The Mermaid

di k_Gio_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Mermaid ***
Capitolo 2: *** Una convivenza forzata ***
Capitolo 3: *** L'arrivo ad Arendelle ***
Capitolo 4: *** Una nuova realtà ***
Capitolo 5: *** Ecco cosa vuole Capitan Uncino ***
Capitolo 6: *** Tra regali e scoperte ***
Capitolo 7: *** Dove è finita la fortuna? ***
Capitolo 8: *** Quando non tutti i mali vengono per nuocere ***
Capitolo 9: *** Tra sangue e frivolezze ***
Capitolo 10: *** Nuovi batticuori e gelosie nascoste ***
Capitolo 11: *** Tra spezie e passi di danza ***
Capitolo 12: *** Rum e baci rubati ***
Capitolo 13: *** Un brusco risveglio... ***
Capitolo 14: *** A piccoli passi ***
Capitolo 15: *** Risveglio ***
Capitolo 16: *** Pronti per la partenza ***
Capitolo 17: *** La resa dei conti ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** The Mermaid ***


★ Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Mermaid’s Sea” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 2395
★ Prompt/Traccia: 
Pirate!AU – A si è accorto da tempo che “qualcosa”, ossia B, sta seguendo la loro nave.  Un giorno riesce a catturarlo con una rete.





 
The mermaid

 


Era appena trascorsa la mezzanotte e una luna piena e pallida come il latte rischiarava quella distesa di buio. In qualche luogo dell'oceano non bene identificato la Jolly Roger si lasciava dondolare languidamente dalle onde gentili di quelle acque calme.
Ad infrangere quella totale quiete erano le urla e le risa sguaiate e smodate dei marinai dell'imbarcazione.
«Razza di furfante! Hai imbrogliato! Non puoi aver vinto anche questa volta!» urlò uno di loro pregno d'alcool e d'ira per aver perso di nuovo.
«A chi hai dato del baro eh?!» senza preavviso l'uomo si gettò sull'altro e diedero inizio all'ennsima zuffa.
Il capitano della nave intanto era perso nei suoi pensieri e guardava il mare nero con un cipiglio pensieroso. Erano giorni che si sentiva osservato e pensava di star diventando paranoico dato che erano in mezzo all'oceano. Dubitava che a incutergli quello stato d'animo teso fossero i gabbiani che sorvolavano la sua nave. Mandò giù un altro sorso di rum e si perse nei suoi pensieri, ben lontano dalla baraonda che si stava verificando poco distante da lui.
Non lontano dalla nave, sul pelo dell'acqua affiorò qualcosa, troppo buio per scorgere alcunché.
«Vado io.»
«Noi li distraiamo» detto ciò le voci sparirono di nuovo sotto quel manto nero.
Quella zuffa iniziata più per far qualcosa che per altro, cessò non appena l'attenzione dei marinai venne catturata da un rumore improvviso. Si sciolsero da quell'aggrovigliamento diregendosi verso il parapetto della nave dove sembrava giungere il rumore.
«Sembra un banco di pesci...»
«Mmm già, deve esserci un predatore che li sta facendo scappare» mormorò un altro.
Riflessi argentei affioravano ad intermittenza lungo la superficie creando un gioco di luci magnetico che catturò tutti i marinai.
« E se fosse un kraken...?» disse un altro.
«Non dire idiozie...non può essere un kraken» rispose poco convinto quello che gli stava vicino.
«E perchè no?!»
«Beh perché...»
Mentre quegli uomini di mare discutevano su cosa fosse a spingere quei pesci a fare tutta quella confusione, alle loro spalle un ospite inatteso si era fatto strada, con tutte le forze che aveva, lungo una scaletta che la ciurma si era dimenticata di tirar su.
La creatura si faceva avanti usando le braccia , la lunga coda squamosa di un verde iridescente lasciava una scia salata dietro di sè. Si apprestava a raggiungere la postazione dove i marinai avevano giocato fino all'attimo prima.
«Capitano! Venga a vedere!» uno dei pirati chiamò l'uomo a capo della nave per metterlo a conoscenza di ciò che stava accadendo.
Il capitano sospirò «Arrivo!» era conscio che i suoi uomini erano pregni d'alcool fino alle punte dei loro capelli, ma prima avrebbe chiuso quella faccenda e prima sarebbero andati tutti a dormire.
Nell'istante stesso in cui si voltò emozioni contrastanti gli attraversarono il petto.
Non era ubriaco. Aveva bevuto un goccio di rum ma non era per niente ubriaco. Ma se non era ubriaco perché a pochi passi da lui vedeva una splendida sirena dai capelli biondi?!
I suoi pensieri di pochi istanti prima divennero realtà. Un ghigno gli si aprì sul bel volto non appena la creatura si accorse di essere stata beccata.
La caccia era iniziata.
L'uomo si precipitò alla volta della creatura mentre quella lasciava il suo bottino e si lanciava verso la via d'uscita più vicina. Di sicuro in acqua avrebbe avuto la meglio ma su quella nave ogni gesto era limitato e impacciato. Il capitano in mosse agili afferrò la prima rete che gli capitò tra i piedi e gliela gettò contro senza troppe cerimonie. La sirena che non si perse d'animo nemmeno per un istante tentò di usare la coda come una frusta, ma senza successo, si aggrovigliò solo di più. Era stremata ed erano solo passati pochi attimi. L'uomo la aggirò repentinamente e prendendola in spalla la portò il più velocemente possibile verso la sua cabina.
La creatura avrebbe urlato ma si aspettava che ad accorrere per primi sarebbero stati i pirati, ed uno lo poteva gestire, ma una ciurma intera no.
In quella manciata di secondi nessuno dei marinai si era accorto di nulla. Avevano continuato a sporgere le loro teste fuori in cerca di capirci di più, ma all'improvviso così come erano arrivati, quei presunti pesci erano spariti, inghiottiti di nuovo dall'oceano. Deciso che la serata era conclusa e che forse era tutta colpa degli alcolici che avevano in corpo, ripresero le loro cose e se ne andarono a dormire.
Il capitano si era chiuso la porta alle spalle con un calcio, districò la rete intorno alla creatura cercando di farle il meno male possibile. Lei lo osservò cupa per tutto il tempo.
«Se stai ferma faccio subito» la rimbrottò lui quando lei iniziò ad agitarsi. Una volta liberata dalla rete le legò meglio che potè le mani e la depositò su una sedia. Si concesse di ammirarla, non era da tutti i giorni che una creatura del genere saltasse di sua spontanea volontà sulla sua nave.
Con un sorriso ironico si rivolse alla giovane «Allora, cosa porta una bella sirena come te sulla mia nave?» chiese con voce calda lui, ma prima che la creatura potesse aprir bocca il capitano la imbavagliò. Rimase ad un palmo di naso dal volto di lei, il solito sorrisetto ghignante che rivelava la dentatura bianca e un leggero profumo di rum.
«Non disturbarti a rispondere tesoro,» le diede un buffetto sul naso facendola infuriare ancora di più «sapevo di non star diventando pazzo, sentivo che qualcuno ci stesse osservando, non mi aspettavo tanta fortuna certo. La vostra reputazione di ammaliatrici è nota, quindi terrai il bavaglio fino a nuovo ordine».
La sirena lo guardava e si malediva per essere stata tanto imprudente ma ormai il danno era fatto e doveva riuscire a scappare. L'uomo si era allontanato da lei, si arrotolò le maniche della camicia nera sulle braccia, il tutto mentre i suoi occhi, ancora increduli, percorrevano il corpo della ragazza. I biondi capelli le ricadevano lungo il petto fino a nasconderle i seni nudi; perle d'acqua salata le bagnavano ancora il corpo longilineo; il bacino che lentamente sfumava in una coda di pesce dai colori verdi brillanti, messi ancor più in risalto con la luce dalle candele, le stesse candele rivelavano la stessa brillantezza negli occhi di lei, lo stesso verde magnetico.
«Ad ogni modo, io sono Capitan Hook, capitano della Jolly Roger» fece un inchino teatrale « per servirla» sollevò appena la testa per mostrarle il suo sorriso irrisorio.
«Andrò dritto al punto, dammi ciò che voglio e sarai libera...forse» gli occhi maliziosi continuavano a fissarla e lei non riusciva a non pensare che fosse mortalmente fastidioso. Quell'uomo aveva un ego talemente spropositato che non avrebbe esitato un momento ad affogarlo, era tanto affascinante quanto insopportabile.
«Mi stai ascoltando?» le chiese schioccando le dita, «dicevo, in questi giorni ho letto quello che avevo a disposizione qui su di voi» e indicò la coda «vorrei che tu esaudissi i miei tre desideri» disse serio lui, nessun segno d'ilarità sul suo viso.
Lei non potè fare a meno di sollevare un sopracciglio scettico, poi i suoi occhi verdi smeraldo caddero su l'uncino che il capitano portava al posto della mano. Lo scetticismo sulla richiesta appena fattale non scomparve comunque.
Lui si accorse dove le era caduto l'occhio e mormorò «Si, questo sarebbe uno dei motivi per cui mi servono i tre desideri, ma non è affar tuo. E togliti quell'espressione dalla faccia, sono stato gentile» si alzò « se preferisci potrei aprire la porta e darti in pasto alla mia ciurma, cercano sempre modi di divertirsi e fare soldi...e tu riusciresti in entrambi gli scopi» di nuovo quel ghigno malizioso ma per niente rassicurante.
Per un breve istante puro panico le attraversò ogni cellula del corpo, si ricordava delle storie sentite su alcune sirene che erano state catturate, nessuna era mai tornata.
«Vedo che cominci a capire quale sia la scelta migliore per te tesoro» incrociò le braccia e si appoggiò alla porta con aria trionfante «Non si comporterebbero bene come me, sai» disse facendo 'no' con il dito. La ragazza roteò gli occhi.
La bionda inspirò profondamente, era in trappola ma poteva riuscire a cavarsela, abbassò il capo e con la coda dell'occhio vide la finestra. Era l'unica via d'uscita in quel mommento, l'avrebbe colta e sarebbe stata salva. Inspirò di nuovo e annuì, come se si fosse arresa, lo guardò da sotto le lunghe e folte ciglia, inutile dire che il capitano più temuto dei sette mari rimase ammaliato da tale intensità. Capì di star per cadere in trappola un attimo prima del baratro, la guardò ridendo « Non provarci tesoro, solo tempo sprecato. Farai quello che ti ho chiesto?»
Per tutta risposta quella alzò il mento «Ti tolgo il bavaglio, ma se provi a fare scherzi non sarò più così gentile» le si avvicinò e con uno strattone le liberò la bocca.
La sirena si passò la lingua sulle labbra e quelle si alzarono impercettibilmente verso l'alto «Grazie». In un attimo sollevò la coda e a mo' di frusta colpì il capitano sul fianco.
«Mi stai esasperando» disse lui mentre piegato in due riprendeva fiato « mi stai impuzzolendo la cabina» e le avviluppò la coda tra le braccia con ancora il fianco dolorante.
Lei spalancò la bocca offesa «Cosa?!» con tutta la forza che aveva in corpo tentò di spintonarlo. Lui ammise a se stesso che quella voce era da perdizione totale e tentò di pensarci il meno possibile ma i suoi occhi iniziarono a percorrere il corpo sinuoso della creatura a ritroso e fu peggio, non poteva aiutarsi in alcun caso.
Mentre lei, più piccata che mai per quella condizione, cercava di atterrarlo, accadde qualcosa di totalmente inaspettato.
Il capitano si accorese che la fine della coda che teneva salda tra le braccia iniziava a perdere le sue squame. Gli occhi terrorizzati di entrambi non riuscivano a staccarsi da quello spettacolo assurdo. Le squame verde smeraldo cadevano una dopo l'altra, una cascata tintinnante di squame che avevano acquistato peso, preziose come il più bel gioiello d'oro in circolazione.
Le squame cadendo liberarono poco a poco due gambe inaspettate. A parte il tintinnio incessante non un altro suono volava per la stanza. Quando quelle nuove gemme iniziarono a staccarsi anche sulla parte del bacino il capitano depositò a terra le gambe della giovane e distolse lo sguardo. Cadde anche l'ultima e fu il silenzio più completo. Gli occhi verde smeraldo, ora vuoti ma increduli, guardavano quello scempio.
Lui le passò una sua camicia senza sapere cosa dirle.
Lei puntò gli occhi incandescenti su di lui «Ti uccido».

A diverse leghe sotto il mare, le due sirene che avevano fatto da diversivo nuotavano alla loro massima velocità verso il castello di corallo.
«Regina!Regina!» urlarono entrando nel grande atrio, sapevano che l'avrebbero trovata là. Seduta sul trono, la sovrana del regno sommerso le guardò arrivare, i lunghi tentacoli che galleggiavano languidamente. Aveva la solita aria regale che non l'abbandonava mai, quell'aria che sembrava sempre sapere tutto.
«Ditemi»
«Emma è stata catturata da dei pirati! Dobbiamo salvarla!» erano tremendamente in ansia per ciò che poteva accadere alla loro amica, ma perché non sembrava dello stesso avviso anche la sovrana?
«Ruby, Belle, so molto bene cosa è accaduto ad Emma. Avete disobbedito ai miei ordini di non avvicinarvi agli umani. Che questo vi serva da monito per non sbagliare anche voi».
Erano esterrefatte, lei sapeva e non avrebbe fatto nulla?
«Ma se le facessero del male?»
«Siete giovani e imprudenti, anche il mare è pieno di pericoli, lo sapete, la nostra Emma dovrà affrontare anche quelli di terra ora visto che non le bastavano quelli marini. Vi serviva una lezione ed io ho fatto in modo che la riceveste. Emma non corre nessun pericolo imminente, o meglio, nessun pericolo legato alla sua natura da sirena. Ho fatto in modo che perda la coda una volta fuori dall'acqua».
Rischiarono di slogarsi la mascella tanta era la loro incredulità. «Ma come...?»
«Il fatto è Ruby, che voi non apprezzate ciò che avete e questa era l'unica soluzione per farvi capire che in superficie non c'è niente di meglio che qui in fondo al mare non possiate trovare. Lassù saremmo solo dei fenomeni da baraccone» Regina si alzò, gli occhi scuri appesantiti da una delusione che le sirenette ignoravano.
Ritrovò la sua forza d'animo «Ad ogni modo, riavrà la coda quando ammetterà a se stessa di aver sbagliato. Quando si accorgerà di cosa ha realmente perso. Della fortuna avuta a nascere con la coda. Fino ad allora potrà riaverla solo con l'acqua dolce. Lacqua salata non la riconoscerà, sarà un'estranea. E badate che la stessa sorte capiterà a chiunque di voi oserà fare la medesima cosa». Detto ciò Rgina se ne andò, lasciando le giovani più terrorizzate che mai.
Mentre dava loro le spalle la sorvrana mormorò, quasi ad autoconvincersi «Lo faccio solo per il vostro bene».

In superficie le cose non erano più rosee. Ancora incredula e con una smania assasina per ciò che era successo la sirena alternava gli occhi dalle suo nuove gambe all'uomo che le aveva rovinato la vita.
«Cosa hai fatto alla mia coda, maledetto?! Cosa hai fatto?!» era talmente sbigottita che neppure le lacrime riuscivano a sgorgare da quegli occhi rossi.
«Io?! Io non ho fatto assolutamente niente! E vestiti se vuoi che io ti aiuti a capirci qualcosa».
«Aiuto? Da te?! Ti uccido, fosse l'ultima cosa che faccio!» con gesti frenetici trovò la forza per alzarsi su quelle nuove cose ma non sapeva come usarle e a frenare quella sua sicura rovinosa caduta furono le braccia di Hook.
«Tesoro, io non c'entro proprio un bel niente». Molto malamente lei lo spinse via, allontanandolo da lei. Era confusa come non mai, non sapeva cosa le era appena capitato.
La giovane era a pezzi, lo vedeva e gli dispiaceva ma lui davvero non c'entrava niente, «Visto che in questo momento hai solo me, potresti gentilmente dirmi il tuo nome?»
«Cosa importa ormai?» lui non demorse e continuò a fissarla con gli occhi azzurri talmente penetranti che lei se li sentì tutti addosso. «Emma, mi chiamo Emma» sbuffò scrollando le spalle e stritolando la camicia che lui le aveva offerto.
«Bene Emma, troveremo un modo per farti tornare la coda. Anche perché così non mi servi a tanto» quella che doveva essere una battuta la fece infuriare ancora di più.

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Holaaaaaaa!
Sebbene io sia in ritardo su tutta la linea sono di nuovo qui per una cosa mai fatta prima, una challenge indetta su fb dalla pagina Fanwriter. Non so se vada bene e se segua tutti i criteri stabiliti ma questo mi è uscito e questo vi propongo :')
La storia finisce così, almeno per ora e in base a quanta gente piacerà xD si sono molto materiale, ma visto che non so nemmeno io se effettivamente riuscirò ad andare da qualche parte con questa cosa, prendete quello che viene e siate felici :') Diciamo che sono tornata a pubblicare anche perchè ho trovato troppo Swanqueen e poco CaptainSwan e mi mancava leggere di loro (lo so che ho in arretrato un bel po' di capitoli ma shhhh), SI SCHERZA, non sto offendendo nessuno tranquilli. 
Va bien questo è quanto, come al solito se vi è piaciuta almeno un pochino pochino pochino fatevi sentire che mi fa sempre piacere. Anche se non vi piace o la trovate banale, qualsiasi cosa, anche se siete rimasti un po' spaesati con il nuovo look di Jen che è passata al rosso o.O ancora non mi sono ripresa ma ok, è dalla seconda puntata di Once che non mi sono ancora ripresa quindi...stendiamo un velo pietoso :') ergo dunque potete scrivere todos.
Alla prossima!
Gio

 

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Capitolo 2
*** Una convivenza forzata ***


Una convivenza forzata

 

 



«Ora dovremmo ripulire tutto questo...» disse il capitano agitando la mano verso quel mare luminescente che si ritrovava in cabina «Varranno una fortuna...» e già pregustava quell'enorme ricchezza che gli era letteralmente saltata sulla nave.
Ancora seduta sulla sedia la non più sirena lo guardava con la faccia livida, ancora turbata per quello che gli era appena capitato «Sono mie» disse con tono cupo.
«Mmm ?» il pirata si voltò con faccia interrogativa, non l'aveva minimamente udita troppo perso com'era nei suoi sogni sfarzosi «Cosa hai detto?»
«Ho detto che sono mie» ripeté lei stringendo sempre di più il pezzo di stoffa tra le sue mani. Lui scacciò quelle parole con un gesto della mano.
«In quanto mia prigioniera ciò che è tuo è mio.» poi scese con lo sguardo «E vestiti, non possiamo stare nella stessa stanza con te senza niente indosso» e nella testa si rendeva conto di quanto gentiluomo davvero fosse, in altre circostanze non ci avrebbe pensato due volte a saltarle addosso...
Emma abbassò gli occhi verso ciò che provocava tanto turbamento nell'uomo, ma non capiva. Aveva visto diverse volte uomini e donne senza vestiti lungo la spiaggia o mentre lei insieme alle altre sirene spiavano i marinai sulle navi...ma non le era mai sembrato che fossero turbati. Ma era in territorio nemico e per quanto non lo conoscesse affatto era meglio dargli ascolto, dove lo reputava più idoneo almeno. Dopo l'ennesimo sbuffo mal celato cercò di infilarsi quella strana cosa.
Intanto lui si era prodigato a prendere un bauletto e a svuotarlo di quello che conteneva, poi chinatosi aveva iniziato a raccogliere tutte quelle squame divenute piccole gemme preziose. «Avanti, muoviti».
Non la vide ma lei lo fulminò, si accostò i lembi di quella cosa e cercando di non rovinare di nuovo a terra si accucciò al fianco di lui e prese a raccimolare i resti della sua vita da creatura del mare.
«Ora le mettiamo qui dentro e po...DANNAZIONE Emma!» era arrossito come un adolescente inesperto quando si era accorto che la ragazza aveva sì messo la camicia ma non se l'era abbottonata, lasciando così ai suoi occhi di pirata in astinenza da donne, tutto quello che la natura le aveva regalato. Emma invece aveva sobbalzato un po' spaventata.
«Che c'è?!»
Hook si passò una mano sugli occhi. Doveva aspettarselo, che ne sapeva una sirena di come si abbottonava una camicia. Niente. Si voltò verso di lei ed allungò la mano. Pazienza, doveva avere pazienza.
«Che hai intenzione di fare?!» si era messa sulla difensiva ma non perdendo quello sguardo battagliero.
«Cerco di preservare la mia sanità mentale» lei non parve capire « Ti abbottono la camicia, ed impara.».
Anche se provvisto di una sola mano riuscì abilmente a far passare i bottoncini nelle asole, lei lo guardava attenta ma tesa per quel contatto troppo ravvicinato. «Visto? E' facile. Devo darti anche dei pantaloni, assolutamente. Tu continua a metterle dentro al baule» si alzò verso una cassettiera e ne trasse dei pantaloni anch'essi neri come la camicia.
Glieli lanciò in testa. «Mettili» e riprese a mettere apposto.
«Cosa ti fa pensare che io non ti uccida nel sonno?» era furente.
«Nulla, ma sarebbe un vano tentativo di fuga visto che fuori c'è la mia ciurma e tu non hai più la coda» la guardò sorridente e con una faccia da schiaffi fastidiosa. Emma scosse la testa e prese ad armeggiare con quella diavoleria.
«Ci devo far passare le gambe, giusto?» si era alzata ma temeva di cadere senza il supporto di entrambi gli arti.
«Din Din Din! E' anche intelligente» era un bastardo quando si comportava così, lo sapeva.
Lei non gli diede peso, troppo intenta a capire come funzionasse quel mondo.
«Appoggiati al letto per non cadere» stavolta il suo tono di voce era stato più dolce e la spiava con la coda dell'occhio. Fece come suggeritole e dopo qualche minuto indossava dei pantaloni leggermente troppo larghi per lei.
«Molto meglio no?!» disse soddisfatto.
«Sta zitto».
Finirono di riporre tutto nel baule.
«Ora dobbiamo davvero dormire, domani mi devo alzare presto»
«E io dove dovrei dormire?»
«Beh,» fece con fare ovvio «il pavimento è abbastanza comodo no?!».
Gli occhi di Emma si ridussero a due fessure «Sei davvero un mostro, i kraken sono delle dolci creature in confronto»
«Ognuno ha le sue qualità» sorrise sghembo mentre le dava le spalle nascondendo ad occhi indiscreti il baule. « Avanti, puoi dormire sul letto, ma tieniti lontana...puzzi di pesce».
«Sei un villano, e non considerare vuote le mie minacce.»
«Basta che lasci il mio viso intatto, altrimenti ci rimarrei male io e tutto il resto del genere femminile». Era egocentrico fino all'inverosimile.
«D'accordo, infilati nel letto che spengo le luci». Sempre più restia ad assecondare i suoi ordini si mise sotto le coperte e trovò il tutto davvero piacevole...nonostante un po' di disagio. Disagio che aumentava nel dover condividere quel nuovo letto con uno sconosciuto che l'aveva fatta prigioniera.
«Va bene,» disse lui mentre si coricava «allora buonanotte.»
«Mmm» si accovacciò su un fianco dandogli le spalle e meditando sulla sua nuova condizione da umana. L'indomani sarebbe dovuta uscire assolutamente da quella stanza, doveva sperare che le sue amiche fossero lì per aiutarla a capire.
«Comunque» esordì nel completo buio della stanza «non puoi più esaudire i miei desideri ora che hai perso la coda vero?».
E di nuovo con quella storia, roteò gli occhi color smeraldo.
«No»
«Mmm...e le tue lacrime non si traformano in perle, vero?»
Quell'uomo era pazzo, fece una smorfia che lui non poté vedere.
«No»
«Mmm...quindi oltre alla bellezza mi sei completamente inutile» sentenziò infine.
Un calcio arrivatogli all'improvviso lungo le gambe lo fece gemere. Alla fine lui tacque definitivamente.
Almeno stava imparando ad usare le sue nuove gambe, e il modo in cui lo sentì lagnarsi sommessamente le piacque. Se era quello il modo in cui si poteva difendere non era male.

L'indomani mattina il capitano della Jolly Roger si svegliò alla solita ora, alle prime luci dell'alba, sole o non sole, il suo corpo si risvegliava automaticamente. Si rotolò verso il centro del letto aspettandosi di far urlare la sua ospite, ma trovò il letto vuoto. Strizzò gli occhi ancora addormentati e la vide vicino alla finestra che guardava il mare sotto di loro.
Notò che si era tolta i pantaloni. Una mano era poggiata alla vetrata e l'altra era stretta in un pugno. I capelli biondi le ricadevano sinuosi lungo la schiena in netto contrasto con il tessuto nero.
«Dormito bene, tesoro?» chiese con voce roca.
Lei sobbalzò ma non si voltò.
«Ti consiglio di rimetterti i pantaloni perché stiamo per arrivare in un Regno dove le temperature non sono particolarmente miti in questo periodo» e nel mentre la informava si apprestava ad alzarsi e rimettersi in sesto.
Continuava a non parlare e la cosa non è che gli dispiacesse molto appena mattina... «Tutto bene?»
«Oggi posso uscire?»
Le guardò le spalle dato che non accennava a voltarsi, ci pensò su anche se in realtà era dalla sera precedente che ci aveva pensato « Non subito, quando attraccheremo al porto attenderemo il momento opportuno e ti farò uscire». Non era un'opzione, era l'ordine del capitano.
«Va bene»
Lui sorrise con un piccolo sbuffo e sentendolo Emma si voltò «Che c'è?»
«Mi fa strano sentirti così accondiscendente»
«Posso darti un altro calcio se preferisci»
«Sei adorabile»
«E tu un egocentrico»
«Si fa quel che si può. Vestiti che farà freddo. Ti porto qualcosa da mangiare...anche se non so cosa mangiano le sirene...ti adeguerai» e detto ciò uscì, lasciandola da sola nella stanza.
Dopo averle fatto visita per portarle della frutta si era congedato di nuovo, lei lo aveva mandato al diavolo un'altra volta per quella situazione e poi era rimasta a guardare il mare. Si avvicinava mal tempo, e una tempesta era inevitabile. Sperò che arrivassero il prima possibile, se avessero naufragato non sapeva come sarebbe finita. Avendo la coda ogni tanto si era avvicinata a quelle navi che piano piano cadevano negli abissi. Ma ora con le gambe era come tutti gli altri umani, fragili e inermi davanti alle calamità naturali come una tempesta.
Respirò profondamente per non perdere la calma e la concentrazione. Ma era sempre più difficile. Non aveva uno scopo ora, aveva perso se stessa, era come una zattera in balia delle onde. Non sapeva dove si sarebbe diretta o dove sarebbe approdata. Era semplicemente una naufraga.
Sentiva che gli uomini urlavano di fuori, e nello stato d'animo in cui versava se avesse avuto la coda non avrebbe esitato un solo istante a sedurli e affogarli uno dopo l'altro. Indipendentemente. Avrebbe iniziato dal capitano però, di quello ne era certa.
Man mano che le ore passavano e il sole andava a nascondersi dietro nuvoloni carichi di pioggia, anche l'aria mutava. Le temperature, come aveva accennato il pirata, erano calate repentinamente. Non si ricordava di aver mai patito il freddo così tanto. Si era raggomitolata nelle coperte ma seduta sulla sedia di fronte alla finestra. Non voleva perdere di vista nemmeno per un istante il suo oceano.
Complice la noia, si era addormentata, e furono i movimenti dell'attracco a destarla. Stando tutta rannicchiata sulla sedia si accorse di ciò che comportava avere gambe e piedi. Si sentiva le dita tutte intorpidite e quel formicolio che cresceva man mano lo trovò davvero insopportabile e fastidioso. Cominciò a punzecchiarsi ma solo dopo qualche minuto presero a svegliarsi e fu ancora più irritante.
«Con la coda non è mai successo» bofonchiò arrabbiata contro i suoi nuovi arti. Poggiò i piedi per terra e rabbrividì per il freddo del legno. «Accidenti a me e a quando sono salita qua sopra» e si arrotolò meglio nella coperta continuando a guardare fuori.
Mentre le nuvole andavano ad incupirsi, la sua attenzione cadde su quel nuovo paesaggio che si stava affacciando alla finestra. Quel mondo visto da lontano ora era ad un palmo di naso da lei. Sapeva di essere in acque inesplorate e che il pericolo era ovunque...ma si sentiva euforica e non poteva farci niente.
La nave si assestò ma solo dopo diverso tempo la porta della cabina si aprì.
«Oh...involtino di pesce sei pronta a mettere piede sulla terra ferma? Arendelle ci aspetta».
Possibile che fosse così idiota? Inutile rispondersi. 









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Okay bella gente, sono qui con un altro capitolo :') spero vi faccia piacere.
Non so dove andrò a parare...ve lo dico fin da ora ^-^ mi ha fatto enormemente piacere ricevere le vostre recensioni e spero quindi che anche questo seguito vi piaccia. Di solito aggiorno il giovedì e lo avrei fatto anche in questa occasione...ma domani non so come andrà la giornata e visto che il capitoletto era pressocché pronto ho deciso di postarvelo xD 
E' brutto dirlo, ma se vedo che la storia non piace ritorno sui miei passi e rimetto la storia come one shot,  penso che sia giusto anche nei vostri confronti. 
Cooooomunque, non so voi ma la l'ultima puntata di once è stata devastante...porca trota che colpo basso giocare con le nostre emozioni così, che brutte persone T.T non me lo aspettavo proprio un risvolto del genere. Ma in ogni caso è stata una bella puntata :') e non picchiatemi ma a livello emotivo è stata più bella anche rispetto alla puntata con Emma. Si l'ho detto. Ma almeno Emma è ancora viva Lol. Ok basta.
Non so che altro dire...ah si, secondo voi i personaggi sono verosimili ? Riprendono un po' gli originali? E' più difficile questa volta perchè mi muovo in altre acque (LOL). In attesa di vostri riscontri, positivi o negativi che siano, vi auguro buona serata. 
Alla prossima!

Gio

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Capitolo 3
*** L'arrivo ad Arendelle ***


 
L'arrivo ad Arendelle





Arendelle l'aveva sentita nominare qualche volta dalle sirene viaggiatrici, ma dai loro racconti era un luogo che in quegli anni era andato diventando sempre più freddo e difficile da visitare. Non sapeva nient'altro di quel luogo ma il freddo che le entrava nelle ossa le bastava per capire che non era posto per lei.
«Posso uscire quindi?»
Il capitano entrò chiudendosi la porta alle spalle e dopo aver fatto quella battuta idiota si era diretto di nuovo verso la sua cassettiera.
«Allora?» insistette Emma che si era alzata dalla sedia e sempre arrotolata nelle coperte gli si era fatta più vicino.
«Intanto mettiti queste calze e» si guardò intorno «e questi» e le porse degli stivali abbandonati in un angolo.
Lo guardò interrogativa.
«Avanti, non abbiamo tempo da perdere. Io non ho tempo da perdere e ora è il momento migliore per uscire, quindi o ti dai una mossa o rimani qui» e intanto le porgeva gli stivali.
Emma sbuffò per quei modi, ma convenne che sarebbe congelata in un batter d'occhio se non lo avesse ascoltato. Mentre si toglieva le coperte di dosso e si finiva di vestire per mettere poi quelle scarpe, le prime della sua vita lo osservò di sottecchi. Era strano, nervoso quasi. La mascella contratta e lo sguardo duro e fermo in un cipiglio che prima non aveva notato. Si domandò cosa gli pasasse per la testa...ma a dire il vero non le interessava più di tanto. Ora voleva solo uscire per poter parlare con Ruby o Belle e capire cosa le era successo.
Si tirò su, e fu strano. Tutto era strano ormai. Doveva ammettere che seppur il freddo c'era ancora ora con le calze e gli stivali era leggermente meglio.
Lui si voltò guardandola e trovandola pronta per uscire «Bene, ora manca un'ultima cosa e usciamo.» Prese un mantello e glielo mise sulle spalle «Così non faranno troppe domande e non attirerai troppa attenzione».
«Per quello basti tu, giusto?!» chiese ironica lei.

Lui sorrise finto «Sei sempre un amore. E farai meglio anche a stare zitta» e le calò il cappuccio fino a coprirle direttamente metà viso.
«Molto maturo pirata» e si accomodò meglio il mantello.
«Allora,» riprese lui serio «ora usciamo, i miei uomini sono quasi tutti a terra e quelli che sono rimasti saranno nel magazzino a fare l'inventario. Quindi zitta e veloce. E non replicare» aggiunse quando la vide aprir bocca.
Come due fuggiaschi salirono sul ponte di coperta e si diressero verso la passerella che dava al porto.
«Capitano!»
Il pirata si morse la lingua per aver cantato vittoria troppo presto, bisbigliò ad Emma di scendere e di aspettarlo. Lei si ritrovò ad annuire non sapendo che altro fare.
«Dimmi Spugna.» si voltò con un sorriso tirato.
«Chi era quello, Capitano?» disse l'ometto mentre si sfregava le mani per riscaldarsele e indicando con un gesto del capo la figura che velocemente si allontava.
«Quello chi?» fece lui con la miglor faccia da gnorri in suo possesso .
«Come quello chi?! Quel tizio che è appena sceso»
Il capitano si voltò sempre con la sua faccia da schiaffi « Non c'era nessuno, di chi stai parlando? Comunque cosa c'è?»
Spunga assottigliò lo sguardo...era meglio non proseguire quello strano discorso, se il Capitano non voleva parlarne non non ne avrebbbe cavato un ragno dal buco. «Volevo sapere se ci andrete stasera»
Il volto del pirata si incupì diventando serio «Si, se tutto va come spero»
«Sicuro che volete andarci da solo? Posso venire io con voi, Capitano»
«No grazie Spugna, andrò da solo. Controlla che vada tutto bene sulla mia nave mentre non ci sono» e detto ciò si congedò dal marinaio. Scese agilemente dalla passerella e se la ritrovò davanti.
Era leggermente stupito e lei non mancò di farglielo presente. «Pensavi sarei scappata vero?» il sorrisetto che sfociava in un piccolo ghigno.
Lui si grattò leggermente dietro l'orecchio, colto in flagrante «Effettivamente...ma sospettavo che il mio fascino avesse colpito anche te» sapeva sempre cadere in piedi.
«Andiamo» tagiò corto lei.
«Prego» le porse il braccio.
«Scordatelo»
Lui scrollò le spalle «Fa come vuoi, ma stammi vicina che non siamo nella parte di Arendelle più...tranquilla.» era vero. Erano pirati e se li avessero visti non avrebbero perso occasione per metterli in cella, quindi erano in quella sezione del regno dove la gente meno onesta e quella più disagiata era relegata.
«Io sapevo che questo regno non avesse luoghi del genere...» espresse il suo dubbio lei.
«Nessun regno vanta tale onore tesoro.»
«E smettila di chiamarmi così pirata!»
Lui ghignò procedendo avanti. Ci vollero pochi secondi ad Emma per capire che effettivamente e a malincuore necessitava dell'aiuto di quell'uomo. C'era troppa calca via via che camminavano e lei non era abituata a camminare e a stare tra tutta quella gente. Si ritrovava infatti a qualche passo di distanza da lui. Represse il suo orgoglio e accelerò quel tanto che bastava per raggiungerlo e afferargli il braccio.
«Sta zitto» lo anticipò lei non volendo sentire nemmeno un gongolamento.
Lui si limitò a sorridere compiaciuto e a darle dei leggeri colpetti sulle mani che ora si arpionavano al suo braccio.
Camminarono per un po' e solo ad un certo punto lei gli chiese «Ma ora dove stiamo andando? Mi pare che ci stiamo allontanando dal mare...»
«Ah già».
Emma arrestò la camminata di entrambi e lo guardò duramente «Che significa? Dove stiamo andando?»
«Calmati, mi ero dimenticato di questa deviazione» la vide impuntarsi ed incrociare le braccia «Va bene, andiamo» alzò gli occhi al cielo esasperato. E la sorpassò tornando verso la direzione da cui erano venuti.
Pochi minuti dopo si ritrovarono su un pezzo di costa lontano dal caos del porto. Faceva freddo e non vedeva l'ora di filarsela.
«Che poi chi me lo fa fare di darti una mano» mormorò sovrappensiero.
«Che?»
«Hai cinque minuti poi ce ne andiamo prima di congelare del tutto» disse coprendosi meglio con il pastrano. Lì sulla riva il vento era incredibilmente tagliente, colpendo i volti con indelicata freddezza. Non aveva idea di come Emma avrebbe chiamato le altre sirene, ma la vide stringersi nel mantello tremante. Quel clima non risparmiava nessuno. Le fece tenerezza, aveva l'aria di una bimba sperduta. Non era il suo mondo e lo stava scoprendo a sue spese nel peggiore dei modi. Killian scrollò le spalle verso quei pensieri che piano piano si insidiavano nella sua mente riguardo alla giovane a poca distanza da lui.
Emma annuì a quell'ultimatum e si raccolse in se stessa. Come una leggera carezza che contrastava l'asperità di quelle folate di vento, si levò nell'aria un dei più melodiosi e delicati suoni che Killian avesse mai udito. La sentì cantare sommessamente qualcosa di indefinito ma tanto bastò per rapire la sua mente da qualsiasi altro pensiero. Non aveva mai sentito nulla di simile e si rendeva conto di quale problema si andava incontro se si incontravano predatrici del genere in mezzo al mare. Eri spacciato fin dal principio. Salvarsi non era nemmeno un'opzione. Quasi del tutto estraniato dal mondo esterno si accorse solo all'ultimo che qualcosa si stava avvicinando lungo il pelo dell'acqua.
Facendo affidamento sugli altri sensi cercò di tornare in sé, era drammaticamente difficile cercare di evitare quel suono così soave capace di prenderti l'anima.
Il canto cessò all'improvviso e lui riottenne la padronanza completa su di sé.
Emma si avvicinò al mare, voleva tornare ad immergersi ma per la prima volta in vita sua rabbrividì al solo pensiero. Sentiva così tanto freddo nelle ossa e su ogni centimetro di pelle che l'idea di immergersi nell'acqua salmastra sparì in un batter di coda. Persino le lacrimedi gioia nel rivedere davanti a lei le sue amiche fecero in fretta a sparire del tutto.
«Ruby, Belle! Cosa mi è successo?! Perchè non ho più la coda?!»
Le due giovani sirene contente come non mai che Emma fosse riuscita a contattarle si scambiarono tuttavia uno sguardo cupo. «Emma...»
«Ruby parla, non è da te tenere i segreti, avanti» la incalzò Emma che voleva conoscere la realtà dei fatti.
«E' stata Regina» sputò d'un fiato Belle.
«Cosa...?» non poteva crederci, come poteva averle fatto questo?
«E' una punizione, anzi una lezione, ha detto che se non ascolteremo le sue raccomandazioni verremo punite come...come ha fatto con te» finì con un sospiro Belle che non amava per niente quella situazione e dare brutte notizie in generale.
«Ho perso la coda per essere l'esempio a cui non guardare? io...» non sapeva nemmeno che dire, si sentì persa come mai lo era stata. Cominciò a vedere offuscato.
«Ma Emma riavrai la tua coda! La riavrai quando riconoscerai di aver sbagliato ad avvicinarti agli umani e che essere nate con la coda è molto meglio.» Ruby ci mise enfasi nel comunicarle quelle notizie che tutto sommato erano buone, ma sia lei che Belle sognavano di poter girare il mondo sia per mari che per terra e in fondo in fondo invidiavano la sorte che era accaduta ad Emma...l'avrebbero seguita ma le storie sentite sulle sirene catturate le fermava.
I pensieri le si accavallavano nella testa, voleva chiedere loro cento cose ma non gliene veniva in mente nessuna «Io...»
«Tempo scaduto bellezza, saluta le tue amichette prima che facciano una brutta fine» Killian era arrivato come un fulmine alle spalle di lei e facendo cenno verso la vegetazione dietro di loro anche le giovani udirono delle voci ovattate.
Sia Ruby che Belle sobbalzarono un po' per la paura di essere scoperte e un po' per il freddo di quelle acque gelate.
Ma di quel pirata che aveva fatto prigioniera la loro amica non ebbero paura. Salutarono Emma e sparirono così come erano arrivate.
Killian le cinse la vita portandola sulla sentiero che li avrebbe riportati nella baraonda del porto.
Emma si lasciava trascinare da lui, troppo frastornata per capirci qualcosa. Non si sarebbe arresa, quello no, ma almeno un momento di smarrimento totale se lo concesse.
Le parole le vorticavano nella testa senza avere un senso. Colei che doveva proteggerle l'aveva ridotta in quello stato.




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Salve!!!
Con una settimana abbondante ritorno su questo sito! Perdonatemi ma a casa ci sono stata davvero poco .-. 
Allloooora, il capitolo non è lungo ma preferivo pubblicare qualcosa giusto per non far passare altro tempo, spero vi piaccia. 
Giusto per far due chiacchiere, ma ve lo state vedendo "Sirene" su Rai uno?! Mammma mia x'D mi fa scompisciare quella fiction, se volete farvi due risate guardatevela, è un sacco caruccia. 
Tornando a noi, cioè, siamo già arrivati alle ultime due puntate dell'anno T.T poi si ritornerà l'anno prossimo immagino...almeno incontreremo Rapunzel e vedremo se riuscermo a capire chi è la figlia di Hook 2! 
Come al solito avevo da dirvi qualcosa ma ogni volta che mi ritrovo qui a fine capitolo mi sfuggono. E pazienza. 
Ebbene, se vi va fatemi sapere come vi è sembrato il capitolo e ci si risente presto...ultime parole famose :')
Alla prossima! 
Gio






 

 

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Capitolo 4
*** Una nuova realtà ***


 

Una nuova realtà



Non seppe né come né quanto tempo trascorse ma quando ritornò alla realtà si accorse che era dentro un'abitazione dall'odore discutibile.
«Una camera, e dell'acqua per fare un bagno» disse il capitano all'omone grassoccio dietro il bancone. Quello lo guardò da capo a piedi senza smuoversi di una virgola ,per poi passare alla figura di Emma. Killian mise sul bancone degli scudi d'oro e solo allora l'uomo gli consegnò una chiave.
«Grazie» disse ironicamente Killian che ne aveva visti fin troppi di soggetti del genere.
Saliti in stanza attesero che la tinozza e l'acqua calda fossero portate dopodichè il pirata chiuse la porta a chiave per evitare sorprese indesiderate. Ringraziò che almeno avessero il camino per potersi riscaldare e si diede da fare per accenderlo.
«Ora?» riprese finalmente la parola lei.
«Ora tu ti fai un bagno, io devo fare delle cose e poi torno».
Emma si finse indifferente sul fatto che lui l'avrebbe lasciata sola chissà per quanto tempo « E dove vai?»
Killian la guardò di sbieco con un sorriso birichino «Non ti è dato saperlo. Allora» si rimise in piedi fronteggiandola « raccomandazioni che mi sento in dovere di farti in quanto non so cosa sai. Primo, il fuoco ti brucia, quindi stanne a debita distanza» gli sfuggì un sorriso divertito non appena la vide con quella sua espressione scocciata «secondo, non aprire a nessuno, nessuno. Capito? Non uscire da qui e non chiamare nessuno. Aspetta che io ritororni. Se vuoi diventare carne da macello con quei tipi assolutamente raccomandabili lì sotto fa pure, ma sappi che io ti ho avvertita. Ho la coscienza pulita»
«Smettila, se pensi che io abbia paura sbagli di grosso. Non ho paura né di te né di quei ceffi di sotto. Non mi interessa niente, pirata» si morse la lingua su quell'ultima considerazione, non doveva farsi vedere vulnerabile.
«Troveremo una soluzione anche per il tuo problema» e dicendolo, involontariamente le accarezzò la guancia. Si tesero come corde tutti e due per quel contatto che sembrava giusto ma tremendamente sbagliato.
Cercò di allentare la tensione «Comunque questo pirata ha un nome, tesoro: Killian Jones, non dimenticartelo»
«Preferisco pirata»
«D'accordo...Vado, faccio prima che posso. Il telo per asciugarti mettilo vicino così non allaghi la stanza quando hai finito. Domande?»
Emma non sapeva da dove iniziare «Come...»
«Perfetto te la caverai. Torno presto» e detto ciò si chiuse la porta a chiave dietro di sé.
Rimasta da sola si guardò intorno. Il calore emanato dal fuoco la stava scaldando poco a poco e l'intera camera sembrò acquistare un po' di tepore. Si levò i vestiti il più velocemente possibile per poter entrare nella vasca e si ritrovò a sorridere per essere tornata nel suo elemento naturale. La sua espressione serena mutò drasticamente qualche minuto dopo.


Se avesse piovuto gli avrebbe reso i piani per la serata più difficili da intraprendere. Se fosse stato da solo non ci sarebbero stati molti problemi in verità ma visto che al seguito aveva una sirena non più tanto sirena che lo avrebbe rallentato solo di più le cose erano cambiate. Aveva fatto i suoi giri, chiesto a delle persone quello che voleva sapere e poi alla fine del dovere si era trovato davanti ad una bottega di abiti femminili. Non doveva necessariamente entrare ma era entrato.
Mentre risaliva le scale della locanda si domandò se non avesse sbagliato a prendere quei vestiti per Emma...magari avrebbe dovuto portarla con sé e fare scegliere a lei cosa voleva indossare... «Ma è mia prigioniera mica un'amante da accontentare maledizione» si rimproverò per quei problemi che non dovevano nemmeno esistere.
«Emma sto entrando spero tu sia vestita perchè...Per tutti i bucanieri! Ma che diavolo...?! Ma come...?» Killian era attonito nel rivederla nella vasca e con la coda verdognola che penzolava fuori di essa. Chiuse la porta e gettò gli acquisti sul letto.
«Mi sono immersa ed è comparsa» Emma però non era affatto contenta.
«E non ne sei felice?». A dir la verità non lo era poi tanto nemmeno lui. Come avrebbe fatto a portarla fuori senza farla vedere?!
«Non è la mia coda...questa è solo la brutta copia.
«Ma come sarebbe?» era sbigottito.
«Non è la mia coda» ripetè.
Allora Killian si avvicinò del tutto e le osservò la coda più attentamente, ed effettivamente aveva ragione «Sembra sbiadita» disse sfiorandole le squame che non avevano nulla a che vedere con quelle che aveva perso qualche ora prima.
«Già...Regina me la pagherà» disse Emma con quella faccia meditambonda di chi con la mente è altrove.
Lui non aveva idea di chi fosse questa Regina e di che strani poteri avesse per essere riuscita a fare quello che aveva fatto ad Emma.
«Certo...» si passò la mano tra i capelli «Comunque è il caso che tu esca da lì, sei stata in ammollo anche troppo, se qualcuno ti vedesse così sarebbe difficile anche per me tenerli tutti a bada. Quindi avanti, esci»
Lei ci aveva provato eccome ad uscire, ma la sua coda incrementava il suo peso...era come se si fosse intrappolata con le sue stesse mani...per la seconda volta.
«Devi aiutarmi perché da sola non ci riesco e rischieri di far cadere tutta l'acqua»
«Di bene in meglio...D'accordo, avanti» si rimboccò le maniche della camicia e depose di fronte al camino un telo asciutto. Le si avvicinò ponderando la prossima mossa.
«Allora, aggrappati a me e sta attenta all'uncino, ci mancherebbe solo questa... Io tiro su la coda» e dicendolo pose un braccio sotto la coda e l'uncino dietro alla sua schiena, in modo tale da non farle male.
Lei allacciò le braccia attorno al collo di lui e facendo perno sul pezzo di coda che poggiava sulla vasca cercò di sollervarsi per facilitargli lo spostamento.
«Oh issa! La tua coda pesa sempre di più, tesoro...» la voce affaticata da quello sforzo. Si aspettava un rimbrotto da parte della ragazza e invece non ottenne niente, neanche uno sbuffo. La sentì stringersi con più forza. Con gesti ben calcolati la tirò su cercando di non fare la figura dell'idiota facendoli cadere a terra. Una volta tirata fuori dalla vasca, e con le gocce d'acqua che si disperdevano sul pavimeno si avvicinò al camino per poi depositarla sul telo, accanto al fuoco.
«Bene...» si congratulò con se stesso per essere riuscito nell'impresa. Recuperò l'altro telo e, inchinandosi accanto a lei glielo fece passare sopra le spalle, frizionandole per farla asciugare prima. Arrestò i suoi gesti appena si accorse di cosa stava facendo, erano gesti meccanici, non ci stava nemmeno pensando. Gli erano venuti spontanei...ma sapeva che lei non amasse particolarmente l'essere toccata.
«Scusa mi sono fatto prendere dal momento»
Lei scrollò semplicemente le spalle, non sembrava turbata o offesa...apatica forse, per tutte le donne che aveva conosciuto nella sua vita un po' d'esperienza se l'era fatta.
Emma si strinse nel telo e poi lo guardò «Hai la camicia bagnata» disse atona.
Lui si guardò ed effettivamente era fradicio. Fu il suo turno di scrollare le spalle, ben sapendo però che non era il caso né tantomento il momento giusto per prendersi qualche malanno.
Visto che lei non parlava e nemmeno lo insultava le si mise accanto, per provare ad asciugarsi un po'. La stanza era riempita dal crepitio del fuoco e dall'eco delle urla degli uomini al piano di sotto. Fuori iniziava a piovere abbondantemente, il tutto creava un'amosfera piacevole.
Rimasero così, vicini ma distanti, fino a quando, con grande incredulità di Killian, la sentì appoggiarsi alla sua spalla. Sollevò un sopracciglio.
«Tutto bene? Che hai?»
Ennesima scrollata di spalle. Senza preavviso fu colto da un moto di rabbia e la scostò malamente da sé prendendola per le spalle, ritrovandosi faccia a faccia.
«Ma sei impazzito? Se ti davo fastidio bastava dirlo!» esclamò scioccata e leggermente spaventata per come le si era rigirato.
«Ascoltami bene ragazzina. Pretendo spina dorsale dalla mia ciurma. Nessuno si piange addosso, specie in mia presenza. Quindi smettila di frignare e quando ti faccio una domanda fai uscire quella bella vocina che hai, intesi?!»
«Hai finito?» disse tranquilla Emma con gli occhi fissi in quelli blu di lui.
Killian si scoprì a provare una lieve sensazione di disagio... «Si»
«Bravo» e con molta nonchalance ritornò ad appoggiarsi a lui «E non parlare se non sai.».
Stava per ribattere quando la coda di Emma iniziò a dissolversi così come era comparsa. «Quindi è così che funziona ora» mormorò quasi schifata «Regina rimpiangerà tutto questo».
«Oh, questa è la mia sirena assassina preferita» e scherzando l'abbracciò. Scappò un sorriso anche a lei e finalmente si rilassò, abbandonando tutta la tensione accumuluta in quelle ore.
Probabilmente stava sbagliando nello stare tra le braccia di quell'uomo, ma con quel tempo freddo, il calore emanato dal contatto tra i loro corpi era l'unica cosa importante. Si rannicchiò meglio, le gambe accucciate in modo tale da averle di fronte al fuoco. Non era mai stata di fronte ad un fuoco, o meglio, non era mai stata vicino ad un fuoco diverso da quello di una barca in fiamme. Guardare le fiammelle salire verso il cielo le era sempre piaciuto, ma ora , in quella stanza il fuoco assumeva tutto un altro fascino.
Attesero che il fuoco li asciugasse del tutto e poi rimasero ancora un po' così, a bearsi di quel calore. Ma il brontolio di uno stomaco irruppe nella stanza. Killian rise.
«Penso sia ora di cena.» si voltò verso la finestra «Con questa scoperta, il mio dopo cena salta, e di conseguenza anche il tuo. Non ti ci lascio di certo da sola in questa bettola la sera. Ora con questo tempo non so nemmeno tra quanto potremmo uscire.» sospirò sonoromente per quel nuovo intoppo. «Sai cosa significa?» era più una domanda retorica che altro.
Emma si discostò leggermente e lo guardò.
«Che mi stai incasinando la missione più di quanto non pensassi.» disse con tono melodrammatico, sebbene un fondo di verità c'era.
«E io che pensavo che stessi per dire qualcosa di carino»
«In quello sei più brava tu, no?!» la canzonò.
«Pff» sbuffò. Cercò di alzarsi senza cadere tra le braci, con una mano che si stringeva i lembi del telo e l'altra che stritolava la spalla del pirata.
Fece due passi e incespicò. Killian fece per alzarsi ma lei lo bloccò con un gesto della mano. Ce l'avrebbe fatta da sola.
«Basta che non diventi la cena cadendo nel camino...»
«Al massimo ci spingo te dentro»
«Si, certo» e tornò a guardare il fuoco. Poi si ricordò dei vestiti nuovi che le aveva comprato. «Ah, Emma, ti ho preso dei O MA DANNAZIONE! Emma non puoi rimanere senza niente e non avvertirmi!»
Aveva sentito un 'crak' nel collo per lo scatto che aveva fatto.
«Mi stavo per rimettere i vestiti» rispose ingenuamente non vedendoci ancora niente di male in quelle situazioni che lui temeva così tanto. Forse la reputava oscena con quelle gambe invece della sua bella e lucente coda. In effetti si sentiva un mostro in quelle nuove sembianze. Avrebbe fatto più attenzione con lui, se la ripugnava tanto vederla così allora ci sarebbe stata attenta. Ma non lo faceva per lui, no, lo faceva per mantenersi almeno una conoscenza sulla terraferma. Fin quando non avesse trovato qualcuno di meno egocentrico e sbruffone. Allora le cose sarebbero cambiate. Forse.
Si riportò il telo sulle spalle. «Puoi voltarti ora.»
Lui fece quanto detto e la raggiunse facendole vedere il pacco. La vide farsi passare il telo sopra il seno in modo da bloccarne la caduta reggendolo da sotto le braccia. Prese quel regalo inaspettato e lo scartò dalla poca carta. Ne uscirono degli indumenti che lei aveva scorto alle donne solo in lontananza.
«Grazie...?»
«Ho preso le cose più facili da farti indossare. Immagino tu non sappia allacciare un corsetto e tutto il resto» dal suo sguardo perplesso Killian fu certo che la risposta era solo una.
«Va bene, diamo il via al prossimo round»




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Ciao sirenetti e sirenette!!!!!!
Almeno per stavolta pubblico quasi in orario con la mia tabella di marcia...come se ne avessi una :')
Non è vero, diciamo che avevo bisogno di concludere la serata in modo migliore di come altrimenti sarebbe finita. Sarebbe ancora meglio se quello che ho scritto vi piacesse quindi se vi fate sentire la cara Gio è contenta u.u
La storia come vedete procede lentamente, vedremo insieme come andrà avanti. Spero che questi mezzi capitoli di passaggio non vi annoino. La noia è sempre dietro l'angolo, mi pedina >.<
Spendo poche paroline in merito alle ultime due punate di once...MA QUANTO SONO STATE BELLE?!??!  Specialmente quella con Wish Hook e figlia...Madò, trauma a parte con Rapunzel, è stata completamente e totalmente fantastica. Non ci sono proprio confronti con la storyline di Jacinda ed  Henry, un po' mi dispiace ma per me è così. Killian e figlia battono tutti quanti in questa stagione u.u
E niente. Vi saluto e vi auguro buon fine settimana. 
Alla prossima!!!!!!
Gio

 

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Capitolo 5
*** Ecco cosa vuole Capitan Uncino ***


Ecco cosa vuole Capitan Uncino



Aveva aperto gli occhi senza volerlo. Il freddo pungente che le risaliva lungo le gambe percorrendola per tutto il corpo le aveva fatto passare il sonno.
Si rannicchiò sul lato per raccogliere il calore ma non servì a molto. Sollevò il capo, il camino era spento, poche braci erano tutto ciò che rimanevano di quel bel fuoco di qualche ora prima. Si rimise sotto la coperta tirata fino a sotto il naso.
Nel buio cercò il pirata, dormiva come un sasso. Ebbe la fugace e malsana idea di avvicinarglisi un po' ma la scartò così come le era venuta. Si rigirò sull'altro fianco. Sperò di riaddormentarsi, non voleva rimanere sveglia da sola e al buio. Si impose di chiudere gli occhi e dormire.
Il materasso cigolò e lei trattenne il respiro. Se si fosse avvicinato gli avrebbe fatto male, molto male.
Un braccio si fece strada lugo il suo fianco fino ad appoggiarsi completamente. La sua schiena poggiava interamente contro il petto del pirata e si ritrovò più calda di quanto non volesse. Sentiva il respiro dell'uomo sulla sua spalla mentre il suo temeva di fuoriuscire. Era in apnea con il cuore che le martellava nelle orecchie. Quel calore che aveva agognato ora le creava più turbamento che altro. Si abituò alla presenza di lui nonostante il cuore fosse di altro avviso. Se avesse alzato le mani su di lei non si sarebbe risparmiata , a costo di rimetterci la coda, che in quel momento neanche aveva, lo avrebbe rimesso in riga .
Ammise che ora addormentarsi non le sembrava poi così difficile, non aveva più freddo. Chiuse gli occhi redarguendo il suo cervello di rimanere vigile in caso di pericolo.
No, non fu affato difficile riprender sonno.




Aprì gli occhi mentre il sole albeggiava, i primi timidi raggi di quel nuovo giorno preannunciavano una giornata promettente. Si stiracchiò andando a cozzare contro quel cuscino tra le sue braccia.
Spalancò gli occhi.
Lui non si era addormentato con nessun cuscino tra le braccia. Una chioma bionda lo accecò.
Sbagliato. Sbagliato. Sbagliato.
Sollevò il braccio che la teneva per la vita. Almeno era il braccio senza mano...temeva un suo comportamento inopportuno, chiuse gli occhi per mandar via quei pensieri inadeguati.
Tolse il braccio e la sentì ispirare ed espirare profondamente. Ancora accanto a lei si concesse qualche attimo per ossevarla meglio, lei dormiva e non avrebbe fatto obiezioni. La sua pelle nonostante il bagno della sera precedente, odorava ancora di salsedine. Più che comprensibile d'altronde.
Probabilmente anche il suo odore ormai era quello...ma il suo era mischiato a quello del rum. Lei invece era mare allo stato puro.
Non sapeva cosa lo frenasse con lei in realtà. Sapeva che la sua missione era la cosa principale a cui pensare ma concedersi qualche svago non sarebbe stata la fine del mondo.
Decise che era il momento di prepararsi, non avrebbe aspettato che l'intero regno si risvegliasse. Fece cigolare quel maledetto letto fino a che non fu definitivamente sceso. Si stiracchiò a dovere e guardò fuori, sarebbe stato il giorno della svolta. Gli occhi gli brillarono di una luce perfida e al contempo colmi di una disperazione senza eguali.
Si riappropriò di tutto ciò che aveva lasciato la sera prima, mancava solo svegliare Emma.
«Sirenetta è ora di sveglairsi» . Non aveva urlato ma neanche parlato eccessivamente piano. Lei non lo aveva minimamente udito. Andò dalla sua parte del letto.
«Dobbiamo andare. Alzati e vestiti». Lei mugugnò qualcosa. Lui non era in vena di perder tempo, per quanto quella sirena le facesse tenerezza doveva alzarsi.
«Se non ti alzi ti butto per terra»
«Ho sonno» biascicò con la voce impastata di chi è lontano dallo svegliarsi.
«Dormirai dopo, ora alzati». Niente.
«D'accordo» le tolse la coperta di dosso e lei per tutta risposta si rannicchiò di più.
«Emma alzati non sto giocando. Vestiti o ti ammalerai»
«Ridammi la coperta e non mi ammalerò»
Si stava riaddormentando! Era peggio di una bambina e tra lui e i bambini non correva buon sangue.
Poggiò entrambe le mani sul materasso e iniziò a fare pressione ad un ritmo incostante, il letto cigolò sinistramente.
«Sono sveglia, sono sveglia! Lasciami in pace!» esclamò rassegnata dopo tutto quello scombussolamento mattutino.
«Avanti allora» Killian la lasciò stare e mentre lei si vestiva lui scrutò fuori dalla finestra sorridendo tra sé e sé.
Emma si vestì con un occhio mezzo aperto e l'altro chiuso, sbadigliando la maggior parte del tempo.
«Infilati il mantello e andiamo».
Scesero le scale, pagarono quel che dovevano pagare ed uscirono senza guardarsi indietro.
Il passo del capitano era sostenuto, quello della sirena non lo era altrettano.
«Possiamo rallentare un po'?»
«Chiudi la bocca e pensa a camminare tesoro».

«Non chiuderò un bel niente e non chiamarmi così» camminava tirandosi su la gonna per non farla sporcare e tra un insulto mormorato e l'altro sbuffava.
Ma non riusciva a tenere il passo. Lui era avanti di qualche passo e lei arrancava dietro. Aveva notato un cambio di tono in lui, non appena ebbero imboccato la strada e poi il sentiero, era diventato taciturno e pensieroso. Lei ignorava del tutto la meta a cui erano diretti e cosa li aspettasse.
Entrarono nella vegetazione, alti alberi nascondevano il sentiero più o meno battuto. Lo seguiva cercando di non mettere troppa distanza tra di loro.
Poi Hook tornò ad essere normale, quanto quel termine gli si potesse confacere.
«Ci sei ancora biondina?» Emma sbuffò sonoramete. Lui non si volse a controllare.
«Posso sapere dove stiamo andando? È lontano?» sembrava che stessero camminando da una vita. Per una sirena quei pochi metri erano parecchi.
«Non ti serve saperlo. E no, non dovremmo essere lontani. Smettila di lamentarti, sembri una bambina»
«Io mi lamento quanto voglio. E non mi sto lamentando, vorrei sapere solo cosa stiamo facendo» disse esasperata cercando di non inciampare nell'ennesima radice che fuoriusciva dal suolo.
Lui tacque. Come risposta ebbe soltanto i suoni del bosco che si stava svegliando.
Cambiò discorso «Come vi riproducete ? È chiaro che non lo fate come gli esseri umani» se lo era chiesto la sera precedente ma non aveva voluto intavolare quel discorso dopo tutta quella giornata.
La faccia di Emma si corrucciò. Perchè voleva saperlo? «Le nostre uova vengono fecondate dai tritoni» disse ovvia. «Perchè vuoi saperlo?» si arrestò e lo guardò male «Che intenzioni hai?».
Lui sentì che si era fermata e si voltò «Non ho nessuna ''intenzione''. Cammina o non arriveremo più» .
Nel cervello di Emma iniziarono a nascere idee bizzarre. Lo fissò attentamente per scorgere in lui qualche sorta di indizio.
«Non ti aspetto se rimani indietro» le urlò canzonatorio. Emma corse e lo raggiunse. Gli occhi che lo spiavano per captare qualcosa, ma tutto quello che vi scorsero era quel ghigno che ora sfoggiava sul volto.
Killian scosse la testa divertito, chissà cosa stava pensando quella biondina. «Se pensi troppo ti si fonderà il cervello»
«Perchè a te è già successo vero?»
Lasciò correre e continuò a camminare. Voleva avere le sue risposte e finalmente arrivarono.

«Ma che posto è?» Emma lo aveva raggiunto e scorse da dietro di lui la piccola radura che si apriva di fronte a loro. Killian non si perse in spiegazioni ed avanzò. Lei lo seguì titubante, era uno spazio per lo più roccioso, grandi pietre tondeggianti ricoprivano l'area. Non le suscitava molta sicurezza...ma era dovuto maggiormente al non sapere niente.
Il pirata si era fermato in mezzo a diverse rocce, sembrava...imbarazzato, possibile?
«C'è qualcuno?!» provò a chiamare a gran voce. Ma nessuno si fece avanti. Fece una smorfia. «Gran...Papà...? C'è qualcuno?»
Le sopracciglia di Emma si erano levate verso l'alto non appena aveva udito quelle parole così buffe. «Chiami tuo padre...così?» faticava a non sorridere.
«Sta zitta» l'ammonì lui ben sapendo che sembrava un pazzo. «Non sto chiamando mio padre»
Emma annuì. Era stata rapita da un pazzo. Davvero una sirena fortunata. Si guardò intorno mentre il pirata continuava a chiamare quel Gran Papà. Forse poteva scappare mentre lui era distratto...non sapeva dove sarebbe potuta andare ma era spacciata lo stesso.
E mentre quei pensieri prendevano forma la terra iniziò a tremare. Le rocce cominciarono a muoversi e una di loro rotolò fino a Killian. La roccia roteò su se stessa per poi aprirsi e dare forma ad un piccolo troll.
«Mi avete chiamato?» chiese la strana creatura dopo aver sbadigliato. Indossava una collana fatta di pendenti verdognoli ed abiti di foglie e muschio.
Emma lo trovò buffo, ma non per questo si sentì più tranquilla. Sentì Hook tirare un sospiro liberatorio e parlare al nuovo venuto.
«Mi hanno detto che tu puoi aiutarmi» disse bruscamente e senza preamboli.
Il troll, abituato a quel fervore che caratterizzava gli umani, non perse la sua rocciosa calma. «Capitano Uncino, mi dispiace ma ciò che tu vuoi chiedermi non è ciò di cui hai bisogno».
Lo sguardo del capitano si incupì, non voleva perdere tempo e un troll non lo avrebbe ostacolato. « Non so cosa sai ma io ho bisogno di sapere come uccidere il Coccodrillo»
Emma in disparte alternava il suo sguardo dal troll a Killian a quelle rocce che piano piano rotolavano verso di lei, d'un tratto si ritrovò circondata. Mentre tra i due continuavano, lei si era trovata accerchiata da tanti troll che la guardavano incuriosita.
«Mi dispiace ma non posso aiutarti in questo.» continuò calmo la creatura.
«E allora in cosa puoi aiutarmi?! A me serve sapere questo!»
« Ti dirò cosa fare, ma non sarà quello che vuoi sentire nè quello che vuoi in questo momento»
«Maledizione! Io non voglio quello che mi serve! Io voglio la mia vendetta» a differenza del troll, Killian era davvero furioso, si aspettava di trovare soluzioni non altri muri su cui sbattere la testa.
«Aiuta la ragazza e aiuterai te stesso. Non sempre ciò che vogliamo è ciò che ci serve»
Silenzio. Killian lo fissava in assoluto silenzio. Si voltò verso Emma senza vederla davvero tanta era la sua rabbia. Tornò a Gran Papà. «Mi stai dicendo che devo mettere da parte ciò che voglio per aiutare quella sirena? Sirena che ho incontrato solo qualche giorno fa?! È assurdo» levò le braccia al cielo. Il sangue gli ribolliva nelle vene. Aveva fatto tanta strada con la sua ciurma e ora si ritrovava ad un punto morto.
«Figliolo, non sempre vediamo le cose dalla giusta prospettiva. Devi cambiare il modo in cui guardi le cose. Il tuo cuore è pieno di rancore, la vendetta non ti aiuterà ad espiare i tuoi demoni» lo sguardo di Gran Papà era pieno di compassionevole comprensione.
Il fervore che lo aveva animato si spense a quelle parole. Solo durezza nei suoi occhi azzurri «Tu non sai niente. Avrò la mia vendetta» diese le spalle al troll e fece per andarsene.
«Hook!» Emma salutò i troll che l'avevano accerchiata e li scavalcò «Aspettami!»
Killian si voltò «Io non aspetto nessuno, muoviti!» tornò sui suoi passi ma si arrestò nuovamente «Anzi, non ti voglio tra i piedi,sei solo un peso.»
Era sorpesa da quelle parole ma il suo carattere sapeva tenerla su con lo spirito anche in quelle situazioni. Erano poche le cose che la facevano crollare.
«Allora tanto vale che io me ne resti qui lontana da te!»
« Da quando sei salita sulla mia nave mi hai causato solo problemi!»
«Potevi ributtarmi in mare invece di tenermi prigioniera!» urlò di rimando lei. I troll che osservavano la scena da bravi spettatori alternavano lo sguardo dal pirata alla sirena.
«Maledico il momento in cui ho avuto questa pessima idea!»
«Sei solo un pirata senza spina dorsale!»
«Parla la sirena senza coda!»
«Per colpa tua!»
«Sarà bene che me ne vada allora!»
«Bene!»
«Bene!» le diede le spalle e si inflitrò nel bosco.
Emma respirava a fatica. Ora la colpa era la sua?! Che razza di sciocco.
Lì, in piedi,mentre fissava il punto in cui lo aveva visto sparire tra la vegetazione si accorse che se non fosse tornato sarebbe stata sola. E con i troll. Li guardò e loro guardarono lei. I loro volti esprimevano rammarico per la piega che aveva preso la vita di quella sirena. L'avrebbero tenuta con loro. Lo avevano già fatto in passato.
Emma chiuse gli occhi reprimendo quella sensazione di abbandono, si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e prese un respiro.
Non ci volle molto prima che il fruscio delle foglie avvertì che qualcuno stava arrivando.
«Forza muoviti» disse Killian senza guardarla in volto e attendendola sul limitare della radura. Emma sollevò di poco gli angoli della bocca. Fece un cenno di saluto ai troll e lo raggiunse.
Ovviamente le scuse non erano nell'aria. Camminarono un po' ma i sassolini nelle scarpe danno fastidio se non si tolgono.
«Se pensi davvero che io sia un peso puoi ridarmi le mie squame e lasciarmi da qualche parte» lo sentì mormorare qualcosa di non comprensibile.
«Mi hai sentita?!»
Killian si voltò e tanto era arrabbiato che Emma stentò a riconoscerlo. Le si fece incontro con passo di marcia e lei, spaventata, indietreggiò fino a sbattere contro un albero.
«Certo che ti ho sentita. E sì potrei lasciarti da qualche parte, in balia di questa tua maledizione» le si era fatto così vicino che Emma non riusciva a respirare. La sua voce si era abbassata di qualche tono risultandone più profonda del solito. Emma sentiva il suo fiato vicino all'orecchio e nonostante quello che si era prefissata di fare in caso di pericolo ogni suo arto era come bloccato. Ebbe paura quando la mano del pirata le scostò il mantello per prenderle il fianco.
Non sapeva come comportarsi ma quello, si rimproverò, non era il comportamento giusto.
«Potrei divertirmi con te e poi lasciarti anche in mezzo al mare se è quello che vuoi. Ma non prima di avere avuto quello che mi spetta dopo averti scorrazzato ovunque e dopo questi abiti che ti ho comprato.» e mentre parlava con quel tono che celava una profonda sofferenza ma mascherato abilmente in odio verso quella bellissima creatura che aveva intrappolato tra sè e l'albero, faceva risalire e scendere la mano in modo lascivo e possessivo, contro quella stoffa che la fasciava.
Emma percepiva dentro di sè sensazioni che prima d'allora non aveva mai provato con il suo corpo. Ma sentiva che era sbagliato, che seppur la intrigassero quelle sensazioni non erano giuste in quel momento. Quel sano orgoglio che era parte di lei, che la indirizzava verso quello che lei chiamava amore per se stessa, la sveglairono da quel torpore. E lei non si sarebbe arresa contro la prima debolezza.
Alzò gli occhi verdi, che brillavano come non mai, verso quelli di lui che la osservava dall'alto verso il basso, il respiro corto di entrambi. La mano che risaliva verso l'alto, stringendo il seno coperto dal corsetto.
«Lasciami» era un ordine. La voce le uscì ferma.
Con tutta la sua imponente figura la sovrastò «Se vuoi avere il mio aiuto mi darai il tuo corpo, alla fine sei una sirena piuttosto carina, scommetto che non te laveresti male ». Emma non ci vide più.
Gli assestò, senza preavviso, un pugno sul quel bel volto. Killian arretrò per quell'attacco a sorpresa, tenendosi la parte dolente con la mano. Del sangue gli colò lungo la mascella.
L'aveva preso alla sprovvista.
«Se pensi che io starò alle tue richieste meschine ti sbagli di grosso!» gli urlò avanzando verso di lui. Gli assestò un altro pugno nello stomaco.
«Se pensi che non me la sappia cavare anche senza di te non hai capito nulla!» lo spinse e facendolo lui inciampò su una radice rovinando a terra. Fece una smorfia per trattenere il dolore.
«Se pensi che la tua vendetta sia più importante del mantere la promessa che mi hai fatto nell'aiutarmi a risolvere il mio problema, bene, ti libero da questo accordo!» gli si era gettata sopra continuando a percuoterlo a suon di pugni e schiaffi. Dove coglieva coglieva, non le interessava. Lui che cercava di parare il più possibile quei colpi perchè di colpire una donna non se ne parlava.
Lei era una furia, i capelli scarmigliati che le andavano davanti alla faccia non erano in grado di arrestare quell'assedio di colpi.
«Come se questo cambiasse le cose!» Killian era fuori di sè, quella lite stava facendo uscire il peggio di loro ma a nessuno dei due interessava particolarmente.
Lui ribaltò le posizioni cercando di fermarle le mani ma avendo un uncino doveva limitare le sue mosse per non far uscire altro sangue.
«Almeno avresti un peso in meno e non dovresti spendere il tuo denaro inutilmente!» cercare di mantenerla ferma era un'impresa più che impossibile. Aveva talmente tanta rabbia repressa che quello era l'unico modo, fino a quel momento, che aveva per scaricarla. Gli assestò un altro pugno in faccia avendo così l'occasione per ritornare a sovrastarlo.
«Se vuoi qualcuna con cui divertirti dovrai trovarti qualcun'altra!» gli urlò ancora «E non è colpa mia se non puoi avere la tua vendetta». Ora era davvero esausta. Seduta su di lui lasciò la presa sui lembi di stoffa su cui aveva fatto presa. «Basta così...» .Le spalle libere da tutta quell'oppresione poterono rilassarsi.
Sotto di lei Killian potè respirare a pieni polmoni senza la foga di doversi parare da altri colpi.
Gli uccelli cinguettavano allegri sui loro rami. Il vento portava una sinfonia dolce tra quegli alberi, tutto intorno a loro era in pace e in armonia con il mondo.
Emma si appoggiò alle ginocchia di Killian che le aveva piegate. Chiuse gli occhi per riprendere fiato e un po' di autocontrollo.
Killian si massaggiò dietro la testa, aveva sangue un po' ovunque e non sapeva da dove uscisse di preciso. La guardò dal basso, il petto che si abbassava e alzava velocemente. Era stato cattivo come non lo era stato da diverso tempo. E lei non c'entrava niente con quella rabbia. Con la mano buona le sciolse il nodo del corsetto e le allentò i lacci. Emma senza nemmeno degnarlo di uno sguardo gli allontanò la mano e continuò da sola. Poteva respirare normalmente ora.
Stettero in silenzio come due imbecilli per un po', difficile sapere cosa dire in certe occasioni. La mano di Killian le si posò sulla coscia dopo che lei aveva scostato la mano«Non sei un peso»
Emma guardava altrove. Non gliene importava nulla di quello che avrebbe detto.
Ma lui continuò «E non approfitterò di te, in nessun modo.» . Lei era un muro di indifferenza.
«Ero arrabbiato, non le penso davvero quelle cose. Lo so che ce la faresti anche senza di me, sei una sirenetta coraggiosa» lei non rise per niente. Se voleva fare il buffone aveva sbagliato occasione.
«Emma» fece pressione sulla sua coscia affinchè lo guardasse, lei cedette, ricambiandolo con uno sguardo altrettanto stanco e deluso e spaventato di chi non sa cosa gli riserva il futuro «Emma, perdonami per averti spaventata e umiliata. Non ricapiterà mai più. Non ti avrei fatto nulla di riprovevole, senza il tuo permesso non mi sarei spinto oltre. Anche se non mi perdonerai voglio che tu questo lo sappia. E se vuoi che ad aiutarti sia qualcun altro mi farò da parte, ma sappi che sono ancora disposto a mantere la promessa.» tossì e sputò del sangue «E comunque» alzò il dito inanellato con fare teatrale «se volessi divertirmi cercherei sicuramente qualcuna più divertente di te» e sorrise maliziosamente con il volto imbrattato di sangue.
Emma scrollò le spalle guardandolo ancora negli occhi «Dubito che conciato così qualcuna ti vorrebbe. Ti lascerebbe vivere anche una sirena per quanto sei messo male»
Si portò l'uncino al petto facendo una smorfia di dolore «Come mi hai ridotto strega?»
«Non abbastanza male» prese un brandello della camicia che nella colluttazione lui gli aveva strappato con l'uncino e glielo tamponò sullo zigomo e poi sul labbro. In effetti ci era andata giù pesante.
«Forse è meglio se ci diamo una sistemata prima di tornare in città» erano sporchi di terra e muschio ovunque. Per non parlare del sangue un po' dappertutto.
Emma si alzò e notò a malincuore che la gonna si era rovinata. Ci rimase davvero male.
Killian tornò in posizione eretta dandosi delle pacche sul pastrano per far cadere terra e polvere «La faremo rammendare».
Si ripulirono come meglio poterono e, dopo aver appurato che il capitano non avrebbe perso nessun dente, si rimisero in cammino verso il centro abitato.







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Holaaaaaa !
Non so quando ho pubblicato la scorsa volta ma il capitolo si è scritto e toh, ecco a voi questo capitoletto dal titolo discutibile :')
Ovviamente dove si poteva andare a parare con Capitan Uncino se non con il Coccodrillo, evviva l'originalità!!!! Così come il titolo di grande spessore! yeeeeeeee Ad ogni modo beh le parole di Gran Papà non sono state proprio accettate dal bel pirata...malandrino che si è lasciato andare in modi davvero poco nobili per un gentiluomo. Ma Emma  è una badass anche da sirena quindi tranquilli, lo tiene in riga.
Coooomunque io continuerò a dirlo fino a che il mio pc non vomiterà per la nausea : le recensioni sono sempre ben accette! Anche se di tre parole vanno bene! Però mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate! E' vero che ho detto che la finisco la storia ma se ogni tanto mi fate sapere se l'andazzo è di vostro gradimento o meno mi farebbe piacere. Così come fa piacere a ogni scrittore/scrittrice di ff xD
Va be basta che sennò mi mandate a quel paese u.u lo so che già lo avete fatto.
Scusate per eventuali errori di ortografia >.< spero non ce ne siano troppi.
Un mega grazie a chi legge e recensisce, grazie grazie grazie.
Ooook basta così, il monologo è terminato anche questo lunedì sera xD Buona settimana :*
Gio 


 

 

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Capitolo 6
*** Tra regali e scoperte ***


Tra regali e scoperte
 


«Da dove cominciamo» dispose gli indumenti sul letto osservandoli. Prese la biancheria e gliela porse, poi le diede di nuovo le spalle per permetterle di indossarla. Man mano che il tempo passava si accorgeva che aveva davvero fame. Sperò in cuor suo che avesse scelto bene quei pezzi di stoffa.
«Messi, ora cosa devo indossare?» Emma gli si mise accanto scorgendo quel nuovo abito, il suo primo vero abito, comprato proprio per lei. Cercava di reprimere quell'entusiasmo perché semmai Regina lo avesse scoperto si sarebbe infuriata come un'orca.
Killian la guardò con la coda dell'occhio. La sottoveste che le aveva preso le stava giusta, né troppo corta né troppo lunga, si compiacque di se stesso. «Ora metti prima queste» e le porse delle calze «e poi questa» e le passò la gonna verde. Non l'aveva di certo presa perchè le si intonava con quegli occhi smeraldo che avrebbero ipnotizzato chiunque...no, certo che no. La venditrice aveva detto che era il colore di quell'anno e visto che lui non ne capiva assolutamente niente di moda o altro, l'aveva lasciata ciarlare e poi aveva dato alla fine la sua approvazione. Tutto qua. Che poi avesse scelto la gonna verde con dei ricami in filo d'oro invece di quella semplice , beh, quella scelta l'aveva fatta per lui. Gli piacevano le cose belle quindi perché accontentarsi.
Emma la prese e accostandosi al letto si infilò anche quella. Si sentiva così strana con tutti quei strati di tessuto indosso. Iniziò a ondeggiare e girare i fianchi notando come la gonna rispondesse a quei movimeti. Come una bambina con un gioco nuovo, faceva mezze piroette su se stessa e la divertiva come non mai. Killian la guardava di sguincio e sorrideva per come lei fosse rapita da una cosa tanto semplice.
«Hai finito o vuoi giocare ancora un altro po'?» disse voltandosi incrociando le braccia e squadrandola.
Emma ritrasse il sorriso animato dallo stupore che aveva stampato in volto e si ricompose. Annuì.
«Ora metti la camicia» la guardò mentre infilava prima un braccio poi l'altro. «Ora passa i bottoni nelle asole come hai già fatto con la camicia e anche questa è fatta.» .
Pensava che ci sarebbe riuscita facilmente ma ancora non aveva imparato. Avvicinò la sua mano buona scostando quelle delicate di lei e agilemente abbottonò i restanti bottoni. Per ultimo toccava a quel corsetto, aveva tentennato fino all'ultimo se comprarlo o no, tanto a lei non avrebbe fatto alcuna differenza averlo o meno. Ma si era lasciato persuadere dalla venditrice.
«La signora da cui l'ho comprato ha detto che è quello più in voga in questo momento e che la principessa Anna ne indossa uno simile eccetera eccetera...» la informò annoiato da quei discorsi futili degni di un salotto per signore.
Emma non sapeva di chi stesse parlando, ma in ogni caso non aveva mai indossato nulla del genere quindi era molto curiosa da tutto ciò che stava indossando. Fece passare le braccia nei fori, sembrava una camicia senza maniche, ma non era comodo come tale.
Killian sollevò un sopracciglio ben sapendo che ora arrivava la parte davvero difficile.
«Mi sembra che non sia la misura giusta...» disse quasi timidamente lei, che non voleva offenderlo dopo tutti quei regali. Ma lo vide sorridere quasi perfidamente...
«Non ho sbagliato misura tesoro. Ora stringiamo». Emma ovviamente non capì subito.
Intuì che quei fili sul davanti non erano messi lì per bellezza. Dietro indicazione del pirata iniziò a tirare i lacci e solo una volta che anche lui l'ebbe aiutata a tenerli fermi negli ultimi passanti si accorse che le era diventato più faticoso respirare.
« Per tutti i craken! Vuoi uccidermi?! E' peggio di una rete questo affare!» si toccava la parte incriminata cercando di capire come faceva una cosa così carina a procurare tanto fastidio. Si voltò cercandosi nel piccolo specchio di cui disponeva la stanza. Si stupì di come ora appariva la donna che aveva di fronte. Si scrutò attentamente mentre con le mani percorreva la sua figura intrappolata in quella bella gabbia. Senza quel fastidio opprimente sarebbe stata la sirena mutata in umano più felice di tutti i regni. Ma dallo specchio vide anche altro. Senza darlo a vedere guardò come il pirata la stava osservando attentamente, e quella sensazione non era spiacevole...ma ricordava molto bene gli avvertimenti di Regina sulla natura degli uomini, sapeva che erano bravi a trarre in inganno le donne solo per arrivare ai loro scopi e saziare i loro istinti più bassi per poi lasciare le povere illuse sole a loro stesse, in balia della vergogna. Erano come le sirene si era detta, ma alla fine loro li uccidevano.
Lei non ci sarebbe cascata, e non si sarebbe fatta comprare. Appena possibile gli avrebbe reso i vestiti o gli avrebbe dato qualcosa di valore in cambio.
Sentiva i suoi occhi percorrerla per tutta la sua figura, era perso, quasi quanto i marinai che udivano il suo canto.
Killian sentiva qualcosa muoverglisi dentro. Vestita così nessuno avrebbe mai pouto immaginare quale fosse l'effettiva verità, ma non sarebbe stato sciocco.
Tossicchiò. « Bene, se non respiri puoi alentare i lacci, ora sai farlo. Pettinati un po' quei capelli e renditi presentabile. Io intanto scendo a chiedere per la cena. Non parlare con nessuno e vieni di sotto.» la voce non era dolce o quantomeno neutra come prima.
«Non puoi aspet...» provò a dire Emma, ma lui si era già chiuso la porta alle spalle,era scappato come se avesse Nettuno alle costole. Si dedicò ai suoi capelli cercando di dargli un aspetto ''presentabile''. Fece una smorfia, poi gongolò un altro po' di fronte allo specchio.
Killian era sceso come un ladro, si era sentito talmente spaesato che non si era riconosciuto. Quell'essere con cui condivideva la camera e, a quanto pareva anche il viaggio, era solo questo, un compagno di viaggio. Si sarebbe concesso distrazioni a tempo debito. Semmai ce ne fosse stata l'occasione.
Non vedeva l'ora che si facesse l'alba, voleva partire il prima possibile. Mentre pensava all'indomani , degli uomini entravano nella locanda grondanti d'acqua, segno evidente che il temporale era ben lontano dal cessare.
«Che ti porto» gli si era rivolto l'oste, un omone grassoccio e dall'aria ancor meno raccomandabile dell'uomo che li aveva ''accolti'' alla locanda. Probabilmente il fratello.
«Due piatti del giorno, buon uomo» gli aveva risposto in tono canzonatorio. Quello aveva grugnito.
«Ho visto la sgualdrina con cui sei arrivato, tienila a bada, non voglio problemi. Se si scatena una rissa vi caccio fuori» .
Killian bevve dalla sua fiaschetta roteando gli occhi, l'ultima cosa che voleva era attirare l'attenzione.
Sentì lo scricchiolio delle scale e si voltò,sicuro che fosse lei, per farle cenno di raggiungerlo. Il rum che gli era rimasto in bocca per poco non lo fece strozzare, tossì mentre con l'uncino richiamava la sua attenzione. Le aveva detto di darsi una sistemata non di rendersi appetibile per ogni essere maschile in quel buco di locanda. Ma d'altronde era una sirena, immaginò che fosse impossibile per lei non sembrare desiderabile.
Emma lo vide, e fiera e indomita come era, attraverò a testa alta lo spazio che la separava dal pirata che intanto cercava di non morire strozzato.
«Non sei nemmeno in grado di respirare, pirata?»
«Sta zitta e mangia, prima torniamo sopra e meglio è. Se crei trambusto qui il gentile signore ci butta fuori, non è vero amico?» domandò interpellando anche l'uomo nella conversazione. Quello si limitò a guardare entrambi, soffermandosi su Emma.
Killian riprese con tono confidenziale « E sai che non ci conviene stare fuori con questo tempo, giusto?!»
«Certo che no» affermò seria Emma guardandolo negli occhi.
«Bene»
Mentre attendevano la cena Killian si guardava di sottecchi intorno. Non c'era uomo che non avesse gettato almeno un'occhiata su di Emma. Quest'ultima, animata da uno spirito frivolo, si lisciava la gonna e tastava quel materiale così morbido che la rendeva felice. Killian pensava di aver fatto solo un enorme sbaglio a portarsela dietro. Era troppo presa a scoprire le cose del mondo terrestre per rimanere concentrata. Ed era anche fin troppo bella per lasciarlo concentrato sulla missione.
«Ecco la cena» l'oste gli aveva lasciato due piatti davanti e poi si era rimesso ad asciugare i bicchieri.
Killian si era buttato sul piatto, Emma era sbiancata. Gli posò la mano sulla coscia e strinse così forte che lui sgranò gli occhi e sputacchiò quello che aveva in bocca.
«Ma che diamine ti prende?! Sei fuori di senno?!» le scostò malamente la mano.
«E' un pesce Hook»
Lo avrebbe mandato fuori di testa «Si...e quindi...?»
«E' come se mangiassi mio fratello!» urlò sottovoce.
Si morse le labbra per non urlare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito. «...è tuo fratello...d'accordo.» inspirò «Oste posso avere qualcosa che non sia pesce per cortesia?!» doveva mantenere contegno, solo mantenere il contegno. Poi ne avrebbe discusso con lei in separata sede.
«Non è di vostro gradimento?» chiese ironico.
«Possiamo avere qualcos'altro oppure no?» tagliò corto Killian con tono piò duro.
L'oste grugnì, levandosi quel ghigno e sparì in quella che doveva essere la cucina. Emma aveva perso un po' di quel suo essere forte di fronte a quel cadavere servito nel suo piatto.
Rigirava tra le dita le estremità dei lacci del corsetto. Si era cacciata in un grosso guaio. Iniziava davvero a rimpiagere la sua spavalderia, prima o poi ci sarebbe finita anche lei in un piatto.
Non parlarono e finirono la cena molto velocemente dopo che l'oste le porse un piatto di formaggi e salumi. Killian doveva solo pensare a come organizzare il viaggio dell'indomani. Continuava a pensare mentre lei gli camminava innanzi cercanod di non incespicare con l'orlo della gonna. Non sarebbe stato un viaggio lungo, non da come aveva sentito dalle sue fonti. Entrarono in camera e chiuse la porta a chiave. Avrebbero camminato in mezzo alla foresta per un bel tratto, poi secondo quanto appreso , si sarebbero ritrovati in una sorta di radura. In metà mattinata avrebbero concluso tutto. Se tutto fosse andato come si stava programmando nella sua testa, e si volse verso colei che gli dava più preoccupazioni. La trovò seduta sul letto a guardarsi le scarpe nuove e a sbadigliare ripetutamente. In effetti non si erano fermati da quella mattina.
«Dormi che domani mattina dovremmo partire presto» lui si avvicinò all'unica finestra della stanza. Pioveva ancora, non aveva smesso un attimo. L'avrebbe sgridata un' altra volta per come si era comportata a cena.
Emma si era tolta le scarpe e si era sdraiata ma quell'affare che le stringeva la vita non la faceva rilassare come avrebbe voluto. Si sedette e slacciò quanto bastava per sfilarselo. Decise di torgliersi anche la gonna e la camicia , non voleva rovinarle e con quel fuoco che ancora ardeva non avrebbe risentito del freddo.
Lui non l'aveva degnata di uno sguardo. Era pensieroso mentre guardava fuori dalla finestra, non voleva chiedergli scusa e non lo avrebbe fatto. Cosa si aspettava, che si sarebbe comportata da cannibale?! Che merluzzo.
Si rimboccò le coperte e si accucciò sul fianco, era talmente stanca che si sarebbe addormentata subito...ma alcuni rumori non glielo permisero.
Dalla parete adiacente, quella dove era poggiata la testiera dell'umile letto, inizirono a sentirsi gemiti più o meno sommessi. Emma si raddrizzò sul letto «Killian!» urlò sottovoce.
Quello si voltò a stento.
«Killian!» ripetè.
«Che c'è!?»
«Penso ci sia una donna in pericolo nell'altra stanza! Dobbiamo andare a vedere» e dicendolo spostò le gambe fuori dalle coperte.
Killian che non aveva capito di cosa parlasse quella stramba creatura, ebbe tutto chiaro quando udì anche lui quei 'segnali di pericolo' si ripeterono. Abbassò il capo non sapendo se ridere o piangere.
«Rimettiti al letto e dormi se ce la fai» e gli scappò un sorrisetto.
Emma era indignata «Se una donna è in difficoltà tu le volti le spalle?! Ma che uomo sei?!» e si alzò precipitandosi verso la porta. Killian ebbe buoni riflessi e agilmente la bloccò per la vita.
«E lasciami!» si dimenava come un'anguilla tra le braccia di Killian.
«Ascoltami bene, quella donna non è in pericolo, puoi starne certa.»
«Ma senti come si sta lamentando! E smettila di ridere di me!». Era davvero furiosa.
«Emma quella donna non sta...soffrendo.» e ora come glielo spiegava se lei non sapeva niente. Da dove iniziare? «Ascoltami, non sta succedendo nulla di male nell'altra stanza. Sono cose che succedono tra uomini e donne quando stanno nello stesso letto. Lei probabilmente si sta divertendo» poteva andar bene come spiegazione? Se la sarebbe fatta andare bene.
Mentre la vedeva riflettere su quanto aveva appena sentito e ascoltare quei suoni, la spingeva verso il letto sfatto. Lei camminò a ritroso fino a quando non sbattè le gambe contro il materasso. La sua espressione corrucciata non cambiò nemmeno quando si mise seduta.
«E perchè tutti questi versi?»
«Eh, magari lo riprendiamo un altro giorno questo discorso eh, che ne dici?» e le mise la mano sul petto facendo pressione per farla coricare, sebbene lei facesse resistenza. Emma si puntellò sui gomiti, la mano di lui ancora su di lei.
«Ma queste cose che succedono nel letto, tra noi non sono accadute vero? Perchè con te non mi sono di certo divertita» obiettò diffidente.
«Fidati, te lo ricorderesti se fosse successo.» disse lui con un certo moto di orgoglio e un ghigno.
«Non penso che mi divertirei con te, pirata, non sei un tipo divertente» si portò sopra le coperte e si accucciò come aveva fatto poco prima. Lui sghignazzava e raggiunse la sedia vicino alla finestra. Si tolse il pastrano e le scarpe, si levò ogni cosa non gli servisse e la raggiunse sul letto. Niente distrazioni si ripeteva come un mantra.

Alzò gli occhi al cielo, spossato completamente da tutta la giornata. Chiuse gli occhi appena ebbe toccato il cuscino. 


 



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Chi non muore si rivede parte 28445116848745!
Se siete ancora qui tanto di cappello a voi :') sapete, se avete già letto le altre mi ff, che concluderò questa cosa, non mi piace lasciare le cose in sospeso...almeno per le ff è così xD 
Anche questo capitolo è andato, spero sia di vostro gradimento, non succede nulla di particolare, ma capitemi, è una sirena che si ritrova senza coda in un mondo che ha visto da lontano, è tutta una scoperta per lei. La meraviglia è nei suoi occhi ovunque si volti...anche in quelli blu di un certo pirata ma non lo può ammettere u.u
Perdonatemi il tempo che ci impiego a pubblicare ma non posso fare altrimenti, questa ff mi sta risultando più difficile da scrivere :/ Mi dispiace in particolare che dobbiate aspettare così tanto per dei capitoli così più che altro xD la mia storiella non è una di quelle belle importanti come ce ne sono anche su questo fandom .-. 
Detto ciò vi auguro un buon inizio settimana e ci rivede quando sarà, non vi darò un giorno perchè poi finisce in schifio ^-^'
Alla prossima!!!
Gio

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Capitolo 7
*** Dove è finita la fortuna? ***


Dove è finita la fortuna ?!


Con passo meno deciso dell'andata Killian ed Emma ritornarono verso il centro abitato. Killian si massaggiava, senza darlo troppo a vedere, le parti dolenti e, purtroppo per lui erano abbastanza fastidiose da fargli storcere la bocca ad ogni passo. Non sarebbe fuoriuscito nemmeno un lamento dalla sua bocca, gli uomini non frignavano.
Si erano fermati alla prima fontana che avevano trovato e il capitano si era potuto sciacquare la faccia dal sangue rappreso.
«Così va un po' meglio» disse il pirata sedendosi sul bordo della fontana e tastandosi il volto.
«Se lo dici tu. A me sembri ancora conciato male.»
«E chissà per colpa di chi»
«Per colpa tua ovviamente. Se ti fossi comportato bene non ti avrei fatto nulla del genere»
Killian tacque, aveva ragione.
«Dai qua» gli tolse quel lembo di camicia e lo immerse nell'acqua gelata. Gli si mise davanti e lo ripulì completamente «non avevi tolto tutto» si giustificò lei.
«Grazie»
«Hai solo una piccola ferita qui sulla tempia e sullo zigomo e anche qui sul labbro» lo informò mentre con le dita sfiorava le zone chiamate in causa. «Nulla che non si rimarginerà»
«Sei anche un medico ora?» la prese in giro. Lei gli lasciò lo straccio nella mano e lo guardò male. Ma lo faceva quasi tutto il tempo quindi Killian non ci fece troppo caso.
«Allora» esordì Hook alzandosi «dato che questo viaggio è stato un buco nell'acqua io propongo di tornare alla nave e capire cosa sia meglio fare». Emma acconsentì avviandosi verso il porto.
«Come pensi di aiutarmi?»
«Non ne ho idea tesoro. Non mi metto a pescare sirene ogni giorno, specie quelle che vengono maledette dalla propria gente»
«E io che pensavo non facessi altro»
«Non mi sopravvalutare» e le diede un buffetto sul naso.
«Pirata, io non ti ho perdonato, ti sto tollerando che è molto diverso. Quindi stai al tuo posto» e dicendolo si strinse nel mantello.
Arrivati al molo, Smee corse loro incontro, il volto contrito ma con un sorrisetto mite per camuffare qualcosa.
«Capitano! Come è andata l'operazione?»
«Un viaggio a vuoto caro Spugna, ora lasciami passare che voglio andare sulla mia nave» disse cercando di superarlo ma senza successo. Il piccolo ometto gli si parò davanti.
«C'è qualche problema?»
«Chi è la signora, Capitano?» domandò trovando un appiglio per una conversazione nella giovane donna dietro il suo Capitano.
«Ah già. Lei è Emma, starà con noi per un po'» e fece per passare.
«Ma Capitano!» continuò Smee «è contro le regole portare una donna sulla nave» continuò a bassa voce.
«Smee, chi è il Capitano?» l'uomo lo indicò «il Capitano dice che la signorina può salire»
«E perchè siete tutti così sporchi di terra?»
Killian Jones stava per perdere la pazienza...ma non poteva certo dire di essere stato picchiato da una donna. Emma intanto ascoltava in disparte.
«Abbiamo avuto...uno scontro nel bosco...» disse il Capitano facendo intendere ben altro al suo sottoposto. Il ghigno complice che si dipinse su entrambi i loro volti lasciò interdetta Emma.
«Oh quindi voi e la signorina vi siete divertiti...» non finì la frase che Emma subentrò nella conversazione.
«No, io e il Capitano non ci siamo ''divertiti'' perchè il tuo Capitano non è una persona divertene. Neanche un po'! Gli ho»
«Basta così dolcezza» le coprì la bocca con una mano per farla tacere. Emma lo morse ma lui si limitò a stringere i denti.
«Ora penso che sia davvero il caso di salire sulla Jolly Rogers»
«Capitano...»
«Cosa c'è Spugna?!». L'ometto si era preso il cappello tra le mani rigirandoselo per il nervoso.
«La nave...»
«La nave cosa?».
«È stata confiscata dalla guardia reale»
Killian boccheggiò. Lasciò Emma e si fece più vicino al marinaio. «Cosa?»
«Questa mattina Capitano, è successo questa mattina»
«E come è potuto accadere!?» urlò furioso. Lo prese per il bavero della giacca e lo alzò di qualche centimetro da terra.
«Io-io non lo so Capitano! Abbiamo fatto confusione con i turni di guardia e ci siamo ritrovati tutti a terra...»
«Nessuno era sulla nave?! Nessuno!?»
Smee fece no con la testa mortificato per quella brutta faccenda.
«E gli altri dove sono?» vide l'uomo che si guardava intorno senza incrociare il suo sguardo.
Rimise a terra il suo marinaio e lo guardò terreo «Andrò dalla regina a chiarire questa storia. Quando sarò tornato verrete puniti, uno ad uno» scandì lentamente. Non era una minaccia vana, Spugna sapeva che per quella loro mancanza avrebbero sofferto.
«Andiamo Emma». La giovane diede un ultimo sguardo a quel povero uomo che continuava a guardarsi le scarpe senza avere il coraggio di rialzare gli occhi.
Non appena si furono allontanati di qualche metro Emma gli chiese «Non sarai stato un po'duro? È solo una nave».

A quelle parole Killian si fermò e lei gli andò a sbattere contro «E' solo una nave? Ragazzina quella è la mia nave. Solo perchè ora abbiamo chiarito»
«Non abbiamo chiarito un bel niente»
«Non mi interrompere. Non puoi parlare come se sapessi tutto d'accordo. E visto che sei una sirena dovresti sapere quanto sono importanti le navi per gente come noi.»
E intanto ripresero a camminare. «Oh si certo, ho visto come ci tenete alle vostre navi, preferite noi a loro»
«Ma cosa c'entra? Voi avete il potere di sedurci! Lasciamo stare»
«Già, vi basta un bel visino per scordarvi di tutto»
«Non avevo detto di smetterla?!»
Serpeggiando tra la gente si spinsero fino al centro della città. L'atmosfera era tutta un'altra cosa. La gente sorrideva e sembrava molto più amabile e ben disposta verso l'altro.
«Quindi ora che si fa?»
«Ora troviamo un'altra locanda e ci diamo una sistemata. Dobbiamo fare una bella impressione alla regina se rivogliamo indietro la nave»
«Tu la rivuoi indietro. A me non interessa.» aveva già i suoi pensieri e quella nave da recuperare era solo l'ennesimo ostacolo tra lei e la sua coda.
«Devo forse ricordarti che su quella nave di cui non ti interessa ci sono le tue squame?»
Emma impallidì. Aveva ragione, se ne era completamente dimenticata. «Dobbiamo recuperarla a tutti i costi»
«Lo sospettavo».
In una vietta trovarono una locanda dall'aspetto rispettabile e molto curato, Emma propose di entrare e vedere come fosse all'interno.
«Sì potrebbe andare bene, dobbiamo stare qui per poco tempo. Il castello non è lontano da qui.» convenne lui guardandosi attorno. Il fatto che ad attenderli ci fosse una donna di età avanzata dall'aria gioviale lo convinse a soggiornare lì.
La locandiera diede loro il benvenuto e a pelle piacque ad entrambi ,conversarono del più e del meno sebbene nelle domande di Killian ci fossero domande in merito alla regina e al suo modo di goverare.
«Oh abbiamo avuto un periodo buio tempo addietro ma ora il regno non potrebbe essere più felice di avere la regina Elsa a governare.»
«Ottimo. Due camere per cortesia» disse Hook posando sul bancone delle monente d'oro.
Emma era interdetta. Gli si avvicinò «Perchè due camere? Chi altri viene ?»
«Siamo solo noi»
«E allora perchè prendi due camere?»
Killian alzò gli occhi verso la signora davanti a loro che rideva sotto i baffi per quel qui pro quo tra i due giovani. Ne aveva viste di coppiette in fuga durante la sua vita da locandiera.
Emma dal canto suo non capiva e lo guardava accigliata.
«Pensavo volessi avere i tuoi spazi.» disse ovvio facendole capire con quel suo tono di voce che non era il caso litigare davanti a quella donna.
«Non voglio che tu prenda due stanze se non ce n'è bisogno» gli si accostò in modo che l'altra non la udisse, cosa improbabile «Non voglio che tu spenda le tue monete per me.»
«Sei sicura? Non è che mi fai dormire per terra dopo,vero?»
«Te lo meritersti»
«Allora prendiamo una camera. E vorremmo fare un bagno se possibile, e anche mangiare.»
«Molto bene» disse sorridendo gentilmente la donna dalle guance tondeggianti. Poi scorse gli abiti di Emma «Vuoi che te li rammenda, è un peccato che un abito così bello sia così rovinato»
Emma guardò Killian che guardò la donna. Fece di sì con la testa ed Emma ne fu davvero felice.
Mentre Killian era a lavarsi e a ripulire i suoi abiti Emma rimase di sotto con la signora. Non sentiva di temerla e anche Killian provava la stessa sensazione di fiducia, a patto che non si fosse allontanata. Si sentiva come una bambina ad essere trattata così ,ma pazienza, d'altronde se avesse trovato qualcuno ad aggredirla non sapeva se ce l'avrebbe fatta di nuovo a farla franca. Con Killian ci era andata giù pesante ma sapeva in cuor suo che lui le aveva detto la verità, non si sarebbe spinto oltre...poi oltre cosa non lo sapeva nemmeno lei. Sapeva solo che le sensazioni che aveva provato l'avevano agitata.
«Allora bambina, è da molto che siete qui ad Arandelle?» le chiese la donna mentre le serviva qualcosa da mangiare, fortunatamente niente pesce. Emma non sapeva cosa poteva dire e cosa no, si limitò ad essere superficiale.
«Non molto a dire il vero» si guardò la gonna «Davvero potete far sparire questo brutto strappo?»
«Certo che posso. E ti aggiusterò anche quella camicia. Non so cosa avete combinato nel bosco tu e il tuo pirata ma vi siete divertiti per bene, ruzzolarsi sul terreno in questo periodo dell'anno non è da tutti» ridacchiò la donna.
Emma non ne poteva più, perchè pensavano che quel pirata fosse così divertente?! «Io e il pirata non ci siamo divertiti per niente. Quell'uomo è tutto tranne che divertente»
La donna la guardò attentamente «Bambina se quell'uomo ti ha fatto qualcosa che tu non volevi facesse ti consiglio di dirlo alla regina quando la incontrerai.» era diventata seria mentre le aveva dato quel consiglio. Emma ebbe il dubbio di non essere stata capita come voleva.
«In che senso signora...quale è il suo nome?»
«Adie»
«In che senso signora Adie?»
«Nel senso che se quell'uomo ti ha fatto del male tu devi dirlo alla regina. Lei ti aiuterà.» le carezzò il volto da dietro il bancone.

«No no, lui non mi ha fatto del male...» pensò se dirgli o meno la verità, le si avvicinò per non farsi sentire dagli altri individui che stavano mangiando ai tavoli. «Quelle ferite sul volto gliele ho fatte io. So badare a me stessa. Ma le non gli dica che glielo ho detto. Gli uomini si vergognano quando si tratta di queste cose.»
La donna rise di cuore. Rise perchè quei due erano davvero una bella coppia, lo aveva capito fin da quando lei lo aveva spinto ad entrare e lui si era lasciato convincere abbastanza velocemente a prendere una stanza. Quella ragazza aveva qualcosa di speciale ma non sapeva a cosa attribuire quella sensazione. Le sembrava anche molto ingenua ma allo stesso tempo se aveva mal menato quell'uomo se la sapeva cavare. O magari lui era troppo innamorato per lasciarle fare qualsiasi cosa. Non si reputava una donna invadente ma ne aveva viste di cose del mondo e si reputava una buona osservatrice.
«Il tuo fidanzato è un bel giovanotto ragazza, fai bene a tenerlo in riga. Questi uomini sono una spina nel fianco a volte» disse divertita ripensando alla sua gioventù ormai passata.
«Ma lui non è il mio fidanzato! Sarebbe assurdo...» Emma divenne rossa e spostò gli occhi altrove. Ci mancava solo che nutrisse per quell'essere umano un sentimento del genere e si sarebbe uccisa con le sue mani prima che ci pensasse Regina a toglierla di mezzo. «Che idea assurda...» bofonchiò ancora.
Per quanto fuori facesse freddo, doveva ammettere che lì dentro si stava bene. Rispetto alla locanda della sera prima questa era tutt'altra cosa.
Killian si affacciò dalle scale e la chiamò.
«Fammi portare gonna e camicia mi raccomando.»
«Grazie» sorrise davvero di cuore. Era la prima umana con cui scambiava più di una parola e le piaceva. Raggiunse la camera che intanto era occupata da due giovani ragazzi che stavano cambiando l'acqua. In quattro e quattr'otto conclusero il loro lavoro e filarono via facendo un sorriso timido ad Emma mentre le passavano accanto.
«Come ieri ora tu entri dentro e aspetti che torno, va bene?» domanda retorica. . Si pizzicò l'attaccatura del naso per non pensare a quel loro incontro scontro di poco prima che, volente o nolente, gli aveva svegliato fantasie nemmeno tanto sopite.
«Hai capito?» si voltò verso di lei che si stava togliendo la gonna.
«Ho capito...ma non potresti restare e andare dopo? Se succede qualcosa mentre io sono con la coda cosa faccio?!» se doveva rimanere sola almeno voleva sapere come comportarsi.
Lui parve pensarci mentre le dava nuovamente le spalle affinchè lei si togliesse gli ultimi indumenti ed entrasse nell'acqua calda. «In effetti ora diventa un problema anche questo» andò a sedersi sul bordo del letto. Ma lui doveva andare a chiedere un'udienza con la regina e voleva farlo quanto prima! Avevano confiscato la sua nave dannazione!
«Bene!» quasi urlò a se stesso mentre capiva che non poteva fare altrimenti. «Fai questo bagno e facciamo sparire la coda al più presto»
Emma si era messa comoda, fare a botte toglieva un sacco di energie. E poi percepì quel formicolio che non le piaceva per niente. Mise fuori le gambe che piano piano diventavano una cosa sola. Killian non poté fare a meno di osservare la scena, probabilmente era una cosa...intima, ma non riusciva a distaccarne lo sguardo.
La coda si ricopriva ad una velocità inumana di piccole squame sbiadite, ricoprendo così tutta la superficie per terminare nella pinna finale.
«Bizzarro quanto affascinante» disse sovrappensiero il pirata.
«Un ottimo esemplare per fare spettacolo» rispose Emma voltando la testa. Gli occhi le caddero sui suoi abiti. Si sporse tanto bastava per prenderli. «Tieni!» gli lanciò gli abiti «Puoi portarli ad Adie? Così li rammenda».
Li prese al volo «Adie?»
«La donna di sotto»
«Mmm, va bene» si alzò non riuscendo non dare un'occhiata di sguincio alla sirena nella vasca. «Non ti muovere»
Emma gli fece una smorfia «Come sei simpatico».
Killian scese le scale e trovò la donna lì dove l'aveva lasciata.
«Pensavo non me li avresti portati, siete scordarelli voi uomini» disse allegramente la donna mentre prendeva gli abiti e dava loro uno sguardo più attento. «Allora, potrei farli lavare. Posso solo immaginare cosa avete combianto per ridurre così questì splendidi vestiti» diceva metitabonda mentre pensava a quanto ci avrebbe messo.
«Vorremmo ripartire al più presto in realtà» tagliò corto lui senza dare adito a chiacchiere superflue «Come già detto dobbiamo incontrare la regina»
«Cielo! Ma la regina riceve solo la mattina ragazzo mio! Entro stasera gli abiti saranno asciutti» disse come se avesse deciso che così si sarebbe fatto.
«Solo la mattina?! Non vedo l'ora di lasciare questo posto» mormorò frustrato passandosi una mano tra i capelli ancora umidi.
«Perchè non torni di sopra e ti metti accanto al fuoco? Qui si fa presto ad ammalarsi se non sei del posto» il tono materno di chi frasi del genere erano all'ordine del giorno.
« Grazie per i vestiti. Ci era rimasta male» cambiò discorso.
«E' una brava ragazza, e anche tu lo sembri quindi vedi di trattarla bene» lo redarguì bonariamente.
Alzò gli occhi al cielo e si alzò. «Torno sopra.»
Gli mancava solo che qualcun'altro gli dicesse cosa fare e come doveva comportarsi. Che piega inimmaginabile che aveva preso la sua vita.
Rientrò e la trovò lì dove l'aveva lasciata. Era con la testa sott'acqua e con gli occhi aperti, la coda che penzolava fuori dalla vasca. Lo vide e riemerse.
Senza parlare le fece segno se volesse uscire e lei annuì. Lui si tolse la camicia per non ripetere la storia della sera precedente, voleva riuscire a rimanere asciutto. Prese il telo e se lo mise davanti dopo averne messo uno accanto al fuoco.
«Come ieri, niente movimenti azzardati»
Emma fece quanto detto e dopo aver allacciato le braccia al collo di lui gli si premette contro. Lui le alzò la coda e tutto filò liscio. Evitò di pensare al seno di lei premuto sul suo torace ovviamente, altrimenti non sarebbe filato liscio per niente.
«Questi bagni non devono diventare un'abitudine, avrò la schiena a pezzi tra qualche anno di questo passo».
«Conto di non essere più qui tra qualche giorno in realtà, non stare in pensiero per la tua schiena».
«Hai ragione» e le passò il pettine. Si sedette anche lui vicino al fuoco per asciugare i capelli umidi, intanto si rimise la camicia. «Adie ti laverà i vestiti, dice che entro oggi saranno asciutti. D'altronde è una bella giornata...non per me, ma il tempo è bello» la osservava mentre districava quella cascata dorata. Lei non ci fece caso.
«Perchè è così importante la tua vendetta? Cosa ti ha fatto questo Coccodrillo? Non penso che uccidere questo animale cambierà ciò che è stato fatto»
Killian rise sotto i baffi. «Il Coccodrillo non è un animale, è un piccolo demonio. È un uomo oscuro e troppo codardo che si è preso la mia mano e la mia donna» ricordò con lo sguardo perso in ricordi non troppo lontani.
«E pensavi che Gran Papà potesse aiutarti a trovarlo. E ora cosa facciamo?»
Il fatto che lei parlasse al plurale non gli diede fastidio. «Non lo so sirenetta. Intanto recuperiamo la nave. Poi vedremo.» e si sdraiò per terrà. Intanto anche la coda di Emma sparì.
«Mi sto abituando a queste gambe,sai? Non mi dispiace averle.»
«Penso che sarà difficile per te tornare sirena a tutti gli effetti se continui di questo passo»
Emma si voltò a guardarlo allarmata «Perché dici così?!»
«Se ti hanno detto che riavrai la tua coda quando ammetterai a te stessa e bla bla, penso che non sarà tanto presto.»
«Ma lo sto dicendo a te non a Regina»
«Penso che valga lo stesso,sai.» la prese in giro...anche se era certo che se avesse continuato per quella strada poteva dire addio alla coda definitivamente.
Emma tornò a guardarsi i capelli, se non fosse tornata ad essere ciò che era cosa avrebbe fatto? Si alzò e andò a rimettersi la biancheria, nonostante fosse una bella giornata il sole non riusciva a riscaldare l'aria.
Killian aspettò che si fosse vestita e dopodiché si alzò anche lui. Visto che non poteva andare dalla regina avrebbe studiato un nuovo piano d'attacco. Prese la mappa e si sdraiò sul letto.
«Posso dormire ora o rischio di essere traumatizzata come stamattina?»
Lui sghignazzò «Chissà»
Emma si sedette sul letto «Ascolta». Lui non capì. «Non cigola!» e si mise in ginoccio sul materasso iniziando saltellare.
«Abbiamo scelto una buona locanda.» disse lui sorridendo ben sapendo che era stato merito della bionda se l'avevano trovata.
Emma si sdraiò prona accanto a lui, piegò le gambe verso l'alto e le incrociò. «Così non potrai svegliarmi come un villano» e lo disse con voce talmente seducente che la gola di Killian si seccò all'istante. Sfuggì a quegli occhi che lo mettevano a nudo tornando alla sua mappa.
«Troverò qualche altro modo». Lei sollevò le spalle, si rigirò tra le mani una ciocca di capelli umidi.
«Vado vicino al fuoco».
Killian si ritrovò a fissarla. Dopo Milah niente più storie serie, non che tra loro fosse durata chissà quanto ma era stato intenso quello che avevano vissuto. Emma gli stava rismuovendo emozioni che dovevano rimanere sopite. Non avrebbe sofferto un'altra volta come con Milah. Non nascondeva che lo attraesse come una calamita ma si giustificava dicendosi che era solo per il fatto che fosse straordinariamente bella e che avesse quel fascino ammaliatore da sirena.
«L'amavi?»
«Come?»
«La donna che ti ha portato via»
«Non voglio parlarne. Però sì.» non amava parlare di sentimenti, erano cose personali.
«Era bella?» continuò lei.
«Emma, per favore»
«Voglio capire che persona sei, pirata»
«E perché vorresti?»
«Perché se non riavrò la coda voglio sapere cosa potresti farne di me alla fine.» confidò lei.
Killian si tirò su poggiandosi alla testiera del letto. «Riavrai la tua coda, così potrai tornare a prendere le vite di quei poveri marinai.»
Sorrise per quel tentativo di tirarle su il morale.
«E comunque se non dovessi riaverla potrai stare con me finchè non deciderai cosa fare.»
«Se ti comporti bene»
«Ovviamente, ma ti ho promesso che non ti avrei più messo le mani addosso. Quindi non temere. Finchè non cambierai idea almeno.»
«Non penso di cambiare idea sai. Ma per quello che è successo nel bosco, ho capito perché lo hai fatto. Non dico che ti perdono ma capisco. E poi sei un uomo, siete fatti male per natura» sorrise lei guardandolo.
«Mi hai brutalmente mal menato e io sarei fatto male?»
«L'ho fatto perché te lo meritavi. Però...» non sapeva se continuare con quel discorso o tacere.
«Però cosa?» la inclazò. Lo raggiunse sul letto rimettendosi in ginocchio accanto a lui. Si morse le labbra mentre increspava le sopracciglia.
«Quando ti sei avvicinato a me, oggi, ho sentito qualcosa che non avevo mai provato prima...è normale?» si sentiva imbarazzata senza sapere nemmeno il perché.
Killian non si aspettava tale confessione, le guance si imporporano impercettibilmente. Si schiarì la voce «Probabilmente era la paura per essermi avvicinato così violentemente» provò lui.
Lei scosse la testa «No, non penso si trattasse di quello, ho avvertito anche quella in un primo momento, ma non solo. È così difficile spiegare certe cose» sbuffò.
«Già» tagliò corto. No, decisamente non poteva parlarne con lui di queste cose. Assolutamente no. «Perché non provi a dormire un po'?» almeno avrebbe smesso di fare domande.
Annuì, dopotutto non poteva fare altro. «Finisco di asciugarmi» dopodiché si mise sotto le coperte avvicinandosi a Killian che intanto continuava a guardare la mappa senza capirci niente.









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Holaaaaaaaaaaaaaaaaa!
E dopo quella mezza ff di San Valentino rieccomi con un aggiornamento di questa ff!!!! Contenti?! *eehhh come no* 
E insomma, la fortuna non sorride al nostro Capitano eh? Ma chissà...non tutti i mali vengono per nuocere, ultime parole famose cit. 
Che poi rido, anche se sembro pazza, perchè di questa ff so già il finale in quanto l'ho già scritto in preda ad un'ispirazione fulminante...è tutto quello che sta in mezzo per arrivare a quella fine che è ancora da decidere ahhahaahhahahahaha ma d'altronde dovrei esserci abituata, anche le altre ff che scrissi avevano avuto lo stesso modus operandi ahahahha mi sono fatta la risata del venerdi sera xD
Ogni volta mi scordo quello che vorrei dirvi e come sempre mi dimentico di appuntarmi ste cose random, pazienza. Ah sì, tipo il fatto dei titoli, perdonatemi l'assoluta incompetenza a riguardo ahahahah escono proprio male, si vede che sono messi all'ultimo momento? Spero di no ahahhahahah
Grazie a chi segue questa storia, chi recensisce e chi inserisce nelle varie categorie. Apprezzo molto.  
Buon weekend e alla prossima!!!!
Gio

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Capitolo 8
*** Quando non tutti i mali vengono per nuocere ***


Quando non tutti i mali vengono per nuocere



Di buon orario si avviarono verso l'imponente castello che padroneggiava la visuale man mano che ci si avvicinava. Emma aveva così tanto da guardare che Killian doveva stare attento a non perderla di vista mentre lei si fermava ora ad un banco di chincaglierie e ora vicino a piante dall'aspetto buffo.
Arrivarono all'apertura delle porte ma loro malgrado c'erano già diversi abitanti in fila ad attendere udienza.
Passarono buona parte della mattinata a chiaccherare del più e del meno con chi come loro attendeva in quell'attesa infinita. Emma, complice il suo essere una creatura ammaliatrice, incantava chiunque conversasse con lei. Killian poteva scorgere negli occhi degli interlucotori, o chi semplicemente la guardava, il dilatarsi progressivo delle pupille. Poteva avere il mondo ai suoi piedi senza sforzarsi minimamente. Ma ad Emma non interessava, la vedeva carpire quante più informazioni su ciò che le era attorno da chi parlava con lei.
E Killian si accorgeva troppo tardi di rimanere a fissarla più del dovuto, così spostava lo sguardo e faceva finta di niente.
Dopo un tempo interminabile, a sentir Emma, finalmente venne il loro turno. Entrarono in quel grande salone a tinte azzurre, la luce che da fuori entrava nel grande spazio conferiva all'ambiente un senso di accoglienza e traquillità in cui sarebbe riuscito impossibile a chiunque divenire astioso o collerico.
Al centro della scena, sul lato opposto dell'entrata la regina Elsa, nei suoi abiti regali e con la corona scintillante , sedeva composta sul suo trono in attesa della prossima udienza. Altera e dallo sguardo fiero ma quasi indifferente, gli ricordò una certa persona che accanto a lui camminava senza paura.
«Sua Maestà» Killian fece una riverenza che celava anche una certa dose di umorismo. Non gli piaceva inchinarsi davanti a reali viziati che pensavano fosse loro tutto dovuto. «Siamo qui in veste di ospiti in terra straniera a cui è stata sottratta ingiustamente la propria imbarcazione.» e mentre lo diceva, dentro gli rodeva ancora il fegato per quella mancaza da imbecilli da parte della sua ciurma. Ciurma che sarebbe stata punita.
Diede una fugace occhiata ad Emma spronandola ad inchinarsi come aveva fatto lui. Poi si rivolse di nuovo alla regina in attesa di una risposta.
La donna li osservò per qualche momento senza proferire parola.
«Mi risulta che sia una nave pirata, la mia politica sui pirati nel mio regno è molto chiara. Per di più era priva di equipaggio a bordo. Ho fatto ciò che dovevo». Da ciò che avevano appreso, la regina non era un tipo particolarmente espansivo di suo, figuriamoci con degli stranieri che rischiavano di minare la pace del posto. Sapeva fin dal principio che sarebbe stata una battaglia già complicata in partenza.
«Non siamo venuti qui con intenti bellicosi, mia regina. Vorrei solo riavere la mia nava e tornare per mare» disse lui cercando di rimanere calmo.
«Non penso di potervi accontentare. Le guardie staranno per fare un sopralluogo sulla nave. Poi deciderò cosa fare. L'udienza è terminata» e fece cenno ad una guardia di scortarli all'uscita.
Emma guardò Killian spaventata all'idea di perdere ciò che era parte di lei. Fece un passo avanti.
«Vi prego Maestà, sulla nave c'è qualcosa da cui non posso assolutamente separarmi. Non abbiamo fatto nulla di male. Io perlomeno non penso di aver fatto qualcosa di male» guardò il volto di Killian con i vari arrossamenti e ferite «non proprio in realtà».
La regina osservò meglio la donna di fronte a lei. Gli occhi incuriositi la scrutarono dalla testa ai piedi. «Posso sapere cosa sei per il pirata? Quale relazionione vi unisce?»
Ad Emma non arrivò la richiesta sommessa di Killian che le diceva di non rispondere.
«Sono sua prigioniera. Ora potrei riavere ciò che mi appartiene?». Il capo di Killian sprofondò esausto.
Elsa sollevò le sopracciglia, non avrebbe permesso che ci fosse nessuno schiavo sotto il suo dominio. Tantomeno ci sarebbe stato un criminale libero.
«Arrestate quell'uomo!» ordinò severa e con voce piena. Le guardie si mossero repentinamente a quell'ordine ma Emma gli fece scudo.
«No aspetti, non ce n'è bisogno!»
«Quell'uomo di ha resa sua prigioniera e tu lo proteggi?! Quanto può averti plagiato?! Prendetelo subito!»
«No! Mi ascolti!» Killian ammutolì di fronte a quella scena. In cuor suo aveva pensato che alla prima occasione lo avrebbe tradito per qualcuno di migliore, e chi meglio di una regina poteva dare una consistente dose di fiducia? Ma Emma lo tratteneva per un braccio mentre si prodigava a farsi ascoltare.
La regina si ricompose e fece arretrare i suoi uomini. Lo sguardo contrito da una comprensione che le sfuggiva. «Parla allora. Perché non dovrei arrestare quell'uomo?».
Emma si volse verso Killian, gli occhi verdi parlavano chiaro: avrebbe dovuto dirle la verità. Non aspettò che lui le desse il permesso, si incamminò verso la sovrana nonostante le guardie le puntavano le armi contro. Aspettò che la regina la invitasse ad avicinarsi a lei.
Killian le vide parlare e non gli sfuggì lo sguardo di stupore con cui la regina guardò Emma, come se fosse la prima volta che la vedesse. Si alzò annuendo.
«La nave vi verrà riconsegnata ma non oggi. Pertanto vi invito a rimanere qui per qualche giorno come miei ospiti.» ora il suo sguardo era più sereno e i linenamenti rilassati. Guardava Emma come se fosse la sua più cara amica, quasi una sorella. La strinse in un abbraccio che non si confaceva in simili occasioni.
Killian non ci stava capendo granchè. Un momento prima voleva rinchiuderlo nel peggior buco di Arendelle , e il momento dopo lo invitava a restare nel castello reale. In realtà non sapeva davvero cosa fare, non voleva dare l'impressione di poter essere abbindolato così facilmente. Guardò Emma. La sua espressione era tutto fuorchè preoccupata, anzi, sembrava intimargli di accettare e ringraziare subito.
In effetti non era una cattiva idea, un luogo del genere doveva avere dei tesori nascosti da qualche parte...la regina non poteva aspettarsi che un pirata sarebbe stato fermo al suo posto d'altronde.
«Se alla regina fa piacere non possiamo che accettare» sorrise per quelle intenzioni tutt'altro che nobili.
«E così sia. A momenti dovrebbe arrivare mia sorella, aspettatela nell'altra stanza.» fece di nuovo segno alle guardie , ma stavolta sorridendo, facendoli scortare nella stanza attigua in attesa che o lei o sua sorella li raggiungessero.



«Non posso crederci! É incredibile! Non è incredibile? Certo che lo è! Una sirena! O mio Dio. E com'è li sotto, nel mare? Sono così curiosa di saperne di più. Sarai nostra ospite per tutto il tempo che vorrai, vero Elsa? Elsa? Dove si è cacciata mia sorella? Ah, eccola lì, sta parlando con il pirata. Che poi non capisco come tu possa stare con un uomo del genere che ti ha resa prigioniera. Io lo avrei spinto giù dalla nave appena si fosse presentata l'occasione, o magari no, la violenza non è mai la soluzione»
«Anna hai quasi sposato Hans, te lo ricordi?»
«Ma che c'entra ora questo, Kristoff?! Ora che ci siamo sposati pensa di poter dire tutto.» disse leggermente piccata dando uno spintone con una mano a quel grande ragazzone dai biondi capelli che aveva la faccia buona.

«Ad ogni modo sono contenta che abbiate deciso di rimanere. Ho così tante cose da chiederti! E tu potrai chiedermi ogni cosa Emma! Fatti abbracciare!» e si lanciò in un abbraccio stritolatore.
Emma era felice di quell'affetto che la giovane ragazza le stava manifestando, come era successo con la sorella, sentiva a pelle che di loro si poteva fidare.
«In effetti avrei delle domande da fare...»
«Puoi chiedermi qualsiasi cosa!» si mise in ascolto delle imminenti domande.
«Anna lasciamogli il tempo di posare le loro cose nelle stanze e poi ci metteremo a tavola e avremo modo di parlare come si deve» disse gentilmente la regina mentre si avvicinava loro con accanto Killian che scrutava tutt'intorno.
Si avviarono tutti verso l'ala del castello che ospitava le stanze in cui avrebbero alloggiato.
«Queste sono le vostre camere» indicò Elsa due porte vicine.
Emma guardò Killian con leggera preoccupazione. Killian non la guardò ma le strinse il polso per farla tacere.
«Grazie regina, apprezziamo molto» disse galantemente il pirata.
« Appena vi sarete sistemati vi aspetteremo nella stanza di prima.» e si accomiatarono.
Rimasti da soli Killian le lasciò il polso.
«Cerchiamo di non creare probelmi Emma, rivoglio la mia nave e poi ce ne andremo.» disse aprendo la porta.
«Ma devo stare qui, da sola?»
«Emma sono qui nell'altra stanza, non ti succederà niente. Posa il mantello e andiamo che ci stanno aspettando. E poi voglio dormire comodo.» Killian posò la sacca con le loro poche cose e richiuse la porta. Emma con il suo cipiglio arrabbiato gli lanciò un'occhiataccia.


Pranzarono come non avevano mai fatto in vita loro. Erano sazi come non mai. Fortunatamente nessun pesce venne servito ed Emma ebbe modo di scoprire qualcosa che le piacque molto: la cioccolata.
Kristoff propose a Killian di andare fuori mentre le tre donne parlavano di cose da 'femmine'. Killian sperò vivamente che Emma potesse fugare ogni suo dubbio riguardo ogni cosa che comportasse la sfera femminile. Non ce l'avrebbe fatta a spiegargliele lui, no davvero. La vide sorrdiente ed uscì tranquillo.
Si diressero al fienile e mentre Kristoff parlava di qualcosa Killian era perso in altri pensieri. Si diceva che se Emma si fosse trovata bene lì con quella gente probabilmente l'avrebbe lasciata con loro. Non aveva idea di come aiutarla nel riavere la sua coda, ma lei forse non l'avrebbe più voluta vedendo cosa il mondo le aveva da offrire. Sarebbe stato un buon piano B. anche se pensare di lasciarla gli metteva una tristezza infinita nel petto.
«Ehi amico mi stai ascoltando?» disse d'un tratto l'uomo dai capelli biondi.
«Mmh?». Kristoff si rigirò, d'improvviso, con tono tutt'altro che cordiale.
«Sentimi bene. Non provare a fare giochetti con noi, chiaro? Ne abbiamo avuti di problemi ultimamente e non ne vogliamo altri. Vedi di rigare dritto e di non creare scompiglio. Comportati bene altrimenti te la dovraai vedere con me»
Killian, impassibile, e per nulla spaventato fissò prima lui e poi l'oggetto che gli stava puntando contro. Sollevò un sopracciglio «Davvero? Mi stai minacciando con una carota?» lo spostò, l'ultima cosa che voleva era creare confusione dentro un palazzo pieno di guardie «Come ho già detto, voglio solo la mia nave per andarmene via.».
«Bene, perché ti tengo d'occhio». Il pirata roteò gli occhi. Nutrirono la renna dell'uomo e poi si misero seduti dove la visuale del regno si apriva in tutto il suo splendore, a bere il rum che Killian offrì.
Nonostante il freddo che entrava nelle ossa, doveva ammettere che quel luogo era davvero sorprendente. Kristoff gli aveva detto che la primavera sarebbe arrivata presto, nonostante quel clima pungente potesse far credere il contrario. Quelle basse temperature erano da attribuire anche ai poteri della cognata, nonchè regina di Arendelle, Elsa.
«Quindi dovresti aiutare Emma a riavere la sua coda, se ho capito bene. Come pensi di fare?»
« Non ne ho idea.»
«Se non l'avessi rapita non ti troveresti in questa situazione, lo sai vero?»
«Certo che lo so. Ma non potevo certo pensare che sarei finito alle prese con una sirena senza coda e incapace di aiutarmi con la mia vendetta. Per di più una sirena con la testa dura che sa assestare dei buoni ganci...»
Kristoff lo guardò divertito, si era domandato come quel pirata si fosse procurato tutti quei lividi e sapere che era stata una donna lo fece sorridere.
«Ti piace vero?» chiese sornione guardandolo. Erano rientrati nel castello e varcato la grande stanza dove le tre donne stavano ridendo. Non gli era sfuggito come il pirata era entrato e aveva lanciato lo sguardo alla volta della sirena.
Killian lo guardò stranito «Ma cosa ti viene in mente?! Un goccio di rum e scambi polpi per Kraken? Che assurdità» e lo sorpassò non volendo continuare quel discorso che nemmeno lui voleva intavolare con se stesso.
«Tra qualche giorno si terrà un ricevimento con alcuni regnanti, questioni politiche, e poi ci sarò un ballo. Mi farebbe molto se rimarreste.» Elsa era palesemente speranzosa che Emma accettasse. L'aveva conosciuta da meno di una giornata ma le voleva già un gran bene. L'essere due persone diverse dalla norma, aveva creato un legame tra di loro che a parole sarebbe stato difficile da spiegare. Per Emma era stato provvidenziale trovare Elsa. Della sua natura marina poteva parlarne solo con il pirata, fino a quel moemnto, ma era un'altra cosa. Con Elsa veniva più naturale.
«Un ballo? Perchè no» aveva visto diverse volte gli uomini danzare a ritmo delle più svariate melodie, le sarebbe piaciuto poterne prendere parte. Guardò Killian, che intanto stava prestando molta attenzione ad un candelabro su un mobile antico poco distante da loro.
«Perché no» ripetè lui. Sarebbe stato proficuo quantomeno. Divertente non sapeva quanto, ma proficuo si.
«Ottimo! Vi dovremmo dare nuovi vestiti, vero Elsa?! Soprattutto i tuoi» Anna aveva puntato gli occhi sul caratteristico abbigliamento di Killian. No, non poteva presentarsi così.
«Dovremmo fare dei piccoli accorgimenti in effetti. Non potete presentarvi come pirati, no, assolutamente no. Diremo che tu Emma sei una nostra cugina e che sei venuta a trovarci, scortata da un tuo servitore»
«E perchè dovrei essere un servitore? Questa faccia non si presta a questa farsa» disse costernato indicando quel bel volto con ancora i segni della colluttazione.
«Io sono la regina e io decido. Questo è quanto.»
«Pff» si volse di nuovo alla volta del candelabro. Elsa lo raggiunse mentre Anna parlava di abiti bellissimi ad Emma e Kristoff ascoltava sorridendo.
«Killian, ascoltami» parlò con voce leggermente grave. Lui non spostò lo sguardo.
«Arriveranno diversi funzionari in questo castello. Tralasciando che dovrai comportarti come un gentiluomo,» e gli prese il candelabro dalle mani e riponendolo al suo posto, « dovrai stare attento ad Emma».
A Killian salì un moto di stizza, come se non stesse abbastanza attento ad Emma «Penso di essermela cavata abbastanza bene fino ad ora. E poi non è una bambina.»
«Lo so che non è una bambina e non è di lei che non mi fidi. Potrebbero arrivare soggetti poco raccomandabili, e anche un po' sciocchi. Quindi questo, volevo solo chiederti di tenere a bada chi gli si avvicinerà...sappiamo che potrebbe succedere. La sua natura è predisposta per questo.».
«Lo so» e bevve dalla sua fiaschetta per terminare definitivamente la conversazione.
Dopo aver cenato e conversato ognuno andò nella propria stanza. Elsa accompagnò i suoi ospiti e diede ad Emma una delle sue vesti da notte . Per gli abiti più consoni al ricevimento ci avrebbero pensato l'indomani. Una volta che se ne fu andata, aspettò qualche minuto e riaprì la porta. Entrò in quella di Killian senza bussare.
«Perchè ancora sei in giro? Non sei stanca?» era ancora un po' offeso per quella specie di ordine che le aveva imposto Elsa. Anche se era la regina non poteva permettersi di dargli degli ordini. Tantomeno se già assolveva a quel compito di sua spontanea voltontà. Sbuffò.
«Volevo...volevo vedere la tua stanza» inventò di sana pianta una scusa accettabile.
«Penso siano abbastanza simili. Vai a dormire, ci vediamo domattina». Lei cercava i suoi occhi. Sperava che capisse che non voleva stare da sola, anche se quello era il luogo più sicuro del mondo. Ma niente.
«Va bene, buonanotte» e un po' mogia tornò in camera sua.


Si girava e rigirava nel letto senza sosta. Non trovava una posizione abbastanza comoda. Oppure era il freddo...anche se non ne faceva poi tanto in quella stanza. Guardò il soffitto con sguardo accigliato. Era colpa di quel pirata. Avevano sempre dormito insieme e ora non riusciva a prender sonno da sola. Ogni minimo rumore la faceva stare sull'attenti. Si alzò e in punta di piedi aprì la porta. Guardò il corridoio per cogliere la prensenza di qualche domestico ma non ne percepì nessuna. Con la maggior attenzione possibile a non fare nessun rumore aprì la porta della stanza di Hook. Si disse che magari poteva dormire nel suo letto per un po' e poi sgattaiolare all'alba in modo che lui non se ne accorgesse. Sperava che non se ne accorgesse, o temeva che l'avrebbe cacciata via.
La luna, coperta da qualche nuvola, non donava visibilità e un po' a tentoni entrò nella stanza con la paura di sbattere contro qualcosa. Non vedeva niente e il silenzio in cui regnava la stanza non era d'aiuto, non riusciva ad udire nemmeno il respiro di lui.
Con un mano appoggiata alla parete procedeva cauta, ma il respiro strozzato gli morì in gola quando scorse nell'oscurità il lucchio di una spada. Si arrestò sul posto.
In una frazione di secondo si era ritrovata alla parete con l'arma alla gola e la punta dell'uncino sul petto. I suoi occhi spalancati incontrarono quelli guerrieri di Killian. Rimasero per un buon minuto in silenzio, il petto di Emma che si alzava e abbassava velocmente per quello spavento improvviso. Gli occhi di Killian tornarono quelli di sempre e anche nell'oscurità Emma vi scorse quel qualcosa che l'attirava inverosibimente verso di lui. Ma era troppo arrabbiata e spaventata per pensarci troppo
« Ma sei pazzo?!» urlò sottovoce, il cuore che batteva all'impazzata. Killian depose le armi, rilassando le spalle e prendendosi un momento per tornare in sé.
«Io sarei il pazzo?! Ti introduci come una ladra nella mia stanza e io sarei il pazzo?!» si scostò e ripose la spada. «Se vuoi farti uccidere dimmelo subito». Si era spaventato a morte, aveva sentito dei rumori nel corridoio e pensando al peggio si era alzato per controllare che da Emma fosse tutto a posto. E poi si era ritrovato davanti un'ombra. Ringraziò il suo autocontrollo o avrebbe decapitato la sua sirena. Si massaggiò l'attaccatura del naso. «Che diavolo ci fai ancora in piedi?»
«Non riesco a dormire, ed è colpa tua»

«Mi lusinghi così»
«Posso dormire nel tuo letto?»
«Se rispondessi di no non potrei considerami ancora un uomo, tesoro. Avanti.». Si aspettava che lei mantenesse la solita distanza ma non accadde.
Nel letto lei gli si avvicinò. Sentì di doversi giustificare «Ho freddo.»
«E io volevo dormire comodo». Emma gli accostò i suoi piedi freddi alle gambe facendolo rabbrividire.
«Ho scoperto un sacco di cose parlando con Anna ed Elsa.» e in effetti era vero, l'avevano aiutata a capire diverse cose su quelle parti di lei che erano comparse insieme alle gambe.
«Non ne dubito.»
«Forse ho capito anche cosa succede quando due persone si divertono insieme. Ma ancora non sono sicura» parlava con tale ingenuità che non si rendeva nemmeno conto di come quelle semplici frasi potessero mettere a disagio l'uomo accanto a lei. Sperò che non gli chiedesse una dimostrazione. Non sapeva come o cosa le avrebbe risposto.
«Domani chiedo altre infomazioni ad Anna e ad Elsa.» e dicendolo gli prese un braccio e infischiandosene di quella vicinanza fisica, lo strinse e si addormentò subito.







___________________________________________________________________

Holaaaa !
Ed eccoci di nuovo con questa sirena e questo pirata da strapazzo! Diciamo che dopo un'accoglienza poco cortese da parte di Elsa alla fine non gli è andata poi tanto male. Killian approfitterà del momento per rimpinzarsi di ricchezze? Lo vedremo. Farà il cane da guardia? Vedremo anche questo. Ma tanto Emma è una brava sirenetta che non si caccia nei guai, no? Può stare tranquillo il nostro Killian...
Ma la felicità quando hanno detto che ci sarà la Con qui in Italia?!??! Ma ne vogliamo parlare?!?! Ovviamen bisogna vedere chi ci fanno venire eh, speriamo bene >.< anche se io e l'inglese non andiamo d'accordo me ne infischio, farò una figuraccia ma almeno vederli dal vivo devo farlo. Speriamo non sparino prezzi assurdi .-.
Ricomincia anche once questa settimana e vediamo cosa ci propineranno.
Grazie per essere arrivati fino a qui :)
Alla prossima!
Gio 

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Capitolo 9
*** Tra sangue e frivolezze ***


Tra sangue e frivolezze





«Emma posso chiederti una cosa?!» chiese Anna con enfasi mal celata mentre le faceva vedere il castello.

«Certo che puoi». Emma guardava tutto con immenso stupore, era tutta un'altra cosa il mondo terrestre da quello marino. Si chiedeva cosa stessero facendo le sue compagne lì sotto, se pensavano a lei o se Regina le avesse convinte che non sarebbe più tornata da loro. Avrebbe voluto vedere la sua faccia se l'avesse vista sana e in salvo e che non erano poi tanto vere quelle storie che si raccontavano tra le sirene. Ci sarebbe stata l'occasione prima o poi di rivederle. Avrebbe riavuto la sua coda, per quanto le piacesse quel mondo non sapeva se quel mondo era pronto per lei.
«Potresti dirmi com'era la tua coda?! Lo so, sono stata indelicata! Magari è una cosa spiacevole per te ricordare quello che hai perso però sono così curiosa! Scusami non dovevo nemmeno pensare ad una richiesta simile...Non vorrei che tu pensassi che io non creda alle tue parole! Sento che sei sincera. Ma io»
«Posso fartela vedere. Cioè non è proprio la mia coda, però posso fartela vedere»
Anna boccheggiò non credendo a quanto la ragazza di fronte a lei le aveva proposto. Cercava di articolare qualche frase ma non sapeva cosa rispondere.
«E- e come?»
Emma si fermò di fronte ad uno degli innumerevli quadri di cui le pareti erano tappezzate e fissando un volto di donna disse «Chi mi ha maledetto ha pensato bene di far sì che ogni volta che tocco l'acqua dolce riappaia una sorta di coda. Cioè è una coda, ma non è la mia. Della mia sono rimaste solo le squame.» si focalizzò sugli occhi del dipinto, cercando di immaginare la vita passata di quella donna «Comunque Killian le ha messe al sicuro. Non so come o cosa succederà quando la riavrò ma non me la sento di gettarle via. È tutto molto confuso» si aggiustò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non è che ti piace il pirata? I cattivi sono sempre affascinanti, te lo dice una che voleva sposarne uno. Però poi si è rivelato per quello che davvero era, così ho apperto gli occhi e mi sono accorta che Kistoff era tutto ciò che avevo sempre desiderato. Sto parlando troppo, scusa. Non posso farne a meno. Comunque ti va di andare a vedere dei vestiti? Così ti fai un'idea di cosa ti piacerebbe indossare e chiederemo alla sarta di cucirne uno per il ballo. Ti va?»
«Certo che mi va!»


Mentre Emma si faceva trastullare dalle frivolezze a cui Anna la iniziava, al Capitano della Jolly Roger toccava il lavoro sporco. Prima che arrivassero i personaggi importanti di cui aveva parlato Elsa doveva salire sulla sua nave recuperare il bauletto con il tesoro di Emma, controllare che fosse tutto come lo aveva lasciato e infine riportare sotto il suo controllo la ciurma. Quelli che sarebbero sopravvissuti.
Si avviò con passo di marcia verso quella parte di sé che gli era sottratta ingiustamente, la Jolly Roger galleggiava morbidamente sulle acque serene del porto reale. Guardò con occhio truce le guardie che gli lanciavano sguardi altrettanto sprezzanti e salì sulla passerella. Diede attenzione a ciò che gli stava intorno, badando bene che non mancasse nulla. Scese sotto coperta dove trovò tutto come aveva lasciato e poi si diresse alla sua cabina. Il bauletto giaceva indisturbato sul mobile, chiuso e riservato a occhi indiscreti. Appurato che fosse ancora lì, e pieno delle squame iridescenti della sua giovane sirena, richiuse il tutto e lasciò la sua imbarcazione.
Tornò nell'area in cui avevano soggiornato qualche giorno addietro, si buttò nella prima locanda che gli capitò e continuò a perlustrare in quel modo ogni bettola finchè non trovò uno ad uno i suoi marinai. Spugna gli andò direttamente incontro, come se anche lui lo stesse cercando. Nonostante la tremenda sorte cui gravava sulle sue spalle per quella mancanza indicibile, non poteva sottrararsi al suo Capitano.
Una volta che furono tutti radunati, una sola sua occhiata bastò per farli tacere e dar segno loro di seguirlo. Non voleva chiacchiere inutili.
In capo a quella banda tutt'altro che allegra, il capitano camminava senza guardarsi indietro, ben sapendo che quei grossi uomini, dall'aspetto burbero e un po' trasandato, lo avrebbero seguito nonostante la loro sorte fosse già segnata, non mostrando astio nei confronti dell'uomo che li precedeva.
Arrivati che furono alla nave, gli uomini si misero in moto per spostare il grande vascello, ma il capitano li fermò. Attese qualche secondo affinchè tutti loro gli fossero intorno e parlò «Sapete bene cosa vi aspetta. Prima di spostare la Jolly Roger scopriremo chi sarà ancora parte della mia ciurma». I volti degli uomini volenti o nolenti sbiancarano all'ineluttabilità del loro destino.
«Avanti Capitano, cerchiamo di non metterci troppo» parlò senza timore uno dei più sfacciati marinai che la Jolly avesse mai ospitato, oltre il suo capitano Killian Jones naturalmente, «passatemi le funi». Hook assottigliò lo sguargo, un ghigno che mutava i suoi bei lineamenti in una smorfia agghiacciante.
«Procedete» diede il suo benestare e quella punizione senza sconti ebbe inizio.
L'uomo aprì le danze a quella pena di morte annunciata, mani e gambe vennero legati ad una cima che passava sotto la chiglia della nave. L'uomo guardò il cielo e chiuse per un breve momento gli occhi, più che una preghiera stava cercando di darsi quella forza che ora sembrava essere scemata via. Guardò i suoi compagni con quella finta boria che si ostinava a mantenere in volto e respirò avidamente, riempiedo i polmoni di quel tesoro trasparente che presto sarebbe stato un desiderio indicibile per il suo organismo. I suoi compagni lo guardarono con sguardi compassionevoli, sarebbe toccato anche a loro dopo di lui. Lo gettarono in mare appena l'uomo ebbe preso una grande boccata d'ossigeno.
Dal parapetto della nave i marinai lo videro cadere in quelle acque gelide che presto avrebbero inghiottito ognuno di loro. Dalla parte opposta altri uomini iniziarono a tirare la cima in base al volere del capitano, non c'era luce nel suo sguardo duro e determinato. L'uomo al di sotto dell'imbarcazione strusciava contro i denti di cane incrostati alla chiglia, i poveretti che tiravano stringevano i denti e gli occhi, ma nascondendosi dallo sguardo del loro capitano che intanto procedeva con le direttive. Quando l'uomo sarebbe riemerso non sarebbe stato un bello spettacolo.
Capitan Hook non aveva fretta, neanche il pensiero di raggiungere la sirena al castello ebbe il potere di influenzarlo su quella punizione obbligatoria, prima di tutto c'era la sua nave, e chiunque andava contro gli interessi della sua nave andava contro di lui.
Non esistevano sconti.
Quando l'uomo riaffiorò sul pelo dell'acqua i marinai lo issarono sull'imbarcazione. Il sangue colava dalle numerose ferite provocate dalle concrecazioni calcaree della chiglia, i vestiti strappati e il volto sfigurato fecero salire la nausea ad alcuni di quegli uomini che gli stavano vicino. Ma l'uomo che era appena riemerso non se ne curò. Era morto.
«Chi vuol essere il prossimo?» domandò il capitano senza degnare di uno sguardo il cadavere che giaceva ai suoi piedi in una pozza di sangue sempre più ampia.


Con il bauletto sottobraccio si era lasciato dietro la sua nave e le altre beghe di cui non avrebbe voluto occuparsi per almeno un giorno intero. Più rilassato all'apparenza, camminava verso il castello senza quella fretta e necessità di cui era stato preda giusto qualche ora prima.
Non gli piaceva quello che aveva fatto, uccidere uomini non era il suo passatempo preferito, non era nemmeno un sadico ma non poteva permettersi tali insubordinazioni o negligenze simili. Era stato chiaro fin dall'inizio con la ciurma che aveva arruolato.
Senza mettersi in mostra camminò verso la sua stanza, passando per quelle parti del castello che erano solite essere usate dai domestici. Non voleva incontrare nessuno, in quei momenti voleva restare solo e isolarsi dal resto del mondo.
Si chiuse dentro la stanza e depositò il baule sopra una cassettiera sotto la finestra, lo aprì e fissò quel tesoro, la manò sfiorò con delicatezza le superfici liscie di quelle piccole squame. Si ritrovò a sorridere fugacemente, se lei lo avesse visto mentre impartiva quelle punizioni, più simili a sentenze di morte che altro, probabilmente lo avrebbe guardato con occhi diversi. Lei si meritava di più, non un uomo del genere. Non uno come lui.
Mentre armeggiava con l'interno del baule la porta si aprì, senza nessun preavviso.
«Sei tornato, perchè non mi hai detto che uscivi in città? Kristoff ha detto che non lo hai voluto portare con te» Emma era entrata senza farsi troppi problemi, e Killian pensò che non avrebbe mai imparato l'arte dell'educazione.
«Prego Emma, accomodati pure» disse sarcastico richiudendo il baule.
Emma con le braccia sui fianchi increspò le sopracciglia «Mi sono già accomodata»
«Lascia stare. Guarda cosa ho portato» si spostò per farle vedere quel regalo inaspettato. Ma la sopresa la ebbe lui quando voltandosi se la ritrovò con un nuovo vestito. Un vestito di fattura nettamente superiore a quello che lui le aveva comprato e molto più bello. Sempre sui toni del verde, la fasciava nella sua figura valorizzandole le forme.
«Oh! La mia coda!» si avvicinò lei guardando dentro il bauletto.
«Si, ehm, penso siano più al sicuro qui» si grattò la nuca, camuffando il disagio, mentre gli occhi non riuscivano a staccarsi da quella generosa scollatura.
«Con voi umani non si è mai al sicuro, pirata. Ma apprezzo il gesto» si scostò e lo guardò eccitata «Allora, che te ne pare?» fece una giravolta su se stessa «Ti piace? Anna mi ha aiutato a sceglierlo ma alla fine ho deciso io»
«Non avevo dubbi» scherzò lui.
E poi lei gli si avvicinò languidamente, gli lisciò le pieghe della camicia con fare del tutto innocente. E lui non sapeva se lo stava facendo apposta o le veniva spontaneo. « L'abito che mi hai regalato l'ho messo tra le mie cose.» sembrava più dubbiosa che altro, «E mentre lo riponevo mi sono chiesta, ma quando riavrò la mia coda cosa faccio? Lo porto con me o lo lascio qui? Secondo te si rovina nell'acqua? Non mi va di... insomma, è un regalo quindi non voglio separamene».
Non sapeva cosa risponderle, era ovvio che si sarebbe rovinato in acqua... «Ne riparliamo quando succederà, d'accordo?!» meglio archiviare il problema per ora, era tutto un punto cieco quando si parlava di cosa era meglio fare con una sirena.
«Va bene» disse allegra allontanandosi. « L'ho messo nell'armadio, così non si rovina e posso rimetterlo. Andiamo da Elsa, Anna e Kristoff?». E prima che potesse trascinarlo fuori si accorse di qualcosa lungo il collo del pirata. Gli si avvicinò nuovamente e con la punta del dito raccolse quella sostanza rossa che si stava rapprendendo sulla pelle dell'uomo. Portò il dito alle labbra e lo saggiò.
Una scarica di brividi investì Killian quando quel dito lo aveva sfiorato, e vederla portarselo alle labbra lo mandò su di giri. Contrasse la mascella e deglutì.
«Ti sei fatto male?»
«Non è mio».
Annuì, «Lo sospettavo, non ha questo sapore il tuo sangue. Se dovevi fare a botte potevi farmi venire con te, sono più forte.»
«Me ne ricorderò. Ma dovevo impartire una lezione ai miei uomini quindi non era uno spettacolo adatto ad una signorina»
«Rispetto alla sottoscritta tu sei un principiante, tesoro»
«Così ferisci il mio orgoglio.»
Emma sollevò le spalle sbattendo le lunghe ciglia con aria di chi la sapeva lunga. «Ora andiamo»


Le giornate volarono veloci, per Emma ogni cosa era una scoperta e si stava pian piano ambientando a quel mondo regale in cui Elsa e Anna vivevano. D'altro canto anche Killian si era trovato il suo passatempo, quando non era alle prese con la ciurma che doveva riformare e assegnare loro le diverse mansioni, con Kristoff gironzolava per il castello e spesso e volentieri buttava l'occhio su qualche oggetto prezioso che non gli apparteneva. Ma c'era Kristoff che lo teneva in riga, o così credeva lui.
Per contro però, Killian fu oggetto di una giornata di attenzioni non richieste. Dato che il suo abbigliamento non era consono all'ambiente dovette far fronte a tutta la sua poca pazienza e soccombere alle chiacchere di tre donne. Kristoff sembrava capirlo più che bene e ogni tanto si scambiavano sguardi di coraggio. Che poi al capitano della Jolly Roger piaceva essere messo al centro dell'attenzione, ma non per motivi del genere e tantomeno non rischiesti.
Emma aveva riempito un intero armadio con i nuovi abiti, ma la frenesia si era acquietata e la sua attenzione era in cerca di nuove cose.
Ben presto il palazzo iniziò a ricevere nuovi ospiti e sia Emma che Killian iniziarono a recitare le loro nuove identità. Per Killian non era poi così difficile trattare con quei tizi con la puzza sotto al naso. Nonostante quel che si erano aspettate Anna ed Elsa, ma in particolar modo Elsa, Killian risultò molto credibile nella sua parte da consigliere della giovane dama bionda.
Emma era diventata Emma Swan di un Regno distante da Arnedelle, cugina di Anna ed Elsa e in visita da loro per una vacanza.
La sirena si ritrovò impacciata in quel ruolo. E se inizialmente l'adrenalina le era corsa in circolo per l'imminente arrivo di tutti quei personaggi reali, ma in particolare per il tanto atteso ballo, ora ne aveva già abbastanza. Si era stufata di salutare gente a lei sconosciuta e per niente interessante. Ogni tanto vedeva Killian che rideva sotto i baffi nel riscontrare in lei l'evidente stato di frustrazione in cui si ritrovava e allora accidentalmente il tacco della sua scarpa calpestava quella di lui.
«Una brava dama non fa queste cose, sai?!»
«E cosa avrei fatto?» rispondeva civettuola riscontrando con soddisfazione la smorfia di dolore sul volto di lui.
Killian manteneva lo sguardo vigile, tra una battuta e una conversazine noiosa che si ritroavava a fare, i suoi occhi mantenevano sotto controllo chiunque entrasse nella sala. E naturalmente dopo che i vari individui salutavano la Sovrana e sua sorella la loro attenzione calamitava tutta in direzione della bella fanciulla al suo fianco. Già di per sé Emma era un bel vedere ma con i capelli ben spazzolati e acconciati in maniera impeccabile, l'abito che ne risaltava le forme senza però farla sembrare volgare e quel velo di trucco sul volto, beh, non poteva aspettarsi che non la degnassero nemmeno di uno sguardo. Era impossibile.
«Possiamo andarcene?» gli sussurrò a mezza bocca con un sorriso finto stampato sulla faccia che sembrava più una smorfia che altro.
«Non credo che alla regina farebbe piacere che ce ne scappassimo così, non credi?»
«Ma se tu vuoi rimanere non ti costringo a venir via con me. Io però ne ho abbastanza.» Cercò con lo sguardo Anna e la vide nascondere uno sbadiglio. Elsa da brava sovrana quale era ascoltava attentamente quello che le stava dicendo l'uomo davanti a lei. Un tipo che amava il suono della sua voce visto che non smettava di blaterare del nulla.
«Forse è anche possibile che il suo ego sia più grande del tuo»
«Cosa hai detto?»
«Nente, andiamocene»
«State andando via?» Kristoff era arrivato proprio mentre stavano per filarsela via come ladri.
«Si... è tutto così noioso. Pensavo ci saremmo divertiti. Scusami Kristoff» confessò Emma abbandonando quelle buone maniere imparate in fretta e furia.
«Lo so, ma ci si diverte al ballo, non a queste pseudo cerimonie con questi soggetti impomatati. Ti guardano con una tale aria di sufficienza che porterei il mio Sven solo per sentire le loro sceneggiate costernate. Andiamocene, tanto Elsa se la sa cavare più che bene e prima o poi si ritireranno anche loro nelle loro stanze, o nelle navi con cui sono arrivati. Anna ci raggiungerà.»
E detto ciò si incamminarono verso l'uscita. Ma entrò qualcuno che non aveva nulla a che fare con quegli anziani sovrani dalle teste canute o dalle barbe bianche. No, per niente.
Emma si arrestò, come folgorata. Killian le sbattè contro e lo vide anche lui.
Un giovane uomo vestito di uno splendido abito blu era entrato nella sala con perfetta padronanza di sé. I capelli castani dai riflessi ramati erano legati in una perfetta e ordianta coda bassa, legata da un nastro anch'esso blu. I lineamenti proporzionati lo rendevano simile ad un dio. Ma erano gli occhi ad aver fatto accelerare il battito del cuore di Emma. Quegli occhi azzurri quasi grigio erano qualcosa che non aveva mai visto. Se gli occhi di Killian erano profondi e sicuri, quelli di quell'uomo di fronte a lei erano insondabili e pieni di mistero. Si sentì improvvisamente accaldata.
Lui la notò solo dopo aver appurato che la regina fosse ancora lì. Ma quando scambiò uno sguardo con gli occhi verdi di lei le sorrise.
Un sorriso indecifrabile avrebbe detto Killian a Kristoff in un secondo momento. Aveva guardato in cagnesco quell'uomo appena lo aveva visto. Ma Emma era d'altro avviso. Emma era altrove, a fantasticare su quell'uomo.
Il giovane misterioso stava per presentarsi quando Anna corse da loro e sospinse gentilmente la piccola combriccola fuori dalla sala. «Dobbiamo andare, su su, muoviamoci». E dicendolo se li portò tutti fuori dalla grande sala. Ma la testa di Emma, almeno una parte, quella più romantica, era rimasta lì, al fianco di quell'uomo di cui non sapeva nemmeno il nome.




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Salve gente!
Non sto nemmeno a scusarmi perchè tanto sono un caso perso >.< tra lutti e malattie varie cerco di terminare questa storia come mi sono prefissata di fare. 
Orbene, cosa dire, Killian si è dato da fare con la sua ciurma, o quella che gli rimane; Emma si sta perdendo in frivolezze varie ma si è scontrata con  la dura realtà dei fatti, la vita di un regnante è noiosa u.u ma chissà se il ballo rianimerà gli animi...poi c'è questo nuovo soggetto tutto da scoprire uhuhuhuh vedemo vedremo.
Allora, per quanto riguarda la parte più sanguinolenta ho preso spunto da Wikipedia e simili, quindi se per caso incontrate qualche strafalcione prendetela come licenza poetica, toh, non sono qui per scrivere cose storiche o altro, ma solo per il piacere di scrivere una storia decente e apprezzabile xD 
Devo decidere a breve se mandare la storia su toni arancioni o mantermi su questi gialli...ma in ogni caso lo scopriremo insieme man mano che pubblicherò i capitoli. La mia testa saprebbe già che risposta dare ma devo rimanere con i piedi per terra xD 
Poi, dunque, ci sono altre cose che volevo dirvi ma sono andate a farsi friggere quindi niente. Ah, si ,vi stanno piacendo queste puntante di Once? per me sono un po' delle montagne russe ma va be, io aspetto solo la fine per poterli vedere tutti insieme T.T piango.
Inutile dirvi che non so quando riaggiornerò ma se vi fa piacere leggere questa ff ogni tanto buttate l'occhio ahahhaah cercherò di tornare quanto prima, tra recensioni da fare alle ff in arretrato e Festival dell'Oriente/Irlandese, il tempo sembra poco ma lo troverò xD
Detto ciò, se siete arrivati fin qui sono contenta e spero di sentirvi ;) 
A presto!
Gio

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Capitolo 10
*** Nuovi batticuori e gelosie nascoste ***


Nuovi batticuori e gelosie nascoste



«Perchè non hai aspettato che ci presentassimo? Non è stato carino da parte tua.» le disse Emma appena furono lontani dalla sala dove si erano riuniti per salutare la regina i sovrani appena arrivati.
Anna sospirò teatralemente «Emma, quell'essere è l'ultima persona che ti consiglio di conoscere!»
«A me sta bene» disse Killian più accomodante che mai.
Emma lo fulminò. «Non sto parlando con te»
«Avanti smettetela. Non dovremmo nemmeno starne a parlare» riprese Anna che, sebbene non ne fosse sicura completamente, sentiva di sapere chi  fosse quell'uomo.
«Si può sapere cosa ti prende?» disse allora Kristoff che brancolava nel buio come gli altri due. 
La rossa sospirò di nuovo. «Quell'uomo dovrebbe essere Vincent delle Isole del Sud.» guardò Kristoff «Uno dei fratelli di Hans, l'unico che è rimasto a casa sua quando è successo tutto quello che è successo*».
«E che ci fa qui? Perché è venuto?»
«Perchè doveva venire in qualità di rappresentante delle Isole del Sud, come del resto hanno fatto tutti quelli che sono lì dentro con Elsa. Ma sarebbe meglio starne lontano, non voglio dire che lui debba essere per forza come i suoi fratelli, ma sapete no, è tutto molto strano. Pensare così mi rende una cattiva persona, vero? È che non voglio che ci facciano ancora del male e»
«Abbiamo capito Anna, non ti devi preoccupare.» e dicendolo Kristoff la abbracciò protettivo. Avevano tribolato fin troppo dietro quella famiglia di doppie facce, non si sarebbero fatti prendere in giro dall'ultimo arrivato. 
«Quindi per favore Emma, stagli lontana. Se è come i suoi fratelli non bisogna aspettarsi nulla di buono.»
Emma non si fidava in generale delle persone, coda o non coda, che poi si fosse dovuta adeguare alla situazione corrente era altro discorso. Non avrebbe corso dietro un umano bello e affascinante, dagli occhi di ghiaccio e dal portamento sicuro e pacato e...no. Non si sarebbe infatuata di nessuno. Le bastava la presenza del pirata a ricordarle che l'uomo non faceva per lei.
«Io non devo stare lontana proprio da nessuno perché non mi interessa quell'uomo, chiunque egli sia. E ora con permesso vado in stanza. A domani. Buonanotte»


L'indomani mattina il sole splendeva dando la speranza che la primavera stesse davvero arrivando.
«Quindi cosa facciamo oggi?» chiese Emma mentre facevano colazione al grande tavolo della sala da pranzo.
«Elsa sarà impegnata con i funzionari e io devo stare con lei per imparare» disse Anna scuotendo la testa. 
«Non piace nemmeno a me Anna ma dobbiamo farlo» si pulì con un fazzoletto Elsa mettendo fine alla discussione.
«Trovereremo qualcosa da fare, è una bella giornata, potremmo visitare il giardino» esordì Emma guardando Killian. 
Il pirata scrollò le spalle. Voleva smettere con quella farsa e tornare a solcare i mari, non perdere tempo in un castello che non poteva depredare. 
«Vi raggiungerò appena potrò» bisbigliò Anna lasciando intuire che appena ne avrebbe avuto l'occasione sarebbe scappata via. Sorrisero entrambe.

Killian scortò Emma per i giardini beandosi di quel clima mite che rendeva tutto piacevole.  Gli occhi di Emma saltavano da un lato all'altro, annusando quanti più fiori possibili, e non ve ne erano molti, sarebbero sbocciati a breve.
«Sai cosa pensavo?» 
«No» 
Si erano seduti su una panca di marmo, gli occhi rivolti alla vegetazione che rifioriva sotto i loro occhi.
«Forse dovremmo andarcene.» Emma rigirò tra le mani un fiore che aveva colto poco prima. Ci aveva pensato e forse quello non era il posto per lei.
Killian tacque e la guardò.
«Non ti trovi bene qui?»
«Non voglio essere un peso»
«E cosa ti fa pensare che non sei un peso per me?» provò a scherzare.
«In effetti non lo so» increspò le sopracciglia mordendosi il labbro inferiore. «Magari se riavessi la mia coda sarebbe tutto più facile. Sparirei dalle vostre vite e tornerebbe tutto come prima» terminò la frase in un soffio.
Killian stava per controbbattere quando nel giardino fece capolino l'uomo misterioso della sera precedente.
Gli occhi di Emma si rianimarono quando lui la notò e le andò incontro. Killian contrasse i muscoli mettendosi sull'attenti. 
«Buongiorno, lei deve essere miss Emma, la cugina della Regina e della principessa Anna. Ieri sera  non ho avuto modo di presentarmi, anche se immagino che la fama dei miei fratelli mi abbia anticipato, sono Vincent» le fece il baciamano accompagnato da un lieve inchino. 
Il cuore di Emma fece una capriola. Sorrise non sapendo cosa dire.
«Posso chiedervi di accompagnarmi in una passeggiata? Se non sono inopportuno?». Quella voce chiara e pacata le mandava in confusione il cervello, annuì prima di poter formulare altra risposta.
Killian si schiarì la voce e i due si ricordarono che c'era anche lui. 
«Oh sì, scusami, lui è il mio consigliere, sir Jones.» i due uomini si scambiarono un cenno e una stretta di mano e poi Emma si rivolse al pirata sotto copertura «Non mi allontanerò, tranquillo». Killian rimase sconcertato, un attimo prima gli aveva detto di voler andare via e ora sottobraccio a quel damerino si allontanava nel giardino. Sebbene provasse rabbia non si allontanò, rimase in disparte, lontano da loro stundiando i movimenti dell'uomo.
«Quindi siete in visita delle vostre cugine. Il vostro regno deve sentire molto la vostra mancanza» esordì l'uomo che le infondeva una tranquillità mista a nervosismo.
«Possiamo dire così. Probabilmente manca più a me che il contrario.» si ritrovò a rabbrividire sentendo la mano di lui che carezzeva la sua in modo lieve. 
Sentì di essere arrossita, si liberò da quella stretta ripristinando una certa distanza cercando di non offenderlo. «Mentre ho saputo dei trascorsi dei vostri fratelli.».
Lui prese un gran respiro guardando lontano, imperscrutabile «Non dovrei dirlo ma mi vergogno della mia famiglia. Sono stati...non trovo nemmeno le parole. Non dubito che nessuno si fidi di me o che mi guardino male.»
«Se tu non sei come loro la gente lo noterà, a volte ci si mette un po' a capire ma poi la verità viene a galla. Tu non sei i tuoi fratelli.»
«Hai ragione» si voltò sorridendole e scostandole una ciocca bionda dal volto, poi tornò sui suoi passi. «Non sono come i miei fratelli. Hanno commesso lo stesso errore per due volte di seguito. Sono stati degli sciocchi»
«Evidentemente non avevano capito la lezione la prima volta»
Vince sorrise di nuovo «Probabilmente no»

«E' stata una bella giornata alla fine, non trovi? All'inizio forse un po' noiosa ma poi è migliorata» Emma si era gettata di peso sul letto di Killian appena quest'ultimo aveva aperto  la porta per entrarvi. 
Lui grugnì qualcosa. Lei non lo sentì. 
«Ho tempo per fare un bagno?» chiese alzandosi su i gomiti mentre lo guardava svestirsi dandole le spalle.
«Non credo»
«E' successo qualcosa?»
«Mmh?»
Si inginocchiò sul letto «Ti ho chiesto se va tutto bene». Lui continuava a evitare il suo sguardo.
«Tutto come deve andare. Dormi qui o vai nella tua stanza?».
E a quella domanda Emma iniziò a provare quella scomoda sensazione che le nasceva quando doveva stare in un letto da sola. E il solo fatto che lui glielo avesse domandato le fece sorgere il timore che ci fosse davvero qualcosa che non andasse. Attorcigliò un lembo di stoffa della sua gonna tra le mani.
«Qui...se per te non è un problema...»
«Allora sbrigati perché voglio andare a dormire.» e nel mentre lei si levava gli strati di stoffa lui si era messo a guardare, più concentrato che mai, le sue carte nautiche per decidere la prossima meta per il suo viaggio.

«Non posso credere che vedrò la tua coda! Cioè, non la tua ''vera vera'' coda, però le si avvicina no?! Sono così emozionata! Ehi perchè Killian sta venendo con noi» Anna le sussurò l'utima frase.  Quella mattina Emma era andata a cercare Anna per dirle che le avrebbe fatto vedere la sua coda e così erano andate a chiedere ai domestici l'acqua calda per un bagno. 
«Viene con noi perché poi mi deve tirare fuori dalla vasca.» e gettò un'occhiata all'uomo che intanto continuava a camminare senza entrare nella conversazione.
Killian andò nella sua camera mentre le due usavano la camera di Emma per non creare ulteriori conversazioni imbarazzanti sul perché lei preferisse usare la camera di lui. A bagno finito lo avrebbero chiamato. 
E mentre lui si rabbuiava pensando a quello che gli stava succedendo sentiva gli urletti contenuti di Anna nell'altra stanza. 
Si ritrovò a sorridere inconsciamente al pensiero di quando tutto era iniziato. Se ne avesse avuta la possibilità lei lo avrebbe ucciso sul serio a quel tempo.
Ma poi ripensava al giorno prima, quando l'aveva vista sorridere e conversare tranquilla con quel nuovo arrivato che non gli ispirava la benché minima stilla di fiducia.
 Ma magari aveva ragione Kristoff. Quando stava fulminando  con lo sguardo quei due che passeggiavano, il ragazzo biondo lo aveva raggiunto. Gli aveva suggerito che forse era solo geloso.
O forse voleva solo uccidere qualcuno.  O forse no. 
Era perso da chissà quanto nei suoi pensieri che ad un certo punto sentì aprire la porta. La testa di Anna fece capolino «Pensavo di poterla tirare fuori io ma quella coda è davvero troppo pesante!»



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Chi non muore si rivede pt. 2835372387293
Non sono un miraggio anche se forse vorreste che lo fossi lol
Le scuse sono superate vero?! Mi dispiace aver lasciato tutto questo tempo la storia in sospeso ma le storie incomplete mi danno ai nervi quindi in un modo o nell'altro finirò. Come finirò le millemila ff da leggere. Finche non sarò sottoterra cercherò di recuperare :') non temete.
Spero di non gettare la ff in schifio, vorrei finirla presto perché è troppo che la sto portando per le lunghe e il brodo a lungo andare stufa. Per di più mi frullano nuove ff che non vedranno luce ma che mi diverto a scrivere quindi mi portano via tempo prezioso ahahha ^-^''' ultimo piccolo esperimento sarebbe un crossover tra the 100 e Once....ma come ho detto rimane nei miei documenti di testo ahhhahaha ve lo dico solo per allungare il capitolo che non ho capito ancora se è breve o no ahah
Anyway, grazie se siete ancora qui a leggere le vicende di questi scapestrati e alla prossima. O anche no, ma grazie lo stesso xD

Gio

P.S.
Da notare come sempre l'originalità disarmante dei titoli. Cioè, con questo caldo il mio cervello dà il meglio di se :')

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Capitolo 11
*** Tra spezie e passi di danza ***


Tra spezie e passi di danza



Il giorno del ballo era finalmente arrivato, l'indomani le porte del castello sarebbero rimaste aperte per tutti coloro che avevano voglia di danzare. E poi i regnanti sarebbero andati via a breve.
Così tutta quella bolla fatta di frivolezze sarebbe esplosa e lui sarebbe tornato il pirata di sempre, o almeno così pensava Killian.
Il caotico andirivieni della servitù rendeva insoportabile camminare per il palazzo, gli mancava il suo uncino. Per rendere la sua parte più verosimile la regina gli aveva procurato una protesi per non tirarlo in mezzo ai pettegolezzi. Era stata carina tutto sommato, si ritrovò a pensare mentre si guardava la sua nuova mano. Seduto fuori dalla stalla mentre Kristoff si prendeva cura di Sven alternava lo sguardo dall'uomo all'animale chiedendosi come facesse il biondo a stare tranquillo in mezzo a tutto quel caos.
«Beh perché io non sono preoccupato che mi rubino la ragazza» disse.
«Ancora con questa storia?! A me non interessa nulla di Emma.» indurì la mascella « Se lei preferisce la compagnia di un nobile con la puzza sotto al naso non posso certo fargliene una colpa» finì con le parole che si affievolivano. Il rammarico che provava non era tanto perché si era trovato a confrontarsi con uno con un un titolo nobiliare. No, il suo rammarico risiedeva nel constatare che Emma alla fine era come tutte le altre.
Aveva notato il suo cambiamento in quei giorni. Dapprima si era comportata con il suo solito e proverbiale distacco, continuando a ripetere che non si era infatuata proprio di nessuno. Ma poi l'aveva ritrovata a lanciarsi sguardi complici con Vince e a cercarlo per il castello quante volte le fosse possibile.
«Ma se la stai evitando come la peste è normale che lei ora non abbia occhi che per quel dongiovanni! Se provassi a parlarle ti accorgeresti che non è cambiato nulla. I suoi occhi ti cercano ancora ma tu sei troppo preso da te per accorgertene»
«Da quando ti ho dato il permesso di insultarmi liberamente?! Me ne vado, e penso che se potesse anche la tua renna farebbe lo stesso».
Si decise a ritrovare Emma, l'aveva lasciata con Anna nel giardino ma ora la trovò in compagnia del prestante e affascinante Vince, e ogni volta che gli attribuiva quelle qualità gli sfuggiva una smorfia.
Si battè sui pantaloni per far cadere dei residui di paglia e li raggiunse.
«Oh Killian! Non pensavo che mi avresti raggiunta. Anna ha dovuto raggiungere Elsa e stavo per tornare dentro ma Vince è venuto a farmi compagnia» si giustificò quasi lei.
«E' solo un piacere Emma» la guardò languido, e Killian percepì un qualcosa tra i due, qualcosa di non detto che lo agitò ancora di più.
«Non lo metto in dubbio» scandì duro assottigliando lo sguardo. «Sto andando in città, vuoi venire?» le disse la prima cosa che gli venne in mente ,la prima che gli venne per allontanarsi da lì.
Ed Emma parve tornare sulla terra, lo guardò come se lo avesse visto bene solo in quel momento «Vai a trovare Adie?».
Lui annuì sebbene non ci avesse nemmeno lontanamente pensato.
«Allora vengo volentieri, scusami Vince»
L'uomo dai tratti gentili venne attraversato per un fugace secondo da un qualcosa che Killian non seppe afferare ma lo vide, lo vide nei suoi occhi e non gli piacque per nulla.
«Non ti preoccupare Emma, avremo modo di vederci domani al ballo.» le baciò la mano e si congedò.
Lungo il tragittò si erano scambiati sì e no qualche parola ma a nessuno dei due andava di parlare in fin dei conti.
Emma aveva immaginato che il distacco improvviso che aveva imposto il pirata fosse dovuto al fatto che Vince non gli piacesse ma in fin dei conti lei non poteva farci nulla. Aveva provato a spiegargli che lui non era come i suoi fratelli ma Killian le aveva risposto con un grugnito.
«Siamo arrivati» esordì allora lui quando vide poco distante da loro la locanda di Adie. Emma si avvicinò entusiasta.
«Salve, cosa posso fare per v...Bambina mia! Pensavo foste già andati via da un bel pezzo» la donna si fece largo tra dei bambini che la attorniavano per andarla ad abbracciare.
«Deduco che siate riusciti a parlare con la regina, vi trovo entrambi molto bene» disse scrutandoli da capo a piedi. Emma ricambiò l'abbraccio, felice di averla reincontrata.
I bambini nella locanda facevano un chiasso tale che non riuscivano a sentire le loro voci, Adie li richiamò all'ordine.
«Scusatemi, ma i miei nipoti sono fin troppo esuberanti. Fossero cresciuti con me sarebbero pronti per entrare nella guardia della regina» li rimproverò bonariamente, quelli risero. «Su andate fuori!» e i bambini obbedirono rimanendo all'esterno della locanda. I tre li seguirono rimanendo a guardarli giocare, poi uno di loro prese una corda e chiese a Killian di partecipare.
Emma e Adie si sedettero su una panca mentre il nipote più piccolo dei sei si sedette in mezzo alle due.
«Mela» le disse il piccolo mostrandogliela.
«Sì, è davvero una bella mela» sorrise Emma sfiorandogli una guancia.
«Lui è Bren, è quello più tranquillo per ora» scherzò Adie dando un bacio sulla testa del bambino.
Stettero in silenzio ascoltando il vociare divertito dei bambini poi Adie le domandò «Cosa è successo? Sei più taciturna di quanto mi ricordassi. Problemi con il tuo uomo? Si è comportato male?»
Emma scosse la testa sorridendo, guardò il pirata che giocava spensierato con i nipoti di Adie «No...o meglio non lo so. C'è un una persona che ho conosciuto da poco e...e non lo so» confessò esasperata. Non sapeva cosa dire, di sentimenti non ne aveva mai parlato con nessuno. Perché per una sirena i sentimenti erano relativi. Inesistenti se si parlava di uomini. Ma era tutto cambiato nella sua vita.
«Oh, quindi ora è subentrata la gelosia...mi sa tanto che sei tu quella che combina danni, bambina mia» rise Adie. Emma abbassò gli occhi.
«Io e Killian non stiamo insieme. Non lo siamo mai stati e sarà sempre così . Io dovrò tornare a casa e non posso legarmi a nessuno...con nessuno.» e quelle sue stesse parole, rivolte più a se stessa che alla donna accanto a lei la riscossero. Era vero, lei non poteva permettersi di fare l'umana, non poteva illudersi di stare con uno di loro.
«Nessun danno,» si riprese dando un tono più allegro alla sua voce «è solo che quel tipo lì è diventato più noioso. Mi parla come se gli costasse uno sforzo immane.»
«Beh, è comprensibile se hai messo gli occhi su qualcun altro. La gelosia fa male»
«Ma lui non è geloso di me! Non gli interesso minimamente, è solo un uomo come tutti gli altri» e gli occhi chiari di Bren sotto di lei la guardarono dubbiosi. Emma sorrise.
«Non come te, non per ora almeno» e gli diede un'impacciata carezza sulla testolina scura.
«Bambina mia, sei proprio un'ingenua» soffiò Adie con un mesto sorriso sulle labbra.
 
«Allora, ti sei divertito a giocare con quei ragazzini?» gli chiese Emma mentre si rimettevano sulla via del ritorno.
Killian sudato come non mai stava ancora riprendendo fiato per tutte le corse che gli avevano fatto fare quei bambini.
«Sì» sorrise sereno. Cercò gli occhi di lei che con la luce del sole morente avevano preso una sfumatura capace di attrarre chiunque e di scavare nel profondo di ogni anima che vi ci fosse incrociata anche solo per sbaglio.
Ma fu lo stomaco di lei a fare le capriole quando vide negli occhi azzurri di lui solo pura felicità. Lo ritrovò sereno e libero da qualsiasi turbamento. Era come averlo ritrovato.
Sentì anche i suoi lineamenti distendersi in un'espressione serena. Gli si accostò senza toccarlo e tornarono al castello.
Tornati nella grande dimora Anna andò loro incontro pimpante come al solito
«Sono così emozionata! Non per il ballo, certo, no, anche per quello ovviamente. Ma sono emozionata perché sarà il tuo primo ballo! Danzare ti piacerà vedrai! Aspetta...ma tu sai ballare vero!?» la guardò preoccupata Anna. Emma si morse un labbro, annuì poco convinta. Non avrebbe perso l'occasione di ballare con Vince solo perché non sapeva farlo. «Ora non abbiamo tempo però! Perché non ci ho pensato prima, avremmo potuto darti qualche lezione! Accidenti» si rimproverava la giovane rossa mentre entravano dentro.
«Ma sono sicura che andrà tutto bene. Te la caverai, d'altronde una sirena sa fare tutto...vero?!»
«Vero...» confermò più o meno convinta.
«Ottimo, abbiamo risolto. Andiamo a cena!»
 
«Non so ballare. Non ho intenzione di fare una brutta figura» disse nervosa una volta entrata nella stanza di Killian senza bussare, come aveva fatto dacché erano al castello d'altronde.
«Sarebbe la prima volta per te love?» la canzonò senza nasconderlo il pirata. Ma quel suo tono quasi sinceramente insicuro lo intenerì. Vederla fare un passo falso davanti a quel damerino non gli sarebbe poi dispiaciuto così tanto in effetti...ma non ne avrebbe avuto il coraggio, lui non era così. O meglio, per lei non si sarebbe abbassato a tali mezzi per evitare che cadesse tra le braccia di un altro. Anche se il suddetto altro non lo digeriva minimamente.
«Non sto scherzando Hook! E se mi chiede di ballare sul serio?! Non è detto che lo faccia ma...»
A Killian sfuggì una smorfia di disappunto. Si voltò verso di lei che camminava agitata su e giù per la stanza. Sospirò. Non poteva tirarsi indietro.
Si tolse la sua nuova giacca, che molto probabilmente si sarebbe portato con se una volta che sarebbe salpato con la sua nave, e la depose sulla sedia accanto al tavolino.
«Va bene,» disse più a se stesso che a lei « vieni qui»
«Eh? E tu cosa ne sai di ballo?» ma nonostante i suoi dubbi gli si avvicinò.
«Ho mille talenti tesoro, fidati» . La prese per i fianchi avvicinandosela dolcemente. Le poggiò la mano finta dietro la schiena mentre l'altra buona le stringeva la mano titubante.
Il volto di Emma era una maschera di incertezza, si sentiva tremendamente impacciata. E dubitava sul serio che lui potesse aiutarla in qualche modo.
Lui glielo lesse in volto, era un libro aperto ormai «Che donna di poca fede» ammiccò mentre la stringeva un po' di più « Fidati di me»
«E' lontano quel giorno, tesoro» gli fece il verso lei stemperando quell'atmosfera particolare che si era andata a creare. Scrollò la testa ritrovando la concentrazione «Va bene, avanti, insegnami qualcosa»
Killian trattenne una battuta. «L'importante è che tu lasci fare a me, devi solo non fare quello che fai di solito». Lei lo guardò interrogativa.
«Non devi comandare e imporre le tue decisioni»
«E allora cosa dovrei fare?!» chiese scettica mentre i suo nervi tesi non accennavano a rilassarsi completamente intrappolati in quella stretta gentile delle braccia di lui.
«Stare zitta tanto per cominciare» e ignorando quell'evidente ritrosia da parte della donna la strinse. Stavano per compiere i primi passi quando un nuovo profumo lo investì prepotentemente.
Abbassò il volto e le si accostò alla tempia inspirando quell'odore speziato.
La vicinanza improvvisa la destabilizzò, serrata in quell'abbraccio sentì risalire quell'irequietezza viscerale che sopraggiundeva in presenza di lui in momenti particolari. Quelli in cui lei non lo minacciava di morte o lui non la ignorava come un'estranea insomma.
Aveva iniziato a pensare che quel martellare incontrollato del suo cuore fosse per qualcosa che faceva l'uomo di fronte a lei. Ma non sapeva cosa. Che avesse dei poteri?!
«Cos'è?»
La voce roca accanto al suo orecchio generò una scarica di brividi lungo la sua schiena. Le gambe le diedero un accenno di cedimento, ma non sarebbe caduta. Lui lo avrebbe impedito.
Gli rispose incespicando nelle parole «Io- io sono passata nelle cucine prima e-e» guardò altrove, distogliendo gli occhi dal petto di Killian che le era fin troppo vicino. « E mi hanno fatto annusare delle polveri profumate» chiuse gli occhi per assicurarsi che quello che stava dicendo avesse senso «Cannella. Dovrebbe essere cannella, è l'unica che mi sia piaciuta» trattenne un sospiro mentre il respiro di lui la incendiava dentro.
Odiava sentirsi così vulnerabile.
Le sarebbe scoppiato il cuore se avesse continuato a galoppare in quella maniera inspiegabile.
Gli prese la mano e gliela depose lì sul petto, lì dove quel muscolo le stava per uscire dal petto.
«Killian, penso di avere qualcosa che non va. Lo senti? Non penso sia normale» tutto sussurato per non uscire da quella bolla ovattata in cui si erano rifugiati.
Lui le sorrise contro la tempia. Amava quel suo essere ingenua, estranea a sensazioni simili. Le lasciò un tenero bacio beandosi di quel piccolo momento solo loro.
Al sentire le sue labbra Emma gli strinse la mano e si scostò quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi. E se quelli azzurri di lui erano due pozze serene che brillavano in controluce, quelli di lei erano velati di un sentimento nuovo. Lo bramava, non come quando desiderava prendere quei marinai in superficie per trascinarli giù in fondo al mare. No, era una brama diversa.
E Killian rischiava di rimanere preda di quegli occhi che vedeva per la prima volta.
«Penso che dovremmo riprendere la lezione» disse a mezza bocca. E quello che poteva succedere si volatilizzò nell'aria, disperdendo quell'energia che li aveva permeati fino a quell'istante.
Emma sbattè le palpebre ricordandosi dov'era e cosa stava per fare. Killian ripristinò le distanze corrette e senza cadere in nuovi passi falsi si destreggiò nell'arte della danza introducendola in quel mondo di piroette e sollevamenti.
 
«Basta così, sono stremata.» si lasciò cadere sul letto già mezzo sfatto del pirata. Aveva volteggiato a sufficienza, forse le sarebbe bastato per la sua intera vita.
«Almeno per domani non sarai un completo fallimento. Rendimi onore, so di essere un bravo maestro» si pavoneggiò Killian mentre si toglieva la camicia per mettersi più comodo e coricarsi.
«Sono io che sono un'ottima allieva. Non montarti la testa.» rimase a fissare la sua schiena mentre le dava le spalle. Si chiese cosa stesse combinando. Perché voleva far colpo su Vincent quando sapeva che non avrebbe dovuto fare nulla del genere?! Che il modo in cui si stava comportando l'avrebbe portata all'esilio in altre circostanze. Che i suoi simili l'avrebbero ripudiata all'istante.
Ma Vincent si era dimostrato così amorevole con lei...e poi c'era Killian. Ed era convinta che se lui si fosse comportato solo la metà di come si era comportato con lei Vince beh, era sicura che per lei non ci sarebbe stato più scampo. Ma visto che lui non nutriva la benché minima attenzione per lei ,se non qualche modo per ricevere qualche tesoro in cambio, il problema non sussisteva. Anzi se qualcuno avrebbe avuto dei problemi sarebbe stata lei. Se non avesse riavuto la sua coda avrebbe dovuto pensare a qualcosa.


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Sirenette e sirenetti bentrovati!
Allora, che dire, parto per le vacanze e quindi ci si rivede tra un po'. Ahahahahha meglio togliersi subito il dente va. 
Sebbene non porterò il pc con me ho stilato più o meno quanti capitoli mancano alla fine quindi non temete. La fine è vicina. In questi giorni scriverò alla vecchia maniera così mi rilasserò a dovere, magari esce fuori qualche os carina... in realtà ce ne avrei una bella angst già pronta ma non l'ho trascritta sul pc quindi ci si rivede anche con quella tra qualche settimana xD
Il capitolo parla da solo immagino, e molto probabilmente mi sono lasciata dietro qualche errore ma vado super di fretta e l'ho riletto sbrigativamente, chiedo venia.
Spero vi piaccia e niente, spero di sentirvi ;)
Alla prossima!
Gio

 

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Capitolo 12
*** Rum e baci rubati ***


Rum e baci rubati 



Quello che avevano passato la sera precedente rimaneva solo un dolce ricordo. Quella loro complicità vissuta tra incerti passi di danza era svanita non appena avevano aperto gli occhi in quel nuovo giorno.

Il brusio che riusciva ad arrivarle alle orecchie, sebbene fosse lontana diverse stanze, le alimentava una certa dose di ansia non indifferente.
Era pronta a scappare in qualsiasi momento, anche con quelle scarpe con il tacco con cui all'inizio non era andata a nozze all'inizio ma che ora non le risultavano più un ostacolo, avrebbe corso impeccabilmente. Anche se poi, pensò, perché correre? Lei non era tenuta a stare dove non voleva. Se voleva andarsene lo avrebbe fatto e basta. Killian l'avrebbe accompagnata da qualche parte e le avrebbe raccontato qualche aneddoto divertente dopo averla punzecchiata un po' per distrarla da tutta quella farsa che aveva tirato su per partecipare ad un ballo di umani. Sì, sarebbe andata bene anche così. Ma c'era Vince. Vince la stava aspettando.

Parlando con Anna era uscito fuori quel brutto episodio con Hans, di come tutto le era sembrato bellissimo fin dall'inizio. Un colpo di fulmine lo aveva chiamato. Poi però si era rivelato una persona tutt'altro che amabile e aveva rischiato di perdere la vita e di mettere l'intero regno contro sua sorella. E per non bastare ci si erano messi di mezzo anche gli altri fratelli. Davvero una brutta storia aveva detto Anna. Ma ora con lei c'era Kristoff e tutto stava andando bene.
Emma si era chiesta se questo colpo di fulmine l'avesse colpita, d'altronde sentiva una forte attrazione verso quell'uomo dai modi garbati e gentili che si intressava a lei.
«Vogliamo andare? Io continuo a dire di andarcene da questo posto finché siamo in tempo. Li conosco questi balli, sono una noia se non si è venuti appositamente per rubare»
«Ma sta' zitto. E comportati bene. Non scapperemo, non subito almeno» disse prontamente Emma guardando Killian al suo fianco. « Voglio vedere com'è un ballo e se non mi piace ce ne andiamo. Ma non mettermi più ansia di quanta io non ne abbia per favore»
«Ci proverò tesoro»
«E non chiamarmi tesoro». A Killian sfuggì un ghigno mentre varcavano la porta della grande sala.
I balli non gli piacevano. No. Per niente. Questo si ripeteva Killian Jones, ben sapendo che non fosse proprio la verità, mentre guardava Emma volteggiare tra le braccia di Vince. Non digeriva tutta quella storia, non l'avrebbe mai fatto. Si stava convincendo che Emma presto o tardi sarebbe venuta da lui ad implorarlo di portarla via di lì. Peccato che vedere il suo volto sorridente e allegro mentre danzava con il nemico stonava con le fantasie che il suo cervello stava imponendosi di creare.
Sbuffò appoggiandosi ad una colonna mentre affogava le sue illusioni, che non dovevano nemmeno esistere, nel buon e sicuro rum. Lui almeno non lo avrebbe mai tradito.
Ma gli si contorceva l'intestiono nel vederli felici e spensierati, era più forte di lui. La rabbia che a stento riusciva a controllare quando in vena aveva più rum che sangue, gli stava annebbiando la vista ed era sicuro che se non se ne fosse andato avrebbe fatto scoppiare un putiferio.
«Al diavolo»
«Non mi sembra idoneo mandare al diavolo la regina, signor Jones» disse Elsa dietro di lui mandandogli per traverso il liquido ambrato.
«Non dovresti essere a conversare con qualche idiota o magari a cercare marito invece di star qui a farmi morire?!» rispose sprezzante lui infischiandosene che davanti aveva una regina.
«Io penso di essere proprio dove dovrei essere» disse seccata togliendogli la fiaschetta dalle mani.
Lui sorrise sghembo « Sapevo che sotto quello strato di ghiaccio ci fosse un cuore che arde di desiderio. Vogliamo lasciare la sala e appartarci da qualche parte?»
Il volto di Elsa perse il suo caratteristico tono serioso diventando di un acceso colore vermiglio.
«Killian Jones! Non ti permetto di parlare così alla tua regina!»
«Non sei la mia regina e non credo nemmeno che ti farebbe male divertirti un po'» scrollò le spalle per niente intimorito.
Elsa bevve un sorso dalla fiaschetta sperando che nessuno l'avesse vista. Respirò.
«Perché non cerchi di far ballare Emma con te invece di startene qui a cuocerti nella tua gelosia?» disse nuovamente pacata e sicura di sé.
«Perché lei non vuole ballare con me» le rispose candidamente sfoggiando un sorriso che non arrivava agli occhi.
«O forse lei non sa di volerlo. Sono contenta che domani se ne vada. Lo voglio il più lontano possibile da qui. Non dovrei parlare così in quanto sono la regina ma penso che i suoi fratelli mi siano bastati per un'intera vita»
«Magari lei andrà con lui»
Elsa si voltò di scatto «Tu non lo permetterai». Lui scrollò di nuovo le spalle, fingendo un disinteresse che non gli apparteneva.
«Da domani potrebbero cambiare molte cose. Penso che ripartirò. Emma farà quello che vuole ma so che qui starà bene, che ve ne prenderete cura. Penso possiate aiutarla meglio di me a vivere sulla terra ferma di quanto io possa fare» disse Killian scoprendo le sue carte.
Elsa ponderò quello che aveva detto, non poteva costringere nessuno a rimanere ma se Emma fosse rimasta ne sarebbe stata felice. «Nono possiamo costringerla, farà quello che vuole»
«Come sempre. Ma io parto e non verrà con me. Siete le sole a cui lei tenga sul serio quindi penso che siate anche l'unica opzione» riprese la fiaschetta e bevve.


Stava sorridendo da quando lui le aveva chiesto di concedergli il primo ballo. Poi il secondo e così via. Non si sentiva più i piedi ma andava avanti senza fermarsi. Lui le stava parlando di qualcosa ma si era trovata a sorridere e annuire senza capire quale fosse l'argomento. Vedeva le labbra sottili di lui muoversi ma nessun suono le arrivava alle orecchie.
Era così sbagliato, doveva cercare di ascoltare e prestare la dovuta attenzione ma non ci riusciva. A guidarla nei passi c'era la voce di qualcun altro che nella testa la rimproverava per avergli pestato un piede o le ricordava di lasciarsi guidare e non imporsi nel ballo.
Era mentre ascoltava nella mente quella voce che il suo sorriso si riscaldava diventando sincero. Si stava riscoprendo ad essere nel posto sbagliato. Con la persona sbagliata. È vero che l'aveva voluto ma ora che ballava tra le braccia di Vince non sentiva quel brivido che aveva provato durante le prove con Killian. Non sentiva nulla. Fastidio forse, non erano quelle le mani che aveva imparato a conoscere.
Ma non poteva lasciarlo di sasso così. In realtà sì, lo avrebbe potuto fare. Si fermò e Vince di conseguenza. Soltanto che fraintese.
«Vogliamo spostarci?»
«Mmh? Cosa?» chiese mentre con lo sguardo cercava colui che gli aveva rovinato la serata. Quantomento doveva concedergli un ballo. Per farsi perdonare.
Vince sorrise sommessamente scortandola verso una delle vetrate che dava sui giardini. Lei non protestò dato che non vide nessuna faccia amica da cui andare.
Il vestito si era fatto pesante, non sapeva da quanto ormai fosse in piedi, non vedeva l'ora di togliere tutto e buttarsi sul letto. E chiedere a Killian dove si fosse cacciato ovviamente.
«Emma» la richiamò all'attenzione mentre si sedeva su una panchina «è stata una bellissima serata. Mi dispiace di dover partire»
«Dispiace anche a me» mezza verità.
«Vorrei avessimo più tempo» e mentre lo diceva il suo volto si stava avvicinando inaspettatamente al suo. Ebbe un brivido che non seppe decifrare. Voleva...baciarla?!
Sentì il suo cuore correre all'impazzata, lo voleva? Non lo voleva? Lo avrebbe baciato?
Il fiato caldo di lui le solleticò le labbra dischiuse.
«EMMAAA!!!»
L'urlo di Anna irruppe in quell'atmosfera da fiaba che si era andata a creare ma stranamente Emma ne fu sollevata.
Si morse il labbro. «Mi dispiace, devo andare»
Vince chiuse gli occhi e inspirò, e tornò a sorridere «D'accordo. Lo capisco» le sfiorò la guancia portandole dietro l'orecchio una ciocca di capelli che alla luce della luna risplendevano come l'oro. «Ti accompagno».


«Dove sei stato? Ti ho cercato ma eri sparito» Emma era già in veste da notte quando Killian rientrò poco dopo da chissà dove.
«Ho fatto un giro» posò la fiaschetta vuota sul tavolino iniziando a svestirsi.
«Volevo ballare con te, hai perso un'occasione per farti pestare i piedi» disse leggera e con una vena di malizia nella voce.
Stava flirtando con lui? Killian allontanò quel pensiero, di sicuro aveva detto qualcos'altro ma il rum gli aveva distorto il senso evidentemente.
«Già, peccato» sedette sul bordo del letto passandosi una mano sul viso stanco. Non vedeva l'ora di mettersi a dormire e dimenticarsi che accanto a lui ci fosse la donna che animava i suoi sogni da diverse notti e che n on avrebbe mai avuto. «Buonanotte»
Sentì il letto cigolare. «Che c'è?»
«Possiamo fare un'altra prova...?» chiese con un strana voce lei mentre lo guardava, la stanza illuminata solo dalla luna piena.

«No Emma, non la facciamo un'altra prova perchè Dio solo sa che ore sono e io voglio dormire»
«Non una prova di ballo»
Aprì gli occhi per scrutarla meglio «Di cosa stai parlando».
Emma si mise in ginocchio mordicchiandos il labbro «Prima Vince mi stava per baciare».
Non voleva più ascoltarla, perché doveva dirgli ogni cosa?! Non poteva confidarsi con Anna o Elsa?! Non erano cose tra ragazze? Le sirene non facevano altrettanto?! Maledì il rum che non lo aveva stordito abbastanza.
«E quindi» si impose di essere il più neutrale possibile.
« E quindi non so se sono in grado di...baciare bene» finì in un sussurro.
Era il colmo. lo voleva uccidere da dentro evidentemente. Si sollevò sui gomiti.
«E QUINDI?!»
«Dai che hai capito!» e lo spintonò.
«Emma se ti dovesse baciare» e inghiottì un sacco di lamentele «ti verrà naturale. E non voglio sapere nient'altro.»
«Per favore?» e dicendolo si sporse maggiormente verso di lui. I battiti del cuore che si impennarono in una corsa improvvisa.
«Dimmi se vado bene» sussurò vicino al suo viso. La sua mano andò a spingerlo sul petto costringendolo a rimanere sdraiato. I capelli ormai sciolti che solleticavano il collo di lui. Brividi ovunque.
Emma era titubante, o almeno lo sembrava, indugiava sulle labbra dischiuse di lui, quasi giocando. Il fiato caldo che si mischiava a quello intenso di Killian.
«Rum?» la voce roca gli arrivò alle orecchie risvegliandolo dal torpore ma non abbastanza velocemente da evitare l'impatto con le labbra mordide e irruente di Emma.
La razionalità lo aveva momentaneamente abbandonato, si stava lasciando trasportare da quell'uragano biondo che con tutta la sensualità di cui disponeva lo aveva atterrato senza possibiltà di scampo.
Non fece nulla per combatterla o respingerla, lui la voleva, forse aveva sempre voluto che accadesse e ora che stava capitando non si sarebbe tirato indietro.
Le lingue avevano improvvisato una danza di cui entrambi non conoscevano i passi ma che si accompagnavano impeccabilmente.
Emma lo stava sovrastando, il peso morbido gli gravava in modo piacevole su metà del corpo e lui avrebbe dato tutto affinchè non si fermasse. Il braccio con la protesi andò a toccarle il fianco mentre l'altra gli afferrava la nuca per approfondire quel bacio di prova. Destinato a qualcun'altro. Destinato a qualcuno che non fosse lui. Era solo una prova.
Si constrinse a sorvolare su quei pensieri scomodi, seppur veri. La stretta divvenne più salda, quasi possessiva.
Voleva che lei capisse che lui non era lì solo per aiutarla a conquistare un altro. Voleva che lei scegliesse lui.
Ribaltò le posizioni e lei sorrise sulle labbra di Killian che non accennavano a fermarsi. La mano buona prese a scendere lungo il fianco ma fu mentre scendeva a sondare il corpo caldo di Emma che si arrestò. Il cruccio del dubbio a indurirgli il volto.
«Tu non dovevi fare una prova Emma. Tu sei una sirena, adeschi così i disgraziati che ti porti giù nel mare. Sai baciare, e lo sai fare anche bene, e lo sai questo». Freddo ma con il sorriso triste di chi si sente usato, si tirò su lasciandola perplessa e con un improvviso senso di vuoto nel petto. L'adrenalina che aveva attraversato entrambi per quei pochi e intensi istanti svanì lasciandoli freddi e tremanti di solitudine.



___________________
Con la coda tra le gambe torno a pubblicare questa storiella.
Siamo quasi alla fine ve lo prometto, tra poco saprete come finiranno questi disagiati :'D
Non spenderò troppe parole perchè beh, non ne ho ahahahah però ci tengo a scusarmi con una persona in particolare perché mi dispiace un sacco essermi persa per strada ed essere rimasta indietro  con i tuoi capitoli...si Lara, sto parlando di te T.T  chiedo perdono. Recupererò, prima o poi. Recupererò tutto .-. 
Va bieeen, alla prossima... che non so quando sarà :'D 

 

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Capitolo 13
*** Un brusco risveglio... ***


Un brusco risveglio...


Quella mattina Vince sarebbe partito. A conti fatti non le dispiaceva poi tanto in realtà ma quell'imminente partenza la stava comunque destabilizzando. Dopo quello che era accaduto con Killian e come si erano lasciati la sera precedente non sapeva come comportarsi. Non che lui gliene avesse dato l'occasione visto che al risveglio si era trovata da sola nel grande letto. Si dava della stupida. Era vero, lo aveva ingannato ma solo perché in fondo voleva sapere cosa si provasse a baciare per piacere e non per uccidere. Mezza verità. Voleva baciare Killian Jones. Quella le era parsa l'unica opzione credibile per non fare la figura della sirenetta innamorata. Ma aveva sbagliato evidentemente.
Lo vide rientrare «Buongiorno... dove sei andato così presto?»
«Da qualche parte. Non sono affari tuoi in ogni caso»
«Perchè sei così insopportabile!?» va bene, forse se lo meritava di essere trattata freddamente ma la sua indole tutt'altro che passiva non le faceva chinare il capo nemmeno di un centimetro. 
«E tu perchè fai la svenevole con il primo che passa e calpesti i sentimenti altrui? Ah già, che idiota, sei la classica femmina senza cervello tutta presa dall'apparenza e dalla superficialità! Coda o non coda siete tutte uguali.» si era detto di volerla ignorare ed essere il più distaccato possibile ma le frasi urlate avevano messo in chiaro che non sarebbe stato quello il ritmo della chiacchiarata.
Vederla ballare con Vince lo aveva fatto ribollire di rabbia ma con quel finto bacio della sera precedente non ci aveva visto più. 
Ma ora che quello scatto d'ira era esploso e la nebbia dell'astio stava dissipandosi, la vide come mai l'aveva vista prima.
Emma si era ritrovata incapace di ribattere a quelle accuse piene di verità. Si era comportata male ma non si aspettava simili frasi da lui. Con gli occhi lucidi e il volto impassibile si fece forza.
«Allora forse è meglio che vada da lui, magari il mio cervello l'ho lasciato lì». Lui continuava a fissarla con sguardo duro. Averla vista felice tra le braccia di Vince, mentre le mani di lui le avvolgevano la vita e lo sguardo di lei perso in quello di lui, lo faceva sentire tradito. E quel bacio era stato il colpo finale.
«Già. Forse è così. Forse è meglio che vai da lui. Visto che la tua coda è solo un lontano ricordo faresti meglio a trovarti qualcuno con cui passare il resto dei tuoi giorni da essere umano»
Ed Emma potè giurare di aver sentito il suo cuore rompersi. 
«Forse farò così, qui non c'è nessuno per cui valga la pena di restare» disse con un filo di voce.
«Quella è la porta» le indicò con un cenno del capo, quasi a spronarla ad andarsene «E quando ti accorgerai che non è tutto oro ciò che luccica non disturbarti a tornare per chiedere scusa. Vai a piangere da qualcun'altro»
«Non tornerei da te in ogni caso» e voltandosi se ne andò.
«Ecco brava!» disse alla porta ormai chiusa  e dando poi un calcio alla sedia che andò a sbattere contro la parete.

Aveva camminato fino alla stanza di Vince in uno stato completamente confusionale. Le parole le vorticavano nella testa facendola avvampare di rabbia. Scema lei che si era creduta capace di poter amare un soggetto del genere! Amore... E magari, se lui non l'avesse trattata così fin dalle prime battute, probabilmente dalla sua bocca sarebbero uscite parole dolci e imbarazzanti di cui poi si sarebbe pentita. Magari gli avrebbe detto che quel bacio era stato la cosa più vera degli ultimi giorni. Ma no. Lui quelle parole non le avrebbe mai sentite.
Bussò. Non sapeva nemmeno perchè alla fine era andata da Vince, voleva stare da sola. Ma non sarebbe stato carino nei confronti di lui. E poi una parte di lei voleva vendicarsi.
«Oh Emma, non pensavo fossi tu. Ti sarei venuto a cercare io. Prego entra». Non lo lasciò finire che con uno slancio lo baciò. Lo baciò d'impulso, non soffermandosi troppo su cosa stava facendo ma solo dismostrare a se stessa che poteva fare quello che voleva e che nessun pirata poteva riuscire a ferirla. Dopo aver dato sfogo a quella mezza ripicca si allontanò bofochiando qualcosa e lo sorpassò facendo finta che non fosse accaduto nulla. Ma aveva scopeto una cosa. Baciare Vince non le aveva suscitato nemmeno la metà delle emozioni che aveva provato baciando Killian. Ma Killian le aveva detto tutte quelle cose e...
«Va bene...» lo sentì sospirare disorientato.
«Stai facendo i bagagli» 
Lui sorrise «Sto per partire Emma». La guardò. Emma  posava gli occhi ora su quell'oggetto ora su quello, quasi a disagio.
«Perché sei qui Emma?»
Lei alzò lo sguardo smeraldo su di lui «Volevo salutarti»
«Tutto qui?» 
Emma ci pensò. Sì, era tutto qui. Le era passata per la testa la malsana idea di preparare i bagagli e andarsene con lui e non tornare più. Ma tanto velocemente era arrivata e tanto velocemente era sparita quella folle idea. 
Sarebbe riamsta con Elsa ed Anna se non l'avessero cacciata prima. «Si tutto qui»
«Io invece non credo sia tutto qui» aveva detto Vince con uno strano tono. Lo vide girare la chiave nella serratura e il suo corpo per tutta risposta si irrigidì. 
«Perchè hai chiuso la porta?»
«Per lo stesso motivo pr cui tu sei venuta qui, no?!» le si avvicinò deciso e calcolato, come non aveva mai fatto prima, ed Emma si trovò ad indietreggiare.
«Vince non so a cosa tu abbia pensato ma...io devo andare»
Non fece in tempo a fare un passo che lui l'aveva intrappolata tra il suo corpo e la parete. La sua bocca arrivò come un pugno sulle sue labbra. Non era passione, non era amore. Era solo istinto brutale. 
Emma cercò di scostarsi facendo perno sul petto di Vince con tutta la forza che aveva in corpo. 
«No Vince, togliti, non avrei dovuto prim-» un altro bacio a farla tacere. «Vince spostati!»
La stretta di lui si fece più salda, al limite del doloroso. Sentiva le sue mani premerle sui fianchi senza dar segno di voler allentare la presa.
«Guarda che ti ho capita sai,» la voce roca e affannata «Conosco quelle come te e ti dirò di più, speravo proprio fossi così»
Emma non capiva, iniziava solo a spaventarsi sul serio.  Gli occhi dell'uomo di cui si era invaghita si erano accesi di una luce nuova che le metteva i brividi. 
«Ma di cosa stai parlando?! Lasciami andare!» ma venne solo strattonata più violentemente.
«Non volevi venire con me? Non volevi qualcuno che si prendesse cura di te?! Non ti vado più bene Principessa?!» le sibilò all'orecchio.
«Voglio solo che mi lasci andare. Subito. Io non volevo nulla di tutto ciò» e iniziarono a pizzicarle gli occhi mentre le mani di Vince la tenevano prigioniera. «Non volevo illuderti...»
«Certo...non era tua intenzione» e fece maggiore pressione sul corpo di lei «Ma sai una cosa, non importa. Non ho investito il mio tempo su di te per ricevere un misero bacio. Non sono un perdente come i miei fratelli!» le rubò un'altro bacio prendendola per la nuca e bloccandole al volo la mano che stava per colpirlo in pieno volto.
E in un attimo per Emma fu tutto chiaro. La consapevolezza di ciò che era realmente accaduto la schiacciò più di quanto non stesse facendo Vince in quel momento.  Killian aveva avuto ragione fin dal primo momento. Di fronte a lei non c'era l'uomo che aveva idealizzato nella sua mente, ma c'era soltanto il mostro che si era finalmente svelato.. Era stata una facile preda. 
Si sentì più arrabbiata che mai. L'adrenalina le circolò velocemente in corpo riuscendo a spingere via Vince, e stampandogli un sonoro schiaffo sul volto. 
Ma così facendo risvegliò la bestia.
«Brutta puttana» sputò rimettendosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Cosa pensi di fare eh?!» e le restituì lo schiaffo con tanto di interessi. Emma cadde vicino al bordo del letto. 
«In un modo o nell'altro sarai mia. Sarò il futuro Re di Corona e finalmente i miei fratelli vedranno come si vince!»
Emma comprese in cosa si era cacciata. Vince aveva architettato le sue azioni sulla base di una menzogna. Credeva che lei fosse la vera cugina di Elsa ed Anna.
«Vince, io non sono davvero la cugina di Elsa. Io-»
«Zitta. Diresti qualsiasi cosa. Ho sentito parlare molto della principessa dai capelli magici» le si era fatto vicino sfiorandole i capelli come fosse in adorazione.
Questa le mancava! Ci volevano solo i capelli magici! In un'altra circostanza ne avrebbe riso, Killian avrebbe fatto lo stesso forse.
«Stai sbagliando- AH» cercò di prendere fiato ma venne tirata su a forza e schiacciata nuovamente alla parete. Il volto rivolto al muro, gli occhi chiusi per non crollare definitivamente alla paura.
«Sta zitta! Tutti hanno visto come mi guardavi, non si faranno sorprese nello scoprire che ti sei concessa a me tanto facilmente. Nessuno crederà al contrario in ogni caso e se qualcuno ci fosse non credo che si metterebbe nella fila dei tuoi pretendenti» e mentre le installava il tarlo della vergogna le sue mani le risalivano la gonna, sotto tutti gli strati di stoffa Emma percepì quel contatto indesiderato. Trasalì.
«Ho detto: LASCIAMI!»

Killian si era sentito uno schifo non apena l'aveva vista sparire dietro la porta. 
Il gentiluomo che proclamava di essere aveva lasciato il posto al pirata senza scrupolo che usciva sulla sua nave.
L'aveva spinta tra le braccia di quell'idiota. E si domandò se l'idiota, alla fine dei giochi, non fosse lui stesso.
In quel momento di disprezzo verso se stesso aveva fatto i bagagli, fermo nella sua decisione di prendere e partire seduta stante. Mentre infilava le poche cose nella sacca rimpiangeva il suo essere stato così stupido. Stupido nel credere che Emma potesse provare qualcosa per lui. 
La vista del bauletto contenente le squame di Emma lo fece fermare. Non si fidava di Vince eppure l'aveva spinta tra le sue braccia. Non finì di pensare a cosa avrebbe fatto che già stava correndo alle stanze degli ospiti.
L'avrebbe lasciata alle cure di Elsa ed Anna ma non poteva lasciarla in balia di uno come Vince che non gli aveva ispirato la benché minima stilla di fiducia fin dal primo istante. E non si trattava solo di gelosia. No. Aveva visto in quello sguardo quasi vitreo qualcosa di più losco di quanto egli non desse a vedere. 
Il sangue gli si gelò quando sentì un urlo. Fu come perdere il controllo del suo corpo. Si precipitò verso la porta da dove l'urlo della sirena si era levato e provò ad aprire la porta. 
Bloccata.
Ebbe paura di ciò che quel pezzo di legno poteva celare. Caricò la porta e dopo due tentativi riuscì a sfondarla.
La realtà lo raggelò. 
Emma era schiacciata tra la parete e Vince, il quale le aveva sollevato la gonna fino alla vita e chissà quanto oltre si sarebbe spinto se Killian non avesse fatto irruzione nella stanza.
In quel preciso istante seppe che avrebbe potuto uccidere un uomo a sangue freddo e che non se ne sarebbe pentito.
Si lanciò sull'uomo senza che quest'ultimo se ne potesse rendere conto. Il vantaggio durò qualche istante. Vince spinse via Killian per poi iniziare una colluttazione fatta di pugni e spintonate. Il pirata si maledì per non aver portato con sé il suo uncino, avrebbe gioito nel vedere quel volto imbellettato ricoperto di sangue provocato dal suo pezzo di metallo.
Il rumore di una spada sguainata riecheggiò nella stanza. Sia Killian che Emma puntarono gli occhi sulla lama che Vince aveva sfoderato rendendo lo scontro impari.
«E' una questione tra me e la signora. Se te ne vai non ci saranno problemi» disse Vince prima di sputare un grumo di sangue.
«Io ti ammazzo» disse lapidario il moro mentre si avventava nuovamente sull'altro, incurante della lama che poteva ucciderlo. Vedeva rosso. 
Vince si spostò in tempo per evitarlo e riuscì a infliggergli uno squarcio sulla coscia.
Killian neppure lo sentì, il dolore si sarebbe fatto sentire più avanti, quando l'adrenalina sarebbe scemata via allora, e solo allora, avrebbe dedicato attenzione alla sua ferita. Tornò all'uomo, prese un attizzatoio da vicino al camino e si mise in posizione d'attacco. Killian non si sarebbe arreso e Vince capì che il piano andava cambiato. Guardò Emma. Si era accasciata a ridosso della parete e fissava con occhi stralunati Killian poco distante da lei, intento a non cedere al dolore. Se non avesse avuto il suo corpo avrebbe avuto l'eterna giovinezza.
Sguainò nuovamente la lama e si avvicinò ad Emma, troppo intenta a guardare il pirata per accorgersi  di ciò che si avvicinava alle sue spalle. Killian cercò d farsi più vicino per bloccarlo, ma la gamba cedette.
Quando Emma si accorse di Vince sopra di lei fu troppo tardi. La prese per i capelli bloccandola con il peso del suo corpo e tagliò come gli riuscì meglio quanti più capelli potè.
Fu come se il tempo avesse rallentato quella corsa frenetica in cui era vissuta per quegli attimi.
L'urlo di Killian le giunse alle orecchie ovattato, sentiva la testa leggera. Il suo peso non era più oppresso da un altro corpo. Gli occhi guardavano senza davvero capire cosa stessero osservando. Vide Killian alzarsi e avvinghiarsi al collo di Vince che sfoggiava i capelli di Emma come fossero un trofeo. Poi percepì altre presenze farsi vicine, rumori e voci che non distingueva . Aveva perso qualcosa però, si portò inconsciamente le mani ai capelli per darsi forza ma non li trovò. La verità la schiacciò con implacabile durezza. 
Due braccia la avvolsero con estrema cautela, rassicurazioni che non le arrivavano completamente al cuore.
Si strinse in quell'abbraccio come se fosse l'unica cosa da fare per sopravvivere. Non aveva più nulla.
«Voglio tornare a casa»

Dal fondo degli abissi Regina fu attraversata da una scossa, sapeva fin troppo bene cosa volesse dire. Interruppe ciò che stava facendo e si apprestò a chiamare Belle e Ruby.
«Cosa c'è Regina?»
«E' successo qualcosa?»
Regina sorrise serafica «Andiamo a riprenderci Emma»






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Ebbene, direi che il capitolo parli da sé. 
Spero di non aver urtato la sensibilità di nessuno, ho preferito non addentrarmi in luoghi più cupi in quanto la violenza non mi piace e non sarei all'altezza di descriverne appieno la disumanià. Quindi ho cercato di essere il più possibile attenta a come si sarebbero evoluti questi brevi attimi per non sfociare nella violenza carnale vera e propria.
Spero che il capitolo, tutt'altro che felice questa volta, possa esservi piaciuto. 
Ora, come la prenderà Emma con il nuovo taglio? Killian ucciderà Vince? Regina riuscirà  a riportare Emma tra gli abissi? Lo scoprirete nella prossima puntata uhuhuhuhu
Alla prossima!
Gio

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Capitolo 14
*** A piccoli passi ***



A piccoli passi


La stanza era immersa nel buio più completo. Le tende erano state tirate affinchè non trapelasse nemmeno un barlume di luce. Erano tre giorni che quella stanza versava in quella situazione. Emma era rannicchiata sotto le coperte, in posizione fetale, da altrettano tempo. Non aveva voluto vedere la luce del sole da quel terribile giorno, e a niente erano valse le proposte di Anna e Killian di fare passeggiate o qualsiasi altra cosa che potesse distrarla.

Elsa taceva, le dispiaceva come non mai per quell'incidente, aveva sbagliato un'altra volta. Non era stata in grado di salvare la sua amica. Non poteva biasimarla se non aveva voglia di vedere nessuno o uscire dalla sua stanza. Lei si era costruita un castello di ghiaccio per isolarsi dal mondo esterno e da chi la considerava solo un mostro. Non poteva che comprenderla e parlarle a cuore aperto. E le aveva parlato, le aveva detto che sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe capito che ad aver sbagliato non era stata lei, ma quell'essere che ora marciva in una cella.
Emma l'aveva ascoltata e le aveva promesso che sarebbe uscita di lì e che presto se ne sarebbe andata altorve per non crearle altro disturbo. Elsa aveva scosso la testa per fermarla. Era sua ospite e la colpa casomai era la sua per aver permesso ad un essere tanto instabile di avvicinarsi così tanto a quella che ora reputava parte della famiglia, quasi una sorella. Non l'avrebbe mai cacciata, voleva solo che stesse bene.
Killian riprovò a farla alzare dal letto o quantomeno farla parlare un po'.
«Dormi sirenetta?» parlò dolcemente infrangendo quel silenzio quasi religioso.
«Sì»
«Non avevo mai parlato con una sonnambula sai» disse sorridendo e avvicinandosi al letto per poi coricarsi dietro di lei e poggiando la schiena alla testiera.
Posò la mano sulla sua spalla, carezzandola da sopra la coperta.
«Emma dovresti uscire un po', non ti fa bene rimanere a letto e al buio. Ti si atrofizzeranno le gambe e non potrai più camminare e sarai costretta a rimanere in questo letto per sempre»
«Stai mentendo»
Lui sorrise di nuovo «E' vero. Ma dovresti alzarti, sei rimasta troppo a lungo qui dentro.»
La sentì rannicchiarsi sotto la coperta.
«Sono inguardabile, non riesco a guardarmi allo specchio. Sono un mostro» rivelò in un bisbiglio.

«Emma ti ricordo che fino a qualche tempo fa eri una sirena che uccideva gli uomini. Non saranno i tuoi capelli corti a fare di te un mostro. Lo sei a prescindere»
«Non voglio ridere Killian. Sono arrabbiata»
«E chi vuole farti ridere, tesoro. Sono la persona più antipatica del mondo. Lo hai detto tu che non sono divertente, non ricordi?»
«Infatti è così. È vero»
Lasciò che la stanza rimpiombasse nel silenzio. Continuò ad accerazzarla, senza malizia, voleva solo che sapesse che lui c'era se voleva parlare. Sentiva il suo bisogno di doverla proteggere mischiato ad un sentimento di rabbia verso se stesso che non lo abbandonava, la frustrazione per non essere riuscito a fermare quello che era accaduto. Si sentiva in colpa perchè lui avrebbe potuto fermarla ma invece l'aveva lasciata fare, per dimostrarle che avrebbe avuto torto. Era stato un idiota totale, si sarebbe odiato ancora di più se non fosse riuscito ad interrompere quella violenza a carico di Emma. Aveva tradito la sua fiducia.
Iniziò a canticchiare una melodia dolce, qualcosa che non pensava di ricordare ma che il suo inconscio aveva trattenuto per lui.
«Pensi di cantare meglio di una sirena?» lo riprese lei.
«In effetti no» smise di cantare non smettendo di stringerla.
«Penso che non uscirò di qui finchè non ricresceranno.» era afflitta. Non voleva che la vedessero così, nessuno doveva vederla così. Nemmeno lei riusciva a guardarsi allo specchio. Era un'umiliazione per una sirena non avere i capelli lunghi. Era quasi peggiore della maledizione che le aveva imposto Regina.
«Dovrai aspettare un bel po' allora. Ma non ce n'è bisogno Emma perchè sei bella anche così»

Emma ebbe un tuffo al cuore.
Quando la situazione si era stabilizzata, ovvero dopo che Killian aveva iniziato a percuotere con tutta la violenza di cui disponeva per distruggere Vince per poi essere fermato dalle guardie che avevano portato il degenerato in gabbia, solo allora si erano dedicati completamente ad Emma che inerme giaceva tra le braccia di Anna.
Avevano continuato a parlarle dicendole che sarebbe andato tutto bene e che poteva stare tranquilla. Ma nessuna rassicurazione era riuscita a portarla fuori dal suo stato catatonico.Elsa, Anna e Killian si erano scambiati sguardi eloquenti dopo aver visto come erano ridotti i capelli della sirena. Dovevano renderli presentabili e questo significava tagliarli per poterli pareggiare.
Si era fatta piccola piccola mentre sentiva altre ciocche di capelli abbandonarla per sempre. Non aveva voluto guardare. Avrebbe visto un mostro nello specchio.
Quando capì che non avrebbero tagliato oltre si era alzata correndo via da loro. Il solo pensiero che anche gli altri la vedessero così, che lui la vedesse così, l'aveva spinta a nascondersi, per una puerile paura che gli altri, che lui, potessero non trovarla bella come prima.
E forse ora lui non era nemmeno sincero, magari voleva solo che lei si alzasse per non averla sulla coscienza in caso fosse morta di stenti.

«Non mentire, pirata.» la voce le si incrinò «Sono stata così stupida Killian, cosa credevo? È perché faccio sempre di testa mia che mi succedono queste cose. Sono stata solo una sciocca.»
«Emma non è colpa tua. Hai solo creduto che fosse amore, non c'è niente di sbagliato in questo» pesava dire certe cose, si era accorto d'amarla proprio quando la gelosia gli si era insinuata dentro come un animale che salta all'attacco quando la preda è più distratta. Da vigliacco aveva taciuto quelle voci che gli intimavano di tenerla d'occhio, facendo il minimo indispensabile, di dirle che si sarebbe fatta male a credere a quel miraggio e invece ce l'aveva spinta lui stesso nelle fauci del mostro. Era stato un completo disastro.
«Stanotte rimani qui?» . In realtà non sapeva che ora fosse, poteva essere mattina come mezzanotte.
«Non vado da nessuna parte»
«Continua a cantare per favore»



Mentre Killian cercava di rincuorare la sua sirena, dalla riva fecero capolino tre teste che puntavano dritto verso il porto di Arendelle.
«Regina come faremo a trovare Emma? Non credo la trovermo qui al porto» Belle era dubbiosa sull'intera faccenda.
Regina le aveva fatte preparare in fretta e furia, dando ordini sul da farsi. Ma entrambe erano felici che a breve avrebbero rivisto la loro amica ma nessuna delle due riusciva a capacitarsi su come sarebbero riuscite in quell'impresa con quelle code.
«Avete trovato quello che vi avevo chiesto di recuperare?» domandò Regina trascurando le loro perplessità.
«Ruby ha nascosto tutto dietro a quelle rocce» indicò Belle.
«Muoviamoci»
Il luogo era abbastanza riparato, occhi curiosi non sarebbero riusciti a vederle. Controllarono che non ci fosse effettivamente nessuno e solo allora, dopo essere strisciate sulla sabbia ed essersi ban nascoste, Regina tirò fuori da un sacchetto che aveva portato con sé tre bracciali.
Le due sirene presero quei gioielli inaspettati rimanendo in attesa di una spiegazione. Il sospetto si insinuò nelle loro menti.
«E questi servirebbero a...?» domandò Ruby.
«Questi, Ruby» esordì Regina con uno sguardo che avrebbe fatto impallidire il più temibile dei giganti, «sono il nostro mezzo per camminare e confonderci tra questa marmaglia di bibedi». Solo l'idea di dover tornare ad interagire con quegli esseri abietti le faceva torcere lo stomaco. Ne avrebbe fatto volentieri a meno ma no, doveva andare a recuperare quella sirena indisciplinata quale era Emma. Avrebbe dovuto impartire a quelle giovani sirene nuove lezioni di disciplina. Non sarebbe tornata a recuperarne altre, questo era certo.

Intanto Ruby e Belle erano rimaste attonite da quella scoperta. Come era possibile?
Belle non riuscì a frenare la lingua «Regina, come li hai avuti? Da dove vengono...Da quanto li hai?»
«Non vi riguarda, sappiate solo che funzionano se è questo che vi preoccupa. In ogni caso non rimarremo a lungo in queste terra, non fatevi distrarre da futili gingilli, cercate di non dare nell'occhio e di interagire il meno possibile con queste creature che sono alla base della catena alimentare» disse sprezzante. «Ora,» disse infilandosi il bracciale magico al polso «indossateli e vestitevi. Troviamo Emma e riportiamola a casa».




Si susseguirono giorni incerti, pieni di dubbi e incertezze che fecero vacillare tutti. Emma poco a poco ritrovò quella voglia di vivere che sembrava essersi spenta categoricamente. Un po' merito di Killian, un po' il profondo affetto che le sorelle di Arendelle nutrivano per lei, la spronarono a scendere dal letto.
Le imposte finalmente aperte lasciavano al calore del sole di entrare e riscaldare gli animi.
Emma se ne stava davanti al davanzale a guardare fuori, lontano, fino a dove l'occhio riusciva a spingersi. Con la mente rusciva a vedere Adie con i suoi nipoti, che giocavano e ridevano. Riusciva a sentire il profumo del mare che la inebriava fino a farle male. Sentiva il ciarlare del popolo, animato da battute, risa e canzoni sguaiate o intonate a seconda dell'esigenza.
Lei voleva partecipare a tutto ciò. Le mancava tutto quel movimento. Qualcosa che non avrebbe mai scoperto se non si fosse trovata in quella situazione.
Si strinse nella sua veste da camera più per sentirsi protetta anziché per la fresca brezza di quella mattinata in cui aveva deciso di rialzarsi.
Bussarono alla porta e instintivamente portò le mani ai capelli per portarli dietro, in modo che si notassero il meno possibile. La frustrazione per non riuscire nel suo intento la fece sbuffare.
«Emma ti ho por... Emma! Ti sei alzata» disse sollevato Killian una volta entrato e trovatosi di fronte a quella scena. Non che non ci sperasse più ma vederlo con i propri occhi lo sollevò da un peso pesante come un macigno. La vide sorridere mesta, gli occhi che rifuggivano il suo sguardo.
Per non crearle ulteriore disagio il pirata tornò al vassoio che teneva tra le mani «Ti ho portato la colazione ma se preferisci andiamo di là da Anna ed Elsa e»
«No, grazie, mangerò qui. Magari dopo le raggiungiamo» lo fermò con tono pacato avvicinadosi al tavolino su cui intanto Killian aveva posato il vassoio.
«Sì, certo, hai tutto il tempo» e si accomodò di fronte a lei scrutandola di sottecchi mentre lei mangiava in silenzio.
«Se continui a fissarmi così ti lancerò qualcosa, pirata»
Killian sorrise più apertamente «Finalmente. Mi stavo preoccupando! Mi chiedevo che fine avesse fatto la mia sirena scorbutica» .
«La sirena scorbutica sta per lanciarti qualcosa di bollente addosso» disse lei di rimando mentre nascondeva il sorriso dietro la tazza fumante.
«Sono contento di rivederla»
«Non se ne è mai andata mi pare»
«Sai cosa intendo» . Emma annuì puntando lo sguardo fuori dalla finestra, assaporando la libertà che le suscitava l'orizzonte.
Nonostante tutto, quei brutti momenti in cui aveva pensato al peggio in quei giorni, ora erano passati. I silenzi a cui aveva sottoposto se stessa e coloro che le volevano bene erano acqua passata. Ogni tanto si era ritrovata ad essere più taciturna del solito, la sua mente aveva vagato per mete ignote ma alla fine si era sempre ritrovata al fianco di qualcuno di quella nuova famiglia che la circondava e che non la faceva sentire sola.
«In ogni caso mi è mancata»
Emma fu scossa da una sensazione di frustrazione. Il volto si scurì. Dovevano parlare.
«Killian, dobbiamo guardare in faccia la realtà.»
Il pirata la guardò spaesato. «A che proposito?»
«Tu, io...noi...questo insomma» disse gesticolando non sapendo nemmeno lei come continuare quel discorso. Sapeva che lui l'avrebbe presa male.
«Io continuo a non capire.» confessò lui sempre più perplesso.
Emma prese fiato, posando la tazza e concentrandosi sulle parole da dire.
«Killian, io non ti sono mancata»
«Pensavo avessi capito in che sen»
«Ascoltami» disse soltanto facendo saettare il suo sguardo verso gli occhi blu di lui. Killian sospirò e si abbandonò contro lo schienale della sedia. Con un gesto della mano la invitò a continuare.
«Allora, Tu pensi di provare qualcosa per me, hai provato questo senso di..preoccupazione? Vogliamo chiamarlo così? Solo perchè il mio essere sirena influisce su chi mi sta intorno. è una specie di potere. Ma non è vero nulla.» lo guardava con quei suoi grandi occhi verdi che luccicavano per l'emozione di averlo sentito preoccupato per lei. Ci aveva pensato e ripensato in quei giorni e sebbene provasse dei sentimenti per lui, ormai non lo nascondeva più a se stessa, aveva deciso di essere sincera almeno su questo punto con lui. E nonostante fosse lusingata da quel sentimento sapeva che non era veramente vero. E le faceva più male di quanto non avesse immaginato.
Lui la guardava talmente profondamente che se non fosse stata sicura di quanto aveva appena detto si sarebbe rimangiata tutto. Il cuore iniziò a batterle più velocemente quando lo vide alzarsi e posizionarsi accanto a lei. Non aveva smesso di guardarla nemmeno per un istante.
Solo quando lei abbassò lo sguardo per paura di cedere alle lacrime, Killian sorrise. Le prese il volto, la mano buona che le carezzava dolcemente la guancia. Aspettò che lei rialzasse lo sguardo per poi chinare la testa e lasciare un tiepido bacio sulla fronte. «Questa è la sciocchezza più assurda che potevi inventarti tesoro»
Emma avvampò scostandolo quel poco che bastava per non sentire il suo fiato caldo sulla pelle.
«Sono seria! Ogni sirena ce l'ha! E tutti cadono in trappola proprio per questo».
Killian aveva incrociato le braccia e l'ascoltava divertito. Non voleva riderle in faccia perché sarebbe stato poco galante ma la conversazione lo divertiva come, forse, non avrebbe dovuto fare. Annuiva e sorrideva ironico.
«Dannazione Jones! Io volevo fare un discorso serio, volevo mostrarti la realtà dei fatti ma tu non mi stai ascoltando» disse alzandosi e allontandosi da lui. Era arrabbiata, voleva essere sincera e quell'idiota invece di sentirsi raggirato la derideva pensando che farneticasse.
Killian gettò la testa all'indietro e chiuse gli occhi. Inspirò e si alzò per raggiungerla.
«Emma, credi davvero che se avessi avuto un potere del genere non lo avrei sfruttato a mio vantaggio? Credi che saremmo rimasti qui a palazzo per così tanto tempo senza derubare l'intero castello? Hai capito che sono un pirata e che sfrutto ogni cosa a mio vantaggio» continuò lui con quello sorriso sghembo e il sopracciglio alzato che faceva cadere tutte ai suoi piedi.
A quelle parole lei si voltò e il rossore che vide sul suo volto era dettato dalla rabbia e non, come prima, dall'imbarazzo.
«Che stai dicendo?!»
«Quello che ho detto.» scrollò le spalle indifferente «Come tu hai detto poco fa, il potere di cui parli è proprio delle sirene» sorrise di nuovo guardando in basso «e tu non lo sei da un po'».
Emma sempre più rossa strabuzzò gli occhi.
Killian riconobbe di aver osato troppo. Forse doveva far passare ancora un po' di tempo prima di scherzare su un argomento così delicato. Ma ormai aveva parlato quindi tanto valeva aspettare e comportarsi di conseguenza.
Quella rabbia che si era alimentata in Emma in quei pochi istanti tutta d'un tratto scivolò via. Fluì fuori da lei lasciando posto all'idea di una possibiltà che ora non era poi tutta da escludere.
La faccia perplessa di Emma non accennava a lasciarsi convincere del tutto dalle parole di Killian, nonostante il dubbio non poteva farne a meno di non fidarsi.
«Io...io no. Non è possibile. No, Killian...io non capisco...» ed in quel momento Killian temette che potesse ricadere nel baratro.
«Avanti non è poi così terr»
«No Killian, non è possibile. Ora canto e ti dimostrerò che non è possibile» non fece in tempo di intonare nemmeno una nota che la mano di lui andò chiuderle la bocca. Lo guardò in tralice mentre si alzava una risata da parte del pirata.
«Sei davvero incredibile! Sul serio non mi credi? Non ti fidi a tal punto? Puoi cantare quanto vuoi ma non credo che cambierà qualcosa.» le si fece più vicino togliendole la mano dalle labbra e sfioandole le ciocche di capelli che le sfioravano la guancia.
«Non sei solo un bel faccino Emma. Non lo sei mai stata».
Emma si morse il labbro inferiore. Poteva credere a quelle parole? Poteva credere di essere davvero importante per lui? Che quel sentimento fosse...vero.
E il corpo di lei si fece più vicino a quello di lui. Lui non si sarebbe mosso, il loro primo bacio bruciava ancora sebbene tutto quello che poi era successo avesse fatto passare in secondo piano tutto il resto. Ma non avrebbe fatto nessun passo verso di lei, era Emma che doveva capire cosa voleva, ma sul serio questa volta. Lui non si sarebbe fatto prendere in giro di nuovo. Perché lui teneva a lei ma amava anche se stesso e non si sarebbe lasciato calpestare.
Emma si accostò maggiormente a Killian, voleva sentire quel calore che aveva provato quell'unica volta in cui le loro labbra si erano incontrate. Voleva di nuovo quel contatto.
«Quindi...» bisbigliò per non credere troppo alle parole che sarebbero potute uscire «quindi tu ci tieni a me...?»
Le sue mani corsero al volto di lui, leggere, sfiorando la barba sulle guance e poi arrivare a toccargli i capelli...era ad un passo dal risentirlo su di sè ma la porta si aprì. Nessuno dei due aveva sentito bussare.
«Oh Emma!!! Sono così felice di vederti in piedi! Non che non fossi felice di vederti anche a letto...aspetta no, è uscita male. Ma sono così contenta di trovarti così! Anche il tuo colorito è migliore!» Anna si era lasciata trasportare dalle emozioni e l'aveva abbracciata quasi stritolandola.
Killian appena sentita la voce di Anna, aveva prontamente levato le mani di Emma dal suo volto mettendo una distanza, seppur minima, tra loro.
«Vi lascio sole» esordì allora lanciandole uno sguardo eloquente. Emma lo fissò finchè non aveva oltrepassato la porta. Avrebbe voluto sentire la sua risposta.
Poco più tardi anche Elsa le aveva raggiunte e anche lei fu sollevata dal vederla nuovamente in sé.
«Io volevo ringraziare entrambe per quello che avete fatto per me. Forse non mi meritavo tutto il vostro aiuto. Però sono felice di avervi incontrate»
«Oh Emma...mi farai piangere» disse Anna tirando su con il naso.
«Mi dispiace per quello che è accaduto Emma, ma sarei felice se tu volessi rimanere qui ancora per un po'. Ci piacerebbe che potessi vivere serenamente qui a palazzo senza stress inutili.»
«Grazie Elsa». Si scambiarono uno sguardo di sincero affetto.
«Bene, e ora,» disse Elsa tornando in sé e mettendo da parte il sentimentalismo «lavati e vestiti che andiamo a fare una passeggiata prima che mi richiamino a sbrigare qualche pratica burocratica.»



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Hola a todossss!
Allora, spendo due paroline in merito al capitolo. Come avrete notato non mi sono soffermata su quella che poteva essere la violenza fisica in sé bensì su quello che a mio dire potrebbe essere più penoso per una sirena. Credo che i capelli siano il tallone d'Achille per queste creature. E se per voi non è così amici come prima :'D
Visto e considerando che non volevo cadere nel troppo pesante o deciso per questa via, che sia verosimile o meno poi me lo direte voi ma si continua, ancora per poco, su questa strada.
Alla prossima!
Gio

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Capitolo 15
*** Risveglio ***


Risveglio



Non era stato facile abituarsi. Ma la verità era quella e non si poteva tornare indietro. La malinconia ogni tanto tornava a colpirla in pieno petto ma il pirata accanto a lei la riportava alla realtà. Realtà che in fin dei conti non era nemmeno tanto male. In quella settimana avevano avuto modo di avvicinarsi sempre di più, conoscersi meglio e rispettare le scelte dell'altro. Ma non era successo nulla di più.
Si voltò a guardarlo. Vestito con gli abiti di corte, se ne stava semisdraiato sul letto a leggere un libro che doveva piacergli davvero molto se lo aveva fatto stare zitto per una buona mezz'ora. Lei lo aveva semplicemente continuato a guardare chiedendosi come dei fogli gialli con dell'inchistro sopra potessero esaltarlo così tanto. Le sembrava inutile, ma vederlo felice e spensierato le piaceva. Ultimamente a causa sua non poteva dire di averlo fatto vivere sereno, non che a lei fosse andata meglio ma in fin dei conti ora non si poteva lamentare. 
«Ti piace quello guardi?» chiese senza distorgliere lo sguardo dalle pagine.
«Forse» una nota triste ad incrinarle il sorriso. 
«Cosa c'è?» chiuse il libro, capendo al volo che il suo momento di riposo era concluso. 
«Non c'è niente».
Lui aspettò. Lei alzò gli occhi al cielo.
«Ormai è da quasi un mese che sono in queste condizioni» alzò quel tanto che bastava la gonna per far vedere le due gambe. « E più di una settimana che è successo...quello che è successo».
«E?»
«E pensavo sarebbe successo qualcosa Killian. Pensavo che la coda sarebbe ricomparsa...in quel momento ho desiderato con tutta me stessa ritornare com'ero. In quei secondi ho davvero provato tutto il rimpianto di cui aveva parlato Regina. Pensavo sarebbe successo qualcosa, qualunque cosa»
«Lo so che ti manca la tua coda ma»
«Non ho detto che mi manchi. In quel momento mi mancava. Non ora»
La fissò non capendo dove volesse andare a parare.
Si mise seduta dandogli le spalle, per raccogliere i pensieri e prendere coraggio.
«Cosa faccio Killian? Cosa potrei fare?»
«Penso tu possa fare tutto ciò che vuoi Emma» le portò l'uncino sulla schiena, risalendo alla base del collo, ora scoperta, dove a stento le arrivavano i capelli. Un brivido la scosse.
Emma chiuse gli occhi «Sai cosa intendo...» 
Killian pensò che fosse arrivato il momento per dirle che sarebbe andato via. Aveva aspettato che lei si riprendesse un po' prima di comunicarle quanto aveva deciso. Le parole divennero pesanti, non volevano saperne di uscire allo scoperto.
«Emma...io tra due giorni salpo con la Jolly Roger»
La giovane sirena si voltò di scatto, sorpresa in modo davvero negativo.
«Cosa?! Perché non me lo hai detto prima! Devo preparare la sacca con le cose che mi hanno regalato Anna ed Elsa, devo andare a salutare Adie e»
«No Emma» la bloccò tirandosi a su e prendendole le mani. Sorrise per smorzare la tensione che lo aveva investito tutto insieme. «Tu rimarrai qui. Con Elsa e Anna.»
Fino a quel momento aveva creduto impossibile spezzarsi per un semplice sguardo, ma quando vide negli occhi di lei la delusione e la paura dell'abbandono seppe che era possibile. 
«E' per il tuo bene Emma, sarai al sicuro qui con loro.» provò a giustificare così quella scelta assurda che continuava a ripetere fosse l'unica e la più giusta. 
Emma ingoiò il groppo alla gola e si morse l'interno della guancia per non piangere. Annuì scacciando le lascrime.
«Va bene, capisco...credo. Era inevitabile dopo questo» e indicò il suo nuovo taglio di capelli per niente desiderato «...anche se speravo che tra noi...no, va bene» tirò su con il naso, ci era caduta di nuovo. Ma questa volta faceva più male. «Vado nella mia stanza»
Killian la fermò prima che potesse fuggire.  Sicuramente aveva capito fischio per fiasco. 
«Cosa stai dicendo?! Dormi qui da quando siamo arrivati! E cosa c'entrano ora i capelli?»
«Ora sono orrenda, e quindi non vuoi che io venga con te.»
Gli sembrava di star parlando con una bambina, va bene che le sirene crescevano con l'idea della bellezza e tutto il resto ma aveva sperato che con Emma le cose fossero state differenti. Ne avevano già discusso abbondantemente della questione!
Ma non poteva prenderla in giro o trattarla male per una cose che evidentemente le stava più a cuore di quanto non avesse ancora capito.
«Emma,  non è per questo. Sei bella come prima, ne abbiamo già parlato» le disse quasi sussurrando.  «E' per te, sarai al sicuro qui.»
«Sei ancora sotto l'effetto sirena. Tempo qualche giorno e sarai di altro avviso. Ma tanto tra qualche giorno sarai già in mezzo all'oceano , quindi...»
«Smettila di fare la vittima che non ti si addice»
«E tu ammetti che mi stai lasciando perché non ho più i miei capelli. Visto che nemmeno un pirata mi vuole immagino che dovrò affrontare la realtà e non guardarmi allo specchio per i prossimi anni» 
«Quanto sei melodrammatica Emma. Mi credi tanto superficiale?»
«No, lo so che non è colpa tua. È l'effetto sirena, te l'ho detto, tu non ci credi ma a quanto pare è vero il contrario. Non posso darti colpe non tue. Anche se tutta questa situazione è colpa tua»
«Ti ricordo che sei tu che sei salita sulla mia nave per rubare.» la vide abbassare gli occhi in segno di sconfitta «E come già detto, non esiste nessun effetto sirena. Mettitelo bene in testa» .
« Mi stai abbandonando perché non sono più come prima... » 
«Ma cosa stai dicendo...?» era davvero spiazzato. Abbandono. Non avrebbe mai potuto abbandonarla, lo aveva vissuto su di sé e le ferite non avevano mai smesso di bruciare. Pensare che lei potesse vedere quel distacco come tale lo fece tremare. Ma non poteva cambiare idea.
L'amava, e non avrebbe potuto lasciare che il loro ultimo ricordo fosse quello.
«Ascolta. Anche se ora probaibilmente mi stai maledicendo per averti ridotta così, io non tornerei indietro per nessun motivo al mondo. Nemmeno per tutti i tesori che un pirata potrebbe desiderare. Non tornerei indietro. E non c'è nessun effetto sirena Emma. Non c'è mai stato. Forse ti ci vorrà del tempo per guardarti allo specchio e apprezzare la bellissima donna che sei, anche se con capelli più corti. Ma questo non cambierà quello che io vedo e ho visto dalla prima volta che ti ho incontrata». Si prese un momento per incatenare i suoi occhi con in due smeraldi di Emma che ora avevano un nuovo luccichio. Gli strinse mano e uncino per spronarlo a continuare.
Killian sorrise. «  Ovvero una testarda, petulante e violenta sirena» Emma alzò gli occhi al cielo «che nonostante le difficoltà che le si sono messe sul cammino, ha continuato ad andare avanti. Trovando una famiglia che le vuole bene, con persone che la amano per quella che è e non per una coda che non toglie e né aggiunge nulla alla sua persona.»
Emma fu costretta a portarsi le mani agli occhi per spostare quelle lacrime invadenti che non le stavano facendo vedere più nulla. Ma tutto sommato sorrideva come non faceva da tempo...come non aveva fatto mai.
«Un'anima talmente eccezionale che è riuscita a far innamorare questo pirata.» 
Emma perse un battito, la bocca in un muto segno di stupore. Le sue mani raggiunsero incontrollate il volto dell'uomo, trattenendolo quasi per paura che potesse rimangiarsi quelle parole tanto agognate.
«Non voglio lasciarti Emma ma»
«Ti amo anche io» e prima che il cervello di Killian potesse realmente metabolizzare quella dichiarazione, si ritrovò a baciare Emma come se quella fosse la sua unica possibilità di poterla amare. Come se le lancette del  tempo a loro disposizione fossero scattate e dovessero approfittare di ogni momento.  
Non sarebbe fuggito, non si sarebbe fermato. Avrebbe continuato a baciare la donna che amava fino a quando non avesse avuto più fiato. 
Dapprima furono baci teneri, per sondare l'altro, con il vago timore di essere respinti. Poi fu un crescendo di passione, le bocche si pretendevano, volevano di più. Le mani di Emma inizialmente titubanti acquistarono coraggio, scendendo sul petto del pirata e iniziando a sbottonare tutti quei bottoni in quel momento inutili. 
Killian sorrise sulle labbra di lei nel sentire il tocco delle sue mani che si facevano strada sotto la camicia. 
Emma non sapeva cosa si faceva in quel genere di situazioni, non ne aveva mai vissute, ma l'istinto la guidava. Bramava il contatto con la pelle di Killian. Gli tolse il gilet e subito dopo la camicia lo  raggiunse al suolo.  La bocca che continuava a chiedere i suoi baci.
E le labbra di Killian la accontentavano, non avrebbero mai smesso. 
Scese a sfiorarle il collo con languidi baci mentre con la mano le snodava i lacci del bustino. Emma gemette quando le dita inanellate del pirata vennero a contatto con la pelle sotto la camicetta. Quella consistenza fredda a contatto con la sua carne bollente le scaturì un brivido in tutto il corpo. 
Le mani di Killian circondarono la schiena  di Emma trattenendola in un abbraccio di resa finale. Non avrebbe potuto lasciarla mai più. E lo stesso valeva per lei.
Sentì le unghie di Emma aggrapparsi alla sua pelle, gli occhi diventati scuri dal desiderio, voleva di più. Non sapeva cosa ma lei lo voleva. Killian si prese un altro bacio continuando a ripetersi che non stava sognando. La sua mano scese fino alla gonna e con gesti rapidi anche quell'indumento cadde a terra in un soffice tonfo. 
Sempre guardandola negli occhi per catturare ogni espressione o cambiamento potesse nascervi iniziò a farla indietreggiare fino al bordo del letto.
Da parte sua, Emma non era spaventata. Si fidava di Killian. Sapeva che non le avrebbe mai fatto del male.  Era lei che lo aveva fatto soffire fino a quel momento. 
Lo guardava decisa, si chiedeva come aveva fatto ad essere così cieca. Non avrebbe voluto altri che lui. 
Gli ultimi indumenti raggiunsero il pavimento e il letto cigolò leggermente sotto il peso dei loro corpi. 
Killian la sovrastava, Emma sotto di lui lo guardava per nulla intimorita, non sapeva cosa aspettarsi o cosa lui si aspettasse da lei. Seppe solo di volerlo ancora una volta su di sé. Killian si riaccostò alle sue labbra per poi lasciarla in sospeso e scendere sul collo per poi lasciarle una scia di baci lungo tutto il corpo. 
Killian sorrise sentendo la pelle di Emma tesa e percorsa a tratti da brividi. I gemiti che le uscivano dalle labbra gli annebbiarono la mente e sentì la necessità di averla in modo completo.
Tornò al suo viso per accertarsi che non ci fossero ripensamenti. 
Poi nel mondo non ci furono altri che loro.
 
L'aria frizzante della notte alla fine li raggiunse, si insinuò sotto le coperte, tra i loro corpi nudi. Emma gli si fece più vicina. Killian la strinse a sé, una pace dei sensi che non percepiva da...forse mai. La mano buona che le lasciava dei ghirigori invisibili sulla schiena. Emma completamente abbandonata a quel contatto, gli occhi le si fecero pesanti.
«Killian...non mi lasciare». Un sospiro fuoriuscì dalle labbra del pirata.
«Non potrei più neanche se lo volessi» 


In quella stessa settimana di importanti scoperte e amori sbocciati, tre sirene si erano mosse circospette e felici al tempo stesso tra quei bipedi da sempre usati come cibo occasionale o semplice divertimento.
La ricerca era risultata più ostica di quanto Regina avesse preventivato. Il regno era grande e per di più doveva controllare che le due sirene non si allontanassero troppo per perdersi in inutili distrazioni.
Si era aspettata che il legame magico che l'aveva collegata ad Emma l'avrebbe condotta senza troppi problemi alla reietta e invece il legame invece di rinforzarsi si era gradatamente affievolito.
Regina consoceva la portata della sua magia quindi sapeva che quell'indebolimento non era a causa sua. Era pur sempre una delle più temute e rispettate creature di tutti gli oceani. Era sicuramente successo qualcosa. 
Una volta che code e tentacoli erano spariti e i vestiti nuovi indossati le tre creature avevano inizato a perlustrare le coste e il porto per scoprire se Emma le stesse aspettando. Ma della sirena bionda non c'era traccia.
Avevano considerato l'opzione di chiedere a qualcuno degli uomini del porto se l'avessero vista ma l'idea era morta sul nascere. 
Però si ricordavano il pirata che aveva preso Emma e così si erano messe alla ricerca dell'uomo...magari un pirata sarebbe stato più facile da trovare. I risultati furono ugualmente disastrosi, non c'era traccia di nessun pirata nelle locande in cui avevano fatto toccata e fuga le tre sirene.
Solo una volta che ogni bettola e vicolo vicino al porto fu setacciata al tappeto le tre donne si decisero a spingersi vero l'interno del Regno.
Quel viaggio si era presentato fin da subito come una maratona contro il sole. Di giorno, fin dall'alba, perlustravano quanto più terreno possibile ma sul calar della sera, quando il sole spariva all'orizzonte, anche per le tre sirene era giunto il momento di ritirarsi tra le onde e tornare l'indomani.
Quella settimana era stata sfiancante e il fatto di non aver mai chiesto informaziozi aveva reso quella missione di salvataggio  più snevante di quanto in realtà poteva dimostrarsi. 
Sia Ruby che Belle avrebbero volentieri interagito con quella gente che di spaventoso non sembrava aver nulla, ma Regina era stata categorica. Nessuno contatto. Anche se quella settimana era stata inutile e non aveva portato a nessuno sviluppo concreto, Regina continuava con la sua ostinazione a persevare un distacco assoluto con quei mammiferi bipedi.
«Regina se continuiamo così non la troveremo mai. Dovremmo chiedere a qualcuno. Forse quelli del porto avranno visto il pirata. Magari sono salpati ed è per questo  che stiamo andando alla cieca da una settimana!». Ruby era stufa di quelle camminate estenuanti senza meta. Quel mondo non pareva tanto brutto come glielo avevano dipinto, ma viverlo così era odioso. Non si stavano divertendo nemmeno un po'. 
C'era così tanto da scoprire e imparare  a conoscere che la tentazione di fermarsi qualche volta era più forte di altre...ma c'era Regina a vegliare su di loro e a rimetterle in riga. Da un lato speravano che la ricerca di Emma si protaesse il più a lungo possibile ma dall'altra quel marciare ininterrottamente le spingeva a voler tornare a casa il più presto possibile!
«Voi l'avete visto no?! Quindi non serve che chiediamo a nessuno di quel pirata. E poi Emma è qui, la sento. Se fosse tornata in mare l'avrei percepita»  disse Regina senza scomporsi, girando poi il vicolo.
Sia Ruby che Belle non avevano digerito il comportamento di Regina fin dall'inizio di quella faccenda. Solo sapere che aveva avuto quei bracciali  probabilmente da sempre le aveva rese irrequiete. A saperlo avrebbero fatto compagnia ad Emma in quel periodo...o forse addirittura, con quei bracciali il problema della coda sparita non sarebbe nemmeno esistito! 
«Hai sentito l'ultima? Dicono che quel Vince sia stato arrestato.  Ma d'altronde la mela non cade mai lontana dall'albero. C'era da aspettarselo, potevano evitare che capitasse. Quella povera ragazza non si meritava nulla del genere, per fortuna la cosa non è degenerata troppo»
«La cugina della regina vero? Emma mi pare. Sì è assolutamente troppo poco metterlo in galera. Soggetti del genere dovrebbero marcire all'instante. Però ho sentito che ora sta meglio, Adie dice che è venuta a trovarla ieri e non l'ha trovata tanto male. Per fortuna che si è ripresa. La regina sarà stata in pensiero...» poi le due donne cambiarono discorso mentre si affaccendavano a scegliere i migliori prodotti che il banchetto della verdura offriva loro. 
L'intera conversazione non era sfuggita alle orecchie delle tre sirene. La possibilità che si trattasse della stessa Emma erano davvero basse ma visto che quella era la loro prima e unica pista in quella settimana l'avrebbero seguita. 
«Andiamo a far visita alla regina, ragazze».

 

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Arieccomi, sirenette!
Tra poco vi libererete di me, non temete :'D
Coooomunque, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, non mi sono spinta troppo oltre con certe scene (Smemorina capisci a me) perché non mi andava di alzare il rating e darvi false aspettative ahahahah
Detto ciò, le sirene si metteranno sulle tracce di questa Emma, cugina della regina. La troveranno? Emma cosa farà? Tutte belle domande.
Ad ogni modo vi saluto, vi  ringrazio tutte, sia chi commenta sia chi legge in silenzio, e a chi mette la storia nelle varie categorie. Grazie e alla prossima ;)
Gio

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Capitolo 16
*** Pronti per la partenza ***


Pronti per la partenza


«E dai...lasciami rivestire! Arriveremo in ritardo!» disse ridendo Emma mentre cercava di annodare i lacci del bustino nonostante le mani di Killian stessero interferendo affinché fallisse.
«Pensavo che i bustini non ti piacessero...» ghignò sul suo collo provocandole piacevoli brividi di piacere. «Sto solo cercando di aiutarti...» e le mani presero ad insinuarsi sotto quella stoffa decisamente di troppo in quel momento. Emma si  appoggiò con la schiena al petto di Killian dietro di lei. Chiuse gli occhi inspirando il suo profumo. Avrebbe preferito rimanersene tra le braccia di Killian per tutto il giorno ma il suo stomaco reclamava cibo e poi non si faceva vedere da Anna ed Elsa dalla sera precedente. Prima che qualcuno bussasse alla sua porta si sarebbe fatta vedere lei. Basta interruzioni imbarazzanti.
Si era scoperta a voler amare il suo pirata ininterrottamente. Voleva fare l'amore con lui fino a crollare esausta tra le sue braccia. 
Erano stati giorni di scoperte per lei, cose che non si sarebbe mai sognata di fare, cose che non  pensava potessero succedere tra due individui. Non capiva come Regina potesse odiare tanto degli esseri che sapevano amare e donarsi completamente ad un altro. 
Elsa e Anna avrebbero aspettato un altro po'. Desistette dall'allacciarsi i nastri e si voltò per catturare in un bacio appassionato le labbra di Killian. Le mani ad intrecciarsi tra i capelli bruni per avvicinarselo il più possibile. Le labbra di lui si distesero in un sorriso malizioso ma che scomparve quasi subito volendo approfondire quel contatto. Le lingue iniziarono a scontrarsi voluttuose incrementando quel piacere che si stava propagando in entrambi i corpi avvinghiati. 
Killian la tirò su e le gambe di Emma si allacciarono al suo bacino continuando in quello scontro di baci e gemiti. 
Ancora sulla bocca di lui e trattenendolo per una guancia con la barba che le solleticava il palmo, Emma si discostò un minimo «Killian...dobbiamo» pensare e parlare in modo razionale era davvero difficile se si veniva interrotti coninuamente da baci bramosi. Killian premette le mani sulle natiche di lei facendo scontrare maggiormente i loro bacini, la gonna era solo un intralcio in quel momento.
«Emma...» la chiamò lui con urgenza tra un bacio e l'altro.  Lei gli prese il volto con entrambe le mani poggiandosi con la fronte sulla sua. «Killian ci aspettano» disse riprendendo fiato continuando tuttavia a tenerlo stretto.
«Vorrà dire che ci aspetteranno ancora un altro po'» e dicendolo si avvicinò alla parete facendo aderire la schiena di Emma e portando a termine quello che avevano iniziato.

«Vi avevamo dati per dispersi» ghignò maliziosamente Kristoff seduto a tavola. 
«Per un po' di ritardo? avremmo potuto fare anche più tardi...» sorrise sotto i baffi Killian mentre lanciava uno sguardo divertito alla donna accanto a lui che stava per sedersi alla tavola. 
«Avete avuto qualche problema?» chiese ingenuamente Elsa.
«Un problema con il corsetto» si giustificò Emma abbassando lo sguardo sul piatto per non tradirsi e ridere apertamente. 
«E co n la spazzola oserei dire» aggiunse divertita Anna che aveva ben intuito quale fosse stato il problema.  E di riflesso le mani di Emma andarono ad aggiustarsi le ciocche bionde più indomite del solito.
«Non stiamo parlando di reali problemi vero?» domandò allora Elsa intuendo il reale argomento della conversazione.
Anna le prese una mano «Dobbiamo trovarti un fidanzato sorella. O una fidanzata, è indifferente per me. Non ci scandalizziamo mica» iniziando con la sua parlantina.
«Assolutamente no! Anzi, tutt'altro...sarebbe un bello spettacolo...» fece maliziosamente Killian scorgendo sul viso della regina un improvviso rossore.
«L'importante è che siate arrivati.» sopraggiunnse Kristoff per salvare dall'imbarazzo più completo la cognata.  «Morivo di fame».

«Quindi hai deciso che partirai con Killian?».
Elsa ed Emma si erano messe sedute sul balcone e si godevano il tepore di quel pomeriggio soleggiato. Emma guardò prima il lembo di mare che si vedeva da quella parte del castello e poi tornò alla sua amica.
«Sì, mi dispiace Elsa ma»
«Non devi di certo scusarti! Non sei obbligata a rimanere qui» le sorrise serenamente «Quando vorrai venirci a trovare ci troverai qui. Non andiamo da nessuna parte. L'importante è che tu sia felice e che abbia capito cosa vuoi fare...e con chi lo vuoi fare»
Gli occhi di entrambe si fecero lucidi. Avevano instaurato davvero un bel rapporto ma non poteva permettersi di perdere l'uomo che amava. Sarebbe tornata a trovarle, questo sì. Perchè anche loro ora erano la sua famiglia.

Il rumore di alcuni passi risuonavano tra le pareti di quell'ambiente angusto. Per quanto fosse stato intento della regina farlo diventare un ambiente umano,  coloro che vi risiedevano non avevano contribuito ai miglioramenti sperati. La sola atmosfera trasudava di odio e cattiveria rendendo l'aria stessa pesante e soffocante. 
Delle chiavi tintinnarono e la prima grata venne trascinata di lato per far passare l'ospite.
Il piccolo tonfo di un sacchetto di monete che cadeva in un palmo guantato, il passaggio di una chiave. Pochi suoni,  tutti decisi e precisi nel loro scambio di battute. 
 Il soldato si fece da parte dando le spalle all'uomo che stava per entrare nella cella. Si guardò intorno ben sapendo che non ci sarebbe stato nessuno in quel momento. Sarebbe stato rischioso per entrambi.
«Due minuti» lo informò la guardia.
«Me ne basterà uno» e dicendolo la figura in nero accostò dietro di sé la seconda grata, quella della cella che lo interessava.
Sentendo la porta aprirsi, l'uomo sulla branda si mise seduto, cercando di capire di chi si trattasse. Sbiancò quando riconobbe il volto dell'altro.
«I-Io» provò a dire qualcosa ma l'uncino fu più veloce.
«Questo è per Emma» gli disse vicino all'orecchio mentre con la mano lo teneva fermo per i capelli e l'uncino gli squartava l'addome. 
«Questo è perchè mi sei sembrato un bastardo fin dal primo momento» e gli inflisse uno squarcio dall'orecchio alla bocca.
«E questo perché oggi mi gira bene e non ho tempo da sprecare per aspettare di vederti morire lentamente» e l'ultimo affondo gli aprì la gola in due. 
Vince non si era quasi accorto di essere morto prima che la cella si chiuesse di nuovo davanti a lui. Quasi.
I passi, sempre con cadenza ritmica si fecero via via sempre più lontani. Ma stavolta erano più leggeri.


«Ei dove sei stato?» gli domandò Emma dopo aver ricevuto un bacio inaspettato. 
«Ultimi affari prima di salpare» disse tranquillamente stringendole la vita e nascondendo il viso tra i capelli biondi che risplendevano di una luce dorata durante quel tramonto dal sapore malinconico. 
«Tutto risolto?» 
«Mmh» annuì non smettendo di stringerla. Ora potevano partire senza lasciare dietro di loro questioni irrisolte.
«Sono felice Killian»
«E vorrei vedere. Con uno come me ci mancherebbe altro»scherzò lui.
«Ma stai zitto. Senza di me saresti perso» continuò lei. Poi tornò seria. «Sul serio Killian, non mi importa se non ho più la coda o se tornerà solo in certe circostanze. Mi basti tu.» disse perdendosi con lo sguardo nello sbrilluccichio delle onde. «Per ora almeno. Poi appena mi stuferò ti mangerò» 
«Mi sembra giusto» e le baciò la testa assaporando quel momento di pace.

Elsa si era ritrovata tre donne al suo cospetto che chiedevano di poter vedere al più presto la presunta cugina della regina. Ben sapendo la vera storia di Emma, Elsa si era ben guardata dal chiamare la suddetta cugina. Ci volle vedere chiaro. 
Dalle domande che la regina porgeva alla donna mora, in quanto le altre due tacevano dietro di lei, intuì che mentiva.
Regina capitolò, stanca di prestarsi a quella farsa vuotò il sacco. Solo allora Elsa le concesse il beneficio del dubbio. Acconsentì a portarla da lei, ma pronta a renderla un ghiacciolo nel caso si fossero trattate di male intenzionate venute a cercare chissà cosa. Ultimamente il suo palazzo era un ricettacolo di gente anomala.


«Emma?!» 



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Si! Avete visto bene! Aggiornamento lampo!
Visto e considerando il periodo natalizio ho deciso che era meglio postare oggi, poi l'ultimo o penunultimo capitolo, in base a come mi girerà ehehehe, lo pubblicherò penso il 27. Così archiviamo questa storia e inizio l'anno nuovo con un cruccio in meno. E così avrò portato a termine il mio proposito di finire entro la fine dell'anno ahahahha.
Va be, non c'è molto da dire in realtà per questo capitolo. Pensavate che avrei lasciato il caro buon vecchio Vince a marcire tranquillo nella sua cella eh. Sbagliato. Fin troppo buona sono stata lo so, ma hei, Killian era contento e non gli andava di lasciare per troppo tempo la sua sirena da sola u.u e vorrei vedere visto che ora si possono dare alla pazza gioia ;)
Che altro, ah, ora Regina...vedremo dopo Natale cosa combinerà la nostra cara sovrana del mare. Idee? 
Il capitolo forse risulta un po corto ma se non lo avessi fatto sarebbe stato troppo lungo...e non mi andava xD
Quindooooosssssss grazie se siete arrivate fino a qui e se vi va ci sentiamo nelle recensioni. Grazie a chi nonostante tutto continua a leggere e recensire. Grazie Grazie Grazie.
Vi auguro buone feste e non fate indigestione di cibo, mi raccomado u.u 
Alla prossima
Gio

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Capitolo 17
*** La resa dei conti ***


La resa dei conti



«Emma?!»
Quella voce autoritaria che conosceva fin troppo bene la fece trasalire. Regina la guardava stralunata. Per Emma, vederla lì davanti a lei, su due piedi, insieme a Ruby e Belle anche loro senza coda, fu come ricevere una doccia gelata.
Come se di colpo si fosse risvegliata da un sogno durato troppo a lungo. Ma ora avrebbe preferito continuarlo quel sogno, ora le stava iniziando a piacere sul serio.
Senza rendersene conto si scostò dalle braccia di Killian per creare un po' di distacco, come ad illudersi di poter sviare Regina da quanto aveva appena visto. 
«Cosa- cosa ci fate voi qui?!»
«Dove sono i tuoi capelli Emma? Cosa ti ha fatto questo mostro!?»
Regina era fuori di sé. Gli occhi saettavano scintille d'odio puro e se avesse potuto usare liberamente i suoi poteri lo avrebbe incendiato seduta stante. Ma lì sulla terra ferma i sui poteri erano molto limitati...preferiva tenerli pronti per ogni evenienza sgradita. E quella, riconobbe, non era ancora l'occasione giusta.
Ruby e Belle dietro di lei non si erano esposte , non riuscivano a capire la situazione. Nonostante i capelli visibilmente più corti e snaturati, il volto di Emma non tradiva infelicità  né tormento. Era...felice. Almeno finché non le aveva viste. 
«Regina non è come credi» tentò invano la bionda. Ma l'altra, talmente accecata dalla rabbia non era disposta ad accettare nessuna spiegazione. 
Quella rabbia faceva da corazza a quella paura che per anni aveva cercato di sopire. Quella paura nata in quell'unico momento della sua vita che si era lasciata andare. Che aveva provato l'ebbrezza di qualcosa di nuovo e al contempo sconosciuto che l'aveva resa vulnerabile e preda facile di un uomo. 
«Prima che lo uccida con le mie stesse mani, qui, sulla terraferma, andiamo via Emma.» e dicendo quelle parole non aveva staccato neanche per un istante gli occhi da Killian. Lui aveva stretto la mano di Emma. «Ci penserà il mare a darti la lezione che ti meriti. Rimpiangerai di essere nato».
Il coraggio di Emma si liberò dalla gabbia in cui la presenza di Regina l'aveva relegato e provò a parlarle.
«Devi ascoltarmi. Killian non ha fatto nulla. Non è stato lui.» e dicendolo cercò il suo sguardo. Ci vide solo amore. Non poteva lasciare che il loro amore appena nato le fosse portato via così. Non lo avrebbe permesso. 
«Non è più importante Emma. Siamo venute a riprenderti perchè tu ci hai chiamate. Volevi indietro la tua coda» si intromise Ruby cercando di calmare l'atmosfera.
«Si ma...» come poteva dire loro che questo era prima. Che ora non voleva lasciare l'uomo accanto a lei per nessuna ragione al mondo. Neanche per la sua coda. Come avrebbe potuto dir loro una cosa del genere?
 Strinse più saldamente la mano di Killian.
«E' stato più di una settimana fa. Sono cambiate delle cose e...non voglio tornare.» concluse lei nonostante lo sguardo omicida che le stava rivolgendo Regina avrebbe fatto impallidire anche il più valoroso dei cavalieri. Ma Emma non si sarebbe rimangiata quanto appena detto. Voleva stare con Killian. 
«Sarà al sicuro, non permetterò a nessuno di farle del male se è di questo che hai paura» disse allora Killian.
«TACI!» la mano di Regina si alzò e la gola dell'uomo venne stretta in una morsa d'acciaio. Questo almeno i suoi poteri glielo permettevano facilmente constatò tra sé. 
Killian si piegò sulle ginocchia cercando di inspirare aria che però non arrivava. 
«Regina! Fermati!» urlò Emma conscia che se avesse voluto, Regina avrebbe messo fine alla vita dell'uomo in quel preciso istante. Si inginocchiò anche lei non sapendo come alleviare le pene di Killian.
Regina si avvicinò, per niente impietosita dalle lacrime di Emma.
Si rivolse nuovamente al pirata «I bastardi come te li conosco bene. Voi uomini siete la peggior feccia di questo mondo.»
«Ti prego Regina! Lascialo andare! Non farmi questo!» 
«Ti sta illudendo,  svegliati Emma, sono anime corrotte. Ognuno di loro. Nessun uomo può amare una sirena. Nessuno. Ti userà come fenomeno da baraccone per raccimolare qualche moneta e ti tratterà peggio di un animale. Ti farà credere che sei tutto per lui ma non è così. Non sarai mai abbastanza. E la tua vita diventerà un inferno, e preferiresti morire piuttosto che continuare una vita del genere. Gli uomini non possono amarci, non ne sono in grado. Usano e basta» gli occhi lucidi della donna tradivano emozioni dolorose che non erano mai state rivelate. Da sempre rinchiuse nel suo cuore per non far sanguinare quella ferita mai cicatrizzata del tutto. 
Per le tre sirene fu un momento rivelatore. L'odio di Regina nasceva da un'esperienza che aveva vissuto e di cui non le aveva mai messe al corrente, aveva sofferto per chissà quanto tempo da sola, senza un conforto che l'aveva portata ad essere quella che era diventata.
«Regina ti prego, non lo fare» la implorò Emma di nuovo. «Non tutti sono così, Killian non lo è».
Nonostante gli occhi di Regina erano un miscuglio di odio, rimpianto, senso di colpa e chissà cos'altro, la stretta alla gola cedette leggermente.
Killian si rialzò, le braccia di Emma a sostenerlo. Gli occhi azzurri di lui cercarono quelli scuri e tormentati di Regina.
«Amo Emma, non le farò mai del male.» 
«Storia già sentita. Solo menzogne che raccontate a noi e a voi stessi»
«Non tutti gli uomini sono mostri come quello  che ti ha fatto soffrire»
Regina tremò. Si era esposta troppo rendendosi vulnerabile. Per non dare adito ad altri colpi bassi, e il suo cuore ne aveva soferti a sufficienza, decise che era il momento di chiudere quella storia. In quel momento si sentì svuotata. Anni a sopprimere un dolore per poi affrontarlo di punto in binaco senza essere pronta a farlo. Si sentì vecchia. Voleva tornare a casa.
Il sole stava calando, quell'avventura sarebbe terminata .
Ingoiò il groppo alla gola, riprendendo il suo consueto autocontrollo. Non era il caso di parlare delle sue vicissitudini con un perfetto sconosciuto, per di più umano che aveva rapito una delle sue sirene. L'importante per lei era sapere che chi le aveva fatto del male, ingannandola e illudendola, ora giaceva nel fondo degli abissi, il suo teschio posato in una nicchia dove poteva vederlo ogni giorno. Ricordandole chi era e cosa fossero gli uomini.
«Andiamocene. Emma tu verrai con noi.» disse atona.
«No Regina, non verrò. Rimarrò qui.»
« Sei una sirena! Il tuo posto è il mare!» 
«Il mio posto è dove c'è Killian» e si frappose tra la donna e l'uomo temendo un altro attacco.
«Se non vieni ora con noi, ti giuro che non potrai più mettere piede sulla terraferma Emma»
Per un attimo ebbe paura, ma non voleva desistere, non voleva dargliela vinta. «Non oseresti»
«Non sfidarmi»
«Non riusciresti a separarci. Troveremmo un modo, lo faremo sempre.»
«Allora è proprio una sfida, l'accetto volentieri» il sorriso sardonico di Regina raggelò i loro cuori. Si erano spinti oltre.
«Vedremo come ve la caverete.» agitò le mani « Non ti sarà permesso di toccare nessuna sponda per i prossimi cento anni Emma. Il mare vi terrà lontani, non avrete modo di vedervi in alcun modo. Questa è la maledizione che vi impongo». Gli infidi artigli della maledizione li investirono in pieno petto, lasciando ammutoliti tutti i presenti. Eccezion fatta per Regina, che più allegra che mai concluse.
«Vi lascio qualche minuto. Giusto il tempo di andare a riprendere le tue squame Emma. So che lo senti. Il mare ti sta richiamando a sé» e la sua dentatura smagliante si rivelò in un malefico sorriso.
Né Ruby né tantomeno Belle ebbero il coraggio di dire alcunché. Provarono a cercare gli occhi della loro amica senza trovare risposta. Si erano spenti tutto insieme. Quelli del pirata accanto a lei erano dello stesso avviso. A testa bassa seguirono la loro sovrana e tornarono alla spiaggia dove, a breve, Emma le avrebbe dovute raggiungere inesorabilmente.
Nemmeno Elsa ed Anna che avevano assistito alla scena, in quanto avevano accompagnato loro stesse quelle tre donne che sostenevano di conoscere la loro amica, ebbero il coraggio di dire nulla. Era tutto fin troppo chiaro. Gli occhi lucidi di entrambe avevano seguito la scena sperando che qualcosa cambiasse le carte in tavola ma nulla era accaduto. 
Emma si voltò verso Killian. Cosa era appena accaduto? Come avevano potuto permettere che tra loro finisse in quel modo? 
Ed Emma iniziò a percepire la magia di cui aveva accennato Regina. Lo sentiva e cercava di respingerlo con tutta se stessa.
Quell'epilogo non se lo meritavano. Non era giusto. Non voleva che finisse così.
«Emma...io»
«Lo so, la senti anche tu» si morse il labbro lei per reprimere lo sconforto. Anche in Killian, ora oggetto della maledizione, si muoveva quel subdolo flusso di magia che lo istigava a stare lontano da lei.
«Devo andare a prendere le mie squame»

Si muovevano in silenzio, uno affianco all'altra, tenendosi per mano nonostante la magia li respingesse come fossero due calamite opposte. 
Lacrime non erano state versate. Entrambi svuotati da quell'epilogo che ancora non riuscivano a comprendere sul serio, che di lì a pochi minuti non si sarebbero più visti. 
Le mancò l'aria, avrebbe voluto urlare e prendere a pugni qualsiasi cosa le capitasse a tiro. Invece lasciò la mano di Killian ed entrò nella stanza, si avvicinò al bauletto con quelle squame tanto rimpiante ma che adesso rappresentavano solo la fine di una bella storia. Ebbe l'impulso di gettarle nel caminetto e accendere un bel fuoco. Le guardò scintillare e l'unica cosa che provò fu un inspiegabile senso di rabbia e odio verso tutto.  Chiuse malamente la piccola scatola e la prese tra le mani.
Come se nulla fosse, iniziò a guardarsi intorno. Sorrise ironica, quasi una smorfia, prendendo in mano l'oggetto.
«Non vedo dove sia la parte divertente» mormorò Killian ancora sulla soglia della porta, incerto su tutto. Voleva prenderla e scappare. Mandare al diavolo quella sirena che si era venuta a riprendere la sua Emma e fuggire nell'entroterra, il più lontano possibile dalle coste che ora gliela stavano portando via. 
Lei continuò a sorridere, un sorriso vuoto. Si rigirò il piccolo oggetto nella mano libera.
«Sai, ero salita sulla nava per curiosare un po'. E poi volevo sapere cosa rendesse tanto allegri gli uomini su quelle navi. E ognuno di quegli uomini aveva un oggetto simile a questo» e finalmente alzò lo sguardo e la mano per fargli vedere la fiaschetta di rum. «Sono stata messa in trappola da un po' di rum.» e ridendo lacrime copiose iniziarono a solcarle il volto. Killian non ce la faceva più, le andò incontro e la prese tra le braccia.
«Che poi nemmeno mi piace questo dannatissimo rum» continuò singhiozzando sul suo petto mentre lui non riusciva a spiccicare mezza parola.

La guardò con gli occhi velati di lacrime, ma con quel suo solito sorriso che celava più di quanto potesse esprimere.
Nonostante quel maledetto nodo in gola riuscì a parlarle senza incrinare troppo la voce.
«Ci rivedremo Emma. Ora che ti ho trovata non ti lascerò, non mi è possibile farlo. Aspetterò, ti aspetterò, fossero anche più di cent'anni, io ti aspetterò. Mi ritroverai qui, ad aspettarti»
Il suo pirata non riusciva a non farla sorridere nemmeno in momenti del genere.
E lei rise tra le lacrime, stringendo la sua mano inanellata e il suo uncino «Killian tra cento anni sarai morto» gli occhi le scintillarono alla luce morente del sole mentre sbatteva contro quell'ineluttabile verità, lo guardò negli occhi «o nel peggiore dei casi sarai diventato un vecchio grassone alcolizzato» e rise scossa da un singhiozzo. 
«Non mi sottovalutare tesoro, sono bravo a sopravvivere. E poi» sorrise con le lacrime che ora scendevano liberamente senza che lui potesse fare alcunché per attenuarne la caduta « dubito che non rimarrei un uomo affascinante.» 
«Probabilmente è così» il sorriso che voleva rimanere ad allegerire quel momento così devastante capitolò sotto le scie di quella sofferenza che le solcava il viso. Gli prese il volto con le mani.
«Vivi una bella vita capitano. Promettimi che la vivrai appieno. Se pensarmi sarà doloroso tu non farlo, io so che tieni a me. Lo saprò sempre. Ma promettimi che non fermerai la tua vita in attesa di un futuro che non ci appartiene. Devi promettermelo Killian» lo implorò.
Lui tirò fuori un grosso sospiro, l'aria era difficile da respirare e il sole che piano spariva all'orizzonte sanciva l'imminente separazione, rendendogli il parlare ancora più ostico.
«Te lo prometto Emma e tu promettimi che farai altrettanto, ma sappi che la mia non è una promessa vana. Sai che mantengo la parola. Io sarò qui quando tu potrai tornare da me e niente, niente, si potrà più mettere tra di noi.» le prese il volto guardandola negli occhi e giù, in fondo all'anima. 
E lei era felice di poter dire di essere stata amata da qualcuno con così tanta passione. Sapeva che lo avrebbe sempre amato ma sapeva anche che non lo avrebbe più rivisto. Il suo cuore rischiò di frantumarsi in quell'istante ma lo sguardo innamorato di lui era un'ancora da cui lei non riusciva a separarsi. Abbassò gli occhi perchè fu troppo dover venire a patti con la realtà.
«Emma,guardami» attese che lo facesse «Ti amo. Ora e sempre. Non dimenticarlo mai. Tra cent'anni ci ritroveremo e ritorneremo ad amarci. Se mi vorrai ancora, ovvio»
Emma rise di nuovo. Ma lei gli volle credere.
«Ti amo»
Si scambiarono un bacio carico di tutte le loro promesse, di tutto il loro amore. Di quella speranza che fecero loro nonostante le probabilità giocassero a loro sfavore.
Le loro labbra si unirono in una danza mai ballata, pregna di disperazione e passione. Stringendosi in un abbraccio che nessuno avrebbe mai potuto scindere se non loro stessi. Nemmeno quella magia che li spingeva lontani. Ma il tempo era scaduto. Le lacrime sparite. Un ultimo tuffo negli occhi dell'altro per avere la conferma di ciò che già sapevano. Si sarebbro amati per sempre a dispetto di tutto e di tutti. Il mare la stava chiamando a sé ed Emma ebbe l'ingrato compito di scioglier quell'abbraccio. 
«Arrivederci pirata»
«Arrivederci sirenetta»
La vide immergersi nelle acque tinte di rosso, di quel giorno che non voleva finire, che non voleva vederli separare. Camminava senza tentennamenti, fiera e a testa alta, e solo alla fine, dopo aver gettato in acqua le sue squame, quando fu tempo di sparire definitivamente, si voltò.
Cercò i due oceani del pirata che aveva imparato ad amare per un'ultima volta e gli sorrise. Lui ricambiò, quegli occhi verdi non li avrebbe mai scordati. 
Le onde la inghiottirono e lei sparì.
Il vuoto gli attanagliò le membra. Ma l'avrebbe rivista. Sorrise mentre le lacrime riprendevano a rigare il suo volto.
Rimase ad osservare l'orizzonte, abitudine che prese negli anni a seguire,con la vana speranza che l'avrebbe rivista prima che fosse troppo tardi.



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Non potete capire la mia liberazione ahahahahah 
E' da quando ho sentito la canzone di Max Gazzè a Sanremo che ho il finale di questa ff pronto nel mio pc :') Come vi avevo già detto avevo l'inizio e la fine pronta...mancava solo quello da metterci in mezzo ahahahahahh ma finalmente eccomi qua. 
Sì, non ho messo storia completa perchè non so se metterci l'epilogo... e quale ehehehe 
Mi dispiace se vi eravate illuse. Ma alla testa non si comanda...ah no, non era così...ma in ogni caso tant'è. 
Non so se si è percepito ma questi due ultimi capitoli sono stati molto sentiti, sono quelli che ho scritto dopo aver dato il bentornato alla mia amica ispirazione che se ne era andata a zonzo.
Spero di non essere stata troppo smielata o simili. Manca un po' di sangue effettivamente...ma potrei rimediare ehehehe.
Ebbene, se entro la fine dell'anno non vedrete nessun aggiornamento sappiate che questo era l'ultimo capitolo. Anche se ammetto che i finali aperti mi lasciano insoddisfatta...quindi non so, vedremo. 
In ogni caso vi ringrazio vivamente a tutti coloro che hanno recensito e letto fino a qui.
Spero abbiate passato buone feste...e che questo capitolo non vi abbia fatto rimporre pranzi e cene ahahahahahahahha
Alla prossima!
Gio

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


Epilogo
 

 Aveva paura. Ne aveva avuta in quegli anni. A volte lo smarrimento e un senso acuto di dolore le avevano dilaniato il petto togliendole il respiro. Si chiese se fosse necessario auto infliggersi quell'ulteriore dispiacere. 
Era andata avanti, questo sì. Ma per una sirena a cui cento anni scivolano via come un normale anno di un essere umano non era stato un problema abituarsi. Sapeva che con lei il tempo sarebbe stato clemente. Sorte che non sarebbe toccata a lui. 
Si era ostinata a pensare che lui avesse vissuto una vita piena e appagante, che fosse andato avanti nonostante lei, nonostante loro. 
Si sfiorò lì dove una squama mancava all'appello. Sorrise. Quello era stato il suo unico contatto con lui in quei cento anni. Gliela aveva messa nella tasca della giacca in quel loro ultimo saluto, lui non ci aveva fatto caso ma lei sapeva che l'aveva trovata. Lo aveva percepito...e anche se magari non era andata così, lei voleva crederlo, solo pensare che nonostante tutto fossero ancora legati la faceva sentire meno sola.
Dopo essere tornata negli abissi con le altre, non ne aveva voluto sapere di rimanere con colei che le aveva inflitto una tale maledizione. Un tale castigo. Senza troppi giri di parole se ne era andata. Era riuscita a rubare alla sovrana del mare uno di quei potenti bracciali nella speranza di poterlo usare un giorno e se l'era filata via, senza salutare nessuno. Regina lo avrebbe scoperto? Probabilmente lo aveva percepito appena si era allontanata da quei confini non scritti, ma non le era importato. Non le importava nulla. Il sapere che poteva anche andare dall'altro lato dell'oceano e non calpestare la terraferma aveva fatto chiudere un occhio a Regina. Passati i cento anni e scoperto che il suo bel pirata era bello che seppellito da qualche parte, nella migliore delle ipotesi, l'avrebbe sicuramente fatta tornare a casa. Era solo questione di qualche anno, di questo Regina ne era convinta.
Fatto era che dopo qualche tempo di tentennamenti anche Ruby e Belle avevano lasciato Regina per andare in cerca di Emma e starle accanto. Emma avrebbe preferito continuare il suo percorso in solitaria ma non le aveva cacciate. Semplicemente continuò a vivere lasciando che il cuore non prendesse il controllo sulla sua mente, vivendo come se non lo avesse mai incontrato. Ogni giorno era una lotta con sé stessa. Che puntualmente perdeva.
Ma ora  la sabbia nella clessidra stava liberando gli ultimi granelli. Sarebbe potuta tornare in superficie ad accusare l'ennesimo scherzo della sua esistenza. Ma doveva farlo. Glielo aveva promesso, anche se sapeva come sarebbe andata a finire. Ma doveva. Per lei e per lui. 
Nonostante l'ovvietà della situazione aveva giurato a se stessa di aspettare la fine di quella maledizione per prendere in seria considerazione ogni iniziativa che le era passata per la mente. Ooh, e gliene erano passate tante in quegli anni. Solo dopo aver appurato la realtà dei fatti si sarebbe esposta. Sarebbe andata da Regina e l'avrebbe uccisa. 
Anche se era particolarmente improbabile un epilogo del genere ci avrebbe provato comunque, gliela avrebbe fatta pagare fino a che il suo cuore avesse battuto nel suo petto. Poi non le sarebbe importato cosa ne sarebbe stato di lei. 
Ma ora era lì, sotto la superficie delle acque di Arendelle, dopo cento anni di attesa. Vedeva il sole splendere sopra di lei, e tremava, tremava come un'alga in mezzo alla corrente. Si rigirava nervosa il bracciale tra le mani, non sapendo se indossarlo o scrutare dal pelo dell'acqua di scorgere la figura che aveva bramato e desiderato ogni singolo giorno. 
Il timore della delusione la faceva tentennare. Ma non aveva aspettato per avere paura, sapeva come sarebbe andata a finire, tanto valeva mettere la parola fine a quella storia.
Un giorno, avrebbe atteso un solo giorno, lì su quelle rive e poi basta. Niente più pensieri nostalgici e dolorosi. Solo vendetta. 
Sempre tra le onde si mise il bracciale al polso e si vestì con gli abiti che si era portata dietro. Inzuppata fradicia risalì la riva e incurante di apparire strana si mise a guardarsi intorno per scorgerlo. 
Le ore passavano lente, più di quanto avessero fatto tutti quegli anni messi insieme. Seduta sulla spiaggia, con il sole che pian piano si alzava alto nel cielo, si torturava i capelli di nuovo lunghi, lisciandoli e attorcigliandoseli tra le mani. Ogni tanto chiudeva gli occhi tentando di fare ella stessa una magia, di farlo apparire davanti a sé con quel suo sorriso scanzonato e il sopracciglio alzato. E sorrideva come una sciocca.
Se non si fosse presentato aveva deciso che non avrebbe cercato nulla a riguardo. Non voleva sapere nulla su come aveva condotto la sua vita, le avrebbe fatto troppo male qualsiasi versione le avrebbero dato. Voleva credere che fosse stato felice. Solo questo. 
Per non parlare di Anna e Elsa. Aveva sofferto così tanto in quei primi anni di esilio che si era ripromessa che non avrebbe pensato a nessuno di loro. Volendo credere in una vita appagante per ognuno della sua famiglia. Non avrebbe cercato informazioni nemmeno su di loro. 

Gli abiti ormai asciutti si sarebbero presto inzuppati di nuovo. Era di nuovo il tramonto, esattamente come un secolo prima. Sarebbe tornata negli abissi per compiere il suo ultimo atto. Ma prima si sarebbe goduta l'ultimo spettacolo della natura, come l'ultimo che il suo Killian aveva osservato prima di lasciarla andare per sempre. 
Si alzò, provando un insolito piacere nel sentire i granellini fini della sabbia sotto la pianta dei piedi. Aveva assaporato una simile sensazione una vita fa.
Non sarebbe venuto. Non poteva venire, probabilmente era morto da chissà quanto tempo.
Tirò su con il naso, più per abitudine che per vera necessità. Era vuota.
Guardò un'ultima volta quella sfera incandescente che stava per salutarla un'ultima volta. 
Sorrise nonostante tutto.
Poi la vide.
Una piccola macchia nera che veniva nella sua direzione. Non volle esultare. Non voleva sperare, ma il suo cuore prese a battere incontrollato.

Con il vento favorevole e le vele ben spiegate la Jolly Rogers solcava quelle acque senza indugio. Sulla nave era tutto un frenetico via vai. Erano in ritardo, un maledettissimo ritardo. E in quell'occasione non poteva permetterselo. Non se lo sarebbe perdonato.
Il Capitano della Jolly Rogers puntò il suo cannocchiale lì dove sperava di rivederla. Pregando che non fosse troppo tardi, perlustrò con lo sguardo ogni lembo di spiaggia possibile da quella posizione.
Un tuffo al cuore.
La vide.

Con il sole oramai ridotto ad un frammento oltre l'orizzonte, passi che non udiva da troppo tempo calpestarono la sabbia di fronte a lei. 
Si morse il labbro inferiore per impedirsi di correrre incontro a quello che doveva essere a tutti gli effetti un bel miraggio. Un bellissimo e magnifo miraggio. Anche se lontano di qualche metro Emma lo vide esattamente come lo aveva lasciato, forse solo di qualche anno più invecchiato ma nessun cambiamento significativo. La barba leggermente più lunga, i vestiti sempre e rigorosamente neri. Vide spiccare tra le sue collane anche la sua squama che brillava alla luce del sole morente. E poi i suoi occhi. Quegli occhi che aveva sognato ogni maledetta notte. Si arrese davani a quell'assurda verità. Aveva mantenuto la sua promessa.
Gli corse incontro volendolo di nuovo tra le sue braccia, lo vide fare altrettanto. L'impatto fu una fusione di due corpi troppo a lungo separati. Le mani corsero ai volti, dovevano guardarsi per credere davvero che fossero lì, insieme di nuovo e senza magia a tenerli separati. 
Sorrisero come due cretini. Due cretini innamorati.
«Stavo per andarmene»
«Ti avevo promesso che sarei tornato. Mantengo le mie promesse»
«Come...»
«Te l'ho detto. Sono bravo a sopravvivere» con il pollice le accarezzò la guancia, guardandola e ritrovando dopo anni la donna che aveva continuato ad amare in tutti quegli anni.
«Mi sei mancato Killian». Sentire il suo nome uscire di nuovo dalle labbra di lei gli fece dimenticare per un attimo tutti i giorni passati a maledire il destino. Sorrise poggiando la fronte contro la sua.
«Ora nessuno riuscirà a portarti via Emma. Dovessi uccidere ogni essere che provasse a separarci di nuovo. Non me ne starò più fermo a soccombere.»
«Sempre che io ti voglia ancora». Non ebbe modo di controbbattere a quella battuta che le morbide labbra di Emma cercarono quelle di Killian per un bacio atteso per cento anni. 

 

Fine

  



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Ebbene, questa volta è davvero finita. Dedico questo finale alla povera Smemorina che ho fatto penare più del solito. Spero che almeno questo epilogo sia meno straziante, mi sono comportata bene alla fine dai :'D
Ovviamente Killian ha trovato l'Isola che non c'è, avrà tante belle storie da raccontare ad Emma e ai loro futuri figlioletti :')
Non sapremo mai se usciranno dei figlioletti mezzi sirenetti ma chissà. Secondo me sì. Sarebbe una cosa carina ahahah Vivremo con il dubbio. Fatevene una ragione.
Questa storia è stata davvero difficile per me, non mi ero mai cimentata in cose del genere e ho toccato con mano quanto avventurarsi in terre inesplorate sia faticoso. Spero comunque che la ff sia risultata credibile e non troppo campata in aria, mi sono impegnata quanto possibile xD 
Non so se tornerò a scrivere long perché è davvero un lavoraccio incastrare tutto. Ma stavo scrivendo un qualcosa tempo addietro...ma non vedrà luce finché non avrà una conclusione, quindi non so se la leggerete mai. Ma in compenso potreste trovare one shot random. Quello è possibile. Ma non facciamo promesse del penulltimo dell'anno ahhaahha
Spero vi siate, almeno un po', divertiti leggendo questa ff altalenante. Ringrazio ancora e per l'ultima volta tutte voi che avete letto, recensito e messo la storia nelle categorie. Un grazie Immenso e vi auguro che questo 2019 sia un anno ricco di possibilità e magari con qualche gioia in più ahahhaahha
Alla prossima!
Gio

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