Segreti inconfessabili

di Vanessa1995
(/viewuser.php?uid=841102)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La decisione di Rhaegar ***
Capitolo 2: *** Una bella giornata ***
Capitolo 3: *** Il torneo ***
Capitolo 4: *** Il ricordo ***
Capitolo 5: *** Sacrificio ***



Capitolo 1
*** La decisione di Rhaegar ***


A volte nella vita occorre fare delle scelte che non piacciono, sebbene, in teoria, dovrebbero essere quelle giuste.
Rhaegar Targaryen aveva dovuto abbandonare la donna che amava, la sua amante Lyanna Stark, per tornare da sua moglie quando aveva scoperto che questa era incinta per la terza volta. Lyanna non aveva preso particolarmente bene il suo abbandono, sebbene sospettava che avesse compreso il motivo della sua scelta e suo malgrado aveva sposato il suo promesso sposo, Robert Baratheon. Questo, ammaliato dall'amore che provava per la donna, non aveva tanto indagato e si era convinto che Rhaegar l'avesse costretta a seguirla e perfino violentata.
Nel frattempo il principe era tornato dalla moglie Elia che, naturalmente, non l'aveva accolto a braccia aperte; anzi, per qualche strana ragione, sembrava addirittura spaventata di vederlo. I maester avevano detto che un'altra gravidanza avrebbe finito per ucciderla, ma Elia era dolce quanto testarda e aveva voluto mandare avanti la gravidanza a qualsiasi costo. Ironia della sorte, il suo terzo parto si era rivelato il più semplice.
Visenya Targaryen era nata così in una sera come molte. Le stelle brillavano alte nel cielo scuro e c'era una magnifica luna piena. Rhaegar, nel frattempo diventato re in seguito alla morte del padre, causata da una malattia, aveva finalmente realizzato il suo più grande sogno, ovvero completare il famoso drago a tre teste di casa Targaryen. La neonata aveva capelli scuri come quelli della madre e la sua pelle era olivastra, tuttavia possedeva anche gli occhi viola tipici dei Targaryen.
Ci erano voluti circa dieci anni prima che Elia perdonasse del tutto il marito e due anni dopo gli aveva dato pure un quarto figlio: Aemon. Era un delizioso bambino dai capelli bianco-argentati, gli occhi scuri e la pelle olivastra, che assomigliava tanto al fratello maggiore Aegon quanto Visenya a sua sorella Rhaenys. Sfortunatamente il quarto parto non si era rivelato tranquillo come il precedente e secondo i maester Elia non avrebbe potuto avere altri figli, però suo marito ormai aveva raggiunto il suo scopo e non gli importava avere un quinto bambino.
Nel tentativo di sistemare le cose con i Baratheon, Rhaegar aveva deciso di organizzare un fidanzamento tra Rhaenys e il fratello minore di Robert Baratheon, Renly, appena i due avrebbero raggiunto l'età adatta per sposarsi. Peccato che la loro unione non era stata proprio delle migliori ed erano passati cinque anni prima che la giovane riuscisse a dare un figlio al marito, il piccolo Daemon. Però, secondo le voci, questa gravidanza tardiva non era stata provocata da possibili problemi di fertilità della sposa, siccome lei e Renly avevano consumato il matrimonio dopo quattro anni; le persone sospettavano che all'epoca fosse troppo preso dal suo amico Loras Tyrell. Insomma, con quell'unione il sovrano non era riuscito ad ottenere l'obiettivo sperato.
Rhaegar non aveva perso le speranze di risolvere la questione, o meglio di portare la pace tra le due casate, sebbene non sapesse esattamente come fare. Sua moglie Elia gli aveva suggerito di concedere a Robert Baratheon più indipendenza e potere nelle sue terre, ma quella soluzione non convinceva per niente il re: temeva che in quel modo avrebbe potuto facilmente organizzare una ribellione e c'erano andati piuttosto vicini anni prima, quando lui era scappato via con Lyanna. L'idea di una guerra civile non l'attirava per nulla e quindi voleva assolutamente trovare un altro modo per riconciliarsi con quell'uomo.

Quella mattina

Il sole splendeva alto nel cielo azzurro ad Approdo del Re, pieno tuttavia di numerose nuvole bianche.
Come ogni mattina, la famiglia reale stava facendo colazione. La stanza era piuttosto grande e luminosa grazie alle grandi finestre che si trovavano sulla parete dinanzi al tavolo rettangolare, attorno al quale i reali erano seduti.
La principessa Visenya si trovava a destra del padre e indossava un elegante abito di seta di Dorne di colore rosso accesso. Le maniche erano decorate da dei preziosi ricami dorati. La ventenne aveva adottato da tempo lo stile di Dorne e indossava sempre abiti molto scollati, che lasciavano intravedere gran parte dei suoi seni e scoperte le braccia e buona parte delle spalle esili. La maggior parte della gente disapprovava quel suo abbigliamento, però la principessa era la figlia prediletta della regina Elia, che tendeva a lasciarla vestire come voleva e fulminava con lo sguardo chiunque osasse dire qualcosa contro la sua adorata figlioletta. La principessa teneva i lunghi capelli scuri sciolti e i morbidi e lucenti riccioli le ricadevano lungo la schiena. Suo fratello, il principe Aegon, erede al Trono di Spade, era seduto alla sinistra del padre, dinanzi alla sorella, siccome Rhaegar sedeva sempre a capotavola. I suoi lunghi e lisci capelli bianco-argentati gli arrivavano fino alle spalle e li legava solo quando doveva allenarsi nel campo di allenamento. Tra tutti i suoi fratelli, era quello che assomigliava di più al padre con i suoi occhi azzurri e la pelle chiarissima. Diverse nobili donne sognavano di sposarlo. Non solo perché era il futuro re, ma perché era anche uno degli uomini più affascinanti del regno.
« Sorellina, cosa pensi di fare oggi? Creare l’ennesima ghirlanda di fiori? » chiese Aegon con l’intento di schernire la sorella minore. La bruna sorrise con aria divertita.
« E tu, invece, cosa pensi di fare? Sedurre l’ennesima cameriera e generare un altro figlio illegittimo? » domandò riferendosi ai due bambini che il principe aveva generato: uno era nato da una cameriera del castello e aveva tre anni, mentre l’altra era una bambina e sua madre era una prostituta di uno dei vari bordelli di Approdo del Re. A quelle parole l’erede al trono aprì la bocca come per ribattere, tuttavia non riuscì a trovare nulla da dire e rimase immobile per qualche secondo, con la bocca socchiusa come se volesse parlare. Alla fine la serrò, socchiudendo gli occhi fino a ridurli a due fessure, guardando male la ventenne. ”Se solo nostro padre volesse rispettare le tradizioni della nostra famiglia saprei io come farla tacere“ pensò il biondo, trattenendo un sorriso maligno al pensiero di cosa avrebbero potuto fare insieme a letto. Peccato per lui che suo padre ritenesse che fosse meglio evitare un altro matrimonio incestuoso tra fratelli, sebbene i loro antenati, compresi i loro nonni paterni, si fossero sempre sposati tra di loro con l’intento di mantenersi puri e non mischiarsi con le altre casate.
« Aegon e Visenya, per favore. » esclamò Elia con disapprovazione, guardando male entrambi. Non sopportava i loro continui bisticci e frecciatine. La regina dei Sette Regni possedeva lunghi capelli scuri come quelli della figlia, ma tra i suoi spuntavano vari capelli di colore bianco e grigio. In faccia aveva alcune rughe. Nonostante quei particolari del suo aspetto, era ancora una donna piuttosto affascinante e dall'aspetto gradevole.
« Avete rispettivamente ventidue e vent'anni, non siete più dei ragazzini. » aggiunse e tirò un sospiro, prima di allungare le mani verso la sua tazza di porcellana bianca, portandosela alle labbra. Dentro c’era del tè di una tonalità scura e usciva anche del leggero fumo di colore grigio chiaro.
« Vostra madre ha ragione. Tra qualche anno, spero il più lontano possibile, tu sarai re Aegon. La devi smettere di infastidire tua sorella, e lo stesso vale per te Visenya. » nel pronunciare l’ultima parte della frase si voltò verso la figlia, che annuì con aria vaga. Detto questo il biondo si portò alle labbra un pezzo di salsiccia dall'aspetto invitante.
« Naturalmente padre. » Aegon appariva meno determinato della sorella nel voler ubbidire al padre. ”Se Visenya fosse un po’ più gentile le farei volentieri vedere come ho generato quei bambini“ pensò e il suo sguardo cadde sul seno della sorella, la cui scollatura del vestito faceva ben poco per nascondere.
« Visenya, ho avuto un’idea. » affermò il sovrano voltandosi nuovamente verso la figlia, che insieme a tutti i presenti lo guardò incuriosita.
« Ormai è arrivato il momento che ti sposi. Tua sorella aveva poco meno della tua età quando ha sposato Renly Baratheon. » aggiunse, rimpiangendo mentalmente quell'unione mal riuscita.
« Con chi vorreste farmi sposare? » chiese la principessa, perfettamente consapevole che ci fosse solo l’imbarazzo della scelta, siccome tanti uomini nobili ammaliati dalla sua bellezza e desiderosi di imparentarsi con la famiglia reale l’avevano già chiesta in moglie. A partire dal Nord a Dorne tutte le famiglie del regno, probabilmente, avevano domandato la sua mano in matrimonio per uno dei loro figli.
« Jon Baratheon è il primogenito ed erede di lord Robert Baratheon e Lyanna Stark. » pronunciò con cautela il nome e cognome della sua ex-amante e dopo averlo fatto parve studiare attentamente l’espressione sul volto della moglie, alla ricerca di qualunque segno di disgusto. Elia rimase impassibile ed espresse mentalmente tutta la sua contrarietà. “Con tutti i lord meritevoli di sposare mia figlia, doveva proprio scegliere il figlio di quella maledetta put****a” pensò, trattenendosi da dire quello che pensava veramente a voce alta. Nonostante l’apparenza, ancora non le era passata del tutto la rabbia per quanto accaduto anni prima e detestava con tutto il cuore Lyanna.
« Mi auguro che Jon non sia un ubriacone come suo padre, che va a letto con ogni donna che gli capita a tiro. » non riuscì a trattenersi dal pronunciare in compenso quella frase. Il lord all'inizio sembrava aver amato molto la moglie, ma ben presto doveva essersi stufato di lei e aveva incominciato a tradirla generando numerosi figli illegittimi e a bere di continuo.
« Non preoccuparti Elia, mi hanno assicurato che Jon è completamente diverso da suo padre. » rispose tranquillamente il sovrano e allungò una mano per afferrare quella che sua figlia teneva poggiata sul tavolo, accanto al piatto argentato vuoto.
« E non permetterò in ogni caso di trattare male mia figlia quanto sua moglie. » continuò con tono minaccioso e la ragazza sorrise. Sua madre non era altrettanto tranquilla, tuttavia non proferì parola e si rivolse al figlio Aemon, che si trovava seduto accanto al figlio maggiore. Si mise a discutere con lui dei suoi progressi nel tiro con l’arco. Il ragazzino parlò fieramente dei suoi grossi progressi e affermò che il suo maestro aveva detto che presto sarebbe diventato un ottimo tiratore e che aveva una buona mira.

Nel frattempo a Capo Tempesta

Al castello di lord Robert le colazioni e i pranzi in generale non venivano consumati con la stessa serenità che contraddistingueva la famiglia reale. Il Baratheon raramente mangiava con la sua famiglia, lasciando la moglie da sola con i loro tre figli. Lyanna Stark in Baratheon non era come tutte le altre lady: possedeva un animo ribelle e, secondo suo fratello Ned, avrebbe perfino imparato ad usare una spada se suo padre glielo avrebbe permesso. Uno spirito libero, ecco cos'era stata, poiché da dopo le sue nozze si era sentita come in trappola, rinchiusa in un bel castello che non era mai riuscita a sentire come casa sua, come del resto la terra che apparteneva a suo marito. Suo figlio maggiore Jon non aveva ereditato per niente il carattere del padre e assomigliava tanto alla madre, avendo ereditato i tratti tipici degli Stark. Infatti possedeva lunghi riccioli scuri che gli arrivavano fino alle spalle, occhi grigi e la pelle olivastra comune negli abitanti delle terre del Nord, anche se era cresciuto al Sud ed era un cervo e non un metà lupo. Il ventenne indossava una casacca di colore azzurro e sotto portava una camicia bianca e dei lunghi calzoni neri. Indubbiamente si trattava di un giovane affascinante.
« Anche oggi nostro padre non mangia con noi? » chiese con tono dolce sua sorella Cassana, di diciassette anni, che stava seduta vicino alla madre. Aveva la pelle chiara del padre. Suo fratello minore Steffon assomigliava tantissimo al padre e possedeva gli stessi occhi azzurri. Al contrario di Jon, appariva particolarmente alto per la sua età e aveva le spalle larghe.
« Lo sai Cassana che tuo padre è tanto impegnato. » ribadì Lyanna, come se i suoi figli non sapessero che al cervo importava ben poco di loro quattro. Steffon ammirava il padre e stava facendo del suo meglio per imitarlo e diventare esattamente come lui. Oltre che essere identico a lui, pareva averne ereditato il carattere e prometteva di diventare un assiduo frequentatore di bordelli come lui. Inutile dire che Lyanna fosse infelice e aveva sempre maledetto Elia Martell per essere rimasta nuovamente incinta e averle rubato l’uomo che amava. Il che non era esattamente vero, siccome la prima in torto alla fine era proprio lei. La notizia della gravidanza l'aveva sorpresa decisamente, poiché era convinta che da diverso tempo non dividesse il letto con Rhaegar. Si era anche maledetta per aver creduto alle promesse di questi. L’aveva seguito scappando con lui, e cosa ci aveva guadagnato? Disonore. Non aveva avuto altra scelta che sposare Robert perché a quel punto nessun altro uomo l’avrebbe voluta dopo quanto successo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Una bella giornata ***


La stanza della principessa Visenya si trovava accanto a quella del fratello Aegon. Purtroppo, avrebbe potuto dire lei, siccome suo fratello, quasi, ogni notte, si portava una donna in camera e non faceva nulla per cercare di essere il più discreto possibile, anzi, sembrava che lo facesse apposta ad essere rumoroso per farle dispetto. La ventenne cercava di mantenere la calma e non arrabbiarsi, non voleva dargli l’ulteriore soddisfazione di vederla perdere la pazienza. Si schiacciava il cuscino contro le orecchie nel vano tentativo di affievolire il rumore, ma la cosa non funzionava particolarmente, sebbene alla fine riuscisse sempre ad addormentarsi senza tanti problemi.
Quella mattina Visenya si svegliò come al solito di buon’ora e, per prima cosa, fece chiamare la sua serva personale, in modo che questa le preparasse un bel bagno caldo. Non dovette aspettare molto prima che la giovane arrivasse. Aveva lunghi capelli lisci, di colore castano scuro, la pelle di una tonalità molto chiara e due begli occhi verdi. Si chiamava Margaret e, indubbiamente, era una ragazza affascinante. Infatti era proprio lei la cameriera del palazzo che Aegon aveva messo incinta pochi anni prima, e questo era uno dei motivi per cui la giovane Targaryen la aveva tanto a cuore, siccome le voleva bene e detestava l’idea che al fratello importasse ben poco di suo figlio.
La bruna le si accostò, chinando leggermente il capo. La maggior parte delle serve che lavoravano a palazzo indossavano abiti semplici e poveri, e quello che al momento cingeva il suo bel corpo snello non faceva di certo differenza. Era un vestito color grigio chiaro, privo di fronzoli e realizzato con una stoffa di scarsa qualità. Oltre a quello, Margaret ne possedeva solo altri due: una veste azzurra molto semplice e un abito verde, più elegante, che sfoggiava solo quando andava al Grande Settembre di Baelor, per qualche funzione religiosa e per le occasioni importanti.
«Principessa Visenya, volete fare il bagno?» le chiese, adducendo con un dito alla seconda porta nella camera che conduceva ad una stanza più piccola dove si trovava la vasca personale della principessa.
«Sì, per favore, preparami la vasca, Margaret» confermò la bionda sorridendole. Si sedette su una sedia di legno che si trovava accanto alla sua toeletta e osservò il proprio riflesso nello specchio sopra di essa, poggiato contro il muro. Lo specchio era di forma ovale ed era incassato in una cornice di legno decorata con un’elaborata incisione di un drago a tre teste.
La ragazza afferrò una spazzola che si trovava sopra il tavolino e incominciò a pettinarsi i lunghi capelli scuri simili a quelli di sua madre. Appena avesse finito di prepararle il bagno, Margaret l’avrebbe aiutata a sistemarli.
“Magari oggi le chiedo di acconciarmi semplicemente: potrebbe semi-raccoglierli in una treccia” pensò compiaciuta all’idea.
«Vostra altezza, il bagno è pronto» annunciò pochi minuti dopo Margaret, prima di raggiungerla. «Volete per caso che vi aiuti con i capelli?» chiese gentilmente, prendendo in mano la spazzola.
«Dopo, prima vorrei fare il bagno, magari torna più tardi» rispose e si drizzò in piedi.
Si diresse nell’altra stanza dove, incastonata nel pavimento, vi era la grande vasca di marmo di forma quadrata e, una volta raggiunta, si slacciò la camicia da notte di seta bianca e se la lasciò scivolare lungo il corpo per poi infilarsi nell’acqua calda. La temperatura era buona e sufficientemente calda per i suoi gusti. Poggiò la testa contro al bordo e stese le braccia lungo di esso. Aveva come la sensazione di essere rinata da quanto stava bene.

Poco dopo, Margaret tornò e l’aiutò ad uscire dalla vasca e ad asciugarsi. Una volta tornate in camera, la ventenne si sedette vicino alla sua toeletta come prima e l’altra si adoperò a pettinarle i capelli, esaudendo il suo desiderio e acconciandoli come li voleva. Non ci impiegò tanto, probabilmente perché si trattava di una pettinatura davvero semplice come voleva la Targaryen. Appena finita, Visenya si ammirò nello specchio.
«Grazie, mi piacciono molto» commentò soddisfatta, toccandosi una ciocca e sorridendo.
«Il merito è specialmente vostro che siete molto bella» affermò l’altra riponendo la spazzola al suo posto.
«I miei occhi sono il mio vanto più grande» confessò ammirando le loro sfumature viola. Gli Dei le avevano donato proprio dei begli occhi e glielo dicevano tutti. Sua sorella Rhaenys le assomigliava particolarmente, ma i suoi occhi erano scuri come quelli della madre e aveva sempre invidiato la sorellina.
«Sono magnifici» confermò la cameriera aprendo il baule che si trovava ai piedi del letto a baldacchino. Si mise alla ricerca di un abito da farle mettere, alla fine ne scelse uno di colore giallo sole e lo posò sul letto per poi voltarsi verso la sua padrona. «Vi va bene questo vestito, principessa?»chiese.
L’altra annuì e si alzò in piedi. Teneva ancora il panno con cui l’aveva aiutata ad asciugarsi avvolto attorno al corpo esile. Le sue mani sfiorarono la seta morbida del vestito: si trattava di uno dei suoi preferiti ed era contenta che Margaret avesse scelto proprio quello da farle indossare quel giorno.
«Perfetto, tra tre giorni dovrebbe arrivare il mio futuro marito» notò.
Diverse volte in quei giorni, dopo che il padre le aveva annunciato che l’avrebbe sposato, si era spesso chiesta come fosse Jon Baratheon. Aveva sentito parlare bene di lui: secondo le voci era davvero molto diverso dal padre, oltre che essere una persona gentile. Sembrava che fosse un uomo d’onore e la cosa non la sorprendeva, siccome gli Stark davano tanta importanza all’onore. Pareva pure che fosse un tipo affascinante e che assomigliasse parecchio a sua madre quanto la Targaryen alla sua.
Consumò la sua colazione insieme ai membri della sua famiglia, sebbene stranamente suo padre, a causa di una riunione improvvisa e importante del Concilio Ristretto, non era con loro. Mangiarono in silenzio, e dopo la colazione sua madre le intimò di seguirla in giardino.
Si sistemarono su una delle tante panchine di marmo grigio che si trovavano ai lati dei sentieri e Visenya posò le mani sulle sue gambe.
«Cosa pensi di questo matrimonio?» il tono di sua madre era dolce.
«Ho sentito parlare bene di Jon e, se è vero quello che dicono, sarà un buon marito» rispose fissando un fiorellino bianco che si trovava tra i fili d’erba oltre il sentiero davanti a loro.
«Sai, quando ero giovane, tuo padre sembrava che sarebbe stato un buon marito. Mia madre mi disse: ‘dicono che sia un vero e proprio principe buono come quello delle canzoni. Vedrai che non ti farà soffrire’. Tutte stupidaggini!» esclamò freddamente la regina e si passò nervosamente una mano tra i capelli. «Lui e le sue maledette tre teste di drago. Io sono sempre stata piuttosto fragile e i miei primi due parti sono stati terribili, quasi sono morta» raccontò alla figlia che l’ascoltava attentamente in silenzio «Dopo la nascita di Aegon, i maester dissero che un altro parto mi avrebbe uccisa.»continuò.
«Così mio padre se ne andò con Lyanna Stark perché sperava che lei gli avrebbe dato la terza testa di drago?» ipotizzò la ragazza. Sua madre alzò e abbassò le spalle in risposta, il suo sguardo si era fatto cupo.
«Può darsi, ma la sua fu una vera è propria sciocchezza: avrebbe potuto avere tutte le donne del regno, ma lui ha dovuto proprio sceglierne una che era promessa sposa ad un altro uomo» si percepiva chiaramente il rancore nel suo tono. «Se non restavo incinta per la terza volta, ovvero di te, chissà cosa sarebbe successo. Per poco siamo andati perfino vicini alla guerra civile» aggiunse.
La figlia le prese una mano tra le sue è e gliela strinse con forza come segno di solidarietà.
«Regina Elia» una voce maschile le fece voltare e, a pochi metri da loro, videro ser Arthur Dayne.
Per quanto ne sapeva Visenya, quell’uomo si trovava con suo padre quando questi ricevette la notizia della gravidanza di sua madre. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle di colore nero, lisci. I suoi occhi, invece, erano di un viola tendente al lilla. La sua armatura dorata brillava, appariva sempre lucida, e sembrava portarla con fierezza insieme al mantello bianco. Visenya non sapeva da quanti anni fosse nelle Guardie Reali, ma le avevano detto che fosse un grande cavaliere: molto in gamba con la spada e forte.
«Principessa Visenya» la salutò e stinse con la mano l’elsa della sua spada.
“Come si chiama pure la sua spada?” si chiese mentalmente, non ricordandoselo proprio. Chissà, più tardi le sarebbe venuto in mente.
«Buongiorno, ser Arthur» lo salutò ripensando alla bambola dagli insoliti occhi color viola che le aveva regalato quando aveva solo tre anni. Di tutte le bambole della sua infanzia, quella era l’unica che non aveva buttato quando compì sedici anni. L’era particolarmente affezionata e si era sempre ripromessa di regalarla alla sua prima figlia femmina, se mai ne avrebbe avuta una.
«Vi serve qualcosa, ser Arthur?» chiese sua madre.
«Devo parlarvi» rispose l’uomo, sbrigativo.
Elia si alzò in piedi e, dopo aver lanciato un caloroso sorriso alla figlia e averle dato un bacio sulla fronte, se ne andò insieme al cavaliere. Visenya la osservò allontanarsi, rimanendo immobile sulla panchina.
“Ancora pochi giorni e incontrerò il mio futuro marito”, era nervosa e si chiedeva come fosse il suo futuro marito, sebbene dalle descrizioni fornitele poteva farsi un’idea abbastanza precisa del suo aspetto e carattere.

Tre giorni dopo

Il viaggio per raggiungere Approdo del Re era stato tranquillo e Jon, che aveva passato la maggior parte del tragitto cavalcando, si affiancò alla carrozza dove avevano viaggiato sua madre e sua sorella Cassana. Suo fratello Steffon, invece, aveva scelto di cavalcare al fianco del padre e Jon proprio non capiva cosa mai ci trovasse in lui da ammirarlo così tanto.
Appena giunti al castello trovarono ad accoglierli davanti al portone d’ingresso il re in persona. Spesso il bruno si era chiesto come fosse l’uomo con cui anni prima sua madre era scappata, sebbene suo padre preferisse illudersi che il drago l’avesse rapita. Rhaegar era indubbiamente molto affascinante con con i suoi straordinari occhi viola, tipici dei Targaryen, e con i suoi lunghi capelli bianco-argentati su cui vi era posata la corona.
«Benvenuti ad Approdo del Re» sul volto del sovrano apparve un caloroso sorriso mentre Jon scendeva dal suo destriero, in contemporanea al padre e al fratello, e sua madre e sua sorella uscivano dalla carrozza.
Tutti i membri della famiglia si inchinarono in segno di rispetto al cospetto del Targaryen, sebbene il ventenne non poté fare a meno di notare un’espressione di scherno sul volto del lord di Capo Tempesta.
«Mia moglie la regina Elia» con un gesto del braccio Rhaegar indicò la donna al suo fianco, che fece un passo avanti con un grande sorriso dipinto sul viso.
“Dev’essere difficile per lei questa situazione” ragionò, immaginando che il sorriso sul volto della regina fosse finto. Ammirò la sua bellezza: i capelli scuri con qualche capello bianco, lunghi e ricci, la pelle olivastra e gli occhi neri. Indossava un magnifico abito di seta color arancione con ricamati sopra al petto e alla pancia dei soli, simboli della casa Martell. “Non mi pare più o meno bella di mia madre” constatò perplesso.
«Benvenuti ad Approdo del Re» ripeté le stesse parole del marito, ma con tono più dolce, e si inchinarono nuovamente ai suoi piedi. Una volta rialzato il capo, Lord Robert si avvicinò alla donna e, prendendo la sua mano destra, la sfiorò con le labbra.
Accanto a lei c’era un ragazzo dai capelli bianco-argentati lunghi fino alle spalle che il bruno intuì subito si dovesse trattare del principe Aegon. Un giorno sarebbe diventato il loro nuovo re e avrebbe governato su di loro, tutti si auguravano che sarebbe stato buono come il padre.
«Vi presento il mio primogenito: il principe Aegon» affermò la regina con tono fiero, lanciando un sorriso dolce in direzione del ragazzo che salutò loro con aria disinteressata.
Il giovane Baratheon non ci badò, poiché la sua completa attenzione era stata catturata dalla bellissima ragazza che si trovava in piedi il biondo e un bambino di circa otto anni. Immaginò che dovesse essere la principessa Visenya. Indossava un abito di seta di Dorne di colore arancione, ma, a differenza di quello della madre, sulla pancia vi era ricamato il drago di casa Targaryen con le sue tre teste e aveva un’ampia scollatura che mostrava i suoi seni. Il cervo non poté fare a meno di fissarla come pietrificato, studiando i lineamenti delicati del suo viso: le labbra, il naso e i suoi stupendi occhi viola.
«Benvenuti. Voi dovete essere il mio futuro marito» constatò la fanciulla rivolgendogli un sorriso che lui ricambiò subito, ignaro che la loro storia sarebbe stata più complicata del previsto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il torneo ***


Un torneo era stato organizzato per festeggiare i quindici anni di regno di Re Rhaegar Targaryen primo del suo nome e, proprio in quell’occasione, il drago intendeva annunciare il fidanzamento tra la sua secondogenita femmina, la principessa Visenya, e il primogenito maschio di lord Robert Baratheon, Jon Baratheon. L’intenzione del sovrano era di farlo al banchetto che si sarebbe tenuto nella sala del trono al termine del primo giorno di competizioni, ovvero quello dedicato alle Giostre. 

La mattina del torneo il re si sedette sopra ad una grande sedia, sul palco reale, e accanto a lui, su una un po’ più piccola, c’era la sua consorte. Il principe Aemon sedeva vicino al padre, mentre sua sorella aveva preso posto accanto a Elia. 
Numerose persone erano venute ad assistere al torneo e si trovavano su delle sedie sotto il palco reale. Visenya aveva notato subito che il suo promesso sposo non era tra il pubblico, ma sua madre aveva supposto che avrebbe partecipato alle Giostre come l’erede al trono.
Per quella occasione la ghirlanda di fiori, destinata alla donna incoronata Regina dell’Amore e della Bellezza, era composta da delle rose bianche. 

«Presto inizieranno le Giostre» esclamò Rhaegar che appariva emozionato come un bambino che stava per ricevere il suo regalo di compleanno. 
«Pensate che Aegon c’è la farà a vincere?» chiese Aemon curioso.
Il principe
Targaryen non era particolarmente bravo in quella competizione, eppure voleva sempre partecipare e, a volte, capitava che riuscisse pure a vincere. 
«Non lo so, ma ho sentito dire che ci sono molti validi cavalieri, come ad esempio Jon Baratheon» rispose incerto Rhaegar. 
Proprio in quel momento incominciò la prima Giostra e la competizione ebbe ufficialmente inizio. Questa proseguì tranquillamente senza particolari eventi, sebbene un cavaliere fece una brutta caduta e
perse i sensi quando venne colpito troppo duramente da Loras Tyrell.
All’inizio del torneo, prima di giostrare per la prima volta, il Cavaliere dei Fiori così veniva chiamato il Tyrell per via della sua particolare abitudine di ornare il suo cavallo con dei fiori aveva scelto una delle rose che si intrecciavano alla chioma del suo destriero e la regalò a Cassana Baratheon, seduta in seconda fila tra la madre e il fratello minore Steffon. Visenya dubitava fortemente che quel gesto o la dimostrazione di forza sul cavaliere disarcionato potessero essere interpretati come tentativi di ammaliare la giovane Baratheon, visto che il Tyrell sembrava assai più interessato alla compagnia dello zio della fanciulla.
Oltre a quell’unico svenimento, non
ci furono altri incidenti particolari e Jon si dimostrò un ottimo cavaliere, spiccando tra gli altri partecipanti per la sua abilità
Quando il sole tramontò, mancavano altre quattro giostre e Rhaegar si drizzò in piedi decretando che si sarebbero tenute la mattina seguente, prima della gara di tiro con l’arco. I presenti quindi si spostarono nella sala del trono per partecipare al banchetto e, quando arrivarono, trovarono decine di tavoli apparecchiati e imbanditi ad aspettarli. Dinanzi al Trono di Spade si trovava una tavola più piccola dove si sistemò la famiglia reale insieme ai Baratheon. La principessa si sedette vicino alla madre e alla sua destra si accomodò il suo promesso sposo, in questo modo ebbero l’occasione di conoscersi meglio e scoprirono che entrambi adoravano il vino di Dorne, nonostante la maggior parte della gente lo trovasse troppo forte. I due risero e scherzarono insieme la maggior parte del tempo, sotto lo sguardo torvo di Elia, che pareva non approvare, e quello preoccupato di Lyanna.
Al termine del banchetto, un menestrello si mise a suonare e a cantare per loro e sia la sua musica che la sua e voce piacquero molto ai presenti. Seguirono altri intrattenimenti che divertirono sempre il sovrano e i suoi ospiti. I festeggiamenti finirono che ormai era notte inoltrata e, prima di lasciare la stanza, Visenya si rivolse a Jon con un dolce sorriso dipinto sul viso. 
«Vi prego di accettare questo mio fazzoletto come mio favore per le due giostre a cui parteciperete domani» disse tirando fuori da una tasca del vestito un fazzoletto bianco con sopra ricamate con filo rosso le sue iniziali. L’altro arrossì leggermente e prese il suo dono. 
«Sarà un onore per me, principessa Visenya» esclamò timidamente.
Il sorriso della ragazza si fece più luminoso,
felicissima che avesse accettato.
«S
pero che vinciate voi, Jon» augurò, seppure sospettasse che non fosse proprio giusto da parte sua dirlo, poiché anche suo fratello avrebbe partecipato alle ultime gare. 
«Lo spero anch’io, principessa. Se vinco sarete voi la mia Regina dell’Amore e della Bellezza» dichiarò il giovane facendola arrossire. 
«Visenya, devi andare a dormire» la voce di sua madre la fece girare e annuì leggermente. 
«Va bene, madre» disse con tono triste.
Si voltò
verso il suo promesso sposo che prese la sua mano e la sfiorò con le labbra, facendole il bacia mano. A quel punto furono costretti a separarsi e si allontanò diretta alla sua camera da letto. 
Quando entrò si diresse verso il suo letto e tirò i lacci del suo vestito stava per rimuovere la preziosa seta colorata e lasciare così nudo il suo corpo esile, quando sentì bussare. Sorpresa, puntò il suo sguardo verso la porta.
“Chi potrà mai essere? Avevo detto a Margaret che poteva riposarsi stasera e che mi sarei arrangiata” ragionò confusa, mentre raggiungeva la porta. Quando l’aprì rimase stupefatta e i suoi occhi si spalancarono nel vedere Lyanna Stark in piedi davanti a lei. 
«Buonasera, principessa Visenya, vorrei parlarv disse seria.
La ragazza
lasciò passare la lady, che varcò la soglia della sua camera e si guardò attorno per qualche secondo.
«Sentiamo, cosa posso fare per voi si rivolse alla sua ospita inaspettata, dopo essersi chiusa la porta alle spalle.
La
donna si voltò e incrociò le braccia all’altezza del petto. 
«Mi dispiace, principessa, ma temo che non potrete sposarvi, o almeno non con mio figlio» affermò con tono un deciso che non ammetteva contestazioni. Visenya scosse la testa, sorpresa e confusa
«Cosa?! Perché dite così? Vostro marito ha cambiato idea? Credevo che avesse accettato la proposta» osservò agitata.
Lyanna tirò un sospiro e abbassò le braccia
, poi le posò una mano su una spalla stringendogliela leggermente. 
«No, lui non ha cambiato idea. Tuttavia questo matrimonio non potrà essere celebrato» spiegò all’altra che continuava a fissarla con la bocca spalancata e incapace di proferire parola.«Sarà vostro padre a spiegarvi le ragioni, forse. Non penso sia compito mio farlo.»Dopo quelle enigmatiche parole, Lyanna la strinse forte a sé, lasciandola ancora più disorientata. L’abbraccio non durò molto: dopo solo pochi secondi la lady si staccò bruscamente da lei.«Buonanotte» le augurò poi uscendo fuori dalla stanza.
La
mente della Targaryen era invasa da mille domande. Si sentiva confusa e pure un po’ ferita. 

La mattina dopo

Come da programma, la mattina del giorno seguente si sarebbero tenute le ultime giostre e la gente faceva scommesse su chi avrebbe vinto. Scommettevano per lo più sulla vittoria del principe Aegon o su quella di Jon Baratheon, evidentemente venivano considerati i cavalieri migliori. 
Nella prima giostra si scontrarono Aegon e Loras Tyrell. Visenya sapeva che il Cavaliere dei Fiori era un avversario molto in gamba e difficile da disarcionare. Infatti suo fratello fece un bel capitombolo... Tuttavia non fu nulla di grave, siccome si drizzò subito in piedi. La bruna immaginò che la sua autostima dovesse essere rimasta ferita seriamente dopo quello scontro, ma lo vide sorridere e stringere la mano a Loras senza alcun rancore. Questo la rese decisamente felice. 
La seconda giostra avrebbe visto come protagonisti Jon Baratheon e ser Jaime Lannister.
Il bruno riuscì a disarcionare l’avversario senza fargli troppo male. Però, a causa della caduta, l’elmo a forma di testa di leone che il Lannister indossava rimase deformato e l’uomo non riusciva più a toglierlo. Jaime venne quindi accompagnato da un fabbro che l’avrebbe aiutato a levarselo. Dall’espressione sul viso di Jon, quando si tolse il suo di elmo, Visenya capì che era dispiaciuto per quanto accaduto. 
Ora, terminate le prima due giostre, non resta che quella finale dove avrebbero partecipato quindi Loras e Jon.
I due si sistemarono sui loro cavalli e indossarono gli elmi prima di
lanciarsi al galoppo l’uno verso l’altro. La punta dell’arma del Baratheon colpì l’altro ad un braccio, però il Tyrell rimase saldamente in sella e gli restituì il colpo, prendendolo allo stomaco. Per poc Jon non perse l’equilibrio, ma all’ultimò riuscì a restare in sella, così e furono costretti a ripetere la giostra dall’inizio. Questa volta si concluse con una rovinosa caduta da parte di Loras, tuttavia pure lui si drizzò subito in piedi e, come se nulla fosse, sorrise stringendo la mano a Jon e tirandogli perfino una pacca sulla schiena, forse, in segno di affetto. 
Un servo raggiunse di corsa il cervo con in mano un cuscino blu su cui sopra svettava la magnifica ghirlanda di fiori che il nobile avrebbe dovuto destinare ad una delle fanciulle presenti. La sua fidanzata si aggrappò con trepidazione alla sedia, vedendolo fermare il cavallo dinanzi al palco reale, e, quando il ragazzo allungò la mano con cui stringeva la ghirlanda verso di lei, ebbe come un sussulto e le sue dita strinsero ancora più forte i braccioli. 
«Incorono voi, principessa Visenya Targaryen, Regina dell’Amore e della Bellezza.»
Q
uando, ventidue anni circa prima, suo padre fece lo stesso con la Stark un silenzio glaciale era caduto su tutta la folla. Questa volta, invece, la maggior parte dei presenti sorrideva e attendeva con impazienza la reazione della bruna, che era rimasta come pietrificata, incerta su cosa fare. 
“Sua madre non deve avergli detto nulla e magari non ha ancora parlato con mio padre.”
I
suoi occhi viola allora fissarono Lyanna, che la stava guardando attentamente, e, dopo un istante, la vide scuotere leggermente la testa, in modo, quasi, impercettibile. Quindi la fanciulla si drizzò in piedi e si avvicinò a Jon con un sorriso forzato, sebbene sembrasse alquanto sincero, poi prese la ghirlanda che le porgeva e la indossò.
«G
razie, Jon Baratheon.»disse dolcemente.
Un
applauso si sollevò dalla folla e qualcuno urlò addirittura. Alla fine la dragonessa aveva deciso di lasciarsi guidare dal proprio cuore, sperando di fare la scelta giusta. Jon prese il suo viso tra le mani e la baciò sotto lo sguardo contrariato delle loro rispettive madri.
Il peggio doveva ancora arrivare per la bruna. Quella sera, infatti, venne fatta chiamare da suo padre e, immaginando già cosa volesse dirle, camminò verso la sua stanza come un’anima in pena e il capo chino.
Arrivata davanti alla porta, fece per bussare, ma una voce maschile la fermò e la ragazza avvertì la stretta di una mano attorno al suo braccio. Si girò per vedere suo zio Viserys che la fissava con i suoi occhi freddi e un ghigno dipinto sul viso che la fecero rabbrividire.
«Guarda chi c’è: la mia nipotina preferita.»
Il
suo modo di fare le piaceva quanto il suo sorriso, così lo fulminò con lo sguardo.
«Lasciami andare, zio!» protestò, liberandosi subito della sua presa. Fortunatamente, proprio in quel momento, si aprì la porta della camera del re, che uscì fuori e guardò male pure lui il fratello minore.
«Viserys, sparisci immediatamente!» strillò con un tono che non ammetteva repliche.
L’altro annuì, seppure si
vedesse chiaramente che non fosse per nulla felice di obbedire agli ordini, e si allontanò lungo il corridoio per poi girare l’angolo pochi metri dopo.
«Mi dispiace Visenya, ma lo sai com’è
fatto» osservò con tono mortificato e le fece poi segno di entrare.
L
a giovane varcò la soglia della porta. 
«Cosa volevate dirmi padre?» chiese, nonostante temesse di saperlo.
L
ui chiuse la porta e poi le indicò il letto a baldacchino presente nella camera dalle coperte e le tende rosso rubino. Si sedettero sopra di esso e la figlia non poté fare a meno di notare che fosse piuttosto nervoso.

Sembra decisamente agitato, magari anche per lui è difficile questa situazione” pensò un po’ dispiaciuta per l’uomo, che tirò un sospiro e si sistemò una ciocca di capelli dietro all’orecchio sinistro prima di parlare.
«Mi dispiace, ma temo che sarò costretto ad annullare le tue nozze con Jon Baratheon» disse infine.
La giovane
rimase in silenzio, non sapendo se dovesse mostrarsi stupita o riferirgli della sua conversazione con Lyanna. Scelse la prima ipotesi.
«Perché esclamò, cercando di fingersi il più sorpresa possibile.
L’altro la guardò con aria mortificata e le mise una mano sulla spalla
, stringendogliela leggermente.
«Mi dispiace, Visenya, però è meglio così. Non chiedermi perché, non te lo posso dire» rispose. «Ho parlato con tua madre ed è d’accordo. Tra circa una settimana partirai per il Nord» la informò drizzandosi in piedi.
A
quel punto, lei lo fissò sinceramente scioccata e si alzò a sua volta
«Al Nord chiese sgranando gli occhi.
«Sposerai Robb Stark, il primogenito di Lord Eddard Stark e sua moglie lady Catelyn
Visenya
aveva sentito parlare bene pure dell’erede di Eddard... Però non era lui che voleva sposare, così iniziò a scuotere la testa, pronta a ribattere.
«No, padre, vi prego» supplico disperata, ma lui non la stette a sentire.
«Mi dispiace, figlia mia» iniziò a dirle, afferrandola per le braccia e scuotendola piano «ma credimi, non c’è altra soluzione.»
A quelle parole, la ragazza
scoppiò in lacrime e si precipitò nella sua camera.
Una
volta lì, si buttò sul letto e passò il resto della sera e della notte piangendo finché, verso l’alba, non finì per addormentarsi.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il ricordo ***


Alla principessa Rhaenys piaceva la corte reale, però non poteva negare di preferirle la tranquillità di Capo Tempesta. Senza contare che, per i suoi gusti, il castello dov'era cresciuta appariva troppo sfarzoso e amava decisamente di più la semplicità della casa del marito.

La principessa stava seduta su un divanetto di colore rosso rubino, che si trovava accanto ad un tavolino di legno, e teneva tra le braccia il figlio Daemon. Il neonato succhiava avidamente dal suo seno, tenendo gli occhi azzurri puntati sulla pelle olivastra della madre. Questa sorrise dolcemente al piccolo e gli accarezzò il capo celato dalla copertina gialla con cui la creatura era avvolta.

«Hai fame, vero?» doveva aver quasi finito di mangiare e a lei l'idea dispiaceva un po'. 

In quel momento si sentì bussare alla porta e la bruna si voltò perplessa.

«Chi è?» chiese staccando il figlio dal seno e sistemando il corpetto sotto al vestito, coprendosi.

«Sono Renly» si drizzò in piedi e aprì la porta, maledicendosi per non averci pensato prima che potesse trattarsi di suo marito.

Davanti a lei apparve un uomo affascinante dai capelli corti di colore nero e gli occhi azzurri tipici dei Baratheon. Ricordava che la prima volta che vide Renly rimase colpita dalla sua bellezza e pensò che sarebbe stata felice con lui, ma ben presto scoprì che non l'avrebbe mai amata: il suo cuore apparteneva già a Loras Tyrell. Non a una donna, che magari sarebbe riuscita alla fine fargli dimenticare, ma bensì ad un uomo. Naturalmente aveva sentito le voci sulla presunta omosessualità del futuro marito, eppure non aveva voluto crederci, illudendosi che fossero solo maldicenze.

«C'è qualcosa che non va?»

L’uomo non veniva mai da lei la sera, e sospettava che la passasse in compagnia del suo amante. Le aveva detto che, se voleva, poteva farsi pure lei un amante, ma Rhaenys non intendeva farlo. In ogni caso non aveva ancora trovato una persona d'amare e che fosse adatta a lei. Senza contare che, se fosse saltata fuori l’esistenza di un suo amante, rischiava di aumentare le voci sull’omosessualità del marito e incoraggiare quelle che volevano che il figlio non fosse davvero suo.

«Robert» le rispose mestamente.

La donna tirò un sospiro. Tra Renly e suo fratello non correva proprio buon sangue per colpa dei pettegolezzi, suo cognato sembrava proprio non tollerare in anzi tutto che suo fratello non fosse amante delle donne e del vino quanto lui.

«Cos'è successo stavolta?» domandò preoccupata, spostandosi per lasciarlo entrare in camera.

Suo marito varcò la soglia e, una volta dentro, la bruna chiuse la porta.

«Vuole organizzare un fidanzamento tra Cassana e Loras» spiegò sedendosi sul letto e nascondendo il volto tra le mani. Prima o poi, Loras avrebbe dovuto sposarsi in ogni caso, ma l'idea che fosse proprio con sua nipote faceva particolarmente male a Renly.

Sua moglie adagiò il figlio, che nel frattempo si era addormentato, nella sua culla. Questa aveva delle tende di colore giallo zaffiro e le coperte con cui coprì il neonato erano color grigio ferro.

«Mi dispiace» non sapeva bene cosa dire e temeva che qualunque parola che avrebbe pronunciato sarebbe risultata sbagliata.

Si avvicinò al letto e, con cautela, si sedette accanto al coniuge che non aveva alzato il viso dalle mani.

«Non avrei mai pensato che avrebbe scelto di fargli sposare proprio mia nipote» disse voltandosi verso di lei. Si sorprese nel vedere che i suoi occhi erano normali e non rossi e umidi per il pianto come invece si aspettava.

«Magari i Tyrell non accetteranno» suppose titubante. Robert poteva aver promesso loro una bella dote e, se Jon avesse sposato sua sorella, quell'unione ai loro occhi poteva apparire ancora più conveniente.

«So che stavano organizzando un'unione tra Willas è Sansa Stark, ma per quanto ne so non avevano alcun progetto per Loras» disse passandosi una mano tra i capelli con aria rassegnata.

L'altra gli posò una mano sulla spalla, in un gesto che avrebbe voluto essere consolatore, e sul suo volto apparve un sorriso forzato.

«Vedrai che si risolverà tutto» commentò dolcemente. 

Rimase quasi a bocca aperta quando l’abbracciò con trasporto e, dopo un attimo di esitazione, gli accarezzò la schiena, seppure piano e con aria incerta dipinta sul viso. Lo amava da cinque anni, però confessarglielo non avrebbe mutato la loro esitazione.

«Posso dormire con te?» aveva la voce supplichevole di un bambino.

Lei si intenerì dinanzi ai suoi occhi da cucciolo bastonato e annuì piano.

Dormirono abbracciati: Renly tenne tutta la notte la testa poggiata sul suo petto e Rhaenys tenne un braccio avvolto attorno al suo corpo e gli diede pure un bacio sul capo. Il suo gesto poteva apparire semplicemente materno, eppure in realtà era un bacio che esprimeva tutto il suo amore represso e che il coniuge non avrebbe mai ricambiato.

 

 

Il giorno dopo

 

Come ogni mattina, la famiglia reale si sedette a tavola per consumare la colazione.

Quel giorno c’erano anche Rhaenys, seduta vicino alla madre Elia, e suo marito, che aveva preso posto dinanzi a lei, accanto al principe Aemon. La principessa non poté fare a meno di notare l'espressione triste sul volto della sorella minore.

«Cos'è successo, Visenya? Hai una faccia terribile» notò preoccupata, non riuscendo a trattenersi.

Invece di risponderle, l'altra si drizzò in piedi e corse fuori dalla stanza.

«Visenya! Visenya, torna subito qui!» sua madre, che tendeva sempre a giustificarla, questa volta appariva proprio arrabbiata.

La ventenne non l’ascoltò e uscì fuori dalla stanza sbattendo la porta dietro di sé, sotto lo sguardo stupefatto della sorella maggiore che si voltò confusa verso sua madre.

«Si può sapere cos'è successo?» chiese. Elia sembrava decisamente provata e si mosse a disagio sulla sedia. Non le rispose e si girò verso il re seduto a capotavola.

«Visto cos'hai ottenuto? Si può sapere cosa ti è preso?» domandò la Martell fulminando con lo sguardo il Targaryen, che la fissò con un'espressione impassibile sul volto. Il resto dei presenti taceva e avevano smesso tutti di mangiare.

«Prima vuoi che sposi Jon e poi senza una valida spiegazione annulli le nozze» aggiunse e Rhaenys intuì che fosse proprio quello il motivo per cui Visenya doveva essere tanto giù di morale e un po' arrabbiata.

«Ho i miei buoni motivi, e poi sarà felice al Nord» esclamò. «Un giorno diventerà anche regina» continuò con tono fiero.

«Credi davvero che la corona del Nord compenserà la perdita dell’uomo che ama?» il tono di Elia era freddo quanto il ghiaccio e, se gli sguardi potessero uccidere, Rhaenys sospettava che suo padre sarebbe morto.

Dopo quanto accaduto tra i Targaryen e gli Stark, suo padre, per cercare di sistemare le cose del tutto con quella casata a cui aveva "rapito" e forse disonorato una figlia, aveva concesso l'indipendenza al Nord nominando Eddard Stark re. Il lupo, che aveva da poco perso il fratello maggiore, non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere e, dopo un’iniziale titubanza, spinto anche dai lord del Nord, accettò il titolo.

La mente della giovane tornò indietro nel tempo, a quando sua sorella ricevette una magnifica bambola in regalo da ser Arthur Dayne e sua madre non la prese proprio bene, stranamente. 

 

Diciassette anni prima

 

Quel giorno cadeva il terzo compleanno della secondogenita femmina di Rhaegar Targaryen e sua moglie Elia Martell.

Per l'occasione Rhaegar e la sua consorte avevano organizzato un piccolo tavolo imbandito in un punto del giardino del castello, e solo loro e gli altri due figli avevano preso parte ai festeggiamenti.

La loro figlia maggiore aveva solo sette anni, però aveva già capito una cosa importante: Visenya era la preferita e non lei.

La piccola, a cui gli Dei avevano fatto dono dell'aspetto tipico dei Martell e degli occhi viola dei Targaryen, secondo lo zio Doran assomigliava tanto ad Elia da bambina e zio Oberyn concordava con lui. Rhaenys si chiedeva se fosse solo la gelosia, come le aveva detto la sua septa, a farle pensare che tutti le preferivano la sorellina.

Dopo il banchetto il padre dovette andarsene suo malgrado per presenziare a qualche riunione al posto di suo nonno, il re, che non stava bene. Allora loro lasciarono il tavolino di legno per sedersi su una grande coperta di colore rosso rubino con ricamato sopra il drago a tre teste della loro casata, in mezzo ai fiori colorati e profumati che si trovavano tra l'erba verde.

Sua madre sistemò Visenya tra le sue gambe lasciando che la piccola si poggiasse contro il suo petto e la sua pancia con la schiena. Gli altri due principi si accomodarono alla destra e sinistra di Elia. 

Aiutarono la bimba ad aprire i suoi regali e Aegon storceva il naso ogni volta che il regalo si rivelava essere una bambola o un vestito.

Qualche minuto dopo aprirono l'ultimo dono, quello da parte zio Doran e zio Oberyn, ovvero una collanina d'argento con un ciondolo d'oro a forma di sole, simbolo della casa Martell. Pensarono che fosse finita, tuttavia, quando la Martell fece per alzarsi in piedi stringendo a sé la figlia più piccola, ser Arthur si avvicinò a loro con in mano una scatola di legno dalla forma rettangolare. Elia lo fissò sorpresa e si drizzò in piedi. Il cavaliere allungò la scatola, che era tenuta chiusa da un fiocco di colore rosso, e la principessina la prese in mano e tirò un pezzo del drappo di seta sotto lo sguardo indecifrabile della madre, che continuava a guardare l'uomo con aria quasi infastidita. Il dono si rivelò essere una bambola: indossava un vestitino di colore azzurro e aveva degli insoliti occhi viola. Appariva graziosa, con la testa proporzionata al resto del lungo corpo sottile come anche le braccia e le gambe.

«Bambola» la dolce voce della bimba parve riportare Elia alla realtà. Sbatté le palpebre come se si fosse svegliata da un sogno ad occhi aperti e il suo sguardo cadde sulla bambola. La prese in mano e iniziò a rigirarsela tra le mani,fissandola attentamente.

«Grazie, ma sarebbe meglio che voi evitaste in futuro » il suo tono freddo sorprese la figlia maggiore e sul volto del cavaliere apparve un’espressione stupita e ferita allo stesso tempo. Senza dire una parola se ne andò lasciandoli lì da soli.

 

Oggi

 

Persa nel suo ricordo di infanzia, Rhaenys non si era nemmeno accorta che sua madre avesse lasciato velocemente la stanza sbattendosi la porta alle spalle scocciata.

"Come mai aveva reagito in quel modo?" Se lo chiedeva da diciassette anni e ancora non aveva trovato una risposta a quella domanda. Però c'era una persona che magari poteva spiegarglielo, quindi si alzò in piedi con l'intenzione di andarla a cercare.

«Mi è venuta in mente una cosa, scusate» senza ulteriori spiegazioni abbandonò la sala sotto gli sguardi confusi dei presenti, soprattutto quello di suo marito

 

Trovò la persona che stava cercando nel campo di allenamento nel giardino del castello.

Arthur Dayne era invecchiato e trai suoi capelli era presente qualche ciocca bianca mentre sul suo viso poteva vedere qualche ruga. Si trovava in piedi accanto allo steccato del recinto rettangolare che circondava il campo e si stava asciugando il sudore della fronte e del viso. Altri uomini erano intendi ad allenarsi con l'arco o dei fantocci.

«Ser Arthur» una voce femminile, che la principessa conosceva bene, chiamò il membro della Guardia Reale.

L’uomo si voltò verso Visenya: la giovane aveva ancora gli occhi rossi però aveva già smesso di piangere e si trovava dall'altra parte del campo in piedi dietro alla staccionata.

"Non mi ha visto" constatò mentalmente Rhaenys mentre vedeva Arthur raggiungere la sorella.

I due si misero a parlare, ma la Baratheon era troppo lontana per capire di cosa. Aveva sentito delle voci secondo le quali la sua sorellina fosse un po' troppo intima con il cavaliere e alcuni parlavano addirittura di una lezione... Eppure la possibilità che la Targaryen non fosse più vergine non pareva scoraggiare possibili pretendenti. Da parte sua, la donna e i suoi genitori non ci credevano, sebbene le voci fossero insistenti.

"Devo ammettere che paiono proprio amichevoli" commentò guardando contrariata Dayne accarezzare una guancia alla bruna che gli sorrise di rimando. Decise di andarsene, intuendo che fosse meglio rimandare a dopo la sua chiacchierata con Arthur. "Ho aspettato diciassette anni e penso di poter aspettare ancora un po'." Se ne andò lasciando i due da soli, credendo che Visenya avesse bisogno di affetto in quel momento.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Sacrificio ***


Il giorno seguente aver visto la sorella abbracciare Arthur Dayne, Rhaenys andò a cercarlo. Una serva le disse che si trovava nella sua stanza nella torre dove vivevano i membri della Guardia Reale.

Si diresse quindi lì e, una volta arrivata davanti alla porta di legno, fece per bussare, ma esitò, sentendo una voce di sua conoscenza provenire dall'interno. Le pareti di pietra non erano tanto spesse e se non si parlava abbastanza piano si poteva udire una conversazione senza troppi problemi.

«Visenya partirà per il Nord tra sei giorni» la voce di sua madre appariva ansiosa.

Ci fu un attimo di silenzio.

«Allora vai da Rhaegar e digli la verità» quelle parole pronunciate dal ser la sorpresero.

Le parve di avvertire dei passi m e immaginò che uno dei due dovesse essersi mosso all'interno della stanza.

«Non posso farlo, se lo facessi potremo essere tutti e tre in pericolo» sua madre sembrava agitata.

Uno dei due posò qualcosa su un ripiano, forse su un tavolo.

«Cos'è più importante per te: la felicità di Visenya o la tua reputazione.»

Parevano troppo confidenziali per i gusti della ragazza e questo la sorprese insieme a tutto al resto.

«Non possiamo correre rischi. Non sappiamo come potrebbe reagire Rhaegar quando scoprirà che Visenya non è sua figlia» notò la regina e per poco alla figlia non venne un colpo.

Fece un passo indietro per non rischiare di svenire e alzò le mani come a volersi proteggere da quella notizia scioccante. Incapace di restare e udire oltre, corse via, desiderosa pure di prendere una boccata d'aria.

 

Raggiunse poco dopo il giardino del castello, si sedette su una delle panchine ai lati di una delle stradine e si portò una mano al petto nel tentativo di riprendere fiato e riprendersi dalla notizia.

Forse ho capito male” pensò disperata, ricordandosi degli occhi viola della sorella. “No, non può essere, ci dev'essere un errore" aggiunse sistemandosi una ciocca dietro all'orecchio.

«Rhaenys» una voce la fece voltare e vide sua sorella in piedi a pochi metri da lei. «Stai bene? Sei pallida come la neve» osservò preoccupata la principessa con un sorriso sul viso. Le fece segno di sedersi vicino a lei battendo due volte sulla panchina.

«Sì, solo vertigini immagino. Nulla di preoccupante» rispose lei, studiando attentamente il volto della giovane alla ricerca di una qualunque somiglianza tra lei e il padre, però non riuscì a trovare nulla e la cosa la preoccupò.

«Aspetti un altro bambino?» chiese l'altra e i suoi occhi parvero illuminarsi a quella possibilità, tuttavia Rhaenys scosse la testa.

«Temo di no, sorellina, l'ultimo mio sangue di luna l'ho avuto circa dieci giorni fa» rispose cercando di nascondere la tristezza sul proprio volto.

"Mi piacerebbe avere un altro figlio, ma dubito che sarà possibile. Renly e io abbiamo faticato parecchio per avere Daemon e, avendo già un figlio maschio che sta crescendo sano e forte, non ci sarebbe motivo, in teoria, per averne un altro” ragionò mentalmente, preferendo non rivelarlo alla sorella, sebbene immaginasse che avesse sentito i pettegolezzi che giravano su suo marito. Una parte di lei invidiava Lyanna con i suoi tre figli, seppure sapeva perfettamente che anche il suo non era un'unione d'amore e felice.

«Peccato, non mi dispiacerebbe avere un altro nipotino o una nipotina» confessò.

La ventiquattrenne sorrise e le prese le mani stringendole tra le sue.

«Chi lo sa, magari tra un anno o due potrei avere un altro figlio. Poi non penso ci vorrà molto prima che anche se Aegon si sposi e faccia dei figli a sua volta» osservò consapevole che suo fratello, essendo l'erede al trono, avesse bisogno assolutamente di un erede a cui lasciare un giorno il trono.

«Conoscendo Aegon povera chi se lo sposa» un sorriso divertito apparve sul volto della sua sorellina dopo che ebbe pronunciato quelle parole.

La maggiore notò solo in quel momento un livido dal colore violaceo sul polso della ragazza lo fissò perplessa. Quando l'altra se ne accorse ritirò velocemente la mano e lo coprì con la manica del vestito.

«Cosa hai fatto lì?» domandò senza tentare di nascondere il nervosismo e l'ira nel suo tono.

La bruna distolse lo sguardo e si voltò verso una quercia che si trovava a pochi metri di distanza a destra della panchina in mezzo all'erba.

«Niente» il suo tono non convinse la Baratheon che l'afferrò per le spalle e la costrinse a guardarla.

«Visenya, ti conosco: quando ti si chiede se è successo qualcosa di grave, tu, prima di smentire, ti giri sempre dall’altra parte ogni volta che invece qualcosa è successo e ne sei rimasta coinvolta» affermò nervosa guardandola attentamente negli occhi.

La ventenne tirò un sospiro e abbassò lo sguardo fissandosi le mani.

«Zio Viserys e io abbiamo avuto una discussione e lui ha perso la pazienza» rispose timidamente.

Conosceva bene il loro zio: Viserys sembrava aver ereditato la follia tipica dei Targaryen che invece non avevano preso suo fratello e la sua sorella-sposa Daenerys. La zia era indubbiamente una bellissima donna magra e bassa dai lunghi capelli bianco-argentati e gli occhi viola. Secondo la gente assomigliava ad una loro antenata ed era una donna gentile e dolce, ma che il tempo aveva reso forte e tenace, perfettamente in grado di tenere testa al suo coniuge. I due non avevano figli e di questo il principe riteneva responsabile la moglie, inoltre in giro si sussurrava che Daenerys prendesse di nascosto il tè della luna perché non voleva assolutamente un figlio da quel mostro che considerava essere suo fratello.

«Su cosa?» chiese, accarezzandole prima il capo e poi una delle guance del viso. La sua pelle era morbida come del resto i suoi capelli.

«Lui mi vuole, mi desidera. Continua a ripetermi che vuole sposarmi e che io gli dia i figli che Daenerys non può» confessò tutto d'un fiato.

«Ma lui non può sposarsi, è già sposato con nostra zia» commentò scuotendo leggermente il capo.

«Vuole annullare il matrimonio accusando la zia di essere sterile e nel frattempo mettermi incinta del suo bambino, in modo da semplificare la cosa e ottenere l'annullamento più facilmente» spiegò.

Se suo zio credeva che Rhaegar avrebbe ceduto facilmente, si sbagliava di grosso. Rhaenys già non capiva come mai avesse lasciato che lo zio sposasse la loro sorella se non voleva più incesti in famiglia.

"Valeva solo per i suoi figli, della zia chissenefrega se avrebbe sofferto" realizzò e in quel momento capì quanto fosse importante che la sua sorellina si sposasse in fretta.

«Devi partire presto per il Nord, in modo da poter sposare Robb prima che sia troppo tardi.»...Ovvero prima che riesca ha violentarti e metterti incinta” aggiunse mentalmente senza osare pronunciare ad alta voce quelle parole.

Visenya scosse la testa con gli occhi pieni di lacrime e si alzò in piedi.

«Io amo Jon e voglio sposarlo» esclamò disperata.

La Baratheon si drizzò in piedi anche lei e l'abbraccio, stringendola forte a sé nel vano tentativo di consolarla.

«Mi dispiace tanto, sorellina, ma è nostro padre che decide e tu non hai altra scelta.»

La principessa si liberò dalla sua stretta e si portò una mano alla bocca singhiozzando. Vederla così sofferente faceva male alla sorella, ma non c'era nulla che potessero fare per cambiare le cose.

 

Quella sera

 

Anche Jon era triste a causa del suo fidanzamento annullato, ma non c'era proprio nulla che i suoi genitori potessero fare e nemmeno sembravano interessati a farlo: sua madre non aveva mai voluto che sposasse Visenya, mentre suo padre appariva felicissimo all'idea di sua figlia che diventava regina sposando il principe. A quel punto l'erede di Capo Tempesta non aveva avuto altra scelta che arrendersi all'idea di sposare Margaery Tyrell. Aveva sentito parlare della sua bellezza che, a ciò che si diceva, era perfino superiore a quella della sua ex-promessa sposa, tuttavia questo non importava al giovane poiché lui amava Visenya e non l'avrebbe dimenticata tanto facilmente.

Si trovava coricato sul letto a baldacchino dalle tende di colore giallo, sotto alle coperte incapace di dormire, quando sentì bussare alla porta. Per nulla addormentato, si voltò verso di essa e scese dal letto con addosso solo dei calzoncini di colore grigio chiaro che gli fungevano da biancheria intima e gli arrivavano poco sopra alle ginocchia, lasciando gran parte delle sue gambe magre e pelose scoperte.

«Avanti» non gli sfiorò neanche l'idea di chiedere chi fosse e rimase sorpreso quando la porta si aprì mostrando l'oggetto dei suoi desideri e pensieri tormentati.

Senza dire una parola, la bruna entrò dentro alla camera e si chiuse la porta alle spalle. Indossava una camicia da notte di colore azzurro chiaro con delle spalline bianche, che lasciavano scoperte le spalle e le braccia esili, e con un’ampia scollatura dalla quale si intravedeva gran parte dei seni. "Questa camicia da notte è perfetta per una prima notte di nozze" rifletté mentalmente e il suo amico là sotto doveva pensarla allo stesso modo, dato come si stavano facendo stretti i calzoncini.

«Non voglio sposare Robb.»

Si aspettava una cosa del genere. Aveva intuito che pure lei lo amava.

«Andiamo via» propose avvicinandosi a lui e avvolgendo le braccia attorno al suo collo.

Ma il giovane uomo scosse la testa in risposta e le afferrò i polsi allontanandola da sé.

«Non possiamo, quando mia madre ha rotto il suo fidanzamento con mio padre per scappare con il tuo è successo un putiferio che ha portato quasi alla guerra civile» esclamò.

Lei lo guardò dritta negli occhi con aria supplichevole.

«Le cose sono diverse d'allora» rispose, ma di questo il Baratheon non n'era proprio sicuro e scosse ancora la testa poco convinto.

«Abbiamo delle responsabilità, Visenya» disse prendendo il suo viso tra le mani e sfiorandole la fronte in un tenero bacio.

«Non intendo sposare tuo cugino senza aver prima fatto l'amore con te. Voglio sapere cosa si prova a giacere con la persona che ami per davvero e non con quella che sei costretta a sposare» replicò lei, poi prese l'estremità dei lacci che tenevano la camicia da notte e li tirò scoprendo ulteriormente i seni.

Una parte di lui avrebbe voluto resistere e dirle che con il tempo entrambi potrebbero innamorarsi dei loro futuri coniugi com'era successo a suo zio Ned e sua moglie Catelyn, ma anche lui la desidera ardentemente. La baciò con passione, stringendole la vita con le mani, e avvertì il sapore amaro delle sue lacrime.

Fecero l'amore quella notte avvolti nell'oscurità di una notte buia senza stelle né luna ad illuminare il cielo, come se gli Dei volessero celarli agli occhi della gente che li criticherebbe.

L'alba, infine, arrivò troppo presto per il gusto dei due amanti e, prima di separarsi definitivamente, scelsero di fare l'amore un'ultima volta che si rivelò ancora più amara delle precedenti.

Quando Visenya lasciò la camera di Jon, non si accorse di Lyanna che la guardava in fondo al corridoio. La Stark non disse una parola, rimanendo a fissarla addolorata mentre si allontanava velocemente.

 

Un mese dopo, Jon sposò Margaery Tyrell e pochi giorni a seguire Visenya si unì in matrimonio al principe Robb Stark.

Poco più di sette mesi dopo, a Grande Inverno nacque una bambina, la primogenita di Visenya e Robb, una neonata dai capelli bianchi-argentati, gli occhi grigi e la pelle olivastra che la coppia decise di chiamare Raya. Quando la notizia arrivò ad Approdo del Re, Rhaegar scherzò sul fatto che sua nipote avesse i capelli dei Targaryen mentre sua moglie rimase perplessa.

Pochi mesi dopo, Margaery diede al marito un forte e sano bambino dai capelli castano scuro come quelli della madre, gli occhi grigi e la pelle olivastra, che la coppia decise di chiamare Robar.

Un anno dopo pure Cassana diede ad Aegon una figlia: Rhaella, una neonata dai capelli neri, la pelle chiarissima dei Targaryen e gli occhi viola.

A quei bambini ne seguirono molti altri e perfino Rhaenys ebbe altri tre figli. Gli altri due figli di Visenya ereditano rispettivamente uno i capelli ramati e l'altra gli occhi azzurri dei Tully, solo a Raya toccarono gli occhi grigi degli Stark.




Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3694893