Time to Time

di Jeo 95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Decisione ***
Capitolo 2: *** Portale ***
Capitolo 3: *** Futuro ***
Capitolo 4: *** Ritorno ***
Capitolo 5: *** Sacrificio ***



Capitolo 1
*** Decisione ***


N.d.a- Probabilmente mi aspettavate più tardi dopo il post dell'altro giorno, invece eccomi già qui, con una storia che non è quella che verrà cancellata.
Vi chiedete il perchè vero? Be, perchè ho programmato un calendario a seconda dei miei impegni e della preparazione delle storie, e questo è quello che ne è saltato fuori xD
Quello che andrete a leggere qui sotto è uno dei primi lavori con il nuovo stile, il mio stile, che per otto anni è cresciuto e cambiato, e che ancora continuerà a cambiare fino a raggiungere livelli sufficienti.
Non ho molto da dire sulla fic in se: semplicemente una mia versione dei fatti, su quello che accadde 400 anni nel futuro, fino ad arrivare ai tempi di Layla, per finire poi con Lucy nell'ultimo capitolo. Non seguirà il canon, ma qualche spoiler potrebbe esserci :)
Come detto nell'intro, questa storia verrà aggiornata ogni sabato sera, quando il lavoro mi permetterà di fare le cose come voglio xD
un bacione a chiunque vorrà seguirmi in questa nuova avventura, che si prospetta piena ed entusiasmante visto il fitto calendario! Ogni giorno una fic diversa xD
Grazie ancora del supporto, le critiche sono sempre ben accette :)
Bacioni e alla prissima,

Jeo 95 =3 (o ArhiShay)

 


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CAPITOLO 1- DECISIONE


 

Anna sfogliava svogliatamente i libri della grande biblioteca, in cerca di una risposta qualunque ai dubbi che da svariate notti ormai tormentavano i suoi sogni. Più leggeva, più sentiva la risposta scivolarle dalle mani come acqua, irraggiungibile, introvabile.

Aveva passato così tanto tempo in quel luogo da poter dire con estrema certezza di aver letto ogni singolo volume presente tra quegli scaffali. Se le avessero chiesto la posizione di un qualunque tomo, sicuramente l'avrebbe trovato senza alcun problema.

Chiuse con veemenza il libro che stringeva tra le dita, e con un gesto secco lo lanciò a terra, frustrata, combattuta, arrabbiata. Senza più speranza ad animarle gli occhi marroni che erano sempre stati la luce del suo popolo.

Tremante si accasciò su una sedia, si strinse la testa fra le mani e morse con forza il labbro inferiore, finché il sapore ferroso del sangue non le scivolò lungo la gola goccia dopo goccia.

Una scossa dall'esterno fece tremare le pareti della biblioteca. Gli scaffali vacillarono, alcuni libri si schiantarono al suolo con un tonfo, ma non se ne curò. Nulla sembrava scuoterla dalla disperazione che lentamente la stava inghiottendo, nemmeno i rumori della battaglia furiosa che stavano bruciando il suo regno, pezzo dopo pezzo, vita dopo vita.

Il suo regno moriva ogni giorno da un tempo indefinito, aveva smesso di contarlo quando si era resa conto che non poteva far nulla per salvare la sua gente. Assolutamente nulla. Non si era mai sentita più inutile nel suo ruolo di sacerdotessa, colei che avrebbe dovuto proteggere coloro che le chiedevano aiuto.

Si erano fidati di lei, l'amavano, l'avevano chiamata Regina, e tutto quello che poteva fare ora che il suo popolo aveva realmente bisogno di lei, era guardarlo bruciare per mano di colui che una volta aveva un posto speciale nel suo cuore. Se solo quel giorno l'avesse fermato...

Anna lasciò che le lacrime scorressero sul suo pallido viso, stanco e provato dalle notti insonni passate a cercare una soluzione, qualunque cosa potesse ridarle una speranza, quella stessa speranza in cui aveva sempre creduto, che l'aveva accompagnata in ogni suo passo, una compagna fedele ed affidabile nella quale era facile credere e sperare, ma che altrettanto facilmente l'aveva abbandonata quando più sentiva di averne bisogno.

Altri boati scossero la stanza, qualche altro libro cadde a terra, le grida della gente fuori dalle mura rimbombava per la stanza, ed Anna sentì la disperazione farsi sempre più grande, sempre più pressante sul suo povero cuore, troppo ferito per poter sostenere oltre quella pressione. Avrebbe soltanto voluto finirla, una volta per tutte.

Se pensava che tutto quel dolore, quella distruzione, quella morte erano scatenate a causa di un suo errore, un suo stupidissimo errore, il senso d'angoscia la schiacciava ancor di più, e non riusciva a darsi pace nemmeno col pensiero della morte fisso nella mente.

Sapeva cosa avrebbe alleviato quell'ingombrante peso, sarebbero bastate poche parole, un solo ordine detto alle persone giuste affinché tutto giungesse presto ad un epilogo in cui l'umanità avrebbe potuto continuare a vivere. Ferita si, abbattuta anche, ma viva e con la possibilità di ricominciare da capo per un futuro migliore. Sarebbe bastato un ordine, che non riusciva ad impartire.

Per questo cercava un'altra soluzione, un'alternativa che non solo la sua mente, ma anche il cuore potesse accettare senza paura di distruggersi più di quanto non stesse già facendo.

E l'aveva cercata, disperatamente, per giorni e giorni, una ricerca che si era rivelata completamente inutile. L'unica soluzione possibile, era porre fine alla vita dell'essere che li minacciava.

Ma come poteva farlo? Come poteva uccidere colui che aveva amato, che amava, con tutto il suo essere? Semplicemente non poteva. Perché nonostante tutto lei gli apparteneva, e almeno una parte del suo cuore, del suo essere, gli sarebbe appartenuta per sempre.

Il bussare insistente alla porta la distrasse per un istante dal caos che le distruggeva la mente, un tempo in grado di portare la serenità dei cuori di chi le chiedeva aiuto, ora soltanto un guscio vuoto silenziosp d'impotenza e arrendevolezza. Si asciugò gli occhi e tornò fra gli scaffali per cercare ancora, consapevole di quanto quel frugare non avrebbe portato a nulla un'altra volta, ma incapace di fare altro. Nel mentre, concesse a chi stava fuori dalla porta di entrare.

«Anna...» la voce di Zeref la richiamò, bassa e stanca, come se si fosse appena svegliato da un brutto sogno e cercasse disperatamente il conforto di una madre.

Era solo un ragazzo dopotutto, e lei era l'unica che poteva stargli vicino senza risentire della maledizione che gravava sulle sue giovani spalle. Gli sorrise meglio che poteva, la stanchezza di quei giorni non l'aiutava di certo, e gli fece segno di avvicinarsi, poggiando sul tavolo il libro che stava consultando, o su cui casualmente aveva posato lo sguardo un secondo prima che egli entrasse.

Un'altra scossa fece smuovere i muri, e stavolta Anna non distolse lo sguardo. Guardò preoccupata il soffitto, senza mai volgere gli occhi sull'unica finestra che portava luce alla stanza. Non voleva assistere a quello spettacolo, anche se era colpa sua non aveva la forza di reggere la vista di tutta quella distruzione. Riaprì gli occhi su Zeref e sorrise, stringendolo fra le braccia con tenerezza e dolcezza.

«Cosa succede, Ze-chan?»

A Zeref piaceva quando Anna lo stringeva a se, era piacevole e gli ricordava quando da bambino, senza la maledizione a gravitare sul suo essere, sua madre lo stringeva allo stesso modo. Era un ricordo felice, uno dei pochi che ancora gli restavano.

Ed era per conservare quel ricordo e quel calore che Zeref voleva assolutamente fermare il caos che stava dilagando imperterrito nel mondo degli umani.

«Anna dobbiamo fermarlo.»

La donna si gelò, sentì il sangue farsi freddo ed i muscoli irrigidirsi mente le parole di Zeref pungolavano la sua mente come spilli affilati. Lo sapeva che andava fermato, stava cercando con tutta se stessa di trovare una soluzione che potesse conciliare i desideri della mente e del cuore, ma nessun libro era stato in grado di aiutarla nell'impresa. E se la mente conosceva il modo definitivo per cancellare il problema, il suo cuore si rifiutava di accettare tale soluzione come unica possibile.

«C-Ci sto lavorando, appena avrò trovato qualcosa io...»

«So come possiamo fermarlo.»

Anna si bloccò. Aveva voltato le spalle al giovane ed aveva ripreso a scorrere con lo sguardo i libri sul ripiano più alto, l'ultimo che le restava da controllare di quello scaffale. In punta di piedi scorreva l'indice da volume a volume, leggendone i titoli e sfiorando delicatamente il dorso in pelle dei tomi.

«Come?» fu appena un sussurro, ma Zeref lo sentì comunque.

«Qui, in questo tempo, per noi non c'è speranza di riuscire a sconfiggerlo. Né con l'aiuto di Igneel e gli altri, né con la tua magia, che è la più forte in assoluto.»

Era vero, era maledettamente vero. Cinque draghi non erano stati in grado di fermare colui che prima era umano, l'essere che si era bagnato col sangue di milioni di draghi, che aveva banchettato con le loro carni e riempito calici del loro immenso potere, fino a diventarne succube completamente. Quello che un tempo era nato per proteggerli da quei draghi malvagi che li vedevano come cibo, era diventato egli stesso carnefice della sua stessa specie. Di entrambe.

E a nulla era servito il potere di cinque fra i draghi più forti del mondo, li aveva spazzati via come foglie sospinte dal vento. A nulla era servita la sua magia, di colei che doveva essere la sacerdotessa delle stelle più forte del regno, a nulla erano servite le sue parole per tentare di riportarlo indietro, verso la luce. Nessuno aveva potuto fare nulla. Eppure un modo c'era, l'unico che Anna si ostinava e rifiutava di utilizzare.

«Se non usiamo il cannone, probabilmente l'intero regno sarà presto sull'orlo della distruzione.»

Il cannone magico al plasma. Un'arma costruita dagli antichi sacerdoti per difendersi dai draghi, uno strumento ignobile che inglobava in una sfera il potere e l'essenza di un drago, distruggendo la magnifica creatura che, priva della propria magia, moriva lentamente, nell'agonia di sentire la propria anima strappata con violenza dal corpo.

Odiava quell'arma, non avrebbe mai permesso che la utilizzassero su di lui. Mostro o non mostro, lei ancora lo amava. Era egoista, lo sapeva bene, ma nessuno l'avrebbe mai convinta ad agire diversamente, neanche se ciò le sarebbe costato la vita.

Strinse i pugni con forza, fissando lo sguardo su Zeref, determinata a non cedere sulle sue decisioni.

«Non ho intenzione di...»

«Lo so» la interruppe semplicemente. Vide gli occhi di lei allargarsi, sorpresi e straniti, forse perché impreparata a quella risposta così diretta, forse perché nessuno prima aveva mai voluto capire quel suo impuntarsi per proteggere la vita del mostro che stava distruggendo il loro mondo.

«Non esiste soltanto il cannone, c'è un altro modo per fermarlo.»

A quelle parole, Anna scattò. Afferrò le spalle di Zeref e fissò i suoi occhi scuri in quelli di lui, così prepotenti e speranzosi da lasciarlo interdetto per qualche attimo, in cui lo sguardo della donna sembrava potergli scrutare ogni più piccola sfumatura dell'anima. Era uno sguardo carico di disperazione, illuminato dal disperato bisogno di avere almeno un barlume di speranza per la quale continuare a lottare. A vivere.

«Ti prego Zeref, se conosci un modo per... ti prego dimmelo!»

Il ragazzo chiuse gli occhi, inspirò profondamente e li riaprì, tornando a fissali in quelli di Anna, che trepidante attendeva bisognosa la risposta che cercava da tanto tempo, e che all'improvviso si stava materializzando davanti ai suoi occhi.

«Esiste un altro modo per fermarlo, l'abbiamo qui, davanti ai nostri occhi, ma ancora non è pronto.»

Anna sbarrò di nuovo lo sguardo, lasciò le spalle di Zeref e strinse le mani al petto, senza però smettere di osservare il ragazzo davanti a lei «Che vuoi dire?»

«I Dragon Slayer Anna, loro possono sconfiggerlo una volta per tutte, loro possono uccidere Acnologia» la maga sussultò, mentre il viso impallidiva al pari di un candido lenzuolo e l'immagine dei cinque bambini si formava nella sua mente.

I suoi bambini. Erano troppo giovani, troppo innocenti per potersi confrontare con il potere di Acnologia, troppo inesperti per avere anche solo una speranza di fermarlo. Non li avrebbe mandati al macello, né ora né mai.

«Sono solo bambini Zeref, non possono certo...»

«Non ancora» precisò «Ma un giorno, quando saranno grandi, avranno il potere necessario a fermarlo, dobbiamo solo dar loro il tempo di crescere.»

Anna ci pensò, seriamente e con la mente abbastanza lucida da saperne valutare rischi e vantaggi. Forse Zeref aveva ragione, ma un nodo allo stomaco le impediva di reagire positivamente a quella possibilità che le veniva offerta.

Rifiutava il cannone perché pensava fosse una barbaria inumana e disdicevole, oltre che inutile in quanto il potere di Acnologia non avrebbe abbandonato il loro mondo, semplicemente avrebbe cambiato forma, e chi poteva dire non finisse in mani peggiori? Troppo rischioso anche solo per tentare.

Il piano di Zeref invece era sensato, difficile da realizzare, ma di sicuro il miglior piano che avessero in serbo, sempre se l'umanità fosse sopravvissuta abbastanza da poter essere salvata quando i giovani fossero stati pronti.

Eppure, un nodo doloroso le attorcigliava lo stomaco, impedendole di dare completa disponibilità e approvazione verso la loro via d'uscita da quel ciclo di morte e distruzione.

Perché in fondo al suo cuore, in una parte nascosta a tutti, lei desiderava che Acnologia vivesse. Pregava ogni notte affinché la ragione tornasse a controllare sulla mente confusa ed oscura del suo amato.

Zeref lo sapeva, capiva il desiderio egoistico di Anna, perché in fondo anche lei era umana, e come tale aveva desideri e passioni che non poteva controllare, semplicemente prendevano il sopravvento sulla mente. Non era certo che avrebbe mai accettato l'idea di lasciar morire Acnologia, ma era necessario per riportare l'equilibrio nel mondo. Affinché un giorno End potesse rinascere e mettere fine alla sua maledizione.

«D'accordo» fu sorpreso Zeref quando la tremante voce si Anna diede il proprio consenso, ancor di più nel vedere il bagliore dei suoi occhi spegnersi, rassegnato all'unica impronunciabile verità «Dimmi tutto ciò che serve per mettere in atto questo piano.»

Ormai aveva deciso, nulla l'avrebbe più distratta dall'obiettivo primo di salvaguardare la salute del suo popolo. Non sempre quello che abbiamo è ciò di cui abbiamo bisogno, ed era questo il caso. Lei desiderava ardentemente poter tornare indietro, rivivere gli splendidi momenti al fianco dell'uomo che amava, ma era una voglia malsana ed egoista, che non avrebbe mai trovato certezza. Ciò di cui aveva bisogno invece, era la certezza che il suo popolo fosse al sicuro, che potesse continuare a vivere senza la paura di veder crollare ogni cosa con il prossimo soffio del vento.

«Ma prima...» proruppe con fermezza, uno sguardo che non ammetteva alcun no come risposta «... voglio parlare con lui, un'ultima volta.»

Per annientare ogni più piccolo barlume di speranza.
 

*w*w*w*w*
 

Igneel stava giocando col suo piccolo Natsu quando Anna e Zeref si fecero vedere, e soltanto guardando il passo sicuro della donna, poté intuire che aveva finalmente preso una decisione sul destino del regno.

Natsu corse sorridendo tra le braccia della maga, che l'accolse con un sorriso sincero e splendente. Un sorriso di chi non ha più rimpianti.

Lo sollevò da terra e continuò a camminare verso l'uomo, che con un solo gesto si alzò.

Anna posò gli occhi color nocciola su di lui, e fissò con intensità la forma umana del drago, bellissimo come il primo giorno che l'aveva visto.

Aveva i capelli rossi e scompigliati, molto simili a quelli del piccolo Natsu, sparati in ogni direzione. Le sopracciglia erano folte e ricurve verso l'altro, un ombra di pizzetto gli sporcava il mento, ma senza togliere nulla alla bellezza del viso. Aveva gli occhi piccoli dalla pupilla allungata, come quella dei rettili, di un marrone intenso ed ammaliante, quello destro era attraversato da una profonda cicatrice, poco sotto ve ne era una seconda, simile ad una croce, ma Anna era sicura che tutto il suo corpo ne fosse cosparso.

Era altro, ed il fisico tonico lo faceva apparire come il più potente fra i guerrieri, e forse era uno dei pochi casi in cui l'apparenza rispecchiava piuttosto fedelmente la potenza che era in grado di scatenare.

Il re dei draghi di fuoco aspettava imperterrito che gli venisse riferito il risultato della conversazione avvenuta fra i due, se Anna avesse o meno accettato il piano elaborato da Zeref. Perché senza il suo consenso non avrebbero potuto muoversi.

Anna spazzolò i capelli di Natsu e lo rimise a terra, intimandogli di raggiungere gli altri, spostati più a valle rispetto alla collinetta in cui sorgeva la biblioteca, e avvisarli di raggiungerli all'interno della struttura. Aveva importanti notizie da riferire.

Sorridendo, il bambino corse nel boschetto che si estendeva per svariati chilometri verso le montagne in cui Acnologia aveva preso dimora. Incredibilmente, la nuvola verde che li separava dal loro carnefice era il luogo più sicuro in cui nascondersi.

«Dunque?»

Proruppe Igneel impaziente, i muscoli tesi mascheravano perfino il respiro accelerato che caratterizzava l'ansia pressante che lo stava divorando.

«Ho una condizione, e non ti piacerà» Anna spiegò anche a lui quale fosse la sua unica richiesta per accettare il piano ideato da Zeref. Fu chiara e concisa, motivò ogni sua parola e disse di aver ponderato a lungo prima di agire ed anche solo esporre l'idea, ma come previsto Igneel non la capì.

«È troppo pericoloso Anna, se ti accadesse qualcosa...»

«Ti prego Igneel. Lo devo fare, o non potrò mai lasciarlo andare» non voleva lasciarlo andare, ma quello era l'unico modo per spingere il suo cuore a fare la scelta giusta.

Igneel sospirò. Era rischioso, troppo forse, ma era conscio di quanto fosse importante per lei parlargli un'ultima volta. Non aveva mai amato lui, non poteva capire quanto avesse perso e quanto facesse male non poter stare accanto alla persona amata, ancor meno comprendeva il dolore nel dover essere gli artefici della fine di chi ha rubato il nostro cuore, ma poteva percepire a fior di pelle i sentimenti che trapelavano dal fragile corpo umano di Anna.

Desiderava fare quella follia a qualunque costo, e nessuno l'avrebbe dissuasa da tale proposito.

«D'accordo, ma verremo anche noi. Non ti lasceremo sola.»

Anna sorrise dolcemente al drago, e si sentì improvvisamente più leggera e consapevole. Si stava lentamente avvicinando al coraggio che le mancava per chiudere ogni legame con una parte del suo cuore ancora troppo radicata nell'animo per poter essere estirpata.

Aveva compiuto un passo. Un passo più vicina a dire addio.


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 2
*** Portale ***


N.d.A- Secondo capitolo di questa storia :) 
Come promesso, ogni sabato avrete il capitolo fino a quando la storia non sarà completa, e se i miei calcoli sono esatti, ciò dovrebbe accadere attorno all'8 di luglio se i miei calcoli sono esatti xD
Nel frattempo vi auguro una buona lettura, e grazie in anticipo a chiunque leggerà!

Baci e a presto,

Jeo 93 =3 (ArhiShay)

p.s. vi spammo i miei altri profili dove pubblico altre storie u.u

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CAPITOLO 2- PORTALE


 

Quando Acnologia le si presentò davanti, Anna ebbe l'impulso di corrergli incontro e gettarsi tra quelle braccia forti e possenti che l'avevano sempre sostenuta ogni qual volta le sue insicurezze minacciavano di farla cadere.

Se pensava che adesso erano lui e le sue braccia a minacciare di farla cadere Anna quasi piangeva, perché mai avrebbe voluto dover scegliere tra ciò che era giusto e ciò che il suo cuore desiderava.

Non sempre ciò che desideriamo è ciò di cui abbiamo bisogno.

Continuava a ripeterselo come un mantra, cercando di conciliare le idee del cuore a quelle della mente, provando a mettere un punto d'accordo che li facesse smettere di colpirsi a vicenda, causandole continui dolori ed incertezze. Aveva bisogno di certezze, e sapeva che l'unico modo per trovare la pace era vederlo e affrontare il suo sguardo ancora una volta.

Sin dal momento in cui si era inoltrata nella foresta che li separava, Anna aveva cercato d'immaginare quali possibili reazioni potevano scatenarsi in lei nel rivederlo dopo giorni, nel trovarselo davanti così diverso dall'amore che ricordava, eppure così lui. Si chiese cosa gli avrebbe detto, quali sarebbero state le prima lettere a scivolare fuori dalle sue labbra, se avrebbero avuto un tono flebile e agitato, oppure uno più garbato e tranquillo. Immaginava cosa poteva accadere nel momento in cui i loro occhi si fossero incontrati, a quale sarebbe stato il primo gesto che gli avrebbe rivolto.

«Ciao» un saluto ed un sorriso.

Così dannatamente naturali e spontanei, come se tra loro non fosse cambiato nulla. Come se fossero ancora semplicemente Anna e Acnologia, due innamorati come tanti altri, il cui unico desiderio era poter vivere per sempre insieme.

Acnologia non rispose, mantenendo il suo sguardo freddo ed impenetrabile puntato sulla sacerdotessa, pronto a qualsiasi movimento sospetto avesse potuto rivelarsi una minaccia.

«Sembrano passati molti lustri dall'ultima volta, sono felice di averti potuto vedere» ancora quel sorriso.

Era l'unica cosa a cui Acnologia non riusciva a smettere di pensare. Perfino quando il potere dei draghi aveva annebbiato la sua mente, il sorriso di Anna rivolto soltanto a lui continuava imperterrito a far capolino nella sua mente, inebriandolo del profumo di miele che lo riportava indietro nel tempo, a quando il dolce aroma della donna gli riempiva le narici fino a farlo star male. Eppure non ne aveva mai abbastanza. Poteva drogarsi di quell'aroma paradisiaco per lustri interi se ne avesse avuto la possibilità, e ancora non sarebbe stato sufficiente.

«Cosa vuoi, Anna?» ma non era certo lì per rivangare un passato a cui aveva rinunciato. Non doveva lasciarsi distrarre dalla presenza dell'unica persona in grado di smuovere ancora il suo animo oscuro, il potere era tutto ciò di cui aveva bisogno.

Sentire il suo nome pronunciato dalle labbra di Acnologia le procurò più brividi di quanto non avrebbe voluto, eppure non poté evitarlo. Il potere che aveva su di lei era ancora troppo forte, le loro anime ancora troppo unite perché Anna potesse staccarsi definitivamente da lui.

Strinse una mano al petto e abbassò lo sguardo. Non riusciva ancora a guardarlo negli occhi.

«Ho bisogno di parlarti...» sussurrò, sicura che con l'udito fine del drago, Acnologia l'avesse sentita comunque.

Si strinse ancor di più il pugno al petto, e finalmente rialzò il viso, colpendo l'uomo direttamente nel punto più sensibile e vulnerabile. Lo colpì al cuore, con un colpo ben preciso lanciato da quegli occhi così intensi da sembrare cioccolato fuso in continuo mutamento, capace di inglobarti nel suo corpo, ora dolce, ora spaventosamente intenso e profondo. Uno sguardo a cui sapeva non avrebbe mai resistito.

«Ferma questa follia, ti prego Acnologia! Se mai mi hai amata, se mai quel sentimento nei miei confronti ha avuto una qualche importanza, ti prego fermati!» calde lacrime iniziarono a bagnarle il viso, rendendola consapevole di quanto fosse debole e nuda di fronte a lui, di quanto ancora dipendesse incondizionatamente dalla presenza di Acnologia al suo fianco.

E si sentì debole e stupida, perché non sarebbe mai stata in grado di separarsi da quel sentimento che le stringeva il cuore. Era la compagna di Acnologia e lo sarebbe stata per sempre, da viva e da morta. E ne era spaventosamente ed inconsciamente consapevole.

Dal canto suo, il drago della distruzione era rimasto immobile, impietrito da quelle parole e da quello sguardo che per lui erano tutto. Se l'aveva amata? Sempre, null'altro avrebbe mai preso il suo posto in quel pezzo di cuore che non era ancora marcito.

Poteva fermarsi per amor suo? Mai, perché era per lei che stava facendo tutto, per evitare che quella terribile tragedia potesse compiersi una seconda volta.

«Non posso Anna, lo sai anche tu.»

«Invece non lo so... non so proprio nulla» sputò con rabbia e disperazione, memore di quel che aveva provato la notte in cui era stata abbandonata nel momento in cui aveva bisogno di essere sorretta da lui «Te ne sei andato e mi hai lasciata sola, nonostante soffrissi quanto te. Anche io ho perso tanto quanto te, ma non è colpa degli umani.»

Non avrebbe mai dato la colpa a loro di un suo errore. Forse, in un qualche modo, essi avevano avuto un ruolo determinante nella tragedia che aveva portato Acnologia ad un cambiamento tanto drastico, ma certo non erano i soli responsabili di quanto era accaduto. Erano colpevoli quanto e più degli altri.

Ma Anologia non voleva sentir ragioni. Quei miseri insetti gli avevano portato via qualcosa che non avrebbe mai perdonato. Avrebbero pagato tutti, dal primo all'ultimo.

«Gli umani... è soltanto colpa loro. Hanno commesso il loro ultimo errore. Vanno sterminati tutti, non meritano alcuna pietà.»

«Ti sbagli! Per l'amor degli Dei Acnologia, rifletti! Anche tu eri un umano una volta, non puoi averlo dimenticato!»

«Ormai ho dimenticato quel tempo, non ha più alcun significato per me.»

E per Anna quelle parole furono peggio che ritrovarsi un coltello nel cuore. L'unica persona che avesse mai amato aveva appena rinnegato il loro tempo assieme. Era chiaro ormai che non l'amasse, ma quei sentimenti d'amore erano ancora vivi in lei, non poteva rinunciare senza neanche tentare.

«Ti supplico, ferma questa follia, prima che sia troppo tardi.»

Non costringermi a dirti addio.

«È già troppo tardi.»

Non permetterò a nessuno di portare via anche te.

Anna abbassò lo sguardo, affranta, disperata. Le braccia ciondolarono lungo i fianchi, ed ogni forza venne meno. Rimase in piedi per pura inerzia, perché se si fosse accasciata non avrebbe mai avuto la forza per rialzarsi.

Era inutile sin dal principio, una missione che non era destinata a compiersi ancor prima di essere ideata, ma aveva bisogno di provarci. Ora era sicura che non vi fosse altro modo per fermarlo.

«Molto bene» si girò, consapevole e senza più alcun dubbio ad annebbiarle la mente.

La mano di Acnologia afferrò il suo polso talmente alla svelta che quasi non lo sentì avvolgersi delicato com'era solito fare un tempo. Prima che se ne accorgesse si ritrovò stretta tra le braccia dell'uomo che amava, inspirandone l'odore acre di sangue, mischiato a quell'aroma selvatico e fresco che Anna aveva sempre amato. Nonostante tutto lui era ancora lì, l'uomo che conosceva ed amava.

Si lasciò cullare dolcemente da quel dolce e nostalgico tepore, finché le labbra non si cercarono tra loro, incontrandosi in un bacio passionale che entrambi aspettavano da tanto, troppo tempo.

Le labbra combaciavano perfettamente, quasi il destino le avesse disegnate per potersi congiungere in un bacio perfetto ed armonioso. Le loro lingue danzavano tra le loro bocche, e per Anna fu come tornare a respirare a pieni polmoni.

Ogni dubbio fu dissipato, la nebbia che oscurava il suo pensiero si diradò, e comprese che non avrebbe voluto essere in nessun altro posto se non tra le braccia di Acnologia, in quel momento e per sempre, in quella vita e nella prossima.

Per Acnologia fu come ritrovare per un istante la luce che aveva perso. Perché Anna era perfetta per stare tra le sue braccia, perfetta per essere baciata da lui. Semplicemente era perfetta per stare con lui.

Si staccarono soltanto quando i polmoni di lei rischiarono di andare a fuoco per la poca aria rimasta a riempirli. Se avessero potuto non si sarebbero più lasciati andare, perché era quello il posto a cui appartenevano. L'uno all'altra, e sempre così sarebbe stato.

Tra i respiri affannati Acnologia le sussurrò una frase, una semplice frase che fu capace di risvegliarla dal torpore che la sola presenza del drago riusciva ad imporle «Resta con me, sii solo mia e non lasciarmi.»

Forse vi era ancora una possibilità per loro, forse non era ancora tutto perduto «Solo noi due, per sempre insieme» sussurrò allora lei con un dolce sorriso.

Prese tra le mani il viso spigoloso di Acnologia, fissando i loro sguardi per un tempo interminabile «Possiamo farlo. Se tu rinunciassi alla tua folle idea di sterminio noi...»

Le afferrò le mani e le tolse dal proprio viso, le strinse con un po' troppa foga, senza però distogliere lo sguardo dagli occhi di lei, ora incrinati da qualcosa che non riuscì ad identificare.

«Questo mai Anna. Gli umani sono feccia, e come tale devono morire» qualcosa dentro Anna si spezzò.

E capì che non esisteva alcuna speranza, non vi era mai stata. Preferiva un'opera di sterminio a lei, preferiva il potere ad una vita vissuta in due, soltanto loro, lontano dal mondo.

Realizzò che Acnologia non l'amava, forse un tempo poteva aver provato per lei qualcosa, ma ormai tutto ciò che il cuore del suo amato desiderava era il potere. E lei nel corpo ne aveva fin troppo.

Ed era soltanto quello ciò che il cuore di Acnologia desiderava. Soltanto il potere.

Anna si divincolò dalla presa e si allontanò. Si strinse le mani al petto ed indietreggiò, senza mai alzare lo sguardo su di lui. Aveva capito, ma guardarlo avrebbe solo fatto più male.

«Anna...» Acnologia cercò di allungare la mano e afferrarla, ma si ritrasse con uno scatto. Il sangue si gelò nelle vene del drago.

La vide mordersi convulsamente il labbro inferiore e digrignare. Tremava, come se stesse per collassare da un momento all'altro.

«Non posso... non posso lasciartelo fare, mi dispiace» allora alzò lo sguardo, mostrando le calde lacrime che gli scorrevano lungo il viso, dolorose, pesanti, ma consapevoli di quello che fosse il suo compito. Il compito di una sacerdotessa delle stelle.

Acnologia provò ad avvicinarsi di nuovo, ma stavolta Anna non arretrò.

Qualcuno da dietro di lei saltò al collo del drago nero, e prima che potesse realizzare quel che stava accadendo, la possente voce di Igneel gli perforò i timpani «ADESSO ANNA!»

Acnologia non capì. Vide Zeref avvicinarsi alla sua amata e prenderle le mani. Anna piangeva e lo guardava colpevole, come se stesse per commettere il più grande dei torti alla persona che più amava.

«Discendi o potere delle stelle, illumina il nostro cammino e concedi a noi tuoi fedeli custodi il potere di sigillare il male» una luce dorata avvolse i due maghi, che insieme sprigionavano tanto potere quanto splendenti erano le stelle in cielo «Cadi sul male e rinchiudilo nella tua fortezza, affinché non possa più nuocere al mondo. Apriti, cancello del sigillo supremo, GATE OF SIRIUS!»

Ci fu un lampo di luce, un urlo straziante, ed in pochi secondi tutto finì.

Igneel ammirò l'operato dei due maghi con un sorriso stanco. Per fortuna si era spostato appena in tempo per non passare i prossimi quattrocento anni con quel mostro.

«Così i bambini avranno il tempo di crescere ed allenarsi. Diventeranno forti, e allora spetterà a loro mettere fine a questo mostro una volta per tutte.»

La sacerdotessa non lo sentì nemmeno. Semplicemente mantenne lo sguardo fisso su Acnologia, intrappolato in quel cristallo color ciliegio che lei stessa aveva creato, un sigillo che l'avrebbe bloccato per molti anni, in una condizione di stasi da cui non poteva liberarsi, non ancora.

Si avvicinò fino a quando le dita non sfiorarono la fredda superficie del cristallo. Una lacrima le solcò il viso, la prima di tante altre «Mi dispiace...» Anna crollò sulle ginocchia in un pianto disperato. Il suo cuore straziato non poteva perdonarla per quello che aveva appena fatto.

Aveva appena condannato ad una prigione di cristallo l'uomo che amava. Niente e nessuno avrebbe mai potuto redimerla dal suo peccato, perché anche se non aveva avuto altra scelta non si sarebbe mai perdonata di averlo tradito a quel modo.

Pianse per diverso tempo accanto al cristallo, rimpiangendo ciò che aveva perso quel giorno. Dopotutto non era ancora pronta a dire addio.
 

*w*w*w*w*


«Non voglio andare via!»

Anna sorrise nel sentire le manine di Natsu che si stringevano attorno alla sua gamba con forza, mentre Igneel tentava disperatamente di convincerlo che quel viaggio gli avrebbe fatto soltanto bene.

Ma Natsu non era l'unico ad opporsi con fermezza alla decisione presa arbitrariamente dal genitore.

Poco distante da loro Metallicana scuoteva la lunga chioma nera in preda ad una crisi sterica, mentre Gajeel l'affrontava senza paura con quei suoi piccoli ma determinati occhi rossi. Se non avesse saputo che quella bellissima donna dagli occhi rossi ed i lunghi capelli neri, era uno tra i più forti draghi esistente, probabilmente li avrebbe scambiati per madre e figlio.

Ana mise le mani sui fianchi, abbassandosi quel tanto che bastava perché la scollatura del corsetto mettesse in mostra le sue forme poco pronunciate. Non indossava gonne, com'era consuetudine fra le donne dell'epoca, ma un paio di pantaloni attillati e degli stivali neri. Con gli innumerevoli pircing applicati sul viso sembrava proprio una regina delle tenebre, bellissima e spaventosa al contempo, ma Gajeel non aveva paura di lei in quel momento. Si opponeva con fermezza al suo volere, beccandosi colpi su colpi da parte della madre.

E nonostante tutti i lividi sul volto, ancora non cedeva.

Sting faceva i capricci. Piangeva e si dimenava a terra nel tentativo di dissuadere Weisslogia dal proposito di farlo partire con gli altri per chissà quale meta sperduta.

Il drago di luce si sistemò gli occhiali sul naso, aggiustandosi la coda in cui erano rinchiusi i capelli bianchi, lunghi tanto da toccare quasi terra. Il fisico era nascosto dalla casacca bianca che indossa, ma Anna era sicura fosse ben allenato e pronto ad ogni futura battaglia che vi fosse presentata.

Weisslogia era sempre stato un padre amorevole e ben disposto verso il figlio, ma nonostante questo sembrava determinato a spiegare a Sting le ragioni per cui dovevano separarsi, anche se per un breve periodo di tempo.

E in fondo non era poi una bugia. Per i bambini non sarebbero passati che pochi attimi. I genitori del futuro già li aspettavano dall'altra parte, forse un po' più vecchi, ma pur sempre loro.

Wendy si era addormentata tra le braccia di Grandine dopo aver versato tutte le sue lacrime. La donna dai capelli rosa, rigorosamente ordinati sul capo, coccolava la sua piccola bambina con amore e dolcezza, consapevole di poterlo fare per l'ultima volta. Per la prossima avrebbe dovuto aspettare quattrocento anni.

Rogue sembrava essere l'unico ad aver accettato la situazione, non senza versare qualche lacrima sulle spalle di papà Skyadrum, che l'aveva accolto senza battere ciglio.

Il drago d'ombra era pallido come un lenzuolo, in netto contrasto con gli occhi rossi ed i capelli neri, perennemente pettinati a destra con la frangia che puntualmente gli nascondeva l'occhio ormai cieco.

Era il caos più totale, ma forse avrebbero dovuto aspettarselo. Dopotutto erano soltanto bambini, cosa potevano aspettarsi se non che volessero stare con i loro genitori?

Zeref poco lontano osservava il tutto senza però avvicinarsi. Non poteva rischiare di far del male ai giovani Dragon Slayer.

«Bambini» al dolce richiamo di Anna, ogni rumore superfluo cessò, e tutta l'attenzione dei bambini deviò sulla donna dai capelli biondi. Grandine svegliò dolcemente la sua piccola Wendy affinché raggiungesse gli altri attorno ad Anna, che si era accovacciata per poterli guardare tutti negli occhi.

Il portale era ormai pronto, posto appena fuori dalle mura del palazzo Heartphilia e pronto ad essere utilizzato. Non dovevano far altro che convincere i bambini ad attraversarlo, poi tutto avrebbe avuto fine.

«Non dovete preoccuparvi, sarà un viaggio molto breve. Dovrete soltanto attraversare una portale che vi condurrà in un posto più bello.»

«Ma io non voglio andare!» l'impeto di Gajeel era ammirevole, sempre pronto a tutto pur di difendere la propria famiglia.

«E neanche io! Voglio stare con papà!» e dopo Natsu anche Sting, Rogue e la piccola Wendy manifestarono il proprio desiderio di non andare, di restare per sempre con i propri genitori, ed Anna non poté che addolcire il sorriso.

«State tranquilli, una volta attraversato il portale i vostri genitori saranno già dall'altra parte ad aspettarvi» sorrise, e vide i bambini più rilassati e coinvolti «Diciamo che è una specie di gioco. Se attraversate il portale, avrete in cambio un super potere.»

L'idea creò subito fermento, e d'improvviso tutti vollero essere i primi ad attraversare il portale per scoprire quali super poteri gli sarebbero toccati.

D'improvviso, Wendy si fermò. Strattonò un paio di volte la gonna del vestito alla sacerdotessa, al che ella si abbassò per poterle parlare a quattrocchi.

«Si, Wendy-chan?»

«Anche tu ci aspetterai di là, Anna-san?» una domanda che la lasciò sorpresa e frastornata.

No, lei non ci sarebbe stata al loro arrivo. Quattrocento anni sono troppi per un umano, nessun mortale può vivere così a lungo. No, lei sarebbe rimasta, e non li avrebbe mai più rivisti.

«Purtroppo no, Wendy-chan, ma sono sicura che ci sarà qualcun altro ad attendervi.»

Guardò Zeref, che le fece un debole gesto con la testa. Era ora.

Fece indietreggiare draghi e bambini. Lanciò in aria le dodici chiavi dello zodiaco e concentrò i suoi poteri in esse. Queste galleggiarono, irradiate dal potere del cosmo che fluiva nelle vene di Anna.

«Apriti, portale del tempo, mostraci la strada verso il futuro che ci attende.»

L'enorme portone in metallo spalancò le sue porte in perfetta risonanza con il potere di Anna, quel tanto che bastava per spingere i suoi piccoli ad attraversarlo. Dritti verso il futuro, verso una nuova speranza di vita.

Ci sarebbero voluti anni per ricostruire, altrettanti per dimenticare. Probabilmente non avrebbe mai dimenticato del tutto, eppure Anna sentiva che quel momento non era affatto la fine.

Forse era semplicemente un nuovo inizio.

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Capitolo 3
*** Futuro ***


N.d.A- Ed eccoci anche al terzo :) 
Se che è un po' tardi, ma tra scuola e lavoro, il tempo per scrivere è compromesso, e così quello per pubblicare. Quindi purtroppo per un po' questi saranno i miei orari ><
Spero che questo capitolo vi piaccia, non ne mancano molti, ma ci tengo che siano coinvolgenti e ben fatti!
Buona lettura, e grazie a chiunque leggerà!

Baci e a presto,

Jeo 93 =3 (ArhiShay)

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CAPITOLO 3- FUTURO


 

Igneel sospirò, passandosi una mano tra i capelli rossi e lasciando che lo sguardo vagasse per la radura che circondava la villa. Era immensa come sempre villa Heartphilia, ma nel corso degli anni non aveva fatto che estendersi verso le terre circostanti, fino a raggiungere l'ampiezza che ora si stagliava davanti ai suoi occhi.

“Ma dove si è cacciata?” si chiese ancora, stupendosi di come ogni volta riuscisse a sfuggire anche alla sua infallibile vista da drago. Era la prima volta che qualcuno lo metteva così in difficoltà.

«Cerchi qualcuno, Igneel-kun?» alzò lo sguardo, mentre la cristallina risata di Layla risuonava come musica nelle sue orecchie.

La trovò sul ramo di un albero poco lontano. Come ci fosse arrivata non lo sapeva, e non era sicuro di volerlo comprendere.

Ammirò il sorriso divertito che la ragazza gli stava mostrando, così bello e luminoso da mozzargli il fiato. Sotto i raggi filtrati tra le foglie era ancor più bella di quanto già fosse, meravigliosa e tanto leggiadra da far invidia persino agli angeli.

Layla era l'ultima dei discendenti di Anna, probabilmente colei che avrebbe riaperto il portale tra pochi anni, ed era certamente la più dolce e la più bella tra coloro che avevano seguito la sacerdotessa. Quella che più le assomigliava.

Prima ancora di rendersene conto, Igneel era stato stregato dal sorriso di Layla, che giorno dopo giorno si era fatta strada nel suo cuore dolcemente, senza fretta, colpendolo con piccoli gesti che agli occhi di altri erano nulla, ma che per lui erano tanto.

«Veramente cercavo voi, Layla-san» le sorrise, invitandola a scendere dall'albero prima che potesse farsi male.

Ridendo, Layla afferrò la mano gentile che le veniva posta e si lasciò semplicemente scivolare tra le braccia sicure di Igneel. La strinse per la vita con delicatezza, attento a non farle male, mentre l'altra mano di lei si posava delicata sul suo braccio. Le altre ancora intrecciate tra loro, gli sguardi incatenati, marrone intenso nel rosso incandescente, e fu come se si mescolassero fra loro in una danza armoniosa.

Layla sorrideva, ed era talmente bella quando mostrava quell'espressione che Igneel non resistette. La baciò. Fu un bacio semplice, che non chiedeva nulla più di poter amare colei a cui veniva dato. Un bacio puro che fu accolto con serenità, ricambiato con la stessa semplice intensità che portava con sé sentimenti d'amore.

Quando si staccarono i sorrisi non abbandonarono mai il loro viso. Le mani sempre intrecciate tra loro li univano indissolubilmente. Decisero di aspettare ancora qualche tempo prima di tornare alla villa, accoccolandosi l'una sull'altro, distesi sul prato e bagnati dall'accecante e piacevole luce del sole.

Igneel le raccontò ancora delle loro avventure, ridendo della puntigliosità con cui Weisslogia li pressava, criticando il carattere fin troppo impulsivo di Metallicana. Layla rideva, e non vi era musica più dolce che potesse beare le orecchie del drago.

«Mi chiedo proprio come Skyadrum riesca a sopportarla» erano più di quattrocento anni che quei due erano innamorati. A volte gli capitava di provare un po' di pena per il compagno.

«Sono una bella coppia» fu l'unico commento di Layla. Li vedeva spesso abbracciarsi nei presi del giardino, sotto la finestra della sua stanza, e vedeva in quei semplici gesti l'amore traboccante che riempiva i loro cuori. C'era un legame speciale tra loro, qualcosa che andava ben oltre il comune concetto di amore umano «E anche Weisslogia e Grandine, sembrano amarsi tanto.»

La loro storia invece era cominciata cento anni dopo la partenza dei loro figli. Semplicemente avevano scoperto di comprendersi più di quanto non avessero mai fatto in precedenza. E da quando si erano trovati non si erano più lasciati.

«L'amore dei draghi è diverso da quello umano» spiegò «Quando un drago sceglie una compagna è lei per sempre, non importa cosa accada.»

Layla si alzò appena per poterlo guardare negli occhi. Spostò con delicatezza alcune ciocche rosse che gli coprivano il viso, e rimase a fissare la bellezza del drago per qualche secondo, ammaliata.

«Accade anche con gli umani?»

Sentì Igneel irrigidirsi sotto il suo tocco, e comprese di aver detto una parola di troppo, forse qualcosa di cui parlare gli risultava facile.

Igneel si sedette, fissando con finto interesse i fili d'erba mossi dal vento. Anche Layla si sedette, preoccupata di quell'improvviso cambiamento.

«Anche con gli umani. Se un drago sceglie, indipendentemente dalla razza, non cambierà mai idea» spiegò «Non so se per la compagna umana sia lo stesso però.»

Layla rimase in attesa, perché sapeva che Igneel stava omettendo una parte del discorso che l'avrebbe aiutata a comprendere cosa avesse turbato l'animo di Igneel.

«Acnologia aveva scelto Anna» confessò infine, lasciando Layla senza parole «Quando lo sigillammo, lei soffrì molto, e pianse per giorni interi. Poi un giorno si è alzata, ci ha sorriso e ha detto che andava tutto bene. Qualche mese dopo si è sposata con un umano.»

Igneel l'aveva sentito, forte e chiaro, il sentimento traboccante tra Anna e Acnologia, l'aveva vissuto da spettatore, eppure poteva giurare che mai nessuno avrebbe potuto spegnere quel sentimento, che nemmeno la morte avrebbe diviso i loro cuori.

Poi Acnologia aveva intrapreso una strada che Anna non poteva seguire. Lei ne aveva sofferto, non erano finte le lacrime che le hanno inzuppato il viso per tutto il tempo, ma aveva trovato la forza di continuare e di coltivare un nuovo amore, per il loro bene e per quello dei bambini. Un drago non avrebbe mai potuto farlo. Avrebbe scelto la morte, che una vita senza la propria compagna.

Layla lo abbracciò, trasmettendogli tutto l'amore che il suo piccolo corpo da umana poteva contenere.

«Sono sicura che anche lei l'amasse» non la conosceva, ma era certa di quel che stava dicendo.

Se l'amore che la sua antenata era simile anche solo in parte a quello che provava lei ogni qual volta il tocco gentile di Igneel le sfiorava la pelle, di certo non poteva aver dimenticato ogni cosa soltanto dopo aver incontrato un umano. Era convinta che vi fosse qualcosa di più profondo nella scelta di Anna, ma per il momento si concesse il lusso di non pensarci.

Voleva soltanto vivere l'amore di Igneel il più intensamente possibile, ogni giorno, ogni ora, per sempre. Il resto poteva aspettare.

Il drago fissava il cielo, immerso in pensieri che ancora non si sentiva pronto a condividere.

«Rientriamo?»

Layla annuì. Tornarono mano nella mano quel giorno, sotto gli occhi guardinghi degli altri draghi che li attendevano con ansia all'interno del palazzo.

Sembravano felici per loro, per l'amore finalmente sbocciato che da mesi tentava di trovare uno sbocco tra incertezze e insicurezze. Layla non poteva essere più entusiasta.

Igneel intanto pensava. E più ragionava, più l'opprimente sensazione di sbagliare gli appesantiva il cuore, quasi vi fosse un macigno di pietra a schiacciarlo con violenza.

Voleva smettere, ma non riusciva a darsi pace. E ad ogni nuovo pensiero, la figura di Layla si faceva sempre più lontana di un passo.

*w*w*w*w*

«Che significa “me ne vado”?»

Più ascoltava le ridicole scuse di Igneel, più Metallicana sentiva montare dentro di sé una rabbia ceca, come non capitava da diversi secoli. Era sempre stata suscettibile, ma non provava mai vera rabbia in quelle sfuriate fra amici che servivano più come ammonizione che ad altro. Stavolta invece, sentiva la rabbia montargli nelle vene, insieme al desiderio fremente di scagliarsi sul drago di fuoco e riempire quella sua orribile faccia umana di pugni.

«Ho deciso di partire per allenarmi» spiegò Igneel, senza però riuscire a guardare nessuno di loro dritto negli occhi «Tra pochi anni, Acnologia riuscirà a liberarsi dal sigillo, e non sono abbastanza forte per affrontarlo.»

Strinse forte i pugni lungo il fianco, digrignando i denti per reprimere il senso d'impotenza che lo assaliva ogni volta che ripensava al suo passato scontro con il drago nero. L'aveva completamente demolito, senza lasciarli nemmeno il tempo di provare a reagire.

Pensava a cosa sarebbe successo se si fossero scontrati ancora. Se non avesse avuto la forza necessaria per fronteggiarlo, avrebbe perso tutto ciò che d'importante aveva al mondo. Suo figlio, i suoi compagni, Layla. Non poteva permettere che le accadesse qualcosa.

Era questo che diceva Igneel a se stesso, quando si chiedeva il perché avesse preso la drastica decisione di andarsene senza dire nulla alla sua amata. Per non farla preoccupare, si diceva, cercando invano di auto convincersi di starlo facendo per lei, quando in realtà era esclusivamente per lui.

Perché era un codardo che non sapeva nemmeno affrontare i propri sentimenti.

E sfortunatamente per lui, Grandine sapeva leggergli dentro meglio di quanto una madre avrebbe saputo fare.

«Sicuro che non abbia nulla a che fare con Layla?»

Alla dragonessa del cielo era bastata una sola occhiata per capire ogni cosa. Al primo sguardo aveva visto gli occhi di Igneel infuocarsi non appena si erano posati sulla figura da neonata di Layla, così piccola ed indifesa, eppure già così simile all'antenata a cui erano tanto affezionati.

L'aveva osservato preoccuparsi per lei ad ogni passo, in ogni minuto del tempo che passavano insieme, li aveva visti innamorarsi ed amarsi, di quello stesso sentimento che anni prima riempiva anche la vita di Anna e Acnologia.

Erano simili a loro in un certo modo, e forse era questa la paura che aveva scorto proprio in quel momento negli occhi di Igneel. Il terrore di poterla perdere, di vederla amare qualcun altro e lasciarlo solo, disperato, ed incondizionatamente innamorato. Ed le era bastata un'occhiata per capirlo.

Igneel si era all'improvviso irrigidito, mentre la consapevolezza delle parole di Grandine abbatteva il muro precario di bugie che lui stesso aveva eretto attorno alla verità.

«Lo faccio anche per lei, per poterla proteggere in caso...»

«Ed è andandotene senza dire nulla che speri di proteggerla?» non demordeva la dragonessa, intenta a ricavare quante più informazioni potessero aiutarla a capire cosa spingesse l'amico ad una decisione tanto sofferta.

Un drago non può vivere senza la sua compagna una volta che l'ha scelta, quindi ciò che Igneel voleva fare era sottoporsi alla più dura delle torture che potessero esistere senza nemmeno spiegarne il motivo. Avevano aspettato tanto, tutti loro, affinché anche lui trovasse la propria anima gemella, ed ora il re dei draghi di fuoco voleva lasciarla e andarsene.

Alla fine Igneel sospirò. Almeno a loro poteva dire la verità «Per un drago, la scelta del compagno è sacra ed eterna, questa è una delle verità innegabili della nostra natura» iniziò solenne «Ma se per il compagno che scegliamo non fosse così?»

I compagni sussultarono. Avevano sempre dato per scontato che tra anime gemelle i sentimenti dell'uno e dell'altro risuonassero all'unisono, come il battito dei cuori ed il ritmo costante dei loro respiri. Non avevano mai pensato all'eventualità che per altre razze, la questione non fosse importante quanto lo era per loro.

«Io amo Layla, da morire. Non posso immaginare la mia vita senza di lei...» spiegò, abbassando lo sguardo «Ma non posso più starle accanto. La vita degli umani è breve in confronto alla nostra, lei ha bisogno di qualcuno che possa starle sempre vicino... ha bisogno di un umano.»

«Ma che stai dicendo? Nessuno meglio di te potrebbe stare al suo fianco e proteggerla!» cercò d'intervenire Metallicana, ma Igneel la interruppe bruscamente.

«E invece no!» gridò furente «Appena i bambini arriveranno qui cosa pensi che succederà?! Noi dovremmo partire, e per quanto lo desidererei Layla non potrà venire con noi!»

Più di ogni altra cosa avrebbe voluto restare accanto a lei e amarla per sempre. Fare di lei la sua regina, la madre dei suoi figli, ma sapeva sin da subito che ciò non era possibile.

Eppure non aveva voluto perdere l'occasione di avvicinarla, toccarla, baciarla, riempirsi di lei fino a restarne completamente stregato, folgorato dall'irruenza con cui l'amore era entrato a far parte di lui.

Credeva che avrebbe potuto farcela, in qualche modo, che il destino li avrebbe favoriti in qualche modo a loro inaspettato. Così non era stato purtroppo, e ormai mancavano pochi anni all'arrivo dei bambini e al probabile risveglio di Acnologia.

«Sei davvero convinto Igneel? Il tuo cuore potrebbe non reggere il dolore» lo avvertì Skyadrum, stringendo per la vita Metallicana e attirandola a se, riempiendosi le narici di quel profumo ferroso che ogni volta era capace di inebriargli i sensi. Non avrebbe mai potuto fare a meno di quel profumo.

«Ho preso la mia decisione, sono convinto che sparire per un po' sia la cosa migliore per entrambi» disse infine, dando le spalle ai suoi compagni. Voleva andarsene al più presto, senza vederla, prima che il suo istinto lo spingesse a ritornare sui suoi passi e a restarle accanto per sempre.

«Igneel» Weisslogia lo richiamò, aggiustandosi gli occhiali sul naso senza smettere di guardarlo seriamente «Va da lei un'ultima volta» gli disse semplicemente.

Ma il drago di fuoco scosse il capo, ricominciando a camminare.

«Non posso, se la vedessi io...»

«Vai da lei un'ultima volta Igneel, lo vuoi tu e lo vorrebbe anche lei. Non negarti di dirle addio» disse semplicemente il drago di luce, stringendo a sé Grandine e posandole un dolce bacio a fior di labbra.

Come avrebbe vissuto senza averla al suo fianco? Semplicemente non avrebbe potuto. Ammirava Igneel per quel suo sacrificio coraggioso, ma temeva potesse impazzire ancor prima di allontanarsi da lei.

Doveva vedere Layla almeno un'ultima volta, placare l'istinto che sempre più prepotente premeva in lui per stare accanto alla compagna. Sin dal primo momento in cui l'aveva vista, Igneel ricordava perfettamente di aver passato ogni istante con lei, gli occhi marroni non l'avevano mai persa un momento.

Il suo sguardo era sempre puntato sulla splendente figura di Layla.

«Ci penserò» e con un salto sparì.

*w*w*w*w*

Layla dormiva tranquilla nel grande letto a baldacchino quando Igneel andò da lei. Alla fine, le parole di Weisslogia l'avevano convinto. Aveva bisogno di vederla un'ultima volta, di toccare quella sua pelle morbida e bianca, di imprimere a fuoco sulle proprie mani la sensazione dei lunghi capelli biondi che gli scorrevano fra le dita come fili dorati, di memorizzare il suo profumo, così che nessun altro potesse mai sostituirlo. Voleva che la figura dormiente di Layla l'accompagnasse dovunque in quel viaggio che li avrebbe separati per sempre.

Restò a fissarla per ore, carezzandole dolcemente i capelli e restando disteso con lei, privo della forza necessaria per allontanarsi e lasciarla andare.

Alla fine si alzò, non senza prima averle baciato la fronte, e andò verso la finestra. Stava per sparire, lontano da quella casa, lontano da quella villa, lontano per sempre dal suo grande amore.

Una mano sottile si strinse al suo polso dopo che ebbe fatto un solo passo, e girandosi si scontrò con due occhi azzurri come il cielo, quell'immensa distesa in cui amava volare.

«Igneel» e quando le labbra sottile e rosee di lei lo chiamarono, i freni inibitori del drago saltarono.

Baciò Layla con così tanta passione da lasciarla senza fiato, incapace di reagire a quell'improvvisa irruenza che non apparteneva all'amato. Quando la sua mente fu abbastanza lucida da permetterle di capire che Igneel l'aveva distesa sul letto e si era posizionato sopra di lei, allora iniziò a ricambiare.

In poco tempo i vestiti scivolarono a terra, e la passione da sempre repressa che scorreva tra loro li travolse come un fiume in piena.

I corpi s'infiammavano ad ogni bacio, il sangue ribolliva eccitato nelle vene, scorreva rapido sotto la pelle, ardevano le guance di un rosso vivo.

I gemiti riempivano l'aria ad ogni tocco, ad ogni carezza. Le mani di Igneel correvano veloci sul corpo di Layla, studiandolo, toccandolo, prendendo possesso di ogni parte di loro.

E al contempo sentiva le dita affusolate di lei percorrergli dolcemente la schiena, passare lentamente su cicatrici vecchie di secoli e scacciare via ogni doloroso ricordo che portava sulla pelle.

Si appartenevano ormai, ed era un appartenesi talmente profondo e inscindibile che nemmeno il tempo o la distanza avrebbero più potuto dividerli. Non più drago e umana, non più due esseri distinti in corpi separati, bensì parte di una stessa entità.

Uniti nel corpo e nell'anima.

Quando l'apice del piacere li raggiunse, Igneel sigillò il grido di Layla con un ultimo, lungo ed intenso bacio carico di desiderio. Le lingue danzarono per un tempo che parve infinito, finché entrambi non si distesero sotto il lenzuolo stremati, stretti l'uno all'altra, felici.

Layla si addormentò quasi subito. Un sorriso luminoso la rendeva ancor più bella, e le labbra rosse e piene era un invito a cui Igneel resisteva a stento. Prima di addormentarsi, un flebile «Ti amo» le fuoriuscì dalle labbra, dopo di che Morfeo l'aveva richiamata tra le sue braccia.

Il drago restò accanto a lei ancora per un po', perso in pensieri che proprio non erano da lui, ma che non volevano abbandonarle la sua mente annebbiata dai dubbi. Alla fine, si decise, era il momento di andare.

Raccolse i suoi vestiti da terra e li rimise. Carezzò un'ultima volta il viso di Layla, un ultimo bacio prima di saltare dalla finestra e atterrare con eleganza al suolo, diversi metri più in basso. I suoi compagni lo stavano aspettando, tristi, amareggiati, forse arrabbiati, ma nessuno di loro provò a fermarlo.

«Prendetevi cura di lei» fu l'ultima cosa che disse.

Pochi secondi più tardi, dell'uomo dai capelli rossi non vi era più traccia, e nel cielo illuminato dalla pallida luce di luna piena, il ruggito disperato di un drago riecheggiò nella notte.


 

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Capitolo 4
*** Ritorno ***


N.d.A- .... bonsoir? *Si ripara dalle fucilate e dai lanci di armi contundenti*
Sisi lo so! Sono passati mesi da quando avrei dovuto aggiornare, mea culpa sorry!
Il problema era che questa storia era già fatta che finita, se non che mentre editavo il quarto capitolo ho avuto un lapsus puro e... ho cancellato tutto.
Vuoi che non mi convincesse, vuoi che non mi ispirasse, alla fine ho eliminato gli ultimi capitoli e li ho rifatti.
Questo aggiunto ad un calo di ispirazione e ad un improvviso ammontare degli impegni (causa quindi di riduzione del tempo per scrivere) hanno portato all'inevitabile procastino continuo del capitolo... fino ad oggi.
Vi posso dire che mancano ormai 2 capitoli alla fine, per un totale di sei capitoli totali.
Spero di non ritardare più, ma non garantisco assolutamente nulla xD


Baci a chiunque fosse ancora interessato alla storia e a presto,

Jeo 93 =3 (ArhiShay)

p.s. perdonate gli errori, e sentitevi liberi di segnalarli!

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CAPITOLO 4- RITORNO


 

Layla osservava la sua Lucy con gioia nello sguardo, mentre la sua piccola correva sorridendo tra le braccia di Grandine, sfuggendo alle pesanti lezioni che Weisslogia esigeva che imparasse. Come futura erede degli Hertphilia doveva ricevere un'educazione appropriata, questo era quello che ripeteva ogni qual volta Lucy tentava di sfuggirgli. E una volta raggiunte le braccia di Grandine, Lucy sapeva di essere salva, poiché nemmeno il serioso ed impassibile Weisslogia poteva contraddire il volere della sua dolce metà.

Layla sorrideva mentre la guardava, eppure ogni volta che gli occhi marroni di Lucy si fissavano su di lei, una scarica l'attraversava lungo tutta la schiena, scuotendola talmente in profondità che Layla quasi non riusciva a restare in piedi sulle proprie gambe.

Perchè gli occhi di Lucy erano marroni, eppure alle volte sembravano tingersi di rosso. Una miscela perfetta, letale in un certo senso, incandescente come la lava di un vulcano. Ed era quando quella strana tinta prendeva controllo degli occhi di Lucy che Layla non riusciva più a sostenere il suo sguardo.

Le faceva male non poter guardare negli occhi sua figlia, solo gli Dei sapevano quanto soffriva ogni volta, ma aveva la sensazione che se l'avesse guardata anche solo un secondo di troppo, quella piccola sbavatura rossa l'avrebbe travolta come un fiume in piena, trascinandola a fondo, verso pensieri che da sette anni Layla aveva racchiuso nel cuore con un lucchetto. Non desiderava perdervisi di nuovo, aveva già sofferto abbastanza, ed ora tutto ciò a cui doveva pensare era Lucy.

«Tutto bene, Layla-sama?» voltandosi verso Metallicana, le sorrise dolcemente, rassicurando con un solo sguardo la sua più cara amica e confidente.

Metallicana era stata con lei ogni giorno ed ogni notte da quando era stata abbandonata. L'aveva confortata, le aveva ridato forza, accompagnandola in un viaggio che era un fallimento già dal principio, ma sostenendola quando tutti le avevano gridato di arrendersi.

Era stata l'unica a sostenerla, a guidarla veramente, a permetterle di seguire il suo cuore e non la sola ragione. Le doveva tutto.

«Sono solo un po' stanca. Ieri siamo andati a passeggio, temo di aver esagerato.»

Metallicana corrugò la fronte, ma non disse nulla.

In quei sette anni, specialmente dopo la nascita di Lucy, le condizioni fisiche di Layla si erano aggravate giorno dopo giorno, costringendola al letto più di quanto lei stessa desiderasse. Mancavano due mesi all'apertura del portale, eppure Metallicana non era convinta che fosse Layla a doversi occupare di aprirlo.

La magia con cui Lucy era nata aveva dell'incredibile. Un potenziale magico che non vedeva da secoli ormai, ed il cuore puro che aveva stimolava la crescita della magia più di quanto avrebbe fatto in chiunque altro. Era sempre più convinta che se fosse stata lei ad aprire il portale, tutto sarebbe andato bene. Ma Layla era testarda e non voleva sentire ragioni.

«Non lascerò a mia figlia questo fardello.» ed ogni volta congedava così ogni suo tentativo di persuaderla a lasciare che fosse Lucy ad eseguire il rito.

«Ti serviva qualcosa, Ana-chan?»

Il drago si riscosse dai propri pensieri, annuendo in gesto automatico alla padrona, improvvisamente incerta se comunicarle ciò che Skyadrum aveva visto in sogno. Non voleva più vederla soffrire, non l'avrebbe sopportato.

Trasse un profondo respiro, ed infine parlò.«Sta tornando.»

E fu sicura di aver sentito il cuore di Layla fermarsi in quell'istante.

*w*w*w*w*

Lucy sghignazzava felice nel suo nascondiglio, mentre sentiva i richiami impazienti di Weisslogia chiamarla a gran voce. Ridacchiò ancora.

Era stata brava stavolta, si era messa sottovento, così che non potesse fiutarla, ed era stata attenta a non emettere il minimo suono, così che nemmeno con il finissimo udito dei draghi potesse scoprirla. Aveva solo cinque anni Lucy, quasi sei ormai, ma era una bambina intelligente, Skyadrum glielo diceva sempre.

Alla voce del noioso drago bianco si unì presto anche quella di Grandine. Di solito Lucy sarebbe corsa fuori ad abbracciarla, pregandola di salvarla dal drago cattivo e ridendo delle facce buffe che ogni volta Weisslogia faceva davanti alla moglie. Stavolta invece rimase nascosta.

Sapeva di essere stata brava e attenta, ma voleva vedere quanto lo era stata. Grandine continuava a chiamarla a gran voce, la vide annusare l'aria, tendere le orecchie, e capì che non l'aveva trovata quando vide comparire dal nulla anche Metallicana, Skyadrum e sua madre.

Sembravano tesi, preoccupati, ma Lucy era troppo piccola per accorgersi del tumulto che quel suo piccolo gioco aveva creato. Era solo felice di essere stata la più brava, di essersi saputa nascondere anche ai sensi sviluppati di quattro draghi.

Ridendo si allontanò attenta a non fare rumore. Era la sua occasione per vedere l'albero di cui spesso le parlava Grandine, quello a cui la mamma piaceva scalare sempre da giovane, ma dove nessuno voleva mai portarla.

«Troppo pericoloso per una piccola lady come te.» le avevano risposto mille volte, e Lucy non capiva perché tutti si rifiutassero di mostrargli il luogo preferito della sua mamma. Voleva vederlo assolutamente, e questa era la sua unica occasione per farlo.

Strisciò piano tra i cespugli, attenta a muoversi con cautela, e quando vide che tutti erano distratti rientrò nel maniero e si chiuse la porta alle spalle. Ora doveva soltanto arrivare all'ingresso e trovare un modo per aprire l'enorme portone, ma a quello avrebbe pensato poi.

Trovò la porta aperta. Spetto-san stava annaffiando i fiori che decoravano l'ingresso, canticchiando una delle ninna nanne che cantava anche alla sua mamma quando era bambina. Lucy sorrise felice.

Se era riuscita ad imbrogliare quattro draghi, passare vicino a Spetto-san senza che se ne accorgesse doveva essere una passeggiata!

Si adagiò contro il muro, assicurandosi che la vecchia governante non si fosse nel frattempo voltata verso di lei, e quando la vide china a sistemare alcuni vasi, Lucy colse l'occasione e corse.

Corse veloce, quasi come se stesse volando, e si sentì improvvisamente la bambina più forte del mondo. Era sbagliato scappare di casa, probabilmente una volta tornata l'avrebbero rimproverata e punita, ma adesso di tutto questo non le importava. Perché era libera di andare a trovare l'albero della mamma.

Alle conseguenze ci avrebbe pensato dopo.
 

*w*w*w*w*
 

Dopo sette anni passati lontani da casa, rivedere finalmente il maniero Heartphilia davanti a se fu per Igneel fonte di emozioni miste e contrastanti tra loro.

Felicità, ansia, paura, impazienza. Tutto si mischiava nella sua testa e vorticava con tale forza da causargli quasi dolore, mentre il ricordo del viso addormentato della sua amata ancora gli sconvolgeva il sonno. Perché in quel sette anni non aveva potuto dimenticarla, nemmeno per un istante.

Si aspettava dai suoi compagni le più molteplici e confusionarie reazioni, tutte culminanti con loro che, dopotutto, erano felici di rivederlo. Da Layla altro non si aspettava che freddo astio.

Gli faceva male pensare che lei lo odiasse, ma dopotutto se l'era cercata, non poteva certo fare la vittima ora. Prendendo un profondo respiro azzerò la distanza che ancora lo separava dal maniero, con il cuore che tamburellava violento contro il petto, voglioso di sfondare la cassa toracica per saltare fuori ed allontanarsi quanto più possibile da quel luogo colmo di ricordi.

Prima di affrontare il suo passato però, c'era un luogo dove voleva andare, sperando di ritrovare ancora un vecchio amico che era stato un compagno affidabile. Sotto la sua chioma erano accaduti alcuni dei fatti migliori della sua vita, ed Igneel non aveva certo dimenticato.

Si allontanò dalla casa, ed in poco tempo fu a metri di distanza, a osservare la quercia centenaria sotto il quale lui e Layla si erano scambiati il primo bacio, ed il secondo, e tanti altri che non riusciva a contare. Era l'albero sulle cui fronte Layla adorava arrampicarsi, un luogo in cui era sicuro l'avrebbe sempre ritrovata.

Toccò la corteccia, e con un sospiro si lasciò andare ad un sospiro. Quanto tempo era passato? Non troppo, erano 400 anni che aspettava Natsu, per lui il tempo non aveva significato, eppure aveva tenuto conto di ogni secondo passato lontano da Layla.

L'aveva fatto per il suo bene, se lo ripeteva ogni giorno, ma non era sufficiente a fargli credere di essere dalla parte del giusto.

«E tu chi sei?» quasi gli venne un infarto. Non aveva percepito assolutamente nessuno nelle vicinanze, né odori né rumori, eppure sull'albero al quale teneva tanto ora c'era una bambina che lo fissava con curiosità.

Nel tempo in cui realizzò quel pensiero, qualcosa in quella bambina lo incantò.

Aveva lunghi e lisci capelli color dell'oro, e due occhi marroni che furono capaci di seccarli la gola come mai gli era successo prima. Un drago del fuoco a cui si secca la gola, gli veniva da ridere solo pensandolo.

C'era qualcosa negli occhi di quella bambina però, che l'aveva scosso. Erano marroni, cioccolato profondo ed intenso, gli pareva di esservi già perso in passato in quegli stessi occhi... eppure c'era qualcosa di diverso, singolare, come un fuoco in quel mare di cioccolato che bruciava impervio, ma che poteva essere scorto solo da particolari angolazioni.

Nel momento in cui l'aveva vista, Igneel aveva capito a chi si trovasse davanti, eppure temeva a chiederle una qualunque conferma, certo che il suo cuore non avrebbe retto a quel tipo di notizia. Non poteva lamentarsi però, si era condannato da solo a quella sorte.

«Signor vecchietto si sente bene?» il cuore di Igneel perse un battito.

Vecchietto? Certo aveva qualche centennio sulle spalle, ma era ancora un ragazzino!

Si disse di restare calmo, dopotutto la bambina non l'aveva detto con cattive intenzioni, o almeno volle convincersi di questo.

«Si certo, mi hai solo colto di sorpresa.»

Gli sorrise, mostrandogli una fugace linguaccia e sedendosi meglio sul ramo in cui aveva deciso di appollaiarsi. Quest'ultimo scricchiolò, e se ad un qualsiasi orecchio umano quelli potevano sembrare suoni normali, causati dal semplice movimento, l'orecchio di Igneel captò molto di più.

«Signorina, dovresti proprio scendere da lì, è pericoloso.» l'avvisò.«Oltretutto quello è il posto delle scimmie, non è adatto ad una principessina come te.»

La vide gonfiare le guance contrariata, per poi sbuffare seccata.

«Io non sono una principessa! Voglio essere una maga, la più forte di tutte!»

Igneel raggelò. I capelli, il profumo, ora anche quel suo atteggiamento sfrontato ed il sogno impossibile. Quella bambina condivideva con quella donna fin troppe qualità per essere solo una coincidenza. Ora era anche più preoccupato.

«Certo lo capisco, ma anche i maghi devono essere prudenti, non lo sai?»

La vide voltarsi a guardarlo con stupore, quasi avesse detto qualcosa di inconcepibile per lei, qualcosa che nessuno probabilmente le aveva mai detto prima.

«Che intendi?»

«Be, non è che i maghi possono catapultarsi in mezzo al pericolo senza pensare. Per tenere i propri compagni al sicuro, un mago deve saper anche valutare se una scelta è saggia o no.» poggiò una mano sulla quercia, scorrendo con le dita lungo l'incisione che lui stesso aveva lasciato anni prima.«Ora rispondi: è saggio scappare di casa e arrampicarsi su di un vecchio albero?»

Quando scorse il vivido rossore imporporarle le guance, Igneel capì di aver indovinato.

«... scendo subito.»

Tutto ciò che voleva evitare accadde nel momento in cui la bambina si mosse per scendere. Il ramo cedette, spezzandosi con un secco suono che riecheggiò per tutta la collina. In lontananza, delle voci a lui note chiamavano un nome, ma Igneel per la prima volta non sentì nulla.

Si mosse veloce, abbastanza da afferrare la bambina prima che si schiantasse al suolo. Ci era andata vicina, fin troppo.

«Ecco hai visto?»

Lo guardò con occhi scintillanti, come se avesse davanti un qualche principe delle fiabe pronto a correre in suo soccorso. Annuì vigorosamente con la testa, promettendo di non fare mai più nulla di pericolosamente sconsiderato.

«Come ti chiami, signor eroe?» Igneel sorrise. Non credeva di meritare tale titolo, ma era sempre meglio che sentirsi dare del vecchietto.

«Mi chiamo Igneel, e tu invece, signorina?»

«Io sono Lucy, Lucy Heartphilia!» e in quell'attimo, il cuore gli si ferò.

 

*w*w*w*w*

 

«Perchè sei tornato?»

«Mio figlio, devo essere con lui quando tornerà.»

«Speravo non tornassi... mi hai distrutto il cuore quella notte.»

«Non volevo, ma era l'unico modo. Non c'era futuro per noi.»

«Questo lo pensavi soltanto tu, non avevi diritto di decidere da solo...»

«Affronta la realtà Layla! I sentimenti umani sono variabili e fragili... guarda Anna, ha amato Acnologia, ha sofferto, e alla fine il suo cuore è guarito stretto tra le braccia di un altro uomo! Per noi draghi non funziona così...»

«Come fai ad esserne così sicuro? Perché credi che il cuore umano non possa amare allo stesso modo?»

«Ti sei risposata Layla, hai una splendida figlia e sei felice. Sei riuscita ad andare avanti, io non avrò mai nessun'altra donna se non te.»

«Potevi avermi...»

«Ma non sarebbe mai durata. Era meglio che me ne andassi e dimenticassi. È stato meglio così.»

«Se credi davvero a quello che hai detto... allora non hai capito nulla.»


 


 

Pochi scambi di battute, ed il mondo che Layla si era costruita con fatica era crollato come un castello di carte, sommerso da un dolore che fino a quel momento era riuscita a mascherare.

Jude aveva capito subito cosa stava accadendo nel momento in cui erano tornati a casa, con Lucy ed uno straniero dai capelli rossi come il fuoco.

Non gli aveva nascosto nulla, Jude era l'unica altra persona assieme a Metallicana a conoscenza di quel segreto che Layla si portava dietro da sette anni.

«Dovresti riposare.»

Sorrise al marito con dolcezza, carezzandogli la mano e rassicurandolo. Stava bene, aveva solo bisogno di un bicchiere d'acqua.

Layla odiava mostrarsi così debole, soprattutto di fronte all'uomo che le aveva donato tutto nel periodo di maggior sconforto che avesse mai provato. I dieci mesi passati alla Gilda di mercanti Love and Lucky erano stati i più belli che avesse passato dopo che Igneel l'aveva abbandonata.

Jude era sempre gentile e onesto, a volte un po' burbero forse, ma non aveva mai negato nulla né a lei né a Lucy. Jude era un padre ed un marito fantastico, che non meritava affatto tutto ciò che gli stava facendo passare.

Si sentiva sporca, egoista, una persona orribile che non avrebbe mai voluto diventare.

Stringendo tra le mani il bicchiere offertole, Layla si ritrovò a vagare per la stanza da letto con occhi vuoti, ripensando a tutto ciò che c'era stato tra lei e Jude.

«Perdonami.» e le parole uscirono da sole.

Jude la guardò. Era sempre più magra e stanca, affaticata da una magia che non poteva più sostenere. Il biondo luminoso dei capelli si era spento, gli occhi erano più opachi e scuri, quasi fosse tornata in quella sorta di limbo disperato nel quale stazionava quando l'aveva conosciuta.

Amava Layla con tutto il cuore, forse l'unica donna che avrebbe mai amato, e benchè il loro matrimonio non fosse frutto di un amore reciproco, era stata sua l'idea, e con essa aveva accettato tutte le responsabilità che comportava. Non aveva ragione di scusarsi.

«Va tutto bene.» la rassicurò.

«Sei troppo buono Jude, non meriti una come me.» ma non poteva lasciarlo andare. Perché aveva ancora un ultimo favore da chiedergli, una promessa che doveva assicurarsi mantenesse ad ogni costo.

«Io... sono una persona orribile. Dovrei lasciarti andare, farti vivere la tua vita, invece non ho fatto altro che incatenarti a me giorno dopo giorno. Se tu mi odiassi, non ti biasimerei.» voleva fermarla, dirle quanto si sbagliasse, ma Layla non glielo permise.«Io ti devo tanto Jude, ma ho bisogno che tu mi faccia una promessa, forse il favore più importante che ti abbia mai chiesto.»

Si alzò per stringere le mani di Jude tra le proprie, guardandolo dritto negli occhi con una fiamma determinata nello sguardo, improvvisamente di nuovo acceso e luminoso.«Promettimi che avrai sempre cura di Lucy... non abbandonarla!»

Soltanto con la certezza che la figlia non sarebbe stata sola, Layla avrebbe potuto compiere l'ultimo passo senza rimpianti.«Layla ma cosa...?»

«Promettilo!» e Jude semplicemente annuì.

Layla sorrise e lo baciò con dolcezza. Un bacio amaro, salato, pieno di lacrime, rimpianti e tristezze. Mancava un mese al giorno stabilito, ormai non aveva più dubbi.

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Capitolo 5
*** Sacrificio ***


N.d.A- Finalmente questa storia è giunta alla conclusione! Mannaggia alla mia scarsa voglia di fare e alle perdite di ispirazione... mi sa che per un po' starò lontana dal fandom di Fairy Tail! A meno che non abbia colpi di genio improvvisi... ma non credo xD
Grazie a chiunque mi abbia seguito, spero che la storia vi sia piaciuta, e che la conclusione non vi deluda!
Bacio e abbracci a tutti!

Jeo 95 =3 (ArhiShay)

p.s. perdonate gli errori, e sentitevi liberi di segnalarli!

p.p.s. Mi trovate anche su:

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CAPITOLO 5- SACRIFICIO


 

«Perché l'hai fatto?»

Layla non lo stava guardando, neppure una volta da quando era entrato nella stanza, eppure Igneel continuava imperterrito a restarle accanto, causandole talmente tanto dolore da toglierle quasi il respiro. Layla però non glielo avrebbe detto.

«Era l'unico modo.»

Non era vero, e lui lo sapeva. Per quanto ora lei potesse odiarlo, per quanto rancore portasse nel suo cuore ferito e spezzato, Igneel sarebbe sempre stato l'uomo che meglio sapeva comprendere il suo stato d'animo, le sue paure e le sue incertezze. Perché l'amava come nessun altro avrebbe mai potuto fare.

«Balle. Perché non hai aspettato che Lucy fosse pronta? Tutto quel potere magico... lei avrebbe potuto...»

«Non avrei mai lasciato che mia figlia portasse sulle spalle un peso così grande. Voglio che viva felice e spensierata, e nel mondo che i vostri cuccioli creeranno sono certa che potrà farlo.»

Igneel amava Lucy quasi come se fosse stata sua figlia. Era bastato un mese, e quella ragazzina l'aveva completamente conquistato, non avrebbe mai fatto nulla per metterla in pericolo.

Era sicuro però che con il proprio potenziale magico, Lucy fosse l'unica a poter aprire le porte del passato senza incorrere in alcun tipo di pericolo, come invece era stato per Layla.

La sua salute era peggiorata, ormai non faceva che passare i suoi giorni a letto, chiusa nella sua stanza, aspettando il giorno in cui avrebbe esalato il suo ultimo respiro. Per Igneel, tutto quello era insopportabile.

Non credeva più che tutte quelle sofferenze valessero il prezzo di riavere Natsu accanto a sé. Guardò fuori dalla finestra, dove i bambini giocavano allegri assieme alla piccola Lucy, finalmente di nuovo insieme, in un futuro in cui Acnologia sarebbe potuto finalmente essere sconfitto.

Digrignò i denti, rabbioso. Aveva ancora senso perseguire quell'obbiettivo? A che scopo salvare il mondo, se Layla non poteva essere lì a goderselo.

«Se questo è il prezzo... avrei preferito che il mondo sparisse.»

Con fatica, Layla si mise a sedere, guardando la schiena dell'uomo che aveva sempre amato, dell'unico a cui aveva votato l'anima, il cuore ed il corpo. Voleva bene a Jude, l'aveva aiutata molto in quegli anni, ed il loro matrimonio aveva permesso a Lucy di vivere serena, amata da due genitori, in una bella e confortevole casa.

Sapeva che Jude l'amava, l'aveva sempre saputo, e nonostante le sue rassicurazioni non poteva che sentirsi un mostro, nell'averlo sfruttato in maniera così vile. Le sembrava di aver giocato con i suoi sentimenti per tutto il tempo.

Ma non poteva farci nulla. Igneel era l'unico uomo nei suoi pensieri.

La facevano arrabbiare quelle parole, quando lui l'aveva lasciata da sola dopo una notte di passione, senza degnarsi di lasciarle un biglietto, una lettera, una spiegazione che non la facesse sentire così vuota e sola, privata di una parte importante del proprio cuore.

«Non hai diritto... di dire una cosa così.» sospirò. Non c'era rabbia nella sua voce, solo un'infinita tristezza nel cuore.«Non tu, che mi hai abbandonata.»

Igneel sentì io cuore trafitto da mille fiele avvelenate a quelle parole, mentre il fuoco della colpa e della rabbia gli scaldavano l'animo, incendiando il suo sguardo color terra, intenso e caldo come poteva essere il magma, lo stesso colore che Layla spesso rivedeva negli occhi della sua bambina. Sobbalzò, spaventata.

«Credi sia stato facile? Non ho smesso di pensarti un solo fottuto giorno, distruggendomi nel saperti tra le braccia di qualcun altro!» quasi gridò, distrutto al solo ricordo.«Ma è stato meglio così. Non saresti mai stata felice con me.»

Layla strinse forte il bordo delle coperte, sostenendo ora lo sguardo di Igneel.

«Tu... credi che io sia felice ora? Che senza di te avrei mai potuto trovare la felicità?» aveva le lacrime agli occhi, ma non pianse.«Dopo che te ne sei andato, ho passato l'inferno Igneel. Ti ho cercato, dovunque, con Metallicana come sola alleata, l'unica che avesse voluto davvero sostenermi nella mia ricerca impossibile.

«Ho camminato per giorni, gli Dei solo sanno quanto. È stato durante quel periodo che ho incontrato Jude, l'unica altra persona che ha voluto sostenermi, l'unico amico di cui potessi fidarmi. Ho deciso di tornare a casa dopo cinque mesi, quando sentivo la vita dentro di me crescere sempre di più, farsi più forte.

«Sapevo che nelle mie condizioni non avrei avuto il benestare della famiglia, che se non fossi tornata con un marito, nessuno avrebbe mai accettato la creatura dentro di me. È stata un'idea di Jude, ed io ho accettato la sua proposta di matrimonio quasi subito, perché lui era l'unico di cui potessi davvero fidarmi, non l'avrei mai chiesto a nessun altro.»

Igneel boccheggiò confuso, incerto su cosa dirle, ignaro fino a quel momento su cosa avesse passato Layla dopo che lui se ne era andato. Aveva capito che non era tutto, che in quel racconto c'era un indizio nascosto che però non riusciva a captare.

«Io...»

«Ti amo. L'ho sempre fatto, così come Anna ha sempre amato Acnologia.»

Prese un vecchio libro dal comodino accanto al letto, mentre le lacrime ora sgorgavano lente e controllate sulle sue guance. Lo porse ad Igneel, sforandogli la mano e sentendo l'improvviso desiderio di gettarsi tra le sue braccia, cercando quel contatto che gli era così mancato.

Il drago squadrò il libro, un vecchio e piccolo tomo rovinato dal tempo, ma di cui Layla si era presa estrema cure nel momento in cui lo aveva avuto tra le mani.

Il diario di Anna.

Realizzò in un secondo.

«Per favore, ora vattene.»

Gli si spezzò il cuore, ma non aveva altre ragioni per restare lì con lei. Con un sospiro ed uno “scusa” appena accennato Igneel se ne andò.

Solo allora Layla pianse tutta la sua tristezza.

***

 

Non dovrei scrivere queste parole, se il gran ministro dovesse trovare il diario, se dovesse mai leggere quanto scritto tra queste pagine, probabilmente la mia intera famiglia verrebbe distrutta.

Sto correndo un grosso rischio, ma va bene. Non posso lasciare che questi sentimenti soffochino dentro di me, che nessuno sappia mai della loro esistenza. I miei discendenti sapranno, e questo per me è più che sufficiente.

Sono passate due lune da quando mi hanno imposto il matrimonio, perché se non avesse preso consorte al più presto avrei soltanto dimostrato di essere ancora dalla parte del Distruttore, e questo non poteva essere accettato.

Ho scelto Cain come mio consorte, non avrei potuto affidarmi a nessun altro che a lui, ma per quanto gli voglia bene, non potrò mai amarlo.

Acnologia, per quanto crudele e meschino sia diventato è tutto ciò che vorrò, tutto ciò di cui ho bisogno. Io lo so che c'è ancora del buono in lui, che nel suo cuore ferito c'è ancora delle tracce di bontà.

Dopo che la nostra Sonia è perita sotto i suoi occhi, ha iniziato ad odiare gli uomini e i draghi. Accusava loro e la loro guerra di aver rovinato la vita innocente di una bambina che non aveva fatto assolutamente nulla di male.

Non è mai stato cattivo, solo un padre distrutto dalla perdita della figlia.

Io lo amo, e sempre lo amerò, l'unico uomo a cui io potrò mai concedere tutta me stessa.

Per quanti secoli passeranno, il mio cuore non dimenticherà, perché io sono sua e lui è mio. Trasmettete questi sentimenti alle nuove generazioni, perché l'amore vero è uno soltanto, bisogna solo avere la fortuna di trovarlo.

La vostra anima gemella è là fuori, dovete solo trovarla.


 

Anna”


 

Più Igneel leggeva, più non riusciva a capire come avesse potuto essere così cieco da non vedere l'alone scuro negli occhi di Anna mentre parlava di Cain e dei suoi figli, di quanto triste fosse mentre affermava la sua felicità.

Per quasi mille anni non aveva capito quasi nulla di una delle donne più importanti della sua vita. Con Layla era stato lo stesso.

Lasciò cadere il diario di Anna al suo fianco, abbandonando la schiena contro la quercia del giardino, stringendo la testa tra le mani.

Si sentiva uno stupido a non aver compreso, a non aver anche solo tentato di far funzionare le cose, pentendosi di essersi arreso ancor prima di aver provato. Avevano tutti ragione, era stato solo un codardo, ed ormai era troppo tardi.

«Igneel-san... piangi?» la voce di Lucy lo costrinse ad alzare lo sguardo, scontrandosi con quello della bambina e del suo piccolo Natsu, che le stava stringendo teneramente la mano.

Igneel sorrise, negando col capo e scompigliando i capelli dei due bambini, volendo rassicurarli e non aumentare ancora di più le ansie della piccola sulle condizioni della madre.

«Nah, è soltanto una lacrima da sbadiglio. Mi stavo facendo un bel pisolino.»

I bambini risero, prendendo in giro la sua pigrizia. Natsu l'aveva addirittura definito un vecchietto.

«Igneel-san non è un vecchietto! È ancora giovane e bello!»

Avrebbe voluto erigere una statua alla dolcezza dedicata solo alla piccola, che sembrava prendere le sue parti anche con Natsu. Nel tempo in cui erano arrivati dal passato, Lucy era diventata molto amica con tutti i piccoli Dragon Slayers, in special modo con suo figlio.

Erano sempre insieme, indivisibili, quasi come lo erano lui e Layla all'inizio, quando lui non la lasciava da sola nemmeno un'istante.

«Sarà, ma secondo me è un brutto e vecchio drago brontolone e antipatico.»

«Smettila Natsu!» protestò ancora Lucy, rossa in volto.«Igneel-san è un bell'uomo! E poi ha i capelli rossi, quindi deve essere per forza gentile e coraggioso!»

Igneel storse il capo, confuso. Da quando avere i capelli rossi era sinonimo di tante qualità?

«E che centra abbia i capelli rossi?»

«Me l'ha detto la mamma! Lei mi parlava sempre del suo amore dai capelli rossi! Diceva che erano bellissimi, e che lei l'amava tanto.» spiegò la bambina, con gli occhi luminosi.

Igneel tremò, impaziente, voglioso di sapere di più su questo amore dai capelli rossi di cui Layla le aveva parlato.

«Tua madre ti ha detto altro?»

Lucy ci pensò.«Non molto a dire il vero, non le piace parlarne davanti a papà perché dice che altrimenti ci rimane male. Ha detto che se anche vuole tanto bene ha papà, lei ama solo l'amore dai capelli rossi.»

Il cuore di Igneel prese a battere all'impazzata. Perché Layla l'amava e non aveva mai smesso di farlo, perché era stato un cretino e non se lo sarebbe mai perdonato, perché nonostante tutto non poteva smettere di pensare a lei.

Ora lo sapeva, e sapeva esattamente cosa fare per rivedere ancora una volta il suo sorriso.

Ringraziò Lucy e corse via, lasciandosi andare ad un grido gioioso, come quelli che non faceva da ormai sette anni.
 

***

 

Quella notte Layla non riusciva a dormire. Troppo persa nei suoi tristi pensieri e ricordi, ancorata al passato ed incapace ancora di aprirsi ad un nuovo futuro.

Aveva chiesto a Jude di lasciarla in una stanza da sola perché aveva bisogno di pensare, ma la realtà era che non riusciva più a guardarlo negli occhi e a sorridere serena, non ora che Igneel era tornato nella sua vita.

Avrebbe dovuto dimenticarlo, voltare pagina e dimenticarsi di lui una volta per tutte. Era ovvio che non potesse farlo, perché ormai era completamente sua, come lo era stata Anna con Acnologia, ormai secoli prima.

Per questo non respinse il suo abbraccio, quando lo sentì abbracciarla da dietro, sussurrandole parole dolci e di scuse, parole che le scaldarono il cuore dopo tutti quegli anni di sofferenza. Per questo non respinse il bacio che ne seguì dopo, così caldo da scioglierle ogni parola che avrebbe voluto dire, atteso quanto una boccata di ossigeno dopo aver trattenuto il fiato.

Non l'aveva respinto quando l'aveva delicatamente adagiata sul letto, ed aveva acconsentito quando le aveva tacitamente chiesto di poterla fare sua una seconda volta, l'ultima probabilmente, ma che entrambi desideravano ardentemente.

Stava tradendo Jude, lo sapeva, ma in quel momento nulla aveva importanza. C'erano solo loro ed il loro amore, nient'altro contava.

«Ormai non mi resta molto.» aveva sussurrato al suo amato, stringendosi al suo petto per sentire quanto più caldo possibile.«Sono felice di averti potuto amare ancora una volta.»

Igneel non aveva parlato. Indeciso se confidare a Layla l'unico segreto che lui e gli altri draghi si erano promessi di mantenere, l'unico motivo che non aveva voluto considerare, quando aveva abbandonato Layla anni prima.

«Anche a me.»

La donna si alzò per guardarlo, confusa.«Cosa vuoi...?» ma lui la baciò. Senza lasciarle il tempo di finire.

Non chiedere.

Una tacita e disperata richiesta, che Layla accolse ricambiando il bacio con cui l'aveva zittita.

«Ti amo.» si sussurrarono a vicenda, stringendosi ancora di più, cercando di recuperare quanto più possibile la distanza che li aveva separati per sette anni.

«Quando tutto questo sarà finito staremo insieme. Che sia questo o l'altro mondo, se sarà con te allora va bene.» e stavolta, quando avrebbe potuto riabbracciarla, non avrebbe lasciato andare la sua mano mai più.

Il mattino seguente, dei draghi non vi era più traccia. Come se non fossero mai esistiti, ogni abitante della casa sembrava aver dimenticato della loro esistenza, compresi Jude e Lucy, che si aggiravano in pena nel maniero, preoccupati per le condizioni di Layla.

L'unica che ricordava era proprio lei, che sorrideva al cielo sereno, distesa nel letto in cui si era amata per l'ultima volta con Igneel.

Si distese, senza mai smettere di sorridere al cielo. Lasciare Lucy era doloroso, ma sua figlia era forte, ed era certa che un giorno avrebbe ritrovato la strada per stare con Natsu. Nei loro occhi c'era stata la stessa luce che aveva alimentato l'amore tra lei e Igneel, l'aveva riconosciuta subito. Sarebbero stati bene, tutti loro.

Le aveva lasciato un biglietto, le ultime parole di una madre verso una figlia che avrebbe dovuto affrontare una vita difficile senza poterla avere accanto. “Sei nata dall'amore più vero e puro del mondo, e dall'amore nasce la tua forza. Viaggia e ama figlia mia, non avere mai rimpianti.”

«Presto saremo di nuovo insieme, amore mio.»

Sorrise, chiudendo gli occhi un'ultima volta.


 


 

 

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