Avernus e Melissa parte 1
Anno
31, Era del Drago
Ripone
il pesante faldone di cuoio, dove ha annotato gli ultimi, frustranti
sviluppi della sua ricerca. Fa fatica a scrivere, le lettere in
inchiostro nero si sdoppiano davanti ai suoi occhi.
Alla
fine, pare che anche la vista abbia deciso di abbandonarlo.
La
fiamma continua ad ardere, sotto un grosso alambicco. Se solo il
Custode gli avesse permesso di proseguire coi suoi
metodi. Oh, a che vette avrebbe potuto assurgere la sua ricerca,
quanto potere avrebbe potuto sprigionare ed asservire!
Avernus
sospira, spegnendo la brace. La tentazione di infrangere il
giuramento fatto è sempre lì, rannicchiata in un angolo della sua
mente, a tormentarlo col suo sibilo.
Fuori
dalla sua torre, la vita è andata avanti. Il tempo non ha mai smesso
di correre, anche se lui era riuscito a sottrarsi al suo flusso. E
adesso ci sono dei bambini,
al Picco del Soldato.
Sono
i nipoti di Levi Dryden, i lontani discendenti di Sophia.
Quando
la stanchezza prevale sulla sua fame di conoscenza, Avernus chiude
gli occhi, e nel profondo silenzio della torre, li ascolta giocare.
Con l'inverno è arrivata la neve, e con essa le battaglie, i
richiami, gli scivoloni, le dispute su come armare i pupazzi e su
quali bacche usare per dare loro gli occhi.
Non
ha mai avuto figli, né li ha mai voluti. La sterilità era uno dei
più grandi rimpianti di molti suoi compagni Custodi, eppure per lui
non era un fardello, ma un semplice dato di fatto. Al genere umano
bastava un solo Avernus, dopotutto. Non che non ci avesse pensato,
qualche volta. Con Melissa fra le braccia, davanti alle braci morenti
del caminetto, aveva fantasticato di un loro impossibile figlio. Un
ragazzino con la sua genialità e con la spregiudicatezza di lei, coi
suoi zigomi alti e gli occhi fulgidi di Melissa.
-
Ragazzi, non avvicinatevi alla torre! Quante volte devo dirvelo?-
Nel
silenzio, la voce di Levi Dryden risuona chiara come se l'uomo fosse
lì, davanti a lui.
-
Ma zio, mi serve una mazza per il capitano Nevischio!-
-
Va' a chiedere a zio Michael... di sicuro ha qualche scarto metallico
che puoi usare.-
-
Ma tu andresti in battaglia con uno scarto, scusa?!-
-
Se il Creatore mi assiste, non andremo in battaglia affatto!-
Un
gemito rassegnato, rumore di piedi che scalpicciano nella neve:- che
noia, zio!-
Avernus
sospira, mentre un involontario sorriso gli incurva le labbra, ormai
fragili come vecchia pergamena.
Già,
lui e Melissa sarebbero stati dei pessimi
genitori...
Anno
5, Era della Tempesta
- Mi accoppierei volentieri
con un demone dell'ira, pur di scacciare questo freddo maledetto.-
- Sarebbe un'esperienza
accademicamente interessante, senza dubbio.-
Melissa leva gli occhi al
cielo, sfregando le braccia, fasciate dalla tunica blu:- solo
interessante? Creatore, ti sapevo frigido, ma qui si esagera.-
Avernus non si degna nemmeno
di alzare lo sguardo dal suo diario. L'assedio di Picco del Soldato
è appena al principio, e non c'è modo d'immaginare quanto durerà,
né quale strategia il generale Athlar intende adottare. Potrebbe
optare per un attacco diretto, oppure tagliare loro ogni forma di
comunicazione con l'esterno, e attendere pazientemente che la fame
esiga il più alto tributo.
- Dai, scendi con noi. Il
Furetto Nero ha scritto una ballata su Arland che merita la fatica di
stare a guardare la sua brutta faccia.-
Avernus scuote la testa e
trattiene un gemito insofferente:- La comandante vuole che mi tenga
pronto ad evocare un'orda di demoni, per quanto il nemico
attaccherà.-
Melissa scivola sulla
scrivania del mago, accavallando le lunghe gambe: la sua calzamaglia
di tessuto pesante forse blocca il freddo, ma non l'immaginazione e
Avernus si concede qualche istante, per rimirare la forma perfetta
del suo corpo. Che insensato spreco, che una donna del genere – una
maga del genere – abbia dovuto offrire la sua vita alla
corruzione della Prole Oscura.
- Dì al Furetto che sentirò
la sua ballata un altro giorno. Tanto, sarà un'interminabile lista
di insulti e bestemmie assortite, come l'ultima volta.-
- L'ultima volta ti ho quasi
visto sorridere, però.- lo schernisce Melissa – era per la poesia
o per la mia mano in mezzo alle tue gambe? Non ricordo...-
Con una smorfia, Avernus
cede e si avvicina, per cingere con le braccia la vita sottile di
Melissa. Lei aggancia le gambe ai suoi fianchi e lo tira verso di sé.
- Vieni a scaldarmi, prima
che evochi un demone per farlo al posto tuo.-
- E' ammirevole quanto poco
sembri tenere alla tua vita.-
- Siamo condannati a morte,
Avernus.- sussurra Melissa, contro il suo collo – se non sarà
Arland oggi, sarà la corruzione domani. Quando accetti questo, c'è
davvero qualcosa di cui avere paura?-
Sophia Dryden tamburella
nervosamente con la mano sul grande tavolo di legno.
- Dove si sono cacciati
Melissa e Avernus?- sbotta, voltandosi verso David il Silente.
L'altro Custode si stringe
nelle spalle e non risponde. Già, ecco perché lo chiamano “il
Silente”.
Mentre i suoi compagni
borbottano e discutono, alcuni a voce alta, altri con toni più
moderati, alcuni ridendo, altri scuotendo mestamente il capo, Sophia
si domanda cosa sarà, di tutti loro. Le possibilità di trionfare
nella ribellione si assottigliano di più ogni giorno che passa, come
le scorte alimentari di Picco del Soldato. E quel tiranno di Arland
non aspetta altro: probabilmente si diverte, a pensare alla
loro lenta agonia e l'attesa gli è lieve, nel suo bel castello,
davanti ad una tavola imbandita. Il codardo non si è neppure degnato
di condurre l'assedio di persona, di affrontarla faccia a faccia.
Lei, che un tempo è stata sua cugina.
Ma
Sophia Dryden non intende arrendersi. Se dovrà cadere, lo farà dopo
aver opposto una resistenza feroce, che sarà ricordata nelle Ere a
venire. Per questo ha chiesto ad Avernus di evocare quanti più
demoni sarà possibile. I soldati dell'Oblio colmeranno i vuoti
lasciati dai Custodi caduti e da quelli che hanno tradito la sua
rivolta. A mali estremi, estremi rimedi.
E
Avernus, in fondo, è il maestro dei rimedi estremi.
Le
urla delle cavie riempiono l'aria della torre, in una crescente
sinfonia di dolore e paura, ma anche di abnegazione. Ormai l'assedio
va avanti da mesi e nessun Custode più ha la forza di sperare che
Arland conceda loro una battaglia leale, e una fine gloriosa.
L'intento
del tiranno è dolorosamente chiaro: lasciarli segregati nella
fortezza, ad impazzire per la fame e la solitudine.
Avernus,
tuttavia, dimostra un'ammirevole dedizione ai suoi studi. Lavora
freneticamente, nel tentativo di sbloccare il vero potenziale del
sangue corrotto della Prole Oscura. Sta preparando un'arma, dice, in
grado di sbaragliare qualunque esercito, di sottomettere qualunque
raccapricciante parto dell'Oblio. Ma per perfezionarla, per
comprendere il funzionamento esatto della corruzione, ha bisogno di
cavie.
Il
primo Custode ad offrirsi volontario per gli esperimenti di Avernus è
stato ser Derek: era rimasto ferito durante l'ultima battaglia prima
dell'assedio e le sue condizioni richiedevano medicinali che il Picco
non poteva offrirgli. Se anche fosse sopravvissuto, non avrebbe più
potuto camminare o combattere.
“Soffrire
per le ferite o per le tue magie, Avernus, non fa alcuna differenza.
Ma se mi uccidi tu, la mia morte avrà avuto uno scopo”,
così ha detto, mentre Avernus stringeva ai suoi polsi i lacci che
l'avrebbero tenuto fermo durante l'esperimento.
Melissa
è rimasta al suo fianco per tutto il tempo, ad osservare le reazioni
del suo corpo sfibrato e a descriverne gli effetti, sotto la
dettatura di Avernus. Derek è morto tre giorni dopo e lei si è
allontanata, malferma sulle gambe e per qualche tempo non è più
riuscita a salire nella torre.
Dopotutto,
nonostante quello che dicono e quello che Avernus vorrebbe, lei non
è una maga del sangue. E Derek
era un loro compagno. Un amico.
E
poi, Avernus è venuto a cercarla. E' entrato nella sua stanza,
silenzioso come un sussurro, mentre lei si rigirava nel letto,
tormentata dagli incubi. Si è steso accanto a lei, accarezzandole i
folti capelli corvini, accogliendola in un abbraccio pericolosamente
confortante.
-
Derek è morto nella consapevolezza che il suo sacrificio, un giorno,
permetterà ai Custodi di porre fine una volta per tutte alla piaga
della Prole Oscura.- le ha mormorato con voce roca, per placare i
suoi singhiozzi – il dolore è passeggero, ma la speranza è
eterna.-
Cinque
mesi, e ancora Arland attende.
Ogni
mattina, Sophia Dryden pensa a suo figlio. Non rivedrà più il suo
sorriso, le sue fossette sulle guance, i suoi occhi come il cielo. Ma
è meglio così: suo fratello avrà cura di lui, lo porterà lontano
dal Ferelden, sottraendolo agli artigli di Arland. Lo crescerà in
una casa luminosa, piena di vita, di chiacchiere e di sorrisi, e gli
parlerà di sua madre sempre con delicatezza, selezionando solo i
momenti belli della sua esistenza. Lo cullerà con le favole sui
Custodi Grigi e i loro grifoni, tralasciando la corruzione, gli
incubi, il sangue infetto.
Ogni
mattina, Sophia Dryden si concede un minuto e pensa a suo figlio. E'
doloroso, ma è anche l'unica cosa che ancora riesca a darle la forza
di combattere.
-
Cosa diranno i posteri di noi?-
Avernus
sorride, poi si china in avanti e bacia Melissa sulla bocca.
-
Dipende.-
-
Da cosa?-
-
Da quanto tempo sarà passato. Una generazione, due? Per loro saremo
dei traditori e degli assassini, dei mostri che hanno ceduto alla
corruzione e alla magia del sangue. Per qualche decennio la gente del
Ferelden sputerà a sentir pronunciare i nostri nomi.-
-
E poi?-
-
Dipende.-
-
Ancora?-
-
La storia è scritta dalle variabili, amore mio. Quelle che si
realizzano diventano storia, ma non per questo le altre sarebbero
state meno plausibili.-
Melissa
chiude gli occhi, mentre Avernus le bacia delicatamente le palpebre.
E' dimagrita ed il suo perenne sorriso è scomparso, lasciandole
sulle labbra un'espressione desolata. Ha le occhiaie e la voce più
lieve, ma è ancora bella come il primo giorno in cui Avernus l'ha
vista. Anzi, forse la sentenza di morte che pende sul loro capo la
rende ancora più meravigliosa.
-
Allora?- lo esorta Melissa
Avernus
riprende a baciarla, disegnando con le labbra il contorno dei suoi
zigomi:- se i miei esperimenti avranno successo, un giorno saremo
celebrati come eroi. Altrimenti puoi confidare che il tempo farà
calare su di noi il velo della dimenticanza.-
Quando
Avernus inizia a slacciarle la veste, la maga s'irrigidisce:- come
fai ad avere ancora voglia di fare l'amore?- chiede, ma non sembra
infastidita, solo sorpresa.
-
Siamo condannati a morte, Melissa.-
sussurra Avernus, citando frasi pronunciate solo pochi mesi prima,
quando il futuro sembrava incerto, ma ancora plausibile - se
non sarà Arland oggi, sarà la corruzione domani. Quando
accetti questo, perché non prendere quello che c'è di buono, finché
ne hai la possibilità?-
-
Non lo so - Melissa si solleva, appoggiandosi allo schienale di legno
del letto – suppongo sia solo malinconia. Sono pronta a morire, ma
non vuol dire che l'idea mi piaccia.-
Avernus
annuisce. Allunga una mano, fino ad intrecciare le dita a quelle di
lei: - forse ce la caveremo – dice, in un tono leggero che suona
falso,
sulla sua bocca – forse i miei demoni terrorizzeranno l'esercito di
Arland, forse Sophia ci salverà tutti.-
Melissa
si scioglie in una risata amara:- allora quando succederà, vieni a
cercarmi.-
(…
continua)
La
Coda
C'era
una volta -La Matta- che giocava a Dragon Age.
… e
c'era ancora, perché Origins è così bello che dopo un po' ti viene
nostalgia!
Questa
storia nasce per essere una one-shot introspettiva su Avernus (un
personaggio che ho sempre amato, pur nella consapevolezza che gli
esperimenti sulle persone non si fanno -cattivo Avernus, cattivo!-) e
invece ora si è trasformata in una racconto a più capitoli sulla
caduta di Picco del Soldato. Beh, spero che vi piaccia, ormai non
pubblicavo su EFP dal 2015, quindi potrei essere vagamente
arrugginita :P
La
Coda Semiseria
I
nomi di Melissa la Criminale Magica, ser Derek di Orlais, il Furetto
Nero e David il Silente compaiono in Dragon Age nella lista dei
Custodi Grigi che si opposero ad Arland durante la ribellione. Ho
sempre pensato che meritassero almeno un pezzetto di storia tutta
loro.
A
presto,
– La
Matta
|