Sophie

di FigliaDellaLuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi ***
Capitolo 2: *** Deja vu ***
Capitolo 3: *** Limbo ***



Capitolo 1
*** Ricordi ***


-"Sophie Bennet?!" esclamò il professore
Ero completamente persa nei pensieri quella mattina e quando il prof mi chiamò sussultai, scatenando le risate dei miei compagni di classe.
-"Sì professore?" dissi io goffamente, mettendomi un ciuffo dietro le orecchie.
-"Cosa c'è fuori dalla finestra che ti interessa più di stare attenta alla lezione?" mi chiese lui in tono serio e severo.
Pensavo di essermi distratta solo un attimo ed invece a quanto pareva era già qualche minuto che fissavo la neve che scendeva leggera nel parco attorno alla scuola. Si poggiava sui rami ed io rimanevo incantata a vedere quello spettacolo meraviglioso. Pensai che non nevicava così da anni.
Cercai di non sembrare una perfetta idiota - "Prof... Mi scusi. Io stavo solo...".
-"Pensavi al tuo ragazzo, signorina Bennet?"
Tutti risero di gusto ed io diventai rossa. Ormai era risaputo anche ai professori che erano mesi che stavo con Thomas Jackson, un ragazzo dell'Università a pochi passi dalla mia scuola. Era un bel tipo, alto, elegante e forte nello sport, ma famoso soprattutto per i soldi che possedeva.
A volte mi metteva a disagio. Il mio ragazzo era uno dei più ricchi della città e forse pensavo di non meritarlo. In molte hanno invidiato la mia relazione con lui.
-"Mi dispiace. Non accadrà più" conclusi senza troppe spiegazioni.
La lezione continuó e cercai di rimediare alla figuraccia che avevo fatto cercando di rispondere a più domande dal posto possibili.
Quando suonò la campanella presi il mio zaino e corsi fuori dalla porta per andare al negozio di mio fratello.
Jaimie Bennet aveva venticinque anni e lavorava in una libreria per bambini. Alla fine ce lo vedevo, mi raccontava sempre storie di spiriti e fate da piccola e forse lasciare il college per occuparsi di questo era più adatto a lui.
Amava i bambini e spesso era lui stesso a leggere loro le storie che scriveva.
Non aveva provveduto al pranzo, così andai ad una caffetteria vicino al suo negozio per prendergli qualcosa. Amava i sandwiches al bacon e così gliene presi qualcuno assieme ad un cappuccino.
Quando andai al negozio lo vidi con un gruppo di bambini appena usciti da scuola mentre gli mostrava dei pupazzetti di personaggi fantasy.
Poggiai i panini sul suo bancone e feci un rumore con la gola per attirare la sua attenzione. -"Fratellone... Sei un bambino ancora adesso".
Sui si giró di scatto e mi sorrise. - "Forza bambini. Ora dovete andare" disse ai piccoli, che lamentandosi ubbidirono ed uscirono.
-"Che devi farci. Sono destinato a rimanere un giovane Peter Pan a vita. Ah... I panini al bacon. Lo sai che ti adoro?!" disse emozionato prendendo i panini dalla busta e mordendone uno in modo "famelico".
-"Sí... Lo so!" risposi scherzando.
Poi Jamie ricordò qualcosa e mi fece cenno di seguirlo mentre aveva la bocca piena. Lo seguii fino al ripostiglio privato del negozio ed iniziò a cercare qualcosa. -"Guarda" mi disse - "Stavo facendo l'inventario stamattina ed ho trovato questo" e mi porsa un libro di Joyce. Si chiamava "L'uomo della luna" e rappresentava Babbo Natale ed altri personaggi.
-"E" un libro per bambini... " dissi io dubbiosa.
-" Eh no. Non è solo un libro per bambini... È il libro che racconta una verità... Che purtroppo non ricordi".
Tornavamo sempre su quella storia. - "Jamie, mi è difficile credere di essere stata addirittura portata nella tana del coniglio pasquale e poi di aver giocato con Dentolina, Jack Frost e Babbo Natale".
Lui non si perse d'animo. - "Tu non lo ricordi... Ma è successo e io lo ricordo".
Non volevo discutere con mio fratello di nuovo. Pensavo davvero che stesse scherzando nonostante sembrasse che era vero. Mi limitai a stare zitta.
-"Sophie. L'inverno quest'anno è davvero bello. I fiocchi non cadono cosí da quando ero piccolo e questo vuol dire solo che stanni tornando".
- "Ma chi?"
-" Le leggende. Le 5 leggende" continuó lui emozionato.
Fu talmente sovreccitato che quasi ci credetti. Ma ci potevano essere milioni di soluzioni più logiche di un ragazzo invisibile che fa la neve. Mi arrivò un messaggio. Era Thomas.

"Sophie. Mi raggiungi all'università? Ho voglia di vederti. La neve oggi è talmente bella che mi fa pensare a te"
Chiusi il telefono e feci un sorrisino... Ma Jamie se ne accorse. Lo ha sempre odiato. - "Era Richie Rick al telefono? ".
Alzai gli occhi al cielo. -"Richie Rick manda avanti il tuo negozio. Se volesse potrebbe riprendersi l'affitto dello spazio".
-"Ehi ehi. Ok... Ma ciò non toglie che sia una persona di cui non mi fido. Sappilo.".
-"Sì sì, potrebbe tradirmi, approfittare di me, già so cosa dirai. Tranquillo so cavarmela. Non sono più una bambina"
Uscii dal negozio ed andai da Thomas sorridendo. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla neve. Era qualcosa di meraviglioso.
"Jack Frost...?" pensai tra me e me.
"Ma chi vogliamo prendere in giro" conclusi con una risata. Poi mi misi a correre sulla neve. Ridevo ed ero spensierata. Avevo Thomas, un fratello che adoravo ed un futuro davanti. Niente sarebbe andaro storto.

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Capitolo 2
*** Deja vu ***


Il vento freddo iniziava ad alzarsi sempre più violento. Non mi dava fastidio, infondo amavo il freddo ed era per questo che preferivo l'inverno all'estate.
Ricevetti un secondo messaggio da Thomas.
"Quel cappello rosa è nuovo? In realtà non ti dona molto".
Capii che mi stava vedendo e mi girai di scatto per cercarlo, mi voltai più volte per individuarlo ma non riuscii a farlo. Arrivò un altro messaggio.
"Sono dentro al bar. Ti vedo dalla vetrina".
Mi misi a ridere e mi girai verso la caffetteria dove poco prima avevo preso il pranzo per mio fratello. Lo vidi che mi salutava con un sorriso smagliante ed il cellulare ancora in mano.
Mi fermai a guardalo e gli risposi in chat.
"Non provare più a criticare il mio bellissimo cappello, chiaro?".
Alzai lo sguardo per vedere se avesse visualizzato ed infatti notai che rise per il messaggio minatorio che gli avevo inviato.
Non passò molto che mi rispose "Gattina, non fare l'aggressiva".
Sorrisi, anche se il nomignolo mi aveva quasi infastidito.
Entrai nella caffetteria e lui si avvicinò a me per darmi un bacio.
Era caldo e dolce, in spettacolare contrapposizione con le mie labbra congelate.
Mi chiese se avessi voluto qualcosa e sentii la mia pancia gorgogliare. -"In effetti... Avrei un po' fame".
Ordinò alla cameriera un milkshake alla vaniglia per me e per se prese una cioccolata calda, la sua preferita.
Perfino la gente che lo fissava mentre ordinava sapeva chi fosse. Per la gente era "ereditiero" della città, con un futuro brillante davanti.
Io mi sentivo così piccola di fronte a lui e forse le persone mi consideravano una arrampicatrice sociale.
Da una parte gli ero debitrice, dopotutto aiutava mio fratello con il lavoro e dopo la perdita di nostra madre era l'unica fonte di guadagno che avevamo.
Passammo il pomeriggio a chiacchierare del più e del meno, a ridere e scherzare sulla giornata ed il tempo scorreva velocemente.
-"Devo andare, ho da studiare davvero parecchio per domani e poi devo preparare la cena di stasera" dissi io dopo aver guardato l'orologio.
Lui si alzò e mi accompagnò alla porta. -"Va bene tranquilla, io resto qui per vedermi con degli amici".
Ci salutammo con un bacio e tornai a casa in pochi minuti. Mi misi in camera a studiare, ma non passò molto tempo da quando Jaimie non rientrò prima del previsto.
-"Jaimie?!" lo chiamai dalla mia stanza.
Non rispose, ma stava parlando. Parlava con qualcuno e pensai che avesse portato qualche suo amico a casa.
Scesi per salutarlo, ma mi accostai dietro la scala per sentirlo. Sembrava che parlasse da solo, si rispondeva e rideva come se stesse parlando con un amico immaginario che non vedeva da tanto tempo.
Uscii allo scoperto. -"Jaimie... Ma con chi stai parlando?".
Lui rimase sorpreso e guardò al suo fianco. -"Cosa.. Tu... Non lo devi?".
-"Vedere cosa? Ti senti bene?".
-"Lui! Jack Frost. Tu... Non lo vedi davvero...?"
Io rimasi allibita ed il mio primo pensiero fu che stesse impazzendo.
-"Ancora con questa storia Jamie. Sono solo favole" conclusi spazientita.
-"Tu non ci credi".
Poi tornó a guardare alla sua destra e sembrò parlare di qualcosa con il suo fantasma immaginario. Iniziai davvero a preoccuparmi per lui. Pensai che forse il troppo lavoro lo stesse stressando.
-"Jaimie, credo che sia meglio che tu rimanga a casa qualche giorno. Il lavoro ti sta ammazzando. Parlerò con Thomas e lo dirà a suo padre.
Mio fratello mi guardò con l'aria più triste che io abbia mai visto. -"Non credi piú ai guardiani..."
-"Una volta!" risposi in tono acido. - "Ero piccola e sognatrice. Poi la mamma se ne è andata e siamo rimasti soli. Niente genitori, o guardiani. Solo noi".
Jaimie non risposte. Semplicemente mi scansó e se ne andò nella sua stanza. Prima però guardò il "fantasma" e gli fece un cenno come per seguirlo. Ci rimasi male e mi portai le mani alla bocca. Aveva capito di aver esagerato con i toni.
Ad un tratto sentii un brivido freddo passarmi vicino, come uno spiraglio di vento da una finestra semiaperta.
D'istinto mi coprii con le braccia e mi voltai come per vedere se ci fosse qualcuno, ma niente. Pensai che era stato solo uno spiffero.
Andai in cucina a preparare la cena. Sicuramente dovevo farmi perdonare e così decisi di preparare per Jaimie un piatto speciale: spaghetti. Adorava le ricette italiane.
Ad un tratto però la finestra si spalancò di colpo e quasi sobbalzai. Corsi a chiudere la finestra e mi rigirai con oa schiena contro di questa. In quel momento la mia attenzione fu colpita da un libro caduto a terra.
Era il libro di Joyce di mio fratello ma non ricordavo lo avesse portato a casa.
Mi avvicinai e lo sfogliai, aspettando che la pasta cuocesse.
Tra le tante figure vidi quella di Jack Frost. Un ragazzino dai capelli d'argento e la pelle bianca.
Guardai il vuoto ed ebbi un flash.
Confuso.
Buio.
Ero piccola e dormivo. Vidi Jack Frost che mi portava a letto, in braccio.
Tornai in me e mi venne il fiatone. Era un sogno o un ricordo?
Ero confusa e impaurita, talmente tanto che cominciai a tremare.
*ding dong*
Era la porta e mi spaventó. Andai lentamente ad aprire e quando lo feci vidi Thomas.
-"Sorpresa!" mi fece.
Io mi buttai su di lui e lo abbracciai fortissimo. Era stato così strano vedere quella scena e avevo bisogno di affetto in quel momento. Thomas mi abbracció preoccupato a sua volta. - "Stai bene?".
-"Penso di sì... Credo solo... Di essermi addormentata qualche minuto e di aver fatto un sogno assurdo".
Omisi i dettagli. La situazione era già difficile da se.

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Capitolo 3
*** Limbo ***


Thomas mi disse di sedermi qualche istante. Sentii di essere diventata pallida e fredda e quasi non mi spiegavo una reazione del genere. Non sapevo cos'era stato, ma mi aveva spaventata.
Era tutto così reale. Più che un sogno sembrava un ricordo. Un ricordo che avevo tenuto nascosto dal mio inconscio e che forse non volevo tirare più fuori perché sapevo che era illogico.
Il ragazzo mi prese una coperta e me la mise sulle gambe. -"Deve essere stato un incubo davvero tremendo per essere così traumatizzata. Cosa hai sognato di preciso?".
Non sapevo cosa dirgli, così ci pensai qualche istante prima di rispondergli.
-"Mi prenderesti per pazza..."
-"Mettimi alla prova" rispose lui sorridendomi e prendendomi la mano.
Presi un respiro profondo. Alla fine pensai che era solo la stanchezza ad avermi fatto quell'effetto. Mi convinsi di questo, cercando di ignorare quella che forse era la realtà dei fatti.
-"Ho sognato che uno spirito mi prendeva in braccio e mi portava a letto. Ma ero piccola, avrò avuto forse 3 o 4 anni".
Lui mi guardò storto. - "Tutto qui? Cioè... Non mi sembra nulla di così pauroso. A meno che non sia stato uno spirito orribile a vedersi".
-"No... Cioè. Ok può sembrare davvero strano, ma sembrava fosse accaduto davvero. Come se fosse successo sul serio".
Ci fu un attimo di silenzio che si rivelò imbarazzante. Poi lui scoppiò a ridere.
-"Beh... Alla fine è anche la tua stranezza che mi piace di te".
Cercai di non pensarci più e mi misi le mani agli occhi cercando di riprendermi. - "Tu, piuttosto, come mai questa sorpresa?".
Lui rise e mi si avvicinò stringendomi ben stretta al suo petto.
-"Ho solo pensato di passare a salutarti e... Dirti che darò una piccola festa sabato sera. Ne ho parlato poco fa con i miei amici e penso che potrebbe essere una bella occasione per farti conoscere i miei".
Voleva farmi conoscere i suoi. Ero confusa. Alla fine pensai che ci frequentavamo da troppo poco tempo per farmi conoscere la sua grande e ricca famiglia. Evidentemente teneva davvero a me.
-"Non... Non ti sembra un po' presto per farmi conoscere i tuoi genitori? Insomma... Sì mi farebbe davveri piacere, dico... Ne sei sicuro?"
Lui mi mise una mano sul viso e mi accarezzó dolcemente. Il suo tocco era caldo e gentile.
-"Più che sicuro! Voglio che tu sia la più bella tra tutte. Ti porterò dal mio sarto di fiducia e ti farò fare un vestito su misura".
Mi sembrava troppo e non sapevo come sdebitarmi. Rimasi in silenzio ed arrossii... Cercai di accennare qualche parola ma dalla mia bocca uscirono solo balbettii imbarazzanti.
Mi baciò. - "Non dire nulla. Lo faccio con piacere".
Non potevo crederci. Sarei andata alla festa più grande e bella della mia cittadina e sarei stata come l'ospite d'onore. Ero terrorizzata.
Thomas se ne andò poco dopo ed io tornai in cucina. Pensai a quel sabato che sarebbe arrivato a breve.
Se tutto fosse andato bene allora avrei di certo potuto assicurare un lavoro a mio fratello per molto tempo e forse un ottimo futuro per me. Era così ovvio che Thomas volesse qualcosa di serio, ma nonostante ciò mi sentivo così... piccola per impegnarmi come un'adulta.
Più tardi cenai con Jamie. Era silenzioso e rimase quasi deluso dalla nostra ultima discussione. Tentai di rompere il ghiaccio. -"Sai... Thomas darà una festa a casa sua sabato. Inviterà tutti e... Vuole farmi conoscenza i suoi genitori".
Lui rispose solo dopo qualche secondo di silenzio. - "Sei una donna ormai. Ti impegni e pensi già alle cose serie. Poi come tutti smetterai di credere alle cose che credevi da bambina e ti farai una vita. Anzi... Vedo che già hai iniziato a farlo". Il suo tono non era arrabbiato, ma triste.
-"Jamie, si può sapere cosa ti prende!? Non ce la faccio più" dissi io esausta.
-"Se ancora credessi... Tu lo vedresti. Vedresti quello che la gente pensa che sia una leggenda. Sei cresciuta troppo in fretta dopo la morte di mamma".
Aveva toccato un tasto davvero dolente. Mi alzai dal tavolo e me ne andai in camera mia. Iniziai a piangere. Pensai che forse Jamie aveva ragione e che era troppo presto. Tutto era accelerato nella mia vita dopo la morte di mia madre.
Piansi per ore. Rimasi nel letto a versare mille lacrime. Ero confusa, impaurita... Non sapevo cosa fare.
Alla fine mi addormentai.

Ecco... Ero in una stanza vuota. Tutta bianca e senza nemmeno un mobile.
Mi guardai intorno, ma ero sola. Riuscii solo ad urlare se ci fosse qualcuno... Ma niente. Era tutto così tetro. Come un limbo.
Inizia a correre verso una qualsiasi parte, ma più correvo e più non riuscii a scorgere nulla. Ero sola.
Ero sfinita e mi buttai a terra. Testa abbassata e braccia appoggiate sulle ginocchia a piangere.
Ad un tratto vidi Thomas davanti a me. D'istinto lo abbracciai
lui non fece nulla.
-"Aiutami" implorai io, ma rimase zitto. Teneva le braccia dietro la schiena e quando mostró il suo braccio destro c'era un coltello nella sua mano.
-"Ti prego... Non farlo..." ma era deciso. Tirò su il braccio e fece per colpirmi, ma una folata di vento lo spinse a terra.
Sgranai i gli occhi e mi alzai in piedi. Sentii un brivido di freddi dietro di me e mi voltai. Dietro di me c'era lui. Jack Frost.
-"Chi sei? Esci dalla mia mente! Tu non esisti". Dissi io sconsolata e con tono disperato.
Lui mi guardò per un istante. -"Se davvero credessi questo... Non mi sogneresti".

Stavo sognando. Mi sembrava davvero tutto così vero. Mi alzai di scatto e sentii il cuore palpitare come mille tamburi. Provai a calmarmi ma alla fine andai di corsa in cucina a bere un bicchiere d'acqua per cercare di sentirmi meglio.
Provai a fare dei respiri profondi. Non sapevo cosa pensare e non ne avevo intenzione. Volevo solamente tornare a letto ed aspettare l'arrivo del giorno.

Rimasi sveglia tutta la notte. Avevo paura di richiudere gli occhi.
La mattina mi vestii di corsa ed uscii di casa per andare a scuola.
Quel sogno... Non mi convinceva. Jack Frost era nella mia mente e non riuscivo a togliermelo dalla testa. E poi c'era Thomas. Voleva uccidermi.
Stavo impazzendo? Non lo sapevo ma volevo andare infondo alla faccenda.
Camminai per strada con le cuffie alle orecchie, in modo da far sovrastare la musica al rumore dei miei pensieri.
Fu allora che vidi un uomo.
Era vestito completamente di nero. Anche i suoi occhi lo erano.
Mi guardava.
Feci finta di nulla ed andai avanti, ma lo rividi davanti a me dopo 5 minuti, come se fosse apparso dal niente.
Iniziai ad avere paura ed aumentai il passo.
Mi guardai intorno impaurita e non pensai minimamente a dove stavo andando, finché un auto non suonò e quasi mi investi.
Una forza fredda come il ghiaccio mi fece volare via e mi ritrovai dall'altro lato della strada, sdraiata con la faccia sulla gelida neve.
Ora avevo davvero visto troppo. Il mio cuore non resse e svenii. Le emozioni presero il controllo di me stessa, ma prima di perdere i sensi vidi un ragazzo dai capelli bianchi che si chinò con il viso verso il mio.
Sentii solo una cosa - "Sophie... "
Buio.

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