We all are living in a dream

di ThorinOakenshield
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Thot ***
Capitolo 2: *** Indietro nel tempo ***
Capitolo 3: *** Finalmente insieme ***
Capitolo 4: *** L'incoronazione ***
Capitolo 5: *** In his arms ***
Capitolo 6: *** Relazione clandestina ***
Capitolo 7: *** Una brutta notizia ***
Capitolo 8: *** A cena coi cretini ***
Capitolo 9: *** I miei sospetti erano fondati ***
Capitolo 10: *** Rhunyc ***
Capitolo 11: *** Glenysentola ***
Capitolo 12: *** Un alleato inaspettato ***
Capitolo 13: *** Sgamato! ***
Capitolo 14: *** Scontri culinari ***
Capitolo 15: *** Il piano ***
Capitolo 16: *** Realizzare ***
Capitolo 17: *** E giustizia fu ***
Capitolo 18: *** Kano ***
Capitolo 19: *** But life ain’t what it seems ***
Capitolo 20: *** Andare avanti ***
Capitolo 21: *** Il matrimonio ***
Capitolo 22: *** Ilda ***
Capitolo 23: *** My heart will go on ***



Capitolo 1
*** Thot ***


Ragazzi, dopo tanto tempo, finalmente ecco qua il seguito della mia storia. Come certe persone già sapranno, era da tanto che volevo scriverlo ed era da mesi che stavo elaborando una trama nella mia testa.
Onestamente, una volta conclusa Just a dream? Non mi sarei mai aspettata che un giorno avrei scritto il sequel, ma adesso eccolo qui, visto che sono nostalgica xD.
Come ho già scritto nelle note, questa storia la si può leggere tranquillamente anche senza aver letto la mia vecchia fanfiction, la si può comprendere ugualmente.
Solo una cosa: in questa fanfiction ci saranno spoiler di Just a dream, quindi, se state leggendo quest’ultima o avete intenzione di leggerla, vi sconsiglio vivamente di seguire questa.
Vi auguro una buona lettura <3

Lucri

Thot

Il mio letto non l’ho mai trovato così scomodo come in questo momento. La schiena mi fa male e la mia guancia destra è gelata, come se, improvvisamente, il cuscino si fosse trasformato in una lastra di ghiaccio.
Sbuffando, mi volto dall’altra parte, ma il letto continua a risultarmi insopportabilmente scomodo.
Quindi mi metto a sedere bruscamente, facendo molta fatica a trattenere un’imprecazione decisamente poco elegante.
Nel momento in cui apro gli occhi, rimango basita: questa non è la mia camera, mi trovo in una grotta buia, fredda e solitaria.
Scatto in piedi in preda al panico, sperando con tutta me stessa di stare solo sognando, di trovarmi un’altra volta in un incubo.
Ti è già capitato di fare un brutto sogno e di credere che fosse tutto reale, starà succedendo di nuovo, non preoccuparti, vedrai che presto ti sveglierai e ti ritroverai in camera tua, cerco di tranquillizzarmi, ma non sono poi così tanto sicura che si tratti solo di un incubo.
“C’è qualcuno?” grido guardandomi intorno, sentendo la mia voce riecheggiare contro la fredda roccia. “Dove mi trovo?”
Improvvisamente avverto un rumore alle mie spalle, un suono molto simile alla pietra che viene intagliata.
Il mio cuore fa un salto, esattamente come me. Quando mi volto, noto che si sta formando una scritta sulla parete della grotta, e la paura in me aumenta sempre di più: nessuno sta incidendo la roccia, sono assolutamente sola in questo luogo misterioso, deve trattarsi per forza di un fantasma.
Mi avvicino alla scritta, impaurita da quello che potrei leggere.

Non sei sola, ti trovi in mia compagnia. Io sono il dio Thot, il dio della scrittura, della luna, della sapienza, della magia, della misura del tempo, della matematica e della geometria.

Il dio della matematica e della geometria? Non è che sono morta e questa suddetta divinità mi ha spedita dritta all’Inferno perché a scuola non studiavo e non amavo queste due odiosissime materie?

Rispondendo alla tua seconda domanda, ti trovi nella mia grotta, nella grotta che utilizzo per comunicare con le persone come te.

Sbatto le palpebre, sempre più perplessa e spaventata.
Le persone come me? Che cosa intende? Ho fatto qualcosa di male? Oppure sono speciale e questo dio a me del tutto sconosciuto mi ha scelta per fare qualcosa di grande?

Persone che riescono ad amare i libri, persone che riescono ad immedesimarsi così tanto nei personaggi, ad amare così tanto la trama di un libro da riuscire ad accedervi.

Sgrano gli occhi e il mio cuore comincia a battere all’impazzata. Nella mia testa si accende una lampadina e, all’improvviso, mi ricordo del sogno che avevo fatto quand’ero svenuta in quarta superiore, subito dopo aver incontrato Richard Armitage.
Avevo sognato di finire nella Terra di Mezzo, di viaggiare con i nani e di innamorarmi di Thorin.
Quando mi ero svegliata ero convinta che si fosse trattato solo di un sogno, ma ora non ne sono più tanto convinta.

Se queste persone mi rimangono fedeli nel corso degli anni, ovvero se continuano a leggere i libri e ad immergersi completamente nella trama, io posso far loro un regalo: se, una volta entrate in un libro, non sono riuscite a portare a termine il loro scopo, posso dar loro una seconda opportunità.
Rammento che volevi con tutta te stessa salvare i tre nani, uno in particolare, ma non ce l’hai fatta. Siccome mi sei rimasta fedele e, ancora una volta, ti sei immersa nella trama del libro e ti sei immedesimata nei personaggi, voglio premiarti: se lo vorrai, ti farò tornare indietro nel tempo, nel momento esatto della Battaglia dei Cinque Eserciti, in modo tale che tu possa salvare le persone a te care.

Mano a mano che leggo la nuova scritta, il mio cuore batte sempre di più, batte talmente forte che potrebbe uscirmi dal petto da un momento all’altro.
I casi sono due: o sto sognando un’altra volta, oppure quello che mi aveva detto Balin era vero, cioè gli scrittori sono per davvero capaci di creare nuovi mondi.
Esprimo queste mie perplessità al dio, e la risposta non tarda a venire:

Gli scrittori, nel momento in cui scrivono una storia, essa diventa reale in un’altra dimensione.

Ma allora non mi ero sognata tutto! E nemmeno adesso sto solo sognando, dal momento che mi sento viva come non mai, sento che tutto questo sta accadendo per davvero.
Non posso fare a meno di sorridere: rivedere Thorin, avere un’altra opportunità per salvare lui e i suoi nipoti… è troppo bello per essere vero!

Allora? Qual è la tua risposta? Accetti di tornare indietro nel tempo durante la Battaglia delle Cinque Armate? Vuoi avere un’altra occasione per salvare i tuoi amici?

Ricordo che, quando mi ero trovata nel libro e Thorin, Fili e Kili erano morti, non avrei chiesto altro. Avrei pagato oro per un’opportunità del genere, non ci avrei pensato due volte.
Trattengo a stento delle lacrime di gioia, annuendo. “Sì, accetto, e ti ringrazio con tutto il cuore!”

E sia.

 

 

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Capitolo 2
*** Indietro nel tempo ***


Indietro nel tempo

Dopo aver espresso le mie volontà al dio Thot, una luce bianca e abbagliante compare davanti al mio sguardo, ben presto essa occupa tutto il mio campo visivo, costringendomi a coprirmi gli occhi con il braccio destro.
Lentamente la luce si affievolisce sempre di più e va a farsi sempre più nitida e chiara l’immagine di un altro posto.
Quando, finalmente, questo bianco accecante e insopportabile scompare, mi ritrovo all’interno di Erebor. A giudicare dalle grida e dal clangore delle spade che riesco ad udire fino a qui, fuori deve starsi tenendo la battaglia.
Rammento bene questo momento, rammento che mi trovavo qui pensando disperatamente a cosa fare, rammento che, fortunatamente, poco tempo dopo mi aveva raggiunta Bilbo.
So già cosa fare: non appena lo hobbit arriverà, non dovrò commettere l’errore dell’altra volta, ovvero perdere tempo ad ascoltarlo e a chiedergli come avrebbe fatto a raggiungere Collecorvo senza l’ausilio dell’anello. Dovrò agire in fretta e trascinarlo fuori di qui, dovrò strappargli il suo tesoro dalle mani e indossarlo senza dargli una sola parola di spiegazione. Non c’è tempo per le spiegazioni, Thorin e i suoi nipoti hanno i minuti contati. Ho avuto questa grande occasione per salvarli, non me la lascerò di certo sfuggire tra le mani come se fosse acqua.
Annuisco con determinazione, tenendomi pronta all’arrivo di Bilbo, quando noto una cosa sconcertante: durante il viaggio indietro nel tempo qualcosa dev’essere andato storto, dal momento che sto ancora indossando il pigiama e non i vestiti che avevo durante questo frangente.
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo, emettendo un’altra imprecazione che, ne sono certa, se Thorin fosse qui mi farebbe rimangiare.
“Glenys!”
Nel momento in cui odo Bilbo chiamarmi per nome, scatto come una molla e la smetto di preoccuparmi per come sono vestita. Gli vado incontro con foga e, prima che possa aggiungere altro, gli dico: “Non c’è tempo per parlare, Thorin, Fili e Kili hanno i minuti contati! Dammi subito il tuo anello e usciamo di qui!”
Lo hobbit guarda con aria confusa il mio pigiama. “Ma come ti sei vestita?”
“Non ha importanza” taglio corto mettendomi una mano nei capelli. “Dammi subito l’anello!”
Dopo la seconda volta che glielo dico, finalmente Bilbo capisce e mi fissa sgranando gli occhi, probabilmente si starà domandando come diamine faccia a sapere del suo tesoro celato all’interno della sue tasche.
“Presto, dammi l’anello! Devi fidarti di me!” insisto agitando la mano, frettolosa come non mai.
Bilbo Baggins mi guarda ancora un attimo con smarrimento, per poi riprendersi e balbettare: “S-s-sì! Certo!” Tira distrattamente l’anello fuori dalla tasca.
Non aspetto nemmeno che me lo dia in mano, lo prendo prepotentemente e me lo infilo al dito.
Il mio migliore amico non ha ancora abbandonato quell’espressione stralunata che ha assunto da quando mi ha vista conciata in questo modo, ma non m’importa, in questo momento contano solo i tre Durin. Quindi lo prendo per mano e lo incito a seguirmi.

Fuori dalla Montagna Solitaria si sta scatenando l’inferno. Allora Bilbo era stato veramente coraggioso e gentile nel prestarmi il suo anello per raggiungere indisturbata Collecorvo, mentre lui si era ritrovato visibile, vulnerabile, senza protezione.
In questo momento la situazione è identica. Per fortuna pochi orchi sembrano prestare attenzione al mio migliore amico e, quei pochi, spirano ben presto trapassati dalla lama di Pungolo.

Non appena io e Bilbo Baggins raggiungiamo Collecorvo, mi levo l’anello. Trattengo un sospiro di sollievo notando che Fili e Kili si trovano insieme a Thorin e a Dwalin, quindi non sono ancora andati a perlustrare le torri. Sono arrivata puntuale rispetto all’ultima volta.
“Thorin!” lo chiama lo hobbit, raggiungendolo.
Non appena il nano si volta e nota Bilbo, il suo sguardo si ingentilisce, sembra felice di vederlo. Purtroppo non si può dire la stessa cosa di me, dal momento che mi sta guardando con espressione severa e contrariata.
Rammento che quella volta mi aveva presa fra le sue braccia e mi aveva fatta girare in aria, perché in questo frangente sembra così arrabbiato?
“Glenys.” Viene verso di me, dopodiché prende le mie piccole mani fra le sue grandi e forti. “Che cosa ci fai qui? Ritorna immediatamente a Erebor! Il campo di battaglia non è un luogo sicuro per una fanciulla.”
“Tu hai ben pochi motivi per cui arrabbiarti, io piuttosto dovrei essere arrabbiata!” lo affronto con coraggio. “Ti avevo detto di stare alla larga da Collecorvo, ti avevo detto che qui avresti trovato la morte. Mi avevi promesso che non ci saresti andato, eppure eccoti qui!”
Thorin mi guarda con quei suoi grandi occhioni mortificati, quegli occhioni ai quali ho sempre fatto fatica a resistere.
“Non c’è tempo per discutere!” Bilbo interviene prima che il nano possa dire qualcosa. “Dovete andarvene, subito! Azog ha un’altra armata che attacca dal nord.”
Scudodiquercia molla le mie mani e si volta verso lo scassinatore, prestando molta attenzione alle sue parole.
“Questa torre di vedetta verrà circondata, non ci sarà via di scampo!” insiste lo hobbit, ansioso come non mai.
“Quella feccia d’orco è lì dentro.” Dwalin si rivolge al suo migliore amico, aggressivo e guerrafondaio come sempre. “Io dico di andare là!” Fa per raggiungere la torre, ma per fortuna Thorin Scudodiquercia lo blocca con veemenza.
“No!” dice risoluto il capo della Compagnia. “È quello che vuole, vuole attirarci dentro...” Guarda dinanzi a sé con sguardo allarmato. “Questa è una trappola.”
“L’unica cosa che dovete fare è andarvene immediatamente da qui.” Finalmente mi intrometto nel discorso, sicura al cento per cento di quello che sto dicendo. “I nani dei Colli Ferrosi sono giunti qua per te, chiedi rinforzi a loro, e insieme tagliate la testa al serpente.”
Credo che questa sia la prima volta in cui Thorin sembra prestare ascolto alle mie parole e a dar loro il giusto peso. Mi sento onorata.
Dopo aver annuito con aria convinta, Scudodiquercia ordina a Bilbo: “Riporta Glenys a Erebor e resta con lei, proteggila e fa’ sì che sia al sicuro.”
Lo scassinatore si accosta a me, pronto a eseguire l’ordine di Thorin.
“Noi andremo a cercare rinforzi.” Il nano guarda Dwalin, Fili e Kili, i quali chinano il capo in segno di assenso.
Prima di indossare l’anello, prima di dare la mano a Bilbo Baggins e di seguirlo all’interno di Erebor, chiamo Thorin.
Quando il nano mi raggiunge, gli salto addosso e lo bacio appassionatamente in bocca, come se questo fosse il nostro ultimo bacio.
Il Re sotto la Montagna mi stringe a sé e fa danzare la sua lingua con la mia, incurante della guerra che si sta tenendo intorno a lui, come se in questo momento fosse sparito tutto quanto e fossimo rimasti solo noi due.
Quando il bacio finisce, tengo il mio volto a un soffio da quello di Thorin. “Ti prego, siate prudenti e vedete di non morire” lo imploro con tono supplicante. Mi sento pizzicare gli occhi dalle lacrime al solo pensiero di perderlo.
Egli mi sorride dolcemente, facendomi sciogliere. “Non moriremo, te lo giuro.”
Ricambio il sorriso, decidendo di fidarmi di lui e cercando di convincermi che né lui né nessun altro morirà.
Thorin mi posa delicatamente a terra, quindi seguo Bilbo e mi avvio verso la Montagna Solitaria. L’unica cosa che posso fare è pregare e avere fiducia nelle abilità da guerriero di Thorin, visto che non so combattere e non potrei dare una mano ai miei amici senza rischiare di fare una gran brutta fine.
Devo solo sperare.

L’Antro di Lucri:

Salve salvino amici miei! :D
In teoria questo capitolo avrei dovuto postarlo la prossima settimana, ma come al mio solito sono impaziente xD.
Per chi non ha letto la mia vecchia fanfiction, Glenys, per giustificare il fatto che conosce tutti gli eventi de Lo Hobbit, aveva raccontato ai suoi amici che è in grado di predire il futuro. Aveva detto a Thorin che aveva previsto la sua morte a Collecorvo e lui le aveva giurato che non ci sarebbe andato, ma ovviamente poi aveva fatto di testa sua come sempre…
Che dire? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, i prossimi dovrebbero essere più lunghi. Vi lascio con questa Glenys che ho creato con un giochino online XD.
Alla prossima! :D

Lucri

P.s. Quasi dimenticavo! Il titolo è una frase della canzone Dream degli Imagine Dragons, una canzone che vi invito vivamente ad ascoltare, se non l’avete già fatto. È sublime.


 

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Capitolo 3
*** Finalmente insieme ***


Finalmente insieme

Io e Bilbo ci troviamo seduti per terra, la schiena rilassata contro la parete rocciosa, lo sguardo chino verso il basso.
Da qui si riescono a sentire perfettamente i suoni agghiaccianti della battaglia, ricordandomi ogni secondo del rischio che Thorin sta correndo.
Come sempre quando sono nervosa, non riesco a stare ferma, quindi ben presto avverto la necessità di alzarmi e di camminare su e giù per questo spazio.
Bilbo Baggins sta continuando a non aprire bocca. Probabilmente preferirebbe trovarsi fuori a dare una mano ai suoi amici e compagni di avventure, ma sa bene che non può lasciarmi sola qui dentro.
Per quanto riguarda me, non posso fare altro che pregare, sperare e ripetermi che Thorin è un guerriero esperto ed in gamba, è riuscito a cavarsela nelle situazioni più disperate, riuscirà a cavarsela anche in questo caso.
Ma se il mio amore non dovesse riuscire a sopravvivere, io che fine farei? Thot mi concederebbe di tornare nel mio mondo? Perché onestamente, se Thorin Scudodiquercia dovesse perire un’altra volta, non vorrei restare nella Terra di Mezzo e preferirei tornarmene a casa, nonostante l’affetto che nutro per Bilbo, Dwalin e tutti gli altri.
Proprio come la prima volta in cui sono capitata nel libro, se Thorin dovesse morire, sentirei di non avere un posto in questo mondo.
Scaccio questi pensieri scuotendo la testa.
Thorin non morirà.
Sono tornata indietro nel tempo apposta per salvarlo e sono riuscita a impedire che sia lui che i suoi nipoti perissero a Collecorvo, non possono morire proprio adesso.
L’attesa mi sta uccidendo, spero solo che presto giungano notizie, e che siano le notizie che voglio sentire.

Non saprei dire con certezza che ore sono, l’unica cosa che so è che quest’attesa sembra non finire più.
Raramente io e Bilbo ci siamo rivolti la parola, probabilmente lui deve star avendo i miei stessi e identici pensieri.
In preda all’ansia e alla noia, tenendo le braccia intrecciate dietro alla schiena, do un calcio a un sassolino, quando la Montagna pare percuotersi non appena si ode il suono fragoroso di una tromba.
Sia io che lo hobbit sussultiamo e ci scambiamo uno sguardo interrogativo.
Il mio migliore amico scatta in piedi e mi raggiunge.
Fuori dalla Montagna Solitaria si odono le grida di giubilo dei nani, degli elfi e degli uomini, probabilmente hanno vinto la battaglia.
Non posso fare a meno di sorridere. Io e Bilbo ci guardiamo trionfanti e per poco non ci abbracciamo e non ci mettiamo a piangere dalla gioia.
Ma facciamo presto a cantar vittoria…

La mia espressione cambia bruscamente e il mio cuore smette di battere nel momento in cui Thorin viene portato dentro retto da Dwalin e da Dori. I suoi occhi sono chiusi e il suo fianco sinistro è ricoperto di sangue.
Dietro di lui ci sono tutti gli altri nani, compresi Fili e Kili. In questo frangente non faccio molto caso a loro e non mi rallegro nel ritrovarmeli davanti vivi e vegeti, in questo momento ho occhi solo per Thorin, è il mio pensiero fisso, non riesco a pensare ad altri che a lui.
Io e Bilbo raggiungiamo Thorin, l’espressione preoccupata non ha abbandonato il mio viso neanche per un secondo.
“La mia borsa!” dice Oin con agitazione. “Qualcuno trovi la mia borsa!”
Gloin corre a cercare gli attrezzi di suo fratello, mentre Dori e Dwalin portano Thorin su per le scale.
Sia io che Bilbo e gli altri nani li seguiamo, mentre il mio cuore continua a battere impazzito.
Le mie preghiere si stanno facendo sempre più insistenti.

Thorin Scudodiquercia viene disteso su un tavolo abbastanza lungo da riuscire ad accogliere il suo copro possente e muscoloso.
I miei occhi non si sono levati da lui da quando è stato portato ferito nella Montagna Solitaria.
Gloin giunge di corsa con in mano il bagaglio di suo fratello, lo passa distrattamente al medico della compagnia, per poco non glielo faceva cadere sul piede.
Oin cerca frettolosamente ciò che gli serve nella borsa, borbottando fra sé e sé.
Dwalin poggia con fare rassicurante la mano sulla mia spalla. In un momento tranquillo e meno critico questo gesto mi avrebbe fatto piacere, ma in questa situazione non ci faccio caso. Starò bene solo quando avrò la certezza che Thorin è fuori pericolo.
“Andate via, andate via tutti!” grida Oin scuotendo bruscamente il braccio.
“Senti, datti una calmata!” Dwalin si allontana da me per andare ad affrontare il medico, pare quasi che voglia tirargli una testata.
“Come ben sapete, non riesco a lavorare se mi state tutti intorno, mi mettete ansia!” sbotta Oin. “Se volete che il nostro capo stia bene, farete come vi dico.”
Il nano pelato, dopo queste parole, pare che si sia calmato un po’. Vuole bene a Thorin, è come un fratello per lui, farebbe qualsiasi cosa pur di impedire la sua morte.
Balin raggiunge Dwalin e lo guarda supplichevole, come se lo stesse pregando con lo sguardo di abbandonare la stanza.
Per fortuna il guerriero non si fa pregare e segue i suoi amici fuori di qui. Io faccio lo stesso, voglio che Oin si senta a suo agio e che lavori al meglio, voglio che salvi Thorin Scudodiquercia. Quando avrà finito, voglio che venga da noi e che ci dica: “Potete stare tranquilli, lui è salvo.”

Mentre tutti sono seduti per terra, io cammino avanti e indietro con le mani dietro alla schiena, tormentando ogni sassolino che incontro.
Balin sta chiaramente piangendo. Vorrei anch’io farmi così pochi problemi nel piangere, vorrei anch’io non essere così testardamente orgogliosa e sfogarmi lasciando andare le lacrime, una volta ogni tanto.
“Non preoccuparti, ragazza.” Dwalin mi coglie un’altra volta di sorpresa, cingendomi le spalle con il braccio, costringendomi a fermarmi. “Ho combattuto tante volte al fianco di Thorin, è indistruttibile. Sono sicuro che ce la farà.”
Lo guardo negli occhi: il suo sguardo è tutt’altro che insicuro, Dwalin crede per davvero che il suo migliore amico scamperà alla morte. Se lo dice lui devo fidarmi, è sempre stato pessimista, se dice questo vuol dire che veramente ci sono molte probabilità che Thorin Scudodiquercia sopravviva.
“Avresti dovuto vederlo come combatteva.” Ori si alza da terra e ci raggiunge. I suoi occhi sono lucidi dal pianto, ma il suo tono è fermo e colmo di ammirazione. “Ha ucciso Azog, le truppe degli orchi, ormai ridotte al minimo, si sono sentite smarrite quando è morto il loro capo, le abbiamo praticamente indotte alla fuga!”
“Peccato che poi quel bastardo, prima di morire, abbia deciso di infliggere un altro colpo al nostro re!” borbotta Dwalin con sguardo torvo, senza levare ancora il suo braccio dalle mie spalle.
Le parole del nano pelato mi hanno rassicurata, mi hanno inculcato ancora più fede di quanta non ne avessi già.
Thorin non morirà, ne sono quasi sicura.

Quando le ore sembrano farsi infinite e non passare mai più, ecco che finalmente Oin esce dalla porta.
Si vede che è spossato, è tutto sudato e pare che abbia appena finito di fare dieci giri di corsa in un campo di atletica, ma nonostante questo gli andiamo tutti addosso, ansiosi come non mai.
“Allora? Come sta Thorin?”
“Non è morto… vero?”
“È guarito?”
Il nano fa un cenno con la mano, come a volerci invitare a chiudere il becco e a lasciarlo parlare.
Siamo furbi abbastanza da tacere immediatamente e a lasciare che il dottore della Compagnia ci informi sullo stato di salute di Thorin.
“Il nostro re sta bene.”
Sia io che i miei amici ci lasciamo andare un gran sospirone di sollievo. Guardo Bilbo e sorrido, i battiti del mio cuore si sono fatti più regolari, mi sento come se mi sia stato appena sottratto un grosso macigno dalla schiena.
Non vedo l’ora di rivedere Thorin, non vedo l’ora di vedere come si comporterà con me, non vedo l’ora di sentire cosa mi dirà. Mi chiederà di sposarlo? Avremo dei figli più avanti?
“La ferita è del tutto guarita, ha solo bisogno di riposo.”
“È sveglio?” gli chiedono impazienti Fili e Kili. In questo momento mi fanno una gran tenerezza: non vedono l’ora di riabbracciare loro zio, colui che è sempre stato come un padre per i due giovani nani.
“No, sta dormendo, e sarebbe il caso che lo lasciate in pace” risponde severamente Oin.
Stranamente i nani obbediscono al medico e decidono di non andare a svegliare Thorin.
Ma dato che io sono in crisi di astinenza e non ce la faccio a stare senza quel nano neanche per cinque minuti, decido di disobbedire ad Oin e di intrufolarmi nella stanza in cui Thorin sta dormendo.

Mi domando come farà il mio nano a riposarsi e a recuperare le forze, dal momento che sta dormendo su un tavolo. Immagino che non debba essere il massimo della comodità, sarebbe molto meglio un letto morbido.
Dopo aver pensato questo, rimango ferma sull’uscio.
Da quanto tempo è che non lo vedevo? Da quando avevo sedici anni, quindi da un bel po’. Rammento che, quando mi ero svegliata sul cemento, mi ero sentita come se, tutto quello che avevo sognato in quel momento, fosse stato appunto soltanto un sogno, niente di più e niente di meno.
Ma ora che rivedo Thorin, mi sento come allora, ovvero viva, mi sento come se tutto quello non fosse stato soltanto un sogno, mi sento come se non fosse passato tutto questo tempo.
L’emozione nel ritrovarmelo davanti è immensa, mi sembra troppo bello per essere vero.
La prima volta che ero capitata nel libro e Thorin era morto, la delusione e la tristezza erano state insopportabili.
Ora che lui è vivo e vegeto dinanzi a me, sarei quasi tentata di darmi un pizzicotto per accertarmi di non trovarmi in un bel sogno.
Non voglio perdere un solo minuto di questo momento, voglio godermi Thorin al massimo, voglio fare con lui tutto ciò che anni fa non siamo riusciti disgraziatamente a fare. Voglio stargli accanto, voglio un futuro con lui, voglio i suoi baci, le sue carezze, non voglio perdermi niente, assolutamente nulla.
Lentamente mi avvicino al tavolo, dopodiché mi sdraio accanto al nano. Appoggio il viso sul suo petto e chiudo gli occhi, calde lacrime di gioia bagnano il mio volto.
All’improvviso avverto una mano sfiorarmi con dolcezza i capelli.
Apro gli occhi, i quali continuano a pizzicarmi.
“Glenys...”
Quella voce roca e profonda… quella voce roca e profonda che mi era mancata tanto e che ero certa che non avrei più udito, credevo che non l’avrei più sentito chiamarmi in questo modo.
Alzo il viso per ritrovare il suo sguardo a un soffio dal mio.
La mano del nano non ha ancora smesso di accarezzarmi i ricci, mentre la sua espressione è dolce e colma di amore, guardandola mi si scalda il cuore.
“Thorin...” sussurro carezzandogli il volto, tenendo i miei occhi lucidi incollati ai suoi.
Il volto del mio amore è rilassato in un tenerissimo sorriso, un sorriso che raramente ho visto sul suo viso perennemente indurito da espressioni truci o accigliate.
“Come stai?” mi domanda continuando a far vagare le sue dita nei miei capelli.
“Mah io bene,” ridacchio, “piuttosto tu come stai?”
Egli continua a sorridere e a toccarmi i lunghi riccioli castani. “Anch’io sto bene, ho solo bisogno di riposare e di riprendermi un po.” Si mette a sedere con fatica, la benda che gli circonda il fianco è impregnata di sangue.
Mi incanto un attimo a fissare le sue spalle larghe, le sue braccia possenti e i suoi pettorali ben scolpiti, riscaldati da quella peluria nera che io tanto amo. Probabilmente in questo momento ho la bocca leggermente aperta, ci manca solo la bava che ne esce fuori.
“Comunque ti vedo più grande, lo sai?”
Scuoto il capo per riprendermi dai miei sogni ad occhi aperti. “Come?”
Thorin mi dà un’occhiata da capo a piedi. “Non lo so...” risponde vagamente, facendo un gesto con la mano. “Sembri più grande, ecco.”
Mi viene da sorridere: l’ultima volta che l’ho lasciato, avevo sedici anni, ora ne ho diciannove, è giusto passato un po’ di tempo. Ma non posso certamente dirgli: “Beh, caro Thorin, devi sapere che, quando ero capitata nel libro, avevo sedici anni, poi tu sei morto e mi sono risvegliata nel mondo reale. Ora che ne ho diciannove ho avuto l’opportunità di tornare indietro nel tempo e salvarti.”
“E come ti sei vestita?” Thorin si mette a ridere, scaldandomi il cuore. Ho sempre amato la sua risata, potrei ascoltarla per ore e ore senza mai stancarmi.
Dopo essermi ripresa per la seconda volta, guardo il mio pigiama e sul mio volto si crea un mezzo sorriso. “Guarda, lasciamo stare che è meglio...” rispondo con tono scherzoso.
Per fortuna il nano non si sofferma oltre su come sono conciata, piuttosto si stiracchia e fa un lungo sbadiglio. “Mi perdonerai ma ho davvero bisogno di dormire un po’, ci vediamo quando mi riprendo.” Prima di sdraiarsi e di lasciarmi andare, mi prende la mano e vi deposita un breve ma intenso bacio sul dorso, senza levare i suoi occhioni azzurri da me.
Sono sussultata e il mio cuore ha fatto un balzo, credo che i suoi baci e i suoi sguardi non smetteranno mai di avere quest’effetto su di me.
Dopo avergli sorriso distrattamente e aver balbettato un ci vediamo dopo, esco dalla stanza.
Quando mi trovo fuori do un’altra occhiata al mio pigiama. Scuoto la testa con disapprovazione: devo assolutamente trovare qualcos’altro da indossare, non posso rimanere così tutto il tempo.

Erebor è talmente immensa che spero con tutto il cuore di non perdermi.
Come se non bastasse, quando giro da sola per questo luogo ho la famigliare sensazione di avvertire degli spiriti intorno a me, come se i fantasmi dei nani morti fossero ancora qua.
Al solo pensiero rabbrividisco. Devo cercare di non pensarci, il mio unico problema, in questo momento, dev’essere quello di trovare qualcosa di decente da mettere addosso.
Ovviamente, quando i nani di Erebor sono fuggiti dalla Montagna Solitaria, non hanno nemmeno avuto il tempo di prendere le loro cose e levare le tende. Così, in alcune case, ho trovato degli abiti, ma le nane sono decisamente troppo grosse e larghe rispetto a me, quindi i loro abiti non mi stanno.
Per fortuna, per grazia divina, sono riuscita a trovare una casa che dev’essere appartenuta a degli umani, probabilmente la famiglia di qualche apprendista che era stato spedito alla Montagna Solitaria per apprendere dai nani come lavorare il ferro o vattelapesca.
In un armadio ho trovato un abito e un paio di scarpe che sono proprio della mia misura, sicuramente appartenevano a una ragazza piuttosto bassa e minuta, come me.
L’abito è lungo e di colore blu, con qualche dettaglio in rosso, mentre le scarpe solo delle semplicissime ballerine color caffè.
Devo dire che conciata così non sono niente male, voglio proprio vedere se Thorin mi prenderà ancora in giro quando mi vedrà vestita in questo modo!

Mentre giravo per la Montagna Solitaria nella disperata ricerca di qualcosa da mettermi, ne è passato di tempo. Ora Thorin deve aver riposato ed essersi più che ripreso.
Infatti lo trovo insieme agli altri nani, a Bilbo e a Gandalf. Gli stanno tutti intorno, come i cani che fanno le feste al padrone che è appena tornato a casa dopo un lungo periodo di assenza.
Quando il nano mi vede, la sua espressione serena e rilassata cambia, sfortunatamente è tornata a farmi visita quella severa e contrariata che ormai conosco fin troppo bene.
Alzo gli occhi al cielo: che cos’ho fatto adesso?!
“Glenys, dove hai preso quel vestito?” Thorin mi raggiunge e guarda con aria interrogativa l’abito che sto indossando. Il suo tono è duro, dubito fortemente che voglia farmi i complimenti.
“In un posto...” rispondo sul vago. Notando il modo rigido con cui mi sta guardando, sorrido con aria innocente e scuoto leggermente il vestito. “Ti piace?” gli chiedo con tono civettuolo, facendomi piccola piccola sotto i suoi occhi severi.
“L’hai rubato” constata incrociando le braccia sul petto, guardandomi come un padre guarda la propria figlia che ha appena combinato qualcosa di grave.
“Dai Thorin! Tanto la proprietaria sarà sicuramente morta!” Quando mi rendo conto di quello che ho appena detto, mi tappo la bocca prima di dire qualcos’altro di inappropriato.
Per buona sorte il nano sembra non fare caso alla mia mancanza di tatto e di delicatezza, piuttosto sospira. “Lo sai che è sbagliato rubare… vero Glenys?”
“Anche se fosse viva, sicuramente la proprietaria non si ricorderà di questo vestito e, quando saprà che Erebor è stata riconquistata, sicuramente non correrà qua a cercarlo!”
“Sì, ma ciò non vuol dire che...”
“Oh Fili e Kili mi stanno chiamando! Vado un attimo a sentire cosa vogliono dirmi, mi sgriderai più tardi.” Prima che possa continuare con la sua tiritera, fuggo via.
Mentre mi allontano mi lascio scappare una risatina, stando molto attenta a non farmi sentire dall’orso arrabbiato.

L’Antro di Lucri:

Ragassuoli, eccomi qua.
Vi avverto subito che probabilmente non sarò più così veloce ad aggiornare, perché, oltre al teatro, purtroppo è ricominciata pure l’università T.T
Ma state tranquilli: chi mi conosce sa bene che porto sempre a termine ciò che inizio, poi a questa fanfiction ci tengo troppo, era da tanto che volevo scriverla, sicuramente prima o poi la finirò ;).
In ogni caso cercherò di metterci meno tempo possibile.
Grazie per l’attenzione.
Un bacio

Lucri




















































































 

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Capitolo 4
*** L'incoronazione ***


L’incoronazione

I miei amici sono indaffaratissimi: Erebor non è messa particolarmente bene, urge di una bella sistemata.
Fortunatamente i tredici nani non sono soli, infatti vengono aiutati molto dai loro alleati dei Colli Ferrosi, dalla gente di Pontelagolungo e dagli elfi di Bosco Atro.
In men che non si dica, la Montagna Solitaria tornerà come nuova, esattamente come Dale, visto che questi instancabili lavoratori si stanno dando da fare pure tra le rovine della vecchia città.
Thorin non è da meno, pure lui sta lavorando sodo per sistemare tutti i danni che ha causato quella bestia ignobile di Smaug. Dà ordini a destra e a manca, come se fosse un superiore che dirige i lavori in un cantiere.
Mi avvicino a Scudodiquercia quasi saltellando, tenendo le mani dietro alla schiena, con i miei soliti modi infantili.
“Quello mettetelo là, a quel masso ci penseremo dopo” ordina a dei nani con la sua solita voce profonda, maschile e sensuale, quella voce che non mi stancherei mai di ascoltare.
“Thorin” lo chiamo toccandogli la spalla con un dito.
Quando si volta a guardarmi, assumo l’espressione più dolce e innocente che riesco a fare.
Il nano incrocia le braccia sul petto e fa un mezzo sorriso, probabilmente divertito dai miei consueti modi bamineschi.
“Non sarai ancora arrabbiato con me per via dell’abito… vero?” gli chiedo facendomi piccola piccola sotto ai suoi occhi, cercando di intenerirlo con il mio sguardo contrito e con il mio atteggiamento di soggezione.
Il mio piano deve aver funzionato, dal momento che Thorin ha emesso una breve risata, non sembra affatto arrabbiato.
Continuo a guardarlo con aria innocente, cercando di non mettermi a ridere rovinando tutto.
“Come faccio a sgridarti, quando mi guardi in quel modo?” Proprio come ha fatto con Kili, mette una mano dietro alla mia nuca, in modo tale da essere fronte contro fronte.
Ora il mio sguardo muta, da furbo e peperino diviene estasiato, mentre io rimango letteralmente senza fiato. Credo che tutta questa vicinanza con il bel nano non smetterà mai di sortire quest’effetto su di me, nemmeno quando saremo sposati e avremo il primo figlio.
“Vieni con me, devo mostrarti una cosa.” Detto questo, mi prende per mano e mi conduce su per le scale.
La curiosità si fa viva in me.

Thorin Scudodiquercia continua a tenermi per mano, conducendomi verso chissà dove.
Non stiamo facendo altro che salire scale su scale, non ce la faccio più, non vedo l’ora di giungere a destinazione. Probabilmente adesso ci troviamo in cima alla Montagna Solitaria.
Quando finalmente questa tortura finisce, ci ritroviamo davanti a una porta.
“Ci tengo a mostrarti la mia casa, quella dove sono vissuto con la mia famiglia” mi spiega Thorin dopo essersi voltato verso di me. “Quella dove vivremo insieme, se tu lo vorrai” aggiunge con un sorriso.
“E me lo chiedi?” Per poco non mi metto a piangere dalla gioia, sorridendo. “Certo che lo voglio!”

L’interno della casa è ben arredato e abbastanza grande, si vede che è appartenuto a una famiglia reale.
Appena entri ti ritrovi davanti altre scale, probabilmente conducono alle camere da letto. Mentre a sinistra si trova una porta, dietro alla quale scommetto che si trova la cucina.
Procedendo verso destra ti ritrovi nella sala da pranzo, è immensa, al centro si trova un lungo tavolo in legno, vi sono candele dappertutto, in alto sfavilla un elegante lampadario, mentre in fondo, isolato, vi sono un caminetto e una comoda poltrona.
Il tutto è in pietra, sia il pavimento che il muro, ma riesce ugualmente a infonderti calore e a farti sentire a casa.
“Seguimi.” Ancora una volta, Thorin mi prende per mano, guidandomi verso le scale.

Il nano mi ha condotta in quella che dev’essere stata la sua camera da letto. Anch’essa è ampia, ma non esageratamente come la sala da pranzo.
Il letto è grande abbastanza da accogliere sia il suo corpo che il mio. Accanto c’è una specie di scrivania in legno in coppia con una sedia, mentre appesa al muro vi è la mappa della Terra di Mezzo.
Anche questa camera ha non poche candele, in modo da riuscire a dare calore e luce a quest’ambiente altrimenti freddo e oscuro.
Se guardi a sinistra vedi un grande armadio di legno, mentre a destra un altro camino, dinanzi al quale vi sono un tappeto e una poltrona rossa.
Il muro è tappezzato di armi e mappe che illustrano l’interno della Montagna Solitaria, l’esterno e le terre ad essa adiacenti, mentre per terra vi è un immenso tappeto.
“Ti piace?” Thorin mi molla la mano e va avanti, spalanca un po’ le braccia, come a voler indicare tutto l’ambiente circostante. “Questa era la mia stanza prima che Smaug occupasse Erebor.”
Avanzo guardandomi intorno a bocca aperta. “Sì, molto.” Ho sempre amato le stanze medievali, infatti qui nella Terra di Mezzo mi trovo benissimo.
“Non appena saremo sposati, questa sarà la stanza che condivideremo, questa sarà la stanza in cui giaceremo insieme.” Il nano prende le mie piccole mani tra le sue grandi e forti. “Se tu lo vorrai.”
A queste parole non posso fare a meno di sorridere. I miei occhi si stanno riempendo di lacrime di gioia. “Un momento, mi stai dicendo che mi chiederai di spo...”
“Non appena le cose si saranno sistemate, sì” mi interrompe Thorin, deciso. “Ti chiederò la mano.”
Il mio sorriso si allarga, non piangere sta diventando sempre più difficile. Improvvisamente mi slancio verso di lui cingendogli il collo con le braccia. Subito dopo circondo la sua vita con le mie gambe, mentre egli non ci pensa un secondo e mi stringe a sé.
“E io sarò pronta a dire di sì.” Chiudo gli occhi tenendomi stretta a lui, come se volessi impedire a chiunque o a qualsiasi cosa di separarci, persino alla più impetuosa delle tempeste.
“Comunque questa sera ci sarà la mia incoronazione.” All’improvviso Thorin mi poggia per terra. “E gradirei che indossassi un altro abito, non questo che hai rubato.” La sua espressione torna severa come sempre.
Metto le mani dietro alla schiena e ridacchio con aria innocente.
“Chiederò a Dwalin di accompagnarti nella camera di Gwarka, sceglierai tu cosa indossare.”
Veramente mi lascerebbe indossare un’altra volta un abito che era appartenuto alla sua amata perita tra le fiamme? E poi mi ha lasciata davvero sorpresa la disinvoltura con cui l’ha nominata, una volta non parlava di lei o la nominava con così tanta leggerezza.

Siccome Erebor è immensa e il mio senso dell’orientamento non è invidiabile, mi sono fatta accompagnare da Dwalin nella casa di Gwarka.
Thorin aveva da fare con le riparazioni della Montagna Solitaria, quindi non ha potuto accompagnarmi.
“Ti aspetto qui.” Dwalin si ferma dinanzi alla porta. Il suo sguardo è malinconico, così come il suo tono, probabilmente non ha la forza di rimettere piede nella casa in cui viveva la sua cara amica.
Sono matura abbastanza da comprenderlo, infatti non lo costringo a seguirmi.
Fortunatamente questa dimora non è grande come quella di Thorin, quindi ci metto un attimo a trovare la camera da letto della mezza nana.
La prima cosa che faccio non appena la trovo, è dirigermi verso l’armadio. Quando lo apro, il primo abito che noto, è uno lungo, semplice e di colore rosso.
Chinando lo sguardo noto delle ballerine rossicce decorate con delle pietre, le quali vanno a creare dei motivi floreali.
Sorrido. Credo proprio di aver trovato cosa indossare per l'incoronazione.

La sera, per fortuna, non è tardata a venire.
I miei amici si sono tutti lavati, profumati, pettinati e vestiti per bene.
Mentre io, oltre all’abito rosso e alle scarpe di Gwarka, dalla camera ho fregato pure un bel nastro dello stesso colore del vestito, con il quale legarmi disordinatamente i capelli.
I nani dei Colli Ferrosi si trovano tutti intorno a me, Thorin, Bilbo, Gandalf e gli altri dodici membri della compagnia.
Lo stregone posa con riverenza la corona sul capo di Thorin, mentre egli rimane fermo con le braccia dietro alla schiena, la testa alta e lo sguardo fiero.
Io, Fili e Kili ci guardiamo sorridendo emozionati. Tutti noi sappiamo da quanto tempo Thorin ha aspettato questo momento, tutti noi sappiamo quanto ha dovuto faticare per riuscire ad ottenere tutto questo.
Ora finalmente la bestia è morta e la corona può tornare a brillare sul capo del suo legittimo erede.
“Lunga vita al re!” Non appena Thorin Scudodiquercia si volta verso di noi con la corona sulla testa, Balin alza la spada verso l’alto.
Ben presto viene imitato dagli altri membri della compagnia.
“Lunga vita al re!” I nani dei Colli Ferrosi sfoderano le loro armi e le alzano in aria, esattamente come hanno fatto Balin e gli altri.
Thorin Scudodiquercia china leggermente il capo. Non appena lo rialza mi concede un mezzo sorriso, quel mezzo sorriso che amo alla follia.
Non posso fare a meno di sorridere, tenendo il mio sguardo incollato al suo.

Alla festa dell’incoronazione sono stati invitanti anche gli elfi silvani e gli Uomini del Lago.
I nani non si smentiscono mai e anche in quest’occasione sono energici e pieni di vita. Molti suonano i flauti, altri i violini e, altri ancora, la fisarmonica, mentre i restanti danzano allegramente con le nane.
Fili e Kili stanno ballando insieme facendo finta di essere una coppia, mentre io li guardo ridendo.
All’improvviso mi sento afferrare per il polso.
In men che non si dica mi ritrovo davanti il bellissimo volto di Thorin, mentre egli tiene le sue grandi e forti mani strette intorno a me.
“Mi concede il piacere di questo ballo, madamigella?”
Ricambio il sorriso. “Ma ovviamente, mio signore.”
Mi sistemo come Thorin mi ha insegnato, dopodiché prendiamo a ballare guardandoci negli occhi, mescolandoci con le altre coppie.
La situazione non è il massimo della romanticheria, dal momento che questa musica è più esplosiva e festosa piuttosto che dolce e lenta, in più ci sono Fili e Kili che continuano a fare gli sciocchi e a ridere tutto il tempo.
Ma non me ne importa niente, almeno così ci si diverte.
E poi gli occhi di Thorin sono puntati nei miei, le sue mani sono su di me, cosa potrei chiedere di più?

L’Antro di Lucri:

Amori miei, mi scuso per il ritardo, ma purtroppo ero stanchissima per via del teatro e dell’università, non avevo proprio voglia di scrivere T.T
Comunque ci tenevo a spendere un due parole nelle note, visto che non tutti hanno letto la vecchia fanfiction: prima dell’arrivo di Smaug Thorin aveva un’amata di nome Gwarka, che poi è morta a causa del drago.
In Just a dream Thorin era restio a lasciarsi andare con Glenys proprio per via di questo suo amore perduto. In un capitolo, in un momento di follia, Thorin fece indossare a Glenys gli abiti di Gwarka, cercando di farla somigliare a quest’ultima. Dunque la protagonista ha praticamente lo stesso fisico della vecchia fiamma di Thorin, quindi i suoi vestiti le stanno.
Bene, credo di aver detto tutto.
Ci sentiamo, belli! :D
Non vi prometto che sarò puntuale, ma ci proverò.
Un bacio

Lucri

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Capitolo 5
*** In his arms ***


In his arms

La musica, piano piano, si è calmata.
Io e Thorin non abbiamo smesso di ballare neanche per un secondo.
Le sue grandi mani si trovano sui miei fianchi, mentre le mie esili braccia stanno continuando a cingergli il collo, intanto io e lui seguitiamo a guardarci negli occhi.
Il volto del nano è rilassato, esattamente come il mio.
Tutto è assolutamente perfetto, Fili e Kili hanno addirittura smesso di fare gli scemi, mentre le coppie danzanti si sono ridotte, io e Thorin siamo praticamente soli a ballare rilassati nel bel mezzo di quest’immensa sala.
Come ho già fatto in passato, poggio il capo sul petto ampio del mio amore.
Se solo non facessi parte di un altro mondo! Se solo non avessi dei famigliari e degli amici a cui voglio bene e che mi mancano! Che futuro potrei avere con Thorin? Per quanto io lo ami, non potrei mai abbandonare i miei affetti del Pianeta Terra, della vita di tutti i giorni.
“Ti vedo stanca” sussurra il nano con la sua solita voce roca e sensuale.
Il suo tono virile e profondo non mi aiuta a farmi sentire meglio, anzi. Come farò un giorno a dire addio al suo sguardo severo e affettuoso? Come farò un giorno a dire addio alla sua voce maschile e baritonale?
“Forse è il caso di andare a riposarci un po’.” In maniera del tutto inaspettata, prima che io possa proferire parola, Thorin Scudodiquercia mi solleva di peso e mi posa sulla sua spalla.
Mi sono lasciata scappare un gridolino di sorpresa, colta del tutto alla sprovvista.
Alcuni nani ci stanno guardando, non posso negare che la situazione sia un tantinello imbarazzante. Giusto un po’.
Mi sorprende il fatto che Thorin si sia lasciato così andare, davanti a tutti, per giunta. Un tempo non l’avrebbe fatto.
Si vede che l’incoronazione lo rende particolarmente lieto.

Il nano mi porta all’aperto, sugli ampi bastioni di Erebor.
“Eccoci qua.” Mi fa sedere sulla fredda roccia, dopodiché rimane fermo dinanzi a me.
Il tempo è così gelido che nemmeno il sorriso dolce che Thorin mi sta rivolgendo riesce a scaldarmi.
Prendo a strofinarmi le braccia e a guardarmi intorno. La Montagna Solitaria non è certamente il luogo più caldo della Terra di Mezzo, all’interno almeno ci sono tante torce, candele, camini, qui fuori non c’è assolutamente niente a parte il vento e il gelo.
“Hai freddo?” Stavo giusto per dire a Thorin che sto gelando e che non è stata un’idea molto intelligente venire qui fuori, soprattutto contando il fatto che ho le braccia nude, ma lui mi precede posando il suo mantello con pelliccia sulle mie spalle.
La sua cappa è gigantesca, infatti ci navigo dentro. Probabilmente devo avere un aspetto veramente buffo in questo momento, non a caso Thorin sta facendo molta fatica a non scoppiarmi a ridere in faccia.
“Grazie” sussurro chiudendo gli occhi, accoccolandomi nel calore che elargisce il mantello del nano.
Il Re sotto la Montagna si siede accanto a me. “Te l’ho già detto che sei veramente splendida vestita così?” Circonda le mie spalle con il suo braccio, subito dopo mi invita a posare il capo sulla sua spalla.
“Sì, me l’hai detto.” Faccio un’espressione scherzosamente risentita, anche se in realtà sono per davvero un po’ offesa. “Comunque grazie, eh. È come dire che di solito sono brutta.”
Il Re si lascia scappare una risata, la sua solita, meravigliosa, bellissima risata calda e virile, così profonda, così… così che ti scalda il cuore!
“Beh, penso che sia ovvio il fatto che tu sia sempre bellissima, lo saresti anche vestita con stracci.” Mi stringe a sé, mentre io chiudo gli occhi.
“Bene, ti sei salvato” ridacchio, sentendomi soddisfatta da questa risposta.
Il Re sotto la Montagna non mi ha mollata neanche per un attimo, strofina la sua grande mano su di me, come a volermi scaldare, nel momento in cui io rimango con la testa rilassata sulla sua spalla, guardando dinanzi a me, mentre un sorriso mi delinea le labbra carnose.
Tutto è assolutamente perfetto, ho quasi paura di svegliarmi e di scoprire che si è trattato tutto solamente di un sogno.
Il mio relax si interrompe nel momento esatto in cui avverto un botto dietro di me. Faccio un salto, facendo molta fatica a trattenere un grido di spavento e di sorpresa.
“Non preoccuparti” ridacchia Thorin. “Sono i fuochi d’artificio di Gandalf.”
Tutti gli ospiti sono usciti insieme allo stregone. Infatti, chinando lo sguardo, li si vedono ai piedi della Montagna Solitaria a gridare e ad applaudire entusiasti.
Non mi sono mai dispiaciuti i fuochi d’artificio, infatti rimango a guardarli con meraviglia.
Vengo distratta da Thorin, il quale si è messo dietro di me e ha tossito con la mano dinanzi alla bocca.
Mi volto verso di lui, aspettando che mi dica quello che vuole dirmi.
“Ora che tutti se ne sono andati e ci siamo solo io e te da soli” sussurra tenendo le sue labbra vicine al mio orecchio. Inutile precisare che mi sto sciogliendo come un pupazzo di neve dinanzi al fuoco del camino. “Che ne diresti di approfittarne per andare in camera mia?”
Sgrano gli occhi, stupita da questa proposta.
Il nano mi sta guardando con occhi carichi di malizia. Il suo famoso e bellissimo mezzo sorriso non ha ancora abbandonato le sue labbra sottili.
“Credevo che prima del matrimonio non si potesse fare niente” dico. “Inoltre non sono sicura di sentirmi pronta, mi hai colta alla sprovvista, sta succedendo tutto così...”
Thorin Scudodiquercia posa con dolcezza un dito sulle mie labbra, impedendomi di concludere la frase.
Rimango a fissarlo imbambolata, perdendomi nel suo sguardo.
“Lo so, lo so” sussurra con voce sensuale, facendo aumentare in me il desiderio. “Infatti non intendevo quello che stai pensando tu, intendevo semplicemente baciarci, abbracciarci, toccarci nel caldo delle coperte...” La sua espressione torna vogliosa. “Cosa ne dici?”
Il mio sorriso aumenta, diventando malizioso esattamente come quello del nano. “E andiamo!” Questa volta sono io a coglierlo alla sprovvista, saltandogli letteralmente in braccio.
Per fortuna Thorin è riuscito a prendermi e non siamo caduti tutti e due per terra.
Ben presto il Re mi sistema meglio, tenendomi fra le sue braccia come se io fossi Biancaneve e lui il mio principe.
Thorin Scudodiquercia rientra nella sala, dopodiché sale le scale, senza levare il suo sguardo dal mio neanche per un secondo.

Il Re sotto la Montagna, non appena giungiamo nella sua camera da letto, chiude la porta.
Nessuno verrà a disturbarci.
Il nano mi posa con dolcezza sul letto. Piano piano mi leva il vestito, lasciandomi in intimo, mentre io cerco di assumere la posizione e l’espressione più provocante possibile.
Per fortuna anche in questa stanza ci sono il camino e tante candele, quindi non sento freddo in queste condizioni. E poi l’eccitazione è talmente immensa che probabilmente non gelerei a prescindere.
Thorin Scudodiquercia si leva velocemente il mantello e la camicia, rimanendo un’altra volta a petto nudo davanti ai miei occhi.
Per quanto riguarda me, non mi sono spostata e continuo a rimanere in questa posizione, sperando che il nano faccia presto la prima mossa.
Il Re sotto la Montagna è impaziente esattamente come me, infatti si scaglia rapidamente sul mio corpo.
Chiudo gli occhi e ansimo non appena lui comincia a baciarmi il seno. La sensazione della sua barba sulla mia pelle è meravigliosa, per non parlare di quando comincia a baciarmi lì sotto! A questo punto credo proprio di aver raggiunto l’estasi, penso che non esista un piacere più immenso di questo.
Forse, ora come ora, mi sentirei addirittura pronta ad andare fino in fondo, ma so bene che non possiamo, potremo finalmente fonderci insieme solamente quando saremo sposati.
Spero soltanto che il nano non ci metta troppo a sistemare le cose e a chiedermi la mano, perché sinceramente non so fino quanto ancora riuscirò a resistere.
Quando Thorin ha finito di stuzzicarmi la mia intimità, mi prende fra le sue braccia e mi bacia appassionatamente in bocca, come se le mie labbra fossero acqua dopo che è stato mesi e mesi a vagabondare senza meta per il deserto.
Gli getto le braccia al collo, rispondendo ancora una volta al bacio, cercando di infonderci la stessa passione e intensità che ci sta mettendo lui.
Quando finiamo di baciarci rimaniamo fronte contro fronte, sorridendo soddisfatti.
Entrambi stiamo respirando affannosamente, come se avessimo appena finito di correre dieci giri in un campo di atletica.
“Mi sento un po’ egoista” dico con tono civettuolo.
“Perché?” mi domanda lui continuando a sorridermi.
“Tu mi hai dato piacere, mi sembrerebbe giusto ricambiare il favore...” Con il dito disegno piccoli cerchi immaginari sul petto muscoloso del nano. “Vorrei provare a fare una cosa...” aggiungo sorridendo maliziosamente, guardandolo dritto negli occhi.
Thorin Scudodiquercia non è stupido, ergo ha capito perfettamente cosa voglio fare. Il suo sorriso aumenta, credo proprio che non sia affatto contrario alla mia idea.
Quindi il nano si alza e comincia a slacciarsi i pantaloni…

L’Antro di Lucri:

Beeeene, credo proprio che, visto che il rating è giallo e non rosso e tra le note ho messo lime e non lemon, sia il caso di concludere qui il capitolo xD.
Tanto siete intelligenti, sono sicura che abbiate capito cosa stia per fare Glenys gnwodjoiwfniuehgiwufieusfb :PPPPPPPP
In ogni caso mi dispiace che questo capitolo non sia venuto fuori lunghissimo, ma dovete sapere che l’ho scritto quando avevo ispirazione e soddisfacente voglia di scrivere. Quindi penso che sia uscito fuori piuttosto bene, per quanto mi riguarda sono soddisfatta.
Ci sentiamo nel prossimo capitolo, grazie per aver letto fino a qui =)

Lucri


 

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Capitolo 6
*** Relazione clandestina ***


Relazione clandestina

Vengo svegliata da dei passi e da dei rumori metallici.
Quando apro gli occhi non ritrovo Thorin sdraiato accanto a me, sto praticamente abbracciando il nulla.
Difatti il nano si è alzato presto, probabilmente perché deve andare ad occuparsi dei suoi affari da re o dare una mano con le riparazioni di Erebor e le ricostruzioni della città della valle.
Il Re sotto la Montagna ha appena finito di sistemarsi la cintura. Indossa solamente i pantaloni e gli stivali, per il resto è ancora a petto nudo, consentendomi molto generosamente di poter ancora ammirare i suoi pettorali e le sue spalle larghe.
Mi stiracchio sbadigliando rumorosamente, dopodiché mi metto a sedere contro la testiera del letto. “Buongiorno, mio dolce amore” lo saluto con un tono giusto un po’ stuzzicante, lo stesso tono che si utilizza dopo aver passato una notte particolarmente intensa.
Thorin Scudodiquercia mi sorride malizioso.
Se siamo messi così dopo una notte trascorsa semplicemente tra baci, carezze e tocchi, mi domando come saremo dopo esserci finalmente uniti in un rapporto sessuale vero e proprio.
“Buongiorno, bellezza.” Il nano, trovando che la sua voce deliziosa non sia sufficiente, decide pure di accostarsi a me e di posare un tenero e dolce bacio sulle mie labbra.
Thorin ha tenuto la sua mano dietro alla mia nuca.
Anche dopo che il bacio è concluso, rimango un attimo con gli occhi serrati le labbra socchiuse, come se fossi rimasta incantata, come se lo stessi supplicando di non levare la sua bocca dalla mia, di rimetterla immediatamente dov’era fino a pochi secondi fa.
Adoro sentire il pizzicare della sua barba sulla mia pelle.
“Mi mancherai questa mattina” mi dice sensualmente Thorin, prima di andare a mettersi la camicia, la cotta e il mantello.
“Perché? Dove vai?”
“Vado a dirigere i lavori, ormai manca poco: Erebor tornerà presto a risplendere come un tempo” mi risponde egli con una luce negli occhi. Finalmente può tornare a sorridere, finalmente il suo sogno si è realizzato. Finalmente potrà riconoscere casa sua, finalmente essa tornerà ad essere il luogo nel quale è cresciuto, quel luogo che ha tanto amato e agognato per anni.
“Beh, potrò raggiungerti dopo, prometto che non sarò un problema e che mi comporterò bene.” Gli faccio gli occhi dolci e utilizzo un tono innocente e da brava bambina, la stessa tattica che, nel mio mondo, uso sempre con mia mamma.
Questa tecnica ha su Thorin lo stesso effetto che ha su mia madre, dal momento che anche il nano si mette a ridere. “Tu sei sempre un problema. E sei tante cose, ma una brava bambina non è una di quelle.”
“Ma che cattivo che sei!”
Prima di andarsene, Thorin Scudodiquercia mi concede un altro bacio, questa volta più rapido e meno dolce. “Quando ti sarai preparata, raggiungici pure, basta che mi prometti che ti comporterai bene… promesso?” Ora ha smesso di essere tenero e affettuoso, è tornato a farmi visita il nano severo e autoritario che conosco, proprio il nano di cui mi sono innamorata.
“Promesso.”
“Ti do il permesso di prendere gli abiti di Gwarka, sono sicuro che non ci saranno problemi. Così almeno avrai qualcosa da metterti e non tornerai a rubare vestiti nelle case.”
Davvero mi concederebbe di indossare un’altra volta i vestiti di Gwarka? Non è che la malattia del drago non è ancora passata e vuole nuovamente provare a trasformarmi nella sua amata morta?
“E ribadisco che devi comportarti bene, se no passerai tutte le mattinate da sola.” Dopo aver nominato la mezza nana, è tornato malinconico come la maggior parte delle volte. “Siccome ti conosco, e siccome ci saranno anche gli altri, vedi di non distrarmeli, devono lavorare, non hanno tempo per giocare.” Dopo aver finito di darmi questi freddi ammonimenti, esce dalla stanza, senza aggiungere altro, senza nemmeno salutarmi.
Certo che è lunatico! Prima era così gentile e sorridente che pareva un sogno, poi solo dopo aver scherzato un po’ e dopo aver nominato Gwarka, è tornato musone e serio come al solito.
Dovrò cercare di controllarmi e di non fare o dire qualcosa di inappropriato, dovrò cercare di non farlo vergognare di me. Se no dopo chi lo sente!

Il mio senso dell’orientamento non sarà invidiabile – anche se è cento volte meglio di quello di tante altre persone –, ma per fortuna ho un’eccellente memoria.
Difatti non ho riscontrato nessun problema nel ritrovare la casa di Gwarka.
Mi sorprende davvero il fatto che Thorin mi abbia permesso di indossare i vestiti della mezza nana (spero con tutto il cuore che non sia ancora in balia della malattia), ma tutto sommato non c’è niente di male: d’altronde Gwarka è morta, come potrebbe darle fastidio il fatto che io prenda in prestito le sue cose? E poi non ho assolutamente nulla da mettermi e i suoi abiti mi stanno, sarebbe stupido non approfittarne.
Inoltre era ora che Thorin andasse avanti con la sua vita e la smettesse di pensare a lei. Questa testardaggine in amore dei nani sarà pure romantica, ma è anche stupida. È stupido e anche masochista negarsi l’amore solo perché la persona che amavi è morta, sicuramente questa sarebbe felicissima di vederti sereno e che vai avanti con la tua vita, tu che puoi farlo.

Ho preso la roba di Gwarka che più mi aggradava, poi l’ho portata nella camera che condivido con Thorin.
Penso di aver preso vestiti a sufficienza, in caso contrario potrei pur sempre andarli a prendere gradualmente, con calma.
In ogni caso credo che più avanti non sarebbe difficile trovarne dei nuovi e prenderli con i miei soldi.
Prima di raggiungere i nani, vado a lavarmi il corpo e i capelli, visto che sono un disastro dopo la notte passata con Thorin.
Una volta lavata per bene, indosso un semplicissimo abito giallo e corro fuori di casa.
Non vedo l’ora di rivedere Thorin Scudodiquercia e i miei amici.

Trovo i nani impegnati a sistemare una statua di pietra, una delle tante che Smaug ha distrutto andando in giro per la Montagna Solitaria.
Il Re sotto la Montagna non si accorge neanche del mio arrivo, è troppo impegnato a parlare con i suoi compagni di lavoro.
Per fortuna i miei amici si accorgono di me e mi riservano un’accoglienza decisamente migliore.
“Glenys!” esclamano sorridendo.
Sorrido anch’io e li raggiungo allegramente, quasi saltellando.
Quando mi trovo vicina a loro, i nani parlano l’uno sopra l’altro, non dandomi nemmeno il tempo di dirli un semplice ciao.
“Come ti sei vestita?” mi chiede Kili con un tono indecifrabile. Non riesco a capire se sia inorridito o se gli piaccia l’abito che sto indossando.
“Sta’ zitto, ragazzo” lo ammonisce Dwalin con i suoi soliti modi delicati e gentili. “Sta bene conciata così, finalmente si veste da donna e non da ragazzaccio.”
Ora che ci penso, mi mancano gli abiti maschili che avevo indossato la prima volta che ero capitata nella Terra di Mezzo. Mi rispecchiavano di più, mi facevano sentire più me, visto che sono sempre stata un maschiaccio e anche nel mio mondo non mi vesto mai con abiti femminili.
Ma pazienza, ho trovato soltanto questi e bisogna accontentarsi di quello che si trova.
E poi, almeno così, faccio ancora più colpo su Thorin.
“Infatti non ho detto niente.” Kili mette le mani avanti. “Solo mi pare strano vederla vestita così, la maggior parte delle volte indossa sempre camicia e pantaloni.”
“Sei bellissima, bambina mia.” Balin mi dà un buffetto sulla guancia, sorridendomi in un modo dolcissimo. Dopodiché mi dà un bacio sulla testa, come se lui fosse il nonno e io la sua nipotina.
“Sembra così tanto graziosa, ma tutti noi sappiamo benissimo che è capace di compiere le peggiori malefatte” dice Bofur con tono scherzoso, guardandomi eloquentemente, come se con gli occhi mi stesse dicendo: a me non la racconti. Io lo so benissimo che sei un diavoletto travestito da angelo.
Ridacchio con aria innocente, facendomi piccola piccola.
“Nessuno lo sa più di me” sbuffa Dwalin, mettendo le braccia conserte, ricordandomi ancora una volta Brontolo.
“Ah sì!” Fili si mette a ridere, dopodiché dà una gomitata a suo fratello. “Ti ricordi di quella volta che, sotto suggerimento di Glenys, avevamo gettato Dwalin nella vasca e poi gli avevamo messo i fiocchetti nella barba e nei capelli?”
“E come dimenticare?” gli risponde Kili, ridendo.
“Vi ricordo che l’avevo pure costretto a vestirsi da principessa per il mio spettacolo.” Incrocio le braccia sul petto, fiera della mia malandrinata.
A questo punto le risate aumentano, mentre il nano pelato è sempre più infastidito.
Mi si scalda il cuore pensando a questi ricordi preziosi, avevo passato dei momenti magici e bellissimi con questi nani, intraprendere quell’avventura insieme a loro è stata un’esperienza meravigliosa.
Spero che anche in futuro vivremo altre situazioni indimenticabili, tutti insieme. Solo che sarà dura lasciarli, un giorno.
“Sempre con me te la prendi” borbotta Dwalin, continuando a fare l’imbronciato. “Non potresti prendertela con Thorin, una volta ogni tanto?”
“Oh! Grazie Dwalin, che mi hai ricordato. Devo chiedere una cosa allo zio...” Kili si allontana dalla comitiva per andare dal mio nano prediletto. Sembra preoccupato, mi domando cosa debba chiedergli.
“Va bene, basta che poi torni subito al lavoro” sento che Thorin dice a Kili, dopo che questi gli ha parlato.
Il giovane nano annuisce, dopodiché passa velocemente accanto a noi, senza darci una sola parola di spiegazione.
Guardo gli altri nani, anche loro sembrano non avere idea di cosa stia passando per la testa a Kili, l’unico che sembra saperne qualcosa è Fili.
Dallo sguardo del giovane nano, deduco che il moro si stia cacciando in qualche guaio, sembra piuttosto preoccupato per lui.
Credo di aver capito dove stia andando Kili…

L’Antro di Lucri:

Chissà dove sta andando Kili… :P
Il titolo la dice lunga.
Comunque sarò breve, perché onestamente non ho niente da dire xD a parte che spero che il capitolo vi sia piaciuto, lasciatemi pure una recensione, se vi va, eccetera eccetera.
Ci sentiamo nel prossimo capitolo, grazie per aver letto e per star seguendo la mia storia =)
Un abbraccione e un bacione

Lucri

P.s. Che scema! Quasi dimenticavo!
Siccome mi diverto con molto poco, ho di nuovo creato Glenys con un giochino online. Credo che questa versione le si avvicini di più, rispetto all'altra che avevo postato, perché comunque Glenys, nonostante i suoi 19 anni, sembra una bambina, ha un aspetto piuttosto infantile.







 


 

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Capitolo 7
*** Una brutta notizia ***


Una brutta notizia

“Salve!”
Kili fa un salto sul posto, dopodiché posa una mano sul petto, lì dove il cuore gli sta battendo all’impazzata per via dello spavento.
Sorrido, il classico sorriso di chi la sa lunga su una questione.
“Oh, Glenys, sei tu!” Finalmente il giovane nano si volta verso di me. “Mi hai fatto prendere uno spavento!”
Continuo a sorridere in quel modo: “Dov’eri di bello?”
Kili pare essere in difficoltà. Non mi guarda negli occhi, inoltre ha cominciato a grattarsi il braccio. “In un posto...” risponde sul vago.
“In un posto molto verde, pieno di alberi e di gente alta con le orecchie a punta, vero?” Mi avvicino a lui senza smettere di sorridere in quel modo furbo.
Kili sgrana gli occhi, il che conferma ciò che sto pensando.
Il sorriso non abbandona le mie labbra.
Il giovane nano comincia a balbettare, non sapendo chiaramente cosa inventarsi. In ogni caso non gli do il tempo di trovare una via di fuga: “Ti sei visto con l’elfa rossa con cui stavi parlando in prigione, vero?”
Kili rimane ancora un attimo a fissarmi sbalordito, probabilmente ancora stupito da quanto io possa risultare sveglia la maggior parte delle volte. Poi abbassa le spalle con aria sconfitta. “Non lo dirai a Thorin, vero?”
Rammento che, quando ero finita nel libro per la prima volta, nonostante non fosse certamente stata il mio personaggio preferito, non ce l’avevo ancora con Tauriel, adesso le cose sono giusto un po’ diverse…
Però allora l’elfa era stata molto gentile e dolce con me, inoltre non voglio fare un torto al mio amico Kili.
Così lo rassicuro: “Non preoccuparti, non gli dirò niente.”
Il nipote di Thorin mi abbraccia vigorosamente, senza smettere di ripetere continuamente: “Oh, grazie grazie Glenys! Sei un’amica!”
“Però devi promettermi che non ti farai beccare...” Mi libero dalla sua stretta, infastidita. “E che, nel caso Thorin dovesse scoprirti, che non salti fuori che io ero al corrente della tua relazione clandestina… intesi?” Lo guardo con occhi autoritari. Non ho nessunissima voglia di incappare nell’ira funesta del nano solamente per la sua stupida storia d’amore con quella stupida elfa.
Kili mi guarda come se gli avessi fatto il favore più grande del mondo, come se gli avessi regalato la luna, sorridendo incessantemente. “Sì sì te lo prometto, non preoccuparti.” Ho come l’impressione che potrebbe mettersi a piangere dalla gioia da un momento all’altro.
Sorrido anch’io: è sempre un piacere fare un favore agli amici, e poi ricevere in cambio tutta la loro gratitudine e felicità.
“Che cosa le prometti?”
Sia io che Kili facciamo un salto sul posto.
Thorin Scudodiquercia è appena entrato in casa e sta guardando con aria interrogativa me e il nano, senza rinunciare a quella sua aria severa e autoritaria che lo caratterizza, la quale lo rende ancora più affascinante di quanto non lo sia già.
Il giovane non sa cosa inventarsi, così risolvo io il problema: “Che saremo amici e fratelli per tutta la vita!” rispondo sorridendo con aria innocente, abbracciando Kili.
Egli ricambia l’abbraccio, sforzandosi di sorridere in modo convincente.
Per fortuna Thorin decide di crederci e di non insistere oltre, probabilmente deve avere altri pensieri per la testa: “Kili, va’ ad aiutare Balin, c’è bisogno di te al pianterreno.”
Il nipote obbedisce immediatamente, quindi esce di casa, lasciandomi sola con il bel nano.
Tengo le mani dietro alla schiena e fisso il mio amore con la classica aria da cerbiatta indifesa, facendomi piccola piccola sotto ai suoi occhi duri.
“Mentre tu, signorinella, vieni al piano di sopra con me.” Mi afferra delicatamente il polso. “Devo parlare con te.”

Quando Thorin chiude la porta della camera, l’ansia aumenta in me.
Cosa mi vorrà mai dire?
È morto qualcuno?
Ho fatto qualcosa di male?
Vuole lasciarmi?
“Allora...” comincia con la sua bellissima voce che mi fa sospirare come una scolaretta alle prese con la sua prima cotta, anche se in questo momento mi importa molto poco della sua voce. “Innanzitutto devo dirti che sei molto graziosa.” Di nuovo quel suo dannatissimo sorrisino… il quale, ne sono certa, sarà la causa della mia morte.
Il mio cuore si alleggerisce: se Thorin sorride e se perde tempo a farmi i complimenti per come mi sono vestita, evidentemente non deve dirmi nulla di particolarmente grave o urgente.
Ricambio il sorriso che il nano mi sta rivolgendo, dopodiché scuoto leggermente l’abito giallo. “Ti piace?” gli chiedo con tono civettuolo, sbattendo le ciglia.
So che lo faccio impazzire quando mi atteggio così.
Difatti il Re sotto la Montagna sorride ancora più intenerito, facendomi quasi sospirare. “Moltissimo.”
Lo fisso imbambolata. Adesso sto cominciando a pensare che, magari, vuole finalmente farmi la dichiarazione di matrimonio.
Al solo pensiero, il mio cuore batte talmente forte che temo che potrei iniziare a saltellare per la stanza da un momento all’altro, come se fossi un personaggio dei cartoni animati.
“Quest’oggi è giunto alle porte di Erebor il Governatore di Pontelagolungo.” Purtroppo la magia finisce subito, Thorin smette di farmi i complimenti e comincia a parlarmi seriamente e, a quanto pare, non si tratta di una proposta di matrimonio. “O meglio, colui che era il Governatore di Pontelagolungo.”
Ma quel vecchiaccio avido e opportunista è ancora vivo?! Speravo tanto che lui e quelle tre oche inutili che ha come nipoti fossero periti tra le fiamme di Smaug.
“Insieme a lui c’erano le sue tre nipoti.”
Ecco, come non detto…
“Erano tutti sporchi, bagnati, infreddoliti, affamati e assetati...”
Tsk! Sai quanto me ne importa…
“Il Governatore di Pontelagolungo ci ha aiutati nel momento del bisogno, ci ha ospitati nel suo palazzo, ci ha offerto una casa, del cibo, vestiti, barche...” Mi domando come Thorin possa essere così ingenuo da non rendersi conto che, quell’uomo egoista, ha fatto tutto ciò solo per mantenere allegro il clima a Pontelagolungo, lui non ha mai creduto che egli fosse realmente il nipote di re Thror. “Mi ha chiesto asilo a Erebor per un po’ di tempo, finché non si rimetterà.”
“No!” Le parole mi escono da sole dalla bocca, senza che io riesca a controllarle. “Insomma Thorin… non l’hai capito?! Quell’uomo ti ha sempre preso in giro, non ha mai creduto che tu fossi per davvero il legittimo Re sotto la Montagna. Ha fatto finta di crederti solamente per mantenere alto l’umore del suo popolo… e secondo te come mai voleva mantenere alto l’umore del suo popolo? Perché esso lo odia. Lo odia perché lui è un essere che pensa solo a se stesso e che non si cura della propria gente, temeva una ribellione.
E adesso che ha perso tutto, guarda a caso, viene a chiedere asilo nel tuo regno!” Cerco di calmarmi e di riprendere fiato, dopodiché concludo: “Egli altro non è che un arrampicatore sociale.”
“Arrampicatore sociale o no, questa sera ho invitato a cena lui e le sue tre nipoti.” Il tono del nano è duro, proprio come il suo sguardo. “E sei invitata anche tu.”
In questo momento mi sento come Merida, la principessa del cartone Disney, quando stava discutendo con sua madre riguardo al matrimonio.
Mi viene solamente da sbuffare, da sbraitare e da gesticolare.
Non c’è alcuna speranza.
Di male in peggio.
“Quindi sei pregata di trovare un abito e di comportarti bene” mi ordina con quel tono che non ammette repliche, osservandomi con occhi severi, dopo essersi avvicinato minacciosamente a me. “Vedi di non farmi vergognare di te.”
Non mi dà nemmeno il tempo di lamentarmi o di ribellarmi, che esce dalla camera, sbattendo la porta.

L’Antro di Lucri:

Stelle del cielo, perdonate il ritardo, ma prima o poi torno sempre xD.
Scusate se il capitolo è corto, ma penso che sia caruccio lo stesso.
Dunque, come molti di voi avranno certamente capito, nello scorso capitolo, Kili si era visto con Tauriel.
Come andrà a finire questa storia? Bene o male? Eheh, se continuerete a seguirmi lo scoprirete ;).
E i problemi non finiscono certamente qui… Il Governatore è tornato, e insieme a lui ci sono pure le sue tre odiosissime nipoti che, per chi non avesse letto Just a dream, sono delle ragazzine che sbavano dietro a Thorin e che avevano preso in giro Glenys.
Ci sentiamo nel prossimo capitolo, spero di riuscire a scriverlo presto xD.
Un bacione


Lucri



 

 

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Capitolo 8
*** A cena coi cretini ***


A cena coi cretini

Dopo aver trascorso tutta la mattina a lavorare, finalmente i nani si concedono una meritata pausa.
Mi trovo con Fili, Balin e Dwalin seduta su un enorme frammento di statua, insieme a noi ci sono anche Gandalf e Bilbo.
Sto fumando il Vecchio Tobia con la pipa. Fumare non mi è mai piaciuto e, per fortuna, non è una cosa che faccio quotidianamente nel mio mondo; però il Vecchio Tobia mi è sempre piaciuto, anche quando ero finita per la prima volta nella Terra di Mezzo l’avevo trovato subito molto gradevole.
“Insomma, è così...” finisco di raccontare ai miei amici, dopo aver espirato una nuvola di fumo. “Sta sera mi toccherà cenare con quel pesce palla del Governatore e con quelle tre galline che chiama nipoti.”
Riprendo a inspirare il fumo per poi emetterlo fuori dalla bocca, così come stanno facendo i miei amici, in silenzio. Probabilmente stanno riflettendo su quanto li ho raccontato.
“Bambina...” Balin prende la parola per primo, dopo averci pensato un po’ su. “Thorin è un nano adulto e un grande sovrano, sa quello che fa. Sono sicuro che, se ha deciso di fidarsi del Governatore e di invitarlo a cena, è perché questi non rappresenta alcun tipo di minaccia. Non ti preoccupare.”
Sbuffo nervosamente il fumo, mentre me ne sto seduta sulla roccia in un modo decisamente poco femminile. “No, non c’è da fidarsi! Lo so ben io! Non vi ricordate che io so sempre tutto? Se dico che è inaffidabile, è inaffidabile! Punto.” Torno a fumare la pipa, pentendomi un po’ per aver risposto così bruscamente a Balin.
Non è la prima volta che mi capita di rispondere con brutti modi a persone che non se lo meriterebbero, persone gentili, e puntualmente, ogni volta, poi mi sento in colpa…
“L’importante è che tu non faccia come quella volta, ovvero che cominci a urlare un insulto dietro l’altro dietro alle tre gallinacce.” Fili, come sempre, è pronto a scherzare e non si fa prendere dallo sconforto. Lo ammiro molto per questo.
Ricambio il suo sorriso.
Sto per dire una battuta, giusto per scherzare insieme al nano biondo, ma Gandalf prende la parola prima di me: “L’avevo capito fin da subito che avevi un bel caratterino.” Prima di parlare ha tossito e ridacchiato allo stesso tempo, ora mi sta rivolgendo un sorriso colmo di affetto.
Non posso fare a meno di sorridere anch’io, sentendomi ammansire da tutta questa dolcezza e tutta quest’affezione che i miei amici sembrano riservare per me.
“Comunque non preoccupati, Glenys” borbotta Dwalin, attirando l’attenzione su di sé. “Nel caso dovessero darti ancora fastidio, potrai pur sempre contare sulla mia ascia.”
“Spero che tu stia scherzando, Dwalin” squittisce Bilbo, tutto indignato. “La violenza non è mai una bella cosa, specialmente su donne così giovani!”
“Rilassati, Bilbo” ride il nano pelato, continuando ad accarezzare la sua ascia. “Stavo solo scherzando.”
Il nostro momento di tranquillità, tanto per cambiare, viene interrotto da Thorin.
Il nano si reca verso di noi, probabilmente vuole intimare a Dwalin, Balin e a Fili di tornare subito a lavorare.
L’espressione del nano è dura, e diventa ancora più dura non appena questi posa lo sguardo su di me.
Cos’ho fatto adesso?!
Vuole sgridarmi per come sono seduta?
Vuole sgridarmi perché sto fumando?
Oppure vuole accusarmi di distrarre i suoi uomini e di farli diventare dei pigroni che, anziché lavorare, preferiscono starsene comodamente seduti a parlare e a scherzare con una bella pipa tra le mani?
“Glenys, metti via quella pipa.”
Quasi mi viene da ridere. Quant’è prevedibile!
“Non è bello vedere una donna fumare.”
Cambio posizione e levo la pipa dalla bocca, giusto per emettere una breve risata e ribattere: “Ma chissene importa! Una donna può fare quello che vuole.”
Come al solito ho parlato senza pensare, ora Thorin Scudodiquercia sembra ancora più contrariato di prima.
Certe volte mi dimentico di non trovarmi nel mio mondo nel ventunesimo secolo, devo fare i conti con una società di impostazione medievale e ancora prevalentemente maschilista.
“Voi tornate a lavorare.” Questa volta il Re sotto la Montagna si rivolge a Dwalin, Balin e Fili.
I diretti interessati si alzano immediatamente, pronti a eseguire gli ordini del loro sovrano.
“Bilbo...” Thorin guarda lo hobbit, il quale scatta subito in piedi, come se la pietra sotto al suo sedere si fosse improvvisamente trasformata in una brace incandescente. “Gandalf...” Adesso il suo sguardo cade solennemente sullo stregone, che pare come sempre rilassato. “Voi due potete anche andare a riposarvi, avete già fatto molto per noi.” Finalmente il suo volto si rilassa in un sorriso, il suo famoso mezzo sorriso tutto latte e miele.
Per poco non mi viene da sorridere come una deficiente, guardandolo.
Peccato che il sorriso sparisca non appena il nano posa un’altra volta i suoi occhi su di me.
Mi faccio immediatamente rigida, sotto al suo sguardo duro.
“Tu Glenys trova un abito per questa sera.”

La sera non è tardata a venire.
Non ci ho messo molto per decidere cosa indossare, anche nel mio mondo sono piuttosto disinteressata ai vestiti, così come ci metto veramente pochissimo tempo per prepararmi.
Dall’armadio ho scelto un abito veramente delizioso, credo che sia il mio preferito fra tutti quelli che ho sgraffignato nella stanza di Gwarka.
Mi ricorda un vestito celtico, tanto per cambiare è di colore verde.
Lascia scoperte le braccia e ha una scollatura leggermente a cuore.
Il busto è bello aderente, decorato con pizzi e perline. Il suo verde è più scuro rispetto al tulle che ricopre la lunga gonna.
Il vestito arriva fin per terra, la parte inferiore non è larga o gonfia, però è ugualmente comoda e mi consente di muovermi liberamente.
Ho deciso di lasciarmi i capelli sciolti perché oggi mi piacciono particolarmente, quindi sarebbe un vero peccato andare a rovinare i ricci con un elastico o con un nastro.
Osservo la mia figura nello specchio e posso ritenermi pienamente soddisfatta. Credo proprio che Thorin Scudodiquercia non sarà più musone e arrabbiato con me, quando mi vedrà conciata in questo modo.

“Glenys.” Il Re sotto la Montagna è appena entrato in camera e, a giudicare dal tono della sua voce, dev’essere ancora stizzito.
“Sì, Thorin?” Mi volto verso di lui scuotendo leggermente la lunga gonna, parlando in modo volutamente civettuolo.
Proprio come avevo sperato, il nano rimane imbambolato a fissare la mia figura.
Non posso fare a meno di essere soddisfatta: a quanto pare, l’abito e il mio atteggiamento hanno centrato il bersaglio.
Thorin Scudodiquercia ha la bocca socchiusa, come se fosse rimasto senza parole nel vedermi conciata così.
“Ti piace il vestito che ho scelto?” Decido di insistere e di ammansirlo ancora di più, scuotendo entrambi i lati della gonna.
Il Re dei Nani rimane per un po’ a guardarmi quasi incantato, per poi sorridere con dolcezza. “Sei un sogno...” Si avvicina a me, facendomi battere forte il cuore. Quando mi raggiunge mi fa fare una piroetta, causandomi una risata. “Il vestito mi piace, ma tu… tu mi piaci di più.”
Gli circondo il collo con le mie braccia sottili, dopodiché lo guardo negli occhi, sentendomi quasi svenire dinanzi a quell’espressione dolce e innamorata che io tanto amo.
Thorin poggia le sue grandi e forti mani dietro di me, come a volermi stringere contro di lui ancora di più.
Anche il nano non è conciato affatto male: ha sistemato con cura i capelli, non sono spettinati e malmessi come lo erano durante la maggior parte del viaggio. Indossa una camicia bianca aderente che mette ben in mostra i suoi bei muscoli. Per la parte inferiore, invece, ha scelto la cintura che aveva indossato a Pontelagolungo, dei semplici pantaloni neri e degli stivali altrettanto semplici di colore marrone.
Tutta la sua imponente e maestosa figura è avvolta in un immenso mantello dello stesso colore delle scarpe, mentre la pelliccia è nera.
Devo dire che pure io sono rimasta alquanto imbambolata, osservandolo.
“Comunque mi raccomando, principessina...” Thorin Scudodiquercia mi fa tornare alla realtà, parlandomi con il solito tono perentorio. “Non farmi vergognare di te, ergo non arrabbiarti, non insultare e non dare di matto.” Torna a sorridere un’altra volta e, come se non bastasse, mi passa pure delicatamente una mano sulla guancia. “Sarebbe un vero peccato vedere una donzella graziosa come te urlare e pronunciare scurrili parole.”
“Te lo prometto, mio bel principe!”
Il nano sorride ancora di più, successivamente mi porge il braccio con i suoi soliti modi cavallereschi.
Non ci penso un secondo e mi aggrappo immediatamente a lui.
Questa serata sta già cominciando bene!

Questa sera ceneremo in una delle tante locande interne della Montagna Solitaria, in quella che, per ora, è stata sistemata meglio.
Le altre sono ancora in riparazione.
Bombur ha preparato la cena e, per fortuna, si è ricordato che sono vegetariana.
Faccio un sorrisetto amaro: chissà se quelle tre smorfiose mi prenderanno in giro anche per questo, come purtroppo a volte accade nel mio mondo.
A proposito di loro…
Ora le abbiamo sfortunatamente raggiunte, e devo dire che non sono cambiate affatto: quella più altezzosa e con la quale vado meno d’accordo, ha sempre quell’espressione odiosa stampata in faccia, la quale ti fa venire voglia di prendere a pugni il suo viso pieno di brufoli; quella più alta è ancora più brutta di quanto ricordassi, grossa come un uomo e pure con i baffi (se fosse bassa come me, potrebbe tranquillamente passare per una nana); mentre l’ultima strega mi sa che si terrà quella faccia asimmetrica per tutta la vita, ormai.
E che dire del Governatore? Altra bellissima persona che ti fa venire in mente solo bellissime parole, una bellissima persona alla quale elargiresti solo bellissimi gesti. Come un calcio nel culo, ad esempio.
Continuo a tenere la mia mano sul braccio di Thorin, ricordandomi della promessa che gli ho fatto, ovvero di comportarmi bene.
Spero soltanto che quelle tre non mettano a dura prova la mia pazienza, perché ho l’autocontrollo peggiore di quello di un bambino di cinque anni e, se qualcuno mi insulta o mi prende in giro tutt’altro che bonariamente, mi dispiace ma non voglio stare zitta.
“Oh, buonasera!” Quando si accorge del nostro arrivo, il Governatore ci accoglie a braccia aperte. “Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror.” Fa un inchino decisamente pomposo, come se lo stesse prendendo in giro.
“Buonasera a voi.” Il Re sotto la Montagna sorride e china leggermente il capo, come fa spesso in situazioni simili.
Rimanendo ancora inchinato, l’uomo posa lo sguardo su di me.
Mi irrigidisco all’istante.
“Oh, vedo che c’è anche quella graziosa fanciulla che avevo ospitato nel mio palazzo.”
Sorrido, anche se so che quest’uomo si meriterebbe ben altro di un sorriso.
“Onorato di rivedervi.”
“L’onore è tutto mio” rispondo chinando un po’ la testa, proprio come ha fatto Thorin prima di me.
“Mary, Angel, Genevieve...” Il Governatore si rivolge alle sue tre nipoti, le quali si trovano ancora dietro di lui. “Salutate i nostri amici.”
Quelle tre sorridono immediatamente, dopodiché sgambettano come delle oche verso Thorin Scudodiquercia.
Sto per alzare gli occhi al soffitto, ma mi trattengo.
Ovviamente io è come se non esistessi e, a quanto pare, corrono ancora dietro al nano…
“Buonasera, mio signore.” Si parlano l’una sopra l’altra, inchinandosi goffamente e spintonandosi per fare a gara a chi sta più vicina al Re sotto la Montagna.
Mi viene quasi da ridere, sembrano quelle cesse delle sorellastre di Cenerentola, solo che loro sono in tre.
“Possiamo recarci a cena adesso?” chiede gentilmente l’uomo.
“Prego, da questa parte.” Thorin, continuando a tenermi a braccetto, fa strada ai nostri ospiti.
Mentre egli è girato, mi volto verso le tre oche e le guardo con superiorità.
Poverine… cosa darebbero per stare loro a braccetto con Thorin!

Immagino che il nano del mio cuore, per ora, dev’essere veramente orgoglioso di me. Mi sto comportando in modo impeccabile, non ho ancora dato di matto. Infatti Thorin Scudodiquercia per adesso è molto gentile con me, mi ha pure spostato la sedia per farmi accomodare.
“Comunque le cose sono giusto un po’ cambiate” sta dicendo il Governatore, ovviamente parlando con la bocca piena… “Adesso Pontelagolungo non c’è più e, a Dale, uomini, donne e bambini sono fedeli solamente a Bard l’Ammazzadraghi, ormai è lui che li comanda.”
“Mi dispiace” dice Thorin, chinando un’altra volta il capo. “So come ci si sente a perdere la propria casa.”
Sì amore caro amore mio bello, sai come si sono sentiti gli uomini di Pontelagolungo, ma intanto non hai voluto dar loro un solo quattrino.
“In ogni caso ho conosciuto sire Bard” riprende il nano. “Abbiamo avuto delle divergenze, questo sì, ma so che è un uomo altruista e gentile, sono sicuro che vi concederà di ricostruirvi una vita nella nuova Dale.”
Thorin, non hai capito: il Governatore e quelle sanguisughe delle sue nipoti vogliono soltanto tornare a vivere nel lusso come prima. Vogliono tornare a essere delle persone importanti, di alto lignaggio.
Sei un ingenuo se pensi che si accontenteranno di una semplice casa a Dale, di semplici vestiti e di semplici pasti, venendo per di più governati da un uomo che per loro non è mai stato altro che un piantagrane.
Ovviamente quei quattro vogliono accaparrarsi le tue simpatie, in modo tale da riuscire a ottenere una bella dimora a Erebor e di godere della gentilezza, della disponibilità e degli averi del Re sotto la Montagna.
Sono sicura che, se ora dessi voce ai miei pensieri, farei soltanto una brutta figura e Thorin si arrabbierebbe con me.
Intanto mi sta venendo una mezza idea di parlare in privato con quei quattro, dopo.
“Sire Thorin, vi piace il mio vestito?” La mia attenzione viene catturata da Mary, la quale si è appena alzata in piedi e ha fatto una piroetta, mettendo bene in mostra un abito meno pomposo del solito, probabilmente sgraffignato a qualche povera anima a Dale.
Quell’altro mostro di Loch Ness di Angel non dà nemmeno il tempo a Thorin di rispondere, che spintona sua sorella e inizia a pavoneggiarsi pure lei. “E del mio che ve ne pare?”
Si mette subito in mezzo pure quell’altra, con gli stessi modi delicati delle sue degne compari. “Date un parere prima sul mio vestito, ve ne prego!”
Il Re sotto la Montagna ridacchia, quella bassa e breve risata che mi fa vibrare tutta. Quella risata che non mi stancherei mai di ascoltare. “Sono tutti e tre degli abiti stupendi” risponde gentilmente, non dimenticandosi mai delle buone maniere.
“E del mio cosa te ne pare?” gli chiedo subito, dopo aver rivolto un’altra occhiata altezzosa alle tre gallinacce.
Inutile dire che mi hanno guardata come se avessi appena insultato tutti i loro avi.
Questa volta il sorriso di Thorin cambia, adesso dinanzi ai miei occhi c’è un sorriso sincero e pieno di affetto. Un sorriso vero.
Il nano prende la mia mano da sotto il tavolo.
Lo guardo con occhi innamorati. Sono talmente presa da questo suo semplice gesto, che non sto nemmeno pensando a quanto devono star morendo d’invidia quelle tre, in questo momento.
“Come ben sai, trovo che il tuo vestito sia splendido. Ma la fanciulla che lo sta indossando lo è ancora di più.”
Non posso fare a meno di sorridergli.
Lo so che Thorin pensa per davvero queste cose, ma secondo me l’ha detto un po’ apposta. Non è poi così scemo, si sarà certamente accorto che le nipoti del Governatore stanno facendo volutamente le gatte morte con lui.
“Comunque sapete che sono diventata ufficialmente la sua compagna?” Appoggio la testa sulla spalla di Thorin, mentre egli mi stringe a sé.
Noto con piacere che Mary, Angel e Genevieve si sono scambiate uno sguardo super mega iper geloso.
Il Governatore, invece, ha un’espressione indecifrabile dipinta in volto. Sta sorridendo lievemente, ma ho come l’impressione che il suo non sia un sorriso sincero.
“E, non appena avrò sistemato un po’ di cose...” Thorin Scudodiquercia volta delicatamente il mio viso verso di lui. “Ho intenzione di prenderla in sposa.”
Dato che sono troppo impegnata a tenere i miei occhi fissi in quelli del mio innamorato, non riesco a vedere che faccia hanno fatto le tre oche, ma posso solo immaginare che stiano rosicando come non hanno mai rosicato in vita loro.
“Oh, che cosa meravigliosa!” C’è qualcosa che non mi convince nel tono del Governatore. Dubito che pure lui sia innamorato del nano, come le sue tre nipoti.
In ogni caso ora come ora non ho tempo di scervellarmi su questa faccenda, visto che il Re sotto la Montagna prende il mio viso fra le sue grandi mani e mi bacia dolcemente sulle labbra.
Rispondo al bacio senza esitare, gettandogli le braccia al collo.
Sono talmente presa da lui, sono talmente innamorata e felice, che non perdo nemmeno tempo a pensare a quanto staranno morendo di gelosia le nipoti del Governatore.
In questo momento, esiste solo lui.

L’Antro di Lucri:

Miei cari, questa volta sono stata puntuale xD.
Solo tre cose ho da dire:
1) Ho letteralmente amato la scena in cui Thorin vede Glenys vestita in quel modo e le fa i complimenti. Spero anche voi.
2) Lei è il solito amore che ha sempre belle paroline dolci per tutti xD.
3) Questo capitolo è uscito più lungo degli altri e devo dire che posso definirmi pienamente soddisfatta.
Mi raccomando: come sempre lasciate una recensione, mi rivolgo pure ai miei silenti lettori, ai quali sono già ben grata ;).
Non vi mangio mica, per me è molto importante sapere il vostro parere xD.
Il prequel l’avevano letto decisamente più persone, quindi mi dispiace un po’ che il sequel sia così poco seguito…
Ma vabbè. Com’è che si dice? Pochi ma buoni, e voi siete decisamente i migliori <3.
Alla prossima!

Lucri

P.s. Per quanto riguarda il titolo del capitolo… non vorrei vantarmi, ma mi merito un premio xD.


 

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Capitolo 9
*** I miei sospetti erano fondati ***


I miei sospetti erano fondati

Scendo le scale come sempre, ovvero saltellando.
Sono proprio soddisfatta di come sia andata la cena: io non ho sclerato, Thorin è stato gentile con me per tutto il tempo, le tre oche stavano rosicando in una maniera assurda… e lui ha detto davanti ai nostri ospiti che mi sposerà!
Come potrei non essere al settimo cielo?
In questo momento mi sto dirigendo verso la locanda nella quale abbiamo consumato la cena, perché voglio ringraziare Bombur per avermi preparato da mangiare e fargli i complimenti per gli ottimi piatti che è riuscito a sfornare.
Quando entro nella taverna, trovo il nano impegnato a pulire il lungo e spazioso tavolo di legno al quale eravamo seduti durante la cena.
Sorrido, dopodiché lo raggiungo camminando con i miei soliti modi buffi.
Spero di sbagliarmi, ma il cuoco della Compagnia mi sembra piuttosto scosso, come se fosse appena morto qualcuno.
“Bombur” lo chiamo sorridente, cercando di non farmi venire ansie e paure inutili come faccio pressoché sempre. “Volevo ringraziarti per la cena e farti i miei complimenti. Te la cavi con la cucina vegetariana.”
Il nano non mi dà il tempo di aggiungere altro, che mi afferra per le spalle e mi guarda con occhi spiritati.
Mi irrigidisco all’istante, domandandomi che diavolo gli stia passando per la testa.
All’improvviso l’ansia e la paura sono tornate a farmi visita.
Vorrei gridare, vorrei che Thorin fosse qui con me, ma non riesco a compiere un solo movimento e non riesco nemmeno a proferire parola.
“Glenys, devo assolutamente parlarti di una cosa! Per fortuna sei arrivata!”
Dal tono e dallo sguardo del nano suppongo che non sia nulla di buono.
“Sta’ molto attenta! Li ho sentiti parlare, erano qui!” Bombur si sta facendo prendere dal panico, non riesce quasi a formulare una frase di senso compiuto. “E… erano qui!” Mi molla per indicare freneticamente il punto in cui ci troviamo. “Io mi trovavo in cucina, probabilmente non pensavano che fossi ancora là dentro… sta di fatto che li ho sentiti parlare e hanno detto delle cose orribili!”
“Chi?” gli chiedo agitata, anche se posso solo immaginare di chi stia parlando. “Chi hai sentito parlare?”
“Il Governatore e quelle tre rospe che si porta dietro!”
Il mio cuore sta battendo come se fosse impazzito, mentre i miei occhi sono sgranati e le mie labbra leggermente aperte. Non riesco quasi a respirare regolarmente.
Non può arrivare al dunque?!
Di cosa stavano parlando?
Che cosa hanno detto di orribile?
Perché dovrei stare attenta?
Più temporeggia con la risposta definitiva, più l’ansia in me aumenta.
“Il Governatore vuole che una delle sue tre nipoti sposi Thorin, quella che riesce a fargli perdere la testa” mi spiega Bombur, gesticolando e parlando velocemente e confusamente. Sembra che stia per scoppiare in lacrime da un momento all’altro. “Perché così si ritroverebbe imparentato con il Re sotto la Montagna, con una persona importante, capisci?”
Annuisco, tutta rigida.
Voglio che arrivi al dunque, ma temo di esserci arrivata da sola.
Spero con tutto il mio cuore che non sia ciò che penso.
“Ebbene tu sei un intralcio per i suoi piani e...” Mi afferra di nuovo, fissandomi negli occhi con uno sguardo stralunato e spaventato a morte. “Vogliono sbarazzarsi di te!”
Il mio cuore non accenna a calmarsi. “Vogliono uccidermi?” gli chiedo con un filo di voce, giusto per avere conferma dei miei timori.
“Sì Glenys, sì!” mi risponde il mio amico, preoccupato e terrorizzato quanto me. “Per questo ti dico di stare molto attenta! Intanto io ti guarderò sempre le spalle, non permetterò che ti facciano del male, promesso! Parlerò con gli altri nani, parlerò con Thorin...”
Il nano va avanti a parlare a raffica, elencando le varie azioni sulle dita della mano, dopo avermi lasciata.
Intanto i miei battiti accelerano sempre di più, mentre io, allarmata, mi rendo conto che i miei sospetti su quei quattro erano fondati.
E il tutto è ancora peggio di quanto pensassi.

L’Antro di Lucri:

TADADADAAAAAAAM!
Vi aspettavate una cosa del genere?
Siete rimasti scioccati?
Vi prego… ditemi di sì! XD
So che questo capitolo è corto, volevo pure avvisarvi nelle note precedenti, ma come al solito me n’ero dimenticata.
Però è comunque un capitolo molto importante e devo dire che, nonostante la brevità, posso ritenermi pienamente soddisfatta.
Purtroppo i guai e le sorprese, per Glenys, non finiscono certo qui.
Ma non vi spoilero niente xD.
Temo che non sarò più tanto costante con gli aggiornamenti, perché a breve ricomincerà l’inferno.
Intanto grazie per aver letto, per esserci sempre… e alla prossima! <3

Lucri




 

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Capitolo 10
*** Rhunyc ***


Rhunyc

Bombur mi ha molto gentilmente riaccompagnata a casa. Durante il tragitto non abbiamo fatto altro che guardarci intorno con aria guardinga e spaventata, come se il Governatore e le sue tre insopportabili nipoti sarebbero potuti comparire da un momento all’altro e uccidermi nel modo più sadico possibile.
Abbiamo anche parlato di cosa avremmo fatto: siamo d’accordo che io ne parlerò subito con Thorin, non appena arriverà, mentre lui, domani, ne parlerà con gli altri nani.
Non sarò sola e tutti mi proteggeranno, questo è l’importante.
In questo momento ci troviamo fuori da casa mia, aspettando il Re sotto la Montagna.
“Glenys, Bombur.”
Sia io che il nano facciamo un salto, egli lancia pure un piccolo urlo.
Thorin Scudodiquercia osserva Bombur inarcando un sopracciglio, trovando sicuramente strano il suo comportamento.
“Oh, Vostra Maestà, siete voi!” si rassicura il cuoco della Compagnia. “Perdonatemi, mi avete fatto prendere uno spavento!”
Il nano rimane ancora un attimo a guardarlo stranito, ma lascia subito perdere: “Non c’è problema, Bombur, non preoccuparti.” Passa dolcemente una mano sulla mia schiena, come a volermi accarezzare. “Piuttosto grazie per aver accompagnato Glenys a casa.”
“Oh! Non c’è di che, figuratevi.” Il grasso nano fa un gesto di modestia con la mano, dopodiché posa il suo sguardo su di me. “Glenys, raccontagli tutto.”
Annuisco, sentendo Thorin Scudodiquercia farsi rigido accanto a me. Probabilmente sarà preoccupato e si starà domandando cosa diamine dovrei raccontargli.
Prima di congedarsi, il cuoco fa un lieve inchino al suo re, utilizzando solo il capo.
Thorin china leggermente la testa, come a volergli dire che va bene così, che può andare.
Bombur si allontana da noi con la stessa aria allarmata e traumatizzata che ha avuto per tutta la strada.
“Che cosa gli prende?” mi domanda Thorin, guardandomi. “L’ho visto più strano del solito.”
“Andiamo dentro, te ne prego” lo supplico afferrandogli il braccio. “Ti racconterò tutto in camera.”

“Allora, Glenys.” Una volta che ci troviamo in camera nostra, chiusa come sempre a chiave, Thorin si avvicina a me, per poi prendere le mie piccole mani tra le sue grandi e forti. “Cosa succede?” I suoi occhi azzurri trasmettono la preoccupazione che gli avevo attribuito, quegli stessi occhi che più di una volta li ho visti in questo stato. Trovandoli sempre irresistibili.
“Bombur, mentre si trovava in cucina, ha sentito il Governatore parlare con le sue nipoti” cerco di arrivare subito al dunque, senza troppi giri di parole. “Ha detto delle cose orribili.”
Thorin Scudodiquercia sembra sempre più allarmato.
“Vuole che tu sposa una delle sue nipoti, così si ritroverebbe imparentato con un re e salirebbe di un bel po’ di gradini sulla scala sociale” gli spiego, con probabilmente la sua stessa e identica espressione stampata in faccia. “E io, dal momento che tu sei innamorato follemente di me, sono un intralcio per i suoi piani, quindi vuole uccidermi.”
Thorin rimane a bocca aperta, guardandomi come se stesse valutando se sono seria o meno.
Io rimango zitta e ferma, in attesa di una sua risposta.
Non sono molto ottimista a riguardo, ergo non credo che darà peso alle mie parole e che crederà a questa storia.
“Chi ti ha detto questo?”
“Bombur” gli ripeto per la seconda volta, mentre la speranza comincia a farsi viva in me: forse mi crede e caccerà via a calci nel sedere quei tre imbroglioni! O ancora meglio… li condannerà a morte!
Purtroppo l’espressione del nano cambia ben presto, difatti ora non sembra più preoccupato e attento, piuttosto sembra noncurante e scettico. “Glenys...” comincia con tono serio, con lo stesso tono che usa per farmi le prediche. “Bombur è sempre stato un nano piuttosto distratto e particolare. Gli sono grato per avermi aiutato a riprendermi Erebor, ma ciò non toglie che non sia molto affidabile...”
Ecco… Proprio come immaginavo…
“Chissà cosa avrà sentito” continua il nano, mentre io penso a come convincerlo che tutta questa storia è vera. “Sono sicuro che nessuno vuole farti del male, non preoccuparti.” Mi sorride e passa la sua mano sul mio volto.
Il suo sorriso e la sua carezza mi imbambolano un po’, ma non abbastanza da farmi perdere di vista il mio obiettivo: convincere Thorin a credere a me e a Bombur.
“Ti prego, credimi per una volta!” lo supplico, non sapendo esattamente cosa inventarmi per fargli cambiare idea, dico giusto le prime cose che mi vengono in mente. “Io credo a Bombur.”
“Glenys, va’ a dormire, è tardi” mi ordina il Re sotto la Montagna, dopo aver emesso una cosa che sembrava un mix tra un sospiro e uno sbuffo.
Non mi sta nemmeno ascoltando.
“La porta è chiusa a chiave?” gli chiedo tremante, guardandomi intorno.
Non vorrei mai che venissero a uccidermi durante il sonno. Improvvisamente quelle tre stupide mi fanno paura, anche perché sono molto più grosse di me… specialmente quella che sembra un uomo!
“Sì Glenys, come sempre” mi risponde il nano, sbuffando un’altra volta.
“E la porta della camera?”
“Lo sai che la chiudiamo a chiave ogni volta...”
“E le finestre?” Non mi sto dando pace, continuo a guardare da tutte le parti, rabbrividendo ogni due per tre.
Una bella crisi di panico è imminente, la prima in tutta la mia vita.
“Glenys, non ci sono finestre.”
“E tu dormira… ?”
“Glenys.” Thorin mi interrompe, parlando con quel tono che non ammette repliche, quel tono che ha il potere di zittire chiunque all’istante. “Se la cosa può farti sentire più tranquilla, stanotte non dormirò: non ho sonno e vorrei lavorare per dei progetti che concernono le riparazioni di Erebor.
Ergo rimarrò sveglio tutta la notte, in camera con te, seduto alla scrivania, a lavorare ad alcuni bozzetti.”
Effettivamente, l’idea di rimanere in camera da sola con un Thorin sveglio e vigile, mi rassicura parecchio.
Quel nano è un guerriero pronto ed esperto, sono sicura che, se qualcuno dovesse entrare per farmi del male, saprebbe certamente come difendermi, come ha già fatto in passato.
E poi, se dice che non ha sonno e che non dormirà, allora vuol dire che per davvero non lo farà.
Posso andare a dormire tranquilla.
O almeno spero…

Stamattina mi sono svegliata giusto un po’ ansiosa e stizzita: non ho trovato Thorin in camera, ero praticamente sola a casa.
E se il Governatore e quelle tre racchie fossero arrivati pronti pronti per farmi fuori?
In questo momento ne sto parlando con gli altri nani, durante la solita pausa lavoro.
Finalmente sono arrivate le belle giornate, dunque ci troviamo appena fuori dalla Montagna Solitaria, seduti su degli ammassi di rocce.
Purtroppo Bombur non è qui a darmi manforte, visto che si trova nelle cucine a preparare da mangiare a tutti noi.
“Ne ho parlato con Thorin, proprio come mi ha detto Bombur, ma come al solito non mi ha creduto.” Concludo il mio racconto allargando le braccia, come per dire che non c’è nulla da fare, Thorin è sempre il solito, ci vorrebbe un miracolo per far sì che creda alla mia storiella.
Proprio come avevo immaginato, i miei amici si guardano l’un l’altro in silenzio e, purtroppo, nemmeno loro sembrano credermi.
Anche Gandalf e Bilbo – che ha deciso di restare ancora un po’ con noi, prima di ritornare a casa – sembrano piuttosto scettici a riguardo.
Non posso crederci: nessuno sembra dare il giusto peso alle mie parole, nemmeno Fili e Kili. A quanto pare posso contare solo su Bombur.
“Bambina mia.” Balin, tanto per cambiare, prende la parola per primo. “Tutti noi vogliamo molto bene a Bombur, così come ne vogliamo a te...” Guarda i miei amici, i quali concordano annuendo. “Ma purtroppo non si può certo dire che sia un nano attendibile…”
Mi sembra di risentire le parole di Thorin.
“Balin ha ragione” dice Bofur, sorprendentemente serio. “Gli voglio bene, è mio fratello, ma Bombur non è mai stato un nano particolarmente attento e affidabile, chissà che avrà sentito!”
Ma si sono messi d’accordo con il Re sotto la Montagna? Stanno praticamente ripetendo tutto quello che ha detto lui.
Bifur asserisce parlando in nanico, accompagnando le parole con i soliti gesti che gli conferiscono un’aria molto simile a quella di un uomo delle caverne.
“Glenys, è vero.” Mi volto verso Kili, pure lui è insolitamente serio, lo stesso discorso vale per suo fratello. “Avrà alzato un po’ troppo il gomito, come sempre.”
Sto per dire qualcosa, sto per provare a convincere anche loro, ma Thorin mi interrompe subito.
Il Re sotto la Montagna è appena arrivato, meraviglioso come sempre.
Ci voltiamo tutti verso di lui, simultaneamente.
Sembra essere di buon umore, al mio contrario.
Si avvicina a me con un sorrisino stampato in faccia, tenendo solennemente le mani dietro alla schiena. “Glenys, ti andrebbe di fare un giro insieme a me?” Mi porge il braccio, facendomi diventare rossa e battere forte il cuore.
Sorrido e, dopo un attimo di esitazione, decido di accontentarlo.
Magari riuscirò a fargli cambiare idea durante il tragitto.

Dale sta tornando splendente come un tempo.
In ogni angolo ci sono uomini e donne che si danno duramente da fare per ricostruirsi una vita.
Bard non è mai rientrato fra le mie simpatie, ma devo dire che se la cava piuttosto bene come guida di questo popolo di umili pescatori.
“Sire Thorin.”
Una voce che risulta immediatamente gradevole all’udito, ci fa voltare tutti e due.
Devo dire che, una volta girata dall’altra parte, rimango piacevolmente sorpresa e senza parole: dinanzi a me si trova un uomo veramente molto bello, raramente mi è capitato di incontrarne di così affascinanti, specialmente nella Terra di Mezzo.
Somiglia moltissimo a Craig Parker, uno dei pochi attori che, insieme a Richard, riesce a risultare veramente avvenente ai miei occhi. Anche se non mi farà mai lo stesso effetto che riesce a farmi il signor Armitage, egli è insostituibile per me.
“Oh, salve Rhunyc!” lo saluta Thorin come se si trattasse di un vecchio amico.
Io nel frattempo rimango a fissarlo imbambolata, ma solo perché non mi sarei mai aspettata si ritrovarmi in maniera inaspettata un uomo così bello davanti. Ovviamente Thorin Scudodiquercia per me è il meglio, non lo sostituirei con nessuno.
“Glenys, permettimi di presentarti Rhunyc, un uomo al quale ho dato una mano con le riparazioni di Dale, e che molto gentilmente ha ricambiato il favore aiutando me e gli altri nani a sistemare Erebor.”
Quando l’uomo posa il suo sguardo su di me, sussulta un attimo, come se fosse rimasto sorpreso di vedermi.
Non riesco a spiegarmi questo atteggiamento… che sia rimasto folgorato da me proprio come io sono rimasta folgorata da lui?
Esattamente come ho fatto io, anche Rhunyc rimane fermo a fissarmi stregato, mentre le domande si stanno affollando dentro me.
Noto che Thorin ci sta guardando piuttosto perplesso.
Che sia geloso?
“Il piacere è tutto mio.” Egli si riprende subito, dopodiché prende delicatamente la mia mano e vi posa dolcemente un bacio sul dorso.
Ho avvertito un brivido lungo la schiena, mentre le mie guance hanno preso fuoco.
Quando l’uomo si allontana sorridendoci, mi sorprendo nel notare che sto sorridendo anch’io. Sto sorridendo come una deficiente.
Thorin Scudodiquercia mi guarda preoccupato, come se avesse paura che mi sia presa una sbandata per quell’uomo che ho appena conosciuto.
Ma che stia tranquillo: Thorin è molto più bello di lui e lo conosco da decisamente più tempo, l’ho sempre amato e per sempre lo amerò.
Il Re sotto la Montagna non deve avere assolutamente nulla da temere.

L’Antro di Lucri:

E difatti Thorin non deve avere assolutamente nulla da temere: non ho alcuna intenzione di creare alcun triangolo scemo, Glenys ha sempre amato e per sempre amerà Thorin, Rhunyc lo trova semplicemente bello e la cosa finisce qui.
Il massimo che potrebbe nascere tra quei due, è una gran bell’amicizia.
Detto questo, volevo dirvi che ho creato la pagina Facebook del mio account di Efp, la trovate nel mio profilo, lì dove, se volete, potete pure aggiungermi tra le amicizie ;).
Un bacione <3

Lucri

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Capitolo 11
*** Glenysentola ***


Signori, vi avverto subito che questo capitolo sarà totalmente nonsense xD incentrato su un sogno di Glenys.
Chi ha letto l’altra long non rimarrà scandalizzato, perché la nostra cara fanciulla è sempre stata solita fare sogni su Thorin in chiave Disney ahahah.
Ma non preoccupatevi: nel prossimo capitolo riprenderà la trama, ovviamente ;).

Glenysentola

Strizzo lo straccio sopra al secchio pieno d’acqua, avvertendo i soliti e fastidiosissimi dolori alla schiena.
Tanto per cambiare, il Governatore e quelle tre racchie delle sue nipoti mi fanno sgobbare come una pazza dalla mattina alla sera, mentre loro si grattano la pancia tutto il giorno, spaparanzati beatamente sopra a una comoda poltrona.
Ovviamente non vedo mai una sola monetina d’oro. Ovviamente non vedo mai nemmeno un dolcetto o un buon pranzo per ringraziarmi per tutto il lavoro che faccio per loro. Ovviamente non ricevo mai un grazie, un sorriso o quant’altro.
Praticamente lavoro per niente.
La verità è che, se non rischiassi di ritrovarmi per strada senza una casa, senza soldi, senza cibo e senza acqua, questi quattro esseri li avrei già mandati in quel bellissimo posto da un bel po’.
E come se non bastasse, c’è questo dannatissimo e bastardissimo gatto che se ne va in giro sporcando proprio dove ho appena finito di pulire. Pare quasi che lo faccia apposta, come se si divertisse nel vedermi faticare come una schiava – cosa che, effettivamente, sono.
Per fortuna qualche buona anima decide di bussare alla porta proprio in questo momento, distraendomi dalla mia attuale occupazione.
Come potrete ben immaginare, tra le varie cose, spetta a me aprire la porta. Quindi posso finalmente alzarmi e smetterla di stare accucciata a terra, impegnata tutto il tempo a strofinare questo straccio consumato sul pavimento che, per colpa di quella graziosa palla di pelo, diventa sempre più sporco.
Sull’uscio si trova un ometto basso e dall’aria buffa, ritto come un soldatino.
Prima che possa chiedergli cosa voglia da noi, questi mi porge una busta.
Guardo la lettera con aria perplessa, domandandomi cosa diamine ci sia scritto.
Una lettera proveniente da Erebor, da consegnare immediatamente al Governatore e alle sue nipoti” mi spiega in modo chiaro il postino, parlando con un tono incolore, proprio come il suo sguardo.
Oh...” Osservo la busta che ho tra le mani, dopo averla presa, ovviamente, non potendo fare a meno di chiedermi cosa vorranno mai i nani di Erebor da quei quattro cessi. “Vi ringrazio” aggiungo poco dopo, guardando negli occhi l’ometto.
Egli mi risponde chinando appena il capo, rimanendo sempre dritto come un soldato.
Dopo avergli augurato buona giornata, chiudo la porta, tenendo lo sguardo incollato alla misteriosa lettera.

Da dietro la porta odo una musica sprigionata dal pianoforte… accompagnata dalle voci a dir poco stonate di quelle tre cornacchie.
Se non dovessi bussare, credo proprio che mi tapperei le orecchie.
Per fortuna quel pallone gonfiato del Governatore sente subito che qualcuno ha bussato alla porta, così non mi tocca disturbarmi di nuovo.
Dopo aver udito le parole sempre gentilissime del Governatore, mi decido ad entrare, ricevendo subito un’occhiataccia da parte di Mary, Angel e Genevieve.
Sto per dire qualcosa, ma prima sgrano gli occhi: perché il Governatore sta indossando un vestito da donna? Perché si è messo quella parrucca dall’acconciatura indecente? Ma la vera domanda è… perché sta facendo il cosplay di Lady Tremaine di Cenerentola???!
Sospiro scuotendo la testa, decidendo di lasciar perdere. Piuttosto dico il motivo per cui mi sono permessa di disturbare quel fantastico motivetto: “C’è una lettera per voi, proveniente da Erebor.”
Basta la parola Erebor per far scattare le nipoti del Governatore, le quali corrono verso di me, spintonandosi come al loro solito.
Le guardo schifate, spostandomi giusto un po’.
Bambine, vi prego! Un minimo di contegno!” L’uomo mi strappa la lettera dalle mani, prima che possano prenderla Mary, Angel e Genevieve.
Le tre oche circondano loro zio, mentre egli legge il tutto con un’espressione seria stampata in faccia.
Io rimango ferma e zitta, tenendo le mani dietro alla schiena, cercando di nascondere che il contenuto di questa lettera mi interessa giusto un po’.
Improvvisamente, l’uomo sgrana gli occhi.
La curiosità cresce in me.
Stasera si terrà un ballo a Erebor!” esclama sorridendo, indicando la lettera con un dito.
Mary, Angel e Genevieve si guardano tutte contente, starnazzando come oche.
In poche parole, c’è scritto che i nipoti, gli amici e i consiglieri di Re Thorin sono disperati...” spiega leggendo ancora la lettera, camminando avanti e indietro. “Egli non vuole proprio saperne di trovare moglie, non vuole donne tra i piedi. Così hanno pensato bene di organizzare un ballo e di invitare tutte le fanciulle dei dintorni!”
E noi siamo invitate?” Mary si indica con aria euforica, mentre le sue due sorelle rimangono accanto a lei, attendendo la risposta con trepidazione.
Ma è chiaro che siete invitate!” Dopo queste parole dello zio, Mary, Angel e Genevieve cominciano a saltellare entusiaste, esultando come delle dannate gallinacce.
Ma in questo momento faccio poco caso a loro: a Erebor ci sarà una festa! Finalmente un po’ di vita! Finalmente un’occasione per fare qualcosa di diverso e smetterla di lavare i panni, portare la colazione a letto a quei quattro ingrati e compagnia bella.
Posso venire anch’io?” chiedo speranzosa, facendo un passo avanti.
Le nipoti del Governatore smettono subito di saltare, piuttosto si fermano a guardarmi con aria schifata e beffarda.
Di nuovo non bado a loro, quello che decide è lo zio.
Dove vorresti andare, tu?” mi chiede Angel, divertita.
Vestita con quegli stracci!” le fa eco Genevieve.
Solo che al circo puoi andare!” Dopo aver detto questo, Mary ride assieme alle sue sorelle, per poi fare una giravolta insieme a loro.
Ma ovviamente non verrò vestita così!” dico cercando di non far notare troppo ciò che penso di quelle tre, ovvero che siano delle povere stupide. “Mi farò un vestito adatto all’occasione.”
Una di loro sta per dire qualcosa, ma il Governatore la interrompe subito: “E va bene, vieni pure.”
Le sue nipoti sgranano gli occhi, guardandosi con aria contrariata, mentre sul mio volto nasce un gran bel sorrisone.
Basta che finisci i lavori entro sera, se no te lo sogni di venire con noi!”
Va bene, mio signore!” esclamo fuori di me dalla gioia, non riuscendo a smettere di sorridere. “Vedrete che finirò tutto! Vi ringrazio! Vi ringrazio con tutto il cuore!” Esco velocemente dalla stanza, per poco non mi metto pure a piangere dalla felicità.

Il Governatore e quelle tre racchie che chiama nipoti, stavolta mi hanno dato così tanto lavoro da fare – ancora più delle altre volte – che per un attimo avevo seriamente temuto di non riuscire ad andare al ballo. Più che altro perché non avevo trovato il tempo di farmi un vestito.
Per fortuna ci hanno pensato i miei amici, gli animaletti di Radagast, a darmi una mano: in camera mi hanno fatto trovare un graziosissimo abito rosa, che hanno realizzato loro apposta per me.
Il vestito è lungo, la parte inferiore è bianca, mentre quella superiore è, appunto, rosa.
Il tutto è stato decorato con fiocchi, ne ho pure uno sopra la testa. E, per completare l’opera, una bella collana di perle azzurre.
Quando scendo le scale, il Governatore e le tre oche rimangono piuttosto stupiti, come se non si aspettassero di vedermi arrivare vestita in un modo simile. Oppure perché proprio non si aspettavano di vedermi.
Vi piace?” Faccio una piroetta, sorridendo tutta contenta, mostrando per bene il vestito che hanno fatto i miei amici.
L’uomo, dopo avermi guardata stupito ancora per un po’, cambia espressione.
Qualcosa mi dice che non sta per accadere nulla di buono.
Il Governatore, in questo momento, ha uno sguardo furbo e malvagio, mi domando cosa gli stia passando per la testa.
Rimango ferma a guardarlo perplessa, sperando di non ricevere una gran brutta sorpresa.
Sì, devo ammettere che l’abito è molto bello...” dice avanzando verso di me, mentre il mio cuore batte sempre più forte.
Improvvisamente la mia letizia si è sciolta come neve sotto al sole.
Peccato però che sia strappato!” Il Governatore non mi dà nemmeno il tempo di spostarmi, che mi strappa una spallina.
Le nipoti comprendono subito il piano dello zio, così cominciano anche loro a strapparmi il vestito, dicendo: “Anche qua è strappato! E qui! E anche qua! Per non parlare di qui!”
In men che non si dica, mi ritrovo con degli stracci addosso. Del bellissimo e graziosissimo abito che mi avevano preparato i miei amici, neanche l’ombra.
Rimango ferma a fissare quello che hanno combinato quei quattro bastardi, trattenendo le lacrime con tutta la forza che ho. Non li darò la soddisfazione di vedermi piangere.
Andiamo, bambine.”

Non sono solita piangere, ma adesso che sono sola e quindi posso buttare all’aria l’orgoglio e non devo preoccuparmi di apparire debole davanti agli altri, mi lascio finalmente andare ad un pianto disperato e liberatorio.
Anche perché, ora come ora, non riesco a fare altro.
Dunque eccomi qui, gettata a terra e con una panchina usata a mo’ di spalla su cui piangere.
Dai su, non piangere, cara.”
Improvvisamente mi sento toccare la schiena, così come odo una voce rassicurante e dolce che mi parla.
Chiunque sia questo essere, è stato gentile con me e non mi ha detto nulla di terribile, però prendo ugualmente un colpo: credevo di essere sola… chi ha parlato? Chi è questa persona?
Quando alzo lo sguardo, mi ritrovo davanti un individuo che è senza dubbio di sesso maschile, vestito da fata.
Lo osservo meglio e non posso fare altro che rimanere basita: che cosa ci fa Dori vestito da fata madrina di Cenerentola???!!!
Ma vabbè, dopo aver visto il Governatore vestito da matrigna cattiva, non mi sorprendo più di niente.
Sono la tua fata madrina e sono qua per sistemare tutto!”
Dopo queste parole, in me rinasce un briciolo di speranza. Ormai stufa di stare accasciata a terra e piangere, ritrovo la voglia di sorridere e scatto subito in piedi. “Davvero puoi sistemare tutto?” esclamo gioiosa.
Certamente!” mi risponde la fata Dori divaricando le braccia. “Dunque, da quel che ho capito, tu vorresti con tutto il tuo cuore andare al ballo.”
Annuisco, sorridendo.
Beh, non ci puoi andare senza una carrozza.” Detto questo, con la sua bacchetta colpisce una semplice zucca, trasformandola in un batter d’occhio in un meraviglioso mezzo di trasporto.
Sto per dirle che sarebbe il caso di dare un ritocchino pure al mio vestito, ma ella (o egli) non mi dà il tempo di proferire una sola parola: “Ma una carrozza è totalmente inutile senza cavalli.” Punta la bacchetta contro gli animaletti di Radagast, i quali cominciano a correre terrorizzati, però questo non basta per fermare la magia della fata Dori: ben presto si ritrovano trasformati in equini.
Tutto molto bello.
Ma… l’abito??
Ancora una volta la mia fata madrina non mi lascia parlare: “Adesso manca soltanto un cocchiere.”
Bene, ecco sistemato anche lui.
Però io continuo a essere vestita come una stracciona…
Dori mi osserva pensieroso, grattandosi il mento.
Lo guardo colma di speranza, pensando che finalmente si sia accorto che manca ancora una cosa…
C’è qualcosa che non va” commenta la fata, senza smettere di guardarmi.
Certo che manca qualcosa, l’abito!” gli do subito la risposta, non volendo rimanere qua fino a domani mattina.
Dori pare riscuotersi. “Oh sì, certo!” Torna di nuovo a impugnare la bacchetta magica, questa volta contro di me.
Prima che possa meravigliarmi per la magia della fata, mi ritrovo con un abito che lascia a dir poco a bocca aperta. Un abito azzurrino e scintillante… con tanto di scarpette di cristallo!
Ora va’, va’! Mia cara!”
Sorridendo, obbedisco alla mia fata madrina, quindi filo subito dentro la carrozza. Ho già perso abbastanza tempo, non voglio arrivare al castello quando la festa è già finita.
Prima di partire, Dori mi raccomanda: “Torna indietro prima che scatti la mezzanotte, è importante!”
Farò tesoro delle sue parole, nel frattempo, l’unica cosa che posso fare, è ringraziarla fino a rimanere senza fiato, mentre il cocchiere sprona i cavalli a partire.

Devo ammettere che mi sono sentita leggermente a disagio entrando nel castello: non solo non sono abituata a questo tipo di sfarzo, ma in più io sono a dir poco minuta, mentre questo luogo è enorme! Mi sento una formica al confronto.
Come se non bastasse, non ero nemmeno sicura di dove dovessi andare.
Ancora adesso, dopo aver girato e girato, dopo aver salito scale su scale, mi guardo intorno spaesata, non c’è assolutamente nessuno a cui chiedere indicazioni.
Solamente quando un individuo a dir poco avvenente si avvicina a me, mi accorgo che davanti ho una sala piena di gente, a quanto pare è proprio qui che si tiene la festa.
Però in questo momento non ci bado: ho solo occhi per il nano, il mondo intorno a me è scomparso.
Egli è vestito di tutto punto, ma non è il modo in cui è vestito a farmi restare senza fiato: i suoi occhi sono azzurri, proprio come piacciono a me negli uomini, i suoi capelli neri come la barba corta e ben curata che gli riscalda la parte inferiore della faccia. E il suo sorriso! Conquisterebbe venticinque – se non più – donne in un solo colpo.
Se il suo aspetto fisico mi ha folgorata, la sua voce mi dà il vero e proprio colpo di grazia: “Signorina, gradirebbe ballare con me?”
Non gli rispondo subito, è come se mi fossi incantata, sorridendo come una deficiente.
Per fortuna mi riprendo abbastanza presto, evitando così di fare ulteriormente una figura di merda: “Ma certo, mio signore.”
In men che non si dica, mi ritrovo fra le sue braccia, a volteggiare leggiadra in giro per la sala.
Tutti quanti ci stanno guardando e sento delle persone fare domande sul mio conto, ma non m’importa: in questo momento esiste solo il nano.

Non so come, ma ci siamo ritrovati a ballare ovunque: in giardino, sul ponticello, intorno alla fontana… robe che manco Anna e Hans di Frozen durante Love Is an Open Door!
In più sento una musica nell’aria che non ho idea da dove provenga, forse stiamo cantando proprio noi e non ce ne rendiamo conto.
Ad ogni modo, questa serata è stata magica.
Adesso ci troviamo seduti sulle scale, godendoci il nostro meritato riposo: direi che abbiamo ballato parecchio per oggi!
Vorrei scambiare almeno una parola con lui, vorrei baciarlo, ma vengo subito riportata alla realtà dalle campane che suonano, le quali mi ricordano che è ormai mezzanotte.
Oh Mahal!” esclamo scattando in piedi e mettendomi le mani davanti alla bocca. “Devo andare!”
Aspetta!” Il nano si alza e mi afferra delicatamente il polso, impedendomi di scappare via. “Quando potrò rivederti?”
Non lo so” rispondo in preda al panico. “Addio!”
Prima che possa andare tutto a rotoli, corro lontana da lui, ma egli mi segue, continuando a fare domande.
Dalla foga perdo la scarpetta di cristallo sulle scale, ma non ho tempo per tornare indietro a riprenderla.
Quindi mi fiondo dentro la carrozza, la quale parte in quarta come se si trovasse ad una gara di Formula 1.
Mano a mano che procediamo tutto torna esattamente come prima… a parte una cosa: la mia scarpetta di cristallo, l’unico ricordo di questa notte magica.

Ovviamente, una volta tornata a casa, tutto è tornato come prima.
Oggi mi ritrovo di nuovo qui, vestita di stracci, intenta a pulire e a ripulire come se non ci fosse un domani.
Sempre maltrattata dal Governatore e dalle sue nipoti, sempre lo sguardo vuoto e l’aria rassegnata.
Chissà se rivedrò mai il bel nano con cui ho ballato! E, anche se lo dovessi rivedere, non mi riconoscerebbe mai conciata così, lui ricorda di aver ballato con una fanciulla elegantissima e dall’aria scintillante, non con una sguattera.
Oh, sentite un po’ qua!”
In questo momento sto spolverando la sala della musica, lì dove si trovano il Governatore e le tre racchie.
La frase dell’uomo mi riporta alla realtà. Ha appena finito di leggere una lettera che gli ho consegnato poco fa.
Ovviamente Mary, Angel e Genevieve si mettono subito intorno allo zio, non senza prima essersi spinte e aver bisticciato un po’.
Re Thorin è alla ricerca della fanciulla con cui ha ballato ieri sera, di ella gli è rimasta solamente la scarpetta di cristallo. Dice che passerà a casa di tutte le ragazze del regno e sposerà la prima alla quale andrà la scarpa!”
Re Thorin???” esclamo sgranando gli occhi.
Ieri sera ho ballato con il re??? Ma io credevo che fosse un nano qualsiasi! Dunque era quello il famoso Thorin?
Dallo stupore mi è caduta la scopa dalle mani.
Nessuno fa caso a me: le tre nipoti del Governatore sono troppo impegnate a starnazzare come oche.
Ne approfitto per andarmene via, prima che mi diano altri incarichi.
Voglio andare a farmi bella per Thorin. Quest’oggi dovrebbe passare e voglio assolutamente farmi trovare più gnocca che mai.
Con aria sognante entro dentro la mia camera, canticchiando fra me e me e ballando un po’, già pregustando il momento in cui la scarpetta aderirà perfettamente al mio piede.
Non appena entro e mi siedo davanti allo specchio, in esso noto un riflesso che non mi piace affatto…
Mi volto allarmata, ma è troppo tardi: il Governatore mi chiude a chiave nella mia stanza.

Fatemi uscire, vi prego!” Sto prendendo a pugni la porta, non me n’ero nemmeno resa conto ma sto piangendo dalla disperazione. “Vi supplico! Vi scongiuro!”
Quando penso che ormai sia tutto inutile, ecco che odo una vocina famigliare e amica da dietro la porta: “Glenys! Cosa succede?”
Sebastian!” esclamo ritrovando la speranza. L’amico riccio di Radagast! “Trova la chiave di questa stanza, presto! Il Governatore mi ha chiusa qua dentro, dovrebbe averla lui.”
Ricevuto!” Come sempre Sebastian è pronto ad aiutarmi e non se lo fa ripetere due volte: corre a cercare la chiave che quel pallone gonfiato avrà sicuramente nascosto da qualche parte.

***

Sì, non ci sono altre ragazze in questa casa.”
Il Governatore… il solito bugiardo!
Per fortuna arrivo giusto in tempo, scendendo le scale. “No, non è vero! Aspettate! Ci sono ancora io!”
L’uomo e le tre racchie mi guardano a bocca aperta, probabilmente si staranno domandando come diamine abbia fatto a liberarmi.
Thorin Scudodiquercia si trova nel mio salotto, bello come non mai. Da come mi sta guardando, penso che si sia quasi accorto che sono io la ragazza che sta cercando. Mi avrà riconosciuta?
“Sì, ma lei è soltanto una sguattera!” dice il Governatore.

Non mi interessa,” dice il nano, fermo, “avevo detto che avrei controllato tutte le fanciulle del regno, che siano ricche o povere.”
Il Governatore mette il broncio, come se fosse un bambino.
Finalmente Thorin torna a guardarmi. Mi invita gentilmente ad accomodarmi sulla poltroncina, sorridendomi in quel modo che farebbe salire la temperatura a trenta gradi d’inverno.
Sorridendo, mi sistemo sulla poltrona.
Il nano si sta avvicinando a me con la scarpetta posata sul cuscino, ma quell’idiota del Governatore decide di fargli uno sgambetto, cosicché la scarpetta cade a terra e si rompe in mille pezzi…
No, no!” esclama Thorin, disperato. “Adesso come farò a trovarla?” aggiunge guardando con aria sconsolata i frammenti della scarpetta di cristallo.
Beh, vedete...” Con aria furbo tiro fuori qualcosa dalle mie immense tasche. “Io ho l’altra scarpetta.”
Non appena vedono l’altra scarpa nelle mie mani, il Governatore e le sue nipoti fanno un’espressione che per me è una gran soddisfazione veder dipinta sui loro volti.
Rivolgo loro uno sguardo vittorioso. Ho vinto.
Thorin Scudodiquercia sorride a trentadue denti, dopodiché si appresta a provarmi la scarpetta di cristallo.
Quando vediamo che mi calza perfettamente, esultiamo.
Lui mi prende in braccio e mi fa girare in aria, mentre quei quattro si disperano.
Ti ho trovata, ti ho trovata! Eri tu, ne ero sicuro! Adesso ci sposeremo, ti porterò nel mio castello, faremo tanti bambini, eccetera eccetera...”

Quando mi sveglio, mi ci vuole poco tempo per rendermi conto della realtà circostante.
Sognare il Governatore e le sue nipoti mi ha messo molto di pessimo umore.
Thorin sta ancora dormendo, come al solito mi sono svegliata prestissimo, non è nelle condizioni di proteggermi, nel caso quei quattro dovessero fare irruzione nella nostra camera.
Per sicurezza, vado a controllare che la porta sia chiusa a chiave…

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Capitolo 12
*** Un alleato inaspettato ***


“Thorin, ti prego, ti supplico, ti scongiuro… ascoltami!” Sto seguendo il nano, disperata, pregandolo come se mi stessi appellando a qualche dio in una chiesa.
“Ti ho già detto che non voglio più sentirne parlare.”
“Ma non mi lasciare sola! Chiedi almeno a qualche nano se può restare con m...”
“Basta ho detto!”
Scudodiquercia non mi ha nemmeno lasciato concludere la frase, si è voltato all’improvviso e ha usato quel tono alto e perentorio che sarebbe capace di far tremare l’intera Terra di Mezzo.
Non mi aspettavo che si sarebbe messo a urlare così, a bruciapelo. Quindi mi sono bloccata all’istante e per poco non ho fatto un salto, mentre i miei occhi si sono spalancati e le parole mi sono morte in gola.
“Nessuno vuole ucciderti, va bene? Smettila con queste fissazioni prive di fondamento!” Thorin Scudodiquercia va avanti a sgridarmi, mentre io non trovo il coraggio di pronunciare una sola parola in più. “Vorrei andarmene a lavorare alla forgia in pace, se non ti dispiace. Quindi, per favore, vorresti lasciarmi andare e startene bella tranquilla? Così posso fare le mie cose senza il pensiero di te ansiosa e piena di crisi di panico come se fossi una pazza.”
Prima di andarsene, il nano mi rivolge un sorrisino falsissimo e ironico, non mi dà nemmeno il tempo di dire qualcosa o più semplicemente di salutarlo.
Il Re sotto la Montagna se ne va via nervoso, mentre io rimango ferma a guardarlo.
Mi ha fatto una ramanzina proprio lì dove si stanno tenendo le ricostruzioni di Dale, spero che non ci abbia visti nessuno…
“Signorina Glenys.”
Come non detto…
Quando mi volto, mi ritrovo davanti quel gran figo di Rhunyc. Mi sta sorridendo.
Spero proprio che non abbia sentito tutto.
“Non ho potuto fare a meno di ascoltare la vostra conversazione con Re Thorin.”
Merda.
“Cos’è successo?” mi chiede con un tono sinceramente interessato e preoccupato, proprio come il suo sguardo. “Sempre se vi va di parlarne, non mi va di farmi gli affari vostri” aggiunge poco dopo, mettendo le mani avanti.
Per natura sono una persona diffidente, ma non so perché ma sento che posso fidarmi di quest’uomo. Mi ispira fiducia, una vocina nella mia testa mi dice che posso raccontargli tutto senza farmi problema alcuno.
Così sputo il rospo: “Bombur, uno dei nani della Compagnia di Thorin, ha sentito l’ex Governatore di Pontelagolungo parlare con le sue nipoti.”
“Sì, so chi è.”
Dopo queste parole di Rhunyc, sento che posso andare avanti: “Per farla breve, il Governatore vorrebbe uccidermi e far sì che Thorin sposi una delle sue nipoti, per salire nuovamente sulla scala sociale.”
Noto con molto piacere che l’espressione del mio nuovo amico non è dubbiosa, anzi, sembra che stia prestando attenzione alle mie parole e non sembra nemmeno scettico a riguardo.
Ciò mi incoraggia a continuare: “Nessuno mi crede, nessuno mi dà la giusta protezione e io ho paura ogni singolo giorno.”
L’uomo rimane nella stessa posizione di prima, la stessa espressione stampata in faccia. Pare che stia riflettendo sulle mie parole e pare pure che le abbia prese molto seriamente.
Io sono ottimista.
“Venite, camminiamo un po’.” Con un gentile gesto del braccio, mi invita a seguirlo.

“Prima di tornare sull’argomento del Governatore, vorrei parlarvi di un’altra questione piuttosto importante.” Io e Rhunyc stiamo passeggiando serenamente nel bosco, accompagnati da numerosi raggi di sole e dal cantare degli uccellini.
L’atmosfera è a dir poco rilassante, mi sembra di essere tornata nel mio mondo, quando andavo a fare le mie passeggiate nella natura, passeggiate che avevano il potere di calmarmi, proprio come adesso.
“Datemi del tu, ve ne prego, mi fa impressione sentirmi dare del voi” gli dico gentilmente e con tono scherzoso, per paura di apparire troppo dura e magari anche un po’ infastidita.
Egli si mette a ridere.
Non ha una risata bella come quella del mio Thorin, ma anche la sua non è affatto male.
“E va bene, ti darò del tu” mi dice con una simpatia e una semplicità disarmante. Quest’uomo mi ispira sempre di più. “Ma ad una condizione: anche tu smetterai di darmi del voi.”
“Affare fatto!” rispondo con il sorriso stampato in faccia.
“Dunque, stavo dicendo, prima devo parlarti di una questione ancor più importante.”
Improvvisamente ho paura.
Egli mi guarda negli occhi. “Io lo so da dove vieni.”
Mi fermo all’istante, domandandomi se ho capito bene.
Intende che sa che non sono di questo mondo? Sa che vengo dal Pianeta Terra? E come fa a saperlo???
“Lo so perché io vengo dal tuo stesso e identico posto” aggiunge prima che io possa fare domande.
Sono sempre più basita. Questa poi! Proprio non me l’aspettavo! Forse è proprio per questo che mi sono fidata così tanto di quest’uomo, sentivo in qualche modo una certa vicinanza, un certo collegamento… sentivo di avere qualcosa in comune con lui, forse sentivo che era un mio simile, sentivo che mi faceva sentire meno sola.
“L’ho capito subito che sei anche tu del Pianeta Terra, penso che noi che finiamo nella Terra di Mezzo lo percepiamo, ci riconosciamo subito.” Come se non bastasse, adesso scopro che mi legge pure nel pensiero…
“Ma quindi hai visto anche tu Thot, sei finito nella grotta, eccetera eccetera?”
“Sì, esattamente.” L’uomo sembra sapere alla perfezione di cosa sto parlando e annuisce. “E ti dirò di più: io rimarrò in questo mondo per sempre.”
Sgrano un’altra volta gli occhi. “Sei intrappolato qui?” All’improvviso mi sento soffocare: e se fosse toccato pure a me lo stesso destino? Non vorrei mai, mai rimanere intrappolata nel libro. La mia vita, i miei amici… la mia famiglia!
Rhunyc ride. “No dolcezza, non sono intrappolato qui.”
Faccio un sospiro di sollievo.
“Semplicemente, quando ero capitato in questo mondo, non avevo uno scopo,” mi spiega il mio nuovo amico, “così un giorno Thot si era nuovamente messo in contatto con me, chiedendomi se volessi tornare a casa o se volessi rimanere per sempre nella Terra di Mezzo.
Io ovviamente gli dissi che volevo restare qui.” Il suo tono si fa più confidenziale, mentre il suo volto più serio. “Non mi è mai piaciuto il Pianeta Terra, ci sono troppe cose che non vanno, non mi ci sono mai trovato. Da perfetto tolkieniano, il mio sogno è sempre stato quello di vivere nella Terra di Mezzo.”
Altro sospiro di sollievo: ecco spiegato tutto, nessuno è rimasto o rimarrà intrappolato da nessuna parte.
Comunque non posso certo dargli torto: nel nostro mondo le cose non vanno affatto bene, l’ho sempre pensato. Tra l’inquinamento, gli allevamenti intensivi, il razzismo, l’omofobia, il bullismo, la superficialità, le convenzioni sociali… è proprio un gran bordello.
Certo, magari qua avranno il problema di Sauron, dell’Anello, della guerra, ma dettagli.
Una volta considerato questo, all’improvviso mi torna in mente una cosa, una cosa che mi sono sempre chiesta. I miei occhi si illuminano e io mi sveglio come se mi avessero appena versato dell’acqua ghiacciata addosso. “Un momento!” esclamo. “Ma se siamo capitati nel libro… come mai c’è quell’essere inutile di Tauriel?”
L’uomo si mette a ridere. “Me l’ero chiesto anch’io e alla fine sono giunto alla mia conclusione” mi risponde dopo che è passato l’attimo di ilarità. “Thot è pur sempre il dio della scrittura e anche dietro a un film ovviamente c’è della scrittura, c’è qualcuno che scrive la sceneggiatura. Dopo i film immagino che più o meno tutti noi, leggendo il libro, abbiamo una nostra versione dei fatti molto simile – se non uguale – a quella che abbiamo visto sul grande schermo. Probabilmente io e te ci rifacciamo di più al film, per questo ci troviamo qua e c’è anche Tauriel.”
“Quindi, se una persona non pensa tanto ai film o non li ha proprio visti, ed entra nel libro, finisce in una dimensione diversa dalla nostra?” Ho afferrato subito il concetto. “Cioè in una dimensione al cento per cento fedele al libro e dove non c’è Tauriel, i nani non sono gnocchi come Thorin, e queste persone non le incontreremo mai?”
“Sì, hai capito perfettamente tutto.”
“Oh, mi è venuta in mente un’altra cosa!” Come al solito il mio tono di voce è troppo alto e temo di aver squarciato la quiete e la tranquillità della natura…
“Dimmi.” Egli ha un sorrisino stampato in faccia, come se si stesse sforzando di non scoppiare a ridere, probabilmente divertito dai miei modi esuberanti.
“Quando ero capitata qui per la prima volta, avevo confessato tutto a Thorin, e lui mi aveva raccontato che, quand’era piccolo, Balin gli aveva raccontato una storia…” Ripenso a quei momenti, quei momenti che mi mancano tanto. “Praticamente che gli scrittori sono capaci di creare nuovi mondi e solo chi riesce a comprendere per bene i personaggi e a immedesimarsi nel libro, è capace di entrare in quella determinata dimensione.”
Questa volta è Rhunyc a rimanere sorpreso. “Balin ha raccontato questo?” mi chiede guardandomi.
“Pare di sì.”
“Se fossi in te dopo ne parlerei con lui.”
“L’avevo già fatto, semmai riprenderò l’argomento e vedrò di approfondirlo di più.”
L’uomo annuisce in segno di approvazione.
Rimaniamo per un po’ in silenzio.
Sto per riprendere il discorso del Governatore, ma lui mi precede: “Comunque, tornando a quella questione, io ti credo.”
Davvero mi crede??? Sarebbe il primo!
“E ti prometto che farò di tutto per trovare un modo per smascherarli.”
Senza nemmeno pensarci, lo abbraccio. “Grazie!”

Finita la camminata con Rhunyc, sono subito corsa da Balin.
Per fortuna l’uomo mi crede al cento per cento e ha avuto il buonsenso di non lasciarmi sola e di accompagnarmi fino al nano.
Ho di nuovo parlato con Balin di quella leggenda, lui mi ha ascoltata in silenzio e con attenzione. Almeno, per quanto riguarda questo, non mi tratta come se fossi una matta e mi crede.
“Quella storia me l’aveva raccontata mio padre.”
Sto per fargli altre mille domande, come se fossi un detective intento a interrogare qualcuno, però lui spiega subito: “Mi aveva detto che gli era capitato.”
Dunque ecco la mia teoria: un uomo del Pianeta Terra era finito qui, aveva scritto un libro sul suo mondo, Fundin l’aveva letto ed era entrato in quella dimensione… dopodiché, una volta tornato a casa, aveva raccontato tutta questa storiella ai suoi pargoletti.
Ha senso.

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Capitolo 13
*** Sgamato! ***


Ritorno a casa con il sorriso sulle labbra, dopo essermi fatta accompagnare da Balin, ovviamente.
Tutte queste notizie mi hanno messa di buonumore, inoltre è sempre un gran bel piacere fare nuove amicizie.
Chiudo la porta canticchiando fra me e me, per poco non saltellavo anziché camminare.
Il mio entusiasmo sparisce quando mi volto, dal momento che mi ritrovo un Thorin a dir poco imbronciato davanti.
Il mio cuore ha fatto un salto, mentre io ho smesso improvvisamente di emanare gioia da ogni poro della pelle.
Il nano ha le braccia incrociate sul petto e ho come l’impressione che sia rimasto qui tutto il tempo, fermo ad aspettarmi.
Avete presente quei genitori che aspettano infuriati i loro figli a casa, dopo che questi sono andati a una festa senza il loro permesso? Ecco, siamo là.
Pare proprio che voglia farmi una bella ramanzina.
“Oh, ciao Thorin!” esclamo dopo essermi ripresa dallo stupore e dallo spavento. Detto ciò, gli do un bacio sulla guancia, sperando di ammansirlo un po’.
“Glenys, dove sei stata?” Di solito, quando faccio ciò, il Re sotto la Montagna si addolcisce, ma non è questo il caso.
Il tono di Scudodiquercia è stato gelido, proprio come il suo sguardo.
Non posso fare a meno di chiedermi perché mi abbia fatto questa domanda. Spero proprio che non sia come temo…
“Dove mi hai lasciata, a Dale” rispondo con la classica aria da finta tonta.
Il nano, continuando a tenere le braccia conserte, sospira. “Mi è stato riferito che hai fatto una passeggiata con quell’uomo, Rhunyc.”
Il mio cuore fa l’ennesimo salto.
Proprio come temevo…
Spero proprio che non stia pensando che l’abbia tradito, non lo farei mai e poi mai, con nessun uomo.
“Chi… chi te l’ha detto?”
“Dwalin.”
Mi verrebbe quasi da dire che si faccia gli affari suoi! Non posso crederci che Dwalin abbia dubitato di me, non posso crederci che sia andato a dire a Thorin di avermi vista in compagnia di un altro uomo, nel timore che potessi tradire il suo re e migliore amico.
“Rhunyc voleva passeggiare e chiacchiere del tutto innocentemente con me, mi sembrava scortese rifiutare” rispondo con sicurezza. “Nel caso te lo stessi chiedendo, no, non ci ho fatto niente, così come non ci farò niente in futuro. Io amo solo te.” Dicendo questo, salgo le scale, ma Thorin Scudodiquercia mi ferma.
“Dove credi di andare? Per me la conversazione non è ancora finita.”
Sbuffo spazientita, alzando gli occhi al soffitto. Come al solito ho agito d’impulso e ho fatto le cose del tutto spontaneamente, senza prima pensarci. Dopo questo mio gesto, potrei farlo arrabbiare ancora di più.
“Ripeto: io amo solo te, non ti tradirei mai e poi mai! Mi fa schifo solo il pensiero!” Cerco di essere il più chiara possibile, non voglio in alcun modo che pensi questo. “E mi ferisce tutta questa mancanza di fiducia, come ti salta in mente che io possa fare una cosa del genere?!”
Credo di aver usato le parole giuste, perché ora Thorin sembra seriamente dispiaciuto.
“Hai ragione, scusa.”
Sgrano gli occhi. Seriamente Thorin mi ha chiesto scusa?! Ma è il Thorin che io conosco quello che ho davanti? Oppure ha preso un colpo in testa?
“Di te mi fido” dice passandomi una mano sulla guancia, imbambolandomi un’altra volta. “È degli altri che non mi fido.”
Poso la mia mano sulla sua, chiudendo gli occhi. Non voglio che la levi dal mio volto, voglio ancora sentire il calore della sua pelle sulla mia.
“Rhunyc è innocuo, fidati, non vuole niente da me” gli dico con tono rassicurante.
Thorin mi sorride lievemente, a quanto pare sono riuscita a tranquillizzarlo.
Quando ne ho la certezza, lascio che la sua mano si allontani dal mio viso, dopodiché salgo finalmente al piano di sopra.

***

“KILIII! VIENI QUA!”
Queste sono le prime parole che sento, rientrando in casa.
Mentre il mio futuro marito lavorava per le solite riparazioni di Erebor e Dale, ne avevo approfittato per andare a fare un giro con Bilbo… cercando di nuovo di convincerlo riguardo al Governatore e le tre gallinacce.
Veramente piacevole rientrare in casa e, anziché ricevere un ciao o il buongiorno, sentire Thorin gridare come un ossesso.
Dopo il grido di Thorin, Kili lo raggiunge immediatamente in camera.
Seguo il giovane nano, curiosa di sapere cosa diamine sia successo adesso.
“Sì, zio?” gli chiede Kili, senza nascondere che sta morendo di paura.
Thorin Scudodiquercia lo guarda malissimo, proprio come aveva guardato me prima di chiedermi cosa stessi facendo con Rhunyc.
Non vorrei essere nei panni del giovane nano.
“Dwalin mi ha detto che ti ha visto in compagnia di quella tale, Tauriel.”
Il mio primo pensiero, anziché: “Accidenti! L’ha scoperto! Ora è fritto!”, è: “Ma Dwalin ha abbandonato il suo mestiere di guerriero per dedicarsi allo spionaggio? Prima me con Rhunyc, e adesso Kili con Tauriel!”
Ovviamente il mio amico ci rimane di sasso. Superato lo smarrimento, Kili, invece di mentire, decide coraggiosamente di dire la verità: “Sì, è vero. Mi vedo con Tauriel… c’è qualche problema?”
Al suo posto non credo proprio che avrei risposto così, adesso temo che lo zio possa ucciderlo.
Il Re sotto la Montagna sospira, cercando di mantenere la calma. “Sì, Kili, c’è qualche problema” risponde, faticando a non mettersi a urlare di nuovo. “Il problema è che un’elfa… per giunta al servizio di Re Thranduil!”
“Non dici sempre che sono grande ormai?” Credo di non aver mai visto Kili affrontare così il nano, di solito, sia lui che il fratello, si sentono un po’ in soggezione in sua presenza, specialmente lui. “Ebbene, sono grande anche per decidere con chi stare e con chi no.”
“A quanto pare ti ho sopravvalutato!” Thorin Scudodiquercia sta esplodendo di nuovo. “Evidentemente non sei grande abbastanza, se cominci a frequentare gli elfi. Lo sai come sono fatti!”
“Pensala come ti pare.” Kili gli sta rispondendo sempre più male. “Ora vorrei andare da mio fratello, con permesso.”
“Kiliiii!” Lo chiama lo zio, cercando di fermarlo, ma ormai egli è uscito. “Non ho ancora finito, torna qui!”
Mi mordo le labbra per non ridere: sembra un genitore che sgrida il figlio adolescente e indisciplinato.
Il giovane nano se n’è andato sbattendo la porta.
Il mio futuro marito si appoggia al muro e sospira, come se non avesse più le forze di sgridarlo e di cercare di farlo ragionare.
Devo dire che gli è andata bene, mi aspettavo di peggio. Probabilmente ora è stanco per il lavoro, magari più tardi, quando si sarà ripreso, saranno per davvero cavoli amari.
Io nel frattempo sto ancora cercando di trattenere le risate.
Purtroppo per me il nano nota questa cosa.
Il mio sforzo si fa più immenso.
“Scusami un attimo.” Thorin si leva dal muro per avvicinarsi a me. “Tu sapevi di questa cosa?”
“No” rispondo cercando di sembrare seria.
Il Re sotto la Montagna mi guarda con più attenzione, temo proprio di non essere riuscita a convincerlo.
Ormai non riesco più a esercitare forza sulle mie risate.
Ecco fatto, quasi dieci anni di recitazione improvvisamente buttati nel cesso…
“Per Durin, Glenys!” ringhia Thorin, allontanandosi da me. “Perché non me l’hai detto?!” Va a sedersi alla sua scrivania, mettendosi le mani nei capelli.
“Nemmeno io approvo la relazione di Kili, quell’elfa non piace neanche a me, ma non volevo tradire la fiducia di un amico” cerco di difendermi, raggiungendolo.
Il nano non mi risponde, pare quasi che non abbia né le forze né la voglia di discutere, inoltre pare anche piuttosto deluso.
Lo sapevo io che non dovevo immischiarmi in questi affari! Già prima Thorin era arrabbiato con me, proprio adesso che abbiamo fatto pace doveva saltare fuori questa cosa?
“Mi dispiace davvero non averti detto niente.” Mi metto dietro di lui e comincio a fargli un massaggio alle spalle, in modo sensuale. Di solito, quando faccio così, l’arrabbiatura gli passa. “Sappi che mi sento in colpa.” Utilizzo pure il classico tono di chi ha una certa voglia di fare certe cose a letto…
Ho come l’impressione che il nano si sia un po’ calmato.
“Mi perdoni?” gli chiedo con aria contrita, faccio pure gli occhi da cane bastonato, anche se lui non può vederli.
Passa un attimo, prima che Thorin, costringendomi sulle sua ginocchia, mi dica: “Vieni qui!”
Per fortuna il tono del re dei nani è stato affettuoso, mentre egli sta sorridendo.
Mi sistemo sulle sue gambe, sorridendo anch’io.
“Lo sai che sei veramente una piccola peste?” Mi mette un ricciolo dietro all’orecchio.
“Uhm… sì, me l’hanno detto in molti.”
Thorin Scudodiquercia mi bacia la mano.
A quanto pare, la questione di Tauriel, può aspettare.

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Capitolo 14
*** Scontri culinari ***


Scontri culinari

Me ne stavo seduta comodamente sulla sedia a leggermi un libro, prima che Thorin piombasse in cucina a buttasse sul tavolo la carcassa di un povero cervo…
Avevo preso un colpo, non solo per la sorpresa improvvisa, ma anche perché non è di certo un bello spettacolo ritrovarsi sotto al naso un animale morto.
Ebbene ora eccomi qui, a fissare confusa e rattristata l’essere gettato con malgarbo sopra al tavolo.
Thorin Scudodiquercia sembra essere nervoso come sempre, lo si nota anche dal modo in cui mi sta guardando.
“Scusa, ma… perché questo?” gli chiedo ancora perplessa, anche se posso solo immaginare il motivo di tutto ciò.
“Secondo te per cosa? È il pranzo, femmina, devi cucinarlo.” Mentre mi risponde in questo modo a dir poco discutibile, va a farsi gli affari suoi in giro per la cucina.
Questo per me è decisamente troppo: chiudo abbastanza violentemente il libro, per poi dirigermi con aria sicura vero di lui. “Innanzitutto non chiamarmi femmina, in secondo luogo non c’è scritto da nessuna parte che sia un compito delle donne quello di cucinare… e per ultimo, sono vegetariana, quindi provo molta empatia verso gli animali e non ho alcuna intenzione di mettere le mani su quel povero cervo.”
Forse, come al solito, ho parlato fin troppo impulsivamente e, ancora una volta, mi sono dimenticata di non trovarmi nel mio mondo: qua è normale che una donna pensi soltanto a cucinare e a badare ai figli, mentre l’uomo va a caccia; qua purtroppo è normale essere chiamata femmina in modo dispregiativo, mentre non è molto normale che una persona non mangi carne.
Nel mio mondo, nella mia epoca, chiunque gli avrebbe dato del cretino, mentre in questo contesto tutti i suoi simili gli darebbero ragione e mi direbbero di stare al mio posto…
Thorin Scudodiquercia si mette a ridere, e direi che mi è andata pure bene: mi aspettavo che si arrabbiasse.
La sua però è una risata sarcastica.
Quel povero cervo...” mi fa il verso, “tanto è già morto.”
Questo è un ragionamento che facevo anch’io quand’ero onnivora, le stesse parole che mi sarò sentita ripetere un milione di volte.
“È una questione di rispetto verso l’animale” ribatto sicura. “Se qualcuno mi uccidesse e tu dovessi mangiarmi, diresti: ‘Tanto è già morta’?”
“Sono due cose totalmente diverse” mi risponde burbero Thorin, continuando a farsi gli affari suoi e a darmi la schiena.
“Comunque mi dispiace, ma non ho alcuna intenzione di cucinare quel cervo” vado avanti, ostinata come non mai. “Mi fa impressione, inoltre non so cucinare e mi fa pena pensare al suo ipotetico cucciolo, che ora è rimasto senza madre.”
Il Re sotto la Montagna, sempre rimanendo di spalle, sbuffa spazientito. Pare che stia per esplodere da un momento all’altro.
Faccio un paio di passi indietro, ammetto che ora sto cominciando ad avvertire un po’ di paura.
“Senti Glenys.” Proprio come avevo previsto, il nano sbotta. Ora è girato verso di me ed è anche abbastanza vicino. “Già oggi è stata una giornata pesante con le riparazioni di Erebor, già la caccia è stata faticosa… in più non riesco a levarmi dalla testa la questione dell’elfa, di Rhunyc… di te che mi hai tenuto nascosta la relazione tra mio nipote e quella sgualdrina elfica! Quindi adesso cucini quel dannato cervo!”
Ho indietreggiato sempre di più, fissando il mio futuro marito con occhi spaventati.
Sono furba abbastanza da capire che forse è il caso di non attaccarlo più e di andarci piano, magari mi sforzerò pure di piangere e cercherò di intenerirlo e di fargli tenerezza: “Mi dispiace che sia stata una giornata pesante, così come mi dispiace non averti detto nulla a proposito di Kili e Tauriel. È solo che...” Per fortuna tutti gli anni in cui ho fatto recitazione mi tornano utili, quindi riesco a far uscire le lacrime senza problemi.
Noto con piacere che l’atteggiamento e l’espressione di Thorin sono cambiati.
“È solo che per davvero non so cucinare, mi dispiace.” Sperando di non stare osando troppo e che lui non capisca improvvisamente il mio metodo, mi avvicino cautamente a lui, per poi ritrovarmi praticamente spalmata sul suo corpo muscoloso. Gli faccio gli occhi dolci e disegno piccoli cerchi immaginari sul suo ampio petto. “Inoltre, come ben sai, sono una fanciulla molto sensibile e mi fa davvero pena quell’animale… così come mi farebbe schifo metterci le mani sopra e sporcarmi tutta di sangue e budella...”
Thorin Scudodiquercia mi sta fissando incantato, incantato dal mio tono sensuale, dai miei gesti e dal mio sguardo.
L’ho in pugno.
Lo guardo negli occhi: “Non vorresti certo vedere il corpicino e il visino che tanto ami tutti sporchi di sangue, vero?”
Il Re sotto la Montagna, continuando a tenere i suoi occhi azzurri fissi nei miei grandi e marroni, scuote la testa. “No...” risponde piano, come se fosse ipnotizzato. Secondo me ormai non si sta nemmeno più rendendo conto di cosa fa e cosa dice, è proprio sotto la mia autorità.
“Ti chiedo nuovamente scusa” riprendo con tono civettuolo, andando avanti a fare quello che stavo facendo. “Forse sarebbe il caso di andare a chiedere a qualcun altr...”
Il mio futuro sposo non mi ha dato il tempo di concludere la frase: ha imprigionato le mie labbra con le sue, dopodiché ha posato le sue mani sul mio didietro, invitandomi a circondare la sua vita con le mie gambe.
Faccio come mi è stato implicitamente ordinato, in seguito il nano mi porta al piano di sopra.
Ovviamente non faremo niente di che, ci coccoleremo come abbiamo sempre fatto, perché prima del matrimonio non possiamo fare proprio un bel niente.
Comunque credo proprio che ormai il nano si sia dimenticato del cervo, delle mie parole, di Rhunyc e tutto il resto…
Ah, uomini! Che siano nani, elfi o troll, sono tutti uguali!

L’Antro di Lucri:

Capitolo corto e magari poco importante – ma state tranquilli, salterà di nuovo fuori la questione delle nipoti del Governatore –, ma a mio avviso carino e non da sottovalutare: la dieta di un personaggio può dire molto su di lui, sulla sua personalità. Per esempio, dal fatto che Glenys sia vegetariana, si può intuire che le piacciano gli animali, che sia una persona sensibile, empatica e amante della natura.
E poi era da tanto che volevo scrivere un capitolo simile, trovo che sia carino il fatto che a volte lei e Thorin si scontrino per via delle abitudini e delle idee che hanno diverse l’una dall’altro, vivono pur sempre in due realtà, in due mondi differenti, in due epoche differenti con rispettive mentalità differenti.
Come ultima cosa, oggi ho parlato con due mie amiche di una questione alquanto positiva che riguarda le storie di Glenys: il suo femminismo, un qualcosa che ho inserito nella mie fanfiction senza nemmeno rendermene conto. Questa cosa accade più in questa che in quella vecchia, ad ogni modo Glenys ha un potere molto forte su Thorin: se lui è arrabbiato e a lei questa cosa non va bene, le basta fare gli occhi dolci per cambiare la situazione.
E niente, trovo che questa sia una cosa stra fighissima xD.
Detto questo ho finito, grazie per essere giunti fino a qua e buona giornata <3.

Lucri

P.s. comunque la scena in cui Thorin si incanta guardando Glenys, è ispirata a una scena di Ocean's 8, quella in cui Richard Armitage viene sedotto da Anne Hathaway e fa quelle espressioni adorabili xD.


 

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Capitolo 15
*** Il piano ***


Piccola premessa prima di iniziare il capitolo, una premessa che ci tenevo tantissimo a fare.
Nessuno si è lamentato di niente, ma volevo mettere subito le mani avanti: io sono femminista nel senso che credo nella parità dei diritti, credo che l’uomo e la donna debbano stare sullo stesso piano, non credo che uno debba soverchiare l’altra o viceversa.
Quello che odio è il NONfemminismo, il falso femminismo, ovvero credere che le donne siano esseri superiori e che gli uomini siano tutti delle caccole.
Temo di aver dato un’immagine sbagliata dell’uomo, nel capitolo precedente, capitolo scritto più che altro per riderci su e per provare a riprodurre una scena di Ocean’s 8 che mi aveva fatta ridere. Gli uomini non sono tutti uguali, certi ragioneranno con l’amichetto che hanno tra le gambe, ma tanti altri no. E soprattutto Thorin non è un cretino che si lascia abbindolare da una fessura.
Detto questo possiamo iniziare, grazie per l’attenzione <3.

Il piano

Proprio come avevo previsto, io e Thorin non abbiamo combinato assolutamente niente, a parte coccolarci.
Devo dire però che è stato bello comunque, anche perché entrambi per un momento ci siamo scordati della faccenda del cervo.
Adesso eccoci qui, distesi sul nostro letto ben accogliente, lui a petto nudo e io spalmata sul suo corpo massiccio e muscoloso.
“Allora come risolviamo il problema del cervo?” Improvvisamente mi è tornata in mente quella questione. Ho utilizzato un tono dolce, mentre gli ho toccato in modo giocoso il suo bel naso virile.
Thorin sorride, non smettendo mai di farmi quell’effetto. “Beh...” comincia, mettendosi più comodo. “Potrei pur sempre chiamare una cuoca.”
L’idea della cuoca non mi dispiace affatto, ma non è così semplice: “Sì, però resta il fatto che io quella cosa non la mangio!”
Il Re sotto la Montagna si mette a ridere, facendomi, come al solito, vibrare tutta.
Se io ho un certo potere su di lui, devo ammettere che anche il nano riesce a sortire un certo effetto su di me.
“Mangia quello che vuoi” mi risponde, stringendomi ancora di più a lui. “Basta che non ti arrabbi più con me, intesi?” I nostri nasi sono vicinissimi, siamo in procinto di baciarci un’altra volta.
Io chiudo gli occhi. Le nostre labbra si avvicinano lentamente.
Ci saremmo baciati, se qualcuno non avesse avuto la malsana idea di suonare il campanello proprio in questo momento…

Quando apro la porta, devo dire che rimango piuttosto sorpresa.
Mi sarei aspettata di vedere Balin, Fili, Dwalin o Kili… non di certo Rhunyc.
L’uomo pare piuttosto infervorato, come se avesse corso come un pazzo per arrivare qui il prima possibile. Come se non vedesse l’ora di dirmi una cosa.
“Rhunyc...” dico sorpresa. “Quale buon vento ti porta qui?”
“Salve Glenys” mi saluta l’uomo, dopo aver preso un po’ di fiato. “Scusa per il disturbo, ma...”
“Principessa, chi è?” Rhunyc viene subito interrotto da Thorin, il quale scende tranquillamente le scale, sistemandosi la camicia che dev’essersi rimesso quando è uscito dalla stanza.
Il nano, non appena nota l’uomo, si blocca.
Spero con tutto il mio cuore che non sia ancora geloso e che non si metta a fare una scenata assurda davanti a me.
“Rhunyc...” Pure Thorin sembra piuttosto sorpreso di vedere l’uomo a casa nostra. Istintivamente, mi stringe a sé. “Quale buon vento ti porta qui?”
“Chiedo ancora scusa per il disturbo” risponde Rhunyc, agitato esattamente come prima. “Vorrei parlare con tutti e due in un posto sicuro, non qui davanti alla porta. Si tratta di una cosa della massima importanza, una cosa riguardo Glenys.”
Il mio cuore fa un salto, com’è solito fare quando prendo un colpo: cos’è successo adesso?!
Io e il Re sotto la Montagna si guardiamo preoccupati, prima che egli dica: “E va bene.”

Dopo aver chiuso accuratamente la porta a chiave, io, il nano e l’uomo ci siamo recati in cucina.
Noto con un certo disgusto che il cervo morto si trova ancora gettato sopra al tavolo, ma in questo momento non ci faccio troppo caso, sono troppo impegnata a preoccuparmi per quello che deve dirmi Rhunyc.
Cosa sarà mai successo, questa volta?
“So che Glenys vi ha già parlato del Governatore e delle sue nipoti” dice l’uomo rivolto a Thorin.
Il Re sotto la Montagna sta già per dire la sua, qualcosa che so già che non mi piacerà, ma per fortuna il mio nuovo amico lo ferma subito: “L’ha raccontato anche a me e, sinceramente, le credo. Credo a ciò che ha sentito Bombur.”
Mi viene automatico sorridere, mentre il mio futuro sposo rimane senza parole.
Questa volta lo sguardo di Rhunyc si posa su di me. “Come ti avevo promesso, ho pensato a come smascherare quei quattro, ho pensato a un modo per far sì che finalmente il Re dia ascolto alle tue parole.”
“E quale sarebbe, questo modo?” domanda scettico il nano, incrociando le braccia sul petto con aria divertita.
“Coglierli in flagrante!” risponde sicuro Rhunyc, pare compiaciuto della sua idea. “Io propongo di organizzare un’altra cena, una cena preparata nuovamente da Bombur. Una volta finita, noi quattro ci nasconderemo in cucina, sperando che il Governatore e le sue nipoti rimangano nella sala come l’altra volta. Ascolteremo le loro parole, sperando che dicano le stesse cose che hanno detto l’ultima volta.”
Effettivamente potrebbe funzionare, se Thorin sentisse il piano di quei quattro con le sue stesse orecchie, non dubiterebbe più e li condannerebbe a morte… ma perché non ci ho pensato prima?!
“E va bene” risponde il Re sotto la Montagna, senza abbandonare quell’aria canzonatoria e noncurante. “Se questo basterà per far smettere Glenys, Bombur e te di parlare di questa assurdità, e sia.”

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Capitolo 16
*** Realizzare ***


Realizzare

Devo dire che è stata una tortura cenare un’altra volta con il Governatore e le tre cornacchie.
Oltre a dover sopportare la falsità di quell’uomo e l’odiosità delle sue nipoti, ho avuto per tutto il tempo il costante timore che mi uccidessero lì seduta stante… o che mi avessero avvelenato il cibo!
Per fortuna ciò non è avvenuto.
Una volta conclusa la cena, io e Thorin abbiamo fatto finta di congedarci, in realtà ci siamo nascosti dietro alla porta, mentre i quattro farabutti sono rimasti soli in sala.
Dunque eccoci qui, intenti a origliare ciò che stanno dicendo. Per buona sorte si sente tutto.
“Mi prometti che, una volta provato che non vogliono farti nulla e che è tutto frutto della tua ansia e della tua fantasia, la smetterai con queste sciocchezze?” mi chiede Thorin, sottovoce.
“Sì” rispondo attenta, cercando di non perdermi una sola parola di quello che stanno dicendo.
Dopo la mia risposta, finalmente anche il nano presta attenzione al discorso del Governatore alle sue nipoti.
“Avremmo potuto avvelenarle il cibo” sento dire Mary.
Proprio quello che avevo temuto! Ed è una grandissima consolazione appurare che non l’abbiano fatto.
Dall’altro lato, sono felice di sentirglielo dire, così Thorin inizierà a credermi.
A proposito di lui, lo sento irrigidirsi accanto a me. Le sue orecchie si fanno ancora più attente.
“E come potevamo?” dice il Governatore. “C’era tutto il tempo Bombur in cucina.”
“Va bene, troveremo un modo, prima o poi.” Questa è Genevieve.
“Sì che lo troveremo!” replica Angel.
Thorin Scudodiquercia ha sentito abbastanza. Si leva subito dalla porta e respira bene a fondo, mentre i suoi occhi si sono ridotti a due fessure.
Lo guardo come se gli stessi dicendo: “Visto? Che ti avevo detto??”
Il Re sotto la Montagna sembra che stia per esplodere dalla rabbia da un momento all’altro, non mi sorprenderei se adesso entrasse all’improvviso in sala e li uccidesse tutti e quattro.
Ora ho paura, i suoi scatti di ira farebbero impallidire persino Beorn.
Ma Thorin non fa niente, l’unica cosa che fa, è realizzare che io avevo ragione e lui torto.
L’unica cosa che fa, è realizzare che io sono in pericolo.
L’unica cosa che fa, è realizzare che il Governatore e le sue nipoti vogliono uccidermi.
L’unica cosa che fa, è realizzare che, per tutto questo tempo, abbiamo accolto sotto al nostro stesso tetto dei traditori.

L’Antro di Lucri:

Chiedo super scusa per il ritardo, e anche per la brevità del capitolo, ma ultimamente ho avuto tanti grilli che mi saltavano per la testa.
Volevo solamente avvisarvi che io non abbandono mai le storie che scrivo e che le concludo sempre.
Quindi, anche per chi sta leggendo l’altra long, non preoccupatevi: anche se in ritardo, i miei aggiornamenti arriveranno sempre ;)

Lucri

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Capitolo 17
*** E giustizia fu ***


“Che cosa significa tutto questo?!” Thorin Scudodiquercia si precipita dentro alla sala, come una furia.
Lo seguo, un po’ gongolando perché, finalmente, farà passare un brutto quarto d’ora a quei quattro… e un po’ impaurita perché ho paura che possano farci qualcosa. Ma poi mi tranquillizzo, ricordandomi che quelle tre sono soltanto delle ragazzine sceme, mentre il Governatore è un vecchio panzone. Cosa potrebbero mai fare a un guerriero esperto come il Re sotto la Montagna?
Ovviamente l’uomo e le sue nipoti guardano Thorin stupefatti, consci di essere stati colti in flagrante.
Bombur esce dalla cucina, un’espressione feroce stampata in volto.
“Che… che volete dire?” chiede il Governatore, con un filo di voce.
Thorin si mette a ridere sarcasticamente.
Pure in una situazione così seria, non posso fare a meno di pensare a quanto ami il suono della sua risata. Non mi stancherò mai di dirlo: dovrebbe ridere più spesso. Rammento che ero rimasta incantata dalla sua risata, quando avevo visto per la prima volta La Battaglia delle Cinque Armate.
Finito di ridere, il nano risponde: “Sapete benissimo cosa voglio dire. Ho sentito quello che stavate dicendo.”
Il Governatore e le ragazzine sgranano gli occhi, dopodiché si scambiano un’occhiata. Non sanno cosa inventarsi.
“E pure io ho sentito quello che stavate dicendo” si intromette Bombur, serio e minaccioso quanto il suo re. “A dire il vero, vi avevo già sentiti la prima volta.”
I quattro guardano lui, allarmati, per poi posare nuovamente lo sguardo sul mio futuro marito. Stanno sudando freddo.
Sorrido compiaciuta e incrocio le braccia sul petto. “Anch’io vi ho sentiti,” dico, “non vi conviene mentire. State solamente peggiorando la situazione.”
Il Governatore e le sue nipoti mi guardano con la stessa espressione con cui avevano guardato Thorin e poi Bombur, non mi avevano mai guardata così prima d’ora. Devo dire che è una gran soddisfazione.
Non sapendo più cosa fare, i quattro provano a scappare.
Peccato che Thorin fermi subito l’uomo, mentre Bombur riesce a trattenere le tre gallinacce senza alcuna fatica.
“Guardie! Guardieeee!” grida Thorin, talmente forte che l’avrà udito la montagna intera.
In men che non si dica, dei nani armati di tutto punto si precipitano dentro alla sala delle cene.
“Rinchiudete questi esseri immondi nelle nostre celle!” ordina il Re sotto la Montagna, facendo molta fatica a trattenere la rabbia. “Domani mattina conduceteli dinanzi alla forca: voglio che vengano giustiziati pubblicamente davanti alle mura di Erebor, davanti al popolo intero! Nani, uomini di Dale… tutti!”
Quelli annuiscono, dopodiché afferrano i colpevoli.
Ovviamente l’uomo e le sue nipoti protestano, si lagnano, supplicano, ma sono tutte chiacchiere sprecate con Thorin Scudodiquercia. Li udiamo gridare anche fuori dalla sala, finché le loro suppliche non si allontanano sempre di più, fino a trovarsi fuori dalla portata delle nostre orecchie.
Faccio un sospiro di sollievo: in cella non potranno farmi proprio un bel niente, e una volta morti sarò ancora più tranquilla.
Quando è scesa finalmente un po’ di quiete, Thorin si avvicina a me e prende il mio viso tra le sue mani. “Mi dispiace non averti dato ascolto!” Sembra che stia per mettersi a piangere da un momento all’altro. “Ti prego, perdonami.” Mi bacia la testa.
“Non preoccuparti, davvero” lo tranquillizzo. “Tanto adesso giustizia verrà fatta, di tutto questo ne rimarrà solo un brutto ricordo.”
Il Re sotto la Montagna mi stringe a sé. “Se penso che avrei potuto perderti!” continua con lo stesso tono di prima. “Solo perché io sono uno stupido e non ti credevo!”
Chiudo gli occhi e mi stringo a lui.
Il nano scioglie l’abbraccio e mi afferra le spalle, guardandomi negli occhi. “Ti prometto che d’ora in poi ti crederò sempre, non dubiterò mai più di te, mai più!”
Devo dire che sarebbe bellissimo, ma non sono molto ottimista a riguardo: lo sappiamo tutti quanto sia bravo Thorin nel mantenere le promesse, così come sappiamo che aveva detto la stessa cosa per quanto riguarda Bilbo, eppure era andato avanti a dubitare. Magari non di lui, ma di me sì.
Però non posso fare altro che apprezzare queste parole, sperando bene per il futuro.
 
                                              ***
 
L’indomani, come promesso, ci troviamo tutti dinanzi alla forca.
“Quest’uomo e queste tre donne…” dice Thorin a gran voce.
Proprio come aveva detto il mio futuro sposo, ci sono tutti: i nani di Erebor e gli abitanti della nuova Dale.
“Hanno complottato alle spalle della prossima Regina sotto la Montagna” continua il nano, indicandomi.
A questo punto tutti gli occhi si posano su di me.
Devo dire che mi fa un certo effetto sentirmi chiamare Prossima Regina sotto la Montagna.
“Volevano ucciderla, e poi far sì che io sposassi una delle tre.” Thorin riprende il discorso, solenne come sempre. “E per quale ragione? Solo per salire nella scala sociale!”
La gente mormora scandalizzata, mentre i miei amici vorrebbero solamente prendere il posto all’esecutore e uccidere quei quattro con le loro stesse mani. Persino Bilbo vorrebbe fare ciò, lo si evince dalla sua espressione. Credo di non averlo mai visto così.
“E per questi motivi io li condanno a morte.” Dopo aver pronunciato queste parole, il nano guarda le guardie.
Queste annuiscono, dopodiché trascinano quegli scellerati sul patibolo.
Grida e urla sono del tutto inutili, ormai Thorin Scudodiquercia ha preso la sua decisione.
Il cappio viene messo intorno al loro collo, nessuno bada alle loro continue e superflue suppliche.
A un altro cenno del nano, la corda viene tagliata di netto.
I corpi dei colpevoli iniziano a contorcersi, mentre loro soffocano piuttosto rumorosamente.
Rhunyc mi invita a non guardare, anche se non è che la scena mi faccia molta impressione.
La loro morte termina rapida, forse fin troppo.
I loro lamenti soffocati si interrompono quasi subito, di loro rimane solo il corpo impiccato, la pelle bianca, quasi bluastra, e gli occhi spalancati, le labbra a formare un’espressione di dolore e disperazione.
L’incubo è finito.

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Capitolo 18
*** Kano ***


I giorni passano e le cose stanno andando splendidamente tra me e Thorin: di recente ho deciso di eliminare anche i derivati animali dalla mia alimentazione, e con mia grande sorpresa il nano non ha avuto nulla da ridire.
Abbiamo assunto una cuoca che prepara per lui e anche per me, ma molto spesso io e il mio futuro marito cuciniamo insieme, divertendoci un mondo.
Poi, da quando il Governatore e le sue nipoti sono stati giustiziati, devo dire che vivo più tranquilla rispetto a prima.
Che dire? Tutto sta procedendo a meraviglia, manca solamente che il Re sotto la Montagna mi chieda finalmente di sposarlo.
E chissà, magari in futuro potrei pure dargli un erede.
 
Quest’oggi Thorin Scudodiquercia è andato a lavorare nella forgia, perché, anche se è il re di Erebor, non vuole rinunciare alle sue attività e vuole dare una mano al suo popolo.
Mi ha pure dato il permesso di rimanere nella fucina a fare compagnia a lui e agli altri nani, con la sola condizione di non infastidire nessuno con i miei soliti comportamenti molesti e spesso fuori luogo.
Così rimango seduta qui, su un tavolino di legno, facendo penzolare le gambe con l’aria infantile che mi caratterizza.
Sto giocherellando con la collana che Thorin mi aveva regalato parecchi anni fa, quando ci stavamo dirigendo verso la Montagna Solitaria.
Temo però di averci giocato con un po’ troppa violenza, dal momento che me la ritrovo in mano, rotta.
“Cazzo!” Senza nemmeno rendermene conto, pronuncio quest’imprecazione a voce alta, osservando dispiaciuta il disastro che ho combinato.
Tutti i nani si sono voltati a guardarmi, Thorin compreso.
Ho come l’impressione che il Re non mi permetterà più di venirgli a fare compagnia sul lavoro.
“Glenys, nel nome di Durin, che succede?” Thorin Scudodiquercia si avvicina a me, dopodiché mi tocca il braccio. Più che arrabbiato, sembra preoccupato.
“Guarda qua.” Per tutta risposta, gli mostro la collana rotta.
Egli ridacchia sotto ai baffi, probabilmente divertito dalla situazione: si aspettava chissà che cosa!
Io lo guardo come se non comprendessi il motivo di tanta allegria, come se fosse successa una tragedia.
“Non preoccuparti, te ne farò un’altra più bella.” Mi dà un buffetto sulla guancia, facendomi scappare un sorriso.
 
E il nano ha mantenuto la promessa: mi ha realizzato con le sue stesse mani un’altra collana, una collana molto più bella di quella che mi aveva realizzato anni fa.
Essa ha lo spago verde, mentre il ciondolo è abbastanza ovale, di colore beige con delle macchie marroncine.
Ma non è questo il punto, il punto è ciò che è inciso al centro: una runa nera, Kano, la runa del fuoco.
Kano rappresenta la torcia che scaccia le tenebre, la torcia della conoscenza e della creatività.
Kano è la runa che mi rappresenta, soprattutto per Thorin, dal momento che io ho portato la luce nella sua vita, proprio come lui l’ha portata nella mia.

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Capitolo 19
*** But life ain’t what it seems ***


But life ain’t what it seems
 
Sto girando per i corridoi di Erebor con il sorriso stampato sulle labbra, giocherellando con la collana con aria infantile e sognante.
Tanto per cambiare, ho la testa fra le nuvole. Spero di non andare a sbattere contro nessuno, così come spero di non rompere anche la collana nuova.
I miei sogni a occhi aperti vengono subito interrotti.
“Glenys!”
Mi volto, riconoscendo la voce di Rhunyc.
Pare che l’uomo abbia corso parecchio, si vede che non vede l’ora di dirmi una determinata cosa.
“Rhunyc!” lo saluto allegra, osservandolo fermarsi davanti a me. “Come va la vita? Ci sono novità?”
“Novità no” risponde egli, affannato. “Però c’è una cosa che devo dirti, una cosa che non vedevo l’ora di dirti. Penso che sia arrivato il momento, riguarda la nostra presenza in questo mondo.”
Ammetto che ora sono molto curiosa, e anche un po’ impaurita: spero che si tratti di qualcosa di bello, non voglio ricevere brutte notizie.
Lascio che il mio amico mi prenda per mano e mi “trascini” verso non so dove, preoccupata per quello che potrei venire a sapere.
 
Rhunyc mi conduce in camera sua. Quando giungiamo a destinazione, chiude la porta.
Devo dire che la sua stanza è parecchio disordinata, sembra la camera di un artista: ci sono non pochi fogli scribacchiati appesi alle pareti.
“Cercherò di arrivare subito al dunque” dice l’uomo, non lasciandomi il tempo di fare domande. “Sei una ragazza intelligente, probabilmente ti sarai accorta del modo in cui ti avevo guardata quando Re Thorin mi aveva presentato a te.”
In effetti sì, l’avevo notato e mi sono sempre chiesta il perché, cosa ci fosse stato dietro a quello sguardo sorpreso e quasi imbambolato.
“Ebbene…” riprende Rhunyc, iniziando a camminare per la stanza con le mani dietro alla schiena. Non mi sta guardando negli occhi. “Ti avevo guardata in quel modo perché io ti avevo già vista.”
Sgrano gli occhi, domandandomi dove diamine possa già avermi vista.
Non mi dà il tempo di aprire bocca, continua a parlare: “Vivevamo nella stessa città.” Si ferma e mi sorride, un sorriso che, per la prima volta da quando lo conosco, sta iniziando a non piacermi. “Abitavamo nello stesso quartiere, ti vedevo spesso.”
Che strano, io non rammento di averlo mai visto.
Rhunyc mi sorride ancora un po’, forse si aspetta che io dica qualcosa.
Dal momento che sono muta come un pesce, non sapendo cosa pensare, cosa dire, egli decide di continuare con il suo discorso.
“Vedi questi fogli?” Si avvicina al muro, dopodiché prende un foglio a caso. “Sono tutte storie che ho scritto su me e te.”
Il mio cuore si blocca nel petto, il mio intero corpo si paralizza. Dovrei scappare, aprire quella dannata porta e andarmene. Ma perché sono ferma?
“Devi sapere che mi sei sempre piaciuta, così come ho sempre saputo dell’enorme potere che hanno gli scrittori. Non facevo altro che scrivere e scrivere e scrivere queste storie, cercando di immedesimarmici al meglio, cercando di entrarci e vivere queste cose.”
Io mi trovo ferma, nella stessa posizione di prima, la stessa espressione di prima.
“E c’è un’altra cosa che non sai.” Dopo un attimo di pausa, Rhunyc mette via il foglio. Torna a muoversi e a camminare mentre parla. “Ti dissi che io sono qui perché non ho uno scopo, perché ho scelto di rimanere per sempre nella Terra di Mezzo. In parte è vero, ma la verità è un po’ più complessa.”
Ho paura di sentire il seguito.
“Io, nel mio mondo, nel nostro mondo, ero ricercato.”
Adesso il mio cuore sta battendo all’impazzata, posso quasi sentire i suoi battiti rimbombarmi nelle orecchie. Ho caldo dappertutto e non riesco a staccare gli occhi dal mostro che ho davanti.
“Avevo precedenti per pedofilia.” Ne sta parlando come se fosse la cosa più normale del mondo, ne sta parlando come se mi stesse dicendo cos’ha mangiato ieri per pranzo. La persona che ho davanti è una persona con problemi, una persona che all’inizio mi sembrava normale e a posto, una persona di cui ci si può fidare. Ora ho la conferma che non ci si può fidare mai di nessuno, le apparenze ingannano e io d’ora in poi diventerò ancora più diffidente di quanto non lo sia già. “Per questo ho deciso di rimanere nella Terra di Mezzo, perché qua sono al sicuro, qua non possono trovarmi.”
Non so neanch’io come, ma finalmente trovo la forza di reagire, di fare qualcosa.
“Scusami, devo andare.” La mia voce ha tremato quando ho formulato queste parole, così come sta tremando il mio corpo mentre mi avvio verso la porta.
Poso la mano sul pomello, lottando contro me stessa per non cadere a terra.
“No Glenys, no! Ti prego! Ascoltami!” Preso da un desiderio cieco e irrefrenabile, Rhunyc mi afferra il polso.
“Mi stai facendo male.”
“Resta ancora un altro po’! Non ho finito.”
“Ho sentito abbastanza.”
Sta stringendo sempre di più, il mio polso ormai è rosso e mi sta facendo un male indescrivibile. Ora, oltre che contro la paura, sto combattendo anche contro il dolore fisico.
“Leggi queste storie insieme a me!” L’uomo mi volta vero di sé, i suoi occhi sembrano quelli di uno psicopatico. “Entriamo in quest’altro mondo insieme, saremo felici.”
Adesso sta cercando di baciarmi, e purtroppo sono consapevole di cosa cercherà di fare in seguito.
Vorrei liberarmi, vorrei mettergli le mani addosso, vorrei fuggire.
Ho pochi secondi e devo pensare rapidamente, però conoscendomi so già che reagirò d’istinto e farò la prima cosa che mi verrà in mente di fare.
Ma poco importa: l’importante, la priorità, è che io riesca a scappare dalle sue grinfie.
Non riesco a fare alcunché: la porta dietro di me si spalanca all’improvviso e mi sento come se fossi stata travolta da un uragano.
Mi ritrovo a terra, a sinistra, mentre davanti a me una furia sta aggredendo Rhunyc.
Ci metto poco a riconoscere questa furia: Thorin.
Il nano sta prendendo l’uomo a pugni in faccia, sporcandosi le mani di sangue.
Il molestatore è a terra e non riesce ad alzarsi.
“Come diamine ti sei permesso a metterle le mani addosso?!” sento che grida il Re sotto la Montagna, tra un pugno e l’altro. “Tu dei stare alla larga da lei, hai capito?!”
Rhunyc riesce a liberarsi colpendo Thorin in faccia, servendosi di un candelabro che ha trovato per terra, a tastoni.
Faccio un passo in avanti, preoccupata per il nano.
L’uomo, per fortuna, non si avvia verso di me, la sua chiara intenzione è quella di fuggire.
Il Re sotto la Montagna si riprende subito e, con una velocità che mi lascia non poco disorientata, afferra la sua ascia e la lancia in direzione di Rhunyc.
In men che non si dica, il molestatore si ferma, l’ascia conficcata nella sua schiena.
È solo questione di un attimo, prima che Rhunyc cada a terra privo di vita.
 
L’Antro di Lucri
 
Dubitavate di Rhunyc? Avevate ragione.
Questo è un capitolo che avevo in mente già da parecchio tempo, mi pare già prima di scrivere il prologo di questa storia.
Diciamo che la trama del sequel me l’ero già studiata per benino.
Devo dire che questo è stato un capitolo a dir poco pesante da scrivere, proprio per i temi trattati.
Dite che dovrei inserire ‘tematiche delicate’ tra le caratteristiche della storia?
In ogni caso spero che questo capitolo vi sia piaciuto, di aver fatto un buon lavoro. Ditemi pure cosa ne pensate e se notate errori avvisatemi.
Grazie 😊 un abbraccio
 
Lucri

P.s. Il titolo del capitolo viene sempre dalla stessa canzone degli Imagine Dragons: Dream.

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Capitolo 20
*** Andare avanti ***


Andare avanti
 
Io non riuscivo a muovermi, mi sentivo come se il tempo si fosse fermato.
Thorin, una volta fatto il lavoro sporco, non mi aveva neanche chiesto come mi sentissi, era ovvia la risposta.
Il nano si era semplicemente avvicinato a me e, intuendo che ero ancora molto scossa, come aveva già fatto in passato, mi aveva presa fra le sue braccia e portata a casa.
 
Ora ci troviamo da un po’ seduti sul nostro letto, dopo essere rimasti in silenzio per abbastanza tempo.
Io mi sento assente e lui comprende questa cosa, sono appena uscita da una situazione tutt’altro che facile.
“Glenys.” Il Re sotto la Montagna decide di parlare, spostando delicatamente il mio viso verso di lui.
I suoi occhi sono lucidi e la sua voce ha tremato, sembra quasi che stia per mettersi a piangere.
Per quanto riguarda me, sono silenziosa, statica, inespressiva e con un’apparente apatia. Mi trovo in un momento delicato, in un momento difficile, credo che non sarei in grado nemmeno io di dire come mi sento.
Dopo un attimo di pausa, come se stesse cercando di trattenere le lacrime, Thorin parla: “Mi dispiace per quanto successo. Se penso che avrebbe potuto farti del male! Io… io non me lo sarei mai perdonato!”
Finalmente apro bocca, perché ci tengo a rassicurarlo: “Non preoccuparti, non sarebbe stata colpa tua e devi pensare che, per fortuna, il peggio è stato evitato. Credo che entrambi abbiamo imparato qualcosa in questi ultimi tempi, a fidarci l’uno dell’altra. Io avevo ragione per quanto riguardava il Governatore e le sue nipoti, e tu avevi ragione a dubitare di Rhunyc.”
“Glenys, una cosa molto importante e che ci tengo a dirti.” Gli occhi del re sono ancora lucidi, mentre la sua mano torna a posarsi sulla mia guancia. “Non voglio, per nessun motivo al mondo, che tu ti senta in colpa. Se Rhunyc ti ha messo le mani addosso, non è stata colpa tua, se ti avesse…” Qua le parole gli muoiono in gola, non riesce nemmeno a formulare la frase che vorrebbe formulare. Ma non ce n’è alcun bisogno, so a cosa sta pensando. “Non sarebbe stata colpa tua, la colpa è e sarebbe stata solo e soltanto sua. Capisci?”
“Capisco,” rispondo, “e sappi che non mi sento affatto in colpa. Rhunyc era molto bravo a fingersi un amico, una persona a posto. Ma anche se io fossi stata un’ingenua e lui una persona palesemente problematica, la colpa sarebbe stata solo e soltanto sua.”
Thorin Scudodiquercia pare rassicurato da queste mie parole. Guarda in basso e sospira sollevato, dopodiché leva la mano dal mio viso.
Io lo guardo in attesa che dica altro, visto che pare che stia pensando a qualcosa.
“Io mi sarei anche stancato di aspettare” dice. “Inoltre voglio tutelarti, voglio che tu sia al sicuro e, soprattutto, voglio renderti felice e cercare di sistemare questa brutta giornata. Vuoi sposarmi?” All’improvviso mi prende le mani e mi guarda negli occhi.
Dire che sono rimasta sorpresa sarebbe un eufemismo. Era da tanto che aspettavo che me lo chiedesse, ma non mi aspettavo di certo che me lo chiedesse proprio adesso.
“Voglio passare il resto dei miei giorni con te” continua il nano, tenendomi le mani. “Voglio che tu sia la nuova Regina sotto la Montagna, voglio che regniamo insieme.”
Passato lo smarrimento, dico: “Ma Thorin, io non sono minimamente in grado di amministrare un regno.”
“All’inizio verresti aiutata. E comunque io ho totale fiducia in te, so che saresti una perfetta Regina sotto la Montagna, sei intelligente e astuta, i nani di Erebor non potrebbero chiedere di meglio.”
Le sue parole mi hanno commossa, adesso pure i miei occhi sono lucidi e non ho potuto fare a meno di sorridere teneramente.
Dinanzi alla mia commozione, Thorin fa un lieve sorriso. Le sue lacrime stanno spingendo sempre più potenti.
“Oh Thorin! Ma certo che ti sposo!” Senza nemmeno rendermene conto, scoppio in lacrime e mi getto addosso a lui.
Il Re sotto la Montagna mi accoglie fra le sue braccia, non ne sono sicura ma credo che anche lui si sia messo a piangere.
Per un momento ho dimenticato la questione di Rhunyc.
Ora che sarò la regina di Thorin, niente o nessuno potrà più farmi del male.
 
Dopo essere venuti a conoscenza di quanto successo, Bilbo, i nani e Gandalf mi hanno coccolata ancora di più. Balin si era addirittura messo a piangere.
Però dopo, tra i miei amici, sono giunte lacrime di gioia, non appena sono venuti a sapere dell’imminente matrimonio.
Thorin Scudodiquercia ha preso inoltre una saggia decisione: farmi addestrare da Dwalin nell’uso delle armi, cosicché in futuro possa essere in grado di difendermi da sola, nel caso dovessi ritrovarmi di nuovo in spiacevoli situazioni.
Non potrà esserci sempre qualcuno a salvarmi.
Per gli addestramenti mi sono stati prestati abiti nanici da bambino, visto che quelli da nano adulto mi stavano a dir poco larghi. In più mi sono state pure fatte due trecce, così i lunghi capelli ricci non mi finiranno ogni volta davanti al viso durante l’addestramento.
Dunque, per questi momenti, ho dovuto dire “addio” al mio abito giallo preferito, però devo dire che non è che la cosa mi dispiaccia poi così tanto: nel mio mondo ero un maschiaccio e lo ero pure quando ero capitata qui per la prima volta. Tra gli abiti maschili e gli abiti femminili, preferiscono di gran lunga i primi.
Comunque, contro ogni mia previsione e contro anche le previsioni degli altri, sto seguendo gli addestramenti in modo abbastanza serio. Conoscendomi, credevo che avrei fatto la pagliaccia e che non sarei arrivata da nessuna parte, proprio come la prima volta in cui Dwalin aveva tentato di addestrarmi.
Però mi sto sforzando di fare tesoro degli insegnamenti del guerriero, l’autodifesa è importante.
 
L’Antro di Lucri:
 
Ebbene sì: finalmente Thorin Scudodiquercia ha chiesto a Glenys di sposarlo.
Devo dire che sono piuttosto soddisfatta di questo capitolo, è venuto anche più lungo di quanto pensassi (non che la lunghezza del capitolo sia direttamente proporzionale alla sua qualità. Temo che anche i prossimi capitoli saranno corti, ma l’importante è il contenuto).
Temo anche che ci stiamo avvicinando al finale di questa storia e, contro ogni mia previsione, le cose andranno pure abbastanza rapide. Avete presente il libro Jane Eyre e il film del 2011? Ecco, le cose andranno più o meno così, molto riassuntive.
Avevo una serie di cose da dire a proposito di questo capitolo, e questa è una di quelle, una cosa molto importante e che ci tenevo a scrivere: il discorso che Thorin ha fatto a Glenys è sacrosanto. Non è mai colpa della vittima, è sempre colpa del carnefice.
E con questo ho detto tutto.
Alla prossima :*
 
Lucri

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Capitolo 21
*** Il matrimonio ***


Il matrimonio
 

Il giorno del matrimonio è arrivato con una velocità disarmante.
E io mi ritrovo qui, ferma dinanzi allo specchio, mentre le mie ancelle sono intente a sistemarmi ancora un po’ prima di farmi entrare in scena.
Le nane stanno parlando tutto il tempo, cinguettando su quanto io sia bella, su quanto mi stia bene questo abito, e vattelapesca.
Effettivamente questo vestito mi sta d’incanto, già io per fortuna mi piaccio e ho molta autostima, ma così mi garbo ancora di più: i miei capelli sono stati raccolti ordinatamente sopra la testa, lasciando liberi due riccioli sul davanti; l’abito matrimoniale è stato fatto su misura per me e mi fascia perfettamente il busto, mentre la gonna è lunga, larga e stropicciata. La parte superiore ha una scollatura a cuore ed è decorata con fiori scintillanti. Sulle braccia ho una specie di velo, invece intorno al collo una collana del medesimo colore del vestito, cioè oro.
 
Il matrimonio si tiene in una specie di tempio/chiesa sotterranea, celebrato da un nano sacerdote di Mahal.
Non appena entro, tutti si alzano in piedi, sorridendomi.
Mi sto emozionando oltre ogni dire e mi viene da sorridere anche a me, soprattutto dopo aver intravisto i miei amici.
Balin mi sta accompagnando all’altare, lì dove si trova il maestoso Scudodiquercia.
Thorin è ancora più bello del solito, con i capelli e la barba accuratamente lavati e sistemati. È vestito di blu reale, con qualche dettaglio in oro. Così mi ricorda proprio un principe della Disney, anche se Thorin è cento volte meglio.
Il Re sotto la Montagna mi sta sorridendo emozionato.
Io ricambio il sorriso, lottando con me stessa per non mettermi a piangere.
Il tutto è così meraviglioso! C’è pure Bilbo che sta facendo da testimone all’amico.
Non appena ci troviamo l’uno di fronte all’altra, non riusciamo più a levarci gli occhi di dosso.
“Nani di Erebor!” annuncia a gran voce il sacerdote, facendo riecheggiare il suo vocione per tutta la sala. “Siamo qui riuniti per celebrare l’unione tra il nostro Re sotto la Montagna e la sua ormai regina.” Detto questo, il nano prende una corona posata su un cuscino e si avvicina a me.
Il mio cuore inizia a battere ancora di più: verrò incoronata regina! Sarò in grado di ricoprire questo ruolo? Ma Thorin ha fiducia in me e ha detto che sarò fantastica, quindi mi fido del suo giudizio.
La corona era appartenuta alla madre di Scudodiquercia ed è dorata e tempestata di pietre preziose colorate. Dire che è meravigliosa non renderebbe l’idea.
Lascio che il sacerdote posi la corona sulla mia testa, dopodiché sono ufficialmente Regina sotto la Montagna.
“Il Re può baciare la sua Regina.”
A questo punto Thorin mi attira a sé e mi dà un lungo bacio appassionato, facendo esplodere la folla in applausi e grida di gioia.
Io mi aggrappo a lui e rispondo al bacio con eguale intensità.
Non ci siamo nemmeno scambiati le fedi: come fede ho la collana che mi ha donato, se n’è fatta una uguale per lui. Simbolo del nostro amore.
 
La festa, com’era prevedibile, si è svolta in una taverna nanica, tra musica allegra, danze movimentate, birra, confusione e gente ubriaca.
Come al solito mi sono divertita un mondo, anche perché non ho bisogno di bere per passare una buona serata ed essere spontanea.
Finita la festa, Thorin mi ha presa fra le sue possenti braccia e portata in camera nostra.
Le emozioni di questa serata sono talmente tante, talmente intense e talmente rapide che è un miracolo che io non mi stia sentendo male: stiamo per farlo per la prima volta.
“Glenys” mi dice Thorin, prima di spogliarsi e prima di spogliare me. “Se non te la senti, soprattutto dopo quello che è successo con Rhunyc, potremmo pur sempre rimandare. Rimarrà un segreto fra te e me, non lo saprà nessuno.”
Sorrido, intenerita dalla sua premura. Poso una mano su di lui, dolcemente. “Non ti preoccupare” lo rassicuro. “Me la sento, e comunque sei stato molto carino nel chiedermi il consenso.”
Thorin Scudodiquercia ricambia il sorriso.
Ora siamo pronti entrambi.
 
L’Antro di Lucri:
 
E bravo Thorin che chiede il consenso!
Detto questo xD, di recente sono andata, per la prima volta, a fare attivismo per gli animali, e c’era la canzone dalla quale ha preso il titolo questa fanfiction *-*. Lo so che non è molto importante, ma ci tenevo a dirvelo xD.
Comunque finalmente Thorin e Glenys si sono sposati, e finalmente scoperanno xD – perdonate se non ho riportato questa scena, ma la storia ha rating giallo, non rosso.
Come avrete notato il capitolo è corto e rapido, come vi avevo già anticipato lo saranno anche i prossimi capitoli – ne mancano due – perché voglio fare le cose un po’ alla Jane Eyre e alla The New World, quindi non si tratta di scarsa voglia di scrivere. Inoltre prima o poi bisogna mettere un punto alle storie, non voglio che questa diventi una fanfiction infinita piena di scene inutili, anche perché non avrei il tempo materiale per starci dietro.
Alla prossima e grazie per avermi seguita fino a qua,
 
Lucri

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Capitolo 22
*** Ilda ***


La nostra prima volta – o meglio, la mia prima volta – è stata meravigliosa.
Certo, un po’ di paura che potesse fare male c’è stata, ma proprio come avevo sperato, il desiderio è stato molto più forte, ergo la paura s’era fatta da parte.
Ammetto di aver sentito un lieve dolore quando la mia verginità si è infranta, così come ammetto che la vista del sangue mi ha fatto un po’ impressione, però è stata tutta questione di un attimo: subito dopo io e il nano siamo andati avanti ad amarci all’infinito, finché non siamo caduti esausti sul letto tutti e due.
 
                                      ***
 
Tempo dopo era giunta la notizia della mia gravidanza.
Detto in tutta onestà, me lo aspettavo: nella Terra di Mezzo, purtroppo, non ci sono le precauzioni che ci sono nel mio mondo, inoltre dopo il matrimonio si è soliti consumare proprio per dare un erede alla casata.
Devo ammettere che diventare madre non è mai stato il mio sogno, anche perché la cosa mi ha sempre spaventata, però con Thorin tutto diventa una gioia e la paura non esiste più.
Sto affrontando la gravidanza con un coraggio che non mi aspettavo e sono felice di constatare che non sia così terribile come la dipingono.
Per fortuna ho Thorin e i miei amici sempre con me, pronti a sostenermi e ad aiutarmi in ogni momento.
Devo dire che sono proprio dei santi: già io di mio ho un bel caratterino, con la gravidanza talvolta divento ancora più intrattabile e mio marito sta dimostrando una pazienza che non credevo che possedesse.
 
                                       ***
 
Quando il gran giorno era arrivato, devo ammettere di aver avuto paura.
Purtroppo Thorin non è potuto rimanere in camera con me a sostenermi.
Il parto è stato sì doloroso, ma come al solito avevo messo in pratica la Legge di Attrazione, dimostrando ancora una volta il mio coraggio: volevo vivere, volevo che il bambino nascesse vivo e vegeto, volevo farcela.
Dunque alla fine tutto andò a gonfie vele e nacque una bellissima bambina che, in seguito, io e Thorin chiamammo Ilda.
Chissà, magari erediterà i miei lunghi riccioli castani e i bellissimi occhi azzurri del padre.
Una cosa è certa: diventerà splendida.
 

 
 
 

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Capitolo 23
*** My heart will go on ***


My heart will go on
 
Dopo tutti questi avvenimenti, che si sono succeduti con una velocità tale da lasciarmi senza forze, ora mi ritrovo qui, passando la notte come nei giorni precedenti, ovvero restando sveglia a fissare il vuoto, immersa nei miei numerosi pensieri.
Thorin sta dormendo accanto a me, profondamente.
La piccola Ilda dorme nella sua culla e pure lei sembra sprofondata in un sonno profondo.
L’unica che non riesce a dormire, tanto per cambiare, sono io.
Certo, voi vi chiederete: perché questi toni tristi? La vita ti sta sorridendo, hai ottenuto tutto quello che volevi.
E io potrei rispondervi: avete ragione.
Del resto, non mi sono forse sposata con Thorin Scudodiquercia? Non abbiamo forse avuto una figlia? E giusto per rendere ancora più figo il tutto, dirò pure che come Regina sotto la Montagna non me la sto cavando affatto male.
Tuttavia ci sono dei pensieri che mi tormentano, dei pensieri che mi tormentano da ormai troppo tempo: mi manca la mia famiglia, mi manca la mia vita, mi mancano i miei amici… mi manca il mio mondo.
Il mio posto non è qui.
Certo, è bello evadere e finire in un’altra realtà, ma io devo vivere nel mondo reale, non potrò restare qua in eterno.
Ci sono delle cose che ho lasciato in sospeso, ci sono ancora delle cose che devo fare.
Avevo dei progetti, e sposarmi e avere figli non rientrava tra quei progetti.
Nel mio mondo volevo pubblicare i miei libri, ma soprattutto volevo diventare un’attrice.
Certo, amo Thorin con tutto il mio cuore, ma purtroppo sono combattuta tra lui e il mio mondo.
 
Hai fatto quello che dovevi fare.
 
Mi scuoto all’improvviso: sulla parete della camera, è comparsa una scritta dorata e ben visibile al buio. La stessa scritta che mi aveva accolta quand’ero finita nella Terra di Mezzo per la seconda volta.
Thot.
 
Ora sta a te scegliere se restare o se tornare a casa.
 
“Nel caso decidessi di tornare a casa…” Cerco di trattenere le lacrime. “Che accadrebbe?”
Temo già la risposta.
 
In quel caso, sarebbe come se non fosse successo nulla di tutto ciò.
 
Proprio come temevo: questo significa che Thorin, Fili e Kili resterebbero morti. Rimarrebbe solo quello che era successo la prima volta che ero finita nell’universo tolkieniano.
 
Ma non temere: tutto questo non sarebbe inutile.
 
Pare quasi che il Dio mi abbia letto nel pensiero.
 
Avresti pur sempre dato gioia a Thorin Scudodiquercia, quindi avresti pur sempre adempito al tuo compito, in un’altra realtà.
 
Io smetto di osservare il muro e rifletto.
Come ho già detto, amo Thorin, così come amo la Terra di Mezzo, mia figlia e i miei amici.
Però devo vivere nel mondo reale, devo tornare dalla mia famiglia e concludere quello che ho iniziato.
Thot non scrive più niente, pare come se mi stia aspettando.
Aspettando una mia risposta.
Ormai non trattengo più le lacrime. Mi alzo e vado da mia figlia. “Perdonami, tesoro.” Singhiozzando, poso un bacio sulla sua fronte.
Adesso è il turno di Scudodiquercia, il momento più duro.
Lo osservo ancora un po’ mentre dorme, sentendomi un po’ in colpa per quello che sto per fare. Non riesco quasi più a respirare, mentre i miei occhi sono rossi dal pianto e le mie guance bagnate.
Senza temporeggiare oltre, torno sul letto. Piango sempre di più. “Perdonami amore, ti prego, perdonami e scusami!” Parlare è diventato difficile, sono costretta a lasciarmi andare del tutto alle lacrime, baciando intensamente Thorin sulle labbra.
Quando mi separo da lui, non ho ancora smesso di piangere.
Decido di smettere subito di guardarlo, prima che cambi idea.
Quindi mi volto verso il muro.
Ho smesso di piangere e mi sforzo di assumere un’espressione e una postura decisa e fiera.
“Molto bene. Ho deciso. Torno a casa.”
 
L’Antro di Lucri:
 
Madò che parto questo capitolo! XD Stavo per mettermi a piangere, e la musica di Titanic in sottofondo non ha aiutato ahahah (piccola parentesi a proposito del titolo del capitolo, tempo fa stavo parlando con la mia Sonia di una cosa, ovvero di quanto questa canzone sia perfetta per la Thorenys).
Dunque alla fine Glenys torna a casa e tutto questo non sarà mai successo, ergo rimarranno solo gli eventi di Just a dream (non nel senso che cancellerò questa storia, ci mancherebbe) e Thorin, Fili e Kili, alla fine, quindi, rimangono morti.
Lo so, sono crudele XD.
Ma come ha detto Thot, nulla è stato inutile, perché alla fin fine Glenys avrà pur sempre donato un altro po’ di gioia a Thorin, seppur in un’altra realtà, e cosa più importante avrà donato ancora un po’ di gioia a se stessa ed è maturata ancora di più.
Che altro dire? Grazie di avermi seguita fino a qui, ringrazio chi ha recensito, chi ha letto silenziosamente, chi ha aggiunto la storia alle preferite, chi ha aggiunto la storia alle ricordate e chi ha aggiunto la storia alle seguite.
Un bacione e grazie ancora <3
 
Lucri
My heart will go on
 
Dopo tutti questi avvenimenti, che si sono succeduti con una velocità tale da lasciarmi senza forze, ora mi ritrovo qui, passando la notte come nei giorni precedenti, ovvero restando sveglia a fissare il vuoto, immersa nei miei numerosi pensieri.
Thorin sta dormendo accanto a me, profondamente.
La piccola Ilda dorme nella sua culla e pure lei sembra sprofondata in un sonno profondo.
L’unica che non riesce a dormire, tanto per cambiare, sono io.
Certo, voi vi chiederete: perché questi toni tristi? La vita ti sta sorridendo, hai ottenuto tutto quello che volevi.
E io potrei rispondervi: avete ragione.
Del resto, non mi sono forse sposata con Thorin Scudodiquercia? Non abbiamo forse avuto una figlia? E giusto per rendere ancora più figo il tutto, dirò pure che come Regina sotto la Montagna non me la sto cavando affatto male.
Tuttavia ci sono dei pensieri che mi tormentano, dei pensieri che mi tormentano da ormai troppo tempo: mi manca la mia famiglia, mi manca la mia vita, mi mancano i miei amici… mi manca il mio mondo.
Il mio posto non è qui.
Certo, è bello evadere e finire in un’altra realtà, ma io devo vivere nel mondo reale, non potrò restare qua in eterno.
Ci sono delle cose che ho lasciato in sospeso, ci sono ancora delle cose che devo fare.
Avevo dei progetti, e sposarmi e avere figli non rientrava tra quei progetti.
Nel mio mondo volevo pubblicare i miei libri, ma soprattutto volevo diventare un’attrice.
Certo, amo Thorin con tutto il mio cuore, ma purtroppo sono combattuta tra lui e il mio mondo.
 
Hai fatto quello che dovevi fare.
 
Mi scuoto all’improvviso: sulla parete della camera, è comparsa una scritta dorata e ben visibile al buio. La stessa scritta che mi aveva accolta quand’ero finita nella Terra di Mezzo per la seconda volta.
Thot.
 
Ora sta a te scegliere se restare o se tornare a casa.
 
“Nel caso decidessi di tornare a casa…” Cerco di trattenere le lacrime. “Che accadrebbe?”
Temo già la risposta.
 
In quel caso, sarebbe come se non fosse successo nulla di tutto ciò.
 
Proprio come temevo: questo significa che Thorin, Fili e Kili resterebbero morti. Rimarrebbe solo quello che era successo la prima volta che ero finita nell’universo tolkieniano.
 
Ma non temere: tutto questo non sarebbe inutile.
 
Pare quasi che il Dio mi abbia letto nel pensiero.
 
Avresti pur sempre dato gioia a Thorin Scudodiquercia, quindi avresti pur sempre adempito al tuo compito, in un’altra realtà.
 
Io smetto di osservare il muro e rifletto.
Come ho già detto, amo Thorin, così come amo la Terra di Mezzo, mia figlia e i miei amici.
Però devo vivere nel mondo reale, devo tornare dalla mia famiglia e concludere quello che ho iniziato.
Thot non scrive più niente, pare come se mi stia aspettando.
Aspettando una mia risposta.
Ormai non trattengo più le lacrime. Mi alzo e vado da mia figlia. “Perdonami, tesoro.” Singhiozzando, poso un bacio sulla sua fronte.
Adesso è il turno di Scudodiquercia, il momento più duro.
Lo osservo ancora un po’ mentre dorme, sentendomi un po’ in colpa per quello che sto per fare. Non riesco quasi più a respirare, mentre i miei occhi sono rossi dal pianto e le mie guance bagnate.
Senza temporeggiare oltre, torno sul letto. Piango sempre di più. “Perdonami amore, ti prego, perdonami e scusami!” Parlare è diventato difficile, sono costretta a lasciarmi andare del tutto alle lacrime, baciando intensamente Thorin sulle labbra.
Quando mi separo da lui, non ho ancora smesso di piangere.
Decido di smettere subito di guardarlo, prima che cambi idea.
Quindi mi volto verso il muro.
Ho smesso di piangere e mi sforzo di assumere un’espressione e una postura decisa e fiera.
“Molto bene. Ho deciso. Torno a casa.”
 
L’Antro di Lucri:
 
Madò che parto questo capitolo! XD Stavo per mettermi a piangere, e la musica di Titanic in sottofondo non ha aiutato ahahah (piccola parentesi a proposito del titolo del capitolo, tempo fa stavo parlando con la mia Sonia di una cosa, ovvero di quanto questa canzone sia perfetta per la Thorenys).
Dunque alla fine Glenys torna a casa e tutto questo non sarà mai successo, ergo rimarranno solo gli eventi di Just a dream (non nel senso che cancellerò questa storia, ci mancherebbe) e Thorin, Fili e Kili, alla fine, quindi, rimangono morti.
Lo so, sono crudele XD.
Ma come ha detto Thot, nulla è stato inutile, perché alla fin fine Glenys avrà pur sempre donato un altro po’ di gioia a Thorin, seppur in un’altra realtà, e cosa più importante avrà donato ancora un po’ di gioia a se stessa ed è maturata ancora di più.
Che altro dire? Grazie di avermi seguita fino a qui, ringrazio chi ha recensito, chi ha letto silenziosamente, chi ha aggiunto la storia alle preferite, chi ha aggiunto la storia alle ricordate e chi ha aggiunto la storia alle seguite.
Un bacione e grazie ancora <3
 
Lucri

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