Vita da Pet

di Ellery
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il giuramento di un gatto ***
Capitolo 2: *** Quarantaquattro gatti ***
Capitolo 3: *** Pulizia quotidiana ***



Capitolo 1
*** Il giuramento di un gatto ***


1. Il giuramento di un gatto


La ff partecipa a:
* Lande di fandom - Cowt8
* Week 5
* Prompt: gatti
* Parole: 1074



Belgioioso guardò sconsolato la ciotola vuota. Perché quegli sciocchi umani non l’avevano ancora riempita? Non si erano accorti di che ora fosse? Le ventidue e trenta. Idioti! Come potevano dimenticarsi la sua cena?
Balzò sul divano, acciambellandosi nel grembo della proprietaria. Miagolò, dondolando la coda e strusciandosi contro la sua spalla.

«Oggi no, tesoro. Domani è il grande giorno.»

Grande giorno? Che diamine volevano dire quelle parole? Cosa poteva accadere di tanto importante da fargli saltare il pasto?

Ritentò, ottenendo soltanto carezze e baci sulla testolina.

Inutili esseri umani! Gliel’avrebbe fatta pagare, altro che!
Quando sarebbe arrivata quella graziosa poltrona con schienale reclinabile che avevano ordinato da Media Shopping? Nell’arco della settimana, senza dubbio. Splendido! Gli occorreva proprio un nuovo tiragraffi.
 

***
 

Belgioioso urinò, sollevando la zampa posteriore ed allagando il fondo del trasportino. Maledetti esseri umani. Come avevano osato rinchiuderlo in quella stupida gabbia di plastica arancione? E caricarlo in auto, per di più! Dove lo stavano portando? In genere, il trasportino significava soltanto grossi guai in arrivo. Tentò di scrutare oltre le sbarre dell’abitacolo, verso i finestrini. Il paesaggio primaverile si confondeva al di là dei vetri, dove gli alberi in fiore contornavano i negozi del viale. Riconobbe la lavanderia, il dentista e poi l’insegna di una tabaccheria.

“Non svoltare, ti prego!” si sussurrò, mentre la macchina imboccava una curva a destra. Una lunga discesa e poi la frenata. Colse il motore spegnersi e la portiera aprirsi di scatto.

«Siamo arrivati!» cinguettò la proprietaria, afferrando la maniglia del trasportino.

Belgioioso sgranò gli occhi. Le iridi gialle si ridussero ad un sottile cerchio, mentre un altro fiotto di pipì sfuggiva incontrollato. La grossa croce azzurra dipinta sulla vetrata lasciava pochi dubbi.

«Maoooo. Maoooo…» pianse, mentre la donna tirava dritta oltre un paio di porte scorrevoli.

Dannazione, no! Non poteva lasciarsi intrappolare così. Doveva fuggire… doveva assolutamente divellere le sbarre e scappare. Allungò una zampa, cercando di aprire i gancetti di plastica che bloccavano l’inferriata della sua prigione.

«Oh, che carino. Vuoi giocare?»

No, stupida umana! Come aveva osato approfittare del suo amore! Le coccole, i vizi, la promessa di un gustoso filetto d’alice non erano che bugie, dunque! Una scusa per obbligarlo ad entrare nel trasportino e trascinarlo in quel posto di sevizie e torture.

Sollevò lo sguardo verso la vicina scrivania, dove una giovane in camice bianco stava segnando alcuni appuntamenti. Tese nuovamente una zampa: se solo fosse riuscito ad afferrare il tagliacarte…

«Uh, che bel gattino abbiamo qui!» la segretaria si palesò, avvicinando il dito allo sportello «Non si preoccupi signora Rossini. Potrà venire a prenderlo questa sera, verso le sei.»

«Durerà molto l’intervento?»

«Oh, no! Questione di poco, mi creda.»

Quale intervento?! Appiattì le orecchie ed il pelo, mentre la proprietaria lo consegnava nelle mani della receptionist.
Non poteva essere…

Ricordava a stento i racconti degli altri gatti di quartiere: l’ingresso in una sala bassa e buia, che puzzava di disinfettante. Un dolore alla coscia e poi la nausea, il senso di confusione, l’impotenza più totale. Ogni reazione inibita, mentre la coscienza si spegneva. Poi il nulla, fino al risveglio: una gabbia fredda e una ferita sul didietro, appena sotto al sedere. I preziosi gioielli spariti per sempre, buttati nella spazzatura. Un taglio piccolo, ma umiliante; un simbolo dell’onore perduto.
Che cosa avrebbero detto le gatte del rione? Aveva promesso a quella bella tigrata una cavalcata romantica tra i tetti dei condomini. Il loro appuntamento si sarebbe trasformato in una catastrofe! Che avrebbe detto, se l’avesse sorpreso senza attributi? Avrebbe ceduto alle avances di altri pretendenti. Non poteva assolutamente permetterlo.

Si ritirò sul fondo della gabbia, soffiando e ringhiando. Quegli sciocchi umani non lo avrebbero privato della sua virtù.
Davanti alla grata apparve il viso barbuto di un uomo. Vestiva una casacca verde, dove era appeso un cartellino. “Dott. Dalle Palle” si leggeva accanto ad una sbiadita fotografia.

“Un nome, un perché” pensò Belgioioso, sfoderando le unghie.

«Camilla… hai preparato il sedativo?»

«Sì, eccolo.»

Il ridondare di una voce gentile, il profumo di un deodorante femminile e… la maledetta gabbia bianca con scomparto mobile.

«Mettiamolo nella trappola.» il dottore avvicinò la gabbia al trasportino, togliendo la porticina di quest’ultimo.
Belgioioso sentì la sua prigione sollevarsi in verticale. Piantò le unghie nella plastica, ma il peso lo tradì. Accidenti! Perché si era abbuffato di tutti quei biscotti e premietti Whiskas? Cadde, sbattendo il sedere contro la griglia candida. Non fece in tempo a realizzare: lo sportello si chiuse e le pareti iniziarono a stringersi sempre di più.

Miagolò, soffiò, tentò di graffiare, ma fu tutto inutile. Un ago trafisse la sua coscia, iniettando un liquido trasparente e bruciante.

«Lasciamo che si addormenti.»

I medici sparirono, spegnendo le luci ed abbandonandolo nel buio e nel silenzio.
Perse i sensi poco dopo.

 
***


Quando si risvegliò, Belgioioso si sentì improvvisamente leggero. L’anestetico gli aveva lasciato una piacevole sensazione di confusione, oltre che un buco allo stomaco: non vedeva l’ora di arrivare a casa e mettere qualcosa sotto i denti.
Beh, ormai era fatta: i gioielli se n’erano andati per sempre e con essi il suo onore. Le gatte lo avrebbero snobbato, mentre i maschi lo avrebbero deriso e scacciato. Cos’era diventato? Un futile felino da salotto, buono solo a ricevere coccole, pappe insipide ed a farsi le unghie sullo zerbino.

Che cosa gli rimaneva, se non la consolazione di poter affogare il dispiacere nel cibo? Ecco quale sarebbe stata la sua unica compagnia: la ciotola ripiena di crocchette, mousse umide e biscottini per gatti sterilizzati.

“Mai più!” sussurrò, guardando nuovamente verso il finestrino dell’auto, dove era già stato caricato “Non mi fiderò di questi stupidi umani mai più. Maledetti schiavi insolenti! Vi obbligherò a cambiare il copridivano tutti i giorni. Dormirò sui vostri cuscini e mangerò dai vostri piatti.

E quando sarete troppo stanchi, stremati da una lunga giornata di lavoro… io verrò di notte e vi sveglierò. Vi chiederò del cibo ogni domenica, all’alba. Vorrò uscire nei giorni di pioggia, solo per poter tornare con le zampe infangate e sporcarvi i tappeti.

Piscerò nella vasca da bagno o sopra il bucato appena steso. Mi farò le unghie sui maglioni di cachemire, sulle tende e sulle tovaglie. Distruggerò tutti i vostri soprammobili e ballerò sulla cornice d’argento con la foto del vostro matrimonio” Sollevò una zampa verso il cielo scuro della sera, appena visibile oltre la portiera e la grata del trasportino “Lo prometto, da qui all’eternità. 

Questo è il giuramento di un gatto!”
 
 

Angolino dell'autrice: salve! è la prima volta che scrivo qualcosa in questa sezione e... nulla, volevo cimentarmi in una piccola raccolta di one shot incentrate sul punto di vista dei nostri animali domestici. 
Innanzi tutto, vi ringrazio per aver letto fin qui! 
La ff partecipa al Cowt8, indetto da Lande di Fandom. Si ispira al prompt "gatti".
Se avete pareri o consigli, scrivetemi liberamente *_*
Grazie davvero!

E'ry

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Capitolo 2
*** Quarantaquattro gatti ***


2. Quarantaquattro gatti


* Cowt-8, indetto da Lande di Fandom
* Week 5
* Prompt: Gatti
* Parole: 651


Watermelon osservò i quarantaquattro gatti disporsi in fila per sei col resto di due. Produsse un cenno soddisfatto al notare l’entusiasmo delle reclute. Era un esercito giovane, ma affiatato! Conquistare il mondo, sarebbe stato un giochetto da ragazzi.
Si sporse dall’alto del tiragraffi, sollevando il muso in una smorfia soddisfatta.

«Congratulazioni!» annunciò, osservando i felini impettiti «Siete la migliore squadra che potessi selezionare! Nessuno è al vostro livello. Ora, ci impadroniremo dell’intero pianeta. Soggiogheremo definitivamente quegli stupidi umani. Pagheranno con la vita le umiliazioni che abbiamo dovuto subire a causa loro.»

La ferita sotto la coda era uno smacco troppo grosso da digerire. Si sarebbe vendicato.
«Andiamo!­» disse, sollevandosi sulle zampe posteriori «La riscossa dei gatti è iniziata.»
 

***
 

Prendere in ostaggio l’intera famiglia era stato un giochetto da ragazzi: era bastato fingere un malore e tutti erano accorsi in suo aiuto. Aveva catturato i quattro membri, legandoli sull’orribile sofà a fiori.
Watermelon li squadrò, ghignando trionfante. I giorni della tirannia bipede erano finiti!

«Ma … Watermelon, perché ci fai questo?»

Spiò la proprietaria con la coda dell’occhio. Odiosa casalinga rincitrullita. Passò poi al marito, un pingue signore di mezza età ed ai due figli, una terribile bambina con dei morbidi  boccoli biondi ed un ragazzino di circa dodici anni.

«Silenzio, umani!» ringhiò «Ora subirete le mie ire. Mi vendicherò per tutto il male che mi avete causato.»

«Male? Ma… come, piccolo mio… sei trattato come un principe.» singhiozzò la donna.

«Un principe?! Mi avete fatto castrare. Taglieresti gli attributi al tuo principe, se così fosse?»

«Era per il tuo bene!»

«Silenzio! Non intendo tollerare oltre queste menzogne.» puntò un artiglio verso l’uomo, troppo sconvolto e spaventato per parlare «Tu subirai la stessa sorte… così vedremo se poi avrai ancora voglia di portarmi dal veterinario. Quanto a te…» voltò i grandi occhi azzurri sul figlio maggiore «La prossima volta che spruzzi il limone sul mio cibo, ti faccio pulire la tavoletta del water con la lingua.» ottenne un singhiozzo striminzito. Lo ignorò, passando alla bambina « E tu… sudicia umana… come hai osato vestirmi come fossi un bambolotto! Sono un gatto ed un maschio, maledizione. Le gonnelline a fiori, sai dove te le puoi ficcare?»

«Watermelon, ora basta… siamo la tua famiglia.» supplicò la proprietaria.

Il felino batté le zampe. Subito i quarantaquattro gatti accorsero, disponendosi a semicerchio dietro le spalle del loro generale:

«Ti ricordi, stolta umana, la volta in cui mi portasti alla mostra per persiani? Mi arricciasti il pelo con una spazzola e mi adornasti di fiocchetti rosa e di pon pon. Passai otto ore dentro una gabbia da esposizione, a destreggiarmi tra le mani unte e sporche di spettatori che volevano accarezzarmi. Ricordo ancora le grida insolenti dei mocciosi che mi chiamavano “micina”.» scosse piano il capo, rivolgendosi agli adepti «Ora, miei fedelissimi, è giunto il momento! Vendichiamoci su questi maledetti uma…»

Accadde qualcosa di inspiegabile: il mondo si confuse davanti ai suoi occhi, in un turbinio di colori. Scomparvero il sofà, il salotto, i quarantaquattro gatti. Un potente raggio di luce giunse ad accecarlo.

 
***
 

«Watermelon! Tesorino, stai dormendo?»

La voce della proprietaria arrivò a spaccare il sogno. Le immagini sfumarono nella sua testa, mentre dalle tende frettolosamente tirate filtrava un caldo sole estivo. Sfregò le palpebre con i polpastrelli e sbadigliò ripetutamente. Si ritrovò le unghie laccate della donna a solleticargli l’orecchio ed il naso schiacciato.

«Stavi facendo un bel pisolino, amore mio?»

“Splendido.” Si sussurrò il persiano, ciondolando la lunga e folta coda.

Un altro sogno di gloria sfumato con l’arrivo del giorno. Stiracchiò le zampe, fissando il volto allegro della donna. Maledetta! Prima o poi, le avrebbe cancellato quel sorriso zuccherino a suo di artigli.

Sfoderò le unghie, avvicinando la zampa alle guance della padrona e…

BROOPL

Un gorgoglio allo stomaco lo fermò, mentre i morsi della fame si facevano sentire. Ripensandoci, la conquista del mondo poteva aspettare.

Non si può dominare un pianeta, senza aver prima fatto colazione!

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Capitolo 3
*** Pulizia quotidiana ***


3. Pulizia quotidiana


* Cowt-8, indetto da Lande di Fandom
* Week 5
* Prompt: gatti
* Parole: 414


Simeone adorava leccarsi.

Era così piacevole passare ripetutamente la lingua ruvida sul sedere, grattandolo per bene. In fondo, era un ottimo esercizio quotidiano di pulizia. Passava poi alla coda, alle zampe ed alla pancia, ma… il sedere rimaneva il suo punto preferito. Era soddisfacente, come sensazione. Inoltre, riusciva anche ad allontanare i residui delle pupù giornaliere. Non è mai conveniente andare in giro con dei bitorzolini di cacca attaccati tra le cosce. Senza dubbio, la sua proprietaria si sarebbe indispettita se glieli avesse visti.

L’unica cosa sgradevole, in effetti, era il rischio costante di ingurgitare pelo: finiva sempre per cacciarselo in bocca e sputarlo diventava una vera e propria impresa. L’unico modo per liberarsene era ingoiarlo, mandare tutto giù nella pancia e poi vomitarlo. Una pratica un po’ fastidiosa, ma decisamente liberatoria. Stava molto meglio, dopo aver rimesso: lo stomaco si alleggeriva ed anche il senso di nausea si quietava. Inoltre, era una cosa così virile! Le gatte adoravano i “rigurgitatori” seriali di palle di pelo. Si diceva che Mimì, la persiana bianca dell’ultimo piano, avesse scelto proprio così il suo fidanzato: tramite una gara di sputo di pelo.

Simeone non doveva fare altro che allenarsi quotidianamente! L’anno prossimo, avrebbe sicuramente vinto e la bella Mimì non avrebbe avuto occhi che per lui. Tutti i felini del quartiere lo avrebbero invidiato; si sarebbe guadagnato rispetto e venerazione.

Simeone, il neo eletto campione di vomito di pelo.

La proprietaria non era mai contenta, però, quando succedeva. Forse si preoccupava soltanto per lui oppure per il fantastico tappeto persiano che aveva in camera. Beh, insomma… non era certo colpa sua se quello scendiletto era una sputacchiera perfetta! Morbida, profumata ed assolutamente elegante.

Ah, che bella vita!

Piegò una zampa, voltandosi nuovamente verso il didietro. Leccò a fondo, per cancellare le ultime tracce di sporcizia e poi…

«Simeone! Sono a casa!»

Eccola! La sua umana era tornata. Oh, splendido. Si era ricordata di comprargli le bustine al salmone e tonnetto? Che fosse pesce dell’Atlantico, però! Quello del Pacifico gli era davvero indigesto.

Tese l’orecchio, riconoscendo il familiare suono del sacchetto di carta. Perfetto, la sua cena era arrivata.

Corse verso la porta, balzando sul tavolino accanto all’ingresso:
«Maooo, maooo…» miagolò, mentre la donna si chinava a sfiorargli il muso con la punta del naso.

«Hai fatto il bravo, oggi?»

Simeone le leccò le labbra, le guance, il mento… gli umani si sentivano così gratificati dai baci!

Come era bello renderli felici con una semplice passata di linguetta. 

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