Che il Cosmo sia con noi: il regno di Poseidone

di Cloe87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** GIÙ DAL LETTO DORMIGLIONA! ***
Capitolo 2: *** SCONTROSI GIARDINIERI, SCHIVI SPADACCINI E CIGNI INCAZZATI ***
Capitolo 3: *** Capo Sounion ***
Capitolo 4: *** Mai fare i conti senza l'oste ***
Capitolo 5: *** Sfogarsi fa bene! ***
Capitolo 6: *** Bye-bye Grande Tempio ***
Capitolo 7: *** Incontri ravvicinati del terzo tipo ***
Capitolo 8: *** Il diavolo veste rosa... ***
Capitolo 9: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 10: *** Tremate, tremare: le streghe son tornate!!! ***
Capitolo 11: *** S.O.S. Ristrutturazioni! ***
Capitolo 12: *** Cane e gatto ***
Capitolo 13: *** Mal comune mezzo gaudio. ***
Capitolo 14: *** Come passare per un'alcolizzata depressa ***
Capitolo 15: *** Istinto di sopravvivenza ***
Capitolo 16: *** Chi non muore si rivede... ***
Capitolo 17: *** Come rischiare botte al Santuario... ***
Capitolo 18: *** Istinto di protezione... ***
Capitolo 19: *** Domande e risposte... forse! ***
Capitolo 20: *** Shopping day (prima parte) ***
Capitolo 21: *** Shopping day (seconda parte) ***
Capitolo 22: *** Interrogatori inconcludenti. ***
Capitolo 23: *** Consulenza per rimorchiare le ragazze! ***
Capitolo 24: *** Tutti al mare a mostrar le chiappe chiare! ***
Capitolo 25: *** Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino! ***
Capitolo 26: *** Chi semina vento, raccoglie tempesta! ***
Capitolo 27: *** Punk con il crestino, evidenziatori rosa e cavallucci marini. ***
Capitolo 28: *** Ucci, ucci, sento odore d'imbrogliucci! ***



Capitolo 1
*** GIÙ DAL LETTO DORMIGLIONA! ***


La storia non è scritta a scopo di lucro e i personaggi sono di proprietà di Masami Kurumada, tranne quelli nuovi che sono di mia  invenzione.

 


Per la comprensione del racconto è consigliabile la lettura di “Che il Cosmo sia con noi: il Grande Tempio” di cui è la naturale continuazione.

 

 

 

GIÙ DAL LETTO DORMIGLIONA!

Atena è viva e va rimessa in riga!

 

Buio. Solo buio e rumori vaghi e incomprensibili, che si susseguivano nell’oscurità, mi circondavano, quando un’odiosa voce metallica rimbombò nella mia testa con l’effetto di un martello pneumatico.

Ehi, sveglia dormigliona! Non ti sembra di prendertela fin troppo comoda? Su, non è il momento di poltrire, quindi alzati e muovi le chiappe, il lavoro è appena cominciato! Atena è viva e va rimessa in riga!

Mi ridestai dalla mia incoscienza di soprassalto, mentre iniziai a sentire un tremendo dolore alle tempie e percepire che i muscoli del mio corpo erano completamente in sciopero.

“Ti sembra questo il modo di darmi la sveglia, razza di ectoplasma cosmico? Vuoi forse farmi scoppiare la testa?” Risposi quindi mentalmente al Custode, riaprendo lentamente gli occhi, notando di avere la vista offuscata.

«Seiya, quante volte ti avrò detto di non urlarle in quel modo!» disse una voce femminile.

«Ma ho sentito dire che le persone in coma possono sentire quello che viene detto loro!» rispose il giapponese.

«Questo però non ti autorizza a rompere i timpani ai presenti sbraitando a squarciagola!» esclamò a sua volta una voce maschile e io mi ritrovai ad osservare due occhi scuri che, man mano che la vista si faceva più nitida, riconobbi essere quelli del gold saint della Seconda Casa.

«Al... Aldebran del Toro?» Chiesi in un filo di voce.

«Sì, ben risvegliata Esorcista... comunque mi chiamo Aldebaran, non Aldebran!» mi disse il ragazzone sorridendomi, mentre io gemetti di dolore per via di un abbraccio un po’ troppo espansivo:

«ARIANNA! Mi hai fatto prendere un colpo! Non sai quanto mi hai fatto preoccupare in questi giorni!»

«Se... Seiya... non..»

«Non era il caso, lo so, lo so, sei sempre così modesta!» disse quindi il saint di Pegaso, stringendomi ancora più forte, facendomi mancare l’aria:

«Seiya, io credo che Arianna stia cercando di dirti di non soffocarla e di non urlare» disse quindi la voce femminile e io mi ritrovai ad osservare un’inespressiva maschera d’argento.

«Tu dici?» chiese quindi il giapponese rivolto alla sua insegnante, mentre io annaspavo per respirare. Seiya notando quindi finalmente il mio colorito tendente al blu mollò la presa e io inspirai a pieni polmoni:

«Grazie Marin, non ce la facevo più!» dissi, facendo un lungo sospiro; me l’ero vista un filino brutta!

«Come ti senti?» mi chiese quindi Aldebaran.

«Uno schifo. Ho un mal di testa cane e i muscoli del corpo che sono tutto un dolore, ma cosa è successo e dove mi trovo? L’unica cosa che mi ricordo è di essermi scontrata con Arles al Tredicesimo Tempio, mentre Seiya si occupava di salvare Saori e poi il nulla» risposi.

«Per via dei danni riportati durante lo scontro sei finita in coma e ora ti trovi ospite nella Seconda Casa. Io, Marin e Aldebaran ci siamo presi cura di te, mentre eri incosciente» disse Seiya, mentre io iniziavo a focalizzare alcuni flash dello scontro.

«Saori, giusto, come sta?» dissi.

«Bene, sono riuscito a fare ciò che mi aveva detto il vero io del Grande Sacerdote e a salvarle la vita» disse Seiya.

«Ed è stata una fortuna anche per te, Arianna. Senza l’intervento di Atena non credo saresti qui» disse il Saint del Toro.

«Già. Una volta scampato il pericolo, la dea ha risalito anche lei le 12 case e, arrivata al Tredicesimo Tempio, ti ha trovato più morta che viva, tra le braccia di Seiya. Se non fosse intervenuta con il suo cosmo per risanare il grosso dei danni provocati da Arles al tuo cervello, ora staremmo portando fiori alla tua tomba» mi disse quindi Marin.

“Salvata da quella ragazzina vestita da meringa. Chi l’avrebbe mai detto. Il mondo gira all’incontrario” dissi tra me sorridendo e tirando un sospiro di sollievo nel sapere che quella cocciuta combina guai stesse bene, per poi chiedere:

«Saga? Dov’è Saga?»

«Io vado ad avvisare la Grande Atena del tuo risveglio» disse la rossa, per poi lasciare rapida la stanza.

«Dovresti essere affamata. Ti porto subito qualcosa da mettere sotto i denti» disse il Saint del Toro, mentre Seiya disse:

«Non saprei dirti di preciso dove l’hanno portato, ma so che è tenuto d’occhio a vista da Shaka in attesa del giudizio di Saori»

«Hanno paura che tenti la fuga?» chiesi.

«No, ma diversi saint sarebbero ben contenti di fargli la festa. Senza contare che ha tentato il suicidio subito dopo aver riportato sotto controllo il suo lato oscuro. Quindi c’è il timore che ci riprovi» rispose quindi il giapponese, prima che il Saint del Toro potesse fermarlo.

«Cosa ha tentato di fare quel disgraziato?» mi ritrovai quindi io ad esclamre tra l’incredulo e l’irato. Non potevo crederci. Non volevo crederci! Non dopo tutto quello che avevamo fatto per salvarlo!

«Devo vederlo, portatemi da lui!» dissi quindi liberandomi dalle coperte, mettendomi in piedi. Venni colta però da un capogiro e le mie gambe non ressero. Sarei così caduta rovinosamente a terra se non fosse stato per il Gold Saint del Toro, che mi afferrò appena in tempo e mi rimise a letto.

«Stupido ragazzino, perché non pensi mai prima di parlare? Nel suo stato agitarsi in questo modo non le fa bene! Avevi sentito anche tu il medico o no? Assoluta tranquillità e riposo! Questa donna ha subito un collasso fisico e un trauma cerebrale!» Disse alterato Aldebaran rivolto a Seiya, che si strinse nelle spalle:

«Sinceramente non capisco cos’abbia detto di male!».

Aldebaran emise un lungo respiro rassegnato: «Possibile che non ti sia passato per il cervello che essendo legata sentimentalmente a Saga, il fatto di sapere una cosa del genere, le provochi ansia e timore per la sua incolumità?» cosa a cui rispose il silenzio di Seiya, mentre il Gold si passò una mano sulla faccia.

«Come non detto. Lasciamo perdere. Intanto con te è fiato sprecato. Quindi vai in cucina, dovrebbe esserci già qualcosa di pronto. Basta scaldarlo.»

«Ma...» ribatté Seiya.

«Muoviti e senza ma!» disse di conseguenza severo e senza margine di replica il Toro e Seiya, anche se sbuffando, obbedì.

Aldebaran quindi si rivolse a me: «Ascoltami bene Arianna, nelle tue condizioni non puoi permetterti colpi di testa, mi sembra l’abbi notato. Quindi cerca di calmarti e di pensare per ora solo a rimetterti in forze. Intesi? Per quanto riguarda Saga, con Shaka è in una botte di ferro. Non gli sarà permesso di farsi del male e nemmeno che qualcuno gli si avvicini. Di conseguenza non è il caso di allarmarsi. Quando strarai meglio ti prometto che ti porterò da lui.» mi disse Aldebaran ed io annuii, anche se sinceramente il sentimento che provavo nei confronti del saint di Gemini, più che preoccupazione, era rabbia. Ero infatti abbastanza incazzata con mister zazzera blu, ma d’altronde Aldebaran, come gli altri, non poteva sapere gli ultimi risvolti della mai vita sentimentale.

 

Nei giorni seguenti ebbi così modo di conoscere meglio il saint del Toro. Nonostante il cipiglio spesso crucciato, era un ragazzo veramente splendido. Giudizioso, alla mano, simpatico, comprensivo e ligio al dovere. Anche troppo. Infatti con lui era praticamente impossibile riuscire ad eludere le prescrizioni del medico, in quanto me le faceva seguire alla lettera e con una certa severità. Poco da dire su Aldebaran: era una di quelle persone tranquille e affabili, ma che quando alzavano la voce era meglio tacere e obbedire, soprattutto quando si trattava degli esercizi di riabilitazione. Tolto questo, passare il tempo in sua compagnia era piacevole e facemmo presto amicizia. A tenermi compagnia c’era inoltre Seiya e nei giorni successivi al mio risveglio ricevetti le visite degli altri bronze (escluso Shiryu, anche lui inchiodato a letto), di Aioria del Leone, di Mu dell’Ariete e di Saori.

Delle ragazze ebbi modo di vedere Sayuko e Morgana.

La Medium non aveva infatti riportato nemmeno un graffio contro Death Mask. A vedersela brutta era stato infatti il suddetto saint, che, dopo il faccia a faccia con l’ira delle sue vittime, si era ritrovato a scontare una sorta di arresti domiciliari nella casa del Cancro con relativo piano riabilitativo; il tutto impostogli da Morgana.

Anche la Veggente non se l’era cavata male. Una puntura di antidoto contro i veleni, un paio di giorni di riposo tra le cure di Shun e le coccole del saint dei Pesci (di cui la giapponese si stava prendendo un bella cotta), e si era ripresa alla grande. Anche troppo, in quanto aveva iniziato a ripetermi fino alla nausea quanto Afrodite fosse figo e quanto avesse buon gusto (va beh, non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace). Poco da dire, quei due, una volta appianate e risolte le controversie con la salita delle 12 Case di Saori, si erano proprio trovati: due dannati esteti con la fissa della perfezione!

Ad Alexis e soprattutto a Katy, invece non era andata altrettanto bene.

La Sensitiva aveva infatti subito un’ingente perdita di sangue per mano di Shura del Capricorno, che le aveva quasi tranciato una gamba, ed era quindi anche lei stata salvata per il rotto della cuffia, insieme al Dragone, da Saori. Di Alexis e Shiryu si era quindi preso carico lo stesso Capricorno, in segno di ammenda.

La Guaritrice aveva invece accusato una brutta broncopolmonite come conseguenza di essere stata surgelata da Camus dell’Acquario (e sì, il cosmo positivo potrà anche curare le ferite, ma con virus e batteri non c’è nulla da fare!) ed era quindi inchiodata a letto nell’undicesima casa. Accaduto che aveva acceso un profondo astio in Hyoga (che se l’era cavata anche lui con un paio di settimane di riposo ed un antidoto contro i veleni) nei confronti del maestro.

Ikki si era invece ripreso completamente grazie a Shaka, mentre Eva si stava avviando alla normalità grazie alle cure di Mu, ma purtroppo non aveva ancora recuperato completamente tutti i cinque sensi.

Aveva infatti ancora problemi con la vista, fatto che la costringeva a muoversi sotto braccio al saint dell’Ariete, cosa che aveva messo in circolo diversi pettegolezzi sui due (bisognava infatti dire che al Grande Tempio il taglia e cuci era il passatempo più diffuso).

«Certo che siete proprio carini assieme... anche se devo dire che il rosso dei capelli di Eva non si intona con il lilla dei capelli di Mu!» disse infatti Sayuko ai due, mentre entravano, insieme a Kiki, nella mia stanza, durante i rigidi orari di visita fissati dal saint del Toro.

«Già, a quando le nozze? Guarda che voglio essere io il vostro testimone!» rise Aldebaran.

«Lo sai che stai diventando noioso con questa storia? Almeno cambia battuta, ormai la so a memoria.» rispose in tono Mu al collega, mentre Eva salutava Sayuko scambiandola per Shiryu.

«Ehm... ok che abbiamo all’incirca lo stesso colore e lunghezza di capelli, ma io sono molto più carina! E poi avete visto che manicure mi ha fatto Afro?» esclamò la giapponese, sfoggiando con orgoglio le sue unghie smaltate di rosso e decorate con roselline bianche di un kitsch pazzesco.

«Oh, beh, questo è niente! Pensa che Eva è riuscita a scambiare Shaka per Katy, sempre per i capelli.» rise Kiki.

«Ma dai?» esclamai io.

«Già, ma non sarebbe stato nulla di grave se non fosse che l’ho abbracciato felice di vedere che stava bene» disse però Eva.

«Avrei voluto esserci per vedere la faccia del biondino della Vergine!» esclamai quindi io divertita, immaginandomi la scena.

«Al dire il vero non ha dato molte soddisfazioni. Infatti non ha fatto una piega. Quello ha la gamma di espressioni di un ornitorinco impagliato... ahia!» esclamò Kiki, che nel frattempo si era preso uno scappellotto dal maestro.

«Kiki, non si parla male degli altri.» disse severo l’Ariete.

«Ma è vero...» brontolò il bimbo massaggiandosi la nuca, mentre Aldebaran si atteggiò da filosofo per uscire con la massima: «I bambini.. la bocca della verità!» cosa che ci fece scoppiare tutti a ridere.

 

AVVISO

 

I capitoli non saranno più postati regolarmente per avere il tempo di curarli con la dovuta calma.

Chiedo quindi scusa anticipatamente per il disguido.

Cloe87

 

 

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Capitolo 2
*** SCONTROSI GIARDINIERI, SCHIVI SPADACCINI E CIGNI INCAZZATI ***


SCONTROSI GIARDINIERI, SCHIVI SPADACCINI E CIGNI INCAZZATI

Giornata di visite ai convalescenti.

 

Bisognava dire che non potevo certo lamentarmi del mio ricovero forzato alla Seconda Casa e pian piano mi stavo rimettendo in forze. Ormai riuscivo a reggermi in piedi tranquillamente e a camminare, anche se le scale mi davano ancora un senso di vertigine. Purtroppo però Aldebaran mi aveva ancora tassativamente negato di vedere Saga, mentre si dimostrò conciliante nell’accompagnarmi in visita a Shiryu, Katy e Alexis.

Durante il tragitto per raggiungere le case del Capricorno e dell’Acquario, Aldebaran, fu però costretto a prendermi in spalla.

«Toglimi una curiosità... ok che non ti sei ancora ristabilita, ma come hai fatto ad arrivare fino al Tredicesimo Tempio se non riesci nemmeno a reggere la rampa di scale che porta dalla mia casa a quella di Gemini?» mi chiese Aldebaran, mentre entravamo nella casa del Cancro, che notai non essere più tappezzata da teste di cadaveri.

«Non saprei. Forse adrenalina.» dissi.

«Oppure l’aiuto ingente della tua armatura. La tua forza di volontà ha interagito, senza che tu te ne rendessi conto con il tuo cloth, che ti ha sorretto come un esoscheletro per tutto il tempo» disse Morgana, dandoci il benvenuto in quella che presentò come la sua nuova dimora.

«La tua nuova dimora? Che cos’è questa storia?» chiese il saint del Toro inarcando un sopraciglio.

«Da ora in poi sarò io a presiedere questa casa, che voi approviate o meno. Prendetela come una sorta di indennizzo di guerra. Ma non credere che sia contenta di dimorare al Grande Tempio. Se lo faccio è solo per dovere e gratitudine nei confronti del mio Custode e per il bene dell’Equilibrio che ho giurato di difendere.» rispose secca la Medium, cosa che fece assumere uno sguardo truce al Toro.

«E la dea Atena che dice al riguardo?»

«La vostra ragazzina che gioca a fare la dea non ha dato né segni di assenso né di opposizione. Quindi chi tace acconsente» rispose Morgana.

«”Ragazzina che gioca a fare la dea”? Ti rendi conto che una frase del genere in questo luogo è una blasfemia? Fossi in te terrei più a freno la lingua, se vuoi continuare ad avere una convivenza pacifica con gli altri abitanti di questo complesso sacro» rispose accigliato il Toro e io mi affrettai quindi a cambiare discorso prima di finire immischiati in uno più spinoso. Infatti, tolte noi, i bronze, Saga, Mu e forse Shaka, al Grande Tempio tutti erano convinti che gli olimpici fossero davvero divinità e definire la “Grande Atena” una semplice ragazzina viziata ed incosciente significava innescare reazioni non esattamente pacifiche. Quindi per tirare in ballo tale argomento bisognava andarci molto cauti.

«Death Mask che fine ha fatto?» chiesi quindi io.

«Dopo che ho concesso agli spiriti delle sue vittime la forza di violentare la sua anima per placare la loro sete di vendetta, ho constatato che era un vero peccato sprecare il suo potenziale e quindi ho negato loro di condurlo con sé oltre il varco che porta verso la via del non ritorno, ponendolo sotto la mia protezione. Può ritenersi fortunato. Se la sua capacità di separare le anime dal corpo non avesse destato il mio interesse, sarebbe finito in balia dell’ira delle sue vittime fino alla sua prossima reincarnazione.» rispose Morgana.

«Non riesco ad inquadrarti, Medium. Il tuo cosmo non è malvagio, ma il tuo modo di fare è ambiguo e la cosa non mi piace.»

«Gli Emissari non sono qui per fare assistenza sociale, anche se qualcuno di noi ha dato questa impressione. Spiacente, ma non sono stata scelta come Emissario dal Custode della Seconda Colonna per i miei metodi, ma per ciò che mi spinge a lottare. Ricordati che sia il male che il bene sono relativi e possono cambiare in base alle circostanze. Anche se ammetto di aver iniziato a provare pietà per il Cancro»

«Che vuoi dire?» chiesi.

«Che se era così cinico c’era un motivo.» disse asciutto Aldebaran.

«Esatto. A quel poveraccio hanno fatto il lavaggio del cervello durante il suo addestramento per diventare cavaliere. É stato portato via dalla famiglia quando aveva pochi anni ed è stato addestrato solo ed esclusivamente ad uccidere in nome del Grande Tempio. Figuratevi che non si ricorda nemmeno il volto di sua madre. Le uniche cose della sua infanzia che riesce a riportare alla mente sono solo sangue e fuochi fatui. Questo è un sistema che deve finire, sai cosa intendo Arianna?» disse la Medium guardandomi negli occhi, ma io elusi la domanda per poi salutare a proseguire con Aldebaran. Sapevo infatti cosa volevano veramente i Custodi da noi: la soppressione di un ordine creato da falsi dei che giocavano a Risiko usando guerrieri dotati di cosmo come armate e l’umanità come tabellone, senza rendersi conto d’intaccare equilibri arcani che stavano alla base dell’Universo e del Cosmo stesso, anche se durante la mia salita era tutto passato in secondo piano, sovrastato dai miei propositi personali. Saga in fin dei conti era stato solo un imprevisto, ma sinceramente in quel periodo l’unica cosa che volevo era tornare a casa; altro che occuparmi di sedicenti divinità dei miei stivali, Atena inclusa.

 

Nella Casa del Leone Aioria ci salutò calorosamente e, dopo essersi sincerato delle mie condizioni di salute, ci lasciò passare. Attraversammo quindi la casa della Vergine, che fortunatamente era vuota (non avevo minimamente voglia di vedere quel borioso biondino) e la casa di Libra.

Giungemmo quindi alla casa dello Scorpione, dove ci accolse, (si fa per dire) un irritato ed indisposto Milo, intento a potare edera rampicante. Il suo tempio ne era infatti ancora parzialmente infestato nonostante Saori avesse liberato lo Scorpione dalla stretta di fronde in cui era finito per opera di Sayuko.

«Vedo che ti dai al giardinaggio!» rise Aldebaran, mentre io mi nascosi il più possibile dietro le spalle del Toro. Milo aveva infatti una faccia tutto tranne che socievole.

«Non c’è nulla da ridere! Ma prima o poi quella maledetta strega con gli occhi a mandorla me la pagherà con gli interessi! Trattare così me, Milo dello Scorpione, coprendomi di ridicolo e imprigionandomi slealmente! Come ha osato! Se solo non fosse sempre scortata da quel bell’imbusto del cavaliere dei Pesci le darei una bella lezione!» brontolò lo Scorpione tra i denti.

«E da quando hai paura di Afrodite?» chiese sornione e sarcastico Aldebaran, cosa che gli fece guadagnare uno sguardo di fuoco da parte del collega, che sibilò:

«Non ho timore di Afrodite, ma è tassativamente vietato attaccar briga con un altro saint! Dovresti saperlo anche tu!»

«Aldy... io eviterei di stuzzicarlo ulteriormente... mi sembra già abbastanza nervoso...» sussurrai io al saint del Toro, che sorrise:

«Can che abbaia non morde. Brontola, brontola, ma infondo è un pezzo di pane! Parola mia, altrimenti Hyoga e la Veggente non se la sarebbero cavata così facilmente! Altro che “Assassino del Santuario”!»

«Che fai? Sfotti pure tu?» ringhiò Milo, puntandoci contro le cesoie.

«No, figurati! Buona continuazione... pollice verde!» disse Aldebaran uscendo dalla casa dello Scorpione, mentre il proprietario del tempio tirava impropri in greco a tutto andare.

La Casa del Sagittario era tristemente vuota e così raggiungemmo in fretta la casa del Capricorno, dove però non trovammo nessuno ad accoglierci nell’androne.

«Uhm... deduco che ci toccherà bussare agli alloggi privati di Shura» disse Aldebaran, facendomi scendere dalle sue spalle, per poi guardarsi intorno grattandosi pensieroso il capo:

«Purtroppo non ho mai avuto molta confidenza con il saint del Capricorno e quindi non ho mai avuto modo di vedere altro di questa casa che il corridoio di passaggio» disse quindi il Toro, mentre ci aggiravamo tra i corridoi impreziositi con stucchi del Tempio. Bisognava infatti dire che, nonostante la mancanza dell’elettricità e di altre comodità moderne come l’acqua corrente, i gold saint non se la passavano poi così male a livello di alloggio, senza contare che avevano la possibilità di richiedere al loro servizio dei domestici. Aioria del Leone veniva infatti servito e riverito da una giovanissima ancella di nome Lythos (che, a suo dire, era più una sorella che altro, nonostante le malelingue) e da un uomo di nome Galan, amico d’infanzia del defunto Aioros.

Aldebaran invece aveva preferito non richiedere nessun domestico “Un uomo deve sapersela cavare in ogni circostanza, anche se si tratta di padelle e detersivi!” mi aveva infatti detto. Che ragazzo da sposare! Se non fosse stato così giovane quasi, quasi ci avrei fatto un pensierino!

Le mie divaganti considerazioni vennero però bruscamente interrotte da una profonda e severa voce maschile alle nostre spalle, che si rivolse a noi in greco, ma con un mal celato accento spagnolo:

«Che ci fate a zonzo per la mia casa?»

Io e Aldebaran ci ritrovammo così ad osservare l’ombroso Capricorno guardarci serio e con fare ammonitore.

«Salute a te Shura di Capricorn. Ti stavamo giusto cercando!» disse quindi gioviale Aldy, mentre Shura faceva capire, con un cenno del capo, di dargli una motivazione valida per il giro turistico nei corridoi della sua dimora o di levare le tende.

«Ehm, chiedo scusa per l’intrusione, ma eravamo venuti fin qui per poter vedere Shiryu e Alexis e non sapendo bene dove e a chi rivolgerci abbiamo iniziato a girovagare qua e là» dissi quindi io.

Shura chinò quindi il capo in segno di assenso e ci fece cenno di seguirlo.

Fummo così condotti in silenzio al secondo piano del tempio, dove il cavaliere aveva collocato i suoi alloggi ed io non potei non notare quanto fosse taciturno e schivo il custode della decima casa, tanto da sembrare scontroso, visto che ad ogni domanda che gli veniva rivolta rispondeva a monosillabi.

Il silenzio quasi surreale che regnava all’interno del Tempio del Capricorno venne però meno, man mano che ci avvicinavamo alla stanza in cui avevano trovato ricovero la Sensitiva e il Dragone. Le imprecazioni in inglese di Alexis si sentivano infatti fin dal corridoio e quando Shura aprì la porta della stanza, venne investito da una vagonata di insulti.

«Ehi, maledetto Zorro! Come hai osato farmi questo! Slegami subito!» sbraitò Alexis.

«Ordine del dottore e della Grande Atena per il vostro bene, vista la vostra ostinazione a non voler seguire le prescrizioni mediche e rimanere a letto. Vi ricordo che, nonostante l’intervento della dea, la vostra ferita potrebbe riaprirsi.» commentò asciutto il cavaliere.

«E io ti ricordo che se mi trovo in questa condizione e solo per colpa tua che mi hai quasi tranciato una gamba con la tua maledetta Excalibur! Sai dove te la dovresti infilare?» ringhiò Alexis.

«Sono consapevole di avervi cagionato ingiustamente dei danni e mi dolgo dei miei sbagli, che espierò fino all’ultimo in nome di Atena. Quindi, per iniziare a sdebitarvi con voi, non lascerete queste mura fin quando non vi sarete completamente ristabiliti. Sia voi che Shiryu. Ora vi lascio in compagnia del saint del Toro e della signorina Arianna, che sono giunti a farvi visita» e Shura uscì dalla camera in silenzio e senza aggiungere altro.

«Se vuoi sdebitarti slegami! Non ho tempo da perdere a letto io! Ho delle indagini da portare avanti a Sydney e che ho sospeso perché sono stata spedita da una sorta di ectoplasma a riportare la giustizia al Santuario!» sbottò Alexis, ma invano. Il saint era già lontano.

«Ehi, ehi, ehi! Calma bimba! Prima ti rimetti in sesto e prima potrai fare quello che vorrai!» esclamò Aldy, divertito.

«Bimba a chi? Guarda che mentre ti cambiavano il pannolone io sapevo già far di conto, pulcino! Ho 28 anni, che credi?» replicò la Sensitiva quasi ringhiando; poi nella stanza cadde il silenzio.

«Grazie al cielo! Un po’ di pace finalmente!» esclamò così Shiryu, collocato nell’altro letto della stanza, mentre appoggiava su un comodino il libro che stava leggendo: «Ciao Arianna. Buongiorno sommo Aldebaran. Perdonatela se è così scontrosa, ma se è costretta a letto diventa intrattabile.» ci disse il Dragone, che portava una fasciatura all’altezza del cuore, per poi rivolgersi ad Alexis: «Non credi di stare esagerando con Shura? Insomma, ok che non è stato esattamente simpatico con noi, ma ormai ha compreso perfettamente i suoi errori. Pensa che anche Aioria e Saori lo hanno perdonato, comprendendo che anche lui era stato ingannato sul conto del Sagittario, liberandolo dalla roccia in cui gli avevi imprigionato il braccio sinistro, dopo che io gli avevo rotto il destro!»

«Sì, rischiando di venire centrato al cuore! Bella mossa! Davvero! Se fossi crepato poi chi la sentiva Shunrei!» lo rimbeccò la Sensitiva, per poi passarsi seria una mano nei capelli: «Lo so che nonostante la sua facciata, Shura sta soffrendo come un cane. Venire a conoscenza di aver ucciso ingiustamente una persona che stimava è stato un duro colpo. Comunque non riesco ugualmente a farmelo stare simpatico con il suo atteggiamento da cavaliere penitente in cerca di espiare i suoi peccati, come se ci fosse solo lui a portare tale croce… Senza contare che si è permesso addirittura di legarmi per farmi stare a letto! Ma vi rendete conto? A proposito, potete slegarmi?» esclamò depressa la Sensitiva.

«Spiacente, ma non mi prendo tale responsabilità» disse Aldy.

«Se ti può consolare anche Aldebaran è stato molto severo con me. Credo che sia una cosa comune a tutti i saint.» dissi io, mentre Alexis mi guardava poco convinta, ma feci finta di nulla e chiesi: «Quindi Shura e Aioros erano amici?»

«Dire che fossero amici è esagerato, ma certamente per Shura il Sagittario era un modello, il suo esempio da seguire e il dolore per aver dovuto compiere quel gesto lo ha sempre accompagnato nel profondo del suo cuore, anche se per dovere lo negava persino a se stesso, ed ora che sa che è stato un gesto inutile beh... potete immaginare anche voi che non sia un bel periodo.» concluse Alexis.

«Non credevo foste così in confidenza con il saint del Capricorno. Con tutti è sempre stato molto schivo, anche con i suoi parigrado. Già il fatto che abbia chiesto alla Grande Atena di potersi occupare in prima persona di voi, mi ha stupito» disse Aldebaran.

«Infatti non siamo in confidenza. A parte venire a portarci i pasti e i medicamenti, non sta mai molto con noi e parla ancora meno.» disse Shiryu.

«E quindi come fate a sapere tutte queste cose?» chiese il saint del Toro, un po’ confuso, mentre io sorrisi:

«Alexis è la Sensitiva.»

«Già, riesco a percepire i sentimenti del presente e i ricordi del passato, tramite il contatto fisico e siccome è Shura a cambiarci le fasciature e disinfettare le ferite ormai il suo stato d’animo è un libro aperto. Ed è una cosa abbastanza frustrante. Uno ne ha già abbastanza dei propri problemi, senza aggiungerci quelli degli altri. Anche perché, a parte dire dei poco consolanti “Fatti forza” ed “Ormai quel che è stato è stato, cerca di tirare avanti” non è che ci sia molto altro da fare» disse Alexis.

«Tra l’altro poco credibili da parte nostra, dato che siamo stati noi a dirgli per tutto lo scontro che se non si fosse comportato da perfetto subordinato senza cervello, magari le cose sarebbero andate diversamente» disse Shiryu.

«Purtroppo però la storia non si fa con i se e con i ma» disse Aldy, facendoci asserire tutti con il capo.

«Saga, piuttosto? E tu come stai? Quello che sei venuta a sapere nella sala del trono contro Arles è stata una bella batosta.... sei stata fregata proprio bene» mi disse quindi Alexis.

«Non ho ancora avuto modo di vederlo. Per il resto va tutto bene. Ho passato di peggio, credimi.» dissi io (maledette barriere mentali inesistenti che permettevano alla Sensitiva di vagare nei miei sentimenti senza nemmeno l’ausilio di un contatto fisico!), per poi aggiungere, rivolgendomi ad Aldebaran: «Che dici? Sarà meglio che andiamo, visto che volevamo ancora passare da Katy.»

«D’accordo» disse quindi Aldebaran.

«Se hai bisogno di parlare mi troverai qui legata al letto a rimirare il soffitto! Quindi non farti problemi! Ah, se ti capita di vedere Saga evita solo di evirarlo perché l’ho visto di sfuggita mentre lo scortavano lungo le 12 case e… sarebbe veramente uno spreco, buongustaia!» mi disse quindi Alexis facendomi l’occhiolino, mentre io salutai per poi accingermi ad uscire dalla stanza insieme al saint del Toro. Per quanto riguardava l’incolumità dei Paesi Bassi del saint di Gemini non potei però assicurare nulla.

 

Durante il tragitto verso la Casa dell’Acquario, rimasi alquanto silenziosa.

«Arianna, sicura di stare bene?» mi chiese quindi Aldebaran.

«Si, perché?»

«Da quando Alexis ha menzionato il tuo scontro contro Arles sei diventata improvvisamente muta. È successo qualcosa che non so, oltre a quello che ci ha riportato Seiya?»

«No, nulla» dissi abbozzando un sorriso tirato. Sì, nulla, tolto il fatto di aver scoperto di essere stata ingannata ulteriormente da Saga, che aveva giocato abilmente con la mia persona con lo scopo di legare a se le mie facoltà di esorcismo; ma infondo un’inculata in più o in meno che differenza poteva fare ormai?

Aldy mi scoccò un’occhiata poco convinta, ma vedendo che io ero passata a fare considerazioni sul tempo, aveva colto il segnale di cambiare discorso e non indagò oltre. Ma perché la gente al Grande Tempio non sapeva farsi gli affari suoi? Forse perché non essendoci i televisori non sapevano come passare il tempo?

 

Arrivati finalmente alla nostra ultima meta, io e Aldebaran, ci ritrovammo però ad assistere ad una tremenda sfuriata di Hyoga nei confronti di Camus, che stava per lo più zitto ad incassare, mentre il povero diavolo del medico badava bene di congedarsi.

«É solo colpa tua se Katy è in queste condizioni. Come hai potuto Camus? Come hai potuto ridurla così? Avevi già fatto sprofondare il relitto in cui riposava mia madre nelle profondità inaccessibili dal mare, non ti bastava? Katy non la dovevi toccare!!! Non la dovevi toccare capito!!!» Urlò Hyoga in preda all’ira.

«Ho fatto il possibile perché non venisse coinvolta, ma non mi era venuto in mente che potesse gettarsi in quel modo nell’aria congelante, te lo giuro. Il suo stato di salute preoccupa anche me, cosa credi? Se solo potessi tornare indietro lo farei» rispose l’Acquario.

«Come al solito belle parole e basta, “maestro”, peccato che non traspaia nulla di ciò che dici! Il tuo è solo uno dei tuoi discorsi di circostanza!» inveì però il Cigno, e non potei dargli torto. Infatti l’espressione impenetrabile di Camus non lasciava spazio a nessuna emozione.

«Ma che succede?» chiese quindi Aldebaran rivolgendosi al medico, che nel frattempo si era diretto verso di noi allo scopo di lasciare l’Undicesima Casa.

«Le condizioni della giovane americana non sono rosee. Ha una brutta broncopolmonite e la febbre non accenna a diminuire. La permanenza nella teca di ghiaccio ha minato seriamente la sua salute ed ora è troppo indebolita per riuscire a riprendersi con facilità.» ci spiegò il dottore, mentre il tono di voce poco conciliante di Hyoga ci fece tornare ad assistere alla discussione.

«E pensare che credevo che anche tu ti fossi affezionato a lei ed invece anche in Siberia è stata tutta una facciata, non è vero? Infatti è bastato un ordine dall’alto per farti dimenticare tutto l’affetto che lei ci ha dato! Mi dispiace, ma se diventare un cavaliere significa ridursi come te, dei tuoi insegnamenti non so che farmene!»

«Non è come dici Hyoga. Le cose stanno in un modo molto diverso, ma sei troppo giovane e con poca esperienza alle spalle per poter capire...»

«Taci! Se fosse come tu dici ti saresti schierato dalla nostra parte e non da quella del Grande Sacerdote! Non sei degno di stare al suo capezzale!!!»

«Hyoga ti prego... basta così» una flebile voce fece cadere il silenzio nell’ambiente.

«Katy, cosa ti è saltato in mente? Devi rimanere a letto!» esclamò Camus alla vista della Guaritrice che aveva raggiunto l’androne uscendo da una porta laterale, per poi affrettarsi a raggiungerla. L’aspetto di Katy non era dei migliori: era pallida come un cencio e la camicia da notte bianca e i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle la facevano sembrare ancora più cadaverica.

«Katy, per favore, torna a riposarti. Se già così debole» gli disse il cavaliere dell’Acquario con modi gentili, nonostante la freddezza dell’espressione del volto.

«No. Hyoga deve sapere. Non potete continuare così.» rispose però la Guaritrice, rifiutando il sostegno di Camus, per poi rivolgersi al Cigno: «Hyoga, smettila di comportarti come un bambino e di rivolgerti in questo modo al tuo maestro perché lui è sempre stato dalla nostra parte e se sono intervenuta non è stato per salvare te, ma lui.»

«Katy, basta così, non devi affaticarti!» intervenne Camus, ma Katy non lo ascoltò e continuò:

«Perché Camus ha fatto tutto con l’unico scopo di farti ottenere il settimo senso ed era disposto a morire pur che tu riuscissi a raggiungere questo obbiettivo! Quindi ora finiscila di recriminarlo, senza contare che la scelta di intromettermi in quel modo è stata soltanto mia e di nessun altro!» concluse Katy per poi essere colpita da un attacco di tosse e soccorsa prontamente da Camus, nei cui occhi non potei fare a meno che intravedere una certa preoccupazione, anche se solo per una frazione di secondo. La capacità di autocontrollo di quel ragazzo era veramente impressionante.

L’Acquario prese quindi Katy in braccio a forza e disse:

«Sei veramente testarda.»

«Dopo il tempo che ho passato con voi in Siberia dovresti aver capito che non mi faccio intimidire tanto facilmente. Tanto meno da te» rispose Katy, facendo abbozzare un mezzo sorriso a Camus, che però svanì subito per poi rivolgersi a noi:

«Sono desolato, ma come potete vedere, madamigella Katy non è in grado di ricevere visite e mi scuso per la discussione a cui avete assistito anche se... rimanere ad ascoltare le conversazioni degli altri come dei curiosi spettatori non è educazione.» ci disse con glaciale gentilezza e non senza un pizzico di rimprovero.

Fu così che io e Aldy tornammo alla Seconda Casa con la coda fra le gambe e la consapevolezza di esserci fatti una pessima figura.

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Capitolo 3
*** Capo Sounion ***


Capo Sounion

Ma chi me l’ha fatto fare?

 

Ormai le mie condizioni di salute erano decisamente tornate alla normalità e quindi non c’erano più scuse perché Aldebaran rifiutasse la mia richiesta di portarmi da Saga. Quindi quella mattina decisi di affrontare la questione.

Come al solito Aldy si era alzato presto e quando scesi in cucina, aveva già preparato la colazione.

«Buon giorno Arianna! Latte?» mi chiese il Toro quando mi vide sulla soglia.

«Sì grazie. Hai impegni questa mattina?»

«Nulla di importante, perché?»

«Perché dovresti portarmi da Saga» risposi.

Aldebaran posò la sua tazza e mi guardò contrariato: «Arianna, sei sicura di sentirtela? Il tragitto non è facile e c’è un bel pezzo da fare in salita...»

«C’eri anche tu quando il dottore ha detto che ormai ero completamente ristabilita o no?».

«Sì, ma…»

«Ti prego Aldebarn devo assolutamente vederlo, cerca di capirmi» insistetti io facendogli gli occhioni più dolci che potevo, facendolo sbuffare rassegnato:

«E va bene, ma cammini con le tue gambine, chiaro?»

«D’accordo, niente più passaggi a scrocco! Comunque era il medico che non voleva che facessi sforzi!»

«Sai che per questa storia mi sono beccato il soprannome di Taxi e che Milo ogni malaugurata volta che passo per la sua casa mi fa  il segno dell’autostop?»

«Beh, hai iniziato tu! Per colpa tua ora tutti hanno iniziato a chiamarlo Mister Edera! Quindi non ti lamentare! Chi di sfottò ferisce, di sfottò perisce!»

«Arianna?»

«Sì?»

«Ma te le studi di notte queste assurdità?»

 

 

Fu così che io e Aldy ci incamminammo per raggiungere la zona adibita a carcere del Santuario, denominata  Prigione di Capo Sunion*, ma da non confondere con l’omonimo promontorio a una sessantina di km da Atene e sede delle rovine del Tempio di Poseidone, meta di turisti da tutto il mondo. A sentire Aldebaran il nome derivava dal fatto che tempo addietro Atena era riuscita  a rinchiudere per un periodo il re dei mari nella prigione del Grande Tempio, che da allora aveva preso il nome del luogo in cui era situato il tempio del dio a mo’ di scherno.

Le prigioni erano collocate in un aspro complesso roccioso a picco sul mare in una zona periferica del perimetro del Grande Tempio e di difficile accesso, questo sia per evitare che potessero essere raggiunte dai non addetti ai lavori, sia per scoraggiare eventuali sortite.

Durante il tragitto potei inoltre rendermi conto che il Santuario di Atena era molto di più che un complesso religioso e militare; infatti era anche una cittadella vera e propria con tanto di abitazioni civili, piccole botteghe e zone di ritrovo.

 «Non credevo che il Grande Tempio comprendesse anche un paese» dissi rivolta ad Aldeberan.

«Bhe, non tutti gli inservienti della dea sono soldati. Ma la cosa non deve stupire. Il Grande Tempio è sempre stato un organismo a se stante e non ha mai avuto grandi contatti con l’esterno allo scopo di  preservare il più possibile le sue tradizioni e mantenere intatti i suoi segreti. Quindi è normale che abbia sviluppato un’economia autosufficiente» mi spiegò il Gold Saint.

«Bhe, vedo che ci siete riusciti fin troppo bene a mantenere intatte le vostre origini» commentai, per poi aggiungere mentalmente un “anche troppo”, dato che mi sembrava di essere finita per sbaglio in una rievocazione storica di fanatici e la cosa mi faceva sentire fuori posto, così come le persone che si giravano a guardarci.

«Non ti senti in imbarazzo ad avere tutti gli occhi puntati addosso?» chiesi ad Aldebaran.

«Oh, non farci caso. Semplicemente è raro che un Gold si faccia vedere da queste parti, ma visto che era la prima volta che facevi due passi al di fuori del santa sanctorum del Santuario ho pensato di farti fare un giro, anche se la cosa allungherà un po’ la strada, ma tanto non c’è fretta» rispose il mio accompagnatore, del tutto a suo agio, cosa che mi fece desumere che fosse abituato.

«Effettivamente anche durante il mio soggiorno al Tredicesimo Tempio non ho avuto modo di vedere granché» dissi, per poi ritrovarmi a constatare che non solo lui era oggetto di sguardi furtivi e mormorii. Anche la mia somiglianza alla statua della Grande Atena destava infatti curiosità, anche se ormai la voce che la reincarnazione della dea della Giustizia non aveva nulla a che fare con al sua effige era passata di bocca in bocca, così come erano trapelate indiscrezioni sulla nostra salita alle 12 case che avevano dato origine alle fantasie più disparate. C’era chi sosteneva che Atena, dopo aver capito che il Grande Sacerdote tramava alle sue spalle, aveva deciso di scappare con il saint di Pegaso per riunire un gruppo bronze e allearsi con divinità non meglio identificate. C’era invece chi credeva che il Grande Sacerdote fosse finito vittima di una divinità malvagia, così come i restanti Gold, e che Atena, per salvarlo, fosse ricorsa ad un gruppo di bronze e a delle giovani amazzoni o roba del genere e c’era inoltre chi era convinto che invece fosse stato tutto un giro di soldi e corna. Infine vi era anche un acceso dibattito sul misterioso saint dei Gemelli di cui tutti parlavano, ma di cui non si sapeva niente, a parte che era immischiato in qualche modo nella storia. In poche parole il povero volgo del Santuario non aveva capito un tubo di quello che era successo ai piani alti, tranne che i Gold se l’erano date di santa ragione con un gruppo di bronzini e con alcuni guerrieri di origine ignota i cui nomi venivano pronunciati possibilmente non in pubblico e con un certo timore dato che nessuno era a conoscenza della loro vera natura. Mi ritrovai quindi a domandarmi come l’avessero presa se fossero venuti a conoscenza che in realtà ad aver messo sotto sopra le 12 case non erano né amazzoni, né dei, né fantasmagoriche figure mitologiche, ma soltanto delle sbarbine pacifiste vestite da zoccole.

Immersa nelle mie considerazioni, io e Aldy ci lasciammo alle spalle il quartiere residenziale (se così si poteva chiamare) del Grande Tempio per imboccare un sentiero che procedeva in salita inerpicandosi tra  pereti rocciose, per poi ritrovarmi ad osservare la strada interrotta da un’alta e scoscesa parete.

«E adesso?» chiesi rivolta al mio accompagnatore.

«Dove sta il problema?» mi rispose perplesso Aldebarn per poi cimentarsi nella scalata, ma dato che non accennavo a seguirlo, ne a fare altro mi disse: «Con il cosmo che ti ritrovi dovrebbe essere una bazzecola arrivare in cima, no?»

Purtroppo il cosmo positivo che avevo sviluppato non era esattamente come quello dei saint, che potevano usufruire del loro a proprio piacimento. Infatti il mio, in frangenti come quello, era completamente inutile senza l’assenso delle forze a cui faceva appello e per quanto cercassi di entrare in sintonia con esse… beh… non ricevetti nessuna risposta.

«Allora?» chiese Aldy.

«Spiacente, ma a quanto pare la forze del Cosmo non sono molto inclini ad aiutarmi oggi» risposi, per poi aggiungere mentalmente “soprattutto se si tratta di fare un montone ad uno stronzo, ma questo era un insignificante particolare…”.  

 Aldebaran quindi sbuffò, per poi scendere dalla parete.

«Ok, ho capito. Monta in spalla».

Quanto adoravo quel ragazzo, capiva tutto al volo!

Dopo una vertiginosa scalata ed un ripida discesa il saint del Toro mi annunciò che finalmente eravamo arrivati e io mi ritrovai ad osservare all’orizzonte un minaccioso sperone di roccia su cui vi erano incisi il nome e i simboli di Atena, nel quale si apriva un’angusta apertura, poco visibile ad un occhio poco attento.

«Ora è meglio procedere singolarmente e in fila indiana. Il sentiero è cedevole e scivoloso, quindi stai attenta e stammi davanti» mi disse Aldebaran dopo avermi posato a terra e avermi fatto cenno di precederlo.

Effettivamente il percorso non era dei più piacevoli: infatti il sentiero man mano che procedevamo andava restringendosi, mentre alla nostra sinistra si apriva un salto che portava dritto, dritto a degli scogli acuminati e  non di rado sentivo qualche pietra rotolare inesorabilmente in mare. Devo dire che iniziai seriamente a pentirmi di aver insistito così tanto per poter vedere Saga! E a che pro poi? Togliermi lo sfizio di fargli il culo infondo non valeva un bagno tra scogli appuntiti….

Mentre ci avvicinavamo all’apertura nello sperone non potei però non notare che più in basso, quasi ad altezza mareggiata, facevano capolino delle sbarre a cui si accedeva tramite una scivolosa scalinata intagliata nella roccia.

«Aldy, che cos’è quella?» chiesi quindi indicando ciò che aveva attirato la mia attenzione.

«È la prigione di Poseidone o anche detta della prova »

«Prova?»

«Sì, è una cella riservata ai prigionieri che hanno peccato contro Atena e il Grande Tempio in assenza della dea. Il prigioniero viene rimesso alla misericordia e al perdono della Grande Atena.»

«E se questo non avviene?»

«Muore affogato per l’alta marea. Le sbarre furono infatti progettate per imprigionare un dio, quindi è praticamente impossibile fuggire se non per volere divino.»

«Una sorta di ordalia, quindi? Non è un sistema un po’ barbaro? Mai pensato ad un processo civile?» commentai.

Aldy scrollò le spalle: «No, ma a mia memoria non la si usa più da molto tempo. Normalmente si preferisce far combattere il condannato con un Gold Saint»

«Ah, beh, allora cambia tutto!» esclamai ironica.

«Fidati è meglio morire così, che per affogamento. È più onorevole. Se poi hai la fortuna di avere Virgo o Death Mask come esecutore, non te ne accorgi nemmeno» mi rispose Aldy. Oddio… sinceramente avrei avuto argomenti per dissentire, ma mi limitai a ribattere: 

«E se capita Milo?»

«Beh, quella è sfiga o bastardaggine del Grande Sacerdote. Non sta a me sindacare» concluse Aldy, mentre ormai giunti all’apertura ci accingevamo a scendere nelle viscere della terra tramite una stretta scala a pioli, dopo aver ottenuto l’ok dei soldati di guardia.

Corridoi. Un intrico di corridoi e soldati con espressioni truci illuminate da lampade ad olio è ciò che mi ricordo di quel posto schifoso, mentre seguivo Aldebaran nel labirinto che erano le prigioni di Capo Sunion, mentre la mia guida mi spiegava che il progettista di tale complesso era lo stesso del labirinto del Minotauro a Cnosso e obbiettivamente non feci fatica a crederci. Se qualcuno malauguratamente fosse riuscito ad uscire dalla cella, non sarebbe comunque riuscito ad uscire alla luce del sole, almeno che non fosse l’amante della dea bendata.

«Oh, beh, non ti devi preoccupare, intanto tu sei Arianna!» disse Aldy

«E quindi?»

«Il mito del filo di Arianna… conosci?»

«Aldy… fammi il favore!»

«Faceva schifo come battuta, vero?»

«Abbastanza»

«Emh… , siamo arrivati! Ehilà come te la passi Shaka?» esclamò quindi il Toro, rivolgendosi al saint di Virgo in posa da bella statuina davanti alla porta di una cella.

«A cosa devo la tua visita?» chiese  il cavaliere al saint del Toro senza nemmeno salutarlo (quanto mi stava sulle balle quel biondino).

«Ehm, forse Saga?» gli risposi ironica.

«Ah, ci sei anche tu, Esorcista, non avevo percepito il tuo cosmo, dato che quello di Aldebaran lo sovrasta»

“Ma vattene un po’ in quel posto!” pensai, ma mi limitai a dire: «Sono qui per poter parlare con Saga dei Gemelli.»

«Già, io l’ho solo accompagnata. Comunque la cosa è fattibile?» disse Aldy.

«Non ho avuto disposizioni né di assenso né di diniego dalla Somma Atena» ripose il biondino.

«Quindi, si può fare? Guarda che non ho fatto tutta questa strada per vedere te, soprattutto dopo il servizietto che hai fatto ad Eva e Ikki per un tuo errore, sottolineo tuo errore, di valutazione, mentre te ne sei lavato le mani di tutto nonostante non fossi del tutto ignaro di quello che stava succedendo» sbottai.

«Errore di valutazione? Lo spero vivamente Esorcista, perché sapere che è stato messo un potere così grande nelle vostre mani non mi fa stare tranquillo, nonostante le rassicurazioni di Mu dell’Ariete.» rispose il biondo.

«Non ti sembra di esagerare Shaka? Il loro intervento è stato propizio per tutti, non credi? Il male è stato estirpato dal Santuario e la dea è potuta rientrare sana e salva al Tredicesimo Tempio senza che nessuno di noi ci rimettesse la vita!» ribatté Aldy.

«Il male è stato estirpato dal Santuario? Sicuro? O ci ha appena messo piede? Mai come ora la Quarta Casa è stata realmente la porta dell’inferno e il cuore di una donna è stato il confine tra la salvezza e la distruzione del Mondo, ma solo il tempo potrà dire se sarete vita o morte. Quindi ricordati, Esorcista: io vi terrò d’occhio.» mi disse Shaka.

«Fa come ti pare, ma mi fai vedere Saga o no? Non abbiamo tutto il giorno!» gli sorrisi.

Il biondo guerriero della Vergine sbuffò e disse: «E sia. Non è tra i miei compiti curarmi dell’incolumità dell’anima del Saint di Gemini, ma solo di quella fisica» rispose Shaka, per poi aprire la porta della cella e farmi cenno di entrare, per poi sussurrarmi mentre lo oltrepassavo:

«Perché non sei venuta qui con intenti puliti, ma solo per soddisfare un tuo capriccio, una rivalsa su un uomo distrutto e placare le tua sete di cosa; vendetta? O è soltanto stupido orgoglio quello che leggo nella tua anima?»

Non gli risposi ed entrai nella cella.

 

L’ambiente era illuminato da lanterne e nel complesso, e tolto il fatto che fosse una cella, era più confortevole di quanto mi fossi immaginata. Saori doveva aver dato sicuramente disposizioni a riguardo. Vi era un tavolo con materiale per scrivere, una piccola libreria, un bacile per l’acqua, uno specchio, tutto il necessario per l’igiene personale e un letto all’occidentale. E proprio su quest’ultimo era sdraiato Saga con un libro in mano.

«Arianna…?» esclamò l’ex saint di Gemini, per poi affrettarsi a ricomporsi «Non pensavo saresti venuta a farmi visita» disse, posando poi il libro sul tavolo.

Non risposi, ma mi avvicinai anch’io al tavolo e presi in mano il libro che Saga stava leggendo: “L’ultimo canto della sirena”.

«È il tuo ultimo libro. Quello che hai finito di scrivere al Santuario».

«Rammento. Come ti trovi nel tuo nuovo alloggio?»

«Non mi posso lamentare. Sono trattato fin troppo bene. Il vitto non è male per essere agli arresti anche se la calla è molto umida. Tu piuttosto, come ti senti? Purtroppo non ho avuto modo di informarmi sulle tue condizioni fisiche. Shaka non è di molte parole… e ho ricevuto soltanto una visita di Saori. Quando ti eri risvegliata dal coma.»

«Ammetto di averla vista brutta, ma il peggio è passato, altrimenti non sarei potuta venire qui. Il medico ha detto che ormai sono come nuova o quasi. Devo comunque ancora rimanere sotto osservazione»

«Sono contento di saperlo. Sono stato veramente in ansia per te, non puoi nemmeno immaginare la gioia che ho provato quando la signorina Kido mi è venuta a portare la notizia che eri fuori pericolo…»

«Saga, non è il caso di continuare con la tua recita, ormai le carte sono state scoperte. Piuttosto per quanto devi rimanere qui dentro?»

«Non ne ho idea. Sono ancora in attesa del giudizio di Saori, ma non so cosa stia aspettando e la cosa è abbastanza snervante. Speravo fossi tu a darmi spiegazioni in merito»

«Dopo la salita alle 12 case non ho più saputo nulla. Sia io che le altre che i bronze siamo stati tagliati fuori. Seiya, Ikki e Hyoga non l’hanno presa bene.»

«Capisco….» disse Saga per poi guardarmi negli occhi:

«Arianna ti giuro che non era mia intenzione mentirti in quel modo e giocare con i tuoi sentimenti, ma in quel frangente mi era sembrato il male minore. Te ne avrei parlato una volta finito tutto, discutendone con calma per porre rimedio al mio comportamento, ma non avrei mai pensato che tu lo venissi a sapere in quel modo e in un frangente come quello.»

«E dimmi, come avresti potuto porre rimedio?»

«Non lo so. Forse non te l’avrei mai detto e avrei lasciato le cose come stavano…»

«Pazienza, intanto non ha più importanza e infondo è stato meglio così perché ho avuto modo di riflettere anch’io sui miei sentimenti nei tuoi confronti e devo ammettere che non erano altro che fuoco di paglia; una sbandata. Nulla di più»

«Aspetta, quindi nei miei confronti non hai mai provato nulla?» chiese quindi Saga, dal cui tono di voce trasparì una certa irritazione mista a delusione.

«Diciamo, per dirla fine, che il mio interesse per te era più dettato dal desiderio che da altro. Spiacente.» risposi secca. A dirla tutta non era stato proprio così, ma ero troppo orgogliosa per ammettere che alla fine della fiera Saori aveva ragione e che io avevo imboccato questo sentiero essenzialmente per il desiderio di riaverlo acanto a me, nonostante i miei bei discorsi retorici sulla salvezza del mondo. Quindi chiusi l’argomento e passai a quello che realmente mi premeva:

«Infatti non sono qui per quello, ma perché tu sei soltanto un maledetto ingrato. Ecco perché! E questo si che mi fa tremendamente infuriare!»

Saga rimase in silenzio davanti alla mia sfuriata e io continuai ormai in preda all’ira:

«Passino gli inganni e le menzogne, ma come ti è saltato in mente, come hai potuto tentare di suicidarti dopo tutto quello che abbiamo fatto per salvarti? Gran bel ringraziamento il tuo, Saga di Gemini, dopo che ci siamo quasi fatti ammazzare pur di aiutarti!» sbottai. Ero furibonda.

Saga si passò una mano fra i capelli e si sedette sul letto guardando fisso il pavimento.

«Beh? Non hai nulla da dire?» lo incalzai.

«Scusa…» disse a quel punto Saga, per poi alzare lo sguardo puntandolo dritto su di me. Nei suoi occhi si leggeva disperazione, senso di colpa, ma anche risentimento.

«… scusa se in fin dei conti sono solo un uomo e ho dei limiti. Scusa se quando ho riacquistato finalmente la mia identità e ti ho visto esanime non ho retto al rimorso. Scusa se non sarei riuscito a sopportare l’idea che tu fossi morta per mano mia, dopo tutto quello che ho causato. Scusa se non riesco a cancellare dalla mia mente il sangue di Sion, il volto di Aioros e la freccia di Saori, perché anche se è vero che è stato Arles a volerlo, io non mi sono imposto più di tanto per evitarlo, così come non posso negare che Arles è parte di me ed è da me che ha avuto origine e che ciò che è successo è stato per un mio desiderio scappatomi irrimediabilmente di mano!» il saint di Gemini si alzò e puntò dritto verso di me. Io istintivamente indietreggiai e mi ritrovai con le spalle al muro, Saga quindi mi bloccò alla parete per poi costringermi a guardarlo negli occhi, un abisso verde di disperazione e frustrazione senza fine. Un brivido di paura mi corse lungo la schiena, ma lui, senza curarsene continuò a parlare:

«Sai cosa vuol dire essere additato come l’incarnazione di un dio, ma rendersi conto di essere diventato un demone per ottenere il potere di salvare un mondo di cui, in fin dei conti, non mi importava nulla, senza sapere però come uscirne? No, vero? Tu noi hai colpe. Tu non hai macchia! Non sai cosa sia il rimorso vero? Se dici che sono un bastardo egoista hai però ragione, ma non mi sento tale perché ho tentato di togliermi la vita come espiazione per i miei peccati, ma perché in tutta questa storia ho pensato solo a me stesso e a pararmi il culo, senza tenere conto del dolore che stavo arrecando a tutti!» Saga appoggiò la fronte contro il muro «Ti ho fatto paura, vero? Non era mia intenzione»

«Un po’, ma non più di quella che ho provato al Tredicesimo Tempio.» risposi e lui sorrise. Un sorriso amaro.

«Saga, se credi che la morte sia espiazione, sei fori strada. Vuoi redimerti? Allora vivi. Soltanto vivendo si possono espiare le proprie colpe. Dopo è troppo tardi. Ti è stata data una seconda chance. Non sprecarla.»

«Almeno che Saori non decida diversamente» rispose Saga.

«La Kido è una casinista, ma è di buon cuore» gli risposi per poi allontanarmi da lui.

«Arianna…»

«Sì?»

«Quello che mi hai detto prima sull’espiazione… me l’ha detto anche Seiya al Tredicesimo Tempio, per poi urlarmi che eri ancora viva e di non fare cazzate» disse Saga.

«Seiya è un po’ grezzo, ma è un bravo ragazzo.» risposi io.

«Già» Commentò Saga, poi cadde il silenzio tra di noi e io uscii dalla cella.

 

NOTE

*Chiedo scusa per avere reinventato di sana pianta la collocazione delle prigioni, le origini e le leggende ad esse collegate, ma così mi garbava di più, nonché Aldebaran si è fatto la sua bella figura da cicerone ^^.


BUONE VACANZE A TUTTI!

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Capitolo 4
*** Mai fare i conti senza l'oste ***


MAI FARE I CONTI SENZA L’OSTE

Potrebbe smontarvi tutti i piani!

 

Un paio di giorni dopo la mia visita a Saga, venni chiamata da Saori al Tredicesimo Tempio per una questione urgente. Aldy non era in casa e per le scalinate non incontrai pressoché anima viva,  almeno fino al Tempio del Capricorno dove incrociai Alexis diretta nella medesima direzione.

«Ehi, finalmente Shura ti ha tolto il guinzaglio. Come stai?» le chiesi.

«Il medico ha dato finalmente l’ok sul mio stato di salute e messer Lancillotto e miss torta di compleanno non avevano più scuse per tenermi legata al letto. L’unica cosa che mi fa incazzare è che mi resterà la cicatrice. Addio minigonne. Sai cosa vuole la principessina? » mi chiese Alexis.

«Non ne ho idea.» risposi , mentre entravamo nella Casa dell’Acquario, dove incontrammo Katy e Camus.

«Ciao Arianna, ciao Alexis, vi vedo in forma» ci salutò la Guaritrice, mentre Camus, in armatura, si esibì in un lieve inchino.

«Diciamo che non ci si può lamentare» rispose Alexis. Mentre io dissi a Katy:«Noto con piacere che hai iniziato a riprendere colore».

«Sì, la broncopolmonite è passata, ma mi è rimasto un butto raffreddore» rispose però la californiana tra i colpi di tosse.

«Dove state andando?» ci chiese quindi Camus.

«Dalla mering… » disse Alexis, per poi correggersi notando lo sguardo severo di Camus: «Ehm, da Saori»

«Allora deduco che abbia indetto una riunione straordinaria. Anche noi infatti ci stiamo dirigendo al Tredicesimo Tempio e già diversi cavalieri d’oro ci hanno preceduto» rispose l’Acquario, per poi dirigersi verso la Casa dei Pesci, mentre Alexis affiancava sorniona la bionda:

«Allora, bambolina, che ci dici del glaciale uomo siberiano? Però, hai buon gusto! Quindi dicci come procede…»

«Non so di cosa tu stia parlando e comunque è francese, non siberiano» rispose infastidita Katy.

«Ma dai? Chi l’avrebbe mai detto! Dall’accento non si direbbe!»

«È nato in Francia, ma è cresciuto in Siberia» specificò di conseguenza la bionda.

«Vedo che siamo informate, quindi evitiamo di fare le finte tonte. Svuoti il sacco da sola o deve fartelo fare zia Alexis con i suoi metodi?» la incalzò la Sensitiva.

«È solo un amico!» replicò secca la Guaritrice.

«Certo, come no! Stai condividendo lo stesso tetto di mister culetto di marmo e hai il coraggio di dirmi che è solo un amico? Ho alcuni anni in più di te e non me la dai a bere!» disse maliziosa Alexis, mentre Camus, si girò di scatto verso di me:

«Devi dirmi qualcosa Esorcista?»

«Ehm, no, perché?»

«Ho l’impressione di essere argomento di conversazione e la cosa non è di mio gradimento» rispose gelido Camus.

«Io? No, figurati, ma che vai a pensare!» risposi, mentre il cavaliere ritornava a guardare avanti poco convinto.

Mi volsi così verso Katy e Alexis che stavano sghignazzando.

«Perché la figura della maiala me la devo sempre fare io?».

«Sono i casi della vita Arianna, fattene una ragione» mi rispose Alexis, continuando a ridacchiare.

 

Giunti finalmente a destinazione ci trovammo ad entrare in una sala del trono già affollata. I Gold erano già infatti tutti presenti o quasi e, a gruppetti, discutevano fra loro. Morgana era già arrivata e, alla penombra di una colonna, osservava in silenzio i presenti; ci salutò con un cenno del capo. Seiya, Hyoga, Shiryu, Ikki e Shun si erano invece sistemati in fondo alla sala e guardavano un po’ truci verso i loro superiori in grado. Infine, accanto a Mu faceva mostra anche la capigliatura rossa di Eva, che al nostro arrivo ci salutò con un sorriso, ritornando poi a conversare con l’Ariete.

«Siete in ritardo» ci disse Milo con fare indisposto dopo aver salutato amichevolmente Camus ( a quanto pare aveva ancora le palle girate per la pessima figura fatta durante la nostra salita).

«Se la principessina si decidesse ad installare un ascensore vedrai che la prossima volta saremo in anticipo. Quelle rampe le ho già fatte di corsa una volta e mi è bastato e avanzato» rispose seccata Alexis, mentre raggiungevamo i bronze.

«Ciao, com’è?» chiese Katy a Seiya e agli altri.

«Incazzati. Prima ci facciamo quasi ammazzare per lei e poi ci taglia fuori per leccare questi bell’imbusti. Come se ci fossimo dimostrati degli incapaci, peccato che a prendersele siano stati loro e non noi. Che nervi.» sbottò Seiya sottovoce.

«Vedrai che tra qualche anno, quando avrai un po’ più di barba, filerà anche te.» gli rispose Alexis, cosa a cui Seiya rispose con un’espressione interrogativa.

«Guarda che non si tratta di quello, Alexis. Sinceramente delle attenzioni di quella ragazzina viziata non me ne faccio nulla. Qui si parla di correttezza. Noi vinciamo gli scontri e ad essere onorati sono gli sconfitti. Un po’ avvilente non credi?» rispose Ikki, mentre Shun ci faceva segno di abbassare la voce per evitare di attirare troppo l’attenzione.

«Credo che Saori lo stia facendo per riportare ad uno stato di normalità il Santuario, almeno è quello che sostiene Camus. I Gold hanno preso una bella batosta in tutti i sensi e hanno bisogno di rassicurazioni.» disse Katy, mentre io notavo l’assenza di alcuni Gold in sala.

«Cambiando discorso, sapete per caso come mai mancano i Saint del Toro, della Vergine del Cancro e dei Pesci?» chiese io.

«Per Aldebaran, Shaka e Afrodite non so dirti. Per quanto riguarda Death Mask, sembra sia stato destituito dalla carica ed ora è Morgana a farne le veci. Gli altri Gold non l’hanno presa bene, soprattutto Aldebaran, Milo, Shaka e Aioria. Non tanto per la sospensione del Cancro dall’incarico, ma per il fatto che la Medium si è arroccata il diritto di sostituirlo senza chiedere il permesso a nessuno. Almeno questo è quello che ho saputo da Sayuko che l’ha sentito da Afrodite.» rispose Shun.

«E Saori?» chiese Alexis.

«Sembra li abbia messi a tacere dicendo che la cosa era una questione privata tra lei e la Medium e che non stava a loro sindacare.» spiegò Hyoga.

«Allora anche Saori ha le palle!» esclamò Alexis.

«Più che lei, Morgana. Infatti, da quello che ho potuto constatare, la Medium ha passato molto tempo con la Kido, mentre voi eravate in convalescenza. Tra l’altro non vi sembra che manchi ancora qualcuno?» commentò Ikki.

«Già, Sayuko» constatai io, mentre Saori faceva la sua entrata da un ingresso laterale, per poi andarsi a sedere sul trono che una volta era occupato da Arles. Non potei così non notare la profonda scollatura del kitone della Kido, cosa che mi fece pensare: “Diamine, sembra in svendita promozionale! Anche se ammetto che pure io alla sua età avrei avuto gli ormoni a mille con tutto sto ben di dio nei paraggi”.

I Gold però sembrarono non dare più di tanto peso alla cosa e si affrettarono ad inchinarsi in religioso rispetto e Saori, dopo aver fatto cenno ai guerrieri dorati di potersi rialzare, prese parola.

«Vi ringrazio per essere venuti. La riunione di oggi è di vitale importanza e..» Iniziò quindi Saori mentre la porta della sala si aprì nuovamente per far entrare una raggiante Veggente e un mortificato Afrodite, interrompendo la Kido e facendo girare tutti verso di loro.

«Scusate il ritardo, ma non mi stava la messa in piega. Fortuna che è intervenuto Fro! Per una donna è essenziale essere impeccabile in qualsiasi situazione» cinguettò Sayuko, mentre il saint dei Pesci, conscio della pessima figura, evitò di commentare e in religioso silenzio si andò ad unire agli altri Gold a testa bassa, che rivolsero ai due sguardi di rimprovero.

«Vergognoso. Non so proprio come si possano tollerare simili elementi al Grande Tempio» fu infatti il commento di Milo rivolto alla Veggente, ricevendo in risposta dalla giapponese un: «Forse perché noi abbiamo fatto quello che avreste dovuto fare voi; ovvero salvare il posteriore a Saori da eventuali pericoli? Correggimi se sbaglio, Mister Edera.». Cosa che fece assumere agli occhi di Milo la forma di due fessure. Colpito e affondato. Al cavaliere dello Scorpione non rimase quindi altro da fare che stringere i pugni e tornare a voltarsi verso la Kido.

«Ma che ha quel rompiballe da brontolare? È un diritto e un dovere di una donna ritardare ad un appuntamento. Non lo sanno?» ci bisbigliò Sayuko dopo averci raggiunti.

«Ma i giapponesi non sono famosi per il loro rigore nel rispettare gli orari?» chiese Alexis.

«Sono un’anticonformista» rispose con orgoglio la Veggente.

Saori fu quindi costretta a tossicchiare rumorosamente per riavere l’attenzione di tutti.

«Visto che siamo finalmente al completo, posso spiegare il motivo del ritardo nel comunicare alcune mie decisioni e il perché della presenza  degli Emissari del Cosmo e dei cinque bronze, oltre alla gerarchia più alta dei miei saint a questa riunione. L’anomalia è dovuta al fatto che oggi emetterò il mio verdetto sulla sorte di Saga di Gemini» e Saori con un gesto della mano fece aprire le tende purpuree dietro il trono e, dal passaggio che portava alla statua di Atena, fece il suo ingresso Saga, scortato da Aldebaran e Shaka, che lo fecero inginocchiare davanti all’assemblea. Gli occhi del saint dei Gemelli incrociarono i miei, ma io volsi il mio sguardo da un’altra parte.

«Alcuni di voi sono infatti venuti più volte al mio cospetto per reclamare una sentenza al riguardo, senza però ottenere risposta, ma la mia mancanza di responso è stata dettata da un intento preciso…» disse quindi Saori, posando lo sguardo su Aioria e Shura, sui cui volti si era disegnata un’espressione dura alla vista di Gemini.

«… ovvero quello di aspettare che gli Emissari fossero in grado di potervi partecipare. Questo perché credo che nessuno meglio di loro potrà spiegarvi ciò che realmente è successo e quindi chiarirvi la motivazione della mia scelta di non condannare a morte Saga e di riammetterlo alla carica di Saint di Gemini. » disse Saori, che rivolse il suo sguardo verso Saga, che la ricambiò sorpreso.

«Perdonatemi Grande Atena, ma non posso tollerare un verdetto del genere, sia per la vostra sicurezza che per i crimini commessi da quest’uomo!» sbottò però Aioria, nei cui occhi e nei lineamenti tirati del volto si leggeva delusione e ira, nonostante cercasse di non darlo troppo a vedere.

«Ho i miei buoni motivi per concedere la grazia al saint di Gemini. Quindi, prima di replicare, aspetta di aver sentito e compreso tutta la storia. Morgana, mi faresti la cortesia?»

«Con piacere. Sono qui per questo» rispose la Medium, per poi salire i gradini e trovarsi in cima alla scalinata per guardare dall’alto i presenti.

« Io, Arianna, Eva, Katy, Alexis e Sayuko siamo gli Emissari di quelli che vengono chiamati i Custodi del Cosmo e, anche se so che alcuni di voi sanno già qual’è la natura di chi rappresentiamo…» La Medium rivolse uno sguardo a Saga, Mu e a Shaka: «…Altri invece credo di no, anche se hanno intuito che siamo in possesso di un cosmo diverso dal loro. Quindi reputo sia necessaria una spiegazione» e il suo sguardo si posò sui restanti, che annuirono.

«In realtà il nostro cosmo non ha nulla di anormale, semplicemente attinge ad una forza diversa e contraria alla vostra, ma che anch’essa risiede in ogni casa, perché in realtà il cosmo è duplice e racchiude in se un Cosmo Positivo o Creatore e un Cosmo Negativo o Distruttore. Ma cosa più importante è che il Cosmo è la fonte vitale dell’Universo che da esso ha avuto origine tramite un complesso gioco di Equilibri dati dalla giusta pesa delle due forze che lo compongono e dall’eterno scontro e contaminazione tra loro. Le due realtà del Cosmo sono infatti, per loro natura, in eterno conflitto e cercano di sopraffarsi a vicenda tendendo a far pendere la bilancia o tutta a favore del Cosmo Positivo, che spesso viene identificato con il temine astratto ed erroneo di Bene o a favore del Cosmo Negativo, identificato con il concetto inesatto di Male. Peccato che l’esistenza dell’Universo non sia data da una sola delle due parti, ma dalle sfumature che si vanno a generare proprio dalla loro incessante guerra interna.»

«E cosa succede se una di queste due forze riesce ad avere la meglio sull’altra?» chiese Aldebaran.

«O l’Universo finisce distrutto dal Cosmo Negativo, in quanto, senza più una forza creatrice a contrastarlo, non si ha più il ricambio di materia, o esplode per opera del Cosmo Positivo che, senza una forza distruttrice a porgli un limite, lo satura irrimediabilmente. In entrambi i casi comunque l’Universo così come lo conosciamo verrebbe cancellato e riportato ad uno stadio pre-genesi» rispose Eva attirando l’attenzione di tutti.

«A quanto pare la perdita temporanea dei cinque sensi ti ha aiutato a capire come potenziare il tuo cosmo» disse Shaka.

«Ammetto che sperimentare un distacco così brusco dal mondo mi ha aiutato a comprendere meglio come poter accedere agli stadi superiori del sapere, ma se credi che ti ringrazi per questo tuo “aiuto” non calcolato, sei fuori strada. Prima di essere giudicata, una persona va conosciuta con i suoi pregi e i sui difetti. Un illuminato del tuo calibro dovrebbe sapere che è prerogativa del saggio cercare di capire prima di agire, mentre la caratteristica dello stolto è quello di accusare e basta » gli rispose infastidita Eva.

«Allora ti renderai conto, Alchimista, che in questo momento potrei farti la stessa osservazione» commentò  con fare distaccato Shaka, mentre Morgana riportò l’attenzione su di sé:

«Vi chiederei di rinviare i vari diverbi in separata sede, se non vi dispiace» disse quindi la Medium.

«Scusami hai ragione» rispose Eva, mentre Shaka fece cenno a Morgana di proseguire:

«Attualmente ad avere la meglio in questo scontro è il Cosmo Negativo ed è nostro compito riequilibrarlo. Per questo, in quest’epoca, sono stati scelti come emissari persone dotate di Cosmo Positivo e convinte che con l’uso della distruzione non si risolvano i problemi. O almeno non tutti.»

«E nel caso fosse invece il Cosmo Positivo a prevalere? » chiese Camus.

«In questa eventualità verrebbero scelti Emissari con finalità opposte alle nostre, ma per ora non è il nostro caso.» rispose la Medium.

«Giusto. “Per ora” credo che sia l’espressione più consona, dato che suppongo tu sappia che i flussi cosmici sono molto instabili e possono cambiare repentinamente» rispose Shaka.

«Vero. In presenza di soggetti in grado di maneggiare cosmi potenti e di stravolgere le leggi che reggono la fisica dell’Universo, l’Equilibrio è sempre pericolosamente in bilico. Quindi nel momento in cui i Custodi decidono di porre in campo i loro alfieri, i cambi di fronte possono essere improvvisi in base alle esigenze contingenti.» spiegò la Medium, lasciandomi di sasso. A quanto pare il Custode si era dimenticato di dirmi questo piccolo, ma non insignificante particolare, facendomi però comprendere finalmente i timori del Cavaliere della Vergine sul nostro conto, e facendomi porre una domanda a cui ci misi un bel po’ prima di poter dare una risposta: ovvero, in tale circostanza, come mi sarei comportata? Ma ad alcuni quesiti ci si può solo rispondere quando ci si ritrova immischiati dentro.

« Lo sapevo che di voi non ci si poteva fidare! Non siete altro che delle voltagabbana!» esclamò Milo.

«Calma, Scorpione! Gli Emissari normalmente vengono scelti per il rispetto delle norme che regolano le leggi che gli stessi Custodi preservano e per la profonda conoscenza di esse, che permette loro di operare in ogni circostanza a favore della Creazione. Gli Emissari sono infatti comunque e sempre al servizio del perpetuarsi del ciclo universale della vita » rispose la Medium.

«Purtroppo non riscontro tale profonda conoscenza di tali leggi in alcune di voi» ribatté Shaka, e io non potei dargli torto. Al mio primo incontro con il Custode mi era stata data un’infarinatura sommaria, per poi essere subito catapultata nella mischia degli eventi spinta dal desiderio di salvare Saga da se stesso.

«Questo perché i Custodi hanno fatto fatica a trovare il Manipolatore, siccome il candidato originario  su cui avevano pensato di investire aveva scelto di percorre strade diverse da quelle sperate. Ma purtroppo il futuro non è mai una cosa certa ed è sempre e solo una probabilità e nemmeno i Custodi possono opporsi a questo.» disse Sayuko.

«E quindi perché tu verresti chiamata “la Veggente” se non è possibile prevedere il futuro?» chiese quindi Milo storcendo il naso.

«Perché anche se non posso mai dire con certezza cosa ci riserva l’avvenire, tramite le mie visioni posso prevedere una sorta di futuro prossimo basato sul principio della causa e dell’effetto. Ovvero una sorta di calcolo delle probabilità in cui ad un’azione corrisponde un numero determinato di reazioni. Ma come è risaputo da tutti, l’imprevisto è sempre in agguato.» rispose Sayuko sfoderando un sorriso di superiorità nei confronti Milo, come a dire “quanto sei ignorante”. Milo ricambiò lo sguardo con uno di poro odio.

«Infatti, se non ci fosse stato questo disguido…» commentò Morgana rivolgendo lo sguardo in direzione di Saga, che la guardò interrogativo «… gli Emissari avrebbero dovuto essere contattati molto prima e non a ridosso degli eventi, per essere istruiti a dovere. Fortunatamente però un secondo Manipolatore inaspettato si è autopresentato al cospetto del Custode della Prima Colonna poco tempo prima della degenerazione della situazione, facendo di testa sua, ed ecco il risultato: Emissari con un grande potenziale, ma con scarsa cognizione di causa» concluse Morgana.

«A proposito di quel fancazzista, che diamine ha fatto mentre noi rischiavamo di restarci secche per le scale? Sai dirci qualcosa, visto che sei piuttosto informata?» chiese Alexis rivolta alla Medium.

«Non molto in verità. Solo indiscrezioni. Sembra che si sia recato al Polo Nord» rispose Morgana.

«E a far che? A combattere lo scioglimento dei ghiacci e cercare di chiudere il buco nell’Ozono?» chiese ironica la Sensitiva, ricevendo in risposta dalla Medium un’alzata di spalle (e pensare che ci aveva quasi preso!)

«Scusate se vi interrompo, ma non ho ancora capito cosa c’entriamo noi e quel traditore di Gemini in tutto questo…» chiese Aioria alquanto irritato.

«Un po’ di pazienza e ci arrivo, ragazzo! Il Cosmo Positivo e quello Negativo traggono infatti potere e forza dal loro uso. Quindi più il Cosmo Negativo viene usato più ha la possibilità di prevalere sul suo opposto e viceversa. Bisogna inoltre tenere conto che i due cosmi, così come il Cosmo primigenio, sono dotati di una volontà propria, così come ogni cosa che esista nell’Universo, quindi spesso e volentieri, nel loro scontro, cercano di sfruttare pedine più o meno inconsapevoli di questo. Ciò è possibile proprio per via della dualità delle due forze stesse che esistono in ogni essere. E si dà il caso che Saga sia stato uno di tali strumenti, caduto vittima inconsapevole di forze più grandi di lui, di conseguenza credo sia giusto potergli dare una seconda possibilità per redimersi, perché è la vita il vero paradiso, inferno o purgatorio; non l’aldilà. O almeno così dovrebbe essere.»

«Fammi capire bene.. quindi il vero responsabile di tutto ciò che è successo sarebbe quello che tu chiami Cosmo Negativo? E come ha fatto ad impossessarsi di Saga?» chiese stupito e scettico Shura.

«Volevo con tutto me stesso riuscire ad ottenere la forza per evitare altri scontri tra gli dei che avrebbero nuovamente causato morte e sofferenza a tutti noi e quindi mi sono applicato al massimo per sviluppare il mio cosmo. Purtroppo il tutto è sfuggito al mio controllo e…  beh, il resto lo sapete.» la voce di Saga risuonò nella sala, nella quale cadde il silenzio, che venne rotto dalla voce di Camus.

«Quindi chiunque può ritrovarsi asservito a queste forze senza volerlo?»

«Solo se le si adopera senza sapere a che gioco si sta giocando. La differenza tra chi manovra e chi viene manovrato è infatti data dalla consapevolezza di ciò che si fa» Rispose Eva.

«Comunque normalmente, e nella maggior parte delle persone, il problema non esiste. Se non si possiede un cosmo particolarmente sviluppato né in un senso né nell’altro non si desta infatti l’interesse di nessuno e la lotta tra le due realtà, anche se in piccolo, si svolge quindi esattamente come dovrebbe essere anche a livello cosmico, ovvero senza perdenti e vincitori, permettendo quindi di mantenere un certo equilibrio tra le due nature e quindi nell’uomo stesso. Infatti, nella normalità, l’uomo non è mai né completamente negativo, né completamente positivo, ma è un miscuglio di entrambe le cose, e a volte è l’uno, e a volte è l’altro in base alle sue esigenze. I guai insorgono nel momento in cui gli uomini prendono coscienza dell’esistenza di queste forze primordiali dentro di loro e le sviluppano dandogli potere per i propri fini, siano essi encomiabili o loschi, senza sapere cosa stanno andando a mettere in moto. Ed in questa sala abbiamo l’esempio di uomini e donne che hanno fatto proprio questo; voi saint di Atena avete infatti sviluppato il Cosmo Negativo fino ai suoi estremi, mentre noi Emissari abbiamo invece fatto esattamente l’opposto. Ci è stato quindi chiesto di venire qui con lo scopo di controbilanciare con il nostro cosmo gli inconvenienti creati dall’uso del vostro durante i secoli» concluse Morgana.

«Quindi la cosa migliore sarebbe essere in grado di usarli entrambi?» chiese Afrodite.

«Veramente la cosa migliore sarebbe non usarli proprio e che tutti vivessero la propria vita come comini mortali lasciando stare le forze cosmiche…» disse la Medium .

«Sai che quello che ci chiedi non è possibile Morgana. Mi sembra di avertene già parlato abbastanza di questo. La mia reincarnazione ha infatti uno scopo preciso e…» intervenne Saori, che venne subito bloccata da Morgana in tono gelido:

«Lo so fin troppo bene il perché ogni duecento anni ti reincarni, peccato che pure tu e i tuoi uomini in passato avete mandato a monte i tentativi di alcuni Emissari di porre rimedio alla cosa in modo soddisfacente, siccome non è rinviando un problema che lo si risolve! Ma avendo ormai compreso che prendendovi di punta non otterremo nulla, se non uno scontro, mi auguro che almeno siate disponibile ad un accordo in modo da non intralciarci a vicenda e semmai venirci incontro» disse Morgana.

«Che genere di accordo?» chiese quindi Saori.

«Noi insegneremo a voi l’uso del Cosmo Positivo e voi mi aiuterete ad insegnare all’Alchimista, all’Esorcista, alla Sensitiva, alla Veggente e alla Guaritrice a risvegliare e a dominare il loro Cosmo Negativo per comprendere l’importanza di entrambi, in modo da sapersi muovere con accortezza in questo delicato gioco di scacchi» rispose la Medium.

«Scusa Morgana, ma non ho alcuna intenzione di assecondare questa richiesta. Inoltre non credi che  magari prima sarebbe stato opportuno discutere della cosa anche con noi? Perché si dà il caso che io no abbia nessuna intenzione di soggiornare oltre in questo luogo e ad avere ancora a che fare con questi pazzi fanatici! Inoltre ho delle faccende importanti da sbrigare a Sidney, che ho interrotto perché spedita a forza in quel posto inculato in Cina, per poi ritrovarmi immischiata in sto casino, perché non sono riuscita a dire di no di fronte alle lacrime di una ragazzina preoccupata della sorte di un moccioso testardo ed orgoglioso!» e la Sensitiva scoccò uno sguardo di rimprovero a Shyriu, che fece finta di nulla con disinvoltura, mentre io seguii a ruota la Sensitiva nella sfuriata:

«Mi associo ad Alexis. Non mi piace questo tuo modo di fare, perché non ho intenzione di prendere ordini da nessuno. Inoltre attualmente non sono in condizioni fisiche e mentali per una cosa del genere e ho bisogno di prendermi una pausa per schiarirmi le idee e…» ma venni interrotta da una Morgana alquanto irritata:

«Alexis, ti ricordo che abbiamo delle responsabilità che ci siamo accollate di nostra spontanea volontà indipendentemente dalle motivazioni che ci hanno spinto a farlo. Arrivate a questo punto non ci si può più tirare indietro senza gravi conseguenze. Invece per quanto riguarda te, Arianna, non credevo che ti bastasse venire scaricata da un uomo per avere dei ripensamenti! Ti facevo più matura!»  frase che fece puntare gli occhi di tutti su di me e Gemini.

«Stellina, ora capisco perché ogni volta che accennavo all’argomento cambiavi discorso e diventavi silenziosa! Se me lo avessi detto sarei andato a prendere una squisita torta che fanno a Rodorio. Il cioccolato è un ottimo antidepressivo!» mi disse Aldebaran guardandomi con misericordia, per poi rivolgersi accigliato a Saga inginocchiato di fianco a lui: «Certo che sei proprio stronzo per esserti approfittato di un’ingenua e pura fanciulla»

«Questi sarebbero affari strettamente personali che preferirei affrontare in privato e con la diretta interessata, se non ti dispiace. E comunque Arianna sarà pure ingenua, ma pura no, te lo assicuro» rispose infastidito Saga.

In quel momento vi giuro che avrei voluto sprofondare nel pavimento della sala del trono. Mi ritrovai così a guardare truce verso Alexis che esclamò:

«Che c’è? Era per fare conversazione!» per poi rivolgersi a Morgana: «Lo so perfettamente, ma dato che non vedo tutto questo pericolo alle porte e visto che mi è stato solo detto  “Le protezioni te le ho date, quindi ora sono tutti cazzi tuoi!”, per poi ricevere un poderoso calcio in culo ed essere spedita direttamente nella mischia senza ulteriori spiegazioni; posso concedermi di essere leggermente incazzata?»

«Sono spiacente, ma anch’io la penso come Alexis. E dato che mi sono stufata di venire presa per i fondelli da tutti e di essere informata delle cose sempre all’ultimo, come se fossi la scema del villaggio, me ne ritorno a casa dove ci sono persone che non hanno più avuto mie notizie da diversi mesi e che desidererei rivedere.  Spiacente di deludere, ma anch’io ho dei limiti.» sbottai mentre i Gold e Saori ci guardavano sbigottiti dar sfogo alla nostra frustrazione repressa senza ritegno e senza curarci minimamente di loro (i bronze invece non fecero una piega. Erano abituati a sentirci sbraitare). A placare un po’ gli animi ci pensò la voce più tranquilla, anche se non priva di rimprovero di Sayuko:

«Morgana, anch’io non sono molto d’accordo su come hai deciso di coinvolgerci alla sprovvista in questa tua iniziativa, ma siccome non nascondo che mi piacerebbe concludere l’addestramento che ho iniziato sull’Isola di Andromeda, accetto di rimanere qui al Santuario. Afrodite, che ne dici di essere tu il mio maestro?» chiese Sayuko rivolgendosi con due occhioni da allieva tutta zucchero verso il saint dei Pesci, mentre io mi ritrovai a pensare un: “Ma guarda che gatta morta. Quella vuole solo rimorchiarsi quel merluzzo in santa pace, altro che allenamento!”.  

«Per me va bene. Sarà una buona opportunità per riuscire a trovare un metodo difensivo e di attacco diverso dal precedente. Anche perché attualmente il Tempio dei Pesci rimane comunque senza protezione, nonostante la mia presenza, visto che le mie rose hanno dato forfeit» commentò quindi Afrodite.

«Concordo. Riuscire a comprendere meglio il funzionamento del Cosmo in tutti i suoi aspetti credo che sia un grande vantaggio per tutti, anche per voi Emissari. Quindi vi consiglierei caldamente di ripensarci.» ci disse Mu, per poi rivolgere il suo sguardo verso Eva.

«Spiacente Mu, ma come ti ho già detto, per ora l’unica cosa che desidero è di ritornare a Dublino. La vita del Grande Tempio non fa per me. Poi anch’io sono sulla stessa lunghezza d’onda di Alexis e Arianna; non mi piace venire coinvolta in una cosa senza che nessuno si preoccupi di chiedermi prima cosa ne penso e se sono d’accordo, senza contare che già il modo in cui sono stata implicata in questa storia da parte dei Custodi mi ha dato molto fastidio. L’ho trovato una mancanza di rispetto. Se ho accettato il ruolo di Emissario non è stato quindi per fare un favore a loro, ma perché non me la sono sentita di tirarmi indietro data la posta in palio. Senza contare che ai Custodi, se l’Universo finisca o meno, non fai poi tanta differenza. In più, come ha accennato Arianna, prima di finire sull’isola di Death Queen avevo una vita che, nonostante tutto, mi piaceva e che vorrei quindi ritornare ad avere. Quindi ringrazio tutti voi per l’ospitalità e le cure, ma non ho intenzione di finire a fare la monaca di clausura in un posto dimenticato dal resto del mondo.» rispose Eva.

«Già, nemmeno io capisco il motivo per cui dobbiate restare. Il Grande Tempio è tornato alla normalità e la dea Atena è al suo legittimo posto, quindi grazie e a mai più rivederci. Se ci dovessero essere dei problemi ora ci siamo noi, perciò non preoccupatevi e dite ai vostri Custodi di dormite pure tranquilli!» commentò Milo.

La Medium si passò una mano tra i capelli per poi dire:

«Fate come volete, ma poi non voglio sentire lamentele se in futuro ci potremmo trovare tutti con l’acqua alla gola o, ancora peggio, l’uno contro l’altro come già successo in passato » disse la Medium.

«Che intendi dire?» chiese Mu, ma Morgana non lo calcolò e si rivolse a Katy:

«Tu invece cosa vuoi fare?» 

«Anch’io pensavo di non rimanere al Grande Tempio. Desidero riabbracciare i miei genitori e riprendere gli studi, nonché rimettermi in forze. Mi manca il sole della California. Desolata.» disse Katy.

«Saori, voi invece che ne pensate riguardo l’istruire i vostri saint all’uso del Cosmo Positivo?» Chiese quindi Morgana .

«Concordo con Mu. Credo che possa essere utile» rispose la Kido, per poi rivolgersi ai suoi saint: «Siete disposti a sottoporvi all’insegnamento che vi impartirà Morgana?»

«Noi ci rimettiamo alla vostra volontà, Grande Atena» risposero i Gold, anche se non potei non notare il poco entusiasmo di Milo e Shaka.

Morgana invece si rivolse a Gemini: «Auspico il tuo ritorno alla Terza Casa. Lo farai vero?».

«Io non..» disse il cavaliere dei Gemelli.

«Te ne sarei grata Saga se accettassi di riprendere il tuo incarico come Saint di Gemini. Ci terrei che tutte le case abbiano un custode e dato che non è così semplice sostituire un Gold Saint preferirei che non rifiutassi l’offerta, anche perché, dato che hai sempre e solo vissuto al Santuario, declinare la mia gentilezza non sarebbe saggio, visto che non sapresti dove andare.» disse Saori, mentre Morgana aggiunse:

«Ti ricordo che sei in debito con noi».

«Temo solo che questo possa portare ulteriore scompiglio alle Dodici Case» rispose Saga.

«A chi non va la cosa, cerchi di farsela andare bene comunque. Se si vuole realmente preservare così com’è questo Universo bisogna essere disposti a fare dei sacrifici: chi a perdonare, chi a fare delle rinunce e a sporcarsi le mani se necessario. Per chi non l’avesse ancora capito: il Cosmo ha deciso di mettere il destino del Mondo in mano nostra, quindi a voi la scelta ora che sapete. Io la mia l’ho già fatta da tempo, conscia che mi costerà lacrime e dolore.» rispose la Medium per poi scendere i gradini e uscire dalla sala, mentre Saori dichiarava sciolta la riunione.

 

ANGOLO DELL'AUTRICE

Ammetto che questo capitolo è un poema, ma mi è sembrato più giusto non dividerlo.

Un grazie a tutti quelli che stanno seguendo e recensendo. Un grazie va anche a chi ha inserito la storia tra le seguite, preferite e da ricordare. ^.^

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Capitolo 5
*** Sfogarsi fa bene! ***


SFOGARSI FA BENE

A Saga un po’ meno

 

 

La riunione aveva lasciato molto attrito nell’aria, ma anche molte cose su cui riflettere e ognuno di noi decise di ritirarsi nei rispettivi alloggi, chi per fare le valigie, chi per prendere accordi sui futuri allenamenti da seguire e chi per dar sfogo alla sua rabbia repressa contro un muro. L’unico ad essere rimasto nella sala del trono insieme a Saori era stato Aioria, probabilmente per discutere ancora con lei della questione Gemini. Al Leone la decisione della Kido non era andata proprio giù, ma la cosa non mi aveva sorpreso.

Mi ritrovai così a percorrere parte delle Dodici Case in compagnia di Aldebaran, Eva, Mu e Saga in rigoroso silenzio. Nessuno aveva voglia di parlare. Giunti però alla Terza venni fermata dal saint di Gemini prima che potessi imboccare la rampa che portava al Tempio del Toro.

«Ti devo parlare» mi disse Saga bloccandomi per un braccio.

«Arianna non dargli corda » fu il commento di Aldy.

«Aldebaran, credo che in certe cose sia meglio non immischiarsi» gli disse però dolcemente l’Alchimista, prendendolo in modo affabile sottobraccio con l’intento di spronarlo a scendere la scalinata insieme a lei e Mu.

«Ma…» protestò Aldy, senza tuttavia riuscire ad opporre resistenza alla stretta sempre più serrata della rossa che, con un sorriso tutto miele, ma con fare perentorio, aveva iniziato a trascinarlo giù per la rampa senza che il saint se ne accorgesse. Mi ritrovai così a costatare quanto Eva fosse abile nell’utilizzare il guanto di velluto.

«Inoltre noi dobbiamo tornare ai nostri templi come richiestoci da Saori. Quindi non è il caso di rimanere qui.» ricordò inoltre Mu ad Aldy, con il suo solito fare pacato, ma tassativo.

Aldebaran quindi sbuffò arrendevole, ma non prima di aver puntato uno sguardo inceneritore verso Saga per poi dire: «Guarda che ti tengo d’occhio Gemini!» ed in seguito avviarsi anche lui verso la sua casa.

Mi ritrovai così sola con Saga, che si sedette sui gradini dell’entrata della Terza volgendo gli occhi alla facciata scrostata ed imbrattata dal guano dei piccioni.

«Per rimettere in sesto questa catapecchia ci vorrà un bel po’ di olio di gomito. Ora capisco perché Saori mi ha tenuto in vita… voleva risparmiare sui manovali!» disse ironico Saga.

Io emisi un lungo sospiro un po’ scocciato, per poi sedermi accanto a lui:

«Che vuoi? Non credo mi abbi fermato solo per farmi notare quanto faccia schifo il Tempio dei Gemelli»

«Hai intenzione di mollare?»

Non risposi.

«Eppure il tuo desiderio di aiutare gli altri e di sollevare questo posto dal peso che grava su di esso era sincero quando ti ho conosciuta.»

«Quando mi avevi conosciuta non avevo ancora mai rischiato seriamente di morire per salvare un gran pezzo di mer…»

«Grazie, ho capito, non è il caso di aggiungere altre lusinghe alla mia persona.  Potrei arrossire»

«Non mi sembra il momento per fare dell’ironia, Saga»

«Scusa se è l’unica cosa che mi resta per non vedere tutto nero»

«Di che ti lamenti? Mi sembra che ogni cosa sia andata come speravi, o sbaglio?»

«Sbagli. Il sangue e il dolore non si cancellano così facilmente dalle mani di chi li ha versati. Ricominciare non sarà facile»

«Non lo è mai per nessuno, cosa credi? Dal mio risveglio ho molta confusione in testa. Il fatto di essermi trovata così vicina alla morte ha risvegliato in me sentimenti contrastanti. È come se fossi divisa in due: una parte mi dice “vai avanti nonostante la paura e le delusioni perché se ti tiri indietro altri ne pagheranno le conseguenze e la colpa sarà soltanto tua”. L’altra invece mi sprona a mandare tutti al diavolo perché nell’aiutare gli altri ci si ricavano solo guai. Quindi chi me lo fa  fare di rischiare l’osso del collo se poi il risultato è una porta in faccia? Senza contare che l’unica preoccupazione del Custode al mio risveglio, è stata quella di dirmi di muovere le chiappe perché c’era ancora del lavoro da fare, come se non fossi altro che una pedina sacrificabile per l’altare del Cosmo. E la cosa non mi piace.» dissi in tono amaro, ripensando a quel simpaticone di ectoplasma e alle sue parole appena uscita dal coma. Se lui era fatto di puro Cosmo, io no, cribbio!!!

«So come ci si sente. Da una parte la consapevolezza che chi sa non può lavarsene le mani come se nulla fosse e dall’altra soltanto la voglia di scappare lontano da allenamenti massacranti, da doveri e da responsabilità che ti calano addosso solo perché qualcuno ti ha ritenuto idoneo.» commentò Saga guardando un punto indefinito verso l’orizzonte come se stesse riportando alla mente ricordi spiacevoli, per poi rivolgersi a me. Il suo viso era preoccupato: «Cerca solo di non perdere te stessa, perché io l’ho fatto ed ho provocato solo guai.»

«Per questo devo ritornare a Milano, perché mi sto accorgendo di essere pericolosamente in bilico. Ho bisogno di sentirmi a casa e staccare da tutto per un po’ e schiarirmi le idee, anche se non sarà un rientro facile. Credo cha saranno tutti molto infuriati con me dato che sono sparita nel nulla per poi biascicare come scuse cose che non stavano né in cielo né in terra. Quello che mi aspetta a Milano sarà un cazziatone con i fiocchi» sospirai.

«Voglio comunque che tu sappia che la porta della casa di Gemini per te sarà sempre aperta e se hai bisogno non esitare a chiedere» mi disse Saga, mentre io gli rivolsi un sorriso amaro:

«Dalle mie parti c’è un detto: i cocci rotti non si incollano così facilmente.» gli risposi, per poi alzarmi di scatto insieme a lui. Un cosmo potente ed aggressivo si stava infatti dirigendo verso di noi. Un cosmo che riconoscemmo subito come quello di Aioria ed infatti il suddetto cavaliere fece la sua apparizione tra le colonne del terzo tempio:

«Anche se Atena ti ha perdonato, io no» esclamò il Leone per poi scagliare il Lightning Bolt in direzione di Saga, che ebbe appena il tempo di darmi uno spintone per allontanarmi, per poi finire colpito e scaraventato giù dalla rampa delle scale. Una macchia rossa andò a formarsi sui gradini al disotto del corpo di Saga, riverso a terra, ma ancora cosciente. Fu così che mi ritrovai nuovamente a soccorrere il cavaliere dei Gemelli, cercando di tamponare l’emorragia come potevo.

«A quanto pare correre in mio aiuto è diventata la tua maledizione! Non riesci proprio a liberarti di me!» mi disse ironicamente Saga, nonostante il dolore che traspariva dal suo volto.

«Taci scemo, non è il momento di fare il brillante» gli ringhiai (a volte so essere proprio delicata!), per poi rivolgermi ad Aioria: «Ti sei per caso bevuto il cervello tutto in un colpo? Che diavolo ti è saltato in mente?». A dire il vero comprendevo la rabbia e la frustrazione che Aiora stava provando, ma sinceramente non mi sarei aspettata una reazione del genere da lui, dato che era uno dei pochi, insieme a Mu, che aveva sviluppato un barlume di Cosmo Positivo.

«Mi meraviglio che dopo tutto quello che ha fatto, tu abbi ancora il coraggio di difenderlo!»

«A quanto pare Saori non riesce nemmeno a tenere a bada i suoi sottoposti! La ferita di Saga però non mi sembra grave, ma in ogni caso ho già spedito Death a chiamare la Guaritrice, quindi non dovrebbero esserci problemi. Anche se mi scoccia notare di aver parlato per più di un’ora per niente, dato che si continua ad usare ancora con noncuranza il cosmo nonostante la mia spiegazione. E la cosa mi irrita parecchio.»  disse una voce proveniente dall’ingresso del Tempio dei Gemelli ritrovandoci così a guardare Morgana appoggiata di schiena ad una colonna, mentre osservava severa il Leone: «Non mi sembra di averti dato il permesso di passere per la Quarta Casa, Aioria. Gradirei quindi essere ascoltata quando parlo o la prossima volta potrei non farti solo la ramanzina. Inoltre tentare di uccidere Saga non ti servirà a nulla se non a far prendere seri provvedimenti a Saori riguardo la tua persona. Senza contare che non ti farà sentire nemmeno meglio, anzi. Quindi fossi in te eviterei di seguire le orme di chi vorresti vedere sotto terra. Intanto prima o poi ci finiamo tutti, quindi non è il caso di avvelenarsi il sangue per questo. In più tieni presente che la morte a volte può esser più una liberazione che una punizione».

«Morgana ha ragione. La vita sa essere un giudice molto più impietoso di quanto si pensi» dissi io.

«State zitte! Non  mi interessano i vostri discorsi! Quest’uomo mi ha strappato ingiustamente tutto ciò che rimaneva della mia famiglia e non intendo fargliela passare liscia come se niente fosse! D’altronde cosa ne sapete voi del dolore che si prova a perdere la persona più cara che avete al mondo , per poi venire additati per il resto della vita come il fratello di un traditore per poi scoprire che erano tutte calunnie!» sbottò Aioria, i cui occhi erano diventati lucidi.

«Invece so perfettamente cosa si prova, Aioria! Perché anche io ho perso mia sorella in modo violento per poi essere giudicata come se della sua morte non mi fosse importato nulla nonostante stessi facendo ciò che lei stessa avrebbe voluto!» sbottai a quel punto, ritrovandomi gli occhi stupiti del saint del Leone puntati addosso.

«Scusami io non…» balbettò spiazzato Aioria, placandosi un poco.

«Non hai di che scusarti. Non potevi saperlo » gli dissi.

«Non ti stiamo chiedendo di perdonare, perché so che a volte è molto difficile, se non impossibile. Del risentimento infatti rimarrà sempre, ma se ti lasci accecare dal rancore potresti fare cose di cui potresti pentirtene, proprio come Saga che ne porterà il peso per tutta la vita. Te lo dico perché anche mia madre è stata uccisa, ma se mi lasciassi guidare dal dolore e dall’odio che ancora serbo nel cuore, a quest’ora starei mietendo vittime invece che cercare di scendere a compromessi. Quindi inviterei tutti ad usare più il buon senso che i propri sentimenti, perché nessuno in questo contesto può permettersi di perdere la testa se si vuole evitare di ritrovarsi seriamente coinvolti in un’apocalisse» disse Morgana, mentre Aioria con ancora il corpo fremente di rabbia, ma con il viso rigato dalle lacrime scompariva nella penombra della Terza Casa.

Mi ritrovai così con Morgana ad aiutare Saga a raggiungere la Casa del Toro dove Aldy accettò di ospitare il saint di Gemini il tempo necessario per riprendersi.

«Il comportamento di Aioria è più che comprensibile. Anch’io avrei fatto la stessa cosa. Tutta questa storia deve averlo duramente provato, visto che è stato toccato molto da vicino dall’operato del tuo alter ego. Mi dispiace dirtelo, ma anche se eri succube del Cosmo Negativo di atti riprovevoli ne hai fatti veramente tanti. Ma perché non hai chiesto aiuto quando ti sei accorto che stavi precipitando nelle tenebre?» disse Aldebaran a Saga, mentre io lasciavo a Morgana il compito di lavargli la ferita in attesa di Katy.

« E a chi? Voi eravate dei bambini di appena sei anni e Aioros era troppo preso dal suo ruolo per capire che il mio cosmo stava andando a sostituire la mia volontà per usarmi a suo piacimento, sfruttando il rimpianto di essere stato costretto a rinunciare ad una vita normale per seguire massacranti allenamenti in nome di cose che faticavo a capire, come,  ad esempio, il perché degli uomini dovessero sacrificarsi in nome di dei che volevano soltanto sfruttarli per i loro interessi, giusti o sbagliati che fossero; o il motivo per cui gli dei non potevano risolvere le loro beghe fra di loro senza mandare al macello gente che non ne poteva nulla!» rispose Gemini.

«Potevi parlarne con il Grande Sacerdote! Lui avrebbe dissipato i tuoi dubbi!» ribatté il Toro.

«Credi che non l’abbia fatto? Peccato che le mie paure su cosa stavo diventando fossero state prese sottogamba e bollate come normali dubbi dovuti all’aumento del mio cosmo a seguito degli allenamenti e le mie domande come normali incertezze, tipici in un novizio catapultato all’improvviso in una nuova realtà. Con la maturità avrei capito l’importanza del mio ruolo di saint e l’avrei accettato. Del vero pericolo il Grande Sacerdote se ne è accorto solo poco prima di morire, quando ormai ero finito completamente in balia del Cosmo Negativo.» spiegò Saga, per poi rivolgersi a Morgana:

«Ti chiederei di non riferire nulla di Aioria a Saori. Non voglio che si preoccupi inutilmente. Infatti il saint del Leone non ha attaccato per uccidere, altrimenti non sarei qui dopo essere stato centrato in pieno da un Lightning Bolt. Senza contare che ero privo di armatura.»

«Lo so. Per questo dopo avergli rifiutato il permesso di passare ed essermi accorta di non essere stata ascoltata mi sono comunque solo limitata a seguirlo senza fermarlo. Ho pensato che gli avrebbe fatto bene sfogarsi se fosse rimasto nei limiti. In caso contrario sarei intervenuta.» rispose la Medium.

«Mi fa piacere sapere che saresti intervenuta, perché se a lui sfogarsi avrà fatto bene, a me non tanto…» rispose Saga con un gemito di dolore a seguito del contatto della sua ferita con un batuffolo impregnato di disinfettante, mentre  Katy entrava nella stanza scortata da un imperturbabile Camus, badando bene di rimanere a debita distanza da Death Mask. La Guaritrice inoltre non faceva altro che scoccare sguardi preoccupati in direzione dell’ex saint del Cancro ad ogni movimento del suddetto ex cavaliere, cosa che fece sbottare ad un infastidito Death un:

 «Rilassati, biondina, non era necessario che ti portassi dietro la guardia del corpo perché, anche se i miei metodi sono ritenuti riprovevoli dai più, non faccio comunque fuori la gente per sport, ma solo per dovere o se mi fanno girare altamente le cosiddette. Se poi la gente è talmente idiota da non stare alla larga da un campo di battaglia non è colpa mia. Inoltre se attaccassi il tuo faccino in camera mia, la mia anima finirebbe ad addobbare quella di Morgana e non è nei miei programmi. ».

«Death, puoi ritirati grazie» disse quindi senza repliche la Medium.

«Come desidera la mia nera signora!» e l’ex cavaliere con un inchino canzonatorio svanì nel corridoio facendo sfuggire alla Medium un poco fine “Deficiente, il problema non è il metodo, ma la tua fottuta mania del collezionismo!”, mentre Katy, molto più rilassata dopo la dipartita di Death Mask, si apprestava a rimarginare la ferita di Saga con il suo cosmo.

«Grazie, ti sono debitore» disse quindi Saga, notando di non riportare nemmeno un segno del colpo di Aioria.

«A quanto pare sei in debito con mezzo mondo, Saga» mi sfuggì.

«Già, sembra proprio così.» mi rispose di rimando Gemini, senza però scomporsi minimamente.

Bisognava comunque dire che Katy aveva fatto veramente un buon lavoro, anche se traspariva dal suo volto la fatica che aveva accusato. La malattia l’aveva seriamente debilitata e a quanto pare ci avrebbe messo un po’ prima di tornare come prima. Obbiettivamente ritornare a casa gli avrebbe fatto solo bene. Il Santuario non era il posto ideale per i reduci da infermità dato che non riservava ai suoi abitanti nemmeno i servizi igienici tipici di una comune abitazione moderna. L’unico confort erano le enormi vasche da bagno (quasi delle piscine) istallate in ogni tempio delle dodici case. Per quanto riguardava la toilette, beh… bisognava dire che lasciavano molto a desiderare dato che erano delle semplici latrine istallate all’esterno degli alloggi privati dei cavalieri.

Tolto questo, anche Camus dovette probabilmente accorgersi della spossatezza della Guaritrice ed infatti le posò una mano sulla spalla per spronarla a lasciare la stanza, mentre io mi chiesi come avesse fatto Katy a resistere in sua compagnia nei mesi trascorsi in vacanza forzata in Siberia, se era sempre così distaccato ed impagliato in ogni circostanza. Le mummie del museo egizio di Torino, che avevo avuto modo di visitare in gita alle elementari, erano meno rigide di lui. L’unica risposta che fui quindi  in grado di darmi è che a salvarla dalla noia più assoluta fosse stata la presenza di Hyoga (certo non avrei mai immaginato che dietro al faccino d’angelo della Guaritrice si potesse nascondere Hitler in persona; soprattutto se si parlava di ristrutturazioni, arredi e igiene della casa o se si trattava di difendere la sua privacy! In seguito ebbi infatti modo di riconsiderare il ruolo di Camus nel soggiorno di Katy in Siberia e iniziare a provare stima per la sua immensa pazienza, degna di un vero santo).
«È ora di salutare.» le disse quindi l’Acquario.

«Va bene. Inoltre devo andare fino all’aeroporto di Atene per informarmi sui voli per gli Sati Uniti. Tra un paio di giorni torno in California» disse la bionda.

«Secondo me ti converrebbe riposarti. Ai biglietti penserai domani» la riprese Camus.

«Mai rimandare a domani quello che puoi fare oggi» rispose però la Guaritrice.

«Non farmi prendere provvedimenti» la redarguì nuovamente il francese.

«Guarda che non sono una tua allieva!» gli disse quindi Katy mettendo il broncio.

«Lo so. Sei una testarda incosciente» commentò a quel punto l’Acquario.

«Allora perché non ci vai tu se non vuoi che mi affatichi?» gli rispose subdola Katy, ricevendo in risposta da Camus uno sguardo che lasciava intendere un “Col cavolo che mi faccio fregare!”, mentre ad Aldy veniva in mente la pessima idea d’intromettersi nel discorso scavandosi così la fossa da solo:

«Giusta osservazione! Perché non ci vai tu Cam?»

Lo sguardo inceneritore che l’Acquario rivolse al Toro fu più esaustivo di qualsiasi insulto.

«Ok, ho capito. Ci vado io fino all’aeroporto di Atene» si ritrovò quindi a dire Aldy.

«Tu si che sei veramente un cavaliere Aldebaran!» esclamò quindi Katy regalando un sorriso soddisfatto e molto happy al saint del Toro, che arrossì facendo scoppiare a ridere tutti i presenti tranne Camus.

«A quanto pare riesci sempre ad ottenere quello che vuoi.» commentò infatti asciutto il francese, mentre Katy gli rivolse un sorrisino furbetto a mo’ di sfida, facendo sbuffare il glaciale cavaliere, che si avviò verso la porta.

«Per ricambiare il favore devi però spedirmi un souvenir dagli Sati Uniti. Intesi?» raccomandò quindi Aldy alla Guaritrice.

«Contaci» gli rispose Katy  per poi congedarsi ed affrettarsi a raggiungere Camus nel corridoio, ma non prima di aver intimato a Saga (praticamente minacciato) di rimanere straiato ancora per un po’ per evitare capogiri a causa della perdita di sangue.

Mi ritrovai così ad uscire anch’io insieme a Morgana ed Aldebaran dalla camera, in modo da lasciare riposare Saga e, mentre il saint del Toro si congedava da noi per recarsi ad Atene, io mi ritrovai ad accompagnare la Medium verso l’uscita della Seconda Casa.

«Credo di doverti delle scuse, così come alle altre per il mio comportamento avventato. Avete ragione, avrei dovuto parlarvene prima e non agire d’impulso come invece ho fatto. Inoltre non deve essere stato facile essere buttate nella mischia così di punto in bianco e senza nemmeno avere il tempo di riflettere bene su quello a cui stavate dando l’assenso. A volte mi dimentico di tenere presente che voi non avete avuto tutto il tempo che ho avuto io per prendere una decisione e prepararmi» mi disse però Morgana prima di salire le scalinate per raggiungere la Terza.

«Inoltre anche se ho accettato di aiutare quegli affari, non vuol dire che sia disposta a lasciarmi usare come una pedina. Ho già dato abbastanza con Saga» le dissi.

«Lo so è hai ragione e non dobbiamo neanche lasciare che questo succeda. Fossi in te però non mi baserei troppo sul comportamento dei Custodi per prendere una decisione. Non so cosa ti abbia detto il tuo per irritarti, ma tieni ben presente che quello che ha affermato Eva è sacrosanto. Quello che abbiamo fatto non è per fare un favore a loro o al Cosmo, ma soltanto a noi stessi perché al fine della fiera, se l’universo collassa a rimetterci saremo soltanto noi. I Custodi sono pura energia cosmica e quindi non risentirebbero di un’eventuale apocalisse, al massimo, se ne hanno voglia, darebbero il via ad una nuova genesi. Loro hanno solo voluto dare all’umanità un’ultima chance e di questo, per carità, bisogna ringraziarli, ma per il resto se ne sono lavati le mani mollando a noi il problema.»

«Che fossero degli emeriti scarica badile me ne ero accorta» commentai sarcasticamente.

«Quindi la domanda più giusta su cui riflettere non è il perché continuare a rischiare la vita per qualcun altro se quello che si ottiene sono solo delusioni, quello è scontato, ma se sei disposta o meno ad accollarti l’onere della distruzione della realtà in cui, nel bene e nel male, vivi, senza nemmeno provarci ad evitarlo. Perché se è vero che la conoscenza rende liberi è anche vero che ci obbliga a prendere delle responsabilità» Mi disse quindi Morgana prima di entrare nella penombra della Casa di Gemini.

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Capitolo 6
*** Bye-bye Grande Tempio ***


BYE BYE GRANDE TEMPIO

Ben tornata Milano!

 

L’aereo era decollato da poco dall’aeroporto di Atene in direzione Milano.

A nulla erano infatti valsi gli appelli di Morgana ad usare il buon senso e rimanere al Grande Tempio; così come a nulla erano servite le lacrimucce di Shun, gli occhi da cane bastonato di Seiya, l’espressione dispiaciuta di Shiryu e Hyoga e nemmeno le parole di Ikki. Chi prima e chi poi, sia io che Katy, Eva e Alexis, avevamo dato il benservito al Santuario e avevamo deciso di tornarcene a casa.

“Casa dolce casa” sospirai nostalgica per poi ritrovarmi a pensare con aria depressa alla cifra che avrei dovuto sborsare, tutta in una volta, a mio cugino (il parrucchiere, per intenderci) per le bollette che altrimenti non avrei potuto pagare, data la svolta che la mia vita aveva preso in quel periodo. I miei al riguardo mi avevano infatti fatto allegramente il gesto dell’ombrello dopo aver ricevuto la spiegazione per la mia sparizione improvvisa. D’altronde non potevo dar loro torto nel sostenere che non avevo bisogno di tali comodità, dato che avevo detto che la mia partenza inaspettata era stata dovuta al mio rigetto per la vita moderna (che gran cavolata!). Quindi avevo dovuto ripiegare su mio cugino che, conoscendomi troppo bene, non aveva bevuto la stupidaggine che avevo sparato e aveva quindi intuito che mi ero cacciata in qualche pasticcio come mio solito, ma aveva nonostante tutto deciso di spalleggiarmi a patto che al mio rientro a Milano gli avessi raccontato la verità (e ripagato il debito con gli interessi). Quindi, il mio viaggio in aereo, lo passai a inventarmi una scusa più credibile della precedente, ma senza grossi risultati.

All’aeroporto di Milano trovai ad attendermi i mie genitori e il nostro incontro non fu dei più idilliaci. Ma come potevo dar loro torto ad essere incavolati come delle bisce, soprattutto mia madre?

«Arianna, che diavolo ti è saltato in mente! Sparire così all’improvviso senza avvisare nessuno, per poi farti sentire solo dopo un paio di mesi! Abbiamo fatto mobilitare tutte le forze dell’ordine per poi sentirci dire che eri in vacanza in Grecia! Vuoi per caso farci morire? O ti diverti a vederci star male? Possibile che pensi solo e soltanto a te stessa!» esclamò infatti mia madre, per poi mollarmi un sonoro ceffone. Io non feci una piega, ma mi sentii veramente uno schifo, anche perché non avevo giustificazioni da dar loro e quindi, come al solito, non potei far altro che abbassare la testa e accettare rassegnata il mio ruolo di stronza insensibile e menefreghista di famiglia; così come era successo per la morte di mia sorella, quando, invece di rimanere accanto a loro, andavo in carcere a far visita all’assassino di Emanuela, prendendomi carico del testamento spirituale di mia sorella.

Mi venne così in mente Saga che, durante la mia visita a Capo Sounion, mi aveva accusato di non conoscere il rimorso. Ebbene, anche se fortunatamente non sapevo ancora cosa volesse dire avere sulla coscienza dei morti, il rimorso era comunque un sentimento che conoscevo fin troppo bene. Infatti le mie scelte avevano spesso provocato dolore ai miei cari, che vivevano nell’angoscia e nella paura di perdere anche me. E dovevo ammettere che questa volta ci erano andati pericolosamente vicino.

Mi ritrovai così ad osservare mia madre che era invecchiata a vista d’occhio, così come mio padre, sentendomi malissimo, senza contare che non avrei mai potuto dire loro cosa era realmente successo. Non l’avrebbero mai compreso e tanto meno creduto e costatai quanto ogni azione portava sempre con sé conseguenze sia positive che negative. Se da una parte aiuti qualcuno, dall’altra distruggi la vita di qualcun altro. La conoscenza rende liberi, ma a volte è veramente uno schifo. Vi posso giurare che in quel momento iniziai a tirare giù tutti gli insulti che conoscevo al Custode della Terza colonna per avermi coinvolto. Tra l’altro quel bastardo non si era più fatto sentire dal mio risveglio.

«Ines, calmati. In fin dei conti l’importante è che sia tornata sana e salva.» disse mio padre cercando di calmare mia madre, visibilmente infuriata e scossa.

«Lucio, ho già perso una figlia! Non voglio che succeda ancora, lo capisci o no? E per cosa poi?» sbottò mia madre scoppiando a piangere, ma io purtroppo non potevo assicurale nulla e nemmeno spiegarle in che casino ero finita, sia per evitare che si allarmassero ulteriormente, sia perché obbiettivamente sarebbe stata la volta buona che mi chiudevano in manicomio. L’unica cosa che potei fare fu quindi abbracciare mia madre lasciandola sfogare, mentre mio padre ci accompagnava alla macchina dicendomi: «Arianna, noi ti vogliamo bene e ci preoccupiamo per te ed è per questo che siamo felici di vederti, ma arrabbiati allo stesso tempo. Perché non ci hai avvisato prima? Ti costava tanto? O siamo così insignificanti per te, che riesci a perdonare un assassino, ma non a provare pietà per i tuoi genitori?»

«Scusatemi» fu l’unica cosa che riuscii a mormorare, mentre la macchina imboccava la strada per Milano.

Fortunatamente durante il tragitto ero riuscita a far accettare ai miei l’idea (anche se non senza un certo malcontento) che non sarei comunque tornata a vivere con loro, ma che sarei rimasta a Milano, dato che avevo un appartamento lasciato in disuso per diverso tempo, un cugino a cui dare dei soldi, un conto in banca probabilmente disastroso e un lavoro che mi sarebbe piaciuto recuperare, se potevo.

A dire il vero in quel momento non ero minimamente in grado di dare a loro le rassicurazioni che avrebbero voluto, dato che io per prima non ne avevo per me stessa. Quindi avevo preferito evitare ogni discussione. Non ne avevo la forza e tanto meno le parole. Inoltre ero troppo confusa ed in balia di troppi sentimenti contrastanti: rabbia, delusione, paura, consapevolezza, rimpianto, rimorso e un senso generale di fallimento, perché tutta questa storia non aveva fatto altro che portare alla luce la mia ipocrisia e il mio egoismo. Infatti in ogni azione che avevo compiuto, nonostante le mie buone intenzioni di partenza, avevo sempre e solo cercato di raggiungere un obbiettivo personale: che fosse l’avere l’amore di un uomo o il tentativo di emulare mia sorella. E come si dice in questi casi: la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni (in seguito ebbi modo di costatare di persona come tale detto fosse veritiero!!!).

Quindi, appena giunta a Milano, e dopo aver salutato e ringraziato i miei, rassicurandoli di tenermi in contatto con loro il più possibile, mi recai come un automa verso la mia meta.

Mi ritrovai così di fronte ad una vetrina di un apprezzato parrucchiere di Milano ed entrai nel sancta sanctorum della moda alla ricerca dell’unica persona che ero sicura fosse in grado di aiutarmi ad orientarmi nel caos dei miei pensieri; ovvero mio cugino Edoardo, in arte Eddy.

Mi recai così  verso i due parrucchieri alle prese con forbici, phon e tinte.

«Ehm.. ciao Eddy, ciao Gregory». dissi quindi quando fui giunta  a portata d’orecchio dei due, troppo presi a domare delle chiome selvagge tra i rumori dei phon, per accorgersi della mia presenza. I due quindi si bloccarono e si girarono verso di me in perfetta sincronia, per poi osservarmi in silenzio per qualche minuto ed esclamare:

«Arianna! Ma sei proprio tu! Ben tornata monellaccia!»

Dopo di che venni presa d’assalto dai due uomini che mi stritolarono in un abbraccio tra gli sguardi invidiosi delle altre donne presenti, mentre io mi ritrovai a pensare “Oche, è inutile che ringhiate, intanto sono omosessuali e per quanto ci proviate non ve lo daranno mai!”.

Per la cronaca; ebbene sì, mio cugino Edoardo è gay ed è un gran bel figliolo, alto, fisico da paura, abbronzato, con occhi azzurri, capelli scuri e mossi come i miei. Anche il suo compagno e socio Gregory (Gregorio all’anagrafe) ha il suo perché, con la differenza però di essere biondo, poco amante della tintarella ed di essere molto effeminato.

«Oh, tesoro, ma quanto sei dimagrita! E come si sono ridotti i tuoi capelli! Ma come gli hai trattati mentre eri in vacanza in Grecia? Diamine! Sono il paradiso delle doppie punte!» mi disse infatti Gregory, passandomi preoccupato una mano tra i capelli.

«Diciamo che non ho avuto molto tempo per i capelli…» risposi, ritrovandomi poi a pensare alla chioma della maggior parte degli abitanti del Santuario. Credo che a tale vista a Gregorio sarebbero venuti i conati di vomito. Altro che le mie doppie punte! Saga aveva le quadruple!!!

«Già, immagino che tra l’idilliaca vita bucolica in un paesino sperduto della campagna ateniese, passata tra ricamo e orticello, non avessi molto tempo» ribatté infatti ironico mio cugino con la faccia di uno che sta pensando “Dolcezza, non me l’hai data a bere”, e di fatti.

«Su, Arianna, sputa il rospo. In che guaio ti sei cacciata questa volta?»

Gli occhi severi di Eddy puntavano i miei e io non ressi, mi gettai quindi fra le sue braccia e scoppiai in un pianto a dirotto. Era da troppo tempo che tenevo tutto dentro, facendo vedere che nulla poteva scalfirmi, ma non era così. Infatti anche se ero in grado di buttare giù un muro a testate se mi impuntavo, potevo anche sgretolarmi come pastafrolla se le mie certezze iniziavano a vacillare. E le mie stavano allegramente andando a farsi un giro. Avevo quindi assolutamente bisogno di sfogarmi con qualcuno di cui mi fidavo e soprattutto con cui non avessi paura di mostrarmi per ciò che ero; ovvero non esattamente la santarellina per cui amavo farmi passare.

«Gregory, mi assento per qualche ora dal negozio.» disse quindi Eddy vedendomi in quello stato.

«Tranquillo. Non è un problema» rispose quindi Gregory, per poi accarezzarmi la nuca e guardarmi uscire insieme ad Eddy.

 

Poco dopo, seduti ad un tavolino di un bar, mio cugino si apprestava ad ordinare due caffè, per poi passarmi un fazzoletto:

«Tieni. Asciugati le lacrime e spiegami l’accaduto»

Io però rimasi in silenzio. Non sapevo da dove cominciare e soprattutto che palla raccontare.

«Arianna, se non parli e piangi solo, non serve né a me né a te» replicò quindi mio cugino.

«E che…non so come iniziare…» farfugliai quindi io prendendo tempo in attesa di una scusa plausibile che non arrivava.

«Beh, magari potresti spiegarmi cosa ti ha spinto a sparire così all’improvviso senza lasciare tracce e senza avvisare nessuno per mesi. Questa volta ci hai fatto prendere davvero un bello spavento, lo sai? E non voglio frottole, perché alla favola delle caprette di Heidi non ci credo. Hai sempre amato troppo la città»

Emisi un lungo respiro e, iniziando a giocherellare nervosamente con le mani, decisi che alla fine la cosa migliore era svuotare il sacco e raccontare la verità.

«Non sono partita di mia spontanea volontà, Eddy. Sono stata  rapita da un’entità che si occupa di sorvegliale l’equilibrio del mondo con lo scopo di fermare una guerra intestina tra la dea greca della giustizia e alcuni suoi sottoposti».

Alla mia spiegazione si dipinse però sul viso di Eddy un’espressione poco convinta e difatti, dopo il primo momento d’imbarazzante silenzio, aggrottò la fronte con fare ammonitore e mi disse: «Arianna, si sincera: sei finita in carcere per aver fomentato qualche manifestazione ad Atene a cui hai partecipato, non è vero? D’altronde non sarebbe la prima volta che sparisci per prendere parte a raduni vari, per poi farti coprire il fondoschiena da me, per non fare preoccupare gli zii. Solo che questa volta sono riusciti a ficcarti dentro per oltraggio a pubblico ufficiale o cose del genere e il tuo iniziale raduno di qualche giorno in sordina, si è trasformato in un soggiorno forzato di più mesi. Non devi vergognarti di dire queste cose con me; sai che ti appoggio e che anch’io sono un attivista per i diritti degli omosessuali e sono finito dentro un paio di volte per aver fatto un po’ di casino.»

«Un po’ di casino? Ti ricordo che hai tentato di spogliare un poliziotto.» precisai io, tirando un sospiro di sollievo, mentre ringraziavo le nostre fughe per far casino alle manifestazioni, che mi avevano appena parato il fondoschiena da una faticosa arrampica sui vetri per spiegare in modo convincente la mia dipartita involontaria.

«Ha parlato quella che finito un convegno in difesa dei diritti delle donne, ha agganciato i pantaloni di un politico poco simpatizzante del movimento, ad un’autovettura ferma al semaforo. Mi ricordo ancora della faccia di quel tipo ritrovatosi in mutande appena la macchina è ripartita!»

«Già, che brutta scena» ridacchiai, per poi tornare seria «Comunque il motivo per cui mi sono trattenuta così tanto fuori Milano non è stata solo la galera Eddy. L’ho fatto per aiutare una persona che ho conosciuto alla manifestazione e i suoi amici»

«Un uomo per caso?»

Annuii con il capo, cosa che fece drizzare le orecchie di mio cugino.

«Era figo?» mi chiese infatti Eddy con fare malizioso.

«Sì ma… non è questo il punto! I pettegolezzi a dopo, ok?» gli risposi quindi io un po’ seccata.

«Ok, scusa. Allora le dimensioni te le chiedo dopo. Su, racconta.» ribatté di conseguenza mio cugino, assumendo una posizione più comoda, facendomi segno di continuare.

«L’uomo in questione soffriva di…» dissi di fatti io, per poi bloccarmi ripensando a Saga e al suo coinquilino.

«Di?»

«Di… sdoppiamento della personalità per l’assunzione di sostanze stupefacenti» sparai, ritrovarmi a pensare: “ ok, la seconda parte avrei potuto risparmiarmela, ma con la prima non ci ero poi andata così lontana dalla verità. Beh, si, insomma… più o meno”, per poi continuare con il mio discorso: «Mi ero accostata a lui per aiutarlo….»

Il tossicchiare di mio cugino e il suo sguardo da chi non si fa prendere per il naso, mi fece sbuffare.

«Ok, Eddy, anche per farmelo. Così va meglio?»

Mio cugino annuì: «Conoscendoti sì. Siamo cresciuti insieme e so perfettamente che se qualcuno ti chiede una mano non ti tiri mai indietro, ma conosco anche la tua tendenza al voler accaparrarti la tua fetta di torta una volta conclusa la festa… e cosa sei capace di fare se il tuo orgoglio viene ferito…»

Fulminai mio cugino con lo sguardo, anche se ne ottenni solo un sorriso canzonatorio, e poi continuai: «Ad ogni modo, la persona in questione voleva uscirne a tutti i costi e io avevo deciso di dargli una mano. Purtroppo però, mentre io mi sono presa una bella cotta…»

«Lui ti ha solo illusa per approfittare del tuo aiuto»

«Già. Aveva infatti fatto solo finta di starci, ed una volta uscito dal tunnel tanti saluti. Scaricata in tronco. Inoltre sono stata poi tagliata fuori dalle decisioni importanti del centro e una tipa si è pure messa a darmi ordini, manco fossi alle sue dipendenze, e la cosa mi ha infastidito parecchio dato che è stato tutto volontariato»

«La mia piccola crocerossina! Te l’ho sempre detto di non mischiare mai interessi personali e volontariato. Ci si rimette solo.» sospirò Eddy con fare da filosofo, per poi assumere un’espressione più seria: «Comunque, fossi in te ringrazierei il cielo che uno così ti abbia scaricata! Festeggia invece di piangere! Poi per tirarti su il morale posso sempre presentarti un paio di amici…»

«Eddy… i tuoi amici uomini sono tutti gay»

«Uhm… è vero, non ci avevo mai fatto caso.»

«Comunque il motivo del mio stato d’animo non è solo quello»

«Cos’altro?»

«E che tutta sta faccenda ha fatto vacillare le mie certezze»

«Spiegati meglio.»

Emisi un lungo sospiro e cominciai il mio sfogo: «Pensavo di essere meno ipocrita. Mi sono infatti sempre e solo riempita la bocca di belle parole, dicendo di voler aiutare il prossimo con tutta me stessa senza secondi fini, ma mi è bastata una porta in faccia per far crollare tutto il mio castello di carta. E ora ho solo una tremenda voglia di mandare tutti a fare in cu..!»

«Arianna…»

«Si?»

«Te l’ho già detto che ti fai troppe seghe mentali?» fu il commento schietto di mio cugino.

«Eh?»

«Sì, insomma sto tipo ce l’hai fatta o no a tirarlo fuori dai casini?» mi chiese quindi Eddy.

«Si, ma…»

«Allora non hai nulla da rimproverarti, quindi puoi mandare tranquillamente lui e i suoi amichetti dove ti pare!»

«Eddy, mia sorella non si comporterebbe come invece faccio io, nascondendomi dietro alle mie buone intenzioni per mascherare i miei tornaconti! Perché anche nel caso dell’assassino di Manu, ciò che in realtà mi ha spinto ad agire non è stato chissà quale senso di misericordia o altruismo, ma il desiderio di vedere smontate tutte le sue stupide teorie sulla morte e la distruzione  e con esse le sue certezze. E non posso negare un certo senso di piacere quando, una volta riuscitaci, era stato travolto dai sensi di colpa.»

«Guarda che lo so! Ti ricordo che sono stato l’unico a capire il tuo intento e a sostenerti! Ma anche se non sei esattamente Santa Maria Goretti, e il tuo è stato più una sorta di “Sei un figlio di buona donna e ora te lo dimostro” che un “Fa nulla, vai e non peccare più”, così come il tuo perdono non è esattamente senza condizionale dato che ti piace prenderti qualche rivincita, non hai nulla di cui vergognarti e sono sicuro che anche tua sorella sarebbe fiera di te per ciò che sei riuscita a fare. Sai qual è il tuo vero problema, Arianna? Che non accetti la tua umanità e che sei troppo dura con te stessa perché continui a paragonarti a Emanuela che hai assunto come simbolo di perfezione, ma non è così. Infatti, anche se tu e lei siete sempre state diverse, questo non toglie nulla al tuo operato.  Peccato che fin quando non riuscirai a capirlo e ad accettarti per quella che sei con i tuoi pregi e difetti, non riuscirai mai a reputarti all’altezza di nulla. Perché la vera forza di tua sorella non era l’essere immacolata, ma vedere nei propri limiti stimoli di crescita. E tieni presente che aiutare gli altri non significa doversi ficcare a novanta; quello significa essere stupidi. Un po’ di sano egoismo nella vita ci vuole. Capito?»

«Sì» mormorai io.

«Quindi aiutati li hai aiutati?» mi disse Eddy.

E io Annuii.

«Allora del resto fregatene e non farti problemi a mandare in quel posto le persone se non sanno portarti il rispetto che meriti.»

«Grazie di tutto Eddy»

«Figurati. Per la mia monella preferita è sempre un piacere. Ora però cerca di far sparire le lacrime e di riprendere la tua solita faccia da schiaffi. Ti dò due giorni di tempo per rimetterti in sesto e poi voglio rivederti sorridente, perché passerò a prenderti per un po’ di sana movida milanese, e per riscuote il tuo debito in bollette con gli interessi. Quindi prepara l’assegno, ok?»

«Ok! Ma non invitare solo uomini dell’altra sponda, o il morale ve lo sollevate solo tu e Gregory» gli dissi, ricevendo quindi in risposta un dito medio da Eddy per poi salutarci e prendere direzioni opposte: lui il negozio, io il mio appartamento che non vedevo da diverso tempo.

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Capitolo 7
*** Incontri ravvicinati del terzo tipo ***


INCONTRI RAVVICINATI DEL TERZO TIPO

Non ho mai voluto così tanto strozzare il mio editore!

 

Credo che quel giorno, dopo la chiacchierata con mio cugino e il mio rientro a casa, riuscii a sconvolgere definitivamente la mia amica, nonché vicina di casa, Mina.

«Arianna, sicura che vada tutto bene?» mi chiese infatti Mina guardandomi perplessa baciare la tazza del water del mio appartamento.

«Sì, e che non ne potevo più di quelle schifose latrine a cielo aperto!» fu il mio commento.

«A proposito, che ti è successo?»

«Brutta storia, lasciamo perdere» risposi.

«Già, la galera è sempre una brutta storia. Ma racconta, mi è giunta voce che ti sei fatta un figone da paura»

Alzai basita un sopracciglio:

«Non dirmi che Eddy…»

«Ha già telefonato a tutti.» rispose Mina.

“Fantastico!” pensai: “Ci mancava solo questo”. Ma perché mio cugino era tanto caro, quanto pettegolo? Che fosse una deformazione professionale tipica dei parrucchieri?

«Allora com’era?» mi incalzò la mia amica.

«Il solito: bello, affascinate, maledetto e… fottutamente stronzo» tagliai corto io. Se a Saga sarebbe mai venuto in mente di mettere piede a Milano la sua reputazione sarebbe già stata rovinata in partenza (cosa di cui ebbi modo di pentirmi in futuro. Mannaggia a me e alla mia lingua biforcuta).

«Non ci posso credere! Arianna sei tornata!»

Le mie considerazioni vennero interrotte dal nerd appassionato di Ufo dell’ultimo piano.

«Ciao Lele. Ti hanno mai detto che si chiede il permesso prima di entrare in casa d’altri?» gli chiesi.

«Si, ma appena ho visto la porta aperta del tuo appartamento, ho pensato che magari era un alieno che era venuto a prendere le tue cose! Sai che scoop! A proposito… perché stai abbracciando il w.c.?» mi chiese il ragazzino.

«Brutti ricordi della galera» commentò Mina, mentre io, ricomponendomi mi concentrai sulle parole di Lele:

«Scusa, ma cosa c’entrano gli alieni?»

Il ragazzino frugò nel suo zaino e ne tirò fuori una rivista, l’aprì e mi fece vedere un articolo:

Confermo che la scrittrice Arianna Raschieri è stata rapita dagli UFO come testimoniato dall’autista dell’autobus che l’ha vista svanire in un lampo di luce di fronte ai suoi occhi. Me l’ha confidato lei stessa tramite un contatto esp”.

Vi giuro, rimasi a bocca aperta senza saper cosa dire per non so quanto tempo per poi sibilare un “Questa volta è ufficiale! Al diavolo i miei propositi di non violenza! Io il mio editore lo ammazzo!”.

«Allora come sono?»

La voce di Lele mi fece ritornare alla realtà.

«Come sono cosa?» replicai infastidita.

«Gli alieni!»

«Alti, boni, con i capelli di colori assurdi, ricoperti d’oro e fissati con il cosmo. Ora se non ti dispiace smamma, che devo fare una visitina al mio simpaticissimo datore di lavoro» e a passi marziali mi recai verso l’uscita del mio appartamento.

«Comunque ben tornata!» mi fecero eco le voci di Lele e Mina.

 

Che dire: gran bel rientro!  I miei mi schiaffeggiano (ma quello me l’ero meritato, anche se non per colpa mia), mi sparo una figura di emmenthal con il ragazzino dell’ultimo piano, tutti credono che sia appena uscita di galera e vengo a scoprire che il mio editore mi ha spacciato per una contattata dagli alieni.

Nessuno ti ha detto di rientrare. Potevi rimanere al Grande Tempio”

Una vocina odiosa mi rimbombò nella testa e io mi fermai di botto sul marciapiede sentendo la rabbia crescere a dismisura:

«BRUTTO BASTARDO. TI FAI SOLO SENTIRE PER DARMI ORDINI E POI SPARISCI! MA CHI TI CREDI DI ESSERE?» urlai alzando gli occhi al cielo.

«Nonna, nonna, ma con chi parla quella donna?»

«Non guardarla tesoro e raggiungiamo in fretta l’altro lato della strada, con i matti è meglio far finta di nulla»

Mi ritrovai così ad osservare una nonna con nipotino che mi guardavano, l’una malissimo e l’altro incuriosito, rendendomi conto in questo modo della mia splendida performance.

Lo dico sempre, sei uno spasso! Le figuracce che riesci a spararti sono insuperabili” ridacchiò quindi il Custode, innervosendomi non poco.

“Che vuoi?” gli risposi quindi seccata (questa volta mentalmente).

Che torni al Grande Tempio. Mi sembra ovvio

“Scordatelo”

“Senti, non abbiamo tempo per reperire nuovi Emissari. Quindi smettila di fare la bambina capricciosa solo perché Saga ti ha mollato”

“Saga non c’etra”

Allora cosa?”

“Innanzi tutto tu e il tuo comportamento. Non mi piace ed esigo più rispetto! Il fatto che sia una scema e abbia deciso di aiutarti non ti da il diritto di trattarmi come una serva. Sono quasi finita all’altro mondo per farti da Emissario e tu non ti sei nemmeno preoccupato di come mi sono sentita, ma solo di dirmi di rimettere in riga quella mocciosa dai capelli viola!”

“Guarda che ciò che hai fatto, non lo hai fatto per me, ma per te e per tutte le persone che ami! Se credi che io sia in debito con te sei fuori strada ragazza!”

“Oh, lo so che a te infondo non te ne può fregare nulla di questo mondo dato che nel caso di un’apocalisse non ne verresti sfiorato dal momento che sei puro cosmo!”

“Questo è vero, ma visto il tuo comportamento quella a cui non importa nulla del suo mondo sei più tu che io, o sbaglio? Che c’è, la morte ti spaventa?”

“Ovvio, non sono fatta di puro cosmo e mi piace vivere. Qualcosa in contrario?” sbottai.

“Eppure lo sapevi fin dall’inizio i rischi che correvi!” replicò il Custode.

“Lo so. Infatti non è questo il punto”

“Allora perché hai intenzione di piantare in Nasso il creato?”

“Non ho intenzione di piantare in Nasso il creato, ma nemmeno di fare da balia a Saori e ai suoi leccapiedi. Cosa credi, che non l’abbia capito che l’allenamento ipotizzato da Morgana serviva solo come pretesto per tenere sotto sorveglianza Atena e i sui paladini? Scema sì, ma non fino a sto punto. Comunque, come hai detto tu, è per via di ciò che ho scelto di essere che sono finita su questa strada e quindi una parte di me non me lo permetterebbe mai di rendermi partecipe della distruzione del mondo senza cercare di fare qualcosa per evitarlo, ma non ho nemmeno intenzione di essere usata come una pedina da nessuno. Mi dispiace, ma decido io cosa fare della mia vita e come agire e ci terrei, nonostante il ruolo che mi sono assunta, a continuare un’esistenza il più possibile normale! Spiacente, ma anch’io ho le mie esigenze e un lato oscuro ed egoistico che ha bisogno di essere soddisfatto per il mio benessere psicofisico; d'altronde l’equilibrio si basa sulla giusta pesa delle due parti anche quando si parla del singolo no?”

“Sì, ma…”

“Allora, dato che Arles è stato sistemato, ripassa quando ci sarà veramente bisogno. Inoltre Atena e i suoi Saint non credo siano una vera minaccia per il mondo, ma solo un manipolo di invasati.”

Ti avviso che, anche se obbiettivamente Atena e la sua cerchia non sono un effettivo pericolo, potrebbero rivelarsi elementi scomodi in futuro, quindi sarebbe meglio tagliarli fuori dai giochi il prima possibile demolendo il Grande Tempio dalle fondamenta; ovvero riducendo Atena ad un docile cagnolino da compagnia asservito alla nostra causa. E non c’è congettura più favorevole di quella che ci ha fornito inconsapevolmente Saga. Gemini ha infatti privato Atena del suo Grande Sacerdote, ovvero l’anello di congiunzione  tra le sue reincarnazioni, grazie al quale è in grado di riappropriarsi completamente della sua identità mitologica e dei suoi ricordi. Infatti le reincarnazioni non sono indolori nemmeno per gli olimpici che tendono a perdere memoria di sé tra una rinascita e l’altra come tutti gli esseri umani. Quindi Atena per ovviare il problema, ha sempre affidato il compito di risvegliare la sua memoria al Grande Sacerdote, che normalmente è un ex saint scelto tra coloro che hanno prestato servizio durante la sua ultima reincarnazione e a cui Atena ha concesso il dono della lunga vita. Quindi il fatto che Saga abbia ucciso il vecchio Grande Sacerdote, depositario di tale sapere, prima del completo risveglio di Saori, ci ha dato un vantaggio visto che la Kido ha destato sì il suo cosmo, ma ha anche perso l’unica persona in grado di aiutarla a recuperare completamente la sua totale identità mitologica. Di conseguenza l’attuale reincarnazione di Atena è molto più facilmente manipolabile che in passato”.

“Ma questo comunque non toglie che io non abbia la minima voglia di risiedere stabilmente al Grande Tempio. Saori è poi sì una tremenda scassa marroni, ma sono convinta che sia anche una brava persona. Quindi non la temo per il futuro”

“Allora fa come vuoi, ma ti avviso che sbagli, perché già in passato, nonostante le sue buone intenzioni, uno dei suoi ha mandato in vacca un’abile operazione di uno dei tuoi predecessori, grazie alla quale tutta questa storia sarebbe già stata conclusa da diverso tempo. Ti voglio inoltre ricordare che ogni cosa in questo mondo è dotata di volontà propria, quindi poi non venire a dirmi che non ti avevo avvertito”.

Sinceramente sul momento non afferrai le parole del Custode e lui, ovviamente badò bene di non darmi ulteriori spiegazioni al riguardo. Arrivai così alla casa editrice per cui scrivevo del tutto ignara della serie di sfortunati eventi che da li a poco videro la mia persona protagonista…

 

«Signorina Raschieri è un piacere rivedervi! Ma cosa vi è successo?» Roxy, la segretaria del mio editore, mi diede il benvenuto, rimanendo però basita nel notare la mia spalla destra.

«I piccioni sul cornicione mi hanno dato il loro caloroso saluto» risposi, mentre con un fazzolettino cercavo di ripulirmi il più possibile dai ricordi d’uccello spalmati sulla mia maglietta, per poi chiedere: «C’è il capo?»

«Si, vi annuncio subito. A proposito dove siete stata per tutto questo tempo? La vostra sparizione ha destato non poca curiosità»

«Oh beh, non sono stata in nessun posto degno di nota, ho solo fatto una crociera sull’Enterprise» risposi ironica per poi entrare nello studio del mio editore per chiedere delucidazioni sulla questione “alieni”. Quindi appena misi piede nella stanza mi diressi decisa verso il mio capo che mi salutò dicendo:

«Arianna, ben tornata dalla Grecia!Un po’ lunghetta sta vacanza eh?».

«Avevo bisogno di un periodo sabbatico per ritrovare l’ispirazione».

«Certo, come no! Comunque astuta l’idea di sparire senza lasciare traccia per far scatenare un vespaio dai midia sulla tua scomparsa. Io non ci avevo mai pensato. Sei infatti finita su tutti i giornali e questo ha fatto schizzare le vendite del tuo ultimo libro alle stelle! Vecchia volpe! Perdi il pelo, ma non il vizio» commentò il mio capo compiaciuto.

Io rimasi per qualche minuto a boccheggiare senza riuscire a proferire parola, per poi captare la congiuntura inaspettatamente favorevole e replicare:

«Eh già! Nulla di meglio che finire su un notiziario per farsi un po’ di pubblicità gratuita, ma gli alieni… era proprio necessario?»

«Beh, meglio gonfiare un po’ le cose e aggiungere qualche succoso aneddoto per far scoppiare le polemiche e far scannare gli esperti! E più se ne parla più noi vendiamo! Diciamo che l’idea me l’ha data l’autista dell’autobus che andava in giro raccontando che eri svanita in un lampo di luce poco prima dell’impatto. Che trucco hai usato?»

«Un flash piuttosto abbagliante. Mi ha dato una mano un mio conoscente esperto di trucchi cinematografici, ma che vuole rimanere anonimo.» risposi.

«Capisco. Comunque ecco qua la tua percentuale dei guadagni ricavati dalla vendita dei tuoi libri» mi disse l’editore staccandomi un assegno, di cui rilessi incredula più e più volte la cifra riportata. Mai avevo guadagnato tanto per un mio libro.

«Beh… ecco… a proposito di alieni, che ne dice di una storia al riguardo, spacciata come vera?»

«Con rapimenti, amori difficili e una guerra per la salvezza del mondo?»

«E con tante scene di sesso» aggiunsi piatta.

«Vedo che parliamo la stessa lingua! Bene, l’affare è fatto! Dobbiamo sfruttare l’onda dell’eco della tua sparizione finché si può! Voglio quindi il soggetto il prima possibile e mi raccomando, scrivi tutto in prima persona!» rispose esaltato l’editore, mentre io emisi un lungo respiro conscia di essermi appena incastrata da sola, dato che di fantascienza e UFO non sapevo una emerita mazza. Per fortuna c’era il ragazzino nerd dell’ultimo piano che aveva una vasta raccolta sull’argomento!

 

Comunque a parte questa inaspettata botta di fortuna che mi permise di rimettere in sesto le mie finanze (e ripagare mio cugino con gli interessi) i giorni a seguire furono una carrellata di bagordi epici nei locali milanesi (vecchia dolce vita quanto mi eri mancata!), ma anche di strani ed inquietanti fenomeni. Ad esempio i volatili di qualunque specie mi avevano preso per una toilette mobile, manco avessi scritto W.C. in fronte; i cani mi ringhiavano o mi rincorrevano come fossi un postino, i gatti mi soffiavano e spesso e volentieri inciampavo in presenza di alberi o arbusti, come se questi alzassero di loro spontanea volontà le loro radici, il tempo necessario per farmi lo sgambetto, per poi ritornare al loro posto subito dopo. Inoltre anche la mia casa aveva iniziato a dare inspiegabili segni di anarchia: il bagno ogni tre per due si allagava senza motivo apparente dato che all’arrivo dell’idraulico i tubi e tutto il resto risultavano a posto, i soprammobili mi cadevano in testa da soli a mo’ di kamikaze e ad accendere il fornello dovevo andarci cauta per evitare fiammate indesiderate (con immensa gioia della rosticceria che avevo sotto casa dove avevo quindi dovuto ripiegare per evitare di ustionarmi ogni santa volta tentassi di cucinare qualcosa).

«Arianna, lasciati dire che da quando sei tornata dalla Grecia ho quasi l’impressione che il mondo ce l’abbia con te!» mi disse infatti mio cugino Eddy, stravaccato sul divano del mio salotto insieme a Gregory e Mina in attesa dell’inizio della partita del Milan.

«Già a chi lo dici» sospirai io dalla cucina, mentre cercavo invano di chiudere il rubinetto della cucina che aveva iniziato a schizzare acqua da tutte le parti senza che nessuno l’avesse toccato. Quindi, o il mio appartamento era stato preso di mira da un fantasma, o c’era lo zampino del Cosmo! Mi ritrovai quindi a guardare in cagnesco il rubinetto che sembrava guardarmi divertito e soddisfatto della sua opera.

«Ragazzi io vado un attimo a cambiarmi. Sono bagnata fradicia. Se volete la birra e le patatine sapete dove sono» dissi quindi io raggiungendo il salotto.

«Tesoro, ma che hai combinato?» mi disse quindi Gregory.

«Problemi con il lavandino della cucina» risposi piatta.

«Ancora? Ma non hai chiamato l’idraulico l’altro giorno» commentò mio cugino, ricevendo in risposta una mia rassegnata alzata di spalle.

«Sembra proprio che la sfiga ti si sia appiccicata addosso come colla» aggiunse quindi Mina.

«Più che la sfiga, ho la netta sensazione che la mia decisone di non rimanere ad Atene non sia andata a genio al resto dell’Universo, ma io non demorderò e difenderò la mia quotidianità a qualunque costo» sibilai tra i denti tra le espressioni perplesse dei miei amici, mentre io mi chiudevo in camera.

Ebbene sì, quando il Custode mi aveva detto che ogni cosa possedeva una volontà propria aveva ragione e io in quel periodo lo toccai con mano. Infatti, in risposta al mio volere di rimanere a Milano, si stava opponendo la volontà del resto della Creazione che aveva quindi deciso di mettermi i bastoni tra le ruote in ogni modo, rendendomi la vita quotidiana un inferno con l’intento di farmi tornare sui miei passi. Ma io ero ben intenzionata a non cedere e rimanere ancorata sulle mie posizioni. Infatti per nessun motivo al mondo avrei mai più messo piede al Grande Tempio… stramaledetto ottimismo!

Il suono del campanello della porta mi distolse infatti dai miei pensieri. Socchiusi quindi la porta della mia stanza e urlai:

«MINA; SONO IN MUTANDE; POTRESTI CORTESEMENTE ANDARE TU AD APRIRE?»

«CERTO» mi rispose quindi la mia amica, per poi, dopo un breve momento di silenzio sentire alla suddetta urlare: «EHI, GREGORY, L’HAI INGAGGIATO TU LO SPOGLIARELLISTA BRASILIANO?»

Mi ritrovai così a rivestirmi in fretta e furia per poi precipitarmi speranzosa in salotto, rimanendo di sasso.

«No, spiacente. Non l’ho assunto io. Eddy?» disse  Gregorio.

Mio cugino scosse il capo in senso di diniego:«C’è la partita! Se l’avessi ingaggiato non l’avrei fatto sicuramente questa sera!».

«Beh, però non è malaccio! Possiamo sempre farlo esibire una volta finita la partita o per festeggiare o per consolarci!» fu invece il commento pragmatico di Mina.

«Ehm, ciao Arianna ho interrotto qualcosa?» fu il commento dell’uomo che, in evidente imbarazzo, guardava spaesato prima Gregory, poi Eddy ed infine Mina che gli sorrideva ammiccante.

Io, dopo il primo momento di shock riuscii finalmente a riprendermi e a farfugliare un:

«A…A.. Aldebaran? Ma che ci fai tu qui?»

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Capitolo 8
*** Il diavolo veste rosa... ***


IL DIAVOLO VESTE ROSA…

… e questa volta se l’è proprio cercata!

 

«A…A.. Aldebaran? Che ci fai tu qui?» farfugliai sconvolta per poi ritrovarmi a pensare: Gold Saint=Grande Tempio=scassamento di marroni in arrivo. Sbottai quindi infastidita:

«Spiacente Aldebaran, ma non ho alcuna intenzione di tornare e sono assolutamente irremovibile dalla mia decisione»

«Mi rincresce disturbarti, ma Seiya è in fin di vita e ha chiesto di te. Sono venuto solo per dirti questo» rispose Aldebaran con fare serio e dispiaciuto allo stesso tempo, per poi darmi le spalle e avviarsi verso la porta. Mi sentii come se fossi stata investita da una secchiata d’acqua gelida e, al contempo, un pezzo di ehmmental per essere subito giunta a conclusioni affrettate. Quindi, dopo il primo momento di smarrimento, mi affrettai a fermare Aldy prima che potesse uscire:

«Aspetta! Co.. come è successo?»

«Non qua» mi disse però il Gold Saint del Toro facendomi discretamente cenno con il capo in direzione dei miei ospiti.

«Ehi, Ari, tutto bene? Sei sbiancata di botto! E dove stai andando?» mi chiese infatti Eddy visibilmente preoccupato per la mia espressione, insieme a Gregory e Mina.

«Un volontario mio amico che presta servizio nella clinica di cui vi ho parlato ha avuto un incidente ed è messo male. Scusate, se vi lascio, ma è una cosa urgente. Ah, lui è Aldebaran, un altro volontario. Scusatemi ancora.» risposi per poi affrettarmi a raggiungere Aldebaran fuori dalla porta.  

 

Mi ritrovai così a passeggiare in silenzio per il centro di Milano insieme ad un Aldebaran visibilmente a disagio e nervoso.

«Cos’è questa storia della clinica?» mi chiede quindi il Saint per spezzare il silenzio.

«Nulla di che, lasciamo perdere. Piuttosto, cosa è successo a Seiya?» chiesi preoccupata sedendomi sui gradini del Duomo.

Aldebaran emise un lungo sospiro per poi seguire il mio esempio.

«Al dire il vero non so molto di quello che è successo. So solo che è stato mandato in missione e quando è tornato era messo proprio male. Ora è ricoverato al Grande Tempio e alterna fasi d’incoscienza a fasi di lucidità nelle quali chiede di te. Ti è molto legato.»

«Avete provato a contattare Katy?»

«Camus dovrebbe essere partito per gli USA, ma non so se riuscirà a rintracciarla in tempo. Il medico non ha dato a Seiya molti giorni.»

«E mandare Mu invece che Camus dato che si teletrasporta?»

«Mu non è reperibile al momento»

Mi passai una mano sulla faccia cercando di cacciare indietro le lacrime:«Dammi il tempo di fare le valigie e un paio di telefonate.»

 

 

Un colpo di telefono per avvertire i miei della partenza, quattro cose ficcate in borsa alla veloce, una notte insonne e il primo aereo par la Grecia da Malpensa. Sarei giunta ad Atene alle prime luci dell’alba in compagnia di Aldebaran.

«Certo che il tempo non passa più» commentai io, guardando nervosa dal finestrino chiedendomi se, se fossi rimasta al Grande Tempio, avrei potuto evitare questo a Seiya, sentendomi tremendamente in colpa.

«Ehm… già.» mi rispose piuttosto nervoso Aldebaran, mentre io mi giravo a guardarlo, ma il Gold si affrettò a fare in modo di non incrociare il mio sguardo, cosa che mi fece pensare un “Ma che gli prende?”, per poi però considerare che in fondo anche lui si era affezionato ai ragazzi e quindi era normale che fosse agitato.

Atterrammo ad Atene rischiarati dall’albeggiare del sole e dopo di che, prendemmo un autobus che portava  a Rodorio, il paesino prossimo al Santuario, dove venni condotta da Aldy davanti ad piccolo negozio. Cosa che mi lasciò interdetta.

Aldebaran dovette accorgersi della mia perplessità e mi disse:

«Questa è la via più breve per arrivare al Santuario, ma è dato saperlo solo a chi è al servizio di Atena. Quindi è normale che fin’ora ti abbiano fatto fare solo vie traverse e tortuose, in modo da renderti difficile la memorizzazione del percorso, ma, dato che ormai è stato appurato che non sei una minaccia, non vi è più alcun motivo di una tale misura di sicurezza»

«E questa strada si trova all’interno di un negozio?»

«Entra con me e vedrai» e il Gold aprì la porta facendomi cenno di entrare.

Il negozio era proprio minuscolo, ma vi era ogni tipo di merce, dalla più occidentale alla più orientale. Mi avvicinai così incuriosita ad un’enorme statua del Buddha che mi guardava sonnacchiosa.

«Buongiorno signorina, posso aiutarla?»

La voce del commesso, un uomo anziano e raggrinzito, ma con due occhi penetranti e acuti, mi fece voltare.

«Ah… ehm… stavo solo guardando» risposi presa alla sprovvista.

«Salve mastro Empedocle. La ragazza è con me» intervenne quindi il Gold.

«Salve a voi Sommo Aldebaran, mi fa piacere vedere che vi siete finalmente trovato una donna» rispose quindi il vecchio, facendo arrossire visibilmente il Toro.

«No, no! State fraintendendo, lei non è la mia donna ma…» si affrettò quindi a sottolineare Aldy.

«Tranquillizzatevi, lo so che eravate uscito in missione e non per divertirvi, ma è sempre spassoso mettervi in imbarazzo.» rispose il vecchio con un sorriso divertito e paterno allo stesso tempo, per poi rivolgersi a me: «Quindi finalmente conosco il volto di colei che viene chiamata l’Esorcista. Girano voci che siate immune al leggendario colpo malefico del Grande Sacerdote »

«Diciamo che, più che immune, non sono molto incline a lasciarmi manipolare tanto facilmente» risposi, per poi rivolgermi al Toro: «Aldebaran, sono attesa al Grande Tempio? E cosa significa che eri uscito in missione?» chiesi quindi spiazzata al Gold Saint, che però evitò accuratamente di guardarmi e rispondermi, per affrettarsi a dire.

«Ci scusi ma saremmo di fretta. Potrebbe farci passare?» cosa da cui iniziai a sentire puzza di bruciato.

«Eh? Ah, sì, sì, certo!» e il vecchio si affrettò ad accompagnarci sul retro dove, attraverso una porticina, ci trovammo subito all’interno del Santuario.

«Tanti saluti Sommo Aldebaran. E se avete l’occasione di vedere il nobile saint della Vergine ditegli che la sua statua è arrivata, mi fareste un grosso piacere!»

«Sarà fatto» lo salutò quindi il Gold, mentre io commentai un:

«Aldebaran, non è che per caso mi stai nascondendo qualcosa?»

«È perché mai dovrei farlo?» mi chiese quindi il saint, ma con poca convinzione, mentre ci avvicinavamo ai campi di allenamento.

«Beh, è da quando siamo saliti sull’aereo che non mi guardi in faccia e ti vedo piuttosto a disagio.»

«È solo una tua impressione, fidati» fu la sua risposta, mentre una voce a me famigliare mi fece voltare.

«Arianna, non ci posso credere, sei tornata!»

«Se…Seiya!» esclamai quindi io alla vista del ragazzino giapponese, per poi scoppiare in lacrime, precipitandomi ad abbracciarlo: «Non puoi immaginare quanto sia felice di vedere che tu stia bene e quanto fossi in pensiero per te!»

«Grazie, anch’io sono felice di vederti, ma non mi abbracciare davanti ad un Gold, che mi fai sembrare una femminuccia!» mi rispose Seiya, cercando di liberarsi dalla mia morsa, mentre a me sorgeva un dubbio.

«Aspetta un attimo, ma tu non dovresti essere in fin di vita per le ferite riportate in missione?» chiesi quindi a Seiya.

«Ferite? Missione? Quale missione? E poi non sono mai stato meglio in vita mia!» mi rispose perplesso il ragazzino, mentre io mi staccavo da lui per rivolgere uno sguardo inceneritore vero Aldebaran:

«Gold Saint del Toro, non è che per caso mi hai solo raccontato una balla allo scopo di farmi rimettere piede al Grande Tempio? Ti rendi conto di quello che mi hai fatto passare in queste ultime ore?»

Aldebaran iniziò quindi ad indietreggiare portando le mani in alto in segno di discolpa:

«Perdonami, ma ho solo fatto il volere di Atena» si giustificò infatti Aldy, per poi darsi alla macchia alla velocità della luce.

«Atena» sibilai quindi io, guardando con aria assassina la cima della collina delle 12 case.

«Arianna, tutto bene? Fai quasi paura…» disse quindi preoccupato Seiya.

«Benissimo, soprattutto dopo che sarò andata a fare un culo tanto a quella stronza di Saori. Ma sono scherzi da fare questi?» borbottai quindi io, marciando a passi marziali verso il Sancta Sanctorum del Santuario.

Ma che le era saltato in mente a quella? Mi ero presa un coccolone per la sorte di Seiya, ero partita in fretta e furia facendo preoccupare parenti e amici, mi ero persa la partita del Milan e per cosa? Venire poi a scoprire di essere stata vilmente presa per i fondelli! Dire che ero semplicemente incazzata era poco. Non che non fossi felice di sapere che fortunatamente Seiya stava bene, ma quello scherzo di pessimo gusto non l’avevo proprio gradito.

E sì, Saori mi avrebbe sentito eccome! Dea Atena sta cippa! Quella ragazzina viziata aveva deciso di giocare sporco con la persona sbagliata e con il metodo sbagliato, anche perché su certe cose è intollerabile scherzare.

Iniziai quindi ad accarezzare l’idea di una salita in grande stile lungo le dodici case per poi spalancare a calci il portone del suo fottuto tempio, ma la vista della chilometrica scalinata e il ricordo delle sue simpatiche guardie del corpo dorate mi fece desistere, dal momento che difficilmente mi avrebbero fatto passare, vista la mia per nulla velata voglia di prenderla a schiaffi.

Optai quindi per una cosa meno d’effetto e più in sordina: ovvero  usufruire di uno dei passaggi segreti di mia conoscenza, ritrovandomi così senza intoppi all’interno del Tredicesimo Tempio e più precisamente di fronte alla Sala del Trono.

«Alto là! Chi va là!»

Le due guardie poste ai lati del portale mi intimarono di fermarmi, ma io li guardai sorniona senza farmi impressionare. Avevo infatti ormai compreso, dopo mesi di soggiorno al Santuario, che quei due sfigati erano li più per far da tappezzeria che per altro e, dato che sapevo di essere “attesa” da Saori, mi diedi un contegno autoritario e dissi:

«Salve a voi, soldati. Dite ad Atena che l’Esorcista è arrivata come da lei richiesto»

«Mi dispiace ma non è fattibile. Attualmente la Grande Atena sta ricevendo il nobile Santo dello Scorpione, che ci ha espressamente chiesto di non disturbare» fu la risposta risoluta di uno dei due. Cosa che mi fece aggrottare le sopraciglia:

«Sai che me ne frega dello Scorpione» sbuffai, iniziando a perdere seriamente la pazienza, mentre l’altro soldato, in evidente stato di agitazione, diede una gomitata al collega:

«Ma sei pazzo? Hai sentito chi ha detto di essere? Una di quelle strane divinità che hanno aiutato la nostra Signora e i Gold a difendere il Santuario dal male che aveva cercato di prendere possesso su di esso! Affrettati ad annunciare il suo arrivo!»

«Ho sentito cosa ha detto, ma si da il caso che, a parte la versione ufficiale data dalla dea, nessuno sa realmente chi siano queste misteriose divinità e tanto meno che faccia abbiano» commentò quindi il soldato che continuava a puntarmi la lancia contro, per poi aggiungere: «Quindi voglio una prova!»

“Cosa, cosa? Chi ha aiutato chi? Versione ufficiale? Ma se siamo state noi a salvare il culo a capre e cavoli in collaborazione con i cinque bronzini!!!” pensai.

Il mio cipiglio “leggermente” alterato dovette non sfuggire ai due soldati semplici che istintivamente indietreggiarono, mentre io esibii un sorrisetto maligno.

«Quindi volete una prova eh?» commentai espandendo il mio cosmo, mentre puntavo la mia mano in direzione del portone.

A dire il vero, nonostante la mia tamarraggine, non ero così sicura di riuscire nel mio intento (con la conseguente figura di melma), ma fortunatamente l’aria intorno a me decise di assecondare il mio volere ed una tremenda raffica di vento spalancò di botto le due ante facendo sbalzare i due soldati dallo spavento. Costatai così che, a quanto pare, Atena non godeva di particolare simpatia da parte del Creato.

«Allora, vi basta?» gli dissi.

«Si, signora, ci scusi signora!» balbettarono i due terrorizzati.

«Comunque, per la cronaca, non sono una dea e Atena ha detto solo un mare di cavolate!» rimbeccai i due e, detto questo, entrai con fare solenne nella Sala del Trono dove trovai Milo in posizione di attacco, pronto ad intervenire in difesa della sua dea, e Saori che dallo spavento si era alzata in piedi dal trono e mi guardava visibilmente stupita:

«A… Arianna, sei tu? Ma che fai?» balbettò infatti incredula la Kido.

«Quei due là fuori non volevano credere che fossi l’Esorcista ed annunciarmi come si conviene. Quindi gli ho dato una prova presentandomi da sola» risposi serafica io, mentre lo Scorpione andava in escandescenza.

«Tu, come osi fare irruzione in questo modo in questo luogo sacro! Ti rendi conto di fronte a chi ti trovi?»

«Sì, ad una infida ballista!» gli risposi, per poi rivolgermi a Saori, la cui aria da stupita era passata a colpevole, cosa che mi fece pensare “Allora lo sappiamo di averla fatta sporca!”, per poi aggiungere ad alta voce: «Quindi adesso io e te facciamo un bel discorsetto, signorinella!»

Feci quindi un paio di passi in direzione di Saori, ma venni bloccata in malo modo da Milo per un polso.

«Dove credi di andare tu!» mi ringhiò, per poi rivolgersi alla Kido: «Come vi stavo dicendo, la decisione di richiamare queste donne al Grande Tempio è un errore! Non ci si può fidare di loro e questa ne è la dimostrazione! Fare irruzione in questo modo nella sala del trono è inammissibile nonché una imperdonabile mancanza di rispetto!» sbottò Milo.

«Bene, dato che qui si parla di rispetto, caro Scorpione, perché non discutiamo del fatto che una certa Saori Kido mi ha fatto scomodare da casa con una scusa ignobile e senza alcun motivo, dato che mi sembra che siate tutti in ottima forma?» risposi quindi a Milo che mi guardava assassino.

«Milo ti ringrazio per avermi esposto il tuo parere, ma ora puoi ritirarti» disse però Saori.

«E lasciarvi da sola in compagnia di questa pazza? È fuori discussione! Avete visto che macello che ha fatto?» ribatté però il Gold, cosa che mi fece pensare “Macello per una porta aperta con un po’ di foga ed una folata d’aria? Che esagerato!”

«Milo, ascolta, la questione è strettamente privata. Quindi ti chiederei la cortesia di lasciarci sole» cercò quindi di levaselo di torno con le buone Saori, sfoderandogli pure un sorriso, ma senza risultati.

«Impossibile, somma Atena. Vi ricordo che il compito di un saint è quello di proteggervi in qualunque circostanza e a costo della vita, quindi lo faccio per il vostro bene!» ribatté lo Scorpione, cosa mi fece storcere il naso e pensare “Ma senti da che pulpito!” per poi rivolgermi a lui con fare severo e perentorio (Milo stava infatti iniziando a darmi sui nervi):

«E allora io ti ricordo che se fosse stato per te e compagni la qui presente signorina sarebbe morta centrata da una feccia d’oro, dato che non avete mosso un dito per aiutarci e ci avete pure ostacolato. Quindi, se vogliamo dirla tutta, tra i presenti tu sei il primo che non avrebbe il diritto di proferire parola e tanto meno di rivolgerti a me con questo tono. In più, invece di sputare sentenze a vanvera e senza cognizione di causa, se proprio vuoi renderti utile, occupati di far sorvegliare meglio i passaggi segreti del Grande Tempio, perché se io fossi stata realmente una minaccia a quest’ora sareste tutti messi male, visto che sono riuscita ad arrivare fin qui senza intoppi e senza dover passare dalle 12 case. E si dà il caso che la gente non sia tutta così idiota da farsi quelle rampe di scale se è a conoscenza di un passaggio comodo e non custodito a dovere! Quindi ora a cuccia e fuori di qui che sono già abbastanza infuriata!»

Ammetto di essere stata veramente dura con lo Scorpione, ma tra io che ero incavolata e lui che stava alzando un po’ troppo la cresta senza averne il minimo diritto… insomma mi era venuto spontaneo cantargliele quattro!

Comunque la mia predica servì a metterlo a tacere, infatti Milo, non avendo nessuna possibilità di controbattere di fronte alla nuda verità, boccheggiò spiazzato senza proferire parola per qualche secondo, per poi ricomporsi, fare un inchino a Saori, guardare male me (che lo ricambiai con uno sorrisino bastardo di vittoria) e uscire dalla sala chiudendo rumorosamente le porte alle sue spalle.  

 «Alleluia, non ne potevo più di starlo a sentire. Ti ringrazio Arianna per averlo messo a tacere, non ce la facevo più» sospirò sollevata Saori per poi lasciarsi scivolare sul trono.

«Grazie un corno! Che diamine di storia è questa? Mi fai tornare al Grande Tempio di corsa con la frottola che Seiya era in fin di vita, ma sei impazzita o cosa? O per caso ti piace  far soffrire le persone? Perché, per tua informazione, e se ti può interessare, mi hai fatto stare veramente male!»

«Lo so e mi scuso per il mio gesto riprovevole, ma…»

«Ma cosa?»

«Era l’unico modo per parlarti di persona» disse Saori con un filo di voce, sentendosi visibilmente colpevole.

«E schiodare il tuo sederino da lì e venire di persona a Milano, invece che farmi prendere un infarto, per nulla? Guarda che io non sono mica ai tuoi ordini e non c’è alcun vincolo che mi leghi a te in qualche modo, se non quello della fiducia reciproca, che oggi hai rotto con il tuo comportamento. Te ne rendi conto o no?»  sbottai.

«Me ne rendo conto invece! E credimi, se avessi potuto sarei venuta di persona, ma non è così semplice da quando ho riavuto il mio trono e tu non avresti sicuramente accettato di vedermi se non avessi chiesto ad Aldebaran di raccontarti quella cosa! Purtroppo non posso più muovermi liberamente come prima» cercò di giustificarsi la Kido.

«Ma non dire assurdità! Sei tu il capo qui!» la rimbecco.

«Il capo dici? Nominalmente si, ma praticamente è come se fossi rinchiusa in una gabbia dorata. Non posso fare un passo senza avere qualcuno di loro tra i piedi!» sbottò a sua volta Saori per poi portarsi le mani al volto visibilmente disperata: «Arianna, io non ce la faccio più a sopportarli, credimi!»

«Ma di che stai parlando?» mi viene quindi da chiedere, mentre la guardavo sospettosa, per poi però ritrovarmi stupita nel vedere gli occhi lucidi che Saori mi rivolgeva alzando il capo:

«Parlo dei Gold. Mi seguono ovunque vada, tra un po’ pure in bagno. Non ho più un po’ di privacy, mi assillano dalla mattina alla sera con le loro prediche e non c’è mai una mia decisione che vada bene e hanno sempre qualcosa da ridire» iniziò quindi Saori scendendo dai gradini che separavano il trono dal resto della sala per poi iniziare a camminare avanti ed indietro visibilmente frustrata: «Prendiamo per esempio Shaka… si è praticamente autoproclamato mio consigliere senza che io glielo abbia chiesto ed ora è sempre qui a rompere con le sue lagne e con i suoi discorsi metafisici che capisce solo lui e di cui non importa nulla a nessuno. E non parliamo di Aioria! Quello mi ha fatto venire la testa quadra su quanto fossi incosciente quando mi sono permessa di mandare a chiamare Saga per darmi una mano con i registri contabili del Santuario! Peccato che negli ultimi tredici anni la contabilità l’abbia tenuta Gemini e non Aioria e che io non sappia minimamente dove mettere le mani dato che si è sempre occupato di tutto il Grande Sacerdote che però è morto! Fortuna che Sayuko e Morgana si sono  offerte di darmi una mano dato che di queste cose ne masticano, siccome la prima viene da una famiglia d’imprenditori e la seconda è una contessa con cospicui patrimoni in Germania e Olanda…»

Vi posso dire che ero leggermente sbigottita di fronte a tale monologo? Ma nonostante questo “Atena”, o meglio, l’adolescente Saori Kido (dato che in quel momento di divino aveva probabilmente solo scettro che stringeva nervosamente tra le mani) continuò il suo sfogo molto terreno:

«E poi quel montato di Afrodite che si è permesso di arroccarsi il titolo di mio guardarobiere nonché consigliere all’immagine! Ma si è mai visto lui allo specchio con quel neo e quell’aria effeminata che si ritrova? Si è addirittura permesso di rifarmi il guardaroba a suo gusto personale…»

“Ah, ecco… mi pareva che il vestito rosa di Saori non fosse nel suo solito stile “madama attempata in svendita nell’ottocento”, ma che ci fosse lo zampino di qualcun altro. E devo dire che, anche se come competenza in abbigliamento maschile Dite lasciava a desiderare, con quello femminile se la cavava piuttosto bene” mi ritrovai  quindi a divagare io, mentre la Kido continuava imperterrita:

 «Mu dal canto suo era sparito chissà dove e senza lasciare detto nulla a nessuno. Per fortuna che Eva mi ha contattato tramite Ikki facendomi sapere che l’Ariete si era recato da lei in visita. Ho fatto mobilitare tutti i Silver per trovarlo e io che mi ero pure preoccupata per quella capra! Ma se uno avesse bisogno di lui come diavolo lo si rintraccia se non lascia detto dove va nemmeno al suo allievo?»

«Ehm… con il cosmo?» mi sfuggì.

«…» fu la risposta di Saori che si fermò a guardarmi per poi continuare: «Ah, già, è vero. Comunque non si fa!»

«Noto che hai qualche problemino con i gold, ho sbaglio?» mi venne quindi spontaneo costatare.

«Già e ora si è pure aggiunto Milo a rendermi le giornate un inferno dopo che ha saputo da Camus la mia decisione di chiedere espressamente il vostro ritorno al Santuario, dato che ritiene che la cosa possa portare più danno che giovamento. Ma da come ha dimostrato oggi, pure lui è come gli altri che mi trattano come una stupida ragazzina che non sa quello che fa! Gli unici su cui posso contare sono Aldebaran, Camus e Saga, anche se quest’ultimo devo vederlo quasi di nascosto per cola di Aioria. Doko è fuori sede per giusta causa e il Cancro chi l’ha più visto, ma la cosa non mi dispiace più di tanto a dire il vero. Shura sinceramente non ho ancora capito in quale gruppo collocarlo dato che si esprime prevalentemente a monosillabi, ma almeno non rompe. Insomma, da sola non riesco ad occuparmi di tutto e i Gold, invece di aiutarmi, scassano. Quindi avrei bisogno di una mano…» riuscì  finalmente a tirare le fila Saori, sfoderandomi un sorriso tutto zucchero.

«Quindi, dimmi se ho capito… tu mi hai fatto venire qui dopo una nottata insonne trascorsa per lo più in aeroporto ad aspettare il primo volo per Atene perché non sai sbrigartela da sola?» chiedo, sfoderando a mia volta un sorriso tra il serafico, il comprensivo e il compassionevole, come il sole prima della tempesta, mentre la Kido prendeva le mie mani fra le sue guardandomi speranzosa:

«Diciamo che, dato che due contabili le ho già trovate, avrei bisogno di qualcuno che mi aiuti a gestire il personale e, visto come hai zittito Milo, credo che tu saresti più che adatta. Accetti vero? Vitto, alloggio ed extra tutto incluso.» mi disse quindi Saori fiduciosa.

Il mio sguardo serafico si trasformò però di botto in uno serio e duro:

«Non se ne parla» risposi infatti secca.

«Cosa?» chiese quindi spiazzata Saori mentre sul suo volto si dipingeva un’espressione contrariata vedendo crollare il suo castello di carta .

«Mi hai scomodato per questo e pensi pure che io accetti? Mi dispiace, ma non lascio la mia vita  quotidiana per toglierti la patata bollente dalle mani. Quindi ora me ne torno a Milano e mi auguro che la prossima volta che ci incontreremo sarà per un motivo serio e non un capriccio. Ti ricordo infatti che questo sistema che ti sta soffocando sei stata proprio tu a volerlo, Atena.  Quindi ora non puoi pretendere che io me ne accolli le spese perché il povero ex Grande Sacerdote è morto lasciandoti con l’acqua alla gola. Non siamo tutti al tuo servizio e prima lo impari meglio è, se vuoi avere ancora a che fare con me» e detto questo la piantai in mezzo alla sala del trono, prendendo la via della porta.



AUGURI DI BUON ANNO NUOVO A TUTTI ^.^!

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Capitolo 9
*** Sensi di colpa ***


SENSI DI COLPA

Mannaggia ad Afrodite

 

“E sì! Questa si chiama SFIGA! Sciopero di due giorni di tutti i dipendenti dell’aeroporto di Atene, per il mancato pagamento degli stipendi. A quanto pare il mondo ce l’ha proprio con me!” Pensai mentre passeggiavo depressa per le vie di Atene in direzione del capolinea del pullman per Rodorio. Dato che la Kido mi aveva scomodata per i suoi capricci, era mio diritto farmi risarcire scroccando vitto e alloggio in attesa di un volo papabile.

A quanto pare la povera Saori  non è poi così innocua come sembra! Se ci tieni tanto a difendere la tua quotidianità, mi sa che invece di prendertela con me, dovresti affrettarti a rendere inoffensiva lei!” Commentò il Custode ridacchiando nella mia testa.

“Ma chi ti ha interpellato? Smamma!” fu quindi la mia risposta, che fece ridere ancora di più quella sorta di ectoplasma (ma fortunatamente evitò di blaterare oltre).

Emisi quindi un lungo respiro rassegnato, per poi concentrarmi a pensare a qualcosa di più proficuo, ovvero a chi del Grande Tempio scroccare ospitalità, dato che per via dello scherzetto, le facce di Aldebaran  e della Kido era meglio se non le vedevo per un po’. Cosa che mi fece cadere ancora più in depressione, dal momento che a parte il Gold Saint del Toro e i Bronzini (che però dormivano nelle camerate comuni e la cosa non mi allettava molto) non avevo fatto molta amicizia con altri. Gli unici quindi erano Morgana, che però condivideva la casa con il Cancro (quindi anche no) e Saga, ma scacciai subito via l’idea. Mai e poi mai gli avrei dato la soddisfazione di vedermi chiedere asilo! Piuttosto sarei andata a piagnucolare da Shaka!

«Fossi in te guarderei avanti, invece che contemplare assorta il marciapiede!» mi disse una voce alle mie spalle, facendomi girare:

«Eh? Afrodite dei Pe…»  SBAM!

Presi in pieno un palo della luce! Che dolore!

«Oggi proprio non va!» mi venne quindi spontaneo borbottare, mentre mi massaggiavo il naso dolorante.

«Non preoccuparti, è normale. Tutte le donne perdono la testa quando mi vedono»

Alzai basita un sopracciglio pensando: “Ma chi ti vuole!” (soprattutto considerando che gli mancavano solo un bel paio di tette per essere il sosia perfetto di Lady Oscar) per poi farmi sfuggire un:

«Veramente stavo pensando a Saga»  

«Interessante, allora la love story più chiacchierata delle 12 Case potrebbe avere ancora dei risvolti…»

«Spiacente, ma tra me e Saga è tutto morto e sepolto.» risposi seccata, mentre lui mi guardava scettico, per poi affrettarmi a cambiare discorso: «Tu, piuttosto, non dovresti presiedere il Dodicesimo Tempio?»   

«Mi sto allenando» mi rispose quindi il Gold e io lo guardai da cima a fondo poco convinta:

«Con borse e pacchetti di “Nonna Berta, l’antica erboristeria: benessere e bellezza per il corpo” ? Cos’è una nuovo modo per far sollevamento pesi?»

«Senti, non ho mai molte occasioni per fare compere ad Atene, quindi se oggi io e Sayuko abbiamo usato le nostre ore di addestramento in comune per fare shopping, non facciamone un dramma»

«Ehi! Guarda che per me sei libero di fare quello che vuoi!» risposi quindi io per poi dargli le spalle, ma venni letteralmente assalita da una figura minuta e aggraziata, quanto in grado di cacciare urletti in perfetto stile manga che sorpassavano la soglia del rumore consentita:

«ARIANNA! CHE BELLO RIVEDERTI!!!!!» mi strillò infatti Sayuko nelle orecchie, saltandomi letteralmente al collo dopo essere sbucata da uno dei negozi di abbigliamento della via.

«Anch’io sono contenta di rivederti, ma non c’era bisogno di spaccarmi un timpano!»

«Ho urlato? Scusa, non me ne sono resa conto! È che quando sono felice non riesco a trattenermi!» rispose quindi visibilmente in imbarazzo la giapponese.

«Tranquilla, mi resta l’altro timpano» le risposi quindi con un sorriso, che Sayuko ricambiò, mentre scaricava i suoi acquisti a Fro, che sbuffò:

«A lei gli abbracci e a me le borse… non vale!»

Sayuko quindi iniziò a frugare nella sua borsa: «Non fare il geloso, perché sai che penso sempre anche a te!» e dicendo questo tirò fuori un barattolo di… Nutella?!

«Ti adoro!» fu la conseguente risposta di Afrodite.

“Ah, però! Nutella is international!” pensai, per poi esclamare:«Afrodite, non ti facevo così goloso!».

«A colazione mi piace togliermi qualche sfizio. Problemi?» fu la risposta secca del Gold preso in castagna, che ricevette uno sguardo divertito sia da me che da Sayuko. Quindi per sviarci dai suoi peccati di gola mi disse:

«Quindi alla fine lady Saori è riuscita a convincerti a tornare al Grande Tempio?»

«Diciamo che è riuscita solo a farmi infuriare ulteriormente…»

«Cos’è successo?» mi chiese quindi la giapponese incuriosita.

«È una storia lunga»

«Beh, la c’è un bar, così ci possiamo sedere!» mi rispose di conseguenza Sayuko con il fare serafico e sleale di chi vuole farsi i fatti tuoi e non ha intenzione di demordere fin quando non si ha svuotato il sacco.

Ci accomodammo quindi in uno dei tavolini all’aperto e io raccontai della frottola di Aldebaran su Seiya, della mia notte insonne per la paura legata alla sua sorte e della mia conseguente sfuriata contro Saori, dopo aver scoperto l’imbroglio. Quindi gli parlai anche dello sfogo della Kido e della sua richiesta e… del mio netto rifiuto. Infine accennai allo sciopero.

«Quella riesce a fare più danni di una calamità naturale!» fu il commento della Veggente, che si passò una mano sulla faccia.

«Quindi Saga non ha tutti i torti quando dice che nonostante sia la reincarnazione di Atena, Saori resta pur sempre una ragazzina. E il fatto che non riesca a gestire i miei parigrado non mi sorprende. Gemini mi ha infatti confessato che anche per lui non era semplice tenere testa a uno come Shaka o placare zucche calde come Aioria e Milo, sempre pronti a scattare per un nulla. Mu dal canto suo, ha sempre fatto quello che ha voluto con il suo faccino pacioso e la consapevolezza di avere il coltello dalla parte del manico. Essendo l’unico in grado di riparare i cloth, si può prendere libertà che noi invece neanche ci sogniamo. Pena la morte per alto tradimento» commentò invece Afrodite, sorseggiando il suo caffè macchiato.

«Quindi tu è Saga vi parlate ancora?» gli chiesi.

«Ovvio, non sono mica un ipocrita e non ho mai fatto mistero di averlo seguito di mia spontanea volontà quando era Grande Sacerdote, quindi non sarei coerente se gli voltassi le spalle. Soprattutto ora che è venuto tutto a galla.» rispose risoluto il Gold, per poi rivolgermi uno sguardo malizioso: «Per caso ti interessa sapere se ti pensa ancora?»

I miei occhi si fecero due fessure: «Mai sentito il detto: chi si fa gli affari suoi campa 100 anni?»

«Siamo acide quando si tocca l’argomento eh?»

«Afrodite, io eviterei di stuzzicare ulteriormente Arianna» disse però Sayuko notando la mia espressione assassina.

«Va bene! Ma qui mi sa che c’è ancora puzza di bruciato…» continuò imperterrito Fro, quindi per sottrarmi dalla sua curiosità, deviai abilmente il discorso.

«Ehm, comunque non credevo che i Gold potessero essere così asfissianti con la loro dea!»

«Da quello che ho sentito da Lythos, pare che sia perché si sentono in colpa per ciò che è successo. Non essere stati in grado di riconoscere la reincarnazione della loro dea e aver pure messo a repentaglio la sua vita, è stato un duro colpo, quindi stanno cercando di rimediare riempiendola di attenzioni»

«Ma troppe attenzioni non richieste finiscono solo per soffocare l’altro e ottenere il risultato opposto» concluse il Gold dei Pesci.

«Ti ricordo che eri compreso anche tu nel pacchetto insulti. Eppure non mi sembri così in crisi di coscienza.» rimbeccai Afrodite.

«Infatti non lo sono e tanto meno mi sono mai permesso di mettere le mani nel guardaroba della dea, anche se obbiettivamente i suoi vestiti sono un pugno in un occhio… vero Sayuko?»

La giapponese fece gli occhi dolci allo svedese: «Ti ho già chiesto scusa per averti coinvolto ingiustamente, ricordi?»

«La solita lecchina scarica badile, e io stupido che mi faccio abbindolare dal tuo fare da cerbiatta indifesa, che non sei. Comunque, siccome parliamo di sensi di colpa… Arianna, anche se il gesto della Grande Atena non è stato dei migliori, un fondo di verità ce l’ha. Infatti lo scenario che ti ha riportato Aldebaran è una probabilità più che concreta, visto che Seiya è un saint. Quindi se ci tieni così tanto alla sua vita, forse dovresti impegnarti di più nel proteggerla invece che ritrovarti poi a soffrire per non averlo fatto» disse il Gold guardandomi risoluto con i suo occhi azzurri e in quel momento capii che nonostante il suo fare un po’ vanesio e pieno di sé, Afrodite possedeva un animo molto più profondo e maturo di quello che sembrava.

Le sue parole infatti mi avevano colpito come un macigno. Tropo presa dalla mia arrabbiatura non avevo preso in considerazione l’effettiva eventualità che una cosa del genere sarebbe potuta avvenire veramente. E io dove sarei stata?

«Direi che si è fatto tardi, Sayuko. Quindi è meglio che torniamo al Santuario prima che qualcuno sospetti qualcosa, e nel caso io finirei nei guai.» ruppe il silenzio il Gold Saint dei Pesci, alzandosi, seguito dalla Veggente, per poi rivolgersi a me:

«Immagino tu abbia bisogno di un posto in cui dormire in attesa della fine dello sciopero. Quindi se vuoi non fare complimenti. Una branda da mettere in camera di Sayuko la trovo. Comunque fossi in te non me la prenderei troppo con il povero Aldy, dato che servendo Atena ha fatto solo il suo dovere di Saint»

«Grazie Afrodite»

«Non ringraziarmi, l’ospitalità è uno dei doveri di un cavaliere» mi disse quindi il Gold, per poi aggiungere un: «Perché quell’espressione perplessa?»

“Beh, meno male che l’ospitalità è un dovere di un cavaliere, altrimenti durante la corsa alle 12 case cosa ci facevate oltre che cercare di ucciderci?” mi venne spontaneo pensare, ma mi affrettai a dire: «Ma che dici! Sarà soltanto una tua impressione» per poi trotterellare dietro ai due in direzione del Tempio dei Pesci.

 

Dovevo ammettere però che una cosa l’avevo rimpianta del Santuario, ovvero l’enorme vasca termale di cui ogni Tempio delle Dodici Case disponeva.

Era infatti meraviglioso starsene immersi fino al mento nell’acqua calda, lasciandosi coccolare dal profumo di rose, che i sali da bagno di Fro rilasciavano nell’aria. Anche l’ambiente era inoltre particolarmente rilassante:  le decorazioni (decisamente roccocò) delle pareti e del soffitto riproducevano infatti un ninfeo, che ben si accompagnava agli arredi di squisita fattura liberty.

“A quanto pare il Gold dei Pesci si tratta bene!” pensai per poi ritrovarmi nuovamente a rimuginare sulle parole di Afrodite e ai miei sensi di colpa provati durante il mio tragitto da Milano ad Atene, che nemmeno il bagno rilassante era riuscito a cancellare.

«Arianna, hai deciso di farti crescere le pinne? È da più di un’ora che sei lì dentro e la cena è pronta!» mi fece constatare Sayuko picchiettando sulla porta.

Decisi quindi che era ora di smettere di fare la sirenetta e riemergere dalle acque.

La cena venne servita in una saletta molto elegante che dava su un giardino all’italiana curato nei minimi dettagli, e se Aldebaran preferiva cavarsela da solo, Afrodite decisamente no. Fummo infatti serviti da un nugolo di ancelle molto graziose, che guardavano quasi in estasi il Cavaliere dei Pesci seduto a capo tavola, mentre a me e a Sayuko rivolgevano occhiate di pura invidia per essere state ammesse alla sua mensa.

«Certo che ti scegli sempre le più carine» commentò infatti Sayuko.

«Mi sembra ovvio, merito il meglio. Sei gelosa per caso?» fu la risposta sorniona di Afrodite.

«Ma ti pare? Nessuna di quelle può competere anche solo lontanamente con me!» disse la Veggente con fare civettuolo.

“W la fiera della vanità” mi venne spontaneo pensare. Bisognava comunque ammettere che si erano proprio trovati.

In ogni caso la serata fu piuttosto piacevole. Chiacchierare con Afrodite e Sayuko era infatti un vero spasso. Quei due erano infatti peggio di due comari con la lingua biforcuta. Venni così a sapere dell’ipotesi che Aioria se la facesse anche con Marin (oltre che con con Lythos), e del fatto che il Leone si tingesse i capelli di un rosso semaforo anni addietro… e che era solito farsi tagliare le mele a spicchi a forma di coniglietto da Galan. Oltre ad Aioria, altre vittime preferite di Fro erano Mu, che sputtanava dandogli del “fancazzista che si lavava le mani di tutto”, e Shura sul quale sosteneva che fosse afflitto da paralisi alla lingua dato che dal suo arrivo al Tempio del Capricorno nessuno era mai riuscito a scucirgli più di qualche parola in una discussione. E se c’era una cosa che Fro odiava, era l’essere ignorato.

Sayuko, manco a dirsi, ce l’aveva invece a morte con Milo: di cui criticava praticamente tutto (tra un po’ anche il suo respiro). Inoltre riteneva sospetta la partenza di Mu alla volta di Dublino, sostenendo un’infatuazione di quest’ultimo per la bella e procace irlandese. Cosa però scartata da Fro, che sosteneva che il desiderio dell’Ariete di sincerarsi delle condizioni di salute dell’amica, fosse solo l’ennesimo pretesto per darsi alla macchia. Io sinceramente non sapevo cosa dire sull’argomento a parte che i due effettivamente andavano d’accordo, ma per questo anche io e Aldebaran avevamo legato. Ma da lì a là ne passava! Quindi prima di venire tirata in causa dai due per dare supporto ad una tesi piuttosto che ad un’altra, decisi di ritirarmi con la scusa di essere molto stanca (cosa che tra l’altro era pure vera).

Il sonno però non portò il sollievo sperato. Infatti incubi in cui Seiya moriva nei modi più atroci mi perseguitarono per tutta la notte, facendomi svegliare più stanca di prima al sorgere dell’alba.

«Sonno agitato?» mi chiese infatti Sayuko fissando  assorta un punto imprecisato oltre la finestra.

«Incubi. Tu piuttosto, che ci fai già sveglia e vestita così?» le chiesi notando che indossava degli abiti molto simili a quelli delle sacerdotesse del Santuario, mentre i lunghi capelli neri erano legati in una coda di cavallo.

«Tra poco scendo a fare colazione e poi ho allenamento con Afrodite.» disse la giapponese girandosi verso di me, per poi, alla vista del mio sopracciglio alzato, aggiungere: «Questa volta allenamento serio. In caso di attacco, Afrodite si ritroverebbe infatti disarmato se non riesce a convertire il suo Cosmo Negativo in Cosmo Positivo. Dal canto mio devo migliorare i riflessi e velocità o la prossima volta non potrebbe andarmi così di lusso come con lo Scorpione. Non tutti sono infatti così idioti da prendere sotto gamba il Cosmo Positivo, come invece ha fatto quel babbeo, dandomi il tempo di imprigionarlo. Inoltre i momenti di dormiveglia, in cui il mondo onirico e quello reale si accavallano, sono per me i migliori per avere delle visioni»

«E cosa vedi?»

«Ghiaccio e acqua»

«Puoi spiegarti meglio?»

«Le mie visioni passano dalle lande ghiacciate nel nord, alla profondità degli oceani e due volti in particolare mi appaiono spesso: quello del Manipolatore e quello di Saga. Ho quindi la sensazione che nel tracciare il nostro prossimo futuro le loro scelte saranno determinanti, purtroppo non so dire di più a parte che qualcosa si sta muovendo. Infatti le linnee del futuro stanno diventando sempre più instabili e volubili»

«Quindi credi che presto potrebbero insorgere nuovi problemi?»

«Non so dirti né come né quando, ma puoi starne certa. D'altronde lo sai bene anche tu che non siamo state scomodate per Arles, ma per gli dei dell’Olimpo. Quindi è meglio non farci trovare impreparate. Inoltre Afrodite sa quel che dice quando afferma che le vite dei saint di Atena sono sempre in pericolo, e se vogliamo fare in modo che questo non accada dobbiamo essere in grado di proteggerli» mi rispose Sayuko, guardando la rosa rossa sul comodino vicino al suo letto.

«Ti piace vero?»

«Diciamo che non mi è indifferente» mi sorrise la Veggente, per poi aggiungere: «Comunque non è solo per lui, ma anche per Shun e June. Vorrei che potessero vivere senza preoccupazioni.»

«Purtroppo non so se la nostra presenza qui servirebbe veramente a proteggerli o piuttosto solo a complicargli le cose» risposi quindi io.

«Che vuoi dire?»

«Che tra gli dei che dobbiamo fermare c’è anche proprio Saori Kido»

«È per questo che non sai decidere se rimanere o meno nonostante le tue preoccupazioni per Seiya?»

«Come fai a sapere…» balbettai stupita.

«Parli nel sonno» mi sorrise divertita Sayuko: «Ad ogni modo è probabile che finiremmo per fare entrambe le cose. Ma infondo non tutti i mali vengono per nuocere e magari potrebbe essere proprio quella cocciuta di Saori a schiarirti le idee e a dissipare i tuoi timori…»

Non compresi le parole di Sayuko fin dopo colazione, quando venni convocata da Saori…

 

“Strega, arpia, megera, dannata gagna malefica”

Questi erano i miei pensieri , mentre infuriata nera avevo iniziato a camminare senza meta per il Santuario con l’unico scopo di sbollire la rabbia, finendo così per incrociare Aldebaran con alcuni allievi, senza avere il modo di defilarmi con un cambio di rotta strategico… 

«Arianna, ti devo parlare!»

Il Toro mi aveva infatti visto e mi stava correndo incontro.

«Ciao Aldebaran»

«Ehm, volevo scusarmi per la frottola a cui mi sono prestato, ma Atena ha veramente bisogno dell’aiuto tuo e delle altre e se non mi sono scusato subito è perché non pensavo te la fossi presa così tanto…  cioè, avevo immaginato che non saresti stata contenta, ma credevo che Atena avrebbe chiarito tutto per il meglio e quindi… ma poi ho saputo che te ne volevi andare di nuovo e dello sciopero e che ti sei fermata a dormire da Afrodite invece che chiedere a me e… ehm, diamine che faccia! Sei proprio tanto arrabbiata con me, vero?» farfugliò imbarazzato il Gold.

«Nei tuoi riguardi più che arrabbiata sono delusa, ma non importa, infondo questa esperienza mi è servita a notare cose che mi erano sfuggite, come mi ha sottolineato Afrodite. Quindi sei perdonato»

«Allora perché sei così truce?»

«Perché sono incazzata nera con Saori Kido!» sbottai a quel punto: «La Fondazione Grado ha comprato la casa editrice per cui sto lavorando e Saori mi ha comunicato che la trasferirà ad Atene!!!!! Ma se vuole la guerra.. allora guerra sia! E dato che mi vuole al Grande Tempio a tutti costi, bene! Ma sappia che saranno solo cazzi suoi!» sbraitai non riuscendo più a trattenermi, per poi girare sui tacchi e tornare sui miei passi tra gli sguardi sbigottiti e atterriti di Aldebaran e allievi.

 


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Capitolo 10
*** Tremate, tremare: le streghe son tornate!!! ***


TREMATE, TREMATE: LE STREGHE SON TORNATE!

Muahahahahah!!!!!

 

L’inizio della giornata era stato decisamente pessimo. Avevo infatti ricevuto la notizia che, volente o dolente, avrei lavorato per la Kido siccome la Fondazione Grado, ereditata da quella mocciosa malefica, aveva acquistato la casa editrice per cui lavoravo e con la quale avevo già stipulato un contratto per l’uscita del mio libro sugli alieni. Comunque su una cosa Sayuko aveva avuto ragione: ovvero che fu proprio quella cocciuta di Saori a togliermi ogni dubbio. Quella fu infatti la goccia che fece traboccare il vaso dissipando ogni remora nei suoi confronti, dando il là al demonietto tentatore che sarei diventata  (ma infondo il diavolo non è mai così brutto come lo si dipinge, no?)

Durante la mia passeggiata per il Grande Tempio, avevo infatti potuto considerare che se fossi rimasta al Santuario, avrei potuto prendere sei piccioni con una fava:

1)Risparmiavo sul telefono e sulle spedizioni poiché la mia casa editrice si sarebbe trasferita ad   Atene.

2)Risparmiavo sull’affitto, siccome avrei scroccato alla grande vitto e alloggio alla meringa.

3) Placavo i miei sensi di colpa.

4) Il Creato smetteva di darmi problemi.

5) Il Custode della Terza colonna non mi rompeva più le palle.

6) VENTETTA! TREMENDA VENDETTA! MUAHAHAH!

C’era però da considerare che avrei dovuto definitivamente dire addio alle mie abitudini… o forse no?

Insomma, dove stava scritto che sarei stata io a dovermi adeguare al Grande Tempio? Infondo era lei che aveva bisogno di me e non il contrario poiché, per la sottoscritta, Saori era solo un intralcio da mettere a cuccia il prima possibile per il mio quieto vivere! Un sorriso bastardo mi comparve sulle labbra, mentre andai a sbattere contro un qualcosa di non meglio identificato. Mi riscossi quindi dai miei pensieri e mi ritrovai ad osservare due incuriositi e divertiti occhi verdi, incastonati in un viso angelico, incorniciato da dei mossi capelli blu:

«Saga?!»

«Ciao Arianna, qual buon vento ti porta alla Terza Casa?»

«Terza Casa, ma cos..?» farfugliai, per poi osservare incredula l’ingresso del Tempio dei Gemelli, rendendomi conto solo in quel momento di aver preso senza accorgermene la scalinate delle 12 Case, invece che i comodi passaggi nelle retrovie, per tornare alla Dodicesima. E dato che Mu era in Irlanda e Aldebaran a fare da balia ai suoi allievi, nessuno mi aveva fermata!

«Ero sovra pensiero e ho sbagliato strada» gli risposi.

«E io che pensavo fossi venuta a trovarmi!» mi disse ironico il Saint di Gemini, per poi assumere un’espressione più seria e aggiungere: «Comunque mi fa piacere rivederti», mentre la sua mano mi sfiorava delicatamente i capelli. Istintivamente indietreggiai diffidente. Saga dovette quindi accorgersi del mio fare contrariato ed infatti distolse i suoi occhi dai miei dicendomi: 

«Scusami, vecchie abitudini»

Mi affrettai così a cambiare discorso:

«Vedo che alla fine sei riuscito ad aggiustarla piuttosto bene questa catapecchia»

«Non mi lamento, ma devo ringraziare anche Seiya e Dite. Mi hanno dato una mano considerevole in questi mesi» mi rispose, per poi spostare lo sguardo alle scalinate, corrugando le sopracciglia.

«Che succede?»

«A quanto pare Shura è tornato dalla missione» fu il suo commento e difatti, poco dopo, sentii chiaramente il cosmo piuttosto spazientito del Capricorno, in compagnia di quello decisamente infuriato della… Sensitiva!?

«Ma che diamine…» mi sfuggì.

Saga mi sorrise: «Non sei mica la sola che la cara Saori ha richiamato al Santuario con metodi più o meno ortodossi» mi spiegò, per poi osservare il suo parigrado,che ormai aveva fatto la sua comparsa fisica sulla rampa, con in spalla una recalcitrante Alexis.

«Shura sei uno stronzo! E il rapimento è un reato punibile legalmente!» sbraitava infatti l’australiana.

«Sono gli accordi, ricordi? Io ti aiutavo a catturare e ficcare in carcere quei malviventi e tu mi avresti seguito al Grande Tempio. Volente o dolente» fu la risposta secca di Shura, cosa che mi fece pensare un “Wow, allora sa parlare!”.

«Ma di che accordi blateri! Hai fatto tutto da solo e ti sei pure istallato a casa mia senza chiedermi il permesso!» ringhiò Alexis.

«Salvandoti da una pallottola in fronte! Quindi siamo pari.» ribatté di conseguenza il Gold.

«Ok, questo te lo concedo, ma potresti almeno levare la tua mano dal mio culo? O è troppo disturbo?» esclamò a quel punto esasperata la Sensitiva, mentre Shura si fermava di botto realizzando finalmente di aver posto la sua mano destra sul lato B di Alexis con lo scopo di tenerla in equilibrio sulla spalla.

«Scusa» biascicò quindi imbarazzatissimo il Saint, affrettandosi a spostare la mano.

«Quanta pazienza!» sospirò la Sensitiva, per poi accorgersi finalmente anche di me e Saga: «Ehilà! Come butta?»

«Diciamo che va… tolta Saori» fu la mia risposta, mentre Saga disse:

«Non mi lamento. Voi piuttosto, che succede?»

«Ho ricevuto l’ordine dalla Divina Atena di condurre al suo cospetto la Sensitiva con ogni mezzo» fu la risposta del Capricorno.

«Già, e questo idiota, tra tutti quelli possibili, ha optato per il rapimento» fu il commento di Alexis, ormai rassegnatasi all’idea di dover essere portata a spalle da Shura fino al Tredicesimo Tempio.

«Non avevo altra scelta, data la tua testardaggine al riguardo. Comunque se eri davvero così contrariata avresti potuto tranquillamente neutralizzare il mio tentativo con il tuo Cosmo»fu il commento del Capricorno.

«Credi che non ci abbia provato?» ringhiò Alexis, per poi aggiungere frustrata: «Peccato però che il Creato non avesse la minima voglia di collaborare con me!»

«Questo perché evidentemente è dalla parte della somma Atena!» rispose quindi risoluto Shura, cosa che mi fece pensare un:“Al  dire il vero è proprio il contrario”, mente il Capricorno si rivolgeva a Saga:

«Gemini, chiedo il permesso di passare per la Terza Casa»

«Fai pure» rispose quindi Saga, per poi soffermarsi ad osservare insieme a me i due imboccare l’uscita del Tempio dei Gemelli tra il borbottare di Shura e le imprecazioni di Alexis.

Oltre alla Sensitiva, nei giorni seguenti fecero nuovamente ritorno al Grande Tempio anche Eva e Katy.

La prima fece la sua comparsa alla Prima Casa, teletrasportata da Mu, che scoprimmo così essersi recato a Dublino con lo specifico intento di convincere l’Alchimista a tornare. A sentire l’Ariete il suo obbiettivo era  quello di “riportare Eva sulla retta via”; a sentire invece Sayuko, la motivazione del capellone tibetano era al contrario più “terra, terra”; ergo provarci con la rossa con la scusa degli allenamenti congiunti (notare da che pulpito arrivava la predica). Fro infine continuava a sostenere che si trattasse di fancazzismo cronico del parigrado, per il quale ogni scusa era buona per filarsela. Ad ogni modo (e per qualsiasi motivo abbia avuto l’Ariete per partire alla volta della verde Irlanda), a convincere Eva a rimettere piede al Santuario fu, alla fine della fiera, una telefonata di Saori. L’assenza prolungata di Eva da casa aveva infatti minato seriamente le sue finanze (già poco rosee), e la malattia della donna che si era presa cura di lei una volta uscita dall’orfanotrofio, aveva fatto decidere all’Alchimista di accettare la proposta della Kido: ovvero un ricovero gratuito della persona a lei cara nell’ospedale della Fondazione Grado, in cambio dei suoi servigi al Santuario (ovvero darmi una mano nella “gestione del personale”, dato che era praticamente l’unica a riuscire a tenere testa a Shaka senza cercare di strozzarlo dopo tre secondi e a capire quello che diceva).

L’avevo già detto che Saori è una stronza vero?

Per quanto riguarda Katy, credo che un ruolo importante nel suo ritorno l’avesse giocato mister culetto di mar… ehm, Camus. Me lo vedevo infatti spedito a calci nel sedere dalla Meringa in California, con tanto di mazzo di rose rosse, a chiedere in ginocchio alla Guaritrice di tornare.

Non ci voleva infatti una scienza a capire che la biondina sbavava per il francese. Camus, dal canto suo, non era così chiaro. Che fosse infatti legato in qualche modo all’americana si intuiva, ma se fosse amicizia, stima o qualcosa di più… quello era un mistero. Come le voci che fosse omosessuale e se la facesse con Milo (notare che la cattiveria era uscita da Fro…). A parte questi dettagli, anche in questo caso fu comunque Saori a completare l’opera tramite la Fondazione e una raccomandazione: Katy era stata infatti fatta accedere ad una prestigiosa università di medicina a Tokyo di proprietà dei Kido. Troppa distanza tra Atene e Tokyo? No problem! C’è sempre Mu (o meglio Kiki) per queste cose! Prezzo da pagare? Prestare il proprio cosmo e competenze al Santuario.

Dite che siamo state leggermente corruttibili? Ebbene sì, ve lo concedo, ma se la dolce Kido sapeva come comprare le persone, non sapeva però che cosa si stava portando nel perimetro del Grande Tempio…

 

«Ma guarda quanta gente alla mia porta! Mai stato così ricercato in vita mia» commentò Death sarcastico, aprendo la porta degli appartamenti privati della Quarta Casa. Dato che ormai eravamo tutte in ballo, noi Emissari avevamo deciso di realizzare una piccola riunione. Ufficialmente per due chiacchiere tra amiche con tè e pasticcini, ma in pratica per stendere un fronte comune anti Santuario. E dato che il Tempio del Cancro era saldamente in mano a Morgana, l’avevamo scelto come location, nonostante le remore di Katy.

«Ma chi vuoi che cerci te!» fu la conseguente risposta seccata di Alexis, di pessimo umore.

«Siamo nervosette eh?» ribatté Death.

«Miss bomboniera mi ha ricattato minacciandomi di far riaprire dei dossier caduti in proscrizione su di me, quindi fai un po’ tu!» ringhiò la Sensitiva, attirando così sia la mia attenzione che quella di Eva, Sayuko e Katy.

«Cosa intendi?» chiese quindi l’Alchimista.

«Sono una detective con licenza di uccidere e non faccio mistero di aver freddato alcuni malviventi durate delle sparatorie per legittima difesa. E ora quella dannata ragazzina ha minacciato di far riaprire i casi, se non accetto la sua proposta di rimanere al Santuario come consulente alla sicurezza » rispose Alexis.

«Sicura, sicura che sia stata legittima difesa?» commentò sornione l’ex saint.

«Sicurissima» ringhiò l’australiana.

«Allora che pretesti avrebbe Atena per far ripartire le indagini?» osservò quindi Death  con il fare di chi la sa lunga sull’argomento.

«Tu non sei nella posizione di poter parlare» sibilò Alexis, per poi aggiungere: «Comunque siamo qui per altro o sbaglio?»

«Già, Morgana è in casa?» chiesi quindi io, per smorzare la tensione. Alexis aveva infatti i nervi a fior di pelle. Che il Cancro fosse più acuto di quello che avessi ipotizzato e ci avesse preso?

Death scoccò quindi un’ultima occhiata, più divertita che altro, alla Sensitiva, per poi farci cenno di seguirlo nei corridoi della Quarta Casa.

Il Tempio del Cancro, benché entrato in possesso della Medium dopo la corsa alle 12 Case, non aveva comunque perso il suo alone di morte, anzi. Non potei infatti non avvertire un senso di malinconia inquietudine in quei corridoi e il nero e l’oscurità la facevano da padrone tanto che non riuscimmo più a proferire parola. Pure Alexis sembrava essersi quietata per via della cappa mortifera. L’unica differenza tra il prima e il dopo era il silenzio. Se durante il presidio del Tempio da parte di Death le urla di dolore e rabbia delle sue vittime riempivano l’aria, ora nell’ambiente era calato un silenzio surreale. Death dovette accorgersi del nostro stato di smarrimento e disse con un ghigno amaro:

«Io ero solo una maschera. È lei la sua essenza»

«Di cosa parli?» chiesi quindi stupita io.

«Nulla, datti una mossa» mi rispose brusco Death senza guardarmi in faccia, mentre ci guidava verso il piano superiore tramite una scala a chiocciola, per poi farci accomodare in un salottino che dava su un terrazzo, dove trovammo Morgana ad attenderci.

«Mi fa piacere sapere che siete tornate sui vostri passi, anche se non avrei mai immaginato che sarebbe stata Saori a convincervi a farlo» disse la Medium, per poi far cenno a Death: «Puoi ritirarti».

«Tranquilla, non avevo comunque intenzione di rimanere con queste comari» fu il commento scocciato di Death, per poi svanire oltre la porta.

«Sicura che sia una buona idea l’aver scelto questa location per la riunione? Death non potrebbe fare la spia?» chiese Katy, poco tranquilla.

«Non vi è nulla di cui preoccuparsi dato che Death ormai non è più un saint di Atena, ma un mio discepolo»

«Se lo dici tu!» fu quindi il commento di Katy, per nulla convinta, mentre scoccava ancora occhiate diffidenti in direzione della porta.

«Allora, a questo punto che si fa?» chiese quindi Alexis.

«Io rinnovo la mia proposta di una collaborazione tra noi e i saint, dato che è l’unico modo che abbiamo per evitare che si ripeta il passato.» disse la Medium.

«Cioè?» domandò Alexis.

Morgana si passò una mano tra i capelli e si sedette sul divano: «Mettetevi comode»

Seguimmo il consiglio, consce che ci saremmo sorbite una bella arringa.

«Come ben sapete, quando i Custodi parlano di divinità lo fanno al plurale e questo vuol dire che Atena non è l’unica figura mitologica ad essersi reincarnata in questa epoca.» disse Morgana.

«Sai per caso chi sono gli altri?» chiese Eva.

«Io per ora posso solo fare con sicurezza il nome di Ade dato che lui ed Atena si danno puntualmente battaglia per decidere le sorti l’umanità ogni duecento anni. Il primo normalmente ci vuole “distruggere”, mentre la seconda ci vuole “salvare”. Quindi dato che dall’ultima Guerra Sacra sono già passati due secoli, è prevedibile che il dio greco dei morti farà prima o poi la sua comparsa»

«Eh? Ma stai scherzando vero? Cos’è sta storia?Si danno appuntamento!» chiesi quasi sconvolta.

«Non sto scherzando, Atena ha infatti il vizio di bloccare l’incarnazione dell’anima di Ade tramite sigilli con data di scadenza di duecento anni.» mi spiegò Morgana.

«Ma non ha senso una cosa del genere e non serve a nulla!» esclamò Katy.

«Già, rimanda solo la questione e finisce per destabilizzare l’Equilibrio. Per questo bisogna fere in modo che questa contesa finisca, facendo in modo che quei due tornino ad essere ciò che erano all’inizio: ovvero comuni mortali che vivono normalmente il ciclo della reincarnazione senza ricordare chi erano nella loro vita precedente. Gli dei infatti non nascano tali, ci diventano grazie al potere del cosmo.»

«E come diamine fanno a ricordarsi chi erano nella loro vita precedente?» chiesi quindi io.

«Anche gli oggetti hanno memoria e di conseguenza possono essere usati per immagazzinare i ricordi. Infatti è per questo che alcuni sensitivi sono in grado di accedere al passato tramite non soltanto le persone viventi, ma anche tramite le cose inanimate. Alexis, puoi darmi conferma di questo?» chiese la Medium, ricevendo un segno di assenso dall’australiana.

«Quindi può essere che lo scettro di Nike e lo scudo siano…» commentò Eva.

«Già, lo strumento tramite il quale la prima Atena ha racchiuso il suo potere e la sua identità per tramandarlo alle sue successive reincarnazioni dopo la morte.» disse Morgana.

«Un modo ingegnoso per aggiudicarsi l’immortalità» commentò quindi l’Alchimista.

«Già, ma a dire il vero questo sistema ha una falla.» spiegò la Medium.

«Ovvero?» chiese Sayuko.

«Il Grande Sacerdote» risposi io.

«Esattamente. Anche i ricordi con il tempo si fanno meno nitidi, se non svaniscono del tutto. Per questo Atena ha bisogno della figura del Grande Sacerdote, che è la sua memoria vivente tramite la quale i suoi segreti vengono tramandati tra una sua reincarnazione e l’altra e che l’aiuta a ridestarsi nel momento in cui viene al mondo. Di conseguenza dato che il legittimo Grande Sacerdote è morto, attualmente Atena è molto più inerme che in passato» spiegò Morgana.

«Quindi è per questo che hai avuto l’idea di una collaborazione tra noi e lei?» chiesi io.

«In questo modo avremo la possibilità di insinuarci in modo stabile al Santuario e plagiarla in modo tale da renderla un nostro burattino durante il futuro scontro contro Ade e far finire il Grande Tempio nelle nostre mani e non vi è occasione più propizia dato che la stessa Saori ci ha offerto il coltello dalla parte del manico per via della sua inettitudine. Io e Sayuko stiamo infatti già tenendo sotto controllo la contabilità del Santuario» spiegò Morgana.

«Io però non credo che il tuo piano, così formulato, possa funzionare completamente. Anche perché non è esattamente vero che Saori ci ha dato “il coltello dalla parte del manico” o almeno non è così per tutte.» disse a quel punto Eva.

«In che senso?» chiese Morgana spiazzata.

«Finiresti solo per calarla ancora di più nel suo ruolo; senza contare che lei ha praticamente in mano le nostre vite. O almeno, la mia di sicuro» spiegò l’Alchimista, tra l’assenso mio e di Katy. Alexis preferì invece non commentare, ma si lasciò sfuggire una sorta di ringhio.

«Eva ha ragione. Però la collaborazione può essere un buon espediente per poterla avvicinare senza troppi sospetti e riuscire così a traviarla» riflettei ad alta voce io, facendo girare tutte verso la mia direzione.

«Traviarla in che senso?» mi chiese quindi Morgana.

«Vedete, durante il nostro soggiorno a villa Kido, ho avuto la netta impressione che a Saori manchi qualcosa e quel qualcosa si chiama vivere. Perché ricordiamoci che, anche se se la tira da far schifo, è pur sempre una ragazzina. E questo l’ho potuto appurare anche durante il nostro ultimo colloquio in cui è stata poco cordiale nel parlare dei suoi saint…» continuai io.

«Quindi in breve che proponi?» disse Alexis.

«… di lasciarle credere di essere alle sue dipendenze, ma allo stesso tempo di fare in modo che sia lei stessa a desiderare di non essere più una “dea”, ma una semplice ragazzina. E credo che un buon modo per farlo sia quello di mostrargli tutto ciò che si sta perdendo per ricoprire un ruolo che nessuno le ha chiesto di assumersi.» conclusi io.

«Praticamente dovremmo fare gli avvocati del diavolo e portarla sulla via della dissolutezza e del menefreghismo?» commentò Morgana.

Annuii con il capo: «E come si dice da noi: il pesce inizia a puzzare dalla testa. Quindi corrotta Atena… sgretolato il Santuario».

«Non credo però che i Gold ci lascerebbero lavorare indisturbate. Sono cosi bacchettoni!» commentò quindi Eva.

«Però se presi per il verso giusto anche loro potrebbero essere iniziati verso la via della perdizione. Prendete Fro, con le giuste moine sono riuscita a fargli saltare gli allenamenti per fare shopping. È poco, ma è un inizio e penso che anche lui rimpianga una vita normale, anche se non lo da a vedere. Infatti l’ho sorpreso a guardare più volte con aria malinconica i giovani spensierati della sua età quando abbiamo fatto la sortita per negozi » commentò Sayuko.

«Ma anche in questo caso, e ancora di più che con Saori, dato che sono uomini, bisogna fare in modo che loro credano che noi siamo sotto la loro giurisdizione, mentre in realtà li stiamo fregando! Almeno, con Camus questa tattica funziona…» disse Katy.

«A questo ho la soluzione io!» esclamò Morgana.

«Ovvero?» chiesi io.

«Gli allenamenti congiunti. Cosa inoltre ottima per voi, siccome è necessario saper padroneggiare il Cosmo Negativo per manovrare a dovere le vostre armature. Quindi niente ma. Anche perché vi avviso che fin’ora vi è andata di lusso. I servi di Ade non saranno così gentiluomini e nelle vostre condizioni attuali non riuscireste a sopravvivere allo scontro» commentò Morgana assumendo un’espressione seria.

«Io però nelle mie visioni, vedo acqua e ghiaccio» commentò la Veggente.

«Acqua e ghiaccio, sicura?» domandò quindi perplessa Morgana, cosa a cui Sayuko rispose con un segno di assenso.

 «Che quindi il Manipolatore si sia recato al Polo Nord con giusta cognizione di causa? Eppure la stirpe di Asgard sì è ritirata dalle scene da molto tempo… e anche Poseidone pattuì un accordo di sonno eterno con i Custodi. Che diamine vorrà dire…» farfugliò Morgana tra sé.

«Di che stai parlando?» domandò Alexis.

«Per ora di nulla di sicuro, ma è meglio stare all’erta. Il Manipolatore è un tipo strambo, ma non è un idiota. Quindi se si è recato al Nord invece che seguirci al Grande Tempio avrà avuto i suoi motivi. E a quanto pare forse le visioni di Sayuko lo confermano. Anche se per ora dare giudizi è prematuro.» disse Morgana con un sorriso.

«A proposito del Manipolatore… il cloth del Sagittario che fine avrà fatto? Dopo che l’ha fatto sparire non se n’è più saputo nulla.» chiesi io. Morgana mi rispose con una scrollata di spalle, da cui dedussi ne sapesse quanto me.

«E sia allora. Tutte per una e una per tutte?» chiese Katy.

«Tutte per una e una per tutte!» fu quindi la risposta mia, di Alexis, Eva, Morgana e Sayuko.

«Ehi, ancora una cosa!» dissi però io prima che ognuna lasciasse il proprio posto in poltrona per prendere la via della porta.

«Che c’è Arianna?» chiese quindi Eva.

«Non so voi, ma io non ho molta intenzione di rinunciare alla mia quotidianità per adattarmi a quella di qualche gold saint con cui ci toccherebbe condividere il tetto…»

«Che hai in mente?» domandò quindi Alexis perplessa, mentre un sorriso bastardo mi si dipingeva sul volto.

Cara Atena era giunto il momento di riscuotere l’alloggio promesso!!!

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Capitolo 11
*** S.O.S. Ristrutturazioni! ***


S.O.S ristrutturazioni!

Ma infondo basta sbottonare un po’ la camicetta!

 

«Arianna, la prossima volta che ti viene in mente di chiedere alla Kido di darci un alloggio... morditi la lingua!» fu il commento di Alexis, mentre ad Eva rimaneva l’anta di una finestra in mano.

Emisi quindi un sospiro rassegnato senza poter dare torto all’australiana, contemplando a mia volta gli intonaci cadenti. L’unica a non essere depressa era Katy, che invece era piuttosto euforica e ficcava il naso ovunque, curiosa come una scimmia.

«Se non ci servisse una sorta di base per portare avanti i nostri piani senza dare troppo nell’occhio potrei quasi rivalutare la compagnia di Shura. Infondo non sporca e parla poco, anche se tende a ringhiare se si nomina in modo indebito Atena» rincarò la dose Alexis spostando con un piede una mattonella fuori posto. Effettivamente anche Aldy non era poi così male, ma usare spudoratamente la Quarta Casa come sede delle riunioni poteva far sorgere dei dubbi, salvo giustificare la cosa come un rincoglionimento collettivo dettato da un’inspiegabile attrazione verso Death Mask o un’irrefrenabile  voglia di tè e pasticcini di Morgana. Una casa tutta nostra ci era quindi parsa la cosa migliore per poterci parlare indisturbate, senza dare spiegazioni ai Gold sui nostri spostamenti. Inoltre anche Morgana e Sayuko avrebbero potuto andare e venire senza problemi e senza doversi spostare dalle rispettive Case in cui erano alloggiate. La Medium e la Veggente avevano infatti deciso di non unirsi a noi. Morgana in particolare, nel sentire la nostra nuova collocazione, aveva assunto un’espressione contrariata e aveva sancito un no categorico per motivi a noi ignoti, mentre Sayuko si era dimostrata riluttante ad abbandonare il Cavaliere dei Pesci alla mercé delle sue ancelle.

 Poi quella streghetta travestita da bomboniera una casa ce l’aveva promessa…. anche se non avrei mai immaginato  che ci avrebbe affibbiato proprio quella!  

«Io invece con Mu non credo che riuscirei a mantenere il mio solito stile di vita, anche perché non intendo farmi mantenere a vita dalla Kido e quindi spero vivamente di riuscire a riprendere il mio vecchio lavoro anche qui. Ergo una sistemazione alternativa mi serve, anche se lascia alquanto a desiderare»

La voce di Eva mi fece riemergere dalle mie divagazioni mentali.

«Che tipo di lavoro?» chiesi quindi curiosa.

«La cubista in una discoteca. Quindi vi lascio immaginare quanto i miei orari possano cozzare con quelli di un saint, soprattutto se ha un allievo a carico.» rispose la rossa, lasciandoci a bocca aperta.

«E ti piace?» domandò Katy, smettendo per un attimo di saltellare da una stanza all’altra dell’edificio.

«Sì, adoro ballare e…» Eva si bloccò arrossendo visibilmente.

«Metterti in mostra. Ma infondo non c’è nulla di male nel sentirsi gratificate dagli sguardi interessati dell’altro sesso. Pensa ad Arianna e al suo singolare tentativo di esorcizzare Saga con il Kamasutra! Ah dimenticavo, Gemini le ha dato picche prima che riuscisse a portarselo a letto!» concluse Alexis per poi tirare un buffetto scherzoso all’Irlandese, mentre io le rivolgevo il dito medio facendola scoppiare a ridere .

«Non ti si può nascondere nulle eh?» fu quindi il commento della rossa.

«Già. Le mie capacità si stanno espandendo e la cosa è piuttosto fastidiosa dato che a volte vorrei poter avere a che fare solo con me stessa.» disse la Sensitiva.

«Potresti chiede consiglio a Mu. Anche lui è un telepate.» disse Eva.

«Effettivamente potrebbe essere un’idea, intanto gli allenamenti congiunti ci toccano.»

«Già. Però io non so a chi chiedere» disse Katy pensierosa, mentre prendeva le misure di una parete.

«Con Camus non siete forse amici?» domandò l’Alchimista.

Katy storse il naso: «Si, ma i suoi metodi d’insegnamento non mi piacciono. Finiremmo per passare le lezioni a litigare.»

«Perché non chiedi ad Aioria?» esordii quindi io.

«Aioria? Ma non ci ho mai praticamente parlato.» mi disse quindi la Guaritrice.

«Però durante la corsa per le Dodici Case ho avuto modo di notare che anche il Leone è in grado di sviluppare all’occorrenza un cosmo risanatore, quindi magari potrebbe essere untile per entrambi una collaborazione.» dissi.

Katy fece segno di assenso con il capo: «Allora proverò a chiederglielo, ma se rifiuta?»

«C’è sempre Aldy. Lui non si tirerebbe certo indietro» le dissi.

«Ehi, ma io pensavo che il Gold del Toro te lo fossi già aggiudicato tu come mentore» esclamò sorpresa Alexis.

Scossi il capo: «Io verrò seguita da Death Mask»

«COSA!?» fu quindi l’esclamazione congiunta delle altre.

«Al dire il vero Aldy era la mia prima idea, ma Morgana ieri sera mi ha praticamente implorato di collaborare con il Cancro. Sembra infatti che la mia facoltà di purificare le anime dal Cosmo Negativo e la capacità di Death di separarle dal loro corpo, possano risultare determinanti negli scontri futuri, ma non chiedetemi né come né perché. Difatti non ne ho la pallida idea e Morgana è stata ben lungi dal mettermi al corrente di quello che gli sta passando per la testa» Spiegai, dato che la Medium non era stata molto chiara e mi aveva liquidato con un “Devo fare ancora delle ricerche e poi ti spiego. Intanto un saint vale l’altro per imparare a controllare il Cosmo Negativo”. Convinta lei! Peccato che a mio parere un saint non valesse l’altro, ma perlomeno ero riuscita a convincerla a fare da supervisore ai nostri allenamenti. Così se Death avesse calcato troppo la mano, Morgana gli avrebbe fatto il sedere nero… stramaledetto ottimismo!  

«Eva, tu hai già chiesto a qualcuno?» domandai quindi io per sviare il discorso.

L’Alchimista si passò una mano tra i capelli: «Ho una mezza idea di chiedere a Shaka di Virgo» cosa a cui rispondemmo con una caduta di mascella generale.

«Ma sei fuori?» fu quindi il mio commento.

«Purtroppo no. Ho infatti riflettuto a lungo sulle varie capacità dei Saint e l’unico che possa aiutarmi ad accedere a mio piacimento al sapere collettivo è proprio Shaka tramite le sue pratiche di meditazione. Non posso infatti negare che le sua tecnica di rinuncia ad uno dei cinque sensi sia utile per potenziare il proprio cosmo. Quando sono stata infatti privata dei miei ho potuto attingere più facilmente al Subconscio Collettivo» spiegò Eva.

«Subconscio collettivo?» chiese quindi Katy un po’ confusa.

Eva si affrettò quindi a spiegare: «Il Subconscio Collettivo è una sorta di magazzino in cui i Custodi hanno raccolto tutto il sapere, della nascita dell’universo ad oggi, perché in questo mondo nulla si crea o si distrugge, ma tutto si trasforma. Quindi se utilizzato a dovere, il mio cosmo mi permette di reperire qualsiasi tipo di’informazione. Purtroppo al mio stato attuale non riesco ad accederci ogni volta che voglio e ottengo solo informazioni confuse e parziali»

«Mi dispiace, ma non credo che quel rompi balle si dimostrerà disponibile. Per quel che ho visto non mi sembra ben disposto nei nostri confronti» dissi quindi io.

«Invece dovrà farlo. Anche perché non potrà rifiutarsi di adempiere ad un compito affidatogli direttamente da Atena» rispose Eva con fare bastardo.

«Vuoi giocare sporco?» commentò quindi con un sorriso furbetto Alexis, mentre l’Alchimista le sorrideva facendoci l’occhiolino.

«Ovvio, sono o no l’addetta alla gestione personale insieme ad Arianna? Quindi sono autorizzata ad usare la firma della Kido!»

«Auguri allora! Quello è l’apoteosi della spocchia» mi sfuggì.

«Tranquilla, sopravvivrò. D'altronde sono stata dotata di due orecchie, quindi quando inizia a sparare cazzate basta farle entrare da una e farle uscire dall’altra. Piuttosto come la mettiamo con il Tempio del Sagittario?» chiese quindi Eva, tornando ad osservare l’edificio rifilatoci da Saori.

«Uhmmm… ci vorrebbe un piano di lavoro per rimettere in sesto questo rudere» considerò di conseguenza Alexis, portandosi una mano al mento pensierosa, mentre a me veniva la depressione.

«Di quello non dovete preoccuparvi perché ci penso io!» la voce trillante di Katy, mi fece quindi sobbalzare e fece puntare tutti gli occhi su di lei, sul cui volto si era dipinta un’espressione ispirata tipo artista in piena crisi mistica: «Ho sempre avuto una passione sfrenata per il restauro e l’arredamento fai da te! Quindi non perdiamoci d’animo perché sono sicura che sarà divertente rimettere in sesto questo tempio! Ho già qualche ideuzza niente male…» continuò la Guaritrice, per poi partire a vaneggiare per l’edificio menzionando carte da parati a fiori e decorazioni con putti e fatine.

«Oddio, l’abbiamo persa.» fu il commento di Alexis, mentre io avvertii un brivido lungo la schiena, che mi fece sfuggire un:

«Non so perché, ma ho paura»

Vi posso infatti garantire che vedere Katy in piena crisi d’ispirazione era ed è una cosa piuttosto inquietante.

«Ma quale paura Arianna! Lasciate fare a me e vedrete che casa verrà fuori! Corro subito ad iniziare i progetti di ristrutturazione!» mi rispose Katy per poi dirigersi euforica verso la porta.

«Ehi, Renzo Piano, come pensi di metterle in pratica le tue idee geniali? Io non ho mia preso in mano una cazzuola e dubito seriamente che Saori ci lasci ingaggiare un’impresa edile» disse Alexis fermando la californiana sull’uscio.

«Uhm, questo effettivamente è un problema.» constatò Katy.

Ci ritrovammo così tutte a rimuginare su come ovviare alla cosa, per poi ritrovarci ad osservare Eva darsi una manata sulla fronte ed esclamare: « Che stupide che siamo! I saint e i soldati! La soluzione è semplice!»

«Credi veramente che ci aiuterebbero?» chiese Alexis poco convinta.

Eva fece l’occhiolino alla Sensitiva: «Tu e Arianna occupatevi di reperire Seiya e gli altri. Per il resto lasciate fare a me, so come trattare con gli uomini!» e dicendo questo, Eva uscì con fare malizioso dal Tempio del Sagittario sbottonandosi la camicetta fino all’attaccatura del seno.

 

 

«Ma come hai fatto a raccattare così tanta gente?!» chiese Shun posando il secchio con la calce, impressionato dalla schiera di soldati semplici accorsi in nostro aiuto ed intenti a trafficare con piastrelle e mattoni. Eva era infatti riuscita a reperire un cospicuo drappello di manovali, che si erano messi all’opera sotto la dittatura di Katy (soprannominata ormai da tutti come “l’Hitler Bionda”), che sbraitava in continuazione dietro a tutti. Soprattutto se non si seguivano alla lettera le sue direttive.

«A dire il vero non ho dovuto impegnarmi molto, mi è bastato recitare la parte della povera donzella in difficoltà e fare un paio di lacrimucce!» rispose Eva, mentre insieme a me scrostava il muro esterno della casa che dava sul giardino.

«Beh, per forza! Qui ci sono solo ancelle che sbavano per i Gold.» fu il commento di Ikki intento a riparare una crepa.

«O maschi mancati con la maschera. Alla fine sull’Isola di Death Qeen non ti è andata poi così male, almeno hai incontrato Esmeralda» aggiunse Hyoga, mentre era alle prese con i gradini anarchici del porticato.

«Non mi parlare di maschi mancati con la maschera! Shaina non fa altro che perseguitarmi; prima prendendomi a botte ed ora cercando di avvelenarmi con il cibo. Quei fottuti biscotti che mi prepara ogni giorno fanno veramente schifo!» aggiunse Seiya, che invece era appoggiato ad una delle colonne e guardava gli altri lavorare.

«Secondo me sei troppo cattivo con Shaina. Infondo lei cerca solo di essere carina con te. E poi vedi di fare qualcosa pure tu!» lo rimbeccò Shiryu lanciando al Saint di Pegaso una cazzuola, che Seiya non afferrò, facendosela finire sul piede, mentre la nostra attenzione fu attirata da due graziose, starnazzanti ed inutili ancelle accorse sul posto solo per guardare Afrodite e Shura a torso nudo che stavano aiutando Aldebaran a risistemare il tetto, che dava sull’ala della casa in cui noi stavamo lavorando. Sayuko, poco lontano dalle due, le centrò con una secchiata d’acqua sporca.

«Oh! Scusate, non l’ho fatto apposta, mi sono inciampata!» disse con fare poco convincente la giapponese.

«Come no Sayuko, ci crediamo tutti!» fu quindi il commento di Alexis intenta a prendere il sole, scostando appena gli occhiali scuri per osservarla.

«Certo che almeno una mano potresti darmela visto che sono stato così gentile da acconsentire ad aiutarti!» commentò quindi Shura, ampiamente seccato, da sopra il tetto.

«Senti, zucchero, non sono mica io quella che deve espiare i suoi peccati in nome di Atena e poi ti ricordo che sei in debito con me dato che hai passato un mese a scrocco a casa mia, scartavetrandomi le così dette per farmi tornare da Saori! Quindi chi è causa del suo mal pianga se stesso!» commentò Alexis, facendo brontolare a Shura qualcosa in spagnolo (molto probabilmente delle imprecazioni).

«A proposito di gente che deve redimersi, dov’è finito Death? Ci mancano delle tegole!» disse Aldy sporgendosi dalla falda.

«L’ho spedito a recuperare dei sacchi di sabbia per la malta degli interni» rispose Morgana continuando a limarsi le unghie appollaiata su un ramo di un albero.

Ebbene sì, tra i manovali eravamo riuscire ad arruolare pure qualche Gold: Aldy si era offerto volontario, Shura era stato ingaggiato da Alexis, che aveva giocato con il suo senso dell’onore (e con qualche debito arretrato tipo la vistosa cicatrice che campeggiava sulla sua gamba…), Fro l’aveva fatto per dare manforte a Sayuko, la quale aveva deciso di darci una mano, mentre Morgana per compassione aveva optato per rifilarci Death, il quale era finito a fare la spola per i materiali, tirando giù tutti i santi conosciuti e non. La Medium però era stata irremovibile: “Il lavoro manuale nobilita l’animo”, quindi per l’ex Cancro non c’era stato scampo.

Ah, sì, dimenticavo: Saga si era invece preso carico di rimettere a nuovo gli infissi, ma aveva evitato accuratamente di mettere piede nel Tempio del Sagittario, per ritirarsi a fare Mastro Geppetto nel suo Tempio. Aioria infatti era già abbastanza nervoso per la paura di come avremmo ridotto l’ex dimora di suo fratello; tra l’altro non a torto dato che Katy aveva acquistato della carta da parati a cuori ( ma state tranquilli, la suddetta carta fu circoscritta solo alla camera della Guaritrice poiché io, Eva e Alexis ci eravamo tassativamente rifiutate di usarla anche per gli ambienti comuni, optando per una più versatile verniciatura di bianco. Katy per la cosa non ci parlò per circa due giorni. L’ho già detto che la Guaritrice odia essere contraddetta?). Quindi Gemini aveva pensato saggiamente di non aggiungere anche la sua presenza nella suddetta casa, per evitare di far schizzare ulteriormente il Leone (sante Marin e Lythos che in quei giorni, per tenere a cuccia Simba, avevano dovuto fare fronte comune. Vi lascio immaginare le voci che avevano iniziato a girare sul cosiddetto “triangolo”…).

Gli altri invece si erano dimostrati meno collaborativi. Shaka in particolare aveva tentato di porre il veto al passaggio per il suo Tempio perché ne disturbavamo le quiete (ma io ed Eva gli avevamo allegramente fatto il gesto dell’ombrello ficcandogli sotto il naso l’autorizzazione “firmata” da Saori). Mu e Camus, dal canto loro, si erano espressi con un laconico “Lasciateci fuori”. Milo invece veniva sempre a brontolare per la polvere, il rumore, la scelta dei materiali, la collocazione dei ponteggi, l’aria che respiravamo… insomma ogni pretesto era buono per attaccare briga e tutti si chiedevano come facesse ad essere ancora vivo dato che Katy, in versione capo cantiere, tendeva a perdere le staffe per ogni cazzata fuori posto (persone e commenti compresi).

La mia divagazione fu però interrotta da tre figure a me note.   

«Asterion, Babel, Argor, che piacere rivedervi!» Dissi quindi io andando loro incontro.

«Abbiamo sentito circolare la voce che ci fossero delle fanciulle in difficoltà e siamo venuti a dare una mano. Tra l’altro ho sentito anche che hai rotto con quel bastardo di Gemini. Quindi se ti potesse interessare… io sono libero» mi fece l’occhiolino Asterion, cosa che mi fece comparire un’enorme gocciolina in stile manga sulla fronte.

Il momento di stallo imbarazzante venutosi a creare per l’uscita di Asterion, venne però fortunatamente interrotto da Babel:

«Ehm… certo che non avrei mai immaginato che la Casa del Sagittario potesse venir assegnata a persone non votate al culto della nostra dea! L’Atena di quest’epoca è una rivoluzionaria!».

«Più che tutto è una furbetta. Questa catapecchia cadeva a pezzi e lei ha pensato di rifilarla a noi per le ristrutturazioni» bofonchiai io.

«Katy dov’è?» chiese invece Argor guardando ansioso da tutte le parti (a quanto pare la cotta per la biondina non gli era ancora passata).

«Ehi, voi! Perché state battendo la fiacca? I lavori non vanno avanti da soli!» sbottò una voce alle nostre spalle, che ci mise sull’attenti.

«Come si dice; parli del diavolo è spunta l’Hitler bionda!» sfuggì a Hyoga che ricevette uno scappellotto dalla Guaritrice, che poi ritornò a guardarci severa picchettando con fare ammonitore un metro sulla mano.

«Allora?» ci incalzò Katy.

«Sì, signora, subito signora!» ci affrettammo a dire noi, compresi i tre Silver appena arrivati.

«Certo che non valete proprio nulla se vi fate mettere sotto da una ragazza in questo modo. E poi gli stucchi della cucina fanno veramente schifo. Più che putti sembrano maiali» la voce di Milo ci fece voltare verso di lui e Camus, che avevano avuto la pessima idea di venire a ficcare il naso.

Gli occhi di Katy si fecero due fessure.

“Ohi, ohi, questa è la volta buona che lo uccide e poi ne occulta il cadavere in qualche piglia” mi vene spontaneo pensare. Prima regola per una convivenza civile con Katy: mai dirle che quello che fa è una schifezza… e dimenticarsi di usare le pattine!

«Ah, sì?» sibilò infatti la bionda: «Allora sai che ti dico? Falli tu Michelangelo!» e detto questo la Californiana andò a recuperare il necessario e lo ficcò in mano allo Scorpione.

«Ma sei scema? Io sono un Gold e non mi abbasso a fare questi lavori!» rispose quindi Milo incrociando le braccia.

«Come immaginavo sei solo bravo a parole!» lo provocò quindi Katy.

«Cosa vorresti insinuare?» Milo si stava alterando.

«Che vali meno di zero e che non sai nemmeno da che parte si prende un secchio!» rincarò la dose Katy.

«Queste sono solo calunnie  e te lo posso dimostrare!» sbottò quindi il Gold afferrando il suddetto contenitore dal verso giusto (bravo, Milo, bravo!).

«Allora datti da fare perché gli stucchi del soggiorno sono tutti tuoi!» rispose brusca Katy, spingendo con poca grazia Milo verso l’interno, per poi però fermarsi e rivolgere i suoi occhi azzurri e minacciosi verso Camus, appoggiato con fare indifferente alla parete (ma nonostante la sua espressione ieratica, ero sicura di aver percepito un sussulto nel suo cosmo).

«E tu che ci fai li impalato?»

«E si che l’avevo avvertito di chiudere la bocca con Katy. Milo questa volta me la paghi!» brontolò infatti l’Acquario tra i denti, per poi però recuperare anche lui una cazzuola.

«Quindi alla fine avete ceduto maestro» ridacchiò bastardo Hyoga.

«Dovresti sapere quanto possa essere molesta Katy quando ci si mette! Quindi Taci!» sibilò Camus, mentre la Guaritrice sfoggiava un sorriso soddisfatto di vittoria (a quanto pare era da un po’ che rompeva i gioielli di famiglia a qual povero diavolo).

La rimessa in riga di Milo e Camus da parte di Katy fu però interrotta da un soldato semplice:

«Mi scusi signora, ma rifacendo gli intonaci dell’androne abbiamo trovato una scritta e volevamo quindi sapere come procedere»

Ci dirigemmo quindi nel corridoio di passaggio del Tempio del Sagittario, ritrovandoci di fronte ad una sorta di graffito scritto in greco, alla vista del quale i Silver e i Bronze avevano iniziato ad aprire i rubinetti, mentre i volti di Milo e Camus lasciavano trasparire una certa emozione. L’Acquario in particolare fu il primo ad avvicinarsi alla scritta e, sfiorando la firma lasciata dall’autore, disse:

«È di Aioros. C’è scritto: “Ragazzi che vi trovate in questo luogo, vi affido Atena”*. Devono essere le sue ultime volontà.»

«Vado a chiamare Aioria» commentò Milo, ma un TLUK lo fece fermare esclamando un: «Ma cos..»

Una parte dell’intonaco in cui vi era la scritta, aveva infatti avuto la brillante idea di staccarsi dal muro… lasciandone intravedere un’altra al di sotto di essa, cosa che fece comparire un’espressione alquanto indecifrabile sul viso di Morgana, la quale diede subito ordine ad un soldato di liberarla.

«Ehi, ma come osi! In questo modo verrà cancellato il testamento di Aioros!» protestò quindi Milo, che venne però bloccato con nostra sorpresa da Camus, prima che lo Scorpione potesse intervenire. Anche l’Acquario infatti osserva con interesse la scritta che stava uscendo da sotto l’ulteriore strato d’intonaco.

 «Sulla punta di una freccia è li destino. In quello di una bambina, il cammino. Figlia della morte ed erede della vita vi chiedo perdono. Iorgos.» lesse quindi Camus una volta che l’iscrizione fu completamente riportata alla luce.

«Iorgos? Ma chi è?» chiese quindi Hyoga al suo maestro.

«È il Gold Saint del Sagittario che partecipò alla guerra santa contro Ade nel XVI sec. Di lui si narra che fosse uscito di senno dopo essere penetrato nella dimora terrena del dio dell’oltretomba» spiegò Camus, mentre sul viso di Morgana si dipingeva un’espressione dura.

«Scusate» disse infatti la Medium, per poi farsi largo tra gli astanti e uscire dal Tempio.

 

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*Cit. Saint Seiya.

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Capitolo 12
*** Cane e gatto ***


CANE E GATTO

Uomo avvisato, mezzo salvato!

 

Dal giorno della scoperta della scritta di Iorgos, i lavori erano andati avanti velocemente e nel giro di un mese eravamo riuscite a realizzare il grosso delle ristrutturazioni (con tanto di bagno fornito di scarico a fondo perduto). Mancava praticamente solo più da tinteggiare e ricollocare al loro posto gli infissi.

Al contempo Morgana aveva smesso di venire a farci visita con la scusa di aver cose più urgenti da fare, per poi chiudersi in casa. E considerando che il suo strano comportamento aveva avuto inizio con la scoperta dei deliri di un Gold Saint del XVI Sec., la cosa aveva lasciato me e le altre piuttosto perplesse.

A nulla era inoltre servito il terzo grado a Death per scoprire l’origine dello strano atteggiamento della Medium. Infatti l’ex Cancro era riuscito solo a dirci che ne sapeva quanto noi, dato che Morgana passava tutto il tempo a studiare strani manuali esoterici di cui lui non capiva nulla, per poi concludere con un “Quindi smettetela di rompermi le palle prima che vi spedisca al cimitero”. 

Di conseguenza associando scritta ­+manuali+Morgana l’unica spiegazione era che forse quel tizio potesse avere a che fare con noi, ma in che modo non avrei saputo dirlo. Quindi ero ben intenzionata a scoprirlo appena fossi riuscita a mettere all’angolo la Medium, senza contare che il suo modo di fare così misterioso a me non piaceva.  Eravamo o no una squadra? Quindi se c’era un problema, a mio parere era giusto discuterne tutte insieme!

TOK! TOK!

Il picchiettare sullo stipite della porta della mia futura camera, che stavo imbiancando, mi fece quindi smettere di pensare a Morgana, per rivolgere la mia attenzione a Saga che si accingeva ad entrare con le ante della finestra in spalla.

«Posso?» mi chiese Gemini.

«Fai pure» dissi mentre ritornavo ad imbiancare il muro.

«Ehm… bello il tempo oggi!» disse quindi Saga per smorzare il silenzio.

«Sì, stupendo»

«Ho sentito del nuovo libro sugli alieni. Come procede?» continuò Gemini.

«Per ora sono ancora in fase di ricerca e stesura del soggetto.»

«Comprensibile. Immagino tu non abbi avuto molto tempo con queste ristrutturazioni».

«Già»

«Noto che siamo di poche parole.» disse di conseguenza Saga con fare ironico.

«Non ho nulla da dire. Tutto qui» risposi, per poi aggiungere mentalmente un “Soprattutto a te”. D'altronde credevo che la cosa fosse abbastanza chiara dal momento che era da quando avevo rimesso piede al Santuario che lo evitavo come la peste, nonostante lui avesse cercato di attaccare bottone in diverse occasioni.

«Capisco. La mia compagnia non è di tuo gradimento» disse quindi lui , ma io non risposi. Mi limitai a pensare un “Perspicace!”.  Purtroppo però Saga non è mai stato un tipo che si dà per vinto tanto facilmente e difatti dopo un momento di stallo, in cui il silenzio veniva rotto solo dal cigolio dei cardini che si apprestava ad oliare, ripartì alla carica.

«Beh, che ne dici? Come falegname me la cavo, no?».

«Sì, le imposte sono fantastiche» gli risposi freddamente, aggiungendo mentalmente un “Ma allora sei de coccio, non ho voglia di parlare!”

«Ma se non le hai nemmeno guardate!» mi rispose ironico Gemini notando che non avevo staccato gli occhi dal muro, per poi avvicinarsi ad uno dei secchi della vernice per prendere un pennello: «Vuoi che ti dia una mano?»

«Non è necessario, grazie!»

«Guarda che non è il caso di fare complimenti…» insistette Saga, cosa che mi fece alzare esasperata gli occhi al cielo:

«Ma cosa vuoi ancora da me Saga? Ormai i giochi sono finiti!».

Saga mi rispose decisamente scocciato: «Sto solo cercando di essere gentile! Quindi anche se so che sei arrabbiata con me per tutto quello che è successo, potresti fare meno la vittima dato che a capo Sounion mi hai detto che il tuo interesse nei miei confronti era solo quello di portarmi a letto! Credi che mi abbia fatto piacere?»

Istintivamente mi ritrovai a stringere il pennello che avevo in mano fino quasi a farmi male.

«Ah si? Ti ha dato fastidio? Stellina! Allora pensa a me che ho rischiato l’osso del collo per scoprire di essere stata solo presa per i fondelli dall’inizio alla fine!» sibilai a quel punto fremente di rabbia. Ma che razza di bastardo!!!!

Saga sorrise amaramente: «Come pensavo. Il tuo è solo orgoglio ferito»

«Eh?» mi sfuggì guardandolo sorpresa.

«Mi è bastato provocarti per farti cadere in contraddizione.  Le parole che mi hai detto in carcere non erano vere, ma una sorta di difesa nei miei confronti. Perché tu in realtà mi amavi e stai ancora soffrendo per colpa mia, non è così?»

I miei occhi furenti incrociarono i suoi, velati di un misto di dispiacere e malinconia.

«Fottiti Saga.» gli risposi quindi io, capendo finalmente dove aveva voluto andare a parare con il suo discorso: smontare il mio muro di carta dietro il quale mi nascondevo per non far vedere a tutti la mia sofferenza. Ma se si aspettava che scoppiassi in lacrime ed esternassi davanti a lui tali sentimenti era fuori strada. L’unica cosa che ne avrebbe ricavato era la mia rabbia e non il silenzioso dolore del mio cuore, ma mentre stavo per dargli le spalle, mi sentii afferrare per un polso dal saint che mi trasse a sé:

«Arianna, dimmi cosa posso fare per rimediare ai miei errori»

«Lasciarmi in pace.» risposi, fronteggiando i sui occhi verdi e penetranti.

«Mi dispiace, ma questo non posso farlo, perché… ti rivoglio! Da quando ti ho perso non c’è stata notte che non ti abbia pensato»

«È troppo tardi per tornare indietro, perché io non ti credo più. Quindi ti avviso di lasciarmi in pace o sarà a tuo rischio e pericolo».

«Di ricordo che sono un Saint è sono abituato ai rischi ed ai pericoli!»

Alla risposta risoluta di Saga un sorriso bastardo si dipinse sulle mie labbra, mentre pensai un “Ma davvero? Allora vorrà dire che questa volta sarò io a divertirmi un po’ con te!”. Se ciò che diceva era vero (cosa a mio avviso poco probabile visto i precedenti) e non il frutto di chissà quale sua macchinazione, avrebbe dovuto sudare parecchio per riavermi. Il mio cuore questa volta l’avrei venduto caro! Infatti se non potevo negare che una parte di me pensava ancora a lui, l’altra invece esigeva vendetta e dopo tutto quello che mi era capitato, infondo che male c’era se mi prendevo una rivincita?

E tanto per sottolineare la cosa fin da subito optai per allontanarlo da me con una bella pennellata di bianco!

«Arianna dannazione, ma che fai!» sbottò infatti Saga lasciando repentinamente la presa, portandosi le mani al naso, ormai irrimediabilmente colorato.

«Uomo avvisato mezzo salvato, Saga!» gli risposi quindi io sventolandogli il pennello davanti alla faccia.

«Questa è stata una mossa sleale! Ma so come fartela pagare!» il sorriso bieco di Saga mi fece correre un brivido lungo la schiena. Soprattutto quando realizzai cosa aveva in mente di fare. Il saint aveva infatti intinto le sue mani nella tanica di vernice per poi dirigersi verso di me, con fare minaccioso.

Che dire? Non riuscii nemmeno a fare due passi in direzione della porta che Saga mi fu letteralmente addosso.

«Non oserai mica…» sbiascicai.

«O si invece!» mi rispose Saga, cosa a cui riuscii a rispondere solo con un verso soffocato prima che Gemini, tenendomi ferma per la vita con un braccio, mi impiastricciasse per bene il viso.

«Stronzo!» sussurrai quando finalmente Saga completò la sua opera.

«Che vuoi? Sei stata tu a cominciare!» fu la sua risposta, per poi aggiungere: «Comunque il bianco ti dona!» per poi scoppiare a ridere.

“Ok, vuoi proprio la guerra eh?” pensai quindi io, mentre con un sorriso sadico mi avviavo con passi solenni verso il secchio del colore. Saga non ci mise molto a capire di che morte stava per morire…

«No, dai, Arianna, parliamone!» fu il suo commento, mentre, mettendo le mano avanti, aveva iniziato a retrocedere verso la porta.

Io non gli risposi, ma gli sfoderai il mio migliore sorriso malefico. Poi afferrai la tanica…

«Buongiorno, sono venuta a vedere come procedevano i lavori…»

SLAPSH!!!

La secchiata di bianco prese in pieno Saori (accompagnata dall’immancabile Tatsumi), che aveva avuto la pessima idea di entrare nella stanza nel preciso momento in cui Saga si spostava di lato per evitare di essere centrato.

“Ops! Sta volta l’ho fatta bella!” mi venne spontaneo pensare, mentre Saga era piegato in due dalle risate. Tatsumi invece aveva iniziato ad urlare all’attentato.

«Piantala di starnazzare Tatsumi, mica è successo qualcosa di grave! Un bel bagno e si risolve la faccenda!» esclamò Saga asciugandosi le lacrime, mentre io mi avvicinavo mortificata a Saori, che aveva un’espressione indecisa di chi non sa se mettersi a piangere o a tirare giù tutti i santi (anche se in cuor mio ci stavo godendo come un riccio).

«Scusami Saori, non era mia intenzione colpire te…»mi giustificai.

Saori dal canto suo si ricompose dandomi le spalle, per poi dire con fare perentorio: «Arianna seguimi al Tredicesimo Tempio, dobbiamo parlare. Tu Saga, sei in punizione. Non potrai lasciare la Terza Casa per una settimana.»

«Ma ha iniziato lei!» protestò contrariato Gemini puntandomi il dito contro.

«Guarda che sei tu che mi hai provocato!» risposi quindi io incrociando le braccia.

«Non mi interessa di chi è la colpa! La prossima volta cercate di essere più maturi!!!» e detto così Atena uscì tutta impettita dalla stanza con me e Tatsumi al seguito, tra i mormorii indignati nei miei confronti dei soldati all’opera nella casa e il commento irato di Katy che, alla vista di come io e Saga ci eravamo ridotti, aveva esclamato: «Peggio dei bambini! C’è più vernice addosso a voi che sui muri! Insomma non vi si può lasciare soli nemmeno per cinque minuti!!!», mentre a Seiya e ad Alexis scappava un: «Arianna ti stimo!» alla vista di Saori completamente imbrattata di bianco.

Ma se Saga se l’era cavata con una settimana ai domiciliari, io mi sorbii una ramanzina di un’ora sul fatto che la vernice la pagava la fondazione Grado e che quindi non avevo il diritto di sprecarla, nonché il mio comportamento non si addiceva alla mia età, per poi sottolineare che la mia presenza al Santuario doveva servire ad alleggerire i suoi compiti e non a crearle ulteriori problemi.

Ah, dimenticavo! Nella predica erano stati inclusi anche i piagnistei per il vestito andato irrimediabilmente perduto. La lasciai quindi sfogare per un po’ con i suoi discorsi sconclusionati per poi bloccarla dicendo:

«Saori, taglia corto!»

«Che vuoi dire?» chiese quindi stupita Saori.

«Sei un’ereditiera con un guardaroba e un conto in banca smisurato. Quindi non spacciarmi la storia che ti sei risentita per un kitone fuori moda da secoli e un secchio di vernice. Di conseguenza sputa il rospo.»

Saori mi guardò mordendosi un labbro indecisa sul da farsi, per poi lasciarsi scivolare sul trono:

«Già la mia autorità è continuamente messa in discussione e se ci aggiungiamo pure l’essere presa a secchiate di vernice di fronte a dei saint a ai soldati semplici…»

«Saori, è stato un incidente! Il mio obbiettivo era Saga non te!Te l’ho già detto» sbottai a quel punto esasperata.

«Lo so, ma questo non toglie che l’accaduto possa essere andato a ledere la mia immagine, non so se mi spiego!» sputò finalmente il rospo la Kido.

La guardai a bocca aperta per qualche secondo per poi emettere un sospiro divertito:

«Saori, da quanto ne so, i saint non mettono in dubbio la tua autorità, ma si sentono semplicemente in colpa per non averti riconosciuta! Per questo sono così asfissianti. E credimi, per l’incidente della vernice al massimo sarò io a venire demonizzata per una sciocchezza. Già mi immagino Shaka, Milo e Aioria rincorrermi con i forconi per Il Santuario appena circoleranno le voci!»

«Già, non ti vedono di buon occhio» mi confermò lei.

«Secondo me, dovrebbero prendere la vita in modo più easy quei tre»

«Forse hai ragione» sospirò la Kido.

«E anche tu» le dissi quindi, facendole l’occhiolino.

«Io non posso, lo sai» mi rispose la Kido con lo sguardo fisso al suolo. L’occasione era troppo ghiotta per farmela sfuggire e io ovviamente non lo feci, dando il via al mio teatrino.

«Lo so, lo so! Tu sei la reincarnazione di Atena, ultimo baluardo per la difesa del mondo, eccetera, eccetera, eccetera! Ma questo non toglie che tu sia anche una persona e come tale hai il sacro santo diritto di vivere la tua vita come meglio ti aggrada!».

«Lo credi veramente?» mi chiese quindi la Kido.

«Certo! E poi lascia che ti dica una cosa, perché su questo Eva ha perfettamente ragione: come fai a dire di amare l’umanità se te ne stai seduta su un trono guardandola da lontano?»

«Spiegati meglio» mi disse quindi Saori incuriosita.

«Se vuoi veramente prendere le nostre difese devi conoscerci, e per farlo devi sperimentare come viviamo. Stare in mezzo alla gente comune. Perché la gabbia dorata costruita per te del vecchio Kido a Tokyo e la fredda austerità di questo Santuario non sono la normalità.» le spiegai.

«Quindi mi stai dicendo che dovrei uscire per conoscere il mondo?»

«Esattamente. E vivere per difendere la vita»

«Ma come faccio! I Gold Saint non me lo permetterebbero mai di allontanarmi dal Santuario ora che ci sono rientrata! È dall’epoca del mito che vengo cresciuta tra queste mura per rendermi all’altezza di sconfiggere il male. Il periodo a villa Kido è stato un incidente di percorso» mi disse a quel punto Saori.

«Allora vorrà dire che se tu non puoi “andare” alla normalità, sarà la normalità a “venire” al Santuario»

«E come?»

«A questo ci pensiamo noi Emissari! Per il resto basta che tu ci lasci carta bianca!»

«Ma…» protestò Saori, venendo bloccata dal mio dito ammonitore.

«Niente ma! È ora che qualcuno si prenda cura anche della tua felicità oltre che del tuo cosmo Atena. Quindi lasciaci provare a dimostrati che si può aiutare il prossimo anche senza sacrificare completamente la propria vita.»

«D’accordo. Facciamo un tentativo» mi disse quindi Saori abbozzando un sorriso poco convinto, nonostante il suo cosmo tradisse una certa curiosità.

«Perfetto allora ti voglio con noi al pigiama party che ho intenzione di organizzare per l’inaugurazione della nostra nuova abitazione. E ora è meglio fare un bel bagno che tra me e te non so chi sia messa meglio, dato che abbiamo vernice ovunque!» e detto questo feci per lasciare la sala del trono quando, sulla soglia, venni nuovamente fermata da Saori:

«Arianna…»

«Dimmi»

«Grazie»

«Di nulla, è un piacere» le risposi per poi svanire oltre il pesante portone, pensando un “Non ringraziarmi bambina!”. Anche se un po’ di svago non le avrebbe fatto sicuramente male…. tolto che stava per finire tra le grinfie di un gruppetto di depravate determinate a portarla sulla via della perdizione!

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Capitolo 13
*** Mal comune mezzo gaudio. ***


MAL COMUNE MEZZO GAUDIO

Mi avvalgo della facoltà di dissentire!

 

«COSA? Io non sono d’accordo! Ti ricordo che non abbiamo più 13 anni!» esclamò Alexis per nulla entusiasta della mia proposta di un pigiama party di sole donne per inaugurare la fine dei lavori al Tempio del Sagittario. Le ristrutturazioni erano infatti state completate e da un paio di giorni ci eravamo trasferite stabilmente nella suddetta casa. Quindi io avevo deciso di tirare in ballo la cosa che avevo già proposto a Saori, riunendo le altre nel nostro nuovo salotto dopo cena. L’unica a mancare all’appello era Morgana, siccome era uscita a caccia di fantasmi (almeno a sentire Death).

«Alexis, ci terrei a sottolineare che l’iniziativa servirebbe come apripista per il nostro piano di traviare Saori! Se infatti riusciamo a farcela amica sarà più facile influenzarla!» replicai quindi io.

«Allora perché non optiamo per un club notturno per donne come location della festa? Ci divertiremmo di più e sarebbe un’ottima terapia d’urto!» ribatté quindi la Sensitiva.

«Io mi accontenterei di uno strip di Dite!» fu l’inevitabile uscita di Sayuko intenta a mettersi lo smalto. Un gelo polare calò nel salotto.

«Beh? Che ho detto di strano?» fu il conseguente commento della giapponese a cui risposero i nostri colpi di tosse e il sopracciglio alzato di Katy che aveva finalmente alzato il viso dal voluminoso tomo di anatomia che stava leggendo.

«Vorrei ricordarvi che infondo Saori è solo una ragazzina! Quindi sarebbe meglio procedere per gradi. Non credete?  Dobbiamo traviarla, non traumatizzarla!» risposi di conseguenza alla Sensitiva e alla Veggente.

«Ehi, guarda che lo so! È solo che ho sempre odiato i pigiama party con sole donne! Si guardano solo film sdolcinati e ci si rimpinza di schifezze… due palle!» esclamò quindi Alexis, lasciandosi scivolare sul divano.

«Anch’io preferirei fare altro, ma effettivamente un pigiama party dove ci siamo solo noi e lei, potrebbe essere un’ottima occasione per conoscerla meglio e senza interferenze esterne. Infatti ho seri dubbi che i saint ce la lascerebbero in custodia fuori dal perimetro del Santuario senza un’adeguata scorta» fu il commento di Eva, mentre scandagliava una guida di Atene in cerca di discoteche a cui inviare un curriculum.

«E conoscere il proprio bersaglio è essenziale!» sottolineai io.

«Ok, se è per “lavoro” mi sacrifico, ma ad una sola condizione!» disse quindi Alexis con fare ammonitore.

«Quale?» chiesi.

«Mi occupo io degli alcolici!»

Non so perché ma la faccia d’assatanata di Alexis non mi fece pensare a nulla di buono…

 

 Fu così che Alexis si assunse in modo irrevocabile l’onere delle “bevande”, mentre Sayuko si era proposta di occuparsi dei giochi. Katy, manco a dirsi, si era accaparrata le decorazioni, Eva invece aveva optato per reperire la musica ed infine a me era toccato il rifornimento viveri… e dato che c’ero, mi era stata rifilata anche la lista della spesa. “Intanto al supermercato ci devi andare per le cibarie, no?” mi avevano infatti sottolineato le mie coinquiline.

Il giorno seguente mi alzai quindi tardi e di mala voglia, conscia della sfacchinata che mi sarebbe toccata. Il tragitto da Rodorio ad Atene non era infatti una passeggiata, e nel paesino confinante con il Grande Tempio non c’erano supermercati. Al massimo una panetteria e un macellaio. Altro che comodi grandi magazzini davanti casa!

Mi recai quindi in cucina per metter qualcosa sotto i denti, ritrovandomi così ad osservare Katy indemoniata che puntava contro Alexis, ancora in pigiama, una ramazza:

«Smettila di fare briciole sul pavimento!Ho appena finito di spazzare!» sbraitava infatti l’americana, mentre Alexis continuava imperterrita a sgranocchiare fette biscottate integrali come se nulla fosse.

«Ehm, ciao ragazze…» salutai quindi io, ritrovandomi così con la scopa di Katy a pochi centimetri dal naso:

«Non provare a fare briciole anche tu!» ringhiò la bionda, cosa che mi fece pensare un “Nervosetta, eh?”.

«No tranquilla, esco subito!» la rassicurai quindi io alzando le mani in segno di resa, per poi defilarmi alla svelta, mentre la biondina mi urlava dalla cucina un: «E vedi di metterti le pattine per non rigare i marmi dell’androne!!!! E non fate troppo casino perché devo studiare!!!»

Il mio pensiero volò quindi spontaneamente a Camus e Hyoga e mi annotai mentalmente di chiedere loro come fossero riusciti a sopravvivere con lei in Siberia.

A parte questo, la discesa delle 12 case fu abbastanza tranquilla (Purtroppo, per via della mia impulsiva ramanzina a Milo sul fatto che le difese riguardanti i passaggi segreti del santuario facevano pena,  ci era toccato rassegnarci a quelle dannate scale, poiché i suddetti passaggi erano stati chiusi). Comunque Milo, Aioria, Saga, Death e Aldy (quindi niente caffè!) erano usciti di buon mattino per allenarsi, di conseguenza riuscii ad attraversare i loro templi senza troppi convenevoli. L’unico intoppo ci fu alla Casa della Vergine, dove venni fermata da Shaka intenzionato a farmi il terzo grado, ma per liberarmi dal sospettoso saint mi bastò associare la parola “spesa” ad “assorbenti”. Il borioso biondino ebbe quindi la saggezza di battere in ritirata preferendo non indagare oltre.

Al Tempio dell’Ariete trovai invece Mu ed Eva seduti sui gradini dell’ingresso.

Precisiamo! Tendenzialmente non sono un’impicciona, ma mi era parso brutto disturbarli considerando che erano immersi in una fitta conversazione. Come dite? Salutare con discrezione e passare oltre invece che ritrovarmi nascosta all’ombra di una piglia? Effettivamente sarebbe stata la cosa più saggia, ma dato che l’argomento della loro chiacchierata era Shaka… la cosa mi aveva incuriosita!

«Quindi, tirando i capi del tuo discorso, ritieni più opportuno che sia Shaka ad essere il tuo maestro e non io. Giusto?» disse Mu all’Alchimista. Anche se non ero in grado di vedere l’Ariete in faccia, nella sua voce non potei non notare un po’ di sorpresa, mista a delusione.

«Credimi, non sono minimamente entusiasta della cosa, ma bisogna essere obbiettivi. Le sue capacità sono quelle più affini alle mie» rispose abbattuta Eva.

«Capisco. Glielo hai già chiesto?» chiese Mu.

«No. Vista l’alta probabilità che rifiuti devo pensare bene in che modo agire. Uffa, ma tra tutti e 12 proprio a quel pallone gonfiato mi doveva capitare di dover chiedere una mano?» sbuffò Eva visibilmente sconsolata.  A Mu sfuggì una risata.

«Effettivamente è un soggetto che si crede un po’ sopra le righe.»

«Un po’?» lo riprese la rossa.

«Un po’ tanto» ammise il tibetano «Comunque io credo che accetterebbe l’allenamento congiunto senza fare una piega» fu il commento del Gold.

«Dici?» chiese quindi Eva guardandolo poco convinta.

«Sì. Avere una degli Emissari sotto la propria giurisdizione sarebbe un’occasione troppo ghiotta per studiarvi da vicino, quindi non se la farebbe scappare di sicuro, ma bada che lui non si fida minimamente di voi e pensa che possiate tramare qualcosa alle spalle di Saori.» la voce di Mu si era fatta grave, mentre posava una mano sulla spalla della Rossa: «E dato che ciò che sospetta è in parte vero, devi essere molto cauta. Ti ricordo infatti che se viene definito “l’uomo più vicino ad un dio” c’è un motivo e la sua non è vana superbia. Quindi se mai dovesse venire a conoscenza dei vostri reali obbiettivi, finireste seriamente nei guai e non è una cosa che desidero.»

La mano di Eva si posò su quella di Mu: «Ti prometto che starò attenta. Anche perché se mai lui o gli altri Gold Saint dovessero venire a conoscenza del nostro obbiettivo anche tu ne finiresti coinvolto dato che ti sei schierato apertamente dalla nostra parte. E non voglio… non voglio vedere nessun’altra persona a cui tengo soffrire» la voce di Eva tremava, mentre Mu la cingeva prontamente tra le sue braccia.

Cosa dire oltre che ero decisamente fuori posto? Avevo seriamente iniziato a pentirmi della mia bambinata!!!

La mano destra di Mu scostò i capelli dal viso di Eva, mentre con l’altra l’accarezzava dolcemente sulla schiena. Eva, dal canto suo, si era stretta di più al giovane nascondendo il viso nei suoi pettorali, che la maglia fine lasciava intendere.

«Prima mia madre, uccisa sotto i miei cocchi da quell’animale, e ora Liz, la donna che mi ha salvato dalla strada insegnandomi a ballare, colpita da un tumore...» Disse l’Alchimista e Mu la strinse ancora di più a sé.

«So cosa si prova nel vedere soffrire persone care senza poter far nulla per aiutarle, ma devi farti forza! E ricorda che non sei più sola. Se hai bisogno sai che puoi contare su di me» Le disse dolcemente l’Ariete, mentre Eva alzava il viso dai pettorali di lui, incrociando i suoi occhi con quelli di Mu. I loro respiri erano pericolosamente vicini.

“Panico! E ora che faccio?” mi venne quindi spontaneo pensare, mentre avvampavo per la vergogna in cerca di un’inesistente via di fuga. Mi sentivo decisamente una guardona, ma ormai non potevo più saltare fuori con un “Ehilà gente, tutto bene?”. Mi avrebbero sicuramente corcato di mazzate!

Fortunatamente però l’intenzione dei due era più casta di ciò che mi ero immaginata.

«Grazie Mu» gli disse infatti Eva per poi staccarsi dal Gold.

«Gli amici servono a questo, no?» le rispose quindi il saint, che le regalò un sorriso, ricambiato dall’Alchimista, che gli accarezzò affettuosamente il viso in segno di gratitudine.

I due poi si alzarono e si salutarono uscendo dal Tempio dell’Ariete prendendo direzioni opposte, mentre io emisi un sospiro di sollievo, sgusciando finalmente fuori dal mio nascondiglio allontanandomi il più possibile dalla Prima Casa. Ebbi solo un brivido di puro terrore quando Mu, prima di andarsene, si era voltato perplesso vesso l’interno dell’androne, per poi però scrollare le spalle ed uscire definitivamente dall’ambiente.

Fu così, che ancora rossa per l’imbarazzo e con il fiatone per la corsa, incrociai Death e Morgana ritrovandomi ad osservare una scena curiosa: Death era infatti seduto tipo Shaka a terra, mentre alle sue spalle Morgana teneva in mano un giornale arrotolato. Rimasi quindi stupita ed imbambolata ad osservare quell’assurda situazione per qualche secondo. Vedere infatti Death cercare di imitare quella sorta di santone indiano non era cosa da tutti giorni! Soprattutto tenendo conto del soggetto!

L’ex Gold dovette però accorgersi della mia presenza e difatti aprii un occhio rivolgendomi un sorriso sghembo: «Ma come siamo rosse e accaldate… siamo passate dalla Terza Casa eh? Ops dimenticavo… ti ha mollato!» fu infatti il suo commento bastardo.

Lo guardai con uno sguardo di fuoco, mentre Death veniva preso in pieno da un impietoso colpo alla nuca sferratogli da Morgana (ecco a cosa serviva il giornale!).

«Smettila di distrarti e concentrati!» sibilò infatti la Medium.

La reazione di Death però non si fece attendere. L’uomo si alzò fulmineo per poi afferrare il polso di Morgana e torcerlelo dietro la schiena, ringhiando all’orecchio della Medium:

«Mi hai rotto con quel giornale e con queste cagate alla Shaka!!!»

Un sorriso bieco si dipinse sul volto di Morgana:

«Allora poi non ti lamentare se non riesci nemmeno a sfiorarmi!» disse infatti la donna mentre svaniva, per poi ricomparire alle spalle dell’ex saint, assestandogli un violento calcio alla schiena che lo fece finire contro una colonna.

In quel momento iniziai seriamente a capire l’enorme divario che c’era tra me e lei. Infatti di una cosa ne ero sicura: in uno scontro con Death Mask ne sarei uscita decisamente perdente (come già dimostrato ampiamente durante la corsa alle 12 Case), mentre Morgana era in grado di metterlo a cuccia con una disarmante facilità.

«Ma come diamine fai a…» biascicò infatti Death cercando di alzarsi a fatica.

«Disporre della Dimensione degli Spiriti con tale facilità tanto da poterci entrare ed uscire come se nulla fosse? Mentre tu per aprire tale passaggio devi usare un’ingente quantità di Cosmo Negativo? La risposta è ovvia Death: la tua volontà non è in sintonia con quella di tale dimensione. Ogni cosa in questo Universo possiede un proprio volere ed è quindi normale che se tu cerchi di piegarla con la forza essa opponga resistenza. Ma per poter entrare in sintonia con ciò che ci circonda bisogna prima di tutto essere in pace con noi stessi! Quindi se non vuoi sottoporti a “quelle cagate alla Shaka” sei libero di farlo, ma poi non ti devi lamentare se finisco per trattarti come uno zerbino, perché ora come ora mi sei solo d’intralcio» gli occhi di Morgana puntavano freddi verso l’ex saint, che la ricambiò con uno sguardo tra il frustrato e l’arrabbiato. Morgana emise quindi un sospiro scocciato per poi però porgere all’ex saint una mano per aiutarlo a rimettersi nuovamente in piedi. Death, visibilmente scocciato a sua volta, la prese e si alzò, mentre Morgana lo scrutava con fare indecifrabile, per poi dire:

«Death, ho intercesso per la tua vita con il Custode della Seconda Colonna, perché nonostante tutto ho intravisto nei tuoi gesti più disperazione che altro e un grande potenziale. Quindi non farmi pentire di averlo fatto, soprattutto ora che hai compreso i tuoi errori, che non stanno nell’aver scelto il male minore, ma nel mancato rispetto della morte. Infatti, come ti ho già spiegato, l’aldilà in cui ti hanno fatto credere è solo l’opera di un folle. Quello originale, che ho l’incarico di ripristinare, è tutt’altra cosa.»

Death non rispose. Si limitò ad accennare di aver afferrato il concetto con il capo, senza però volgere lo sguardo alla Medium.

Morgana emise quindi un ulteriore sospiro rassegnato e aggiunse: «Per oggi direi che ti ho tartassato abbastanza. Sei libero di andare»

Death quindi ci lasciò sole, ma non prima di avermi ringhiato contro un “E tu che cacchio hai da guardare” notando che ero rimasta lì impalata a fissarlo.

Morgana si passò quindi una mano sulla faccia borbottando un “Fin quando non ti deciderai a fare i conti con i tuoi fantasmi, non andrai da nessuna parte ragazzo!”, per poi rivolgersi a me:

«Allora Arianna, come va? Sei pronta ad iniziare gli allenamenti? Ormai le ristrutturazioni sono finite e non ci sono più scuse!» disse quindi la Medium, mentre io scuotevo il capo in segno di diniego. No! Non ero decisamente pronta!

A Morgana sfuggì un sorriso: «Beh, se ti può consolare, non è pronto nemmeno lui! Mal comune mezzo gaudio!»

“Mal comune mezzo gaudio un paio di pippe!!!” pensai di conseguenza, per poi però fiutare la situazione favorevole per fare due chiacchiere a quattrocchi con la schiva Medium e dato che c’ero scroccarle un aiuto con le borse della spesa.

«Senti, ti andrebbe di darmi una mano?»

«Ehm… sì! Di che si tratta?»

Le rivolsi un sorriso tutto denti. Finalmente l’avrei potuta mettere all’angolo!

Devo ammettere che l’aver incrociato Morgana era stata una vera fortuna! Da sola non sarei mai riuscita a trasportare tutta quella roba!!!

«Ma quanto cibo vi serve?» aveva infatti chiesto sbigottita Morgana.

«Beh, non è tutto per noi, o meglio… una parte ci serve per il pigiama party di domani. Ah, sarebbe gradita anche la tua presenza dato che siamo riuscite a coinvolgere anche Saori nella festicciola»

«Eh?» mi chiese stupita la Medium.

«Sai com’è, mentre tu ti passi le giornate chiusa in casa, noi “lavoriamo” e si da il caso che saremo solo noi Emissarie e lei. Non so se mi spiego…» le risposi non riuscendo a trattenermi dal lanciarle una frecciatina, che Morgana colse in pieno.

«A dire il vero, se proprio ti interessa, non siete le uniche che stanno “lavorando”!» mi disse la Medium con fare seccato.

«Effettivamente non ti nascondo che la cosa mi interessa! Avanti, sputa il rospo: cosa c’entra Iorgos con noi?»

«Non so di cosa tu stai parlando!»

«Adiamo! Dopo che è stata rinvenuta la scritta di quel saint sei praticamente sparita! Senza contare che non mi hai ancora detto a che servono gli allenamenti congiunti tra me e Death… e dato che sarei la diretta interessata delle tue macchinazioni gradirei saperne di più!» replicai quindi io, ben intenzionata a farle svuotare il sacco.

Morgana  emise un sospiro rassegnato, per poi però cedere davanti alla mia determinazione: «E va bene!Ma la cosa è un po’ lunga»

«Come sempre, del resto!» gli sorrisi io, «Ma si da il caso che là ci sia una panchina che fà proprio al caso nostro!»

Quindi, dopo esserci messe comode, Morgana mi chiese:

«Da dove vuoi che inizi?»

«Da Iorgos. Chi è in realtà? E cosa ha a che fare con noi?»

Morgana  si passò una mano tra i capelli e dopo un momento di silenzio, si decise a parlare:

«Penso che il tuo Custode ti abbia accennato il fatto che i nostri predecessori abbiano fallito»

Annuii con il capo.

«Ebbene, il motivo di quel fallimento è stato proprio Iorgos, perché se non fosse stato per il suo intervento Ade avrebbe cessato le sue ostilità quattrocento anni fa. E con esse anche la ragione della reincarnazione di Atena sarebbe venuta meno. L’Esorcista di quell’epoca era infatti riuscita ad entrare in contatto con Ade, stipulando con lui una sorta di scommessa; ovvero che se fossero riusciti a trovare un uomo senza macchia sulla faccia della terra, Ade avrebbe rinunciato allo sterminio dell’umanità. L’Esorcista e Ade partirono quindi alla ricerca di uomini puri per confermare o meno la tesi che l’umanità era meritevole di esistere o meno» mi spiegò Morgana.

«E trovarono ciò che cercavano?»

«Ovviamente no. Un essere totalmente puro non esiste. Non può esistere. Tutto infatti nasce dall’unione dei due Cosmi. Difatti il vero obbiettivo dell’Esorcista non era quello di trovare un uomo senza macchia, ma il far scoprire ad Ade la sua umanità.»

«E ci riuscì?»

«Sì, perché anche Ade, in quanto uomo, non era puro, ma agiva anche lui in maniera egoistica e in balia dei suoi sentimenti ed aspirazioni. Appurato quindi che anche lui non era senza peccato, come invece si riteneva, non  aveva più il diritto di scagliare la prima pietra, cadendo nello sconforto. Ma nel mondo non tutto è male. Esiste infatti una luce dentro ad ogni cuore, e quella luce si chiama Amore. L’Esorcista quindi decise d’insegnargli ad amare e Ade, oltre a comprendere la Creazione, finì per innamorarsi di colei che prima di te assunse il fardello della Terza Colonna. Purtroppo però nel mondo non c’è solo bene, ed infondo ad ogni cuore esiste un’ombra e quest’ombra si chiama Odio. Il castello terreno di Ade venne infatti individuato dal Santuario e, in un’azione preventiva, un gruppetto di Gold Saint ignari dell’operato del Cosmo, s’infiltrò tra le sue mura. Tra di loro vi era Iorgos che uccise l’Esorcista scambiandola per uno Spectre, seminando così nuovo dolore e odio nel cuore di Ade, facendolo definitivamente diventare una pedina nelle mani del Cosmo Negativo e con esso il suo esercito. Un esercito di non morti, la cui anima appartiene allo stesso Cosmo Negativo, che, come una maledizione, li costringe ad esistere solo in funzione della Distruzione. Infatti  una volta che il sigillo di Atena si scioglie, liberando quelle che i saint chiamano Stelle Malefiche; che altro non sono che il marchio di tale sudditanza, quelli che vengono chiamati Spectre, cessano le loro vite mortali, ritornando ad assumere un’esistenza a cavallo tra la vita e la morte. La cosa vale anche per Ade. Ed è qui che entrate in ballo tu e Death» spiegò Morgana.

«In che senso?»

«Essendo la loro anima totalmente asservita al Cosmo Negativo, per poterli far tornare al normale ciclo della reincarnazione è necessario liberare il loro spirito dal corpo e poi purificarlo. Ecco perché è indispensabile che te e Death collaboriate: lui infatti è in grado di separare le anime dai corpi, mentre tu di purificarle dal Cosmo Negativo. Io invece, come Emissaria del Custode della Seconda Colonna ovvero la Morte, ho la facoltà di spedire tali anime purificate nel vero aldilà.»

«Ma separare il corpo dall’anima non equivale ad ucciderli?» esclamai quindi io.

«Così come per morire bisogna vivere, così per vivere bisogna morire! Gli Spectre infatti, una volta risvegliatasi in loro la Stella Malefica, non appartengono più né al mondo di vivi, né a quello dei morti, ma soltanto più al Cosmo Negativo,  diventando così una sorta di immortali dediti alla distruzione. Il Rosario delle Anime in possesso di Atena è infatti solo un palliativo che imprigiona momentaneamente l’anima dello Spectre senza purificarla. Per questo è indispensabile farli rinascere concretamente a nuova vita tramite una morte vera! Quindi a te la scelta: o tirarti indietro condannandoli ad una sofferenza eterna con serie conseguenze sull’Equilibrio, o macchiarti le mani e concedere loro la salvezza.»

Strinsi i pugni: «Questo va contro i miei principi…»

«Per questo ho preferito tenermi sul vago ed evitare l’argomento. So che non sei pronta ad accettare una cosa del genere. Né tu, né le altre, ma purtroppo non abbiamo molto tempo. La scritta di Iorgos me l’ha ricordato, ed è per questo motivo che sto cercando di reperire più informazioni possibili sugli Spectre, dato che fra noi sono la più afferrata in materia poiché discendo da una famiglia votata da millenni al culto della Seconda Colonna» e detto questo Morgana si alzò ed in silenzio ci avviammo verso il Grande Tempio di Atena. Non posso nascondere che ero parecchio scossa; io che mi ero sempre alzata a baluardo della vita, avrei dovuto contribuire a toglierla… la cosa non mi garbava affatto, così come allora mi sfuggiva completamente il nesso delle parole di Morgana, così come il tacito dolore che traspariva dal suo sguardo spesso triste e malinconico.

 

 

ANGOLO AUTRICE

Chiedo scusa per l’eternità che ci ho messo ad aggiornare, ma ho dovuto accantonare per un po’ questa storia a favore di un progetto per un fumetto a sfondo storico che sto portando avanti con due miei amici (incrociando le dita che vada in porto), ma spero di riuscire a farmi perdonare  a breve per i miei tempi biblici (il prossimo cap. è infatti già quasi finito ^.^) e che questo ne sia valso l’attesa.

Un grazie di cuore a tutti i lettori che stanno seguendo questa storia.

Cloe87

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Capitolo 14
*** Come passare per un'alcolizzata depressa ***


COME PASSARE PER UN’ALCOLIZZATA DEPRESSA

Mannaggia ad Aioria!

 

 

Anche se non potevo negare che le parole di Morgana mi avessero lasciato un certo malessere, lo show doveva continuare e fortunatamente i restanti preparativi della festicciola si svolsero senza problemi (tolta Katy che era riuscita ad imbrattare l’intero salotto con tempera e colla vinilica; altro che briciole!). La sera del pigiama party era infatti giunta e ad ogni festa che si rispetti non ci si poteva certo presentare con il muso lungo!

Misi quindi la mia maschera sorridente migliore e insieme alle altre diedi il via ai festeggiamenti per la nostra “nuova casa”.

Tutto infatti era ormai pronto: c’erano cibo a volontà, giochi da tavolo, musica, gli addobbi e… una quantità di alcolici in grado di far sbronzare l’intero Santuario. Come Alexis fosse riuscita a far passare tutte quelle bottiglie dalla Sesta Casa resta tutt’ora un mistero (anche se la tesi più quotata è quella per la quale Shaka, tenendo sempre gli occhi chiusi, era sì in grado di percepire le auree delle persone, ma non di leggere le etichette delle bibite).

Un po’ più complicato era invece stato il trasferimento della dolce Saori dal Tredicesimo Tempio al nostro, senza dare troppo nell’occhio. Ma se per mettere a cuccia il pelatone nipponico era bastata Eva un po’ succinta e ammiccante con due bicchieri di spumante (di cui uno contenete sonnifero per elefanti), con i goldini era stato tutto un altro paio di maniche.

Per distrarre Dite mi era infatti toccato fingere di chiedergli consigli di bellezza. Vi giuro che vedere il Saint dei Pesci esaltato all’idea di impiastricciarmi il viso con creme e cremine era sata una cosa piuttosto terrorizzante! Soprattutto quando aveva cercato di avvicinarsi ai miei lunghi capelli corvini con una forbice. Grazie al cielo Sayuko era intervenuta a fermarlo in tempo, consigliando una cura meno drastica per le mie doppie punte.

Camus fortunatamente non era in sede, dato che, insieme a Hyoga, era partito alla volta della Siberia allo scopo di raggiungere una cittadina sperduta tra le lande ghiacciate, il cui nome era Blue Grado* e dalla quale era giunta una richiesta d’aiuto. Almeno era quello che ci aveva detto Katy (venimmo così a scoprire il motivo dell’ansia e dell’eccessivo nervosismo della Guaritrice in quegli ultimi giorni).

Di  Shura invece finì per occuparsene Sayuko che,  con la scusa che i suoi genitori erano maestri di arti marziali e armi bianche giapponesi, era riuscita ad intavolare un discorso sull’uso delle varie tipologie di spade, evitando così una discussione un po’ troppo accesa tra Alexis e l’ombroso spagnolo, poco convinto a lasciarci passare avanti ed indietro dalla sua casa senza un’adeguata spiegazione. Infatti la giustificazione sparata dalla Veggente sul jogging serale alle 12 case per rassodare i glutei, era stata ritenuta poco attendibile dal Gold, dimostrando così di non essere totalmente scemo (come aveva invece ipotizzato Alexis basandosi sul fatto che per tredici anni si era bevuto le cacchiate di Saga senza farsi troppe domande).

«Ehm… non è un po’ esagerata questa messa in scena alla 007? Insomma, non era meglio se avessi detto loro di farci passare, invece che usare tutti questi diversivi? Infondo mica stiamo facendo nulla di male, no?» ci chiese perplessa Saori, togliendosi finalmente il mantello in cui l’avevamo avvolta per farla sgattaiolare di soppiatto dalla sua stanza al nostro salotto.

Un silenzio colpevole calò nell’ambiente, ma a salvarci il deretano ci pensò fortunatamente la prontezza di spirito di Morgana:

«Rifletti: conoscendo Tatsumi e la fiducia dei Gold nei nostri confronti, secondo te ti avrebbero lasciato stare in nostra compagnia senza le adeguate precauzioni?»

«Direi di no» ammise Saori.

«Esattamente, quindi avrebbero sicuramente insistito che ci fosse almeno uno di loro per sorvegliarci, nonostante si tratti solo di un’innocua festicciola tra donne» aggiunse Eva.

«E che festa per sole donne sarebbe se ci fossero anche dei maschietti bacchettoni?» chiesi io.

«Beh, se facessero uno strip, sarebbe stata tanta bella ro…» sfuggì a Sayuko, che venne messa però a tacere da Katy, che le ficcò prontamente un salatino in bocca, mentre Alexis stappava alcune bottiglie di birra passandocele.

«Bene, direi di fare un brindisi alla Casa del Sagittario rimessa a nuovo!» esclamò di conseguenza Alexis alzando la bottiglia.

«Non credo che sia una buona idea. Non ho mai bevuto birra in vita mia» pigolò Saori a disagio con la bottiglia in mano, mentre la Sensitiva gli assestava una pacca sulla spalla, punzecchiandola.

«C’è sempre una prima volta per tutto zuccherino! Poi che vuoi che faccia una birretta ad una dea millenaria come te!»

«Dici?» disse quindi Saori per poi volgere il suo sguardo a me, in cerca di supporto. Strinsi i denti. Sapevo infatti che me ne sarei pentita, ma ormai eravamo in ballo quindi…

«Un sorso non ha mai fatto male a nessuno! Poi siamo qui per divertirci, giusto? Quindi via i musi lunghi e le remore di qualsiasi tipo!» la incoraggiai, per poi aggiungere mentalmente un “E poi alcool in veritas!”, mentre una titubante Saori portava alla bocca la birra incitata da Alexis.

«Perché non facciamo il gioco della bottiglia?» propose quindi Sayuko, facendoci l’occhiolino, segno che stava macchinando qualcosa, mentre Alexis, Katy ed Eva esclamarono sbalordite:

«Ma sei fuori? Siamo solo donne!!!!»

 Saori, che nel frattempo si era già scolata mezza bottiglia, (alla faccia di una che non aveva mai bevuto in vita sua!), chiese quindi incuriosita:

«Che giocò è? E poi perché sarebbe un problema se siamo solo ragazze?»

«Perché il gioco della bottiglia consiste nel bacia…» la spiegazione di Eva venne troncata da una cuscinata di Sayuko.

«Ehi!» sbottò quindi Eva, cosa a cui rispose seccata la Veggente con un:

«Smettetela di brontolare per nulla. Questo gioco della bottiglia non è quel gioco della bottiglia. È infatti una variante di mia invenzione per scambiarci i segreti tra amiche.»

«Cioè?» chiese quindi Katy, che nel frattempo si era accaparrata la scatola dei cioccolatini.

«Si fa girare la bottiglia e chi viene puntato è quello che deve rispondere alle domande degli altri, e via dicendo. Che dite, ci state?» spiegò la Veggente.

«Perché no?» disse Eva, mentre io e le altre fanciulle presenti demmo accenno di assenso con il capo facendo partire il gioco, che finì ben presto per diventare una sorta di taglia e cuci collettivo senza l’ausilio della bottiglia, incentivato dalle riserve di alcool che man mano si svuotavano.

La prima ad essere messa sotto fuoco incrociato fu Eva, che però, nonostante non avesse nascosto che Mu fisicamente le faceva un certo effetto (ma come tutti gli altri del resto), per lei era solo un amico. Cosa che mi fece storcere il naso ripensando alla scenetta a cui avevo involontariamente assistito, ritrovandomi a malignare un “Sarà! Però io con i miei amici non sono tutta sorrisini e carezze”, ma evitai di rendere pubblico il mio pensiero. D’altronde Sayoko era già partita alla carica con la storia che, secondo lei, Mu ci stava comunque provando, nonostante i dinieghi della rossa.

A Morgana toccarono invece domande su lei e Death. Quesiti però messi subito a tacere con un “Ehm,siete già ubriache? Nessuno sano di mente lo prenderebbe mai in considerazione!”  cosa che fece partire un “Effettivamente” collettivo (tolta Eva che se ne uscì fuori con un “però bisogna ammettere che ha un bel culo… insomma, con un sacchetto in testa…” facendo calare un silenzio glaciale nel salotto).  

A me invece toccò spiegare che se Gemini voleva farsi male cercando di riattaccar bottone, erano affari suoi, tra gli assensi di Katy, Sayuko ed Eva. Morgana invece evitò di commentare, mentre Alexis fece partire una scommessa secondo la quale Saga ci avrebbe invece messo meno di un mese a farmi capitolare. Quello però che mi stupì fu invece l’intervento di Saori:

«Secondo me dovresti perdonarlo. Infondo ha già sofferto tanto, non credi?»

«Non è così semplice Saori. Anche se le ferite si rimarginano resta comunque la cicatrice»

«Comunque nemmeno il risentimento e il dolore che ti porti dentro fanno bene. Io credo che se vi parlaste con il cuore in mano potreste stare meglio entrambi» mi sorrise la Kido con le guance che iniziavano ad essere arrossate dall’alcool.

“A quanto pare per sentirla dire qualcosa di utile bisogna farla inciuccare! Peccato che il problema non stia nel perdono, ma nella fiducia” pensai quindi io per poi però sviare il discorso con un: «Può darsi, ma questa sera non è il momento di pensarci» mentre davo un giro alla bottiglia.

Toccò quindi a Katy sottoporsi alle domande, che ovviamente andarono tutte a finire su lei e Camus. Venne così finalmente ammessa dalla Californiana la sua cotta per il francesino (non che ce ne fosse bisogno, ma era per ufficializzare), ma che purtroppo fra i due per ora non c’era nulla di fatto, a parte che lui l’aveva vista nuda un paio di volte e che in entrambi gli episodi Camus era rimasto totalmente indifferente, cosa che fece rispolverare alla giapponese la tesi di Fro: ovvero che l’Acquario fosse omosessuale… vi lascio immaginare la crisi isterica della bionda, che per difendere il suo amato da tali calunnie, aveva iniziato a dare del transessuale ad Afrodite, cosa che fece infuriare Sayuko, che esclamò:

«Non è vero! Dite non è transessuale e ve lo posso giurare!!!» ritrovandosi così con il viso di Alexis a pochi centimetri dal naso:

«A quanto pare c’è qualcosa che non ci hai detto…  su racconta, che vogliamo i dettagli».

Il viso di Sayuko passò dalla porcellana al rosso vivo mentre portava le mani avanti scuotendole in segno di diniego:

«Ma cosa vai a pensare! Ci siamo solo baciati!»

«Ah, tutto qui? Che delusione! Siete proprio delle poppanti!» fu il conseguente commento della Sensitiva, che sperava in qualcosa di più piccante.

Mentre Katy sfoderava un sorriso malefico:«Sicura che non ti stia solo usando per depistare i sospetti? In infermeria girano infatti voci che Afrodite si faccia impalmare alla grande da un certo ex Gold Saint del Cancro…»

«Eh? Death? Quell’idiota? Ma va! Quello secondo me è ancora vergine o al massimo tra i due è lui il passivo!» l’uscita poco lusinghiera di Morgana su Death venne però interrotta da una Saori visibilmente imbarazzata.

«Ehm… non credete che sia meglio cambiare discorso? Cioè, sono cose un po’ troppo intime e personali, non credete?»

 “Però, per una che non aveva mai toccato alcool, reggeva!” Mi venne spontaneo pensare.  Infatti nonostante fosse già alla terza birra, era ancora abbastanza lucida per capire gli argomenti della conversazione, nonostante si vedesse che fosse decisamente alticcia, cosa che fece esclamare ad Alexis un:

«WOW! Ma allora sai come nascono i bambini!!!»

«Certo che so come nascono i bambini! Mica sono così scema da credere ancora alla cicogna… Quello è Shun!» borbottò Saori risentita mettendo il broncio, mentre Morgana scoppiava a ridere dicendo:

«Immagino! Con tutti i libri di Arianna che hai letto, ti sarai fatta una cultura sull’argomento!»

«Ehi, che intendi dire? Guarda che non scrivo porno!» le risposi.

«No, ma con le scene di sesso ci vai pesante!» replicò la Medium con un sorrisetto malizioso.

«Ma che tre porcelline che abbiamo qui! Una che scrive e due che leggono!» ridacchiò Eva.

«Io quelle parti non le leggo, le salto» bofonchiò la Kido (anche se il tono era poco convincente).

«Certo! Come no! Con tutti i fustacchioni che hai intorno ho qualche dubbio che i tuoi pensieri siano tutti casti e puri. Guarda che sono stata adolescente molto prima di te, sai?» la rimbeccò infatti Alexis.

«Ehi! Ti ricordo che sono l’incarnazione di Atena che è una dea votata alla verginità!» sbottò la Kido.

«Questo non toglie che tu fantastichi parecchio… soprattutto con un certo pennuto biondo di nostra conoscenza…» sogghignò Alexis, facendoci l’occhiolino. A quanto pare l’alcool aveva abbassato le difese mentali della ragazzina e la Sensitiva ne aveva approfittato alla grande.  

«Cosa? A me non piace Hyoga! Cento volte meglio Ikki!» sbottò infatti a quel punto Saori ritrovandosi tutti i nostri occhi puntati addosso. Colpita e affondata!

«Ehm, no… non è come credete…» cercò quindi di salvarsi in extremis Saori, ma senza grandi risultati, facendoci scoppiare tutte a ridere.

«Guarda che non c’è nulla di male se hai buttato l’occhio su qualche ragazzo! D’altronde anche se sei la reincarnazione di Atena, sei comunque una ragazza. Quindi è normale che provi attrazione fisica per qualcuno. Vuol soltanto dire che è tutto a posto.» la rassicurò Eva asciugandosi le lacrime.

«Il fatto è che non dovrei  e….»  disse Saori mesta, per poi però interrompersi indecisa se continuare o meno a confidarsi, ma a dar voce ai suoi pensieri ci pensò Alexis .

«E quindi ti senti in colpa per questi tuoi pensieri molto terreni»

Saori annuì con il capo. Doveva iniziare ad essere veramente sversa per non accorgersi di come Alexis le stesse leggendo dentro senza preoccuparsi minimamente di essere sgamata.

«Perché ti sentiresti in colpa?» chiese quindi Eva stupita.

«Perché non posso fare preferenze tra i miei Saint. Sarebbe scorretto nei loro confronti se trattassi qualcuno in modo preferenziale, ma è difficile rimanere imparziali se ti piace qualcuno» rispose.

«È per questo quindi che eviti di conoscerli meglio? Per paura di affezionarti a qualcuno in particolare?» le chiesi quindi io ripensando al suo comportamento scontroso nei confronti dei bronze e dei silver a villa Kido.

«Se si evitano le tentazioni è più facile non caderci. E comunque loro mi vedono solo come la loro dea e quindi se mai finissi per provare un affetto particolare per qualcuno di loro finirei solo per soffrire e basta, perchè in quanto dea, non potrei comunque espormi» spiegò Saori.

«Ma non esistono solo i saint a questo mondo.  Se a farti la corte fosse uno che non c’entra nulla con loro, il problema sarebbe tutto risolto, no?» sottolineò Alexis.

«Dato il mio ruolo non è così semplice! E poi io non ho mai avuto molte frequentazioni al di fuori del Santuario!» ribatté Saori, assumendo uno sguardo piuttosto triste.

«Nemmeno quando soggiornavi a villa Kido?» chiese Eva.

Saori scosse il capo in segno di diniego.

«Ma a scuola avrai pure fatto qualche amicizia» intervenne quindi Katy.

«Avevo un’insegnante privata» rispose la Kido.

«Quindi niente ragazzi e niente amici. Ecco perché sei sempre così acida!» fu il conseguente commento di Alexis, che si ritrovò poi ad esclamare un “Ahia!” per colpa della gomitata di Eva.

«Infatti credetemi se vi dico che se solo avessi potuto io… io…» Saori tentennò, rigirandosi una bottiglia di Bacardi (ormai vuota)  tra le mani.

«Non sentirti in imbarazzo, parla pure liberamente. Sei tra amiche» la incalzò quindi dolcemente Katy.

«Beh… ecco.. io… se avessi potuto, avrei voluto rinascere come una ragazza normale» le parole della Kido si spensero in un sussurro quasi impercettibile, come se si sentisse in colpa anche solo per averlo pensato.

«Ma tu puoi essere una ragazza normale. Devi solo volerlo» gli disse quindi Morgana, captando il momento favorevole di debolezza.

«Ma io non posso! Se io cedo, chi rimarrà a difendere l’umanità dalle tenebre?» sussurrò tristemente Saori chinando il capo, ricevendo così in risposta un pacca sulla spalla e un bicchiere contenete rum da Alexis:

«Beh, ci siamo noi no? Vorrei infatti farti notare che non sei più sola a reggere questo fardello! Quindi basta pensieri brutti e butta giù che fa bene!» 

«Ma è fortissimo!» tossicchiò Saori assaggiando appena il liquido.

«Meglio! Fa passare prima ogni preoccupazione!» la incoraggiò la Sensitiva.

Gli occhi di Saori incrociarono di nuovo i miei ed io pensai poco entusiasta un “Yeee, sto portando un’adolescente sulla via dell’alcolismo!” per poi accingermi a riempire bicchieri di rum per tutte e poi dire:

«Ragazze tutte al goccio! Alla faccia degli uomini!»

Anche le altre alzarono quindi i bicchieri di carta ed, esclamando “Alla faccia degli uomini”, ci scolammo in un sorso tutto il rum (Saori inclusa, cosa che mi fece pensare un “sicuri che sia la reincarnazione di Atena e non di Dionisio?”).

Dopo di che Sayuko e Katy, ormai brille, scatenarono l’inferno all’urlo «MAXI CUSCINATA!» tra le risate incontrollate di Saori, presa di mira, mentre Eva faceva partire a palla lo stereo.

«Ehi! Ma che diamine sta succedendo qui?Qualcuno risponda o butto giù la porta!»

Una famigliare voce maschile proveniente dall’androne fece calare il panico in salotto.

«Ca@@o! Abbiamo fatto troppo casino e adesso?» sfuggì a Eva, l’unica ancora vagamente sobria insieme a me, Morgana e Alexis (Katy e Sayuko invece le avevamo definitivamente perse), mentre Saori scoppiava in una risata isterica.

«Questa sera alle 12 case è il turno di ronda notturno di Aioria. Voi siete morte!» ci informò infatti la Kido per poi scoppiare in lacrime, mentre i passi del Gold si dirigevano irrimediabilmente verso il nostro salotto. Ci girammo quindi in direzione di Saori osservandone le condizioni: arruffata, con alcune piume che le spuntavano qua e là, e decisamente sbronza. Sì eravamo ufficialmente morte!

«Non tutto è perduto! Ho un piano!» esclamò quindi Alexis, mentre si preoccupava di chiudere Saori in bagno nonostante le proteste della ragazzina, per poi rivolgersi a Eva e Morgana: «Tutte le bottiglie vuote intorno ad Arianna!»

«Ma perché!» sbottai, mentre Eva e Morgana eseguivano l’ordine.

«Perché ho avuto modo di appurare tramite le mie facoltà che Aioria, nonostante la sua l’aria da duro, è in realtà un sentimentale, quindi taci e stai al gioco!» riuscì ancora a ringhiarmi Alexis prima che Aioria facesse il suo ingresso nel salotto, dopo aver praticamente divelto la porta.

«Ehi, si può sapere che diavolo state combinando e che cosa sono tutti questi schiamazzi?» chiese infatti alterato il ragazzo, ritrovandosi però ad indietreggiare incrociando la faccia di Katy, incazzata nera. I danni alla porta l’avevano infatti fatta ritornare parzialmente in se:

«Ehi, tu! Come ti permetti di entrare in casa di un gruppo di signorine buttando giù la porta? Sei uno screanzato!» lo incalzò infatti la bionda.

«Scu… scusa! Ho sentito degli strani rumori e ho pensato di venire a controllare. Prometto che domani rimetterò a nuovo la porta personalmente» si affrettò quindi a scusarsi mortificato il Leone, per poi però alzare incredulo un sopracciglio quando una miagolante Sayuko gli si spalmò addosso:

«Avrei preferito Afrodite, ma guardandoti meglio anche tu non sei malaccio! Quindi perché non resti un po’ qui con noi a farci divertire? L’armatura te le tolgo io se vuoi!» disse infatti la giapponesina facendo le fusa, ma venne prontamente afferrata da Morgana prima che potesse fare altri danni:

«Scusa…  è un po’ sbronza!» ammise la Medium trascinandola verso le camere.

«L’ho notato, ma d’altronde con tutte le bottiglie vuote che vedo qui in giro non mi stupisco. Allora, volete spiegarmi che diamine sta succedendo?» il cipiglio di Aiolia era tornato severo osservando me e le bottiglie che giacevano ai miei piedi.

Alexis con fare compassionevole si avvicinò quindi al Gold, cingendogli le spalle con un braccio:

«Abbi pazienza, nobile Aioria, ma la nostra amica Arianna ha subito una brutta delusione amorosa… Saga… presente?» Aioria annuì: «Ebbene, da buone amiche, abbiamo deciso di organizzare una festicciola per tirarle su il morale, ma purtroppo, per affogare i suoi dispiaceri, Arianna ha pensato di darsi all’alcool, ma siccome bere da soli è deprimente, abbiamo deciso di tenerle compagnia per solidarietà.»

L’unico mio pensiero in quel frangente fu: stronza!

Aioria dal canto suo,  mi scrutò in silenzio per qualche minuto per poi chiedermi: «È vero?»

Eva mi diede una dolorosa gomitata che mi costò un paio di lacrime e un segno di assenso con il capo.

«Arianna, potresti venire con me un momento? Vorrei parlarti in privato» disse quindi il Gold con sguardo indecifrabile.

Un brivido di paura mi corse lungo la schiena. Lo sentivo, era la volta buona che mi ammazzava!

Ma nonostante quel presentimento, decisi di seguirlo ugualmente fin nel giardino, affidandomi a tutti i santi in paradiso.

Una volta giunti a destinazione Aioria si voltò di scatto verso di me e mi puntò addosso i suoi severi occhi azzurri.

“Sono morta, sono morta, sono morta!” pensai quindi spontaneamente io chiudendo istintivamente gli occhi, in attesa del suo Laithing Bolt, per poi però ritrovarmi ad aprirli di scatto colta di sorpresa.

Aioria mi aveva infatti abbracciato ed mi stringeva a se, dandomi dei colpetti di comprensione sulla schiena:

«Non fare complimenti. Sfogati pure. So cosa si prova a venire ingannati, così come so che il dolore della perdita del proprio fratello o sorella lo si porta sempre dentro anche a distanza di anni, ma fidati che affogare i propri dispiaceri nell’alcool non aiuta. Te lo dico per esperienza personale!» mi disse quindi il Leone, per poi sciogliere l’abbraccio e aggiungere:

«So che sei una brava ragazza. Quindi per questa sera chiuderò un occhio sul vostro comportamento, ma sappi che se dovesse ricapitare sarò costretto a far rapporto alla Divina Atena»

“Peccato che sia chiusa nel nostro bagno sbronza persa…” mi sfuggì quindi mentalmente, mentre il Gold scompariva nell’oscurità del colonnato lasciandomi nel bel mezzo del giardino, ancora sbalordita.

D’altronde non avrei mai immaginato che un tipo così severo e compunto, avesse potuto ammettere di aver avuto problemi di alcolismo!

 

 

   NOTE

*Il cenno è riferito al capitolo “Natassia del paese di ghiaccio” presente alla fine del 10 volume di Saint Seiya Perfect Edition. Farò ancora un riferimento a tale proposito più avanti, per questo non mi sono dilungata più di tanto.

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Capitolo 15
*** Istinto di sopravvivenza ***


ISTINTO DI SOPRAVVIVENZA…

… Morgana, ma va@@*##*lo!

 

Ormai il tempo per gozzovigliare era finito. La casa era a posto e il festino l’avevamo fatto, di conseguenza non avevamo più scuse.

Mi precipitai quindi conscia di essere in mega ritardo verso l’arena dove Death e Morgana mi attendevano per l’allenamento. Obbiettivo: risvegliare in me il Cosmo Negativo per imparare a dominarlo e quindi riuscire a sfruttare al meglio le potenzialità del porno cloth.

Attraversai quindi di volata le Case vuote dei vari Gold, tranne ovviamente quella di Shaka, che però fortunatamente non mi calcolò. Era già infatti troppo impegnato a cercare di tenere sveglia Eva, più propensa ad appisolarsi che ascoltarlo dopo essere rientrata alle 5:00 di mattina dal suo nuovo lavoro: ballerina di lap dance in un disco-pub di Atene.

Uhmm, santone rompiballe VS ballerina disinvolta… auguri!

Ma ad essere sinceri io dovevo solo stare zitta dato che ero sotto le “cure” di Death Mask…

Arrivata finalmente nell’arena incrociai Camus e Hyoga che si stavano prendendo un momento di pausa, seduti sui gradini. I due erano a torso nudo e potei così capire quanto la Californiana fosse una buon gustaia: bisognava infatti ammettere che il polaretto made in Francia era un gran bel bocconcino.

«Ciao Hyoga, ciao Camus. Com’è andata la missione in Siberia?» chiesi loro (intanto ritardo più o ritardo meno, ormai non faceva più molta differenza!).

«Normale amministrazione» fu il commento di Camus, che manco si girò a salutarmi.

«Il buon giorno si vede dal mattino, eh?» gli risposi io, mentre Hyoga si avvicinava a me per poi sussurrarmi:

«È da quando siamo tornati dalla missione che è di pessimo umore, meglio lasciarlo stare» per poi partire a raccontarmi di una sorta di colpo di stato avvenuto in una cittadina inculata tra i ghiacci di nome Blue Grado, da cui era arrivata la richiesta d’aiuto, finendo poi a farmi venire la testa quadra con una certa Natassia, figlia del capo di stato ucciso e sorella del golpista. Potei quindi notare che avevamo completamente perso il Saint del Cigno la cui testa era ormai partita per il pianeta Venere. A salvarmi dal pulcino cotto che cercava di spillarmi il favore di scrivere per lui le lettere per la sua bella, fu però un mugugno di Camus fatto un po’ troppo ad alta voce:

«Lo sapevo che era meglio se l’allenavo io! Aioria non ha esperienza in materia!» sbuffò infatti Camus infastidito. Decisi quindi di lasciare perdere il Cigno e la sua biondina tutto zucchero per concentrarmi a guardare nella stessa direzione di Camus, dove potei così notare Katy in lacrime che sbraitava «Sei un bruto, mi hai fatto male » e un Saint del Leone in panne, che non sapeva più cosa fare per farle chiudere il becco.

«Ehi Camus, che c’è? Non vorrai mica dirci che siamo nervosetti perché Katy come maestro ha preferito l’aitante re della foresta?»

L’arrivo di Alexis con il suo commento fece voltare il Gold Saint nella nostra direzione. Ve lo giuro: nonostante il suo solito contegno impassibile, il suo sguardo mi mise i brividi, mentre Alexis continuava imperterrita:

«Ohhh, ma guarda che galante è Aioria! Quanto scommettiamo che riesce a portarsela in giostra insieme a Marin e Lythos?»

“Poco da fare, la Sensitiva sa essere veramente stronza, e il Saint dell’Acquario un pirla” pensai quindi io, mentre osservavo Simba offrirsi per preparare una cenetta a Katy pur di farla smettere di frignare. Insomma era palese pure ai sassi che la Guaritrice sbavava per mister culetto di marmo, quindi se la bionda gli interessava bastava darsi una svegliata! E pensare che Camus era dipinto come uno dei Saint più intelligenti! Mah… troppo studio fa male: mio nonno me lo diceva sempre!  

«Andiamo Hyoga, abbiamo perso fin troppo tempo!» fu la risposta gelida di Camus che si alzò di scatto senza nemmeno guardarci, per poi scendere verso l’arena.

«Grazie Alexis!» fu il commento tra i denti di Hyoga, che poi aggiunse: «Adesso per colpa tua, me le prendo io!» per poi seguire mogio il maestro.

«Io i grandi proprio non li capisco! Invece di fare il muso non poteva dire a Katy che voleva allenarla lui, se ci teneva così tanto?» commentò Kiki comparendo dal nulla in mezzo a noi, per poi chiederci: «Ma perché Aioria vuole portare Katy, Lythos e Marin in giostra? Non sono un po’ grandi per certe cose?»

Cosa a cui rispose la voce di Mu, che comparve subito dopo il piccolo allievo: «Kiki, non sono cose che ti riguardano! E tu Alexis è così che ti eserciti a creare di controllare le tue facoltà extrasensoriali? Usandole per ficcare il naso negli affari privati delle persone? Se è così, non ti devi lamentare se non riesci a metter un freno al flusso di pensieri esterni che ti arrivano, se sei la prima a crogiolartici dentro!» lo sguardo dell’Ariete era decisamente severo ed il suo tono da rimprovero.

«Suvvia Mu, stavo solo cercando di aiutare un’amica! Non ti scaldare! Vai con un bell’abbraccio collettivo riparatore!» esclamò la Sensitiva accalappiando me e Kiki, mentre Mu la scartava con maestria.

«Spiacente, ma non mi freghi. So perfettamente che puoi superare le barriere mentali altrui tramite il contatto fisico» le rinfacciò l’Ariete.

«Uffa…»  sbuffò quindi Alexis, mentre io avvertii un acuto dolore all’orecchio destro.

«Ecco dove ti eri cacciata, maledetta comare! Io e Morgana ad aspettarti per più di un’ora e tu a cianciare!» la voce di Death mi trapassò il timpano.

«Scusa, e che ieri sera ho dovuto lavorare fino a tardi per finire il capitolo che devo consegnare all’editore…» biascicai io (eh, sì, oltre agli allenamenti mi era toccato mettermi sotto anche con il lavoro…), ma a nulla valse il mio tentativo di giustificazione. Death mi trascinò impietoso verso l’arena tirandomi per un orecchio.

«Bene, ora che finalmente ci hai degnato con la tua presenza, possiamo cominciare con gli allenamenti! Mi raccomando, solo corpo a corpo senza l’uso del Cosmo. Arianna deve imparare a richiamare la sua armatura anche in assenza di esso» il tono di Morgana non nascondeva la sua irritazione per il mio ritardo, mentre Death faceva scrocchiare le nocche con fare sadico. Un brivido mi corse lungo la schiena (contando anche che Morgana e Death, dall’arena mi avevano condotto in un luogo del Santuario isolato e lontano da occhi indiscreti).

«Bene, bambola, fammi vedere che sai fare! Quindi fatti sotto!» mi disse infatti Death, facendo qualche passo verso di me.

«Eh? Ma voi siete matti! Io non ho mai fatto a botte in vita mia!» risposi allibita io.

«Arianna, il fatto che tu non abbia mai combattuto non è un problema dato che i Custodi ti hanno fornito di un’armatura proprio per quello! Quindi se vuoi sconfiggere Death, devi imparare il prima possibile ad avere il controllo completo su di essa. Quindi datti da fare, anche perché ci sono delle circostanze in cui non si può ricorrere al Cosmo Positivo per salvarsi la pelle!»

«Ma io non so come fare a comandarla! Per ora si è sempre è solo manifestata da sola quando ero in pericolo!» le dissi.

«Più che altro reagiva quando c’era del Cosmo Negativo in alta quantità nei paraggi. Quindi se un nemico ti attacca senza usare il cosmo, tu sei panata. Così come se tu ti trovassi in un luogo in cui non puoi chiedere aiuto alla Creazione. E si da il caso che l’Ade sia uno di essi» sottolineò la Medium.

«Quindi come devo fare per imparare ad usarla correttamente?»

«Per prima cosa devi far emergere il Cosmo Negativo che è in te. Infatti solo una volta che capirai qual’è la molla per risvegliarlo avrai la chiave per dominare l’armatura. Normalmente uno dei metodi più efficaci è far leva sull’istinto di sopravvivenza»

«In che senso?» chiesi io.

«Beh, mi sembra elementare! Ogni essere di questo mondo ha un forte senso di autoconservazione, che lo spinge a lottare contro ciò che può metterne a rischio la sua vita. D’altronde l’istinto di sopravvivenza è un istinto primordiale che nasce proprio dal Cosmo Negativo, quindi…» spiegò Morgana.

«Ho il permesso di menarti a sangue» concluse Death, cosa a cui la Medium diede assenso con il capo.

«Ehi, no, aspettate, discutiamone!» fu la mia protesta, che però finì al vento. Venni infatti colpita allo stomaco da un pugno di Death, che sogghignò:

«È per il tuo bene!»

Cosa a cui risposi con uno sputacchiato: «Fottiti» per poi lasciarmi cadere in ginocchio piegata in due dal dolore lancinante, venendo così nuovamente colpita da una ginocchiata di Death in pieno viso, che mi spaccò naso e labbra. Il sangue iniziò a rigarmi il volto.

«Quindi senza cosmo e armatura non sei nulla di più che un inutile bel visino!» commentò Death, mentre mi rialzavo a fatica, incrociando lo sguardo impassibile di Morgana, per poi venire nuovamente centrata da un pugno che mi fece finire a terra, dove Death iniziò a riempirmi di calci.

«È tutto qui quello che sai fare Esorcista? Mi deludi sai?» mi sfotté Death, per poi urlarmi un : «Su avanti, reagisci, o ci lasci la vita!» iniziando a colpirmi con più ferocia.

Peccato però che ormai avessi la vista completamente appannata e non riuscissi più nemmeno a pensare… altro che fare appello al Cosmo Negativo di sta cippa, ma fortunatamente qualcuno venne in mio soccorso, fermando il pestaggio.

«Ora basta! Non vedete che è semi incosciente!» urlò furibonda una voce fin troppo famigliare.

«Saga, fatti da parte!» fu la risposta gelida di Morgana.

«Levatelo dalla testa!» controbatté l’altro.

«Ci sei passato anche tu, quindi dovresti sapere perfettamente che questa è la via più breve per risvegliare il Cosmo Negativo» fu il commento della Medium.

«E credi che questa risposta basti a farmi restare a guardare?» sbottò Gemini.

«Se ci tieni veramente alla sua vita sì, perché solo chi è in grado di dominare entrambi i Cosmi può prendere in mano il destino di questo mondo senza venirne schiacciato. E anche questo tu lo sai bene perché l’hai sperimentato sulla tua pelle» spiegò Morgana.

«Io ero asservito al Cosmo Negativo» ribatté Saga.

«Lo so, ma il Cosmo Positivo da quel punto di vista non è molto diverso e se non viene controbilanciato da quello Negativo porta all’autodistruzione tanto come l’altro. Ora a te la scelta: non opporti alla formazione di Arianna dandole così una possibilità di salvezza, oppure intralciare il suo cammino condannandola a morte certa.» la voce della Medium era dura.

«Ehi, Morgana, io credo che per oggi sia sufficiente. D’altronde più l’agonia è lunga più è efficace» commentò Death.

«Come ritieni opportuno. Ti ho lasciato carta bianca Death, ma ricordati che non abbiamo chissà quanto tempo.» disse Morgana, mentre io mi sentivo sollevare da terra da due braccia che conoscevo bene. Socchiusi quindi a fatica gli occhi, ritrovandomi così ad incrociare quelli preoccupati del Saint dei Gemelli.

«Ciao, Saga. Come ti butta? Io come puoi vedere, una favola.» gli dissi con un sorriso tirato e lui mi fulminò con lo sguardo:

«Ti sembra il momento di scherzare?» il suo tono era severo.

«No… direi di no. Mi si sta nuovamente appannando la vista» ammisi io in un filo di voce. Sentivo dolore ovunque.

«Allora cerca di non sforzarti. Tra poco sarai in infermeria… se solo fossi arrivato prima, ora non saresti ridotta così. Mi spiace. Non riesco mai ad esserti d’aiuto» mi sussurrò tristemente Saga appoggiando la sua fronte alla mia.

Una parte di me avrebbe voluto scostarsi da quel contatto, ma stavo troppo male per soddisfarla. Riuscii quindi solo a dirgli:

«Se vuoi essermi d’aiuto, stanne fuori» per poi non poter fare altro che chiudere gli occhi e appoggiare la mia testa sulla sua spalla. 

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Capitolo 16
*** Chi non muore si rivede... ***


CHI NON MUORE SI RIVEDE…

 

… il Manipolatore!


Se mai vi capitasse di sentire un saint raccontare che la sua forza deriva dalle stelle e dalla sua fede in Atena, beh… non credeteci! Perché sta solo raccontando un mare di balle per rimorchiare qualche ancella tutta casa, famiglia e Grande Tempio!

La realtà è che durante gli allenamenti, gli sfortunati aspiranti alle varie armature, se le pigliano di santa ragione dal mattino alla sera, fin quando, spinti dall’esasperazione, non desiderano talmente tanto gonfiare di botte i loro maestri (per ricambiarli dei loro preziosi insegnamenti) lasciando campo libero al Cosmo Negativo.   

Quindi nulla di astrale, mistico o  vagamente figo. Solo botte da orbi, per farti incazzare come una iena . E dovevo ammettere che il metodo era piuttosto funzionale, se non fosse stato per un piccolo, ma non trascurabile particolare: Morgana non aveva infatti calcolato che io ero l’Esorcista (che detto così, fa molto film horror, ma sono dettagli) e che il mio Cosmo Positivo non fosse particolarmente disposto a mollare l’osso.

«Insomma Arianna ormai è da quasi un mese che ti pesto! Possibile che tu non abbia nemmeno l’impulso naturale di reagire?» mi sbraitò in faccia Death, incazzato nero, dopo l’ennesimo pugno allo stomaco andato a segno, sotto lo sguardo annoiato di Morgana e quello preoccupato di Saga (ebbene sì, Gemini, seppur avesse saggiamente deciso di farsi da parte durante gli allenamenti, si era comunque preso l’onere, non richiesto, di raccattarmi con il cucchiaino a fine lezione. A li mortacci sua e al fatto che ero tropo mal messa per ribellarmi a fine pestaggio!).

Ad ogni modo, incassai anche il secondo destro senza rispondere. Emisi solo un gemito soffocato per via del dolore.

«Allora?» m’incalzò sempre più irritato l’ex Cancro, senza ricevere risposta, cosa che gli fece sbottare in italiano un:

«E che minchia! Sei masochista per caso?»

«Sì.. cioè no! Insomma come diamine faccio a risponderti se non mi dai nemmeno il tempo di riprendermi tra un colpo e l’altro! E comunque fidati che una parte di me vorrebbe farti un culo tanto!» gli ringhiai a quel punto io.

«E allora fallo, scema!» fu la risposta di Death, a cui seguì un manrovescio che incassai in pieno e a cui ne seguirono altri, mentre il siciliano continuava ad urlarmi: «Su, avanti, odiami! Odiami con ogni fibra del tuo essere!»

Il problema era che, per quanto una parte di me lo volesse seriamente prenderlo a calci per come mi riduceva ogni giorno (ormai avevo il posto riservato in infermeria), l’altra parte di me lo impediva, siccome a forza di sorbirmelo tutti i giorni, gomito, gomito, avevo iniziato a percepire le sfumature della sua anima tormentata (anche se al confronto di Arles/Saga poteva ritenersi fortunato), cosa che mi faceva andare in modalità “crocerossina”. E la cosa stava seriamente iniziando a preoccuparmi, poiché quella volta non avevo nemmeno secondi fini (lo giuro!!!).

Così, invece di guardarlo con odio, finii per rivolgergli uno sguardo compassionevole:

«Mi spiace, ma per quanto tu mi possa far male, non riesco ad odiarti…» dissi zoppicando nella sua direzione, per  poi aggrapparmi a lui, allo scopo di rimanere in piedi: «… perché ora conosco ciò che hai dovuto subire per diventare saint»

«Cosa?» fu il commento spiazzato di Death, che mi guardava come se mi fossi bevuta il cervello.

Emisi quindi un lungo sospiro e appoggiai la mia testa al suo petto. Avvertii il cosmo di Saga incresparsi, cosa che mi fece malignamente godere. Mi aggrapparmi quindi ulteriormente all’ex Cancro, che nel frattempo si era irrigidito in perfetto stile “tronco di legno che non sa che pesci pigliare”:

«Deduco che Morgana si sia dimenticata di dirti che l’Esorcista è colui che tra gli Emissari è in grado di percepire le anime delle persone»

L’ex Gold non rispose, ma i tratti del volto s’indurirono, così come il suo sguardo.

Chiusi quindi automaticamente gli occhi aspettandomi una reazione violenta da parte sua (dopo tutto gli avevo appena sbattuto in faccia che potevo curiosare nella sua anima a mio piacimento), ma l’unica cosa che sentii fu una mano calda sulla schiena e le mie gambe che venivano sollevate da terra. Con mio stupore mi ritrovai così tra le braccia di Death Mask che… mi scaricò come un sacco d’immondizia in braccio a Saga!

«Porta questa cretina in infermeria, prima che m’incazzi seriamente.» disse l’ex saint dandoci le spalle per poi recarsi verso le dodici case, mentre Morgana si avvicinò a me con fare preoccupato:

«Arianna, ho il serio timore che il Cosmo Positivo abbia avuto il sopravvento su di te. E sai cosa vuol dire questo?»

Negai con il capo.

«Che c’è il rischio che tu abbia perso l’istinto di autoconservazione.» disse la Medium.

«E questo cosa comporta esattamente?» domandò cupo Gemini.

«Che, mentre il Cosmo Negativo porta a distruggere gli altri per raggiungere i propri fini, il Cosmo Positivo porta a distruggere se stessi a favore del prossimo. In breve: piuttosto che uccidere, Arianna si farebbe uccidere. Ed è un guaio. Un grosso guaio» spiegò Morgana.

«Decisamente» affermò Saga preoccupato.

«Quindi che si fa?» chiesi io.

«Innanzi tutto vai in infermeria a farti rimettere in sesto da Katy e poi domani dico a Death di smetterla di giocare e di andarci giù pesante, altrimenti qui non risolviamo niente» mi spiegò la Medium lasciando me e Saga decisamente preoccupati.

I giorni seguenti misero quindi a dura prova la mia soglia del dolore, i nervi di Saga, la pazienza di Morgana e soprattutto… l’equilibrio mentale di Death Mask, che ormai non sapeva più che fare per istigarmi alla violenza, senza contare un’altra piccola, ma determinante, facoltà del mio cosmo che non era stata presa in considerazione: ovvero che ero in grado di purificare le anime dal Cosmo Negativo. Quindi anche il “povero” Death, subendosi ogni giorno la mia vicinanza, aveva finito per vedere poco a poco sgretolata la sua maschera, nella quale già Morgana aveva insidiato dei dubbi durante la corsa alle 12 case.

«Morgana, se continuo finisco che la strangolo. Che faccio?» constatò infatti Death le cui mani stringevano il mio collo.

«Non ti fermare, portala al limite» fu la risposta di Morgana.

«Non osare!» fu il ringhio di Saga, mentre il suo cosmo si gonfiava.

«Fai quel che devi. La morte è solo un ritorno ad essere un tutt’uno con l’Universo che ci ha creati, quindi ti perdono» fu il mio sussurro, mentre rivolgevo all’ex Gold un ultimo sorriso. Un silenzio gelato calò tra i presenti, mentre Death spalancava gli occhi incredulo, per poi mollare la presa.

«Va@*§**ulo! Non ha senso andare avanti cosi! Io ci rinuncio!» sbottò quindi Death, per poi fare per andarsene.

«Ehi, non puoi mollare adesso! Ne abbiamo già parlato!» lo fermò Morgana.

«Senti,  sarò anche tra i dodici quello più cinico e senza scrupoli, ma non sono mai stato un psicopatico serial killer, nonostante quello che si dice per via delle maschere. E anch’io, a mio modo, ho cercato di servire la giustizia e ti posso assicurare che non è mai stato piacevole. Che si sia trattato di Atena o di Arles, qui ogni azione per salvaguardare il mondo è stata scritta nel sangue e tutti abbiamo le mani sporche. Poi c’è solo chi preferisce indorare la pillola definendosi eroe, e chi invece preferisce vedere le cose come stanno e definirsi soltanto un assassino. Ma una cosa ti posso assicurare: non ho mai ucciso senza una ragione, sbagliata o giusta che fosse. E nel caso di questa stupida, il metodo che stiamo usando è inutile, se non deleterio per entrambi. Quindi sarò sincero: mi sono rotto le palle di questo teatrino.» e detto questo Death lasciò definitivamente il campo di addestramento.

«Ok.. direi che per un paio di giorni gli allenamenti saranno sospesi, per rielaborare una nuova strategia. Ci aggiorniamo.» e detto questo Morgana mi diede il congedo e io finii immancabilmente in infermeria tra le braccia di Gemini e gli sguardi pettegoli di infermieri e pazienti.

Ma se credete che le mie torture fossero finite vi sbagliate! Perché quando non c’era Death, c’era Tatsumi!

Quel simpaticissimo gorilla pelato nipponico era infatti diventato il responsabile della casa editrice per cui lavoravo (acquistata dalla Fondazione Grado) per volere della merin… ehm… Atena alias Saori Kido.

Quindi quando non mi sorbivo i pestaggi dell’ex Cancro, mi beccavo le lamentele di Tatsumi per il libro che andava a rilento siccome scrivevo nei ritagli di tempo. Vi lascio quindi immaginare la pressione del leccapiedi di Saori quando venne a conoscenza della sospensione dei miei allenamenti: avevo letteralmente il suo fiato sul collo! E io che mi lamentavo di quanto fosse rompicoglioni il mio precedente editore con le scadenze!

Oltre a questo bisognava aggiungere anche Gemini che, essendosi accorto del mio nervosismo per via delle varie pressioni (ovvero allenamenti inconcludenti e ramanzine continue per i capitoli che tra l’altro non andavano mai bene), invece di starmi lontano, aveva deciso di buttare altra benzina sul fuoco, cercando di convincermi ad un’uscita per farmi distrarre (peccato che, nonostante il suo pensiero gentile, la cosa non fosse esattamente fonte di relax , dato il nostro precedente trascorso!).

«Arianna, dovresti cercare di staccare la spina ogni tanto! Te lo dico per la tua salute! Quindi secondo me dovresti approfittarne di questi giorni di sospensione degli allenamenti per svagarti un po’.» mi disse infatti Saga che aveva avuto la pessima idea di insinuarsi nel salotto della casa del Sagittario proprio mentre io ero intenta all’ennesima stesura di un capitolo che Tatsumi continuava a bocciarmi.

«Ho la scadenza a breve di questa parte, quindi preferirei approfittare del fatto che non devo prendermele da Death per qualche giorno per finire!» gli risposi irritata io.

«Ma forse se ti prendessi una mezza giornata di pausa avresti la mente più fresca e riusciresti a lavorare meglio, visto che fino ad ora ti allenavi di giorno e scrivevi di notte! Vuoi rischiare l’esaurimento?» mi  rimproverò serio Gemini.

«Senti Saga, apprezzo che tu ti stia preoccupando, ma  non è il caso; veramente!» dissi quindi io con la speranza che intuisse e mi lasciasse in pace. Ero al limite della pazienza.

«Capisco che i tuoi insuccessi negli allenamenti siano fonte di stress, ma buttarti sul lavoro in questo modo non ti aiuta a risolvere il problema!» mi rinfacciò Saga.

Mi ritrovai così a staccare le mie mani dalla macchina da scrivere per portarmele alle tempie esasperata, mentre lui continuava imperterrito:

«Lascia che ti porti al mare. Per rilassarsi è un toccasana! Te lo dico per esperienza persona…»

SBAM!

Saga non riuscì a finire quello che stava dicendo perché sbattei con poca grazia le mani sulla scrivania alzandomi di botto.

«Arianna, ma che ti prende?» mi chiese quindi sbalordito Saga, mentre io gli rivolgevo uno sguardo incazzato nero.

«Senti! Se non riesci a trovare nessun’altro disposto ad uscire con te perché sei la pecora nera del Santuario, non è un mio problema! Come puoi vedere sono impegnata! Quindi se veramente vuoi farmi un favore… non farti più vedere!!!» gli sbottai in faccia.

I lineamenti di Saga si fecero duri.

«Quindi è questo che pensi? Allora farò come dici. E scusa se mi sono preoccupato per te. Vedrò di non farlo più in futuro» e detto questo Saga se ne andò sbattendo la porta, mentre Alexis dal corridoio si faceva sfuggire un: «Mi sa che Morgana invece che con Death doveva farti allenare con Gemini per farti perdere le staffe!»

Nei giorni seguenti Saga fece ciò che avevo detto ed evitò accuratamente la mia persona. Doveva essere decisamente incazzato. Infatti non si prendeva nemmeno il disturbo di palesare la sua presenza quando passavo per la Terza Casa. In compenso su una cosa Gemini aveva ragione: avevo seriamente bisogno di staccare la spina. Decisi quindi di andare a fare una passeggiata per vetrine ad Atene, incrociando Seiya mentre mi recavo a Rodorio per prendere il pullman.

«Ciao Arianna, come va?» mi salutò il ragazzino.

«Va. E tu?» gli chiesi.

«A parte Shaina che continua a perseguitarmi per la storia della maschera, il resto alla grande! I tuoi allenamenti con Death?»

«Sospesi per un po’»

«Troppo pesanti?»

«Inutili»

«Uhm, capisco, ma toglimi una curiosità… per caso è successo qualcosa tra te e Saga?» mi domandò un po’ in imbarazzo il Saint di Pegaso.

«Perché me lo chiedi?»

«Beh…  durante gli allenamenti ha quasi accoppato Asterion e Babel; il primo per aver messo in piazza che tu gli avevi dato picche, dopo averlo saputo da Alexis, ed il secondo per aver detto che avevi fatto bene!» mi rispose Seya stringendosi nelle spalle.

«Diciamo che gli ho semplicemente detto di starmi alla larga perché non gradivo le sue attenzioni» gli spiegai .

«Secondo me sei troppo dura con lui. Infondo si sta solo preoccupando per te…» azzardò Seiya, ricevendo in risposta un’occhiataccia di fuoco.

«Ok, scusa, come non detto!» corse ai ripari il giapponese, per poi cambiare discorso: «Comunque sai che ti stavo proprio cercando?»

«Ah sì? E come mai?» gli risposi, mentre il ragazzino mi porgeva un biglietto.

 «Volevo chiederti di venire con me al cinema domani pomeriggio. In teoria dovevo andarci con Dite, ma mi ha dato pacco all’ultimo!»

«Non so… non mi piace fare da tappabuchi»

«E dai non fare la guastafeste! E poi che ti costa? Te lo offro pure!» ribatté a quel punto Seiya, mettendo il muso.

«E va bene! Ma solo perché me lo offri!»

«Fantastico! Allora ci vediamo domani alle 15 davanti al cinema ad Atene!» e Seiya tutto contento prese la via del Grande Tempio, mentre io quella per Rodorio… del tutto ignara del tiro mancino che mi era stato combinato (anche se devo ammettere che fui veramente tonta. Difatti già solo al sentire il nome del Cavaliere dei Pesci avrei dovuto iniziare a farmi un paio di domande!).

Infatti il giorno dopo, davanti al cinema, mi ritrovai ad aspettare come una cretina un ragazzino giapponese che, a pochi minuti dall’inizio della proiezione, non era ancora arrivato, mentre osservavo una zazzera di capelli blu venire verso l’ingresso dello stabile.

«Arianna, che ci fai qui?» mi chiese palesemente sorpreso Saga incrociandomi.

«Sto aspettando Seiya. Dovremmo andare al cinema» gli risposi.

«Anch’io e  Dite, ma vedo che nemmeno lui è ancora arrivato» mi disse Saga, per poi chiedermi: «Che film andate a vedere?»

« “I petali del tempo” *»

«Davvero? Anche noi! Certo che non avrei mai detto che a Seiya potessero piacere i film introspettivi» commentò Saga.

«Non hai tutti i torti…» constatai. Effettivamente era strano, molto strano! Così come era strano che non si vedesse ancora nessuno all’orizzonte nonostante il film stesse per cominciare e che l’accompagnatore ritardatario di Saga fosse nuovamente Dite….

 «Va, beh… io entro. Cavoli suoi se arriverà a film iniziato!» borbottò Saga guardando l’orologio, per poi dirmi: «E tu che fai, non vieni? Ormai avranno già finito di proiettare le pubblicità! Non so te, ma di vedere un film iniziato per colpa di un ritardatario non mi va proprio»

Osservai Gemini tenermi aperta la porta e, anche se sospettosa, decisi di seguirlo. Dovevo infatti dargli atto che guardare un film già iniziato era fastidioso, anche se la cosa iniziava a puzzarmi di brutto, soprattutto quando scoprii che il mio posto e quello di Saga erano vicini!

«Saga!»

«Che vuoi?»

«A te non sembra un po’ strana questa situazione?»

«Di che parli?»

«Non fare il finto tonto»

«Pura coincidenza!»

«Certo! E io sono Biancaneve! Su sputa il rospo! Sei proprio un vigliacco ad usare questi trucchetti per estorcermi un uscita! Coinvolgendo Seiya poi…»

«Guarda che hanno fatto tutto da soli!»

«E secondo te me la bevo che un ingenuo come Seiya possa aver pianificato una cosa del genere?»

«Dite non è ingenuo. Al contrario è molto malizioso»

«Allora vedi che lo sapevi!»

«Beh, riepilogando i fatti non è che ci voglia una laurea per capire quello che è successo; Dite fuori dal cinema non c’era, ma al suo posto c’eri tu in attesa di un Seiya che non si è presentato e guarda caso ci ritroviamo vicini a vedere lo stesso film. Se ci aggiungiamo che Alexis ha messo in piazza la nostra litigata e che Dite non sa farsi i fatti suoi siccome ha scommesso contro Misty che ci saremmo rimessi insieme, mi sembra abbastanza chiaro cosa sia successo . Senza contare che non ci vuole chissà quale ingegno per far fare a Seiya quello che si vuole. Saori fa scuola in materia»

«Quindi mi giuri che tu non hai colpe?» lo guardai sospettosa.

«Questa volta sono stato incastrato proprio come te! Te lo giuro» rispose Saga mettendosi una mano sul cuore.

«E basta voi due! Fate silenzio» le invettive provenienti dal resto della sala ci fecero capire che forse era meglio smetterla di discutere prima di venire linciati.

Che dire del film se non un “Afrodite brutto bastardo, questa me la paghi!”. Avete presente quelle commedie mielose in puro stile Harmony che i ragazzini vanno a vedere solo per limonare sulle poltroncine? Ecco… il film in questione era di quel genere. Vi lascio quindi immaginare la mia gioia nel trovarmi a guardare una cosa del genere tra un mare di coppiette in fregola, seduta di fianco al mio ex, che tra l’altro si era addormentato dopo dieci minuti di proiezione (grazie al cielo che almeno il biglietto non l’avevo pagato!). L’unica cosa positiva fu quando dovetti assestare una poderosa gomitata al fianco di Saga per svegliarlo (ebbene sì, molto probabilmente se Morgana avesse scelto Gemini come mio allenatore, avrebbe fatto terno al lotto con il Cosmo Negativo!).

Uscita dal cinema c’era quindi poco da dire sul fatto che ero di umore nero, cosa che mi fece sfuggire un:

«Appena becco Afrodite lo gonfio di botte!»

Cosa che fece alzare un sopracciglio poco convinto ad un Saga sbadigliante: «Certo! Proprio tu che ti fai pestare da Death, sorridendogli pure! »

«Cosa stai cercando di insinuare?»

«Nulla, nulla…  Comunque, se vogliamo dirla tutta, quello che dovrebbe essere incazzato nel’essersi ritrovato con te a vedere quello schifo di film, dato il modo in cui mi hai trattato, sono io!» mi disse a quel punto seccato Gemini: «Soprattutto perché non credo di essermi meritato ciò che mi hai detto, e tu questo lo sai. Inoltre credi veramente che senza di te io non possa rifarmi una vita?»

«Cosa stai cercando di dirmi?» gli chiesi sospettosa.

«Facciamo due passi. Voglio farti vedere una cosa.»  e così dicendo Saga mi fece cenno di seguirlo per le strade di Atene ed io, anche se un po’ riluttante, lo accontentai.

Camminai al suo fianco in silenzio per un tempo che non saprei dire, durante il quale non potei non notare gli sguardi languidi che le donne lanciavano verso Saga al nostro passaggio… senza poter dar loro torto visto che anch’io c’ero cascata con tutte le scarpe. Saga, dal canto suo, non si poteva certo negare fosse  un bell’uomo decisamente dotato di  fascino; un fascino accentuato da quell’ombra di tristezza che traspariva infondo ai suoi occhi, nonostante cercasse di non darla troppo a vedere con la sua sicurezza. D'altronde il passato lo si può accettare, ma mai dimenticare… Sì, dovevo ammettere che forse ero andata giù decisamente un po’ troppo pesante con lui….

«Arianna, credo che tu ormai l’abbia notato…» la frase di Saga mi fece riemergere dai miei pensieri.

«Cosa?»

«Avanti, non fare l’ingenua! Ormai credo tu abbia capito che, anche se gli abitanti del Santuario cercano di tenere le distanze nei miei confronti per via dell’alone di mistero che mi avvolge, al di fuori del Grande Tempio non avrei di questi problemi.  Qui non sono un Gold Saint, qui non sono Arles, qui sono solo un uomo. Capisci cosa intendo? Che non ho bisogno di te!» mi disse Saga serio.

 “Stronzo! E io che mi ero quasi pentita di quello che gli avevo detto!” pensai io per poi rispondergli un : «Bene, sono contenta per te e vedi di fartene il più possibile ora che puoi!» per poi girare sui tacchi, ma la mano di Saga sulla mia spalla mi costrinse a girarmi.

«Vedi che sei proprio stupida?»

I miei occhi si fecero due fessure:

«Io stupida? Tu piuttosto sei un…»

Il dito del Saint di Gemini premuto sulle mie labbra mi fece tacere di botto, mentre la sua bocca si spostava repentina verso il mio orecchio facendomi perdere un battito cardiaco.

«Ssst!Taci un momento per cortesia! Quello che voglio che ti ficchi in quella testolina vuota non è il fatto che io possa farmi tutte le donne che voglio, anche se è vero, ma che io non ho bisogno di te… io voglio te! Le due cose sono ben diverse! Quindi vedi di evitare di dirmi certe cose in futuro o potrei ripensarci e poi vediamo chi ride e chi piange!» mi sussurrò Gemini all’orecchio, facendomi avvampare di rosso e balbettare un:

«Ok.. scu…scusa!»

Rendendomi conto solo in un secondo momento di essere caduta nel suo giochetto e di essermi quindi fatta beccare con le mani nella marmellata come i bambini.   

«Stronzo» sibilai quindi io mettendo il broncio, mentre Saga mi sfoderava il suo migliore sorriso bastardo, per poi però sbiancare all’improvviso puntando lo sguardo tra i passanti.

«Ehi, che ti prende? Sembra che abbi visto un fantasma!»

«Appunto!Tu come lo chiameresti uno che dovrebbe essere morto da 13 anni?»

«Eh?» fui in grado solo di dire prima di vedere Saga scattare in avanti facendosi strada tra la folla. Non mi restò quindi altro da fare che corrergli dietro fin quando non lo vidi agguantare per una spalla un ragazzo biondo all’incirca sulla trentina, che portava con se un contenitore cubico coperto da un telo bianco.

«Aioros?» chiese in un filo di voce Saga, la cui mano tremava impercettibilmente.

«No, mi spiace Saga di Gemini. Io non sono il tuo defunto amico d’infanzia, ma uno scienziato che risponde al nome di Ian Shanower. Al vostro servizio!» disse il biondo girandosi lentamente, mostrando una fottuta faccia da schiaffi, mentre io mi ritrovavo sconvolta a puntare il dito in direzione di quel tizio:

«Il… il…. Manipolatore!»

«Ciao, Arianna! È da un po’ che non ci si vede! Come ti butta? E a proposito; credo di avere una cosina di proprietà del Grande Tempio!»

 

NOTE

*Il titolo è di pura fantasia.



XXXXXXXXXXXXX

BUONE FESTE A TUTTI!!!! ^.^

E GRAZIE A TUTTI COLORO CHE STANNO SEGUENDO QUESTA STRAMPALATA STORIA!

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Capitolo 17
*** Come rischiare botte al Santuario... ***


COME RISCHIARE BOTTE AL SANTUARIO…

… il Manipolatore alla riscossa!

 

«Ah però… sembra proprio di essere tornati nell’antica Grecia! Mai pensato di convertire il Grande Tempio in un parco a tema? La piccola Saori farebbe un affare, anche se in quanto ereditiera plurimiliardaria forse non le importa investire nel turismo. Comunque secondo me sbaglia»

Ian Shanower si aggirava con il naso per aria, in perfetto stile “turista per caso”, dispensando pillole di saggezza non richieste tra i marmi del Tredicesimo Tempio, in attesa di essere ricevuto dalla Kido; apparentemente ignaro del fatto che proferire considerazioni del genere al cospetto delle persone sbagliate (tipo Aioria, Milo e Shura) equivaleva ad una morte certa. Gli era quindi andata bene che a prendersi il disturbo di scortarlo per il Santuario fossimo stati io e Saga, dopo averlo incrociato mentre vagava per Atene in cerca della strada per il Grande Tempio, altrimenti a quest’ora tanti saluti! Come quando per poco non veniva linciato da un gruppetto di Silver per essersene uscito con un “Ma che figo! Adoro le feste in maschera! Però sinceramente avrei evitato di vestirmi da manzo in scatola”(e se c’è una cosa che fa incazzare ogni Saint che si rispetti è sfottere la loro armatura). Ringraziai quindi tutti i santi in paradiso (e lo sfacciato fondoschiena di Ian) se per le 12 case non avevamo incontrato quasi nessuno, tolto un Aldebaran rimasto alquanto perplesso alla vista del Manipolatore e un Shaka fortunatamente troppo preso a spiegare a Eva un non so quale tipo di meditazione zen (cercando tra le altre cose di tenere sveglia l’Alchimista, ma con scarsi risultati. L’Irlandese infatti tendeva ad appisolarsi ogni qualvolta la Vergine abbassasse la guardia, irritandolo non poco).  Quindi quando passammo per la Sesta, il borioso biondino ci disse solo di levarci dai piedi alla svelta, dato che era già piuttosto nervoso e io e Saga non ce lo facemmo ripetere due volte, trascinandoci dietro Ian prima che potesse uscirne con una delle sue e farci levare così definitivamente i cinque sensi.

«Ehm…  sei veramente sicura che sia lui il Manipolatore?» mi chiese quindi Saga osservando di sottecchi il giovane uomo che gironzolava per l’anticamera della Sala dal Trono, del tutto a suo agio con i  suoi bermuda fluo, la camicia Hawaiana, il Cloth del Sagittario in spalla e il fare sciallo di chi non gliene può fregare  nulla di niente e di nessuno.

«Purtroppo sì. Ti confermo che lui è il Manipolatore; ovvero il tipo che mi ha spedito per sbaglio nella vasca da bagno del Tredicesimo Tempio» gli risposi.

«E pensare che io l’ho pure scambiato per  Aioros… tolto che è biondo non gli assomiglia affatto… sto tipo è completamente fuori di testa!» bofonchiò Saga, ripensando alla sua figuraccia ad Atene.

«Beh, dai, non essere così severo con te stesso, può capitare a tutti di prendere lucciole per lanterne! Soprattutto se si trova uno che vaga per Atene con il Cloth del Sagittario e si ha la coscienza un po’ sporca…» fu quindi il commendo bastardo di Ian, che smise di ficcanasare in giro, per rivolgerci un sorriso da volpe: «Quindi se avete finito di farmi la radiografia completa, parlottando alle mie spalle, che ne dite di andare a dire alla Kido di darsi una mossa? Sto affare pesa e vorrei restituirlelo, se non vi dispiace!»

«Guarda che nessuno ti sta facendo la radiografia!» puntualizzai quindi io, mentre gli occhi di Saga si fecero due fessure. A quanto pare non aveva gradito il commento su lui ed Aioros…

Bisognava dire che se Ian era intenzionato a farsi odiare da Saga, era sulla buona strada.

«Arianna non c’è da vergognarsi ad ammettere che mi stavi fissando perché ti attraggo! So di essere un uomo piuttosto affascinante!» commentò il Manipolatore con aria di sfida nei confronti di Saga (che non faceva mistero della sua irritazione per l’atteggiamento sfacciato del nuovo venuto), per poi rincarare la dose avvicinandosi a me, cingendomi le spalle con un braccio, per poi dire: «Quindi che ne dici di andare in un posto un po’ più appartato?Così puoi guardarmi meglio senza terzi incomodi…»

«Eh?» riuscii solo a formulare io, presa alla sprovvista. Era scemo o cosa? Ma ancora prima che potessi mandarlo in quel posto, ci pensò Saga al mio posto.

«Levale le mani di dosso» fu infatti il glaciale ordine di Gemini, detto con un tono da mettere i brividi (neanche Arles avrebbe potuto fare di meglio).

Risultato: venni ulteriormente stretta nella morsa di Ian, che sfoderò il suo fottuto sorriso da schiaffi in direzione di Saga (fui quasi tentata di dirgli che se voleva morire il gas era sicuramente meno doloroso di una Galaxain Explosion.)

« Perché sei così nervoso, Gemini? Infondo sto solo raccogliendo ciò che tu hai buttato via, nonostante ti avessi fatto il favore di fartela finire tra le braccia. Sai, le giovani fanciulle dotate di cosmo purificatore mica piovono dal cielo senza motivo!»

«Cosa?» sbottai quindi io presa in contropiede: «Quindi non hai sbagliato a spedirmi al Santuario, ma era tutto calcola…»

«Toh guarda, il pesante portone si sta aprendo!» deviò l’argomento Ian, mentre una guardia ci avvisava che Saori era disposta a riceverci.

«Meglio non fare aspettare la “dea”, no?» commentò quindi il Manipolatore con un tono ironico da far schifo, per poi varcare la soglia della Sala del Trono e a me e a Saga non restò altro da fare che seguirlo; incazzati neri.

Ci ritrovammo quindi al cospetto di Saori, seduta sul trono con Aioria e Camus come balie.   

«Ah, però! È proprio vero che c’è chi fa la fame e chi invece è ricoperto d’oro… nel vero senso della parola!» fu quindi il commento di Ian, fortunatamente a bassa voce, alla vista dei due cavalieri d’oro in armatura, mentre io pregavo non sparasse altre cazzate. Già tra gli Emissari non ero la più ben vista per la mia ex relazione con Gemini e il mio atteggiamento piuttosto schietto con Saori, ci mancava solo che il Manipolatore mi facesse fare altre figuracce ed era la volta buona che me le prendevo da qualche Gold (senza contare che grazie ad Aioria tutti credevano che avessi anche problemi di alcolismo dovuti alla mia delusione con Saga. Non vi dico quindi la faccia schifata che Shaka mi rivolgeva ogni volta che lo incrociavo. Ebbene si, pure il Leoncino della compagnia era una fottuta comare! Ma come del resto tutti al Santuario).

«Benvenuto al Grande Tempio, Manipolatore» lo accolse nel frattempo cordiale la Kido, mentre Ian si esibiva in un teatrale, canzonatorio e falso inchino.

«L’onore è mio, signorina Kido, ma chiamatemi solo Ian. Sono un umile uomo di scienza. I titoli non mi si addicono»

Che fottuto leccaculo!

«Come volete signor Ian» accordò quindi Saori, mentre lo scienziato appoggiava sul pavimento della sala il contenitore cubico del Cloth del Sagittario, liberandolo dal telo bianco in cui era avvolto. Non potei quindi non notare una certa commozione trasparire dal volto di Aioria alla vista dello scrigno appartenuto al fratello. 

«Credo che questo sia vostro» disse il Manipolatore, appena il cloth fu completamente liberato dal panneggio.

«Vi ringrazio per averci riportato il Cloth del Sagittario» annuì quindi Saori.

«Non ringraziatemi. La mia intenzione nel farlo sparire dalla circolazione, era solo quella di porre fine alle Galaxian Wars, come richiestomi dal Custode della Prima Colonna. Quindi ora che al Grande Tempio le cose si sono calmate, posso tranquillamente restituirvelo, dato che per me è solo un impiccio» commentò di conseguenza Ian, per poi frugare nello zaino ed estrarne un pacchetto che porse a Saori.

«È per me? Grazie!» esclamò perplessa e sorpresa la ragazzina, per poi spacchettare il dono, alla vista del quale calò il gelo in sala.

«Beh,  non mi sembrava il caso di presentarmi a mani vuote, però con il senno di poi, ammetto che erano meglio dei trucchi o un profumo, invece che Cicciobello, ma la credevo un po’ più bimba. Si, insomma, meno formos…» si affrettò a spiegare Ian, facendo riferimento al davanzale di Saori, fermandosi però in tempo alla vista degli sguardi truci di Aioria e Camus.

«Beh, dato che il cloth è stato restituito i farei anche che andare!  Quindi piacere di avervi conosciuto e tante belle cose!» disse il Manipolatore per poi girare su tacchi, ma io lo bloccai:

«Ehi, aspetta un attimo! Ci sono un bel po’ di cose che mi devi spiegare, a partire dalla questione della vasca da bagno del Tredicesimo Tempio, quindi non te la svigni così!»

«Arianna, non ti facevo così sfacciata nel mettere in piazza quello che facciamo nella vasca da bagno. Dovresti imparare a non parlare della nostra intimità in giro, sai? Per una signora è sconveniente!»

«La vuoi smettere di deviare il discorso con allusioni improbabili!» sbottai a quel punto io, mentre a Saga saltava la mosca al naso.

«Esatto, quindi sputa il rospo, perché vorrei ricordarti che in quella vasca da bagno quel giorno c’ero anch’io!» puntualizzò infatti Gemini, mentre un colpo di tosse di Camus ci fece tornare tutti all’ordine. Notammo così l’espressione incuriosita di Saori (dalla quale dedussi che forse non era così totalmente disinteressata agli argomenti piccanti, come invece voleva far credere) e quella scioccata e sdegnata di Aioria, che esclamò:

«Cosa? Avete fatto una cosa a tre nella vasca sacra del Tredicesimo Tempio? Ma questo è un sacrilegio!»

«Oh, sono veramente rammaricato, se l’avessimo saputo che volevi esserci anche tu, ti avremmo chiamato! Ma non arrabbiarti, la prossima volta sarai il primo ad essere invitato!» lo sfotté quindi Ian, cosa che non piacque al Leone che gonfiò minaccioso il suo cosmo.

Fortunatamente a placare  gli animi ci provò Camus:

«Calmati Aioria, non capisci che ti sta solo prendendo in giro? Sii superiore e non farti provocare!»

«Esattamente. Il Manipolatore è solo un gran burlone, quindi non devi dargli retta. Infatti non è successo nulla del genere. Semplicemente quando mi ha spedito al Santuario mi ha fatto finire nella Vasca del Tredicesimo Tempio e quindi volevo delle spiegazioni in merito, dato che sono quasi affogata!» cercai di tranquillizzare il Leone, dando man forte a Camus, ma con scarso risultato.

«Sarà… ma te con la camicetta bianca bagnata e Saga completamente senza veli in un’enorme vasca da bagno… ho qualche dubbio che non sia successo proprio null…» Ian venne messo a tacere da un mio poderoso calcio ad una caviglia.

«Ahia! Ma tu non eri votata alla non violenza?» mi domandò Ian, massaggiandosi la caviglia dolorante.

«Solo con Cancer a quanto pare» fu il commento acido di Saga, memore della gomitata che si era beccato al cinema, cosa che gli fece guadagnare un’occhiataccia di fuoco da parte mia, mentre il Manipolatore ridacchiò bastardo.

«Quindi te la sei fatta fregare da Death Mask, eh? Da te non me lo sarei mai aspettato Gemini. Ma non ti preoccupare, ci penserò io a togliere Arianna dalle chele del Cancro»

Poco da dire sul fatto che Saga, ormai al limite della sopportazione, gonfiò pericolosamente il suo cosmo a quella battuta, cosa fece aumentare di riflesso anche quello di Aioria, ancora poco fiducioso nella redenzione di Gemini, cosa che costrinse anche Camus ad aumentare il suo per prepararsi a sedare un’eventuale rissa. Ma perché gli uomini sono così bambini?

«Scusate, ma Death Mask non era fidanzato con Morgana?»

L’intervento di Saori fece calare un silenzio sbigottito in sala, mentre io ringraziai il creato che la Medium non fosse presente, perché non l’avrebbe presa bene!

«Beh, che ho detto di male?» fu la conseguente protesta di Saori, alla vista degli sguardi basiti di Aioria e Camus, che la guardavano come se fosse appena scesa da Marte, cosa da cui dedussi che non sarebbe stato poi così semplice sfatare l’aura sacrale attorno ad Atena per farla accettare per quello che era: una ragazzina con tanta voglia di vivere una vita normale.

Tossicchiai quindi rumorosamente per attirare l’attenzione su di me, approfittando del momento di stallo venutosi a creare. Mi congedai quindi con un lieve inchino, per poi afferrare Ian, che se la rideva della grossa, e trascinarlo fuori dal Tredicesimo Tempio, prima che combinasse altre cazzate.

«MA TI È DATO DI VOLTA IL CERVELLO???? SE VUOI CREPARE FALLO IN UN'ALTRA MANIERA E SOPRATUTTO LASCIAMI FUORI!» gli sbraitai in faccia quando fummo a distanza di sicurezza, mentre quel cretino continuava a ridere.

«E dai Arianna, non trovi anche tu che sia divertente fare infuriare quei palloni gonfiati?»

Lo guardai malissimo.

«E tu ti rendi conto che stavi per finire in una rissa con dei cavalieri d’oro, per colpa delle tue battute fuori luogo?» lo riproverai.

«Non è colpa mia se sono più permalosi di una diva del cinema! E poi rilassati, che non sarebbe successo nulla di grave. Al massimo li avrei messi a cuccia io tutti e tre»

«Ma fammi il favore! Ti rendi conto del potere distruttivo che è in grado di sprigionare un Gold Saint?» lo rimproverai, ma lui non fece una piega; anzi mi rivolse uno strano sorriso beffardo:

«Mentre io deduco che tu non sia ancora conscia del vero potenziale di un Emissario» fu infatti il suo commento, per poi oltrepassarmi facendomi segno di seguirlo.

«Su avanti, andiamo a radunare gli altri Emissari. Ho un po’ di cose da dirvi e per quanto riguarda la questione della vasca… non ci voleva mica una scienza per capire il perché ti ho spedito al Santuario. Tu infatti eri l’Esorcista, mentre Saga un posseduto; quindi era logico farvi incontrare, no?»

«Lo sai che ho rischiato di morire per questa tua genialata?» sbottai a quel punto io, infuriata come una biscia, mentre lui mi rivolgeva uno dei suoi sorrisi volpini:

«Beh, mi sembra che tu sia ancora tutta intera, o sbaglio?» e detto questo Ian proseguì la discesa verso la Casa del Sagittario, lasciandomi contemporaneamente incazzata e perplessa. Non riuscivo infatti a capire se era un idiota patentato o se dietro al suo atteggiamento incosciente in realtà ci fosse dell’altro.

A distanza di tempo posso dire che erano giuste entrambe le ipotesi.

 

Purtroppo per il Manipolatore, l’incontro con i restanti Emissari non fu dei più idilliaci…

«Brutto bastardo, dove diamine ti eri cacciato mentre noi rischiavamo le penne al Santuario? E vorrei ricordarti che se siamo in questo casino è solo per colpa tua! Sai dove dovevi ficcarti quella freccia?»

«Sì, ti voglio bene anch’io Alexis, ma se mi lasci il collo riesco a respirare e quindi a spiegarvi tutto»

Alexis aveva infatti appeso con poca grazia Ian ad una delle pareti del soggiorno, prendendolo per il collo, lasciando libero sfogo al suo Cosmo Negativo. Infatti, mentre io con gli allenamenti stavo facendo un buco nell’acqua, Alexis no. Anzi, era riuscita rapidamente ad ottenerlo grazie ad un intervento deciso di Shura che, per espiare la sua colpa di averle quasi tranciato una gamba, aveva deciso di affiancarsi a Mu negli allenamenti. Ma se le sedute dell’Ariete, per aiutare la Sensitiva a gestire il flusso di pensieri che captava in continuazione, non avevano ancora portato a grossi risultati, per via dell’indole ficcanaso dell’australiana;  gli esercizi con Shura, che potevano riassumersi in “O ti svegli o ti mozzo la testa con Excalibur”, avevano invece dato i suoi frutti (sì, bisognava dire che, come metodi d’avviamento all’uso del cosmo negativo, al Santuario non avevano molta fantasia; così come era giusto  notare come la Sensitiva fosse molto meno incline di me a lasciarsi ammazzare). Oltre a lei, ad ottenere il risveglio ed il controllo del suo lato oscuro era stata Eva, dimostrando che, nonostante la massiccia componente soporifera, le meditazioni e le tecniche di Shaka erano piuttosto efficaci. In alto mare rimanevamo invece io, Katy e Sayuko. Io perché avevo qualche problemuccio con il mio cosmo positivo, la Guaritrice perché Aioria era un disastro come maestro, in quanto non aveva polso, ed infine la Veggente perché invece che allenarsi… con Dite faceva shopping!

«Calmati Alexis, ormai quel che è stato è stato. Sentiamo quindi cos’ha da dirci!» intervenne di conseguenza Eva, prima che ci giocassimo definitivamente il Manipolatore… anche se dall’aria che tirava in salotto si capiva che la cosa non sarebbe dispiaciuta a nessuna.

Infatti anche Il cosmo negativo di Eva scalpitava, nonostante riuscisse a mantenere un selfcontrol degno di Camus, mentre gli sguardi miei, di Katy e di Sayuko lasciavano trasparire una buona dose d’incazzatura nei confronti di Ian. Solo Morgana se ne stava in disparte senza dare segni di vita, limitandosi a scrutarlo di sottecchi.

«Oh, ti ringrazio Eva! Tu si che possiedi la saggezza di un vero alchimista» fu la conseguente battuta del Manipolatore, non appena Alexis mollò la presa per lasciarlo parlare. Lo sguardo che gli lanciò l’irlandese (avete presente Ikki con i coglioni girati? Beh… Peggio!) gli fece però finalmente capire che forse era meglio se la smetteva di fare il pirla.

«Ok, ho capito che non siete in vena di scherzare e quindi arrivo al sodo!» alzò le mani in segno di resa il Manipolatore.

Un sospiro sollevato aleggiò nel salotto, mentre Ian si andava ad accomodare sul divano.

«Per prima cosa mi scuso di non avervi raggiunto al Santuario per darvi una mano contro Arles, ma vi giuro che avevo validi motivi per essermi assentato»

«Ovvero?» lo incalzò Katy.

«Purtroppo a dare di testa non c’è stato solo Saga, ma anche Hilda di Polaris» fu la risposta del manipolatore, alla quale partì uno scettico “E chi cacchio è?”, tolta Morgana, che invece diede finalmente segni di vita:

«La sovraintendente di Asgard, sacerdotessa di Odino?» domandò infatti sorpresa la Medium.

«Proprio lei» annuì Ian, sistemandosi meglio sul divano.

«Ma Odino e la sua stirpe non erano tornati ad una comune vita mortale di loro spontanea iniziativa, lasciando solo Asgard come avamposto in aiuto dei Custodi? Infatti da quel che mi risulta il compito di Hilda era quello di evitare lo scioglimento dei ghiacci con la sua preghiera!» esclamò stupita Morgana.

«Ciò che dici è tutto vero, peccato che Hilda sia stata plagiata da una forza estranea e piuttosto incazzata con Saori e discepoli. Quindi mentre voi ve la vedevate con i Gold, io sono stato inviato a liberala dal sortilegio in cui era caduta. E fidatevi che è stato un bene anche per voi se sono riuscito nell’impresa, perché altrimenti a quest’ora sarebbe entrata in guerra contro il Santuario. E vi posso garantire che i guerrieri del nord non sono esattamente simpatici e coccolosi. Ad esempio Orion mi aveva preso parecchio in antipatia! E ok che gli avevo soffiato da sotto il naso quella bella cavallona di Hilda; ma infondo mica è colpa mia se lui con le donne non ci sa fare, mentre io ho un talento innato! Comunque anche la principessina Flare non era niente male; peccato solo che fosse minorenne...» iniziò a divagare il Manipolatore.

«Ehm, Ian, sinceramente di chi ti sei fatto ad Asgard, non ce ne può fregare di meno. Al contrario, troverei più interessante se approfondissi la questione della forza estranea contro cui ti sei dovuto scontrare per liberare questa tizia di nome Hilda» fu quindi il commento spazientito di Eva.

«A dire il vero, non ne so molto. Infatti ho sciolto semplicemente l’incantesimo che l’aveva colpita tramite un anello maledetto che ho distrutto. Ma purtroppo non so chi sia stato a darlelo. Lei infatti non si ricordava nulla e ha solo saputo dirmi che  se l’era trovato al dito, dopo aver perso i sensi mentre pregava, come ogni giorno, presso la statua di Odino. Ma che sia stato Odino l’artefice dell’accaduto è da escluderlo, dato che so per certo che la sua attuale reincarnazione risiede stabilmente in Canada dove gestisce un negozio di ferramenta, ignaro di tutto» spiegò quindi Ian.

«Quindi non hai nessuna idea di chi possa essere il colpevole?» domandò Katy e il Manipolatore scosse la testa.

«No. Mi spiace. Purtroppo durante il mio soggiorno ad Asgard non ho mai nemmeno avvertito un cosmo che potesse darmi qualche indizio. L’unica cosa strana era l’inquietudine del mare.»

«Che vuoi dire?» gli chiesi quindi io.

«Era come se l’oceano fosse agitato. Preoccupato per qualcosa. Ma non sono riuscito a capirne il motivo e la cosa non mi piace» disse cupo Ian.

«Ora che mi ci fai pensare, anche io ultimamente ricevo visioni riguardanti cataclismi legati la mare e ho un brutto presentimento al riguardo» aggiunse mesta la Veggente.

«Tutto questo è molto strano. Infatti l’unica divinità ancora in circolazione legata ai mari è Poseidone, ma, da quanto ne so, ha stipulato un accordo con i Custodi di rinuncia alle ostilità in cambio del riposo eterno e dell’esenzione dal ciclo delle rinascite» commentò perplessa Morgana.

«Almeno che qualcuno non abbia avuto la brillante idea di cercare di utilizzare il cosmo dormiente del re dei mari per i suoi scopi.  Ti ricordo infatti che una cosa del genere è già successa in passato. Unity di Blugrad ti ricorda niente, Morgana?» disse Ian e la Medium si rabbuiò.

«Sì. Rammento»

«Ehm.. potreste spiegare anche a noi di cosa state parlando?» chiesi io, che non ci stavo capendo più nulla.

«Già, è vero. Voi non potete sapere. Scusatemi. A volte mi dimentico che i vostri Custodi sono molto più menefreghisti del mio e di quello di Morgana. Comunque, tolto questo, Unity era un giovane governatore di Blugrad, un’isolata cittadina situata tra i ghiacci dell’estremo nord, a cui Atena aveva dato il compito di vegliare, come avevano fatto i suoi predecessori, sul cosmo quiescente di Poseidone, peccato che Unity avesse deciso di cercare di usufruire di quel potere per motivi personali, sfruttando il corpo della sorella defunta come contenitore. Fortuna che l’intervento propizio del Cavaliere dell’Acquario dell’epoca era riuscito a risolvere il tutto prima che succedesse una catastrofe» raccontò Ian.

«E questo perché il Manipolatore di duecento anni fa era più interessato ad incasinare la vita di tutti, invece che fare il suo dovere» disse però acida Morgana, lanciando un’occhiata di fuoco allo scienziato.

«Beh, se per questo nemmeno la Medium di allora aveva mosso un dito, con la scusa di non sentirsi ancora pronta! Mia cara principessa…» gli sorrise Ian di rimando, con il suo solito fare canzonatorio.

«Non osare mai più chiamarmi in quel modo!» sibilò Morgana, cosa a cui Ian rispose con un divertito: «Ok, principessa!» cosa che fece innervosire ulteriormente la Medium, mentre noi li guardavamo perplessi. Insomma, perché prendersela tanto per gente morta due secoli fa?

Le espressioni confuse mie e delle altre fecero così capire a Morgana e a Ian, che non riuscivamo più a seguirli e di conseguenza Ian corse ai ripari con un evasivo:   

«Oh, lasciate perdere, discussioni tra me e Morgana su vecchie vicende storiche sulle quali abbiamo tesi differenti»

Cosa a cui la Medium diede segno di assenso, senza però riuscire a convincerci completamente. Infatti  oltre a me anche Eva non sembrava molto soddisfatta della risposta, ma evitò come me di commentare; l’aria era già piuttosto tesa.

A smorzare il momento di silenzio ci pensò Katy:

«Quindi adesso che si fa?» chiese infatti la Guaritrice.

«Per ora, senza ulteriori indizi, non possiamo far altro che aspettare e vedere che succede, preparandosi ad ogni evenienza» rispose Ian.

«Concordo, ma per essere pronti al peggio è necessario fare qualche cambio strategico negli allenamenti. Katy e Sayuko infatti non stanno facendo progressi. Di conseguenza Katy verrà allenata da Camus, mentre Sayuko da Milo.» disse Morgana.

«Cosa?» fu la protesta congiunta della Guaritrice e della Sensitiva, che partirono a lamentarsi di quanto fosse severo Camus come insegnate (la prima) e di quanto fosse odioso lo Scorpione (la seconda). Lamentele che ottennero solo il consolidamento della decisone presa da Morgana, mentre Ian si rivolgeva a me con il suo sorriso da furbetto:

«Arianna, tu invece ti allenerai con me e sono sicuro che insieme ci divertiremmo un sacco»

 Sinceramente io non ero dello stesso avviso, anzi, la cosa non mi piaceva nemmeno un po’, ma dato che ormai si era capito che i metodi del Santuario con me non funzionavano, tanto valeva provare i metodi di un altro Emissario. Intanto dopo Death, cos’altro poteva esserci di peggio?...stramaledetto ottimismo!

 

 

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Dopo secoli finalmente riesco ad aggiornare! Chiedo umilmente scusa per i tempi biblici!

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Capitolo 18
*** Istinto di protezione... ***


ISTINTO DI PROTEZIONE…

… Ian, questa è la volta buona che ti ammazzo!

 

 

L’arrivo di Ian al Santuario era stato come mettere il sale nel caffè… ovvero un’esperienza che non consiglio a nessuno!

Avete infatti presente quelle persone che non sanno tenere la bocca chiusa e che ci godono a provocare in modo ironico e per nulla velato gli altri? Bene; a questo aggiungeteci un manipolo di permalosi guerrafondai, muniti di cosmo, e il gioco è fatto.

Vi lascio quindi immaginare quanto la convivenza fosse difficile.

Milo infatti era arrivato più volte sul punto di alzare le mani sul Manipolatore per le sue considerazioni sull’unghia smaltata di rosso, che lo Scorpione sfoderava ogni volta che usava la Scarlet Needle. E vi garantisco che dare apertamente dell’effeminato a Milo non è cosa saggia, e difatti in più di un’occasione lo Scorpione aveva avuto la tentazione di fargli capire con la pratica, che la sua Cuspide Scarlatta non era li per bellezza. Quindi se Ian non era ancora diventato un colabrodo, doveva ringraziare solo la glaciale compostezza di Camus, che essendo dotato di un quoziente intellettivo decisamente più alto rispetto allo Scorpione, aveva bollato il Manipolatore per un idiota e quindi lo ignorava; anche se una volta ebbi la sensazione che pure l’impassibile Camus stesse per cedere la desiderio comune di pestarlo a sangue. Infatti nonostante il solito cipiglio indifferente dell’Acquario, non potei non notare il terreno ghiacciato ai piedi di quest’ultimo, dopo un commento un po’ troppo spinto su Katy.  Uhmmm …. Che finalmente il francesino avesse iniziato a darsi una svegliata?

Comunque, oltre a Milo, ad arrivare quasi alle mani con Ian ci fu anche Aioria, davanti al quale il Manipolatore aveva dato dell’ingenuo al defunto Aioros, per averci lasciato le penne per salvare quella purga di Saori. Solo gli dei sanno quanta forza deve aver usato Marin per bloccare il Leone prima che accadesse l’irreparabile.

Per non parlare in fine di Saga, che si era praticamente chiuso in casa pur di non vederlo e di conseguenza, strozzarlo.

Però bisognava dire che Ian non era comunque ancora così stupido ad andare ad infastidire Shaka. Infatti penso che se mai ci avesse provato, la Vergine lo avrebbe devastato e devo dire che in molti  ci avevano sperato. Insomma, per una volta che il biondino aveva l’occasione di rendersi utile al mondo, levandogli almeno la parola, niente!

Per quanto riguardava invece gli altri inquilini delle Dodici Case, per lo più cercavano di evitarlo e di non ascoltarlo, per evitare diverbi ed incazzature, mentre Aldy, da uomo pragmatico e pieno di risorse qual’è,  si era comprato una radiolina con auricolari, così quando malauguratamente lo incontrava, gli lasciava dar fiato alla bocca, mentre si ascoltava beatamente musica County (l’ho già detto che è da sposare quel ragazzo?).

Anche la convivenza tra il Manipolatore e gli altri Emissari non era delle più rosee. Noi ragazze infatti l’avevamo letteralmente sbattuto fuori dal Tempio del Sagittario dove aveva ipotizzato di stabilirsi. Seee come no! Col cavolo che in una casa di sole femminucce avremmo lasciato scorrazzare un tipo come lui. Io e le altre volevamo dormire tranquille!

Morale della favola:  Ian finì alla Quarta Casa sotto la sorveglianza di Morgana, la quale sembrava essere l’unica di tutto il Grande Tempio (e del creato) a riuscire da avere un rapporto civile con lui, anche se palesemente guardingo (avevo infatti l’impressione che lo avesse accolto in casa solo per tenerlo d’occhio). D’altronde il solo fatto che la Medium avesse autorizzato Death ad usare il SEKISHIKI MEIKAIAH contro il Manipolatore, la diceva lunga su quanto Morgana si fidasse di lui. E la cosa non era rassicurante.

Almeno però i cambi strategici riguardanti gli allenamenti congiunti, sembravano funzionare, anche se io praticamente con Ian non avevo ancora iniziato, dato che per circa una settimana si era solo limitato a delle chiacchierate, in cui cercava di farsi i cazzi miei, chiedendomi informazioni di varia natura sulla mia vita privata, famigliare e sentimentale. E alle mie domande su che cosa centrasse il mio passato e le mie relazioni sociali con l’allenamento, lui mi rispondeva con un evasivo “abbi fede” e la cosa non mi piaceva par nulla.

Mi sedetti così su uno degli spalti dell’arena ad aspettarlo come ogni mattina, e dato che era palesemente in ritardo, iniziai ad osservare il centro dell’arena, dove un Milo gasato sfotteva allegramente una Sayuko, decisamente in difficoltà:

«Che c’è? Ora che sei senza armatura hai perso tutto il tuo smalto? Eppure durante il nostro scontro alle Dodici Case avevi detto che mi avresti rimesso in riga a suon di sculacciate!» la schernì divertito lo Scorpione.

«Ringrazia che non posso usare il mio Cosmo Positivo negli allenamenti, o ti posso garantire che staresti già decorando gli spalti!» lo rimbeccò la Veggente pulendosi il labbro da un rivolo di sangue, per poi rimettersi in piedi e ripartire all’attacco, ma senza grandi risultati. Milo infatti era riuscito ad evitare il calcio di Sayuko, bloccandole la gamba in una morsa d’acciaio, fratturandole l’arto.

«Oh, merda!» fu la conseguente esclamazione di Milo di fronte al suo operato, per poi cercare di adoperarsi per soccorrere la sua vittima: «Scusa, non volevo…. almeno non all’inizio dell’allenamento!»

«Sei un coglione» fu la conseguente risposta dell’orientale, sul cui volto traspariva un certo dolore.

«Senti, non è colpa mia se senza quell’armatura sei più delicata delle tette di una regina! E sta ferma dannazione! Se ti muovi non riesco ad immobilizzarti la gamba!» la redarguì Milo, ricevendo in risposta un calcio in piena faccia:

«E chi ti ha detto che voglio essere aiutata da te? Quindi non provare a toccarmi, porco!»

«Finiscila con questa storia! Non sono un maniaco, stupida! Durante la vostra incursione è stato un incidente! Non ti ho toccato con intenzioni malevoli!» il tono di voce di Milo si stava alzando, segno che si era innervosito, sia per l’insinuazione di Sayuko sulla sua moralità, sia per il labbro spaccato.

«Come no! E ti devo pure credere?» rincarò la dose la giapponese, che pur avendo una gamba rotta, non voleva assolutamente cedere di fronte allo Scorpione.

«Certo, anche perché non vedo come possa venirti in mente che uno come me, possa anche solo lontanamente essere interessato ad una come te.  Perché vedi, a me le donne piacciono più formose!» la schernì Milo, riferendosi al davanzale della giapponese che non era esattamente una quarta (Certo che lo Scorpioncino aveva un’alta considerazione di se!).

«Dannato… io ti…!» esclamò incazzata nera Sayuko alzandosi in piedi, per poi però accasciarsi per una fitta alla gamba rotta che, nella rabbia, aveva incoscientemente appoggiata a terra.

«Sayuko, aspetta, ci penso io!» intervenne quindi Katy, che stava facendo alcuni giri di corsa dell’arena come riscaldamento, ma venne prontamente agguantata da Camus per il colletto della maglietta, in perfetto stile “gatto bagnato”.

«Dove credi di andare tu?» le chiese quindi l’Acquario accigliato.

«Sayuko ha una gamba rotta quindi…» pigolò la Guaritrice.

«C’è l’infermeria per queste cose. Quindi continua il riscaldamento» il tono di Camus non ammetteva repliche, cosa che fece mettere il broncio all’americana.

«Spiacente, ma non mi fai pena. Inoltre vorrei rinfrescarti la memoria sul nostro accordo: tu esegui alla lettera l’allenamento e io ti do una mano a ripassare per  l’esame di anatomia. Quindi vuoi che ti aiuti si o no?» la sgridò l’Acquario, cosa che fece brontolare a Katy un “Sei un antipatico pinguino ibernato”, per poi però ricominciare a correre, mentre Milo caricava in spalla Sayuko a forza:

«Tranquilla Katy, a lei ci penso io» cercò quindi di rassicurarla lo Scorpione, mentre la Veggente urlava di essere messa giù. Scenetta che attirò l’attenzione di tutti i presenti dell’arena fin quando i due non sparirono alla vista.

«L’amore non è bello se non è litigarello!» esclamò quindi Eva ridacchiando dall’atra parte dell’arena, cosa a cui rispose un Mu piuttosto perplesso:

«Tu dici… mah!» fu infatti la considerazione dell’Ariete, che su richiesta di Eva, aveva acconsentito a darle qualche dritta sul corpo a corpo, dato che le tecniche di Shaka tendevano ad evitare il più possibile qualsiasi contatto fisico con l’avversario. Almeno quello era ciò che ci aveva spiegato l’Alchimista.

Comunque stava di fatto che se tra Milo e Sayuko volavano insulti, Eva e Mu andavano invece molto d’accordo…

«No, Eva. La postura corretta non è quella, aspetta che ti aiuto!» la corresse infatti Mu, ponendosi dietro l’irlandese, aggiustandole la posizione con l’aiuto delle mani (Ah però….  alla faccia dell’eremita! Eccolo li che con la scusa della postura sbagliata, tocca! Mica scemo! Ok che pensar male non si deve, però a volte è inevitabile!).

«Grazie Mu» gli rispose quindi Eva e poi giù di sorrisini (… appunto! Vai che Aldy farà da testimone!).

Sì. Ammetto che stavo iniziando seriamente ad annoiarmi. Anche perché avevo cose più importanti da fare che aspettare a vuoto un idiota, facendo taglia e cuci da sola (tipo andare avanti con il mio libro sugli alieni….).

«Ehilà! Pronta per risvegliare il alto oscuro del tuo cosmo?» la voce squillante di Ian alle mie spalle mi face prendere un coccolone.

«Non farlo mai più!» lo fulminai, mentre lui se la rideva.

«E dai, non fare l’offesa. Eri così assorta nei tuoi pensieri che non ti sei nemmeno accorta che ero arrivato ed in più ti stavi perdendo un evento più unico che raro»

«Ovvero?»

«Shaka che muove il culo dalla sesta per venire a vedere gli allenamenti nell’arena»

«Eh? Mi stai prendendo in giro?» lo guardai scettica. Cioè, Shaka che schioda il suo buddico sedere da quella sorta di fiore di loto dell’androne per scendere tra i comuni mortali? Ma per favore!

«Non sto scherzando! Guarda la!» e il Manipolatore mi indicò una delle aperture un po’ nascoste dell’arena, da dove facevano capolino i lunghi capelli biondi dell’altero cavaliere.

«E perché mai? Ci ha sempre trattato come pezza da piedi e ora tutto d’un colpo si interessa di cosa facciamo?»

«Beh, Eva la si può considerare una sorta di sua allieva, quindi magari non gli va molto a genio che nel tempo libero si alleni con un altro cavaliere. La cosa potrebbe andare a sminuire la sua autorità, non credi?»

«Se per questo anche Alexis è seguita sia da Mu che da Shura, ma non mi sembra che ci siano problemi» gli feci quindi notare.

«Che vuoi che ti dica; non siamo tutti uguali!»

Ma se il manipolatore era convinto della sua tesi, io no. Difatti sperai ardentemente che la gita di Shaka tra la plebaglia, non fosse dovuta al fatto che sospettasse qualcosa riguardo al nostro piano di traviare Saori…  perché nel caso sarebbero stati cazzi amari!

Certo era che ne io, ne Ian, avremmo mai potuto immaginare che cosa stesse realmente smuovendo l’animo del biondino e mai avremmo potuto arrivarci, dato il soggetto; ma come si dice in questi casi: è proprio dove non si crede che l’acqua rompe!

Tolte queste mie divagazioni, Ian decise finalmente di rimboccarsi le maniche, e dopo avermi rivolto uno dei suoi soliti sorrisi volpini, mi invitò al centro dell’arena.

«Dato che oggi abbiamo anche uno spettatore d’eccezione, che ne dici di dare un po’ di spettacolo?» mi chiese sornione il Manipolatore.

«Ehm, veramente io…» non ebbi nemmeno il tempo di replicare, che me lo ritrovai ad un paio di centimetri dal naso.

«Allora, che si alzi il sipario!» e detto questo Ian mi afferrò per la vita facendomi finire senza troppe difficoltà tra le sue braccia, per poi aprire un varco spazio-temporale dal quale fummo risucchiati.

Varco che in una frazione di secondo ci fece apparire in una strada del centro di Milano. Via che tra l’altro riconobbi subito, dato che era quella in cui aveva il negozio mio cugino.

«Ma che diamine!» mi ritrovai quindi ad esclamare sorpresa, per poi rivolgermi accigliata ad Ian:«Si può sapere che scherzo è mai questo?»

«Nessuno scherzo, zuccherino! Semplicemente questo è il posto in cui tu oggi risveglierai il tuo Cosmo Negativo»

«Cosa!? Ti rendi conto che siamo nel centro di Milano!»

«Certo, non sono scemo! Ma vorrei ricordarti che il Manipolatore è colui che tra gli Emissari è in grado di gestire lo spazio e il tempo, quindi non ti devi preoccupare di essere vista, perché anche se la location è effettivamente Milano, la distorsione temporale che ho creato ed in cui ci troviamo, non permette alla gente del posto di vederci. Diciamo che è come se fossimo in una sorta di dimensione coincidente fisicamente con quella reale, ma temporaneamente diversa»mi spiegò Ian, ma se dovevo essere sincera non ci avevo capito molto. Stava comunque il fatto che effettivamente  la gente non poteva vederci, e che la cosa non mi piaceva e mi puzzava di bruciato:

«Io mi rifiuto di allenarmi qui» fu infatti la mia inamovibile reazione, cosa a cui Ian rispose con un sorriso alquanto sinistro:

«Come vuoi, dolcezza, ma poi non ti lamentare se qualcuno a te caro ci lascia le penne»

«La vuoi smettere di scherzare? Non sei divertente!»

«Arianna, io non sto scherzando. Anzi, sono serissimo.  Quindi ti avviso che se non riuscirai a fermarmi io ammazzerò tuo cugino»

Lo sguardo del Manipolatore era serio, ma ciò che mi mise in allarme fu il suo Cosmo Negativo, a cui aveva dato libero sfogo. Potei quindi percepire un’opprimente sensazione di vuoto unita ad una sgradevole sensazione di supremazia. Capii così che quando rideva, dicendo che avrebbe potuto tranquillamente radere  al suolo l’intero Grande Tempio, in realtà, non rideva affatto. Era infatti tutto vero. Solo in due occasioni avevo infatti percepito un cosmo di tale portata; ovvero con Saori e con Morgana, ma se il primo, nonostante la sua grandezza, fosse essenzialmente inoffensivo, ed il secondo più pacato e consolatore, quello di Ian in quel momento era terrificante come quello di un demone oscuro. Nemmeno con Arles avevo infatti sentito un potere distruttivo del genere. Ma ciò che più mi preoccupava era la sua totale assenza di emozioni. Nulla nella sua aura dava segno d’incertezza. Perfino l’anima di Death, nonostante il suo apparente cinismo, durante uno scontro s’increspava e strideva. Quella di Ian no. Non vi era ne gioia, ne dolore. Nulla. Solo indifferenza e la sconcertante consapevolezza che la morte era solo una linea di confine, nemmeno poi  tanto netta, tra due piani d’esistenza. Nulla di più. Aggrottai quindi le sopracciglia, ormai conscia che l’avrebbe fatto per davvero e richiamai a me il Cosmo Positivo. Un enorme sorriso sghembo si dipinse sul volto di Ian:

«Bene, vedo che finalmente hai capito che per me, far fuori il tu adorato cuginetto, non fa ne caldo, ne freddo»

«Non osare avvicinarti a lui! Non voglio che venga coinvolto in questa storia!»

«Allora muoviti a fermarmi,  perché il tempo scorre inesorabile e io non mi farò certo scrupoli! Ti do quindici minuti di tempo…» e detto questo Ian svanì alla mia vista per poi ricomparire alle spalle di un ignaro Eddy all’interno del suo negozio, per poi stringere le sue mani intorno al collo di mio cugino. Nemmeno un cenno di rimorso scosse l’anima del Manipolatore ed un brivido gelido mi corse l’ungo la spina dorsale.

«Tic… Toc… Tic… toc… il tempo scorre Arianna!» mi sfotté Ian, mentre Eddy iniziava ad annaspare per la mancanza d’aria e Gregory si precipitava a soccorrerlo e a chiamare un’ambulanza, in quanto non potendo vedere il Manipolatore, pensava si trattasse di un malore.

Ero costernata e furibonda. Ed un’unica considerazione si fece largo in me: non glielo avrei permesso. Espansi quindi il mio Cosmo e mi precipitai all’interno del negozio, chiedendo alla Creazione di cedermi la sua forza, ma senza risultato. Il mondo circostante infatti sembrava sordo alle mie preghiere, mentre la risata di Ian giunse fin troppo chiara alle mie orecchie:

«Il Cosmo Positivo che hai sviluppato questa volta non ti servirà. Ti ricordo infatti che noi due siamo in una sorta di dimensione temporale artificiale e parallela a quella della Creazione. Quindi qui il resto del mondo non può aiutarti. E il tempo scorre…»

Panico. Ero totalmente nel panico. Senza contare che l’opprimente cosmo di Ian, che quel bastardo stava continuando ad espandere, mi stava letteralmente schiacciando, limitando i mie movimenti come se il mio corpo pesasse tonnellate, mentre la sua risata riecheggiava intorno a me e mio cugino stava lentamente morendo sotto i miei occhi.

Distruggilo

Una voce rimbombò nella mia mente, ma non era quel fancazzista del mio Custode. L’energia da cui sentivo provenire la voce non era infatti a me esterna, ma interna ed era identica a quella dell’armatura ricevuta in dono dal Custode.

 “Io non posso” gemetti.

Io invece si”

Distruggere non è la via giusta”

Allora Eddy morirà. L’hai letto anche tu negli occhi di quel figlio di pu@@@@a che fa sul serio. A te la scelta. Ma poi non ti lamentare se non riesci a proteggere chi ami, perche non ne hai le palle”

«Tic… toc… tic… toc! Il tempo è quasi scaduto!» la voce di Ian e la vista di mio cugino che perdeva i sensi tra le urla di Gregory, mi fecero cadere nella disperazione più totale.

Allora che vuoi fare?” m’incalzò la voce ed io cedetti. Non potevo lasciare che una persona inerme e a me cara, morisse per qualcosa in cui non doveva essere coinvolto. La mia vita poteva anche essere sacrificata, ma la sua no. Era infatti per Eddy e tutte le persone a me care, se quel giorno avevo dato il mio assenso al Custode della Terza Colonna invece di darmela a gambe levate. Se quindi Ian voleva essere fermato con le cattive, bene… cazzi suoi!

Successe così tutto in un attimo; la mia paura folle di perdere mio cugino per la mia inettitudine irruppe nel mio corpo facendo emergere un’energia oscura e distruttiva che andò a costituire le protezioni bianche ed argentate del mio porno cloth, mentre io scattavo in avanti ad una velocità che mai avrei creduto poter avere, per poi sentire il mio pugno centrare in faccia Ian, facendolo finire a terra, ma nonostante ormai mio cugino fosse fuori pericolo, grazie anche all’arrivo dei soccorsi, io mi scagliai come una furia contro Ian, mentre il resto del mondo ci ignorava. Era come se il mio corpo non rispondesse più alla mia mente, ma ad una forza diversa.  Ricordai quindi in un flash lo scontro tra Eva e Shaka alla Sesta Casa e capii; l’armatura aveva preso il sopravvento su di me sfruttando la mia paura e il mio terrore nel perdere una persona cara senza poter far nulla.

Mi sentivo come una bambola di pezza manovrata da un’energia ostile e più grande di me. Aggredii quindi come una belva senza controllo il Manipolate che però riuscì a parare tutti i miei colpi, mentre io percepii un cambiamento di Cosmo in lui. Era come se un secondo cosmo, dal distaccato equilibrio, avesse affiancato il primo, carico di vuoto e sete di oppressione, per poi fondersi con esso dando vita ad un’armatura dorata con intarsi neri, che ricopriva interamente il suo corpo. Senza rendermene nemmeno conto, venni centrata alla nuoca da un poderoso taglio della mano, per poi perdere completante i sensi tra le braccia di Ian.

 

    

 

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Per chi potesse essere interessato ho da poco pubblicato su Amazon una raccolta di storie brevi incentrare sulle fate e sui fiori, dal titolo “Ali e petali”; che potrete trovare al seguente link:

 

http://www.amazon.it/dp/B00O6F071M/ref=tsm_1_fb_lk

 

Grazie per l’attenzione e per aver letto questa storia e non temete; Kanon prima o poi farà la sua comparsa per la somma gioia di Arianna, che potrebbe avere una crisi isterica! ^.^

Per ora però a far innervosire l’intero Santuario ci pensa Ian. Riuscirà a sopravvivere o verrà presto linciato? Ai prossimi capitoli l’ardua sentenza!^.^

Cloe87

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Capitolo 19
*** Domande e risposte... forse! ***


DOMANDE E RISPOSTE… FORSE!

… e sempre se i Gold non ci ammazzano prima!

 

«Rilassati Saga non l’ho mica stuprata! E voi due fate piano dannazione! Ho la pelle delicata, che credete?»

La voce di Ian mi rimbombò nell’orecchio, mentre avvertii il calore di due braccia maschili stringermi con apprensione, contro quello che dedussi essere il resto del corpo del proprietario dei suddetti arti. Aprii quindi lentamente un occhio per capire che diamine stava succedendo; anche perché l’ultima cosa che ricordavo era la mazzata che il Manipolatore mi aveva dato alla base della nuca. Poi il nulla. Senza contare che iniziavo a sentire un certo freddo…

Mi ritrovai così a guardare il volto furibondo e preoccupato di Gemini, cosa da cui dedussi di essere tornata al Grande Tempio.

«Ehm… perché mi tieni in braccio? E perché fa così freddo?» domandai ancora stordita a Saga, che mi rivolse uno sguardo un po’ imbarazzato:

«Era meglio se rimanevi svenuta»

«E perché mai?» chiesi quindi sospettosa prima di realizzare il motivo dei miei brividi di freddo e del disagio del cavaliere dei Gemelli, per poi cacciare un urlo che venne sentito da tutto Il Santuario.

Ero infatti riapparsa nuda come un verme insieme ad Ian nel bel mezzo dell’arena degli allenamenti, e nell’ora di punta per giunta!!!! Avrei voluto sprofondare nel terreno!

Cercai quindi di coprirmi come potevo; ovvero raggomitolandomi il più possibile tra le braccia di Gemini, ormai diventato tendente al bordeaux, per gli sguardi che i Saint e gli allievi ci riversavano addosso.

«Ti prego Saga, fa qualcosa!» pigolai quindi io, sprofondando il viso nella sua maglietta, conscia che ormai almeno la metà  degli abitanti del Santuario mi aveva vista senza veli.  (Fortuna che almeno avevo fatto la ceretta il giorno prima!).

Morale della favola? Mi ritrovai con una mano di Saga sul sedere e l’altra sulle tette!

«Ma che fai!?» sibilai quindi io, cosa che mi fece ricevere un’occhiata torva ed imbarazzata allo stesso tempo, da parte del Gold:

«Senti… non ho molto altro con cui coprirti! Quindi invece di prendertela con me, fallo con quel deficiente di Ian, che è apparso nell’arena nonostante sapesse perfettamente che le vostre armature, quando compaiono, vi disintegrano i vestiti!» fu infatti la risposta seccata di Gemini, mentre un mantello candido mi veniva lanciato addosso con poca grazia.

«Tieni e copri questo spettacolo indecente»

La voce e la figura del cavaliere della Vergine, che aveva affiancato Saga per cedermi il suo mantello, mi fecero sprofondare nella vergogna più totale. Ma infondo la ciliegina sulla torta non potevo certo farmela mancare, no? E cosa c’era di peggio di scoprire che tra gli spettatori c’era pure Shaka (e con gli occhi ben aperti per giunta… ma non li teneva sempre chiusi, quel dannato?), che aveva la stessa espressione di chi ha appena pestato una cacca?

«Spettacolo indecente? Che esagerazione! Ok che Arianna non è esattamente una modella, ma suvvia, non è nemmeno da buttar via! Poi se con Atena c’è carestia, ogni buco è galleria*! »

… ovviamente i commenti di quel disgraziato del Manipolatore!

Il mio sguardo quindi non poté non finire su di lui (che a quanto pare non aveva avuto il mio stesso problema con i vestiti… ma come diamine era possibile?!), avvertendo crescere in me un tremendo istinto omicida e, osservando Ian tenuto fermo in malo modo da Aioria, mentre Shura gli puntava Excalibur alla gola, non potei far altro che appurare di non essere l’unica… così come che probabilmente mi ero anche persa qualcosa…

«Avanti, muoviamoci a raggiungere il Tredicesimo Tempio. Gli altri Gold Saint ci stanno già aspettando insieme ai restanti Emissari» disse infatti glaciale Shaka, per poi fare cenno ad Aioria e a Shura di seguirci, trascinandosi dietro Ian con maniere non proprio delicate.

«Ehi, voi due, non è il caso di strattonare! So camminare da solo!» fu infatti la protesta del Manipolatore, che ricevette in risposta soltanto una stretta ancora più serrata da parte dei due Gold.

Rivolsi quindi uno sguardo interrogativo a Saga, che mi ricambiò con uno sguardo decisamente preoccupato:

«Mi spiace, ma ho paura che siate seriamente nei guai»

«E si può sapere il perché?» chiesi quindi io che non ci stavo capendo più nulla, mentre la risata divertita di Ian risuonò nell’aria.

«Perché avendo finalmente compreso il vero potenziale di un Emissario, Saori e compagnia bella si sono cacati in mano! Ti avevo detto che avremmo dato spettacolo!» fu infatti la risposta divertita di Ian, ricavandone un minaccioso “Zitto e cammina” da parte di Shura, mentre Aioria gli torceva un braccio dietro la schiena, costringendolo ad avanzare verso la scalinata delle dodici case.

Non potei quindi far altro che chiedermi che diamine fosse successo, per poi tornare a considerare che ero ancora nuda:

«Ehm… potrei almeno mettermi qualcosa addosso, dato che ho solo il mantello di Shaka per coprirmi?»

Lo sguardo inceneritore di Virgo mi fece capire che quello sarebbe stato l’ultimo dei miei problemi, mentre Saga mi sussurrò:

«Per ora è meglio non fare polemiche. Purtroppo il Cosmo che Ian ha manifestato poco fa, ha destato non poche perplessità su di lui e di conseguenza anche su di te e le altre. C’è quindi solo da sperare che quell’idiota abbia una spiegazione plausibile per il cosmo divino che abbiamo avvertito fin qui, da Milano»

«Cosmo divino?» Ero decisamente perplessa.

Saga annuì preoccupato con la testa: «Abbiamo avvertito il tuo Cosmo Negativo esplodere infuriato e quello di Ian che prima si è manifestato come quello di un’entità oscura, per poi fondersi con uno luminoso, arrivando alla portata di quello di Saori, se non addirittura a superarlo. Posso quindi lasciarti immaginare che la cosa abbia portato un certo scompiglio al Santuario e diverse domande a cui serve avere risposta»

Il mio sguardo cadde quindi automaticamente sul Manipolatore che, nonostante l’aria tesa che tirava, se ne sorrideva tranquillo e quasi divertito della situazione. E vi posso garantire che a gradire delle spiegazioni ormai non erano soltanto i Gold, perché era chiaro che Ian fosse al corrente di qualcosa che io e le altre non sapevamo.

Certo non avrei mai immaginato fosse però così folle da sganciare una bomba del genere davanti a tutti i Gold e con Saori inclusa!

Arrivati infatti alla sala del trono del Tredicesimo Tempio il nervosismo si tagliava con il coltello e, mentre Saori sedeva sul suo trono, tesa come una corda di violino, la schiera dei Gold sembrava essersi spaccata in due:

Milo con un vistoso occhio nero (a quanto pare Sayuko gli aveva dato del filo da torcere prima di raggiungere l’infermeria), fronteggiava truce Afrodite intento a sorreggere, con fare protettivo, una Veggente in stampelle, mentre Katy, visibilmente scossa, si aggrappava in cerca di sostegno al braccio di Camus che, nonostante il suo cipiglio impassibile, era palese fosse piuttosto preoccupato.  

A dar man forte a Milo, si erano poi uniti Aioria e Shura (dopo aver sbattuto Ian al centro della sala in malo modo) e Shaka che scrutava tutti gli Emissari presenti con fare indecifrabile.  Mu invece aveva un volto piuttosto tirato, mentre Eva, al suo fianco, era palesemente seccata. Altrettanto infastidita era Alexis, che lanciava occhiate torve ad Aldeberan (probabilmente l’incaricato di raccattarla), che aveva preferito chiudersi a riccio in una sorta di passiva neutralità.

Infine Morgana, che sembrava essere l’unica a non aver avuto bisogno dell’accompagnatore, aveva una faccia che faceva paura e squadrava Ian come se potesse ucciderlo con gli occhi.   

Il pesante silenzio venne falciato da una risata del Manipolatore che, rialzandosi divertito, esclamò:

«Mamma mia, tutto questo casino per un po’ di Cosmo!»

«E tu quello lo chiameresti “Un po’ di Cosmo”?» Sbottò infuriato Milo, per poi afferrare Ian per il colletto della camicia: «Chi diavolo sei in realtà! Parla!»

Un sorriso bastardo si dipinse sul volto del Manipolatore: «Che c’è Scorpio, il fatto di aver finalmente capito che non c’è nessuno in questo Santuario in grado di competere con me, ti fa perdere le staffe?»

Sul volto del custode dell’Ottava Casa si dipinse un’espressione assassina:

«Ah, Si? Quindi secondo te nessun Gold qui presente potrebbe batterti eh? Beh, lo scopriamo subito: SCARLET NEEDLE!»

La scarica di colpi lanciata da Milo, non sortì però l’effetto sperato, nonostante la vicinanza ridotta tra i due. Infatti le cuspidi vermiglie dello Scorpione passarono attraverso Ian come se fosse fatto d’aria, rischiando così di colpire Eva, che venne però fortunatamente protetta dal repentino Crystal Wall  di Mu, sotto lo sguardo atterrito mio e delle altre, e lo stupore dei Saint, mentre Milo, furibondo, si preparava ad attaccarlo nuovamente sibilando un “assurdo”, ignorando completamente Saori che gli intimava invano di fermarsi. Ma purtroppo per lo Scorpione, i suoi colpi rivolti al corpo a corpo non riuscivano a raggiungere Ian, mentre la tensione tra i Gold saliva e la Kido cercava di far tornare la calma.

«Idioti…» commentò quindi Saga, per poi mettermi a terra e bloccare fulmineo il polso di Milo, fermando così i suoi attacchi.

«Basta così Scorpio. Non vedi che è tutto inutile?»

«Tu, brutto figlio di …» Milo non ebbe però il tempo di finire che Saga era già stato inghiottito dall’Another Dimension, per poi ricomparire una frazione di secondi dopo, placcando il Manipolatore a terra, per poi immobilizzarlo con un amano premuta sul collo, sotto lo sguardo sorpreso di tutti. Un sorriso compiaciuto si fece largo sul volto di Ian.

«A quanto pare hai capito che ho distorto lo spazio, eh? Mi fa piacere di sapere che allora non ho dovuto prendere il posto di un perfetto idiota!»

«Finiscila di straparlare! Ti rendi conto che stai rischiando di mettere seriamente nei casini anche gli altri Emissari? Quindi dacci un taglio e spiegaci quello che abbiamo avvertito!»

Il tono di Saga era duro ed il suo sguardo severo.

«Al dire il vero non c’è molto da dire, Gemini. Così come non capisco tutto questo allarmismo da parte vostra, dato che voi stessi saint state cercando  di aiutare le ragazze a risvegliare il cosmo negativo in modo che anche loro possano utilizzare entrambi i cosmi. E quello che avete avvertito poco fa a Milano non è altro che l’esito di tale processo, perché io, a differenza delle mie care “colleghe”, i cosmi li so usare perfettamente entrambi»

«E allora il cosmo divino che abbiamo percepito?» commentò poco convinto Shura.

«Cosmo divino?» il Manipolatore scoppiò nuovamente a ridere, ma questa volta era stranamente una risata amara: «Spiacenti, ma di divino il mio cosmo non ha proprio nulla. Semplicemente quello che avete avvertito è il risultato dell’unione dei due cosmi che albergano in ogni essere umano. Nulla di più»

Un silenzio glaciale e sbigottito calò tra i presenti.

«Quindi questo vuol dire… no. Non può essere!» commentò sconvolto Shaka.

«Ed invece sì, Vergine! Certo ch per essere un santone illuminato ce ne hai messo di tempo per arrivarci» rispose compiaciuto Ian, scrollandosi Saga di dosso, rialzandosi in piedi: «Quindi fossi in voi inizierei a rivedere il vostro concetto di “divinità”» e detto questo con un inchino teatrale, svanì avvolto in un lampo di luce, lasciando tutti con un palmo di naso.

«Dannazione, c’è lo siamo fatti sfuggire come dei pivelli! Atena, dobbiamo subito organizzare una squadra di ricerca…» fu infatti la reazione di Shura, non appena si accorse che il Manipolatore li aveva allegramente passati per fessi, ma a bloccarlo fu nuovamente Gemini:

«Lascia perdere. Sarebbe solo uno spreco di tempo.»

«Saga ha ragione. La dimensione dei Custodi è impossibile da raggiungere se non sì è il Manipolatore o senza una loro precisa volontà» spiegò Morgana.

Fu così che l’attenzione ricadde inevitabilmente su noi restanti Emissari. Un brivido di puro terrore mi corse lungo la schiena, dato che era palese che quel bastardo ci aveva lascito nella melma più totale, per poi darsela a gambe.

«E con loro, che facciamo?» fu la conseguente domanda di Aioria.

«Sono pericolose, non possiamo permetterci di lasciarle in libertà! L’unica soluzione è Capo Sounion!» sbottò Milo (cosa che face partire un collettivo “Col cazzo!” da parte nostra).

«NO!» la voce di Saori rimbombò nella sala, facendo calare il silenzio.

«Ma avete sentito anche voi il cosmo del..» ma una ventata di cosmo della Kido mise Milo a tacere (Alleluia!!!).

«Non mi interessa! È vero che il Cosmo che abbiamo avvertito provenire dal Manipolatore è ambiguo, ma vorrei anche ricordarvi che queste donne  mi hanno salvato la vita!»

«Allora cosa proponete di fare, mia signora?» chiese rispettosamente Shura, mentre il silenzio ripiombava nuovamente in sala e la mia proposta di poter tornare tutte quante a casa propria non venne minimamente presa in considerazione.

A rompere il ghiaccio toccò quindi a Shaka, con una proposta che ci sorprese e ci fece al contempo risentire:

«Se mi è concesso, Atena, arrivati a questo punto i proporrei di mettere ogni Emissario sotto la sorveglianza di un Gold. Perché se è vero che queste donne vi hanno salvato la vita, è anche vero che non possiamo ignorare ciò che è successo oggi.»

«Eh? Ma vi è dato di volta il cervello? Il casino l’ha fatto Ian, quindi perché dobbiamo prendercela nel culo noi?» fu il conseguente disappunto della Sensitiva, che però venne totalmente ignorata.

«La trovo un’ottima idea Shaka» fu infatti il commento di Saori, che ci fece così capire che noi non avevamo titolo per parlare. Allegria!

«Con il vostro consenso, mi offrirei per prendere in carico Eva» intervenne Mu (e te pareva…).

«Io credo che invece sarebbe meglio che l’Alchimista andasse sotto la sorveglianza di qualcuno più oggettivo» fu però la replica della Vergine.

«Che cosa intendi dire, Shaka?» chiese quindi Mu, cercando di mantenere la calma, anche se i pugni serrati tradivano un certo nervosismo.

«Semplicemente che dato il vostro palese rapporto confidenziale non credo tu sia in grado di valutare la situazione in modo obiettivo e l’Alchimista potrebbe approfittarne» sottolineò Virgo (e se si era accorto Shaka della cosa, era tutto detto…).

«Trovo che la tua insinuazione sia totalmente fuori luogo, Vergine» fu la conseguente risposta di Mu, mentre Milo decise di dar man forte al borioso biondino:

«Invece è una cosa sensata» per poi rivolgersi a Saori: «È infatti innegabile che alcuni di noi abbiano legato anche fin troppo con queste Emissarie. Quindi sarebbe opportuno che le interessate finissero sotto la custodia di gold saint non troppo coinvolti»

«Perfetto Milo. Sono d’accordo con te» la voce di Eva si levò nella sala lasciando tutti di stucco.

«Cosa?» fu infatti la reazione mia e delle altre ed Eva si affrettò a spiegare:

«Dato che la fiducia nei nostri confronti sembra essere venuta meno, è giusto dimostrare che questi timori sono infondati a chi non crede in noi. Quindi se per tutti può andar bene, io mi rimetto al giudizio di Shaka della Vergine»

«Eva…» fu la protesta preoccupata dell’Ariete, che però venne bloccata da un cenno della mano dall’Alchimista:

«Non abbiamo nulla da nascondere e così Shaka ne avrà finalmente la prova una volta per tutte! Allora Virgo, affare fatto?»

Il biondino della Sesta Casa diede quindi assenso con il capo, mentre Eva si rivolgeva a noi ragazze:

 

«Alexis tu invece andrai sotto la sorveglianza di Shura. Qualche obiezione?»

«Per me va bene» fu la risposta del Capricorno, mentre l’Australiana fulminava l’Irlandese con lo  sguardo, per poi però accettare:

«Se non c’è altro modo… mi adeguo»

Cosa che ci fece dedurre che Alexis avesse percepito che Eva aveva qualcosa in mente, altrimenti l’avrebbero sentita urlare anche al polo nord.

Dopodiché Eva rivolse un sorriso perfido in direzione di Milo:

«Milo di Scorpio, tu invece che ne diresti di occuparti di Sayuko?»

L’espressione tronfia di vittoria del gold sparì di botto:

«Eh? Io prendermi la briga di ospitare quella strega? È fuori discussione!»

«Ma non eri tu, insieme a Shaka, che sostenevi di affidarci a persone imparziali?» fu la conseguente osservazione di Eva.

Colpito e affondato. Milo ingoiò il rospo senza fiatare, mentre la Giapponese bofonchiò un “Tranquillo, nemmeno io sono entusiasta, ma almeno così la prossima volta impari a chiudere il becco”.

Katy invece finì sotto la custodia del Leone, con forte disappunto di Camus e soprattutto l’espressione di Aioria che lasciava trasparire un velo di panico più che comprensibile, dato che il leoncino aveva già avuto a che fare con Katy per via degli allenamenti congiunti e quindi sapeva bene di che morte stava andando a morire. Ma da buon cavaliere ligio al dovere non si lamentò.

L’attenzione cadde quindi inevitabilmente su di me.

«E lei?» fu la conseguente domanda speranzosa di Gemini a cui rispose Saori con un:

«Potresti occupartene tu Saga»

Cosa a cui io risposi con un incredulo:

«Ma sei fuori???»

«Beh, fra voi due non corre esattamente buon sangue, no?» fu la conseguente risposta della Kido.

«Appunto! Sarebbe un giudizio un po’ troppo interessato, non credi?» ribattei io, cercando disperatamente con lo sguardo l’appoggio di qualche anima pia, e sorprendentemente fu Shaka a prendere le mie difese:

«Stranamente, mi trovo ad essere d’accordo con l’Esorcista. Anche perché a mio parere tra tutti i Gold è proprio Saga quello più coinvolto»

«Quindi chi proponi, Virgo?» fu la domanda di Saori.

«Aldebaran potrà sicuramente dare un giudizio più imparziale, nonostante il rapporto amichevole che ha istaurato con tutti, tipico del suo carattere» sentenziò Shaka, cosa a cui Al rispose con un assenso del capo.

Non avrei mai pensato di dover dire un grazie a Shaka di Virgo! 

Infine gli sguardi di tutti si posarono su Morgana:

«Beh, che avete da guardare?» fu la conseguente domanda della Medium.

«Ehm… sai com’è, ma manchi solo tu all’appello» le fece notare Alexis, con una punta d’ironia.

«Io sono già sotto la sorveglianza di un Gold» fu la sua replica.

«Ex Gold. Death Mask non può essere preso in considerazione» puntualizzò infatti Aioria.

«Sta comunque ii fatto che non avrebbe senso mettermi sotto la custodia di qualcuno, dato che a breve lascerò il Grande Tempio» disse però Morgana.

«Ah, no! Dopo quello che è successo oggi, nessuna di voi può lasciare il Santuario senza l’autorizzazione di Atena» intimò quindi Milo.

«L’autorizzazione è stata concessa» fu però la risposta di Saori, che fece nuovamente calare un silenzio sbigottito in sala.

«Cosa? Ma vi rendete conto..»

«Sì, Milo, me ne rendo conto, così come comprendo le necessità di Morgana di lasciare il Santuario nonostante il momento delicato, per risolvere alcuni gravi problemi famigliari in Germania. Quindi vi chiederei di chiudere un occhio, con la speranza di rivedere la Medium al Grande Tempio al più presto.» sancì in modo irremovibile la Kido.

«Grazie, farò il possibile» rispose quindi Morgana con un lieve inchino, mentre Saori decretava finita la riunione d’emergenza, e a noi non restava altro da fare che tornare al Tempio del Sagittario per fare le valigie, in modo da trasferirci nelle case dei nostri nuovi coinquilini.

 

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NOTE:

*Cit. “La mamma di Crystal Production”. Per chi non la conoscesse è una parodia spassosissima che consiglio per farsi grasse risate alle spalle dei nostri poveri saint ^.^!

 

BUONA EPIFANIA A TUTTI!!!!

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Capitolo 20
*** Shopping day (prima parte) ***


SHOPPING DAY

… Milano edition! (Prima parte)

 

 

 

«Pizza, pizza, pizza!!!!» questo era il mantra che Seiya e Hyoga ripetevano da ieri sera, mentre Ikki ed Esmeralda sfogliavano una guida turistica per scegliere i monumenti da visitare (e tenendo conto che Ikki non era esattamente un amante dell’arte, bisognava dire che doveva essere proprio cotto, per assecondare così passivamente il desiderio di cultura della sua dolce metà!).

Di ben altri interessi erano invece Saori, Eva, Sayuko ed Afrodite, che invece erano intenti a discutere sui negozi alla moda di Milano. Poco più in là, Morgana mostrava indifferenza alla conversazione, anche se era chiaro che stava ascoltando più attentamente di quanto cercasse di dare a vedere. Death seduto accanto a lei, si alzò repentino dal suo posto, per schizzare alla velocità della luce in direzione del bagno.

«Ma cosa gli prende?» chiese Alexis, seduta accanto a Shura.

«Patisce l’aereo» fu la risposta di Morgana.

«Ma se siamo appena decollati!» commentò quindi lo spagnolo, cosa a cui la Medium rispose con un’alzata di spalle.

«Lo dicevo io che era meglio il teletrasporto!» fu la conseguente considerazione di Mu, che stringeva i braccioli del sedile, come se l’aereo stesse per cadere da un momento all’altro.

«Avremmo dato troppo nell’occhio, essendo così tanti» gli rispose seccato Milo, seduto al suo fianco, a braccia conserte.

 «Se per questo nessuno ti ha chiesto di venire!» fu la conseguente risposta di Sayuko.

«E lasciare Atena sola con voi? Scordatevelo!»

«Senza contare che è venuto pure Saga! Quindi è naturale che io, Milo e Shura ci siamo dovuti unire a voi per proteggere la dea!» rincarò quindi la dose Aioria, scoccando uno sguardo truce verso Gemini, che alzò sconsolato gli occhi al cielo, per poi tornare a sfogliare il giornale.

«Quindi secondo te, io, Aldebaran e Mu non bastavamo a proteggere Saori? Sai che potremmo offenderci?» intervenne piccato Dite.

«Non è colpa nostra se siamo gli unici qui presenti a non farci abbindolare da queste streghe malefiche!» ribatté quindi Milo in difesa dell’amico, mentre al Grande Mu toccava schivare una scarpa con il tacco a spillo.

«Ehm… scusa Mu… ho sbagliato mira… era per Milo… » si discolpò Sayuko.

«L’avevo capito» la tranquillizzò l’Ariete, restituendole l’oggetto contundente.

«Suvvia, ragazzi! Non è il caso di litigare! Pensiamo piuttosto a passare una bella giornata tutti assieme, come vuole la Somma Atena!»

«Grazie, Aldebaran. Mi hai tolto le parole di bocca!» sorrise quindi Saori in direzione di Al, per poi tornare alla sua rivista di moda, mentre io appoggiavo depressa la testa sulla mia mano.

«Tutto bene Arianna?» mi chiese quindi il Gold Saint del Toro preoccupato.

Il mio sguardo percorse la strampalata comitiva targata Grande Tempio, che mi si parava di fronte:

«Diciamo che non era esattamente questo che avevo in mente quando ti ho chiesto di farmi da garante presso Saori, per avere il permesso di venire a trovare mio cugino…»

«Mi spiace» mi disse quindi rattristato Al.

«Non è colpa tua, anzi, tu volevi solo farmi un favore. Sono infatti Afrodite, Saori e Sayuko che ci hanno messo parecchio del loro» gli risposi poggiandogli una mano sulla spalla, mentre osservavo la Kido, la Veggente e il Saint dei Pesci, sulle cui facce si potevano leggere soltanto più le parole “SALDI” e “MILANO!”.

Ma facciamo un passo indietro.

Dopo la brillante performance del Manipolatore, a noi Emissari era toccato abbandonare la Casa del Sagittario (e con essa la nostra parziale indipendenza) per tornare ad essere sorvegliate a vista dai Goldini più sospettosi, nonché vedere sospesi i nostri allenamenti, fin quando le remore sul nostro conto non fossero state dissipate.

 Se devo essere sincera, a me era andata di lusso con Aldebaran, ma nonostante il nostro rapporto amichevole, bisognava comunque dire che Al era un saint ligio al dovere. Quindi quando Gregory mi aveva contattato telefonicamente, per comunicarmi il malore che aveva “inspiegabilmente” colto mio cugino Eddy (se ci ripenso all’accaduto mi viene ancora oggi voglia di uccidere Ian, ma lasciamo perdere…), avevo dovuto chiedere ad Aldebaran il favore di intercedere per me presso Saori, dato che per noi ragazze era impensabile avvicinare la Kido senza la supervisione di un Gold.

Saori capendo quindi la situazione e la mia preoccupazione per mio cugino, aveva dato il suo benestare alla mia richiesta di potergli far visita a Milano, così come si era scusata per aver dovuto acconsentire alla nostra sorveglianza, in modo da riuscire a convincere anche i restanti Gold delle nostre buone intenzioni, nonostante il cosmo anomalo esibito da Ian (come d’altronde aveva suggerito Eva intuendo la necessità della cosa). Certo però non mi sarei mai aspettata che si volesse unire anche lei a me e ad Aldebaran, incaricato di accompagnarmi, sparando come giustificazione di voler anch’essa sincerarsi delle condizioni di salute del mio famigliare (ok che la piccola Saori si era sentita parecchio in colpa, per il trattamento che i suoi Gold Saint ci avevano riservato durate l’ultima riunione; ma almeno trovarsi una scusa migliore; no eh?). Infatti, nonostante il pensiero gentile, non potei far a meno di notare il suo desiderio di evadere un po’ da quel soffocante luogo sacro che era il Grande Tempio e soprattutto di trovare un appiglio qualsiasi per levarsi dalle palle i goldini, anche solo per una giornata (tempo concessomi per la visita). Quindi non potei far altro che rassegnarmi al fatto che ci sarebbe stata anche lei, dato che Aldebaran alla richiesta di Saori si era inginocchiato, decretando un “Ogni suo desiderio è un ordine”. Tolto questo, devo anche dire che Saori mi aveva fatto veramente pena, dato che, per colpa di Ian, si era trovata nella melma pure lei. Infatti le parole di Ian erano riuscite solo a far sorgere il dubbio nei Gold (tolti Saga, Mu e Shaka, che tra l’altro fu l’unico ad aver preso seriamente le parole del Manipolatore), che in realtà noi  fossimo delle adepte, sotto copertura, di qualche divinità, cosa che aveva fatto aumentare la pressione dei Gold Saint su Saori, così come la loro asfissiante protezione nei suoi confronti, dato che quella povera ragazza non poteva più nemmeno prendersi un caffè con noi, senza che ci fosse uno di loro, fin quando non fosse stato chiarito se fossimo o meno delle spie. Cosa che ci fece notare quanto i Goldini fossero di coccio! Ma insomma; spie di chi? Ok che Katy poteva essere effettivamente affiancata ad Asclepio per via delle sue facoltà da guaritrice e  Morgana volendo, la si poteva collegare a qualche divinità dell’oltre tomba, per via della sua fissa dei fantasmi, mentre Ian ce lo vedevo bene al seguito di qualche dio sfigato legato al tempo, ma io, Alexis, Sayuko ed Eva di chi dovevamo essere le seguaci secondo loro? Della dea protettrice delle inculate in amore? Di quella delle comari incallite? O di quella delle cubiste disinvolte? Suvvia, siamo seri! In più se avessimo voluto fare fuori Saori, non le avremmo parato il deretano contro Arles! (Però devo anche spezzare una lancia in favore dello scetticismo dei Saint alle parole di Ian, dato il soggetto palesemente cazzaro da cui era uscita la cosa. Perché pure io avrei fatto fatica a crederci, se il Custode non mi avesse già accennato ad una cosa del genere).

 Quindi non feci fatica a capire il desiderio di un po’ di evasione da parte di Saori, che invece di noi si fidava, nonostante le remore dei suoi baldi guerrieri; anzi, ebbi modo di notare un non so cosa di più sollevato nel suo animo (Uhmmm, che a dispetto delle apparenze, la bomba sganciata da Ian avesse fatto centro?).

 Peccato che la Kido non poteva lasciare il Santuario senza renderlo noto anche ai suoi paladini dorati… e fu da lì che iniziarono i guai…

Infatti Afrodite, fiutando anch’esso l’opportunità di potersi fare un giro nella capitale italiana della moda, si era offerto d’accompagnarci, starnazzando poi la cosa ai quattro venti. Fu così che alla comitiva si aggiunse anche la Veggente, cosa alla quale si oppose un contrariato Milo. Purtroppo per lo Scorpione, Saori piantò per bene i piedi (a quanto pare la ragazza aveva iniziato a capire  come farsi rispettare da quel manipolo di rompiballe) e a Milo non era restato altro da fare che accodarsi per tenerci d’occhio e proteggere la dea in caso di pericolo. Sayuko però non era in grado di tenere la bocca chiusa e quindi ben presto si unirono anche Eva, Alexis e Morgana, che per l’occasione aveva addirittura posticipato la partenza per la Germania (e menomale che per lei fare compere a Milano era uno spreco di tempo, ma come si dice in questi casi: non si può nemmeno andare dai parenti a mani vuote!). Ad Alexis si era quindi aggiunto Shura che, da diligente soldatino, non poteva lasciare che la Sensitiva potesse recarsi da qualche parte senza la sua supervisione. Death invece fu ingaggiato da Morgana come portapacchi. Mu dal canto suo, non fu molto chiaro; infatti a parte biascicare che avrebbe potuto agevolarci il viaggio con il teletrasporto, non aveva aggiunto altro (peccato che tutti sapevano perfettamente che avremmo usato un normale aereo privato per ovvi motivi), vi lascio quindi immaginare come ormai tutti avessero iniziato a prendere seriamente le insinuazioni di Shaka su di lui… (e ribadisco: se lo diceva Shaka, era tutto detto!).

Saga fu invece molto più trasparente, dato che disse senza tanti giri di parole che aveva voglia di farsi un giro e che quindi ne avrebbe approfittato, cosa che mise in allarme Aioria che si unì così anche lui al pacchetto per Milano (strano che non si fosse imbucato pure Virgo, data la sua fiducia nei nostri confronti, ma forse per uno come lui, un giro in centro a Milano, era sicuramente peggio che una passeggiata nell’Ade!).

Infine si unirono anche Seiya e Hyoga (intanto ormai, uno in più o uno in meno, non è che facesse molta differenza) ed Ikki ed Esmeralda. Shun invece si era tirato fuori per solidarietà a June che, per via della maschera, non avrebbe potuto passeggiare tranquillamente per Milano, e Shiryu che invece si era recato in visita al vecchio nano viola (o più correttamente a trovare Shunrei). Katy invece aveva preferito rimanere al Santuario per ripassare l’esame di anatomia con l’aiuto di Camus (e chiamatela scema!).

Non riuscii quindi a fare a meno di chiedermi che cos’avessi fatto di male nella mia vita precedente. Che ne so… magari ero stata un dittatore…

A dire il vero eri una baldracca che esercitava l’antico mestiere in un saloon del Texas!”

E te pareva! Ci mancava pure quel fancazzista del mio Custode!

Guarda che sento tutto quello che pensi!”

 “Tanto meglio, così evito di ripetermi! Piuttosto dove diamine eri mentre quello stronzo di Ian ci metteva nei casini al Grande Tempio e tentava di far fuori mio cugino?”

Come siamo acide! Dato che non ci sentivamo da un po’ mi aspettavo un’accoglienza più calorosa” ridacchiò il Custode.

“Fanculizzati!”

Ti voglio bene anch’io Arianna! Ma non capisco il motivo di tanto risentimento nei miei confronti e in quelli del Manipolatore, dato che trovo stia facendo un ottimo lavoro, nonostante le nostre remore a riaffidargli l’incarico, dopo i casini che ha combinato nella sua precedente reincarnazione”

“Oh, fantastico! Quindi mentre io ero una baldracca, Ian nella sua scorsa vita era il Manipolatore! Peccato che vorrei farti notare che anche in quest’epoca sappia fare solo casini, dato che è riuscito a mandare al vento la fiducia che ci eravamo faticosamente conquistate al Grande Tempio!” sbottai quindi io.

Ok, questo te lo concedo, ma prima o poi qualcuno doveva dire a Saori e company che Atena in realtà non è mai stata una dea, ma piuttosto una mortale che è riuscita a comprendere come usare entrambi i cosmi e a fonderli insieme, ottenendo così il potere completo sul Cosmo: ovvero di creare e di distruggere.”

“Sì, d’accordo, ma esiste anche una cosa chiamata tatto!”

Solo che spesso il tatto non vada a braccetto con il tempo”

Peccato che ora non possiamo più muoverci liberamente come prima, e che gli allenamenti siano stati sospesi”

" Come se la cosa ti dispiacesse….”

“Ok, la cosa non mi dispiace, ma resta comunque il fatto che il Cosmo Negativo io non lo sappia controllare e con esso il Porno Cloth!”

“Beh, almeno hai capito qual è la tua chiave per attivarlo. Basterà infatti che richiami alla tua memoria i sentimenti che hai provato la prima volta che l’hai risvegliato”

“Peccato  che una volta risvegliato, io non sia riuscita a dominarlo più di tanto!”

“Ho fiducia in te e nella tua forza di volontà!”

«Ehi, Arianna, tutto bene?» la voce di Saga mi riportò di botto alla realtà.

«Ehm, sì. Perché?»

«Sembravi in trans…»

«Ero solo sovrappensiero, tutto qui!» mi affrettai quindi a dire, mentre Saga mi scoccava uno sguardo poco convinto, ma fortunatamente il pilota ci avvisò che stavamo per atterrare e quindi Saga fu costretto a tornare al suo posto e mettersi le cinture.

Milano come al solito era un formicaio pieno di gente che andava e veniva. Chi per affari, chi per visitare, chi per fare acquisti.

«Bene, io a questo punto andrei da mio cugino. Quindi vi saluterei e a più tardi» cercai di congedarmi io, venendo bloccata da Saori.

«Aspetta, ci tengo anch’io a venire» mi disse infatti la Kido, cosa a cui rispose Milo con un:

«Ok, allora veniamo tutti. Non si lascia da sola la dea»

Fui così costretta a prendere Saori in disparte, sotto lo sguardo vigile di Milo, Aioria e Shura:

«Saori apprezzo il tuo pensiero, ma non mi sembra nemmeno il caso di portare a casa di mio cugino mezzo Grande Tempio. Quindi ti ringrazio e porterò i tuoi saluti a Eddy, ma se fosse possibile preferirei andare da sola con Al. Cerca di capire…»

Saori annuì comprensiva: «Credo tu abbia ragione. Quindi nel frattempo non ti dispiace se facciamo un giro?»

«Ci mancherebbe! Intanto ho portato il cellulare, quindi appena ho finito ti chiamo e vi raggiungiamo!»

La Kido mi sorrise quindi raggiante, per poi rivolgersi al resto della comitiva: «Ottimo, allora facciamo così: Arianna, scortata da Aldebaran, si recherà in visita a suo cugino, mentre noi faremo un giro in centro in attesa che loro finiscano!»

«Veramente noi avevamo in mente di visitare il Duomo, il Castello Sforzesco e Sant’Ambrogio» intervenne però Ikki, con sottobraccio Esmeralda.

«E noi di fare un tour gastronomico!» la considerazione di Seiya e Hyoga.

«E voi sareste dei saint? Vi ricordo infatti che siamo qui per proteggere la dea Atena e non per divertirci!» sbottò adirato Milo.

 Peccato che i Bronzini non lo cagarono di striscio, e dopo un accenno di saluto, se ne andarono per i fatti loro. Stessa cosa valse per Morgana che, dopo aver raccattato un pallido Death (ancora sottosopra per via del viaggio in aereo), si era fiondata in un negozio con abiti in stile dark Lolita.

Altrettanto toccò a Mu con Eva, nonostante le remore di quest’ultimo, ma purtroppo per l’Ariete non ci fu scampo, e l’ultima cosa che vedemmo di lui, furono i suoi capelli lilla svanire oltre la porta di un negozio d’intimo femminile (pace all’anima sua).

«Beh, che dite? Ci diamo allo shopping anche noi?» disse quindi Alexis.

«Puoi giurarci dolcezza» fu il conseguente commento di Afrodite e Sayuko (che non aspettavano altro), mentre Saori recuperava la carta di credito dalla borsetta.

«L’ho portata apposta!» fu infatti il commento della Kido, cosa a cui Shura storse il naso:

«Io non credo che sia una buona idea, mia signora. Potrebbe essere pericoloso!»

«Ma intanto ci sarete tu, Milo e Aioria a proteggerla, no?» commentò bastarda Alexis.

«Ovviamente» rispose quindi risoluto il Capricorno, ignaro della morte alla quale stava andando incontro, insieme agli altri due.

«Saga?» chiese quindi Alexis.

«Io credo che andrò con Arianna e Aldebaran»

«Cosa? Ma anche no!» fu la mia protesta, ma la presa sulla mia spalla mi fece capire che non sarei riuscita a dissuaderlo dalla sua idea. Infatti mi sibilò un “Col ca@@o che mi faccio trattare come un mulo da soma in nome di Atena! Quindi fattene una ragione!”.

«Allora anche io vado con loro. Non lascio Saga senza custodia. Nessun problema vero?» intervenne quindi Aioria.

«Figurati, nessun problema» rispose gioviale Aldebran, mentre io e Saga commentammo un:

«Ma startene a casa a pomiciare con Marin, no eh?»

«Avete detto qualcosa?» fu la conseguente domanda del leoncino.

«No figurati!» fu la parata in extremis mia e di Gemini, tra l’altro con un fare poco convincente, ma fortunatamente il Leone sembrò crederci.

Il viaggio fino all’appartamento di mio cugino si svolse quindi in rigoroso silenzio. Saga capendo che ero incazzata nera, per passare il tempo aveva saggiamente deciso di guardarsi intorno. Aioria invece era tutto preso a captare ogni movimento sospetto mio e di Gemini, mentre Aldebaran puntava come un segugio i banchetti di souvenir, annotandosi mentalmente quelli in cui aveva visto qualcosa d’interessante.

Una volta arrivati a destinazione ad aprirci fu Gregory, che mi diede il suo caloroso benvenuto:

«Tesoro, sono proprio contento di vederti!» mi disse infatti il compagno di mio cugino, stringendomi in un abbraccio stritola ossa, per poi assumere un’espressione alquanto perplessa alla vista dei miei “accompagnatori”:

«E questi fustacchioni da dove sbucano e Ari?»  fu infatti il suo commento alla vista di Al, Saga e Aioria.

«Sono solo dei miei amici che mi hanno accompagnato»

«E brava la mia porcellina buongustaia!» mi fece quindi l’occhiolino Gregory, per poi rivolgersi ai tre saint, invitandoli ad entrare, mentre io precisavo di non farsi strani viaggi mentali, perché tra me e loro non c’era un fico secco.

Ci accomodammo quindi nel salotto dove ci aspettava Eddy che, dopo avermi salutato, si ritrovò ad osservare perplesso i miei “amici”, cosa che mi fece capire che forse era giunto il momento di fare qualche presentazione:

«Ehm.. Eddy, Gregory, lui è Aldebaran. Lo avete già visto di sfuggita a casa mia»

«Sì, di lui mi ricordo» disse infatti mio cugino, mentre stingeva la mano al saint del Toro.

«A proposito, come sta il vostro amico della clinica che ha avuto l’incidente?» domandò Gregory, mentre Al assunse uno sguardo interrogativo:

«Amico della clinica?»

«Sta parlando di Seiya» fui quindi costretta a specificare io, rassicurando Gregory sul fatto che ormai era fuori pericolo, mentre mi affrettavo a portare l’attenzione sul saint del Leone, per evitare altre domande sull’argomento:

«Lui invece è Aioria»

«Onorato di fare la vostra conoscenza» disse quindi il leoncino, esibendosi in un lieve inchino da manuale, cosa che fece ridacchiare Gregory:

«Ma come siamo galanti!» gli ammiccò infatti il compagno di mio cugino, mentre Gemini porgeva la mano ad Eddy:

«Piacere, io sono Saga!»

Cosa alla quale mio cugino assunse un’espressione alquanto tirata, per poi squadrare severo il saint dall’alto in basso.

«Arianna, posso parlarti un attimo in privato?» mi chiese quindi Eddy, sotto lo sguardo perplesso di Saga.

«Sì, certo, ma perché?» chiesi stupidamente io, per poi ricordarmi di quanto avevo sputtanato Saga durante il mio ritorno a Milano. Infatti appena varcammo la soglia della cucina Eddy mi prese per le spalle e mi disse:

«Scusami, ma Saga non è il nome di quello stronzo che ti ha usato per uscire dal tunnel della droga, per poi scaricarti in tronco?»

Annuii con il capo.

«Quindi che ci fai in giro con lui?»

«Beh, ecco… è una lunga storia… comunque tu come stai? Gregory mi ha detto che hai avuto un malore…»  tergiversai quindi io.

«Sì, il medico mi ha detto che ho avuto uno svenimento causato dallo stress per il lavoro. Ma non è stato nulla di grave, quindi sputa il rospo!» gli occhi di mio cugino erano severi e pieni di rimprovero:

«Beh, ti ricordi la tipa del centro con cui avevo litigato?»

Eddy annuì.

«Ebbene devi sapere che quella tipa è Saori Kido e dato che, come saprai, ha acquistato la casa editrice per cui lavoro, ho dovuto fare pace con lei. E si da il caso che i tre bell’imbusti che mi hanno accompagnato, sono alcune delle sue guardie del corpo. Ma ti posso assicurare che tra me e Saga è tutto morto e sepolto» gli spiegai.

«Fammi capire bene; la Kido ha assunto tre le sue guardie del corpo un ex drogato psicopatico?» mi chiese quindi Eddy sconvolto e io feci spallucce:

«Che vuoi che ti dica. Saori è una persona di buon cuore ed essendo fiduciosa nella sua redenzione, ha deciso di dargli una seconda opportunità»

DRIN, DRIN, DRIN!

Il suono del mio cellulare interruppe la nostra conversazione e quando risposi rimasi interdetta. Sentii infatti diversi rumori confusi, tra i quali spiccò un “Se non stai zitto uso questa sciarpa di seta come cappio per il tuo collo!”, per poi udire la voce disperata di Saori chiedermi aiuto.

«Ma che sta succedendo?» le chiesi quindi io.

“Stanno cercando di uccidere Milo” fu la risposta della Kido dall’altra parte dell’apparecchio.

«Eh?» la mia brillante esclamazione.

“Milo non è capace a stare zitto e quindi Sayuko, Alexis e Afrodite lo vogliono linciare!”

«E Shura in tutto questo dov’è?» insomma era un saint anche lui! Poteva fare qualcosa per dividerli!

“È impegnato a tenere i miei acquisti”

«…» fu la mia risposta, per poi aggiungere: «Ok, dove siete?»

“Nella Galleria Vittorio Emanuele II”

«Arriviamo»

Chiusi così la chiamata e mi ritrovai ad osservare lo sguardo indagatore di Eddy:

«Ci sono problemi?»

Mi passai frustrata una mano tra i capelli:

«Sì. Mi spiace, ma dobbiamo andare»

Mi recai quindi in salotto seguita da mio cugino, dove trovai un Aioria piuttosto inquieto per le palesi avances di Gregory (dovete infatti sapere che Eddy e Gregory sono una coppia molto aperta!), mentre Saga se la rideva di nascosto. Aldebaran vedendomi arrivare ne approfittò per levarsi dagli impicci.

«Novità?» mi chiese il Saint del Toro ed io annuii con il capo per poi rivolgermi anche agli altri presenti in sala.

«Ragazzi, mi ha appena chiamato Saori e mi ha chiesto di raggiungerla al più presto»

«Come mai?» chiese quindi Saga, cercando di non ridere in faccia ad Aioria, che invece aveva tirato un sospiro di sollievo.

«Dobbiamo sventare un omicidio» tagliai corto io, ma dati gli sguardi piuttosto perplessi dei miei interlocutori, aggiunsi: «Milo deve aver espresso qualche considerazione inopportuna e quindi gli altri vogliono stozzarlo con una sciarpa di seta. C’è quindi bisogno di qualcuno che faccia da paciere prima che succeda l’irreparabile, perché Saori è impegnata a fare shopping e Shura a fare il facchino»

«Allora non c’è tempo da perdere!» esclamò il Leone scattando in piedi come una molla, per scrollarsi di dosso Gregory, ma con scarso risultato. Gli occhi del compagno di mio cugino avevano infatti iniziato ad assumere la forma della Lira (brutto segno, credetemi) e difatti:

«Fermi tutti! State dicendo che l’ereditiera giapponese Saori Kido è in città?»

Annuii cautamente con il capo, iniziando a presagire la catastrofe...

«Arianna, devi assolutamente presentarcela! Vero Eddy?»

… appunto!

«Ehm, ma non sarebbe meglio se tu rimanessi a casa con Eddy a fargli compagnia? Per via del malore che ha avuto immagino abbia bisogno di riposo» tergiversai io.

«Una passeggiata non può certo fare male. Anzi il dottore ha detto che un po’ di movimento è un toccasana contro lo stress» ribatté però mio cugino, prendendo la via della porta, seguito a ruota da Aioria, desideroso di mettere un bel po’ di distanza tra lui e Gregory.

Mi ritrovai così in testa alla comitiva per le strade di Milano, con Gregory francobollato ad Aioria, Aldebaran che faceva considerazioni sul tempo, non sapendo di cosa parlare con mio cugino, il quale scrutava guardingo Saga, che camminava al mio fianco.

«Arianna, posso farti una domanda?» mi chiese ad un certo punto Saga.

«Dimmi»

«Perché tuo cugino mi guarda male?»

«Non ne ho la più pallida idea» risposi candidamente io, cercando di risultare credibile il più possibile. Non avevo proprio voglia di mettermi a discutere con Saga. Quindi era meglio se rimaneva all’oscuro di ciò che avevo detto di lui a mio cugino.

«Sicura?»

«Sicurissima!»

Fortunatamente a levarmi dagli impicci fu Gregory, che ebbe la brillante idea di mollare per un attimo la presa su Aioria (che stava cercando di convincere a fare da testimonial per una linea di intimo maschile di un suo amico stilista), per venire ad importunare Saga:

«Ehi, Saga, toglimi una curiosità: perché ti conci i capelli in modo così orrendo? È un vero peccato sai? Perché saresti veramente un bell’uomo!»

Vi lascio immaginare la sfilza di insulti detti tra i denti dal saint di Gemini, che affrettò il passo per evitare di far finire Gregory in un’altra dimensione.

«Ma cos’ho detto di male?» fu il commento spaesato di Gregorio.

«Diciamo che i capelli sono il suo tallone d’Achille» gli risposi.

«Ci credo. Con quella chioma sembra la Fata Turchina. Nemmeno le drag queen che frequento si conciano così» fu il suo conseguente commento, per poi assumere un’espressione misericordiosa e partire all’inseguimento di Saga:

«Ehi, aspetta! Se vuoi tinta e taglio te li faccio gratis, ma ti prego, fatti aiutare, perché così non ti si può guardare!»     

Emisi un lungo sospiro rassegnato, chiedendomi che cosa ci sarebbe potuto essere di peggio e malauguratamente l’occhio mi cadde su una vetrina. Non l’avessi mai fatto…

«Afrodite, tienilo fermo! Che io e Sayuko gli facciamo passare la voglia di prenderci per il culo! Hai la macchina fotografica vero?»

«Ovvio, sono giapponese D.O.C!»

«Io vi ammazzo! Fosse l’ultima cosa che faccio!!!!»

Vi giuro che rimasi per circa una decina di minuti sconvolta a bocca aperta ad osservare Milo bloccato in malo modo da Dite, mentre Alexis e Sayuko cercavano di spogliarlo con lo scopo di infilargli un vestito a fiori.

«Ehm, Arianna, vedi anche tu quello che vedo io?» fu il commento di Aldebaran, che nel frattempo mi aveva raggiunto insieme a mio cugino, Saga e Gregory, mentre Aioria si fiondava prontamente all’interno del negozio in soccorso dell’amico.

Io annuii con il capo e poi entrai con il resto della comitiva nella boutique, dove trovammo Saori seduta elegantemente su un divanetto, mentre negava con disinvoltura di conoscere i protagonisti del grottesco teatrino che si stava svolgendo in vetrina, con al fianco un impassibile Shura, caricato di pacchi, peggio di un carrello della spesa.

 «Grazie al cielo, siete arrivati!» ci accolse la Kido con un sorriso, per poi sussurrarci: «Fate qualcosa, stanno ledendo la mia immagine!»

Fu così che a dividere i litiganti ci pensò Aldebaran che alzò di peso le due fanciulle, mentre Aioria si occupava di far in modo che Dite lasciasse la presa su Milo.

«Allora, l’avete finita di dare spettacolo?» intimò severo il saint del Toro.

«Ma è stato lui a cominciare dicendo che siamo grasse e che facevamo sfigurare ogni vestito!» esclamarono quindi Alexis e Sayuko, puntando il dito verso Milo.

«Senza contare che non può certo venire a dare della checca a me, quando tra lui e Camus girano certe voci…» sibilò Afrodite, mentre a Eddy sfuggì un sorpreso : “Ah! Davvero quel tipo è etero? Io l’avevo scambiato per un trans!”, ma fortunatamente nel trambusto nessuno ci fece caso (altrimenti credo seriamente che Dite qualche rosa l’avrebbe lanciata).

«Non è colpa mia se quello che ho detto è vero. E poi mio caro Afrodite, io me la faccio con Lythos; non con Camus!» sbottò adirato Milo.

«Tu cosa con mia sorella!?» sbraitò quindi incredulo Aioria, che prese per il colletto della maglia quello che probabilmente non sarebbe più stato un suo amico.

«Lythos non è tua sorella! Quindi dacci un taglio» lo rimbeccò lo Scorpione, che proprio non capiva quando era il momento di tacere.

«È come se lo fosse» gli ringhiò in faccia il Leone, facendoci capire che sarebbe finita male se non s’interveniva.  

E fu a quel punto che Saori non ci vide più e diede libero sfogo al suo Cosmo (e vi garantisco che era incazzata nera), mettendo tutti a tacere:

«FATELA FINITA! NON ME NE FREGA NULLA DEI VOSTRI PROBLEMI! VOGLIO SOLO PASSARE UNA GIORNATA IN SANTA PACE! QUINDI IO E ARIANNA ORA ANDIMO DA VALENTINO E VOI NON CI SEGUIRETE! CHIARO?»

Si sfogò la Kido, cosa che fece assumere a tutti i saint presenti un’aria colpevole, mentre Saori fece un sospiro di sollievo:

«Ora va meglio» disse infatti la ragazzina, per poi prendermi sotto braccio e fare per uscire dal negozio, ma io la bloccai.

«Arianna, ti prego, non ti ci mettere anche tu» pigolò a quel punto Saori, ma io la tranquillizzai:

«Veramente volevo solo farvi conoscere mio cugino Edoardo ed il suo socio e compagno Gregorio. Sono i migliori parrucchieri di Milano»

«Davvero?» chiese quindi interessata la Kido, e mio cugino e Gregory annuirono esibendosi in un baciamano.

«Beh, allora perché non venite anche voi con me e Arianna? Così parliamo un po’?»

E fu così che io e i miei parenti lasciammo il resto della combriccola al loro destino, per aiutare Saori a scegliere un abito ed un’acconciatura idonea ad un prestigioso evento mondano a cui era stata invitata.             

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Capitolo 21
*** Shopping day (seconda parte) ***


SHOPPING DAY

… Milano edition! (Seconda parte)

 

“Prima regola dello  shopping: mai entrare in un negozio in cui non poi nemmeno permetterti di comprare un laccio per le scarpe” pensai mentre guardavo i cartellini degli abiti su cui campeggiavano diversi zeri.

«Allora, Saori, a quale evento mondano non puoi mancare?» la voce di Gregory mi fece voltare verso la Kido, che invece stava facendo incetta di vestiti, senza nemmeno preoccuparsi di guardare il prezzo, cosa che mi fece malignare un “Alla fine il fatto che Saga abbia sbiellato non l’è andata poi così male! Altrimenti col cavolo che si sarebbe potuta permettere una boutique come questa!” (sì, ero invidiosa! Qualche problema?)

«Un compleanno. Quello di Julian Solo. Mio nonno e suo padre erano in affari, quindi per l’interesse della fondazione Grado non posso reclinare l’invito, e dato che sarà un evento esclusivo ho assolutamente bisogno di un abito adeguato» rispose Saori, mentre esaminava un vestito tutto balze e merletti (ed ecco finalmente svelato il vero motivo per il quale aveva battuto i piedi a costo di smobilitare mezzo Grande Tempio per fare un giretto a Milano…). 

«Wow, ho sentito dire che sia l’erede di un immenso impero finanziario e che sia anche di bell’aspetto» le fece quindi l’occhiolino Gregory e Saori arrossì.

«Già, suo padre era un magnate del commercio marittimo, ma i nostri rapporti sono esclusivamente d’affari» si affrettò però a spiegare la Kido, per poi entrare nel camerino per provarsi l’abito ed uscirne poco dopo.

«Allora che ne pensate?» ci chiese la ragazzina.

“Una torta nuziale millefoglie alla crema” fu il mio primo pensiero, per poi tossicchiare un: «Ehm… carino…» mentre mio cugino mi lanciava un’occhiataccia sibilandomi un “ti prego…”, per poi avvicinarsi a Saori, facendole la radiografia completa.

«Aspettate qui. Torno subito» disse infatti Eddy per poi ritornare poco dopo con un abito senza fronzoli in stile impero.

«Oh, sì. Questo è proprio il tuo! Julian non potrà far altro che cadere ai tuoi piedi!» diede quindi segno di assenso Gregory, una volta che Saori l’ebbe indossato ed io non potei che dargli ragione. Senza quelle gonne da mongolfiera e le maniche a palloncino, Saori era veramente uno schianto. In più quell’abito ne segnava le forme sinuose di giovane donna in boccio, senza però essere volgare. Se voleva rimorchiare, sarebbe stata la volta buona. Ci avrei messo la mano sul fuoco.

«E tu Arianna, non provi nulla?» mi domandò però Saori, sviando così l’argomento.

«Oh, no. Intanto non avrei occasione per mettere un abito da sera» le risposi quindi io, senza contare che i miei libri non mi facevano guadagnare così tanto…

«E dai, solo per provare!» m’incalzò la Kido, per poi trascinarmi per il negozio seguita a ruota da Gregory ed Eddy, ritrovandomi ben presto con addosso un vestito rosso piuttosto sexy, che mi stava pure bene.

Ma aimè  dovetti riporre l’abito da dove l’avevamo preso.

“Seconda regola dello shopping: mai provare qualcosa che non ti puoi permettere” non potei quindi fare a meno di costatare, con sommo rammarico.

«Arianna, se il problema è il prezzo, ci penso io» si offrì quindi Saori, ma io non potevo certo accettare una cosa del genere, quindi tergiversai:

«E dove lo metterei? Per andare a comprare il pane a Rodorio? Senza contare che non posso più fare nemmeno quello se non sono accompagnata da Aldy» le dissi e lei non poté far altro che constatare che effettivamente avevo ragione (anche se dovevo ammettere che un paio di lacrimucce in cuor mio le avevo versate!).

Uscimmo quindi dal negozio con Saori felice come una Pasqua ed intenta a discutere con Eddy e Gregory l’acconciatura giusta d’abbinare all’abito.

Io purtroppo ero decisamente meno felice e più depressa, senza contare che ormai io e Saori avevamo dato il benservito ai Gold da più di due ore, cosa che probabilmente stava agitando parecchio Milo, Aioria e Shura, che poi avrebbero fatto ovviamente il culo a capanna alla sottoscritta. Decisi quindi che forse era meglio tornare da loro:

«Saori, credo che sia ora di tornare dagli altri, prima che ci diano per disperse e poi lincino me per averti condotta sulla via del male»

«Oh, sì. Hai ragione. Saranno sicuramente tutti in pensiero» disse Saori.

«Però, non pensavo che le vostre guardie del corpo fossero così protettive» commentò Gregory e Saori emise un lungo respiro rassegnato:

«Purtroppo sì. Credo che alcuni di loro non riescano a superare il trauma di non essere riusciti a proteggermi a dovere in passato e quindi ora sono piuttosto diffidenti»

Senza contare che Ian aveva buttato loro in faccia una realtà piuttosto scomoda e dura da digerire, dato che sgretolava tutto quello in cui credevano. Quindi infondo era normale che preferissero vederci  come delle contaballe che non l’avevano detta proprio giusta, invece che accettare il fatto che in realtà noi Emissari fossimo dei comunissimi mortali e che quindi fosse il ruolo di Atena quello da rivedere.

Ma se il comportamento poco fiducioso di alcuni saint nei nostri confronti era infondo più che giustificato, quello che trovavo strano era l’atteggiamento di Saori, che invece non aveva fatto una piega, anzi, sembrava quasi sollevata. Come se l’accaduto, invece ti turbarla, l’avesse in un certo senso resa più serena.

Mi soffermai quindi a guardarla, mentre si fermava entusiasta a osservare le vetrine piene di tentazioni e non potei fare a meno di pensare come fosse giusto così; a quattordici anni era normale pensare a farsi bella per andare ad una festa, invece che preoccuparsi d’invasati che volevano conquistare il mondo. E chissà che con un po’ di tempo e di fortuna io e le altre non saremmo riuscite a farlo comprendere anche ai saint. Ma ero fiduciosa che rimboccandoci le maniche ci saremmo riuscite. Mi annotai quindi mentalmente di trovare un escamotage per riuscire a parlare faccia a faccia con Saori degli avvenimenti appena trascorsi senza terzi incomodi. Cosa che purtroppo non ero ancora riuscita a fare per ovvi motivi, dato che eravamo state tutte escluse dalla vita decisionale del Santuario. Praticamente eravamo ospiti da tenere sott’occhio, anche se con garbo.

I miei buoni propositi però andarono a farsi un giro appena il mio sguardo incrociò quello di Milo, una volta che raggiungemmo il resto della comitiva al Castello Sforzesco. Dire che lo Scorpione era furioso era poco, dato che mi fissava come se dovesse uccidermi con gli occhi. A dire il vero anche Shura non era da meno, ma rispetto a Milo sapeva essere più composto. Aioria invece era sì alterato, ma fortunatamente forse non con me, dato che i suoi occhi puntavano il guardiano dell’Ottava Casa, che non perse tempo a raggiungerci per poi farci il terzo grado: “Dove siete andati? Cosa avete fatto? Con chi avete parlato? Vi rendete conto che Lady Saori è rimasta senza scorta per un mucchio di tempo? E se succedeva qualcosa? ecc.. “

Non potei quindi far altro che alzare le mani in segno di resa:

«Tranquillo Milo, non l’ho portata al lato oscuro della Forza! Siamo solo andate a comprare un vestito» cercai di tranquillizzarlo.

«Provalo» mi intimò quindi il greco ed io aprii la borsa che avevo in mano per fare vedere il contenuto, mentre Saori portò gli occhi al cielo:

«Milo, non ti sembra di esagerare?» gli chiese infatti la Kido.

«Esagerare? Vi rammento ciò che è successo al Gran..»

Ma Saori lo azzittì con un cenno del capo in direzione dei miei parenti: «Non qui… e poi il responsabile dell’accaduto è stato Ian e non loro. Quindi non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, dato che era palese che loro fossero confuse tanto quanto noi. In più il loro aiuto ci è stato propizio in più di un’occasione. Quindi sono sicura che tutto si risolverà senza inconvenienti»

«Vi consiglierei comunque più prudenza milady» intervenne però Shura.

«Allora la prossima volta chiederò a voi consulenza su abiti da sera d’alta moda, scarpe ed acconciature per una serata di gala» gli sorrise seraficamente maligna la Kido ai suoi due Gold, che sbiancarono, dato che di tali argomenti non erano così afferrati.

 «D’altronde chi non trova glamour l’abbinamento pantalone marrone e maglione verde, in perfetto stile “albero”, di Shura, e chic la meravigliosa maglietta color senape di Milo.  Praticamente due tenute antistupro» fu infatti il commento di Alexis.

«Cos’hanno i miei vestiti che non vanno?» chiese quindi indispettito il Capricorno.

«Nulla, diciamo solo che una vita passata lontano dal mondo civilizzato ha le sue conseguenze»

«Già, qui l’unico che si può dire alla moda sono io» s’intromise Afrodite, ottenendo segni d’assenso da parte di Sayuko.

Io, Eddy e Gregory evitammo di commentare. Infatti gli unici della comitiva ad essere vestiti decentemente erano Saga, con un classico jeans e camicia bianca, Aldy con un pantalone nero e una camicia a quadretti sul rosso e Aioria con jeans, polo blu e giacca in coordinato con i pantaloni. Gli altri… stendiamo un velo pietoso…

Nel frattempo fummo raggiunti dai componenti della comitiva mancanti: Seiya e Hyoga, che ci raccontarono tutto quello che avevano mangiato (praticamente roba da sfamare un esercito), mentre Esmeralda era intenta a tessere le lodi della chiesa di S. Ambrogio, sottobraccio a Ikki, che aveva l’espressione di uno che si era annoiato a morte. Morgana aveva invece l’aria pienamente soddisfatta del suo shopping, così come Eva. Un po’ meno entusiasti erano invece Death, carico di pacchi e con l’espressione assassina, e Mu, che invece sfoggiava una colorazione rosso porpora.

«Ma dove l’hai portato quel povero diavolo, per farlo arrossire così?» chiese infatti Alexis ad Eva, che rispose:

«Credo che non fosse pronto a scoprire che nell’universo della biancheria intima femminile non esistono solo i mutandoni della nonna. La vista dei perizoma penso l’abbia sconvolto»

«Task, dilettante» fu il commento di Death, cosa che ci fece voltare tutti verso di lui.

«Beh, che cazzo avete da guardare? Non crederete mica che il bucato alla Quarta Casa lo faccia Morgana, vero?»

Un silenzio glaciale calò tra i presenti.

Oddio! Death in versione “Casalinga disperata” era un’immagine che non avrei mai voluto avere.

«Ehm… ormai è quasi ora di cena, quindi che ne dite di mangiare un boccone e poi rientrare?» spezzò il momento imbarazzante Seiya, cosa alla quale Aldebarn esclamò un:

«Ma hai ancora fame dopo tutto quello che hai ingurgitato?»

Un sorrisone d’assenso fu la risposta del Saint di Pegaso.

«Se vi può interessare noi conosciamo un localino niente male» intervenne mio cugino.

«Fateci strada allora» disse quindi Saori, venendo però bloccata da Shura e Milo.

«Io riterrei più opportuno rientrare subito» considerò infatti il Capricorno.

«Concordo. Oggi siamo infatti già stati troppo imprudenti» gli diede manforte lo Scorpione.

«Oh, ma che rompi palle che siete! Se ha voglia di farsi due spaghetti mica cade il mondo! E poi siamo tutti qui, che cavolo volete che le succeda!» esclamò però spazientito Seiya (ricevendo dalla Kido uno sguardo d’immensa gratitudine), mentre Hyoga si rivolgeva ai miei parenti:

«Scusateli. Deformazione professionale»

«Io consiglierei una bella terapia di gruppo. Potrebbe essere un aiuto» tossicchiò Gregory, mentre io venni letteralmente assalita da un tornado.

«Mina!? Che ci fai qui?»

«Che ci faccio io qui? Tu piuttosto, brutta stronzetta, vieni a Milano e nemmeno mi avvisi? E poi chi sono tutti questi bei maschioni? Volevi tenerteli tutti per te? Non sai che con le amiche si deve condividere?» mi sgridò la mia amica, mentre faceva la radiografia ai presenti, soffermandosi in particolare su Saga, che se la ritrovò praticamente ad un palmo di naso:

«Uhmmm, alto, fisico da paura, chioma azzurra improponibile, aria da dannato… non dirmi che è lui il tuo ex che si drogava e che ti ha mollato dopo che sei uscita dalla galera!»

 «Prego?» fu l’esclamazione confusa di Saga che si ritrovò a guardare alternativamente prima me e poi Mina, mentre io sbiancavo di botto, cosa alla quale Gemini aggrottò le sopracciglia intuendo che c’era qualcosa che non quadrava.

«Arianna… c’è qualcosa che devo sapere?» sibilò infatti il saint dei Gemelli e io fui costretta a prenderlo in disparte e spiegargli che avevo dovuto trovare una scusa plausibile per giustificare la mia improvvisa sparizione.

«E dovevi proprio farmi passare per un drogato psicopatico? Ora capisco perché tuo cugino mi guarda storto» fu il suo commento irritato.

«Ti prego, cerca di capire! Non era facile trovare una scusa che potesse stare in piedi e certo non potevo raccontare dei Custodi e di Atena! Mi avrebbero presa per pazza!» biascicai quindi io.

«Questa te la metto in conto. Sappilo» mi intimò Gemini.

«Tutto quello che vuoi, ma ti prego reggi il gioco» lo implorai.

«E va bene, ma sappi che sono molto contrariato» mi rispose quindi indisposto Saga, scoccandomi un’occhiataccia.

Fu così che finimmo tutti allegramente (o quasi) in pizzeria. Saori si era accomodata tra i mio cugino e Gregory che, leccandole spudoratamente il deretano, erano riusciti ad accaparrarsela come cliente e fissare un appuntamento per farle i capelli per la festa del tizio chiamato Julian. Accanto a loro Sayuko e Dite ascoltavano interessati i consigli dei due parrucchieri ed i pettegolezzi sull’alta moda Milanese. Milo invece era intento a guardarci con astio, mentre infilzava la sua pizza con il coltello, manco fosse un avversario d’abbattere con la Scarlet Needle. Shura al contrario si era concentrato sul suo piatto, estraniandosi dal mondo, mentre Alexis si era accaparrata il posto vicino al Grande Mu, che era finito così per essere incastrato tra la Sensitiva ed Eva, che avevano intavolato una discussione a luci rosse sulle loro varie esperienze amorose. Vi lascio quindi immaginare tutte le sfumature di rosso della faccia del povero Ariete. Seiya invece si stava strafogando come se non ci fosse un domani e Hyoga si sorbiva Esmeralda e il Duomo di Milano, mentre Death chiedeva ad Ikki come facesse a sopportarla, beccandosi così un montone con i fiocchi da Morgana, che gli fece una ramanzina su quanto fosse importante la cultura (peccato che Death non l’aveva filata di striscio, essendo più interessato alla sua quattro stagioni).

Aldebaran invece si era trovato seduto affianco a Mina, la quale un po’ ci provava spudoratamente con lui ed un po’ faceva il terzo grado a Saga con domande del tipo: “E quindi ora non ti droghi più?”, “Che sostanze usavi?”, “È stato difficile uscirne?”, “Ti è mai più tornata la tentazione di una sniffata?” e così via. Poco da dire sul fatto che Saga, ad ogni domanda, mi guardava con puro odio, facendomi sentire dannatamente in colpa per averlo ficcato in quella situazione decisamente imbarazzante.

Io infine ero finita di fianco ad un Aioria depresso che era già alla terza birra…

«Non per farmi i fatti tuoi… ma non ti sembra di esagerare, dato che tecnicamente sei in servizio?»

«Ci vuole ben altro per farmi ubriacare» fu la sua risposta (e io che credevo che fossero tutti senza macchia e senza paura!).

«Comunque non ti fa bene» puntualizzai quindi io e lui mi scoccò un’occhiata seccata:

«Parla quella che ha organizzato un festino alcolico per dimenticarsi di Saga»

«…» fu la mia risposta, mentre il suo sguardo severo finiva su Milo.

«E che la storia che Lythos si vede con Milo non mi garba affatto. Perché per me è come una sorellina. Praticamente l’ho allevata io» si lasciò sfuggire così il Leone.

«Beh, Milo è un po’ rompi scatole, ma non mi sembra un cattivo ragazzo. Fidati che in giro c’è di peggio. Quindi non capisco dove stia il problema» gli chiesi perplessa io e lui emise un sospiro malinconico.

«Il problema è che è un Saint»

Sbattei un paio di volte incredula le palpebre: «Credo di non aver afferrato»

Il suo sguardo serio mi fece capire che era decisamente preoccupato: «I Saint mettono continuamente in repentaglio la propria vita per Atena e l’umanità. Quindi sia io che Milo abbiamo una probabilità molto alta di morire giovani. Di conseguenza a Lythos cosa resterebbe? Per questo sarei stato più contento se accanto a lei non ci fisse stato un saint, ma un ragazzo normale. Almeno se io venissi a mancare lei non sarebbe sola»

La mia mano strinse quindi istintivamente la sua, facendolo sussultare, ritrovandomi così a fissare il suo sguardo spaesato:

«Ed è per questo che ci siamo noi. Per fare in modo che questo non accada. Ma dovete fidarvi di noi»

«Purtroppo non è così semplice. So che non siete malvagie, l’ho avvertito chiaramente quando mi hai liberato dal giogo di Saga, ma la vostra natura è ambigua e non di chiara interpretazione»

«Questo solo perché Ian ha esibito il suo Cosmo? Basta così poco per cancellare tutto quello che abbiamo fatto per voi?»

«Il cosmo che ha esibito è quello di un dio, non si può prendere la cosa alla leggera. Anche perché questo vuol dire che, o voi ci avete raccontato un mare di balle, oppure è Atena ad essere una comune mortale. Ma questa seconda ipotesi è pura blasfemia, quindi il mio consiglio è quello di sputare il rospo il prima possibile e per il bene di tutti».

Peccato che il rospo lo avesse già sputato Ian e nel peggiore dei modi, facendoci così finire tra l’incudine e il martello: ovvero raccontare una fesseria per il quieto vivere, oppure dare il via ad un’intricata discussione teologica in cui noi venivamo etichettate come eretiche e poi messe al rogo. Che culo, eh?   

Il resto della cena lo passai quindi in silenzio per evitare casini e poi, dopo un breve saluto a mio cugino, al suo compagno e a Mina, pesi con gli altri la via del ritorno al Grande Tempio.

Il viaggio in aereo verso Atene fu piuttosto silenzioso: c’era chi sonnecchiava (tipo Seiya), chi esaminava i propri acquisti (Dite, Sayuko Eva e Morgana), chi era arrabbiato (Saga e Milo) e chi semplicemente non aveva voglia di parlare, oppure voleva solo pensare ai fatti suoi.

Io cuor mio invece decisi che l’unico modo per uscire da quella situazione di stallo, era di parlarne direttamente con Saori, mettendo tutte le carte in tavola, anche se non sarebbe stata sicuramente una cosa semplice.    

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Capitolo 22
*** Interrogatori inconcludenti. ***


INTERROGATORI INCONCLUDENTI.

Nel frattempo devo farmi perdonare!

 

“Biancheria: stesa. Pavimento: lavato. Arrosto: nel forno. Sì, mia madre sarebbe fiera di me!” pensai, mentre riponevo la cesta del bucato al suo posto. Peccato però che della cosa non né fossi esattamente entusiasta. Ci mancava solo più un chitone bianco e potevo tranquillamente essere scambiata per una delle ancelle del tempio (o la moglie di Aldebaran. Il tutto dipendeva dalla fantasia più o meno spiccata degli abitanti del Santuario).

Ebbene sì, la noia è una brutta bestia e quando ci si ritrova ad essere confinati in casa, senza televisore o altri svaghi, bisognava pur trovare il modo di far passare il tempo, no? (L’unica cosa buona era che ero finalmente riuscita a finire il mio libro e che quindi per un po’ non avrei visto Tatsumi!!! Yuppy!).

In più bisognava tener conto che non era esattamente il periodo per irritare i Gold, cercando di eludere la loro sorveglianza, dato che, per un motivo o per l’altro, erano quasi tutti piuttosto incacchiati.

Io e le altre eravamo infatti ben consce di aver tirato un po’ troppo la corda a Milano, anche se bisognava dire che Saori ci aveva messo parecchio del suo. Ma se con Atena i Gold potevano brontolare solo fino ad un certo punto; con noi la musica era decisamente diversa. Infatti era dal nostro rientro al Santuario che non vedevo gli altri Emissari, siccome probabilmente erano state segregate in casa, rispettivamente da Shaka, Milo, Shura e Aioria, con i relativi problemi di convivenza che questo aveva inevitabilmente creato. Il saint del Leone l’avevo infatti sentito imprecare più di una volta contro le pattine e la cera che Katy spalmava generosamente sui pavimenti in marmo della Quinta Casa, mentre Camus, a sentire Hyoga, era diventato più intrattabile del solito. Il biondino della Vergine invece aveva iniziato stranamente a sentire il bisogno di fare lunghe passeggiate per “prendere un po’ d’aria”, mentre in più di un’occasione avevo avvertito il Cosmo di Eva gonfiarsi pericolosamente. Peccato che Shaka era sempre stato molto evasivo sulle domande che Aldebaran gli poneva sull’argomento, dato che rispondeva laconicamente con un “Punti di vista diversi sullo stesso argomento”. Peccato che tale misterioso argomento facesse incazzare parecchio l’Alchimista. Per non parlare del nervosismo che avevo notato ultimamente in Mu, che ogni tanto veniva a trovare Aldy.

Non meno complicata sembrava essere la “convivenza” tra Sayuko e Milo. Peccato che tra i due il Cosmo che più sovente sentivamo esplodere era quello dello Scorpione, cosa che mi faceva seriamente preoccupare per la sorte della Veggente (nonostante le rassicurazioni di Lithos sul fatto che Milo faceva più scena che altro, soprattutto durante le indesiderate visite di Dite, che Scorpio mal sopportava).

Alexis sembrava invece essere riuscita a prendere la cosa con molta più filosofia di quello che mi fossi aspettata. Sfortunatamente gli inservienti di Shura non potevano dire altrettanto, siccome gli avevo visti parecchie volte percorrere le 12 Case carichi di borse e pacchetti. Aldebaran mi aveva infatti spiegato che lo spagnolo preferiva far fare a loro tutte le commissioni, piuttosto che portare Alexis con lui fuori dal perimetro del Santuario, per scongiurare eventuali fughe. Peccato che Shura non avesse preventivato che, facendo così, stava soltanto facendo un favore alla Sensitiva, che aveva preso la palla al balzo per mettersi in panciolle e farsi servire e riverire.

Io invece, alla faccia delle altre, non mi potevo lamentare, dato che con Aldebaran andavo piuttosto d’accordo e normalmente era sempre ben disposto ad accettare le mie richieste, se questo non interferiva con i suoi doveri di saint. Dal canto suo, Aldy aveva iniziato a rivalutare l’utilità di una donna per casa, dato che per far passare il tempo facevo Cenerentola. Morgana invece era partita con l’assenso di Saori per la Germania (intanto cinque Emissari sotto esame erano più che sufficienti per sfatare ogni dubbio, no? Mavaff…), per andare a risolvere alcuni problemi con suo padre, che aveva il vizio di sparire per anni, per poi combinare casini quando si rifaceva vivo. Ebbene sì. Morgana aveva qualche problemino in famiglia; anche se con il senno di poi, potrei tranquillamente dire che più che un problemino, quelli di Morgana erano decisamente cazzi amari (e non solo per lei)!

«Uhm! Che buon profumino!» la voce di Aldebaran di rientro dall’allenamento, ruppe il silenzio della Seconda Casa.

«Ho fatto l’arrosto con le patate. Dovrebbe essere quasi pronto» gli risposi mentre controllavo l’andamento della cottura.

«Ottimo, ho una fame! Wow, ma hai fatto anche la torta al cioccolato con la crema !» esclamò il Gold Saint del Toro, adocchiando il dolce entrando in cucina.

«Mi spiace Al, ma quella torta non è per te».

«Ah! E per chi è?» mi chiese quindi il Gold, con una punta di delusione, mentre si accomodava a tavola e io servivo il pranzo.

«Ho una cosuccia da farmi perdonare da Saga, quindi ho pensato di fargli una torta»

Ebbene sì, alla fine i sensi di colpa avevano avuto il sopravvento ed avevo deciso di scusarmi con Saga per averlo incastrato in una situazione piuttosto imbarazzante durante la “gitarella” a Milano. Infatti Gemini, nonostante mi avesse retto il gioco per tutta la sera, si era parecchio risentito per la cosa e mi aveva messo il broncio. 

«Devi farti perdonare? E cosa?» mi chiese perplesso Aldy.

«Beh… ecco… l’ho fatto passare ingiustamente per un drogato psicopatico davanti a parenti e amici… quindi..» gli risposi io stringendomi nelle spalle, mentre Aldebaran scoppiava a ridere.

«Quindi è per quello che la tua amica lo ha massacrato con tutte quelle domande sugli stupefacenti? E io che pensavo fosse brilla!»

«Nina brilla? Naaa, ci vuole ben altro che una rossa media per farla delirare»

«Comunque con quello che ti ha fatto passare, non dovresti sentirti troppo in colpa per una bazzecola del genere» mi disse Al e io sospirai.

«Forse hai ragione, ma mi sono veramente sentita un verme, quindi non è che mi puoi accompagnare alla Terza?»

«Non so se sia una buona idea. Vorrei infatti ricordarti che in teoria tu saresti sotto sorveglianza e che Saga non è esattamente visto di buon occhio da tutti al Santuario» mi fece notare Aldebaran.

«E dai Aldy, non farti pregare! Devo solo dargli la torta! E poi non mi sembra di averti mai dato problemi da quando sono qui» lo incalzai a quel punto io.

«Sì, lo so, ma questa storia di Ian ci ha scombussolati un po’ tutti. Quel Cosmo oscuro che poi si è tramutato in uno divino ci ha lasciati tutti piuttosto interdetti, senza contare che voi ragazze non ci state aiutando molto nel capirci di più» mi disse Aldy e io mi lasciai scivolare esasperata su una sedia per l’ennesimo tentativo d’interrogatorio da parte di Al.

«Questo perché, come ti ho già detto, non ne sappiamo molto più di voi sul conto di Ian. Io infatti l’avrò visto al massimo tre volte: ovvero quando mi ha fatto finire nella vasca del Tredicesimo Tempio, quando mi ha fatto finire nella dimensione dei Custodi e poi quando è venuto a restituirvi il cloth del Sagittario. L’unica cosa sulla quale posso mettere la mano sul fuoco è che noi Emissari non siamo divinità o roba simile, ma persone che avevano una vita normale prima di finire in questo casino. E della mia ne avete avuto una prova durante la visita a Milano»

Aldebaran si passò una mano sul viso: «Siamo proprio in un bel pasticcio. L’unico che poteva darci spiegazioni è sparito chissà dove, lasciandoci tutti a brancolare nel buio»

Presi quindi un lungo respiro per preparami al peggio, a causa di ciò che stavo per dire, ma onestamente non né potevo più di quella discussione sterile che Aldebaran cercava d’intavolare ogni santo giorno; anche perché quello che c’era da dire, il Manipolatore l’aveva già detto:

«E se Ian la spiegazione l’avesse già data?»

«Ovvero?» chiese Al, assumendo, come mi ero aspettata, un’aria piuttosto tesa.

«Che il Cosmo che avete avvertito altro non è che l’unione di entrambi i Cosmi, così come lui ci ha spiegato?»

«Arianna, ti rendi conto che una cosa del genere metterebbe seriamente in dubbio la natura divina della Somma Atena?» mi domandò quindi severo il Toro.

«Sì, me ne rendo conto, ma alla luce dei fatti è la conclusione più logica, non ti pare?» gli risposi.

«Beh, potrebbe anche darsi che voi ragazze siate umane, ma che Ian sia qualcosa di diverso, no? Che ne pensi?» cercò quindi di trovare un’altra strada Al.

«Io so solo che non sono una dea, che non ho nulla a che fare con gli dei e che non voglio in alcun modo il male vostro e di Saori. Anzi, vorrei riuscire a sollevarvi dal peso che per troppo tempo avete portato da soli sulle spalle e potervi così ridare una vita normale. Ma per farlo dovete fidarvi di noi, anche se comprendo che ciò che Ian vi ha mostrato vi ha turbato» 

Aldebaran si rigirò assorto il bicchiere fra le mani:

«Sono coscio che voi ragazze non avete intenzioni ostili nei confronti del Santuario e che avete rischiato molto per Saori, e non faccio nemmeno mistero dell’amicizia che si è venuta a creare tra di noi, ma non posso negare che non è facile accettare ciò che quell’infame ci ha sbattuto in faccia, perché vanifica tutto quello per cui abbiamo lottato fino adesso. Capisci?»

«Questo perché confondete l’obbiettivo con il titolo» gli risposi ponendogli comprensiva una mano sulla spalla.

«Cosa vuoi dire?» mi chiese quindi interdetto il saint del Toro.

«Io credo che ciò che importa siano le azioni e non il nome con il quale le si compie.  Quindi, a mio parere, il fatto che Atena possa non essere una divinità, non toglie nulla al suo impegno di proteggere la Terra, così come non toglie nulla al vostro»

Un pesante silenzio cadde nella stanza e per spezzarlo decisi che forse era meglio cambiare argomento. Presi così la torta e mi rivolsi ad Aldebaran, riscuotendolo dai suoi pensieri:

«Allora, mi accompagni o no?»

Al si massaggiò indeciso la testa, per poi alzarsi da tavola e dire: «Cercate solo di non farmi finire nei casini voi due!»

 

La Casa dei Gemelli era immersa nel silenzio del primo pomeriggio, quando raggiunsi insieme ad Al la porta che dava sulle stanze private di Saga, il quale ci aprì solo dopo un insistente bussare alla porta.

«Che volete?» fu infatti il laconico benvenuto di Gemini, che ci accolse palesemente scazzato e a torso nudo.

«Un piccolo pensiero per te!» gli dissi quindi io, mettendo in bella mostra la torta al cioccolato.

Il saint guardò prima Aldy, la cui espressione diceva a chiare lettere “Non mettetemi in mezzo”, poi la torta e poi me.

«Uhm… grazie» e detto questo Saga prese la torta e poi fece per sbattermi la porta in faccia, ma io lo bloccai.

«Aspetta, dobbiamo parlare»

«Davvero? E io che pensavo che ai drogati psicopatici non si dovesse dare confidenza» mi disse ironico Gemini.

«Ti chiedo scusa per la situazione imbarazzante in cui ti ho messo a Milano, quindi vorrei avere la possibilità di rimediare» risposi io, cercando di essere il più convincente possibile.

Saga mi osservò dubbioso per qualche secondo per poi dire:

«Entra»

Varcai quindi la soglia degli appartamenti privati del saint insieme ad Aldebaran, che però venne fermato sull’ingresso.

«Oggi pomeriggio non dovresti avere il turno di ronda nel settore est del Santuario?» gli ricordò infatti Saga.

«Sì, ma ho anche l’ordine di non lasciare l’Esorcista girovagare da sola per il Santuario» ribatté Al.

«Se per questo non è sola, dato che teoricamente sarei il Gold Saint dei Gemelli. Ma se vuoi assistere mentre discutiamo di una faccenda privata… accomodati!»

Aldebaran si massaggiò imbarazzato la testa: «Dannazione, lo sapevo che finiva così!» per poi rivolgersi a me e a Saga:

«Non ho la minima intenzione di fare il ficcanaso nelle vostre faccende, ma dato che vi sto facendo un favore, evitate di procurarmi guai. Se Aioria e Milo vengono a sapere che l’ho lasciata con te, mi fanno un mazzo tanto»

«Tranquillo Aldebaran. Se non sei tu a dirlo in giro, noi non lo faremo di certo» gli rispose Saga, dandogli segno d’intesa, per poi chiudersi la porta alle spalle e farmi segno di seguirlo in salotto, dove notai che il divano, sul quale mi ero seduta, riportava ancora i segni della sagoma di Saga.

«Ti ho svegliato?»

«Sì e non ti nascondo che mi ha dato un po’ fastidio, dato che per una volta stavo dormendo proprio bene»

«Soffri d’insonnia?»

«Incubi» mi rispose Saga, volgendo lo sguardo fuori dalla finestra con fare assente e io non ebbi problemi a capire a cosa si riferisse. D'altronde il mio cosmo purificatore poteva liberare un’anima dalle sue ombre, ma non dai suoi ricordi. Il suo smarrimento però durò poco, per poi riprendersi e andare a recuperare un coltello e dei piatti dalla cucina.

«Ma dato che ormai sono sveglio, vediamo com’è questa torta!»

«Spero ti piaccia. L’ho fatta io!» gli dissi, cosa che gli fece assumere un’espressione alquanto sospettosa.

«Allora sei sicura che sia commestibile?» mi canzonò infatti Saga.

«Spiritoso! Ma se proprio non la vuoi, la do ad Aldebaran! E fidati che lui gradirebbe» gli risposi piccata io. 

«Dai che sto scherzando!» corse quindi ai ripari Saga, servendosene una fetta, per poi soffermarsi a guardarmi: «Tutto bene Arianna? Ti vedo leggermente accaldata, vuoi che apra la finestra?»

“A dire il vero vorrei che ti mettessi una maglia e la smettessi di leccarti le dita sporche di crema in maniera così provocante!” ma ero troppo orgogliosa per dargli una tale soddisfazione, quindi mi limitai a dire: «No grazie. Vorrei solo un bicchier d’acqua» per poi affrettarmi a cambiare discorso:

«Come va con gli altri Gold?»

«A parte che si sono praticamente spaccati in due fronti e che durante le riunioni ci si scanni per colpa vostra, tutto bene»

«In che senso?» chiesi di conseguenza perplessa io, mentre Saga era già passato alla seconda fetta di dolce.

«Diciamo che all’interno delle 12 Case si è formato un partito a vostro favore, che difende la vostra buona fede ritenendo soltanto Ian il responsabile dell’accaduto; ed un secondo partito che invece sostiene che state nascondendo qualcosa e che quindi vi si sta trattando fin troppo bene»

«E quale dei due “partiti” sta prevalendo?»

«Per ora siamo piuttosto in stallo, anche perché Saori ultimamente è più presa a gestire gli affari della fondazione Grado e quindi non ha ancora esposto un verdetto. Comunque io, Aldy, Dite e Mu  stiamo cercando di fare il possibile per pararvi il fondoschiena, anche se purtroppo io non ho molta voce in capitolo.»

«Deduco quindi che gli altri vogliano condannarci a l rogo!» commentai ironicamente io, e Saga ridacchiò.

«A dire il vero l’unico che vi vorrebbe dietro le sbarre è Milo, mentre Shura e Aioria vogliono solo capire quello che è successo. Camus invece preferisce non scoprirsi, ma credo sia anche lui fortemente preoccupato. Infine alla Vergine dovreste stendere un tappeto rosso.»

«Eh? Mi stai prendendo in giro?» esclamai quindi incredula io.

«No. Infatti anche lui ha perfettamente compreso come stanno le cose, così come me e Mu. Quindi grazie alla disponibilità di Eva, che gli ha concesso di sondare la sua mente e la sua anima, ha potuto dimostrare senza ombra di dubbio, che siete comuni mortali che nulla hanno da spartire con gli dei: ergo non siete spie o roba simile. Peccato però che sia proprio qui che nascono i problemi, dato che non per tutti è così semplice concepire l’ipotesi che Atena non sia mai stata una dea, dato che una cosa del genere farebbe crollare il Grande Tempio come un castello di carta. Quindi si stanno vagliando le ipotesi più disparate» disse Saga quasi divertito.

«Come quella per cui anche se noi ragazze siamo persone normali, Ian in realtà non lo è?»

«Esatto. Però devo anche ammettere che il Cosmo oscuro che il Manipolatore ha esibito prima di fonderlo con quello positivo, mi ha impensierito parecchio» aggiunse però Gemini assumendo un’espressione decisamente preoccupata.

«In che senso?»

«Ho avuto la sensazione sgradevole di averlo già incontrato in passato, ma forse è soltanto una mia impressione»

«Purtroppo con Ian non so come aiutarvi, anche se devo ammettere che nemmeno a me piace particolarmente. Infatti credo che sappia molte più cose di quello che dà a vedere»

«Già, ma purtroppo per ora non ci resta che attendere e vedere come si evolve la situazione.  Comunque la tua torta è passabile» considerò Saga, mentre io guardai quello che era rimasto nel piatto:

«Solo passabile? Te la sei spazzolata più che mezza da solo!»

«Ok, va bene, lo ammetto: era buona» fu quindi costretto ad ammettere Saga, colto in fallo.

«Così va meglio» gli sorrisi: «Allora, pace fatta?», ma il sorrisino bastardo che comparve selle labbra di Gemini, mi fece intuire che non me la sarei cavata così facilmente; e difatti:

«Pensi seriamente che basti una torta per farti perdonare?»

«Beh, che altro dovrei fare?» gli domandai di conseguenza sospettosa io, mentre lui si alzava per poi sedersi accanto a me sul divano.

«Andiamo Arianna, non fare l’ingenua! So che sai fare di meglio per ingraziati un uomo» mi provocò infatti Saga, sfiorandomi le labbra con un dito. Un brivido di piacere mi corse lungo la schiena.

«Davvero? E cosa ti fa pensare che possa essere così accondiscendente?» gli tenetti però orgogliosamente testa, cercando di non finire nel suo giochetto, nonostante i miei dannati ormoni avessero già iniziato a far partire vari filmati a luci rosse con me e lui come protagonisti.

«Credi che non mi sia accorto che mi stai mangiando con gli occhi da quando sei entrata, nemmeno fossi io la torta?» mi canzonò quindi Saga, per poi sfiorare le mie labbra con le sue, senza trovare la ben che minima resistenza.

“Dannazione Arianna! Sii superiore e non cedere alla tentazione!” mi ordinai quindi mentalmente. Peccato però che il resto del mio corpo avesse tutt’altra opinione, dato che le mie mani erano già inesorabilmente scivolate sul corpo di Saga, che ben presto si ritrovò anche la mia lingua in bocca. Dite che sono stata un po’ troppo corruttibile? Beh, che volete che vi dica: la carne è debole! Soprattutto tenendo conto che era da quasi un anno che ero in astinenza...

«Dicevamo?» ironizzò quindi Gemini, mentre le mie mani percorrevano ogni centimetro del suo corpo.

«Che parli troppo per i miei gusti. Quindi taci e datti da fare, se vuoi che faccia altrettanto» lo sfidai di conseguenza io, mordendogli il labbro, ritrovandomi così bloccata tra il suo corpo e il divano, senza via di scampo.

«E fammi indovinare: non sei una che si accontenta facilmente, vero?» mi sussurrò quindi lui con la voce rotta dall’eccitazione crescente, mentre le sue labbra scendevano dalla mia bocca al mio collo.

«Esattamente. Quindi sappi che non te la caverai con poco, caro il mio cavaliere d’oro!» lo sfottei io, mentre le sue mani calde s’insinuavano sotto la mia maglietta provocandomi intense sensazioni di piacere, al solo contatto con la mia pelle.

Ah! L’istinto di riproduzione! La forza più potente del Cosmo Positivo!

Una divertita voce nella mia testa mi fece spingere via Saga come una bambina colta con la mani nella marmellata:

«Ma sei cretino? Mi hai fatto prendere un colpo!» esclamai quindi inviperita, per poi trovarmi a fissare gli occhi spaesati di Saga, che aveva ancora il fiato rotto dal desidero.

«Cretino io? Tu piuttosto, che ti prende così all’improvviso, dato che fino a qualche secondo fa, mi sembravi decisamente accondiscendente?» fu infatti la risposta piuttosto irata di Saga e mi ritrovai a comprendere la tremenda gaffe.

«Scusami. Non era rivolto a te»

Saga si osservò perplesso in giro: «Io non vedo nessun altro»

Mi passai una mano frustrata tra i capelli, per poi alzarmi dal divano: «Era rivolto al Custode della Terza Colonna che non sa farsi i fatti suoi» gli spiegai quindi io.

«Io che senso?» mi domandò quindi poco convinto Saga.

«Il Custode è in grado di mettersi in contatto con me, grazie all’armatura che mi ha dato e che risiede nel mio corpo» gli risposi, cosa che fece assumere uno sguardo decisamente preoccupato al saint dei Gemelli:

«Non vorrai mica dirmi che lui può impossessarsi del tuo corpo come Arles ha fatto con il mio?»

«No. Il Custode è infatti un’entità a me estranea che sa solo rompere le palle nei momenti meno opportuni» lo rassicurai (anche se per l’armatura datami in concessione non si poteva dire lo stesso, ma erano solo dettagli!).

Un insistente picchiettare alla porta costrinse però Saga a distogliere l’attenzione da me, per andare ad aprire:

«Ciao Aldebaran, ci sono problemi?» lo sentii quindi dire.

«Mi è stato ordinato di condurre Arianna al cospetto della Grande Atena. Per ora sono riuscito a tergiversare con Tatsumi dicendo che stava facendo il bagno, ma non posso tirare la cosa ancora per le lunghe» rispose però Aldebaran e quindi io non potei fare altro che abbandonare la Terza Casa per incamminarmi con il Toro verso la Tredicesima.    

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Capitolo 23
*** Consulenza per rimorchiare le ragazze! ***


CONSULENZA PER RIMORCHIARE LE RAGAZZE.

Corso per idioti!

 

Una lettera, o meglio un invito, fu quello che mi ritrovai tra le mani non appena raggiunsi Saori al Tredicesimo Tempio, insieme ad Aldebarn.

«È uno scherzo vero?» chiesi quindi guardando sospettosa la Kido che mi sorrideva raggiante, mentre Aioria mi fissava a braccia conserte, con un’espressione palesemente contrariata.

«No Arianna, non è uno scherzo» mi rispose però Saori, dando ordine a Tatsumi di andare a prendere una scatola.

«Ma chi lo conosce questo Julian Solo!» puntualizzai quindi io, per nulla intenzionata ad andare ad una festa di compleanno di un moccioso. Insomma, avevo 26 anni!Quindi che c’azzeccavo in una festa per ragazzini supersnob?!

A darmi l’illuminazione però ci pensò Tatsumi, rifilandomi la scatola che era andato a recuperare:

«Pare che l’unico erede della famiglia Solo sia un tuo accanito lettore, ed essendo venuto a sapere che la casa editrice per cui lavori è stata acquistata dalla Fondazione Grado, ha richiesto alla signorina Saori di sporgere anche a te il suo invito»

«Eh?» fu il mio commento incredulo, mentre il mio sguardo si spostava su Aioria e Aldy.

«Ehm, non credo che sia una buona idea… sì insomma… vi ricordo che sarei ancora sotto sorveglianza!» cercai di tergiversare io, ma purtroppo la risposta di Aioria mi segò completamente le gambe:

«Lo sappiamo, ma non c’è stato verso di far capire a lady Saori la pericolosità della situazione» mi spiegò infatti il Leone, per nulla entusiasta della cosa, ricevendo in risposta un sorrisetto bastardo della Kido:

«Aioria, con che cosa credi che mantenga te, i tuoi colleghi e il resto del Santuario se non con i proventi della Fondazione Grado? Ed essendo Julian un facoltoso ereditiere, spero che, facendogli questa gentilezza, magari ci lasci una generosa offerta per le iniziative della Fondazione. Cosa che andrebbe anche a favore delle casse del Santuario. E poi ci sarai tu per scongiurare ogni pericolo; quindi non devi preoccuparti!» per poi rivolgersi a me: «Allora, che aspetti ad aprire il pacco?»

Le scoccai un’occhiata decisamente sospettosa. Quella situazione infatti non mi piaceva per nulla, ma mi decisi ugualmente ad aprire la scatola, ritrovandomi in mano il vestito rosso che avevo provato a Milano. Poco da dire sul fatto che la guardai con gli occhi sgranati:

«Ma sei impazzita? Avrai speso una fortuna!»

«Bazzecole! E poi non posso certo portarti con me senza un abbigliamento adeguato!» mi rispose Saori, mentre io mi ritrovavo a fissare incredula l’abito. Non che non fossi contenta, anzi! Quel vestito era una favola, ma non potei trattenermi nel fare notare a Saori che un tale indumento era decisamente più indicato per una serata di gala, che per un compleanno…

«Allora è proprio l’abito perfetto, dato che è una festa a cui parteciperanno le persone più ricche ed influenti del pianeta. Non pensavi mica che fosse una comune festa di compleanno, vero?» mi disse la Kido, cosa che mi fece rispondere un ironico:

«Ma no, figuriamoci, ci mancherebbe!»

D’altronde a chi non sarebbe venuto in mente che alla festa di compleanno di un sedicenne potevano esserci Sean Connery o la regina Elisabetta! E pensare che alla mia festa erano venuti solo i miei cugini!

«Bene. Allora domani partirai con noi per Capo Sounion e cerca di non fare sfigurare la signorina Saori con il tuo fare sciatto e rozzo» mi ammonì Tatsumi, e io ebbi seriamente voglia mi mandarlo in quel posto, ma mi trattenni. Sarebbe già stato un lungo finesettimana, e non era esattamente il caso d’iniziarlo litigando con quel gorilla travestito da giapponese.

Onestamente credo che quella dannata festa di compleanno me la ricorderò finché campo; sia per quanto mi sia sentita come una barca in mezzo ad un bosco, sia per il vecchio magnate ubriaco che mi aveva fatto proposte oscene, sia perché un ragazzino così assurdo non l’avevo mai conosciuto!

Ma andiamo con ordine. Per la speciale occorrenza Saori aveva fatto arrivare in un albergo di Atene i miei cugini per trucco e parrucco, i quali avevano esultato per il mio ingresso nell’alta società (seee… aspetta e spera!), ma, tolti gli squittii emozionati di Gregory, e il tacito panico di Aioria nell’averlo dietro di se, mentre rendeva presentabile la sua chioma dorata (ebbene sì, anche al Leone toccò farsi tirare a lucido!), bisognava dire che i miei parenti sapevano fare il loro mestiere. Saori infatti era un incanto, Aioria un figo da paura e pure io facevo la mia degna figura. D’altronde con un abito rosso fuoco dotato di spacco e scollatura da brivido non passavo di certo inosservata! Purtroppo per Tatsumi… i miei parenti non sapevano ancora fare miracoli!

Partimmo quindi tutti in tiro in limousine alla volta della villa sul mare di Julian,  che altro non era che una gigantesca dimora neoclassica collocata su una scenografica scogliera con parco, piscina e spiaggia privata: in pratica il sogno di tutta la mia vita! (Se solo Julian non fosse stato così giovane ammetto che quel vestito l’avrei usato in modo molto più proficuo!).  

Tolto questo, il primo problema sì presentò all’ingresso dell’enorme salone in cui era stata allestita la festa; ovvero una dannata scala in marmo di Carrara lucidata a specchio! E vi posso garantire che quando s’indossa un tacco a spillo 12, un elemento architettonico del genere diventa un serio problema, soprattutto se Saori non era proprio scema come sembrava, e si era avvinghiata al braccio di Aioria per scendere le scale, lasciandomi così in balia di Tatsumi. Fortunatamente però il creato ebbe pietà di me e mi concesse di usare il Cosmo Positivo in modo da utilizzare l’aria come sostegno. Mi beccai così un’occhiataccia di Aioria, che aveva avvertito il mio cosmo espandersi; ma anche se dovevo dare atto che ero la prima a dire che non bisognava usare il cosmo per futili motivi, avrei voluto vedere lui se, con i trampoli che mi ritrovavo, non avrebbe fatto la stessa cosa! Soprattutto se l’alternativa era quella di aggrapparsi al braccio di Tatsumi!

La gigantesca sala neoclassica era piena di gente famosa, tra cui spiccavano diverse bellissime modelle, attori di grido, politici e dirigenti d’industria (insomma tutta gente di un certo livello con la quale avevo poco da spartire), e mentre mi aggiravo per l’ambiente al seguito di Saori, Aioria e Tatsumi, non potei non notare la gran quantità di quadri raffiguranti esclusivamente scene marittime:

«Certo non si può proprio dire che al padrone di casa piaccia la montagna!» ironizzai quindi io per smorzare un po’ il silenzio e il senso di disagio che avvertivo nel trovarmi in un ambiente così snob, beccandomi un’occhiataccia di Tatsumi, mentre Aioria sembrava un animale impagliato da quanto era rigido. Saori invece era pienamente a suo agio tra convenevoli e frasi di circostanza.

«Beh, credo sia normale avere un amore così profondo per il mare  dato che il signor Julian è l’unico erede dell’impero marittimo della famiglia Solo. Inoltre è risaputa la sua passione per l’arte. Infatti è un raffinato collezionista» mi spiegò Saori.

«Proprio come il defunto signor Kido. Mi fa piacere che stia parlando di me, signorina Saori*» una voce maschile ci fece voltare in direzione di un giovane alto, di bella presenza e con una chioma azzurra da far invidia agli abitanti del Santuario: «Ma lasciate che mi presenti: sono Julian Solo. Benvenuta alla festa per il mio compleanno!**» e dopo un inchino ed un baciamano da manuale nei confronti di Saori, il giovane Julian rivolse la sua attenzione al resto della combriccola:

«Voi invece dovreste essere il signor Tatsumi, ovvero il responsabile della casa editrice della Fondazione Grado, mentre lei è il signor…»

«Aioria. Sono la guardia del corpo della signorina» specificò quindi il Leone, mentre l’attenzione cadeva su di me:

«Ed infine abbiamo Arianna Raschieri, giusto?»

«Esattamente. Piacere di conoscerla» gli risposi con un lieve inchino, ricambiato a sua volta da un baciamano. Quante smancerie!

«Il piacere è mio. Dovete infatti sapere che sono un vostro accanito lettore, anche se devo ammettere che per una persona della mia cultura e del mio rango, leggere i suoi racconti un po,’ come si dice, di basso livello, non sarebbe opportuno, ma è anche vero che dai vostri romanzi traspare un’aura di pace e di speranza senza eguali, che mi ha sempre affascinato» mi disse quindi Julian e io non seppi se sentirmi onorata o offesa. L’unica cosa certa era però che quelle parole le avevo già sentite…

«Lo sa che lady Saori mi ha detto la stessa cosa la prima volta che ci siamo incontrate?» gli dissi e lui rivolse un sorriso compiaciuto in direzione di Saori.

«A quanto pare abbiamo diverse cose in comune, senza contare che mio padre mi parlava spesso di voi e del signor Kido»

«Ogni tanto anche mio nonno mi parlava della vostra famiglia ed è un onore essere stata invitata» fu il commento della Kido.

«Visto che era da molto tempo che volevo incontrarla, ho colto l’occasione per invitarla questa sera. E devo ammettere che lei è più bella di quanto immaginassi***»

“Wow, Saori ha rimorchiato!” pensai quindi io , mentre la Kido cercava di nascondere il rossore per il complimento inatteso e Aioria il nervosismo per l’atteggiamento un po’ troppo confidenziale che Julian stava assumendo nei confronti della sua “dea”. Comunque era innegabile che con i consigli di Eddy e Gregory, Saori era veramente gnocca quella sera!

«Mi piacerebbe parlare da solo con lei.. le andrebbe di uscire sul balcone?****» chiese quindi Julian a Saori, porgendole il braccio.

«Va bene» accettò quindi la Kido.

«Ma signorina Sa…» l’intervento di Aioria, che si era mosso per intervenire, venne bloccato dalla mia mano sul suo braccio.

«Lasciala andare. Vorrei infatti ricordarti che, per le persone qui presenti, lei è la nipote del signor Kido e non una dea greca. Quindi lasciala comportarsi come meglio le aggrada. Inoltre sarebbe scortese rifiutare un invito del festeggiato, non credi?»

Lo sguardo inceneritore che mi lanciò Aioria fu molto esaustivo, ma nonostante questo capì che non era il caso di mettersi a fare una scenata. Mi lasciò quindi alla mercé di Tatsumi, con la scusa che avrebbe sorvegliato meglio Saori pattugliando l’esterno dell’edificio, ritrovandomi così ad osservare il maggiordomo della Kido ingozzarsi senza ritegno (e poi ero io quella rozza…).

«Questi stuzzichini sono deliziosi! Ne vuoi uno?»

«Emh… no grazie. Penso che andrò a prendere dello champagne»

«Ottima idea. Prendilo anche per me!» fu la risposta di Tatsumi, mentre mi davo alla macchia per reperire uno dei camerieri addetti alle bevande che giravano con i vassoi per la sala… finendo dalla padella alla brace. Venni infatti abbordata da un vecchio magnate del petrolio, sbronzo perso.

«Oh, ma tu non sei l’autrice di quei romanzi porno editi dalla Fondazione Grado? E pensare che si dice che la nipotina di quel vecchio porco sia una ragazzina tanto a modo! Ma a quanto pare buon sangue non mente!»

«Veramente io non scrivo porno, ma romanzi rosa a sfondo storico ed ultimamente mi occupo di fantascienza. Inoltre confermo che la signorina Saori è una persona a modo e le consiglio caldamente di fare attenzione a quello che dice (anche perché se mai l’avesse sentito Aioria, quel tipo sarebbe morto all’istante). Infine la famiglia Solo e la famiglia Kido erano in buoni rapporti, quindi eviterei di fare commenti inopportuni»

«Ma se lo sanno tutti che il vecchio Kido aveva il vizio delle donne! Ma cambiando discorso… tu le cose che scrivi, le fai anche?» fu la sua domanda lasciva, mentre mi cingeva le spalle con un braccio.

«Non so di cosa stia parlando» fu il mio commento freddo.

«Guarda che pago bene!»

L’odore di alcol del suo alito mi fece venire il voltastomaco. Mi divincolai quindi dalla sua presa e, con cipiglio alterato, gli dissi senza tanti giri di parole che in periferia ad Atene avrebbe sicuramente speso meno ed ottenuto un servizio migliore. Mi diressi quindi verso una delle portefinestre che davano su una balconata sul mare, per prendere un po’ d’aria. Ma guarda un po’ che cosa mi doveva capitare! E pensare che in quel momento potevo essere tranquillamente con Saga! Poco da dire sul fatto che, al solo pensiero, erano già partiti i filmati mentali con me, l’abito rosso, il saint di Gemini, una cena a lume di candela e un letto a baldacchino…

Il momento di sconforto fu quindi inevitabile! Il mio auto compatimento venne però interrotto da una voce maschile che proveniva dal giardinetto sottostante la balconata.

“Arianna fatti i cazzi tuoi!” mi dissi mentalmente, ma invano. La mia curiosità ebbe il sopravvento e decisi di scendere la gradinata che portava al piccolo spazio verde, ritrovandomi di conseguenza a fissare Julian Solo imprecare alla luna:

 «Perché? Perché mi ha rifiutato?»

«Ehm… tutto bene?» mi venne spontaneo chiedere, ritrovandomi così addosso gli occhi spaesati di Julian che, accorgendosi di non essersi fatto esattamente una figura degna di un lord, si ricompose all’istante.

«Mi scuso per averla fatta assistere ad una scena poco consona al mio status»

«Oh, ci mancherebbe. Può capiate a tutti un momento no. Non c’è nulla da vergognarsi» lo tranquillizzai io: «Se non sono troppo indiscreta, posso sapere cosa vi è successo? Magari posso essere d’aiuto» mi offrii quindi io e lui dopo avermi osservato alquanto dubbioso, disse:

«Perché no. Infondo siete una scrittrice di romanzi rosa. Quindi di questioni sentimentali ne capirete sicuramente qualcosa.»

«Beh, cerco di fare del mio meglio» gli risposi (anche se al momento la mia situazione sentimentale era piuttosto confusa).

Julian quindi mi rivolse un sorriso amaro, per poi lanciarmi la bomba:

«Ho chiesto a lady Saori di sposarmi, ma lei mi ha rifiutato»

Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva.

«Cosa?!» esclami quindi.

«Devo ripetere? Eppure mi sembra di essere stato abbastanza chiaro!» mi rispose quindi lui piuttosto indisposto e io dovetti correre ai ripari.

«No, è stato chiarissimo! Ma mi scusi la franchezza, è normale che la signorina Saori vi abbia detto di no, dato che per quello che ho capito, non vi siete mai incontrati prima di questa sera!»

Io sarò anche sempre stata una persona piuttosto refrattaria al matrimonio, ma Julian era decisamente fin troppo favorevole alla cosa! Ok che a 16 anni si è ancora nel fantastico mondo del “si sposarono e vissero tutti felici e contenti”, ma così era decisamente troppo!

«Voi non capite! Lo so che può sembrare affrettato, ma io sono certo di conoscerla da molto più tempo!» mi disse Julian concitato, ed io mi ritrovai a mettergli le mani sulle spalle per calmarlo:

«Lo so! Colpi di fulmine… brutte bestie, ma mi ascolti; il matrimonio non è cosa da prendere alla leggera. In più sia lei che la signorina Saori non siete nemmeno maggiorenni! Avete una vita davanti prima di decidere!»

«Ma io sono sicuro di amarla da tempi immemorabili!»

«Allora perché non prova a corteggiarla? Così avrete modo di conoscervi meglio e chissà che da cosa non nasca cosa!»

Osservai quindi Julian rifletterci sopra per un po’, per poi dirmi: «Lo sa che non è una cattiva idea? Ma come potrei fare dopo il pasticcio di questa sera?»

«Beh, potrebbe scusarsi per la proposta affrettata, sottolineando però il suo sincero interessamento nei suoi confronti, magari invitandola a cena»

«E lei crede veramente che possa accettare?» mi domandò apprensivo Julian ed io emisi un sospiro rassegnato, conscia del casino nel quale stavo per finire ad opera delle mie stesse mani:

«Vedrò di mettere una parolina buona su di lei»

«Davvero? Le sono debitore!» mi rispose quindi Julian con fare più sollevato.

Fu così che mi ritrovai a vestire pure i panni di Cupido! Mannaggia a me e alla mia incapacità di farmi gli affari miei!

Mi diressi quindi verso la camera messa a disposizione da Julin per Saori, in quanto da programma saremmo dovuti ripartire il giorno seguente, dopo aver appreso da Tatsumi che la Kido si era ritirata perché piuttosto stanca, ma mentre percorrevo il corridoio sentii un rumore di vetri infranti e un urlo. Mi precipitai quindi di corsa nella stanza dove, dalla porta finestra in pezzi, scorsi un tipo travestito da pesce, che se la stava svignando in direzione della spiaggia con Saori in spalla. Decisi quindi di darmi subito all’inseguimento e, confidando che gli allenamenti con Death avessero dato qualche frutto, espansi il mio cosmo che, interagendo con l’aria, andò a creare una tempesta di sabbia che ostacolò la fuga al rapitore, consentendomi di raggiungerlo.

«Ehi tu! Metti subito giù la signorina Saori» gli intimai quindi io, mentre il tizio guardò con occhi sgranati prima me e poi la Kido, svenuta sulla sua spalla:

«Astuto il diversivo di far passare questa mocciosa per la dea. E pensare che il capo era convinto che questa ereditiera con la puzza sotto il naso fosse veramente Atena; anche se a me era sembrato strano che questa inutile ragazzina potesse essere la dea della giustizia» fu quindi il commento di quel coso orrendo, mentre a me venne spontaneo pensare un “E che palle, mi hanno di nuovo preso per Atena!”, per poi però allarmarmi alla vista degli artigli***** che quel tipo aveva fatto comparire espandendo il suo cosmo e che puntò al collo di Saori, ancora incosciente:

«Ma almeno è servita a farti uscire allo scoperto; e dato che mi sembra che tu ci tenga a questa marmocchia, vedi di seguirmi senza fare storie o ti posso garantire che le squarcio la gola»

Un senso di panico mi fece attorcigliare le viscere, mentre una sgradevole sensazione d’impotenza si fece nuovamente largo dentro di me alla vista del rivolo di sangue che scaturì dai graffi che le unghie di quel tizio avevano disegnato sul collo di Saori:

«Allora? Guarda che non ho tutto questo tempo… e nemmeno lei!»

“Ma dove diamine è Aioria quando serve!” imprecai mentalmente, mentre la sgradevole sensazione dal Cosmo Negativo, che si stava agitando nel mio animo, incitandomi a lasciargli campo libero, mi mise in allarme. Infatti non ero esattamente sicura di essere in grado di controllarlo una volta sprigionato. Dovevo quindi trovare una soluzione e alla svelta, o erano cavoli amari per tutti. Decisi quindi di far buon viso e cattivo gioco, sperando che, così facendo, abbassasse la guardia permettendomi d’agire.

«Ok va bene! Ma lascia la ragazza!» dissi quindi io alzando le mani in segno di resa.

«La lascerò andare solo quando saremo giunti a destinazione. Quindi evita di farmi brutti scherzi o l’uccido. E ora seguimi!»

Mi ritrovai quindi a seguire quell’assurdo tipo, che aveva iniziato a dirigersi in direzione del mare aperto. Gli stetti quindi dietro senza fiatare fin quando l’acqua non mi raggiunse la vita:

«Ehm… scusa, ma esattamente dov’è che dovremmo andare?»

«In fondo al mare»

Risposta che mi fece dedurre che quel tizio fosse completamente pazzo.

«Lo sai che finiremo affogati?» gli chiesi quindi io.

«Umpf per essere Atena sei piuttosto ignorante. In fondo al mare si respira perfettamente»

“Certo come no!!! In fondo al mare si respira che è una favola! Chi è lo scemo che non lo sa?”  pensi ironicamente io, per poi dire «Almeno posso sapere chi ti manda?»

«Tranquilla, lo scoprirai presto» mi rispose sicuro di se l’uomo, mentre io notavo che aveva assunto un’aria più rilassata al contatto con l’acqua. Grave errore, soprattutto perché avvertii chiaramente che il mare era piuttosto inquieto e che non gradiva affatto la sua presenza tra le sue acque. Capii quindi che era il momento giusto di agire:

«Io però non credo che il mare ti farà proseguire oltre» gli dissi infatti io, cosa che lo fece scoppiare a ridere.

«Per essere la dea della Giustizia sei veramente divertente! Vorrei infatti ricordarti che il mare è...» ma le parole gli morirono in gola non appena venne risucchiato da una gigantesca onda anomala che lo sbatté violentemente a riva, dandomi appena il tempo di acciuffare Saori per il pigiama, dato che il tizio, colto completamente alla sprovvista, aveva mollato la presa su di lei.  

«Dove mi trovo? E perché sono bagnata fradicia?» mi chiese Saori stordita, dopo aver ripreso i sensi a causa del bagno improvviso.

«Le spiegazioni a dopo. Ora abbiamo un problema più impellente da risolvere» le risposi, facendo un cenno con la testa in direzione del suo rapitore.

«Oddio! È l’uomo che s’è introdotto nella mia camera!» esclamò quindi Saori in panico.

«Già. Riesci a reggerti in piedi da sola?» e al segno affermativo della ragazzina, mollai la presa, per poi dirigermi a riva verso il tizio che mi guardava stralunato.

«Com’è possibile che tu riesca a comandare il mare? Atena non ha un simile potere!»

«Infatti io non sono Atena, ma un Emissario del Cosmo! E poi io non comando proprio nessuno, assecondo solo il volere della Creazione, che in questo momento è molto arrabbiata con te» gli risposi, per poi gonfiare il mio Cosmo in modo tale che il mare ne potesse usufruire per creare una gigantesca mano d’acqua, che lo afferrò alzandolo in aria.

«Allora, chi ti manda?» gli chiesi, cercando di essere il più minacciosa possibile.

«Beh, non è che ci voglia una scienza per capire che sono al servizio del re dei mari: il grande Poseidone!» mi ghignò in faccia il tizio, mentre Saori si avvicinò a me sbigottita:

«Non dire assurdità! Se l’anima di Poseidone si fosse reincarnata me ne sarei accorta!»

«Si vede che stai perdendo colpi, zuccherino!» fu la risposta canzonatoria di quell’essere, la cui risata  venne però messa a tacere da un Lightning Bolt di Aioria, che ci aveva raggiunto trafelato insieme a Tatsumi.

«Divina Atena state bene?» domandò quindi preoccupato il Leone a Saori.

«Sì. È tutto a posto» rispose la Kido, mentre io mi ritrovavo a costatare il decesso del nostro assalitore e Tatsumi dava di testa prendendomi di mira:

«Arianna cosa significa tutto questo?» mi puntò infatti il dito contro Tatsumi, mentre lo sguardo di Aioria puntava dritto su di me:

«Oh nulla di ché. Semplicemente mentre voi eravate a farvi i cazzi vostri, io ho sventato il rapimento di Saori.  Peccato solo che Aioria abbia appena accoppato il rapitore, che stavo cercando d’interrogare per saperne di più sul mandante» gli risposi piuttosto seccata.

«Quello che dice corrisponde a verità?» domandò quindi Aioria in dizione di Saori, che annuì con il capo, cosa che fece infuriare ulteriormente Tatsumi, che si rivolse sbraitando verso il Leone Dorato:

«E tu dove diamine eri mentre cercavano di portare via la signorina?»

«Ero a pattugliare un’area della villa in cui avevo avvertito una presenza sospetta, che però si è rivelato un falso allarme e data la scarsa portata del cosmo di quest’uomo, mi sono accorto del pericolo solo quando ho avvertito quello di Arianna espandersi. Sono mortificato per l’accaduto» ci spiegò quindi Aioria inginocchiandosi in segno di sottomissione e ammenda.

«E pensi che questo basti a giustificarti? Ti rendi conto del pericolo che ha corso la signorina Saori per colpa della tua negligenza?» inveì ulteriormente Tatsumi.

«Ne sono conscio e accetterò qualsiasi punizione» fu la risposta di Aioria, ma mentre Tatsumi stava per intervenire, lo bloccai.

«Ora basta! È stata una serata già abbastanza pesante per tutti. In più vorrei ricordarvi che siamo in una villa privata e quindi la prima cosa da fare è quella di occultare il cadavere e di trovare una spiegazione plausibile per la portafinestra infranta. Infatti non ho alcuna voglia di spiegare alla polizia e al padrone di casa il motivo per il quale un tizio vestito da pirla abbia cercato di rapire Saori e sia stato ucciso da un Saint di Atena; sopratutto perché ho la sensazione che non verremmo creduti!»

Fu così che ad Aioria e a Tatsumi toccò sbarazzarsi del corpo, mentre Saori raccontava la balla di aver accidentalmente urtato una lampada nel buio, facendola così cadere sulla vetrata rompendola (Vi giuro che nel spaccare di proposito quella splendida lampada in stile liberty, mi pianse il cuore!).

Comunque fortunatamente Julian sembrò crederci e la mattina seguente, dopo averci rassicurato che non era successo nulla di grave ed avere rifiutato il rimborso offerto da Saori per il danno arrecato, ci salutò cordialmente mentre ripartivamo alla volta di Atene, esprimendo la speranza di rivederci presto.

 

NOTE:

*Cit. Saint Seiya Perfect Edition 1

**Cit. Saint Seiya

*** Cit. Saint Seiya

****Cit. Saint Seiya

*****Mi scuso per la licenza poetica, ma nel manga i soldati semplici di Poseidone sono veramente troppo inutili, quindi li ho almeno dotati di artigli ^.^!

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Capitolo 24
*** Tutti al mare a mostrar le chiappe chiare! ***


TUTTI AL MARE A MOSTRAR LE CHIAPPE CHIARE!

Anche perché altrimenti Milo finisce murato vivo nella biblioteca del Santuario!

 

Gesta eroiche, navi che volano, divinità infernali che si danno alla pittura… insomma un’accozzaglia di roba, ma nulla che ci potesse tornare utile. Emisi un lungo sospiro rassegnato per poi alzare lo sguardo in direzione di Camus, impegnato nella lettura di un plico di lettere in russo.

«Allora, che notizie sono arrivate da Blue Grado?»

«Purtroppo nulla di significativo. Natassia* infatti ci ha confermato che tra i Governatori di Blue Grado c’è stato un Unity, ma purtroppo sembra che di lui non si abbiano molte notizie. È un po’ come se fosse stato colpito da una damnatio memoriae. Inoltre sembra che sia vero che in passato Atena abbia affidato a loro la custodia del cosmo dormiente di Poseidone, ma sfortunatamente di esso si sono perse le tracce dopo la guerra sacra del 1700. Inoltre anche la documentazione relativa al regno del Dio è andata dispersa durante quella guerra.  Quindi dal materiale speditoci si deduce che qualcosa di grave sia successo, ma che purtroppo qualcuno si è anche preso la briga di fare sparire ogni carteggio riguardate quegli avvenimenti» mi rispose desolato l’Acquario.

«Dannazione, ci dovranno pur essere delle informazioni da qualche parte!» sbottai quindi io.

 «Secondo me è solo una perdita di tempo stare qui a spulciare delle scartoffie ammuffite. Io proporrei di cercare direttamente sul campo» sbuffò Milo, intento a dondolarsi su una sedia, mentre ci guardava lavorare.

«E da dove proporresti d’iniziare, senza uno straccio d’indizio?» domandò quindi Aioria alzando la faccia da

un grosso volume.

«Beh, un indizio c’è!» rispose lo Scorpione.

«Ovvero?» chiese scettico Camus.

«Il mare! Poseidone è il re dei mari quindi il suo regno deve essere là da qualche parte» fu l’arguta risposta di Milo, cosa che mi face sfuggire un ironico: «Grazie per l’illuminazione! Senza di te non ci saremmo mai arrivati!»

«Beh… sempre meglio di cercare notizie inesistenti su uno sconosciuto Unity di Blue Grado. Senza contare che la fonte non è delle più attendibili» mi rinfacciò piccato Milo e io dovetti incassare il colpo, dato che purtroppo non aveva tutti i torti, siccome ad averlo menzionato di sfuggita era stato Ian. Ma purtroppo non avevamo molto altro su cui lavorare per cercare informazioni su Poseidone e il suo regno sottomarino, dato che Saori non si ricordava nulla al riguardo e soprattutto nessuno aveva avvertito risvegliarsi il cosmo del dio. Quindi per ora le uniche informazioni erano quelle che ero riuscita ad avere da quel tizio che aveva cercato di rapire la Kido. Il problema era che erano ben poca cosa, anche se il salvataggio di Saori, effettuato dalla sottoscritta, aveva finalmente sbloccato la nostra situazione, facendo finalmente capire ai Gold che non eravamo una minaccia, ma al massimo un aiuto per il Grande Tempio, riottenendo così nuovamente la libertà di movimento e il nostro alloggio al Tempio del Sagittario. Senza contare che con un nuovo nemico alle porte il problema teologico sollevato da Ian era fortunatamente passato in secondo piano, a favore di cercare di escogitare una strategia difensiva; cosa assai difficile da realizzare senza uno straccio di notizia sul re dei mari che non fosse la mitologia spicciola studiata a scuola. In particolare, quello che ci premeva era di riuscire a capire dove fosse il suo regno e soprattutto come accedervi ,in modo d’avere un vantaggio su di lui; senza contare che, da quanto riportato da Morgana e Ian, durante una nostra precedente chiacchierata tra Emissari, pareva che il dio dei mari greco in realtà avrebbe dovuto essere dormiente in eterno, grazie ad un patto stipulato con i Custodi. Quindi c’era qualcosa che non quadrava, almeno che i Custodi non avessero sparato una cazzata o ci fosse dell’altro dietro. E siccome Ian aveva menzionato che in passato c’erano già stati dei problemini legati al cosmo del dio dei mari e ad un tizio di nome Unity, avevamo proposto a Saori e compari di provare ad approfondire la questione. Peccato però che Ian fosse sparito chissà dove e che Morgana fosse irreperibile al momento. Quindi in attesa che Eva fosse in grado di estrapolare qualcosa dal Subconscio Collettivo, con l’aiuto di Shaka, e che Sayuko ricevesse qualche visione utile, io avevo chiesto l’autorizzazione a cercare informazioni nella biblioteca del Santuario. Saori quindi aveva messo a mia disposizione gli unici due Gold pratici della biblioteca; ovvero Saga e Camus. Aioria si era invece unito per dare una mano e così facendo sdebitarsi con me, per aver protetto Saori, mentre Milo credo si fosse unito a noi perché se non rompeva le palle a qualcuno non era contento.

«Questi sono gli ultimi registri del 1700. Non c’è ne sono altri» c’informò Saga, scaricando sul tavolo una pila di documenti ingialliti, per poi chiedere: «Allora, come procede?»

«Male. Le uniche cose che abbiamo scoperto sono che un tempo il cosmo dormiente di Poseidone era effettivamente custodito a Blue Grado e che effettivamente un certo Unity nel ‘700 deve aver fatto un macello di proporzioni colossali tanto da venir cancellato dagli annali, ma che, nonostante questo, il cavaliere dell’Acquario e quello dello Scorpione di quell’epoca erano riusciti a recuperare l’Oricalco dal regno di Poseidone a prezzo della loro vita. Purtroppo non viene menzionato da nessuna parte il come i due saint siano riusciti a raggiunger tale luogo e soprattutto sembra che da allora il cosmo di Poseidone sia andato disperso.» risposi.

«Però almeno questo ci fa capire che un modo per accedere al suo regno esiste» cercò di rincuorarmi Saga.

«Peccato che non sia riportato da nessuna parte» commentai però depressa io.

«Può essere che la collocazione del passaggio sia uno di quei segreti tramandati da Grande Sacerdote a Grande Sacerdote» disse quindi Aioria.

«E nel caso saremmo fottuti, vero Saga?» fu la frecciatina di Milo, che fece calare un silenzio sgradevole in sala.

«Milo, potresti portarci un caffè?» intervenne quindi Camus per smorzare la tensione.

«Ma…» cercò di replicare il greco, beccandosi però solo una glaciale occhiata del francese, che lo freddò con un laconico “In giornata, grazie”, cosa che fece capire a Milo che era meglio darsi da fare. Fu così che lo Scorpione finalmente capì l’antifona e levò le tende.

«Mi spiace Arianna, ma purtroppo ho paura che siamo finiti in un bel vicolo cieco» mi disse Camus.

«E senza ulteriori informazioni non ci resta altro da fare che rimanere all’erta ed attendere la prossima mossa del nemico» osservò quindi Aioria.

«Probabilmente avete ragione. Ma io voglio ancora fare un tentativo. È un problema se mi porto questi volumi al Tempio del Sagittario, così questa sera me li guardo con calma?» domandai.

«Saori ti ha lasciato carta bianca, quindi fai pure. Basta solo che li riporti domani mattina» mi disse Camus, mentre si alzava insieme a noi dal tavolo e Saga si offriva di aiutarmi a portare i volumi. Cosa della quale gli fui decisamente grata dato che pesavano una tonnellata (Se solo ripenso al fatto che sarebbe bastato chiedere a quel rimbambito di Doko…. mi girano ancora oggi le balle! Anche se devo ammettere che noi eravamo stati veramente degli stupidi a non pensarci prima! Però onestamente non avrei mai potuto immaginare che il vecchietto raggrinzito inchiodato ai Cinque Picchi fosse in realtà lo stesso Cavaliere di Libra menzionato nei testi del 1700; D’altronde a casa mia non avevo mai sentito di gente che era vissuta per più di 200 anni!)

Comunque, arrivata a destinazione, dissi a Saga di lasciare i tomi sul tavolo del salotto, per poi proseguire con lui la discesa delle 12 Case, essendo intenzionata a fare una visita alla Sesta.

«Dici che Eva sia riuscita ad avere più fortuna di noi?» mi domandò Saga.

«Lo spero» commentai quindi io: «Anche perché molte cose non tornano. Prima di tutto il motivo per il quale Poseidone si sia risvegliato nonostante il patto con i Custodi. Poi il motivo per il quale non ci si sia accorti di nulla. Il risveglio di un Cosmo divino non dovrebbe passare inosservato, giusto?»

«Almeno che in realtà tale cosmo non si sia ancora risvegliato completamente e sia ancora parzialmente dormiente» mi corresse però Gemini.

«In che senso?»

«Può darsi che Poseidone si sia incarnato per motivi a noi ignoti, come  affermato da quel rapitore, ma che non abbia ancora acquistato piena coscienza di sé. Un po’ come il cosmo di Saori che è rimasto bloccato fin quando non ha assunto piena consapevolezza del suo ruolo, durante le Galaxian Wars. In caso contrario ti posso assicurare che l’avrei individuata molto prima» mi spiegò Saga.

«Potrebbe essere un’eventualità plausibile dato che il mio Custode mi ha raccontato che le reincarnazioni non sono indolori nemmeno per gli dei. Saori infatti non si ricorda una mazza delle sue vite precedenti» confermai io, mentre entravamo nella Casa della Vergine, dove ci trovammo ad assistere ad Eva che, stizzita, usciva dalle stanze private del Saint di Virgo, sbattendo la porta, dalla quale uscì poco dopo anche il suddetto cavaliere.

«Eva aspetta! Non è come credi!» cerò di fermarla il cavaliere, ma senza grandi risultati.

«Shaka non sono stupida! E con il tuo comportamento mi hai mancato di rispetto. Era da un po’ che sospettavo che lo facessi di proposito e oggi ti ho preso con le mani nel sacco, non negare! Quindi sappi che sono molto delusa da te!» e detto questo l’Alchimista girò definitivamente le spalle alla Vergine, per poi uscire dal suo tempio decisamente scocciata, dopo averci velocemente salutato.

Io e Saga ci ritrovammo così a guardare perplessi Shaka che ci rivolse un’occhiata assassina:

«Che volete?»

«Ehm.. tornare alla Terza» rispose Saga, mentre io indicavo la parte in cui era andata l’irlandese:

«Io cercavo Eva, quindi vi saluto e torno indietro» dissi quindi io, per poi levare in fretta le tende insieme a Saga. Dall’espressione di Shaka era infatti evidente che era meglio lasciarlo solo perché marcava male.

Percorsi di conseguenza le scale a ritroso, pensando che almeno i miei glutei ne avrebbero giovato, per poi entrare nel Tempio del Sagittario, dove trovai Eva in cucina intenta a strafogarsi di gelato al cioccolato.

«Tutto bene?» le chiesi vedendo che infilzava il cucchiaio nella vaschetta come se stesse accoltellando qualcuno.

«Quel cretino! Pensava seriamente che non me ne sarei accorta? Che insulto alla mia intelligenza! Il fatto che sia una cubista non vuol dire che sia deficiente! In più non lo sa che potrei denunciarlo per violazione della privacy? Da uno come lui non me lo sarei mai aspettato!» brontolò quindi Eva, tra una cucchiaiata di gelato e l’altra.

«Posso sapere cosa è successo, se ti va di parlarne?»

Eva smise d’ingozzarsi di gelato e si lasciò cadere sul divano:

«Quando ho acconsentito a mettere a nudo la mia anima per far comprendere che di noi ci si poteva fidare, ho fatto con lui un accordo; ovvero che in una parte del mio passato non avrebbe messo il naso, essendo ricordi dolorosi legati alla mia infanzia e a mia madre. Insomma è una parte della mia vita che io per prima cerco di evitare di ricordare, quindi gli ho spiegato che non avrei gradito condividerla in modo così intimo con un estraneo, dato che condividere i propri ricordi a livello astrale è un po’ come farli vivere in prima persona a chi li osserva. Lui quindi mi ha garantito che si sarebbe limitato a reperire soltanto le informazioni utili al Grande Tempio senza ficcare troppo il naso nella mia vita privata; peccato però che così non sia stato. Infatti se all’inizio mi ha fatto passare la cosa come percezioni casuali e del tutto non volute, ma man mano che imparavo anch’io a gestire la mia mente e il mio inconscio, ho iniziato a sospettare che questi episodi non fossero proprio così accidentali. E oggi ho avuto la conferma di questo; cosa che mi ha fatto andare su tutte le furie, perché non è così che ci si comporta! Santone illuminato un paio di balle! È soltanto un pallone gonfiato associale che non sa come comportarsi con gli altri!» si sfogò Eva, per poi riprendere la vaschetta di gelato e tornare ad abbuffarsi, mentre io non potei far altro che darle ragione. Shaka non si era infatti comportato esattamente in modo impeccabile, anzi. Se invece che stare sempre solo a meditare si fosse fatto anche qualche amico, forse avrebbe saputo che farsi gli affari di una persona in modo così invadente non era proprio il caso. C’era già Alexis a rompere in quel senso!

Comunque, tramite le caratteristiche del suo Cosmo, l’Alchimista era riuscita a reperire dal Subconscio Collettivo che la notizia data dai Custodi era vera e che quindi c’era seriamente qualcosa che non tornava, mentre Sayoko ci aveva riportato che le sue visioni avevano fortunatamente iniziato ad essere meno incentrate su tsunami e alluvioni, ma inspiegabilmente spesso e volentieri riceveva l’immagine mia, di Saga e di Ian. Cosa che non nego mi avesse messo una certa preoccupazione e che mi fece decidere di mettere sotto sopra la biblioteca del Grande Tempio, nella speranza di trovare un non so cosa di utile. In più, oltre alle tensioni per il pericolo alle porte, a stressarmi c’erano pure Julian e Saori con la loro corrispondenza, che faceva andare in paranoia la Kido che, se da un lato gradiva parecchio le lettere del rampollo della famiglia Solo, dall’atra era restia a dargli corda per via del suo ruolo di Atena dea della giustizia eccetera, eccetera. Quindi spesso e volentieri mi mandava a chiamare per espormi i suoi dubbi esistenziali del tipo “Gli rispondo o non gli rispondo?”, “Come dea Atena però dovrei solo pensare al bene dell’umanità!”, “Ma se non gli rispondo la fondazione Grado potrebbe averne un danno e poi non sarebbe cortese da parte mia. Lui infondo è stato così gentile e si pure scusato per la gaffe della proposta di matrimonio” e via dicendo. Dire che ne avevo le palle piene era poco! Esasperata quindi le misi le mani sulle spalle e le dissi:

«Senti, rispondili e smettila di farti tutte queste pippe mentali!»

«Ma come Atena io…»

«Dannazione Saori, è bello ed è ricco sfondato! Sia come donna sia come dea della Sapienza saresti una vera stupida a non provare nemmeno a conoscerlo! Poi mica lo devi sposare domani!» sbottai.

«Ma il bene del mondo…»

«Anche noi Emissarie mi sembra che ci siamo sbattendo per il bene del Mondo eppure non ci facciamo tutte queste paranoie! Io infatti non posso negare di avere un legame, anche se un po’ confuso, con Saga, mentre mi sembra piuttosto evidente che Sayuko sbava per Dite e Katy per Camus. Senza contare che pure i tuoi saint hanno una loro vita privata: Milo sta con Lythos, Aioria con Marin, Ikki con Esmeralda, Shun ha June, Hyoga si scrive con Natassia e spero che non crederai che Shiryu si rechi regolarmente ai Cinque Picchi solo per andare a trovare il suo vecchio maestro!»

«Si, lo so. Ma io sono Atena!» mi rimbrottò Saori e io persi la pazienza e presi carta da lettere e penna stilografica e gliele misi in mano:

«Allora inizia a prendere seriamente le parole di Ian riguardanti l’origine dei cosmi divini, così magari inizi a

farti meno problemi e a vivere un po’ più serenamente. E rispondi a quel poveraccio che è da più di due

settimane che ti ha scritto!» mi sfogai quindi io per poi piantarla nel suo studio e tornare al Tempio del

Sagittario dove incrociai Saga.

«Un po’ stressata?» mi chiese ironico Gemini.

«Noooo! È un’impressione!» gli risposi.

«Allora vieni con me. Ti porto in un posto che è fantastico per rilassarsi»

Poco da dire sul fatto che guardai Saga decisamente perplessa:

«Una divinità di cui si sa poco e attorno alla quale ci sono diversi punti non chiari è alle porte, e tu pensi a rilassarti?»

«Ogni tanto sì, perché senza una mente riposata e lucida non si può lavorare bene. E la tua è un po’ troppo ingolfata ultimamente» mi rimproverò Saga aggrottando le sopracciglia.

«Saga ti ringrazio per il pensiero, ma veramente non è necessario e poi oggi volevo finire di vedere alcuni registri e…» ma le mie parole vennero bloccate dal Cavaliere di Gemini che, senza tanti complimenti, mi alzò di peso e mi caricò in spalla:

«Niente scuse. Ora vieni con me!»

«Ma come ti permetti! E poi se attaccassero?» mi lamentai cercando di svincolarmi dalla sua presa, ma con scarso risultato.

«Per il tuo bene mi permetto eccome! E poi si tratta di un posto collocato all’interno del perimetro del Santuario. Quindi se ci attaccassero saremmo alle 12 case in un baleno!» mi chiuse la bocca lui, senza lasciarmi via di scampo.

Mi ritrovai così scarrozzata in spalla a Saga per le stradine del Grande Tempio, cosa che attirò lo sguardo di diversi passanti:

«Ehm… non potresti mettermi giù?» chiesi quindi a Saga, dato che la cosa era piuttosto imbarazzante.

«Così mi scappi? Mi spiace, ma non mi fido. Quindi goditi il viaggio fin quando non saremo arrivati a destinazione»

«Ma ci guardano tutti!» sibilai quindi io.

«E allora? Lascia che guardino!» fu la sua risposta. E io non potei far altro che starmene buona ed imbronciata, appollaiata sulla sua spalla, fin quando non raggiungemmo una piccola spiaggia in una zona piuttosto periferica e poco frequentata del  Santuario, dove finalmente Saga mi mise a terra:

«Allora che te ne pare?» mi chiese e io dovetti dare a Cesare quello che era di Cesare:

«Veramente un bel posto» fui quindi costretta ad ammettere, avvicinandomi alla riva del mare, rapita dalle acque trasparenti di quella piccola baia, mentre Saga approfittava del mio calo di guardia e mi abbracciava alla vita da dietro, sussurrandomi “Già e siamo soli…”, per poi scostarmi i capelli di lato ed iniziare a baciarmi avidamente il collo, regalandomi intensi brividi di piacere.

“Sì, forse Saga non ha avuto proprio una cattiva idea a portarmi di peso qui” pensai, godendomi il tocco delle sue mani che si erano insinuate sotto la mia maglietta…

Chiusi gli occhi per gustarmi al meglio quel momento, quando alcune voci a noi ben note ci fecero sobbalzare:

«Ehilà Arianna, Saga! Tutto bene?» ci salutò giovale Seiya insieme a Hyoga e Shun, per poi, vedendoci avvinghiati, chiederci perplesso: «Ma cosa state facendo?» cosa a cui rispose Saga con un frustrato ed acido: «Secondo te?!» per poi sospirare un “Ma quand’è che si sveglia sto ragazzo!”, mentre Shun metteva in bella mostra il pallone da calcio:

«Vi va di unirvi a noi per una partitina?»

 «No, grazie. Preferisco rilassarmi in riva al mare» fu quindi la mia risposta.

«Saga?» lo incalzò Hyoga.

«Grazie, ma passo»

«Che c’è Saga? Hai paura di perdere o è perché sei troppo vecchio per queste cose?» lo provocò di conseguenza Seiya, cosa che non piacque molto a Gemini, che infatti gli rivolse uno sguardo poco raccomandabile ed un sorrisetto strafottente stampato in faccia:

«Veramente è perché non volevo far fare figuracce ad un pivello come te! Dai passa che ti faccio nero!» fu infatti la risposta di Saga, alla quale Seiya rispose con un “Sogna, sogna!”.

Così, mentre i maschietti misuravano la loro virilità contendendosi un povero pallone (per la cronaca Saga era finito in squadra con Shun, mentre a Hyoga era toccata la schiappa di Seiya), io mi sedetti sulla spiaggia a contemplare le onde che s’infrangevano sul bagnasciuga, quando avvertii la strana sensazione di essere osservata. Mi girai perciò in direzione dei quattro baldi giovani alle mie spalle, ma erano troppo impegnati a correre dietro alla palla. Ritornai quindi perplessa ad osservare il mare deserto.

“Che sia solo una mia impressione?” mi ritrovai a chiedermi. Infondo dopo gli ultimi accadimenti era plausibile che la mia mente potesse giocarmi brutti scherzi, no?

Immersa così nei miei pensieri, finii per non rendermi conto del vero pericolo fin quando non sentii urlare a Seiya un “Arianna, PALLA!

Troppo tardi! Il missile calciato dal Saint di Pegaso mi centrò in piena faccia. Vi giuro che vidi le costellazioni girare! Altro che il Grande Sacerdote sullo Star Hill!

«Seiya, sei un coglione!» fu il rimprovero di Saga, mentre mi prestava i primi soccorsi e Seiya si scusava in tutti i modi possibili.

Morale della favola? Mi ritrovai in infermeria con il naso spaccato, e menomale che c’era Katy, altrimenti, se mi fosse rimasto il naso storto, Seiya non se la sarebbe cavata con un paio di scuse!

Anche se, con il senno di poi, devo dire che un naso rotto sarebbe stato nulla in confronto a quello che i poveri Saint avrebbero dovuto passare da li a breve; perché il mio sesto senso quel giorno ci aveva visto giusto dato che, mentre noi ci prendevamo un momento di relax in spiaggia, qualcuno stava tramando nell’ombra (o meglio tra le acque!).

 

 

NOTE:

*Natassia è la figlia del governatore di Blue grado che Hyoga aiuta durante una missione tra le terre ghiacciate del nord, episodio che ho citato nel cap. 14 e nel cap. 15. Per saperne di più rimando a “Natassia del paese di ghiaccio” Volume 10 Saint Seiya Perfect Edition.

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Capitolo 25
*** Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino! ***


TANTO VA LA GATTA AL LARDO CHE CI LASCIA LO ZAMPINO!

E poi Katy la rincorre per prenderla a padellate!

 

«Ma dico io; farci i cazzi nostri no, eh?» fu la mia considerazione, mentre correvo a gambe levate per le stradine del Grande Tempio. Hyoga accanto a me mi fece capire con uno sguardo che era pienamente d’accordo, per poi esordire con un: «E pensare che Shiryu ci ha sempre detto di non lasciarci immischiare nelle iniziative di Alexis, salvo volersi ficcare nei guai!»

«Ah, si? Quindi è questo che dice di me quell’ingrato dopo che gli ho salvato il culo contro il Lancillotto dall’Excalibur facile??» intervenne quindi piccata Alexis, cosa che le fece guadagnare un’occhiata glaciale del biondino russo, che le disse:

 «Taci e corri, perché se ci raggiunge ci rifà la faccia a suon di padellate, per non parlare di Camus. Durante l’allenamento di oggi pomeriggio mi pesterà a sangue, mentre voi finirete sicuramente in una bara di ghiaccio»

“Uhmmm, che bella prospettiva! Ma perché mi faccio sempre coinvolgere in questi casini?” mi domandai, mentre buttavo l’occhio sul libro preso in prestito dalla biblioteca del Santuario che, se fossi stata più furba, avrei letto tranquillamente spaparanzata in salotto! Invece no! Dovevo farmi incastrare d’Alexis in una missione suicida! Ma vaff…

Purtroppo però ormai il danno era stato fatto e quindi non restava che darmela a gambe insieme a Hyoga ed Alexis, sperando che Katy prima o poi si stancasse di rincorrerci armata di padella in acciaio inox e cosmo sparato a palla (e pregando che Camus non se la fosse presa!).

E pensare che la giornata era iniziata in modo piuttosto positivo! Ero infatti passata come di consueto in biblioteca per delle ricerche, ed ero incappata in un piccolo volume del 1500 che, dopo una breve sfogliata, mi era parso interessante. Infatti vi era riportato il nome di Iorgos che, anche se non aveva una grande utilità contro Poseidone, a detta di Morgana era collegato alla disfatta dei nostri predecessori. Di conseguenza avevo ritenuto opportuno prenderlo in prestito per analizzarlo con calma alla Nona Casa. Peccato che giunta al Tempio del Sagittario incrociai Hyoga in cerca di Katy. I geni di Seiya e Jabu avevano infatti fatto una gara a chi riusciva a mangiare più prugne, con il risultato di essere finiti inchiodati al water (quanta pazienza!). Fu così che nella conversazione s’intromise Alexis, dicendo che la Guaritrice si era recata dal Saint dell’Acquario per chiedergli aiuto su un esame che verteva sugli effetti dell’ipotermia, per poi uscire con un “Dai pulcino, che ti accompagnano anche zia Alexis e zia Arianna dal cattivone del tuo maestro”, nonostante la giusta osservazione del Cigno, sul fatto che forse era meglio non disturbare. Peccato che sia io che il povero Hyoga fummo agguantati dalla Sensitiva e trascinati fino all’Undicesima Casa, dove non ottenemmo nessuna risposta alla porta degli appartamenti privati del cavaliere. Di conseguenza, e a rigor di logica, una persona normale avrebbe dovuto lasciar perdere e tornare sui suoi passi, ma ovviamente Alexis non era dello stesso parere, portando come scusa il fatto che, se Seiya e Jabu fossero morti sul cesso, non ce lo saremmo mai perdonati. Finimmo così a rischiare di scassarci l’osso del collo per cercare di entrare all’Undicesima Casa dal giardino sul retro, che dava su uno strapiombo roccioso, nonostante sia io che Hyoga continuassimo ad insistere che non era il caso. Peccato che Alexis ci fece il dito medio, forte del supporto del suo Cosmo Positivo che le permise di scavalcare agilmente la recinzione, per poi però impigliarsi in un ramo e cadere addosso a Katy e a Camus, proprio mentre l’algido saint dell’Acquario si era dato una svegliata e stava per sfiorare le labbra dell’Americana.

Finale della favola? Katy incazzata nera che ci rincorreva per tutto il Santuario con intenti omicidi!

«Dannazione, ma dove siamo finiti?» esclami quindi io, non riuscendo più a orientarmi nel dedalo di casupole della zona destinata agli inservienti.

«Se ci siamo persi è tutta colpa di Hyoga!» intervenne Alexis, facendo accigliare il biondino.

«No, è tutta colpa tua e della tua idea geniale! Comunque non ci siamo persi! Venite, per di qua!» e detto questo il Cigno svoltò un angolo e ci ritrovammo a correre per un sentiero che portava all’arena degli allenamenti.

«L’abbiamo seminata?» chiesi speranzosa io, ma mi risposi da sola girandomi e vedendo la capigliatura bionda e la padella brandita a mo’di spada sbucare infondo alla stradina. “A quanto pare non c’è verso di levarsela di torno” pensai mentre facevo irruzione nell’arena insieme agli altri due fuggitivi, interrompendo l’allenamento di Saga e Shura. Poco da dire sul fatto che non fui mai così contenta di vedere Gemini in vita mia. Infatti la prima cosa che feci fu quella di nascondermi dietro di lui.

«Ehi, ma che sta succedendo?» fu la sua domanda, mentre mi rivolgeva uno sguardo giustamente perplesso.

«Katy, padella, aiuto» riuscii però solo a dire io, cercando di riprendere fiato.

«Eh?» il comprensibile commento di Saga, mentre Hyoga riassumeva brevemente l’accaduto.

«Task, un giorno finirai ammazzata, Alexis» fu la conseguente considerazione di Shura, mentre scuoteva la testa.

«Tu fottiti! Mi hai fatto passare un soggiorno d’inferno a casa tua e ora ti sorprendi se volevo divertirmi un po’?» fu la risposta di Alexis che fece risentire notevolmente lo spagnolo:

«Soggiorno d’inferno? Ma se sei stata servita e riverita dai miei inservienti, nonostante fossi un potenziale nemico!» le rinfacciò infatti il Capricorno.

«Oh, per carità, nulla da dire, tolto il fatto che ho dovuto fare la monaca di clausura! Per colpa tua niente alcol, e niente sesso per più di un mese! Due palle così! Sai cosa vuol dire stare in astinenza forzata quando si ha un figo senza senso che gira per casa, che nemmeno si accorge che ci stai provando, in quanto troppo preso dai suoi doveri?» sbottò Alexis.

Un silenzio glaciale calò tra i presenti, mentre gli sguardi miei, di Saga e di Hyoga si spostavano sbalorditi da Alexis a Shura, che nel frattempo aveva assunto una colorazione tendente al bordeaux.

«Eh? Ma che cacchio avete capito? Guardate che non parlavo mica di lui, ma del biondino che presta servizio in casa sua!» si affrettò quindi a specificare Alexis, mentre Katy arrivava nell’arena. Fu così che Saga si ritrovò anche Hyoga e la Sensitiva dietro la schiena.

«Ehm, Arianna, ma quello che avverto alle spalle di Katy non è per caso un Cosmo Negativo?» mi chiese il povero saint di Gemini, che avevamo appena eletto come scudo umano.

«Ehm, sì. Credo che siamo riusciti a farla talmente incazzare che l’ha risvegliato» ammisi, mentre Saga preoccupato si ritrovava una padella puntata in faccia (e credetemi quando vi dico che Katy armata di padella è pericolosa, dato che pure uno Spectre avrebbe avuto modo di confermare le mie parole!).

«Saga spostati, o prendo a padellate pure te!» gli intimò infatti la bionda, mentre Alexis piagnucolò un “Scusa, ma siamo stati costretti… Seiya e Jabu hanno il cagotto!”, ricevendo però in risposta dalla Guaritrice solo un freddo “Così imparano a fare gare idiote!”.

Ma grazie al cielo a salvarci arrivò Camus… se così si può dire…

Il glaciale saint fece infatti il suo impassibile ingresso in arena, bloccando con eleganza il braccio di Katy, prima che iniziasse a prenderci tutti a mazzate, placando così anche il suo cosmo con il semplice tocco della sua mano.

«Katy, ora calmati. Gli hai già traumatizzati abbastanza» le sussurrò comprensivo Camus.

«Ma…  loro…» cercò di ribattere la Guaritrice, ma il saint dell’Acquario le posò delicatamente un dito sulle labbra per farla tacere:

«Lo so. Ma fidati che ho in mente una bella punizione per il loro gesto poco galante» e vi posso assicurare che lo sguardo di Mister Culetto di Marmo ci fece rimpiangere la padella!

Infatti, poco dopo, ci ritrovammo a lustrare le latrine del campo d’addestramento maschile dei soldati semplici, ritrovandomi a costatare che è proprio vero che Dio li fa e poi li accoppia! Infatti sia Camus che Katy sapevano essere veramente stronzi quando si mettevano d’impegno! Anche se bisognava ammettere che noi, per colpa di Alexis, c’è l’eravamo cercata.

«Ehi, lì non è pulito bene» mi fece infatti notare Camus, che ci guardava sgobbare a braccia conserte e la schiena appoggiata al muro.

«Già, anche qui, qui e qui» rincarò la dose Katy, anch’essa a braccia conserte vicino al Saint dell’Acquario.

«Ma andate a…»

La protesta di Alexis venne però fortunatamente bloccata da una gomitata di Hyoga, che le sibilò un “Taci e lavora, almeno che tu non voglia pulite le latrine di tutto il Santuario!”.

Il resto della giornata la passammo pertanto a lavare cessi, che non facevano certo invidia a quelli pubblici, fin quando quei due non si ritennero soddisfatti (ovvero fin quando le latrine non furono lucidate a specchio).

Finita la tortura mi sedetti decisamente sfatta, su uno dei rocchi di colonna, sparsi per il campo d’addestramento, insieme a Hyoga ed Alexis.

«Hyoga, toglimi una curiosità… ma come hai fatto a sopravvivere con quei due in Siberia?» domandò Alexis.

«Intervento divino, credo» rispose il biondino russo, mentre l’ombra di Saga catturava la nostra attenzione. Ci ritrovammo così a guardare il volto divertito del Saint di Gemini.

«Che cazzo hai da ridere?» fu il conseguente commento dell’australiana.

«Nulla. Sembrate solo reduci da una battaglia» ridacchiò il greco.

«Fidati che le latrine del Santuario sono avversari di tutto rispetto» gli risposi di conseguenza io, mentre Hyoga si congedava con un “Io vado a farmi una doccia. Puzzo da far schifo”, cosa che decisi di fare anch’io. Avevo infatti seriamente bisogno di un bel bagno, così come Alexis. Peccato che al Tempio del Sagittario c’è ne fosse uno solo. Iniziò quindi una diatriba tra me e la Sensitiva su chi aveva il diritto di usufruirne per prima.

«Ma quanti problemi che vi fate. Prima o dopo che differenza fa?» c’interruppe di conseguenza Saga, dopo aver assistito a venti minuti buoni di trattative, tentativi di corruzione, e minacce.

«Tu sei un uomo. Non puoi capire. Entrare dopo significa dover rimanere ancora per un’ora in queste condizioni» gli fece notare Alexis.

«Allora perché Arianna non viene a fare il bagno da me? Così il problema è risolto?» propose Saga.

L’occhiata che gli lanciai non fu delle più amichevoli, ma, anche se in circostanze diverse gli avrei riso in faccia, in quel frangente non potei non trovare la proposta decisamente allettante:

«Il bagno è sacro. Disturbalo è sei morto» intimai quindi a Gemini e lui alzò le mani in segno di pace:

«Hai la mia parola che nessuno oserà disturbarti a costo della mia stessa vita!»

«Ok, sta sera non vi aspetterò alzata» fu il conseguente commento ironico di Alexis, mentre ci salutava e si avviava verso le 12 case.

Acqua calda, bagnoschiuma, profumo di lavanda e nessuno che urlava di muoversi perché c’erano altre ragazze che si dovevano lavare, o di asciugare la doccia dopo averla usata per evitare gli aloni di calcare… praticamente il paradiso! (sì, la questione bagno al Tempio del Sagittario era faccenda delicata, soprattutto perché sia io, che Alexis, che Eva ci impiegavamo un’eternità, senza contare Katy che sbiellava se non si lasciava tutto intonso ed immacolato dopo l’uso).

Mi concessi quindi ancora una decina di minuti per coccolarmi nell’acqua calda, prima di decidere a malincuore di riemergere dalla vasca del Tempio di Gemini che, nonostante non fosse paragonabile al ninfeo roccocò di Dite, era comunque un ambiente piacevole, anche se essenziale, con arredi decisamente più moderni e il rivestimento in marmo grigio.

Una volta asciugata e vestita uscii quindi dal bagno e mi recai in cucina dove trovai Saga che stava apparecchiando la tavola:

«Però, ci sei stata dentro più di un’ora! Nemmeno io, quando ero Grande Sacerdote, riuscivo a stare così tanto dentro la vasca per le abluzioni!» mi disse divertito Gemini, mentre armeggiava con le stoviglie.

«Ora capisci il motivo per cui io e Alexis eravamo arrivate a giocarci il bagno a “carta, forbice e sasso”? Comunque grazie per avermi fatto usufruire del tuo» lo ringraziai, per poi avviarmi verso la porta, ma venni fermata da Saga:

«Perché non ti fermi a cena? Intanto ho già preparato per due!»

Lo guardai sospettosa: «Stai per caso cercando di prendermi per la gola?»

«Oh, andiamo, sono un Saint, non un cuoco! I miei pregi sono altri» mi sfotté quindi Gemini.

«Ovvero?» gli domandai di conseguenza io e lui mi ricambiò con uno sguardo ed un sorrisino da furbetto:

«Mi sembra abbastanza evidente, ma se proprio insisti mi tolgo la maglia»

Ma se questa volta pensava di prendermi in castagna si sbagliava di grosso.

«Beh, da quel punto di vista hai buona concorrenza al Santuario» gli feci notare quindi io.

«Vero. Quindi cosa dovrei fare per sedurti?» mi domandò Saga, accarezzandomi maliziosamente il volto.

«Beh, diciamo che un uomo che sa cucinare ha sempre il suo perché e se c’è da scroccare non mi tiro certo indietro. Quindi vediamo come te la sai cavare ali fornelli, caro il mio Adone!» lo sfidai io e lui con un gesto teatrale mi fece accomodare.

«Subito milady, al vostro servizio» mi canzonò quindi Saga, per poi servire la cena a base di piatti greci e io dovetti ammettere che Saga ai fornelli non se la cavava affatto male, anzi!

«Allora?» mi chiese il Saint.

«I miei complimenti, mi hai stupito»

«Beh, vivendo da soli s’impara ad aggiustarsi» mi sorrise lui iniziando a sparecchiare.

«Lascia, faccio io. Tu sei già stato fin troppo gentile ad aver cucinato» gli dissi, peccato che mentre stavo mettendo i piatti nell’acquaio, mi cadde l’occhio su una busta di carta appallottolata alla belle meglio e buttata alla veloce in un angolo…

«Saga…»

«Sì?»

«Fatti dare un consiglio… quando vuoi far colpo su una donna facendo finta di essere bravo in cucina, abbi almeno l’accortezza di far sparire le prove della gastronomia» gli feci quindi notare, sventolandogli sotto il naso il sacchetto con su scritto “Da Takis. Specialità greche d’asporto”.  

 «Ehm… ecco io… ero di fretta…» cercò di arrampicarsi sui vetri Gemini, facendomi scoppiare a ridere.

«Tranquillo, non importa. Mi hai comunque offerto una cena. Quindi ti ringrazio» gli dissi dandogli un buffetto sulla spalla e lui ne approfittò per afferrare la mia mano e stringerla al petto.

«Mi spiace, ma purtroppo la verità è che non ho molte qualità  fuori dal campo di battaglia e che sono solo capace a combinare guai» mi rispose Saga rivolgendomi uno sguardo malinconico.

«Oh, andiamo, è solo una cena! Non l’avrai fatta tu, ma il gesto comunque l’ho apprezzato»

«Non parlavo solo di quello…» mi ripose Saga: «… ma di tutto il resto. Nella mia vita non ho saputo fare altro che arrecare dolore a chi mi stava attorno e poco importa con che intenzioni e sotto quale nome l’abbia fatto. l’ho fatto e basta. Quindi infondo che diritto ho io di aspirare alla felicità, quando sono il primo ad averla tolta agli altri?»

Le parole di Gemini avevano un tono amaro, mentre si lasciava sfuggire ciò che aveva dentro, ma io gli presi il volto fra le mie mani e lo costrinsi a guardarmi.

«È vero. Ciò che hai fatto è incancellabile, non posso negarlo.  Il passato rimarrà per sempre nelle memorie di chi l’ha vissuto, però, oltre che ad essere una debolezza, può anche diventare un punto di forza. Saga, io ho visto quanto anche tu abbia sofferto e quanto lo stai ancora facendo per tutto quello che è successo, ma è proprio per questa sofferenza che sono sicura che tu non rifarai più gli stessi errori del passato e che un giorno riuscirai a riscattarti anche di fronte ai tuoi colleghi e al mondo intero. Per il resto penso che sia tu, che gli altri Saint, dalla vita di batoste ne abbiate già prese abbastanza, quindi non c’è nulla da vergognarsi nel cercare di raggiungere la felicità. Siete umani dopotutto. E tu non fai eccezione»

«Grazie» fu il sussurro di Gemini, mentre le mie labbra sfioravano le sue, prima delicatamente, poi con maggiore ardore al suo ricambio.

Avevo già assaggiato le labbra di Saga, ma quella sera fu diverso. Quello che avvertii tramite il suo bacio fu infatti un profondo bisogno di essere semplicemente un uomo e non un saint ed il disperato e silenzioso desiderio di non essere più da solo ad affrontare il peso che aveva sulle spalle. E io lo ricambiai. Infondo che cos’avevo ormai da perdere? D’altronde non eravamo nulla di più che due anime sole, finite in mezzo a cose più grandi di noi e, anche solo per una notte, anch’io avevo bisogno di lasciarmi tutto alle spalle (senza contare che era un figo da paura. Insomma, le cose vanno dette per intero, no?)

Poco quindi da dire sul fatto che ben presto dalla cucina finimmo nella camera da letto di Saga, dove il saint si lasciò alle spalle ogni remora, iniziando a baciarmi avidamente, mentre esplorava liberamente il mio corpo. Io ovviamente non rimasi con le mani in mano e ben presto i vestiti di Saga finirono sul pavimento, lasciandolo come mamma l’aveva fatto.

«Ehi, non vale! Tu sei ancora vestita!» fu la sua protesta, mentre mi sfilava il vestito e l’intimo e le sue labbra si spostavano verso il collo e poi verso il mio decolté facendomi gemere. La sua mano risalì lungo le mie gambe per poi insinuarsi fra di esse, esplorando la mia intimità, mentre io mi occupavo della sua virilità bisognosa anch’essa d’attenzioni.

Ci regalammo così piacere reciproco fin quando io, stanca dei preliminari, non sollevai una piccola ma basilare questione:

«le precauzioni le hai?»

«Sì, tranquilla! Ho pensato a tutto» mi disse Gemini, estraendo un pacchetto di anticoncezionali  dal comodino. Al ché mi sorse un dubbio…

«Aspetta, non è che la crisi depressiva di prima serviva solo ad impietosirmi?»

Domanda alla quale Saga mi rispose tappandomi la bocca con un focoso bacio alla francese.

“Oh beh, pazienza! Ormai siamo in ballo e dunque balliamo. Mal che vada avrò argomento di vanto con le amiche!” mi dissi quindi mentalmente , lasciando campo libero a Saga, in modo che arrivasse finalmente al dunque.

Purtroppo per il gold  non ero una che si accontentava facilmente e Saga dovette faticare parecchio prima che mi ritenessi soddisfatta del suo operato, dato che non ero certo una che amava fingere: insomma, masochista si, ma fino un certo punto! In certe cose bisognava uscirne soddisfatti in due! D’altronde nemmeno io ero una che amava risparmiarsi quindi pretendevo lo stesso trattamento dal mio partner!

L’alba ci trovò quindi decisamente sfiniti, ma soddisfatti.

«Mi sa che questa mattina salto l’allenamento. Ho già dato questa notte» mi disse infatti Saga, giocando con i miei lunghi capelli scuri.

«Sì, mi sa che anche io me la prenderò comoda. Comunque consolati; un pregio ce l’hai anche tu!» gli risposi sistemandomi meglio tra le sue braccia.

«Davvero?»

«Già. Non è da tutti riuscire ad accontentarmi.»

«Quindi mi perdoni per aver approfittato del tuo vizio di fare la crocerossina?» mi chiese quindi Saga preparandosi in anticipo a ricevere uno schiaffone, che però non arrivò.

«Sì, sei perdonato» gli dissi infatti sfiorandogli le labbra.

«Wow, allora è vero che il sesso fa miracoli» scherzò Saga, per poi assumere un’espressione seria: «Comunque è vero che il male che ho fatto non può essere cancellato e questo mi tormenta ogni giorno»

«lo so. L’ho avvertito chiaramente questa notte. Ti sei lasciato talmente andare che anche le tue barriere mentali si sono annullate» lo rassicurai, spostandogli una ciocca di capelli dal viso.

«E ne avevo dannatamente bisogno» mi sorrise quindi lui, per poi posare le sue labbra sulle mie.

Vi lascio quindi immaginare che quella mattina ce la prendemmo comoda. Uscimmo infatti dalla Terza Casa che era mezzogiorno inoltrato.

«Ehilà, vi vedo bene oggi» ci salutò infatti Alexis che incrociammo per le gradinate delle 12 case, per poi assumere un’aria compiaciuta osservando meglio i nostri visi:

«Uhmmm, viso disteso, atteggiamento rilassato e sorrisino da ebete di Saga… evviva, sta sera si festeggia! Arianna finalmente è riuscita a sverginare Gemini! Dai che te ne mancano altri otto!» esclamò infatti divertita la Sensitiva, mentre io mi rivolgevo stupita a Saga:

«Aspetta, tu prima di sta notte non hai mai… insomma hai quasi trent’anni e quindi credevo che…»

Cosa che fece sospirare a Gemini un rassegnato: «Alexis, ma tu farti i fatti tuoi mai eh?» per poi aggiungere un: «E comunque non c’è da stupirsi, dato che fin non molto tempo fa avevo qualche problemino di doppia personalità e che tutti credevano che fossi il vecchio sacerdote Sion! Quindi avere un rapporto con una donna sarebbe stato alquanto complicato! Ma cambiando discorso… se i Gold sono 12, ma tu ne hai menzionati solo otto, e tolto Aiolos che è morto,  gli l’altri due chi sono?»

«Beh, uno è il vecchio maestro di Shiryu che, siccome Shunrei in realtà è la sua pronipote, deduco che in gioventù si sia divertito, anche se preferisce non dirlo molto in giro, e l’altro è Aioria che, tra voi, è l’unico ad avere una vita sessuale regolarmente attiva con la sacerdotessa dell’Aquila, mentre Milo è talmente sfigato da essersi beccato l’unica ancella del tempio che non la sgancia senza un anello al dito. Mi spiace, ma i bronzini sono davanti a voi anni luce»

«Allora vorrà dire che cercherò di ripristinare l’onore maschile dei Gold!» rispose Gemini, rivolgendomi uno sguardo decisamente malizioso.

«Quando voi» fu la mia conseguente risposta. Non ero certo tipo da tirarmi in dietro!

I giorni seguenti furono quindi decisamente memorabili, tolta la minaccia di Poseidone nell’aria e il fatto che Sayuko continuasse a gufare con le sue visioni su me, Saga e Ian. Ma se sul Manipolatore non potevo (e non volevo) replicare, su me e Gemini invece storcevo il naso. Io infatti non avevo mai avuto nessun tipo di legame con il re dei mari, come invece sostenuto dalle visioni della Giapponese e per quanto riguardava Saga, ero ampiamente sicura di averlo esorcizzato a dovere, dato che durante le nostre performance  amorose potevo accedere tranquillamente alla sua anima dato che il saint era decisamente più concentrato a fare altro che a erigere barriere mentali. Quindi lo trovavo ingiusto continuare a taggarlo come portatore di sventura! Certo che se solo avessi saputo… non avrei certo detto la stessa cosa!

Tutto infatti capitò un giorno in cui mi ero recata ad Atene per delle compere e trovai Saga ad aspettarmi lungo la strada che portava a Rodorio. Lo salutai quindi con un bacio che, nonostante venne ricambiato, mi lasciò molto perplessa. L’avevo infatti percepito piuttosto freddo, nonostante non mi avesse mai baciata così bene.

«Tutto ok?» gli chiesi quindi io, notando il suo fare piuttosto distaccato, per poi capire che c’era qualcosa che seriamente non andava, quando vidi dipingersi sul suo volto un’espressione poco raccomandabile ed un sorrisetto compiaciuto.

«Ma allora tu non sei..» ebbi quindi solo il tempo di farfugliare io, prima che si facesse tutto nero.     

Se solo avessi saputo che Saga aveva un gemello, quante mazzate si sarebbero risparmiati i Santi di Atena!

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Capitolo 26
*** Chi semina vento, raccoglie tempesta! ***


CHI SEMINA VENTO, RACCOGLIE TEMPESTA!

E si becca una pietra in testa!

 

Freddo. Tanto freddo e umido, uniti ad un senso di torpore diffuso in tutto il corpo, furono le prime sensazioni che avvertii quando iniziai a riprendere conoscenza, per poi trovarmi ad osservare un paesaggio degno di un trip mentale con i fiocchi!

Mi sembrava di essere finita nel film della Sirenetta, salvo il fatto che era tutto sottosopra. Difatti il mare era il cielo, io respiravo perfettamente senza bisogno di branchie e il fondale era asciutto!

 A dirla tutta il posto sarebbe anche stato carino (una sorta di piacevole esperienza alternativa) se non fossi stata incatenata ad un’altissima colonna e che mi scappasse la pipì!

“Fantastico! E adesso in che casino sono finita?” mi chiesi, cercando invano di liberarmi dalle catene, che mi imprigionavano i polsi e che mi tenevano inchiodata a quel dannato pilastro, per poi sobbalzare dallo spavento, avvertendo la presenza di una persona nei pressi della colonna. 

«Finalmente ti sei svegliata, zuccherino» mi disse il nuovo venuto e fu così che mi ritrovai a guardare un tizio rivestito da una luccicante armatura d’oro che stava venendo verso la mia direzione, con fare decisamente sicuro di sé.

«Chi sei, dove mi trovo, e cosa vuoi da me?» gli domandai quindi io, non appena mi fu di fronte, guardandolo in cagnesco, cosa che lo fece divertire molto, dato che abbozzò una mezza risata.

«Quanto siamo minacciose! E io che pensavo di avere a che fare con un’ancella impaurita! Ma a quanto pare le donne del Grande Tempio hanno una tempra più dura di quanto immaginassi, anche se mi rincresce che non mi hai riconosciuto, dopo il bacio che mi hai dato!»

«Eh? Ma di che diamine stai parlando?» gli domandai quindi io, incredula. E chi l’aveva mai visto quello! Anche se poi dovetti ricredermi non appena quel tizio si tolse l’elmo che gli copriva praticamente mezza faccia, dato che era la fotocopia di Saga, tranne per la sfumatura di blu dei capelli, che era leggermente più chiara.

«Ma tu sei quello che mi ha rapito prendendo le fattezze del mio ragazzo! Cos’è, un’illusione? Perché nel caso non è divertente!» esclamai io e lui mi rivolse un sorrisetto ironico:

«Mi spiace, zucchero, nessuna illusione! Anche se effettivamente tra di noi c’è uno che è in grado di cambiare aspetto, ma nel mio caso non c’è né stato bisogno» mi rispose però lui, afferrandomi il viso con la mano e costringendomi con la forza a guardarlo negli occhi, in cui brillava una luce sinistra:

«Perché devi sapere che io sono il fratello gemello del tuo adorato Saga. Mi chiamo Kanon. Kanon di Sea Dragon. Generale dell’Oceano Atlantico settentrionale. Benvenuta nel regno di Poseidone»

«Eh? Assurdo! Lui non mi ha mai detto di avere un gemello!» 

Dire che ero allibita era poco! Perché mai tenermi nascosta una cosa del genere?

«Umpf, la cosa non mi stupisce. Ma dimmi; come diamine avete fatto ad essere ancora vivi nonostante il casino che avete combinato con Atena?» mi domandò, costringendomi a voltare il viso da una parte e poi dall’altra per potermi osservare meglio, nonostante la mia resistenza.

«Di che parli? Non ti seguo!»

«Oh, dai, non fare l’ingenua! Sei la fotocopia della statua di Atena che svetta alla cima del Santuario, quindi non venirmi a dire che il mio fratellino si è legato a te solo per divertirsi! Perché altrimenti non mi capacito di come abbia fatto ad ingannare l’intero Grande Tempio per tredici anni!»

«Sono un branco d’idioti senza cervello?» fu la mia risposta ironica (non avevo proprio voglia di mettermi a raccontare a lui tutta la faccenda), cosa che fece assumere a Kanon uno sguardo stupito, per poi far comparire sul suo volto un sorrisetto divertito.

«Ma guarda che tipa» mi disse infatti per poi staccarsi da me: «Se non vuoi dirmelo non importa. Intanto morirete comunque tutti molto presto»

«Che hai in mente?» Gli chiesi di conseguenza guardinga, capendo che con quel tipo c’era poco da scherzare. Infatti il presunto gemello di Saga non mi piaceva nemmeno un po’.

«Beh, mi sembra ovvio! Non penserai mica che ti abbia rapito senza scopo, vero?»

«Guarda che sanno che non sono Atena!» gli feci notare.

«Lo so, zuccherino! Ma dato che il tentativo di far uscire Atena allo scoperto, sfruttando l’ingenua sacerdotessa di Asgard è stato vanificato da un Cosmo divino a me ignoto, e che quell’incapace del mio sottoposto sia stato ucciso dal Gold del Leone*,  ho deciso di attirare qui i suoi Saint, sfruttando le persone a cui sono legati. E una volta che l’esercito di Atena verrà distrutto, prendere la vita della dea sarà una bazzecola!»

«Onestamente ho qualche dubbio che l’intero Santuario si smobiliterà per me. Senza contare che non si sa nemmeno dove sia questo posto!» gli risposi.

«Quello che dici è vero, ma si da il caso che non solo tu sia stata rapita! E per quanto riguarda il resto… ho fatto in modo di far recapitare al Santuario il luogo preciso dell’ingresso del regno. Quindi, con permesso, ma mi devo congedare per andare a prepararmi per accogliere adeguatamente i nostri futuri ospiti! Nel frattempo goditi il panorama!» e detto questo Kanon mi mollò alla colonna.

«Ehi, aspetta!» ma a nulla valse tentare di richiamare la sua attenzione, perché era già sparito tra i coralli, mentre a me toccava rimanere lì come una cretina e con il disperato bisogno di un bagno!

Comunque, sorvolando che mi scappava da morire, purtroppo il fatto che non ero stata l’unica ad essere stata rapita era vero, così come era anche vero che tra i sottoposti di Poseidone ci fosse uno in grado di mutare forma in modo d’adescare le sue vittime senza pericolo. Il suo nome infatti era Kaysa di Lymnades che, grazie alla sua abilità, era riuscito a catturare anche Katy, assumendo le sembianze di Camus; Sayuko, ingannata da una magistrale interpretazione di Afrodite;  Lythos, tramite le fattezze di Aioria ed Esmeralda, tramite l’aspetto di Ikki. Un po’ meno fortunato fu invece con Eva e Alexis. Con l’Alchimista aveva infatti avuto la pessima idea di assumere le fattezze di Shaka, dato che tra i due non correva esattamente buon sangue in quel periodo. Quindi il suo fare un po’ troppo amichevole aveva subito messo sulla difensiva Eva, che però fu prontamente messa a nanna con un pugno alla bocca dello stomaco. Stessa sorte toccò ad Alexis che, essendo la Sensitiva, non si era fatta fottere dal finto Shiryu ed era quindi riuscita a rifilare un doloroso calcio nelle palle al Generale degli Abissi, prima di venite tramortita dal “Salamader Shock”.

Morale della favola? Anche le restanti fanciulle erano finite incatenate ad una colonna. In particolare Eva era finita tra le grinfie di  Krishna di Crisaore Generale dell’Oceano Indiano; Katy era stata affidata alla custodia di Isaac di Kraken, Generale dell’Oceano Artico, Sayuko era incappata in Baian di Sea Horse, Generale dell’Oceano Pacifico Settentrionale, Alexis invece si era ritrovata in balia di Io di Scilla, Generale dell’Oceano Pacifico Meridionale ed infine Esmeralda e Lythos erano finite rispettivamente sotto Kaysa, Generale dell’Oceano Antartico, e sotto Sorrento di Siren, Generale dell’Oceano Atlantico Meridionale.

Nel frattempo la visita di Tetis, la tirapiedi bionda di Kanon, al vecchio maestro di Shiryu ai Cinque Picchi, con la conseguente rivendicazione del nostro rapimento, aveva sollevato non poche controversie al Grande Tempio. Infatti c’era chi sosteneva  la tesi che, essendo noi le Emissarie del Cosmo, era compito nostro risolvere la questione senza l’intervento del Grande Tempio, siccome probabilmente era una prova a cui il Cosmo stesso ci voleva sottoporre (tesi sostenuta dal simpatico Doko e, a sorpresa, pure da Mu); c’erano poi i Saint colpiti da vicino, che erano decisamente dell’idea di scendere in campo per spaccare il culo a Poseidone e ai suoi Generali, per riprendersi il maltolto (tipo i bronzini, Saga, Aioria, Afrodite,  Camus e, stranamente, pure Milo) ed infine c’era chi osservava, giustamente, che lasciare delle fanciulle in balia dei propri rapitori non fosse esattamente un gesto degno di un cavaliere, ma che comunque si rimettevano al volere comune (tipo Aldy e Shura e, incredibile ma vero, anche Shaka), mentre la proposta di tentare una mediazione, da parte di Saori, non venne praticamente presa in considerazione da nessuno.   

Così, mentre il Santuario si divideva tra interventisti e menefreghisti e Saga mandava tutti a fanculo, insieme ai bronzini, partendo con loro alla volta del regno sottomarino, e Saori si preoccupava di fare la sua solita cazzata chiedendo a Tetis di scortarla dal re dei mari, noi ragazze ci davamo da fare per levarci più o meno da sole dai pasticci.

Esmeralda aveva infatti optato per cercare di fare saltare i timpani a Kaysa urlando disperata come un ossesso. Lythos aveva invece cercato d’intimorire Sorrento elencandogli tutti i tipi di morte in cui sarebbe andato incontro non appena Aioria e Milo fossero venuti a conoscenza del suo rapimento, mentre Sayuko cercava di farsi liberare da Baian incitandolo ad un combattimento alla pari con lei, ma con scarso risultato. Katy invece aveva scelto il metodo della contrattazione; offrendo i suoi servigi da Guaritrice a Isaac, che aveva perso un occhio, in cambio della libertà, venendo però snobbata. Infine Alexis ed Eva avevano scelto un metodo più spavaldo. Infatti, forti della loro padronanza nel Cosmo Negativo, erano riuscite a liberarsi delle catene passando per fessi Io e Krishna, dando così un bel grattacapo ai due Generali che, dopo essersi presi il cazziatone da Kanon, per la loro negligenza, era toccato andarle a cercare.

Ovviamente nemmeno io ero rimasta con le mani in mano, ma purtroppo, e per quanto mi sforzassi, con il mio Cosmo Positivo non riuscii a concludere molto. Infatti era come se la Creazione fosse troppo lontana per poter sentire la mia richiesta d’aiuto, ritrovandomi così a considerare di essere finita in una situazione molto simile a quella in cui mi ero ritrovata con Ian a Milano, il giorno del risveglio del mio Cosmo Negativo. Avevo infatti la netta sensazione che in quel luogo il tempo e lo spazio non coincidessero, creando così una sorta di dimensione alternativa e la cosa non mi piaceva per nulla…

Ah, però!Non ti facevo così sveglia Arianna! Non avrei mai immaginato che ci saresti arrivata da sola a capire che ti trovi in uno spazio che non coincide con il resto del Mondo”

Una fastidiosa vocina risuonò nella mia testa, facendomi irritare e non poco:

Buon giorno a te Custode! Sempre gentile eh? Ma ti fai sempre sentire solo per sfottermi? Un aiutino no? Perché se non lo avessi notato, sono incatenata ad una colonna!” sbottai quindi mentalmente io e il Custode sospirò rassegnato:

“Arianna, credi seriamente che Morgana avesse insistito così tanto per farvi risvegliare il Cosmo Negativo solo perché non aveva di meglio da fare?”

“Guarda che l’ho capito che l’ha fatto per preparaci a situazione come queste!”

“Bene, allora usalo!”

“Ma io non sono in grado di controllarlo! Quindi?” 

“Quindi cazzi tuoi! La prossima volta ti svegli prima!” e detto questo il Custode non si fece più sentire, lasciandomi nella melma e nella disperazione più totale (e nel disperato bisogno di un bagno!)

«Menomale che questa non è andata da nessuna parte!» la voce gracchiante di un uomo mi fece ritornare alla realtà, facendomi prendere un mezzo infarto.

«Bah, a me questa donna non mi sembra così pericolosa, tanto da farci venire qui in fretta e furia a sorvegliarla perché non scappi. Il Generale Sea Dragon è proprio uno schiavista!» commentò un secondo uomo e io mi ritrovai ad osservare due tizi vestiti da pesce, come quello che aveva tentato di rapire Saori.

«Forse è perché due prigioniere sono già riuscite a scappare. Anche se non capisco come abbiano fatto a liberarsi da sole dalle catene e ad eludere la sorveglianza di due Generali» commentò quindi il primo tipo che aveva iniziato a parlare.

«Mah, ho sentito dire che sono piuttosto gnocche dal Generale Kaysa. Soprattutto la rossa. Quindi magari sono riuscite a sedurli e a fargliela sotto il naso. Sai, qui in giro, tolta Tetis che se la fa con il Generale Kanon, non è che ci siano molte donne…» commentò l’altro, facendo storcere il naso al compare, lanciando un’occhiata verso di me:

«Il Generale Io e soprattutto il Generale Krishna non sono uomini così facili da corrompere. Ci deve essere dell’altro. D'altronde sono tutte fanciulle dal Grande Tempio, quindi magari non sono proprio indifese» 

«Ehm, al dire il vero io non sono del Grande Tempio, ma di Milano» mi sentii quindi in dovere di precisare.

«E allora dimmi; che ci facevi al Santuario al seguito di un Gold Saint?» mi domandò scettico il tizio più sospettoso.
«Credo che tu sia abbastanza grande per immaginarlo da solo. D'altronde mi sembra di aver capito che pure qui siete carenti di donne…» lo sfottei, facendo ridacchiare il suo compare, che disse:

«Quindi praticamente anche i Saint vanno a puttane! Quando si dice che ogni posto è paese!»

A dire il vero non era quello che intendevo dire, ma dovevo ammettere che me l’ero andata a cercare. Inoltre in quel momento avevo un problema impellente da risolvere:

«Ma cambiando discorso… non sapete mica dirmi se da queste parti c’è un bagno?»

I due si scambiarono un’occhiata perplessa per poi chiedermi:

«Perché vuoi saperlo?»

Cosa che mi fece capire che quei due non erano molto più svegli dei due Generali di cui parlavano prima:

«Mi scappa la pipì da più di due ore e tra poco me la faccio addosso» risposi loro.

«Allora c’è ne uno in quell’edificio laggiù» mi indicò uno dei due uomini e io feci cenno al genio di buttare l’occhio sulle mie catene.

«Grazie per l’informazione, ma sarei leggermente inabilitata a raggiungerlo. Non è che potreste gentilmente accompagnarmi?»

«Così ci scappi? Scordatelo!» mi disse quindi il tipo sospettoso.

«Per favore!» gli implorai quindi io. Per poi iniziare a piagnucolare ripetendo ad oltranza un “Ti prego, ti prego, ti prego!”

«Ok, basta che ti sbrighi e smetti di fare la lagna!» mi rispose quindi l’altro tappandosi le orecchie, venendo però rimproverato subito dal collega:

«Ma sei matto? Se succede qualcosa Kanon ci ammazza!»

«Ma che vuoi che succeda!»

«Non si sa mai!»

«E dai!»

«No»

«Dai! Che poi magari per ringraziarci ci fa un bel lavoretto gratis!»

«Ho detto no!»

E via dicendo…

Fu così che mentre quei due idioti battibeccavano, non si accorsero di due figure che, stando bene attente a non farsi scoprire, sfruttando le formazioni coralline come nascondigli, piombarono alle loro spalle, tramortendoli con una sassata alla testa.  

«Upfh, a quanto pare i soldati semplici del re dei mari fanno concorrenza a quelli del Grande Tempio in fatto di stupidità» commentò infatti Alexis, mentre Eva si affrettava a liberarmi delle catene rompendole grazie all’uso del suo Cosmo Negativo.

«Ragazze! Non sapete come sono contenta di vedervi! Ma come avete fatto a liberarvi e ad eludere la sorveglianza?» domandai quindi loro.

«Fortunatamente anche i Generali di Poseidone devono andare in bagno ogni tanto. E dato che non si aspettavano minimamente che delle fanciulle in catene potessero dar loro problemi, è stato facile sfruttare la loro distrazione per liberarci e darci alla macchia» mi spiegò Eva.

«Fantastico. E a proposito di bagni, anche io avrei un’urgenza…» dissi, ma Alexis mi afferrò per un braccio per poi iniziare a correre insieme all’Irlandese, che aveva assunto un’espressione molto preoccupata avvertendo due potenti cosmi ostili in rapido avvicinamento:

«Mi spiace Arianna, ma vedi di tenertela, perché se quei due ci beccano sono cazzi amari. Ho ancora male ovunque a causa delle scariche elettriche del colpo di quello stronzo del Generale di Lymnades!»  mi rispose infatti Alexis.

«Già, questi non scherzano! Quindi sarebbe meglio che indossassi anche tu la tua armatura» mi disse Eva, facendomi così porre l’attenzione sulle loro, che notai essere diverse dalla corsa alle 12 Case. I loro Porno Cloth erano infatti decisamente più coprenti di prima, dato che assomigliavano di più ad un Gold Cloth, che ai succinti bichini in metallo delle Silver Saint:

«Ma come avete fatto a …»

«Farle diventare così?» mi chiese Alexis intuendo quello che volevo dire e io annuii.

«Nulla di particolare. Abbiamo solo imparato a controllare il nostro Cosmo Negativo. Infatti l’evoluzione delle nostre armature dipende dalla nostra capacità di controllo su di esso, dato dalla nostra forza di volontà» mi spiegò l’Alchimista.

«Quindi chi non ha fatto bene i compiti, ora si trova nella cacca, vero Arianna? Anche se devo dire che purtroppo nemmeno io e Eva potremmo combattere ad armi pari contro i Generali. La nostra esperienza nell’uso del Cosmo Negativo è infatti troppo poca per permetterci di batterli. Quindi spero che i simpaticoni del Santuario vengano a darci una mano o siamo fregate!» commentò Alexis. Cosa che mi fece decisamente preoccupare, mentre ci addentravamo alla cazzo di cane nel Regno di Poseidone.

 

XXXXXXXXX

NOTE

*Per ora Kanon non è ancora cosciente che alcune delle fanciulle rapite possano essere un notevole bastone tra le ruote, in quanto durante il fallimentare tentativo di rapimento di Saori, Arianna ha usato solo il Cosmo Positivo che, per la sua natura pacifica, non viene preso molto in considerazione (come già spiegato durante la Saga del Grande Tempio). In più il testimone del fatto che tale Cosmo sia invece piuttosto insidioso in contesti ottimali è stato fatto fuori da Aioria ed è per questo che Kanon, dalla sua postazione in fondo al mare, ha percepito solamente il cosmo del Leone.  

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Capitolo 27
*** Punk con il crestino, evidenziatori rosa e cavallucci marini. ***


P

AVVERTENZE: Mi sono presa la libertà di alzare un po’ il livello dei Generali di Poseidone. Perdonatemi, ma altrimenti non ci sarebbe stata storia contro i Gold di Atena, dato che nel manga se le prendono senza ritegno dai bronzini!

P.S.: Milo spero che tu un giorno mi possa capire!

PUNK CON IL CRESTINO, EVIDENZIATORI ROSA E CAVALUCCI MARINI!

SE POI CI SI METTE ANCHE UNO SCORPIONE IRRITABILE E UNA VEGGENTE SUSCETTIBILE, SIAMO A POSTO!

«Quindi il motivo del nostro rapimento è di riuscire ad attirare in fondo al mare i Gold Saint in modo da ucciderli e minare così le difese del Grande Tempio?» mi domandò Eva stupita, mentre correvamo senza meta per le stradine del regno di Poseidone, nel tentativo di seminare Io di Scilla e Krishna di Chrysaore che, a giudicare dai loro cosmi, dovevano essere piuttosto incazzati per la figura barbina che si erano fatti, lasciandosi sfuggire da sotto il naso due “indifese” fanciulle.

Risposi di conseguenza ad Eva con un segno affermativo del capo, mentre incredibilmente ringraziavo mentalmente Death per tutte le volte che mi aveva costretto a corre per il Santuario come punizione, per aver ritardato agli allenamenti. In caso contrario sarei già collassata, mentre Alexis faceva un rapido calcolo con le dita:

«Sette colonne… quindi sette Generali… ma lo sanno che sono nettamente inferiori numericamente rispetto ai Gold? Quindi se per grazia divina decidessero di venire tutti a salvarci, c’è l’alta probabilità che a prendersela nel culo siano i Generali e non i Gold! Però, uno stratega nato Poseidone! Saori in confronto è Einstein!» considerò infatti la Sensitiva, mentre io mi limitavo ad un’alzata di spalle, non sapendo cosa dire al riguardo, anche se pure secondo me quel piano faceva acqua da tutte le parti…

«Sempre che sia stato effettivamente Poseidone ad organizzare questa idiozia mostruosa» intervenne però Eva, catturando la nostra attenzione.

«Cosa intendi dire?» le domandò infatti Alexis.

«Che forse Poseidone in questa faccenda conta poco o nulla, nel senso che mi sembra strano che, dopo aver stipulato un accordo di pace con i Custodi, in cambio del Riposo Eterno, ora si sia svegliato di punto in bianco con smanie da conquistatore. Senza contare che, pur essendo nel suo regno, io non avverta affatto la presenza di un cosmo divino tale da essere ritenuto insidioso. Qui, secondo me, qualcosa non quadra. In più da quando ho appurato tramite l’Inconscio Collettivo, il dio dei mari greco in passato ha già avuto a che fare con degli Emissari, quindi il nostro cosmo non dovrebbe essere passato inosservato. Invece i Generali degli Abissi sembrano non essersi accorti di chi noi siamo in realtà. Un po’ strano, non trovate?» disse infatti Eva e, riflettendoci, non potei che darle ragione.

Difatti il potente cosmo che si avvertiva in lontananza aleggiare attorno ad un imponente palazzo, pur essendo sicuramente di un livello superiore rispetto a quelli a cui eravamo abituati di solito, era come ovattato; così come anche Kanon si era rivolto a me convinto di avere a che fare con un’ancella, nonostante fu il mio intervento a sventare il rapimento della Kido, dato che Aioria era intervenuto a cose fatte.

Purtroppo per noi, indipendentemente dal chi effettivamente stesse orchestrando la faccenda, la situazione non era delle più rosee, dato che i Generali gabbati si stavano facendo sempre più vicini, ritrovandoceli quindi ben presto a tagliarci la strada. Mi ritrovai così ad osservare un ragazzo di colore con un’appariscente cresta di capelli bianchi, da fare invidia ad un punk, ed un altro ragazzo dai capelli rosa fluo. Costatai quindi che conciarsi da deficienti doveva essere la prerogativa di chi serviva una divinità del panteon greco, dato che, a quanto pare, pure i Generali di Poseidone facevano concorrenza ai Saint in fatto di chiome assurde.

«Spiacenti, ma la vostra fuga finisce qui!» c’intimò il ragazzo di colore, puntandoci contro una lancia decisamente un po’ troppo affilata per i miei gusti, mentre l’altro adocchiava le armature dell’Alchimista e della Sensitiva:

«Altro che semplici ancelle! Chi siete in realtà? Delle Silver Saint?» ci chiese infatti il Generale che sembrava avesse infilato la testa in un barattolo di smalto per signore.

«Siamo Emissari del Cosmo al servizio dei Custodi delle Colonne Cosmiche che reggono l’Universo, vi chiediamo quindi di accompagnarci dal vostro signore Poseidone, in modo da poter parlare con lui e risolvere pacificamente la faccenda, evitando così inutili spargimenti di sangue» intervenne quindi Eva, riuscendo però solo ad ottenere delle occhiate perplesse dai due Generali, che sembravano appena caduti dal pero.

«Ehi, Krishna, tu hai mai sentito parlare di qualcosa del genere?» chiese infatti l’evidenziatore in armatura.

«No, mai. E comunque sia, dobbiamo eliminarle» rispose impassibile l’altro, preparandosi ad attaccare.

Decisi quindi che forse era il momento d’intervenire, per cercare di pararci li fondoschiena:

«Ehi, ma non dovremmo essere degli ostaggi? Quindi se ci eliminate non avrete più un vantaggio sui vostri nemici!» cercai infatti di tergiversare io, ritrovandomi così due paia di occhi stupiti puntati addosso:

«E questa da dove sbuca?» domandò il Generale con la tinta rosa che, sperai per lui, non fosse intenzionale, ma che avesse semplicemente sbagliato confezione al supermercato.

«A quanto pare anche il Generale di Sea Dragon ha avuto qualche problema» fu il commento piatto di quello che avevo appurato essere Krishna, mentre sul volto del suo parigrado si dipingeva un sorrisetto compiaciuto:

«Dopo la sfuriata che mi ha fatto, una frecciatina Kanon questa volta se la becca!» fu infatti suo commento, per poi rivolgersi a me assumendo uno sguardo serio: «Ciò che dici è vero, ma dato che ora abbiamo ben altro ostaggio per le mani, gli ordini sono cambiati e voi non ci servite più»

“Merda!” fu il mio unico pensiero, mentre Eva faceva bruciare il suo Cosmo Negativo, lasciandomi di stucco. Infatti ben presto ci trovammo in un set stile Moulin Rouge con tanto di ballerine di Can-can mezze nude.

«Ma che diavolo…» fu infatti il commento dei due Generali presi alla sprovvista dall’assalto disinibito delle procaci fanciulle, mentre Eva si rivolgeva a noi facendoci l’occhiolino:

«Qualche trucchetto da Shaka l’ho imparato… anche se nel mio caso più che delle “Sei vie della Trasmigrazione” si debba parlare delle “Sei vie della Perdizione”. Purtroppo però non sono ancora molto pratica nel creare illusioni quindi…. via a gambe levate!»

Cosa che io e Alexis non ci facemmo ripetere due volte.

«Meglio dividerci. Anche perché non so fin quando quelle ballerine riusciranno a trattenerli!» ci informò l’Alchimista, mentre Alexis commentava un divertito:

«A però! Quindi è questo che insegna il buon vecchio Shaka! Altro che asceta! E io che pensavo che il Kamasutra style fosse prerogativa di Arianna!»

«A dire il vero questo è farina del mio sacco. Credo infatti che Shaka non sappia nemmeno come sia fatta una donna. Infatti la faccia che ha fatto la prima volta che glielo lanciato contro durante l’allenamento è stata impagabile!» sorrise bastarda e compiaciuta l’Irlandese, mentre prendevamo strade diverse.

Purtroppo per noi, i due Generali non erano così messi male da rimanere traumatizzati alla vista di un paio di tette, quindi l’illusione di Eva venne ben presto spezzata via con facilità, ritrovandoceli nuovamente alle calcagna. In particolare Krishna si era messo all’inseguimento dell’Alchimista, Io di Scilla aveva invece optato per corre dietro alla Sensitiva, mentre io mi ritrovai braccata da un lupo sguinzagliato da un colpo di quest’ultimo. “Che fine orrenda” fu quindi il mio pensiero quando inciampai in un corallo del cavolo, rovinando a terra alla mercé dell’animale. Mi preparai quindi ad una morte dolorosa, ma fortunatamente un cosmo a me famigliare giunse in mio soccorso e il lupo venne spazzato via da un Pegasus Ryusei Ken.

«Arianna, stai bene?» mi domandò Seiya preoccupato, aiutandomi ad alzarmi.

«Sì, grazie. Ma Eva e Alexis sono inseguite da due Generali degli Abissi» gli risposi con il fiatone.

«Sai da che parte sono andate?»

«Purtroppo no! Ci siamo divise e ci siamo perse di vista!» gli dissi.

«Dannazione, se non espandono il loro Cosmo Negativo come Eva poco fa, non sarà facile percepirle, con tutti i cosmi ostili nei paraggi! E quelli dei Generali non conoscendoli, faccio fatica a distinguerli. In più il tempo per salvare Saori è scarso. Siamo proprio finiti in un bel casino! Fortunatamente almeno Saga, Camus, Afrodite, Milo e Aioria hanno deciso di darci una mano, mandando al diavolo il maestro di Shiryu che, in quanto attuale pseudo Grande Sacerdote ci ha vietato d’intervenire siccome, a suo dire, questa è una prova a cui il Cosmo vi ha sottoposto per diventare più forti e cavolate simili»

Posso dire che un “Ma caro vecchio nano viola, te ne andassi u po’a fanculo” mi sorse spontaneo dal profondo del cure? Per poi metabolizzare un’informazione preoccupante: che cazzo c’entrava Saori, se le rapite sta volta eravamo noi?

«Che intendi con “C’è poco tempo per salvare Saori”?» domandai infatti al Saint di Pegaso, che mi spiegò in breve che la Kido, come al solito, aveva deciso di fare l’eroina finendo così nei guai. Infatti la geniale dea della sapienza aveva chiesto a Tetis di portarla al cospetto di Poseidone, finendo così rinchiusa in una colonna per salvare il mondo da un’imminente diluvio universale. Così a noi ci sarebbe nuovamente toccato salvarle il deretano, abbattendo tutte e sette le colonne dei mari, in modo da indebolire quella portante in cui era stata rinchiusa. Che culo, eh?

Senza contare che, con il senno di poi, posso dire che si era fatta fregare a dovere dal Generale di Sea Dragon, dato che quel rincoglionito di Poseidone non ne sapeva un bel niente della faccenda, dato che era più interessato a scrivere lettere amorose, che a scatenare tempeste!

Le mie personali considerazioni vennero però ben presto accantonate per lo scoppio di due cosmi a noi noti:

«Milo e Sayuko!» esclamammo infatti in coro io e Seiya, per poi affrettarci a raggiungerli e devo dire che quello a cui ci trovammo di fronte non appena arrivammo alla Colonna dell’Oceano Pacifico Settentrionale, aveva del surreale.

Il Generale degli Abissi stava infatti gonfiando Milo come una zampogna, grazie alle direttive che gli sbraitava Sayuko e grazie alle quali riusciva a schivare tutti gli attacchi del Saint. Poco da dire sul fatto che, di fronte alla Veggente che incitava il suo carceriere con “Avanti Baian, fallo nero quel cafone!” per poi aggiungere: “Attento a destra e attento a sinistra!”, io e Seiya rimanemmo a bocca aperta!

«Uhm… mi sa che ci siamo persi qualcosa…» commentai quindi io, mentre Milo urlava: «Questa me la paghi, brutta stronza!» prima di venire scaraventato in aria da un God Breath.

«Ehi, ciao Arianna! Ciao Seiya! Non è che potreste liberarmi?» cinguettò la giapponese, non appena ci scorse, per nulla intimorita dalla situazione, mentre noi le chiedevamo un più che comprensibile:

«Ma che diamine sta succedendo qui?»

Sayuko fece quindi spallucce con noncuranza: «Milo, nonostante avesse raggiunto per primo questa colonna, voleva lasciarmi incatenata qui per andare a liberare la sua bella, ma dato che Baian in qualità di Generale, ha ricevuto l’ordine di far fuori tutti i Saint, non lo ha lasciato andare, quindi io l’ho aiutato con la mia capacità di visione del futuro a breve termine, a schivare i colpi dello Scorpione. Così magari impara un po’ di buone maniere quel maleducato!»

«Ehm, ma lo sai che i Generali hanno ricevuto l’ordine di fare fuori pure noi?» domandai quindi io alla Veggente e lei mi face segno di assenso con il capo.

«Certo! È per questo che sono incazzata nera con Milo! Se fosse stato per lui, mi avrebbe lasciato in balia del Generale! Quindi una bella lezione se la meritava. No?» mi rispose lei, ricevendo in risposta i nostri sguardi perplessi, mentre il tizio di nome Baian si frapponeva tra noi e lei:

«E voi che credete di fare?» ci chiese infatti il ragazzo, che notai avere un colore di capelli normale; ovvero castano.

«Beh, dato che ti ha dato una mano contro il Gold Saint dello Scorpione, che ne diresti di chiudere un occhio e di liberarla?» gli chiese quindi io, mentre Seiya si preparava ad ogni evenienza.

«Se fosse per me lo farei. Ma gli ordini sono ordini. Quindi voi dovete morire. Or dunque preparatevi allo scontro, perché io, Baian di Sea Horse, vi sfido a duello!»

«Peggio per te. Vorrà dire che ti abbatterò insieme alla tua colonna!» esordì quindi tamarro Seiya, mentre il momento di stallo venne interrotto bruscamente da Milo che, piombando giù dal cielo, piantò una tremenda facciata sul piazzale lastricato antistante la colonna. Dire che il Saint non aveva una bella cera era poco: aveva infatti il naso ed il labbro inferiore spaccato, più diversi tagli sul viso (e probabilmente anche diverse ammaccature che però il cloth non lasciava vedere), ma nonostante questo, i suoi occhi inferociti puntarono su Sayuko:

«Generale, non osare toccare l’Emissario! Il piacere di staccarle la testa deve essere soltanto mio!» ringhiò infatti lo Scorpione.

«Provaci se ci riesci!» lo provocò quindi la Veggente, del tutto incurante del fatto di essere ancora incatenata.

Io mi ritrovai quindi a passarmi una mano sulla faccia:

«Ehm… non mi sembra esattamente il momento di metterci anche a litigare fra di noi…» commentai quindi io ricevendo un rabbioso : “Taci” da parte di entrambi, mentre Baian si stancava di non essere praticamente preso in considerazione da nessuno e ci regalava l’esperienza di scoprire quanto fosse doloroso impattare contro il soffitto fatto di acqua del regno dei mari. Grazie al cielo il mio Porno Cloth reagì al contatto con il Cosmo del Generale è mi salvò da morte certa con la sua protezione, mentre il mio fondoschiena fu salvato da uno sfortunato Milo che, dopo aver impattato nuovamente di faccia sul lastricato, si ritrovò pure il mio dolce peso sulla schiena. Seiya invece, da buon saint che si rispetti, piantò a sua volta una testata.

«Saga non ti ha mai detto di metterti a dieta?» mi ringhiò infatti il Gold e a me venne seriamente voglia di tirargli un calcio dove non batte il sole, ma cercai di trattenermi data la situazione. Anche perché il mio Cosmo Negativo stava iniziando a dare segni d’anarchia a causa del dolore che avevo in tutto il corpo, soprattutto alla schiena (cosa che mi fece sperare di non aver riportato gravi danni in tal punto); e la cosa non era un bene per nessuno. Afferrai quindi Milo per una ciocca di capelli e gli intimai con tutta la mia raffinatezza di camionista mancata, di liberare Sayuko dalle catene e di chiudere il cesso di bocca che si ritrovava prima che capitasse l’irreparabile. Incredibilmente Milo, probabilmente avvertendo ciò che si stava agitando in me, ebbe l’accortezza di non replicare e di obbedire, mentre Seiya gli parava le spalle lanciando a raffica il suo Pegasus Ryusei Ken, facendo un baffo al Generale, che si era barricato dietro ad una impenetrabile barriera d’aria. Fu così che, mentre lo Scorpione riusciva nell’intendo di liberare la Veggente, spostandosi alla velocità della luce, sia io che Seiya fummo nuovamente scaraventati contro il muro d’acqua che fungeva da “cielo” del regno sottomarino. Poco da dire sul fatto che questa volta impattai sonoramente al suolo, mentre qualcosa di rosso, cardo, fluido e appiccicoso iniziava a colarmi sulla fronte. Fu così che una risata da mettere i brividi risuonò all’interno della mia testa, mentre il mio corpo inerte veniva pervaso da un’energia oscura che riconobbi subito essere la mia armatura che, per via del dolore tanto forte da stordirmi, stava prendendo il sopravvento sulla mia coscienza. Ebbi quindi solo il tempo di urlare a tutti uno: «State indietro, è pericoloso!» che mi avventai sui presenti come una furia.

Il primo ad essere spedito al tappeto con un potente calcio all’addome fu il Generale degli Abissi, cosa che scatenò l’entusiasmo di Seiya, che però venne presto smorzato da un mio secondo calcio che lo spedì a fargli compagnia, senza nemmeno dargli il tempo di replicare. Lo sguardo incredulo e smarrito che il saint di Pegaso mi rivolse prima di finire a terra senza sensi mi trafisse il cuore come un pugnale, ma a nulla valsero i tentativi di riprendere il controllo del mio corpo. Il dolore infatti mi annebbiava la mente, mentre l’eco della risata della mia armatura risuonava sinistra nella mia testa.

«Lo sapevo che in realtà di voi non ci si poteva fidare! E finalmente ne ho le prove!» la voce tonante di Milo mi fece quindi voltare nella sua direzione. Poco da dire sul fatto che mi avventati così anche su di lui, riuscendo incredibilmente a schivare tutte le sue Scarlet Needle, mentre il mio viso veniva rigato dalle lacrime. Il mio corpo infatti non rispondeva più al mio volere, ma a quello distruttivo dell’armatura che, priva di controllo, si era trasformata in un’arma assetata di sangue. Fortunatamente però Sayuko riuscì ad atterrare Milo prima che il mio colpo andasse a segno.

«Reagisci Arianna! Non lasciarti dominare dalla tua armatura! Puoi farcela!» mi urlò quindi la Giapponese, mentre anche il suo cloth andava a rivestire il suo corpo.

Mi ritrovai quindi impegnata in uno sgradevole corpo a corpo con Sayuko, intenta per lo più a schivare i miei attacchi e ad incitarmi a non lasciarmi manovrare, mentre io osservavo impotente tutta la scena come se si trattasse di un film in cui io non potevo intervenire. Ero come una marionetta; una marionetta in mano di una forza terribile e oscura, che andava fermata prima che succedesse l’irreparabile.

Dannazione, Arianna! Possibile che tu sia stata in grado di opporti al GENRO MAO KEN, ma non di gestire un’armatura? Insomma, quando vuoi aspettare a tirare fuori le palle?” La voce del Custode scoppiò severa nella mia testa come una granata.

“Rifiutarsi di obbedire al volere di qualcun altro non è la stessa cosa che domare una forza cosmica oscura!” gli risposi, mentre Milo cercava di immobilizzarmi, finendo così nuovamente scaraventato a terra.

Cretina! L’Equilibrio è dato dalla giusta pesa dei due Cosmi anche nel singolo! Quindi prova a controbilanciare il Cosmo Negativo della tua armatura con il tuo Cosmo Positivo!” mi sgridò quindi il Custode e a me tornò in mente il momento in cui Ian aveva fuso entrambi i cosmi durante il nostro scontro a Milano e decisi che non avevo molte altre alternative se non volevo che succedesse una catastrofe. Facendo quindi appello a tutte le mie forze e al mio ultimo barlume di coscienza, richiamai il mio Cosmo Positivo cercando di espanderlo in modo da andare a controbilanciare quello aggressivo del cloth, ritrovandomi così ben presto coinvolta in un braccio di ferro con la mia stessa armatura per rientrare in possesso del mio corpo.

Che diamine pensi di fare!? Intanto sei troppo debole per ribellarti!” mi ringhiò l’armatura nella mia testa, ma io la ignorai e con un ultimo sforzo mentale riuscii finalmente a riequilibrare il cosmo oscuro del cloth con il mio positivo, fermando così la mia mano a pochi centimetri dalla faccia della Veggente, che emise un lungo sospiro di sollievo, mentre io mi lasciavo scivolare a terra sfinita.

“Spiacente caro il mio porno Cloth, ma il corpo è mio e lo gestisco io!” sbottai quindi mentalmente io, mentre riprendevo nuovamente pienamente coscienza e controllo di me.

Visto, Arianna, infondo non era poi così difficile!” ridacchiò divertito il bastardo del mio Custode, mentre io incrociavo gli occhi furibondi del saint dello Scorpione, cosa che mi fece capire che i guai erano appena cominciati.

Infatti adesso chi glielo andava a spiegare quello che era appena successo a quel rompiballe?

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Capitolo 28
*** Ucci, ucci, sento odore d'imbrogliucci! ***


Ucci ucci, sento odore d’imbrogliucci!

E forse non solo noi!

 

 

“Però, devo ammettere che da quando sono incappata nella combriccola del Grande Tempio, sto facendo un sacco di esperienze nuove! Tipo quella di capire come deve sentirsi una bomboletta di vernice prima dell’uso” mi ritrovai a pensare, mentre venivo sbatacchiata da Milo dello Scorpione, incazzato nero ed intento a sbraitarmi contro le peggio cose, miste ad una raffica di domande riguardanti gli avvenimenti appena successi. Peccato che l’ingente sforzo fisico e mentale a cui mi ero sottoposta per richiamare all’ordine il mio porno Cloth, per evitare di diventare io il problema e non più Poseidone, mi avesse lasciato priva di forze ed in preda a dei forti capogiri, ai quali si stava aggiungendo anche la nausea a causa del Saint di Scorpio.

«Milo, ti consiglio di lasciare la presa dal collo di Arianna e di spostarti» gli disse quindi Sayuko, che aveva intuito cosa stava per succedere.

«Scordatelo! Prima voglio sapere quello che è successo! E sappiate che ora la prigione di Capo Sounion non ve la toglierà nessuno!»  ringhiò però lo Scorpione e la Veggente si strinse nelle spalle.

«Ti avviso che sta per vomitare!» fu quindi la conseguente risposta della giapponese.

«Cosa!?» fu la replica di Milo, che ebbe appena il tempo di mollare la presa e spostarsi, mentre io cadevo a carponi e rimettevo pure l’anima.

«Tsk! Siete veramente senza dignità!» fu la conseguente considerazione del Gold, mentre io riprendevo un minimo di parvenza civile e cercavo di rimettermi in piedi con l’aiuto di Sayuko.

«La prossima volta evita di shakerarmi» gli risposi quindi io, e lui sbuffò.

«Ringrazia che non ti abbia strozzato piuttosto» fu infatti la sua replica per poi aggiungere: «Mi auguro per te che abbi una spiegazione convincente a ciò che ho assistito, o ti giustizierò seduta stante»

Le parole del Saint erano severe e il suo sguardo non ammetteva repliche. Spostai quindi il mio in direzione del Generale di Sea Horse, privo di sensi sul lastricato in pietra antistante la sua colonna, e poi in quella di Seiya, nelle medesime condizioni di Baian, e una fitta di rabbia mi trafisse il cuore. Se avessi preso con più serietà gli allenamenti questo non sarebbe successo. Mi sentivo infatti tremendamente in colpa sia nei confronti di Pegaso, che del Saint di Scorpio. Emisi quindi un sospiro stanco. Era infatti giusto fornire anche a Milo una spiegazione, anche perché questa volta avevamo seriamente bisogno del loro aiuto se volevamo uscirne vive e senza fare più danni che altro:

«Le armature che indossiamo noi Emissari non sono come le vostre. Sono pura energia cosmica negativa che, reagendo al contatto con altra energia cosmica negativa, rivestono il nostro corpo come una corazza e ci proteggono come un esoscheletro, dandoci resistenza, forza e velocità. Purtroppo hanno un effetto collaterale: essendo costituite da cosmo negativo, nel momento in cui perdiamo il controllo del nostro corpo, c’è il rischio che se ne appropriano e diventino macchine da guerra. Ed è proprio quello che mi è successo prima. A causa della botta alla testa, che mi ha fatto perdere parzialmente conoscenza, la mia armatura ha cercato di pendere il sopravvento su di me» spiegai.

«Praticamente come quello che è successo a Saga?» mi domandò quindi Milo decisamente preoccupato.

«Non proprio. A Saga infatti era andato fuori controllo il suo Cosmo Negativo. Nel mio caso invece è il cosmo con cui è costituita l’armatura che, se gli capita l’occasione, non disdegna di appropriarsi del corpo di chi la indossa» risposi.

«Ecco perché Morgana ci teneva tanto al fatto che anche noi fossimo in grado di gestire il cosmo negativo. In modo da riuscire a controllare al meglio le nostre protezioni ed evitare così questi inconvenienti» intervenne Sayuko, mentre Milo si passava una mano nei capelli irritato:

«Fantastico, ci mancava solo più questa! Altro che un aiuto, voi siete solo un danno per il Grande Tempio. Ma d'altronde non ci si può aspettare altro da delle inette mandate allo sbaraglio. Mi auguro che Atena dopo tutto questo prenderà provvedimenti adeguati» fu il conseguente commento dello Scorpione che, anche se mi fece storcere il naso sulle “inette”, non potei contraddire sullo “mandate allo sbaraglio”; quindi evitai di buttare altra benzina sul fuoco e ingoiai il rospo. Stessa cosa non potei dire di Sayuko che, piccata, non si lasciò sfuggire l’occasione di lanciare una frecciatina bella appuntita a Milo:

«Ma senti da che pulpito!  Vorrei ricordarti che senza il nostro intervento la vostra amata “Atena” sarebbe già sotto terra e inoltre vorrei farti anche notare che, mentre noi stiamo qui a filosofeggiare, Saori e le altre ragazze sono prigioniere da qualche parte in questa specie di posto psichedelico. Quindi che ne diresti di lasciare a dopo tutti i tuoi dubbi per concentrarci su come uscire da questo pasticcio?»

Milo emise un lungo respiro per riconquistare la calma e la lucidità:

«Ok, va bene. Rimandiamo a dopo tutto quanto. Per una volta hai ragione. Prima Atena e Lythos e poi le vostre teste» fu il conseguente commento di Milo, che era riuscito nuovamente a riassumere un certo contegno, mentre io mi apprestavo a far rinvenire Seiya, che dopo aver ripreso completamente conoscenza, mi scrutò con fare indagatore da cima a fondo:

«Ehm, Arianna, tutto bene?» fu infatti la sua domanda guardinga.

«Più o meno, ma riesco a stare in piedi e ad essere lucida. Il porno Cloth è nuovamente sotto controllo. Sono mortificata per prima. Non ero in me» mi scusai.

«Me ne sono accorto…» fu il conseguente commento di Pegaso, mentre si alzava massaggiandosi la schiena: «Comunque gran bel colpo. Mi hai messo a tappeto! La prossima volta però cerca di colpire solo il nemico, ok?» mi rimproverò il Bronz Saint e io gli sorrisi mortificata.

«Prometto che se usciamo tutti interi da questa storia, affronterò con più serietà gli allenamenti. Tu piuttosto come stai?»

«Ho visto di peggio» fu la risposta di Seiya, per poi spostare lo sguardo sul Generale dell’Oceano Pacifico Settentrionale, che stava riprendendo i sensi: «Di lui che ne facciamo?»

«Lo ammazziamo. Mi sembra ovvio!» intervenne quindi Milo, mettendo in bella mostra la sua unghia venefica.

«Frena! Un ostaggio potrebbe esserci comodo» lo bloccò però Sayuko, e Milo storse il naso:

«E per cosa di grazia? Ho seri dubbi che cercare di usarlo come riscatto per la vita di Atena o di una delle altre ragazze possa essere una cosa sensata»

«Infatti la mia idea era quella di usarlo come guida per farci condurre da Poseidone dato che non siamo molto pratici del posto. Almeno che tu non abbia una cartina sotto mano!» le rispose però la Veggente.

«E pensi seriamente che collaborerà? Quello, appena si sveglia, tenterà nuovamente di farci fuori» fu però la pragmatica risposta dello Scorpione.

«Scusa Milo, ma tu non potresti usare il Restriction?» intervenne però Seiya e Milo fece per replicare, per poi però lascar perdere, avendo intuito che era una battaglia vana:

«Mi auguro che sappiate quello che state facendo» fu infatti la sua replica, per poi lanciare il colpo per immobilizzare il Generale.

«Vedi che anche tu sai essere utile quando voi?» lo schernì quindi la Giapponese apprestandosi a risvegliare il Marine, cosa che fece brontolona a Milo un “Continua Sayuko, continua, che poi ti metto tutto in conto!”.

Poco da dire che non appena il Generale degli Abissi riprese conoscenza si ritrovò molto stupito nell’essere ancora vivo, anche se immobilizzato.

«Co…come mai non mi avete eliminato mentre ero incosciente?» si ritrovò infatti a balbettare incredulo guardandoci come fossimo degli alieni e Milo sbuffò:

«Fosse per me saresti già a far compagnia ad Ade. È a questa scema che devi chiedere» rispose di fatti lo Scorpione, indicando la Veggente.

«Ciao, Baian… giusto?» esordì quindi Sayuko, ignorando Milo, e il generale annuì guardingo, mentre la giapponese riprendeva a parlare: «Vedi, dovresti farci la cortesia di accompagnarci da Poseidone, prima che ci sia una carneficina» cosa che fece scoppiare a ridere il Marine.

«Scordatevelo. Preferisco morire» fu infatti la risposta di Baian, cosa che fece scoccare a Milo uno sguardo nella direzione di Sayuko con l’esplicito significato di “Te l’avevo detto”.

Decisi quindi di intervenire provando a spiegare al Generale la situazione:

«Toglimi una curiosità: vi siete resi conto che il vostro piano non ha senso?  Voi siete in sette più una manica di inutili uomini conciati da pesce; noi invece siamo in cinque Bronz Saint, cinque Gold Saint, e i restanti guerrieri rimasti al Grande Tempio. Senza contare che non siete nemmeno al corrente che cinque delle ragazze che avete rapito non sono ancelle, ma Emissari del Cosmo.  La disparità numerica è quindi evidente. Averci attirato qui non mi pare tutto questo colpo di genio»

«Cosa vuoi insinuare? Che non siamo all’altezza dei Saint di Atena? E cosa intendi con Emissari del Cosmo?» domandò di conseguenza il Generale, spiazzato e risentito allo stesso tempo, mentre io mi accucciavo per guardarlo dritto in faccia.

«Non sto insinuando che siate meno validi dei Saint, ma, se la matematica non è un’opinione, c’è un’alta probabilità che a finire male siate voi. Inoltre devi sapere che molti secoli fa Poseidone concordò con i Custodi del Cosmo di rinunciare ai suoi desideri di conquista in cambio del riposo eterno, quindi mi pare strano che ora si sia svegliato con smanie da conquistatore. In più, da quello che avverto, non mi pare nemmeno che il dio dei mari si sia risvegliato completamente, o sbaglio?»

Baian mi guardò stupito, per poi abbassare lo sguardo pensieroso: «Non so di cosa stiate parlando e chi siano i Custodi di cui parlate, ma effettivamente su una cosa avete ragione: Poseidone sembra più interessato alle questioni amorose che a quelle belliche. Infatti a prendere tutte le decisioni in materia è il Generale di Sea Dragon, a cui il nostro signore ha affidato la guida dei Marine» fu infatti il commento di Baian.

«Beh, un genio sto tipo, non c’è che dire!» commentò Seiya per poi aggiungere: «E ditemi, una volta che avrete sommerso il pianeta con il diluvio universale, e sterminato il genere umano, su cosa regnerete, sui pesci?»

«Eh? Quale diluvio?» Baian era caduto completamente dal pero.

«Quando siamo giunti qui, il Generale di Sea Dragon, ci ha detto che l’unico modo per salvare Saori era quello di abbattere le colonne che reggono il vostro regno, in modo da indebolire quella portante in cui è stata rinchiusa, e nella quale sta rischiando di affogare con lo scopo di far cadere sulle sue spalle il diluvio che Posidone ha intenzione di scatenare sul pianeta; in modo tale che le acque da lui scatenate si riversino all’interno della colonna e non sull’umanità» spiegò Seiya, facendo comparire su volto del generale un’espressione contrita:

«È assurdo! Come può avervi svelato l’unico modo di distruggere la Main Breadwinner? E comunque, che io sappia, Poseidone non ha intenzione di scatenare proprio nulla, dato che si è invaghito di una fanciulla umana e che i suoi affari siano strettamente legati a traffici commerciali, essendo a capo di una prestigiosa famiglia d’imprenditori marittimi!» ci spiegò quindi Baian, decisamente incredulo nel venire a sapere che, quello che credeva essere il leader dei Marine, avesse spiattellato a cuor leggero al nemico il punto debole della colonna portante del loro regno.

«Quindi, se il vostro obbiettivo non è lo sterminio del genere umano, per quale motivo ci avete attaccato, rapendo le ragazze?» chiese di conseguenza Seiya, sempre più confuso.

«Semplice; per poter unificare il mondo sotto la guida di un unico dio e sovrano. L’umanità sta diventando sempre più corrotta a causa di guerre, conflitti e giochi di potere, ma il Grande Poseidone ha potuto anche notare che, oltre alla gente malvagia, esistono anche persone meravigliose, come la fanciulla che gli ha rapito il cuore e la sua amica. Ha quindi deciso di non distruggere l’intera umanità e, nella sua infinita misericordia, ha deciso di indire un giudizio universale una volta conquistato il pianeta, in modo tale da prendere sotto la sua ala protettrice chi ne sarà degno e dar vita ad una seconda età dell’oro. E siccome Atena non avrebbe mai capito il nobile piano del dio dei mari, siamo partiti d’anticipo per evitare che ci mettesse i bastoni tra le ruote» spiegò Baian risoluto.

«Peccato che il vostro capo sia un fesso, dato che ha escogitato un piano così folle» intervenne di conseguenza Sayuko.

«Fesso? Dici? Io invece ho la netta sensazione che stia cercando di metterlo nel culo a tutti!»

La voce di Morgana ci fece voltare stupiti nella sua direzione, ritrovandoci così ad osservare la Medium con al seguito Lyhtos (che si fiondò immediatamente su Milo per sincerarsi delle sue condizioni) e un ragazzo dai tratti efebici, con indosso un’armatura simile a quella di un Marine.

«Per tutti gli dei dell’Olimpo! Ma come ti hanno ridotto!» fu infatti l’esclamazione della giovane ancella, che puntò il suo sguardo inceneritore verso Baian: «Maledetto, sei stato tu, vero?»

Il Marine di Sea Dragon in risposta indicò Sayuko: «Diciamo che sono stato agevolato»

Cosa che fece spostare lo sguardo stupito della giovane verso la Veggente, che si strinse colpevole nelle spalle: «È una lunga storia Lythos. Riparliamone quando saremo fuori dai pasticci»

«Oh, eccome che ne riparleremo! Stanne certa!» fu la conseguente considerazione dello Scorpione, mentre la nostra attenzione veniva catturata dal ragazzo con i capelli lilla e gli occhi rosati al fianco di Morgana, ma a dare voce ai pensieri di tutti ci pensò Baian:

«Sorrento? Che ci fai con il nemico!?»

«Sto cercando di capire cosa sta realmente succedendo, perché effettivamente, come stanno notando queste fanciulle, qualcosa non quadra nell’operato nel capo dei Marine» fu la conseguente risposta pacata del giovane Generale degli Abissi, per poi rivolgersi a noi con un lieve inchino: «Sono Sorrento di Siren, Generale dell’Oceano Atlantico Meridionale, vi farò da scorta fino al palazzo di Poseidone»

«Cosa!? Ma sei impazzito?» fu la replica del Generale di Sea Horse.

«Baian, rifletti: “Noi ci siamo riuniti qui per volere del signor Poseidone, con lo scopo di creare un nuovo mondo utopico abitato solo da gente con il cuore puro, come nell’era divina. E per realizzare questo obbiettivo non potevamo evitare di combattere contro Atena, ma mi chiedo se questa battaglia è iniziata veramente per il volere di Poseidone. D’altronde se il signor Poseidone combattesse contro Atena ed entrambi perissero, sarebbe molto comodo per chi volesse ottenere sia la terra che il mare” *, senza contare che posso garantire che il sommo Poseidone ha la testa completamente rivolta altrove, dato che sono io a fargli da consulente per la redazione delle sue lettere amorose»

«Cosa intendi dire Sorrento? Che in realtà il Generale Kanon abbia organizzato tutto questo per sbarazzarsi sia di noi che dei Saint?» chiese Baian.

«Può essere. D'altronde cosa sappiamo di lui? Nulla. Ha sempre mantenuto uno stretto riserbo sia sulle sue origini che su come sia riuscito a risvegliare Poseidone, motivo per il quale ha ottenuto la carica di nostro leader» rispose il Generale di Siren, cosa che mi fece sorgere un dubbio:

«Quindi non siete al corrente che il Generale di Sea Dragon è il fratello gemello di Saga di Gemini?»

Un silenzio sbigottito calò tra i presenti, che venne interrotto da uno spiazzato Milo:

«E da quando Saga ha un gemello???» fu infatti l’esclamazione dello Scorpione, cosa che mi fece capire che c’era veramente qualcosa di molto strano che bolliva in pentola, mentre un gigantesco boato, seguito da una violenta scossa di terremoto ci coglieva di sorpresa.

«Ma che sta succedendo!!!» esclamò impaurita Lythos aggrappandosi a Milo per non rovinare a terra, mentre io venivo sorretta da Seiya e Sayuko perdeva l’equilibrio finendo addosso ad un contrariato Baian. Morgana e Sorrento invece non fecero una piega.

«Merda! Qualcuno deve essere riuscito ad abbattere una colonna!» esclamò la Medium.

«Ed è un problema?» domandò Seiya, per poi ricordarci che quello era l’unico modo per riuscire a liberare Saori dalla colonna portante, ma a farci allarmare ci pensò Sorrento.

«Non sono come ci siano riusciti, ma io vi consiglierei di fare in modo di evitare di distruggerne altre perché altrimenti il regno finirà per collassarci addosso» ci informò infatti il Marine.

«Già e io vorrei evitare di lasciarci le penne qui sotto, dato che ho una missione più importante da portare a termine sulla terra ferma. Di conseguenza cerchiamo di trovare una soluzione alternativa per salvare la Kido. Quindi proporrei di dividerci: io, Sorrento e Arianna, ci rechiamo da Poseidone per cercare di venire a capo della faccenda, mentre i restanti si occupino di dar manforte nel liberare le restanti ragazze ed evitare di far crollare altre colonne; e se ci imbattiamo in Sea Dragon cerchiamo di catturarlo» intervenne quindi Morgana, per poi dividerci come concordato (tranne Baian che, da buon prigioniero, non aveva avuto molta scelta).

 

 

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*Cit. Saint Seiya Volume 13 Perfect Edition (perdonatemi se l’ho rielaborata con dei tagli per motivi narrativi)

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