Quello che le donne non dicono

di rosie_lu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettere d'amore [Hermione Granger - Rimarrò al mio posto] ***
Capitolo 2: *** Maschera d'indifferenza [Ginny Weasley] ***
Capitolo 3: *** Ma dove fuggi?[Lily Evans] ***



Capitolo 1
*** Lettere d'amore [Hermione Granger - Rimarrò al mio posto] ***


~Quello che le donne non dicono

~Quello che le donne non dicono

 

 

 

Lettere d’amore [Hermione Granger]

 

 

Caro Ron,

Come inizio è abbastanza banale, lo so. Ma come dovrei iniziare? Ciao amore mio? Non se ne parla minimamente. Non ho il coraggio, e poi ti conosco abbastanza bene da sapere che se lo facessi mi scoppieresti a ridere in faccia. O forse no. Ginny dice che non lo faresti mai, e in fondo anche io penso che non ti azzarderesti. Sei un ragazzo completamente privo di tatto, è vero, ma non faresti una cosa del genere.

Ma, si sa, le ragazze come me che provano sentimenti che non dovrebbero provare verso il loro migliore amico, si immaginano di tutto.

Non sono così diversa dalle altre, strano ma vero.

Mi sento così stupida a stare qui, distesa su questo letto, a scrivere questa lettera e ad ascoltare il lieve ticchettio della pioggia sul vetro della finestra.

Forse il cielo sta piangendo per me, chi lo sa.

Forse sa che io, dopo ore e ore di pianto estenuante, non ho neanche la forza di fare quello. Di piangere.

Che fai, Ron? Ti chiedi perché ho gli occhi rossi e gonfi? Che domande sciocche che ti fai. Ah è vero, scusa, te non puoi sapere il motivo… dopotutto, eri troppo occupato a esplorare la bocca di Lavanda Brown per accorgerti che io uscivo dalla Sala Comune piangendo.

Io… L’unica cosa che ho sentito, era il mio cuore che si frantumava.

Le uniche persone che vedevo, voi.

La musica, tutti i nostri amici che parlavano tra loro e si divertivano… erano svaniti nella nebbia del mio dolore.

In quel momento, per me, c’eravate solo voi due che vi baciavate, e io che vi guardavo impotente.

Ron, avrò mai il coraggio di dirti ciò che provo?

Io penso di no.

Però la vita va avanti, e anche se farà male, io rimarrò al mio posto.

Cosa che, quando stavo con Victor, tu non hai fatto.

Ma sappi che non lo faccio per Lavanda… per quel che mi riguarda, è solo un’oca senza cervello.

E non lo faccio neanche per me… questa scelta, mi provoca una sofferenza cieca, indescrivibile.

Lo faccio per te… perché voglio solo la tua felicità.

Anche se la tua felicità, purtroppo, non è con me.

 

Con amore,

 

                                                                                                                                  Hermione

 

 

 

 

Hermione Granger posò delicatamente la piuma sopra il letto, sporcando la trapunta di inchiostro nero.

Ma lei, questo, non poteva saperlo.

Il suo sguardo triste era perso tra le colline che si vedevano dalla sua finestra. Degli avvallamenti verde speranza sullo sfondo di un cupo cielo grigio.

Un lampo illuminò brevemente la sua stanza, mostrando anche le sue compagne che dormivano beatamente nonostante i tuoni del temporale mattutino.

Ad un tratto, un suono metallico e fastidioso ruppe il silenzio irreale che si era creato.

Hermione si riscosse al suono della sua sveglia, la spense e si alzò lentamente dal letto.

Lanciò un’occhiata inteneritrice alla Brown, che dormiva profondamente nel baldacchino accanto alla porta.

La ragazza prese la lettera sopra il suo letto e, a passi lievi e misurati, uscì dalla sua camera e scese le scale che portavano alla Sala Comune.

A quell’ora della mattina la sala era sempre vuota, ma gli elfi già dalle prima ore dell’alba provvedevano ad accendere il fuoco nei camini  di tutte le Sale Comuni.

Quello dei Grifondoro era scoppiettante e vivo.

Hermione si sedette a terra e piegò le gambe verso il petto, abbracciandosele con le braccia magre.

Continuando ad osservare le lingue di fuoco che si avvolgevano sui tizzoni ardenti, la sua mano si chiuse a pugno, accartocciando la lettera.

Mentre una lacrima amara le scendeva lungo la guancia, lanciò il pezzo di carta dentro il camino.

E, mentre altre lacrime le inondavano il viso, rimase a osservare in silenzio il fuoco che, come per siglare la sua promessa, bruciava le parole “rimarrò al mio posto”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice

E eccomi di ritorno! Perdonatemi per l’assenza prolungata ma tra scuola, esame di inglese, viaggio in Inghilterra e – lo ammetto – mancanza di ispirazione, non sono più riuscita a tirare fuori niente di niente.

Sto cercando di terminare altre due shot, ma non so proprio come portarle avanti, quindi mi sono concentrata su questa storiella che, da come potete capire, avrà come protagoniste tutte le donne dei libri di Harry Potter. Ma proprio tutte tutte – tranne quelle che la mia memoria ha rifiutato di ricordare.

Premetto col dire che non so quanto spesso aggiornerò, perché non sono brava a portare avanti le long fic -infatti ne ho due o tre in cantiere che cerco di portare avanti da una vita – ed è anche per questa mia incostanza che evito di pubblicarle… io per prima mi innervosisco quando le persone ci impiegano mesi ad aggiornarle, e se lo facessi anche io sarei un bel po’ ipocrita.

Ah, quasi dimenticavo: i capitoli non seguono un ordine cronologico preciso, quindi in un capitolo posso parlare di Ginny durante il sesto anno, e in quello dopo di un evento accaduto nell’adolescenza di Tonks… questo, era solo per chiarire l’unica caratteristica di questa fic.

Comunque spero che vi piaccia e, soprattutto, spero di aggiornare presto… lo farò per voi, giusto perché vi adoro, indipendentemente da se leggete, recensite, o inserite questa storia tra le preferite o le seguite!!!

Ora vi lascio in pace… magari mi fate una recensione!!! ;) xD

 

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Capitolo 2
*** Maschera d'indifferenza [Ginny Weasley] ***


~Quello che le donne non dicono

~Quello che le donne non dicono

 

 

Maschera d’indifferenza [Ginny Weasley]

 

Chiudo gli occhi, beandomi dell’aria fredda che mi accarezza il viso.

Da lontano sento la Piovra Gigante schioccare i suoi lunghi tentacoli sulla superficie del Lago Nero, spezzando di tanto in tanto il silenzio benefico che mi avvolge, proteggendomi da tutto e da tutti.

Riapro gli occhi, osservando il sole di febbraio che illumina debolmente il paesaggio circostante.

Oggi è il 14 febbraio.

Pensare che non lo passerò con lui, mi provoca una stilettata al cuore.

Il bello è che non dovrei essere triste e pensare – sognare - fatti che non sono mai accaduti.

Che senso ha soffrire per una cosa che non avverrà mai e che non è mai avvenuta? Nessuna.

E’ solo una maniera per farmi del male da sola. Inutile masochismo che mi illude che, prima o poi, lui noterà me.

Asciugo velocemente una lacrima che scende dispettosa lungo la mia guancia. La asciugo prima che lasci un segno palese della mia sofferenza.

E poi, questi miei sentimenti per lui non sono neanche leali nei confronti dei ragazzi con cui sto.

Ma cosa posso fare se loro, quando li sfioro con la mano, non mi fanno sentire la scarica elettrica che mi corre lungo il braccio quando tocco lui?

Cosa posso fare se loro non mi fanno sentire felice anche quando li vedo sorridere?

Cosa posso fare se, quando li bacio, non mi fanno volare senza bisogno della scopa volante?

Nulla.

Perché lui è questo che fa nascere in me…

La voglia di annullarmi completamente in lui.

La voglia di rivolgere il viso verso il cielo e lasciar nascere un sorriso inconsapevole sulle mie labbra.

La voglia di sospirare di felicità perfino durante le lezioni di Piton.

Semplicemente, la voglia di aprire gli occhi e guardare questa alba sotto una prospettiva migliore.

Quanto odio questi giorni, che scorrono veloci senza lasciarmi intravedere la felicità anche solo in lontananza.

Quanto odio questa occasione. San Valentino.

Il giorno degli innamorati.

Il giorno di quelli che hanno lasciato qualcuno, e tirano un sospiro di sollievo per non esser stati costretti a setacciare tutti i negozi di Hogsmeade per il regalo.

Il giorno di quelli che, invece, piangono la rottura con qualcuno che consideravano importante.

Il giorno di quelli che la persona importante l’hanno persa per sempre.

Il giorno di quelli che sperano che l’amore della loro vita si mostri in tutta la sua bellezza.

Il giorno di quelli che [come me] fingono un sorriso e ingoiano una lacrima amara.

 

 

Buon San Valentino, Harry.

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccomi di nuovo qui a torturarvi con le mie schifezze. Però se vi interessano sappiate che non mi dispiace!!^^

Ok, basta con le persuasioni, ricominciamo da capo… Eccomi di nuovo qui con le mie schifezze! Badate bene, la fine di questo capitolo l’ho finito in un momento proprio out – oltre ad essersi rotta la mia tazza preferita, è dalle tre del pomeriggio che ho nausea e mal di testa pazzesco, e da due giorni che ho il torcicollo… no, non sono incinta, diversamente da come pensano i miei amici!!! – non vi dico di essere clementi, ma se non è il massimo questo è il motivo…

Comunque, come avrete visto, questo capitolo parla di Ginny durante il San Valentino del suo quarto anno, quando Harry esce con quella frignona di Cho – chiedo umilmente perdono se questa ragazza piace a qualcuna di voi, ma penso che questa ostilità sia rimasta a causa della cotta pazzesca e a dir poco anormale che avevo per Daniel Radcliffe e anche perché mi ha toccato Hermione U_U – e lei, naturalmente ci soffre… Sinceramente non ricordo se all’epoca Ginny stava con la piattola di Zacharias Smith o il suo amico, però non ho avuto il tempo di controllare e l’ho scritta anche nel dubbio… E poi: la piovra si chiama Piovra Gigante, vero?! Anche in questo la mia memoria ha deciso di resettare il dettaglio!!!

Ok, basta, qui vi lascio… vorrei ringraziare le 5 persone che hanno recensito, alle 3 che l’hanno inserita tra le preferite, al lettore che l’ha inserita nelle seguite e agli 83 che hanno letto!!! Scusate se non vi ringrazio uno ad uno ma non sto al massimo, come ho già detto!!!

Un in bocca al lupo a tutti i lettori che hanno gli esami (di qualsiasi tipo ^^)

Un bacione enorme…

 

Vostra,

Piccio

 

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Capitolo 3
*** Ma dove fuggi?[Lily Evans] ***


~Quello che le donne non dicono

~Quello che le donne non dicono

 

 

Ma dove fuggi? [Lily Evans]

 

I corridoi di Hogwarts passavano veloci e sfocati mentre correva a perdifiato.

Non sapeva dove andare, né cosa le stava prendendo… sapeva solo che era troppo.

La consapevolezza di aver perso una sorella da anni, di essere considerata un mostro da lei solo perché prendendo un misero pezzetto di legno in mano poteva fare cose che lei e qualsiasi altra persona non avrebbero nemmeno potuto immaginare, si aggiunse alla consapevolezza di aver perso anche un amico.

Il viso caro del suo migliore amico, un viso che per anni era stato il suo conforto e il suo sostegno, era impresso nella sua mente. Rivedeva gli occhi con cui la guardava mentre gli diceva:<< Sev, non posso accettare la strada che hai deciso di prendere… avrei accettato di tutto, ma non posso accettare di essere amica di un ragazzo che ha deciso di seguire i Mangiamorte >>.

Severus aveva riso: una risata priva dall’allegria, piuttosto di scherno e di derisione per quello che gli stava dicendo. I suoi occhi non avevano più quella lieve espressione addolorata, e nel giro di pochi secondi erano diventati indifferenti e quasi accusatori.

<< In effetti è una strada inaccettabile per una qualsiasi Grifondoro che si rispetti >>.

Lily lo aveva guardato ad occhi sbarrati e aveva sibilato:<< Non serve essere Grifondoro per rendersi conto che i Mangiamorte sono pazzi e assassini! Basta avere un minimo di coscienza e di senso della giustizia per capire che si alimentano di fandonie e che si battono per una causa razzista e sanguinaria, una causa che non esiste né il cielo né in terra! >>.

Severus era rimasto zitto a guardarla, assottigliando leggermente lo sguardo. Gli occhi neri erano ancor più indecifrabili di prima, e la sua rabbia si poteva percepire solo guardando il pugno chiuso che si stringeva in una mossa convulsa.

Lily non aveva abbassato lo sguardo, pur sentendosi sanguinare il cuore. “ Può fare così male separarsi da un amico, da un fratello? ” si chiese.

<< E’ la tua ultima parola? >> aveva chiesto Severus, senza un minimo cedimento della voce.

Lily aveva annuito debolmente.

Il ragazzo aveva indietreggiato di un passo, lo sguardo improvvisamente perso a scrutare il volto di quella che era, ormai, la sua ex migliore amica. Aveva alzato lentamente la mano e le aveva posato un dito sulla guancia, asciugando una lacrima che era sfuggita dal suo controllo.

<< Addio Lily >> e, senza aspettare una risposta, si era voltato e se ne era andato senza voltarsi.

Quando ormai il ragazzo era scomparso dalla sua vista, Lily si era ritrovata il volto inondato di lacrime silenziose, e un improvviso senso di abbandono le stava dilaniando il cuore.

Si era piegata su se stessa, aggrappandosi al muro freddo vicino a lei, e aveva atteso che il respiro tornasse regolare.

Aveva alzato lo sguardo sul vetro della finestra. La pioggia di novembre batteva furiosa, il vento implacabile scuoteva gli alberi, facendo piegare anche loro su se stessi.

Guardando la scena da lì, a Lily parve di vedere il ritratto della sua anima in subbuglio. Poi, in lontananza, vide il campo di Quidditch.

E capì.

E cominciò a correre, a correre, a correre.

I suoi passi rimbombarono nei corridoi vuoti della scuola, e le poche persone che incrociavano la sua corsa si dovevano accostare alle pareti perché lei non si fermava, non rallentava, non si spostava.

Continuò imperterrita a correre, guardando solo il vuoto di fronte a sé, perché c’era solo una cosa da fare: c’era da fuggire.

Ma dove?

Arrivata all’ingresso, aprì il pesante portone di legno, si fiondò fuori e ricominciò a correre.

Ma dove?

Il vento le sferzava il viso, e così le gocce di pioggia che, violente e implacabili, cadevano su di lei e su tutto il triste paesaggio circostante.

In un batter d’occhio si ritrovò zuppa dalla testa ai piedi: il mantello fradicio le svolazzava intorno seguendo il volere delle sferzate di vento, e i vestiti si incollavano sul suo corpo come una seconda pelle.

Si fermò all’improvviso, riprendendo fiato. Immobile in mezzo al temporale, guardava il vuoto di fronte a sé.

Le urla ferme in gola, come un boccone amaro troppo difficile da ingoiare.

Fuggi. Ma dove?

<< Evans >>

Un rombo cupo squarciò il silenzio che era calato.

Dopo un interminabile attimo, Lily si voltò.

James Potter, dietro di lei, si avvicinò lentamente con un mantello asciutto in mano… era evidente che lo aveva incantato per farlo rimanere asciutto.

Le tolse il mantello bagnato che aveva addosso e la coprì con quello che aveva sottobraccio, poi la prese dolcemente per le spalle e sussurrò:<< Che succede? >>

Lily non rispose: si limitò a tenere la testa bassa, guardando triste il terreno ormai infangato.

Sentì Potter sospirare, e ripetere:<< Evans, che succede? Dimmelo per piacere >>

Lily alzò finalmente lo sguardo, e incontrò gli occhi nocciola del ragazzo che riteneva il più insopportabile del mondo. Non avevano la stessa aria di superiorità e orgoglio, erano piuttosto… preoccupati. La scrutava con uno sguardo ansioso, sempre tenendola stretta per le spalle. Ma non era una stretta fastidiosa: era una stretta calda, protettiva.

Lily per un attimo dimenticò che era il ragazzo che non tollerava da sette anni, dimenticò le volte che lo aveva Schiantato o che aveva aggiunto un ingrediente qualsiasi nella sua pozione per fargliela scoppiare. Dimenticò che per sette anni aveva insultato e preso in giro Severus solo perché era il suo migliore amico.

Dimenticò tutto e scoppiò a piangere, aggrappandosi a lui come se fosse la sua unica ancora di salvezza.

James rimase un attimo interdetto da quella improvvisa vicinanza, ma poi l’abbracciò dolcemente, tenendola saldamente quando sembrava che le gambe della ragazza stessero per cedere dall’emozione.

Le accarezzò i capelli rosso fuoco, e la strinse al suo petto per darle conforto.

Lily non poteva fare a meno di chiedersi per quale motivo lui fosse lì a sostenerla, senza usare inutili giri di parole ma semplicemente abbracciandola. Da quanto tempo era che Lily non abbracciava qualcuno?

Da come si sentiva in quel momento, sembrava una vita.

Forse è vero che a non abbracciare qualcuno ti si inaridisce il cuore. Il suo le sembrava così: inaridito, senza linfa, senza sangue che pompasse.

Con Petunia era ormai troppo che non c’era un minimo contatto, e lei e Severus si abbracciavano di rado quando erano piccoli, diminuendo man mano che crescevano. Ma ormai non aveva più importanza.

Ora che James la circondava con le braccia e che con continuava ad accarezzarle i capelli, si sentì il cuore più leggero. Non importava chi fosse, o almeno non in quel momento: in quel momento le era vicino come se la conoscesse da sempre.

La vocina fastidiosa di prima ricominciò a farsi sentire, e disse “ Fuggi! ”.

Lily rimase ad ascoltarla, riflettendo. Poi rispose “ No. Rimango ”.

E così, la vocina scomparì.

Era inutile fuggire. Il suo posto le era sotto il naso da un pezzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Lo so che mi odiate. Anche io mi odio, immensamente. Che poi cazzarola, me ne son RIuscita fuori con questo capitolo un po’ di cacca e oltremodo deprimente?! Lo so, un comportamento pessimo. Non sapete quanto mi dispiace di non aver scritto per tutto questo tempo.

Potrei dirvi un sacco di cose, ma posso solo giustificarmi dicendo che la mia ispirazione aveva fatto letteralmente Puff  D:

Quindi, ringrazio TUTTI VOI, tutti perchè nonostante ciò avete continuato a leggere le mie storie, a metterle tra i preferiti, tra le ricordate e via dicendo. GRAZIE MILLE VERAMENTE!

Cercherò di non deludervi più e di non farvi più aspettare una vita per rileggere qualcosa di mio, e anche per criticare ovviamente xD

A presto con il prossimo capitolo (che è già in fase di costruzione C: )

 

 

VOSTRA Piccio!!

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