Proverbi Giapponesi –

di tsukuyomi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** # 1 – Lei. ***
Capitolo 2: *** # 1 – Lui. ***
Capitolo 3: *** # 2 – Forgiare il carattere. ***
Capitolo 4: *** # 3 – Non perdere tempo! ***
Capitolo 5: *** # 4 – Tale padre, tale figlio ***
Capitolo 6: *** # 5 – Maledizione di famiglia! ***
Capitolo 7: *** # 6 – Se si parla, appare ***
Capitolo 8: *** # 7 – Un gesto per te ***



Capitolo 1
*** # 1 – Lei. ***


Kushami  dareka  ga  uwasa  wo  shiteiru . 
[ Se starnutisci, 
vuol dire che qualcuno 
sta parlando di te. ]






Etchi! 
Per la terza volta in quella giornata, Sabaku no Temari, in pieno deserto, aveva starnutito. 
Il fratello minore dai strani colori schiaffeggiati con forza la stessa mattinata in faccia la guardò perplesso, più e più volte.
« Senti, Temari... » iniziò lui, corrugando appena la fronte, indeciso se parlare in continuazione o meno. 
Non desiderava affatto morire in pieno deserto sotto la mano furiosa e insensibile della sorella. 
Su certi argomenti, la cara Temari, era categorica: mai dire sciocchezze. 
« Non è... beh... che ti sei presa un malanno? » 
« Ti sembro malata, Kankuro? » chiese lei, inarcando curiosa un sopracciglio chiaro. 
Lui la guardò per un misero istante, ancora più dubbioso se parlare o meno, decidendo alla fine di rischiare la propria pelle: « Beh, i vari salti di temperatura... Sunagakure è molto diversa da Konohagakure... sai, lì tira un brutto vento, ci si ammala facilmente... quel Shikamaru, poi, era visibilmente raffreddato... ». 
« Che stai insinuando? » borbottò la donna, acida, assottigliando gli occhi sino a formare due fessure scure. 
« N-nulla! » rispose di colpo, alzando le mani in segno di resa. Ecco, non aveva detto nulla di male, no? Ma la sua amabile sorella come al solito si era infiammata per un no-nulla, già con la mano appoggiata sulla propria fedele arma di terrore puro, tanto che i polpastrelli la sfioravano con un'inquietate dolcezza, pronta a mettere in gioco il suo amato ventaglio. 
Sorrise sornione, puntando gli occhi sulla ben visibile rigidità della sorella: aveva forse toccato un tasto dolente? 
« O forse.. » iniziò il marionettista, divertito per la piega a cui stava puntando il discorso. « Qualcuno.. sta pronunciando un po' troppe volte il tuo nome. Non è che qualcuno si è invaghito di te? » puntò molto su quel "qualcuno', tanto da ridacchiarci un po' vedendo l'espressione della sorella cambiare drasticamente. 
Etchi!
La donna, inviperita, lo fulminò con lo sguardo. 

 

 


 

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Capitolo 2
*** # 1 – Lui. ***




Kushami  dareka  ga  uwasa  wo  shiteiru .
[ Se starnutisci, 
vuol dire che qualcuno
sta parlando di te ]
 





 
Shikamaru si stiracchiò i muscoli dolenti e assopiti, guardando con la coda dell'occhio il suo maestro ed i suoi due compagni chiacchierare animatamente su discorsi che a lui, detto con franchezza, non interessavano. 
Ino si scostava più volte la frangetta con fare superiore dal viso, chiedendo il parere su non-so-cosa al povero Asuma, che ridacchiava sommessamente, in imbarazzo; Choji, invece, ogni - all'incirca - due secondi tirava fuori una patatina dorata dal sacchetto, facendola scomparire in bocca. 
Etchi!
Shikamaru sobbalzò, grattandosi rapidamente la punta del naso, interdetto. 
Si stava prendendo un malanno? 
No, certo che no. 
Non si prendeva un raffreddore da tempo, ormai. E non si sarebbe raffreddato di certo quel giorno, andiamo! 
Poteva vantare una salute di ferro. 
I suoi due compagni ed il suo maestro si girarono in sincro, osservandolo con uno sguardo incuriosito e scettico; loro sapevano molto bene che lui non prendeva alcun malanno da tempo. 
« Raffreddore? » chiese Ino, piegando da un lato il capo, facendo oscillare la lunga coda di cavallo dorata. 
Shikamaru scosse il capo, arricciando le labbra in segno di maggiore diniego.
« Sicuro? » chiese poi Choji, stoppando la sua abbuffata per un breve e singolare attimo, in cui guardò preoccupato il suo migliore amico. 
Shikamaru si ritrovò ad annuire, riportando il suo sguardo al cielo pieno zeppo di nuvole vaganti. 
« Beh.. salute, Shikamaru » terminò l'uomo, guardandolo un po' preoccupato.
Più che lecito da parte sua: in fin dei conti, l'indomani, tutti e quattro avrebbero avuto un'importante missione da svolgere per conto di madamigella Tsunade in persona. 
« ..Grazie » borbottò in risposta, notando in cielo una strana nuvola. 
Era una nuvola allungata, illuminata dai forti raggi solari che le conferivano delle sfumature che variavano dal giallo al rosso, in punti strategici. 
Ed era una nuvola strana da vedere nel cielo autunnale secondo l'occhio attento del ninja. 
Nella mente dello shinobi, quella nuvola, gli ricordò come una folata di vento un.. 
Etchi! 
I suoi due compagni lo guardarono con la coda dell'occhio, incapaci di spicciare una singola parola sull'argomento se non un " salute " borbottato in modo tale che arrivasse forte e chiaro al loro compagno. 
Anche se, lo shinobi, poté ben giurare di aver visto un sorrisetto divertito spuntare sulle labbra della sua petulante compagna. 
... dannato ventaglio
« Dannata seccatura », sussurrò con un lieve sorriso vagamente ebete stampato sul volto solitamente apatico, mentre i suoi occhi restavano piacevolmente puntati su quella nuvola. 
In fin dei conti, quella nuvola era dannatamente inquietante e bella al tempo stesso. 
Un po' come la sua personale seccatura. 
 

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Capitolo 3
*** # 2 – Forgiare il carattere. ***



Ame  futte  ji  katamaru . 
[ Dopo la pioggia 
la terra
si indurisce ].


 
Le avversità formano il carattere. 
-
Era questo quello che in quel momento, davanti alla tomba dei propri genitori, pensava la principessa di Sunagakure, nonché dominatrice del vento per eccellenza e kunoichi più temuta nei cinque regni. 
Aveva superato varie difficoltà nella vita; a partire dalla morte della madre a quella del fratello minore per mano della paggiore organizzazione ninja formata da nukenin, sino ad arrivare a quella del padre. 
E tutto, pian piano, per cause di forza maggiore, le avevano forgiato il forte animo e carattere che si ritrovava. 
Tagliente. 
Pungente. 
Contradditorio. 
Freddo. 
Desideroso di trovare una persona che, superati i primi strati - parecchio consistenti - di freddezza e disinteresse, riuscisse a scorgere la parte immutata di una bambina prima ed una donna dopo, desiderosa di protezione e - perché no? - tutto quell'amore che non le era stato concesso in gioventù. 
« È uno scansafatiche sin dentro al midollo, non si alzerebbe neanche dal letto per andare in bagno, apatico, incorreggibile! Ma.. » guardò il cielo, sorridendo appena per la stupida confessione che stava facendo di fronte alla tomba della madre. 
Non era da lei. 
Non era da lei e lo sapeva fin troppo bene. 
Ma qual'era la prima azione da mettere in atto? 
Certo... accettarlo. 
E lei, lo aveva fatto. 
« ..tutto sommato non è male ». 







NOTE AUTRICE :  Temari in questa fic -un pochetto- ha toccato l'ooc. 
Lo so. Ammetto le mie colpe. (?)
Però io me la immaggino anche così: più femminile, capace anche di pensare cose legate all'amore in modo più sfacciato, nonostante tutto. 
Certo, poi le caccia via dalla sua testa, considerandole delle grandi idiozie, ma tutto sommato, per quel geniaccio pigro, le può anche pensare.

 

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Capitolo 4
*** # 3 – Non perdere tempo! ***


 

Tetsu wa atsui uchini ute
[ Batti il ferro finchè è caldo ]





 
« Shikamaru, » affermò la ragazza, spostando con una rapida mossa del capo il lungo ciuffo dorato dal viso. « dovrebbe darsi una mossa! Temari-San è una bella ragazza, un'ottima kunoichi... immagino che abbia schiere di giovani uomini intorno... » continuò la Yamanaka, muovendo con rapidi cenni le mani dinanzi al delicato viso, roteando gli occhi nei momenti più salienti del suo monologo. 
Choji la osservò con la coda dell'occhio, stringendo bene al petto il pacchetto di patatine extra salate, arricciando appena le sottili labbra mentre, attento, ascoltava il discorso della compagnia che, come al solito, amava inserirsi in argomenti che non la riguardavano in prima persona. 
Dal momento che in quei anni aveva imparato a conoscerla a regola d'arte, capendo perfettamente cosa passava per quella testa sveglia, sapeva molto bene di non dover aprire bocca. Ma questo, sfortunatamente per l'uomo, non poteva saperlo il loro adorato maestro...
« E con questo, Ino? » chiese erroneamente Asuma, senza sapere in che guai da lì a breve sarebbe finito; le orecchie di Ino erano molto buone e cosa più importante di tutte, la giovane si alterava facilmente quando tutti gli esponenti dell'universo maschile non comprendevano i sentimenti delle donne e di come, senza accorgersene, potevano perderle facilmente. 
« Oh, Asuma-sensei! Non anche lei, la prego! » si lamentò la biondina.
Il povero Choji, che era piazzato in mezzo alla compagna e al maestro, si ritrovò senza avere alcuna colpa il dorso della mano sinistra di Ino stampato bene in faccia. Quella kunoichi, anche senza volerlo, poteva diventare estremamente manesca.
« Mi chiedo come sia riuscito a conquistare Kurenai-sensei... » sussurrò la ragazza assottigliando lo sguardo, mentre sulle sue labbra spuntava un ghigno alterato. « Ad ogni modo, è semplice: Shikamaru si deve svegliare a confessare i suoi sentimenti a quella kunoichi di Suna. E lo dico per il suo bene, non per il mio. Insomma, lei non mi garba neanche più di tanto...
Indubbiamente è bella e affascinante e qui a Konoha riceve sempre occhiate che si soffermano sulle sue generose doti e no, non intendo il ventaglio » 
I due ninja stavano camminando spediti per seguire la kunoichi che, presa dall'argomento, aveva aumentato scaltra il passo; i tre, senza neanche badarci più di tanto, erano seguiti da uno Shikamaru sconsolato. 
Un Shikamaru sconsolato non faceva piacere a nessuno, soprattutto a lui stesso ed ai suoi compagni di squadra ma, a questo, alla Yamanaka non interessava minimamente, dal momento che continuava imperterrita. « Quindi, a ragion della mia tesi, nel suo villaggio tutti ne saranno affascinati!  »
« Ino! » la richiamò alla fine Shikamaru, obbligando i tre shinobi a fermarsi di colpo. 
« Sì? » chiese la kunoichi con finta ingenuità e visibilmente sorpresa per quella interruzione fuori programma, puntando le sue iridi celesti sul compagno di squadra mentre appoggiava il palmo della mano sinistra sul fianco, piegando appena il capo. 
« Dove vuoi arrivare? » continuò il ninja, mentre si grattava le tempie, cercando di utilizzare quei duecento punti di QI che la natura gli aveva gentilmente concesso, senza però ricevere in cambio grandi risultati. 
Il suo immenso QI, ovviamente, funzionava solo in caso di pericolo mortale, in cui la sua incolumità era posta in una situazione di vita o di morte, non di certo per adempiere alle aspettative della compagna di team o quelle della più grande seccante Seccatura con cui fosse in rapporti amichevoli, per così dire.
 « Pensavo di essere stata chiara, Shikamaru » rispose la kunoichi, lasciandosi sfuggire dalle labbra uno sbuffo liberatorio. « Ma tu tutto quel tuo QI lo tieni lì per bellezza? » continuò irritata, incerta se mettersi a ridere oppure a piangere. 
Temari, secondo suo modesto parere, si era infatuata del peggiore dei ninja presenti sulla piazza. 
« Ino ». 
La ragazza si voltò sorpresa verso il maestro che l'aveva richiamata; l'uomo teneva le braccia incrociate e strette al petto, mentre liberava nell'aria l'ultima soffiata di nicotina. « Prima di rispondere a lui ti prego di rispondere a me » continuò quando constatò di avere la piena attenzione della Yamanaka, schiacciando con il piede calzato dai sandali scuri ciò che restava della sigaretta a terra. « Cosa ti fa pensare che Temari-San sia innamorata o perlomeno infatuata di Shikamaru? »
« Ma è ovvio, non le pare? Non ha mai notato il modo in cui si guardano, Asuma-sensei? » rispose la ragazza, mentre con la coda dell'occhio notava un raro esemplare di Shikamaru Nara sbiancare, diventando pian piano un parente stretto di uno spettro. « Per questo, da buona amica quale io sono, gli sto consigliando di battere il ferro finchè caldo senza perdere ulteriore temp
o».








[ NOTE AUTRICE : Da tanto che non posto qualcosina in questa raccolta... perciò, oggi, per festeggiare con voi il Capodanno, posterò alcuni capitoli per farmi perdonare. 
A partire da questo!
Lo so, in questo capitolo è la Yamanaka a tenerne le redini, ma ritenevo che fosse molto più adatto così. Deve spingere in qualche modo il pigro ninja a rivelare i suoi sentimenti alla kunoichi più seccante per lui, no? Infondo, lei lo ha capito da sempre. (?) 

Spero vi piaccia! ]


 

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Capitolo 5
*** # 4 – Tale padre, tale figlio ***


Kaeru no ko wa kaeru
[ Tale padre, tale figlio ]


 




Temari sentì crescerle dentro una stizza mista ad un certo compiacimento e orgoglio nell'osservare marito e figlio bearsi dei primaverili raggi solari, spaparanzati sul verde e rigoglioso prato del giardino di casa Nara. 
Certamente, per lei o per sua suocera Yoshino, quello non era di certo nulla di nuovo; lei lo viveva in prima persona un giorno sì e l'altro pure mentre la suocera, tempo addietro, l'aveva vissuto lei stessa con il marito Shikaku ed il figlio. 
I Nara sono pigri e svogliati di natura, le aveva riferito un giorno, di punto in bianco, mentre erano assorte ad osservare la medesima situazione che quello stesso giorno si parava dinanzi ai loro occhi.  
Temari sospirò, consapevole di non poterci fare nulla, se non gridare ed obbligarli a rendersi utili ma, in tutta franchezza, non se la sentiva neanche; Yoshino, invece, vedendo quella situazione famigliare così simile a quella che era stata la sua si mise a ridacchiare, appoggiando al tavolo intagliato finemente con lo stemma della famiglia la tazza fumante di thè. 
«Hanno bisogno di una sfuriata, ma... »
«Ma?» domandò Temari, puntando per meno di qualche secondo i suoi lucenti occhi verdi sulla donna che risiedeva composta a pochi passi da lei, su cui viso si intravedeva il lieve accenno di un sorriso. 
Quel genere di sorriso che, secondo il punto di vista di Temari, compariva rare volte sul viso di Shikamaru. 
«Be', Temari, è bello restare ad osservarli»
Temari udendo quella frase che spesso passava per la sua stessa mente, lasciando lievi e quasi invisibili tracce del suo passaggio, si ritorvò ad annuire, con lo spettro di un sorriso che faceva la sua comparsa sulle sue labbra. 
Shikamaru era un genio, Shikadai anche. 
Shikamaru amava restare per ore ad osservare le nuvole, Shikadai anche. 
Shikamaru era pigro, Shikadai anche. 
Shikamaru era svogliato sino all'immaginabile, Shikadai anche. 
Shikadai era l'esatta goccia del padre, ma... lui aveva ereditato il colore e la forma dei suoi occhi e alcuni comportamenti ben visibili solo in lei, che mancavano nel suo adorato e pigro marito. 

Forse non era poi così tanto simile a lui... 









[ NOTE AUTRICE : Buon anno nuovo, ragazzi!
Spero che questo capitolo della raccolta incentrato sulla ormai nuova famiglia Nara vi possa piacere e.. be', buona lettura! ]

 

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Capitolo 6
*** # 5 – Maledizione di famiglia! ***


Saru mo ki kara ochiru
[ Anche le scimmie cadonono dagli alberi ]





 


« Anata... » 
Tentò la donna, piazzandosi dinanzi al marito tremendamente giù di morale da qualche tempo, steso a pancia in giù sul divano rosso con il cuscino posto sopra alla nuca, come a voler creare una barriera tra lui e il resto del mondo. 
Temari si portò le mani ai fianchi, piegando un poco il capo di lato, sospirando tra il divertito e il seccato. 
Si mordicchiò come d'abitudine il labbro inferiore; aveva giornalmente a che fare con due bambini, e di questo, da anni, ne era ormai fermamente convinta. 
Se però ci fosse stato un premio in paglio, tra marito e figlio, chi avrebbe vinto il primanto? 
Difficile a dirsi. 
« Puoi evitare di fare il depresso, vero? » 
« Perché? »
Fece poi lui, immerso in un'ulteriore conversazione — probabilmente mandata avanti a botta e risposta in solitudine nella sua testa, alzandosi successivamente con uno slancio fuori dalla sua naturale pigriza dal divano, afferrò rapidamente il viso della moglie tra le mani, nel tentativo di cercare e specialmente trovare una valida risposta al suo grande dilemma che da più di una settimana lo affligeva. 
Era venuto a conoscenza di quel fatto per puro caso, senza neanche desiderarlo...
« Io l'ho avvisato più e più volte... perché non mi ha dato ascolto? Perché poi proprio lei? »
La donna lo scrutava tra il sorpreso e il sollazzato, interdetta su come reagire a quel comportamento così ambiguo per quel pigro e apatico uomo che aveva deciso di sposare; meglio lasciarlo parlare a vuoto o mettergli un poco di sale in zucca?
« Lei... lei è... è... è la figlia di lui! ». 
Temari inarcò senza neanche accorgersene le bionde sopracciglia, soffocando a stento una risata sul nascere. 
Suo marito era andato. 
Perso. 
Il suo elevato QI, senza fallo e decisamente garantito, era partito per una lunga e duratura vacanza a migliaia di chilometri di distanza da Konoha. 
« Lui è nostro figlio » rispose calma la donna, posando la mano destra sulla rispettiva mano sinistra del marito, ancora avvinghiata come una piovra al suo viso. « E tu dovresti essere felice per lui. È stato molto più rapido di te, sai? Glielo devo far notare... » continuò lasciando vagare sulle labbra un sorriso che, a occhio e croce, poteva essere considerato in vari modi. 
« Non hai nulla in contrario tu, Temari? », chiese l'uomo, allibito da quella sconcertante verità che si parava dinanzi al suo viso. 
Lei scosse il capo, ridacchiando, mentre levava le mani del marito dal proprio viso. In continuazione, pochi secondi più tardi, lasciò un casto e lieve bacio sulle labbra della sua ameba preferita, prima di indietreggiare di qualche passo. « Forse in un primo momento... » affermò schietta la donna, immersa nei suoi vari pensieri. « Ma devo ammettere che, ragiunta poi la lucidità, ci ho pensato su. Infondo sta crescendo, ha ormai sedici anni, ha capito di aver perso la testa per quella ragazza molto prima di te e... - stanno migliorando le nuove leve di questo clan, sai? -, beh, lei è una tipa in gamba, solare, volenterosa, energica e a quanto pare, da quel che mi ha raccontato la madre, anche dal pugno di ferro! Penso terrà bene in movimento Shikadai. Cosa posso desiderare di meglio come madre? »
Shikamaru, scosso e decisamente ancor più giù di morale per non essere neanche compreso dalla consorte, si lasciò ricadere con un tonfo sul divano, disperato, come un peso morto. 
« Ma si tratta di lei! L'ho vista in fasce, non capisci? »
« Quante storie, Shikamaru! » sbottò alla fine Temari, esasperata da quella conversazione senza capo né coda, mandata avanti dalla mentalità troppo sigillata del marito su quel specifico argomento. 
« Tu non capisci... » borbottò in risposta, ritornando con il capo sotto al cuscino, che attenuò il rumore del suo sbuffo contrariato. 
In quel preciso istante, nella stanza, comparve un curioso Shikadai; prima osservò la madre con sguardo indagatore, che si dimostrava divertita e al tempo stesso alterata; poi, successivamente, il padre... decisamente abbacchiato e più spossato di quanto non fosse quotidianamente. 
Decise di non farsi vari e infiniti viaggi mentali ma chidere direttamente alla fonte che tutto conosce: sua madre. 
« Kaa-chan... cos'ha papà? ». 
« Oh, niente di potenzialmente mortale. Geloso, forse... » ipotizzò la bionda Nara scuotendo il capo, facendo oscillare con forza i quattro codini, osservando con sguardo fin troppo allegro il primogenito. 
« Vai a lavart- ». 
Ma venne bloccata repentinamente dal figlio; il ragazzo mosse spedito la mano di fronte al viso, borbottando spiegazioni di come, quel giorno, la seccatura sputa fuoco lo avesse premurosamente invitato a casa sua, con l'ovvio consenso della madre. 
Temari rimase talmente stupita dal non riuscire a ribattere alcunché, notando con gli occhi da gatta il figlio ormai sedicenne uscire a pieno ritmo da casa, ben contento della silenziosa reazione materna. 
« Vedi? » chiese finalmente Shikamaru, intervenendo quando fu sicuro di non avere più il figlio in casa, alzando il cuscino con fare irato e terrorizzato al tempo stesso. 
In fin dei conti, doveva pur terminare la conversazione cominciata con la sua personale seccatura. 
La donna, sorprendendolo come in tutti quei anni di conoscenza era riuscita a fare, terminò in una portentosa e liberatoria solare risata che, in qualche modo che non riuscì a spiegarsi, lo contagiò. 
Si diresse verso la porta che dava sulla cucina e, con fare divertito e spensierato, affermò: « La maledizione dei Nara colpisce ancora! ». 

Anche i migliori falliscono. 












NOTE AUTRICE: Devo ammettere che scrivere questo capitolo mi è piaciuto molto; mentre lo stavo scrivendo, per l'appunto, mi sono immaginata la scena e più volte devo dire che mi è scappato un sorriso. 
Non devo far scattare capitan ovvio, vero? 
Avete compreso chi è la personale seccatura di Shikadai, no?
Ebbene, se non l'avete compreso, non esitate a chiedere! 
Spero che il capitolo vi piaccia! ^^ ]


 

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Capitolo 7
*** # 6 – Se si parla, appare ***


Uwasa wo sureba kage
[ Se si parla, appare ]






 
Per Temari trovarsi a Konohagakure, negli ultimi tempi, era diventato un'appuntamento a scadenza regolare. 
O per un motivo o per un altro, nei panni di ambasciatrice del proprio villaggio si trovava costretta a compiere un lungo viaggio, che durava la bellezza di tre prolungati e fin troppo duraturi giorni, per giungere in quel tanto agognato — per così dire, certo — villaggio dell Foglia.
In quella spedizione però, oltre all'ambito percorso che a malapena riusciva a sopportare, si era dovuta sorbire anche l'adorato —  era davvero così adorato? — fratello.
Incapace di stare in silenzio.
Il marionettista, per motivi che la kunoichi del villaggio della Sabbia non riusciva proprio a comprendere, aveva scelto di sua totale iniziativa di accompagnarla per trasmettere quel suddetto messaggio alla madamigella più logorroica mai appartenuta al clan Senju. 
« Manca poco, Temari » aveva detto lui, a poco più di venti metri dalle porte del villaggio del paese del Fuoco. 
La ragazza però non aveva badato molto a dare una risposta al famigliare, limitandosi ad annuire con poca grinta, pensando con crescente ardore alla fumante acqua calda che l'attendeva all'albergo che le aveva scelto in prima persona la Principessa delle Lumache per il suo arrivo al suo villaggio. 
È un modo per ripagarti per il tuo lungo viaggio, le aveva riferito Gaara prima di partire, tre giorni prima. 


 
§
 

I lunghi capelli di un biondo cenere, liberi dalle solite quattro code sbarazzine che avevano fatto di lei una peculiarità conosciuta in più villaggi, le ricadevano leggiadri per le spalle - ancora visibilmente umidi, mentre aveva scelto di uscire dal suo albergo totalmente incurante del problema, intenta a cercare un ristorante dove fermarsi a pranzare e placare quel brontolio che percorreva con una nauseante intermittenza il suo ventre. 
Si era liberata ben presto del suo solito lungo kimono scuro e dall'obi puniceo, optando per un'abito più leggero e dalla fantasia — che non era ancora riuscita a decifrare — composta da dei tratti appena marcati, che le era stato dato gentilmente in dono da una anziana venditrice che aveva aiutato quello stesso giorno, liberandola da un furfante da quattro soldi, facendolo finire col sedere all'aria senza pensarci due volte. 
Il suo viaggio aveva avuto vita relativamente breve dal momento che, dopo neanche venti passi in totale, si era ritrovata ad essere trascinata dal fratello verso un ristorante che aveva nominato senza tanti giri di parole "interessante". 


« Ti sei comprata un'abito? » chiese alla fine Kankuro, puntando i suoi occhi scuri sul viso della sorella. 
Temari dovette astenersi dal ridergli in faccia o dargli dello stupido: erano pur sempre in un luogo pubblico, pieno zeppo di famigliole.
Quale pazzo poi arrivava da un villaggio con l'intento di portare un messaggio e si fermava a fare compere nel mentre?
Suo fratello aveva sicuramente perso per le dune del deserto quel poco intuito che possedeva.
« No, affatto. Perché? » rispose la kunoichi, tagliando la fetta di carne che si trovava nel piatto, desiderosa di iniziare a mangiare al più presto possibile, senza attendere oltre. 
Kankuro scrollò le spalle, puntando l'abito della sorella con le bacchette, per poi affermare: « Semplice. Ti ho visto con questo nuovo abito e pensavo avessi fatto spese... inoltre, è molto interestante quella fantasia ». 
Era per caso sarcasmo quello che le orecchie di Temari avevano appena udito? 
« Non ricordi, Kankuro? » chiese alla fine la kunoichi, dopo aver mandato giù il primissimo boccone che anticipava molti altri. « Me lo ha donato quella signora... dopo averla salvata da quel pessimo furfante » concluse, portando un'altro boccone alle labbra. 
« Però... » aggiunse lui, dopo aver analizzato per un lungo periodo l'abito della sorella. « non è che quella signora ti ha vista in sua compagnia? ».
« Sua compagnia? » domandò la giovane, con la forchetta ancora lasciata a mezz'aria davanti al viso. « Di chi stai parlando? »
« Come di chi? Con chi mai potresti girare in questo villaggio? Sappiamo entrambi che meno persone incontri più ti fa piacere! » ribatté il marionettista a dir poco sconcertato dal poco fiuto dimostrato in quel frangente dalla sorella maggiore, sempre così sveglia e attenta. 
Come ha fatto a non comprendere immediatamente a chi si stesse riferendo? 
« Infatti » rispose lei, divertita. « Non 'giro' con nessuno, otouto ». 
« E quel Nara? »
« Shikamaru? » domandò lei, portando finalmente alla bocca quel boccone che aveva lasciato in disparte per una manciata abbondante di minuti. « Vedi che quello innamorato sei tu? » continuò divertita dopo aver mandato giù lungo l'esofago il bolo di cibo accuratamente triturato. 
« Allora, ti ha visto in sua compagnia oppure no? », continuò lo shinobi, pungente. 
La ragazza roteò gli occhi, puntandoli alla fine sul soffitto. « Cosa ti prende? Sei più stupido del solito » ribattè in risposta la kunoichi, seccata. 
Quel comportamento, per quanto irritante e senza senso, era esageratamente anormale anche per quello sciocco del suo fratello minore, imbambolato ad osservare il suo abito come se si trattasse di un nemico da trucidare senza pietà
Intorno a loro, nel mentre, ulteriori nuovi clienti si apprestavano a occupare i pochi tavoli e posti ancora liberi. Giovani cameriere, prendevano i numerosi ordini muovendosi leggiadre tra i tavoli, come se non si trovassero ristrette come sardine in una scatola fin troppo stretta. 
« Perché sicuramente ti avrà presa per la futura signora Nara ». 
La ragazza strabuzzò le palpebre, ritrovandosi a battere con insistenza il palmo della mano sul petto per permettere all'acqua precedentemente ingerita di procedere indisturbata sulla retta via, senza lasciarsi convincere a seguire strade errate presa dal stupore della ragazza, occupata inoltre a tossicchiare come nel desiderio di volerla aiutare in qualche modo. 
Quando fu sicura di essersi ripresa — era certa di rimetterci la pelle per colpa di quella poca acqua che aveva mandato giù — fu veramente intenzionata di prendere a schiaffi il fratello; non solo perché aveva potuto pensare una cosa simile, ma anche perché aveva finalmente compreso il motivo della sua presenza. 
Della sua attenzione maniacale. 
« Oh! » esclamò con finta sorpresa, ostile. 
Mentre sul suo viso andava a formarsi un'espressione complicata da decifrare: un misto di compiacimento per aver capito più di altri e una buona e massiccia dose di terrore e avversione. « Le tue gote sono notevolmente arrossite. Devo pensare che l'idea sia di tuo gradimento? » continuò il marionettista, maledettamente interessato alla conversazione. 
« N... N... Non... essere sciocco! ». 
Rispose Temari di getto, forse a qualche decibel più acuto del routinario, visti e valutati i numerosi visi che si girarono in sincro in loro direzione, curiosi di scoprire il motivo che aveva condotto una giovane donna in quello stato. 
Ma lei non si lasciò minimamente intimorire da quelle occhiate così penetranti, pronta a ribattere in caso di necessità anche con più enfasi. 
« E a cosa sarebbe dovuta in questo caso? »
« Mi sembra ovvio, non ti pare? Mi è quasi andata di traverso l'acqua! » continuò lei, cercando di attutire il timbro della voce con il dorso della mano, fedelmente posata sulle labbra carnose. 
Nascondendo anche quel rossore che aveva compreso di aver ben presente sulle guance — non solo grazie alla frase del fratello —, ma anche grazie al calore che esse emanavano; ma era davvero così reale la loro causa? 
Era vero quello che aveva affermato con convinzione al fratello? 
« E poi... » iniziò Temari, per la prima volta incerta di voler realmente conoscere il motivo portante che aveva condotto il fratello ad uscirsene con una frase tanto convinta. « Da dove ti è uscita questa idea? »
Lui scrollò nuovamente le spalle, indicando con l'indice l'abito. « Ti ho accennato della fantasia, vero? » domandò alla sorella, che annuì in risposta in pochi secondi, sempre più curiosa. « Vedi, quella è una fantasia animale, è per essere pignoli rappresentano dei cervi ». 
« Cervi? » rispose la kunoichi, incredula. « Ti è partita quella folle idea per dei cervi? Mi stai prendendo in giro? » continuò con particolare trasporto, mentre le sue palpebre si socchiudevano sino a formare due fessure scure e furiose. 
Ci aveva quasi perso la pelle per una folle idea come quella? Per la fantasia che era stampata sul suo abito, che non avrebbe riconosciuto neanche sotto una prosperosa ricompensa? 
Inaudito! 
« Affatto. Il Clan Nara non è conosciuto anche per i cervi? »
Ed una triste verità che aveva nascosto nell'angolo più isolato e solitario del suo encefalo stava pian piano risalendo alla luce, mostrandole che il fratello, in un modo ambiguo e tremendamente spaventoso modo, non era del tutto dalla parte del torto. Il fatto stava che lei, in tutti quei anni, non aveva mai visto quella donna. 
Perciò, a rigor di logica, tutti i frivoli pensieri del fratello cadevano nel baratro del dimenticatoio. 
« Va bene, va bene! Ci rinuncio! Pensa quel che vuoi ma lasciami mangiare! » sbottò la donna, inviperita. 
Il fratello decise di accontentarla, con il buon proposito di continuare più tardi. 



 
§



« Incredibile! » sussurrò lo shinobi, puntando i suoi occhi scuri sull'ingresso da cui, proprio in quel momento, stavano entrando tre figure...
« Kankuro! » lo richiamò la sorella, alzando gli occhi al cielo. « Ti avevo chiesto di non fiatare, ricordi? Ho ancora due bocconi! ». 
Ma lui, in tutta risposta si spinse maggiormente verso al muro, come a non voler farsi vedere da nessuno di quelle tre persone mentre, con fare parentorio, borbottava alla sorella di non far udire a nessuno dei presenti la sua soave voce. 
« Come hai detto, scusa?! » latrò di rimando, mentre sentiva un fastidioso cinguettio che la chiamava a gran voce, sempre più vicino. 
Quando voltò il capo verso quella fonte, non riuscì a non mostrare la sua più totale sorpresa nel notare quelle tre persone. Quei tre shinobi del villaggio della Foglia. 
« Possiamo unirci a voi, vero? » chiese la Yamanaka, andando rapida a sedersi accanto a Kankuro, richiamando Choji accanto a lei. « Oh! Certo! Quasi dimenticavo... bell'abito, Temari-san! ».
« Una fantasia interessante... » continuò l'Akimichi, osservando con attenzione esemplare il menù, rispondendo solo per accontentare e dar manforte all'amica. 
« Sono cervi, vero? » continuò estasiata la kunoichi, mentre sulle sue fini labbra prendeva forma un sorrisetto compiaciuto, prima di esclamare a gran voce: « Nee, Shikamaru! Non è bellissimo? ». 

Lo sguardo che Kankuro ricevette dalla sorella fu uno dei più agghiaccianti e terrificanti di tutta la sua breve esistenza. 












 
NOTE AUTRICE:  Sì, è parecchio lunga... 
Sì, non ha un senso logico... 
Ma voi la prendete per buona, vero? 



 

 

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Capitolo 8
*** # 7 – Un gesto per te ***


Kaminari ga naruto oheso wo kakushinasai
[ Quando tuona, nascondi l'ombelico ]






Lievi goccioline d'acqua scendevano silenziose dal cielo, picchiettando sul capo di tutti coloro che erano sprovvisti di aiuti supplementari.
« C-cosa stai facendo? »
La domanda era sorta spontanea alle sue sottili labbra increspate in un'espressione sorpresa, che si incurvarono in un sorriso incerto – probabilmente dettato dalla notevole premura mostrata di punto in bianco dalla sua neoconsorte. 
« Non ti pare chiaro? » domandò la donna in un borbottio indiscreto, posando le sue grandi iridi smeraldate in quelle scure come il cupo cielo notturno di lui. Le sue gote si erano arrossate appena, mentre un adorabile tic nervoso si era impossessato di un angolo della sua bocca, che Shikamaru non riuscì a non guardare per un duraturo lasso di tempo. Le mani affusolate di Temari si muovevano lentamente lungo le braccia della sua ameba, coperte dalle maniche di un leggero maglione. Un maglioncino fin troppo sottile per quelle folate gelide che spesso andavano a intromettersi senza alcun problema nella loro uscita mondana. 
« Ci stanno osservando... » biascicò in risposta la mente del villaggio, spostando lo sguardo altrove – lontano da quello delle persone e separandolo repentinamente dalla penetrante occhiata di lei, imbarazzato. 
Temari in risposta inarcò indispettita e rapida un chiaro sopracciglio, incerta se prenderlo a parole pesanti o altro. Ovviamente che ci andassero di mezzo anche in un altro caso le buone e sempre utile maniere pesanti.
« Siamo sposati, idiota. » Rispose lei, con voce fin troppo alterata. « E poi, se ci trovano così interessanti da essere osservati che male ti fa? Ti sto solo cercando di sistemare al meglio la mia sciarpa perché, se vuoi veramente che te lo faccia notare, stai tremando come una foglia! »
« Già. E dovrebbero essere affari miei, no? Non tuoi. E a rigor di logica dovremmo anche andare al più presto a comprare un ombrello invece che... » le sue parole, però, non fecero altro che indispettire maggiormente la sua mogliettina fresca di nozze che, con una singola e poderosa mossa, strattonò la sciarpa con forza; sul suo viso, notando la smorfia di stupore del povero Shikamaru, non poté che nascere un grande sorrisetto compiaciuto. « Dovresti ringraziarmi invece che lamentarti! Sai quanto io odi il freddo! » ribattè lei, puntando l'indice sul petto del marito. 
« Allora perché te la sei tolta? ». 
Un grande dubbio passò per la testa della kunoichi, lasciandola spiazzata: ma suo marito era o non era il genio della Foglia? La mente più brillante e astuta, in grado di preparare un piano in pochi minuti, di quel villaggio? 
Eppure Temari era convinta di aver sposato un genio, non di certo un pollo. Ma in quel momento le sembrava di avere Naruto davanti, non di certo quella pigra anima del Nara.
« Per un gesto carino nei tuoi confronti... » borbottò a bassa voce, come a non voler essere udita da nessuno. Nemmeno da lui. 
Shikamaru, sorpreso da quella audace verità, si lasciò andare in un sorriso sincero, anche piuttosto ebete, stringendo la sua seccatura tra le braccia attraversate da forti filamenti muscolari. 
« E poi per evitare che ti venga un malanno! Poi chi ti sopporta! », concluse Temari, non volendo sicuramente terminare in un modo così dolce la conversazione. 
Non sarebbe stato da lei. 




NOTE AUTRICE: Mi ero immaginata di scrivere una storia all'insegna del Fluff, tanto da toccare l'ooc... ma appena mi sono messa giù a buttare qualche riga, non ho potuto non dare sfoggio dei loro caratteri, tanto da farli finire un pochetto a battibeccare anche in questa occasione! 
Il detto, in un italiano più completo, ha il significato di: "Copriti bene quando piove, o rischi di ammalarti". 
Ebbene, Temari lo ha 'coperto', evitando che si prendesse un malanno – ossia doversi occupare di uno Shikamaru ammalato! xD 
Ecco, la sciarpa di Temari immaginatevela bella grande (sia in larghezza che, ovviamente, in lunghezza), come una mini-coperta. Così da dare più sostanza, anche perché una sciarpa piccola certamente non aiuta! 

P.S : Ovviamente, prima di tutta questa storia, immaginatevi tuoni e lampi! (?)

 

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