Do we know each other?

di Orihimechan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di elefanti in perizoma e parei maculati ***
Capitolo 2: *** Di serial killer e vecchietti con le protesi ***
Capitolo 3: *** Di stregoni mistici e serate Take away ***
Capitolo 4: *** Di boa zebrati e tendenze omicida ***
Capitolo 5: *** Di rapimenti alieni e cene al Plaza ***
Capitolo 6: *** Di proporzioni e coupon monouso ***
Capitolo 7: *** Di tappeti persiani e squali doppiogiochisti ***



Capitolo 1
*** Di elefanti in perizoma e parei maculati ***


Do we know each other?





New York, 9 luglio 2012.

 
 

Alec fissò il numero che lampeggiava sullo schermo del suo cellulare e rispose dubbioso << pronto? >>
<< Si può sapere dove diavolo eri finito? >> tuonò burbera una voce maschile che non riconobbe.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e provò a rispondere ma la persona che lo aveva telefonato aveva ripreso a parlare senza dargliene il tempo.

<< Non solo ieri sera hai avuto il coraggio di combinarmi un appuntamento con quella piovra ambulante di Rajhi e le sue orribili magliette, ma stamattina non ti sei neanche degnato di rispondere a quel dannato telefono! >> urlò, mitragliandolo di informazioni che Alec non riuscì proprio ad afferrare << è la quinta volta che provo a chiamarti, e mentre ti aspettavo sono stato costretto ad uscire e fare shopping! >> continuò poi l'uomo, senza dare il minimo segno di voler realmente sentire le ipotetiche scuse della persona contro cui si stava scagliando << lo sai che sono un tipo sensibile. Certe cose non possono essere ignorate. E poi lo shopping compulsivo terapeutico mi aiuta a sciogliere i nervi, specialmente dopo ieri. Te lo dico subito - così non sarò costretto a sentire le tue inutili e tediose lamentele dopo - ho comprato un paio di camice hawaiane meravigliose. Ed anche un costume kaki >> fece una pausa << sto parlando del colore, non il frutto, se la tua mente inutile ed insulsa se lo sta chiedendo >> poi sospirò << ad ogni modo, potrei comprarti un pareo maculato e fartelo indossare, magari sabato prossimo. Sai, per farti perdonare del trauma che mi hai inflitto. Avrà gravi ripercussioni sulla mia vita, lo sai vero? >>
Alec, che stava camminando indisturbato lungo le vie della sua città si era bloccato in mezzo alla strada ed aveva allargato gli occhi per la sorpresa << chiedo scusa, ci conosciamo? >> disse poi, sinceramente sconvolto.
Si sentì un rumore in sottofondo e poi un fruscio << simpatico quanto una puzzola in una stanza senza finestre, Raphael >> rispose l'altro per niente risentito.
<< Non mi chiamo Raphael >> lo corresse subito il ragazzo.
L'uomo al telefono rimase in silenzio per una manciata di secondi << sicuro >> concordò poi scettico << preferisci Massimo Decimo Meridio, comandante degli imbecilli di New York e generale dell'esercito degli eunuchi? >>
<< Più qualcosa come Alec >> si limitò a rispondere l'altro.
Dalla cornetta sopraggiunse un sospiro esasperato << soffri per caso di disturbo della personalità multipla? No perché, ho già abbastanza problemi nella mia vita non posso sopportare anche i tuoi >>
<< Non che io sappia >>
Un altro sospiro dalla cornetta << dovevo lasciarti annegare quell'infausto giorno di sei anni fa, in Messico. Me ne pento ogni giorno, sappilo >>
<< Non è vero. Hai detto di avere un animo sensibile >> gli suggerì Alec, dandosi mentalmente dello stupido per aver deciso di dare corda ad un mentecatto del genere.
<< L'ho detto. Ma sono anche estremamente volubile e capriccioso, a volte. E tu non mi aiuti. Piuttosto, hai una voce strana stamattina >> disse meditabondo l'uomo al telefono.
Alec lanciò un rapido sguardo ad un gazebo di un bar che costeggiava la strada e decise di andare a sedersi per ordinare qualcosa di fresco.
Non rispose tuttavia, si limitò solo a schiarirsi la voce e lasciare all'interlocutore sconosciuto la possibilità di trarre le dovute conclusioni.
<< Raphael Santiago >> sbottò quello poco dopo << avrai mica avuto una tresca con qualcuno? >> indagò << magari ieri sera? >> domandò poi, alzando di un’ottava il tono di voce.
Alec decise che era arrivato il momento di porre fine a quella conversazione assurda << senti >> disse << credo proprio tu abbia sbagliato numero >>
Dall'altra parte sentì un altro rumore, poi un’imprecazione piuttosto colorita << eh no, caro il mio emigrato! Con me non attacca. Sono troppo furbo per lasciarmi abbindolare dai tuoi stupidi giochi da scolaretta >>
Il ragazzo sollevò gli occhiali da sole sulla testa e con due dita si massaggiò lentamente l'attaccatura del naso << ascolta, mi dispiace immensamente per le tue disavventure, sono certo che troverai un modo per riprenderti ma hai commesso un errore, non sono il tuo amico >>
Seguì un'altra manciata di secondi di silenzio << sei credibile come un elefante in perizoma durante una sfilata di Dior >> disse poi l'interlocutore sconosciuto di Alec << e sei anche un pessimo credente. La tua adorata Bibbia non parla di qualcosa come 'aiuta il prossimo tuo come te stesso'? >> domandò
Il ragazzo inarcò le sopracciglia << sono piuttosto sicuro che le sacre scritture intendessero ben altro >>
<< Stronzate >> tubò l'altro alzando il tono di voce << hai abbandonato il tuo prezioso - e sottolineo anche unico - amico in balia di quel parassita rivoltante per trastullarti con un uccello sicuramente ordinario e - sono sicuro - assolutamente scadente. Oh, spero proprio ti sia venuta la clamidia! >> concluse risentito.
Alec tossicchiò, dandosi piccoli colpetti sul petto per evitare di affogarsi con la sua stessa saliva.
Se avesse avuto quella persona davanti sarebbe sicuramente arrossito fin sopra i capelli balbettando frasi sconnesse e torturandosi le mani profondamente imbarazzato, avrebbe poi pregato il cielo e la terra di farlo scomparire almeno sino a quando tutto fosse tornato alla normalità.
Quella conversazione aveva raggiunto scenari che il ragazzo non si sarebbe mai immaginato, nemmeno se si fosse messo d'impegno.
Il fatto che Alec ignorasse completamente chi fosse il misterioso uomo dall'altra parte del telefono aiutava.
Gli permetteva di fingere una fiducia in se stesso che generalmente non possedeva.
Deglutì, cercando di darsi un contegno, e chiuse gli occhi << uhm, t-te.. te ne intendi di volatili >> disse poi, ostentando una sicurezza che non era da lui.
L'uomo emise un chiaro segno di stizza << puoi scommetterci, clandestino dei miei stivali. Ma non pensare di passarla liscia così facilmente. Tu e Ragnor questa volta avete superato il limite! >>
<< Ragnor? >> disse allora Alec mentre faceva cenno ad un cameriere di avvicinarsi. Indicò una spremuta d'arancia sul menù e lo ringraziò con il capo quando questi sparì con la sua ordinazione.
<< Non fare il finto tonto. Lo so benissimo che eravate d'accordo. Se proprio volevate combinarmi un appuntamento potevate almeno preoccuparvi di trovarne uno con un minino di senso estetico. Siete delle brutte persone >>
Alec rise << non dirmi che indossava i calzini con le infradito? >>
<< Raphael Santiago che fa una battuta >> tubò l'altro << è decisamente un giorno da ricordare questo. Il tuo appuntamento di ieri sera doveva proprio saperci fare con la bocca >> ritorse maligno << come hai detto che si chiama? >>
Il ragazzo arrossì nell'udire la colorita affermazione dell'uomo, poi avvicinò la mano al bicchiere ghiacciato che il cameriere gli aveva gentilmente poggiato sul tavolino << non l'ho detto >> rispose prima di berne un sorso.
<< Sputa fuori quel nome, profugo infame che non sei altro. Oppure giuro che non ti farò mai più rubare dalla mia scorta di alcolici, quant'è vero che mi chiamo Magnus Bane! >>
Alec raddrizzò le spalle interessato, contento di poter finalmente dare un nome a quella voce vulcanica e tremendamente magnetica << le minacce non sono mai state un ottimo espediente >>
<< Ridimmelo tra qualche settimana, quando busserai strisciando alla porta del mio loft per un bicchierino di tequila! >>
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli corvini ed accennò un sorriso << dopo aver rotto con il mio presunto ragazzo? >>
<< Quindi lo ammetti? >> gli domandò Magnus risollevando il tono di voce
<< Ho detto presunto >> puntualizzò Alec << semplici congetture >> poi bevve un altro sorso di spremuta ghiacciata. Le goccioline di acqua cadevano lungo il bicchiere inumidendo la sua mano.
<< La giurisprudenza non è mai stata il tuo forte, hermano. Smettila di fingerti intelligente e rassegnati al fatto che l'umanità sarà costretta a sopportare la tua mediocrità >>
<< Ho basato la mia tesi di laurea su un argomento del genere in effetti >> disse Alec spostandosi il telefono da un orecchio all'altro
<< Il titolo? >> domandò Magnus per niente impressionato << 'Le strategie della corte penale contro l'inettitudine degli stranieri'? >>
<< 'Crimini contro l'umanità ed il tribunale penale internazionale'' >> rispose semplicemente Alec.
Dall'altra parte della cornetta sentì Magnus trattenere il respiro << tu non sei Raphael! >> urlò dopo minuti di silenzio interminabili.
Alec accavallò le gambe e si abbassò nuovamente gli occhiali da sole.
Le sue iridi chiare non riuscivano proprio a sopportare l'insistenza dei raggi estivi << no >> disse poi
Magnus rimase di nuovo in silenzio << allora chi sei? >> indagò
<< Alec >> gli rispose genuinamente
L'uomo - non tanto più - sconosciuto trattenne il respiro << quello era davvero il tuo nome? >>
<< Così dice il mio certificato di nascita >>
Magnus sospirò teatralmente << piacere di averti conosciuto, Alec. Io sono Magnus >> si presentò poi, per niente imbarazzato << so che posso esserti sembrato un tipo alquanto bizzarro però - in mia difesa - posso dire di aver avuto davvero una serata di merda ieri. Inoltre, eri anche piuttosto credibile nei panni di Raphael. Ma non preoccuparti, mi arrabbierò con lui anche per questo spiacevole malinteso, quando si degnerà di farsi vivo >>
Il moro abbozzò un timido sorriso << quasi mi dispiace per lui >>
<< Non esserlo. È davvero una persona poco raccomandabile >>
Alec rise << eppure sei suo amico >>
Il suo interlocutore liberò un sospiro piuttosto melodrammatico << lo faccio per l'umanità. Te l'ho detto, sono una persona dall'animo nobile. I casi umani mi impietosiscono >>
<< Ammirevole >>
<< Ed anche piuttosto splendido. Non per vantarmi ma non credo esista al mondo qualcuno che superi la mia magnificenza >>
<< Uhm.. >> snocciolò Alec, poi poggiò i gomiti sul tavolo e fissò assorto i passanti << suona piuttosto presuntuoso da parte tua, non credi? >>
<< Sto solo puntualizzando l'ovvio >> ribadì schiettamente Magnus << bisogna dare ad Augusto quello che è di Augusto >>
Alec alzò gli occhi al cielo << si dice 'a Cesare quello che è di Cesare'! >>
Magnus sbuffò << cambia la forma ma non la sostanza, pasticcino >>
Il ragazzo arricciò le labbra contrariato << non sei un tipo che si lascia intimidire facilmente vero? >>
<< Sono tante cose in realtà >> rispose l'uomo con una punta di malizia << ma la timidezza non è esattamente una caratteristica che mi appartiene >>
<< L'ho notato >> confermò subito Alec
Magnus liberò una risata genuina << a causa del pareo maculato o dell'accenno all'elefante in perizoma? >>
Alec si morse il labbro inferiore << decisamente per i pantaloni kaki >>
<< Ah! Voi uomini etero siete così pieni di pregiudizi! >> tubò con un tono di voce fin troppo drammatico.
Il ragazzo si mosse a disagio sulla sedia, grato di non essere visto in quel momento << punto primo >> disse con i modi che in genere utilizzava per sgridare suo fratello Max << neanche il tuo amico apprezza il genere, a quanto sembra >> si inumidì le labbra << e dalle tue accuse poco velate mi pare di aver capito che non è nemmeno etero >>
<< Raphael odia l'universo intero e tutte le galassie annesse. Non sono nemmeno sicuro sia umano >>
<< Non mi pare una giustificazione valida >> ritorse subito Alec
Magnus fece un verso scandalizzato << così come non lo è non conoscere le tonalità di tendenza del momento >>
<< Sono piuttosto sicuro che quello non sia neanche un colore >>
<< Fingerò di non aver sentito una tale oscenità >>
Alec fece cenno al cameriere di portargli il conto << sicuro esista? >> continuò imperterrito
<< Devo sicuramente aver fatto qualcosa di male in un'altra vita, per essere circondato da gente priva di senso estetico come voi >>
Il ragazzo mise una banconota sul tavolo e si alzò riprendendo a camminare << ehi! >> ritorse subito << non puoi biasimare chiunque non abbia gusti stravaganti come i tuoi >>
<< Preferisco il termine raffinato >> lo corresse subito Magnus
<< Piuttosto direi eccentrico >>
<< Disse il ragazzo dalle magliette monocromatiche >>
Alec lanciò uno sguardo alla sua maglietta - rigorosamente nera e un po' troppo stropicciata - ed alzò le sopracciglia << cosa te lo fa pensare? >>
<< Sul serio? >> ritorse l'altro con una punta di scetticismo nella voce << sono un fashion addicted, pasticcino, posso indovinare l'abbigliamento di una persona dal tono di voce e, la maggior parte delle volte, persino dal suo intimo >> fece una piccola pausa << non che la cosa mi dispiaccia >>
<< Un.. cosa? >> disse Alec sempre più accigliato
<< Fiorellino, dovresti aggiornarti sai. Quanto meno per dare l'illusione che appartieni effettivamente a questo universo triste e grigio >>
<< Non conoscere il linguaggio dell'alta moda non fa di me un disadattato >> rispose con disappunto
Magnus sospirò << qual è invece il secondo punto? >> domandò all'improvviso
Alec corrugò la fronte << come? >>
<< Prima, quando ti stavi nobilmente battendo per la causa dei pantaloni dalla dubbia tonalità, hai iniziato un elenco di motivazioni. Ne hai citato solo una però >>
Il ragazzo seguì il discorso di Magnus e si morse l'interno guancia pensieroso << punto secondo >> riprese qualche istante dopo << non ho mai detto di essere etero >>
Magnus rimase in silenzio, costringendo Alec ad arrestare la sua marcia e tendere l'orecchio in attesa.
<< Interessante >> disse poco dopo l'uomo.
Alec sentì le guance imporporarsi ed abbassò subito il capo riprendendo a camminare lesto. Lanciò poi uno sguardo in fondo alla strada ed individuò la folta chioma corvina di sua sorella Isabelle che gli stava facendo cenno con una mano. Alzò un braccio anche lui - per farle capire di averla vista - ed allungò il passo.
<< Molto interessante >> continuò Magnus
La sua voce roca provocò in Alec una serie di brividi lungo la schiena.
<< Io uhm.. >> provò a dire << dev-uhm.., devo proprio andare >>
Magnus si schiarì la voce << è stato un vero piacere, fiorellino >>
<< Ehm.., si >> disse Alec quando fu di fronte sua sorella.
Izzy inarcò le sopracciglia e provò ad avvicinarsi per origliare la conversazione, ma Alec fece un passo indietro dandole le spalle.
<< Il mio numero ce l'hai, pasticcino. Non farti scrupoli ad utilizzarlo. Sono sempre ben disposto ad intrattenere conversazioni interessanti con sconosciuti sicuramente sexy e dall'abbigliamento ordinario >>
Alec arrossì nuovamente ed incurvò la schiena << devo andare >> ripeté prima infilare nervosamente il cellulare nella tasca.
Si voltò poi verso sua sorella, la quale lo stava fissando dal basso verso l'altro con le mani incrociate sul petto ed un piede che picchiettava frenetico sull'asfalto << chi era? >>
Il ragazzo alzò le spalle << nessuno >>

Isabelle corrugò la fronte e gli si avvicinò << non me la bevo. Inizia a parlare, fratellone >>
Alec alzò gli occhi al cielo e scuotendo la testa rassegnato iniziò a raccontarle ogni cosa.





 

 

Sproloqui mentali di Orihime.

Ebbene si. Sono di nuovo qui a tediarvi con le mie trovate assurde.
Sarò breve. Più o meno. ( ahahahahah)
Allora, questa è un AU, quindi non contiene spoiler. Ritroviamo sempre i nostri bellissimi Malec ma non nella realtà in cui abbiamo imparato ad amarli, bensì nella nostra.
Originariamente questa storia doveva far parte della raccolta "JUST US", per la precisione doveva essere l'AU del quinto capitolo e doveva contare circa quindici pagine di word, ma poi ho iniziato ad avere delle idee e sono arrivata a scrivere quasi TRENTA pagine ( ed ancora non ho finito. Ahhaha. Si lo so. Non sto bene ). Poiché mi sembrava eccessivo pubblicare un capitolo così lungo con il rischio di appesantirlo troppo e togliere alla storia la leggerezza che gli spetta ho deciso di fare una storia a parte.
Posso dirvi che questa nuova storia conterà sei o forse sette capitoli (di media lunghezza. Ogni capitolo sarà circa sei pagine di word), quattro sono già in cantiere e completamente finiti, dovrei solo rivederli, fare delle modifiche e scrivere il resto, compresa la conclusione.
La pubblicazione – salvo imprevisti ed impegni di vita quotidiana – avrà cadenza regolare, aggiornerò due volte al mese (rispettivamente la prima settimana e l'ultima) così potrò tornare ad occuparmi completamente di Just Us.
Questa è una storia senza pretese, ironica, spensierata e piuttosto leggera. Spero di essere riuscita a rubarvi un sorriso.
Come sempre, sarei immensamente onorata di conoscere i vostri parari e di sapere cosa ne pensate.
Secondo voi come proseguirà la storia? Consigli? Opinioni? Suggerimenti?
Un abbraccio, e al prossimo aggiornamento.
Orihime.

 

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Capitolo 2
*** Di serial killer e vecchietti con le protesi ***


Do we know each other?



 


New York, luglio 2012.
Due settimane dopo.




Alec stava per finire la sua solita corsa mattutina quando il telefono - che giaceva dimenticato nella tasca dei suoi pantaloncini - prese a squillare.
Il ragazzo pigiò il tasto laterale delle cuffiette auricolari << pronto? >> ripose trafelato.
<< Non puoi minimamente immaginare chi ho incontrato dieci minuti fa in centro! >> tuonò una voce maschile lievemente familiare.
Alec non la sentiva da circa due settimane. 
Nonostante questo, aveva impiegato non più di qualche secondo a riconoscerla. 
Ci aveva fantasticato sopra più volte di quanto volesse ammettere, senza mai trovare il coraggio necessario per telefonargli. 
Non contava neanche più tutte le volte che aveva lasciato il pollice in sospeso sullo schermo del cellulare prima di sospirare rassegnato - succedeva ogni dannatissima volta -  ed abbandonare tutti i buoni propositi con una scrollata di spalle.
Alla fine, stanco della sua eterna indecisione e sopraffatto da una quantità indefinita di dubbi aveva cancellato il numero.
Perciò, quando sentì di nuovo quella voce esuberante ed allo stesso tempo impertinente, le gambe gli si immobilizzarono. Fu costretto ad arrestare la sua corsa per non cadere rovinosamente a terra e fare la figura dell'imbecille davanti a centinaia di persone. 
<< Quella grandissima zoccola di Camille >> stava dicendo Magnus quando Alec riportò l'attenzione di nuovo sulla conversazione << ma non si era trasferita a Parigi? I francesi si sono finalmente accorti di quanto possa essere tossico ed deleterio un essere immondo come lei? E non sai cosa ha avuto il coraggio di dirmi, la zoccola. Mi ha invitato a cena. Questa sera. All'Elitè >> sospirò seccato << il nome dovrebbe già dirti tutto. Sono tremendamente combattuto se devo essere sincero. Non so se presentarmi lì, ordinare ogni tipo di pietanza esistente in questo pianeta e prosciugarle la carta di credito oppure ingaggiare un vecchio ciccione calvo e bavoso, farlo andare al posto mio e prosciugarle comunque la carta di credito >>
Alec nel frattempo aveva poggiato le mani sulle ginocchia, abbassando e rialzando il petto freneticamente << direi di fare un tentativo con il vecchio ciccione >> disse rantolando
<< Si, sembrava anche a me l'idea migliore. Il problema è uno solo. Dove lo trovo un vecchio ciccione a quest'ora? Sono un uomo tremendamente selettivo, lo sai, non conosco questo tipo di gente. Si comprano? >> domandò fingendo un’ingenuità che non gli apparteneva.
Alec, nonostante la situazione assurda, il vergognoso tremore alle gambe ed il rossore che era tornato a colorargli il volto si lasciò sfuggire un sorriso << prova nell'elenco telefonico >> lo canzonò continuando a respirare affannosamente.
<< Sei peggio delle piaghe d'Egitto, Raphael >> lo accusò dando prova di non averlo ancora riconosciuto << e poi si può sapere perché cavolo stai ansimando? Non ho mi.. >> si bloccò << brutto clandestino infame! >> urlò subito dopo << non dirmi che stai di nuovo rispolverando tutto il kamasutra con il cubano del Pandemonium perché ti giuro che potrei ucciderti e questa volta nessuno verrà a salvarti >> 
Alec divenne rosso come un pomodoro e provò a regolarizzare il respiro, ma quel giorno aveva corso più del previsto quindi impiegò più tempo del necessario ad incanalare la giusta quantità di ossigeno nei polmoni. 
<< L'omicidio è illegale >> si affannò a rispondere
<< Non quanto la tua mancanza di rispetto. Potrei quasi offendermi sai? >> riprese Magnus subito dopo << spiattellarmi la tua vita sessuale in questo modo orribile. Non è corretto. Soprattutto dopo il fiasco colossale dell'altra sera >>
Alec non riuscì a controllare la smorfia di disappunto che si dipinse sul suo volto << non può essere andata così male >>
<< Stai scherzando? >> ritorse l'altro infastidito << pensavo che nessuno potesse battere Rajhi ma sono stato costretto a ricredermi! Aveva l'alitosi >> specificò scandalizzato << insomma, avrei anche potuto perdonarglielo visto il bel faccino ma poi ho notato l'elastico dei suoi boxer giallo canarino spuntare da sotto un paio di jeans scoloriti che neanche mia nonna porta più! >> sospirò << ho davvero rischiato una crisi epilettica >>
Alec alzò gli occhi al cielo e si accomodò su una piccola panchina in legno di fronte il lago del parco << peggio delle infradito con i calzini? >>
Magnus inspirò bruscamente, poi rimase in silenzio una manciata di secondi.
<< Non sei Raphael vero? >> chiese poi
Il moro sollevò un ginocchio sulla panchina e ci poggiò sopra il gomito della mano destra, poi inclinò la testa ed incastrò il cellulare tra il suo orecchio e la spalla << no >>
<< Merda! >>
Alec rise << preferisco Alec. È socialmente meno imbarazzante >>
<< Cazzo! >>
Il ragazzo si morse il labbro inferiore e chiuse gli occhi provando a controllare il rossore che era tornato ad abbellirgli il volto << uhm.. neanche. Continuo a prediligere Alec >>
Magnus sospirò << che ci vuoi fare, sono un tipo dalla fervida immaginazione. Il fatto è che mi ostino a non voler memorizzare i numeri sul cellulare. Raphael insiste nel dirmi che dovrei centrifugarmi il cervello. Ma lui non capisce, la mia folta chioma glitterata ne risentirebbe troppo. Non posso fare questo all'umanità e privarla di cotanta bellezza, sono una persona generosa io. Inoltre, faccio figure di merda da quando ero un piccolo ed innocente bambino in fasce. Anche qui, Raphael sostiene che nemmeno allora mostravo alcun segno di decenza. Ad ogni modo, potrei vincere una medaglia al valore per tutte le figuracce che ho collezionato fino ad ora >>
<< Potresti essere un ottimo rappresentate della categoria >> concordò l'altro
<< Più qualcosa come presidente onorario >>
Alec scosse la testa divertito << si, ti ci vedrei in effetti. Pronto a dare ordini e bacchettare chiunque tenti di rubarti il titolo >>
<< Cosa posso dire >> rispose subito Magnus << mi piace molto bacchettare la gente >>
Il rossore delle guance di Alec raggiunse l'attaccatura dei capelli, abbassò il capo e si guardò in giro furtivamente, quasi con il timore che qualcuno potesse ascoltare la loro conversazione.
<< Troppo diretto? >> chiese Magnus percependo l'imbarazzo del suo interlocutore.
<< Ehm.. n-no. S-solo.. solo che.. >>
<< Troppo diretto >> confermò allora l'altro << sei un cucciolo di panda che ha bisogno di essere protetto. Sono un animalista convinto sai? Ci tengo a salvaguardare la specie >> fece una pausa << chiedo scusa se la mia sfavillante e straordinaria persona ti ha turbato >>
<< Non sono un cucciolo di panda! >> ribatté offeso Alec alzando il tono della voce. Poi tornò ad occhieggiare i passanti, temendo di aver esagerato, ma fortunatamente nessuno pareva essersi accorto di lui, perciò rilassò le spalle e poggiò la schiena contro panchina << e p-poi.. e poi non mi hai affatto turbato >>
<< Ah no? >>
Alec immaginò Magnus alzare le sopracciglia e sorridere malizioso. 
Poi si maledisse mentalmente, perché non poteva già immaginarsi le reazioni di una persona che conosceva a malapena e che - oltretutto - non aveva mai visto prima.
<< No >> disse, provando ad apparire più sicuro di quanto in realtà non fosse.
<< Dimmi un po' >> tubò Magnus con finta innocenza << come sei vestito? >>
Alec strabuzzò gli occhi ed ingoiò un paio di volte ma sentì il palato troppo asciutto << p-perch.. mmh..>> la voce gli uscì strozzata quindi fu costretto a prendere un lungo respiro << perché t-ti interessa? >> afferrò nuovamente il telefono con una mano per evitare di farlo capitolare sull'asfalto.
<< Semplice curiosità >> rispose vagamente l'altro << inoltre >> si affrettò ad aggiungere - in una maniera che avrebbe dovuto apparire disinteressata ma che in realtà era perfettamente calcolata - << conoscendo il tuo abbigliamento potrei facilmente immaginarti senza >>
Il giovane moro sentì chiaramente le sue guance infiammarsi e le mani diventare sempre più sudaticce, si puntellò sui piedi a disagio poggiando i gomiti sulle ginocchia << e-ecco, si.. nemmeno mi conosci. Potrei anche non piacerti >>
<< Impossibile >> rispose subito Magnus << ho il sentore della bellezza incorporato nella cassa toracica. Difficilmente sbaglio. Oltretutto, una voce come la tua non può appartenere ad un cesso bubbonico ambulante. Madre natura non può essere stata così stronza >>
Alec iniziò anche a pensare che nessuno avrebbe potuto salvarlo da un infarto fulminante.
<< P-potrei avere la gobba >> suggerì, provando a non pensare a quello che aveva appenda detto Magnus << ed il fisico di un lottatore di sumo >>
<< Neanche >> lo contraddisse subito l'altro << eri piuttosto affannato prima. E se escludiamo l'ipotesi che ti stessi allegramente dilettando con qualcuno - cosa che mi sento di escludere, data la tua natura riservata e poco incline alle stravaganze -  potrei dire che stessi correndo. Hai risposto quasi subito quindi eri attrezzato per l'occorrenza, forse avevi gli auricolari o magari tieni sempre il cellulare vicino per qualsiasi evenienza. Quindi sei uno sportivo. Di conseguenza, Dio solo sa le fantastiche meraviglie che nasconde il tuo corpo >>
Alec ingurgitò un'altra copiosa quantità di saliva e con la mano libera si scompigliò i capelli corvini. 
Era anche sicuro di aver assunto un colorito violaceo piuttosto imbarazzante.
<< E se fossi un vecchio scorbutico con le protesi? >>
Magnus schioccò la lingua contrariato << hai parlato di una laurea la prima volta. Ricordavi anche il titolo quindi devi aver finito l'università da poco o comunque sia non da un tempo sufficiente a farti venire le rughe e usare la dentiera. Inoltre come ho già detto, sei uno sportivo. Corri. Niente protesi >>
Alec non riuscì a trattenere un sorriso << magari sono un pazzo psicopatico >> suggerì allora << mio fratello Jace sostiene che da picciolo mi abbiano rapito gli alieni trasformandomi in un ibrido apatico al loro servizio >>
<< Tuo fratello guarda troppi film di fantascienza >> ritorse subito Magnus << potrei suggerirgli un ottimo psichiatra. Si occupa di casi umani senza speranza. Posso darti il suo recapito telefonico se vuoi, per fini prettamente lavorativi sia chiaro, lui si che è un rudere bello e buono >>
Alec rise << lo hai consigliato anche al tuo amico? >>
<< A Raphael dici? >> chiese Magnus << per lui non c'è speranza. Neanche un'esorcista potrebbe salvarlo. Con il carattere che si ritrova mi domando come faccia a rimorchiare quasi ogni sera >>
<< Poi hai scoperto dov'era finito? >>
<< Era a casa a sonnecchiare sotto le coperte, il maledetto >>
<< Niente appuntamento romantico con quel tizio allora? >>
Magnus quasi si strozzò << scherzi? Raphael non è proprio il tipo da relazioni stabili, a malapena sopporta se stesso >>
<< Neanche con il ragazzo del Pandemonium di cui parlavi prima? >> domandò innocentemente Alec
<< Diego il cubano? Nah. In compenso Michael il percussionista si dà parecchio da fare con lui. Ragnor mi ha rivelato che quella famosa sera ha fatto faville >>
Il ragazzo si passò il telefono da un orecchio all'altro ed abbassò lo sguardo. Questi argomenti riuscivano sempre a metterlo in imbarazzo.
<< La sua serata è andata meglio della tua allora >>
Magnus rise << non ci giurerei molto >>
Alec corrugò la fronte << perché? >>
<< A quanto pare i suoi gusti erano piuttosto singolari. Quando finalmente sono riuscito a rintracciare Raphael ho impiegato circa cinquanta minuti per convincerlo a raccontarmi tutto >> iniziò a ridere ancora più forte << ti risparmio i particolari >>
<< Oh! >> rispose l'altro mordendosi distrattamente l'interno della guancia << uhm.., il Pandemonium non è esattamente il posto in cui puoi trovare l'anima gemella >>
<< No >> confermò Magnus << ma è frequentato da gente capace di farti vedere il paradiso. E non in senso biblico >>
Alec arrossì - per l'ennesima volta - e non rispose.
<< Il fatto è che io non sono una persona abitudinaria >> riprese subito Magnus << mi piace cambiare. Sai, il mondo è un posto così interessante e variegato. Ad esempio, tu che posti frequenti, tortellino? >>
Il ragazzo si alzò, avvicinandosi alla recinzione del lago, poi raccolse un piccolo sassolino e lo lanciò nell'acqua << non sei un tipo che lascia perdere tanto facilmente vero? >>
<< No. Soprattutto quando le cose si fanno interessanti. E poi, non posso proprio lasciarmi sfuggire l'opportunità di vedere i tuoi gloriosi pettorali imprigionati dentro delle anonime magliette monocromatiche >>
<< Le mie t-shirt non sono anonime >> si difese subito Alec << cos-.. aspetta >> tuonò dopo aver realizzato quello che Magnus aveva detto << vedere? >> domandò con un fil di voce, poi boccheggiò per un paio di secondi << t-tu mi.. uhm.., tu mi vuoi vedere? >> 
<< È quello che ho detto >> confermò l'altro
Alec si arrestò, proprio quando stava per tirare il secondo sassolino. 
Rimase con la mano a mezz'aria mentre strabuzzava gli occhi per la sorpresa. << Per quanto ne sai potrei anche abitare in Norvegia >>
<< Dubito che le temperature della Norvegia favoriscano le corsette mattutine. Inoltre >> aggiunse subito dopo << conosci il Pandemonium, quindi devi per forza essere di New York >>
Il ragazzo iniziò a passeggiare lentamente lungo il viale alberato del parco, c'erano molti turisti quella mattina e le temperature si erano abbassate notevolmente rispetto al giorno prima. 
<< Uhm.. non lo so >> rispose semplicemente
<< Eddai, fiorellino >> pigolò Magnus << non fare il prezioso >>
<< Non lo sto facendo >> ritorse piccato << e smettila di chiamarmi in quel modo >>
<< Preferisci pasticcino? >> 
Alec sospirò sconsolato, poi si scostò di lato per far passare un ragazzo con lo skateboard << no >>
<< Cupcakes? Tortino di mele? >>
<< Neanche >>
<< Pisellino? >>
<< Assolutamente no >> tuonò sbattendo un piede sull'asfalto.
Un vecchietto accanto a lui sussultò e prese a guardarlo accigliato, il colorito di Alec raggiunse livelli mai visti prima, mimò delle scuse un po' impacciate e si affrettò ad accelerare il passo.
<< Si è vero, fiorellino è decisamente migliore >> disse alla fine Magnus << senti, se è per la questione del killer seriale posso assicurarti che la mia fedina penale è più immacolata della Vergine Maria >>
<< La presenza di quantità industriali di glitter sulla tua capigliatura mi lascia alquanto perplesso >>
Alec sentì un rumore acuto provenire dalla cornetta, poi un fruscio seguito da un mormorio stizzito << tu cosa ne sai dei miei preziosi glitter ? >>
<< Lo hai accennato prima, durante la questione della centrifuga al cervello >>
Magnus sembrò pensarci su << si è vero >> disse poco dopo << l'ho detto. E comunque, caro il mio pancake allo sciroppo d'acero, il glitter è come lo smoking in una serata di gala. Intramontabile. >>
<< Non so di cosa tu stia parlando >>
L'uomo sospirò pesantemente << la tua precaria conoscenza dell’alta moda sarà l'unica cosa che rimpiangerò di te quando inizieremo ad uscire insieme >>
Alec si schiarì la voce e prese a mordicchiarsi le labbra << si suppone che prima io debba darti la mia disponibilità >>
Magnus rise << certo che si. Dimmi dove e quando >>
Alec si passò una mano dietro il collo fermandosi in mezzo alla strada.
Non che non ci avesse pensato. 
Aveva fantasticato spesso su di lui in tutto quel tempo. 
Ma immaginarsi una persona era una cosa, vederla, era un'altra.
Alec non era sicuro di voler fare questo salto nel vuoto. Lui era sempre stato un tipo pratico ed abbastanza abitudinario. 
Poche cose erano importanti per lui.
Prima di tutto la sua famiglia. I suoi genitori, i suoi tre fratelli Jace, Max ed Izzy, i suoi pochi amici ed il suo lavoro, lo studio di avvocati associati che era riuscito - non senza fatica e sacrificio - a tirare avanti inizialmente da solo, e successivamente con l'aiuto di Simon, il migliore amico della ragazza di Jace. 
L'ambito sentimentale era invece un po' taboo per Alec. 
Non che se ne vergognasse - o almeno, non più - ma non era ancora completamente a suo agio a parlare dei suoi interessi amorosi, tranne quando Izzy lo richiudeva in camera minacciandolo di fargli assaggiare una delle sue disgustose torte se non le avesse raccontato ogni cosa nei minimi particolari.
Alec era un tipo riservato, il più delle volte timido - una caratteristica che sembrava abbandonarlo completamente quando varcava le aule dei tribunali - e selettivo. 
Molto selettivo. 
Sceglieva le sue amicizie con cura, e con altrettanta minuzia si dedicava agli uomini che frequentava. 
Erano sempre tutti molto colti, intelligenti, alcuni anche simpatici, ma mai nessuno che Alec reputasse interessante. 
Mai nessuno che avesse completamente catturato la sua attenzione.
Fino a quel momento.
Alec aveva pensato molto a Magnus. 
Qualcosa dentro di lui gli suggeriva fosse un uomo estremamente affascinante e lui aveva dovuto combattere contro il suo istinto quando aveva deciso di non telefonargli. 
L'istinto era una cosa che lo aveva guidato sin da bambino, era una caratteristica innata che aveva dalla nascita e che lo aveva aiutato ad arrivare fino a lì.
Si fidava molto del suo istinto, lo assecondava quasi sempre, perché sapeva che non ne sarebbe mai pentito. 
Quella volta però piuttosto che all'istinto Alec aveva dato retta alla paura.
La paura per l'ignoto. La paura del cambiamento. E forse si, anche la paura di concedersi un'opportunità e magari essere felice.
Alec si batteva ogni giorno per la felicità delle persone che amava, lottava con le unghie e con i denti affinché le persone a lui care potessero ottenere tutto ciò che volevano. 
Al contrario, il giovane Lightwood tendeva sempre ad allontanare la sua, di felicità, rilegandola in un angolino lontano e solitario del suo essere e lasciandosi soffocare dalla solita paura di provare, di tentare, di osare.
Ebbe paura anche quella volta.
<< Non.. ehm.. n-non credo sia una buona idea >> disse semplicemente
<< Perché no? >> chiese genuinamente Magnus << giuro che non attenterò alla tua virtù. A meno che non sia tu stesso a chiedermelo >>
Il ragazzo dai capelli corvini chiuse gli occhi, i piedi ancora perfettamente ancorati sull'asfalto ed il respiro irregolare.
Si sentiva combattuto. Molto più del dovuto. 
<< I-io.. devo andare >> soffiò prima di chiudere la conversazione e camminare frettolosamente verso il suo appartamento.
Provò con tutto se stesso ad ignorare la voce della sua coscienza che gli suggeriva - i maniera non poi così sottile - di aver commesso di nuovo un colossale errore, ma non ci riuscì. 






Sproloqui mentali di Orihime.

Here we are. 
Allora, avevo detto che avrei pubblicato l'ultima settimana del mese ma sono riuscita a rivedere il capitolo e a correggere qualcosina quindi eccolo qui.
Posso già anticiparvi che ho iniziato a scrivere l'ultimo capitolo della storia, per la precisione il numero sette. Uno in più rispetto ai pronostici ma lo sapete che la sintesi non è mai stata il mio forte. 
Spero di riuscire a finirlo presto in modo da tornare a dedicarmi a JUST US – che per forza di cose ho dovuto abbandonare in modo da poter finire questa nuova storia – ed iniziare così a scrivere qualcosa sulla raccolta.
Ma torniamo a noi, cosa ne pensate di questo secondo capitolo? 
Che ne pensate delle interazione tra Alec e Magnus? 
Magnus vuole incontrare il nostro bel tenebroso ma Alec pasticcino sono troppo timido Lightwood respinge la sua proposta. Nel prossimo aggiornamento sarà più fortunato? Rimanete sintonizzati e scopritelo.
Grazie come sempre a tutte voi che mi date un'infinità di gioie con le vostre recensioni, i vostri commenti positivi e sopratutto il vostro supporto.
Grazie a chi ha aggiunto la storia alle seguite e alla preferite. Se riesco a trovare il tempo di scrivere è anche grazie a voi.
Ps: vogliamo parlare dello sneak peek della 2x17? No perché io ancora non mi sono ripresa. 
Sorvolo volutamente sulla magnificenza di Daddario alla Con italiana per due motivi. Uno perché non sono riuscita ad andare e quindi mi sto ancora mangiando i gomiti, due perché Daddario è bello sempre, anche stanco, slavato, con la bava in bocca, gli occhi fuori dalle orbite e la gobba. 
Alla prossima!
Orihime.

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Capitolo 3
*** Di stregoni mistici e serate Take away ***


Do we know each other?





New York, 12 agosto 2012
 

 
<< Pronto? >>
<< Che cazzo Raphael avevi detto dieci minuti! >>
Alec alzò di scatto la testa e spalancò gli occhi sorpreso.
Aveva fatto tardi in ufficio quella sera - c'era in ballo una causa che si era rivelata più difficile del previsto - e sommerso com'era da tutti quei documenti aveva quasi dimenticato l'appuntamento con i suoi fratelli.
Quando aveva sollevato gli occhi dalla scrivania ed aveva incontrato le lancette dell’orologio da polso si era affrettato a raccogliere le sue cose per tornare nel suo appartamento.
Izzy glielo avrebbe sicuramente rinfacciato a vita se avesse fatto tardi quella sera.
Jace invece si sarebbe limitato a torturarlo verbalmente per circa un mese ed Alec non aveva proprio voglia di sorbirsi le lamentele dei suoi consanguinei. Perciò, una volta entrato a casa, aveva sbrigato le ultime telefonate di lavoro, si era concesso cinque minuti di relax sotto il getto fresco della doccia, e dopo aver agguantato il solito pantalone di tuta scolorita e la sua t-shirt marrone - originariamente nera - si era precipitato in salotto nel tentativo di mettere in ordine prima dell'arrivo di Izzy e Jace.
Era la serata del take away, cosa che gli aveva fatto tirare un lungo sospiro di sollievo, per almeno due motivi: innanzitutto si sarebbe risparmiato la fatica di dover cucinare qualcosa a quell'ora, secondariamente, sia lui che Jace avrebbero evitato i tentativi - fallimentari - di Izzy di cimentarsi in una delle sue pietanze orribili ed umanamente disgustose.
Trascorrere la nottata al pronto soccorso per un'intossicazione alimentare non lo entusiasmava poi tanto.
Alec stava sistemando delle birre sul piccolo tavolino di fronte il divano quando il suo cellulare aveva preso a squillare. Era capovolto lungo la penisola della cucina e quando si era precipitato ad afferrarlo non si era soffermato a leggere il mittente della telefonata, convinto fosse Jace che lo avvisava del suo solito ritardo.
 << Si può sapere dove sei finito? >> tuonò di nuovo la voce che tormentava la mente di Alec da un mese a questa parte.
Non lo aveva richiamato.
Aveva anche dovuto cancellare il suo numero. Di nuovo. E questa volta non perché lo volesse realmente, ma principalmente per colpa di Isabelle.
Quando le aveva raccontato di aver parlato nuovamente con Magnus sua sorella era impazzita e lo aveva tempestato di domande.
Da quando ne era venuta a conoscenza non faceva altro che infilare l'argomento in ogni conversazione.
Ovviamente non aveva perso tempo a raccontarlo a Jace, il quale si era dilungato in accurate descrizioni riguardo i modi in cui suo fratello avrebbe potuto affascinare quell'uomo senza volto.
Alec aveva stroncato tutte le loro fantasie sul nascere e li aveva pregati di restarne fuori.
Pensava addirittura di essere stato abbastanza convincente, ma quando una sera aveva trovato Izzy con il suo cellulare aveva quasi rischiato l'infarto.
Aveva sbattuto le palpebre per una manciata di secondi, e dopo un attimo di esitazione l'aveva raggiunta in due sole falcate e le aveva tirato l'aggeggio elettronico dalle mani, cancellando il numero in preda al panico.
<< Ragnor sta iniziando a diventare impaziente >> stava dicendo Magnus << sai benissimo quanto diventa insopportabile in questi casi. Non che in genere non lo sia, ma è capace di raggiungere livelli oltremodo esagerati quando fa il capriccioso >>
Alec non riuscì ad impedirsi di sorridere.
Si appoggiò sulla penisola della cucina e portò una mano sul fianco << disse la regina del dramma >>
<< Qualcuno deve pur immolarsi e prendersi tutte le glorie del palcoscenico. Le luci della ribalta mi donando. Come tutto il resto. Ma non è questo il punto. So quello che stai facendo, il tuo tentativo di deviare la conversazione ed indirizzarla su qualcosa di molto più interessante - sto parlando di me stesso ovviamente - non attacca, o per lo meno, non questa volta. Quindi muovi quel tuo largo culo messicano e vieni subito qui. Ho dovuto fingere di trovare interessanti le avventure fumettistiche di Capitan America per convincere Arthur a sganciarmi un tavolo per questa sera, quindi apprezza il mio sacrificio e lo spirito di solidarietà che ho dimostrato e materializzati qui subito >>
Alec allontanò il cellulare per controllare l'ora e tirò un sospiro di sollievo nel constatare che Izzy e Jace non sarebbero arrivati prima di una buona mezz'ora. Si diresse velocemente sul divano, poggiò la testa sul bracciolo destro e distese le lunghe gambe incrociandole l'una sopra l'altra << questo perché ha scelto il super eroe sbagliato >> gli suggerì << Thor è molto più interessante >>
<< Lo dici solo perché ha due pettorali da urlo, i capelli selvaggi e gira sempre con un martello in mano >>
Il moro sorrise e si massaggiò gli occhi con le dita di una mano << hai dimenticato il mantello rosso >>
Magnus sbuffò e subito dopo Alec sentì un rumore, simile a quello di una sedia che strideva sul pavimento. Il chiacchiericcio fitto e confusionario che accompagnava la loro conversazione all'improvviso sparì, come anche la leggera musica techno in sottofondo.
Probabilmente Magnus si era allontanato dal locale, forse era uscito fuori.
<< Da quando ti interessano i personaggi Marvel? >> chiese sospettoso
<< Non è una passione vera e propria in realtà >> gli confidò Alec << chiamala piuttosto semplice curiosità >>
Magnus rimase in silenzio ed Alec allontanò di nuovo il telefono per accertarsi che non avesse attaccato.
<< Magnus? >> disse dopo aver notato i minuti che scorrevano ancora sul display
<< Alec >> realizzò l'altro
Il ragazzo esitò un istante.
Qualcosa, nel tono di voce di Magnus lo spinse a credere che forse quella volta l'uomo non fosse particolarmente contento di sentirlo.
Forse perché hai spudoratamente – e più volte - rifiutato di incontrarlo? – lo accusò una voce dispettosa nella sua testa.
Alec si morse il labbro inferiore imprecando mentalmente.
<< Proprio io >> disse allora << ma ormai sento di essere anche un po' Raphael >> continuò, provando ad alleggerire la tensione ed utilizzando un’ironia che non gli apparteneva.
<< Ne dubito fortemente >> rispose Magnus riacquistando la sua solita esuberanza << nessuno è come lui, men che meno un tipo come te >>
<< Sono troppo ordinario? >>
<< Credo tu sia tutto fuorché ordinario, fiorellino >>
Alec arrossì improvvisamente.
Magnus lo metteva in difficoltà come nessuno aveva mai fatto prima di allora. A parte Jace. Ma con lui ci aveva fatto l'abitudine.
Non era affatto un tipo abituato ai complimenti, men che meno quelli espliciti e vergognosamente diretti come quelli.
Suscitare l'interesse di qualcuno era una cosa insolita per lui.
Non che solitamente non ne ricevesse abbastanza, ma erano tutti tentativi velati che cessavano quando Alec non mostrava alcun segno di coinvolgimento.
<< Sei arrossito >> disse Magnus quando non ricevette risposta << sei adorabile quando arrossisci >>
<< Non sono arrossito! >> obiettò subito
<< Si che lo sei >> confermò l'altro << ma non devi preoccuparti. Il tuo segreto è al sicuro con me. Almeno fino a quando non troverò qualcosa con cui poterti ricattare >>
<< Questo dovrebbe rassicurarmi? >> domandò scettico Alec
Magnus rise << dovrebbe. Inoltre non credo di essere in una posizione migliore della tua. Ho collezionato così tante figure di merda con te fino ad ora che potresti facilmente convincere Ragnor e Raphael ad idolatrarti per tutta la vita >>
Alec scosse la testa divertito << probabile >>
<< In quel caso >> continuò Magnus << potei seriamente valutare la possibilità di diventare un serial killer. Ne va della mia reputazione, mi dispiace fiorellino, ma non posso permetterlo. Non conosci quelle due serpi. Sono peggio del diavolo sceso in terra >>
<< Sospetto che tu non sia da meno >>
<< Io sono troppo affascinante e meraviglioso per essere paragonato all'angusta figura di Lucifero. E poi, sono molto più comprensivo e caritatevole di lui >>
<< Tranne quando la gente indossa boxer giallo canarino >>
<< Per non parlare dei calzini sotto le infradito >> lo assecondò subito Magnus
Alec osservò il soffitto e prese a mordersi le labbra sovrappensiero << oppure con i miscredenti dell’alta moda >>
<< E con i tizi dalle magliette monocromatiche >> continuò
<< O con quella Camille >> suggerì
<< Soprattutto con lei, la zoccola >>
Il ragazzo rise << alla fine ci sei andato? >> fece una pausa << all'Elitè? >>
<< Nah. Ma le ho fatto credere di si >> disse orgoglioso << German il cameriere mi ha riferito che ha tentato di distruggere tutta la cristalleria del ristorante quando ha realizzato che non sarei andato. Avrei tanto voluto assistere alla scena >>
<< Ma quante persone conosci? >> domandò sconvolto
<< Non le conto. Ma German l'ho adescato il pomeriggio, mi sono assicurato di lasciargli una cospicua mancia dentro il taschino del grembiule, non prima di avergli fatto promettere di riferirmi ogni dettaglio su Camille >>
<< I suoi racconti sono stati di tuo gradimento? >> s'informò Alec prima di alzarsi ed afferrare una bottiglia di birra.
<< Abbastanza, anche se avrei dovuto installare delle telecamere nel locale. Questo sì che sarebbe stato soddisfacente. Non c'è niente di più appagante che torturare la propria ex stronza e manipolatrice. Neanche un bagno alle erbe di melissa e camomilla reggerebbe il confronto >>
Alec rischiò di strozzarsi con la bibita << ex? >> articolò tossicchiando
Magnus mugugnò << che vuoi farci, sono un tipo dalle larghe vedute. Non mi precludo mai niente >>
Il ragazzo si picchiettò il petto e ripose la bottiglia di vetro sul tavolino prima di ritornare a sedersi sul divano << quindi.. uhm.. t-ti piacciono gli uomini >> si bloccò << e le donne >>
<< Mi piacciono anche i gatti ed i pavoni indiani. Ma non credo contino >>
Alec si osservò le punte dei piedi accigliato.
Quella era decisamente un'informazione che non si aspettava.
Ma come aveva pensato più volte, Magnus era il tipo di persona che riusciva sempre a disorientarlo.
<< Anche se.. >> continuò Magnus abbassando il tono della voce in una maniera che fece sussultare Alec, provocandogli tanti piccoli brividi lungo la schiena << ultimamente ho conosciuto un ragazzo - sicuramente bellissimo - che mi ha stregato. Purtroppo non riesco a convincerlo ad incontrarmi. Non so se lo conosci, credo faccia l'avvocato, fisico tonico e pettorali da urlo – prima che tu possa dire qualcosa in merito credo tu debba darmi almeno l'opportunità di ricredermi - adorabilmente impacciato, assolutamente negato nell'accostamento dei colori, una voce che farebbe risorgere persino Gesù ed infine, ultimo ma non meno importante, un culo da urlo. E se mi stai per chiedere come faccio a dirlo ti rimando al discorso della scorsa volta. Sei uno sportivo. Ergo, il tuo culo dovrebbe sicuramente essere citato insieme a tutte le altre sette meraviglie del mondo >>
Alec aveva smesso di respirare appena Magnus aveva aperto bocca.
In quel preciso istante aveva invece raggiunto un colorito violaceo che avrebbe fatto venire un infarto persino a Jace e boccheggiava peggio di Mr Fish - il pesciolino rosso che Max aveva voluto il giorno del suo settimo compleanno - morto circa una settimana dopo.
Il nome glielo aveva dato Jace.
<< Pronto? Fiorellino? >> pigolò Magnus << non dirmi che l'idea di incontrarmi ti ha stimolato a tal punto da provocarti un infarto fulminante? Ti prego non farlo, resisti. Non puoi morire prima che io abbia avuto il piacere di godere delle gioie della tua compagnia. Inoltre, so per certo che anche tu hai voglia di vedermi, Alexander. >>
Sentire pronunciare il suo nome completo da Magnus fu peggio della sedia elettrica per Alec.
Il cuore prese a battere così velocemente da dargli l'impressione che stesse per schizzargli fuori dal petto. Si ritrovò anche a spalancare gli occhi e la bocca spaesato.
<< C-com.. >> provò a dire, ma le parole gli si incastrarono in gola.
Dovette ingoiare un paio di volte prima di riuscire a riprendere - almeno in parte - il controllo << come.. c-come sai il mio nome? >> soffiò.
Si immaginò Magnus sorridere famelico.
<< Sono una specie di sensitivo. Uno stregone mistico ultracentenario specializzato in telecinesi e telepatia. Secoli di studio e pratiche magiche, ma sono piuttosto soddisfatto del risultato >> lo beffeggiò
Alec si alzò di scatto e raggiunse la porta scorrevole del balcone in due falcate, l’aprì e si precipitò fuori desideroso di incanalare nei polmoni quanto più ossigeno possibile.
Spostò il telefono da un orecchio all'altro e poggiò una mano sulla balaustra, rimanendo in attesa.
<< Okay >> disse Magnus quando capì che Alec non avrebbe risposto << ho tirato ad indovinare. Sono una persona molto perspicace ed attenta ai dettagli. Non è stato poi così difficile >>
Alec provò a parlare, aprì la bocca, poi la richiuse subito dopo e sospirò pesantemente.
Magnus percepì dello scetticismo in quel gesto << e va bene >> continuò allora << potrei aver ricevuto un aiutino >>
Il ragazzo si irrigidì, drizzò la schiena ed assottigliò gli occhi, poi, colto da un'improvvisa illuminazione rivide Isabelle maneggiare indisturbata il suo cellulare.
<< Izzy! >> ringhiò incollerito
<< Tipino piuttosto singolare >> rispose Magnus confermando subito le supposizioni del ragazzo << molto simpatica e sicuramente più intraprendente di te. Voi Lightwood siete personaggi interessanti. Eccetto tuo fratello, quel Jade è davvero insopportabile. Non capisco come tu abbia fatto a sopportarlo in tutti questi anni >>
Alec dovette aggrapparsi alla ringhiera del balcone per non stramazzare a terra vergognosamente.
I suoi fratelli erano sempre stati piuttosto invadenti con lui, principalmente per quanto riguardava la sua vita privata, ma non avrebbe mai pensato che arrivassero a spingersi a tanto.
<< Non ci credo >> soffiò sconcertato
<< Credici, fiorellino >>
<< Li ammazzo. Giuro. Con le mie mani! >> sibilò
<< Irruento. Mi piace >> ghignò Magnus << purtroppo mi trovo costretto a suggerirti di non farlo. Te ne pentiresti subito dopo. Almeno per quanto riguarda la tua incantevole sorella. Per l'altro invece hai tutto il mio supporto e la mia profonda comprensione >>
<< Q-uan..uhm.. quando è successo? >> gli domandò dopo essersi ripreso
<< Circa una settimana fa. Ho ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto e quando una voce squillante si è presentata come Isabelle Lightwood, sorella di un tale Alec, ho quasi distrutto la boccettina del mio smalto Chanel preferito. Ho dovuto ricominciare a farmi la manicure. Non potevo certo andare in giro con le unghie ridotte a quel modo. >>
Alec aveva ascoltato tutto con una notevole dose di sconcerto.
Avrebbe sicuramente ucciso i suoi fratelli e magari, sfruttando la sua professione e le sue doti, sarebbe anche riuscito a farla franca.
<< Hai anche parlato di Jace >> disse, tentando di riordinare le idee
<< Si, purtroppo. Da allora io e tua deliziosa consanguinea ci sentiamo regolarmente. Il che comporta anche tollerare, di tanto in tanto, quella palla al piede del tuo fratellastro >>
<< Non ci credo >> ripeté Alec sempre più sconvolto.
Rientrò nell'appartamento e tornò a sedersi sul divano.
<< Di nuovo, credici >> trillò Magnus divertito
A quel punto il campanello del suo citofono suonò facendo sussultare Alec per lo spavento.
<< Visite? >> domandò Magnus
<< Izzy e Jace >> snocciolò << serata take away >>
Magnus rise << non uccidere nessuno, giovane cacciatore >>
Alec alzò gli occhi al cielo e si affrettò ad aprire il portone dell'edificio.
Aveva circa due minuti di tempo prima che i suoi fratelli entrassero in casa.
<< Devo andare >> disse allora a malincuore.
Parlare con Magnus gli risultava sempre incredibilmente semplice, e nonostante le riserve iniziali, in quel momento desiderava solo continuare quella conversazione.
Sospirò di nuovo, raccogliendo tutto il coraggio che possedeva in corpo e chiuse gli occhi << senti.. uhm.. mag-..voglio dire, magari potresti sbagliare numero anche domani sera. Sono libero, potremmo.. ehm.., scambiare quattro chiacchiere se.. se ti va. >>
Magnus rise spensierato << certo che si >> rispose, facendo a sua volta sorridere anche Alec << sbaglierò numero domani sera, alle 20,30 circa. Va bene? >>
Il sorriso di Alec si allargò ancor di più << va bene >> confermò, andò ad aprire la porta del suo appartamento proprio nel momento in cui due teste, una mora e l'altra bionda, gli apparvero davanti << ora scusa, ma ho due persone da uccidere >> disse rivolgendo loro uno sguardo furibondo.
Izzy e Jace lo fissarono inizialmente confusi, poi si scambiarono una veloce occhiata e sul volto di entrambi si dipinse un sorriso sardonico che fece incollerire Alec ancora di più.
<< Non essere troppo duro con loro, Alexander. Risparmiati per quando ci incontreremo >>
Alla fine Alec ebbe realmente un infarto quella sera.






Sproloqui mentali di Orihime.

Siete tutti vivi? Respirate? 
No perchè io credo proprio di essere morta subito dopo la 2x18 ed ora la mia anima vaga disperata per il globo terreste maledicendo in turco Todd L'infame & co.
Sono distrutta gente. Per davvero. 
Fortuna che avevo rivisto e corretto il capitolo prima di lunedì perchè altrimenti oggi non sarei stata in grado di pubblicarlo. 
Credo che non riuscirò mai a superare questa puntata.
Anche per voi la vita non ha più senso? Anche voi guarda e riguardate in loop le scene di Daddario e Shummino? Anche voi piangete quando rivedete l'ultima scena? Si? 
Bene. Mi sento meglio. 
Anyway. 
Eccovi il terzo capitolo della saga "ALEC  E DECIDITI A DARE LO SCETTRO SUPREMO A MAGNUS!", a differenza dei precedenti vediamo un leggero cambiamento. Un piccolo passo in avanti.
Finalmente - ripeto, finalmente - Magnus ha una gioia! Alec sembra sciogliersi un poco ed abbandona la sua solita aria diffidente e scettica ed il nostro fashion blogger riesce a strappare al giovane Lightwood la promessa di una telefonata. 
Cosa ne pensate della decisone di Alec? E soprattuttp come pensate si evolveranno le cose quando si risentiranno?
Vi ringrazio per tutte le cose belle che mi dite e per tutto il supporto che continuate a darmi. 
Grazie perchè mi spronate sempre a non lasciar mai perdere le mie storie. 
Come sempre, attendo con ansia di conoscere il vostro parere.
Al prossimo aggiornamento, che avverrà verso la metà di agosto. 
Un bacio grande a tutti. <3

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Capitolo 4
*** Di boa zebrati e tendenze omicida ***


Do we know each other?

 
 
 
New York, 13 agosto 2012
 
 

<< Pronto? >>
<< Ti prego, dimmi che ho davvero sbagliato numero l'unica volta che avevo tutte le intenzioni di farlo e che non sei quel grandissimo rompicoglioni di Raphael! >> civettò Magnus alle 20,30 spaccate di quel sabato sera di agosto.
Alec rise.
Lo stava aspettando disteso lungo la poltroncina reclinabile posta fuori dal balcone.
Quella sera faceva davvero caldo, ed il giovane Lightwood aveva deciso di concedersi un po' di sano relax al chiaro di luna, sorseggiando una birra ghiacciata mentre si godeva quell'arietta leggera che gli scompigliava i capelli corvini.
In realtà Izzy e Jace lo avevano scongiurato di seguirli al Pandemonium ma quando Alec aveva accennato all'appuntamento telefonico con Magnus si era velocemente guadagnato un pugno nello stomaco da parte di Jace ed un timpano rotto per via delle urla di apprezzamento di sua sorella.
Alla fine, dopo una serie di sproloqui sconnessi, si erano prodigati entrambi a suggerirgli improbabili - ed anche alquanto imbarazzanti - domande che avrebbe potuto rivolgere a Magnus, ma quando Alec si era limitato a dar loro le spalle ignorandoli spudoratamente avevano afferrato l'antifona e si erano volatilizzati in quattro e quattr’otto.
<< Il tuo amico è al corrente delle lusinghe verbali che gli rifili ogni volta?  >> domandò divertito in tutta risposta.
<< Allo stesso modo in cui io lo sono delle sue >>
Alec increspò le labbra << avete davvero uno strano modo di dimostrare affetto, voi due >>
<< Sono particolarmente avvezzo allo scambio di effusioni>> confermò suadente << vuoi una dimostrazione pratica? >>
Gli occhi del ragazzo quasi schizzarono fuori dalle orbite << n-no! >> sbottò sgomento << non è necessario >> precisò poco dopo
<< Devo dirtelo, mio bellissimo Dente di leone >> esordì Magnus fingendosi contrariato << quasi rimpiango di non aver chiamato Raphael >> poi sospirò con fare teatrale << ed in genere preferisco di gran lunga sacrificare una delle due ore settimanali con la mia massaggiatrice thailandese piuttosto che stare ad ascoltare la sua voce molesta >>
Alec rise << sono molto impressionato, in effetti >>
<< Vorrei ben vedere! >> proruppe subito l’altro << le mani di Yanin farebbero resuscitare persino i morti >>
Il giovane Lightwood roteò gli occhi << non è quello che intendevo >>
Magnus parve sorprendersi << ah no? >>
<< No >> confermò << mi stupisce che la tua telefonata non sia stata frutto di una fortuita coincidenza >> lo accusò velatamente
<< Così mi ferisci >> tubò oltraggiato
Alec inarcò il sopracciglio sinistro << ho forse scalfito la tua scintillante corazza? >>
<< Mi trovi d’accordo sullo scintillante >> confermò subito << un po' meno sulla questione armatura, è molto più resistente di quel che sembra. Inoltre, tendo sempre a ricordare tutto ciò che mi interessa >>
Le guance di Alec si accesero di un tenue vermiglio e prese a mordersi il labbro distrattamente.
Magnus intuì l’imbarazzo del suo interlocutore e sorrise << anche se >> continuò scaltro << in questo caso potrei aver dato una leggera spinta alla fortuna >>
Alec aggrottò la fronte << in che modo? >>
<< Memorizzandoti in rubrica ovviamente! >> rispose, quasi come se gli avesse appena rivolto una domanda fin troppo elementare.
<< Sbaglio oppure hai detto che non lo fai mai? >>
<< L'ho detto, sì. Ho anche detto che non avrei mai più colorato le ciocche dei miei capelli di rosa fenicottero eppure l'ho fatto. A mia discolpa posso dire che quel colore mi dona molto. A parte questo, ho dovuto sudare sette camicie ed un paio di foulard di Mcqueen per estorcerti una conversazione del tutto volontaria, non volevo proprio rischiare di vanificare i miei sforzi. Sono un tipo previdente >>
<< Un opportunista vorrai dire >> lo corresse subito, sorseggiando la sua birra.
<< Dipende dai punti di vista >> ritorse Magnus << piuttosto, come stanno i fratelli Lightwood? Ci sono superstiti? Ti prego, dimmi che non dovrò aiutarti a fare a pezzettini i loro corpi e nasconderli nella parete del salotto. Non credo di possedere l'abbigliamento adatto, per non parlare dello smalto, potrebbe rovinarsi e non posso proprio permettermi una catastrofe del genere >>
<< Nessun cadavere >> lo rassicurò Alec << le tue unghie sono salve >>
<< Lo sapevo che infondo hai anche tu un animo nobile, fiorellino >>
<< Stai velatamente suggerendo che questa caratteristica appartiene anche a te? >> disse allora l'altro
<< Non essere ingiusto, Alexander >> civettò Magnus << te l'ho detto. Sono una persona molto dotata >> fece una pausa << sotto ogni punto di vista >>
Alec arrossì, innanzitutto per il modo in cui aveva pronunciato il suo nome di battesimo completo - facendo scivolare la lingua tra i denti in un modo che gli provocò un brivido lungo la schiena - secondariamente per ciò che gli aveva sottilmente fatto intendere.
Magnus sospirò di nuovo << scusami fiorellino, ci andrò piano con te >>
Le guance del ragazzo si colorarono fino all'inverosimile.
<< Ehm.. allora.. s-sei >> si schiarì la voce << dove sei? >>
<< A casa, nel mio loft. Sto valutando l'ipotesi di strangolare Presidente >> rispose Magnus meditabondo
Alec corrugò la fronte ed accavallò le gambe << chi? >>
<< Presidente Miao. Il mio gatto. Ha tentato di distruggere il mio boa zebrato e ho dovuto letteralmente minacciarlo di morte per farlo desistere dai suoi intenti malvagi >>
Il ragazzo assottigliò lo sguardo dubbioso << possiedi un boa zebrato? >>
<< Ne ho parecchi in realtà, ma a questo ci sono particolarmente affezionato. Ad Oscar verrebbe un infarto se sapesse che ne sono in possesso >>
<< Oscar? >> ripeté l'altro, sempre più confuso
<< Oscar de la Renta >>
Alec arricciò le labbra non riuscendo a nascondere il disappunto << è un tuo ex? >> chiese, sperando che il suo tono di voce apparisse il più disinteressato possibile.
Magnus quasi urlò << sono una persona dalle ampie vedute e dalle idee piuttosto liberali ma i bipedi in via di estinzione non suscitano il mio interesse. Però mi sento di escludere dalla categoria la sua progenie, in particolar modo il più piccolo, è ancora un po’ acerbo, ma sospetto che ci riserverà grandi cose >>
<< Hai avuto una relazione con lui? >> domandò Alec pentendosene subito dopo
Magnus rise << me lo chiederai di ogni persona che menzionerò? >>
Il ragazzo chiuse gli occhi maledicendosi mentalmente << uhm.., no. Ero.. ehm, sono solo curioso >>
<< La curiosità uccise il gatto, Alexander >>
<< Non ti piace parlare della tua vita privata? >> chiese prima di posare la bottiglia di birra sul piccolo tavolino in teak alla sua destra.
<< Perché me lo chiedi? >> domandò Magnus, improvvisamente serio.
Alec alzò le spalle come se quello potesse vederlo << non volevo essere invadente >> si scusò
<< Non lo sei stato >> lo rassicurò dolcemente
<< Quante relazioni hai avuto? >> chiese allora, incoraggiato dalla sua risposta.
Magnus liberò un’altra risata << sei un tipo piuttosto curioso non è vero? >>
<< Ad ognuno i suoi difetti >>
<< Quale sarebbe il mio? >>
Il ragazzo incurvò le labbra << cosa ti fa credere di averne solo uno? >>
<< Ed io che pensavo di possedere solo infiniti pregi >> rispose drammaticamente.
Alec sollevò la schiena e raccogliendo le gambe poggiò i gomiti sulle ginocchia << non hai risposto alla mia domanda >> lo ammonì bonariamente
<< Sei proprio sicuro di volerlo sapere? >> domandò Magnus, una leggera punta di ironia nella voce.
<< Così tanti? >>
<< Non mi sono mai precluso nulla >>
Alec annuì sovrappensiero << immagino abbia senso >>
<< Dimmi qualcosa di te >> lo incitò Magnus << anche tu avrai avuto delle storie, in passato >>
<< Meno di quelle che pensi >> rispose con sincerità 
<< Troppo esigente? >>
Il ragazzo roteò gli occhi << non direi >>
<< Troppo riservato? >>
<< Non eccessivamente >>
<< Non dirmi che sei uno di quegli uomini che vive solo per il lavoro? >>
<< Cosa c'è di male nell'amare il proprio lavoro? >> ritorse Alec punto nel vivo.
Magnus sbuffò sonoramente << chiedimelo tra settant'anni quando avrai bisogno della dentiera e di un bastone e non ci sarà nessuno disposto ad assecondare i tuoi capricci >>
<< Mi piace quello che faccio >> obiettò Alec alzandosi e raggiungendo il balcone << ma questo non vuol dire che io non abbia una vita sociale >>
<< Izzy ed il biondino non la pensano così >>
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e poggiò i gomiti sulla ringhiera << il loro parere non conta >>
<< Perché allora non sei andato al Pandemonium con loro, questa sera? >> indagò
Alec batté le palpebre e si immobilizzò.
Sapeva che i suoi fratelli e Magnus avessero iniziato a sentirsi con una cadenza regolare ma non pensava che la loro amicizia si fosse evoluta a tal punto.
<< Izzy aveva invitato anche me >> continuò quello << sospetto volesse tenderti un'imboscata >>
Il volto del ragazzo si adombrò << tipico di mia sorella >>
<< Combinarti un appuntamento? >>
<< Intromettersi nella mia vita privata >> rettificò
Magnus sorrise, il fatto che Alec avesse iniziato a parlare di lui come qualcuno che faceva parte della sua vita lo rallegrò << che vuoi farci, alle sorelle piace avere il controllo della situazione. È geneticamente testato. Per dipiù, posso capirti, anche la mia esistenza è costantemente tormentata da un individuo simile, se togliamo quelle spine nel fianco di Raphael e Ragnor >>
Alec prese ad osservare i grattacieli newyorkesi che si stagliavano di fronte a lui e le innumerevoli macchine che scorrevano senza sosta lungo le strade della città.
<< Hai anche tu una sorella? >> domandò, improvvisamente bisognoso di conoscere quante più cose possibili di quell'uomo.
<< Non lo dire davanti a Catarina. Potrebbe staccarti la testa a morsi solo per aver ipotizzato che il suo sangue scorra nelle mie vene >> rispose Magnus divertito.
Alec corrugò la fronte << tipi piuttosto particolari, i tuoi amici >>
Magnus rise << non immagini neanche quanto. Due estati fa, in Guatemala, abbiamo rischiato di invecchiare dietro le sbarre, con l'accusa di aver premeditamene tentato di distruggere il parco nazionale del Tikal. Dopo aver passato la notte a prosciugare le riserve alcoliche di tutti i bar della zona abbiamo avuto la brillante idea di organizzare una festa sulle rovine. Raphael negherà fino alla morte ma sono sicuro di averlo visto ballare la lambada attaccato alle pareti del Tikal, quella sera. Di Ragnor ho ricordi piuttosto sfuocati, penso abbia perso i sensi immediatamente dopo aver provato a cimentarsi in una ridicola danza della poggia. Catarina, si è assicurata di immortalarci tutti in situazioni alquanto compromettenti così da estorcerci qualche favore, di tanto in tanto, in cambio del suo silenzio. L'arguzia di quella donna è pari solo a quella di Satana in persona >>
Il ragazzo aveva ascoltato quell'aneddoto con l'ombra di un sorriso tra le labbra, non fu sorpreso dal suo racconto, al contrario, si ritrovò a pensare che non avrebbe potuto aspettarsi niente di meno da un tipo come Magnus.
Si chiese poi, se una persona come lui - la cui massima esperienza nella vita era stata giocare a minigolf con alcuni suoi colleghi - avrebbe potuto reggere uno stile di vita tanto movimentato.
<< Come ne siete usciti? >> chiese destreggiandosi tra la miriade di pensieri
<< Le mie doti persuasive sono famose in tutto il mondo >> rispose con supponenza << anche se è stato il mio Rolex a convincere del tutto la guardia carceriera. Alla fine, neanche dodici ore dopo eravamo già su un aereo diretti in Costa Rica >>
Alec si passò il pollice sul sopracciglio destro << penso di non voler sapere cosa avete combinato una volta arrivati lì >>
Magnus rise di gusto << non credo neanche di ricordarlo >>
Il ragazzo sospirò e sollevò gli occhi al cielo, era costellato da una quantità indefinita di stelle quella sera.
Ad Alec piaceva la notte e la profonda intimità che ne scaturiva.
Rimanere solo con i suoi pensieri e camminare indisturbato tra la gente era un qualcosa abituato a fare sin da bambino.
<< Dimmi qualche altra cosa >> gli sussurrò Alec.
Magnus era un tipo estremamente vulcanico e molto diverso da tutte le persone che aveva conosciuto fino a quel momento, però aveva un carisma che lo affascinava ed Alec fu costretto ad ammettere che sarebbe rimasto ad ascoltarlo per ore.
<< Beh, sai già che ho tendenze omicide quando si tratta del mio guardaroba, che la mia pazienza rasenta i mini termini consentiti e che sono circondato da pessime persone. Ti ho raccontato del mio boa zebrato, delle ciocche color rosa fenicottero, della mia tendenza ossessiva compulsiva verso lo shopping e non sei ancora scappato a gambe levate. Sai tutti i miei segreti più reconditi, per non parlare delle imbarazzanti figure che ho collezionato da quando ti ho telefonato la prima volta sino ad ora, e oh! Quasi dimenticavo il tizio con l’alitosi del secondo appuntamento. Mi conosci meglio di Presidente, Alexander >>
Alec si lasciò sfuggire una risata genuina.
Le vibrazioni attraversarono il telefono e raggiunsero dispettose le orecchie di Magnus facendogli rizzare persino le punte dei capelli.
Quel ragazzo aveva decisamente un cattivo ascendente sui suoi ormoni.
Si sentiva emozionato come un bambino di fronte alla sua prima cotta ogni volta che parlava con lui.
<< Eppure qualcosa mi dice che hai appositamente scelto di tenere il meglio per te >> lo prese in giro Alec
Magnus sorrise << mi hai scoperto. In realtà sono un omicida con tendenze schizofreniche che adesca giovani uomini e li costringe a fare yoga con un tutù rosa e il cappello a bombetta prima di staccargli tutte le dita dei piedi, ucciderli e rivendere i loro organi al mercato delle pulci >>
Alec sollevò le sopracciglia sino all'attaccatura dei capelli << hai davvero una fervida immaginazione >>
<< Non sono sicuro fosse un complimento, ma ti ringrazio. È forse la cosa più tenera che mi sia mai stata detta. La tengo volentieri, fa curriculum. Inoltre il mio ego aveva proprio bisogno di un incentivo, ultimamente è stato parecchio trascurato. Nel dispensare lodi sei un candidato migliore di Raphael comunque >>
<< Inizio a pensare che tu abbia davvero tendenze schizofreniche >> ritorse Alec prima tornare a sedersi sulla poltroncina ed afferrare un trancio freddo di pizza abbandonato sul tavolino.
<< Non potrai dire di non essere stato avvisato. E poi sai, ti suggerisco di non lasciarti sfuggire un’esperienza simile. Studi certificati affermano che noi squilibrati riscuotiamo un certo successo >>
<< Per il fascino dell'infermità mentale? >> lo prese in giro Alec
Magnus sollevò i lati della bocca così tanto da rischiare una paralisi << più che altro per il brivido del pericolo >>
Il ragazzo si mordicchiò le labbra ed assottigliò lo sguardo << stai indirettamente tentando di convincermi ad uscire con te, non è così? >>
L'uomo rise << non poi così tanto sottilmente a quanto pare. Ci sto riuscendo? >>
Alec scosse la testa e sorrise << non ancora >>
Magnus si animò << questo è un bene >>
<< Dici? >> ritorse il ragazzo aggrottando le sopracciglia
<< Non hai detto di no >> gli fece notare
<< Ma neanche si >> puntualizzò il giovane Lightwood
<< Ci sto lavorando >> rispose Magnus pieno di sé << e poi sono sicuro che un uomo brillante come te non si farà di certo scappare un’occasione simile. Sono un ottimo investimento, te lo assicuro. Lo dice anche il mio libretto di istruzioni. Soddisfatti o rimborsati >>
Alec non riuscì più a trattenersi.
Liberò una risata così autentica e sincera che dovette poggiare la schiena contro la poltroncina reclinabile per evitare di capitolare sul pavimento.
<< Lieto di procurarti un tale gaudio >> continuò Magnus
Il ragazzo si grattò la nuca, ancora l'ombra di un sorriso dipinto sul volto << gaudio? Andiamo Magnus, non dirmi che stai cercando di impressionarmi con paroloni altolocati? >>
<< Si? >>
<< Dovrai impegnarti di più >>
<< Lo sai che i tuoi modi diplomatici non mi scoraggiano affatto vero? >> gli sussurrò Magnus
La sua voce roca spinse Alec ad inspirare tutta l'aria circostante.
Si sarebbe gettato dalla finestra se solo Magnus glielo avesse chiesto in quel modo così seducente.
Inspirò di nuovo e chiuse gli occhi, sperando ardentemente che il suo interlocutore non si fosse accorto dell'ascendente che quel tono aveva su di lui.
<< Oppure stai facendo il prezioso appositamente per farti desiderare? >> continuò << perché, in tal caso, posso dirti che sei perfettamente riuscito nel tuo intento circa quattro telefonate fa, Alexander >> soffiò.
Alec fu investito da una serie di scariche elettriche che lo fecero rabbrividire. Mai nessuno, neanche nei momenti di intimità più appassionati, era mai riuscito a scatenargli emozioni così vigorose e destabilizzanti, men che meno con la sola forza della voce.
Oltretutto, aveva sempre odiato fino all'inverosimile le persone che lo chiamavano utilizzando il suo nome di battesimo.
Fino a quando non aveva conosciuto Magnus.
Alec si era dovuto conficcare svariate volte le unghie nei palmi delle mani per non supplicarlo di ripeterglielo fino allo sfinimento.
Il suo nome pronunciato da quella bocca lo attirava con la stessa potenza di un metallo con il proprio magnete.
Sospirò rassegnato. Si era proprio cacciato in un bel casino.
<< Sul serio, cosa ti blocca, Alexander? >> gli domandò Magnus intuendo i suoi pensieri.
Il ragazzo riaprì gli occhi e tornò a stendersi lungo la poltroncina, inclinò il capo e fissò il manto stellato indeciso sulla possibilità di rilevargli o meno tutti i suoi dubbi.
<< Il fatto è che siamo così diversi >> iniziò pensieroso
<< E questo è un male? >> chiese l'altro
Alec assottigliò le labbra << non lo so >> rivelò, poi sentì un leggero fruscio dall'altra parte della cornetta, come un movimento inconsulto.
<< Io sono disposto a scoprirlo >> gli sussurrò Magnus.
Di nuovo quel tono di voce che induceva Alec a fare pazzie.
<< Come fai a dirlo? Alla fine non ci conosciamo affatto. Non sai neanche se possa piacerti davvero. Sono veramente un tipo ordinario, Magnus, non mi piacciono i posti troppo affollati, odio le feste, farfuglio quando sono imbarazzato - cosa che succede più volte di quanto immagini -, e si, amo il mio lavoro, la dedizione verso la mia professione ha fatto naufragare quasi tutte le relazioni che ho avuto e francamente, non credo proprio di valere neanche dieci minuti del tuo tempo >> sputò Alec, respirando affannosamente e stupendosi per la facilità con cui aveva dato voce ai suoi pensieri.
Quello era stato forse il discorso più lungo non solo di tutte le loro conversazioni ma probabilmente anche della sua intera vita.
<< Se permetti, stabilisco io il modo migliore per trascorre il mio tempo, Alexander >> lo contraddisse mellifluamente Magnus << oltretutto abbiamo già appurato che la tua bellezza esteriore non è sindacabile >>
<< Pensavo stessi scherzando! >> tubò Alec sbigottito << non mi hai mai visto, come fai ad esserne certo? >>
<< E tu invece come fai a sostenere il contrario se neanche mi permetti di prenderne atto? >> ritorse prontamente Magnus senza lasciarsi intimidire da quelle domande.
Alec sospirò << tu non capisci >> disse avvilito
<< Permettimi di farlo >> continuò allora Magnus
<< Deluderò sicuramente le tue aspettative >>
<< Ti sottovaluti troppo, Alexander >> poi si lasciò sfuggire una risata sommessa << è un vero peccato che tu non abbia ereditato un po’ della superbia di tuo fratello >>
Il ragazzo sorrise << temo che Jace si sia accalappiato tutta quella esistente >>
<< Credo di essere in parte anche io responsabile di questa fortuita carenza >>
<< Probabile >> soffiò, poi si morse il labbro inferiore assorto << ci penserò su >> disse senza specificare alcunché, certo che Magnus avrebbe sicuramente intuito cosa volesse intendere.
<< Posso accettarlo >> rispose infatti compiaciuto
<< Buona serata >> si congedò allora Alec
<< A presto, Alexander >>
 



 

Sproloqui mentali di Orihime.
 
Siete liberissimi di lanciarmi pomodori e carciofi in faccia. Ripetutamente.
Non mi opporrò.
Mi sembrava corretto farvelo sapere.
Questo capitolo è stato un vero e proprio travaglio, anche per questo l’aggiornamento è arrivato con un leggero ritardo rispetto alle previsioni iniziali.
In realtà lo avevo già terminato da tempo (così come tutti gli altri) ma tra gli impegni quotidiani, gli innumerevoli imprevisti, le ferie, il mare, gli imprevisti, il sole, gli imprevisti ed i miei neuroni che si rifiutavano di collaborare ho impiegato un po' di tempo per venirne a capo.
Il fatto è che – rivisitazioni e correzioni a parte -  non mi sentivo (e non lo sono tutt’ora) pienamente soddisfatta di ciò che era venuto fuori. C’è un particolare passaggio, una parte del dialogo iniziale, che mi sembra ridondante e credo appesantisca un po' lo sviluppo della storia.
Ho provato a vederla e rivederla più e più volte ma alla fine ho deciso di pubblicarla senza incartarmi oltre.
Ciò che avete appena letto è il risultato finale.
Accetto – in via del tutto eccezionale – anche la lapidazione.
Comunque sia, a parte questo dubbio amletico, in questo capitolo Alec compie un altro piccolo passo verso di Magnus. Forse più per esasperazione che per reale dichiarazione d’intenti mette a nudo la sua anima, rivelando finalmente tutti i suoi dubbi e le sue innumerevoli paure.
Sono consapevole che lo sviluppo delle dinamiche stiano procedendo a rilento ma il tutto è perfettamente consapevole. Volevo dare alla storia un’impronta reale ed io – personalmente – non riuscirei a sviluppare una connessione con uno sconosciuto in quattro e quattr’otto, avrei bisogno di tempo per conoscerlo, per capirlo meglio, per studiarlo e stabilire con lui una sorta di feeling, specialmente se posseggo un’indole diffidente come quella di Alec.
Okay, la smetto con tutte queste paranoie. Mi sto dilungando troppo.
Allora? Pareri? Opinioni?
Come pensate si evolveranno le cose tra di loro? E soprattutto, cosa ne pensate del capitolo?
Posso già anticiparvi che il prossimo sarà un aggiornamento importante.
Sarà il capitolo della svolta.
La storia conta in tutto sette capitoli, perciò ci stiamo avvicinando alla conclusione.
Quasi dimenticavo: Oscar de la Renta non è più tra noi dall'ottobre del 2014, proprio per questo ho deciso di ambientare la storia nel 2012.
Non so se abbia o meno figli - non sono molto aggiornata in materia - pertanto tutto ciò che dice Magnus è unicamente frutto della mia fantasia.
Sapete che tengo tantissimo al vostro parere e grazie, GRAZIE, GRAZIE ed ancora GRAZIE per tutto l’affetto che mi dimostrate.
Grazie a chi ha messo la storia tra le preferite, seguite o ricordate. Grazie ai lettori silenziosi, grazie a chi invece non manca mai di farmi sapere la sua preziosissima opinione.
Grazie, di nuovo 
Scrivo per hobby, non per professione, e sapere che molti di voi apprezzano quello che il mio cervellino svitato partorisce mi rende felice.

Ah, ma senza i Malec ed il sorriso splendente di Daddario come ci arriviamo a gennaio senza morire?
A presto,
Un abbraccio <3 

 
 
 

 

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Capitolo 5
*** Di rapimenti alieni e cene al Plaza ***


     
Do we know each other?
 
 

 

New York, 20 Agosto 2012
Una settimana dopo.


 

<< Non essere ridicola! >> sbottò contrariato Alec dirigendosi frettolosamente verso la porta.
Stava per abbandonare la stanza di Isabelle quando lei lo afferrò prepotentemente per un braccio, facendolo indietreggiare di qualche passo.

Il ragazzo si voltò di scatto con l'intento di esprimerle tutto il suo disappunto, ma le parole rimasero incastrate nella gola quando il cellulare della ragazza iniziò a squillare senza sosta.
Isabelle sospirò infastidita e sfilò agilmente il telefono dalla tasca dei suoi pantaloni troppo aderenti, sbattè rapida le ciglia e subito l'espressione seccata lasciò il posto alla sorpresa che, a sua volta, si trasformò in una smorfia diverita.
Osservò lo schermo lampeggiare per qualche secondo prima di puntare gli occhi antracite in quelli del fratello e sorridergli maligna.
Alec conosceva bene quello sguardo.
Ogni volta che glielo vedeva fare non succedeva mai nulla di buono.
Di fatti, i suoi timori si concretizzarono poco dopo, quando la ragazza rafforzò ulteriormente la presa sul suo braccio e pigiando l'icona del vivavoce sul display gli si avvicinò felina.
<< Si? >> rispose carezzevole
<< Isabelle, abbiamo un problema! >> berciò dall'altro lato della cornetta una voce che fece impallidire il volto del giovane Lightwood.
Alec - quasi come se fosse stato colpito in pieno petto da una frusta - indietreggiò repentino, bloccandosi subito dopo, quando la presa salda di Izzy lo fece incespicare sui suoi stessi passi.
Gli ci vollero un paio di secondi per riprendere - almeno in parte - possesso del suo corpo.
Lentamente ruotò il capo verso la sorella, spalancando la bocca allarmato.
Il volto deformato da una maschera di terrore, il respiro accelerato e lo sguardo perso di un leone in gabbia.
Alec provò a deglutire e puntò gli occhi spaesati in quelli fieri di Izzy, pregandola silenziosamente di non fare stupidaggini.
Per tutta risposta Isabelle sollevò ancor di più gli angoli della bocca, si mordicchiò il labbro inferiore divertita e si portò il telefono sotto il mento.
<< Magnus >> civettò, facendo poi una linguaccia al fratello.
<< Siamo di fronte una crisi mistica, tesoro >> urlò quello disperato << un codice rosso di dimensioni esponenziali mai visto prima d'ora! Peggio della peste bubbonica, del terremoto di Haiti, del crollo di Wall Street e della sfilata 2010 autunno-inverno di Dior >>
Le interferenze in sottofondo rendevano la voce di Magnus poco nitida ma non per questo Alec la trovò meno bella ed intensa del solito.
Nonostante l’evidente terrore iniziale la curiosità del ragazzo ebbe la meglio, così, mettendo su l'atteggiamento più disinteressato possibile, distese il collo ed assottigliò l'udito nella speranza di recepire tutte le informazioni necessarie a conoscere la posizione dell’uomo dall’altra parte della cornetta.
Sentì clacson, chiacchiericci sommessi e tanti altri rumori di una città sempre in movimento.
<< Peggio persino delle file chilometriche e delle ore di attesa interminabili durante i saldi da Hermes? >> domandò la sorella dondolandosi sui piedi.
<< Peggio >> sillabò l'uomo disperato << molto peggio >>
Isabelle rise divertita << che succede? >>
Alec, consapevole di non possedere i mezzi – e soprattutto la volontà – di fuggire via, andò a sedersi incerto ai piedi del letto, seguito subito dopo dalla sorella.
<< Il fatto è che continuo a pensare a tuo fratello >> confessò Magnus sospirando.
Il giovane Lightwood - gomiti poggiati sulle ginocchia e testa tra le mani - sgranò i suoi bellissimi occhi chiari ed ebbe un leggero capogiro.
Il pensiero di Magnus lo aveva accompagnato perennemente durante quella settimana - come d'altronde faceva da quando quell'uragano di uomo era entrato nella sua vita senza neanche chiedere il permesso.
Quella volta, a differenza di tutte le altre, Alec aveva anche tentato di richiamarlo, finendo però con l’interrompere la telefonata quasi subito.
Era caduto di nuovo vittima della paura.
Quell'agghiacciante e sconvolgente sensazione di non poter avere la felicità, di non potersela permettere.
Sua sorella Isabelle non perdeva occasione di rimproverarlo per la sua codardia e per la totale mancanza di iniziativa.
Quella di Izzy - pensò - non era altro che una strategia.
Lo marcava stretto, nella speranza di farlo cedere, se non per reale volontà quanto meno per sfinimento.
Cosa che stava - fino a prova contraria - facendo anche in quel momento.
L'avvocato aveva pensato bene di svignarsela - glissando le sue domande come era solito fare dalla nascita - se non fosse che poi le era squillato il telefono e si era ritrovato imprigionato nella sua stanza, ad ascoltare una conversazione - apparentemente privata - con l'uomo a cui non riusciva più a fare a meno di pensare e che, tra l'altro, aveva appena confessato di pensare a lui costantemente.
Alec non sapeva bene come sentirsi a riguardo.
Una parte di lui avvertiva un profondo senso di colpa nel restarsene impalato ad origliare tutti i suoi più intimi pensieri.
Era anche perfettamente consapevole di infrangere quasi tutte le regole della sua rigida etica morale rimanendo piantonato lì eppure, nonostante tutto gli suggerisse caldamente di uscire da quella stanza senza neanche rimuginarci troppo, i suoi arti, nello specifico i piedi, non sembravano essere dello stesso parere.
Se ne stavano lì, immobili, saldamente ancorati al pavimento e parevano sconnessi dal resto del corpo, quasi come se non appartenessero più a lui.
In realtà, neanche lui era poi così tanto desideroso di fuggire via.
Alec si riscoprì ansioso di conoscere quante più cose possibili.
Voleva sapere tutto di Magnus.
Cosa pensasse di lui, cosa provasse, cosa sentisse.
Ogni cosa.
Fu proprio per questo che alle parole dell'uomo non si mosse, ma al contrario, si a ruotare il capo in direzione del telefono, rimanendo in attesa.
Isabelle lo guardò da sotto le sue folte ciglia e rimase sorpresa nel constatare che il fratello avesse assunto le stesse sembianze di una statua di sale.
Se non fosse stato per la cassa toracica - che si abbassava ed alzava regolarmente - avrebbe scommesso che Alec avesse persino smesso di respirare.
Rimase a fissarlo per una manciata di minuti e si morse il labbro deliziata << ma davvero? >> disse solo, poi prese ad attorcigliarsi intorno al dito una ciocca dei lunghi capelli corvini.
Magnus sospirò di nuovo << non lo ripeterò di nuovo, zuccherino >>
Isabelle rise << lo sai che noi Lightwood ci nutriamo di complimenti >>
<< Non tuo fratello. Sto parlando di quello alto, moro e con un culo spaziale, ovviamente >> fece una pausa e sospirò << sai, sto iniziando a pensare che sia stato per davvero rapito dagli alieni da piccolo >>
Alec non ebbe il tempo di arrossire per quell'affermazione colorita che aveva già iniziato ad alzare gli occhi al cielo.
Era perfettamente tipico di Magnus credere all'ipotesi del rapimento.
Scosse la testa rassegnato ed allo stesso tempo divertito.
Era così su di giri in quel momento da non aver notato il piccolo particolare della descrizione fisica.
Lui e Magnus non si erano mai visti, quindi - tecnicamente - era impossibile che quest'ultimo conoscesse le sue fattezze fisiche.
La lampadina gli si accese con qualche secondo di ritardo.
Il sorriso a mezza luna dipinto sul volto sparì e si ritrovò a corto di ossigeno.
Isabelle poté indistintamente sentire le rotelline del suo cervello iniziare a girare senza sosta.
Alec arricciò le labbra turbato e rivolse lo sguardo verso di lei, quella si limitò ad alzare le spalle sorridente e dopo aver mimato delle veloci scuse protese il labbro inferiore verso di lui, nella tipica mossa di quando voleva farsi perdonare qualcosa.
Isabelle sapeva che Alec aveva un debole per quel gesto.
<< Jace continua a ripeterlo >> disse la ragazza, senza mai staccare lo sguardo da quello del fratello.
Alec respirava a fatica, ma non riusciva a pensare a niente di intelligente da dire, quindi preferì rimanere in silenzio ad ascoltare.
<< A tal proposito >> proruppe Magnus <<< devi dirgli di smetterla >>
Isabelle rise di nuovo, azione che incrementò l'espressione già inverosimilmente corrucciata di Alec.
<< Perché semplicemente non accetti ciò che ti viene offerto? >> gli suggerì Izzy pragmatica.
Il moro drizzò la schiena, poi si passò una mano dietro al collo e con l'altra agitò la spalla della sorella, nel tentativo di farsi spiegare quello a cui alludesse Magnus.
Isabelle lo scacciò come se fosse una piccola mosca fastidiosa, si alzò e si posizionò esattamente di fronte a lui.
<< Non mi sembra molto corretto >> rispose incerto il suo interlocutore.
La ragazza alzò il braccio libero esasperata, lasciandolo poi cadere lungo il fianco in un chiaro segno di disapprovazione << al diavolo, Magnus. Non sembri proprio il tipo di persona che si preoccupa di cosa è o non è giusto! >>
<< Non lo sono >> confermò francamente l'altro << infatti, non posso dire di non averci pensato >>
<< Allora qual è il problema? >> squillò Isabelle, iniziando a camminare su e giù per la stanza.
Alec non aveva la più pallida idea di cosa volesse dire quel discorso, e questo lo confondeva e spaventava allo stesso tempo.
Non era mai stato eccessivamente bravo a gestire gli imprevisti, lui era un uomo concreto, con la tediosa mania di organizzare anche il più piccolo degli impegni quotidiani.
Alec odiava sentirsi smarrito, probabilmente perchè lo era stato per così tanto tempo - durante la sua giovane e problematica vita - dal rimanerne in qualche modo vincolato. Alla fine ne era uscito, più forte e sicuro di quanto in realtà si aspettasse, ma nonostante questo - e malgrado le numerose vittorie che negli anni aveva collezzionato - non poteva fare a meno di sentirsi turbato ogni qual volta quella spiacevole sensazione tornava ad impossessarsi di lui.
Come in quel momento, per esempio.
Alec si sentiva in bilico sul ciglio di un burrone, una marea di sentimenti contrastanti albergavano dentro di lui, costringendolo a far vagare - meccanicamente - lo sguardo da sua sorella al telefono, nel punto esatto in cui proveniva la voce di Magnus.
In 
sottofondo non si sentiva più alcun tipo di rumore, ed ora non faceva più fatica ad ascoltare le sue parole.
<< Non credo che apprezzerebbe >> soffiò
Non aveva detto il suo nome, ma Alec capì subito che Magnus si stesse riferendo a lui.
Inarcò ancor di più le sopracciglia ed istintivamente si tese con la schiena verso Isabelle.
La sorella, con la coda dell'occhio, notò il movimento di Alec e fingendo naturalezza gli si avvicinò << ed allora? Chissenefrega di quello che pensa lui. Pensavo avessi capito com'è fatto. Ha bisogno di una scossa e tu sei la persona giusta per questo >> Isabelle fece una pausa ed incontrò gli occhi azzurri del fratello. Lo guardò per una manciata di secondi << gli andrà bene, vedrai >>
Alec sussultò ma sorresse il suo sguardo senza esitazione.
<< Supponiamo, solo per un momento, che sia come dici tu e che - parlando sempre per ipotesi - lui abbia per davvero solo bisogno di una spinta, cosa che sono assolutamente disposto a dargli >> si arrestò per una manciata di secondi << incredibile >> proruppe sorpreso << per la prima volta nella mia vita questa affermazione è priva di allusioni di alcun tipo >> si ammutolì di nuovo, poi emise un secondo sospiro << Catarina sarebbe fiera di me >> confessò sorpreso << comunque sia, a me va bene, ma solo se va bene a lui. Voglio incontrarlo. Lo so io, lo sai tu, lo sa quel troglodita del tuo fratellastro e credo lo sappiano anche tutti gli abitanti del pianeta terra, ma quando - e se - succederà sarà perché lo vorrà anche lui, e non grazie ad uno stupido sotterfugio >>
Isabelle aveva messo un braccio sotto al gomito allungando il telefono verso il fratello, in modo che potesse sentire ciò che Magnus aveva da dire senza perdersi neppure una virgola.
Alec, d'altro canto, aveva ascoltato il suo discorso attentamente ed in quel momento non ricordava neanche più il motivo per il quale si fosse ostinato tanto a non volerlo incontrare. O almeno, qualcosa ancora la sapeva, ma al momento non gli sembrava poi più così importante.
Si sentiva così stordito da avere quasi l'impressione di trovarsi altrove e di aver abbandonato il suo corpo da qualche altra parte nella galassia.
<< Quella era una sorta di dichiarazione? >> domandò Izzy incredibilmente su di giri.
Per tutto il tempo non aveva mai smesso di tenere d'occhio suo fratello.
Lo aveva visto tendersi ad ogni parola, affannarsi nel mantenere intatta la sua maschera di indifferenza e lo aveva visto sciogliersi, in un modo che non era affatto da lui.
Alec c'era sempre stato per loro, era anche perfettamente consapevole che sarebbe persino arrivato ad uccidere per proteggere la sua famiglia - come del resto avrebbero fatto sia lei che Jace - ma quello sguardo, quella scintilla che aveva preso ad accompagnare il fratello da un paio di mesi a quella parte era una cosa del tutto nuova per lei.
Isabelle era abituata allo sguardo amorevole e premuroso del ragazzo verso tutti loro, ma vederlo rivolto anche nei confronti di qualcun altro l'aveva sorpresa e rallegrata allo stesso tempo.
Se Alec aveva quella luce negli occhi - perché sì, lo conosceva abbastanza bene, ed abbastanza a fondo, da notare in lui anche la più piccola ed insignificante sfaccettatura - era solo merito di Magnus.
E lei teneva troppo a suo fratello per consentirgli di rovinare qualcosa che avrebbe potuto renderlo felice.
<< Non mi pare >> la contraddisse Magnus << fidati, zuccherino, l'avresti saputo altrimenti. Le mie dichiarazioni d'amore sono leggendarie >>
<< Spero allora di poter avere l’onore di assistere a quella più importante >> lo canzonò Izzy
Magnus rise << vedrò quello che posso fare >> in sottofondo si sentì un rumore, simile alla chiusura della portiera di una macchina << accertati di dire al biondino ossigenato quanto ho detto >> ripeté
Isabelle sospirò.
<< Izzy >> la richiamò Magnus << sul serio, devi dire a Trace di smetterla di localizzare la posizione di Alexander ed inviarmela - ogni benedetta volta che esce di casa, aggiungerei anche - altrimenti uno di questi giorni si ritroverà a vagare per New York con una capigliatura da far invidia persino alla fata turchina >>
Il cervello di Alec si scollegò non appena Magnus finì di rivelare i misfatti di suo fratello. Spalancò la bocca - era anche piuttosto sicuro che la mandibola fosse caduta rovinosamente sul pavimento - ed iniziò a sbattere le palpebre sconcertato.
Isabelle alzò gli occhi al cielo esasperata dalla reazione esagerata di suo fratello.
Questi, dopo un attimo di smarrimento, indurì la mandibola e strinse i denti per la rabbia, iniziando a guardarla furibondo.
<< Va bene >> disse Izzy, per niente intimidita dallo sguardo minaccioso di Alec << lo farò, ma tu dovresti comunque parlare con mio fratello >> poi rise << l'altro fratello >> puntualizzò << sai, occhi azzurri, capelli scuri ed indomiti, abbigliamento trasandato, sguardo tenebroso >>
<< Basta con i dettagli, zuccherino >> ritorse Magnus << sto per entrare nel mio ufficio e d'accordo che sono un tipo che ama ricevere attenzioni ma avere occhi curiosi puntati sulla patta dei miei pantaloni è sicuramente l'ultima cosa che voglio al momento >>
Isabelle rise energicamente, al contrario di Alec che aveva assunto tutte le tonalità cremisi esistenti sulla faccia della terra.
<< Dovresti dirgli anche questo >> lo prese in giro la ragazza, poi lanciò uno sguardo al fratello da sotto le sue folte ciglia << conoscere il tuo punto di vista potrebbe aiutarlo >>
<< Io invece, credo servirà solo a farlo scappare a gambe levate >>
Alec, in quel momento, era la rappresentazione fatta e finita del puro terrore.
Chiuse gli occhi, ispirando sommessamente un paio di volte, poi si alzò dal letto e diede le spalle a sua sorella, portando le mani sui fianchi.
Magnus sospirò << suppongo che stiamo per scoprirlo. Passamelo >>
Di fronte quell’imperativo Izzy vide le spalle di suo fratello maggiore irrigidirsi.
<< Come? >> domandò corrugando la fronte, senza però riuscire a nascondere il suo apprezzamento.
Isabelle, in cuor suo, conosceva già la risposta di Magnus.
<< Lui è lì >> disse infatti quest'ultimo, confermando le supposizioni della ragazza << so che è lì, insieme a te >> esitò un istante, probabilmente valutando la possibilità di continuare o meno quel discorso << ha sentito tutto >> specificò poi con estrema disinvoltura << e per quanto ritenga di essere stato già abbastanza esaustivo, penso di dover parlare un attimo con lui. In privato >>
Isabelle sorrise.
Magnus era nato per stare con suo fratello.
Quei due erano praticamente destinati a stare insieme.
Se lo aveva capito lei, durante quei quindici minuti scarsi, non c'era possibilità alcuna che non lo avrebbero fatto anche loro.
Dovevano solo concedersi un'opportunità, cosa che Izzy aveva tutte le intenzioni di dargli.
La ragazza attraversò repentina la stanza, superò il fratello e si posizionò di fronte a lui.
Gli allungò il telefono e lo guardò con gli stessi occhi determinati di quando da bambina si era intestardita a voler imparare a cavalcare.
Alec osservò la mano della sorella protesa verso di lui ed i minuti che scorrevano inesorabili sul display.
Nonostante la confusione, la miriade di dubbi e la voglia malsana di uccidere Isabelle, impiegò solo pochi istanti per decidere di afferrare il telefono, togliere il vivavoce e portarselo all'orecchio.
<< Magnus >> lo chiamò. La voce - nonostante tutto - gli uscì sicura ed autoritaria.
<< Buongiorno anche a te, mio bellissimo Alexander >> rispose spensierato l'altro.
Alec si mosse, arrivò di fronte il lungo specchio ovale all'angolo della stanza ed osservò accigliato la sua immagine riflessa << tu mi conosci >> disse senza troppi giri di parole.
<< Non come vorrei >> lo corresse subito l’altro
Il ragazzo si fissò le lunghe gambe << sai chi sono >> continuò, percorrendo tutta la sua figura ed arrivando al busto, coperto da una t-shirt grigia scolorita.
<< Non del tutto >>
Alec indugiò sulla capigliatura più del dovuto prima di puntare lo sguardo sulle sue iridi blu. Si avvicinò ed inclinò la testa, studiando con maniacale interesse i suoi stessi filamenti chiari << sai cosa voglio dire >>
Non sapeva con esattezza cosa stesse cercando di fare in quel momento, l'unica cosa di cui sembrava essere certo era la consapevolezza di non poter competere con la persona dall'altra parte della cornetta.
Davvero, non c'era neppure un singolo indizio, nel suo aspetto fisico, che lo convincesse di poter essere all'altezza di un tipo come Magnus.
L'uomo - quasi del tutto consapevole del tormento di Alec - sospirò << ascoltami bene, Alexander >
Il ragazzo rabbrividì e fece un cenno di assenso con il capo, dimentico del fatto che Magnus non potesse vederlo in quel momento.
<< Si, so come sei fatto. Izzy mi ha gentilmente concesso di vedere alcune tue foto, assolutamente adorabili tra l'altro, e potrei - sottolineo potrei - aver cercato il tuo nome su ogni profilo network esistente sulla faccia della terra. E si, apparentemente so molte più cose io di te che tu di me, ma a questo possiamo facilmente rimediare. Ora, appurato che mi piaci così come sei, con tutte le tue meravigliose insicurezze, le gambe chilometriche, i capelli di Simba e persino con tutto il pacchetto dei fratelli Lightwood alle calcagna, che ne dici di farti offrire una cena, al Plaza, venerdì sera? >>
Alec si stava torturando le labbra nervoso e con una mano aveva iniziato a grattarsi il sopracciglio destro.
F
aceva sempre così quando era irrequieto.
Questa volta però Alec non era nervoso perché non sapeva come declinare un invito indesiderato, o perché non sapeva come fuggire da una situazione scomoda, o ancora, perché pensava che Magnus non gli sarebbe piaciuto, lo era perché aveva il terrore che una volta conosciuto il vero Alec, quello impacciato, fin troppo onesto e leale, quello dedito al lavoro, quello timido ma allo stesso tempo sicuro, la persona che solo pochi avevano avuto il piacere di conoscere davvero, Magnus ne sarebbe rimasto deluso.
Alec pensava che se Magnus lo avesse visto davvero alla fine avrebbe capito che non ne valeva la pena.
Concedersi l'opportunità di incontrare quell'uomo era per lui un vero salto nel vuoto.
Destabilizzante e molto pericoloso.
Era la scelta meno sicura, meno raccomandabile, la più azzardata che avesse fatto da che ne aveva memoria, forse addirittura di sempre.
Il fatto era che Alec non era più totalmente sicuro di non voler rischiare.
Voleva tentare. Voleva mettersi in gioco.
Voleva saltare.
Così lo fece.
<< Va bene >> soffiò allora << venerdì sera, alle nove. Sii puntuale >>
Magnus riuscì a stento a contenere un urlo entusiasta ed uno scintillio eccitato gli attraversò gli occhi << ci vediamo venerdì, Alexander >> sussurrò prima di chiudere la conversazione e lasciare Alec con un sorriso ebete dipinto sul volto.



 

Sproloqui mentali di Orihime.

Lo so. Lo so. In questo momento molti di voi - per non dire tutti - mi state odiando.

Sono una persona orribile. Concludere il capitolo in questo modo atroce.
Shame on me.
Però, ehi, a quanto pare qualcuno ha un appuntamento, venerdì sera.
Mi amate ora, almeno un po'?
No?
Okay. Avete ragione. Sfogatevi pure.
Allora, vi avevo promesso un capitolo di svolta, e così è stato.
Finalmente qualcosa si sblocca, Alec sceglie di provarci e di concedersi una possibilità. Per la gioia di Magnus - e soprattutto per il bene della nostra salute mentale - ALEC HA DETTO SI.
Suonano le trombe. Cinguettano gli usignoli.
Bisogna dirlo, gran parte del merito va a quella santa donna di Isabelle. Alec sarebbe perso senza di lei - ed anche noi.
Ora, giovane e bellissimo Lightwood, siamo tutti nelle tue mani.
Vai, e regala gioia al mondo intero ed a quella povera anima di Magnus Bane.
Cosa succederà venerdì sera?
Stay tuned, lo scopriremo presto. u.u ( si lo so, non faccio altro che farmi odiare sempre di più )
Comunque sia, come pensate si evolveranno le cose?
Avete un parere? Congetture? Sono tutta orecchie.
Ci tengo veramente a ringraziare tutti voi per il supporto e per le bellissime recensioni. Non mi aspettavo di ricevere un riscontro così positivo e questo non può che rendermi davvero felice.
Bando ai sentimentalismi.
Quinto capitolo. Altri due aggiornamenti prima della fine di questa storia.
Ho già le lacrime. Gli addi non mi piacciono, perciò ci penseremo a tempo debito.
Grazie di nuovo, ci rileggiamo quanto prima.
Un abbraccio.
Orihime.

 

 

 

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Capitolo 6
*** Di proporzioni e coupon monouso ***


Do we know each other?




 

New York, 24 Agosto 2012.
Venerdì sera.

 

 

 

Sul ciglio della strada Alec si sfregava le mani nervosamente.
Di fronte a lui, dall'altra parte della carreggiata, torreggiava imponente l'edificio più bello che avesse mai visto.
Era completamente circondato da vetrate, luminose e scintillanti, attraverso cui notò un via vai frenetico di gente, come anche l'esorbitante bellezza dell'arredamento.
Tutto quel lusso lo metteva in soggezione, non come l'idea di incontrare Magnus di lì a breve, ma era comunque sulla buona strada.
Il Plaza aveva un aspetto regale, evidenziato ancor di più dal lungo tappeto rosso con intagli dorati e da un usciere impettito che accompagnava affabile i clienti all'interno del locale.
Al secondo piano, Alec poté notare un ridente seppur non eccessivamente ampio terrazzo, circondato da fitte edere rampicanti ed occupato da tantissima gente che conversava affabile e di tanto in tanto occhieggiava la strada sottostante.
Alec provò ad ingoiare un po’ di saliva ma scoprì di avere il palato più arido del deserto.
A peggiorare ulteriormente la situazione c’era il suo cuore, che - incurante del suo già precario autocontrollo - aveva preso a scalpitare furiosamente quasi stesse tentando di fuggire lontano da lì.
Tutte le sicurezze che - a fatica - era riuscito a racimolare fino a quel momento sembrarono dissolversi all'improvviso, inoltre, il colletto della camicia che Isabelle gli aveva praticamente imposto di indossare iniziò ad andargli stretto.
Alec si sfregò le mani sudaticce e chiuse gli occhi inspirando profondamente per un paio di minuti.
Ripeté quell'operazione per circa cinque volte.
Ispirava ed espirava, lentamente.
Ma la situazione sembrava peggiorare di volta in volta.
Riaprì gli occhi, puntandoli nuovamente sull'edificio di fronte a lui, e tirando l'ennesimo sospiro provò a ripercorrere mentalmente il discorso che aveva preparato diverse ore prima, e di cui adesso non ricordava nemmeno una virgola.
Era così assorto nei suoi pensieri da accorgersi solo con qualche secondo di ritardo che le sue gambe non rispondevano più agli impulsi del cervello ed avevano iniziato a camminare nella direzione opposta, battendo in ritirata.
Si ritrovò di spalle, intento a premere il telecomandino automatico della sua auto sportiva - che lo aspettava paziente dietro l'angolo - con tutta l'intenzione di allontanarsi da quel posto il più in fretta possibile.
Fu quando la sua mano afferrò la maniglia dell'abitacolo che il cellulare - sconfinato nella tasca dei suoi pantaloni - prese a squillare.
Alec si bloccò ed aggrottò le sopracciglia, il cuore che ancora gli batteva impazzito nel petto, il respiro accelerato e la fronte imperlata di sudore.
La suoneria cessò poco dopo, per poi riprendere a trillare più imperiosa di prima.
Rimase in quella posizione per un tempo che a lui parve interminabile, afferrò il telefono solo poco dopo, mentre la sua testa era ancora sommersa da interrogativi ed improperi per sé stesso e per la sua dannata paura di affrontare le cose.
Era così immerso in tutte quelle elucubrazioni mentali che quasi non si accorse di aver risposto alla telefonata senza neanche controllare chi fosse il mittente.
<< Alexander >> lo chiamò suadente il suo interlocutore non appena accettò la chiamata in entrata.
Alec sussultò quando sentì la voce di Magnus entrargli nelle tempie.
Dio com'è bella - fu l'unica cosa a cui riuscì a pensare in quel momento.
Il cuore ora sembrava essergli letteralmente uscito fuori dal petto << mmh? >> mugugnò, incapace di proferire verbo.
<< Alexander >> ripeté Magnus, il tono di voce calmo e vergognosamente roco come piaceva a lui << perché sei andato via? >> domandò controllato.
Il moro sentì le gambe divenire molli come la gelatina e dovette arpionare ancor di più la presa sulla sua auto per non cadere in ginocchio in mezzo alla strada.
Aprì la bocca, esitò, la richiuse e poi batté le palpebre per qualche secondo.
Chiuse gli occhi cercando di rimediare alla figura da perfetto imbecille che aveva appena fatto e non sapendo come uscire da quel macello senza peggiorare ulteriormente la situazione optò per una soluzione che molte volte lo aveva salvato in aula.
Provò a temporeggiare.
<< Come? >> sussurrò, schiarendosi subito la voce.
<< Ti ho visto prima, fiorellino >> rispose pacato Magnus, quasi come se stesse parlando del tempo anziché di un fantomatico bidone che il ragazzo poteva avergli riservato << ero sul terrazzo. Nel mio bellissimo completo di lino in micro pied-de-poule, ad osservare estasiato e completamente rapito il tuo altrettanto bellissimo vestito di raso blu navy e la tua camicia bianca. Chiamerò Isabelle per esprimerle tutta mia stima a riguardo. Devo ammettere che ha fatto proprio un ottimo lavoro >>
Alec cercò per l'ennesima volta di riprendere possesso del suo corpo e regolarizzare il respiro.
Magnus, forse intuendo lo stato d'animo del ragazzo, continuò il suo monologo sospirando in maniera fin troppo teatrale << mi dispiace solo che tu mi abbia privato di cotanta bellezza troppo presto. Ho pensato di essere giunto in paradiso quando i miei occhi hanno incontrato la tua slanciata figura. E devo dirtelo, pesciolino, le tue gambe chilometriche sono una vera e propria arma di perdizione. Chi devo ringraziare per questo? L'abbonamento della palestra o madre natura? >>
Il ragazzo si imbarazzò oltremisura e non riuscì ad impedire alle sue guance di tingersi di rosso. Si morse il labbro inferiore e facendosi forza con le gambe si sistemò meglio contro la portiera della sua auto << sono..uhm.. s-sono sempre state così >>
<< Così lunghe? >> ritorse quello, conferì alla domanda un tono sin troppo ingenuo per convincere Alec della sua autenticità.
<< G-già.. >> balbettò il ragazzo
Magnus sospirò << posso solo sperare che sia tutto proporzionato allora >>
Alec tossicchiò, passando in maniera repentina da un rosso vermiglio ad un viola melanzana.
Poggiò il gomito che teneva il cellulare sulla cappotta della macchina ed indirizzò la mano libera intorno alla gola, in un vano tentativo di non strozzarsi con la sua stessa saliva.
<< Fiorellino, sei ancora lì? >>
Il ragazzo prese un'altra buona dose di ossigeno << s-si. Ci sono >>
<< Allora? >> domandò << dove sei finito? Ansia da prestazione? >>
Alec sentì il chiacchiericcio delle persone in sottofondo diventare sempre più ovattato, sospirò ancora e poggiò la testa appena sotto il suo gomito, proprio all'angolo della portiera fredda.
Chiuse gli occhi ed assottigliò le labbra << no.. i-io.., ecco.. ho.. >> si bloccò, schiarendosi un po’ la voce << h-ho dimenticato una cosa in auto e sono andato a riprenderla >>
Fortuna che nel proprio lavoro era molto più bravo ad imbastire cazzate ed a districarsi da situazioni potenzialmente imbarazzanti perché altrimenti si sarebbe trovato ben presto disoccupato e senza neanche un tetto sopra la testa.
Nonostante fosse perfettamente consapevole di quanto quella scusa risultasse ridicola pregò con tutto se stesso che Magnus decidesse di credergli o almeno, che fingesse di farlo.
<< E l'hai trovato? >> sussurrò
<< Cosa? >> ritorse il ragazzo assottigliando allo stesso modo il tono di voce.
Magnus si lasciò sfuggire un sorriso sommesso << ciò che stavi cercando >>
<< Si! >> tubò subito Alec maledicendo la sua stupidità << si. Io.. uhm, si.., l'ho t-trovato! >>
<< Ne sono felice. È stata una ricerca impegnativa? >> domandò Magnus seducente
Il giovane Lightwood prese un altro profondo respiro << no >> disse << uhm.., beh.. >> continuò subito dopo << solo all'inizio >>
<< Sai, Alexander >> iniziò Magnus, la sua voce baritonale procurò ad Alec una serie di brividi lungo la schiena << le cose preziose sono sempre difficili da trovare. Ci vuole impegno, dedizione, pazienza, e si, anche coraggio, ma una volta che ne entri in possesso ti ripagano di tutti i sacrifici fatti in suo nome >> fece una breve pausa prima di continuare << ma non è quella la parte difficile, la vera sfida è riuscire ad averne cura. Le cose preziose, e fragili, hanno bisogno di mani speciali per essere maneggiate >>
Alec era piuttosto sicuro che il discorso di Magnus mirasse a toccare altre corde, più profonde e decisamente più importanti.
Ascoltò tutto con attenzione, riscoprendosi calamitato dalla cadenza del suo tono di voce, dai suoi sospiri, persino dai movimenti, nonostante ancora non avesse avuto modo di vederlo.
Ma Alec - contrariamente a quanto si potesse pensare e contro ogni pronostico - un po’ lo vedeva.
Lo vedeva nelle sue battute ironiche e pungenti, nei suoi discorsi spensierati, nella sua risata, nel modo in cui sospirava, in cui si divertiva a raccontargli i tanti piccoli aneddoti della sua giornata.
Lo vedeva nel modo che aveva di chiamarlo per nome, in quello che utilizzava per metterlo in imbarazzo ed in tutti i suoi tentativi di estorcergli un appuntamento.
Alec ciondolò su se stesso, spostò il peso del corpo da un piede all'altro - la testa ancora poggiata sulla portiera ormai calda dell'auto -, il respiro accelerato ed il fiato corto << stiamo.. >> esitò << s-stiamo.., uhm.. ancora parlando della stessa cosa? >> domandò
Magnus sorrise ed Alec immaginò le sue labbra tendersi all'insù, insieme al cipiglio canzonatorio che sicuramente aveva messo su e che gli avrebbe senz'altro procurato una crisi respiratoria << certo che si, fiorellino >>
<< Allora perché ho la sensazione che non sia così? >>
<< Perché la tua professione - ed azzardo anche ad aggiungere la tua personalità - ti induce sempre a guardare il prossimo con una buona dose di diffidenza >> lo canzonò l'altro con supponenza
<< Mi definirei più che altro come una persona prudente >> rettificò Alec
Magnus sbuffò << la prudenza è una ricca e ripugnante vecchia zitella >>
Il ragazzo rise << non mi farai cambiare idea Magnus, neanche con una citazione di William Blake >>
L'uomo dall'altra parte della cornetta sospirò << dovevo fare un tentativo >> si giustificò << e poi lo sai come la penso, passerotto >> fece un pausa ed Alec sentì il suo respiro attraversare l'arnese elettronico e raggiungere le sue orecchie << chi non rischia non vince >> sussurrò alla fine, facendo alzare gli occhi al cielo al suo interlocutore.
Alexander Lightwood sapeva che Magnus stava deliberatamente attentando alla sua saluta mentale - senza neanche prendersi la briga di nasconderlo - ma nonostante questo, nonostante il colorito imbarazzante, le gambe molli, la salivazione azzerata ed il sangue che gli pompava frenetico in tutto il corpo gliene fu terribilmente grato.
In qualche modo - anche se non sapeva spiegarsi con esattezza come - la sua voce tonante ed allo stesso tempo suadente, il tono canzonatorio e le battute pungenti lo avevano tranquillizzato.
Alec si concesse un mezzo sorriso << e tu quante partite hai vinto? >>
In sottofondo sentiva rumori e fruscii sconnessi, il brusio della gente era ormai completamente sparito perciò decise di concentrarsi sulla sua voce, chiuse di nuovo le palpebre e rimase in attesa.
<< Non quante ne avrei volute, ma tutto sommato non posso lamentarmi >>
Il moro arricciò le labbra << Magnus Bane che si accontenta? >> lo prese in giro << non l'avrei mai detto >>
Magnus fece schioccare la lingua tra i denti contrariato << io non mi accontento, Alexander >> lo contraddisse subito << mai. Pretendo, voglio, esigo il massimo >> gli sussurrò << desidero sempre il meglio >> continuò poi << ed al momento tu sei il meglio per me >>
Alec sussultò quando udì le ultime parole entrare direttamente nel suo orecchio prive del tono meccanico e metallico che gli conferiva l'apparecchio telefonico. Ascoltarle dal vivo fece sentire il ragazzo come se fosse stato travolto in pieno petto da una granata.
Quello che lo destabilizzò maggiormente non fu tanto la sorpresa di ritrovarselo lì, a pochi centimetri da lui, ma l'aberrante e spaventosa consapevolezza che lo avrebbe riconosciuto tra mille anche se fosse limitato a respirargli contro.
Quando Magnus gli si avvicinò, il respiro caldo a solleticargli il collo, proprio sotto l'attaccatura dei capelli, Alec spalancò gli occhi ed artigliò la portiera della macchina con la stessa disperazione di un drago in gabbia.
Magnus inspirò pesantemente, il petto che sfiorava piano la sua schiena, una mano nascosta dentro la tasca dei pantaloni e l'altra - che ancora stringeva il telefono - lasciata ciondolare lungo i fianchi, i piedi perfettamente ancorati sul marciapiede << sai di buono >> esalò, facendogli accapponare la pelle ancor di più.
Alec irrigidì le spalle ed ingoiò copiosamente. Provò a muovere un passo ma le sue gambe non seguivano più i comandi del suo cervello.
Non sarebbe riuscito a spostarsi neanche volendo, comunque.
E lui in quel momento non lo voleva.
Non lo voleva affatto.
Aprì la bocca, ma si accorse di non riuscire ad emettere alcun suono, perciò la richiuse e si schiarì la gola, poi riprovò << di solito.., ehm.. n-non.. io non utilizzo profumi >> disse mentre allontanava il cellulare - oramai divenuto completamente inutile - per riporlo con poca grazia nella tasca posteriore dei pantaloni.
Magnus sorrise e gli si avvicinò piano, fin quando con il naso toccò l'estremità del suo orecchio, infliggendogli la migliore delle torture << ancora meglio, Alexander, non c'è profumo migliore di quello della propria pelle >>
Alec non era sicuro che i polmoni ed il suo cuore riuscissero a reggere un minuto di più, soprattutto quando sentì una presa salda e al contempo delicata sulla spalla.

Nonostante il ragazzo avesse giacca e camicia ad avvolgere la sua epidermide sentì il tocco della mano di Magnus con la stessa intensità - e lo stesso dolore - di un tizzone ardente.
Ogni terminazione nervosa si risvegliò improvvisamente, comprese le articolazioni delle gambe, che presero a muoversi nello stesso istante in cui Magnus gli disse << girati, Alec >>.
La prima cosa che accecò gli occhi affamati ed impauriti di Alec fu la sfumatura magnetica e felina delle sue iridi.
Filamenti verde oro si intrecciavano tra di loro fondendosi in una tonalità che affascinò Alec oltremisura, insieme al taglio orientale degli occhi, impreziositi da un ombretto nero e da una matita dello stesso colore che non facevano altro che renderlo ancora più bello.
I capelli scuri erano corti ai lati, con un ciuffo superiore più lungo, ciocche rosse gli ricadevano sulla fronte - poco più sotto del sopracciglio sinistro - in maniera volutamente spettinata, conferendogli un aspetto selvaggio.
Le labbra erano morbide, abbellite da quello che suppose essere lucidalabbra - anni ed anni di sevizie da parte di Isabelle erano pur serviti a qualcosa - e circondate da un sottile e curato pizzetto.
Le orecchie erano adornate da orecchini, alcuni pendenti, altri no.
Uno in particolare, un ear cuff a forma di serpente catturò oltremodo la sua attenzione.
Alec prese un lungo respiro e si sforzò di allontanare lo sguardo da quel viso meraviglioso per fossilizzarsi su tutto il resto.
Gli bastò una rapida occhiata per capire che l'uomo davanti a sé non doveva essere umano, un alieno forse, ma dubitava fortemente che gli extraterrestri potessero essere così belli.
Anche la sua carnagione caramellata risultò irresistibile per uno come Alec che da anni combatteva con una pelle pallida e - a suo dire - anonima.
Magnus era alto, spalle ampie, fisico tonico e longilineo, non eccessivamente robusto. Il completo grigio sfoggiato con eleganza ed una buona dose di insolenza lasciava ben poco all'immaginazione, per non parlare della camicia di lino bianca, lasciata aperta fino a metà busto, sopra la quale facevano bella mostra alcune collane, un paio d'argento e una più piccola, dai motivi etnici delicati, con una piccola piuma che gli sfiorava - di tanto in tanto - il petto lucido e glabro.
Alec aveva speso parecchio tempo provando ad immaginarsi la fisionomia di quell'uomo, impiegando ore ed ore a disegnare mentalmente i suoi lineamenti, il suo aspetto, il suo portamento, senza mai rimanerne completamente soddisfatto.
Ed ora che era lì, a meno di cinque centimetri da lui, occhi negli occhi, con il cuore che aveva raggiunto Marte, la salivazione azzerata, le mani sudaticce, gli occhi sgranati e le gambe ridotte a pappetta fu attraversato dalla consapevolezza che Magnus non era affatto come se lo era immaginato.
Neanche con tutto l'impegno possibile sarebbe stato in grado di eguagliare la bellezza sconvolgente dell'uomo che aveva di fronte.
Non seppe neppure spiegarsi il perché, due secondi dopo, le sue mani si mossero inconsapevolmente verso di lui, afferrandogli con forza il bavero il della giacca di lino, poco prima di far scontrare con poca grazia le loro bocche.
Il più grande dei Lightwood non era certo un ragazzo alle prime armi, aveva avuto discrete esperienze nel corso della sua giovane esistenza, tuttavia non riuscì proprio a spiegarsi la tempesta di sentimenti che gli scoppiò dentro non appena le sue labbra toccarono quelle di Magnus.
La prima cosa che sentì, fu l'aroma selvatico della sua pelle insieme alla pienezza di quelle labbra al sapor di ciliegia, una fragranza così primordiale e selvaggia da far ritorcere su sé stesso lo stomaco di Alec; la seconda, fu invece l'odore speziato e fresco della sua colonia, una fragranza legnosa e tremendamente seducente che provocò nel ragazzo delle vergognose pulsioni nel basso ventre.
Alec - sopraffatto dall'effetto che quell’uomo provocava sul suo corpo - rinforzò la presa, tirandolo con urgenza contro il suo petto ed approfondì quel contatto. Magnus, che sorpreso dall'intraprendenza del giovane aveva spalancato gli occhi, rispose al bacio subito dopo, abbassando le palpebre e portando entrambe le mani dietro la nuca del ragazzo.
Aprì la bocca, permettendo alla lingua curiosa e tremante di Alec di intrufolarsi dentro per esplorarne l'interno, piegò leggermente la testa in modo da concedergli un raggio di movimento migliore e quando decise che era arrivato il suo turno di voler di più circondò con le labbra la lingua del ragazzo succhiandola con dolcezza.
Si staccarono poco dopo, entrambi ansanti e storditi, le mani ancora avviluppate l'uno sull'altro, occhi negli occhi, respiro contro respiro.
Rimasero in silenzio per un breve istante, nel tentativo di decifrare tutte le sensazioni che avevano preso ad albergare dentro di loro, quasi come se si conoscessero da tempo.
Magnus si aprì in un mezzo sorriso, una scintilla gli attraversò lo sguardo affamato << sapevo che nascondevi un'indole selvaggia, fiorellino >>
Alec - nonostante l'insolito coraggio dimostrato - avvampò ed allontanò lo sguardo puntandolo altrove. Poi, come se improvvisamente fosse tornato padrone del suo corpo, lasciò la presa sulla giacca di Magnus e fece un passo indietro spalancando gli occhi.
<< Mmh.. i-io.. >> balbettò, completamente rosso.
Magnus ampliò il suo sorriso ed alzò leggermente il mento, poi prese a fissarlo intensamente. Non c'era traccia di derisione nel suo sguardo, piuttosto qualcosa che somigliava all'affetto o alla tenerezza << non temere, Alexander >> disse << ci vuole ben altro per macchiare la mia virtù >> poi gli strizzò l'occhio con malizia << posto che ne abbia una >> e senza attendere oltre si fiondò su di lui, con un impeto tale da sbatterlo contro la portiera della sua auto.
Alec 
sussultò, ma impiegò meno di mezzo secondo per rispondere al bacio.
Gli afferrò le spalle, in primo luogo per sorreggersi, secondariamente per assecondare la foga del momento.
Nello stesso istante Magnus gli arpionò i capelli tirandoselo contro e facendo aderire il bacino a quello del ragazzo che per la sorpresa si lasciò sfuggire un gemito strozzato.
Questa volta fu Magnus ad intrufolare la lingua quando Alec dischiuse le labbra, desideroso di conoscere anche la più piccola parte di quel ragazzo così impacciato, timido ed allo stesso tempo irruento.
Alec possedeva l'impetuosità della gioventù, di chi non aspetta altro che trovare la persona giusta per aprirsi, con la stessa bellezza di un fiore che sboccia.
Se Magnus avesse dovuto paragonare Alec ad un fiore avrebbe senz'altro scelto la margherita, e non perché lo considerasse scontato ed ordinario, piuttosto perché, proprio come la margherita, molte volte Alec tendeva ad essere dato per scontato.
Magnus invece pensava che quel giovane ragazzo racchiudesse dentro di sé una bellezza fuori dal comune, a parte l'ovvia peculiarità dell'aspetto fisico - aveva sempre avuto un debole per i mori dagli occhi color del cielo - Alec nascondeva un fascino ed una grazia che non tutti erano in grado di cogliere ma che a lui risultava tanto evidente quanto sconcertante.
Quando 
Magnus si staccò dalle sue labbra, quel tanto che bastava per riprendere fiato, puntò i suoi occhi nelle iridi chiare del ragazzo, perdendosi dentro quel mare in tempesta << proporrei >> sussurrò, sfiorando la bocca di Alec tra un respiro e l'altro << di continuare la conoscenza altrove, magari tra le mura sicure del mio loft, mh? >>
Alec ansimò insieme a lui, ancora completamente stordito, ma non al punto tale da non afferrare le sue parole.
Spalancò i suoi bellissimi occhi blu e boccheggiò nel tentativo di articolare un discorso di senso compiuto, ci rinunciò poco dopo, quando capì che non sarebbe riuscito a proferire parola.
Magnus d'altro canto, di fronte quello sguardo da cerbiatto impaurito e completamente indifeso, sorrise sardonico e si sporse di nuovo verso di lui per depositargli un bacio a fior di labbra << non temere, fiorellino. Non farò niente che tu non voglia fare >> poi si passò la lingua sulle labbra, in una mossa che di innocente non aveva proprio niente ed Alec si ritrovò ipnotizzato di fronte quel movimento sensuale.
<< Io.. >> sputò con fatica << n-non so se.. >>
Magnus portò una mano sulla sua guancia, carezzandola dolcemente << Alec >> lo chiamò ed il ragazzo d'istinto incatenò gli occhi nei suoi << ti assicuro che tutto ciò che voglio è conoscerti meglio. Non farò nulla che possa turbarti od anche solo metterti in imbarazzo >> gli assicurò gentile, poi con il pollice gli sfiorò gli zigomi.
Alec si rilassò ed incurvò le spalle, ciò che lesse nei suoi occhi lo convinse che di Magnus avrebbe potuto fidarsi.
Atteggiamento piuttosto strano per uno come lui che diffidava sempre di tutto e tutti.
Eppure in quel momento, avrebbe seguito quell'uomo bellissimo persino in capo al mondo.
Una sensazione del tutto nuova, che lo esaltò e spaventò allo stesso tempo.
Quella sera però - contrariamente alla sua indole previdente e cauta - decise che avrebbe concesso a Magnus il beneficio del dubbio, mentre a sé stesso avrebbe dato una possibilità più grande, e molto più importante.
Si sarebbe regalato l'opportunità di non aver paura.
Alec allontanò lo sguardo da quegli occhi magnetici per qualche secondo, si mordicchiò il labbro pensieroso - ignaro dell'effetto che quel gesto del tutto spontaneo ed assolutamente privo di malizia provocò in Magnus e nei suoi bassifondi - e li riportò su di lui subito dopo.
<< Fammi strada >> acconsentì, aprendosi in uno dei sorrisi più belli che Magnus avesse mai visto.
L'uomo gli restituì lo stesso sorriso e fece un passo indietro, prendendo a fissarlo dal basso verso l'alto con un atteggiamento malandrino che fece scuotere ad Alec la testa.
<< Lo sai vero che la promessa di poco prima è un coupon non riutilizzabile? >> lo provocò
Alec alzò gli occhi al cielo ed allungò un braccio verso di lui spingendolo con garbo << non farmene pentire >>
Magnus ghignò << dubito che lo farai, Alexander >> lo contraddisse, strizzandogli l'occhio e facendogli cenno con l'indice di seguirlo.
Il moro roteò gli occhi ed appena l'uomo gli diede le spalle si lasciò sfuggire un tenue sorriso .
Solo poco dopo, quando fu abbastanza certo di non essere visto da Magnus, si concesse un istante per osservarlo di traverso.
In quel momento, notando il suo portamento elegante e disinvolto, i lineamenti spigolosi, la curva delle spalle, la quantità indefinita di anelli intorno alle mani ed il tiepido sorriso che gli incorniciava il volto, capì che - indipendentemente dalle sorprese che gli avrebbe riservato il futuro - difficilmente si sarebbe pentito di quella scelta.





Rieccomi gente.
Ho l'ansia, ve lo dico.
Capitolo numero sei, l'ultimo prima dell'epilogo ed io ho già il magone.
Sto iniziando a buttar giù qualcosa per la raccolta JUST US ma sono ancora in alto mare, spero di essere folgorata dall'ispirazione quanto prima. Mi andrebbe bene anche essere folgorata da un fulmine.
Sono una ragazza che si accontenta, infondo.
Ma ditemi, che ne pensate?
E' stato all'altezza delle vostre aspettative? Lo avevate immaginato così il primo incontro? Quante di voi volevano picchiare Alec inizialmente? Quante lo volevano prendere a badilate nei denti?
So di avervi fatto imprecare malamente ma ho davvero provato a pensare come Alec, e nella mia piccola testolina malata, mi è sembrato normale farlo battere in ritirata a causa del panico.
Però alla fine ho rimediato.
Vero? L'ho fatto? Mi sono fatta perdonare per averli fatti incontrare dopo la bellezza di sei capitoli?
Comunque, siccome gli addi non mi piacciono e mi sono davvero affezionata a questa storia ho pensato – sotto consiglio della mia futura compagna di avventura – di pubblicare in seguito qualche extra, forse due.
Ho qualche idea a riguardo, ma devo ancora scriverli, quindi credo ci vorrà un po'.
A tal proposito volevo farvi una domanda, che tipo di extra vi piacerebbe leggere? Qualcosa in particolare? Un avvenimento specifico? Qualcosa che ho tralasciato e vi piacerebbe leggere?
Grazie come sempre per l'enorme affetto e l'entusiasmo che dimostrate, so di essere ripetitiva ma davvero, le vostre recensioni mi lasciano sempre senza fiato. Chiedo scusa per non essere ancora riuscita a rispondere alle recensioni del capitolo precedente, conto di farlo appena possibile.
Al prossimo ed ultimo – sto piangendo – capitolo.

Un grande abbraccio. <3 

 

 
 

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Capitolo 7
*** Di tappeti persiani e squali doppiogiochisti ***


Do we know each other?





 

Epilogo

 

 

 

New York, 9 Luglio 2013.
Un anno dopo.

 


 

Alec era appena uscito dalla doccia quando il cellulare, abbandonato sopra il tavolino in salotto, prese a suonare con una certa insistenza.
Le temperature erano notevolmente aumentate quella settimana, in proporzione al suo malumore.
Ad Alec l’estate non piaceva, forse a causa della sua carnagione fin troppo chiara, o per la sua poca - se non addirittura inesistente - propensione a mostrare al mondo lembi di pelle oltre i minimi consentiti, o ancora, forse per la sua oramai risaputa avversione nell’attirare l’attenzione, cosa che, accadeva ogni qualvolta si ritrovava in costume.
Jace, reagiva gonfiando il petto nello stesso identico modo in cui un pavone si dilettava ad aprire la sua coda, Izzy sorrideva serafica, passando tra l’orda di gente con la disinvoltura che l’aveva da sempre contraddistinta.
Alec invece, preferiva lasciare le luci della ribalta ai suoi fratelli, di fatti, di fronte alle occhiate curiose o interessate della gente si limitava semplicemente ad abbassare il capo dileguandosi il più velocemente possibile. 
Ad Alec l’estate non piaceva affatto, preferiva di gran lungo l’aria fredda e pungente dell’inverno, anche perché, a detta sua, almeno non era costretto a trascinarsi per casa grondante di sudore e con la stessa vitalità di un porcospino.
Quando succedeva - più spesso di quanto desiderasse - non gli rimaneva altro che rinchiudersi in bagno, sotto il getto di una lunga e rinvigorente doccia fredda.
Il più delle volte lo aiutava, così com’era successo quella mattina.
Alec si sentiva decisamente più rilassato e molto più bendisposto verso il mondo una volta terminata la sua attività ricreativa, per questo, quando il cellulare riprese a squillare, si guardò bene dal roteare gli occhi ed imprecare pesantemente.
Strofinò i piedi sul tappeto blu in microfibra e da un cassetto accanto alla porta afferrò un asciugamano di cotone bianco, avvolgendosela dalla vita in giù, poi ne prese un’altra - dello stesso colore, ma molto più piccola - e la poggiò distrattamente sui capelli, per evitare che le gocce d'acqua sporcassero il pavimento.
Attraversò la stanza ed ignorando il telefono si diresse in cucina, mentre con una mano continuò a frizionarsi le ciocche bagnate.
Si versò un bicchiere d'acqua, fissando assorto la macchinetta del caffè spenta e ricordandosi - complice anche il brontolio del suo stomaco - di non aver ancora fatto colazione quella mattina.
Poggiò il bicchiere di vetro sulla penisola e fece per dirigersi in camera a cambiarsi quando la suoneria del telefono prese di nuovo a rimbombare intorno a lui.
Si bloccò a metà strada, sospirando affranto.
Non avrebbe dovuto lavorare quel giorno, aveva appositamente fatto gli straordinari in ufficio per riuscire a prendersi un giorno libero, si era anche ripromesso di chiudere il dannato aggeggio elettronico quella mattina, ma ovviamente - come per la maggior parte delle cose che riguardava il suo lavoro - aveva finito per fare l'esatto contrario.
Sbuffò, per qualcosa come la milionesima volta, e si voltò in direzione del tavolino basso dal design moderno, raggiungendolo velocemente.
Le sue sopracciglia raggiunsero l'attaccatura dei capelli quando vide il numero che illuminava il display, aggrottò la fronte e batté le palpebre per qualche secondo << pronto? >> rispose incerto
<< Credo proprio di stare per avere un principio di isteria acuta >> tubò una voce roca familiare dall’altra parte della cornetta.
A quelle brevi parole le labbra di Alec si distesero automaticamente - così come anche le rughe contrariate sulla sua fronte – ed il viso assunse la tipica espressione beota di quando il suo cervello registrava qualsiasi cosa avesse - anche lontanamente - a che fare con la figura tutta glitter e fascino di Magnus Bane.
<< Ci sono centri specializzati per ovviare a problemi come questi >> rispose, provando - con tutte le sue forze - a sopprimere l’accenno di un sorriso.
Magnus, dall’altra parte del telefono, sospirò pesantemente.
<< Non è il momento di fare la pantomima, Raphael, ti ho chiamato perché sono nel bel mezzo di un’emergenza, dovresti fare l’amico ed ascoltarmi. Dio ti perdonerà se, per una volta, anteporrai il mio benestare al suo >>
Alec roteò gli occhi e scosse la resta rassegnato << che succede? Presidente Miao si è mangiato tutti i tuoi trucchi? >> lo canzonò
<< Presidente sa benissimo che le cose di papà non si toccano >> ritorse Magnus.
<< Il ragazzo delle spedizioni ha sbagliato la consegna ed ora ti ritrovi con un centrino scolorito al posto di quel costosissimo tappeto persiano che ti sei ostinato a voler acquistare? >> continuò Alec
<< Jimmy è consapevole che potrebbe ritrovarsi senza lavoro - e senza arti anteriori – qual ora dovesse mai accadere una disgrazia del genere >>
Alec rise ed andò ad accomodarsi sul divano, poggiandosi lungo lo schienale.
<< Hai fatto esplodere la macchinetta del caffè? >>
Magnus sbuffò spazientito e questo non fece altro che aumentare il buon umore del ragazzo.
Con una mano si tirò indietro i capelli bagnati ed abbandonò la testa all’indietro.
<< Per chi mi hai preso? >> disse Magnus fingendosi offeso.
Alec sollevò di nuovo gli angoli della bocca e chiuse gli occhi.
<< Per una persona che condisce la pasta con lo zucchero ed il caffè macchiato con il sale dell’Himalaya >>
<< Era rosa >> si giustificò << mai visto niente del genere >>
Il ragazzo liberò una risata genuina << dovresti impegnarti un po' di più >>
<< E tu dovresti smetterla di dirmi quello che devo fare >> lo redarguì bonariamente
Alec riusciva benissimo a vedere l’ombra di un sorriso adornargli il volto.
Se lo immaginò con gli occhi ancora abbuffati dal sonno, il viso perfettamente pulito e privo della marea di cosmetici che tanto amava indossare.
Non che non gli piacessero, per Alec Magnus era affascinante qualsiasi cosa decidesse di indossare - persino con indosso i suoi ridicoli boxer con sopra l’immagine di Gandalf in costume da bagno e quelle orride ciabatte lavanda a forma di drago - ma vederlo privo di tutte quelle costrizioni non faceva altro che farlo apparire ai suoi occhi ancora più irresistibile.
<< Allora? >> disse ritornando alla realtà << qual è l’emergenza? >>
<< Ecco vedi >> rispose questi, abbassando la voce nella tipica maniera che procurava ad Alec scompensi cardiaci vergognosi << ieri sera credo di aver avuto l’orgasmo più soddisfacente della mia intera vita >>
Le guance di Alec si tinsero immediatamente di rosso.
Stava per dire qualcosa prima che Magnus continuasse a parlare - anche se al momento non lo ricordava più - ma si ritrovò con la bocca semiaperta e la lingua bloccata a metà.
<< Ed anche il sesso è stato fantastico. Tutte e quattro le volte. Cinque, se contiamo anch-..>>
<< Si va bene! >> lo interruppe bruscamente Alec, ora completamente paonazzo << h-ho.. >> si schiarì la voce << ho capito. Sei stato abbastanza chiaro >>
<< Amico >> protestò Magnus, il tono beffardo che fece venire voglia al ragazzo di sbattergli ripetutamente la testa contro un muro << tu neanche immagini le cose che mi ha fatto. Pensa che ad un certo punto si è messo a cavalcioni sopr-..>>
<< Magnus! >> urlò ora Alec alzando di scatto la testa
<< Sei un guastafeste, Raphael >>
Il ragazzo si mosse a disagio e con uno scatto felino si alzò, raggiungendo la camera da letto.
La stanza era avvolta nella penombra, la finestra di fronte a lui era aperta ma le tapparelle erano ancora leggermente abbassate, le lenzuola erano disfatte ed il letto matrimoniale vuoto.
Alec incastrò il cellulare tra l’orecchio sinistro e la spalla e con una mano si sistemò meglio l’asciugamano intorno al girovita, poi recuperò la sua maglietta abbandonata ai piedi del letto, la lanciò maldestramente sul comodino alla sua sinistra e si sedette al centro del suo giaciglio.
Ispirò piano, cercando di riprendere il controllo di sé stesso.
<< Non mi interessano i dettagli >> rispose irritato ed imbarazzato allo stesso tempo.
Magnus sospirò teatralmente << permettimi di dissentire >> lo contraddisse subito << ti facevo un tipo, come dire, piuttosto meticoloso >>
Alec istintivamente si umettò le labbra e percepì il suo respiro accelerare.
<< Il punto è >> continuò Magnus approfittando dell’improvviso mutismo del ragazzo << che questa mattina mi sono svegliato da solo, avvolto solamente intorno a delle mediocri lenzuola di lino bianco >>
Se non fosse stato troppo concentrato a mantenere la calma Alec probabilmente avrebbe alzato gli occhi al cielo.
<< E tu lo sai quanto odio svegliarmi in un letto vuoto >> concluse l’uomo.
Alec - dimentico del disagio che si era impossessato di lui - si lasciò sfuggire un mezzo sorriso, poi, si adagiò sul letto e serrò gli occhi, sospirando piano.
In quel momento si sentiva sopraffatto da così tanti sentimenti che gli sembrava impossibile riuscire a contenerli tutti senza impazzire.
Magnus era questo per lui.
Un concentrato di emozioni capace di soverchialo a tal punto da fargli perdere il controllo. Lo coinvolgeva in una maniera così disarmante e totalizzante da fargli dimenticare qualsiasi cosa.
<< Tu dici? >> sussurrò Alec
<< Io dico >> rispose all’improvviso una voce roca a pochi centimetri da lui.
Alec sobbalzò leggermente quanto sentì il materasso abbassarsi sotto di lui, ma preferì tenere gli occhi chiusi, in un misero - e sicuramente - vano tentativo di trattenere i suoi istinti più reconditi.
L’autocontrollo del ragazzo raggiunse il culmine quando la bocca di Magnus sfiorò il lobo dell’orecchio destro.
Magnus gli si era avvicinato cogliendolo di sorpresa.
L’uomo, d’altro canto, aveva faticato davvero molto a rimanere appoggiato contro lo stipite della porta della camera patronale ad osservare il suo compagno sospirare e ridere sommessamente.
Era stato anche parecchio difficile limitarsi a studiare il movimento delle scapole nude, tutti i centimetri di pelle scoperta e le punte dei capelli bagnati che ogni tanto gli si incollavano sul collo.
Si era ripromesso di far durare quella conversazione più a lungo, ma poi aveva visto la mano di Alec arpionare febbricitante il ginocchio e tutto il suo autocontrollo era sparito con la stessa velocità con la quale era arrivato.
<< Come pensi dovrei rimediare a questo problema, Raphael? >> gli sussurrò Magnus, strofinandogli piano il naso lungo tutto il perimetro dell’orecchio.
Alec schiuse occhi e sorrise << i-io.. uhm.. >> si schiarì la voce << chiedo scusa, ci conosciamo? >> domandò in un chiaro riferimento alla telefonata che aveva cambiato la loro vita circa un anno fa.
Sentì Magnus sorridere a sua volta, il respiro caldo gli solleticò il collo e lo inclinò verso sinistra in modo da permettergli un accesso migliore, qualora ne avesse avuto bisogno.
<< Non saprei >> rispose il compagno fingendosi pensieroso << stavo cercando il ragazzo che è sgattaiolato fuori dal letto senza neanche darmi il bacio che mi spetta >> inspirò e con la punta della lingua sfiorò la guancia di Alec << tu per caso lo hai visto? >>
Il ragazzo smise di respirare e si sciolse contro quel breve - ma allo stesso tempo intenso - contatto.
Magnus lo osservava dall’alto, un mezzo sorriso ad illuminargli il volto, gli avambracci poggiati ai lati della sua testa, le ginocchia divaricate lungo i suoi fianchi mentre gli respirava contro debolmente.
Alec ringraziò di trovarsi supino lungo il letto poiché - considerata la sua condizione attuale - non era perfettamente sicuro che sarebbe riuscito a reggersi in piedi.
<< Credo sia impegnato..uhm.. al momento >> sussurrò ingoiando un’abbondante quantità di saliva.
Lo sguardo di Magnus fu catturato dal movimento sensuale del pomo d’Adamo del compagno e dovette afferrare il tessuto delle lenzuola per evitare di fiondarsi su di lui e farlo suo in quel preciso istante.
<< Peccato >> si limitò a rispondere << avevo in mente giusto un paio di cose che.. >> disse - fingendo un’aria meditabonda - e fece per allontanarsi.
Alec intuì i movimenti di Magnus ed allungò repentino una mano verso di lui arpionandogli il collo, poi, con la mano libera afferrò la collana che gli ciondolava lungo il petto, ruotò il polso, avvolgendosela intorno e lo avvicinò a sé.
La distanza di un filo di capello a separare le loro bocche ansimanti.
<< Non volevo svegliarti >> si scusò Alec iniziando a fissargli le labbra.
<< Non lo hai fatto >> lo rassicurò << tuttavia, dovrai farti perdonare piuttosto bene per avermi abbandonato così >> poi con l’indice prese a percorrergli il petto nudo.
<< Sono andato a fare una doccia >>
<< Le docce condivise sono piuttosto rinvigorenti, e decisamente rigeneranti, non lo sapevi? >> ritorse quello malizioso.
Alec arrossì, non come faceva i primi tempi, quando Magnus le provava davvero tutte per metterlo in difficoltà, ma comunque nella maniera genuina e sincera che lo aveva sempre caratterizzato.
Il ragazzo aveva impiegato un po' di tempo nel capire di essersi innamorato di Magnus.
Era stato come essere travolti da un uragano - un terribile ed allo stesso tempo bellissimo uragano - una volta che l’uomo aveva iniziato a far parte della sua vita a tutti gli effetti.
Alec - mano a mano - aveva scoperto che le differenze in una coppia non necessariamente costituivano un ostacolo, al contrario, il più delle volte stimolavano la relazione, rendendola migliore.
In fin dei conti, il moro dagli occhi color del cielo era rimasto anche piuttosto affascinato nel conoscere ciò che alla fine aveva contribuito a rendere Magnus Bane la persona che era.
Magnus, d’altro canto, di era invaghito del giovane Lightwood dalla prima volta che l’aveva visto.
In realtà, era stato conquistato dalla sua voce genuina e dal suo carattere ingenuo e sincero molto, ma molto prima.
Non gli ci era voluto molto per capire che quel ragazzo dall’aria riservata aveva qualcosa che tutto il resto del mondo non possedeva.
L’autenticità.
Tutto in Alexander era autentico.
Dalle sfumature delle sue iridi, all’ebano dei suoi capelli, al sorriso disarmante; dal modo in cui si arrabbiava quando Magnus si ostinava a voler cambiare l’arredamento due volte a settimana, o dalla premura con cui ogni volta si precipitava in cucina per preparargli la colazione, anche la sua singolare gelosia ed il suo costante imbarazzo erano genuini.
E Magnus, a distanza di un anno, non smetteva mai di innamorarsene ogni volta.
Alec si sporse leggermente in avanti poggiando le tempie su quelle del compagno e si concesse un paio di secondi per respirare la fragranza legnosa e fresca che associava sempre all’esuberante figura dell’uomo che ad oggi considerava l’amore della sua vita.
Quando si erano imbarcati in quella relazione Alec aveva faticato a credere di essere il destinatario di tutta quella felicità.
Gli ci era voluto del tempo per capire che si, quello che stava vivendo non era affatto un sogno e che Magnus non sarebbe scomparso una volta aperti gli occhi.
Alec era sempre stato un tipo pragmatico e piuttosto razionale, ma Magnus era riuscito a stravolgergli la vita con una semplicità che tutt’oggi faticava a comprendere.
Il giovane Lightwood si era lasciato condizionare, aveva permesso a quella figura esuberante vestita di tutto punto di sconvolgergli la vita come nessuno aveva fatto prima di allora, e si era donato a lui, in ogni modo possibile.
Magnus, giorno dopo giorno, era diventato la sua cometa.
Lui forse non se ne accorgeva, ma ogni qualvolta entrambi si ritrovavano nello stesso posto, Alec - puntualmente - gli orbitava attorno senza neanche rendersene conto.
Si muoveva quando lo faceva lui, i suoi occhi lo seguivano quando questi decideva di allontanarsi.
Non c’era alcuna premeditazione nei loro gesti, e questo non faceva altro che accentuare la potenza dei loro sentimenti agli occhi degli altri.
Che Alec e Magnus fossero destinati a stare insieme era una conclusione a cui tutti erano in grado di arrivare, anche il peggiore degli stolti.
Alec delle volte si soffermava a ripensare alla sua vita prima di quell’incontro.
Prima dell’arrivo di Magnus Bane, prima di scoprire l’amore, prima di capire che non serve nascondersi al mondo, che non c’è niente di sbagliato nel provare sentimenti, prima di capire che non avrebbe dovuto provare vergogna a sentirsi giusto.
Perché si, Alexander Lightwood, dopo una vita trascorsa a fuggire costantemente dalle sue emozioni, ora sentiva di aver trovato il suo posto nel mondo.
Magnus invece, poteva dire di aver ricominciato a vivere nel giorno in cui quella bellissima figura dagli occhi color del cielo e capelli neri come la notte aveva fatto capolino nella sua frenetica e tormentata esistenza.
Aveva avuto notevoli esperienze, ed ancor più relazioni di quante ne ricordasse, aveva conosciuto tantissime persone, e tante altre ne aveva lasciate alle spalle, non era certamente nuovo ai sentimenti, ma lo era stato di fronte la forza totalizzante e pura delle sensazioni che Alec gli regalava, giorno per giorno.
Magnus si era accorto, non senza una notevole dose di sconcerto, che mai nessuno era riuscito a farlo sentire vivo come quel ragazzo.
Alec era la sua adrenalina, la sua linfa vitale, e così come succede per ogni cosa della quale non riesci più a farne a meno Magnus non riusciva neanche più a concepire di doversi separare da lui, neppure per un secondo, neanche per un istante, neanche per sempre.
Quella realizzazione lo colpì in pieno petto e gli fece sgranare gli occhi. Annaspò e si mosse a disagio, lanciò uno sguardo alla luce che filtrava dalla finestra e si alzò, accomodandosi sulle gambe di Alec e costringendo quest’ultimo a seguirlo a sua volta.
<< Vieni a stare da me >> disse Magnus di punto in bianco
Alec si sistemò meglio, allargò leggermente le gambe - sopraffatte dal peso del suo uomo - ed aggrottò le sopracciglia confuso << ora? E la gita in barca con i ragazzi? Lo sai quanto ho dovuto faticare per convincere Jace. Se rimandiamo tutto dubito che ne uscirò vivo >>
Magnus sorrise e gli diede un piccolo bacio su naso << non succederà, Jace sa benissimo che il mio bellissimo fidanzato è fuori dal mercato >> sussurrò indirizzando i baci sulle labbra piene e rosee del ragazzo << e comunque, mi hai frainteso >>
Alec si accigliò confuso, ma questo non gli impedì di avvolgergli la schiena in un abbraccio, incatenando lo sguardo nelle iridi magnetiche del compagno.
Magnus sollevò un angolo della bocca << vieni a stare da me >> ripeté, poi sorrise ed una piccola scintilla gli attraversò gli occhi caldi ed innamorati << in maniera permanente >>
Alec dovette scordarsi come si facesse a respirare, perché, dopo qualche minuto - che a lui sembrarono anni - fu costretto a prendere un lungo respiro per evitare che i polmoni gli esplodessero dal petto.
Non sentiva neanche più il caldo, le dita di Magnus che avevano preso ad accarezzargli le ciocche umidicce dei capelli, non sentiva neanche più gli uccellini cinguettare fuori dalla finestra, se è per questo, in quel momento non sentiva neanche più il suo cuore, nonostante qualcosa - e non era ancora nelle condizioni di stabilire cosa - gli suggerì che stesse continuando a svolgere il suo compito.
Alec aprì la bocca, trovandola secca ed impastata. Sentì una gocciolina di sudore abbandonargli le tempie e percorrergli il volto, scendere dispettosa lungo la guancia e raggiungere il collo.
Magnus, prontamente ci si fiondò sopra, risucchiandola con una lentezza disarmante.
Alec sentì la sua erezione pulsare - particolare che non sfuggì neanche a Magnus - e non riuscì ad ignorare il tremore dovuto alle scosse elettrice che presero a percorrergli le gambe.
Si mosse a disagio e non si curò di nascondere l’evidente rossore che aveva preso a colorare le sue gote.
Magnus non indossava niente oltre un paio di boxer argentati di almeno due taglie più piccole rispetto al normale. Il petto era glabro e sudaticcio, intorno al collo aveva solo due piccole collane, una più lunga rispetto all’altra, ed un piccolo orecchino sul lobo destro.
Il volto era completamente nudo, se non per qualche traccia di matita sbavata intorno agli occhi ed i capelli scuri gli ricadevano di lato mentre qualche glitter si librava per aria durante i suoi movimenti.
<< Che ne dici Alexander? >> gli stava domandando Magnus quando Alec riportò - con notevole fatica - l’attenzione su di lui << ti va di dividere l’appartamento con il fashion blogger più famoso di New York? >>
Alec aggrottò la fronte e rafforzò la presa del suo abbraccio, inclinò la testa e finse di pensarci su.
Certe volte - quando Magnus non lo imbarazzava oltre i limiti consentiti - riusciva anche ad essere piuttosto credibile.
<< Non lo so >> disse, riuscendo a simulare un tono incerto.
Fu solo per una frazione di secondo, ma Alec riuscì comunque a vedere lo sguardo di Magnus adombrarsi per lasciare il posto alla solita aria irriverente e beffarda che tanto amava.
Alec conosceva bene quella paura, così - catturato da un impellente bisogno di sentire il corpo del suo uomo quanto più vicino possibile - se lo spinse addosso, contro il petto << cosa potrebbe offrirmi, il fashion blogger più famoso di New York, per indurmi ad accettare la proposta? >>
Magnus sorrise maliziosamente, con entrambe le mani circondò il collo del ragazzo, iniziando a sfregare lentamente i loro bacini l’uno contro l’altro.
<< So essere molto persuasivo, quando voglio qualcosa, Alexander >> gli sussurrò debolmente.
L’uomo gli accarezzò i capelli con una mano, poi, la spostò piano lungo le scapole, facendola scendere lungo la schiena.
Con due dita gli sfiorò la colonna vertebrale.
Alec inarcò la schiena, seguendo i suoi movimenti << dovrai impegnarti di più questa volta >> lo redarguì bonariamente
Magnus alzò teatralmente gli occhi al cielo, ma non si allontanò di un solo millimetro.
<< Ridurrò gli ordini online da cinque a quattro volte a settimana >> acconsentì
Alec sollevò le sopracciglia << due >>
<< Tre >> lo contraddisse Magnus
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo ma annuì << e che mi dici dell’arredamento? >> suggerì poi
Il fashion blogger prese a solleticargli il fianco sinistro << non ti piace il retrò? >>
Alec sospirò << sai cosa intendo >>
Questa volta fu il turno di Magnus di roteare gli occhi.
<< Alexander, così mi uccidi >> esalò
Alec si morse un labbro - faticando enormemente a mantenere l’aria austera di cui si era fatto carico - ed iniziò a guardarlo con l’espressione più contrariata che possedesse.
Magnus sventolò una mano infastidito << e va bene >> disse << dirò a Jimmy di prendersi una pausa >> concordò << per qualche settimana >>
Alec assottigliò lo sguardo << per almeno un mese >>
<< Sei un vero impiastro, fiorellino >>
Il ragazzo fece per aprire la bocca ma Magnus lo interruppe repentino << non ci provare >> disse subito << so quello che mi stai per chiedere, e la risposta è no. Scordarti di vietarmi di chiamarti in quel modo, perché questa è una condizione su cui non sono disposto a patteggiare, Alexander >> lo redarguì << a meno che >> si affrettò ad aggiungere << non preferisci Bananasplit >> decretò solenne << in quel caso potrei anche accettare lo scambio >>
Alec quasi si strozzò << n-no >> sibilò << assolutamente no >>
Magnus allora sorrise << siamo d’accordo, fiorellino >> poi con la punta della lingua gli lambì la bocca << altro? >>
Alec si mosse, arpionandogli i capelli in tutta risposta << niente stupide allusioni sessuali di fronte ai miei genitori >> iniziò ad elencare << smettila di tagliare le ciocche dei capelli di Jace mentre dorme. Non approfittare dei miei turni in ufficio per bruciarmi le magliette e finiscila di nascondermi l’intimo solo per costringermi ad indossare quei dannati affari stretti ed attillati che ti ostini a spacciare per boxer >>
<< Quelle che invece tu insisti a classificare come magliette non hanno più neanche la stoffa sufficiente per farci una bandana. Nelle tue t-shirt, vivono le tarme! >>
<< Non è assolutamente vero >> lo contraddisse Alec oltraggiato
Magnus sospirò << e va bene, nessun falò con i tuoi preziosi capi d’alta moda >>
<< E? >> lo incitò il compagno
<< E la splendente chioma di Trace sarà - momentaneamente - al sicuro >> concesse << permanentemente >> si affrettò poi a specificare dopo l’occhiata di rimprovero del ragazzo.
Alec sorrise ed approfittò di un momento di distrazione di Magnus per spingerlo contro il letto e mettersi a cavalcioni sopra di lui.
<< Va bene >> disse allora
Magnus, afferrò le spalle di Alec ed inchiodò lo sguardo nelle sue iridi chiare. << Quindi è un sì? >> domandò, qualche secondo dopo aver riacquistato lucidità.
<< È un si, per te sarà sempre un si >> * confermò Alec abbassandosi per suggellare quella conferma con un bacio.
Magnus non si fece cogliere di sorpresa una seconda volta, con una mano afferrò la testa di Alec spingendola ancor di più verso di lui e con l’altra gli circondò il bacino, gli afferrò i fianchi con le unghie ed utilizzò entrambe le gambe per avvicinare ulteriormente il corpo caldo del compagno.
Aprì la bocca, accogliendo la sua lingua e succhiandone ogni centimetro, riscoprendosi desideroso di assaggiare di più, sempre di più.
Alec era un sapore che Magnus non si sarebbe mai stancato di pregustare.
<< Era un sì fin dall’inizio, non è vero? >> sussurrò Magnus quando si staccò da lui e solo dopo avergli accarezzato la guancia con la tipica dolcezza che riversava solo ed esclusivamente a lui.
Alec non rispose, si limitò solo ad annuire sorridendo.
Magnus ansimò, a corto di ossigeno, e la sua mano corse ad allontanare una ciocca nera di capelli che gli impediva di ammirare la magnificenza di quello sguardo d’oceano.
<< Il mio piccolo e dolce Alexander >> disse << e così il pesciolino rosso si è trasformato in uno squalo doppiogiochista e subdolo >>
Alec rise e strofinò il naso contro il suo.
<< Mi piace questo tuo lato brutale e spietato >> gli sussurrò alla fine, poi con colpo di reni ribaltò le loro posizioni.
Arpionò con grazia le mani di Alec e gliele imprigionò sopra la testa, gli serrò il bacino con entrambe le gambe e si abbassò in direzione del petto nudo, che si abbassava ed alzava nel tentativo di riprendere fiato. Fece scorrere la figura lungo la sua spalla, sul bicipite sinistro, lungo il petto, sulla peluria che accompagnava l’addome scolpito e sudato di Alec.
Studiò il suo ombelico e si soffermò sull’asciugamano spiegazzata - ora leggermente aperta - a causa dei repentini movimenti.
Magnus analizzò la linea del suo basso ventre e la peluria che si intravedeva dal pezzo di stoffa bianca che ancora copriva le bellezze del suo compagno.
L’uomo si passò istintivamente la lingua intorno alle labbra << che ne dici, fiorellino >> sussurrò con voce roca << tentiamo il sesto round? >> e senza neanche aspettare la risposta di Alec si precipitò a riappropriarsi delle sue labbra, certo che nessun altro posto lo avrebbe fatto sentire al sicuro come quello.


 

 

  • NB: * la frase contrassegnata è un chiaro riferimento al libro. Qui i ruoli sono chiaramente invertiti, infatti nelle cronache era Magnus a dirlo ad Alec e non il contrario. Ho adorato questa frase sin dall’inizio perciò ho deciso di inserirla. 




 

Sproloqui mentali di Orihime.

Sono in fase di negazione al momento. Sappiatelo.
Non volevo pubblicare perchè mi rifiutavo categoricamente di mettere la parola fine a questa storia, sono stata indecisa sul da farsi per qualche giorno, poi il lato lettrice accanita/inferocita/agonizzante che è in me ha preso il sopravvento ed ho capito che non potevo riversare tale crudeltà su di voi.
Perciò, eccoci qua.
Il capitolo conclusivo della storia.
Ho il magone gente.
So di averlo già detto ma tengo particolarmente a questa storia, è anche – ed ancora stento a crederci - la prima che riesco a concludere.
Si, sono davvero pessima. I know.
Comunque sia, mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo, perchè sia Alec che Magnus erano già particolarmente ed inesorabilmente coinvolti l'uno dall'altro. Ho provato per sommi capi anche a delineare gli eventi che si sono susseguiti per condurli a questo punto.
Spero con questo epilogo di non aver deluso le vostre aspettative, so che molti di voi avrebbero voluto leggere il “dopo appuntamento” ma non temete, vi ricordo che in ballo ci sono gli extra, quindi non tutto è ancora perduto.
Cosa posso dire, grazie a tutte le bellissime persone che hanno deciso di accompagnarmi in questo esperimento, grazie per tutte le cose bellissime che mi avete detto, per il vostro supporto, per le vostre interazioni, e per l'entusiasmo che avete dimostrato.
Grazie, perchè mi avete spronata ed aiutata.
La scrittura e la lettura sono due delle cose che amo di più al mondo, mi piace molto condividere le mie opinioni con qualcuno che ha in comune il mio stesso hobby ed ovviamente anche questa volta non vedo l'ora di conoscere le vostre impressioni.
Inizierò a breve a dedicarmi agli extra, posso già anticiparvi che ho finito circa una settimana fa di scrivere un nuovo capitolo per la raccolta Just us e ne ho iniziato un'altro, ma siamo ancora agli albori.
Recentemente sono stata abbagliata da Brian Kinney ed i Britin mi hanno momentaneamente deviato il cervello.
Ripeto, sono pessima. Ma dovevo provare a superare il dolore per l'attesa della terza stagione in qualche modo, perciò mi sono detta, perchè non iniziare un altro telefilm?
Questa è la storia di come Queer as folk ha iniziato a danneggiare il mio – già precario – sistema cerebrale.
Okay. La smetto, anche perchè questo angolo riflessioni si è appena trasformato in un angolo di depressione.
Chiunque voglia suggerirmi qualche idea sugli extra, discutere sui Malec, o sui Britin – perchè benchè siano passati anni dalla messa in onda della serie certe cose non tramontano mai – o su qualsiasi altra cosa voi vogliate, potete tranquillamente mandarmi un messaggio sul mio account.
Grazie di nuovo di vero cuore,
A presto. No. A prestissimo,
Un grande abbraccio,
Orihime.

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