Un nuovo coach

di erica1609
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazioni ***
Capitolo 2: *** Trasferta ***
Capitolo 3: *** Stiles, cosa hai bevuto? ***
Capitolo 4: *** Jake. ***
Capitolo 5: *** Confessioni. ***
Capitolo 6: *** Compleanno pt.1 ***
Capitolo 7: *** Compleanno pt.2 ***
Capitolo 8: *** Festa. ***
Capitolo 9: *** Conseguenze! ***
Capitolo 10: *** Jake, ancora Jake. ***
Capitolo 11: *** Telefonate. ***
Capitolo 12: *** Minaccia ***
Capitolo 13: *** Il momento è arrivato! ***
Capitolo 14: *** Finita ***



Capitolo 1
*** Presentazioni ***


Per Stiles e Scott era obbligatorio passare l’ultimo giorno delle vacanze estive insieme, era come un loro rito, una tradizione, che andava avanti da quando avevano nove anni. Sarebbe stato l’inizio del terzo anno, quello migliore tra tutti, dicevano i loro genitori. Scott aveva compiuto i sedici anni qualche mese prima, mentre Stiles avrebbe dovuto aspettare due mesi o poco meno, ma non aveva fretta di crescere, stava bene nel suo piccolo mondo.

-Amico, allora?- Domandò il castano al moro, che era nel bagno di casa Stilinski da più di un’ora.

-Arrivo, devo farmi bello, oggi rivedrò Allison!-

Proprio così, Allison era l’ex fidanzata di Scott, una ragazza dolce, determinata e una grande esperta di tiro con l’arco, o almeno Stiles credeva che quello da lei utilizzato fosse un arco.

Stiles sbuffò nel sentire la risposta dell’amico, cosa che a quest’ultimo non sfuggì.

-Solo perchè tu con le ragazze non vuoi averci a che fare dopo Lydia, non significa che tu abbia il diritto di sbuffare ad ogni riferimento Allisonesco.-

-Ma ti senti quando parli?- Rise Stiles rischiando di strozzarsi con l’acqua che stava bevendo.

-E ad ogni modo, amico, Lydia non mi vede in quel modo da dieci anni, questa storia deve finire.-

Stiles era determinato, cosa che l’amico in segreto apprezzava, ma adorava prenderlo in giro per vendicarsi di tutto ciò che gli faceva passare con la sua ex.

 

I due si recarono a scuola, imbattendosi subito nelle due ragazze, che educatamente li salutarono, erano rimasti tutti amii nel loro gruppo. Dopo le prime ore di assoluta nullafacenza, tutti e quattro andarono in mensa, dove al tavolo con loro si aggiunsero Isaac, Malia e Danny. Dopo una giusta dose di chiacchiere, i due migliori amici annunciarono l’inizio degli allenamenti.

-Non possono farmi correre dopo pranzo.- Si lamentò Stiles.

-Tanto non correresti comunque.- Rispose Scott prima di correre lontano dal suo amico decisamente infastidito da quella battuta.

 

Ci furono venti strani minuti di attesa, il coach non era mai in ritardo, qualcosa doveva essere successo. Di colpo la porta dello spogliatoio si aprì, rivelando quella stranissima vecchietta della segreteria, stava dicendo qualcosa a proposito di una temporanea sospensione del coach Finstock, e che sarebbe stato sostituito da un ragazzo della città, che si era offerto di prendere il suo posto.

-Derek Hale, piacere, sono il nuovo coach.-

Un uomo alto e muscoloso apparve dalla porta, lasciando tutti pietrificati, faceva un gran terrore.

Un volta che la vecchietta si dileguò, il nuovo coach assunse una posizione più rilassata, per poi mettersi un cappellino rosso in testa.

-Scusate ragazzi, mi hanno imposto di fare il severo, cosa che ovviamente non farò, mi fa sentire vecchio.- Ci fu una risatina collettiva.

-Per voi sarò il coach, non un insegnante, per cui chiamatemi per nome, oppure ‘coach‘, mai per cognome perchè pure questo mi fa sentire vecchio, ci sarà un rapporto alla pari tra di noi.-

Un’altra risata di sollievo e soddisfazione riempì lo spogliatoio.

-Detto questo, ragazzi miei, dieci giri di campo.- Finì Derek.

Tutti risero anche a quell’improvviso ordine, guadagnandosi un sorrisetto da parte di quel coach che, a livello di sarcasmo e umorismo, a Stiles piaceva tanto.

 

**************************

L’allenamento era stato piacevole, faticoso fino a un certo punto ma divertente.

Durante la pausa tra il riscaldamento e la partita a squadre, Danny ricevette un messaggio da parte di un amico e il suo viso si illuminò.

-Ragazzi, un attimo di attenzione.- Urlò per farsi sentire, perfino dal coach.

-Domani sera festone a casa di Lydia, siamo tutti invitati nella sua piscina, ha promesso buona musica, cibo e grande quantità di persone.- Spiegò il ragazzo agitando un braccio.

Scott e Stiles controllarono i telefoni, la rossa aveva scritto anche a loro per avvisarli e per invitarli prima degli altri, in modo che potesseo fare un bagno veloce in tranquillità prima che arrivassero tutti. Ci furono numerosi commenti all’interno della squadra.

-Chissà quante belle ragazze!-

-Tutte quelle del primo anno poi, ne ho vista una bionda che era spettacolare!-

-Me ne porterò una a casa, vedrai.-

 

-Sarà la polizia che porterà a casa te se ti nascondi con una quattordicenne.- Rispose Stiles al compagno di squadra del quinto anno e zittendo tutti gli altri, che risero alla battuta sfottendo il compagno.

Perfino il coach sorrise.

-E lei coach? Sono sicuro che avrà vent’anni o giù di lì, venga pure lei!- Propose Danny, facendo agitare gli animi dei compagni.

-Ne ho vent’uno, l’età avanza, non posso andare a una festa con voi ragazzi, sono pur sempre il vostro coach.-

-Cosa ne è stato del rapporto alla pari?- Stiles zittì dinuovo tutti, procurandosi mille complimenti e risate per la battuta.

Derek rise ancora una volta, guardando il ragazzo con simpatia negli occhi.

-Parole sue, non mie.- Finì il castano indicandolo, alzando le braccia in segno di resa e beandosi delle risate della squadra.

Il coach fece un applauso, ridendo. –Hai vinto.-

La squadra riprese l’allenamento, tutti uscirono in fretta dallo spogliatoio, tranne Stiles che si fermò qualche secondo a bere.

 

-Tu.- Lo indicò Derek, attirando la sua attenzione. –Nome?-

-Stiles, Stiles Stilinski.- Rispose il ragazzo, bevendo ancora.

-Cerca di essere così entusiasta anche in campo.- Gli suggerì Derek con sarcasmo, riferendosi alla partita che avrebbero fatto a breve come prova.

-Sì signore.- Rispose Stiles con un finto occhiolino.

 

Derek si promise di ripensarci a quella festa, decisamente sì.

 

 

La sera della festa arrivò in fretta, nessun professore aveva ancora assegnato compiti e programmato verifiche, inoltre quel pomeriggio non c’erano gli allenamenti. Stiles e Scott erano a casa di Lydia, erano concentrati nell’affogarsi a vicenda quando la rossa li avvisò che gli invitati sarebbero arrivati a momenti.
I primi ad arrivare furono i compagni della squadra, seguiti da una combricola di ragazze coetanee e alcune del primo e secondo anno. Verso le undici anche i ragazzi del quarto e del quinto anno si fecero vivi. La festa sarebbe terminata all’una e mezza in quanto il giorno dopo tutti avessero scuola. Stiles e Scott stavano ballando, mezzi ubriachi, quando Allison chiese al moro di parlare. L’amico rimase in pista da solo a questo punto, ballò ancora per un po’, fino a quando decise di fare due passi per smaltire l’alcool. Fece un giro dell’isolato, fino a quando non gli sembrò di vedere una figura familiare.
-Coach?-
-Stilinski.- Lo salutò Derek.
-Sta andando alla festa?-
-No in realtà, stavo tornando a casa, abito qui vicino.-
Stiles guardò meglio chi aveva difronte, il coach indossava un completo da ginnastica.
-Stava correndo?-
-Sì, corro spesso a quest’ora.-
-Beato lei, io odio correre, se ne sarà accorto.-
-Non te la cavi male.-
Stiles sorrise riconoscente.
-Credo di dover tornare, Scott mi starà cercando. Buona serata.-
-Stilinski, dì a Mccall che se domani durante l’allenamento mattutino noto i postumi della sbornia, gli faccio fare quaranta giri di campo.-
Stiles rise. –Lo consideri già fatto.- Si girò per tornare alla festa, quando Derek lo chiamò dinuovo.
-Ah e Stilinski?-
-Sì coach?-
-Vale anche per te.-
Il castano rimase spiazzato, poi rise all’occhiolino del suo coach.
‘Si è vendicato per ieri’ pensò Stiles tra sé e sé, ridendo.
 
************************
Derek tornò a casa, per poi fare una doccia, rifletteva sul fatto che aveva detto una mezza verità al giovane, era vero che andava sempre a correre a quell’ora, ma era passato davanti casa di Lydia perché era curioso di vedere cosa combinassero quei ragazzi. Quando si svegliò erano circa le sette, entro breve si sarebbe dovuto preparare per andare a scuola, quella mattina ‘erano gli allenamenti.
Quando vide entrare nello spogliatoio tutti i suoi ragazzi, non sapeva se ridere delle loro condizioni o sgridarli tutti. L’unico che sembrava abbastanza sveglio era un certo Greenberg, che sicuramente alla festa della sera precedente non ci era andato. Derek decise di fare finta di nulla per quel giorno, scelse di far fare ai ragazzi un allenamento leggero, ribadendo però che sarebbe stata la prima ed ultima volta. Prima che i ragazzi andassero a fare la doccia, il coach fermò Scott per parlare con lui di alcune strategie e per spiegargli che se avesse voluto continuare ad essere il capitano avrebbe dovuto limitare, almeno le conseguenze, delle feste a cui partecipava.
Stiles aveva l’aria di un uomo distrutto, aveva dormito davvero poco ed era sicuro che si sarebbe addormentato nelle ore di lezione successive all’allenamento. Per sua sfortuna si addormentò proprio nell’ora di Harris.
-Stilinski.-
Stiles fece un salto, spaventato dalla voce incredibilmente vicina del suo professore di chimica.
-Si era forse addormentato?-
-No, cioè, insomma, sì.-
-Davvero?- Domandò il professore con un ghigno.
-La prego non mi mandi in-
-Punizione.- Finì Harris con un antipaticissimo sorriso.
Pare che quel pomeriggio Stiles l’avrebbe passato nella biblioteca, ad annoiarsi per ben tre ore. Fortunatamente qualcuno entrò, una persona che in quella scuola almeno gli stava simpatica. Il coach entrò vestito ancora sportivamente dalla mattina, cercando il ragazzo con lo sguardo per poi ridere.
-Harris mi ha detto di tenerti d’occhio, ti sei davvero addormentato?-
Stiles fece una smorfia di finto fastidio.
-Già, cosa che farò anche adesso.-
-No, ora studierai.-
-Anche lei ce l’ha con me?-
-Harris mi ha imposto di farti studiare, e dato che ho una grande paura di lui, ho deciso di dargli retta.-
Stiles rise di gusto, sperava che il coach fosse sarcastico. Quando però quest’ultimo alzò un sopracciglio interrogativo, il castano sbuffò, avendo capito che non c’era niente su cui scherzare. Per grande sorpresa di Stiles quelle tre ore passarono in fretta, sapere di non essere da solo in quella biblioteca vuota lo aveva aiutato. Derek in realtà leggeva, studiava gli schemi delle sue squadre all’interno della scuola e organizzava il campionato.
-Come mai si è offerto di prendere questo posto, come allenatore?- Domandò tutto d’un tratto.
-Beh, Finstock era amico di mio zio e inoltre le cose all’università vanno bene, ho pensato di occuparmi il tempo.-
-Cosa studia?-
-Giurisprudenza.-
-Impegnativo.- Rispose Stiles, quasi meravigliato.
 
Nessuno dei due fece in tempo a continuare il discorso che entrambi saltarono sulla sedia, a causa di un forte tuono che annunciava l’inizio di una tempesta. Si guardarono svogliati, per poi alzarsi e tentare di andare a casa prima che i cieli facessero scendere l’inferno. Fu in quel momento che il ragazzo si ricordò di essere a piedi. Si tirò su il cappuccio per poi salutare il coach. –Stilinski, la tua macchina?-
-Non mi sarei tirato su il cappuccio se l’avessi, non crede?-
Derek lo fulminò con lo sguardo.
-Oh, mi scusi.-
Il coach rise, gli piaceva avere l’autorità.
-Ti porto a casa.-
-Un insegnante che da un passaggio a un alunno eh, amico, a giurisprudenza dovrebbero averle insegnato che i suoi secondi fini sono illegali.-
Derek lo guardò, serio, davvero perplesso.
-Rapporto alla pari, ragazzino.-
Stiles rise. Aveva già inquadrato quel ragazzo, il suo coach, era serio, intraprendente, con un espressione sempre da duro ma soprattutto sarcastico, tanto quanto lui. Salirono su quella che sembrava una macchina da milioni di dollari, Derek si prese infatti tutti i complimenti con tanto piacere. Il viaggio fu silenzioso, ognuno pensava ai fatti suoi. La pioggia però cominciò a infittirsi e il vento a soffiare sempre di più, tanto che Derek dovette rallentare. Una volta arrivati davanti casa del ragazzo, quest’ultimo ringraziò il suo coach per poi scendere e correre sotto il portico. Non fece in tempo ad arrivarci che lo sceriffo uscì dicendogli che grazie a dio aveva trovato un passaggio per tornare a casa.
-Stiles, chiama il tuo coach, non può andare a casa con questa tempesta!-
-Papà non credo sia necess-
-Signor, emh, coach, venga in casa!-
-Come scusi?- Rispose Derek, decisamente perplesso e imbarazzato.
-Non può andare a casa con questo tempo!-
Effettivamente lo sceriffo aveva ragione, così Derek parcheggiò e corse in casa.
-Grazie Sceriffo.-
-Niente figliolo, mio figlio mi ha parlato di lei!-
Stiles guardò il padre imbarazzato, per poi guardare Derek e fare un tiratissimo sorriso.

-La prego, mi dia del tu.- Fu l’unica sua risposta.
Quella serata si sarebbe sviluppata bene, lo Sceriffo ne era sicuro.
 
***************************************************************
La serata stava andando avanti tranquilla, per la gioia di Stiles le altre due persone sedute al tavolo con lui parlavano di politica, studi, inquinamento e sport, tutte cose che a lui decisamente non interessavano.
-Siete noiosi.- Borbottò infatti, ricevendo in risposta uno scappellotto dal padre e una risatina da Derek.
​-Credo che andrò a studiare.- Si limitò a dire poi, facendo un cenno ad entrambi.
Ma la serata non finiva lì.


Ciao! Spero che la storia vi stia piacendo, al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Trasferta ***


Stiles da camera sua poteva sentire le chiacchiere adulte del padre e del suo coach, nonostante questo era riuscito in poco più di un'ora a finire tutti i compiti che gli erano rimasti. Stava per andare a fare una doccia quando sentì qualcuno bussare alla porta. Distrattamente andò ad aprire, trovando Derek alla porta.

-Tuo padre mi ha fatto salire.-

-Sa coach, non mi capacito di come lei non abbia fatto ad annoiarti.-

-Tuo padre è un uomo intelligente, poi la parte in cui mi ha raccontato degli omicidi sui quali indaga è stata la migliore.-

Stiles assunse un'espressione sorpresa, poi confusa e infine furiosa.

-E perchè nessuno mi ha chiamato?- Chiese agitando le braccia.

Derek rise. -Mi aveva avvisato di non dirtelo.-

 

Dopo un veloce saluto al ragazzo e una marea di ringraziamenti allo sceriffo, il coach tornò a casa, soddisfatto della cena e della serata. Quel ragazzino era sfacciato, sveglio e lievemente irritante, eppure non poteva fare a meno di andarci d'accordo.

 

**********************************************************************

La settimana successiva passò senza intoppi, le solite lezioni, i soliti allenamenti, il solito giovedì sera a casa di Lydia e i soliti pranzi con il gruppo. Le lezioni del venerdì erano quasi terminate quando un annuncio del preside invase i corridoi della scuola. Tutti i componenti della squadra di lacrosse dovevano presentarsi in fretta negli spogliatoi.

Nemmeno cinque minuti dopo si trovavano tutti lì, attendendo che il coach facesse la sua entrata.

Non trascorse molto tempo che quest'ultimo varcò la porta, appoggiandosi poi allo stipite.

-Ragazzi, so che deve ancora cominciare il mese di ottobre, ma purtroppo i campionati quest'anno avranno inizio il 28 ottobre, per cui abbiamo meno di un mese per prepararci. Ritengo opportuno che questo weekend venga da voi dedicato al lacrosse, per cui ho organizzato una trasferta di tre giorni, si parte stasera e si torna domenica pomeriggio.-

Tutti rimasero pietrificati, ognuno di loro avrebbe dovuto cancellare i propri programmi, Stiles e Scott compresi, che si erano organizzati per andare in campeggio con tutti gli altri, persino Isaac, entrato da pochi giorni in squadra, sbuffava all'idea di dover passare un weekend fuori da Beacon Hills.

A Derek non importava di aver avvisato i ragazzi dell'ultimo minuto, c'era un campionato da giocare e ognuno di loro doveva dare il massimo, punto e basta.

-Coach, doveva dircelo con più-

-Preavviso?- Derek interruppe uno dei ragazzi che con coraggio si era fatto avanti.

Tutti annuirono.

-Va bene, non ho intenzione di passare tre giorni a guardare questi musi lunghi, se vi togliete quella cavolo di espressione dalla faccia, sabato sera vi porto in un posto, una specie di festa.- Il coach dovette scendere a compromessi.

Subito si alzarono urli di gioia e complimenti per l'allenatore.

Stiles guardava con un ghigno il coach, muovendo la testa divertito, quell'uomo sapeva proprio come prenderli.

 

******************************************************************

 

L'orario per la partenza arrivò, alle otto e mezza erano tutti su un pullman, mezzi addormentati e pronti per arrivare nella riserva fuori dalla città, dove avrebbero alloggiato in un motel.

Stiles stuzzicava uno Scott bellamente addormentato, finchè non notò il suo coach leggere concentrato un libro, poche file davanti a lui.

Silenziosamente si alzò, per poi sederglisi con nonchalance vicino.

-Cosa legge?- Chiese dopo poco.

-Martedì ho un esame.-

-Ed è disposto a stare via tre giorni quando in realtà deve prepararsi per un esame?-

Derek alzò un sopracciglio. -Posso fare le due cose contemporaneamente, Stilinski.-

-E come farà?-

La curiosità di quel ragazzino lo rendeva perplesso, ma lo divertiva allo stesso tempo.

-Per esempio domani, mentre tu correrai per la riserva attendendo che io ti dia il permesso di fermarti, io studierò rilassato i miei appunti.-

Stiles sbuffò al ghigno del coach, per poi sorridere alla risposta pronta e alzarsi. Una volta tornato al suo posto, Derek si girò per guardarlo e fargli un occhiolino maligno.

Quei tre giorni sarebbero stati lunghi, pensò il ragazzo.

 

 

Dopo tre ore il pullman si fermò davanti a un motel niente male, colorato e accettabile, circondato da un boschetto. Tutti i ragazzi si divisero nelle camere, Scott, Isaac e Stiles ne scelsero una da tre e non fecero in tempo ad entrare che subito si misero a fare stupidi giochi, battute e guardarono un film horror trasmesso in tv.

-Amico, non ti ho poi chiesto di cosa hai parlato con Allison alla festa di Lydia.-

-Oh, giusto.- Rispose Scott sedendosi sul letto e aspettando che i due amici gli si sedessero affianco.

-Ne abbiamo parlato, lei voleva chiarire la situazione pacificamente, e io ho riflettuto che è meglio per entrambi lasciarci alle spalle la nostra storia, preferisco averla come amica che non averla per niente, c'erano troppi problemi prima.- Continuò il moro.

Stiles e Isaac annuirono comprensivi, per poi dare una pacca confortante all'amico sulla spalla.

Quando il biondo entrò in bagno per fare una doccia, Stiles si avvicinò al suo migliore amico, intento a studiare uno schema sperimentale della squadra, che il coach voleva mettere in pratica il giorno seguente.

-Scott?-

-Yep?-

-Sicuro di stare bene, vero?-

-Sì, rispose il moro, grato all'amico per la preoccupazione.

-Sai che qualsiasi cosa tu abbia bisogno, Stiles il magnifico è qui per te.-

Scott rise. -Grazie, amico.-

 

Alle due di notte i tre erano tranquillamente addormentati, pronti ad affrontare la sveglia delle 8.30 del giorno successivo.

 

**********************************************************************

Il mattino dopo tutti i ragazzi si presentarono puntuali per andare a fare colazione, poi dopo nemmeno venti minuti, erano già nella riserva a fare esercizi di riscaldamento, a correre e ad allenarsi con le mazze.

-Greenberg, smettila di usare quella mazza come se fosse una scopa volante, per dio!- Urlò Derek, esasperato, per poi riunire i ragazzi per far fare loro una breve pausa.

-Buono ragazzi, buono, siete riscaldati bene e lavorate come una squadra, Finstock vi ha cresciuti al meglio. Adesso voglio tentare di fare una partita, le porte saranno tra gli alberi, precisamente tra due.- Spiegò il coach indicando i due lati opposti della riserva.

 

La partita cominciò, Isaac prese possesso della palla, schivando i due avversari che tentavano di atterrarlo, corse successivamente verso una delle porte. Scott, Greenberg e altri due compagni gli corsero incontro per marcarlo, così il biondo si trovò a dover passare palla al suo compagno più vicino, Stiles. Il ragazzo la afferrò saltando in aria, per poi dirigersi anch'esso verso la porta, seguito da due compagni di squadra, pronti ad aiutarlo se necessario. Quando fu a pochi metri dalla porta, guardò Danny concentrato, cercando di pensare in una frazione di secondo come non fargli parare la pallina, decise di tentare lanciandola nell'angolo destro. Così fece, ma purtroppo il portiere la parò, anche se al pelo.

Il fischio di Derek interruppe tutti.

-Bene, non mi lamento. Lahey muovi quelle gambe, ma per il resto hai fatto un buonissimo passaggio, Greenberg se ti inciampi da solo sui tuoi piedi sarò costretto a bastonarti, Mccall buonissima difesa, Margery e Brodway avete migliorato la qualità e siete più veloci, Mahelani buona parata e Stilinski, hai fatto bene a pensare dove tirare ma hai aspettato un po' troppo. Continuiamo!- Il coach era abbastanza soddisfatto, ma voleva ancora il meglio.

 

Un'ora e mezza dopo tutti i ragazzi erano stremati e affamati, così il coach permise loro di andare a pranzare, a fare una doccia e a riposare per essere in forma per le attività pomeridiane.

-Ok, sono le 13.00, alle 15.30 vi rivoglio pronti e scattanti, siete migliorati rispetto alla settimana scorsa, c'è una buona sintonia e tensione, ci vediamo oggi pomeriggio.- Derek terminò il discorso, per poi recarsi in camera sua per tentare di studiare, ci riuscì, ma era più preoccupato sull'allenamento pomeridiano e su come avvisare i ragazzi sul posto in cui sarebbero andati quella sera.

 

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Stiles aveva appena finito di mangiare e di lavarsi, ma gli venne in mente che non aveva visto Derek al ristorante, così gli venne un'idea.

Alle 14.25 era davanti alla camera del coach, con un grazioso panino farcito in mano. Bussò due volte, attendendo qualche segno di vita. Un Derek senza maglia e con una penna in bocca lo accolse, interrogativo.

-Buon pomeriggio! Suppongo non abbia mangiato per studiare, dato che durante gli allenamenti era concentrato su di noi,le ho portato un panino.-

Il coach lo guardò perplesso, per poi afferrare il panino e tornare sedersi sul letto, dove mille scartoffie erano ordinate in pile. Il ragazzo osservò con ammirazione l'ordine e la cura riservata agli studi di Derek.

-Allora, a che punto è?- Domandò curioso il castano, chiudendosi la porta alle spalle e accomodandosi sul letto.

-Sei sempre così curioso con le persone che conosci da poco?-

-E lei è sempre così scorbutico mentre studia?-

-Mi hanno detto di peggio.-

-Anche a me.-

Dopo qualche secondo si guardarono e e il ragazzo scoppiò a ridere, mentre il coach riuscì a stento a trattenere un sorriso, cosa che a Stiles non sfuggì.

-Posso aiutarla?- Si offrì poi.

L'altro parve pensarci, un po' di aiuto non avrebbe fatto male.

-Va bene, definizioni.-

-Definizioni?-

-Definizioni.-

Il coach lanciò a Stiles un quaderno ad anelle, scritto in modo molto fitto e pieno di quelle che sembravano milioni di definizioni. Guardò spaventato il suo coach, attendendo una spiegazione.

-Voglio che tu mi chieda dieci parole a caso tra le 247 che vedi, ed io ti dirò il significato, l'etimologia e quindi la definizione.

Otto parole azzeccate dopo, il castano cominciava davvero a spaventarsi e a sentirsi piccolo davanti alla sapienza dell'altro, che lo guardava fiero di se stesso e con una fintissima supponenza negli occhi.

-Definizione di privacy.

-Diritto di cui Greenberg mi ha privato mentre tutti voi eravate a pranzare.-

-Come scusi?-

-Era nel mio bagno un'ora fa..-

Stiles scoppiò in una risata talmente forte che Derek non potè fare a meno di seguire, trattenendo le lacrime. L'occhio gli cadde sull'orologio, mancava davvero poco all'allenamento pomeridiano.

-Stilinski, dovresti andare a prepararti.-

-Di già? Vado allora.-

Prima che il castano potesse uscire, ancora mezzo stordito dalle risate, il coach gli sussurrò qualcosa.

-Grazie.-

Stiles si voltò. -Per l'aiuto o per il panino?-

Derek fece finta di rifletterci. -Entrambi.- Rispose infine.

 

Il castano uscì sollevato dalla camera, forse quei tre giorni non sarebbero stati così spiacevoli.

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Capitolo 3
*** Stiles, cosa hai bevuto? ***


Alle 15.30 tutta la squadra era in campo, pronta per l'allenamento standard e scattante come il coach aveva chiesto e previsto.

-Ragazzi, oggi pomeriggio faremo un'attività diversa dal solito.- Derek cominciò a parlare. -Voglio che vi dividiate in gruppi da tre, scelti da voi.-

Tutti in nemmeno venti secondi si erano divisi, ovviamente il trio in prima fila era quello composto da Isaac, Scott e Stiles, fieri del buon lavoro che avrebbero sicuramente fatto.

-Il primo gioco che voglio fare è un gioco di fiducia e strategia, tutti i gruppi si sfideranno due a due, come vedete mi sono procurato tre porte, voi siete sei trii, quindi ne voglio due davanti ad ogni porta.-

-Non ho capito.- Disse Greenberg, procurandosi in risposta un'alzata di sguardo da tutta la squadra.

-Il tuo trio e un altro devono mettersi davanti a una porta.- Chiarì Isaac scocciato.

Quando non furono necessarie altre spiegazioni, il coach continuò.

-Uno in ogni trio sarà bendato e dovrà arrivare prima dell'avversario in un punto scelto da me, guidato dai suoi compagni, che gli daranno le indicazioni, la porta è solo un punto di riferimento, la benda dovrà essere indossata da tutti i componenti del trio.-

-Che idiozia.- Qualcuno sussurrò da dietro i compagni, era ovviamente il ragazzo di quinta che la settimana prima era stato zittito dalle battute di Stiles nello spogliatoio.

-Davvero?- Lo provocò il coach. -Se è un'idiozia non sarà un problema per te farcene una dimostrazione.-

Il ragazzo avanzò, supponente e arrogante, e una volta che si fu lasciato bendare si mostrò pronto per cominciare.

-Mccall, scegli un punto dove il nostro amico qui deve arrivare.- Ordinò l'allenatore, visibilmente irritato.

-Il palo della luce vicino a quell'albero laggiù, coach.- Rispose subito il moro.

-Cominciamo..- Disse sottovoce Derek con un ghigno che non passò inosservato, tanto che Stiles dovette trattenersi dal ridere.

 

-Tre passi avanti.-

Il ragazzo bendato li fece.

-Quattro a destra, attenzione alla buca.-

Fece anche questo senza problemi.

-Avanza di qualche metro, facendo attenzione al terreno irregolare.-

Il ragazzo camminò in avanti, barcollando visibilmente.

-Bene, ora gira a destra e attento alla bu-

Non potè finire che il ragazzo cadde di lato, sbattendo un gomito e affondando la faccia nel terriccio bagnato. Tutti risero. Il coach compreso.

Quell'arrogante si tolse la benda e con strafottenza la lanciò al coach, si diede una ripulita e bisbigliò un 'stavolta ha vinto lei' che solo Derek sentì.

 

Dopo un'ora e mezza di risate e cadute, il coach fermò il gioco per spiegare cosa davvero avrebbe portato.

-Adesso voglio che voi facciate una partita, formate due squadre, una volta che uno fa un gol, la partita è terminata.-

Non passarono dieci minuti che Scott segnò.

-Cosa avete notato di diverso?- Domandò il coach, passandosi una mano tra i capelli.

Ognuno dei ragazzi mosse il capo confuso, tranne Stiles.

-Conoscenza del proprio percorso.- Disse incerto.

-Come, Stilinski?-

-Ci ha fatto stare bendati per un novanta minuti, facendoci camminare, correre e cambiare direzione, fidandosi solo degli altri e di sé stessi. Durante la partita eravamo tutti più veloci, perchè non è stato necessario controllare dove stavamo mettendo i piedi, avevamo già conoscenza delle buche, dei dislivelli eccetera, è come se avessimo corso bendati, sviluppando altri sensi e concentrandosi solo sulla palla.-

-Touchè.- Urlò Scott dando una sonora pacca sulla spalla al suo migliore amico.

-Stilinski, dovresti essere così sveglio anche durante le lezioni di Harris.-

Tutta la squadra rise, Stiles compreso.

Prima che tutti potessero continuare l'allenamento, il coach fermò la squadra per chiarire due cose.

-Ah, ragazzi, come sapete sono clemente con voi, ma punto primo esigo che nessuno metta in dubbio il mio modo di allenarvi, punto secondo non accetto critiche e commenti infantili e punto terzo tu- Disse indicando il ragazzo che poco prima aveva ritenuto il suo gioco un'idiozia- stasera non tocchi né alcool, né ragazze.-

Nessuno si permise di rispondere, tranne il solito arrogante ragazzo, che guardò in modo minaccioso il coach.

 

Dopo qualche altra partita di prova, il coach stabilì che era il momento di prepararsi, cenare e andare a quella famosa festa che aveva promesso ai suoi ragazzi.

Alle 21 erano tutti pronti per andare a quell'attesissimo party.

 

Entrarono in quello che sembrava un enorme locale moderno, con luci ovunque e pieno di persone, si poteva notare il bar sul fondo e l'enorme pista colorata al centro.

-Derek? Cosa diavolo ci fai qui?!-

Una graziosa ragazza alta e mora saltò in braccio all'uomo, baciandolo su tutta la faccia.

-Ragazzi, questa è Laura, mia sorella, il locale è suo.-

Tutti i ragazzi esultarono, soprattutto i più grandi.

-Ah e ragazzi, giù le mani, si sta per sposare.-

Tutti risero, sapendo che il coach si riferiva ai ragazzi di quinta, che non avevano smesso di fissare la bella ragazza che era ancora spalmata su Derek.

 

Due ore dopo Stiles e Scott erano in pista, visibilmente ubriachi nonostante l'età e si stavano scatenando come matti, entrambi erano senza maglia e circondati da ragazze. Derek li stava osservando divertito da lontano e non faceva a meno di ridere ogni volta che uno dei due faceva un occhiolino all'altro o un commento su una delle ragazze lì attorno.

Il moro accalappiò una delle tre che gli stava intorno, baciandola e coinvolgendola in un bacio bagnato e che di casto aveva poco. Anche Stiles, incantato dalla ragazza bionda che gli ballava addosso, decise di mandare tutto all'aria e la afferrò per il collo, per poi baciarla.

Derek rise ancora, si dava da fare quel ragazzo sveglio.

In quel momento le si avvicinò la sorella, con due drink in mano.

-Non potrebbero bere tutti, vero?-

-Non ti daranno problemi, lo prometto.- La rassicurò Derek, che da ormai ore stava studiando la situazione e controllando che i suoi ragazzi fossero ancora tutti vivi.

-Come sta Jake?- Chiese poi Laura, titubante.

-Bene, credo, non lo vedo da un mese.-

-E come vanno le cose tra di v-

-Finta, Laura, lo sai, non voglio averci a che fare.-

 

-Chi è Jake?- Uno Stiles sudato, sfinito e ubriaco si sdraiò sul divano che occupava Derek, spalmandosi con le gambe sulle sue. Vedendo lo sguardo irritato del più grande, le tolse subito, sbuffando, per poi prendere il drink che la sorella aveva portato al fratello.

-Nessuno.- Disse Laura, facendo l'occhiolino a Derek, che le era grato.

-Devi andare a prendere un po' d'aria.- Gli ordinò il coach.

-No.-

-Vi avevo detto che non dovevate ubriacarvi.-

-Interessante.-

-Stiles.- Ringhiò Derek.

-E va bene!- Si alzò impacciato, cercando l'uscita. Non appena fece un passo nella direzione giusta, inciampò, cadendo, o almeno quasi, dato che Derek lo aveva afferrato al volo.

-Ti porto io fuori.- Disse scocciato.

 

Una volta arrivati nel giardino del locale, fece sedere il ragazzo sull'erba, gli lanciò una bottiglia d'acqua e aspettò che si riprendesse. Dopo una quindicina di minuti e dopo una bottiglia svuotata, Stiles sembrò dare i primi segni di lucidità.

-Dov'è Scott?- Chiese poi, confuso.

-Non lo so.-

-E come ci sono arrivato qui?-

-Credimi, avrei preferito lasciarti dentro.-

-Carino da parte sua, coach.-

Stiles si alzò, scattante, e ricadde per terra, allarmando Derek.

-Ok, non mi sento bene.-

Il più grande sbuffò sonoramente, nel profondo divertito dalla situazione ma stanco di dover tener dietro a dei ragazzi così casinisti e bisognosi di alcool.

-Se devi vomitare, fallo al motel, è l'una di notte e domani mattina vi dovete allenare.-

Stiles annuì, un po' confuso e dispiaciuto di aver infastidito il suo coach.

 

Derek andò a chiamare tutti i ragazzi, che piano piano uscirono dal locale, uno più devastato dell'altro. Gli unici che stavano bene erano Danny, un certo Ethan, due ragazzi del primo anno che non sapevano nemmeno cosa fosse l'alcool e..

-Dov'è Greenberg?-

-Qui, signor coach.-

Derek si girò.

-Perchè diavolo sei nudo?-

Tutti risero, mentre il coach si coprì gli occhi disgustato.

-Tutti a letto.-

 

Alle due di notte, nel motel regnava un silenzio quasi assordante, di cui Derek era davvero grato, dato che gli aveva permesso di finire di studiare.

Stava per chiudere gli occhi, quando alle 2.36 qualcuno bussò alla porta. Derek si alzò dal letto per aprire, trovando un Isaac con due enormi borse sotto agli occhi e uno sguardo scocciato.

-Coach, davvero mi scusi, ma non so più come fare con-

-Lahey, che c'è?-

-Venga con me.-

Il coach venne portato quattro stanze più in là, dove trovò Scott addormentato per terra, il letto di Isaac completamente sfatto e strani rumori dal bagno.

-Tutti hanno bevuto, ma nessuno è stato così male come Stiles, è in bagno da quando siamo arrivati a vomitare, non mi fa entrare, sono preoccupato.-

-Nessuno degli altri tuoi compagni ha vomitato?-

-No, nessuno. E ci ho parlato prima che lei lo portasse fuori, era sbronzo ma stava bene, non ha mai vomitato per l'alcool, anche perchè gli bastano pochi drink per ubriacarsi.-

-Ok, ci penso io, tu ordina qui dentro e sposta Mccall sul letto.-

Isaac bisbigliò un grazie, poi in pochi minuti fece quanto gli era stato detto.

 

Derek rimase sulla porta del bagno.

-Stiles?-

-Dio no, vada via.-

-Fammi entrare.-

-Sono nudo.-

-Non sei nudo, fammi entrare o butto giù la porta.-

Un giro di chiave fece capire a Derek che la porta era stata aperta. Lo spettacolo che si trovò davanti fu uno Stiles seduto vicino al gabinetto, con le braccia lì sopra e la testa tra i capelli. Era senza maglia, completamente pallido e sembrava sfinito.

-Merda.-

Derek lo tirò su, dicendogli di camminare, per poi portarlo sotto gli occhi curiosi di Isaac in camera sua. Lo appoggiò sulla sua vasca da bagno, e gli prese due aspirine e del calmante.

-Ma cosa hai bevuto?-

-Solo i tre drink che prendo sempre, nient'altro, lo giuro.-

-Sei sicuro?-

-Ah no, anche il tuo, quello che ti ha dato tua sorella, non te ne eri accorto?-

Stiles non fece in tempo a ridere che dovette vomitare dinuovo, così il coach gli lasciò un po' di privacy, per chiamare la sorella.

-Ehi Laura, sei ancora al locale? Magnifico, senti cosa c'era nel drink che mi hai portato?-

 

Stiles nella stanza accanto, si era ripreso abbastanza e fece un salto quando sentì che Derek aveva colpito qualcosa con il pugno.

-Che cosa succede?- Gridò allarmato.

-Il drink che hai bevuto, anzi, che mi hai rubato, era stato offerto a mia sorella per me, da uno dei tuoi compagni di squadra, quell'idiota che oggi ho punito per avermi sfidato! E dentro evidentemente c'era qualche droga, qualcosa di strano, non voglio nemmeno saperlo! Queste stronzate potrebbero farvi stare male e inoltre siete una mia responsabilità, avrei potuto perdere il lavoro se tu stessi più male di così!-

Un altro pugno si scontrò con la porta del bagno.

-Quindi sarebbe lei in questo stato se non le avessi rubato da bere, confortante.-

Derek non ci aveva ancora pensato, rimase allibito e si rese conto che la situazione era ancora peggiore. Si destò dai pensieri vedendo che il ragazzo si era appoggiato alla vasca, con gli occhi chiusi.

-Non dormire qui, ti metto sul divano.-

-Noi no abbiamo un divano, perchè lei si?-

Derek rise un po', quel ragazzino era così dannatamente positivo. Lo prese su di peso e lo buttò sul divano, per poi coprirlo con un panno.

-Dovrò ucciderlo quell'idiota di Maslow.- Sussurrò Stiles.

-Ah è così che si chiama quell'idiota?-

-Sì.- Concluse il ragazzo.

-Potrebbe anche finire dalla polizia, se io lo volessi, penserò a cosa fare, sicuramente non farà più parte della squadra.-

-Ci mancherebbe, ha avvelenato un suo compagno quando in realtà voleva avvelenare il suo coach, è veramente uno stupido.-

-Già, ora dovresti dormire.-

-Ha finito di studiare?-

-Sì.- Rispose poi, cercando di far sbollire la rabbia.

-Sa, se lei non fosse mai venuto a casa mia ora non ci sarebbe questa confidenza, di conseguenza io non mi sarei sentito libero di buttarmi su di lei prima al locale, anche se ero ubriaco, e non avrei bevuto il suo stupido drink.-

-Non fa una piega, quindi mi stai incolpando.-

-No, ma per farsi perdonare dovrà rispondere a una delle mie domande.-

-Sei sul mio divano, sono già stato generoso.-

Stiles lo incenerì con lo sguardo.

-E va bene, mi arrendo.-

 

 

-Coach, chi è Jake?-

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Capitolo 4
*** Jake. ***


Derek rimase spiazzato, decisamente spiazzato dalla domanda di Stiles, sapeva benissimo che il ragazzo aveva sentito la conversazione tra lui e sua sorella, ma non aveva nessuna intenzione di parlare di Jake con un suo 'allievo' non troppo lucido, soprattutto perchè era giovane, troppo curioso e soprattutto un suo allievo!

-Stiles, non va sempre bene essere così curiosi.-

-Lei mi incuriosisce.-

-Tu vuoi farti gli affari miei, che è diverso.-

Stiles rise, passandosi una mano tra i capelli sudati e tornando a guardare il suo coach, che lo guardava seduto sulla sponda del letto.

-Sono curioso solo con le persone che non disprezzo, si consideri onorato.-

Fu il turno di Derek di ridere.

-Ok, senta, ho capito che di questo Jake non ne vuole parlare, lo accetto, forse sono stato leggermente invadente..-

-Leggermente?-

-Dai, so di starle almeno un po' simpatico, mi faccia finire, è evidente che non è una persona che ama condividere i fatti propri, per cui sarò buono e cambierò tipologia di domanda.-

Il coach rise dinuovo, quel ragazzo lo divertiva, nella sua innocenza e nel suo modo così furbo e così manipolatore di fare le cose. Così, senza pensarci, gli fece un cenno come segno di poter domandare ciò che volesse.

-Lei parlava di Jake come se avesse avuto una relazione con lei, e deduco che Jake sia un nome da maschio, quindi, signor coach, lei è gay?-

Derek quasi si strozzò con l'acqua che stava bevendo.

-Stilinski!-

-Andiamo coach, non le ho mica chiesto quanti soldi ha in banca!-

-Sei ancora ubriaco.-

-No, purtroppo per lei sono anche troppo sobrio, e lo sono dalla prima volta in cui ho vomitato nel mio bagno.-

-Sì.-

-Sì, cosa?-

-Sono gay.-

-Finalmente l'ha ammesso, bene, sono sollevato, buonanotte.-

Stiles decise di terminare così la conversazione, girandosi dando la schiena a Derek.

Chissà come mai si era sentito così tranquillo a dire quella cosa al ragazzo, sapeva che fosse abbastanza sveglio da capire, da non giudicare e soprattutto si era dimostrato un bravissimo giocatore e forse anche amico, un amico invadente sì, ma un amico. Stiles dal canto suo cominciava a trovarsi davvero bene con quell'uomo così diverso da lui, più taciturno, con un coraggio enorme e zero peli sulla lingua, serioso, concentrato e sarcastico quanto basta. Ma soprattutto era felice di notare come quell'uomo così riservato gli avesse lasciato il via libera nella sua vita, sapeva anche lui che si comportavano più da amici che da altro.

-Ah e Stilisnki?- Domandò Derek mettendosi sotto le coperte.

-Sì, lo so, se lo dirò a qualcuno lei mi uccid-

-In realtà volevo solo dirti che è il caso che tu ti faccia una doccia domani mattina.-

Stiles arrossì, annuendo nel buio.

-Stilinski a corto di parole, cosa avrò mai fatto per potermelo meritare.-

 

Risero entrambi e si addormentarono, decisamente poco pronti per la sveglia delle 9 in punto del mattino seguente.

**************************************************************************

Un bip ripetuto all'infinito e decisamente fastidioso svegliò i due ragazzi, troppo assonnati per capire cosa fosse successo la notte precedente. Stiles si mise a sedere sul divano, guardandosi intorno perplesso, poi osservò il suo coach spalmato ordinatamente sul letto, che sbuffava al suono della sveglia. In un secondo la mente del ragazzo ricordò tutto ciò che era successo la notte precedente, ogni singola cosa, e si imbarazzò non poco per essere stato più irritante del solito, sapeva di parlare molto e di essere molto curioso, ma la notte precedente si era sentito talmente a suo agio da comportarsi come un bambino felice.

Riflettuto per qualche attimo, il ragazzo si alzò titubante, seguito con lo sguardo dal coach.

-Ok, tutto questo è imbarazzante..-

Derek rise, prendendolo in giro.

-Scusi per ieri sera, non sono sempre così irritante, lo giuro, ero solamen-

-Divertito, stanco, confuso e incredibilmente a tuo agio?-

Stiles sbattè gli occhi due volte, davvero perplesso, per poi scuotere la testa e sorridere alla sonora risata del suo coach.

-Ha studiato psicologia, per caso? Tra avvocati si studia anche quella al giorno d'oggi?-

-Sono solo incredibilmente intelligente, Stilinski.-

Il ragazzo sorrise.

-Vado a fare una doccia e a dire ad Isaac che sono vivo, grazie per..questa notte.-

Derek fece un cenno con il capo per dirgli che era tutto ok, ma non appena il castano uscì dalla stanza, sbuffò nel vedere in che stato era il suo bagno, niente vomito in giro, ma disordine, disordine e disordine. Aveva solo trenta minuti per far tornare tutto alla normalità.

 

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Stiles entrò nella sua stanza, ancora a torso nudo, trovando Scott sotto la doccia e Isaac già pronto e vestito sul letto, a guardare la tv.

-Buongiorno.- Gli disse il biondo, seguito poi da Scott, che in quel momento era uscito dal bagno con un telo addosso.

-Che è successo ieri notte?- Domandò il moro, preoccupato.

Stiles raccontò loro tutta la storia di Maslow e del drink, omettendo i particolari sul discorso con il loro coach e su quanto si fosse sentito bene e protetto su quel divano.

-Amico, ma ora stai bene, vuoi andare a fare un controllo?-

-Non preoccuparti Scott, sto benone, era solo uno scherzo finito male.-

-Cosa farà il coach con Maslow? Ha intenzione e hai intenzione di contattare la polizia?- Domandò Isaac, sfregandosi le mani, visibilmente irritato.

-Sicuramente verrà espulso dalla squadra, ma non credo che Derek si rivolgerà alla polizia, dovrebbe spiegare perchè diciotto ragazzi, di cui la maggior parte minorenni, si trovavano in un locale mezzi ubriachi.-

-Giusto.- Esclamarono in coro i due amici. Sbuffando.

-E cosa dirà al preside per farlo espellere dalla squadra senza nominare alcool e droga?- Riflettè nuovamente Isaac, allacciandosi le scarpe.

-Gli verrà in mente qualcosa.- Concluse Stiles, prima di prepararsi per andare a fare la doccia.

 

***********************************************************************

Alle 9.30 tutta la squadra era in piedi per fare colazione, Stiles decise che per quella giornata avrebbe lasciato i suoi spazi a Derek, si sentiva in colpa e imbarazzato per essersi fatto ospitare e soprattutto per aver reso la serata decisamente fuori luogo. Il coach, invece, aveva deciso di ignorare Maslow fino a tre giorni dopo, mercoledì avrebbe parlato con il preside, adesso aveva un esame a cui pensare.

-Ragazzi, lieto di vedere che siete tutti vivi. Questo non cambierà il programma di oggi, l'allenamento sarà impegnativo come al solito, quindi bevete una sana tazza di caffè. Oggi alle 16 partiremo per tornare a casa.-

 

La giornata trascorse tranquillamente, allenamenti, cibo, grande fatica, urli da parte dell'allenatore, insomma niente di diverso dal solito. Era quasi terminata l'ultima sessione di esercizi quando Stiles sentì un forte dolore allo stomaco, cosa che lo costrinse a non terminare la flessione che stava facendo. Scott lo aveva visto accasciarsi, pensando fosse scivolato, ma dopo qualche secondo notò che il ragazzo stava lì fermo, immobile, con le mani sullo stomaco.

-Coach!- Urlò successivamente, avvicinandosi poi preoccupato al suo migliore amico e tentando di tranquillizzarlo gli teneva una spalla stretta con la mano. Derek in quel momento stava spiegando a Danny come muoversi più velocemente in porta, quando sentì l'urlo troppo agitato di Mccall si girò nella sua direzione notando lui e Isaac che parlavano a Stiles tenendogli il viso tra le mani e cercando di farlo stare sdraiato. Il castano si premeva le mani sull'addome, pallido quanto la sera prima.

Il coach non esitò, abbandonò un Danny confuso ordinandogli di andare a correre con tutti gli altri, poi corse verso i tre ragazzi spalmati sull'erba.

-Che succede?- Domandò Derek affannato per la corsa.

-Sta male coach, non risponde!-

-Stiles, mi senti?- Tentò il più grande. -Stiles, andiamo!-

Nessuna risposta, solo un lamento sofferente. -Tiriamolo su.- Disse infine.

Il ragazzo venne portato su una panchina lì accanto, e subito aiutato con una pezza di acqua gelida sulla fronte.

-Credo sia per quello che quel coglione di Maslow gli ha fatto bere!- Disse Scott, furioso.

Derek alzò lo sguardo allibito. -Sì coach, lo sappiamo.- Chiarì Isaac.

-Dobbiamo portarlo in ospedale.- Propose il coach, incurante del fatto che avrebbe potuto perdere il posto e rischiare problemi per aver portato dei ragazzi in un locale senza permesso.

-No, se fa così è perchè non ha smaltito tutta la droga, deve vomitare.- Ringhiò Scott.

-Non ruberò mai più un drink, mai più.- Era la voce di Stiles quella?

Con uno scatto il castano si alzò per andare a rifugiarsi dietro un cespuglio e vomitò, stando finalmente davvero bene. Derek gli si avvicinò, chiedendo agli altri due ragazzi di andargli a prendere qualcosa da mangiare.

-Non dovevo farti giocare.-

-Sto bene, coach.-

-Sei debole, siediti.-

-Cosa farà con Maslow?-

-Un'idea ce l'avrei.-

Stiles sorrise.

 

************************************************************************

Tutti i problemi erano stati risolti, Stiles stava bene e ora dormiva sul pullman per tornare a casa, bellamente spalmato sul suo migliore amico che lo guardava ridendo e facendogli le foto. Derek passò il viaggio a ripassare e ad elaborare il piano che avrebbe sicuramente fatto espellere Maslow. Quando finalmente tutti arrivarono a destinazione, il coach si complimentò con tutti per poi avvicinarsi al castano, tutto questo sotto gli occhi di Isaac.

-Stai bene?-

-Sì, grazie.-

-Bene.- Rispose Derek, pronto per andare a casa.

-Coach, aspetto con impazienza che lei mi spieghi il suo piano.- Concluse Stiles con un sorriso, per poi chiamare Scott e salire sulla sua jeep.

 

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Il giorno dell'esame di Derek arrivò in fretta, il coach era infatti in una caffetteria a bere il suo caffè, rileggendo le ultime cose, pensava che parlare con il preside il giorno dopo fosse un'idea da bocciare, così continuò a leggere. Si recò puntuale all'università, pronto. Diede il suo esame, uscendo come al solito con il massimo dei voti, con un sorriso soddisfatto di qualcuno che sapeva già di essere decisamente bravo.

Salì sulla sua macchina, preparandosi a un lungo viaggio per arrivare a casa, ma non fece in tempo a svoltare l'angolo che vide appostato davanti alla porta di casa sua una persona che ricordava bene.

 

Jake.

 

Scese, improvvisamente irritato e pronto a litigare, quando non potè fare a meno di notare che il ragazzo aveva un occhio nero e il labbro spaccato.

-Chi ti ha picchiato questa volta?-

-Bello vederti anche per me, Derek.-

-Cosa ci fai qui?-

-Volevo vederti.-

Derek alzò gli occhi e si appoggiò allo stipite della sua porta, che sicuramente non avrebbe aperto.

-Mi hanno chiesto di fare un ultimo lavoro per loro, lo giuro, è andato bene e mi sono tirato fuori da quella compagnia, non vendo più droga, non ne ho mai fatto uso lo sai ma loro mi obbl-

-Tu, esattamente due mesi fa, hai deciso di buttare via la tua vita per fare soldi in un modo che io non ho mai approvato, ti sei messo nei casini e ora sono cazzi tuoi, non mi interessa.-

-Derek, ti sto chiedendo solo di rimanere da te questa notte, poi troverò il modo di darmi una sistemata e andare via.-

-Non mi fido di te, Jake.-

-Lo so, ma Derek io ti amo anc-

-Stai zitto, zitto, devi andartene domani mattina entro le dieci, poi non farti più vedere.-

Quel Jake abbassò lo sguardo, annuendo, per poi entrare in casa e appropriarsi della doccia.

La giornata di Derek era rovinata.

 

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Alle 14 tutta la squadra era pronta per l'allenamento e in attesa del coach, che arrivò puntuale, con un'espressione particolarmente nera. Cercò di non riversare la rabbia sui suoi ragazzi, ma la cosa non riuscì, ebbe infatti come risultato dei ragazzi scocciati e sfiniti, sudati e stanchissimi spalmati in campo.

-Coach, oggi ci ha uccisi.- Sussurrò Danny.

-State migliorando, ne vale la pena.-

-L'unica pena qui è quella dell'inferno che lei ci ha fatto passare oggi pomeriggio.- Si lamentò Stiles, passandosi le mani tra i capelli.

-Taci, Stilinski.-

Il ragazzo guardò il suo coach confuso, qualcosa non andava e se n'era già accorto dal primo minuto di allenamento, conosceva Derek da poco più di due settimane ma sapeva come prenderlo e riconoscere quando stava male. Optò per parlargli, evitando però di essere invadente.

-Coach?-

-Sì?-

-Le volevo solo chiedere com'è andato l'esame.-

-Bene, sono uscito con la lode.-

-C'era da aspettarselo.- Rispose Stiles con un sorriso, se all'università era andato tutto bene, doveva essere successo qualcos'altro. Stava per andare via quando sentì il telefono di Derek squillare. La sua curiosità gli impose di fare finta di ravanare nella sua borsa per ascoltare.

-Pronto? Ti ho già detto che arrivo per cena. No, non provare a convincermi. Le cose sono cambiate, non voglio più avere a che fare con te, ti ho dato ospitalità fino a domani mattina, non fare in modo che io ti sbatta fuori stanotte.-

Derek terminò la telefonata tirando un pugno al muro, lamentandosi poi per il dolore, imprecando.

-Non poteva sfogarsi sul sacco da box laggiù?- Le parole uscirono dalla bocca di Stiles senza pensarci.

-Da quanto sei lì?-

Stiles si preoccupò dell'espressione poco incoraggiante dell'altro.

-Non sono mai..andato via.-

-Fuori di qui.-

-Coach, asp-

-Stiles, esci.-

E anche questa volta la curiosità del ragazzo aveva rischiato un po' troppo.

 

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Il mattino seguente Stiles si svegliò pensieroso, il coach non gli aveva ancora parlato di cosa aveva intenzione di fare con Maslow e lui doveva saperlo, prima di denunciare la cosa al preside. Nonostante la discussione del giorno prima il ragazzo decise di andare prima della scuola nell'isolato di Derek sperando di incontrarlo, non sapeva dove abitasse ma ricordava che doveva essere dei pressi della casa di Lydia.

Arrivò nel quartiere, pronto per la ricerca, quando vide la Camaro parcheggiata in un vialetto, che dava su una grande casa. Suonò, titubante, non voleva disturbare, solo chiedere come comportarsi con il preside. Ad aprire non fu il coach, ma un ragazzo alto, moro e con il viso non messo troppo bene.

-Io cercavo..Derek.-

-Oh, entra.-

Stiles si sedette sul divano in pelle al centro del salotto.

-Allora, Derek non mi aveva detto di avere un nuovo giovane fidanzato.-

-Io in realtà sono un suo-

-Non vergognarti, ti ha scelto bene.- Disse quello con un ghigno, passando un dito sulle labbra del castano che istintivamente indietreggiò.

-Sai, tutto ciò che è di Derek, è anche mio, quindi non credo abbia problemi se- Una sua mano si appoggiò sul cavallo dei pantaloni di Stiles, che preso alla sprovvista e schifato da chi aveva davanti, alzò un braccio e tirò un pugno sul naso di quello, tutto sotto gli occhi di Derek, che era sceso di volata le scale, non appena aveva sentito la voce di Stiles che diceva 'io in realtà sono un suo'.

Subito Derek afferrò il colletto di Jake e lo schiantò per terra, gli si mise sopra e lo minacciò di andarsene, e anche subito. L'uomo infatti prese le sue cose e scappò fuori dalla casa.

Stiles era immobile.

Derek si voltò a guardarlo e lo vide allibito, schifato e decisamente spaventato.

-Io, volevo solo chiederle se-

-Non saresti dovuto venire.-

-Avrei preferito stare a casa, mi creda.-

Fece per girarsi quando il coach gli afferrò il polso, facendolo girare.

-Stai bene?-

-Chi è quello?-

-Stiles, è meglio che tu vada ora.-

-Chi diavolo è quello, Derek?-

Se il ragazzo lo aveva appena chiamato per nome, doveva essere davvero furioso. Gli doveva una spiegazione, una lunga spiegazione.

-Siediti.- Gli disse, osservandolo preoccupato, non sapeva perchè ma il benessere del ragazzino era il suo primo pensiero. Anche Stiles, pensava di essere spaventato per se stesso, ma inconsciamente sapeva di esserlo per Derek, come poteva essere al sicuro con un uomo del genere in casa?

-La storia è lunga, farai tardi a scuola.-

-Sono tutt'orecchie.-

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Capitolo 5
*** Confessioni. ***


Stiles era seduto sul divano di Derek da ormai cinque minuti e attendeva che il suo coach gli spiegasse chi è Jake, o meglio, chi è quell'orrenda persona senza una dignità che gli aveva messo le mani addosso. Era paziente, perchè non voleva comportarsi da ragazzino curioso e voleva lasciare tempo a Derek, perchè sicuramente non era solo il ragazzo ad essere scosso da quanto successo.

-Quando avevo vent'anni conobbi Jake, andavamo insieme all'università, mi ha aiutato a capire quanto non mi piacessero le ragazze, avevamo molte cose in comune, passioni in comune. Dopo pochi mesi ci siamo messi insieme, abbiamo avuto una relazione che è durata fino a quando ho compiuto ventidue anni, cioè cinque mesi fa.-

-Che è successo dopo?-

-Era una persona rispettabile, determinata, generosa e soprattutto educata, ci assomigliavamo molto a dire la verità, solo che io ero molto più scontroso verbalmente, mentre lui preferiva alzare le mani, non su di me ovviamente, anche perchè avrei vinto io. Spesso aveva fatto a botte con dei ragazzi, ma niente di serio, le solite bravate da ragazzi- Derek sorrise, seguito da Stiles.

-Otto mesi fa, quindi tre mesi prima che ci lasciassimo, purtroppo suo padre morì di malattia e lui si trovò a prendersi cura della madre e della sorella da solo, lavorava e studiava contemporaneamente, fino a quando non si trovò in difficoltà con i soldi, tanto che gli diedi una mano io.- Il coach si versò dell'acqua, il ragazzo aveva capito che veniva adesso la parte difficile.

-Per un mese le cose andarono bene, lavorava, studiava, mantenevamo la nostra relazione e riusciva anche a darmi indietro gran parte dei soldi, sebbene io non volessi, tenevo molto a lui. Tutto d'un tratto smise di chiedermi prestiti, anzi, si presentava con vestiti costosi, una macchina nuova e addirittura pensava di comprare un appartamento dove andare a vivere con me. Non ero d'accordo, ovviamente, la reputavo una mossa azzardata, e notai che era cambiato quando dopo l'ennesimo litigio riguardante il convivere, provo a prendermi a pugni. Lo fermai, quella sera, perchè so combattere, storia lunga.-

Stiles si mise più comodo, provava così tanta ammirazione per l'uomo che aveva davanti, che quasi non riusciva a stare fermo su quel divano.

-Una sera, mi venne a trovare a casa disperato, sanguinante e con due borsoni in mano. Mi pregò di non guardarci dentro, ma io lo feci, trovando non poca droga. Scoprii che aveva smesso di chiedermi dei soldi perchè era entrato in una società mafiosa, lavorava per loro vendendo la loro droga ad altre società. Questo spiegava molte cose.-

Derek sospirò, cominciando a sentirsi triste.

-Gli dissi di tirarsene fuori e lo fece, ma tre settimane dopo scoprii che c'era rientrato e che c'erano persone che lo volevano morto perchè aveva commesso dei furti, era diventato malato per i soldi, violento e soprattutto girava armato. Sapevo che ci teneva a me, non mi aveva mai toccato e non l'avrebbe mai fatto. Ogni sera per la settimana successiva si presentava a casa mia conciato male, ubriaco, tanto che la polizia lo arrestò più volte, essendo sospettato di attività illegali, ma non avevano prove. Decisi di finire la relazione, approfittando della pausa dalle lezioni universitarie. Quando tornai qui a Beacon Hills, altre tre settimane dopo, lui era ancora lì ad aspettarmi, ancora più ubriaco, più drogato e con più casini. Gli offrii il mio aiuto come amico, come avevo sempre fatto, ma quando mi guardò con quello sguardo da lercio bugiardo e ipocrita, lo cacciai da casa mia, per sempre. Spesso torna, dicendo che ancora mi ama ed io ci credo, ma ne voglio stare fuori. Non dico che passare sopra alla nostra storia sia stato facile, molte volte ero tentato di aiutarlo e di ospitarlo, ma l'espressione sul suo viso mi convinse a smettere di provarci, aveva perso sé stesso e io, pur avendocela messa tutto per farlo uscire da quei giri, dovevo passarci sopra, e così ho fatto.-

Stiles era visibilmente scosso, allibito da come una persona possa impazzire e meravigliata dalla forza di volontà di Derek e del coraggio che ha avuto di chiudere quella storia. Senza pensarci si andò a sedere vicino al suo coach.

-Grazie per avermelo raccontato.-

-Non dovrai tornare qui, non voglio che ti veda dinuovo.-

Entrambi sussultarono a quella frase che comunicava solo un grande senso di protezione.

-Lei è stato, a dir poco, non so nemmeno che parola usare, una persona più forte di così non l'avevo mai conosciuta. Lei è una bella persona, per quanto può contare, voglio che lei lo sappia. Ero solo venuto per chiederle come comportarmi con il preside e guarda cosa ho ricevuto, una chiacchierata importante con il mio coach.-

Derek sorrise, davvero, scompigliò i capelli del ragazzo che lo osservava ancora a bocca aperta, per poi destarlo dai suoi sogni.

-Adesso ti porto a scuola, abbiamo un bulletto che ama drogare i drink delle persone da punire.-

I due si avvicinarono all'uscita, quando il più piccolo fece quella domanda che voleva fare da un po'.

-Ma lei adesso sta bene?-

Derek era colpito dalla premura di quel ragazzo. -Sono mesi che sto bene, Stilinski, mi sono ripreso in fretta.-

Anche il castano sorrise.

**************************************************************************

Dieci minuti dopo i due erano a scuola, d'accordo su come far uscire Maslow dalla squadra.

-Coach, è sicuro di volerlo fare?-

-Più che sicuro.-

Derek fece uscire Maslow dalla classe, con la scusa di dovergli urgentemente chiedere un'informazione sulla squadra, poi, sotto gli occhi sorpresi di Stiles, lo spinse contro il muro, per poi cominciare a parlare.

-Coach, mi lasci!-

-Oh, mio caro Maslow, cosa dirà il preside quando scoprirà che hai tentato di drogare il tuo allenatore facendo per errore stare male un tuo compagno?-

-Non so di cosa stia parlando.-

-Forse i video delle telecamere del locale di mia sorella ti faranno ricredere..-

Stiles rise nel vedere Maslow ammutolire.

-Non credo sia una buona cosa non essere ammesso all'esame di maturità e finire in riformatorio, non credi?-

-Cosa vuole che faccia?- Chiese finalmente il ragazzo, visibilmente spaventato.

-Lascerai la squadra, con la scusa di soffrire di un grave disturbo intestinale, che in termini che forse un idiota come te può capire significa che hai la dissenteria.- Stiles lo disse tutto d'un fiato, per poi sorridere acido.

Derek dovette davvero trattenersi dal ridere, per poi correggere il castano.

-Stilinski scherza, lascerai la squadra dicendo che devi fare volontariato al canile della città, cosa che farai davvero, e davanti a tutti farai un annuncio in cui esclamerai a gran voce quanto il tuo coach sia meraviglioso, ma il dovere ti chiama, e per dovere intendo i cani.-

Fu Stiles a doversi trattenere.

-E se io non lo facessi e dicessi al preside che ci ha portato in un locale?- Ebbe il coraggio di chiedere l'idiota.

-Dirò a tutti cosa fai il venerdì sera.-

-Lei non lo può sapere.-

-Va bene, allora andiamo insieme questo venerdì a chiedere ai tuoi amici del teatro se è vero ciò che ho visto.-

Maslow sbiancò, e correndo entrò in classe, sussurrando un 'ha vinto' che fece ridere Derek.

Stiles era confuso. -Scusi, cosa fa Maslow il venerdì sera in un teatro?-

-Balla vestito da donna, Stilinski, non credo tu abbia l'età per vedere certe cose.-

Stiles rise talmente tanto da doversi tappare la bocca e attaccarsi agli armadietti per non cadere.

 

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Nel pomeriggio Stiles si godette l'annuncio di Maslow, che lasciò tutti a bocca aperta, tranne Scott e Isaac che sapevano che c'era qualcosa sotto. Infatti alla fine dell'allenamento di fecero raccontare tutto dall'amico, per poi ridere quanto Stiles quella mattina. Decisero poi di cenare insieme la sera e andare in città dove era stata organizzata una festa all'aperto, non sarebbero tornati a casa tardi ma un breve giro non avrebbe fatto male a nessuno.

Scott si offrì di andare a prendere qualcosa da mangiare come dessert post cena, lasciando ad Isaac la possibilità di fare a Stiles una domanda precisa.

-Stiles, posso chiederti una cosa?-

-Certo.-

-Cosa succede tra te e il coach?-

-Cosa intendi?-

-Siete spesso insieme, vi parlate come se vi conosceste e adesso elaborate anche piani di vendetta insieme, è strano.-

-Il piano è stato interamente elaborato dal coach, comunque niente Isaac, siamo amici, credo.-

Isaac annuì, abbastanza convinto, ma non avrebbe potuto chiedere altro in quanto Scott fosse tornato con tre succulente crepes alla nutella. Si sedettero per mangiarle, quando il castano ricevette una chiamata dal padre, sarebbe rimasto fuori tutta la notte per risolvere alcuni problemi in centrale.

 

Quando fu circa mezzanotte, i tre ragazzi tornarono a casa propria, il giorno dopo avrebbero avuto un compito di storia ed erano abbastanza preoccupati. Stiles stava per mettersi a letto, quando ricevette un messaggio da Scott.

-Amico, ho appena scoperto che la partita del campionato del 28 ottobre è stata posticipata alla settimana successiva, il 6 novembre, il giorno del tuo compleanno! Cosa ne dici se dopo quella organizzassimo una festa a casa di Lydia per festeggiarti? Spero ti piaccia l'idea, a domani!-

Stiles rispose un 'va benissimo!' per poi pensare che sarebbe stato molto bello, tutta la squadra sarebbe andata da Lydia e di conseguenza anche il coach sicuramente avrebbe accettato, sarebbe stato bello festeggiare con Der..

Aspetta una attimo..

Perchè lo voleva al suo compleanno?

 

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Capitolo 6
*** Compleanno pt.1 ***


Ciao! Ecco una piccola parte del seguito della storia che spero vi piacerà, ho appena visto la nuova puntata di Teen Wolf e sto impazzendo dalla gioia quindi non riesco a scrivere altro, ma domani pubblicherò un capitolo sicuramente più lungo! Bye

 

 

Il 6 novembre arrivò in fretta, erano passato poco più di un mese da quando Scott aveva proposto a Stiles di festeggiare il compleanno da Lydia ed era tutto pronto per l'occasione. Alle cinque del pomeriggio la prima partita del campionato sarebbe stata giocata e subito dopo, circa duecento persone, sarebbero andate a casa della rossa, che si dava da fare per i preparativi.

Stiles e il coach? Il loro rapporto era sempre quello, dopo le cose che avevano dovuto condividere si comportavano da amici più che da allenatore e ragazzo qualunque. Non c'erano stati più problemi con Maslow, con Jake, tutto era come doveva essere e i due si conoscevano sempre di più.

Derek continuava a frequentare l'università ottenendo il massimo dei voti agli esami, allenava la squadra di lacrosse della scuola e ogni tanto dava una mano anche a quella di atletica femminile, inserita nella scuola dall'inizio di quell'anno, nel fine settimana andava ad aiutare la sorella nel suo locale come guardia del corpo all'entrata, per quanto riguardava gli eventi serali, mentre durante la giornata se la spassava con amici di vecchia data che vivevano nei paraggi. L'unica cosa della quale Derek si lamentava con Stiles era il fatto di dover fare viaggi di ore per stare fuori solo il weekend.

Stiles invece studiava, ottenendo ovviamente buonissimi risultati e giocava ora come titolare nella squadra di lacrosse, la nuova tipologia di allenamento era risultata efficacie per tutti, tanto che anche le riserve erano in grado di prendere la palla e tirare dritto. Inoltre, prendendo come esempio Scott e il suo lavoro dal veterinario, aveva deciso di dare una mano nel negozio di informatica vicino al centro di Beacon Hills, che frequentava il mercoledì e il giovedì sera all'orario di cena, adorava i computer.

 

6 NOVEMBRE 7.30

-Stiles?-

-Mhm-

-Alzati, devi andare a scuola.-

Il ragazzo aprì gli occhi e rimase scioccato nel vedere che nella sua stanza erano presenti Scott, con la colazione in mano, Lydia con un sorriso a trentadue denti, Allison che reggeva una macchina fotografica e gli sorrideva, Isaac appoggiato alla scrivania con le braccia incrociate e un sorriso maligno sul volto, e infine, anche se non ci poteva credere, Malia, che con i capelli arruffati gli sorrideva euforica. Stiles non fece in tempo ad alzarsi che un 'sorpresa' collettivo lo rese sordo.

Il suo migliore amico gli si lanciò addosso facendolo cadere sdraiato sul letto, e lo abbracciò inondandolo di imbarazzanti baci che fecero ridere tutti gli altri.

-Buon compleanno, amico.- Disse poi, permettendo di respirare al ragazzo in cerca d'aria sotto di lui. Anche Isaac si tuffò su di lui, sussurrandogli un sarcastico 'sei diventato grande anche tu' accompagnato da una pacca sulla spalla. Fu il turno delle ragazze, che grazie a dio non gli saltarono addosso ma gli inondarono la faccia di baci. Stiles si fermò in particolare su Malia.

-E tu? Quando sei tornata dalla Francia?-

-Ieri sera, per puro caso, ho dovuto aspettare fino a stamattina per stritolarti!-

-Sei tornata per restare?-

-Sì, papà ha deciso, finalmente.-

Il ragazzo la abbracciò contento, aveva fatto le peggio cose con lei, era la sua migliore amica e sapeva cose di lui di cui solo Scott era a conoscenza.

 

Insieme scesero in salotto e dopo un abbraccio da parte del padre, fecero insieme colazione mangiando ciò che Scott aveva portato e guardando le foto che Allison aveva fatto a uno Stiles addormentato.

-Grazie ragazzi, vi adoro.- Fu l'ultima frase che il festeggiato disse, prima di preparasi e raggiungerli per andare a scuola.

 

 

12.30

Il venerdì era sempre una giornata leggera, ma Stiles era particolarmente stanco, avendo dovuto ringraziare e abbracciare mille persone che lo fermavano nei corridoi per fargli gli auguri. La maggior parte le conosceva, ma altre assolutamente no.

-Scott, perchè mi fa gli auguri anche gente che non conosco?-

-Forse perchè Lydia ha invitato tutti alla tua festa, ti ha reso ancora pià popolare, mai quanto me però!-

Stiles gli diede uno scappellotto ridendo, per poi continuare.

-Non sono mai stato popolare, piccolo Scott.-

-Oh sì invece, amico, da quando alla fine del secondo anno hai vinto una discussione con Harris davanti a tutti e la sera stessa hai fatto in modo che vincessimo l'ultima partita di campionato!-

Stiles non fece in tempo a dire che effettivamente Scott aveva ragione ma la vincita della partita era stata più fortuna che altro, che sentì una risata dietro di sé.

-Allora è per questo che quell'uomo ti odia tanto.- Era davvero Derek? Quella giornata era stata talmente movimentata che non aveva fatto in tempo a pensare al suo coach, questo non valeva per le settimane precedenti, dove il ragazzo non riusciva a smettere di vedere quella bella faccia nella sua testa.

-Coach!- Dissero in coro i due amici. Scott salutò per poi rispondere a una telefonata e Stiles ebbe la possibilità di parlare con Derek.

-Quando è tornato dalla vacanza?- Chiese il ragazzo, sapendo che il coach era stato via tre giorni in Europa con amici, reputando la squadra già pronta per il campionato.

-Tre ore fa, sono corso qui comunque.-

-Come mai tutta questa fretta?-

-Dovevo allenarvi prima della partita, Stilinski.-

Stiles rise alla buffa e finta espressione scocciata del coach, per poi guardarsi intorno alla ricerca di Scott, che era stranamente sparito.

-Forse dovrei andare, poi voglio sapere quanto si è ubriacato in Europa e tutto quello che ha fatto, mi è sempre piaciuta l'Europa, attendo dettagli.-

Derek sorrise alla solita curiosità, per poi afferrare il polso del ragazzo. -Sono venuto prima anche per un altro motivo, a dire la verità.-

-Davvero?-Chiese Stiles timido.

-Buon compleanno, vivace ragazzino.- Il coach gli scompigliò i capelli spettinandolo tutto, per poi lanciargli una chiavetta, e ridere all'espressione sorpresa di Stiles. Il ragazzo non credeva che si sarebbe ricordato del suo compleanno e anzi, non gliene aveva mai parlato, perchè da quando un mese prima si era reso conto di volere il suo coach alla sua festa si era spaventato, cominciava a dubitare del loro amichevole rapporto. Vogliamo parlare di quella chiavetta? Cosa diavolo c'era dentro?

-Grazie.- Disse sorridendo con finta calma, che però non confuse Derek, che sapeva benissimo quanto fosse in realtà felice il ragazzino. -Cosa c'è dentro?- Domandò poi indicando la chiavetta.

-Le foto della mia vacanza, sapevo che avresti voluto sapere ogni singolo dettaglio, consideralo il mio regalo.-

Stiles arrossì e fece un sorriso a trentadue denti, cosa gli stava facendo quell'uomo?

-Io la adoro.- Disse infine, sorridendogli ancora per poi recarsi verso la mensa.

 

Se Stiles pensava che per quel giorno le sorprese fossero finite, beh si sbagliava di grosso.

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Capitolo 7
*** Compleanno pt.2 ***


Come promesso!

 

 

Stiles ancora pensava a quanto Derek fosse stato carino con lui, era sempre più sorpreso da quanto una persona potesse essere così importante nella sua vita. Non vedeva l'ora di tornare a casa per osservare le foto che il coach aveva scattato. Dall'altra parte anche Derek era contento, proprio felice, di essersi affezionato così tanto a un sedicenne particolarmente curioso e sveglio.

Stiles stava pranzando con i suoi amici, quando il preside annunciò che tutta la squadra di lacrosse non avrebbe partecipato alle lezioni pomeridiane per allenarsi, in preparazione alla tanto attesa partita che tutta la scuola aspettava.

Quando furono circa le due, l'allenamento cominciò. Si notava da lontano un miglio la tensione che la squadra emanava, erano tutti nervosi, compreso il castano, che non smetteva di correre e di passare la passa a Scott ed a Isaac. Perfino il coach era visibilmente agitato, era la sua prima partita e voleva rendere fieri Finstock e il corpo studentesco. Due ore dopo tutti gli studenti cominciarono a sedersi nelle tribune, seguiti da genitori, insegnanti, famiglie e telecamere, sarebbe stato l'inizio di un fenomenale campionato. Quando Stiles si girò per cercare il padre tra i tifosi, notò i pullman della squadra avversaria entrare nel grande parcheggio, seguiti da una folla di tifosi con striscioni della squadra contro cui avrebbero giocato.

Alle 17 in punto, l'arbitro annunciò l'inizio della partita.

 

Mccall prende palla, corre superando il suo marcatore per poi tentare un passaggio a Ethan, dall'altra parte del campo.

La palla viene intercettata, il numero 26 della squadra avversaria aveva recuperato, passandola poi al numero 17, che tirò in porta, ma i riflessi di Danny gli permisero di parare il colpo.

Mccall riprende palla, la tira a Greenberg, che la passa a Stiles, che corre verso la porta, pronto a segnare.

Il numero 6 gli salta addosso, facendogli perdere palla, che va fuori dal campo.

La palla è avversaria, due passaggi tra il 26 e il 17, e la squadra avversaria segna. 1-0.

La squadra di Beacon Hills si innervosisce, coach compreso, che urla consigli agitando la sua cartellina.

 

Isaac prende palla, supera due marcatori, fa cadere un difensore e tira in porta, palla intercettata dal 12, che tenta di tornare indietro per tirare a Danny, in porta, ma Stiles gli ruba palla, facendo un salto in aria che nessuno credette di vedere. Passa la palla a Rainel, che la passa ad Isaac, che segna. 1-1.

 

I quindici minuti successivi furono monotoni, nessuno riusciva ad avvicinarsi alla porta avversaria, quando a Derek venne un'idea. Chiamò tutti, approfittando del minuto di pausa, per poi spiegare i suoi ragionamenti.

-Hanno una difesa e un attacco esattamente come i nostri, sono forti quanto noi, dobbiamo puntare sulla strategia.-

-Li confondiamo?- Domando Stiles.

-Come?- Chiesero Ethan, Isaac, Danny e Scott in coro.

-Ne voglio due in difesa e tutti gli altri in attacco, passatevi la palla in continuazione, non devono riuscire a capire chi di voi ha la palla in mano.- Il coach terminò. Tutti si sorrisero maliziosamente, avevano la vittoria in pugno.

 

Aiden prende palla, corre verso la porta, la passa ad Isaac, che la passa a Stiles, che la passa a Scott, che la passa a Rainel, che la passa ancora a Stiles, che dopo aver superato i difensori avversari, tira con rabbia, segnando. 2-1.

Altri due punti vennero fatti, 4-1, quando la squadra avversaria capì la tecnica, facendo altri due punti. 4-3. Derek guardò i suoi ragazzi, facendogli capire di tornare a giocare come all'inizio, la strategia era stata scoperta.

Quando mancavano due minuti alla fine della partita, il 12 passò la palla al 26, che corse verso la porta tirandola al 13, Danny rimase confuso dal passaggio e non vide che il 13 stava appunto per tirare. Scott e Stiles in quel momento corsero uno contro l'altro per parare al posto suo la palla che stava pericolosamente per entrare in porta. Entrambi alzarono la mazza, facendo da scudo, e la palla venne parata. Il fischio della fine si sentì forte e chiaro. Beacon Hills aveva vinto.

 

Urli di gioia si sollevarono dalle tribune, tutti scesero in campo e perfino il coach esultò. Ci furono eterni minuti di complimenti e festeggiamenti quando Danny prese il megafono e urlò una frase.

-E adesso tutti da Lydia a festeggiare quel fenomeno di Stilinski!- Risate risuonarono insieme a gridi eccitati, quella serata si sarebbe sviluppata bene.

 

 

Stiles raggiunse gli spogliatoi, pronto per una lunga doccia e per prepararsi per andare da Lydia, era rimasto l'ultimo sotto il getto, quando sentì qualcuno che si avvicinava. Stanco di stare lì si avvolse un asciugamano attorno alla vita, pensando di aver sentito Scott vicino alle docce, che sicuramente aspettava impaziente l'amico per andare dalla rossa.

-Scott, mi vesto e ci sono, non mettermi fretCOACH?-

-Cosa ci fai ancora qui Stiles?-

-E lei?- Rispose il ragazzo ridendo e avvicinandosi alla sua borsa.

-Niente, ho appena finito di parlare al telefono con Finstock, è fiero di voi, siete stati molto bravi.-

-Imparato dai migliori.- Rispose Stiles con un occhiolino, riferendosi a Derek e a Finstock.

-Quando stanotte torno a casa guarderò le foto, sono davvero curioso.- Disse poi.

-Sì?- Rispose il coach, avvicinandosi al ragazzo di spalle senza accorgersene.

Stiles si girò, trovandosi troppo vicino al suo coach.

-Derek?- Chiese poi, visibilmente spaesato.

-Spero tu possa perdonarmi.- Con una mano, il coach sollevò il mento del ragazzo, per poi avvicinarsi con calma, gioendo nel vedere Stiles che chiudeva gli occhi. Con una tranquillità mai vista sfiorò le sue labbra con le proprie, concentrandosi sui segnali che il corpo del ragazzo stava dando e incorniciandogli il viso con le mani, godendosi quel casto bacio a stampo che stavano condividendo. Non trovò resistenza, quindi premette con più forza le labbra su quelle dell'altro, sospirando appagato.

Stiles, che era stato nel mondo dei sogni fino a quel momento, aprì gli occhi e velocemente fece un passo indietro. Guardò chi aveva davanti, e capì. Amicizia, dove? Si chiese, voleva di più o era solo l'effetto che un suo amico gli stava facendo? Gli amici, però, non si baciano.

Derek dall'altra parte osservava Stiles, imbarazzato e immobile, con un'espressione appagata sul viso, era visibilmente confuso, ma non pentito.

-Forse dovrei..-

-Va pure.-Terminò Derek con un sorriso, Stiles aveva capito quanto il suo coach sapesse che lui aveva apprezzato e anche il coach sapeva bene che Stiles voleva qualcosa, voleva di più. In quei due mesi aveva notato davvero pochi segnali da parte del ragazzino, ma da quando quella mattina, dopo avergli fatto gli auguri, il ragazzo lo aveva guardato con tanto affetto ricordandogli che era lo stesso sguardo che gli aveva rivolto quando successe il casino con Jake, aveva capito che doveva esserci altro tra loro due.

Stiles? Stiles sapeva di provare qualcosa, dai problemi con Maslow e Jake e soprattutto notando il senso di protezione che il coach gli dedicava, inoltre sapeva che uno come Derek non si sarebbe mai aperto così tanto come con lui, entrambi avevano capito ma non se ne erano convinti fino a quel giorno.

Stiles decise che era il caso di terminare quella conversazione, ma voleva sapere.

-Perchè l'ha fatto?- Chiese timido e stranamente impaurito.

-Forse dovresti smettere di darmi del lei.-

Stiles sorrise, per poi essere interrotto da Scott e Isaac che lo chiamavano, così osservando il sorrisetto rassicurante di Derek, disse ancora che doveva andare e si voltò per vestirsi, sempre imbarazzato.

Uscì poi, non vedendo più il coach e raggiungendo i suoi amici che pazienti lo aspettavano fuori. Una volta uscito dallo spogliatoio, sentì Isaac dire che doveva tornare dentro perchè aveva dimenticato la felpa. Dopo due minuti uscì con un'espressione soddisfatta.

-Trovata la felpa?- Domandò Scott mettendo in moto la jeep di Stiles.

-Yep, e ho incontrato il coach, l'ho invitato alla festa di stasera.- Rispose facendo un occhiolino al castano. Quest'ultimo deglutì pensieroso, guardando in cagnesco il biondo.

-Bella idea amico, sarà divertente se viene anche lui.- Ribadì Scott.

 

Una cosa che Stiles aveva capito? Isaac sapeva.

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Capitolo 8
*** Festa. ***


Alle 20.30 Stiles era davanti alla casa di Lydia, non potè fare a meno di notare che erano presenti un centinaio di macchine parcheggiate un po' ovunque a a giudicare dal rumore assordante della musica la festa doveva già aver avuto inizio. Agitato e trepidante il ragazzo venne preso a braccetto da Scott e Isaac, che con fare trionfante lo trascinarono alla porta, spalancarono la porta e urlarono in coro.

-E il festeggiato è arrivato!- Gridi di gioia e euforia si sentirono in ogni angolo e abbracci e auguri stavano impegnando più del dovuto Stiles, che si sentiva già ubriaco di parole. Prima che potesse sedersi un secondo, Lydia ed Allison lo raggiunsero, e dopo avergli stampato un bacio sulle guance, gli offrirono un drink. Quella povera bevanda alcolica venne bevuta in fretta, tanto che il ragazzo si sentiva già carico di energia. Raggiunse Isaac e Scott nel tentativo di portarseli in pista, ma non appena li vide avvinghiati a due ragazze sconosciute, sorrise e si allontanò, raggiungendo Malia.

-Malia!-

-Stiles, dov'eri? Ti cerco da mezz'ora!- Rispose la ragazza con un sorriso raggiante e abbracciandolo.

-Non riuscivo a respirare, tutte queste persone sono diventate improvvisamente mie amiche, senti, ho una proposta.-

-Conosco quella faccia, sputa il rospo.-

-Ti ricordi la festa a casa di Danny al secondo anno?-

-Vuoi dire quella dove abbiamo spiazzato tutti ballando in pista come due ballerini professionisti? Oppure quella dove siamo riusciti a farci imitare da tutti gli invitati in una danza stupida, tanto che siamo finiti su un articolo di giornale?-

Stiles rise di gusto.

-Beh, amica mia, entrambe.-

Malia lo guardò con un ghigno.

-Mi stai forse proponendo di continuare con la tradizione?-

-Questa è la mia festa, quindi Stiles dice sì, continuiamola.-

 

I due amici si fecero spazio in pista, poi con un cenno il festeggiato indicò a Danny, il dj, perfettamente a conoscenza delle sue intenzioni, di mettere qualche orribile pezzo commerciale. Danny rise di cuore e aspettò con impazienza che i due facessero per la terza volta spettacolo. Una canzone particolarmente carica partì, Stiles afferrò Malia per un braccio e cominciò a ballare, ridendo nel vedere che la ragazza imitava i suoi movimenti. Si guardarono, poi si fecero un cenno, e la solita coreografia venne esibita. Si muovevano come due matti ma erano bravi e coordinati, il tutto cominciava con le gambe che giocavano tra di loro, poi le braccia si toccavano e le mani cominciavano a scontrarsi l'una con l'altra, creando un gioco di suoni perfettamente udibile nonostante la musica. Piano piano tutti gli altri studenti che erano in pista fecero loro spazio e fischiarono divertiti.

Stiles fece girare Malia sul posto e improvvisò un nuovo ballo, particolarmente divertente, dove muoveva i fianchi e ondeggiava perfettamente, guadagnandosi gridi di apprezzamento dalle ragazze e Malia, che lo imitava, dai ragazzi. Scott, Isaac, Lydia, Aiden ed Allison si unirono a loro, Jackson compreso, tornato da poco da Londra. Si misero a coppie e fecero gli stessi movimenti degli amici, e così fecero tutti gli altri studenti, creando un fruscio di corpi meraviglioso. Stiles era al settimo cielo, andava tutto dannatamente bene.

Si guardò intorno stupendosi nel vedere che quasi tutti gli studenti dentro la casa erano in pista a ballare con loro, ma quando il suo sguardo si posò su Derek, appoggiato a una colonna con un sorrisetto, si fermò. Lasciò Malia con Isaac, e forse incoraggiato dall'alcol che aveva bevuto durante il suo spettacolino, raggiunse il coach.

-Ciao.- Disse poi, appoggiandosi anche lui alla colonna.

-Ciao.- Disse Derek, osservandolo divertito.

-La sua..tua espressione mi fa capire che sei qui da parecchio.-

-Se mi stai chiedendo se ho visto il tuo talento in pista, beh, sono qui da quando ti sei avvicinato a Malia per chiederle di ballare.- Rispose ridendo all'imbarazzo e al divertimento sul viso di Stiles.

-Mi hai seguito per bene con lo sguardo, coach.-

-Sì.- Sussurrò Derek, con un velo di imbarazzo.

-Come mai sei venuto?-

-Isaac mi ha chiesto di venire, ha detto che sarebbe stato divertente.-

Stiles cercò il biondo tra la folla, non appena lo individuò abbassò lo sguardo, perchè il diretto interessato li stava guardando malizioso. Anche Derek se ne accorse e guardò subito il ragazzo accanto a lui, vedendolo in difficoltà.

-Ci spostiamo fuori?- Azzardò Derek.

-Sì.- Rispose Stiles, maledicendo il fatto che l'alcol che aveva in circolo fosse avesse già smesso di fare effetto. Ora si sentiva in imbarazzo e agitato.

 

Uscirono nel grande giardino, raggiungendo una parte nascosta e decisamente più isolata. Stiles stava per sedersi su un muretto costruito attaccato al muro della casa, quando venne spinto con forza indietro, appoggiandosi a un pezzo di muro che nessuno avrebbe visto nemmeno se avesse indagato. Quando sentì la schiena appoggiarsi completamente alla fredda parete, alzò lo sguardo, notando che Derek era completamente appoggiato su di lui e una mano era interamente attaccata al muro accanto alla sua testa. Il ragazzo sospirò, osservando che il suo coach lo studiava con lo sguardo, e aveva la bocca leggermente aperta.

-Malia, è la tua ragazza?-

-Non era necessario intrappolarmi così per chiedermelo.- Sussurrò Stiles con finta sicurezza.

-Rispondi.-

-Siamo amici.-

Derek sorrise, sollevato.

-Hai bevuto, vero?- Domandò il festeggiato stupendosi dell'aggressività del coach, che lo guardava come se lo volesse mangiare.

-Guardare una massa di adolescenti scatenarsi in pista per un'ora senza occuparsi il tempo è infattibile, Stilinski.-

Fu il turno di Stiles di sorridere, improvvisamente a suo agio nel sapere Derek un po' brillo.

-Ci sarebbero milioni di motivi per i quali dovremmo mantenere un rapporto professionale.- Stiles si fece sentire improvvisamente triste.

-Tu cosa vuoi?-

-Tentare.-

Entrambi si guardarono, sapevano che le loro parole erano sincere, che si desideravano nonostante tutto, solamente l'alcol e l'euforia della festa avevano dato loro il coraggio di fare certe cose, anche se titubanti delle conseguenza. Si osservarono ancora per poi annuire, si sarebbero goduti il momento.

Derek si avvicinò premendo le labbra su quelle dell'altro, assaporandole con calma, per poi appoggiarsi ancora di più al ragazzo e e mordendogli il labbro inferiore. Subito dopo la lingua del più grande entrò ed esplorò la bocca dell'altro e non appena Stiles percepì la lingua del lupo sfiorare la sua impazzì. Stettero lì per parecchi minuti, fino a che il più piccolo sentì Isaac urlare il suo nome dal giardino della casa. Si staccò in fretta e Derek lo lasciò andare, si dissero con lo sguardo che ne avrebbero riparlato più tardi e avrebbero ripreso da dove avevano interrotto.

Quando il biondo vide il festeggiato uscire da un angolino buio seguito poi dal coach, sorrise sornione dando una pacca sulla spalla a Stiles, dopo aver verificato che il coach fosse uscito per salire in macchina e probabilmente andare a casa.

-Era ora, aspettavo questo momento da tipo due mesi.-

-Taci Isaac, tu l'hai invitato apposta!-

-Nemmeno un grazie?- Lo provocò il biondo, sorridendo malizioso.

Stiles gli sorrise, improvvisamente tranquillo.

-Domani ne parlerò con Scott, devo ancora dirgli che non mi piacciono le ragazze, tu sei traumatizzato?-

Isaac si fece serio, capendo la preoccupazione dell'amico.

-Perchè dovrei, Stiles? Sono contento per te! Devi però stare attento.-

Che ne dici di entrare e goderci la festa?- Propose il ragazzo riconoscente.

Isaac annuì.

 

Cinque ore dopo, alle tre di notte, gli ultimi ragazzi rimasti, cioè gli amici stretti di Stiles, si trovavano stesi sui divani di Lydia, stanchi e con i sintomi dell'alcol ancora presenti. Il festeggiato era il più felice, aveva passato un compleanno a dir poco favoloso e non era nemmeno preoccupato delle conseguenze che avrebbe dovuto affrontare la mattina seguente, cioè Scott, Derek e in un futuro anche il padre.

Ma perchè aspettare la mattina senza avere nulla da fare? Alle prime luci dell'alba avrebbe affrontato ciò che c'era da affrontare, aveva ancora qualche ora. Chiese a Lydia il permesso di fare la doccia e di prendere dei vestiti in prestito, perchè aveva bisogno di fare due passi per smaltire l'alcol. Scusa che la rossa si bevette, anche se lui era stato solo un po' brillo a inizio serata. Uscì e a piedi raggiunse la casa del coach, suonò il campanello più volte fino a trovarsi davanti un Derek in pantaloni da tuta e un'espressione sorpresa sul volto.

-Posso entrare? Ho delle foto da vedere.-

 

Derek sorrise sorpreso, forse avrebbe potuto godersi il ragazzo, fregandosene delle conseguenze, fino alle prime luci del mattino, rimandando i problemi e i probabili ripensamenti al giorno dopo.

Non sapeva che anche Stiles aveva fatto lo stesso ragionamento.

 

​Ciao! Spero il capitolo vi stia piacendo, ringrazio per le belle recensioni!

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Capitolo 9
*** Conseguenze! ***


Stiles era tornato a casa di Lydia, aveva passato un compleanno perfetto seguito dalla sua improvvisa visita a casa di Derek. Non aveva fatto in tempo ad entrare che Isaac gli aveva sbarrato la strada.
-Amico, sono quasi le sette del mattino, sei uscito quattro ore fa, dov'eri?-

Stiles rimase in silenzio.

-Io che chiedo anche, comunque mi devi ringraziare, tutti gli altri si sono accorti che alle quattro e mezza non eri ancora tornato, così ho detto loro che sei andato a dormire a casa tua perchè lo sceriffo aveva bisogno a causa di un improvviso turno di notte in centrale. Se la sono bevuti tutti, tranne Scott.-

-Isaac, grazie, ma mi esplode la testa, tu parli troppo.-

-Da che pulpito.- Rispose il biondo, sfregandosi il viso stanco.

-Stasera parlerò con Scott, poi mi chiudo in casa e non esco più.-

Fu in quel momento che Isaac si accorse delle condizioni del suo amico, si vedeva che fosse stanco a causa del compleanno impegnativo, ma aveva un'aria combattuta e decisamente triste.

-Stiles, che è successo?- Domandò infine, per poi seguire l'amico, deciso a raccontargli tutto.

 

Quattro ore prima..

Ma perchè aspettare la mattina senza avere nulla da fare? Alle prime luci dell'alba Stiles avrebbe affrontato ciò che c'era da affrontare, aveva ancora qualche ora. Chiese a Lydia il permesso di fare la doccia e di prendere dei vestiti in prestito, perchè aveva bisogno di fare due passi per smaltire l'alcol. Scusa che la rossa si bevette, anche se lui era stato solo un po' brillo a inizio serata. Uscì e a piedi raggiunse la casa del coach, suonò il campanello più volte fino a trovarsi davanti un Derek in pantaloni da tuta e un'espressione sorpresa sul volto.

-Posso entrare? Ho delle foto da vedere.-

-Stiles, che ci fai qui?- Domandò il coach, sbadigliando.

-Pensavo che avremmo potuto..-

-Entra.-

 

 

-Quindi ti sei presentato a casa sua alle tre di notte, me lo aspettavo.-

-Isaac, non interrompermi.-

 

 

 

Stiles si meravigliò della tranquillità di Derek ma si sedette sul divano che ormai già conosceva, per poi rilassarsi appoggiando la testa ai soffici cuscini. Osservò poi il più grande infilarsi una maglietta e prese un computer, che posò sulle gambe del ragazzo, con una nuova eccessiva tranquillità.

-Dormivi?- Chiese poi Stiles, osservando come Derek si strofinasse gli occhi.

-Da poco, com'è andata la festa?-

-Dopo che sei andato via ho ballato con Scott, Isaac e le ragazze per delle ore, gli ultimi invitati sono andati via poco prima delle tre.-

Derek sorrise, contento che la festa fosse andata bene, per poi chiedere al ragazzo dove fosse la sua chiavetta, non appena gli venne consegnata la infilò nel computer, per poi lasciare il comando a Stiles. Ogni foto che guardava veniva prontamente commentata, la maggior parte erano foto di paesaggi mentre alcune ritraevano Derek insieme agli amici o Derek da solo, fotografato in luoghi molto belli. Il coach si perdeva nell'osservare come Stiles reagisse alle foto, ed era meravigliato da come fosse contento di vederle.

-Com'è possibile che non ci sia una foto in cui sorridi?- Lo prese in giro il castano, ridendo poi alle spallucce ricevute in risposta. -Sono molto belle, grazie.- Finì poi, sentendosi improvvisamente agitato all'idea di essersi presentato a casa del ragazzo che poche ore prima aveva baciato. Stiles non fece però in tempo a pensare alla prossima mossa, che Derek gli mise una mano sulla guancia, facendogli girare il viso verso il suo.

-Perchè sei venuto qui?-

-E tu perchè mi hai fatto entrare?-

Derek sorrise, per poi avvicinarsi con calma e sfiorare le labbra di Stiles con le sue, provocandogli un brivido di piacere.

-Stiles, non dovremmo.- Disse poi, continuando quel gioco con le labbra dell'altro.

-Ci possiamo pensare domani mattina? Ne abbiamo parlato alla festa e pensavo fossimo decisi a tentare di andare avanti con questa storia.-

-Possiamo.-

Fu un attimo che Derek afferrò il ragazzo e se lo mise di forza sulle cosce, lo cinse con la braccia e attaccò le labbra con prepotenza su quelle del più piccolo, violando subito la sua bocca con la lingua. Gioì nel sentire le braccia di Stiles cingergli le spalle, per poi toccare con il proprio petto il suo. Quando ebbero bisogno di fare una pausa, si guardarono e con gli occhi si dissero che rischiare era pericoloso, ma lo volevano. Il discorso era sempre lo stesso.

-Non so come dirlo a Scott e non sapevo nemmeno di essere gay.- Fu Stiles a rompere il silenzio.

-Potrei perdere il posto.- Derek.

-Hai sei anni in più di me.- Stiles.

-Potrei essere denunciato.- Derek.

-Potrebbe essere mio padre a denunciarti.- Stiles.

Il coach fece un'espressione inorridita che fece ridere il ragazzo, perchè Derek sapeva benissimo che lui fosse il figlio dello sceriffo eppure sembrava non averci mai pensato a cosa questo avesse potuto comportare. A tutte queste motivazioni i due ci avevano già pensato dal loro primo bacio nello spogliatoio e poi alla festa, ed era da quel momento che un po' di paura era loro venuta, ma si volevano.

Il ragazzo scese dalle gambe del più grande, per poi appoggiare la testa alla sua spalla e sedersi accanto a lui.

-Magari uno alla volta riusciamo a risolvere questi problemi.- Tentò Stiles.

-Ad ogni modo siamo dentro questa storia, le cose vanno affrontate perforza.-

-Perchè perforza?-

-Perchè anche se uno dei due non fosse pronto a continuare, siamo entrambi troppo presi l'uno dall'altro e i fatti lo dimostrano.-

-Chi ti dice che io sia preso, Hale?-

-Ti sei presentato a casa mia alle tre di notte e profumi.-

-Non volevo che la tua casa odorasse di alcol e sudore..-

-Menti.-

Stiles sbuffò all'espressione divertita e consapevole dell'altro, per poi dargli un pugno scherzosamente. Il ragazzo guardò l'ora e si accorse che un'ora era ormai passata, così fece per alzarsi, per tornare da Lydia.

-Dove vai?-

-A letto, da Lydia.- Rispose Stiles mettendosi una felpa.

-Fuori è buio, è freddo e non vai fino là da solo.-

-Bene, allora mi accompagni.-

-No, dormi qui.-

Stiles sbiancò, era pronto a condividere certe cose con il suo coach ma sicuramente non era ancora pronto a dormirci insieme. Derek notò l'imbarazzo improvviso del ragazzo e capì che le sue parole potevano essere state fraintese, anche lui sapeva che andare veloce non era il caso , inoltre mancavano tre ore all'alba e tutti e due sapevano che avrebbero dovuto affrontare le loro vite. Il coach si avvicinò al ragazzo e posandogli un bacio sulla fronte, gli sussurrò una frase che tranquillizzò tantissimo il castano.

-Stiles, pensavo fosse chiaro che saremmo andati con calma, ok? Non faremo cose per cui non siamo pronti. Puoi dormire sul divano.-

Il ragazzo baciò il più grande, grato per la sua premura e si affrettò a sdraiarsi, addormentandosi sotto gli occhi di Derek, in pochi secondi.

 

 

-Stiles, non capisco quell'espressione triste, sembra che tutto sia andato bene!-

-Sì, fino a quando non mi sono svegliato.-

-Ah giusto, la storia delle conseguenze, la giornata è appena cominciata e vedrai che tutto andrà per il meglio!- Disse Isaac, da buon motivatore.

-Beh, lo credevo anch'io prima di addormentarmi, ma non potevo sapere che avrei dovuto affrontarle ancora prima che sorgesse il sole.-

Isaac si zittì, pronto ad ascoltare il seguito.

 

 

Alle sei di mattina Stiles aprì gli occhi, trovandosi sul divano con una coperta addosso, credeva che sarebbe stato il coach a svegliarlo e non degli strani rumori in cucina. Si mise a sedere confuso, prima di vedere la figura di Derek che silenziosamente si avvicinava alla cucina, probabilmente si era svegliato anche lui a causa dei rumori,dicendogli con un dito di stare zitto. Stiles capì che se non era il moro ad essere in cucina, doveva essere qualcun altro, qualche ospite indesiderato, per questo si spaventò, ma osservò in silenzio la situazione, vedendo che Derek con uno scatto era entrato in cucina accendendo la luce.

-Derek! Ciao! Avrei dovuto avvisarti del mio arrivo, ma so che ti farà piacere comunque, una volta di sopra.-

Stiles riconobbe subito quella voce, come poteva dimenticarla? Jake.

 

-Esci da casa mia.-

-Andiamo, tieni un ragazzino a dormire sul divano ma sbatti fuori il tuo ex, mesi fa non avresti fatto la stessa cosa, anzi, saremmo già in camera tua.-

-Mesi fa eri una persona normale.- Azzardò Derek.

-Touchè.- Rispose l'altro, uscendo dalla cucina per rivolgersi al ragazzo seduto sul divano.

-Tu sei quello dell'altra volta, giusto? Mi ricordo di te.-

-Jake, cosa diavolo vuoi e come sei entrato in casa mia?- Intervenne Derek.

Stiles fu sorpreso di vedere il lato aggressivo di Derek, lo aveva visto così solo altre due volte ed erano quando Maslow aveva tentato di drogarlo e quando settimane prima Jake si era presentato a casa sua e Stiles era arrivato.

-Ho ancora le chiavi e ti devo parlare, urgentemente anche, Derek.-

Stiles guardò il coach come per dirgli di non fidarsi, di non farlo e vedeva nello sguardo di colui che stava guardando che l'intenzione era proprio quella.

-Derek, devi ascoltarmi, ti consegno le chiavi di questa casa se accetti di farlo e forse uscirò dalla tua vita, magari per sempre, anche se so che mi ami dopotutto.- Jake non la finiva mai di parlare, pensò Stiles.

-Taci.- Lo zittì Derek. -Va bene.- Poi si rivolse a Stiles. -Ti porto da Lydia, in macchina, mentre lui mi aspetta qui, senza toccare o fare niente.- Entrambi i ragazzi interessati annuirono, poi Derek osservò Stiles alzarsi e dirigersi verso la porta.

 

 

-Scusa ma chi è Jake?- Chiese confuso Isaac, così Stiles dovette raccontargli anche quella storia.

-Che figlio di puttana.- Fu l'unico commento del biondo, dopo aver saputo la storia con Derek e di come non avesse avuto scrupoli a mettere le mani addosso al suo amico.

-Devo ancora finire.- Disse poi Stiles, mettendosi in ordine i capelli.

Isaac tornò in posizione d'ascolto.

 

 

Derek e Stiles salirono in macchina, sapevano che in nemmeno due minuti sarebbero arrivati a casa della rossa, nonostante questo non si rivolsero la parola, finchè il ragazzo più piccolo scese dall'auto, intento ad entrare nel grande giardino. Prima di chiudersi la portiera alle spalle, si girò verso il guidatore.

-Non avresti dovuto accettare.-

-Non conosci la situazione, è meglio ascoltarlo.-

-Ma conosco la storia.-

-Bisogna viverle le situazioni prima di dare pareri.-

-Potrebbe tentare di usarti o ricattarti, come puoi sapere cosa succederà?-

-Non ti devi preoccupare anche di questo, non hai altre cose da fare al momento? Lascia che me ne occupi io.-

-Va bene.- Disse il ragazzo, sapeva che nelle parole dell'altro c'era solo premura, ma non capiva come Derek potesse affrontare quella situazione. Anche il coach sapeva che il ragazzo era solo spaventato e preoccupato, per cui apprezzò per una volta il suo essere curioso e schietto.

-Grazie del passaggio.- Disse poi, sforzandosi di fare un sorriso tranquillo.

-Ti chiamo stasera.- Disse Derek, lasciando Stiles alla sua giornata.

 

 

-Quindi sei così giù perchè sei preoccupato che succeda qualcosa mentre noi siamo qua tranquilli a parlare della tua avvincente serata.-

-Sei molto d'aiuto, Isaac, grazie.- Lo guardò male il castano. -Ma non è solo questo il problema.-

 

 

Stiles si avviò verso l'ingresso, quando comparve Scott, con un'espressione allarmata e infuriata.

-Dove diavolo sei stato? E perchè sei sceso dalla macchina del nostro coach?-

Stiles sbuffò, non anche Scott, non in quel momento.

-Sai, appena Isaac ha detto che avevi problemi con i turni dello sceriffo ho capito subito che mentiva, perchè tuo padre il venerdì notte è sempre a casa e poi ti vedo scendere dalla macchina del coach? Hai mentito al tuo migliore amico!-

-Scott, non esagerare, devi sapere delle cose e scusa se non ho detto dove andavo ma non potevo raccontarti certe cose ieri notte, cerca di capire!-

-So solo che parli con Isaac invece che con me da settimane e hai cominciato a mentirmi, inoltre sei strano da un po', quando vuoi dirmi cosa ti succede sai dove trovarmi.-

Stiles sbuffò di nuovo nel vedere il suo migliore amico sfrecciare via con la moto. Poi entrò in casa, per poi parlare con Isaac.

 

-Ah, è per questo che prima che tu entrassi è andato via.-

-Già.- Sussurrò Stiles. -Avete bisogno per pulire?-

-No, Lydia chiamerà un centro di pulizie.-

-Perfetto, perchè ho davvero bisogno di dormire per ore e giorni e mesi e anni e-

-Stiles, tutto si risolverà, pensa a quanto è stato pazzesco il tuo compleanno e a quanto sei stato bene con il coach, pensa a come il vostro rapporto si è evoluto e ne varrà la pena, abbi pazienza, oggi è un nuovo giorno!-

Stiles sorrise. -Lo farò, ci vediamo a scuola, Isaac, grazie.-

Poi se ne andò verso casa sua.

 

*******************************************************

Jake era appena uscito dalla casa di Derek e gli aveva consegnato le chiavi, ma una domanda riempiva la testa del moro al momento. Come avrebbe fatto a tenere fede alla proposta di Jake, che, inoltre, aveva accettato senza battere ciglio?

 

 

 

Ciao! Come avrete sicuramente notato ho allungato molto la storia del compleanno, questo è il quarto capitolo che dedico allo stesso giorno/notte e ho voluto farlo per dare l'idea di quante cose possano succedere in ventiquattro ore e per riuscire ad approfondirle tutte al meglio. Spero che l'intenzione sia riuscita bene, al prossimo capitolo! Grazie per le recensioni!

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Capitolo 10
*** Jake, ancora Jake. ***


Ciao! Scusate se ci ho messo un po' ma sono stata impegnata, spero che il continuo della storia vi piaccia, buona lettura.​

Stiles si era svegliato a casa sua che era già pomeriggio inoltrato, dopo aver parlato con Isaac quella stessa mattina era tornato a casa, grazie al cielo libera, doveva decisamente riflettere e il padre curioso sulla sua giornata non lo avrebbe aiutato. Scese dal letto per andare a bere un litro di caffè, quando notò un post-it sul frigorifero da parte del padre.

 

“Buongiorno figliolo, dopo aver smaltito la sbronza sarei grato se potessi andare a comprare le cose scritte qui sotto, a stasera.”

 

Stiles sbuffò, non ne aveva voglia ma ci sarebbe andato lo stesso, ma non prima di bere il suo caffè. Prese il cellulare e incredulo notò le numerose chiamate, messaggi, tag su instagram e facebook, tutti fatti probabilmente dalle persone che erano alla festa e avevano ballato con lui. Preso un po' dal panico controllò se tra le telefonate ce ne fossero di Scott e Derek, quando vide però che non c'erano, lesse in fretta i messaggi, rispose ai post sui social e subito chiamò il suo migliore amico.

-Pronto?-

-Scott?-

-Ah, Stiles.-

-Sto per uscire a fare delle commissioni, ti va di venire con me? Vorrei davvero parlarti.-

-Non sap-

-Scott, andiamo, questa cosa non può andare avanti.-

-Va bene, passa da me tra dieci minuti.-

La telefonata si concluse e Stiles sospirò improvvisamente soddisfatto, ma anche agitato nel dover dire al suo migliore amico cosa gli stava passando per la testa da due mesi. Prese chiavi, portafoglio e lista della spesa e uscì, pronto a passare da Scott. Quando il moro salì in macchina ci fu un attimo di disagio, così Stiles decise di cogliere la palla al balzo e farsi uscire tutto.

-Stiles, perchè ti sei fermato?-

-Ok, quello che ti racconterò non sarà una cosa semplice da ascoltare, quindi perfavore non uscire urlando dalla macchina, non uccidermi, non tentare di-

-Stiles, sono arrabbiato con te ma non ti ucciderei mai, sei il figlio dello sceriffo..mi rintraccerebbe subito!-

Stiles sbuffò una risata e alzò gli occhi al cielo, facendo ridere Scott.

-Negli ultimi due mesi sono stato strano perchè ho cominciato a capire di essere interessato..diciamo..-

-Ai ragazzi?- Domandò Scott con fare anche troppo tranquillo.

-COSA?-

-Stiles, sono il tuo migliore amico, me ne sono accorto, lo sapevo già, ma dubito sia questo il motivo per cui ti comporti in modo diverso.-

-Come l'hai capito?-

-Hai smesso di parlarmi di Lydia e non fai commenti sulle tette di Lizzy da quasi due mesi. E poi ripeto, ti conosco.-

Stiles si affogò con l'acqua che stava bevendo.

-In ogni caso davvero, non è un problema, aspettavo solo che me lo dicessi, non ti giudicherei mai e anzi, proprio non mi interessa con chi andrai a letto!-

-SCOTT!-

-Va bene, la smetto, ma sul serio, non devi nemmeno pensare che per me sia un problema, come potrebbe?- Il moro mise una mano sulla spalla del castano e lo abbracciò.

-Sono contento che tu sia tranquillo perchè ciò che ti sto per dire non è ciò che ti aspetti, in queste settimane ho parlato con Isaac perchè è stato il primo ad accorgersi chi mi interessasse..-

-E chi ti interessa?-

Così Stiles, coraggiosamente, raccontò al suo migliore amico tutto ciò che aveva fatto con il coach, tutto ciò che sapeva di Jake, del problema di quella mattina, delle conseguenze che avevano paura di affrontare. Scott aveva ascoltato tutto per minuti in silenzio, senza commentare.

-Ad ogni modo, abbiamo deciso di andare piano, perchè io devo scendere ancora del tutto a patti con la mia sessualità ed entrambi dobbiamo capire se ne vale la pena, i problemi sono davvero troppi.-

-Stiles..io non so quanto..ti piace davvero Derek?-

-Sono attratto da lui, mi interessa, piacere è una parola grossa e questo vale anche per lui, ti ripeto che le conseguenze sono immense.-

-Amico, sarò sincero, non so quanto questa storia possa funzionare, poi ho ancora bisogno di mandare giù tutte queste novità, ti aiuterò come posso, ma credo che sarebbe meglio per te lasciare perdere, ha ventidue anni, tuo padre è lo sceriffo, c'è Jake di mezzo, tu non sai ancora bene cosa vuoi..-

-Ed è per questo che andiamo piano infatti.-

Scott sorrise.

-Vivremo tutti la giornata allora, andiamo al centro commerciale adesso? Mi serve un po' di cibo.- Propose poi.

-Andiamo.- Sorrise Stiles, contento, era andata meglio del previsto.

 

***************************************************************

Derek era a casa sua in quel momento e pensava ancora e ancora alle parole di Jake, non sapeva se fosse in grado di mantenere la parola data, ma se lo doveva, Jake doveva lasciarlo in pace, voleva affrontare un problema alla volta e una volta liberatosi del suo ex, avrebbe potuto affrontare piano piano la sua pseudo-storia con Stiles. Aveva ancora in mente il loro discorso di quella notte e sapeva quant Stiles dovesse ancora chiarirsi le idee e anche lui. L'unica cosa di cui era certo era che entrambi volevano l'altro.

-Pronto, buongiorno, vorrei prenotare una camera per tutta la prossima settimana. Sì, certo, grazie.-

Per fare quello che doveva fare, era meglio che stesse lontano da tutti. A Stiles probabilmente non l'avrebbe detto, sarebbe andato via con la scusa che Laura avesse problemi al locale, coinvolgerlo era rischioso dal momento che Jake sapeva benissimo chi fosse o che per lo meno facesse parte della vita di Derek, non aveva ancora capito che fosse il figlio dello Sceriffo ma mancava poco.

 

-Derek?- Jake era entrato in cucina, con la sua solita faccia da schiaffi.

-Cosa vuoi ancora? Ti ho già detto che da lunedì comincio a-

-Tu e il ragazzino state insieme?-

-Cosa? No.- Mentire era l'ideale, non stavano insieme ma qualcosa condividevano.

-Farò finta di crederci, perchè per fare quello che devi fare non servono distrazioni e ops, ho appena scoperto che è il figlio dello sceriffo o sbaglio?-

Sì, Derek se l'era tirata, ora le cose andavano anche peggio.

-Non stiamo insieme, se avessimo una relazione perchè l'avrei fatto dormire sul divano questa notte?- Jake non sapeva di certo che Stiles fosse minorenne, quindi non aveva niente con cui controbattere, non avrebbe capito che stavano semplicemente andando con calma lui e Stiles.

-Touchè, ma credo che anche i rapporti di amicizia che avete vadano troncati, sai, potresti tradirmi e parlare con lo Sceriffo.-

-Stiles non è importante, non vedo perchè dovrei chiedergli aiuto.- Mentire a Jake non era facile per niente.

-Davvero? Allora dimostramelo, chiamalo e digli che ogni tipo di rapporto che avete è appena morto.-

-Non è necessario, non parliamo nemmeno, è stato qui un paio di volte solo per problemi di tipo scolastico.- Le bugie gli stavano allungando il naso, se lo sentiva.

-Quindi mi devo occupare io di lui? Oppure chiedo a chi sai tu di occuparsene?-

-Va bene, lo chiamo.-

Quel momento fu davvero una sorpresa per Derek, aveva appena capito che l'unico modo per lasciare stare fuori da quella storia era lasciarlo andare, perchè insieme alle mille conseguenze ora c'era anche Jake. Forse non avrebbe dovuto accettare la sua proposta, ma se non l'avesse fatto Jake si sarebbe presentato ancora e ancora e una volta scoperto il rapporto tra lui e Stiles, probabilmente avrebbe fatto sparire il ragazzino per pura gelosia. La telefonata che stava per fare era programmata, ma purtroppo Derek sapeva che fosse anche sincera. Compose il numero e chiamò Stiles, in vivavoce.

-Derek? Pensavo che avresti chiamato stasera.-

-Dove sei?-

-Con Scott in giro, cosa succede?-

-Credo sia meglio terminare quello che abbiamo iniziato.-

-Cosa intendi?-

-Hai capito benissimo, è meglio lasciare perdere.-

-Derek cosa stai-

-Mi dispiace.- Gli sussurrò non facendosi sentire da Jake, poi interruppe la telefonata.

 

-E bravo Derek, se avete solo rapporti professionali perchè quel ragazzino ti da del tu?-

-Tutti i ragazzi che alleno mi danno del tu.- Bugia numero mille.

-E come mi spieghi 'è meglio terminare quello che abbiamo iniziato'?-

-Gli davo ripetizioni di diritto.-

-Sembri sincero, mi auguro che tu lo sia. Ora che tutto sembra risolto, fai le valigie, perchè lunedì parti.- Finì il discorso Jake con un ghigno. Poi prese le sue cose e aprì la porta di casa.

-Attendo conferme e Derek, ricorda che ti conviene sempre avermi dalla tua parte.-

Quando l'uscio si chiuse, Derek si disperò in una valanga di pugni contro la parete, non vedeva l'ora che Jake si levasse dalle palle e non poteva raggiungere Stiles perchè era sicuro che ci fossero in giro gli scagnozzi di Jake a controllarlo. Gli importava davvero di quel ragazzino e non era sicuro di riuscire a riprenderselo una volta tornato dalla sua “vacanza”.

-Bella merda.- Sussurrò.

 

 

***************************************************************

Stiles in quel momento era seduto su una panchina fuori dal centro commerciale, pallido e con le mani tra i capelli sudati. Scott era difianco a lui e lo implorava di guardarlo in faccia, di contare insieme a lui le dita delle mani.

Dopo la telefonata che Scott aveva sentito, Stiles era corso fuori dal centro commerciale in preda a un attacco di panico, così il moro gli era corso dietro ed era riuscito a farlo respirare bene. Aveva deciso di non dire a Stiles 'te l'avevo detto che era meglio lasciare perdere', ma non lo fece, perchè sapeva che l'attacco di panico dell'amico era dovuto non solo dal dispiacere provato per aver perso una persona a cui teneva senza spiegazioni, no. L'attacco di panico era arrivato perchè Stiles, dopo essersi impegnato in quella storia, aveva quasi perso Scott, aveva poi avuto il coraggio di dire la verità, aveva capito di essere gay e cercava di accettarlo, si era confidato con Isaac, aveva scelto di convivere con la presenza di Jake, aveva anche pensato di parlare con il padre e aveva infine deciso di buttarsi, di buttarsi per Derek, persona di cui aveva imparato a fidarsi.

Derek, però, aveva distrutto tutti gli sforzi di Stiles con una sola telefonata. Sforzi che alla fine erano stati inutili. Derek aveva distrutto la sicurezza che Stiles aveva fatto crescere in sé stesso.

 

 

E adesso Stiles sapeva benissimo che non avrebbe più avuto il coraggio di fare niente.

 

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Capitolo 11
*** Telefonate. ***


Scott aveva preferito non parlare durante il viaggio di ritorno dal supermercato, una volta appurato che l'amico fosse in grado di guidare aveva lasciato che venisse portato a casa, in un assoluto silenzio. Sapeva che Stiles stava soffrendo molto, era in una situazione non definitiva con Derek ma decisamente nuova, era anche certo del fatto che il castano gli era grato per il silenzio, lo vedeva dall'espressione furiosa ma momentaneamente tranquilla.

Sceso davanti casa sua, Scott non lasciò l'amico senza fargli sapere che di qualunque cosa avesse avuto bisogno, lui ci sarebbe stato.

-Stiles, aspetta!- Urlò prima che la jeep gli sfrecciasse davanti. Poi continuò. -Sai dove trovarmi, qualunque cosa tu voglia.-

Stiles sorrise leggermente, come segno di gratitudine, poi partì, diretto a casa sua. Ma prima che imboccasse la via giusto, decise di andare in un altro posto, il bosco.

 

****************************************************************

Era appoggiato a quell'albero da un'ora e nella sua testa si muovevano pensieri contrastanti, passava dal rimproverarsi per essersi fidato di Derek al volere che lui tornasse, pensava che fosse meglio che la storia fosse finita per poi ripensare a quanto ci tenesse, rifletteva su come Derek avesse dato poco peso alla cosa nel chiamarlo e.. No, Derek l'aveva abbandonato.

Improvvisamente gli venne in mente che il suo coach doveva aver parlato con Jake quella mattina, ma cosa poteva c'entrare quel criminale con il loro rapporto? Derek doveva aver semplicemente capito che valesse la pena di tornare con lui, quindi aveva lasciato il ragazzino sedicenne.

Sì, Stiles aveva capito e aveva anche deciso di non pensarci, di andare altrove e di godersi il sabato sera che di lì a poco sarebbe giunto.

 

****************************************************************

Scott prese in mano il telefono.

-Isaac, sono Scott.-

-Amico, che succede?-

-Stiles mi ha raccontato tutto e-

-Magnifico, l'hai presa bene vero? Siete troppo amici per fare in modo che una cosa del genere vi separi, sì magari il coach è grande e il padre di Stiles è lo Sceriffo ma voglio dire che fors-

-Isaac, frena!- Disse Scott ridendo all'euforia dell'amico. -Ovviamente ho reagito bene, ma non è questo il punto, devo parlarti di quello che è successo poco fa.-

-Ok, ti ascolto.-

 

Quindici minuti dopo un furente Isaac era alla porta di Scott, allibito.

-Non posso credere che quell'idiota del coach abbia abbandonato Stiles! Io lo ammaz-

-Ciao anche a te, comunque, siamo al corrente entrambi di ciò che quei due hanno passato, no?- Domandò poi Scott, facendo accomodare Isaac sul divano.

-Che intendi?- Chiese il biondo visibilmente confuso.

-Perchè il coach avrebbe passato praticamente due mesi dietro a Stiles, rischiando ogni cosa e decidendo di andare con calma, per poi mollare tutto senza spiegazioni?-

-Magari qualcosa è andato storto, magari qualcuno ha scoperto.-

-Possibile, ma il coach non mi sembra un codardo e conosciamo entrambi Stiles, non si fida mai a prima impatto delle persone, se ha deciso di impegnarsi con Derek così seriamente è perchè si fidava di lui e-

-E Stiles non sbaglia mai nel fidarsi.-

-Esatto.- Finì il moro, determinato. -Stiles non si sarebbe mai buttato in qualcosa senza assicurarsi che fossero sinceri l'uno con l'altro.-

-Perfetto, investigatore Mccall, qual è il piano?-

Scott, sorrise.

 

-PUNTO PRIMO, RECUPERIAMO STILINSKI.-

 

-Ragazzi, che ci fate qui? Sono le otto, sto uscendo!-

-Sì, con noi.- Rispose Scott.

-Nonono aspettate!- Stiles si era trovato immobilizzato tra le braccia dei suoi due amici apparentemente idioti. -Ragazzi, sta per arrivare Lydia, andiamo a una festa!-

-Viene qui? Ok, è un genio, verrà con noi.-

 

-PUNTO SECONDO, ANDIAMO A CASA DI DEREK.-

 

-Sono contenta che mi abbiate presa con voi, dopo che Stiles mi ha raccontato cosa fosse successo negli ultimi due mesi ho pensato fosse l'ideale portarlo a sbronzarsi!- Spiegò Lydia sedendosi nella macchina di Isaac con gli altri tre.

-Quindi sai tutto?- Scott.

-Sì, da poche ore in realtà.-

-Che ne pensi?.- Isaac.

-Qualcosa non va.- Rispose la rossa.

-Siamo tutti d'accordo allora, Stiles dov'è casa di Derek?- Sempre Scott.

-Non ci andiamo, vi ho detto che-

-Nell'isolato dietro casa mia.- Lydia.

-Oh andiamo!- Disse Stiles esasperato e arrabbiato.

I quattro si recarono nell'umile dimora del coach.

 

-PUNTO TERZO, OBBLIGHIAMO DEREK A PARLARE.-

 

-Non c'è nessuno in casa.- Isaac.

-Sarà a festeggiare, è sabato sera.- Scott.

-Perfetto, quindi possiamo andare.- Tentò Stiles.

-No, almeno lasciamogli un ricordo, per fargli sapere che siamo passati.- Isaac tirò un sasso contro la finestra, che si crepò, facendo ridere tutti, tranne Stiles, ovviamente.

-Ma sei impazzito?- Urlò poi.

-Aspettate.- La voce di Lydia placò la furia del castano. -No niente, volevo solo dire che la casa del coach è proprio spoglia e vuota.-

Il sasso aveva fatto spostare la tenda dall'altra parte della finestra e ora si vedeva un piccolo pezzo del salone, si vedeva il divano.

-Che intendi con vuota? Casa sua non è vuota!- Intervenne Stiles, finalmente interessato. Si avvicinò alla finestra e notò che Lydia aveva ragione, il salone era buio e mancava di alcune cose, non c'era il computer, alcuni libri, i vestiti che solitamente erano sull'attaccapanni, le due giacche di pelle e altre cose. Aveva osservato molto casa sua quando ci aveva dormito. Non biasimò lo sguardo degli amici divertiti nel sapere che lui sapesse alla perfezione cosa ci fosse in quella sala.

-Ok, qualcosa non va.- Ammise in fine.

-Finalmente l'hai capito!- Dissero in coro gli altri tre.

-Entriamo.- Isaac forzò la porta ed entrò. Stiles cercò la camera di Derek e notò che alcuni vestiti non c'erano, era tutto ordinato e silenzioso. Scese dalle scale.

 

-Ragazzi, è partito, non c'è niente in casa.- Sentenziò con gli occhi lucidi, non aveva pianto prima e non l'avrebbe fatto adesso, ma il pensiero che Derek se ne fosse andato per evitarlo faceva male.

-Scott, qual è il punto quarto?- Domandò Isaac.

-Stiles chiama Derek, è il punto quarto.- Era la voce di Stiles quella?

Senza pensarci, prese il cellulare e lo chiamò.

 

*******************************************************************

Derek era nel suo hotel, a due ore di strada da Beacon Hills e aveva appena avvisato il preside che per problemi di famiglia sarebbe stato assente tutta la settimana successiva. Sapeva che Jake gli controllava le telefonate e doveva stare attento. Quando vide il telefono illuminarsi perse un battito, Stiles lo stava chiamando. Sembrò dimenticarsi dei controlli che aveva e rispose, avrebbe detto a Jake cheil ragazzo lo aveva chiamato e lui aveva risposto dicendo che doveva lasciarlo in pace. Non ci pensò due volte e rispose, forse poteva spiegare in qualche modo, in quella stanza non c'erano gli scagnozzi di Jake, era fuori pericolo.

-Stiles?-

-Dove diavolo sei?- Nella sua voce c'era una freddezza tale che Derek quasi si spaventò.

-Sono andato via, non posso dirti nulla.-

-Te ne sei andato perchè le conseguenze ti stavano spaventando, Derek? Perchè non ne valeva la pena e sei scappato per evitare che qualcuno lo sapesse?-

-Di cosa stai parlando? Ovviamente no.-

-E allora perchè casa tua è vuota e tu non ci sei?!- Quelle parole furono urlate.

-Farò finta di non aver capito che sei in qualche modo entrato a casa mia.-

-Voglio sapere perchè te ne sei andato.-

-Invece di darmi addosso, dovresti provare a pensare che probabilmente me ne sono andato per non coinvolgere nessuno in quello che sto per fare! Pensi davvero che io sia così idiota da rovinare tutto dopo due mesi di impegno da parte di entrambi? Credevo ti fidassi!-

-Mi hai lasciato senza spiegazioni, Derek, non puoi biasimarmi.-

Entrambi avevano ragione ed entrambi sapevano che l'altro l'aveva.

-Sono dovuto andare via, starò qui per un po'.-

-Ti sei messo in qualche casino?-

-No, Stiles.-

-C'entra Jake? Ti prego dimmi che non sei con lui, che non devi fare qualcosa con lui..-

-Devo fare delle cose, lui sospetta che io parli con lo Sceriffo e non vuole che io abbia contatti con te, ho dovuto, mi ha obbligato a telefonarti ma è solo convinto che io ti dia ripetizioni, poteva farti fuori sapendo che sei figlio dello Sceriffo, ma se avesse scoperto che condividiamo certe cose, cosa ti avrebbe fatto?-

Stiles trasalì, Derek non aveva avuto scelta.

-Aveva detto di doverti fare una proposta, l'hai accettata?-

Derek non rispose.

-Cosa ti ha dato in cambio?-

-Tutti hanno qualcosa di cui si vogliono liberare, deve sparire dalla mia vita e l'unico modo per farlo è fare quello che mi dice.-

Stiles sospirò, tutto quello che ora aveva provato era stato annegato dalla preoccupazione.

-Immagino che chiederti cosa devi fare sia inutile.-

-Non ti coinvolgerò in questo.-

-Stai attento.-

Derek si intenerì.

-Tornerò, Stiles, ma devi promettermi che non mi cercherai, torno il prossimo sabato.-

-Dove sei?-

-Fuori città.-

-E non posso avere tue notizie?-

-No, non devi cercare.-

Stiles non rispose.

-Stiles!-

-Va bene, non cercherò, promesso.-

-Non ti ho abbandonato, sappi solo questo.-

-Ti rivoglio qui.-

 

La telefonata finì, sotto gli occhi preoccupati e decisamente dispiaciuti e inteneriti degli amici. Intervenne Scott nel vedere l'amico molto scosso.

-La situazione è pericolosa, ne varrà la pena, Stiles?-

-Sì.- Disse lui dopo qualche secondo. -Le cose si metteranno a posto.-

**************************************************************************

Quando la telefonata finì, Derek si sentì più sollevato, tutto questo finchè non sentì dei passi fuori dalla sua porta. Il panico lo prese, aveva dimenticato, era nella merda. E quando sentì delle nocche schiantarsi contro il suo viso, capì di aver fatto un casino, avrebbe terminato il lavoro per Jake ne era sicuro, ma Stiles era in pericolo e nessuno avrebbe potuto avvisarlo.

Stiles non poteva sapere che il telefono era controllato.

Derek non poteva sapere che le chiamate non era controllate, ma ascoltate.

 

Qualcosa gli diceva che il sabato successivo nessuno dei due avrebbe rivisto l'altro.

 

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Capitolo 12
*** Minaccia ***


Capitolo più lungo del solito! Dovrete aspettare la fine di questo per vedere Stiles e Derek insieme, spero vi piaccia!

Quel sabato sera tutti gli amici di Stiles avevano deciso di rimanere con lui, le cose che aveva scoperto non erano state facili da digerire ed era visibile quanto Stiles fosse scosso, si era trovato in una situazione a lui nuova e sconosciuta e aveva deciso di affrontarla solo per una persona a cui teneva fin troppo. Non aveva ancora ammesso a se stesso che i suoi sentimenti crescevano di giorno in giorno, ma tutti lo sapevano. Il fatto che però si fosse ritrovato in quella storia così complicata non lo aiutava, era confuso nella sua testa e adesso anche fuori.

Stiles si trovava a una festa, perchè dopo essere stati da Derek e aver chiuso la porta forzata, Lydia aveva imposto a tutti di andarci per alleggerire la tensione. A due passi dal locale Stiles si rese conto che doveva ancora fare una cosa, un'importantissima cosa. Prese il telefono.

-Malia?-

-Stiles, amico, tutto bene?-

-Dove sei?-

-In giro con Allison a-

-Vieni alla festa al locale dietro la via principale, voglio parlarti!-

-Agli ordini!-

Mezz'ora dopo Stiles, Malia ed Allison erano seduti in mezzo al locale e le due ragazze erano sorprese a causa dell'aver saputo cosa il loro amico avesse passato negli ultimi due mesi insieme al coach della squadra e le ultime novità di Jake.

-Tranquillo, qualunque cosa succeda ci saremo per te!- Constatò Allison dopo qualche secondo.

Stiles le sorrise e le diede un bacio, quella ragazza aveva un cuore d'oro.

-Siete già stati a letto insieme?-

-MALIA!- Urlò Allison.

-No.- Disse Stiles imbarazzato.

-Peccato, ad ogni modo ti sono vicina.- Disse infine.

Tutti insieme andarono poi a ballare, per ore, finchè alle tre decisero che fosse ora di andare a casa. Stiles stava bene. Certamente preoccupato ma fiducioso in Derek e nei suoi amici che si erano dimostrati delle persone d'oro.

 

************************************************************************

Derek perdeva sangue dal naso, non era rotto, solo dolorante. Il pugno di Jake non lo aveva fatto svenire, ma era leggermente stordito, non così tanto da dimenticarsi di portarsi dietro delle guardie. In uno scontro Jake non avrebbe vinto, Derek era troppo forte.

-Allora, sarò buono con te, Derek.-

-Cosa diavolo-

-Taci, ho ascoltato la tua telefonata e mi pare di aver sentito che il tuo ragazzo abbia scoperto tutto.-

-Non sa cosa devo fare e non è il mio-

-Non state ancora insieme ma è comunque troppo vicino a te, ma sarò buono, ripeto.-

Derek lo guardò spaventato e interrogativo.

-Non toccherò il ragazzo e suo padre, non toccherò Laura, tuo zio, Cora, nessuno, a patto che farai ancora quello che devi.-

-Cosa c'entra la mia famiglia?-

-Non parlerai più con nessuno fino alla fine della settimana e se lo farai, ammazzo due di quelli che ti ho elencato.-

-Va bene.- Disse Derek, deciso.

-E mi pare di aver capito che Stiles non abbia intenzione di dire niente a nessuno, quindi se rispetterai i patti, io non lo considererò nemmeno.-

Derek fu sorpreso, forse un po' di umanità gli era rimasta. Jake e le guardie se ne andarono ma Derek continuava a essere restio nel fidarsi del suo ex, ma la situazione sembrava tranquilla. Jake lo aveva ricattato di fare del male alle persone a cui teneva, ma solo se avesse parlato con qualcuno, cosa che non avrebbe fatto. Forse Jake aveva talmente bisogno di lui dover limitare le sue minacce, lui avrebbe fatto il lavoro, ottenendo la scomparsa del suo ex e tutto si sarebbe risolto. Chissà, Jake gli aveva dato un'altra possibilità.

Ma mentiva?

Oppure no?

-Avrebbe lasciato che Stiles sapesse?

Derek non ne era sicuro.

 

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LUNEDI

Stiles era nell'aula di informatica con Scott e Isaac, aveva preso in mano il suo libro di testo quando qualcosa cadde dalle pagine. Era un bigliettino tutto spiegazzato.

 

“Per stare al sicuro bisogna stare con il naso nei propri affari.”

Stiles sbiancò, mostrando il biglietto ai due amici, entrambi dissero che era probabilmente uno scherzo di cattivo gusto, Stiles ci credette, era una coincidenza.

 

 

Peter Hale, nel suo appartamento a New York, aveva appena ricevuto una lettera senza mittente, spedita da non si sa dove, con scritta una frase che lo fece sbiancare per un attimo.

 

“Un uomo ricco come lei paga sempre i suoi debiti, la vita però non si compra con i soldi, non è vero?”

-Ma cosa diavolo..- Furono le uniche parole che sussurrò prima di buttarla in un angolo.

 

 

MARTEDI

Stiles si stava allenando a lacrosse con il sostituto del coach.

-Scott, puoi prendere la felpa nel mio borsone?-

-Sì, amico.-

Il moro tornò poco dopo con la felpa, un biglietto in mano e un'espressione infastidita.

-C'era questo dentro.- Disse indicando il pezzo di carta.

 

“Come reagirebbe lo Sceriffo se sapesse che il figlio minorenne va a letto con il proprio coach?”

Stiles si sedette di colpo, qualcuno sapeva. Scott non disse niente, si limitò a consolarlo.

 

 

 

Peter Hale stava dirigendo una riunione d'affari, quando la sua assistente gli disse che c'era una chiamata urgente al telefono.

-Pronto?-

-Cosa sarebbe disposto a fare un uomo pur di non rinunciare alla propria vita?-

-Chi parla?-

La chiamata fu interrotta, Peter Hale cominciava ad insospettirsi.

 

 

MERCOLEDI

Scott si trovava al bowling con tutti i suoi amici, stava per giocare la sua partita quando il suo migliore amico si era accasciato per terra, con il telefono in mano.

-Stiles?-

-Guarda.-

Sullo schermo c'era una sua foto di quell'esatto momento, mentre guardava Scott avvicinarsi alla pista, e sotto c'era la solita e spaventosa domanda.

 

“Tu sei la palla e i tuoi amici i birilli, li butterai giù tutti.”

 

Peter Hale, invece, si trovava in aereoporto, pronto per volare verso Beacon Hills, anche l'uomo aveva ricevuto il biglietto giornaliero, con le solite minacce.

 

“Raggiungi Stiles Stilinski a Beacon Hills, oppure i tuoi soldi non ti salveranno la vita.”

 

 

GIOVEDI

Scott cercò Stiles a scuola per parlargli, era dalla sera precedente che voleva chiarire alcune cose ma non aveva il coraggio di farlo, litigare con Stiles era l'ultima cosa che voleva. La spinta gliela aveva però data un altro biglietto, indirizzato a Stiles, che si era trovato dentro il casco della moto.

 

“Dì al tuo amico che vengo a prenderlo”

 

Scott era spaventato, stanco e terribilmente confuso.

-Stiles!-

L'amico spuntò da dietro al suo armadietto, visibilmente assonnato, stanco, arrabbiato e preoccupato. La sua espressione non cambiò di una virgola dopo aver ricevuto e letto il biglietto, era troppo confuso per ragionare, dal momento che non capiva chi fosse il mittente.

-Sta succedendo qualcosa, chi diavolo te li manda?-

-Sappiamo entrambi la risposta, Scott.-

-Tu non hai contattato Derek, perchè Jake dovrebbe minacciarti? Questi biglietti ci stanno facendo spaventare ed io non credo che altri guai ci facciano comodo!-

-Hai ragione Scott, se solo sapessi chi me li manda, qua minacciano di venirmi a prendere, ho paura.-

-Qualcuno ti spia, dobbiamo parlare con tuo padre.-

-Chi è mio padre?- Domandò Stiles con finta supponenza.

-Lo Sceriffo?- Rispose Scott perplesso.

-E come lo spiego allo Sceriffo che l'ex fidanzato del mio quasi fidanzato mi minaccia perchè è un pazzo che uccide tutti e che ricatta Derek?-

-Ok, ha senso.-

 

Sia Stiles che Scott decisero di stare insieme tutta la giornata, non avrebbero detto agli altri del biglietto perchè erano già troppo preoccupati, e Stiles era impaurito, anche se non sembrava. Al pomeriggio i due erano a casa del castano, quando qualcuno bussò alla porta. Un uomo vestito elegante, moro, occhi azzurri e apparentemente ricco era davanti alla porta di casa Stilinski.

-Ho vinto qualcosa?-

L'uomo sorrise.

-Sono Peter, Peter Hale, speravo di poterti parlare, Stiles, giusto?-

Stiles e Scott si guardarono e subito fecero entrare quell'uomo così misterioso.

-Lei è un parente di Derek?-

-Sono suo zio, vivo a New York perchè gestisco un'impresa di famiglia, qualcosa di strano che riguarda anche te mi ha portato qui.-

L'uomo mostrò a Stiles il biglietto con su scritto di recarsi da lui.

-Ho capito di chi fossero le minacce appena letto questo biglietto, sono venuto appena ho potuto, Jake ha Derek, che è sicuramente nei guai.-

-Lei come fa a..- Intervenne Scott.

Peter si sedette sul divano e assunsela posizione di chi stava per raccontare una storia.

 

-Io e mio nipote Derek viviamo lontani, ma ci lega un grande rapporto di fiducia, un mese fa mi chiamò per raccontarmi di un vivace ragazzino per il quale provava qualcosa, era confuso, mi chiamò per essere confortato e per chiedermi un consiglio su come affrontare la situazione. Mi disse il tuo nome, chi eri e mi raccontò della prima volta in cui Jake ti aveva messo le mani addosso, o almeno ci aveva provato. Appena ho ricevuto il biglietto con quel nome ho collegato le cose. So che Jake ama spaventare con le minacce e so anche che è talmente pazzo da prendersela con la nuova fiamma di Derek, solo per pura gelosia. Pensavo fossi in pericolo semplicemente perchè sei il suo “ragazzo”, ma ieri sera prima di andare all'aereoporto ho chiamato Derek per avvisarlo che eri in pericolo e che per non so quale motivo Jake lo aveva detto a me. Mio nipote però non ha risposto, anzi mi ha buttato giù il telefono, lì ho capito che qualcosa non andava, così sono venuto fin qui.-

Stiles era talmente preoccupato da avere il batticuore e aveva una paura folle che qualcuno fosse pronto ad ucciderlo, fu infatti grato a Scott perchè raccontò a Peter cosa sapevano su Derek e Jake.

-Quindi mio nipote è sotto il controllo di Jake, deve fare qualcosa per lui e non dirlo a voi.-

Scott annuì, mostrando poi il biglietto che Stiles aveva ricevuto quella mattina. Peter spalancò gli occhi e sbuffò.

-Stiles, come ti ha detto Derek della sua folle convivenza con Jake?-

-Al telefono.-

-Telefono che è stato sicuramente controllato, Jake sa che voi sapete e ora ha mandato qualcuno a spiarvi, con tanto di minacce, vuole fare qualcosa e mi ha preso in mezzo non so perchè.-

-Allora Derek sarà stato punito per avermi detto tutto?!- Sbottò Stiles, alzandosi.

-Probabilmente nemmeno sa cosa sta facendo Jake, ragazzo.-

Scott appoggiò una mano sulla spalla dell'amico e lo invitò a sedersi nuovamente.

-Perchè non dire a Derek che ha intenzione di fare a voi due del male?- Domandò Scott.

-Perchè Jake ama essere teatrale e vorrà che Derek veda con i suoi occhi le conseguenze alla sua bocca larga. Inoltre avendo noi due potrà essere ancora più sicuro che Derek faccia il suo lavoro e noi non faremo niente per la sua incolumità. Gli dirà che non ci farà del male, per farlo stare buono e fedele, ma dubito che rimarremo vivi. Ci verranno a prendere, noi gli serviamo. In sintesi Stiles, il fatto che Derek abbia detto tutto al figlio dello Sceriffo, che sei tu, e che sei pure il suo mezzo ragazzo, ti ha messo in mezzo. - Peter finì mettendosi le mani tra i capelli, poi chiese il permesso di andare al bagno.

 

Scott si impegnò per placare l'attacco di panico che, invece, si stava impadronendo di Stiles.

 

********************************************************************

-Signore, perchè vuole quel ragazzino e lo zio?-

-Derek mi obbedirà per forza sapendo che li ho in pugno, eviterò che il ragazzino dica qualcosa in giro e Peter Hale mi serve, quando Derek finirà il suo lavoretto ucciderò Stiles davanti ai suoi occhi, e ricatterò lo zio facendomi pagare per non far morire né lui né suo nipote, poi lascerò andare Derek, troppo bello per morire e lo zio non so, magari lo uccido, magari no. Sapendo cosa sono capace di fare Derek non farà parola con nessuno di tutto questo!-

-Forse non è necessario tutto questo..-

-Ah sì?- Jake sparò in testa alla guardia che aveva osato mettere in dubbio il suo piano.

Le altre risero.

-Come farà con gli amici del ragazzino?-

-Dirò loro che se parlano li uccido tutti, morte lenta e dolorosa.- Finì Jake.

 

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Derek, dalla stanza accanto, aveva sentito tutto e aveva capito che Jake aveva mentito pochi giorni prima dicendo che non avrebbe toccato nessuno, e questo solo per punirlo della sua telefonata con Stiles. Così, cercando di non cedere alla rabbia e alla disperazione, chiamò il ragazzo con un telefono trovato per caso dentro l'hotel quel giorno. Sarebbe uscito vivo e libero da quella storia se avesse fatto come voleva Jake, ma sarebbero morte due delle persone a cui teneva. Così scelse di chiamarle per fare in modo che si nascondessero, che non venissero prese.

 

-Stiles?-

-Derek? Mio dio, stai bene? Sta succedendo un casino e-

-Ehi, respira, cosa succede?-

-Sono con tuo zio, Jake ci verrà a prendere, ci ha minacciato!-

-Lo so, so tutto, vuole i soldi di Peter e il suo silenzio Stiles. Sentite, dovete nascondervi, non fatevi trovare, non morirete qui e nemmeno lì.-

-Derek, non ce la faccio, non la faccio.-

-Stiles, respira, risolverò tutto, se non vi trova e io faccio quello che devo fare, mi lascerà tornare da voi incolume e ci dimenticheremo tutti della faccenda.-

Derek cercava di sembrare tranquillo, anche se dentro stava per scoppiare.

-Credo..credo di avere un'idea..- Sussurrò Stiles, vedendo che Peter era entrato nella stanza, sorpreso di vedere che suo nipote aveva telefonato.

-Ci spiano, c'è solo un posto dove non si aspettano che andremo per non essere presi.-

-Dove?- Chiese Derek, seguito a ruota da Scott che origliava la conversazione.

-Direttamente da voi.- Rispose Stiles.

-No, non puoi venire nella tana del lupo, sotto il loro naso!- Si infuriò Derek.

-Nipote, ha ragione, non ci cercheranno lì!- Intervenne Peter dicendo a Stiles di mettere il vivavoce.

-No, e dove volete stare? Tutti in questa camera? Ma siete fuori di testa!- Derek si stava infuriando e le sue urla potevano attirare Jake.

-Non saremmo comunque al sicuro qui..- Sussurrò alla fine Stiles, passandosi la mano tra i capelli, sul viso. Derek sentì la rassegnazione nella sua voce e capì che fosse meglio averlo vicino e proteggerlo piuttosto che lontano, così accettò. Disse indirizzo, numero di stanza e ringraziò il cielo che le guardie sarebbero state a cena al momento del loro arrivo. La telefonata finì, senza saluti.

 

-Scott..-

-Non voglio che tu vada, saremo lontani e..-

-Staremo in contatto, tu devi parlare con i ragazzi, andate via fino a domenica, in campeggio, da qualche parte e dì a mio padre che vengo con voi, digli che gli voglio bene. Quando non ci troveranno cercheranno voi, più lontano siete meglio è. Grazie per tutto ciò che stai facendo per me-

Scott annuì, con le lacrime agli occhi. Il suo amico non era sprizzante di gioia, sarcastico e divertente come al solito, ma sotto sotto era sempre lui.

-Dovevi proprio innamorarti di un coach con un ex pazzo, eh?-

Stiles rise, ignorando la parola che Scott aveva usato, abbracciò il suo amico e seguì Peter su un taxi. Non negò di aver versato qualche lacrima in direzione di Scott, gli aveva anche mimato con le labbra che si sarebbero rincontrati, che gli voleva bene, a lui come a tutti i suoi amici che non avrebbe potuto salutare.

 

*********************************************************************

Il viaggio durò due ore, nessuno dei due aveva parlato. Stiles decise alla fine di rompere il silenzio.

-Come fa ad essere così tranquillo?-

-Non lo sono, ma sono un uomo ricco che spesso è spiato o seguito. Spero solo che nessuno degli uomini di Jake abbia ascoltato dove stiamo andando.-

-Crede che questa..cosa..tra me e Derek..possa..?-

-So cosa c'è in ballo, ma so anche che mio nipote è felice con te, non mi interessa il resto.-

Stiles sorrise.

 

Una volta arrivati all'hotel, Peter controllò che non ci fossero Jake e i suoi amici, poi insieme a Stiles raggiunse la camera del nipote. Decise di farsi da parte per qualche minuto per lasciar loro spazio, andando al bar dell'hotel.

Stiles bussò più volte, forte e deciso, con il cuore a mille. Quando la porta si aprì non si trattenne e scoppiò a piangere, buttandosi contro Derek, che lo guardava sollevato e con gli occhi lucidi. Non ci volle molto che Stiles si trovò premuto contro il petto di Derek, con le braccia attorno al suo busto. Sentì le braccia del più grande che lo stringevano e le sue labbra contro la sua fronte. Fu un abbraccio che rilassò entrambi e che durò un sacco, finchè Stiles non si allontanò e baciò Derek, con violenza. L'altro lo afferrò e lo spinse contro la porta, assaporando ciò che non assaggiava da giorni, spostava le sue mani ovunque su quel corpo poco più piccolo del suo. Stiles aveva infilato le mani sotto alla sua maglia e mordeva le labbra dell'altro.

Si staccarono solo quando sentirono Peter avvicinarsi alla porta.

-Finalmente..- Sussurrò Stiles dando a Derek un ultimo bacio.

Il più grande gli baciò i capelli, e aprì la porta prima che lo zio bussasse, poi lo abbracciò.

-Sono contento che tu stia bene, zio.-

-C'è odore di ormoni qui dentro, per il resto non sai quanto io sia felice di vederti vivo.-

 

Stiles rise e quel suono svegliò tutti, non sarebbe stato così male stare insieme in quella stanza, anche se avrebbero dovuto nascondersi nell'armadio ogni volta che Jake sarebbe entrato.

 

Quella sera, i due ragazzi, condivisero lo stesso letto. Stiles circondato dalle braccia di Derek, con la schiena di Stiles premuta contro il petto e il suo calore addosso.

 

Quando Peter li vide così fu felice per loro, ed intenerito, ma anche sollevato di poter dormire nel divano davanti al piccolo televisore.

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Capitolo 13
*** Il momento è arrivato! ***


Stiles non era riuscito ad addormentarsi, erano le due di notte e tutto ciò a cui riusciva a pensare era la paura, era terrorizzato, nonostante fosse stretto tra le braccia di Derek.

-Non dormi?- Chiese improvvisamente il più grande.

-Nemmeno tu?-

Derek sorrise, girando Stiles nell'abbraccio e facendo in modo che si guardassero nel buio.

-Sono nervoso, mi sono preparato in questi giorni e domani devo-

-Non mi hai ancora detto cosa devi fare.-

-Stiles, non credo sia necessario che tu sappia.-

-Ma domani sarò qui, lo vedrò comunque.-

-Peter dorme, parla piano, comunque no, non è qua che svolgerò il mio compito..-

Derek abbassò lo sguardo e Stiles lo notò, anche se l'unica luce proveniva da fuori la finestra.

-Ne vale la pena? Vale la pena fare questa cosa per la tua libertà?- Tentò il più piccolo, sperando di non far arrabbiare Derek, non lo stavo giudicando, era solo maledettamente curioso.

-Capirò se non comprenderai, ma sì, devo e dopo sarò libero di fare ciò che voglio, senza che lui mi controlli.-

-Come puoi essere sicuro che Jake mantenga la sua parola?-

-Non lo sono, ma è la scelta più ovvia che possa fare, non potrà tornare a Beacon Hills dopo quello che farò quindi dalla Germania non può contattarmi, o chiedermi favori. E prima che tu lo chieda sì, a lavoro concluso si trasferirà con i suoi amichetti in Europa.-

-Come hai fatto in questi mesi, ormai sono dieci mesi che vi siete lasciati.-

-Si è presentato di rado alla mia porta, ma voglio comunque liberarmene.-

Stiles si strinse al suo quasi ragazzo.

-Come può essere diventato così pazzo? Vuole uccidermi perchè sono il figlio dello Sceriffo e potrei raccontargli tutto e sono anche legato a te, poi vuole i soldi di Peter e uccidere anche lui. Ti aveva promesso che non ci avrebbe fatto del male solo per tenerti al guinzaglio, mentre alla fine ci ucciderà comunque, è un pazzo, e ho paura che faccia del male ai miei amici.-

Derek sperò che niente capitasse agli amici di Stiles e alla sua famiglia.

-I tuoi amici sanno tutto?-

-Sì, ma non arrabbiarti, sono stati loro a farmi capire che non mi avevi abbandonato quando io ero troppo arrabbiato per farlo.-

Derek sorrise a Stiles, era grato a tutti quei ragazzi.

-Quindi ora dove sono?-

-Li ho spediti in campeggio e io teoricamente sono con loro.- Rispose Stiles, poi si fece coraggio e disse una cosa a cui rifletteva da un po'.

-Sai, ho pensato qualche volta di parlare con mio padre, per farci aiutare, mi sono fermato solo perchè altrimenti avrei dovuto spiegare il motivo per cui stai tipo collaborando con Jake, passeresti per colpevole anche tu.-

-So che ai tuoi occhi sarebbe la scelta migliore, ma le conseguenze sarebbero troppo devastanti per me, per te, per i tuoi amici.-

-Lo so.- Disse Stiles. -Ho paura, Derek, non voglio morire e ho paura per te, per tuo zio.-

-Nessuno di noi morirà.-

Derek baciò Stiles sulla fronte ed entrambi dormirono un sonno poco tranquillo.

 

**************************************************************************

La mattina dopo i tre erano in piedi, ansiosi, e cercavano di stare fermi.

-Sai quando Jake verrà a chiamarti?- Domandò Peter.

-No.-

-Nipote, credo che tu debba dirci cosa esattamente devi fare, è opportuno informarci.-

-Siete già troppo coinvolti.-

-Ti prego, Derek.- Intervenne Stiles.

Il coach ci pensò per qualche minuto, ma la risposta era sempre no.

-Ok, Derek, so che non vuoi dircelo perchè credi che siamo già coinvolti abbastanza ma guardaci, siamo sani come pesci, al sicuro, per merito tuo che sei riuscito a tenerci fuori quanto basta. L'unica cosa su cui forse puoi sentirti in colpa sono i bigliettini-infarto di questa settimana che io e tuo zio abbiamo ricevuto, ma per il resto davvero, sei riuscito a non contattare nessuno e a lasciare tutto per questo. Hai avuto il coraggio di partire per non fare del male a nessuno ed è colpa di Jake che non tiene fede alle promesse se io e Peter siamo ora come ora in pericolo. La colpa non è tua.-

Stiles prese fiato, Peter gli sorrise.

-Ha ragione, nipote.-

Derek afferrò la mano di Stiles, la strinse, poi la rilasciò.

-Va bene.-

 

****************************************************************

Esattamente dieci minuti dopo, c'era un silenzio tombale nella stanza. Peter fumava in terrazza, Derek fissava un punto indefinito e Stiles fingeva di stare tranquillo. Le parole di Derek rimbombavano nella testa di tutti e tre.

 

“Questa mattina uno dei rivali mafiosi di Jake lo incontrerà in un magazzino abbandonato, ci saranno le guardie del corpo e tutto. Il mio compito è quello di far esplodere il magazzino per eliminare le tracce dei morti che Jake causerà. L'incontro dovrebbe essere d'affari, ma Jake vuole fare fuori il suo rivale, rubare i suoi averi e prendersi i suoi lavori, ampliando così la sua società mafiosa.”

 

Stiles dopo aver saputo dell'esplosione si sentiva male, ma Derek non avrebbe fatto niente di male o quasi, perchè sarebbe stato Jake ad uccidere, non lui. Non capiva infatti l'espressione inorridita di Derek mentre raccontava.

-Se devi solo piazzare della dinamite, perchè Jake ti ha tenuto qui una settimana?- Chiese Peter.

-Perchè il mio compito non si limita solo a far esplodere un edificio.- Rispose Derek.

 

Ciò che Derek disse dopo, cioè il resto del suo compito, Stiles non riusciva nemmeno a concepirlo, aveva provato a dire a Derek che sarebbe stato meglio dover sopportare Jake a casa sua due volte al mese piuttosto che fare quello, ma Derek aveva detto che pur di liberarsi di lui avrebbe fatto qualsiasi cosa.

 

Sbagli, Derek.- Disse tutto d'un tratto Stiles, attirando l'attenzione del diretto interessato e di Peter.

-Stiles, ormai devo farlo, non puoi capire cosa si provi a vedere quella faccia ogni mese, è troppo per me.-

-Ma non capisco! Non capisco! Non ne vale la pena.- Tentò ancora il più piccolo.

-Devo liberarmi di lui!-

-Derek, ti prego!-

-Stiles, basta!-

-No, no, non ti lascio andare!-

 

Si sentirono dei passi da fuori dalla porta, erano due guardie, Stiles e Peter si fiondarono dentro l'armadio, dopo pochi secondi i due uomini entrarono.

-Dobbiamo andare.- Uscirono poi, aspettando Derek.

Quest'ultimo sospirò in modo pesante, poi finse di prendere una giacca dall'armadio solo per vedere lo zio e Stiles, toccò la mano ad entrambi, ascoltando i loro sussurri.

-Torna vivo, nipote.- Aveva detto Peter.

-Ti rivoglio qui.- Aveva invece detto Stiles.

 

Derek uscì, sperando di tornare.

 

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Due ore dopo Peter e Stiles erano nella stanza, lo zio osservava il ragazzo ansioso, era visibilmente preoccupato e decise di intavolare un discorso.

-Lo ami?-

-Come?- Disse Stiles, risvegliato dallo stato di trance in cui era.

-Lo ami?-

-Non lo so, ma lo rivoglio qui tanto quanto lo vuoi tu.-

Peter sorrise. -Mi basta, ok, credo tu debba sapere perchè io sono così tranquillo.-

-Sì, vorrei sapere.-

-Io capisco mio nipote, c'è una cosa che non sai, Stiles.- Peter si mise eretto e osservò il ragazzo fare la stessa cosa. -Prima che Derek ti incontrasse, ma dopo che aveva lasciato Jake, è successa una cosa orribile.- Peter si rattristì.

-Peter, non devi perforza dirm-

-No, devo.- Continuò. -Jake ha tentato di approfittarsi sessualmente della sorella minore di Derek, Cora.- Stiles spalancò la bocca, inorridito. -Fortunatamente la abbiamo trovata prima che lui potesse concludere qualcosa, la ragazza era ancora pura, ma Derek giurò che si sarebbe sbarazzato di Jake alla prima occasione. Per questo lo capisco.-

Stiles si alzò per lavarsi il viso, e finalmente capì tutto.

 

-Perchè Jake è diventato così orribile, così matto?-

-Non lo so, ragazzo.-

 

 

Ciao! Cosa dovrà mai fare Derek oltre all'esplosione? Qualche idea? Al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 14
*** Finita ***


Erano passate quattro ore da quando Derek era uscito, quattro lunghissime ore dove sia Stiles che Peter temevano per la sua sicurezza e per la propria. L'unica cosa positiva era che i due avevano sempre cercato di parlare, di instaurare discorsi, e di conoscersi meglio. Peter vedeva quel ragazzino per quello che era, piccolo d'età ma grande di testa, vedeva il suo coraggio, la sua lealtà, la sua parlantina e il suo essere così curioso. Se per Peter stare con Stiles era un piacere, si poteva dire la stessa cosa del ragazzo, che ammirava così tanto quell'uomo da quasi baciargli i piedi, perchè vedeva un ricco imprenditore con una certa reputazione, che nascondeva però sotto quella maschera un caro zio preoccupato per il nipote.

 

-Ti dispiace? Chiamo Scott, sento come sta.- Stiles si allontanò in bagno un po' per chiamare il suo migliore amico, che dopo nemmeno due squilli aveva risposto.

-Stiles!- La sua voce era sollevata.

-Scott, tutto bene?-

-Sì grazie al cielo, tu? Dove sei?-

-Derek sta facendo quello che deve fare, sono con suo zio nella sua camera ad aspettarlo, voi siete al sicuro?-

-In realtà siamo proprio in un bel campeggio, ce la stiamo spassando anche se ci manchi, stiamo però tutti bene! Senti ma, cos'è che Derek deve fare?-

-Non è il caso di parlarne al telefono, è rischioso.-

-Hai ragione amico, hai parlato con tuo padre?-

-Sì, mi manda messaggi per chiedermi come si sta qui, ovviamente gli mento.-

-So che hai pensato di contattarlo.-

-Mi conosci, ovviamente sì, ma solo nel caso in cui le cose si mettano davvero male, anche perchè dovrei dargli numerose spiegazioni..-

Scott sospirò.

-Stiles, ne vale ancora la pena vero?-

-Ormai ci sono dentro, ci sarei dentro comunque e tengo a Derek, sono ormai quasi tre mesi che ci conosciamo e non ho intenzione di lasciar perdere adesso, anche perchè mi ucciderebbero per cui..-

Scott rise, Stiles aveva purtroppo ragione.

-Sento dei rumori, devo andare Scott, state attenti, vi richiamo più tardi.-

-Aspetta, quasi dimenticavo, prima di partire per il campeggio stamattina ho visto Maslow che frugava tra le mie cose, quando sono andato a controllare ho trovato un bigliettino, è lui che ci ha seguiti nei giorni scorsi! Ora bisogna solo capire chi seguiva Peter.-

-Figlio di puttana, non me lo toglierò mai di dosso. Devo davvero andare, ne riparleremo.-

Stiles sentì la porta della camera aprirsi.

-Un'ultima cosa, ridimmi che sei felice e che ne vale ancora la pena, noi siamo al sicuro, ma tu no.-

-Scott, ti voglio bene, vi voglio bene, dillo agli altri, non saprei come fare senza di voi e siete la mia famiglia, lo sapete benissimo. In questi ultimi tre mesi sono stato infelice solamente questa settimana, un'orribile settimana lo ammetto, ma cosa sono sei giorni contro novanta? Questa storia finirà oggi, stasera, a breve e tutto tornerà come prima e le cose andranno avanti con più calma.-

-Va bene, amico, resta vivo.- Scott sorrise ai suoi amici che avevano ovviamente sentito tutta la conversazione, ed erano felici di sentire il proprio amico sicuro e di sentirsi al sicuro. Avrebbero dovuto dimenticare solo quel weekend, nient'altro, a loro non era andata male.

 

Quando il ragazzo uscì dal bagno, Peter stava facendo la valigia di Derek.

-Cosa succede? Dov'è Derek?- Domandò ansioso.

-Ragazzo, mio nipote ha mandato un messaggio, leggi.-

Stiles afferrò al volo il telefono che Peter gli aveva lanciato e lesse con gli occhi sbarrati il messaggio.

 

“Zio, tutto procede come deve, il piano sta funzionando, dì a Stiles che ho origliato una conversazione tra Jake e le sue guardie. Ho sentito che voleva i tuoi soldi per assicurarsi un viaggio e una casa sicura in Germania e come ben sapete, la morte di Stiles e dei suoi amici. Sono riuscito a convincerlo del fatto che Stiles e i suoi amici sono improvvisamente spariti ed è per questo che nessuno riesce a trovarli. Su di te, zio, sono riuscito a convincere Jake a usare i soldi dell'altro mafioso invece dei tuoi perchè sei in bancarotta e l'ho convinto del fatto che tu non sapessi niente di questa storia, che le frecciatine non le hai calcolate. Ho anche scoperto che era Maslow a minacciare Stiles, non so chi abbia invece minacciato te e non so nemmeno come Jake sia arrivato a contattare due spie così. Tutto è finito, fai la mia valigia, torno lì tra poco e andiamo a casa.”

-Derek è un genio!- Urlò Stiles dalla gioia.

-Spero solo che Jake non si faccia domande su come Derek sappia queste cose, teoricamente non ci ha sentiti o visti, spero sia troppo imbecille per arrivarci.- Peter sorrise maligno.

 

Stiles contattò nuovamente Scott per dirgli le novità, il migliore amico e gli altri suoi amici urlarono dalla gioia, per poi godersi il campeggio come avrebbero dovuto. Speravano che la storia fosse finita.

 

L'umore di Peter e Stiles cambiò quando dopo tre ore, Derek non si era fatto vivo, il più giovane cominciava ad innervosirsi nuovamente mentre lo zio cercava invano di mantenere la calma. Entrambi stavano per esplodere quando un rumore di chiavi si sentì al di là della porta, tutti e due si zittirono. Quando quella si spalancò, tutti e due si lanciarono sulla porta, afferrando un Derek sporco di cenere e visibilmente debole, che tossiva in continuazione. Cadde su se stesso, privo di forze.

-Ho dovuto farlo, ha capito che mentivo e che sapevate tutto, ho dovuto farlo, ho dovuto, ci avrebbe ucciso tutti.- Stiles gli mise una mano sul viso, con gli occhi lucidi.

-Nipote, di cosa parli?-

-Quello che ti ho scritto nel messaggio, ha fatto finta di crederci, sapeva benissimo che tu avevi ricevuto le minacce, sapeva che avevo mentito!-

-Derek dov'è Jake ora?- Tentò Stiles.

-Lui è..lui è morto.-

 

Tutti e tre non dissero altro, sapevano di una certa esplosione, di quell'altra cosa che Derek doveva fare ma non sapevano cosa fosse successo alla fine. Sapevano entrambi però che non era il momento di farsi dare spiegazioni, vedendo Derek così sconvolto.

Se aveva davvero ucciso Jake, lo aveva fatto per tutti.

-Derek, qualunque cosa sia successa ce lo dirai dopo, adesso chiamo un taxi e andiamo via, Stiles, prenditi cura di lui mentre cerco una cazzo di macchina.- Peter strinse una spalla al nipote e uscì dalla stanza.

-Derek, qualunque cosa tu abbia fatto, non sei colpevole.- Cercò di consolarlo Stiles.

Il moro alzò lo sguardo e nel vedere il suo ragazzino guardarlo con un lieve sorriso e con gli occhi lucidi, si lasciò andare.

E per la prima volta Derek pianse, insieme a Stiles. Non era un pianto disperato, ma era uno sfogo, una soddisfazione, alternavano i singhiozzi con le risate.

-Ho davvero chiuso questa storia.- Sussurrò alla fine alzandosi.

-Sì.-

 

Stiles lasciò che Derek si facesse la doccia, era maledettamente di curioso di sapere tutto quello che era successo, ma si destò in fretta dai pensieri.

-Stiles?- Si sentì chiamare dal bagno.

-Sì?-

-Ti voglio qui, subito.-

Stiles deglutì, poi ripensò che quel giorno avrebbe potuto perdere quel ragazzo a cui tanto teneva.

-Fanculo..- Sussurrò a se stesso, poi si tolse i vestiti, entrò nel bagno e si lanciò nella doccia, prima di pentirsene.

Prima che potesse anche solo realizzare qualcosa, si era trovato schiacciato contro il muro, con Derek che lo baciava, quasi aggressivamente. Il corpo dell'altro era attaccato al suo, ogni parte, proprio OGNI parte.

Si staccarono solo nel sentire Peter che rientrava.

-Ditemi che non siete insieme nella doccia.-

 

I due si cacciarono a ridere, godendosi gli sbuffi sarcastici di Peter.

Derek poi prese il viso dell'altro, e gli baciò la fronte.

-Avremo tempo anche per questo.-

Stiles sorrise, posando le braccia sulle spalle dell'altro, cingendogli il collo.

-Pensavo non tornassi.-

Fu Derek a sorridere.

-Non ti libererai così facilmente di me, ragazzino.-

La conversazione finì con il più grande che fece finta di sfiorare per sbaglio l'erezione del più piccolo, ridendo poi all'urlo di sorpresa di Stiles.

 

Uscirono entrambi e si prepararono per tornare finalmente a casa.



​Ciao! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, dovrete aspettare il prossimo per scoprire cosa è successo a Jake, cosa ha dovuto fare Derek oltre all'esplosione e verrà tutto spiegato dal suo punto di vista e vi garantisco che ci sarà della gioia in più per i due ragazzi da ora in poi! Al prossimo capitolo, dove anche Maslow avrà dinuovo quello che si merita e verrà anche fuori chi ha spiato Peter, ci si vede!

 

 

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