Neve nel cuore

di Shanley
(/viewuser.php?uid=1042906)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I primi fiocchi di neve ***
Capitolo 2: *** Una spessa coltre di neve ***
Capitolo 3: *** Il calore che scioglie la neve ***



Capitolo 1
*** I primi fiocchi di neve ***


Nick EFP/Forum: Shanley/Shanley
Titolo: Neve nel cuore
Citazione scelta: Non sentire il silenzio che c’è qui, non è facile guardare il cielo sta notte
Rating: Giallo
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale
Note: Questa storia partecipa al Contest “Come neve nella notte di natale” indetto da Nede

 
 
Neve nel cuore

 
 
 
 
Capitolo 1: I primi fiocchi di neve

 
 
Yamcha si era svegliato di malumore quella mattina. Le festività si stavano avvicinando inesorabili e anche quest’anno lui le avrebbe passate da solo. Sospirò mentre sorseggiava il caffè guardando fuori dalla finestra del suo appartamento le strade innevate. Osservava con le sopracciglia corrugate gli spazzaneve passare mentre la sua mente rivangava vecchi ricordi, uno più triste dell’altro. Perché la vita era stata così crudele con lui? Perché non riusciva a trovare nessuna che gli andasse bene per qualcosa di più di una notte e via? Da quando la sua storia con Bulma era finita, in ogni relazione che aveva avuto aveva sempre paragonato la sua nuova ragazza alla turchina e, ovviamente, nessuna reggeva il confronto con la perfezione. Già, perché Bulma era questo per lui, la perfezione. Nonostante fosse una donna irritante, ficcanaso e lunatica, era speciale e lui se l’era fatta portare via come un allocco dall’essere più spregevole dell’intera galassia. Che ora Vegeta fosse cambiato non vi erano dubbi ma, nonostante gli anni trascorsi, lui non riusciva ancora a perdonare il sayan per averlo fatto fuori e francamente non capiva come invece avessero fatto gli altri a passarci sopra con così tanta facilità. Il suo sguardo cadde su una vecchia foto del loro gruppo di amici in posa davanti la Kame House, quando ancora nessuno sapeva che Goku fosse un alieno, quando i sayan non avevano fatto la loro comparsa sulla Terra e lui non era ancora mai morto, quando tutto era ancora normale e spensierato. Guardò il se stesso più giovane e non poté non invidiare quel sorriso così ingenuo che il ragazzo aveva stampato in faccia. Quanto tempo era passato… Un senso di nostalgia gli colmò il cuore portandolo a prendere una decisione che, ancora non lo sapeva, ma avrebbe portato solo guai: andare a trovare i suoi vecchi amici.
Entusiasta di quella prospettiva, si fiondò nella sua macchina e partì a razzo in direzione dell’isola del maestro Muten, convinto che l’uomo lo avrebbe di certo tirato su di morale. Chi meglio del genio poteva portare a termine quel compito? La delusione minacciò di travolgerlo quando al suo arrivo trovò la piccola casa sulla spiaggia vuota e un biglietto che informava i possibili visitatori che il Maestro si sarebbe assentato per qualche giorno perché era andato a trovare la sorella. Impedendosi di crollare per quel piccolo intoppo nel suo programma, Yamcha decise di andare a trovare Crilin. Uno dei suoi amici più cari che sicuramente lo avrebbe rallegrato. Arrivato diverse ore dopo alla casa che Crilin condivideva con sua moglie e sua figlia, Yamcha scese dall’auto sicuro di passare finalmente una bella giornata. Con Crilin c’era sempre da divertirsi e forse l’amico l’avrebbe pure invitato a pranzo, ormai l’ora era quella e lui stava morendo di fame. Arrivò davanti la porta ma appena prima di bussare si accorse che qualcosa non andava. Tese l’orecchio per sentire meglio e sobbalzò nell’udire le grida che i due coniugi, immersi in una furiosa lite, si stavano rivolgendo l’un l’altra. Certo quello non era un buon momento per ricevere una visita quindi, sempre più scoraggiato, decise di andarsene. Dopo un pranzo veloce in un chiosco, decise che ormai che si trovava a Città dell’Ovest non poteva non fare una visita alla sua ex fidanzata. Nonostante si fossero lasciati, i due erano rimasti in buoni rapporti e di certo lei gli avrebbe fatto scordare il suo malumore, almeno per qualche ora. Arrivò in meno di un’ora davanti alla grande casa a cupola che aveva frequentato per anni, quando ancora poteva considerarsi un uomo felice, e raggiunta la porta d’ingresso, si apprestò a suonare il campanello pregustando già il lieto pomeriggio che avrebbe trascorso finalmente in compagnia. Quando la porta si aprì ebbe però una brutta sorpresa. Non era stata Bulma ad aprire e nemmeno uno dei suoi due figli, bensì il scorbutico principe dei sayan che lo guardò senza celare l’evidente disprezzo che provava nei suoi confronti.
-Che diavolo vuoi?!- Gli chiese Vegeta fulminandolo con lo sguardo.
-Ciao Vegeta.- Rispose l’altro ignorando la scortesia del principe. -Bulma è in casa?-
-No.- Vegeta lo squadrò dall’alto in basso stringendo gli occhi a fessura e puntandoli alla fine in quelli di Yamcha in evidente imbarazzo. -Che cosa vuoi da mia moglie?- Il sayan sottolineò l’aggettivo possessivo come a sbeffeggiare il suo indesiderato ospite. Come se gli volesse ricordare che quella donna che lui aveva tanto amato ormai fosse sua. Come se poi lui non lo sapesse… Ogni volta che si soffermava a pensare che Bulma lo aveva lasciato per stare con l’uomo che gli aveva tolto la vita e aveva minacciato di distruggere la Terra e sterminare i suoi abitanti, il suo cuore sprofondava nello sconforto più assoluto e la sua anima perdeva un pezzo.
-Volevo solo fare una chiacchierata fra vecchi amici.- Rispose infine Yamcha mantenendo il suo solito sorriso.
-Fuori dai piedi, inetto.- Lo liquidò Vegeta sbattendogli la porta in faccia.
Sospirando deluso se ne andò. Gli era rimasto un unico amico. Una sola persona che poteva placare la sua solitudine. Lo aveva tenuto per ultimo essenzialmente per due motivi. Il primo era che la sua casa si trovava a varie miglia di distanza da qualsiasi altro luogo abitato, sperduta tra le montagne. Il secondo, e forse quello più importante, era Chichi. Non era mai riuscito ad andare d’accordo con la moglie di Goku. Non al cento percento almeno. Quella donna era insopportabile. Tarpava le ali al suo amico di continuo e tormentava i suoi due figli con assurde regole comportamentali. L’uomo più forte, non solo della Terra ma dell’intero universo, era costretto a sottostare agli ordini di una donna, che non era neppure un granché fisicamente e si vestiva come sua nonna, ma soprattutto che gli impediva di vivere la sua vita come invece Goku avrebbe voluto. Un sorriso si allargò sul viso di Yamcha. Forse non era l’unico del vecchio gruppo a cui erano andate male le cose. Anche Goku non se la passava affatto bene imprigionato in un matrimonio senza amore a cui doveva sottostare per una sciocca promessa fatta da bambino. Goku probabilmente avrebbe capito il suo stato d’animo e forse lo avrebbe perfino rallegrato più di quanto chiunque altro nella vecchia combriccola avrebbe mai potuto fare. Era stato uno sciocco a tenere per ultimo il sayan, avrebbe dovuto andare direttamente da lui.
Dopo aver cenato e aver dormito qualche ora, si era messo in viaggio alle prime luci dell’alba verso i lontani Monti Paoz. Avrebbe potuto andarci volando ma non aveva voglia di sgualcire i costosi abiti di marca che aveva appena comprato, quindi aveva preferito guidare fino a lì. Inoltre a lui piaceva mostrare la sua nuova auto fiammante beandosi degli sguardi ammirati dei passanti, anche se non avrebbe fatto colpo sul suo vecchio amico, a Goku non importavano quel genere di cose. Raggiunse la sua meta in tarda mattinata. Stanco del lungo viaggio scese dall’auto e si avviò verso la porta d’ingresso sollevandosi appena da terra per evitare che la neve rovinasse i suoi mocassini nuovi. Bussò. Nessuna risposta. Non erano in casa. Il suo cuore sprofondò nella delusione più totale. La sua ultima speranza di passare un po’ di tempo in compagnia stava sfumando quando il rumore di un auto che si stava avvicinando, attrasse la sua attenzione. In quel luogo così isolato nessuno passava mai per caso quindi non c’era altra spiegazione se non che fosse il suo amico di ritorno a casa. Si concentrò per percepire la sua aura e la delusione non tardò ad arrivare. Di Goku non c’era traccia. Quella forza vitale non poteva che appartenere ad un’unica persona. La donna più detestabile del pianeta. Sospirò tornando ad appoggiarsi alla sua auto. Ormai che era arrivato fin lì sarebbe rimasto e avrebbe atteso il ritorno di Goku. Per quanto irritante fosse Chichi, l’ospitalità era un suo pregio, quindi Yamcha avrebbe approfittato di quel lato della donna per scroccare una bevanda calda e perché no? Magari pure il pranzo!
 
***
 
Chichi guidava lungo la strada che l’avrebbe ricondotta a casa, con la testa tra le nuvole. Mancavano appena una decina di giorni a Natale e quell’anno aveva deciso di organizzare il cenone a casa sua, invitando tutti gli amici. Ormai erano giorni che non parlava d’altro riempiendo la testa del marito di informazioni che a lui importavano meno di zero ma Chichi voleva che la festa riuscisse bene. Certo non si aspettava di eguagliare i mega party di Bulma. La turchina aveva a disposizione un budget illimitato, ma voleva che anche la sua festa fosse elegante e divertente. Perché Goku non riusciva a capirlo? Sospirò seccata. Quel zuccone pensava solo a cibo e allenamenti. Anche se doveva ammettere che era molto migliorato. Negli anni trascorsi dalla disfatta di Majin Buu, Goku era cambiato diventando man mano più attento ai suoi bisogni. Sorrise ripensando a come il suo uomo fosse diventato via via più passionale nel corso del tempo e senza rendersene conto, con la mente che vagava in ricordi tutt’altro che casti, era già arrivata a casa. Parcheggiò la macchina e quasi non si accorse dell’ospite che attendeva poco più in là, appoggiato sul suo mezzo.
-Ehilà Chichi!-
La donna sobbalzò. Non aspettava nessuna visita, dove abitavano loro non passava mai nessuno, quindi si era spaventata di sentire la voce di qualcun altro che non fosse un membro della sua famiglia. Si voltò e rimase a bocca aperta. Che cosa ci fa lui qui? Pensò Chichi infastidita da quella visita così inaspettata.
-Ciao Yamcha.- Rispose fredda ma cortese. -Se cerchi Goku si sta allenando nel bosco.- Lo informò nella speranza che l’uomo andasse a cercarlo e la lasciasse in pace.
-Sai se tornerà presto?- Chiese l’uomo avvicinandosi.
-Di solito torna verso mezzo giorno.- Rispose Chichi sospirando. -Vuoi aspettarlo dentro?- Chiese alla fine da brava padrona di casa, certo non poteva lasciarlo fuori al freddo.
-Se non disturbo.- Rispose Yamcha fiondandosi in casa senza chiederle nemmeno se avesse bisogno di una mano con le borse della spesa.
Chichi corrugò le sopracciglia irritata da tanta maleducazione. Che cosa aveva fatto di male per dover trascorrere il resto della sua mattinata in sua compagnia? Tra tutti gli amici di suo marito, Yamcha era quello che sopportava meno. Frivolo e donnaiolo, l’uomo la irritava con il suo atteggiamento immaturo e non voleva che suo figlio Goten, appena entrato nella difficile fase dell’adolescenza, imparasse certi atteggiamenti. Per fortuna in quei giorni il giovane Son era rimasto a dormire da Trunks quindi non doveva preoccuparsi che i due si incontrassero. Per lei un uomo che non si prendeva le sue responsabilità, non era un vero uomo e per quel poco che sapeva di lui, non considerava Yamcha come tale. Scocciata entrò in casa e posò le buste colme degli acquisti fatti quella mattina sul bancone della cucina. Nonostante non ne avesse nessuna voglia, preparò il tè per il suo ospite e lo servì con un vassoio colmo di buonissimi biscotti al burro fatti da lei quella stessa mattina prima di uscire di casa.
-Yamcha, gradisci una tazza di tè?- Chiese Chichi cercando di sembrare il meno scocciata possibile.
-Sì, molto volentieri.- Rispose lui sedendosi a tavola.
Bevvero in silenzio la bevanda calda. Non erano mai stati da soli loro due, si rese conto Chichi guardando di sottecchi l’amico di Goku. In tutti quegli anni che lo conosceva, non si era mai soffermata a parlare con lui, o meglio, certo che si erano rivolti la parola ma c’era sempre qualcuno con loro a intavolare un discorso e Chichi si rese conto di conoscerlo appena. Quello che sapeva di lui, oltre al fatto che fosse un donnaiolo incallito, era che durante la sua storia con Bulma, Yamcha l’aveva ripetutamente tradita. Chichi corrugò le sopracciglia irritata e bevve un lungo sorso di tè. Quel pensiero l’aveva convinta ancora di più del fatto che quell’uomo non le piacesse per niente.
-Che cosa volevi da Goku?- Chiese la donna, con un tono un più sgarbato di quanto avrebbe voluto.
-Io...- Iniziò Yamcha a disagio. -In realtà mi sentivo un po’ solo e sono venuto a fare un saluto.- Rispose ridendo in imbarazzo.
-Ti sentivi solo?- Chiese Chichi che per un attimo si sentì in colpa per averlo giudicato senza in realtà conoscerlo davvero. Certo che da un playboy come lui non si sarebbe mai aspettata di sentire una frase del genere. Sapeva che Yamcha dopo aver terminato la sua carriera come giocatore di baseball professionista ora allenava una squadra in serie A e che era considerato uno dei migliori nel suo campo, quindi non credeva che un uomo così famoso potesse sentirsi solo. Da quello che le aveva raccontato più volte Goku, l’uomo partecipava spesso a feste ed eventi mondani, quindi come poteva provare un sentimento simile?
-E già.- Rispose Yamcha abbassando lo sguardo. -Le festività mi fanno sempre ricordare che non ho nessuno al mio fianco con cui trascorrerle.-
A Chichi si strinse il cuore. Forse l’aveva d’avvero giudicato male basandosi sulle poche nozioni negative che conosceva sul suo conto. Forse l’uomo che aveva davanti non era più il frivolo playboy che era stato anni prima. Tutti potevano cambiare e avere una seconda chance, no? L’esempio più lampante non era forse Vegeta? In quegli anni il sayan era passato dall’essere uno spietato assassino ad un perfetto padre di famiglia. Con un gesto materno gli strinse la mano e gli sorrise incoraggiante.
-Non rattristarti. Vedrai che anche tu troverai qualcuno un giorno.-
-Lo credi davvero?-
-Certo! E magari questa persona è più vicina di quanto pensi.-
-D...davvero?- Chiese lui arrossendo appena e abbassando lo sguardo sulle loro mani giunte.
-Ne sono sicura.- Confermò la corvina mantenendo il sorriso. -Ora bevi il tuo tè prima che si raffreddi.-
 
***
 
Libertà. Una parola che cambia di significato per ogni persona. Ognuno si sente libero a modo suo. Chi si sente libero quando viaggia, chi a riposo nella propria casa, chi quando non ha legami emotivi. Per Goku la libertà era allenarsi da solo circondato dai suoi adorati Monti Paoz, immerso nella natura, a piedi nudi nonostante la neve, e solo con la sua adorata tuta rossa addosso, nonostante il vento gelido gli sferzasse la pelle. Lui stava bene così. Con la mente sgombra da ogni pensiero a colpire l’aria all’infinito con pugni e calci. In quelle ore di allenamento, che per lui erano sempre troppo brevi, diventava un tutt’uno con la natura, libero e sereno. Goku si fermò guardando il cielo. Il sole era allo zenit il che significava che era ora di tornare a casa. Chichi era molto ferrea sull’orario in cui si doveva pranzare e lui non osava ribattere. Dalla disfatta di Majin Buu ormai quasi dieci anni prima, sua moglie gli aveva imposto delle regole per quanto riguardava gli allenamenti. Gli era concesso allenarsi solo la mattina, il pomeriggio doveva lavorare nei campi e la sera doveva dedicarsi alla famiglia. Lui aveva accettato sapendo di non avere scelta, in fondo dopo tutti quegli anni di assenza doveva assecondare Chichi, ma doveva ammettere con se stesso che quella routine, che all’inizio gli era sembrata forzata e frustrante, ormai si adattava perfettamente alla sua vita e non avrebbe potuto essere più felice. Si alzò in volo diretto verso casa con lo stomaco che brontolava dalla fame, avrebbe potuto usare il teletrasporto ma dopo che, qualche anno prima, era apparso alle spalle di sua moglie e l’aveva spaventata quasi a morte, Chichi gli aveva proibito di usarlo per rincasare. Dal canto suo a Goku andava bene così. Non aveva fretta di fare ritorno e in quel modo poteva godersi ancora per qualche minuto la pace e la serenità dei Monti Paoz.
Atterrò dopo appena una manciata di minuti sulla morbida neve che si era posata nel giardino di casa sua. Un profumo delizioso aleggiava nell’aria proveniente dalla sua abitazione. Goku sentì lo stomaco brontolare e un sorriso entusiasta si allargò sul suo viso. Si affrettò ad entrare contento di poter assaporare i gustosi manicaretti che Chichi aveva preparato per lui. Sua moglie era un’ottima cuoca. Non aveva mai mangiato nulla di più buono di quello che lei gli cucinava e in quei giorni che il loro secondogenito aveva deciso di passare da Trunks lasciando ai genitori un po’ di privacy, sua moglie si era addirittura superata preparando ogni giorno qualcosa di speciale. Le loro serate poi… Goku deglutì estasiato al pensiero di come Chichi si lasciasse andare ora che Goten non era in casa. Avevano fatto l’amore centinaia di volte ma come si assaporavano in quei giorni, non c’era confronto. L’altra faccia della medaglia era che lui fosse costretto ad ascoltare il continuo monologo di sua moglie su quella benedetta festa di Natale che quell’anno la donna aveva deciso di organizzare a casa loro. Ormai erano settimane che Chichi ne parlava senza dargli tregua costringendolo pure l’indomani ad andare al centro commerciale, luogo che lui detestava con tutto se stesso. Però Goku sopportava pure quello. Del resto sua moglie faceva così tanto per lui, qualche ora come una ‘coppia normale’ come diceva sempre Chichi, poteva pure dedicargliela. Distratto com’era non si accorse che davanti casa le macchine parcheggiate fossero due né che ci fossero due forze vitali in casa sua.
-Chichi tesoro, sono a cas...a.-
Goku era rimasto in silenzio immobile davanti la porta d’ingresso quando entrando aveva sentito delle risate provenire dalla cucina. Una strana sensazione lo aveva colpito entrandogli nella testa come un tarlo. Sapeva che non c’era nessun pericolo ma allo stesso tempo qualcosa non andava anche se non sapeva spiegarsi cosa fosse. Solo in quel momento si rese conto che Chichi non era da sola in casa. Sentiva perfettamente un’altra presenza con lei in cucina e quando capì di chi si trattasse, rimase di sasso. Che cosa ci faceva Yamcha in casa sua? Rapido si diresse in cucina curioso non riuscendo a spiegarsi il motivo dell’inaspettata visita. Si affacciò alla porta della stanza e guardò Chichi e Yamcha ridere di gusto per qualcosa che l’uomo aveva appena detto. Di nuovo quella strana sensazione di fastidio che non comprendeva gli strinse lo stomaco. In fondo stavano solo chiacchierando, perché questo lo turbava così tanto?
-Ciao.- Disse incerto.
I due si voltarono a guardarlo accorgendosi solo in quel momento della sua presenza. Chichi si alzò con il sorriso sulle labbra.
-Ciao tesoro, ben tornato.- Gli sfiorò la guancia scoccandogli un leggero bacio. -Tra poco sarà pronto il pranzo, siediti pure. Yamcha è venuto a trovarti.-
-Grazie tesoro.- Rispose Goku che per qualche strano motivo sentì la necessità di baciare sua moglie sulle labbra, cosa che mai faceva in pubblico. Chichi arrossì appena ma il sorriso smagliante che le illuminò il viso dopo quell’inaspettato gesto di affetto, riempì il cuore del sayan di gioia e placò quella fastidiosa sensazione che ancora non aveva compreso ma che aveva turbato il suo cuore da quando aveva messo piede in casa. Si sedette, lasciando che Chichi si dedicasse al pranzo.
-Allora Yamcha.- Disse rivolgendo un sorriso all’amico. -Che cosa ti porta così lontano dalla città?-
-Ecco vedi, a dirla tutta mi sentivo un po’ solo.- Confessò l’amico in imbarazzo.
-Ti sentivi solo?- Chiese Goku confuso.
-Già.- Confermò Yamcha. -Del vecchio gruppo soltanto io non ho ancora trovato nessuno con cui sistemarmi e mi è venuta un po’ di nostalgia, quindi ho pensato di passare a trovare i miei vecchi amici.- Rise a disagio. -A dirla tutta voi siete i primi ad avermi accolto.-
-Che intendi dire?- Chiese il buon sayan inarcando le sopracciglia.
-Per primo sono passato dal maestro Muten ma non era in casa. Poi sono andato da Crilin ma lui e C18 stavano litigando quindi ho pensato fosse meglio andarmene. Avevo deciso di passare la giornata da Bulma ma quando sono arrivato ho trovato in casa solo Vegeta che, diciamo gentilmente, mi ha detto di andarmene.-
-Immagino la ‘gentilezza’ di Vegeta.- Rispose Goku divertito.
Il suo animo si era placato e adesso provava solo dispiacere per quel suo amico di vecchia data che non era ancora riuscito a trovare l’amore. Improvvisamente si sentì così fortunato ad avere al suo fianco una donna meravigliosa come Chichi. Un sorriso si fece strada sulle sue labbra pensando alla sua dolce metà. Si poteva essere più innamorati? Chichi li raggiunse qualche minuto più tardi con delle ciotole fumanti di riso accompagnate con della carne dall’aspetto invitante. Goku fissò il cibo con adorazione. Non vedeva l’ora di assaporare quei manicaretti che la sua dolce mogliettina gli aveva preparato con tanto amore.
-Goku, non serve che mi accompagni al centro commerciale domani.- Gli disse Chichi prima che lui riuscisse a mettere in bocca il primo boccone.
-Come mai?- Chiese curioso. Non che gli dispiacesse sia chiaro. Lui detestava fare shopping ma era stupito da quella novità. Erano giorni che lei lo tormentava per ricordargli che dovevano andare al centro commerciale per prendere gli addobbi natalizi, i regali e tutto quello che sarebbe potuto servirle per la festa di Natale. Si cacciò in bocca il pezzo di carne che teneva stretto tra le bacchette e attese la spiegazione di Chichi.
-Yamcha si è gentilmente offerto di accompagnarmi liberandoti da quest’onere.-
Goku per poco non si strozzò appresa quella inaspettata novità. La sensazione di disagio tornò a farsi strada nel suo animo e il sayan non poté fare a meno di fulminare con lo sguardo l’uomo che aveva seduto di fronte.
-Come mai vuoi andare con lei?- Chiese cercando di mantenere un tono di voce neutro.
-Non ho nulla di meglio da fare.- Rispose Yamcha sorridendo gioviale.
-Goku, non mi dirai che volevi venirci tu?- Chiese Chichi stupita dalla reazione del marito.
-No, cioè, sì, cioè, non lo so.- Ammise alla fine il buon sayan confuso. Che cosa gli era preso? Perché lo infastidiva tanto che Yamcha accompagnasse sua moglie al centro commerciale? Lui odiava quel posto e avrebbe fatto carte false per mandarci qualcun altro, e doveva ammettere di essersi scervellato per trovare un modo di incastrare suo figlio Goten e costringerlo ad accompagnare la madre al suo posto, allora perché non riusciva ad essere felice di essersi liberato di quel fardello?
-Ti sei lamentato tutta la settimana di non volerci venire e adesso che trovo qualcun altro con cui andare ti lamenti ancora?- Chichi incrociò le braccia al petto stizzita. -Sei incredibile Goku!-
-Scusa tesoro.- Rispose lui sentendosi in colpa. -Sono felice che Yamcha venga con te.- Aggiunse sorridendo all’amico. Si chinò sul suo piatto e riprese a mangiare.
 
***
 
Quando quella mattina Chichi arrivò al centro commerciale dovette ammettere a se stessa di essere a disagio. Non era mai andata da nessuna parte con qualcuno che non fosse Goku. Il giorno prima aveva accettato la proposta di Yamcha di accompagnarla molto volentieri pensando così di fare un favore a suo marito che odiava quel genere di cose ma il suo istinto le diceva che qualcosa avesse turbato Goku. Non avrebbe saputo dire cosa fosse stato ma dopo che Yamaha se n’era andato, suo marito le era sembrato stranamente taciturno. Quando quella sera avevano fatto l’amore, Goku era stato molto più passionale del solito e forse un pochino più… selvaggio. Non che a lei fosse dispiaciuto, sia chiaro, ma lo aveva trovato comunque un comportamento strano. O forse era lei che si stava preoccupando per nulla? Forse suo marito si era allenato cosi tanto da sfinirsi e non avere voglia di chiacchierare. Ma certo, era sicuramente quella la ragione del suo strano comportamento.
Arrivata al centro commerciale, notò con piacere che Yamcha fosse già lì ad aspettarla. Chichi aveva sempre amato la puntualità quindi era felice di non dover attendere il suo accompagnatore.
-Ciao.- Lo salutò Chichi con un sorriso.
-Ehilà.- Rispose gioviale l’amico di Goku.
-Sei pronto per una giornata di shopping?- Gli chiese divertita.
-Certo! Oggi sarò il tuo portaborse personale.- Rispose allegro l’uomo.
Chichi gli sorrise pensando di aver avuto una gran fortuna a ricevere la proposta di Yamcha. Avrebbe avuto un aiuto per portare gli innumerevoli acquisti che aveva intenzione di fare quel giorno e probabilmente non si sarebbe sorbita nemmeno una lamentela, cosa che invece Goku non avrebbe mancato di fare non appena avessero messo piede nel primo negozio.
Chichi era agguerrita come non mai. Non aveva saltato nemmeno un negozio e dopo una breve pausa per mettere qualcosa sotto i denti, i due erano ripartiti all’attacco continuando con quella folle sequela di acquisti. Il povero Yamcha era sommerso di pacchi, pacchetti, filande e decorazioni natalizie di ogni genere che Chichi aveva acquistato per cercare di rendere la sua prima festa di Natale perfetta. Con grande piacere della donna, l’amico non si era lamentato neppure una volta. Alla fine, quando ormai non sarebbero riusciti a portare nemmeno un altro pacchetto, Chichi decise che avevano concluso e che potevano tornare a casa. Da bravo gentleman, Yamcha l’aiutò a sistemare i pacchi nella sua auto. Soddisfatta degli acquisti, e anche della bella giornata passata con l’unico amico di Goku che fino al giorno prima non aveva mai apprezzato, Chichi sorrise.
-Ti ringrazio di avermi accompagnato oggi.- Gli disse raggiante. -Da sola non ce l’avrei mai fatta e andare a fare compere con Goku è uno strazio! Si lamenta in continuazione.-
-Lo immagino.- Rispose Yamcha sorridendo. -Non me lo vedo proprio Goku in una situazione ordinaria come questa.-
-Che vuoi farci. Il mio Goku è fatto così. Ha un gran cuore e farebbe di tutto per la sua famiglia ma una giornata con me a fare shopping proprio la odierebbe.- Chichi sorrise mesta distogliendo lo sguardo dall’uomo che aveva davanti. Amava suo marito più di qualsiasi cosa al mondo, eccetto i suoi figli ovviamente, e lo aveva da tempo accettato per quello che era. Amava tutti i suoi pregi e perfino i suoi difetti ma a volte avrebbe voluto passare una giornata normale con lui senza che Goku sentisse la necessità di allenarsi. Come una coppia normale insomma. Si era sentita così sola in quei cinque anni in cui lui aveva preso la decisione di rimanere nell’aldilà. Erano passati quasi dieci anni dal ritorno definitivo di suo marito e doveva ammettere che Goku era migliorato molto accettando la sua proposta di allenarsi solo la mattina ma non potevano considerarsi una coppia ordinaria. Sorrise tra sé e sé sentendosi una sciocca. Era sposata con un alieno quando mai erano stati una coppia ordinaria?
-Questo ti rattrista?- La voce di Yamcha riportò l’attenzione di Chichi su di lui.
-Forse un pochino ma va bene così.- Ammise la donna ritrovando il sorriso. -Dopo così tanti anni non si può cambiare qualcuno e poi mi sento già fortunata a poter vivere ancora con lui.-
-È lui quello fortunato.- Yamcha la guardava con un’intensità tale che per qualche motivo Chichi si sentì in imbarazzo.
-D…dici?- La donna rise a disagio spostando lo sguardo sul bagagliaio che chiuse con un colpo secco.
-Certo. Chiunque sarebbe fortunato a stare con una donna come te.- Chichi deglutì. Perché l’uomo aveva quel tono così serio nel dire quelle cose? Era solo un innocente complimento, allora perché lei si sentiva così a disagio? Yamcha rise portando una mano dietro alla testa imbarazzato. -Insomma Goku dovrebbe ritenersi fortunato ad avere qualcuno che nonostante le sue numerose assenze e la sua condotta di marito tutt’altro che perfetta, rimane ancora al suo fianco.- Sorrise. -Vorrei averla io una donna così.-
Chichi gli sorrise nonostante la sensazione di fastidio che aveva provato nel sentire quella piccola critica verso suo marito. In fondò però era dispiaciuta per Yamcha. Nonostante sapesse che il suo comportamento non era mai stato impeccabile per quanto riguardava il mondo femminile e che la colpa della sua solitudine fosse in gran parte sua, cominciava a pensare che forse l’uomo si era sempre comportato così perché non aveva mai trovato quella giusta. La donna che gli avrebbe fatto perdere la testa non era mai arrivata. Forse lei l’aveva sempre giudicato male per come aveva trattato la sua amica Bulma ma anche lui si meritava qualcuno che gli stesse a fianco e lo amasse allo stesso modo in cui lei amava il suo Goku perché, nonostante i loro alti e bassi, il loro amore era davvero speciale. Appoggiò una mano sulla spalla di Yamcha che, chissà per quale strano motivo, arrossì.
-Vedrai che anche tu troverai qualcuno che ti ami come io amo Goku. Sei un bravo ragazzo e te lo meriti.-
-Lo credi davvero?- Le chiese lui mesto.
-Certo! Qualsiasi donna sarebbe fortunata a stare con te. Sei fantastico.- Gli rispose lei incoraggiante. -Ora è meglio che vada.- E così dicendo salì nella sua auto e si diresse verso casa stanca ma felice di vedere il suo uomo che in quelle ore le era mancato moltissimo.
 
***
 
Yamcha rimase ad osservare l’auto di Chichi allontanarsi finché la strada glielo permise. Qualcosa dentro di lui era cambiato quel giorno. La donna che da quando la conosceva aveva sempre ritenuto fastidiosa ed irritante, in quell’occasione si era dimostrata essere simpatica, gentile e in alcuni momenti, perfino divertente. Inoltre, truccata e con addosso abiti normali, Chichi non era affatto male. Ora finalmente riusciva a capire cosa Goku ci trovasse in lei. Cosa per tutti quegli anni lo avesse tenuto legato a quella donna che per gli altri sembrava essere solo un peso per il sayan. Una punta di invidia si insinuò nell’animo di Yamcha. Perfino Goku che non l’aveva neppure cercato aveva trovato l’amore. E non un amore qualsiasi ma quel tipo di amore che durava per sempre, quello che non ti abbandona mai e ti aspetta rimanendoti fedele nonostante tutto. Perché era questo che Chichi era per Goku. Nonostante le sue numerose assenze e la sua innata ossessione per gli allenamenti che spesso lo avevano portato a passare molto tempo lontano da casa, Chichi era sempre rimasta al suo fianco. Strinse i pugni dalla rabbia. Non era giusto. Non era affatto giusto. Nonostante la loro dubbia condotta, gli ultimi due sayan erano riusciti ad accaparrarsi due delle donne migliori che la Terra avesse da offrire. Anche lui aveva salvato il pianeta in più di un’occasione. Anche lui era un eroe. Allora dov’era il suo premio? Dov’era il suo happy ending?
 
***
 
Quando Chichi era tornata a casa quella sera, Goku aveva subito notato il suo buon umore. Mentre l’aiutava a scaricare i pacchi che quel giorno aveva acquistato al centro commerciale, Chichi si era dilungata in un monologo celebrativo su quanto Yamcha fosse gentile, adorabile, simpatico e un vero gentleman. Goku dal canto suo se ne stava in silenzio ad ascoltare sempre più contrariato. Non riusciva a capire cosa avesse di così speciale il fatto che Yamcha si fosse offerto di accompagnarla. In fondo l’aveva fatto perché non aveva nulla di meglio da fare, no? Non era poi una gran cosa portare due pacchi al posto di Chichi, avrebbe potuto farlo pure lui, e poi non capiva perché sua moglie, che per anni aveva mal sopportato Yamcha nonostante lui invece le dicesse che era un bravo ragazzo, ora lo considerasse l’uomo perfetto. Purtroppo per Goku, le lodi a Yamcha continuarono anche nel momento in cui i due coniugi, finita la cena ormai da un paio d’ore, si erano coricati a letto.
-Davvero Goku, Yamcha è stato una vera rivelazione.- Affermò per l’ennesima volta Chichi, un po’ troppo entusiasta per i suoi gusti.
-L’hai già detto tesoro.- Le rispose lui paziente nonostante sentisse uno strano peso nello stomaco.
-Lo so, ma ho finalmente aperto gli occhi e avevi ragione tu Goku. Yamcha è davvero un bravo ragazzo.-
-Già.- In tutti quegli anni di matrimonio Chichi non gli aveva mai dato ragione su niente, proprio su Yamcha doveva concordare con lui?
Guardò sua moglie infilarsi la camicia da notte e, accantonando le sensazioni negative che lo avevano assillato negli ultimi due giorni, si preparò ad assaporare la sua donna. Avvicinandosi a lei iniziò a baciarle il collo ma capì subito che qualcosa non andava quella sera.
-Tesoro.- Gli disse lei fermando le sue mani che erano già partite ad esplorare il corpo di Chichi. -Sono molto stanca, ti dispiace se sta sera dormiamo e basta?-
Il cuore di Goku perse un battito e per un attimo si sentì ferito da quelle parole. Sforzandosi riuscì a sorridere, ricacciando indietro quella sensazione sgradevole.
-Certo tesoro.- Rispose mesto.
Sospirando rassegnato, il buon sayan si distese a letto tentando di dormire nonostante la frustrazione che lo stava assillando. Dopo varie notti all’insegna dell’amore, quella sera i coniugi Son si erano messi a dormire senza scambiarsi le solite effusioni e per la prima volta da quando erano sposati, Goku fu preoccupato da quella distanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Una spessa coltre di neve ***


Capitolo 2: Una spessa coltre di neve

 
 
Erano passati tre giorni da quella visita che tanto aveva turbato l’animo solitamente sereno e spensierato di Goku, ma da allora tutto era tornato alla normalità. Chichi aveva smesso di elogiare Yamcha in continuazione e lui era stato bene attento a non nominare mai l’amico per evitare di riportare a galla i malumori passati. I due coniugi Son avevano ripreso le loro abitudini e le loro serate romantiche. Quella mattina Goku si era alzato allegro come non mai. Nonostante la neve fosse caduta copiosa la sera precedente, splendeva il sole e lui già si pregustava i suoi allenamenti, sicuro che sarebbero andati alla grande. Scese le scale fischiettando quando l’inconfondibile profumo di una torta al cioccolato che si cuoce nel forno attirò la sua attenzione. Lo stomaco del sayan brontolò e, pregustando già quella delizia, si fiondò in cucina. Quando entrò, trovò Chichi intenta a regolare la temperatura del forno. Un sorriso si allargò sul suo viso e non poté non pensare quanto amasse quella donna e quanto lei, in tutti quegli anni, lo avesse cambiato in meglio.
-Buongiorno tesoro.- Le disse cingendola da dietro e baciandole il collo.
-Buongiorno caro.- Rispose lei felice di quella dimostrazione d’affetto.
L’attenzione di Goku si spostò sulla cucina e stupefatto sgranò gli occhi.
-Urca Chichi! Quanta roba hai preparato?- Le chiese guardando adorante la quantità industriale di impasti e stampi che attendevano solo di essere cotti.
-Sto facendo delle prove per la cena di Natale.- Rispose lei raggiante. Gli occhi luminosi come stelle. -Non so cosa scegliere per il menù e quindi ho deciso di preparare tutto quello che mi è passato per la testa e scartare man mano quello che non mi sembra adatto all’occasione.-
-Ti serve mica qualcuno che ti aiuti in questa scelta?- Le chiese Goku con la bava alla bocca immaginando già il sapore di quelle leccornie.
-No Goku, tu non puoi aiutarmi.- Rispose la donna divertita. -A te piace tutto. Non saresti di alcun aiuto.- Poi scostandosi dal suo abbraccio per accendere il fuoco sotto un tegame colmo di spezzatino aggiunse: -E poi ho già chi mi da una mano.-
-E chi è?- Chiese Goku alzando un sopracciglio curioso.
-Yamcha.- Rispose lei come se fosse la cosa più naturale del mondo.
L’orribile morsa allo stomaco che ormai il buon sayan pensava di essersi lasciato alle spalle, lo colpì come un pugno in piena faccia, riportando a galla insicurezze che Goku credeva di aver superato. Non ebbe nemmeno il tempo di far sentire alla moglie tutto il suo disappunto per quella situazione che il campanello suonò e Chichi, con aria un po’ troppo raggiante per i suoi gusti, si fiondò ad aprire. Goku se ne rimase in cucina a fissare la porta da cui sua moglie era appena uscita, con la mente in subbuglio. La sensazione di fastidio che si era andata a placare nei giorni precedenti era tornata più forte che mai ad assillarlo. Che cosa gli stava succedendo? Perché non riusciva a sopportare il fatto che Chichi, la sua Chichi, avesse deciso di frequentare un suo amico? In fondo era stato lui che per anni l’aveva assillata pregandola di dare una chance a Yamcha, allora perché ora che finalmente i due andavano d’accordo, lui non riusciva ad accettarlo? Perché nonostante sapesse perfettamente che non c’era alcun pericolo, percepiva dentro di sé un costante senso di minaccia?
Quando Yamcha e Chichi entrarono in cucina chiacchierando amabilmente, Goku prese una decisione che mai aveva preso nella sua vita e che fino a pochi minuti prima non avrebbe mai creduto fosse necessario prendere. Avrebbe rinunciato agli allenamenti e sarebbe rimasto a casa.
-Ehilà Goku!- Lo salutò gioviale Yamcha. -Come mai qui?-
-Questa è casa mia.- Rispose il sayan con un sopracciglio alzato.
-Credevo iniziassi gli allenamenti già alle prime luci dell’alba.- Rispose l’altro senza smettere di sorridere.
Era una sua impressione o Yamcha non lo voleva lì?
-Oggi ho deciso di rimanere a casa.- Lo informò Goku incrociando le braccia al petto sfidandolo a ribattere.
-Oh Goku, sei incredibile!- Lo rimproverò Chichi bonaria. -Cosa non faresti per il cibo!-
I due si lasciarono andare in una risata di scherno ai danni di Goku che, dal canto suo, era rimasto serio. Lo sguardo corrucciato fisso su Yamcha. Non gli piaceva affatto la complicità che si era andata a creare fra quei due. Prima che riuscisse a replicare ed informare sua moglie che rimaneva per lei e non per il cibo, il telefono iniziò a squillare. Con due falcate raggiunse la cornetta e rispose senza però staccare lo sguardo da quei due.
-Pronto?-
-Kakaroth devi venire subito qui!-
-Vegeta?- Goku si concentrò sull’amico dall’altro capo del telefono. -Perché? Che cosa è successo?- Chiese preoccupato percependo l’urgenza nella voce dell’altro sayan.
-Mi devi ancora un allenamento nella gravity room!- Lo rimproverò Vegeta seccato.
-Mi dispiace oggi non posso.- Rispose lui deciso a non allontanarsi di casa per nessun motivo.
-Sono stanco di aspettare Kakaroth! Teletrasportati subito qui e mantieni la tua parola!- Lo aggredì Vegeta.
-Non posso, devo aiutare Chichi.- Rispose ancora Goku attirando l’attenzione di sua moglie che ora lo guardava curiosa.
-Avevo capito che almeno la mattina potessi allenarti?- Insistette Vegeta.
-Sì, di solito è così ma oggi abbiamo da fare. Comunque ora glielo chiedo ma vedrai che mi dirà di no.- Appoggiando la mano sulla cornetta Goku guardò Chichi e conoscendo già la risposta le chiese: -Tesoro è Vegeta. Vorrebbe andassi ad allenarmi con lui ma se vuoi che resti qui e ti aiuti nella scelta rinuncio.-
-No, vai pure tesoro.-
Goku rimase a bocca aperta. Mai in tutti quegli anni di matrimonio lei aveva ceduto così in fretta alle richieste del marito di andare ad allenarsi. Di solito si lamentava e protestava per diversi minuti prima che Goku riuscisse a convincerla a lasciarlo andare e spesso il sayan, non essendo riuscito ad ottenere il suo permesso, doveva filarsela di nascosto.
-Sei sicura tesoro?- Insistette Goku nella speranza che lei cambiasse idea.
-Certo. Ti ho detto che ho già Yamcha ad aiutarmi, tu va e divertiti.-
-Si, Goku non preoccuparti.- Si intromise l’altro appoggiando una mano sulla spalla di Chichi. -Ci penso io qui.-
Rassegnato da quella decisione unanime ma senza riuscire a staccare lo sguardo dalla mano che Yamcha aveva appoggiato sulla spalla di Chichi, Goku si portò di nuovo il telefono all’orecchio e pronunciò le due parole che con tutto se stesso non avrebbe mai voluto dire.
-Arrivo subito.-
 
***
 
Vegeta colpì Goku alla bocca dello stomaco mandandolo a sbattere contro le pareti della gravity room. Frustrato il principe dei sayan osservò il suo compagno alzarsi a fatica e rimettersi in posizione. Che cosa era preso quel giorno a Kakaroth? Non era concentrato. Qualcosa turbava la mente del suo amico, Vegeta se n’era accorto subito, già dall’inizio del loro allenamento alcune ore prima. Già di per sé aveva trovato strano l’atteggiamento di Kakaroth al telefono. Mai prima di allora aveva voluto rinunciare ad un allenamento, perché lui l’aveva capito, non era Chichi a non volere che andasse, era proprio lui a voler rinunciare. Incrociò le braccia al petto e con la gentilezza e il tatto che da sempre lo caratterizzavano, decise di indagare.
-Che diavolo ti prende questa mattina, Kakaroth?! Sei più inetto del solito.-
Per tutta risposta Goku si sedette a terra sospirando.
-È solo che oggi non mi va di allenarmi. Tutti qui.- Rispose l’altro accennando ad un sorriso.
-Mi credi forse uno stupido?!- Vegeta cominciava ad irritarsi. O quello sciocco sputava il rospo o lo avrebbe fatto parlare lui a suon di pugni!
-Certo che no.- Rispose Goku stanco.
-E allora parla!- Gli ordinò il suo principe. -Non ho tutto il giorno!-
Vegeta guardò l’altro sayan per diversi minuti e sul suo volto vi lesse un’infinità di emozioni. Stava valutando se confidarsi o meno quindi lui attese nonostante l’impazienza. Alla fine Goku sospirò e passandosi una mano tra i capelli confessò all’amico cosa in quei giorni l’avesse turbato.
-Yamcha è a casa mia.-
-E allora?- Vegeta inarcò un sopracciglio irritato. -Preferisci passare del tempo con quell’inutile terrestre piuttosto che allenarti con me?-
-Cosa?- Goku sembrava confuso dalla conclusione a cui era giunto Vegeta. -Non centra niente questo.- Si grattò la testa mentre cercava di dire a parole quello che in quei giorni aveva sentito nell’animo. -Yamcha non è venuto per me. È venuto per Chichi.-
-Non ti seguo.- Rispose Vegeta che davvero non capiva dove l’altro volesse arrivare. La perspicacia non era mai stata una delle caratteristiche primarie della razza sayan e pure il principe, sebbene fosse più brillante del suo compagno di mille avventure, ne era sprovvisto.
Con pazienza e snervante lentezza, Goku si decise a raccontare a Vegeta tutto quello che era accaduto in quei giorni, dalla prima visita di Yamcha fino a quella mattina. Spiegando al principe la strana sensazione di fastidio che la continua presenza dell’uomo in casa sua e il rapporto che si era andato a creare in così poco tempo tra sua moglie e Yamcha, gli avevano provocato.
-E questo è quanto.- Concluse Goku puntando lo sguardo in quello del suo interlocutore e aspettandosi che Vegeta risolvesse il problema come se fosse qualcosa causato dal suo essere un sayan.
Vegeta fissò il compagno per svariati minuti impassibile ed in silenzio finché non riuscì più a trattenersi e gli scoppiò a ridere in faccia. Goku incrociò le braccia al petto contrariato. Era una cosa seria quella! Che ci trovava di tanto divertente? Notando l’espressione seccata di Goku, Vegeta cercò di trattenersi dal continuare a ridere, mantenendo però un sorriso di scherno.
-Sei uno spassom Kakaroth.- Affermò alla fine il principe. -Possibile che tu non lo capisca?-
-Capire che cosa?- Chiese il buon sayan che non riusciva a trovare nulla di divertente nella sua storia.
-Sei geloso.- Rispose semplicemente Vegeta.
-Geloso?- Goku inarcò un sopracciglio confuso provocando uno sbuffo esasperato nell’altro.
-Non dirmi che non sai cosa significa?-
-Certo che lo so!- Protestò Goku offeso dalla poca fiducia che l’altro riponeva nel suo intelletto. Era sempre stato un ingenuo, questo era vero, ma sapeva perfettamente cosa fosse la gelosia. -Il fatto è che non l’ho mai provata prima e non credo che sia questo il caso.- Concluse sicuro. -Ci dev’essere un altro motivo che spieghi il mio malessere.- Goku si portò pollice e indice sul mento e rifletté. -Qualcosa che centri con la mia natura di sayan.-
-Senti una morsa allo stomaco ogni volta che vedi quei due insieme?- Goku annuì. -Senti il bisogno di dimostrare che Chichi è tua moglie nonostante la cosa sia ovvia e avresti voglia di prendere a calci quell’inutile terrestre?- Goku arrossì imbarazzato ma annuì ancora. -Sei geloso.- Convenne ancora Vegeta.
-Io mi fido di Chichi.- Sostenne Goku distogliendo lo sguardo dal principe.
-La fiducia non centra nulla.- Vegeta scosse il capo. Kakaroth era proprio una causa persa. -Senti minacciato il tuo territorio e agisci di conseguenza. La gelosia non si può controllare. È un’emozione inconscia.-
-Credi dovrei preoccuparmi?- Chiese ancora Goku che, nonostante l’iniziale scetticismo, aveva accettato la teoria di Vegeta.
-E io che ne so?- Rispose seccato Vegeta. -Non sono mica il tuo strizzacervelli!- Notando l’espressione affranta del compagno, Vegeta sospirò rassegnato. Non aveva nessuna voglia di confortarlo. E allora perché vederlo così giù lo spingeva a dire qualcosa per riportare il sorriso sulla faccia di quello sciocco? Quello stupido di un Kakaroth! -Credo di no.- Concesse alla fine.
-Cosa?-
-Credo di no.- Sbuffò il principe scocciato di doversi ripetere. -Chichi non ti tradirebbe mai.-
-Tradire?- Il panico colmò lo sguardo di Goku che scattò in piedi. -Chi ha mai parlato di tradire? È una cosa che potrebbe succedere?-
Vegeta sospirò. Quello sciocco era proprio una causa persa. Non aveva capito nulla di cosa fosse la gelosia e delle paure che questo sentimento portava con sé.
-Se ti rendesse più tranquillo, oggi te ne puoi tornare a casa. Tanto mi sei inutile.- Il viso di Goku si illuminò di gioia. -Ma sappi che questo non lo conto come allenamento. Me ne devi ancora uno serio.- Lo ammonì Vegeta.
-Certo!- Rispose l’altro sayan felice di potersi congedare. Portò due dita alla fronte, pronto per tornare a casa, ma prima, un sorriso divertito si fece largo sul suo volto. -Dalla nostra chiacchierata ho capito che prima anche tu eri geloso.-
-Di che diavolo stai parlando, Kakaroth?- Chiese il principe inarcando un sopracciglio confuso.
-Quando credevi che preferissi passare il mio tempo con Yamcha piuttosto che allenarmi con te.- Spiegò Goku con un sorrisetto beffardo stampato in faccia.
-Non dire assurdità!- Gli gridò contro Vegeta arrossendo. -Sai che mi importa con chi passi il tuo tempo!-
-Ti ringrazio per oggi e sappi che anche per me sei un caro amico.-
-Non sono tuo amico! Non farti strane idee!- Sbraitò Vegeta rosso come un pomodoro, nonostante ormai Goku fosse scomparso. Tsk, lui era il principe dei sayan ed erano gli altri a dover essere onorati di passare del tempo con lui, non il contrario. Vegeta uscì dalla gravity room offeso ma, non lo avrebbe ammesso nemmeno a se stesso, una parte di lui era seriamente preoccupata per il suo amico.
 
***
 
Il ventitré dicembre era arrivato. Mancava solo un giorno alla Vigilia di Natale e alla cena che Chichi aveva organizzato a casa loro. Era passata una settimana da quando Goku aveva parlato con Vegeta che gli aveva aperto gli occhi sulla sua situazione, e il continuo fastidio che la gelosia portava con sé non lo aveva lasciato nemmeno per un secondo durante quella che per lui era stata la settimana più lunga della sua vita. Da quando aveva aiutato Chichi nella scelta del menù per la cena di Natale, Yamcha si era presentato tutti i giorni a casa loro già dalla mattina, rimanendo pure a pranzo, sempre con una scusa diversa. Un giorno gli era venuta in mente una grande idea su come servire il dessert; il giorno dopo voleva mostrare degli abiti favolosi che secondo lui a Chichi sarebbero stati benissimo; poi aveva trovato un vino fantastico che Chichi doveva assolutamente assaggiare e che secondo lui avrebbe fatto colpo sugli ospiti. Goku si era reso conto, man mano che i giorni passavano, di essere sempre più nervoso ed intrattabile, ma soprattutto di non sopportare più la presenza di quell’uomo a casa sua. Per educazione e soprattutto perché vedeva la felicità di Chichi nel avere qualcuno che si interessasse così tanto alla sua festa, Goku non aveva ancora detto nulla. Quel giorno però, avrebbe voluto prendere a calci Yamcha da lì fino a Città dell’Ovest. Dopo le sue solite ore di allenamento mattutino, era tornato a casa e si era subito reso conto dell’assenza di sua moglie. Entrando in cucina aveva trovato un biglietto e nonostante l’avesse letto almeno cento volte, non riusciva a capacitarsene.
 
Sono dovuta tornare al centro commerciale con Yamcha per gli ultimi acquisti. Saremo di ritorno il prima possibile. Hai il pranzo pronto da scaldare nel frigo’.
 
Goku teneva stretto quel pezzo di carta sentendo la rabbia crescere dentro di lui. Questo era davvero troppo. Avevano superato il limite. Appallottolò il messaggio con rabbia e lo gettò a terra. Gli era passata la fame. Col broncio, si sedette sul divano immobile a pensare. Le braccia incrociate al petto e l’espressione contrariata. Non capiva perché quel messaggio gli avesse dato così tanto fastidio, rispetto a quello che aveva sopportato durante la settimana era nulla. Almeno se quei due erano al centro commerciale non avrebbe dovuto sorbirsi la costante presenza di Yamcha a casa sua e vedere la strana complicità che era andata a crearsi tra lui e sua moglie. Di una cosa era certo però: era stufo che Yamcha passasse così tanto tempo con Chichi, la sua Chichi. Da una parte capiva che l’uomo si sentisse solo durante le festività e che probabilmente era quello il reale motivo per il suo ossessivo interesse per quella stupida cena. Forse voleva solo tenersi impegnato, se non ricordava male era quello il periodo in cui Bulma lo aveva lasciato tanti anni prima. Ma allo stesso tempo Goku non ne poteva più della sua costante presenza e delle continue frecciatine che l’uomo gli lanciava. Goten era rimasto a dormire da Trunks apposta per dare ai suoi genitori qualche giorno di privacy, e Chichi gli aveva ripetuto fino alla nausea che sarebbero rimasti soli e avrebbero potuto passare le giornate come due novelli sposi e quanto lei ci tenesse, ma da quando Yamcha aveva imposto loro la sua presenza, sembrava che sua moglie si fosse dimenticata di quel desiderio preferendo passare le sue giornate con l’altro. Goku corrugò le sopracciglia irritato. Non si sarebbe mosso da lì finché quei due non fossero tornati a casa.
Si svegliò dopo essersi assopito dopo le lunghe ore di attesa, sentendo la porta d’ingresso aprirsi. Le risate dei due che stavano entrando in casa gli fecero salire il sangue al cervello. Guardò l’orologio a parete che aveva di fronte. Le otto passate… Si alzò e con passo deciso si diresse verso la cucina dove i due si erano rifugiati. Sbirciò all’interno e il suo cuore perse un battito nel notare la strana atmosfera che si era creata. Deglutì a disagio rimanendo lì impalato a fissare quei due ridere tra loro, sentendosi il terzo incomodo e senza riuscire a dire nulla tanto aveva la gola secca. Fu sua moglie a notare la sua presenza, anche se era quasi certo che Yamcha avesse percepito la sua aura ma che lo stesse volutamente ignorando.
-Ciao tesoro.- Lo salutò lei sorridendo.
-Avete fatto tardi.- Fece notare il sayan con una punta di acidità nella voce.
-Scusa Goku ma non ci siamo accorti dell’ora.- Rispose Chichi ancora ridacchiando. -Ti fermi a cena?- Chiese rivolta a Yamcha.
-Ecco io non vorrei disturbare.- Rispose l’uomo che si era accorto del malumore di Goku.
-Insisto! Devo ripagarti in qualche modo per avermi aiutato così tanto questa settimana.- Insistette Chichi.
-Forse Yamcha se ne vuole andare a casa sua e magari non ha voglia di passare tutte le sue giornate a casa degli altri.- Intervenne Goku freddo senza dare il tempo all’amico di rispondere a sua moglie.
-Goku! Non essere scortese!- Lo rimproverò Chichi mettendo le mani sui fianchi.
-Dico solo che magari Yamcha ha altro da fare che passare tutte le sue giornate qui.- Continuò Goku che non aveva nessuna intenzione di tacere.
-Hai ragione Goku.- Intervenne Yamcha a disagio per la situazione che si era creata. -È meglio che vada. Ciao Chichi.-
-Domani vieni lo stesso ad aiutarmi nell’allestimento della festa?- Lo bloccò Chichi sulla porta.
-Certo.- Rispose l’uomo guardando di sottecchi Goku che non disse nulla ma la cui espressione la diceva lunga. -Sempre se non disturbo.-
-Certo che no! Non dire sciocchezze, sei sempre il benvenuto!- Lo rassicurò Chichi con un sorriso, accompagnandolo alla porta.
Goku sentì il rumore della porta d’ingresso che si chiudeva e si preparò alla sfuriata che di certo sua moglie gli avrebbe fatto. Sapeva di essere stato scortese ma in quel momento era talmente arrabbiato per quella situazione, che non gli importava. Odiava il rapporto che si era creato in quei giorni tra Chichi e Yamcha e non aveva alcuna intenzione di sopportarlo ancora. Chichi entrò in cucina furiosa.
-Che cosa ti è preso Goku?!- Se si potesse incenerire qualcuno soltanto guardandolo, Chichi ci sarebbe riuscita di sicuro.
-Che cosa intendi?- Chiese lui facendo il finto tonto.
-Lo sai benissimo!- Lo attaccò Chichi. -Ti sei comportato in maniera odiosa col povero Yamcha e non se lo meritava proprio dopo tutto quello che ha fatto per me!-
-Il povero Yamcha dovrebbe capire quando non è più il benvenuto!- Rispose Goku incapace di trattenersi. La frustrazione accumulata in quei giorni stava uscendo tutta in una volta e lui era ormai incapace di contenerla.
-Ma che stai dicendo Goku?- Chichi lo guardava senza capire. -Perché ti comporti così?-
-E tu perché passi tutto il tuo tempo con lui?- Goku sentiva la rabbia che aveva trattenuto per troppo tempo, crescere incontrollabile. -Mi hai lasciato solo tutto il giorno e te ne sei tranquillamente uscita con un altro rincasando pure tardi e mi chiedi perché mi comporto così?!-
-Lo sai che dovevo prendere le ultime cose per la festa di Natale!- Protestò la donna incredula di dove suo marito stesse andando a parare.
-Al diavolo quella stupida festa!-
-Ti stai comportando come un bambino!-
-Un bambino dici?! Allora adesso me ne vado così puoi passare la serata da sola e capire cosa ho provato questo pomeriggio!-
-Mi hai abbandonato per anni lo so benissimo cosa si prova a stare da soli!- Colpito e affondato. Goku sentì quelle parole e gli sembrò che una lama gli si fosse conficcata nel petto.
-Ancora con questa storia?!- Sbraitò furioso. -Sono passati quasi dieci anni da allora e ancora tu tiri fuori quella dannata storia?!- Mai prima di allora avevano avuto una lite tanto tremenda. O almeno di solito lui non gridava mai, era sempre Chichi a perdere la pazienza. Si stavano rivolgendo parole amare che nemmeno pensavano ma per il solo gusto di ferire l’altro. -Faccio tutto quello che mi chiedi senza fiatare o lamentarmi e l’unica cosa che voglio è trovare mia moglie a casa ad aspettare me e non un altro uomo!-
-Tu stai delirando! Forse il troppo allenamento ti ha fuso il cervello!- Rispose Chichi che mai aveva visto il marito tanto furioso.
Goku non rispose. Fissava sua moglie negli occhi accecato dalla rabbia. Senza dire una parola, si portò due dita alla fronte e sparì, lasciandola da sola nella loro casa a chiedersi cosa avesse fatto infuriare suo marito così tanto da urlarle contro in quel modo. Quello non era il suo Goku. Quello non era l’uomo dolce e gentile di cui si era innamorata.
 
***
 
Quella notte Goku non era rientrato. Chichi aveva passato ore alla finestra della sua stanza, nonostante il gelo le sferzasse la pelle, in attesa di veder rientrare quello sciocco di un sayan. Preoccupata come non mai fissava il cielo nella speranza di vederlo arrivare in volo. Sola e immersa in un assordante silenzio che minacciava di farla impazzire, guardava il cielo stellato che solitamente amava osservare e che sempre la emozionava ma quella notte le lasciava solo un enorme vuoto nel cuore. Non è semplice non sentire il silenzio che c’è qui, non è facile guardare il cielo sta notte… Goku, amore mio, dove ti sei nascosto? Si ritrovò a pensare la donna mentre lacrime calde le scendevano lente sulle guance arrossate dal freddo. Si era addormentata seduta sulla sedia accanto alla finestra sfinita dalla lunga attesa, dimenticandosi perfino di chiuderla.
Intorpidita dal freddo, Chichi rabbrividì stropicciandosi gli occhi. Il pensiero che Goku non fosse rientrato quella notte la trafisse come una lama dritta nel cuore. Non avevano chiarito le cose dopo la sciocca sfuriata avvenuta la sera prima e questo la turbava. Se c’era una cosa che aveva sempre saputo sul matrimonio era che si poteva litigare pure tutto il giorno ma la sera, prima di coricarsi, bisognava risolvere ogni divergenza in modo da dormire sereni e ripartire da zero il giorno seguente senza rancori o preoccupazioni. Una lite, seppur innocua all’inizio, poteva diventare un ostacolo invalicabile se si lasciava il chiarimento in sospeso per troppo tempo.
Scese al piano di sotto sentendo il bisogno di una tazza di tè caldo. Dopo il freddo che aveva patito la notte precedente, era fortunata a non essersi presa qualcosa. Sbuffò mescolando la tazza di tè che aveva davanti sentendo la rabbia farsi strada nel suo cuore. Ma cosa gli era preso a quello sciocco? Perché si era comportato in maniera così scortese? Ma soprattutto, perché se l’era presa con lei per qualche ora fuori di casa? Chichi aveva vagliato così tante opzioni da farsi venire il mal di testa. Certo, la più plausibile era che fosse geloso ma era una cosa impossibile! In più di vent’anni di matrimonio suo marito non aveva mai dimostrato il minimo segno di una possibile gelosia nei suoi confronti, figuriamoci se iniziava adesso. La soluzione a cui era arrivata quindi, dopo aver scartato un forte colpo alla testa, era che Goku si stesse sottoponendo ad un allenamento così impegnativo sia a livello fisico che mentale, da aver perso il nume della ragione. Sì, doveva essere quello il motivo. Sbuffò irritata. Non avrebbe permesso a quello sciocco di rovinare la sua festa. Ci stava lavorando da quasi un mese e non avrebbe reso vani i suoi sforzi a causa di una stupida lite priva di senso con Goku.
Quando il campanello suonò, segnalando l’arrivo di Yamcha, Chichi aveva appena finito la sua colazione, quindi si alzò e andò ad aprire la porta, cercando di ritrovare l’entusiasmo che quella brutta faccenda aveva fatto svanire.
-Ciao Yamcha, entra pure.- Lo invitò Chichi sforzandosi di sorridere.
-Goku è in casa?- Chiese l’uomo visibilmente a disagio.
-No, è uscito.- Rispose sbrigativa non avendo nessuna voglia di rendere partecipe l’amico della sua solitaria nottata. -Volevo scusarmi per il suo comportamento di ieri sera.- Aggiunse imbarazzata. -Non so cosa gli sia preso, di solito non si comporta mai così.-
-Non importa.- Affermò Yamcha sorridendo. -Probabilmente è colpa mia che sono stato troppo invadente.-
-Certo che no!- Affermò Chichi decisa, senza avere la minima intenzione di giustificare il comportamento maleducato di Goku. -Tu mi hai aiutato moltissimo nell’organizzazione della festa, cosa che Goku non ha mai fatto!- Strinse i pugni rabbiosa. -Pensa solo a se stesso e a quegli stupidi allenamenti.- Sospirò tentando di calmarsi. Non era quello il momento di lamentarsi. Avevano una festa da preparare e non voleva ammorbare Yamcha con i suoi problemi. Sorrise. -Ti va se cominciamo?-
-Certo.-
 
***
 
Non sapendo dove altro andare e non avendo nessuna voglia di passare la notte nel gelo dei Monti Paoz, Goku aveva deciso di teletrasportarsi dal suo amico Junior al palazzo del Supremo, a cui per poco non era venuto un infarto ritrovandoselo in camera da letto mentre dormiva. Dopo avergli sbraitato contro quanto fosse incosciente nell’essersi presentato così all’improvviso, Junior aveva acconsentito a farlo dormire lì per quella notte a patto che non disturbasse lui e Dende durante la loro meditazione mattutina. Goku aveva accettato e adesso che la notte era finalmente trascorsa e l’alba aveva dato il via ad una nuova giornata, si era alzato pronto per allenarsi. Perché dopo la fastidiosa notte insonne che aveva avuto, cosa c’era di meglio di un buon allenamento per liberare la mente dai brutti pensieri? Memore della promessa fatta a Junior, Goku non espanse la sua aura né usò alcun tipo di attacco energetico ma si limitò a rafforzare il corpo e lo spirito con le arti marziali. Dopo aver passato tutto il giorno ad allenarsi senza dire una parola e con la testa fra le nuvole, Goku si accorse che Junior gli si era avvicinato e lo osservava curioso.
-Per quale motivo sei venuto qui?- Gli chiese il namecciano dubbioso. Qualcosa nello sguardo di Goku era diverso dal solito. Che fosse di malumore Junior l’aveva capito già la notte precedente quando era apparso nella sua stanza spaventandolo a morte, ma non aveva creduto si trattasse di una cosa seria finché non aveva osservato con più attenzione l’amico durante quella giornata.
-Volevo allenarmi.- Mentì spudoratamente l’altro con un’alzata di spalle.
Junior rimase fermo a fissarlo, in attesa che il sayan parlasse ma Goku sembrava non avere nessuna intenzione di raccontagli cosa lo avesse turbato così tanto, perché era così, Goku era turbato e Junior se n’era accorto subito percependolo dall’aura dell’amico. Nonostante odiasse quel genere di discorsi, respirò a fondo e si costrinse a fare la sua domanda.
-Che cosa c’è che non va?-
Dopo parecchi snervanti minuti in cui Goku era rimasto immobile con un pugno teso, il sayan abbassò le spalle sconfitto e posando lo sguardo sull’amico, confessò il suo problema.
-Ho litigato con Chichi.-
-E allora?- Chiese il namecciano confuso. -Litigate di continuo voi due.-
-Questa volta è diverso.- Ammise Goku abbassando lo sguardo ed assumendo un’espressione così triste da stupire Junior che mai, da quando si conoscevano, lo aveva visto così abbattuto. -Mi sono comportato da stupido.-
-Ti va di raccontarmi cosa è successo?- Gli chiese il namecciano preoccupato.
Per la seconda volta in pochi giorni, Goku si confidò con un amico raccontando quello che lo aveva turbato in quel periodo a partire dall’inaspettata visita di Yamcha dieci giorni prima, fino alla furiosa lite avuta con sua moglie la sera precedente. Junior lo ascoltò senza fiatare permettendogli si sfogare tutto quello che si era tenuto dentro negli ultimi giorni. Quando Goku ebbe finito di raccontare la sua storia lo guardò in attesa che il namecciano dicesse qualcosa.
-Non sono sicuro di quale dovrebbe essere il normale rapporto tra moglie e marito, ma quello che posso dirti e che secondo me la vostra non è una lite a cui non potete passare sopra.-
-Tu dici?- Chiese il sayan scettico.
-Ne sono certo.- Confermò Junior. -In tutti questi anni vi ho osservati spesso e quello che c’è fra voi è molto profondo. Non credo che uno sciocco sfogo di gelosia da parte tua cambierà le cose. Né che lei ce l’abbia ancora con te per la tua assenza.-
-Quindi anche tu pensi che sia geloso?- Chiese Goku rassegnato.
-Ne sono certo.-
-Non so come fare per non sentire questo fastidio continuo.- Disse poi il sayan in imbarazzo. -Non so cosa dirle per risolvere la questione.-
-Manca ancora un’ora all’inizio della festa.- Gli fece notare il namecciano. -Hai tutto il tempo per porre rimedio alla questione prima che arrivino gli ospiti.- Junior lo squadrò dall’alto in basso storcendo il naso. -Ti consiglierei di farti una doccia prima di andare però.-
Dopo essersi lavato e aver convinto Junior a creargli un abito elegante, Goku era pronto per tornare a casa. Non vedeva l’ora di rivedere sua moglie e gettarsi alle spalle quel brutto episodio. Portando due dita alla fronte e con un sorriso smagliante stampato in faccia, Goku scomparve, lasciando il suo amico preoccupato a fissare il nulla. Nonostante gli avesse detto il contrario, Junior aveva un brutto presentimento, ma lui ce li aveva sempre quindi chissà, magari sta volta si stava sbagliando.
 
***
 
Chichi guardò l’orologio e sospirò delusa. Mancava mezz’ora all’inizio della festa e tutto era pronto per l’arrivo degli ospiti. Mancavano ancora due cose a dire il vero, affinché tutto fosse pronto. Goku, che non era ancora rientrato dalla sera precedente e lei, che non era ancora pronta. Il suo vestito, la cui cerniera non ne voleva proprio sapere di chiudersi, la stava facendo impazzire. Chichi ringhiò frustrata. Erano almeno dieci minuti buoni che tentava invano di far salire quella stupida zip ma non aveva fatto progressi.
-Tutto bene?- La voce di Yamcha al piano di sotto le ricordò di non essere sola in casa.
-Si. È solo questa stupida cerniera che non vuole saperne di chiudersi!- Rispose lei tentando di nuovo nell’impresa, senza però riuscirci.
-Ti aiuto io se vuoi.- Propose l’uomo iniziando a salire le scale.
-No, non fa nulla!- Rispose subito Chichi imbarazzata dal fatto che con la schiena così scoperta si sentisse nuda e che un altro uomo entrasse nella sua camera da letto. -Appena arriva Bulma mi faccio aiutare da lei.-
-Non dire sciocchezze!- Yamcha rise divertito. -Ci metterò un attimo.- Concluse entrando nella stanza.
Chichi si voltò verso di lui con le guance ancora arrossate e quando i loro occhi si incontrarono, rimase sorpresa della stana espressione che l’amico aveva in faccia. Sembrava quasi… Sconvolto.
-Sto così male?- Chiese mal interpretando l’espressione dell’uomo.
-No.- Rispose lui senza smettere di guardare il suo corpo. -Sei stupenda.-
Chichi arrossì violentemente. Quel complimento e lo sguardo fin troppo profondo dell’uomo l’aveva messa a disagio. Sentì Yamcha avvicinarsi e con tocco gentile afferrare la zip. Con la coda dell’occhio osservò i movimenti dell’uomo dallo specchio alla sua destra. Vide perfettamente come Yamcha si fosse soffermato a guardare la sua schiena prima di sollevare finalmente quella dannata cerniera. Risolto il problema per cui lui era andato in suo soccorso, Chichi si allontanò e voltandosi con un sorriso forzato sulle labbra lo ringraziò.
-Ti ringrazio.- Chichi si costrinse a guardarlo negli occhi nonostante il forte imbarazzo. -Ora puoi tornare di sotto. Io arrivo fra un minuto.- Poi tutto accadde in un attimo. Yamcha si avvicinò a lei e senza dire una parola le sollevò il mento con la mano in modo che i loro sguardi fossero uno dentro l’altro. -Yamcha cosa stai facen…?- L’uomo premette le sue labbra su quelle della corvina che per poco non svenne dallo shock. Rapida si scostò da lui allontanandolo con forza ma non prima di aver sentito un famigliare fruscio poco distante. Spostò lo sguardo furente da Yamcha e lo posò nella direzione in cui aveva sentito il leggero spostamento d’aria. Il suo cuore di fermò e per la seconda volta in pochi istanti Chichi rischiò di perdere i sensi. Goku era apparso nella stanza proprio in quel momento. Le dita ancora posate sulla fronte. Vestito di tutto punto era stupendo e in un’altra occasione glielo avrebbe fatto notare. Ma non in quel momento. Chichi posò i suoi occhi in quelli del marito e il dolore che vi lesse fu così immenso da colpirla come uno schiaffo in piena faccia.
-Goku?- Tentò lei facendo un passo nella sua direzione.
Il sayan non rispose. Il suo viso deformato dalla rabbia e dal dolore parlava da sé. Distogliendo lo sguardo da lei scomparve di nuovo, lasciandola lì con l’animo in pezzi.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il calore che scioglie la neve ***


Capitolo 3: Il calore che scioglie la neve



 
-GOKU!- Gridò a squarciagola la donna invano. Ormai se n’era andato. Non avrebbe sentito le sue urla né i suoi singhiozzi che si facevano man mano più insistenti e numerosi. La paura si era ormai fatta largo nel suo cuore e le attanagliava le viscere impedendole di muovere anche solo un muscolo. La sua mente, incapace di trovare una soluzione a quello che era successo, le riproponeva in loop l’immagine dello sguardo ferito di suo marito straziandole l’anima.
-Chichi?- Il tocco delicato della mano di Yamcha sulla sua spalla le ricordò che non era sola in quel momento. La rabbia colmò ogni cellula del suo corpo e con sguardo di fuoco si voltò verso il fautore della rovina di tutto il suo mondo. Perché questo sarebbe accaduto se Goku non l’avesse perdonata. La sua vita sarebbe andata in pezzi.
-Cosa diavolo ti è saltato in mente?!- Lo aggredì quasi ringhiando.
-Io…- Iniziò Yamcha a disagio.
-Tu cosa?!-
-Mi dispiace!- Rispose alla fine lui. -Non volevo farlo ma in questi giorni ci siamo avvicinati molto e quando ti ho vista vestita così la mia mente è andata in tilt.- L’uomo distolse lo sguardo incapace di sostenere quello ardente della donna che aveva di fronte.
-Goku è uno dei tuoi migliori amici, come hai potuto fargli questo?!- Chichi ormai era sull’orlo dell’isteria. Mai nella sua vita aveva odiato qualcuno ma in quel momento detestava quell’uomo con cui credeva di aver instaurato una bella amicizia, più di qualsiasi altra cosa al mondo. -Come hai potuto farmi questo?!-
-È anche colpa tua!- L’accusò Yamcha tornando a puntare lo sguardo in quello di lei.
-Mia?!- Chichi sgranò gli occhi incredula.
-Sei stata talmente gentile in questi giorni che mi hai confuso!-
Sgranò gli occhi. Le lacrime si erano fermate tanta era la rabbia e lo shock che la donna stava provando in quel momento. Strinse i pugni così forte da conficcarsi le unghie nei palmi delle mani. Tutto il dolore che stava provando nel suo cuore si tramutò in rabbia che dalla sua bocca esplose, colpendo Yamcha con parole maligne.
-Tra tutti gli amici di Goku ti ho sempre trovato più che detestabile.- L’uomo sussultò a quelle parole. -Ti guardavo crogiolarti nella fama senza prendere sul serio niente e nessuno. Amavi divertirti e cambiare donna ogni settimana. Ho sempre trovato il tuo comportamento immorale. Per anni mio marito mi ha chiesto di darti una chance e ha cercato di convincermi che in realtà fossi un bravo ragazzo e, sarò sincera con te, in questi ultimi dieci giorni ho davvero creduto che avesse avuto ragione.- Lo guardò dall’alto in basso con disgusto. -Invece sei sempre il solito e con il tuo gesto probabilmente hai rovinato la mia vita, oltre che aver distrutto la mia famiglia.- Chichi abbassò lo sguardo sentendo le lacrime tornare a pizzicarle gli occhi. -In ogni caso hai ragione.- Convenne alla fine la donna. -La colpa è anche mia. Ma non per essere stata gentile con te, sono colpevole di aver trascurato mio marito e aver permesso che si logorasse dentro a causa della complicità che si era andata a creare tra noi. Sono stata una stupida.- Chichi guardò di nuovo l’uomo che aveva di fronte. Le guance rigate dalle lacrime che non era più in grado di trattenere. -Fuori da casa mia.- Ordinò.
Ferito e con lo sguardo assente, Yamcha obbedì lasciandola sola nella sua stanza.
 
***
 
Goku si era teletrasportato non appena la sua mente aveva compreso quello che i suoi occhi avevano visto. Aveva sentito il suo cuore spezzarsi e la sua anima lacerarsi provocandogli così tanto dolore da mozzargli il fiato. Mai avrebbe creduto di assistere ad una cosa del genere e mai avrebbe creduto di poter provare così tanta sofferenza. Per un attimo la furia omicida si era impossessata della sua mente e l’unica cosa che avrebbe voluto fare in quel momento era uccidere quel bastardo che aveva osato baciare sua moglie, nel modo più lento e doloroso possibile. Per fortuna, nonostante il dolore fosse così forte da fargli male al petto, era riuscito a controllarsi e ad andarsene senza commettere qualcosa a cui non avrebbe più potuto porre rimedio. La rabbia che fino a quel momento aveva trattenuto dentro di sé era esplosa e il sayan aveva sfogato una potente energia spazzando via tutto quello che lo circondava per chilometri, formando un profondo cratere intorno a lui. Goku chiuse gli occhi cercando di mantenere il controllo su di sé nonostante ogni singola cellula del suo corpo lo spronasse a tornare indietro e vendicarsi. Si portò una mano al petto e strinse il punto in cui si trovava il cuore. Nemmeno nel mese in cui aveva sofferto della malattia cardiaca che gli era stata predetta da Trunks, aveva sofferto così. L’immagine di Chichi che baciava un altro uomo era fissa nella sua mente e lui non riusciva a scacciarla nonostante ci provasse con tutte le sue forze.
 
***
 
La famiglia Brief più Goten era in volo verso i Monti Paoz quando l’onda d’urto di uno sfogo di energia per poco non aveva fatto precipitare il velivolo guidato da Bulma. Dopo un attimo di paura i tre sayan si erano guardati preoccupati. Chiaramente loro sapevano cosa avesse provocato quella turbolenza e Bulma voleva una spiegazione.
-Che cosa è stato?- Chiese la donna con il cuore che ancora batteva all’impazzata per lo spavento.
-Questa è l’aura di mio padre.- Disse Goten spostando lo sguardo su Vegeta preoccupato. -Sembra arrabbiato. Forse dovrei andare a controllare.- Fece per alzarsi dal suo posto ma Vegeta gli intimò di rimanere seduto.
-Ci penso io.- Affermò il principe dei sayan aprendo il portellone posteriore del velivolo e preparandosi a saltare.
-Voglio venire con te!- Insistette Goten alzandosi in piedi.
-Ho detto che ci penso io.- Rispose Vegeta con uno sguardo così temibile da ricordare il sanguinario guerriero di molti anni prima che convinse Goten a rimanere sull’aereo senza ulteriori obiezioni.
Vegeta spiccò il volo e alla massima velocità si diresse verso la fonte di quell’aura che esprimeva così tanto dolore. Raggiunse il luogo in cui Goku si era rifugiato in pochi minuti. La devastazione che l’aura del sayan aveva portato in quello che una volta era stato uno spiazzo erboso, non fece altro che aumentare ancora di più la sua preoccupazione. Scese lentamente portandosi a pochi passi da Goku che se ne stava in piedi con gli occhi chiusi in mezzo ad un cratere creato dallo sfogo del suo potere. Un alone nero circondava il corpo del sayan confermando il suo malessere. Quello che ora Vegeta voleva capire era il motivo di tanta rabbia.
-Kakaroth.- Iniziò cauto avvicinandosi di qualche passo. -Che diavolo ti prende?-
-Lasciami solo.- Fu la risposta secca dell’altro.
Vegeta incrociò le braccia al petto. Non aveva nessuna intenzione di muoversi da lì. Per anni, quando era ancora il sanguinario principe dei sayan, aveva provato quel sentimento colmo di odio e rabbia che ora percepiva chiaro nell’aura del compagno, e sapeva bene come quelle emozioni fossero in grado di logorare qualcuno fino nel profondo dell’anima, specialmente se questo qualcuno aveva DNA sayan.
-Kakaroth, che cosa è successo? Parla!- Ordinò Vegeta perentorio. - Non te lo chiederò di nuovo e vorrei evitare di prenderti a calci.-
Goku strinse i pugni così forte che le sue nocche divennero bianche. Per un momento Vegeta credette che lo avrebbe attaccato, invece si limitò ad aprire gli occhi e fissarli in quelli del principe mostrando al compagno tutto il dolore che lo stava devastando interiormente.
-Li ho visti, Vegeta.- Rispose alla fine il buon sayan trasmettendo tutta la sua pena in quelle poche parole. -Si sono baciati.- Concluse sfogando altra energia.
-Non posso credere che Chichi ti abbia fatto questo.- Rispose Vegeta incredulo che la donna avesse ceduto alle moine dell’inutile terrestre.
-A dire il vero credo che lui l’abbia presa alla sprovvista e l’abbia baciata.- Goku sospirò. -Ho visto perfettamente Chichi respingerlo.-
-Le hai chiesto una spiegazione?-
-No.- Goku abbassò lo sguardo. -Me ne sono andato senza dire una parola.-
-Sei scappato come un codardo? Perché?- Vegeta scosse la testa. -Al tuo posto come minimo avrei preso a pugni quell’inetto.-
-Sono dovuto andare via.- Rispose Goku ferito dall’insinuazione dell’amico. -Qualcosa è scattato dentro di me in quel momento, qualcosa che mi ha quasi fatto perdere il controllo di me stesso e se non me ne fossi andato sono certo che Yamcha sarebbe morto a quest’ora.- Goku sospirò ancora. -Mai prima di oggi mi era successo di rischiare di perdere il controllo.-
-È una cosa normale.- Rispose Vegeta. -Nonostante tu finga di essere un terrestre sei pur sempre un sayan.-
-E questo cosa centra?- Chiese Goku stanco.
-In quel momento non eri più Goku, l’eroe della Terra, ma Kakaroth, il sayan.-
-Non capisco. Kakaroth non sono sempre io?- Chiese Goku confuso.
-Non ci arrivi proprio.- Vegeta sospirò. -Certo che sei tu, era una metafora. Intendevo dire che quando hai visto qualcun altro invadere il tuo territorio, la tua parte razionale ha lasciato il posto a quella impulsiva. Sei stato bravo comunque.- Ammise Vegeta ammirato da tanto autocontrollo. -A non averlo ucciso intendo.-
-Ci è mancato poco. Adesso mi sono calmato.- Confermò Goku accennando ad un sorriso.
-Sono felice di sentirlo perché il tuo caro amichetto terrestre sta venendo qui.-
Il cuore di Goku si fermò per un instante. Distratto com’era dalla rabbia e dalla conversazione con Vegeta, non si era accorto dell’aura di Yamcha in avvicinamento. Vegeta aveva ragione, l’uomo stava venendo proprio lì. Deglutì a disagio. Nonostante avesse appena detto di essersi calmato, sapeva che quella non era che una mezza verità. Certo aveva di nuovo il controllo sulla sua mente ma l’istinto omicida nei confronti dell’uomo che aveva osato posare le sue labbra su quelle di sua moglie, era ancora piuttosto intenso. Goku alzò lo sguardo al cielo. La sua espressione si indurì alla vista di Yamcha in volo sopra di lui. L’uomo scese lentamente tenendosi a debita distanza dal sayan. Goku poteva percepire la sua paura e quella consapevolezza lo rallegrò. Quando i piedi di Yamcha toccarono il terreno e l’uomo accennò ad un sorriso, Goku non contenne più la rabbia e la trasformazione in super sayan illuminò a giorno quel luogo che fino a qualche istante prima era stato bagnato solo dalla fioca luce delle stelle.
 
***
 
Quando la famiglia Brief e Goten erano arrivati a casa sua, Chichi se ne stava seduta sul suo letto con stretta in mano una foto del suo matrimonio dove vi erano ritratti lei e Goku sorridenti e felici. Una fitta al cuore minacciò si sopraffarla. Il ricordo di quel giorno tanto speciale era stato rovinato dal pensiero che quella sera lei avesse rovinato tutto. Un leggero bussare attirò l’attenzione della donna sul visitatore che aveva accostato timidamente la porta. Rapida si asciugò le lacrime e guardando negli occhi la sua migliore amica, Chichi tentò di sorridere.
-Posso entrare?- Chiese Bulma incerta.
Chichi annuì e la turchina si apprestò ad entrare e sedersi al suo fianco. Rimasero in silenzio, ognuna immersa nei suoi pensieri finché Bulma, stanca di attendere, decise di porle la sua domanda.
-Che cosa è successo, Chichi?-
Fu in quel momento che lei, arrivata al limite della sopportazione, scoppiò in lacrime davanti all’amica e sfogò tutto il suo dolore raccontandole cosa fosse successo in quei giorni fino ad arrivare al fatidico bacio che tutto aveva portato alla rovina. Bulma le posò una mano sulla spalla. Era dispiaciuta per la sua amica e allo stesso tempo provava tanta rabbia nei confronti di Yamcha.
-Cosa gli è saltato in testa a quello sciocco?!- Esplose Bulma incapace di riuscire a trattenersi oltre.
-La colpa è anche mia.- Ammise Chichi asciugandosi gli occhi. -Gli ho dato troppa confidenza.-
-Certo che non è colpa tua! Tu sei stata gentile e non devi assolutamente sentirti colpevole per le strane idee che si è fatto lui.- La tranquillizzò la turchina. -Quello di cui devi sentirti in colpa è del tuo atteggiamento nei confronti di Goku in questi ultimi giorni.-
Chichi la guardò imbronciata.
-A parte il bacio non credo di avergli fatto nulla. La nostra lite è colpa sua.- Sostenne indurendo appena lo sguardo, senza voler ammettere il suo errore davanti all’amica.
-Invece no.- Le rispose seria l’altra. -La colpa è tua Chichi. Goku era chiaramente geloso della complicità che si stava creando tra te e Yamcha ma tu hai ignorato la cosa fregandotene dei suoi sentimenti. L’hai portato sull’orlo della sopportazione. Ricordati che nonostante Goku sia sempre vissuto sulla Terra è pur sempre un sayan e quindi impulsivo e soprattutto possessivo. E poi il colpo basso dell’abbandono durante la vostra lite, non è da te.- Bulma scosse la testa. -Hai esagerato tirando fuori quella vecchia storia che entrambi ormai vi eravati lasciati alle spalle da tempo. Lui ti ama e questa volta, anche se non avrei mai pensato potesse accadere.- Ammise. -La colpa è solo tua.-
Chichi aveva ascoltato l’amica capendo solo in quel momento il malumore che aveva accompagnato Goku in quei giorni. Certo lei aveva pensato potesse trattarsi di gelosia ma aveva accantonato quella sua sensazione credendola impossibile e pensando invece che il malumore di suo marito dipendesse dal fatto che spesso negli ultimi giorni non gli aveva fatto trovare il pranzo pronto al suo rientro dagli allenamenti. Invece era proprio la gelosia il problema. Lei, che lo aveva sempre accusato di trascurare la famiglia, aveva fatto lo stesso facendo sentire il suo unico amore il terzo incomodo in quella situazione. E poi per cosa? Una stupida cena fra amici? Chichi si portò una mano alla bocca scioccata dalla conclusione a cui era giunta. Come aveva potuto fare una cosa del genere all’amore della sua vita? Come aveva potuto essere così cieca da non accorgersi che Goku stesse soffrendo per colpa sua?
-Devo andare a cercarlo.- Disse alzandosi in piedi.
-No.- Bulma la fermò afferrandola per un braccio. -Se ne sta occupando Vegeta. Non appena avrà fatto calmare Goku verranno qui e potrete chiarire.-
-E cosa mi proponi di fare nel frattempo?!- Rispose lei frustrata.
-C’è una festa in corso al piano di sotto.- Le ricordò Bulma. -Mentre noi siamo qui a parlare, le persone che hai invitato sono arrivate e Goten, Trunks e la piccola Bra stanno facendo del loro meglio per intrattenerli ma scommetto che tutti si staranno chiedendo dove siano i padroni di casa.-
-Non mi importa nulla di questa stupida festa!- Inveì contro la sua amica.
-Lo so.- Concesse Bulma. -Ma sono sicura che Goku e Vegeta torneranno presto e poi potrete godervi insieme il Natale, quindi perché non attenderli in compagnia?- Bulma tentò un sorriso sperando di convincere l’amica ad uscire dalla sua stanza.
-Va bene.- Concesse alla fine Chichi, nonostante nel suo cuore non sentisse per nulla la gioia tipica delle feste, ma soltanto un profondo vuoto.
 
***
 
Yamcha si era sentito uno schifo nello stesso istante in cui si era reso conto di quello che aveva fatto. Non voleva credere di aver compiuto un atto così vile nei confronti di uno dei suoi migliori amici di sempre. Goku c’era sempre stato per lui e si era sempre comportato da amico nei suoi confronti, mentre lui l’aveva tradito. In quegli ultimi giorni era andato spesso a casa Son e sebbene all’inizio il suo unico scopo fosse quello di aiutare Chichi nell’organizzare una perfetta cena di Natale, nel corso dei vari giorni si era reso conto di quanto la donna, che aveva sempre considerato fastidiosa ed irritante, fosse speciale e davvero una brava moglie. Una punta di gelosia sia era insinuata nel suo animo facendosi largo nel suo cuore, crescendo giorno dopo giorno, alimentata dall’amore incondizionato che Chichi provava per suo marito, nonostante tutti i suoi errori passati. Aveva iniziato con le frecciatine verso Goku più per gioco che per una vera sfida nei confronti del sayan. Lui non aveva mai avuto nessuna intenzione di portargli via Chichi, voleva solo sentirsi migliore di lui. Goku, non solo era il guerriero più forte dell’universo, aveva anche una splendida famiglia e una moglie eccezionale, e l’invidia nei confronti dell’amico l’aveva portato a voler far vedere che in realtà come marito e padre non fosse un granché.
Quando aveva posato le sua labbra su quelle di Chichi, Yamcha aveva soltanto voluto vedere che cosa si provasse ad essere Goku, anche solo per un momento. La donna lo aveva allontanato all’istante. C’era da aspettarselo. Lei amava suo marito più di se stessa. La parte peggiore, infatti, non era stata il ritiro fulmineo della donna dal suo tocco ma l’aver visto l’espressione di dolore nello sguardo di Goku quando era apparso nella stanza e li aveva visti. In quel momento si era sentito davvero un verme. Per questo motivo, quando Chichi lo aveva cacciato, Yamcha aveva deciso di raggiungere Goku per cercare in qualche modo di farsi perdonare, ma ora che lo aveva di fronte trasformato in super sayan, con lo sguardo ardente puntato nel suo, non poté non pensare fosse stata una pessima idea.
-Goku io...- Tentò l’uomo ma fu subito interrotto dalla voce del sayan, che mai come in quella occasione stava dimostrando di appartenere a quella razza di temibili guerrieri.
-Perché?- Fu l’unica parola che uscì dalle labbra di Goku.
-Ero invidioso di te.- Ammise Yamcha distogliendo lo sguardo da quello dell’altro incapace di sostenere ancora il contatto visivo con i suoi penetranti occhi azzurri. Yamcha attese che Goku dicesse qualcosa ma il suo ex amico si limitava a fissarlo con occhi di ghiaccio. -Mi dispiace Goku, io non avrei mai voluto fare una cosa del genere proprio a te. Sono stato un verme e so che mi starai odiando ma spero davvero che un giorno riuscirai a trovare la forza di perdonarmi.-
Goku non rispose si limitò a scattare in avanti fulmineo e a colpire l’uomo con un pugno allo stomaco. Tutta l’aria uscì dai polmoni di Yamcha che cadde a terra in ginocchio.
-Io non ti odio.- Rispose serio Goku prima di tornare alla sua forma normale e volarsene via.
Yamcha rimase a terra dolorante ma nonostante lo stomaco gli facesse male, il dolore al cuore era molto più forte. Goku non lo odiava ma non aveva detto nulla su un possibile perdono futuro. La consapevolezza di aver perso un amico a lui così caro lo colpì con la forza di cento pugni. Dei passi attutiti dalla neve attirarono l’attenzione dell’uomo in ginocchio. Yamcha alzò lo sguardo e lo puntò in quello di Vegeta che lo fissava torvo.
-Sei ancora qui.- Gli fece notare Yamcha confuso dalla presenza del sayan.
-Ero rimasto nel caso Kakaroth avesse preso la decisione di farti fuori.- Un ghigno si fece strada sul volto del principe.
-Volevi goderti lo spettacolo. Capisco.- Yamcha sospirò rimettendosi in piedi. -Spiacente di averti deluso allora.-
-No. Sono rimasto per fermare Kakaroth in quel caso.-
Yamcha sgranò gli occhi incredulo.
-E perché mai avresti dovuto fermarlo? Credevo mi odiassi.-
-Non l’avrei fatto di certo per te, inetto.- Rispose duro Vegeta. -Kakaroth una volta tornato lucido si sarebbe pentito del suo gesto e i sensi di colpa lo avrebbero logorato in eterno.- Vegeta incrociò le braccia al petto. -Ora vattene. Hai già fatto abbastanza danni per oggi.-
Vegeta spiccò il volo lasciandolo da solo in mezzo al nulla a logorarsi per i sensi di colpa.
 
***
 
Chichi aveva ascoltato il consiglio di Bulma ed era scesa in salotto a salutare gli ospiti sperando con tutta se stessa che Vegeta riuscisse in qualche modo a far ragionare Goku e lo convincesse a darle un’altra possibilità, o almeno le permettesse di spiegarsi e raccontagli come erano effettivamente andate le cose. Erano passate quasi tre ore ormai e di suo marito nemmeno l’ombra. Chichi guardò fuori la finestra verso il fitto bosco nella speranza di vederlo uscire ed incamminarsi verso la loro casa. Sentì gli occhi pizzicare ripensando a quando, qualche ora prima, Yamcha aveva profanato le sue labbra e tutto quel enorme malinteso era iniziato. Chissà che cosa aveva pensato Goku in quel momento. Doveva essere stato devastante per suo marito vedere lei e Yamcha baciarsi nella loro camera da letto, chissà cosa aveva creduto di aver interrotto per essere scappato via così, senza darle nemmeno il tempo di spiegare. Una lacrima sfuggì al controllo della donna che rapida la asciugò con la mano. Non voleva che nessuno iniziasse a farle delle scomode domande sul reale motivo dell’assenza di Goku e Vegeta. Bulma aveva abilmente detto a tutti che i due sayan erano andati ad allenarsi e nessuno ci aveva trovato nulla di strano. Soltanto i suoi due figli si erano accorti che qualcosa non andava ma per sua fortuna avevano fatto finta di nulla, nonostante più volte durante la serata avessero guardato nella sua direzione con espressione curiosa e preoccupata allo stesso tempo. Lei aveva sempre sorriso a quei loro sguardi indagatori ma era certa che i due non si fossero affatto tranquillizzati.
Il suo cuore perse un battito quando vide una figura atterrare aggraziata nel giardino ed incamminarsi verso la sua casa. Forse Goku era tornato. Forse potevano finalmente chiarire. Col cuore in gola, si era fiondata all’esterno senza indossare nemmeno il soprabito, incurante del gelo perenne dei Monti Paoz nella stagione invernale.
-Goku?- Chiamò speranzosa.
-Kakaroth non è ancora rientrato?-
Quando il misterioso individuo era arrivato sotto la lama di luce che usciva dalla porta di casa aperta, la delusione si era fatta strada nel cuore di Chichi rendendolo pesante come un macigno.
-Vegeta…- Sussurrò con gli occhi umidi. -Dov’è mio marito?-
-Tsk, se ne volato via e ha azzerato la sua aura per seminarmi. Credevo fosse tornato a casa ma evidentemente mi sbagliavo.- Rispose il sayan incrociando le braccia al petto infastidito.
Quelle parole minacciarono di farla crollare. Il dolore e la paura che per tutto il corso della serata aveva tenuto sotto controllo, l’avevano sopraffatta. Incapace di reggersi ancora sulle sue gambe, ormai molli e tremolanti, Chichi si lasciò cadere a terra scoppiando in lacrime.
-Mamma!- In un attimo, le braccia dei suoi due figli l’avevano cinta e sollevata da terra. -Che sta succedendo?- Volle sapere Gohan, dopo aver condotto sua madre all’interno. -Perché papà non è qui?- Al silenzio della donna, il sayan si voltò verso Vegeta. -Tu ne sai qualcosa? Parla!-
Tutti gli amici avevano circondato la donna in lacrime, curiosi e preoccupati per l’assenza di Goku e le improvvise lacrime di lei.
-Non è il momento di parlarne.- Intervenne Bulma cercando di distogliere l’attenzione di tutti dalla sua amica scossa dai singhiozzi. -Sono certa che Goku tornerà presto.-
-Dobbiamo andare a cercarlo.- Insistette Goten guardando addolorato la madre in lacrime.
-Ha azzerato la sua aura.- Fece notare Junior serio. -Credo non voglia farsi trovare.-
A quelle parole Chichi smise di piangere. Lo sguardo terrorizzato puntato sul namecciano. Goku non voleva farsi trovare? Deglutì nonostante la gola secca. Vegeta non era riuscito a convincerlo a perdonarla, era sicuramente quello il motivo che spingeva Goku a rimanere nascosto. In quel momento sentì il suo cuore spezzarsi a metà. Si sentì vuota e, nonostante fosse circondata dalle presone che amava e che l’amavano di più al mondo, si sentì terribilmente sola. La decisione che prese l’istante successivo fu l’unica cosa che le sembrò sensato fare in quel momento. Si scostò dalle braccia di suo figlio e si fiondò verso la veranda calciando via i tacchi che portava ai piedi.
-Mamma? Che stai facendo?-
Ignorando la domanda del figlio, Chichi si infilò un paio di stivali e prendendo il primo cappotto che le capitò a mano si fiondò all’esterno sparendo in pochi istanti tra le oscure fronde degli alberi.
-Mamma! Fermati!- I due giovani Son corsero all’esterno pronti a raggiungere la donna che da sola era andata nel bosco.
-Rimanete dove siete voi due.- Le parole glaciali di Vegeta fermarono i ragazzi che voltandosi lo fulminarono con lo sguardo.
-È sicuramente andata a cercarlo e non possiamo lasciarla andare da sola!- Gli inveì contro Goten furioso. Se prima aveva accettato la scelta di Vegeta di parlare da solo con suo padre, ora non aveva nessuna intenzione di obbedire al principe dei sayan, nonostante il suo sguardo fosse così terribile da mettergli i brividi.
-Lei non vorrebbe che voi interveniste.- Rispose deciso Vegeta. -Questa volta deve cavarsela da sola.-
-Ma che stai dicendo?!- Gohan ormai stava urlando. -Non sarebbe in grado di percepire l’aura di papà nemmeno se lui non la stesse azzerando, quindi mi spieghi come potrebbe riuscire a trovarlo?!- Gohan strinse i pugni irritato. -Sempre ammesso che lui sia ancora nel bosco!-
-A lei non serve percepire la sua aura per trovarlo.- Intervenne Bulma in supporto del marito. -Quei due si amano alla follia e potrebbero ritrovarsi ovunque.-
-Ma…- Iniziò Goten non convinto dalle parole della turchina.
-Tornate immediatamente dentro.- Ordinò Vegeta trasformandosi in super sayan blu. Lo sguardo folle del principe non prometteva niente di buono. I due giovani Son deglutirono a disagio guardando il sayan più temibile di sempre avvicinarsi passo dopo passo a loro. -O vi farò rientrare a suon di pugni.-
 
***
 
Goku se n’era andato parzialmente soddisfatto dal suo faccia a faccia con Yamcha. La soddisfazione di averlo colpito aveva placato in parte il suo tormento interiore ma quella piccola vendetta non lo aveva appagato del tutto. Vegeta aveva ragione. La rabbia che stava provando era centuplicata dal fatto che lui non era un semplice terrestre ma un sayan e la razza di cui erano originari non era conosciuta per la sua calma. Probabilmente si sarebbe sentito meglio soltanto nell’eliminare fisicamente l’uomo che, come gli aveva fatto notare il principe, aveva invaso il suo territorio. Rise di se stesso. Per tutta la vita aveva respinto la sua natura di sayan comportandosi da normale terrestre e sfogando i suoi istinti alieni solo durante gli scontri, ma ora che tutto il suo mondo stava andando in pezzi, trovava davvero difficile non essere semplicemente Kakaroth. Sospirò frustrato. Aveva azzerato la sua aura quando si era accorto che Vegeta lo stava seguendo. Non era pronto a tornare indietro. Prima di incontrare sua moglie doveva calmarsi del tutto e quale modo migliore per farlo se non tornando nel luogo dove andavano sempre quando Gohan era ancora piccolo? Goku passò la mano sul foro dell’albero che il piccolo Son aveva creato per non schiantarvisi contro dopo che lui, come uno sciocco, aveva lasciato il passeggino, perdendo il controllo di suo figlio. Chichi lo aveva rimproverato per quella sua distrazione e lui si era scusato per essere stato così irresponsabile ma nel suo cuore era stato orgoglioso del suo primogenito.
Ripensare a sua moglie gli provocò una fitta al petto così forte ed improvvisa da bloccagli il respiro. La paura gli colmò mente e cuore. Chichi sarebbe stata ancora sua una volta tornato a casa? Oppure l’avrebbe definitivamente persa? Certo, lui aveva visto benissimo sua moglie scostarsi rapida dalle labbra di Yamcha ma se il motivo fosse stato che la donna aveva sentito il suo arrivo? Quel dubbio che si stava insinuando nel suo cuore lo fece tremare. Con sguardo smarrito guardò il luogo che fino ad un attimo prima gli aveva donato un piacevole ricordo ma che ora gli aveva provocato una voragine nel petto, rappresentando tutto quello che quella notte avrebbe potuto perdere. Il silenzio di quel luogo gli rimbombava nelle orecchie assordandolo. Spostò lo sguardo sul cielo coperto dalle nubi e si rese conto che era l’esatto specchio della sua anima in quel momento. Distolse lo sguardo, quella consapevolezza gli rendeva difficile continuare a guardare il cielo. Quella notte lo incupiva soltanto. Posò ancora i suoi tormentati occhi neri sull’albero che aveva riportato nella sua mente quel dolce ricordo. Strinse i pugni deciso. Doveva chiarire subito quella situazione. Basta tergiversare! Non era mai stato un codardo e non lo sarebbe stato nemmeno in quella situazione. Avrebbe lottato per salvare il suo matrimonio. Non avrebbe perso la sua famiglia. Non avrebbe perso sua moglie.
 
***
 
Chichi si era lanciata nel bosco senza riflettere e senza nemmeno dare una spiegazione alla sua famiglia. Di una cosa era certa: se non avesse trovato Goku e non lo avesse trovato subito, il suo cuore ferito sarebbe esploso dal dolore. Non sapeva come avrebbe fatto a trovarlo, non sapeva nemmeno se ci sarebbe riuscita, ma doveva tentare. Il loro amore avrebbe superato quella tremenda situazione e ne sarebbero usciti più forti. Sì, doveva andare così perché il solo pensiero che lui non volesse vederla mai più le bruciava l’anima condannandola alle peggiori pene dell’inferno.
Non sapeva da quanto tempo stesse correndo a perdifiato nel bosco. La neve rendeva più difficile la sua avanzata e più di una volta l’aveva fatta cadere, strappando non solo il giubbotto, ma anche lo splendido vestito che aveva indossato quella sera. Inciampò su una radice che, complice la neve e il buio, non aveva notato. Cadde in avanti finendo dentro un ammasso di rami che le ferirono mani e viso. Con le lacrime agli occhi si alzò e continuò a correre. Non era certa della direzione che aveva preso quando aveva iniziato la sua folle corsa nella foresta, ma qualcosa le diceva che stava andando in un luogo molto importante per la sua famiglia e che in quel posto colmo di emozioni, avrebbe ritrovato il suo Goku.
Finalmente sbucò fuori dal fitto bosco ritrovandosi in un familiare sentiero. Lo percorse col cuore in gola. Qualcosa le diceva che Goku era lì. Il suo cuore aumentò il battito man mano che lei, correndo nonostante l’aria gelida le bruciasse i polmoni ad ogni respiro, si avvicinava a quell’albero così familiare. Raggiunse la pianta che Gohan, tanti anni prima, aveva spezzato con una forza incredibile per un bambino di appena due anni e il suo cuore si fermò nel vedere due impronte così familiari nella neve, davanti a quello stesso albero. Disperata e con gli occhi pieni di lacrime si guardò intorno alla ricerca del suo uomo. La delusione non tardò a colpirla. Il suo Goku era stato lì ma ormai se n’era andato. Non era riuscita a raggiungerlo in tempo. Lacrime calde solcarono la sua pelle arrossata dal freddo. La donna si lasciò cadere in ginocchio, le mani si strinsero rabbiose sulla neve. Il suo Goku se n’era andato, probabilmente per sempre, e la colpa era solo sua. Aveva rovinato tutto. La voragine che si era andata a creare nel suo petto dall’inizio di quella brutta serata aveva ormai inglobato il suo cuore e la sua anima facendola precipitare nel più profondo e buio dei baratri.
 
***
 
Goku si era teletrasportato nel soggiorno di casa sua spaventando tutti i presenti e per un attimo si era stupito di trovare così tanta gente in casa, prima di ricordarsi della cena di Natale che Chichi aveva organizzato per quella sera.
-Papà?- La voce di Gohan attirò la sua attenzione.
-Ehilà figliolo! Dov’è tua madre?- Chiese aspettandosi che lei fosse lì. Guardò l’orologio del soggiorno e soddisfatto constatò che mancavano ancora dieci minuti alla mezzanotte. Potevano ancora risolvere la questione e passare uno splendido Natale insieme.
Gli occhi di tutti i presenti lo guardarono perplessi e preoccupati allo stesso tempo, agitando ancora di più il suo cuore già in subbuglio.
-Non è con te, papà?- Chiese Goten nonostante fosse piuttosto ovvio che la corvina non fosse insieme a lui.
-No.- Rispose il sayan col cuore in gola.
-È venuta a cercarti dopo che non ti ha visto tornare con me.- Rispose Vegeta serio. -Non hai percepito la sua aura?- Gli chiese il principe con un sopracciglio alzato.
Con un tuffo al cuore Goku si rese conto di essere stato così immerso nel dolore e così assorto nei suoi pensieri da non essersi nemmeno accorto che Chichi, la sua Chichi, si fosse fiondata nel bosco a cercarlo e che probabilmente fosse stata a pochi passi da lui. Senza dire una parola si portò due dita alla fronte, e come era apparso, in un attimo svanì di nuovo nel nulla.
 
***
 
Chichi era rimasta in ginocchio nella neve nonostante avesse perso la sensibilità alle mani e tremasse come una foglia incapace di smettere. Tutto il calore che solo l’amore di suo marito avrebbe potuto donarle era svanito con la consapevolezza che il loro matrimonio fosse finito quella sera. Aveva persino iniziato a nevicare, ricoprendo lentamente il suo corpo immobile di freddi fiocchi di neve. Probabilmente sarebbe morta congelata ma non le importava. Senza di lui la sua vita sarebbe stata vuota e priva di senso, quindi tanto valeva smettere di lottare. Un pensiero di scuse andò ai suoi due figli. Non era stata abbastanza forte da trovare la volontà di continuare a vivere. Ma forse loro sarebbero stati meglio senza di lei.
-Chichi?-
Quella voce… Si voltò di scatto nonostante il suo corpo fosse irrigidito per la lunga immobilità e intorpidito dal freddo. Quando il suo sguardo si incatenò in quello dell’unica persona al mondo che in quel momento avrebbe potuto salvarla, sentì di nuovo le lacrime scorrere sul suo viso gelato. A fatica si mise in piedi e, timorosa di dire qualcosa di sbagliato, rimase in silenzio a fissare lo sguardo dell’uomo che amava e che per sempre sarebbe rimasto in possesso del suo cuore, qualsiasi decisione avesse preso quella notte. Lo vide mentre la studiava dall’alto in basso e, l’irrazionale pensiero che lui la trovasse brutta, le fece abbassare istintivamente lo sguardo sullo stato pietoso in cui versavano i suoi abiti in quel momento. Doveva essere davvero orribile ai suoi occhi. Deglutì scacciando quei sciocchi pensieri e riportando l’attenzione su Goku che la stava di nuovo guardando negli occhi.
-Goku.- Parlare le risultò più complicato del previsto a causa del tempo passato al freddo. -M…mi dis…pia…ce.- Si inumidì le labbra a disagio. -N…on so quanto hai v…visto ma non è an…data come credi t…tu.- Goku rimase in silenzio a fissarla. Forse lui non credeva alle sue parole, forse era venuto lì per urlarle contro e non per perdonarla come lei aveva erroneamente creduto. -P…perdonami. T...ti prego.- Sussurrò la donna ormai rassegnata ad averlo perso per sempre.
In due falcate Goku le fu davanti e senza dire nulla la strinse a sé. Un gesto così inaspettato da lasciarla senza parole. Poi lui le prese il viso tra le mani incatenando i loro sguardi feriti. Un sorriso si fece strada sulle labbra di Goku, un sorriso che fu in grado di far rinascere a nuova vita l’anima in pezzi di Chichi. I fiocchi di neve continuavano a cadere lenti sui due innamorati ma Chichi non sentiva più il freddo che fino ad un attimo prima l’aveva imprigionata nella sua morsa. Ora percepiva soltanto il calore che solo la persona che sia ama più di tutte al mondo poteva donarti. Goku poso le sue labbra su quelle di sua moglie in un bacio che racchiudeva tutto l’amore che sentivano l’uno per l’altra. Un bacio appassionato necessario ai due innamorati come l’aria. In lontananza si udirono le campane della chiesa che segnavano la mezzanotte. Natale era arrivato portando con sé la gioia e l’amore che da sempre tutti si aspettano da questa festa. Sciolsero il bacio solo per potersi ammirare riflessi negli occhi l’uno dell’altra.
-Sei ferita.- Goku le accarezzò la guancia graffiata leggermene preoccupato.
-Non è niente.- Rispose lei appoggiando la sua mano su quella del marito e godendosi a pieno quel contatto che tanto aveva bramato.
-Mi dispiace per questi giorni. Io…-
Goku la zittì posandole un dito sulle labbra. Il sorriso che le rivolse era così carico di amore che Chichi non poté non sentirsi la donna più fortunata del mondo. Lui le disse due semplici parole ma che bastarono a donare gioia al suo cuore risanando le ferite che in quelle ore si erano andate a creare, salvando la sua anima dalla dannazione a cui era destinata senza il suo amore.
-Ti amo.-
Chichi scoppiò di nuovo in lacrime, questa volta di gioia, alla consapevolezza che lui, l’amore della sua vita, l’aveva perdonata e rendendosi finalmente conto che il loro amore era eterno e mai, per nulla al mondo, sarebbe finito.
 
 
Fine
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Buona sera a tutti :),
eccoci giunti alla fine della mia storia. Tutto è bene quel che finisce bene e anche per la nostra coppia, tutto è tornato al suo posto.
Spero la conclusione vi sia piaciuta e che abbiate apprezzato la mia interpretazione dei due protagonisti indiscussi di questa mini-long.
Ringrazio tutte le persone che hanno letto e seguito la storia e chi l’ha inserita tra le sue storie preferite/ricordate. Un ringraziamento
particolare va a chi mi ha lasciato, o mi lascerà, una sua opinione e a Nede che ha indetto questo contest che mi ha permesso di viaggiare
con la fantasia ed immaginare questa storia.
Baci :)
Shanley

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3734929