Common People

di twistedshell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Vi è mai capitato di essere stanchi senza aver fatto nulla? O di essere insoddisfatti nonostante abbiate tutto? O di voler scappare?

Kid lesse la riga di testo nuovamente. Forse era troppo drammatico, ma non se la sentiva di cancellarla dopo aver scritto in una così perfetta calligrafia.
Finalmente, decise di prendere il borsone che si era preparato giorni prima e uscì di casa, dirigendosi verso la periferia della città.

Si dava il caso che proprio in quel momento, un ragazzo dai capelli azzurri stesse uscendo dal negozio di alimentari vicino a casa sua, insoddisfatto. Il ragazzino, infatti, era famoso per aver causato numerosi incidenti nel quartiere sin da quando non sapeva ancora leggere e, nonostante la fama gli piacesse assai, non aveva possibilità di entrare in un negozio e comprare alcolici senza che nessuno lo cacciasse fuori. Non che sarebbe stato facile in ogni caso, visto che la sua voce acuta lo faceva sembrare un undicenne con un pessimo senso dell'abbigliamento.

Kid, ignaro dell'esistenza del ragazzo, si sedette su una panchina in una piazza e cominciò a guardarsi intorno: le uniche persone che vedeva erano anziani e bambini, non esattamente l'ideale per quello che aveva in mente. Sospirò e scivolò lungo il sedile, costringendo il proprio collo ad assumere un angolo decisamente poco confortevole. Proprio mentre stava chiudendo gli occhi notò una macchia azzurra con la sua visione periferica. girò la testa di scatto e vide che la macchia era in realtà un cespuglio di capelli ingellati appartenenti ad una persona che sembrava avere pochi anni meno di lui.

"Perfetto!" esclamò, attirando l'attenzione degli anziani intorno a lui. Noncurante di ciò, afferrò il suo skateboard e scattò verso la persona.
"Salve!" disse, cercando di attirare la sua attenzione. "Potrebbe aiutarmi, per favore?"

La persona non si girò per cinque secondi buoni, finché non si rese conto di essere l'unico davanti al ragazzo dall'aria elegante.
"Dici a me?" chiese, quasi incredulo.

"E a chi altri potrei dirlo?"

"Non lo so, nessuno mi ha mai dato del lei. Di solito mi dicono 'ehi, tu' o 'coglione'."

"Che cafoni" sbuffò Kid, con aria di superiorità. "Comunque, ti andrebbe di fare amicizia con me?"

Il ragazzino lo fissò per qualche secondo, per poi scoppiare in una risata fragorosa.
"Ma che sei, scemo? Ti ha mandato il babbo a fare amicizia? Che siamo, all'asilo?"

"Non capisco cosa possa suscitare questa ilarità. Mi piacerebbe fare amicizia" ripeté Kid.

"Ho capito, è uno scherzo, vero? Ti ha mandato Kim così mi prende per il culo? Guarda che non ci casco, stronza!" urlò il ragazzo.

Kid fece una smorfia a quella parola.
"Per favore, un po' di contegno. Sono tentato di andare a chiedere a qualcun altro."

"Non farlo, zio. Se ci tieni posso prenderti a calci in culo io. Sei fortunato che hai beccato me e non uno di quelli là."

"Dove sono capitato?" mormorò Kid, già pentendosi della sua decisione.

"Se sei serio comunque vieni con me. Ti faccio vedere una pizzeria."

"Grazie mille!" esclamò Kid, buttandosi in ginocchio. "Ti sarò debitore per tutta la vita!"

"Sì, non fare quella roba. Sei nella posa giusta per farti rapinare. Io mi chiamo Black Star, comunque."

Kid si alzò rapidamente e prese a pulirsi i pantaloni dalla polvere del marciapiede. "Io sono Kid!" disse, arrancando dietro di lui.
Si avviarono insieme verso la pizzeria, e Kid ebbe l'occasione di notare la differenza tra la periferia e il centro della città: la zona in cui era nato era impeccabile, con i muri delle pareti decorati e i marciapiedi relativamente puliti. I balconi erano scolpiti con gusto e le piante erano potate regolarmente. Nella periferia, al contrario, gli edifici erano squadrati e spesso ricoperti da squallidi mattoni rossi, e ogni muro era stato firmato da un graffitaro. 
Le persone indossavano o completi pieni di borchie e toppe o felpe e tute da sport, invece degli abiti eleganti a cui era abituato.

"Siamo arrivati" annunciò Black Star, interrompendo i suoi pensieri. "Cos'è che volevi, comunque?"

Kid prese un respiro profondo.
"Voglio vivere come le persone comuni" disse.

"Tu cosa?" chiese Black Star. "Cosa vorrebbe dire?"

"Voglio un appartamento, un lavoro, cantare finché la gola mi fa male, quello che fate voi."

Contaci" rispose Black Star.

Kid non riuscì ad afferrare l'ironia nella sua voce.

 

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Capitolo 2
*** 2 ***


Black Star tenne la porta aperta per Kid mentre entrava, inchinandosi in modo esagerato. Kid lo ignorò e si guardò intorno: il locale era molto meglio di come si aspettasse; le pareti arancioni erano pulite e senza una traccia di scrostatura, e la clientela sembrava composta da brava gente.

"Vuoi stare lì impalato tutto il tempo?" lo riscosse Black Star. "Scegli un tavolo."

Kid prese posto ad un tavolo in un angolo, sedendosi con le spalle al muro.

"Certo che sei un tipo strano. Ripetimi cosa vuoi?"

"Voglio fare l'esperienza delle persone comuni" ripeté Kid.

"E tu chi saresti? Un dio? Guarda che l'unico dio qui sono io" rise Black Star.

"In realtà sono il figlio del Sommo Shinigami" disse Kid tranquillamente.

Il sorriso sulla faccia di Black Star si congelò.
"Serio?"

Kid si limiò ad annuire.
Black Star si avvicinò a lui.
"Sei fortunato" sussurrò. "La vedi quella lì?" chiese, indicando con la testa una ragazza alle proprie spalle. Kid si sporse e la osservò.
"Quella è Liz. Non dirgli che papino è ricco, è capace che ti ammazza e ti frega tutto. Farebbe qualsiasi cosa per la sua sorellina."

"Perché tu no?"

"Perché voglio vedere com'è fatto uno che è già un dio."

Black Star ritornò sulla propria sedia.
"Io ti faccio vedere come vivo io e tu mi rendi un dio. Affare fatto?"

"Affare fatto."

"Bene. Prendo una margherita" disse al cameriere,appena arrivato di fianco a lui.

~

"Black Star, cosa ci facciamo qui?" chiese Kid. I due ragazzi erano in piedi davanti a un supermercato dall'aria economica.

"Dobbiamo pur cominciare da qualche parte" sghignazzò Black Star, grattandosi la nuca.

Kid prese un respiro profondo ed entrò come si entra in un campo di battaglia.

"Black Star" chiamò "questo posto non mi piace."

"E smettila. Compra qualcosa per cena."

Kid annuì e sparì tra le corsie. Pochi minuti dopo riemerse con una ventina di articoli tra le braccia.

"Stai scherzando? Guarda che è solo per stasera" gli ricordò Black Star, sbuffando.

"Cosa c'è che non va?" chiese Kid ingenuamente.

"Non puoi spendere quaranta dollari a pasto."

"Come no?"

"Se vuoi essere una persona comune non puoi permettertelo."

"Che cosa buffa."

"Nessuno sta ridendo."

Kid mise i vari articoli a posto, deluso.

I ragazzi riuscirono a spendere solamente due dollari, per un pacco di pasta.

"Contento? È pure quella buona."

Kid annuì, entusiasta.

"Andiamo a casa, che dopo si va fuori con i miei amici."

"Dove abiti?"

"Qui" rispose Black Star, indicando un palazzo vicino a loro.
Il ragazzo più giovane aprì la porta con le chiavi che aveva in tasca e Kid trascinò il borsone e il sacchetto della spesa su per le scale freneticamente.

"Aspettami!" gridò Black Star, raggiungendolo a balzi.

Quando arrivarono entrambi davanti alla porta di casa Black Star suonò il campanello.

"Ma non hai le chiavi?" chiese Kid prima di venire zittito dal dito del ragazzo.

La porta si aprì e una ragazza bionda fece capolino dietro di essa.
"Ciao." 
I suoi grandi occhi verdi si posarono su Kid.
"State nella tua stanza e non fate casino" disse, per poi scappare presumibilmente in salotto.

"Cretina!" urlò Black Star, arrossendo. "Non è quello che pensi!"

"Non mi interessa" rispose lei, senza urlare.

Black Star sbuffò.
"I miei amici arrivano tra un'ora. Tu guardati intorno e vedi com'è la casa dell'uomo della classe media."

Kid osservò attentamente la casa, senza lasciarsi sfuggire un dettaglio.
"È tua sorella?" chiese.

"Adottiva. Io sono molto più grande" sorrise Black Star.

"Hm."

Kid identificò la stanza di Black Star, riconoscibile dalla stella sulla porta, e lasciò sia il suo borsone che la busta della spesa sul pavimento.

Black Star lo raggiunse e Kid notò che si era messo una felpa di almeno una taglia in più.

"Vuoi guardare la tv? Ho cacciato Maka nella sua stanza."

~

"Kid, ti sei mai fatto una canna?" chiese Black Star.

"Mai. È illegale."

"Non rilevante. Preparati ad un'esperienza nuova."

Kid alzò gli occhi al cielo mentre scendevano ad incontrare gli amici di Black Star.

"Bella!" urlò il ragazzo, agitando le braccia.

"Bella" ripeté Kid.

"Ehi Black Star, hai trovato un ragazzo finalmente?" chiese un ragazzo con la pelle scura e gli occhiali appannati, sghignazzando.

"Stai zitto, Kilik. Tu non riesci a tenertene uno per più di una settimana" intervenne una ragazza che Kid aveva già visto prima. Kid ci mise qualche secondo a rendersi conto che quella era la famosa Liz della pizzeria.

"Questo è Kid e vuole sballarsi. Muoviamoci però" li incitò Black Star.

Il gruppo raggiunse un parco illuminato dalla flebile luce di un lampione e lì un ragazzo dai capelli bianchi cominciò ad arrotolare uno spinello mentre Black Star faceva le presentazioni.

"Io sono Soul" si presentò il ragazzo.
"Guarda, si fa così" disse, inspirando profondamente. "Ricorda di mandare giù il fumo."

Kid prese in mano la canna, nervoso, e fece un tiro. Per un momento sentì i polmoni bloccarsi, ma subito dopo una crisi di tosse lo costrinse a respirare.
Il gruppo di ragazzi applaudì e urlò per festeggiare ironicamente il nuovo arrivato.

"Ti è andata bene. Io non ho tossito così poco la prima volta" gli disse Kilik.

Kid, emozionato, fece un altro tiro e sentì la sua testa diventare leggera.

"Black Star, vieni qui" chiamò.

"Che vuoi?"

"Mettiti qui" protestò Kid.

Black Star si sedette vicino a lui, costringendo tutti gli altri a spostarsi. Kid si accoccolò addosso a lui, con la testa sulla sua spalla.
"Così va meglio."

"Che carini!" squittì Liz.

"Chiudi il becco" la zittì Black Star, cercando di nascondere il rossore sul proprio volto.





tratto da una storia vera.
giurin giurello
magari recensite se vi è piaciuto il capitolo? criticate ciò che c'è da criticare? grazie?


 

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Capitolo 3
*** 3 ***


"Black Star.." mugolò Kid.

"Cosa vuoi?" chiese Black Star, strascicando ogni parola.

"Voglio andare a casa."

"Sei tu che.. che volevi venire" protestò Black Star.

"Ma non mi piace. Non capisco niente" si lamentò Kid.

"È quello il punto" sospirò Black Star.

"Ma non mi piace! Andiamo a casa!"

"Black Star, perché hai portato qui un bambino?" lo interruppe Liz.

"Guarda che ho sedici anni!" protestò Kid.

Liz non rispose, ma in compenso cominciò a sibilare e chiuse gli occhi.

"Perché?" chiese Kilik, probabilmente il più sobrio del gruppo. Liz si strinse nelle spalle e continuò a sibilare.

Kid si alzò in silenzio e si avviò verso l'uscita del parco.

Black Star sbuffò profondamente. "Mi sa che dovrei accompagnarlo o si perde."

"Come vuoi. Basta che non lo porti la prossima volta, non lo sopporto" disse Soul.

"Allora ciao, eh" salutò Black Star, alzandosi in piedi non senza fatica.

"Mh" grugnì Soul.

Black Star lo fissò con un'espressione offesa per qualche secondo, poi, visto che non sembrava ottenere l'effetto desiderato, cominciò a correre verso l'uscita dove Kid era sparito.

"Dove sei, deficiente?" urlò, non trovandolo immediatamente.

"Black Star" lo chiamò la voce flebile ma inconfondibile di Kid.

"Eccoti. Vieni qui, scemo."

"Black Star, è tutto sporco qui" si lamentò Kid.

"E allora?"

"Allora mi sporco le scarpe."

"Tu sei tutto scemo. Sai a cosa servono le scarpe?"

"Mi prendi sulle spalle?"

"No."

"Per favore..." implorò Kid.

"Salta."

Kid guardò il liquido scuro che ricopriva il marciapiede, poi guardò l'espressione inflessibile di Black Star. Prese un respiro profondo e fece un passo in avanti, senza schizzare una goccia. 

"Così. Vai avanti" lo incoraggiò Black Star."

Lentamente, il ragazzo più grande avanzò, con una smorfia esagerata sul volto.

"Che pena" sospirò Black Star, scuotendo il capo.

"Ci sono quasi..." mormorò Kid. "Ancora un passo.. fatto!" esclamò, balzando all'asciutto.

"Che impresa" si complimentò sarcasticamente Black Star. "Ora muoviti, non voglio stare qui tutta la notte."

Kid si affrettò a seguire il ragazzo. Fortunatamente, la loro destinazione non era molto lontana, e arrivarono in pochi minuti.

Appena aprirono la porta, furono subito salutati dall'urlo di Maka, proventiente dal salotto. "Dimmi che sei da solo" strillò, in un tono implorante.

"Cosa te ne frega?"

"Poi rompete tutta la sera. E quando esce? Mi svegliate con la porta, e comunque farete casino tutta la sera e io non potrò studiare."

"Siamo in vacanza" si lamentò Black Star.

"Tu non fare casino e basta. Vai a farti una doccia, puzzi. E spero che quello lì tu lo conosca, visto che a quanto pare dorme qui."

"Stai parlando a raffica" la avvertì Black Star, in un modo sorprendentemente affettuoso.

Ci fu un silenzio imbarazzante, finché i ragazzi sentirono Maka voltare la pagina di un libro.

"È andata" disse Black Star.

"Sta bene?" chiese Kid, preoccupato. "La lasciamo così?"

"Lei è fatta così. Non ha senso parlarle se non ha più voglia."

"Va bene" sospirò Kid. "Però ha ragione, devi farti una doccia."

"Cavolo, si sente tanto?"

"A quanto pare si sente dal salotto."

Black Star sbuffò.
"Va bene. Però tu stai fuori dal bagno."

"Mi sembra logico."

"Sì, sì. Va bene" concluse Black Star in modo impacciato.

Appena il ragazzo più piccolo fu entrato in bagno, Kid si diresse in salotto.

"Ciao" salutò.

"Ciao" rispose Maka, senza staccare gli occhi dal libro che stava leggendo.

"Vuoi che me ne vada?" chiese Kid.

Maka sospirò e chiuse il libro.
"Farò un'eccezione. Di cosa vuoi parlarmi?"

"Va tutto bene?"

Maka abbassò lo sguardo, che fino quel momento non si era soffermato troppo a lungo sul viso del ragazzo.

"Perché non dovrebbe?"

"Parli in modo bizzarro."

"Anche tu."

I loro sguardi si incontrarono, e restarono in contatto per una manciata di secondi.

"Ti ho già visto" affermò Maka.

"Mio padre è il Sommo Shinigami."

"Capisco" rispose lei, giocherellando con il libro chiuso ma senza prestarci attenzione.
"Spero che tu tratti bene Black Star."

"Hm?" 

"Lo spero per il tuo bene. Lui è praticamente mio fratello, e non esiterò a fartela pagare se dovessi mancargli di rispetto."

"In che senso?" chiese Kid, confuso.

"Non è il mio compito parlarti della sua vita. Lo farà lui se se la sentirà."

Maka aprì nuovamente il suo libro, e Kid capì che la conversazione era terminata.
Il ragazzo decise di andare nella camera da letto di Black Star, ma mentre camminava lungo il corridoio non riusciva ascrollarsi di dosso il pensiero di Maka: non c'era ombra di dubbio che fosse diversa dalle altre persone che aveva conosciuto. Il suo tono di voce era piatto, e sembrava più interessata al suo libro che alla vita reale.
Tuttavia, Kid non la trovava strana, né inquietante, né antipatica. La sensazione che sentiva crescere nel proprio petto era preoccupazione.
Aveva degli amici? Ne voleva? Era a suo agio con un estraneo in casa? Come veniva trattata dai suoi coetanei?

I suoi pensieri vennero interrotti da Black Star, che irruppe nella stanza indossando una felpa blu troppo grande e con i capeli schiacciati sulla fronte.

"Mi serve il gel" disse. "I miei capelli devono sempre essere al massimo!" spiegò, con un sorriso.

"Non dovrebbe essere in bagno?" chiese Kid.

"Non c'è, quindi levati che devo cercarlo."

Kid uscì dalla stanza e tornò in salotto, sedendosi sul divano con Maka ma sull'estremità opposta.

Mentre il ragazzo si guardava intorno, annoiato, la porta d'ingresso scattò e un uomo dai capelli rossi entrò. L'uomo aprì la bocca, probabilmente per salutare Maka, ma appena notò Kid impallidì.

"Cosa ci fa lei... qui?" mormorò.





wow un altro capitolo? e poi cosa, l'aurora boreale localizzata nella mia cucina?
a parte gli scherzi, spero che questo capitolo sia piaciuto , come al solito, recensite pls!

 

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