Come Neve

di _BlueHeart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Finalmente posso dire 'Grazie'. ***
Capitolo 2: *** Stella di Dono ***
Capitolo 3: *** Intesa ***



Capitolo 1
*** Finalmente posso dire 'Grazie'. ***


Ciao a tutti,
questa è la prima storia SwanQueen che scrivo, spero di essere stata all'altezza.
Ho preso coraggio grazie ad un prompt Natalizio del gruppo facebook 'Maybe I need you'.
La trama scelta è questa ''Henry ha 14 anni e da quando sua madre ha spezzato il sortilegio oscuro , non ha più festeggiato il Natale come si deve. 
Tra maledizioni, incantesimi e nemici non c'è stato tempo per le tradizioni Natalizie. 
La sua famiglia si limitava a radunarsi a pranzo o a cena al Granny’s e a scambiarsi qualche regalo. 
Ma ora che sua madre ha vinto la battaglia finale , sembra esserci un po’ di pace a Storybrooke. 
Henry convince Emma e Regina a passare il Natale insieme come ha sempre desiderato''.
Spero vi piaccia il primo capitolo.
Buona lettura :)
  Capitolo 1: Finalmente posso dire 'Grazie'.

Dovevano essere passati anni da quando l’ultima volta aveva sentito parlare di quella festa. 
Non che l’avesse mai festeggiata.
Si era sempre chiesta cosa si potesse provare a riunirsi intorno ad una tavola bandita e ringraziare qualcosa o qualcuno per l’anno appena trascorso. 
Si passò frettolosamente una mano nei lunghi capelli chiari e attraversò lentamente il vialetto che conduceva al numero 108 di Mifflin street. 
Sicuramente in quel momento poteva affermare di poter ringraziare per più cose. 
Aveva ritrovato la sua famiglia un po’ stramba, suo figlio , si era sposata e aveva numerosi amici. Tutte cose che solo pochi anni prima credeva impossibili. 
Nonostante questo Emma sentiva di dover dire ‘Grazie’ a poche persone fra queste . Il fatto che non ci fosse suo marito al momento nei suoi pensieri le fece tremare il cuore per un breve , ma intenso attimo . 
La ragazza suonò al campanello della grande casa e impaziente cominciò a fare avanti e indietro sotto al portico. Camminare l’aiutava da sempre a rilassarsi. 
Ci volle poco meno di un minuto prima che la porta si aprisse e una donna, vestita un po’ troppo elegantemente per essere in casa, bloccò con un solo sguardo confuso i suoi passi frenetici. 
‘Emma? Cosa ci fai qui?’ Chiese spostandosi di lato per poterle permettere di entrare . 
La bionda fece qualche passo malfermo in avanti, decisamente differente da quelli precedenti. 
‘Disturbo?’ Il suo sguardo un po’ distante incuriosì l’altra che scosse la testa debolmente. 
‘No, certo che no’. 
Emma entrò in casa incerta ed improvvisamente si chiese perché fra tanti posti fosse giunta proprio lì . 
‘Seguimi in cucina , sto preparando il tacchino’. Aggiunse la mora camminando velocemente nonostante i tacchi alti. 
La ragazza si chiese come facesse a tenerli per così tanto tempo e correre da una parte all’altra come se indossasse delle scarpe da ginnastica.
‘Henry non c’è ?’ Domandò meravigliandosi di come la voce le venne fuori a fatica. Velocemente prese posto su uno degli sgabelli vicino all’isola della cucina cercando di sembrare disinvolta.
La mora aprì il forno e indietreggiò un po’ quando il vapore caldo invase la cucina. 
‘No, è fuori con Violet. Tornerà fra circa un’ora o forse due’. 
La bionda annuì mentre continuava a fissare insistentemente l’altra in ogni suo gesto. 
Il tepore della casa le fece rilassare i muscoli fino a quel momento tesi un po’ per il clima piuttosto freddo che c’era fuori e molto più per quello che il giorno prima era successo. 
Emma prese un profondo respiro , il profumo del tacchino e di un impasto dolce che non riuscì subito ad identificare, le ricordarono che non toccava cibo da quasi ventiquattro ore ormai. 
Sospirò affranta .
‘È successo qualcosa?’ Chiese all’improvviso Regina che contrariamente a ciò che pensava la bionda , la stava letteralmente studiando da quando l’aveva invitata ad entrare. 
La ragazza sollevò lo sguardo incontrando quello dell’altra a poco meno di un metro di distanza. 
‘Non dovresti essere con Hook a non so.. cucinare tacchini o qualsiasi altra cosa faccia una coppia di giovani sposini al Ringraziamento?’ La mora gesticolò più del dovuto e il tono di fastidio nel parlare di Hook non passò inosservato alla Salvatrice. 
Emma boccheggiò un paio di volte prima di riuscire a parlare in modo chiaro. 
‘Killian è partito’. 
Regina corrucciò la fronte confusa e la incitò a continuare con un gesto della mano. 
La Salvatrice si portó una mano fra i capelli tirandoli leggermente dietro e respirò profondamente. 
‘Era da un po’ che mi aveva parlato di questo viaggio. Solo non pensavo partisse adesso. 
Suo fratello deve affrontare una missione per poter salire di grado nella Marina .. credo di aver capito. Sono partiti alla ricerca di una pietra che è da secoli introvabile ‘L’occhio blu dell’oceano’. Qualcosa del genere.’
Regina più confusa di prima versò una tisana che aveva preparato poco prima in due tazze per poi offrirne una alla sua amica e sedersi sullo sgabello al suo fianco. 
‘Il problema è che .. è una missione complicata, ci vorranno settimane , forse mesi. Insomma è il Ringraziamento, fra un mese è Natale e lui non ci sarà. 
È il nostro primo Natale e lui non ci sarà!’ Esclamò frustata . 
Regina la guardò preoccupata, non era certo qualcosa che si sarebbe aspettata. Avrebbe voluto parlare e dirgli che si era sposata un completo idiota , ma si trattenne dal farlo e lasciò continuare Emma . Qualcosa le diceva che non aveva finito di spiegare . 
‘Quando Henry la settimana scorsa, ci ha fatto promettere di passare il Natale tutti insieme , ho realizzato che è anche un mio desiderio. 
Ora che finalmente non c’è nessun mostro, strega, sortilegio o visione da combattere, ora che abbiamo finalmente un po’ di pace.. possiamo davvero passare le feste come una famiglia . 
Sai per quanti anni l’ho desiderato?’ La domanda, posta con un tono di voce maggiore e più tagliente, fece abbassare lo sguardo a Regina. Quella, l’unica cosa che non si riusciva a perdonare : L’infanzia infelice che Emma aveva vissuto a causa sua. 
‘Per anni ho guardato le famiglie per le strade di Boston che correvano in cerca degli ultimi regali per Natale o per girare i mercatini e pattinare sul ghiaccio . In questo periodo dell’anno tutto è magico anche fuori Storybrooke e Dio se mi pesava. Mi pesava non avere una famiglia , non poter fare tutte quelle cose che gli altri bambini facevano in quel periodo . 
Come potevo credere nella magia quando neanche a Natale da bambina ci ho mai potuto credere?
E cielo! Io capisco che per lui tutto questo non è così importante..Insomma viene da un altro mondo e del Natale non gli importa niente , ma per me lo è .. 
è importante veramente. Come lo è per Henry che non si vive un Natale decente da quattro anni ormai’. 
Emma scosse la testa e abbassò lo sguardo osservando con troppa attenzione il colore scuro della bevanda che aveva davanti. 
Regina ispirò profondamente. Avrebbe voluto prenderle la mano, ma la ragazza sembrava un fascio di nervi scoperti e non voleva essere indelicata e minare al suo equilibrio già precario. 
‘Sai qual è stata la cosa peggiore ? Che quando ieri gli ho spiegato che avrei preferito averlo qui per le feste , con tanto di spiegazioni sul mio passato e sul perché fosse importante per me essere tutti insieme , abbiamo litigato. 
Prima mi ha chiesto di andare con lui.. ho dovuto fargli capire in più modi che avevo promesso ad Henry di stare tutti insieme e che quando dicevo ‘tutti’ non era inteso solo lui. 
Poi ha cominciato a darmi dell’egoista! Dice che per la mia famiglia abbiamo sempre fatto di tutto ed ora che è suo fratello io pretendo che lui non ci vada. 
Il fatto è che questa missione può essere rimandata a gennaio , non c’è nessuna scadenza , nulla che gli impediva di stare qui a Natale. Non ha voluto sentire ragioni e abbiamo discusso per circa un’ora prima che partisse. Mi fanno così rabbia le cose che ha detto!’ Esclamò infine affranta mentre poggiava il volto sulle mani. 
Regina si alzò velocemente e le poggiò una mano sulla spalla. La bionda alzò il volto e si asciugò l’ultima lacrima che aveva intenzione di versare per quella storia. 
‘Lascia perdere la tisana , hai bisogno di qualcosa di più forte’. E così dicendo le fece segno di seguirla facendole l’occhiolino. 
Emma sorrise debolmente e seguì la mora fino in salotto.

Si lasciò sprofondare nel divano , portando le gambe leggermente su un lato, poggiò il braccio lungo lo schienale e la testa contro il bicipite . Sospirò per l’ennesima volta e osservò attentamente ogni movimento del corpo morbido di Regina, fasciato perfettamente da un tubino blu a maniche lunghe. 
La donna le porse il suo drink e prese posto al suo fianco , voltandosi leggermente verso di lei. 
Emma si sentì osservata e di rimando si schiarì la voce per dare una spiegazione alla sua frustrazione, ma Regina sembrava già aver capito il suo malessere e bloccò le sue intenzioni sul nascere. 
‘Non c’è bisogno che continui a parlare se non ti va..’ la ragazza annuì sollevata e le rivolse un timido sorriso . A quanto pare Regina sapeva leggerla più di quanto pensasse. 
‘Grazie. Cioè non stai pretendendo niente.. nonostante sia piombata così a casa tua ed ho cominciato a lamentarmi su cose che non ti interessano’. 
Era forse per quello che era giunta lì inconsciamente. Se fosse andata dai suoi , i due non l’avrebbero lasciata respirare un attimo , non avrebbero rispettato i suoi tempi e avrebbero voluto sapere tutto quello che potesse passare nella sua mente. 
L’avrebbero sommersa di domande alle quali non voleva rispondere. 
Non c’era nessuno in quella città come il sindaco, lei aveva sempre rispettato i suoi spazi, i suoi tempi. 
Emma le aveva detto qualche anno prima che era l’unica che riusciva a capirla, ed ogni giorno se ne convinceva sempre più. 
Regina sollevò la testa dal palmo della mano e le rivolse uno sguardo un po’ torvo e meravigliato.
‘Chi ti ha detto che non mi importa niente?’ Chiese sollevando le spalle. 
Emma mandò giù il liquore e un bruciore familiare le invase la gola espandendosi subito dopo su tutto il petto. 
‘ Ti interessano Hook e le sue avventure da pirata?’ Domandò stupita . 
‘No’. La bloccò immediatamente la mora. ‘Mi interessa di te. Di come stai tu’.
Le parole scivolarono leggere sulle labbra morbide del sindaco, ed Emma si aggrappò a quel sincero interesse come ad un ancora di salvezza. 
Il suo sguardo cercò quello scuro e profondo di Regina e il suo cuore si scaldò immediatamente. 
Posò delicata una mano sul braccio del sindaco e le sorrise debolmente sussurrando un ‘Grazie’ più sentito del precedente.

Qualche ora più tardi di quel pomeriggio di fine Novembre, Regina era intenta ad infornare la sua torta di zucca per ultimarne la cottura. 
Henry aveva tardato più del dovuto, e la donna l’aveva chiamato più volte per assicurarsi che andasse tutto bene .
Contrariamente al solito, il sindaco si trovò a ringraziare il ritardo di suo figlio che aveva permesso ad Emma di sfogarsi ampiamente su quanto accaduto con il pirata. 
Ora la ragazza se ne stava seduta sul ripiano in marmo della cucina e osservava Regina ripulire le stoviglie usate per preparare la cena di quella sera. 
Emma le aveva offerto il suo aiuto più volte , ma la donna le aveva detto di non preoccuparsi e di lasciarla fare . 
‘Perché non resti a cena questa sera?’ Chiese guardandola con la coda dell’occhio mentre sciacquava una padella. 
Emma cercò il suo sguardo per cercare di assicurarsi che la sua presenza fosse voluta e non fosse solo un invito di cortesia, ma purtroppo l’altra era troppo impegnata a pulire le stoviglie per guardarla per più di tre secondi di seguito. 
‘Insomma se non hai di meglio da fare. Abbiamo la cena pronta e ci farebbe piacere averti con noi’. 
Aggiunse non ricevendo una risposta. 
Un sorriso si dipinse sul volto della più giovane mentre Regina si voltava finalmente verso di lei . 
‘ Henry ne sarebbe felicissimo. Non trovi ?’ 
Emma annuì sorridendo appena ‘ok, ma solo se mi permetti di aiutarti in qualcosa. Ad esempio .. posso apparecchiare?’ Chiese saltando giù dal ripiano della cucina. 
Regina fece roteare gli occhi, ma continuò a sorridere , felice che avesse accettato l’invito.
Era sinceramente preoccupata per la sua amica.
Il tono con il quale Emma le aveva raccontato di quell’odioso pirata, la sua espressione un misto fra tristezza e rabbia avevano smosso qualcosa in Regina che lei stessa faticava a decifrare. 
Avrebbe voluto poter far qualcosa per lenire il suo dolore, per cancellare da quegli occhi limpidi e attenti quel velo scuro che da ormai qualche anno le rendeva triste lo sguardo. 
Regina si era sempre chiesta perché lo sceriffo si ostinasse a stare con quel pirata se non fosse pienamente felice. 
A volte era riuscita ad attribuirne la causa ad altri fattori, ma per la maggiore il sindaco aveva sempre immaginato che c’entrasse Hook. 
Si era ritrovata a pensare che Emma fosse masochista e che forse, in qualche modo, provasse piacere in quella strana relazione che Regina riteneva avesse portato via la luce dalle sue iridi chiare.
Quella strana sensazione al petto che aveva provato solo per Henry fino a quando non aveva incontrato Emma, era da anni qualcosa che la confondeva. 
Un senso di protezione misto a rabbia e persino dolore.

Emma era intenta a ripiegare i tovaglioli , la testa inclinata sul lato e le gambe leggermente divaricate .
Il sindaco si fermò ad osservarla qualche minuto notando come i boccoli lunghi scivolavano sulla spalla sinistra. Aveva L’espressione concentrata e le mani che si muovevano lente.
Era bella Emma, bella come poche . 
Una bellezza tutta acqua e sapone. Senza troppe pretese. 
Regina si chiese se fosse consapevole di quanto armoniosa e piacevole fosse la sua figura e sopratutto se si rendesse conto della bellezza racchiusa nella sua totale essenza.

La Salvatrice alzò di poco il viso e arrossì lievemente sorprendendo Regina a fissarla . 
‘Cosa c’è? Ho qualcosa che non va ?’ Domandò intrecciando le dita fra i capelli imbarazzata . 
La mora scosse la testa ‘No. Io.. stavo solo pensando’ mentì nascondendole lo sguardo che da sempre là tradiva quando si trattava di Emma . 
Per sua fortuna qualcuno bussò alla porta e le due donne interruppero contemporaneamente quelle interazioni imbarazzanti . 
Regina uscì dalla stanza , lasciando Emma alle prese con piatti , posate e bicchieri . 
Trascorsero meno di un paio di minuti prima che Regina accompagnasse suo figlio in camera da pranzo per fargli una dolce sorpresa. 
‘Mamma?’la voce del ragazzino era squillante e lasciava trasparire tutta la sua felicità .
‘Che cosa ci fai qui?’ Continuò a chiedere andando verso di lei. 
Emma sorrise felice al suo bambino per poi sollevare le spalle e rispondere semplicemente ‘Resterò a cena per il Ringraziamento, sei felice?’ Finì stringendo gli occhi speranzosa di ricevere una reazione positiva .’Certo che sono felice! ‘ Esclamò suo figlio stringendola in un forte abbraccio . 
La ragazza posò la testa contro quella di Henry e si beò di quell’amore dolce e disinteressato che solo il suo bambino poteva dargli. 
Dopo poco Henry si staccò dalla madre ‘ Ma non capisco..E Hook? Verrà anche lui?’ 
Le due donne si aspettavano quella domanda , ma nessuna delle due aveva pensato a cosa rispondere . Entrambe volevano raccontargli cosa fosse successo, ma magari evitando il dramma di Emma . 
Regina prese la parola quando vide che la Salvatrice non riusciva a trovare le parole giuste. 
Spiegò cosa fosse successo , per poi cercare di fargli capire che Hook non avrebbe voluto rovinare il Natale che il ragazzino stava progettando da un po’ , ma che semplicemente Hook non capiva quanto importante fosse per lui e sua madre quella festa. 
Il quattordicenne ascoltò tutta la storia cercando di assimilare ogni informazione ed elaborarla senza farsi sopraffare dalle emozioni negative che stavano accompagnando quel momento. 
Henry aveva capito che le intenzioni di Hook non erano cattive, ma non riusciva a non essere arrabbiato con lui per essere partito e aver lasciato la sua mamma biologica durante le feste di Natale. 
Il ragazzino sospirò e osservò come il volto di Emma fosse cambiato più volte durante il monologo di Regina . Guardò Emma con dolcezza e sorrise ‘ci saremo noi a farti sorridere a Natale mamma’. 
La Salvatrice ricambiò il sorriso , quasi commossa e strinse nuovamente il figlio fra le braccia . 
‘Sicuramente , di questo non ho dubbi’ e i suoi occhi cercarono quelli di Regina che sorprese nuovamente a fissarla .

Quando tutto fu pronto i tre presero posto a tavola. Henry non era felice così da tempo. Essere tutti e tre lì, radunati ad una cena del Ringraziamento era qualcosa che aveva desiderato per anni. Come una vera famiglia. 
Il ragazzino richiamò l’attenzione e spiegò che dovevano fare i loro personali ringraziamenti per l’anno che si sarebbe concluso di lì a poco. 
Cominciò ringraziando per la cena di quella sera , spiegando loro che era felicissimo di averle insieme in quel momento . Ringraziò le sue mamme per essere così protettive e sempre attente alle sue esigenze. Di essere anche amiche oltre che genitori. Ringraziò i buoni voti a scuola e di aver incontrato Violet.
Le due risero mentre il loro bambino si imbarazzava un po’ . 
‘Infine ..’ disse facendo cessare le risate leggere delle due. ‘Ringrazio il vero amore che ci lega, è grazie a ciò se sono riuscito a salvarti’ . Guardò Emma e la ragazza non riuscì a controllare l’emozione . Trattenne a stento le lacrime . Prese la mano di suo figlio accarezzandola teneramente . 
Regina dall’altro lato del tavolo li guardava incantata, mentre constatava quanto simili fossero . 
Lo sguardo , l’imbarazzo e un cuore grande che sapeva amare tanto. 
‘Ok, chi delle due continua?’ Chiese improvvisamente Henry facendo vagare velocemente lo sguardo dall’una all’altra. 
Regina si destò e ripensò velocemente a cosa dire, ma Emma interruppe il suo flusso di pensieri. 
‘Continuo io. Insomma adesso o mai più ...’ esordì così la Salvatrice che aveva lasciato la mano di suo figlio e faceva vagare lo sguardo senza mai focalizzarsi su qualcosa in particolare. 
Era emotivamente instabile in quel momento, consapevole che quello l’avrebbe paradossalmente aiutata. 
A causa di ciò che era successo il giorno prima , la ragazza faticava a tenere alzate le sue difese e sembrava riuscisse in qualche modo a lasciarsi andare , almeno un po’ . 
I due annuirono e la Salvatrice prese un profondo respiro prima di continuare. 
‘Sapete.. da bambina, a scuola ti insegnano cosa rappresenta questa festa . In orfanotrofio o nelle case famiglia si celebrava annualmente come ovunque negli Stati Uniti . 
Certo non c’era una cena del genere, ma cercavano di allietare il pranzo con un dolce al cioccolato che ogni bambino desiderava.
In quegli anni ognuno di noi ringraziava allo stesso modo: un tetto sulla testa, cibo , adulti che ci proteggevano. O almeno è quello che pensavamo facessero, in realtà spesso nemmeno eravamo presi in considerazione, ma questo la maggioranza dei bambini lo ignorava. 
Quando cominciai a crescere , alle scuole elementari i bambini ringraziavano per delle cose che io non potevo aver idea. 
‘Ringrazio la mamma per avermi curato quando ho avuto la varicella’;
‘Ringrazio Dio per non aver permesso alla nonna di volare in cielo’; 
‘Ringrazio i miei genitori per avermi portata al mare quest’estate anche se avevamo pochi soldini ’; 
Emma sospirò e ricordò vagamente quei bambini che erano stati nella sua classe per qualche anno. Sorrise tristemente e riprese a parlare con voce tremante ‘Io semplicemente non ho mai avuto dei veri motivi per ringraziare. Certo ero viva e stavo più o meno bene, ma mi mancavano troppe cose per dire un ‘Grazie’ realmente sentito. 
Oggi però dopo tanti anni .. finalmente sento che posso dirlo con molta sincerità’. 
Emma sollevo lo sguardo e osservò come Henry la guardava preoccupato e come Regina cercava di evitarla perché , Emma ne era sicura, si sentiva in colpa. Era qualcosa con la quale Regina non riusciva a fare i conti. 
In un sospiro tutt’altro che leggero riprese a parlare ‘voi due siete le persone alle quali vanno i miei più sentiti ringraziamenti’. 
Regina finalmente la guardò , i suoi occhi confusi e un sorriso amaro che si dipinse sul suo viso . ‘Oh Emma , non credo tu debba ringraziarmi di niente’ . Emma scosse la testa e sorrise sincera ‘Non sottovalutarti Regina , non è da te.’ Le fece l’occhiolino mentre Henry le prese la mano titubante. Emma la strinse di rimando . 
‘ Tu sei la persona più in gamba che abbia mai conosciuto Henry. Io.. ti ringrazio per essere venuto da me a Boston tutto solo , anche se hai spaventato a morte tua madre’. Henry rise leggermente . ‘Ti ringrazio per non aver mai mollato, per avermi indotto a credere alla magia. Hai rischiato di morire pur di riportarmi alla mia famiglia . Sei sempre stato dalla mia parte ed hai creduto in me anche quando nessun altro lo faceva più . A parte Regina ..forse’. Girò il volto un pochino verso di lei.
Regina gli occhi sbarrati e le labbra dischiuse. Poteva essere bella anche così? Si chiese Emma , mentre le accennava un sorriso . 
‘E mi hai salvato la vita Henry, credevo di dover morire , ma è proprio vero che l’amore è la magia più potente. Mi hai salvata’. 
Henry sorrise mentre qualche lacrima rigava il suo volto da adolescente. Annuì e lasciò la presa sulla mano della madre per potersi asciugare il viso. 
Emma si girò di poco verso Regina. Lo sguardo della mora non le era sembrato mai tanto incredulo e confuso. ‘Emma fermati non meri..’ 
Ma Emma bloccò la sua richiesta sul nascere . ‘È davvero difficile per me fare questa cosa , ma voglio farla.. quindi per favore , fammi parlare senza interrompermi’.
Il sindaco abbassò lo sguardo scuotendo debolmente il capo . 
‘Ascolta. Quando ho avuto Henry , ho fatto qualcosa contro la mia volontà di madre. Avrei voluto prenderlo fra le braccia e non lasciarlo andare più , ma una forza maggiore mi diceva che darlo in adozione sarebbe stata la scelta più giusta . 
Avevo il cuore a pezzi , ma sapevo che lui sarebbe stato bene . 
Non avrei mai voluto che vivesse ciò che ho vissuto io , speravo che venisse adottato , ma non potevo averne la certezza. 
D’altronde io non potevo offrirgli niente. 
Non avevo niente. 
Nemmeno un tetto sulla testa , ero poco più che una ragazzina ed ero completamente sola. Come facevo a crescere un bambino. 
Ma grazie a te Henry ha avuto amore fin da subito. Una casa , del cibo e una madre che sa amare pienamente senza risparmiarsi mai.
Regina .. sei il meglio che poteva capitargli. Nemmeno nei miei più bei sogni sono mai riuscita ad immaginarlo con una persona come te. Tu hai saputo essere tutto quello che io avrei voluto , ma che non ho potuto essere. L’hai cresciuto ed educato meglio di quanto io avessi mai potuto fare. E quindi grazie per esserti presa cura in questo modo di nostro figlio. Non avrei potuto desiderare di meglio per lui’. 
Regina era immobile con le mani strette attorno ad un bicchiere . 
Gli occhi che brillavano di lacrime che stava faticando a trattenere. 
Emma prese l’ennesimo respiro profondo e continuò a parlare augurando a se stessa di non pentirsene un giorno. 
‘Ti ringrazio per avermi salvato più volte . Per avermi cercata in questo o quell’altro mondo, per non aver smesso mai di essermi amica, anche quando fingevi di odiarmi. Sei venuta a prendermi persino nel mondo dei desideri, insomma non ti sei mai arresa con me. 
Hai cercato di proteggermi fingendo per la maggior parte che fosse per Henry, ma ad oggi posso dire che forse un pochino ci tenevi a non lasciarmi morire fra le grinfie di un mostro magico o nell’inconsapevolezza della mia vera vita . 
Sei scesa all’inferno per aiutarmi a salvare Hook.. io questo proprio non lo dimentico. 
Quindi grazie per tutto questo e per avermi sempre capita , rispettata e non aver mai avuto paura nonostante avessi abusato dell’oscurità qualche volta .
Hai sempre creduto in me. 
E beh .. grazie anche per oggi ,per avermi ascoltata e per avermi invitata a cena .. grazie per tutto quanto’. Così dicendo Emma finì di parlare con un debole sorriso che le incorniciava il volto. 
Henry che ancora stringeva la sua mano , si alzò e si avvicinò abbracciandola lasciandosi andare ad un pianto silenzioso e commosso . ‘Oh mamma ...’ Il ragazzino non seppe commentare e lasciò la frase in sospeso .
Regina ancora immobile si schiarì la voce ‘avrei voluto dire qualcosa anche io , ma non posso competere con questo..’ Emma cercò il suo sguardo trovandolo caldo e un po’ spaventato . Le sorrise mentre alcune lacrime le rigavano la pelle chiara del viso. 
La mora istintivamente allungò una mano verso di lei ed Emma l’accarezzò timida. Non si sarebbe mai immaginata di riuscire a fare un discorso del genere . 
‘Grazie’ mimò Regina con le labbra carnose che tremavano per la commozione . 
‘A te..’ rispose Emma alla stessa maniera poggiando il viso sulla spalla di suo figlio.

‘Allora che dite? Mangiamo?’ Chiese Henry mentre riprendeva posto a tavola. Regina spostò lo sguardo sul tacchino ‘deve essere freddo ormai..’ Henry sorrise ‘ ovvio , mamma ha deciso di cominciare da quando era bambina ... sono più di trent’anni di ringraziamenti.. per questo si fa solo di un anno , per non far freddare la cena’. 
Emma e Regina risero a quelle parole ‘scusate dovevo recuperare anni persi ..’ 
Regina annuì ancora provata ‘vado a scaldarlo’ si alzò portando il vassoio con il tacchino con se.. si allontanò verso la cucina mentre Emma ed Henry avevano già preso qualche tartina ‘non vi mangiate tutti gli antipasti prima che torni’. Urlò mentre infornava nuovamente il tacchino.

Ancora non lo sapevano , ma quella sarebbe stata solo la prima di molte cene del Ringraziamento insieme. 
Forse nemmeno l’unica, ritardata da discorsi troppo lunghi e pianti commossi. 
Quella sera per la prima volta Henry pensò di non poter desiderare nulla di più se non che quella cena non fosse l’unica .
Inconsapevolmente il suo desiderio, mai chiaramente espresso, avrebbe avuto modo di realizzarsi ogni giorno di lì a poco.

***

Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto. 
Ho scelto di partire con il giorno del Ringraziamento perchè dovevo in qualche modo far allontanare Emma e Killian, non mi sembrava carino che Emma improvvisamente a Natale decidesse di lasciarlo e stare con Regina, anche perchè la trama specifica che la storia deve essere ambientata il Natale dopo la battaglia finale, quindi al massimo un anno può essere passato. Poco dopo il matrimonio dei CS. 
Per chi non lo sapesse il Ringraziamento negli Stati Uniti si festeggia il quarto Giovedì di Novembre, quindi praticamente ad un mese a Natale. 
Per gli Statunitensi il Ringraziamento è un po' l'inizio delle feste, un po' come da noi il giorno dell'Immacolata (8 Dicemebre) o il giorno di Santa Lucia (13 Dicembre).

Quindi niente.. detto questo nel prossimo capitolo saremo nel periodo Natalizio.
Ditemi cosa ne pensate , se la storia è carina, se la lettura è piacevole ecc.
Siate sinceri, ma per favore non siate troppo cattivi è la prima SwanQueen che scrivo e sopratutto la prima dopo tantissimo tempo.


-BlueHeart


 

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Capitolo 2
*** Stella di Dono ***


Ciao a tutti,
sono decisamente in ritardo , ma purtroppo ho avuto un lutto in famiglia durante queste feste e come potete immaginare sono stati giorni difficili.
Ho scritto questo capitlo a singhiozzo.. spero possa piacervi ugualmente.
Ho apprezzato tantissimo le vostre recensioni , per tanto ringrazio tutte le ragazze che hanno speso qualche minuto per potermi scrivere due parole, e tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra la preferite, le seguite e le ricordate. 
Detto questo vi lascio il capitolo e spero che sia una lettura piacevole.
Ci sentiamo alla fine :)
Capitolo 2 : Stella di Dono

Regina se ne stava appoggiata con le braccia sul muretto che faceva da recinzione alla pista di pattinaggio. 
Sul viso un sorriso rivolto al suo bambino che felice insegnava a Violet a pattinare. 
I capelli mossi da un vento leggero, ma molto freddo che le aveva gelato il volto.
Regina rabbrividì. Cercò calore stringendosi nel capotto e provò a liberare la mente da ogni pensiero per godersi quel momento che sembrava così tranquillo.
Assorta come era non si accorse che una figura snella ed infreddolita si fosse avvicinata a lei. 
‘Ehi’. La voce di Emma Swan risvegliò il sindaco che si voltò con un gesto repentino ‘Ehi’ rispose di rimando. 
Emma assunse una posizione simile a quella di Regina sul volto un’espressione concentrata.
‘Facevo un giro di perlustrazione e ho notato Henry e Violet , così ho deciso di raggiungervi, tanto ho quasi finito il turno’. Regina rise appena e scosse la testa ‘Quasi, non vuol dire che sia finito sceriffo!’ 
Emma ridacchiò . 
In realtà di suo figlio e Violet aveva scorto le figure solo avvicinandosi. 
La verità, che non seppe dirle, era che il suo sguardo era stato catturato dalla sua eleganza mentre si spostava i capelli dal viso, si era incantata per qualche secondo, mentre gli automobilisti avevano preso a suonare il clacson. Così senza pensarci aveva fermato l’auto e aveva cominciato a camminare in direzione della mora , seguendo poi il suo sguardo, capì perché quel sorriso fosse così luminoso e dolce. 
Sul suo volto se ne dipinse uno molto simile quando i suoi occhi posarono su Henry che aveva un braccio intorno alla vita di Violet . 
Stava crescendo davvero troppo in fretta
‘Allora.. cosa avete fatto di bello oggi?’ Emma porse quella domanda guardandola appena per poi tornare a seguire i due ragazzini sulla pista.
‘Niente di che .. abbiamo pranzato da Granny’s e poi l’ho accompagnato qui che aveva un appuntamento con Violet. Tra po’ devo andare a ritirare l’abete che ho ordinato qualche giorno fa. Nel pomeriggio dovremmo decorare casa ‘ . Spiegò naturalmente Regina . 
Dalla cena del Ringraziamento le due avevano passato molto tempo insieme . L’assenza di Hook e la voglia di Henry di trascorrere più tempo con entrambe le madri avevano permesso al loro rapporto di rafforzarsi. 
Si ritrovavano a parlare molto più spesso di prima , a condividere pranzi e cene , a guardare film e a raccontarsi le rispettive giornate. 
Regina si era spesso fermata a ripensare al loro legame. 
Questa nuova tregua a Storybrooke , le permise di notare come inevitabilmente entrambe si cercavano con una tale naturalezza da non darci nemmeno troppo peso. 
Solo in un’altra occasione questo pensiero attraversò la sua mente, proprio durante la tregua dopo la sconfitta di Peter Pan e prima dell’arrivo di Maleficent, Ursula e Cruella. 
Per il resto del tempo della loro conoscenza Regina non poteva dire di aver cercato Emma in quanto Emma , ma piuttosto di averlo fatto per sconfiggere questo o quell’altro nemico. 
Si era sempre trovata una giustificazione logica al perché si ritrovassero puntualmente a sacrificarsi l’una per l’altra o ad allearsi pur di salvare la città dal male. 
Lo facevano per Henry. 
Ma ora Henry era più che felice e stava bene. Ma Emma e Regina continuavano a cercarsi , ad attrarsi in un modo tale da spaventarla se si fosse permessa di pensarci troppo a lungo.

‘Tu? Novità?’ La voce di Regina era stranamente calma e leggera, in netto contrasto con la bionda che sospirò pesantemente ‘ho parlato con Hook’. 
Il sindaco si voltò verso di lei lasciando perdere per qualche secondo suo figlio e la sua prima fidanzatina . 
‘Come? Non era in un mondo senza magia?’ 
La più giovane annuì ‘ Si, beh.. mi ha lasciato la conchiglia magica prima di partire’. Regina alzò teatralmente gli occhi al cielo e rivolse lo sguardo verso la pista di pattinaggio subito dopo. ‘Bell’affare!’ Esclamò infastidita . 
La conchiglia incantata non permetteva di fare una vera e propria conversazione, ma di lasciare messaggi più o meno lunghi. Spesso la magia era turbata o attratta da altro e non sempre si riusciva a stabilire una connessione solida . 
Emma e Killian si erano scambiati molti messaggi .
La ragazza aveva cercato di fargli capire quanto quella storia l’avesse turbata , ma Killian sembrava non cogliere il tono scocciato e le frecciatine di sua moglie e continuava a raccontargli solo delle sue avventure. 
Regina era piuttosto infastidita dal racconto della bionda e sospirò così tante volte che Emma non poté non notarlo. 
‘Fammi capire, non ti da un minimo di considerazione?’ 
Chiese spazientita , mentre Emma un po’ agitata cominciava a muoversi sul posto. 
‘Non lo so , non lo capisco’. 
La Salvatrice si girò su se stessa e si poggiò con la schiena al muretto , incrociando poi le braccia al petto. 
‘Forse ho sbaglio a decidere di sposarmi. Forse avrei dovuto aspettare ancora un po’. ‘ 
Quelle parole stupirono decisamente il sindaco che adesso la guardava stranita e meravigliata al tempo stesso. 
‘Sai..’ riprese a parlare la bionda che continuava a fissare un punto indefinito sull’asfalto. ‘In questi anni, siamo sempre stati presi da cose più grandi di noi. Sopravvivere era la nostra quotidianità. 
Ma adesso che nulla ci spinge a combattere insieme contro qualcosa, adesso che le acque si sono calmate , sembra che non ci sia la voglia di passare del tempo insieme. 
O meglio c’è , ma non è così importante da mettere da parte altre cose. 
Insomma quante altre volte capiterà che io voglio solo passare del tempo con la mia famiglia , con mio figlio, mentre lui vorrà girare il mondo sulle navi? Ma ho la mia vita , il mio lavoro . Io non lo seguirò solo perché sono sua moglie!’ Esclamò piuttosto seccata da quella situazione. 
‘Infatti non devi farlo! Dovete trovare un compromesso. Tu potresti andare con lui qualche volta , ma lui deve capire l’importanza che hanno per te i componenti della tua famiglia o qualsiasi altra cosa ti stia a cuore’. 
Emma annuì felice che Regina avesse colto il punto . 
‘Non credo che lui sia disposto a fare ciò. L’avrebbe fatto adesso, no? 
Insomma se non riesce a capire cosa vuol dire per me passare il primo Natale con la mia famiglia.. come potrà capire semplicemente che non posso seguirlo in ogni sua spedizione o missione che sia?’ 
Regina ispirò profondamente,l’aria fredda che le pizzicava le narici. 
Le peggio una mano sul braccio in segno di conforto ‘ ci devi parlare Emma. Non con una conchiglia. Ma appena mette di nuovo piede a Storybrooke ci devi parlare e capire cosa lui sia disposto a fare per te. Se è disposto a scendere a compromessi, a fare promesse e mantenerle .’ 
Lo sceriffo annuì per l’ennesima volta e finalmente alzò il volto rivolgendole lo sguardo. 
Regina stava guardando l’orologio che aveva al polso e subito dopo cominciò a camminare facendole segno di seguirla. ‘Dove stiamo andando?’ Domandò la più giovane saltando un paio di passi per raggiungerla. 
‘Devo sbrigarmi o chiude il vivaio . Vieni con me? Così possiamo continuare a parlare’. Spiegò dando per scontato che Emma l’avesse seguita. 
‘Vorrei .. ma ho l’auto di servizio , devo riportarla alla centrale’. 
Sbuffò dispiaciuta . 
Regina arrestò i suoi passi veloci . ‘ Facciamo così , riporta l’auto alla centrale e poi mi raggiungi .. probabilmente direttamente a casa. Ti va di fare un albero di Natale ?’ 
Il voltò di Emma si illuminò lentamente mentre realizzava che presto si sarebbe potuta trovare con suo figlio e Regina a decorare il numero 108 di Mifflin Street. 
Il sorriso che le rivolse e lo sguardo gioioso fecero sorridere anche la mora ‘lo prendo come un si?’ 
Emma annuì ‘non ti da fastidio? Non è una tradizione fra te ed Henry?’ Dubitò un pochino . Insomma lei era solo un’amica per Regina , anche se la considerava parte essenziale della sua famiglia . 
‘Sarei molto felice di condividere questa tradizione anche con te . Potrebbe essere l’inizio di una nuova, no? Fare l’albero insieme’. Azzardò il sindaco meravigliandosi delle sue stesse parole . Sollevò leggermente le spalle in imbarazzo, ma si rilassò nel notare l’espressione felice di Emma. Ne era valsa la pena. 
‘Ok, allora ci vediamo fra poco’.

Pochi minuti più tardi Emma era già nel suo maggiolino. I pensieri confusi sul rapporto con suo marito. 
La voglia di sentirsi amata per quello che era e non per quello che gli altri avrebbero voluto che fosse.
Emma stava mascherando un bel po’ di agitazione. 
Respirò profondamente con le mani saldamente ancorate al volante e cercò di condurre i suoi pensieri verso qualcosa di carino e che le dava gioia: Henry e Regina l’aspettavano per condividere con lei un’altra tradizione di famiglia. L’accenno di un sorriso comparve sul suo volto. 
Le tradizioni di famiglia, il Natale e le feste in generale le avevano sempre provocato una certa tristezza. Da quando era a Storybrooke quel peso lo sentiva decisamente molto meno. Ed ora che potevano vivere quel periodo come in ogni altra città , Emma non aveva intenzione di costruire altri ricordi tristi. 
Avrebbe voluto che Killian fosse lì con lei. Avrebbe voluto vivere quelle tradizioni con lui e con la sua famiglia , ma lui era andato via incurante della tristezza che stava lasciando nel cuore di sua moglie. 
Inaspettatamente però la presenza di Regina e di suo figlio stavano colmando, giorno per giorno, tutti quei vuoti che l’avevano fatta soffrire fin da bambina. 
La ragazza si sistemò sul sediolino, e con quella consapevolezza che le provocava ancora più confusione , si affrettò a chiamare Regina scoprendo che la donna era ancora al negozio a causa della folla.

Il vivaio era molto grande e c’era un bel po’ di gente intenta a scegliere alberi e addobbi. 
Emma fece vagare lo sguardo sui tanti ripiani che ospitavano, in occasione del Natale, vari oggettini e piante a tema. 
Regina qualche metro lontana la chiamò provando a non alzare troppo la voce e sventolò una mano per farsi notare. 
Emma le sorrise in risposta e la raggiunse rapidamente. 
‘Hai fatto presto’ constatò la più grande. La ragazza infilò le mani nelle tasche posteriori dei Jeans e alzò le spalle leggermente ‘Beh non è poi così lontano’. 
La mora camminava fra gli scomparti lentamente soffermandosi su qualche oggetto che le piaceva maggiormente nell’attesa di essere servita . 
‘Devi prendere altro oltre all’albero?’ 
Chiese osservando come scrutava ogni oggetto presente nel negozio. Il sindaco poggiò un elfo in terracotta sopra uno scaffale ‘se trovo qualcosa di carino, perché no? Sai mi piacerebbe mettere qualche ghirlanda in alto’. Spiegò gesticolando. ‘Prima essendo sola e non avendo la magia mi era impossibile .. ora siamo in tre e abbiamo anche la magia’. Sorrise facendole un occhiolino. 
Emma ricambiò il sorriso e cercò con lo sguardo quello che la mora aveva appena suggerito. 
Una luce le fece però girare il viso e le sue labbra si schiusero appena. 
Era magia. 
Un fascio di energia giallo pallido e uno di un rosso violaceo si intrecciavano fra loro e viaggiavano indisturbati nel negozio. 
Emma si bloccò sul posto per poi cercare con gli occhi la fonte di quella luce. Non c’era nessuno, apparentemente , in grado di usare la magia oltre loro , ma lei e Regina non stavano facendo niente. 
‘Regina da dove viene?’ Chiese con un filo di voce tra l’ammaliato e il preoccupato . 
Il sindaco guardò nella sua stessa direzione e corrucciò la fronte ‘cosa?’ La Salvatrice si voltò verso di lei ‘non la vedi questa luce? È magia'.
Regina scosse appena il capo , mentre Emma sembrò non rispondere di se stessa e cominciò inevitabilmente a seguire quel sentiero disegnato da un bagliore non identificato. 
La luce si intensificò fino a raggiungere uno scaffale dove erano riposti tanti piccoli oggetti in cristallo. Il raggio luminoso avvolgeva un cigno che portava sul capo una bellissima corona impreziosita con minuscoli svarosky. 
La ragazza allungò una mano lentamente , come per paura di scottarsi e sollevò l’oggetto grande quanto il palmo della sua mano . 
Il bagliore svanì e con lui anche i riflessi creati dal cristallo che l’avevano quasi accecata poco prima. 
‘È sparito!’ Esclamò esterrefatta. 
Regina che l’aveva seguita incuriosita , continuava ad osservarla cercando di capire cosa fosse successo. 
‘Era una luce forte , mi ha portato fino a qui ..’ spiegò indicando il cigno che aveva in mano ‘quando l’ho preso .. la luce si è spenta’ . Regina stupefatta prese l’oggetto dalle mani della Salvatrice, nel farlo le sfiorò il palmo procurando ad entrambe un brivido ingiustificato.
La donna cercò di concentrarsi sul piccolo oggetto che aveva fra le mani evitando volutamente di soffermarsi sulla strana sensazione di calore che si espanse sul suo petto. 
Lo guardò attentamente per cercare tracce di magia , ma non sembrava contenerne . 
‘Da dove veniva?’
Emma scosse il capo lentamente ‘non riuscivo ad identificarlo’. 
Regina rigirò ancora il piccolo cigno fra le mani . Era davvero bello. 
‘Era la magia del Natale!’ 
Una vocina squillante ed infantile le fece voltare in sincrono. Entrambe sorrisero a quelle parole.
Una bambina che non poteva avere più di nove anni le guardava dal basso con i suoi occhioni verdi. 
Aveva i lunghi capelli rossi raccolti in due trecce. Le guance rosa coperte da tante piccolissime lentiggini. 
Indossava un completino scozzese verde e rosso e portava un cappello della stessa fantasia. 
‘Lo spirito del Natale ha voluto darti un messaggio’. Esplicò saccente. 
‘Ma lo spirito del Natale non esi..’ cercò di replicare la bionda ‘esiste?’ Chiese la bambina spalancando gli occhi . ‘Siete la Salvatrice e la Evil Queen, avete la magia più potente e non credi possa esistere lo spirito del Natale?’ Chiese sbigottita. Regina posò una mano sulla spalla della piccola e si piegò sulle ginocchia per essere alla sua altezza. ‘Come ti chiami?’ 
La bambina le sorrise e le porse la mano ‘mi chiamo Annael, Regina’. 
La donna non riuscì ad individuare la sensazione di fastidio causata da una sconosciuta che le parlava con tanta confidenza , perché al tempo stesso era come rapita da quella bambina e il suo cuore di madre provava solo tenerezza per quei due occhi colmi di emozione . 
Annael prese il cigno dalle mani della mora e lo tenne per la cordicella . ‘Sapete cosa rappresenta? Questa è la Regina dei Cigni (Swan Queen).
Se prendete le singole parole potete notare che può ricondurre a voi Swan disse indicando Emma . 
Queen indicando Regina .’ Regina significa Queen e tu lo sei anche stata’. 
La piccola porse l’oggetto di cristallo alla Salvatrice ‘Questo è un regalo per te. Rappresenta il vostro legame. Abbine cura’. 
Regina ed Emma si guardarono per una frazione di secondo per poi posare ancora lo sguardo sul cigno di cristallo che la bionda continuava a rigirare fra le mani. 
Improvvisamente Regina scosse impercettibile la testa ‘Dov’è la tua mamma Annael?’ Ma quando si voltò nuovamente, la bambina non c’era più . 
‘Ma dove è finita?’ Chiese Emma sbigottita . 
Un paio di secondi e la ragazzina era sparita nel nulla. Si guardarono attorno , ma non c’era più . 
‘Annael?’ Chiamó la Salvatrice , ma la bimba era come svanita nel nulla.
‘Sindaco Mills , ci scusi per averla fatta attendere, oggi c’è davvero confusione .’ 
Un uomo piuttosto giovane richiamò la loro attenzione interrompendo la loro ricerca. 
‘Non si preoccupi..’ rispose la mora mentre continuava con gli occhi a cercare fra la gente quella bambina. 
‘Venga, da questa parte’ 
Indicò il ragazzo, con un gesto della mano, la direzione dove procedere. 
Le due donne seguirono il commesso per poter finalmente ritirare l’abete e accantonarono la ricerca della ragazzina.

Più tardi quando giunsero a casa del sindaco le due avevano un bel po’ di borse piene di oggettini, ghirlande e nuove decorazioni anche per gli esterni.
Ma l’oggetto che entrambe avevano a cuore, anche se nessuna delle due l’aveva ancora ammesso, era un piccolo cigno di cristallo riposto in una scatola di polistirolo. 
Fu il primo oggetto che trovò il suo posto , sul camino insieme ad una ghirlanda e una serie di piccole luminarie colorate .

Henry tornò a casa a pomeriggio inoltrato. Ritrovarsi ancora una volta entrambe le sue madri non poteva non renderlo felice. 
Il sorriso che illuminò il suo volto fece gioire le due donne.
‘Hai fatto anche i biscotti?’ 
Chiese Henry con gli occhi improvvisamente da bambino . 
Per un attimo a Regina sembrava di aver visto quel bimbo sveglio e con il cuore grande che correva per casa . Annuì sorridente.
‘E anche la cioccolata calda’ . 
Rispose mentre gli accarezzava i capelli.
Fin da quando Henry era piccolissimo , Regina aveva sempre preparato cioccolata e biscotti per accompagnare la preparazione dell’albero e dell’intera villa. 
Il ragazzino adorava gli addobbi Natalizi e adorava passare del tempo con sua madre mentre disponevano festoni, candele e oggetti di ogni genere in giro per casa. 

Henry seduto a terra accanto all’albero di Natale aveva preso fra le mani una lunga serie di luminarie . 
‘Ehi mamma , sai come si fa a disporle in modo equilibrato ?’ 
La bionda sorrise scuotendo la testa facendo oscillare i boccoli lunghi. Aveva già fatto qualche albero di Natale, ma nessuno si era preoccupato di insegnarle come fare per renderlo bello come quelli che aveva visto da bambina nei film. Ogni anno Emma sperava di riuscire a decorarlo degnamente , ma gli addobbi che aveva a disposizione erano quasi sempre tutti rovinati e le luci troppo poche. ‘Mi sa che devi insegnarmelo tu ‘. 
La ragazza prese posto accanto a suo figlio che felice le spiegava cosa fare.
Emma ascoltava attentamente e scoprì che bastava davvero poco per riuscirci: Apri i rami e nascondi i fili, distribuisci le luci a spirale. 
Quando Regina rientrò in salone con un vassoio pieno di biscotti e tre tazze di cioccolata calda, si bloccò sull’uscio. 
Si appoggiò allo stipite della porta e il suo cuore si riempì inaspettatamente di gioia. 
Emma ed Henry non si erano ancora accorti della sua presenza impegnati com’erano a decorare l’abete.
Regina si incamminò all’interno della stanza e poggiò il vassoio sul tavolino. 
Osservò l’attento lavoro che i due continuavano a fare, non stupendosi neanche un po’ che non fosse preciso come quando era lei a farlo. 
Sorrise , nonostante tutto si aspettava di peggio. 
‘È pronta la cioccolata ’. Aveva annunciato ed i due si voltarono immediatamente verso di lei. 
L’adolescente mollò le luci lasciandole cadere scompostamente sui rami e corse a prendere la sua tazza . 
‘Ragazzino non puoi lasciarmi così non posso farlo da sola!’ Aveva esclamato Emma , sbuffando seccata dalla sua fuga improvvisa. 
‘Ma la cioccolata si fredda!’ Si giustificò prendendo un biscotto e immergendolo nel liquido scuro . 
Emma schiuse le labbra . Non sapeva cosa dire , ne cosa fare. 
‘Ti aiuto io’. Regina le sorrise intenerita da quello sguardo da cucciolo smarrito. Le si avvicinò e prese le luci che poco prima erano fra le mani di suo figlio. 
Pian piano che passavano da un ramo all’altro , la mora le spiegava i trucchetti per fare in modo più veloce ed ordinato.
Le parlava dolcemente e con un tono di voce molto basso che somigliava quasi ad un sussurro. 
Ad Emma sembrò che quel suono le stesse accarezzando il cuore. Non era quello che le diceva, ma il come lo stava facendo. 
La voce del sindaco era calda e quel tono così profondo le stava provocando sensazioni insolite. 
Le loro mani si sfiorarono più volte accidentalmente ed ogni volta un brivido percorreva la sua schiena chiara. 
La voglia di prendere e stringere quelle dita sottili era veramente forte, ma si trattenne dal farlo. Sarebbe stato un gesto inappropriato e decisamente ingiustificato. 
E poi Regina le sorrideva. 
Le rivolgeva un sorriso luminoso che poche volte aveva avuto la fortuna di vedere.
Sorrideva ogni volta che i loro sguardi si incontravano, ogni volta che diceva qualcosa di carino o simpatico. 
Sembrava felice, Regina non le era mai sembrata veramente felice.

Poco più tardi , quando avevano bevuto la loro cioccolata ed insieme ad Henry avevano appeso le palline e i vari addobbi , l’albero era un esplosione di colori e luci. 
Emma era esterrefatta. Aveva davvero contribuito a realizzare una tale meraviglia? 
‘Credo di non averne mai visto uno così bello dal vivo’ . 
Sentenziò continuando ad ammirare i giochi di luci e le palline con i glitter scintillanti. 
‘Siamo stati bravi'. Rispose Henry sorridendole. 
Regina annuì . 
Le luci non erano messe perfettamente e non c’era una distribuzione perfetta degli addobbi , ma quello era l’albero più bello che avesse mai avuto in casa. 
Con due biscotti in una mano e una candela presa da uno scatolone nell’altra, la Salvatrice prese a girare per la stanza ‘questa dove va?’ Chiese addentando un biscotto . 
Regina le sorrise ancora ‘cerca un posto che ti piace. Cominciamo a decorare il resto della casa!’ 
Lo sceriffo seguì le indicazioni di Regina e poggiò la candela su un davanzale. 
Andarono avanti così per tutto il pomeriggio fino a sera inoltrata.
Emma , lo sguardo meravigliato simile a quello che potrebbe avere una bambina di cinque anni, le labbra dischiuse e i capelli in disordine , se ne stava seduta sul divano con le ultime decorazioni da appendere . 
Ricordò di essere andata con Regina quel giorno per continuare a parlare di Hook, ma quel peso sul petto, che la stava accompagnando da quando aveva parlato con il pirata, sembrava non esserci più. 
In quel momento si sentiva quasi bene . Regina ed Henry le avevano fatto dimenticare i problemi con suo marito e lei voleva godere ancora un po’ di quella sensazione. 
Non voleva tornare a pensarci. 
‘Che ne dici di sistemare anche queste così abbiamo finito?’ 
Le chiese Regina che da dietro il divano si era poggiata con una mano sullo schienale e le si era avvicinata pericolosamente senza rendersene conto. 
Quando Emma si girò di scatto verso di lei , una ghirlanda scivolò dalle sue gambe e cadde ai suoi piedi attorcigliandosi su se stessa. 
Si ritrovarono a pochi centimetri l’una dall’altra . Emma deglutì e cercò di distogliere lo sguardo dal suo , ma ciò non portò nulla di buono visto che si ritrovò a fissare le labbra del sindaco che si dischiusero istintivamente . 
Il respiro caldo del sindaco le stava accarezzando il volto facendole contorcere lo stomaco e bloccandole il battito cardiaco per qualche istante. 
Regina riuscì in qualche modo a rompere il contatto visivo e si allontanò leggermente. 
Così lo sceriffo ispirò profondamente e si alzò portando con se le ultime ghirlande. 
Prima l’una e poi l’altra cominciarono ad appendere i festoni con la magia. 
In alto sulle finestre , a costeggiare gli archi architettonici , sulla parte alta del camino . 
Regina aveva lo sguardo soddisfatto ed orgoglioso ed Emma un’espressione incantata. 
La Salvatrice aveva sempre pensato che case del genere esistessero solo nei film. 
Aveva avuto solo una volta l’occasione di passare un Natale con una famiglia , ma non addobbavano la casa così bene. 
‘Mamme è venuto benissimo’. Henry i piedi nudi sulle scale in marmo e il pigiama blu appena infilato, sorrideva felice alle due donne che avevano appena terminato di addobbare il numero 108 di Mifflin Street . 
Corse ad abbracciarle per poi guardare ogni cosa che avevano posizionato mentre lui si faceva la doccia. 
Regina aveva insistito affinché suo figlio si andasse a cambiare, il giorno dopo ci sarebbe stata scuola ed Henry doveva andare a letto presto. Emma le aveva ricordato che il loro bambino non aveva più dieci anni , ma Regina era stata irremovibile. 
Quando Henry finì di perlustrare la casa diede la buonanotte ad entrambe e corse in camera sua. 
Regina era consapevole che non si sarebbe addormentato subito. 
Ne avrebbe approfittato per scambiare messaggini con Violet e avrebbe scritto qualche riga per adempiere i suoi doveri da autore. 
Per questo aveva insistito affinché non facesse troppo tardi. Sapeva che a qualsiasi ora non avrebbe rinunciato alle sue abitudini. 
‘Non hai fame?’ Chiese il sindaco guardandola appena. 
‘Un po’ si'. Ammise con una smorfia la Salvatrice . 
Henry aveva mangiato quasi tutti i biscotti che Regina aveva preparato. 
La donna l’aveva rimproverato più volte , ma alla fine, presa come era in quello che stava facendo aveva rinunciato inconsapevolmente. 
Contrariamente a ciò che si sarebbe aspettata , Emma ne aveva mangiati una decina , ma era stata troppo coinvolta nell’addobbare la casa per prestare più attenzione a quei deliziosi biscotti . 
Così Henry aveva ingurgitato quasi un chilo di biscotti al cioccolato e ovviamente aveva chiesto di non cenare , ricevendo l’ennesima ramanzina di sua madre. 
Era anche per questo che il ragazzo non aveva insistito sul restare con loro fino a tardi. Sapeva che aveva già tirato troppo la corda con la storia dei biscotti e della cena saltata. 
‘Anche io’ ammise il sindaco poggiandosi una mano sullo stomaco. ‘Vado a preparare qualcosa al volo’. 
Annunciò subito dopo. Regina di biscotti ne aveva mangiati soltanto due.

In cucina , Regina si convinse che preparare dei toast con prosciutto e formaggio fosse la scelta più veloce. 
Così dopo circa dieci minuti , li posizionò su un vassoio insieme ad una bottiglia di vino e due calici. 
Arrivata in salone però trovò la bionda profondamente addormentata. 
Era raggomitolata su un lato del divano . I capelli cadevano morbidamente sulle sue spalle e sul piccolo cuscino che Emma aveva posto sotto la testa. 
L’espressione non le sembrò poi tanto serena e sperò che il suo sonno non fosse accompagnato da incubi e pensieri infelici. 
Le lucine colorate accarezzavano delicatamente il suo volto disegnandone i contorni dei lineamenti. 
Lo sguardo di Regina scivolò dai suoi capelli scomposti alla sua fronte, scese giù sulle palpebre e le ciglia chiuse, sul naso e poi sulle labbra morbide e delicate di Emma. 
Deglutì a fatica. 
Poggiò il vassoio sul tavolino da caffè e si avvicinò alla sua amica delicatamente. 
Utilizzò la magia per sfilarle gli stivali evitando di svegliarla. 
Poi si fece apparire una calda coperta fra le mani e delicatamente la poggiò sul corpo della Salvatrice che sembrava decisamente infreddolita. 
Sorrise quando notò i suoi muscoli distendersi lentamente al calore. 
Fece per afferrare il vassoio ed andar via , ma un leggero bagliore catturò la sua attenzione. 
La donna camminò fino ad arrivare a toccare una mensola dove qualcosa brillava più del necessario. Spostò un angioletto di porcellana e finalmente poté vedere da vicino quella luce. 
Era magia. Due fasci energici si intrecciavano fra loro e si chiudevano ad anello. 
La mora pensò che per qualche strana ragione persisteva ancora dopo che lei ed Emma avevano giocato ad appendere gli addobbi , ma quando cercò di dissiparla quell’energia rimase intatta. ‘Ma cosa?’ 
Regina ci provò ancora qualche volta , ma stranita non riuscendo a distruggere quella piccola massa di luce , decise di conservarla e studiarla per capirci qualcosa in più . 
Fece apparire nella mano sinistra un’ampolla , mentre aprì la mano destra e condusse l’anello luminoso all’interno del piccolo involucro.
Regina guardò la boccetta qualche secondo, aveva già visto qualcosa di simile, ma non ricordava dove.
Doveva essere qualche strano incantesimo di conservazione che una delle due aveva lanciato per sbaglio. Molto più probabile che fosse stata Emma , pensò Regina. 
Scosse la testa e mandò con un rapido gesto della mano l’oggetto in camera sua. 
Fece per riprendere ancora il vassoio intenta a portarlo su in camera e mangiare lì visto che non aveva compagnia, ma ancora una volta qualcosa la bloccò .
Emma le aveva afferrato una mano facendola sussultare spaventata.
‘Resta’ mormorò ad occhi chiusi. 
Una sola parola . 
Una semplice richiesta.
Probabilmente un delirio del sonno, pensò il sindaco. 
Le scaldò il petto, le sue labbra si dischiusero appena e i suoi occhi si sgranarono meravigliati. 
Subito dopo però ricordò di quanto Emma stesse soffrendo a causa del pirata e le si strinse il cuore. 
La ragazza le sembrava così fragile in quel momento e si chiese se avesse bisogno di compagnia perché quel dannato pirata aveva risvegliato in lei i sintomi della sindrome dell’abbandono o se volesse la sua presenza in quanto tale. 
Istintivamente si sedette al suo fianco e osservò come il suo volto sembrò rasserenarsi. 
La bionda aveva portato le loro mani al livello del viso proprio vicino alle labbra . 
La sua presa era salda,non aveva intenzione di lasciarla andare. 
Il respiro si infrangeva irregolare contro le dita del sindaco che trattenne un sospiro e continuò a fissarla. 
Avrebbe voluto abbracciarla e rassicurarla, lei non sarebbe andava via. Avrebbe voluto stringersi al suo fianco nello spazio ristretto del divano e sentire direttamente sul viso quel respiro caldo farsi sempre più profondo e regolare. Perché, cavolo! Sentirlo sulle sue dita le stava facendo contorcere lo stomaco e le stava mandando in tilt il cervello. 
Regina cercò di respirare profondamente e di scacciare quei pensieri dalla sua mente. 
Ogni volta che le era capitato di pensare ad Emma in quel modo aveva allontanato quei desideri , represso quegli istinti , abbandonato quella voglia di esserle accanto più di quanto dovesse. 
Insomma lei ed Emma ? Era assurdo e altamente improbabile. 
Ogni volta quei pensieri avevano avuto vita per pochi secondi per poi essere mandati abilmente via. 
Quella sera però scacciarli fu decisamente difficile, probabilmente complice l’intimità che aveva raggiunto il loro rapporto in quel periodo. 
Con la mano libera la donna le scostò qualche ciocca di capelli dal viso e le sistemò la coperta sulle spalle. 
Osservò come pian piano il respiro di Emma si facesse regolare e sempre più pesante . 
Era nuovamente in un sonno profondo. 
‘Non puoi farmi questo Emma’ . 
Sussurrò quasi impercettibile con le labbra che sfioravano i boccoli chiari. 
Molto lentamente si allontanò e sfilò con cautela la mano dalla presa ora più morbida dello sceriffo. 
Si alzò dal divano e prese finalmente il vassoio dal tavolino. 
Quando cominciò a mangiare però , il magone, che non riusciva a mandar via, le impedì di deglutire fluidamente. 
Alla fine Regina ci rinunciò e si mise a letto digiuna , ormai le era passata la fame.

Era ormai notte , quando Henry decise di smettere di messaggiare con Violet e di prendere il libro delle favole . La penna incantata scivolò veloce sul foglio leggermente ruvido scrivendo qualcosa che confuse inizialmente l’autore .
‘Quel giorno la Stella di Dono indicò alla Salvatrice la potenza del suo vero amore. La felicità non era mai stata per lei così vicina’.
Henry lesse più volte quella frase.
Le tornò alla mente che ‘stella di dono’ era il significato di un nome di qualche personaggio di una vecchia fiaba che leggeva da bambino . 
Così aprì il suo portatile e digitò sul motore di ricerca quelle tre semplici parole.

'Annael è un nome elfico il cui significato è Stella di Dono. Deriva da Anna= dono e El= stella. 
La creatura, che ha l’aspetto di una giovane fanciulla nordica, appare per lo più nel periodo Natalizio e come il suo stesso nome ci dice è portatrice di doni.
Spesso aiutata dalla magia del Natale, Annael è solita offrire regali ben più importati di oggetti e denaro. 
Il carattere dolce e romantico la induce da sempre a dedicarsi alla sfera emotiva. 
Ed è per questo che se a Natale vi dovesse capitare di incontrare una strana fanciulla, che vi dà criptici consigli sugli affetti e sull’amore , dovreste darle ascolto , ringraziarla e magari chiamarla con il suo nome, Annael'.


Henry chiuse il portatile sorridendo. 
Cercò di immaginare cosa la bambina avesse potuto consigliare a sua madre . 
Forse le aveva dato un modo per chiarire con Killian. 
O forse le aveva indicato qualcun altro? E se non fosse Hook il vero amore di sua mamma? 
Ad ogni modo la ragazzina era per indole sincera e poteva averle indicato soltanto la strada giusta.
Henry si distese , chiuse gli occhi e si convinse di non interferire in quella storia. 
Decise che avrebbe letto i progressi attraverso il libro , spiava già abbastanza gli abitanti di Storybrooke senza doversi volutamente impicciare.
Sicuramente sua madre avrebbe apprezzato il gesto e quando il libro avrebbe raccontato di più, probabilmente Emma avrebbe voluto parlargli.

‘Al prossimo Natale, Annael’. Sussurrò il ragazzino prima di scivolare in un sonno profondo. 
Ad ogni modo quella fanciulla aveva aiutato sua madre.

 
Eccoci alla fine del secondo capitolo, mi auguro che vi sia piaciuto.
Annael è realmente un nome associato ad un elfo donna e significa davvero 'Stella di Dono', mentre le sue caratteristiche sono una mia invenzione.
La frase 'Questa è la Regina dei Cigni' in Inglese sarebbe stata 'This is the Swan Queen' avrebbe avuto più senso che scrivessi 'Questa è la Swan Queen' ? Ma suonava strano e non si sarebbe capito il gioco di parole. In inglese 'Swan Queen' è davvero il modo con il quale si indica la regina dei cigni, Odette.. protagonista del famoso balletto 'Il lago dei cigni' e di tutte le opere tratte da esso.

Mando a tutti un abbraccio e vi ringrazio se siete arrivati fin qui. 
A presto Swen <3

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Capitolo 3
*** Intesa ***


Buona sera Swen, 
ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto la storia fra le preferite, le seguite e le ricordate.
Un grazie particolare a chi ha speso qualche minuto a lasciarmi una recensione, mi hanno fatto davvero tantissimo piacere.
Detto questo vi lascio il capitolo,
Spero che vi piaccia come i precedenti..
Buona lettura.

 
Capitolo 3: Intesa
Quel freddo pomeriggio di metà Dicembre aveva riunito le tre donne nella cucina di casa Charming. 
Snow era felice di passare del tempo con sua figlia e con la donna che tempo prima era stata sua nemica. 
Le rivolse uno sguardo sorridendo felice di come si erano evolute le cose fra loro. 
Adesso, poteva dire, senza pensarci troppo, che Regina era sua amica. 
Sua figlia Emma era stranamente molto silenziosa quel pomeriggio , lo sguardo costantemente basso sulla tazza di cioccolata che le aveva preparato poco prima. 
Snow White stava provando a farla parlare da circa un’ora, ma aveva ottenuto solo mugolii e qualche secco monosillabo. 
Sospirò frustata e implorò Regina con lo sguardo di aiutarla , ma la sua ritrovata amica scosse debolmente il capo in un’espressione di disapprovazione . 
Prese finalmente posto accanto alle due donne intorno al tavolo della cucina e cercò di avviare una conversazione , ma le risposte arrivavano solo dalla mora seduta alla sua destra . 
Sua figlia era persa in chissà quali pensieri , senza permetterle di farne la conoscenza . 
Snow immaginava che c’entrasse qualcosa Hook. 
Emma le aveva raccontato tutto quello che stava capitando fra loro nell’ultimo periodo e la donna non era per niente felice di come il marito di sua figlia si stava comportando. 
Aveva cercato di tranquillizzarla e le aveva detto che si sarebbe sistemato tutto , era pur sempre suo marito.
‘Insomma Emma mi vuoi dire che succede?’ Sbottò quasi urlando. 
La ragazza sollevò lo sguardo di scatto, mentre Regina dischiuse le labbra indecisa sul come frenare Mary Margharet. 
‘Di cosa parli?’ Chiese la bionda irritata. 
‘È più di un’ora che fissi quella tazza e a stento ci rispondi!’ 
Continuò gesticolando imperterrita.
Regina le poggiò una mano sul braccio come per voler arrestare quelle parole irruente e poco delicate che continuavano a riempire la casa, altrimenti silenziosa. 
Emma fece roteare gli occhi, poggiò le spalle allo schienale della sedia e incrociò le braccia al petto in atteggiamento di difesa. 
‘Forse non mi va di parlare, ecco perché!’ Esclamò isterica. 
L’intento di Regina di bloccare sul nascere quella discussione fra madre e figlia fu fine a se stesso. 
‘Emma sono tua madre! Parlami. Cosa ti prende? Cosa è successo?’ Perché qualcosa doveva esser successo per forza , si diceva Snow White. 
La bionda sciolse in un’unica mossa brusca la sua posizione ‘Ho lasciato Hook!’ Esplose battendo i palmi delle mani sul tavolo e sporgendosi in avanti per fissare sua madre che le stava seduta di fronte. 
‘Emma!’ Esclamò sconvolta e preoccupata la donna che l’aveva messa al mondo. 
Regina dischiuse le labbra e spalancò i suoi occhi scuri. Si voltò lentamente verso la sua amica bionda e cercò in lei qualsiasi cenno , parola o gesto che potesse rassicurarla di aver capito bene. 
Forse l’aveva immaginato, forse era un delirio della sua mente confusa. 
Erano giorni che Regina era scivolata in un caotico vortice di sentimenti e pensieri sconnessi che l’avevano fatta star male già in passato. 
Più di una volta aveva abilmente impedito a quel miscuglio di sensazioni di sopraffarla e ci aveva messo definitivamente una pietra sopra il giorno che Emma le aveva parlato della proposta di matrimonio di Hook. 
‘Cosa?’ Sussurrò lievemente sbattendo più volte le ciglia scure. 
Emma posò lo sguardo su di lei e le sue spalle si rilassarono appena, confortata da quel suono delicato e caldo qual era la voce di Regina. 
‘Si , ho lasciato Hook’ ripetè più tranquilla. ‘È tornato?’ Le domandò sua madre che adesso la fissava in cerca di una spiegazione. 
Emma scosse la testa ‘No, ma è in questo mondo, in Oceania. Ci ho parlato al telefono e .. l’ho lasciato’. 
Spiegò vagamente perché di parlarne, in realtà, non ne aveva per niente voglia. 
Sua madre spalancò ancora di più gli occhi ‘Emma!’ Esclamò ancora in tono di rimprovero. 
‘Snow!’ Incalzò in risposta Regina. 
Emma si alzò in piedi, una ramanzina di sua madre era l’ultima cosa che le serviva al momento. 
Mary Margharet ignorò il sindaco e continuò a parlare ‘Emma è tuo marito! Non puoi lasciarlo per telefono! In realtà non dovresti lasciarlo affatto.. avete fatto un giuramento! Dovresti cercare di recuperare questo matrimonio non di disfarlo non appena sorge un problema!’ 
Ora in piedi anche lei la donna cercò un contatto con sua figlia che bruscamente si allontanò . 
Gli occhi verdi della Salvatrice si ridussero a due fessure, mentre le mani si stringevano a pugno . 
Regina era convinta che le unghia le stessero lasciando delle profonde mezze lune sui palmi per quanto le nocche le erano diventate bianche alla forte stretta .
‘Tu non sai cosa ci siamo detti. Non sai nulla , quindi no, non devo recuperare un bel niente se improvvisamente la persona che ho sposato si scopre avere la mentalità aperta quanto quella medievale!’ Esclamò frustata mentre cominciava a fare avanti e indietro per la stanza. 
‘Allora parla, dimmi cosa ti ha detto!’ Esclamò ancora in un urlo isterico che fece sobbalzare anche Regina . 
‘Ti ho detto che non voglio parlarne!Qual è la parte della frase che non capisci?’ Aveva chiesto incamminandosi verso la porta. 
‘Dove stai andando adesso?’ Snow si avvicinò velocemente, ma la ragazza aveva già infilato la giacca di pelle e afferrato le chiavi del maggiolino. 
Non rispose, aveva bisogno di andare via. Di uscire da quella casa e di allontanarsi da sua madre. 
Mary Margharet cercò di andarle dietro , ma il sindaco frenò i suoi passi parandosi davanti. 
‘Non riesci proprio a capire quando è il momento di stare zitta , non è vero?’ 
Si infilò il cappotto mentre Snow scosse la testa innervosita.
‘Resta qui, vado io’. 
Così dicendo la mora uscì dall’appartamento e scese di corsa le scale.

Emma era entrata in macchina nel giro di pochi minuti. 
Respirò a fondo cercando di tranquillizzare il suo battito cardiaco accelerato sia per la corsa che per l’argomento della breve discussione con sua madre.
Poteva sentire ancora il suono di quelle domande isteriche. Domande alle quali non aveva intenzione di dare una risposta al momento. 
Infilò la chiave, ma prima ancora di riuscire a mettere in moto , lo sportello del passeggero si aprì e Regina Mills, un po’ affannata, entrò senza troppe cerimonie nell’abitacolo. 
Emma si bloccò e la guardò con tanto di sopracciglia alzate. 
‘Regina non voglio parlare..’ 
Il sindaco strinse le labbra fra loro prima di risponderle con tono deciso ‘Si, l’hai già detto questo. Dove stavi andando?’ Le chiese sistemandosi il cappotto sulle gambe. 
‘Io.. non lo so. Ho solo bisogno di allontanarmi. Ho bisogno di un posto tranquillo’. 
Regina annuì e scese dall’auto sotto lo sguardo confuso di Emma. 
Fece il giro e aprì lo sportello dal lato del guidatore.
‘Che vuoi fare?’ Domandò gesticolando appena lo sceriffo. 
‘Spostati , guido io’. 
Le aveva detto con un tono che non ammette repliche. 
Emma assecondò la sua scelta e si accomodò sul sedile del passeggero lasciando che si sedesse nel posto che poco prima occupava. 
Regina le rivolse un ultimo sguardo veloce prima di chiudere l’auto e mettere in moto. 
Nell’abitacolo scese il silenzio. 
Emma si rannicchiò su se stessa e guardò la città , ormai completamente addobbata per il Natale, scivolare lungo il tragitto. 
Per tutto il tempo il sindaco guidò senza spostare lo sguardo dalla strada e cercò di essere quanto più discreta e delicata possibile. 
‘Dove stiamo andando?’ Chiese ad un tratto Emma , notando come si stessero inoltrando lungo il sentiero del bosco. 
La mora si voltò a guardarla per un momento sorridendo lievemente e sollevando le spalle. 
‘Non ti fidi , Miss Swan?’
Emma boccheggiò non aspettandosi la tipica ironica provocazione. 
In quel momento di scherzare non aveva voglia e la verità premeva sulla punta della sua lingua impedendole di rispondere in altro modo. 
‘Mi fido fin troppo di te’. 
A Regina si spense il sorriso e il cuore le salì improvvisamente alla gola. 
Poteva sentire ogni battito rimbombare nel suo petto, fino alle orecchie. 
La salvatrice si voltò nuovamente verso il lato opposto e chiuse gli occhi cercando un qualsiasi appiglio per tirarsi fuori da quella situazione ingarbugliata che le stava facendo decisamente troppo male.

Ci vollero circa trenta minuti prima che la mora spegnesse l’auto e si lasciasse sprofondare nel sedile. 
‘Questo è il posto più tranquillo di Storybrooke ... da qui puoi guardare il panorama , ma gli unici rumori che sentirai sono quelli del bosco’. Le spiegò rivolgendole finalmente lo sguardo. 
Emma era con gli occhi fissi in avanti mentre osservava la città dall’alto. Le tante decorazioni natalizie creavano un’atmosfera meravigliosa, era davvero un bellissimo spettacolo. 
‘Grazie’ rispose girandosi verso di lei e piegando le gambe contro il corpo. 
Il sindaco accennò un sorriso di risposta. 
‘Hai voglia di fare una passeggiata ?’ Chiese subito dopo la bionda sollevando leggermente il busto in un movimento repentino. 
‘Perché no’.
Entrambe scesero dal veicolo rabbrividendo non appena l’aria fredda di Dicembre le avvolse. 
Emma prese a camminare, non seguendo il percorso dettato dal sentiero, ma inoltrandosi nel bosco. 
Regina avrebbe preferito decisamente percorrere la stradina per godere di maggior stabilità sui tacchi alti , ma lasciò fare ad Emma ciò che più le facesse star meglio e la seguì senza fare storie. 
Faticava a star dietro quei passi veloci che calpestavano rami spezzati , pigne , foglie e quant’altro.Se avesse saputo, avrebbe indossato un paio di scarpe meno scomode. 
‘Se continui a camminare senza una meta finiremo per perdere l’orientamento’. 
Cercò di spiegare Regina mentre passava sotto un ramo decisamente basso. 
‘Vieni dalla foresta incantata e non sai orientarti nel bosco di Storybrooke?’ Le chiese avvicinandosi . 
La mora alzò gli occhi al cielo ‘siamo nel bel mezzo del bosco , non c’è niente che ci possa far orientare qui.. non si vede nemmeno bene il cielo’. Nel dirlo gesticolò vistosamente e poggiando male il piede sul fogliame finì per cederle la caviglia. ‘Regina!’ Esclamò spaventa la bionda avvolgendole una braccio attorno alla vita evitandole una caduta. Indietreggiò con equilibrio precario fino a toccare con la schiena il tronco di un albero.
Silenzio. 
Niente più scricchiolii , nessun passo deciso ed affrettato a spezzare le foglie secche, nessuna voce ad irrompere nella quiete di quel luogo . 
C’era solo il fruscio di un debole vento morbido e leggero, che faceva oscillare i loro capelli e qualche piccola foglia. 
Erano immobili in quella posizione. 
Regina con le mani sulle spalle di Emma , e la bionda che la teneva stretta contro il suo corpo sorreggendola. 
I loro sguardi si intrecciarono immediatamente: furiosi smeraldi persi in caldi occhi scuri. 
Il cuore di Emma cominciò ad accelerare facendola deglutire a fatica; mentre quello di Regina sembrava andare in frantumi ad ogni battito rendendola incapace di muoversi, nonostante il buon senso le suggerisse di farlo. 
Quella stretta forte e decisa le stava facendo perdere lucidità e per qualche secondo il sindaco si lasciò trasportare da quella bellissima sensazione, un misto tra attrazione e protezione.
La Salvatrice spostò lo sguardo dagli occhi di Regina alle sue labbra un paio di volte prima di avvicinare la mano libera al suo volto ed accarezzarle delicatamente la guancia. 
La mano gelida di Emma e quel tocco delicato la fecero inevitabilmente rabbrividire. 
Chiuse gli occhi per godersi un gesto che aveva bramato per anni , anche se non era mai riuscita ad ammetterlo nemmeno a se stessa. 
Li riaprì solo quando sentì il respiro caldo e leggermente affannato della Salvatrice, infrangersi contro le sue labbra fredde. 
Emma era vicina come non lo era mai stata. 
Vicina, come spesso aveva desiderato.
Ed ora quella moltitudine di sensazioni ed emozioni riaffiorarono prepotentemente, senza permetterle di mandarle via come era solita fare. 
‘Cosa stai facendo?’ Riuscì a pronunciare a fatica.
‘Lasciamelo fare’ le aveva implorato con gli occhi chiari che la scrutavano . 
‘E poi domani sarà come se non fosse mai successo’. Pronunciò con le labbra che sfiorarono quelle di Regina per poco più di un secondo. 
Entrambe sussultarono per poi stringersi istintivamente di più. 
‘Ci farà del male Emma’ soffiò ormai incapace di allontanarsi. 
‘Ma ne sarà valsa la pena’. 
Si avvicinò quel tanto che bastava per eliminare fra loro ogni distanza e catturò le labbra di Regina in un bacio desiderato per anni. 
Fredde, erano le carnose e morbide labbra del sindaco. 
Calda, la sua bocca quando entrambe approfondirono il bacio. 
Quelle labbra che Emma avrebbe voluto assaggiare fin dal loro primo incontro. Avevano turbato i suoi sogni e la maggior parte dei momenti che aveva condiviso con quella donna. 
Regina, che l’aveva da sempre affascinata con la sua eleganza e la sua compostezza, ora tremava fra le sue braccia. 
Le mani intrecciate nei suoi capelli biondi, la spingevano sempre più verso di se facendo pressione sulla nuca. 
La mente di Emma si svuotò. 
Improvvisamente non c’erano più le parole di Killian a tormentarla o le domande di sua madre ad agitarla. 
Non c’era più Storybrooke , sotto di loro , non era più nemmeno Natale .
C’erano solo Emma e Regina.
E un gemito , che scivolò dalle labbra dello sceriffo direttamente contro quelle del sindaco, quando la mora infilò le mani sotto la giacca e le accarezzò i fianchi lentamente. 
Lo sceriffo cercò di regolarizzare il respiro, il fiato ormai spezzato dal calore che si stava irradiando nel suo basso ventre. 
La stessa passione ardeva in Regina, ma la sua voglia di volerne di più le fece cercare la lingua di Emma ancora e ancora.
Il suono dei loro lievi gemiti e dei mormorii di apprezzamento era quasi assordante nella totale quiete del bosco. Nonostante la tacita promessa di poco prima, quel piacevole e caldo brusio difficilmente avrebbe permesso a Regina di dimenticare quel momento con la Salvatrice.
Ma questo il sindaco non poteva ancora saperlo. 
Quando entrambe necessitarono di ossigeno si allontanarono quel tanto per respirare. 
Poggiarono automaticamente la fronte l’una contro l’altra e si strinsero in un tenero abbraccio. 
‘Wow’ sussurrò dopo un po’ la bionda facendo ridere lievemente l’altra che scivolò contro di lei e nascose il viso nell’incavo del suo collo.
Se avessero potuto sarebbero rimaste lì , legate in un abbraccio intimo e senza pretese, con Emma che rabbrividiva ogni volta che le labbra del sindaco le sfioravano teneramente il collo e con Regina che faticava a calmare i battiti del cuore. 
Solo un’altra volta erano state strette così l’una fra le braccia dell’altra, ma quello per l’ex monarca non era esattamente un bel ricordo. 
Era stato il momento di fare i conti con i suoi sentimenti che improvvisamente la stavano sopraffacendo. Ricordava di quel giorno la freddezza del suo gesto in contrasto con le parole che riservò alla bionda ‘Sono davvero contenta per te’. 
Non era una bugia , Regina era felice per lei , ma il suo corpo rispondeva a quei sentimenti da anni repressi. 
E sua sorella, che quando la porta di casa Charming si chiuse dietro di loro, la guardò con quei suoi intensi occhi chiari chiedendole semplicemente ‘Provi qualcosa per lei non è vero?’ 
Aveva scosso la testa e le aveva chiesto di non parlarne più. 
Zelena ci aveva visto giusto, forse più di lei, che dopo quel momento di debolezza aveva accantonato abilmente quei sentimenti scomodi.

‘Dovremmo tornare sei ghiacciata’. 
Aveva sussurrato portandosi con il volto nuovamente di fronte al suo. 
Emma scosse debolmente la testa . 
‘Voglio restare ancora un po’ qui con te’. Nel dirlo cercò i suoi occhi e le prese le mani fino ad allora ancorate dietro al suo collo. 
A quella richiesta Regina rispose con un dolce bacio a fior di labbra e le sorrise quasi intimidita. 
Si sfilò la sciarpa e l’avvolse attorno al suo collo. Stava per fare lo stesso con il cappotto, ma la Salvatrice bloccò le sue mani . 
‘Così morirai tu di freddo’. 
L’espressione indispettita del sindaco fece sorridere la ragazza che improvvisamente ebbe un colpo di genio. 
‘Una volta ti ho visto fare un incantesimo per trattenere il calore.. o qualcosa del genere’.
La mora strinse gli occhi pensando a cosa stesse facendo riferimento per poi ciondolare la testa a destra e sinistra pensando a come fare. 
Prima di tutto le sarebbe servita una fonte di calore. Così si allontanò dall’altra e cominciò a camminare per poterne creare una. 
‘Dove stai andando?’
Le chiese allora Emma, seguendola subito dopo. 
‘Dobbiamo accendere un fuoco , ci serve un po’ di spazio’. 
Camminarono per un po’ fianco a fianco fino a quando non trovarono una piccola radura dove poter accendere un fuoco senza incendiare l’intero bosco. 
‘Qui è perfetto!’ Esclamò il sindaco. 
Cominciò a muovere lentamente la mano in aria e tanti piccoli rametti si sollevarono dal suolo unendosi in un unico vortice , fin quando abbassò il braccio e un cumulo di legna si formò ai suoi piedi. 
Con una palla di fuoco diede vita ad una piccola fiamma che in poco tempo si espanse sprigionando un bel po’ di calore .
Emma prese posto sul terreno inumidito e portò le mani a pochi centimetri dal fuoco per scaldarle. 
Guardava Regina con un sorriso compiaciuto, mentre la mora tendeva le mani al cielo e lanciava un incantesimo per contenere il calore in un raggio di circa una ventina di metri quadri. 
La donna si sistemò al suo fianco e allungò come lei le braccia in avanti in direzione del fuoco. 
‘Mi spieghi perché ti ostini ad indossare questa giacca di pelle anche in pieno inverno?’
Le domandò in tono esageratamente esasperato. 
‘Insomma se ha un significato .. almeno abbi la decenza di mettere poi un cappotto sopra!’ Continuò stringendosi le gambe al petto. 
La bionda sbatté le ciglia un paio di volte in un’espressione confusa e stupita. ‘Come fai a sapere che ha un significato?’ 
Regina rise lievemente ‘Intuizione’ rispose mordendosi il labbro inferiore. 
Emma deglutì a quella visione. 
‘È un po’ un’armatura, qualcosa che mi hanno insegnato da ragazzina, mi ha aiutato. Oggi ne avevo particolarmente bisogno. Magari un giorno ti racconto tutta la storia, ora non mi va tanto di parlarne’. 
Il sindaco aveva annuito sorridendo appena ‘non mi hai risposto però’. Lo sceriffo strinse gli occhi ‘ a cosa?’ Portò le mani sotto la sciarpa nera avvicinandola istintivamente al volto . 
Dio, aveva il profumo di Regina! 
Il profumo più dolce e sensuale che avesse mai avuto l’occasione di sentire. 
Chiuse automaticamente gli occhi. 
‘Al perché non hai indossato un cappotto’. Le rispose cercando di non pensare a ciò che aveva appena visto. 
La ragazza sollevò le spalle . ‘Quando sono uscita questa mattina , ero arrabbiata e nervosa, ero piuttosto accaldata’. 
Spiegò semplicemente. 
La donna seduta al suo fianco scosse la testa ‘questo non ti impedisce di ammalarti dato le basse temperature’. La rimproverò premurosa. 
‘Non accadrà fin quando avrò una regina che si preoccupa per me’. 
E la regina arrossì nascondendo il viso nelle ginocchia. Perché era un dato di fatto, si era sempre preoccupata per Emma e avrebbe continuato a farlo. 
Non era mai riuscita a spiegarsi come e quando quel senso di protezione si fosse sviluppato in lei per quella ragazza che aveva inizialmente odiato e temuto.
Rise debolmente ‘Ruffiana! Ora capisco da chi ha preso Henry!’ Esclamò cercando di smorzare quell’atmosfera troppo carica di emozioni .
Emma cominciò a ridere ‘Non sono ruffiana sto dicendo la verità’. 
La mora alzo le mani in segno di resa ‘Ok, ok’. Smise pian piano di ridere e si ricompose ‘e adesso come stai?’
Le chiese dolcemente spostandole una ciocca di capelli dal viso. 
‘Ora sono più confusa che arrabbiata’ ammise in un pesante sospiro. 
‘Vuoi parlarne?’
Emma scosse lievemente la testa e si avvicinò gattonando distrattamente verso di lei. 
Regina deglutì. Quella ragazza non si rendeva conto di ciò che faceva. 
‘Magari domani’. Rispose arrivando dinanzi a lei e sedendosi con il bacino sui talloni. 
‘Solo per stasera, vorrei poter essere solo Emma, lontana da Storybrooke e da tutti i suoi abitanti’. 
Regina le prese una mano accarezzandola per infondergli un po’ di sicurezza ‘Se vuoi posso allontanarmi e lasciarti da sola, se è quello di cui hai bisogno’.
‘No!’ Esclamò prontamente Emma bloccandola con una mano sull’avambraccio. ‘Ti ho già detto che voglio che resti’. 
Il sindaco abbassò lo sguardo imbarazzata e distese le gambe per poi incrociarle in una posizione comoda. 
‘Oddio Regina, Henry! 
Urlò improvvisamente Emma. 
‘Non dovrebbe essere tornato? È quasi buio! Ho dimenticato nostro figlio!’ 
La mora rise di gusto ‘tranquilla è da tua madre , prima gli ho mandato un messaggio’. 
La bionda sospirò sollevata e si distesa supina con una mano sul petto con fare melodrammatico.
Regina scosse la testa sorridendo divertita per poi imitarla e distendersi al suo fianco.

Gli alberi alti oscillavano lentamente al vento provocando un leggero e piacevole fruscio. 
Era visibile un solo squarcio di cielo ormai di un blu intenso tendente al nero.
La figlia di Biancaneve aveva lo sguardo perso nell’oscurità e una mano che cercò dolcemente quella di Regina. 
Rimasero in quella posizione per un tempo indeterminato. 
Nessuna delle due osò muoversi o parlare. Per qualche strana ragione quel bosco immerso nella notte sembrò ad entrambe un sicuro rifugio. 
Lì, avrebbero lasciato le emozioni condivise quella sera, i pensieri che le confondevano, i sentimenti che entrambe provavano senza rendersene conto. 
O almeno era quello che avrebbero voluto fare in quel momento. 
Sembrava il luogo perfetto, incontaminato dal resto del mondo, degno in qualche modo di conservare quel ricordo per loro. 
Un ricordo fatto di tenerezza e passione. 
Di un amore che ancora non erano completamente in grado di riconoscere.

Tanti piccoli puntini bianchi cominciarono a schiarire il colore scuro del cielo, trovando poi il loro posto sui rami alti degli alberi e poi sempre più in basso. 
Emma spalancò gli occhi verdi. 
‘Regina, nevica’. Affermò con voce delicata nonostante fosse euforica e affascinata.
Il sindaco annuì per poi voltarsi verso di lei e sorridere notando la sua espressione meravigliata simile a quella di Henry. 
‘Già, nevica’. 
La neve scivolò pian piano al suolo , anche se a causa dell’incantesimo non riuscì a coprire di bianco quella parte del bosco. 
Cadeva delicata su di loro, per poi sciogliersi per il calore. 
Emma rise quando notò che tutto intorno si stava imbiancando. 
‘Sembra essere in una camera di vetro’. Aveva detto girandosi verso Regina , che annuì ricambiando la sua gioia con un sorriso.
Si guardò ancora un po’ intorno prima di farsi coraggio e poggiare la testa sul petto del sindaco. 
Si poteva essere più sereni? 
Si chiese,mentre dopo un momento di stupore, la mora l’avvolse con le braccia.
Emma portò il viso all’altezza di quello dell’altra poggiando la testa nuovamente sul terreno. 
Si perse per l’ennesima volta in quello sguardo profondo e penetrante notando come l’altra facesse altrettanto. 
Il cuore dopo troppo tempo , finalmente leggero. 
La serenità trovata nell’abbraccio della donna più bella è complicata che avesse mai conosciuto. 
Avrebbe voluto baciare ancora le sue labbra piene, ma si limitò a fissare quei pozzi scuri. Sentiva che doveva darsi un freno o l’indomani sarebbe stato troppo difficile. 
In un frangente si chiese se non fosse quello il suo posto. 
In un abbraccio di Regina, in un suo caldo bacio, in uno sguardo così intenso che la rendeva vulnerabile. 
Scacciò velocemente quei pensieri che l’avevano agitata improvvisamente, non voleva rovinarsi quel momento. 
Il sindaco aveva notato ogni cambio di espressione, ogni movimento delle iridi chiare e delle labbra dolci e sottili. 
Le accarezzò un braccio tranquillizzandola quasi subito senza interrompere il contatto visivo. 
Probabilmente non si sarebbe mai stancata di guardarla. 
Adorava come le ciocche morbide le incorniciavano il viso, come gli occhi di smeraldo brillavano intensamente. 
Adorava gli zigomi e le labbra che si schiudevano sempre a regalarle un sorriso.
Nei loro capelli alcuni cristalli ancora giacevano intatti, il loro candore in netto contrasto con l’oscurità del bosco. 
La luce calda del fuoco rischiarava leggermente la notte creando un’atmosfera confortevole e rassicurante.

Lì, in quella piccola radura in mezzo al bosco, con la neve che scivolava su di loro, scoprirono finalmente cosa intendessero le persone quando parlavano di pace interiore, intesa e calore.
Neve.

Furono giorni complicati per Emma Swan, tante preoccupazioni e dubbi accompagnarono quel periodo confuso. 
Le certezze scivolarono via in un disordinato turbine di amari eventi. 
Ma quando Storybrooke cominciò a tingersi di bianco , la Salvatrice trovò conforto fra le braccia di colei che una volta chiamavano la Regina Cattiva.


Henry chiuse il libro e se lo portò al petto con sguardo felice. 
Era da anni che sperava di leggere qualcosa del genere . 
Sapere che Regina era riuscita a far sentire meglio Emma lo fece sentir meglio di quanto si aspettasse. 
Si ricordò che il libro parlava di una Storybrooke imbiancata e si avvicinò alla finestra della camera da letto che un tempo era dello sceriffo. 
Spostò le tende e sorrise entusiasta nel notare la fioccata morbida che veniva giù lentamente. 
Prese il cellulare e scrisse l’ennesimo messaggio alla ragazzina che l’aveva tenuto compagnia per l’intera serata.

- Violet, nevica! È davvero Natale!
- È stupendo, Henry. È così magico.

Quella notte, il giovane autore, si addormentò sereno e con un sorriso sincero sulle labbra.
Finalmente dopo tanti anni poteva dire di non avere poi chissà quali preoccupazioni.
Ora che era scritto nero su bianco, aveva l'ulteriore conferma che qualunque cosa fosse successa le sue mamme avrebbero potuto sempre contare l'una sull'altra.
 
Ed eccoci arrivati alla fine del terzo capitolo.
Spero che sia stata una lettura piacevole e che non vi abbia annoiato.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un abbraccio Swen.

- BlueHeart

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