Quella psicopatica dittatrice di tua sorella!

di _Mer_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 4 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


PROLOGO

Il vento mi colpisce forte in faccia, scompiglia i miei capelli che sciolti si muovono come impazziti, l’azzurro del cielo mi circonda e non sento nessun rumore. Sfioro con le dita le ali del pegaso che sto cavalcando, accarezzo le sue piume e chiudo gli occhi, in questo momento non vorrei essere da nessun’altra parte.

Succede poi tutto in un momento, un tuono e poi un altro, comincio a precipitare verso il basso, attraverso le nuvole e vedo tutto bianco fino a che non compare davanti a me il mare, cado sempre più velocemente e l’impatto sarà tra pochi secondi. E’ sicuramente la mia fine, come ho sempre saputo l’acqua sarebbe stata la mia rovina.

 

Apro gli occhi di scatto sorpresa di ritrovarmi viva e asciutta mentre sento un rumore che si ripete:stanno bussando alla porta. Aspetto che qualcuno vada ad aprire non avendo alcuna intenzione di abbandonare le calde coperte ma nessuno si fa avanti. Mi alzo insonnolita maledicendo quella persona, chiunque essa sia, e raggiungo il portone infilandomi sopra il pigiama la prima cosa che trovo sott’occhio, una felpa verde del mio fratellastro.

Impaziente c’è un ragazzo fuori dalla porta, capelli scuri, occhiali, mi squadra da cima a fondo con un sopracciglio alzato. Signore e signori vi presento Albus Potter e il suo sopracciglio, sono seria non c’è mai stata una volta che quel ragazzo ha lasciato le sopracciglia al loro posto.

“Che ci fai qui a quest’ora?” Spero solo che abbia una scusa valida o lo crucio, ha interrotto un bellissimo sogno e mi ha fatto svegliare di mal umore.

“Stai scherzando vero? Te l’ho detto ieri.” Fa un passo avanti per entrare dentro casa ma lo fermo.

“Ma se non ti ho nemmeno visto ieri.” Potter sospira spazientito e mi innervosisce ancora di più.

“Senti Lander, non ho tempo di chiacchierare con te, è il compleanno del mio migliore amico e ho una giornata intera da passare con lui, quindi se non ti dispiace, fammi entrare.” Il compleanno del mio migliore amico… oggi non è il compleanno di Scorpius, sono sicura al 100%.

“Domani è il compleanno di Scorpius, idiota.” Se sono così tanto amici come può scordarsi una cosa così importante come il giorno del compleanno?

“Ma che cavolo stai dicendo,  è oggi!” Ribadisce lui alzando il tono di voce.

“Senti sono sua sorella, so quando è il suo compleanno!” Gli rispondo fronteggiandolo, ma con chi crede di star a parlare?

“E io sono il suo migliore amico, e sono certo che il suo compleanno è oggi. Ora mi fai passare?”

Incrocio le braccia al petto e mi piazzo davanti a lui dicendo: “Mai.”

“Bene, non volevo arrivare a tanto ma se sei così cocciuta....” Infila la mano dentro la giacca e tira fuori la sua bacchetta, merda! Non mi ricordavo che è già maggiorenne.

“Al, che stai facendo?” Ci voltiamo entrambi verso la voce notando uno Scorpius Malfoy appena svegliato, probabilmente dal nostro alto tono di voce, e con un viso misto tra la sorpresa e la rabbia.

“Non le avrei fatto niente, volevo solo minacciarla!” Intanto Potter cogliendo la mia distrazione è riuscito ad entrare e è avvicinato a Scorpius.

Gli salta addosso e lo stritola in un abbraccio dicendogli: “Auguri amico!”

Sono ancora interdetta dal comportamento di Scorpius, perché non gli dice che il suo compleanno è domani?

“Maddie?” La voce di Scorpius mi risveglia dalla trance in cui non mi sono accorta di essere caduta.

“Eh?” Chiedo confusa mentre lui mi guarda come se stesse aspettando una risposta.

“Ho detto: non mi fai gli auguri?” Ancora più interdetta di prima lo guardo, poi sposto lo sguardo su Potter che sorride vittorioso.

“Il-il tuo compleanno è domani” Balbetto non più così convinta.

“Stai scherzando vero?” Scorpius mi guarda stranito, non riesco a capire quello che pensa.

“No, io so che è domani.” Abbasso la testa mentre lo dico, lo sguardo accusatore di Scorpius è troppo da reggere.

“Maddie, faccio 17 anni, è da quando ne avevo 10 che ci conosciamo e tu non ti ricordi ancora quando è il mio compleanno?” La sua delusione fa ancora più male del essere in errore ma io sono, ero, certa che il suo compleanno fosse domani.

“Ma io ero sicura…” Borbotto a bassa voce, questa giornata iniziata male sta continuando peggio.

“Potresti almeno… non so ammettere che hai sbagliato e farmi gli auguri?” Ammettere di aver sbagliato... potrei farlo ma io so che non lo ho fatto, io so che il suo compleanno è domani.

“Io non …” Non riesco a continuare e lui non me lo permette, esce dalla stanza, non lo vedo ma sento i suoi passi. Quando alzo lo sguardo è rimasto Potter che mi guarda male e poi anche lui se ne va.

Non posso lasciare che Scorpius pensi male di me, gli dimostrerò che ho ragione.


 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


CAPITOLO 1

Il giorno prima ...


“SCORPIUS!”

Nessuna risposta. Busso di nuovo alla porta, più forte di prima.

“SCORPIUS!”

Niente, ma non mi arrendo.

“SCORPIUS HYPERION MALFOY APRI SUBITO QUESTA PORTA!”

Il tutto mi fa dubitare che lui sia effettivamente dentro la stanza. Andiamo, se fosse così doveva essersi svegliato. Forse è sveglio e non mi risponde di proposito, il bastardo.

Devo entrare in questa stanza, ad ogni costo.

Forza Maddie, sei o non sei una corvonero? Sei o non sei la studentessa più brillante di Hogwarts? E allora devi essere in grado di entrare in una stanza chiusa a chiave.

Ci deve essere un modo per entrare, odio non poter usare la magia d’estate.

Pensa Maddie pensa, camera di Scorpius: un enorme e regale stanza con un enorme e regale letto a sinistra dell’entrata, l’armadio a parete nella parte opposta, il quadro di famiglia incorniciato sulla parete centrale affiancato dai poster dei Cannons Chudley, e poi … Bingo! La portafinestra che da sul balcone, come mai non ci ho pensato prima?

Ogni stanza della casa Malfoy ha un balcone ed è abbastanza semplice passare da uno a quello vicino, quindi mi basterà entrare nella stanza accanto che è quella per gli ospiti, a mio vantaggio vuota.

La portafinestra di Scorpius è aperta il che mi semplifica le cose, arrivata al balcone entro nella stanza e visualizzo subito Scorpius sul suo letto ancora dormiente. Ha il sonno veramente pesante il ragazzo!

Senza troppe cerimonie mi avvicino a lui, tiro giù le sue coperte e gli urlo sull’orecchio: “SVEGLIAA!”

Spalanca gli occhi e urla a sua volta, sorpreso di vedermi. “Maddie che cavolo ci fai qui?”

“Ti sveglio” Alzo le spalle non capendo la sua sorpresa, è quello che faccio ogni mattina.

“Avevo chiuso la porta a chiave.” Non capisco, dovrebbe conoscermi ormai, crede davvero che io mi fermi davanti a una porta chiusa?

“Sono passata dal balcone.” Vado verso la finestra e spalanco le persiane lasciando entrare tutta la luce mattutina.

“Ma ti avevo detto di lasciarmi dormire questa mattina.” Brontola lui mettendo il cuscino sopra la sua faccia per non vedere la luce.

“E io ti ho risposto che non lo avrei fatto, sai che oggi è un giorno importante… Ora vestiti” Gli ordino indicando l’armadio.

“No Maddie, devo dormire un altro po’. Ho un mal di testa che mi sta uccidendo.”

“Non puoi dormire di più, o faremo in ritardo.”

“Non starò qui tutta la mattina, solo un’altra ora e poi vengo. Tanto devi andare il pomeriggio.” Sbuffo spazientita, è da secoli che ho programmato questa giornata, non può cambiare tutto per un mal di testa.

“Non ho intenzione di cambiare i miei piani perché ieri hai deciso di ubriacarti.” Vado a prendergli dei vestiti dall’armadio per avvantaggiarmi.

“Magari se ti ubriacassi anche tu saresti meno di cattivo umore, sai a volte fa bene divertirsi” Borbotta a bassa voce ma questa casa è così silenziosa che lo sento perfettamente.

“Io mi diverto.” Replico lanciandogli un’occhiata di fuoco. “Ma se con divertirsi tu intendi andare a stupide feste dei Potter, ubriacarsi e fare gli idioti allora hai ragione, non mi diverto.”

“Intendo proprio questo.”

Ah è così? Intende lanciarmi una sfida? Io non lo farei se fossi in lui, sa che vinco sempre le sfide. Lo penso ma non lo dico, sprecherei tempo.

“Vestiti e poi andiamo.” Gli lancio i vestiti e vado verso la porta, prendendo la chiave per aprirla.

“Le persone normali non entrano dai balconi delle finestre, sai, esiste una cosa che si chiama bussare.” Mi dice acidamente mentre sto uscendo.

“Per tua informazione ho bussato per mezz’ora ma tu non hai sentito, forse eri troppo sotto l’effetto dell’ubriacatura di ieri sera.” Sto per andarmene ma mi fermo e aggiungo: “Non potevo permettere che non ti svegliassi, avevo bisogno di te oggi.”

Questa volta chiudo la porta dietro di me ma sento comunque le parole di Scorpius.

“Avevo messo la sveglia, mi sarei alzato da solo… Non puoi controllare sempre tutto”.

È su questo che sbaglia. Io posso controllare tutto. Io devo, sono una cocciuta corvonero, devo sempre sapere ogni cosa.


Diagon Alley è gremita di gente. Qualcuno è qui per comprare il materiale scolastico, è pur sempre fine agosto, ma la maggior parte della gente è qui per una persona.

Andrew Frederick Winston, il mago prodigio del momento. Un genio, un esploratore, uno scrittore.

Il suo nome è uscito fuori un anno fa. Prima nessuno o pochi – tra i quali io - sapeva chi fosse.

Il mago che era andato in Africa alla ricerca della magia ed era tornato in grado di fabbricarla.

L’Africa è il luogo in cui è nata la magia. Mi affascinava la storia della nascita della magia e così avevo fatto delle ricerche scoprendo che c’era quest’uomo che aveva intenzione di andarci e cercava aiuto.

Se fossi stata più grande sarei andata io stessa ma non potendo decisi che l’avrei aiutato. Avevo scoperto che secondo un antico manoscritto il luogo più magico di tutto il mondo si trovasse nel deserto del Saraah, si chiamava Kore, nucleo.  Se per caso i babbani arrivavano lì lo vedevano come un oasi, con una fonte inesauribile di acqua che con un solo sorso ti dissetava.

Se invece un mago arrivava in quel posto non si sa cosa avrebbe trovato, nessuno c’era mai andato e quella poteva essere solo una leggenda.

Avevo mandato una lettera a Winston informandolo di quello che sapevo e di dove doveva andare secondo me per trovare ciò che cercava.

Quando era tornato in Inghilterra e aveva annunciato di aver trovato la Magia avevo capito che aveva usato le indicazioni che gli avevo riferito. Avevo provato a contattarlo ma non ci ero riuscita.

Intanto il Ministero della magia diffidava molto di lui e non credeva alla sua scoperta finché non riuscì a convincere Hermione Granger e poiché tutti si fidavano di lei poi tutti si fidarono di lui.

Fino ad ora non sono comunque riuscita a parlarci ma oggi ce la farò. Winston è venuto qui per firmare le copie del libro che ha scritto – e io ho letto – sul suo viaggio in Africa, ed è la mia occasione.

“Quando dovrebbe arrivare questo fantomatico mago che sa creare la magia?” Mi chiede Scorpius. Non è più arrabbiato con me e gliene sono grata, non sopporterei essere imbronciata un giorno così importante.

“Non so, dovrebbe arrivare a momenti. Hei Scorpius, sono a posto?” Gli chiedo, lui mi guarda dalla testa ai piedi poi risponde:

“Sembri un vermicolo in procinto di vomitare ma a parte questo sì, sei come il solito.”
“Sono seria! Devo essere perfetta. Sai potrei diventare famosa.”

“Non puoi essere perfetta, nessuno può. Nemmeno Madlene Lander per quanto lei voglia.” Sbuffo, Scorpius insiste sempre sul fatto che io voglia essere perfetta. Non è vero. Forse sì. Ma comunque non lo sono quindi stesse zitto.

“Credi che capirà chi sono?” Sono estremamente in ansia, come prima di un esame. Anzi peggio. Questa potrebbe essere l’occasione della mia vita.

“Se non è stupido capirà, insomma è famoso grazie a te.” Mi rassicura lui. Poi sento un coro di applausi e urli che si scatena e capisco che deve essere arrivato, anche se non riesco a vederlo per le persone che sono davanti a me.

“E’ Lui Scorpius, è lui!” Urlo sopra le voci degli altri.

“Già l’avevo notato.” MI risponde lui sempre urlando.

“Buongiorno Diagon Alley!” Urli e applausi. “Sono Andrew Winston!” Altre urla e applausi. “Ma sono conosciuto anche come l’uomo che sa creare la magia!” E un altro scroscio di applausi.

“Vi racconto la mia storia in breve anche se credo che tutti la conosciate , sono piuttosto famoso” Qualcuno ride. “Qualche anno fa lessi la leggenda sulla nascita della magia, forse qualcuno di voi la conosce, insomma questa storia mi affascinò a tal punto che ne volli sapere di più e cominciai a fare ricerche. In breve scoprii che in Africa, nel deserto del Saraah, c’era un luogo, il luogo nel quale era concentrata più magia dell’intero mondo. La leggenda diceva che i babbani lo vedevano come un’oasi dall’acqua inesauribile che disseta con un sorso mentre i maghi … nessuno sapeva come i maghi la vedevano perché nessuno c’era mai stato. Così organizzai una spedizione, ho attraversato il deserto, ho sfidato le più antiche e oscure forme di magia, e sono stato in quel luogo.” Qui si ferma e tace, ha catturato l’attenzione di tutto il pubblico. Tutti vogliono sapere come era quel luogo, tutti a parte me. “Ma non voglio più annoiarvi, firmiamo questi libri!”

Rimango zitta mentre tutti applaudono e qualcuno si lamenta perché vuole sapere di più, Scorpius lo nota e mi lancia uno sguardo interrogativo.

“Quello che ha detto” Mormoro. “E’ esattamente ciò che gli ho scritto nella lettera, sembrava quasi che l’avesse imparata a memoria … eccetto l’ultima parte. E’ meschino da parte sua.”

“A quanto pare non ha intenzione di ammettere che è stato aiutato da una ragazzina di 14 anni” Osserva Scorpius con tono critico, questa volta non lo contraddico sono abbastanza offesa.

“Ne avevo tredici comunque.” Sospiro, l’uomo che stimavo di più mi ha appena delusa. Ma forse sto giudicando troppo in fretta.

“Hei.” Scorpius mi prende la mano, ha un potere speciale questo ragazzo per quanto possa essere idiota la maggior parte del tempo riesce a confortarmi sempre. E a sopportarmi. “Se Winston crede di mettersi contro di te è un vero stupido. Adesso vai lassù e fagli vedere chi sei.”

Gli rispondo con un sorriso. Scorpius ha ragione, devo tornare in me e lottare per essere considerata da Winston. Ci posso riuscire.

 

Passa un’ora e mezza prima che arrivi il mio turno, spero solo che ne sia valsa la pena. Mentre aspettavo ho elaborato un piano su come riuscire a dirgli tutto e a farmi ascoltare nel caso il fatto che io sia l’autrice della lettera non basti.

Winston è seduto davanti a un tavolo, gli consegno il libro osservandolo. E’ un uomo attraente non c’è dubbio, la pelle abbronzata, i muscoli scolpiti, ha 35 anni ma sembra più giovane. Da vicino la sua aria misteriosa diminuisce però: non è più il grande esploratore ma un mago famoso che firma libri.

“A chi dedico questo libro?” Ha una bella voce, bassa e suadente.

“Madlene Lander.” Rispondo cercando di vedere se il mio nome gli ricorda qualcosa, ma non da’ segno di conferma. “Sono la ragazza che ha scritto la lettera, la lettera con le indicazioni per trovare il luogo.” Aggiungo, Winston si irrigidisce per un momento, poi alza la testa e mi sorride.

“Piacere di conoscerla signorina Lander, sono molto contento che sia venuta qua a farsi autografare il libro.”

“In realtà non sono qui solo per questo… volevo conoscerla e farle una proposta.” Bene ora non mi resta che attaccare: “Volevo anche chiederle se le è stato utile ciò che ho scritto ... ma deduco di sì dato che nel suo discorso ha praticamente recitato la mia lettera a memoria.” Faccio una pausa. “Quando posso incontrarla? Non è il momento giusto questo.” Indico la folla dietro di me, Winston mi guarda negli occhi e per un attimo ho un tentennamento.

“Sono molto impegnato, non ricevo visite senza appuntamenti.” Mi risponde, ora non ha più la voce gentile, è invece freddo e irritato.

“Sono sicura che per me farà un’eccezione, non ci vorrà molto.” Mi osserva, mi sta studiando, sta decidendo se vale la pena ascoltarmi o no. “Non vorrà che riveli il fatto che per trovare il Kore ha avuto bisogno dell’aiuto di una ragazzina?” Non volevo arrivare alle minacce, ma non riesco a convincerlo.

“Posso concederle cinque minuti appena avrò finito qui, non di più.” Vittoria!

“Perfetto, a dopo signor Winston.” Recupero il libro e faccio una grande uscita di scena a testa alta, adoro quando si fa come voglio io.


“Quindi dovrai aspettare qui fino alle sette?” Mi chiede Scorpius per l’ennesima volta.

“Sì Scorpius, quante volte te lo devo dire? Aspetterò che finisca di firmare i libri e poi potrò parlare con lui in privato.”

“E allora lo convincerai ad assumerti per la sua nuova spedizione in Africa… se ci sarà ovviamente. Sai ora che è così famoso qui non credo che gli interessi molto tornare là.” Scorpius è sempre stato scettico al riguardo, non si è mai fidato veramente di Winston ed ora con tutta la storia della lettera si fida anche meno.

“Senti Scorp, ne abbiamo già parlato. Tu la pensi in un modo ed io in un altro, è in questa campo l’esperta sono io. Comunque se non hai voglia di aspettare puoi andartene.”

“A questo proposito” Con una mano si spettina i capelli, ecco, sapevo che c'era qualcosa che stava nascondendo e aspettava il momento giusto per parlare. “Mentre aspetti potresti venire a fare un giro con noi…”

“Noi chi?” Chiedo indagatrice.

“Beh i soliti, Al, Sam, Jeremy…” Ovvio, i suoi odiosissimi amici.

“Non mi avevi detto che ti saresti visto con loro, sai che non li sopporto… Era il nostro giorno Scorp!” Lo accuso con una nota di rimprovero e delusione.

“Era il tuo giorno, Maddie, e io ti ho accompagnato.” Mi fa notare lui, ha ragione e mi costa un sacco ammetterlo.

“E va bene ma non ti prometto che sarò gentile!” Acconsento a malincuore, in fondo lui è venuto qui con me, glielo devo.

“Fantastico! Ci sarà anche Jane!” Mi comunica entusiasta.

“Jane?” Non mi sembra di aver mai sentito questo nome.

“Jane, la mia ragazza.” Dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Quale delle tante? Sai ne cambi una alla settimana!” Mi guarda malissimo come per rispondermi “Non ne cambio una alla settimana, al massimo una al mese!”

“Corvonero, quinto anno, capelli neri… È nella tua casa dovresti conoscerla. Jane Lowell.” Jane Lowell… mmm vediamo, no decisamente no. Mai sentita nominare.

“Aspetta … ma è quella che mi ha chiesto come facevo a leggere più di un libro al mese?”

“Lei era Ilary” Sospira Scorp.

“Oh è vero.” Ricordo ridacchiando. “Sono stata io a farvi lasciare!”

“Già, grazie mille a proposito!” Esclama con una sottintesa vena sarcastica.

“Oh è stato un piacere, dai devi ammettere che ti ho fatto un favore… era così oca e stupida! E comunque mi chiedo come mai non ti sei ancora messo con Rose.” Un altro sguardo storto, ne ricevo molti devo ammetterlo.

Rose è in pratica l’unica ragazza che io sopporti, nonostante all’inizio la odiassi, è della mia stessa casa e ha un anno in più di me, l'età di Scorpius. È da quando ho capito che non fosse insopportabile che cerco di convincere Scorpius e lei che dovrebbero mettersi insieme ma loro sembrano essere infastiditi da questa mia osservazione.

“Sai Maddie a volte mi chiedo come faccio a sopportarti.”

“Ti voglio bene anche io fratellone.”

Seduta ad un tavolo dei “Tre manici di scopa” bevo un altro sorso della mia burrobirra mentre continuo a leggere il libro di Winston. Ho imparato ad essere sempre munita di un buon libro così in situazioni del genere, quando la compagnia non è gradita oppure quando mi annoio, posso sempre dedicarmi alla lettura.

Quando Scorpius mi ha presentato la sua ragazza mi sono ricordata di averla vista qualche volta in compagnia di Erika, una mia compagna di dormitorio che crede di essere la reginetta della scuola. In realtà è solo una povera stupida con un corpo decente che il cappello ha assegnato ingiustamente ad una casa che non si merita.

Jane Lowell ha tentato per un po’ di tempo a fare la carina con me, cercando di intrattenere un discorso, ma ha fatto l’errore di iniziare la conversazione dicendo di conoscere Erika e, al che, ogni suo tentativo sarebbe comunque stato vano.

Poiché Scorpius aveva intenzione di dedicare tutta la sua attenzione a lei ho dovuto fare una drastica scelta, inserirmi nei discorsi dei cari ragazzi o cominciare a leggere. Sì, non è stata una decisione particolarmente difficile.

Il gruppo di amici di Scorpius è formato da tre individui che allo stesso tempo detesto ma che conosco abbastanza bene dato che passo, a mio malgrado, molto tempo con loro per via di mio fratello.

C’è Sam, capitano della squadra di quidditch di serpeverde, tanto abile nel gioco quanto stupido. Seriamente, è uno di quei tipi tutto muscoli e niente cervello e con cui non riuscirei a parlare mai nella vita per più di cinque minuti.

Poi c’è Jeremy, l’unico forse degno della mia attenzione, è silenzioso, punto a suo favore, e abbastanza imbranato con le ragazze, a differenza degli altri. E’ molto intelligente, e se lo dico io c’è da crederci, anche se usa le sue doti come una vera serpe. Da fuori potrebbe sembrare che gli altri siano suoi amici solo per essere aiutati, ma io so che non è così: Jeremy non si farebbe mettere i piedi sulle testa da nessuno.

Infine c’è Albus Potter, e lui dei tre è quello che mi snerva di più e il motivo è semplice. Non ho la minima idea di come sia veramente, posso dire che non è stupido, è furbo, si è creato l’immagine di ribelle della famiglia, gira facendo il misterioso, ma la verità è che nessuno sa come è veramente. Solo i suoi amici più stretti e forse nemmeno loro. Tutto questo mi da fastidio perché se non conosco le cose non so come trattarle ma soprattutto non lo sopporto perché ho un carattere opposto al suo, IO le cose le dico come le penso, IO non mi nascondo dietro una maschera.

Ho dedicato anche troppo tempo a lui e senza accorgermene mi sono fissata distraendomi dal libro.

Sbuffo riportando l’attenzione sulle pagine ma una voce familiare mi ferma dal farlo, alzo lo sguardo e una massa di capelli rossi cattura la mia vista.

“Ciao ragazzi come va?” Rose è appena arrivata, e la sua presenza fa scomparire il mio piccolo malumore. Anche se non conoscessi Rose sono sicura che comunque sarei più contenta di prima, questa ragazza ha la capacità di sorridere in un modo che… non so, riscalda. La invidio per questa sua capacità, io non sono il tipo che sa sorridere così facilmente.

“Ciao Rose.” La saluto mentre mi sposto per farle spazio sulla panca.

“Hey Maddie, ti vedo fornita come sempre.” Si siede vicino a me ed indica il libro ancora aperto sulle mie mani.

“Sai che non esco mai senza. E poi in alternativa avrei dovuto sopportare la loro compagnia.” Con il capo indico i ragazzi mentre Rose scuote la testa sorridendo.

“Dai Maddie non sono così male.” In tutta risposta alzo un sopracciglio scettica, un’alta caratteristica di Rose è l’essere troppo buona troppo fiduciosa nelle persone. “Sei tu che hai troppe pretese Maddie… Comunque, penso andrò a prendermi da bere, mi accompagni?” Annuisco e mi alzo, Rose mi ha appena offerto l’occasione di allontanarmi un po’ da qui, non potevo chiedere di meglio.

“Vengo anche io, mi prendo un’altra burrobirra.” Mi volto verso Potter che si è appena alzato da tavola e sta chiedendo agli altri se deve portar loro qualcosa.

“Maddie..” Rose mi da una gomitata e mi giro verso di lei infastidita. “Non è che qualunque azione lui faccia sia per fare un torto a te, anzi penso che non abbia quasi mai questa intenzione. Okay?”

“Tu sei dalla sua parte perché è tuo cugino.” Commento acida.

Rose sospira e poi sorride, non come prima, questo è più un ghigno malefico: “Sai, se non ti conoscessi direi che sei interessata a lui date tutte le attenzioni che gli riservi.” Non ho bisogno di risponderle, penso che la mia faccia parli da sola e il mio sopracciglio abbia raggiunto l’inizio dei capelli.

Rose ridacchia e chiama suo cugino: “Andiamo Al?!”

“Eccomi.” Potter ci raggiunge e ci dirigiamo verso il bancone.

“Lander?” Mi chiama Potter subito dopo. “Devo chiederti un favore.” Un attimo, cosa? Un favore? Potter si è abbassato tanto da chiedermi qualcosa. Questo mi sconvolge.

“Domani, è il compleanno di Scorpius no?” Come se non lo sapessi, Scorpius fa diciassette anni ovvero raggiunge la maggiore età, cavoli, potrà usare la magia. “E stiamo organizzando qualcosa per lui quindi domattina, sul presto, dovresti venirmi ad aprire il portone di casa tua senza che Scorpius ti senta.”

“Va bene” Rispondo senza esitazione. “Ma dovete dirmi cosa gli farete.”

“Davvero? è stato facile convincerti... Comunque, beh abbiamo intenzione di smaterizlizzarlo mentre ancora dorme e farlo risvegliare sul lettino in piscina da Sam… penso avremo bisogno di fargli qualche incantesimo per farlo dormire.”

“Okay. A che ora ti devo aprire?”

“Alle 5 andrà bene.”

“Perfetto, non ritardare o non starò ad aspettarti.” Avevo bisogno di essere almeno un po’ scontrosa, e se sono stata così gentile fino ad ora è stato solo per via di Scorpius.

“Non preoccuparti Lander, sarò in orario” Risponde Potter mostrando una sottospecie di ghigno o sorriso strambo che sia, uno di quelli che fa impazzire le ragazzine, ma che mi rivolge solo come presa in giro, prende la sua burrobirra e torna al tavolo.

In quel momento torna Rose che si era assentata senza che io me ne accorgessi.

“Di che stavate parlando?” Mi chiede con il boccale in mano.

“Domattina vogliono fare uno scherzo a Scorpius e devo aprirgli il portone di casa.”

“Capisco, comunque, cambiando argomento, sei riuscita a farti firmare il libro da Winston?” Una delle cose che adoro di Rose è la sua passione quasi pari alla mia per Winston e le sue ricerche (sono stata io a farle scoprire di lui).

“Certo, sono qui da un sacco di tempo, perché tu no?”

“No, sono arrivata poco prima di venire qui ma avevano appena chiuso la fila e non sono potuta andare.” Risponde desolata.

“Cosa? Ma dovevano smettere alle sette!” Esclamo confusa.

“Sì infatti è molto strano, manca ancora un’ora alle sette, ma ormai Winston starà partendo…” Commenta Rose e subito un pensiero mi passa per la testa ‘E se stesse andando via per non incontrare me?’. Non posso rischiare, ho aspettato troppo.

“Devo andare!” Esclamo. “Ti spiego dopo!” E senza aggiungere altro corro fuori dai “Tre manici di scopa” dirigendomi spedita verso Andrew Frederick  Winston.


 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO 2

Sono ormai quasi le 11 della mattina e Scorpius se n’è andato da un sacco di tempo. Sono sola seduta sopra il tetto della casa, gli zii sono al lavoro e l’unica compagnia che potrei avere è Pelly, l’elfa domestica - che paghiamo ovviamente, sono contro il loro sfruttamento.

Quando devo pensare salgo sul tetto della casa, prendo la Firebolt e volo rifugiandomi in un incavo del muro, tra due angoli. È il posto perfetto: c’è spazio per sedersi senza spericolarsi, è protetto dal vento ma lascia una vista spettacolare sui dintorni.

Quando vengo qui o mi porto un libro o semplicemente resto seduta a guardarmi intorno, a volte resto senza pensare a niente, per svuotarmi la mente, schiarirmi le idee.

A volte vengo qui a piangere, so che posso sembrare una persona che non piange mai ma ci sono momenti in cui ho degli attacchi di panico e allora solo Scorpius sa calmarmi, lui mi abbraccia, mi stringe e non dice niente.

Oggi Scorpius non è qui con me, è andato via con i suoi amici a festeggiare il suo compleanno, anche se non è il suo compleanno.

Il suo compleanno è domani, o almeno così credevo fino a poco tempo fa.

Questa mattina quando è uscito di casa con Potter mi ha chiesto un’ultima volta se fossi  ancora convinta che non era il suo compleanno. Io gli ho risposto che non ne ero convinta, io lo sapevo.

Il suo compleanno doveva essere domani perché oggi era un altro giorno, oggi era il giorno in cui avrei incontrato Andrew Winston, era un giorno che aspettavo da tantissimo tempo.

E così stamattina sono andata a Diagon Alley, non mi importava cosa dicevano gli altri: io dovevo incontrare quell’uomo e poi dimostrare a Scorpius che avevo ragione per fargli capire che non doveva essere arrabbiato con me.

Ma quando sono arrivata, era ancora presto, non c’era nessuno in piazza. Ho raggiunto i locali dove ci sarebbe dovuto essere il firmacopie e ho trovato alcuni maghi che stavano smontando il palco.

Ho continuato a cercare un qualcosa, un segno, per almeno un’ora, fino a che non ho fermato una donna e le ho chiesto che giorno fosse.

Sono entrata in una taverna e ho fatto la stessa domanda. Sono persino andata nella Londra babbana ripetendo a tutti la stessa domanda.

Oggi è il 23 Agosto. É il compleanno di Scorpius. Eppure ieri era il 21 Agosto.

Sono tornata di corsa a casa dove però non c’era nessuno, mi sono buttata sul letto confusa e ho provato a dormire, ma invano. Allora mi sono messa a studiare, ho passato quasi due ore a studiare di tutto, ho ricontrollato i compiti, già tutti finiti.

A un certo punto mi sono ricordata che non avevo mangiato così mi sono preparata un panino e ho raggiunto il tetto e da quel momento non mi sono mossa di qui.

Ho pensato e ripensato più volte ma non riesco a darmi una spiegazione razionale a tutto ciò. E più ci provo più non riesco a capire per quale motivo ieri fosse lunedì ed oggi di colpo è mercoledì. è come se il mondo si fosse messo contro di me e non sopporto il fatto che non riesco a fare assolutamente niente.
 


 

Alcune voci mi riportano alla realtà, sembra che qualcuno sia appena arrivato.

Purtroppo da quassù non riesco a vedere la porta d’entrata ma non c’è bisogno che mi affacci: quando le persone si fanno più vicine riesco a distinguere la voce di Scorpius e subito dopo di lui quella di Rose e di Potter.

Senza aspettare altro monto sulla Firebolt e plano giù dal tetto raggiungendo il cortile ma sfortunatamente non trovo nessuno eccetto Potter seduto su uno dei gradini davanti all’entrata.

Che seccatura, preferirei evitare di incontrarlo più d'una volta al giorno, soprattutto vorrei non incontrare lui in momenti come questi, ma sembra impossibile.

“Potter.” Lo chiamo, lui alza la testa che era chinata e mi vede assumendo subito un’espressione infastidita. “Dov’è Scorpius?”

“Si può sapere perché non mi hai aperto questa mattina? Pensavo avessimo un accordo.”

“Non so di cosa tu stia parlando ma ripeto: dov’è Scorpius?” Ripeto spazientita.

“Con Rose. E lasciali stare un momento.” Non capisco quale sia il suo problema, non mi sono mai intromessa tra Rose e Scorpius e questo lo sa ma a quanto pare ha bisogno di accusarmi di qualcosa. “E poi non ti capisco, insomma, ieri sembravi disposta ad aiutare, dovevi fare una sola stupida cosa, perché non l’hai fatta?”

“Ti ho detto che non so di cosa stai parlando!” Ribadisco alzando la voce mentre dentro di me penso che invece so di cosa sta parlando, o almeno so che potrei sapere ciò di cui sta parlando ma non lo ricordo. E non voglio che sia lui a sapere che non ricordo.

“Ma sei stupida o ci fai?” Potter sembra arrabbiato, si è alzato in piedi e ha fatto un passo verso di me, il viso deformato in una smorfia. “Cioè, sei seria?”

“Certo che sono seria.”

“Oh ma smettila di essere così … te. Insomma, hai dimenticato il compleanno di tuo fratello, non provi un minimo di vergogna?” La sua voce arrabbiata assume un tono più meschino che riesce a smuovere la mia già fragile razionalità.

“IO NON HO DIMENTICATO IL COMPLEANNO DI SCORPIUS!” Urlo tutto d’un fiato e Potter tace. Prendo un respiro e ricomincio: “Ieri era lunedì, io so che ieri era lunedì e che oggi martedì sarei dovuta andare da Winston ma mi sveglio questa mattina e arrivi tu dicendo che è il compleanno di Scorpius, ma io so che è domani, poi arriva Scorpius e anche lui è convinto della stessa cosa. E allora si arrabbia con me. Poi se ne va e io vado da sola a Diagon Alley dove trovo un emerito niente, e tutti continuano a dire che oggi è il 23. Ma ieri era il 21!”

“Cosa?” Chiede Poter confuso ma forse meno arrabbiato. “Che ti  successo?”

“Te l’ho detto, oggi per me è martedì.”

“Oggi è mercoledì.”

“Già, credo di essermene accorta.” Rispondo alzando gli occhi al cielo.

“Tutto questo non ha senso.” Potter si è alzato e si è avvicinato a me, devo avere un aspetto orribile se persino lui ha pietà di me. “Ieri era il 22, il pomeriggio eri ai tre manici di scopa con Scorpius, ti ho anche chiesto di aprirmi casa questa mattina.”

“Sentì, apprezzo il tuo impegno nel ribadire il fatto che ieri fosse il 22, ma non penso sia la cosa di cui io abbia bisogno in questo momento.”

“Senti, non è che ti stai inventando tutto ciò per non ammettere di esserti scordata il giorno del compleanno di tuo fratello?” Potter mi guarda sospettoso, corrugando le sopracciglia scure e lasciando che si formino due righette tra gli occhi.

“Primo non mi sono scordata del suo compleanno e secondo io non inventerei mai una scusa del genere, io non sono … una serpe. Io dico le cose apertamente…” Rispondo con sdegno per l’orgoglio ferito.

“Mi stavo solo assicurando …” Risponde Potter senza lasciarsi scomporre. “Comunque se è vero quello che dici..”

“È vero.” Chiarisco secca.

“Se è vero allora è un problema.”

“Heilà!” Sento una voce femminile alle mie spalle e mi volto trovandomi una ragazza sconosciuta, piuttosto bassa, con lunghi capelli neri e viso abbondantemente truccato. “C’è Scorpius?”

“Tu sei?” Chiedo brusca con un sopracciglio alzato.

“Jane … ci siamo viste ieri…” La sua voce eccessivamente acuta e civettuola mi distrurba e sto per dirle di andare via ma Potter mi anticipa.

“Scorpius ora è occupato.” Chiarisce semplice, non posso fare a meno di notare che non sembra sia la sua persona preferita. “Gli dirò che sei passata.”

Ma ovviamente è proprio in questo momento che il diretto interessato decide di farsi vedere.

“Jane? Maddie? Quando siete arrivate?” La voce di Scorpius mi fa tornare in mente il motivo per cui sono scesa giù dal tetto e anche quello per cui sono salita.

“Scorpy! Auguri!” Jane è corsa verso di lui in modo abbastanza patetico e si è gettata tra le sue braccia per scoccargli un bacio sulla bocca. è veramente troppo bassa per lui.

Non posso fare a meno di notare che Rose dietro di lui è visibilmente infastidita da questo e non penso sia solo perché Jane non le stia simpatica. Mentre Scorpius non mi vede le lancio uno sguardo saputo e lei in risposta alza le sopracciglia come per dirmi che non sa cosa intendo, ma entrambe sappiamo che ha capito benissimo.

“Scorpius, devo parlarti.” Gli comunico quando finalmente Jane si è staccata da lui, ovviamente senza lasciargli la mano.

“Non so se ho voglia di parlarti.” Mi risponde Scorpius altezzoso mentre con una mano cinge le spalle della sua fidanzatina.

“Ti giuro che ho una spiegazione logica per tutto, cioè più o meno logica.” Lo supplico. Ho davvero bisogno e volontà di far pace con lui ma so che non c’è niente per cui mi debba scusare perché non ho fatto niente di male.

“Forse vale la pena ascoltarla.” Si inserisce Potter e mi volto verso di lui sorpresa ma lui sta solo parlando con Scorpius. “Sembra sia sincera e se lo è, allora è successo qualcosa di abbastanza grave.”

Scorpius guarda prima Potter, per un po’ di tempo, e sembra stiano avendo una conversazione silenziosa che a mio malgrado non riesco a decifrare, e poi si volta verso di me, sospira e dice un semplice: “E va bene.”


 

“La perdita di memoria può essere dovuta a diversi fattori, ma in questo caso possiamo supporre che tu abbia subito uno scandalo, magari hai visto qualcosa che ti ha spaventato, oppure eri sconvolta per qualche cosa. Non c’è da escludere anche il fattore stress, spesso lo stress provoca diverse conseguenze e anche delle piccole dimenticanze.”

“Ma la mia non è una piccola dimenticanza! Non ricordo un giorno intero!”

“Lo so, ma ci sono buone probabilità che tu ricorderai tutto. Innanzi tutto dovrai prendere una dose di questa pozione ogni giorno, aiuta la memoria, e poi non ti resterà altro che aspettare, il tempo guarisce tutto.” La dottoressa bionda mi sorride amabilmente e io ricambio con uno sbuffo forse un po’ maleducato.

“Questo è tutto quello che posso fare, aspettare?” Chiedo frustrata. “Insomma facciamo di tutto con la magia e non riusciamo a ridare un solo giorno perso?”

“Puoi fare altro: cerca di visitare i posti in cui sei stata quel giorno, fai le cose che fai normalmente e soprattutto evita lo stress.” Mi raccomanda la dottoressa alzandosi in piedi per comunicarmi indirettamente che è ora che me ne vada.

“Bene, grazie mille dottoressa Chapman.” Le risponde zia Astoria stringendole la mano e sorridendole. “Se migliora qualcosa le faremo sapere.”

Mi alzo dalla sedia davanti alla scrivania dove mi ero comodamente sistemata e seguo di malavoglia mia zia fuori dallo studio della dottoressa che continua a sorridermi come se ci fosse qualche motivo per essere sorridenti

Appena fuori mi trovo davanti Scorpius e mio zio seduti in sala d’attesa e mi viene un colpo al cuore ricordando che sono le sei del pomeriggio ed ho appena rovinato il diciassettesimo compleanno di mio fratello.

Mentre zia Astoria espone agli altri i vari aggiornamenti della dottoressa io penso ad un modo per farmi perdonare ma non riesco a trovarlo. Nonostante sappia di non aver fatto niente di male volontariamente mi sento comunque in colpa perché anche se ero convinta ed avevo le mie ragioni avrei dovuto fidarmi di Scorpius e credergli all’istante.

L’arrabbiatura di Scorpius è scomparsa sostituita da preoccupazione e ogni volta che vedo un qualunque segnale del suo turbamento mi sento sempre di più una guastafeste e so che tutto ciò che devo fare in questo momento è smettere di lamentarmi e passare il resto della serata con mio fratello come se fosse il suo compleanno. Cioè come se da questa mattina fosse sempre stato il suo compleanno, per me.

Per questo d’improvviso alzo la testa e lascio che nel mio viso nasca un sorriso spontaneo per afferrare la mano di Scorpius e trascinarlo con me cominciando a blaterare sulla festa, sul prepararsi, far colpo su Rose e cose del genere.

 

Non ho mai amato le feste in generale, in particolare quelle piuttosto chiassose e piene di gente che balla in modo osceno - qui con balla intendo muove a caso i suoi arti sbattendo contro i vicini - preferendo di gran lunga quelle in cui avrei almeno potuto mangiare qualcosa di buono.

Ma questa è la festa di compleanno di Scorpius ed  un eccezione, per nessuno motivo al mondo me la sarei persa - anche se forse l’aver dimenticato un giorno di vita sarebbe stato un motivo valido.

Scorpius aveva invitato alcuni suoi compagni di casa, tutti i vari cugini Weasley-Potter, alcuni suoi amici di infanzia, qualche cugino dal nome brutto quanto il suo, e ovviamente la sua ragazza Jane che, da quanto mi era stato raccontato, avevo incontrato ed ignorato il giorno prima.

Dovevo ammettere che gli amici di Scorpius avevano organizzato degli scherzi davvero belli al festeggiato ed era stato piuttosto soddisfacente immortalare certi momenti sulla macchinetta fotografica per poterli poi rivedere all’infinito.

Non so quando ma ad un certo punto Rose mi aveva trascinato sulla pista da ballo e io, dopo esser durata meno di una canzone, ero riuscita a scappare via dalle sue grinfie per riprendere il mio posto, lontano dalla folla di ballerini improvvisati.

Il momento più bello in assoluto è stato quando tutti hanno cominciato ad andarsene, la musica era bassa e tutti avevano così tanto sonno che sembravano più zombie che persone. A quel punto sono andata da Scorpius e gli ho dato il mio regalo, sussurrandogli un ‘auguri’ e un ‘mi dispiace’ che hanno sottinteso tutto il non detto.

Quando ha aperto il mio regalo Scorpius ha sorriso: era un album di fotografie e sulla copertina c’era la foto di un bambino biondo e vestito con l’uniforme di Hogwarts ancora senza stemma e una bambina molto più bassa di lui imbronciata perché non poteva partire a scuola come il fratello.

Scorrendo le pagine si ripercorrono tutti gli anni che abbiamo passato insieme: dalle prime foto dove io avevo solo 7 anni ed ero visibilmente magra, per poi passare a quelle dei primi anni di Hogwarts quando tutti e due indossavamo l’uniforme, lui con la cravatta verde e io blu. Ci sono le foto di quando giocavamo a Quidditch in giardino e di quando eravamo in vacanza al mare, io sempre più nera e lui rosso di scottature.

Alla fine dell’album ci sono un po’ di pagine bianche dove ho scritto “Da riempire” e alla fine, ma proprio alla fine fine, c’è un biglietto per la partita dei Cannoni Chuddley contro i Falcons. Quando la vede gli occhi di Scorpius si spalancano dalla sorpresa, convinto di trovarsi un’altra foto.

“Pensavi che mi sarei limitata a farti un album fratello?” Gli chiedo scherzando. “L’ho comprati tipo un anno fa, è da un secolo che ho voglia di darteli!”

Alla fine di tutto mi lascio abbracciare da lui, in genere odio gli abbracci ma oggi è stata una giornata piuttosto stressante e non ho voglia di ribellarmi così mi lascio avvolgere dalle sue braccia e appoggio la testa sul suo petto. Tutto questo dura tipo cinque secondi, poi le voci esterne mi riportano alla realtà e decido che per la mia reputazione sia ora di staccarmi, non vorrei che la poca gente rimasta pensa che io sia una sentimentalista. E poi oggi mi sono mostrata debole troppe volte, sono riuscita a essere vulnerabile anche davanti a Potter cosa di cui sono sicura mi pentirò per l’eternità.

Sono più o meno le tre e mezza quando sono effettivamente sotto le coperte gelate e mi sfrego i piedi per scaldarmi. Se fosse stato un altro giorno, se avessi un po’ meno di sonno, sarei rimasta sveglia stesa per un po’ a riflettere su quello che è accaduto, ma ho pensato troppo questo giorno e le palpebre sono veramente troppo pesanti quindi lascio che si chiudano e tutto il resto svanisce.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


CAPITOLO 3

Qui parla Madlene Lander signore e signori, la ragazza che si è persa un giorno di vita ma non si è lasciata sconfortare e si è impegnata costantemente per ritrovare ciò che non aveva più -la memoria- eseguendo scrupolosamente tutti i suggerimenti della dottoressa bionda ilsorrisosggiustatutto-Champan, senza aver ancora raggiunto nessun risultato.

Sì, quella stessa Madlene Lander che ora si trova all’interno dell’Hogwarts express con un libro in mano, seduta vicino al finestrino con le gambe sopra il sedile e che cerca di mettere la più possibile distanza fra lei e il gruppo di ragazzi con cui condivide lo scompartimento.

Quindi sì, io, Madlene Lander sto per iniziare il mio sesto anno di scuola e come ogni anno sto facendo il viaggio di andata con quattro imbecilli serpeverde, una fidanzata di troppo e due gatti che si soffiano a vicenda.

In effetti c’è un grande punto interrogativo riguardo alla mia abitudine di passare la maggior parte del mio tempo con loro, voglio dire: perché? Perché proprio questi quattro? Escludendo il fatto che tra loro ci sia mio fratello non c’è alcun motivo per cui dovrei trovarmi qui. Quindi: perché sono qui, soprattutto qui a lamentarmi, come mi fa notare uno di loro.

“Gli altri scompartimenti sono pieni.” Rispondo senza pensarci ed in effetti è vero: gli altri scompartimenti sono pieni e non ho la voglia di attraversare tutto il treno per trovare posto altrove. Ma potrei infiltrarmi in un altro scompartimento pullulante di corvonero che leggono come me, aggiunge sempre uno di loro. “Non mi piace leggere con troppo silenzio intorno a me, e uno scompartimento di corvonero lettori sarebbe silenzioso.”

Okay forse questo può suonare un po’ da ipocrita essendo stata fino a questo momento a lamentarmi di quanto parlassero altro e disturbassero la mia lettura, così aggiungo subito: “E comunque tra poco me ne vado, ho la riunione dei prefetti.”

“La riunione dei prefetti! Me ne ero dimenticato!” Esclama Scorpius a questo punto e così alzo gli occhi dal libro dopo circa mezz’ora e rimango qualche secondo a osservare il degrado di quelli che nella stanza sarebbero maggiorenni. “Noi caposcuola dovevamo presentarci mezz’ora prima, sono veramente in ritardo!”

“Signor caposcuola io mi sbrigherei, non sia mai che ti mettono in punizione!” Lo canzona Sam e gli altri ridacchiano mentre Scorpius si comporta in modo superiore e lì ignora alzandosi in piedi e sistemandosi la divisa per poi uscire.

“Addio caposcuola!” Gli urlano dietro ed è in questo momento, dopo che Scorpius se n’è andato, che mi rendo conto che sono sola con questi tre e se uscissi ora sembrerei semplicemente patetica.

Decido così di fingere che non sia successo niente e continuo a leggere il mio libro lanciando occhiate nascoste all’orologio stabilendo che il tempo minimo in cui devo rimanere qui è dieci minuti, poi potrò andarmene con la scusa della riunione senza che la mia immagine venga etichettata come sorella appiccicosa.

“Sai Lander che ora che non c’è più tuo fratello niente ti costringe a rimanere qui?” Potter decide proprio ora di esprimere i suoi pensieri ad alta voce, pensieri che rivolti verso un’altra persona sarebbero stati anche poco carini ma rivolti a me sono solo la normale espressione della nostra repressione reciproca e ciò che dice più che offendermi mi sprona a non andare via.

“Sai Potter che, ora che mi hai fatto notare quanto ti aggradi la mia compagnia, ho deciso di rimanere qui un altro po’?” Gli rispondo con lo stesso tono e dopo avergli lanciato uno sguardo di sfida riporto gli occhi sul libro.

“Sai Lander che ogni volta che apri la bocca mi stupisco di quanto tu possa essere odiosa?”

“Sai Potter che ogni volta che apri tu la bocca mi chiedo come facciano i tuoi amici a trovarti simpatico?”

“Sai Lander che io non me lo chiedo come fanno i tuoi amici a trovarti simpatica, perché tu non hai amici?” E qui ha superato il limite. Lo so io e lo sa anche lui, e lo sanno anche i suoi due amici, ed è per questo che mentre io mi scervello per una risposta che lo faccia sentire uno schifo Jeremy parla per salvare il salvabile.

Potrebbe dire qualunque cosa a questo punto, qualunque cosa di intelligente o con un minimo di attinenza ma a volte anche i grandi cervelli fanno cilecca così quello esce dalla sua bocca è: “Ieri ho mangiato una caramella tutti i gusti più uno al sapore di latte avariato.”

Ci sono cinque secondi di silenzio dove tutti posiamo lo sguardo sul serpeverde che ha parlato, ma le sorprese non finiscono qui perché quello che interviene dopo di lui è Sam che per la prima volta nella sua vita dice qualcosa di sensato: “Ma che c’entra adesso?”

 

“Okay, quindi: questi sono i turni. Ognuno dei nuovi prefetti è accoppiato con qualcuno che lo è già stato, almeno per il primo mese, poi potrete cambiare.” Rose e Scorpius, capiscuola. Che dividono una sala comune. Interessante. Sono una bella squadra, anche se è Rose che ha parlato fino ad ora, è decisamente migliore a spiegare le cose. “Per la questione dei punti vi ricordo, anche se penso sia abbastanza scontato, che non dovete togliere punti o dare punti senza una ragione.”

“Ovvero non per far vincere la vostra casa.” Interviene Scorpius.

“Esatto.” Non c’è niente da fare, si completano a vicenda, è così ovvio. Se ne sono accorti tutti in questa stanza. “Se avete delle domande, fate pure. Ed ecco, prendete i vostri turni.”

Sono in coppia con una tassorosso del quinto anno. Miley Bolton. In genere non sopporto molto i tassorosso. Sembrano tutti buoni e carini, vedono rose e fiori dappertutto e sorridono 24 ore al giorno, ma ho come l’impressione che quando sono chiusi nelle loro sale comuni passano il tempo a sparlare e a pettegolare sugli altri.

Miley Bolton ha paura di me. Me ne sono accorta adesso che ho alzato lo sguardo per cercarla. Ha gli occhi fissi sul foglio e so per certo che non è contenta di queste coppie. Non si è accorta che la sto guardando e per questo da una gomitata alla sua vicina, sempre una tassorosso ma del sesto anno, e le indica il foglio per farle leggere il nome scritto.

Si sussurrano qualcosa all’orecchio e anche la tassorosso del sesto anno fa vedere il foglio a Miley Bolton. Miley Bolton annuisce e dice qualcos’altro, poi la tassorosso del sesto anno chiama Rose.

“Rose, io e Miley abbiamo pensato che sarebbe meglio per noi essere in coppia insieme, visto che siamo nella stessa casa, ci sarebbe più comodo.” È una motivazione così stupida che nemmeno Sam Brooks potrebbe prenderla come vera, ma Rose, che non cerca conflitti inutili, non la contesta.

“Sì. certo, quindi vediamo … se tu Annie sei in coppia con Miley allora Maddie sta con …” Rose scorre con lo sguardo su foglio finché non trova il nome che cercava. “Con Lily.”

Lily. Lily Potter. È seduta dalla parte opposta alla mia, a gambe incrociate. Quando Rose le chiede se per lei va bene scrolla le spalle e poi torna a fissare il finestrino. Poi Rose si gira verso di me e domanda anche a me se sono d’accordo, il suo sguardo supplicante mi scongiura di non fare storie e per una volta lascio perdere ed annuisco.

“Perfetto!” Esclama Rose alla fine. “Penso che se non c’è altro possiamo concludere… Scorpius?” Mio fratello annuisce e poiché nessuno ha niente da aggiungere la riunione termina.

Cominciano tutti ad uscire per tornare nei vari scompartimenti ma io aspetto Rose e Scorpius. O almeno è quello che ho intenzione di fare fino a che non vedo che Rose si sta dirigendo verso sua cugina Lily e per qualche ragione a me ignota  sento una specie di peso al cuore.

A volte mi dimentico che Rose sia piena di amici perché è semplicemente fantastica e simpatica. E mi dimentico anche che sia una Weasley e che sia quindi imparentata con mezza scuola. E quindi quando succede che la vedo con qualcuno dei suoi innumerevoli cugini, o con un altro suo amico, rimango sempre un po’ interdetta: da una parte vorrei semplicemente stare con lei come se fossimo solo noi due ma dall’altra so che non siamo solo noi due e che non sto simpatica alla maggior parte delle persone - e la maggior parte delle persone non sta simpatica a me.

Così quando Rose si ferma a parlare con Lily decido di andarmene e, poiché so che non troverò uno scompartimento vuoto, cercherò quello dei corvonero lettori e silenziosi.

 

La cerimonia dello smistamento non è niente di eclatante, o almeno non lo è per qualunque studente che non sia del primo anno. Dopo un po’ stufa e quando ci sono ancora metà dei bambini viene solo molta voglia di cenare.

Sono seduta vicino a Rose e mentre aspetto sbatto le dita sul tavolo. Un ragazzino è stato appena smistato a grifondoro e l’intero tavolo si è alzato scatenando esagerato entusiasmo. È incredibile quanto i grifondoro amino fare chiasso in qualunque situazione.

Alzo lo sguardo verso la parte alta della sala per controllare quanto ancora manca alla cena ed  a questo punto che il professore legge il nome del prossimo studente.

“Cecília Lander!” Non so se sia la mia impressione o cosa ma sento improvvisamente c’è un silenzio di tomba ed i miei occhi sono fissi su una bambina con una chioma indomata di capelli neri e la pelle color cioccolato che si fa avanti.

Si siede sullo sgabello un po’ spaventata e il professore le poggia il cappello sulla testa. Il cappello parlante ci pensa un po’, ma non troppo, prima di gridare: “Grifondoro!” E scatenare un altro entusiastico applauso.

Rose mi tocca la spalla per chiamarmi ma non sono sicura di avere la forza per risponderle. Forse tutta la scuola può sospettare che quella bambina, così simile a me, con il mio stesso cognome, sia mia sorella. Ma nessuno a parte Rose e Scorpius sa la verità, perché nessuno conosce la mia storia.

Mi volto verso Rose dopo la terza volta che mi chiama, è preoccupata, lo vedo dal suo viso. Si sta domandando probabilmente come mi sento riguardo a questo, ma anche se me lo chiedesse io non saprei cosa risponderle perché semplicemente ora non sto pensando niente.

Il resto dello smistamento dura molto meno di prima e in meno che non si dica la preside McGranitt sta già facendo il solito discorso di inizio anno. Sono più o meno le solite cose, quelle che si dicono sempre. Vietato andare nella foresta proibita, coprifuoco, orari delle lezioni, e cose del genere.

Poi c’è la presentazione dei professori. Sono rimasti quasi tutti gli stessi ad eccezione del vecchio fantasma che insegnava storia della magia che ha deciso di prendersi una vacanza ed è stato sostituito da una giovane donna che ha suscitato l’ammirazione di molti ragazzi.

Sto ancora aspettando che la preside dia inizio al banchetto quando annuncia che quest’anno ci sarà una sorpresa. In realtà oggi non sono molto in vena di sorprese ma l’ascolto lo stesso: “E quindi è con mia grande gioia annunciarvi che quest’anno gli studenti del settimo anno, e altri studenti interessati, avranno l’onore di seguire un corso speciale …. per questo anno insegnerà qui ad Hogwarts il signor Andrew Winston!”

Penso di non aver capito bene, non credo di poter aver capito bene. Ma se io non ho capito non può non aver capito neanche Rose e da come mi guarda e dalla sorpresa nei suoi occhi sembra proprio che abbia capito quello che penso io.

E poi le porte della sala grande si spalancano e trionfante entra Andrew Winston in persona che passa tra i tavoli con eleganza e onore salutando gli studenti e sorridendo. So che in teoria non è la prima volta che lo vedo di persona ma effettivamente è così e non penso di poter reggere un emozione simile.

Io e Rose stiamo battendo le mani assennate e così altri ragazzi di corvonero mentre le altre case ci seguono un po’ riluttanti, ma a me non importa: Andrew Winston insegnerà ad Hogwarts ed io avrò un anno intero per conoscerlo meglio e convincerlo ad arruolarmi nella sua prossima spedizione in Africa.

“Che il banchetto abbia inizio!” Esclama finalmente la preside e non so a questo punto se io sia più felice di poter mangiare o di Winston.

 

“Ti giuro, non me lo aspettavo per niente, cioè ti rendi conto?” È più o meno mezz’ora che io e Rose ci ripetiamo le stesse cose  mentre mostriamo ai primini il castello e li accompagniamo in sala comune.

Il fatto è che questo evento è stato così inaspettato e ci ha colto così di sorpresa che non sappiamo come reagire se non fare urlettini eccitati e fantasticare.

“E farà un corso, cioè seguiremo un suo corso!” Esclama Rose adorante.

“Oh e non mi importa: studierò il programma del sesto anno in due giorni se non mi permetteranno di seguire il suo corso. Sai che ne sarei in grado!”

“Sì, ne saresti sicuramente in grado! Ma penso che la McGranitt si lascerà convincere facilmente: sa che se rifiuta saresti capace di passare mesi nel suo ufficio ad elencarle i 100 buoni motivi per cui dovresti frequentare il corso!”

“Non penso sarebbero 100. Me ne basterebbero 10 per convincerla.”

Quando arriviamo in cima alla torre arriva la parte più brutta dell’essere prefetto corvonero: dover spiegare a dei ragazzini di 11 anni che ogni volta che vogliono tornare nella loro sala comune devono risolvere un indovinello.

All’inizio è difficile, ricordo che i primi giorni di scuola avevo anche litigato con la porta perché ritenevo stupido dover risolvere indovinelli diversi ogni giorno: ne sarebbe bastato uno!

Ma poi ci ho fatto l’abitudine ed ho capito che litigare con una porta che faceva la stessa cosa da centinaia d’anni era un lavoro sprecato.

Rose spiega ai ragazzini come devono fare per poter entrare e li rassicura che se non sanno rispondere possono chiedere ad un compagno corvonero che sicuramente li aiuterà.

Questo non è esattamente vero: ricordo che una volta un bambino mi ha chiesto di aiutarlo ad entrare ma io ero particolarmente arrabbiata con il mondo e gli ho risposto di risolvere l’indovinello da solo perché aveva una testa tutta sua. Mi sono sentita in colpa per giorni dopo quell’accaduto.

È quando varchiamo la porta che mi rendo conto di quanto mi sia mancata Hogwarts. Hogwarts è la mia vita, la scuola è la mia vita. Mi è mancato tutto: mi sono mancate le lezioni, gli allenamenti di quidditch, i pranzi e le cene in sala grande, la biblioteca, Hogsmeade, potrei dire che mi è mancata pure Mirtilla Malcontenta.

Hogwarts mi è così familiare che posso considerarla la mia casa. Ho passato letteralmente più tempo qui che a Villa Malfoy negli anni.

Rose si è liberata dei primini: ha spiegato loro dove sono i dormitori e così sono tutti corsi a vederli eccitati, io invece non ho la minima voglia di andare nel mio dormitorio perché significherebbe incontrare Erika ed un litigio non è esattamente nella lista delle cose che ho voglia di fare il primo giorno di scuola.

“Così tra poco tu dovrai andartene da qui… sola soletta … nella tua nuova sala comune … con mio fratello…” Faccio notare a Rose, non appena ci sistemiamo sulle nostre poltroncine azzurre, con un sorrisetto sul viso.

“Quando hai intenzione di smetterla?” Risponde esasperata, ma non veramente infastidita: me ne accorgo dalla piega all’insù che ha la sua bocca.

“Entro la fine di quest’anno succederà qualcosa tra voi … me lo sento.”

“Se mai succederà qualcosa tu sarai l’ultima a saperlo, almeno da me.” Mi informa Rose mentre tecnicamente ammette che ci sia qualche possibilità che qualcosa accada.

“Se qualcosa succederà non avrò bisogno di saperlo da voi, l’avrò già capito da sola.”

“Credi troppo nelle tue capacità Lander!” Esclama Rose scuotendo la testa divertita prima di lasciare che il suo sorriso svanisca lentamente, ma non del tutto, e di guardarmi fisso con i suoi enormi occhi. “Ma parlando d’altro… che mi dici della bambina che è stata smistatata a Grifondoro?”

Sapevo che prima o poi me lo avrebbe chiesto, ma speravo non subito. Non ho voglia di parlarne e non ho voglia nemmeno di pensarci e so già che domani sarò costretta a farlo perché prima o poi inevitabilmente incontrerò Scorpius, ed incontrerò anche lei.

“È mia sorella se è questo che vuoi sapere.” Borbotto alla fine.

“Non voglio sapere niente, solo se tu vuoi parlarne.” Mi dice Rose dolcemente.

“Beh io non voglio parlarne. Lei è mia sorella e basta, non sapevo nemmeno che fosse una strega.” So che non dovrei avercela con Rose ma d’improvviso mi sento arrabbiata, non so perché. E lei è qui davanti ed è gentile, ma è anche lei che mi ha fatto una domanda inopportuna per questa serata ed ora ho un bisogno di stare sola.

“Scusa Rose ma ora sono stanca, penso andrò nel mio dormitorio.” Lei lo ha capito. È così ovvio che abbia detto la prima scusa che mi è capitata nella testa che lo avrebbe capito chiunque.

Ma quello che intendo è che lei ha capito perché me ne sto andando. Io faccio così, quando non ce la faccio più scappo. Me ne vado.

Ed è quello che faccio anche ora: saluto Rose e mi alzo, se lei mi chiedesse di restare forse lo farei ma comunque lei non me lo chiede.

E quando mi butto sul letto, poco dopo, lascio che la mia mente si svuoti.

 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


CAPITOLO 5

È una giornata nuvolosa ma fino a questo momento il tempo ci ha risparmiato la pioggia. Il campo da quidditch è occupato dalla squadra di corvonero e più precisamente in questo momento due studenti del quinto anno e uno del quarto stanno volando mentre si scambiano la pluffa, cercano di evitare i bolidi e, ovviamente, tentano di fare goal. Impresa quasi del tutto impossibile da compiere quando in porta c’è Rose, come in questo momento.

È umiliante dover stare qui, insieme ad altri pivelli, ad aspettare per poter fare degli stupidi provini. Non ho bisogno di dimostrare a nessuno di essere la migliore, io lo so, Stevens lo sa, e lo sanno anche gli avversari. Il mio orgoglio mi avrebbe spinto a non presentarmi, a lasciare che la squadra perdesse la prima partita e ad aspettare che il mio capitano si fosse presentato da me, in ginocchio, chiedendomi di rientrare in squadra. Ero molto tentata da questa prospettiva ma alla fine ho scelto di seguire, per una volta, il consiglio di Scorpius.

Quindi sono qua. Mi sono presentata come tutti gli altri senza arrivare in anticipo; sono riuscita a non provocare Stevens rimanendo impassibile mentre dettava ordini e si comportava da capitano; ho evitato di far notare a tutti gli altri pretendenti che la maggior parte di loro non ha chance di entrare nella squadra. Mio fratello deve essere fiero di me.

Gli studenti che stavano volando stanno scendendo con le loro scope, probabilmente Stevens li ha chiamati. Anche Rose li segue e presto raggiunge terra.

Spero che ora cominceranno finalmente i provini per i battitori. Ho come l’impressione che Stevens li abbia lasciati per ultimi per una sorta di risentimento verso di me, come una piccola vendetta. Deve essere stato soddisfacente per lui vedermi qui sottomessa e muta.

- Bene. - Esordisce Stevens quando tutti si sono radunati intorno a lui. - I ruoli da cacciatore se lo giocheranno quattro di voi e, più precisamente: Clarke, Mccall, Parker e Russel. Dopo i provini per i battitori toccherà a voi. Per tutti gli altri che non sono stati presi, mi dispiace ragazzi, proverete il prossimo anno!

Ora tutti quelli che sono stati scartati se ne stanno andando e rimangono molte meno persone. Stevens comincia a spiegare come si svolgeranno i provini da battitore e legge l’elenco dei candidati. Nove persone compresa me, nove persone aspirano a questo ruolo e, considerando me già dentro, tra quegli otto c’è qualcuno con cui dovrò giocare.

Li squadro uno a uno e mentre lo faccio scarto già quelli che so con cui non riuscirò mai ad andare d’accordo. Il problema del battitore è che devi essere in sintonia con l’altro per giocare bene e, fino a che l’altro battitore era Ann Fisher, una ragazza semplice, determinata che quando giocava a quidditch pensava esclusivamente al quidditch, è stato facile. Purtroppo Ann Fisher ha finito scuola lo scorso anno e da quando ha varcato la soglia del cancello ho capito che non avrei mai trovato qualcun altro come lei.

Sono sorpresa quando individuo Lizzie, la mia compagna di dormitorio, tra gli altri pretendenti. Non pensavo avesse mai volato su una scopa ed è sicuramente il primo anno che si presenta ai provini.

Vorrei poter comunicare a Stevens, o a qualcuno della squadra, le mie opinioni su gli altri giocatori, giusto per informarli di coloro che non devono nemmeno prendere in considerazione. Ma se provassi a suggerire qualcosa a Stevens su come scegliere i giocatori lui comincerebbe subito a dire che quello è un suo compito, in quanto “capitano”, e in quanto agli altri giocatori c’è Barnes, che è troppo strambo per parlarci, e Rose che attualmente non mi parla.

Già, io e Rose abbiamo “litigato”. Che poi non è nemmeno vero, in realtà. È solo che lei di punto in bianco fa l’offesa e non mi parla. E tutto per colpa delle stupide decisioni di Stevens.

È successo che io, poichè Rose era stata tenuta nella squadra mentre io ero costretta a rifare i provini, ero un po’ infastidita da questa situazione. E Rose lo aveva notato. Così mi aveva detto che, anche se non approvava troppo il comportamento di Stevens, era giusto che lei fosse tenuta nella squadra. Allora io ho ribattuto con un “Ma perché tu sì e io no?!”. E lei ha detto che erano situazioni diverse. Quindi io ho concluso con qualcosa tipo: “Già situazioni diverse … probabilmente se avessi avuto anch’io capelli rossi e lentiggini non avrei dovuto fare questi stupidi provini!”

E a quel punto Rose si è arrabbiata, ma deve aver frainteso ciò che intendevo: non volevo offendere lei in alcun modo, la mia era solo un’osservazione lecita sul fatto che la sua famiglia abbia dei privilegi.

È sempre stato un argomento taboo, quello della sua famiglia. Rose, accecata dall’apparente felicità e allegria di quella grande massa di parenti, non riesce a vedere ciò che invece vedo io: i favoritismi, le presunzioni, i lasciapassare. Quindi di solito per non discutere semplicemente non ne parliamo.

Scaccio via questi pensieri: ora devo concentrarmi solo sui bolidi e sulla mia scopa. Così afferro la mazza e comincio a salire, lanciando comunque uno sguardo a Rose che, se fosse stato un altro momento, mi avrebbe probabilmente mimato un buona fortuna con le labbra ma che ora sposta semplicemente lo sguardo da un’altra parte.

 

L’assenza di Rose nella mia vita sta diventando frustrante e non so come rimediare. Ho provato a parlare con lei ma rimane sempre impassibile e distaccata e non capisco cosa voglia da me.

Nemmeno quando sono stata, ovviamente, presa in squadra -a proposito, l’altro battitore è Lizzie, mi ha veramente sconvolto quella ragazza: non pensavo avesse qualche talento e invece se la cava abbastanza bene- si è congratulata con me e non mi ha nemmeno rivolto uno dei suoi sorrisi. Un sorriso di Rose ti migliora la giornata.

Per questo ho deciso che ho bisogno di parlare di lei con Scorpius -quei due si stanno avvicinando sempre di più- e per questo ora mi sto dirigendo, in pieno pranzo, verso il tavolo dei serpeverde. Non posso più aspettare, devo parlare con lui ora.

“Scorpius Malfoy.” Mio fratello è seduto, come al solito, vicino ai suoi tre amichetti del cuore e sembra intento in una conversazione coinvolgente che ho appena interrotto.

“Ciao Maddie, cosa ti porta al tavolo serpeverde in pieno pranzo?” Ignoro il suo tono vagamente infastidito e mi infilo tra lui e Sam, il suo amico bello e stupido, rubandogli una patatina dal piatto.

“Devo parlarti.” Rispondo. “Si tratta di Rose.”

“Capisco.” Borbotta in risposta rivolgendo il suo sguardo in basso, verso il suo piatto ricolmo.

“Che c’è? Sai qualcosa che non so?” Indago cercando di incontrare il suo sguardo che continua a sfuggirmi.

“Ci sono poche cose che tu non sai …” Risposta sarcastica e tagliente che non fa che confermare la mia ipotesi: mi sta nascondendo qualcosa.

“Avanti, dimmi quello che sai.” Insisto pregandolo e scuotendo la sua spalla.

“Senti Maddie, risolvi da sola quello che succede tra te e Rose, io voglio rimanere fuori.” Continua mantenendo lo sguardo fisso in basso.

“Quindi sai qualcosa! Lo sapevo …” Non riesco a spiegarmi il suo comportamento, è così strano e diverso dal solito. “Ascoltami: Rose non mi parla e non so perché…”

“Forse è la volta buona che ha capito che persona sei …” E questa è una tipica inopportuna intromissione di Potter che mi fa andare in bestia.

“Sta zitto Potter, non sto parlando con te. Non dovresti ascoltare le conversazioni private.” Gli lancio un glaciale sguardo di ammonimento per poi tornare a concentrarmi su Scorpius, ma vengo di nuovo interrotta.

“Tecnicamente per essere una conversazione privata dovresti averlo specificato prima.” Jeremy, che di solito è sempre piuttosto silenzioso e le quali uniche entrate in scena sono di solito intelligenti e secche, oggi sembra abbia deciso di dar man forte al suo amico. “e poi non puoi pretendere che nessuno senta quello che dici se piombi durante il pranzo e ti siedi in un tavolo pieno di gente.”

“Jeremy non ti ci mettere anche tu dai, ho già Potter che rompe!” Rispondo a tono sempre più irritata dalla situazione: non mi piace quando le cose cambiano e oggi niente è come il solito.

“In verità sei tu che hai interrotto noi per prima…” Quando anche Sam è contro di me, non so che fare. Di loro quattro sono abituata a fronteggiarne uno solamente e questa novità mi ha preso un po’ alla sprovvista.

Incredula guardo Scorpius e mi rendo conto che perfino lui ora ha alzato lo sguardo confermando tacitamente quello che i suoi amici hanno detto.

“Mi state davvero cacciando dal tavolo?” Sconvolta e incapace di reagire cerco un’ultima volta conferma di ciò che sta succedendo: “ Scorpius?” Mio fratello traditore scrolla le spalle in risposta. “Bene, come volete, me ne vado. Ma ne riparliamo dopo.”

 

Rose persiste nel tenermi il muso, sono passati quattro giorni e lei si ostina a non parlarmi. Ha corrotto Scorpius, ne sono sicura, e se provo a nominarla davanti a lui ecco che comincia a dire che non vuole immischiarsi. Ho tentato persino a chiedere l’opinione di sua cugina -Lily, l’unica che possa minimamente tollerare- ma dalla quale non ho ricavato niente di significativo.

Insomma, un po’ sento la sua mancanza, ma ho sopravvissuto cinque anni senza di lei e se ora tutt’a un tratto ha deciso di evitarmi faccia pure come le pare, io sto benissimo così.

Solo che oggi c’è la prima lezione con Winston e Rose ha scombussolato i miei piani: dovevamo sederci vicine e fangirlare un po’, invece ora mi toccherà sedermi vicino a qualcun’altro che, sicuramente, non ha la mia stessa ammirazione e conoscenza verso quell’uomo.

La lezione sarà in sala grande:tutti gli studenti del settimo e in più gli altri che si sono iscritti sono troppi per entrare in una qualunque altra aula; anche se credo che, dopo oggi, il corso verrà diviso in più gruppi per poter facilitare l’insegnamento.

Ho ricontrollato l’elenco degli iscritti e ho notato un numero considerevole di ragazze che, sono certa, non hanno la minima idea di chi fosse e cosa facesse Winston prima di diventare famoso. È questo che mi da fastidio: ora che Winston è ricco e conosciuto tutti vogliono parlarci, seguire il suo corso, avere il suo autografo. Ma vorrei ricordare a tutti che IO l’ho scoperto per primo, IO gli ho spedito una lettera e IO sarò quella che andrà con lui nella sua prossima spedizione in Africa -beh questo in realtà non è stato ancora confermato ma sono sicura che, dopo che avrà visto chi sono e come sono brava, Winston non potrà che accettare la mia proposta-.

I lunghi tavoli delle quattro case sono scomparsi, sostituiti da file di banchi a coppia dove qualcuno ha già iniziato a sedersi. Tra i qualcuno c’è Rose e c’è anche Scorpius, vicino a lei. Dovrei considerare questo una specie di tradimento ma il desiderio di vederli insieme è così forte, anche ora che non parlo più con Rose, che batte ogni risentimento.

Prendo posto in prima fila, non troppo distante da quei due che voglio monitorare, e mentre aspetto mi metto a leggere il libro di Winston - tanto per cambiare - lanciando di tanto in tanto occhiate di soppiatto ai due piccioncini che stanno chiacchierando amabilmente.

La sala ora comincia a popolarsi velocemente, i posti dietro sono ormai quasi tutti riempiti mentre intorno a me non c’è quasi nessuno. La maggior parte degli studenti preferisce sedersi dietro; di solito si fiondano tutti in aula cercando di arrivare primi solo per accaparrarsi i posti “migliori” mentre io, con calma, posso arrivare quando mi pare e sedermi davanti.

Sono immersa in questi pensieri quando mi accorgo che l’aria vicino a me si è fatta diversa e senza aver bisogno di guardare sento la presenza di qualcuno.

“Non dire niente Madlene, so già che me ne pentirò.” È Lizzie che parla e che si siede nel posto accanto al mio buttando la borsa sopra il banco.

“Se proprio devo non dirò niente ma, non posso non chiedertelo, perché ti sei seduta qua?” Sono confusa: nessuno, o pochi, si siede volontariamente vicino a me e di certo Lizzie non lo aveva mai fatto. In effetti non ho mai nemmeno veramente parlato con Lizzie anche se quest’anno per motivi a me ignoti ho sempre più a che fare con lei. Non so nemmeno il suo cognome.

“Io e le mie amiche eravamo un numero dispari e non avevo voglia di essere seduta da sola.” Risponde Lizzie con semplicità ma questo continua a non spiegare il motivo per cui lei sia qui.

“Okay ma … perché vicino a me?” Insomma, non è che mi infastidisca troppo la cosa, ma ha cambiato l’ordine naturale delle cose.

“Sei una mia compagna di casa, di dormitorio, di squadra, dormiamo nella stessa stanza da sei anni … ti serve altro?” Sto per ribattere ma Lizzie mi fa segno di tacere. “Senti, se proprio non mi vuoi me ne vado …”

“No. Non c’è bisogno.” È ovvio che mi sto trattenendo dal continuare a farle domande sul perché sia qui ma se andasse via non saprei mai la risposta.

“Bene.” Lizzie apre la sua borsa e tira fuori una pergamena, piuma e inchiostro e il libro di Winston - che noto è autografato - il che mi ricorda il perché siamo qui. Seguo il suo esempio e faccio lo stesso, sono veramente tentata di chiederle quanto sa a proposito di Winston ma temo che rimarrei delusa ricevendo la sua risposta.

Perciò chiedo solo: “Lizzie… qual è il tuo cognome?”

 

“Buongiorno a tutti, cari studenti.” La voce di Winston risuona nella sala, forte e affascinante come sempre, e cattura sia la mia attenzione sia quella di Lizzie che si scorda di rispondermi. “Sono contento di vedervi numerosi a questa prima lezione e eccitati, spero, di cominciare!”

“Tutti conoscete il mio nome, ovviamente, sono Andrew Winston e sono qui perché quest’anno il ministero dell magia ha accetto la mia proposta di un corso rivolto agli studenti del settimo anno, ma non solo, su alcune nuove scoperte che ho compiuto in Africa. Scoperte che potrebbero rivoluzionare il mondo della magia!” Winston che ora ha attraversato tutta la sala grande ed è a pochissimi passi da me si blocca, forse aspetta un applauso che, ho appena deciso, farò partire. Comincio a battere le mani e Lizzie mi segue mi piace sempre di più questa ragazza - così pian piano tutti gli altri fanno lo stesso.

“Grazie, grazie ragazzi ma ora, direi che è il momento di darvi alcune informazioni su quello che faremo, come lo faremo e quando lo faremo…” Lo osservo mentre evoca una lunga pergamena e si siede sulla cattedra. Winston ha il suo fascino, è giovane e attraente, ha l’aspetto dell’avventuriero, dell’esploratore ed ha un qualcosa di nascosto, di misterioso, che non fa che aumentare la curiosità verso di lui. “Il mio corso è diviso in due parti: una parte più teorica che tratta della nascita della magia, della sua storia; una parte più pratica: attività di ricerca, esperimenti, incantesimi, tutti legati a questa scoperta di cui parlavo.”

“Quello che faremo oggi, nello specifico è qualcosa di piuttosto noioso, in realtà. Come vedete infatti siete piuttosto numerosi e sarà necessario dividervi in gruppi, gruppi che dovranno essere omogenei. In effetti, direte voi, avrei potuto dividervi prima, senza fare questa lezione con tutti voi. Ma per creare gruppi misti ho pensato che fosse meglio così. Quindi ora formerete delle coppie, e in seguito dei gruppi più grandi. Lavorerete tutto l’anno con il vostro compagno, farete progetti, ricerche, esperimenti, insieme a lui o lei, tutto chiaro?”

Molte persone annuiscono e lo faccio anch’io nonostante odi più che mai i lavori di coppia o di gruppo. Sono fatta per lavorare da sola, tutti i corvonero lavorano da soli e lavorano meglio da soli, non c’è motivo nell’essere ostinati a creare sempre coppie.

“Vedo che siete già divisi in coppia nei vostri banchi ma preferirei che stessero insieme un maschio e una femmina, di casa diversa; quindi ora camminerò tra i banchi vi chiederò il vostro nome e se necessario vi farò spostare.” Dopo questa affermazione Winston comincia a fare ciò che ha appena detto e un brusio generale si alza, non tutti sono contenti di questa decisione, nemmeno io d’altronde.

“Coppie miste e di case diverse, che gioia …” Sussurra Lizzie sarcastica e io concordo pienamente: non solo dovrò lavorare in coppia, ma anche con qualcuno di un’altra casa e maschio.

“Se lo avessi saputo prima avrei sicuramente scelto meglio a chi stare vicina, senza offesa.” Osservo sospirando.

“Nessun offesa, avrei fatto lo stesso anch’io.” Risponde Lizzie sempre sussurrando nonostante ormai nella sala tutti stanno parlando tra loro. “Va a finire che mi mettono con un serpeverde e allora è la fine.”

“Oh io non temo i serpeverde, piuttosto penso che se mi metteranno con un tassorosso sarà una vera tortura…”

“Ma dai che ti hanno fatto i tassorosso? Sono carini e gentili!”

“Io sono convinta che nella loro sala comune si trasformino ideando piani malvagi che nessuno scoprirà mai, perché all’esterno loro rimarranno i semplici e innocui tassorosso.”

“Madlene Lander sei impossibile!” Lizzie ridacchia anche se non so perché, la mia non era una battuta ma una convinzione.

Lancio uno sguardo a Winston che ora si trova solo due banchi più a destra di noi, il che significa che arriverà presto qui e ci farà alzare e sedere vicino a qualcun altro. Eppure proprio ora che mi stavo abituando alla presenza di Lizzie.

“Eccoci qua, se non sbaglio tu dovresti essere Madlene Lander, giusto?” Andrew Winston conosce il mio nome. Ok. Annuisco incapace di formulare altro e intanto non sento nemmeno Lizzie che si presenta continuando a non conoscere il suo cognome.

“Due ragazze, del sesto anno ed entrambe corvonero… mmm non va bene. Cerchiamo per voi due maschietti che possano fare coppia, eh?” Winston sorride e quel sorriso spettacolare mi fa ridacchiare come una scema anche se le parole che ha appena detto in condizione normale mi avrebbero fatto piangere. “Bene, che dite di quei due laggiù, penso vadano bene, no?” Continuo ad annuire incantata dalla sua voce, dall’occhiolino che ci ha appena fatto e dallo stesso sorriso che non se n’è ancora andato, senza nemmeno far caso a chi sono quei due di cui sta parlando. “Hey voi due, laggiù, sì voi! Venite qua!” Mi decido comunque di malavoglia a spostare lo sguardo dallo stupendo volto di Winston per almeno dare un’occhiata dietro di me. Purtroppo non vedo nessuno che in piedi si sta dirigendo verso di noi, eccetto Potter e Jeremy Bishop che non possono essere le persone con le quali ho accettato di fare coppia. Ma perché continuano a camminare verso questo punto?! E perché WInston sembra guardare loro?! E perché io non ho prestato attenzione all’unica cosa a cui dovevo veramente prestare attenzione?!

“Quindi allora… tu devi essere per forza il giovane Potter…” Comincia Winston quando i due si sono, con mio grande dispiacere, fermati qui. “E tu invece sei …”

“Jeremy Bishop.” Jeremy, è la mia unica speranza, devo puntare tutto su di lui.

“Bene Jeremy, tu sarai in coppia con questa bellissima ragazza qua…” Fa che stia parlando di me, andiamo: io sono bellissima. “...Lizzie. Quindi voi Madlene e … Albus?” Potter annuisce, forse perfino più scontento di me. “Starete insieme. Okay?”

“In realtà, professore, vorrei poter cambiare coppia…” Tentai cercando di essere più educata possibile - con chi voglio posso essere gentile -.

“Oh andiamo Madlene, sono sicuro che sarete una grande squadra … un giorno mi ringrazierete!” Non mi arrenderei così facilmente, in condizioni normali, ma Winston ha sfoggiato di nuovo il suo sorriso che mi confonde per quei pochi secondi che gli bastano per andarsene.

“Dannazione!” Borbotto quando mi sono resa conto che è già partito. “Lizzie. Dimmi il tuo cognome.”

“Cosa?”

“C’è un’alta probabilità che morirò in un duello all’ultimo sangue, non voglio morire senza sapere il tuo cognome.” Le spiego.

“Rimani viva ancora un altro po’, Madlene.” Dice Lizzie mentre si alza in piedi e comincia a radunare le sue cose dentro la borsa. “Non vorrai mica lasciarmi sola con Erika, Monica e Rachel in camera?”

“Oh ma allora non sei neutrale, fantastico. Almeno una notizia buona per oggi…”

 

“Lander?”

“Che vuoi Potter?”

“Perché quella ragazza, Lizzie, anche piuttosto carina, ti tratta con gentilezza e perché tu non l’hai insultata mai in due minuti che vi ho viste insieme?”

“Da quando ti interessa la mia vita sociale?”

“Vita sociale? Io parlavo solo dello sconvolgimento del normale andamento delle cose…”

 

“Potter?”

“Che vuoi?”

“Sai perché Rose non mi parla?”

“Certo che lo so.”

“E allora dimmelo.”

“Come si dice?”

“Per favore, Potter, mi dici perché Rose non mi parla?”

“No.”

 

“Bene, tutte le coppie sono state formate.” Esclama Winston dopo circa venti minuti, venti minuti che sono stati davvero lunghi. “Per oggi non faremo nient’altro, troverete affissi i vostri orari della prossima lezione. Sono sicuro che quest’anno insieme sarà bello e produttivo, alla prossima volta ragazzi!”

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 4 ***


CAPITOLO 4

“LIZZIE!! HO BISOGNO DEL BAGNO!!”

Fatela tacere. Vi prego, vi supplico, fatela tacere.

“LIZZIE MUOVITI! SAI CHE DEVO PREPARARMI!!”

Le mie orecchie stanno soffrendo, e non solo. La voce di Erika è così terribilmente acuta che penso provochi un interferenza con il mio cervello. Ed è veramente troppo presto.

“Si può sapere perché urli?” Fortunatamente il mio intervento non è richiesto: Lizzie è uscita dal bagno, e sembra anche piuttosto scocciata in realtà. Vorrei ben vedere, se fossi stata io, dentro quel bagno, probabilmente ora sarebbe in corso una guerra.

Lizzie era una delle “Erika’s”, anzi era proprio la “Erika’s” per eccellenza: quelle due erano sempre appiccicate e non facevano che civettare tutto il giorno. Poi è successo che Erika ha rubato il fidanzato a Lizzie e così le due hanno divorziato: da quel giorno Lizzie odia Erika e non sopporta qualunque cosa lei faccia. Come tutte le persone normali dovrebbero.

Tutto ciò ha portato un po’ di vantaggio anche a me: mentre prima avevo tutte le mie compagne di stanza contro di me ora so che, mentre Monica e Rachel seguirebbero la loro reginetta in fondo ad un pozzo, Lizzie nonostante resti neutrale, se dovesse scegliere starebbe dalla mia parte.

È il primo giorno di scuola e mi sono appena ricordata di tutta la storia di Andrew Winston. Non ho ancora metabolizzato la cosa. Ma non posso semplicemente restarmene qui a letto quando tra poco tempo sarà ora di colazione e lo vedrò di nuovo, quindi mi alzo a sedere e comincio a prepararmi.

Il problema del bagno vale anche per me ed il fatto che Erika sia appena entrata significa che se la lascerò stare rimarrà lì per un’ora, e sinceramente non ho ne tempo ne voglia di aspettare tutto questo tempo.

“Hai quindici minuti, poi è il mio turno.” Le comunico da questa parte della porta compiacendomi per esser stata così gentile con lei.

“Te lo sogni Madlene, sono appena entrata e resto qui quanto mi pare.” La sua risposta non tarda ad arrivare ma io non spreco nemmeno il fiato: se non sarà uscita tra quindici minuti minaccerò di aprire la porta con la magia, e se necessario lo farò.

 

Questo giorno puzza. Non solo perché qualcuno ha sganciato qualche caccabomba avariata al quarto piano e ora si è diffuso un fetore insopportabile per tutto il corridoio; ma c’è anche qualcos’altro.

C’è qualcosa di diverso dal solito, oggi: non so cosa sia ma sento che c’è qualcosa che non va. È tutto così troppo tranquillo, non ho litigato con nessuno e non c’è quella solita aria di terrore intorno a me.

Non è che sia effettivamente successo qualcosa di diverso dal solito, oggi è proprio una giornata normalissima, come tutte le altre, ma è proprio questo il punto: non può semplicemente essere una giornata normale, oggi è il primo giorno di scuola, deve per forza accadere qualcosa.

Ho esposto le mie preoccupazioni a Rose ma lei ci ha riso sopra, non penso capisca la gravità della situazione. Nessuno a parte me lo capisce.

Ho appena urlato contro alcuni tassorosso del secondo che intralciavano la mia strada e loro non hanno abbassato lo sguardo impauriti. C’è decisamente qualcosa che non va.

 

“Professore?!”

“…attraverso questa materia potrete …”

“Professore?!”

“Sì, signorina Lander?” Il professor Harris sposta lo sguardo su di me con una leggera smorfia quasi impercettibile sul volto ma con evidente fastidio nel tono di voce.

“Mi stavo chiedendo …” Comincio ignorando l’istinto di rispondere in modo sgarbato. “Visto che siamo all’inizio dell’anno e, visto che sta utilizzando questa lezione per la solita introduzione, che ascoltiamo da sei anni, perché in queste settimane iniziali non inseriamo nel programma qualcosa di nuovo e fuori dal comune? Per cambiare un po’ …”

“No Lander. Non studieremo fisica quantistica. La mia materia è aritmanzia, quella ho intenzione di fare. E penso che i tuoi compagni siano pienamente d’accordo con me nel dedicarci, queste prime lezioni, ad un argomento semplice e non troppo impegnativo, continuando, il primo giorno di scuola, con la solita e noiosa introduzione invece che con una spiegazione.” Odio questo professore. È uno delle poche persone che riesce ad azzerarmi. E ai miei compagni, che ne sono a conoscenza, sembra divertire molto la cosa.

“Certo professore, come vuole lei.” Borbotto sbuffando e appoggiando la testa sul banco annoiata. È da anni che lo cerco di convincere che la fisica e la matematica che insegnano ai babbani assomigliano molto all’aritmanzia e che dovremmo ampliare i nostri orizzonti studiandole anche noi. Ma lui continua a ribadirmi che se ho voglia di ampliare i miei orizzonti posso farlo da sola iscrivendomi ad un corso estivo babbano.

È così frustrante non poter fare quello che voglio. Come fanno le altre persone che la maggior parte delle volte si limitano a sottostare alla volontà altrui? Io non ne sarei capace. Insomma, fa schifo fare quello che ti dicono gli altri.

“Cassidy …” Sussurro alla mia compagna seduta vicino a me. “Hey Cassidy …”

“Che vuoi Madlene?” Risponde annoiata senza nemmeno degnarsi di voltarsi verso di me.

“Ho bisogno di qualcuno con cui lamentarmi, vuoi favorire?”

“No grazie, sto cercando di ascoltare.”

“Oh andiamo Cas, so che non ti interessa! E poi ti permetterei di lamentarti con me…”

“Non mi hai mai chiamato Cas nella tua intera vita e comunque ribadisco: voglio ascoltare. Di solito sei te quella che vuole sempre ascoltare,  no?”

“Sì ma io voglio ascoltare le lezioni … non Harris che spiega per la centesima volta l’importanza dell’aritmanzia…”

“Shhh, già ti stai lamentando. Voglio ascoltare.”

“Uff…” Sospiro decidendo di lasciar perdere Cassidy che a quanto sembra non è molto disposta a lamentarsi con me e lascio vagare lo sguardo in giro per la classe cercando persone altrettanto contrariate di me.

Purtroppo sembra che nessuno qui sia dispiaciuto che Harris abbia deciso di sprecare la prima lezione in un’inutile introduzione ed anzi la maggior parte dei miei compagni è anche entusiasta ed interessata. O così si finge.

Il ticchettio del mio orologio da polso è così fastidioso ora che l’ho notato e mi ricorda il passare del tempo inesorabile. Ho la necessità di fermare il mio cervello prima che si immerga in pensieri troppo profondi per questa mattinata quindi mi costringo a concentrarmi su qualcosa di diverso dal tempo inesorabile. Come la scomodità delle penne e dell’inchiostro rispetto alle penne bic. È incredibile come i maghi in certe cose siano così arretrati rispetto ai babbani. Insomma, loro non hanno la magia ma si sono attrezzati e possono comunicare in tempo reale mentre noi aspettiamo che un volatile ci consegni delle lettere. Che cosa stupida.

“Cassidy, che ne pensi dei gufi? Non sono troppo lenti a volare? Se dobbiamo utilizzare volatili almeno scegliamoli più veloci …”

 

So di averlo già detto, ma c’è qualcosa che non va in questo giorno. Ma non capisco cosa sia. Il pranzo è come sempre, le lezioni come sempre, gli studenti come sempre, eppure c’è qualcosa che non quadra.

Mi chiedo perché me ne sia accorta solo io. Perché Rose è seduta davanti a me e mangia con tranquillità e semplicità il polpettone? Non sente questo clima teso? Lo sento solo io? Forse mi hanno avvelenato. Probabilmente Erika deve avermi dato qualcosa mentre dormivo, oppure non si spiega. Però in lei non c’è niente di sospetto, è odiosa come al solito.

“Rose, pensi che io sia malata? Ho uno strano colorito?”

“Sei esattamente come tutti i giorni Maddie, e non c’è niente di strano oggi.”

Magari è solo una stupida sensazione che mi sono inventata. Magari è tutto nella mia mente. Devo smettere di pensarci. Pensa ad altro Maddie, pensa ad altro. Pensa al polpettone, è così buono… Pensa al quidditch, quest’anno corvonero dovrà vincere. Serve un altro battitore, sarà difficile trovarlo … deve essere compatibile con te. Il problema è che Stevens sarà il capitano, e lui non ti sopporta. In realtà non ti sopporta la maggior parte della squadra, ma sei forte quindi … Stai parlando con te stessa in seconda persona, non è normale. Smettila. È colpa di questo stupido giorno. Ecco, ci sto pensando di nuovo. Almeno ho smesso di parlare in seconda persona.

“Hey ti sei iscritta al corso di Winston?” Winston? Corso? Ma certo!

“Il corso! Devo iscrivermi, mi sono scordata.” Mi alzo di scatto dal tavolo appena risvegliata dallo stato di trance in cui ero caduta.

“Non c’è fretta, le iscrizioni scadono fra tre giorni.”

“Non importa, non posso rischiare di scordarmene. E devo tenere il mio cervello occupato!” Esclamo mentre mi sto già allontanando dal tavolo diretta alla sala comune dove dovrebbe essere il foglio per le iscrizioni.

 

I corridoi sono vuoti, la maggior parte degli studenti è a pranzo. Di solito amo il silenzio ma oggi il silenzio lascia troppo spazio ai miei pensieri che hanno deciso di farmi impazzire. Quanto sarebbe bello essere semplicemente stupida!

Sento delle voci. Finalmente qualcuno. Non pensavo sarei mai stata felice di incontrare studenti. Oh no, sono dei primini. Odio i primini, sono così piccoli e persi e non fanno altro che chiedere indicazioni.

Oh fantastico, stanno venendo verso di me. Ho detto volevo sentire delle voci, non ho mai detto che volevo parlare con loro. Posso semplicemente ignorarli? No, non posso, sarebbe troppo anche per me. In fondo è il loro primo giorno di scuola.

Il gruppetto si fa sempre più vicino ed ora riesco perfettamente a distinguere la cravatta rosso oro e in particolare il mio sguardo si sposta su una di loro. È bassa e mingherlina ma cammina fiera davanti ai suoi compagni dimostrando di essere la più coraggiosa mentre a sicura di sé si dirige verso di me. Aveva sei anni l’ultima volta che l’ho vista e guardarla ora, così cresciuta e diversa, dopo tanto tempo, è strano e triste.

E tutto d’un tratto capisco che forse, la stranezza di questo giorno, non era altro che paura, paura di dover affrontare questo momento, paura di essere riconosciuta e di dover riaprire ferite passate e ricordi lontani.

“Scusa …” Cecília, come avevo notato, è quella che ha più fegato tra i suoi compagni e si fa avanti senza pensarci troppo. “Ci siamo persi, potresti dirci come arrivare alla sala grande?”

Per un attimo me ne sto zitta, le parole bloccate in gola. Sento gli sguardi di tutti gli altri bambini puntati su di me, ma vedo solo la sua espressione innocente e sincera, gli occhi così simili ai miei.

“Continuate fino in fondo a questo corridoio, girate a sinistra e poi a destra, poi ci sono le scale.”Alla fine le parole escono dalla mia bocca, non so come. “Da lì sapete come fare?” Cecília si volta verso i suoi compagni e poi annuisce.

“Bene. Non sbagliate scala.” Non aggiungo altro e subito parto a razzo senza guardarmi indietro. Ma c’è ancora silenzio quindi sento comunque i commenti: un “grazie” più alto e poi un quasi sussurato “visto?”.

È solo quando svolto l’angolo che tiro un sospiro di sollievo. Non mi ha riconosciuta. E non so ancora se esserne felice o triste. Ma in fondo è quello che volevo. Se mi avesse riconosciuta non so cosa avrei potuto fare o dire.

 

Appena finisco di scrivere il mio nome la lista appesa al muro si aggiorna, compare un Madlene Lander in fondo alla pagina. Per ora sono l’unica non del settimo anno che si è iscritta al corso di Winston. Quelli del settimo sono obbligati, per noi è un corso a scelta. E non vedo l’ora di poter iniziare.

Do un occhiata agli altri fogli appesi in bacheca e individuo quello che mi interessa: provini di quidditch. Sono tra due giorni, leggo, e ho intenzione di andare a vederli. Poi però continuo a scorrere con lo sguardo il foglio e per un attimo penso di aver letto male invece c’è proprio scritto quello che penso. “Provini per ruolo di: cacciatore (x2), battitore (x2), cercatore”.

“STEVENS!” Grido arrabbiata strappando via il foglio dalla bacheca e cercando con lo sguardo il traditore in sala comune individuandolo  nonostante lui cerchi di ignorarmi.

È seduto su un divanetto vicino ad una ragazza sconosciuta, probabilmente la sua ragazza, che non è nemmeno una corvonero quindi non potrebbe essere qui. Lo raggiungo e mi piazzo davanti a lui lanciando uno sguardo alla ragazza per comunicarle tacitamente di andarsene. In effetti è quello che sta per fare, anche se sbuffando, ma Stevens la ferma mettendole un braccio intorno alla spalla.

“Cosa significa questo?!” Chiedo sventolandogli davanti alla faccia il foglio dei provini.

“Non sai leggere Lander? C’è scritto Provini di Quidditch.” Sillaba Stevens credendo di essere simpatico.

“Non tentare di farmi sembrare stupida Stevens, sai cosa intendo. Perché c’è scritto che cerchi due battitori?”

“Perché è esattamente quello che faccio. Cerco due battitori.”

“Sai benissimo che sono la migliore.”

“Io so benissimo di essere il capitano e di avere tutta la libertà di fare i provini che mi pare e, se non ti dispiace, ora vorrei passare del tempo con la mia ragazza.”

“Come vuoi Stevens, tanto sappiamo entrambi che li vincerò e, che se non mi prenderai in squadra quello che ci rimetterà sarai tu.”

“Pensala come vuoi, Lander.”

“Io la penso sempre come voglio.” Rispondo indignata mentre me ne vado, ben consapevole che ciò che ho appena detto non ha effettivamente molto senso ma, se non ci si riflette troppo, sembra una frase ad effetto.

Alla fine sembra che questo giorno sia tornato alla normalità, dopo tutto. Non so però se sia la cosa migliore visto che, a quanto pare, la mia normalità è la capacità degli altri di mettermi i bastoni fra le ruote.

 

“Tu almeno hai la certezza di avere il quidditch, a quanto pare invece Stevens vuole fare i provini per due battitori.” Aspetto pazientemente la risposta indignata di Scorpius che però non arriva. Non mi piace questo silenzio quindi gli lancio un’occhiata. Ha il capo basso. - Scorpius? Non hai niente da dire?

“Beh …” Borbotta prima di alzare la testa e la sua espressione già mi fa capire come continuerà la frase, e non ne sono felice. “A volte tu tendi ad essere un po’ … prepotente e magari questo da fastidio a Stevens. Che è il capitano …”

“Intendi che Stevens ha paura che io sia troppo brava e prenda il suo posto?”

“Intendo che a Stevens da fastidio che tu ti comporta come se la tua presenza in squadra sia indispensabile …”

“Ma è così!”

“Ma non è bello farlo notare!” Scorpius sospira. “Senti Maddie, a volte il tuo comportamento è fastidioso, sembra che tu veda solo te stessa e ti senta superiore agli altri. Io e Rose ti conosciamo… ma gli altri no, non sanno come sei. E Stevens che è il capitano della tua squadra vuole solo essere rispettato. Se vuoi entrare nella squadra allora impara ad obbedire ai suoi ordini.”

So che ha ragione. Ma lo so ora, la maggior parte delle volte me ne scordo.

“Voglio davvero essere in squadra. Io amo il quidditch.”

“Lo so, ma fidati. Fai come ti dico. E il posto sarà tuo.”

“Come faccio ad essere sicura che i tuoi non siano solo consigli che mirano a non farmi entrare in squadra così che voi serpeverde abbiate una mnima possibilità di vittoria?”

“Non abbiamo bisogno di simili sotterfugi, vinceremo in qualunque caso, che tu gioca oppure no!”

“Aspetta e spera Scorp, aspetta e spera …”

 

Lily Potter è una Potter e fa dunque parte di quell’immensa famiglia che ha colonizzato l’ambiente di Hogwarts e un po’ tutta Londra in generale, ha i capelli rossi -attenzione, non il solito arancione carota tipico dei Weasley, ma il rosso di Lily Evans che è decisamente, fatemelo dire, un salto di qualità-, è in tutto piuttosto carina e da quello che si dice in giro ha avuto molti fidanzati sin da quando era tredicenne, gioca a quidditch “chi di loro non lo fa? - come cacciatrice nella squadra di grifondoro, sa i fatti di tutta Hogwarts, è una pettegola di professione e intorno a lei ha un gruppetto di ragazze tutte una più irritante dell’altra, non prende mai una cosa sul serio e per questo non eccelle in nulla rimanendo mediocre in tutto. So fin troppe informazioni su di lei e la colpa è tutta di Rose che la adora e non smette mai di parlare di lei.

Per quel che mi riguarda non ho mai considerato Lily Potter una persona degna di nota: è vero, fa parte della famiglia Weasley-Potter e per questo dovrei odiarla, ma mi è sempre rimasta indifferente, non è detestabile come i suoi fratelli ma nemmeno amabile come Rose. La sua esistenza è per me un nulla e perfino quando è con il gruppo delle pettegole non è lei che non sopporto, ma il gruppo insieme.

Per tutti questi motivi questa serata, una ronda in sua compagnia, si presta ad essere piuttosto noiosa e spaventare la povera tassorosso mi avrebbe sicuramente potuto dare più soddisfazioni.

Lily Potter mi stava aspettando, appoggiata al muro e con le braccia incrociate, davanti al punto di incontro, e questo mi sorprende per un po’: non mi è mai sembrata una persona puntuale.

“Non ho mai fatto una ronda notturna.” Esordisce appena la raggiungo. “Ma so cosa dobbiamo fare quindi non c’è bisogno che me lo spieghi.”

“Perfetto.” Rispondo contenta di essere esonerata da un inutile discorso. “Non c’era comunque niente di importante da dire.”

“Bene.”

“Bene.”

Non diciamo altro e per un po’ di minuti camminiamo in silenzio lungo i corridoi e questo mi va più che bene, fino a che Lily non parla: “Perché hai accettato di fare la ronda con me senza protestare? Pensavo fossi una che protesta per qualunque cosa…”

Nel suo tono c’è un sottile velo di critica che le persone normali non coglierebbero ma io sono la regina della critica e niente mi si può nascondere. “Rose mi ha intimato di non farlo… e comunque non avevo troppo di cui lamentarmi, eccetto la stupida scusa di quella tassorosso, Miley Bolton.”

“Sì, era piuttosto palese che non aveva la minima voglia di fare la ronda con te.”

“Già. Nemmeno tu ti sei lamentata di dover essere in coppia me.”

Scrolla le spalle: “È indifferente.”

“Non preferiresti fare la ronda con qualcun altro?”

“No, non ho niente in particolare contro di te anche se non mi piaci più di tanto, scusa la schiettezza.”

“A me sta bene la schiettezza” Rispondo. “Ma non posso esserti indifferente. Puoi odiarmi o detestarmi se vuoi, essere spaventata da me, ma non esiste che non mi consideri in nessun modo… con me questo non succede.” Questa è una cosa nuova per me, nessuno mi può trovare indifferente, nemmeno Lily Potter.

“Invece succede, è questo il tuo problema. Credi che tutti o ti odiano o sono spaventati da te o perfino qualcuno ti trovi simpatica, ma non è così. Non posso odiarti solo perché litighi con mio fratello, non posso trovarti simpatica solo perché sei amica di Rose e non mi spaventi con qualche urlo.” Lily risponde tranquillamente, non stiamo discutendo ma ci stiamo scambiando opinioni contrastanti in modo civile, anche questo è nuovo per me.

“Devi sapere che anche tu mi sei totalmente indifferente.” Le comunico. “Non hai niente che ti contraddistingua dagli altri: i tuoi fratelli, uno un montato del quidditch l’altro l’idiota ribelle, tua cugina è impossibile da odiare, l’altra tua cugina è una veela ed è stupenda, quegli altri due sono dei geni degli scherzi. Non ti sto facendo una colpa perché non hai un’etichetta nella tua famiglia, anzi forse questo ti giova solamente, ma anche se sei di spicco nel tuo gruppetto di pettegole non emergi in niente altro.”

“Forse è quello che ho sempre cercato di fare, non emergere, come tu d’altronde hai sempre cercato di farlo.” Per un momento penso alla possibilità che Lily possa avere ragione: lei ha sempre cercato di non farsi notare mentre io mi sono sempre impegnata nel contrario. Ma poi capisco che non è così: io non cerco la fama, o almeno non come la intende lei.

“Non sono d’accordo. Io non cerco di emergere, faccio semplicemente quello che mi va di fare e cerco di sfruttare al meglio le mie capacità. Tu invece non le sfrutti per niente, circondandoti di un gruppo che passa il tempo a chiacchierare e spettegolare come vecchiette.”

“Quello che io faccio non è spettegolare, è osservare e capire le persone. So più cose di quanto potresti immaginare e so cogliere le debolezze e i punti di forza delle persone. In questo mi impegno.”

“Non è un impegno proficuo, allora.”

“Questo lo dici tu. Potrei, in questo momento, nominare una certa primina grifondoro, perché so che è un tuo punto debole. Se la nominassi tu diventeresti scorbutica e cominceresti a comportarti come tuo solito, respingendo tutti e arrabbiandoti. A quel punto la nostra pacifica conversazione terminerebbe e io mi ritroverei ad aver vinto lo scontro verbale. Ma non lo farò, perché so che ciò che ho detto ti ha già convinto.”

“Ora capisco cosa intende Rose quando dice che sei una piccola furba serpeverde dietro una cravatta giallo oro …” Lily mi ha effettivamente spiazzato, e sono in poche le persone che riescono a farlo. “Comunque, forse dovrei ritirare ciò che ho detto: il tuo “passatempo” può tornarti utile e sei più intelligente di quello che pensavo.”

“Grazie.” Sorride soddisfatta e rivolge lo sguardo avanti, cala di nuovo il silenzio e anche questa volta è lei a interromperlo: “È piuttosto soddisfacente avere l’ultima parola, capisco perché ci tieni sempre ad averla tu.”

“Te l’ho concessa solo perché hai dimostrato di avere le capacità di intrattenere un discorso, ma sappi che non capiterà di nuovo.”

“Sì, lo so.”

Alla fine la ronda con Lily Potter passa diversamente da come avevo previsto, Lily non è una persona così noiosa e superficiale come pensavo e ha una strana e rara capacità a non farmi irritare.

“Sai, forse in fondo, la mia opinione su di te è leggermente cambiata.” Ci stiamo per separare, ognuna diretta alla propria torre, e prima che questo succeda le esprimo il mio parere: “Continuo a pensare che potresti essere benissimo molto di più se solo ti impegnassi in qualcosa di diverso dallo spettegolare, o come dici tu dall’osservare. Ma in fondo in quello te la cavi piuttosto bene, in un certo senso superi tutti in quell’ambito.”

“E io continuo a pensare che ogni cosa che fai, arrabbiarti, urlare spaventare tutti, sia solo per emergere ma, fattelo dire, essere conosciuta da tutti con una qualche etichetta non cambia ne’ migliora la persona che sei.” Siamo arrivate al bivio ed è davvero il momento di separarci ora. “Beh, buonanotte.”

“Buonanotte.” Rispondo mentre mi accorgo che sono poche le volte che a Hogwarts auguro a qualcuno la buonanotte.

“Madlene!” Lily mi richiama proprio prima che io svolti l’angolo così mi volto indietro verso di lei. “Un consiglio per la vita: la schiettezza è da ammirare, ma a volte va dosata!”

 

 

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