Colori

di Najara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dirle addio ***
Capitolo 2: *** Mancanza ***



Capitolo 1
*** Dirle addio ***


Colori

 

 

Dirle addio

 

Si mosse lentamente, attraversando l’ampia stanza sulla punta dei piedi, le scarpe da ginnastica strette tra le mani, le orecchie tese e pronte al più piccolo rumore, il respiro trattenuto.

Arrivò alla porta e sorrise…

“Kara.” Sobbalzò quando la luce si accese e sua sorella la guardò con le braccia incrociate e lo sguardo torvo.

“Ehi… Alex!” Disse, agitando una mano e nascondendo le scarpe dietro alla schiena con la seconda.

“Hai promesso che non l’avresti più vista!” Le ricordò la donna e ora i suoi occhi si accesero di preoccupazione.

“Oh, quello? Noooo, non ha niente a che vedere… fffff… no, no! Volevo… ehm… approfittare dell’ultima sera sulla Terra per… ehm… mangiare!” Kara annuì decisa, cercando di ignorare il fatto che lo sguardo di Alex si era incupito e lei sentiva le guance bruciare. Si sistemò gli occhiali e guardò la sorella con occhi supplichevoli. “Devo... Devo dirle addio.” Ammise, lo sguardo basso.

“Kara…” Sospirò Alex scuotendo la testa. “Lo sai che non va bene, lo sai che queste cose non possono accadere.”

“Non le ho detto nulla di me, di noi! Voglio solo salutarla.” Insistette.

Alex chiuse gli occhi per un istante, poi sospirò di nuovo.

“Torna prima dell’alba e, mi raccomando, non fare nulla di sciocco! Loro lo saprebbero.”

Sul viso di Kara apparve un sorriso luminoso.

“Grazie!” Esclamò, poi strinse la sorella tra le braccia, afferrò la felpa e scappò via prima che la ragazza cambiasse idea.

La notte era buia, ma nel cielo brillavano le stelle, un chiarore più che sufficiente per orientarsi nel volo. Le ampie ali sbattevano silenziose nell’aria, portandola lontano dalla città fino al grande maniero dove la ragazza stava aspettando.

Atterrò nel prato con delicatezza, osservando attentamente attorno a sé affinché nessuno la vedesse, corse fino alla casa e il sorriso le si spense sulle labbra. Sapeva che sarebbe successo, che un giorno avrebbe dovuto dirle addio, ma ora che era giunto qual giorno le sembrava che il tempo fosse stato troppo poco.

Esitò ancora un istante, sicuramente, dietro alle tende verdi della finestra del sottotetto, lei stava aspettando, leggendo come faceva sempre.

Kara sorrise, la tristezza che veniva accantonata, ricordava il primo giorno in cui l’aveva vista, appoggiata alla grande sequoia al centro del parco, intenta a leggere. I capelli neri raccolti in un morbido chignon, gli occhi concentrati, un’aura così colorata da aver attirato persino lo sguardo di Alex.

Non le avrebbe detto addio per sempre, sarebbe tornata sulla Terra e l’avrebbe vista di nuovo. Con quella sicurezza, ben impressa nella mente, Kara afferrò l’edera che correva lungo i due piani dell’elegante edificio, e si issò lungo il muro, senza nessuna difficoltà. Il suo corpo era più forte e veloce di qualsiasi corpo umano. Avrebbe potuto persino volare fino alla finestra, ma era meglio non rischiare.

Prima che potesse oltrepassare la prima avanzata del tetto la finestra si aprì e Kara sorrise mentre davanti ai suoi occhi compariva il viso divertito della giovane ragazza.

“Lo sai che potresti suonare il campanello, non è vero?” Le chiese, il gomito appoggiato alla finestra, la mano che sorreggeva la testa, i capelli sciolti che contornavano il viso.

“Non piaccio a tua madre.” Le ricordò lei, raggiungendola con pochi passi. “Mi fai entrare?” Chiese e Lena sorrise ancora, prima di fare un passo indietro.

“Sei in ritardo, pensavo non venissi più.”

“Ho dovuto aspettare che Alex dormisse.” Spiegò e la giovane alzò un sopracciglio.

“E perché mai? Tua sorella sa che dobbiamo finire la tesina…”

“Lena.” La interruppe Kara attirando la sua attenzione. La giovane la guardò perplessa, i colori attorno a lei sembrarono vorticare un attimo. Kara cercò di non perdersi in quella contemplazione, era impossibile abituarsi alla ricca colorazione che avvolgeva la donna.

“Non sono venuta qua per i compiti.” Ammise. Per un istante sul viso di Lena restò la perplessità, poi i colori attorno a lei si accesero, brillando. Kara ne rimase profondamente confusa, quella era gioia, eppure lei si era aspettata tristezza!

Ogni essere umano possedeva un’aurea, più o meno intensa, più o meno colorata, un angelo, come Kara, poteva vederla e interpretarla.

La giovane sorrise, un leggero rossore si diffuse sulle sue guance, ma non distolse lo sguardo da lei.

“Non sei venuta per la tesina… e, allora, perché hai scalato la parete di casa mia e sei nella mia stanza?” Chiese e Kara percepì un brivido nell’aria, qualcosa che non aveva mai sentito o… provato.

“Ehm…” Improvvisamente non era più sicura di quello che avrebbe dovuto dire.

“Sì?” Domandò Lena, avvicinandosi a lei. “Credevo che non lo avresti mai ammesso.” Aggiunse poi.

“Ammesso?” Chiese Kara, facendo un passo indietro e scontrandosi contro la scrivania della giovane. “Credevo che non sapessi che… voglio dire…” Era nel panico.

Come lo aveva scoperto? Cosa, loro, avrebbero fatto se avessero scoperto che Lena sapeva? Si raccontavano cose piuttosto spaventose al riguardo! Alex le aveva detto di fare attenzione e lei lo aveva fatto! Era la sua prima volta sulla Terra, ma non era una bambina, aveva fatto tutto seguendo le regole! Beh… tranne Lena, non avrebbe dovuto diventare così amica con un’umana… ma Lena era speciale e… la sua stanza era sempre stata così piccola? Perché ora Lena sembrava così vicina?

“Lo speravo.” Affermò Lena e, sì, era vicina, tanto vicina.

“Lo… lo… speravi?” Chiese, sentendosi una sciocca perché balbettava. Alzò la mano per sistemarsi gli occhiali che già stavano benissimo al loro posto, ma, invece, incontrò la mano di Lena che, con delicatezza glieli sfilò.

Erano sempre stati così belli i suoi occhi? Ed era sempre stato così luminoso il suo sorriso? E perché erano così belle le loro rispettive auree mescolate? Quella rossa e blu di Kara completava i colori di quelli di Lena nella mano che ora la giovane aveva stretto alla sua.

Kara osservò meravigliata quella fusione che mai prima aveva visto e non perché non avesse mai toccato un umano…

“Kara?” La chiamò la giovane e lei distolse gli occhi dalle loro mani intrecciate per incontrare i suoi occhi. “Va tutto bene?” Le chiese. “Sei venuta per questo, non è vero? Non mi sto sbagliando?”

Era venuta per…

Kara chiuse gli occhi, mentre incontrava le labbra di Lena. Soffici, dolci, leggermente tremolanti.

Quando riaprì gli occhi il suo cuore batteva veloce. Guardò Lena e vide i suoi occhi sgranarsi, sconvolti.

La ragazza fece un brusco passo indietro e Kara ne fece uno avanti, cercando di riempire quel vuoto tra loro due. Così facendo entrò nel riflesso dello specchio. Le sue ali facevano bella mostra di sé sulla sua schiena. Kara sgranò gli occhi e le ali scomparirono, ma troppo tardi.

“Cosa…?” Lena la guardava sconvolta.

“Lena… io…”

“Cosa sei?” Le chiese la donna.

È difficile da spiegare.” Provò lei, ma Lena incrociò le braccia. Ora non sembrava più pronta a fuggire.

“Provaci!” Le ordinò, con tono deciso, quasi imperioso.

“Un angelo.” Sbottò Kara, conscia che stava rivelando il grande segreto che le era stato ordinato di non rivelare mai. Alex l’avrebbe uccisa.

“Un angelo. Bene, non è stato difficile.” Lena la fissava, le braccia strette al petto, gli occhi che non si staccavano dal suo volto.

“Ehm… tutto qui? Niente… sbarellamento?” Il termine fece alzare un sopracciglio a Lena. “Oh, giusto, i Luthor non sbarellano.” Kara fece ruotare gli occhi e un primo piccolo sorriso apparve sulle labbra di Lena.

“Ho sempre pensato che fossi strana, comparsa dal nulla, così curiosa del mondo da essere adorabile, mangi una quantità di cibo che solo una squadra di football potrebbe mangiare e…” Kara aveva un sorriso enorme sul viso e la ragazza lo aveva notato. “Cosa?” Chiese allora.

“Hai detto che sono adorabile.” Le fece notare e Lena fece ruotare gli occhi, sbuffando.

“Non credo sia questo il soggetto della conversazione.” Fece ancora notare la giovane Luthor.

“Ma mi trovi adorabile?” Lena scosse la testa, ma ora sulle sue labbra apparve un vero sorriso, poi il suo viso tornò serio.

“Sei un angelo.” Disse, osservandola come se la vedesse per la prima volta.

Kara annuì piano, timorosa adesso, perché Lena non stava scherzando e non era neppure spaventata, ora era concentrata.

“Posso… posso vederle?” Chiese, dopo un lungo istante, Lena e non ebbe bisogno di specificare.

Kara arrossì un poco, abbassando il capo. Le ali erano il simbolo di ciò che era, qualcosa di speciale e unico che un umano non avrebbe mai dovuto vedere, qualcosa che la definiva.

“Se non vuoi non…” Lena richiuse la bocca, gli occhi che si sgranavano di nuovo, quando Kara alzò il volto e permise alle sue ali di riempire l’aria dietro di lei. Non erano bianche, come molti umani credevano, ma cambiavano a seconda dell’angelo, le sue erano di un profondo rosso cupo come erano sempre state quelle degli El, la sua famiglia.

“Sono bellissime.” Le parole uscirono in un mormorio dalle labbra di Lena. La donna fece un passo verso di lei, poi un secondo, cercò nei suoi occhi il permesso e, quando Kara annuì, alzò le mani, sfiorandole.

Era strano e al contempo meraviglioso. Condividere quella parte di lei con Lena era quello che, senza neanche saperlo, desiderava più di ogni altra cosa.

“Quindi puoi volare?” Chiese la giovane e Kara annuì.

“Vuoi vedere?” Alla sua proposta Lena fece un deciso passo indietro.

“No.”

“No?” Sul suo viso doveva essere apparsa la delusione perché Lena inclinò un poco la testa, come faceva ogni volta che si preparava a cedere su di un punto.

“Forse un’altra volta.” Propose. Ma il cuore di Kara perse un battito a quelle parole. Quello che era successo l’aveva distratta da quello che era venuta a dire. “Cosa succede?” Domandò Lena, la sua voce era tesa, era sempre stata brava ad indovinare i suoi stati d’animo.

“Io… noi… devo andare via…”

“Cosa significa, dove vai, perché dici noi? Anche Alex è un angelo? Come funziona, quanti siete? E questa forma che hai assunto è la tua forma reale o…” La mente di Lena era sempre stata analitica, scientifica, bisognosa di spiegazioni, faceva impazzire i suoi docenti e, ora che lo shock iniziale era passato, era ovvio che avrebbe voluto sapere ogni cosa.

“Lena.” La interruppe però lei. “Non posso dirti queste cose, tu non dovresti neppure sapere di me… loro mi hanno detto che non dovevo più vederti.” Improvvisamente impallidì all’idea. Se avesse saputo anche di quello che era appena successo? Non era concesso essere amici con gli umani, figurarsi baciarli!

“Loro?” Chiese Lena.

“Sì, il consiglio. Lei non sarà contenta di me…” Guardò Lena facendo una smorfia. Di certo la sua maestra l’avrebbe uccisa se non ci pensava prima Alex.

Lei?”

Kara scosse la testa.

“Non posso spiegarti queste cose!” La implorò.

“Va bene.” Acconsentì la giovane, ma era chiaro che stava davvero facendo uno sforzo enorme. “Quando tornerai?”

Un’altra domanda, una domanda alla quale, però, Kara non poteva rispondere.

“Io…” Sospirò e decise che qualcosa doveva spiegarlo. “Sono un angelo custode, sono nata così, ma, come si può proteggere un essere umano, aiutarlo attraverso le difficoltà della vita, se non si sa cos’è essere un umano? Per questo scendiamo sulla Terra, per… formarci.” Lena ascoltava attenta. “Il mio tempo qua è quasi finito, ma tornerò, quando il portale si aprirà di nuovo.”

“Quando dovrai andartene?” Lena la guardava. “A fine semestre?” Domandò. Dovette leggere la risposta negli occhi di Kara perché il suo viso si incupì ancora di più. “Sei venuta per dirmi addio, non è vero? Ecco perché hai detto che non eri qui per la tesina.” Lena scosse la testa, allontanandosi ancora da lei. “Che stupida.” Mormorò tra i denti.

“No, ehi, non dire così, non sei stupida... sono io che non dovevo… mi avevano detto di non affezionarmi ad un umano in particolare, di frequentarli, sì, ma di non…” Si fermò cercando di trovare il coraggio di dire quello che ormai sapeva.

“Fraternizzare?” Domandò Lena e il suo tono era amaro.

“Innamorarmi.” Sbottò Kara, rossa in volto. Lena si voltò a guardarla, sorpresa.

“Non dire…”

“Mi sono innamorata. Ecco.” Ripeté lei. “Ed è per questo che mi hanno vietato di vederti e ho dovuto aspettare che tutti dormissero per venire da te. Winn ci ha messo un secolo a finire la sua partita online, ma era l’ultima, posso capirlo…”

Winn.” Si lasciò sfuggire Lena, sembrò persa per un istante, come se quell’ulteriore informazione avesse bisogno di un istante per essere assimilata, poi però tornò a concentrarsi su Kara.

“Ma non potevo andarmene senza salutarti e Alex mi ha lasciato andare e…” Smise di parlare, perché ora Lena era tra le sue braccia e la baciava. Lo stupore fu presto superato e Kara la avvolse in un abbraccio, baciando le sue morbide labbra per la seconda volta quella sera. Quando si separarono le ali di Kara proiettavano una luce soffusa nella stanza.

Kara corrugò la fronte, notando come nell’aura della giovane ora ci fossero nuove tonalità… le sue. Un ampio sorriso apparve sulle sue labbra.

“Anche tu mi ami!” Esclamò. Lena arrossì.

“Ehi.” La riprese, ma era ovvio che il suo rimprovero non fosse troppo sentito. “Se permetti dovrei essere io a dirlo.”

“Ma lo vedo nei tuoi colori, ora ci sono anche io dentro di te.” Lena scosse la testa osservandola con meraviglia.

“Sei così pazzescamente innocente… neppure una frase simile riesce a risultare…” Corrugò la fronte. “Cosa significa i miei colori?”

“Oh… non posso dirtelo.” Kara le accarezzò il viso. Gli occhi persi in quelli meravigliosi di Lena. Avrebbe potuto baciarla ancora…

Lo fece, la baciò e questa volta non fu un bacio casto, le loro bocche si schiusero e le loro lingue si incontrarono. Lena fremette tra le sue braccia e Kara fu attraversata da una vampata di calore. In qualche modo si ritrovò a cadere sul letto della ragazza, eppure era sicura di non essersi mossa.

Lena rise e lei la guardò confusa.

“Abbiamo volato assieme, dopo tutto.” Spiegò la giovane e Kara arrossì e sorrise, incapace di fare altro che perdersi nello sguardo di Lena, sdraiata accanto a lei.

La ragazza le accarezzò il viso, con delicatezza.

Il viso di Kara si fece serio, una precisa consapevolezza prese possesso della sua mente: non poteva lasciarla. Non poteva andarsene.

“Cosa succede?” Le chiese lei, senza smettere di giocare con i suoi lineamenti.

“Non posso andarmene.” Lena non disse nulla, attorcigliando un ciocca di capelli d’oro attorno al suo dito, con delicatezza, vi fu un lungo momento di silenzio, poi la ragazza sorrise, piano.

“Posso aspettarti.” Mormorò, timorosa, ma non incerta.

“Non voglio…” Lena le posò un dito sulle labbra.

“Abbiamo solo sedici anni…” Corrugò la fronte. “Hai sedici anni anche tu, non è vero?”

“Sì.” Kara sorrise nel vedere il sollievo nello sguardo di Lena.

“Siamo… giovani, non possiamo sapere quello che vogliamo per la nostra vita.”

“Io so che non voglio andarmene, non se significa lasciarti qua.”

“Hai detto che tornerai.”

“Dieci anni. Il portale si apre ogni dieci anni e… c’è un’altra cosa…” Alla prima affermazione Lena aveva accusato il colpo con solo un leggero battito delle palpebre, ma Kara non era sicura di come avrebbe reagito a questa seconda parte della questione. “Il fatto è che… non mi ricorderai.”

“Assurdo. Certo che mi ricorderò di te. Dieci anni sono tanti e sarò impegnata a studiare, ma questo non significa che ti dimenticherò e, oltretutto, hai voluto fare tonnellate di foto assieme quindi potrò guardarti ogni volta che ne avrò voglia.”

Kara scosse la testa.

È una cosa da angeli… un altro segreto che non dovrei dirti.” Spiegò, il tono di voce basso, mogio. “Il nostro passaggio sulla Terra non può essere ricordato. Così non appena passiamo il portale noi spariamo dalla mente di chi ci ha conosciuto e con i ricordi anche qualsiasi altra traccia.”

Lena si irrigidì, poi scosse la testa, decisa.

“No.” Decretò. “Io mi ricorderò di te.”

“Lena…” Iniziò lei, ma la ragazza le prese il volto tra le mani, decisa.

“Per noi sarà diverso, lo hai detto tu stessa, sei entrata nei miei colori, qualsiasi cosa voglia dire. Non succede spesso, vero? L’ho visto nei tuoi occhi.”

Kara annuì piano e Lena sorrise prendendola come una conferma della sua teoria.

“Dieci anni. Sono molti, ma avrò da fare, quando tornerai sarò capo di un’azienda, avrò cambiato il mondo, risolto il problema della fame oppure il sovrappopolamento o magari eliminato le malattie, devo ancora decidere e tu, tu sarai una donna bellissima, un angelo bellissimo e allora, se lo vorrai ancora, potremo… stare assieme.” Mentre parlava del suo futuro vi era stata solo certezza nel suo tono, ma ora vi era di nuovo quel timore e Kara non poté fare a meno di sorridere e di stringerla un poco di più tra le sue braccia.

“Io vorrò sempre stare con te.” Assicurò. La sua mente però era lontana, Lena poteva credere che loro erano speciali, ma Kara sapeva che il sistema non falliva, la ragazza avrebbe dimenticato ogni cosa.

Poteva permetterlo? Non era l’attesa di dieci anni a tormentarla, ne avrebbe aspettati mille per poterla rivedere anche soltanto per un attimo, ma sparire dalla sua memoria, venire cancellata via con un colpo di spugna, sparire dal suo cuore, così, come se niente fosse?

Un forte bussare alla finestra la riportò alla realtà.

“Kara!” Chiamò una voce soffocata, ma dal tono inequivocabile. Lena la guardò con sorpresa.

“Cosa ci fa tua sorella qua?” Chiese per poi alzarsi e aprire la finestra. Sbatté appena le palpebre nel vedere le ampie ali nere di Alex.

“Stanno arrivando. Kara! Ti avevo detto di non… perché dovevi innamorarti di un’umana, maledizione!”

Kara aprì la bocca e la richiuse, incapace di rispondere.

“Sono qui, comunque.” Precisò Lena.

“Lo vedo e mi piaci Lena, saresti perfetta per Kara, se avessi delle maledette ali benedirei il vostro amore e…” La donna la guardò di nuovo, poi fissò Kara. “Le hai dato i tuoi colori.” Rimarcò come se lei ne avesse una colpa.

“Non l’ho fatto apposta!” Precisò allora.

“Ora porta il rosso e il blu degli El!” Fece notare Alex indicando Lena con un gesto veemente. “Come diavolo la nascondiamo una cosa simile?”

“Non pensavo che gli angeli potessero imprecare in quel modo.” Intervenne Lena, le mani incrociate, un’aria di sfida sul viso.

Alex la ignorò.

“Lo sai cosa succederà, vero? Lo sai che potrebbero decidere di tenerti lontana dalla Terra per cicli e cicli?”

“No, non lo permetterò.” Ora sul viso di Kara vi era un’espressione seria, decisa.

“Non abbiamo tempo! Ho detto loro che non eri a casa perché eri uscita per mangiare quei dannati cosi che ti piacciono tanto, ma devi rientrare al più presto o J’onn userà i suoi metodi per rintracciarti e se ti trovano da lei non faranno altre domande!”

Kara incrociò le braccia, il mento alzato, l’aria di sfida sul volto.

“Rinuncerò alle ali se è l’unico modo per rimanere con lei. Non permetterò che mi dimentichi!”

“Kara!” Esclamò Alex, sconvolta da quell’affermazione. “Tu sogni di diventare un angelo custode da quando sei nata! Rinunceresti a tutto per…” Guardò Lena con disperazione. “Se le vuoi anche solo un po’ di bene non puoi lasciarle fare una cosa simile.”

“Tu lo faresti per Maggie? Permetteresti che la sua mente venga svuotata di te?”

“Il mio cuore non ti dimenticherà mai.” Lena intervenne nella conversazione con forza, mettendosi davanti a Kara, ignorando Alex. “Non sapevo che eri un angelo… un effettivo angelo!” Di nuovo sbatté gli occhi come se facesse fatica ad accettare in pieno il concetto e a dirlo ad alta voce. “Ma da quando ti conosco ho capito che eri buona e che avresti sempre messo gli altri prima di te stessa. Sapevo che eri speciale.” Le ultime parole le bisbigliò. Ora era vicino a Kara, alzò la mano e le sfiorò il viso. “Non ti dimenticherò.”

 

Kara osservò l’ampio portale aprirsi, sentiva le mani fremere, il cuore battere veloce. Un passo oltre quel cerchio dorato e la Terra sarebbe stata solo più un ricordo. Voltò la testa, Alex le strinse la mano.

È la cosa giusta da fare.” Le ricordò. Winn dall’altro lato lanciò loro un’occhiata preoccupata, era sveglio e allerta quando Kara e Alex erano tornate a casa. Kara con una borsa di potstickers e le lacrime agli occhi.

J’onn aveva lanciato loro un’occhiataccia, ma non aveva detto nulla.

“Alex… non sono sicura…” Kara fece un passo indietro. La stretta di Alex si fece più forte. Aveva diciotto anni, era più grande e si sentiva responsabile per la sorellina adottiva.

“Lo so che è difficile, ma Lena starà bene.”

“Come fai a saperlo?” Domandò la ragazza, gli occhi che si riempivano di nuovo di lacrime.

Alex non rispose, ma una serie di figure si materializzarono dal cerchio dorato.

Kal, Lois, Lucy, James e numerosi altri angeli arrivarono sulla Terra, pronti a compiere il loro dovere: guidare e proteggere gli umani.

Kara drizzò la schiena nel vedere il cugino più grande, esempio perfetto di angelo, ma la sua mano tremava nella stretta della sorella adottiva.

“Alex, come fai a saperlo?” Insistette Kara.

La sorella la guardò, Kara le sembrava così giovane, troppo per prendere una decisione così importante su due piedi. Per un lungo istante rifletté su cosa dovesse fare, su quale fosse il suo dovere, proteggerla ad ogni costo cosa significava?

“Non devi preoccuparti per lei. Si ricorderà di te, hai visto i colori della sua aurea, non ti dimenticherà, dieci anni non sono molti, quando torneremo sarete entrambe donne adulte e potrete prendere decisioni con calma e sicurezza.”

Kara sbatté le palpebre, non era quello che voleva sentirsi dire.

“Posso ancora lasciare le mie ali… posso vivere una via da umana…” Alex le strinse la mano, sapeva che stava rischiando di sbagliare, ma aveva promesso di riportare Kara a casa e doveva farlo.

“Se il vostro sentimento non regge alla prova del tempo, allora saprai che non era amore.”

Gli occhi di Kara brillarono alla sfida. La sua schiena si irrigidì e il suo volto si fece fiero, sicuro. Alex capì che aveva vinto, eppure una parte di lei rabbrividì all’idea di aver sbagliato.

 

Lena osservava il cielo, non sapeva dove Kara fosse, ma, mentre il sole sorgeva con attorno un disco dorato, seppe che se ne stava andando. Trattenne il respiro, strinse i pugni e sbatté le palpebre.

Lena rabbrividì, faceva freddo quel mattino. Chiuse la finestra e si preparò alle lezioni.

Sulla sua scrivania un paio di occhiali attirarono il suo sguardo. Per un attimo percepì un profondo senso di perdita, mentre sulle pareti della stanza le parve di scorgere un riverbero di un profondo rosso. Corrucciò la fronte osservando la montatura. Dovevano appartenere alla domestica.

Li prese, pronta a portarli di sotto poi esitò e li lasciò lì.

Due settimane dopo, quando nessuno li aveva reclamati, li ripose in un cassetto incapace di gettarli via.

 

 

 

Note: Questa era la prima parte di una storia a due capitoli, spero vi si piaciuta.

Il mio tempo è stato occupato dal lavoro, ma due giorni di vacanza mi hanno permesso di scrivere questa piccola storia ispirata al bellissimo disegno che avete incontrato lungo la lettura.

L’artista ci tiene a farvi sapere che è solo uno schizzo... per me è semplicemente perfetto! ;-)

Fatemi sapere se la storia vi ha intrigato e se, come Lena, credete che sia impossibile cancellarle Kara dal cuore...

 

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Capitolo 2
*** Mancanza ***


Mancanza

 

Alex osservò Lena Luthor scendere dalla berlina blu e consegnare le chiavi al ragazzo in attesa, per poi entrare nel ristorante e scomparire dalla vista.

“Non posso più vedere i suoi colori, ma non dubito che ci sia un bel po’ di rosso e blu ad avvolgerla. Dico bene?” Leslie Willis la guardò interrogativa e Alex annuì. La donna scosse la testa, esasperata, alla sua conferma. “Quando lavoravamo assieme e io ero ancora…” Si interruppe e fece una smorfia, poi continuò. “Ebbene, i colori di quell’El sembravano quasi svanire nei giorni in cui le cose andavano bene, ma bastava che passasse Lillian a trovarla o che suo fratello finisse sui giornali per un altro scandalo che veniva, letteralmente, avvolta da quelle tonalità.” Leslie scosse la testa e Alex sorrise a quell’affermazione. “In quei momenti non potevo fare nulla per scatenare in lei le emozioni che desideravo provasse, era come se fosse avvolta e protetta. Era frustrante! Ero sicura che non ci fossero angeli a proteggerla eppure il mio lavoro veniva puntualmente battuto e mi ritrovavo Lena intenta a dipingere figure alate, oppure a giocare con occhiali che non portava, molto più calma e rilassata, di nuovo intenta ad occuparsi di problemi come una fonte di energia rinnovabile o un composto nutritivo per combattere la fame nel mondo, invece di dedicarsi alla vendetta o al lasciarsi andare ad un po’ di sana aggressività.”

Questa volta Alex alzò gli occhi al cielo.

“Sono felice che tu non sia più un diavolo!” Affermò e Leslie fece roteare gli occhi.

“Non era così male, dopo tutto agli uomini serve anche abbandonarsi alle passioni e agli istinti, non possiamo tutti vivere come voi angeli: mente e cuore. Ci vuole anche rabbia e terrore, frustrazione e desiderio di rivalsa, egoismo e autopreservazione, altrimenti il mondo non andrebbe avanti.”

“Risparmiami la predica sull’equilibrio! La vostra regina Rhea ce la fa ogni volta che passa da noi per un tè al vetriolo con Miss Grant.”

Leslie ridacchiò.

“Come abbiano fatto a non uccidersi in tutti questi anni è ancora un mistero per me.” Commentò e Alex annuì.

“Dunque, perché sono qua?” Domandò allora Leslie e Alex sorrise.

“Lasciare le ali è stato difficile per Kara.” Leslie corrugò la fronte.

“Quando, due giorni fa, mi hai contattata e mi hai spiegato perché il mio vecchio lavoro su Lena Luthor avesse sempre fallito, mi avevi detto che questa Kara non aveva nessun dubbio, che aveva deciso nel momento stesso in cui il portale si era chiuso alle sue spalle, ormai anni fa, che sarebbe tornata da Lena come un’umana e sarebbe invecchiata e morta accanto a lei. Non che a me interessino cose come l’amore e i lieti fini, ma mi hai fatto promettere di essere qua in cambio della verità su quel fallimento della mia carriera di diavolo, quindi…” Ruotò gli occhi infastidita, ma Alex non ebbe difficoltà a notare che fingeva solo indifferenza.

“Kara non ha mai vacillato, malgrado i tentativi di farle cambiare idea.” Le spiegò Alex con un tono fiero.

“Quindi?” Chiese Leslie, perplessa.

“Noi non abbiamo la vostra stessa politica liberale.” Specificò Alex.

“Cioè?”

“Niente ricordi. Se perdi le ali, allora perdi anche ogni ricordo di quello che eri e di quello che hai vissuto.”

“Oh… ecco perché sono anni che è sulla Terra, ma non ha ancora contattato Lena.”

“Esattamente.” Alex sorrise e vide la seconda consapevolezza colpire Leslie.

“Ed ecco perché mi hai contattata.”

“Sì, mi serve il tuo aiuto, io ho le ali legate, non posso farle incontrare, se ne accorgerebbero e mi punirebbero allontanandomi da mia sorella. Lo farei lo stesso, ma, probabilmente, allontanerebbero anche loro due, amano troppo il concetto di destino, per accettare che si interferisca nella vita degli umani. Ma tu… tu hai rinunciato alle corna, so che sai cos’è l’amore, malgrado fingi di non interessartene, e sei ancora amica di Lena. Puoi capire quello che deve essere fatto, senza che io ti debba spiegare altro.”

Leslie, guardò Alex.

“Sono amica di Lena perché non voglio rischiare che un altro diavolo riesca lì dove io ho fallito! Ne andrebbe della mia reputazione, corna o non corna.”

Alex la guardò divertita e lei ruotò di nuovo gli occhi.

“E va bene, ti ho assecondato con l’appuntamento e Lena ormai mi aspetta, quindi tanto vale andare in fondo a questa faccenda. Cosa devo fare?” Il sorriso sulle labbra di Alex si ampliò tanto da far fare una nuova smorfia a Leslie. “Angeli…” Commentò, ma poi ascoltò attentamente il piano.

 

“Benvenuta, miss Luthor.” L’uomo la accompagnò al suo solito tavolo e le scostò la sedia come ogni volta, lei gli fece un sorriso e si accomodò. Visto che la sua ospite non era ancora arrivata estrasse il tablet dalla borsa e visualizzò il suo ultimo progetto, un prototipo ad energia pulita che avrebbe rivoluzionato il modo di muoversi sulla terra e ridotto drasticamente l’inquinamento, se solo fosse riuscita a farlo funzionare, ma mancava poco, davvero poco.

La porta si aprì e la sua testa si alzò alla ricerca di qualcuno, di qualcosa. Sbatté le palpebre nel vedere un uomo alto, elegante, i capelli scuri, e poi riabbassò il capo sul suo lavoro, senza neanche riflettere su un gesto diventato più che normale per lei.

Dieci minuti dopo la porta si aprì per lasciare entrare la sua compagna per il pranzo, sorrise nel vederla, eppure percepì anche quel solito senso di leggera delusione, non era lei che stava aspettando…

“Leslie! Come stai?”

“La solita noia, tu? Sempre alla ricerca di qualcosa, vedo.” Lena la guardò sorpresa, poi seguì lo sguardo di Leslie e si ritrovò a guardare un disegno ormai diventato famigliare. Una figura con ampie ali che sembrava irradiare forza e al contempo… Lena osservò lo schizzò fatto a penna, corrugando la fronte: dolcezza.

“Non è nulla, solo uno scarabocchio.”

“Sarà, ma sappi che mi piace di più quando lo fai a colori, quel rosso e blu ha qualcosa di intenso.”

Lena abbassò il capo, ma la porta tornò ad aprirsi e lei alzò lo sguardo: nulla, solo una coppia che chiacchierava. Quando la guardò di nuovo Leslie aveva un sorriso divertito sulle labbra.

La donna però, non le disse nulla, invece le chiese della L-Corp e le parlò, con il suo solito modo schietto e deciso, di quello che le suggeriva di fare a Edge se si metteva di nuovo ad infastidirla.

“Non capisco perché non lasci fare a me. Siamo amiche, lo farei volentieri.”

“Non merita la mia attenzione.” Specificò allora Lena. Leslie socchiuse gli occhi e si avvicinò di più a lei, i bianchi capelli che le circondavano il volto pallido.

“Se si azzarda a farti del male, lo uccido.”

Lena sorrise, Leslie era una di quelle persone che fingevano indifferenza, ma sulle quali si poteva sempre contare.

“Ti ringrazio, suppungo.”

“Non che tu non possa difenderti da sola.” Precisò la ragazza e Lena annuì, divertita.

Rimasero in silenzio, poi Leslie la guardò.

“Sai, riguardo a quello che cerchi… lo troverai.”

Lena, sbatté gli occhi sorpresa.

“Ho ventinove anni, se doveva magicamente comparire, sarebbe già dovuto succedere.” Leslie annuì piano, poi le sorrise.

“Arriverà, fidati, lei arriverà.”

“Non…” Tento di negare.

“Cosa provi?” Domandò allora la donna ed era una domanda strana, Leslie non era portata per i sentimenti o le esternazioni, tanto strana che decise di provare a darle una risposta.

“È difficile da spiegare.” Lena scosse la testa, gli occhi persi nel vuoto. “Rimane lì, in una parte della mente, quasi dimenticata, ma mai davvero sparita.” Era difficile esprimersi, eppure lei di solito era così eloquente. “Come un puzzle a cui manca un pezzo, un disegno che manca di un colore, un paesaggio famigliare a cui manca qualcosa di ovvio che, però, non riesco a individuare.” Sorrise, imbarazzata da se stessa, eppure non smise di parlare. “A volte, nei miei sogni sento che ci sono quasi, che un piccolo sforzo basterebbe perché, finalmente, il suo volto mi si mostri.”

Leslie si tese in avanti osservandola.

“Ed è mai successo?”

“No.” Ammise Lena, ridendo piano, come se si ritenesse una sciocca, poi indicò la porta. “Mi siedo sempre di modo da poter vedere la porta, in ogni ristorante o luogo pubblico e ogni volta devo controllare i nuovi arrivati… è un’ossessione, so che non dovrei, ma non resisto.” Spiegò, chiaramente infastidita dalla sua debolezza. “Sento che se potessi incrociare i suoi occhi, anche solo una volta, saprei. Lo saprei. È ridicolo, ma so, dentro di me, profondamente dentro di me, che basterebbe. Finirebbe questo senso di… mancanza.”

Di nuovo cadde il silenzio. Lena era persa nei suoi pensieri e Leslie si lasciò ricadere di nuovo sulla sedia. Come se fosse finalmente soddisfatta.

“Se tua madre sapesse che credi all’anima gemella, probabilmente ti farebbe internare!” Le disse con il suo solito tono e Lena rise.

“Sì… meglio non dirlo a Lillian!” L’assecondò.

Si alzarono e Leslie fece un passo avanti stringendola, un gesto che non aveva mai fatto prima.

“Mi ha fatto piacere vederti. Divertiti, scatenati e… se ti serve liberarti di Edge chiamami, lo faccio gratis.”

Lena la osservò andare via, senza riuscire a dirle altro, sorpresa da quell’ultimo gesto.

Pagò il conto e recuperò il suo cappotto, poi uscì, osservò la macchina che la stava aspettando, poi respirò l’aria fresca della giornata e decise che avrebbe camminato.

 

“Come sta?” Alex guardò la donna con aria interrogativa.

“Come sempre.” Affermò Leslie. Entrambe osservarono Lena che fissava il cielo, chiaramente decidendo se tornare in ufficio a piedi o in macchina.

“La aspetta ancora, vero?” Domandò Alex

“La aspetterà per sempre.” Dichiarò Leslie. “Me ne sono assicurata prima di dare il via al tuo piano.”

Alex le lanciò un’occhiataccia, ma la ragazza estrasse un oggetto dalla tasca. “Mi ringrazierai offrendomi da bere al matrimonio.” Le disse e poi quando Alex ebbe finito di scrivere, scese dalla macchina e rientrò nel ristorante, chiamando il primo cameriere che le passò a tiro.

 

Kara correva lungo la strada, agitata. Attraversò due semafori con il rosso e finalmente vide l’insegna del ristorante.

“‘Questa non è un’insalata, Codino. Vai a prendermi una vera insalata!’ Dice lui, poco importa che sia dall’altra parte della città!” Mugugnò salendo in fretta le scale, facendosi quasi investire da un vettorino che stava portando fuori dal parcheggio una lussuosa berlina blu.

Entrò di corsa e fissò il maître che la squadrò, probabilmente infastidito dalla sua aria agitata.

Snapper Car.” Disse solo lei e l’uomo scattò sull’attenti. “Un’insalata, in fretta, per favore.” Sorrise, ricordandosi sempre di essere gentile, mentre il maître faceva un gesto imperioso e dava l’ordine ad un cameriere che tornò correndo in cucina.

Kara guardò l’orologio, aveva i minuti contati, l’ospite di Snapper non era paziente e sarebbe stato brutto farsi licenziare per un’insalata dopo aver passato le ultime due settimane a fare di tutto per superare il periodo di prova per diventare una reporter del CatCo magazine.

 

Lena infilò le mani nelle tasche del cappotto e corrucciò la fronte. Controllò nella borsa e poi aprì il cappotto per verificare nelle tasche del suo tailleur. Confusa si fermò a riflettere. Doveva averli tirati fuori mentre lavorava aspettando Leslie e, distratta dalla ragazza, doveva averli dimenticati lì. Senza esitare ruotò su se stessa e tornò indietro.

 

Non ci volle più di un paio di minuti perché il cameriere tornasse con un’insalata perfettamente confezionata.

“Ottimo, mille grazie!” Girò sui propri piedi e si scontrò contro qualcosa, anzi, qualcuno.

“Scusi! Mi dispiace moltissimo!”

“Sta bene, Miss Luthor?” Domandò il maître, ma Kara lo sentì appena, la donna contro la quale si era scontrata era l’essere umano più bello che avesse mai visto, non che avesse visto esseri non umani...

“Colori…” Mormorò, senza neanche sapere il perché.

“Tu…” La ragazza scosse la testa, ma sembrava a sua volta incapace di parlare.

“Io…” Kara ricordò l’insalata che era miracolosamente intatta nella sua mano, e ricordò l’aria di disappunto dell’ospite di Snapper. “Devo andare.” Disse e fu quasi doloroso. Corrugò la fronte, sopraffatta dalla sensazione.

“Certo.” La donna davanti a lei scosse di nuovo la testa e poi le sorrise.

“Scusi se l’ho urtata.”

“Non è nulla.” Le assicurò.

Kara fece qualche passo verso la porta, ma sembrava che i suoi occhi non volessero separarsi da quel volto. La porta si aprì e lei dovette schivarla, ridacchiò arrossendo e si portò la mano agli occhiali, un gesto che rivelava il suo imbarazzo.

“Miss Luthor è tornata per questi, non è vero?” Richiamò l’attenzione della giovane, il maître.

Kara non poté fare a meno di notare gli occhiali che la ragazza riceveva dall’uomo. Alzò la mano e sfiorò di nuovo i suoi: erano identici.

La donna corrugò la fronte, anche a lei non era sfuggito il dettaglio.

Ma la stavano aspettando...

Kara osservò l’insalata e poi osservò di nuovo la giovane ferma davanti a lei. Sorrise e posò l’insalata sul bancone.

“Posso… posso scusarmi? Magari offrendole un gelato?” Chiese e un ampio sorriso illuminò il viso della giovane.

“Sì.” Disse, poi le tese la mano. “Lena Luthor.” Si presentò e Kara arrossì.

“Ehm… Kara, Kara Danvers.”

 

La portiera della macchina si aprì e Alex sbiancò.

“Agente Danvers.” La salutò la donna infilandosi accanto a lei sul sedile.

“Miss Grant.” Disse, cercando di controllare il senso di panico.

“Vedo che ha preso alla lettera il mio consiglio di non intervento.” Commentò la donna, osservando Lena e Kara uscire assieme dal ristorante, due sorrisi luminosi sulle labbra, le auree che sfumavano una nell’altra ora che erano, finalmente, di nuovo vicine.

“Io non… le ho solo consigliato di venire a National City, non ho spinto per quest’incontro, non sapevo neppure che Kara fosse qua! L’ho vista entrare per puro caso!”

“Oh, vuoi dirmi che non hai arruolato quell’ex diavolo di Livewire per scrivere il numero di Kara sugli occhiali che Lena si porta sempre dietro?”

“Io non so di cosa lei stia parlando.” Negò, ma era senza parole, non solo il suo perfetto piano era stato inutile visto che, a quanto pare, Kara si era precipitata nel ristorante proprio nel momento migliore per incontrare Lena e le due donne stavano già andando via assieme, ma la potente Miss Grant, capo del Consiglio degli Angeli, sapeva già ogni cosa.

“Oh, andiamo, non c’è bisogno di mentire.” Il tono della donna ora era decisamente divertito. “Chi credi che abbia mandato Kara dall’altra parte della città per un’insalata?”

Questa volta Alex fissò la donna con aria sbalordita.

“Ma… la regola di non ingerenza… il destino che non deve essere forzato…” Miss Grant scosse la mano scacciando le sue proteste.

“Se non fosse stato per Rhea che ha messo sulla strada di Kara quel bamboccio che chiama figlio, il destino le avrebbe già fatte incontrare. Ho contato ben dieci occasioni che Rhea ha dirottato. Ho deciso che era ora di sistemare la faccenda, personalmente.”

Il tono deciso di Miss Grant fece sorridere Alex.

“Se Rhea le vuole divise potrebbe ancora…” Obiettò, ma la donna ruotò lo sguardo su di lei, un sopracciglio alzato.

“Credi davvero che ora che si sono incontrate qualcosa possa dividerle di nuovo? Ho come l’impressione che riuscirebbero a trovarsi anche se fossero nate in pianeti diversi.”

“Grazie.” Disse allora Alex. “Sentiva acutamente la sua mancanza, anche se non sapeva cosa fosse.”

“Lo so.” Commentò Miss Grant. “Ora, da brava, vammi a prendere quell’insalata. Kiera l’ha lasciata sul bancone del maître.”

 

***

 

Kara sapeva di non poter volare, nessun umano poteva farlo, era un’idea ridicola, eppure, quando Lena le diede il primo bacio, una settimana dopo il loro fortunato incontro, seppe che la fisica, a volte, non aveva importanza. Volare tra le braccia di Lena era, decisamente, possibile.

 

 

 

 

 

Note: Ed eccoci giunti alla fine di questa semplice e romantica storia. Spero che abbia preparato i vostri cuori all’arrivo della festa degli innamorati, per chi la festeggia nella realtà e per chi se la gode con le proprie OTP! ;-) Valanga di cuoricini in arrivo, dovevo pur dare il via.

 

Ringrazio Gio per il disegno, la torturerò per averne altri, Anna per aver letto la storia in anteprima e per avermi convinta a cancellare il finale e a riscriverlo quasi completamente e Jessica che ha convalidato la scelta.

 

Almeno un’altra storia è in arrivo, grazie all’iniziativa di San Valentino del gruppo LongLiveToTheFemslash, magari anche due… chissà! ;-)

 

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