La fortuna di averti incontrata

di Jade Tisdale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sono un lupo solitario ***
Capitolo 2: *** Tutta colpa di una pallina ***
Capitolo 3: *** Un pigiama party improvvisato ***
Capitolo 4: *** Daifuku alla fragola ***
Capitolo 5: *** Acqua Cristallo. ***
Capitolo 6: *** Dietro un abbraccio si nascondono mille parole ***
Capitolo 7: *** Tracce del passato ***
Capitolo 8: *** Chiarimenti ***
Capitolo 9: *** Piccoli passi ***



Capitolo 1
*** Sono un lupo solitario ***


 

Sono un lupo solitario

 

 

«Uffa! Possibile che dovesse mettersi a piovere proprio oggi?!»
Mina si voltò verso Strawberry, leggermente infastidita dal suo tono di voce troppo alto. «Che cos'hai di così importante da fare?»
L'altra abbassò le spalle, con le lacrime lì lì per cadere. «Dovevo uscire con Mark!»
Ryan, che era appena giunto nella stanza, scoppiò a ridere.
«Ma smettila! Tu e Mark vi vedete tutti i giorni a scuola! E poi, adesso che è il Cavaliere Blu, hai l'opportunità di averlo al tuo fianco anche durante le battaglie. Se per un pomeriggio fate a meno di vedervi non succederà nulla!»
La Mew Rosa gonfiò istintivamente le guance mentre, come al solito, le spuntavano coda e orecchie da gatto. «Per tua informazione, io tengo molto a Mark e ogni momento è buono per passare del tempo in sua compagnia! E poi, quando si è innamorati bisognerebbe stare molto più tempo insieme, lo sai? Ma certo che non lo sai. Che ne sai tu di che cosa voglia dire amare qualcuno?»
A quell'esclamazione, il biondo si bloccò. Se prima sul suo viso vi era un'espressione sicura, adesso non rimaneva nient'altro che un sorriso triste.
«Hai ragione, Strawberry. Io sono senza sentimenti.»
La diretta interessata rilassò i muscoli del viso, pentendosi delle proprie parole. «Non volevo dire questo...»
Prima che l'americano potesse ribattere in qualche modo, il portone del Caffè Mew Mew si spalancò.
«Strawberry?»
Tutti i presenti, colti alla sprovvista, si voltarono verso quella voce. Non appena la rossa si rese conto di chi fosse quella voce, i suoi occhi iniziarono a brillare.
«Mark! Che cosa ci fai qui?»
Il moro le si avvicinò, poggiando cautamente le mani sulle sue spalle. «Mia madre è venuta a prendermi agli allenamenti, e avrebbe dovuto accompagnare il parco. Ma, ovviamente, non possiamo uscire con questo tempaccio, quindi ho pensato che sarebbe stato carino riaccompagnarti a casa dopo il lavoro» spiegò, sorridendole con fare amorevole.
La Mew Gatto annuì freneticamente. «E' stato un pensiero molto carino da parte tua. Accetto volentieri il passaggio!»
«E quando mai...» sibilò Mina, ricevendo un'occhiata da parte di Lory.
Strawberry si voltò verso il resto del gruppo. «Ragazze, vi dispiace finire di pulire il locale da sole?»
Lory sorrise, scuotendo la testa. «Ma no, non c'è nessun problema! Vai pure, Strawberry, ci vediamo domani!»
Ryan, che aveva osservato la scena in silenzio, serrò involontariamente la mascella. Non appena Strawberry corse negli spogliatori per cambiarsi e le ragazze fecero accomodare Mark, l'americano si diresse a passo veloce verso il sotterraneo del locale.
Lo faceva spesso, quando era arrabbiato. Si chiudeva nella sua stanza, o passava ore davanti al computer nel tentativo di distrarsi. Ma in quel momento, tutto quello che avrebbe voluto fare era sfogarsi col mondo intero.
«Maledizione!» esclamò ad un tratto, sferrando un pugno contro alla scrivania.
Che cosa ci trovava Strawberry di così speciale in Mark? Certo, era abilissimo nel kendo e averlo nella squadra era un vantaggio, ma per il resto restava un semplice moccioso. O almeno, questo era quello che Ryan pensava di lui. Non ci aveva mai visto niente di particolare in quel ragazzino e non gli sarebbe mai stato simpatico, poco ma sicuro. Eppure, Strawberry stravedeva per lui.
«Ryan.»
L'americano si voltò lentamente, scorgendo una divisa viola e un'espressione serissima.
«Pam. Hai bisogno di qualcosa?»
La ragazza, con le braccia conserte, si appoggiò allo stipite della porta.
«Mi sa che non è stata una buona idea accettare Mark nella squadra.»
Al sentir quelle parole, al biondo ritornò alla mente ciò che si erano detti il giorno precedente.

 


«Senti, sei proprio sicuro di voler trattare Mark come se fosse uno dei nostri?»
«Cosa stai insinuando?»
«Io? Niente. Non faccio altro che dar luce ai tuoi pensieri.»

 

 

Sorrise: Pam era sempre stata svelta nel capire le sue emozioni. Ma lui non lo avrebbe mai ammesso.
«Ti sbagli. Per me la sua presenza non fa alcuna differenza. Anzi: con lui al vostro fianco correrete meno rischi.»
«Rischiamo molto comunque, con o senza di lui. E questo tu lo sai» soffiò, facendo un passo avanti. «Se vogliamo vincere contro gli alieni, dobbiamo essere uniti, senza cattivi pensieri per la testa. Ho visto come lo guardavi e, sinceramente, vorrei evitare di vederti litigare con Aoyama. Strawberry ne risentirebbe parecchio. E anche tu.»
Ryan alzò lo sguardo, incrociando gli occhi zaffiro della ragazza. Aveva il suo solito sguardo severo, rigido, che non mostrava la minima emozione. Eppure, le bastava pochissimo per capire cosa passasse per quella testolina bionda.
«La ami?»
L'americano si schiarì la voce. «Prego?»
«Tu ami Strawberry?»
Non lo sapeva. Più volte se lo era domandato, ma non era mai riuscito a trovare una risposta definitiva. Quello di cui era certo, era che Strawberry le piaceva. Aveva un carattere strano, schietto: adorava quando le sue guance si arrossavano all'improvviso per una stupidaggine, o quando sorrideva senza un motivo perché aveva la testa fra le nuvole. Gli piaceva molto stuzzicarla, fino a farle spuntare le orecchie da gatto: gli piaceva ogni suo gesto, il suo sorriso, la sua voce. Gli piacevano molte cose di quella quasi quattordicenne un po' svampita, ma non era certo che si trattasse di amore. In fondo, lui non si era mai innamorato prima d'ora.
«Non lo so» ammise, abbassando lo sguardo.
La modella rimase a guardarlo per qualche secondo, dopodiché, si voltò.
«Ascolta bene quello che ti dice il tuo cuore.»
E, detto questo, cominciò ad avanzare verso le scale, ma fu subito richiamata dall'ideatore del Progetto Mew.
«Pam» esordì, facendo una pausa. «Dovresti dimostrare un po' più apertamente i tuoi sentimenti.»
La ragazza sussultò appena, ma cercò di non darlo a vedere. «Come, scusa?»
Ryan cercò di trovare le parole adatte. «Voglio dire, sei sempre pronta a dare consigli, ma non parli mai di te stessa con gli altri.»
La Mew Viola abbozzò un sorriso. «Sono un lupo solitario, ricordi?»
L'americano sorrise a sua volta, ma non aggiunse altro. 
Nello stesso istante, i due avvertirono dei passi lungo le scale, e pochi secondi dopo Mina fu all'altezza della modella, cercando la sua massima attenzione.
«Pam, di sopra abbiamo finito e tra poco passerà il mio autista a prendermi. Visto che piove, ti va se ti riaccompagno a casa?» domandò, con un lieve sorriso a contornale le labbra.
La diretta interessata, dopo aver riservato un'ultima occhiata a Ryan, scrollò le spalle, impassibile come sempre. «Per me va bene.»

 

 

«Sai, Pam, prima di uscire Kyle mi ha dato due pezzi di torta alle fragole» disse Mina, poco dopo che lei e la viola erano salite in macchina. «Ti andrebbe di fermarti a cena da me e poi di mangiarla insieme?»
La Mew Lupo continuò a guardare davanti a lei in silenzio, tenendo Mina sulle spine.
«Scusa, Mina, ma sono veramente stanca e preferisco tornare a casa. Magari un'altra volta.»
La ballerina socchiuse gli occhi. «Certo, un'altra volta...»
Durante tutto il viaggio, Pam non rivolse nemmeno un'occhiata alla Mew Blu - eccetto quando scese dall'auto per ringraziarla - e quest'ultima sospirò ininterrottamente fino a casa, chiedendosi che cosa dovesse fare per convincere la viola a riservarle qualche attenzione in più.

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti! ^^
L'idea di scrivere questa long mi è venuta pochi giorni fa, mentre leggevo alcune fanfiction all'interno del fandom.
Mew Pam è sempre stata la mia preferita fra tutti i personaggi. Ho sempre amato la coppia Pam/Ryan e mi sarebbe piaciuto che l'amicizia tra Pam e Mina fosse approfondita: questi, infatti, saranno i temi principali della storia.
Essendo la mia prima long su Tokyo Mew Mew, spero di fare un buon lavoro!
Se vi può interessare, potete fare un salto sulla mia pagina Facebook, dove scriverò qualcosa sugli aggiornamenti della fic. Potete vederla cliccando qui ;)
Detto questo, spero che il primo capitolo vi sia piaciuto! Mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate :3

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Capitolo 2
*** Tutta colpa di una pallina ***


 

Tutta colpa di una pallina

 

 

«Oneesama...»
La Mew Viola abbassò lo sguardo in direzione della collega, inarcando un sopracciglio.
«Che cosa c'è?»
Il tono brusco con la quale glielo aveva chiesto fece rabbrividire la povera Mina.
«Io.. io volevo solo...» Il suo cuore cominciò a battere sempre più forte e le vennero a mancare le parole. Per l'ennesima volta, stava facendo la figura dell'idiota davanti al suo idolo.
«Allora? Non ho mica tempo da perdere a guardarti in faccia» soffiò la modella, accavallando le gambe.
La Mew Bird, allora, deglutì e si fece forza. «Ecco, io... i miei genitori mi hanno spedito questo abito pregiato. Sai, proviene dalla Grecia ed è... un pezzo unico. Purtroppo mi sta troppo lungo e visto che è viola, pensavo che magari... ehm, io te lo vorrei regalare» balbettò, le guance leggermente rosate.
Pam le rivolse una delle sue solite occhiate gelide e Mina, per un istante, pensò di aver parlato troppo veloce, tanto che la modella non fosse riuscita a capire nemmeno una parola. Poi, però, la viola scoppiò in una sonora risata, come mai ne aveva fatte in vita sua.
«Tu vuoi regalarmi un vestito? Sei patetica!»
Mina sentì lo stomaco attorcigliarsi, le guance inumidirsi. Che stupida. Aveva davvero pensato di poter riuscire a convincere Pam ad accettare il suo inutile dono?
La modella scomparve dalla sua vista e la Mew Blu rimase completamente sola, nel bel mezzo di quella stanza dalle pareti nere, che le incutevano molta paura. Ma la paura non era niente in confronto a ciò che sentiva: la risata di Pam riecheggiava nella sua testa e sembrava che non volesse lasciarla stare.
«Basta...» sussurrò, cercando di scacciare quel suono tenendosi le orecchie con le mani. «Smettila Pam... smettila, ti prego!»
La ragazzina si accasciò letteralmente a terra. Era distrutta. Il cuore le batteva talmente veloce che sembrava volesse uscire dal suo corpo. Le arrivò sempre meno aria ai polmoni, tanto che la ballerina pensò finalmente di essere in punto di morte.
Non aspettava altro. Dopo il rifiuto di Pam, non desiderava altro.

 

 

Mina spalancò le palpebre di colpo e prese a fare dei respiri brevi e veloci. L'aria le stava venendo a mancare per davvero.
Si alzò in fretta dal letto, non curandosi della coperta che era caduta rovinosamente a terra. Aprì in fretta la portafinestra, prendendo poi delle profonde boccate d'aria fresca.
Era stato un incubo. Soltanto un incubo.
Era sudata in tutto il corpo, tanto che la vestaglia si era letteralmente appiccicata a lei, come se fossero diventati una cosa sola.
Quando fu sicura di aver regolarizzato il suo respiro, chiuse la finestra con nonchalance, dopodiché si lasciò cadere letteralmente sul letto.
«Oneesama...» sussurrò, posando la mano sul cuscino bagnato.

 

 

«Strawberry, questi budini sono da portare ai clienti del tavolo due. Pam, tu invece potresti andare a prendere le ordinazioni a quelle due signorine al tavolo dodici? Lo avevo chiesto a Paddy, ma come al solito si è messa a fare uno dei suoi improvvisi spettacoli!»
La viola annuì, ma prima di ritornare nel salone si fermò ad ascoltare le parole della Mew Gatto.
«Come mai Mina non è ancora arrivata? Sono già le dieci.»
Lory - che stava aiutando Kyle a preparare i dolci - abbozzò un sorriso.
«Magari suo fratello è tornato a casa, o semplicemente non si è sentita bene e ha deciso di non presentarsi.»
«Che differenza fa? Tanto lei non ci aiuta mai!» esclamò Paddy, che era appena entrata in cucina per posare dei piatti ormai vuoti.
 Strawberry sospirò. «Lo so, ma sono un po' preoccupata per lei. Quelle poche volte che non si è presentata...»
Proprio in quel momento, in cucina, spuntò l'esile figura della Mew Blu. Lory si portò involontariamente una mano davanti alle labbra nel vederla in quello stato: i suoi chignon erano fatti molto male, il vestito era pieno di pieghe e la ragazza aveva due occhiaie ben visibili. Sembrava anche che avesse pianto.
«Buongiorno a tutti. Chiedo scusa per il ritardo» disse semplicemente, recuperando un vassoio vuoto dalla credenza per poi sparire dalla vista dei presenti.
La squadra Mew Mew - eccetto Pam, che era appena ritornata nel salone - si scambiò delle occhiate confuse, ma nessuno di loro proferì parola.

 

 

«Mina, stai bene?»
La ragazza dedicò istantaneamente un sorriso alla leader delle Mew Mew. «Certo, sto benissimo!» mentì.
La rossa, però, non essendo molto convinta, insisté. «Ne sei sicura? Non è da te arrivare in ritardo come hai fatto oggi.»
La blu abbassò lo sguardo e riprese a spazzare il pavimento. Ichigo era indubbiamente l'ultima persona sulla faccia della Terra con la quale avrebbe voluto confidarsi, ma Mina era ancora talmente scioccata per quanto accaduto che non riuscì a controllare le proprie parole.
«Questa mattina ho avuto un incubo e quando mi sono svegliata ho perso la testa. Tutto qui» sussurrò, con una vena di tristezza negli occhi.
«Ti va di parlarne?»
La ballerina scosse la testa. «No, stai tranquilla, non c'è da preoccuparsi. Come vedi, adesso sto alla grande!»
"Alla grande!" non era di certo un'espressione che Mina avrebbe utilizzato se fosse stata veramente bene. Strawberry lo sapeva perfettamente, ma non le andava di far innervosire la Mew Bird: si limitò quindi a sorridere, fingendo di essersela bevuta.
«Allora, Strawberry, com'è andata ieri con Mark?» domandò Paddy, che in quel momento stava in equilibrio sul suo pallone gonfiabile, come di consueto.
Il volto della Mew Rosa divenne dello stesso colore dei suoi capelli, provocando una piccola risata da parte di Mina. Almeno sono riuscita a farla ridere, pensò.
«N-Non è successo assolutamente n-niente...» balbettò poi, rivolta a Paddy. «M-Mi ha riaccompagnata a c-casa e b-basta.»
La più piccola del gruppo si accigliò, lasciando andare a terra le tre palline da giocoliere con la quale aveva iniziato a baloccarsi.
«Momomiya, mi sa che tu non ce la racconti giusta!»
«Suvvia, Paddy, lasciala in pace! Non è educazione farsi gli affari degli altri, lo sai?» s'intromise cautamente Lory, consapevole che a breve Strawberry sarebbe esplosa.
La Mew Scimmia, però, non ebbe il tempo di replicare. Improvvisamente un breve urlo attirò la loro attenzione: quando si voltarono, le quattro ragazze videro Pam accasciata a terra, un'espressione addolorata stampata in viso.
«Oh no, Pam!» esclamò ad un tratto Mina, precipitandosi verso di lei. «Ti sei fatta male? Ti sei rotta qualcosa? Vuoi del ghiaccio?»
Era veramente buffo il fatto che la ballerina fosse più nervosa della modella: questa era caduta da appena dieci secondi e l'altra già la tempestava di domande.
«Mina, fammi respirare! Sto bene, sono solo inciampata» esclamò la viola, cercando di fingere un sorriso per non far spaventare le ragazze. Ma non ci riuscì.
Si tastò con delicatezza la caviglia, che le faceva molto male: quando ritrasse la mano, i polpastrelli dell'indice e del medio erano sporchi di sangue, il che fece preoccupare ancora di più la blu.
Proprio in quel momento, Ryan risalì dal laboratorio, seguito da Kyle.
«Ragazze, cos'è successo?» chiese quest'ultimo, avvicinandosi in fretta al gruppo.
«Pam è inciampata e si è fatta male alla caviglia» spiegò semplicemente Strawberry, cercando di nascondere l'ansia che le era venuta quando aveva visto il sangue.
Senza farselo ripetere due volte, Ryan si accovacciò e tolse la scarpa destra alla Mew Lupo: buona parte del calzino, da lilla, si era macchiato di rosso.
Pam, che non aveva distolto lo sguardo dalle sue dita sporche di sangue per tutto il tempo, socchiuse misteriosamente gli occhi. Poi, all'improvviso, senza che nessuno potesse prevederlo, si lasciò andare e cadde all'indietro, ma Ryan fu abbastanza veloce da sorreggerle il busto prima che toccasse terra. «Kyle, sbrighiamoci, dobbiamo portarla in ospedale!»
Lo scienziato non se lo fece ripetere due volte: corse giù nel laboratorio a recuperare le chiavi dell'auto, mentre Ryan prese tra le braccia Pam.
Dopo un paio di minuti, si sentì la loro macchina sgommare nel vialetto; le quattro Mew Mew rimasero così sole, immerse nei loro pensieri.
Paddy si sentiva in colpa: in fondo, Pam era inciampata su una delle sue palline. Se non le avesse lasciate a terra, probabilmente non sarebbe successo nulla.
Lory era sempre stata una ragazza sensibile e nonostante avesse combattuto un sacco di volte gli alieni, riportando diverse ferite profonde, quell'episodio l'aveva particolarmente scioccata, tanto che non riusciva nemmeno ad aprire bocca.
Strawberry si sentiva impotente. Quando aveva visto tutto quel sangue, si era letteralmente pietrificata.
E Mina, invece, scoppiò a piangere in mezzo a tutte.
«Oneesama...» bisbigliò, accasciandosi sulle ginocchia.
La prima ad avvicinarsi a lei fu Paddy, che le mise una mano sulla schiena, visibilmente dispiaciuta.
«Onee-chan, mi dispiace così tanto... è stata tutta colpa mia, se non avessi lasciato cadere a terra le mie palline da giocoliere, tutto questo non sarebbe successo!» esclamò la Mew Scimmia, anche lei sul punto di scoppiare a piangere.
Ma Mina ormai non la stava più ascoltando.

 

 

«Devo ancora capire come hai fatto a convincermi a non portarti in ospedale» soffiò Ryan, adagiando Pam - ancora con la divisa da cameriera - nel suo letto.
«Te l'ho detto, è solo un graffio: quando vedo del sangue, a volte, mi capita di impressionarmi e se lo fisso troppo a lungo svengo all'istante.»
«Meno male che sei un lupo» ghignò il biondo, accennando un sorriso.
La viola ignorò quell'esclamazione e si sfiorò nuovamente la caviglia: durante il tragitto verso il pronto soccorso, mentre era ancora priva di sensi, Ryan le aveva fatto una medicazione provvisoria. Poi, ad un tratto, lei si era svegliata e aveva fatto di tutto pur di convincerlo a non portarla in ospedale.
«Potresti lasciarmi sola? Vorrei cambiarmi» disse seccamente la Mew Lupo, alzandosi in piedi.
«Sicura di farcela da sola? A malapena ti reggi in piedi.»
«Tranquillo, posso farcela.»
«E io intanto che cosa faccio?»
La modella sbuffò. «Fatti un giro turistico per la casa, curiosa un po' per le stanze, fai quello che ti pare: basta che esci da questa camera.»
L'americano incrociò le braccia. «Te lo chiederò un'ultima volta: sicura di non volere una mano per cambiarti?»
Una vena cominciò a pulsare pericolosamente sulla tempia di Pam.
«Shirogane, ti conviene uscire di qui all'istante
Il biondo non se lo fece più ripetere e, un attimo dopo, sparì nel corridoio buio.
Sospirò, appoggiandosi al muro: quelle poche volte in cui Pam mostrava il suo carattere, era impossibile controbattere.
Non era mai stato in casa sua prima d'ora. D'altronde, era una bella villa, e sarebbe stato un vero peccato non esplorarla.
No, sono venuto qui per aiutarla, non per sfasciarle casa, pensò il ragazzo, scuotendo la testa. Però, in fondo, me l'ha suggerito lei.
Con un sorriso indecifrabile stampato in viso, Ryan Shirogane cominciò a camminare lungo il corridoio, con chissà quali altri strambi pensieri per la testa.
Aprì la prima porta che trovò sulla destra, trovandovi un grande bagno, probabilmente quello personale di Pam. Vi erano numerosi prodotti riposti ordinatamente su una mensola e nella stanza era diffuso un piacevole odore di lavanda. Ma quello non era di certo il posto più interessante della casa.
Si diresse così al piano inferiore e si fermò nella prima stanza che trovò sul suo cammino: la cucina. Le pareti erano di un rosso fragola, che davano un aspetto moderno alla stanza. Sull'isola vi era un cesto con molta frutta e qualche utensile fuori posto: vicino al lavandino, invece, c'erano due o tre mensole con numerose spezie. Una perfetta cucina in stile americano.
Successivamente, il ragazzo si diresse nella sala da pranzo, il cui arredamento aveva un accenno di stile gotico: il tavolo era molto grande e occupava gran parte della stanza - probabilmente la modella organizzava numerose cene di lavoro in casa sua - ma l'oggetto che sicuramente spiccava di più era un quadro, posto sopra ad un mobiletto di legno. Rappresentava un bosco dall'aspetto tetro, con alberi alti e ricchi di foglie.
Infine, ma non meno importante, Ryan giunse finalmente nel salotto, dove poté rilassarsi un po'. Si sedette sul lungo divano in pelle, di fianco alla quale vi erano due poltrone: vi era inoltre un ampio televisore, non molto distante da un elegante camino bianco. Una grande portafinestra era rivolta verso il giardino sul retro, ma essendo buio non riuscì vedere molto.
La cosa più strana, era che durante la sua perlustrazione non aveva intravisto nemmeno una foto di famiglia.

 

 

Pam scese le scale a fatica, stringendosi saldamente alla ringhiera. Ogni volta che poggiava il piede destro a terra, provava un dolore indescrivibile: fu così obbligata a fare un gradino alla volta, saltellando sul piede sano.
Dopo all'incirca cinque minuti, quando finalmente riuscì ad arrivare al pianoterra, seguì l'unica luce accesa per la casa, che la condusse nel salotto.
«Pam, potevi dirlo che avevi finito di cambiarti, ti avrei portata giù io» dichiarò Ryan, aiutandola a sedersi sul divano.
«Non ha importanza, ci ho messo qualche minuto in più ma ci sono riuscita da sola.»
Il biondo si sedette al suo fianco. «Certo che sei veramente testarda quando ti ci metti!»
 La ragazza non aggiunse altro e si concentrò su qualcos'altro. Prese a massaggiare delicatamente la parte lesionata e notò quasi subito lo sguardo dell'americano su di sé.
«C'è qualcosa che non va?
«Niente, è solo che...» esordì, ma poi scosse la testa. «Nulla.»
«Avanti, parla.»
Ryan si passò una mano tra i capelli. «Come hai fatto a farti un taglio del genere inciampando?»
La Mew Viola sospirò. «Stavo portando uno dei piatti rotti da Lory in cucina ed essendo sovrappensiero, non mi sono accorta della pallina di Paddy. Quando sono scivolata, il piatto mi è caduto sulla caviglia. Tutto qui.»
«Che discorso interessante» ironizzò il ragazzo, non riuscendo a staccare lo sguardo dalla grossa libreria in legno antico. «Fra il lavoro e gli alieni riesci a trovare del tempo per leggere?»
La Mew Mew si schiarì la voce. Quella situazione, stranamente, la stava mettendo a disagio.
«A dire il vero no, da quando mi sono trasferita qui non ho più toccato carta, eccetto per firmare dei documenti. Quelli erano i libri di mio padre.»
«Oh» si limitò a dire lui. Quando, insieme a Kyle, aveva raccolto i dati delle future Mew Mew, era stato difficile scavare nel passato di Pam. Sapeva solo che faceva la modella da quando aveva quattordici anni e che prima di allora aveva vissuto in America con la sua famiglia: poi, inspiegabilmente, era tornata in Giappone, paese natio del padre, completamente sola.
Anche se sapeva poco e niente su lei, Ryan ci avrebbe messo la mano sul fuoco: a Pam era successo qualcosa che l'aveva segnata profondamente. Ma di certo, non le avrebbe chiesto spiegazioni.
«Puoi anche tornare al Caffè, ormai si sta facendo tardi» disse ad un tratto la Mew Lupo.
Ryan alzò un sopracciglio. «Mi stai sbattendo fuori, Fujiwara? E io che pensavo di essere gentile e di restare tutta la notte ad assisterti.»
«Pensavi male» soffiò lei, girando la testa dalla parte opposta del ragazzo, fingendosi disinteressata a lui. «Posso farcela benissimo da sola.»
E Ryan, impercettibilmente, sorrise.
«Invece mi sa che resterò qui» continuò, deciso.
La ragazza lo osservò a lungo, rivolgendogli l'ennesima occhiata gelida. Poi, all'improvviso, sospirò.
«Ci sono due camere degli ospiti» lo informò, massaggiandosi le palpebre. «Quella in fondo al corridoio è più spaziosa e c'è un letto matrimoniale, mentre quella subito a fianco è più piccola e c'è un letto singolo, ma il materasso è decisamente più comodo.»
«Come mai tutte queste stanze? E' un hotel per caso?» scherzò il biondo, ma la Mew Viola non rise con lui.
«Non sono affari che ti riguardano» disse seccamente.
Ryan si incupì, ma cercò comunque di sorridere. «Scusami, non era mia intenzione entrare nel dettaglio.»
«Non fa niente, ormai ci sono abituata.» Pam sospirò nuovamente. «Adesso, se non ti dispiace, vorrei andare a dormire. Fa' come se fosse casa tua, basta che non fai troppo rumore.»
La ragazza si alzò, ma prima che potesse compiere un altro movimento, l'americano posò le mani sulle sue spalle.
«Eh no, hai fatto la discesa da sola, ma adesso ti porto io.»
Nel giro di pochi secondi, Pam si ritrovò stretta tra le braccia del ragazzo. Per la prima volta, i due si scambiarono una lunghissima occhiata: occhi azzurri come l'oceano con occhi color blu zaffiro. Uno strano rossore si formò sul volto della viola, che cercò di dire qualcosa, ma l'ideatore del Progetto Mew la precedette.
«Hai delle amiche che tengono molto a te. Dovresti cominciare a fidarti e ad essere più aperta con loro.»
Lei strinse meglio le braccia attorno al collo di lui. «Perché mi stai dicendo questo?»
Il biondo si diresse verso le scale e incominciò a salire lentamente. «Perché la settimana scorsa, quando è successo quel casino con Mina, la squadra ha rischiato di sciogliersi. Ed è una cosa che voglio evitare.»
«Vorresti dire che è tutta colpa mia se quella ragazza non riesce a combattere senza di me?»
«Non sto dicendo questo» riprese a dire il ragazzo, adagiando la modella sopra al proprio letto. «Voglio solo dire che la ragazza in questione ti adora e che, forse, se la trattassi diversamente, riuscirebbe davvero a tirare fuori la forza che è nascosta dentro di lei.»
La Mew Lupo si sistemò sotto le coperte. «Non posso modificare il mio DNA e le caratteristiche fisiche e mentali che ne derivano, sai?»
«Le persone cambiano» rispose l'altro, sorridendo. «Buonanotte, Fujiwara.»

 

 

Dalla finestra entrava un leggero fascio di luce, che bastò per far svegliare la modella. Quest'ultima sbadigliò silenziosamente, rivolgendo poi la sua attenzione all'orologio da muro posto di fronte a lei: segnava le dieci e mezza.
La ragazza si alzò dal letto di malavoglia: la caviglia le faceva ancora male, ma rispetto al giorno prima, che non poteva nemmeno poggiare il piede a terra, anche se zoppicando, riusciva a camminare. Si diresse così al piano inferiore, più precisamente in cucina.
«Ryan.»
Il biondo stava spalmando della marmellata su una fetta biscottata, con degli auricolari bianchi nelle orecchie. Quando si accorse di Pam, mise il coltello nel lavandino e si tolse in fretta le cuffiette.
«Buongiorno» disse, mentre la Mew Viola si avvicinava. «Come ti senti?»
Quest'ultima non rispose, ma si affrettò a togliergli la fetta biscottata di mano.
«Ho pensato di preparare la colazione» proseguì lui, porgendole una tazza di caffè.
«Questa volta hai pensato bene» sussurrò, abbozzando un sorriso.
Ryan fu tentato di dire qualcosa, ma un rumore lo bloccò.
Il campanello suonò un paio di volte, costringendo la modella a riporre la tazza di caffè sull'isola della cucina: dopo non molto, quando aprì la soglia, si ritrovò davanti l'espressione preoccupata di Mina.
«Buongiorno» disse la viola, poggiandosi sullo stipite della porta.
«C-Ciao...» balbettò quest'ultima, abbassando lo sguardo. «Volevo... volevo vedere come stavi.»
«La caviglia mi fa ancora male, ma rispetto a ieri sto decisamente meglio.»
«Mi fa piacere» annuì la più giovane, non del tutto convinta.
La modella si spostò, facendo cenno alla ragazzina di entrare, ma quest'ultima scosse la testa.
«Oh, no, ti ringrazio, ma devo andare a lezione di danza.»
Pam inspirò. «Okay.»
Seguì un silenzio tombale, che contribuì ad aumentare l'imbarazzo di Mina. Dopo non molto, la blu si schiarì la voce, visibilmente affranta. «Sai... Paddy si sente davvero in colpa.»
«Non deve preoccuparsi. In fondo, sono cose che capitano» disse semplicemente l'altra, ricadendo poi nel suo abituale silenzio.
Mina annuì ancora, sorridendo amaramente. «Già. Sono cose che capitano.» 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3000 parole tonde tonde!
Per chi è abituato a scrivere/leggere capitoli lunghissimi non è molto, ma ho fatto davvero del mio meglio.
Zakuro è abbastanza IC o sbaglio? Ho qualche dubbio su Ryou però :/
Va beh, tralasciando i miei dubbi post-studio, visto che ormai sono giorni che ho la testa sul libro di chimica e quindi sono un po' scombussolata per questo spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto :)

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Capitolo 3
*** Un pigiama party improvvisato ***


 

Un pigiama party improvvisato

 

 

All'incirca una settimana dopo il piccolo incidente, Pam ritornò finalmente al lavoro. Il rientro, per la modella, fu veramente devastante: fra tutte le attenzioni che le dedicava Mina e le continue scuse di Paddy, non riusciva più ad avere un attimo di respiro. Per fortuna, grazie a chissà quale divinità, riuscì a tranquillizzare la Mew Gialla dopo qualche ora; fatto questo, però, la biondina si unì ai gesti esagerati di Mina, che consistevano nel cercare di far fare meno movimento possibile alla viola - ad esempio, prendendo le ordinazioni ai suoi tavoli o portando fuori la spazzatura quando era il suo turno -. In poche parole, per un paio di giorni la modella restò bloccata alla cassa, fino a quando Ryan riuscì finalmente a rimettere in riga quelle due.
«Posso sapere come hai fatto?» domandò non appena vide Mina andare a bere del té al solito tavolo e Paddy ricominciare ad intrattenere i clienti con i suoi spettacoli.
Il biondo, le mani dietro la nuca, si voltò verso la Mew Lupo con uno sguardo confuso.
«A fare che cosa?»
«Lo sai benissimo.»
Ryan accennò un sorriso, dirigendosi poi verso il laboratorio. «I'm a magician.»
Pam chiuse la cassa, ricambiando il sorriso. Shirogane le somigliava parecchio, lo dicevano tutti, ma quando voleva, il ragazzo sapeva anche essere divertente e decisamente più simpatico di lei, che, a dirla tutta, sorrideva ben poco e difficilmente faceva battute. Le piaceva far ridere le persone fino a fargli venire il mal di stomaco, le era sempre piaciuto ed era sempre stata brava nel farlo: però, da tre anni, era diventata una persona completamente diversa. La Pam che i suoi famigliari conoscevano non esisteva più.
Nello stesso istante, una figura minuta che le si era avvicinata la distolse dai suoi pensieri.
«Ehm, oneesama...»
Pam abbassò lo sguardo sulla ragazzina. «Spero che questa storia tua e di Paddy non vada avanti ancora per molto.»
La ballerina arrossì, agitando freneticamente le mani. «N-No, non sono qui per quello! Ecco, io... d-domani sera vorrei invitarvi tutte a dormire da me. O meglio, Strawberry si è lamentata del fatto che è da tanto che non vede casa mia e si è letteralmente autoinvitata, ma non ho nessuna intenzione di passare una serata tappata in casa da sola con lei. Se non hai impegni, ti andrebbe di venire?»
La modella, col suo solito sguardo gelido e inespressivo, osservò la Mew Lorichetto negli occhi, facendola pentire di averglielo chiesto.
«So che avrai sicuramente di meglio da fare, però...»
«Non lo so» rispose secca. «Ci devo pensare.»
«Eddai, Pam, ogni tanto svagarsi un po' serve a tutte!»
«Paddy ha ragione» s'intromise timidamente Lory, che aveva appena chiuso il portone del Caffè.
«Visto? Non sono l'unica a pensarla così» proseguì la Mew Scimmia, con finta aria autoritaria.
Pam incrociò le braccia, indecisa sul da farsi. Non aveva alcun impegno particolare, eppure non era molto convinta di accettare l'invito. La cosa non la convinceva.
Strawberry si avvicinò alla Mew Viola e le sorrise dolcemente. «Tra i chimeri e il tuo doppio lavoro, credo sia giunto il momento di passare del tempo in tranquillità con le tue amiche. Ci divertiremo, vedrai!»
La diretta interessata, a quel punto, non se lo fece ripetere due volte: sorrise a sua volta alla rossa, dopodiché, prese a parlare.
«Va bene. Se proprio insistete, allora accetto.»
Mentre tre componenti della squadra dimostravano la loro felicità - chi saltando allegramente o chi, semplicemente, sorridendo -, uno di loro, in particolare l'ultimo dalla quale ci si aspetterebbe una reazione simile, era tutt'altro che felice. Sul volto di Mina andò a formarsi un'espressione confusa, ma anche offesa e leggermente infastidita. Si limitò ad allontanarsi dal gruppo in silenzio, dirigendosi verso lo spogliatoio con l'intento di tornare a casa il prima possibile.

 

 

«Brrr! Ragazze, fa proprio freddo!»
Strawberry sospirò, scuotendo la testa. «Paddy, è normale che tu abbia freddo, ti sei messa la vestaglia da notte prima di uscire di casa! Non potevi infilarla dentro alla borsa e poi cambiarti da Mina, come faremo tutte noi?»
La piccola tirò su col naso, facendo una smorfia. «Guarda che non è mica la fine del mondo!»
«E allora non ti lamentare!»
«Ragazze» la voce di Pam catturò la loro attenzione «siamo arrivate.»
La più grande del gruppo si avvicinò al citofono e premette il dito sul campanello: prima che potesse ricevere risposta, però, il cancello si aprì all'improvviso e Mina - con il suo adorabile cagnolino fra le braccia - comparve sulla soglia di casa, un grande sorriso stampato in volto.
«Però, siete in largo anticipo. Non che la cosa mi dia fastidio, anzi, semplicemente mi pare strano un simile gesto da parte di Strabwerry.»
La Mew Mew in questione incrociò le braccia, offesa. «Ti diverti sempre a punzecchiarmi, vero?»
Mina fece una piccola risata, mentre Paddy, con poca grazia, prese Miky dalle braccia di Mina e iniziò a correre con lui lungo la grande scalinata della villa.
«Paddy, dove diamine stai andando!?» sbraitò la padrona di casa, stringendo le mani a mo' di pugno.
Lory trattenne a stento una risata. «Tranquilla, ci pensiamo noi a fermarla prima che combini qualche disastro» disse, indicando Pam.
Le due seguirono così la bambina, mentre Strawberry, con un'espressione indecifrabile in volto, prese a scrutare Mina. Quest'ultima, dopo pochi secondi, arrossì.
«C-Che stai facendo? Perché mi fissi?»
La Mew Gatto sorrise lievemente, facendo un passo avanti. «Come stai?»
Mina inarcò un sopracciglio. «Bene... perché me lo chiedi?»
«Beh, ieri non mi sembrava fosse così. Te ne sei andata all'improvviso senza nemmeno salutare.»
La ballerina alzò le spalle, non sapendo che altro dire. «Ero solo un po' stanca.»
Il sorriso di Strawberry si ampliò. «Sì, certo. Poi ne riparliamo. Ora raggiungiamo le altre.»

 

 

«Andiamo! Non stavo facendo niente di male!» sbuffò Paddy.
«Certo che no, stavi solo stritolando il mio cane!» ironizzò Mina, sedendosi sul proprio letto, di fianco a Lory.
«È stata proprio un'ottima idea quella di spostare un altro materasso matrimoniale nella tua stanza, almeno siamo più comode!» esclamò la leader, abbracciando un morbido cuscino color pesca.
La Mew Bird sospirò, esasperata. «Ovvio, sei stata tu a suggerirmelo...»
«Beh, di certo è meglio che dormire nei sacchi a pelo!»
Pam, che fino ad allora era rimasta in assoluto silenzio, finalmente parlò: «Mina, posso sapere il vero motivo per cui hai organizzato questa serata?»
La ragazzina sussultò, presa alla sprovvista. «Eh?!»
«È ovvio che si tratta di una richiesta forzata» proseguì la modella, accavallando le gambe, «si vede chiaramente che le altre hanno, in qualche modo, influito sulle tue decisioni. Posso sapere il perché?»
La blu abbassò lo sguardo, non sapendo in che modo rispondere alla domanda della ragazza.
«In realtà, volevamo semplicemente organizzare una serata tutta per te, visto che non abbiamo avuto modo di venirti a trovare la scorsa settimana» ammise Paddy, arrossendo un po' «però, abbiamo capito che ieri ti stavamo infastidendo e così, per evitare che tu rifiutassi, abbiamo inventato la storia del pigiama party. Quelli miei e di Strawberry erano semplicemente dei consigli che Mina ha deciso di seguire perché la stressavamo troppo. Ci dispiace non avertelo detto prima.»
Tutte osservarono sconcertate la Mew Scimmia, che, nonostante le numerose minacce di Mina, aveva avuto il becco di spifferare tutto con una facilità disarmante. La ballerina le dedicò un'occhiataccia, ma quando Pam si voltò nella sua direzione rilassò i muscoli del viso, e il suo cuore incominciò a battere ad un ritmo irregolare.
«Quindi l'idea è stata tua?» chiese la modella, ruotando leggermente la testa di lato.
Mina, deglutendo, annuì. Aveva paura della reazione che la compagna avrebbe potuto avere nei suoi confronti, visti i precedenti, ma accadde l'esatto opposto di quello che si era immaginata: Pam le sorrise, un sorriso puro e sincero, che causò l'arrossamento istintivo delle sue guance.
«Mina, per caso hai la febbre? La tua faccia ha lo stesso colore dei capelli di Strawberry!» esclamò Paddy, provocando una contagiosa risata di gruppo.
Mina si limitò a guardarle imbarazzata, mentre il suo viso riassumeva lentamente il solito colorito. Non le importava più di tanto di quella figuraccia: l'unica cosa che aveva in testa, era il sorriso che le aveva rivolto il suo idolo.
«Direi che è giunto il momento di giocare!» dichiarò nuovamente la più piccola, alzando le braccia al cielo.
«Giocare?» chiese Lory, confusa.
«Giocareee!» proseguì l'altra, mettendosi in piedi sul letto.
Mina si accigliò, leggermente irritata per quel gesto. «Paddy, casa mia non è un parco di divertimenti, scendi subito!»
La bionda si mise di nuovo a sedere, un'espressione furba in volto. «I casi sono due: o ci inventiamo qualche gioco, oppure soffochiamo la padrona di casa con una battaglia coi cuscini!»
«Io ci sto!» concordò battagliera la Mew Gatto, seguita a ruota da Lory.
«Ragazze, vi prego, non smontatemi la camera...» bofonchiò la blu, ansiosa.
All'improvviso, alla ballerina arrivò una lieve cuscinata in pieno viso, seguita da una risata a lei conosciuta.
«Oh no, Pam, anche tu?»
La modella le fece un occhiolino, dopodiché, cuscino alla mano, affiancò le altre amiche.
Mina accennò un sorriso. «E va bene: se è la guerra che volete, la guerra avrete!»

 

 

La mattina seguente, quando Paddy rincasò, cinque bambini le corsero incontro allegramente.
«Che bello, sei tornata!» esclamò uno di loro, saltellando gioiosamente.
«Ti sei divertita? Che cosa avete fatto?» domandò una bimba con due treccine.
«Più tardi giochi con noi?» proseguì un altro bambino.
La Mew Gialla scoppiò a ridere, accarezzando la testolina mora di quest'ultimo.
«Tranquillo, Lucha, adesso vado a riporre la borsa e poi giochiamo tutti insieme, così vi racconto com'è andata. Vi siete comportati bene con lo zio Kyle?»
Proprio in quel momento, l'americano sbucò dalla cucina, con indosso il solito grembiule bianco e un cucchiaio alla mano. «Bentornata, Paddy!»
La bionda, seguita dai cinque fratelli, raggiunse l'amico più grande e fece un inchino.
«Ti ringrazio per esserti preso cura di loro, Kyle. Sai, non mi piace lasciarli soli di notte... Spero non ti abbiano dato troppo fastidio.»
«Ma no, figurati! Sono stati dei veri angioletti» esclamò raggiante l'altro, facendo sorridere la ragazzina.
Ad un tratto, il cellulare di Kyle cominciò a squillare: il ragazzo lo estrasse dalla tasca dei pantaloni, dopodiché rispose, un'espressione preoccupata in volto.
«Come dici? E sei riuscito a contattarla?»
Paddy raddrizzò la schiena, mentre un brivido gliela percorreva lentamente. Il pasticciere assunse un'espressione indecifrabile, quasi preoccupata, e anche il suo tono di voce pareva a dir poco calmo. Cosa stava succedendo?
«Va bene, io avviso Paddy allora.»
L'americano rivolse alla Mew Scimmia un'occhiata più seria che mai, segno che era accaduto qualcosa di serio.
«Bambini, andate in salotto, vi raggiungiamo tra poco.»
I piccoli esaudirono la richiesta, ma Kyle non proferì parola fino a quando tutti non sparirono dal suo campo visivo.
«Un chimero ha attaccato Lory mentre tornava a casa» disse con voce pacata, cercando di non agitarsi. «Strawberry è già sul posto. Sai quello che devi fare.»
Paddy annuì, dirigendosi nuovamente per le strade di Tokyo: lei, al contrario del pasticciere, stava trattenendo l'allegria, perché ogni combattimento, per lei, era come un gioco.

 

 


«Ma questo non è un chimero, è una scimmia sputa fuoco!»
«Come ti permetti, vecchia befana! Non è una scimmia, ma un gorilla!» gridò Tart, dimenandosi goffamente in aria.
Mew Berry, sospirando, si ritrovò così a dover nuovamente schivare le fiamme bluastre che espelleva il gorilla. Queste avevano una particolarità: infatti, a differenza del normalissimo fuoco, non c'era il rischio che scoppiasse un incendio, perché le fiamme, come una calamita, venivano attratte dal corpo umano e se nel giro di pochi secondi non si univano a qualcosa - o meglio, qualcuno -, si dissolvevano nell'aria.
«Uffa!» sbuffò Mew Paddy, schivando prontamente l'ennesimo attacco «Non riusciamo neanche a colpirlo!»
«È troppo veloce» proseguì Mew Pam, atterrando vicino a Mew Lory. «E se provassimo a distrarlo?»
«Sì, certo! Nessuna di noi vorrà fare da esca, io per prima!» esclamò la Mew Gatto, mettendo subito le cose in chiaro.
«E invece sei proprio tu quella a doversi esporre, zuccona» la schernì Mew Mina, invocando la sua arma.
«Non ho molta voglia di abbrustolirmi, sai?»
«Il Cavaliere Blu è qui apposta per proteggerti.»
«Non ha tutti i torti: se qualcosa va storto, Mark ti salverà appena in tempo!»
«Paddy, non ti ci mettere anche tu» disse la rossa a denti stretti.
«Non mi interessa chi fa da esca oppure no, cercate solo di sconfiggerlo al più presto. Alcune persone sono rimaste bloccate nel traffico e non riescono a fuggire. Quindi datti una mossa, Mew Berry!»
La diretta interessata rivolse un'occhiataccia al suo ciondolo, che Ryan aveva utilizzato per mettersi in contatto con loro. «Sei molto bravo a parlare, vero? Vorrei vedere te al mio posto! Sono sempre io l'esca!»
Proprio in quel momento, arrivò un nuovo attacco da parte del chimero, diretto verso Strawberry: quest'ultima, in preda al panico, non fece in tempo a saltare con le compagne e riuscì solamente a coprirsi il viso con le mani. Dopo non molto, però, notò una figura davanti a lei e riaprì gli occhi.
«Mark, che cosa stai facendo! Spostati di lì!»
Il Cavaliere Blu, per proteggere la Mew Rosa, si era trovato costretto ad assorbire la fiamma, che gli aveva provocato una bruciatura sul braccio sinistro.
«Tranquilla, non è niente» la rassicurò lui, cercando di non mostrare alcun segno di dolore. «Adesso dobbiamo concentrarci a distruggere quel mostro!»
La ragazza, ancora titubante, annuì. Prese a correre verso destra, in direzione di una piazza vuota e si fermò davanti ad una panchina.
«Ehi, chimero, sono qui!» urlò, agitando velocemente le braccia su e giù.
Il gorilla - che per poco non aveva colpito Mew Mina con una delle sue fiamme - si voltò istantaneamente verso la Mew Gatto e cominciò a correre verso di lei. Quest'ultima rizzò la coda, spaventata a morte, e cominciò a maledire mentalmente prima Mina, poi Ryan.
Il chimero si fermò a pochi metri di distanza da lei, poiché fu attirato da un'altra figura: Mew Paddy aveva iniziato a saltare da un albero all'altro, riuscendo così a distrarre completamente il nemico, che ruotava su se stesso ripetutamente nella speranza di individuare la Mew Scimmia.
«Fiocco d'Acqua!»
«Fiocco d'Energia!»
«Fiocco d'Azione!»
I tre colpi non andarono a segno, perché il chimero riuscì a pararli nuovamente con le sue fiamme.
Con un balzo, il Cavaliere raggiunse il gorilla e cominciò a scagliare numerosi attacchi con la sua spada, ma nessuno di questi arrivò al chimero: quest'ultimo, infatti, riuscì a colpire Mark per la seconda volta, dopodiché riprese ad attaccare le Mew Mew, sempre più affaticate a causa dei continui salti e sforzi.
«Non riuscirete mai a batterlo!» esclamò presuntuosamente l'alieno, un sorriso beffardo stampato in volto.
Dopo l'ennesimo balzo, finalmente, Mew Pam la notò: era una piccola sfera rossa, simile ad una bolla e si trovava dietro al collo del chimero.
«Mew Mina» esordì, rivolgendosi alla collega «pensi di riuscire a trasportarmi lassù, fino al tetto di quel palazzo?»
La blu deglutì. «Sì, penso di farcela, ma...»
«Te lo spiegherò una volta lì» fu la risposta secca della modella.
L'altra annuì ed esaudì la sua richiesta, sotto lo sguardo confuso del resto della squadra. Quando la Mew Lorichetto lasciò andare l'amica, quest'ultima le rivolse un'occhiata seria.
«Il chimero ha una piccola bolla sulla nuca. Credo si tratti dell'organo che gli permette di creare il fuoco. Perciò,» disse, tenendo ben stretta la sua frusta «mentre le altre lo tengono occupato, noi due lo colpiremo.»
La Mew Bird - ancora sospesa in aria - si accigliò. «Sicura che funzionerà?»
La modella accennò un sorriso: «Fidati di me.»
Detto questo, la ragazza si lanciò nel vuoto, in direzione del chimero: stava precipitando ad una rapidità incredibile, tanto che, se non fosse stata cosciente delle sue azioni, si sarebbe sicuramente schiantata al suolo.
Non appena arrivò il momento adatto, scagliò il suo attacco, imprigionando così il chimero con la sua frusta.
«Mew Mina, adesso!»
La diretta interessata, al richiamo della Mew Viola, non la fece attendere un minuto di più: scagliò un paio di frecce, colpendo in pieno la nuca del nemico. Quest'ultimo, nel giro di pochi secondi, sprigionò una luce accecante e si disintegrò.
Quando la Squadra Mew Mew riaprì gli occhi, davanti a loro c'era soltanto una folla di persone spaventate.

 

 

«Adesso non ci possiamo riposare neanche la domenica?» sbuffò Paddy, accasciandosi sulla sedia. «Sono a pezzi.»
«Stai tranquilla, adesso recupererai tutte le forze necessarie» le disse Kyle, col suo solito sorriso raggiante.
Il cuoco, infatti, posò sul tavolino un vassoio pieno zeppo di buone cose da mangiare, e la Mew Scimmia si riempì subito la bocca di dolciumi.
Alla vista di quel gesto, una vena cominciò a pulsare pericolosamente sulla tempia destra di Mina: «Paddy, un po' di educazione! Il cibo non scappa mica se rallenti!»
Pam - in piedi dall'altra parte del Caffè, vicino alla porta della cucina - abbozzò un sorriso di fronte a quella scena.
«Come ti è venuta quell'idea?»
La modella si voltò, un'espressione indecifrabile sul viso. «Dopo aver combattuto contro dei chimeri per quasi un anno, ho imparato alcuni trucchetti» scherzò, dedicandogli un occhiolino.
Ryan fece una smorfia: «Beh, è stata una buona strategia.»
«Lo so» proseguì l'altra, facendo scoppiare a ridere l'americano.
«Cos'è, vuoi fare la spiritosa, Fujiwara?»
«Assolutamente no.»
Il ragazzo incrociò le braccia, con l'intento di dire qualcosa, ma la sua attenzione fu catturata da una scena che lo fece irrigidire: siccome il tavolo era troppo piccolo, Strawberry si era seduta in braccio a Mark, ma lo aveva colpito nelle zone in cui il chimero lo aveva bruciato.
«Ahia!»
«Scusami Mark, non volevo farti male! Scusa, scusa, scusa!» piagnucolò la rossa, scuotendo nervosamente la testa.
Mark fece una risata, cingendole la vita con le braccia. «Ma no, piccola, stai tranquilla! Non è nulla, vedrai che passerà presto!»
Alla Mew Rosa, in tutta risposta, spuntarono orecchie e coda da gatto, gesto che fece scoppiare a ridere tutto il gruppo.
Ryan rivolse un'occhiataccia al ragazzo, dopodiché, fece un cenno del capo a Pam e si diresse al piano superiore.
«When you love someone that loves someone else, it hurts.»
La modella sospirò, abbassando lo sguardo. «I know.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non è un granché a dirla tutta, ma la frase finale... sì dai, quella rende decisamente più gradevole il capitolo u.u
Beh, stavolta Zakuro è stata più gentile con Minto, mentre Ryo... è ancora ammaliato da Ichigo.
Oggi sono di poche parole, perciò concludo qui.
Bye bye

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Capitolo 4
*** Daifuku alla fragola ***



Daifuku alla fragola

 

 

Quando arrivò finalmente l'orario di chiusura, le quattro Mew Mew si accasciarono sulle sedie a forma di cuore del locale, sfinite. Anche quel giorno avevano combattuto contro un chimero di Pie, ma quando avevano fatto ritorno al Caffè, davanti all'ingresso si era formata una lunga fila e Ryan le aveva costrette a lavorare per diverse ore malgrado la lotta fosse stata veramente stancante.
Mina, però, aveva passato tutto il giorno in cucina con Kyle - non che fosse importante, visto che la ballerina non avrebbe comunque aiutato le amiche a servire ai tavoli, però la cosa le aveva incuriosite parecchio.
«Ragazze, non so voi, ma io ho una fame da lupi...» esordì la piccola Paddy, posando la testa sopra al tavolo.
«A chi lo dici» mugugnò Strawberry, abbassando le spalle per la stanchezza. «Pensa che io devo ancora finire i compiti di matematica per domani!»
«Se non perdessi tempo, di sicuro finiresti i compiti prima del giorno della consegna.»
Le ragazze si voltarono verso quella voce familiare, appartenente all'ideatore del Progetto Mew, che si avvicinò al gruppetto - come suo solito - con le braccia incrociate.
Strawberry scattò in piedi di colpo, facendo una smorfia: «In realtà, signor so-tutto-io, è colpa tua se non ho finito i compiti!»
Il biondo fece una piccola risata. «Mia?»
«Sì, tua!» proseguì l'altra, diventando rossa in viso. «Se oggi non avessimo combattuto contro quel chimero, o perlomeno non ci avessi imposto di aprire il locale dopo una lotta massacrante, di sicuro sarei riuscita a farli tutti!»
«Si può sapere perché urli, ragazzina?»
«E non chiamarmi ragazzina! Soltanto perché hai qualche anno in più di me, questo non ti da il diritto di-»
«Ragazzi, ascoltatemi bene» Kyle batté allegramente le mani, attirando la loro attenzione «questo pomeriggio Mina ha preparato dei dolci e le farebbe molto piacere farveli assaggiare. Diciamo che è la vostra meritata ricompensa per questo faticoso giorno.»
Prima che qualcuno potesse replicare, la Mew Bird raggiunse il resto del gruppo nel salone, dove poggiò un vassoio sul tavolo in cui sostava Paddy: la bambina si sporse subito per capire di che cosa si trattasse, allargando all'istante le labbra in un ampio sorriso.
«Ichigo Daifuku!» (*)
«Eh?»
«I Daifuku alla fragola!» spiegò la bionda, rivolgendosi a Lory. «Non dirmi che non li hai mai mangiati!»
«Ecco, a dire la verità no...»
Il gruppetto si riunì incuriosito attorno al tavolo, un velo di stupore misto a fierezza negli occhi.
«Li hai fatti veramente tu?» domandò Strawberry, non del tutto convinta.
«Certo che sì, credi che non sia in grado di cucinare qualcosa?» sbuffò la blu, incrociando le braccia.
«No no, ci credo! È solo che è strano... di solito non lavori mai.»
Le guance di Mina assunsero un lieve colore rosato. «Adesso non posso nemmeno compiere un gesto carino nei confronti delle mie amiche!?»
«Un gesto molto buono, direi!»
«Paddy, non mi dire che ne hai mangiato uno intero!»
«Perché, non ce n'è uno a testa?»
Lory sospirò, scuotendo leggermente la testa. «L'avrai sicuramente messo in bocca senza masticarlo, come fai di solito...»
«Lory ha ragione, così rischi di strozzarti» soffiò la Mew Blu, mentre un lieve sorriso le contornava il viso. «Al di là di questo... sono contenta di sapere che ti è piaciuto.»
Intanto, il resto della squadra - Kyle e Ryan compresi - assaggiò il dolce e nessuno di loro contrastò le parole di Paddy.
«Il risultato è davvero ottimo per essere il tuo primo dolce!» si complimentò il pasticcere, sorridendo allegramente.
«Già, era davvero buono! Peccato che ce n'era soltanto uno a testa...» mugugnò Strawberry, dispiaciuta.
La Mew Focena, a quell'esclamazione, sussultò. «Mi è appena venuta una grande idea! Mina, perché non cominci a preparare i Daifuku per i clienti del Caffè? Sono convinta che andranno a ruba!»
Le altre Mew Mew annuirono, mentre la diretta interessata, leggermente a disagio, voltò lo sguardo verso una delle colonne dell'edificio.
«Io... non so se...»
«Erano molto buoni.»
La ragazzina alzò la testa di scatto, mentre il suo cuore prese a battere sempre più velocemente. «Dici sul serio?!»
«Certo, forse non è ai livelli dei dolci di Kyle, ma si capisce chiaramente che ci hai messo molto impegno nel prepararli, il che li ha resi ancora più gustosi.»
Le parole di Pam furono come una motivazione per Mina, che sorrise riconoscente all'amica e accettò volentieri la proposta delle altre.

 

 

«Mina, ti posso parlare un secondo?»
La ragazzina si bloccò nel bel mezzo del corridoio, voltandosi con la solita grazia. «Sì, ma certo. Che cosa c'è?»
Ryan si appoggiò contro al muro, un'espressione furba in volto. «E così, la nostra ragazzina dell'alta società si è sporcata le mani per un "gesto carino nei confronti delle amiche"? Suvvia, chi vuoi che ci creda!»
La ragazzina in questione si irrigidì, stringendo le mani a mo' di pugno: «Cosa stai insinuando?»
L'americano ammiccò un sorriso. «Stai cercando di attirare a tutti i costi la sua attenzione, ma di certo non ti guadagnerai la sua fiducia e il suo rispetto in questo modo.»
Mina rilassò a poco a poco i muscoli del viso, ma in compenso, non sentiva più le gambe.
«Io...»
Il biondo le lanciò un'ultima occhiata, dopodiché proseguì per la sua strada, lasciando la giovane in preda a mille pensieri confusi fra loro.

 

***

 

«Secondo me è meglio colpire la città quando diventa buio» disse Pie, incrociando le braccia. «Nessuno si aspetterebbe un attacco a tarda sera.»
«Te la ripeto per la millesima volta» sussurrò Ghish, trattenendosi dal tirare un pugno in pieno viso al fratello «se le attacchiamo di notte mentre le Mew Mew e il Cavaliere Blu dormono, sarà un Para Para sprecato! Attaccandole in pieno giorno, come abbiamo sempre fatto, attireremo subito la loro attenzione. Non puoi cambiare strategia a questo punto, Pie!»
Il viola non si mosse, scrutando con severità il fratello minore. «Infatti la mia intenzione era quella di seguirle e scoprire dove vivevano, non di attaccare a vuoto un punto qualsiasi della città. Che idiota.»
Bastò quella semplice parola per far scattare l'alieno contro Pie: il verde gli bloccò le spalle, rivolgendogli una delle occhiate più folli e cariche di rabbia della sua vita, che fece rabbrividire anche Tart. Poi, dopo qualche secondo, lasciò andare il maggiore degli Ikisatashi e scomparve, teletrasportandosi chissà dove.

 

***

 

«Mina, vogliono altri Daifuku al tavolo cinque!»
«Ancora? Ma se ne hanno già ordinati una ventina!»
«Lo so, ma c'è una coppietta che li adora e mi hanno chiesto se possono portarne via ancora qualcuno» spiegò Strawberry, prendendo finalmente un attimo di respiro.
«Okay, tra poco te li faccio avere già impacchettati da Kyle. Adesso ne preparo altri che potremo vendere tra un paio d'ore, visto che devono stare a riposo in f-»
La ragazza si bloccò, attirando subito l'attenzione della rossa: «Cos'è successo?»
«Non ci credo... abbiamo finito le fragole!»
«Com'è possibile? Ne avevamo un sacco!» proseguì la Mew Gatto, ansiosa.
«Qualcosa mi dice che Paddy se ne è mangiate un bel po'...» rivelò Kyle, porgendo i Daifuku appena ordinati a Strawberry.
«Se vuoi faccio un salto al supermercato» propose quest'ultima.
Mina, però, scosse la testa. «No, lascia stare, ci vado io: ho voglia di fare una passeggiata.»
Strawberry non si oppose, ma mentre la ballerina usciva dalla cucina, lanciò un'occhiata omicida a Paddy: mentre Mina era via, come avrebbero fatto a tenere a bada i clienti amanti dei suoi Daifuku?

 

 

Ghish si grattò la testa, guardandosi un po' intorno. Sotto di lui vi era un immenso parco pieno di bambini, ma di certo non gli andava di avere a che fare con dei marmocchi - Tart bastava e avanzava. Inoltre per le strade c'erano poche persone, tra cui donne anziane o ragazzini che si rincorrevano. Poi, ad un tratto, la notò: era una ragazzina niente male, coi capelli neri e la stessa divisa scolastica di Strawberry. Aveva un'aria stanca, affranta, ma qualcosa gli diceva che era quella giusta.
La vide svoltare in una stradina vuota: fu allora che si teletrasportò alle sue spalle e si impossessò della sua forza vitale prima che se ne rendesse conto.
«Che diamine stai combinando, Ghish?»
«Sto solo cercando di attirare l'attenzione, come ho già detto prima» soffiò il verde, voltandosi verso il fratello minore. «E tu da che parte stai? Dalla mia o da quella di Pie?»
Tart incrociò le mani dietro la nuca, uno sguardo indecifrabile in volto: «Io mi astengo. Non mi va di immischiarmi in questioni vostre.»
«Allora puoi anche sparire, mi sarai solo d'intralcio.»
Il ragazzino non proferì parola e se ne andò: nel mentre sul volto di Ghish andò a formarsi un ghigno divertito. Riuscì a scansarsi appena in tempo, prima che una freccia si conficcasse nella sua schiena.
«Ma guarda un po' che bell'uccellino» soffiò, lanciando un'occhiata a Mew Mina. «Speravo di incontrare la mia micetta preferita, ma a quanto pare mi dovrò accontentare di te.»
Mina tese nuovamente il suo arco: «Posso farti scappare anche senza l'aiuto di Strawberry.»
«Lo vedremo, mia cara.» Il verde sorrise divertito: «FUSIONE!»
Una luce accecante spinse Mina a coprirsi gli occhi con un braccio, impedendogli così di scoccare un'altra delle sue frecce. Quando riacquistò la vista, davanti ai suoi occhi si presentò una strana creatura: somigliava parecchio a un ghepardo, solo che il suo pelo era color verde pallido e aveva due strani cerchi neri attorno agli occhi, come se fossero degli occhiali. Inoltre, prese a caricare con le zampe, come se fosse un toro. Poi, all'improvviso, scattò: fu quasi come vedere una stella cadente, una scia bianca la cui visuale durò un paio di secondi, dopodiché sparì. Il problema, però, era che il chimero era veloce, troppo veloce e riuscì a colpirla col muso, provocandole un forte dolore, anche se temporaneo.
Mina provò una dolorosissima fitta alla schiena e riuscì a malapena a restare in piedi. Richiamò nuovamente il suo arco, ma un nuovo attacco del chimero lo scagliò lontano, rendendola impotente. Il ghepardo riprese a correre, colpendola numerose volte alla schiena, un paio alle gambe e una in pieno stomaco. Il tutto in una dozzina di secondi.
La ragazza prese a respirare profondamente, sentendo l'aria mancarle sempre di più.
«Ti arrendi già, passerotto?»
La ballerina lo guardò, furente: si alzò in volo più in fretta che poté, cercando di avvicinarsi a Ghish il più possibile per poterlo colpire con il suo arco.
Ad un tratto, però, sentì due mani calde e lisce cingerle i polsi dolcemente.
«Sei carina, sai? Forse quasi quanto Strawberry» le sussurrò l'alieno all'orecchio, ammiccando un sorrisino sghembo. «Facciamo così: se decidi di aiutarmi a trovare l'Acqua Mew o, perlomeno, mi dici dove si trovano le tue amiche e il Cavaliere Blu, forse ti potrei risparmiare la vita. Anzi, magari potrei portarti via con me e...»
Solo allora Mina si rese conto del sai che Ghish le puntava allo stomaco: vedere il tridente appuntito la fece allarmare, ma non poteva demordere. Dare a quello stupido alieno delle informazioni avrebbe significato tradire le sue amiche, le sue uniche amiche, ed era una cosa che non avrebbe mai fatto, nemmeno in punto di morte.
«Preferisco una morte lenta e dolorosa piuttosto che scappare con te» soffiò, con un tono di voce carico di rabbia.
Il sorriso di Ghish fu sostituito da un ghigno seccato: «E va bene. Se è questo che vuoi, ti accontento subito!»
«Fiocco d'Energia!»
Un lungo filo viola si attorcigliò nel sai di Ghish, che con uno strattone, gli cadde di mano: furibondo, l'alieno lasciò andare Mew Mina, che raggiunse le sue amiche col batticuore. Mew Lory la accolse tra le sue braccia, mentre Mew Pam prese ad occuparsi dell'alieno: il ragazzo cercò di colpirla numerose volte col suo secondo sai, ma la Mew Lupo riuscì a scansare - e a bloccare con la sua frusta - ogni fendente. Ad un tratto, la modella riuscì a far cadere anche il secondo tridente e con un'agilità degna di nota, scagliò una forte ginocchiata nello stomaco del verde, che sputò un rivolo di sangue a terra.
Nel mentre, Mew Paddy si stava divertendo a schivare ogni colpo del ghepardo con la sua abilità da scimmia, saltando da un cancello all'altro.
«Ti conviene scendere in strada, prima che tu faccia a pezzi una casa!» gridò Mew Berry, ma la piccola nemmeno si accorse di lei. Il chimero, invece, sì.
Prese nuovamente a caricare, stavolta verso la rossa, che rizzò coda e orecchie dallo spavento: prima che il chimero potesse muoversi, però, una figura in blu lo colpì con la sua spada, procurandogli una grossa ferita alla schiena.
«Mark...» sussurrò gioiosamente, portandosi una mano all'altezza del cuore. «Finalmente sei arrivato!»
Il biondo si voltò verso la ragazza, sorridendole: «Possibile che ti cacci sempre nei guai, Mew Berry?»
La diretta interessata abbassò di poco lo sguardo, colpevole.
«Mew Berry, non perdere tempo!» esclamò Mew Paddy, affiancandola.
«Eh? Ah... ah! Sì sì, certo, hai ragione tu!»
La biondina le lanciò un'occhiataccia: possibile che quando c'era Aoyama nei dintorni la loro leader diventasse così pensierosa e allegra al tempo stesso? Certo, anche lei era contenta quando era in compagnia di Tart, ma di certo non aveva un'aria da pesce lesso come la sua amica.
«Fiocco di Luce, Massimo Splendore!»

 

 

«Che cosa? Perché non vuoi più cucinare i Daifuku?»
«Te l'ho detto, il mio compito è quello di assicurarmi che voi portiate a termine le vostre mansioni» spiegò Mina, con un velo di tristezza negli occhi. Sospirò, finendo di confezionare gli ultimi Daifuku: «Mi divertivo molto a cucinarli, ma, Paddy, dico sul serio: non fa per me questo lavoro.»
Se in quel momento la biondina avesse avuto le orecchie da Scimmia, di sicuro le avrebbe abbassate dispiaciuta. «Che peccato... erano così buoni...»
La ballerina sorrise amaramente, porgendole il sacchettino di plastica: «Questi sono gli ultimi che ho preparato, puoi portarli a casa e farliassaggiare ai tuoi fratelli. E poi, ho semplicemente detto che smetterò di cucinarli per il Caffè, ma non è detto che non ne farò degli altri per voi in futuro!»
Gli occhi della bambina si illuminarono di colpo: «Dici sul serio?»
La blu annuì divertita. «Certamente! Ora però devo lasciarti, non voglio fare tardi. Ci vediamo domani!»
Paddy salutò allegramente l'amica con la mano, un enorme sorriso stampato in volto. Proseguì verso casa canticchiando una strana canzoncina, la borsa di plastica saldamente stretta fra le mani.
All'improvviso, una figura a lei famigliare atterrò davanti ai suoi occhi e la Mew Scimmia trattenne a stento un gridolino di felicità. «Taru-Taru! Sono così felice di vederti!» esclamò, gettandogli le braccia al collo.
«Ehi, brutta scimmia impicciona... levami le mani di dosso! E che cavolo!»
La bambina fece una risata, mentre l'alieno arrossì un poco. Si scambiarono delle tenere occhiate, che fecero arrossire ancor di più il castano.
«Che hai da guardare?!»
Paddy ruotò leggermente la testa di lato: «Ti stanno crescendo i capelli!»
«E allora? A tutti crescono i capelli se non vengono tagliati!»
La piccola fece qualche passo avanti, avvicinando il suo viso a quello del minore degli Ikisatashi. Quest'ultimo provò una strana sensazione nel petto, mentre la bionda studiava con attenzione i due codini. Poi, scoppiò a ridere di gusto.
«Guarda che se non te li tagli tra un po' sembrerai una bambina!»
Il rossore sulle guance di Tart scomparve all'improvviso, lasciando spazio a un'espressione scocciata e offesa: «Io non sembro una bambina, è chiaro?!»
La Mew Gialla cessò improvvisamente di ridere; prese a fissare un punto imprecisato nel vuoto, facendo spaventare anche il povero Taru-Taru.
«Che... che ho detto di sbagliato adesso?!»
«Ma certo! Chissà perché non mi è venuto in mente subito!»
L'alieno si accigliò, non capendo cosa stesse accadendo alla ragazzina: quest'ultima estrasse uno strano oggetto dalla borsa di plastica e glielo porse, un enorme sorriso stampato in volto.
«Ecco, tieni! Questo è un Daifuku alla fragola!»
Tart ruotò leggermente la testa di lato, prendendo tra le mani quel batuffolo rosa: «Dafu-che?»
«Daifuku!» ripeté la bionda, stavolta con più enfasi. «Sono dei dolci buonissimissimi! Avanti, assaggialo!»
Il castano osservò stupefatto la Mew Mew: perché si comportava sempre in modo gentile nei suoi confronti? Diamine, loro erano nemici, dovevano farsi la guerra e non scambiarsi regali!
Però, ogni volta che sentiva quella risata pura e cristallina, non riusciva a non arrossire. Ciò accadde anche in quel momento, il che fece irrigidire - ma soprattutto arrabbiare - il povero Tart.
«Non lo voglio il tuo stupido dolce!» gridò con rabbia, teletrasportandosi e sparendo dalla vista della bimba.
Quest'ultima fece una risatina: «Beh, però non mi ha restituito il Daifuku... questo significa che lo assaggerà sicuramente!»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(*)= I Daifuku sono dei dolci giapponesi fatti con del riso glutinoso ripieno di marmellata di anko.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E niente, alla fine mi aggiro sempre attorno alle 3000 parole. Riuscirò a sfiorare le 4000? :')
È un capitolo un po' così, senza un senso vero e proprio, ma almeno mi sono concentrata un po' di più su Minto.
Taru-Taru e Purin non sono dolcissimi?♥
Avrei anche pubblicato prima, ma in questi giorni ero alle prese con allenamenti e giochi di logica per una gara importante e non ho avuto molto tempo per concludere il capitolo.
La smetto di blaterare, spero che vi sia piaciuto.
A presto~

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Capitolo 5
*** Acqua Cristallo. ***


 

Acqua Cristallo

 

 

Un tintinnio famigliare la fece svegliare di colpo, ma la Mew Bird non era per niente intenzionata ad abbandonare la sua postazione: ignorò completamente quel suono, mettendo la testa sotto al cuscino -gesto non degno di una ragazza dell'alta società, segno chiaro che la blu non stava per niente bene.
La musichetta proseguì per un tempo che a lei sembrò interminabile, ma la sua pazienza, al contrario, si esaurì nel giro di pochi secondi.
«Si può sapere chi è che disturba a quest'ora del mattino?!»
Dall'altro capo non si sentì nulla, solo un'esclamazione di sorpresa incomprensibile e appena udibile.
«Ehm... scusami tanto, Mina, ma Ryan mi ha chiamata e mi ha detto di avvertirvi il prima possibile...»
La ragazzina sospirò, abbassando un poco lo sguardo: «No, scusami tu Lory. Non so perché ho reagito in quel modo: d'altronde, sono già le nove passate.»
La Mew Verde scosse la testa, ricordandosi poi che l'amica non la poteva vedere.
«Stai tranquilla, non è successo nulla di grave! Però... sei sicura di stare bene?»
«Sto benone!» esclamò con convinzione, ammiccando un sorriso.
Lory preferì non chiedere altro; seguirono diversi secondi silenziosi, alternati solo dal lieve rumore provocato dal ticchettio delle lancette di un orologio di casa Midorikawa.
«Quindi... cosa dicevi riguardo a Ryan?»
L'altra sobbalzò: «O-Oh, sì, giusto! Ecco, Shirogane mi ha chiamata per dirti che lui e Akasaka hanno rilevato la presenza dell'Acqua Mew nello Zoo di Ueno. Vorrebbe che ci trovassimo tutte lì per le dieci...»
Mina sbuffò impercettibilmente: «Va bene, ci vediamo lì. Ciao, Lory.»
«A dopo!»
La ballerina chiuse in fretta la telefonata, lasciandosi poi cadere sul letto.
Era stanca: stanca di ballare, stanca di lavorare -sempre che il suo impiego al Caffè si potesse definire "lavoro"-, stanca di combattere i chimeri, stanca di essere una Mew Mew. Era stanca di tutto e di tutti, ma non si poteva confidare con nessuno.
Ryan le avrebbe dato della pazza, Lory avrebbe cercato inutilmente di consolarla, mentre Paddy non avrebbe sicuramente capito l'antifona. Kyle le avrebbe sorriso dolcemente dicendole che si trattava sicuramente di un periodo no e Strawberry le avrebbe riso in faccia, rinfacciandole che non faceva nulla dalla mattina alla sera e che non poteva essere già stanca per così poco.
Pam non l'aveva neanche aggiunta all'elenco. Sarebbe stato tempo sprecato dialogare con lei, anzi: come le aveva detto Ryan, era inutile cercare di attirare la sua attenzione. Non sarebbe mai riuscita a colpirla o a farla interessare ai suoi discorsi che, agli occhi della modella, sarebbero parsi come capricci puramente infantili.
Mina sbuffò sonoramente, portandosi le mani sul viso.
Che cosa devo fare con lei?

 

 

Pochi minuti prima delle dieci, Mina si incamminò verso lo zoo: alla sua balia aveva detto semplicemente che sarebbe uscita con le sue amiche, senza dare ulteriori informazioni.
Lungo il tragitto, mantenne costantemente la testa bassa: numerosi pensieri le affollavano la mente e ciò, a lungo andare, le provocò un fastidioso mal di testa, che cessò soltanto quando vide Pam davanti a lei. Nemmeno si era accorta di essere arrivata a destinazione, ma ad un tratto, qualcuno le posò l'indice sulla fronte e lei, oltre a fermarsi, aveva istintivamente alzato la testa.
«Dovresti guardare avanti quando cammini» sentenziò la modella, ritraendo lentamente la mano.
Le guance di Mina, come di consueto, si arrossarono di colpo: possibile che dovesse fare una figuraccia proprio davanti a lei?
La Mew Wolf alzò un sopracciglio: «Stai... bene?»
«Certo, sto alla grande!» rispose la blu, cercando di sorridere.
Pam sembrò pronta a controbattere, ma proprio in quel momento, qualcosa oltre la spalla di Mina attirò la sua attenzione. Quest'ultima cercò di voltarsi, ma, nel mentre, qualcosa -o meglio, qualcuno- le venne addosso, facendole perdere l'equilibrio. La ragazzina credette che sarebbe sicuramente caduta a terra, magari rompendosi il naso o procurandosi qualche taglio. Ma ciò non accadde.
Due braccia le cinsero malamente le spalle, ma non ci fece tanto caso, considerando la rapidità con la quale l'avevano afferrata. Riconobbe senza ombra di dubbio la giacca fucsia del suo idolo, ma non appena incrociò i suoi occhi zaffiro, distolse subito lo sguardo, sentendosi a disagio per la seconda terribile figuraccia della giornata.
La Mew Viola le fece cenno di voltarsi e Mina osservò torva la ragazza davanti a lei: era seduta per terra -probabilmente era caduta in seguito allo scontro- e si massaggiava con cautela la nuca.
«Si può sapere che ti è preso?!» sbottò la Mew Lorichetto, avvicinandosi rabbiosa a Strawberry.
Quest'ultima si alzò con cautela, controllò di non essersi sporcata la gonna e infine, lasciandosi andare ad un lungo sospiro, sorrise: «Evviva! Credevo di essere arrivata in ritardo!»
Una vena iniziò a pulsare pericolosamente sulla tempia destra di Mina, che esasperata, si avvicinò ulteriormente alla rossa: «Hai rischiato di farmi spiaccicare a terra e fai finta di niente? Razza di-»
«Non ti avevo vista» si giustificò la Mew Neko, corrugando la fronte. «E poi non sei caduta, anzi, sono io quella che si è fatta male, perciò non vedo perché tu debba lamentarti così tanto!»
A breve sarebbe scoppiata. Ne era certa.
Strinse involontariamente le mani a pugno: era seriamente tentata di tirarle uno schiaffo, ma in fondo, a cosa sarebbe servito? Quando voleva, Strawberry sapeva davvero darle sui nervi e non c'era modo di farle capire i suoi errori.
«Ragazzeeee!»
Le tre lanciarono un'occhiata a Paddy, che stava trotterellando allegramente verso di loro, seguita da una Lory col respiro affannato.
La Mew Focena, non appena ebbe raggiunto le amiche, si piegò leggermente in avanti e prese a fare dei respiri profondi.
«Oh, andiamo oneechan, non andavo poi così veloce!» esclamò Paddy, battendole un paio di pacche sulla schiena.
Lory sorrise nervosamente, ma non proferì parola -anche perché, non aveva abbastanza fiato per parlare.
Pam si schiarì la voce, attirando l'attenzione delle presenti. «Direi che è meglio entrare, si sta già formando una lunga fila vicino all'ingresso.»
Le altre quattro annuirono in contemporanea, dopodiché seguirono la viola all'interno dell'attrazione, chi prendendo grandi boccate d'aria o chi, ancora turbata per l'episodio verificatosi poco prima, lanciava occhiate omicide alla leader del gruppo.

 

 

«Wooow! Ragazze, guardate quanti animali! Sono così carini! Perché non gli diamo da mangiare?»
«Paddy, ti ricordo che siete in missione, non a fare una gita.»
«Ryan, ci hai metaforicamente buttate giù dal letto: lasciaci almeno svagare un po'! E sappi che rivoglio indietro i 200 yen del biglietto!» sbuffò Strawberry rivolta al suo ciondolo, che Ryan e Kyle stavano utilizzando per comunicare con le ragazze.
L'americano ignorò le parole pungenti della Mew Rosa e proseguì con il suo discorso.
«Come vi ha già accennato Lory, abbiamo captato la presenza dell'Acqua Cristallo all'interno dello zoo. Come sempre, dobbiamo evitare che cada nelle mani degli alieni, per questo vi chiedo di prestare molta attenzione al vostro compito.»
«Quello che Ryan vuole dire»
s'intromise Kyle, con un tono di voce decisamente più pacato di quello del biondo «è che non possiamo permetterci alcun errore e voi cinque siete le uniche che possono fare qualcosa per salvare la Terra. D'altronde, siete le paladine della giustizia: il vostro compito è difendere questo pianeta e al momento, l'unico modo per proteggere l'umanità è trovare l'Acqua Mew prima che lo facciano Ghish e gli altri.»
Strawberry tirò un sospiro di sollievo, rilassandosi. Kyle, con i suoi modi di fare pacati e gentili, riusciva sempre a darle sicurezza: Ryan, invece, ci metteva mezzo secondo per farla andare fuori di testa. In poche parole, gli bastava aprire la bocca per rovinarle una bella giornata come quella.
«Lo zoo è grande, perciò vi consiglio di dividervi. Paddy... tu andrai con Mina e Lory. Pam, tu invece farai coppia con Strawberry.»
«Se ci sono problemi, non esitate a chiamarci. Buona fortuna ragazze»
concluse Kyle.
Mina lanciò un'occhiataccia alla sua spilla: molto spesso, quando dovevano dividersi, Ryan la metteva in coppia con Pam. Perché quella volta, invece, aveva fatto tutto il contrario? Voleva punirla per qualcosa che non sapeva di aver fatto o era semplicemente impazzito?
Paddy cominciò a saltellare verso alcune gabbie e Lory la seguì a ruota: la Mew Blu sospirò seccata, dopodiché, senza degnare di uno sguardo la viola e la rossa, proseguì per la sua strada a braccia conserte.
Strawberry e Pam, a loro volta, si avviarono all'interno dello zoo: la loro attenzione, però, fu nuovamente attirata dalla voce di Ryan.
«Siete i miei due elementi migliori» esordì il biondo, trattenendo a stento un sospiro «non deludetemi.»

 

 

L'alieno osservò la zona dall'alto: c'erano numerosissimi animali che non conosceva, il che lo incuriosiva parecchio. Sarebbe stato bello poterli studiare e analizzare, ma la folla gli dava sui nervi e non se la sentiva di creare scompiglio.
«Allora, Mister Notturno, come mai sei venuto con noi? Non dicevi che era meglio attaccare le Mew Mew quando è buio?»
Pie lanciò un'occhiata al fratello, digrignando i denti: «La mia era solo una teoria. Credo di essere stato sciocco nel condividerla con voi due.»
Sul volto di Ghish andò a formarsi un ghigno divertito: Pie diede un'ultima occhiata sotto di lui, dopodiché, si voltò, intenzionato ad andarsene.
«Farò delle ricerche sull'Acqua Cristallo per conto mio. Se davvero si trova qui, allora dovranno comparire anche le Mew Mew.»
«È ovvio che si trovi qui» soffiò il verde, portando entrambe le mani dietro alla nuca. «Stai tranquillo, io e Tart ce la caveremo tranquillamente senza il tuo aiuto.»
Il maggiore degli Ikisatashi si dileguò al più presto, facendo scoppiare a ridere il fratello di mezzo. Tart lo guardò accigliato: «Perché ultimamente tu e Pie litigate sempre?»
«Perché quello là è un idiota» rispose Ghish, divenendo all'improvviso serio. «Non hai ancora capito che fa fatica a combattere?»
«Eh? Fa fatica? A me non sembra che abbia riportato alcuna lesione nelle scorse battaglie...»
Il verde scosse la testa, sospirando: «Lascia stare. Piuttosto, io sto morendo di fame!»
Al sentir quelle parole, a Tart ritornò alla mente il Dafu... Daku... beh, quell'affare che gli aveva dato Paddy pochi giorni prima. Il castano fece comparire dalla sua mano il dolce rosa: cercando di non arrossire, lo divise in due parti e ne diede una a Ghish. Quest'ultimo lo guardò sospettoso, ma non rifiutò l'offerta.
«E questo dove l'hai preso?» domandò, rigirandosi il Daifuku tra le mani.
Tart si trattenne dal mettersi a urlare, ma il suo tono di voce fu comunque alto: «Che ti importa? Avevi fame, no?»
L'altro fece spallucce; mandò giù il dolce in fretta, senza nemmeno gustarselo, ma il suo giudizio fu più che positivo.
«Però, mica male!»
Tart ammiccò un sorriso imbarazzato: non aveva il coraggio di mangiare la sua parte. Si trattava di un dono di Paddy e anche se non lo avrebbe mai ammesso, gli dispiaceva fare fuori l'unica cosa che gli ricordava la sua adorata scimmietta.

 

 

«Guardate ragazze, quel lemure mi ha sorriso! Mi ha sorriso!»
«Paddy, dubito che i lemuri sappiano sorridere...»
La biondina fissò torva la Mew Blu: «E invece ti dico che mi ha sorriso!»
Detto questo, la bambina riprese a saltellare da una parte all'altra, ricevendo l'attenzione di numerosi adulti su di sé.
Lory trattenne una risata, mentre Mina, stanca dell'infantilità della Mew Scimmia, si abbandonò ad un lungo sospiro esasperato.
«Non riesce a mostrare un minimo di maturità nemmeno in un momento simile? Ma dove diamine è cresciuta, in una giungla?»
«Mina, non ti sembra di esagerare?» Ricevendo una terribile occhiata da parte dell'amica, Lory si pentì subito della sua frase. «C-Cioè, voglio dire... Paddy ha molte responsabilità sulle spalle, deve accudire i suoi fratellini e di conseguenza deve comportarsi in modo più che maturo quando è in casa. È una bambina così piccola che si è trovata costretta a crescere in fretta: credo che la nostra compagnia, oltre a rallegrarla e a darle sicurezza, sia un incentivo per farle godere quei pochi attimi infantili che le spettano. Non so se mi sono spiegata molto bene, forse ho fatto un po' di confusione...»
«No, Lory, ti sei spiegata benissimo» sbuffò la blu, serrando i pugni.
La Mew Focena ruotò leggermente la testa di lato: «Mina, sei sicura di stare bene?»
La ballerina si fermò: mille pensieri le affollarono la mente in quel momento e fu veramente dura riuscire a trattenere le lacrime imminenti. Con un po' di impegno, riusciva a percepirle: erano lì, vicino ai suoi occhi, pronte ad uscire e a bagnarle il viso. Ma no, lei era Mina Aizawa: non sarebbe scoppiata a piangere nel bel mezzo di un luogo pubblico pieno di persone -era già difficile farlo quando era sola.
«Io e Strawberry ce ne siamo accorte che... c'è qualcosa che non va» proseguì Lory, sempre più intenzionata ad andare a fondo della questione.
Però, grazie a chissà quale divinità, Mina riuscì a trattenersi e a mostrare uno dei suoi più falsi e raggianti sorrisi. «Non mi va di parlarne, però potete stare tranquille, non è nulla di importante!»
Al sentir quelle parole, la Mew Verde si tranquillizzò abbastanza da smettere di fare domande: in fondo sapeva che Mina non stava per niente bene, ma non aveva alcun senso continuare a martellarla di quesiti.
Senza rendersene conto, le due raggiunsero finalmente Paddy, intenta ad osservare incantata un'aquila di mare.
«Com'è carina!» esclamò la verde, avvicinandosi un poco alla più piccola del gruppo. Entrambe osservarono incuriosite l'animale, che si muoveva in modo del tutto innaturale: l'unica che però si accorse del suo malumore, fu Mina.
«L'aquila sta cercando di comunicare» sussurrò la ballerina «dice che c'è qualcosa che non va, che uno strano luccichio ha attirato la loro attenzione e che-»
Mina si bloccò all'improvviso, provando una forte fitta allo stomaco. Nel giro di un paio di secondi, un Para Para si impossessò del corpo del volatile, che si trasformò in un chimero molto grande, di colore blu elettrico, due occhi neri come la pece e terribilmente spaventosi: solo alla vista della mutazione, la folla si diresse rapidamente verso l'uscita più vicina. I bambini erano subito scoppiati a piangere e qualche adulto li aveva imitati, troppo sconvolti e spaventati da quell'attacco avvenuto nel bel mezzo di pomeriggio così tranquillo.
Dopo non molto, altri animali furono trasformati in chimeri, il tutto in una frazione di pochi secondi: il loro "capo" comparve dall'altro, un enorme ghigno stampato in viso e il vento che gli scompigliava i due codini.
«Si può sapere cosa ti hanno fatto di male questi poveri animali?» sbottò la piccola Paddy, osservando con rabbia l'alieno.
Tart scoppiò a ridere di gusto, tenendosi la pancia per lo sforzo: «Smettila di blaterare, scimmietta. Piuttosto, non dovresti essere a scuola?»
«No, ci sono le vacanze di primavera ed io volevo godermi una giornata in santa pace con le mie amiche, ma ovviamente tu devi sempre metterci il becco!»
«Sì, certo, una giornata con le amiche. Chi vuoi che ci creda!»
Le tre si scambiarono un'occhiata d'intesa, stringendo i propri ciondoli nella mano destra.
«Mew Mina!»
«Mew Lory!»
«Mew Paddy!»
«METAMORFOSI!»

 

 

Nel passare davanti alle tigri e ai leoni, Strawberry trattenne a fatica orecchie e coda da gatto: il solo pensiero di essere a un metro di distanza da quegli animali, la faceva rabbrividire. Eppure il suo DNA era fuso con quello del Gatto selvatico Iriomoto e quelli erano dei felini: di conseguenza, non avrebbe dovuto esserne spaventata.
«Ti fanno paura?»
La voce di Pam le arrivò come un flebile sussurro da quanto era concentrata sulla posizione degli animali.
«Che cosa? I-Io? Ma no, figuriamoci!» rispose, sorridendo nervosamente.
La modella ammiccò un lieve sorriso, dopodiché riprese a guardarsi in giro.
Strawberry sospirò, esausta. Non le era mai capitato di fare coppia con Pam e quel giorno aveva scoperto che era impossibile starle dietro: per quanto i poteri Mew le avessero rese più atletiche, la Mew Wolf si muoveva troppo velocemente per i suoi gusti.
Qualcosa attirò la sua attenzione. Un'ombra, forse. Aveva l'impressione che qualcuno la stesse seguendo, ma scacciò subito quel pensiero dalla testa.
«Pam... ti posso chiedere una cosa?» Non ricevendo alcuna risposta, la rossa proseguì: «È successo qualcosa tra te e Mina? Voglio dire, avete litigato?»
Il passo della viola si fece all'improvviso più lento, ma la giovane non diede alcun segno di nervosismo o disagio.
«Non è successo nulla. Cosa ti fa credere il contrario?» chiese, passandosi distrattamente una mano fra i capelli. «Il fatto che Ryan abbia voluto che non facessimo coppia come sempre o si tratta di qualcos'altro?»
«Allora l'hai notato anche tu...» sussurrò la Mew Neko a denti stretti, più a sé stessa che a Pam. «Ecco, in questo periodo Mina è un po' strana. Mi sembra parecchio giù di morale, arriva tardi al lavoro e ultimamente ci da' una mano con il Caffè, il che è... strano. E poi si è capito benissimo che c'è rimasta male, anche perché non è proprio vero che fate sempre coppia, ma molto spesso è così. Non so cosa c'entri Ryan con tutta questa storia, però-»
«Strawberry» disse seccamente l'altra, facendole cenno di fermarsi: solo allora la Mew Rosa si rese conto di non aver preso fiato per tutto il discorso.
«Quello che succede a Mina non è affar mio» proseguì la modella, sistemandosi meglio gli occhiali da sole.
La rossa si irrigidì, inarcando le sopracciglia: «Si può sapere perché la tratti così? Cosa ti costa comportarti da amica nei suoi confronti? Vada per me, Paddy e Lory... ma lei ci tiene molto a te e lo sai bene.»
Pam non reagì in alcun modo: la sua espressione, al contrario, si fece più seria di quanto già non fosse, ma ciò non impedì a Strawberry di proseguire, sempre più decisa.
«E credo che in fondo anche tu ci tenga a lei. Me lo hai dimostrato quella volta, quando avete litigato. Mi hai detto di prendermi cura di lei.»
La Mew Viola si fermò di colpo, assimilando lentamente tutte le parole della collega. Cercò di non darlo a vedere, ma ad ogni sillaba in più, provava dispiacere per Mina, un sentimento che non percepiva da parecchio tempo e che forse non avrebbe mai ammesso. Ruotò leggermente la testa alla sua sinistra, togliendosi gli occhiali scuri.
«Questo animale si chiama cuon, ma forse è meglio conosciuto come dhole.»
La Mew Gatto la osservò con curiosità, cercando di non rimuginare sul fatto che la modella avesse spudoratamente evitato il suo discorso: «Non ne ho mai sentito parlare» ammise, stringendo la tracolla della borsa tra le mani.
«Si può dire che sia una sorta di lupo, ma il suo codice genetico è più affine a quello dei licaoni» dichiarò Pam, guardando con attenzione l'animale davanti a loro. «Durante la caccia, inseguono le prede tramite il loro odore, ma non le attaccano fino a quando non sono esauste. È questo quello che fanno i lupi, uccidere animali innocenti per sopravvivere.»
Strawberry, che aveva perfettamente capito l'antifona, sbatté con rabbia il piede destro a terra, serrando i pugni: «Ma ci sono anche dei lupi ragionevoli e amici dell'uomo, mica tutti sono feroci!»
Un sorriso amaro andò a formarsi sul volto della modella. «Hai ragione, ci sono anche i lupi ragionevoli. E sai cosa fanno per non morire di fame? Si cibano di bacche e frutti per il resto della loro vita, ma questo non cambia la loro natura.»
«Non cambia la loro natura? Che significa?»
«Significa che si tratta pur sempre di una specie temuta. Un lupo, pur essendo buono, verrà sempre visto come un animale feroce, sia dagli esseri umani che dagli animali stessi. Fin dall'antichità, si sono sempre formati dei branchi: nessuno veniva mai lasciato solo. Ma hai idea di che cosa volesse dire essere diverso? La bontà di un lupo, così come quella di un leone o di una tigre, porta necessariamente a diventare solitari. È impossibile per un lupo avere una vita da cane.»
Strawberry abbassò di poco le spalle, sentendosi improvvisamente a disagio.
Un pensiero così saggio, ma al contempo così ingiusto... ormai doveva aspettarsi di tutto da una come Pam.
Dopo qualche minuto di silenzio, non appena le due ebbero finito -ognuna persa nei propri pensieri- di perlustrare la zona a loro assegnata, Pam si decise a parlare.
«Direi che è meglio ritornare all'entrata. Una volta lì, ci metteremo in contatto con le altre.»
Nell'incrociare gli occhi zaffiro della viola, la frase che le era stata detta poco prima riecheggiò nella mente della rossa.

«È impossibile per un lupo avere una vita da cane.»

La Mew Rosa si limitò ad annuire impercettibilmente, chiedendosi come facesse la modella a vivere ogni giorno con quella consapevolezza nel cuore.

 

 

«Fiocco d'Azione!»
«Fiocco d'Acqua!»
I due attacchi colpirono con prepotenza l'enorme giraffa viola di fronte a loro, riuscendo ad eliminarla completamente. Il Para Para iniziò a fluttuare nell'aria, senza una meta e Mew Mina scagliò una delle sue frecce, distruggendolo.
La blu si passò una mano sulla fronte sudata, tirando un sospiro di sollievo. «Finalmente, uno è andato...»
«Ce ne sono troppi» bofonchiò l'amica, a denti stretti. «Come facciamo a sconfiggerli tutti?»
La ballerina si guardò intorno: un centinaio di metri più in là, infatti, un numeroso gruppo di chimeri si stava dirigendo lentamente verso di loro.
Di Mew Paddy non c'era traccia.
«Si può sapere dov'è finita Paddy?!» sbottò, facendo sussultare Lory.
«N-Non lo so, e-era qui prima che la giraffa ci attaccasse...»
Mew Mina sospirò, abbassando un poco la testa: «Non importa. Adesso pensiamo a far fuori queste bestiacce.»

 

 

«Te l'hanno mai detto che sei un bambino maleducato?»
«Fatti gli affaracci tuoi, brutta scimmia insolente!»
«Ah sì? Io sarei una brutta scimmia insolente? Adesso ti faccio vedere io, stupido alieno!»
«Qui la stupida sei tu!»
«No, tu!»
«Ehi, l'ho detto prima io!»
Quella scena ormai andava avanti da cinque minuti buoni: dopo aver creato quell'esercito di chimeri, l'ira di Paddy era scoppiata e la Mew Scimmia si era lanciata contro Tart. I due rotolarono fino ad una zona isolata dello zoo, in mezzo ad una fitta vegetazione in cui si sentivano soltanto le loro voci accusatorie e minacciose.
Ad un certo punto, stanco di quello stupido giochetto, l'alieno si levò di dosso la bionda con uno strattone. Paddy cadde poco più in là, ma si mise subito in ginocchio, lo sguardo basso e gli occhi lucidi, mentre Tart si massaggiava con cura la nuca.
«Io... io credevo che fossimo amici...»
La sua voce, ridotta ad un flebile sussurro, arrivò forte e chiara al cuore del castano, le cui guance si fecero d'un tratto rosate.
«Te l'ho già detto, Paddy: noi due non saremo mai amici» spiegò, con un tono di voce fin troppo pacato, trattandosi di Tart.
La diretta interessata alzò lo sguardo, ma tutto ciò che vide fu la schiena di Tart sparire in uno schiocco. D'un tratto si lasciò cadere a terra, abbandonandosi ad un pianto disperato e infantile.
Perché dobbiamo combatterci l'un con l'altro? Io voglio bene a Taru-Taru, non voglio fargli del male...

 

 

Strawberry si fermò di fronte alla zona riservata al panda gigante, con la bocca semiaperta: la folla osservava l'animale ammaliata, forse perché non ne avevano mai visto uno.
La Mew Neko sarebbe rimasta tutto il giorno in quella postazione, se solo qualcuno non le avesse appoggiato una mano sulla spalla.
«Strawberry, guarda laggiù.»
La rossa si voltò prima verso Pam, poi in direzione del punto indicato. Un ristretto gruppo di persone stava correndo verso di loro, chi con un bimbo fra le braccia, chi gridando di terrore. E la piccola folla che ammirava il panda gigante, senza chiedere spiegazioni, seguì le persone spaventate verso la seconda uscita.
Le due Mew Mew si scambiarono un'occhiata d'intesa e ancor prima che Pam riuscisse a prendere il suo ciondolo per contattare le altre, Mash spuntò all'improvviso tra le due, muovendo agitatamente le sue ali: «Alieni, alieni! Ci sono gli alieni!»
All'improvviso si udì uno strano verso. La terra sotto i piedi di Strawberry incominciò a tremare, ma fortunatamente non cadde a terra: qualcuno le aveva cinto dolcemente la vita e l'aveva trascinata qualche metro più sopra. Abbassò lo sguardo sulle mani che la stavano stringendo: erano diafane e molto famigliari.
Un brivido le attraversò la schiena, mentre la persona che la stava sorreggendo rise.
«Micetta, non dovresti ringraziare il tuo salvatore?»
La Mew Rosa cercò di liberarsi, ma Ghish aumentò la presa sulla sua pancia.
«Lasciami andare subito!»
Il verde rise ancora, sfiorando la nuca di Strawberry con la punta del naso. La ragazza non poteva vederlo, ma percepiva chiaramente quanto quella situazione lo stesse facendo divertire.
«Mi dispiace, ma questo non è possibile. Proprio adesso che ti ho presa...»
L'alieno stava per teletrasportarsi, ma un fascio di luce viola colpì il suo braccio destro, sulla quale andò a formarsi subito un taglio: nel mentre, Ghish aveva lasciato andare la leader delle Mew Mew, che stava letteralmente precipitando.
Oh no, adesso va a finire che mi schianto! Cosa faccio? Cosa faccio? Cosa faccio?!
Un altro paio di braccia la afferrò prima che si schiantasse a terra: Strawberry aprì gli occhi di colpo, sorridendo riconoscente alla sua salvatrice.
Mew Pam -che nel frattempo si era trasformata- le fece l'occhiolino, dopodiché la rimise a terra e balzò contro Ghish, intenta a colpirlo nuovamente.
L'alieno la osservò con occhi feroci, ma prima che la viola lo raggiungesse, si teletrasportò via, la mano ancora stretta intorno alla ferita.

 

 

Uno dei chimeri che stava fronteggiando, che aveva le fattezze di un pinguino, colpì Mew Mina con un una materia ghiacciata, generata dal suo becco.
La ragazzina cadde rovinosamente a terra; la sostanza, oltre a raffreddare il suo ginocchio, assorbì buona parte di pelle, dalla quale iniziò subito ad uscire del sangue.
Poco più in là, Mew Lory si sbarazzò di un chimero-zebra e subito dopo iniziò a combattere contro uno strano animale, probabilmente un rinoceronte.
E lei si stava facendo sottomettere da un pinguino. Un uccello. Proprio come lei.
Si rialzò con fatica, mentre il chimero si preparò ad attaccarla nuovamente: il getto di ghiaccio schizzò rapidamente verso Mina, che ebbe solo il tempo di spalancare gli occhi dallo spavento.
Ma il ghiaccio si fermò a mezz'aria e prese un colorito giallognolo.
«Ehilà! Vi sono mancata, vero?»
La blu si voltò verso la Mew Scimmia, seduta a gambe incrociate in una panchina lì vicino.
«Si può sapere dov'eri finita!?»
La bambina le fece una linguaccia, dopodiché puntò il suo tamburello verso il chimero, più grintosa che mai.
«Fiocco Immobilizza!»
«Fiocco d'Azione!»
Un scia luminosa circondò il nemico, che dopo essersi abbandonato ad un lamento di dolore, si ridusse ad un piccolo Para Para.
Intanto, Mew Lory era riuscita a far fuori il chimero-rinoceronte e si era ritrovata schiena contro schiena con le altre compagne, circondate da qualche altro paio di chimeri.
«Ragazze...» sibilò la verde, tenendosi la spalla sinistra «mi sono fatta male durante l'ultimo scontro... non so per quanto ancora potrò andare avanti...»
Mew Mina strinse nelle mani il proprio arco, cercando di non pensare alla ferita sul suo ginocchio che continuava a bruciare sempre di più.
«Stai tranquilla Mew Lory, ci pensiamo noi!»
Detto questo, Paddy ritornò all'attacco, immobilizzando diversi chimeri.
La Mew Focena si piegò leggermente in avanti, cercando di riprendere fiato e le forze necessarie per ritornare a combattere. Mew Mina, intanto, osservò con ribrezzo la sua parte lesa: del sangue era colato fino all'interno del suo stivaletto, macchiando di rosso la sua calza.
L'effetto dell'attacco di Mew Paddy durò solo una manciata di secondi, dopodiché i chimeri ritornarono subito all'attacco; tutti mirarono a colpire la Mew Gialla, che con la sua agilità riuscì a schivarli tutti, mentre uno di loro, un enorme coccodrillo bicolore, si focalizzò sulle altre due rimaste sole.
Si diresse rapidamente verso di loro, muovendo misteriosamente la coda. Il nemico si avvicinò a Mew Lory, spaventata a morte, ma prima che potesse attaccarla in qualsiasi modo, una spada affilata colpì il mostro in pieno petto, eliminandolo.
Gli occhi della verde si illuminarono di colpo, colmi di gioia e riconoscenza verso il loro salvatore: «Il cavaliere blu!»
Il biondo si voltò nella loro direzione, un sorrisetto furbo stampato in viso: «Vado ad aiutare Mew Paddy. Voi riposatevi per qualche minuto, i vostri attacchi saranno utili per aiutare Mew Berry e Mew Pam.»
Le due si scambiarono un cenno d'intesa, ma non fecero in tempo a replicare, perché Aoyama si era già diretto verso la Mew Gialla.

 

 

«Maledetta scimmia, adesso ti faccio vedere io!»
Il chimero emise uno strano verso, simile ad una risata nervosa, che fece innervosire ancora di più la Mew Neko. Quest'ultima tentò inutilmente di colpire il nemico col Fiocco del Cuore, lanciandolo a mo di boomerang; il chimero, però, essendo molto più veloce, schivò prontamente ogni attacco.
Dalla parte opposta, Mew Pam stava combattendo contro un orso ed un gorilla, due animali che di natura erano molto forti e temibili. Entrambi cercarono di attaccarla con un corpo a corpo, tentando di graffiarla o di morderla, ma la modella non si fece intimidire e in pochi secondi, eliminò entrambi, riportando solo una piccola ferita sulla mano destra.
Tirò un sospiro di sollievo nel vedere che tutti i chimeri erano stati sconfitti: infatti, proprio in quel momento, Mew Berry aveva fatto fuori il chimero-scimmia e Mash aveva inghiottito l'ultimo Para Para.
«Abbiamo eliminato tutti i nemici» esordì la viola, muovendosi verso la rossa con passo svelto «ma dell'Acqua Cristallo non c'è traccia.»
«Poco fa Ryan mi ha contattata, ha detto che lui e Kyle hanno perso il segnale poco dopo l'arrivo di Ghish...» rivelò la Mew Rosa, abbassando di poco lo sguardo. «Che cosa facciamo? Andiamo a cercare le altre?»
La Mew Viola drizzò le orecchie da lupo, cercando di captare anche il minimo movimento nei dintorni.
«No. Se non sbaglio mancano ancora il cuon e il panda gigante. Le ragazze se la caveranno benissimo da sole.»
Mew Berry annuì, trattenendo a stento un sospiro di irritazione. Non le andava di lasciare da sole le sue compagne, ma dentro di sé sentiva che Pam aveva ragione.
Loro erano delle valorose combattenti ed era certa che, anche nella più critica delle situazioni, in un modo o nell'altro, le Mew Mew se la sarebbero sempre cavata.
All'improvviso, un cespuglio si mosse, attirando l'attenzione delle due ragazze; subito dopo, a Mew Berry parve di aver visto un'ombra passarle di fianco, ma non ne fu del tutto sicura. Fino a quando, un paio di secondi dopo, un animale le saltò addosso con forza: aveva il pelo lungo, gli occhi rosso fuoco e dei denti aguzzi, che avrebbero spaventato anche la più dura delle persone.
Il cuon.
Mew Berry sentì il cuore smettere di battere. Quella creatura, dall'aspetto terrificante, la osservava con malvagità, quasi come se volesse mangiarla.
Ma ben presto, la rossa si rese conto che il cuon non era stato trasformato in chimero e che stava cercando disperatamente di comunicare con lei.
«Lasciala.»
Il cuon obbedì all'istante al comando di Mew Pam, che subito dopo si accovacciò di fronte a lui, allungando la mano nella sua direzione.
«Hai bisogno di aiuto, non è così? Noi ti possiamo aiutare» continuò la modella, col solito tono dolce che era solita riservare ai bambini o, raramente, alle persone che a suo parere se lo meritavano.
L'animale si mosse titubante verso di lei e dopo essersi fatto accarezzare, cominciò a spiegare i suoi problemi, sotto gli occhi confusi di Strawberry.
«E come hai fatto a non essere fuso col Para Para? Sei riuscito a scappare prima?»
L'animale mosse il muso in modo strano, quasi come se stesse annuendo.
Mew Pam lo accarezzò nuovamente, dopodiché si rivolse alla collega: «Il cuon ci sta chiedendo aiuto. Dice che non è stato unito ad un Para Para perché, pochi secondi prima, è entrato involontariamente in contatto con l'Acqua Mew. Quest'ultima deve averlo protetto.»
Mew Berry mosse qualche passo incerto verso l'animale, osservandolo di sbieco. Deglutì, spaventata dalla risposta che avrebbe potuto ricevere: «E adesso... dov'è finita l'Acqua Cristallo?»
L'animale si riferì nuovamente alla Mew Lupo, l'unica in grado di capirlo davvero.
«Dice che non lo sa. L'Acqua Mew ha assorbito il Para Para, ma è sparita all'improvviso. Dice inoltre che era a conoscenza dell'esistenza di quest'acqua miracolosa, ma che probabilmente lo stava custodendo qualche altro animale dello zoo.»
Un tintinnio attirò l'attenzione della viola, che si voltò di scatto verso Mew Berry: quest'ultima posò l'indice destro sul proprio ciondolo, pronta a ricevere la chiamata degli americani.
«Mew... ry, ri... sci... sen... ir... mi?» (*)
La rossa riconobbe senza dubbio la voce di Ryan, ma comprese a fatica ciò che le era stato detto dal biondo: «Ryan, ti sento a scatti. Probabilmente la linea è disturbata da qualcosa...»
Ma prima che il messaggio arrivasse alle orecchie dei due amici, uno strano rumore simile ad un fulmine interruppe la comunicazione e fece sobbalzare dallo spavento la povera Strawberry. Quest'ultima, dopo essersi lasciata cadere a terra, rizzò coda e orecchie, spaventata a morte.
Mew Pam, al contrario, si alzò dalla sua postazione, armandosi di frusta e intimando al cuon di mettersi al riparo: solo allora la Mew Gatto notò la nube grigia sopra di lei, che si espandeva sempre più ogni secondo che passava. Si alzò molto vento, il quale, in pochi secondi, riuscì ad abbattere un paio di alberi.
Una strana figura si fece sempre più nitida ai suoi occhi, rivelando un chimero nato dalla fusione di un Para Para e del panda gigante. Nelle mani teneva strette due lunghissime canne di bambù, talmente affilate alle estremità da sembrare due spade.
La Mew Viola, senza nemmeno riflettere, iniziò a correre in direzione del nemico, ma si fermò a diversi metri di distanza, attendendo un attacco: se un chimero poteva provocare un simile cambiamento atmosferico, probabilmente doveva essere molto forte.
Infatti, dopo non molto, il panda iniziò ad agitare in modo circolare le canne di bambù, dalla quale fuoriuscirono centinaia di canne più piccole e affilate.
Mew Pam riuscì ad evitarne la maggior parte con dei balzi, ma fu comunque colpita di striscio; la leader del gruppo, posta qualche altro metro più indietro, si bloccò dalla paura nel vedere quegli oggetti affilati dirigersi verso di lei. Ma per la terza volta in quella giornata, due braccia l'avevano cinta, salvandole la vita.
Il Cavaliere Blu le rivolse un sorriso dolce, che fece arrossire all'istante la Mew Neko. Quando fu rimessa a terra, la ragazza si accorse che Mew Mina, Mew Lory e Mew Paddy stavano correndo nella loro direzione.
«Vado ad aiutare Mew Pam» disse semplicemente il biondo, scattando verso il nemico.
La Mew Wolf, infatti, aveva iniziato il combattimento da sola, ma non sembrava avere la meglio sul chimero. Scagliò per l'ennesima volta la sua frusta in direzione della mano sinistra del suo obiettivo, ma quest'ultimo fu più rapido e la colpì con il suo bastone, facendola precipitare a terra.
Il Cavaliere Blu ferì il chimero alla schiena, ma quel misero taglio non sembrò procurargli il minimo dolore. Fu la volta di Mew Lory attaccare, mentre Mew Paddy e Mew Berry la coprivano da un presunto attacco nemico, ma non cambiò nulla.
Mew Pam si massaggiò distrattamente la tempia destra, mentre qualcuno la aiutò a rimettersi in piedi. Aprì gli occhi; Mew Mina, uno strano rossore sulle guance -e non il suo solito arrossire- aveva un'aria molto preoccupata.
«Pam, ti sei fatta male?»
La ragazza non rispose, mantenendo lo sguardo confuso fisso negli occhi della blu, quasi come se le due si fossero incantate.
«Dobbiamo colpirlo nelle zampe» disse ad un tratto la modella, distogliendo Mina dai suoi pensieri. «Se riusciamo a distruggere o anche solo ad allontanare le canne di bambù dal chimero, avremo finalmente qualche possibilità di sconfiggerlo.»
Mew Mina annuì con cautela, dopodiché le due raggiunsero il resto del gruppo, occupato in una lotta che continuava a ripetersi.
Il Cavaliere Blu feriva il chimero, le altre Mew Mew cercavano di colpirlo con le loro armi, ma prima che i loro attacchi lo raggiungessero, il panda scagliava i pezzi di bambù affilati nella loro direzione. E le loro condizioni, non erano delle migliori.
La spalla di Mew Lory, ogni volta che richiamava le sue nacchere, cominciava a bruciare.
Mew Paddy era piena di graffi in tutto il corpo.
Mew Berry era terrorizzata dai tuoni e molto spesso, anche a causa del vento, era distrattamente caduta, procurandosi numerosi lividi.
Il sangue aveva cominciato a colare sempre meno dal ginocchio di Mew Mina, ma il bruciore continuava a farsi sentire.
Mew Pam aveva giusto qualche graffio, ma la mano dolorante le rendeva difficile utilizzare la sua frusta.
Erano in netto svantaggio e non c'era modo di contrastare il nemico. L'unico che, appunto, era riuscito a colpirlo qualche volta, era stato il Cavaliere Blu.
«Ragazze!» gridò Mew Paddy, fermandosi a riprendere fiato vicino ad un albero.
Mew Lory e Mew Mina la raggiunsero in fretta, cercando di non farsi notare dal nemico.
«È tutto ok?» domandò la Mew Verde, credendo che la bionda non si sentisse bene.
La bambina annuì, facendo comparire i suoi tamburelli: «Ho in mente un piano perfetto! Che ne dite se colpisco le zampe del panda nel momento  in cui sta per scagliare il suo attacco ma senza che lui se ne accorga?» esclamò, tutto d'un fiato.
Le due amiche si scambiarono un'occhiata, sospirando in sincronia.
«Paddy, ti sembra una grande idea questa?» sbuffò la Mew Lorichetto, incrociando le braccia.
«E poi, come facciamo a distrarlo? Hai visto bene che è impossibile colpirlo, è mille volte più veloce di noi» puntualizzò la verde.
«Ho pensato anche a questo» ammise la piccola, sorridendo. «Faremo il giro dello zoo. Mina, tu prenderai in braccio Lory e volerete fino all'altezza della testa del panda. Dopodiché, lo colpirete, attirando la sua attenzione e nel frattempo, io lo attaccherò alle zampe. Al resto ci penserà Mew Berry, come al solito!»
La Mew Blu sospirò, con fare scocciato: « È l'idea più stupida che abbia mai sentito!»
Paddy la ignorò completamente, rivolgendo tutta la sua attenzione a Lory che, solitamente, le dava ragione.
«In realtà potrebbe funzionare!» esclamò la Mew Focena, facendo irritare ancora di più la ballerina. «Ecco, forse non è detto che batteremo il chimero... ma tentar non nuoce, giusto?»
«Giusto!» trillò la Mew Scimmia, contenta che il suo piano fosse stato accettato. «Forza ragazze, iniziate a correre!»

 

 

Mew Berry schivò nuovamente la sfilza di bambù, anche grazie al Fiocco di Luce, con la quale era riuscita a disintegrarne qualcuno.
Ben presto fu affiancata da Mew Pam, la quale, col respiro affannato, la aiutò ad evitare un ulteriore attacco.
«Dove sono finite le altre?»
«Non lo so» ammise la leader, osservando con attenzione ogni movimento del Cavaliere Blu.
Il biondo era riuscito a colpire una delle canne del panda, tagliandone un pezzo, ma gli attacchi nemici continuarono ad essere estremamente potenti.
«Possibile che non ci sia un modo per farlo fuori? Come cavolo fa ad essere così veloce?» sbottò la rossa, stringendo con forza il Fiocco del Cuore tra le mani.
«Mew Berry, calmati» sussurrò la viola, posandole una mano sulla spalla. «Vedrai che ce la faremo.»
La rossa annuì tristemente, lasciando andare le braccia lungo i fianchi.
Mew Pam si ributtò nel bel mezzo della lotta, cercando nuovamente di ferire il nemico alle zampe, ma quest'ultimo la colpì nuovamente con la lunga canna di bambù, facendola cadere a terra.
«Oh no, Mew P-»
La canna colpì malamente lo stomaco di Mew Berry, procurandole una dolorosa fitta. Il Cavaliere Blu le fu subito accanto, trascurando la Mew Wolf, che ormai era divenuta il principale obiettivo del chimero, convinto che se la sarebbe cavata da sola.
Ma Pam era veramente esausta. Aveva il labbro rotto, il taglio sulla mano che bruciava, lividi e graffi ovunque e sentiva la testa scoppiare. Ebbe a malapena la forza di tenere gli occhi aperti, osservando il nemico puntargli contro la sua arma.
Si immaginò di essere colpita nuovamente dalla canna e si preparò a ricevere il colpo, rannicchiandosi un poco su sé stessa. Ma tutto ciò che le sue orecchie da lupo captarono, fu uno strano lamento animale.
Mew Pam spalancò gli occhi, osservando scioccata il cuon disteso davanti a lei, con una ferita profonda sul fianco. La modella strisciò fino all'animale e gli accarezzò dolcemente il pelo, osservando preoccupata il sangue che continuava ad uscire.
Il cuon emise un ulteriore lamento, ma dopo pochi secondi smise di respirare.
In quel momento, la voce di Mew Lory che sferrava il suo attacco le apparve come un sussurro lontano.
Continuò ad accarezzare l'animale, cercando di non pensare al suo cuore che, piano piano, aveva smesso di battere. Si immaginò che il cuon fosse svenuto e che una volta cessata la lotta, lo avrebbe curato.
Tornerà tutto come prima,
si disse, prima che le forze la abbandonassero completamente.

 

«Fiocco Immobilizza!»
Il panda gigante osservò confuso le sue zampe, circondate da una sostanza gelatinosa. Benché si sforzasse, non riusciva a muovere minimamente le sue canne, cosa che lo rese pienamente vulnerabile.
«Fiocco di Luce, Massimo Splendore!»
Una luce colorata lo avvolse, dividendo il panda dal Para Para, facendoli ritornare due essenze differenti.
L'animale cadde a terra, sfinito, mentre il batterio alieno fu disintegrato dall'attacco di Mew Berry.
Il cielo, a poco a poco, riprese ad avere il solito colore; le nuvole ritornarono bianche e il forte vento cessò all'improvviso.
«Yuppi! Ce l'abbiamo fatta!» esclamò la Mew Gialla, saltellando allegramente sul posto.
Mew Lory e Mew Berry sorrisero alla più piccola del gruppo, tirando un sospiro di sollievo. Mew Mina, al contrario, si bloccò.
Quando la sua visuale si era fatta più chiara, una strana sensazione le aveva invaso lo stomaco.
Mew Pam era poco più avanti di lei. Priva di sensi. O almeno, era quello che sperava.
Si avvicinò con cautela, dividendo la modella da uno strano animale, anch'esso privo di sensi: l'agitazione e la confusione che provava era tale da farle credere che Pam fosse morta. E non le venne neanche in mente l'idea di sentire se il suo cuore avesse smesso di battere.
Udì dei passi dietro di lei, ma non se ne curò. Iniziò a piangere silenziosamente, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal viso incolore del suo idolo.
Qualcuno la tirò su di peso, stringendole con cautela i polsi, dicendole: «Andrà tutto bene.»
Riconobbe in quel sussurro la voce di Kyle, ma non ebbe la forza di voltarsi per accertarsene.
Ryan la superò, alzò il capo della Mew Lupo e poggiò due dita all'altezza del suo collo.
«Sta bene, è solo svenuta» affermò l'americano, sicuro delle proprie parole. «Ma è meglio portarla in ospedale, o meglio, portare tutte voi.»
Il pianto silenzioso di Mina aumentò a dismisura, così come la sua ira, che la portò e conficcarsi, involontariamente, le unghie nei palmi delle mani.
«A-Adesso... spiegami... co-come fai... ad essere c-così... calmo... in una s-situazione... simile...»
La ballerina si asciugò le lacrime con il dorso dei guanti, ma non servì a nulla; pochi secondi dopo, infatti, le sue guance si bagnarono nuovamente come se niente fosse.
Ryan le rivolse un'occhiataccia, come se avesse detto qualcosa di sbagliato. Ma non era vero. Lei si stava preoccupando per un'amica e aveva pienamente ragione. Il biondo, invece, se ne stava lì a osservarla come se niente fosse.
Come poteva, proprio lui che le aveva messe in quella situazione, non essere agitato? Perché, anche in una situazione simile, appariva così calmo?
Qualcosa, però, la distolse dai suoi pensieri.
Mew Paddy fu avvolta da una strana luce bianca. La bambina guardò confusa le sue braccia, i cui graffi stavano svanendo, sotto gli sguardi attoniti dei presenti.
«Oh mamma, quella non sarà mica...» Mew Lory lasciò la frase a mezz'aria, osservando con curiosità il corpo della biondina brillare.
«Sì, Lory. È l'acqua Mew» concluse la leader del gruppo, ammiccando un sorriso.
La Mew Neko si scambiò un'occhiata d'intesa con Ryan e Kyle, prima di richiamare a sé il Cuore del Cristallo. (**)
«Acqua Cristallo, Risplendi!»
Lo scettro apparve nelle mani della ragazza, la quale, dopo aver assorbito quel che rimaneva dell'Acqua Mew di cui aveva usufruito Paddy, iniziò a volteggiare nell'aria, diffondendo le varie gocce all'interno dello zoo.
«Fiocco di Gocce!»
Oltre ad aver fatto ritornare l'area com'era prima del combattimento, l'Acqua Cristallo risanò le ferite degli animali, ma anche della Squadra Mew, compresa Pam: quest'ultima, però, nonostante non avesse più alcun graffio, rimase priva di sensi.
Mew Mina la osservò confusa, iniziando a credere che forse l'Acqua Mew non poteva riportare in vita le persone.
Lo stress e l'ansia la fecero cadere a terra e la ragazza nemmeno si rese conto che le forze, piano piano, l'avevano abbandonata.

 

 

Quando riaprì gli occhi, si ritrovò in una stanza che non era la sua.
Si guardò intorno con non troppa curiosità, rendendosi conto che vi era soltanto un computer.
Si stiracchiò leggermente, dirigendosi poi verso l'esterno della camera.
Come aveva dedotto, si trovava all'interno del Caffè Mew Mew e probabilmente, la stanza dentro la quale si era ritrovata, doveva essere quella di Ryan.
Scese nei sotterranei dell'edificio, giungendo fino alla soglia del laboratorio che, come di consueto, era aperta. Ma questo non le impedì di bussare.
Ryan si voltò nella sua direzione, ammiccando un sorriso: «Finalmente ti sei svegliata.»
«Quanto ho dormito?» chiese la viola, schietta.
«Più o meno ventiquattro ore. Sei svenuta» rivelò l'americano, avvicinandosi alla ragazza. «Ricordi cos'è successo?»
Pam si strinse nelle spalle: «Ho qualche ricordo vago.»
Solo allora si ricordò delle innumerevoli ferite che si era procurata in battaglia; la sua attenzione fu rivolta al dorso della mano, che però, con sua grande sorpresa, non mostrava alcun tipo di taglio.
«Era il panda gigante a custodire l'Acqua Cristallo. Strawberry ha risanato tutte voi e l'area circostante con lo scettro, dopodiché abbiamo fatto in modo che gli animali ritornassero nelle proprie gabbie» spiegò, indicando la mano della modella con un cenno del capo.
La Mew Wolf abbassò un poco lo sguardo, ripensando al cuon che si era sacrificato per proteggerla. Probabilmente, grazie all'Acqua Mew, era ritornato in vita.
«Come stanno le altre?» chiese ancora, leggermente titubante.
«Bene... diciamo. Mew Mina è svenuta poco dopo la fine della battaglia, ma si è ripresa dopo qualche ora.» Fece una pausa, lanciando un'occhiata alla viola. «È stata dura convincerla a tornare a casa. Voleva rimanerti accanto fino a quando non ti saresti svegliata.»
Pam non rispose, cominciando a provare una strana sensazione nel petto. Si voltò, intenzionata ad andarsene, ma la voce di Ryan la attirò nuovamente.
«A proposito delle tue ferite... prima di entrare in contatto con l'Acqua Mew, eri in pessime condizioni e dalla tua mano usciva molto sangue. Quello che non capisco è, qualche giorno fa non hai detto di esserne terrorizzata?»
La Mew Lupo accennò un sorrisino, consapevole che l'americano aveva capito l'antifona: «Se quella volta non ti avessi mentito, mi avresti sicuramente portata in ospedale per un nonnulla.»
Il ragazzo poggiò le mani dietro la nuca. «Già, è vero. In effetti sei stata furba e... hai saltato l'ospedale anche oggi.»
Pam riprese a camminare, sibilando un grazie prima di uscire dalla stanza.
Si diresse in fretta fuori dall'edificio e per poco non andò a sbattere contro una ragazzina poco più bassa di lei.
«Pam! Che bello, ti sei svegliata!»
Il sorriso sul volto di Strawberry si ampliò a dismisura nel vedere che l'amica stava bene.
«Come ti senti?»
«Sto bene» rispose freddamente l'altra, non ricambiando l'entusiasmo della rossa.
Quest'ultima abbassò lo sguardo, sentendosi un po' a disagio: «Mi fa piacere.»
Si osservò per qualche secondo le punte delle scarpe, prima di decidersi a parlare di nuovo.
«Avevi torto. Riguardo alla storia dei lupi, intendo.»
Pam sussultò, ma cercò di non darlo a vedere. Che cosa voleva dire?
«Mi spiace non essere riuscita ad intervenire per tempo, ma ho visto il cuon mentre cercava di salvarti, proprio come farebbe un cane con il proprio padrone. Perciò avevi torto: i lupi possono avere una vita da cane!»
Quelle parole furono un duro colpo per la modella: come poteva una quattordicenne darle un tale insegnamento di vita? Come aveva fatto Strawberry, nella sua semplicità e ingenuità, a dirle una frase simile?
Non sapeva se sorridere di fronte ad una tale esclamazione a dir poco infantile, o fare finta di non aver sentito.
Un lupo era un lupo. Feroce e solitario. Nient'altro. E di certo quella conversazione non le avrebbe fatto cambiare idea. Ma almeno, l'avrebbe fatta riflettere a lungo.

 

 

***

 

 

«Si può sapere come ti sei procurato una ferita così profonda?» domandò Pie al fratello minore, che si era categoricamente rifiutato di curarsi o di mettersi una benda.
«È stata Mew Pam» sibilò Ghish a denti stretti, ma la frase fu ben udibile.
Tart soffocò in gola una risata che gli usciva spontanea ogni volta che ripensava all'accaduto, mentre il viola scosse la testa impercettibilmente, chiedendosi come facesse il mezzano ad essere così sciocco.
«La prossima volta gliela farò pagare, potete starne certi!» sbottò il verde, non riuscendo a sopportare il fatto che i fratelli si stessero prendendo gioco di lui anche solo col pensiero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(*)= Per chi non lo avesse capito, equivale a: «Mew Berry, riesci a sentirmi?»
(**)= Non so se sia il nome ufficiale, sinceramente non ricordo se Mew Berry lo abbia mai detto nell'anime, ma ho letto su un sito che potrebbe essere questo il nome dello scettro.

 

 

 

 

 

 

Finalmente ce l'ho fatta! C'è voluto un po', ma il lato positivo è che avete avuto qualcosa di più lungo da leggere dai xD
Nei prossimi giorni, sempre che la scuola e l'ispirazione me lo permettano, vorrei scrivere una one-shot, magari Kishinto, ma non prometto nulla perché ultimamente sono imprevedibile >_<

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Capitolo 6
*** Dietro un abbraccio si nascondono mille parole ***


 


Dietro un abbraccio si nascondono mille parole

 

 

Strawberry sospirò, iniziando a muovere le braccia sempre più lentamente. Uno strano pensiero le balenava in testa già da un po', e pur dovendo semplicemente spazzare il pavimento, non riusciva a rimanere concentrata sul suo compito.
«Uffa! Non è giusto!»
Le quattro combattenti si voltarono verso la loro leader, che stringeva con rabbia il manico della scopa tra le mani, mentre Ryan, in piedi vicino al bancone, continuò a sfogliare distrattamente il suo giornale, senza rivolgere troppa attenzione alla scena.
«Oneechan, va tutto bene?» trillò Paddy, dirigendosi verso l'amica con dei piccoli saltelli.
«No, per niente! Va tutto malissimo!»
«In effetti ultimamente sei un po' giù di corda. Per caso è successo qualcosa con Mark?»
«Hai centrato il punto Lory» ammise la Mew Neko, sospirando nuovamente. «Ultimamente ci vediamo solo durante le battaglie, e raramente a scuola: è così impegnato che non può nemmeno lavorare al Caffè. Non è che mi tradisce con un'altra?!»
A quell'esclamazione, per la prima volta in vita sua, Ryan non provò alcuna forma di fastidio o gelosia: sul suo viso, al contrario, andò a formarsi un piccolo sorriso divertito. Se prima il solo pensiero di una Strawberry convinta di avere dei problemi di coppia con Mark lo faceva innervosire, adesso trovava la cosa molto esilarante.
«Andiamo Strawberry, Mark non è proprio il tipo! Lui ti vuole troppo bene per tradirti con un'altra!» esclamò la Mew Focena, convinta delle sue parole.
Paddy, al contrario, si massaggiava il mento col pollice e l'indice, e aveva uno sguardo pensieroso: «Credete che sia il caso che io ricominci a fare le predizioni?»
«No, non ce n'è bisogno Paddy» esordì Pam, incrociando poi lo sguardo della Mew Rosa. «Siete praticamente alla fine dell'anno scolastico, ed essendoci numerosi esami, è normale che Mark passi il suo tempo chiuso in casa a studiare. E poi, da quanto ho capito, recentemente si sta allenando duramente per delle gare di kendo, è corretto? Perciò, credo che trovare il tempo per partecipare alle nostre battaglie sia già un enorme sacrificio per lui. Dubito che quel ragazzo ti tradisca: certo, io non lo conosco quanto te, ma nell'ultimo anno non hai parlato male di lui neanche una volta, il che mi fa pensare che sia un ragazzo per bene.»
Strawberry scosse freneticamente la testa, le guance leggermente arrossate.
«Sì, Pam, hai ragione tu. Mark è un ragazzo dolcissimo, è solo che a volte fraintendo ogni cosa! Non so proprio come fai a conoscere risposta ad ogni mio dubbio!»
La modella scoppiò in una risata cristallina, come non se ne erano mai sentite da parte sua: «Quando si è innamorati è normale avere dei dubbi! Bisogna solo aprire gli occhi ed essere certi della mossa da fare» concluse, con un occhiolino.
«Grazie del consiglio, ne farò tesoro!» proseguì la rossa, raggiante.
Un tonfo attirò l'attenzione di tutti i presenti, anche quella dell'americano, che fu il primo a voltarsi in direzione del rumore.
Ai piedi di Mina vi era la sua scopa, che presentava una piccola crepa causata dal colpo ricevuto: la Mew Lorichetto iniziò a respirare in modo irregolare, le mani strette a pugno lungo i fianchi.
«Mina, che hai?» domandò la Mew Gialla, muovendo qualche passo verso di lei.
«Va... tutto bene» disse la blu, la voce spezzata da un'imminente pianto.
«Non mi sembra che vada tutto bene. Perché stai piangendo?» proseguì la leader del gruppo, confusa da quella reazione.
«È tutto a posto... davvero, io sto...»
La ballerina singhiozzò, maledicendosi mentalmente. Scoppiare a piangere davanti a tutti non era di certo il suo più grande desiderio, ma ormai, era diventato difficile controllare le sue emozioni.
«Mina, vai in bagno a darti una rinfrescata.»
Strawberry, dopo aver udito le parole di Ryan, si voltò di scatto verso di lui: che sapesse qualcosa?
La blu annuì lentamente, e con lo sguardo basso, si diresse verso il piano superiore, sotto gli occhi confusi delle presenti.
«Che succede a Mina oneechan?»
La Mew Gatto non rispose al quesito di Paddy: si avvicinò invece all'americano, che la scrutava di sottecchi.
«So che non stai più leggendo da un bel pezzo» esordì la rossa, prendendo il giornale dalle mani di Ryan. «È quello che penso io?»
Il biondo annuì impercettibilmente, incrociando poi gli occhi inespressivi -come sempre, d'altronde- di Pam. Subito dopo, anche Strawberry la osservò con uno sguardo preoccupato, e le restanti due guerriere imitarono il gesto.
La modella strinse le mani intorno al manico della scopa: «Perché guardate tutti me?»
«Perché continui a comportarti così? Perché continui a farla stare male? Perché-» sbottò la leader, ma fu bloccata dalla presa di Ryan sul suo braccio.
«Lascia fare a me» sussurrò, rivolgendosi poi alle altre. «Paddy, Lory, Strawberry, andate a vedere come sta Mina. Pam, vieni con me in cucina, per piacere.»
La diretta interessata fece come le fu chiesto, una smorfia indefinita stampata in viso: seguì il biondo nella stanza adiacente e lo osservò con apparente indifferenza.
«Vuoi farmi il terzo grado, Shirogane?» soffiò la viola, incrociando le braccia.
Il ragazzo socchiuse gli occhi: «Voglio solo farti capire che comportarti così non ti porterà da nessuna parte.»
«Mi comporto come mi pare.»
Il biondo sospirò sonoramente. Pam non parlava quasi mai, ma quando lo faceva, con le sue frecciatine, riusciva a farlo subito innervosire.
Un po' come faccio io con Strawberry, forse?
L'americano scacciò subito quel pensiero dalla testa e rivolse nuovamente la sua attenzione alla ragazza che si trovava davanti.
«Ricordi quello che ti ho detto quella sera a casa tua?»
«Molto spesso parli a vanvera. Soprattutto quella sera.»
«Sai bene cosa intendo.»
La ragazza abbassò lentamente lo sguardo, e inspiegabilmente, iniziò a sentirsi a disagio: «Hai delle amiche che tengono molto a te. Dovresti cominciare a fidarti e ad essere più aperta con loro» sussurrò, incrociando nuovamente lo sguardo di Ryan. «Sono queste le parole che hai usato, giusto?»
Lui annuì lentamente, delineando un sorriso. «Esattamente.»

 

«Ma ci sono anche dei lupi ragionevoli e amici dell'uomo, mica tutti sono feroci!»

 

Le parole di Strawberry riecheggiarono nella sua mente senza che lei se ne accorgesse, e sussultò.
Ryan se ne accorse, ma non fece domande, anzi, proseguì con il suo discorso: «Non posso farci niente se questo è il tuo carattere, ma devi capire che questa storia deve finire. Se non ci sono fiducia e armonia tra di voi, la squadra si scioglierà.»
«Mina si fida di me» disse la Mew Lupo.
Ma l'americano ruotò leggermente la testa di lato, perplesso: «Ne sei sicura?»
Sì, ne era sicura.
Si era fidata di lei quando le aveva detto che tornare a combattere era la cosa giusta da fare. (*)
Si era fidata di lei quando, poche settimane prima, le aveva fatto credere che sarebbe tornata in America, quando invece era tutta una tattica per farle capire che era forte anche senza la sua presenza.
E si sarebbe fidata anche questa volta.
Mina era la ragazza più sveglia che avesse mai conosciuto, e Pam era certa che, presto o tardi, la ballerina avrebbe capito che la sua era una semplice maschera.
O forse no?
«E tu... tu ti fidi di Mina?» proseguì l'americano.
La ragazza non fece in tempo a rispondere: la loro attenzione fu attirata da una terza voce.
«Non riusciamo a trovare Mina.»
I due si voltarono verso la fonte di quella voce: Strawberry se ne stava sulla soglia della cucina, la fronte leggermente sudata, e dietro di lei vi erano anche Lory e Paddy.
«Probabilmente sarà già tornata a casa» ipotizzò Ryan, puntando le sue iridi cerulee in quelle preoccupate della ragazzina. «State tranquille, sono certo che si riprenderà presto» concluse, lanciando poi un'occhiata alla modella.
Quest'ultima provò una strana sensazione, ma senza dire nulla, riprese in mano la scopa e proseguì con il suo lavoro, ignorando gli sguardi angosciati che la stavano fissando.

 

 

Il portone d'ingresso di villa Aizawa si spalancò, e sulla soglia comparve la piccola figura dell'anziana balia di Mina, che rivolse a Pam uno dei suoi sorrisi più raggianti.
«Buonasera, signora.»
«Buonasera a te. Sei una delle amiche di Mina, non è così?»
La diretta interessata annuì: «Oggi è tornata prima dal lavoro perché non si sentiva molto bene. Sono passata per sapere come stava.»
«A dire la verità, Mina non mi ha detto di stare male...» ammise la balia, mostrando i primi segni di preoccupazione. «In effetti questa sera non ha toccato cibo, ma non è la prima volta che succede, perciò non ho fatto domande...»
Pam irrigidì la mascella. «Dov'è lei ora?»
«Ha detto che sarebbe andata a fare una passeggiata, ma ha dimenticato a casa il suo cellulare.» L'anziana si strinse nelle spalle, sospirando. «Ormai si sta facendo buio... manderò una delle cameriere a cercarla. Dirò a Mina che sei passata.»
E, prima che la viola potesse aggiungere altro, il portone si chiuse con uno scricchiolio a dir poco sgradevole.
Pam sospirò: ben presto si sarebbe sicuramente domandata dove fosse andata a cacciarsi quella ragazzina, se solo la risposta non fosse stata sotto ai suoi occhi.
O forse è meglio dire sopra.
«Che cosa ci fai tu qui?»
Una voce rotta dal pianto, una voce carica di malinconia che la modella conosceva bene: alzò lo sguardo al cielo, incrociando gli occhi rossi e stanchi di Mina, che la osservava dal terrazzo della sua camera.
Con un balzo, la Mew Lupo la raggiunse, fermandosi ad un paio di metri di distanza da lei: «Volevo sapere come stavi.»
«Proprio tu, che non ti preoccupi minimamente di me?»
«Sì, io» ribatté secca la modella, osservando severamente la Mew Blu. «Cosa ti fa credere che non mi interessi a te?»
Mina si voltò verso la portafinestra della sua stanza, osservando il proprio riflesso cupo e triste.
«Quando parli con Strawberry, sei sempre così sorridente, e ho cominciato a pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato in me. Quando ti rivolgo la parola, difficilmente mi dai corda, e credo che nell'ultimo anno tu mi abbia sorriso una, forse due volte.»
«Mina... questo non significa nulla.»
«Significa, invece.»
La ballerina strinse le mani a pugno, mentre le lacrime cristalline continuavano ad accarezzarle silenziosamente le guance.
«Non ti importa niente di me, e non fingere il contrario!» esclamò, alzando un po' la voce.
Un attimo dopo, una strana sensazione di calore le pervase la schiena, e Mina, al vedere nella finestra il riflesso di Pam che l'abbracciava da dietro, credette di avere un'allucinazione.
Quando mai, la Mew Lupo, l'aveva abbracciata di sua volontà?
Quella stretta, però, durò solo pochi secondi. Un ricordo si impossessò dell'attenzione di Mina, rovinando subito quel momento unico e irripetibile.

 

«Sai sono molto felice che tu faccia parte della nostra squadra, sei la benvenuta!»
La voce di Pam, così dura e decisa, la fece rabbrividire. «No, ti sbagli.»
Sussultò. «Come?»
«Io preferisco lavorare da sola. Mi dispiace.» Si leggevano chiaramente lo stupore e l'incredulità stampati nel viso delle quattro Mew Mew, in particolare nel volto di Mina. Ma la viola non si voltò nemmeno a guardarle, e proseguì: «Non ho bisogno di una squadra, sono un lupo solitario.»
Gli occhi della Mew Lorichetto cominciarono ad inumidirsi. «Non dire così... finalmente ti abbiamo trovata!» Singhiozzò, lasciando che le sue emozioni la guidassero. «Tu sei una di noi, lo vuoi capire!? Ti prego Pam!»
Ed era corsa verso di lei, verso il suo idolo. L'aveva stretta a sé con forza, come a farle capire che non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare, ma la Mew Viola la fece allontanare con un gesto del braccio.
«Vattene via!»
Mina cadde rovinosamente a terra: umiliazione e disperazione descrivevano appieno le emozioni che provava in quel momento, ma la voce della quinta Mew Mew attirò nuovamente la sua attenzione.
«Lasciatemi in pace, voglio starmene da sola!»
«Ti prego... pensaci bene!» la implorò la blu, cercando in ogni modo di farle cambiare idea.
Ma Pam, dopo averle riservato un'ultima occhiata, se ne andò, uscendo in fretta dalla Chiesa. E Mina rimase a terra, con le lacrime che non volevano smettere di cadere.

 

Le gambe di Mina tremavano, e il battito del suo cuore era accelerato a dismisura.
Non avrebbe voluto compiere quel gesto, anzi, di sicuro era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, ma la testa le scoppiava, i ricordi erano offuscati, e immaginando di rivivere quel maledetto giorno, scansò Pam così come aveva fatto la modella con lei un anno prima.
La Mew Wolf, fortunatamente, non perse l'equilibrio, ma il colpo della ragazzina le fece indolenzire il polso.
La sua voce si ridusse ad un sussurro, mentre cercava di capire cosa avesse condotto la Mew Blu a compiere quel gesto. «Mina...»
Quest'ultima, al sentir pronunciare il suo nome, ritornò alla realtà. Osservò il polso leggermente arrossato della viola, e si diede della stupida mentalmente.
Che cosa ho fatto?
Alzò lo sguardo, e incrociò gli occhi zaffiro di Pam, più confusi che mai. Per un attimo, le parve quasi come se il suo cuore si stesse contorcendo: come le era saltato in mente un gesto simile?
«M-Mi dispiace...» balbettò, muovendo qualche passo incerto verso il parapetto. «Mi dispiace tanto... io non... io non volevo...»
La ragazza si sporse sulla ringhiera, e dopo aver preso un respiro profondo, balzò a terra, iniziando a correre verso una meta sconosciuta. Superò rapidamente il cancello della villa, e non si preoccupò minimamente della voce di Pam che la chiamava ripetutamente.
Riusciva a sentirla. Percepiva i suoi passi inseguirla, e malgrado una parte di lei avrebbe tanto voluto voltarsi e accogliere nuovamente la Mew Lupo tra le sue braccia, l'altra parte le stava impedendo di fermarsi.
Superò diversi semafori, piazze, fino a doversi stringere in alcuni vicoli. Probabilmente aveva corso per più di un chilometro, e non era ancora riuscita a seminare la viola, che al contrario, l'aveva quasi raggiunta.
Non sapeva nemmeno lei da che cosa stava scappando. Da chi stava scappando.
Da casa sua? Da Pam? Dalla sua vita?
Le gambe cominciarono a farle male, la testa a pulsarle. Per un istante, la vista le si offuscò, e Mina fu costretta a fermarsi.
Poi, davanti a lei, comparve una figura in viola: possibile che la modella fosse riuscita a superarla senza che lei se ne accorgesse?
«Pam, ti prego» esordì, cercando di non ricominciare a piangere «lasciami sola!»
Ma la figura la osservò con indifferenza, e solo allora, dopo aver aperto e chiuso ripetutamente gli occhi un paio di volte, la Mew Bird capì che non si trattava della collega.
«Credo che tu abbia sbagliato persona, Mew Mew.»
La voce di Pie arrivò chiara alle sue orecchie, ma prima che potesse compiere qualsiasi movimento, l'alieno generò un fulmine con il suo ventaglio: Mina osservò con gli occhi sbarrati la scia luminosa dirigersi verso di lei, e subito dopo, si ritrovò pochi metri più indietro.
Pam, trasformata, la mise delicatamente a terra, dopodiché si voltò e scattò verso il nemico. Pie piegò nuovamente in avanti il ventaglio: «Attacco congelante!»
La Mew Lupo schivò appena i dardi di ghiaccio, che andarono ad attaccarsi al terreno, congelandone una piccola parte. La ragazza partì nuovamente all'attacco, utilizzando la sua frusta: Pie schivò prontamente la scia viola, ma Mew Pam non si dette per vinta, e scagliò una serie di numerosi attacchi, facendo volare l'alieno da una parte all'altra. Quest'ultimo evitò i colpi per quasi un minuto, ma ad un certo punto, la sua pazienza si esaurì: «Sono stufo di questo gioco, ragazzina! Adesso ti faccio vedere io: elettro siluro!»
La scarica elettrica neutralizzò la scia viola, e la frusta di Pam fu scagliata lontana dalla ragazza, che si affrettò a recuperarla; Pie generò un enorme chimero. Quest'ultimo fece rabbrividire Mina, che nel mentre, si era alzata in piedi. Si trattava di una sorta di chimero spazzatura, altro un paio di metri, il corpo color legno e le braccia di un verde scuro, con qualche coccio giallo e rosso in varie parti del corpo.
«Buon divertimento, ragazze» furono le ultime parole del viola, prima che si teletrasportasse altrove.
Mew Pam strinse la frusta con forza, osservando schifata il chimero che si trovava davanti: emanava un odore a dir poco sgradevole e di certo il suo fiuto sviluppato non era d'aiuto in quel momento.
Il nemico emise uno strano verso, simile ad un urlo, e subito dopo, alcuni cocci rossi e gialli si sparsero nel vicolo. Mew Pam li schivò con molta difficoltà: erano grossi quanto una mano e molto numerosi. Ad un tratto, un coccio giallo andrò a sbattere contro la sua caviglia, tramutandosi in una gelatina molto potente, simile all'attacco di Mew Paddy: la modella si ritrovò così costretta a muoversi con un solo piede, perché poggiare a terra l'altro avrebbe significato rimanere incollata alla strada.
Un coccio rosso atterrò a pochi centimetri da lei, e l'effetto fu immediato: una piccola esplosione, all'apparenza non pericolosa, che formò un cratere. Di conseguenza, se il coccio fosse entrato a contatto con un essere vivente, gli avrebbe sicuramente provocato delle lesioni gravi.
Mew Pam balzò in aria e puntò la sua arma contro il chimero: «Fiocco d'Energia!»
Il colpo andò a segno, facendo perdere per qualche secondo l'equilibrio al nemico, che non appena si risistemò, osservo minacciosamente l'artefice di quell'attacco. Dalla sua bocca uscì nuovamente quel rumore acuto, dopodiché i cocci si sparsero ancora, mettendo la Mew Viola in seria difficoltà, considerando che non poteva poggiare a terra il piede sinistro.
La sua attenzione, però, fu catturata da Mina, che se ne stava in un angolo a osservare la scena, senza muovere un dito.
La scena di pochi minuti prima si ripeté; Mew Pam le cinse la vita e la salvò appena in tempo, prima che una serie di cocci rossi la colpissero.
«Si può sapere perché non ti trasformi?» sbottò, scrutando la blu. Quest'ultima osservava un punto fisso davanti a sé, e pareva che non avesse udito le parole della modella. La ragazzina si lasciò andare tra le braccia della Mew Wolf, segno che era molto debole: quest'ultima poggiò il dorso della mano sulla fronte di Mina, rendendosi conto che era molto calda.
Ha la febbre intuì, mentre il respiro della collega si faceva sempre più affannoso. Aveva gli occhi lucidi, sofferenti. La fece sedere con la schiena appoggiata al muro, dopodiché, scattò verso il nemico, intenzionata a porre fine a quell'inutile battaglia.
La ragazza attese l'ennesimo attacco del chimero. Solo allora un'idea le balenò in testa, un'idea che richiedeva precisione, velocità e pazienza. Si posizionò esattamente di fronte ad un coccio rosso, e quando esso fu a pochi metri da lei, scagliò il suo attacco, rispedendolo in direzione del legittimo proprietario. Vedendo che una parte del chimero spazzatura si era letteralmente frantumata, la Mew Viola ripeté rapidamente l'azione coi vari frammenti rossi, fino a quando il chimero si sciolse completamente, ritornando al suo stato primario -quello di Para Para-, e in automatico, svanì anche la gelatina sulla sua caviglia.
La Mew Mew tirò un sospiro di sollievo: era stato fin troppo facile sconfiggere quel chimero, ma non se ne preoccupò.
Dedicò nuovamente tutta la sua attenzione a Mina, correndo verso di lei, ancora seduta a terra. Quando Pam la scosse leggermente, però, questa non si mosse: era svenuta.

 

 

Aprì gli occhi con delicatezza, ritrovandosi ad osservare il suo ciondolo Mew, poggiato su un comodino che non riconosceva.
Si guardò intorno, alla ricerca di un punto di riferimento: la stanza era arredata con dei mobili moderni, di vari colori. Vicino alla portafinestra, oltre la quale vi era sicuramente un grande terrazzo, spiccava un tavolino circolare, con sopra un pc portatile e il suo vestito perfettamente piegato. Sul comodino vi erano inoltre un'abat-jour, un paio di occhiali da sole scuri e i copioni di un film.
Non furono tanto i copioni a farle capire che quella era la camera di Pam, quanto il colore della vestaglia che indossava, viola, e gli occhiali, che erano i preferiti della modella.
La ballerina si alzò, e mosse qualche passo incerto a piedi nudi sul freddo pavimento: solo allora si rese conto che, di fronte al letto, vi erano un paio di pantofole celesti. Le indossò: erano comode e morbide e decisamente della sua misura.
Abbassò con cura la maniglia della porta, ritrovandosi in un corridoio largo e lungo. Proprio in quel momento, sulle scale comparve la snella figura di Pam, che la guardò dritta negli occhi per un paio di secondi.
«Cos'è successo?» domandò, con voce tremante. «Voglio dire, mi ricordo di Pie e di quell'orrido chimero, ma poi... non ricordo nulla.»
«Sei svenuta» disse semplicemente la viola, avvicinandosi alla ragazza. Le rivolse un'occhiata severa, e per un secondo, la Mew Bird ebbe paura del suo sguardo. «Avresti dovuto trasformarti. O almeno dirmi che avevi la febbre. Sei stata un'imprudente.»
Seguì un silenzio imbarazzante, che suscitò in Mina una disperata voglia di scoppiare a piangere, o di scappare. Andava bene qualsiasi cosa, ma trascorrere degli interminabili secondi sotto lo sguardo accusatorio di Pam, non era per niente piacevole. Ma compiere uno di quei due atti, avrebbe significato dimostrare per l'ennesima volta a Pam e a sé stessa che era un'immatura.
«Mi dispiace» sussurrò la blu, socchiudendo un poco gli occhi, nel tentativo di reprimere le imminenti lacrime. «Mi dispiace per tutto. Per l'imprudenza, per aver rifiutato l'abbraccio, e per ciò che ho detto. Mi dispiace.»
La Mew Lupo incrociò le braccia, ammiccando un sorriso amaro: «Un fondo di verità nelle parole che mi hai detto c'è.»
«No, non è così. È normale che tu preferisca parlare con Strawberry, lei non ti sta appiccicata come me, non ti assilla ogni momento con delle richieste stupide. Sono solo una ragazzina petulante che non ti lascia in pace un momento.»
«Ti sbagli, Mina. Sei molto più di questo.»
La ragazzina si strinse nelle spalle, confusa. «Io non...»
«Tu sei un'amica. O meglio, la mia unica amica.»
La Mew Lorichetto si sentì pervadere da una strana sensazione: una lacrima attraversò solitaria la sua guancia destra, e subito dopo ne seguirono tante altre, una per ogni parola che uscì dalla bocca di Pam.
«Ti ho fatta piangere, arrabbiare e disperare molte volte, e non ho mai mosso un dito per rimediare. Sono io a doverti chiedere scusa. Non sono brava a dimostrare i miei sentimenti.» Sospirò, nel disperato tentativo di fermarsi, di non dire altro. Doveva reprimere i suoi sentimenti, doveva comportarsi come aveva sempre fatto, o avrebbe sofferto. Ma dover parlare faccia a faccia con Mina, in lacrime, la rese debole. Forse troppo. «Tendo a proteggere le persone a cui voglio bene allontanandole da me. Sono fatta così. Sono inseguita dalla costante paura che, se qualcuno mi resta vicino troppo a lungo, potrebbe capitargli qualcosa di brutto. Ho il terrore di non riuscire a proteggere le persone che amo, e preferisco che imparino ad andare avanti da sole, senza il mio aiuto. Mi da' un senso di sicurezza che non puoi lontanamente immaginare.»
Un brivido attraversò la schiena della ballerina, che moriva dalla voglia di abbracciare Pam. «È per questo che quella volta hai detto a Strawberry di prendersi cura di me?» (**)

 

«Strawberry, prenditi cura di Mina. A volte il futuro ti appare con una lucidità che fa paura, e diventa un fardello pesante da sostenere. Ora soltanto tu puoi aiutare Mina.»

 

Al sentir quelle parole, la modella constatò che la leader della squadra aveva riferito tutto alla diretta interessata. «Sì, è così.»
Mina trattenne con fatica un singhiozzo, ma le sue guance erano ancora umide. «Ultimamente piango troppo.»
Quel pensiero sarebbe dovuto rimanere nella sua testa, ma senza rendersene conto, la Mew Blu lo aveva rivelato, come se fosse stata una cosa normalissima. Si affrettò a portarsi le mani davanti alla bocca, come per far capire alla Mew Wolf che le era sfuggito. Quest'ultima scosse la testa in modo impercettibile, e strinse Mina in un caldo abbraccio. Rimasero in quella posizione a lungo, ognuna immersa nei propri pensieri. Piano piano, le guance della blu, da bagnate, divennero rosse, ma non dall'imbarazzo, bensì a causa della sua temperatura alta.
«Poco fa ho chiamato a casa tua, e ho riferito alla balia che avresti dormito qui.»
La ragazzina alzò lo sguardo, sorpresa: «Dormirò qui?»
La viola abbozzò un sorriso. «Hai la febbre. Credi davvero che ti farò tornare a casa in queste condizioni?»
«Ma se resto qui rischio di far venire la febbre anche a te...»
«Va bene così, Mina. È il minimo che possa fare.»
La Mew Bird ricambiò il sorriso, sentendosi esageratamente felice dopo tanto tempo.

 

 

Il risveglio, la mattina seguente, fu molto tranquillo. La febbre di Mina era completamente passata e la modella l'aveva riaccompagnata a casa verso l'ora di pranzo.
«Ti ringrazio per l'ospitalità» soffiò la blu, mentre le due attraversavano l'enorme cortile di villa Aizawa. «E per la sincerità. Non dev'essere stato facile per te rivelarmi quelle cose.»
La modella abbassò un poco lo sguardo, rimuginando su quanto accaduto. «No, infatti.»
Mina la osservò confusa, ma non aggiunse altro.
«Dirò a Ryan che ti sei presa un giorno libero per riposare. Ci vediamo domani?»
La blu annuì allegramente. «Sì, a domani.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(*)= Episodio 21.
(**)= Episodio 42.


 

 

 

 

 

 

Questo capitolo non è esattamente come me lo ero immaginata, ma di sicuro Pam sarebbe stata troppo OOC, quindi ho dovuto limitare alcuni dialoghi.
Mi piace inserire alcuni flashback, anche brevi, nei capitoli. È bello vedere come interagiscono i personaggi ripensando loro passato, o con alcuni fatti già avvenuti che si riflettono sul loro presente.
Si può dire che la "vera" amicizia tra Mina e Pam inizi ora. La modella ha solo rivelato una piccola parte di ciò che pensa a Mina, e d'ora in poi sarà di certo più gentile dei suoi confronti, ma credo che prima di diventare amiche al 100%, dovranno superare molti ostacoli e molte prove. Sempre sperando che la long abbia la stessa conclusione alla quale sto pensando adesso, e che non mi venga qualche altra idea strana col tempo xD

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Capitolo 7
*** Tracce del passato ***



Tracce del passato

 

 

I giorni successivi furono molto allegri e pacati. Le Mew Mew non ricevettero alcun attacco alieno, e quando Mina tornò al lavoro, per la prima volta in vita sua, accolse i clienti con un sorriso a trentadue denti.
Questo fatto non sfuggì agli ideatori del Progetto Mew, ma nemmeno al resto della squadra, che in quel momento osservava la Mew Lorichetto con stupore.
«Sono io che non ci vedo bene, oppure Mina ha ringraziato la coppietta che è appena uscita?» domandò Lory, deglutendo a fatica.
«Non ti sbagli. E gli ha pure fatto un inchino!» esclamò la leader, che aveva osservato la scena con gli occhi sbarrati.
Paddy abbozzò un sorrisino. «Secondo me Ghish, Pie e Tart hanno rapito la vera Mina, e ci hanno mandato una sua copia fasulla.»
«Se così fosse» esordì Ryan, che stava uscendo dalla cucina proprio in quel momento «allora sarebbe meglio se gli alieni si tenessero la Mina acida che conosciamo. Non credi?» L'americano diede un tenero buffetto sul naso della bimba, che annuì freneticamente.
«Sbaglio o anche Ryan sembra parecchio allegro ultimamente?» proseguì la Mew Verde, osservando il biondo dirigersi verso il bancone della caffetteria.
«Ragazze, cortesemente, potreste rimandare le chiacchiere a più tardi? Ci sono sette ordini da portare ai tavoli, e non mi sembra il caso che Mina faccia tutto da sola!» esclamò Kyle, facendo ritornare il terzetto alla realtà. «Non pensavo che l'avrei mai detto...» sussurrò poi il pasticcere tra sé e sé.
Nel frattempo, Ryan raggiunse la quinta Mew Mew, che stava dando lo scontrino ad una giovane donna.
«Grazie e arrivederci!»
Il biondo accennò un sorriso, rientrando completamente nel campo visivo di Pam. «Di questi tempi abbiamo parecchi clienti. È un bene che Mina si stia dando da fare per aiutarvi.»
La viola annuì. «Già. Due mani in più sono sempre utili.»
«Però è strano che sia così allegra ed efficiente» proseguì l'americano, poggiando i gomiti sul bancone. «Perché ho l'impressione che ci sia il tuo zampino dietro a tutto ciò?»
«Magari ti sbagli» soffiò lei, che non aveva alcuna intenzione di dargliela vinta.
«O magari no.»
La Mew Wolf dovette staccare gli occhi dal ragazzo e dedicarsi ad un paio di clienti, dandogli il conto. Quando ebbe finito di digitare sulla cassa, Ryan ritornò nel punto in cui si trovava pochi secondi prima.
«Comunque, non sono qui per parlare di Mina. L'ultima settimana è stata molto tranquilla, ma sono certo che ci sia qualcosa che non va. Gli alieni hanno sempre attaccato senza sosta, mentre ora si fanno vedere sempre meno. Temo che questo non prometta nulla di buono.»
«Non facciamoci caso, in fondo ci meritiamo tutti un po' di riposo. Probabilmente lo stesso vale anche per loro. Piuttosto, godiamoci questi pochi momenti di pace.»
Ryan puntò le sue iridi di ghiaccio in quelle zaffiro di Pam, e non riuscì in alcun modo a distogliere lo sguardo. Per la prima volta, era come se gli occhi della quinta Mew Mew avessero una calamita che gli impedivano di guardare altrove.
«Ti va di andare a cena?»
La Mew Viola perse un battito. Perché le stava chiedendo una cosa simile?
«Come, prego?»
«Questa sera.» Ryan aveva spudoratamente ignorato la sua domanda.
«Io...» Pam strinse nervosamente le mani sulla gonna della sua divisa, pregando che l'americano non notasse il suo gesto. Al contempo, lui immaginò che, se la viola gli avesse dato un due di picche, avrebbe fatto la figura più brutta del secolo. Ma la risposta di Pam non tardò ad arrivare. «Ci sarò.»
Ryan abbozzò un sorriso: «Bene. Passo a prenderti un'ora dopo la chiusura. Ho prenotato in un ristorante italiano non molto distante da qui.»
Il ragazzo fece per andarsene, ma prima che potesse compiere un solo passo, la voce della Mew Lupo lo bloccò nuovamente. «Come sapevi che avrei risposto affermativamente?»
Il biondo si voltò verso di lei, incrociando, come d'abitudine, le mani dietro la nuca. «Me lo sentivo. E poi, beh, se avessi rifiutato l'offerta, ci avrei portato Kyle. In fondo, l'importante è mangiare, non chi c'è dall'altra parte del tavolo!» scherzò, facendole un occhiolino.

 

 

Pam si rimirò nello specchio diverse volte: aveva deciso di indossare un abito rosso e lungo, e di raccogliere i capelli in un perfetto chignon. Non si era truccata -non ne aveva avuto il tempo-, aveva indossato il primo bracciale che aveva trovato e, per quanto riguarda le scarpe, aveva optato per un paio di ballerine rosse.
Quando il campanello suonò, la modella si ritrovò davanti un uomo sulla quarantina. «Buonasera, signorina Fujiwara.»
«Buonasera a lei.»
Pam seguì l'uomo fino alla limousine parcheggia in fondo al vialetto di casa sua. Quando la portiera fu aperta, tutto ciò che vide fu il sorriso di Ryan Shirogane, che indossava un completo blu scuro.
«Buonasera, Pam.»
«Per quale motivo hai affittato una limousine? Saremmo potuti andare a piedi» rispose seccamente lei.
«Ogni tanto mi concedo qualche sfizio anch'io.»
La Mew Wolf annuì leggermente, ricadendo nel suo abituale silenzio.
Si era sentita a disagio quando Ryan le aveva chiesto di andare fuori a cena, ma poi, aveva capito: si trattava di una semplice scusa per poterle parlare di qualcosa di molto più grosso. Probabilmente, l'americano aveva scoperto qualcosa riguardo all'Acqua Cristallo, o addirittura aveva previsto un imminente attacco alieno, e aveva ritenuto saggio parlarne con lei.
D'altronde, nelle ultime settimane erano diventati buoni amici. Si trattava di una cena che aveva come unico scopo la protezione della terra e dei suoi abitanti... giusto?
La modella osservò Tokyo dal finestrino durante tutto il viaggio, durato circa otto minuti, e Ryan non osò disturbarla.
Giunti di fronte all'edificio, l'autista della limousine scortò con garbo i due fino all'entrata, assicurando che sarebbe ritornato dopo un paio d'ore.
Il ristorante era composto da un'unica, grande sala quadrata, con una ventina di tavoli di forma circolare. Fra i vari clienti, Pam riconobbe alcuni attori con la quale aveva avuto a che fare di recente, e li salutò cordialmente, rendendosi conto che quello era più che un semplice ristorante di lusso.
«Ti sarà costato una fortuna prenotare qui» soffiò la viola, sfogliando distrattamente il menu.
Il biondo non rispose, osservando la ragazza intenta nella scelta della pietanza.
Sarà una lunga serata... pensò, mostrando i primi segni di agitazione.

 

 

Il pasto fu molto tranquillo. Pam aveva momentaneamente abbandonato la sua maschera glaciale, e di tanto in tanto, si era concessa di sorridere alle battute di Ryan. Ma a lungo andare, si rese conto che non c'era niente di professionale in quella cena. L'americano l'aveva invitata per chissà quale motivo.
Come se avesse letto nei suoi pensieri, l'ideatore del Progetto Mew smise di parlare e si fece improvvisamente serio.
«Cosa c'è che non va nella tua vita?»
La Mew Lupo inarcò un sopracciglio. «Scusami?»
«Una quattordicenne si trasferisce dall'America al Giappone per inseguire il suo futuro da modella, senza un genitore o un tutore. Non sembra una cosa comune, al giorno d'oggi.»
«La mia manager è anche la mia tutrice» lo corresse, poggiando con cura la forchetta sul tavolo. «E comunque, la mia vita privata non ti riguarda.»
Ryan sospirò. «Come ti ho detto di recente, per mantenere la squadra unita deve esserci fiducia reciproca. Come faccio a fidarmi di te se non so chi sei? Potresti provenire da una famiglia di spie, o di terroristi. Magari hai riempito il Caffè Mew Mew di cimici, e tu e i tuoi genitori state progettando in segreto un modo per catturare le ragazze e studiarle.»
La battuta, questa volta, non la fece ridere. Proprio per niente.
Abbassò di poco il capo, e chiuse gli occhi. Non aveva mai parlato con nessuno di quello che era accaduto. Sapeva che il biondo la stava semplicemente punzecchiando, ma non riuscì a non cedere alla tentazione. Il desiderio di sfogarsi era troppo grande per permetterle di tacere ancora.
«Mio padre è... morto» disse, incrociando le mani in grembo.
L'americano deglutì in silenzio, passandosi distrattamente una mano sulla nuca. «Io...»
«Non dirmi che ti dispiace. Ti prego.»
Ryan annuì debolmente, incitandola a proseguire.
«La mia infanzia è stata... difficile. I miei genitori non erano quasi mai presenti. Mi hanno mandata in una scuola prestigiosa, frequentata da ragazzini snob che mi guardavano dalla testa ai piedi. Ho dovuto subire un'istruzione rigida. Mia madre mi ha obbligata a studiare sei lingue, convinta che un giorno avrei seguito le sue orme nella società di famiglia. Anche lei era cresciuta con due genitori assenti, per questo era convinta che io non soffrissi. Ma non era vero.»
Fece una pausa, sospirando. «Mio padre, invece, proveniva da una famiglia di contadini, ed era giapponese. Ha conosciuto mia madre per caso, poco dopo essersi trasferito in America in cerca di fortuna. È stato amore a prima vista. Si sono sposati cinque anni dopo, e l'anno successivo nacqui io.» Sul suo volto andò a formarsi un piccolo sorriso, senza che lei se ne accorgesse. «Era un uomo meraviglioso. Anche lui era molto occupato con il lavoro, ma delle volte si dava malato per passare la giornata con me, e spesso, quando doveva compilare dei documenti, mi chiedeva di fargli compagnia nel suo studio: mia madre, al contrario, aveva sempre esatto (*) la propria privacy, e non sopportava il fatto che mio padre mi permettesse di stare con lui quando dovevo studiare.»
Incrociò lo sguardo dispiaciuto di Ryan, e rimase in silenzio per un tempo che le parve interminabile. Poi, ad un tratto, riprese a parlare.
«Frequentavo l'ottava classe (**). Mio padre stava male già da un po'. L'azienda in cui lavorava sarebbe andata presto in fallimento, perciò sarebbe rimasto senza lavoro, e inoltre, il rapporto con mia madre non era più lo stesso. Lui soffriva, ed io lo avevo notato. Ma nessuno mi credeva. Un giorno, dopo essere tornata a casa da scuola, lo trovai disteso a terra nel suo studio. Il suo cuore aveva smesso di battere.»
Il biondo avrebbe voluto chiederle come era morto, ma Pam rispose prima che lui potesse aprire bocca.
«Il medico gli aveva prescritto degli ansiolitici e delle pillole antidepressive, ma lui ne assumeva in gran quantità. E poi, aveva problemi di cuore. Probabilmente, a lungo andare, il suo corpo non è più riuscito a reggere le medicine.»
L'ideatore del Progetto Mew annuì, con gli occhi carichi di malinconia. «E dopo... cos'è successo?»
«Ho scoperto che mia madre tradiva mio padre con un suo caro collaboratore. Conoscevo quell'uomo: era l'unica persona di cui mio padre si fidava ciecamente, ed erano ottimi amici. Negli ultimi tempi, quelle poche volte in cui entrambi i miei genitori condividevano un pasto con me, invitavano anche lui. Non mi è mai stato simpatico, e dopo che ho scoperto del tradimento, tutto ciò che volevo era andarmene da quella casa. Poi, un giorno, lessi per caso un volantino, in cui c'era scritto che un fotografo giapponese stava cercando una modella per una linea di vestiti. Decisi di partecipare, anche se, durante il casting, fui assalita dal panico: le altre partecipanti avranno avuto come minimo cinque anni più di me, ed erano tutte bellissime. Eppure, quel fotografo scelse proprio me. Quando dissi a mia madre che sarei partita per Tokyo e che non sarei più tornata a casa, non si oppose: l'unica cosa che mi chiese, fu di terminare l'anno scolastico. Da allora non l'ho più rivista.»
«Wow.» Ryan sospirò sonoramente, sistemandosi la cravatta. «Dubito che mia madre mi avrebbe dato il permesso di andare all'estero senza un adulto. Anzi, probabilmente se non ci fosse stato Kyle con me, non avrei mai lasciato l'America. Mi spaventava il fatto di vivere completamente solo.»
«Per quanto assurdo possa sembrare, i miei genitori si amavano veramente. Nonostante stesse con un altro uomo, dopo aver scoperto della morte di mio padre, mia madre soffrì più di quanto potessi immaginare. In quel periodo litigammo molto, e credo che, alla fine, abbia deciso di darmela vinta.»
Pam strinse involontariamente le mani a pugno, conficcandosi le unghie nella pelle. Quegli avvenimenti la consumavano da oltre due anni, ma per la prima volta invita sua, la Mew Wolf si sentì meglio. Aveva sempre creduto che la scelta migliore fosse tacere, quando invece, al contrario, avrebbe dovuto sfogarsi con qualcuno molto prima.
«Odio mia madre» sibilò con stizza.
Ryan abbozzò un sorriso. «Io invece adoravo la mia.»
La viola rilassò le mani, e dedicò all'americano un'occhiata amareggiata.
«I miei genitori sono morti durante un incendio provocato da un chimero.»
«Vuoi dire che tutta questa storia è nata per una vendetta personale?»
Il biondo incrociò le braccia, facendosi serio. «In parte è così. Ma se non fermiamo gli alieni, potrebbero sorgere delle catastrofi molto più grandi. Per ora nessuno si è fatto male, ma è meglio prevenire che curare.» Pam annuì debolmente. «Quello che voglio farti capire, è che senza l'aiuto di Kyle non sarei andato molto lontano. Tu invece te la sei cavata da sola, ma tua madre è ancora viva, e non dovresti trascorrere la tua adolescenza lontana da lei. Sei ancora in tempo per tornare in America.»
La modella poggiò i gomiti sul tavolo, gli occhi che lasciavano trasparire un velo di tristezza: «Non puoi neanche immaginare cosa significhi avere a che fare con mia madre.»
«È pur sempre tua madre.»
Pam scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Possiamo andare, per favore? Le due ore sono già passate da un pezzo.»
Ryan annuì, senza proferire parola. Dopo aver pagato per entrambi, il biondo scortò la Mew Mew all'esterno dell'edificio.
Il viaggio di ritorno gli parve molto più lungo di quello di andata. Pam non gli rivolse nuovamente la parola, e per la prima volta in vita sua, Ryan Shirogane si sentì un grandissimo stupido. La Mew Viola detestava gli impiccioni, e lui era andato troppo oltre.
«Non sentirti in colpa» disse ad un tratto lei, facendolo sobbalzare. «Malgrado tu sia stato troppo invadente, è stata una mia scelta parlare del mio passato. Quelle ferite ormai sono chiuse già da un po', perciò non provare pena per me.»
«Hai tirato un cazzotto degno di un pugile a Kisshu (***). Come potrei provare pena per te? Piuttosto, avrei paura a provocarti» esclamò, scoppiando a ridere.
La Mew Lupo ricambiò il sorriso, constatando di trovarsi di fronte a casa sua. Il biondo la accompagnò fino alla porta, e prima che la padrona di casa potesse dire qualcosa, sentì una mano calda farsi sempre più stretta intorno al suo braccio. Si voltò con lentezza, e si ritrovò a pochi centimetri dal viso di Ryan.
La baciò con una delicatezza disarmante. Pam spalancò un poco gli occhi dallo stupore, ma quando l'ideatore del Progetto Mew si allontanò, non disse nulla.
«Buonanotte, Fujiwara.»
La viola lo osservò sparire nel vialetto illuminato, passandosi una mano sulla guancia in cui Ryan aveva poggiato le sue labbra.

 

***

 

«Uffa! Io non ci voglio andare!»
«Per una volta sono d'accordo con Strawberry: è l'una di notte, ed io vorrei tornare a dormire!» sbottò Mina, sbattendo in modo infantile il piede destro a terra.
«Non è colpa nostra se l'acqua cristallo ha deciso di comparire proprio ora. E poi,» proseguì Ryan, con un sorrisetto furbo stampato in viso «se questa notte troverete almeno un frammento di Acqua Mew, vi prometto che domani terremo chiuso il negozio, ma verrete stipendiate ugualmente.»
«Mi sembra una proposta allettante... io ci sto!» esclamò Paddy con vivacità, facendo scoppiare a ridere Lory.
Kyle sorrise loro con dolcezza. «Bene, allora direi che potete cominciare a perlustrare queste zone. Mina, Pam, voi due andrete nella scuola di Strawberry: non vi conosce nessuno, perciò, se dovesse accadere il peggio, non verrete rintracciate.»
«Che cosa intendi per "se dovesse accadere il peggio"?» soffiò Minto, preoccupata.
«Se ti riferisci a delle guardie notturne, non ce ne sono nella mia scuola, e non sono state messe nemmeno delle telecamere, perciò potete passeggiare tranquillamente per i corridoi!» scherzò la Mew Rosa, abbozzando un sorriso.
«In ogni caso, io e Ryan vi seguiremo in ogni movimento» proseguì il moro. «Lory, Paddy, voi dovrete perlustrare la piazza situata vicino allo Zoo di Ueno, mentre Mark e Strawberry andranno nel Parco Inohara.»
Pam lanciò un'occhiata a Ryan; se ne stava in piedi di fianco a Kyle, lo sguardo perso nel vuoto e le braccia, come di consueto, incrociate.
Erano passati due giorni dalla loro cena, e da allora, il biondo non le aveva più rivolto la parola. Probabilmente, non c'era niente di cui parlare. In fondo, si era trattato di un semplice bacio sulla guancia, un semplice gesto affettivo.
Ma per lei, non era stata una cosa di poco conto.

 

 

«Paddy, te l'ho già domandato prima e te lo richiedo: non hai freddo con quegli shorts? Siamo solo a marzo...»
La bimba scosse la testa, sorridente. «No no, quando arriva la primavera comincio a indossare gli abiti estivi! Nostro padre ha insegnato a me e ai miei fratelli a saper sopportare il freddo» spiegò. «Anzi, mi viene quasi voglia di farmi un tuffo in quella fontana laggiù!»
«Paddy, per favore, non perdere la concentrazione.»
«Ryan, scusa se te lo chiedo, ma potresti darci qualche altra indicazione sulla posizione dell'Acqua Cristallo? Vedi, questa piazza è enorme, c'è molta vegetazione e purtroppo i lampioni emettono una luce molto flebile...»
Si udì il rumore della tastiera di un computer, e subito dopo, un sospiro. «Il segnale è disturbato. Purtroppo non so come aiutarvi, ragazze. Posso solo dirvi che, secondo i miei dati, l'Acqua Mew si trova in mezzo alla vegetazione.»
La Mew Focena annuì, dimenticandosi che l'americano non poteva vederla. Subito dopo, urlò.
Paddy si girò rapidamente nella sua direzione: la radice di un albero si era attorcigliata intorno alla caviglia della verde, che ora si trovava a qualche metro da terra a testa in giù.
«Cos'è successo!?» domandò Ryan, lasciando trasparire i primi segni di preoccupazione.
La Mew Scimmia strinse con forza il ciondolo Mew nella propria mano. «Un chimero-pianta ha imprigionato Lory» disse. «È di sicuro opera di Tart.»
Per qualche secondo, dall'altra parte calò il silenzio. Poi, l'ideatore del Progetto Mew parlò nuovamente: «Se c'è Tart, allora Pie e Ghish non saranno lontani. Devo chiudere la conversazione per avvisare Mina e Pam.»
Ma la bionda, ormai, aveva smesso di ascoltarlo. L'enorme chimero-albero aveva cominciato a muovere le sue radici, e dietro di esso era comparso il più piccolo degli Ikisatashi.
Paddy gli riservò un'occhiata minacciosa: «Lasciala subito andare!»
Il moro ghignò, facendo comparire le sue bolas. «Se vuoi liberarla, dovrai farlo da sola.»
La diretta interessata non se lo fece ripetere due volte e fu subito avvolta da una luce gialla. «Mew Paddy, metamorfosi!»

 

 

Mark e Strawberry camminavano uno di fianco all'altro. Come avevano messo piede all'interno del parco, una strana sensazione li aveva avvolti.
«Tart ha appena attaccato Lory e Paddy» li informò Kyle.
«Stanno bene?» domandò la leader, guardandosi intorno con circospezione.
«Sì, stai tranquilla. Sono certo che se la caveranno.»
Mark si bloccò all'improvviso, scrutando con attenzione un punto davanti a sé.
«Cosa c'è?» sussurrò la Mew Neko, fermandosi a pochi passi da lui. «Hai visto qualcosa?»
Fu un attimo. Il ragazzo si precipitò verso Strawberry, ed entrambi caddero rovinosamente a terra: un fulmine fu scagliato contro il terreno a pochi centimetri da loro.
Mark si alzò di scatto, trasformandosi nel Cavaliere Blu, e cominciò a correre.
Strawberry, ancora intontita e confusa, alzò un poco lo sguardo, massaggiandosi la nuca. Aveva avuto inizio una lotta tra il biondo e Pie, che sembrava avere la meglio.
«Mew Berry, metamorfosi!»
Un istante dopo aver concluso la trasformazione, la leader delle Mew Mew udì la voce dell'alieno: aveva scagliato l'ennesimo attacco in direzione di Mark, che lo aveva evitato con scarsa facilità, data la loro vicinanza.
Mew Berry strinse tra le mani il Fiocco del Cuore, pronta ad agire, ma Pie la anticipò.
«Attacco congelante!»
Con una capriola all'indietro degna di una ginnasta, la rossa evitò aggraziatamente il colpo. Si rimise subito in piedi, osservando la scena che si stava svolgendo davanti a lei: il ventaglio di Pie era diventato più grande del solito, e il biondo fu colpito da uno dei suoi fulmini. Cadde a terra, lasciando andare la sua spada, e sul suo volto andò a formarsi un'espressione addolorata.
«Cavaliere Blu!»
L'urlo di Mew Berry arrivò forte e chiaro alle orecchie di entrambi: mentre Mark cercava di alzarsi, Pie si preparò nuovamente per attaccare. Attese il momento giusto, quando la nemica si sarebbe trovata abbastanza vicina.
«Tempesta di vento!»
La Mew Rosa si sentì trasportare da una forza più grande di lei. Andò a sbattere contro un albero, e le energie le vennero subito a mancare.
I suoi occhi non videro altro che la chioma bionda del suo salvatore, e subito dopo, il buio.

 

 

Pam camminava a passo svelto, con sguardo serio. Non aveva aperto bocca durante tutto il viaggio verso la scuola di Strawberry: la sua mente era affollata da numerosi pensieri, tutti riguardanti Ryan.
Perché l'aveva invitata a cena? Perché non le aveva più rivolto la parola, dopo quella sera? Perché l'aveva baciata sulla guancia, se non lo aveva mai fatto prima?
«Mi stai ascoltando? Pam?»
La modella si voltò di scatto verso Mina: «Ero sovrappensiero, scusami.»
L'altra ruotò leggermente la testa di lato. «Ryan ci ha contattate. Ha detto che le altre sono state attaccate dagli alieni. Non hai sentito nemmeno una parola?»
La Mew Lupo scosse leggermente la testa.
«Non importa» sussurrò la blu, rivolta più a sé stessa che all'amica. «Abbiamo perlustrato il cortile, le aule e i corridoi, perciò, se il nostro corpo non ha reagito in alcun modo all'Acqua Mew, o si è trattato di un falso allarme, oppure si trova sul tetto.»
La viola non rispose. Continuò a guardare davanti a sé, e Mina si lasciò andare ad un sospiro sommesso.
«C'è qualcosa che non va?» proseguì la Mew Bird. «Per caso si tratta di Ryan?»
La Mew Wolf sussultò lievemente, e grazie a chissà quale divinità, le sue guance non diventarono rosse. «Come hai fatto a-»
«Lo osservi di continuo» rivelò l'altra, sorridendo. «Non so cosa sia successo tra di voi, ma è chiaro che gli piaci.»
Non ne aveva voglia di parlarne, soprattutto con Mina. Dopo quello che era successo la settimana prima, si sentiva ancora a disagio per aver rivelato alla ballerina cosa provava per lei. Pam si morse la lingua, ma ciò non bastò per frenare la sua voglia di sfogare lo stress.
«Shirogane ha tante ragazze ai suoi piedi. Lory, ad esempio. O Megan, l'amica di Strawberry. E poi, anche se fosse, Ryan non ha occhi che per quest'ultima. Dubito che il suo cuore sia disposto a rinunciare a Strawberry.»
«Quella di Lory è una cotta passeggera. Anzi, sono certa che nei pensieri della nostra ci sia già qualcun altro» affermò, senza riuscire a smettere di sorridere. «Per quanto riguarda Megan, dubito che abbia qualche speranza. E Strawberry... beh, ho notato che Ryan non la stuzzica più come prima. Ultimamente è diventato più cordiale con tutti, in realtà.»
Le due si scambiarono un'occhiata fugace, ma Mina ricominciò subito a guardare di fronte a sé, bloccandosi di fronte ad una porta.
«Ma la domanda importante è: cosa ne pensi tu, di Ryan?»
La modella abbassò inspiegabilmente lo sguardo. Cosa ne pensava di Ryan?
Non ebbe il tempo di pensarci.
Mina aprì con decisione l'enorme porta, e le due si ritrovarono così sul tetto della scuola.
«Vi stavo aspettando, Mew Mew.»

 

 

«Credi davvero di poter girare in tondo all'infinito? Guarda che prima o poi esaurirai le energie!» esclamò ironicamente Tart, divertito dal fatto che Mew Paddy continuasse ad evitare le sue bolas e le radici del chimero-pianta semplicemente correndo o con delle capriole.
In realtà, la Mew Scimmia stava semplicemente attendendo l'attimo propizio, il momento adatto per sferrare il suo attacco e poter finalmente liberare Lory -quest'ultima, fortunatamente, dopo un primo spavento iniziale, era riuscita a calmarsi e aveva iniziato a confidare nelle capacità di Paddy.
L'alieno lanciò per l'ennesima volta le sue bolas, che rotearono rapidamente verso lei: la bionda aumentò la velocità, giungendo esattamente sotto la radice che stringeva il corpo di Lory.
Perfetto.
Mew Paddy allungò le braccia in avanti: le bolas di Tart rimbalzarono sui suoi tamburelli, cambiando così direzione. Il ramo fu spezzato, e la Mew Verde, pur essendo in caduta, si affrettò a trasformarsi, cosicché potesse atterrare grazie alle sue abilità.
Il giovane Ikisatashi osservò la scena sbigottito, ma subito dopo, la sua espressione mutò: serrò la mascella, e strinse con forza i pugni. Si preparò a lanciare nuovamente la sua arma, ma una voce lo bloccò.
«Basta, Tart.»
Il castano si voltò alla sua sinistra, incrociando lo sguardo ametista del fratello maggiore. «Pie? Ma cosa...»
«L'Acqua Mew non è qui» proseguì, col suo solito tono di voce incolore «perciò tanto vale sprecare energie.»
Tart lanciò un'ultima occhiata alle due Mew Mew sotto di lui: dopo aver fatto tornare il chimero-pianta al suo stato primordiale, scomparì nell'aria insieme a Pie.
Paddy sciolse la sua trasformazione, incrociando le braccia. «Dici che dobbiamo fidarci?»
«Dubito che se ne sarebbero andati se l'Acqua Cristallo si fosse trovata nei dintorni. Forza, raggiungiamo le altre!»

 

 

«Fiocco d'Azione!»
Ghish evitò la freccia di Mina per un pelo. L'alieno fece comparire i suoi sai, e dedicò un sorriso minaccioso alla Mew Lorichetto.
Si teletrasportò dietro di lei, e le cinse il collo con il braccio destro, puntando una delle sue armi contro la sua guancia.
«Mi dispiace colombella, ma questa volta non posso starti dietro più di tanto. Io e la tua amica abbiamo un conto in sospeso (****)» sussurrò, lasciandola andare goffamente a terra.
Come se l'avesse sentito, la Mew Lupo sferrò il suo attacco: il verde si teletrasportò ancora, questa volta a pochi centimetri da lei, ed ebbe inizio una lotta corpo a corpo.
Cosa ne penso io di Ryan?
Ghish fendette l'aria con uno dei suoi sai, sfiorando i capelli di Mew Pam. Quest'ultima cercò di contrastarlo con la sua frusta, ma l'essere sovrappensiero non l'aiutò per niente.
Devo dire che è... carino. In tutti i sensi. È affascinante, e gentile, anche se chi lo conosce bene direbbe il contrario. Eppure... eppure ho la netta sensazione di non conoscere il vero Ryan Shirogane.
Le arrivò un pugno dritto nello stomaco. La modella si piegò in avanti dal dolore, tenendosi la pancia con le mani, e nel giro di poco, si ritrovò in ginocchio.
Oh Ryan... non mi posso affezionare a te. Ho già perso troppo dalla vita. E io non voglio soffrire ancora.
«Mew Pam!»
L'urlo di Mew Mina le arrivò come un eco lontano. Ancora dolorante, alzò un poco lo sguardo, rendendosi conto che Ghish non era più davanti a lei.
L'alieno aveva preso a lottare con la blu, mentre lei era a terra, incapace di fare qualcosa.
Sapeva che l'amica non ce l'avrebbe mai fatta da sola, ma non riusciva a muovere un muscolo.
Le forze la stavano lentamente abbandonando quando, ad un tratto, una strana sensazione le pervase tutto il corpo. Il dolore allo stomaco sparì subito dopo, e la ragazza, dopo essersi alzata in piedi, fu circondata da una strana luce celeste, che le donò calore e pace.
«Mew Pam, che cosa sta succedendo?»
Un tuffo al cuore.
«Ryan, ho trovato l'Acqua Cristallo» sussurrò, con una gioia che non le apparteneva.
Ghish osservò la scena con gli occhi spalancati, lasciando lentamente andare la presa sulle braccia di Mew Mina. «L'Acqua Mew...»
La Mew Wolf gli dedicò lo guardò con fare minaccioso, dopodiché rivolse un'occhiata d'intesa all'amica.
«Fiocco d'Azione!»
«Fiocco d'Energia!»
Il verde sentì due forze opposte colpirgli la schiena e la pancia. La pelle diafana prese a bruciare all'istante, ma lui non se ne preoccupò. Sentì due mani stringergli le braccia, e subito dopo si ritrovò altrove.

 

 

«Quindi, l'Acqua Mew ti ha dato più forza?» domandò Lory, poggiando i gomiti sul tavolino.
La Mew Viola annuì. «Sì. Oltre ad aver risanato le ferite e gli sforzi, ha anche potenziato la mia frusta. Quando ho colpito Ghish, ho percepito una nuova energia dentro di me, e credo di avergli fatto veramente male, cosa che non è mai successa prima.»
«È una delle tante qualità dell'Acqua Cristallo» rivelò Kyle. «L'unico problema è che, a meno che non costruiamo un contenitore simile a quello degli alieni, l'unico modo per conservarla è utilizzare il Cuore del Cristallo (*****), rinchiudendola nel piccolo recipiente di cristallo rosa che c'è sopra allo scettro.»
«Meno male che mi sono svegliata per tempo allora!» esclamò la rossa, massaggiandosi distrattamente la testa.
«Perché, ti sei addormentata?»
A Mark scappò una risata. «No, Paddy: mentre stavamo combattendo contro Pie, Strawberry è svenuta!»
Mina, al contrario, sbuffò. «Questa volta gli alieni non hanno creato chimeri, e non sono stati molto seri durante i combattimento. Non vi sembra un po' strano?» chiese, osservando gli sguardi pensierosi dei presenti.

 

***

 

«Si può sapere che cosa ti passa per la testa?»
«Per una volta sono d'accordo con Tart. Ero a un passo così per impossessarmi dell'Acqua Cristallo, se tu non mi avessi interrotto.»
Pie puntò i suoi occhi seri in quelli dorati di Ghish. «Credo che io e te la pensiamo allo stesso modo su di lui.»
Il mezzano sussultò. «A chi ti riferisci?»
Il viola abbassò un poco lo sguardo. «A Profondo Blu.»













 



(*)= Non spaventatevi, è il participio passato del verbo esigere xD
(**)= In Giappone l'ottava classe corrisponde alla nostra seconda media, e si frequenta a 13-14 anni.
(***)= Episodio 35.
(****)= Capitolo 5, quando Mew Pam ferisce il braccio di Ghish.
(*****)= In lingua originale Mew Aqua Rod, lo scettro utilizzato da Mew Berry negli episodi 26 e 43. Ho trovato il nome in un sito, ma non sono certa che sia il nome vero e proprio, dato che nell'anime -se non ricordo male- non è mai stato nominato.

 

 

 

 

 


C'è voluto più del previsto, ma sono qui!
In questi giorni sono un po' impegnata con le prove per uno spettacolo, per questo motivo ho scritto la seconda parte del capitolo un po' di fretta, e sinceramente non mi convince neanche un po' :/
Vi saluto! E spero che anche questa volta abbiate gradito ^^



P.S. Avrei aggiornato prima se la chiavetta non avesse fatto i capricci -.-

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Capitolo 8
*** Chiarimenti ***



Chiarimenti

 

 

Mina sorseggiò il suo frullato alla fragola, beandosi del lieve venticello che le accarezzava il viso.
«Fammi capire bene» esordì, posando il bicchiere sul tavolino «Shirogane ti ha chiesto di nuovo di andare a cena, e tu gli hai detto di no?»
La modella annuì, iniziando a giocherellare con la cannuccia colorata. «Non sono riuscita ad accettare. Dopo quello che è successo l'ultima volta...»
La Mew Blu sospirò sommessamente. «Non me ne intendo di faccende di cuore, ma il fatto che lui ti abbia “baciata”» sottolineò la parola, mimando le virgolette con le dita «e poi non ti abbia più rivolto la parola, non significa nulla. Sai com'è fatto: se si alza con il piede sbagliato, non guarda più in faccia nessuno. Probabilmente era stressato per altri motivi, o semplicemente, quel bacio per lui non ha significato niente.»
Pam si rigirò il bicchiere ormai vuoto tra le mani. «Però ha comunque una bella faccia tosta.»
Per un paio di secondi, il vento le scompigliò i lunghi capelli viola, facendole provare una sensazione di pace e tranquillità.
«Perché ho l'impressione che ci sia qualcos'altro sotto?»
La Mew Lupo alzò lentamente lo sguardo, incrociando quello serio di Mina: «Gli ho raccontato delle cose, e-»
Mina la precedette. «E ti angoscia la consapevolezza di aver mostrato un lato nascosto di te ad una persona della quale non sai se puoi ancora fidarti.»
Pam rifletté per qualche secondo sulle parole dell'amica. «Sì.»
La ballerina si mise comoda sulla sedia e lasciò andare la testa all'indietro, sorridendo alle nuvole bianche che compivano il loro tragitto sopra di lei.
«Anche io mi sono sentita così» rivelò, incontrando nuovamente gli occhi zaffiro di Pam «quando hai detto che saresti partita per l'America.»
La viola deglutì. «Mi dispiace.»
«Non scusarti. Lo hai già fatto. L'ho detto così, giusto per fare un esempio.»
La cameriera del bar mise i bicchieri vuoti in un vassoio e se ne andò lasciando il conto sul tavolo.
«Il punto è che voi due vi piacete. Forse tu dubiti dei sentimenti di Ryan, ma se ci pensi, non si è mai comportato così gentilmente con altre ragazze.»
La Mew Wolf non rispose, continuando a fissare un punto nel vuoto.
«Dovresti andare a quella cena» proseguì la ballerina, con un tono di voce pacato «magari vuole chiarire con te.»

 

 

«Buonasera, Pam. Posso fare qualcosa per te?»
La modella si strinse nelle spalle, e la tentazione di fare retromarcia fu il suo primo pensiero quando incontrò lo sguardo allegro del castano.
«Ciao, Kyle» rispose cordialmente. «Sono venuta a parlare con Ryan.»
Il pasticcere accennò un sorriso: «Sì, certo. Te lo chiamo subito.»
Quando Kyle scomparve lungo la scalinata, Pam sbuffò sonoramente. Si era già pentita di essersi presentata. Al diavolo Mina e i suoi consigli.
Infilò le mani nelle tasche del cappotto rosso: aveva caldo, ma non le andava di toglierselo. Se lo avesse fatto, avrebbe mandato un segnale, come per dire che aveva intenzione di trattenersi. E lei, dopo aver detto a Ryan che avrebbe accettato il suo invito, non avrebbe fatto altro che tornarsene a casa.
Il diretto interessato terminò l'ultimo gradino proprio in quel momento, seguito dall'amico: quest'ultimo sparì in cucina subito dopo, il solito sorrisetto stampato in viso.
L'americano, prima di parlare, la scrutò coi suoi occhi di ghiaccio. «Che c'è?»
Pam rimase impassibile, senza spostare lo sguardo da un'altra parte. «Accetto.»
«Uhm?»
«Accetto di venire di nuovo a cena con te» soffiò, prendendo un respiro profondo «a patto che tu mi dica cosa ti è preso in questi giorni.»
Il biondo alzò leggermente il sopracciglio destro, dopodiché, sospirò.
«Kyle, puoi portarci il sushi e due paia di bacchette, per favore?»
«Subito, Ryan.»
Il pasticcere ricomparve in un attimo, come se fosse rimasto per tutto quel tempo ad aspettare di essere chiamato con i vassoi in mano.
«Buon appetito!» esclamò con allegria, scomparendo subito dopo nei sotterranei dell'edificio.
La modella dedicò nuovamente tutta la sua attenzione all'ideatore del Progetto Mew, inarcando entrambe le sopracciglia. «Adesso?»
«Adesso.»
«Qui?»
«Sì, qui. Siediti se vuoi sapere cosa mi ha turbato.»
La Mew Viola si trattenne dallo sbuffare ancora. Poggiò con cura il cappotto nello schienale della sedia, dopodiché si mise comoda.
Ryan prese in mano le bacchette e cominciò a mangiare una serie indefinita di uramaki (*) sotto lo sguardo attento della Mew Lupo.
«Allora?» chiese ad un tratto, spazientita dal suo continuo temporeggiare.
L'americano mandò giù il quarto, forse il quinto boccone: si pulì la bocca con il tovagliolo, tenendo gli occhi fissi sulla sua cena per un paio di secondi.
«Non mi andava di parlarti.»
Riprese in mano le bacchette e si portò alla bocca un futomaki (*). La ragazza iniziò a sua volta a mangiare, senza degnare di uno sguardo il biondo.
«Tutto qui?»
«Sì. Tutto qui.»
«Sei veramente contorto, lo sai?»
«Ah sì? Perché, tu sei normale per caso?»
Non erano state le parole che aveva usato a farle provare uno strano sentimento di odio nei suoi confronti: era stato il tono strafottente con cui le aveva pronunciate a farle storcere il naso.
Il ragazzo si accorse di quel gesto, e subito dopo scoppiò in una sonora risata. Pam bloccò l'onigiri (*) a mezz'aria, e congelò Ryan con lo sguardo. «Ti stai prendendo gioco di me.»
Il ragazzo si passò distrattamente una mano tra i capelli, riuscendo finalmente a smettere di sghignazzare. I suoi occhi si ridussero a due fessure tristi, e sul suo volto non rimase altro che l'accenno di un lieve sorriso.
«Come ti ho già detto, sono rimasto orfano.»
La viola annuì leggermente. «Me lo ricordo.»
«Io...» sospirò, passandosi una mano tra i capelli «non ho pensato ad altro da quella sera.»
Pam percepì qualcosa dentro di sé incrinarsi. Si era sentita la causa del silenzio di Ryan per diversi giorni, dando per scontato che il biondo avesse anche i suoi pensieri, i suoi problemi. Si sentì terribilmente egoista.
«Tutte le volte che incrociavo i tuoi occhi, mi veniva in mente il modo in cui è morto tuo padre, e inevitabilmente, ripensavo ai miei genitori. Mi spiace averti trascurata, ma quando me ne sono reso conto, ormai era tardi: ho capito di averti offesa, e lo accetto. Il mio non è stato un comportamento gradevole. Scusami.»
«Non devi scusarti. Non mi sono sentita né trascurata, né offesa: semplicemente, non riuscivo a capire cosa ti fosse preso.» Fece una pausa, bevendo un sorso d'acqua. «Va meglio, adesso?»
«Sì, parlarne mi è stato d'aiuto. Grazie per averlo chiesto, Fujiwara.»
La viola accennò un sorriso, poggiando con cura il bicchiere sul tavolino del Caffè.

 

***

 

«Lasciatelo dire: il tuo piano è veramente penoso.»
«Vuoi ricominciare a litigare, Ghish?»
Il verde lanciò un'occhiata al fratello maggiore, lasciandosi poi cadere all'indietro. La sua schiena aderì perfettamente al pavimento verdognolo di quella dimensione, donandogli un po' di fresco.
«Combattiamo contro le Mew Mew da oltre un anno, abbiamo raccolto l'Acqua Cristallo con molta fatica, e adesso che abbiamo capito che Profondo Blu è solo un bastardo, tu vuoi-»
Bastò l'occhiata severa che gli dedicò Pie a farlo bloccare di colpo.
Tart comparve in quel momento con uno schiocco, a gambe incrociate. Si passò una mano sugli occhi stanchi e sbadigliò, segno che si era appena svegliato.
«Di che parlavate?»
Ghish si mise seduto, e scambiò un rapido sguardo con il viola prima di riprendere la parola: «Ci chiedevamo se avessi voglia di stuzzicare un po' le nostre amichette preferite.»

 

***

 

Il suono della campanella fu il segnale che la fece scattare in piedi con rapidità: si stiracchiò goffamente le braccia, e nel mentre una ragazza bionda le scattò una fotografia col cellulare.
«Megan, giuro che se non la cancelli immediatamen-»
«Strawberry, risparmia il fiato. Se mi fai copiare i compiti di matematica per domani, non la farò vedere a Mark.»
«Cosa!? Sei matta per caso?»
La ragazza scosse la testa, con un sorrisetto furbo stampato in viso.
«Megan, non ce la faccio! La scuola è appena iniziata, e io ho anche il lavoro al Caffè... e poi lo sai che i compiti li copio sempre da Mimi!»
«Già, anche io, peccato che Mimi sia a casa con la febbre.»
La rossa abbassò istantaneamente le spalle, le lacrime di ironica disperazione pronte a cadere. «Non è giusto» mugugnò, prendendo la cartella tra le mani e avviandosi lungo le scale assieme all'amica.
«Tranquilla, capisco i tuoi impegni. E poi con tutto quello che- Oh, ciao, Mark!» esclamò la biondina, facendo sobbalzare la Mew Gatto.
«Buongiorno, ragazze» ricambiò lui, abbozzando un sorriso.
Il cuore di Strawberry aumentò velocità in un batter d'occhio. Megan le lasciò una rapida pacca sulla spalla prima di dileguarsi nel corridoio, lasciandola completamente sola con Mark e la sua immensa vergogna.
«Ciao, Strawberry» ripeté lui, ancora sorridente.
«C-Ciao Mark...» balbettò la Mew Neko, le guance leggermente rosate.
Perché ti fai tante paranoie? Ormai tu e Mark state insieme da mesi e conoscete l'uno il segreto dell'altro, non c'è bisogno di essere così agitata. Stupida, stupida, stupida! pensò, mentre il moro pronunciava delle parole che, alle sue orecchie, parvero come un suono insensato.
«Mi stai ascoltando oppure no?»
«Eh?»
Non riuscirono a prevederlo. Strawberry avvertì un formicolio ormai abituale sulla testa e, in men che non si dica, le spuntarono orecchie e coda da gatto. E l'atrio era pieno di ragazzini.
Mark si affrettò a coprire le orecchie della ragazza con la propria sciarpa, mentre la rossa nascose la coda legandosi la felpa intorno alla vita. Il volto di lei divenne rosso peperone per la vergogna.
Il campione di kendo scoppiò in una sonora risata: la Mew Mew, al contrario, gonfiò le guance.
«Che hai da ridere?! Sai che mi succede sempre!»
Mark le lasciò un tenero buffetto sul naso. «Lo so, ma sembri veramente una gattina. E sei dolce quando ti imbarazzi» sussurrò, mentre le guance della ragazza si tingevano nuovamente dello stesso colore dei suoi capelli.

 

 

Pochi minuti dopo -non appena le parti feline di Strawberry furono scomparse, per la precisione- i due si ritrovarono a passeggiare per le strade di Tokyo, mano nella mano.
«Ma oggi non avevi gli allenamenti di kendo?»
Il moro scosse lievemente la testa. «Oggi ho detto al mio istruttore che non sarei andato.»
La Mew Rosa sussultò lievemente. «Cosa? E perché?»
«Perché questa mattina sono passato dal Caffè e Shirogane mi ha detto che questo pomeriggio non avresti lavorato. Così ho deciso di approfittarne per stare un po' in tua compagnia.»
Strawberry ruotò leggermente la testa di lato. «Che storia è mai questa? Ho sempre il turno di pomeriggio, io!» sbottò, cominciando a sentirsi più confusa che mai.
Mark soffocò una risata. «È stato proprio lui a dirmi che ti avrebbe concesso un giorno di riposo. Ci ha anche offerto il pranzo in un ristorante vicino alla metropolitana: ha già prenotato, e mi ha lasciato la sua carta di credito. Infatti è lì che ti sto portando.»
Strawberry lasciò andare la mano del ragazzo, bloccandosi nel bel mezzo del marciapiede. Estrasse il cellulare dalla tasca, e prima che Mark riuscisse a fermarla, Ryan aveva già risposto alla chiamata.
«Pronto?»
«Da quando in qua mi concedi giorni di ferie? Manco me le paghi, le ferie!»
Per una manciata di secondi, dall'altra parte non si udì altro che il silenzio. «Strawberry?»
«No, Babbo Natale!» ironizzò la rossa. Mark la osservò divertito, conscio dell'espressione che avrebbe contornato il viso della ragazza non appena sarebbe venuta  a conoscenza della vera natura di quell'appuntamento.
«Si può sapere che problemi hai? Se vieni al lavoro, ti lamenti. Se ti concedo un pomeriggio libero, ti lamenti comunque. Non puoi pensare che, per una volta, una soltanto, anche io possa comportarmi da amico?»
Strawberry percepì un brivido attraversarle la schiena. Aveva ragione.
Ryan, all'apparenza, era da sempre uno sbruffone antipatico, ma più di una volta le aveva dimostrato di essere estremamente gentile. Sentì lo stomaco contorcersi per il senso di colpa.
«Mi dispiace, io...» Sospirò, lasciando spazio ad un sorriso sincero. «Sono senza speranze, ormai mi conosci. Scusami, avrei dovuto capire subito che si trattava di un gesto fatto con buona volontà. Grazie di cuore, Ryan.»
«Figurati. Ah, prima che me ne dimentichi, è da ieri sera che i nostri computer segnalano una forte presenza di Acqua Cristallo nella zona circostante la metropolitana. Potresti dare un'occhiata più tardi? Goditi il pranzo.»
La Mew Gatto strinse con forza il telefonino tra le mani, e chiuse lo schermo con poca grazia. La sua espressione scocciata era impagabile.
«Mi sembrava strano che Ryan fosse diventato improvvisamente un gentiluomo.»

 

 

Mina si portò in fretta entrambe le mani all'altezza dello stomaco, nel tentativo di nascondere il brontolio provocato dalla sua pancia.
Paddy trattenne a stento una risata, mentre la diretta interessata la fulminò con lo sguardo.
«Non è divertente!» sbottò, diventando rossa come un peperone.
«Oh sì che lo è!» esclamò la Mew Gialla. «Non è un comportamento adeguato per una signorina come te!»
«Dai Paddy, non essere scortese» s'intromise Lory, nel tentativo di reprimere l'imminente lite. «In fondo nessuna di noi ha ancora messo qualcosa sotto ai denti.»
Mina incrociò le braccia, irritata. «Chissà perché Shirogane ha offerto il pranzo solamente a Strawberry» sbuffò.
«Perché se le avessimo detto che doveva andare in missione subito dopo essere uscita da scuola, probabilmente sarebbe corsa a casa e si sarebbe chiusa in camera sua» ironizzò Pam, abbozzando un sorriso. «In fondo regalarle un appuntamento con Mark è un buon metodo per obbligarla a portare a termine i suoi compiti.»
Mina cercò di controbattere, ma si bloccò poco prima di aprire bocca. L'ennesimo brontolio interruppe quel momento, e le tre amiche scoppiarono a ridere di gusto, facendola sentire ulteriormente in imbarazzo.
La Mew Blu accelerò il passo: «Sbrighiamoci a raggiungere quella popolana scansafatiche» sibilò a denti stretti, sperando con tutta sé stessa di trovare un fast-food nel tragitto.

 

 

Strawberry si passò una mano sulla nuca con fare pensieroso: «Ci sono così tante prelibatezze in questo ristorante che non so cosa scegliere!» ammise, continuando a sfogliare il menu. «Magari prendo del pesce... oppure le lasagne? Però anche una scodella di riso non mi dispiacerebbe. C'è troppa scelta, maledizione...»
Mark sorrise lievemente di fronte a quella scena. «Secondo me dovresti optare per il pesce. Da quando ti sei fusa con il Gatto Selvatico Iriomote ne vai matta!»
La rossa ruotò leggermente la testa di lato. «Già, ma proprio per questo lo mangio molto spesso. Nell'ultimo mese mia madre ha cucinato sushi almeno dieci volte! Forse dovrei cambiare- Mark?»
Il moro teneva lo sguardo fisso alla sua sinistra, un'espressione indecifrabile stampata in viso.
«Guarda laggiù» disse ad un tratto, convincendo Strawberry a voltarsi. «Quelle persone stanno scappando. Sta succeden-»
Non riuscì a finire la frase.
Una potente scossa fece tremare la terra sotto ai loro piedi, e i due non udirono altro se non le grida impaurite dei presenti e un forte boato. Le persone che stavano scappando provenivano dalla stessa zona, e questo permise loro di individuare il punto preciso in cui si trovava il chimero.
«A occhio e croce, dovrebbe essere nel Parco Rikugien» ipotizzò la Mew Rosa, estraendo la spilla Mew dalla tasca.
Il ragazzo annuì leggermente: «Andiamo.»

 

 

Il chimero generato da Tart era una rana dalla pelle verde a chiazze blu, grande quanto un essere umano. Colpiva le sue prede con la lingua, che si allungava e provocava lividi ad ogni colpo: inoltre, ogni volta che saltava da un punto ad un altro, generava delle scosse nel raggio di qualche centinaia di metri.
Mew Mina, a differenza delle sue compagne che attaccavano il nemico in lontananza, decise di combattere a distanza ravvicinata, e fu colpita numerose volte. Nonostante il dolore, però, si rialzò dopo ogni caduta.
Mew Lory e Mew Pam cercarono di aiutarla, ma l'unica mossa che riusciva a provocare delle lesioni nel corpo del chimero, era proprio il Fiocco d'Azione; di conseguenza, le due si preoccuparono di coprire le spalle dell'amica qualora il nemico avesse tentato di attaccarla.
«Fiocco d'Azione!»
La rana evitò prontamente la scia rosa, saltando sopra ad un albero. Mew Mina scagliò un'innumerevole quantità di frecce in direzione del nemico, ma quest'ultimo riuscì ad uscirne illeso.
La Mew Lorichetto era troppo stanca -di certo lo stomaco vuoto non aiutava-, e di conseguenza era troppo lenta nei movimenti.
La rana aprì di scatto la bocca, e subito dopo la sua lingua si diresse in direzione della Mew Mew.
«Fiocco d'Acqua!»
«Fiocco d'Energia!»
Il colpo della Mew Verde andò a segno, riuscendo così a distrarre il nemico: nel mentre la modella agganciò la frusta alla vita di Mina, trascinandola nella loro direzione.
«Devi prendere fiato» disse Mew Pam, mentre la blu cadeva in ginocchio a causa della stanchezza.
«Se non combatto... io...» sussurrò, inspirando profondamente «sono l'unica che può farlo fuori... non posso fermarmi proprio ora...»
Mew Lory le accarezzò la spalla con fare rassicurante. Erano bastati pochi minuti di lotta per far stremare l'amica, e questo fatto fu la causa dell'espressione preoccupata sul suo viso.

 

 

«Maledetta scimmia... levami le mani di dosso!»
Al sentir quelle parole, sul volto di Paddy andò a formarsi un piccolo sorriso furbo: «Ti fa male, eh?» ironizzò, aumentando la presa sui due codini castani dell'alieno.
«No... non mi fai male» sibilò l'alieno a denti stretti.
A lungo andare, però, i suoi occhi si inumidirono. Riusciva a sentire la radice dei capelli pronta a staccarsi dal modo in cui la bionda glieli stava stritolando.
Trattenne il respiro per un minuto buono, ma poi, scoppiò.
«Basta! Lasciami andare!» urlò, cominciando a solleticare la pancia della sua nemica.
La Mew Scimmia scoppiò in una sonora risata e senza rendersene conto, lasciò andare i codini del piccolo Ikisatashi, liberandolo da quella tortura.
Nonostante ciò, Tart continuò a farle il solletico, e dopo non molto anche lui cominciò a ridere di gusto.
Si accasciarono a terra, uno di fianco all'altra, continuando a ridere per un tempo indefinito, fino a quando la voce di Paddy ruppe il silenzio.
«Perché continuiamo a combattere tra noi? Perché non la finiamo qui?»
Tart osservò con malinconia la bimba accanto a lui, ma gli bastò un secondo per ritornare alla realtà.
«Non posso smettere di combattere. Ci serve l'Acqua Mew per risanare il nostro pianeta. Devo andare avanti per la mia famiglia, per il mio popolo. E ora, se permetti» disse, alzandosi in piedi «dobbiamo tornare ai nostri ruoli. Siamo nemici, ficcatelo bene in testa.»

 

 

«Fiocco d'Azione!»
«Fiocco d'Acqua!»
Entrambi gli attacchi andarono a segno, e sul braccio del chimero si formò un taglio profondo, causato dalla freccia di Mew Mina. Nell'arco di qualche secondo, però, la ferita scomparve completamente.
Mew Pam sussultò lievemente di fronte a quella scena. Com'è possibile?
Subito dopo, la rana saltò nella sua direzione. La Mew Lupo schivò appena in tempo il colpo nemico, ma la scossa che seguì le fece perdere l'equilibrio, facendola cadere a terra.
Pam sentì due braccia cingerle la vita, e non appena aprì gli occhi, si ritrovò faccia a faccia con il Cavaliere Blu.
«Abbiamo aiutato i civili ad allontanarsi dalla zona, prima di venire qui. Siamo in ritardo?»
Non appena Mark la lasciò andare a terra, la modella si voltò alla sua destra, incontrando lo sguardo serio e determinato di Mew Berry. Accennò un sorriso: «No, giusto in tempo. Non riusciamo a battere il chimero» rivelò, spostando nuovamente la sua attenzione sul nemico che, qualche decina di metri più in là, stava combattendo contro Mew Mina e Mew Lory. «I nostri attacchi sono inutili. L'unica che è riuscita a tenergli testa per un po' è stata Mew Mina.»
La Mew Rosa annuì leggermente, dopodiché, con un balzo, raggiunse le amiche.
«Fiocco di Luce, Massimo Splendore!»
L'attacco andò a segno, ma il chimero non presentò alcuna lesione fisica.
La leader sussultò: «Che cosa?!»
«Te l'ho detto» proseguì Mew Pam, che nel mentre l'aveva affiancata. «Soltanto le frecce di Mew Mina riescono a neutralizzarlo, ma ora è troppo stanca per combattere, e i suoi colpi sono praticamente inefficaci.»
Strawberry sospirò sommessamente. «Dobbiamo trovare un modo per sconfiggerlo, e al più presto.»
«Che mi sono persa?» trillò Mew Paddy, sbucando all'improvviso fra le due.
«Dov'eri finita?» domandò la viola, inarcando un sopracciglio.
«Non ha importanza» rispose la bambina. «Beh, direi che ora posso rimettermi in gio- Ehi! Che stai facendo? Lasciami subito andare!»
Mew Berry aumentò la presa sulla sua coda: «No, è troppo pericoloso. Questo chimero è troppo potente per noi, ti faresti solo del male. Dobbiamo escogitare un piano prima di agire.»
«E lasciare che Lory e Mina combattano da sole?» protestò la Mew Scimmia.
«C'è il Cavaliere Blu a proteggerle» spiegò la rossa, indicando Mark con lo sguardo, intento a contrastare il nemico con la sua spada. Ma, come previsto, anche i suoi attacchi si rivelarono inutili.
«Ragazze, state bene?»
Mew Pam abbassò lo sguardo sulla sua spilla: «Sì, più o meno. Questo chimero ci sta creando dei problemi.»
«Già, abbiamo captato le scosse di terremoto dai computer» proseguì Kyle, un pizzico di preoccupazione nel tono di voce.
Un urlo attirò l'attenzione dei presenti. Il chimero aveva colpito Mew Lory con la sua lingua, e la ragazza era stata scagliata via: il Cavaliere Blu riuscì a bloccarla in tempo prima che andasse a sbattere contro un albero, dopodiché, con la Mew Focena tra le braccia, si avvicinò al gruppetto con un balzo.
«Lory, stai bene?» domandò Mew Berry, avvicinandosi all'amica.
Quest'ultima annuì, delineando un sorriso. «Sì, ho solo qualche graffio. Non preoccupatevi.»
«Ma adesso Mina oneechan è sola!» esclamò Mew Paddy, in ansia per l'amica.
Le ragazze si scambiarono degli sguardi nervosi. Non avrebbe avuto senso continuare a combattere, date le circostanze, ma quando Mew Mina si metteva in testa qualcosa, era difficile convincerla che era la scelta sbagliata. In un momento come quello, trovare una soluzione era davvero difficile.
All'improvviso, la voce di Ryan spezzò il silenzio che si era creato.
«È vicinissima all'Acqua Mew.»
Mew Lory sussultò lievemente: «Come?»
«Il frammento è esattamente nel punto in cui è situata Mew Mina. Di conseguenza, o si trova sottoterra, o è dentro di lei» spiegò velocemente Ryan.
La teoria dell'americano fu confermata in quello stesso istante. Una luminosa luce celeste avvolse la Mew Blu, rigenerando tutte le sue forze nel giro di pochi secondi.
Mina strinse per l'ennesima volta il suo arco tra le mani, puntandolo contro il chimero. Scoccò tre frecce contemporaneamente, sentendo crescere dentro di lei una forza sconosciuta.
«Fiocco d'Azione!»

 

 

Kyle porse del ghiaccio a Lory, che si era ferita al ginocchio durante la battaglia. Quest'ultima ringraziò il pasticcere, che ricambiò con un sorriso.
«È stata una giornataccia» soffiò Paddy, accasciandosi con nonchalance sulla sedia.
Mina le lanciò un'occhiataccia: «Come se tu avessi fatto molto» la punzecchiò, bevendo un sorso di tè.
Ryan si massaggiò distrattamente il collo, chiudendo gli occhi per un paio di secondi. «Prima che mi facciate venire l'emicrania con un litigio di qualsiasi tipo, vorrei fare il punto della situazione. First of all, come ti senti, Mina?»
«Bene. Perché, l'Acqua Mew dovrebbe farmi stare male, per caso?»
«Si può sapere perché sei sempre così acida?» sbottò Strawberry.
«E tu perché non cogli mai il sarcasmo?» ribatté la ballerina.
Pam si schiarì la voce, con l'intenzione di prendere la parola. «C'erano due frammenti di Acqua Mew: uno è stato assorbito da Mew Mina, uno dal chimero. È corretto?»
La Mew Neko annuì: «Sì. Quando il Fiocco di Gocce si è impossessato dell'Acqua Cristallo presente nel corpo di Mina, ne ha rilevata dell'altra nel Para Para.»
«Probabilmente è per questo che le sue ferite si rigeneravano» azzardò Mark, incrociando le braccia.
«Questo mi pare ovvio» disse Ryan, con l'abituale aria da sbruffone che assumeva quando Aoyama era nei paraggi.
«Quindi questa volta c'erano due gocce?» chiese la Mew Verde, sistemandosi gli occhiali sul naso.
«No, ce n'era una sola» spiegò l'americano. «Molto probabilmente si trovava già all'interno del corpo della rana che è stata fusa con il Para Para, per questo il chimero ha dimostrato di avere una forza nettamente maggiore rispetto ai precedenti fin dal momento in cui è stato creato. Quando l'Acqua Mew ha avvolto Mina, lei era molto vicina al chimero, così vicina da essere riuscita ad assorbire parte del cristallo.»
«Ok, non ci sto capendo niente» ammise la Mew Scimmia, accoccolandosi sulla spalla di Mew Lory. «So solo che ho sonno, che mi fanno male gli occhi e che il momento più bello della giornata è quando ci riuniamo tutti qui dopo una battaglia, anche se sono sempre stanca» disse, sbadigliando.
I presenti si scambiarono delle occhiate intenerite, mentre Lory iniziò ad accarezzare dolcemente i capelli biondi di Paddy, che si era appena addormentata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(*)= Sono dei diversi tipi di sushi.

 

 

 

 

Voi non ci speravate più, e invece... ta-daaan! Sono ancora viva gente!
Chiedo immensamente perdono per il ritardo, ma tra gli impegni estivi, l'inizio della scuola e vari contest, ci ho messo parecchio a concludere il capitolo -che non mi piace neanche molto, a dirla tutta. Cercherò di farmi perdonare presto... ;)

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Capitolo 9
*** Piccoli passi ***



Piccoli passi

 

 

«Aiuto! Aiutooo! Quel cagnaccio mi sta inseguen‒  nyah!»
«Strawberry, si può sapere che cosa stai combinando?»
«Un cagnolino le ha quasi morso la coda felina» sghignazzò Paddy, rivolta al proprio ciondolo Mew.
«Cagnolino!? Ma l’hai visto?» ribatté la rossa, senza smettere di scappare dalle grinfie del cane randagio.
Ryan sospirò, scuotendo lievemente il capo. «Per quale motivo si è trasformata se non ce n’era bisogno?»
«Perché ha visto luccicare un oggetto in un vicolo ed era convinta che si trattasse dell’Acqua Mew» spiegò la bambina con il fiatone, cercando di restare al passo di Mew Berry per non perderla di vista.
«Smettetela di giocare e cercate di lavorare. L’Acqua Mew potrebbe davvero trovarsi sotto ai vostri occhi, ma se vi dedicate a queste sciocchezze non la troverete mai» sbuffò l’americano prima di chiudere la conversazione.
Paddy serrò la mascella, contraendo le labbra in una smorfia. «Che antipatico! …Ehi, Strawberry, aspettami!»

 

 

 

 

 

Era la prima volta che Mark e Lory facevano coppia durante una missione, ma al momento Kyle non si pentiva di quella decisione. Erano di sicuro i membri più tranquilli della squadra, anche i più silenziosi in realtà, e in parte aveva pensato che, forse, passando del tempo insieme, sarebbero riusciti a sciogliersi un po’ l’uno con l’altra. Dopotutto, che senso ha essere compagni di squadra se non si instaura un legame basato sulla fiducia?
«Aoyama-kun, ma questa qui non è la casa di Strawberry?»
Nel sentire la voce della Mew Focena, Mark riemerse dai propri pensieri, voltandosi lentamente alla propria sinistra. «Sì, è proprio questa. Non mi ero reso conto che ci siamo spinti fino al suo quartiere!»
Lory sorrise appena, fermandosi davanti al cancello dell’abitazione. «È da un sacco che non vedo la signora Momomiya» affermò, incrociando le mani dietro la schiena. «Non mi dispiacerebbe fermarmi per un saluto…»
«Lory» la richiamò dolcemente il moro «non possiamo. Conosco la madre di Strawberry, e so che si preoccuperebbe molto vedendoci qui senza sua figlia. E poi, come potremmo spiegarle la nostra visita? Lei è convinta che noi siamo al Caffè a lavorare, non a cercare l’Acqua Mew in giro per la città.»
La verde abbassò di colpo il capo, un’espressione corrucciata stampata in viso. Poi, annuì leggermente. «Hai ragione. Forse non è il caso.»

 

 

 

 

 

Mina e Pam camminavano una di fianco all’altra, lo sguardo che vagava tra la strada e i giardini delle case intorno a loro. Ormai stavano girando a vuoto da dieci minuti buoni, ma Mina continuava a ripetere di percepire qualcosa dentro di lei. Sebbene la modella, al contrario, non sentisse proprio nulla, Kyle confermò le parole della Mew Lorichetto, in quanto le due si stavano avvicinando sempre più a una casa in cui, non molti minuti prima, era stata captata la presenza dell’Acqua Cristallo.
«Forse dovremmo sbrigarci» suggerì Mina, corrugando la fronte. «Magari il frammento è davvero nei dintorni, e se così fosse non vorrei rischiare di perderlo di nuovo.»
«Non abbiamo fretta, Mina» la rassicurò Pam, infilando le mani nelle tasche della sua giacca rossa. «Ora devi solo pensare a concentrarti su quello che senti dentro di te.»
In tutta risposta, la blu annuì convinta. Strinse le mani a pugno, decisa più che mai a trovare l’Acqua Mew con le sue sole forze. Tuttavia, quando giunsero davanti alla casa in questione, la sensazione provata da Mina si fece così forte che la ragazzina si chiese se fosse reale o se stesse sognando.
«Va tutto bene?» chiese la viola poco dopo, notando l’espressione stupita impressa sul suo viso.
«È qui» sussurrò la ballerina, avvicinandosi di qualche passo al cancello grigio. Lo sfiorò con due dita, notando con gioia che era aperto.
«Che intendi fare?»
Mina dedicò alla Mew Lupo uno sguardo eloquente. «Tu che dici?»
La ragazza intuì al volo l’antifona. «Mina, non possiamo farlo. È violazione di domicilio.»
«Lo so, ma cos’altro potremmo fare? Suonare il campanello e dire: “Scusate il disturbo, ma ci serve una sfera luccicante che si trova nel vostro giardino”?»
Prima che Pam potesse ribattere, Mina si era già addentrata nel cortile della villa. La viola esitò, ma poi fu costretta a seguirla, mossa dal timore che la Mew Bird potesse mettersi nei guai.
Una volta oltrepassato il cancello, si ritrovò davanti una lunga schiera di fiori colorati, segno che i proprietari curavano il giardino con tanto amore e passione. Mina era poco più avanti di lei e teneva lo sguardo rivolto verso la cima di un grande abete.
«Qualcosa mi dice che l’Acqua Mew si trova lassù» affermò la ragazzina, stringendo il ciondolo Mew nella mano destra. «Adesso mi trasformo e cerco di raggiungerlo.»
«Sei forse impazzita? Vuoi trasformarti qui
Mina non rispose, intenzionata a non tirarsi indietro. Aveva già iniziato a pronunciare la formula per trasformarsi quando una terza voce si intromise, e fortunatamente riuscì a fermarsi in tempo prima di combinare un disastro.
«Ehi, voi due! Che cosa ci fate in casa mia?»
La Mew Lorichetto non se lo fece ripetere due volte; afferrò il braccio di Pam più forte che poté e la tirò via urlando: «Corri!»

 

 

 

 

 

Pam non ricordava di aver mai corso così tanto in vita sua. Sebbene fosse sempre stata molto brava in educazione fisica, adesso aveva il fiatone e il cuore le batteva talmente forte che temeva sarebbe scoppiato da un momento all’altro.
«Non riesco a credere che tu me l’abbia fatto fare» esordì ad un tratto, rivolgendo un’occhiataccia a Mina. La blu, tuttavia, sembrava persa nei propri pensieri: seduta su una panchina vicino al molo, osservava il tramonto incantata.
A quel punto, Pam si rilassò e permise a un sorriso di contornarle le labbra. Da quando conosceva Mina, quella era la prima volta che la vedeva così calma, perciò decise di sedersi accanto a lei e di non rimproverarla, per una volta.
«Non è bello sentire la brezza che ti accarezza il viso?»
La Mew Lupo chiuse gli occhi, assaporando l’odore di salsedine che le invase le narici. Non aveva mai visto Mina cimentarsi in qualcosa di spericolato. Avevano scavalcato il muretto che divideva la villa in cui erano entrate dalla strada, e per un lungo tragitto erano state inseguite dal proprietario; poi, anche dopo averlo seminato, avevano continuato a correre per centinaia di metri, fino a quando Mina non si era voluta fermare a osservare il mare.
Adesso, nel guardare quella ragazzina così serena, Pam realizzò che non aveva mai fatto una cosa simile prima d’ora per qualcuno. Insomma, aveva deciso di seguire Mina non solo per la missione, ma soprattutto per tenerla d’occhio ed evitare che si cacciasse in qualche guaio, o addirittura che si facesse male.
Per la prima volta in vita sua, la Mew Viola aveva provato il brivido della paura, ma al tempo stesso, si era anche divertita un mondo.
Se ne rese conto soltanto ora. Mina aveva un potere strano con lei. Riusciva sempre a farla stare in pensiero anche quando non ce n’era alcun bisogno. Ma non era forse questa l’amicizia?
Pam sorrise lievemente, e decise di restare seduta accanto a Mina ancora un po’. Ryan e i suoi rimproveri potevano aspettare.

 

 

 

 

 

«Si può sapere dove vi eravate cacciate?»
Quando Pam e Mina rientrarono al Caffè, più o meno con un’ora di ritardo, fu proprio Ryan ad accoglierle con il suo solito tono sgarbato.
In tutta risposta, le due ragazze si scambiarono un’occhiata complice.
«In giro» rispose semplicemente Mina, con un’alzata di spalle.
Ciò non fece altro se non far innervosire ulteriormente l’americano. «Voglio delle risposte. Le altre hanno fatto rapporto più di un’ora fa e sono già tornate a casa, mentre voi non vi siete nemmeno degnate di rispondere alle telefonate. Eravamo in pensiero.»
«Potevi contattarci attraverso i ciondoli Mew se eri così preoccupato» lo ammonì la Mew Viola. «O sbaglio?»
Ryan prese un respiro profondo, massaggiandosi la radice del naso per cercare di non esplodere.
«E poi non abbiamo fatto nulla di male» proseguì la Mew Bird, sempre più scocciata dal comportamento del biondo. «Abbiamo fatto una passeggiata e ci siamo messe a guardare il tramonto. Tutto qui.»
«Non siamo nelle condizioni di poterci permettere di bighellonare, Mina» la ammonì il biondo. «Eravate nel bel mezzo di una missione. E gli alieni potrebbero attaccare da un momento all’altro. Solo degli sciocchi potrebbero perdere tempo prezioso in questo modo. È un comportamento totalmente immaturo.»
«Potevi venire anche tu, sul campo» sibilò velenosa la Mew Blu, stando ben attenta a farsi sentire da Ryan.
Tuttavia, prima che quest’ultimo potesse ribattere, Pam si frappose tra loro.
«È stata colpa mia» spiegò, con tono deciso. «È stata una settimana stancante al lavoro e mi dolevano le gambe. E poi, il mare era così bello che non ho saputo resistere» mentì. O almeno, in parte.
Mina la guardava con gli occhi sgranati e stupiti, mentre Ryan sospirò.
«Sto solo cercando di dirvi che ero preoccupato per voi.»
La viola abbassò appena il capo. «Hai uno strano modo di dimostrarlo, però.»

 

 

 

 

 

«Perché ti sei presa la colpa al mio posto?» Mina.
«Perché sapevo che ti avrebbe sgridata.» Pam.
«E quindi?»
«Non mi andava di sentirvi litigare.»
«Beh, in ogni caso… ti ringrazio.»
«Prego. È così che si comportano le amiche, no?»
La blu annuì. «Sì. Credo di sì.»
L’auto accostò di fronte alla casa di Pam. Quest’ultima aprì la portiera, ma prima di richiudersela alle spalle rivolse un’occhiata a Mina.
«Mi accompagni a casa anche domani?»
La ballerina sgranò gli occhi, stupita. «Dici sul serio?»
«Solo se ti va, ovviamente.»
«Sì. Sì. Certo che mi va.»
«Perfetto. Allora a domani» concluse l’altra con un lieve sorriso.
L’idea che stessero diventando amiche le piaceva, anche se forse ci sarebbe voluto un bel po’ prima che il muro invisibile che in certe situazioni rendeva entrambe impacciate e silenziose crollasse.
Piccoli passi.






 

 

 

 

 

 

È passato molto tempo dall’ultima volta che ho aggiornato questa storia, e sono davvero dispiaciuta di avervi fatto aspettare così a lungo. Il punto è che ho perso ispirazione in questo fandom, ma c’è voluto veramente un sacco di tempo affinché me ne rendessi conto.
Tre anni fa, quando ho iniziato a scrivere su TMM, stavo attraversando un periodo molto difficile. Per qualche mese non avevo più scritto nulla in nessun fandom, e stavo seriamente pensando di abbandonare la scrittura definitivamente. Quando ho pubblicato la mia prima storia in questa sezione avevo ripreso a scrivere solo da poche settimane, motivo per cui ho dato il meglio di me e ho tirato fuori un sacco di idee, soprattutto per questa long. Ci tenevo moltissimo, avevo un sacco di progetti nella testa, ma poi è cambiato tutto. Inizialmente era vero che avevo poco tempo a mia disposizione per scrivere, ecco perché ho dovuto dare la precedenza ad alcune storie piuttosto che ad altre, ma dopo non molto ho capito che non sarebbe più stato come prima. Aprivo il foglio word e non mi usciva nemmeno una parola. Zero. E mi sono spaventata a morte.
Così ho pensato che, magari, se avessi lasciato la storia "a riposo" per un po’, l’ispirazione sarebbe sicuramente tornata, ma dopo alcuni mesi in cui nulla è cambiato, ho capito che non aveva senso mentire né a voi, né tantomeno a me stessa.
Ripeto, più vado avanti, meno tempo ho per scrivere, ma è anche vero che, anche se avessi tutto il tempo del mondo, probabilmente impiegherei anni per finire questa long. L’ispirazione è scarsissima, e se tra di voi c’è qualcuno che mi legge in altri fandom, probabilmente avrà notato che anche lo stile di questa fanfiction è molto diverso da quello delle altre mie storie. Sarà che sono passati anni dalla pubblicazione del primo capitolo e che col tempo il mio stile è sicuramente cambiato, ma è anche vero che per questa long fatico a tirare fuori le parole dalla mia testa, pur avendo molte idee e molta voglia di metterle per iscritto. Amo questo anime con tutta me stessa, ma purtroppo è come se un giorno mi fossi svegliata e il mio cervello avesse deciso di buttare via l’ispirazione in questo fandom. Non è colpa mia e sono davvero, davvero, davvero dispiaciuta.
Scrivere questo capitolo è stato un vero e proprio parto (ci avrò messo sì e no sei mesi per scrivere poco più di 2000 parole), ma ho deciso che porterò comunque a termine questa long, perché ogni storia merita una fine ‒ anche se, vista la scarsa qualità del mio lavoro, non sarà di certo uno dei migliori. Ma ci proverò. Ci saranno ancora due, forse tre capitoli, dopodiché ci saluteremo. Forse per sempre, forse no. Ancora non lo so. Ma quello di cui sono sicura è che non dirò addio a TMM, è uno dei miei anime preferiti e grazie a questo fandom ho conosciuto un sacco di persone meravigliose che continuerò a seguire con piacere.
Sembra un addio, ma non lo è. Voglio solo scusarmi per l’assenza esageratamente prolungata e ringraziare tutte le persone che hanno sempre creduto in questa long e che, purtroppo, so di avere profondamente deluso.

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