Butterfly and Hurricane

di _Bri_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Crescere, sperimentarsi, conoscersi ***
Capitolo 3: *** Psycho Killer ***
Capitolo 4: *** Infirmìere ***
Capitolo 5: *** Accordi ***
Capitolo 6: *** Kiss me, kiss me, kiss me ***
Capitolo 7: *** Boys don't cry ***
Capitolo 8: *** Tainted Love ***
Capitolo 9: *** Veleno ***
Capitolo 10: *** Falling Down ***
Capitolo 11: *** Iron ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Butterfly and Hurricane
 
 
Amare è una cosa difficile.
Bisogna che sussista la volontà di conoscere, ispezionarsi ed affondare nella coscienza dell’altro, per poi decidere se sia giusto o sbagliato, capire quanto si è disposti a piegarsi per accettare le nefandezze che l’oggetto del desiderio nasconde, talvolta viscido e corrotto, nel suo profondo punto oscuro.
Per questo quando si arriva ad incontrare un paio d’occhi che sono stati fatti per farti ingoiare il disgusto, pur di averli sempre incollati a te,  si è disposti a spostare l’asta del proprio giudizio sul bene e il male.
Ci si sporca le mani ed il cuore.
Ma in quegli occhi, poi, potrai immergertici senza ritegno.
E sarà meraviglioso.
 
PROLOGO
 
C’è un giorno più sbagliato degli altri, per una ragazzina, per cambiare totalmente la propria vita. Come può accadere che proprio nel momento in cui la tua tutrice ti sta aiutando a preparare i bagagli per trasferirti in una casa famiglia perché una divinità di indubbia natura maligna ha strappato alla vita tuo nonno -un uomo che sembrava piegare il mondo intero distrutto da un colpo apoplettico-, il dolore che da qualche giorno percepivi alla pancia si faccia intenso e lancinante?
 Tuo nonno non solo era l’unica persona che è stata presente nei tuoi ultimi 6 anni, inoltre lo consideravi buono e giusto, nonostante c’è chi ti ha detto più volte che fosse un infame, un omuncolo a cui piaceva la bella vita ricamata da cocaina e prostitute. Ma quando tornava a casa la sera ti dava sempre un buffetto ed insisteva a correggerti i compiti, che avevi già svolto tutti con noiosa puntualità, perché come lui ribadiva sempre sei troppo intelligente per seguire il normale programma scolastico; e quando i suoi occhi grigi, proprio come i tuoi, scorrevano le righe disordinate dei fogli la sua bocca screpolata e coperta dalla barba incolta sputava sempre una risata e si complimentava
-E brava Áine, anche questa volta nemmeno un errore- quindi per premiarti ti dava la cioccolata più pregiata che ci fosse in circolazione.
Perché ti viene in mente ora il sapore di quella cioccolata? Ora che sei chiusa in bagno ed osservi con orrore gli slip macchiati che stanno lì a gridarti che non sei più una bambina, che l’età della pubertà è finita per lasciare spazio all’adolescenza che scalpita, desiderosa di scombussolarti il corpo.
Ti asciughi le lacrime di rabbia che hanno invaso gli occhi e reprimi un urlo amaro.
Non voglio, non ora!
Sfiancata afferri un’assorbente dalla confezione che tenevi pronta da tempo, che tanto lo sapevi che questo momento sarebbe arrivato presto. Ma perché proprio adesso? Dopo il funerale che ti ha definitivamente affossata, dopo la notizia che saresti presto finita in mezzo ad una moltitudine umana con cui non vorresti avere niente a che fare.
Ti avvicini al lavandino e ti perdi a guardare il viso impallidito ed i tuoi capelli rossi, che scivolano scomposti fin sotto il mento.
-Ti senti bene Áine?-
La voce di Viky arriva oltre la porta del bagno. È una cara ragazza che si è subito attivata appena ha saputo quello che era successo a tuo nonno; conosce un posto che è perfetto per te, così ti ha detto mentre ti stringeva la spalla per regalarti quel conforto che non arriva.
-Tutto bene, si- borbotti infine.
Sempre che possa andare tutto bene ad una tredicenne appena rimasta totalmente sola al mondo, che si trova a fare i conti con il primo giorno di ciclo e che presto verrà portata via da casa sua.
Ma rimarrà comunque di tua proprietà, solo che potrai tornarci non prima di aver compiuto 16 anni, ti ha rassicurata Viky.
Triste, arrabbiata ed inconsolabile esci dal bagno ed afferri l’ultimo bagaglio rimasto ancora in casa e poi segui l’ondulare dei lunghi capelli castani che sobbalzano sulla schiena di Viky, pronta ad anticiparti nell’uscita da quella casa che rimarrà chiusa per un bel po’.
Il viaggio in auto passa rapidamente: ti sei premurata di portare una grande scorta di cd da ascoltare con l’ausilio del lettore-cd e la musica acida e violenta accompagna i tuoi occhi chiari, persi nello scenario mutevole che lascia la campagna per arrivare infine a Winchester.
Il cancello in ferro battuto si apre al vostro arrivo e Viky porta l’auto fino al cortile che precede un grande portone scuro; c’è un uomo ad attendervi, sembra burbero ed infastidito, ma saluta Viky con un abbraccio caloroso, come se i due si conoscessero da tempo. Indubbiamente deve essere così. L’uomo ti squadra infine; gli occhi coperti da spessi occhiali da vista si soffermano sui tuoi capelli vermigli e scompigliati, attraversa i lineamenti del volto, si acciglia nel notare la tua maglia dal collo strappato a righe bianche e nere ed i tuoi jeans scurissimi, che collimano con gli anfibi bassi nonostante il caldo di giugno. Sei sicura che stia cercando la forza per non commentare e quando si avvicina a te ed allunga una mano per salutarti, scorgi persino un accenno di sorriso.
-Ben arrivata alla Wammy’s House. Io sono Roger e sarò il tuo referente, come quello di tutti gli altri ragazzi che vivono qui, del resto.- Poi l’uomo torna a rivolgersi a Viky –Andiamo dentro, ho l’esigenza di spiegare alcune cose decisamente importanti.
 
Segui incurvata nelle spalle i due adulti lungo un corridoio lungo. Non ti guardi intorno. Ignori i volti dei ragazzi che senti spiarti curiosi
Sono la nuova attrazione, sono arrivata per strapparvi alla noia, pensi infastidita ed infine varchi la soglia di quell’ufficio caldo e maniacalmente ordinato.
 
Regola numero 1:
Da questo preciso istante il mio nome sarà Ái. Non dovrò rivelare il mio vero nome a nessuno.
 
Regola numero 2:
Le lezioni vanno frequentate con regolarità. La malattia è l’unica eccezione alla regola, per il resto ogni infrazione verrà punita.
 
Regola numero 3:
Rispettare il coprifuoco. Ci sono giorni specifici in cui è permesso ai ragazzi di protrarsi svegli oltre l’orario previsto, ma nella norma ci si deve recare nella propria stanza entro le 10:00 di sera.
 
Regola numero 4:
Una volta a settimana si deve effettuare un colloquio di un’ora con uno psicoterapeuta. Come per le lezioni eccezion fatta è la malattia. Ogni infrazione verrà punita.
 
Regola numero 5:
Non è consentito fumare o consumare alcolici, tantomeno droghe. Se si viene sorpresi a compiere una delle azioni non consentite, ci sarà una punizione.
 
Regola numero 6:
Il rispetto dell’altro è alla base della Wammy’s House.
 
Regola numero 7:
Quando L intende mettersi in contatto con i ragazzi, questi dovranno recarsi nell’aula magna.
 
Regola numero 8:
È severamente proibito l’uso di macchine fotografiche, tanto quanto è proibito possedere armi di alcuna natura. Se si viene trovati in possesso di una di queste due cose, si verrà puniti.
 
Osservi il volto dell’uomo frastornata dallo spiegamento di quel regolamento che puzza di gabbia e oppressione. Roger sembra non fare caso al tuo disappunto, probabilmente la tua faccia sgomenta non si discosta da quella assunta dai ragazzi che prima di te hanno ricevuto le regole. Sposti i grandi ed infossati occhi grigi verso Viky, che ti sorride rassicurante.
-Non è così terribile come sembra. Far parte della Wammy’s House è un onore Áine, voglio dire… Ái- stringe la tua mano torturata dall’ansia con la sua, tornita e rassicurante, -Questa è stata la mia casa per anni-
La donna assottiglia gli occhi scuri quando nota il tuo naso arricciarsi dallo stupore.
-Hai delle domande da farmi?- ti chiede Roger, interrompendo così lo scambio muto di sguardi con Viky.
-Solo una- Punti le pupille plumbee sul tuo nuovo tutore, -Chi sarebbe questo L?-
 
La tua nuova stanza è ampia e soleggiata e specularmente divisa in due ambienti, ricreati per accogliere due persone. Dall’accumulo di libri, vestiti e suppellettili deduci che è già occupata da un’altra persona, che presto diverrà la tua compagna nel condividere il tuo unico spazio di privacy. Ti siedi sul letto dopo che Viky e Roger hanno lasciato i tuoi bagagli accanto al tuo letto. Passi le dita esili nei capelli rossi e reprimi un sospiro fra le labbra morbide, che contrastano di netto il colore pallido del viso; presto la donna che risulta essere l’unico contatto con il tuo passato ti lascerà sola, a lottare coni mostri che ti ricordano che tuo nonno è morto, che la tua vita ha sterzato brutalmente in un’altra direzione, che sei sola a rimboccarti le maniche e ricominciare.
Cara, è la fine.
-Appena avrai sistemato le tue cose verrai con me, ti presenterò ai tuoi nuovi compagni-
La voce di Roger arriva perentoria alle tue orecchie, non puoi fare altro che annuire ed incurvarti ancor più nel tuo corpo che soffre per i dolori del flusso che scivola bastardo dal ventre.
 
-Ascoltatemi bene, voglio silenzio assoluto. Ehi, silenzio!-
Le voci dei ragazzi oltre la porta non sembrano sopirsi nonostante il tono autoritario di Roger; per la prima volta da giorni sorridi appena, forse tutte quelle regole che ti hanno terrorizzata non sono poi così ferree, pensi mentre stropicci le mani una nell’altra ed attendi di essere chiamata nell’aula.
-Oggi è arrivata una nuova ragazza, che sono certo accoglierete con gentilezza, non è vero?- Roger non sembra molto sicuro e questo ti strappa il flebile sorriso che ti imporpora il volto. Ma almeno è riuscito a catturare l’attenzione dei ragazzi, che si sono ammutoliti di botto. L’uomo si schiarisce la voce
-Entra pure-
Ti sbrighi a cercare lo sguardo di Viky al tuo fianco, che piega le sue labbra sottili in un sorriso e ti incita ad entrare nell’aula.
-Vi presento Ái. Siate gentili con lei e ricordatevi il motivo per cui ognuno di voi si trova alla Wammy’s House.-
I tuoi occhi scorrono rapidi la decina di ragazzi e ragazze seduti davanti a te e che ricambiano il tuo sguardo fugace, incuriositi da quella novità. Noti con disappunto che il numero di ragazze è ben inferiore a quello dei ragazzi, infatti ne scorgi solo tre, ma l’imbarazzo non ti permette di soffermarti su nessuna di loro e rapida ti affretti a rivolgere la tua attenzione all’insegnante dietro la cattedra, un uomo basso e corpulento, con una calvizie incipiente ma con un sorriso caldo, che ti fa cenno di sederti in uno banco nella penultima fila. Rivolgi un ultimo sguardo a Viky, in piedi oltre la porta, che ti sorride e ti saluta con la mano, bisbigliando che vi rivedrete presto; con coraggio ti sposti rapidamente nel banco indicato e affondi sulla sedia in silenzio.
Quando Roger si congeda la lezione di fisica del professor Bumb riprende, per cui estrai un quaderno e l’astuccio dalla borsa a tracolla abbandonata al tuo fianco e cerchi di capire quale sia l’argomento trattato. Senti bisbigliare tutt’intorno a te e questo ti innervosisce a tal punto che affondi gli incisivi nel labbro ed inizi a passare la mano dietro la nuca con nervosismo.
-Che razza di nome è Ái?-
La voce arriva alle tue spalle come un sibilo fastidioso. Non rispondi e non ti volti, eppure quello che sei certa essere un ragazzo, dato il tono profondo, insiste nel voler attirare la tua attenzione –Non ti hanno insegnato l’educazione?-
A quel punto inclini il capo quanto basta per spiare quel viso incorniciato da un lungo caschetto biondo ed una frangia folta che arriva a sfiorare un paio di grandi occhi chiari. Quel ragazzino che avrà su per giù la tua età ciondola sulla sedia con trascuratezza, eppure non smette di tenere quegli occhi gelidi su di te, mentre la bocca si inclina in un angolo del viso con sfrontatezza.
-Dai amico, è appena arrivata, dalle il tempo di respirare un po’.-
Sposti la tua attenzione sul ragazzino seduto al suo fianco. Ringrazi dentro di te che quello sia intervenuto e gli accenni un sorriso prima di girarti e tornare a guardare il tuo quaderno ancora candido.
-Oh andiamo Matt, volevo solo fare un po’ di conversazione con la rossa- mastica ancora quella voce dietro di te.
-Se ritieni noiosa la mia lezione puoi anche uscire, Mello. Non sarò di certo io a rimpiangere la tua assenza- Il tono ironico del professore ti provoca un ghigno divertito ed improvvisamente ti rilassi.
-In realtà si professore, mi annoia terribilmente la lezione di oggi, il programma è per ritardati e nessuno di noi, teoricamente, lo è- Lo incalza il ragazzino biondo.
Ovviamente il professor Bumb si premura di cacciare questo Mello fuori dall’aula; senti il rumore della sedia spostarsi con vigore e non puoi fare a meno di sbirciare questo ragazzo avviarsi alla porta svogliato. Prima di uscire però ti lancia un’occhiata gelida, che contrasta con il suo ampio sorriso. Quegli occhi ti imbarazzano a tal punto che inclini il viso verso il quaderno con un movimento deciso, intenzionata a non tornare a guardare quel ragazzo che senti lasciare l‘aula ridendo, tantomeno nessuno degli altri presenti, di cui senti il peso dello sguardo sulla nuca.
 
Benvenuta alla Wammy’s House, Áine O’neill.
 
 
Ciao a tutti meravigliosi lettori! Sono tornata nel mondo di Death Note! Yup! Dopo una breve pausa a seguito della conclusione di “Come Arance nel Deserto” (per chi di voi ha già letto quella storia: bentornati! Per i nuovi: benvenuti!), mi sono ritrovata oggi a buttare giù questa storia, con una nuova inedita protagonista che questa volta non avrà a che fare con L, bensì con la generazione dei giovani. Non so dove mi porterà e non so quanto riuscirò a stargli dietro, ma spero con tutto il cuore che questo prologo vi abbia incuriositi; se dovessi riscontrare pareri positivi tenterò di portarla avanti nel miglior modo possibile, promesso! Per ora c’è poco da dire: vi invito a recensire, così da farmi sapere cosa ne pensiate. Intanto vi abbraccio e vi mando un morsetto al sapor di cioccolato.
D.

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Capitolo 2
*** Crescere, sperimentarsi, conoscersi ***


 
CAPITOLO I
Crescere, sperimentarsi, conoscersi
 
Era davvero un giorno di merda. Non voleva fare altro che tornare in camera sua finita quella lunghissima lezione, invece fu costretto ad eseguire gli ordini del professore, ordini che avevano stravolto totalmente i suoi piani di rinascita pomeridiana.
-Ehi tu! Ái!-
La ragazzina che camminava ricurva lungo il corridoio si arrestò e si voltò lentamente verso di lui; Matt riuscì finalmente ad inquadrarla: i capelli rossi e lucidi non superavano il mento e ricadevano a ciocche disordinate, due grandi occhi chiari, grigi e un po’ infossati in cerchi rossi, un nasino all’insù e le labbra morbide e rosse, il tutto su un corpicino immaturo, esile e bassino, ma il fatto che la ragazza fosse vestita praticamente come lui lo fece ridere.
-Che cazzo ti ridi?- se ne uscì lei affilata e rigida, mentre gli occhi chiari non si scostarono mai dai suoi. In un attimo la risata del ragazzino sfumò e sul viso apparse un’espressione basita.
-Non c’è bisogno di reagire così sai? Mi è venuto da ridere perché…- si indicò e poi puntò il dite verso di lei a segnare i vestiti che indossava. La ragazzina parve non capire, forse non era così tanto intelligente come ci si sarebbe aspettati da una nuova ammessa alla Wammy’s House.
-Beh?-
-Io…ok lascia perdere, comunque ciao, io sono Matt- Allungò una mano nella sua direzione, ma lei non ricambiò, si limitò ad affondare le mani nelle tasche dei pantaloni aderenti.
-Sai già come mi chiamo, comunque ora devo andare-
Ái si voltò e riprese a camminare lungo il corridoio.
-Aspetta!-
La ragazzina si bloccò e fece roteare gli occhi al cielo, prima di voltarsi nuovamente verso di lui.
-Non ho affatto voglia di essere insultato te lo assicuro, ma il professor Bumb mi ha caldamente incitato a starti dietro per spiegarti a che punto siamo del programma.-
Ancora un lungo sguardo muto, poi la ragazzina gli dette nuovamente le spalle.
-Grazie ma non ne ho affatto voglia, non oggi.- e così riprese a camminare.
-Ti vuoi già beccare una punizione?! Ma che ti dice la testa?- Matt affrettò il passo per affiancarla, così lei si bloccò un’altra volta e puntò i grandi occhi grigi in quelli di lui.
-Senti la mia vita è appena stata stravolta. È il mio primo giorno in questa merda di posto e a stento mi ricordo come diavolo sono finita qui; non mi frega un cazzo delle punizioni, voglio solo essere lasciata in pace, almeno per oggi. Di pure al professore di punirmi, non mi interessa. Ciao Matt.-
Matt rimase immobile ad osservare la ragazzina allontanarsi, poi alzò una mano con un gesto eloquente, -Fanculo, fai un po’ come ti pare.- si voltò e prese a camminare in direzione della sua stanza, mani in tasca e speculare postura di Ái.
 
Quando entrò nella stanza, Ái notò una ragazzina seduta sul proprio letto, ricurva su un quaderno intenta a disegnare. Accortasi della sua presenza quella alzò il capo e le code in cui aveva intrecciato i capelli chiari frustarono appena l’aria; il volto immaturo le regalò un gran sorriso, lasciò il quaderno aperto sul letto e si alzò.
-Ciao, benvenuta nella Wammy’s House!- disse con tale entusiasmo da lasciare basita Ái, che chiuse delicatamente la porta dietro di sé.
-Ciao…tu saresti…?-
-Io sono Linda, abbiamo frequentato la lezione insieme, ma non credo tu mi abbia notata.- Ancora un sorriso che portò Ái a grattarsi la nuca imbarazzata.
-Già…quindi divideremo la stessa stanza immagino-
Linda si guardò intorno e poi tornò a puntare gli occhi caldi su di lei
-Beh, direi di si. Allora che ne pensi?-
-Che ne penso di cosa?- Chiese Ái, che intanto si era seduta stancamente sul letto.
-Ma della Wammy’s House! Vedrai ti troverai benissimo, questo posto è fantastico e se ti trovi qui devi esserlo anche tu, sicuro! Ti hanno fatto il test d’intelligenza prima di mandarti qui, giusto?-
Ái era frastornata dall’entusiasmo di quella ragazzina bionda che non la smetteva di parlare. Le erano state spiegate alcune cose, tra cui la più importante, ovvero che la Wammy’s House ospitava orfani con intelligenza sopra la media; lei si era sempre sentita su un gradino superiore ai suoi coetanei, nonostante tutto non le era mai balenato per la testa di potersi meritare un posticino fra i plusdotati, proprio no. Rispose monosillabica alla raffica di domande che Linda vomitò una dietro l’altra e quando finalmente quella si placò, Ái si alzò dal letto e si guardò intorno.
-Senti Linda, sono davvero…felice di aver suscitato tutto questo interesse, però ora vorrei fare un giro, non ho visto praticamente nulla di questo posto, quindi scusami ma…-
-Ti accompagno!- esultò Linda che si avvicinò a lei ed Ái notò con amarezza che la raggiungeva in altezza nonostante sembrasse più piccola di lei. Sospirò sconfitta ed alzò appena le spalle.
-Fai come credi, ma non ce n’è bisogno…-
-Ma figurati! Dobbiamo aiutarci qui, con me vicino eviteranno di assaltarti come fossi un animale da circo ed intanto potrò spiegarti un po’ come funziona qui, su andiamo!-
Linda la spinse per le spalle verso la porta. Odiava essere toccata da persone con cui non aveva confidenza; quel tipo di contatto indesiderato poteva scatenare in lei un impeto violento, per cui fece un grande respiro e tentò di resistere, di certo colpire la sua nuova coinquilina non sarebbe stato un buon biglietto da visita.
 
Come sbagliarsi? Quando Matt entrò nella sua stanza trovò l’amico seduto scomposto sul letto, immerso nella lettura di un voluminoso tomo di filosofia, mentre sgranocchiava come suo solito una tavoletta di cioccolato.
-Devi sempre esagerare, vero amico?- Disse Matt alludendo all’episodio successo poco prima in classe; si gettò sul letto con il gameboy stretto tra le mani, tutto sommato i suoi piani per il pomeriggio non erano andati in fumo. Mello non rispose, si limitò a scostare gli occhi dal libro per lanciare uno sguardo fugace all’amico e poi tornare ad immergersi nella lettura.
-Comunque la nuova è un’altra matta. Il professore pretendeva che le dessi ripetizioni già da oggi, ma a quella è fregato meno di zero- Masticò il ragazzino, già immerso in una partita del suo videogioco.
-E tu non hai insistito?- La voce di Mello arrivò da dietro le pagine del libro.
-Scherzi? Affari suoi se vuole rimanere indietro e beccarsi una punizione. Sai quanto me ne frega!-
-Quindi non sappiamo quale sia il suo livello- Continuò Mello. Matt intuì dove l’amico volesse andare a parare.
-Non mi è sembrata molto sveglia, quindi non devi preoccuparti secondo me, nessuno ti ruberà il podio-
Con un colpo brutale i denti del ragazzino biondo staccarono un pezzo di cioccolata.
-Nessuno tranne Near, ovviamente- aggiunse Mello con amarezza. Matt sospirò ed abbandonò il gioco, convinto del fatto che quella conversazione lo avrebbe distratto.
-Eddai Mello, possibile sia il tuo unico chiodo fisso? Voglio dire ti ammazzi di studio, sei capace, più intelligente della media di tutti noi, vuoi farla finita con questa storia di Near?-
Mello trattenne la tavoletta tra gli incisivi e chiuse il libro con forza, poi puntò le iridi gelide in quelle dell’amico ed accantonando momentaneamente l’argomento ‘Near’, lo incalzò,
-Il fatto che non ti sia sembrata particolarmente sveglia potrebbe derivare dal fatto che se è arrivata qui oggi, magari è appena emersa da un trauma, no? Non ci vuole un genio per supporlo. Mi meraviglio di te, basarti su una prima impressione.-
Matt sbuffò e si mise seduto abbandonando definitivamente l’idea di tornare a giocare.
-E sentiamo genio, che cosa me ne dovrebbe importare secondo te?-
-Importa a me. Stai dietro alla ragazzina-
-Ehi non sono mica un pupazzo!-
-Ma è a te che il professor Bumb ha chiesto di seguirla nello studio.- concluse Mello, spiegando un sorriso. Matt arricciò il naso e passò una mano tra i capelli castani.
-Ok ho capito!- Si alzò svogliatamente –‘Fanculo anche a te Mello- alzò il dito medio verso l’amico, prima di uscire dalla stanza e sbattere la porta con stizza. Mello sorrise compiaciuto ed infine tornò ad immergersi nella lettura.
 
-Senti un po’, non ci saranno pause dalle lezioni? Voglio dire, fra poco sarà luglio…- Ái aveva passato l’ora successiva a reprimere l’istinto di soffocare la sua nuova coinquilina che le mostrò ogni ala dell’edificio accompagnando la vista con lunghissime spiegazioni e, di tanto in tanto, si bloccava per rivolgere alla nuova arrivata qualche domanda troppo personale. Nel giro di pochissimo tempo Ái aveva capito che Linda aveva 12 anni, che amava disegnare, ascoltava musica classica e pop, informazione che le costò un brivido, che i suoi genitori erano morti anni prima durante il deragliamento di un treno e che era figlia unica, proprio come lei. Quando arrivarono in quello che aveva l’aria di essere un grande refettorio Linda si arrestò ed arrossì davanti alla vista di un ragazzino che ad Ái apparve come un fantasma: ricurvo a terra in un fagotto di vestiti bianchi, senza scarpe, il bambino arricciava una ciocca di capelli chiarissimi intorno alle dita mentre sembrava immerso a completare un grande puzzle davanti a lui. La rossa fece correre lo sguardo dal bambino alla compagna di fianco a lei, che mosse solo un passo nella direzione di lui e parlò dopo essersi schiarita la voce.
-Near, perché non esci a giocare fuori? C’è un clima fantastico!-
il bambino non si mosse, si limitò a far scattare gli occhi profondi come buchi neri verso le due, soffermando per un attimo l’attenzione su Ái, che deglutì imbarazzata, per poi tornare a concentrare la propria attenzione sul puzzle.
-Sto bene qui, grazie Linda.- rispose meccanicamente quello che aveva l’aria di essere un bambino pieno di problemi, penso Ái.
-Come…come vuoi. Ci vediamo più tardi- balbettò Linda ancora rossa in volto, poi afferrò il polso di Ái e la trascinò fuori.
-Quello è Near- spiegò una volta tornate sul corridoio –Senza ombra di dubbio lo studente più intelligente e brillante della Wammy’s House, se non vogliamo contare Mello- si affrettò a dire concitata.
-Mello? Quel ragazzino con il caschetto che è stato buttato fuori dall’aula?- chiese per la prima volta realmente incuriosita da qualcosa a cui la biondina aveva accennato.
-Già. Mello era il primo in tutto, poi è arrivato Near e lo ha scavallato. Sono sempre in competizione, Mello non ha mai mandato giù di essere sceso al secondo posto, non lo sopporta-
Ái roteò gli occhi per guardarsi intorno.
-Ma…in competizione per cosa?-
Linda guardò la ragazzina come fosse un alieno.
-Come per cosa? Ma per diventare il successore di L, è ovvio! Ma non sai proprio niente?-
-Beh quel tipo, Roger, mi ha spiegato che L è il più grande detective del mondo e che pare sia uscito proprio da questo istituto, però non ha aggiunto molto, si è affrettato a scaraventarmi in aula dicendo che ci sarebbe stato tempo per le spiegazioni-
Uscirono in cortile e sedettero su una panchina attirando lo sguardo dei bambini curiosi che stavano giocando a pallone.
-La Wammy’s House è stata fondata da un uomo che noi conosciamo come Watari- prese a spiegare con puntualità snervante Linda, con voce piatta come stesse leggendo ad alta voce –Istituto che accoglie ragazzi rimasti orfani ma con spiccate capacità intellettive. Il grande L è uscito da questo istituto e in pochissimo tempo è diventato il detective più famoso al mondo! Ci crederesti mai? È per questo che noi ci troviamo qui-
Ái fissò Linda con le labbra schiuse dallo stupore, attendendo che la ragazzina continuasse a parlare, cosa che si affrettò a fare –Ci stanno formando per diventare i suoi successori, o comunque per impiegare le nostre capacità per compiere qualcosa di grande! Hai capito ora?-
Tutte quelle informazioni le fecero salire un forte senso di nausea. Suo nonno era appena morto lasciandola sola al mondo ed ora si trovava immersa in una realtà totalmente surreale, in cui aveva avuto accesso, a quanto pare, perché particolarmente intelligente. Era un po’ troppo da digerire tutto insieme e stava proprio per ribattere quando venne interrotta da un colpetto di tosse.  Le ragazzine spostarono lo sguardo su di Matt, in piedi davanti a loro che le guardava indispettito.
-Ciao Matt! Che ci fai qui?-
-Ciao Linda- Matt tornò ad inchiodare lo sguardo su Ái che non sembrava affatto contenta di quella visita.
-Che vuoi ancora?-
-Devi venire con me, non ho voglia di beccarmi la ramanzina di Bumb ok?-
Lo sguardo accigliato di Linda correva da l’uno all’altra senza realmente capire cosa stesse succedendo.
-Ne abbiamo già parlato mi pare…-
-Guarda, a me non interessa quello che hai da dire, so solo che devo starti dietro, non rendermi le cose così difficili, va bene?-
-Ma che succede…? Ái?- Linda seguì con lo sguardo la ragazzina alzarsi sbuffando.
-Pare che debba mettermi subito in pari con il programma e che lui sia designato a beccarsi il compito di farmi da tutore-
-Ah…capisco, beh ci vediamo per cena allora…-
Ái scrollò le spalle –Si, ok…ci si vede dopo- ed anticipò i passi di Matt che non riusciva a credere di averla convinta in così poco tempo.
 
-Senti, se ti sto venendo dietro è solo perché so benissimo che altrimenti mi daresti il tormento tutto il giorno-
Matt ispezionò il viso della ragazzina che non sembrava affatto dedicargli attenzioni, prediligendo il pavimento che stavano calpestando.
-L’importante è che non abbia dovuto insistere, detesto insistere, ho cose più importanti da fare che perdere tempo a lottare contro i mulini al vento-
Ái non rispose, si limitò a seguire i passi di Matt, che trovarono una pausa davanti ad una porta, che quello aprì svogliatamente.
-Vieni, questa è la mia camera-
La ragazzina lo seguì, ma una voce che le sembrava di aver già sentito precedette la vista.
-Che ci fate qui? Io devo studiare Matt!-
Mello inchiodò le iridi algide in quelle della ragazzina in piedi davanti alla porta, che alla sua vista sembrò sussultare appena.
-Mi spiace amico, ma anche noi. Vattene in biblioteca se proprio non vuoi rimanere qui-
Matt si era appena preso la sua rivincita nei confronti di Mello: se proprio doveva stare dietro alla nuova arrivata, almeno avrebbe recato fastidio all’amico che tendeva un po’ troppo al comando, ultimamente.
Mello ed Ái si guardarono ancora a lungo, fin quando non fu lei a distogliere lo sguardo per poi affrettarsi a chiudere la porta dietro di lei.
-Va bene veniamo alle presentazioni…-
-Lo so chi è- risposero in coro i due, che tornarono a soppesarsi con lo sguardo.
-Ok, beh…questa è la nostra stanza, ti puoi sedere lì- Matt indicò la propria scrivania, sommersa da fogli, libri e videogiochi. Lo sguardo di Ái corse ovunque nella stanza, soffermandosi sulle libreria piene di libri e fumetti, per poi guardare il caos sulla scrivania e scovare, infine, un oggetto d’interesse.
-Ehi, questo è Doom II. Grandioso!- Lo rigirò tra le mani prima di guardare Matt che sembrava stupito –Quindi è tuo?-
-Tutti i giochi che ci sono qui sono i miei!- Disse il ragazzino con entusiasmo.
-Io l’ho finito almeno 3 volte, hai anche tu il Game Boy Advance?-
-Sicuro!-
Mello si alzò spazientito e guardò i due ragazzini che si erano immersi in una fitta conversazione riguardante quegli stupidi videogiochi –Ok ora piantatela. Non dovevate studiare voi due?-
Ái si irrigidì nel sentire quel richiamo e voltandosi si ritrovò vicinissimi quegli occhi di ghiaccio, che la fissavano carichi di astio. Storse le labbra in una smorfia.
-Hai ragione, ma puoi allontanarti per piacere?- Rispose calma dopo aver ricomposto il volto in un’espressione più consona.
-Dai Mello non fare il noioso, finalmente ho trovato qualcuno a cui piace quello che piace a me!-
Mello non dette retta alle parole dell’amico, continuava a fissare dall’alto quella ragazzina che ricambiava lo sguardo senza fiatare –Problemi?-
Ái fece un ampio passo indietro ed urtò la libreria dietro di lei; sussultò e si voltò per non far cadere nulla, ma nelle mani le finì un disco che illuminò il suo volto.
-Dai, ma questa è la stanza della perdizione. Anche questo è tuo?- mostrò ‘Exciter’ dei Depeche Mode a Matt, ma la mano di Mello si affrettò a strapparglielo via,
-No! Questo è mio!- sputò infastidito il ragazzino. Ái alzò le mani,
-Calmati, volevo solo dire che è un disco spettacolare, mica volevo mangiarlo-
Matt si mise in mezzo per placare le acque –Non ti conviene toccare i dischi di Mello, sono quasi tutti della sua ragazza- Sghignazzò Matt che si beccò uno spintone dall’amico.
-Lei non è la mia ragazza!-
-Ma ti piacerebbe eh?- Lo rimbeccò divertito Matt.
-Ma che cazzo dici Matt! Soho è solo un’amica, ed è vecchia, Cristo!-
-Ha solo una decina d’anni più di te, magari aspetta qualche anno e se ci provi secondo me ci sta-
-Tu sei fuori di testa!-
-Emh…ragazzi…-
I due si voltarono verso Ái, Matt ridendo, mentre Mello con i lineamenti contorti dalla rabbia. La ragazzina indicò il libro di fisica e borbottò –Forse è meglio studiare Matt…non credi?-
 
Il pomeriggio passò più velocemente di quanto quei tre potessero immaginare. I ragazzini, con estremo disappunto di Mello, scoprirono che Ái non avrebbe avuto alcun problema a mettersi in pari con il programma, ma la rabbia si placò lentamente, perché  lo studio fu spesso interrotto dalle confidenze e dalle passioni in comune come la musica, i videogiochi, i romanzi e i fumetti. Rischiarono di fare tardi per la cena e quando Linda vide apparire nel refettorio la sua nuova compagna di stanza in compagnia di quei due, subito storse il naso e si affrettò a raggiungerla.
-Ái, vieni a mangiare vicino a me? Ti presento le altre, ti ho tenuto un posto!-
La ragazzina dai capelli rossi si voltò a lanciare uno sguardo ai due, che sbuffarono infastiditi all’arrivo di Linda. Doveva ammetterlo, aveva passato un pomeriggio divertente, in cui era riuscita a distrarsi per la prima volta dopo giorni e non aveva affatto voglia di allontanarsi dalla compagnia di quei due strambi ragazzini; così prese la sua decisione e si voltò verso la biondina.
-Facciamo domani, Matt deve finire di spiegarmi delle cose, ci vediamo dopo in camera!-
Ái si voltò e sorrise a Matt che ricambiò entusiasta, poi guardò Mello, il quale stava palesemente trattenendo un sorriso di soddisfazione e con loro si avviò ad un tavolo libero.
Linda fissò stizzita i tre allontanarsi, per cui si voltò e raggiunse il tavolo dove altre 3 ragazzine avevano osservato la scena da lontano.
-Ma che fa quella lì? Se ne va con i bulletti?-
-Matt non è un problema, ma Mello…- sbuffò Linda –Comunque domani ci parlerò.-
 
Ci volle poco per tramutare quel duo in un trio, laddove con il passare del tempo ognuno iniziò a colmare le lacune dell’altra con piccoli pezzi fragili e sottili di sé.
Con difficoltà.
Lentamente.
Ma con cura e dedizione.
Si avviò, insomma, un rapporto che dava il via alla difficile adolescenza che li attendeva. Eppure l’arrivo di Ái alla Wammy’s House sembrava scritto nel destino di Mello e Matt, che ne accolsero la presenza come si fa quando la persona che si sta aspettando ad un appuntamento appare in lontananza.
Fremendo d’eccitazione.

 
Ciao a tutti! Con questa pubblicazione lampo do ufficialmente il via alla storia. Solo un piccolo appunto: ho inserito il nome di Soho (protagonista di Come Arance nel Deserto) perché credo che le storie ad un certo punto si intrecceranno, anche solo come eventi temporali. Comunque non credo sia necessaria la lettura di Come Arance nel Deserto per chi non l’avesse letta.
Al solito attendo il vostro riscontro, recensite senza pietà!
Vi abbraccio.
D.

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Capitolo 3
*** Psycho Killer ***


CAPITOLO II
Psycho Killer
 
5 Dicembre 2003
 
Il detective L sfida ufficialmente quello che ormai si è diffuso nel globo con il nome di Kira, colui che pone fine alla vita dei criminali senza che si riesca a capire come sia in grado di ucciderli.
 Nei giorni a seguire un grande fermento domina la Wammy’s House e gli allievi, nello specifico Mello e Near, vengono spesso richiamati all’attenzione di L, che comunica con loro esclusivamente tramite uno schermo.
 
 
 
31 Gennaio 2009
 
Il gelo di questo inverno fa male alla pelle come al cuore.
Sta per nevicare, ne è certo.
Getta a terra la giacca e respira a fondo. Uno, due, tre respiri poco regolari.
Affonda le mani nei capelli e tira indietro i fili dorati con forza, mentre le pupille si perdono nel cercare la regola negli edifici cittadini che si stagliano oltre la finestra, inghiottendo cupi le strade.
Non c’è rumore.
Non sente la vita.
Solo quel grande buco che si allarga nello stomaco. I punti sono saltati via ed ora non rimane che ricucirlo. O forse sarebbe meglio sprofondarci dentro?
Rilascia i capelli e si abbandona all’abbraccio inanimato della poltrona.
Il calcio della pistola comprime le vertebre.
Devo fare da solo?
Farsi masticare e digerire ancora una volta dalla solitudine e poi rinascere, sempre più debole?
Ma ne sei davvero in grado, Mihael?
Devi cercarli. Devi trovarli.
Afferrala, questa salvezza.
 
 
 
1 Febbraio 2004
 
Mello era di cattivo umore, come accadeva sempre più spesso, ultimamente. Rimaneva chiuso per giorni nella sua stanza, immerso nello studio che totalizzava la sua attenzione, volenteroso di superare Near ad ogni costo e di fare così un’ottima impressione su L. Ma quel giorno doveva sforzarsi di uscire dalla dinamica  vorticosa della sua routine; in fondo era il compleanno di Matt, il suo amico meritava il giusto riguardo.
Ed il giorno dopo anche Ái avrebbe compiuto quattordici anni.
E con il pensiero di quegli occhi grigi incorniciati dai capelli di fuoco, Mello staccò un morso violento al suo cioccolato preferito.
 
Si era concesso un nuovo videogioco. Non capitava tutti i giorni, infatti, di compiere quattordici anni, per questo Matt aveva deciso di festeggiare in due modi: comprando l’ultima uscita di Final Fantasy ed un pacchetto di sigarette, che avrebbe consumato la sera stessa in compagnia dei suoi amici. Un sorriso soddisfatto gli colorò il viso mentre nascondeva il pacchetto nella tasca, proprio quando Roger si stava avvicinando a lui per augurargli buon compleanno.
 
Perse lo sguardo nello specchio mentre un paio di forbici erano ancora strette nella sua mano. Tutto sommato se l’era cavata egregiamente: una corta frangetta geometrica le stagliava la fronte, rendendo la capigliatura più audace. Sistemò con cura la frangia con un pettine, mentre Linda la osservava meravigliata,
-Sembri più grande così! Potresti addirittura sembrare una sedicenne, lo sai?- disse la ragazzina che accompagnava l’ammirazione per la spavalderia di Ái con ampi sospiri. La ragazzina concluse il tutto rimarcando le ciglia chiare con abbondante mascara, poi si voltò verso di Linda ed allargò le braccia,
-Che te ne pare?-
La biondina fece correre gli occhi lungo il corpo dell’amica, che aveva deciso di indossare una maglia nera dal collo strappato con un’unica frase bianca scritta sopra, ‘Love Will Tears Us Apart’*, una minigonna di jeans scuro, parigine a righe bianche e nere ed i soliti anfibi ai piedi.
-Propriamente nel tuo stile, direi.- annuì Linda che guardava ancora l’amica con occhi sognanti.
-E poi hai visto?-
Ái alzò la maglia senza pudore e mostrò un nuovo reggiseno alla compagna di stanza, che arrossì di botto.
-Eddai Ái! Non c’è mica bisogno!-
Ái sembrò non capire, quindi si afferrò le coppe del reggiseno e le strinse soddisfatta.
-Ma non hai notato nulla? Ho comprato un nuovo reggiseno! Porto la seconda coppa b ora! Ci crederesti?-
Linda trattenne una risata dovuta al gesto innocente dell’amica.
-Complimenti, un ottimo traguardo! Quindi ora sgattaiolerai un’altra volta nella stanza di quei due?-
Ái storse il naso infastidita mentre abbassava la maglia–Quei due sono miei amici, Linda, e si. Oggi è il compleanno di Matt, festeggeremo insieme a mezzanotte-
-Mezzanotte?!- Linda strabuzzò gli occhi in un gesto eloquente –Ma quindi conti di fare così tardi?-
-Rilassati, domani è domenica! Se Roger non lo saprà, non ne soffrirà- Sorrise infine, quindi davanti agli occhi ancora increduli di Linda recuperò 3 birre da una borsa sotto il letto e le nascose nel proprio zainetto.
-Va bene, ma cerca di non farti scoprire ti prego…metterò dei cuscini nel tuo letto così se dovesse entrare qualcuno non si accorgeranno della tua assenza!-
Ái scoppiò in una risata di cuore.
-Andiamo Linda! Non siamo mica in un orfanotrofio del 1900, nessuno fa le ronde qui! Scappo, ci si vede domani mattina!-
Linda seguì con lo sguardo l’amica sgattaiolare fuori, scosse la testa e tornò a disegnare.
 
-Amico, questo gioco è la fine del mondo!-
Matt era sdraiato a pancia in giù sul suo letto, galvanizzato dalla sfida che stava portando avanti con il suo game boy. Mello gli lanciò uno sguardo in tralice mentre tentava di tenere l’attenzione sulle notizie che stava leggendo sul web.
-Quel bastardo di Kira…sicuro L starà andando fuori di testa- masticò fra le labbra.
Un rintocco agitato fece vibrare la porta della stanza ed immediatamente Matt lanciò da un lato il suo game boy, evento più unico che raro, per affrettarsi a raggiungere la porta che aprì senza indugio.
-Fa fa fa fa fa, fa fa fa faaaaar better!-
Ái irruppe cantando, lanciò le braccia intorno al collo di Matt e spinse la porta dietro di sé con l’ausilio dell’anfibio,
-Bon anniversaire chérie!- disse poi con una pessima pronuncia francese.
Matt sembrò arrossire nel guardare l’amica ancora avvinghiata a lui, poi la allontanò e la squadrò dalla testa ai piedi.
-Cazzo Ái- esordì grattandosi la nuca –Stai benissimo, hai qualcosa di strano.-
La ragazza piroettò su sé stessa e si indicò la frangetta –Potrei entrare nelle Bikini Kill** con il nuovo look, non ti pare?- Poi la ragazza si sporse oltre la spalla di Matt e si scontrò con lo sguardo di Mello, cogliendolo a squadrarla, che rapidamente tornò a nascondere il capo dietro il portatile che teneva sulle ginocchia.
-Ma guarda chi c’è! Hai smesso anche di parlare ora?- Ái superò Matt e si piazzò davanti al letto di Mello, per poi abbassargli lo schermo del portatile.
-Ehi che cazzo fai?!- si apprestò a protestare minaccioso il ragazzo, ma Ái ignorò il tono aggressivo del biondo, con cui aveva ormai imparato a fare i conti e si chinò davanti al suo viso,
-Ba-sta la-vo-ro! Oggi si festeggia!- Ciò detto sfilò lo zaino dalle spalle, da cui tirò fuori le birre ed un cd, - Talking Heads:77, se non l’aveste ancora capito, nonostante il mio soave esordio in camera, questa sarà la nostra colonna sonora della serata!-
La ragazza saltellò entusiasta verso lo stereo dopo aver passato le birre agli amici; Mello fece una smorfia e si alzò spazientito,
-Davvero i Talking Heads?! Quell’album poi fa schifo, si salva solo Psycho Killer!-
Ái sorrise fra sé e saltò direttamente a quella traccia; al suono del basso che si diffondeva dalle casse cominciò a muovere ritmicamente le spalle e si girò verso i due. Matt si passò una mano fra i capelli e ridacchiò, mentre Mello la guardava con le braccia incrociate, la birra ancora chiusa in mano. La ragazza puntò gli occhi grigi in quelli di Matt e gli fece segno con l’indice di avvicinarsi; il ragazzo prese a seguirla nel movimento di spalle e si avvicinò a lei ballando. I due cominciarono a muoversi sorseggiando la birra, sotto gli occhi sottili di Mello che sbuffò e tornò verso il letto, quando si sentì afferrare il polso e fu costretto a voltarsi verso Ái, che piegò le labbra morbide in un sorriso accattivante e lo attirò cominciando a cantare assieme alla voce che usciva dallo stereo,
-I can't seem to face up to the facts, I'm tense and nervous and I…Can't relax…- Lo canzonò lei con le parole assolutamente calzanti della canzone, a cui si aggiunse Matt che si muoveva a ritmo di musica, affiancando la bocca all’orecchio di Mello,
- I can't sleep 'cause my bed's on fire…-
Ed in coro, uno appostato all’orecchio destro, l’altra al sinistro, continuarono,
-Don’t touch me! I’m a real live wire!- E fu proprio allora che Mello li scansò sbuffando, nonostante questo i due continuarono a cantare a squarciagola fin quando il brano non giunse a conclusione.
Dopo aver finito le birre Matt guardò i due ragazzi con un sorriso furbo, così estrasse dalla tasca il pacchetto di sigarette che si era procurato quel pomeriggio.
-Che ne dite, proviamo?-
Mello storse il naso raccapricciato –Scherzi? Mi fa schifo anche solo il pensiero-
Ái, seduta sul letto di Matt, sfogliava sghignazzando uno dei suoi fumetti –Ma dai! La protagonista di questo fumetto si chiama Ai***, assurdo-
-Già, ed è piatta come te, hai notato?- sputò Mello, tornato a spulciare il web dal suo portatile. La ragazza arrossì ed aggrottò le sopracciglia –Sei proprio un cretino lo sai?!-
Matt intanto aveva spalancato la finestra e si era portato la sua prima sigaretta alle labbra, di cui conseguenza scontata di quel gesto furono le lamentele del biondo. Più per infastidire Mello che l’aveva appena mortalmente offesa, che per reale interesse, Ái si alzò e si avvicinò a Matt, -Dammene una, voglio provare-
Matt sorrise e le infilò una sigaretta tra le labbra, per poi accendergliela con galanteria; ovviamente la ragazza al primo tiro cominciò a tossire seguita da Matt, anche lui scosso dai colpi di tosse.
-Siete proprio dei ragazzini, non sapete nemmeno fumarvi una sigaretta senza sputare i polmoni- Li rimbeccò divertito Mello, chino sul computer senza guardarli.
-Hanno un saporaccio- disse Ái in una smorfia, ma ritentò con un secondo tiro, con cui andò meglio.
-A me non dispiace- rispose Matt, che teneva la sigaretta fra pollice ed indice e ne aspirava nuovamente il fumo. Mello roteò gli occhi indispettito e quando i due finirono la sigaretta si espresse laconico,
-Fra 5 minuti sarà mezzanotte.- A quel punto chiuse il portatile che abbandonò sulla scrivania, per poi aprire l’armadio e tirare fuori una bottiglia di wodka con tre bicchieri, quindi richiuse l’anta con una spallata e si rivolse ai due che sembravano non prestargli attenzione.
-Ehi mocciosi, questo è il modo giusto di festeggiare, altro che birre-
Matt ed Ái si scostarono dalla finestra e lanciarono un’occhiata incuriosita all’amico, che senza aggiungere nulla allungò i bicchieri e ne colmò la metà con la wodka.
Ái allungò il naso ad annusare l’alcolico –Sembra etanolo puro- disse in una smorfia, per poi tornare a puntare lo sguardo in quello gelido di Mello, che piegò le labbra in un ghigno.
-Si vede che sei una mammoletta da gin tu-
-Gin?! Ma io ho tredici anni, non ho mai bevuto questa roba!-
Matt diede uno sguardo all’orologio e la corresse –Quattordici direi, buon compleanno!- disse entusiasta, stringendola con il braccio a sé.
-Auguri- borbottò Mello, poi allungò svogliatamente la mano con il bicchiere.
-Grazie ragazzi!- esultò Ái e anche lei allungò il bicchiere che fece scontrare nel brindisi con gli altri due.
 
I tre, dopo un paio di bicchieri abbondanti di wodka, avevano occupato il letto di Mello; Matt si era sdraiato con la testa sulle gambe di Ái, che lo coccolava carezzandone i capelli mentre si erano ritrovati immersi in una strampalata conversazione sul caso Kira; la testa di Ái aveva invece trovato conforto sulla spalla di Mello, che si limitò a non scostarsi malamente.
-Puzzi di fumo- commentò nei confronti di lei, che alzò lo sguardo verso il ragazzo ed inaspettatamente gli sorrise. Ái era solita rispondere a tono ad ogni minima provocazione del biondino, ma evidentemente la wodka aveva sortito il giusto effetto, che per Matt fu quello di rischiare un brusco crollo nel sonno da un momento all’altro, mentre gli altri due avevano abbassato le naturali difese, fosse anche solo per la vicinanza che Mello aveva concesso ad Ái e per la volontà di voler eludere il battibecco da parte di lei.
Nonostante tutto mantenere quel contatto visivo stava agitando Mello, ma essendo estremamente orgoglioso non fu di certo lui ad interromperlo, per cui ci pensò Ái, che abbassò lo sguardo e sussurrò
-Grazie ragazzi, non sapete quanto sono contenta di avervi incontrati.-
Matt non rispose, ma gli altri due poterono sentire distintamente il suo respiro che si era fatto regolate e pesante, segno del fatto che si era addormentato, per cui Mello bofonchiò con tono sommesso,
-Ti prego non fare la sentimentale, è la wodka che ti fa parlare-
Ái scostò appena il viso dalla sua spalla facendo attenzione a non compiere movimenti bruschi per non svegliare Matt, quindi tornò a puntare le iridi grigie in quelle di ghiaccio di Mello,
-Forse hai ragione, ma sai, lo penso spesso; se non ci foste stati voi la mia vita sarebbe stata un inferno.-
-Ma se non facciamo altro che litigare, sopporto la tua presenza solo perché piaci a Matt-
-Non è vero- sorrise continuando a guardarlo –Mi sopporti perché mi stimi-
-Questa è la più grande cazzata che ti ho sentito dire da quando hai messo piede qui-
-E perché mi vuoi bene-
-Mi correggo, sei riuscita a dirne una più grossa-
Ái tornò a sorridere ed infine poggiò nuovamente la guancia sulla spalla coperta dalla maglia nera del ragazzo.
-Mello-
-Che vuoi ancora?-
-A noi non importa di Near, per noi sei il numero uno.-
Il ragazzo si morse forte il labbro. Dopo un lungo silenzio in cui lo sguardo si era soffermato ovunque nella stanza, Mello la richiamò,
-Ái-
La ragazza non risposte ed il suo respiro regolare era andato sommandosi con quello di Matt.
Mello sospirò, abbandonò piano la nuca sulla parete ma fece in modo che Ái rimanesse poggiata alla sua spalla. Senza rendersene conto seguì gli amici nel sonno.
 
 
 
1 Febbraio 2009
 
La neve sembra inarrestabile nella volontà di coprire la città.
Porta l’ennesima sigaretta alla bocca che accende con gesto meccanico e si concentra a grattare il torace scoperto. Che fuori ci sia la tempesta non importa, perché il tepore dell’appartamento fumoso e deserto lo avvolge.
Si avvicina al tavolo e colma il bicchiere di whisky.
Un sorso.
Un tiro di sigaretta.
È dalle cinque del pomeriggio che non fa altro.
Che fai, reprimi la smania?
O forse vuoi affogare?
Sono le undici di sera e dall’appartamento a fianco può sentire distintamente la televisione dei vicini che trasmette chissà quale film.
Si trascina svogliato alla finestra. Quanta neve, quanta desolazione.
Toc toc.
Quei colpi sordi lo fanno sussultare. Si volta verso la porta e si chiede se abbia sentito bene.
Toc toc toc.
Un altro sorso di whisky, così con il bicchiere in mano e la sigaretta stretta fra le labbra si avvicina alla porta. Occhio sullo spioncino e stupito si ritira.
Sente il cuore battere con inusuale irregolarità mentre cauto schiude la porta.
Quei capelli rossi che riconoscerebbe tra milioni di persone sono coperti di soffice neve.
E le iridi grigie si scoprono su battiti lenti di ciglia.
E giù a colmare il viso, la bocca rossa si piega incerta in un angolo.
Chiusa nel suo fagotto nero lo guarda dal basso.
-Buon compleanno-
L’appartamento si fa subito più caldo quando anche lui piega la bocca che trattiene la sigaretta in un sorriso. Si sposta e la lascia entrare, richiudendo poi la porta con il piede.
Colmo di felicità.

 
*Love will tears usa part – Joy Division
**Bikini Kill: gruppo musicale rock di orientamento femminista
***Riferimento al manga Video Girl Ai

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Capitolo 4
*** Infirmìere ***


CAPITOLO III
Infirmière
 
Ho bisogno di te come di un’infermiera
Che tu ripari la mia testa e i miei sentimenti che non funzionano più bene
Che tu rifaccia i miei stock di seratonina
Che tu mi dica
Che non è niente.
 
(Infirmière – Fauve)
 
 
12 Luglio 2004
 
Era successo quello che nessuno si sarebbe mai augurato, nello specifico si era avverato il grande incubo di Matt ed Ái: la ragazza aveva superato tutti gli studenti, compresi Mello e Near, all’ultimo test di psicologia. Quella era l’unica materia in cui la ragazza riuscisse davvero bene, insomma la naturalezza con cui affrontava le difficoltose pagine dei libri di testo non era di certo la stessa con cui si approcciava alle altre materie. A lei non importava affatto in realtà; da quando era arrivata alla Wammy’s House, poco più di un anno prima, l’unica cosa di cui aveva premura era cercare di stare il meglio possibile. I suoi attacchi d’ira erano diminuiti, era riuscita a farsi degli amici che riteneva fantastici anche se un po’ eccentrici e delle volte assolutamente insopportabili, aveva una buona compagna di stanza dalla parlantina facile, per cui spesso e volentieri non si sentiva nemmeno obbligata a parlare per forza, tanto c’era Linda a farlo per entrambe. Persino la sua repellenza fisica nei confronti del genere umano era calata ai minimi storici; quelli erano tutti segnali del fatto che la Wammy’s House fosse un luogo perfetto per lei, per cui il suo interesse per lo studio era proporzionale alla necessità di non farsi cacciare dall’istituto, di certo non puntava ad essere la numero uno ed ottenere così il posto tanto agognato da Mello come successore di L.
Ma che cosa ci poteva fare se studiare psicologia le riusciva bene?
Non si era impegnata più del solito, al contrario sapeva che se la sarebbe cavata comunque anche non approfondendo, per cui rimase stupita come tutti quanti quando ricevettero i risultati dei test.
Quando passò accanto a Near, chino a terra che si arrotolava una ciocca di capelli chiari mentre puntava tutta la sua attenzione su una pila di dadi, sussultò quando il ragazzino si rivolse a lei.
-Complimenti, Ái.- Disse semplicemente, con la sua solita voce monocorde ed il suo sguardo assente dalla realtà.
-Emh, grazie Near.- si limitò a dire lei con imbarazzo, non avendo mai costruito nessun genere di rapporto con quel ragazzino visto l’odio che Mello provava nei suoi confronti.
A proposito del biondino: dopo che i risultati del test erano stati esposti e gli studenti si erano ammassati intorno alla teca per scoprire i punteggi, quando il primo studente disse ‘ehi, questa volta Ái ci ha battuti tutti!’, Mello si voltò con gli occhi sgranati verso la ragazza che guardava a debita distanza la teca con la bocca semi aperta in un’espressione di incredulità; i due rimasero a guardarsi lungamente ed Ái sperò con tutta se stessa che lui non esplodesse in un gesto d’ira, eppure le sue speranze vennero gettate all’ortiche, perché Mello ad un certo punto si voltò a dare un calcio ad una sfortunata sedia posta nel corridoio e scappò via, seguito da Matt.
Far arrabbiare uno dei suoi unici due veri amici era l’ultima cosa che avrebbe voluto, ma non sapeva proprio come rimediare; era infastidita da tutte quelle persone che si complimentavano con lei, in quel momento odiava se stessa per essersi applicata troppo nella stesura delle risposte. Era una cosa stupida? Si. Non aveva nessun genere di colpa, le disse Linda quando le due rientrarono in camera ed Ái aveva iniziato a fare su e giù per la stanza, cercando ad alta voce una soluzione per far rabbonire Mello.
-Ora piantala! Dovresti solo essere fiera di te insomma! Hai superato tutti, persino Near ti ha fatto i complimenti, che cosa ti importa della reazione di quel pazzo?-
-Mello non è pazzo!- Rispose furiosa Ái che aveva preso a gesticolare freneticamente con le mani –Anche io mi incazzerei a morte se fossi dotata dell’intelligenza di Mello e mi ritrovassi sempre al secondo posto!-
-Tu lo sopravvaluti Ái!-
-Questo non è vero!-
-E invece si- la rimbeccò la bionda –Mello è un folle spocchioso, violento e pieno di sé e dovresti capirlo per una buona volta! Non vedi cosa combina? Non possiamo tutti quanti vivere nel terrore delle sue reazioni sconsiderate ogni volta, è insostenibile!-
-È solo molto emotivo, tutto qui.- Tentò di giustificarlo ancora lei, ma l’unica cosa che ottenne fu far scuotere il capo a Linda, ormai sfiancata dalla resistenza dell’amica nell’accettare l’evidenza.
- Ái, ascoltami bene. Ognuno di noi ha le proprie capacità. Tutti noi, nessuno escluso, ha un quoziente intellettivo molto più alto della media, altrimenti non saremmo qui lo capisci? Mello non è di certo migliore di noi, è solo più presuntuoso e arrogante.-
-Davvero sei tu a dire questa cosa Linda? Proprio tu che hai posto Near su un piedistallo quasi fosse una divinità?-
Linda arrossì con evidenza e prese a farfugliare concitata –Near è diverso, lui è…geniale ecco.-
-Near non è più geniale di quanto non lo sia Mello! Semplicemente ha lo spessore emotivo di un cucchiaino e di certo questo lo aiuta nella resilienza allo studio! Cazzo Linda, sei accecata dal sentimento.-
A quel punto Linda si alzò dal letto e si avvicinò minacciosa ad Ái,
-Invece te no? Ma guardati! Ti sottometti come un tappetino, ogni cosa che dicono o fanno Mello e Matt per te è legge, ma mentre Matt è abbastanza innocuo Mello è pericoloso Ái!-
Per la prima volta dopo molto tempo Ái tornò a vedere rosso; non si rese nemmeno conto di aver spintonato l’amica prima di vederla barcollare. Ma si era spinta troppo oltre.
-Mello non è pericoloso!-
Linda la guardò con occhi sgranati, ma poi si appellò a tutto il suo buon senso e decise di mantenere il controllo, seppur verbalmente attaccò di nuovo –Dici di no? Ma guardati, guarda come stai reagendo. Io sono tua amica Ái, ma non ti permetterò una seconda volta di mettermi le mani addosso per colpa di quell’idiota.-
Le mani di Ái tremavano nell’atto di reprimere la voglia di prendere a pugni la ragazza che aveva davanti. Un salvifico bussare alla porta prevenne la catastrofe imminente e ancora tremante di rabbia Ái si avviò verso di essa e la aprì con violenza.
-Che cazzo vuoi Matt?!-
Il ragazzo fece correre gli occhi dall’amica a Linda, ancora in piedi a braccia conserte.
-Ciao anche a te Ái, felice di vederti- il ragazzo spiegò le labbra in un sorriso che scoprì i denti candidi e subito Ái si rilassò, di certo non voleva discutere anche con Matt e per fortuna l’amico aveva l’ottima capacità di calmare i suoi picchi d’ira ancor meglio di una buona dose di xanax.
-Su, entra- borbottò lei facendogli posto.
-Ho interrotto qualcosa?- Chiese lui dopo essersi seduto sul letto di Ái con naturale confidenza.
-Per fortuna che sei arrivato tu, la tua amica stava per uscire totalmente di testa- sibilò Linda, prima di sedersi sul proprio letto.
Matt alzò gli occhi blu verso Ái che ciondolava in piedi davanti a lui, quindi allungò una mano ad afferrarle il polso e la tirò a sé, così lei gli sedette accanto sbuffando.
-Ehi bellezza, speravo fossi contenta del risultato del test! Invece arrivo qui e ti vedo sprigionare scintille dagli occhi.-
Ái fulminò con lo sguardo Linda che ancora la guardava stizzita, poi rintanò la testa nell’incavo tra il collo e la spalla di Matt, che prese a carezzarle i capelli.
-Non sono arrabbiata- borbottò sul suo collo.
-Strano, mi sembrava proprio il contrario- disse allegro lui continuando a coccolarla.
-Guarda che scena che stai facendo, certo che sei arrabbiata!- Sputò Linda, giustamente su tutte le furie –Abbiamo appena litigato per colpa del tuo amichetto, Matt. Ái è così terrorizzata dalla sua reazione che si sta colpevolizzando per essere stata la prima nell’ultimo compito di psicologia.-
-Non sono terrorizzata!- Disse alzando la testa di scatto, ma la mano di Matt la spinse di nuovo verso la propria spalla con delicatezza, dove lei tornò a rifugiarsi.
-Lo sai come è fatto Mello, gli passerà vedrai- disse il ragazzo con tono rassicurante.
-Mi spiace per lui…- borbottò di nuovo lei che raccoglieva ben volentieri le carezze di Matt.
-Sei solo una ragazzina viziata quando fai così e tu Matt non dovresti assecondarla! Così non fai altro che farmi fare la parte del genitore cattivo lasciando a te quello del buono- Linda mantenne le braccia conserte ed una voce carica di astio. Matt scoppiò a ridere nel sentire quel paragone e poi strinse a sé Ái che lanciò uno sguardo in tralice a Linda e poi le fece una smorfia, mentre stringeva le braccia dinoccolate attorno alla vita sottile del ragazzo.
-Oh fai un po’ come ti pare Ái, io ti ho detto la mia! Tu e quel tuo amico, sempre pronti a mettervi al centro dell’attenzione!- Linda si alzò di scatto –Vado in biblioteca a studiare.- ed uscì sbattendosi la porta dietro. A quel punto Ái alzò lo sguardo e sorrise all’amico che chinò il viso per ricambiare lo sguardo.
-Che hai fatto per farla arrabbiare tanto?-
-Ho offeso Near- sorrise vittoriosa lei.
-Secondo me non hai solo offeso Near, non me la conti giusta.- Matt premette un dito sul naso della ragazza, la quale lo arricciò istantaneamente e poi sbuffò –L’ho anche spintonata.-
- Ái non devi farlo!-
-Lo so, lo so! Ma è più forte di me, non riesco proprio a trattenermi certe volte- mise su un finto broncio che Matt riconobbe subito come tale, ma proprio non resistette ad assecondarla.
-Va bene, ma cerca di trattenerti la prossima volta, sono sicuro che Linda ti vuole bene e dice quel che dice solo per farti tornare in te.-
-Ma ha detto che Mello è pazzo!-
-Beh, Mello è pazzo.- sottolineò consapevolmente rilassato Matt che era tornato a carezzarle la testa.
-E che è violento…e pericoloso!- bofonchiò Ái.
-È innegabilmente violento, si. Ma che ti importa di quello che dice Linda? Mello è…Mello. A noi va bene così, no?-
-Mh…non voglio che si offendano le persone a cui tengo.-
-E di me che dice?- chiese curioso lui.
-Tu sei a posto, il problema di Linda è solo Mello- Rispose Ái mentre tornava a stringersi a Matt.
-Già, è anche il nostro problema, non è così?-
Ái tornò a puntare le pupille circondate dalle iridi grigie in quelle di Matt –Che intendi?-
-Niente…- Poi la scostò delicatamente –Senti un po’: questa sera dopo cena andiamo sul terrazzo di nascosto, ho recuperato il Gin- Matt concluse strizzandole l’occhio.
-Sicuro che Mello non mi picchierà?-
-Ma piantala, ci sono io a difenderti!- I due ragazzi scoppiarono a ridere all’unisono e per un altro po’ rimasero a coccolarsi.
 
 
12 Luglio 2006
 
L’aria calda arriva come un phon a scaldare l’atmosfera. Si era ripromesso di trovare la sua abitazione e finalmente la ricerca aveva dato i suoi frutti. Nonostante il sole sia tramontato una forte umidità ricopre la campagna, rendendo respirare quasi insopportabile, eppure non gli importa, l’unico suo scopo e varcare quella soglia e ritrovare i suoi occhi.
La sua assenza si era rivelata impossibile da sopportare, molto più di quanto avrebbe mai immaginato.
Il cancello della villetta è socchiuso e da questo un breve viale conduce al portone di legno. Il cuore comincia a battere più forte del previsto, perché dalle finestre esce flebile una luce calda e quello può voler dire solo una cosa: la casa è abitata.
Gli anfibi percorrono il viale con passo incerto. Cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto?
Ormai è davanti al portone. Si gratta il mento distrattamente e poi lo fa. Le nocche si scontrano sul legno una, due, tre volte.
Attende.
Un’attesa sfiancante ed interminabile.
Nessun rumore, aspetta, sente dei passi.
Poi il silenzio. È dietro la porta, potrebbe sentire la sua bocca sfiorare il portone mentre lo fissa dallo spioncino.
Silenzio.
Il rumore di una chiave che gira nella serratura rompe quell’attimo di attesa e poi, pianissimo, il portone si apre a lui facendola apparire come un miraggio, anche se non è passato che qualche mese dall’ultima volta che l’ha vista.
Deglutisce e la bocca si piega involontariamente in un sorriso quando lei punta i grandi occhi grigi dritti nei suoi e schiude le labbra a pronunciare con incertezza il suo nome.
-Matt...? Che cosa…-
-Ciao Ái, mi lasci entrare?-
 
12 Luglio 2004
 
Dopo la cena sgattaiolò in camera e poi corse verso le scale che portavano alla terrazza stando bene attenda a non farsi scoprire da nessuno. Non aveva idea di come avrebbe reagito Mello, ma era certa che Matt sarebbe stato in grado di tranquillizzare gli animi se questi si fossero scaldati. Schiuse la porta lentamente e spiò l’esterno.
Quello che vide le fece aggrottare le sopracciglia: Matt e Mello erano seduti a terra uno di fronte l’altro, entrambi con un bicchiere in mano, ma con le fronti a contatto e Matt carezzava i capelli chiari dell’amico mentre parlottavano a bassa voce. Lo stava consolando? Certo che tutto quell’affetto era decisamente strano, quantomeno ambiguo, specialmente per una persona come Mello così reticente al contatto fisico. Per la prima volta da quando li aveva conosciuti  Ái provò un certo senso di inadeguatezza in loro presenza, come se quello non fosse posto per lei; mentre si trovava ancora sospesa nel decidere se raggiungere i due o tornare silenziosamente indietro, gli occhi di Matt lanciarono uno sguardo nella sua direzione, quindi subito si scostò da Mello.
-Ma che ci fai imbambolata lì? Su vieni!-
Quando anche Mello si rese conto della presenza della ragazza raddrizzò subito la schiena e portò il bicchiere alla bocca, ingoiando un grande sorso di gin, così si asciugò la bocca con il polso e tornò a guardare Ái, che aveva fatto qualche passo oltre la porta ma l’aveva lasciata aperta.
-Beh che cazzo fai Ái? Esci e chiudi quella porta, vuoi farci scoprire da Roger?-
Tutto sommato Mello le aveva quantomeno rivolto la parola, segno che la rabbia stesse lentamente scemando. Chiuse la porta e si avvicinò agli amici, ma rimase in piedi a guardare Mello dall’alto.
-Tenterai di picchiarmi?-
-La cosa mi è balenata in testa, si.-
-Ma lo farai?-
Mello sbuffò e sorseggiò nuovamente dal bicchiere –Forza siediti, ti si vedono quelle graziose mutandine nere da qui- Disse lui ghignando mentre sbirciava la biancheria sotto il vestitino di Ái, che a quel punto sedette fra i due a creare un cerchio.
-Ho interrotto qualcosa?- Nel porre la domanda non guardò nessuno dei due, bensì puntò gli occhi sul bicchiere che la attendeva e lo colmò con il gin, ben intenzionata a sbronzarsi il prima possibile.
-Ma perché non fai altro che dire cazzate? Mi chiedo come sia possibile che tu ci abbia superato tutti in quel dannato test visto tutto quello spazio vuoto nel tuo cervello.- sputò velenoso Mello.
-Quindi ho interrotto qualcosa.- Sorrise leziosa lei che tornò a bere mentre fissava divertita Mello.
-Macché, ti stavamo aspettando- si intromise Matt interrompendo quel lancio di sguardi tra i due; la ragazza con il bicchiere alla bocca faceva correre lo sguardo da Mello a Matt, mentre era sempre più convinta che bere il più in fretta possibile l’avrebbe strappata via da quello strano stato di imbarazzo in cui si sentiva precipitata. Dopo aver scolato mezzo bicchiere ed aver rinunciato al fatto che uno dei due avrebbe prima o poi aperto bocca, fu lei a spezzare il silenzio,
-Allora? Di cosa stavate parlando prima che vi sorprendessi a parlottare tutti vicini?-
Matt portò una sigaretta alla bocca e la accese disinvolto, mentre Mello bevve ancora prima di scartare una tavoletta di cioccolato ed addentarne un pezzo.
-Quindi?- Ái iniziava a spazientirsi, intanto prese una sigaretta dal pacchetto che Matt aveva lasciato a terra e la accese impaziente.
-Ma niente di che Ái, davvero- fu Matt a rispondere espirando il fumo dalla bocca.
-Parlavamo di te.- rispose rigido Mello, che passò lentamente la lingua sulla cioccolata mentre gli occhi resi più scuri dal buio si erano allacciati in quelli di lei.
-Bene, una risposta sincera quantomeno. E quale argomento nello specifico? Sono proprio curiosa, sai.-
Ái alternava freneticamente un tiro di sigaretta ad un sorso di gin, così che Mello dopo aver tirato via un rimasuglio di cioccolato dalle labbra con la lingua la rimproverò, -Vacci piano o ti dovremo riportare in camera in braccio e non ne ho affatto voglia. Comunque parlavamo del test, ovviamente.-
La ragazza sbuffò seccata –E va bene Mello! Che cazzo ci posso fare, me lo spieghi? Vuoi tenermi il broncio a lungo? Basta saperlo sai?! Ed io che ti ho anche difeso tutto il pomeriggio!-
-Lo so, Matt me l’ha detto.-
Ái lanciò un’occhiataccia a Matt che di tutta risposta fece spallucce ed accennò un sorriso,
-Mi sembrava una cosa sensata da fare.-
Ái finì il bicchiere e lo lasciò a terra stizzita –Mi sembrava di aver rotto un momento molto intimo sapete?- A quel punto si alzò, gettò a terra il filtro che schiacciò con l’anfibio e spolverò il vestitino nero con le mani.
-Che fai?- Domandò Matt accigliato.
-Vi lascio soli, non ho più voglia di stare qui.-
Matt tentò di replicare, ma fu la mano di Mello ad allacciarsi alla sua caviglia così da non permetterle di avviarsi verso la porta. Ái che nel frattempo si era voltata, roteò il corpo quando bastasse per guardare l’amico che la stava trattenendo.
-Lasciami per piacere.-
Mello mollò la presa ma e si alzò con uno scatto agile –Dai non fare questa scena- roteò gli occhi poi, prima di tornare a guardarla.
-Scena? Io non sto facendo nessuna scena. Secondo me non sbaglio quando ho pensato di aver interrotto qualcosa. Non siete di certo obbligati a trascinarmi sempre con voi sai?-
-Ma smettila, lo sai che non è così!- questa volta fu Matt ad intervenire, ma in realtà la ragazza stava aspettando una risposta da Mello, ma dato che il biondo si limitava a guardarla senza aggiungere nulla lei perse definitivamente le staffe, -Ma sai che c’è? Vaffanculo Mello!- Spintonò il ragazzo con una mano e si affrettò velocemente verso la porta, sulla quale crollò addosso dopo che Mello l’aveva spinta con forza dalla schiena.
-Mello che cazzo fai? Le fai male!-
Ái si massaggiò lo zigomo che aveva sbattuto contro il metallo della porta e, con la mano ancora a coprire la guancia, si voltò con sguardo furente. Davanti a lei Mello che la fissava con astio –Che pensi che ti debba ringraziare perché mi hai difeso con quella cretina di Linda? Nessuno ti ha obbligata.- Sibilò lui vicinissimo alla sua faccia.
-Tu stai fuori di testa- Disse guardandolo con gli occhi sgranati –Non ti meriti proprio un cazzo, lo sai?- E lo spintonò di nuovo.
-Ehi fatela finita, basta, Mello fermati!- Matt trattenne il ragazzo per la spalla che sembrava pronto a colpire nuovamente Ái.
-Sono un pazzo e un violento! Lo vedi?! Non c’è alcun bisogno che tu mi difenda perché Linda ha solo detto la verità!- Le gridò in faccia Mello trattenuto fisicamente da Matt. Ái ne avrebbe approfittato volentieri per colpirlo in pieno viso, ma in realtà l’ira stava man mano scemando.
-Non sfogare su di me la tua rabbia ok?! Tu non sei solo così, però su una cosa Linda ha proprio ragione, ti piace tanto attirare l’attenzione su di te!-
Le pupille tremolavano davanti al suo viso, ma il corpo di Mello si rilassò così che Matt abbandonò lentamente la presa ma mantenne comunque alto lo stato di allerta.
-Tu sei come me Ái, lo sai che vuol dire. Lo sai che cazzo significa essere così.- Mello aveva mosso un passo verso di lei, addossata ormai sulla porta; era tanto vicino che Ái sentiva l’odore del gin misto a cioccolato uscire dalla sua bocca. Gli occhi di Ái scavallarono la faccia di Mello per andare a cercare lo sguardo rassicurante di Matt alle sue spalle, che colse il segnale ed intervenne, -Va bene, abbiamo bevuto un po’ troppo velocemente, ora spostati Mello, non vedi che la stai agitando?-
Ma Mello non si spostò, bensì avvicinò ancor più il viso a quello di lei fino a far toccare la punta del naso con il suo –Hai ragione, ci hai interrotti prima.- e poi aggiunse quasi a toccare le labbra di Ái torturate dagli incisivi –Ma non importa. A noi va bene quando ti metti in mezzo.-
Così Mello si tirò indietro per poi voltarsi e tornare verso i bicchieri e la bottiglia di gin abbandonati a terra.
Matt ed Ái si guardarono accigliati; rimasero fermi e muti fin quando Matt non mosse qualche passo verso l’amica, - Ái…- mormorò non sapendo dire altro se non il suo nome.
-Forza non lasciatemi solo, c’è un’intera bottiglia da finire.- sentenziò la voce di Mello.
Ái non disse nulla, rimase a fissare il ragazzo davanti a sé per qualche istante, poi scosse il capo e tornò a sedersi vicino a Mello, pronta a ricominciare da capo quella serata fatta di gesti e parole che volevano dire tutto il contrario di tutto. Dopo aver tratto un grande sospiro anche Matt tornò vicino agli altri due e si accese un’altra sigaretta, prima di riempirsi di nuovo il bicchiere.
 
12 Luglio 2006
 
Una bottiglia di gin e due bicchieri riempiono il tavolino intorno al quale sono seduti i due. Ái stringe le ginocchia al seno con un braccio, mentre la mano libera afferra il bicchiere e lo porta alla bocca. Le occhiaie che circondano gli occhi sono particolarmente rosse, nota Matt mentre estrae una sigaretta dal pacchetto, che poi allunga verso la ragazza.
-Come hai fatto a trovare l’indirizzo?- chiede lei con voce flebile, poi prende una sigaretta e la accende nervosa.
-Non si svelano i trucchi del mestiere.- Matt accenna un sorriso, aspira una boccata di fumo poi. La ragazza annuisce assente.
Rimangono per un po’ in silenzio, si ispezionano, fumano una sigaretta, bevono altro gin. Entrambi vorrebbero stringersi in un abbraccio, ma un muro invisibile li confina ai due lati del piccolo tavolino.
-Hai trovato anche lui?-
Matt scuote il capo e tira indietro i capelli con la mano.
-Mello è bravo, dannatamente bravo- commenta il ragazzo che afferra un’altra sigaretta. La ragazza sospira sconfitta e poggia la fronte sulle ginocchia.
Con insicurezza Matt allunga la mano a toccare i capelli fulvi.
-Mi sei mancata terribilmente.-
Lentamente Ái alza la testa e quando gli occhi grigi si scontrano con quelli di Matt, il ragazzo si accorge che sta trattenendo le lacrime. La mano passa così dai capelli alla guancia.
-Anche tu mi sei mancato terribilmente- ripete lei con le gambe sempre più strette dalle braccia.
-Mi hai fatto preoccupare Ái.-
-Lo so. Non ce l’ho fatta. Non ce la faccio, Matt. Mi sento come se mi avessero strappato una gamba, un braccio, cazzo, qualcosa di così importante senza il quale posso solo sopravvivere, non di certo vivere.-
Matt annuisce, capisce quello che vuole dire meglio di chiunque altro. Trattiene la sigaretta fra le labbra ed allunga anche l’altra mano a chiuderle il viso.
Tutto d’un tratto Ái si alza ed aggira il tavolino, fino a posizionarsi davanti al ragazzo, che la guarda con la sigaretta ancora stretta in bocca. Le dita pallide e sottili si allungano a carezzargli la guancia, poi salgono a tirargli indietro i capelli castani lentamente e con accortezza. Matt allunga le mani a sfiorare le gambe nude di Ái, che è coperta solo da una lunga maglia consumata; la sigaretta si consuma fra le labbra, ma a lui non importa nient’altro che perdersi in quegli occhi grigi che lo guardano vigili.
-Scopami Matt.- quelle parole escono dalle labbra rosse senza esitare. Il ragazzo smette immediatamente di carezzare la pelle bianca.
-Sei sconvolta…- mugugna con la sigaretta ancora in bocca.
Ái scuote il capo ed incurva la schiena fin ad avvicinare il viso al suo.
-Se di una cosa sono sicura è che non vorrei perdere la verginità con nessun altro al mondo. Vuoi farlo?-
Il ragazzo trattiene una risata –Credi non voglia? Ma sei scomparsa per tre mesi Ái…-  Tira via la sigaretta dalla bocca –Se non fosse stato per me saresti rimasta…lontana ancora per chissà quanto tempo, ed ora mi chiedi di fare sesso?-
Lei annuisce continuando a carezzargli i capelli.
-Ho bisogno di voi Matt, da qualcosa devo pur iniziare.-
-Ma se hai così tanto bisogno di noi perché sei scappata?-
-Perché Mello se ne è andato.-
-Ma io c’ero!- Matt sente la rabbia montare dentro di lui, ma Ái non gli permette di alzarsi; una mano arriva a serrargli la spalla.-Lo so che è difficile da capire Matt, lo è tanto quanto spiegarlo, eppure io non ce la faccio se lui non c’è, come non ce la faccio se non ci sei tu. Però questo non c’entra niente con ora.- La mano che era stretta sulla spalla di Matt ora sale a ricercare la guancia scavata –Ora sei qui e ora ho bisogno che tu faccia questa cosa, ti prego Matt.-
-Ne sei sicura?- Insiste lui non interrompendo mai la connessione di sguardi. Appena vede Ái annuire spegne la sigaretta e beve un altro sorso di gin; si alza ed attira la ragazza a sé.
Le labbra si schiudono nel secondo bacio che si siano mai scambiati. Un bacio lento e lunghissimo, che sa di fumo, gin e dolore.
Come aveva potuto rinunciare alle labbra di Matt fino a quel momento? La sua bocca le schiude le porte del paradiso e come per magia riesce a non fare nient’altro che bene.
Matt la tira su ed Ái allaccia le gambe intorno alla sua vita, poi tornano a divorarsi senza esitazione; il ragazzo fa qualche passo indietro mentre la tiene stretta e la schiena si scontra con una porta accostata, che Ái spinge con il piede senza smettere di baciarlo.
La getta sul letto e si privano dei vestiti a vicenda, velocemente e con foga. Rimangono a guardarsi per qualche istante prima che Matt tiri a sé la ragazza trattenendola per i fianchi.
Si toccano, gemono, si aggrappano l’uno all’altra con fare disperato prima che Matt si spinga in lei che trattiene un urlo tra le labbra rosse e umide.
In ogni gesto di lui risiede riguardo ed accortezza per quella creatura che ha ritrovato e di cui sente l’esigenza ad ogni affondo.
Ed Ái ricambia accogliendolo tra il dolore della sua prima volta e la consapevolezza di avere bisogno di sentirsi viva e reale con lui.
La schiena si inarca spingendosi verso Matt, le mani ricercano i capelli ed il viso con pedissequa naturalezza ed ancora le labbra si cercano concedendosi lunghi baci arroganti.
Il ragazzo le afferra il seno ed i fianchi e con la bocca ricerca il suo orecchio nel quale sprigiona ansimi rochi, mentre Ái si aggrappa alla sua schiena incitandolo a spingersi in lei con maggiore forza e sperando che quelle spinte scaccino definitivamente il dolore fisico ed emotivo.
Le fronti si incollano e gli occhi si allacciano come calamite, consapevoli che lo sguardo dell’altro nasconda l’immagine della terza punta di quel triangolo affilato, di cui assenza ha spezzato l’equilibrio che li teneva in piedi.
E chiamandosi tra i gemiti reprimono la voglia di pronunciare il suo nome, fin quando con le ultime spinte entrambi raggiungono l’orgasmo e si abbandonano l’uno nelle braccia dell’altra, sfiniti, felici e tristi, pieni e svuotati, ricchi ed impoveriti.
 
La luce del mattino accompagna lo schiudersi delle palpebre. Le iridi di intenso blu si guardano intorno mentre la testa cerca di riordinare i pensieri, confusi dal sonno da cui è appena uscito.
Poi ricorda.
Allunga una mano al suo fianco e si accorge di essere solo in quel letto che non gli è familiare. Un senso di ansia lo pervade e lo porta ad alzarsi di scatto, infila i boxer ed esce frettolosamente dalla stanza da letto. Quel piccolo soggiorno che la notte precedente era immerso quasi totalmente nell’oscurità ora riverbera di luce, ma al contempo rivela l’assenza di Ái. Si avvicina di fretta al piccolo tavolino disordinato sul quale si trovano ancora il posacenere e le sigarette, la bottiglia mezza vuota di gin ed i bicchieri colmati più volte la sera precedente. Accanto ad essi un foglio piegato ed un mazzo di chiavi. Prima di aprire quel foglio accende nervoso una sigaretta e senza esitare afferra la carta a quadretti che spiega velocemente fra le mani.
 
 
Perdonami.
Non ce la faccio. Ho bisogno di trovarlo, devo sapere che sta bene.
Devo capire se non ha più bisogno di noi.
Non so se e quando tornerò qui, ma usa questa casa se vuoi.
 
Tua Ái.
 
Accartoccia il biglietto e lo lancia via, poi si accascia sulla sedia e la testa si perde nel ricordo della notte appena trascorsa.
Con l’amaro in bocca sospira e porta ancora la sigaretta alle labbra.
È scappata via un’altra volta.
 

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Capitolo 5
*** Accordi ***


ALLERTA SPOILER GROSSI COME AVVOLTOI!
Ciao lettori meravigliosi e buon anno! stanno andando bene questi giorni di festa? Spero per voi di si, io mi crogiolo nel cibo e nell’influenza. So di averlo già chiarito in precedenza e non voglio sembrare ridondante, ma siamo arrivati al punto in cui la storia si intreccia con gli eventi conclusivi di “Come arance nel deserto”, quindi per chi di voi non ha letto la storia ma ha intenzione di farlo vi sconsiglio la lettura del capitolo, ma se non ve ne frega nulla (e questo posso capirlo benissimo) proseguite pure nella lettura senza indugio. Spero la storia vi stia appassionando, aspetto le vostre recensioni con trepidazione! (e ne approfitto per ringraziare chi l’ha fatto nello scorso capitolo, spiete uno splendore). Un morso al cioccolato per voi!
D.

 
 
CAPITOLO IV
Accordi
 
5 Novembre 2004
 
Fuori la pioggia batteva ininterrottamente sulle finestre e una luce scura e tetra costrinse Mello ad alzarsi svogliatamente dal letto per accendere la luce; passando accanto al letto di Matt lanciò uno sguardo ad Ái, sdraiata a pancia in giù che sfogliava distrattamente i suoi appunti di matematica.
-Potresti anche alzare il culo ed accendere te la luce- la incalzò lui –Stai ad un metro dall’interruttore.-
La ragazza teneva gli occhi sugli appunti di Mello e sbuffava infastidita –Hai una scrittura di merda lo sai? Non ci sto capendo niente di questa roba.-
-E ti lamenti pure?- Mello strappò il quaderno dalle mani di Ái che lo guardò con la bocca semi aperta –già è tanto che te li ho prestati!-
Quella si alzò e tentò di riprendere il quaderno –Dai! Possibile che ti offendi sempre per tutto? Lasciami il quaderno!-
Mello ghignò divertito e tirò su il braccio, costringendo l’amica di bassa statura a saltellare per tentare di arrivare a prenderlo –Lo faccio per te, almeno ti muovi un po’ ogni tanto! Pigra come sei se continui a restare stravaccata sul letto diventerai grossa come una balena.-
-Non…corro…il rischio!- Ái si aggrappò a Mello e cercò di tirargli giù il braccio –Ho il metabolismo veloce-
-Per il momento.- Ridacchiò lui spingendo con la mano libera la fronte della ragazza allontanandola così da lui; velocemente Ái allungò una mano ad afferrare la tavoletta di cioccolata che spuntava dalla tasca di Mello e si allontanò dal ragazzo sorridendo vittoriosa
-Gli appunti per il cioccolato!-
Mello assunse un’espressione che Ái giurò sfiorasse il panico –Non puoi farlo-
-Certo che posso- Disse la ragazza mantenendo il ghigno diabolico sul volto mentre abilmente scartava il cioccolato e lo avvicinava alle labbra rosse; con rapidità Mello mosse dei passi verso l’amica che stava proprio per addentare il suo cioccolato e la attirò a sé per la vita.
-La prima regola per far si che il nostro rapporto rimanga in un equilibrio di pace, ricordamela.- Disse il ragazzo che era stranamente di buon umore e stava al gioco ben volentieri. Ái sorrise beffarda –Non provare a rubarti il cioccolato. Ma io sono una stronza come ci tieni sempre a ribadire, perciò…- Tentò nuovamente di portare la tavoletta alla bocca, ma la mano che non stringeva a sé la ragazza fu più veloce e così Mello riuscì a riappropriarsi della cioccolata, facendo sbuffare l’amica –Che noioso che sei! Possiamo uscire dallo stupido cliché di supremazia di forza maschile, per una volta? Avresti dovuto darmi gli appunti e basta.-
Il biondo staccò un morso al cioccolato e poi sorrise –Impegnati di più la prossima volta e vedrai che riuscirai ad ottenere tutto quello che vuoi-
Le labbra di Ái si curvarono in un sorriso compiaciuto; Mello sgranocchiava il cioccolato estasiato e al contempo continuava a trattenere a sé Ái che si era ben premurata di allungare un braccio a cingere il collo dell’amico, il quale puntò gli occhi di ghiaccio nei suoi ed inarcò un sopracciglio –Che c’è, ne vorresti un pezzo?-
-Mmm…- mugugnò lei arricciando il naso –Preferirei mi restituissi gli appunti-
Quel raro momento di serena complicità dei due fu prontamente interrotto dall’irruzione di Matt nella stanza, che rimase sbalordito nel vedere gli amici avvinghiati in quel modo, ma subito si riprese –Ehi ragazzi! Mel…ho beccato Roger nel corridoio che ti stava cercando, mi sembrava avesse una certa urgenza di parlarti, secondo me è una cosa seria!-
-Che diavolo vorrà quel vecchio ora…- I due si distanziarono con disappunto, così Mello staccò un altro morso al cioccolato prima di avvicinarsi alla porta; prima di uscire si voltò verso l’amica –Non provare a toccare i miei appunti-
-Figurati. Io? Prenderti gli appunti lasciati incustoditi mentre non ci sei? Che razza di persona pensi che sia?- Rispose lei che si era già premurata di afferrare il quaderno di Mello.
Quando il biondo uscì dalla stanza Matt lanciò uno sguardo ad Ái –Beh? Non andiamo ad origliare?-
Come si fosse improvvisamente destata Ái guardò Matt sbigottita –Hai ragione- e dopo aver abbandonato il quaderno sul letto di Mello sgattaiolò fuori dalla stanza con Matt.
 
 
Londra - 5 Novembre 2006
 
Le iridi lacunose osservano con minuziosa attenzione un buco mancante nel grande puzzle composto davanti a lui. Le dita si intrecciano meccanicamente intorno ad una ciocca di capelli mentre le pupille guizzano da una parte all’altra alla ricerca dei pezzi che ritiene possano essere utili per colmare il vuoto, quando un rintocco alla porta distrae la sua attenzione.
-Near…non voglio disturbarti ma è arrivato.-
Linda si affaccia timida e fissa lo sguardo sulla figura ricurva al centro della stanza che però le da le spalle.
-Fallo entrare. Grazie Linda.- Risponde laconico senza voltarsi, per cui la ragazza si ritrae lasciando uno spiraglio aperto.
Gli occhi di Near tornano ad osservare il puzzle e con voracità la sua mente prende a contarne i pezzi, quando dei passi pesanti lo destano nuovamente.
-Ciao Matt, accomodati.-
Il ragazzo sfila gli occhiali tirandoli sulla fronte e senza indugiare si chiude la porta alle spalle per poi posizionarsi davanti al ragazzino ricurvo.
-Near, vedo che i tuoi hobby sono sempre li stessi.- Gli occhi blu corrono con distrazione lungo una manciata di pezzi al fianco di Near, si china affianco a lui e con un dito indica un pezzo specifico.
-Prova con questo.-
Near alza lo sguardo per incontrare quello di Matt, così afferra il pezzo indicato e lo inserisce in uno spazio mancante indicato da Matt, sembra accennare un sorriso quando il pezzo si incastra alla perfezione.
-Suppongo questa non sia una visita di piacere. Cosa ti serve?-
Matt si alza e prende a girovagare per lo studio guardandosi intorno curiosamente.
-Suppongo tu sappia già perché sono qui, giusto?-
-Mi piacerebbe che tu confermassi le mie ipotesi.-
Matt torna a concentrare la propria attenzione sul ragazzino ricurvo a terra, che ora lo guarda apatico.
-Ho bisogno di trovare Mello.-
Near allarga la bocca in quello che sembra essere uno strano sorriso –Viste le tue capacità non credevo riscontrassi delle difficoltà in tal senso.­-
-Se sono qui è proprio perché non sono stato in grado di trovarlo da solo. Ormai è scomparso da troppo tempo, non va affatto bene.-
Near assapora le labbra con la lingua prima di tornare a vorticare i capelli intorno alle dita.
-Se Mello non vuole farsi trovare sono abbastanza sicuro che i tuoi sforzi saranno vani, fossi in te rinuncerei all’idea di trovarlo e aspetterei si faccia vivo lui.-
-Tu puoi aiutarmi Near, conosci Mello e la sua psicologia, sei in grado di prevedere le sue mosse meglio di quanto possa fare io. Non sei compromesso dal sentimento, per cui sono certo riusciresti ad essere molto più lucido di me.-
-Ed io cosa ne otterrei in cambio se decidessi di aiutarti?-
Matt con le mani nelle tasche fissa i grandi occhi blu in quelli vacui di Near, che ricambia lo sguardo senza esitare affatto –Non so, fammi una proposta- alza appena le spalle, poi.
Il ragazzino torna ad osservare il mucchietto dei pezzi mancanti al completamento del puzzle.
-Sai Matt, potresti collaborare con noi al caso in cui sono coinvolto, suppongo che le tue capacità di spionaggio non siano che migliorate, nell’ultimo anno.-
-Tutto qui? Sento puzza di bruciato- Matt accenna ad una risata roca mentre continua ad osservare il minuzioso lavoro di ricomposizione del puzzle.
-Tutto qui.- risponde distaccato Near che non sembra prestargli attenzione.
-Allora Near, abbiamo un accordo: tu mi aiuterai a rintracciare Mello ed in cambio io ti aiuterò per quanto mi sarà possibile.-
Near alza gli occhi che si incastrano in quelli di intenso blu e con un cenno d’assenso suggella il loro accordo.
 
 
5 Novembre 2004
 
Addossati contro la porta dello studio di Roger, Matt fece cenno ad Ái di fare silenzio, in quanto la ragazza si spingeva contro il legno facendo un gran baccano e rischiando così di farli scoprire. Per quanto si sforzassero, però, non riuscirono a capire nulla di quello che Roger stava dicendo a Mello all’interno dello studio, quindi decisero di farsi indietro e di appostarsi nel corridoio nell’attesa che il loro amico uscisse e potesse riferire loro dettagli sulla conversazione avuta con il tutore.
-Secondo te si sarà beccato una punizione?- Chiese Ái incapace di rimanere ferma e tranquilla sul posto, ma che al contrario aveva preso ad ondeggiare da un lato all’altro, tanto che Matt ad un certo punto la fermò per le spalle –Te ne prego, mi stai facendo venire la nausea!-
-Scusami, ma sono agitata! Tu non sei agitato?-
Matt si lasciò sfuggire una risata e scosse il capo –Tu sei sempre agitata, ancora non riesco a spiegarmi come fai a sopravvivere senza farti venire un colpo.- Poi il ragazzo passò una mano suo capelli rossi di lei e le tirò una ciocca con delicatezza –Di un po’, cos’era tutto quell’affetto fra voi due prima?-
Gli occhi grigi di Ái si assottigliarono assieme al sorriso –Che c’è, sarai mica geloso?- lo stuzzicò lei punzecchiandogli intanto la pancia, gesto che fece ritrarre Matt il quale ridacchiò
–Macché geloso, proprio non posso essere geloso di voi due, però non puoi negare sia strano.-
-Semplice comunque- rispose lei che aveva ripreso a ciondolare frenetica spostando il peso da un piede all’altro –Quando Mello è di buon umore ne approfitto, il che converrai con me è una cosa davvero rara, per cui…- alzò le spalle e poi tornò a puntare l’attenzione sulla porta sufficientemente distante da loro. Un paio di bambini che passavano di lì si soffermarono a guardare i due più grandi che, ancora una volta, erano vestiti in maniera davvero simile; il meno timido si avvicinò a loro con coraggio –Ma voi due siete fratelli gemelli?- chiese curioso con gli occhietti sgranati in una manifestazione di stupore. Di tutta risposta Ái afferrò la mano di Matt e lo tirò a sé –Ti sbagli di grosso, noi due siamo amanti!-
Il viso di Matt diventò di un vivido color peperone, mentre il bambino sembrava non aver colto –E che vuol dire amanti?- chiese ancora stringendo a sé la palla che aveva fra le mani.
-Fattelo spiegare da Roger.- concluse la ragazza con un sorriso furbo. I due bambini si guardarono e totalmente incapaci di comprendere fecero spallucce e se ne andarono.
-Sei veramente perfida lo sai? Sono piccoli, che gli vai a raccontare?- La apostrofò il quattordicenne che ancora faticava a riacquistare un colore dignitoso; Ái scoppiò a ridere e cominciò a canzonare Matt, ma il teatrino fu interrotto dallo schiudersi della porta dello studio, dal quale uscì rapidamente Mello che aveva uno sguardo vitreo e la bocca schiusa dallo stupore. Dietro di lui apparve Near con la solita espressione assente, che si mosse velocemente nella direzione opposta rispetto a quella del biondo. Ái e Matt si lanciarono uno sguardo d’intesa e poi corsero verso Mello, che fece correre lo sguardo inquieto dall’uno all’altra. La ragazza strinse la mano di Mello e lo scosse con vigore –Allora?! Ci vuoi dire che è successo? Come mai c’era anche Near? Avete litigato di nuovo? Ti sei beccato un’altra punizione per caso?!-
-Calmati Ái! Non lo vedi che è scosso?- La ammonì Matt che guardava l’amico con sincera preoccupazione; Mello con la mano ancora stretta in quella di Ái umettò le labbra rosee prima di sussurrare con voce roca –Hanno arrestato Kira. Ce l’hanno fatta.-
 
 
Birmingham - 5 Novembre 2006
 
Zakhar "Shakro" Ivankov se ne sta seduto sulla sua poltrona costata un patrimonio ed osserva  con distrazione i suoi sottoposti litigare tra loro in russo, mentre porta alla bocca la sigaretta con superficiale meccanicità. Motivo del litigio è quel ragazzino che se ne sta lì e guarda la scena con noncuranza, mentre si mangia la sua tavoletta di cioccolata come fosse una donna da portarsi a letto, la più zozza delle prostitute a cui puoi fare tutto quello che vuoi, con quella voracità lì insomma, pensa Shakro che ancora non apre bocca.
-Dico che non possiamo fidarci di questo qui! Quanti anni avrà? Quindici? Sedici? È un moccioso che puzza ancora di latte!-
Oleg è su tutte le furie e riempie l’aria di parole che puzzano di vodka e passi pesanti.
-Non è mica compito tuo decidere. L’hai visto che ha fatto? Te lo dico io Oleg, quello ha più cervello di tutti noi messi insieme.- Nel rispondere, l’allampanato Ruslan barcolla un po’, incapace di essere aggressivo tanto quanto Oleg che lo sovrasta minaccioso, poi quest’ultimo si rivolge a Shakro con sguardo cupo –Capo, dobbiamo farlo fuori, come possiamo fidarci di un ragazzino che ha trovato il nostro covo eludendo tutta la sicurezza?! Gli tagliamo la gola a questo qui e ci togliamo il problema.-
Shakro alza la mano callosa che tiene ancora la sigaretta intimando Oleg di tacere con un solo cenno, poi punta la sua attenzione su Mello, ancora concentrato ad assaporare l’ultimo pezzo di cioccolata.
-Quindi stai rischiando di farti ammazzare solo per dimostrarmi che sei tanto bravo da essere utile alla nostra organizzazione, di cui vorresti fare parte a quanto ho capito.- Il boss si rivolge al ragazzo con un inglese dall’accento forte; Il biondo alza gli occhi affilati dal cioccolato a Shakro e lo fissa con quelle iridi di ghiaccio che, in qualche modo, riescono ad incutere una sorta di timore nel grande boss mafioso.
-Avete bisogno di qualcuno in gamba, visto quanto è stato semplice per un ragazzino rintracciarvi.- Risponde sprezzante Mello attirando l’attenzione degli altri due.
-Questo per te è il motivo per cui non devo farti squagliare dentro un barile di acido?- Il tono di Shakro è curioso e drammaticamente ironico al contempo, ma subito il volto si indurisce quando sente la risposta decisa e canzonatoria –Saresti un vero stupido se sprecassi questa occasione, mi sembri circondato solo da gorilla ubriaconi- Mello indica con il pollice i due uomini di fianco a lui –quindi non hai nulla da perdere. Mettimi alla prova, tienimi pure sotto controllo ventiquattro ore su ventiquattro se lo ritieni necessario, ma ti assicuro che non te ne pentirai.-
Oleg nel cogliere l’offesa rivolta dal ragazzino è pronto a scagliarsi su di lui, ma ancora una volta Shakro lo ferma, ora più spazientito e meditabondo di prima.
-Un altro passo Oleg e ti faccio schizzare il cervello sulle pareti.- Alla dura minaccia del suo capo Oleg si arresta digrignando i denti. Mello non si è mai mosso, è nella stessa identica posizione e mantiene lo sguardo algido su Shakro; il boss si alza mostrandosi in tutta la sua minacciosa e imponente stazza, così si avvicina al ragazzino biondo e lo fissa dall’alto. Una risata amara esce dalle labbra screpolate –Giochi con il fuoco ragazzino, ma questo può essere bene, voglio darti una possibilità.-
Dalla bocca di Oleg esce un brontolio di protesta, mentre Ruslan è evidentemente troppo sbronzo per poter capire davvero qualcosa; Mello invece non dice nulla, continua a guardare Shakro con aria di sfida, così il boss prosegue –Ma al primo passo falso puoi stare certo che troveranno i ratti a banchettare con il tuo cadavere in un canale, mi sono spiegato, giusto Melo?-
Un ghigno colora il volto del ragazzino –Chiarissimo. Comunque si pronuncia Mello.-
 
 
7 Novembre 2004
 
Il bussare alla porta ruppe la concentrazione che Mello tentava di mantenere sullo studio, anche se spesso lo sguardo si perdeva sulla parete davanti alla scrivania, in particolare su una piccola chiazza scura che rompeva l’armonia del bianco uniforme. Si alzò dalla sedia facendo un gran rumore e quindi aprì la porta, trovandosi davanti Roger.
-Mello, Soho mi ha chiamato al computer, vorrebbe parlare con te-
La sensazione di fastidio per essere stato interrotto lasciò il posto allo stupore e poi all’eccitazione data dalla notizia, per cui Mello spinse subito Roger da un lato che lo riprese a gran voce per le maniere sempre poco cortesi, ma che fu costretto a seguire il ragazzo che era corso verso il proprio studio.
Quando si trovò la faccia della ragazza sullo schermo Mello sussultò appena, riconoscendo in lei quelle occhiaie che sempre l’avevano caratterizzata, ma che ora sembravano più rosse e profonde, mentre le guance si erano fatte più scavate e sottolineavano gli zigomi pronunciati sui quali spiccavano le lentiggini. Era ancora più pallida, i capelli chiarissimi un groviglio  confuso, insomma aveva un aspetto pessimo. Eppure il solito entusiasmo con cui si rivolgeva sempre a lui non era venuto meno e la voce squillante lo salutò quasi esultando.
-Finalmente biondino! Ci hai messo una vita, ho quasi finito un cruciverba mentre ti aspettavo.-
Mello notò inoltre che Soho doveva essere seduta su un letto, dato il cuscino sul quale poggiava la schiena.
-Ehi svitata, che ti è successo? Fai più schifo del solito sai?-
-Che bello sentire le tue parole di conforto Mello, devo dire che mi sono proprio mancate- Una risata tiepida uscì dalle labbra della ragazza, che per un momento spostò gli occhi color miele verso la sua sinistra, Mello la vide chiaramente sorridere e fare un cenno d’assenso, prima di tornare a puntare l’attenzione su di lui.
-Con chi sei? Perché sei sdraiata a letto?-
-Con calma, non ti nego di essere un po’ provata dagli eventi di questi giorni.- Un sorriso morbido colorì il viso di Soho, che dopo un attimo di pausa riprese a parlare -Allora come avrai saputo da Roger finalmente ce l’abbiamo fatta. Abbiamo messo all’angolo Kira, ci crederesti mai?-
Mello ormai raggiunto da Roger che si era posizionato alle sue spalle, guardava l’amica con sincero interesse –Si si, ma voglio i dettagli! Chi era? C’è stato qualche ferito? Vi ha dato del filo da torcere?-
Soho parve rabbuiarsi un po’, ma mai smise di sorridere –Si, direi che ci ha dato una matassa chilometrica di filo da torcere, ma in qualche modo l’abbiamo sfangata. Ehi però non posso raccontarti tutto ora, la maggior parte delle informazioni sono ancora riservate e non possiamo divulgarle a nessuno; si Mello non fare quella faccia, vorrei dirti tutto subito! Ma non posso, davvero, però ci tenevo tanto a vedere la tua faccia da schiaffi.- Mello accennò una risata a seguito di quella spontanea di Soho. Quella totale folgorata gli mancava in realtà, anche se l’arrivo di Ái alla Wammy’s House, assieme alla costante presenza di Matt che si faceva in qualche modo sempre più necessaria e tossica, erano riusciti a livellare un po’ il vuoto lasciato dalla partenza della criminologa.
-Senti biondino, volevo darti quella che credo riterrai una buona notizia, sei pronto?-
Le ciglia lunghe si schiusero un paio di volte sugli occhi chiari –Certo che sono pronto, smettila di fare la vaga e spara!-
-Well, non so bene fra quanto, ma posso confermarti che torneremo a Winchester nell’arco di qualche mese…torno con L, Mello.-
Un tumulto scoppiò nello stomaco del ragazzo, che nel sentire quelle parole schiuse appena la bocca e ricercò meccanicamente nella tasca la tavoletta di cioccolato, che per la fretta non aveva preso, cosa che gli costò un gran morso al labbro inferiore –Che vuoi dirmi, eh?-
Soho avvicinò il viso alla camera e sorrise con aria malandrina –Torniamo alla Wammy’s House, conoscerai finalmente L.-
La mente si annebbiò d’improvviso, come se una coltre pesante fosse calata sul corpo per offuscargli tutti i sensi, lasciandolo inerme davanti la grandiosità degli eventi che stavano prendendo il sopravvento: Kira era stato catturato e lui avrebbe conosciuto il misterioso detective di cui lui, per anni, aveva seguito i passi nella speranza di essere un giorno istruito direttamente da lui.
-Mello? Sono addirittura riuscita a toglierti la parola? Grandioso!- La voce di Soho destò i pensieri che si erano ammassati frettolosamente nella testa, dunque dopo aver ingoiato la saliva che si era accumulata nella bocca tornò a osservare l’immagine della criminologa.
-Mi stai prendendo per il culo?-
Un colpo arrivò violento dietro la sua nuca –Mello il linguaggio!- Lo rimproverò Roger che si imbestialiva ogni volta che i ragazzi usavano un linguaggio scurrile in sua presenza.
-Ma che ti credi? Non ti mentirei mai su una cosa simile, scemo! Quindi- La ragazza si grattò la punta del naso prima di coprire la bocca spiegata in un ampio sbadiglio, per poi tornare a parlare –promettimi che ti comporterai in una maniera almeno decente e io ti prometto di portarti L, ti sta bene?-
Figurarsi se Mello si sarebbe mai piegato a prendere ordini da chicchessia, eppure la speranza di incontrare presto il grande detective lo portò a far roteare gli occhi al cielo prima di annuire a Soho –Vedi di sbrigarti a tornare svitata, non so mica se riuscirò a fare il bravo per troppo tempo.- disse infine prima di piegare appena le labbra in un ghigno; l’ennesima risata esplose dalla bocca della criminologa
-Non ne ho alcun dubbio, ma un patto è un patto, giusto? Comunque come stanno i tuoi amici? Di a Matt che qui in Giappone ci sono dei giochi pazzeschi, gliene porterò qualcuno quando tornerò-
-Stanno bene, Matt è sempre il solito, poi c’è Ái e beh, con lei non ci si annoia mai ecco. Non è un genio, ma è…bravina, ti assomiglia insomma!-
Soho sgranò gli occhi e schiuse appena la bocca sbalordita e Mello riconobbe una risata strozzata venire dall’altro capo della comunicazione,
-Ma chi c’è lì?!- Tornò a chiedere lui, di tutta risposta la criminologa cominciò ad urlare ed agitare le mani –Senti un po’ biondino! Come ti permetti di prendermi in giro?! Ti assicuro che quando ti becco ti punirò per ogni singola parola uscita dalla tua boccaccia!-
-Si si, ma intanto non puoi fare niente dal tuo pc, svitata! Ora torno a studiare mentre mi ascolto Exciter*-
-Quel disco è mio! Te lo ricordi che te l’ho solo prestavo vero?! Come tutti gli altri che ti sei accaparrato d’altronde! Ehi dove vai?! Ma guarda tu…CIAO ANCHE A TE MELLO!-
Mello si allontanò dal computer ridendo e lasciò il posto a Roger che scuoteva rassegnato il capo –Questo ragazzo mi farà impazzire Esse, te lo dico io.-
Soho abbandonò immediatamente l’aria di finta disapprovazione che aveva messo su e sorrise all’uomo –Confido nelle tue ottime capacità, puoi farcela Roger! Ora devo proprio andare, non ti nascondo di essere davvero distrutta, ho bisogno di riposare.-
-Mi raccomando riguardati, spaventi come quello avuto qualche giorno fa non voglio più prendermeli, ok?-
-Sarà fatto, a presto Roger.-
Soho chiuse la comunicazione ed allentò un po’ il sorriso forzatamente ampio, così sospirò sfinita e sprofondò la schiena nel cuscino.
-Ha ragione lui, non devi stancarti, lo sai.-
La voce di L arrivò alla sua sinistra, dove il ragazzo era appollaiato su una sedia accanto al suo letto mentre sbocconcellava una fetta di torta alla panna; Soho roteò gli occhi al cielo imitando perfettamente l’espressione di Mello di poco prima, poi sorrise rassicurante –Ma l’hai sentito? Non mi ha nemmeno chiesto come sto, sei il suo unico pensiero e nemmeno ti ha mai visto!-
-Sono io il più grande detective del mondo, è normale concentri la sua attenzione su di me.-
-Ma sentitelo…sono stata io a stargli dietro per anni e basta la promessa di un incontro che è pronto a dimenticarmi! Quello stupido biondino.-
L allungò il cucchiaino pieno di torta verso la bocca della ragazza –Tieni, mangia, ne hai bisogno.- sentenziò poi senza scomporsi; Soho catturò la torta nella bocca e la assaporò con gusto, così tirò via dalle labbra un rimasuglio di panna con la lingua –Beh, avrà un paio di grandi sorprese quando torneremo alla Wammy’s House.-
 
 
Dublino - 7 Novembre 2006
 
L’appartamento è terribilmente freddo al suo rientro. La bocca sospira nella sciarpa che le lascia scoperti solo gli occhi grigi e cupi; con rapidità chiude la porta alle sue spalle e si affretta ad avviare i riscaldamenti sperando che presto riscaldino il modesto bilocale.
Muove dei passi verso la finestra sotto la quale ha posizionato la scrivania; le dita scorrono sul legno laccato di bianco e si soffermano poi ad allacciare la chiusura del cassetto, che apre titubante. Affonda così la mano nella borsa e stringe le dita intorno al calcio di una pistola, che piano estrae e ripone poi nel cassetto che richiude senza esitare.
Ancora avvolta nel cappotto siede sulla sedia ed infine affonda le dita nei capelli, per poi sfregare la cute con un movimento nervoso e violento; un suono proveniente dalla tasca del cappotto rompe il silenzio, sconfortata lo recupera e ne osserva lo schermo.
Mr Kee.
Si morde il labbro con indecisione, infine preme il tasto per rispondere alla chiamata,
-Ciao capo, sono appena tornata.-
-Ciao ragazzina, non odiarmi ma ho bisogno di anticipare il nostro incontro. Ce la fai ad arrivare alle 22:00 al solito posto?-
La ragazza trattiene un sospiro e rinuncia all’idea di liberarsi del cappotto.
-Come da accordi, capo.-

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Capitolo 6
*** Kiss me, kiss me, kiss me ***


CAPITOLO V
Kiss me, kiss me, kiss me
 
Baciami, baciami, baciami!
La tua lingua è come veleno,
così gonfia che riempie la mia bocca
Amami, amami, amami
Tu mi inchiodi al pavimento
E schiacci le mie viscere tutte rivoltate.
 
The kiss – The Cure
 
 
 
21 Gennaio 2005
 
I lavori di gruppo erano la cosa che più odiava Ái ed il motivo era semplice: non tollerava lo stretto contatto con nessuno, tranne i suoi più cari amici Matt e Mello, che puntualmente venivano divisi da lei, in quanto i professori ritenevano che per prepararsi ad un dignitoso futuro lavorativo non ci si poteva affidare alle conoscenze intime, diversamente gli alunni dovevano abituarsi a collaborare con persone estranee. Ma perché quella volta le era toccato proprio di lavorare con Near, questo rimaneva un dubbio che la logorava; l’unica fortuna, se di fortuna si poteva parlare, fu che il terzo componente fosse Linda che quantomeno assunse la dignitosa funzione di filtro comunicativo fra la ragazza e quello stralunato sociopatico di Near.
Inutile dire che Mello non aveva digerito affatto bene la questione, come se fosse stata Ái a scegliere di lavorare sul progetto con il suo più acerrimo nemico della Wammy’s House, ragion per cui quando la professoressa di criminologia Green dichiarò che l’amica avrebbe dovuto studiare con Near e Linda, Mello spintonò Ái seduta da sempre nel banco davanti al suo; la ragazza si girò furiosa e puntò le iridi grigie in quelle di ghiaccio del biondo
-Ehi ma sei idiota?!- sibilò irata lei, che subito dopo allungò un braccio per spintonargli la spalla.
-Io sarei idiota?! Qui se c’è qualcuno a cui non funziona il cervello sei te!-
La scena passò inosservata agli occhi della professoressa e degli altri studenti, troppo presi a gioire o lamentarsi per i compagni con cui erano stati associati.
-Ma che cazzo ti spingi, mi hai fatto male!-
Mello strinse gli occhi tanto quanto Ái e si alzò in piedi, puntando le mani sul banco ed incurvandosi verso la ragazza –Poverina! La scema della classe si è fatta male! Vatti a far consolare dal tuo nuovo amichetto, no?- la provocò poi, a quel punto anche Ái si alzò e lo spintonò nuovamente dall’altro lato del banco, generando i sospiri di Matt che guardava annoiato l’ennesimo litigio manesco dei due, ma non intervenne consapevole del fatto che presto sarebbe stata la professoressa a mettere fine a quel bisticcio. Infatti proprio quando Mello stava per contrattaccare un urlo di richiamo arrivò da dietro la cattedra, insieme alla minaccia di una terribile punizione se non avessero smesso subito di litigare. Prima di tornare a sedersi Ái si premurò di sillabare un fottiti al ragazzo, il quale ricambiò con un elegantissimo dito medio, tutto nella norma insomma.
 
Un lieve bussare alla porta della loro camera ruppe la discussione fra Linda ed Ái, la quale non la smetteva di sbuffare per l’ansia che la compagna di stanza stava investendo nel riordinare e pulire alla perfezione ogni angolo della camera; Ái stava infatti per bestemmiare le più antiche divinità unne mentre Linda tocchicciava con impazienza tutte le sue cose e se non fosse stato per l’arrivo di Near probabilmente si sarebbe scagliata contro l’amica che stava per gettare via una confezione semi vuota di gelatine alla frutta che le aveva regalato Matt.
-Ciao Near, vieni entra pure!- disse Linda mentre si toccava nervosamente la coda bionda davanti al ragazzino che, silenziosissimo, si trascinò nella stanza senza mostrare particolari emozioni. Ái si gettò sul proprio letto con fare scomposto ed alzò appena la mano in segno di saluto, pronta a ridurre il dialogo con Near allo stretto necessario, come se gli occhi sospettosi ed iracondi di Mello potessero tenerla costantemente sotto osservazione. L’ospite si guardò fugacemente intorno prima di scegliere di avvicinarsi al letto di Linda e di accasciarsi a terra proprio accanto ad esso, nell’attesa che fossero le ragazze a dire o fare qualcosa, così mentre Ái si muoveva agitata sul proprio letto, Linda prese in mano la situazione e subito recuperò il caso che era stato assegnato loro , ponendosi poi al centro fra i due letti
-Bene, forse è meglio iniziare, che ne dite? Allora vediamo…- Aprì nervosamente il fascicolo e con voce squillante iniziò a leggere i dati della prima pagina – “Il caso Lidge ha suscitato interesse perché si riferisce alla vicenda processuale di una donna che è stata condannata a 13 anni di reclusione per l’omicidio del datore di lavoro…”- né Near né Ái sembravano prestare particolare attenzione a quello che stava leggendo Linda, ma se per Near l’apparente disattenzione faceva parte della norma e non era fattore indicativo di un reale distacco, diverso era per la ragazza dai capelli di fuoco, che aveva già iniziato a concentrarsi su una bollicina particolarmente fastidiosa sul braccio sinistro.
Bene o male, comunque, la prima ora passò vedendo protagonisti nella discussione solamente Linda e Near; la bionda tentava ogni tanto di dire la propria opinione, ma questa veniva smontata con puntualità glaciale da Near, cosa che stava mandando fuori di testa Ái, per cui quando quest’ultima iniziò ad intervenire, la compagna di stanza sembrò rilassarsi un po’, anche se al contempo provava invidia per quella sua spigliata amica che non sembrava provare soggezione nei confronti del più brillante degli studenti della Wammy’s House.
 
 
Dublino - 21 Gennaio 2007
 
Oggi il covo è più popolato del solito. Mr Kee ha preteso che seguisse Evan con attenzione nonostante, secondo l’anagrafe quantomeno, dovrebbe essere lui l’adulto, ma Mr Kee le ribadisce che quello scavezzacollo di suo nipote sia sempre pronto a cacciarsi in guai molto più grossi di lui e che se non fosse per il buon nome di sua sorella l’avrebbe già spedito a ripulire le fogne di Dublino. Per cui Ái se ne sta lì a tentare di portare avanti i suoi incarichi e bada al ragazzo come fosse un bambino della Wammy’s House. Al pensiero di casa una fitta arriva a colpirle lo stomaco, ma cerca di scacciarne il pensiero così come è arrivato; afferra il pacchetto di sigarette di Evan che intanto è occupato a giocare una partita di FIFA 07 con quel grasso nullafacente di Finn, così la accende svogliata ed osserva lo schermo con scarso interesse. Come se leggesse i suoi pensieri, Evan alza gli occhi celesti verso la ragazza ed accenna un ghigno
-La smetti di fregarmi le sigarette? Compratele cazzo, i soldi non dovrebbero mancarti.-
Ái sputa il fumo e sorride a sua volta –Io non fumo, lo sai.-
Evan ride di gusto e torna a concentrarsi sulla partita
-Come no, è da quando ti conosco che dici che non fumi, come è da quando ti conosco che mi rubi le sigarette, menti a te stessa Ái.-
La ragazza non risponde, ma con la sigaretta fra le labbra si trascina verso la scrivania dove è seduto Mr Kee, che legge attentamente un mucchio di scartoffie da dietro gli occhiali unti.
-Capo, hai saputo qualcosa riguardo a quello che ti ho chiesto?- Chiede evasiva lei, che infine spegne ciò che rimane della sigaretta nel posacenere rigonfio di mozziconi sulla scrivania. Mr Kee continua a sfogliare i documenti e sbuffa
-Che gran casino, non riuscirò mai a mettere tutto in ordine. Comunque ancora niente ragazzina, pare che il tuo amico sia ben nascosto.-
Ái poggia le mani sul legno della scrivania e si incurva verso Mr Kee, la corta frangia ondeggia appena sulla fronte
-Ma non è possibile, non può essere realmente scomparso! Che razza di organizzazione siete se non riuscite nemmeno a trovare un ragazzo?! Abbiamo fatto un patto, te lo ricordi?!-
Mr Kee accenna un sorriso bonario, a quel punto si gratta con distrazione il mento su cui sta ricrescendo la barba striata di grigio ed alza gli occhi scuri che si scontrano con quelli della ragazza, minacciosi e cupi
-Sei proprio come tuo nonno, impaziente e sfrontata ragazzina! Non fosse per la tua testolina che funziona così bene…-
-…mi avresti mandata a ripulire le fogne di Dublino- completa Ái di cui bocca si è ora inclinata in un sorriso –Dovresti variare un po’ il tuo repertorio vecchio-
-Vecchio! Non so come ti permetto ancora di chiamarmi così, ho solo 57 anni e tu mi dai del vecchio; sfido io che qua dentro non mi porta rispetto nessuno dato che ti concedo tante libertà!- Mr Kee prova a risultare duro, con scarso risultato, poi torna a spostare la sua attenzione sui fogli
-Ascoltami bene Ái, sai che ti sono molto affezionato e mi sto impegnando per soddisfare la tua richiesta, ma non è semplice, non lo è proprio per niente. Tu continua a lavorare come stai facendo e vedrai che quando meno te lo aspetti riusciremo ad avere informazioni sul tuo amichetto. Ora per piacere vai a staccare quell’aggeggio e porta Evan fuori di qui prima che io dia in escandescenza!-
Ái sbuffa risentita e senza chiedere il permesso a Mr Kee si accende una sua sigaretta, così si avvicina alla tv e stacca il cavo della console senza esitazione.
-Che cazzo fai?! Stavo per vincere!- Evan si alza di botto e sfrega i capelli scuri con la mano in un gesto di fastidio.
-Ti sto salvando la vita idiota, o hai deciso che oggi vuoi andare a ripulire le fogne di Dublino?-
La ragazza sorride sfrontata e lo guarda dal basso senza esitare, poi gli sputa il fumo in faccia
-Forza sbrigati, abbiamo un lavoro da fare, porta il pc ed il resto dell’apparecchiatura, quel maledetto sistema di sicurezza sembra impossibile da eludere.-
Ái esce dalla stanza salutando Finn con un gesto della mano e Mr Kee con un’occhiataccia indispettita. Evan sbuffa sonoramente, ma poco dopo la segue sputando bestemmie dalla bocca.
 
 
21 Gennaio 2005
 
Finalmente quella prima giornata di collaborazione era finita; erano già ad un ottimo punto con il lavoro e sarebbe bastato un altro incontro per portare a termine il compito assegnato. Ái provò una gran pena per Linda, la quale aveva passato buona parte del tempo a cercare di attirare in tutti i modi l’attenzione dell’asettico Near; cosa ci vedesse poi in quel ragazzino di cui certamente Ái riconosceva la genialità, ma che non sembrava mai provare neanche la più piccola emozione, la ragazza proprio non riusciva a capirlo. Eppure Linda sembrava totalmente assuefatta dal piccolo e pallido Near, carico di stereotipie e dagli occhi lacunosi. Quando questo si avviò verso la porta dopo aver ringraziato le due ragazze per l’ospitalità, Ái riconobbe nell’espressione affranta di Linda la voglia di non lasciarlo andare, per cui stando bene attenta a non farsi notare dal ragazzino, Ái prese a lanciare segnali muti alla compagna di stanza incitandola a seguirlo; la biondina prese un grande respiro e poi, con forze troppa veemenza, si offrì di accompagnarlo.
Rimasta infine sola la ragazza percepì una grande desolazione avvolgerla; i pensieri quel pomeriggio spesso avevano indugiato sul sentimento e le emozioni, di cui lei si sentiva straripare: l’apatia non era di certo una sua caratteristica, al contrario non faceva altro che domare con scarso successo l’emotività che la faceva da padrona, facendola spesso sussultare di rabbia, di gioia, di tristezza, di ardore; insomma Ái era un vulcano sempre pronto ad esplodere e le eruzioni trovavano spesso sfogo nei suoi amici, in qualche modo sempre pronti a gestirla. Matt sapeva calmarla e rassicurarla, la stimolava e la faceva anche sussultare di desiderio, quando voleva. Mello invece era in grado di farla scoppiare, evitando così che lei si reprimesse. Matt, quel bastardo di Matt che si nascondeva dietro un faccino distaccato ed innocente, si prendeva tutto il meglio di Ái con il suo fare dannatamente abile nell’incastrarla all’angolo che la faceva sempre sciogliere. Mello raccoglieva il suo lato peggiore, violento e facinoroso. Chi dei due preferisse? Era ovvio che nessuno dei due padroneggiasse sull’altro, semplicemente Ái aveva trovato la sua famiglia, dove ogni membro assume il proprio ruolo. Però dopo una giornata passata a contatto con un essere umano che non sembrava toccato da nessun tipo di movimento emotivo, mentre riordinava la frangetta con un pettine capì che era di Matt che aveva disperato bisogno in quel momento, per cui infilò nello zainetto una bottiglia di gin mezza piena che teneva nascosta fra le sue cose e decise di cercarlo, sperando di non trovare prima Mello che, ne era più che sicura, l’avrebbe assillata di domande su Near alle quali non aveva assolutamente voglia di rispondere.
Trasse un grande sospiro di sollievo quando entrò nella stanza dei ragazzi e notò la sola presenza di Matt, sdraiato scomposto sul letto preso dal suo game boy, vestito di una delle sue tante maglie a righe dalle maniche corte e di un paio di pantaloni della tuta rigorosamente neri. Quando il ragazzo la vide entrare le fece cenno di sedersi accanto a lui, ma subito tornò a completare la partita; Ái si abbandonò al suo fianco e lanciò uno sguardo al piccolo schermo, ma rispettò i tempi del ragazzo e parlò solo quando quello concluse con successo.
-Sei solo? Dov’è Mello?-
Matt si tirò su e poggiò la schiena al muro
-Sta ancora studiando, ovviamente. Quelle due poveracce che se lo sono ritrovato in gruppo non hanno idea che passeranno la notte in bianco.- Ghignò divertito il ragazzo, che subito puntò gli occhi blu sulla bottiglia di gin che Ái aveva intanto estratto dallo zainetto. Si attaccarono ad essa un sorso per uno e per un po’ parlarono di come era andata la loro giornata e nello specifico il loro studio; nell’affrontare l’argomento Near, Ái scivolò desolata sul letto e portò la mano alla fronte con gesto enfatico
-Non puoi capire quanto sia difficile avere a che fare con una persona così; mi è salita una rabbia…quello è una macchina Matt, te lo dico io! Di umano non ha che l’aspetto.-
Il ragazzo si espresse con una risata, interrotta poi dalla bottiglia di gin che con regolarità portava alla bocca, mentre la mano libera andò ad accaparrarsi i ciuffi fulvi dell’amica
-Non è una macchina, credo abbia solo qualche patologia, probabilmente è affetto dalla sindrome di asperger-
Ái roteò i grandi occhi grigi verso l’alto e fissò il volto dell’amico
-Grazie tante Matt, lo so benissimo. Tutto questo era per dire che questo pomeriggio mi ha molto provata; è come se mi fossi fatta carico di tutte quelle emozioni che Near sembra non provare, che Linda riversa in lui e che io devo incastrare nel mio maledetto vaso di Pandora stando anche attenta a non farne uscire nemmeno la metà! Sono irrequieta, non ci posso fare niente.- concluse con un sospiro teatrale, poi afferrò la bottiglia e ne ingollò una grande sorsata. Matt scosse la testa sorridendo
-Il problema è solo nella tua testa, ti fai sopraffare da tutto Ái, devi imparare a gestirti ad un certo punto oppure rischi di fare come Mello e di esplodere ad ogni piccola cosa. Ora che ci penso tu fai esattamente come Mello…dannazione forse è troppo tardi per salvarti.- Concluse ironico Matt, mentre si riappropriava della bottiglia di gin, di cui sorso gli andò di traverso quando Ái se ne uscì con una delle sue solite domande sfrontate che gli rivolgeva sempre, senza un minimo di tatto
-Hai mai baciato qualcuno?-
Matt tossì per riprendersi –Che cazzo Ái, ma come te ne esci?-
La ragazza si tirò su e punto gli occhi resi lucidi da tutto quel gin in quelli blu dell’amico, era tanto vicina che Matt riconobbe con distinzione il profumo della sua bocca mischiato a quello del gin
-Che c’è di male? Ti ho fatto una domanda! Vuoi rispondermi?-
-Ma certo che ho baciato qualcuno, più di una persona se è per questo! Abbiamo quasi quindici anni, pensi sia uno sfigato?- la rimbeccò lui. Ái si fece improvvisamente rossa in viso ed aggrottò le sopracciglia
-Beh, che ci sarebbe di male a non aver mai baciato fino ad ora?-
Matt sgranò gli occhi che figuravano la sua consapevolezza -Vuoi dirmi che non hai ancora dato il tuo primo bacio?-
Per quanto possibile Ái divenne ancora più rossa –Come cazzo sarebbe stato possibile secondo te?! Sto sempre con voi due!-
Matt rise di gusto –Che c’entra? Anche io sto sempre con voi due, ma il tempo per quello l’ho sempre trovato!-
Ái non rispose, si limitò a bere ancora; quando Matt si rese conto di essere stato forse un tantino indelicato, gli tirò via con tatto la bottiglia che poggiò sul pavimento, poi le carezzò la spalla e tentò di attirare il suo sguardo nel proprio
-Stare vicino a Near non ti fa affatto bene, hai anche smesso di parlare ora- tentò di sdrammatizzare lui. Quando le iridi grigie risalirono ad allacciarsi alle sue, Matt fu costretto a deglutire data l’intensità di quello sguardo tagliente
-Perché non mi baci tu?- Chiese spontanea lei.
-Sei ubriaca Ái- sorrise Matt, che piano tirò indietro la testa e se non fosse stato per le mani di Ái che erano corse a stringersi intorno alle guance scavate, ci sarebbe anche riuscito
-Dico sul serio Matt, non voglio arrivare a quindici anni senza nemmeno aver dato un solo bacio! E poi lo sai che difficoltà ho ad approcciarmi agli altri, che ti costa?-
Gli occhi di Matt saettarono da quelli dell’amica, alla bocca naturalmente rossa
-Senti questa è una cosa importante, ne sei davvero sicura?-
la dita di Ái si strinsero più forte intorno al volto di Matt ed avvicinò il viso a quello di lui, fino a sfiorarne la punta del naso
-Se di una cosa sono sicura, è che non vorrei dare il mio primo bacio a nessun altro al mondo.-
Come poteva resistere a quella richiesta? Non avrebbe potuto, appunto, così senza pensarci tirò via le mani di Ái ed allungò il viso quanto bastasse per far scontrare le labbra, che poco dopo si schiusero per fare in modo che la lingua si insinuasse nella sua bocca con naturale semplicità. Un brivido corse dalla bocca all’intero corpo di Ái: mai si sarebbe immaginata che baciare qualcuno potesse essere così piacevole, mai avrebbe pensato che la lingua di Matt si sarebbe incastrata così bene con la sua che, dopo pochissimo, apprese in fretta come doveva muoversi per far si che quel bacio non restasse un tentativo fallimentare. Senza interrompere il contatto Matt passò le braccia lunghe intorno alla vita esile dell’amica, così da attirarla a sé per approfondire meglio quel primo bacio estatico, così Ái cinse il collo di Matt e proseguì nell’ispezionare quella bocca morbida ed accogliente, arricchendosi della saliva che sapeva di gin.
Si staccarono, di tanto in tanto, solo per colmarsi d’ossigeno.
 
 
Londra – 21 Gennaio 2007
 
Matt porta alla bocca l’ennesima sigaretta della giornata; gli occhi stanchi scorrono sulle immagini trasmesse dallo schermo del computer, ma la sua testa è altrove, lontanissima da quell’uomo che è costretto a spiare giorno e notte. Come un avvento divino un messaggio fa vibrare il cellulare abbandonato accanto al computer.
Ho delle novità. N
Rapido spegne la sigaretta appena accesa e corre fuori dalla stanza.
 
-Allora?- chiede impaziente al ragazzo che contempla uno dei suoi tanti puzzle.
-Non abbiamo capito ancora dove si trovi, però ho ottenuto degli indizi che ritengo essere fondamentali al fine della nostra ricerca.-
Matt osserva il ragazzino alzarsi e trascinarsi verso un portatile acceso sulla scrivania, così lo segue e si posiziona accanto a lui: Near fa scorrere dei grafici sullo schermo che gli occhi blu di Matt osservano con estremo interesse
-Esistono molte organizzazioni di stampo mafioso in Gran Bretagna, ma solo tre di queste sembrano essere cresciute molto nell’ultimo anno. Sospetto, invero, che Mello sia entrato a far parte di una di queste organizzazioni e che questa stia utilizzando le sue indubbie capacità per i propri scopi; non c’è altra spiegazione ad una crescita di tale spessore, se non l’arrivo di una testa pensante del calibro di Mello.-
Nonostante il tono distaccato di Near, Matt percepisce il battito cardiaco accelerare di molto. Il ragazzo non può che aver fatto centro, sicuramente Mello è vivo e sta collaborando con la mafia. Ora non resta che scovare il nucleo di cui fa parte.
Per la prima volta dopo molto tempo, il viso di Matt si colora di un sorriso compiaciuto.
Ti troverò maledetto bastardo, non ti lascerò affogare.
 
 
21 Gennaio 2005
 
Quelle due imbecilli di Suzy e Liza gli avevano fatto perdere un sacco di tempo, dimostrando di essere totalmente inadatte a far parte di un istituto tanto esclusivo quale la Wammy’s House. In più di un’occasione, quel pomeriggio che presto si era tramutato in una lunga e tediosa serata, Mello represse l’istinto di sgozzare le due ragazzine e banchettare con i loro resti. Non avevano cenato per il tanto lavoro, eppure il biondo aveva addosso la sgradevole sensazione di non aver concluso proprio nulla, per cui allo scoccare delle dieci sputò delle orribili offese verso le due povere ragazze e uscì dalla stanza terribilmente agitato.
Per fortuna che le sue orecchie riconobbero le risate dei suoi amici provenire dall’interno della sua camera, ma subito ricordò di essere arrabbiato con Ái perché quella aveva passato tutta la giornata a studiare con quel nano di Near, per cui prima di entrare mise su la sua espressione più risentita. Nell’entrare nella stanza gli occhi chiari si soffermarono sui due ragazzi seduti uno di fronte l’altra sul letto di Matt, che si passavano una bottiglia di gin e ridevano convulsamente; i due nel sentire la porta schiudersi si voltarono di scatto verso Mello e se da un lato Matt sembrò entusiasta della presenza del ragazzo, dall’altro Ái sgranò gli occhi e si ritrasse accanto a Matt, allacciandosi al suo braccio.
-Che ci fai qui? Che ci fa lei qui?- si rivolse prima ad Ái e poi a Matt, che sbuffò ed incitò l’amico ad avvicinarsi.
-Dai Mel, prendi- disse Matt allungandogli la bottiglia di gin semi vuota. Sfiancato da se stesso, Mello decise di sotterrare momentaneamente l’ascia di guerra e sedette accanto ai due, guadagnandosi un’espressione incredula da parte di Ái che, al contrario, non era affatto pronta ad abbassare la guardia. Mello si dissetò con il gin che gli bruciò la gola con gusto, quindi tornò ad osservare i due ragazzi seduti accanto a lui e giurò di cogliere lo scambiarsi di uno strano sguardo di intesa, eppure si sentì troppo stanco per indagare. Bevve ancora mentre Matt tenne banco con le sue stronzate, bevve ancora mentre osservava Ái ridere di gusto alle parole di Matt. Bevve soffermandosi a pensare che, tutto sommato, doveva ritenersi fortunato ad avere accanto quei due che non smettevano di provocare in lui accese sensazioni di salvifica quiete quando ne aveva l’assoluto bisogno, sopendo il maremoto emotivo che lo padroneggiava fin dalla nascita. Certo questo avveniva solo quando i tre erano insieme, perché presi in coppia le loro relazioni erano un totale disastro vista la capacità di Matt di farlo arrossire quando meno se l’aspettava –cosa che reprimeva con forza- e quella di Ái di mandarlo totalmente fuori di testa facendo uscire la sua parte più aggressiva e politicamente scorretta. La serenità confidenziale con cui Matt lo approcciava lo spiazzava sempre tantissimo, destabilizzandolo e facendo crollare tutte quelle certezze che si costruiva con estrema fatica e talvolta pensava fugacemente che non sarebbe stato poi male abbandonarsi al ragazzo che riusciva con un niente ad interrompere lo scorrere molesto dei pensieri. Invece con Ái era tutto molto complicato, perché quella maledetta ragazza dai capelli rossi non gli concedeva mai la tregua, al contrario gli provocava reazioni impossibili da gestire e che spesso sfogavano in un bollore ustionante, talmente tanto che talvolta non avrebbe voluto altro che zittirla con ogni mezzo a sua disposizione.
Matt era la sicurezza ed il vento caldo d’estate.
Ái la passione e la furiosa tempesta che increspa il mare.
Ma entrambi erano carichi dell’ossigeno di cui aveva bisogno per sopravvivere.
E carico di quelle elucubrazioni che ancora una volta gli annebbiavano la mente, scolò l’ultimo sorso di gin e fece crollare la testa sulle gambe di Ái, mentre una mano andò a ricercare un lembo della maglia di Matt, che subito a quel gesto ricercò gli occhi di Ái. Si guardarono spaesati ed impreparati, ma poi sorrisero, per cui Ái prese a carezzare i capelli biondi di Mello che, solo dopo averle lanciato un ultimo sguardo, socchiuse gli occhi e si abbandonò al tocco gentile della ragazza.

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Capitolo 7
*** Boys don't cry ***


Disclaimer!
 
Il linguaggio potrebbe essere ritenuto forte, causa l’uso da parte dei protagonisti di parole scurrili, sebbene funzionali alla caratterizzazione dei personaggi.
 
Fate attenzione alle date! Gli anni saltano che è una meraviglia :)

 
CAPITOLO VI
Boys don’t cry
 
Ti direi che mi dispiace,
Se pensassi che ti farebbe cambiare idea
Ma so che questa volta ho detto troppo
Sono stato troppo scortese

 
Mi inginocchierei ai tuoi piedi
E ti chiederei perdono
Ti supplicherei
Ma so che è troppo tardi
E che adesso non c'è niente che io possa fare

 
Boys don’t cry – The Cure
 
 
Marzo 2005
 
Le iridi di freddo ghiaccio graffiate d’azzurro circondavano le pupille plumbee che, frenetiche, correvano da un capo all’altro della bacheca incapaci di arrestarsi. Ne contavano i nomi dal basso all’alto, poi ancora dall’alto al basso ed infine, stanche e rassegnate tornarono all’apice e marchiarono a fuoco quel primo nome che, ingiustamente, superava ancora una volta il suo.
 
Near.
Quel fottuto bastardo.
Quell’infido ragazzino.
Maledetto lui.
 
Mello non si capacitava. Per quanto si impegnasse mancando le ore di sonno necessarie a recuperare una lucidità necessaria allo studio, Near riusciva comunque a scavalcarlo ed ogni volta era come se staccasse un piccolo pezzo del suo corpo. A questa orribile sensazione di ingiusta sevizia andava sommandosi la delusione nei confronti di se stesso, mai capace di dare quel pizzico in più per eguagliare, o meglio superare il bastardo orfano che oltretutto non mostrava mai e poi mai di essere soddisfatto dei propri risultati. Nemmeno li guardava! Non spendeva il suo tempo a lanciare una fugace occhiata sulla bacheca e questa era senza ombra di dubbio la cosa che più mal digeriva Mello: la totale noncuranza di essere il migliore.
Se ciò non fosse bastato ad umiliarlo abbastanza, il ricordo della confessione che Matt, spensierato e persino divertito, gli aveva fatto la sera precedente, andò a sommarsi alla pila delle motivazioni che rendevano il suo umore più nero che mai.
Le sue gambe si mossero senza ragionare, mentre un pesante manto rosso si posò sugli occhi di ghiaccio rendendogli impossibile scovare l’ombra della razionalità, ormai ben nascosta in un angolo buio della sua testa. I passi celeri si arrestarono solo nel momento in cui intercettò quel fagotto pallido nel refettorio, tristemente appollaiato a terra nell’atto di contemplare un aeroplano giocattolo; in quel momento il rosso che mascherava il mondo intorno a lui si fece più vivido e percepì con distinzione le vene del suo collo pulsare di odio.
Ancora un passo. Poi un altro. Infine giunse davanti a lui ed un ampio, diabolico sorriso si spiegò sul volto di Mello, mentre il proprio corpo si chinava davanti a quello di Near.
 
-Sei felice?- Si rivolse assurdamente al ragazzino vestito di bianco che, solo nell’istante in cui udì la voce del biondo, alzò gli occhi lacunosi che incastrò irrimediabilmente in quelli dell’interlocutore.
 
-Ciao Mello. Non credo tu mi abbia mai rivolto questa domanda, vuoi spiegarmene il motivo?-
 
La saliva prese ad invadere copiosa la bocca, come accadeva ogni volta che stava per assaporare una delle sue pietanze preferite, così fu costretto ad ingoiarla prima di poter parlare ancora –Ma come, sei tanto intelligente eppure non riesci a rispondere ad una domanda così elementare?-
 
Near non interruppe quel contatto visivo; temeva quello sguardo macchiato di follia? Non ci avrebbe scommesso, ma sicuramente ne era affascinato, in quanto riscontrava in quegli occhi grandi e freddi un’infinità di emozioni che tradivano il tono sereno con il quale gli si era rivolto giusto un minuto prima. Era ovvio a cosa si riferisse il ragazzo dal caschetto d’oro, eppure Near era ben cosciente che Mello non avesse bisogno di un si o di un no, ma di uno scontro.
E questo a Near non piaceva affatto.
 
-Te lo chiedo ancora una volta, sei felice?- la fila di denti bianchissimi si dipanò tra le labbra morbide di Mello, accentuando con stile la pazzia che lo stava pervadendo nel trovarsi davanti a quell’apatico nemico.
 
-La felicità a cui aspiro non potrà mai dipendere dal risultato di un test, se è questo a cui alludi. Posso però affermare con certezza di essere mediamente soddisfatto, si.- Senza volerlo gli occhi scuri scivolarono oltre il viso di Mello per correre lungo la spalla e trovare, infine, il loro collocamento sull’aeroplano giocattolo che teneva nella mano destra e al contempo la sinistra saliva a ricercare una ciocca di capelli da attorcigliare con ritualità.
 
-Mediamente soddisfatto- lo scimmiottò Mello –E dimmi piccolo Near, di cosa saresti mediamente soddisfatto? Di averci fregato tutti ancora una volta? O di averlo messo nel culo a me?- Il sorriso singhiozzò di una risata amara.
 
Near strinse d’istinto l’aeroplanino fra le mani e lentamente lo attirò a sé, ma veloce come un ghepardo Mello gli tirò via il giocattolo ed accostò il viso davvero troppo, troppo vicino al suo.
Si osservarono per pochi istanti prima che Mello spingesse con forza il giocattolo contro il costato gracile di Near, che inevitabilmente cadde all’indietro scatenando una risata fragorosa del più grande.
 
-Ma guardati! Sembri proprio una tenera tartaruga- continuò fra le risate Mello e, non fosse stato per due mani che si strinsero attorno alle sue spalle per tirarlo via, avrebbe afferrato Near per i capelli, intenzionato a permettere alla follia di prendere definitivamente il sopravvento su di lui.
 
-Che cazzo fai!- Gridò Matt alle sue spalle mentre lo tratteneva a sé con forza. Mello si dimenava come un’anguilla, scalciava l’aria, voleva colpire ancora e ancora quel bastardo vestito di bianco che intanto si tirò nuovamente su con aria assente.
-Che cazzo fai tu! Lasciami! LASCIAMI!-
-Ti metterai nei guai Mello! Fermati!- Matt tentò di mantenere un tono basso per non attirare l’attenzione nel refettorio, ma frenare l’amico era praticamente impossibile. Fortuna arrivò anche Ái, intenta a cercare Mello per tutta la Wammy’s House, ma l’amica era accompagnata da Linda che, nell’assistere alla scena, inizialmente si immobilizzò sulla porta, per poi correre velocemente vicino Near mentre Ái si piazzò davanti Mello.
-Mello! Mello fermati ti prego!-
La ragazza evitò per miracolo un calcio, ma subito un altro arrivò a colpirle una coscia; a quel punto con Matt che lo tratteneva ancora da dietro, Ái strinse coraggiosamente il viso di Mello fra le mani e vi accostò il suo –Ti devi dare una calmata, vuoi rischiare l’espulsione?! Non ne vale la pena, lo sai!-
Linda guardò la scena inorridita –Lo dirò a Roger! Tu sei pazzo!- gridò poi indicando Mello che, lentamente, sembrò calmarsi almeno un po’.
-No Linda.- disse flebilmente Near al suo fianco.
-Ma…non può fare come vuole! Deve essere punito!- La ragazzina fece correre lo sguardo da Near agli altri tre senza saper bene cosa fare. Ái tratteneva ancora il viso di Mello ed i due continuarono a guardarsi con intensità ignorando le proteste di Linda, così Ái continuò sussurrando –Pensa ad L, non bruciare tutto per una scemenza del genere, non ne vale la pena.-
La coltre rossa si dissipò, Mello poteva distinguere distintamente gli occhi sgranati dell’amica che puntavano nei suoi; con uno scatto si liberò dalla stretta di Matt che spintonò poi con una mano e subito corse via, lasciano i quattro nel refettorio.
 
 
Londra - Marzo 2008
 
Il suono metallico proveniente dalle casse del computer indica un nuovo messaggio nella casella di posta. Con aria annoiata il ragazzo sfila le cuffie solo dopo aver messo in pausa il gioco, si passa una mano sul dorso nudo e quindi apre la casella e-mail.
 
Anonimo
 
Che sia spam è impossibile, pensa Matt mentre punta il cursore del mouse sul messaggio senza mittente, la sua è la casella di posta di un hacker, non potrebbe mai ricevere dello spam. Gli occhi di intenso verde pian piano si sgranano sgomenti e, rapidi, scorrono le poche righe che compongono il testo.
 
Sono a Londra. Ho poco tempo.
Se puoi incontriamoci al Westfield Stratford City fra 2 ore, caffè accanto a Banana Republic.
Ti prego sbrigati.
Non vedo l’ora.
 
A

 
Due anni. Sono passati quasi due anni dal loro ultimo incontro. Come diavolo ha fatto ad avere il suo indirizzo di posta elettronica? Deve essere diventata tremendamente brava, pensa Matt sorridendo fra sé.
Si alza di scatto dalla poltrona girevole e, velocemente, recupera dei vestiti puliti.
-Hai finito di giocare? Potremmo anche fare una partita insieme-
La voce della ragazza lo desta da quel tumulto che l’e-mail ha provocato in lui; volta la testa in direzione del letto, dove la bruna semivestita è sdraiata, intenta a sfogliare con noia uno dei fumetti di Matt.
-Scusami Litz, ma ora devi andare, ho del lavoro da fare.-
Gli occhi scuri si sgranano –Lavoro?-  chiede sbigottita lei che chiude rapidamente il fumetto spazientita –Ma avevi detto di avere la giornata libera! Mi sono presa un giorno libero dal mio lavoro per stare con te!-
Matt sembra non prestarle attenzione mentre si avvicina rapido al bagno; Litz infila rapidamente la canottiera prima di alzarsi e seguire i passi del ragazzo –Cazzo Matt! Mi vuoi dare anche solo una rapida spiegazione?!- La mano celere dell’alta e sinuosa ragazza chiude la porta del bagno prima che Matt abbia la possibilità di infilarcisi dentro, così lui è costretto a prestarle attenzione –Senti è stata una cosa improvvisa e non ci posso fare niente. È davvero molto importante ed ho pochissimo tempo per prepararmi, quindi scusami ma…-
-Scusarti?!- Dal tono alterato di lei traspare una forte rabbia –Mi sono stufata! Non è la prima volta che fai così! Sempre la stessa storia Matt: ci vediamo, facciamo sesso, poi ti chiudi con i tuoi cazzo di videogiochi per ore! Ed ora vuoi dirmi che hai improvvisamente del lavoro da sbrigare?!-
Matt rimane impassibile davanti la lunga scenata che porta avanti la ragazza, infine quando quella smette di urlare sospira estenuato –Hai ragione Litz, ma ricordi quando ti ho detto che nella vita ho delle priorità?-  
Litz lo fissa torva e, con le braccia incrociate sotto il seno abbondante gli fa cenno di andare avanti
-Beh, questa è la mia massima priorità. In cima a tutto. Decisamente, si.-
Matt la scansa con un movimento brusco e, finalmente, riesce a chiudersi nel bagno. Dalla camera da letto le urla di Litz si mischiano al getto della doccia e poi finalmente si dissipano dietro il tonfo violento della porta di casa. L’acqua gli scorre sul viso e su tutto il corpo, rimarrebbe ore sotto il getto caldo se potesse.
Ma la sua priorità è ritrovare quegli occhi grigi che gli sono mancati come l’ossigeno.
 
 
Marzo 2005
 
-Perché diavolo glielo hai detto Matt?!-
Ái era crollata in uno stato di totale agitazione ed il cuore aveva preso a batterle fortissimo, mentre agitata ed infuriata continuava a rivolgere la stessa domanda all’amico. Matt passò una mano fra i capelli castani, non aveva affatto voglia di porre un freno alla rabbia di Ái, sfiancato da Mello e dalla sua reazione sconsiderata di poco prima.
-Te lo ripeto: stavamo parlando e mi è sfuggito! Non vedo che cosa ci sia di male cazzo, voi due state totalmente fuori di testa comunque.- Concluse scuotendo il capo. Ái si grattò violentemente la testa in uno dei suoi eclatanti gesti di disperazione, così con i  capelli schizzati da tutte le parti tornò a puntare lo sguardo su Matt
-Lo sai come è fatto! Ogni dannata cosa che non lo renda protagonista lo fa impazzire! Ci credo che oggi ha reagito così quando ha saputo dei risultati del test!-
Matt non ne poteva più; era stanco di giustificare ogni sua azione, stanco di non viversi liberamente e con serenità le relazioni con i suoi amici, stanco di quelle due teste così tanto irrazionali, per cui si ritrovò inevitabilmente a perdere il controllo e ad alzare la voce, forse per la prima volta, con la ragazza –Mi hai rotto il cazzo Ái! Ci siamo dati un fottuto bacio! E allora?! Davvero dovrei avere paura di destabilizzare quell’idiota di Mello solo per una stronzata del genere?! Io non me ne vergogno!- Matt si era avvicinato ad Ái ed il viso contratto dalla rabbia e dalle grida si era fatto molto vicino al suo –Ti dirò di più: mi è pure piaciuto ok?! E se questa cosa a Mello non va giù non me ne frega un cazzo! Ma se tu reagisci così forse c’è qualcosa che non va, cristo!-
Ái sgranò gli occhi e si ammutolì; non era abituata alle esplosioni di rabbia di Matt, che fra i tre era senza ombra di dubbio il più pacifico e controllato, quello che mai e poi mai perdeva la ragione. Eppure eccolo lì, a strillarle a pochi centimetri dalla faccia. Deglutì prima di proferire parola –Matt calmati…-
-No che non mi calmo! Mi spaccate la testa con le vostre stronzate! Vaffanculo Ái! Tu e Mello!-
Matt si allontanò di scatto dalla ragazza e diede un violento calcio alla sedia della sua scrivania, che schizzò addosso alla parete; Ái d’istinto fece un passo indietro non sapendo assolutamente come porre freno alla rabbia dell’amico. Gestire Mello era la quotidianità per lei, che ormai era perfettamente in grado di capire come placare i suoi picchi di collera, ma mai le era successo prima di dover contenere la furia di Matt che, dopo aver tirato un secondo calcio alla sedia, si voltò nuovamente verso di lei e riprese a gridare –Lo so che vuoi andare a cercarlo, ma che si fottesse, questa volta vacci da sola!-
Ái non ci vide più e si scagliò contro di Matt spintonandolo verso la parete
-Sei un vero stronzo!- gli gridò poi, prima di voltarsi e uscire dalla sua stanza, non mancando di sbattere con fragore la porta.
Fu la prima volta che Matt provò la forte e fastidiosa sensazione di volerle mettere le mani addosso.
 
 
Londra - Marzo 2008
 
La metropolitana straripa di persone che fanno ritorno nelle proprie case dopo la lunga giornata di lavoro. L’uscita di Stratford Station è invasa da una moltitudine umana che lo segue fino all’ingresso dei grandi magazzini; lo stomaco inizia ad attorcigliarsi in una morsa di pura ansia quando mette piede sulle scale mobili, su cui è costretto impotente. È in ritardo di cinque minuti e questo non lo tranquillizza affatto, per cui divide in modo poco cortese una coppia avvinghiata sul gradino superiore ed inizia a farsi spazio tra la gente che lo appella con risentimento.
Gli occhiali dalle lenti gialle offuscano un minimo le forti luci a neon, eppure decide di tirarli sopra la testa nel momento in cui gli occhi verdi rintracciano, finalmente, il caffè accanto al “Banana Republic” da cui schiere di ragazzine liceali escono cariche di buste. Tira un grande respiro e gli anfibi accompagnano il corpo verso l’entrata del locale, anche quello pieno di persone. Un ragazzo lo accoglie all’entrata con un ampio sorriso, ma a Matt non sfugge l’occhiata che il cameriere lancia al suo abbigliamento.
-Mi scusi, per il momento il locale è pieno-
Matt non lo guarda nemmeno e, nel superarlo, ispeziona a destra e sinistra alla ricerca di Ái.
E poi la nota.
Quella nuca color ruggine che gli da le spalle, isolata in un piccolo tavolino in un angolo del caffè. Per quanto possibile il battito accelera ancor più, mentre la camminata si fa più rapida in quella direzione.
Finalmente è dietro di lei, che lenta fa scivolare la tazza di caffè fumante dalla bocca al piccolo tavolino rotondo.
-Ce l’hai fatta-
Quella voce che è sempre la stessa.
Quelle piccole dita chiare dalle unghie corte e smaltate di nero che carezzano la tazza.
Infine i suoi occhi grigi, risaltati dalla matita e dal mascara abbondante che si scontrano con i suoi, quando la testa rotea all’insù.
E le sue labbra rosse che si piegano nel suo più bel sorriso.
 
 
Marzo 2005
 
Il cortile era invaso dai ragazzi che giocavano spensierati dopo l’ultimo test appena affrontato, ma di Mello non v’era traccia, così come non sembrava trovarsi in biblioteca, o nei bagni; non lo scorse nemmeno nel refettorio e, mentre correva affannata per il corridoio del secondo piano incontrò Roger, che si limitò a riprenderla bonariamente –Non correre per i corridoi Ái, te l’ho detto mille volte!- per cui fu certa che l’amico non dovesse trovarsi nemmeno nell’ufficio di Roger, supposizione che la tranquillizzò almeno un po’. C’era solo un posto, quindi dove poteva trovarsi Mello.
Veloce prese a salire i gradini due a due, fino a ritrovarsi davanti la porta che dava sulla terrazza della Wammy’s House. Prima di spingere la porta tentò di riprendere un minimo di fiato e di calmarsi, dato che la lite con Matt l’aveva agitata ancor più. Che poi non che non avesse ragione Matt, più ci pensava e più si rendeva conto che il ragazzo avesse tutte le motivazioni per reagire come aveva appena fatto; fosse stato il contrario Ái era sicura che gli avrebbe rifilato un pugno dritto sul naso, ma per fortuna Matt non era così idiota da picchiarla. Si ripromise di tornare da lui per scusarsi come si deve, non appena avesse scovato Mello.
Ma tutti i suoi buoni propositi andarono a farsi benedire quando, nello schiudere la porta, vide una massa di capelli castani incastrarsi sotto le dita del biondo: la ragazza che scorgeva di spalle era sicura fosse Theresa, una che stava sempre lì a ronzare intorno a Mello, che non perdeva mai occasione di cercare di aggraziarselo in tutte le maniere; fino a quel momento aveva sempre visto Mello respingere malamente Tess, che tra l’altro dimostrava apertamente un odio plateale nei confronti di Ái, unica prediletta ad aver conquistato le attenzioni del bel genio dell’orfanotrofio. Ed ora quella stessa ragazza era lì con il suo più caro amico che la stringeva per la vita e la baciava con l’impeto che si sarebbe immaginata da uno come lui; la mano che tirava i lunghi capelli lucidi, l’altra che scivolava sul culo di lei, la bocca che abbandonava quella di Tess solo per scendere sul collo e morderlo con la voracità di una fiera.
Fu impossibile continuare ad assistere a quella scena che le stava provocando un tale livello di disgusto da nausearla.
Ái lo sapeva che a Mello non fregava niente di lei.
Era consapevole che quella non fosse che una vendetta nei loro confronti, il suo personale riscatto.
Ái lo sapeva che aveva solo bisogno di essere venerato da qualcuno, in quel momento, che ci fosse anche solo una persona che lo avrebbe messo al primo posto.
Eppure non riuscì a controllare la sua mano che chiuse con forza la porta alle sue spalle, come i piedi felpati che, chiusi negli anfibi, percorrevano veloci lo spazio che la separava dai due. Le iridi di ghiaccio si incastrarono immediatamente in quelle di Ái, la quale in un tempo davvero insignificante fu dietro la ragazza, che afferrò per i capelli e tirò via da lui.
-Merda! Ahia!- gridò Tess che non aveva ancora capito chi fosse stato ad averla aggredita e a nulla servì il tentativo istintivo di Mello di trattenerla a sé.
-Fermati idiota! Che cazzo ti viene in mente di fare?!- Disse Mello, allibito dalla reazione di Ái che, dopo aver allontanato la ragazza con quella strattonata di capelli, si frappose fra lei e Mello. Mentre si massaggiava la cute gli occhi scuri di Tess misero a fuoco la figura di Ái e subito contrasse il viso in un’espressione di rabbia cieca
-Come ti sei permessa?! Sei uscita di testa?!-
-Ti giuro che ti ammazzo Tess, prova solo a fare un passo e ti faccio a pezzi!- disse Ái, invasa dalla stessa follia che giusto un paio di ore prima aveva colpito Mello; il ragazzo scostò bruscamente Ái per evitare che le due iniziassero a colpirsi, così si parò di fronte a lei dando le spalle a Tess –Ma che cazzo ti credi di fare, eh?! Perché non ti fai gli affari tuoi una volta tanto?!-
Ái spintonò l’amico di lato e tornò ad urlare contro l’altra –Non aspettavi altro vero?! Ti è bastato un suo schiocco di dita e ti sei precipitata fra le sue braccia! Un avvoltoio pronto a fiondarsi sulla carcassa ancora calda! Ma non ti compatisci nemmeno un po’?!- La provocò poi, così che Tess si fece di nuovo avanti ed allungò un braccio a spintonare il corpo minuto di Ái
-Sarai mica gelosa! Che c’è te li vuoi tenere tutti e due per te?- e poi sibilò in una smorfia compiaciuta –Sei solo una puttana irlandese-
Ái stava per attaccarsi al suo collo con tutta la volontà di stringerlo nelle mani fino a farla annaspare, ma la mano di Mello si strinse attorno al collo della sua felpa e la tirò indietro con forza, per prendere così il suo posto davanti a Tess che schiuse la bocca con aria attonita.
-Se ti sento chiamarla così un’altra volta, stai pur certa che sarò io a gonfiarti fino a farti rimangiare ogni singola parola che hai pronunciato dal giorno in cui sei venuta al mondo-
Tess sgranò gli occhi incredula –Ma hai visto che ha fatto?! Mi ha minacciata! E tu la difendi?!-
Mello rimase a fissare la ragazza di cui occhi si facevano lucidi
-Con lei me la vedo io, ma tu devi andartene subito. Mi hai capito?! Vattene!-
La ragazza fece correre gli occhi lucidi da Mello ad Ái, infine si soffermò su ragazzo, titubante
-Non me lo merito…sei uno stronzo! Affogherete nella vostra pazzia…- e così si fece indietro di qualche passo, per poi voltarsi e correre via. Appena la porta si chiuse dietro la figura sconvolta di Tess, Mello si girò di scatto verso Ái e la strattonò per una spalla
-Che cosa ti dice il cervello?! Come ti sei permessa di venire qui a fare questa scenata?! Spiegamelo subito!-
Ái tentò di divincolarsi dalla presa aggressiva di Mello –Lasciami!- gli urlò con tutto il fiato che aveva in gola –Mi fai male!-
-Te lo meriti! Sei totalmente pazza!- la spinse con entrambe le mani e la fece barcollare fino alla balaustra; Ái con un colpo di reni si rassestò e tornò a posizionarsi sotto il ragazzo –Io sarei pazza?! E tu invece?! Stavi per picchiare Near per uno stupido test! E poi questo…questo gioco idiota con quella lì!- gridò sotto di lui mentre indicava la porta –Vuoi che non abbia capito perché lo hai fatto?!-
Mello si chinò, così da avvicinare il proprio viso a quello della ragazza, contro cui ribatté furente –Spiegamelo tu, genio!-
Ái affondò in quelle iridi di cristallo, prima di sibilare irata –Sei solo geloso perché hai saputo che ci siamo baciati, ecco perché! Tu sei geloso di Matt!-
Mello iniziò a tremare di rabbia, l’unica cosa che avrebbe voluto fare sarebbe stato un gesto sconsiderato nei confronti di Ái, eppure si trattenne con non poco sforzo
-Non dire cazzate, io non sono geloso di voi! Per quanto mi riguarda potete fare quello che vi pare, così come a te non deve fregare di quello che faccio io!-
La ragazza non sapeva come uscire da quella situazione assurda. Aveva superato ogni limite consentito, non sapeva spiegare il motivo di tutta quell’aggressività e non riusciva a mettere a fuoco, davvero, perché non sopportasse che Mello potesse distrarsi con qualcuno che non fossero lei o Matt. Di certo non si era arrabbiata o risentita quando Matt le aveva confidato di aver dato più di un bacio in vita sua, trovando la cosa perfettamente normale, perché in cuor suo era convinta che lei e Mello avessero un posto d’onore nella sua vita, che nessun altro poteva usurpare. Ma delle reazioni di Mello non si poteva fidare.
Era quello il vero problema: l’atavico terrore che il ragazzo potesse scegliere qualcun altro al loro posto la dilaniava.
-Io…non lo sopporto!- Gridò insensatamente Ái, pugni stretti e ad un centimetro dal viso di Mello, che apparve spiazzato da quella frase, per cui smise di tremare
-Ma cosa non sopporti?! Perché dici sempre cose senza senso?-
-Non sopporto che tu…- la mano sinistra e spintonargli il petto –scelga…- un altro spintone –qualcun altro!- il terzo spintone arrivò con entrambe le mani a colpirlo. Mello strinse i polsi sottili di Ái con forza e la tirò a sé non mollando la presa –E allora spiegami perché hai chiesto a Matt di baciarti! Perché non l’hai chiesto a me?!-
Anche la domanda di Mello apparve priva di senso, ma Ái lo conosceva bene e capì che l’essere stato messo ancora una volta al secondo posto, per giunta da una delle pochissime persone a cui teneva davvero, lo aveva fatto soffrire moltissimo. Rannicchiata nella sua felpa abbondante e con i polsi in aria ancora stretti dalle mani violente dell’amico, gli occhi cerulei di Ái si inumidirono contro la sua volontà
-Perché non volevo che il mio primo bacio fosse solo un gioco di potere!- gridò non smettendo di fissarlo –Volevo solo essere baciata, non usata per farti sentire primo in qualcosa! A Matt non importava, lo ha fatto solo per assecondare la mia richiesta…ma tu…tu invece lo avresti fatto per te stesso!- di colpo tirò indietro le braccia riuscendo a liberarsi dalla stretta tanto forte da aver segnato i polsi con due linee violacee. Le braccia di Mello crollarono lungo i fianchi e per un po’ non riuscì a fare altro che guardare l’amica con il respiro mozzato dagli ansimi portati dal pianto e dalla rabbia. Fissò i suoi occhi tremolare sotto le lacrime e le sua bocca rossa, dalla quale spuntava la lingua a raccogliere le lacrime che cadevano sulle labbra.
Aveva ragione, per quanto non volesse accettarlo Mello si sentiva egoista e probabilmente, se Ái avesse chiesto a lui di concederle il suo primo bacio, le cose sarebbero andate sicuramente come lei aveva descritto fra le urla.
Ái si asciugò la faccia con la manica prima di parlare ancora
-Se non te l’ho detto era solo per paura che non capissi. Non esiste nessun podio per me, ma solo un unico posto in cima dove ci siete tutti e due- tirò su col naso che si era fatto rosso –E so che per Matt è la stessa cosa. Il problema è che non capisco mai se sia così anche per te.-
Così Ái non dette possibilità di replica a Mello e mosse dei passi veloci fino alla porta che la ricondusse all’interno dell’edificio, lasciando il ragazzo solo, ad osservarla sparire dietro la fredda lamiera.
 
 
Londra – Marzo 2008
 
Ogni occhiata di Matt spezza la figura della ragazza davanti a sé. Ogni domanda che le pone finisce per non trovare risposta, se non qualche frase elusiva.
 
Dove sei stata?
Cosa hai fatto?
Sei al sicuro?
Ti hanno ferita?
Ti sei cacciata in qualche guaio?
Stai bene?
 
Stai bene?
 
Ái allunga una mano in direzione del ragazzo e, delicata, stringe la sua non rompendo il contatto visivo
-Ora sto bene Matt, ci sei tu qui.-
 
La trova cresciuta, nonostante i capelli sempre mediamente corti così come la frangia, che divide la fronte candida a metà; eppure le guance hanno perso la rotondità adolescenziale e si sono fatte più scavate sotto gli zigomi alti ed i suoi occhi, grandi e cupi, hanno acquistato un tono di occhiaie in più, nonostante Matt capisce si sia applicata per mascherarle con il trucco.
Ma Ái è sempre la stessa, minuscola nel vestito ciliegia che ha scoperto sotto il pesante cappotto nero, in quegli anfibi bassi che sfrega agitata l’uno contro l’altro sotto il tavolo. Che sia passato così tanto tempo dal loro ultimo incontro Matt non vuole perdonarglielo.
-Devi darmi delle spiegazioni, mi devi dire dove sei andata e specialmente perché mai sei scappata quel giorno. Non sai quanto sono uscito di testa per cercare di rintracciare te e…-
Il fremito di Ái lo interrompe
-Lo hai trovato? Sai dove si trova?-
Matt scrolla sconfitto il capo –C’ero quasi- prosegue abbandonando la guancia sulla mano rimasta libera dalla delicata stretta di lei –L’avevo trovato, avevo capito che fine avesse fatto, eppure pare essere scomparso di botto proprio quando stavo per raggiungerlo. Si è fatto vivo qualche mese fa, ma ho comunicato con lui solo tramite chat-
La stretta intorno alla mano di Matt si fa più salda e gli occhi di intenso verde la scrutano incuriositi –E tu? Hai più avuto contatti con lui? Si è fatto vivo?-
Ma Ái di tutta risposta sposta fugacemente lo sguardo lontano da lui, per poi tornare a guardarlo solo dopo aver ripreso a parlare –Lo devi trovare Matt, come ci sei riuscito una volta puoi riuscirci ancora!-
Ái ritrae di scatto la mano e, con grande stupore di Matt, infila il cappotto dopo aver lasciato venti sterline sul tavolo –Vieni, usciamo di qui.-
Appena fuori dal caffè Matt allunga una mano a trattenerle il polso per poi tirarla a sé e stringerla, finalmente, in quell’abbraccio di cui ha sentito l’esigenza per tutto il tempo.
Ái non si trattiene a lungo e allunga le braccia a stringe la vita dell’amico appena ritrovato, per poi immergere il viso nel suo eccentrico gilet.
-Mi sei mancato, credevo di impazzire, mi sei mancato tantissimo- sussurra mentre inspira il suo odore.
-Anche tu mi sei mancata, stupida che non sei altro. Sparire così…-
Poi impaurito la allontana appena da sé per poterla guardare negli occhi –Ma ora verrai da me, giusto? Qualsiasi cosa ti sia successa io ti posso aiutare, con me sarai al sicuro.-
Una risata amara irrompe dalla bocca rossa –Non è così semplice, non hai idea di quale casino…-
La ragazza si blocca e, vigili, gli occhi prendono ad ispezionare la marea umana riversa intorno a loro.
-Cos’hai? Che succede? Senti dammi retta, andiamo a casa mia così potrai spiegarmi tutto con calma, che ne dici?-
L’attenzione di Ái torna su Matt, del quale torna a stringere le mani così da poterlo tirare verso di sé –Qualcosa non va- sussurra vicinissima al suo viso. Il ragazzo la guarda confuso e ritrae le mani, ma solo per stringerle intorno al suo viso
-Ehi, qualsiasi cosa non vada la risolveremo insieme, ti prego Ái, vieni con me, ti prego.-
Con un lieve slancio la ragazza annulla la distanza fra loro e la bocca lucida affonda su quella di Matt.
Un altro bacio, un lungo ed intenso bacio unisce nuovamente i due, che annulla tutta la distanza che il tempo passato lontani ha creato.
Ma quando Matt si allontana appena per poterla guardare, lei immerge le mani nei suoi capelli morbidi e, straziata, gli sussurra sulle labbra –Devo andare, mi stanno cercando. Ti prego trovalo, trova Mello e convincilo a tornare. Mi farò viva io appena potrò- e con un gesto inaspettato lo spinge via. Matt non si capacita, ma quando si rende conto che la ragazza gli ha dato le spalle pronta a scappare ancora torna ad afferrarla per un braccio
-Aspetta! Cosa vuol dire che devi andare?! Non posso lasciartelo fare! Non un’altra volta!-
Ái cerca di divincolarsi da quella presa –Tu non capisci, devo andare! Non ho altro tempo, devi fidarti di me!-
Il cameriere che ha superato poco prima ora è dietro di lui ed afferra una spalla di Matt con forza –Qualcosa non va?- chiede rivolto ad Ái, libera dalla presa dell’amico, che si volta infastidito verso il ragazzo che lo osserva minaccioso
-Va tutto bene, stiamo solo parlando non lo vedi?-
-A me sembra che la ragazza voglia essere lasciata stare- rimbecca il ragazzo moro che non accenna a lasciare Matt. Quando quest’ultimo riesce a divincolarsi si volta verso la ragazza e gli occhi verdi guizzano, atterriti, tutt’intorno, ma di Ái non c’è più traccia.
-Cazzo!- grida ed inizia a correre alla ricerca disperata di lei, che non trova e non troverà.
 
È scappata di nuovo.

 
 
Buon pomeriggio/sera a tutti voi! Che ve ne pare? Sto facendo un gran casino con tutti questi salti temporali? Non ci state capendo più nulla? Comprensibile, fossi in voi avrei inveito più volte contro la sottoscritta, ma confido nel fatto che grazie alla pubblicazione dei nuovi capitoli vi sarà tutto più chiaro (facciamo un passetto alla volta, su!).
Allora allora, devo chiedervi un consiglio: secondo voi devo spostare il rating da arancione a rosso? Effettivamente il linguaggio utilizzato è forte e anche le scene non sono da meno, tra l’altro tenderanno a peggiorare con il tempo; quindi vorrei chiarirmi le idee in merito alla questione. Per il resto ringrazio di cuore chi continua a recensire e seguire la mia storia, ve ne sono immensamente grata, dico sul serio!
Vi abbraccio forte.
D.

 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Tainted Love ***


CAPITOLO VII
Tainted Love
 
Devo scappare ora, devo fuggire via
Tu davvero non vuoi più nulla da me
Tu fai le cose giuste
Hai bisogno di qualcuno da tenere stretto
E credi che l'amore significhi distruggere
Ma mi spiace io non gioco più secondo queste regole

Una volta sono corso da te
Ora corro via da te
L'amore insano che hai dato
Ti ha concesso tutto ciò che un ragazzo potesse darti
Ora prendi, poi lasci

Questa non è vita
Oh, amore insano
 
Ti amo nonostante tu mi faccia del male
 
Amore Insano
 
Tainted Love – Marylin Manson version
 
 
 
Maggio 2005
 
Erano rimasti soli, Matt Mello ed Ái, seduti intorno al banco ad analizzare le domande degli ultimi compiti assegnati dal professor Bumb, scegliendo la classe alla biblioteca o ad una delle camere, visto il sole che quel giorno oltrepassava senza timidezza le grandi finestre.
Mello riscontrava difficoltà a mantenere alta la concentrazione, dato che davanti a lui, l’amica seduta scomposta non faceva altro che sbadigliare, piuttosto che grattarsi la punta del suo nasino all’insù con la matita, oppure si muoveva smaniosa senza dargli tregua. Di quella brutta lite che aveva visto coinvolti i tre non era rimasta che l’ombra, in quanto vi era la volontà dei ragazzi di sotterrare l’ascia di guerra per non permettere che il loro inadeguato, contorto e incasinato legame ne risentisse più del dovuto, ragion per cui tutto era tornato più o meno alla normalità, anche se da quel giorno Matt si era deciso ad imporsi di più sugli altri due, che si trovarono costretti a rabbonirsi data la riluttanza del loro amico a porre dei freni ai loro picchi di follia.
 
Ma Mello stava davvero perdendo la pazienza.
 
-Vuoi gentilmente farla finita di smaniare come una gallina che razzola nell’aia?- Seppur con il sorriso, le parole affilate di Mello non mancarono di raggiungere il proprio scopo ed Ái, spiazzata, bloccò le gambette trepidanti.
 
-Senti un po’, queste sedie sono di una scomodità unica, perché non andiamo a studiare fuori? Guarda che sole che c’è!- rispose lei sfoderando un sorriso e tornando a fremere di gioia. Il pollice e l’indice della mano corsero a stringere l’incipit del naso sfiorato dalla folta frangia bionda, lasciando intendere che Mello stesse impiegando tutto se stesso per non lanciare il blocco di fogli contro la faccia allegra e pimpante dell’amica.
 
-Fuori non riusciamo a concentrarci, perché fuori ci sono un sacco di idioti che giocano mentre noi, si Ái anche tu purtroppo sei inclusa, dobbiamo fare questi CAZZO DI COMPITI.-
 
Matt scosse il capo, sconfitto dall’incapacità di Mello di saper mantenere la calma; possibile che i suoi amici trovassero sempre la scusa per litigare? Eppure erano così adorabilmente piacevoli quando non battibeccavano, o quando non si picchiavano perché si, Mello ed Ái non perdevano mai l’occasione di venire alle mani anche se non sfociavano mai in vere e proprie aggressioni pericolose. Per questo quando la ragazza che aveva preso a sbuffare come un treno a vapore pose le mani sui fogli che Mello teneva davanti a sé, cominciando per altro ad insistere sul fatto che sarebbero dovuti uscire nel cortile, Matt si preparò al peggio.
 
Ma qualcosa, o meglio qualcuno distrasse la loro attenzione:
La porta dell’aula era aperta sul corridoio sul quale, lentissimo e strascicato, passò un tipo davvero strambo su cui Mello posò subito gli occhi mentre la mano che aveva allungato verso la testa di Ái, con l’intenzione di tirarle i capelli, rimase sospesa a mezz’aria. Quel ragazzo ricurvo sulla schiena e con le mani nelle tasche di ampi pantaloni blu, aveva una matassa di capelli neri che schizzavano in ogni dove; Mello era sicuro di non averlo mai visto prima, poteva scommetterci. Che fosse un nuovo arrivato era impossibile, dato che era palesemente più grande di loro di almeno sette o otto anni. Quella camminata trascinata rallentò ulteriormente davanti alla porta e, con calma apparente, il ragazzo voltò il capo e puntò due grandi occhi neri circondati da occhiaie livide nella direzione dei tre, soffermandosi infine su Mello. I due si guardarono per un po’, prima che quello riprendesse la sua camminata lungo il corridoio.
 
-Ma chi è?- Chiese stupita Ái che aveva la stessa identica espressione basita di Matt.
-Mai visto- rispose l’amico dagli occhi verdi.
-Nemmeno io- farfugliò stranito Mello, prima di sgranare gli occhi a seguito di un urlo di giubilo che si diffuse per il corridoio e, probabilmente, per tutta la Wammy’s House.
 
Casa dolce caaaaaasa!
 
Mello corse a ricercare lo sguardo di Matt, che come l’amico aveva riconosciuto quella voce femminile, così senza perdere tempo Mello scattò in piedi e corse fuori dall’aula, lanciando subito un’occhiata alla sua destra per poi dirigersi verso l’androne d’ingresso della villa. Arrestò la corsa solo quando la vide dargli le spalle: i capelli chiarissimi erano sempre gli stessi, mossi e disordinati tagliati in un caschetto asimmetrico che le lasciava scoperto il collo pallido e le braccia gesticolavano con enfasi presa com’era dal suo interlocutore, Roger, che sembrava guardare la ragazza con sguardo sinceramente allegro, cosa assai strana per il loro tutore; di fianco Roger svettava un alto signore anziano che riconobbe con stupore essere Watari, il proprietario della Wammy’s House che Mello aveva incontrato giusto un paio di volte.
 
-Soho…- sussurrò stupito Matt che aveva raggiunto l’amico, seguito a ruota da Ái. Il volto di Mello si illuminò ed un sorriso gli colorì il volto, lasciando di sasso Ái che aveva intravisto la criminologa solo di sfuggita due o tre volte.
 
-Ehi bionda!- quasi gridò Mello che annullò la distanza con Soho in un batter d’occhio. Nel sentire la voce ben conosciuta di Mello, la ragazza piroettò su se stessa e senza dare possibilità di movimento al ragazzo, Soho cacciò un urlo di giubilo e gli saltò al collo.
Mello quasi rimbalzò all’indietro, spinto dalla pancia evidente che proprio non ricordava nella gracilissima amica e ci mise non poco per realizzare.
-Ragazzino!- urlò ancora lei attaccata al suo collo, costringendo Mello a piegarsi non di poco per raggiungere l’altezza di lei e al contempo distanziarsi dalla sferica pancia.
Matt scoppiò in una risata di giubilo, mentre Ái ancora interdetta guardava l’amico dal caschetto biondo spiegarsi con la giovane donna visibilmente incinta in effusioni che proprio non erano da lui.
-Ma che…Soho ma che cosa…- balbettò Mello mentre allontanava con garbo la criminologa da lui trattenendola per le spalle per osservarla meglio, per poi proseguire basito –O il Giappone ti ha fatto lievitare come una mongolfiera…oppure sei incinta.- concluse deglutendo davanti alla prominente pancia che spiccava moltissimo sul corpo minuto.
-Wow, ottimo spirito di osservazione biondino! Tu si che ci rendi fieri di questo istituto, non è vero Watari?- Disse entusiasta la criminologa verso l’anziano signore che trattenne un sorriso composto sotto i baffi. Mello la osservava con incredulità, quella stronza non gli aveva detto che sarebbe tornata quel giorno, come per altro non ci aveva tenuto ad informarlo della gravidanza che sembrava essere decisamente avanzata nei mesi. Quando Soho abbracciò con enfasi Matt complimentandosi con lui per gli svariati centimetri che aveva conquistato in altezza nell’ultimo anno, Mello si voltò verso Ái che era rimasta in disparte ad osservare tutta la scena.
-Allora ragazzi, come state? Dovete raccontarmi un sacco di cose! Dio quanto sono contenta di essere tornata! Mi siete mancati da impazzire!- Poi quei grandi occhi color miele, immancabilmente cerchiati da occhiaie rosse, seppur meno evidenti del solito, si soffermarono su Ái – Ái giusto? Ci siamo conosciute! Ti ricordi di me?- disse la criminologa che si era stretta intorno al braccio di Mello con forza. Ái annuì con la bocca semi schiusa ma non riuscì a dire nulla, a quel punto Mello scoppiò in una delle sue risate più limpide
-Ho trovato il modo di farti stare zitta, basta farti parlare con questa svitata!-
-Mello vuoi meritarti una punizione?!- tuonò Roger che sembrava essere tornato il bacchettone burbero di sempre. Mello ignorò il rimprovero e tornò ad osservare la criminologa che continuava a strattonare il suo braccio presa dall’euforia, probabile si trovasse in uno dei suoi momenti di up, pensò il ragazzo prima di tornare a rivolgersi a lei
-Ehi! Guarda che comunque sei te a dover raccontare un sacco di cose a me! Questa ad esempio?- disse indicando la pancia nascosta da una maglia rossa con al centro il fulmine giallo di Flash –A chi mai è venuto in mente di avere a che fare con te? Non dirmi che ti sei data all’inseminazione artificiale, non sei mica così vecchia e disperata-
Soho dette un pugno bonario sulla spalla del giovane amico ed entrambi ignorarono i borbottii di Roger che, affranto, incitò poi Watari ad andare nel loro studio.
-A proposito!- disse Soho che prese a guardarsi intorno sospettosa, per inchiodare infine gli occhi sgranati in quelli di Watari –Che fine ha fatto Ryuzaki? Si è già dileguato?-
-Sospetto ci abbia anticipato nei passi. Sarà già chiuso nello studio-
-Ryuzaki?- chiesero in coro Mello e Matt, mentre Ái rimase chiusa nel suo mutismo.
Soho pose le mani sui fianchi e si stiracchiò per bene inarcando la schiena, prima di tornare alla sua solita postura più canonicamente ricurva, accentuata in quel momento dalla pancia, quindi tornò a rivolgere la propria attenzione a Mello sfoderando un gran sorriso
-Il mio regalo dal Giappone-
 
 
Londra - Maggio 2008
 
Mello.
La sensazione di averlo davanti agli occhi è impagabile. Se ne sta lì, a guardarsi intorno con scarsa curiosità, come se quell’appartamento gli appartenesse da sempre, come se non si fossero mai lasciati.
Come se non fosse mai andato via.
Fa ridere Matt, quel rosario che pende dal collo sulla maglia nera che gli costringe il busto magrissimo, come contrasta con il calcio della pistola che sbuca dai pantaloni di pelle. Ma il riso abbandona il volto al più semplice dei sorrisi nel vedere quegli occhi di ghiaccio, enormi come sempre lo sono stati, che lo spiano affilati dalla frangia folta.
La voglia di saltargli addosso è ingestibile, quindi perché negarselo?
Matt si avvicina con l’assoluta assenza di cautela a lui e gli occhi di quel verde dei campi d’Irlanda lo studiano un po’, dall’alto, prima di tirarselo a sé e stringerlo con tutta la forza che ha.
Matt.
Quel profumo mascherato dall’odore del fumo lo riconosce all’istante. Affonda il naso con titubanza iniziale in quell’incavo fra il collo e la spalla e poi aspira più forte che può; quel maledetto profumo che capisce essergli mancato moltissimo, nonostante il fastidio dell’olezzo di fumo che gli fa arricciare il naso, però non si scosta, oh no.
 
-Sei un fottuto bastardo Mello-
 
-Lo so- si limita a dire lui che si lascia stringere da quelle braccia lunghe.
 
Si ispezionano, poi si abbracciano ancora, o forse sarebbe meglio dire che è Matt a non volerlo lasciare; quell’abbraccio che maschera tutto il bisogno di sentirsi lì, nello stesso posto, si interrompe quando è Mello a deciderlo e Matt glielo concede, perché conosce ogni singolo aspetto del ragazzo e sa quanto sia difficile, per lui, abbandonarsi a quella cosa lì che sa di amore e bisogno incondizionato dell’altro.
 
-Offrimi della vodka decente, dobbiamo parlare e non posso farlo da sobrio-
 
Matt scuote il capo e sorride, così mentre lui colma i primi bicchieri, Mello getta la pistola sul tavolino e poi affonda sul divano tirandosi indietro i capelli con le mani. Sarà una lunga serata.
 
 
Maggio 2005
 
Matt ed Ái seguirono con lo sguardo Mello avviarsi verso lo studio di Roger con Soho ed i due uomini. Appena lo persero di vista la ragazza prese a strattonare il braccio di Matt con impazienza
-Ci hai capito qualcosa?!-
Matt si fece strattonare con passività per un po’, dopo di che cinse le spalle minute dell’amica con un braccio e la trascinò verso il cortile esterno
-Credo proprio che Mello avrà una giornata complicata, andiamo a rimediare della wodka, sai quanto gli piace la vodka quando è sotto pressione. E dell’ottima cioccolata, almeno cinque o sei tavolette-
Gli occhi cerulei ricercavano impazienti quelli di Matt. Non ci stava capendo nulla, ma represse con difficoltà la propria curiosità limitandosi a sospirare.
 
 
 
-Spero che tu abbia una sedia comoda da offrirmi Roger, ho la schiena a pezzi, oh eccoti qui!-
Appena Mello mise piede nello studio di Roger, entrandovi per ultimo, gli occhi si sgranarono nello scorgere, accanto all’ampia finestra, il ragazzo ricurvo che aveva visto passare poco prima davanti la classe. Quello sembrò non prestare attenzioni a nessuno, se non alla criminologa di cui aveva seguito, con quegli occhi neri e lividi, ogni passo
 
-Ti sei agitata troppo ed ora ti sei stancata. Non ti fa bene agitarti così-
 
La voce profonda e monocorde del ragazzo moro gli stimolò viva curiosità ed oltretutto era sicuro di averla già sentita da qualche parte; quello doveva essere Ryuzaki, la persona nominata da Soho. Che fosse il motivo della pancia spropositata della ragazza? Beh, effettivamente solo un tipo così assurdo poteva catturare l’attenzione dell’amica, pensò Mello trattenendo un sorriso maligno. Ma perché erano riuniti nello studio? E per quale motivo avevano tanto insistito che li seguisse?
 
-Sono ancora in grado di autogestirmi sai?- rispose serena Soho, la quale ringraziò Roger per averle concesso una poltroncina sulla quale affondò felice. Watari e Roger sedettero dietro la scrivania, Mello rimase titubante sull’uscio ed il suo sguardo tornò ad indugiare su quel ragazzo che smuoveva le mani nelle tasche di quei pantaloni così capienti. La criminologa roteò il capo verso Mello
 
-Che ci fai lì impalato? Entra su! Oh ma guarda chi è arrivato, ciao Near!-
 
Mello si voltò di scatto e lasciò entrare il ragazzo con fastidio visibile, che chiuse la porta dietro di sé. In quel momento il moro spostò l’attenzione su lui e Near rimasto al suo fianco ad armeggiare con una ciocca di capelli.
Soho aveva il sorriso eccitato di una bambina e si muoveva smaniosa sulla poltroncina, Watari sorrideva rivolto ai due orfani e quel tipo mosse qualche passo verso il centro della stanza, fermandosi accanto alla criminologa e facendo correre gli occhi dall’uno all’altro.
 
-Ragazzi, volete sedervi anche voi?- intervenne Roger, ma Near scosse il capo e Mello rispose con un secco no.
-Come preferite. La nostra ragazza non ha bisogno di presentazioni- disse indicando Soho, dopodiché trasse un gran respiro preparativo ed indicò il ragazzo con l’espressione sorniona
-Ebbene, oggi è un grande giorno per voi, forse quello che aspettavate da tutta la vita: Mello, Near, lui è L-
Dannazione, aveva dimenticato un’altra volta la cioccolata. Sentiva il fiammante desiderio di divorare quantità industriali di tavolette di cioccolato in quel momento, eppure preso così tanto alla sprovvista dalla voce acuta di Soho aveva abbandonato la classe in fretta e furia, senza pensare a portarsi dietro nulla.
Quello era davvero L?
Gli avevano organizzato un fottuto scherzo?
Con espressione basita Mello corse a ricercare lo sguardo di Soho, che sembrava proprio stesse trattenendo una risata, ma il presunto L dovette accorgersene
 
-Sei davvero maleducata- le disse, ma il tono era decisamente bonario nei confronti di lei
 
-Oh ma andiamo!- rispose Soho, liberando ormai gli sghignazzi che aveva trattenuto a stento –Non trovi che la situazione sia esilarante? Non è vero Watari?-
 
L’uomo non rispose ma il sorriso si allargò sotto i baffi
 
-Mi state prendendo per il culo?- Mello se ne uscì senza pensarci, a quel punto Near prese ad arricciarsi la ciocca di capelli intorno al dito con maggiore frenesia.
 
-Mello!- Tuonò Roger. Soho esplose in una risata senza freno, mentre il presunto L la guardava senza particolare emozione nel volto –Per piacere, contieniti Soho- disse poi con tono sconfitto.
 
Mello stava andando su tutte le furie: non riusciva a capire se l’amica si stesse effettivamente prendendo gioco di lui assieme a tutti gli altri, o se quella fosse una reazione un po’ eccessiva alla situazione. Quando la ragazza si placò, fece un cenno verso Mello
-Nessuno scherzo, è davvero così, te l’avevo detto o no che te l’avrei fatto conoscere?-
Mello tornò a guardare L, che ricambiava il suo sguardo mentre con una mano giocava in maniera meccanica con una ciocca dei capelli di Soho, sicuro a quel punto di aver fatto una delle più improbabili figuracce di tutta la sua vita.
 
 
Londra – Maggio 2008
 
Matt si è preso una sedia, incapace di sedersi da un’altra parte che non sia davanti Mello, così da poterlo avere sotto gli occhi costantemente. Bevono un po’ prima che l’uno o l’altro inizi a parlare, anche se in realtà deve essere Mello a dare delle spiegazioni. Matt porta una sigaretta alla bocca ed alterna le boccate di fumo alle abbondanti sorsate di vodka, ma mai gli occhi si allontanano dal ragazzo che gli è seduto davanti
 
-Alla fine ci sei riuscito, a trovarmi dico-
Lo dice dopo aver scartato una tavoletta di cioccolata che assapora con voracità, mentre anche lui si disseta con la vodka.
 
-Veramente sei tu ad essere venuto da me, no?-
Non riesce a trattenere il sorriso
 
-Non potevo fare altrimenti, ti saresti cacciato in un bordello se mi avessi raggiunto. Mi seguono Matt, non posso rimanere nello stesso posto per troppo tempo, altrimenti quelli mi trovano e mi fanno fuori-
Non c’è ansia nel tono di Mello, traspare solo una rassegnata evidenza.
 
Matt passa la mano che trattiene la sigaretta fra i capelli con un gesto distratto
-Cristo Mello, ma che cazzo succede? Anche Ái…-
 
Nel sentire nominare la ragazza Mello raddrizza la schiena, per poi propendere nella direzione di Matt, il movimento brusco non permette al ragazzo di concludere la frase; quelle punte di spillo circondate da oceani di ghiaccio lo fissano ansiose
-Hai visto Ái?! Si è fatta viva?!-
 
Matt annuisce e le sopracciglia si contraggono esprimendo amarezza
-Circa due mesi fa. Per fortuna so che è viva, ma mi ha spaventato, cazzo. Era impaurita e ha detto che la stanno cercando, non ha voluto che l’aiutassi per questo motivo, non credo che voglia mettermi in mezzo. È scappata ancora- un sospiro, una boccata di fumo ed un sorso di vodka prima di tornare a parlare –Mi ha implorato di cercati, credo abbia tentato più volte di mettersi in contatto con te- Gli occhi vividi tornano a puntarsi in quelli dell’interlocutore –Mi spieghi che cazzo è successo? C’entri qualcosa tu? Vi siete incontrati?-
 
La mano con cui Mello trattiene il bicchiere inizia a vibrare
-Merda- è l’unica cosa che riesce a dire, poi torna a bere.
 
Non ce la fa, Matt ha bisogno di spiegazioni. Spegne quel che è rimasto della sigaretta e si inclina verso Mello spazientito
-Non farmi questo. Non ti puoi chiudere in un cazzo di mutismo! Mi devi dire che cosa ti è successo e devi dirmi se in tutto questo bordello c’entra Ái!-
 
Una risata amara fluttua dalla bocca di Mello, che avvicina il viso a quello di Matt
-Ti frega solo di lei eh?-
-Non dire stronzate! Ho passato due anni e mezzo a rincorrerti, idiota! Mi sono sbattuto, ho dato il culo per cercare di rintracciarti!-
La mano di Matt spintona d’istinto la spalla dell’altro, che ricade all’indietro ed impatta sulla spalliera del divano. Senza pensarci Matt si alza con uno scatto e spinge le spalle di Mello impedendogli ogni possibilità di movimento
-Ho passato l’inferno per trovarti- gli sibila inclinato su di lui –Ho collaborato con Near per farmi aiutare da lui. Sono quasi certo che sei stato a Birmingham ed hai avuto a che fare con i russi e proprio quando ero a tanto così dal raggiungerti ti sei volatilizzato. Mi spieghi per che cazzo non ti sei fatto vivo fino a qualche mese fa?!-
L’odore di fumo e vodka arriva a stuzzicare le narici di Mello. Quegli occhi tanto intensi lo inchiodano lì molto più di quanto riescano le sue mani, strette ancora alle spalle, o forse è tutta colpa della vodka che ha ingurgitato con tanta velocità. Si sente spezzato, dilaniato in due parti ben distinte: se un lato di lui vorrebbe assecondare l’altro, la ferocia che sente esplodere dallo sterno non gli permette di mantenere la calma. Vuole attaccare, lacerare, nutrirsi.
-Ma io non volevo essere trovato, giusto? E tanto ti è bastato per metterti l’anima in pace! Alla fine avevi ottenuto tutto quello che avevi sempre voluto- Il sorriso si allarga sul volto affilato e la bocca si avvicina a quella di Matt, per poi sussurrargli contro  -mi sono scopato Áine, di Mihael posso pure farne a meno ora-
Le pupille vibrano sconvolte.
E la sinistra si alza, di getto, a sferrare un pugno sul bel viso di Mello.
 
 
Maggio 2005
 
Mello e Near non ricevettero spiegazioni in merito al come erano riusciti ad incastrare Kira. Fu accennato loro, brevemente, che Kira non fosse che la persona di cui aveva sempre sospettato L e dopo averlo scoperto, il giovane ragazzo era stato arrestato ed infine, giusto qualche settimana prima, aveva trovato la morte tramite un’iniezione. Fu Soho a spiegare l’accaduto, Mello fu certo di vedere spegnersi tutto l’entusiasmo della ragazza; doveva essere stato complicato, si soffermò a pensare. L per tutto il tempo delle spiegazioni era tornato accanto alla finestra e, ricurvo in sé stesso, guardava oltre il vetro con quegli occhi cupi; ma quando la criminologa arrivò a parlare della condanna a morte lui le tornò accanto, cosa che aveva fatto tonare un sorriso amaro sulla bocca di Soho, la quale passò delicata una mano sulla pancia.
Era così strano vederla lì, per giunta incinta. Incinta con ogni probabilità del suo modello di vita, del più grande detective del mondo, di colui a cui Mello aveva sempre aspirato.
Una volta Soho gli aveva raccontato di averlo conosciuto, L, ma mai aveva approfondito sul loro rapporto. Con ogni probabilità visto l’inaspettata giovane età del detective, i due dovettero aver frequentato la Wammy’s House negli stessi anni.
Era tutto molto molto confuso.
Un fiume di informazioni e supposizioni che gli tormentavano la testa.
Soho si alzò dalla poltrona e fece cenno ad L di sedersi al posto suo, il quale letteralmente si appollaiò su di essa dopo essersi sfilato le scarpe, mentre lei si avviò alla scrivania contro cui si poggiò
-Rimarremo qui per un po’ di tempo ragazzi e…-
Ma la ragazza fu interrotta dalla voce cadenzata di L, di cui mani tamburellavano sulle ginocchia trattenute a sé
-L’idea è quella che sia io a seguirvi personalmente. In questi anni mi sono limitato a studiarvi dall’altro lato di uno schermo ed ho affidato la vostra istruzione a questo istituto. Tuttavia, dal momento che sono tornato ho intenzione di farvi lavorare a mio stretto contatto, così che possiate acquisire gli strumenti necessari per sostituirmi, un giorno-
Soho nel sentire quella frase roteò gli occhi al cielo ed incrociò le braccia esili sopra la pancia, gesto che catturò l’attenzione di L, che la guardò di sbieco, ma che subito dopo prese a fissare insistentemente prima Near, poi Mello.
Quest’ultimo era allibito: davvero quello era L? Stentava ancora a crederci; quel ragazzo dall’aria trasandata, con quegli occhi che sembravano inghiottire il mondo, che si staccava le cuticole dei pollici e se ne stava in quell’assurda posizione rannicchiata con noncuranza.
Lo guardò con insistenza, si guardarono, in realtà, fin quando non fu di nuovo Soho ad interrompere quell’insistente gioco muto di sguardi
-Allora? Cosa ne pensate?-
Near fece un passo avanti, lo sguardo su un punto indefinito del pavimento e la mano a torturare i capelli chiarissimi
-Va bene- disse lapidario, così che Soho spostò l’attenzione su Mello
-E tu? Sei d’accordo Mello?-
Il biondo spostò rapido lo sguardo da L a Near, per farlo ricadere infine su Soho
-Dovremmo collaborare? Io e lui?- chiese indicando Near alla sua sinistra
-Sarà necessario- dichiarò L senza indugiare.
Mello si contenne; l’ultima cosa che avrebbe voluto era passare il suo tempo con quel piccolo mostriciattolo informe, ma non avrebbe mai rinunciato ad apprendere direttamente dal maestro. Incastonò gli occhi di ghiaccio in quelli del detective, così annuì, nella speranza che la sua irrazionalità non prendesse, prima o poi, il sopravvento.
 
 
Londra – Maggio 2008
 
Quel colpo arriva inaspettato e violento; sente pulsare la mandibola sotto la mano che ha portato a toccarla. Matt l’aveva colpito e anche con violenza.
Ci sta.
Lo ha provocato.
E quella reazione non la trova esagerata, invero sente di aver desiderato un gesto tanto forte da parte dell’altro.
Un qualsiasi gesto forte.
Mello lo guarda furibondo, aggravato da quella situazione che lui stesso ha contribuito a costruire e dalla vodka, che bollente gli brucia la trachea. Allora riattacca senza pensarci su.
Matt schiva di striscio il pugno ed allunga una mano sul viso di Mello, fino a costringerlo addosso al bracciolo del divano
-L’hai vista! È stata lei a raccontartelo!- gli grida mentre con la mano lo tiene schiacciato in quella scomoda posizione.
Mello riesce a divincolarsi ed allunga un braccio a tirargli i capelli, fino ad avvicinarlo a sé
-Ecco quello che volevi sapere. Si, l’ho vista-
Matt cerca di colpirlo ancora, ma questa volta è Mello a rifuggire il colpo spostando la testa di lato e subito rifila un calcio nello stomaco dell’altro, che dolorante ricade a terra.
Mello scivola oltre il divano e sale a cavalcioni su di Matt, che mantiene le mani sullo stomaco mentre una smorfia di dolore gli colora la faccia
-Sei un vero stronzo- sputa Matt tra un colpo di tosse e l’altro
-Io sarei lo stronzo?- sorride teso Mello che guarda il ragazzo dall’alto
-Sei tu che te ne sei andato, sei tu che ti sei fatto cercare per tutto questo tempo, sei tu che hai dimostrato di fregartene- Le mani di Matt, con la forza venuta meno da quel calcio violento alla sua pancia, spintonano il busto di Mello che si limita a barcollare un po’. A quel punto il biondo non resiste, perché a Matt, che gli è mancato come l’ossigeno, proprio non riesce a resistere, quindi si china pericolosamente su di lui
-Lo sai quanto è stato difficile andarmene, come sono sicuro che tu sappia perfettamente perché non mi sono fatto vivo finora. Non si scherza con i russi Matt, quelli non risparmiano nessuno, se la prenderebbero anche con te!-
Le iridi verdi si allacciano a quelle algide dell’altro.
-Ma noi possiamo trovare una soluzione insieme cazzo! Ci sarà un modo per tirarti fuori da questa situazione di merda-
Prendono a parlare come non si fossero picchiati fino a questo momento, quei due, con Mello che lo sovrasta ancora
-Non è così semplice, mi credi tanto stupido da non aver scandagliato tutte le ipotesi possibili?-
Si alza ed allunga una mano all’altro, che la afferra e faticosamente si tira su
-Se iniziassi a darmi qualche dettaglio in più magari in due potremmo ragionarci meglio-
Matt si accende una sigaretta e si siede sul divano –Hai pensato a Soho? È in pena per te quanto me, lei potrebbe aiutarti, ed L…-
La guancia ancora gli pulsa, si versa un altro bicchiere di vodka e ne passa uno all’altro
-Non capisci che non voglio coinvolgere nessuno? Stattene tranquillo Matt e vedrai che risolverò questa questione del cazzo in qualche modo-
Mello si abbandona accanto a Matt ed entrambi tornano a bere, fin quando il biondo non si volta verso Matt, inclinato in avanti con i gomiti abbandonati sulle ginocchia, ma che si rivolge a lui nonostante tenga la testa china
-Quanto siete in pericolo? Tu ed Ái-
-Matt, ti assicuro che meno ne sai e meglio è, fidati di me-
-Ma come cazzo faccio- spegne con irruenza la sigaretta e butta giù quel che rimane della vodka nel suo bicchiere, così torna a guardarlo –Siete la mia cazzo di vita, sarebbe come se mi segassero una gamba e mi si chiedesse di fare finta di nulla, possibile che non ci arrivi?-
Mello tira indietro la frangia con una mano e di nuovo abbandona la schiena contro il divano, socchiudendo gli occhi stanchi, ma pochi istanti dopo sente il braccio di Matt stringersi intorno alla sua spalla e la testa farsi posto fra la curva del collo
-Sei una cazzo di fighetta sentimentale Matt-
Ma lo lascia fare e la mano che tratteneva i capelli scivola oltre la schiena dell’altro, aggrappandosi al tessuto di quella maglia a righe che lo avvolge.
Così si stringono, prima che uno dei due si avvicini silenzioso all’altro a ricercare le labbra e la lingua.
Si baciano con irruenza, come se con quello scambio riuscissero come per magia a far tornare tutto com’era prima, quando ancora erano alla Wammy’s House, quando i loro problemi non mettevano a rischio le loro vite.
Si assaggiano fra i sospiri e si avvinghiano smaniosi dell’altro.
-Lo sai che devo andarmene- gli sussurra roco Mello, con le fronti che si toccano, così come le punte del naso
-Potremmo fare diversamente, potremmo trovare un’altra soluzione- Risponde Matt quasi con disperazione, perché lo sa che Mello non cede e non cederà
-Lascia fare a me, sono io quello più intelligente fra noi tre- lo dice senza pensarci, ma subito si pente di aver incluso involontariamente Ái in quel momento che davvero, vorrebbe viversi solo con Matt. Eppure il pensiero è fisso sulla ragazza, su quei capelli rossi e quegli occhi tanto intensi.
-Mi manca- confessa Matt che corre a stringere i capelli del ragazzo
-Anche a me- conclude, sconfitto, Mello.
 
 
Maggio 2005
 
Mello uscì frastornato dallo studio, subito dopo di Near che in un attimo si era dileguato, probabilmente per rinchiudersi nella propria stanza. Appena fuori dalla porta la voce di Soho lo richiamò
-Ehi biondino, facciamo due passi, ti va?-
Il ragazzo lanciò un’occhiata all’interno dello studio: Watari aveva portato un pezzo di torta alle fragole ad L, che la gustava spezzettandola con cura maniacale. Annuì all’amica e con lei si avviò lungo il corridoio
-Sarai un po’ confuso immagino, io sarei uscita di testa al posto tuo-
-Questo perché tu sei una svitata- rispose strafottente lui, ma quando vide Soho allungargli una tavoletta di cioccolato corse ad afferrarla ed iniziò a masticarla come fosse nettare degli dei
-Quando avremo un po’ di tempo, se vorrai, ti racconterò quello che è successo. Sappi solo che la mia razionalità ha fatto un bello scivolone, in quest’ultimo anno-
-Lo vedo- alluse il ragazzo trattenendo la cioccolata fra i denti ed indicando la pancia, scatenando un’altra risata della criminologa
-Non è questo a cui alludevo, anche se questa gravidanza ne fa parte in un certo senso. Ehi sarà un maschio! Ti piace Ame? Significa pioggia in giapponese-
Mello tentò di mascherare l’imbarazzo con un colpo di tosse–Senti non voglio parlare di bambini ok?- poi continuò facendo roteare gli occhi –Comunque si, Ame- lo ripeté –Ti si addice- Poi quando furono sufficientemente distanti Mello si bloccò
-Davvero, non è una presa per il culo? Quello è davvero L?-
Soho sfregò la testa facendo schizzare i capelli da tutte le parti, così sorrise al ragazzo
-Che ti aspettavi, un bell’uomo con occhiali scuri, cappello ed impermeabile?-
Mello staccò un altro morso al cioccolato –No, ma nemmeno un disagiato rachitico così giovane-
Soho sorrise ancor più, così Mello la ispezionò –Ma quindi è con lui che…-
Di tutta risposta il ragazzo si beccò uno spintone e nessuna confessione diretta.
 
Quando la porta della camera si schiuse, Matt ed Ái chiusi a giocare con i rispettivi game boy scattarono in piedi
-Allora?!- chiesero poi in coro
Mello barcollò fino al letto dove si abbandonò stancamente
-Ho bisogno di bere, sarà una lunga serata-
 
 
 
Ciao a tutti belli miei. Scrivere questo capitolo è stato complicato, ragion per cui spero sia uscito fuori un lavoro dignitoso (vi prego, ditemi che è un lavoro dignitoso!)
Alcune precisazioni: come avevo specificato “Come arance nel deserto” è andata ad intrecciarsi a questa storia, ma spero che anche se non l’avete letta io sia stata in grado di farvi capire cosa è successo: L ha sconfitto Kira, che è stato arrestato e poi è morto tramite pena capitale (oh yes, alla faccia tua Light Yagami); inoltre c’è Soho, che non solo era amica di L durante i tempi della Wammy’s House, ma che è andata a collaborare al caso. Questo è più o meno tutto quello che vi serve sapere per andare avanti con questa storia qui, difatti l’unico elemento davvero utile è il ritorno di L e l’istruzione che impartirà a Near e Mello.
Allora che ne pensate? Vi sta piacendo? Vi sta facendo schifo? Aspetto come sempre i vostri pareri con trepidazione!
D.

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Capitolo 9
*** Veleno ***


CAPITOLO VIII
Veleno
 
 
 
Come gli adesivi che si staccano, lascio che le cose ora succedano
Quante circostanze si riattivano fuori dai circuiti della volontà.
Come il vento gioca con la plastica, vedo trasportata la mia dignità.
Oggi tradisco la stabilità senza attenuanti e nessuna pietà.
Oggi il mio passato mi ricorda che io non so sfuggirti senza fingere.
E che non posso sentirmi libero dalla tua corda, dal tuo patibolo.

E un'altra volta mi avvicinerò
Alla tua bocca mi avvicinerò
E un'altra volta mi avvelenerò
Del tuo veleno mi avvelenerò.

Come gli adesivi che si staccano come le cerniere che si incastrano
Come interruttori che non scattano, o caricatori che si inceppano
Io tradisco le ultime mie volontà, tutte le promesse ora si infrangono.
Penso ai tuoi crimini senza pietà contro la mia ingenua umanità.
Scelgo di dissolvermi dentro di te mentre tu saccheggi le mie lacrime.

E sarò cieco, forse libero solo nell'alba di un patibolo.
Dentro una storia senza più titolo, scegliendo un ruolo senza credito
Strappando il fiore più carnivoro, io cerco il fuoco e mi brucerò.

E un'altra volta mi avvicinerò
Alla tua bocca mi avvicinerò
E un'altra volta mi avvelenerò
Del tuo veleno mi avvelenerò

 
Veleno – Subsonica
 
 
Agosto 2005
 
Mello era ormai abituato alle continue intromissioni di Ái nella sua vita, del resto era stato lui a sceglierla come amica, nonostante la ragazza fosse fermamente convinta del contrario non volendo accettare la realtà dei fatti, ovvero che era sempre il biondo a manovrare i fili delle proprie relazioni. Comunque Mello apprezzava sempre la schiettezza e la sincerità di Ái, continuando anche a stupirsi davanti alla risolutezza di lei ogni qualvolta si scontravano su un qualche argomento, dimostrando di non avere mai timore delle reazioni esagerate e schizzoidi di lui.
Eppure trovarsela davanti alla faccia, con quegli occhi grigi sgranati e gonfia di rabbia, in quel momento, risultava difficilmente tollerabile. Era successo infatti che Ái avesse iniziato a tormentarlo da qualche tempo riguardo alla sua totale incapacità di gestire le emozioni in maniera sensata, come se lei ne fosse capace tra l’altro. Da che pulpito viene la predica! pensava lui, visto che Ái era sempre sul podio quando si trattava di dare di matto per ogni genere di sciocchezza, esempio lampante quella scenata che aveva tirato su quando l’aveva sorpreso a baciare Tess sulla terrazza (che poi lui lo avesse fatto per gelosia cieca nei confronti dei sui due amici, questa era un’altra questione). Comunque da quando Mello aveva preso a frequentare lezioni private con L in persona ed in compagnia del suo peggior nemico Near, era diventato ancor più suscettibile e scontroso ed Ái non mancava mai l’occasione per rinfacciarglielo.
In quel giorno specifico tutta la rabbia della ragazza era concentrata sul comportamento insopportabile e ritroso che pareva assumere Mello ogni volta che la sera tornava nella sua stanza e trovava lei e Matt a ridere, giocare ai videogiochi o chiacchierare fittamente
 
-Ti prego vuoi stare zitta?! Non sopporto più la tua stupida voce tanto stridula!- si alterò lui, incapace di tacere davanti a tutto quel gran gesticolare di Ái e dei suoi occhi macchiati di follia
 
-Devi ammetterlo! Ammetti che non ti va giù che passiamo tutto questo tempo insieme senza di te! Se riuscissi a rendertene conto, magari, realizzeresti che è da coglioni prendertela tanto!-
 
-Basta falla finita! Ti dai tutta questa importanza tu, ma invece a me non frega un cazzo, lo capisci o no?! Preferisco passare il tempo con quello sgorbio di Near, dato che è L in persona a seguirmi!-
 
Le labbra di Ái tremarono in un modo davvero ambiguo, Mello era sicuro che presto sarebbe esplosa. Difatti pochi istanti dopo dalla bocca di lei uscirono grida tanto acute che a stento ne riconobbe il senso
 
-Dici sempre così e dimostri proprio di essere un coglione! Perché L abbia scelto te ancora non lo capisco! Sei un fottuto idiota! Egoista di merda! Poppante viziato!-
 
La ragazza continuò a gridare una lunga serie di offese all’amico prima di placarsi un po’ e riprendere fiato, per poi spintonarlo con furia su una spalla
 
-E ti dirò di più: qui il problema non siamo tu ed io, tu non accetti di stare lontano da Matt!-
 
 
Birmingham – Agosto 2007
 
-Quindi mi stai dicendo che quell’idiota irlandese ha fatto un passo più lungo della gamba-
 
Oleg si rivolge a Shakro fra gli sghignazzi convulsi, mentre al solito si ripulisce la bocca con la vodka; Shakro se ne sta poggiato alla ringhiera del privé della sua discoteca ancora vuota, mentre alle sue spalle i suoi più stretti collaboratori bevono e fumano, mentre parlano del caso Mr Kee, quell’imbecille che si crede tanto potente da sentirsi legittimato ad appropriarsi del giro di cocaina alla guida della claudicante Irish Mob, e che ora sembra volere allungare le mani anche su Birmingham
 
-Campano di gloria, quelli lì!- continua ridendo sguaiato Oleg, che poggia una manona sudicia sulla spalla di Mello, seduto sul divano intento a sublimare la noia con una tavoletta di cioccolata –Pensano ancora di essere negli anni settanta, quando si guadagnavano fama e rispetto con gli incontri clandestini-
 
-Kee si è fatto collaboratore qualcuno di molto bravo- Shakro dando ancora le spalle agli altri fa un gesto con la mano per farsi allungare le sigarette; è Ruslan a cogliere il suo gesto e subito gli porge il pacchetto, così Shakro dopo averne accesa una si gira verso i presenti
 
-E questo non va bene, giusto?-
 
Gli uomini cominciano a bofonchiare ed inveire contro Mr Kee e l’intera organizzazione irlandese, tutti tranne Mello, che continua  a fissare il capo silenzioso, mentre la lingua ispeziona la cioccolata con voluttà. E proprio su di lui ricade lo sguardo di Shakro, che storce la bocca in un sorriso
 
-Noi non possiamo permettere che allunghi le mani sulla nostra roba, specialmente ora che si sta rafforzando, ora che si avvale di elementi molto più forti e capaci di lui- dice allungando la mano con la sigaretta verso Mello, che inarca il sopracciglio
 
-Per questo noi agiamo da gran signori quali siamo, giusto Mello?- ghigna ancora, Shakro, fra una boccata di fumo e l’altra prima di continuare a parlare –Questa sera Kee ed i suoi più fidati, tra cui questo fantomatico nuovo membro tanto bravo che si porta dietro, ci raggiungeranno e voi assicuratevi che passino una splendida serata. Li invitiamo a passare un paio di giorni a Birmingham chiaro? Con la scusa di proporre loro una piccola parte in un grosso lavoro…-
 
Mai gli occhi del russo si scollano da quelli di Mello, che ricambia con la solita aria annoiata
 
-…Non li colpiremo di notte, dobbiamo dargli il tempo di fidarsi di noi. Quindi godranno del massimo confort delle suite extralusso, intesi? Domani sera dopo aver stretto l’accordo li voglio tutti secchi-
 
Urla di esulto da parte dei mafiosi, solo Mello si intromette con un’osservazione
 
-Pensavo volessi accaparrarti il loro pezzo forte-
 
Shakro getta il mozzicone di sigaretta nel posacenere e mostra i denti gialli in un sorriso
 
-Un uomo dall’altra parte della barricata, rimane sempre dall’altra parte della barricata. Li voglio tutti morti, mi sono spiegato?-
 
Mello fissa Shakro per un po’, prima di alzare appena le spalle con noncuranza, per poi tornare a mangiare la sua cioccolata.
 
 
Agosto 2005
 
Quella stronza di Ái aveva sempre l’assurda capacità di metterlo davanti alla realtà e, se possibile, di mandarlo in totale stato confusionale. Mello era dotato di un cervello con prestazioni molto più alte della norma, ma quando si parlava di sentimenti dimostrava dei deficit importanti; avevano giocato per due anni a fare gli amici inseparabili, quei tre, ma era innegabile che quello strano rapporto non si limitasse ad una semplice amicizia: provavano forte gelosia l’uno nei confronti dell’altra, si attaccavano a vicenda ma davanti gli altri facevano muro e sfoderavano tutte le loro armi pur di difendersi e rimanere compatti; nei rari momenti di intime coccole (e questo valeva specialmente per Mello, che era il più restio al contatto fisico) si attivavano dei meccanismi non proprio chiari, sicuramente niente a che vedere con puerili dimostrazioni d’affetto senza l’intromissione degli ormoni.
Per giunta era difficile da mandare giù, ma Mello incominciava a soffrire della costante intimità con Matt che con lui condivideva la stanza. Doveva accettare di provare qualcosa di più per il ragazzo?
Ma nemmeno Ái gli era indifferente, come poteva affermare il contrario?
E se provava quello che provava per colpa dell’eccessiva e costante vicinanza con Matt, doveva allora tenersi la cosa per sé?
Sentiva la bestia incominciare a sbuffare dentro di sé, quel mostro che si svegliava ogni volta che Mello non aveva la situazione sotto controllo; avrebbe voluto reprimerlo, concentrarsi solo sul lavoro che stava portando avanti con L e non preoccuparsi affatto di questioni sentimentali.
E mentre sperava con tutto se stesso di riuscire a tornare il più possibile attaccato alla realtà, i suoi piedi intanto lo avevano già condotto in biblioteca, dove Matt era curvo davanti al suo portatile personale con un paio di grosse cuffie a coprirgli le orecchie, concentrato ed assorto.
Quando si rese conto della presenza del biondo accanto a lui trasse un grande sbadiglio prima di sfilarsi le cuffie, così puntò i grandi occhi verdi in quelli più freddi di Mello
 
-Ehi, che fai? Ti serve qualcosa?-
 
-Non lo so- Ed era vero, che non sapeva perché diavolo si era ritrovato lì.
 
Matt aggrottò le sopracciglia e ci volle un attimo per capire che l’amico avesse qualcosa di strano, con le braccia abbandonate lungo il corpo e quell’espressione accigliata. Chiuse il programma che stava utilizzando, ripose il pc nello zaino e  si alzò
 
-Forza, andiamo in camera-
 
Mello non disse nulla, si limitò a scartare una tavoletta di cioccolata e a seguire i passi di Matt.
 
 
Birmingham – Agosto 2007
 
L’interno della lussuosa automobile è permeato di buon profumo da donna e da forte colonia maschile. Ái osserva con distrazione il panorama fuori dal vetro oscurato, in silenzio, mentre sfrega con agitazione la mani sulle ginocchia scoperte. Mai è stata così impeccabile, mai si è sentita tanto femmina prima d’ora: ha scelto per l’occasione un tubino nero ed un paio di alte decolté di lucido smalto dello stesso colore che ora sente già infastidirle i piedi; i capelli rossi e sempre abbastanza corti ben sistemati, come la corta frangia; si è permessa persino di osare col trucco, molto scuro a risaltare il tono grigio degli occhi e sulle labbra abbondanti un forte rosso brillante.
Deve sembrare sicura di sé, perché non ha che diciassette anni e l’età, per i normo dotati, risulta sempre un problema. Inoltre il suo capo l’ha caldamente invitata a rendersi presentabile e piacevole, perché li conosce bene i russi e sa quanto non disdegnino una bella ragazza.
 
-Mi raccomando, con Shakro e i suoi non si scherza, ci siamo capiti? Qualsiasi cosa ci chiederanno di fare noi risponderemo con gran sorrisi d’assenso. Giusto?-
 
Ái che si sente gli occhi del suo capo puntati addosso annuisce con gesto vago
 
-Comunque occhi sempre aperti, il fatto che loro abbiano fatto un passo avanti nella nostra direzione non vuole di certo dire che ci dobbiamo fidare. Ron siamo arrivati, ecco quello è il parcheggio privato-
 
Il suono della discoteca arriva fino alla strada. Il buttafuori controlla l’identità dei cinque irlandesi e subito li lascia accedere al parcheggio privato; Ái afferra la corta giacca di pelle e la sua borsetta e, stranamente silenziosa, segue Mr Kee, Evan e gli altri due fedeli uomini del suo capo, Ron (un uomo sulla cinquantina dalla bassa statura, con la faccia cupa e la calvizie incipiente) e Ceat, più corpulento di Ron ma dall’aria meno minacciosa.
 
 
Alla mezzanotte la discoteca inizia ad animarsi, merito dello spettacolo burlesque che dà vita alla serata. Shakro ed i suoi uomini sono in attesa dell’arrivo degli irlandesi nel privé dalle luci soffuse, accompagnati da ragazze sufficientemente scollate e fiumi del migliore champagne in circolazione. Una bella ragazza dai capelli color del grano si piega su Mello offrendo al ragazzo la propria scollatura ed un bicchiere di champagne, che Mello non esita a buttare giù in un solo sorso, per poi attirare la ragazza al suo fianco che inizia a dedicare attenzioni al collo del giovane ragazzo.
 
 
I cinque attraversano la sala preceduti da uno dei buttafuori; sono appena stati perquisiti e le pistole che avevano portato con loro vengono requisite per scontati motivi di sicurezza. Gli occhi grigi di Ái corrono da una parte all’altra: privata della sua pistola si sente nuda, ma tenta di mantenere la calma nonostante il suo cuore abbia iniziato ad accelerare nei battiti. Inizia così a salire la scalinata che sta conducendo il gruppo al privé dove Shakro ed i suoi li stanno attendendo; gradino dopo gradino cerca di regolarizzare i respiri e tanta è la concentrazione che impatta infine contro Evan, fermo davanti a lei
 
-Signori siamo arrivati, Shakro vi sta aspettando- dichiara il buttafuori prima di spalancare la porta del privé. Ci siamo, pensa Ái mentre ingoia una buona dose di saliva.
 
 
Le risate dovute alla presenza delle ragazze e annaffiate dall’alcol si arrestano quasi di botto, quando Mr Kee fa il proprio ingresso nel privé. I russi si mettono subito in allerta, ma un cenno svogliato della mano di Shakro pone immediatamente fine ai movimenti agitati, per cui Mr Kee elargisce uno dei suoi migliori sorrisi e fa cenno agli altri di entrare nel privé
 
-Vi stavamo aspettato, benvenuti, venite pure non siate timidi- mastica ironico Shakro che tenta di scorgere, come gli altri presenti, le figure che fanno la loro entrata in controluce. Solo ora Mello distoglie l’attenzione dalla ragazza al suo fianco  e dalla cioccolata nella sua bocca;  getta un’occhiata svogliata a quelli che presto diventeranno carne da macello ma la cioccolata gli cade di bocca, quando i suoi occhi di ghiaccio si scontrano con la siluette di Ái , fasciata dal sinuoso tubino nero.
E non appena Ái scorre timida lo sguardo sugli uomini di Shakro per soffermarsi infine su quegli occhi gelidi che riconosce all’istante, sente come se il mondo le avesse appena rifilato un pugno ben assestato alla bocca dello stomaco.
 
 
 
 
 
Agosto 2005
 
-Dai Mello, ti ho guardato camminare agitato per un quarto d’ora senza chiederti nulla, ora per piacere mi vuoi dire che hai?-
 
Mello arrestò il passo e rimase così immobile al centro della stanza, dando le spalle a Matt che, paziente, si era seduto ai bordi del proprio letto
 
-Non ci sto capendo più niente. Tutta colpa di quella stronza- borbottò Mello continuando a dare le spalle all’amico
 
-Lo sapevo che c’entrava Ái- sghignazzò Matt, ancora all’oscuro dei pensieri che si erano andati ad incastrare con tenacia nella mente ingarbugliata dell’amico –Che ha combinato questa volta?-
 
Mello si voltò di scatto in direzione di Matt ed iniziò a fissarlo con quello sguardo che non lasciava mai intendere nulla di buono
 
-Mi fa pensare troppo, ecco cosa! Perché cazzo non si fa mai gli affari suoi?!-
 
-Perché è tua amica e glielo permetti, ecco perché- Matt rispose con serafica ovvietà; quando si rese conto che Mello si era imbambolato come se gli avesse rivelato la risposta ad uno dei massimi sistemi che manovra il mondo, Matt sospirò e prese a cercare le sigarette nella giaccia
 
-Non fumare ti prego- lo interruppe Mello, che si era rivolto al ragazzo con un tono molto distante dalle solite corde, ovvero con supplica. Matt smise quindi di cercare le sigarette e tornò a guardare Mello con gli occhi verdi che si erano fatti ormai sottili
 
-Che ti succede? Me lo vuoi dire?- chiese poi con accortezza e tatto. A quel punto Mello senza pensarci su si avvicinò al ragazzo, si chinò su di lui stringendogli le spalle e lo guardò con intensità tangibile
 
-Scusami Matt, ma io devo provare a fare una cosa-
 
E l’istante dopo, senza che Matt potesse avere possibilità di replica, le labbra morbide di Mello erano pigiate sulle sue.
 
 
Birmingham – Agosto 2007
 
Le voci arrivano come un lontano rumore di fondo alle orecchie di Mello. Tutto ciò che lo circonda non è diventato che una scenografia di quell’istante assurdamente cinematografico, laddove solo l’immagine di Ái, bellissima come non ne ha ricordo, resta chiaramente a fuoco fra i presenti.
Il cuore accelera. L’ansia domina il corpo e con essa un’incontestabile paura.
Che cazzo ci fa qui?
Perché è con quella gente?
Quindi è lei il pezzo grosso che ha assoldato quel bastardo?
Non è possibile. Non può essere vero. A che gioco sta giocando il maledetto destino?
La ragazza al suo fianco gli scuote appena la spalla per destarlo da quello che ha tutta l’aria di essere un bellissimo sogno, od un tremendo incubo. Nel sentire quel tocco Mello strattona via il braccio e sposta con assoluta assenza di delicatezza la giovane bionda, mentre Shakro lo richiama con voce divertita
 
-Abbiamo un’altra giovane leva qui, come il nostro ragazzo- Dice Shakro con la sigaretta in bocca, mentre fa scorrere gli occhi porcini da Ái, intenta a trattenere lo sbigottimento, a Mello. I due ragazzi sono gli unici che ancora non si sono presentati.
Mello cerca di comportarsi come nulla fosse, si alza svogliato dal divano e si avvicina al gruppo variegato di russi e irlandesi. Mr Kee sorride rilassato e pone una mano sulla spalla di Ái, che ha forzatamente distolto lo sguardo da Mello ed ora sorride a Shakro davanti a lei con apparente spensieratezza
 
-Non giudicate le apparenze, la nostra ragazza è molto giovane, ma con un cervellino così io non c’ho mai avuto a che fare prima. Comunque spero avremo modo di darti una dimostrazione delle potenzialità di questa mia figlioccia, non è vero Ái?-
 
-Sicuro- risponde la ragazza che allunga la mano minuta e decorata con smalto scuro in direzione di Shakro, che la stringe senza trattenere un sorriso carico di malizia
 
-Allora siamo entrambi molto fortunati Kee, anche io ho fatto un ottimo acquisto con questo piccolo genio- Shakro sposta ora lo sguardo verso Mello e lo incita ad avvicinarsi. Il biondo saluta con un gesto del capo Mr Kee ed ora fissa Ái, proprio davanti a lui che nonostante i tacchi molto alti ancora non raggiunge la sua altezza
 
-Mello- mastica allungando la mano per stringere quella di Ái ma, nonostante il tono appaia distratto, i grandi occhi chiari trasmettono alla ragazza tutt’altro. E lei ricambia lo sguardo, mentre stringe la mano di Mello come si stessero presentando davvero per la prima volta.
Eppure non vuole lasciarla quella mano lì, ma si impone di farlo
 
-Ái- risponde lapidaria
 
-Bene bene, Kee…- dice Shakro mettendo un braccio intorno al più basso –Ci occuperemo domani di lavoro, ora divertitevi, casa mia è casa vostra: bevete, fumate e approfittate di tutti i nostri confort-
 
Nell’immediato gli uomini cominciano a mettersi a loro agio, chi raggiungendo lo spettacolo al piano inferiore, chi beandosi della compagnia delle belle ragazze presenti. Ái scambia qualche parola con Shakro in persona, mentre l’uomo le fa portare del buon gin sotto sua richiesta. Gli occhi di Mello non riescono a discostarsi dalla ragazza che sembra propriamente a suo agio in quella situazione, mentre sorseggia il drink e fuma una sigaretta offertale dal capo.
E tutto d’un tratto, mentre guarda il russo parlare con fare accattivante alla sua bella Ái, Mello realizza con orrore che il giorno dopo, di lei non rimarranno che dei brandelli inanimati.
 
 
Agosto 2005
 
Quel tocco totalmente inaspettato irrigidì Matt e rese impossibile qualsiasi tipo di movimento. Che cosa fosse successo, come fosse accaduto e perché si trovasse con la bocca incollata a quella di Mello, Matt non riusciva proprio a capirlo. L’unica cosa che fu in grado di capire era che gli stava piacendo, visto il battito del cuore che aveva accelerato di botto.
Quando Mello si scostò di poco tornando a spalancare gli occhi chiari per ricercare quelli di intenso verde dell’altro, rimasero entrambi in silenzio; solo dopo una manciata di secondi Matt ebbe il coraggio di schiudere la bocca per pronunciare qualche parola
 
-Ma questo…perché…-
 
-Non lo so idiota. Te l’ho detto che non ci capisco più un cazzo-
 
Ad essere in totale stato confusionale ora si trovarono entrambi. Rimasero ancora in quell’assurda posizione, con Mello a trattenere le spalle di Matt e Matt con le braccia abbandonate sulle ginocchia che ricambiava lo sguardo di Mello. Se doveva essere una prova, pensò Matt, era bene che la portassero sensatamente a compimento forse, dato che quel casto scambio aveva di certo scatenato un turbinio irrazionale ed indecifrabile.
Non ci pensò a lungo, prima di tirare il volto di Mello a sé per poi tornare a baciarlo, questa volta premurandosi di schiudere le labbra e ricercare la lingua dell’altro, che ricambiò d’istinto senza esitazione alcuna.
Era la prima volta per entrambi, ma quel bacio non era affatto diverso da quelli con le ragazze.
Era ugualmente intenso, altrettanto piacevole e se possibile ancora più sconvolgente.
Si scostarono ancora, poi Matt si alzò, stanco di starsene con la testa all’insù e tirò Mello ancora a sé, Mello che appena si staccavano assumeva un’aria tanto destabilizzata che non gli apparteneva affatto.
Ripresero a baciarsi e quella ricerca dell’altro, pian piano, si faceva sempre più passionale.
Quanto sarebbe durato, i due non erano intenzionati a capirlo.
 
 
Birmingham – Agosto 2007
 
Mello si impegna al massimo, ma proprio non riesce a perdere di vista Ái, prima intenta a parlottare con Shakro in persona, ora circondata da un altro paio di uomini più giovani, della stessa ristretta cricca di russi
 
-Sei imbambolato dalla rossa?- la voce di Oleg è accompagnata da un forte odore di vodka, mentre l’uomo gli stringe una spalla con la mano –Non pensavo fosse il tuo tipo. Comunque non farci troppo la bocca, hai sentito Shakro no?-
 
Il primo istinto di Mello è quello di estrarre la pistola e fare un bel buco al centro della testa di Oleg; invece accenna un ghigno e si rivolge all’uomo mantenendo lo sguardo su Ái
 
-Appunto, prima posso sempre pensare di divertirmi un po’- recita la parte, Mello.
 
-E bravo ragazzo, non penso proprio che disdegnerebbe la ragazzina-
 
-Non penso…- ripete sovrappensiero Mello che con un colpo di reni si tira su e si avvicina ad Ái tentando di mantenere la sua solita aria indifferente. Quando lei lo vede avvicinarsi con la coda dell’occhio coglie al volo l’occasione per fare un passo indietro rispetto a quell’uomo tanto invadente che aveva capito chiamarsi Ivan
 
-Spostati, non vedi che non ha voglia di parlare con te?-
 
Ivan si volta verso Mello e assottiglia gli occhi fattosi lucidi dalla cocaina sniffata da poco; non sopporta il tono saccente di quel ragazzino, ma sa che Shakro lo porta su un piedistallo e quindi si limita a grugnire qualche offesa in russo, che Mello ignora per poi spostare l’attenzione su Ái
 
-Ti va di ballare?- chiede con semplicità alla ragazza, che fa correre gli occhi da Mello ad Ivan
 
-Scusami, emh…Ivan giusto?- Ái spiega un bellissimo ed accattivante sorriso –Ho già bevuto troppo, ballare un po’ mi farà bene-
 
Mello passa con noncuranza una mano sul fianco di Ái e con lei si allontana dall’irato Ivan. Scendono i gradini in silenzio, ma Ái sente la mano di Mello farsi più stretta sul suo fianco e tanto è il giramento di testa portato da tutta quella situazione così assurda che per poco non rischia di cadere prima di raggiungere la pista. Sul palco le bellissime ballerine portano avanti il loro spettacolo ed intorno ai due l’atmosfera si è fatta calda; nessuno presta attenzione a Mello che la attira a sé, nessuno fa caso ad Ái che cinge il collo di Mello con le mani mentre prendono ad ondeggiare con passo meno scalmanato di quanto la canzone richiederebbe.
Si fissano, studiano i lineamenti dell’altro, riconoscendosi alla perfezione, come non fosse passato un solo giorno dal loro ultimo, disperato incontro
 
-Cosa ci fai qui? In che storia ti sei cacciata?- Le chiede Mello non mutando l’espressione accattivante per non destare sospetti ad occhi indiscreti
 
-Posso farti la stessa domanda. Ti ho cercato per due anni- Ái si permette di solleticare il collo di Mello nascosto dal caschetto biondo, seppure più disordinato di quanto lo ricordi; il ragazzo stringe più forte i fianchi di lei
 
-Adesso ti dico cosa faremo: hai una suite riservata al terzo piano; balleremo ancora un po’ e faremo finta di flirtare, mi hai capito?- chiede sorridendo mentre la stretta di lei si fa più salda intorno al collo –Dopo di che io farò intendere di volerti seguire in stanza; nessuno si stupirà della cosa, ma tu devi continuare a fare finta di essere ben predisposta Ái. Non fare come tuo solito e non lasciarti prendere dall’ansia, rischi di farci ammazzare in un attimo-
 
Ái continua a sorridere poi si sporge e, attirandolo un po’ verso di sé, scosta i capelli biondi con la punta del naso per ricercare il suo orecchio, infine sussurra
 
-Sei il più grande bastardo che abbia mai conosciuto…ma mi sei mancato tantissimo-
 
Ái si scosta e torna a sorridere con aria provocante e Mello ricambia il sorriso
 
-Guarda un po’ quei due capo- dice Oleg a Shakro, che si avvicina alla ringhiera del privé per lanciare uno sguardo alla pista sotto di loro –Il ragazzino vuole farsi un giro sulla rossa sai?-
 
-Che si divertisse fin quando può farlo. Ha un giorno di tempo per rigirarsela come vuole- Ghigna Shakro, prima di tornare sulla poltrona a farsi viziare da un paio di ragazze avvenenti.
 
 
Agosto 2005
 
Stravolti e sconvolti, infine i due si staccarono fosse anche solo per riprendere fiato. Quando Matt tornato vagamente lucido si soffermò a fissare il viso di Mello e nello specifico le labbra fattosi rosse e screpolate, scoppiò a ridere. Il biondo non la prese bene, quella risata, così con un gesto di stizza spinse la spalla di Matt
 
-Ehi, che cazzo c’è da ridere?!-
 
-Scusami!- continuò sghignazzando l’altro non riuscendo proprio a trattenersi –ma tutto mi sarei aspettato tranne che questa…questa cosa qui ecco!-
 
A Mello non veniva affatto da ridere. Se possibile tutto quel baciarsi lo aveva mandato ancor più in confusione e di certo l’afa di Agosto non lo stava aiutando a recuperare una temperatura normale. Scompigliò la frangia esasperato, quindi sedette sul proprio letto ed affondò le mani nei capelli biondi con fare eccessivamente disperato; Matt riuscì a smettere di ridere e finalmente sentì di essersi guadagnato la sigaretta di prima, che si sbrigò ad accendere per poi sedersi sul davanzale della finestra spalancata
 
-Stai attento coglione, siamo al primo piano ma rischi comunque di cadere-
 
-Meglio no? Così se crepo elimini il problema alla radice-
 
Mello roteò gli occhi e tornò ad affondare le mani nei capelli –Che cazzo stiamo combinando?-
Chiese più a se stesso che a Matt; il ragazzo sbuffò il fumo e scosse la testa senza riuscire a trattenere il sorriso –Non lo so, però niente di buono credo-
 
-Grazie tante!- Mello alzò il tono della voce ed alzandosi di scatto si avvicinò al ragazzo e si posizionò davanti a lui con quegli occhi tanto sgranati che avrebbero messo in soggezione chiunque –Certo che così non mi aiuti, Cristo!-
 
-Vuoi darti una calmata? Mica abbiamo ammazzato qualcuno!- rispose Matt con la sigaretta nella bocca –e poi se ti può consolare…a me non è mica dispiaciuto-
 
Nel sentire quelle parole Mello distese appena il viso e rilassò lo sguardo
 
-Quindi?- gli chiese poi
 
-Quindi cosa?- rispose Matt con la sigaretta nella bocca
 
-‘fanculo! Ti limiterai a ridere e ripetere quello che dico io?!- Si spazientì nuovamente Mello. Matt alzò gli occhi al cielo come a voler cercare una risposta, ma che c’era da dire alla fine? Era chiaro come la luce del giorno che quello che era accaduto era stato strano, ma piacevole e…semplicemente bello. Eppure sapeva anche lui che di certo avrebbe complicato ancora di più il loro rapporto già di per sé ingarbugliato
 
-Senti…- disse infine dopo aver spento la sigaretta, così scese dal davanzale e rimanere in piedi davanti all’amico più basso di lui –Io non lo so perché siano andate così le cose…quello che posso dirti è che non mi è dispiaciuto, che tu sei un coglione che non riesce a tenere a freno l’istinto e che forse…beh forse è meglio così- concluse accennando un sorriso poi.
Mello assottigliò lo sguardo –Ma? Perché c’è un ma, vero Matt? Perché io sento esserci un ma e non capisco che cazzo sia- disse confusamente.
Matt sospirò, perché lui sapeva quale fosse quel ma che tanto andava cercando Mello
 
-Il mio ma, o meglio il nostro ma, io lo so qual è. Tu sei sicuro di volertelo sentir dire però?- osò Matt continuando a guardare Mello negli occhi. Proprio quando quest’ultimo stava per replicare, un furioso bussare alla porta lo fece voltare verso di essa ed entrambi guardarono Ái entrare senza nemmeno attendere una risposta; la ragazza guardò i due accanto alla finestra ed infine puntò, furiosa, lo sguardo su di Mello
 
-Ti pare il modo di andarsene?! Stavamo facendo un discorso! Idiota che non sei altro!- riprese a strillare lei. Matt ghignò divertito, così si rivolse a Mello trascurando le urla dell’amica
 
-Eccolo qui, il nostro ma- affermò Matt, con estrema serenità.
 
 
Birmingham – Agosto 2007
 
Mello non si è dovuto impegnare nel dare spiegazioni: una volta che Ái era stata accompagnata nella sua suite lui non aveva dovuto fare altro che aspettare non fossero presenti gli irlandesi per far intendere che avrebbe seguito la ragazza.
Ora bussa alla porta e pochi istanti dopo quella si schiude; i due si guardano dallo spiraglio per un po’, prima che Mello faccia il suo ingresso e si chiuda la porta a chiave dietro di sé.
Rimangono in piedi, uno davanti l’altra a fissarsi con occhi tremanti, non sapendo bene come comportarsi; è infine Ái che getta le braccia intorno al collo di Mello e lui, incapace e disorientato, la stringe, la stringe fortissimo
 
-Sei sicuro non ci siano videocamere?- sussurra lei nel suo orecchio e lui annuisce
 
-Mi sono assicurato non ci siano né telecamere, né microfoni. Ho fatto disattivare tutto visto che sono convinti che passeremo la notte insieme. Shakro si fida di me- La scosta, ancora rintronato e la guarda, rimira i suoi capelli rossi ed i suoi occhi grigi, affonda le pupille nelle labbra scarlatte e corre a seguirne il corpo avvolto da quel tubino nero che proprio non è da lei, per poi risalire fino ai suoi occhi.
Ed improvvisamente sente la rabbia montare
 
-Adesso spiegami che cazzo ci fai con quella gente, come sei arrivata a loro?!-
 
Ái sospira e scrolla appena la corta frangetta con una mano
 
-Ho scoperto che mio nonno non era affatto un uomo per bene, Mr Kee era un suo caro amico e…collega diciamo. Quando ho lasciato la Wammy’s House…- sospira ancora, prima di avviarsi verso il comodo divano della suite ed affondare in esso –Ho fatto una breve ricerca e sono andata a Dublino, L’ho rintracciato e mi sono fatta spiegare un po’ di cose; appena ha capito chi fossi mi ha accolta senza fare una piega, era molto legato a quel figlio di puttana. Per il resto, beh…mi sono fatta valere quasi subito- Mello intanto si avvicina a lei, ma rimane in piedi facendo scorrere lo sguardo sulle sue gambe accavallate –Non sarò la numero uno, ma credo che chiunque faccia parte del nostro istituto sia un paio di spanne sopra a qualsiasi essere umano, specialmente a quella gente lì-
 
Mentre Ái parla, Mello apre il frigo bar e versa per sé e per la ragazza due abbondanti bicchieri di gin, per cui la ragazza comincia a bere –Ed il resto puoi immaginartelo da te: mi occupo principalmente di hackerare sistemi informatici, che è il principale lavoro su cui si concentra l’organizzazione, ma pare che ora si siano anche dati ad altri tipi di affari, come lo spaccio di cocaina- Ái alza il bicchiere verso Mello –E qui arriviamo alla tua organizzazione, non è assurdo?- conclude piegando la bocca morbida in un sorriso
 
Mello butta giù in un sorso il bicchiere di gin e ne versa un altro prima di piazzarsi nuovamente davanti a lei –Come ti è venuto in mente di mischiarti a questa gente, sei andata fuori di testa? Lo sai quanto sei in pericolo?-
 
-Proprio tu vieni a farmi la predica?! Cristo Mello, i russi…sono i più pericolosi, lo sanno tutti cazzo-
 
-Di me non c’è da preoccuparsi, ma tu…non sai in che storia ti sei cacciata- Mello continua a bere con nervosismo e, nonostante Ái non lo incontri da due anni, riconosce in lui un atteggiamento anomalo, per cui si alza trattenendo il bicchiere in mano e si pone davanti a lui
 
-Che succede? Perché mi dici questo?-
 
Mello distoglie lo sguardo e frettolosamente cambia argomento –E Matt? Hai notizie di lui?-
 
Ái si affretta a voltare lo sguardo e butta giù un sorso di gin –l’ultima volta che l’ho visto è stato circa un anno fa; ci ha messo un attimo a scoprire dove fossi…- sospira –ero tornata nella mia vecchia casa, quella dove vivevo con mio nonno- ed in un attimo torna ad incastrare gli occhi in quelli di Mello –sono fuggita dopo che abbiamo passato la notte insieme- conclude fissandolo.
Quell’ultima frase arriva a Mello come uno schiaffo
 
-Che intendi per abbiamo passato la notte insieme?-
 
-Siamo stati a letto insieme Mello. Come al solito Matt raccoglie i nostri pezzi, non credo cambierà mai-
 
Che rabbia che prova. Si immagina quei due, vivida è l’immagine del loro scontrarsi ed aggrapparsi l’uno all’altra e non lo tollera, non ci riesce. Poggia con tanta forza il bicchiere ormai vuoto sul tavolino che quasi lo manda in frantumi
 
-Lo sapevo ti saresti incazzato, ma ricordati che sei tu quello ad essere scappato via! Ci hai fatti a pezzi, te ne rendi conto?! Scappare così…- cautamente Ái lascia il bicchiere accanto a quello di Mello e si avvicina a lui –Non ha senso, insieme ce l’avremmo fatta ad affrontare tutto, ma tu hai preferito fare da solo, ci hai esclusi un’altra volta dalla tua vita- allunga una mano per ricercare quella di lui, ma Mello la strattona via
 
-E voi vi siete rifatti giusto?! Non appena me ne sono andato non avete perso l’occasione per tradirmi!- urla irrazionalmente, così anche Ái inizia ad alzare la voce, nonostante sia conscia che entrambi debbano trattenersi dal gridare cose che potrebbero farli scoprire
 
-Ma che cazzo! Non ci arrivi proprio mai eh?! Me ne sono andata non riuscendo a sopportare la tua assenza e Matt…Matt era distrutto! Senza di te non abbiamo retto, io non ho retto!-
 
Ái afferra con forza i polsi di Mello che tenta di divincolarsi, ma questa volta lei non lascia la presa e lo costringe a guardarla negli occhi –Se solo avessi parlato con noi prima di fare al solito tuo saremmo potuti andare via insieme…quello che c’è stato con Matt sai…è stato fantastico- lo dice continuando a trattenerlo con presa salda –ma non c’eri comunque tu. Ho cercato di farmi forza e convincermi che le nostre strade si erano ormai divise eppure guarda, guardami!- Lo strattona e Mello la fissa tremante di rabbia –Sono qui e rivederti oggi, saperti qui, averti ritrovato…io non sono stata più felice di così in questi ultimi due anni- con cautela lascia la mano destra di Mello per avvicinare la propria al suo viso pallido, che accarezza con estrema delicatezza scontrandosi con i capelli biondi –ora so che entrambi siete vivi, come so che dobbiamo tornare uniti-
 
Mello si lascia accarezzare da quelle dita sottili e sente la tristezza prendere il posto della rabbia. Scuote appena il capo ed Ái lo guarda accigliandosi
 
-Anche se lo volessi non potremo fare finta che nulla sia successo- così la guarda e, solo allora, azzarda un movimento sincero nei confronti di lei nel momento in cui allunga la mano per smuoverle la frangia e sfiorarle la fronte –Shakro…non l’ha presa bene l’intromissione del tuo capo. Questa è tutta una trappola Ái. Domani vi vuole morti, te inclusa-
 
Gli occhi di Ái si sgranano terrorizzati ed in un attimo ritrae le mani –Non è vero, non è possibile-
 
-Non dare di matto ora e ascoltami, ehi ascoltami!- la afferra per un polso e la tira a sé –Farai come ti dico io: Shakro vi vorrà fare secchi solo domani sera, dopo aver stretto l’accordo con Mr Kee, ma tu non sarai qui domani sera, niente repliche Ái!-
 
La ragazza cerca di divincolarsi terrorizzata da quella presa, ma Mello non la lascia, anzi la tira ancor più a sé, le afferra il viso con le mani e si china appena per avvicinare il proprio
-Scapperai di giorno, è la soluzione migliore perché non sospetteranno della tua fuga. Devi andare subito via da Birmingham ma non azzardarti a tornare a Dublino né dovrai andare alla Wammy’s House. Non contattare Matt che se riescono a rintracciarti per lui è la fine, devi solo trovare un luogo sicuro dove startene buona per un po’, mi ha capito? Ái dimmi che mi hai capito!-
 
Scossa, confusa e terrorizzata Ái annuisce, le labbra tremano appena così come le sue mani
-E tu? Cosa farai? Perché non vieni via con me?!-
-Sei impazzita?! Io scapperò ma dobbiamo dividerci! Non devono assolutamente sospettare  che ci conosciamo già da tempo ok? Dobbiamo confonderli il più possibile se non vogliamo che risalgano immediatamente a noi e al nostro passato. Ti prego fai come ti ho detto o non ci salveremo, nessuno di noi tre si salverà-
 
-Ma proprio ora…proprio ora che ti ho ritrovato! Non posso, non posso…- Ái sente salire le lacrime e con quelle accompagna le mani a stringere quelle di Mello che avvicina ancor più il viso a quello di lei, arrivando a far sfiorare il proprio naso con l’altro
 
-Si che puoi, ce la faremo, dobbiamo farcela-
 
Mentre le lacrime di Ái bagnano le sue mani ancora agganciate al viso, Mello annulla la distanza tra le labbra. La bocca di Ái ha il sapore del rossetto, è morbida, morbidissima, pensa Mello mentre schiude la propria senza remore. Così Ái senza smettere di piangere lo segue nel gesto ed i due si abbandonano al loro secondo, intenso e drammatico bacio.
Non c’è tempo per le parole, ora non è che un ricercare l’altro con passione e violenza, con quel fare che contraddistingue i due giovani ragazzi, all’unisono.
Le mani di Mello vanno a ricercare la cerniera del tubino che tira giù rischiando di romperla per la foga, così afferra la stoffa dal seno e lo fa cadere a terra; subito Ái slaccia il gilet di pelle lasciando così il torso di Mello nudo unicamente ornato, ora, dal rosario che pende in mezzo allo sterno.
La afferra con furia, quella ragazza così piccola e la getta sul letto, getta via i tacchi alti e la libera dagli slip.
Si sente soffocare dall’uragano di emozioni, Ái; annebbiata sfila i pantaloni dell’altro, con frenesia lo spoglia e si aggrappa a lui, gli afferra i capelli biondi, le lacrime continuano a bagnare il viso rendendo i loro baci arroganti, salati e umidi. Soffoca un singulto nel sentire i denti candidi di Mello morderle il collo, la clavicola, la spalla e poi agganciarsi al seno.
Che male che le fa.
Che piacere che le concede.
Il pensiero si spinge fugacemente a Matt e alla loro prima volta, al tocco accorto e gentile del ragazzo così distante dalle strette violente di Mello intorno ai propri fianchi. Eppure tutto quel dolore la libera e scioglie la tensione.
La vuole divorare, Mello. Riconosce nel corpo di lei tutto il loro mondo, quello che non ha nulla a che fare con la mafia, le prostitute, la guerra. Torna a baciarla e vicendevolmente si tirano i capelli, si massacrano, sfregano i corpi nudi, si toccano con audacia, si nutrono dello sguardo dell’altro, si assaggiano.
Quando Mello le allarga le gambe si spinge in lei senza remore; il momento di pura estasi è indescrivibile nel sentirla bagnata, nel vedere quelle labbra rosse schiudersi in un gemito di piacere assoluto.
Sembra una lotta, la loro; uno scontro per la sopravvivenza.
Rosso, solo un manto rosso a coprire gli occhi mentre Mello la tira su e la spinge al muro con rabbia e lei è costretta ad agganciare le gambe sottili intorno alla sua vita con tutta la forza che ha, mentre il ragazzo la tiene sollevata con una mano e con l’altra le trattiene la testa per i capelli.
E si spinge ancora in lei con affondi decisi e carichi, mentre si fissano ed ansimano, fino arrivare ad un’esplosione di gioia, raggiungendo infine l’orgasmo.
 
Le poche ore concesse loro, Mello ed Ái le passano avvinghiati in estenuanti e muti abbracci, trattenendosi l’un l’altra con lo sguardo, nel disperato tentativo di sublimare l’imminente separazione, che li costringerà drammaticamente lontani.
 
 
 
Questa è stata un’assenza lunga, lo so; ma non è stato un periodo semplice, in realtà non lo è tutt’ora, ho il cuore in pezzi per una grave perdita che ho subito, ma cerco di rimettermi in piedi e la scrittura in qualche modo mi aiuta. Comunque spero che questo lunghissimo capitolo, che per me è molto importante, vi sia piaciuto. Spero che sia arrivata tutta la passione che ci ho messo nello scriverlo (finalmente si sta districando un po’ la matassa ingarbugliata, giusto?)
Non so con quanta celerità riuscirò a pubblicare il prossimo, ma cercherò di non metterci troppo. Al solito mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate, con totale sincerità da parte vostra ovviamente.
A presto.
D.

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Capitolo 10
*** Falling Down ***


CAPITOLO IX
Falling Down
 
Chiamavo il tuo nome
Ma tu non hai mai voluto sentirmi cantare
Non mi hai lasciato nemmeno iniziare
Così sto strisciando via
Perché tu rompi il mio cuore in due.
No, non ti dimenticherò.
Muse-Falling Down

Ottobre 2005
Un pensiero pernicioso si era instillato nella sua mente. Fondamentalmente, da quando si erano scambiati quel bacio, Ái non aveva più smesso di dedicare pensieri a Matt. Si chiese se si fosse mai sentita così, in tutta la sua vita. In tutta la sua breve e complicatissima vita. Era un’adolescente, ma la ragazza non si era mai sentita tale; in tutta onestà, non credeva nemmeno di aver vissuto l’infanzia come avevano fatto il resto dei suoi coetanei. D’altronde, se era finita alla Wammy’s House, era chiaro che Ái non fosse come la media degli adolescenti, che non devono preoccuparsi se non che dei compiti in classe e di qualche interrogazione sporadica, per poi dedicare il resto del proprio tempo libero a fare sport, giocare ai videogames, ma specialmente a prendersi cotte e passare i sabati sera a limonare con il ragazzo del momento.
Forse per questo motivo, Ái si sentiva tanto scossa. Per la prima volta lei aveva fatto qualcosa che andasse bene per la sua età, per i suoi quindici anni. E si sentiva felice per quella sensazione mai provata prima, per quel masso che percepiva appoggiarsi alla bocca dello stomaco ogni volta che con la testa finiva di nuovo sulla bocca di Matt, così morbida e accogliente. Si sentiva felice e viva.
E allora perché mai, al contempo, provava vero e proprio terrore? Quel tipo di ansia, di angoscia atavica che si aggrappa ai bambini quando stanno per addormentarsi e poi d’improvviso sgranano gli occhi, attanagliati dalla paura che un mostro fatto d’ombra, possa sbucare da sotto il letto per rapirli.
In realtà Ái sapeva bene, nel proprio intimo, come mai non riuscisse ad abbandonarsi a quella felicità di ragazza.
Da un lato voleva di più, molto di più da Matt. E lo sapeva, eccome se lo sapeva; era il suo corpo a dirglielo quando posava lo sguardo su di lui durante le lezioni e sentiva il piccolo seno –che mai sarebbe esploso in prosperità- indurirsi sulle punte fino a farle quasi male. Doveva stringere le gambe e soffocare le pulsazioni che ricadevano nel loro mezzo.
Dall’altro, ingorda e famelica, non era solo a Matt che la sua pelle e il suo cuore reagivano, quel cuore che batteva all’impazzata con la sola vista, fino a farle mancare il respiro.
Quegli occhi, acquitrini glaciali sfiorati dalla frangia di grano maturo, le facevano provare le stesse identiche sensazioni, seppur per motivi totalmente differenti da quelli che la spingevano verso Matt, come una calamita con il proprio polo.
Mello.
Lo stesso da cui era terrorizzata, in fin dei conti.
Ái era consapevole che nessuno di loro fosse un normale adolescente, nonostante gli sbalzi ormonali dovuti alla crescita indicassero il contrario. Ma era l’anomalo sviluppo celebrale, che faceva porre alla ragazza dei quesiti che le sue coetanee nemmeno si sognavano. Quella che per i più era una semplice equazione – se A e B si piacciono, è giusto che stiano insieme-, andava deformandosi, mettendo in campo una lunga serie di variabili molto complicate. Prima fra le quali, l’entrata in campo dell’elemento C, che aumentava il numero dei fattori e di conseguenza creava inevitabile squilibrio. Inoltre se questo fattore C si vergava del nome Mello, va da sé che l’operazione diventava molto più complicata del previsto.
Questa era la media dei pensieri contorti che affliggevano Ái dal giorno del fatidico bacio, fino a arrivare a prendere quella faticosa, pericolosa, ma al contempo eccitante scelta: sarebbe andata da Matt e gli avrebbe proposto di riprendere il discorso da dove lo avevano lasciato. A quella che sarebbe stata la reazione di Mello, nell’eventualità che Matt avesse acconsentito a tornare a immergersi con lei in quelle sessioni di studio della crescita umana, ci avrebbe pensato in un secondo momento.
Le lezioni erano finite, aveva studiato quanto bastasse per superare le interrogazioni a sorpresa del giorno dopo. Per questo la ragazza si affrettò a infilare uno dei suoi abiti meno sformati, sistemò la frangia corta col filo delle forbici che teneva nel bagno e sgattaiolò lontana dalla sua camera, per infilarsi in quella di Matt e Mello. Quest’ultimo avrebbe passato tutta la serata a prendere ripetizioni  da L in persona, così lei avrebbe avuto l’occasione di cogliere alla sprovvista Matt. Matt, che non si trovava in camera loro quando Ái si intrufolò al suo interno.
Con le mani sui fianchi, gettò uno sguardo intorno a sé: che i due suoi migliori amici fossero agli antipodi era del tutto evidente persino dall’ambiente che condividevano; se gli spazi dedicati a Mello erano vestiti di una cura maniacale e ogni cosa si trovava nel luogo che il ragazzo aveva scelto con pedissequa attenzione, lo stesso non si poteva di certo dire con la metà di Matt, in cui il caos regnava sovrano. Afferrato il gameboy dell’amico, fu sul suo letto che Ái si gettò, nell’attesa di quest’ultimo.
“Impazzirà, quando si renderà conto che gli ho superato il livello!” pensò sghignazzando, mentre accendeva la console portatile.
Quanto tempo passò da quando aveva messo piede nella stanza, Ái non seppe dirlo; succedeva sempre che perdesse la cognizione del tempo, quando si immergeva nei videogiochi. Furono dei rumori sospetti, a distrarla dal gioco: il legno della porta vibrò di un rumore sordo; poi un secondo scossone, questa volta più forte. Ái abbassò il gameboy e puntò lo sguardo grigio sulla maniglia, che notò abbassarsi un paio di volte, prima che la porta si aprisse.
“ Ma che fa, sarà mica ubriaco?” pensò lei, rimanendo in stato di allerta.
Quello che vide, dopo che la porta fu finalmente aperta, portò la ragazza a contrarre il viso in un’espressione di reale sgomento; occhi sgranati, sopracciglia inarcate e una perfetta “o” formata dalle labbra, nel trovarsi davanti Matt e Mello avvinghiati, assorbiti da un bacio intenso e passionale che li aveva portati, oltre che a ignorare totalmente la presenza dell’amica, a chiudere la porta con forza una volta entrati dentro. Fu su questa che Matt aveva inchiodato Mello, per poi riprendere a baciarlo con una passionalità tale, da far raggiungere alla pelle di Ái il colore dei suoi capelli.
Fu per totale casualità che Mello staccò lo sguardo da Matt, per lanciarlo in direzione di Ái. Probabilmente aveva intravisto la sua figura con la coda dell’occhio, magari attratto dai capelli rossi; altro non poteva essere, visto che Ái era rimasta pietrificata davanti a quella scena, al punto che aveva persino smesso di respirare. L’occhiata lanciata per sbaglio, comunque, fece assumere a Mello la consapevolezza di quella terza presenza, che proprio non doveva trovarsi lì. A quel punto spintonò via Matt con gran forza.
 
- Che cazzo fai?! – Chiese Matt, preso alla sprovvista, ma poco dopo gli fu chiaro il motivo del gesto da parte di Mello. Matt roteò gli occhi blu verso Ái la quale, a quel punto, aveva ripreso a respirare e passava lo sguardo grigio con frenetica agitazione, dall’uno all’altro.
 
- Ái! – Esclamarono in coro i due, non riuscendo a pronunciare nient’altro con le loro labbra rosse e screpolate.
 
- Si, emh… ciao. Ora… ora è meglio che… si. È meglio che vada. -
 
Non si rese nemmeno conto di essersi catapultata fuori dalla stanza dei due con una velocità inaudita, nonostante i ragazzi le chiesero di fermarsi, che potevano spiegare. Spiegare cosa, poi, cosa c’era da spiegare? A Ái sembrava tutto molto evidente del resto.
Entrò in camera e si chiuse in bagno, non curandosi di Linda che aveva messo da parte il suo libro per bussare alla porta e chiedere se tutto andasse bene.
No, non andava bene un cazzo di niente. Malediceva il momento in cui le era saltato in mente di fare quell’improvvisata a Matt.
 
-Fanculo… fanculo!- Pugni stretti e lacrime a rigarle il viso rosso e contratto di rabbia.
 
- Ái… dimmi che ti è successo, fammi entrare.– Tentò Linda con tono conciliante, dall’altro capo della porta del bagno. Ma la ragazza non aveva alcuna intenzione di aprire e di spiegare a Linda che fosse avvilita, umiliata e infuriata perché aveva appena beccato Matt e Mello a scambiarsi effusioni davvero poco fraintendibili.
Linda tentò ancora un paio di volte, per poi ammutolirsi di botto. Ái continuava a piangere, imprecare e tirare calcetti intorno a sé, fin quando un nuovo bussare, non portò gli occhi rossi di pianto a fissare la porta.
 
- Ehi… sono Matt. Fammi entrare, per piacere… -
 
 
Ottobre 2007
Matt sente la testa gonfia e ronzante, come uno sciamare disturbante. Da quanto tempo è che ha smesso di essere felice? È giovane, così tanto giovane, eppure sente che la sua sia la vita di un vecchio, che non ha più nulla da conoscere e scoprire, troppo stanco non nel fisico, ma nel cuore stesso, per riuscire a trovare la voglia. L’unica cosa che lo manda avanti, che non gli concede di abbandonarsi allo sciabordio apatico dell’esistenza, è la ricerca di Mello e di Ái. Da quando lo hanno abbandonato, prima l’uno, poi l’altra, Matt ha perso ogni tipo di motivazione. Ripensa, di tanto in tanto, alla sua vita prima della Wammy’s House. Matt ha pochissimi frammenti di ricordi, tuttavia rammenta bene gli occhi del suo padre biologico, che custodisce nel suo intimo con gelosia. Quelli lo guardavano in un modo, che ora Matt riesce a tradurre con orgoglio.
Forse, anzi sicuramente, ora suo padre non lo guarderebbe più nello stesso modo. Uno scavezzacollo ubriacone e corrotto, fumatore incallito a soli 17 anni, senza uno scopo e incapace di discernere bene e male, scambiandoli spesso di posto.
Near non fa che ripetergli che sicuramente i due vecchi compagni della Wammy’s House sono ancora vivi. Beh, Matt questo stenta a crederlo. L’ultimo incontro con  Ái risale a molto tempo fa; Mello invece è caduto nell’oblio. Ha davvero senso continuare a preoccuparsi tanto per qualcuno che non vuole farsi trovare e che, oramai, è fuori dalla tua vita?
Matt ripensa a quegli occhi scuri, quelli di suo padre, e alla sua bocca, dalla quale esce il suo nome.
“Mail… sei bravo, tanto bravo. La mamma sarebbe contenta di te. “
Matt chiude alle sue spalle il portone del suo appartamento inghiottito dal caos. Sfila lo spolverino e lascia che scivoli sul divano, mentre lui procede verso la scrivania sulla quale, fra montagne di hardisk, penne usb e pile di cd, dorme il suo portatile. Lo accende con automatismo e mentre si accende una sigaretta, attende che lo schermo luminoso, artificio di luce bluastra che si riflette sul suo viso, si renda infine operativo.  Dovrebbe lavorare, impegnarsi per conto di Near e di Soho, che gli ha chiesto esplicitamente di collaborare dando il meglio di sé.
Ma Matt comincia a sentire la terra cedere sotto gli anfibi consumati.
Finalmente il computer dà segni di vita e lui si catapulta a collegarsi alla rete. Controllo e-mail di routine, poi MSN e un giro nel lato oscuro di internet.
La sigaretta rischia di bruciargli le labbra perché una lucina verde, segno di un nuovo messaggio nella posta elettronica, ha catalizzato la sua attenzione al punto di fargli dimenticare qualsiasi cosa, persino di respirare.
 
“Accettami su MSN. M.”
 
Ottobre 2005
Linda stava per esplodere di rabbia. Lo avrebbe dovuto sospettare fin dall’inizio che lo stato d’animo di Ái fosse legato a uno di quei due. Matt aveva bussato alla porta e quando Linda aveva aperto, non si era nemmeno premurato di salutarla. Era andato dritto al sodo, chiedendole se Ái fosse lì; anche se non avesse voluto dirglielo, il ragazzo aveva comunque sentito i singhiozzi, le imprecazioni e i rumori provenienti dal bagno, così si era piantato davanti quella porta, nella speranza che la sua compagna di stanza gli aprisse. La bionda aveva incrociato le braccia e gli aveva chiesto espressamente di andarsene.
 
- Non lo vedi che non vuole parlarti?! Vattene via Matt, lasciala stare, ci penso io a lei! -
 
Il ragazzo non la guardò nemmeno. Per qualche istante esitò con il pugno chiuso a mezz’aria, per poi tornare a insistere poco dopo.
 
- Per piacere Ái… non sopporto di sentirti così. -
 
- Ma ti rendi conto che le fate male?! – Linda sbottò, non riuscendo più a trattenere il risentimento che aveva conservato per Mello e in parte anche per Matt, da qualche anno a quella parte. Non capiva come mai la sua compagna di stanza si ostinasse a passare così tanto tempo con loro, visto che erano più le volte che la vedeva scossa, provata, arrabbiata, delusa, che le volte in cui scorgeva serenità sul suo viso.
Poteva persino capire come mai Mello sembrava fregarsene, visto che era senza ombra di dubbio la persona più egoista e egocentrica con cui avesse mai avuto a che fare in tutta la sua vita; ma aveva sempre ritenuto che Matt fosse, in qualche modo, una vittima del biondo. In Matt, Linda aveva percepito una scintilla di bontà che non aveva mai colto in Mello. Questo non escludeva il fatto che ritenesse anche lui egoista e menefreghista, ma  le pareva – e sperava- che con Ái fosse diverso; che per lei, Matt provasse sincero interesse e che mettesse da parte se stesso. Evidentemente si sbagliava.
 
- Ora basta, esci dalla mia camera, adesso! -
 
La ragazza scosse con violenza la spalla di Matt; a quel punto il ragazzo si voltò verso di lei. Linda sussultò nel cogliere lo sguardo di brace sul viso del compagno di scuola e rabbrividì, nel vedere i lineamenti deformarsi per la rabbia.
 
- Non rompermi il cazzo! Devo parlare con Ái e non lo posso fare se tu continui a stare qui. Per una volta fatti i cazzi tuoi, Linda! -
 
Fu a seguito di quelle urla che il pomello della porta del bagno si mosse e la porta si aprì appena. Dallo spiraglio Linda, profondamente offesa per il trattamento appena ricevuto, scorse gli occhi grigi di Ái gonfi di pianto, con le sopracciglia aggrottate e la bocca piegata all’ingiù.
 
- Va… va tutto bene, - le disse, poi spostò lo sguardo su Matt e aprì la porta appena un po’, facendogli capire che aveva il permesso di entrare. Davanti a quella scena Linda scosse la testa con esasperazione. Doveva smetterla di mettersi in mezzo e lasciare che quella cretina della sua amica decidesse per sé. Non le aveva mai dato retta, difficilmente avrebbe cominciato a farlo in quel momento.
Si stava rovinando con le sue mani e seppur le dispiacesse, Linda decise che sarebbero stati affari suoi. Così si voltò, senza nemmeno guardare il ragazzo infilarsi nel bagno; recuperò il libro che stava leggendo e uscì dalla stanza, sbattendo dietro di sé la porta con forza.
 
Ottobre 2007
Mello vive in un costante stato di paranoia. Se Soho fosse lì con lui, probabilmente avrebbe già cominciato a psicanalizzarlo, fissandolo con quegli occhi sgranati e circondati da occhiaie, che metterebbero in soggezione qualsiasi essere umano.
I suoi cari vecchi colleghi russi non lo lasciano stare; Mello sa bene che lo vorrebbero morto. Torna con la mente all’interrogatorio che gli hanno fatto il giorno in cui Ái è scappata. Era stato eccezionalmente bravo a dissimulare e non far trapelare assolutamente nulla. Certo, in alcuni momenti aveva vacillato in quanto, nonostante si fosse fatto una doccia, sentiva comunque l’odore di Ái addosso.
Avevano agito come aveva deciso lui; Ái era scappata di giorno, prima che Shakro e i suoi potessero compiere la mattanza degli irlandesi. Lo aveva fatto senza fare rumore. A distanza di mesi, Mello non riesce a togliersi dalla testa la bocca di Ái e i suoi capelli rossi, che sapevano di buono. Accarezza ancora le sue cosce bianche e tirate e quel seno ridicolmente minuto, ma che lui trova perfetto nella sua acerba forma.
Sente la sua voce, che ansima acuta e febbrile, nel pronunciare il suo nome.
Ti amo, Mihael.
“Stronza. Maledetta stronza”, pensa lui, in un moto di rabbia. Se solo non si fosse invischiata in situazioni tanto pericolose e inadatte a lei, Mello vivrebbe ancora nella bambagia, lontano dalla Wammy’s House, a servizio di Shakro, che lo aveva sempre trattato con riguardo. Del resto aveva deciso lui di intraprendere quella carriera. Invece nella sua vita era tornata Ái, a farlo sentire in colpa, a ricordargli che il suo ruolo era difenderla. Difenderli tutti e tre.
E ora Mello non solo è di nuovo solo, ma lotta costantemente per sopravvivere, terrorizzato – e odia provare terrore, Mello- dall’idea che quella parte di lui, la ragazza con i capelli rossi che aveva deciso di prendere la sua vita e rimescolarla a proprio piacimento, possa essere morta da un momento all’altro.
Uscito dalla Wammy’s House aveva scelto consapevolmente di abbandonare lei e Matt, ma evidentemente le cose devono andare diversamente, riflette, mentre addenta con nervosismo una tavoletta di cioccolato, rannicchiato sulla poltrona di quella orribile stanza d’albergo che puzza di piscio e altri umori umani.
Evidentemente il distacco da loro due non è scritto nel suo destino bastardo.
A quel punto Mello non può che liberare una risata roca e pregna di follia; per quanto cerchi di scegliere per se stesso, questo non gli è concesso. Il giorno in cui conobbe Matt non era che un bambino triste e impaurito dal mondo.
Il giorno in cui conobbe Ái, quella paura era mutata in odio puro. Non si era reso conto nemmeno lui quando fosse accaduto questo passaggio. Però dapprima aveva avuto il supporto di Matt, malconcio e rovinato quanto lui; poi a soccorrerlo, come la più benevola e altruista delle infermiere, era giunta Ái.
Ma il mostro che era cresciuto con lui e che si era piazzato sulle sue spalle proprio il giorno in cui era stato portato alla Wammy’s House, aveva gli artigli affilati. Non aveva fatto che sussurrargli che era inadeguato e doveva capire che, per quanto si sarebbe sforzato, non sarebbe mai stato il primo. Ovviamente non era primeggiare nello studio, che gli interessava davvero; no. Quel timore aveva un sapore molto più lontano, che sapeva di abbandono. Mihael non poteva e non sarebbe mai stato primo nel cuore delle persone; lui, sbagliato e di continuo intralcio, era stato abbandonato alla Wammy’s House perché non era abbastanza e questa terribile consapevolezza lo aveva accompagnato, deformando il percorso della sua vita.
Ecco perché aveva sempre impiegato tutto se stesso per raggiungere il podio; almeno in qualcosa doveva vincere. Non sarebbe stato il primo per i suoi genitori, poi per Matt o per Ái, ma almeno agli occhi L lo sarebbe stato.
Ma quel piccolo nano psicopatico si era intromesso, mandando all’aria i suoi piani.
Ora Mello si ritrova a fare i conti con la sua solitudine e pensa che forse, una piccolissima parte di quelle due persone che può chiamare famiglia, lo pensano con apprensione.
Sa che è pericoloso, ma sa anche che Matt è più bravo di lui a ripulire le tracce lasciate su internet. Per questo motivo decide di cercarlo, mettendo in campo tutte le sue conoscenze informatiche.
E poi, finalmente, riesce a rintracciare uno dei suoi indirizzi e-mail, assieme al suo contatto di MSN.
 
“Accettami su MSN. M.”
 
Preme invio.
 
E attende, mentre il sole oltre la tenda di velluto che una volta avrebbe dovuto essere blu, si accinge ad accasciarsi per guadagnarsi il riposo.
 
Ottobre 2005
Il silenzio era calato in quel bagno nel momento stesso che Ái aveva permesso a Matt di entrare. Inizialmente il ragazzo si era guardato intorno, notando come qualsiasi cosa, nella piccola stanza, fosse a soqquadro. Era più che evidente che l’amica avesse dato di matto, sfogando la sua frustrazione gettando all’aria tutto quello che le appartenesse; fu per quello che provò una grande stretta alla bocca dello stomaco. Rimorso e tristezza avevano preso il sopravvento. Matt non era una persona particolarmente incline all’empatia; in realtà aveva sempre pensato a sé, fin da quando aveva messo piede alla Wammy’s House. Eppure non poteva negare che prima con Mello, poi con Ái, in lui fosse spuntato uno spirito altruistico di cui si era sentito privo fino ad allora. Non gli piaceva che i suoi amici soffrissero, specialmente non per colpa sua.
Inoltre vedere quel pulcino dai capelli scarmigliati, il faccino imbronciato e gli occhi gonfi di pianto lo avevano definitivamente messo al tappeto. Ái gli faceva una tenerezza infinita. Mello aveva tradotto la paura del ritrovarsi sorpreso proprio dall’ultima persona che avrebbe voluto, con un moto di rabbia incondizionata. Aveva urlato che lei non avrebbe dovuto trovarsi lì e che Matt non sarebbe dovuto andare da Ái per nessun motivo al mondo. Ma Matt non lo aveva ascoltato; loro due avevano modi ben distinti di affrontare la situazione e se il biondo tentava di mascherare l’apprensione nei confronti di Ái, Matt non sentiva di poter fare lo stesso. Aveva lasciato la loro stanza e era corso da lei, perché aveva provato a immedesimarsi in Ái e quello che aveva provato non gli era affatto piaciuto.
 
- Sei arrabbiata.- Soffiò Matt, seduto sul pavimento del bagno accanto a lei, la quale si era rannicchiata in un nodo di gambe e braccia. – Lo sarei anche io al posto tuo. -
 
A quel punto Ái, seppur non guardandolo ancora, pigolò – E hai pensato come mai, saresti arrabbiato, al posto mio?-
 
Matt annuì. Certo che lo sapeva. Così parlò con onestà, come aveva sempre fatto. Ái adorava questo lato di lui, la sua semplicità nel mettersi a nudo; questo Matt lo sapeva, o almeno era consapevole che nonostante fosse sconvolta, lei avrebbe apprezzato la sua sincerità.
 
- Perché mi sarei sentito… tradito. Perché ci siamo ostinati a nasconderti questa cosa nonostante tu ci abbia chiesto un sacco di volte di non farlo, perché in realtà lo avevi capito. -
 
- Sai qual è la cosa che mi ha fatto più male? – Fu a quel punto che Ái spostò gli occhioni grigi, per trovare quelli di Matt. Lui fece un cenno, a indicarle di andare avanti.
 
- Perché è la prima volta che mi avete fatta sentire di troppo. – Laconica, ma efficace al punto di arrivare al cuore di Matt come una stilettata.
 
- Non è così, Ái. Quello… quella cosa lì non centra con noi tre, con la nostra famiglia. Come… come non c’entra niente quel bacio che c’è stato fra noi due, capisci? -
 
Ái lo guardò ancora un po’, di uno sguardo che faceva male; poi tornò a fissare un punto imprecisato del pavimento.
 
- Non è così semplice Matt. Non puoi dirmi che non c’entra niente. A me sai… a me sarebbe bastato che voi foste sinceri con me. Magari mi sarei un po’ ingelosita, ma almeno mi sarei sentita parte di una cosa tanto speciale, invece che una voyeurista involontaria. -
 
- Lo capisco. Anche io mi sarei sentito così. – Matt roteò appena il corpo e poggiò una mano a terra, propeso appena verso di lei: - Però te lo giuro Ái, se non te lo abbiamo detto è perché nemmeno noi ci stiamo capendo un cazzo. È solo… successo. Ma credimi se ti dico che questo non toglie importanza a te. Noi senza di te facciamo schifo, lo sai. -
 
Ái sbuffò appena fra le ginocchia, ma gli occhi tornarono di sguincio a guardare Matt: - Posso anche credere che sia così per te, ma non penso proprio che per Mello sia lo stesso. Sono sempre più convinta che mi odi, Matt. Che mi ritenga di troppo. Sentirmi così è l’ultima cosa che voglio. –
 
Matt a quel punto sospirò. Lui poteva garantire per sé, la sua sola presenza in quel bagno dimostrava quanto tenesse ad Ái. Ma anche se era convinto che per Mello fosse lo stesso, non aveva prove per dimostrarlo. Così, in quel silenzio, Ái tornò a singhiozzare fra le ginocchia, sentendosi sporca e inadeguata e Matt, che davvero non sopportava di vederla in quello stato, comunque non aveva idea di cosa fare per farla stare meglio.
Però accadde il miracolo, quello in cui Matt non avrebbe mai scommesso nemmeno un calzino bucato.
Sentirono bussare alla porta; fu un tocco doppio, poi per un momento il silenzio, prima che la voce di Mello giungesse, ovattata, dall’altro capo.
 
- Apritemi, per piacere. -
 
In quell’istante Ái smise di piangere e fisso Matt. Quest’ultimo lesse la meraviglia nei suoi occhi; uno stupore fanciullesco e delizioso, come quello di un bambino che vede la neve cadere per la prima volta nella sua vita. Mello non dovette attendere molto: Ái si alzò di scatto e aprì la porta, trovandosi davanti la faccia contrita di Mello.
Lei, imbronciata, faceva di tutto per trattenere lo stupore; ma quella farsa durò poco, solo fino a quando Mello non le afferrò le mani, tirandola infine a sé. La abbracciò con calore, come mai aveva fatto prima e Ái non riuscì a reagire inizialmente; rimase con le braccia oscillanti, incapace di far fronte a quel contatto che aveva ricercato tante volte, da parte del ragazzo col caschetto biondo.
Infine cedette; le esili braccia si alzarono pianissimo e le mani infine si aggrapparono alla schiena, arpionando il cotone della maglia nera. Solo a quel punto la ragazza tornò a singhiozzare, grata del gesto dell’amico perché lo sapeva, quanto Mello si fosse sforzato per andare da lei e stringerla a sé come mai aveva fatto in vita sua.
Matt, ancora seduto a terra, puntò lo sguardo blu in quello più chiaro di Mello che ricambiò silenzioso, mentre una sua mano andava a infilarsi nella nuca vermiglia di Ái.
 
- Mi dispiace. – sussurrò poi, facendola esplodere di felicità.
 
Ottobre 2007
Per Matt credere a ciò che sta accadendo è un atto di mostruosa difficoltà. Nota il contatto formato dalla sola lettera M, comparire fra le richieste di MSN. Il cuore gli sale in gola e per calmarlo pensa bene di accendere un’altra sigaretta. L’indice esita sulla tastiera per un po’, infine si decide a cliccare “accetta”.
 
Sono riuscito a trovarti finalmente. *
 
Mello si è messo in contatto con lui. Matt stenta a crederci, eppure chi altri potrebbe essere, se non lui?
Un tiro di sigaretta, così risponde in preda all’eccitazione.
 
* Dove cazzo sei. Dove stracazzo sei, fottuto idiota!*
 
* Non ci sentiamo da un paio d’anni e mi tratti così? Datti una calmata, demente! *
 
Si sussegue qualche messaggio velenoso, in cui Matt insulta Mello per essere scomparso senza avergli dato la possibilità di rintracciarlo e l’altro, di contro, risponde che non è quello il momento per pensare a certe cose. Poi, d’improvviso, Mello gli chiede se l’ha più sentita. Un brivido gelido scorre lungo la spina dorsale di Matt.
 
* Credevo, cioè speravo fosse con te. Dannazione, mi vuoi spiegare cosa è successo? *
 
Un minuto di silenzio virtuale, durante il quale Matt finisce la sigaretta e si apre una birra, cercando di mantenere il sangue freddo. Poi una nuova lampeggiante notifica gli indica la risposta di Mello.
 
* Non posso. Devo muovermi spesso, mi cercano. Tu però devi cercarla. La devi trovare ok? *
 
*Ma che vuol dire che ti cercano? Chi ti cerca? *
 
* Non posso. *
 
L’istinto è quello di prendere il portatile e scaraventarlo contro la parete, facendo in modo si riduca in mille pezzi. La ragione, fortunatamente, interviene con puntualità. Matt capisce che se Mello non gli sta dicendo nulla, evidentemente deve trovarsi in serio pericolo.
 
* Ok, ascolta. Se ti do il mio indirizzo puoi raggiungermi. Vieni qui, possiamo sistemare le cose insieme come abbiamo sempre fatto. *
 
* Ora devo andare. Mi faccio vivo io. Cercala e trovala, ok? *
 
* Andare?! Ma che cazzo dici! *
 
* Stai attento. *
 
Nel momento in cui Matt sta per rispondere, il contatto di Mello si disattiva.
 
-Merda! – grida, alzandosi di scatto e sbattendo le mani sulla scrivania. Non può credere che Mello sia apparso a distanza di due anni solo per fargli sottilmente intendere che si trovi in guai grossi, per giunta facendogli capire che Ái non è con lui. Tanta è l’agitazione, l’ansia e la rabbia per quel fugace scambio di messaggi con Mello, che Matt non pensa a ricercare la provenienza della rete del suo contatto. Ovviamente, appena cerca di rimediare all’imperdonabile e superficiale svista, non riesce a ottenere nulla.
Affranto e destabilizzato, Matt torna a affondare sulla poltrona e tira i capelli fra le dita, in un gesto di pura disperazione.
Non gli resta che cercare di calmarsi per mettere in ordine i pensieri e agire con razionalità. A quel punto trovare Ái diventa di fondamentale importanza.
È tutto… assurdo. Come è possibile che nel momento in cui sente di star gettando le armi, Mello torni a palesarsi nella sua vita?
I fedeli direbbero che sia la volontà di Dio.
Matt pensa che sia solo il fottuto destino bastardo, che ha deciso di giocare con la sua vita tanto infelice.
 
 

Doverose note a piè di pagina.
Non so nemmeno da dove cominciare. Probabilmente scusarmi con tutti coloro che hanno seguito questa storia e che si sono chiesti che fine avrebbe fatto, credo sia la scelta migliore. Alcuni lettori sanno che quando ho pubblicato l’ultimo capitolo riguardante questi tre ragazzi, stavo attraversando un periodo particolarmente drammatico della mia vita. Avrei voluto continuare a scrivere di loro, ma semplicemente non ce l’ho fatta. So che può sembrare assurdo, ma continuare a scrivere di Butterfly & Hurricane, in quel momento specifico, mi risultava particolarmente doloroso. Così ho chiuso questa storia in un cassetto, rimandando di settimana in settimana e dicendo a me stessa che l’avrei presto ripresa e portata a termine. Bene, da quel giorno sono passati più di due anni e sono cambiate una miriade di cose, in primis il mio modo di approcciarmi alla scrittura. Va da sé che dovrei cancellare l’intera storia e riscriverla da capo e era anche ciò che ero intenzionata a fare, se non fosse che poi è intervenuta la mia razionalità. Qualcosa mi ha detto che se avessi intrapreso quella strada, non avrei mai concluso la storia. Era qualche tempo che mi formicolavano le mani e che il mio pensiero tornava qui, da Matt, Mello e Ái; la quarantena ha giocato la sua parte. Così un paio di giorni fa ho aperto di nuovo questo file, ho riletto i capitoli e mi sono detta che avrei dovuto riprenderla. Fortunatamente avevo una scaletta dei capitoli, così non sono dovuta andare alla cieca nel riprendere in mano le vicende.
Questo era segnato, fin dall’inizio, come un capitolo di passaggio e devo dire che sono felice sia così, perché mi ha dato modo di faticare il meno possibile per stenderlo.
Cari tutti, sappiate che sono intenzionata a portare a termine questo progetto, a cui sono davvero molto affezionata. Probabilmente chi seguiva la storia non è più attivo qui su Efp, ma se qualcuno è all’ascolto, persino dei nuovi lettori, sappiate che io ci sono e che qualsiasi cenno da parte vostra, sarebbe un immenso regalo per me.
Nella speranza che questa sia stata una sorpresa gradita e una piacevole lettura, non mi resta che ringraziarvi dal profondo del mio cuore.
La rediviva.
Bri

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Capitolo 11
*** Iron ***


CAPITOLO X
Iron

 
Dall'alba del tempo alla fine dei giorni
Io dovrò scappare
Voglio sentire il dolore e l'amaro sapore
Del sangue nelle mie labbra, di nuovo.

Questa micidiale pioggia di neve mi sta bruciando le mani

Sono congelato fino alle ossa, io sono...
Un milione di miglia lontano da casa, sto scappando
Non riesco a ricordare i tuoi occhi, il tuo volto.

Iron-Woodkid
 
 
13 Dicembre 2005
 
I ciuffi di ciglia scure si schiusero con lentezza sulle iridi di quel verde che si scorge in mare aperto. Un verde profondo e intimo, che andò ad aggrapparsi al contesto della stanza: vide, con occhi ancora annebbiati dal sonno, il letto singolo speculare al suo perfettamente in ordine, vuoto.
Fu a quel punto che l’attenzione di Matt si concentrò sulla lieve pressione che sentiva sullo stomaco. Gli venne la pelle d’oca, reazione alla consapevolezza di non essere solo nel suo letto, perché una mano era poggiata proprio sul suo ventre.
Lentamente roteò il corpo stando attento a fare meno rumore possibile, così si ritrovò faccia a faccia con gli occhi socchiusi di Mello, sfiorati dalla frangia bionda e disordinata; esitante trattenne per un momento il respiro, fin quando l’amico non schiuse le palpebre mostrando le pupille che navigavano in iridi glaciali, per allacciarle infine alle sue. Nel notare il viso di Mello incastrarsi in un sorriso sbieco, Matt tornò a respirare e ricambiò, mentre la mano destra emergeva dal piumone e andava a scostargli alcuni ciuffi che, ostili, coprivano la guancia.
I ricordi della sera prima salirono a monte della sua mente come l’acqua desiderosa di tornare alla propria sorgente.
Dopo quello scontro turbolento con Ái le cose erano andate via via sistemandosi; tanto era rimasto in sospeso, ma c’era la volontà da parte di tutti e tre di non rompere quel loro equilibrio tanto fragile quanto bellissimo. Ái non fece più domande ai due e di contro Matt e Mello non si erano più scambiati nemmeno un bacio. Ma la tensione fra i tre non era andata scemando: se possibile era aumentata a dismisura, come se il giorno del confronto avesse aperto il loro vaso di Pandora. I contatti fisici si erano ridotti al minimo sindacale, eppure ogni volta che la mano di Mello sfiorava quella di Ái, o quest’ultima si lanciasse in un abbraccio innocente nei confronti di Matt, l’elettricità nell’aria si faceva spessa e i rossori del viso non si risparmiavano. Ma tutto era filato più o meno liscio, in un tacito consenso che sapeva di monito e di cui tutti e tre erano ben consapevoli: se si fossero lasciati andare, sarebbe successo l’inevitabile.
Quell’inevitabile, almeno per Matt e Mello, era infine arrivato il giorno del sedicesimo compleanno del biondino.
Avevano passato la serata insieme, come da rito; prima in camera dei ragazzi, ascoltando musica e bevendo l’impossibile infine, poco prima della mezzanotte, erano sgattaiolati sulla terrazza nonostante il freddo pungente e la neve che cadeva placida. Poco dopo l’una i ragazzi avevano accompagnato Ái in camera visto che, nonostante la ragazza dicesse di no, era evidente quanto fosse ubriaca e che non sarebbe stata in grado di rimanere sveglia un solo minuto di più.
Tornati in camera loro, un silenzio imbarazzante era calato fra i due come un macigno. Inizialmente avevano tentato di portare avanti una conversazione, ridendo dello stato pietoso di Ái e del fatto che il giorno dopo la ragazza non avrebbe fatto che lamentarsi con loro per il gran mal di testa. Messa da parte lei, però, i discorsi sembravano essersi esauriti. Erano quindi rimasti in piedi, a debita distanza, a grattarsi gomiti e nuca e lasciandosi trasportare dall’alcol che anche loro avevano ingerito in gran quantità. Era bastato un passo in più di Mello, per far sì che Matt mandasse a puttane il suo raziocinio e si gettasse su di lui.
Si erano baciati fino a provare dolore, insaziabili e ingordi, poi i vestiti erano volati via senza che i due quasi se ne accorgessero.
Nel percorrere con lo sguardo i lineamenti di Mello, che non smetteva di fissarlo in quel letto caldo, Matt ricordò con quale voracità Mello gli aveva morso il collo, baciato il torace, tirato i capelli. Non che Matt si fosse risparmiato, visto gli aloni rossastri sul collo e le spalle dell’altro.
Si erano toccati per la prima volta in vita loro e se inizialmente era stato strano avere a che fare con un corpo molto simile al proprio, il tutto era diventato incredibilmente naturale in pochissimo tempo.
 
- Buon compleanno. – Soffiò Matt, allargando il sorriso. A seguito di quel sussurro Mello assottigliò appena gli occhi e Matt fu sicuro di scorgere un lieve rossore imporporargli il viso.
 
- Si, grazie. – Borbottò in risposta. Una risata arrochita dal sonno uscì dalle labbra di Matt.
 
- Non dirmi che sei in imbarazzo! Incredibile, ho trovato il modo di mettere in imbarazzo il glaciale Mello, mi merito un premio. -
 
- No che non mi sono imbarazzato! – Mello tentò con rimostranza di tirarsi indietro, scontrandosi però con il muro. Non aveva alcuna via di fuga. Ma voleva realmente scappare?
Matt gettò un’occhiata alla sveglia. Erano le sette e venti, il che stava a significare che avevano dormito una manciata di ore e che, tecnicamente, nel giro di dieci minuti sarebbero dovuti scendere nel refettorio per consumare la colazione.
 
- Tranquillo leoncino, ritira le unghie, ci toccherà scendere, se non vogliamo morire di fame. -
 
Mello si sporse per assicurarsi con i propri occhi che l’orologio segnasse quell’ora infausta. Era incredibilmente diligente, il ragazzo e non amava fare tardi in nessuna occasione. Ma quello era un evento eccezionale, rifletté contrito. Era il suo compleanno del resto e poi, chissà cosa sarebbe accaduto in futuro; magari ci sarebbe stato imbarazzo con Matt, o magari l’imbarazzo ci sarebbe stato con quella demente di Ái, al punto da spingerli a tenersi lontani. Con lucidità sorprendente, Mello decise che la colazione poteva andarsene affanculo per una volta; così, senza pensarci troppo, allungò una mano a sfiorare l’addome nudo di Matt e poi ancora più giù, fino a toccare la virilità dell’altro già reattiva alla sua mano.
Matt arrossì e schiuse appena le labbra in un ansito peccaminoso e involontariamente molto sexy, almeno così trovò Mello che si compiacque a tal punto da allargare un raro sorriso.
 
- Ma… la colazione… - gemette Matt, senza comunque ritrarsi dall’oscillare delle dita di Mello che salivano e scendevano sulla sua erezione.
 
- È il mio compleanno, oggi faccio il cazzo che voglio. – Concluse lui, prima di bloccare un altro gemito di Matt sul nascere, lambendo la sua bocca con la propria.
 
 
Dicembre 2008
 
Near è stato richiamato da L. La motivazione è sempre la stessa, ma questa volta Near sente urgenza e insistenza, nel breve messaggio inviatogli dal detective.
Non è avvezzo a provare forti emozioni, Near, o quantomeno non riesce a dimostrarle, al contrario di buona parte degli esseri umani da lui conosciuti. Ma nel ricevere quella e-mail di richiamo, il giovane sente attorcigliarsi del disappunto alla bocca dello stomaco.
Si prepara con cura, tentando di ignorare quella vocina che lo infastidisce, quella che gli suggerisce che c’è un solo motivo se il grande L dimostra di avere bisogno di lui. Cerca di ripetersi che c’entri la sua compagna, che sia Soho a insistere.
 
- Ti accompagno, fammi solo inviare questa e-mail. -
Near, uscito dal piccolo spogliatoio all’interno del suo ufficio personale, rotea lo sguardo in favore di quella voce. Il sorriso luminoso di Linda, seduta sulla scrivania e presa a batter tasti sulla tastiera del suo laptop, lo investe in pieno.
 
- Non c’è bisogno. – risponde lui e automaticamente sposta lo sguardo in un angolo del pavimento, mentre l’indice destro comincia a danzare con uno dei suoi ricci candidi come la luce lunare – Prenderò un taxi. -
 
A quel punto cattura inevitabilmente tutta l’attenzione della ragazza. Linda fa saltare gli occhi su Near e lo fissa con dolcezza; così preme invio sulla tastiera, prima di alzarsi e allungare il passo verso di lui, davanti al quale si ferma.
 
- So qual è il tuo timore, ma L ti tiene in alta considerazione. Non affiderebbe questo caso a nessun altro al mondo e so che in fondo al tuo cuore ne sei consapevole anche tu. -
 
La semplicità con cui Linda sembra comprenderlo,  è capace di stordirlo ogni volta. Così Near alza di nuovo lo sguardo e si ritrova a fissarla, senza indugiare.
 
- Tu… hai da fare. Andrò da solo. -
 
- No. – Difficilmente Linda si mostra irremovibile con Near, ma in quel caso la ragazza scuote il capo, facendo oscillare la sua bionda coda un po’ scomposta, rispetto ai suoi standard. – Tu hai bisogno che io ci sia. Inoltre non dimenticarti che anche io sono in apprensione. -
 
- E sia. Andiamo. – conclude lui, con lo sguardo di nuovo al pavimento e un impercettibile sorriso sul viso pallido.
 
13 Dicembre 2005
 
La lezione di chimica sembrava infinita. Ái, chinata sul banco, teneva la guancia incollata al quaderno e una mano sulla tempia dolorante; nonostante si fosse premurata di prendersi un antidolorifico, a colazione, sembrava che l’effetto fosse già svanito. E poi quel calcetto arrivatole da dietro, di certo non alleviò il suo mal di testa. Dalla sua bocca, tornita e rossa in rappresentanza dell’assenza di ore di sonno, scivolò un gorgoglio di parole infastidite: - Il fatto che sia il tuo compleanno non ti da il permesso di tormentarmi. –
 
Mello, sorriso sghembo e soddisfatto – il sonno che aveva perso lui sembrava non avere alcun peso sul fisico-, ridacchiò di gusto; non mancò, per altro, di allungare un altro calcio per far tremare la sedia della compagna, prima di aggiungere che invece quello era il suo giorno e che tutto gli era concesso.
Se da un lato quelle parole infastidirono Ái, che mai accettava di buon grado l’essere così schifosamente egoriferito da parte di Mello, dall’altro non poteva negare a se stessa che qualcosa in quelle parole, pronunciate in quel modo e associate alla cornice di capelli biondi, le aveva provocato un lieve capogiro; così i postumi della sbronza lasciarono lo spazio a qualcos’altro, qualcosa di molto sfrontato e che scalciava nel bassoventre di lei. Uno sbuffo divertito si fece spazio fra i suoi denti, così Ái alzò appena la testa dal banco e torse il busto per poter fissare il festeggiato: - Ah davvero? Tutto ti è concesso? Ma pensa un po’. – Fu volontario, per lei, piegare il tono per renderlo più lascivo, a mal celare una sensualità che a Mello arrivò in pieno petto: - E cosa vorresti che ti fosse concesso? Di fare i compitini tutto solo con Esse? Magari mentre L sta lì a guardarvi? –
 
- Tu sei malata. – Rispose Mello, senza però smettere di sorridere e senza, inoltre, sganciare lo sguardo glaciale da quello più languido di Ái. A Matt non restò che assistere a quello scambio tanto ambiguo, che sapeva nascondere un maremoto di visioni oscure a tutto il resto del mondo. Mello sta giocando con il fuoco, pensò nonostante fosse terribilmente attratto dall’idea di un avvicinamento fra quelle sue due persone; la notte precedente si erano spinti laddove mai avevano osato prima e in quell’istante Matt era consapevole che una parte del biondo desiderasse ottenere la stessa cosa da Ái.
 
- Mello! Ái! Silenzio laggiù! -
 
- Silenzio laggiù!- tornò a trillare la voce dopo che i due non avevano accennato a smetterla di parlottare, al punto che essere cacciati dall’aula fu inevitabile; così uscirono, con lo sguardo di Matt incollato a loro.
 
- Sei proprio deficiente, mi cacciano sempre per colpa tua… ahia, la mia testa!-
 
I loro passi li condussero fino alla terrazza e appena ebbero chiuso la porta, Ái poggiò la schiena al muro, continuando a trattenere il capo con le mani; il cielo era stranamente terso e l’aria gelida schiaffeggiò i loro volti, imporporando le gote.
 
- Sei così stupida e manipolabile quindi? Pensavo che volessi cacciarti nei guai. Come va lì dentro?-
 
Avvolto nel suo cappotto nero, il ragazzo mosse un passo verso di lei; allungò l’indice per sfiorarle la fronte, con un velo d’apprensione a cui Ái non era di certo abituata.
 
- Stanno ballando la rumba qui… però almeno l’aria fresca mi fa bene. Possibile che tu stia bene?! Non vi sopporto a voi due… - Disse, alludendo anche a Matt, - Vi scolate il mondo, dormite un niente e state in ottima forma. -
 
Non hai idea del perché stiamo così bene, pensò Mello, incastrando un sorriso sul viso; Ái non poteva sapere per quale motivo l’amico stesse sorridendo e ingenuamente arrivò alla conclusione che dovesse essere lei a farlo sorridere così. Di nuovo sentì quel tormento frenetico che scuoteva il suo intimo; con Mello era così, per Ái. Aveva compreso che il ragazzo aveva la capacità di tirare fuori quella parte di lei più primitiva e istintiva.
Quindi, forse scontatamente, quando Mello fece per ritrarre la propria mano, Ái la afferrò per fare in modo che ciò non accadesse; non aveva riflettuto su cosa sarebbe potuto accadere se, come in quel caso, Mello le fosse rimasto ad una distanza così ravvicinata per più di qualche secondo, ma non aveva intenzione di porsi il problema. Gli strinse la mano, poi lo tirò a sé, fino a lanciare le braccia intorno al suo collo.
 
Mello, sorpreso, rimase per qualche istante ad esitare; l’aveva provocata? Certo che sì, provocare era il suo mestiere e, forse colpa degli ormoni ancora in circolo, quella mattina aveva trovato particolarmente appagante lanciare allusioni ad Ái. Questo non vuol dire che si sarebbe aspettato una reazione del genere.
Faceva freddo, ma stretto al corpo di lei, Mello sentiva la pelle bruciare sotto i vestiti; lento, come un predatore in caccia, chiuse le braccia intorno al busto esile di Ái e poi si perse nel suo sguardo, che rifletteva il cielo limpido alle sue spalle.
 
Non avrebbe più aspettato, Ái. Qualcosa in lei le stava urlando di darsi una mossa, perché quell’occasione non si sarebbe più presentata tanto facilmente. E poi incredibile ma vero, Mello non la stava scacciando con malagrazia, il che era un evento di importanza storica.
Non era poi così tanto più alto di lei, o almeno non quanto lo era Matt, ma chissà perché, Ái si sentiva molto più minacciata dalla sua persona che da quella del primo; Mello odorava di cioccolato e pericolo e questo la mandava su di giri.
Forse se ne sarebbe pentita.
Ma non le importava affatto.
 
Chi fra Mello e Ái si spinse per primo verso l’altro, non sapevano dirlo; una cosa invece fu immediatamente chiara ad entrambi: quel bacio lo aspettavano da sempre. Le loro erano bocche fameliche, che con il loro incontro esplosero in una ricerca frenetica dell’umore altrui.
Mello non trattenne l’irruenza, con Ái non ne era assolutamente in grado; sentiva come l’esigenza di chiuderla sotto di sé, al punto tale di assorbirne ogni molecola. Voleva, desiderava che lei gli appartenesse.
Ogni volta che si scostavano per riprendere fiato, ne approfittavano per agganciare lo sguardo nell’altro, Ái con il timore della perdita, Mello con l’assoluta volontà di non lasciarla scappare.
Il corpo di lei, sotto i molteplici strati che lo rivestivano, era così differente da quello appena scoperto di Matt e al contempo follemente simile nelle loro spigolosità. Ma il profumo di Ái, il suo odore, riempiva i polmoni di Mello al punto di frastornarne i sensi.
 
Avrebbero continuato a scambiarsi infiniti baci, a ricercarsi sotto il tessuto. Mello l’avrebbe toccata fino a farla esplodere di piacere e poi se glielo avesse concesso –ma certo che lo avrebbe fatto-, l’avrebbe fatta sua.
Se la sarebbe scopata in ogni angolo di quella fottuta, gelida terrazza e sarebbe stato perfetto.
 
Ma la campanella che decretava la fine della lezione risuonò sulle loro teste, riportandoli, a malincuore, alla realtà.
Visi arrossati e occhi lucidi, Mello allungò una mano per stringere quella di Ái e insieme lasciarono quel luogo non sapendo, però, che mai più vi avrebbero fatto ritorno insieme.  
 
Dicembre 2008
 
A vederlo da fuori, Near non sembra agitato. In realtà è praticamente impossibile capire, se non lo si conosce davvero bene, quali che siano i turbamenti emotivi che attraversano l’animo del ragazzo.
E Linda è una dei pochi eletti che sa cosa stia provando in quel momento. Lo capisce dal suo modo di tormentare i propri capelli, che varia a seconda della situazione in cui si trova. Lo comprende dal suo odore e dal modo in cui i suoi occhi saltano, seppur impercettibilmente, da un lato all’altro.
In quel momento, seduto su quel divano in attesa dell’arrivo di L, Near è molto agitato. Per questo Linda allunga una mano che, con tocco gentile e confortevole, va a posarsi sul suo ginocchio. Non glielo dirà, ma Near di quel muto supporto ne è infinitamente grato.
Finalmente la porta davanti a loro si schiude e L fa il proprio ingresso nello studio in cui i due giovani sono stati fatti accomodare; salta qualsiasi tipo di convenevole e Near non solo non ne è affatto stupito, ma non ci fa nemmeno caso, perché in questo lui e il suo mentore sono identici.
 
- Necessito di rintracciare Mello e con lui, Matt e Ái. -
 
L trattiene le mani nelle tasche dei suoi pantaloni scoloriti e punta i lacunosi occhi scuri in quelli di Near: - Abbiamo motivo di credere che la situazione si sia notevolmente complicata per loro. Non possiamo permetterci di compromettere le loro vite più di quanto non stiano già facendo. –
 
Near deglutisce e torna ad attorcigliare i capelli con nervosismo; Linda, al suo fianco, fa rimbalzare lo sguardo da Near al detective. Vorrebbe chiedere maggiori informazioni sulla sua amica, ma non ne trova il coraggio, così si limita ad ascoltare le richieste di L, sperando di ricevere anche la più piccola informazione su Ái.
 
- L’ultima volta che ho comunicato con Matt è stato molto tempo fa. – La voce di Near si mantiene costante su un unico tono – In quell’occasione mi ha chiesto di aiutarlo a rintracciare il suo amico; purtroppo… - Near prende una pausa, perché ammettere il fallimento è per lui doloroso: - … Non sono riuscito a venire a capo della posizione di Mello. Quando poi sono stato capace di individuarne le tracce, era troppo tardi. -
 
- Sappiamo che ha passato del tempo in compagnia della mafia russa. – Interviene L, che si trascina verso una poltroncina sulla quale si accovaccia: - Ma deve aver disertato, deve essere fuggito, perché ora lo cercano. Per quanto riguarda la ragazza, abbiamo motivo di credere che c’entri qualcosa con l’allontanamento di Mello dall’organizzazione mafiosa. -
 
Nel sentire quelle parole Linda si irrigidisce; no, proprio non riesce a tacere e la sua voce scivola dalla bocca con urgenza: - Quindi pensate sia viva?-
 
A questo punto L sposta la sua attenzione su Linda e rimane a fissarla per qualche secondo, prima di annuire: - La probabilità che sia ancora in vita è pari al novantasette percento, di cui il restante tre percento prevede che abbia perso la vita nell’arco delle ultime quarantotto ore. –
 
- Non capisco perché sono stato chiamato qui, se siete già in possesso delle informazioni che vi sono utili per rintracciare Mello. -
 
Le mani a stringere le ginocchia, il detective torna nuovamente ad osservare Near: - Oh, ma non abbiamo la certezza di dove si trovi, per questo ci servi tu. –
 
Senza preavviso, in quel momento fa il suo ingresso nello studio Soho. La giovane criminologa, diversamente dal solito, saluta i ragazzi a mezza bocca. Near crede di leggere preoccupazione nel suo sguardo pallido, probabilmente nei confronti di Mello, con la quale Soho ha sempre mostrato di avere uno sorta di rapporto fraterno. Near è ferrato in molte cose, ma la percezione delle sfumature dei sentimenti umani non rientra fra le sue conoscenze più profonde.
Soho si siede sul bracciolo sinistro della poltrona occupata dal suo compagno, così prende a parlare al posto suo: - Tu sai come ragiona, Near. Mello è imprevedibile, ma  sono certa che saresti in grado di individuarne la posizione. Siete più simili di quanto entrambi ammettereste mai. –
 
Soho espira, come a voler scacciare da sé tutto il male di quel mondo. – Trova Mello e sono certa che a quel punto rintracciare Ái e Matt sarà una passeggiata. –
 
- Lui… - Lo sguardo di Near fluttua nuovamente sul pavimento - …non sono stato capace di trovarlo una volta, non credo ci riuscirò adesso. -
Lo sguardo di Soho si fa torbido e stanco, infine risponde con una durezza che raramente Near ha percepito uscire dalla sua bocca: - Questa volta avrai più urgenza di trovarlo. Rischia di morire, lo sai. –
 
Linda è fra le poche persone in grado di interpretare lo stato d’animo di Near.
Lo capisce dal suo modo di tormentare i propri capelli, che varia a seconda della situazione in cui si trova. Lo comprende dal suo odore e dal modo in cui i suoi occhi saltano, seppur impercettibilmente, da un lato all’altro.
In quel momento, Linda percepisce il terrore attraversare il corpo del giovane verso il quale si dedica con abnegazione.
Lo sa bene, che il sol pensiero della morte di Mello lo fa tremare, per questo accetterà di spendere tutte le sue energie, pur di trovarlo vivo.
 
13 Dicembre 2005
 
Era raro, per Mello, provare quella che comunemente viene definita gioia. Fin da quando ne aveva memoria, ben prima di essere identificato con il nome Mello, il sentimento che più lo aveva percorso era certamente la rabbia. La rabbia per la miseria in cui aveva vissuto, la rabbia per essere stato abbandonato e quella per essere finito in un istituto, senza la sua famiglia. Solo.
La gioia, improvvisa quanto effimera, lo aveva sempre e solo sfiorato e se proprio doveva ricondurla a qualcosa, Mello era certo che quella fosse insorta prima con la conoscenza di Soho, poi con quella di Matt, infine con l’arrivo di Ái. In un modo o nell’altro Mello era stato in grado di ricostruirsi una famiglia, grazie a quelle persone speciali che, chissà con quale super potere, avevano riconosciuto in lui qualcosa di singolare e unico, qualcosa di bello. E di questo, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva, Mello ne era infinitamente grato.
Era vero, forse avrebbe dovuto continuare a lottare per dividersi il primo posto con Near, ma a pensarci bene chi aveva la sua fortuna?
L, il grandioso L, aveva scelto lui. Ok, lui e quello sgorbio che mal sopportava, ma cosa importava?
Mello, nel giorno del suo sedicesimo compleanno, sentiva di avere tutto ciò che gli riempiva il cuore di gioia e si sentiva sazio e appagato.  
Durante la cena aveva persino riso con Matt e Ái e aveva permesso loro di fargli servire una torta, ovviamente al cioccolato, con tanto di candelina da spegnere.
 
- Mi raccomando, il desiderio! – Gli aveva ricordato Ái, su di giri come se a festeggiare fosse lei, ma a Mello non venne in mente nulla da desiderare. Si sentì disgustosamente romantico nel ritrovarsi a pensare che fosse a posto così e che il suo livello di felicità non poteva aumentare e anche quel pensiero lo tenne per sé.
 
Non fosse stato per L, probabilmente la sua vita avrebbe proseguito per il giusto binario.
 
Quando Roger si era presentato in refettorio, a Mello non sfuggì la sfumatura di tristezza di cui erano tinti gli occhi dell’uomo. Roger era stato telegrafico e gli aveva detto che L voleva parlargli così, ingoiato l’ultimo boccone di torta, aveva salutato i due amici dicendo loro che li avrebbe raggiunti più tardi.
Era la prima volta che Mello si trovava da solo con L, il quale era in piedi, accanto alla finestra e teneva, al solito, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni. Mello si sarebbe aspettato di vedere Near, o almeno Soho, invece non erano che lui e il suo mentore.
 
- Volevi parlarmi? – Gli disse, le dita a trattenere con soggezione le maniche della maglia nera.
 
- Smetterò di seguirti. – Quella frase uscì dalla bocca del detective gelida e laconica.
 
- Di… seguirmi? Non capisco. – Ed era vero, che Mello non stesse capendo. L cominciò ad attraversare lo studio con passi misurati, mantenendo quella sua assurda postura ricurva che lo rendeva visibilmente vulnerabile.
 
- Ho passato un quantitativo sufficiente di tempo ad osservare te e Near, nel tentativo di comprendere se valesse la pena impiegare il mio tempo con la vostra formazione. – A quel punto L si fermò, così tornò ad incastrare gli occhi scuri, in quelli glaciali del più giovane: - E sono giunto alla conclusione che sarebbe rischioso continuare a seguirti. -
 
Era come se un macigno si fosse posizionato alla bocca del suo stomaco. Era impossibile da credere, eppure ad L erano bastate pochissime parole per distruggere il suo sogno più grande. Mello tentò di trattenersi, sebbene le mani serrarono ancor più i lembi delle maniche e lo sguardo si fece sottile.
 
- Non capisco, non sono abbastanza intelligente? -
 
L scosse la testa con aria sorniona, come se quello che stava per dire non fosse che un’ovvietà: - Non è questione di intelligenza. Il problema non è quanto tu sia brillante o capace; è, invero, la tua emotività instabile che mi preoccupa. –
 
- la mia emotività. – Ripetette Mello in un sussurro incredulo.
 
- Temo che certe cose non possano cambiare. Possiamo studiare, approfondire ogni tipo di conoscenza che riteniamo rilevante per la nostra crescita professionale. Possiamo apprendere molte lingue, o imparare a guidare un elicottero. Possiamo migliorare la nostra mira, imparare a suonare qualsiasi strumento. Ma possiamo cambiare la parte più intima di noi stessi? -
 
- Io… se l’emotività è il problema, io sono certo di poterci lavorare, di poterla tenere a bada. Posso riuscirci. – Mello rispose con grande fatica, perché quel macigno che occupava la bocca del suo stomaco stava conquistando uno spazio sempre maggiore.
 
- Non metto in dubbio che tu possa riuscirci, ma chi mi assicura che sotto stress tu non commetta qualche sciocchezza per colpa della tua irrazionalità? Vi è una percentuale di… -
 
- Quindi mi stai dicendo che da adesso in poi seguirai solo Near?- Lo interruppe bruscamente Mello. L lo fissò. La sua bocca una linea sottile, infine annuì. – Per il momento si. Se vorrai, potrai smentirmi. Dimostrami che sono caduto in errore, decidendo di non occuparmi direttamente della tua formazione. -
 
Quel che accadde dopo, si perse nella mente confusa di Mello. Lasciò lo studio di L in stato di shock, così si trascinò fino alla porta della camera di Near, nella quale entrò senza nemmeno bussare. Il più piccolo dormiva già e Mello poteva intravederne solo i capelli pallidi come la luce lunare.
Rimase a fissare la sagoma nascosta dalle coperte, che sciabordavano grazie al respiro regolare di Near. Si sentiva dannatamente infelice e cosa ancor peggiore, percepiva la rabbia montare, quel livello di rabbia che non provava ormai da moltissimo tempo.
Quando Matt e Ái gli chiesero cosa volesse da lui L, Mello aveva soprasseduto e aveva fatto in modo di cambiare argomento. Poi avevano trascorso qualche ora insieme e infine Matt e Ái si erano addormentati, ubriachi, nella stanza della ragazza. Il trovarsi lì giocò a favore di Mello, che li abbandonò senza fare rumore, per poi riaffacciarsi solo per lanciare loro un ultimo sguardo.
Nel borsone che tratteneva nella sinistra, Mello aveva messo solo le cose a lui più care: qualche vestito, i suoi dischi preferiti, i libri che lo avevano formato e i regali di compleanno fatti da Matt e Ái, accumulati nel corso degli anni.
Scegliere di abbandonare la Wammy’s House senza dare a nessuno alcun tipo di spiegazione, non era stata una scelta, per Mihael Keehl.
Si era sentito secondo per tutta la vita e proprio quando sentiva di star recuperando terreno, il suo mentore aveva deciso di tagliargli la strada, non curante di quanto il suo fragile stato d’animo avrebbe preso il sopravvento, accecando ogni barlume di razionalità.
Non lo poteva sopportare.
Era impensabile credere che per colpa della sua vivace sfera emotiva, L lo aveva liquidato, ammettendo di aver commesso un errore nel puntare su di lui.
Non era stata una scelta, quella di arraffare i suoi effetti personali e andare via mentre il sole ancora dormiva, senza dare la possibilità alle persone a cui teneva di più al mondo di fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di trattenerlo.
Non era stata una scelta. Semplicemente, l’emozione aveva sconfitto il suo raziocinio.
Avrebbe desiderato sentirsi dire che non importava, che L si sbagliava e che lui valeva tanto quanto Near, se non di più. Ma temeva che le parole che avrebbero potuto dirgli, sarebbero state pronunciate per compassione e Mello poteva sopportare tutto, persino di essere secondo a Near, ma mai avrebbe tollerato che qualcuno provasse compassione per lui.
 
Così Mello abbandonò la Wammy’s House, ma fino all’ultimo sperò di sentire la voce di Matt chiamarlo con forza.
O di Ái, di cui era certo di sentire ancora il sapore sulle labbra. Dolce e magnifico, come la vita stessa.
 

 
 
Non so più cosa dire riguardo i miei vergognosi ritardi. La verità, lettori cari, è che avevo perso la voglia di scrivere questa storia; i fattori sono molti, in primis il fatto che sono sempre più convinta che dovrei eliminarla e riscriverla da capo, ma so anche che così facendo, con ogni probabilità non la porterei mai a termine. Quindi ho deciso prima di finirla e solo una volta conclusa, revisionarla con tutta calma.
Comunque bando alle ciance (e alle scuse che non smetterò di propinarvi da qui a per sempre), finalmente sappiamo come mai Mello è scappato. Io, che ormai avrete capito amo questo personaggio, l’ho sempre percepito come estremamente fragile e vulnerabile; credo che se L gli avesse detto una cosa del genere, non avrebbe che reagito così. Codardo? Forse una parte di lui lo è. Diciamo che L voleva metterlo alla prova e sperava di essere smentito, invece col cavolo. Per altro per chi di voi al tempo lesse “Come arance nel deserto”: avete notato una certa affinità della scena con l’episodio che coinvolse Soho?
 
Comunque ho due notizie (spero belle) per voi: la prima è che dovrebbero mancare due capitoli più l’epilogo alla fine di questa storia (olè!); spero di non pubblicarli con gli stessi ritmi altrimenti la finisco nell’anno del mai.
La seconda coinvolge gli amanti delle storie interattive; già, mi è venuta la malsana idea di iniziare un’interattiva in questo fandom e spero di pubblicare in tempi brevi anche il prologo di questa storia Teen drama vestita da thriller.
Detto questo spero non passi un altro secolo prima di tornare a pubblicare. Intanto vi mando un abbraccio forte –è sempre bello tornare da queste parti- e vi lascio dicendovi che, per chi volesse fare due chiacchiere o magari tenere d’occhio i miei aggiornamenti, potete trovarmi su instagram con il profilo bri_efp.

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