Il Sole e l'altre stelle

di bicchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sole ***
Capitolo 2: *** Sirio ***
Capitolo 3: *** Alfa Centauri ***
Capitolo 4: *** Vega ***



Capitolo 1
*** Sole ***


 

 


cap.1 - Sole

 

 

 

 

Fumare tutta quella merda ti ci farà rimanere secco, uno di questi giorni- borbottò Natsu, facendosi aria con una mano. Neanche con un enorme ventaglio sarebbe riuscito a disperdere la spessa cappa di fumo che si era andata a creare nella camera che lui e Gray condividevano -E apri la finestra almeno, cazzo.
L'interpellato sbuffò un ampia nuvoletta di fumo -Guarda Natsu, faccio i cerchietti come Gandalf.

Gray, senza maglietta, se ne stava mollemente sdraiato sul suo letto, opposto a quello del rosa, con un braccio piegato dietro la testa e un piede che sfiorava il pavimento. Faceva oscillare ritmicamente il ginocchio, mentre prendeva pigre boccate di fumo da un drum che bruciava troppo velocemente.
Natsu non approvava per niente il suo vizio del fumo, a maggior ragione perché quando lo faceva in camera -cosa che di per sè non andava giù al rosato- non si degnava mai di alzarsi e andare ad aprire la finestra. Non c'è limite alla pigrizia.
I due condividevano la stanza dall'inizio del college, e dopo diversi anni il loro rapporto si era stabilizzato su una sorta di amore-odio, anche se nessuno dei due avrebbe mai ammesso la prima parte. Solo odio, dicevano, e invece erano migliori amici. Dopotutto, Natsu aveva accolto felicemente la proposta di Gray di manomettere il rilevatore di fumo dell'allarme antincendio, anche se l'aveva fatto soltanto per il piacere di rompere qualche cosa, e di certo non per farsi affumicare dall'amico ogni volta che questo aveva voglia di accendersi una sigaretta in camera.
Natsu scosse la testa e andò a spalancare la finestra, che si aprì con un cigoliò sinistro ed uno scatto per niente rassicurante -dovevano decidersi ad aggiustarla, quella dannata finestra che era vecchia come Makarov- e sporgendo la testa fuori riuscì finalmente a respirare decentemente.
Poi si tolse la maglietta, gettandola in terra in mezzo alla confusione che regnava sovrana, e afferrato un asciugamano pulito si diresse verso il bagno per farsi una doccia.
In quel momento bussarono alla porta.
-Oi fiammifero, apri te che sei già in piedi- fece Gray, la voce resa roca dal tabacco.
-Non darmi ordini, ghiacciolo- ringhiò l'altro in risposta, dirigendosi a passi pesanti verso la porta, senza preoccuparsi di rivestirsi.
Il suo cattivo umore però svanì velocemente come era apparso, nello stesso istante in cui il ragazzo aprì la porta. Davanti a lui si trovava una ragazza molto bella, bionda, con curve generose e grandi occhi caldi. L'aveva intravista altre volte all'interno del campus, ma frequentavano corsi completamente diversi e non aveva mai avuto modo di conoscerla. Nè gli era mai interessato, ma in quel momento, ritrovandosela davanti così, gli parve di aver buttato al vento gli anni migliori della sua vita. Aveva un viso così gentile, sembrava la bontà in persona e teneva in mano un sacchettino di plastica, che Natsu ipotizzò fosse un regalo per lui. Perché sicuramente una bella ragazza aveva bussato alla sua porta per portargli un regalo. Il più classico degli incontri, un clichè. Eppure sembrava così gentile, che sicuramente voleva fargli un regalo.
-Cazzo Gray, vedo che diffondi le tue abitudini da spogliarellista anche fra i tuoi amici- la ragazza bionda e carina non era affatto gentile, e scostando Natsu con un braccio senza neanche guardarlo si fece spazio ed entrò nella camera.
Gray saltò giù dal letto come se gli avessero dato fuoco alle mutande, e si passò nervosamente una mano tra i capelli, cercando con gli occhi qualcosa da mettersi. Non trovando altro ripescò dal pavimento la maglietta che Natsu si era tolto poco prima, e se la infilò al contrario.
-Lucy, pensavo passassi domattina- disse, a mo' di scusa per il casino infernale che regnava nella stanza, mentre si chinava ad abbracciarla velocemente.
Lei senza tanti complimenti gli ficcò il sacchettino di plastica in mano, e tese il palmo, in attesa.
-Ah giusto, quanto?- domandò il moro, cacciando una mano nella tasca dei pantaloni per tirare fuori il portafoglio.
-Al solito, ma stavolta ti ho messo qualcosa in più, gratis- sottolineò l'ultima parola sorridendo.
Natsu in quel momento stava fumando di rabbia. Una ragazza carina si presentava alla sua porta, dava a lui del nudista, lo definiva l'amico di Gray, e adesso voleva anche dare il suo regalo al ghiacciolo? Il cielo doveva avercela con lui.
 
 

 

∆ ∆ ∆

 

 

 

 

-Ripeti tutto da capo- Natsu portò entrambe le mani davanti al viso, congiungendo le punte delle dita con fare pensieroso.
-Te l'ho già detto, si chiama Lucy Heartphilia, ha la nostra età, segue i corsi di fisica astronomica, ed è lei che di tanto in tanto mi procura.. beh, la roba da fumare.
Da quando la biondina se n'era andata dalla loro camera, borbottando qualcosa sull'ordine e sull'igiene, il rosato non faceva altro che chiedere di lei all'amico.
-Come vi siete conosciuti?- indagò, di nuovo.
-Tramite Loki, loro due si conoscono perché frequentano lo stesso corso di studi.
-E come mai Loki non l'ha mai presentata a me? Pensavo che fossimo amici!
-Perché tu non fumi- ghignò il moro, mettendo fine alla discussione.
-Penso proprio che andò a bere un goccio, invece- annunciò Natsu, con un sorriso a trentadue denti, afferrando la felpa -Stasera c'è l'inaugurazione della nuova stagione del Fairy Tail, per celebrare in grande stile il rientro a scuola! Tu vieni?
Gray sospirò -Come potrei mancare?- fece, mentre con una mano si infilava le scarpe e con l'altra tastava il letto alla ricerca del cellulare.
Il Fairy Tail era l'unico bar all'interno del Campus, e di giorno accoglieva decine e decine di studenti bisognosi di caffeina e di una connessione wifi. Di notte invece, apriva le porte del locale sotterraneo, diventando il ritrovo per ogni ragazzo o ragazza preferisse scatenarsi al ritmo di musica discutibile anziché dormire in vista di un esame. Ed era lì che Natsu e Gray si stavano dirigendo.
Attraversarono il campus a piedi, tagliando per la collinetta erbosa anziché seguire la strada, con il risultato di infradiciarsi le scarpe con la rugiada serale, superarono l'auditorium e i laboratori di chimica, ed infine giunsero davanti al Fairy Tail.
L'edificio in pietre chiare e muratura si trovava proprio accanto ad una delle biblioteche del college, e si poteva andare dall'uno all'altro passando per un corridoio di vetro sospeso al primo piano. Fuori dal bar alcuni ragazzi appoggiati al muro fumavano e chiaccheravano del più e del meno, la voce a tratti coperta dalla musica ovattata che proveniva da dentro.
I due entrarono e percorsero tutta la saletta del bar, dove alcune persone bevevano con calma la loro birra seduti ai tavolini, poi svoltarono a destra dietro il bancone e scesero le scalette che portavano all'ingresso del piano di sotto.
Il corridoio, con le pareti verdi scuro e il pavimento coperto da una moquette di dubbio gusto, era illuminato da poche lampade a soffitto, e un paio di coppiette se ne stavano schiacciate contro il muro a strusciarsi addosso e a ficcarsi la lingua in bocca.
Gray e Natsu percorsero tutta la lunghezza del corridoio lanciandosi un paio di occhiate significative mentre superavano gli amanti senza ritegno "dammi mezzora e mi ritrovi così" disse il rosa con lo sguardo al moro, che rispose con un occhiata eloquente che poteva significare soltanto "a me bastano dieci minuti".
Arrivati in fondo si fermarono un attimo davanti alla porta a spinta: il rosato indossava una felpa rossa con la scritta blu sul petto "University of Magnolia" ed un paio di jeans scuri, mentre il moro, che al solito non sentiva il freddo, aveva una semplice maglietta blu a maniche corte.
Natsu si voltò, appoggiando le spalle alla porta e guardando Gray con un ghigno divertito -Signore e signori- annunciò, più a se stesso che all'amico -che la festa abbia inizio!
E camminando all'indietro fece leva con le spalle sulle ante della porta, che si aprirono. Il volume della musica aumentò di colpo, rendendo difficile capire le parole anche stando l'uno accanto all'altro.

 

 

 

 

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-Non so quale mettere- Juvia se ne stava in piedi davanti al letto, su cui erano stesi due vestiti pressoché uguali.
-Questo?- e tirò su il tubino blu scuro senza spalline, lungo fino a sopra il ginocchio e che lasciava la schiena scoperta;
-Oppure questo?- l'altro vestito era molto simile, ma con un nastro che passava dietro il collo ed una fascia bianca in vita. La blu li prese entrambi in mano e tenendoli uno a fianco dell'altro si allontanò con il busto, per vederli bene.
-Pensi che Gray-sama vorrà ballare con Juvia stasera?- domandò sporgendosi dalla porta del bagno, alzando un po' la voce per farsi sentire sopra lo scrosciare dell'acqua. In quell'istante una mano scansò la tenda di plastica, tastando la parete fino a trovare l'asciugamano appeso. Insieme ad un'enorme nuvola di vapore caldo, Lucy Heartphilia uscì dalla doccia, i capelli bagnati appiccicati alle spalle e il trucco un po' colato sotto gli occhi.
-Non vedo perchè non dovrebbe- commentò, con un sorriso incoraggiante, poi si voltò verso lo specchio e lo pulì con una mano, scoprendo una mezzaluna non resa opaca dal calore. Con le dita frizionò la pelle sotto gli occhi, rendendo ancora più penoso il mascara colato.
-Cazzo, mi dimentico sempre di struccarmi prima della doccia- borbottò, tra sè e sè, poi riprese -Tra quali vestiti sei indecisa?
-Quello che abbiamo comprato la scorsa primavera insieme a Levy-chan e.. quello blu corto corto, che non mi sono mai messa; forse però è il caso che Juvia non vada in giro tanto scoperta, se non vuole prendersi un raffreddore.
-Basta con queste paranoie da vecchia, Juvia! Nessuno si ammala più di questi tempi, non siamo dei bambini- la risposta della bionda fece storcere il naso alla prima, che era convinta che i raffreddori si potessero beccare ad ogni età.
In ogni caso, alla fine le diede retta, e decise di osare un po'; dopottutto era la prima festa del nuovo anno scolastico, ed era sicura che quello sarebbe stato l'anno buono, quello in cui sarebbe riuscita a conquistare Gray Fullbuster.
Juvia aveva una specie di ossessione per Gray fin dal primo anno, quando alla maratona di beneficenza annuale la aveva aiutata per un po', dato che lei si era fatta male ad una caviglia proprio cercando di superarlo.
Durante quel loro primo incontro lui le era apparso come il principe azzurro sul cavallo bianco, e, a detta sua, si era irrimediabilmente innamorata.
Quando poi aveva scoperto che Lucy lo conosceva per via dei suoi... affari, si era messa in testa che fossero destinati, o qualcosa del genere. Averlo trovato casualmente un paio di volte in fila alla cassa, o in auditorium seduto al posto che di solito occupava lei, diede manforte a questa sua credenza, anche se la sicurezza di un amore voluto dalle stelle scemò piano piano, quando si rese conto che lui neanche si ricordava chi era. Ma Juvia non demordeva, oh no.
-Pronta?
-Pronta!
Le due ragazze afferrarono giacca e telefono, e uscirono dalla camera ridendo e facendo previsioni sulla serata. Prima di uscire dal dormitorio percorsero tutto il corridoio a L e scesero una rampa di scale, per andare a bussare alla porta di Levy McGarden, ed insieme all'amica si incamminarono verso il Fairy Tail.
Era una bella serata, il cielo era terso e le stelle lottavano contro la luce bianca della luna per farsi vedere. Era la serata che diede inizio a tutto.

 

 

 


 

 

 

 


 

 

Konnichiwa minna!

Eccomi di nuovo quì, questa volta con una long rigorosamente MODERN!AU, dato che è un bel po' di tempo che praticamente non leggo altro.

Ebbene sì, incontriamo i nostri beniamini mentre sudano sui banchi di scuola, chi più, chi meno. Sono al college, ma il sistema scolastico che descrivo prendetelo con le molle -si sa, siamo a Magnolia- e più che altro è un mix di cose.. così. Insomma, non fate i pignoli, lasciatemi questa licenza poetica (?)

Avverto subito che l'OOC c'è, e anche tanto. Lucy assomiglia più alla Edolas che a quella a cui siamo abituati, almeno per alcuni comportamenti esterni, e poi beh, spaccia. Juvia non stressa costantemente Gray perché sa che non è un buon modo per farsi notare, ed è leggermente più timida. Natsu è il nostro Natsu, ma per una volta sarà lui a cercare Lucy. Prendetela come una specie di vendetta nei confronti di Mashima -

Questo capitolo era un po' un'introduzione, nel prossimo vedremo molti più personaggi, non preoccupatevi!

Avrei tante cose da dire, ma non voglio essere prolissa (era nei buoni propositi dell'anno nuovo, ma accidenti, questo 2017 è quasi finito!)

Spero che questa storia vi piaccia, io ci metto il cuore! Nel caso, passate a dire due paroline per farmelo sapere, mi farebbe davvero tanto piacere ^^

A presto!

- b i c c h a n

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Capitolo 2
*** Sirio ***


 

 

IL SOLE E L'ALTRE STELLE

cap.2 - Sirio

 

 

 

 

 

 

Gerard si guardò intorno, annoiato. Nessuno dei suoi amici era alla festa, chi per un motivo e chi per un altro. Erik non era ancora tornato al College dalla fine dell'estate, e avrebbe cominciato l'anno in ritardo causa problemi familiari, Sorano e Sho avevano preferito rimanere in camera, distrutti dal Jet Lag di ritorno da casa, e Simon aveva beccato una brutta influenza ed era costretto a letto. Il blu aveva passato almeno un quarto d'ora al piano di sotto, in discoteca, ma presto si era rotto le palle della musica spaccatimpani e delle luci stroboscopiche e era tornato all'interno del bar, che per l'occasione rimaneva aperto anche di sera, dispensando birre gratis e cocktail un po' scadenti a pagamento. Gerard strinse la sottile cannuccia colorata tra le dita, rimestando lentamente il contenuto del suo bicchiere. Se ne stava così, il dorso di una mano mollemente appoggiato sotto il mento, il gomito puntellato sul bancone del bar, cercando di affogare quegli stupidi cubetti di ghiaccio nel Mojito che non aveva voglia di bere. Perché diavolo era lì?

Avvertì un piccolo spostamento d'aria, e annotò senza interesse che qualcuno si era appena appoggiato al bancone, proprio alla sua destra, e stava amabilmente parlando con la barista.

Gerard non si voltò, non gli interessava proprio per niente, ma la persona in questione teneva le braccia allargate, e ad ogni piccolo movimento colpiva leggermente il suo avambraccio con il gomito. Il blu fece una smorfia -perché la gente non ha mai idea di cosa sia lo spazio personale?- e con uno scatto infastidito spostò il braccio fuori dalla portata del vicino. Non che in genere si irritasse per delle sciocchezze del genere, ma in quel momento si sentiva infiammabile come la benzina. Nell'istante in cui incrociava le braccia al petto con uno sbuffo, notò con la coda dell'occhio un particolare che avrebbe riconosciuto tra altri mille. Si voltò completamente, facendo ruotare lo sgabello girevole sul quale era seduto. La persona alla sua destra lo guardò a sua volta, riconoscendolo.

-Gerard?

 

 

 

∆ ∆ ∆

 

 

 

-Dan-dee-yuhuu-mmh- cantava Natsu, che non sapeva le parole della canzone, e neanche il ritmo. Ballava come un completo deficiente in mezzo alla pista, facendo divertire da matti tutta la gente intorno. Una mezz'ora abbondante prima aveva lasciato l'amico a bordo pista, mollandogli la felpa che gli faceva caldo, e era andato a scatenarsi gridando "Sono tutto un fuoco!". Gray l'aveva visto sparire nella massa di persone sudaticce che ballavano addossate le une alle altre, e a dirla tutta non gli dispiaceva per niente essere stato abbandonato così. Non aveva di certo intenzione di andare a ballare come un matto, e in più, dal punto in cui si trovava a bordo pista, sulla pedana leggermente sopraelevata riservata ai tavoli, aveva una visuale migliore su tutta la discoteca. I suoi occhi apparentemente annoiati saettavano da una parte all'altra, cercando una cosa in particolare. Era sicuro che sarebbe venuta, da quando la conosceva non gli aveva mai visto saltare una festa, anche se puntualmente il giorno dopo la definiva un fiasco totale ed una completa perdita di tempo.

E finalmente vide la testolina bionda che i suoi occhi avevano bramato tanto a lungo varcare le porte, dalla parte opposta della sala rispetto a lui.

Cercò di sistemare i capelli per quanto possibile, prese un bel respiro e si inoltrò nella giungla di persone che lo separavano dal suo obiettivo, sperando di riuscire a non perdersi all'interno di quella bolgia infernale in continuo movimento.

Natsu in quel momento decise che ne aveva abbastanza di balli ridicoli e che voleva tornare a respirare, così si diresse, non senza fatica, verso il punto in cui aveva lasciato l'amico, solo per scoprire che lui non si trovava più lì.

Si alzò in punta di piedi per scrutare la folla, sperando di capirci qualcosa, ma il moro sembrava essere sparito completamente. Quel mostro gigante fatto di persone scatenate al ritmo di house aveva inghiottito Gray e lo aveva digerito per bene, dato che sembrava come volatilizzato.

Il rosato non si diede per vinto -dopotutto il pregio che vantava di più era la forte volontà- e si immerse a sua volta nel mostro, eroicamente alla ricerca dell'amico perduto.

 

 

 

∆ ∆ ∆

 

 

 

-Dove è finita Juvia-chan?- Levy si fermò di colpo, afferrando la maglia Lucy per farle fare lo stesso. Si sentì spingere di lato e pestare i piedi da qualcuno che voleva assolutamente passare. Essere piccoli ha i suoi svantaggi, soprattutto in mezzo ad una massa di gente che se ne frega se vuoi fermarti.

-Dove è Juvia-chan?- ripetè, urlando, dato che l'amica non era riuscita a sentirla sopra il frastuono della musica. La bionda scosse la testa, guardandosi in giro, ma si beccò una gomitata nelle costole da un ragazzo che cercava di farsi strada in mezzo a loro. Imprecò in modo molto poco femminile, e si spostarono di lato, verso il bancone di alcolici che vendeva roba parecchio più forte del bar al piano di sopra.

-Era dietro di me un attimo fa- spiegò la blu, urlando per farsi sentire, percorse con gli occhi la pista, nonostante fosse troppo bassa per vedere oltre la prima fila di persone; quando voltò di nuovo lo sguardo, vide qualcosa -o meglio, qualcuno- che la fece impallidire, anche se l'amica non se ne accorse a causa delle luci a intermittenza. Si accorse però che Levy aveva spalancato gli occhi sorpresa, e stava fissando un punto dietro di lei.

-Che succede? Hai trovato Juvia?

-Lu-chan..- Levy aveva sussurrato e Lucy si era avvicinata con l'orecchio al suo viso per cercare di interpretare qualche parola.

-Lu-chan.. c'è il ragazzo che mi ha investito con la moto..

-COSA? Quale?- la bionda si era voltata infuriata, con gli occhi che lanciavano saette in tutte le direzioni, in cerca del colpevole.

Una sera d'estate qualche mese prima, Levy era stata investita da un ragazzo in moto, che non si era fermato, anzi, era fuggito via più velocemente possibile, senza preoccuparsi di aver fatto male alla ragazza. Per fortuna Levy aveva riportato soltanto qualche graffio e un bel livido viola grande quanto un CD, ma nessun osso rotto o incrinato. Qualche giorno dopo, tuttavia, Levy aveva trovato sull'uscio di casa un mazzo di fiori con un biglietto di scuse, ed aveva visto un ragazzo con lunghi capelli neri come il carbone e completamente arruffati -lo stesso che l'aveva investita, e d'altra parte era difficile non riconoscerlo- allontanarsi in moto.

Si era sempre chiesta come avesse fatto a sapere dove abitava, e adesso aveva avuto tanta fortuna da incontrarlo ad una festa del college. Nonostante il ragazzo si fosse dimostrato un vero stronzo, lasciandola in strada dolorante e ferita dopo averla messa sotto, il gesto impacciato con cui aveva tentato di scusarsi le aveva fatto tenerezza, e nel suo cuore dolce come la panna non aveva potuto fare a meno di perdonarlo.

Lucy, d'altro canto, era di tutt'altro avviso.

-Quale è?- ringhiò, scandagliando la stanza con lo sguardo -Lo faccio fuori con le mie mani, quello stronzo-

-Lu-chan, forse è il caso di calmarti..- abbozzò l'amica, mettendole una mano sulla spalla. Lucy era una compagna meravigliosa, era intelligente e simpatica, avevano interessi in comune e entrambe adoravano leggere. Si erano conosciute alle lezioni di letteratura, che Levy frequentava per il proprio corso di studi, mentre Lucy seguiva in più ai suoi corsi standard per piacere personale. Levy la adorava, avrebbe passato ore a discutere con lei di tutti i libri che avevano letto e che volevano leggere, sapeva che era dotata di un cuore grande e sensibile.. almeno fino ad un certo punto. E proprio per questo la blu temeva che potesse fare qualcosa di avventato, tipo tirare un pugno al ragazzo che aveva osato comportarsi male con la sua amica, o mollargli un calcio nelle palle, o, nella migliore delle ipotesi, rovesciargli un'intero drink sui capelli.

-Dimmi quale è- rimarcò la bionda, con uno sguardo feroce e facendo schioccare le nocche.

-Laggiù, vicino alle casse- iniziò titubante Levy -Ha dei capelli un po' strani-

Capelli strani? Lucy assottigliò gli occhi, osservando tutte le teste che con la sua statura minuta riusciva a vedere. Ma certo, eccolo laggiù, che si guarda intorno ignaro di quello che sta per capitargli. Capelli rosa sparati in tutte le direzioni, più strani di così non ce n'è!

Lucy partì a passo sicuro, lasciando indietro Levy ed aprendosi un varco tra la folla a colpi di gomito; teneva i pugni serrati e il suo sguardo non prometteva niente di buono.

 

 

 

∆ ∆ ∆

 

 

 

Niente da fare, Gray non si vedeva da nessuna parte. Natsu stava gironzolando a caso da almeno dieci minuti, e ancora non era riuscito a trovare il compagno di stanza disperso nel bailamme generale. Oltretutto stava cominciando ad avere caldo, piccole goccioline gli bagnavano il collo all'attaccatura dei capelli, e aveva bisogno di respirare un po'.

Dato che il moro non si vedeva da nessuna parte, stabilì di riposarsi e riprendere le ricerche dopo un buon drink. Fu quando decise di spostarsi verso l'area dei divanetti per cercare dell'aria respirabile che la folla si aprì davanti a lui. Tutto quello che vide furono svolazzanti capelli biondi e un pugno chiuso in direzione del suo stomaco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 3
*** Alfa Centauri ***


IL SOLE E L'ALTRE STELLE

cap.3 – Alfa Centauri

 

 

 

Juvia inclinò con due dita il proprio bicchiere, socchiudendo un occhio per guardarci dentro. I cubetti di ghiaccio si stavano già sciogliendo, e sicuramente il drink adesso non aveva più un buon sapore. D'altra parte, a lei i drink forti proprio non andavano giù, avrebbe di gran lunga preferito un bicchiere di acqua brillante, o al massimo una birra chiara al bar al piano di sopra, ma non voleva abbandonare il sotterraneo per paura di non trovare più le amiche. Juvia si dette mentalmente della stupida: come diavolo aveva fatto a perderle di vista quando stavano camminando una accanto all'altra?

Lo sapeva, come aveva fatto. Non stava prestando attenzione a dove la portavano i suoi piedi, teneva il mento alzato per scrutare la folla, in cerca di una persona in particolare.. Juvia si dette di nuovo della stupida, scuotendo forte la testa e stringendo i pugni.

Di questo passo non avrebbe mai trovato il coraggio di chiedere a Gray-sama di ballare con lei, nemmeno con l'aiuto di tutti i drink del mondo. E in ogni caso sarebbe stato davvero difficile trovarlo in mezzo a tutta quella confusione, corpi sudati che strusciavano gli uni contro gli altri al ritmo di house, vapore e fumo che intasavano l'aria, luci ad intermittenza.

Juvia arrossì leggermente immaginando come sarebbe potuto essere starsene strizzata contro il corpo di Gray, in mezzo a una folla che li spingeva sempre di più l'uno contro l'altra, le sue mani sui suoi fianchi, sul suo collo, lui che le scuoteva una spalla.. aspetta, lui che le scuoteva una spalla? Juvia si riscosse improvvisamente, interrompendo bruscamente il sogno ad occhi aperti che la stava appassionando tanto. Il ragazzo con cui tanto aveva sognato di poter parlare quella sera era lì, davanti a lei, e la scrutava con sguardo interrogativo. "Chissà che faccia imbarazzante stava facendo Juvia" pensò la ragazza, arrossendo come un pomodoro. Si rese conto che probabilmente doveva averle detto qualcosa, ma lei non lo aveva sentito, troppo presa a pensare -guarda un po'- proprio a lui.

-Tutto bene?- domandò il ragazzo, e alla blu sembrò che l'avesse chiesto con la voce più dolce e preoccupata del mondo.

Lei annuì, si sentiva le guance in fiamme e non aveva il coraggio di proferire parola.

Il ragazzo si guardò un po' attorno, ma sembrò non trovare quello che stava cercando, così, con grande sorpresa della blu, si sedette nel posto libero accanto a lei.

-Sei Juvia, vero?- domandò inclinando la testa per guardarla meglio. Lei annuì di nuovo, senza riuscire a staccare gli occhi da lui -Sei amica di Lucy, giusto? Mi ricordo di avervi visto spesso insieme.

Finalmente Juvia riuscì ad aprire bocca -Sì- poi, dato che il moro la fissava senza dire niente, aggiunse -Siamo compagne di stanza.

-Oh- fece Gray, lasciando vagare lo sguardo sulla sala; poi, voltandosi di nuovo verso di lei disse, vago -Siete venute quà insieme? Prima mi sembrava di averla vista..

Il tono apparentemente disinteressato nascondeva a malapena la domanda che davvero gli premeva di fare, ma Juvia non si accorse di niente.

"Dove è Lucy? Dove è Lucy? Dove è Lucy? Chiedile dove è Lucy" faceva la voce nella sua testa, ma Gray non voleva essere scortese con quella ragazzina spaurita, e cercò di aggirare la domanda.

-Siamo venute insieme, ma Juvia ha subito perso di vista le sue amiche- la blu sembrava giù di corda, ma si riprese subito, alzando lo sguardo fino a fissarlo in quello del ragazzo -Almeno ho qualcuno a tenermi compagnia- azzardò, piano.

Gray sorrise, ma la voce nella sua testa continuava a brontolare.

"Dove è Lucy? Dove è Lucy? Dove è Lucy?"

-Ti va se cerchiamo insieme le tue amiche?- propose, e gli sembrò un'ottima idea di risolvere il suo problema senza lasciare da sola la compagna di stanza di Lucy, che sembrava davvero intimorita. Porse una mano alla ragazza, alzandosi dalla seduta. Lei la afferrò, annuendo con un sorriso.

 

-Neanche quì- sbuffò Gray, appoggiandosi ad un tavolino. Lui e Juvia avevano fatto un giro del locale sotterraneo alla ricerca delle amiche di lei, senza avere successo. Così avevano deciso di salire le scale che portavano al bar, ma non avevano avuto più fortuna che in precedenza. Nessuna traccia di Lucy e Levy.

Juvia non disse niente, a lei stava bene di non riuscire a trovarle, se questo voleva dire continuare a stare con Gray-sama. Un paio di volte, per evitare di perdersi tra la folla, lui le aveva afferrato un braccio o messo una mano dietro la schiena, e Juvia aveva incastonato quei ricordi nella memoria, pronta a ripescarli in ogni momento.

Stare con lui, anche se si erano scambiati soltanto due parole e per la maggior parte del tempo avevano girato a vuoto in mezzo a gente sudata e agitata, la faceva sentire bene da morire. Più Juvia ci pensava, e più non si capacitava di come fosse finita in quella situazione. "Benedetta Lucy che non si fa trovare" si diceva lei.

"Maledetta Lucy che non si fa trovare" pensava invece lui, innervosito.

-Ti dispiace se andiamo un attimo fuori?- domandò il ragazzo, estraendo dalla tasca posteriore dei jeans un pacchetto di sigarette tutto piegato e stropicciato. Aveva cercato Lucy dal momento esatto in cui aveva messo piede nel locale, e il fatto di non averla ancora trovata lo rendeva estremamente nervoso. Aveva bisogno di allentare i nervi e fumarsi una sigaretta in santa pace.

 

 

 

∆ ∆ ∆

 

 

 

Gerard aprì la bocca per parlare, ma la richiuse quandò vide che l'espressione della ragazza davanti a lui da sorpresa diventava arrabbiata.

-Pensavo fossi ancora alla tua Torre del Paradiso- fece lei, cupa -O ti hanno finalmente buttato fuori?

Gerard distolse lo sguardo, fissandolo di nuovo sui cubetti di ghiaccio del suo drink, ormai quasi del tutto sciolti. La ragazza con brillanti capelli rossi, che al momento lo stava scrutando con cipiglio severo, era Erza Scarlett, l'unica per cui poteva dire di aver mai provato qualcosa. Qualcosa, ma non sapeva neanche lui che cosa.

Erano stati insieme, ed erano concordi nel pensare che per i primi tempi erano stati davvero da favola. Dopo un po' lui aveva ricevuto una proposta di stage in un laboratorio astronomico -la Torre del Paradiso, come la chiamava lui- e aveva accettato di partecipare, senza però mettere in pausa gli studi all'Università. Si era ritrovato con pochissimo tempo libero, era continuamente fuori città e spesso doveva seguire le lezioni online perché non poteva lasciare la torre per diversi giorni di fila.

Ed erano cominciati i litigi. Erza lo aveva appoggiato pienamente, ma lui sembrava essersene dimenticato. O almeno, così pensava lei. Questa situazione precaria non aveva retto a lungo: Gerard e Erza, dopo un litigio particolarmente violento -e si sa, entrambi hanno un carattere poco arrendevole- si erano lasciati, e lui aveva deciso di mettere in pausa i corsi al College per dedicarsi completamente allo studio delle nebulose nella Torre del Paradiso.

Ma adesso era lì, davanti a lei, e Erza sentì di nuovo montare la rabbia dentro di sè, insieme ad un inspiegabile calore all'altezza del petto. Era vero, Gerard era andato via. E adesso era tornato? Dopo tutto quel tempo, era di fronte a lei e la guardava con quei suoi occhi così, così...

-Non mi hanno buttato fuori- disse lui a bassa voce, poi sorrise, guardandola fissa, e Erza per un attimo dimenticò che per colpa sua aveva sofferto -Però sai, dovevo pur tornare all'università prima o poi!

Si alzò in piedi, stiracchiando la schiena.

-E' meglio che io vada a dormire adesso, voglio cominciare al meglio questo nuovo anno.

Continuava a sorridere, come se fosse sempre andato tutto bene, come se loro due fossero grandi amici. E Erza ci cascò.

-Aspetta- lo prese per un braccio -Io.. ho una tua felpa

-Puoi tenerla.

-Ci tengo a ridartela- Erza aveva ritrovato la propria sicurezza, ed adesso la sua voce era ferma. A pensarci bene, si rese conto che voleva disfarsi a tutti i costi di quell'indumento, non voleva rivederlo mai più. Per qualche motivo il pensiero di averla ancora dentro l'armadio sembrò assurdo e estremamente fastidioso.

Pensò con vergogna che in tutto quel tempo in cui non si erano nè visti nè sentiti, lei aveva indossato la sua felpa nelle giornate tristi e l'aveva stretta al viso quando sentiva la sua mancanza. Si vergognò di questo, e si disse che doveva assolutamente liberarsene.

Discussero brevemente, quasi con timidezza nei confronti l'uno dell'altro, e infine Gerard acconsentì ad accompagnarla in camera per riprendere l'indumento.

Nel tragitto verso il dormitorio parlarono appena. Gerard avrebbe voluto raccontargli di quanto fossero belle le stelle viste dall'osservatorio, e di quanto avesse pensato a lei mentre si perdeva con lo sguardo nel cielo luminoso di astri. Ma si sentiva stupido, e sapeva che a lei non fregava niente di quello che aveva fatto alla Torre, perché egoisticamente non aveva mai voluto che lui lasciasse l'Università. E allora sentiva montare la rabbia, pensando a tutto quello a cui aveva quasi rinunciato per colpa sua, o forse per colpa di entrambi.

Quando arrivarono in camera Erza iniziò a rovistare nell'armadio senza dire una parola, fino a tirarne fuori una felpa grigia e blu. La guardò un attimo, tastandone la morbidezza con le dita, poi si ricordò che il ragazzo la stava guardando, e imbarazzata tese il braccio per rendergliela.

Lui allungò la mano per afferrarla, e le loro dita si sfiorarono. Entrambi trattennero il fiato, immobili, senza sapere cosa fare, persi in pensieri e sentimenti che credevano sopiti.

Erza aprì la bocca senza quasi accorgersene, e il suo incoscio parlò per lei -Non possiamo tornare insieme.

Quando si rese conto di quello che aveva detto, e del tono in cui l'aveva detto, si meravigliò di se stessa. Che diavolo c'entrava, in quel momento? Perché aveva tirato fuori quell'argomento, se neanche lei aveva voglia di rivangare il passato? Stava per scusarsi, quando lui sorrise. Non era un sorriso sincero, era tirato, nervoso, quasi a schernirla.

-Cosa ti fa pensare che io lo voglia?- Per Gerard le parole dure di lei erano state una pugnalata nel petto, ed aveva reagito d'istinto dicendo qualcosa che non pensava. E dopotutto era meglio così: lei non voleva avere più niente a che fare con lui, quindi sarebbe stato un bene prendere le distanze, e addio.

A quelle parole la rossa si irrigidì. Stava per scusarsi per le parole dure, e lui aveva trovato il modo di ferirla di nuovo. Non cambierà mai. Il tono nella voce di lui e la sua espressione la fecero svegliare, le dettero la scossa. Non posso continuare a soffrire per colpa sua.

Fu così che disse qualcosa che non avrebbe dovuto dire, e lui rispose a tono. Ogni traccia di precedente imbarazzo era sparita, avevano ricominciato ad urlarsi contro come facevano prima che lui se ne andasse. Tutto l'astio covato stando lontani si riversò nelle parole che entrambi sputavano l'uno addosso all'altra. Parole cattive e velenose, ma davvero rispecchiavano i loro pensieri? Forse no, si rese conto Gerard, però non gli importava; in quel momento era incazzato e voleva soltanto sfogarsi per tutto il male che quella relazione gli aveva portato. E lo stesso pensava la rossa.

Erza parlava senza pensare, voleva litigare, voleva farlo arabbiare perché sì, le ricordava di quando stavano insieme; che cosa stupida. Con una falcata veloce il ragazzo si avvicinò a lei e le strinse un braccio, avvicinandola a sè -Dì la verità, ti diverti a farmi incazzare, ti diverti da morire.

La guardava negli occhi, la fissava in quei pozzi profondi e caldi, sentiva le orecchie rosse e bollenti per la rabbia, la guadava ed era troppo vicino, ringhiava e non si rendeva conto della piega che aveva preso la discussione.

I loro nasi si sfioravano, il respiro di entrambi si confondeva nella bocca dell'altro.

La rabbia le aveva arrossato il viso, dandole un aspetto selvaggio che tanto tempo prima il ragazzo aveva amato e ammirato. Erza stava per rispondergli a tono, eppure qualcosa la fermò.

Gerard si rese conto tardi che i loro corpi erano davvero troppo vicini, e rimase qualche secondo interdetto, i muscoli irrigiditi e le sopracciglia aggrottate.

-Questo è il motivo per cui non ha funzionato tra di noi- sussurrò Erza, senza realmente capire a cosa si stava riferendo.

Quale motivo? Era la seconda volta in quella serata che per colpa del ragazzo le uscivano dalla bocca parole senza senso. Le doveva davvero aver scombussolato il cervello. Aveva di nuovo parlato senza pensare, lo aveva fatto solo perché voleva dire la parola noi, un po' per domandare se un noi c'era ancora, senza crederci, sperandolo o forse no. Erza avrebbe voluto dire altro, rendere le parole più taglienti, offenderlo e aspettare la sua reazione.. ma l'unica cosa che fece fu liberare il polso dalla stretta di lui, senza riuscire a staccare gli occhi dalle sue labbra, così vicine, così..

Dimenticando, o forse assecondando la rabbia che entrambi avevano covato, lontani l'uno dall'altra, Gerard annullò la distanza tra di loro, violentemente; le portò una mano dietro la nuca e le strinse forte i capelli, tirandoglieli, mentre l'altra scendeva ai suoi fianchi. La rossa non perse tempo, allacciandogli le mani dietro il collo e mordendogli le labbra fino a farlo ringhiare, contrariato. La ragazza sospirò forte quando lui le strinse i glutei con entrambe le mani, facendo scontrare i loro bacini e baciandola con foga. Non andava bene, non andava affatto bene. Erza era incazzata, non doveva più avere a che fare con lui, se l'era ripetuto milioni di volte; ma era quello che voleva?

Gerard era lì, davanti a lei, la stringeva, la toccava, e lei avrebbe voluto respingerlo, avrebbe voluto far prevalere la parte orgogliosa di lei che continuava insistentemente a ricordarle che fino a pochi secondi prima stavano litigando furiosamente. E invece chiudeva gli occhi e gli passava le mani tra i capelli, stringendo tra le dita le ciocche blu e tirandole, facendo aderire il seno contro il petto di lui. Non era giusto, non era giusto. Era giusto?

Gerard la spinse contro la parete e lei cercò febbrilmente l'orlo della sua maglietta mentre le loro lingue si scontravano, danzando in un modo che entrambi conoscevano perfettamente; le sue mani corsero sugli addominali, sui pettorali, fino a giungere alle spalle, per togliere l'indumento che ormai risultava di troppo. La maglietta cadde a terra, dimenticata, mentre Gerard scendeva a baciare il collo della ragazza, mordendo e leccando la pelle fino a farla arrossare.

Poco dopo anche la camicetta di Erza finì in terra, quasi strappatale di dosso per la fretta. Erza poggiò i palmi delle mani sul petto di lui, spingendolo a camminare all'indietro fino a scontrarsi con il bordo del letto; il blu si sedette, trascinandola su di lui, i loro occhi incatenati in una gara di sguardi infuocati.

Era incazzata, Erza. Voleva prenderlo a pugni e fargli male, perché lei aveva sofferto da morire, senza di lui. E invece lo baciò, facendo di nuovo scontrare le loro lingue e i denti, graffiandogli le spalle mentre lui le stringeva le cosce fino quasi a farle male. Gerard invertì le posizioni, facendola sdraiare sul letto, e portò una mano all'orlo dei pantaloni. La guardò per un secondo, per vedere la sua reazione, incontrando lo sguardo sicuro e determinato di lei. Si chinò per baciarla, ma prima che le loro labbra avessero modo di sfiorarsi..

 

SBLAM!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Buonasera!

Lo so, non ho scusanti, avrei dovuto pubblicare tipo un mese fa (di più forse?)

Il fatto è che il capitolo è pronto da eoni, ma davvero non mi piace. Non mi convince per niente, e non riesco a capire dove dovrei cambiarlo, per cui l'ho tenuto lì ad ammuffire in attesa che mi venisse in mente qualcosa.. ma niente da fare.

Così l'ho pubblicato comunque, e beh, continua a non piacermi.

Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate (sinceri mi raccomando! ^^)


Alla prossima!

- b i c c h a n

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Capitolo 4
*** Vega ***



IL SOLE E L'ALTRE STELLE

cap.4 – Vega

 

 

 

 

 

Ma cosa?- nello stesso momento in cui il campo visivo gli si riempì di capelli dorati, Natsu sentì il pugno diretto verso il suo stomaco colpirlo. Tossì, sorpreso. Lucy, la bella biondina che era passata da camera sua quello stesso pomeriggio, adesso si trovava davanti a lui e lo guardava in cagnesco con le mani piantate sui fianchi. Quella ragazza che sembrava tanto gentile e carina aveva una destro bello forte, per essere una femmina.

Espresse i suoi pensieri ad alta voce, e lei in risposta ringhiò -Ne vuoi un altro?- agitando molto poco minacciosamente un piccolo pugno chiuso. Natsu sorrise, senza chiedersi per quale motivo una ragazza semi-sconosciuta lo avesse preso a pugni davanti a tutti, nel bel mezzo di una discoteca. Pensò soltanto che la bionda fosse molto carina, e che gli piaceva il suo carattere vivace.

In quel momento un'altra ragazza giunse ansimante -doveva essersi fatta strada a spallate molto faticosamente- e si parò davanti alla bionda, prendendola per le spalle e scuotendola leggermente per attirare la sua attenzione.

-Lu! Cosa stai facendo?! Non dovresti metterti a fare risse, di questo avevamo già parlato, e per di più hai anche sbagliato persona- Lucy ignorò completamente la prima parte del discorso (sebbene fosse vero che avessero già discusso riguardo alla sua indole guerrigliera) per concentrarsi sulla seconda. Aveva sbagliato persona. Aveva sbagliato persona? Aveva tirato un pugno ad uno sconosciuto senza che questo lo meritasse? Lucy spalancò la bocca, incredula. Poi si rese conto che il malcapitato era ancora davanti a lei (Stava sorridendo forse? Che idiota) e diventò rossa come un peperone. Mugolò un "che figura di merda" tra i denti e si coprì la faccia con le mani, nel vano tentativo di nascondere l'espressione desolata e imbarazzata.

-Ciao, mi chiamo Natsu- il rosa, senza badare alla situazione in cui era capitato, si era rialzato in piedi e stava porgendo una mano alla ragazza, sorridendo. Lei la prese, titubante, temendo che volesse romperle un braccio per averlo umiliato davanti a tutti; quando il ragazzo la strinse energicamente allargando il sorriso, Lucy si rese conto che non tutte le persone la pensavano allo stesso modo sull'umiliazione e sulla rottura delle braccia, e che probabilmente lei stessa stava cominciando ad avere pensieri troppo violenti. Una voce nella sua testa che assomigliava terribilmente a quella di Levy, le spiegò con accondiscendenza: "Non devi pensare che gli altri farebbero quello che tu avresti fatto al posto loro. Soprattutto se si tratta di rompere arti o costole. Ricordalo!". Poi la Levy immaginaria scomparve in una nuvoletta rosa, e Lucy giurò di aver sentito un dolce suono di campanellini.

La bionda si riscosse, non dando ascolto alla voce nella sua testa: di Levy a fare le paternali ne bastava una sola, dopotutto.


◊      ◊      ◊


-Cioè, fammi capire, mentre quel gran manz.. mentre quel bel ragazzo ti parlava tu pensavi ad una me immaginaria che ti faceva il culo per aver pensato che il bel manzo sopracitato volesse vendicarsi su di te per averlo picchiato?

Lucy si era sentita davvero in imbarazzo mentre il ragazzo -Natsu, ricordò la bionda- che aveva preso a pugni poco prima le stringeva la mano e le sorrideva come se non fosse successo niente, così era corsa via, lasciandolo a bocca aperta e con la mano ancora a mezz'aria. Levy l'aveva rincorsa, e adesso se ne stavano entrambe sedute ad uno dei tavolini del bar al piano di sopra, parlando dell'accaduto.

Con grande sorpresa di Lucy, la blu non le aveva fatto il culo per aver picchiato un innocente (un innocente! Accidenti, a pensarci si sentiva di nuovo infiammare il volto) ma piuttosto si era dimostrata sorpresa e scocciata, molto scocciata, che l'amica non avesse colto l'occasione al volo per fare la conoscenza di quello che a detta sua era un gran bel ragazzo. O, come aveva detto lei, un gran bel manzo.

-Lucy, lui stava parlando con te sorvolando sulla tua performance da wrestler, questo è fottutussimo vero amore!- la blu agitava le mani esasperata, indecisa se urlare o bisbigliare, e finendo così per strozzarsi con la sua stessa saliva -e tu sei corsa via, e OH! Dovevi vedere la faccia che ha fatto, dovevi vederla! Era così triste e deluso che tu non volessi fare la sua conoscenza, ci è rimasto davvero male- a quel punto Levy mise su un broncio degno di una bambina dell'asilo particolarmente capricciosa, per mostrare tutto il suo disappunto.

Lucy cercò di rimanere seria, ma, perdendo in pochi secondi una gara di sguardi con l'amica, scoppiò a ridere, seguita a ruota dalla blu. Le loro risate sguaiate e liberatorie attirarono l'attenzione di alcuni avventori del bar, che si voltarono a guardarle.

-E che cosa stava dicendo?

-Come?- Levy aveva ancora la pancia scossa dai fremiti delle risate, ma stropicciandosi gli occchi cercò di rimettersi in sesto.

-Hai detto che mi stava parlando, e io non lo ascoltavo. Ma che cosa stava dicendo?

-Mmh fammi pensare- Levy giunse le punte delle dita davanti al viso, con fare pensieroso: -Ah, ci sono- fece, alzando l'indice, -Credo che ti abbia detto che è felice di averti rivisto. Aspetta un secondo, rivisto?- e la blu inarcò le sopracciglia, curiosa -Allora lo conosci?

-No che non lo conosco, scema- borbottò Lucy, arrossendo impercettibilmente. Avrebbe fatto meglio a cambiare velocemente argomento, questo stava cominciando a stufarla; ma si rese conto che l'amica avrebbe difficilmente trovato qualcosa di più interessante che un ragazzo carino -molto carino- di cui parlare. Oh, e va bene, un ragazzo molto molto carino.

- Se lo conoscessi non lo scambierei per quel coglione che ti ha investito, non ti pare? A proposito, con tutta questa storia mi sono dimenticata di fargli conoscere le buone maniere, ma se lo becco in giro io...- la bionda agitò un pugno in aria, aggrottando le sopracciglia.

- Non ne hai abbastanza per oggi di prendere a pugni la gente?

- Non è detto che lo incontrerò proprio oggi, sai- ribattè, controllando l'ora sul telefono -E tra un'ora e mezza sarà mezzanotte, e si sa! Nuovo giorno, nuovo round!

Levy rise, mascherando un po' di nervosismo. Era andata davvero bene che Lucy non avesse preso a pugni la persona giusta, o a questo punto non sarebbero al bar a ridere e a scherzare, ma all'ospedale sdraiate in barella. Era sicura che quel tipo strano con la moto non l'avrebbe presa altrettanto bene di quel bel ragazzo con i capelli rosa. Rosa, bah, il mondo è strano.



◊      ◊      ◊


- E' chiaro, evidente, limpido, ovvio, palese..

-Hai finito?

-... Lapalissiano, addirittura.

-Loki, non farmi arrabbiare; so cosa stai per dire, e ti ho già detto mille volte che non è vero!

Il ragazzo chiamato Loki, aggiustandosi gli occhiali sul naso con un fare vissuto, ignorò completamente le proteste dell'amico, rimprendendo il discorso.

-Stavo dicendo, caro Natsu, che è chiaro, evidente...

-LOKI!

-... Limpido, ovvio, palese...

-Adesso mi hai rotto le palle, ti avverto, dì un'altra parola e io..

-... Lapalissiano, che tu non abbia la minima idea di come si parla ad una ragazza. E' altrettanto chiaro, evidente eccetera eccetera che tu abbia bisogno del mio aiuto- concluse, sorridendo soddisfatto. Passò una mano tra i capelli rossi, ammiccò a nessuno in particolare, e poi tornò a concentrarsi sull'amico.

-Loki, non dire stronzate, fotto più io in una settimana che te in un anno intero.

Il rosso la prese sul personale; dopotutto vantava il più alto numero di conquiste della scuola. Questo a detta sua, ovviamente. Nessuno si era mai preso la briga di controllare che fosse vero, così era sembrato chiaro -ovviamente nella mente di Loki- che lo fosse.

-Bah, lasciamo perdere. Dimmi piuttosto chi è questa ragazza che hai fatto scappare a gambe levate. La conosco? Ovviamente la conosco, ho un dettagliatissimo database di tutte le ragazze di questa scuola proprio quì- e battè un indice sulla tempia.

- Era.. molto carina, bionda, e mmh...

-Tette?- volle informarsi subito il rosso. Natsu con le mani mimò un seno molto prosperoso, e scoppiarono entrambi a ridere.

- Questo pomeriggio era passata da camera mia per dare una cosa a Gray, una specie di sacchettino, credo. Oh, e si chiama Lu.. Lu.. accidenti, non me lo ricordo. Qualcosa come Luigi.

Loki inarcò un sopracciglio, dubbioso -Luigi è un nome da maschio.

-Infatti non ho detto che si chiama Luigi, ho detto che si chiama "qualcosa come Luigi".

Loki si concentrò, stringendo la base del naso tra il pollice e l'indice -probabilmete il suo database mentale, per facilitare la ricerca, aveva sottocategorie, o filtri, o cose simili- e riflettè sui dati che aveva. Bionda, tettona, sacchettino, Gray, qualcosa come Luigi...

Il rosso spalancò gli occhi -Natsu, non è che il nome che non ricordi è... Lucy?- chiese, prudente. Non poteva davvero trattarsi di lei, insomma; eppure i dati combaciavano perfettamente.

- Loki! Ma allora hai davvero un database nella testa– esclamò Natsu a gran voce, sopreso e felice di avere un amico così utile nella ricerca dell'anima gemella. Dopotutto era ancora convinto che Lucy fosse un angelo sceso dal cielo solo per lui. Che dolce, no?

-Natsu, ma sai che cosa c'era in quel sacchettino che ha dato a Gray, vero?- Loki sembrava divertito da tutta la situazione, e ancora più divertito dall'ingenuità con cui Natsu l'affrontava.

-Non sono stupido, razza di idiota- ringhiò il rosa, infastidito con l'accondiscendenza con cui parlava a volte l'amico. Loki aveva molte qualità, era popolare, bello ed intelligente, ma averlo accanto non era poi tanto facile; certe volte non poteva proprio fare a meno di ostentare la sua superiorità -che si parlasse di donne o di altro- e questo a Natsu faceva parecchio girare le palle. Per il resto era un amico fantastico, si capisce. E poi non è da tutti avere un database mentale, no?

-Senti.. non è che potremmo uscire da quì adesso? Mi sento una fottutissima femmina a stare in bagno con la mia amichetta a parlare dell'altro sesso, sai?- Natsu cambiò argomento, aprendo con un piede la porta della cabina gabinetto. In quella accanto un tipo stava vomitando anche l'anima, e l'aria cominciava davvero ad essere troppo poca.

-Ehi! Ma se sei stato tu a trascinarmi quì!

-Beh, volevo parlare di Luig-Lucy in un posto tranquillo, e questo mi è sembrato adatto. Lisanna dice sempre che il bagno è il posto migliore per chiaccherare, ma adesso so che non devo darle retta quando parla di cose da donne. Perché i bagni sono evidentemente cose da donne!

Loki ridacchiò scuotendo la testa, e poi tutto d'un tratto tornò serio: -Aspetta, vuoi dirmi che non mi farai le treccine?

Natsu inarcò un sopracciglio, spingendolo fuori dal bagno, e iniziarono a ridere e sghignazzare tirandosi ciocche di capelli a vicenda e spingendosi scherzosamente lungo tutto il corridoio che separava il bagno sudicio dalla sala principale della discoteca.



◊      ◊      ◊



Mirajane corse a perdifiato per tutto il corridoio, con le lacrime che le pizzicavano gli occhi. Svoltò a destra e imboccò le scale, salendo i gradini due a due. E dire che di solito era così tranquilla e posata, non si scomponeva mai. Beh, quasi mai.

Ansimò forte arrivata in cima alla rampa, mise le mani sulle ginocchia, asciugò le lacrime che minacciavano di scenderle sulle guance, continuò avanti per il corridoio.

487, 489, 491... eccola!

Continuando a correre tirò fuori le chiavi della camera che lei e la sua amica condividevano, e infilandole nella toppa dette una forte spallata alla porta.

BAM!

Che dolore, accidenti.

-Erza!- gridò, entrando in camera.

Grosso errore. Non che di solito entrare in una stanza sbattendo la porta e gridando sia una cosa particolarmente intelligente, ma ci sono situazioni in cui certe cose non andrebbero proprio fatte. Tipo quella. Ma insomma, Mirajane non poteva mica saperlo, prima di aprire la porta.

L'albina era una ragazza buona e disponibile, le faceva piacere aiutare le persone, ascoltare le persone, lasciar sfogare le persone, e tante altre belle cose; ma in quel momento aveva i suoi problemi a cui pensare, e certo non avrebbe voluto aggravare la situazione con altri problemi, di altre persone. Beh, a quanto pare quello che si vorrebbe e quello che invece si ottiene sono due cose -due mondi, due universi, due tutto- completamente diversi.

Si bloccò di colpo a causa della scena che le si parava davanti; avrebbe dovuto bussare? Ma no, da quando in quà si bussa in camera propria? Mirajane spalancò la bocca, indietreggiando di un passo e dimenticando di chiudere la porta.

In fondo alla stanza, sul suo letto, Erza se ne stava a cavalcioni su un ragazzo, entrambi senza maglia. E porca puttana, quel ragazzo era Gerard Fernandez!









grazie a tutti quelli che seguono e che mi supportano, anche solo un paio di parole da parte vostra mi fanno spuntare il sorriso!

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