Dont' wanna go home

di bella_biby_fuck
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dont' wanna go home ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** New friend ***
Capitolo 4: *** Good friend ***



Capitolo 1
*** Dont' wanna go home ***


Cammina per i corridoi spogli, ormai la vernice era consumata e scrostata dal tempo che passava un po' come il pavimento imperfetto e pieno di crepe.

Jessica una delle pazienti più giovani in quell'istituto camminava guardandosi attorno, cercava la sua amica o per meglio dire la sua unica e vera amica avuta in tutta la sua vita. Per la prima volta si sentiva accettata per quello che era e pur sapendo che anche lei aveva "problemi" più o meno come i suoi si sostennero a vicenda.

La trovò a parlare con uno degli infermieri, pensava che l'avesse fermata per darle le solite medicine. Notò che non era in compagnia di uno degli infermieri, era confusa le sembrava uno degli infermieri il ragazzo moro con cui parlava Ethel, invece era un ragazzo che faceva volontariato in quel posto da tre anni a quella parte.

Gli andò in contro salutandoli, posizionandosi accanto ai due. Ascoltava la conversazione, finché la campanella del pranzo non suonò per avvertire i pochi pazienti rimasti che era ora di andare in mensa.

Si guardava attorno e in silenzio osservavano i pazienti camminare come zombie ai loro soliti posti, almeno era quello che facevano per non spezzare la routine o almeno così pensavano le due ragazze più giovani del gruppo.

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Calò il silenzio nel momento in cui venne servito il pranzo, le due ragazze rimasero in silenzio fino all'arrivo della loro porzione. Giocarono un po' con la pietanza prima di mangiare la metà. Nessuno in quel posto poteva alzarsi dal tavolo finché non finivano di servire tutto, tranne il dolce quello era occasionale giusto per i compleanni dei pazienti.

Successivamente le due ragazze, uscendo dalla mensa notarono una ragazza mora, capelli medio lunghi, lisci ed era poco più alta di loro, non era ne carne ne pesce. L'osservarono mentre il ragazzo con cui parlava prima Ethel in precedenza era andato a darle il benvenuto per aiutarla ad ambientarsi ed era ciò che faceva sempre con quei pochi pazienti che cambiavano istituti, dipendeva dai parenti molte volte. Almeno così era per quelle poche persone anziane con un piede nella fossa che entravano dalla porta principale, come aveva fatto quella ragazza.

Sembrava disorientata, nervosa e pronta ad esplodere come una mina appena la si sarebbe anche solo sfiorata. In lontananza a loro insaputa comparve uno degli ex infermieri che lavorava li, un ragazzo con origini Pakistane. Lasciò il lavoro dopo aver perso il suo amore, il Dottore venne a scoprire della loro relazione una volta che la ragazza ci lasciò per sempre a causa della sua malattia. Il ragazzo non si presentò per un lunghissimo periodo finché, un giorno dal nulla si ripresentò occasionalmente per salutare il suo amico Liam (il volontario).

La nuova si pietrificò nel vedere il ragazzo avvicinarsi a lei e a Liam, quest'ultimo notando la reazione della ragazza riguardò Zayn il ragazzo con origini pakistane facendogli un cenno con il capo verso il bar, se così si poteva chiamare.

Era una sorta di bar, arredato bene con comode poltroncine in pelle e sedie in ferro battuto, tavolini in legno e un balconcino con una macchina del caffè ed una vetrina con dolcetti, che venivano dati solo ed esclusivamente agli infermieri per superare la notte o per fare colazione prima di rientrare nelle loro case. Tutte quelle belle poltroncine furono donate da un amico del dottore per rendere un angolo di quel come lo chiamava Jessica Manicomio un posto un po' più confortevole per tutti.

Le due ragazze rimasero a guardare la scena finché non decisero di andarsene in giardino, se così si poteva chiamare quel pezzo di terra spoglia con più erbacce che ciuffi di erbetta. Andarono a sedersi sotto la vecchia quercia che c'era, godendo di quel poco di libertà che gli rimaneva. L'istituto era circondato da una rete di ferro che mandava la corrente se veniva toccato da qualcuno rischiava di rimanerci, data la veneranda età degli altri pazienti.

Poco più tardi la nuova ragazza uscì dall'edificio accompagnata da Louis un altro volontario, che dava il cambio a Liam. Erano gli unici due volontari rimasti in quel postaccio. Ancora le due ragazze non si capacitavano di questa cosa. Il ragazzo notò le due ragazze, gli andò in contro trascinando quasi per un braccio la nuova ragazza in modo che si potesse ambientare in quel posto, visto che erano praticamente le uniche due ragazze giovani rimaste in quel posto disperso oltretutto da Dio.

Provarono a far del loro meglio per presentarsi, ma con un po' di difficoltà.

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Lui presentò tutte, le tre ragazze rimasero un po' in silenziò finché Louis non ruppe il silenzio una volta per tutte. Infine le tre si misero a parlare fino all'ora di cena. Niente di nuovo pensavano le due pazienti, mentre la nuova non sapeva come andavano le cose la dentro.

Dopo cena, la nuova arrivata sembrava ancora un po' spaesata così iniziarono a farla sentire a proprio agio. Tra una chiacchiera e l'altra Brooke sembrava sempre più distratta e affascinata dal Pakistano. La presero un po' in giro tanto per farsi due risate tutte assieme, tutto ciò non era per offenderla, però non sapendo che soffriva di bipolarismo poco dopo la nuova diede di matto urlando senza un valido motivo apparente per le due ragazze.

Venne portata via da un infermiere, che le fece una puntura che la calmò apparentemente prima di portarla via su una barella fino a una stanza tutta particolare che fungeva come una pseudo infermeria dove solitamente dormivano gli infermieri o andavano per medicarsi le botte o ferite fatte inflitte dai pazienti. 

Jessica in quel momento si rivide come tantissimi anni in una situazione simile alla sua, con la differenza che se non era per Louis William Tomlinson lei non sarebbe li a ricordarsi l'accaduto. 

Prospettiva Jessica  

Inizio Flashback

Dopo cena nascosi un coltello sotto la mia maglietta, gli infermieri non si accorsero di niente, ovviamente.  Dopo cena sgattaiolai fuori in giardino, rimasi ferma dietrol'albero. Quei beoti credettero che io fossi da qualche parte nell'edificio, anziché starmene buona buona dietro un albero. Pensando che nessuno mi avrebbe MAI visto, iniziai a fare il primo taglietto poi un secondo poi un terzo e così via. Ad ogni taglio sentivo le forze abbandonarmi, così che lasciai cadere il coltello sporco di sangue sul terreno. Le forze mi stavano abbandonarono, e più io continuavo a notare che la vista si stava offuscando sempre di più; Poco prima di perdere del tutto i sensi intravidi un ragazzo dai capelli castano scuro venirmi incontro. Sentivo appena quello che mi chiedeva. Parve notare il coltello sporco poco lontano dalla mia mano, poi sentii il suo calore scaldare il mio corpo esile e senza forze smosso dal suo vano tentativo di tenermi sveglia. 
Quando riaprii gli occhi rividi il ragazzo che mi soccorse, fasciarmi i polsi.
Louis alzò la testa per guardarmi con aria severa e non si limitò a quello, anzi mi rimproverò. 
Infine lui sospirò lasciandomi con l'infermiera di turno.

Fine Flashback

Da quel giorno Louis iniziò a prendersi cura di me, e a dirla tutta la cosa non mi dispiaceva affatto...

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Capitolo 2
*** 2 ***


PROSPETTIVA BROOKE

Rientrammo come ci propose Louis, prima di andarsene. Andammo nel bar dell'edificio dove anche ai pazienti era permesso entrare, diciamo che non è il tipico bar che vi trovi ovunque uno vada, ma era un "bar" particolare, dove ci era permesso stare. Così io e le due ragazze che conobbi poco prima rimanemmo li fino a che la cena non fu pronta. 

Quella sera non avevo molto appetito così inventai una scusa che mi permise di saltare la cena, passai dall'infermeria per prendere una medicina ed andai in camera. 
Naturalmente finsi di andare nella mia stanza, ma andai alle docce dove mi lavai in santa pace prima di sgattaiolare in quello pseudo bar in cui mi trovavo prima di saltare la cena. 

La cosa più strana di quell'istituto era quella che potevi fare quello che volevi nei limiti, ovviamente consentiti, tranne uscire da questo posto. Ci concedevano di stare nel bar per: giocare a carte, scacchi o chiacchierare e bere come se non avessimo alcun problema. Per non parlare del coprifuoco che era alle dieci e mezza per i giovani e per gli anziani alle nove tipo. L'unica pecca è quella di essere bloccati qui è il periodo indefinito a meno che: qualche tuo parente non venga a riprenderti per aiutarti o se si ha una gran fortuna il Dottore stesso ti dimette. Infine che dire l'istituto è un enorme edificio, dove dal giardino con un recinto alto per far evitare la fuga ai pazienti più giovani e vi è un piccolo cimitero malconcio, ma un po' più nascosto dall'edificio. Dove vi sono ex pazienti rimasti qui senza essere prelevati, riportati nel loro luogo d'origine o recuperati in vita da parte dei loro parenti. Insomma dimenticati da tutti, e oltre a questo tutto attorno all'edificio c'è un alta rete spinata con un piccolo cancello sorvegliato esternamente da telecamere e da un gabbiotto dove una guardia vigila.

Tornando trovai le ragazze in caffetteria, varcata la soglia della porta notai che il bar non era poi male come pensavo che fosse. Non ci feci caso finché non ci misi piede per la seconda volta. Il bar era: munito di poltroncine in pelle nera con dei tavolini bassi in mogano, per non parlare delle sedie battute in ferro con dei decori che erano posati accanto ai tavoli ferro. Però non fu questo ad attirare propriamente la mia attenzione, ma era un ragazzo mulatto, slanciato e con un sacco di tatuaggi sul braccio, "A quanto pareva gli dovevano proprio piacere" pensai osservandolo meglio. Quest'ultimo parlava al balcone con Liam, il ragazzo che mi accolse per primo in questa gabbia di matti. Senza smettere di studiare il mulatto andai incontro alle ragazze, cercando di non farmi scoprire dal diretto interessato. 

-Non lo sai che è maleducazione osservare a lungo le persone? - Domanda Jessica

-Si, si lo so bene- Ribadì sventolando una mano in aria

-Allora, perché continui a guardarlo? - Chiese

-Non lo so- 

Risposi sedendomi su una delle poltroncine accanto a loro.

-Ti piace Malik? - Chiese Ethel

-Eh? E chi sarebbe scusa? - 

-Gli piace proprio- Affermò Jessica

- Chi? Scusa? -

-Malik, chi sennò?! Lo stai fissando da quando sei entrata- Ribadì Jessica

-Cos'è il suo nome? -

-No, è il suo cognome sciocchina! Si chiama Zayn Javaad Malik- Rispose Ethel

Mi voltai a guardarlo nuovamente

-Le piace- Ridacchiò Ethel

-A quanto pare, le piacciono gli stronzi- Constatò sorridente Jessica

-Chi ti dice che è stronzo? - Domandai

-Si dice che è stato per un po' con una paziente di questo posto, mentre era in cura qui prima che lei morisse. Sai anche lui faceva il volontario come Liam e Louis-

-Di cosa? - 
La invitai a continuare.

-Tumore alla testa- Disse Ethel

-Come mai torna di nuovo qua? Non dovrebbe odiare questo posto? - Chiesi curiosa.

-Infatti odia questo posto e lo brucerebbe con tutti noi dentro se potesse, ma come vedi non è successo. Altrimenti non saresti qua. A parte questo come puoi vedere lui non fa più il volontario, passa solo a trovare il suo amichetto. E con noi si comporta da s*****o -

Jessica si riferiva a Liam

-Come diceva Jessy, Malik darebbe fuoco a questo posto però lui viene lo stesso qui perché poco lontano c'è il cimitero dov'è morta Perrie. -

Continuò Ethel saziando la mia curiosità o per meglio dire aiutandomi a farmi gli affari altrui.

-Molto interessante- Sussurrai

-Come mai ti interessa? -

Chiese Jess fermando per un attimo i miei pensieri.

- Non lo so. Forse per via di tutti quei tatuaggi e per via di quell'aria da bad boy-

-Giochiamo? -

Chiese Ethel cercando di fare qualcosa di più interessante. 

-Solo se mangi metà cheesecake con me. - Le dissi

-Sei davvero una s*****a lo sai? - Sputò Ethel

-Ma che problemi hai si può sapere?! Sinceramente parlando andatevene tutti a quel paese! -

Urlai scattando in piedi. Furibonda me ne andai via, sapendo di aver attirato l'attenzione di tutti i presenti.

Percorsi il corridoio principale che portava alle camere da letto salendo le scale. Sentii qualcuno afferrarmi il braccio obbligandomi a girarmi. Voltandomi incontrai gli occhi da cerbiatto di Liam, da quelli capì che ero nei guai. Solo dopo mi accorsi che dietro Liam c'era il ragazzo mulatto, che poco prima era seduto accanto a lui mi innervosii. 

-Bisogno? - Chiesi

-Che ti è preso si può sapere?!- Mi rimproverò

- Non sono affari tuoi- Sbottai liberandomi dalla presa.

-Ehy! Non rivolgerti più a lui così! -

Disse Zayn. Mi limitai a guardarlo per qualche secondo prima di ribadire. 

-Altrimenti? - Lo sfidai

Il mulatto superò il moro diminuendo le distanze che ci separavano.

-Altrimenti io...-

-Zayn non farà un bel niente. - Lo interruppe Liam

-Come immaginavo- 
Risposi scostandomi prima di dargli le spalle

-Brooke- Mi chiamò il moro

-Si?- 

-Questa volta passa, ma non so per quanto riuscirò a tenerti lontano dai guai. - Mi avvisò Liam

-Non preoccuparti per me Lee. Io e i casini ormai siamo una cosa sola. -

-Ed è per questo che sto cercando di darti una mano. - Ribadì lui con fare protettivo

-Lascia che sbatta il muso, le starebbe solo bene- Disse Zayn

-Mi scoccia ammetterlo, ma concordo con il mulatto- Ribattei andandomene

Se avessi ascoltato un'altra parola da parte dei due ragazzi sicuramente non avrei risposto alle mie azioni, per non parlare di quanto Zayn mi irritasse con la sua strafottenza e presenza.

Fissai il soffitto bianco, come tutto il resto in quella stanza prima di rendermi conto che Liam voleva solo essere d'aiuto, ed io scioccamente lo rifiutai. Alzandomi dal letto mi diressi verso la finestra per vedere se stesse uscendo dal cancello sorvegliato, non vedendolo ancora uscire corsi fuori dalla camera.

Corsi per tutto il tragitto pur di raggiungere in tempo il moro, che stava per varcare il cancello,

-Liam! - Lo chiamai -Aspetta! -

Lui si fermò sul posto voltandosi nella mia direzione.

-Brooke, che ci fai qui a quest'ora? Non dovresti essere a letto? - Fece una breve pausa -E' successo qualcosa? - Chiese allarmato

-No non è successo niente è tutto a posto. Volevo solo scusarmi per prima, non avrei dovuto trattarti a pesci in faccia. Non dopo che stavi solamente cercando di aiutarmi. - Dissi imbarazzata a capo chino

-E' tutto a posto non preoccuparti. Ora vai prima che uno degli infermieri ti trovi qua fuori. -

-Buona notte, Lee- Lo abbracciai

Rientrando in istituto e percorrendo i corridoi per arrivare alle scale, trovai Zayn con le braccia conserte adagiato contro la parete con un piede posato contro la parete mentre mi osserva. Ignorai il suo sguardo e le sue parole continuando a salire le scale.

-Che problemi hai, psicopatica? - Domando

-Nessuno a differenza tua. - 

Venni afferrata per un braccio, sbattuta contro il muro con violenza, cercando di soffocare un gemito di dolore. Il suo corpo aderì perfettamente al mio ed i nostri respiri mescolarmi all'unisono. Riaprì gli occhi lentamente, non potevo far a meno di notare il colore dei suoi occhi ed i suoi lineamenti. Era come guardare l'ambra liquida ardere fra le fiamme.

-Cos'hai detto? - Chiese

-Sei tu che hai dei problemi, non io. - Riaffermai

Senti la presa sulle mie braccia farsi più stretta, trattenni male un lamento di dolore. Dopo un lungo silenzio lui si stacco completamente da me, scuotendo ripetutamente la testa come per scacciare via un brutto pensiero.

-Tutto bene? -

Non so perché glielo chiesi ma le parole uscirono dalla bocca, come se il cervello si fosse per qualche secondo disconnesso. Il ragazzo mi guardò in silenzio per qualche secondo poi se ne andò. 


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Capitolo 3
*** New friend ***


PROSPETTIVA ETHEL

In seguito alle offese che ricevetti, rimasi per un attimo interdetta. Lentamente mi alzai dalla poltroncina, tenuta sott'occhio dalla mia amica. Uscì dal bar senza guardare la mia amica, non avevo bisogno di voltarmi perché semplicemente mi affidavo ad uno dei sensi e sentivo benissimo il rumore dei suoi passi.

-Tutto bene, Ethel?- 

-Si-

-Non è vero non stai bene, Eth. - 

-Porto le carte in camera - Cambiai discorso

-Non mandare tutto a pu****e per quella la! Lo sai che non ti lascerei mai sola dopo una cosa del genere.-

-Non c'è ne bisogno, penso che andrò a letto ora. Quindi non preoccuparti per me e va dove vuoi.- 

-Mi fido-

-Fai male a fidarti, sai? - Lei mi sorrise

-Si, lo so bene, ma di te io mi fido- Rispose

-Grazie-

-Ci vediamo domani mattina, notte psicopatica- Risi

-Buona notte anemica-

Tornando sui miei passi, distrattamente andai a sbattere contro qualcuno. 

-Scusami, non ti avevo visto- 
Mi scusai per l'inconveniente alzando il capo.

-Non preoccuparti, non è stata colpa tua ero distratto-  Disse il ragazzo

-Niall-

-Dove stai andando con quelle carte? - Domanda curioso

-Oh, queste. Sto andando a posarle.-

-Ti va di stare un po' con me a farmi compagnia? Magari potremmo giocarci assieme che ne dici? – Propose lui timidamente

-C-Certo. - 

Tornai al bar assieme a Niall, sentivo lo sguardo indagatore di Jessica osservarmi mentre seguivo il biondo dietro il balcone. 

Rimasi a giocare per delle ore con Niall a carte, mentre giocavamo parlavamo del più e del meno. Confesso che per un momento mi senti una persona normalissima, senza alcun problema.

00.30
Tenevo posato il viso sul balcone, intanto che Niall sistemava il piccolo bar. 

-Devo chiudere. Ho tenuto aperto fin troppo questo posto sta sera. - Fece un piccola pausa - Però non mi è affatto dispiaciuto stare in tua compagnia- 

-Non me n'ero accorta- Dissi sbadigliando

-Dai vai a dormire, ci vediamo domani pomeriggio-

-Ti do una mano- 

Lui sorrise

-Devo solo chiudere le vetrine del cibo, spegnere le luci e le porte non ci vorrà molto quindi vai pure a letto prima che ti becchi una ramanzina.- 

-Ma...- Mi poso l'indice sulle labbra

-Buona notte Ethel- Mi baciò la fronte

-Buona notte, Niall. -

Usci dalla stanza lasciandolo solo ritornando nella mia stanza.

La mattina seguente mi alzai di buon umore ed iniziai a canticchiare.

Quella pomeriggio lo avrei rivisto, a dirla tutta non vedevo l'ora di poter giocare a carte con lui. Anche se in mattinata avrei rivisto Harry, la cosa non mi dispiaceva affatto perché probabilmente avrei imparato qualcosa di nuovo sulla cucina. 

Giunta a destinazione cercai con lo sguardo Jessica, la vidi seduta accanto a Louis che la guardava come se fosse qualcosa di raro e meraviglioso. Decisi di non disturbarli, andai direttamente da Harry che stava impazzendo a servire tutti i pazienti messi in fila che esigevano la loro porzione di torta o la loro bevanda. Appena tornò un po' di calma Harry mi preparò una ciotola di cereali con del latte e delle fette di pesca tagliate su un piattino con due bicchieri d'acqua posati sul vassoio. Che portò al tavolo davanti a noi, invitandomi a seguirlo ed imitarlo. 

Finimmo di mangiare, lasciai il vassoio sopra il tavolo ed andai alla ricerca di Jessica. Ero ansiosa di raccontarle tutto della sera precedente, ma non la trovai fino a che non uscì in giardino vedendola passeggiare mano nella mano con Louis. Si diressero verso il cancello principale, per qualche strana ragione rimasi li immobile a braccia conserte a guardare i due piccioncini. Rientrai ed andai in libreria a leggere un buon libro, visto che non avrei avuto niente di meglio da fare se non spiare Jessica e Louis.

Dopo aver scelto un libro a caso dalla libreria andai in caffetteria, dove mi sedetti su una delle poltrone ordinando un cappuccino, che non tardò ad arrivare.

-Che cosa leggi? - Chiese Harry

-Tutta colpa delle stelle-

Harry corrugò le sopracciglia.

-Di che parla? -

-Di una ragazza malata di cancro terminale, che si ritrova ad andare ad un gruppo di sostegno perché secondo i suoi di deve fare degli amici, anche se è malata e la ragazza vorrebbe condurre una vita normalissima come tutte le teenager della sua età senza preoccuparsi dei suoi polmoni. So solo questo per ora. -

-E' triste. Dovresti leggere qualcosa di più allegro- Affermò avvicinandosi a me

Posai il segnalibro sulla pagina in cui mi ero fermata a leggere prima di posare il libro sul tavolino, lo guardai dritto negli occhi e decisi di alzarmi dal divano sedendomi sopra le sue gambe. Senza dir niente lui cinge la mia vita per evitare che io cadessi, così mi adagiai su di lui. 

-Ti va di leggere con me questo libro? - 

-Dovrei iniziare dal principio, però- Disse lui

-Non importa, almeno passiamo un po' di tempo assieme. -

-Si, mi piace passare il tempo con te. – Disse sorridendomi

- Oh, Harry. - Gli baciai la guancia

Presi il libro dal tavolino, ma lui me lo strappo dalle mani ed iniziando a leggerlo ad alta voce dal primo capitolo, cercando di non disturbare troppo gli altri pazienti e dato che era lui a leggere mi accoccolai contro la sua spalla socchiudendo leggermente gli occhi intanto che giocherellando con i suoi ricci.

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Capitolo 4
*** Good friend ***


PROSPETTIVA ETHEL

In seguito alle offese che ricevetti, rimasi per un attimo interdetta. Lentamente mi alzai dalla poltroncina, tenuta sott'occhio dalla mia amica. Uscì dal bar senza guardare la mia amica, non avevo bisogno di voltarmi perché semplicemente mi affidavo ad uno dei sensi e sentivo benissimo il rumore dei suoi passi.

-Tutto bene, Ethel?- 

-Si-

-Non è vero non stai bene, Eth. - 

-Porto le carte in camera - Cambiai discorso

-Non mandare tutto a pu****e per quella la! Lo sai che non ti lascerei mai sola dopo una cosa del genere.-

-Non c'è ne bisogno, penso che andrò a letto ora. Quindi non preoccuparti per me e va dove vuoi.- 

-Mi fido-

-Fai male a fidarti, sai? - Lei mi sorrise

-Si, lo so bene, ma di te io mi fido- Rispose

-Grazie-

-Ci vediamo domani mattina, notte psicopatica- Risi

-Buona notte anemica-

Tornando sui miei passi, distrattamente andai a sbattere contro qualcuno. 

-Scusami, non ti avevo visto- 
Mi scusai per l'inconveniente alzando il capo.

-Non preoccuparti, non è stata colpa tua ero distratto-  Disse il ragazzo

-Niall-

-Dove stai andando con quelle carte? - Domanda curioso

-Oh, queste. Sto andando a posarle.-

-Ti va di stare un po' con me a farmi compagnia? Magari potremmo giocarci assieme che ne dici? – Propose lui timidamente

-C-Certo. - 

Tornai al bar assieme a Niall, sentivo lo sguardo indagatore di Jessica osservarmi mentre seguivo il biondo dietro il balcone. 

Rimasi a giocare per delle ore con Niall a carte, mentre giocavamo parlavamo del più e del meno. Confesso che per un momento mi senti una persona normalissima, senza alcun problema.

00.30
Tenevo posato il viso sul balcone, intanto che Niall sistemava il piccolo bar. 

-Devo chiudere. Ho tenuto aperto fin troppo questo posto sta sera. - Fece un piccola pausa - Però non mi è affatto dispiaciuto stare in tua compagnia- 

-Non me n'ero accorta- Dissi sbadigliando

-Dai vai a dormire, ci vediamo domani pomeriggio-

-Ti do una mano- 

Lui sorrise

-Devo solo chiudere le vetrine del cibo, spegnere le luci e le porte non ci vorrà molto quindi vai pure a letto prima che ti becchi una ramanzina.- 

-Ma...- Mi poso l'indice sulle labbra

-Buona notte Ethel- Mi baciò la fronte

-Buona notte, Niall. -

Usci dalla stanza lasciandolo solo ritornando nella mia stanza.

La mattina seguente mi alzai di buon umore ed iniziai a canticchiare.

Quella pomeriggio lo avrei rivisto, a dirla tutta non vedevo l'ora di poter giocare a carte con lui. Anche se in mattinata avrei rivisto Harry, la cosa non mi dispiaceva affatto perché probabilmente avrei imparato qualcosa di nuovo sulla cucina. 

Giunta a destinazione cercai con lo sguardo Jessica, la vidi seduta accanto a Louis che la guardava come se fosse qualcosa di raro e meraviglioso. Decisi di non disturbarli, andai direttamente da Harry che stava impazzendo a servire tutti i pazienti messi in fila che esigevano la loro porzione di torta o la loro bevanda. Appena tornò un po' di calma Harry mi preparò una ciotola di cereali con del latte e delle fette di pesca tagliate su un piattino con due bicchieri d'acqua posati sul vassoio. Che portò al tavolo davanti a noi, invitandomi a seguirlo ed imitarlo. 

Finimmo di mangiare, lasciai il vassoio sopra il tavolo ed andai alla ricerca di Jessica. Ero ansiosa di raccontarle tutto della sera precedente, ma non la trovai fino a che non uscì in giardino vedendola passeggiare mano nella mano con Louis. Si diressero verso il cancello principale, per qualche strana ragione rimasi li immobile a braccia conserte a guardare i due piccioncini. Rientrai ed andai in libreria a leggere un buon libro, visto che non avrei avuto niente di meglio da fare se non spiare Jessica e Louis.

Dopo aver scelto un libro a caso dalla libreria andai in caffetteria, dove mi sedetti su una delle poltrone ordinando un cappuccino, che non tardò ad arrivare.

-Che cosa leggi? - Chiese Harry

-Tutta colpa delle stelle-

Harry corrugò le sopracciglia.

-Di che parla? -

-Di una ragazza malata di cancro terminale, che si ritrova ad andare ad un gruppo di sostegno perché secondo i suoi di deve fare degli amici, anche se è malata e la ragazza vorrebbe condurre una vita normalissima come tutte le teenager della sua età senza preoccuparsi dei suoi polmoni. So solo questo per ora. -

-E' triste. Dovresti leggere qualcosa di più allegro- Affermò avvicinandosi a me

Posai il segnalibro sulla pagina in cui mi ero fermata a leggere prima di posare il libro sul tavolino, lo guardai dritto negli occhi e decisi di alzarmi dal divano sedendomi sopra le sue gambe. Senza dir niente lui cinge la mia vita per evitare che io cadessi, così mi adagiai su di lui. 

-Ti va di leggere con me questo libro? - 

-Dovrei iniziare dal principio, però- Disse lui

-Non importa, almeno passiamo un po' di tempo assieme. -

-Si, mi piace passare il tempo con te. – Disse sorridendomi

- Oh, Harry. - Gli baciai la guancia

Presi il libro dal tavolino, ma lui me lo strappo dalle mani ed iniziando a leggerlo ad alta voce dal primo capitolo, cercando di non disturbare troppo gli altri pazienti e dato che era lui a leggere mi accoccolai contro la sua spalla socchiudendo leggermente gli occhi intanto che giocherellando con i suoi ricci.

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