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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Seconda Partenza ***
Capitolo 2: *** In Cima al Mondo ***
Capitolo 3: *** Scacco Matto ***
Capitolo 4: *** Ultimo Giorno di Libertà ***
Capitolo 5: *** Trappola di Terracotta ***
Capitolo 6: *** Stranieri ***
Capitolo 7: *** Cavoli e Alambicchi ***
Capitolo 8: *** Meglio di Munchausen ***
Capitolo 9: *** Memento di un Guardiano ***
Capitolo 10: *** Fuga dalla Torre ***
Capitolo 11: *** Un gentiluomo prima di tutto ***
Capitolo 12: *** Quell'orribile, orribile giorno ***
Capitolo 13: *** Un recupero complicato ***
Capitolo 1 *** Seconda Partenza ***
La montagna e il prestigiatore
Tipologia: triple-drabble, 300 parole.
Binomio: La Montagna e... il Prestigiatore
Genere: Generale, molto più che vagamente soprannaturale
Avvertimenti: /
Rating: verde
Credits: /
Note dell'autore: della seria "le madri vincono sempre... in un modo o nell'altro".
Questa storia è la prima di quella che sarà una raccolta.
Ho deciso, infatti, di fare una serie di storie con questo
prestigiatore un po' particolare come filo conduttore. Che ci riesca o
meno, poi, è un altro discorso.
Non ho idea di che genere sia questa prima drabble... in realtà
pensavo al nonsense, ma poi non mi pare proprio nonsense... quindi se
mi dite cosa ne pensate mi fate un favore 8D
In futuro ci saranno anche elementi steampunk, infatti si tratta di
un'ambientazione ottocentesca. E anche sovrannaturali, ma solo una
mente contorta come la mia potrebbe intuirlo da quell'accenno che ho
messo verso la fine.
Introduzione: Mai scalata fu più difficile per lui. Nemmeno quella sociale. Ma avrebbe comunque dovuto svegliarsi prima.
SECONDA PARTENZA
Fissò il tumulo accigliato, grattandosi la testa.
Non poteva credere di aver scalato quella stupida montagna per nulla.
Eppure sua madre stava proprio lì sotto, in quel cimitero dalla
pendenza improponibile, lasciandogli solo un pezzo di carta bollata con
le sue ultime volontà:
"I miei averi andranno alle capre.
E dite a mio figlio che è un cretino."
- Simpatica tua madre.
- Come un cancro. - rispose alla rossa assistente digrignando i denti.
Non erano mai andati d'accordo. Gli ripeteva sempre che
dovevano starsene nascosti, non andare a zonzo per il mondo a combinare
guai.
E poi lui era un incapace.
Così un giorno partì per far fortuna in città. O in qualunque
altro posto che non fosse quello sperduto e insulso paesino.
Dieci anni dopo, ricco e famoso in tutta Europa, si era deciso a tornare, per zittirla, una volta tanto.
Ma no. Era morta prima, vincendo di nuovo. Definitivamente.
E ora che avrebbe fatto? Il suo obbiettivo era divenuto polvere.
- Signore, posso andare? - chiese la bambina che aveva aiutato i due a districarsi nel dedalo di sentieri della montagna.
Il giovane le sorrise, e con un movimento fluido del polso fece apparire una rosa, porgendogliela.
- Grazie per l'aiuto, da qui faremo da soli.
La bambina corse via euforica, mentre l'assistente armeggiava con dei bastoni e un telo.
- E quindi?
- E quindi pazienza... sono stato un codardo, e come risultato ho perso la più grande soddisfazione della mia vita.
Il prestigiatore mormorò qualcosa naso all'aria, e il vento aumentò.
- Mi troverò un altro obbiettivo... In fondo il mondo è pieno di opportunità.
Accennò un inchino alla tomba, dopodiché tirò una
cordicina e l'ampio mantello si irrigidì in una forma
triangolare. Lui e l'assistente, munita di un'ala simile, presero la
rincorsa e balzarono nel vuoto di
un precipizio, risollevandosi grazie alla brezza.
E il prestigiatore partì di nuovo, alla ricerca di una nuova avventura.
- Ennesime note dell'autore -
Questa raccolta racchiude varie
storie legate dalla figura di questo misterioso prestigiatore, che
più avanti verrà presentato in diverse sue sfaccettature.
Avrà elementi sovrannaturali e steampunk, come detto sopra.
Ma più di tutto mi preme dire che partecipa a [Original Challenge 1] La Scala e... la Drabble, indetta sul forum degli Original Concorsi
di Eylis, in cui vengono dati ogni mesi nuovi binomi da combinare fra
loro con quelli precedenti in modo da scriverne, in totale, cento, di
drabble.
Quindi l'aggiornamento dipenderà molto da tutto ciò ^^
Ma ne ho già in serbo altre tre, quindi va benissimo per ora <3
Grazie per aver letto, alla prossima!u.u
E se volete farmi sapere che ne pensate mi farete felice un... universo!
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Capitolo 2 *** In Cima al Mondo ***
La tana e il portinaio
Tipologia:
triple-drabble, parole: 378
Binomio: La tana e... il
portinaio
Genere: generale, avventura (riferito alla totalità della
raccolta)
Avvertimenti: slice of life
Rating:
verde
Credits: /
Note dell'autore: stavolta mi rifiuto di
cercare di farla rientrare nei limiti di parole, mi spiace u_ù
E comunque un
paio di precisazioni: la parola ascensore, è scritta "ascendore" apposta.
Ho
usato lo zolfo perchè è giallo, non ci sono altri motivi e non ho idea di che
razza di esperimento possa essere.
L'assistente di chiama K, pronunciato alla
inglese. E non ho idea se esista o meno un nome come LeBolt... è solo il primo
che mi è venuto in mente.
E per ultima cosa... sì, da una palazzina di 15
piani si può vedere tutta Parigi. Perchè in fondo siamo in un Ottocento
alternativo, ricordatelo 8D
Introduzione: Una lettera = una nuova
avventura.
IN CIMA AL MONDO
(e poi giù, in strada)
Ma
chi gliele faceva fare tutte quelle scale, ogni volta? Ogni gradino non
faceva altro che rafforzare la sua convinzione che uno di quegli
aggeggi meccanici, quegli... ascendori, o come si chiamavano, fosse più che necessario per la palazzina di quindici piani di cui si prendeva cura.
Ma il proprietario era, se possibile, di idee ancor più
antiquate delle sue, e il montare una di quelle diavolerie moderne in
una sua proprietà era assolutamente fuori questione.
E quindi a piedi. Quindici piani.
Per una cavolo di lettera.
Mancavano un paio di gradini alla meta quando, dall'unico appartamento
che occupava l'ultimo piano, la tana di uno dei più famosi
prestigiatori d'Europa, sentì provenire un boato, seguito a
breve da del fumo giallastro che usciva da sotto la porta.
L'uomo si precipitò all'interno preoccupato, ma invece di
lamenti e richieste d'aiuto lo accolsero imprecazioni e colpi di tosse.
- Tu e le tue idee del tubo! Te l'avevo detto di lasciar perdere lo zolfo!
- Ah, ma smettila di lamentarti... nessuno s'è fatto male.
- E certo, tanto devo pulir-Oh! Monsieur LeBolt!
La rossa si riavviò i capelli cercando di restituir loro un
aspetto perlomeno ordinato, e accompagnò
l'anziano portinaio in una delle poche stanze risparmiate dalla
nebbia sulfurea: il salotto.
Mentre attendeva il padrone di casa, si soffermò a rimirare la
spettacolare vista che si poteva godere dalla grande terrazza: da
quell'altezza si poteva ammirare Parigi quasi nella sua interezza...
pareva di stare in cima al mondo.
- Mi scusi per l'attesa, monsieur LeBolt, ho ritenuto opportuno
ripulirmi prima di riceverla. - il prestigiatore entrò nella
stanza, seguito dalla giovane assistente, che porse del thé al
portinaio.
- Oh, grazie madamoiselle K.
L'uomo gustò la bevanda calda, mentre gli occhi del
prestigiatore si facevano sempre più attenti e euforici man mano
che andava avanti con la lettura della missiva che gli era stata appena
consegnata.
All'improvviso scattò in piedi, spaventando gli altri.
- Prepara le valigie, K! ...anzi, no. Andremo così. Forza, muoviti!
- Ma, aspetta... dove dovremmo andare? - chiese la ragazza con un misto di irritazione e rassegnazione nella voce.
Ma il suo compagno non le rispose, si limitò a prendere il
mantello da viaggio e il cilindro, e si buttò - letteralmente -
dalla tromba delle scale.
Monsieur LeBolt si affacciò preoccupato dalla balaustra, notando
come il giovane si fosse già dileguato in strada, mentre K,
trascinandosi dietro un borsone, scivolava elegantemente lungo lo
scorrimano, urlando verso il basso:
- Stavolta prendiamo la carrozza a vapore, mi hai sentito?
L'uomo, osservandoli, sorrise.
Ecco, erano partiti di nuovo.
- Ennesime note dell'autore -
Sarebbero "dell'autrice", ma vabbè.
Non ho resistito e ho pubblicato subito la seconda breve storia, che
più che una storia è una scena. Questi due vivono
così, alla giornata, e il povero signor Lebolt se ne rimane a
casa a badare al loro appartamento XD
Ma a lui va bene così.
Grazie per aver letto, alla prossima!=)
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Capitolo 3 *** Scacco Matto ***
La torre e la fata
Titolo: Scacco Matto
Tipologia: triple-drabble, parole: 383
Binomio: La torre e... la fata
Genere: drammatico
Avvertimenti: /
Rating: giallo
Credits: /
Note dell'autore: mi spiace, non ce la faccio a tagliare più di così, o si perde un po' l'espressività...
Per il resto, decisamente diversa dalle altre... ho voluto mettere un
po' d'ansia addosso ai lettori, spero di esserci riuscita XD
Introduzione: "Mia fata, dove corri?"
SCACCO MATTO
Passi concitati sulla ghiaia, il fruscio delle vesti troppo ampie, il buio che inghiottiva le svolte.
Continuava a correre, ma il fiato cominciava a scarseggiare, i
piedi urlavano negli stivaletti stretti, il cuore palpitava ad ogni
inciampo. Sempre più, sempre più.
Era vicino, la stava raggiungendo.
Giunse al centro del parco, solo una fioca luce di lampione
illuminava la grande scacchiera con le sue enormi pedine.
La ragazzina si guardò alle spalle: l'ombra del suo inseguitore
non si vedeva nell'oscurità della notte, ma sapeva che
c'era ancora. Lo sentiva chiaramente mentre la chiamava.
La mia fata...
Si
nascose all'interno della torre bianca,
premendo le mani sulla bocca, tentando di zittire il respiro
affannoso. Rimase in attesa, gli occhi sgranati.
Qualche passo rimbombò poco distante, per poi svanire in un
silenzio carico di tensione. Lui se ne stava là, la cercava, la
voleva.
E lei non aveva più dove correre.
Strinse a sé le ginocchia. Chiuse gli occhi, sperando di svanire nel buio.
- Eccoti.
Il suo urlo venne soffocato dalla mano guantata dell'uomo, che la immobilizzò a terra.
- Perché continui a sfuggirmi? Lo sai, con me saresti
felice... - disse a pochi centimetri dal suo viso, accarezzandole i
capelli con sguardo ossessionato.
La
giovane era sempre più terrorizzata, al punto di trovarsi senza
respiro, paralizzata, con le imminenti lacrime che bruciavano in attesa
di segnare le pallide guance.
- La mia fata... la mia bellissima fata.
Quella nenia terrificante continuava mentre le mani del nobile si spostavano dapprima sulle spalle, poi sui fianchi e sul seno.
Lei, con gli occhi serrati, li spalancò nuovamente quando
sentì svanire il peso dell'uomo, ora a qualche metro da lei,
dietro una figura in mantello e cilindro.
Apparso dal nulla, il prestigiatore si voltò porgendole la mano.
- Tutto bene?
- Tu! - si intromise l'altro. - Sparisci o t'uccido!
Osservò placidamente la pistola che gli puntava addosso, senza scomodarsi.
- Anche se il re è limitato nei movimenti... - proseguì. - La regina può spostarsi ovunque.
Una donna dai capelli rossi apparve alle spalle del nobile, sferrando un potente colpo di bastone, che lo disarmò.
- Scacco matto. - mormorò prima di caricare un nuovo colpo.
La ragazzina non vide oltre. La visuale venne ostruita dal mantello
dello sconosciuto, e pochi istanti dopo si trovarono entrambi ai
cancelli del parco.
- Faccia attenzione verso casa.
E il prestigiatore si dileguò nella notte.
- Ulteriori note dell'autore -
C'è da dire che il personaggio della "fata" tornerà in futuro... ho altri piani per lei. Inoltre l'uomo era davvero un nobile.
Ironico? Forse.
E, sì, K è alquanto violenta. Possiamo dire che lei
è il braccio mentre il prestigiatore è la mente XD
Poi, il riferimento al re e alla regina, nel caso non fosse stato colto
(dato che mi è capitato >_< forse sono troppo contorta a
volte...) è riferito alle pedine del gioco degli scacchi, visto
che si trovano su un'enorme scacchiera ^^
Grazie per aver letto, alla prossima!^^
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Capitolo 4 *** Ultimo Giorno di Libertà ***
La tana e la cacciatrice
Titolo: Ultimo giorno di libertà
Tipologia: triple-drabble,
parole: 330
Binomio: La tana e... la cacciatrice
Genere:
generale
Avvertimenti: slice of life
Rating:
verde
Credits: /
Note dell'autore: mi dicono che le triple
drabble sono comprese fra le trecento e le trecentotrenta parole... se così non
fosse amen. Un'altra piccola nota sarà in fondo alla storia, in quanto non
vorrei rovinare il finale.
Ah, il nome K è davvero solo K. Si pronuncia alla
inglese.
Introduzione: E la cacciatrice lo vide e disse: "Tu sarai la
mia preda."
ULTIMO GIORNO DI LIBERTA'
Osservava la feroce cacciatrice dall'oscurità della sua tana,
seguendone attentamente gli spostamenti, tentando di prevedere la
prossima mossa. L'avrebbe trovato?
Forse, o forse no.
- Puoi sfuggirmi per ora... - disse lei con la voce più
terrificante mai sentita. - Ma sappi che non hai scampo. Prima o
poi cadrai nelle mie mani.
Si allontanò, con i passi sinuosi e felpati di una pantera.
Lui tirò un sospiro di sollievo: finalmente era libero di
raggiungere il suo scopo, di portare a termine l'impresa che tanto gli
stava costando in termini di pericolo.
Uscì dal rifugio che si era costruito, e con passi svelti si
avvicinò all'obbiettivo, afferrando il prezioso bottino.
Mancavano pochi metri alla sua salvezza, quando una risata gutturale si rivelò in tutta la sua malvagità.
- Sei caduto nella trappola! E ora preparati... perché questo sarà l'ultimo giorno in cui potrai vagare libero!
La cacciatrice se ne stava là, trionfante, con un ghigno
soddisfatto sul bel volto. L'inseguimento si protrasse in un ultimo
tentativo di fuga, ma alla fine lui si ritrovò inesorabilmente
intrappolato in un vicolo cieco. Con un balzo agile si arrampicò
lungo il muro, e raggiunse nuovamente la sua tana.
Ma ormai lei l'aveva visto.
Gli si parò davanti, allungando una mano verso di lui e
intrappolandolo in una morsa ferrea. Il fuggitivo lasciò cadere
il suo tesoro, e venne sollevato fino a trovarsi alla stessa altezza
della cacciatrice.
- Ora non fai più lo sbruffone, eh?
- K, cosa stai facendo?
La rossa si girò verso l'uomo apparso all'ingresso.
- Questo affare - esclamò sventolandogli sotto al naso il furetto appena catturato. - stava di nuovo costruendosi la tana con la mia biancheria!
- Lafitte... - sospirò - Non imparerai proprio mai, vero?
Poi indossò il mantello e afferrò il cilindro, uscendo dalla camera.
- Dai, K, ci penserai dopo. La carrozza ci aspetta.
La donna raccolse il reggiseno appena trafugato, rinchiudendo l'animaletto nella sua gabbia. E uscì, lasciandolo solo.
Lafitte si guardò attorno sconsolato: la sua tanto agognata casetta era ormai un ricordo chiuso in un cassetto.
Letteralmente.
- Ulteriori note dell'autore -
I furetti sono terribili e pucci, si infilano in ogni fessura, spiraglio o
quant'altro. Non so se abbiano davvero l'attitudine a crearsi una tana con
quello che trovano, ma l'ho trovata un'idea divertente XD
Che poi ho pensato: perché un prestigiatore deve per forza avere un coniglio? Diamogli un furetto <3
Che magari faccia anche impazzire K.
Poi volevo mettere anche "comico" fra i generei, ma... sarebbe stato spoileroso u_u
Grazie per aver letto!=D
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Capitolo 5 *** Trappola di Terracotta ***
L'anfora e il portinaio
Titolo: Trappola di terracotta
Tipologia: triple-drabble,
parole: 346
Binomio: L'anfora e il portinaio
Genere:
sovrannaturale, avventura
Avvertimenti: /
Rating:
verde
Credits: /
Note dell'autore: Ricordo di nuovo che K si
pronuncia all'inglese, che l'ambientazione è una sorta di '800 alternativo e che
finalmente c'è l'elemento sovrannaturale **
Altre piccole note in fondo,
perché spoilerose.
E con le parole proprio non ci riesco... avrei dovuto
eliminare delle frasi che mi piacevano e che se fossero venute a mancare
avrebbero destabilizzato la narrazione ._.
Introduzione: Dagli
antiquari si trovano le cose più disparate. E a volte possono essere
pericolose.
TRAPPOLA DI TERRACOTTA
- Ti odio!
La voce di K rimbombò tra le solide pareti, amplificata dalla curvatura delle stesse.
- Non potevo sapere cosa sarebbe successo! - replicò il
prestigiatore, continuando a salire la vertiginosa scalinata a
chiocciola che si srotolava addossandosi alle pareti della struttura.
L'assistente borbottò l'ennesima protesta nei confronti del
compagno, che si perse nella vastità dell'ambiente. Si
inerpicavano su quegli scalini dall'aspetto fragile da ormai un paio
d'ore. La luce che penetrava da alcune grosse crepe sulle pareti non
bastava a illuminare il fondo polveroso, ma almeno l'aria si era
fatta meno stantìa.
K si riavviò i capelli, ormai rossi più per la polvere
che non per il suo colore naturale, e constatò inorridita lo
scempio che ne era stato fatto. Era in momenti come quello che la
prendeva la tentazione di afferrare i lembi del mantello dell'uomo che
le camminava davanti e tirare con forza, facendolo ruzzolare fino alla
fine delle scale.
Ma poi non era certa di riuscire ad aprire il portellone da sola, quindi rinunciava all'idea.
Giunsero alla botola che bloccava l'uscita. Non c'erano maniglie o leve
che ne permettessero l'apertura, e il materiale di cui era costituito
pareva simile al sughero.
Puntellarono i piedi tentando di spingere, ma una voce goffa e
rindondante - come quella di un vecchio zio burbero - risuonò
nell'aria, spaventando i due e facendo sbilanciare il prestigiatore,
che quasi cadde dalla piattaforma, se non fosse stato per il tempestivo
intervento di K.
- Ohohoh, smettela, il solletico non lo sopporto!
- Chi... cosa diamine saresti tu? - balbettò il prestigiatore risistemandosi il cilindro.
- Io? Ooh, ma io sono il portinaio! Decido io chi può passare!
- Potevi evitare di farci entrare, allora. - sussurrò K irritata.
- E voi... non potete.
Seguì un silenzio di tomba.
- Col cavolo che resto qui.
L'uomo estrasse un bastone da passeggio dalla manica, puntandolo contro
la superficie dell'enorme tappo. Subito dopo una luce penetrante si
sprigionò dalla punta, spalancando il passaggio, e un forte
vento li risucchiò entrambi all'esterno.
Si ritrovarono di nuovo nel proprio soggiorno, e K si precipitò
fulminea a tappare l'infernale anfora nella quale erano rimasti
intrappolati.
- Giuro che non comprerò più nulla da un antiquario.
E l'anfora finì sul fondo di un baule.
- Ulteriori note dell'autore -
La verità è che sono
pigra, ecco perché non rieco mai a stare nel limite di parole.
Perché levando una frase si dovrebbe modificare la seguente, o
la precedente, o entrambe. E io semplicemente non ho voglia.
Poi il portinaio sarebbe il tappo
di sughero!<3 Mi piaceva troppo l'idea di un tappo pensante. E di
un'anfora che all'interno è una specie di torre.
Tra l'altro l'ho immaginato con la voce di Barbalbero, del Signore degli Anelli... quanto adoro Barbalbero <3
Bene, ho finito.
Grazie per aver letto, alla prossima <3
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Capitolo 6 *** Stranieri ***
La montagna e la cacciatrice
Titolo: Stranieri
Tipologia: triple-drabble,
parole: 319, conteggiando anche la parte sotto spoiler 371 u_ù
Binomio: La montagna e la cacciatrice
Genere:
sovrannaturale
Avvertimenti: /
Rating:
verde
Credits: /
Note dell'autore: Nella mia testa, la carovana cargo è un
mezzo simile al vagone di un treno, ovviamente ridimensionato e
adattato alle strade, a trazione anteriore. A vapore, of course.
Carovana perché si possono avere più "vagoni", cargo
perché, in questo caso, si tratta di un mezzo di trasporto merci.
Potrebbe essere che l'elemento montagna non risalti come dovrebbe, ma
per come la vedo io è davvero importante, dal momento che si
tratta di ciò a cui la cacciatrice anela tutto il tempo.
Introduzione: La cacciatrice era diventata preda.
STRANIERI
Camminava per le nebbiose vie di Londra, perdendosi nella sera, eludendo la fioca luce dei lampioni.
Per un qualche motivo, il prestigiatore si trovava a suo agio nella
solitudine delle sue passeggiate notturne, durante le quali poteva
osservare la frenesia diurna scemare in una pigra indolenza, in un
silenzio sussurrato dai pochi coraggiosi che osavano metter piede
fuori casa.
C'era stato un incidente qualche giorno prima: la cisterna di una
carrozza a vapore era esplosa - dicevano che la valvola del regolatore
di pressione fosse difettosa - coinvolgendo pure una carovana cargo,
che si era rovesciata facendo fuggire il suo contenuto.
Da quel momento era stato istituito un coprifuoco, la sera, e perfino
di
giorno era sconsigliato aggirarsi per strada da soli, mentre gruppi di
guardie armate di proiettili anestetici pattugliavano le vie a tutte le
ore.
L'instancabile Londra sembrava un'altra città.
Anche lui ricercava qualcosa, ma non un contenuto, bensì qualcuno.
Qualcuno spaventato e solo, che desiderava solamente tornare a casa. E
doveva trovarlo prima degli altri, o sarebbe stato tutto molto
più complicato.
Sentì
un rumore, un quasi impercettibile tonfo. Si inoltrò nel vicolo
da cui era pervenuto, un po' guardingo, ma attento a rimanere
tranquillo. E lì la scovò.
Due occhi color dell'ambra si fissarono nei suoi, pronti a rilevare
ogni movimento sospetto, mentre dalle possenti fauci socchiuse
proveniva un rantolo minaccioso. Dal buio della notte, la tigre lo
osservava.
Le si avvicinò lentamente, con calma, fino a trovarsi a meno di un passo da lei. Poi allungò la mano, e attese.
La tigre sembrò studiarlo qualche istante, poi si mosse e lasciò che la mano dell'uomo si posasse sul muso.
- Ti manca casa, vero? Siamo entrambi stranieri, qui, in questa città di uomini.
Lo scenario attorno a loro si modificò: le mura degli edifici si
trasformarono nelle sconfinate e selvagge foreste della Malesia, le
strade si tramutarono nei ripidi fianchi della montagna dove l'animale
regnava libero.
- E' questo il mondo a cui appartieni.
Ritirò la mano e si trovò ancora una volta nei vicoli di Londra. La tigre non c'era più.
La cacciatrice non era più preda.
"Ancora a piede libero la tigre fuggita durante il trasferimento allo zoo di Londra. Si raccomanda di non..."
- Pensi che la ritroveranno? - chiese K ascoltando distrattamente l'annuncio della radio.
Il prestigiatore ripiegò il giornale che stava leggendo, e con un sorriso enigmatico mormorò di rimando:
- Credo che ormai abbia lasciato la città.
- Ulteriori note dell'autore -
C'è un conteggio doppio per
le parole perché l'ultima parte, che funge da breve epilogo,
sarebbe tranquillamente cancellabile, visto che non altera il senso del
tutto.
Ma mi piace troppo, quindi no, non la eliminerò.
E' giusto per farvi vedere quanto delle frasi così brevi siano in realtà lunghe in quanto a parole D:
Ed era anche un po' che non
scribacchiavo per la challenge, in seguito a impegnucoli più o
meno trascurabili. (un corno trascurabili.)
Ma ora vedrò di recuperare il tempo perso =)
Grazie per aver letto, alla prossima!=D
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Capitolo 7 *** Cavoli e Alambicchi ***
La metafora e la fata
Titolo: Cavoli e Alambicchi
Tipologia: triple-drabble,
parole: 310, yay!°_°/
Binomio: La metafora e la fata
Genere: commedia, generale, sovrannaturale, probabilmente nonsense (non c'è un briciolo di trama)
Avvertimenti: /
Rating:
verde
Credits: /
Note dell'autore: Eeh, non son sicura di aver reso la mia idea
di metafora... pazienza. L'aggeggio meccanico-elettrico che appare nel
testo è una sorta di macchina di Pacinotti-Gramme, modificata
per la situazione. Non so se possa davvero avere un effetto simile. E
nemmeno m'importa.
Maggiori informazioni qui.
La fata... spero sia chiaro perché è una fata X°D
Introduzione: Era un posto quantomeno strano. Una metafora della vita del prestigiatore.
CAVOLI E ALAMBICCHI
Era un posto quantomeno strano. Una metafora della vita disordinata e ricolma di interessi del prestigiatore.
Innanzitutto quella stanza era davvero molto, ma molto
sporca. Perfino il soffitto riportava macchie indistinte di colori
improbabili - le più recenti erano giallo zafferano, una cosa
disdicevole.
Vi era entrata soprattutto per curiosità, stanca di aspettare
nel salottino con vista l'arrivo del padrone di casa. Mentre
giocherellava con strani aggeggi meccanici si chiedeva se non si
sarebbe arrabbiato al vederla in casa sua senza permesso... ma
d'altronde l'aveva detto anche il portinaio che non era il caso di
attendere tutta sola sul pianerottolo.
Passò ad esaminare strani contenitori di vetro dalle forme
bizzarre e dal contenuto, in alcuni casi, colorato. Ma qualcosa le
suggeriva di non venirci a contatto.
Poi la sua attenzione fu attirata da un oggetto assolutamente
improbabile: un cavolo. C'era un cavolo sul tavolo centrale, quello
più sgombro. Lo osservò da vicino per qualche secondo, e
notò dei fili simili a quelli del telefono - solo non a molla -
che lo collegavano a un'apparecchiatura mai vista. Come tutte le altre.
Sembrava una ruota del lunapark in miniatura, con una manovella laterale per poterla girare.
La ragazzina non resistette alla tentazione, e cominciò a
muovere il meccanismo. La ruota girava sempre più veloce,
finché non le parve di sentire un lieve sfrigolìo, simile
a quello delle patate nell'olio bollente. E poi... PAM, il cavolo
esplose letteralmente, facendo volare alcune foglie per aria, mentre
altre erano ridotte in fiamme.
- Ohnononononono!
La strana ospite mosse le mani in preda all'agitazione, e delle piccole
bolle d'acqua spensero il fuoco che divorava il vegetale e parte degli
incartamenti disposti a casaccio sul pavimento. In seguito corse
velocemente in salotto, recuperò il cappellino ornato di gigli e uscì in tutta fretta. Il prestigiatore l'avrebbe incontrato un'altra volta.
Meglio che non sapesse che gli aveva quasi bruciato la casa.
- Ulteriori note dell'autore -
Devo seriamente cominciare a scrivere "autrice" invece di "autore", ma sono pigra e non ne ho voglia.
Questa volta sono stata nel conteggio massimo delle parole... ancora non riesco a crederci ;_;
Da quanto non capitava? ... Abbastanza, sì.
La fata di questo capitolo apparirà ancora, datemi solo un paio
di altri capitoli (o anche uno solo) e la vedrete riapparire in tutta
la sua sbadataggine <3
Non vedo l'ora... ho già un'idea *w*
Bene, basta così con gli spoiler.
Grazie per aver letto, alla prossima!=D
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Capitolo 8 *** Meglio di Munchausen ***
Il pavimento e il prestigiatore
Titolo: Meglio di Munchausen
Tipologia: triple-drabble,
parole: 300
Binomio: Il pavimento e il prestigiatore
Genere: nonsense
Avvertimenti: /
Rating:
verde
Credits: Le Avventure del Barone di Munchausen; Il Grande Dittatore, film di e con Charlie Chaplin.
Note dell'autore: ...non so, mi pare una cosa che il prestigiatore potrebbe fare X°D
Impressionante poi come sia riuscita a stare nelle 300 parole senza sforzo!D:
Le note però le ho messe in fondo, in quanto sono estremamente spoilerose su un paio di scene =)
Introduzione: Di tutti i posti che aveva visitato, quello era il più straordinario.
MEGLIO DI MUNCHAUSEN
Una stella lontana brillò fulgida nella sua
prepotenza, ed esplose illuminando il cosmo. Il prestigiatore
osservò affascinato quell'evento, per poi continuare la sua
passeggiata nel mare di stelle.
Poteva correre nel vuoto, saltare, danzare, fare capriole... Lo spazio
era divenuto il suo parcogiochi: si spostava di costellazione in
costellazione, da galassia a galassia, e tutto seguiva le sue leggi, i
suoi desideri. Non gli piaceva dove si trovava una stella? Eccola
trasferita dalla parte opposta.
Quella era la sua magia migliore in assoluto.
Tornò nel Sistema Solare e decise di visitare la Luna. Com'era
piccola! Non raggiungeva nemmeno la sua altezza! Era adatta giusto per
giocare a farla rimbalzare sull'orbita di Marte.
E mentre era impegnato in quel nuovo gioco, una cometa si diresse verso
di lui. Il prestigiatore colse la palla al balzo, e salì sul
corpo celeste, viaggiando verso lo spazio profondo, verso nuovi mondi
sconosciuti.
Ah! Munchausen e la sua palla di cannone gli facevano un baffo!
- Cosa stai facendo?
- Oh, K, questo è il posto più bello che abbia mai visitato!
- Non credevo che il pavimento fosse così interessante.
Il prestigatore mise a fuoco l'immagine della rossa assistente, e poi
realizzò di trovarsi lungo disteso sul pavimento, in seguito a
un altro esperimento fallito.
- La prossima volta cerca di non inspirare strani fumi, ok?
Se ne andò, lasciando a lui il compito di ripulire il macello che aveva combinato.
- ...Però è stato veramente fantastico! La prossima volta devi venire anche tu! ...K!
- Sì, sì, va bene... - rispose lei dal soggiorno. In quei casi era meglio assecondarlo e farla finita.
Lui intanto si era completamente ripreso dal suo viaggio e,
avvicinatosi al tavolo con i rimasugli di provette e libri di chimica,
si annotò gli elementi che aveva usato nell'esperimento.
Una volta o l'altra ci avrebbe riprovato.
- Note dell'autore -
Non so se avete letto Le Avventure del Barone di Munchausen,
ma c'è un pezzo in cui il caro protagonista viaggia da una parte
all'altra di un accampamento militare sulla groppa di una palla di
cannone. E la parte ispirata a Il Grande Dittatore
è riferita a Chaplin che gioca con un mappamondo, utilizzandolo
con un vero e proprio pallone anche. E' una scena molto famosa,
immagino che l'avrete vista una volta o l'altra ;D
A proposito, questo capitolo è dedicato ad Aki e al suo vino mischiato. E al tappo antiapertura.
Spero vi siate divertiti!
Grazie per aver letto =)
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Capitolo 9 *** Memento di un Guardiano ***
La montagna e il mostro
Titolo: Memento di un Guardiano
Tipologia: triple-drabble,
parole: 305
Binomio: La montagna e il mostro
Genere: fantasy, avventura, vagamente triste
Avvertimenti: /
Rating:
verde
Credits: /
Note dell'autore: collegata a un'altra mia storia, che
indicherò in fondo per evitare di rovinare l'eventuale sorpresa
a chi l'ha letta XD
C'è un vago riferimento alla prima drabble, in cui il
prestigiatore va a visitare la tomba della madre, con cui non ha mai
avuto un rapporto definibile "simpatico".
Introduzione: La morte di un guardiano, ciò che rimane di un amico.
MEMENTO DI UN GUARDIANO
- Non so perché... ma ho come... un deja-vù. - disse K tra uno sbuffo e l'altro.
- Mh?
- Sì, sai... scalare una montagna... per andare a trovare un mostro.
- ...Non parlare così di mia madre.
Il prestigiatore e l'assistente continuarono a salire in silenzio lungo
il ripido sentiero, il primo spinto dalla curiosità su certe
voci riguardanti un qualche mostro che aveva preso il picco come
propria dimora, la seconda perché era il suo lavoro, e in fondo
non poteva lasciarlo andare incontro alla morte senza che qualcuno -
lei - potesse raccontarlo in seguito.
- E perché non sei stanco, tu!
- Si vede che il montanaro che c'è in me si è risvegliato.
Ignorò volutamente la risposta acida della rossa, e
accelerò il passo quel tanto che bastava per evitare di essere
colpito.
Poi il sentiero svoltò, e in una piccola radura ombrosa giaceva il "mostro".
Il prestigiatore si tolse il cilindro e rimase in un rispettoso
silenzio, mentre K lo raggiungeva rimanendo senza parole di fronte a
quell'immagine.
Poca luce filtrava dalle fronde degli alberi, ma veniva moltiplicata a
contatto con il corpo cristallino di un enorme drago, che pareva
dormire tranquillo. Una ragazza, pure lei cristallizzata, posava il
capo adornato di gemme sul muso della creatura, mostrando un sorriso
dolcemente sereno.
Dopo un lungo attimo, il prestigiatore rispose alla silenziosa domanda di K.
- Durandal, il guardiano di Tergeste, e la sua Dama Bianca. Sapevo che
era giunto il momento, ma non credevo... - si avvicinò ai due,
ricordando il loro primo incontro. - Al momento della morte i draghi
guardiani lasciano la propria città e trovano un luogo in cui
poter morire in pace. E questo... è ciò che ne resta.
Si rialzò, e sotto lo sguardo malinconico della compagna,
tracciò dei simboli luminosi nell'aria, che subito sparirono.
Poi K gli si avvicinò, cingendogli il braccio.
- Nessuno vi disturberà più.
- Ulteriori note dell'autore -
Lo sapete che vi toccano anche in fondo.
Durandal e la Dama Bianca, il cui nome è Sky, ma ho preferito
non inserirlo qui (un'informazione inutile che avrebbe appesantito la
drabble), sono due personaggi di un'altra mia storia, Il Guardiano del Molo, già completa.
Fin dall'inizio il Prestigiatore ha sempre fatto parte di quel mondo,
mi serviva solo un binomio adatto per ficcarci dentro anche questi due
<3
E... coff coff, in futuro il mio caro mago comparirà anche nel seguito di quella storia *uhuh*
Bene, basta spoiler inutili e poco interessanti.
Questo capitolo è dedicato ad aki_penn e Ely79, che probabilmente apprezzeranno questo piccolo cameo <3
E ad Aki e al suo vino, che con un po' di fortuna stavolta riuscirà a sorseggiare X°D
Grazie per aver letto, alla prossima (triple)drabble!=D
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Capitolo 10 *** Fuga dalla Torre ***
la torre e la fenice
Titolo: Fuga dalla Torre
Tipologia: triple-drabble,
parole: 333
Binomio: La torre e la fenice
Genere: generale
Avvertimenti: piccolo episodio di linguaggio scurrile
Rating:
verde
Credits: /
Note dell'autore: ho preso in prestito il nome dell'illustre
signor Tesla. Per il resto, sia la torre che la fenice sono figurative,
spero si riesca a cogliere cosa volevo dire. Sì, mi faccio
sempre mille problemi.
Introduzione: Getterò via il mio passato, per te.
FUGA DALLA TORRE
- Ma perché sei così? Tua madre era una donna gentile e raffinata!
- Mia madre era una rompicoglioni.
- ...Sei... sei volgare!
- rispose il prestigiatore a K, simulando un'espressione sconvolta. Ma
nemmeno lui era sicuro di quel che aveva detto. K non era donna da far
arrabbiare.
Difatti l'occhiataccia che gli rivolse l'assistente era più che
eloquente sul suo stato d'animo, ma per un qualche fortuito caso
lasciò cadere la questione, tornando ad occuparsi del riordino
dello studio.
L'argomento "madri" era delicato per entrambi, per un motivo o per l'altro.
Nel caso di K non si trattava solo della madre in realtà: era un
po' tutta la famiglia, tutto l'ambiente da cui proveniva che non le era
mai andato a genio. Si era sempre sentita chiusa, soffocata, in mezzo a
loro. Non poteva mai esprimersi liberamente, sempre costretta dalle
regole d'etichetta e del "buon senso" altolocato. Sempre con quelle
complicate acconciature che racchiudevano la sua folta chioma
vermiglia, di un rosso più simile al passionale colore del vino,
o del sangue, piuttosto che quello più luminoso delle fiamme.
E allo stesso modo pure lei era sempre rinchiusa in un'invisibile torre più alta del castello, come una principessa prigioniera.
Poi, un giorno, arrivò il bizzarro principe.
Era famoso, elegante e raffinato. Eppure anche così irriverente,
così avvezzo eppure estraneo al mondo dei nobili, dei quali si
prendeva gioco senza che se ne accorgessero.
Indossava un cilindro, e un mantello nero gli copriva le spalle, come andava di moda in quel periodo.
- Keithleen, tesoro, ti presento Lord Tesla! E' un famoso scienziato!
Una parlantina schietta, un sorriso affabile e le stesse vedute. Un nome falso.
Cercava un'assistente.
- Getterò via il mio passato, per te.
Nessuno li vide mentre parlavano sulla terrazza; nessuno vide K
liberare i capelli, per poi scomparire con il prestigiatore oltre il
parapetto. Una rossa fenice che rinasceva a nuova vita.
E ora eccolo lì, il suo principe: immerso nel fumo e ancora allucinato dall'ultimo esperimento - fallito -.
Eppure, era esattamente ciò che aveva sempre voluto.
- Ulteriori note dell'autrice -
Yay, mi son ricordata di scriverlo al femminile XD
Scusate, ma non avevo l'ispirazione finora .-.
Eccovi, più o meno, come questi due hanno cominciato a viaggiare
insieme. Non è che K sia però innamorata del
prestigiatore, sia chiaro. Almeno, non per ora, poi in futuro non so.
'-'
Comunque, su questo primo incontro ci tornerò di sicuro,
perché il signor "Tesla" (spero sappiate chi fosse Tesla in
realtà X°D) non si trovava lì così, per sport
XDD
E dunque... grazie mille per aver letto e a chi eventualmente deciderà di lasciare un commento =D
Alla prossima con La Metafora e il Prestigiatore! In cui il nostro caro
mago dimostrerà che, in fondo, non è sempre K a risolvere
certe questioni... 8D
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Capitolo 11 *** Un gentiluomo prima di tutto ***
la metafora e il prestigiatore
Titolo: Un gentiluomo prima di tutto
Tipologia: triple drabble, parole:
Binomio: La Metafora e il Prestigiatore
Genere: generale
Avvertimenti: /
Rating:
verde
Credits: /
Note dell'autore: perché far risolvere sempre a K certe questioni?=< Dimostriamo che anche il Prestigiatore ha un lato "tough".
Introduzione: - Signore. Solitamente non alzo le mani...
- Già, solitamente - sussurrò K. - ci penso io.
- Anche quando non dovresti. - borbottò di rimando il Prestigiatore.
UN GENTILUOMO PRIMA DI TUTTO
- Mio giovane Lord, vedo... vedo una fiamma! Una fiamma rossa e indelebile che divampa nel tuo cuore! Ooooh, ecco! Ecco!
Ora vedo! Sta prendendo la forma di una fanciulla... una fanciulla
candida come la neve, passionale come il fuoco, ardente come una rosa!
Forse aveva confuso i termini, pensò lui, ma non era importante.
- Voi... voi siete innamorato! Oooh, e state certo... state certo che presto il vostro sentimento sarà ricambiato!
- Davvero? Lei me lo può assicurare?
Al cenno solennemente affermativo della zingara, l'uomo si voltò
verso il drappeggio che delimitava lo stretto "studio" della maga, e lo
scostò con veemenza, trovandosi di fronte l'espressione annoiata
dell'assistente.
- Hai sentito K? Troverò l'amore!
- Oh, per favore.
Il Prestigiatore ringraziò con allegra convinzione Madame
Margot, e pagò il prezzo della lettura della mano con molta
soddisfazione. Poco importava che al momento non ci fosse nessuna nel
suo cuore.
- K, solo perché tu sei così cinica e disillusa - bla
bla, - perché non ti lasi andare alla fantasia - bla bla,
eccetera.
Il discorso che era così ben cominciato si interruppe con
l'arrivo di un cliente precedente della "veggente", a giudicare da come
si accanì sulla donna accusandola di falsità.
Era una cosa estremamente fastidiosa, rovinò il buonumore del
Prestigiatore, che mal sopportava la maleducazione, specie verso il
gentil sesso. Più o meno gentile non importava.
- Signore, il suo comportamento è altamente inadeguato. - disse, afferrando per la spalla l'altro.
- Questa donna mi ha ingannato! Ha detto che sarei stato ricambiato da Josette!
K trovò l'originalità delle predizioni della donna incredibilmente vasta.
- Ora non mi vuole più vedere, ed è tutta colpa sua!
Ispirava molta più pietà che fastidio, pensò sempre K.
- La mia vita è finita!
Ma a forza di gesticolare, il poveretto - perché di fatto quello
era - finì per dare uno schiaffo non intenzionale a Madame
Margot.
L'uomo fissò la scena come se si trattasse del gesto
involontario di qualcun altro. K sospirò. Il Prestigiatore si
incupì.
- Signore. Solitamente non alzo le mani...
- Già, solitamente - sussurrò K. - ci penso io.
- Anche quando non dovresti. - borbottò di rimando il Prestigiatore. - Ma per questa volta farò un'eccezione.
E sferrò un potente diretto sul grugno dell'altro.
- E' una questione di cavalleria, sì?
Si inchinò a Madame Margot, che cominciò a smantellare in
fretta e furia il suo antro magico, soprannominato "Metafora" per dare
un senso artistico, diceva lei, e si avviò dietro la sua rossa
compagna, già incamminatasi.
- Non c'era bisogno di mortificarlo ancor di più, era già in condizioni abbastanza pietose.
- Mia cara K, le donne non si toccano neanche con un fiore. - rispose
il Prestigiatore. - Poi non trovi divertente farti predire un futuro
che sai essere falso?
K sospirò di fronte al suo tono sognante, per l'ennesima volta.
- Ulteriori note dell'autrice -
E' venuta fuori dallo scambio di battute che fa da introduzione, che ho negli appunti da abbastanza tempo. XD
Mi serviva solo un'occasione per usarlo e... voilà!
Non ho ancora idea di quale sarà la prossima combinazione di
parole, ma quasi sicuramente riguarderà il ritorno di un
personaggio già apparso =>
O anche due.
Grazie per aver letto, spero vi sia piaciuto =>
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Capitolo 12 *** Quell'orribile, orribile giorno ***
il pavimento e il mostro
Titolo: Quell'orribile, orribile giorno
Tipologia: flash-fic (287 parole)
Binomio: Il Pavimento e il Mostro
Genere: nonsense, slice of life
Avvertimenti: -
Rating: verde
Credits: miei :>
Note dell'autore: -
Introduzione: La modernità. Che cosa brutta.
QUELL'ORRIBILE, ORRIBILE GIORNO
Le mattinate tranquille erano una rarità, nella sua vita.
La brezza primaverile, un croissant tuffato nel caffelatte, la
vestaglia comoda... al momento era all'apice della felicità.
Anzi: si trovava in uno stato di pace tale che poteva dimenticarsi
perfino della fuga rocambolesca di appena una decina di ore prima -
divergenze d'opinioni con persone poco raccomandabili, niente di nuovo.
Gli pareva vagamente di ricordare uno di loro con un paio
di orecchie da asino, mentre K gli urlava di smettere di ridere e
continuare a correre.
Si riscosse. Pace mentale, pace mentale!
...sì, eccola.
Abbandonò la terrazza per recuperare altro caffé, ma a
metà strada verso il carrello con la colazione si bloccò,
immobile.
L'aveva sentito sul serio?
Un suono come di campanelle, ma sgraziato, un po' attutito, e anche moderatamente stonato.
In un paio di secondi si ripresentò al suo udito, e allora seppe
che non era una conseguenza della botta in testa, presa sempre durante
la suddetta fuga.
Seguì la direzione del rumore, snocciolando nel frattempo le sue conoscenze: che creatura poteva provocarlo?
Arrivò nell'atrio. Un altro trillo e individuò una
scatola in legno sul pavimento, in un angolino. Dei fili spuntavano da
essa, e andavano a tuffarsi nel muro.
- Non può essere...
- Ah, vedo che hai trovato il telefono.
Il prestigiatore volse uno sguardo allucinato a K, appena rientrata con pacchi di varie dimensioni sotto braccio.
- Ho pensato fosse ora di munircene, quasi tutti ne hanno uno. Più tardi lo appendo.
- Quindi ora chiunque potrà chiamare a qualunque ora del giorno?
- Serve a quello.
K sparì nelle proprie stanze.
Il prestigiatore rivolse di nuovo la propria attenzione al diabolico marchingegno, le sopracciglia profondamente corrucciate.
- Mostro.
Sussurrò con disprezzo, prima di andarsene.
Ehm, salve.
Torno a postare letteramente dopo anni... mi scuso per questa lunga pausa, ma ora ricomincerò pian piano a scrivere.
Intanto vi ringrazio per aver letto, e alla prossima! (che sarà prima di un mese, srsly)
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Capitolo 13 *** Un recupero complicato ***
il libro e la fata
Titolo: Un recupero complicato
Tipologia: triple drabble (286 parole)
Binomio: Il Libro e la Fata
Genere: fantasy, slice of life
Avvertimenti: -
Rating: verde
Credits: miei :>
Note dell'autore: la Fata non è un personaggio nuovo. La si trova già in "Scacco Matto" e "Cavoli & Alambicchi"
Introduzione: K sentì chiaramente la vena sulla tempia destra pulsare. No, un altro mago no.
UN RECUPERO COMPLICATO
- Non sono sicura di aver capito.
La ragazzina abbassò lo sguardo, intimidita. Cercava le parole
giuste per spiegarsi meglio, attorcigliandosi un lembo dell'abito
attorno le dita. K, dal canto suo, fissava Lafitte, raggomitolato in
grembo alla giovane ospite, come se la colpa di tutta
quell'assurdità fosse dell'animale.
Lo era, ovviamente, ma questo lei ancora non lo sapeva.
- Ecco, io vi ho fatto visita per ringraziarvi dell'aiuto di qualche
tempo fa, - K aggrottò le sopracciglia: non ricordava, ma in
fondo era occupata con l'aggressore della ragazza, quella volta. - e ho
pensato che sarebbe stato carino portare un dono...
Guardò sconsolata il volume antico appoggiato sul tavolino da
thé fra i due divani, che la separava dall'assistente del
prestigiatore, sempre più accigliata.
- Poi, appena entrata, sono inciampata, il libro è caduto e... uhm.
Lafitte si rigirò, acciambellandosi in modo da dare le spalle a
K. Sia mai che la rossa capisse che era stato lui ad aver provocato
quell'incidente, passando a tutta velocità davanti l'ospite.
- Si è aperto e quel cretino è stato risucchiato al suo interno?
La ragazza annuì, mortificata. K sospirò, esasperata.
- E come dovremmo fare per recuperarlo? Io non conosco la magia, era lui quello esperto.
- Ah, ma a questo posso pensare io! - la fanciulla si rianimò,
muovendo le mani in un gesto spontaneo che creò delle foglie a
mezz'aria, che ricaddero sul tappeto persiano mentre la giovane fata,
in preda all'imbarazzo, cercava di porre rimedio a quell'involontaria
espressione magica. - Mi serve... mi serve giusto un piccolo aiuto, non
sono ancora esperta...
K sentì chiaramente la vena sulla tempia destra pulsare. No, un altro mago no.
Sospirò pesantemente.
- Prima ho bisogno di una camomilla.
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