Attacco vampiresco

di RoisXIII
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** VI ***
Capitolo 5: *** V ***



Capitolo 1
*** I ***


Staccandomi un po' dalle FF che sto scrivendo su "Alice nel paese delle meraviglie", ho deciso di scrivere questa storia basandomi su un sogno che ho fatto di notte (non è vero, ieri mattina alle dieci...). Spero che vi piaccia e scusate gli eventuali errori! Perdonatemi se questo primo capitolo è un po' corto, i prossimi saranno più lunghi, spero...


Marinette corse il più velocemente possibile. Non poteva permettersi di arrivare a scuola in ritardo, non quel giorno!
Il preside dell’istituto, Mr. Damocles, aveva informato gli studenti che l’indomani, il 31 ottobre, avrebbero assistito a una mostra d’arte al museo del Louvre. Un gruppo di giovani artisti, “Les Seigneurs de la Nuit”, avrebbe esordiato con le loro opere dark.
Quel giorno, invece, gli studenti sarebbero stati messi al corrente dei posti sull’autobus.
« Spero di essere vicina al mio Adrien! » esclamò roteando su se stessa.
Tikki, il suo kwami simile a una coccinella, le girò attorno. « Non lo scoprirai mai se continui  roteare. »
Marinette si fermò e diede ragione alla sua amichetta. Riprese a correre, vedendosi già seduta vicino all’amore della sua vita. Sbatté contro un palo, provocando risate da parte delle persone intorno a lei.
Imbarazzata, si disse di piantarla di sognare a d’occhi aperti e di procedere verso la meta.
 
Varcò sana e salva, più o meno, l’ingresso della scuola.
Ce l’ho fatta! Sono arrivata giusto in temp…
Scivolò sul pavimento bagnato davanti alla propria aula, sentendo la voce di Mrs. Bustier, l’insegnante di lingue, assegnare i posti.
Spalancò la porta e disse: « Sono qui! Scusi per il ritardo! Ho avuto… ehm… un piccolo incidente.  »
« … Alix Kubdel e Sabrina Raincomprix, posti sette e otto. Marinette, vai a sederti. Per questa volta chiuderò un occhio. »
Scusandosi, andò al suo solito posto, vicino alla sua migliore amica Alya. Solo allora si accorse che c’era anche il preside in classe, il quale scosse la testa.
Alya le sussurrò che Adrien non era ancora stato chiamato.
Magari questa volta sono fortuna!
« Alya Césaire, tu ti siederai vicino a Nino Lahiffe. I vostri posti saranno il nove e il dieci. Poi, Chloé Bourgeois e Kim Lê Chiến, undici e dodici. »
Kim sorrise trionfante, ma Chloé fu sul punto di strapparsi i capelli.
La ragazza divenne rossa quando l’insegnante assegnò gli ultimi due posti: « E per finire, Adrien Agreste e Marinette Dupain-Cheng, posti tredici e quattordici. »
Marinette sentì le campane dell’amore suonare. Adrien si girò verso di lei, alzò il pollice e le fece l’occhiolino. Questa volta sentì la marcia nunziale.
« Preside Damocles! Questo non l’accetto! Mi faccia cambiare posto con Marinette! »
« Mi dispiace, ma non posso proprio farlo, signorina Bourgeois. I posti sono stati assegnanti secondo un determinato schema, e… »
Chloé prese il cellulare e digitò il numero del padre. « Vediamo cosa dirà mio padre, il sindaco Bourgeois. »
« Aspetti, non c’è bisogno di scomodare suo padre, ehm, il sindaco. Mrs. Bustier, scambi la signorina Bourgeois con la signorina Dupain-Cheng. »
La marcia  nunziale di Marinette si trasformò in una marcia funebre. Alya le mise una mano sulla spalla e tentò di consolarla.
« Se non abbiamo altri problemi, direi che possiamo andare avanti » disse il preside. « L’autobus partirà da qui alle nove precise. I ritardi non sono ammessi. »
Marinette vide che le lanciò un’occhiata veloce.
 
« Non è giusto! Non è assolutamente giusto! » pianse Marinette. « Perché quella smorfiosa deve sempre avere tutto?! »
Alya la fece sedere sulla panchina. « Calmati, o attirerai l’attenzione di tutti. »
Qualcuno le toccò la spalla. « Mi dispiace per questo cambio di posti, Marinette. Sarà per un’altra volta. »
La ragazza alzò lo sguardò e arrossì trovandosi davanti Adrien.
Saltò in alto e fece dei movimenti confusi. « Ma sì… la prossima volta mi dispiacerà… No… Volevo dire che la prossima volta cambieremo… Aspetta… tu dispiacerai… »
Lui la guardò confuso e scosse le spalle, dopodiché raggiunse Nino.
Alya la prese in giro per il suo comportamento.
 
Il mattino seguente, Marinette si alzò di buona leva e si diresse verso la scuola. Tikki le volò vicino al viso, dandole forza e coraggio.
« Non ti preoccupare, Tikki, questa gita andrà bene. Anche se avrei preferito sedermi vicino al mio caro Adrien. »
« Su con la vita, Marinette. A tutto c’è una soluzione, basta solo trovarla. »
La ragazza annuì di fronte alla saggezza del suo kwami.
 
Arrivata a scuola, vide subito Chloé appiccicata al braccio di Adrien, il quale aveva l’aria un po’ imbarazzata e un po’ a disagio.
« Maledetta smorfiosa » digrignò Marinette. « Deve sempre essergli appiccicata. »
Alya e Nino la raggiunsero, e la prima cercò di tranquillizzare l’amica.
« Ci siamo tutti? Nessun assente? Perfetto, potere salire tutti sull’autobus secondo il numero del vostro posto! » esclamò il preside.
Marinette si sedette vicino al finestrino, lo sguardo puntato verso l’esterno. Kim le si sedette vicino, iniziano a vantarsi di quanto fosse bravo nelle gare di atletica e negli sport. In sottofondo sentì Chloé parlare continuamente al suo Adrien.
Appena partiti, Kim domandò a Marinette se potevano scambiarsi di posto. La ragazza annuì, così le sarebbe stato più semplice parlare con Alya.
« Ehi, tutto bene? »
Marinette si voltò e fece un enorme sorriso nel vedere Adrian. Per sua fortuna, Chloé si era presa il posto vicino al finestrino. Lei annuì, riuscendo così a non dire niente di stupido o di confuso.
Si prometteva un viaggio breve ma emozionante.

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Capitolo 2
*** II ***


Adrien finì di preparare la borsa per la scuola. Per la prima volta, avrebbe partecipato a una gita con i suoi compagni di classe. Non vedeva l’ora che fosse già domani.
Plagg, il suo kwami simile a un gatto, gli si posò sulla spalle e divorò un po’ di camembert. Il ragazzo storse il naso all’odore di quel formaggio e pregò l’amico di allontanarsi.
« Tsk, non riconosci il vero valore di questa delizia. »
La porta si aprì di colpo, ma Plagg riuscì a nascondersi in tempo dietro alla scrivania. Suo padre, Gabriel Agreste, entrò nella stanza e squadrò il figlio.
« Nathalie mi ha detto che domani la tua classe parteciperà a una gita. È un vero peccato che tu non possa prendervi parte. »
Adrien spalancò la bocca, più sorpreso che mai. Non poteva prendervi parte?
Gli chiese delle spiegazioni, e lui rispose semplicemente: « Ti distrae dalle tue attività scolastiche pomeridiane. Appena arriverai a scuola, informerai gli insegnanti che mancherai alla gita di domani. Sono stato chiaro? »
Il figlio abbassò la testa e annuì.
Il padre uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Plagg si avvicinò all’amico, conscio che niente poteva tirarlo su di morale.
« Tutto ciò è un’ingiustizia! » esclamò Adrian.
 
Arrivato a scuola, Adrian salutò la sua guardia del corpo e scese dalla macchina. Raggiunse Nino, il suo migliore amico, e lo informò sulla decisione del padre.
« Amico, non puoi fare sempre quello che vuole lui! »
Adrian sospirò. « Non posso fare niente per fargli cambiare idea. Divertiti anche per me, Nino. Ora scusami, ma devo informare gli insegnanti. »
S’incamminò per i corridoi della scuola, testa bassa e occhi rassegnati. Plagg uscì dalla sua borsa e gli disse di rifletterci per bene.
« Cos’altro posso fare, Plagg? Mentirgli e andarci di nascosto? »
« Sì. Se si arrabbierà, be’, pazienza! Tanto ormai ci sarai andato. »
Adrien ci pensò su. Forse Plagg aveva ragione. E forse il suo piano avrebbe funzionato. Per il momento decise che non avrebbe detto niente agli insegnanti.
Speriamo solo che mio padre non ordini a Nathalie di chiamarli.
 
Mrs. Bustier entrò in classe, seguita dal preside, e quest’ultimo iniziò  fare l’appello.
« Hai parlato con gli insegnanti? » gli sussurrò Nino.
Adrien scosse la testa. « Non ancora. Forse parteciperò alla gita, comunque. »
« Tuo padre ha cambiato idea? »
« Certo che no. »
Nino rimase sorpreso di quella rivelazione. « Hai intenzione di disubbidirgli? Non è proprio da te, amico. »
Mrs. Iniziò ad assegnare i posti.
Adrien sentì un tonfo provenire fuori dall’aula e subito dopo Marinette spalancò la porta.
« Sono qui! Scusi per il ritardo! Ho avuto… ehm… un piccolo incidente » disse la ragazza.
« … Alix Kubdel e Sabrina Raincomprix, posti sette e otto. Marinette, vai a sederti. Per questa volta chiuderò un occhio. »
La vide scusarsi e andare al proprio posto, dietro di lui.
« Alya Césaire, tu ti siederai vicino a Nino Lahiffe. I vostri posti saranno il nove e il dieci.»
Adrien vide Nino sorridere tutto contento. Sapeva che lui e Alya erano molto amici, forse qualcosa di più. Si congratulò con l’amico.
Facendo mente locale sui posti già assegnati, arrivò alla conclusione che mancavano soltanto Marinette e lui.
L’insegnante confermò tutto: « E per finire, Adrien Agreste e Marinette Dupain-Cheng, posti tredici e quattordici. »
Il ragazzo si sentì sollevato. Marinette gli stava simpatica, anche se maldestra e a volte un po’ strana.
« Preside Damocles! » urlò a squarciagola Chloé. « Questo non l’accetto! Mi faccia cambiare posto con Marinette! »
« Mi dispiace, ma non posso proprio farlo, signorina Bourgeois. I posti sono stati assegnanti secondo un determinato schema, e… »
Chloé prese il cellulare e digitò il numero del padre. « Vediamo cosa dirà mio padre, il sindaco Bourgeois. »
« Aspetti, non c’è bisogno di scomodare suo padre, ehm, il sindaco. Mrs. Bustier, scambi la signorina Bourgeois con la signorina Dupain-Cheng. »
Nino consolò l’amico e gli augurò buona fortuna. Adrien si dispiacque un po’. Era vero che Cholé era stata la sua primissima amica, ma non la sopportava quando gli saltava addosso o l’abbracciava davanti a tutti.
Avrei preferito sedermi vicino a Marinette, pensò.
 
Arrivò l’intervallo e Adrien decise di andare a scusarsi con Marinette per quello scambio improvviso. Quando la ragazza stava uscendo dalla classe, lui aveva notato che era giù di morale.
La cercò con lo sguardo, fino a scorgerla su una panchina. Con lei c’era Alya.
Le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla. « Mi dispiace per questo cambio di posti, Marinette. Sarà per un’altra volta. »
Lei alzò lo sguardo e divenne improvvisamente rossa. Saltò in alto e fece dei movimenti confusi.
« Ma sì… la prossima volta mi dispiacerà… No… Volevo dire che la prossima volta cambieremo… Aspetta… tu dispiacerai… » farfugliò.
Adrien la fissò confuso, poi scrollò le spalle. Quella ragazza sapeva essere strana.
 
Arrivato a casa, suo padre lo attese sulle scale. « Hai parlato con i tuoi insegnanti, Adrien? »
Era arrivato il momento di decidere. Dirgli la verità o mentirgli?
Il ragazzo abbassò la testa. « Sì, papà. Hanno detto che gli dispiace e che sarà per la prossima volta. »
« Spero che questa sia la verità. Vai nella tua stanza e preparati: ti aspetta un servizio fotografico. »
Arrivato in camera, Adrien sentì il cuore battergli all’impazzata. Aveva veramente mentito al padre?
Ancora incredulo, si diresse in bagno e accese l’acqua. Si tolse i vestiti e lasciò che l’acqua calda lo cullasse e gli togliesse via tutti i suoi pensieri.
 
Quella stessa sera, Adrien raccontò a Nino di aver mentito al padre. Lui gli rispose che era un grande e che adesso doveva pensare a cosa fare. Tutti si aspettavano di vederlo in gita.
« Non ti preoccupare, Nino. Ho già in mente un piano. Ci vediamo domani. »
Un piano ce lo aveva in mente. Gli era venuto in mente durante il servizio fotografico.
 
« Allora, Adrien, come pensi di raggiungere la scuola? »
Il kwami era intento a mangiarsi il formaggio, ma lo sputò fuori quando riconobbe un certo sorrisino sul voto di Adrien.
« Plagg, trasformarmi! »
Il kwami fu risucchiato nell’anello e al posto di Adrien comparve Chat Noir.
L’eroe si stiracchiò, prese il bastone e la borsa di scuola e aprì la finestra, dopodiché saltò fuori e si mosse sui tetti di Parigi.
Mio padre di arrabbierà molto. Spero solo che non mi faccia lasciare la scuola.
Vedendo la scuola in lontananza, Chat Noir si nascose in un vicolo e abbandonò le vesti d’eroe.
« Era questo il tuo piano? Ah, come sono esausto. »
« Non ti preoccupare, Plagg. Nella borsa ho un po’ di camembert. »
Come se nulla fosse, Adrien uscì dal vicolo e si diresse a scuola.
Appena arrivato, Chloé gli si appiccicò al braccio e iniziò a parlare su come fosse contenta di essere insieme a lui. Il ragazzo si imbarazzò e si sentì a disagio.
Il preside guardò gli studenti ed esclamò: « Ci siamo tutti? Nessun assente? Perfetto, potere salire tutti sull’autobus secondo il numero del vostro posto! »
Chloé si prese il posto vicino alla finestra, quindi Adrien si mise sul sedile che dava sul corridoio. La ragazza non aveva smesso di parlare, e presto lui smise di ascoltarla.
La sua borsa cadde nel corridoio. Adrian capì che c’era lo zampino di Plagg.
Quell’ingordo starà mangiando il formaggio.
Si chinò a raccoglierla. Alzandosi, vide che Marinette e Kim si erano scambiati di posto. Notò che non era molto felice.
« Ehi, tutto bene? » le domandò.
Sul volto di Marinette comparve un ampio sorriso e annuì. Non aprì bocca, però.
« Sai, questa è la mia prima gita. Non so ancora come comportarmi » le confidò.
Ancora una volta non parlò. Adrien iniziò a preoccuparsi. La ragazza stava bene?
« Ti senti male, Marinette? Devo chiamare qualcuno? »
« NO! Cioè, no, non mi sento male. Tu ti senti male… No, tu devi chiamare il comportamento. »
Adrian la guardò ancora confuso. Che stava dicendo?
Marinette, imbarazzata, chiuse gli occhi e prese un bel respiro. « Sono un po’ nervosa, tutto qui. »
Il ragazzo stava per aprir bocca, ma Chloé gli disse di cambiare posto. Lui notò sul volto di lei una sorta di gelosia. Si domandò il perché di ciò.
 
Arrivati al museo del Louvre, una guida li accompagnò nel corridoio dove si sarebbe tenuta la mostra.
Su un palco, sedevano un gruppetto di cinque giovani: tre ragazzi e due ragazze. Tutti loro avevano un look dark. Juleka fu l’unica di tutta la classe a esprimere commenti molto postivi sul loro abbigliamento. Chloé, ovviamente, espresse commenti sprezzanti.
Non cambierà mai.
Presero posto sulle sedie. Adrien e Marinette si ritrovarono di nuovo vicini. I cinque ragazzo, i famosi “Les Seigneurs de la Nuit”, salutarono calorosamente il preside e Mrs. Bustier. Il sindaco Bourgeois strinse la mano a ognuno di loro, ricevendo ringraziamenti.
Dopo l’arrivo di diversi giornalisti, la mostra iniziò ufficialmente.
Un ragazzo e una ragazza, molto simili tra loro, presero ciascuno un microfono.
Il maschio parlò per prima: « Grazie a tutti di essere qui. Io sono Félix Colin, mentre questa è Inés Colin, la mia sorella gemella. Gli altri sono: Bastien Duval, Omer Blanc e Vanille Vidal. »
« Salutiamo ancora il preside Damocles e Mrs. Bustier, che erano nostri insegnanti. Un saluto va anche al nostro amato sindaco. E ora, direi di mostrarvi le nostre opere. »
A turno, il gruppo di artisti portarono i quadri sul palco. Essi raffiguravano vampiri, licantropi, streghe, fantasmi. Tutte figure oscure.
Al giovane Adrien piacquero molto quei dipinti, anche se non era proprio il suo stile. Diede una sbirciatina a Juleka, vedendola fotografare i quadri.
« E quella la definite arte? » commentò Chloé. « Ma per favore! Non si capisce niente e poi sono troppo… scuri. Questa mostra è stata una perdita di tempo. »
Sabrina diede man forte all’amica; lo stesso fece Kim, seppur con riluttanza.
« Chloé! Come puoi dire tutto ciò? » le disse Adrian.
« Oh, Adrian caro, ma è la pura e semplice verità! »
Marinette intervenne: « Adrian ha ragione. Solo perché non ti piace il loro stile, non puoi giudicarli così. »
Ma la ragazza la ignorò del tutto, continuando a sputare commenti negativi.
Félix abbandonò il palco, offeso fino al midollo. Inés lo seguì, non prima di aver lanciato uno sguardo tagliente a Chloé.
Adrien scosse la testa, deluso dal suo atteggiamento.
 
Una finestra si aprì, illuminando una stanza piena di farfalle. Papillon ghignò, assaporando le sue prossime vittime.
« Ah, poveri e giovani artisti. Sempre criticati da tutti per come esprimono i loro sentimenti. Mai nessuno che li capisca fino in fondo. »
Una farfalla bianca gli si posò sulla mano, e lui la coprì con l’altra. Questa uscì fuori tutta nera e viola.
« Vai, mia piccola Akuma, e oscura i loro cuori! »
L’Akuma volò fuori dalla finestra, diretta al museo del Louvre.
 
Félix e Inés si appoggiarono a una parete. I commenti di quei ragazzini si erano incisi nella loro mente e nel loro cuore.
« Come hanno potuto dire quelle cose? » si lamentò Inés. « Sono stati fin troppo crudeli. »
« Non capiscono proprie niente! E noi che ci siamo disturbati a invitarli qua. »
La sorella lo abbracciò. « Non dobbiamo mollare, fratellino. Faremo vedere loro  chi siamo veramente. »
Il ragazzo annuì e tirò fuori una collana da sotto la maglietta. La sorella fece altrettanto, e i due avvicinarono i ciondoli, dove comparve un teschio sorridente.
L’Akuma si avvicinò e si divise in  due piccole farfalle, le quali sparirono dentro la collana.
Il simbolo della farfalla comparve sui loro volti, e Papillon disse: « Vampire, Petit Vempire, io sono Papillon. Posso darvi il potere di mostrare a tutta Parigi chi siete veramente, mostrare loro le creature della notte che si nascondo dentro di voi. Ma in cambio, dovete portarmi i Miraculous di Ladybug e Chat Noir. »
« Sarà fatto, Papillon » dissero i due fratelli gemelli.
Una massa oscura li coprì interamente. Quando questa sparì, al posto di loro due c’erano dei vampiri.

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Capitolo 3
*** III ***


Bastien, Omer e Vanille cercarono i due gemelli per buona parte del museo del Louvre. Erano preoccupati specialmente per Félix: era lui la mente del gruppo e quello che ci teneva di più alle loro opere.
Finalmente li trovarono: erano nella sezione sull’Antico Egitto. Davano loro le spalle, schiena dritta e mani dietro la schiena. I tre amici videro che avevano cambiato gli abiti. Adesso indossavano una giacca lunga, lei rossa e lui blu, pantaloni e stivali neri. Anche i capelli erano cambiati: prima erano violetti, adesso bianchi.
Bastien fece un timoroso passo avanti. « Ragazzi, va tutto bene? Siete così… diversi. »
Inés si voltò, la pelle molto pallida, gli occhi rossi e un sorriso malizioso in volto. Al collo aveva un ciondolo insolito. Guardandolo, il ragazzo si sentì attratto da lei. Lentamente le si avvicinò, la mente annebbiata.
Omer provò a fermarlo, ma la stessa sorte toccò anche a lui.
« Inés, fermati! Cosa stai facendo a loro due? » domandò Vanille spaventata.
Félix comparve davanti a lei all’improvviso, lo stesso aspetto della gemella. « Lei non è più Inés, come io non sono più Félix. »
« Questo scherzo non è divertente, Félix. »
Lui avvicinò la bocca al suo collo. « Io sono Vampire, cara Vanille, e mia sorella è Petit Vampire » e successivamente la morse.
 
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« Che cosa facciamo? Riportiamo gli studenti a scuola? » domandò Mrs. Bustier al preside.
« Siamo qui, tanto vale rimanere. Studenti! Vi lasciamo due ore di libertà. Che sia chiaro: quando torneremo a scuola parleremo del vostro comportamento. »
Adrien si diresse verso Chloé. Lei lo prese a braccetto e lo trascinò via. Il ragazzo però la fermò. « Dove pensi di andare? »
« Che sciocchino che sei, Adrien caro. Dove se non via da queste opere. Sono una noia mortale. »
« Devi scusarti con quei giovani artisti. Vieni a cercarmi quando lo avrai fatto. »
Le ho già detto che deve migliorare il suo carattere…
Adrien decise di uscire fuori per prendere una boccata d’aria.
Salì le scale con il senso di colpa per essere scappato via dal padre.
Plagg provò a tirargli su il morale, dicendogli che aveva fatto la cosa giusta e che suo padre aveva sbagliato. Il kwami volò in avanti, per poi tornare indietro di corsa e dire all’amico di nascondersi. Adrien arrivò in cima alle scale e si abbassò di colpo. La macchina di suo padre era fuori. Nathalie uscì da essa, il cellullare all’orecchio e annuendo. Il ragazzo capì che stava parlando con il padre.
Plagg, ha ragione. Devo nascondermi.
Scese le scale di corsa e cercò un nascondiglio. Si chiese più e più volte il perché del suo atteggiamento ribelle.
E perché sto andando a nascondermi, quando potrei benissimo andare da loro?
Adrien era diviso in due parti: quella che voleva rimanere a tutti i costi, continuando a nascondersi, e quella che voleva arrendersi ai fatti.
Le due parti lottarono dentro di lui, finché la prima vinse sull’altra. Il ragazzo si fermò e disse a Plagg che sarebbe andato incontro a Nathalie. Il kwami provò a fargli cambiare idea, ma alla fine si arrese, informandolo che dopo avrebbe fatto meglio a dargli del camembert.
Mentre stava facendo la strada a ritroso, però, Mylène lo superò di corsa. Stava piangendo.
Il cuore gentile di Adrien ebbe la meglio sulla ragione, e il ragazzo inseguì la compagna di classe.
La trovò a piangere in un angolo.
« Mylène, va tutto bene? » le chiese passandole un fazzoletto.
La ragazza lo ringraziò e si asciugò gli occhi. « No, non sto bene. Ero in giro con Ivan. Ci stavamo divertendo, ma lui è diventato strano all’improvviso. Poco dopo è comparsa Inés, una degli artisti, e Ivan… e Ivan se ne è andato con lei, ignorandomi completamente. Sembrava come ipnotizzato. »
Adrien intuì che doveva esserci lo zampino di Papillon.
« Non ti preoccupare, Mylène, vedrai che si risolverà tutto. Anzi, sai che ti dico, proverò a parlargli. »
Mylène lo ringraziò ancora una volta.
 
Adrien si fermò in un corridoio e controllò che non ci fosse nessuno intorno.
« Che succede? Hai cambiato idea sul consegnarti alle tue guardie? »
« Non hai sentito cosa ha detto Mylène? Papillon deve aver akumizzato Inés. Plagg, tras… »
Adrien si fermò nel sentire qualcuno correre nella sua direzione. Che fosse Nathalie?
Il ragazzo cercò un nascondiglio in quel corridoio, arrivando al punto di mettersi dietro a un vaso.
Speriamo che non mi veda.
Per sua fortuna, comparve Marinette, che sembrava preoccupata per qualcosa.
« Marinette! » la chiamò uscendo dal suo “nascondiglio”.
La ragazza si fermò di colpo e lo guardò, un ampio sorriso in volto.
« Oh, ciao, tu! » lo salutò facendo dei movimenti confusi. « Che ci fai qui? Cioè, perché sei qui? No, aspetta! Non c’è Chloé con te, perché? »
« Volevo stare un po’ da solo. Tu, piuttosto, perché stavi correndo? E mi sembri anche preoccupata. »
Lei indietreggiò e gli diede le spalle. « Uhm, stavo cercando Alya e Nino. Sono scomparsi. Li hai forse visti? »
Sono scomparsi? Non posso essere scappati.
Adrien scosse la testa, aggiungendo che l’avrebbe informata se li avesse visti.
Marinette lo ringraziò e continuò la sua corsa.
Lui attese ancora un po’, prima di trasformarsi.
« Perfetto. Puoi uscire fuori, Plagg. Plagg? »
Il kwami era sparito nel nulla!
Dove sei finito?
 
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Marinette era felicissima! Aveva “parlato” con il suo adorato Adrien per buona parte del viaggio, finché quella smorfiosa di Chloé non si era scambiata di posto. La povera Alya dovette sorbirsi tutte le sue lamentele.
Arrivati nel luogo dove si sarebbe tenuta la mostra, Marinette si ritrovò vicino a Adrien. Era talmente presa nel fissarlo da non accorgersi che la mostra era iniziata.
Ritornò in sé non appena Chloé, Sabrina e Kim insultarono gli artisti e i loro quadri.
Sempre la solita. Ma non si vergogna?
Vide Félix e Inés abbandonare il palco, seguiti poco dopo dal resto della compagnia.
Un vociare confuso ruppe il silenzio che si era creato dal loro abbandono.
Il sindaco, il preside e Mrs. Bustier non sapevano come comportarsi; gli studenti parlottavano tra loro sui commenti detti da Chloé. Quest’ultima si giustificò dicendo che non aveva fatto niente di male, che aveva espresso un suo parere.
Poco dopo, il preside informò che avevano due ore libere e che al ritorno avrebbero parlato del loro pessimo comportamento.
Lo sapevo, Chloé ci fa sempre finire nei guai.
Marinette si unì alla sua amica Alya e a Nino, desiderando in cuor suo stare con Adrien, ma lui era finito nelle grinfie di Chloé.
Il trio vagò un po’ per i corridoi del museo, parlando, scherzando e ridendo, il tutto a bassa voce, rispettando così la quiete del posto.
Marinette vide Rose inseguita da Juleka e Alix, le quali sembravano diverse. La ragazza pensò che fosse strano. Provò a chiedere il parere di Alya e Nino. Non sentendo risposta, si girò. Nessuno. I suoi amici erano spariti.
Li cercò, ma non li trovò. Provò allora a chiamarli sul cellulare, ma non c’era campo.
 
Uscita fuori dal museo, riconobbe la macchina di Adrien. Perché era lì?
Accantonando la macchina, Marinette tirò fuori il cellullare e riprovò a chiamarli. Il telefono squillò a vuoto.
Mentre stava tornando nel museo, però, vide Ivan, Kim, Max e Nathaniel muoversi in modo strano e dirigersi verso l’autobus.  I ragazzi bussarono alle porte e non appena l’autista aprì loro quattro lo cacciarono via, prendendo possesso del mezzo. Lo misero in moto e partirono per le strade di Parigi.
« Marinette, credi che ci sia sotto lo zampino di Papillon? » domandò Tikki affacciandosi dalla borsetta.
« Probabilmente. Ma chi avrà akumizzato, questa volta? »
Alya la chiamò sul cellullare. Tutto quello che Marinette sentì fu una richiesta di aiuto.
Marinette decise di andare da Alya. Forse lei aveva incontrato la vittima di Papillon.
 
Corse per i corridoi, riprovando a chiamare l’amica.
Avanti, rispondi!
Anche Tikki era preoccupata per la situazione. I due amici socmparsi, i compagni di classe che si erano comportati in modo strano e adesso le urla di Alya.
Arrivata in un corridoio, Marinette si sentì chiamare.
Girandosi, vide Adrien uscire da dietro un vaso. Un ampio sorriso comparve sul volto della ragazza. Si accorse anche che insieme a lui non c’era nessuno.
« Oh, ciao, tu! Che ci fai qui? Cioè, perché sei qui? No, aspetta! Non c’è Chloé con te, perché? »
« Volevo stare un po’ da solo. Tu, piuttosto, perché stavi correndo? E mi sembri anche preoccupata. »
Voleva stare un po’ da solo… Quanto è carino. No, devo concentrarmi.
Lei indietreggiò e gli diede le spalle. « Uhm, stavo cercando Alya e Nino. Sono scomparsi. Li hai forse visti? »
Adrien scosse la testa, aggiungendo che l’avrebbe informata se li avesse visti.
Marinette lo ringraziò e continuò la sua corsa.
Non si accorse che Tikki era sparita.
 
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Quando Marinette si era fermata a parlare con Adrien, Tikki aveva sbirciato la scena. Si era accorta che dietro al vaso c’era un altro kwami, Plagg. Vedendolo insieme a Adrien, la coccinella arrivò alla conclusione che Adrien e Chat Noir fossero la stessa persona. La cosa la sconvolse non poco: la sua amica era innamorata di Chat Noir, quello che talvolta trovava insopportabile e rifiutava le sue avance, e ne era ignara.
Lo stesso doveva aver capito Plagg, perché guardò prima l’uno e poi l’altra.
Tikki lo vide tremare e poi cercare di attirare l’attenzione del ragazzo.
No, devo evitarlo! Le loro identità non devono essere rivelate.
Senza pensarci due volte, uscì dalla borsa e spinse Plagg lontano, sperando che nessuno dei due eroi se ne fosse accorto.
Per sua fortuna, i due giovani non si erano accorti di nulla.

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Capitolo 4
*** VI ***


I'm back, guys! Dopo un bel po' di problemi seri, ecco a voi il penultimo capitolo di questa FF. Per l'ultimo capitolo ci vorrà un po': devo pubblicare i capitoli delle altre FF in sospeso, in più devo ragionare sul Lucky Charm da usare e a come usarlo.
Buona lettura!



Marinette era un po’ triste: se non fosse stata in pensiero per Alya e Nino, forse, avrebbe chiesto a Adrien se poteva unirsi a lui.
« In un’altra situazione, Tikki, sarei stata da sola con lui per i corridoi di questo museo. Poi saremmo andati a prendere un gelato e le nostre mani si sarebbero sfiorate. Ci sarebbe bastato un solo sguardo e ci saremmo b-baciati! Come mai te ne stai in silenzio, Tikki? »
La ragazza, continuando a correre, aprì la borsetta e la trovò vuota.
« Tikki? Tikki! » urlò disperata.
Oh, no! E adesso come faccio?
Domande contrastanti fra loro irruppero nella sua mente: perché non si era trasformata subito in Ladybug? Perché non aveva chiesto all’amore della sua vita di rimanere insieme a lui? Perché non si era accorta della scomparsa di Tikki? Perché Adrien voleva rimanere da solo?
« Perché sto perdendo tempo quando tutta Parigi è in pericolo? Pensa, Marinette, dove hai visto Tikki l’ultima volta? »
C’era quando i ragazzi hanno preso possesso dell’autobus, e anche quando abbiamo sentito Alya urlare.
Poi le venne il dubbio. E quando stava parlando con Adrien?  Sapeva solo che dopo averlo salutato non c’era più.
Quindi tornò indietro nel corridoio. Le venne un pizzico di dispiacere nel vedere che Adrien non c’era più. Cercò e chiamò il kwami, ma anche lì non c’era traccia.
« Marinette! » si sentì chiamare la ragazza.
Lei si voltò e vide Alya. Era girata di spalle, ma sentiva che c’era qualcosa di strano in lei.
« Alya? »
L’amica si mise a correre, chiamandola diverse volte.
Marinette ancora una volta si ritrovò a una scelta: seguire Alya o continuare a cercare Tikki?
Andrò solo a dare un’occhiata
Prendendosi ancora qualche secondo per pensarci, decise di seguire - o inseguire - l’amica.
 
Dove mi sta portando?, pensò Marinette continuando a inseguire l’amica.
Qualcuno l’afferrò per il polso e la condusse dietro una statua, mettendosi di fronte a lei e sussurrandole di non fare rumore.
Un po’ infastidita per quel trattamento, Marinette voltò la testa verso l’aguzzino. Il suo cuore mancò un battito. Il suo aguzzino non era altri che Adrien. Resistendo all’impulso di urlare dalla gioia, Marinette avvicinò la bocca al suo orecchio per chiedergli spiegazioni, ma all’improvviso il ragazzo si girò verso di lei. Le loro labbra si sfiorarono. Il cuore della ragazza batté all’impazzata; i volti dei due giovani si fecero rossi per l’imbarazzo. Nonostante ciò, nessuno dei due si allontanò o guardò da un’altra parte.
Marinette sentì le gambe tremare quando Adrien posò una mano sulla sua guancia. Le si annebbiò la mente. Dimenticò tutto quanto. Qualcosa in fondo alla sua mente cercava di richiamarla alla realtà, ma lei preferì ignorarla.
Adrien si avvicinò di più. Adesso le loro labbra erano talmente vicine che solo un foglio poteva passarci in mezzo.
« Marinette, dove sei finita? » urlò Alya.
L’incantesimo tra i due ragazzi si ruppe, riportandoli entrambi con i piedi per terra. I due si abbassarono e Adrien sussurrò a Marinette di prepararsi per andarsene.
Non posso lasciarlo qua. Tikki! Mi ero completamente dimenticata di Tikki. Se solo non l’avessi persa di vista…
Adrien la guardò per l’ultima volta e le disse qualcosa, ma Marinette non riuscì a sentirlo per via dei continui richiami di Alya. Il ragazzo si alzò in piedi e corse via, attirando l’attenzione di Alya su di sé.
Devo trovare Tikki al più presto.
Contò dieci secondi, dopodiché abbandonò la statua e corse da un’altra parte. Qualcosa di rosso la colpì in viso.
« Marinette, devi trasformarti! »
 
« Tikki?! Ma dov’eri finita? » le domandò Marinette contenta e preoccupata allo stesso momento.
« Questa volta Papillon ha akumizzato i due fratelli gemelli, trasformandoli in due vampiri. Alya e il resto della classe sono diventati una specie di mezzi vampiri per colpa loro. Devi fare qualcosa, o tutta Parigi, se non tutta la Francia, diventerà un covo di vampiri. »
Marinette annuì. « Ho capito. Tikki, trasformami! »
La goffa e timida ragazza lasciò il posto alla coraggiosa e saggia Ladybug. L’eroina prese lo yo-yo e provò a chiamare Chat Noir, ma lui, come al solito, non rispose.
Penserò a lui più tardi. Ora devo salvare Adrien.
Il ricordo di quanto successo di un minuto prima prese possesso nella sua mente. scuotendo la testa, la ragazza lo scacciò dalla testa. Non era il moment adatto per pensarci.
Ritrovò la statua, quindi si diresse nella stessa direzione presa da Adrien e Alya.
Incontrò alcuni compagni di classe, i quali implorarono il suo aiuto. Il preside e l’insegnante erano impazziti e volevano portarli da qualche nel museo.
I mezzi vampiri creati dai fratelli gemelli.
Ladybug li ringraziò e disse loro di non preoccuparsi e di andare verso l’uscita. Continuò la sua ricerca.
« Attenzione! » gridò qualcuno.
Ladybug si spostò giusto in tempo per non essere colpita da una Alix volante. A lanciarla era stato Chat Noir.
« Scusa il ritardo, Insettina, ma ho avuto da fare » le disse facendole l’occhiolino.
« Ma davvero? E cioè?» gli chiese lei.
« Be’, stavo raccogliendo informazioni. Oggi abbiamo due akumizzati al prezzo di uno, ovvero… »
« Félix e Inés Colin, due degli artisti » concluse lei sorridendo.
Chat Noir parve colpito. « Complimenti, mia cara. Sai anche dove si sono nascosti? »
Ladybug scosse la testa e toccò al gatto nero sorridere. Le disse che i due “vampiretti” si stavano nascondendo nella sezione sull’Antico Egitto. A detta di lui, un luogo buio.
I due eroi parigini si diressero verso quella sezione, stando attenti a non farsi trovare dai mezzi-vampiri.
 
In vicinanza della sezione, i due eroi si nascosero per pensare a una strategia. Sapevano che erano due i nemici da affrontare e che trasformavano le altre persone in mezzi-vampiri, ma non sapevano come.
« Io direi di attaccarli in modo diretto » propose Chat Noir.
« Non essere avventato, Micetto. Potrebbero non essere da soli. »
Poco dopo passarono Alya e Alix, le quali trascinavano una Rose impaurita.
« Brezza marina » sussurrò Chat Noir.
« Cosa hai detto? » gli domandò Ladybug.
Chat Noir inspirò. « Profumi di brezza marina. »
La ragazza alzò gli occhi al cielo. Quando riportò gli occhi su di lui, vide che la stava fissando in modo strano. Ladybug iniziò a sentirsi a disagio. Lui la fissava spesso, certo, ma mai in quel modo. Si chiese se non fosse anche lui un mezzo-vampiro.
L’urlo di Rose fece tornare in sé Chat Noir, il quale si alzò e incitò Ladybug a fare lo stesso. I due misero piede nella sezione sull’Antico Egitto, ma si fermarono trovandosi di fronte Bastien, Omer e Vanille, i compagni e amici dei due akumizzati. Sfortunatamente, anche loro erano mezzi-vampiro.
Bastien e Omer s’inchinarono, mentre Vanille allungò una mano verso di loro. « Ladybug, Chat Noir, i nostri padroni vi stanno aspettando. Desiderano scambiare qualche parola con voi. »
I due eroi si guardarono e chiesero ai tre un momento per pensarci.
« Cosa facciamo, Insettina? Accettiamo l’invito o usiamo le “buone” maniere? » le sussurrò il gatto nero.
« L’invito potrebbe essere una trappola. Anzi, lo sarà di certo. Io voto di usare le “buone” maniere. »
Il gatto annuì e allungò il bastone. La coccinella fece roteare in aria lo yo-yo e annunciò ai mezzi-vampiro la risposta. Senza perdere altro tempo, i due eroi si lanciarono all’attacco. Chat Noir si fece inseguire da Bastien e Omer, lasciando Ladybug e Vanille da sole. La mezzosangue attaccò usando le unghie delle mani, le quali erano affilate come artigli. Dimostrò anche un’agilità nello schivare gli attacchi pari a quella dell’eroina stessa.
Ladybug attese il momento buono per fare la sua mano. Vanille prese la carica e cercò di colpirla, ma cadde nella trappola dell’eroina. La ragazza, infatti, catturò la gamba dell’avversaria con lo yo-yo, lo tirò e le fece perdere l’equilibrio. Non appena questa si fu quasi alzata, Ladybug le afferrò il polso e la spinse contro la parete.
Chat Noir!
Si girò e si ritrovò davanti la schiena del gatto, il quale stava trattenendo con il bastone l’attacco dei due ragazzi.
Quei colpi erano diretti a me. Chat Noir mi ha difesa!
« Non provate mai più ad attaccarla! » urlò allontanandoli.
Nel frattempo, Vanille si stava riprendendo.
« Chat Noir, fai come hai fatto prima con Alix. Ricordi? »
L’eroe annuì e si portò alle spalle dei due mezzi-vampiro. Roteò il bastone in aria e fece loro lo sgambetto, dopodiché lo uso per slanciarsi in aria e assestare un calcio ai due ragazzi. Ladybug li schivò e li vide atterrare su Vanille, rotolare giù dalle scale e perdere i sensi sul pavimento.
I due eroi si diedero il cinque.
 
Yo-yo e bastone in mano, i due eroi scesero le scale e si diressero verso la fine della sezione egizia.
Ladybug si sentì inquieta. Qualcuno li stava sia osservando sia seguendo. Qualcuno nascosto nelle tenebre. Si avvicinò di più a Chat Noir per avvisarlo, ma una voce femminile parlò: « Benvenuti, valorosi eroi. Vi stavamo aspettando. »
A parlare era stata Inés, in piedi vicino al fratello gemello, che era seduto sul sarcofago. « Ma prima ditemi, dove sono Bastien, Omer e Vanille? »
Chat Noir si mise il bastone sulle spalle. « Oh, stanno facendo un riposino. »
Ladybug sentì un brivido freddo alla schiena. Voltandosi, vide tantissimi mezzi-vampiro circondarli. Riconobbe il preside, la professoressa, Alix, Alya e altri compagni di classe; c’erano alcuni giornalisti, i guardiani del museo e diversi turisti.
« Dov’è Adrien? »
Chat Noir, accorgendosi di tutti loro, disse: « Se non è tra loro, significa che è riuscito a fuggire. »
Félix si alzò in piedi e prese per mano la sorella. « Quando scenderà la sera, tutta Parigi sarà abitata da mezzi-vampiro. Probabilmente, la stessa sorte toccherà a voi due, sempre se non veniate distrutti da noi due. Anzi, lascio a voi la scelta. Se ci date i vostri Miraculous, avrete salva la vita, se rifiutate, ce li prenderemo con la forza. »
« Questi vampiri non si stancano mai di farci scegliere? » domandò Chat Noir. « Insettina, pronta a utilizzare nuovamente le maniere forti? »
Ladybug si guardò intorno. « Mi duole dirlo, ma sono troppi. Perfino il tuo Cataclisma non aiuterebbe più di tanto. Non ci resta che usare il mio Lucky Charm e sperare per il meglio. »
Chat Noir rimase sorpreso. « Stai dicendo che dobbiamo sperare in un colpo di fortuna da parte del tuo Lucky Charm? »
La ragazza sorrise ed evocò il potere del Lucky Charm. Le arrivò in mano un set di bombe di fumo.
« Ma è uno scherzo? Siamo diventati ninja? »
Ladybug ridacchiò. « Be’, con quella tuta nera sei già un ninja. »
Dopo l’attimo di tregua, la coccinella si guardò intorno. Dove e come poteva utilizzare il set di bombe di fumo?
Analizzò la stanza e le saltarono agli occhi il pavimento, le pareti, il sarcofago, le reliquie, il campanello appeso al collo e il bastone di Chat Noir.
Félix allargò le braccia. « Deduco che avete deciso di rifiutare. Peccato. Sareste stati due ottimi mezzi-vampiro. Chissà che sapore ha il vostro sangue. »
I mezzi-vampiro si avvicinarono lentamente, pregustando la vittoria imminente.
Chat Noir aumentò la presa sul bastone. « Qualche idea? Ti prego, dimmi di sì. »
Ladybug annuì. « Pronto a diventare uno dei primi due ninja a giocare a baseball? » e gli indicò i punti giusti, togliendogli il campanello dl collo.
Inés intuì tutto e cercò di fermare i subordinati, ma non ci riuscì.
La coccinella lanciò al gatto nero una bomba di fumo alla volta, il quale le colpì e le mandò a finire nei punti specifici, facendo rilasciare il fumo. Tutta la zona era invasa dal fumo e nessuno riusciva a vedere all’infuori del proprio naso.
È il momento della fuga.
Ladybug lanciò il campanello verso la parete, producendo così un tintinnio. I mezzi-vampiro, sentendolo, andarono nella medesima direzione, anche se inciamparono, sbatterono l’uno contro l’altro o contro qualcosa.
I due eroi corsero riuscirono a uscire dalla sezione egizia al quarto tentativo, consci di essere stati fortunati a trovare l’uscita senza essere fermati.

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Capitolo 5
*** V ***


Il piano bizzarro di Ladybug aveva funzionato. E aveva funzionato anche il trucco con il campanello.
Ancora non ci credo.
Gli orecchini tintinnarono, segnalandole che presto si sarebbe ritrasformata.
« Devo trovare un luogo sicuro, Chat Noir. »
Chat Noir le fece l’occhiolino. La prese per mano e la condusse verso una porta con scritto “Archivio”.
Il gatto si guardò intorno, dopodiché la spinse all’interno. Dopo aver guardando un’ultima volta, entrò e si richiuse la porta alle spalle.
I due eroi si ritrovarono in una stanza piena di scaffali. In fondo a loro c’era un’altra porta. Ladybug si diresse subito verso di quella, dicendo all’amico che non ci avrebbe messo molto.
« Aspetterò anche mille anni, Milady. »
Ladybug scosse la testa ridacchiando. Aprì la porta, entrò e la richiuse. Si ritrovò in un altro archivio, anche se molto più vecchio.
La trasformazione finì, e Tikki svolazzò per la stanzetta.
« Ve la siete quasi vista brutta, tu e Chat Noir. »
Marinette si portò un dito alla bocca. « Abbassa la voce, Tikki. Chat Noir potrebbe sentirci » le sussurrò.
Il kwami si scusò. Accettò di buon grado il biscotto che Marinette le offrì.
« Tikki, devo raccontarti una cosa. »
Mentre il kwami era intenta a mangiare altri due biscotti, la ragazza le raccontò dell’incontro molto ravvicinato con Adrien, aggiungendo qualche “ah” e “oh” di troppo. Quando terminò, era tutta rossa in viso e sorrideva.
Vedendo che il kwami non diceva niente, smise di sorridere. « Che cos’hai? Perché non dici niente? »
« Sono solo rimasta senza parole. Mi dispiace dirtelo, ma devi rimare concentrata. Hai una missione da portare a termine, Marinette. »
La ragazza annuì e attese che l’amica finisse di mangiare.
Trasformata, Ladybug aprì la porta e si preoccupò quando non trovò Chat Noir.
« Chat Noir! » lo chiamò preoccupata.
Una mano le tappò la bocca. « Insettina, abbiamo un problema. »
Il gatto le disse che i mezzi-vampiro si erano “evoluti”: adesso potevano arrampicarsi sui muri e correre più veloce.
Questo è un enorme problema!
Come se non bastasse, fuori dal loro nascondino c’era un viavai continuo di ibridi. Dovevano pensare a un altro piano.
Ladybuh notò che Chat Noir continuava ad aprire e chiudere la mano. Gli chiese se stesse bene.
« Cataclisma » le rispose. « Li attiro da qualche parte, magari in un corridoio senza vie d’uscita, e uso il  Cataclisma per far crollare il soffitto, chiudendoli dentro. »
« Da solo? Te lo puoi scordare! Siamo una squadra, ricordi? »
Chat Noir le prese le mani. Gli occhi azzurri di lei si specchiarono in quelli verdi di lui.
« Milady, mai e poi mai ti farei correre un rischio del genere. Tu sei importante per… »
« Chat Noir? »
Il gatto lasciò andare le sue mani e guardò in un punto indefinito della stanza. « Be’, tu sei importante per tutti noi, dopotutto sei l’unica che può purificare le akuma. »
Senza darle il tempo di rispondere, lui aprì la porta e gridò: « Vampiretti! Vediamo se riuscite a prendermi! »
Ladybug vide i mezzi-vampiro inseguirlo, chi correndo sul pavimento e chi sul muro. Incredibilmente, Chat Noir era in vantaggio su di loro, seppur di qualche centimetro.
Credo in te, Chat Noir. So che tornerai sano e salvo.
 
Ladybug contò fino a sessanta, dopodiché uscì. “Sfoderò” lo yo-yo e percorse i corridoi. Un inquietante silenzio regnava nel museo.
Un tintinnio.
Ladybug si fermò e si guardò alle spalle. Niente e nessuno.
Continuò a camminare.
Un altro tintinnio.
Ladybug si rifermò e si guardò alle spalle. Ancora niente e nessuno.
Con una certa ansia, riprese a camminare.
Ancora una volta, un altro tintinnio.
Ladybug si fermò per la terza volta e si guardò alle spalle. Questa volta, però, guardò anche in alto. Si sentì mancare. Félix era a testa in giù, e le sorrideva.
Oh-oh.
L’eroina indietreggiò lentamente, lo sguardo fisso sul vampiro.
« Siete stupidi o fa tutto parte di un vostro piano? Perché vi siete divisi, rendendo così le cose più semplici per noi? »
Félix saltò giù e le diede le spalle. « Ora non ha più importanza. Mia sorella ha trovato il tuo amico. »
Ladybug ebbe una fitta al cuore. Chat Noir, avendo usato il Cataclisma, rischiava di ritrasformati da lì a qualche minuto.
La ragazza strinse i pugni. Lanciò lo yo-yo sui quadri e li tirò contro il vampiro. Riuscendo a distrarlo, lei corse il più velocemente possibile lontano da lui, continuando a tirare i quadri e ogni cosa che si potesse lanciare.
 
Arrivò in una sala piena di teche di oggetti preziosi. Si appoggiò a una parete e recuperò il fiato.
« Ladybug, guarda Inés chi ha portato » le sussurrò Félix all’orecchio.
L’eroina si spaventò e si allontanò dal vampiro. Non lo aveva sentito arrivare e nemmeno avvicinarsi.
« L-Ladybug… scappa » disse Chat Noir con voce flebile.
Solo allora la ragazza si accorse di lui. Chat Noir era… era a braccetto con Inés! Si accorse anche di un’altra cosa. Lui stava come resistendo a qualcosa.
Inés si liberò della sua stretta e si mise dietro di lui. Appoggiò la guancia sulla sua e gli passò una mano tra i capelli biondi e le orecchie da gatto.
« Questo micetto ha la volontà di una tigre » si complimentò Inés. « Ho il potere di ipnotizzare e rendere miei schiavi chiunque - specialmente i ragazzi -, ma lui riesce a resistere un pochino.
Fratellino, non è che lo trasformeresti in un mezzo-vampiro? »
Dunque erano quelli i loro poteri! Adesso non restava che scoprire il nascondiglio dell’akuma.
Chat Noir, con enorme fatica, prese il bastone e lo allungò verso il collo di Inés, togliendole la collana e mandarla a Ladybug. Lei la prese al volo e spezzò la catenina. Una piccola akuma uscì fuori e volò in circolo, tornando poi dentro la collana.
I due eroi emisero un verso sorpreso. Cos’era appena successo? Perché l’akuma, oltre a essere più piccola, era tornata dentro la collana?
Inés, arrabbiata, colpì Chat Noir allo stomaco e lo spinse contro una teca, mandandola in frantumi.
« Chat Noir! »
Il ragazzo si mise seduto con grande fatica. Félix gli si avvicinò e lo sollevò per il collo.
« Pagherai per quello che hai fatto. Inés, occupati della coccinella. Papillon smania per avere i loro Miraculous. »
L’anello del gatto tintinnò. Non avevano più tanto tempo.
« Lucky Charm! » urlò Ladybug.
Tra le mani le capitò una torcia di grande dimensione. Che cosa doveva farci?
Controllò per bene la zona. Le saltò subito all’occhio il viso di Inés, il bastone di Chat Noir e un piatto nella teca rotta.
Inés saltò su di lei, ma l’eroina riuscì a schivarla all’ultimo secondo. Così non andava affatto bene. Per la fortuna dei due eroi, il gatto riusciva a non farsi rubare l’anello dal vampiro, il quale poteva contare solo su una mano. Lei doveva riuscire a guadagnare un po’ di tempo.
Ladybug provò ad accendere la torcia e per poco non rimase accecata dalla luce.
Ci sono! Ecco a cosa mi serve.
« Insettina. Akuma. Collana. Lui » le urlò Chat Noir.
La ragazza lo guardò velocemente. “Akuma, collana e lui”, ripeté nella mente. Significava che c’era un’altra akuma nella collana di Félix?
Inés le arrivò alle spalle e la bloccò. « Presa! »
« Non così in fretta. »
Girò la torcia, cercò di inquadrare bene il volto di Inés e la accese. Il vampiro urlò e si coprì gli occhi.
« Chat Noir, il piatto! »
Il ragazzo annuì e, afferrando la mano di Félix, usò il bastone per girare il piatto. Ladybug mirò al piatto, il quale, per via della nuova angolazione, rifletté la luce sul volto di Félix. Quest’ultimo, come la gemella, urlò. Il micio ne approfittò e ruppe la catenina della collana, liberando un’altra piccola akuma. La coccinella recuperò in fretta la collana di Inés e staccò direttamente il pendente.
Le due piccole akuma si avvicinarono fra loro e formarono un’akuma dalle sembianze normali.
« Non mi scappi! »
Ladybug la catturò nel suo yo-yo, dopodiché la liberò. Lanciò in aria la torcia e disse: « Miraculous Ladybug! »
Una scia rimise le cose al proprio posto. Tutte le vittime trasformate tornarono umani e i reparti si aggiustarono. Félix e Inés tornarono gli artisti di sempre.
Ladybug corse da Chat Noir, il quale però le diede le spalle. « Non ho più tempo. Alla prossima, Insettina. »
« Aspetta! Come facevi a sapere che le due akuma si nascondevano nelle collane? »
Il gatto iniziò a correre. « Inés mi aveva confidato che la sua si nascondeva nella collana. Solo dopo ho realizzato che era la stessa per il gemello. »
Dopo che se ne fu andato, l’eroina si avvicinò ai due fratelli. « State bene? »
Inés annuì. « Cos’è successo? »
« Niente di grave. Tranquilli. Prima di andarmene, volevo dire che i vostri quadri sono magnifici. »
« Grazie, Ladybug » disse Félix.
 
Marinette sospirò e tornò normale. « E anche questa è andata. »
Tikki le svolazzò intorno, dicendole che era stata brava.
Chissà che fine hanno fatto tutti gli altri.
« Marinette! »
La ragazza si voltò e sorrise nel vedere Alya umana. L’amica la raggiunse e insieme si aggiornarono sugli avvenimenti. Marinette le disse che era stata salvata da Ladybug.
« Oh, meno male. Ricordo che ti stavo cercando, poi è arrivato Adrien e mi sono messa a inseguirlo. »
« Alya, è successa una cosa mentre mi stavi cercando. »
Ancora una volta, Marinette raccontò la scena dietro la statua.
« Ma è pazzesco! Questo significa che Adrien è cotto di te! » urlò Alya emozionatissima. »
« Signorino Adrien, è pregato di seguirmi. »
 
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Adrien si sedette su una panchina e sospirò. Era stata davvero dura. Si disse che per un po’  non avrebbe più visto film sui vampiri.
Quella giornata era stata davvero piena di emozioni. La fuga, gli insulti agli artisti, l’attacco dei compagni sotto forma di mezzi-vampiro, il quasi bacio tra lui e Marinette…
«Cosa ho fatto! » disse prendendosi la testa fra le mani. « Sono un idiota. »
Plagg gli si sedette sulla spalla. « E perché lo saresti? »
Adrien gli raccontò tutto e Plagg, per la prima volta, non disse niente.
« Perché questo tuo silenzio? Pensi anche tu che sono un idiota? »
Il kwami si limitò a scrollare le spalle. « Non pensi che sia ora di andare? Sono affamato! » cambiò argomentò.
Il ragazzo annuì e si recò verso l’uscita.
« Signorino Adrien, è pregato di seguirmi » gli ordinò una voce molto familiare.
Nathalie gli si avvicinò. Si era completamente dimenticato di lei!
«Suo padre è molto arrabbiato. La sta aspettando a casa. »
Il ragazzo fu costretto a seguirla fino alla macchina. In cuor suo sapeva quale sarebbe stata la punizione: il ritiro da scuola.
Ma non poteva ritirarsi. Non poteva dire addio ai Nino e a tutti gli altri. E doveva parlare con Marinette per spiegarle tutto.
E chiederle perché lei e Ladybug profumavano di brezza marina.


E siamo giunti alla fine di questa FF. Scusate se sembra sbrigativa, ma non sono riuscita a fare altrimenti. E scusate del ritardo. Doveva essere una storia di Halloween, ma è durata fin dopo carnevale... Dettagli, insomma!
Ora, sbaglio o mancano le risposte a diverse domande? Sapete questo cosa significa? Significa che ci sarà un sequel! E ve lo dico di già, non ci saranno scene dettagliate sugli akumizzati, saranno scene velocizzate.
Alla prossima!

 

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