Doctor Who - Twice upon a time

di SandraWillock
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I - Un tempo sufficiente ***
Capitolo 2: *** Parte II - Per il bene altrui ***
Capitolo 3: *** Parte III - Dove ci sono lacrime c'è speranza ***



Capitolo 1
*** Parte I - Un tempo sufficiente ***


DOCTOR WHO 
TWICE UPON A TIME

Parte I
Un tempo sufficiente
 



-Non cambierò!- urlò il Dottore, irato. Sembrava quasi arrabbiato con se stesso. -Io non cambierò! Non più! Non posso più cambiare!- 
D'un tratto sentì una voce nell'oscurità. Una voce profonda, chiara e sbrigativa. -Io non cambierò! Non cambierò! Ma è assolutamente ridicolo!- lo incalzò, imitandolo. 
Il Dottore si alzò da terra, scrutando verso il buio, cercando di capire chi avesse parlato. 
La misteriosa voce chiese: -Chi va là?- 
-Sono il Dottore!- rispose lui, urlando per farsi sentire in mezzo a quella tempesta di neve. 
-No, no, no, no... tu sarai UN dottore, mentre io sono IL Dottore, l'originale, potrei dire- fece la voce. Un uomo emerse dalla notte, fissandolo attentamente. Aveva i capelli bianchi, il mento appuntito, un'espressione inconfondibile. Oh, il Dottore sapeva bene chi era. E come poteva non saperlo? Era lui. La sua prima rigenerazione. I suoi occhi erano così giovani, così freschi, così...innocenti. I due si osservarono con sincero interesse. Bastò poco perché il più vecchio (solo apparentmente) notasse la cabina telefonica dietro lo sconosciuto. Sgranò gli occhi, impietrito, con lo sguardo carico di consapevolezza. 
-Quello è...il mio Tardis? So che è lei, eppure sembra diversa... molto più stanca, più vecchia- balbettò, confuso.
-Ma senti! Quel Tardis è mille volte più ben mantenuto di quanto lo era con te! Rinnovato, lucidato, curato! Tutte cose che tu ti ostini a non fare- 
-È solo una macchina, dopo tutto- 
Il dodicesimo Dottore lo fissò, esterrefatto. -Una macchina che ti ha fatto e che ti farà scoprire tutte le bellezze e gli orrori dell'universo. Non sottovalutare mai l'importanza che ha nella tua vita. Nella nostra vita- 
-Quindi tu sei me?- osservò il vecchio, sbuffando di irritazione. 
-Io sono te e tu sei me, ma in tempi diversi, in momenti diversi. Ho avuto già a che fare con situazioni simili- 
-Non è possibile. Lo sai bene che può essere dannoso. Due Dottori in uno stesso luogo, in uno stesso tempo? No, no, così non va. Non va bene per niente! Come sei...sono arrivato qui?- 
-Il Tardis- spiegò lui. -È stata lei a portarmi qui- 
-Perché?- 
-Non lo so. Ma probabilmente a causa tua- 
-Non ha alcun senso. Il Tardis non agisce in questo modo. Non si guida da sola!- 
-Credimi- ribatté il Dottore, con un sorrisetto malizioso. -Fa spesso di testa sua. È una vera ragazzaccia- 
Il Dottore lo squadrò, ammutolito. Ad un certo punto l'energia rigenerativa si sprigionò attorno alle dita del Dodicesimo Dottore.
-No! Ho detto basta!- urlò e la polvere dorata scomparve all'improvviso, poiché riuscì a reprimerla dentro di sé. Faceva male. Molto male. Sentiva tutto il suo corpo bruciare all'interno. Sentiva il bisogno di lasciarsi andare, ma non poteva. Non voleva. Desiderava restare lui. Questa volta seriamente non voleva andarsene. Non lo accettava. Non accettava l'idea di diventare continuamente qualcun altro. 
Un silenzio carico di tensione calò tra le due figure. Il Primo Dottore pareva del tutto confuso, quasi spaventato. 
-Perché? Perché non vuoi rigenerarti?- chiese.
-Ho avuto tempo a sufficienza. Non me ne serve altro- 
-È mai possibile? Non faccio che sfuggire alla morte. Non ho mai accettato l'idea di poter morire un giorno... e ora vedo il me del futuro: così desideroso di voler mettere fine alla sua vita. Che cosa mai ci ha fatto cambiare in questo modo?- 
-Nel tuo futuro ci saranno tantissime meraviglie, ma altrettante sofferenze. Non sono più in grado di sopportare il peso delle mie decisioni, il dolore di tutte le perdite. È un'esistenza troppo lunga, la nostra. Impariamo troppo della vita e questo ci condanna a un perenne tormento- 
-Quanti anni hai? In quale rigenerazione sei?- 
-Se te lo dicessi non mi crederesti. Dove siamo a proposito?- 
-Beh, a te cosa sembra?- 
Al Dottore non servì molto prima di capire in quale pianeta si trovassero. Annusò l'aria, si leccò l'indice e lo sollevò in alto. Realizzò ben presto il luogo e abbozzò un sorriso di compiacimento. -Terra, Antartide, 1916- 
-Esatto- 
-Che cosa ci fai qui fuori, in questa tormenta di neve?- 
-I Dalek mi hanno rubato la cosa che mi sta più cara- 
-Polly?- 
Il Dottore lo fissò disgustato e altrettanto sorpreso. -Polly!? Quella donna ridicola? No, certo che non è Polly! Come ti viene in mente? No, no! Sto parlando del Tardis, naturalmente. Lo hanno preso i Dalek- 
Il dodicesimo Dottore cercò di ignorare il suo sdegno e le sue parole. Sapeva bene che in futuro se ne sarebbe pentito. Polly era stata una delle sue prime compagne che avevano accettato di viaggiare con lui. Aveva sempre sottovalutato la sua presenza, la sua importanza. Rammentava che aveva realizzato quanto tenesse a lei appena dopo la sua scomparsa. -I Dalek hanno preso il Tardis?- chiese, serio. 
-Sì- 
-Come?- 
-È una storia troppo lunga per raccontartela su due piedi. Ma com'è che non te lo ricordi? Dovresti ricordarti di questo! Di te! Ovvero di te stesso dal futuro che ti viene a fare visita!- 
-È piuttosto complicato. Solitamente durante le rigenerazioni decido, o meglio, decidiamo di cancellare i ricordi meno importanti- 
-E a te questo non sembra importante!?- esclamò il vecchio, con gli occhi sgranati e un'espressione sconcertata sul volto.
-Siccome non mi ricordo minimamente di questo incontro a quanto pare no- si affrettò a dire. 
-Lo sai che non puoi evitare di rigenerarti, vero?- 
-Ritarderò la rigenerazione finché ne sarò in grado. Non ho nessuna intenzione di cedere- 
-Sei uno sconsiderato, un pazzo. Lo sai che può essere pericoloso!- 
-Non m'importa- 
-Dovrebbe importarti!- 
-Ho vissuto troppe vite perché possa importarmi ancora. Te l'ho detto: ho visto tutto quello che c'è da vedere. Sono troppo stanco per continuare. Non voglio più corrore, Dottore. Ho corso fin troppo a lungo e ora non ha più senso avanzare- 
-Ritardando la rigenerazione potresti morire-
-È quello il mio intento-
-Stai commettendo un grave errore, a mio parere- 
-Tu sei giovane, troppo giovane per poter capire- 
-Io so solamente che c'è un intero universo là fuori che aspetta di essere esplorato. Nemmeno un Signore del Tempo ha tanto tempo a disposizione per visitarlo tutto! Non penso affatto che tu abbia visto tutto quel che c'è da vedere. Hai ancora così tanto da fare, così tanto da imparare!- 
-Mi ricordo com'è essere te- lo interruppe il Dottore. -Un'inesorabile voglia di vivere, una curiosità genuina che ti spinge a provare tutto ciò che c'è da provare, un continuo desiderio di novità.. Oh, ero così giovane allora, quasi un bambino. Nascondevo dietro quel viso solcato di rughe un temperamento giocoso e infantile, quasi come se me ne vergognassi, come se volessi apparire più responsabile, più coscienzioso con l'aspetto di un nonno- 
-Sembri nostalgico- 
-Oh, lo sono, sì. Provo nostalgia di tutte le persone che ero. Ognuna di loro ha fatto la sua parte e ha forgiato l'uomo che sono oggi. Vado fiero di tutti loro, perché sono riuscito a diventare la persona che ho sempre desiderato essere: il Dottore- 
-E ora che hai raggiunto il tuo scopo vuoi abbandonare tutto? Morire e farla finita?- lo rimproverò lui. -Hai detto che sei felice per essere riuscito a diventare il Dottore, quello che hai sempre desiderato essere. Ma immagina cosa potrà diventare la tua prossima rigenerazione! Il Dottore per eccellenza!- 
-Tu non puoi capire-
-Capisco perfettamente, invece- 
-Dottore, tutti quanti devono morire, persino noi. Non pensi che dovremmo accettarlo prima o poi?- 
-No- schernì lui, sincero.
-Ho avuto abbastanza tempo per rimuginarci, al contrario di te- 
-Bene! Mi fa davvero imbestialire il fatto che un giorno mi arrenderò e mi lascerò morire in questo modo disdicevole! Dottore, reagisci!- 
-Non è meglio così? Ho accettato la morte, finalmente, e sono pronto a morire. Perché mi fermi?- 
-Perché l'universo non è ancora pronto a dirti addio. Ha ancora bisogno di te. Pensa a quante vite puoi ancora salvare se ti rigeneri!- 
-Non ho fatto già abbastanza? Non credi che mi merito un po' di pace, adesso?- 
-Hai promesso. Hai promesso di rendere questo universo migliore finché avrai vita! La rigenerazione è incominciata, c'è ancora una vita che può essere vissuta. E invece tu ti arrendi. Stai infrangendo la promessa, eppure tuttavia dici di essere il Dottore- 
-Perché non posso perdere? Solo un'unica volta?- 
-No! Un vero Dottore non si comporta così!- 
-Un vero Dottore non commette tutti gli errori che ho commesso io- 
Il vecchio ammutolì. Fissò lo sguardo in quello dell'altro e non parlarono per alcuni istanti.
-Beh... Che ne dici se ti dò uno strappo?- fece il Dodicesimo Dottore, cambiando discorso. 
-Uno strappo?- ripeté l'altro, quasi prendendolo in giro per il suo modo di parlare. 
-Dove pensi che abbiano portato il Tardis?- 
-Beh, facile, me l'hanno detto dove lo portavano: Germania, Berlino-
-Lo sai che è una trappola, vero?- 
-Certo, Dottore. Hanno rubato il Tardis per farmi venire là senza macchina del tempo, cacciavite sonico e completamente innocuo- 
-Ti sbagli, come al solito. Hai un Tardis, un cacciavite sonico e un altro Dottore a tua disposizione- 
-Non so se funzionerebbe...- mormorò lui, pensieroso.
-Oh! Non ci resta che provare!- esclamò eccitato il compagno. Fece per entrare nella cabina blu, quando l'altro Dottore lo fermò.
-C'è un'altra cosa, però...- 
-Cosa?- 
-I Dalek hanno prelevato il Tardis con la forza e sai bene come reagisce in tali circostanze...- 
-Continua- 
-È meglio se vieni a vedere- 
Il Dodicesimo Dottore ebbe un esitazione. Il Tardis può agire sempre in modo inaspettato e sapeva bene che qualunque cosa fosse non sarebbe stata per nulla gradevole. I due uomini avanzarono nella tormenta. Le loro gambe affondavano nella neve fresca e stentavano a camminare. Il luogo in questione non era troppo distante. Ben presto raggiunsero un enorme cratere e nel centro vi erano due uomini. Tutti e due si puntavano contro una pistola e avevano tutta l'aria di essere nel bel mezzo di una battaglia. Il Dodicesimo Dottore scese fino a raggiungerli e ben presto si accorse della stranezza che aleggiava in quel posto. I due erano pietrificati, immobili. Non respiravano, né si muovevano. Si rese conto che dall'arma del generale dalla giacca blu era stata sparata una pallottola, la quale se ne stava a galleggiare nell'aria e puntava diritta contro la fronte dell'altro. 
-Sono congelati nel tempo. È colpa del Tardis. Non so come ci ha trasportati tutti qui, ma loro hanno avuto la peggio. Non ho idea di come fare per scongelarli. Insomma...dovrei avere il Tardis qui con me per poterli aiutare- spiegò il Dottore. 
-Ma il Tardis ce l'hai- 
I due si lanciarono un'occhiata di complicità. Il Primo Dottore si lasciò andare in un sorriso. 
Raggiunsero il Tardis e il Dodicesimo spalancò la porta. Fece un segno con la mano al Primo Dottore di entrare e dopodiché scomparve all'interno, senza troppe cerimonie. Il Dottore ebbe un attimo di esitazione. Benché la curiosità lo divorasse, sapeva che per le leggi dei Signori del Tempo una cosa simile era del tutto proibita. Eppure... sentì i suoi piedi muoversi, avanzare verso quel Tardis all'apparenza nuovo di zecca, ma che in realtà doveva avere... quanti? Duemila anni? Si soffermò sulla soglia, indeciso sul da farsi. La sua coscienza gli diceva di non farlo, ma quando mai aveva dato retta alla sua coscienza? Sospirò, imbronciato, e fece il fatidico passo per entrare. 
-Beh, è completamente diverso dall'originale, lo sai?- commentò, guardandosi intorno. 
-Mi piace dare un tocco personale, ecco tutto- 
-Trovo che sia un po' impolverato qui. Dov'è Polly? Non dovrebbe incominciare con le sue pulizie primaverili?- 
-Non dire così- 
-Quindi dov'è?- 
Il dodicesimo lo squadrò, con calma. -Posso dirti solo questo: sono vecchio, abbastanza vecchio da dirti che Polly se ne è andata da secoli, ormai-
Il primo abbassò lo sguardo, in silenzio. Aveva udito un tono di amarezza nella voce dell'altro. Una voce spezzata dal dolore. 
-Goditi ogni momento con lei, perché ne avrai nostalgia- continuò il Signore del Tempo.
Il Tardis si attivò e incominciò a sibilare, producendo quel rumore così familiare a tutti e due. L'uomo all'apparenza più giovane corse intorno alla console, cercando di guidare la macchina del tempo. Il Primo Dottore si fece avanti e lo aiutò. Spinsero leve e premettero bottoni, indirizzando il Tardis dove volevano loro. 
-Certo che hai cambiato proprio tutto qui- 
-Ti piace?- 
-È orribile-
-I gusti sono gusti. Beh, procediamo!-
-Per scongelarli bisogna ritornare nello stesso momento in cui il mio Tardis li ha teletrasportati qui e dopo aver fatto questo...- incominciò il Primo Dottore, ma venne subito interrotto dalla voce della sua rigenerazione futura. 
-Non serve che me lo spieghi. Io sono te, ricordi? Sappiamo tutti e due come fare-

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*Questo capitolo è ispirato al trailer e alle notizie riguardanti lo speciale di Natale, Twice upon a time. 
Curiosità: la frase che dice il primo Dottore "Dov'è Polly? Non dovrebbe incominciare con le sue pulizie primaverili?" durante il corso della storia l'ho ricavata da un articolo, il quale sosteneva che è una frase che il primo Dottore dirà durante l'episodio di Natale. 
"Maschilismo e scontro generazionale saranno al centro dello speciale di Natale 10. Il confronto tra due generazioni lontane decenni -il Primo Dottore è degli anni '60- porterà all'inevitabile discussione sulla società, sui nuovi valori e sulla concezione della donna. Il comportamento del Primo influenzerà il Dodicesimo in un Signore del Tempo donna. Chibnall invita il pubblico di Doctor Who abituato ai vecchi canoni -così come il Primo Dottore- a evolversi. Oppure, mollare la serie." 

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Capitolo 2
*** Parte II - Per il bene altrui ***


Parte II 
Per il bene altrui 
 

-Dottore- fece Bill, in apprensione. -Dottore, dimmi che cosa posso fare...-
-Sto bene- rispose lui, cercando di rimanere impassibile di fronte alla sofferenza che provava. 
-No, tu non stai bene- fece il Primo Dottore, furioso. -Deve rigenerarsi adesso!- 
-No...- mormorò la versione più vecchia di lui. -Non posso farlo, non più. Ne ho abbastanza di cambiamenti- 
-Soffirai come un cane, lo sai?- sbottò l'altro, talmente irato da colpire con un pugno la console del Tardis. 
-Ho provato cose peggiori...- 
-Non ho alcuna intenzione di restarmene qui ad assistere alla mia stessa morte! Sei un idiota, Dottore!- 
-Oh, lo sono sempre stato- 
-Ora capisco perché non mi ricorderò di tutto questo! Assistere alla propria morte...sapere come si morirà è troppo persino per noi! Pensaci, per tutta la vita nasconderai a te stesso tutto questo! E questo perché sei uno sconsiderato!- 
-Lo so-
Il primo Dottore gli lanciò un'occhiataccia e uscì a grandi passi dal Tardis. Lanciò ancora uno sguardo alla macchina del tempo e poi scomparve da dietro la porta, sbattendola con forza. 
-Dottore, ti prego, fa come dice!- strillò Bill, con le lacrime agli occhi. -Rigenerati! Non posso... non posso perderti! Non puoi morire!- 
-Vuoi impedirmi di morire, Bill?- chiese lui, con un sorriso di divertimento. -Sarebbe proprio da te- 
-Per favore...- 
-Ho vissuto una lunga vita. Troppo lunga a mio parere. Non è stato sempre piacevole, anzi... ho visto cose che non augurerei mai a nessuno di vedere. Tuttavia ho conosciuto persone che hanno dato un significato alla mia esistenza, che mi hanno aiutato a crescere e a capire il giusto e il sbagliato. Una di queste persone sei tu, Bill. Quale fortuna ho avuto di conoscerti. Non smetto mai di ringraziare l'universo per avermi dato l'opportunità di incontrarti. Sei entrata in quell'aula d'università così vogliosa di conoscere le cose... Oh, Bill...- 
-Se mi stai dicendo addio non farlo! Non lo sopporterei! Dottore, tu mi hai insegnato ad essere forte, ma oggi ho compreso che anche tu hai bisogno di qualche lezione! Lo sai perché ti voglio bene, Dottore? Perché tu sei la persona più buona che io conosca. Lo so che spesso ti consideri un mostro, ma non lo sei. E molto probabilmente è questo che ti ferma, che ti impedisce di vivere una nuova vita. Pensi che potresti nuocere all'universo, che saresti in grado di fare del male. Ma Dottore... l'unica cosa che so è che tu agirai sempre per il bene altrui. In passato hai fatto degli sbagli, ma da quegli errori hai imparato e tutto ciò che può riservarti il futuro sono scelte appropriate e giuste, perché non oseresti mai ripetere gli stessi sbagli commessi in passato. Le persone avranno sempre bisogno di te, tutti hanno bisogno di te. Tu sei il Dottore, la persona più coraggiosa, più saggia, più buona che tutti dovrebbero avere la fortuna di incontrare. Ed è proprio per questo che devi continuare a lottare. Devi combattere contro te stesso e l'universo per portare un briciolo di bontà e di speranza in questo vasto spazio senza fine. E credimi, ne varrà sempre la pena. Il cambiamento non deve spaventarti. Tutti noi cambiamo, e sempre per il meglio. E tu... tu, Dottore, sarai spettacolare
-Ha ragione, sai?- 
Fu quella voce a sconvolgerlo completamente. Una voce che amava, ma non ricordava a chi appartenesse. Si voltò di scatto, sorpreso. Vide una donna, magrolina, di bassa statura e occhi castani. Quegli occhi lo fissavano intensamente. Clara. Quel nome se l'era ripetuto in testa un miliardo di volte, eppure non era mai riuscito a suscitare in lui nessuna immagine. Quel nome era rimasto solo un nome, niente di più. Eppure adesso comprese, rammentò tutto. Fu un colpo tremendo, quasi un'anomalia. Probabilmente era la potenza della polvere rigenerativa a fargli sbloccare quella parte oscurata del suo cervello. 
-CLARA!- urlò, colmo di consapevolezza. 
-Chi è Clara?- chiese Bill, confusa. 
-Un'amica...ora ricordo- sussurrò, lentamente. Fu quasi commosso da tutta quella irruenza di ricordi. Gli salirono le lacrime agli occhi, senza riuscire a scacciarle via. 
-Dottore- ripetè Clara. -È ora di andare- 
-Ho paura, Clara- 
-Una volta mi hai insegnato che la paura è nostra amica- 
-Lo è, ma spesso ci impedisce di fare la cosa giusta- 
-Allora combattila, Dottore. Non permetterle di fermarti, tu devi continuare a correre. Corri, Dottore, e non voltarti mai indietro. Tutto ciò che fai ti definisce, ma non devi averne timore. Tu sei il Dottore e lo sarai sempre- 
-Io sono il Dottore- ripeté lui, accettandolo per davvero, finalmente. E fu allora che la luce abbagliante si sprigionò. Il Dottore la liberò, la lasciò agire, non la trattenne ancora. Il volto di Clara... così dolce e delicato lo stava fissando. Sapeva che quella era soltanto una visione, un semplice ricordo. Ma era proprio il fatto che la stesse ricordando che gli diede un senso di tranquillità. La sua Clara... tutte le avventure passate insieme, tutti i litigi e quei suoi abbracci travolgenti. Avevano trascorso gran bei momenti assieme e di certo non la avrebbe più dimenticata. 
Clara gli sorrise amorevolmente. Sollevò una mano verso il suo viso e lo sfiorò. Naturalmente non sentì niente, ma quel gesto così spontaneo da parte sua lo invase di tenerezza. -Sì, sei il Dottore- 
Furono le ultime parole che udì.
Non fu una rigenerazione violenta come le altre due precedenti. Non sentì dolore, ma un piacevole formicolio sulla pelle. L'energia rigenerativa lo invase e la realtà intorno a lui si inabbissò in quel bagliore dorato. Sentiva la presenza di Bill e la visione di Clara. Erano accanto a lui e stava per morire, o meglio... lui stava per morire. Sarebbe arrivato un altro Dottore, ora. Una persona migliore, con molta più esperienza questa volta. E avrebbe agito nel modo più efficace possibile. Lo sapeva. Ne era certo. E questo gli bastò per tranquillizzarsi, per vivere quegli ultimi attimi in serenità. Era soddisfatto di se stesso e di tutto ciò che aveva fatto. Per tutto l'arco della sua esistenza in quel corpo, in quella rigenerazione, era stato il Dottore. Non aveva mai tradito la promessa. Poteva andarne fiero, poteva gioire per questo. E lo fece, perché sorrise. Le sue labbra si allargarono in un sorriso così ampio e felice che persino Bill riuscì a intravederlo nel bel mezzo di quella luce accecante. 

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Capitolo 3
*** Parte III - Dove ci sono lacrime c'è speranza ***


Parte III 
Dove ci sono lacrime c'è speranza 

 

Quando i suoi nuovi occhi si posarono per la prima volta sul mondo vide l'espressione del tutto meravigliata di Bill. Per un attimo ebbe un giramento di testa e dovette aggrapparsi alla console del Tardis per evitare di ruzzolare per terra. Si accorse fin da subito che la sua statura era più bassa. Probabilmente non era mai stata così bassa prima. Si sorprese di quella novità e per un attimo pensò che forse era meglio così. In situazioni sconvenienti avrebbe potuto passare innosservata. 
-Okay, vediamo...- 
La sua voce! Era meno profonda, dalle note più alte e molto... femminile? Oh, beh. 
Si guardò le mani e si testò i capelli. Quanto erano lunghi! A dire il vero erano simili di lunghezza a quelli della sua undicesima rigenerazione. Si era già abituata in passato.
-Non sono ancora rossa! Duemila anni d'età, quattordici rigenerazioni e mai una soddisfazione! Non ho nessuna intenzione di passare alla tinta! Ammetto di averci pensato, ma... santo cielo! Guarda che belle mani... mai avute mani così belle! Devo essere ringiovanita... Bill, quanti anni mi daresti?- 
Bill la fissò soltanto, con la bocca spalancata. Non rispose. 
-Hai ragione, devo scoprirlo da sola. Ma non voglio sembrare una ragazzina, chi mi prenderebbe sul serio a quel punto? Già con l'aspetto di quello con la mascella accentuata è stato piuttosto difficile... Chissà se troverò qualcosa di appropriato da indossare nella cabina armadio. Questi abiti mi vanno troppo larghi e le scarpe... Cielo! Mi si sono rimpiccioliti i piedi terribilmente! Mi chiedo come faccia a stare in piedi! Strano, non la smetto di parlare, vero? Ma credo che sia sempre stata una chiacchierona, in tutte le rigenerazioni! E guarda qua! Ho persino il seno! Sembra anche piuttosto abbondante...- Il Dottore sbirciò da sotto la camicia e quando si accorse di non riuscire a vedere nulla, incominciò a slacciarsi i bottoni. 
-Dottore, fermo!- la intimò Bill, afferrandole le mani e impedendole di spogliarsi. 
-Ferm-A. Con la A, Bill- le spiegò. -Curioso come il mio cervello l'abbia già accettato. Comunque, lasciami fare... è la prima volta che sono donna e lo trovo assai interessante!- 
-Non qui, non ora. Non è appropriato- 
-Perché no? Oh, capisco! Voi umani e le vostre stupide idee di pudore! La nudità non è un problema per me, lo sai?- 
-Lo è per me- 
-Pensavo che ne saresti stata incuriosita, siccome mi hai sempre detto che provi attrazione verso il genere femminile- 
-Sì, ma non provo nessuna attrazione per un'anziana- 
-Così mi offendi- 
-Tranquilla, porti bene i tuoi secoli-
-Allora sono davvero ringiovanita!- esclamò il Dottore, eccitata. 
-Abbastanza. Almeno non hai più i capelli grigi- osservò la ragazza, fissandola, ancora piuttosto sorpresa. 
-Rispondimi con sincerità: ho l'aria di una ragazzina?- 
-No, affatto. Dai sempre l'impressione di qualcuno d'importante- 
Il Dottore batté le mani, soddisfatta. -Oh, grazie al cielo! Incomincio già ad adorare questa rigenerazione! Mi divertirò un sacco!-
-Come ti senti...?- Bill sembrava preoccupata da tutto quell'entusiasmo che il Dottore dimostrava. 
-Elettrizzata! Ho una forte voglia di rivedere tutto quello che ho visto in passato. Mi sembra di essere rinata! Mi sembra di vedere il Tardis per la prima volta! Devo riscoprire tutto nuovamente, Bill! Ne ho bisogno!- 
La ragazza ridacchiò, contenta. -E allora vai. Non fermarti mai, Dottore- rispose.
-Non verrai con me, vero?- chiese il Dottore. Dalle sue labbra scomparve quel sorriso eccitato e parve diventare alquanto seria. I suoi occhi penetranti si fissarono in quelli di Bill. Per un attimo la ragazza si sentì scoperta dinanzi a quello sguardo intenso. Indietreggiò, a disagio, e scostò lo sguardo da un'altra parte. 
-No, non questa volta. Heather mi ha fatto diventare umana per permettermi di incontrarti, ma io devo ritornare da lei. La amo, Dottore. Tanto- 
Il Dottore le sorrise, raggiante. -Non mi sono mai piaciuti gli addii, ma questa volta sembra differente- 
-Che cos'è differente?- 
-Siamo tutt'e due felici per ciò che ci aspetta. E so che dopo la nostra separazione tu continuerai a vivere straordinarie avventure, Bill, ancora più belle di quelle vissute con me. Ed è giusto così- 
-Cercherai l'ennesimo assistente di viaggio anche questa volta?- 
-Certo che sì, ho bisogno che qualcuno ascolti le mie riflessioni. Parlare ad alta voce da sola mi sembra assolutamente ridicolo- 
-Chiunque sia non maltrattarlo troppo. E non fare la sapientona. Potrebbe pensare che tu sia soltanto un'eccentrica e superba chiacchierona- 
-E quando mai?- scherzò la bionda. 
-Beh, Dottore, spero che non avrai troppi problemi ora che sei donna. Potresti essere molto più suscettibile e sentimentale, adesso. Molto più delle altre volte, ti avverto- 
-Non vedo l'ora di scoprire tutto di me in versione femminile! Benvenuta nella sorellanza! Diamine, era da tempo che mi chiedevo quando mai sarei passata all'altro sesso! Ero stufa di tutto quell'ego- 
-Non si direbbe- 
-Okay, hai ragione. Probabilmente no- ridacchiò il Dottore. 
-Posso abbracciarti prima di andare?- chiese Bill, un po' in apprensione.
-Direi di sì. Non so ancora se mi piace la cosa, ma...- 
Il Dottore si avvicinò a Bill con cautela. La accolse nelle sue braccia e la abbracciò con slancio e completa naturalezza. Bill rise, divertita. 
-Ti viene naturale farlo, adesso!- commentò Bill.
-Sorprendente, vero? Mi chiedo come alla mia precedente rigenerazione non sia piaciuto tutto questo! È così piacevole e liberatorio!- 
-Fai attenzione, d'accordo? Non metterti nei guai- disse Bill, scherzosamente. 
-Non mi metto mai nei guai, Bill. Come ti viene in mente?- 
Le due risero inseme. 
-Mi ricorderò sempre di te- sussurrò il Dottore, accostando le labbra al suo orecchio. -Del tuo sorriso- 
Poi si scostarono l'una dall'altra e si guardarono negli occhi. Ad un tratto Bill si fece sfuggire una lacrima. Le rigò la guancia sinistra e scese tranquilla fino al mento. Il Dottore gliela asciugò con il pollice. 
-Dove ci sono lacrime c'è speranza. Mi ricordo, me l'hai sussurrato- 
Bill abbozzò un sorriso imbarazzato. -Addio, Dottore- 
-Addio, Bill Potts- 
Fu allora che Heather comparve da dietro la ragazza. Le due si scambiarono un'occhiata così dolce che il Dottore non se la fece sfuggire. Heather le fece un cenno di saluto e dopodiché tutte e due scomparvero nel nulla.

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