodo pieno d’impegni e sono letteralmente a mille tanto che ormai quando sono a casa ho solo il tempo di dormire. Spero tuttavia di essermi fatta perdonare con questo nuovo capitolo che mette un bel po’ di carne al fuoco in tema di ship.

Al prossimo capitolo, nel quale vi anticipo che rivedremo qualche vecchia conoscenza di “Hogwarts 1944- First Act”.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 7
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

 

 

 

 

 

23 settembre 1973

 

 

 

 

 

- Sei strano in questi giorni, sembra che tutti i demoni che di solito tieni dentro abbiano deciso di uscire fuori a giocare tutti insieme allegramente – osservò Louisa mentre uscivano dall’aula d’Incantesimi.

- Ma come siamo melodrammatici. –

- Dico solo quello che vedo … e tu hai qualcosa di strano perciò deve essere successo qualcosa di cui non mi hai parlato. Sono indecisa se sentirmi offesa o meno – concluse, fissandolo risolutamente come se volesse costringerlo a confidarsi con la sola forza del pensiero.

Kenneth sbuffò, finendo con il cedere ben sapendo che Louisa non si sarebbe rassegnata finchè non avesse confessato. Anzi era già abbastanza strano che avesse atteso ben due giorni prima di prenderlo d’assalto con le sue domande.

- Diciamo solo che ho fatto un casino che fa sembrare la fuga della Manticora dal circo francese di quest’estate una simpatica passeggiata di salute. –

- Okay, chi hai ucciso e dove hai messo il cadavere? Sono disposta ad aiutarti a seppellirlo, la Foresta Proibita dovrebbe essere una buona scelta – rispose, senza battere ciglio, sorridendo ironica.

Si sforzò di trattenere il sorriso, ma non doveva esserci riuscito troppo bene perché il sorriso sul volto di Louisa si allargò ancora di più.

- Sfortunatamente ancora nessuno, ma lo terrò a mente quando accadrà. –

- Ah, allora l’unica opzione rimasta è la Black. Avete litigato? –

- Non esattamente. –

La Tassorosso alzò gli occhi al cielo, roteandoli. – Ken, ti spiacerebbe essere un po’ più chiaro? Gli indovinelli non mi sono mai piaciuti. –

- D’accordo -, prese un respiro profondo, - dopo la cena del Lumaclub l’ho accompagnata verso il dormitorio. Abbiamo parlato come al solito e poi non so cosa mi è passato per la testa. L’ho baciata – concluse, pronto alla reazione di quella bomba appena sganciata.

Tuttavia Louisa non sembrava per nulla sorpresa.

- E? –

- E cosa? –

- Lei cosa ha fatto? –

- Se ne è andata borbottando qualcosa su King e su come non potessimo farlo. E perché, per l’amore di Salazar, adesso stai ridendo? – sbottò, folgorandola con un’occhiataccia.

Louisa replicò, tra una risata e l’altra, - Scusa, ma è troppo divertente. Siete evidentemente incastrati in un triangolo e nessuno dei tre se ne è ancora accorto. Fa’ così tanto dramma adolescenziale in piena regola. –

Il Serpeverde continuò a guardarla, non capendo dove accidenti voleva andare a parare. Donne, capirle era praticamente impossibile.

- Le piaci, ma non l’ha ancora capito oppure non è ancora pronta ad accettarlo … o è confusa perché le piace anche King. Comunque la metti non le sei affatto indifferente. Santo cielo, voi uomini sapete essere così ottusi certe volte! –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Benjamin si fermò nel bel mezzo del corridoio, spingendo Dean a voltarsi per capire cosa stesse succedendo.

Nimue Burke, in compagnia di Artemis Greengrass e Mairéad Cahall, era seduta sui gradini dell’ingresso della serra e stava chiacchierando allegramente di qualcosa che riguardava una sua compagna di Casa e un abito particolarmente bello che le aveva visto indossare quell’estate in chissà quale evento.

- Se non ha dato di matto quando ha visto i disegni non c’è motivo per cui lo faccia adesso – gli mormorò all’orecchio l’amico.

E in fin dei conti non potevano certo saltare la lezione solo perché lui non voleva passarle davanti.

- Lo spero – mormorò, rassegnandosi all’idea di entrare finalmente nella serra.

Erano quasi davanti a loro quando vide Mairéad dare di gomito a Nimue e indicarlo con un cenno del capo.

Fantastico, allora lo sapevano anche le sue amiche.

Adesso sì che poteva sotterrarsi. Non avrebbe mai più lasciato la Sala Comune di Tassorosso … anzi, che diceva, non avrebbe mai più lasciato la sua stanza!

La vide alzarsi e incamminarsi verso di lui, il volto leggermente più colorito del solito mano a mano che si avvicinava a lui.

- Benjamin, volevo chiederti un favore – cominciò, incerta.

- Io vado a prendere il posto – intervenne all’istante Dean, assestando una pacca d’incoraggiamento sulla spalla dell’amico ed entrando nella serra, e scambiando un’occhiata d’intesa con le altre due ragazze che lo seguirono a loro volta.

E così erano di nuovo da soli, proprio come tre giorni prima quando Nimue aveva visto i disegni.

- Dimmi. –

- Sai quei ritratti che hai fatto? –

- Sì? –

- Credi che potresti regalarmene uno? Mi piacerebbe tenerlo come ricordo, li trovo veramente bellissimi, non sapevo che fossi così talentuoso … né che ti piacesse l’arte. –

- Piace anche a te? – chiese, sorpreso dalla richiesta ma a suo agio per l’argomento familiare.

- Sì, ma non sono affatto brava a disegnare. Sono bravina a suonare … suono il clarinetto. –

Si morse la lingua prima di replicare che lo sapeva.

Se le avesse detto che l’aveva vista suonare nell’aula vuota del primo piano avrebbe avuto la conferma che era una sorta di inquietante stalker.

- Mi … mi piacerebbe sentirti suonare … insomma, se ti va … uno di questi giorni magari – mormorò, maledicendosi per il modo in cui aveva balbettato.

Il sorriso di Nimue però valse tutto l’imbarazzo che stava provando in quel momento.

- Certo. Io potrei farti da accompagnamento musicale mentre disegni, un po’ come una sorta di jam session. –

- D’accordo, allora ci aggiorniamo per uno di questi giorni. –

- Va bene -, sorrise, - ma immagino sia ora di entrare se non vogliamo che la Sprout ci metta in punizione. –

Annuì, facendole cenno di precederlo, in modo tale che non vedesse il sorriso enorme dipinto sul suo volto.

Però non sfuggì a Dean, che gli strizzò l’occhio con complice approvazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- D’accordo, sputa il rospo. –

Hydra si accigliò, smettendo di prendere appunti e voltandosi verso Rebekah.

- Di cosa stai parlando? –

- Parlo di qualsiasi cosa tu stia nascondendo alle tue amiche. Hai la faccia di chi ha visto un fantasma da due giorni pieni, perciò se pensi che lasceremo perdere sei completamente fuori strada, occhioni da cerbiatta -, replicò per poi voltarsi verso il banco dietro al loro, - dico bene ragazze? –

Amelia e Serenei annuirono.

- Dicci di cosa si tratta, magari possiamo darti una mano – confermò la rossa, giocherellando con la piuma che teneva ancora in pugno.

- Non lascerete perdere, non importa quanto negherò che sia successo qualcosa, vero? –

- Esatto – confermò Rebekah, sorridendo soddisfatta.

- D’accordo, ma promettete di non avere reazioni esagerate. –

- Consideralo assicurato – rispose Amelia.

- Saremo perfettamente impassibili – confermò Serenei.

- Beks? –

Era lei che più di ogni altra era incline alle esplosioni emotive capaci di attirare l’attenzione di chiunque fosse provvisto di occhi e orecchie.

- Certo, certo, ma adesso dicci di cosa si tratta. –

- Dopo la cena del Lumaclub Kenneth mi ha accompagnata al dormitorio e lungo la strada ci siamo messi a chiacchierare come al solito … -

Rebekah sembrava sul punto di dire qualcosa, ma l’occhiataccia di Serenei bastò a chiuderle la bocca.

- E all’improvviso mi ha baciata – concluse, sentendo il volto accalorarsi come accadeva sempre quando ripensava a quel momento.

- E tu hai risposto al bacio? –

Questa volta Serenei non si prese la briga di zittire l’amica, probabilmente perché anche lei era tremendamente curiosa di sentire la risposta.

- Per tipo tre secondi, di riflesso … poi sono scappata via. –

La bionda Corvonero annuì soddisfatta. – Ben fatto. –

- Ma tu non eri quella che diceva che Nick era un idiota e che lei era troppo per lui? – chiese Amelia, perplessa.

- Certo, mio fratello è un idiota e Hydra è troppo per lui, lo penso ancora. Però lasciare Nick per Kenneth non è certo una mossa saggia. Insomma, è sexy ma ha più diavoli in corpo lui che la bambina dell’Esorcista. –

Davanti allo sguardo perplesso delle amiche, aggiunse a mo’ di spiegazione: - Si tratta di un film Babbano. –

- Ah, comunque credo che il senso sia giusto. Insomma, quel ragazzo non ha certo il carattere più facile sulla faccia della terra – convenne Serenei.

- Ferme tutte -, intimò la Black, - qui nessuno sta pensando di lasciare nessuno. È successo e basta, ma le cose non cambieranno. –

Rebekah e Serenei inarcarono un sopracciglio, sarcastiche, e persino Amelia parve essere d’accordo con loro.

- Non dire che non te l’avevamo detto. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

25 settembre 1973

 

 

 

 

 

Raelena non si considerava particolarmente superstiziosa né impressionabile, ma quella mattina si era svegliata con la netta sensazione che sarebbe successo qualcosa di brutto e appena entrata nel bagno ne aveva avuto la conferma.

Lo specchio da trucco le era scivolato di mano, finendo con il cadere dentro al lavandino e andare in pezzi.

Un frammento le era schizzato verso il dorso della mano, ferendole il pollice.

- Maledizione – imprecò, regolando il getto dell’acqua finchè non fu sufficientemente freddo da arrestare il flusso sanguigno.

Alecto fece capolino dalla porta, preoccupata.

- Che succede? –

Le mostrò la mano. – Questo stupido specchio si è rotto e mi sono tagliata. –

- Vieni, ti aiuto a fasciarla – la spinse gentilmente verso la camera da letto e la fece sedere sul bordo del letto a baldacchino.

Aveva quasi finito di fasciarla quando un lieve bussare attirò la loro attenzione.

Una studentessa che doveva essere del primo o forse del secondo anno si affacciò con fare titubante.

- Raelena Lestrange? Tuo fratello chiede di te. –

- Rabastan ti ha detto cosa voleva? –

- Non Rabastan -, la corresse la ragazzina, - è Rodolphus quello che chiede di te. –

Lei e Alecto si scambiarono un’occhiata allarmata.

Se Rodolphus era a Hogwarts e aveva raggiunto la loro Sala Comune in modo del tutto indisturbato significava che era successo qualcosa di davvero grave.

Scattò in piedi, sorpassando la ragazzina e correndo lungo la rampa di scale che conduceva alla Sala Comune. Aprì la porta di scatto, trovando Rabastan seduto sulla sedia con espressione funerea sul volto mentre ascoltava le parole di Rodolphus e Lucius Malfoy che si tormentava le lunghe dita pallide come se avrebbe preferito essere ovunque tranne lì.

- Rod … è la mamma? –

Il fratello maggiore alzò le iridi blu verso di lei, scuotendo appena il capo.

Sentì il cuore perdere un battito e la voce le tremò quando chiese nuovamente: - Papà? –

Sentì le lacrime che lottavano contro di lei per uscire e riversarsi sul volto, ma resistette. I Lestrange erano duri come la pietra, loro non piangevano mai … non in pubblico perlomeno.

- Si trova al San Mungo, è stato ferito durante un attacco. Silente e Lumacorno dicono che possiamo partire subito. –

Sentì le braccia muscolose di Rabastan stringersi attorno a lei mentre Rodolphus faceva lo stesso dall’altro lato.

Eccoli lì i fratelli Lestrange, uniti nel dolore e nella preoccupazione verso le poche persone che davvero li legavano gli uni agli altri.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Hanno rimandato la partita di domani, a quanto pare il signor Lestrange è messo piuttosto male – riferì Nick, rientrando nella Sala Comune di Grifondoro e dando la notizia al resto della squadra.

- Raelena è già partita? – chiese Alexander.

Annuì. – L’ho vista uscire dal castello insieme ai fratelli mezz’ora fa. –

- Lo so che i Lestrange sono notoriamente dei Mangiamorte e che quell’attacco avrebbe potuto portare alla morte di qualcuno, ma mi dispiace per lei. Insomma, Raelena non è come loro … almeno non sembra – mormorò Jacob.

- Le colpe dei genitori non dovrebbero ricadere sui figli –, sentenziò Valerie, - perciò credo che sia giusto starle vicino se lo si desidera. –

Alexander parve prendere alla lettera il consiglio dell’amica perché si alzò di scatto e uscì dalla Sala Comune a passi decisi.

Sentì dietro di sé che Aiden domandava dove fosse diretto e Nicholas che rispondeva qualcosa come “ha deciso di prendere in mano la situazione finalmente”, ma non si prese la briga di confermare o smentire le parole dell’amico.

Raggiunse la guferia a tempo di record e sedette sui gradini, meditando su cosa scriverle.

Voleva che sapesse che le era vicino, ma che non pensasse che fosse uno squallido tentativo di provarci mentre era sofferente e vulnerabile.

Alla fine, con le mani quasi congelate per il freddo, impugnò la piuma e spianò il rotolo di pergamena.

Cominciò a scrivere lentamente.

Quelle parole, si disse, avrebbero trasmesso bene il messaggio.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Il picchiettare del falco sulla finestra della sala d’aspetto del San Mungo attirò l’attenzione dei presenti.

- Quello non è il falco dei Greengrass? – chiese Rabastan, osservando il volatile con moderata sorpresa.

- Sembrerebbe di sì - convenne Raelena, avvicinandosi alla finestra e aprendola per farlo entrare.

Tolse il legaccio e aprì la busta.

La voce di Rodolphus la fece sussultare.

Era entrato nella sala d’aspetto talmente piano che non se ne era nemmeno accorta.

Bellatrix era con lui, distanziata a pochi passi da Lucius e Narcissa.

- Chi è che ti scrive? –

- Alexander Greengrass – rispose, impassibile, tornando a leggere quelle poche righe vergate con la sua inconfondibile grafia leggermente spigolosa.

 

 

 

Raelena,

            so che probabilmente adesso l’ultima cosa che vorrai sentirti dire è che ti sono vicino. Decine di persone ve l’avranno ripetuto con espressioni contrite di facciata, come accade sempre tra la nostra gerarchia, senza pensarlo davvero e conoscendoti ne sarai stata disgustata. Io però lo penso davvero perciò te lo dico lo stesso: ti sono vicino. Se volessi parlare, sfogarti, o anche solo stare seduti senza dire nulla sappi che con me puoi farlo.

Spero che tuo padre si riprenda presto,

                                                                       Alexander Nox Greengrass

 

 

 

 

 

- C’è un motivo in particolare per cui ti scrive? – chiese Bellatrix, le iridi grigie assottigliate con malizia.

- Non direi, andiamo solo d’accordo. –

- Bene, sono un’ottima famiglia, una delle Sacre Ventotto … e sono leali alla Causa. –

Rabastan le rivolse un’occhiata a metà tra il sarcastico e l’esasperato. – Non dirmi che stai seriamente pensando a un contratto matrimoniale in questo momento? Pensavo che fossi più una serpe che una iena, ma forse sei un incrocio tra le due. –

Le iridi della giovane donna lampeggiarono e per un momento sembrò che fosse più che propensa ad assestargli un sonoro schiaffo.

- Bella –, la richiamò Rodolphus, - non adesso. –

Parve volergli rispondere, ma l’arrivo di uno degli infermieri del San Mungo li trattenne dall’intavolare l’ennesima discussione.

- Il signor Lestrange è sveglio e cosciente, madame Lestrange dice che potete entrare se volete. –

Raelena fu la prima a oltrepassare la soglia, lasciando indietro i due fratelli.

Se volevano litigare tra di loro che lo facessero pure, ma a lei in quel momento interessava solo sapere come stesse suo padre.

Fece capolino dalla porta.

Sua madre era seduta accanto al letto e mormorava qualcosa.

Smise di parlare non appena la vide, invitandola a entrare.

Le sorrise lievemente, accarezzandole il volto.

- Tuo padre vuole parlarti, io aspetto qui fuori. –

Perplessa, entrò nella stanza privata e fece per sedere sulla sedia quando il padre la fermò battendo sul materasso accanto a lui.

- Mamma dice che volevi parlarmi. Sicuro di non esserti confuso e di voler parlare invece con Rodolphus? –

Insomma, dopotutto era lui il maggiore e per giunta era un uomo.

Lei era solo la secondogenita, e per di più era una ragazza, Rabastan l’avrebbe sorpassata di diritto non appena avesse raggiunto la maggiore età.

Renford le rivolse un sorriso divertito. – Credo di essere ancora in grado di distinguere tra mio figlio e mia figlia, lui è quello con i capelli corti giusto? –

Scoppiò a ridere, sollevata.

Se suo padre trovava il tempo di fare battute allora non stava poi così male.

Tornando serio, Renford riprese il discorso. – Volevo solo essere certo che tu sapessi che ho la massima fiducia in te e in quello che fai, qualsiasi sia la natura della decisione che prendi … e lo stesso varrà in futuro. I tuoi fratelli sono forti, a modo loro, ma non hanno quella capacità di mettersi pienamente in gioco come fai tu. Hanno ripreso più da tua madre da quel punto di vista che da me, ma tu … volevo solo che sapessi che sarò fiero di te indipendentemente da come andranno le cose. Pensi di riuscire a tenerlo a mente? –

Le prese la mano, portandola al volto e baciandola con delicatezza.

- Lo farò anche se non capisco a cosa ti riferisci. –

- Lo capirai al momento giusto. Non capiamo mai le decisioni importanti della vita finchè non ce le troviamo davanti. –

- Papà … -

- Tienilo solo a mente, adesso fammi parlare con Rodolphus prima che lui e Bellatrix facciano qualcosa di molto stupido. –

Ed ecco che la Causa tornava prepotente nelle loro vite.

Raelena obbedì, uscendo dalla stanza e chiedendosi se e quando tutto quello avrebbe avuto una fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Ho aggiornato prima del previsto, ma sfortunatamente non sono riuscita a inserire tutti gli OC. Ovviamente mi rifarò con il prossimo capitolo, dedicando loro uno spazio maggiore. Qui sotto vi lascio i prestavolto della famiglia Lestrange per chi non avesse letto né “Hogwarts 1944” né “Memories”.

Al prossimo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

 

 

Katherine Nott in Lestrange – 46 anni, ex Serpeverde. 

 

Renford Lestrange – 46 anni, ex Serpeverde.

 

Rodolphus Lestrange – 22 anni, ex Serpeverde.

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Capitolo 8
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

 

 

 

 

30 settembre 1973

 

 

 

 

- Toglietemela da davanti o giuro che la Schianto – sbottò Ellen, mentre lei e Alecto si lanciavano sguardi furiosi da una parte all’altra della Sala Comune di Serpeverde sotto gli occhi divertiti dei loro compagni.

Le discussioni tra loro due erano ormai all’ordine del giorno ed era anzi fin troppo strano che non si fossero saltate al collo prima.

- Per cosa stanno discutendo? – chiese Regulus, sopraggiunto in quel momento insieme ai suoi compagni del secondo anno.

- Non ne ho idea, ma immagino che non sia importante … tutto si riduce sempre all’incompatibilità caratteriale – replicò Mairéad, con un piccolo accenno di sorriso a incresparle le labbra.

- Sembra quasi che ti stia divertendo. –

- Oh, ma infatti è proprio così. –

- Non dovresti intervenire? – insistè il giovane rampollo dei Black.

La ragazza parve genuinamente sorpresa.

- E perché mai? Ellen è più che in grado di conciarla per le feste, non le serve certo il mio aiuto. –

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Artemis uscì dall’aula del Club di Trasfigurazione insieme a Irfan, chiacchierando di quelli che erano i possibili esiti della partita tra Grifondoro e Serpeverde che si sarebbe tenuta di lì a tre giorni.

- Per come la vedo io Wilkes e King si scanneranno –, profetizzò la ragazza, - hanno sempre quell’aria da “vorrei staccarti la testa a morsi, ma non posso perché se lo facessi poi finirei ad Azkaban”. –

Irfan ridacchiò, annuendo con convinzione.

Effettivamente mettere in campo quei due assicurava sempre un elevato tasso di falli e gioco pericoloso ai limiti del regolamento.

- Personalmente non saprei dirti chi ha maggiori possibilità di vincere. Da un lato Grifondoro ha una squadra ben bilanciata, ma dall’altro Serpeverde ha un gioco molto più aggressivo e un grande attacco. –

- L’unica cosa su cui non c’è alcun dubbio è che se Grifondoro perde la prima partita di campionato la Mc sarà di umore intrattabile per tutta la settimana seguente –, sospirò Artemis, - e … oh, per le mutande di Merlino, mi ero completamente dimenticata dell’incontro del Club d’Incantesimi. –

Accennò con il capo alla borsa carica di libri prima di aggiungere: - Irfan, visto che stai tornando in Sala Comune, me la porteresti? Non arriverò mai in tempo se devo mettermi a correre con questa roba sulla schiena. –

Irfan afferrò la tracolla, sistemandola sulla spalla lasciata libera.

- Nessun problema. Visto che vai all’incontro del Club, chiederesti alla Evans come procede la situazione con i Malandrini? –

- Così che tu possa sapere se devi o meno minacciare un gruppo di ragazzini del terzo anno? – chiese ironica.

- Esattamente. –

- Consideralo già fatto. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Edgar prese posto accanto a Valerie, rispondendo alla sua muta domanda sul motivo del suo ritardo con un cenno che nel loro personale linguaggio significava “te lo dico dopo”.

- Signor Bones, cominciavo a pensare che non si sarebbe unito a noi quest’oggi – constatò il professor Vitious.

- Le mie scuse, professore, ma sono rimasto invischiato in un piccolo imprevisto nella Sala Comune di Tassorosso. –

- Qualcosa di cui dovremmo preoccuparci? –

- No, signore, non direi. –

- Allora direi che la signorina McKinnon può procedere a spiegarle brevemente cosa ci accingeremo a fare nel corso di questo nostro incontro. –

Per tutta risposta Valerie si sporse leggermente verso di lui, mostrandogli gli appunti che aveva preso durante la breve spiegazione del professore.

- Mi dici cosa è successo? – chiese sottovoce, mentre fingevano di consultare insieme il materiale fornito da Vitious.

- Dispensavo consigli da fratello maggiore -, rispose con un sorriso orgoglioso, - visto che a quanto pare Benjamin ha intenzione di chiedere un appuntamento a una ragazza … e sappiamo entrambi che ho una certa esperienza in materia. –

Gli diede un buffetto dietro al collo, sbuffando.

- Non ci vedo nulla di cui vantarsi, Ed. –

- Oh, andiamo, quando è stata l’ultima volta che uno del nostro gruppo ha avuto un appuntamento all’infuori di me? Nick non fa testo, lui e Hydra stanno insieme da anni – aggiunse in fretta.

Roteò gli occhi al cielo.

Quando si toccava l’argomento appuntamenti la situazione tra loro diventava sempre strana. Insomma per certi versi era abituata a vederlo uscire con ragazze sempre diverse e destinate a durare al massimo un mese, ma non riusciva a comprendere perché fosse così intenzionato a spingerla ad affrontare l’argomento vita sentimentale quando lei stava bene così.

- Beh, considerando che Aiden ha un figlio dubito che a lui interessi una nuova storia nell’immediato -, gli fece notare beffarda, - e so che Jacob ha chiesto nuovamente ad Amelia di uscire. –

Sorrise soddisfatta quando lo vide aggrottare la fronte.

- Jacob ha chiesto cosa a mia sorella? –

- Sssh, abbassa la voce – lo ammonì, visto che alcuni dei presenti si erano voltati verso di loro con aria incuriosita, - o vuoi che ci senta tutto il castello? –

- D’accordo, ma non puoi impedirmi di ucciderlo. –

- Non ho intenzione di provarci -, assicurò, - ma magari è il caso di mettere da parte il discorso appuntamenti romantici e concentrarci sull’esercizio. –

- Prima lo studio e poi l’omicidio, mi sembra un buon compromesso – convenne.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Mentre prendevano posto sui divani della Sala Comune di Corvonero Helen si voltò verso William, tamburellando le dita sulle labbra con fare pensieroso.

- Sono solo io oppure l’atmosfera alla riunione del Club degli Scacchi era stranamente tesa? –

- Già, sembrava anche a me -, convenne il biondo, - eppure è strano perché di solito Hydra e Wilkes vanno d’amore e d’accordo. –

- Immagino sia successo qualcosa … magari si tratta di qualcosa d’imbarazzante – considerò, le iridi che scintillavano divertite e curiose al contempo.

- Fammi indovinare, hai intenzione di indagare? –

- Mi conosci fin troppo bene, Will. –

- Lo sai che Kenneth Wilkes ti ucciderà e occulterà il tuo cadavere in qualche angolo del castello se scopre che ti stai facendo gli affari suoi, vero? –

Si strinse nelle spalle, lasciandosi ricadere contro il morbido sedile del divano.

- È un rischio che sono disposta a correre … e poi se dovessi cacciarmi nei guai ho sempre un Caposcuola pronto a tirarmene fuori, no? – aggiunse, sogghignando.

- Tra te che ti cacci nei guai e Irfan che potrebbe uccidere i Malandrini comincio a pensare che questa spilla sia più una punizione che un premio – sospirò esasperato.

*

 

 

 

3 ottobre 1973

 

 

 

Raelena scorse il tavolo verde argento soffermandosi in particolare sui membri della sua squadra.

C’era chi spiluccava svogliatamente, chi sbadigliava ingurgitando quanta più caffeina possibile prima di scendere in campo e chi fissava punti della Sala Grande come se fossero con la testa da tutt’altra parte.

Non andava minimamente bene.

Battè un pugno sul tavolo, facendo sussultare tutti i presenti.

- Volete svegliarvi e ricordarvi che questa mattina giochiamo contro Grifondoro oppure devo prendervi tutti a calci fino al campo da Quidditch? –

- Lei sì che sa come sollevare il morale della squadra – ironizzò Rabastan, per beccarsi per tutta risposta un pezzo di toast in piena fronte.

- Invece di fare il simpatico pensa a mangiare. –

- Signorsì signora dittatrice – bofonchiò, ma afferrò una fetta di pane tostato e prese a masticarla con impegno.

Se c’era qualcosa che i suoi quindici anni di vita gli avevano insegnato era che non bisognava mai e poi mai mettersi contro sua sorella … sempre ammesso che si tenesse alla propria pelle ovviamente.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

Hydra si avvicinò al tavolo rosso oro in compagnia di Rebekah, fermandosi alle spalle di Nicholas e coprendogli gli occhi con le mani.

Sentì il volto del Grifondoro tendersi mentre sorrideva per poi voltarsi verso di lei e passarle un braccio intorno alla vita, attirandola a sé e facendola sedere sulle sue gambe.

- Sei passata a farci gli auguri per la partita? –

Annuì. – Saremo in tribuna a tifare per voi. –

- Perciò ho diritto a un bacio di buona fortuna. –

Arricciò le labbra in un sorrisetto divertito. – Oh, non saprei … non vorrei che ti rovinasse la concentrazione in vista della partita. –

Le si avvicinò ancora di più, sussurrandole a fior di labbra prima di baciarla: - Credo proprio che correrò il rischio. –

Rebekah tossicchiò, attirando l’attenzione della coppia.

- Ci sarei anche io qui e vi inviterei a non fare cose del genere davanti ai miei giovani occhietti innocenti. –

- Sei passata anche tu a farmi gli auguri? – chiese Nicholas, sinceramente stupito da quell’improvvisa premura di sua sorella minore.

- Qualcosa del genere. Sono passata a dirti che voglio che tu stia molto attento e non ti faccia assolutamente colpire dai Bolidi … spetta a me il compito di farti fuori e prima o poi ci riuscirò, perciò non accetto che una stupida palla incantata mi rubi l’onore – concluse, strizzandogli l’occhio.

- Sono sempre più commosso da questa forma di amore fraterno. –

- Sì, ma non farci l’abitudine. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- La partita sembra andare avanti in modo piuttosto equilibrato – considerò Louisa mentre osservava i Cacciatori di Serpeverde portare avanti la Pluffa con decisione, schivando le incursioni degli avversari.

- Già, ma immagino che prima o poi si sbloccherà –, replicò Valerie, - dopotutto Dean è un bravo Cercatore. –

- La Fawley è altrettanto brava. –

La bionda Grifondoro si voltò verso di lei, inarcando un sopracciglio: - Posso sapere per chi hai intenzione di tifare, Louisa? –

Si strinse nelle spalle. – Mi va bene la vittoria di entrambe le squadre, non ho una preferenza in particolare. –

Valerie sembrava sul punto di ribattere in qualche modo, ma lo sguardo le cadde sul posto accanto al suo dove Edgar stava seguendo la partita e al contempo chiacchierando con un paio di ragazze di Grifondoro.

Louisa seguì la sua traiettoria, sorridendo maliziosa.

- Dovresti dirglielo. –

- Dirgli cosa? –

- Quello che provi ovviamente. Se non lo fai dubito che smetterà di parlare con le ragazze che gli ronzano intorno. –

- Non so a cosa ti stai riferendo, noi siamo migliori amici. –

Il sorriso si estese ancora di più sul volto della Tassorosso.

- Che buffo, è esattamente quello che ha detto anche lui. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Ahia, quel contrasto ha tutta l’aria di aver fatto parecchio male – considerò Amelia, storcendo il naso davanti allo scontro appena avvenuto tra Kenneth e Nicholas.

Dopo un attimo di smanacciamento il Cacciatore di Serpeverde riemerse con la Pluffa saldamente stretta al petto e filò dritto verso gli anelli.

Calibrò il tiro, mirò all’anello esterno e centrò in pieno l’anello.

Il punteggio di 80 a 50 per Serpeverde venne accolto con una sonora imprecazione dalla curva rosso oro.

- Deve mantenere la lucidità o non vincerà mai un contrasto – considerò Hydra sottovoce, osservando il suo ragazzo mentre alzava gli occhi al cielo con l’aria di chi era pronto a spaccare qualcosa.

- Non credo servirà a molto, Serenei ha appena individuato il Boccino. –

Seguirono la rossa Serpeverde nella sua picchiata, osservandola esultare quando risalì tenendo stretta tra le dita la sfera dorata.

Il fischio di Madama Bumb annunciò la fine dell’incontro e la vittoria dei verde argento.

- Vado da Nick – decretò Hydra, abbandonando gli spalti e dirigendosi verso lo spogliatoio maschile.

Conoscendo Nicholas sarebbe stato a dir poco furioso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Eccoci qui con il nuovo capitolo. Nel prossimo vedremo i festeggiamenti per Halloween perciò vorrei porvi una piccola domanda:

- Avete preferenze su cosa indosserà il vostro OC per la festa in Sala Grande e sulle persone con cui socializzerà/ballerà o magari gli/le faranno da cavaliere o da dama?

Fatemi sapere o tramite recensione o tramite mp.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 9
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

 

 

13 ottobre 1973

 

 

 

- Nicholas è ancora al campo? –

Jacob annuì appena mentre si serviva una generosa dose di pasticcio di rognone per poi passare la scodella ad Aiden.

- Negli ultimi dieci giorni non ha fatto altro che allenarsi. Devo dire che ha preso proprio male tutta questa storia della sconfitta. –

- Tipico di lui. Avrebbe accettato di perdere contro qualsiasi squadra, ma non Serpeverde – commentò Alexander mentre Aiden mormorava la sua approvazione.

- Io ho provato ad andare con lui per qualche giorno, ma è andato completamente fuori di testa – aggiunse Dean, stringendosi tra le spalle con l’aria di chi non sapeva più che pesci prendere, - Insomma ovviamente dispiace anche a me della sconfitta, come a tutti credo, ma lui l’ha presa veramente malissimo … quasi fosse qualcosa di personale. –

Jacob sorrise con l’aria di chi la sapeva lunga.

- Ma è esattamente così, mio giovane amico. Nick non tollera l’idea di perdere contro Kenneth Wilkes non contro Serpeverde in sé per sé. –

- Quei due non si sopporteranno mai – confermò una voce femminile decisa che interruppe il loro momento di pettegolezzi tutto al maschile.

- Spie verde argento all’orizzonte o è solo una visita di cortesia? – s’informò Dean.

Raelena atteggiò le labbra tornite a un sorrisetto vagamente divertito.

- Nessuna delle due, temo. Volevo solo rubarvi Alexander per qualche minuto, sempre se voi comari rosso oro avete finito di spettegolare … altrimenti ripasso quando vi è più comodo – concluse ironica.

Prima che Jacob o Dean avessero modo di replicare con qualche battuta salace Aiden intervenne sorridendo cordialmente.

- Naturalmente, è tutto tuo. –

Vagamente consapevole di avere gli occhi di tutta la tavolata su di sé, Alexander si alzò e seguì la ragazza verso l’uscita della Sala Grande.

Giunti nel corridoio rimase in silenzio a guardarla finchè Raelena non prese la parola.

- Non ho avuto occasione per ringraziarti della lettera che mi hai mandato quando mio padre era ricoverato al San Mungo. È un gesto che ho apprezzato molto e volevo che tu lo sapessi. –

- Sono contento che tu abbia apprezzato, anche se per un attimo ho temuto che l’avessi considerato troppo invadente. –

Scosse il capo, gettando le lunghe ciocche castano scuro sulla schiena.

- No, è solo che tra la partita e le lezioni non sono riuscita a trovare un momento per venire a parlarti e ci tenevo a ringraziarti di persona. –

- Bene … allora immagino di doverti ringraziare per i ringraziamenti – replicò ironico.

Scoppiarono a ridere all’unisono per poi rimanere in silenzio a fissarsi nel bel mezzo del corridoio.

- Ti lascio tornare alle vostre chiacchiere da uomini prima che uno di loro cominci a pensare davvero che ti abbia rapito … o ucciso e occultato il tuo cadavere visto come la pensano sulla maggioranza di noi Serpeverde. –

- Io non la penso così. –

Le iridi nocciola screziate di pagliuzze verdi luccicarono.

- Lo so. –

Dopodichè si voltò e percorse a passi lenti la distanza che la separava dalle scale che portavano ai sotterranei, voltandosi verso di lui un attimo prima di sparire lungo la rampa con un fugace sorriso.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Hydra rabbrividì stringendosi maggiormente contro il mantello che indossava mentre osservava il suo ragazzo compiere l’ultimo giro intorno agli anelli e dirigersi verso terra.

Soffocò uno sbadiglio alzandosi dalla gradinata e scendendo a raggiungerlo proprio mentre atterrava sul terreno gelido e umido.

- Sei rimasta per tutto il tempo sugli spalti? – chiese sorpreso, accettando il cestino con i sandwich che gli aveva portato.

- Mi sono allontanata solo per andare a prendere da mangiare – confermò, accennando con il capo verso lo spogliatoio, - ti dispiace se mangiamo dentro? Fa veramente freddo qui. –

Annuì, passandole un braccio attorno alle spalle e attirandola a sé mentre camminavano verso lo spogliatoio.

- Sei gelata, saresti potuta tornare al castello a scaldarti. –

- E chi sarebbe intervenuta per fermarti quando si fosse fatto troppo tardi e tu fossi rimasto ancora sulla scopa ad allenarti? –

- Anche questo è vero -, ammise tenendole aperta la porta e invitandola a precederlo, - ma la prossima partita con i Tassorosso sarà tra meno di un mese e non possiamo permetterci di perdere anche quella. –

- È solo l’inizio del campionato, Nick. Perdere una partita non ucciderà di certo nessuno. –

- Lo so, ma l’idea di aver perso contro di lui mi fa andare il sangue al cervello. Anche soltanto il modo in cui entra a lezione, con quel suo odioso sorrisetto soddisfatto … sembra che mi prenda in giro in continuazione. –

Hydra alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

I ragazzi e le loro fisse da macho.

- Hai mai pensato che forse sei tu che ti suggestioni e che non voglia provocarti? –

- Ne dubito. Wilkes adora provocarmi, non perderebbe mai un’occasione per farlo. –

- Non è che tu sia questo stinco di santo … -

- Immagino che sia semplice antipatia a pelle. Non possiamo farci nulla, ma allo stesso tempo l’idea di perdere una sfida con lui mi manda il sangue al cervello – ammise il Grifondoro, gettando la divisa sporca nella cesta con stizza.

- Quando si gioca a Quidditch sono due squadre che si sfidano, non due singoli giocatori -, gli fece presente, - perciò credo che voi due dovreste proprio darci un taglio e comportarvi da persone e giocatori maturi. –

- Bella e saggia, comincio a credere che Rebekah abbia ragione quando dice che sei troppo per me – rise, chinandosi a baciarla.

Rispose al bacio, per poi fissarlo dritto negli occhi con uno sguardo deciso.

- Me lo prometti, Nick? Mi prometti che proverai a lasciar perdere tutta questa stupida storia della rivalità personale? –

Prese un respiro profondo per poi annuire.

- D’accordo, lo prometto. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

21 ottobre 1973

 

 

 

 

 

Valerie si sedette sul prato ai margini del Lago Nero con aria perplessa, voltandosi verso il clan Bones che chiacchierava sommessamente tra di loro.

Di qualsiasi cosa si trattasse stava mettendo tremendamente in imbarazzo Benjamin, perché il ragazzo aveva il volto di una bella tonalità rosso pomodoro.

- Che succede? –

- Edgar sta cercando di istruire Benjamin con i suoi consigli da rimorchio – replicò Amelia, roteando gli occhi come a sottintendere che per lei erano un ammasso di idiozie belle e buone.

La Grifondoro scoppiò a ridere, attirando su di sé lo sguardo indignato del suo migliore amico.

- Ehy, si può sapere cosa ci trovi di divertente? –

- Nulla, figurati … solo che trovo assurdo vederti nei panni di mr lezioni d’amore. –

- Per la cronaca io ho sempre avuto un notevole successo con le ragazze – replicò Edgar, piccato.

- Non lo metto in dubbio, peccato solo che il più delle volte si trattasse di tipe provviste al massimo di una coppia di neuroni … di cui uno ubriaco e l’altro affetto da qualche grave deficit. –

Amelia scoppiò a ridere, allungandosi a scambiare un cinque con la bionda.

- Esattamente quello che stavo dicendo io, le ragazze di Ed non sono un prototipo attendibile. –

- Quindi, dall’alto della vostra immensa intelligenza femminile, voi cosa gli consigliereste per un primo appuntamento? –

Valerie si accigliò, pensierosa. – Immagino dipenda da chi è la ragazza in questione. –

- Nimue Burke – farfugliò Benjamin, arrossendo se possibile ancora di più.

- Bella scelta, è molto carina e decisamente intelligente -, approvò la bionda Grifondoro venendo ricompensata da un sorriso solare del quindicenne, - perciò credo che con lei potresti andare sul sicuro scegliendo qualcosa che ti faccia sentire a tuo agio. Non deve essere una cosa troppo sdolcinata o eclatante, credo sia sufficiente anche solo un posto tranquillo in cui chiacchierare e fare qualcosa che piaccia a entrambi. –

- A lei piace la musica ed è rimasta colpita dai miei disegni … avevo pensato a una sorta di jam session, ma improvvisamente l’idea non mi sembra più buona come quando l’ho proposta – ammise.

- Invece trovo che sia una splendida idea e credo che le piacerà. Far coincidere le vostre passioni dovrebbe aiutarvi a superare l’imbarazzo. –

- E magari riuscirai anche a invitarla al ballo di Halloween – aggiunse Amelia.

Benjamin si voltò verso il fratello maggiore alla ricerca di un parere maschile.

- Tu che ne pensi, Ed? –

- Credo che l’idea non sia malvagia, quando disegni diventi sempre più sicuro di te e di quello che dici -, considerò lui, - perciò come primo appuntamento potrebbe rompere il ghiaccio. Se pensi che sia andata bene allora invitala anche al ballo, altrimenti lascia le cose in sospeso con abbastanza tatto e naturalezza da non risultare offensivo. –

- D’accordo, allora immagino che sia ora che mi vada a preparare per l’appuntamento. –

Si alzò spolverando i pantaloni della divisa e sentì le voci di Amelia e Valerie che gli gridavano dietro: - Poi vogliamo tutti i dettagli. –

 

 

 

 

 

 

*

Trascinò nervosamente i piedi mentre sedeva sul bordo di un banco dell’aula abbandonata del secondo piano, in attesa che Nimue arrivasse.

Avevano appuntamento per le quattro, eppure l’ora concordata era passata da dieci minuti e di lei non c’era traccia.

Un pensiero spaventoso si fece largo nella sua mente.

E se non si fosse presentata all’appuntamento?

Dopotutto lui era patologicamente timido, decisamente imbranato, e praticamente incapace di mettere in fila una frase di senso compiuto dietro l’altra quando si trovava di fronte a lei.

Patetico, era questo che doveva esserle sembrato quando l’aveva invitata e solo per carineria non aveva declinato fin da subito l’invito.

La porta dell’aula venne aperta e il volto di Nimue fece capolino all’interno scacciando via ogni sua assurda preoccupazione.

Era lì, non gli aveva dato buca all’ultimo momento.

- Scusami per il ritardo, ma Mairéad e Artemis non la smettevano più di chiacchierare. –

- Non … non fa nulla, anche io sono arrivato poco fa. –

- Bene -, gli sorrise solare, - allora cosa vuoi che suoni? Qual è la musica che ti ispira di più mentre disegni? –

- Qualsiasi cosa tu voglia suonare a me andrà benissimo. –

Sedette incrociando le caviglie una sull’altra e tirò fuori il violino, appoggiandolo sulla spalla e chiudendo gli occhi mentre cominciava a muovere l’archetto con movimenti agili e sicuri.

Prese qualche istante per osservarla.

Il volto dai tratti delicati come quelli di una bambola, le lunghe ciglia castano chiaro che celavano grandi occhi verdi e le ciocche castane screziate di riflessi biondi che per l’occasione aveva acconciato in una treccia laterale.

Bellissima.

Assolutamente celestiale.

La matita si mosse tra le sue dita ancora prima che riuscisse a rendersi conto di quello che stava facendo e quando la ragazza ebbe finito la canzone si sporse verso di lui, incuriosita.

Sul foglio, tratteggiata con sapiente maestria, c’era una sua fedele riproduzione incorniciata da raggi di luce e delicati gigli candidi.

- Quella sarei io? – chiese Nimue, accarezzando con timore reverenziale il disegno.

- Già … ma se non ti piace posso modificarlo – aggiunse in fretta.

- No, è stupendo così com’è. È solo che nessuno mi aveva mai ritratta in questo modo prima … anzi in realtà nessuno mi aveva mai usato come modella per i suoi lavori – si corresse.

È un peccato perché sei stupenda … cioè … intendevo dire che sei una modella stupenda, perfettamente proporzionata, riprodurti è semplice – bofonchiò, consapevole di essere arrossito.

- Posso tenerlo? –

- Certo. –

Strappò la pagina dell’album, consegnandogliela e osservandola riporla in borsa con estrema delicatezza, quale stesse stringendo la più grande delle opere d’arte.

- Nimue … stavo pensando … insomma volevo chiederti una cosa. –

Gli sorrise, sfiorandogli il dorso della mano.

- Dimmi pure, Ben. –

- Mi domandavo se tu avessi già un cavaliere per la festa di Halloween … e se non ce l’hai … ti andrebbe di andarci con … insomma con me? –

- Sì. –

- Ah, immaginavo che l’avessi già. –

La Tassorosso scosse il capo, ridendo. – No, Ben. Non volevo dire che ho già un cavaliere, ma intendevo che mi piacerebbe molto andarci con te – lo corresse.

Sgranò le iridi color cioccolato, piacevolmente scioccato.

- Magnifico. Davvero magnifico. –

- Sì, è proprio magnifico. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Ripetici un’altra volta quello che hai detto – ordinò Mairéad, osservando Ellen come se fosse completamente uscita di testa.

- È inutile che mi guardi in quel modo, Mairé -, replicò la bionda, - perché mi hai sentita benissimo. –

- Concordo con Mairéad -, stabilì Artemis, - perciò mi viene più che naturale chiederti come mai tu abbia deciso di andare alla festa di Halloween con lui. Insomma non è che tu abbia mai parlato di un interesse particolare nei suoi confronti, o se l’hai fatto io non me ne sono mai accorta. –

Ellen scrollò le spalle, infilando nella borsa in pelle di drago i libri di Storia della magia.

- Non fatene una questione di stato, ragazze. Io e Kenneth abbiamo deciso di andare al ballo insieme e basta, non abbiamo mica annunciato un fidanzamento o l’idea di scappare per sposarci a Las Vegas. –

- Sì, ma non mi spiego il perché -, insistè Mairéad, - insomma è tremendamente strano … e non puoi negarlo – aggiunse perché l’amica sembrava pronta a ribattere.

- A proposito di cose strane … non è Rabastan Lestrange quello appena entrato in biblioteca? – glissò abilmente sull’argomento Ellen, indicando con un cenno del capo il loro compagno di Casa che era appoggiato allo scaffale della sezione di Antiche Rune e chiacchierava a bassa voce con Serenei Fawley.

- È decisamente lui … e la cosa è ancora più strana della tua decisione di andare alla festa con Kenneth. Mi chiedo di cosa stiano parlando. –

- C’è solo un modo per scoprirlo: origliare – stabilì con allegra determinazione Mairéad, alzandosi e facendo il giro dello scaffale per portarsi a portata d’orecchio senza attirare la loro attenzione.

Ad Ellen e Artemis non rimase che scambiarsi un’occhiata a metà tra l’incredulo e il divertito prima di alzarsi e seguire la loro amica in quell’improvvisa spedizione alla ricerca di gossip.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Volevi parlarmi, no? Bene, eccomi qui – esordì Serenei, osservando risolutamente negli occhi il compagno di Casa e di squadra.

Rabastan aveva la consueta espressione rilassata, incurante e perfettamente sicura di sé mentre stava appoggiato allo scaffale e l’osservava con le labbra sottili stirate in un ghigno compiaciuto.

- Volevo parlarti della festa di Halloween. A quanto ne so nessuno ti ha ancora invitata ad andare al ballo con lui. –

- Sembra quasi che tu lo sappia con fin troppa certezza. –

Il sogghigno si estese ancora di più.

- Così sembrerebbe -, convenne, - quindi la mia supposizione è corretta? –

- Per il momento sì. –

- Ed è altrettanto ragionevole supporre che dal momento che la Black andrà con King e Rebekah è stata invitata da Davies tu sei l’unica del vostro allegro terzetto a non avere un accompagnatore? –

Serenei sbuffò, incrociando le braccia al petto e lanciandogli un’occhiataccia.

- Arriva al punto oppure comincerò a supporre che tu sia qui solo ed esclusivamente per darmi il tormento. –

- D’accordo, vengo al punto. La mia proposta è di venire al ballo con me. Niente fronzoli, niente impegni, semplicemente una serata leggera e stiamo a vedere come va. –

Lo soppesò con cura prima di replicare, sorpresa: - Si tratta di uno scherzo, vero? –

- Ho forse la faccia di uno che sta scherzando? –

No, non ce l’aveva affatto. –

- Perché io? –

- Nell’ordine: non sei di certo la peggiore compagnia possibile, sei un membro delle Sacre Ventotto, non mi toccherà sorbirmi Alecto Carrow per tutta la serata … e ho sempre trovato sexy le rosse – concluse.

- E questa è probabilmente la richiesta meno romantica della storia di tutti i balli – concluse per lui.

- Bene, perché il romanticismo non è mai stato cosa per me. –

- Per la cronaca, probabilmente sono completamente impazzita … ma d’accordo, verrò al ballo con te. –

 

 

 

 

*

 

 

 

 

31 ottobre 1973

 

 

 

 

Irfan raggiunse Mairéad e Artemis insieme a William, osservando la pista gremita di ballerini.

C’era chi si muoveva a tempo, chi aveva improvvisato un lento spaccaossa e chi ondeggiava sul posto come se non avesse la minima idea di quello che stava facendo.

- Credo che andrò a chiedere a Louisa di ballare – disse d’un tratto William, individuando la Tassorosso a qualche metro da loro mentre chiacchierava con suo fratello e Valerie McKinnon e sorseggiava della Burrobirra.

Davanti agli sguardi perplessi delle due ragazze Irfan non potè fare a meno di stringersi nelle spalle e rivolgere un cenno del capo all’amico che lasciava intendere che avesse compreso le sue parole e che gli dava il suo completo appoggio.

- Ma che succede alla gente in questi giorni? Escono fuori tutta una serie di accoppiate decisamente strane – sbuffò Mairéad, accennando con il capo a Kenneth ed Ellen che si muovevano con grazia in mezzo ai ballerini al centro della pista e a Louisa che aveva accettato il braccio di William e si era lasciata scortare dal Corvonero sulla pista da ballo.

- Secondo me è qualcosa nell’aria, li ha rimbambiti del tutto – stabilì Artemis facendoli scoppiare a ridere.

- E allora non mi resta che fare qualcosa di strano anche io e presentarmi in pista con ben due dame al mio braccio -, intervenne Irfan con allegria, - allora chi vuole lasciarsi andare a qualche danza selvaggia? –

Ridendo le due ragazze accettarono l’offerta e lo seguirono in pista.

C’era da dire una cosa sul solitamente timido e pacato Irfan: era decisamente una vittima della febbre del ballo.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

- Non hai l’aria di divertirti molto – considerò Aiden avvicinandosi a Valerie e porgendole un boccale di Burrobirra.

- Sono solo un po’ stanca – mentì in fretta, distogliendo lo sguardo da Edgar e dalla ragazza Corvonero del settimo anno dal seno esagerato che gli stava praticamente incollata come una seconda pelle.

- Capisco. –

- Capisci cosa, Aiden? –

- Quello che c’è da capire – replicò, sorridendo malandrino.

Si accigliò. – Ti dispiacerebbe non parlare per indovinelli? Non sono mai stata brava a risolverli. –

- Come non detto, deliri di un ragazzo annoiato. Ti va se ci scateniamo in pista anche noi? –

Jacob era chissà come riuscito a strappare un ballo ad Amelia, Benjamin e Nimue ballavano abbracciati e si sorridevano dolcemente, persino Alexander si era deciso ad invitare Raelena e sembrava che quei due fossero perfettamente in sintonia.

Quanto a Dean, il loro giovane amico si era fatto strada tra la folla e aveva sottratto Artemis dalla danza folle di Irfan per coinvolgerla in un ballo decisamente più pacato.

Si stavano divertendo tutti quindi, in nome delle più consunte mutande di Merlino, perché lei avrebbe dovuto stare lì a tenere il broncio?

- D’accordo, balliamo – stabilì, afferrandolo per la mano e trascinandolo in pista con sé.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Dopo l’ennesimo giro di danze Kenneth si congedò dalla sua dama con la scusa di andare a prendere qualcos’altro da bere, tuttavia le iridi blu sondavano la pista alla ricerca di una sagoma delicata e femminile tremendamente familiare.

Era dalla sera del bacio che Hydra l’aveva evitato con estrema cura e la cosa lo stava letteralmente facendo andare fuori di testa.

La vide seduta su un divanetto in disparte, miracolosamente da sola visto che in quei giorni sembrava che lei e King vivessero in simbiosi.

Si avvicinò lentamente, quasi temesse di vederla scappare via una volta individuato, ma lei guardava verso l’angolo più esterno della sala con espressione divertita.

Seguì il suo sguardo individuando Sirius e la sua combriccola intenti a ridere e scherzare.

- È decisamente diverso da Regulus. –

La vide trasalire, voltandosi verso di lui di scatto.

- Kenneth. –

- Hydra. Allora mi parli, credevo che stessi fingendo che non esistessi. –

- Sì, Sirius è decisamente diverso da Regulus – replicò, rispondendo alla prima considerazione e tralasciando la seconda.

- Probabilmente sono stato troppo impulsivo quella sera, ma dovresti saperlo che quando voglio qualcosa non sono la persona più paziente del mondo. –

- E tu dovresti sapere che sono fidanzata. –

Emise uno sbuffo. – Ti prego, King non c’entra proprio nulla in questo momento. –

- Non vedo come potrebbe non entrarci visto che è lui il mio ragazzo, non tu – replicò, forse un pizzico più gelidamente di quanto avesse inizialmente programmato di fare.

- Io sarò colpevole di averti baciata, ma sappiamo entrambi che tu mi hai risposto. Se c’entrasse davvero non avresti risposto al bacio nemmeno per una frazione di secondo. Lo so io e lo sai tu – replicò imperturbabile.

Hydra si alzò dal divano, fronteggiandolo con espressione decisa sul bel volto.

- Non so cosa tu creda di sapere, ma non è così. E adesso, se vuoi scusarmi, vado a cercare il mio fidanzato. –

Lo oltrepassò a passo deciso, i tacchi alti che ticchettavano contro il freddo marmo della Sala Grande.

La guardò allontanarsi consapevole che ci fosse molto più di quanto Hydra si ostinasse ad affermare.

La conosceva bene, non si sarebbe arrabbiata in quel modo se fosse stata certa di essere dalla parte della ragione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Influenza permettendo sono finalmente riuscita a pubblicare il nuovo capitolo. Come avrete notato Helen Sharp è nuovamente, e questa volta definitivamente, fuori dalla storia. Avevo dato una seconda occasione alla sua autrice visti i problemi che aveva avuto, ma non ho alcuna intenzione di essere presa in giro e dopo l’ennesima sua scomparsa ho deciso di eliminare la sua OC senza alcuna possibilità di ripensamento.

Detto ciò noi ci sentiamo al prossimo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 10
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

 

 

 

3 novembre 1973

 

 

 

 

Louisa lo affiancò mentre uscivano dall’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, prendendolo sottobraccio e allontanandolo leggermente dal resto del gruppo del loro anno.

- Allora, non mi hai più aggiornata dopo Halloween, la Black si è ingelosita grazie al tuo piccolo piano? –

- Non direi, ma credo che tu abbia ragione quando dici che c’è qualcosa di più ma non vuole ammetterlo. Non è da lei troncare una discussione senza avere l’ultima parola se è sicura di avere ragione. –

Sorrise furba.

- Sai come si dice, no? Bisogna battere il ferro finchè è caldo, perciò probabilmente provare a tornare a parlarle non sarebbe una cattiva idea. –

- Non pensavo che questa storia del Cupido ti piacesse, ma sembra quasi che tu ci abbia preso gusto. –

Scrollò le spalle, bofonchiando: - Non essere sciocco. –

Ma il suo sorriso soddisfatto raccontava tutt’altra storia.

- Adesso scusami, bel moraccione, ma ho urgenti impegni che mi reclamano – concluse, mollando la presa sul suo braccio e allungando il passo per raggiungere Raelena dall’altro lato del corridoio e cominciare a chiacchierare fittamente con lei.

Osservandole ridere tra di loro si disse che effettivamente quelle due erano una coppia d’amiche decisamente ben assortite … il genere di ragazze che ti faceva venire voglia di non averle mai contro.

- Sembri divertito – considerò una voce familiare.

Si voltò, incontrando la chioma bionda e mossa di Ellen a pochi passi da lui.

La compagna di Casa gli sorrise in un misto di sorpresa e allegria.

- Dovresti sorridere più spesso in quel modo, sembri meno intimidatorio quando lo fai. –

- Peccato perché mi piace intimidire le persone. –

- Tu ed io sappiamo bene che non è vero o non saresti stato un cavaliere tanto esemplare ad Halloween – lo contraddì.

- Qualche volta giocare al bravo ragazzo può essere divertente – riconobbe suo malgrado.

- Bene, allora se ti andasse ti fare il bravo ragazzo per qualche altra volta potremmo organizzare una partita a scacchi in Sala Comune. –

La soppesò per qualche istante prima di ritrovarsi con sorpresa ad annuire.

La compagnia di Ellen non gli era affatto dispiaciuta quella sera, forse avrebbero persino potuto diventare amici.

- Potrebbe essere un’idea interessante. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Dean passò un braccio attorno alle spalle di Benjamin, attirandolo a sé con fare cospiratorio.

- Dunque, amico mio, stavo pensando a un’idea geniale. –

- E sarebbe? –

- Domenica c’è l’uscita a Hogsmeade e immagino che tu voglia chiedere a Nimue di andarci con te. –

Annuì.

In effetti aveva pensato di chiederle di andare con lui anche se l’idea di quello che era a tutti gli effetti un appuntamento al di fuori del castello lo metteva un po’ in ansia.

- Solo che non so dove potremmo andare … -

- Proprio qui entro in gioco io -, si sfregò le mani soddisfatto, - perché potrebbe essere un appuntamento a quattro. Tu potresti chiederle di uscire e di portare anche Artemis … sarebbe una sorta di uscita a quattro e io sarei presente a suggerire argomenti di conversazione se tu dovessi andare in blocco. –

Forse avrebbe dovuto chiedere l’opinione di Edgar … o magari quella di Amelia e Valerie.

Ma al diavolo l’imbarazzo e il bisogno di conferme.

Aveva quindici anni ormai, era giunto il momento di prendere in mano da solo la sua vita amorosa.

- D’accordo, ci sto. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Hai saputo della brillante idea che aveva avuto Lumacorno? –

- Ho quasi paura di chiedere – replicò Mairéad, osservando la compagna di Casa mentre rimetteva a posto le sue cose.

Serenei abbozzò un sorrisetto divertito.

- Voleva incastrarci con un’uscita di gruppo per domenica a Hogsmeade. Fortunatamente gli è stato fatto notare che alcuni di noi hanno una vita al di fuori della scuola e che spesso e volentieri si tratta di una vita romantica. –

- Non la sottoscritta a quanto pare, visto che nessuno si è ancora preso la briga d’invitarmi … Artemis e Nimue invece andranno con Dean e Benjamin perciò non potrò nemmeno fare affidamento su di loro. –

- Ellen? –

- Non so, ultimamente gira parecchio intorno a Wilkes … spero che non mi abbandoni anche lei. –

- Fammi sapere se rimani da sola, potresti sempre unirti a me e Rebekah. –

Sorridendo furba, la riccia inarcò un sopracciglio all’indirizzo della rossa.

- Rabastan Lestrange non ti ha invitata ad andare con lui? –

Scoppiò a ridere, facendo ondeggiare le lunghe onde lungo la schiena.

- Non direi proprio, anche perché è come sempre sprovvisto di ogni minima forma di romanticismo per cui dubito che ci sarà un invito nel senso classico del termine. –

- Già, non è affatto un tipo sdolcinato -, riconobbe, - ma mi sembra che abbiate passato una serata piacevole ad Halloween. –

Effettivamente era stato un ottimo conversatore e si era comportato con classe ed eleganza nei suoi confronti come un perfetto cavaliere avrebbe dovuto fare.

- Già, ma non ho alcuna pretesa in merito e sono certa non ne abbia nemmeno lui. È stata solo una serata tra compagni di Casa che si sono ritrovati in inaspettata piacevole compagnia. –

Annuì meditabonda.

- È la stessa cosa ha detto Ellen di Wilkes. È solo che fatico davvero ad accostare quei due all’aggettivo “piacevole”. –

La punzecchiò leggermente su un fianco.

- Oh, andiamo, guarda che ti ho vista scatenarti in pista … anche tu sei stata una vera rivelazione. –

- Già, sono un animale da party, cosa ci posso fare. –

Risero all’unisono, finendo di sistemare la stanza prima che tornasse Raelena e che si scagliasse contro di loro e il loro disordine cronico.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Raelena finì quasi con il travolgere il ragazzo che attendeva all’uscita dell’aula di Pozioni, fermandosi appena prima di costringere entrambi a rovinare a terra.

- Ehy –, sorrise sorpresa una volta che mise a fuoco la sagoma davanti a lei, - come mai da queste parti? –

- Ti stavo aspettando. Hai l’ora buca prima di pranzo, vero? –

- Sì … tu come fai a saperlo? –

Alexander sorrise furbo.

- Potrei aver chiesto in giro. –

- Ah davvero? E come mai tutto questo interesse, signor Greengrass? – rilanciò, sorridendo a sua volta con appena una punta di compiacimento nella voce.

- Diciamo che la mia attenzione è stata catturata da una certa signorina e speravo di poter trascorrere in sua compagnia un po’ di tempo visto che anche io ho un’ora buca. –

Arricciò le labbra in un sorriso accattivante.

- Potrebbe essere interessante … come ti proponevi di passare questo tempo? –

- Una passeggiata nel parco? So che ti piace molto il Lago Nero. –

Nessuna sorpresa che lo sapesse visto che era stata proprio a lei a dirglielo durante uno dei loro balli la sera di Halloween.

Eppure il fatto che si ricordasse ciò che gli aveva detto la lusingava tremendamente.

- D’accordo, ma lascia che sia io a farti prima una proposta per domenica … ti andrebbe di berci qualcosa? –

- Ci sto, purchè non sia da Madama Piediburro. –

Raelena gli rivolse un’occhiata a metà tra l’incredulo e il disgustato che lo fece scoppiare a ridere.

- Santo Salazar, non metterei piede lì dentro nemmeno se fosse l’ultimo locale sulla faccia della terra. In realtà stavo pensando alla Testa di Porco, è più tranquillo dei Tre Manici di Scopa e Aberforth non si fa scrupoli nel servire alcolici. –

- E Testa di Porco sia – accettò, porgendole il braccio, - adesso mi permette di scortarla, signorina Lestrange? –

Lo prese sottobraccio, avvertendo i muscoli tonici delle braccia anche al di sopra della divisa scolastica, e sorrise divertita da quel gioco.

- Mi scorti pure dove vuole, signor Greengrass. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

4 novembre 1973

 

 

 

 

Hydra fece capolino nella stanza che condividevano i Malandrini, cercando con lo sguardo il letto a baldacchino di suo cugino.

Scostò la prima tendina, trovandosi davanti un James Potter dai capelli più arruffati del solito e un dolcissimo pigiama coperto di disegni di renne e rametti di vischio.

Stava per tentare con la seconda quando la voce gentile di Remus Lupin le annunciò che uno dei Malandrini era già ben sveglio.

- Il letto di Sirius è quello alla destra di James – le disse, indicandolo con un cenno del capo, - Sei qui per fargli gli auguri? –

- Già, mi ha fatta entrare Nicholas. –

Remus annuì, le iridi color cioccolato serie e riflessive, prima di dirigersi verso il bagno. – Scusami, ma se non mi sbrigo James finirà con il monopolizzarlo, è tremendamente vanesio. –

- Vai pure, tanto immagino che svegliare Sirius sarà un’impresa – replicò, aprendo le tendine e chinandosi a scuotere delicatamente il cugino.

- Sirius … ehy, Sir. –

Non ottenne alcun risultato se non un borbottio contrariato e una testa corvina che affondava sempre più sotto le coperte.

- Sirius, coraggio, alzati o i pancake finiranno – insistè, consapevole che quelle parole l’avrebbero automaticamente spinto a spalancare gli occhi.

E infatti una frazione di secondo più tardi le iridi grigie del cugino la fissavano; impiegò qualche secondo a rendersi conto del fatto che non erano a Grimauld Place e che sua cugina era nella sua stanza nel dormitorio di Grifondoro.

- Hydra, che ci fai qui? –

- È il quattro novembre, Sir … non potevo non fare gli auguri al mio cugino preferito, no? –

Il ragazzino si mise a sedere con un colpo di reni, sporgendosi verso di lei e accettando l’abbraccio in cui lo strinse.

Il sorriso s’ingrandì ancora di più quando Hydra gli scoccò un bacio sulla guancia.

- Adesso faresti bene a darti una mossa, però, dubito che i professori tollereranno un ritardo. Ci vediamo più tardi – concluse, scompigliandogli affettuosamente i capelli e uscendo alla stanza proprio mentre gli altri due Malandrini cominciavano a dare segno di svegliarsi.

Li sentì fare gli auguri a Sirius con toni gioiosi e poi un po’ di sano parapiglia.

Sorrise mentre tornava nella Sala Comune.

Sembrava che Sirius avesse davvero trovato tre amici per la vita.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Mentre uscivano dall’aula del Club dei Duellanti Jacob emise un gemito accompagnato da un’imprecazione piuttosto colorita.

- Sono ufficialmente a pezzi – stabilì, sgranchiendosi la schiena, - avresti potuto andarci un po’ più piano Ed. –

Edgar si mise in spalla la tracolla della borsa in pelle di drago, voltandosi verso l’amico.

- Avrei potuto -, riconobbe, - ma poi mi sono ricordato che continui a provarci con mia sorella e ogni barlume di comprensione e solidarietà è svanita nel nulla. –

Nicholas scoppiò a ridere, affibbiando una pacca sulla spalla del compagno di Casa.

- Spiacente amico, ma Ed ha perfettamente ragione. E ti dice bene che lui è quello riflessivo, perché se avessi puntato Rebekah probabilmente a quest’ora non respireresti neanche più. –

- Voi due siete fin troppo protettivi. Io non sono mica così con Louisa – osservò.

- Certo, perché Louisa ti staccherebbe la testa a morsi se provassi a dirle cosa fare – replicò Edgar.

Scoppiarono a ridere immaginando la bionda Tassorosso intenta a divorare letteralmente il fratello.

Effettivamente conoscendo il suo impeto non era una scena poi troppo difficile da immaginare.

- Già che parliamo di gente da divorare … quelli lì non sono Hydra e Wilkes? – osservò Jacob, indicando il corridoio a pochi metri da loro dove i due sembravano evidentemente in preda a una qualche conversazione poco allegra.

Nick assottigliò lo sguardo, osservandoli.

Da dove erano loro era impossibile sentire cosa si stessero dicendo, ma il suo istinto gli diceva che non c’era assolutamente nulla di buono.

- Sono decisamente loro. –

- Magari si tratta di qualcosa che riguarda il Club degli scacchi -, intervenne Edgar, - non è detto che ci siano problemi in vista. –

Magari … ma non ne era affatto convinto.

- Credete che dovrei andare lì? –

- Assolutamente – dichiarò Jacob proprio mentre Edgar scuoteva il capo.

Il Tassorosso rifilò una gomitata nelle costole dell’amico che aggiunse: - Volevo dire … assolutamente no. –

- Se si tratta di qualcosa di grave sarà Hydra a parlartene – concluse Edgar.

- Già … d’accordo andiamo – cedette, lasciandosi condurre via dagli amici ma continuando a osservare quei due con la coda dell’occhio.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

- Stai davvero pensando di chiedere a Louisa di uscire? – chiese Irfan, colto alla sprovvista dalle parole dell’amico.

- Assolutamente. La sera di Halloween mi sono divertito molto con lei, è molto meno dura di quanto si sforza di dare a vedere. –

Prima la simpatia improvvisa per Raelena Lestrange e adesso l’interesse per Louisa Prince.

William era una sorpresa continua quell’anno, non c’era che dire.

- Bene, allora immagino che mi aggregherò a Rebekah e Serenei … dopotutto con loro due la scorta di dolciumi è assicurata. –

- Sicuro che non sia un problema? –

Avevano sempre passato insieme le uscite a Hogsmeade e quella sarebbe stata la prima volta in assoluto in cui si separavano.

- Nessun problema, sono contento se c’è qualcuna che ti interessa – assicurò.

Poi individuò sua sorella che camminava nel bel mezzo del corridoio insieme a Mary Macdonald, Lily Evans e Marlene McKinnon.

- Scusami solo un attimo, Will. –

Si avvicinò a Kala, sorridendo al resto del gruppetto.

- Ti lascio l’autorizzazione per l’uscita a Hogsmeade. Ricordati di consegnarla entro domenica o ti toccherà rimanere al castello. –

- Ecco dov’era finita, pensavo di averla persa – esclamò la sorella, afferrando il foglio di pergamena.

Abbracciò il fratello, per poi trotterellare via al seguito delle amiche.

Ah, se non fosse stato per lui probabilmente Kala si sarebbe dimenticata anche di portarsi dietro la testa, considerò divertito mentre allungava il passo per raggiungere William.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

6 novembre 1973

 

 

 

 

- Cosa ha Nick? – chiese Valerie mentre il loro compagno di Casa entrava a passo di carica in Sala Grande e puntava verso il tavolo di Corvonero.

- Sono due giorni che si danna perché ha visto Wilkes e Hydra parlare animatamente di qualcosa –, riferì Aiden, - ma lei non gli ha ancora detto nulla a riguardo. –

- Magari non l’ha fatto perché non c’è nulla di cui parlare. –

- È quello che ho pensato anche io … ma sembra che Nick non sia affatto convinto a giudicare da come si sta scaldando. –

Valerie seguì lo sguardo di Aiden, osservando come la fronte di Nick fosse effettivamente aggrottata e la mascella serrata mentre parlava con Hydra.

- Credo che sia meglio che vada a cercare Edgar, lui è l’unico che riesce a farlo ragionare – decretò, alzandosi dalla panca di scatto e uscendo dalla Sala Grande andando alla ricerca dell’amico.

Lo trovò nei pressi delle clessidre delle Case, impegnato a chiacchierare con un paio di suoi compagni di squadra.

- Scusatemi ma devo proprio rubarvi Edgar per qualche minuto, si tratta di una questione urgente. –

Vide le iridi verdi del ragazzo sgranarsi leggermente mentre la seguiva all’istante.

- Che succede? –

- Nicholas. Sembra parecchio arrabbiato e ho pensato che tu sei l’unico capace di calmarlo. –

- Wilkes? –

- Probabilmente. Stava parlando con Hydra perciò immagino riguardi quello che ha visto l’altro giorno. –

- Maledizione, hai fatto benissimo a chiamarmi. –

La spostò leggermente per allungare ancora di più il passo e oltrepassò il tavolo di Tassorosso e quello di Grifondoro proprio in tempo per vedere Nicholas ignorare i richiami di Hydra e marciare risolutamente verso i Serpeverde.

Si fermò dritto di fronte a Kenneth, apparentemente incurante di essere nel bel mezzo della Sala Grande, caricò il braccio destro e il pugno s’infranse sul volto del Serpeverde.

Nel silenzio generale la reazione di Kenneth fu immediata.

Tra le urla degli studenti del primo anno, le esclamazioni dei loro compagni di Casa e le incitazioni di alcuni che esortavano i due contendenti a darsele di santa ragione, risuonò chiara la voce di Silente che pronunciò un incantesimo per allontanare i due contendenti.

- Basta così, signor Wilkes e signor King. Vi voglio entrambi immediatamente nel mio studio e con voi desidero che vengano anche i vostri Capo Casa. –

Edgar li osservò uscire scortati dalla McGranitt e da Lumacorno, scuotendo il capo incredulo.

Non era la prima volta che Nick e Kenneth si scontravano, ma non avevano mai dato spettacolo in quel modo.

Si avvicinò a Hydra e a Rebekah, entrambe ancora incredule per quello che era appena successo.

- Si può sapere cosa ha fatto scattare Nick? –

- Kenneth ha baciato Hydra qualche giorno fa … e Nick non l’ha presa affatto bene – rispose Rebekah dato che l’amica era ancora senza parole e appariva leggermente stordita dagli avvenimenti appena occorsi e dalle chiacchiere che già si levavano dai tavoli delle varie Case e che la volevano causa scatenante di tutto.

Raelena allora si fece largo tra i tavoli delle Case, afferrando la Black per un braccio e trascinandola con sé.

- E voi che diavolo avete da guardare? Tornate a ingozzarvi, maledetti idioti – sbuffò quando incrociò lo sguardo di alcuni studenti del quinto anno che le osservavano senza alcun pudore e borbottavano tra loro.

Abbassarono lo sguardo all’istante e lei annuì compiaciuta.

Non aveva mai sopportato i pettegoli.

 

 

 

 

*

 

 

 

- Sono senza parole. Un duello alla Babbana in piena Sala Grande –, esordì Minerva, - come ha fatto a venirti in mente di fare una cosa del genere, Nicholas? –

- Non ho passato molto tempo a pensare a quello che stavo facendo, professoressa – ammise candidamente.

In effetti quando Hydra gli aveva spiegato cosa era successo tra lei e Kenneth l’unica cosa che aveva sentito era rabbia e desiderio di annientare il Serpeverde.

- Mentre appare evidente che il signor Wilkes si sia semplicemente difeso – aggiunse Lumacorno.

- Non direi proprio Horace -, obiettò la donna, - dal momento che anche il signor Wilkes ha inferto più di un colpo dubito che si possa qualificare come legittima difesa. È stata una rissa in piena regola, nessuno dei due ha alcuna attenuante. –

- Se non l’attenuante dell’amore e della giovinezza impetuosa – aggiunse Silente, le iridi azzurre che osservavano i due giovani con un vago luccichio comprensivo e divertito al di sotto degli occhiali a mezzaluna. – Tuttavia mi duole dirvi che dubito che la signorina Black sia rimasta impressionata dalle vostre gesta. –

- Non l’ho certo fatto per impressionarla o per qualche stupidaggine da maschio alfa -, intervenne Nicholas, - ho semplicemente agito senza pensare. –

- Menomale perché non sei nemmeno un granchè come pugile - aggiunse Kenneth con le labbra appena arricciate in un sorriso sghembo che gli fece andare nuovamente in sangue al cervello.

- Sono abbastanza per avere qualcosa che tu vuoi e che non hai. –

- Per il momento. –

Minerva tossicchiò, mettendo a tacere quell’ennesimo battibecco.

- Sia come sia, credo che sia più che giusto che entrambi saltino la gita di domani e che la passino aiutando Madama Pince a risistemare gli archivi della biblioteca. –

- Horace? –

- Credo che sia una richiesta adeguata, preside, e non ho nulla in contrario. –

- Allora è deciso. Provvederò affinchè madama Pince venga informata il prima possibile. Comincerete domani alle nove … e mi auguro, signori, che non si ripeta nulla del genere – concluse Silente.

Entrambi annuirono, venendo congedati subito dopo.

Mentre uscivano dallo studio del preside e percorrevano il tratto di corridoio che avevano in comune, Kenneth prese nuovamente la parola.

- Tanto per la cronaca, King, non ho alcuna intenzione di farmi da parte. Non è un gioco o un passatempo per me. –

- Non lo è nemmeno per me, Wilkes. –

- Bene, allora che vinca il migliore. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Questo capitolo è venuto decisamente più lungo di quanto avrei immaginato perciò ho deciso di dividerlo in due parti e di lasciare l’uscita a Hogsmeade per il prossimo aggiornamento.

Ci sentiamo alla prossima.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

 

 

 

7 novembre 1973

 

 

 

Dean percorse gli ultimi metri del corridoio a passo svelto, individuando all’istante la chioma bionda di Artemis e quella castana rossiccia di Nimue.

Si voltò verso Benjamin, leggermente rosso in volto, e gli rivolse un sorriso incoraggiante.

- Coraggio, ti giuro che non permetterò che tu finisca con il non sapere cosa dire. –

Benjamin annuì titubante, affiancandosi all’amico e raggiungendo le due ragazze.

Salutò con un cenno del capo Artemis e sentì il cuore martellargli nel petto quando Nimue si fece avanti sorridendo timidamente e si alzò in punta di piedi per scoccargli un bacio sulla guancia.

- Ce ne avete messo di tempo, di solito non sono le ragazze a farsi aspettare? – chiese la Greengrass, ironica, mentre accettava il braccio che Dean le porgeva e s’incamminavano verso il controllo permessi.

- State lottando per la parità dei sessi quindi è giusto che ogni tanto aspettiate anche voi – replicò il Grifondoro, sorridendo malandrino.

La ragazza gettò la testa all’indietro, scoppiando a ridere di cuore.

- Quindi la prossima volta toccherà a me fare ritardo? –

- Ovviamente. –

- Anche tu sei per la filosofia del ritardo alternato? – chiese Nimue, voltandosi verso Benjamin che fino a quel momento era rimasto accuratamente in silenzio.

- Io … no, non direi, non volutamente perlomeno. –

- Bene, allora non dovrò preoccuparmi per il nostro prossimo appuntamento – concluse la Tassorosso, per poi arrossire bruscamente, - Insomma sempre se ti andrà di uscire di nuovo. –

Se gli andava?

Sarebbe uscito con lei ogni giorno della settimana, ma dubitava che fosse una mossa saggia dirle ciò perciò si limitò a una replica molto più adeguata al momento.

- Certo che mi andrà. –

Il sorriso di Nimue lo ricompensò e scacciò via ogni ulteriore preoccupazione.

Per qualche strano dono divino sembrava che a lei piacesse sul serio.

Una volta tanto la fortuna era dalla sua parte.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Mentre passeggiavano lungo il sentiero che li avrebbe condotti a Mielandia Rebekah scosse per l’ennesima volta il capo.

- Ancora non riesco a crederci – mormorò, tenendo Irfan sottobraccio, - Tu sei assolutamente sicuro che William esca proprio con quella Louisa? –

- L’ultima volta che ho controllato lei era l’unica Louisa che conoscevamo perciò direi proprio di sì – replicò ironico.

- L’aria fresca di questi giorni deve aver fatto andare fuori di testa la gente –, stabilì incredula, - ultimamente stanno facendo coppia in modo assurdo. –

- Ogni riferimento ad Amelia che ci ha mollati per andare a fare un giro di shopping con Jacob immagino non sia puramente casuale – intervenne Serenei, che camminava accanto a Hydra e condivideva con l’amica l’espressione tremendamente divertita.

- Già. Proprio non la capisco. Prima si ostina a dire che non le interessa proprio e poi accetta il suo invito. –

- Doveva solo andare a comprare il regalo per Edgar e Benjamin, non ci saranno altre uscite prima di Natale – le ricordò Irfan.

- Sei di un’innocenza sconvolgente, amico mio – replicò lei, battendogli sulla mano con fare accondiscendente, - quella dell’aiuto per trovare un regalo era solo una scusa … per altro decisamente poco originale. –

- E tu vedi complotti ovunque – rimarcò Serenei.

- E la maggior parte delle volte ho perfettamente ragione. Prima o poi succederà qualcosa tra quei due, poco ma sicuro. –

Irfan alzò gli occhi al cielo, ma non aggiunse nulla ben consapevole che le sue proteste sarebbero rimaste inascoltate come ogni altra volta in cui Rebekah si metteva in testa qualcosa.

- D’accordo, allora parliamo di cose serie: prima Articoli per il Quidditch o Mielandia? –

- Ma che domande. Prima Mielandia, devo fare una bella scorta di Cioccorane. –

- E Mielandia sia. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Aiden sorseggiò la sua Burrobirra, osservando con la coda dell’occhio lo sguardo di Valerie che si spostava alternativamente dal suo boccale all’ingresso dei Tre Manici di scopa.

Nicholas era in punizione, Jacob miracolosamente in compagnia di Amelia, Dean e Benjamin a un doppio appuntamento ed Edgar aveva giurato che li avrebbe raggiunti al locale entro mezzogiorno.

Eppure era passata più di mezz’ora dall’orario che aveva indicato e non c’era alcuna traccia di lui.

- Magari sta finendo di fare i regali, dopotutto lo sai che ama portarsi avanti con largo anticipo – ipotizzò.

- Sì, certo – bofonchiò la ragazza in risposta.

La verità era che entrambi sapevano bene che Edgar era impegnato a passeggiare con una delle sue tante conquiste e che probabilmente tra una cosa e l’altra aveva completamente perso di vista l’orario.

Non era la prima volta che succedeva eppure per qualche strana ragione quella volta era particolarmente infastidita dalla cosa.

Aiden accennò alla porta che si apriva con un tintinnio e lasciava entrare il loro amico.

- Eccolo che arriva. –

In effetti era proprio Edgar quello che stava entrando … lui e la ragazza del periodo.

Cassandra … Cassiopea … Cassidy o come accidenti si chiamava.

Non riusciva a crederci: l’aveva portata con lui.

Aiden parve capire alla perfezione cosa le passava per la testa, perché accolse Edgar con un’aria decisamente sorpresa.

- Ed, non avevo capito che avresti avuto compagnia. –

Se non altro ebbe il buon gusto di mostrarsi imbarazzato mentre si sfilava sciarpa e mantello e li adagiava sullo schienale della sedia accanto a Valerie.

- Le amiche di Calliope sono rimaste da Madama Pié di burro con i loro ragazzi perciò a lei non andava di fare da incomodo. –

Madama Piè di burro … roba da matti pensò Valerie, inarcando un sopracciglio all’indirizzo dell’amico.

Edgar scrollò le spalle come a voler rispondere che lo sapeva ma non era proprio il caso d’infierire con battutine.

- Spero che non sia un problema – proseguì la ragazza con tono zuccherino e sorriso speranzoso.

Probabilmente ce la stava mettendo davvero tutta per riuscire a conquistarli.

Si costrinse a stirare le labbra in un sorriso palesemente forzato.

- Figurati, Calliope, nessun problema. –

- Oh perfetto, comunque puoi chiamarmi Callie. –

Piuttosto la morte.

 

 

 

 

*

 

 

 

Hydra fece capolino nel corridoio che portava alla torre di Grifondoro.

Aveva cercato Nick in biblioteca dopo essere rientrata dalla gita a Hogsmeade, ma madama Pince le aveva detto che entrambi i ragazzi avevano già ultimato la punizione ed erano tornati da poco verso i rispettivi dormitori.

Arrivata a metà del corridoio individuò la chioma bionda in lontananza e affrettò il passo per andargli incontro.

- Nick! –

Lo vide girarsi verso di lei con una lieve sorpresa che si tramutò immediatamente in un sorriso allegro.

- Ehy, non pensavo che fossi già rientrata al castello. –

- Ho preferito tornare un po’ prima rispetto agli altri, non ero dell’umore per divertirmi più di tanto – ammise.

Trascinò nervosamente il piede contro il pavimento in marmo.

- Cosa c’è che non va? – le chiese il ragazzo, accarezzandole una guancia alabastrina.

- Nulla … è solo che mi sento responsabile per la punizione che ti sei preso. –

Si chinò a baciarla dolcemente.

- Non pensarci nemmeno. Ho agito d’impulso e mi sono preso questa bella rottura di punizione, ma se tornassi indietro farei la stessa identica cosa. –

Si lasciò stringere contro di lui, rilassandosi nella sua presa.

- Mi dispiace aver creato questa situazione. –

- Non è stata colpa tua. –

- Non è quello che dice metà scuola. –

- Intendi la metà formata da idioti totali? Che pensassero quello che vogliono. –

Sorrise in modo appena accennato, non del tutto convinta.

La verità era che si sentiva ancora più colpevole perché non sapeva nemmeno lei se considerare l’avvenimento un semplice incidente privo d’importanza o meno.

Fu allora che decise di prendere la decisione che aveva a lungo accantonato in un angolo della sua mente.

- Nick, devo dirti una cosa – mormorò contro la sua spalla, facendo leva con le braccia per allontanarsi e guardarlo dritto negli occhi.

Lo vide diventare improvvisamente molto più serio.

- Di che si tratta? –

- Di noi. Io non so come dirlo per evitare che tu fraintenda, ma non posso più andare avanti così. Non so se quello che provo per te è ancora amore oppure un fortissimo affetto e devo capirlo … non posso trascinare ancora così la situazione, perché non sarebbe giusto né per me né per te. –

- Vediamo se ho capito bene -, ricapitolò con lentezza esasperante, - tu non sai più se mi ami in senso romantico o solo fraterno … quindi cosa vorresti? –

- Una pausa. Credo che un periodo di pausa sia quello di cui ho bisogno per mettere in ordine le idee – concluse.

Adesso che lo diceva a voce alta l’idea le sembrava molto più reale, meno astratta e assurda.

Aveva persino senso.

- E quanto dovrebbe durare questa pausa? –

- Ancora non lo so. Forse qualche settimana, forse qualche mese … potrebbe volerci molto poco o veramente tanto. Ovviamente non mi aspetto che tu resti in sospeso fino a che non avrò una risposta certa; se per te le cose dovessero cambiare potresti dirmelo con assoluta tranquillità … non ti giudicherei. –

Così come sperava che lui non la giudicasse in quel momento.

Non lo disse chiaramente, ma nel tono della sua voce c’era esattamente quella speranza.

- Non credo di poter fare molto per farti cambiare idea -, considerò Nicholas in un mormorio ben diverso dal solito tono alto e deciso, - E quando tornerai da me voglio che tu lo faccia perché ne sarai assolutamente certa … e io ti aspetterò perché non potrei immaginare di fare null’altro. –

Lo abbracciò, alzandosi in punta di piedi per baciargli dolcemente la guancia.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

15 novembre 1973

 

 

 

 

Mentre osservava con aria disgustata il vasetto da riempire con il fertilizzante, Mairéad riportò il discorso sull’argomento che avevano affrontato a colazione e che da una settimana a quella parte ormai era sulla bocca di tutti.

- Quindi, tu che ultimamente sei molto amica di Wilkes, sai con precisione come stanno le cose tra il terzetto più chiacchierato della scuola? –

Ellen allontanò una ciocca bionda con il dorso della mano, cercando di non sporcarsi più di quanto non avessero già fatto nel processo di travaso della pianta.

- Kenneth non si sbilancia mai troppo sugli argomenti personali, ma a quanto pare la pausa di riflessione tra la Black e King non lo ha sorpreso particolarmente. –

- E riguardo alla storia del bacio? È vero che lei lo ha ricambiato? –

Annuì, sistemando meglio le radici.

- Sembrerebbe di sì, ma se sia stato solo istinto o una vera e propria volontà di replica non c’è dato saperlo. –

Uno sbuffo provenne dalle loro spalle.

- Ti serve qualcosa, Rabastan? – chiese Mairéad, inarcando un sopracciglio.

- Un po’ di silenzio e qualche pettegolezzo in meno sarebbe cosa gradita, sembrate Alecto quando fate così. –

Ellen arricciò il naso contrariata.

- Se vuoi arrivare vivo e vegeto al tuo compleanno ti suggerisco di ritirare quello che hai appena detto, Lestrange. –

- Brrrr che paura. –

- Non capisco perché Serenei sia andata alla festa di Halloween con te, non è che le hai lanciato qualche incantesimo? –

- Siete due pazze se pensate seriamente che io vi dica qualcosa -, replicò Rabastan, - e comunque il tempo è quasi scaduto e sono piuttosto certo che la Sprout non intendesse quella roba quando ci ha detto di travasare. –

Mairéad e l’amica riportarono lo sguardo sulla pianta davanti a loro.

Effettivamente era un bel disastro.

L’ennesimo Desolante in Erbologia, poco ma sicuro.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

23 novembre 1973

 

 

 

 

Raelena aprì gli occhi soffocando uno sbadiglio quando il rumore incessante all’interno della loro camera le rese praticamente impossibile continuare a dormire.

- Sto per uccidere chiunque mi abbia svegliato all’alba di sabato mattina – annunciò, allungandosi ad aprire le tende del letto a baldacchino.

Mise lentamente a fuoco le sagome davanti a lei.

C’era Alecto, ancora acciambellata sul suo letto, in compagnia di Serenei, Mairéad ed Ellen.

E fin lì nulla di strano visto che condividevano la stanza.

Ma nell’altro angolo svettava chiaramente la presenza di Rebekah e di Hydra e a qualche passo di distanza c’erano Louisa e Amelia.

- Ma che … -

- Buon compleanno! – esclamarono le ragazze all’unisono.

Impiegò qualche secondo a rendersi conto che in effetti quello era proprio il giorno del suo compleanno … e anche di quello di Hydra, che evidentemente era stata svegliata appena qualche decina di minuti prima di lei dalla medesima allegra combriccola.

- È vero, oggi è il mio compleanno – assaporò con lentezza quelle parole, godendosele.

- Già … e questa è per te – convenne Louisa, porgendole ciò che fino a quel momento aveva nascosto dietro la schiena.

Una gigantesca fetta di Red Velvet con una candelina accesa sopra.

Chiuse gli occhi, soffiandovi sopra per spegnerla.

- Cosa hai desiderato? – le chiese Serenei.

Arricciò le labbra in un sorriso sghembo.

- È un segreto. –

- Secondo me il suo desiderio si è materializzato cinque minuti fa nella Sala Comune di Serpeverde entrando proprio insieme a noi – intervenne Hydra, sorridendo maliziosa.

A quelle parole calciò via le coperte, infilò le pantofole e uscì dalla stanza rapidamente ignorando le risate delle amiche.

Ed infatti eccolo lì Alexander.

Appoggiato al caminetto, intento a chiacchierare con Rabastan e Severus come se fosse perfettamente a suo agio all’interno della Sala Comune di Serpeverde … come se fosse a tutti gli effetti uno di loro.

Lo vide voltarsi verso di lei proprio mentre scendeva l’ultimo gradino, sorridendole come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto.

- Buon compleanno. –

Lo abbracciò, ringraziandolo sottovoce.

- Ho pensato di portarti subito il mio regalo – asserì il Grifondoro, fissandola dritta negli occhi.

- Ah, sì? E di cosa si tratta? –

Si chinò su di lei, ignorando palesemente gli sguardi di tutti i presenti e le catturò le labbra in un lungo bacio.

Un vago rumore di fischi d’approvazione provenne dai compagni di Casa della ragazza e dalle sue amiche, ma lo ignorarono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Finalmente abbiamo la prima ufficializzazione di una coppia all’interno della storia. Ho pensato di inserirla in questo capitolo invece che nel successivo perché nel periodo natalizio non avrò modo di aggiornare perciò ci sentiremo con i prossimi aggiornamenti dal 2 gennaio in poi. Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Alla prossima e auguri di buone feste a tutti!

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 12
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

 

 

 

 

1 dicembre 1973

 

 

 

 

 

- Corri corri corri – sbuffò Serenei, ormai a corto di fiato dopo aver percorso a passo di carica le rampe di scale che li separavano dall’aula di Trasfigurazione.

- Se continuo a correre così finirò con il giocarmi entrambi i polmoni – ansimò per tutta risposta Irfan.

Artemis gli battè una mano sulla spalla, allontanando le ciocche bionde che le erano finite sul volto mentre correvano.  

- Risparmia il fiato, siamo in super ritardo e la McGranitt sicuramente vorrà il nostro scalpo. –

- Esagerate, non è poi così tremenda. –

- Questo perché lei ti adora -, osservò Serenei, - perciò non farebbe mai del male al suo piccolo adorabile Irfan. Io e Artemis non godiamo di altrettanta buona predisposizione da parte sua. –

- Piccolo adorabile Irfan? – ripetè con tono palesemente poco convinto.

- Già, per non parlare poi di quando ti impappini e arrossisci … lì sei di una dolcezza disarmante – confermò Artemis.

Il Corvonero arrossì, distogliendo lo sguardo, e allungò il passo sfidando ogni legge della dinamica.

Parlare con loro gli riusciva tutto sommato abbastanza facile, ma quando si mettevano in luce certi aspetti del suo carattere l’abituale timidezza nei confronti del gentil sesso tornava a farsi sentire prepotentemente.

Entrarono in aula pochi secondi dopo che la porta era stata chiusa, facendosi piccoli piccoli sotto lo sguardo della professoressa e occupando i primi posti che trovarono disponibili.

- Persino Jacob e Dean sono arrivati in orario -, considerò Serenei incredula, - questa volta siamo stati proprio imperdonabili. –

Artemis si voltò verso i due Grifondoro, scarmigliati ma già pronti all’incontro del Club, seduti accanto a un sorridente Aiden.

- Secondo me c’è il suo zampino, non si spiega altrimenti come abbiano fatto in tempo ad arrivare. –

- Sicuramente -, convenne Irfan, - visto che quei due sono puntuali solo quando si parla di Quidditch. –

La McGranitt tossicchiò seccamente, attirando la loro attenzione.

- Stiamo cominciando perciò risparmiatevi le chiacchiere per dopo. –

- Sì, professoressa, scusi – mormorò Irfan all’istante, con un’aria talmente compassata che strappò un accenno di sorriso indulgente alla donna.

- Prendete il libro a pagina 132, leggete l’incantesimo e le sue implicazioni e appuntatevi ogni cosa che non vi è chiara. Ne discuteremo al termine della lettura e poi passeremo alla sua applicazione pratica. –

Mentre leggevano Artemis sentì chiaramente le voci di Jacob e Dean parlare fittamente tra loro degli allenamenti che a quanto sembrava erano stati organizzati per quella sera, lamentandosi degli orari a dir poco disumani che Nicholas aveva messo in atto nell’ultimo periodo.

- Continuo a sostenere che sia andato fuori di testa – asserì Jacob.

Dean annuì seccamente.

- Già, non fa altro che pensare al campionato. A quanto pare le relazioni sentimentali fanno molto male a certa gente. –

- Sapete cos’altro fa molto male? – intervenne la voce di Aiden, palesemente infastidita da tutto quel chiacchierare, - Una bella librata in testa se non state zitti e mi lasciate concentrare. Fate tanto rumore che non riesco nemmeno a pensare. –

I due compagni ridacchiarono piano, ma assecondarono la richiesta dell’amico.

Dopotutto Aiden McCartney non minacciava mai a vuoto.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Louisa fissò in cagnesco il foglio di pergamena davanti a lei.

Continuava a non capire minimamente l’importanza che poteva avere quella materia.

Insomma, conoscere asteroidi, costellazioni e pianeti in quale modo avrebbe mai potuto influire sulla sua vita?

- Ti serve una mano? –

Alzò lo sguardo, incrociando le iridi chiare di William.

- Più che una mano ci vorrebbe un miracolo … oppure potrei buttarmi dalla torre d’Astronomia e risolvere per sempre i miei problemi con la Sinistra – replicò.

- Come siamo melodrammatici. Non può essere così difficile, coraggio lasciami dare un’occhiata. –

Prese posto sulla sedia accanto alla sua, chinandosi a sua volta a osservare le mappe astrali.

- L’ordine dei pianeti è sbagliato, ci credo che non ti ritrovi con le spiegazioni della Sinistra -, considerò cancellando i numeri che aveva apposto e posizionando i nuovi, - Ecco fatto, prova così. –

- E questo qui? –

- Quello è un asteroide non un pianeta. –

- Ah … immagino che adesso le cose abbiano vagamente senso – riconobbe.

- Decisamente. Cos’altro non hai capito? –

- Praticamente tutto. –

- D’accordo … torno subito. –

Si alzò, facendo per allontanarsi.

- Dove stai andando? Sono un caso così disperato da mettere in fuga persino te? – ironizzò.

- No, ma se dobbiamo ripetere tutto il programma di Astronomia fatto finora mi ci vorranno un po’ di provviste. –

- E magari anche una di quelle paste al limone sgraffignate dalle cucine? – chiese speranzosa.

- Ovviamente. –

Sorrise vedendolo allontanarsi.

A quanto pareva lei e William White viaggiavano sulla stessa lunghezza d’onda.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

16 dicembre 1973

 

 

 

 

- Dici che sarebbe molto grave se la uccidessi nel sonno? – domandò Ellen, mentre sorseggiava distrattamente del the e osservava con aria omicida Alecto Carrow dall’altro lato del tavolo.

Quella mattina erano state svegliate praticamente all’alba dalle urla della ragazza che entrando nel bagno del dormitorio aveva visto un ragno poco sopra lo specchio.

E dire che a suo giudizio Alecto Carrow era tranquillamente assimilabile a una tarantola perciò avere paura di un suo simile era a dir poco privo di senso.

- Non saprei -, considerò Mairéad, - immagino dipenda se ti importi o meno di finire ad Azkaban per tutta la vita per il suo omicidio. –

- Già … dovrei valutare attentamente la cosa. –

- Oppure potremmo testimoniare la tua innocenza e la tua assoluta estraneità ai fatti – intervenne Kenneth, che da un po’ a quella parte aveva preso a consumare i pasti in loro compagnia.

- Anche quella potrebbe essere un’idea – convenne Mairéad.

Ellen tamburellò pensierosamente sulle labbra continuando a osservare la compagna di Casa.

- Effettivamente l’idea mi tenta parecchio. –

- Però c’è anche da considerare che Natale si sta avvicinando perciò avresti una scusa per saltare la cena di Lumacorno. –

Kenneth emise un gemito.

- Perché me lo hai ricordato? Il mio cervello ci ha messo giorni a rimuovere l’idea. –

La riccia lo guardò con aria divertita.

- Ma come, sei uno dei suoi cocchetti preferiti. –

- E mai disgrazia fu più grande – affermò con serietà.

Quasi le loro parole lo avessero evocato, Lumacorno marciò risolutamente verso il tavolo verde argento e si fermò proprio di fronte a loro.

- Miei cari ragazzi, avete ricevuto il mio invito? –

- Naturalmente, professore – replicò all’istante Kenneth, cambiando immediatamente tono e sorridendo amabilmente.

- E posso contare sulla vostra presenza? –

- Certo. –

- Magnifico, veramente magnificò –, tubò, - Allora vi lascio alla vostra colazione, non fate tardi a lezione. –

Quando si fu allontanato Ellen lo guardò scuotendo la testa.

- Che c’è? –

- Devo dire che è quasi inquietante il modo in cui cambi modo di fare quando il tricheco è nei paraggi. –

Kenneth si strinse nelle spalle.

- Puro e semplice istinto di sopravvivenza mia cara, dopotutto siamo Serpeverde. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Qualcuna di voi ha la minima idea di cosa scriverà nella prova di valutazione di metà corso con Ruf? – domandò Amelia, mentre camminavano a passo lento verso l’aula di Storia della magia neanche fossero condannate a morte che avanzavano verso il patibolo.

- È una domanda retorica, vero? – replicò Rebekah.

- No, parlo seriamente. Avete studiato? –

La bionda Corvonero si voltò verso Hydra e Serenei, sgranando gli occhi.

- Spiegatele che non ho la minima idea di quello di cui sta parlando, vi prego. –

- Beks, tu non hai la minima idea di ciò a cui stiamo andando incontro? – chiese Serenei, a metà tra l’incredulo e il divertito.

- Io non ho mai aperto il libro di Storia della magia da circa … sempre. –

La rossa Serpeverde scambiò un’occhiata con Hydra che si limitò a stringersi nelle spalle come a dire di lasciar perdere perché era a dir poco un caso senza speranze.

- E come pensi di superare la prova? – domandò allora Amelia.

- Improvvisando … oppure facendo gli occhi dolci a qualcuno finchè non mi faranno copiare, insomma in qualche modo me la caverò. –

- E io continuo sempre più a chiedermi come hai fatto a prendere un G.U.F.O. –

- E soprattutto perché continua a seguirla – aggiunse Hydra.

Rebekah inarcò un sopracciglio, eloquente.

- Non è evidente? –

Le tre ragazze scossero il capo replicando all’unisono: - Per nulla. –

- Per fare la consulente degli Spezzaincantesimi è richiesto un M.A.G.O nella materia … e tra gli Spezzaincantesimi c’è notoriamente una grandissima percentuale di gran bei ragazzi perciò io devo assolutamente lavorare a contatto con loro – concluse.

- Oh, sì adesso la cosa ha perfettamente senso – ironizzò Hydra.

- Lieta che tu capisca. –

Scoppiarono a ridere, entrando in aula ancora in preda all’ilarità e ignorando palesemente gli sguardi sconcertati dei loro compagni.

Se non altro Rebekah era sempre capace di risollevare l’umore generale.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

22 dicembre 1973

 

 

 

 

Mentre aspettavano Nicholas fuori dal dormitorio di Grifondoro Edgar sbiancò e cercò di addossarsi più che poteva contro la colonna vicino al passaggio segreto che conduceva alla torre.

Guardandolo perplessa, Valerie spostò poi lo sguardo verso il corridoio.

Dalla direzione opposta alla loro proveniva un gruppetto di ragazze tra le quali faceva la sua comparsa Calliope “Chiamami Callie” Davies.

- L’ultima volta le stavi mangiando la faccia, perché adesso ti nascondi? –

- Perché è diventata di un appiccicoso insostenibile così ho dovuto mollarla … e non è che l’abbia presa troppo bene. –

- Strano, non succede praticamente mai – ironizzò.

- Lo sai che non me la cavo per niente bene con le ragazze in lacrime. Non so mai cosa dire quando si mettono a fare le fontane umane. –

- Il più delle volte basta stare zitti e dare qualche colpetto incoraggiante. Non è che ci voglia un M.A.G.O. –

- Già, ma sono comunque a disagio. Menomale che tu non piangi mai, è una delle cose meravigliose che ti caratterizzano. –

Valerie tentennò per qualche secondo, non sapendo bene come interpretare quel commento che era a metà strada tra il più imbranato dei complimenti e una semplice constatazione.

- Comunque sia ti ha visto, quindi nasconderti non servirà a nulla. –

- Magnifico, proprio magnifico –, sospirò quando Calliope incrociò il suo sguardo e gli allegri occhioni verdi si velarono di lacrime, - Giuro che se diventa di nuovo una fontana scappo via. –

Sentendo lo sguardo della ragazza vagare da Edgar a lei, Valerie provò una sensazione di disagio. Tutti a Hogwarts sapevano della loro amicizia, ma dal modo in cui Calliope li guardava sembrava quasi che lei fosse il terzo incomodo che si era messa in mezzo e aveva rovinato la sua idilliaca storia d’amore.

Finalmente una delle amiche di Calliope la prese sottobraccio e, dopo averli folgorati con un’occhiata indignata, la portò via con sé.

- Bene, devo dire che è stato decisamente imbarazzante. –

- Decisamente -, convenne Edgar, - Ah, ecco che arriva Nick. –

Il Capitano di Grifondoro era infatti appena uscito dal ritratto della Signora Grassa e li guardava con aria incuriosita.

- Come mai quelle facce? –

- Abbiamo avuto un piccolo faccia a faccia con Calliope e le sue amiche. –

- Wow. –

- Già … wow riassume bene la situazione – convenne Valerie, prendendo sottobraccio entrambi, - e in vista della cena di Lumacorno, nonché dopo questa traumatica esperienza, credo proprio che voi due mi dobbiate una merenda decisamente sostanziosa. –

Edgar le rivolse un sorrisetto divertito.

- Ma come, la perfetta Caposcuola vuole intrufolarsi nelle cucine? –

- Assolutamente, Bones, perciò datti una mossa o la prossima volta ti lascerò in balia dell’ex di turno. –

- Non oseresti mai. –

- Vuoi mettermi alla prova? –

No, decisamente non voleva.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Kara osservò la gigantesca stanza che Lumacorno aveva attrezzato per la festa di Natale. Non essendo mai stata un membro del Lumaclub non aveva alcuna idea di ciò a cui sarebbe andata incontro, ma Fleamont le aveva assicurato che una cena reale avrebbe avuto molte meno formalità di quella.

Ed effettivamente a giudicare dal numero di invitati il suo ex professore si era davvero dato da fare.

- Ho appena visto Azalea ed Ethan –, le annunciò Fleamont, - li andiamo a salutare? –

Annuì, prendendolo per mano e lasciandosi guidare in mezzo a quel marasma di gente.

Ethan era vicino a una ragazza dai lunghi capelli biondi ed era tutto preso dai racconti sul campionato di Quidditch e su come stava andando.

Alzò lo sguardo quando vide Fleamont e Kara e si aprì in un sorriso.

- Ragazzi, è passata una vita! –

- Sei tu quello che fa il girovago, Et. –

- A proposito … questa è mia figlia, Louisa. È all’ultimo anno in Tassorosso. –

Scambiarono una stretta di mano e Fleamont chiese, incuriosito: - E tuo figlio? –

- Per lui niente Lumaclub, sembra che almeno uno in famiglia se la sia scampata. –

- A quanto posso vedere è stato decisamente fortunato. Dimmi, Louisa, è sempre così? – domandò Kara, rivolgendosi gentilmente alla ragazza.

La Tassorosso ridacchiò.

- Oh, mi creda signora Potter, è moooolto peggio di così. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Quella lì non è tua madre? – chiese Valerie, indicando i signori Bones che chiacchieravano con il professor Lumacorno.

L’espressione sul volto di Devon Bones era inequivocabile e sembrava implorare silenziosamente qualcuno affinchè arrivasse lì e lo portasse via da quel supplizio.

- Già, non sembra che mio padre si stia divertendo molto. –

- E allora andiamo a salvarli – propose allegramente, prendendolo sottobraccio.

- Dritti nella tana del lupo – sospirò, ma si lasciò guidare dall’amica.

- Signori Bones, è sempre un piacere vedervi – esclamò Valerie, interrompendo la conversazione e distraendo Lumacorno quanto bastava da permettere ai coniugi di sgattaiolare via.

Devon le rivolse un sorriso riconoscente.

- Ti sarò debitore a vita, momenti come questo mi ricordano perché non facevo parte del Lumaclub. –

Laura scosse il capo ridendo.

- Esagerato, c’erano anche dei momenti divertenti. –

- Dimmene uno – la sfidò.

- Per esempio la volta in cui si ruppe la sedia su cui era seduto Lumacorno. Fece una gran bella caduta. –

- Già, quella era una scena che avrei pagato per vedere –, riconobbe, - A proposito Ed, perché quella ragazza laggiù ti guarda male? –

Calliope Davies era infatti chissà come riuscita ad accalappiare un membro del Lumaclub disposto a invitarla a tempo di record e adesso stava dall’altra parte della sala a fissarlo oltraggiata.

- Nulla di grave, è solo una ragazza con cui sono uscito per un po’ che non ha preso bene la rottura. –

Sua madre incrociò lo sguardo con il suo e disse con tono severo: - Spero che tu sia stato un gentiluomo perlomeno. –

Edgar sgranò gli occhi, voltandosi verso Valerie.

- Non lo sono sempre? –

- Più o meno. –

La signora Bones scrollò le spalle.

- Non so proprio come faccia a sopportarti Valerie. –

- A volte me lo chiedo anche io – convenne la bionda.

Edgar fece per replicare, ma Devon scosse impercettibilmente il capo.

Quando le donne si coalizzavano non serviva a nulla opporre resistenza e ogni tentativo di difesa era vano.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Tu sei proprio sicura che tuo padre non mi farà a pezzi, vero? –

Raelena annuì, continuando a tenerlo per mano e a trascinarlo verso i suoi genitori.

- Per l’ennesima volta, sì Alex. Mio padre è un pezzo di pane. –

Il rampollo di casa Greengrass inarcò un sopracciglio studiando il profilo aristocratico e impeccabile del signor Lestrange e della sua bellissima consorte.

Francamente Renford Lestrange sembrava tutto fuorchè un pezzo di pane.

- E poi lo conosci già. –

- L’ho incontrato durante delle cene formali a casa di gente pomposa durante le quali siamo a malapena stati presentati e, cosa ancora più importante, all’epoca non stavo insieme a sua figlia. Rabastan dice che sei la sua preferita. –

- Rab e Rod sono solo gelosi -, replicò, - perché se fossi nata uomo sarei stata l’erede ideale per nostro padre perciò non farti condizionare da quello che dicono loro. –

- Questo sì che mi consola – gemette, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro perché il signor Lestrange li aveva visti e li stava osservando con le profonde iridi blu cobalto.

- Lena – asserì, spalancando le braccia e permettendo alla figlia di mezzo di abbracciarlo con vigore.

- Papà, mi sei mancato tantissimo. –

Rabastan, a qualche passo dai genitori, storse il naso in una comica espressione di disgusto davanti a quella sdolcinatezza e ad Alexander ci volle ogni oncia del suo autocontrollo per non mostrarsi divertito.

Quando i due si separarono dall’abbraccio, Renford osservò il ragazzo davanti a lui dalla testa ai piedi con espressione pensierosa.

- Papà, ti presento Alexander … Alex, adesso conosci ufficialmente mio padre. –

- È un piacere conoscerla, signor Lestrange. –

- Anche per me, ragazzo. –

Renford gli strinse la mano, attirandolo a sé quanto bastava per sussurrare a bassa voce.

- La sala delle torture al Manor è ormai in disuso, ma non dovrebbe volerci molto a rimetterla in sesto … Tienilo presente nel caso ti passasse per la testa di rendere mia figlia meno che tremendamente felice. –

Alexander annuì mentre la bottarella nelle costole ricevuta dalla moglie portava Renford ad atteggiare le labbra in un lieve sorriso.

Impossibile capire se il suo fosse solo uno scherzo o una nient’affatto velata minaccia.

Probabilmente una via di mezzo tra le due, ma lui di sicuro non aveva alcuna intenzione di lasciarsi intimorire.

- Non lo farei mai, signore. –

Parve soddisfatto da quello che vide fissandolo negli occhi perché gli battè una mano sulla spalla e non aggiunse altro.

Almeno per il momento il confronto era terminato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come saprà chi ha letto o ha partecipato a “Hogwarts 1944” gli ex alunni che compaiono nella cena di Natale di Lumacorno altri non sono che i membri del Lumaclub della precedente generazione. Ho pensato di inserirli perché sono tra gli OC ai quali sono più legata e non sono minimamente pronta a lasciarli andare e per dare modo anche a chi non li conosce di avere un quadro su come sono i genitori degli OC protagonisti di questa storia. Inoltre come avrete capito dalle date comparse in questo capitolo siamo ormai prossimi alle vacanze di Natale perciò chiederei a tutti voi di rispondere a due domande:

- Il vostro OC tornerà a casa o resterà a scuola per le vacanze?

- Ha dei programmi precisi o c’è qualcosa in particolare che vorreste che facesse durante il Natale?

Come sempre prima mi arrivano le risposte e prima giungerà il prossimo capitolo.

Inoltre concludo con una mia piccola curiosità: eventualmente sareste interessati a una terza parte della storia sottoforma di prequel (per capirci sarebbe ambientata nel 1926 e avrebbe come protagonisti i nonni dei vari OC)?

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 13
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

 

 

 

 

 

23 dicembre 1973

 

 

 

 

- Sicure di non voler tornare a casa quest’anno? – domandò Raelena mentre finiva di sistemare le cose nel baule e lo richiudeva con un colpo secco.

Mairéad annuì, sdraiata con tutta comodità tra le coltri verde argento, - Puoi scommetterci. Io ed Ellen ci godremo la pace e la tranquillità del nostro dormitorio una volta ogni tanto. –

- E la mancanza di Alecto Carrow a infestare la Sala Comune con la sua presenza – aggiunse Ellen, facendo capolino da dietro la porta del bagno, intenta a sistemare meglio che poteva le onde bionde.

- Ci dispiacerà solo per l’assenza di voi due – aggiunse la riccia, sorridendo all’indirizzo di Raelena e Serenei, - Ma devo ammettere che se penso a tutte le cene tra Purosangue ingessati a cui andrete incontro forse converrebbe anche a voi rimanere al castello. –

- Oh, su questo puoi giurarci, anche perché ho da poco scoperto che a quanto pare il caro Rabastan ha passato il tempo a invitarmi per uno scopo ben preciso – convenne Serenei, la fronte aggrottata e l’espressione omicida nelle iridi chiare.

- E sarebbe … a parte portarti a letto, intendo – chiarì Ellen, facendole ridacchiare tutte mentre Serenei avvampava e sgranava gli occhi.

- Ellen! –

- Che c’è, è un ragazzo, lo sanno tutti che per la maggior parte del tempo pensano a quello. –

Raelena si mise le mani sulle orecchie, scuotendo la testa.

- Non sento, non sento, non sento! State parlando di mio fratello dopotutto e immaginarlo mentre ha a che fare con il sesso è decisamente strano. –

- Sarebbe, indipendentemente dalle insinuazioni della nostra biondina, che sta cercando di spingere verso un contratto matrimoniale. –

- Evitando così la prospettiva di Alecto o, Salazar non volesse, di Melissa Yakley … chi l’avrebbe mai detto che mio fratello fosse un fine stratega – considerò Raelena, suo malgrado impressionata dalle capacità machiavelliche di Rabastan.

E dire che lei aveva sempre pensato che quello intelligente tra i due fosse Rodolphus.

- Perciò il piano per queste vacanze è mandare a monte la prospettiva di diventare la futura signora Lestrange? –

- Esattamente. –

- E hai già in mente come fare? – chiese Mairéad, sorridendo divertita.

- Ovviamente. Sarò così assolutamente deliziosa che Rabastan preferirà correre dalla Yakley piuttosto che rischiare di passare la vita con una moglie assillante. –

Ridendo finirono di preparare le loro cose e quando giunse il momento dei saluti si coinvolsero le une con le altre in un gigantesco abbraccio collettivo e assolutamente mozzafiato.

- Ricordatevi di scriverci per raccontarci tutto quello che succede in questa settimana. –

- Sarà fatto e voi cercate di non far saltare in aria il dormitorio. –

Ellen ammiccò. – Ci metteremo d’impegno per limitare i danni, ma non promettiamo nulla. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Alexander abbracciò la cugina, dandole un buffetto sulla guancia che la fece sorridere.

- Sicura di voler rimanere qui, Lux? – chiese, utilizzando il suo secondo nome.

- Punto primo ti ho già detto che non sopporto quando mi chiami in quel modo e, punto secondo, non ho nessuna intenzione di passare una settimana sotto i riflettori per sentirmi dire quanto sono inadeguata e quanto dovrei prendere spunto da te. –

- Già, effettivamente sono proprio perfetto – scherzò.

- Certo, continua pure a crederci -, gli fece la linguaccia, - e adesso “mr perfettino” sbrigati o finirai con il perdere il treno e rimanere incastrato qui per le vacanze anche tu. –

Dopo l’ennesimo abbraccio si separarono e il ragazzo accennò al suo compagno di Casa che attendeva leggermente in disparte.

- Credo che ci sia qualcuno che sta aspettando di salutarti. –

Seguì lo sguardo del cugino, sorpresa nel trovare Dean appoggiato alla colonna con un sorrisetto imbarazzato sul volto.

Incrociò il suo sguardo e le sorrise facendo per avvicinarsi proprio mentre Alexander si allontanava per raggiungere Nicholas e il resto del gruppo ormai in partenza.

- Manca poco alla partenza – osservò la Corvonero.

- Già, ma Alex mi ha detto che saresti rimasta qui e volevo augurarti Buon Natale prima di partire … se dovessi sentirti sola sappi che puoi scrivermi in qualsiasi momento e, se non ti da fastidio, io potrei fare altrettanto. –

Soppesò le sue parole prima di annuire con un bel sorriso.

- Certo, mi farebbe piacere, buone vacanze anche a te Dean – replicò, alzandosi in punta di piedi per scoccargli un bacio sulla guancia e poi allontanarsi velocemente per raggiungere i Corvonero che si sarebbero trattenuti a Hogwarts.

All’improvviso non sentiva quasi più così tanto il bisogno di tornare a casa pensò il giovane Grifondoro mentre, consapevole di sorridere in modo fin troppo eccessivo, allungava il passo per non rischiare di perdere il treno.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

24 dicembre 1973

 

 

 

 

 

 

Valerie aprì la porta della sua camera di scatto, affacciandosi sul pianerottolo e lanciando occhiate omicida attorno a lei.

Se riusciva a mettere le mani su Marlene quella volta si sarebbero ritrovati con un componente in meno in modo a dir poco definitivo.

- Marlene, dove accidenti ti sei cacciata?! –

Il rumore della chiave che girava all’interno della porta del bagno le annunciò che quella piccola peste di sua sorella si era rintanata lì dentro.

Battè con forza contro la porta.

- Apri, Marlene, e ridammi immediatamente il mio maglione! –

- Sta meglio a me che a te – replicò per tutta risposta quella piccola impertinente.

- Ma se ti sta palesemente troppo grande. –

- Resta il fatto che sia decisamente il mio colore. –

- Marlene, ti avviso … -

La porta della camera di Graham si aprì a mostrare il fratello maggiore che scuoteva la testa incredulo.

- Sono tornato a casa per le vacanze, ma vedo che le cose non cambiano mai anche se passano gli anni. –

- Cambieranno presto quando saremo soltanto io, te e Samuel oltre ai nostri genitori. –

Graham si fece avanti, muovendo la bacchetta verso la serratura e facendola scattare.

- Coraggio, Marlene, esci di qui e restituisci a Valerie il suo maglione. Manca poco all’ora della cena e la mamma si arrabbierà se non scendiamo per tempo a darle una mano. –

- D’accordo, ma in cambio non voglio essere io a stare seduta vicino allo zio Malocchio … quel suo occhio mi inquieta tremendamente. –

Graham e Valerie si scambiarono un’occhiata d’intesa.

- Se ti occupi di apparecchiare allora ci siederemo noi vicini allo zio Alastor – confermò Graham.

- Affare fatto. Vado subito! –

Mollò il maglione tra le mani di Valerie e corse giù per le scale in una sventagliata profumata che fece capire alla sorella maggiore che oltre al maglione aveva utilizzato anche il suo shampoo.

Ah, che Godric le desse la pazienza.

- Graham il pacificatore, hai delle doti da negoziatore non indifferenti, perché di tanto in tanto non fai anche un salto a Hogwarts? – scherzò Valerie.

- Forse dovrei così potrei tenere alla larga tutti i ragazzi che vi girano intorno. –

- Devi essere più informato di me al riguardo, perché per quanto ne so io non è che abbia proprio la fila fuori dal dormitorio. –

Graham le rivolse un’occhiata penetrante.

- E di Edgar Bones che mi dici? –

- Che siamo amici. –

- Ancora solo amici? –

Roteò gli occhi al cielo. – È quello che ti ho appena detto, Graham. –

Alzò le mani in segno di resa.

- D’accordo, ma quando le cose cambieranno mi prometti che me lo dirai vero? Immagino che dovrò fargli un discorsetto su come la mia sorellina preferita merita di essere trattata. –

- Se per assurdo dovesse mai succedere sarai il primo a saperlo – confermò.

- Bene. Adesso sbrighiamoci o per cena la mamma servirà noi al posto dell’arrosto. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Hai l’aria di chi si sta godendo ogni briciolo di questa passeggiata – considerò William mentre camminava lungo le vie della Londra Babbana in compagnia di Irfan.

- Certo, è bello essere riuscito a sfuggire alle pressioni dei parenti che vogliono incastrarmi come baby sitter anche se solo per mezza giornata. E poi mio padre ha il turno di chiusura al museo e andarlo a trovare lì è un po’ una sorta di tradizione annuale -, replicò indicando l’ingresso del British Museum, - Eccolo lì, tu non c’eri mai stato prima vero? –

Scosse il capo, sorridendo divertito al pensiero di ciò che avrebbero detto i suoi genitori sapendo che si trovava nella Londra Babbana e per di più in procinto di mischiarsi con decine di loro per studiarne la cultura.

- Mai -, confermò, - e sono assolutamente curioso di scoprire tutto quello che c’è da sapere a riguardo. –

- È un po’ troppo grande per girarlo tutto oggi -, lo avvisò, - ma se dovesse piacerti potremmo tornarci prima di rientrare a scuola e visitare tutte le altre ale. –

- Ottima idea, tutto purchè stia alla larga dai miei. –

- Le cose non vanno ancora bene? –

- Per nulla. Lo sai come sono fatti, hanno tutta una loro idea di come dovrebbe essere un erede Purosangue e quelle idiozie a cui non sono disposto a sottostare. –

Irfan annuì.

Certe volte le famiglie dei suoi compagni di scuola erano davvero incasinate in modo assurdo.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

I King presero posto non appena tutti i Bones si furono accuratamente sistemati al loro posto e altrettanto aveva fatto il ramo della famiglia appartenente a Jonathan Burke e consorte.

Nimue sedette vicino a Benjamin, sorridendogli radiosa quando lui le riempì il bicchiere con un gesto cavalleresco che non sfuggì minimamente allo zio della ragazza.

Jonathan Burke, collega di Devon Bones e Stephen King da anni ormai, sorrise all’indirizzo della moglie.

- Sembra proprio che nostra nipote abbia un perfetto cavaliere servente. –

Alya bofonchiò una risposta che suonava come un “non mettere in imbarazzo i ragazzi” e si mise a sistemare meglio il vestito di Arianne dal momento che sua figlia sembrava pensare che fosse sufficientemente caldo per attorcigliarlo attorno alle gambe.

Ah, i bambini di quell’età sapevano essere così impegnativi.

- Allora, ragazzi, che piani avete per Capodanno? –

Rebekah sorrise maliziosa.

- Amelia ha ricevuto un invito da Jacob Prince. –

Sentendo su di sé lo sguardo incuriosito di Devon, la ragazza arrossì violentemente e prese a giocherellare nervosamente con la forchetta.

- Non ha invitato solo me -, chiarì, - ma tutti quanti. Sarà a casa di suo padre e altrimenti si annoierebbe a morte. Vero Nick, Ed? –

Il fratello e l’amico annuirono.

- Sì, non sarà una cosa eccessiva, ma Jacob ci ha pregato di risollevare almeno un po’ il ricevimento che ha in programma il padre. –

- Bene. E per il resto va tutto bene … con Hydra? –

Edgar tossicchiò vistosamente, facendo capire al padre che aveva scelto proprio la domanda più sbagliata.

- Io e Hydra non stiamo più insieme, zio Devon. –

- Oh, non ne avevo idea … -

Il silenzio imbarazzante sceso sulla tavolata venne stemperato dalla voce fin troppo forzatamente allegra di Drusilla che si alzò in piedi e afferrò i piatti.

- Il momento del secondo, vado a prenderlo! –

- Ma io sto ancora finendo - bofonchiò Stephen, ricevendo un’occhiataccia.

- Avresti potuto mangiare più rapidamente. Adesso servo il secondo. –

- Vengo a darti una mano – asserì Laura mentre Alya si alzava nello stesso momento con il medesimo pretesto.

I tre uomini rimasti si scambiarono occhiate decisamente perplesse per poi voltarsi verso i rispettivi figli.

- Ragazzi se non siete abbastanza forti psicologicamente non sposatevi mai. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

25 dicembre 1973

 

 

 

 

Alexander osservò la tavolata al completo dei Lestrange e dei Black che nell’ultimo periodo avevano preso a festeggiare insieme ogni ricorrenza visto che di lì a qualche mese ci sarebbe stato il matrimonio di Bellatrix e Rodolphus. Per non parlare poi di quello che si sarebbe tenuto in estate tra Narcissa e Lucius, motivo per il quale in quell’occasione si erano uniti a loro anche i Malfoy.

Narcissa sedeva composta e mangiava piccoli bocconi con un’eleganza degna di una regina mentre Lucius la guardava con una scintilla d’adorazione nello sguardo e al contempo prestava ascolto alle parole che la futura cognata stava proferendo.

Bellatrix infatti aveva intavolato un vero e proprio soliloquio circa la disastrosa condizione del ministero della magia e della formazione sempre più scadente fornita da Hogwarts.

- Se solo avessimo abbastanza appoggio le cose cambierebbero per il meglio – concluse, le iridi che luccicavano animate da una smania bramosa vagamente inquietante.

- Tu cosa ne pensi, Alexander? – domandò d’un tratto Renford, catalizzando l’attenzione generale su di sé.

Prese un respiro profondo, riordinando le idee.

- Sinceramente non ci ho ancora pensato seriamente, signore. Tuttavia immagino che ci sia della verità in ciò che dice Bellatrix, le cose potrebbero davvero migliorare … ma una previsione a lungo termine è impossibile da fare senza rischiare di cadere in errore. –

Renford annuì, allungandosi ad afferrare la costosa bottiglia di vino elfico e se ne versò dell’altro.

- Ancora un po’, Alexander? –

- Solo un goccio, signore, non vorrei esagerare. –

- Ma immagino la tua famiglia condivida il pensiero alla base della Causa – insistè Bellatrix, riportando il discorso sul terreno che le interessava.

- Indubbiamente. –

Sorrise sorniona, decisamente soddisfatta da quelle parole, e tornò ad adagiarsi contro l’alto schienale della sedia.

Raelena si schiarì la gola, lanciando un’occhiata poco cordiale alla cognata, - Potremmo lasciar perdere l’argomento e passare ad altro, per favore? –

Rodolphus fece per replicare, ma Alphard Black prese la parola: - Sono d’accordo con Raelena, ci sono dei bambini al tavolo e non credo sia il momento di affrontare certi argomenti. –

Sirius e Regulus parvero non essere contenti dell’essere appellati come bambini, ma adoravano troppo lo zio Alphard per obiettare.

Così il discorso si spostò immediatamente in tema Quidditch.

- La vostra prossima partita è contro Grifondoro, vero cugina? –

Hydra annuì, ben sapendo dove volesse andare a parare Bellatrix.

- Deve essere strano giocare contro il tuo fidanzatino. –

- Io e Nicholas non stiamo più insieme. –

- Finalmente una buona notizia – mormorò Rodolphus, venendo folgorato da un’occhiataccia del padre e ricevendo un calcio sotto il tavolo da Raelena.

- Abbiamo preso una pausa per capire cosa vogliamo dalla vita – continuò, con uno stoicismo che Raelena le ammirò, fingendo che nessuno avesse aperto bocca. – Perciò c’è un po’ d’imbarazzo ma le cose torneranno alla normalità prima o poi. –

Persino Bellatrix parve non sapere bene come reagire perché tacque e la conversazione morì definitivamente, riprendendo solo quando arrivarono al dolce e alla questione dell’abito che avrebbero indossato lei e la sorella ai rispettivi matrimoni.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

31 dicembre 1973

 

 

 

 

- Scegli qualcosa e facciamola finita – sbuffò Aiden, mentre percorrevano per l’ennesima volta la strada davanti alle vetrine di ninnoli e gioielli di Diagon Alley.

- Più facile a dirsi che a farsi –, sbuffò Dean, - dal momento che non ho la minima idea di cosa potrebbe piacere ad Artemis. Voglio che sia un regalo perfetto. –

- E allora chiedi a Nimue, dopotutto sono migliori amiche. –

Come folgorato dall’idea, Dean annuì convinto.

- Giusto, non ci avevo pensato, torno subito! –

Corse verso la pasticceria dove avevano lasciato Nimue e Benjamin, fermandosi appena in tempo perché a quanto sembrava i due ragazzi avevano perso ogni interesse per i dolci e si stavano baciando dolcemente seduti al tavolino esterno del locale.

Fece marcia indietro, tornando da un Aiden decisamente perplesso.

- Allora, già di ritorno? –

- Sembra che abbiano finalmente deciso di passare al passo successivo, non disturbiamoli. Continueremo a cercare noi. –

Aiden alzò gli occhi al cielo.

- Fantastico, ma se non ci diamo una mossa Jacob ci ucciderà. –

- Arriveremo in tempo, parola mia. –

Sì, proprio come arrivavano in tempo alle lezioni e agli incontri del Club di Trasfigurazione.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Mentre gli ospiti facevano il loro ingresso all’interno del salone Jacob individuò all’istante un paio di persone che non figuravano decisamente tra i suoi invitati.

- Louisa, mi spieghi cosa accidenti ci fanno Kenneth Wilkes, Raelena Lestrange e Hydra Black qui? –

- Semplice, li ho invitati io. Credevi davvero che avrei accettato di trascorrere tutta la sera in balia dei tuoi amici? – replicò imperturbabile.

- E nostro padre te l’ha permesso? –

- Certo dal momento che gli ho fatto notare che se non mi avesse accontentato avrei trascorso le vacanze con la mamma. –

Jacob sbuffò.

Raelena Lestrange era un conto, sebbene non approvasse che sua sorella frequentasse un membro di quella famiglia, ma come accidenti spiegava a Nicholas la presenza della sua ex e della sua nemesi per eccellenza?

Come se gli avesse letto nel pensiero, Louisa gli rivolse un’ultima occhiata prima di dirigersi verso gli amici.

- Vado a fare gli onori di casa, tu cerca di non roderti troppo il fegato, fratellino. –

Già, avrebbe fatto meglio a cominciare a preoccuparsi di arrivare all’anno nuovo tutto intero.

Cercò all’istante Nicholas, trovandolo seduto su uno dei divani e intento a chiacchierare con Edgar e Valerie.

Si avvicinò loro con un’aria da cane bastonato che attirò immediatamente l’attenzione.

- Che succede Jacob? –

- Ecco … mia sorella ha invitato delle persone che probabilmente a Nick non farà piacere vedere. –

Il Grifondoro puntò immediatamente lo sguardo verso l’ingresso, irrigidendosi visibilmente.

- Wilkes? –

- Già … lui, la Lestrange e Hydra – concluse con tono mortificato.

Ci mise qualche secondo a recuperare il controllo, ma poi scrollò le spalle.

- D’accordo, immagino che ormai il danno sia fatto, ma avrò bisogno di molto più alcool di questo per arrivare a fine serata. –

 

 

 

*

 

 

 

 

Era quasi la mezzanotte quando Hydra riuscì a svicolare dalle chiacchiere e dalle attenzioni generali per intrufolarsi sul balcone che affacciava sul giardino.

Era miracolosamente deserto e accarezzato dall’unica fonte di luce dei raggi lunari.

Appoggiò le mani alla balaustra, osservando come il riflesso argenteo facesse scintillare la neve fresca che si era depositata sul manto erboso.

L’inverno era sempre stato il suo periodo preferito, le vacanze di Natale in particolare.

D’un tratto udì un rumore di passi e una giacca che le veniva adagiata sulle spalle lasciate scoperte dall’abito argentato.

Alzò lo sguardo incontrando due iridi blu che la fissavano.

- Starai congelando, la temperatura sta calando bruscamente. –

Vide che Kenneth era rimasto in camicia.

- E tu non senti freddo? –

- Sto bene -, replicò, - e tu come stai … e non intendo riferirmi alla temperatura – chiarì.

- Immagino che sia complicato, ma non necessariamente in senso negativo. Nell’ultimo mese ho avuto modo di concentrarmi su di me, di cercare di capire cosa voglio e quali sono le mie priorità … e lì fuori c’è una guerra, la gente muore, Ken. –

- La gente morirà sempre, gli esseri umani sono nati per fare la guerra, è la loro natura e lo stato di sangue non c’entra nulla. –

Annuì.

Era vero.

Prima Grindelwald.

Adesso Voldemort.

Sembrava che gli ideali cambiassero ma le sorti del mondo magico fossero sempre le medesime.

- Forse non è il momento migliore per chiedertelo, ma non credo ce ne sarà mai uno perciò tanto vale che lo faccia subito -, disse d’un tratto Kenneth, - Hai più pensato a quella sera? –

Non c’era bisogno che dicesse di quale sera stava parlando.

Quella volta dopo la cena del Lumaclub, quando l’aveva riaccompagnata e poi baciata fuori dalla torre di Corvonero.

Quando lei aveva risposto al bacio e poi era fuggita via.

Sembrava passata un’eternità da quel momento.

- Sì –, ammise, - ma non so ancora cosa significhi. –

Kenneth parve rinfrancato da quella risposta che non era una dichiarazione ma neppure un completo respingimento.

- Forse potremmo provare a stare a vedere cosa succedere facendo le cose a piccoli passi … se vuoi. –

Voleva?

Sì, forse era quello il modo in cui poter fare chiarezza.

Forse aveva davvero bisogno di Kenneth in quel senso.

- Va bene. –

Doveva essere la risposta che non si aspettava perché sgranò gli occhi come se non fosse certo di aver capito bene.

- Cosa? –

- Ho detto va bene, Ken, proviamoci – ripetè sorridendo.

Il volto del Serpeverde parve illuminarsi fin quasi a fare a gara con i raggi lunari tanto era raggiante.

Poi si chinò a baciarla con delicatezza, rilassandosi definitivamente solo quando sentì le braccia di Hydra intrecciarsi attorno al suo collo e attirarlo maggiormente a sé.

Le cinse i fianchi, vagamente consapevole che il grande orologio principale del salone faceva rintoccare la mezzanotte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Eccoci qui con l’ufficializzazione della Ninjamin e della Kendra. Devo ammettere che se per Benjamin e Nimue avevo chiaro fin dall’inizio che sarebbero finiti insieme ho invece pensato a lungo a chi si sarebbe aggiudicato il cuore della nostra bella Black e sono molto stata indecisa tra Kenneth e Nicholas, ma alla fine ho deciso per il nostro Serpeverde. Adesso non resta che vedere come la prenderà il caro Nick. In aggiunta a ciò nel prossimo capitolo avremo la partita Corvonero vs Grifondoro perciò come al solito chiedo a tutti voi di esprimere la vostra preferenza per chi si aggiudicherà la vittoria.

Al prossimo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 14
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

 

 

 

7 gennaio 1973

 

 

 

 

 

 

- Quando arrivano le vacanze di Pasqua? –

Kenneth e Hydra si scambiarono un’occhiata a metà tra l’incredulo e il divertito mentre alzavano lo sguardo dai libri attirati dalla domanda di Rebekah.

- Vuoi essere tu a farle notare che siamo appena tornati da quelle di Natale oppure devo pensarci io? – chiese il Serpeverde, le labbra stirate in un sogghigno.

- Fatica sprecata, continuerà a lamentarsi lo stesso. –

- Lo fareste anche voi se aveste decine di pagine di Storia della magia da recuperare – replicò la bionda, fissando il grosso tomo davanti a lei come se fosse tutta colpa sua se lei doveva approfondire cose come le guerre dei goblin o le stragi ad opera dei giganti.

- Metà di quella roba era per le vacanze. Se le avessi fatte per tempo non ti troveresti in questa situazione – le fece presente Serenei, l’ultimo membro del loro eterogeneo quartetto.

- Sei mia amica non mia madre, perciò si presume che tu stia dalla mia parte! –

- Non ricordo che fosse scritto da nessuna parte nell’accordo che ho firmato – replicò lei di rimando, ironica.

- Provvederò a fartene mandare una copia dal mio magi avvocato! –

Kenneth si voltò verso la sua fidanzata, la fronte corrugata e l’espressione di chi non sapeva bene come prendere la cosa.

- Fanno sempre così? –

- Molto spesso -, confermò Hydra sorridendo, - con il tempo ti abituerai alla pazzia che impera tra noi. –

- E pensare che ho sempre creduto che voi foste quelle più normali. –

- E non hai idea di quanto ti sbagliassi. –

No, decisamente non ce l’aveva.

Con la coda dell’occhio vide che all’interno della biblioteca si era aggiunta la presenza del gruppo di Grifondoro dell’ultimo anno.

Hydra seguì il suo sguardo, irrigidendosi leggermente quando incrociò lo sguardo di Nicholas.

Non parlavano da un po’, ma non aveva alcun dubbio sul fatto che il ragazzo fosse a conoscenza del fatto che lei e Kenneth stessero insieme.

- Beks, non credi che tuo fratello si senta un po’ tradito vedendoti qui con noi? – chiese d’un tratto Serenei, dando voce a quella che era la maggior preoccupazione della Black.

Rebekah si strinse nelle spalle.

- Non mi ha detto nulla a riguardo e poi lo sa benissimo che io e Hydra eravamo amiche prima che loro si mettessero insieme perciò ho diritto di precedenza. –

- Dalla sua espressione non sembra molto contento. –

- Nick fa un sacco di cose che non rendono molto contenta me, l’ultima prodezza risale appena a ieri quando mi ha sgraffignato tutte le Cioccorane che avevo ricevuto dai nonni, perciò francamente mia cara me ne infischio!

Pronunciò l’ultima frase con un vigore tale che Kenneth non potè fare a meno di mettersi a ridere, dando cenno di aver riconosciuto la citazione e sorprendendo le tre ragazze.

- D’accordo, sono un Wilkes, ma ho messo piede in un cinema Babbano una volta … e quella volta proiettavano “Via col vento”. –

- Tu hai messo piede in un cinema Babbano? – ripetè Rebekah, palesemente colpita.

- Un cine … che? – ripetè allo stesso tempo Serenei.

- Cinema. Una diavoleria Babbana piuttosto divertente – replicò il ragazzo.

- Abbiamo appena trovato un punto d’incontro, forse tutto sommato non sei completamente da buttare via, Wilkes. –

- Attenta, rischia di assomigliare pericolosamente a un complimento. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Sicuro di voler rimanere qui? –

- L’ultima volta che ho controllato la biblioteca era un luogo pubblico, perciò non c’è motivo per cui non possiamo stare tutti e tre qui – replicò, staccando finalmente lo sguardo dal tavolo al quale sedeva la sorella e tornando a voltarsi verso Aiden e Alexander. –

- Spaventosamente saggio come comportamento – constatò Aiden, accigliandosi.

- Oh, credimi, sto facendo violenza a me stesso per essere così calmo ma dubito che una scazzottata in biblioteca risolverebbe le cose. –

- Soprattutto visto come è andata a finire l’ultima volta – aggiunse Alexander, guadagnandosi un’occhiataccia dall’amico.

- Che intendi? –

- Nulla. –

- Alex … -

- D’accordo, dico solo che l’ultima volta non è che nessuno di voi due abbia fatto chissà che figura. –

- Non ne abbiamo avuto il tempo. Un minuto di più e l’avrei rovinato. –

- Sicuro, macchina tira pugni, adesso perché non proviamo a concentrarci su Trasfigurazione? –

Il riferimento alla materia ricordò involontariamente a Nicholas che se fosse finito nuovamente dal preside sua madre l’avrebbe saputo e allora non ci sarebbe stato un angolo del globo in cui nascondersi dalla sua furia.

- D’accordo, mettiamoci a studiare – cedette.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Serenei entrò nella Sala Comune e rimase senza parole.

Al centro dello spazio formato dai divani, poco davanti al caminetto ardente, Ellen e Alecto si dimenavano sul pavimento tra le urla dei loro compagni di Casa.

- Siete completamente usciti di testa tutti quanti? –

Mairéad, intenta a sbocconcollare gelatine tutti i gusti più uno mentre osservava la scena, scosse i ricci biondi.

- No, solo Alecto ed Ellen. –

- Questo lo vedo, perché in nome di Merlino si stanno picchiando? –

- E io secondo te come dovrei fare a saperlo? Sono rientrata che loro avevano appena cominciato a prendersi per i capelli. –

- E non ti è venuto in mente di separarle? –

- Sì, ma Ellen ha l’incontro in mano quindi perché fermarla quando sta per vincere? –

D’accordo, in quella Sala Comune lei era ufficialmente l’unica persona ancora sana di mente.

- Rabastan …

Il più giovane dei Lestrange, seduto sulla poltrona più comoda della Sala, volse lo sguardo verso di lei.

- Sì? –

- Ti dispiacerebbe fare qualcosa? –

 - D’accordo. Signori, signore, se volete piazzare una scommessa potete venire da me: vincerà la nostra atomica bionda o la scatenata brunetta? –

- Non intendevo questo! –

- Ah, allora temo che tu debba essere molto più specifica, tesoro. –

Mairéad le rivolse uno sguardo cospiratore.

- Credo proprio che abbia scoperto tutta la tua tattica per mandare in fumo i suoi piani. –

- Lo credo anche io – sospirò, vedendo Ellen che si rialzava sorridendo vittoriosa mentre Amycus approfittava di quel momento per portare via sua sorella di peso.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Artemis si trovò davanti Dean non appena ebbe messo piede fuori dallo spogliatoio femminile, trasalendo leggermente.

- Scusa, non volevo spaventarti. –

- Non fa nulla, sono solo sorpresa … che ci fai da queste parti, Dean? Ci spii prima della partita? – scherzò, sciogliendo le lunghe e lisce ciocche bionde che aveva raccolto in un’alta coda di cavallo durante gli allenamenti.

- No … no, certo che no. È solo che non ho avuto modo di parlarti per tutto il giorno e io … -

- Tu? – lo esortò, incuriosita.

- Io avevo un regalo per te. È un po’ in ritardo rispetto a Natale, ma ci tenevo a dartelo di persona. –

- Un regalo? – ripetè sorpresa, osservando il Grifondoro davanti a lei che fissava ostinatamente il prato come se non avesse mai visto nulla di più interessante in tutta la sua vita.

- Già. –

Afferrò la scatolina che teneva all’interno del mantello della divisa, porgendogliela.

Mentre la scartava, Dean mormorò: - Spero che ti piaccia, ma se così non fosse si può sempre cambiare e … -

- Ed è stupenda – lo interruppe, osservando la collanina con il ciondolo a forma di stella nel quale era incastonata una pietra dell’esatta sfumatura dei suoi occhi, - Solo che io non ti ho preso nulla e adesso mi sento in colpa. –

- Non devi -, si affrettò a replicare, - anzi conosco un modo perfetto con cui potresti sdebitarti. –

- Ah sì? –

Annuì.

- La prossima uscita a Hogsmeade potresti venire con me. –

- La prossima uscita è a San Valentino – osservò.

- Lo so. Signorina Artemis, mi farebbe l’enorme privilegio di essere la mia Valentina nonostante l’invito con un po’ d’anticipo? –

Sorrise annuendo e accennò una timida riverenza.

- Con molto piacere, signore. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

12 gennaio 1973

 

 

 

 

- Si può sapere perché mi fissi in questo modo? – domandò Louisa dopo aver scambiato un cenno con il fratello e avergli annunciato che loro sarebbero andate a cercare dei buoni posti da cui osservare la partita.

- Non ti fisso in nessun modo. –

- Sì invece e non provare a continuare a negarlo. –

Raelena si lasciò cadere sul sedile in prima fila, abbozzando un sorriso.

- D’accordo, mi hai scoperta, ma non potevo fare a meno di chiedermi per chi avresti tifato visto che tra te e William ultimamente le cose sembrano procedere bene. –

- Abbiamo solo studiato insieme qualche volta. –

- E siete andati insieme a Hogsmeade l’ultima volta. –

- E magari potremmo esserci scritti durante le vacanze – ammise, arrossendo leggermente.

- Ta dan! Lo sapevo! –

L’urlo soddisfatto della Serpeverde fece sobbalzare la ragazzina del primo anno seduta accanto a loro, facendole volare per aria il contenitore con gli snack che aveva portato con sé per assistere al match.

- Abbassa la voce, Rae. Primo perché non è necessario che lo sappia tutta la scuola e secondo perché finirai con il far prendere un infarto a qualcuno se continui a urlare così. –

- Sono solo contenta per te. Questa volta il tuo insopportabilmente prevenuto fratello approva? –

Louisa assunse un’aria pensierosa.

Effettivamente non aveva alcuna idea di come avrebbe potuto prenderla Jacob.

- Per approvare dovrebbe prima saperlo … -

- Ben fatto, amica mia: tenere sempre fuori i fratelli da queste storie è la prima regola! –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Edgar alzò la mano per attirare l’attenzione di Valerie, indicandole il posto che le aveva tenuto insieme a Benjamin e Nimue, e spostò il mantello e la sciarpa per permetterle di sedersi.

- Non stai morendo di freddo? –

- No … sono a uno stato d’ipotermia tale che ormai il freddo non lo sento più, ma se non altro sto per morire per una buona causa. Hai una vaga idea di quanto sia stato difficile tenere libero questo posto? –

- Oh, mio eroe, senza te sarei perduta – ironizzò.

- Lieto che apprezzi. Non è che per caso hai portato la roba? –

- Detta così mi fai passare per una specie di trafficante di chissà cosa. –

- Val, sto morendo di fame, dimmi che ce l’hai. –

Ridendo, estrasse dalla borsa un paio di sandwich farciti con bacon e un sottile strato di uova strapazzate.

- Ti ho mai detto che ti amo, vero? –

Edgar li afferrò come se non mangiasse da secoli e poi si allungò a scoccarle un bacio sulla guancia che ebbe il potere di farla diventare un vero e proprio peperone umano.

Fortuna che lui fosse troppo impegnato a sbranare la colazione per accorgersene.

Eppure sembrava che Benjamin se ne fosse accorto eccome perché le rivolse uno sguardo penetrante che sembrava volerle far capire di essere perfettamente al corrente di quello che le stava passando per la testa.

- Ti vendi per poco, eh Ed? –

Ingoiando l’ultimo boccone, il maggiore annuì.

- Lo sai che quando ho fame divento super manovrabile. Comunque erano i migliori sandwich che abbia mai mangiato, sei fantastica come sempre, Val. –

- Lo so – replicò, ritornata finalmente al suo solito colorito, per poi voltarsi verso il campo quando il fischio dell’arbitro annunciò l’inizio della partita.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Bel bolide della Greengrass che viene prontamente deviato da Prince … bella ribattuta, del resto sappiamo tutti che quel ragazzo ha dei muscoli niente male – disse la Cronista, venendo accolta da un insieme di risolini misti a sonori sbuffi.

- Per nulla di parte – commentò Amelia, ignorando le occhiate divertite di Rebekah e Serenei.

- Il commento ti innervosisce? – domandò la Serpeverde.

- Mi domando come mai – continuò Rebekah, battendo le lunghe ciglia con fare eloquente.

- Mi innervosiscono le galline in preda agli ormoni, poco importa chi o cosa commentino. –

- Ceeeerto. –

Amelia alzò gli occhi al cielo, ma non ribattè.

Le amiche non l’avrebbero mai lasciata perdere finchè non avesse confermato che era come pensavano loro.

- Per le mutande di Merlino, ma dove accidenti ha mirato quell’idiota di Rosgood? –

L’idiota in questione aveva spedito il Bolide dritto verso Hydra Black, colpendole la saggina della scopa e mandandola in frantumi.

Mentre precipitava nel vuoto, Amelia fu vagamente consapevole di essersi messa a strillare insieme a Rebekah e Serenei.

Vide Irfan, il più vicino a lei tra tutti i giocatori, lasciare la porta all’istante, scendendo in picchiata incurante del rischio di schiantarsi a terra e delle urla che riecheggiavano per lo stadio.

L’afferrò a un metro da terra, tenendola a sé e atterrando con quanta più delicatezza possibile.

In quello stesso istante giunse il fischio che decretava la fine della partita: Dean Ammel aveva conquistato il Boccino per Grifondoro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Almeno una gioia per Nick e i Grifondoro c’è stata, anche se la povera Hydra ha rischiato di rimetterci la pelle.

Scusate l’angolo autrice molto striminzito ma stasera sono davvero sulla soglia del sonno profondo.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 15
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

 

 

 

 

 

14 gennaio 1974

 

 

 

 

- Rosgood è finito in infermeria – le comunicò Rebekah non appena la vide aprire gli occhi.

Era stata dimessa dall’infermeria solo la sera prima, perciò era ancora intontita dal Bolide e dagli avvenimenti accaduti, così sbattè le palpebre prima di chiederle di ripetere.

- Dicevo che è finito in infermeria, è notizia di pochi minuti fa. –

Alzò gli occhi al cielo, mentre i primi immediati sospetti si facevano strada in lei.

- Dimmi che non è stato Kenneth. –

- No, ritenta. –

- Nick? –

- Neppure, ma a difesa di quei due non è che non ci abbiano provato … solo che sono stati preceduti. –

Aggrottò la fronte, decisamente perplessa.

- E allora chi? –

- Sirius e Regulus –, replicò sorridendo divertita, - Quei due piccoletti hanno proprio del coraggio. –

- Rosgood è grosso due volte loro, quando uscirà dall’infermeria li sgranocchierà – considerò, scuotendo il capo davanti all’impulsività dei cugini.

- Prima deve sempre prenderli e dubito che Nick e Kenneth li lascerebbero affrontarlo da soli. –

Anche quello era vero.

Sebbene Sirius non nutrisse particolare simpatia per Nicholas, e poteva giurare che anche Kenneth gli stesse decisamente antipatico, sembrava che a Nick il suo carattere ribelle facesse decisamente simpatia; quanto a Regulus, se non tollerava Nick era però altrettanto vero che nutriva una sorta di venerazione per Kenneth che dal canto suo l’aveva sempre tenuto sotto la sua ala protettiva.

- Vengo messa fuori gioco per una giornata e mezza e succede il putiferio. Uomini, lasciati da soli vanno sempre allo sbaraglio – sbuffò, allontanando le lenzuola e infilando le pantofole.

- Dove stai andando? –

- A impedire una guerra civile. –

La guardò come se le avesse dato di volta il cervello.

- Silente ha detto che eri esonerata dalle lezioni fino a domani e tu vuoi comunque partecipare? –

- Già, qualcuno deve tenere sotto controllo quei quattro. –

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Molto bene, ragazzi, sistematevi qui vicino a me perché / oggi faremo qualcosa di diverso dal solito e molto divertente - esordì Lumacorno con voce allegra.

- È normale che io abbia paura ogni volta che dice una cosa del genere? – chiese William, facendo scoppiare a ridere Aiden.

- Credo proprio di sì, perché anche io sono tremendamente preoccupato. Dopotutto la sua idea di divertimento sono le sue cene e le sue feste. –

- Già, perciò prepariamoci al peggio. –

- Vi dividerò in coppie e assegnerò a ogni coppia una pozione a cui lavorare nel corso della settimana. Saranno coppie diverse da quelle in cui lavorate di solito in modo tale da migliorare i rapporti tra i membri di questa classe e non potrete cambiare il vostro compagno. –

- Ecco, adesso si comincia con il dramma – sussurrò Will.

- Innanzitutto la signorina McKinnon lavorerà con il signor McCartney. –

Aiden tirò un sospiro di sollievo mentre Valerie gli si avvicinava sorridendo e sceglievano un posto a metà aula.

Se non altro a lui era andata bene.

- La signorina Prince e il signor Bones. –

Louisa sedette con Edgar, sorridendo con l’aria di chi la sapeva lunga.

Aveva una mezza idea di sbloccare le cose tra lui e la McKinnon e con l’aiuto e le recenti confidenze di Benjamin aveva tutte le carte in regola per riuscirci.

- Il signor King sarà in coppia con il signor Wilkes. –

Il silenzio che scese nell’aula fu tale che Lumacorno si sentì in dovere di precisare. – So che potrà apparire come una scelta incomprensibile, ma non sempre lavorerete con persone che sono vostre amiche nel mondo al di fuori della scuola e dovrete cominciare a farci l’abitudine. –

Kenneth si voltò verso Nicholas, inarcando un sopracciglio.

- Preferenze per il posto? –

Il Grifondoro si strinse nelle spalle, puntando verso il banco tra quello di Valerie e quello di Edgar.

Se non altro davanti e dietro avrebbe avuto dei volti amici.

- Infine il signor White lavorerà con il signor Greengrass. Troverete le pozioni scritte sulla lavagna -, mosse la bacchetta, - sceglietene una a coppia e cominciate a lavorare. –

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Regulus si fece piccolo piccolo sotto lo sguardo severo della cugina, trascinando nervosamente il piede contro il pavimento in marmo.

- Quello è grosso come un troll, Reg, e poi non dovreste lanciare incantesimi alla gente in giro per i corridoi – concluse.

- Lo zio Alphard ha detto che potevamo – obiettò.

- Cosa? –

Ci mancava solo suo padre che assoldava quei due come una sorta di vendicatori prezzolati.

- Non dirgli che te l’ho detto -, aggiunse in fretta, - perché ha detto a me e Sirius di non farlo. –

- Non glielo dirò, ma in futuro non lasciatevi coinvolgere dai piani deliranti di mio padre. –

- D’accordo … ma tu come stai? –

Gli scompigliò i capelli corvini, sorridendogli.

- Sto bene, Reg, non preoccuparti. –

- Menomale, mi sono spaventato moltissimo durante la partita. –

Si chinò verso di lui, soffermandosi quando vide alcuni dei suoi compagni che lo fissavano.

- Posso abbracciarti davanti ai tuoi amici oppure ti vergogni? –

- Certo che puoi. Tutti loro pensano che tu sia bellissima e fantastica, perciò mi invidieranno tantissimo. –

Rise, stringendolo a sé e baciandogli una guancia.

- Vai a lezione, Reg, ci vediamo più tardi. –

 

 

 

 

*

 

 

 

 

21 gennaio 1974

 

 

 

Kenneth era appoggiato alla parete dei sotterranei quando Nicholas fece la sua comparsa.

- Sei in ritardo – lo accolse, scostandosi dalla parete in muratura e facendogli strada lungo l’aula dei sotterranei che Lumacorno aveva concesso loro di utilizzare; era una di quelle in disuso in cui solitamente il docente lavorava ai suoi esperimenti.

Lì nessuno li avrebbe disturbati.

- Ho la faccia di uno a cui frega qualcosa di averti fatto aspettare? – rilanciò il Grifondoro.

- Meglio che non ti dica che faccia hai o finiremo in infermeria prima ancora di aver cominciato a lavorare alla pozione – lo rimbeccò.

- Come siamo spaventosamente ragionevoli. –

- Sto cercando di essere quasi civile con te King, ma non provocarmi. –

- E a cosa devo il tentativo? –

- Semplicemente perché capisco quello che provi – replicò, aprendo la porta dell’aula e facendo per entrare.

La mano di Nicholas calò sulla sua spalla, fermandolo e spingendolo a voltarsi con espressione irritata.

- Se non vuoi perdere l’uso della mano, King, ti consiglio di togliermela di dosso all’istante. –

- Perché capiresti quello che provo … e perché pensi di sapere cosa provo? –

- Perché ho passato anni nella tua situazione e so quanto faccia schifo; ti senti morire, vorresti spaccare tutto, ma sai che non servirebbe a nulla perché è lei che ha scelto e scoppiare non servirebbe a farle cambiare idea. –

Nicholas rimase in silenzio, fissandolo come se per la prima volta avesse fatto qualcosa d’impressionante.

- Ti sentivi così anche tu vedendo me e Hydra insieme? –

- Anche peggio. –

- E come hai fatto a non spaccarmi la faccia ogni due secondi? –

- È stata dura -, ammise, - ma a lei non sarebbe piaciuto se l’avessi fatto. –

- No, non le piacerebbe – convenne sorridendo.

Hydra era sempre stata contraria alla violenza che andasse al di là della semplice autodifesa.

- Se non hai altre domande, mettiamoci a lavoro. Indipendentemente da Hydra non mi sei comunque mai andato a genio in modo particolare perciò prima finiamo e meglio é. –

- Già, condivido in pieno, ma forse potremmo evitare di scannarci in futuro. –

- Potremmo – convenne.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Edgar vide con la coda dell’occhio che Louisa continuava a fissarlo insistentemente mentre sminuzzava le radici.

- Vuoi chiedermi qualcosa? –

- Sì -, confermò, - quanto pensi di metterci ancora? –

- Sto sminuzzando alla velocità della luce. –

- Non mi riferivo alla radice, Edgar. –

Aggrottò la fronte, perplesso. – E allora a cosa? –

- La McKinnon. –

- Continuo a non capire. –

- Per l’amor di Merlino, non potrebbe essere più evidente di così: Valerie è cotta di te e scommetto che anche tu lo sei di lei, perciò quanto ti ci vuole ancora per farti avanti? –

- Io … non è vero. –

- Certo e io sono Morgana -, sbuffò beffarda, - Non capisco perché non vuoi ammetterlo, è una bella cosa dopotutto. –

- Il fatto che Valerie mi piaccia non significa necessariamente che io piaccia a lei. –

- Ma se ti ho appena detto che è così, razza di deficiente. –

- Questa è una tua supposizione visto che dubito che sia stata lei a confidarsi -, obiettò, - perciò non rischierò di rovinare la nostra amicizia in base a delle ipotesi senza riscontro. –

- Sei di una testardaggine paurosa. –

- Senti chi parla. –

- Io ho accettato di provare qualcosa per William e lo frequentando -, lo rimbeccò, - perciò non fare l’idiota e datti una mossa prima che si stufi di starti ad aspettare … e tanto per la cronaca tua sorella e tuo fratello la pensano come me. –

Edgar rimase in silenzio, continuando a sminuzzare le radici, riprendendo a parlare solo qualche minuto più tardi.

- Tu sei assolutamente sicura di quello che dici, Louisa? –

- Per l’ennesima volta, sì. –

Afferrò la sua tracolla, alzandosi di scatto dalla sedia.

- E adesso dove stai andando? –

- A parlarle. –

Lo vide uscire dall’aula e sorrise soddisfatta di sé.

Finalmente il suo lavoro lì era terminato.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Valerie sgranò gli occhi non appena vide entrare Edgar nella loro Sala Comune a passo di carica.

- Ed … è successo qualcosa? –

L’amico si fermò davanti a lei, annuendo.

- Sì, devo fare assolutamente una cosa. –

- Qualche nuova conquista? – chiese, tornando a voltarsi verso Aiden per finire di appuntare gli ingredienti e i passaggi che mancavano per la realizzazione della loro pozione.

- Forse, dipende da come reagirà a quello che sto per fare. –

- Allora in bocca al lupo mannaro. –

Le mani di Edgar si chiusero sulle sue spalle, spingendola a voltarsi nuovamente verso di lui e ad alzarsi in piedi.

Perplessa, lo osservò in attesa della sua prossima mossa.

- Merlino, spero proprio che Louisa abbia ragione oppure farò la figura dell’idiota – mormorò, chinandosi poi verso di lei e puntando dritto verso le sue labbra.

La baciò con gentile fermezza, tenendola stretta tra le braccia ma non tanto da impedirle di ritrarsi se avesse voluto.

E il punto era che lei non voleva, ma allo stesso tempo aveva paura.

Si scostò leggermente, fissandolo dritto negli occhi.

- Non è uno scherzo o una qualche stupida scommessa che hai fatto con i ragazzi, vero? –

- No, non lo é. –

Lesse la sincerità nelle iridi chiare e non potè fare a meno di sorridere radiosa.

- Ce ne hai messo di tempo per capirlo – disse soltanto, alzandosi in punta di piedi per baciarlo di rimando.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Mi scuso per il ritardo nell’aggiornare ma tra gli esami, un po’ di stanchezza generale e la cresima alla quale mi hanno incastrato ad andare oggi non ho avuto modo di aggiornare prima né di creare un capitolo particolarmente lungo, ma spero che vi sia piaciuto comunque … e finalmente anche la Valar è Canon.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 16
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

 

 

 

 

 

2 febbraio 1974

 

 

 

 

 

Louisa rivolse un’occhiata complice all’indirizzo di William, accennando con il capo a Edgar e Valerie che camminavano lungo il patio del castello con un cestino di vimini tra le mani.

- Dove ve ne andate, piccioncini? –

Il suo compagno di Casa le rivolse un sorriso sghembo, soffermandosi sulle mani intrecciate dei due.

- Proprio tu mi vieni a parlare di piccioncini? Ultimamente siete inseparabili. –

- Ma mai diabetici quanto voi due – rilanciò.

Edgar scosse il capo, ridendo.

- Buona giornata anche a voi due, ragazzi. –

Quando si furono allontanati William le rivolse uno sguardo perplesso.

- Tu e Bones vi punzecchiate sempre? –

Louisa annuì.

- Assolutamente sì. È diventato un po’ una sorta di gioco, ma sotto sotto siamo amici. –

- In un modo molto nascosto. –

- Ovviamente -, rise, - ho pur sempre una reputazione da dura da mantenere. –

William le accarezzò il volto, sorridendole. – Temo che la tua reputazione da dura sia franata miseramente da quando stiamo insieme. –

Afferrò la mano del ragazzo, tenendola premuta contro di sé.

- Ti dirò, la cosa non mi dispiace affatto – replicò, sporgendosi a baciarlo.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Oh andiamo, Ellen, è veramente necessario? –

L’amica si voltò verso Artemis, inarcando un sopracciglio biondo.

- Ovviamente è necessario, dopotutto sei la nostra migliore amica perciò è nostro dovere assicurarci che ti tratti come un perfetto gentiluomo. –

- Mairéad? –

- Non guardare me, io sono d’accordo con lei. –

La Corvonero sbuffò.

Ci mancava solo che quelle due finissero con il far scappare Dean a gambe levate.

- D’accordo, ma se lo mettete in imbarazzo giuro che ve la farò pagare. –

Mairéad le rivolse un beffardo cenno militare.

Dopodichè le due Serpeverde allungarono il passo e puntarono dritte verso il giovane Grifondoro che l’attendeva nei pressi del portone del castello.

Artemis rallentò l’andatura.

Non aveva proprio voglia di assistere al terzo grado che di sicuro quelle due avevano preparato, anche perché era abbastanza sicura che avrebbe finito con l’arrossire come un peperone e balbettare qualcosa senza senso.

Attese pazientemente per una manciata di minuti finchè Ellen non si voltò verso di lei e le fece cenno di avvicinarsi.

- Abbiamo finito, sembra un tipo a posto – decretò.

- Questo lo sapevo benissimo da me anche prima del vostro interrogatorio. –

- Ma noi due no. Adesso che abbiamo fatto il nostro lavoro d’amiche e possiamo ritenerci soddisfatte, avete ufficialmente la nostra benedizione e potete andare. –

- Che emozione – ironizzò, prendendo sottobraccio Dean e trascinandolo praticamente dietro di sé.

- Come mai tutta questa fretta? – chiese perplesso.

- Mi sbrigo per evitare che venga loro in mente qualcos’altro da chiederti. Conoscendole potrebbero tenerci lì per tutto il giorno. –

- Quando è così, spariamo dai paraggi – convenne, stringendole la mano e correndo con lei verso i gradini e lungo il sentiero in ghiaia.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

21 febbraio 1974

 

 

 

 

 

Rebekah sbuffò, lasciandosi guidare dalle amiche lungo i sotterranei.

- Dobbiamo proprio farlo? –

- Per l’ennesima volta, Beks: sì, dobbiamo proprio farlo – replicò Amelia, sbuffando.

Ogni volta che c’era lezione di Pozioni si ritrovavano sempre ad affrontare lo stesso discorso.

- Continuo a domandarmi perché l’hai scelta come materia -, intervenne Serenei, - e la scusa degli Spezzaincantesimi sexy non regge perché non è una delle materie richieste. –

- Ma è richiesta anche per gli Indicibili … e anche tra di loro ce ne sono alcuni molto belli. –

Amelia emise un verso incredulo.

- Ma se la maggior parte delle persone non sa nemmeno chi siano quelli che lavorano come Indicibili! Quindi di grazia come faresti a sapere che aspetto hanno? –

Rebekah si strinse nelle spalle.

- Non ne ho la minima idea, ma dal tipo di lavoro presumo che qualcuno sexy e spericolato ci sia per forza lì in mezzo. –

Scoppiarono a ridere, tacitandosi solo quando furono ormai in prossimità dell’aula di Pozioni.

- Seriamente, se non ti piace perché l’hai scelta? – insistè Serenei.

- Perché voi due e Hydra la frequentate. Cosa avrei dovuto fare senza voi tre, passare ore in qualche aula a rigirarmi i pollici in completa solitudine? –

- Ah, questa sì che è una motivazione molto più saggia – scherzò Amelia.

- Tremendamente! E adesso diamoci una mossa, vedo già abbastanza Lumacorno per i miei gusti quindi non ho alcuna intenzione di sorbirmelo anche durante le ore di punizione per essere arrivata in ritardo. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Mescolò l’Amortentia in senso orario per tre volte e poi due in senso antiorario, osservando il liquido assumere lentamente la sfumatura richiesta.

- Direi che ci siamo – stabilì Raelena, voltandosi verso Hydra.

- Sembrerebbe di sì. Vuoi essere tu a cominciare? –

La Serpeverde assottigliò lo sguardo, osservando l’amica che appariva titubante.

- Certo, comincio io, ma mi togli prima una curiosità? –

- D’accordo, cosa vuoi sapere? –

- Perché sembra quasi che tu abbia paura di annusarla? –

Hydra giocherellò nervosamente con una ciocca corvina, attorcigliandola attorno alle dita e poi lasciandola andare di botto.

- Non ho paura, ma … -

- Ma non sai che odore sentirai. –

- Esatto. Se avessi fatto la scelta sbagliata, Rae? –

- Immagino che se non l’annusi non lo saprai mai. –

Hydra prese un respiro profondo, tuffandosi poi a capofitto tra i vapori della pozione.

Raelena aveva ragione; se non l’avesse annusata non avrebbe mai saputo se aveva fatto la scelta giusta scegliendo Kenneth o meno.

Ed era ridicolo vivere nel dubbio.

Inspirò a pieni polmoni, venendo investita all’istante dall’odore della legna che bruciava nel caminetto.

Il secondo odore che giunse alle sue narici fu quello che contraddistingueva i temporali: umido e pungente.

E poi si fece avanti un terzo odore.

Fumo misto a qualcosa di fresco e pungente che le ricordava molto l’odore delle sigarette miste alla menta.

L’odore che l’avvolgeva ogni volta che Kenneth la baciava.

Sentì una lacrima scenderle lungo la guancia e vide Raelena allungare una mano ad asciugarla dolcemente.

- Cosa hai sentito? –

- Kenneth. Ho sentito Kenneth. –

Aveva fatto la scelta giusta, considerò sollevata.

Raelena sorrise prima di chinarsi a sua volta verso le volute di vapore.

Il primo odore che l’assalì fu quello dei rotoli di pergamena misto a quello che si respirava nelle librerie.

E subito dopo la familiare nota dolciastra della cannella.

L’ultima nota pungente che avvertì fu quella del pino, lo stesso odore del dopobarba di Alexander.

Sorrise.

Aveva sempre saputo che lui era quello che aveva aspettato per anni.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

7 marzo 1974

 

 

 

 

 

Nicholas lasciò vagare lo sguardo sui membri della sua squadra, tutti in evidente stato catatonico.

- State aspettando un invito a nozze per darvi una mossa e scendere giù al campo? –

Jacob alzò a malapena lo sguardo dalla tazza di caffè che aveva davanti.

- È domenica mattina e sono le sette, Nick. Le stramaledettissime sette di mattina. Non hai un po’ di umanità? –

- Non quando siamo a un passo dal giocarci il terzo posto per il campionato contro Tassorosso. –

- Va tutto bene e capisco il tuo spirito competitivo -, intervenne Alexander soffocando uno sbadiglio, - ma posso farti una domanda? –

Nick annuì.

- Perché, in nome di Merlino e di tutti i Fondatori, hai dovuto tirare giù dal letto anche me? –

- Ovviamente perché devi sostenerci nella buona e nella cattiva sorte. –

- Quello non riguardava il matrimonio? Non mi risulta di aver sposato la squadra di Quidditch. –

- Noi siamo peggio che sposati, Alec. Noi siamo migliori amici! –

Lanciò un’occhiata verso Jacob e Aiden.

- Immagino sia troppo tardi per cambiare giro di frequentazioni, vero? –

- Temo di sì – replicò Aiden, sorridendo divertito.

- Beata Valerie che non può essere svegliata da questo pazzo psicopatico. –

- Basta con le chiacchiere -, li interruppe, - e datevi una mossa. Tra cinque minuti vi voglio nello spogliatoio oppure l’allenamento durerà quattro ore invece di tre. –

Emisero un gemito collettivo.

Qualche dittatore fuori di testa doveva aver posseduto il loro amico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Scusate per l’attesa, ma finalmente eccoci qui con il terzultimo capitolo. Vi chiederei di rispondere a un paio di domandine:

- chi volete che si aggiudichi il terzo posto nel campionato tra Grifondoro e Tassorosso? E chi vincerà il campionato tra Serpeverde e Corvonero?

- questa è solo per gli studenti del VII anno. Che lavoro vorrebbe fare il vostro OC una volta terminata la scuola?

Come sempre prima giungeranno le risposte alle domande e prima pubblicherò il nuovo capitolo.

A presto.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 17
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

 

 

 

 

 

21 marzo 1974

 

 

 

 

 

- Hai la minima idea di cosa voglia parlarci la Mc? –

Nicholas scosse il capo mentre si univa a Aiden e Alexander lungo la scalinata che li avrebbe condotti alla loro Sala Comune.

- L’unica cosa che sappiamo per certo è che ha chiesto solo ai maggiorenni di raggiungerla. –

- Forse Valerie ne sa qualcosa, dopotutto è la Caposcuola – ipotizzò Aiden.

Alexander tossicchiò, inarcando un sopracciglio.

- Vorrei fare presente a entrambi che anche io sono un Caposcuola. –

Nicholas e Aiden si scambiarono un’occhiata divertita.

- Giusto, ma correggimi se sbaglio, tu ne sai quanto noi quindi magari non sei esattamente il Caposcuola più preso in considerazione di Grifondoro. –

- Dopotutto sta con una Serpeverde, è logico che sia snobbato – convenne Nick.

- Imbecilli – bofonchiò il ragazzo di rimando, mentre i due amici scoppiavano a ridere.

Raggiunsero la Sala Comune, trovando Valerie e il resto degli studenti del settimo anno della loro Casa che avevano già preso posto.

- Meglio tardi che mai -, li accolse la loro Capo Casa, - e adesso prendete posto e prestate ascolto. –

Ubbidirono, predisponendosi all’ascolto.

La professoressa sembrava nervosa, come se non fosse completamente convinta di ciò che stava per fare, ma alla fine prese la parola.

- Il professor Silente ha chiesto a tutti i Capo Casa di radunare gli studenti maggiorenni della propria Casa e di spiegarvi come stanno le cose al di fuori del castello -, cominciò lentamente, - Immagino che siate tutti informati sui recenti avvenimenti che riguardano Lord Voldemort e i suoi Mangiamorte. –

Annuirono in silenzio.

- Ebbene esiste un Ordine formato dal professor Silente che si oppone a questi atti barbari; si chiama l’Ordine della Fenice … e al momento è alla ricerca di nuovi membri desiderosi di battersi in nome della pace e della giustizia. Il preside ha ritenuto che fosse giusto mettervi a conoscenza della cosa nel caso in cui qualcuno di voi desideri schierarsi dalla loro parte. –

Con la coda dell’occhio Alexander vide che i suoi due amici e Valerie osservavano la professoressa con aria seria e annuivano alle sue parole con convinzione.

Convinzione che doveva ammettere suo malgrado di non condividere minimamente.

- Chi è interessato è pregato di farlo presente a me, sarà mio compito passare i vostri nominativi al professor Silente – concluse la donna, scrutandoli con i suoi penetranti occhi verdi.

La mano di Nicholas scattò immediatamente in aria, seguita da quella di Valerie e poi quella di Aiden.

- Noi ci siamo, professoressa – asserì la bionda Caposcuola, per poi voltarsi verso Alexander con espressione sorpresa, - E tu Alec? –

Prese un respiro profondo, cercando le parole migliori per ribattere.

D’altro canto come si poteva far sembrare il suo rifiuto di unirsi all’Ordine come qualcosa di diverso da un’implicita ammissione di vicinanza ai Mangiamorte?

Ci rinunciò in partenza.

- No, io non sono interessato a quest’Ordine della Fenice. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Allora di cosa voleva parlare Vitious con gli studenti dell’ultimo anno? – chiese incuriosito Irfan, sedendosi sul divano accanto a William che era immerso nella lettura di un libro di Antiche Rune.

Il biondo alzò lo sguardo dal libro e infilò il segnalibro, voltandosi verso di lui.

Abbassò la voce, con tono da cospiratore.

- Ci ha parlato di un’organizzazione messa su da Silente per combattere Voldemort e i Mangiamorte. Sembra che siano alla ricerca di nuovi membri e hanno proposto a noi dell’ultimo anno di entrare a farne parte. –

Affascinato, Irfan domandò: - Una sorta d’organizzazione parallela al lavoro degli Auror? –

- Precisamente, ma non ci ha dato tutti i dettagli. Gli interessati avranno un colloquio con Silente entro la fine dell’anno. –

- E tu cosa hai intenzione di fare? –

William si strinse nelle spalle. – Sinceramente non ho ancora deciso con sicurezza, ma parlandone con Louisa ho scoperto che entrambi siamo ben propensi alla cosa quindi non lo escluderei. –

- E con i tuoi genitori? –

Già, quella sì che era una bella domanda.

Che i suoi fossero impliciti sostenitori di Voldemort non era certo un segreto né tantomeno lo era il fatto che si aspettassero che lui si schierasse dalla medesima parte.

- Credo che sia venuto il momento di recidere definitivamente il cordone ombelicale – replicò deciso.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Cosa hai intenzione di fare? –

Kenneth si voltò verso di lei, scrutandola come se non capisse di cosa accidenti stava parlando. Era abbastanza convincente, tanto che per un attimo Hydra si chiese se non sapesse effettivamente a cosa si riferiva.

- Intendo con la proposta che di certo Lumacorno avrà fatto anche a voi Serpeverde. –

- La vera domanda è come tu, che sei al sesto anno, fai a sapere di questa storia. –

- Me lo ha raccontato Irfan a cui l’ha riferito William. –

- Chi l’avrebbe mai detto che voi Corvonero foste dei pettegoli – ironizzò, ricevendo in cambio una bottarella sul braccio.

- Non girarci intorno, cosa hai deciso di fare? –

Kenneth scrollò le spalle, lasciandosi ricadere sull’erba fresca del prato antistante il lago nero, - Sono una persona tremenda se dico di tutta questa storia non me ne frega nulla? Né dell’Ordine né dei Mangiamorte, voglio semplicemente vivere la mia vita senza preoccuparmi dei problemi di questa o quella fazione. –

La ragazza sospirò.

- Sinceramente sono contenta di questa risposta. Egoisticamente non voglio preoccuparmi di mettere a rischio la vita delle persone a cui tengo né del rischio che possano morire su un campo di battaglia. –

- Quindi al mio posto avresti fatto la stessa scelta? –

Annuì. – Ho visto Bellatrix scegliere il lato oscuro e venirne divorata e so che Regulus seguirà di sicuro le sue orme e che Sirius quando arriverà il momento si unirà all’Ordine della Fenice. Mi piace pensare che almeno i miei genitori e il mio ragazzo non rischieranno la vita per una causa, indipendentemente da quale essa sia. –

Kenneth le passò un braccio intorno alle spalle, attirandola a sé, e la baciò con passione.

- Prometto che m’impegnerò a restare vivo il più a lungo possibile. –

- Bene, altrimenti mi toccherà seguirti dall’altra parte e prenderti a calci. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

12 aprile 1974

 

 

 

 

 

- Credi che Louisa continuerà a tenere il muso fino alla fine dell’anno? – domandò Valerie mentre s’incamminavano verso l’aula d’Incantesimi.

Edgar annuì.

- Decisamente, ha preso male il fatto che il terzo posto sia toccato a voi. –

- Se non altro potete puntare ancora alla Coppa delle Case. –

- Immagino di sì, ma sai quanto è competitiva. –

Valerie sorrise, punzecchiandolo su un fianco, - Tu no invece? –

- Lo sarei stato molto di più se non fosse stato contro Grifondoro. Se Nick vince una partita in più non mi dispiace, non è stato un anno facile per lui. –

- Sei davvero un buon amico. –

- Anche se mi piace pensare di essere un fidanzato ancora migliore, no? –

Mentre le passava un braccio attorno alle spalle, Valerie finse di pensarci su.

- Oh, non saprei … -

- Ma davvero? –

- Credo che tu possa impegnarti un po’ di più … per esempio offrendoti di prestarmi i tuoi appunti di Erbologia per prepararmi al meglio ai M.A.G.O. –

Ridendo, Edgar afferrò i rotoli di pergamena dalla tracolla e le porse la piccola pila.

- Ecco a lei, signorina, e adesso esigo un bacio di ricompensa e il titolo di miglior ragazzo di sempre. –

Valerie si alzò in punta di piedi, baciandolo a fior di labbra con rapidità, e rise davanti all’espressione poco soddisfatta del Tassorosso.

- E questo cosa sarebbe? Voglio un bacio come si deve! –

- Per averlo dovrai prima prendermi – lo rimbeccò, mettendosi a correre lungo il corridoio ridendo, consapevole dei passi di Edgar che echeggiavano dietro di lei mentre anche lui faceva altrettanto.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Continuare a ripetere quella definizione non la renderà più vera – fece notare Mairéad davanti all’ennesimo tentativo di Ellen di esporre la legge sulla trasfigurazione degli elementi di Gamp e le sue eccezioni.

- Perché invece di criticare non mi aiuti a tenerla a mente? – rilanciò lei.

- Ho forse la faccia di una che ha la minima idea di cosa dica? –

Entrambe le Serpeverde si voltarono verso Artemis e Nimue che stavano finendo di disegnare le mappe delle costellazioni per il ripasso di Astronomia.

- Secchioncelle del nostro cuore, una di voi due che ci aiuta a non fare una figuraccia tremenda all’esame? –

Nimue e Artemis si scambiarono un’occhiata e poi la Corvonero mise via le mappe celesti per aiutare le due amiche.

- D’accordo, ma questa volta promettete di ascoltare? –

- Giurin giurello – assicurò Mairéad mentre Ellen annuiva a sua volta.

- Secondo la Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi, qualsiasi oggetto o creatura può essere trasfigurata in qualcos’altro, o modificato di forma o di sostanza. La Legge di Gamp prevede cinque eccezioni sulle quali non è possibile usare la Trasfigurazione; si tratta del cibo, dell’amore, della vita, delle informazioni e del denaro -, ripetè Artemis per la milionesima volta in quei giorni, - Anche se c’è da precisare che nel caso di cibo e denaro si può usare la Trasfigurazione, ma il denaro sarà falso e il cibo non sarà commestibile e avrà il sapore dell’oggetto da cui è stato trasfigurato – concluse.

- D’accordo, questa volta ci sono – asserì Ellen.

- Ne sei assolutamente sicura? –

- Più o meno … ma devo farmi bastare quel poco che so o non arriverò mai a ripetere tutto il programma. –

- Domani ti chiederà nuovamente di ripetergliela – profetizzò Nimue, facendo ridere Mairéad e alzare gli occhi al cielo ad Ellen.

- Allora domani ti chiederò di uccidermi. –

 

 



 

*

 

 

 

 

 

- Sono spacciato – decretò Dean.

- Più o meno quanto lo sono io in Storia della magia, ma non ne faccio mica una tragedia – replicò Benjamin.

- Questo perché ti sei rassegnato a fare di Nimue quella intelligente della coppia. –

- Lei è la studiosa, io l’artista – precisò.

- Già, ma io e Artemis siamo in competizione per chi prenderà più G.U.F.O. e abbiamo scommesso anche sulla finale di Quidditch perciò non posso correre il rischio di perdere entrambe le sfide. –

- E potrei sapere cosa avete scommesso? –

Dean gli strizzò l’occhio.

- Potresti, ma poi le tue giovani e innocenti orecchie rimarrebbero scandalizzate. –

Benjamin finse di ponderare attentamente qualcosa, facendo insospettire il Grifondoro.

- A cosa pensi? –

- Che forse anche Alexander sarebbe curioso di sapere cosa hai in mente di scommettere con sua cugina. –

- Non oseresti mai. –

- Scommetti? –

Dean alzò le mani in segno di resa. – D’accordo, basta scommesse per me. –

 

 

 

 

15 maggio 1974

 

 

 

 

 

Raelena storse il naso davanti alle esclamazioni gioiose dei Corvonero, voltandosi poi a folgorare con un’occhiataccia i suoi compagni di squadra.

- Spero che siate tutti soddisfatti di aver fatto vincere Corvonero. –

Kenneth le battè una mano sulla spalla, un sorriso sghembo sulle labbra sottili.

- Oh, andiamo, hai sempre il prossimo anno per rifarti. –

- Wilkes, sembra quasi che tu abbia voluto far vincere la squadra della tua ragazza – osservò Serenei, sorridendo divertita.

- Non so proprio di cosa stai parlando, Fawley. –

Tuttavia il sorriso rimase ben al suo posto e diede alle due Serpeverde la conferma dei loro sospetti.

- Cosa hai detto al resto della squadra per spingerli a perdere? – chiese la rossa con curiosità.

- Ho solo chiesto se preferivano perdere una partita o perdere l’uso di qualche osso in questi ultimi giorni prima della fine della scuola. –

Raelena scosse il capo, incredula.

- L’amore ti fa decisamente male, Wilkes. Chi sei tu e cosa ne hai fatto del vero Kenneth? –

Le fece l’occhiolino.

- Non fare la musona, Lestrange … lo so che sotto sotto sei contenta che tu per lei. –

- Già, ma non dirlo in giro -, ammise, - dopotutto ho una reputazione da Capitano dura come l’acciaio da mantenere. –

- Porterò il segreto nella tomba – assicurò sarcastico.

- Bene o sarò io a farti finire nella tomba, Wilkes. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Scusate per l’attesa, ma tra università e inizio del lavoro non ho avuto un momento per mettermi a lavorare al capitolo e contemporaneamente anche all’Epilogo di questa storia perciò giungo solo ora.

A ogni modo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e ci vediamo mercoledì con l’Epilogo.

A presto.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


Epilogo

 

 

 

 

 

1 giugno 1974

 

 

 

 

 

Mairéad lanciò un’occhiata in direzione di Ellen, aggrottando la fronte.

- È mai possibile che tu ci metta una vita a preparare i bagagli? –

- Non è colpa mia se quella creatura inutile di Alecto mi ha nascosto la mia maglietta preferita; non me ne vado senza quella. –

- D’accordo, allora lascia che ti dia una mano a cercarla. –

La riccia prese a rovistare negli anfratti della stanza, scovando il tanto ricercato capo a mezzamanica sotto il letto a baldacchino della loro molto poco tollerata compagna di dormitorio.

La sventolò con aria trionfante sotto il naso dell’amica. – Trovata! –

- Sia ringraziato Salazar -, sospirò sollevata, - ma se Alecto spera di cavarsela si sbaglia di grosso. –

- Vendetta sull’Espresso? –

Una luce battagliera illuminò le iridi verdi della ragazza. – Puoi scommetterci, Mairé. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Sei proprio sicura che per te vada bene? –

Hydra annuì, rigirandosi tra le dita la lettera che aveva ricevuto da Andromeda la sera precedente.

- Sì, tranquilla, è giusto che tu e Alexander passiate questi mesi in totale tranquillità. –

Raelena sorrise all’amica, battendole una mano sulla gamba con affetto.

- Non l’hai ancora aperta? –

- Non ancora, ho quasi paura di leggerla. –

- Andromeda non ti scriverebbe se pensasse di metterti nei guai. –

Già, sua cugina era troppo altruista per rivolgerlesi senza un valido motivo, consapevole che se zia Walburga lo fosse venuta a sapere avrebbe praticamente rivoltato mezzo mondo finchè anche Hydra non fosse stata tacciata di essere una Traditrice del suo sangue.

- D’accordo, credo che la leggerò durante il viaggio. –

- Leggila subito, io ti lascio da sola, ci vediamo più tardi. –

Raelena rassettò la gonna e uscì dallo scompartimento prima che la Black potesse anche solo pensare di ribattere.

Così, trovandosi ormai sola con la lettera, ruppe il sigillo e scorse rapidamente le poche righe vergate con la calligrafia familiare della cugina.

 

Mia adorata cugina,

so che è molto che non hai mie notizie e mi dispiace di essere scomparsa nel nulla, ma l’ultimo periodo è stato molto ricco d’eventi. Io e Ted ci siamo sposati poco prima di Natale e abbiamo dato la nascita a una meravigliosa bambina. Si chiama Nimphadora, anche se tutti la chiamano semplicemente Dora, ed è già un piccolo terremoto pieno d’energia. Volevo farti sapere che io, Ted e la piccola stiamo bene e che non ci manca nulla.

Spero che tu voglia venirci a trovare durante le vacanze estive, ma se non potessi farlo ti capirei.

Abbraccia forte gli zii da parte mia e dai un bacio a Reg e Sir.

La tua affezionata cugina,

Andromeda

 

 

Sorrise, immaginando come dovesse essere la piccola nata dalla combinazione dei geni di Andromeda e Ted; sicuramente sarebbe stata adorabile.

Ripiegò la lettera con cura e la ripose nella tasca interna della divisa, all’altezza del cuore, decisa a conservarla gelosamente.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- A che meta pensavi? –

Edgar si strinse nelle spalle, passando un braccio intorno a Valerie e attirandola maggiormente a sé, - Non ne ho idea. Tu hai preferenze? –

La bionda Grifondoro arricciò il labbro inferiore, pensierosa, per poi annuire dopo qualche secondo di attenta analisi.

- Cosa ne dici dell’Egitto? –

- Egitto e poi India? –

- Mi sembra magnifico. –

Valerie si sporse a baciarlo a fior di labbra, rilassandosi nella sua stretta, e appoggiò la testa sulla spalla del suo ragazzo.

L’idea di passare tutta l’estate in giro per il mondo con Edgar la riempiva d’emozione ed euforia.

- Ottimo perché l’idea di un tappeto volante non mi dispiacerebbe. –

Lo spintonò leggermente. – Lo sai che sono illegali qui in Inghilterra, vero? –

- Già, ma che sarebbe la vita senza un pizzico d’illegalità? –

- Una vita fuori da Azkaban? –

- Dimenticavo che sei una perfetta Caposcuola … d’accordo, niente tappeto volante importato illegalmente. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Sei sicura che a tuo padre vada bene? – chiese Alexander, sinceramente sorpreso.

Renford Lestrange si era decisamente mostrato più benevolo nei suoi confronti, ma non credeva che avrebbe acconsentito all’idea di loro due da soli per un intero mese senza battere ciglio.

- Certo, ha detto che sarebbe stato un peccato lasciare la villa in Costa Azzurra chiusa per tutta l’estate perciò è tutta nostra. –

- E i tuoi fratelli che ne pensano? –

Raelena si voltò verso il ragazzo, passandogli le braccia attorno al collo e spingendolo ad avvicinarsi alle sue labbra tornite.

- Ti preoccupi troppo, ti adorano tutti quanti, Alex. –

- Sì, ma … -

Lo baciò, tacitando le sue proteste.

- E parli troppo. –

- Quindi pensi di zittirmi per tutto il tempo a forza di baci? –

- L’idea è più o meno questa – ammise, sorridendo maliziosa.

- Allora lasciami dire che sono più che d’accordo con te. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Nicholas bussò alla porta dello scompartimento che Dean e Artemis dividevano con Benjamin e Nimue, facendo capolino poco dopo.

- Scusate l’interruzione, piccioncini, ma dovrei parlare con Dean. –

Il giovane Grifondoro si voltò verso il suo Capitano, incuriosito.

- Arrivo subito. –

Lo seguì, fermandosi nel corridoio che divideva gli scompartimenti.

- Ti ruberò poco tempo, Dean. Si tratta della squadra. –

Il cuore prese a martellargli forte nel petto. – E? –

- Come ben sai dall’anno prossimo a Grifondoro servirà un nuovo Capitano. Ne ho parlato con la Mc e lei è d’accordo con me su quale sia il candidato più adatto a ricoprire il ruolo. Perciò, congratulazioni Ammel, sarai il prossimo Capitano; sono certo che farai un grande lavoro. –

Dean impiegò qualche secondo a elaborare l’informazione, per poi ritrovarsi a sorridere come un bambino la mattina di Natale.

- Sul serio? –

Nicholas annuì.

Ignorò la mano che il ragazzo gli porgeva e lo coinvolse in un abbraccio cameratesco.

- Grazie, Nick, grazie davvero! –

- Te lo sei meritato … adesso non ti resta che far vincere alla squadra il Campionato. –

- Lo farò. Per te e per la squadra. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Kenneth ascoltò Hydra che lo informava della lettera di Andromeda e della richiesta senza battere ciglio.

- Se sia giusto o meno non ha importanza -, concluse alla fine, - quello che conta davvero è se lo vuoi. –

La Black annuì.

- Io … sì, lo desidero profondamente. –

- Allora non c’è altro di cui parlare. Se vuoi posso portarti lì domani stesso. –

La vide sgranare le iridi azzurro cielo, colta di sorpresa.

- Verresti con me? –

- Se lo vuoi. –

- Certo che voglio. –

- Allora verrò con te da Andromeda … però credo che ci sia qualcun altro che ha diritto di saperlo. –

Davanti all’espressione sorpresa della ragazza, chiarì: - Regulus e Sirius. –

Già, a loro due non aveva pensato minimamente, troppo presa dalla notizia.

- Hai ragione. Corro a informarli. –

Si alzò e fece per uscire dallo scompartimento, ma a metà strada si fermò e tornò indietro.

Baciò Kenneth con impeto, sussurrandogli a fior di labbra.

- Lo sai che ti amo, vero? –

- Certo, ma mi piace sentirtelo ripetere. Ti amo anche io. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come vi avevo anticipato eccoci qui con l’Epilogo anche di questa storia. Come sempre quando arrivo a scrivere questo capitolo vengo sommersa dalle emozioni e mi ritrovo a non volermi separare da questi fantastici personaggi di cui mi avete fatto dono. Vi ringrazio davvero per aver partecipato, per avermi permesso di muovere i vostri OC in questa storia, e per l’impegno e la costanza con cui avete seguito la storia.

Spero di essere riuscita a farvi amare la storia almeno quanto l’ho amata io.

Ovviamente per una storia che finisce ce ne è un’altra che comincia. Si tratta di una sorta di prequel ambientato nel 1899/1900 a Durmstrang, durante gli anni di scuola di Grindelwald, e trovate la storia al seguente link: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3752258&i=1

Spero di ritrovarvi anche lì o in qualche altro progetto.

Grazie ancora a tutti voi e ai lettori silenziosi, a coloro che hanno inserito la storia nei preferiti, nei ricordati o nei seguiti.

Alla prossima.

XO XO,

Mary

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