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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Mousse e i pensieri notturni. *** Capitolo 2: *** Scambio...di..corpi?? *** Capitolo 3: *** Senza speranza. *** Capitolo 4: *** Questione di organizzazione *** Capitolo 5: *** Gentilezza sospetta & muscoli nascosti *** Capitolo 6: *** Gelati e camerieri, entrambi improvvisati *** Capitolo 7: *** Di ripetizioni, lenti e allenamenti. *** Capitolo 8: *** Equivoci felini. ***
FanfictionEra una
notte come un’altra, al Nekohanten. Mousse, dopo aver servito
tutta la sera,
cucinato, servito da bere agli ultimi clienti, pulito la sala, la
cucina,
lavato i piatti, rifornito il frigo, buttato l’immondizia,
spazzato fuori, e
lasciato gli avanzi per i randagi del quartiere (cosa fatta con la
benedizione
di addirittura due su due delle amazzoni tiranne), si era finalmente
riuscito a
trascinare nella sua camera, infilarsi una vecchia tunica che usava
come
pigiama, sfilare gli occhiali e stava per buttarsi nel letto, morto, o
quasi.
Si appoggiò prima al davanzale della finestra, guardando
fuori, pensando alla
sua amata.
Shampoo non l’aveva aiutato granché quel giorno,
dal pomeriggio pare si fosse
impegnata in una lotta senza quartiere con Ukyō e Kodachi da qualche
parte,
così aveva riferito Obaba. Mousse non si era preoccupato di
raggiungerla e la
vecchia comunque non lo avrebbe mollato, con tutto ciò che
c’era da fare.
Da qualche tempo era stufo. Stufo di quella vita, stufo di essere uno
scarto,
un servo, un factotum malpagato. Solo l’amore per Shampoo lo
mandava avanti, ma
ogni giorno realizzava sempre di più quanto poche speranze
avesse.
“Mousse?” si sentì chiamare da dietro la
porta. Era la mummia, a giudicare
dalla voce tremula, constatò con delusione.
“Sì? Sono vestito!” rispose, sapeva che
tanto bussava solo per quello, sennò
sarebbe entrata a suo piacimento, figuriamoci se gliene fregava della
sua
privacy. “Ho dimenticato qualcosa?” chiese
sbuffando, senza attendere che
dicesse nulla quando la vide saltellare in camera.
“No, stranamente stasera hai fatto tutto bene.
Perciò tieni.” gli lanciò un
pacchetto che cadde malamente a terra vicino a Mousse, in piedi al
centro della
stanza. “Senza occhiali eh?” Obaba
saltellò e si avvicinò porgendo stavolta il
pacchetto a Mousse che era arrossito dalla vergogna. “Ho
trovato un po’ di
incenso rilassante, a
me non serve.” disse senza troppa grazia.
“A-h. Grazie!” era sorpreso, era raro, molto raro
che Obaba dimostrasse un
pensiero gentile per lui.
“Beh, ragazzino, va a letto che domani sveglia alla solita
ora!” disse burbera
andandosene saltellando come era arrivata.
Mousse aprì il pacchetto e sfilò una stecca di
incenso, mettendola sul
davanzale. Subito un buon odore si sparse per la stanza.
“Ah…. Che bello.
Grazie vecchia, mi ci voleva proprio per rilassarmi dopo ‘sta
giornata d’inferno.”
pensò fra sé e sé, mentre si riavviava
i capelli dietro la schiena.
Il ragazzo si stese a letto, incrociando le braccia dietro la testa.
Sentì
Shampoo rientrare, giudicando dal passo che sapeva riconoscere alla
perfezione,
e si tranquillizzò un po’. Era stupido
preoccuparsi per una ragazza che
conosceva cento modi e più per uccidere qualcuno, ma
nonostante tutto, si
preoccupava.
Era la ragazza che amava, del resto. Mousse sospirò a fondo.
L’odore dell’incenso
era tenue, sapeva di fiori, di primavera, di giornate sotto il sole. Di
cose c
he Mousse non viveva da tempo.
“Da quant’è che non mi diverto? Da
quant’è che la mia vita fa un po’
più che…schifo?
Da quando sono qui.. sto solo lavorando, prendendo calci in faccia e
facendomi
fare a pezzi dalla mia adorata Shampoo e dalla vecchia, che a parte
qualche
raro momento in cui mi considera un essere umano, pensa che io sia sterco in terra. Sono un
codardo, perché non
ho il coraggio di dire basta.” Si rigirò
nel letto, mettendosi di
fianco. Passò
il tempo.
Si rigirò ancora a guardare il soffitto, il sonno che non
arrivava nonostante
la stanchezza del corpo.
“Mi chiedo come sarebbe… come sarebbe essere Ranma
Saotome. Essere il più figo
del villaggio, il più forte. Chissà
com’è avere una fidanzata, non prendiamoci
in giro Akane è cotta di lui e lui di lei, c’ero
anche io a Jusenkyō… e poi..una
famiglia decente, non dover lavorare, potersi impegnare solo su quel
che si
vuole… le arti marziali…magari anche divertirsi.
Avere ancora le braccia quando
si viene bagnati con l’acqua…scommetto pure che..ha..yawn..dieci decimi...” con
questi pensieri, il ragazzo si addormentò,
inalando il dolce aroma dell’incenso.
DRIN DRIN DRIN DRIN!
“Mhh..mhh…”
DRIN DRIN DRIN DRIN!
“Ho capito, ho capito mi alzo!!!” Ranma si
buttò di lato con la mano pronta per
spegnere la sveglia, ma non la trovò
vicino al futon. Non si ricordava neanche che la sua sveglia facesse
così.
Spalancò gli occhi, quando il braccio non tastò
il pavimento ma il vuoto.
“MA DOVE CAVOLO SONO??” si svegliò di
soprassalto. Un comodino, una sveglia, le
ore 6.00. “LE..COSA?? IO MI SVEGLIO ALLE 7.30!”
Ancora mezzo rimbambito si
guardò intorno. Era in un letto stile occidentale.
Ci vedeva appannato, appannatissimo, che diavolo stava succedendo?
Riusciva a malapena a distinguere una stanza con un armadio, unoscrittoio, forse una cosa
che sembrava una
cassettiera.
“Ma come cavolo ci sono finito qui? Dove
sono??Perché cavolo ci vedo così male
stamattina??” disse ad alta voce dandosi qualche schiaffo,
magari i suoi occhi
erano ancora stanchi.
Si passò il braccio dietro la testa, per grattarsi la nuca e
sentì che aveva i
capelli sciolti, doveva essersi sciolto il codino nel sonno.
No, qualcosa non quadrava.
I suoi capelli erano lunghi, lunghissimi, constatò tenendo
una ciocca in mano
che lasciò ricadere sul petto. Si girò, preso dal
panico e schizzò fuori dal
letto. Sul comodino vide un paio di occhiali e il panico si
dilagò in lui ancora
di più.
“No.. no… no.. che diavolo? MA CHE
CAVOLO…?” senza
pensarci, si mise gli occhiali,
devastato.
Aveva sempre auto una vista perfetta!
Ma se doveva capire che stava accadendo ci doveva
vedere.
Il mondo sembrò prendere forma più nitidamente,
ridandogli l’immagine della
stanza di prima solo che più a colori e in alta definizione.
Ranma era in pieno panico, non sapeva che cosa ci faceva lì,
perché aveva i
capelli apparentemente più lunghi, perché non ci
vedeva bene.
Si diede uno schiaffo. “Ehi, Ranma Saotome, datti una calmata
e ricordati chi
sei.”
Si raddrizzò e si accorse di un’altra nota
stonata. “Da
quando sono così alto?” si chiese notando
che vedeva il mondo da una prospettiva più alta di parecchi
centimetri.
“MOUSSE SONO LE SEI E UN QUARTO PERCHE’ ANCORA
DORMI?” una voce squillante, una
voce conosciuta, irruppe da dietro
al
porta, sturandogli i timpani.
“Mousse?? Sono Ranma!” Un momento. Occhiali.
Capelli lunghi. Si guardò addosso,
indossava una tunica e un paio di pantaloni che non aveva mai, mai
visto. Ora che ci faceva caso anche la sua voce era strana, diversa, NON ERA SUA. “Mi
state prendendo per il culo vero?” sussurrò
all’aria sbigottito. Si avvicinò a
un piccolo specchio appoggiato su quella che si era rivelata essere la
cassettiera.
“Non dirmi.. non dirmi che..”
Si guardò. URLO’. Urlò a squarciagola,
sbigottito, impaurito anzi nel panico,
il cuore a mille, la sudorazione ormai andata, sbiancò.
“CHE COSA CI FACCIO NEL CORPO DI QUESTO
SFIGATOOOOOOOO?”
La proprietaria della voce conosciuta di prima spalancò la
porta.
“MOUSSE SI PUO’ SAPERE CHE DIAVOLO TI URLI A
QUEST’ORA DEL MATTINO? TI HANNO
SENTITO FINO A TOKYO IDIOTA!” urlò Shampoo, quasi
più di lui.
Ranma fece l’unica cosa che non si aspettava gli sarebbe mai
successa nella
vita. Svenne.
Note di BloodyladyRinoa:
Mentre aspetto l'ispirazione per le mie storie più
lunghe, che non ho dimenticato è solo che sono
più impengative, ho buttato già al volo questa
storia che mi è balenata in mente stamattina. Che ne dite?
Il prompt è vecchio come il mondo, lo so, ma mi piacerebbe
dare una mia interpetazione del tema "scambio di corpi".
Per la prima volta nella mia vita ho già tutto molto
delineato in mente dall'inizio alla fine, perciò non dovrei
metterci molto a finirla, una volta tornata in Italia, non è
neanche troppo lunga...CREDO. (risatona)
Certo, con i vostri commenti sarebbe tutto molto più bello
<3
Fatemi sapere please, so che il capitolo è corto e
sbrigativo, ma magari più in là lo
rifinisco!<3
Baci baci!
“DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN”
“No…cinque minuti
ancora…”
“DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN”
“Mhh…ma che rumore assordante c’ha la
sveglia oggi…mmmhh.”
Allungò il braccio per spegnere l’assordante
sveglia, ma invece del vuoto, e
del conseguente comodino, incontrò il freddo pavimento di
legno.
“Eh?” si girò con gli occhi semichiusi
come sempre la mattina quando si alzava,
tentando di capire come ci era finito per terra.Vabbè che era rimbambito a volte, ma non
così rimbambito. Tastò un
qualcosa di morbido, mentre cercava di riaggrapparsi al letto. La
sveglia
pareva morta di suo, strano, lui aveva la ripetizione fino allo
sfinimento. “Un
peluche?” pensò fra sé e sé
intanto che toccava. Mousse la mattina era sempre
super ricettivo, passati i cinque minuti di iniziale intontimento.Non capiva quindi
perché stesse ancora mezzo
sognando, evidentemente.
Aprì un po’ gli occhi. “UN
PANDA?”si
trovava sdraiato accanto a quello che era chiaramente un panda che gli
dava la
schiena e russava pure.
“Ma che cavolo??” si mise seduto sul letto, no
aspetta un futon?, e si ritrovò
a fissare chiaramente una stanza
non
sua. Fissare. Chiaramente.
Mousse si girò d’istinto alla sua sinistra,
cercando il comodino dove teneva i
suoi dannati fondi di bottiglia.
Non c’era nulla se non il nudo pavimento. E lui ci vedeva benissimo. Una sensazione meravigliosa, mai provata in tutta la sua
vita. Vedeva.
Senza. Occhiali.
“Ahahhaha sto chiaramente sognando”
sghignazzò a voce alta mentre scrollava la
testa.
Qualcosa non quadrava. Si toccò la nuca. “DOVE
SONO I MIEI CAPELLI?” chiese a
voce alta sentendo lo striminzito codino al posto della sua folta
chioma nera.
Il panda accanto a lui pareva non toccato dal rumore.
All’improvviso, l’illuminazione!
“E’ evidentemente un sogno!” disse
battendosi un pugno sull’altro palmo. “E’
un
sogno in cui ho sacrificato qualcosa di importante per avere una vista
perfetta! E ovviamente, non volendo mai dare il mio amore per Shampoo,
ecco che
ho rinunciato alla vanità senza indugio per diventare un
falco!!Chissene frega
se è solo un sogno, è bellissimo!”
declamò inginocchiandosi sul letto con un
braccio verso il cielo e due lacrimine che scendevano dai suoi occhi
commossi.
Di botto sentì un dolore atroce sulla testa e un verso di
panda incazzato.
“Booooooo!” sentì mentre rialzava gli
occhi.
“Ahiahiaahaaiiaaihia” esclamò
tenendosi la testa fra le mani,focalizzando un cartello, probabilmente ciò che
l’aveva colpito.
“RANMA CHE DIAVOLO STAI FACENDO?
CRETINO, SE TI DEVI ALZARE ALZATI MA A ME,
FAMMI DORMIRE.”
“RANMA CHE??” la realtà gli
piombò addosso come una tonnellata di piombo in
testa.
Quella stanza, gli era familiare. Quel panda, gli era familiare.
Zompò in
piedi, dirigendosi verso la prima superficie riflettente che
trovò, uno
specchio rettangolare appeso senza cornice alla parete di
gesso.
“Sono Mousse, non Ranma!” disse mentre si girava
verso lo specchio. “Vero?”
Il ragazzo rimase scioccato. Se la mascella si fosse potuta staccare,
fare le
valigie, prendersi un paio di molari come souvenir e andarsene,
l’avrebbe
fatto. Senza parole, in silenzio, la voce che effettivamente ora si
rendeva
conto non essere sua,finita
chissà
dove. Si toccò la faccia, lentamente. Spalancò
gli occhi, così diversi dai
suoi, blu profondo invece che verde scuro. Occhi che vedevano benissimo
senza
fondi di bottiglia spessi mezzo centimetro.
“Ma..come..cavolo…è..successo??”
sussurrò.
Mousse tonfò a terra, preso dal panico. “Che cosa
faccio adesso? Come lo spiego
a Shampoo? Mi darà la colpa anche di questo! Però
non potrà ammazzarmi perché
sono nel corpo di Ranma. Forse potrebbe amarmi! Fermi tutti. Sono
disperato,
disperatissimo, ma non potrei MAI farmi amare da Shampoo
perché sono NEL CORPO
DI RANMA. Che cavolo! E poi come faccio? E Akane Tendo? E Ranma
è in me? E che
gli dico? OH PER TUTTI I DEI CHE CACCHIO FACCIO ADESSO?” il
ragazzo era un
tripudio di flussi di pensieri sconnessi che si intricavano nel suo
cervello
ingarbugliato.
TOC-TOC. “Ranma? Sei sveglio?? Guarda che ieri mi hai
promesso che ci saremmo
allenati presto!” Akane Tendo. Che gli dico adesso? “S-si…A-kane, sono
sveglio…ora arrivo. Aspettami…” dove
diavolo si
vedevano? Menomale che conosceva bene o male casa Tendo, grazie
a tutte le lotte del passato e ai party di Natale.
“..al dojo, ok?”
Sembrò che Akane rimanesse in silenzio un attimo prima di
rispondere. “O-ok.
Tutto bene Ranma? Non vuoi fare colazione prima?” chiese
sorpresa.
“No-no, sto bene così, grazie.” Rispose
educatamente, come suo stile, un po’
sottomesso.
Akane non aggiunse nulla se non uno stranito “Ok..”
prima di sentire i suoi
passi che si allontanavano.
Mousse si alzò. Doveva raccontare tutto ad Akane ovviamente.
Ranma, stando ai
suoi calcoli, doveva essere già sveglio da un ora e mezzo.
La sveglia vicino al
suo futon segnava le sette e quarantacinque, lui si alzava alle sei.
Poco
tempo, e Ranma sarebbe arrivato. Avrebbero trovato una soluzione.
Bellissimo
vederci bene, ma il corpo di Ranma? No grazie.
E poi era così basso!, realizzò
mentre
cercava nelle ante degli armadi dove Ranma teneva i vestiti.
Infilò il solito completo casacca e pantaloni, evitando di
sbirciarsi nei
boxer. Non ce la poteva fare.
Voleva solo trovare una soluzione a tutto ciò, continuava a
ripetersi mentre
faceva il più piano possibile per non svegliare il
padre-panda di Ranma
Saotome.
“Come ci arrivo al dojo senza a incontrare
nessuno?” si
chiese mentre incrociava le braccia in
cerca delle sue maniche larghe, per poi realizzare che aveva addosso
una
casacca di Ranma. “La finestra! Bingo!”
Con agilità la aprì, e si diresse verso il dojo.
Akane era stranita, mentre si dilettava a spaccare le sue quotidiane
mattonelle
con cui da sola aiutava l’economia della fabbrica edilizia
del quartiere.
Ranma non faceva colazione? Ranma che non le diceva “Cretina
aspetta mi sto
vestendo?” oppure Ranma che era sveglio senza doverlo andare
a chiamare tre
volte a voce alta finchéGenma non
perdeva la pazienza e lo scaraventava in bagno? Che era successo a
Ranma??
“Ehm…buongiorno.” Sentì la
voce di Ranma arrivare un po’ sottomessa. Cos’era
quel tono??
“C-ciao Ranma, buongiorno!” disse sorridendo, ma in
realtà stranita da quel
comportamento così assurdo.
Da quando erano tornati da Jusenkyō il saluto mattutino era poco
più che un
“Ciao scema!” accompagnato al massimo da una tirata
di capelli. Era passato un
mese dal mancato matrimonio eppure stavano messi peggio di prima. Ma
non così male.
Guardò Ranma, mettersi con le braccia incrociate, come se
stesse cercando di
infilarsele nelle maniche, ma poi, non trovandole comode, si
limitò a incrociare le
braccia tenendosi i gomiti. Non era un gesto da lui.
Niente era da lui. Ranma era un cretino, un idiota, un deficiente, ma
era il
suo fidanzato da quasi due anni e per tutti i peli di P-chan, se
conosceva ogni suo
movimento!
“Ranma, che succede? Sei strano.” asserì
sicura.
Lui la guardò con uno sguardo che sembrò il
suo…ma comunque non il suo.
“Sono contento che te ne sei accorta da sola Akane Tendo. Non
sono affatto
Ranma. Ti giuro che non ho idea di come, ma dentro questo
corpo..beh..sono
Mousse!” disse con voce strozzata.
“Mousse? Mousse idiota
svegliati!!C’è un sacco da fare la domenica non
puoi svenire!!”
Ranma chiuse gli occhi un altro po’. “Akane
perché mi chiami così, lasciami
dormire in pace scema!”
Shampoo rimase sbigottita. “Come mi hai chiamato papero
idiota??” gridò
dandogli una sonora sberla che lo prese in pieno facendolo sedere sul
letto.
“E io che mi ero quasi
preoccupata perché sei svenuto!!” disse caricando
un
altro colpo.
Ranma, d’istinto lo parò senza
difficoltà. “Che diamine
fai Shampoo? Che ci fai qui di domenica mattina?” chiese
senza rendersi conto
di dove fosse.
Shampoo rimase più scioccata dal fatto che il quattrocchi
avesse parato il suo
colpo praticamente da addormentato, che dalle sue parole senza senso.
Contemporaneamente, vide Mousse atteggiarsi come un pazzo.
Ranma si toccò i capelli, si toccò addosso, e
realizzò che non era stato un
sogno. ERA DAVVERO NEL CORPO DI MOUSSE.
“Santo cielo Shampoo, dimmi che vedi il mio corpo per
com’è realmente! Lo vedi vero?”
Shampoo arrossì e cominciò a calciarlo.
“Cosa diavolo dici pervertito??”
Ranma nel corpo di Mousse parò con facilità tuti
gli attacchi anche se non
vedeva un emerita mazza e si ritrovò in piedi nella stanza a
furia di evitare
calci. Senza pensarci, prese Shampoo da un gomito e facendo leva la
immobilizzò
fra le braccia. Aveva qualche difficoltà con quelle braccia
più lunghe delle
sue, ma i riflessi erano stranamente più pronti del solito.
La forza invece,
gli sembrava diminuita. Comunque riusciva a tenere a bada Shampoo che
nel
frattempo, non stava capendo più niente.
Arrossì ancora di più, e si ritrovò a
balbettare per la prima volta nella sua
vita. “C-che c-cosa fai stupido papero? Appena mi libero ti
spacco la testa e
poi ti cucino in salmì!!”
“Stammi a sentire, Shampoo. Sono Ranma. Ranma Saotome. Non so
perché, te lo
giuro su qualsiasi cosa, ma sono intrappolato dentro il corpo di
Mousse. Ne so
quanto te, capito?” disse mentre evitava che la ragazza si
divincolasse.
Shampoo dal canto suo, capiva solo che si trovava stritolata fra le
braccia di
Mousse, cosa che non le era mai capitata da che conosceva
quell’idiota, e lo
conosceva da tanto. E la sensazione
di sentirsi sopraffatta da
lui, non le piaceva.
“Che diavolo..” strattone a vuoto “..stai
dicendo?”
“Fai una prova Shampoo. Di qualcosa, qualsiasi cosa in
cinese, e io non capirò
una mazza.
{Mu Si quant’è vero che sono un’amazzone
appena mi libero ti do’ tanti di quei
calci in faccia che ti faccio tornare la vista! Ti odio brutto bastardo
come
osi mancarmi di rispetto!?}
“Non ho capito niente Shampoo. Ma manco una sillaba. Il mio
cinese si ferma a
quattro parole in croce.” Disse seriamente. Continuava a
tenerla stretta,
perché la gattina si divincolava e non sembrava intenzionata
ad ascoltarlo.
“Potresti fare finta!”
“Giuro non ti capisco.”
{Neanche se ti dico che se mi lasci ti sposerò e ti
regalerò tutti e cinque i
meravigliosi bambini che vuoi?} chiese con voce suadente.
“Niente. Ma niente, niente.”
Shampoo si arrese all’evidenza. Era irruenta, non stupida e
conosceva Mousse da quando aveva tre anni.
Mousse a quel punto avrebbe lasciato stare
qualsiasi piano malefico di conquista e le avrebbe creduto,
dichiarandosi impunemente.
Si calmò e Ranma la lasciò andare. Shampoo si
girò verso di lui, cercando di
dimenticare la sensazione strana di sentirsi soffocata minacciosamente
dalle
braccia di Mousse. Che non era Mousse. Forse.
“Tu quindi saresti… il mio.. Lanma?”
Il ragazzo annuì mentre si passò la mano dietro
la nuca scompigliandosi un po’
i capelli, e mettendo l’altra mano sul fianco, sbilanciandoun po’ il
bacino, esattamente come era solito
fare Ranma.
A Shampoo fece subito strano quella gestualità fatta col
corpo di Mousse.
“Oh cielo! Tu sei Lanma!! Mousse me la pagherà per
questo!! NONNAAAAAAAAAAAAAA
VIENI SUBITO QUI E’ UN EMERGENZAAAAA!”
gridò con quanto fiato avesse in gola.
Il suo adorato Ranma, intrappolato in quell’obbrobrio??
Giammai!
Akane
spalancò la bocca. “COSA??”
urlò dopo un secondo di silenzio scioccato.
“Te lo giuro!” disse mentre si inginocchiava a
terra disperato. “Non so come
sia successo, ma ti assicuro, NON è piacevole!”
Akane senza volerlo rise. Ma era una risata isterica. “Non ci
posso credere. E
ora che facciamo?” chiese più a se stessa che a
lui, mordicchiandosi un'unghia.
Mousse la guardò con il vuoto cosmico in testa, mentre Akane
rabbrividiva per
quello sguardo così DIVERSO di Ranma. Le sembrava di
rivivere l’incubo di
quando Ranma si sentiva una donna….odiava vedere il corpo di
Ranma atteggiarsi
in qualcosa che non era lui.
“Non lo so, Akane Tendo. Credo che sarebbe il caso di andare
al Nekohanten e
vedere..che fa… Ranma..sempre sia lì.”
La ragazza annuì convinta, decisa a non farsi prendere dal
panico. Le era
successo di tutto. Letteralmente. Uno scambio di corpi?
Suvvia, bazzecole
del weekend! Era da quando era tornata dalla Cina che non accadeva
più nulla,
quasi si stava preoccupando.
Annuì energicamente. “Sono d’accordo.
Scappiamo di casa prima che chiunque qui
dentro possa romperci le scatole! Non è il caso che qualcuno
venga a sapere di
questo….scambio, potrebbe succedere di tutto.”
Mousse annuì, un po’ più sollevato. Che
ragazza tosta che era Akane Tendo! Non
poteva certo farsi vedere debole e sconsolato! Era un uomo no?
“Bene, andiamo!” disse spiccando il volo sul tetto
accanto.
“Ah, aspetta io ho un po’ di difficoltà
coi tetti sai?” gridò per fermarlo.
Ranma, cioè Mousse, tornò indietro.
“Sul serio? Non me n’ero mai accorto” le
disse accostandosi vicino a lei e guardandola piegando la testa. Lo
faceva
spesso anche Ranma, ma non sapeva spiegare come, Mousse lo faceva
sembrare..diverso. Sarà stata l’angolazione, o lo
sguardo più interrogativo che
strafottente.
Akane suo malgrado sorrise. “Beh, è che sono un
po’…imbranata. Cioè, volendo mi
arrampico, ma sono più lenta di te!”
Mousse scrollò le spalle. “Possiamo andare
correndo no? Così ci alleniamo
pure…” asserì pragmatico.
Akane ebbe i brividi. Ranma le avrebbe detto che era una cretina, che
doveva
impegnarsi di più. L’avrebbe spronata, a modo suo.
Però la gentilezza di Mousse
non le dispiacque. “Che corsa sia allora!!Menomale che
stamattina ho messo la
tuta e no il karategi!”
“E allora corsa sia!”
“Quindi il futuro marito si troverebbe dentro il corpo di
Mousse?” Obaba pareva
sconcertata ma neanche troppo. Ne aveva viste di ogni,
d’altronde.
“Così pare nonna.”
Shampoo ancora basita, parlava con sua nonna rimanendo fissa a guardare
il
corpo di Mousse che si era stravaccato sulla sedia, con una mano che si
teneva
il mento e uno sguardo davvero scocciato. Gli aveva mollato
una tunica di
Mousse fresca di bucato al volo, dicendogli di vestirsi e scendere.
E c’era Ranma dentro quella tunica. Il suo Ranma.
Non poteva essere Mousse. Quell’impiastro sedeva sempre
composto, spesso con le
braccia conserte, al massimo accavallava le gambe. Non gli
aveva mai
visto quello sguardo..
così…così…strafottente.
“Sentite, non so come spiegarvelo. E non pensate minimamente
che la cosa mi
faccia piacere! Sono in questo maledetto spilungone da neanche due ore
e sono
già stufo. Porto gli occhiali. Capite? Gli occhiali. Ho
sempre avuto una vista
di falco, io. E la rivoglio, ora!” concluse sbattendo il
pugno sul tavolo.
Shampoo, per la prima volta nella sua vita, era completamente senza
parole.
“Calmati ragazzo.” Disse Obaba girandosi verso di
lui col bastone. Poi, senza
dire una sola parola, lanciò tre
pugnali alla velocità della luce.
La cinesina più giovane non ebbe neanche tempo di dire
“A” che Ranma..Mousse…
insomma, Ranma, decisamente lui, li aveva già bloccati senza
colpo ferire.
Si sistemò gli occhiali vagamente scesi. “Gli
occhiali di questo cretino
funzionano bene, vecchia.”
“Ahahaha, sei davvero il futuro marito! Mousse non li avrebbe
mai presi in
tempo!” esclamò ridendo.
“Guarda che c’è poco da ridere! Se becco
quella papera lo ammazzo! Anzi non
posso ammazzarlo, perché dieci a uno LUI è nel
mio corpo!”
Il suo corpo. Che a quest’ora doveva stare ad allenarsi con
Akane. Come poteva
guardarla in faccia? Ora? Così? Come se le cose non fossero
state abbastanza
complicate. Cosa le avrebbe detto? E se non fosse risucito a tornare in
sé? E
se..?
“Tu non ammazzi proprio nessuno, Ranma Saotome. Non
c’entro niente con questa
storia, e anzi, gradirei riavere il mio corpo, di grazia!”
Ranma, o meglio,
Mousse, irruppe nel ristorante seguito a ruota da Akane.
“Lanma..cioè, Mousse!”
esclamò Shampoo dapprima ridendo vedendo il corpo del
suo amato e poi però rattristandosi pensando a chi
c’era dentro. “E… la
ragazza violenta!” aggiunse inacidita già del
precedente pensiero.
“Tu, disgraziato!” Ranma si avvicinò a
sé stesso, prendendosi per la
collottola. “Però, sono un figo.”
Disse allentando un attimo la stretta.
“Scusa corpo non volevo farti male.”
“IDIOTA!” una botta, la seconda in poco tempo, gli
arrivò bene assestata in
testa.
“Ehi Akane Tendo !E’ il mio corpo!!!”
esclamò Mousse piccato, sistemandosi la
blusa che Ranma aveva sgualcito. “i miei occhiali sono
davero…brutti.” pensò
fra sé e sé.
Akane si rese conto troppo tardi di aver colpito Ranma a spese del
corpo del
cinese. “Scusa Mousse!!E’ che…Ranma ti
pare il commento più appropriato da fare
in una situazione simile??”
Ranma alzò la testa dolorante. Shampoo non sapeva se
alterarsi o meno, in fondo
il corpo colpito era quello di Mousse.
Obaba osservava la scena divertita. Ah, la gioventù!
“Non sei per niente, per niente carina! Ti rendi conto in che
guaio sono??”
“Certo che me ne rendo conto! Secondo te perché
sarei qui sennò?”
Sia Mousse che Shampoo erano troppo stupiti dal vedere la scena di
Ranma
nel corpo di Mousse che litigava con Akane per intervenire.
La cinese non sapeva perché, ma provava fastidio in quella
scena. Come osava
quell’idiota litigare con Mouss..cioè, con Ranma
davanti a lei!?
Mousse, dal canto suo, era solo preso a osservare se stesso. Ranma era
poco
avvezzo agli occhiali e li teneva ben calcati in faccia. Gli coprivano
praticamente tutto il viso! Però non era male, doveva
ammetterlo. Era alto
davvero! E aveva le spalle più larghe di Ranma.
“Beccati questa Saotome!” pensò
per poi riprendersi. “Cosa diavolo ti viene in mente in un
momento simile
idiota??” si rimproverò scuotendo la testa. Poi si
girò, per un secondo, e fu
la fine.
Vide Shampoo.
Senza occhiali.
Riusciva a distinguere nitidamente lei dalla vecchia mummia, e non
capì più
nulla. Era bellissima, bellissima come mai l’aveva vista,
anche attraverso le
lenti. Poteva gustarsi senza barriere lo scintillio dei capelli, la
perfezione
della pelle, la curva delle labbra…
“Shampoo mia adorata, ti vedo
benissimooooo!” urlò mentre accorreva a
stringerle le mani.
La ragazza non seppe cosa fare, combattuta. Da una parte, non le
sembrava vero
che le mani calde di Ranma la stringessero, ma dall’altra era
conscia del fatto
che era Mousse che si atteggiava a idiota col corpo del suo amato.
Reagì
d’istinto e lo colpì in pieno volto.
“Non fare l’imbecille col corpo di Ranma,
M-mousse!” sospirò arrossendo.
Gli altri due intanto avevano fatto una pausa dalla loro litigata
all’inizio di
quella scena patetica.
Ad Akane rivenne in mente quando Ranma volle corteggiare Shampoo a
tutti i
costi.
“Tuuuuu!!!” si girò verso Ranma
praticamente sprigionando fiamme, mentre
intanto il ragazzo si arrabbiava con Shampoo.
“Ehi!E’ il mio corpo, che cavolo
fai mi colpisci in faccia??Quell’idiota non si sa difendere
bene come..”
SDENG!
Akane gli aveva assestato un pugno in pieno viso.
“Taci, idiota!TU SEI SOLO UN PALLONE GONFIATO IN QUALSIASI
CORPO CHE…”
“ORA BASTA.” Obaba aveva tirato fuori un tono che
non ammetteva repliche.
Ranma si massaggiò il viso rosso, mentre Mousse si teneva il
naso dolorante.
Si guardarono.
“SI, basta! Rivoglio il mio corpo!” Gridarono
all’unisono.
“Facciamo il punto della situazione.” Obaba aveva
preparato il thè e l’aveva
servito in via del tutto speciale ai quattro agitati ragazzi,
che
sedevano intorno al tavolo, Akane e Shampoo l’una davanti
all’altra, fra
Ranma-Mousse e Mousse-Ranma.
“Mousse è nel corpo di Ranma, e viceversa. Ora,
dobbiamo capire..come è
successo? Cosa avete fatto ieri di particolare?”
“Obaba ero qui ieri. Mi hai visto, sono stato con te tutto il
giorno a lavorare
come sempre e poi mi sono schiantato a letto!”
dichiarò Mousse, scuotendo la
testa energicamente.
“Cosa vuoi che ho fatto vecchia?” disse Ranma
incrociando le braccia dietro la
testa e sbuffando. “Mi sono allenato, ho studiato un
po’, mi sono allenato. Ho
dormito. E uno non può più manco dormire in pace
che si risveglia in corpi non
propri. Chi mi assicura che non sia uno dei tuoi trucchetti andati a
male
paperotto?”
Chiese con tono acido, che fece uscire una tonalità della
voce di Mousse mai
sentita. Cattiva.
Lui stesso si stupì di vedersi accusato da..sè
stesso. Aveva tolto gli occhiali
e ora poteva guardarsi in faccia. Non era poi così messo
male in fondo, visto
dall’esterno.
Scosse la testa. “Senti Ranma, non avrei motivo di volere
essere nel tuo corpo!
Ci tengo al mio. Mi piace. Sono alto. Tu sei un
barattolo.”
L’ex codinato guardò se stesso sfottersi.
“Ah sì? Almeno io ci vedo, talpa
maledetta. Come sei arrivato vivo fino adesso?” disse
risbattendosi gli
occhiali in faccia per guardarsi meglio.
“Ho detto basta litigare. Senti Ranma, mi spiace ammetterlo,
ma stavolta il
paperotto non c’entra.” dichiarò la
vecchia Obaba.
“E comunque adesso il papero sei tu,
amico.” prescisò Mousse.
“Benvenuto nel mondo del perdere la tua virilità
a ogni doccia, idiota.”
Shampoo e Akane seguivano la scena in silenzio, troppo confuse per
aprire
bocca.
Sentimenti contrastanti sfuggivano da ogni dove del loro cuore
già abbastanza
destabilizzato dagli ormoni adolescenziali, raggiungendo la mente e
offuscandola.
“Ora basta, ragazzi. Basta.” Ingiunse nuovamente
Obaba. “Bene, cercherò di
scoprire cosa può aver causato questo…ma nel
frattempo… come ci organizziamo?
Non penso proprio che possiate semplicemente scambiarvi i ruoli con
questi
corpi. La gente farebbe domande. I clienti del ristornate, i compagni
di
scuola, la famiglia Tendo…” concluse la vecchia
saggiamente.
Tutti e quattro si guardarono sconcertati.
Shampoo avrebbe voluto abbracciare Ranma per la felicità, ma
non ce la poteva
fare, non poteva abbracciare Mousse!
Akane era distrutta. Non poteva certo presentarsi a casa dicendo
ciò che era
successo, sarebbe successo il finimondo. Ma come avrebbe fatto senza
Ranma??
Cioè, con mezzo Ranma, anzi, un quarto di Ranma, a questo
punto?
Non l’avrebbe mai e poi mai ammesso, ma non poteva accettare
l’idea di stare
senza di lui. Era il suo
fidanzato..lei…loro..dovevano..parlare..e sistemare
tante cose..irrisolte..e… si trovava nel corpo di Mousse,
accidenti!
“Non vedo altra soluzione ragazzi. Ognuno deve rimanere al
posto dell’altro
finché non trovo un modo per riscambiarvi.”
A Shampoo da una parte non sembrava vero, dall’altra le
sembrava un incubo.
Aveva l’occasione di vivere con Ranma sotto lo stesso tetto!
E però non andava
bene, se era nelle sembianze di quello sfigato odioso di Mousse.
Ripensò con un
brivido alla sensazione di sentirsi sottomessa fra le sue braccia. Come
se la
cosa potesse accadere in una situazione normale.
Ranma rabbrividì per un secondo. Rimanere con la vecchia e
Shampoo? Sarebbe
diventato pazzo in meno di un attimo! Anche se aveva notato che Shampoo
non gli
era mai saltata addosso, da che era nel corpo di Mousse. E
come avrebbe
fatto senza Akane? Senza gli allenamenti insieme, senza le chiacchere
sul
tetto, senza i gelati del pomeriggio? “Aspetta vuol dire che
dovrei lavorare
qui?” chiese sconcertato realizzando anche un altro serio
aspetto.
“Vorrebbe dire che dovrei tornare a
scuola?” rincarò Mousse sconsolato.
Obaba annuì. “Preferireste forse spiegare tutto a
tutti, e tutto ciò che ne
deriverebbe?”
Ranma digrignò i denti e Mousse sbuffò
incrociando le braccia, e le ragazze
erano sempre più confuse vedendoli comportare
così.
Mousse realizzò un’altra cosa importante.
“Ranma, dovrei vedermela con le tue
altre fidanzate, quelle pazzoidi? Io non voglio scocciature simili, io
amo solo
Shampoo!” disse avventandosi su di lei, ma fu prontamente
respinto.
Ranma ci pensò un attimo. In fondo, se voleva vedere il lato
positivo, quella
era una vacanza da se stesso. Akane a parte, l’idea non era
male. Non
combattere più con Ukyo e Kodachi, tantomeno Shampoo se
aveva capito
l’antifona, non andare a scuola per un po’, non
litigare con quel cretino di
suo padre. Poteva vedersela tranquillamente la talpa. Ops, per ora la
non-talpa.
“Ma fai come ti pare guarda! Puoi prenderti tutte le mie
fidanzate, per quel
che mi riguarda!”
Non realizzò proprio la castroneria che aveva partorito
finché non vide un aura
azzurra gonfiarsi a dismisura accanto a lui.
“Ah sì Ranma? Tutte? Proprio tutte??”
sbraitò Akane, i pugni ben
stretti alla fine delle braccia tese e dritte come fusi e i capelli in
aria.
E lei che si era preoccupata! Stupida! Idiota! A Ranma non fregava
proprio
niente di lei!
“N-no… Akane, aspetta..”
provò a minimizzare dandosi del cretino. Poi però
sentì l’occhio fulminante di Shampoo su di lui e
la vide intervenire. Shampoo
si forzò e abbracciò Ranma, mentre dava una
spinta, seppure debole, a
Mousse-Ranma che finì addosso ad Akane.
“Beh, è deciso no? Allora finché tutto
non si risolve io mi terrò Lanma e tu
puoi tenerti quello scarto di Mousse, stando attenta che non danneggi
il corpo
del mio amore!” Shampoo si avvinghiò al braccio di
Ranma-Mousse, sentendo
chiaramente che sotto quella tunica larga c’era un bel
bicipite.
Avvampò e lo lasciò subito, rimanendo aggrappata
blandamente alla tunica per un
lembo.
Mousse si fece tristissimo. “Scarto eh?”
mormorò appena.
Akane, dal canto suo era nera. Nera. “Bene, è
deciso. Ti prego Obaba, mettici
pure quanto vuoi!!Non affrettarti!” e, afferrata la mano di
Mousse- Ranma,
d’istinto come le accadeva, a volte, con il reale Ranma, si
allontanò
trascinandosi dietro Mousse praticamente inerte.
“Fai come ti pare cretina!! Starò benissimo!
Almeno nessuno mi picchierà!” le
gridò dietro.
Mentiva, e di brutto. Solo vederla prendersi per mano con
“sé stesso” gli
provocò un attacco di gelosia.
Lì dentro c’era Mousse, dannazione!
Grazie a chi sta seguendo la storia, e a chi l'ha recensita!
rochita, Melinda2606 e ovviamente Kuno84! Grazie, come vedete sono un
po' infervorata stasera! 3 capitoli in un giorno fatti e postati, mai
successo!
“Idiota! Cretino! Imbecille!” Akane Tendo continuava la sua
marciata verso casa maledicendo Ranma.
Poco dietro, la seguiva appeso alla sua mano un essere umano che sembrava
Ranma, ma che conteneva in realtà l’anima calpestata per l’ennesima volta di
Mousse.
Akane si fermò di colpo. “Od-d-dio ma che sto facendo?” disse mollando la mano
di Mousse, che neanche se ne accorse. Era strano vedere quell’aria tristissima
e abbattuta sul volto che ospitava di solito la perenne espressione da spaccone
di Ranma.
“Ehi, Mousse, sono una scema, scusa. Ti ho trascinato via in preda alla rabbia,
senza neanche chiedere cosa ne pensavi tu.” Il ragazzo si girò e sorrise
mestamente, scosso dai suoi pensieri. “Non ho molta voce in capitolo di solito,
Akane Tendo. In” si fermò a pensare “niente…” disse stringendosi le spalle. “Se
per voi è la soluzione migliore, andrà bene anche per me. Non ho molto da
perdere, infine. E la vecchia aveva ragione, non si può fare cambio così, no?” Akane
si sentì suo malgrado triste per il ragazzo. “Già…sarebbe difficile…” Seguì
un silenzio imbarazzato.
“Senti.. ora che ci penso… quanto conosci la mia famiglia? Per essere credibile
credo che tu dovresti sapere almeno con chi vive Ranma…” spiegò provando a
rompere il ghiaccio e a fare qualcosa di utile allo stesso tempo.
Mousse provò a pensarci su e Akane vide che si puntava un dito in mezzo agli
occhi e si massaggiava il naso come se avesse ancora gli occhiali. Come le
faceva strano…
“Hai un paio di sorelle, vivi con tuo padre e il padre di Ranma… ogni tanto ho
visto una signora con una katana aggirarsi per casa… è tutto, credo.” riepilogò
agitando un dito in aria come se stesse riavvolgendo i dati in suo possesso.
“Scendiamo in qualche dettaglio...Allora, mia sorella più grande si chiama Kasumi. Ha quasi 20 anni, cucina benissimo, è l’angelo del
focolare. Non potrai che adorarla, tratta sempre benissimo Ranma, lo vizia
cucinandogli di tutto.” esordì partendo dalla sua adorata sorella maggiore e
sorrise mentre ricominciavano a camminare, Mousse sempre con le braccia
incrociate. Era strano non vedere Ranma arrampicarsi sulla rete di protezione
del fiume, ci avrebbe dovuto fare l’abitudine. Come a tutto, del resto. Era
ancora profondamente arrabbiata, ma non avrebbe permesso di darlo a vedere,
preferì concentrarsi sull’“istruzione” di Mousse.
Mousse annuì sempre con quel sorrisino compassato così strano che ricordava
sempre ad Akane che non parlava con Ranma. Eppure, poteva quasi fingere di
parlare con lui per la prima volta. Che situazione assurda!
“Poi c’è Nabiki.Ha quasi 18 anni, è
dispettosa, pensa sempre al bilancio economico di casa ed estorce sempre soldi
a Ranma per svariati motivi, la maggior parte per via delle foto che gli fa di
nascosto. E che fa anche a me. Non è cattiva come sembra, ma sta
attento.”
“Vende le vostre foto? E a chi?” il ragazzo sembrava stupito.
“Si…ehm... al miglior offerente! Beh…sono un po’..” arrossì “popolare a scuola,
e le vende ai ragazzi. Soprattutto a Kuno. E Kuno non sa che Ranma è la
ragazza col codino lo sai no? Quindi gli estorce i soldi vendendogli le sue
foto.”
“Sono senza parole.” Il ragazzo si era fermato in mezzo alla strada con gli
occhi sgranati.
“Ahahah…beh sì, è una cosa strana.. mi dispiace.” A volte Akane si
rendeva conto che la sua famiglia non era proprio normale. Mousse pensò di
essersene uscito veramente con poca grazia. Akane Tendo era una ragazza a modo,
l’aveva aiutato da subito anche se in pratica non si conoscevano minimamente,
non voleva essere cafone! Era solo sorpreso…“No, no mi sono espresso male, scusami!!” Disse mettendo una mano dietro
la nuca e ridendo. “E’ che non pensavo che Ranma avesse certi grattacapi. E
anche tu. Però deve essere bello avere una famiglia unita, no?” disse
strizzando l’occhiolino. Akane annuì, in fondo la pensava proprio così: anche
se erano tutti degli impiccioni assurdi, li amava. “Si, lo è. Poi c’è papà…Si chiama Soun, e di solito va d’accordo con Ranma , tranne quando
litighiamo di brutto o mi fa piangere…o spunta qualche fidanzata nuova…solitamente
per colpa del signor Genma, che come saprai è il papà
di Ranma. La signora che invece hai visto in giro è la signora Nodoka, la madre di Ranma…si sono ritrovati da molto poco.”
Mousse annuì, mentre assorbiva tute quelle informazioni. Quindi quella, era la
vita di Ranma Saotome?
Non sembrava male, come aveva sospettato, ma non sembrava neanche così rose e
fiori. “E come mai è rispuntata da poco?” chiese per capire come comportarsi. “Beh,
c’è in ballo un giuramento…” Akane sospirò e cominciò a spiegare “Ranma fu
portato via da piccolo alla madre, per farlo allenare in giro per il Giappone e
la Cina. Tutto ciò a patto che Ranma diventasse un uomo vero.. ma poi è caduto
nella sorgente maledetta, è diventato metà donna…e quindi rischiava la vita
ogni volta che la incontrava, perché se lei lo avesse scoperto avrebbero dovuto
fare seppuku, lui, il padre e la signora Nodoka stessa.”
Mousse era scioccato e l’espressione stupita fece ridere Akane. “Non dovrei
ridere, ma è divertente vedere “Ranma” stupirsi per la storia della sua vita.” “Beh,
per gli dei, questa storia è assurda!” esclamò convinto. “Sono abbastanza
d’accordo, ma alla fine tutto si è risolto. Non rischi la vita e comunque Nodoka per ora non viene spessissimo.” Concluse
cercando di non traumatizzarlo ulteriormente. Non sarebbe stato facile per Mousse
“essere” Ranma.
“O-ok.. c’è altro che devo sapere?”
“No per ora è tutto.. comunque ti darò una mano, e poi a casa nostra cose
strane succedono di continuo. Sarà un po’ movimentato, preparati. Potresti
trovarti un po’ a disagio…”
“Mai quanto al Nekohanten, fidati.” Esclamò in un soffio.
“Sai Mousse, questa è la prima volta che parliamo…come persone normali,
intendo.” Riprese lei dopo qualche passo. Il ragazzo fece una risatina delle
sue.
“Hai ragione Akane Tendo… fa strano anche a me…” la ragazza si girò “Dovresti
chiamarmi solo Akane non credi? Ranma mi chiama solo per nome…”
Mousse sorrise un po’ sornione e poi disse. “E non ti chiama mai Akane-chan?”
disse scimmiottando un Ranma dolce come il miele.La ragazza arrossì e poi gli caricò una bella
papagna sulla testa. “NO! SCEMO! AKANE, SOLO AKANE!”
Il cinese, al momento non più tanto cinese, si raddrizzò dolorante. “Però un
po’ ha ragione Shampoo a dire che sei violenta, eh? Stavo solo…scherzando…”
disse, mentre cercava di riaggiustarsi occhiali ….inesistenti! Già, ora
non aveva bisogno di fondi di bottiglia che calavano a ogni passo! Akane arrossì tutta, con tanto di
nuvoletta di fumo sbuffante sulla testa. “S-scusa!!! Sono così abituata con
Ranma che proprio non ci ho pensato!! Non sono abituata a…scherzare, ecco.”
Disse girando il viso. Mousse si raddrizzò poi si avvicinò ad Akane e la
sorpassò un po’. “Tranquilla. Shampoo è molto, molto peggio. Anche se hai un bel
pugno, complimenti!” si tocco la nuca dolorante “Comunque scusa, non volevo
prendermi tutta questa confidenza.. cercavo solo di sdrammatizzare..” concluse
seriamente girandosi verso di lei e mostrandole una linguaccia non tanto di
scherno, quanto birichina. Akane scosse la testa, sorridendo. “Ahahha cercherò
di contenermi, te lo prometto. Neanche per te deve essere facile, anche io lo
ammetto, sono un po’ a disagio…”“Bah,
cerchiamo di affrontare tutto questo come l’ennesimo pasticcio… e speriamo che
finisca presto! Molto, presto, Akane.” Acconsentì Mousse con un’espressione
seria, compunta, annuendo come suo solito. Gli mancavano i suoi capelli lunghi
che si appoggiavano sulle spalle pesantemente quando lo faceva, e invece
aveva quello striminzito codino penzolante!Akane annuì, e ricominciando a chiacchierare delle abitudini di casa
Tendo e di Ranma per non farsi scoprire, continuarono a camminare verso casa.
“Bene Ranma, a quanto pare, tutto è deciso!” Obaba, pragmatica, cercò di
scuotere il ragazzo che, nel corpo di Mousse, esibiva una bellissima
espressione da pesce lesso, sembrando molto più Mousse del dovuto. Shampoo
trillò come un’oca giuliva. “Ranma, sarai qui per un bel po’, che bellezza!”
Ranma si girò gelandola con uno sguardo che avrebbe incenerito se fosse stato
un lanciafiamme. Il problema però è che era la faccia di Mousse che guardava. E
così cattiva le piaceva ancora meno del solito!
“Se solo non fossi nel corpo di quell’idiota.” Mormorò. “Senti Shampoo sia
chiara una cosa.” Si girò verso Obaba. “Sia chiara a tutte e due, questa
situazione è temporanea e non vi dà assolutamente il diritto di usarla come
pretesto per qualche stupido giochetto per accoppiarmi con Shampoo, intesi?”
urlò mentre puntava alternato l’indice verso le due amazzoni. Obaba scoppiò a
ridere come una pazza. “Oddio...oddio che spasso.. non ridevo così da
dieci anni minimo… vedere Mousse dire una cosa simile.. ahuuhauhauah…”
La ragazza era veramente stranita. Vedere Mousse dire quelle parole era così
assurdo, ma non le veniva da ridere. Le dava fastidio. Le dava fastidio che
Ranma, nel corpo di Mousse, potesse usare quel tono autoritario con lei. Chi
diavolo pensava di essere? Eppure lo sapeva che Ranma era così! E le piaceva
anche per quello… no?
Rimase imbambolata mentre Obaba diceva. “Figurati se ti voglio accoppiare con
la mia adorata nipote mentre sei nei panni di quel papero orbo.” Rapidamente
lanciò a Ranma un grembiule, quello che solitamente usava Mousse. “Piuttosto,
vedi di darti da fare signorino. Ora che sei stato intrappolato qui non credere
che puoi piangerti addosso. Non ce n’è il tempo, dobbiamo lavorare! Su
marmocchi, al lavoro che già stasera mi toccherà passare la notte a vedere che
fare per voi due!”
Ranma aveva afferrato il grembiule al volo, al contrario di Mousse che
l’avrebbe come minimo fatto cadere o avrebbe abbracciato Shampoo, e stava
cominciando a legarselo, ma si stava impicciando con i capelli lunghi a cui non
era abituato. Shampoo vedeva la scena come se fosse in slow motion.
“Aaaah dannazione! Che diamine sono questi capelli
lunghi da femmina!!” sbraitava.
“Ma Ranma anche tu hai capelli lunghi no?” sorrise un po’ forzatamente “E nel
nostro villaggio un sacco di uomini portano i capelli così lunghi” le venne da
dire spontaneamente. Ma che cavolo sto dicendo? Solo Mousse li porta così
lunghi. Perché diavolo si stava offendendo lei per lui? “E di solito
li porta legati in cucina, sennò poi nonna si arrabbia se trova capelli in
giro.” Spiegò con più grazia. Era sempre con Ranma che stava parlando, la
doveva smettere di volerlo trattare male solo perché era nel corpo di Mousse!!
Ranma la guardò con uno sguardo più gentile ma sempre strafottente, come suo
solito. “E magari tiene un elastico a portata di mano prima che mi impicchi con
quest’armatura cinese?” CHE.URTO. Non poteva resistere nel vedere Mousse parlarle così!
Era Ranma. Ranma. Respira Shampoo, respira.
“Nelle maniche, credo.” Aggiunse sforzandosi di essere carina.
Ranma provò a rovistare nelle maniche chiedendosi se così facendo avrebbe
svelato l’arcano di come diavolo facesse il cinese a tenerci dentro tutta
quella roba.
Il vuoto cosmico.
“Ma non c’è un cacchio qui dentro!?” disse più esilarato che incavolato,
girandosi verso Shampoo in cerca di risposte.
Nel vederlo così Shampoo rise un po’ più di cuore. “Ahahaha
anche io mi chiedo spesso come fa, ma l’unica cosa che ci trovo io sono gli
occhiali quando glieli rompo in lavatrice. Se li dimentica lì spessissimo.”
Mentre parlava si frugò nelle tasche. “Tieni usa questo” gli passò uno dei
suoi, con deliziose perline colorate. “Shampoo , ma posso mettermi una cosa del
genere addosso? Sono un uomo!” le rispose Ranma mettendosi una mano sul fianco
e lasciando la ragazza con la mano sospesa in aria.
Lei ci vide quasi rosso. Mousse avrebbe baciato quell’elastico e probabilmente
ci avrebbe fatto un altare!!
“Devi stare in cucina che ti importa se è da femmina?” chiese iniziando a
perdere le staffe.
“Ahh e va bene, va bene, basta che non perdiamo altro
tempo.” Con malagrazia le afferrò l’aggeggio dalle mani per poi ritrovarsi
automaticamente a farsi un codino, solo che di dimensioni chilometriche.
“Auhauah come sei buffo così Lanma!”
N.d.RinoaHeart
Ho davvero aggiornato questa fanfiction… dopo cinque anni. CINQUE. Ho continuato a
scriverla e qualche capitolo, come questo, è fermo da anni nel mio Drive…li
avrò consumati a forza di rileggerli, insieme a tutte le altre storie, storielle
, plot etc…. Vi prego di darmi sostegno, che ne ho
tanto bisogno per proseguire! Grazie a chiunque leggerà J
La serata e la cena passarono in tranquillità a casa Tendo, seppure con qualche interrogativo nascosto nell’animo di tutti. A tutta la famiglia infatti, pareva strano che Ranma fosse così composto a tavola e così gentile nei modi, ma soprattutto che non litigasse con Akane per ogni scemenza. E neanche che non si parlassero con quel silenzio ingombrante che piombava poi su tutta la tavolata. Piuttosto, sembrava che si conoscessero appena, fra un “Mi passeresti per favore la soia Ranma?” e un “Vuoi dell’acqua Akane T..Akane?”. Da quando Ranma faceva il cameriere? Comunque, dato che non c’era molto da dire, si fecero tutti gli affari loro. Tutti tranne Nabiki, che tutt’altro che disinteressata, aspettava solo il momento giusto per carpire le informazioni di cui aveva bisogno per eventuali risvolti a suo favore. La mattina Akane andò a svegliare come di consueto “Ranma”. Aveva dormito malissimo pensando alla brutta situazione in cui si erano cacciati loro malgrado. Ma alla vista di Mousse che apriva la porta di scatto con le occhiaie viola capì che non era stata l’unica. “Dormito maluccio eh?” sussurrò per non farsi sentire dagli altri. Mousse, che sembrava essere molto più reattivo di Ranma quando si svegliava la mattina fece un mezzo sorriso. “A parte la felicità di dormire in un futon dopo secoli, posso dire che dormire con quel termosifone di pelo accanto non è piacevole. E poi accidenti ma Saotome non ha un po’ di dignità? QUESTO è il suo pigiama?” disse indicando la canotta scollacciata e i boxer gialli con i soli. Akane dovette mettersi una mano a soffocare la risata genuina che la vista di Ranma lamentarsi dei suoi stessi vestiti le aveva provocato. “Oddio non ce la farò mai se continui a farmi ridere così!!” Mousse sorrise un attimo prima di scuotere la testa e si avvicinò un po’ di più per non farsi sentire. Akane arrossì un po’ suo malgrado. “E non hai ancora sentito di QUANTO mi dia fastidio questo codino maledetto!” La ragazza non si trattenne e scoppiò in una sonora risata. “Vieni andiamo a fare colazione!!” “Non posso scendere così! Akane Tendo voi siete due scostumati, ma io no!” la faccia di Ranma-Mousse era tutta rossa di vergogna da pudore, tratto praticamente inesistente in Ranma Saotome. Akane arrossì di rimando fino alla punta dei capelli. “Ma che dici?? Io.. mi ci sono solo abituata! Su su vestiti” disse rispingendolo dentro per paura di attirare l’attenzione di qualcuno e indicandogli l’armadio con i vestiti. “Starò zitto e non dirò proprio nulla sui vestiti di Ranma, giuro, no no.” Dato che Ranma solitamente era di un sarcasmo meno sottile la ragazza quasi non capì. Poi si ravvide al sorrisetto sardonico di quel volto che quasi le fece riconoscere il suo precedente proprietario. “Ah ma allora non sei poi così timido eh Mousse?” e gli fece la linguaccia mentre scappava via. Sopravvissero alla colazione tranne che per un momento di assoluto imbarazzo quando Ranma disse che non aveva fame. A Kasumi. Nabiki lo guardò in tralice mentre Akane provò a dargli un leggerò cazzotto sulla coscia sperando di non farsi vedere. “Come non hai fame? Stai male Ranma?” Kasumi si premurò subito di sentirgli la fronte facendolo arrossire. Akane scosse la testa disperata ma si fermò subito quando si accorse dello sguardo indagatore di Nabiki su di lei. “D-devi aver preso freddo ieri sera, scemo, te l’avevo detto che dovevi asciugarti dopo il volo che avevi fatto ieri nel fiume quando siamo usciti ieri!” disse sperando che Mousse capisse e le reggesse il gioco. In realtà con la scusa di prendere un caffè caldo alla macchinetta Akane aveva continuato a raccontare a Mousse le varie routine di casa Tendo. “E-hm.. sì deve essere così.. scusa Akane hai ragione..” disse girandosi verso di lei e facendole un bel sorrisone. A quel punto Kasumi era già andata a prendere il termometro. Akane si sturò la sua zuppa di miso bruciandosi la gola per soffocare insulti diretti a Mousse e, piantando in asso tutte e due le sorelle, prese “Ranma” per un braccio e lo trascinò, di nuovo tanto ormai era un sport, via da lì. “Non c’è tempo Kasumi siamo già in ritardo per la scuola!!” “E se Ranma avesse la febbre??” La voce della sorella era ormai lontana, ma lo sguardo di Nabiki se lo sentiva sempre addosso. Finito di correre si lasciò cadere su una panchina in un parchetto vicino scuola. “Akane posso sapere che è successo??” il punto interrogativo sulla faccia di Mousse era impagabile. “Non ci siamo proprio, ecco che c’è!!” gli mise un dito davanti al viso e cominciò a scuoterlo esagitata “NON puoi essere gentile con me!!” scandì cercando di essere seria ma quello sguardo sconsolato era troppo divertente per farla rimanere seria. Mousse si passò una mano fra i capelli e scosse la testa. “Senti Akane” iniziò, cercando di trovare una posizione confortevole e guardandola “non ci conosciamo molto bene, e mi hai sempre veramente visto al peggio delle mie possibilità, però solitamente sono una persona pacata. Lo giuro.” si mise una mano sul cuore con espressione compunta “Mi riesce difficile arrabbiarmi o fare lo spaccone, soprattutto con una ragazza.” In effetti non poteva quasi riconoscere il tipo che l’aveva rapita con il tipo stoico che si era riportata a casa ieri sera. “Ah sì?E quando hai provato a trasformarmi in una papera allora? Non hai fatto lo spaccone?” chiese in maniera finta innocente sbattendo gli occhioni. Perché le riusciva così normale fare quelle cose con Mousse e invece con Ranma era sempre un’idiota impacciata? Mousse intanto arrossì di vergogna coprendosi la faccia. “Ti.. ti chiedo scusa per quell’episodio Akane, sinceramente non ne vado molto fiero!” disse inchinandosi svariate volte davanti a lei. “Ogni tanto divento veramente idiota. Soprattutto se è coinvolta…” “Shampoo!” finì Akane, mentre rideva di gusto e lo fermò con una mano gentile sulla spalla. “E’ passato tanto tempo ormai, e poi è vero, non sei assolutamente uno spaccone anzi sei molto tranquillo… se sei lontano da Ranma. O da Shampoo, appunto.” Il ragazzo fece un’espressione tristissima. “Già..” il ragazzo pensò al suo copro con dentro Ranma che probabilmente si stava godendo la gentilezza e la dolcezza di Shampoo che lui non avrebbe mai visto. Akane Tendo era gentile e anche la sua famiglia, ma già le mancava la “sua” ragazza violenta. Akane era uno zuccherino in confronto. “Dai Mousse non abbatterti!” si guardò l'orologio. “Oddio faremo tardi davvero e io non voglio sentire il preside scemo!” “Pure il preside?” “E’ il padre di Kuno..” “il cretino con l’ananas in testa?” “Una palma, ma vabbè..” precisò. “Akane quando uno è miope come lo sono io si concentra solo sui dettagli più importanti..” si giustificò lui incrociando le braccia e annuendo svariate volte. La ragazza quasi si strozzò dalle risate mentre correva verso la scuola. Quando vide l’edificio in lontananza guardò l’orologio nuovamente e cominciò a rallentare. Erano in tempo, ma notava il passo sempre più teso del suo “fidanzato” “Ehy, Mousse mamma mia che faccia scura.. non ti piace la scuola eh?” indagò cercando di alleggerire un po’ la situazione ma lui scosse la testa. “No in realtà è solo che mi annoia. Ho già finito il liceo io.” L’espressione scocciata non nascondeva un certo rossore sulle guance mentre si portava la cartella dietro le spalle, anche se in maniera meno spaccona di Ranma. “Scusa ma non hai la mia età?” Akane lo guardava incuriosita. “Sì se ne hai anche tu quasi 17. Ho finito il liceo un po’ prima…” Mousse cercò di svagare ma lei ormai era partita. “E come mai??” la ragazza si disse che non erano affari suoi ma era troppo curiosa. “Beh… ecco trovavo tutto molto facile…” Akane si fermò un attimo. “Sei un genio o che altro?” disse tutta concitata. “Ma non la farei così’ grossa… diciamo che non sono poi così stupido.” Mousse sorrise timidamente, suo malgrado felice. Era la prima volta in.. sempre, che qualcuno si dimostrava interessato a lui. Non è che fosse proprio timido, è solo che nessuno gli chiedeva mai niente di sé, come se non fosse altro che cinese, papero, quattrocchi e perdutamente innamorato di Shampoo, le cose che più saltavano a un primo acchito. “Ma accidenti Mousse non minimizzare così!” Akane gli diede una pacca sulla spalla amichevole “Mi dispiace solo che ora ti annoierai a morte, oltre a essere già scocciato per tutta la situazione assurda.” Mousse si rivolse ad Akane con sguardo da cane bastonato. “Ditemi solo che avete già fatto gli integrali.” Akane scosse la testa vigorosamente e Mousse sbuffò pesantemente prima di entrare a spalle basse nel cortile. “Mi raccomando. Non essere gentile. Ranma a malapena mi considera quando siamo a scuola, anche se ogni tanto pranziamo insieme” Sussurrò Akane mentre varcavano la soglia della scuola e indicò a Mousse l’armadietto di Ranma poco distante dal suo. “Ma allora è un idiota veramente !” le disse sempre a bassa voce mentre si guardava intorno. Akane arrossì. “E’ solo che lui...è così.” “E’ un cretino, e basta. Lo sai vero che lui è innamorato di te, no?” Akane sbiancò “Non dire certe stupidaggini qui alla portata di tutti!!Anche i muri hanno le orecchie al Furinkan!E poi non è vero!” spinse via Mousse e lo fece girare “E ora guarda stanno arrivando Daisuke e Hiroshi, ricordati ciò che ti ho detto.. ma più di così non posso aiutarti! Non so che che fa Ranma quando sta con loro!” “Va bene va bene non arrabbiarti!” notò che Mousse lo aveva detto con una sfumatura più infastidita e il cuore le mancò un battito. “E buongiorno anche a voi piccionicini!” trillò allegrò Daisuke “Anche oggi il buongiorno si vede dal mattino eh?” continuò Hiroshi sorridendo. “Portatevelo via, ci vediamo in classe!” detto ciò Akane girò sui i tacchi e guardò al cielo. “Vi prego dei, aiutateci.”
Ranma si stiracchiò. Aveva fatto un incubo stranissimo, aveva sognato di essere nel corpo di quel papero ciecato ed era stato tutto molto assurdo. Lo ricordava anche stranamente bene. Si ricordava anche di aver cenato con la vecchia e Shampoo e aver mangiato una quantità spropositata di buonissimi ravioli al vapore, da sentirne quasi la nausea. Sbatté gli occhi, che anche quel giorno gli sembravano un po’ appannati. ASPETTA UN ATTIMO. “DANNAZIONE NON ERA UN ACCIDENTI DI SOGNO!” imprecò a voce alta tirandosi i capelli lunghi. Era davvero nel corpo di quel demente quattrocchi. Si alzò di scatto e tornò a vedersi allo specchio, ma non riuscì subito ad andarci perchè senza occhiali non vedeva VERAMENTE a un palmo di naso. “Devo ammettere che il mio rispetto per il cinese è aumentato. Come cavolo si fa a essere un guerriero e non vedere assolutamente NIENTE senza occhiali??” ammise parlando fra sè e sè mentre si spostava la fastidiosa frangetta para. Si guardò un attimo allo specchio. “Devo fare qualcosa per tutti questi capelli però.” riprese il dannato elastico che gli aveva dato quella svampita di Shampoo e si fece una lunga treccia. Stava per terminare quando shampoo irruppe nella stanza. “Ayaaaaaa Ranma buongiornoooooo!” esordì felicissima. Fortunatamente non lo abbracciò, Ranma aveva capito che la ragazza si conteneva grazie al fatto che fosse nel corpo di Mousse e ringraziò per un solo momento quell’assurda situazione . Se non altro, avrebbe avuto un break dalla follia. “C’è la colazione che ci aspetta!” aggiunse più calma, con uno strano sguardo in volto. “Shampoo, come diavolo fai a essere così energica già di prima mattina?” erano solo le sette e mezza e lui era già insofferente verso il mondo. Pensò a Mousse, che probabilmente si stava godendo la colazione di Kasumi e si chiese cosa lo aspettasse giù. Adorava la cucina cinese, ma non sapere cosa lo attendeva per colazione lo inquietava. Come se fosse quello l’ultimo dei suoi problemi, poi...Sentì la ragazza gli afferrargli una mano un po’ titubante “Ma ailen, io sono sveglia già da un’ora! La vita al Nekohanten inizia prestissimo, solo che oggi nonna ha detto che potevi risposare più di quanto di solito fa Mousse!” e detto ciò iniziò a trascinarlo giù in cucina. Obaba lo accolse a un tavolo del ristorante bello imbandito “Futuro mari…” lo squadrò per un attimo. “Però, non sapevo che quel paperotto in realtà si tenesse in forma.” e sghignazzò un po’ mentre notava sua nipote diventare viola come i capelli. “‘Che intendi?” indagò incuriosito guardandosi. “Mousse è sempre molto..” si grattò il mento pensando a come definirlo “pudico, ecco, e di solito non si mostra in boxer e canottiera come fai tu, maschio o femmina che tu sia ahahhaha!” esclamò divertita e intanto gli mise sotto il naso un piatto dal profumo invitante. “E sotto quelle tuniche non sembra mai così allenato, sono stupita! Allora non è del tutto inetto, la madre sarà contenta di saperlo.” aggiunse fra sé e sé. Ranma si guardò le braccia scoperte dalla canottiera un po’ schifato e le lunghe gambe coperte solo da dei boxer azzurrini a rombi un po’ più clemente. “Mah...diciamo che potrebbe stare messo peggio questo corpo...però è quasi impossibile usarlo, senza questi dannati occhiali” disse indicando le lenti spesse che gli nascondevano quasi mezza faccia e avventandosi su quella specie di crepes che emanava l’odorino delizioso. Shampoo nel mentre era ammutolita. Fin da quando era entrata nella stanza di Mou..cioè ora Ranma, il suo entusiasmo si era smorzato dallo spettacolo che le si era parato davanti: il corpo di Mousse, di profilo davanti lo specchio, praticamente con solo indosso dei pantaloncini e una canottiera bianca molto larga, intento a legarsi i capelli. La flessione delle braccia faceva risaltare i bicipiti che non aveva mai visto così ben piazzati, e gli obliqui ben scolpiti. MA COSA DIAVOLO STO GUARDANDO!! PERCHÉ’ QUESTO IDIOTA NON E’ VESTITO!? Stava per piantargli un calcio proprio nel bel mezzo del fianco ben tornito ma poi si ricordò che era Ranma. Era Ranma. DANNAZIONE. Si era sforzata di tornare se stessa, ma continuava a non riuscire a staccargli gli occhi di dosso. Ranma si era tolto gli occhiali e continuava a osservarli da vicino, rigirandoseli fra le dita. “Sai vecchia, quella specie di frittata era proprio buona, cos’è?” Cologne sorrise soddisfatta. "Ti ho preparato la mia speciale ji dan bing futuro marito.” “NONNA, per CORTESIA, possiamo evitare di chiamarlo futuro marito mentre è nel corpo di Mousse?Eh?” Ranma e la vecchia si girarono alquanto sbigottiti. “Non sopporto sentire Mousse essere appellato così, neanche per scherzo.” aggiunse stizzita mentre incrociava le braccia. Obaba, visibilmente divertita da tutta quell’assurda situazione, del resto ne aveva viste così tante, annuì convinta. “Hai ragione nipote. Rimaniamo con Ranma, anche se ovviamente in pubblico dovrò chiamarti Mousse.” “Mi pare ovvio, anche se proprio non mi va giù.” sbottò il ragazzo. “Piuttosto” rirprese “ma non si può fare proprio niente per questi?” dondolò gli occhiali enormi fra l’indice e il pollice e Shampoo dovette soffocare un moto d’ira per solo la dodicesima volta in mezz’ora. Vedere Mousse con quella faccia da schiaffi e l’espressione perennemente annoiata, come se gli stesse facendo una grazia a degnarle della sua presenza, la mandavano in bestia. Ma era Ranma, non Mousse, e lui era sempre così. No? Non era come si comportava sempre? A lei andava bene, di solito. Era sicuramente tutta colpa di quello stupido corpo di Mousse, di quegli stupidi muscoli e di quelle stupide espressioni che non gli aveva mai visto fare. “Ranma, Mousse è così miope praticamente da quando è nato. Me lo ricordo alto un soldo di cacio che cercava di acchiappare Shampoo e rincorreva le mucche ahahhaha” spiegò Obaba divertita. “Ma non è possibile accidenti… tira fuori qualcosa, una magia, una zampa di drago, un infuso di zombie...non posso andare in giro sempre con attaccati questi cosi in faccia!” “Mousse non ha mai voluto provare le lenti a contatto.” sbottò Shampoo mettendo le bacchette sulla sua ciotola di colpo. “Dice che sono inutili, che è troppo miope... ma secondo me ha solo paura a metterle.” concluse alzandosi. “E’ vero, anche la mamma gliel’ha sempre detto. E io non ho rimedi in merito.” la vecchia guardò Ranma che sbuffava con il volto appoggiato al mento. “Beh, ragazzo, non sparecchi?” il giovane guardò la tavola semivuota a parte i suoi avanzi. “Ah, sì sì..” e iniziò a muoversi. “Qua ognuno si fa le cose per sé mio caro, siamo amazzoni non serve!” Ranma sospirò brevemente: lui era veramente un po’ viziato, del resto a casa faceva tutto Kasumi e si rendeva conto solo ora di quanto fosse fortunato. “Allora, spero che tu sappia usare la tua agilità anche per servire ai tavoli!Su ragazzo vatti a lavare, vestire e vieni giù che dobbiamo aprire!” ” la vecchia gli lanciò un grembiule e lui si sentì più sconsolato che mai. Del resto, non aveva mai lavorato!
Capitolo 6 *** Gelati e camerieri, entrambi improvvisati ***
Mousse si sentiva a suo modo felice. Provava una rilassatezza
che non sentiva da...anni? Sicuro non da quando era arrivato a Nerima. Eppure,
era tutto così semplice, non stava facendo nulla di complicato: dopo una
noiosa, ma rilassante, mattinata a scuola alla pausa pranzo Mousse si era
ritrovato coinvolto con i compagni di classe del suo acerrimo nemico, che
lontano dai casini che ciclicamente avvenivano nella sua vita era un ragazzo
come gli altri. Mousse era rimasto silenzioso osservatore della conversazione,
utile per poter studiare il tenore delle loro conversazioni: videogiochi,
Mousse per fortuna era appassionato abbastanza da poter intervenire qui e lì,
manga, ok e gli ultimi avvenimenti della scuola, a cui lui prestò particolare
attenzione per poter meglio ricoprire il suo ruolo da involontario
impostore….era tutto nella norma. Daisuke solo per un
attimo si fermò a guardarlo. “Ranma oggi sei strano...come mai così silensioso?”
“Eddai lascialo stare, avrà litigato con Akane no?”
lo zittì Hiroshi e dandogli una gomitata.
Ranma-Mousse arrossì per un attimo, per un motivo diverso da quello che
credevano i due ragazzi, ma il rossore fu sufficiente per convincerli della
motivazione. Mousse conosceva a malapena Akane, figuriamoci farla arrabbiare!
Piuttosto voleva crearle meno problemi possibile. La pausa finì, e dopo
un’altra sequela di lezioni noiose ci fu un compito a sorpresa, che non
sorprese affatto Mousse. Finì il compito con discrezione ma in largo anticipo,
quasi sforzandosi di farlo male, ma a un certo punto lasciò perdere. Si ritrovò
a pensare a Shampoo e Ranma, nel suo corpo, al Neohanten…
Come stava andando? Ranma era sicuramente più agile di lui e la vecchia lo
avrebbe apprezzato...ah cosa avrebbe dato per vedere se stesso ricevere i
complimenti della nobile Cologne! Non che lo odiasse eh, del resto sua madre
era stata una sua allieva, ma lo trattava come una nullità e per una volta
sarebbe stato bello vedersi riconosciuto in qualcosa da una delle persone più
importanti per Shampoo... Ah Shampoo… chissà cosa stava facendo, chissà se si
era avvicinata a lui solo perchè la sua personalità
era assente, rimpiazzata dal suo stupido antagonista.
I suoi pensieri furono interrotti dalla campanella e da Akane Tendo che si
piazzò davanti a lui sorridendo. Certo, non era bella come Shampoo e a lui
piacevano i capelli lunghi, però era molto carina a guardarla bene, poteva
capire perché fosse così corteggiata. Aveva notato che anche fra le ragazze era
molto famosa e ricercata, soprattutto a pranzo. “Andiamo?” le chiese
anticipandola. Lei arrossì e stava per dire qualcosa ma semplicemente abbassò
lo sguardo e gli fece cenno di seguirlo. Cosa aveva fatto ancora??
“Non dovevo dire andiamo?” le disse appena usciti dalla classe in vista degli
armadietti.
“No...no. Mi ha solo fatto...beh strano!” rispose distogliendo lo sguardo. Lui
sorrise e le diede una veloce patta sulla testa, stando attento a non farsi
vedere da nessuno, ma dovette poi virare subito sentendosi osservato.
“Forza scema, andiamo a casa!” affermò ad alta voce cercando di imitare al
meglio il tono di Ranma, più impostato e deciso del suo. Lei di riflesso
incondizionato si ritrovò a lanciargli una cartella in testa ma Mousse, forte
della vista acuta non si fece cogliere impreparato e bloccò il colpo a
mezz’aria. “Akane, sai fare di meglio, sappilo.” sentenziò severo. Akane lo
guardò esterrefatta ma non fece in tempo a replicare che una voce conosciuta
arrivò alle sue orecchie. “Ranma, Akane...sempre alle solite eh?”
“Mousse tavolo 5!”
“Mousse c’è il conto al tavolo 8!”
“Mousse piatto di xiao mai in arrivo!”
Ranma si stava per impiccare con i non-suoi stessi capelli. Veramente, altri 5
minuti e sarebbe saltato in aria riempito di un esplosivo forgiato dal suo odio
per le due virago cinesi che dalle tre del pomeriggio non lo avevano fatto
neanche sedere o bere. “Come diavolo fa quel papero a sopravvivere?”
Il dannato ristorante era poi incredibilmente pieno. “E’ la giornata del gatto
e abbiamo fatto una promozione speciale, ecco perché è pieno” gli spiegò
Cologne quasi come avesse intuito i suoi pensieri mentre gli passava
soddisfatta due piatti.
“Ma com...?”
“Trecento anni ragazzo, e conosco le espressioni di Mousse come le mie tasche,
anche se le fai tu. L’ho cresciuto quel bamboccio.”
“Ah sì, e perché allora lo tratti sempre così male?” inquisì la vecchia che di
tutta risposta gli lanciò altri tre piatti che lui quasi non prese, tanto era
stanco e con gli occhiali appannati dal calore. “Non abbiamo tempo per
cianciare ragazzo su!” e lo mandò via con una spinta, mentre il ragazzo cercava
di mantenere in equilibrio i troppi piatti bollenti.
Ranma andò a consegnare le pietanze visibilmente provato. “Ehi Mousse oggi non
sei pimpante come al solito che succede?” chiese un cliente evidentemente
abituale.
“Già oggi non ci rallegri con qualche spettacolo dei tuoi?” disse un altro
vicino a lui. “PURE I SPETTACOLINI DI MAGIA NO EH” iniziò a scaldarsi ma
Shampoo intervenne, tappandogli la bocca.
“Oggi abbiamo troppo da fare signori clienti scusateci per il disservizio!”
disse con un sorriso così falso e mieloso che Ranma quasi rabbrividì...
L’intero ristorante era intriso di un'aura negativa che però i numerosi
avventori non percepivano.
“Mousse sbrigati a fare i conti del tavolo 7 10 e 4” disse mollandogli con
malagrazia 3 lunghissime comande. “Ok dove trovo una calcolatrice?” chiese
d’istinto ma quasi fu fulminato dalla cinesina. “Ma scherzi vero? “ si avvicinò
e gli sussurrò “Mousse li fa a mente. E di corsa anche.” “Di corsa? Ehi ma che
scherzi?” ma lei se n’era già andata. Corse da Cologne che aveva assistito alla
scena e gli lanciò una calcolatrice degli inizi anni 80 probabilmente, tutta
unta di grasso e coi tasti incrostati. “Forza ragazzo mio, che sei lento!! Come
guerriero sei geniale ma come lavoratore gli dei me ne scampino!” sbuffò la
vecchia che sembrò spazientita per la prima volta in tutta quella situazione
assurda.
Ranma si sbrigò a fare i conti, ma comunque si ritrovò a sbagliare due
scontrini su tre. “No Mousse, questo è un 4 non un 7.” lo riprese Shampoo
davanti a tutto il tavolo facendolo scusare. “Ma come? Quello scarabocchio è un
4?” ma dopo lo scappellotto si riprese e si prostrò ai clienti chiedendo
perdono.
La serata finì, alla fine, e Ranma aveva tutto a pezzi: nessun allenamento, per
quanto duro e impervio, l’0aveva mai piegato così, neanche quando era stato
rapito da Picolet. Aveva i muscoli in fiamme, le ossa
a pezzi, aveva sete e quei dannati capelli lo stavano strozzando, ingolfato in
una tunica che aveva raggiunto i i centocinquanta
gradi celsius ormai. Doveva probabilmente andare anche in bagno ma aveva ormai
perso le funzioni corporee.
“U-ukyo!?” la ragazza fu sorpresa di vedere la bella cuoca, con uniforme
femminile quel giorno. “Non eri in partenza?” disse con voce quasi strozzata.
“Lo so che vorresti che mi levassi di torno Akane, ma invece sono ancora qui!”
e ignorandola si piazzò vicino a Ranma che iniziò a deglutire rumorosamente.
“Ciao Ran-chan, ti sono mancata?”
“Ehm… no?” rispose lui sinceramente. Non andava d’accordissimo con la pazza
delle okonomiyaki e le sue mani sul suo braccio lo stavano infastidendo, quindi
si levò da quella presa con estrema decisione. “Come mai non sei partita?”
aggiunse con una certa freddezza, che in realtà denotava solo l’interesse
minimo che provava nei suoi confronti. Akane dal canto suo tratteneva a stento
le risate: quanto sarebbe stato bello vedere tutta quella decisione in Ranma!
Come se l’era scollata subito! E infatti la reazione di Ukyo non tardò,
facendola sentire quasi in colpa. “M-ma...ma come Ranma non ti ricordi? E
perché mi hai scansata così? Non sono la tua fidanzata carina?” disse cercando
di prendergli la mano ma lui la rifiutò quasi scottato. “Ehm, Kuo...Ukyo, non mi hai risposto…” cercò di sviare. Ukyo
iniziò a scaldarsi. “Beh se proprio lo vuoi sapere Ranma ero rimasta perché fra
due giorni era l’anniversario di quando ci siamo conosciuti...ma se questo è il
trattamento che mi riservime ne vado a
Osaka per il concorso degli chef di okonomiyaki senza rimpianti!!” Con un solo
gesto si sfilò la lunga pala dalle spalle e la scagliò contro la faccia di
Ranma che però con un gesto abile, anche più dell’originale notò Akane, si
scansò e la fermò, quello con meno potenza di quanto avrebbe fatto Ranma
stesso. “Allora ti auguro una buona partenza Ukyo, e in bocca al lupo per la
gara!” esclamò senza scomporsi mentre le porgeva la pala con un sorriso e un
lieve inchino. La ragazza dai lunghi capelli si trovò spiazzata. Perché Ranma
non si arrabbiava, non si scaldava, non cercava di giustificarsi...e perché
Akane rimaneva in disparte? Li guardò a lungo prima l’uno e poi l’altra.
“Ranma, oggi non ti riconosco proprio...mi hai fatto davvero arrabbiare. E tu
Akane, non so cosa hai fatto ma al mio ritorno non sarà così’ facile liberarti
di me.” cominciò ad andarsene infuriatissima, rinfoderando la pala ma si girò
ancora una volta “Non ti porterò neanche un souvenir Ranma!” Mousse si aggiustò
il codino lievemente sceso mentre la guardò porgendole la cartella che era
caduta nel trambusto. “Andiamo Akane?” la invitò con calma come se nulla fosse
accaduto. Akane sorrise. “Almeno ci siamo tolti un problema… certo che mi ha
fatto strano.”
“Cosa?”
“Vederti scrollare di dosso così Ukyo. Lo sai no? Ranma è sempre così impegnato
a godersi le attenzioni di tutte che è un accadimento raro.” disse mesta.
“E’ un idiota. E poi io a malapena conosco Kuonji...inoltre, non sopporto il
contatto fisico.”
“Ma se cerchi sempre di abbracciare Shampoo!” Il ragazzo ebbe la decenza di
arrossire violentemente prima di ribattere “Che c’entra, io e Shampoo siamo
cresciuti insieme, abbiamo confidenza….” poi le porse la mano gentilmente per
farle scendere l’ultimo scalino.
“E il contatto fisico?” disse un po’ maliziosamente Akane stupendo se stessa in
primis, accettando l’offerta.
“Sono o non sono il tuo fidanzato Tendo?” le disse sornione e lei non poté
trattenere la risata mentre scendeva lo scalino.
“Sai che sei davvero ... diverso da come mi aspettavo?” esordì dopo poco che si
erano avviati.
Lui sbuffò sorridendo.
“Chissà perché me lo aspettavo….e come pensavi che fossi Akane Tendo?”
“Non so tipo antipatico, o noioso. Invece sei molto educato e fai un sacco di
battute.”
“Ah sì? Non so penso che queste siano le parole più gentili che qualcuno mi
abbia rivolto ahahhaha!” disse portandosi la cartella dietro le spalle e ad
Akane quasi mancò un battito. “Anche tu sei molto diversa da come ti vedo di
solito Akane.” Lei lo fissò sorpresa, fra l’intimorito e il curioso. “Ma sì,
sei veramente molto gentile, e non mi è sembrato per niente che tu oggi fossi
un maschiaccio come dichiara sempre quell’idiota che mi sta abitando in questo
momento. “Ah, fra le altre cose…” si avvicinò pericolosamente. “Odio le
okonomiyaki.” le sussurrò prima di allontanarsi fischiettando.
Akane ebbe un batticuore di cui si pentì amaramente subito dopo. Era Mousse,
Mousse! Non Ranma, dannazione! Solo perché si era comportato come avrebbe
sempre voluto che facesse il suo vero fidanzato, quello non era lui. Non era il
ragazzo che… Che cosa, esattamente?
Contemporaneamente Mousse-Ranma si era un po’ allontanato, godendosi la luce
del tramonto e aspettando la sua fidanzata fittizia. Era una vita semplice
quella: nessun lavoro, nessuna levataccia... sì, ok qualche fidanzata pazza, ma
niente che non potesse gestire, rispetto alla violenza di Shampoo che
sicuramente non si sarebbe viva. Ora sarebbe tornato a casa e… cosa? Non aveva
tempo libero da almeno tre anni. Non che al villaggio poi fosse chissà quanto
libero, essendo un ragazzo.
Si girò verso Akane che nel mentre era arrivata da lui “Akane, cosa fai nel tuo
tempo libero con Ranma?”
La ragazza sembrò pensarci un attimo, spiazzata. “Intendi quando non siamo
inseguiti da pazzi che vogliono battersi con Ranma, incluso tu, o aspiranti
fidanzate, o matti extra?” lui rise di cuore annuendo. “Beh… non so di solito
prima di tornare a casa a studiare o allenarci andiamo a prendere un gelato.
Ranma solitamente si trasforma in ragazza e fa la gatta morta per avere il
gelato gratis.” vide Mousse diventare blu e rosso, a fasi alterne.
“Santo cielo ma è orribile. Non voglio trasformarmi. MAI.”
“Succederà lo sai?”
“Sì ma cercherò di evitarlo il più possibile, del resto sono allenato con me
stesso. Sai diventare una papera è abbastanza terribile.”
“In effetti….” Rimasero un attimo in silenzio, indecisi.
“Sai che... non mangio un gelato da anni?”
“Allora andiamo no?”
Lui annuì ma poi si fermò “Ah no aspetta Akane! I miei soldi... Sono al
Nekohanten!” concluse a bassa voce grattandosi la nuca.
Akane si soffermò a pensare. “Mmmm… non ho voglia di rivedere Ranma…. Non
ancora almeno… ti dispiace se offro io stavolta?” Il diniego fu immediato. “Non
se ne parla proprio! Farmi offrire da una ragazza, no.”
Akane lo spinse nella direzione giusta, insistendo “Dai dai dai voglio un
gelato...penserò a farmi ricompensare con qualcosa! Domani abbiamo anche il
compito di matematica, ho bisogno di zuccheri.”
“Matematica? Santo cielo che noia….” sbuffò lui e Akane non poté far a meno di
trovare quella frase ridicola detto da colui che al solo pensiero del compito
di matematica piangeva.
“Ma tu sei così bravo dannazione? Il compito di oggi non ti ha minimamente
scalfito!”
Lui fece spallucce. “Che posso farci?” e lì le sembrò un po’ il suo Ranma. Ma
il pensiero fu subito distolto da Mousse che sbattendosi il pugno e
inalberandosi, oh come era se stesso in quel momento!, dichiarò deciso
“Akane! Ecco come mi sdebiterò: ripetizioni, di matematica, o ciò che vuoi, in
cambio del gelato!” le fece un sorriso a trentadue denti che Ranma non esibiva mai,
da vero esaltato, molto buffo.
“Cosa??Ma scherzi??”
“No affatto. Così mi sentirò meno in colpa.” concluse a braccia conserte.
Akane ci pensò un attimo, all’inizio perplessa, ma poi realizzò la convenienza
della cosa “Gelato in cambio di un insegnante insegnante privato? Oddio
questa situazione potrebbe iniziare a piacermi!”
“Non scherziamo Akane, mi mancano i miei capelli lunghi!”
“E Shampoo no?” sorrise maliziosa.
“M-ma che c’entra quello è scontato!”
Chiuso il ristorante alle spalle dell’ultimo cliente Ranma
non ci pensò due volte a disfarsi dell’ingombrante tunica e fiondarsi in cucina
per andare a bersi la prima brocca d’acqua trovata sul tavolo. Finito di bere
si ritrovò le facce sconvolte di Obaba e Shampoo a guardarlo.
“Non mi guardate così. Non vi azzardate. Stavo MORENDO! Voi siete pazze. Pazze.
Non bevevo da oggi alle tre! E’ l’una di notte!”
Obaba rise sonoramente e Shampoo si sforzò di sorridere. “Mi dispiace ail...cioè
Ranma...ci siamo fatte prendere la mano...tu non sei Mousse!” si avvicinò
porgendogli un fazzoletto cercando di ignorare la seconda esibizione a torso
nudo del corpo di Mousse della giornata.
Ranma lo prese con malgarbo e iniziò ad asciugarsi il sudore che lo ricopriva.
Vide Shampoo mordersi la lingua prima di riprenderlo. “Non sei molto bravo coi
conti vero?” cercò di scherzare.
“E tu non sei molto brava a scrivere eh? 4 o 7 dannazione?” Ranma era già
abbastanza stressato per sentirsi pure riprendere dalla pazza coi capelli
viola. Shampoo però non la prese bene e fece una faccia davvero
offesa, piantando i pugni sui fianchi. “Senti, già mi tocca scrivere gli ordini
in giapponese perché tu non sai leggere le nostre sigle, che altro dovrei
fare?”
“Scrivere, farmi bere, farmi andare in BAGNO e magari darti una calmata!?”
Shampoo non ci vedeva più dalla rabbia. Era Ranma, Ranma!! Ma non
funzionò stavolta e si ritrovò a dargli un poderoso calcio che però fu bloccato
a mezz’aria e facilmente parato. “Che c’è sei fuori allenamento Shampoo?”
le disse canzonatoria avvicinandosi a un centimetro dalla sua faccia a
abbassandole senza troppo sforzo le braccia che cercavano di scansarlo. “E ci
credo, del resto se lavori quattordici ore al giorno come ti alleni? E come si
allena questo poveraccio?” disse lasciandola di getto e guardandosi i
pettorali e le braccia, che nonostante tutto erano ben scolpite.Obaba
si avvicinò dopo aver finito di riporre i tovaglioli. “Su futuro...cioè
Ranma... sembri davvero un po’ una mammoletta così... che vuoi che sia un po’
di sano lavoro”
“Questo si chiama sfruttamento minorile dannazione e io vorrei la mia paga
grazie!” disse tendendo la mano.
La vecchia lo guardò scuotendo la testa “La paga è il venerdì!”
“CHE COSA? Ho sgobbato come un mulo! Non mi importa vecchia, ora la anticipiamo
questa paga perché IO devo andarmi a fare delle lenti a contatto.”
La vecchia rovistò in tasca sbuffando e gli diede la paga. 1000 yen. Non ci
avrebbe comprato neanche un pasto decente con quei soldi. “Ma stiamo
scherzando? 1000 yen dopo dieci ore che ho lavorato in condizioni
subumane? Ma vuoi che chiamo la finanza?” Obaba iniziò a spazientirsi.
“Mi stai minacciando? Ricordati che devo studiare il modo di farti tornare nel
tuo corpicino mio caro futuro marito” disse scandendo le parole.
Lui non si lasciò di certo intimorire e la sovrastò nuovamente. “Senti vecchia,
non mi interessa, io un modo per tornare normale lo trovo, vado in Cina, non lo
so, ma tu come trovi un modo per giustificare il lavoro minorile sottopagato di
due persone alla polizia?” disse indicando anche la sua coetanea che era basita
a fissare la scena, in piedi a bocca aperta. “Che neanche vanno a scuola , fra
l’altro.” diede il colpo di grazia.
La vecchia cedette. Prese il borsellino mettendogli in mano una banconota da 10
mila yen. Dieci volte tanto! Lo fissò a lungo prima di parlare nuovamente. “Non
mi piacciono i ricatti ragazzino, ma vatti a fare una visita e comprati quelle
benedette lenti. ”
Il ragazzo volò via ignorando la vecchia strega che sbraitava sul come trovare
una soluzione per quello scambio di corpi che le stava dando noia. Non si
accorse di essere seguito da un’ombra viola.
“Ranma! Ranma!” il ragazzo si girò e vide la cinese più testarda di Nerima
materializzarsi dietro di lui. “Lasciami in pace Shampoo! Non ho voglia di
vederti fino a domani mattina, porca miseria!”
Era vero. Shampoo era odiosa. Perentoria, mielosa con i clienti, certo,
ma piena di sé e prepotente con lui.
Come poteva sopportarla quel papero cretino? Ovviamente lei ignorò il suo
volere e gli fu accanto, camminando ormai.
“Perché sei scappato così?” chiese senza troppa grazia. “Vuoi andare da Akane?”
la ragazza non sapeva neanche perché l’aveva chiesto. Beccato. “Shampoo non sono affari tuoi, non sono il tuo schiavo
accidenti. Lasciami respirare, dopo una giornata così voglio solo starmene in
pace a prendere aria!” urlò con più cattiveria del dovuto.
“E’ stato così terribile?” aggiunse, ma stavolta a voce più bassa, quasi
dispiaciuta.
“Penso una delle giornate più assurde della mia vita Shampoo. Non ho mai
lavorato, ok, ma questo è troppo. Ma non ti vergogni a trattare un altro essere
umano così?” Non era mai stato particolarmente fan di Mousse, ma nell’arco di
poche ore aveva decisamente aumentato la stima nei suoi confronti. “Non tratto
gli esseri umani così, ti sembra forse che io sia sgarbata coi miei clienti?”
come si permetteva di insultarla così?
“Quelli pagano Shampoo. Pagano e sono clienti. E’ ovvio che tu sia così. Ma
perché tratti così male questo povero tizio?” disse puntandosi il dito contro.
“E’ vero, lo ammetto, è un gran rompiscatole, una scocciatura e appiccicoso. Ma
tu sei uguale a lui eh.”
“CHE COSA??” cominciò a scaldarsi e si preparò a rispondere ma si trovò
Ranma-Mousse a torreggiarla dall’alto del suo metro e ottantacinque. Ranma era
troppo esaurito, stanco e arrabbiato per dosare le parole. “Non protestare sai?
Fai la stessa cosa. Con me.”
Nel suo corpo non avrebbe mai avuto il coraggio o la forza di ribellarsi così,
ma si sentiva in grado di esprimere esattamente ciò che pensava in quel corpo
non suo. “Sei esattamente la persona che mi aspettavo che tu fossi Shampoo. Sei
sempre arrogante e cattiva. Anche con Akane. E hai fatto bassezze a tutto
spiano dal primo giorno che sei arrivata” vedere Mousse parlarle così a tre
centimetri dalla faccia l’aveva pietrificata, ma provò a schiaffeggiarlo
d’istinto. Lui la ignorò bloccandole il polso, continuando imperterrito. “E sai
una cosa Shampoo? Sì, sto andando da Akane, perché è la mia fidanzata e voglio
vederla!” la lasciò andare sempre in malo modo. “E ora corri pure da tua nonna
per vendicarti o per ricattarmi, che smettesse di cercare l’antidoto, non
mi interessa!” concluse allontanandosi.
Capitolo 7 *** Di ripetizioni, lenti e allenamenti. ***
“No, questa funzione si risolve con la x non la y.”
“Ah ecco perché non mi tornava mai!!”
Mousse-Ranma le sfilò delicatamente di mano la matita prima di passare in
rassegna la complicata equazione e correggerla in un attimo. “Vedi così torna
tutto!” le riconsegnò la matita sorridendo e Akane lo guardò rapita. “Sai io lo
so, lo so benissimo che non sei Ranma, però TI GIURO che vedere il suo
corpo risolvere queste cose con tanta facilità mi sconvolge ugualmente.” disse
sottovoce sperando di non farsi sentire da eventuali familiari spioni.
Lui rise gettando indietro la testa e rilassandosi un po’ sulla sedia. “Sai
Akane, già quando ero alla scuola del villaggio ero molto più avanti degli
altri bambini.” scrollò le spalle “Era una cosa che mi veniva naturale che però
mi dava sempre problemi. Gli altri ragazzini erano abbastanza invidiosi. Indovina
chi mi difendeva sempre?” il suo sguardo era quasi sognante e Akane capì al
volo. “Shampoo!? Non ce la vedo a difenderti!”
“Beh crescendo il nostro rapporto è cambiato, però siamo sempre stati molto
legati fin da bambini. Come amici almeno. Ma io l'ho sempre amata, fin dal
primo giorno che l’ho vista battere tre ragazzini grossi il doppio di lei senza
battere ciglio.” Aveva uno sguardo perso come se rivedesse la scena in quel
momento “È vero che non si comporta mai bene con me o con te, ma non è una
ragazza cattiva. È testarda e non vuole mollare le tradizioni del nostro villaggio,
quello sì.” Akane era dispiaciuta per Mousse, non l'aveva mai visto dire frasi
così lunghe, o così personali.
“Non ho dubbi sul fatto che tutti noi siamo un po’ troppo presi dalle nostre
situazioni così complicate, ma anche Ranma non è poi così idiota come pensi.”
arrossì di brutto ma continuò lo stesso abbracciando la sua papera di peluche
recuperata dal letto. “È vero che è sempre egoista e non sa mai prendere una
decisione… Ma non ha mai esitato un attimo a proteggermi e quando riusciamo a starcene
un attimo in pace, cosa che in realtà non capita quasi mai, non è così cattivo
con me.” Dannazione se le mancava. Stupido orgoglio che non riusciva a
ingoiare!
“Akane io c'ero quando Ranma ha pensato che tu fossi morta, lì alle fonti.” la
ragazza rabbrividì al pensiero. “Persino io che sono cieco so quanto tu sia
importante per lui. Però è un cretino lo stesso! Vorrei quasi prendermi a
schiaffi. Shampoo a parte, perché non riesce a far capire chiaramente che non
gli interessa nessun altra se è veramente così?”
Akane rise un po’ mesta “Grazie Mousse, ma ti assicuro che non è semplice per
lui. Io oggi sono rimasta davvero stupita per come sei riuscito ad allontanare
Ukyo. Ranma è…” arrossì “più timido. E impacciato.” ormai aveva soffocato la
faccia nel peluche. “Non pensavo che tu fossi così deciso. Solitamente è quasi
impossibile parlarti dato che c'è sempre Shampoo in giro.” stavolta fu lui ad
arrossire. “Beh sono timido ma riesco a prendere le distanze dalle situazioni
che non mi interessano. La realtà è che sono una persona abbastanza seria
e assennata ma il problema è che sono quasi sempre con Shampoo e.. Niente so di
essere un idiota quando c'è lei nei paraggi, o c'è qualcosa che la riguarda. Mi
sembra assurdo anche solo parlarne” disse coprendosi il viso arrossato con una
mano davanti la bocca, imbarazzato. Cercò di ricomporsi un po’. “Stai
tranquilla Akane. Per me possono farsi sotto Ukyo, l'altra pazza col nastro, o
chicchessia…io sicuramente non mi farò sopraffare, anzi se posso cercherò di
fargli capire una volta per tutte che possono anche smetterla. Sono sicuro però
che quando rivedrò Shampoo perderò le staffe come al solito. Perciò perdonami
in anticipo se vedrai il corpo di Ranma fare cose strane.” si scusò ingiungendo
le mani. La ragazza scosse la testa, ridendo. “Sto cercando di prepararmi
mentalmente a riuscire a essere distaccata. Anche io ho i miei difetti. So di
esagerare ed essere sempre troppo irruenta in queste situazioni. Ecco perché voglio
calmarmi prima di tornare al Nekohanten. Non so, da quando ho veramente
rischiato la vita lì alle fonti le mie priorità sono cambiate e mi sono resa
conto di tantissime cose.” Akane rabbrividì ancora ma Mousse le prese la mano.
“È passato. E Ranma non permetterebbe mai a nessuno di farti del male.” lei
annuì, sorridendo e ricacciando una lacrima. “Al contrario, un voto sbagliato
in matematica comprometterebbe la tua media, quindi rimettiamoci al lavoro ok?”
Akane scoppiò a ridere e si apprestò a rimettersi sul libro.
“Perché
diamine e dannazione le sta prendendo la mano??” Ranma fremeva di rabbia
appollaiato su un albero vicino casa sua. Akane sembrava ridere con leggerezza
mentre la sua mano era racchiusa fra quelle del cretino che era al suo posto.
“E’ la stessa domanda che mi sto facendo io.”
Il ragazzo si girò e vide Shampoo, che evidentemente l’aveva seguito, strizzare
gli occhi per cercare di carpire meglio la visuale.
“Che accidenti ci fai tu qui? Mi vuoi lasciare in pace?” sibilò cercando di non
destare l’attenzione.
“Quello che fai anche tu.” Shampoo sembrava stranamente calma nonostante
l’alterco avuto poco prima. “Sono venuta a controllare Mousse.”
“Certo come se te ne fregasse qualcosa. Ma fammi il piacere.” mormorò imponendosi
di ignorarla.
“E dunque? Che cosa hai intenzione di fare? Rimanere qui a guardare?” riprese
lei dopo due minuti di silenzio. Due lunghissimi minuti in cui aveva guardato
attentamente la mano di Ranma, ma guidata da Mousse, prendere quella di Akane,
per poi vederli studiare insieme, totalmente concentrati. Tranquilli.
Rilassati. Non sapeva neanche come fosse possibile che Mousse fosse così
concentrato.
“Sai Shampoo ti preferivo quando spiccicavi solo due parole in giapponese.”
“Scusa se ho imparato a esprimermi dopo anni qui! Tanto oggi mi hai detto che
non so scrivere.” l’acidità nelle sue parole era tanta e Shampoo era un ammasso
di confusione, ma non poteva dargliela vinta così facilmente. Nonostante le
parole forti che le aveva rivolto, non aveva intenzione di andare a piangere da
sua nonna. Lei era una guerriera di Joketsukyo,
un’amazzone, non una stupida senza fegato. Ranma sospirò. “Senti, mi dispiace
ok? Ma tu e tua nonna non vi rendete conto delle condizioni disumane a cui
praticamente mi troverò a sottostare finché non troviamo una soluzione.” la
guardò aggiustandosi gli occhialiin
maniera totalmente diversa da come era solito fare Mousse. Se li spingeva sul
naso, come avesse una maschera pesante. Sorrise suo malgrado. “Ranma, ailenascolta, mi dispiace. Sai che non
vorrei mai farti del male!”
Ma ormai l’attenzione di Ranma era tutta su quella piccola finestra che faceva
trapelare i due ragazzi che, ignari, continuavano a studiare e che ogni tanto
ridevano e scherzavano. Dannazione. Quello era il SUO posto. “Senti,
è inutile rimanere qui, non ho voglia di fare una scenata e con te nei paraggi
succederebbe qualcosa di sicuro.”
Scese con un balzo leggero e si stupì nuovamente dell’agilità innata di quel
corpo che manovrava. “Certo Moussse non è forte
quanto me, lo sento, però se non fosse un cretino due lezioni sulla destrezza
me le farei dare.” disse a sé stesso mentre si sistemava quei fastidiosi e
foltissimi capelli lunghi.
“E’ sempre stato così. Agile come un gatto ma cieco come una talpa. E forte, ma
non abbastanza da battermi.” Shampoo l’aveva seguito. Ovviamente. Le si
avvicinò ma rimanendo a una debita distanza e Ranma sospirò di sollievo.
“Perché non mi molli mai un attimo?” esclamò ormai esasperato.
“Perché non sono una vigliacca. Non correrei mai da mia nonna a piangere! E
voglio quanto te che tu torni nel tuo corpo...non voglio certo vederti stare
nel corpo di Mousse!” continuarono in silenzio a camminare verso il ristorante,
nella notte tranquilla. Shampoo guardò le panchine del parchetto nei pressi del
Nekohanten e fece cenno a Ranma. “Ci sediamo un attimo?” il ragazzo fece
spallucce e come ormai sperimentava da quarantotto ore, quell’espressione
scocciata sul volto di colui che la venerava ormai da diciassette anni la
stranì. Si avvicinò al distributore automatico e porse una lattina di caffè a
Ranma, che per una volta sembrò essere preso in contropiede. “Non voglio fare
lo scortese, stavolta, ma odio il caffè nero.” Shampoo trasalì. “Oddio scusa,
ho preso quello che prende Mousse di solito. L-lo bevo io, tu che vuoi?”
“Un tè nero...grazie.” disse accennando un sorriso per la prima volta in da
quando era successo quel casino. Glielo porse e si mise davanti a lui, in
piedi, mentre il ragazzo si era seduto sullo schienale della panchina, a gambe
aperte e un braccio appoggiato alle ginocchia. Che posizione da...Ranma. Mousse
sedeva sempre composto, le lunghe gambe incrociate e le braccia conserte.
Decisamente più elegante, anche se ovviamente non ci aveva mai fatto caso
fino a quel momento. “Senti Ranma, non voglio che questa esperienza sia per te
più una scocciatura del dovuto. Ti chiedo scusa, io e la nonna non avremmo
dovuto trattarti come trattiamo lui di solito.”
“Beh non che trattare lui così sia giusto, ma non sono affari miei del resto.”
disse prima di tracannare il tè sorseggiando rumorosamente.
“Infatti, sono affari nostri. Però tu non sei lui. Proprio per
niente.” Infatti non sai intrattenere i clienti, né servire ai tavoli né fare i
conti. “E domani cercheremo di darti un po’ di tregua ok?” cercò di
sforzarsi di sorridere.
“Mi sembra il minimo. Senza contare che domani voglio assolutamente andare da
Akane.” la indicò con la mano con cui teneva il tè. “E tu non dovrai venire con
me, intesi? Voglio parlarle.”
“E cosa dovresti dirle eh?” la gelosia si fece subito strada in lei, dandole
un’espressione da vera arpia.
“Sono affari miei Shampoo. Senti, quante volte te lo devo dire che non sei la
mia fidanzata?”
“E Akane sì invece?”
Ranma-Mousse arrossì e distolse lo sguardo. “Non iniziare.”
“Non puoi semplicemente darmi una possibilità?”
“Di cosa? Penso che questa sia la prima conversazione che abbiamo in tre anni
Shampoo. Sono tanti eh? Anni in cui abbiamo passato insieme situazioni assurde solo
perché non mi hai mai dato tregua. Né tu né le altre. Noi non ci conosciamo.”
disse mostrandole il tè che gli aveva preso per rimediare. Si alzò per buttare
la bottiglia, e mentre si ripuliva gli occhiali in maniera totalmente sbagliata
impiastricciandoli ancora di più la guardò con un’espressione così risoluta e
decisa, che la ragazza quasi rabbrividì. “Sinceramente Shampoo, ma cosa ti
piace di me, a parte la tua stupida regola del villaggio?”
E senza aspettare una risposta entrò al Nekohanten.
Shampoo strinse con forza la lattina che teneva in mano prima di rendersi conto
che le lacrime le stavano rigando il viso.
“Ranma Saotome. Come hai fatto?? Il punteggio più alto della classe! Il più
alto!” il professore era sgomento mentre ridava il compito al ragazzo col
codino e ad Akane quasi prese un infarto.
Guardò in direzione di Mousse-Ranma, che tentò di simulare l’espressione
annoiata di Ranma con un’accuratezza dell’ottanta percento. “E’ stata solo
f-fortuna..” commentò distrattamente incespicando solo un po’.” Tutti lo
guardarono con incredulità e lui si guardò intorno. “B-beh? Che c’è?”
“E’ che tu sei stupido Ranma.” commentò secco Daisuke.
“Anche io voglio la sua fortuna!” sospirò Hiroshi.
“Ma come ha fatto!!??” fu l’eco generale.
Il professore fortunatamente li zittì tutti quanti e ripresero la lezione in
silenzio. Ranma-Mousse la guardò per un attimo e si strinse le spalle, quasi a
volersi discolpare. Dovettero aspettare il pranzo per poter parlare con calma e
come prima cosa Akane diede una mini martellata al papero nel corpo di Ranma.
“Mousse sei un cretino allora? Non devi sforzarti di essere bravo.”
“E’ proprio quello il problema. NON mi sono sforzato! Ho tenuto un margine di
errore!” le mostrò il voto, 89. “L’ho fatto distrattamente e cercando di
sbagliare appositamente, ma è difficile lo sai?” strinse le spalle e poi si
guardò intorno cospiratore. “E’ che la tua classe è davvero scarsa, possibile
neanche un 100 o un 90?” Lei arrossì di colpo e non seppe ribattere. Lei era
solitamente molto brava a scuola, ma le materie scientifiche la trovavano a
malapena sopra la soglia della sufficienza. Gli mostrò il suo voto un po’
vergognosa. “Io non sono così scarsa di solito...ma...” il ragazzo si chinò sul
foglio ma si accorse di non averne bisogno. Ah era così bella la vita senza
occhiali, riusciva a vedere tutto da lontano! “64? Akane non ci siamo proprio.”
sospirò e prese il foglio con due dita sventolandoglielo davanti. “Dopo scuola
ci fermeremo a prendere il gelato, perché stasera non scapperai dalle
ripetizioni di fisica.”
Akane spalancò gli occhi “Dici davvero?? Ma è bellissimo!! Ci terrei veramente
ad avere una media omogenea quest’anno, anche perché si avvicinano gli esami di
ammissione all’università!” si era aggrappata a lui prendendolo per il bavero
senza rendersene conto e il ragazzo tossicchiò appena. “Akane. Ci stanno
guardando. Tutti.” le sibilò imbarazzato. Akane si staccò immediatamente e
cercò in giro eventuali tracce di invasate quali Ukyo o Kodachi. Per fortuna
c’erano in giro solo i loro soliti compagni di classe che ormai erano abituati
a certe scene e ripresero a fare le loro cose. Akane sospirò sollevata:
l’avevano scampata bella.
“Sicuro che non ti dà noia? Già ieri con matematica…”
Lui sorrise scuotendo la testa. “E’ il nostro accordo no? Gelato in cambio di
ripetizioni. E poi per me non è uno sforzo, lo sai.”
Akane annuì. “Ah però stasera dovrei anche allenarmi. Ti va se ci alleniamo
insieme?”
Mousse si guardò le braccia come se le vedesse per la prima volta. “Sai che in
effetti dovrei proprio sgranchirmi le gambe con questo corpo? Non mi piace
rimanere fermo.”
“E allora ci aspetta una serata impegnata! Oh, è suonata la campana a dopo!”
Mousse le sorrise e lei tornò al suo posto, ripiegandosi elegantemente la gonna
dell'uniforme e sorridendogli di rimando prima di sedersi. “Come fa Ranma Saotome a pensare che sia un maschiaccio? E’ davvero carina!
Bah!”
Arrivarono al gelataio con calma, dopo scuola, parlando del più e del meno:
Akane gli spiegava le dinamiche di classe che aveva iniziato a intuire, i
compagni più rilevanti e le situazioni della scuola che già di per sé erano
assurde. Seduti al tavolo, si gustarono due gelati enormi “Crema, nocciola e
fragola...ancora tutti i gusti opposti a Ranma, incredibile!” commentò Akane.
“Perché che gusti prende lui di solito?”
“Limone, menta e cioccolato.”
“Santi dei che combinazione oscena!”
“Vero?” disse leccando il suo, pistacchio e mandorla. Quella gelateria era
pazzesca, faceva gusti freschissimi e quasi introvabili in Giappone ed era la
sua preferita. E di Ranma. Sì, ok.Gli
mancava. Gli mancava prenderlo in giro per i suoi accostamenti orribili e poi
tentare di rubargli un assaggio. Gli mancava terribilmente. Le veniva quasi da
piangere, all’improvviso... “Su non fare così, troveremo una soluzione. Sei sicura che non vuoi passare
ancora al Neko?” la domanda del ragazzo la fece
trasalire.
“C-cosa intendi?”
“Hai fatto un’espressione inequivocabile Akane Tendo. Si vede che ti manca
Ranma!” la canzonò mentre lei gli dava delle botte sul braccio mentre
arrossiva.
“Ahahahahhah dai dai tranquilla non farò la spia!”
rise mentre cercava di fermare gli attacchi inoffensivi della ragazza tutta
rossa in viso. “Su su torniamo a casa o non
riusciremo a fare tutto!” cercò di calmarla mentre guardava l’orologio, che aveva
recuperato dalla camera di Ranma.
“Uff come sei preciso!” esclamò facendo finta di imbronciarsi e cercando di
finire in fretta il gelato.
Lui annuì grattandosi la nuca. “Ahahahah anche
Shampoo me lo dice spesso. In effetti lo sono! E io non so veramente come fa
Ranma a essere così disordinato!” si guardò un attimo intorno e le confessò con
fare cospiratore. “Ieri sera mentre il padre dormiva ho rimesso a posto tutto
il suo armadio. Ti giuro Akane non potevo farcela. Quelle accidenti di casacche
tutte accatastate. Una tragedia, mi faceva male guardarle.” la ragazza lo
guardò per tre secondi prima di scoppiare in una risata che la portò alle
lacrime. “Oddio oddio sto morendo!” dovette tenersi
la pancia mentre cercava di ricomporsi. Mousse le porse un fazzoletto apparso
da chissà dove per asciugarsi una lacrima scesa dalle risate. “Ecco, le uniche lacrime
che dovrebbe avere una ragazza sono quelle delle risate. Quindi forza, ora che
sei tornata in te possiamo andare ad allenarci no?” concluse con un bel sorriso
pieno, di quelli pacati che Akane non aveva mai visto sul viso di Ranma prima
di quei due giorni. Lei arrossì un po’, colpita dal gesto. L’aveva fatta
sorridere apposta perché aveva visto che si era intristita? “Certo che Shampoo deve essere davvero un po’ scema per trattarlo sempre
così male...”
“Allora ragazzo, come va?” la voce di Obaba arrivava anche attraverso la porta
del bagno in cui era chiuso da mezz’ora. “Eh un attimoooo!”
cerco di prendere tempo mentre guardava le due lenti che giacevano dentro il
porta lenti che gli aveva dato il dottor Tofu. La mattina si era recato nel suo
studio, e nonostante l’iniziale sorpresa dello scambio di corpi, il dottore era
una persona fidata e troppo tosta per farsi prendere dagli scompensi.
“Ah ragazzo mio, ormai le ho viste davvero tutte con voi, quindi anche questa
la supererete” aveva semplicemente dichiarato con uno dei suoi sorrisi placidi.
“E quindi, vuoi che io ti controlli la vista eh? In effetti mi sono sempre
chiesto perché questo ragazzo di cui occupi momentaneamente il corpo avesse
questi fondi di bottiglia..” disse grattandosi il mento mentre sollevava gli
occhiali di Mousse, che pesavano almeno un etto. Gli fece una bella
visita approfondita, gli fece leggere da lontano le scritte sulla parete e
tutto il necessario per una diagnosi.
“Senti, non vedo motivo per il quale tu, o insomma questo Mousse, non debba
portare le lenti, ma finché non le provi non puoi saperlo.”
E così aveva fatto. Ringraziato il dottore per la visita, non aveva neanche
voluto soldi, sant’uomo, si era recato in farmacia con la prescrizione. Ed ora
era lì, a studiare il dannato modo di ficcarsi quelle cose nell’occhio.
Sentì bussare delicatamente alla porta. “Ehi Ranma.. Posso?” Shampoo santo cielo che ansia… “Sì, sì entra…”
Shampoo entrò quasi titubante, per trovarlo un’altra volta mezzo nudo davanti
allo specchio. E ancora! Ma possibile che questo non si copre mai?
Eppure quando lo faceva Ranma non era mai sorpresa. “Non riesci eh?” disse
indicando le lenti che giacevano sul lavandino cercando di soprassedere sulla
sua parziale nudità.
Lui sospirò un po’ deluso. “Mi fa abbastanza senso dovermi ficcare le dita
negli occhi. Che palle! Io poi, che ci vedo come un falco!”
“Eh lo so.. Senti, ha provato a fare così?” mimò il gesto corretto per
infilarsi le lenti, divaricando le palpebre. Ranma la guardò interessato. “Ah,
no.. in effetti. Non sapevo proprio come fare.”
Prese coraggio e si tolse gli occhiali ma quasi non ritrovava più le lenti,
avendo intorno a sé una macchia sfocata che doveva essere il bagno. Sentì un
mano sospingerlo dalla testa verso lo specchio e finalmente ci rivide. “Lo
specchio è di qua. Tieni.” e da dietro vide comparire il contenitore delle
lenti.
“G-grazie…” sussurrò prima di riprovarci. E finalmente riuscì a infilarsene
una, mimando il gesto di Shampoo. Credette di provare fastidio ma in realtà non
sentiva assolutamente nulla.
“E una è andata!” disse girandosi soddisfatto. “Procedo con la seconda!” con
facilità riuscì a infilarsi anche l’altra, aveva capito! Si sciacquò un po’ la
faccia sotto lo sguardo quasi intenerito di Shampoo. Ah quante volte aveva
provato a convincere Mousse di mettere le lenti, certo con i suoi modi un po’
bruschi, ma non c’era mai stato verso. “Ohhhh! Finalmente!
Basta occhiali…almeno fino a stasera.” si girò ringalluzzito verso la ragazza
che lo guardava soddisfatta a braccia conserte. “Bene, sei pronto a lavorare
allora!” esclamò sorniona. “Sì, ma se oggi non mi fate almeno bere giuro che vi
aro il locale con un hiryushoten-ha.” disse sovrastandola.
Shampoo avvertì il profumo di Mousse, della sua pelle e sentì un senso di
nostalgia improvvisa. Che accidenti le accadeva? Doveva trovare un modo per far
innamorare Ranma di lei, non certo recuperare il papero scemo. Ecco perché
l’aveva aiutato. Certo, aveva passato la notte a rigirarsi nel letto ripensando
a quella domanda. “Sinceramente Shampoo, ma cosa ti piace di me, a parte la tua stupida regola
del villaggio?” Scosse la testa e cercò di sorridere nella sua maniera, quella riservata a
Ranma e solo a lui.
“Ma certo che sì! Oggi poi non è festa quindi il lavoro sarà di meno, vedrai!”
“Bene anche perché oggi andrò da Akane. Piuttosto... Ma come sapevi come
infilare le lenti? Le porti anche tu?” disse scrutandola un po’ di più e lei
arrossì. Dannazione ma da quando Mousse aveva quegli occhi così...così?
“No, no, ci vedo benissimo. E’ solo che...volevo aiutarti.” Bugiarda. Aveva preso
dei depliant quando aveva provato a convincere Mousse.
Solo che poi non aveva voluto fomentare il ragazzo già abbastanza infervorato
con lei e dare adito a fraintendimenti. Non che ci tenesse a lui e alle sue
stupide lenti.
“Beh grazie.” lui sorrise, ma sempre con quel sorriso strafottente che la
mandava ai matti. Ma era sempre stato così antipatico?
Si rinfilò la tunica, che aveva appoggiato lì vicino per poi riemergere scrollandosi i lunghi capelli neri.
“Allora, iniziamo?”
“Però Akane, che bei destri che tiri!”
Mousse e Akane stavano nel dōjō ormai da
un’ora. Dopo i primi riscaldamenti avevano iniziato a combattere un po’ per
testarsi a vicenda, nel giardino pervaso dal tramonto. Si sentiva il profumo
della cena di Kasumi in preparazione, mentre le voci
di Genma e Soun giocavano a
shōgi dell’altra parte della casa arrivavano
ovattate.
“Anche tu non sei male per uno che non è nel suo corpo eh?” rispose lei mentre
parava un colpo.
“Eh, mi scoccia ammetterlo, ma Saotome ha effettivamente più potenza di me. Non
va bene, quando tornerò nel mio corpo mi allenerò il triplo!” disse mentre cercava
di schivare un calcio della ragazza. “Per i movimenti rapidi però ho un po’ di
difficoltà” disse quasi più a sé stesso che a lei.
Akane non era un avversario alla sua altezza neanche quando era nel suo corpo,
però la ragazza aveva tecnica e potenza che non aveva mai visto se non nelle
amazzoni che l’avevano sempre circondato.
“Ranma dice sempre che l’equilibrio tra forza e velocità sono il suo punto
forte.”
“Che spaccone!”
I due risero un po’ mentre continuavano a impegnarsi nell’allenamento quando sentirono
una voce dietro di loro.
“Ah ma allora siete tornati ad allenarvi eh? E io che pensavo che ormai foste
diventati dei veri fidanzati data la calma di questi giorni!” la voce
inquisitoria di Nabiki la diceva lunga e Akane ebbe un brivido dietro la schiena.
“Ma che dici Nabiki! Ma quali fidanzati!!” urlò come faceva sempre per
difendersi strenuamente dalle illazioni della sorella. “Non ho proprio nulla a
che fare con questo qui!!” si scusò mentalmente con Mousse per ciò che stava
per fare ma sua sorella non doveva sospettare nulla. Prendendolo di sorpresa
approfittando della confusione generata da Nabiki lo prese per la collottola e
lo scaraventò con tutta la sua forza nel laghetto.
Nabiki guardò la scena quasi sollevata. “Ah ecco, ora ti riconosco Akane. Quasi
non sembravate più voi...” concluse con aria cospiratoria prima di
allontanarsi ancheggiando come suo solito.
Akane sospirò e si precipitò a recuperare il poveraccio caduto nel laghetto
delle carpe.
Tese un braccio allo spaesato Mousse ma prima di fargli proferire parola lo
zittì. “Urla qualcosa tipo Akane sei una stupida con tutto il fiato che hai in
gola ok? Mia sorella sospetta qualcosa.” Mousse quasi sbiancò e anche se non ci
stava capendo più nulla cercò di simulare Ranma mentre cercava di uscire
dall'acqua. “SEI PROPRIO UNA CRETINA AKANE!!” urlò con la sua più riuscita
imitazione di Saotome. Akane annuì e poi trascinò di nuovo il ragazzo verso il dōjō, per mano.
Raggiunto il sacro luogo, in cui Nabiki raramente metteva piede, finalmente riuscì
a calmarsi.
Respirò a lungo prima di parlare. “Ce la siamo vista brutta eh? Perdonami ma
mentre il resto della famiglia è più lento di comprendonio Nabiki è fin troppo
scaltra.”
Il ragazzo però non sembrava ascoltarla.
Seduto sul bordo del dōjō sembrava quasi
imbambolato.
“Akane ma io…” si guardò la casacca “...ho le tette.” lo sguardo sconcertato
del ragazzo scatenò una risata che quasi soffocò Akane, la quale imbarazzo fu
vinto dall’ilarità.
“No ti prego Mousse, devo farti una foto, non voglio dimenticare mai questo
momento della mia vita” continuava a ridere mentre il ragazzo rimaneva con i
palmi delle mani a un centimetro di distanza. “Akane ma cosa ridi? Non c’è
niente da ridere!! Fammi trasformare subito! Mi sento un maniaco!”
Akane cercava di ricomporsi ma stava ormai lacrimando. “Ti prego scusami. Ti
rendi conto che sono le tue vero? E come ci tiene a precisare sempre Ranma,
sono anche molto abbondanti. Più delle mie” disse smettendo di ridere e
guardandosi il seno effettivamente ridotto rispetto alla ragazza col codino.
“MA IO NON VOGLIO PARLARE DEL TUO SENO AKANE TENDO! Non peggiorare le cose!” il
povero ex papero stava facendo i conti con la sua parte femminile e non gli
piaceva per niente. Alla fine cedette e si toccò il seno. Porco mondo, per
fortuna che non aveva più neanche niente con cui dimostrare evidente
eccitazione. “Beh senti” disse guardando la ragazza che intanto si era
alzata ad andare a prendere la teiera. “Qualsiasi cosa può dire il tuo ragazzo…QUESTE”
e si indicò il seno. “Sono COMUNQUE meglio delle ali. O delle zampe.”
La risata un po’ sguaiata di Akane riecheggiò per tutto il dōjō
vuoto, mentre andava a prendere un bollitore di acqua calda.