Welcome to Fairy Tail University

di Nao Yoshikawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un inizio non proprio tranquillo ***
Capitolo 2: *** Una scommessa stupida ***
Capitolo 3: *** Sensazioni mai provate ***
Capitolo 4: *** Una semplice frase ***
Capitolo 5: *** Che la festa inizi ***
Capitolo 6: *** Un gioco dannoso ***
Capitolo 7: *** L'ex ***
Capitolo 8: *** Il piano di Erza e Levy ***
Capitolo 9: *** Organizzare in segreto ***
Capitolo 10: *** Avvicinarsi ***
Capitolo 11: *** Tra litigi e dolcezze ***
Capitolo 12: *** La festa è finita! ***
Capitolo 13: *** Guai in vista! ***
Capitolo 14: *** Gelosia portami via ***
Capitolo 15: *** Arrivano le fangirls! ***
Capitolo 16: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 17: *** Essere dalla stessa parte ***
Capitolo 18: *** Una mossa sbagliata ***
Capitolo 19: *** La decisione di Lucy ***
Capitolo 20: *** Guerra e battaglia ***
Capitolo 21: *** All'improvviso ***
Capitolo 22: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 23: *** L'ispettrice ***
Capitolo 24: *** Rivolta ***
Capitolo 25: *** Risolvere i propri problemi ***
Capitolo 26: *** Unica realtà ***



Capitolo 1
*** Un inizio non proprio tranquillo ***


Premessa: Salve a tutti!
Dunque, questa è la primissima fanfiction in questo fandom. Sono sempre stata una fan di Fairy Tail, e qualche anno fa leggevo anche molte ff. Poiché stasera mi era venuta la nostalgia (era troppo tempo che non scrivevo sulla sezione anime/manga), ho deciso di riprendere questa storia che avevo cominciato a scrivere tipo tre anni fa... forse non sarà tutta questa originalità, però ho detto: "dai, perché no".
Sono parecchio arruginita, sono passati parecchi anni dall'ultima volta che ho scritto, anche senza aver mai pubblicato nulla, in questo fandom.
Penso non ci sia nient'altro da aggiungere, buona lettura ^^

 
Capitolo uno – Un arrivo non esattamente tranquillo

La ragazza storse il naso nel ritrovarsi davanti quella struttura imponente che ricordava decisamente lo stile ottocentesco, con diverse decorazioni ad arco sulle finestre e sulle porte.
Aveva sempre saputo che, in quanto unica figlia della famiglia Heartphilia, avrebbe dovuto frequentare la Fairy Tail Universirty, ma adesso che era divenuto tutto più reale, faticava a crederci. 
Strinse i grossi tomi di letteratura tra le braccia, varcando il cancello a malavoglia. Almeno le era stata data la possibilità di scegliere la facoltà che voleva, e visto che la sua passione segreta era la scrittura,  si era dedicata per l’appunto alla letteratura. Nonostante ciò, il suo malcontento era tanto, e Lucy era certa che quegli anni non sarebbero passati mai, neanche studiando qualcosa che adorava.
E la cosa più terribile era ritrovarsi dentro quell'enorme struttura brulicante di ragazzi e ragazze che non conosceva e con cui non avrebbe sicuramente stretto amicizia.
“Oh”, sospirò. “Già in ritardo il mio primo giorno. Chissà dove si trova la mia aula. Oh, è così deprimente, a chi potrei chiedere aiuto?
Si insinuò nel cortile stretto e lungo che precedeva l’ingresso,  iniziando ad avvertire una certa confusione.
"Forse dovrei domandare alla reception", disse fra sé e sé, puntando gli occhi color cioccolato sul grande portone. Deglutì nervosamente,  muovendo un passo. Non si rese neanche conto, pochi secondi dopo, di essere stata scaraventata al suolo, da qualcuno in corsa che le era finito addosso.
"Ahi!”, si lamentò, vedendo i propri libri sparsi malamente al suolo.
“I miei libri!”, esclamò. “Accidenti, non puoi stare un po più attento...?
Si interruppe nell’accorgersi della figura ridente che l’aveva urtata poco prima. Capelli rosati come un fiore di ciliegio, occhi leggermente a punta e un sorriso spavaldo sul viso. Arrossì senza sapere il perché,  impossibilitata dal dire alcunché.
"Scusa mi dispiace!”, esclamò il ragazzo. “Non ti avevo vista!".  
Lucy avrebbe voluto rispondergli di non preoccuparsi, ma tutto ciò che riuscì a fare fu un cenno con il capo. Prima che potesse schiudere le labbra per dire qualcosa,  sussulto nell'avvertire  una voce alle sue spalle. 
"Torna indietro stupido fiammifero ambulante! Giuro che ti ammazzo!"
Il ragazzo si lasciò scappare una risata.
"Scusa ma adesso devo letteralmente scappare. Happy andiamo!"
"Sì, arrivo!", esclamò un ragazzo più basso,  dagli occhi verdi e i tratti bambineschi, il quale prese a correre dietro l'altro.
Pareva quasi che fosse passato un uragano. Adesso la quiete era tornata, e lei era rimasta li immobile come una sciocca
"Che tipo”, sussurrò piano, per poi alterarsi tutta ad un botto. “Poteva almeno aiutarmi ad alzarmi!"
Poco dopo si senti sopraggiungere da un'altra voce,  questa volta più dolce.
"Povera cara, ti sei fatta male?”.
Lucy alzo lo sguardò, ritrovandosi davanti una candida ragazza dai capelli albini e dagli occhi azzurri che le porgeva una mano. Rimase qualche secondo a fissarla, prima di rispondere al gesto. 
“No, tranquilla”, rispose lei.
“Mi spiace,  purtroppo quei tipi tendono sempre a creare scompiglio,  spero ti ci abituerai”, le disse ancora l’albina.
“Ah, non preoccuparti,  farò del mio meglio”, ricambiò il sorriso, colpita da tanta gentilezza.
“Immagino tu sia nuova, vero?”.
“Già”, sospirò. “Mi chiamo Lucy Heartphilia.
“Heartphilia? Intendi come il famoso avvocato? 
“Beh... a dire il vero io sono sua figlia”, affermò imbarazzata, passandosi una mano tra i capelli.
“Oh... capisco”, rispose l’altra entusiasta. “Beh,  è un piacere avere qui un membro di una famiglia cosi importante.  Il mio nome è Mirajane Strauss, ultimo anno di economia. Devi sentirti molto spesata, pertanto seguimi".
Lucy rimase un po’ interdetta dalla tanta gentilezza di quella ragazza, bella e sicuramente anche di successo. Dopo aver raccolto i propri libri, prese a seguire l'albina fin dentro l’istituto,  ascoltando ogni sua parola. 
"La Fairy Tail University è molto grande, non mi stupisce che ti senta confusa. Per questo ogni anno mi offro di guidare le matricole e spiegare  cosa spetta loro. È sempre un piacere, peccato che questo sarà l’ultimo anno”.
Lucy annui, dando conferma alle sue impressioni,  Mirajane era davvero in gamba come sembrava. 
"Tu a che facoltà sei iscritta?”.
“Eh? Ah, alla facoltà di letteratura”.
“Bene,  allora la tua aula è questa qui”, disse poggiando una mano sulla maniglia. “Vai tranquilla, se hai bisogno di me, mi trovi sempre in biblioteca
“Ah, d'accodo allora, ci vediamo", salutò Lucy sorridendo per poi sospirare. 
La giornata non era ancora cominciata e si sentiva già esausta, ma almeno aveva trovato l’aula e aveva fatto amicizia
“Forza Lucy, ce la puoi fare”, sussurrò aprendo la porta. 
Rimase con gli occhi spalancati: l’aula era enorme, i posti a sedere erano l’uno accanto all’altro, disposti a mo di  platea, mentre sulla parete opposta vi era una lavagna d'ebano mastodontica.
"Wow”, sussurrò guardandosi intorno. “Com'è grande”.
Nel vedersi poi li occhi dei suoi compagni addosso, degluti, cercando di non mostrarsi nervosa.  Cosi entrò,  prendendo posto accanto ad una ragazza.
"Oh”, sospirò. “Ce l’ho fatta. Scusa, a che ora inizia la lezione?"
“Fra due minuti esatti. Fortuna che sei arrivata in tempo, perché la nostra insegnante è molto severa" rispose quest’ultima. 
Ella aveva gli occhi fissi sulle pagine di un libro, occhiali da lettura poggiati sul naso, e i capello di un turchese intenso erano legati da un  fiocco. Era molto bassa, pareva dimostrare sicuramente molto meno dei suoi anni. Vedendola così assorta nella lettura, Lucy non se la senti di disturbarla, ma nello scorgere il titolo del libro non pote farne a meno.
"Stai leggendo "Les Miserables" di Hugo?
“Eh? Sì, lo conosci?”
“Sì, è uno dei miei preferiti, è una bella storia, anche se il finale mi rende sempre così triste”.
“Non dirlo a me. Anche “Notre Dame de Paris è molto bello, seppur in parte drammatico"
“Davvero? Io non l’ho mai letto”
“Ma va, se vuoi posso prestartelo io
“Eh? Davvero? Mi renderesti felice emh... scusa non so neanche il tuo nome!”
“Levy Mcgarden! E’ un piacere per me fare la tua conoscenza!”
“Lucy Heartphilia! Che meraviglia, nuove amicizie!”.
La sua paura più grande, ovvero quella di non riuscire ad integrarsi, sembrava, alla fine, essere stata messa da parte.
Probabilmente, le due ragazze avrebbero continuato a parlare ancora e ancora, se solo non fosse stato per l’arrivo della severa e un po’ austera professoressa Porlyusica, la quale le zittì immediatamente.
Ma, con una sola occhiata, Levy e Lucy si promisero di rimandare a dopo la lezione la loro conversazione.
Quest’ultima non era stato affatto pesante come la bionda aveva temuto.
Non appena ebbero finito, attesero che l’aula si svuotasse, in modo da non essere travolte dal caos. Poi, si incamminarono fuori, con i loro libri stretti al petto.
“Ah, ecco perché il tuo nome mi era familiare! Beh, non mi sorprende che ti trovi qui, allora. Un nome è una garanzia, eh?”, domandò Levy sorridendo.
“Eh, già...”, rispose lei sorridendo nervosamente. Avrebbe evitato di rivelare che in realtà si trovava lì più per forzatura che per volere proprio.
Anche perché voleva tentare di vedere il lato positivo della cosa.
“Umh, comunque sia, sono davvero contenta di averti incontrata. Temevo che non sarei riuscita a spiaccicare una parola con nessuno. Qui è tutto così caotico, pieno di vita, al punto che non so dove guardare!”
“Oh, non devi preoccuparti. Anche io sono qui da poco, ma sono riuscita subito ad ambientarmi. I miei amici sono i tuoi”.
“Oh, grazie...”.
La bionda avrebbe volentieri aggiunto qualcos’altro, ma la sua attenzione fu catturata da un insistente strillare a pochi metri da loro.
“Ah, accidenti”, sospirò Levy. “Un’altra rissa, siamo alla seconda e non è neanche ora di pranzo. Osserva e abituati”..

A fronteggiarsi erano gli stessi ragazzi che Lucy aveva avuto l’occasione di adocchiare quella mattina.
Sembravano piuttosto agguerriti a giudicare dalle loro espressioni.
Quello che doveva chiamarmi Happy, tremava, con un’espressione preoccupata.
“E dai, Natsu”, tentò di richiamarlo a sé. “Il gioco è bello finché dura poco, no?”.
L’amico dai capelli rosa, però, si rifiutò di ascoltarlo, puntando gli occhi verso il suo rivale, il quale si era tolto la maglietta senza un apparente motivo.
“Forse faresti meglio ad ascoltare il tuo amichetto, Natsu!”
“Perché dovrei?”, domandò il diretto interessato, sorridendo. “Sono tutto un fuoco! Coraggio, non avere paura, pervertito!”
“Come osi chiamarmi pervertito?!”
“Tu come me lo chiami uno che si spoglia senza motivo?!”
“E’ perché posso muovermi meglio mentre ti picchio! Adesso basta!”.
Dopodiché, i due si erano saltati addosso, sotto gli occhi e le risate dei loro compagni.
“Accidenti, ma non dovremmo fare qualcosa?”, domandò giustamente Lucy.
“No, Natsu e Gray fanno sempre così, ma in realtà sono amici per la pelle. Hey, immagino che alloggerai qui, non è vero?”
“Eh? Sì, perché?”
“Bene! Sono proprio curiosa di vedere se abbiamo avuto la fortuna di essere vicine di stanza o – ancora meglio – compagne di stanza!”.
Trascinata dell’entusiasmo di Levy, Lucy si dimenticò ben presto di quei due ragazzi.
La sua camera si trovava in un ampio corridoio del dormitorio femminile, dietro una porta bianca. E la fortuna volle che si trattasse proprio della stessa camera di Levy.
“Che bello, lo sapevo io!”, disse quest’ultima contenta. “Spero che non ti dispiaccia condividere la stanza con altre due ragazze”.
“Assolutamente no, anzi!”.
Non appena la fanciulla dai capelli turchesi aprì la porta, non fece in tempo ad aggiungere niente che si ritrovò una scarpa ben assestata sulla fronte.
“Levy!”, esclamò Lucy sorreggendola. “Stai bene?”.
“Ah, disordine, disordine, disordine! Dov’è la mia gonna a scacchi?! Wendy, l’hai trovata?”
“Ho cercato sotto i letti e sopra l’armadio, sei sicura di non averla persa?”
“No, la verità è che questo buco è troppo piccolo! Tra libri e vestiti non se ne capisce più nulla!”.
“Amh… Charle?”.
Nel sentirsi chiamare, una ragazzetta bassa, dai lunghi capelli albini e un’espressione furba, sollevò lo sguardo. 
“E tu chi sei?”, domandò con le mani poggiate sui fianchi.
“Io… mi chiamo Lucy… e credo di essere la vostra nuova compagna di stanza”, rispose reggendo a fatica tra le braccia Levy, svenuta a causa del colpo di poco prima.
“Una nuova compagna!”, esclamò l’altra ragazza, minuta e dai capelli blu notte, legati in due codine. “Sono Wendy! Lei è la mia migliore amica, Charle”.
Ques’ultima la guardò, senza scomporsi più di tanto.
“Oh, bene. E tu studi…?”
“Lettere, proprio come Levy”.
“Io e Charle siamo al primo anno di biologia. Spero che potremmo andare d’accordo”
“Sì, sì. Adesso, volete aiutarmi a cercare la mia gonna o devo fare tutto da sola?!”.
Nel frattempo, la malcapitata Levy si era ripresa dalla botta.
“Wow, la prossima volta vacci piano, Charle”.
La bionda si lasciò andare ad una risatina. Non era poi andata così male come aveva temuto.



“Non per dire te l’avevo detto, però… io te l’avevo detto di evitare!”.
Happy sembrava molto contrariato, mentre il suo amico Natsu si massaggiava la testa dolorante.
“Ah, tutto a posto, sto bene. Anzi, mi sento meglio di prima!”, esclamò lui tirandosi su, osservando verso l’alto, una delle finestre del dormitorio femminile. “Anzi, perché non ci divertiamo un po’, stasera? Ci arrampichiamo fin lassù e...”
“Oh, no. Ti prego. L’ultima volta non è finita bene”.
“Andiamo Happy, non essere noioso e accontenta i tuoi ormoni. Sei o non sei un uomo?”
Il ragazzo arrossì.
“Ma certo che sono un uomo!”
“Benissimo, allora seguimi!”.
Happy sapeva che, seguendo Natsu, si sarebbe sempre cacciato nei guai, ma alla fine non imparava mai la lezione.

Del tutto ignare, le quattro ragazze si erano intanto messe comode. Lucy aveva indossato il suo pigiama e aveva potuto finalmente liberarsi del fastidiosissimo reggiseno che le impediva di respirare. 
Lei e le altre si erano ritrovate a parlare quasi come se si conoscessero da sempre.
Inutile dire che la più spacciata fosse proprio Charle.
“Allora”, esordì rivolgendosi alla bionda. “Dimmi, hai già adocchiato qualcuno? Intendo… qualcuno che ti piace?”
“Charle, sei sempre la solita!”, fece Levy, tentando ci concentrarsi sulla lettura del suo libro.
“E’ tutto a posto. In realtà… non sono interessata ai ragazzi”
“Ah, dicono tutti così. Anche Wendy lo diceva. Ma chiaramente io non le ho mai creduto. Come se non sapessi che si è iscritta a biologia per quel Romeo”
“Ch-Charle!”, l’amica era arrossita terribilmente. “Cosa dici?”
“Che c’è? Non ho detto niente di male. Siamo ragazze, sarà anche normale avere certi interessi”
“Sì, ma non mettermi in mezzo”, piagnucolò lei.

Nel frattempo, Natsu si era arrampicato lungo il muro neanche fosse stato un ragno.
Oramai era diventato piuttosto esperto, contrariamente ad Happy, che gli stava dietro a fatica.
“Natsu, se ne esco vivo, giuro che non ti seguirò mai più nella vita!”
“Sì, dici così tutte le volte. Avanti, lumaca!”, tentò di incitarlo.
Riuscì ad arrivare al davanzale della finestra, che trovò aperta. Sollevò il capo, ritrovandosi davanti le quattro ragazze, tutte intente a parlare tra di loro.
“Andiamo”, insistette Charle. “Se qualcuno ha catturato la tua attenzione, puoi parlarcene”.
Lucy alzò gli occhi al cielo, pensierosa.
“Beh… in effetti qualcuno c’è…”.

“Ma insomma, Natsu, perché mi hai fatto venire con te se neanche mi fai guardare!”
“Aspetta, adesso ti faccio guardare! Non aggrapparti a me!”.
Sfortunatamente, il loro strillare aveva attirato l’attenzione delle ragazze.
“AH!”, urlò Wendy. “Oh, no! Non di nuovo!”
“Maledizione!”, Charle saltò in piedi. “Ancora tu?!”
Natsu sorrise sornione.
“Ciao a tutte!”.
“Ciao a tutte?! Adesso ci penso io a te!”.
Lucy osservava la scena con fare sconvolto, così come Levy..
Charle era andata incontro al ragazzo e lo aveva afferrato per i capelli.
“Quante volte te lo devo dire che devi lasciarci in pace, eh?!”
“Va bene, ma fa piano, mi stai facendo male! Ah!”.
Alla fine. Natsu era caduto sul pavimento con un sonoro tonfo.
“Aiuto, mandalo via”, piagnucolò Wendy..
Happy si era intanto tirato su, ma non appena aveva visto la situazione tragica davanti a lui, si pentì amaramente di averlo fatto.
“Oh-oh”.
“Happy brutto stupido! Anche tu!”, l’albina lo afferrò saldamente, bloccandolo contro il pavimento.
“Mi dispiace! Io sono solo una povera vittima delle circostanze!”.
Lucy indietreggiò con gli occhi sgranati. Che fine aveva fatto la sua tranquillità?
Abbassò lo sguardo, scorgendo Natsu che tentava di alzarsi.
“Amh, biondina… ti dispiacerebbe darmi una mano?”.
La ragazza rimase immobile. Era la seconda volta che quel tipo le rivolgeva una parola, e per la seconda volta non riusciva a rispondere.
Tutto quel chiasso aveva chiamato a raccolta anche le altre ragazze del dormitorio.
Erza Scarlett, una folta chioma rossa e i nervi tesi, spalancò la porta.
“Lo sapevo! Come osi venire qui a rompere le scatole a queste adorabili e pure ragazze?!”.
“Erza?”, chiamò Natsu. “Erza, ciao. Sei venuta a salvarmi?”.
“Io direi proprio di no”, si voltò indietro, rivolgendosi alle sue compagne di stanza. “Cana, Mavis! Venite a darmi una mano?!”
“Puoi contarci!”, rispose la prima.
“Arrivo!”, esclamò la seconda.
La sua camera si era trasformata in un vero e proprio ring da combattimento.
Insomma, quella era un’università o un covo di matti?
“Ohi, ohi”, Mira arrivò in quell’istante, massaggiandosi le tempie. “Un’altra volta, no”.
La bionda le sorrise in modo caloroso. Probabilmente, scene come quelle dovevano essere all’ordine del giorno. E il pensiero la fece sorridere.
Sicuramente non l’inizio che si era aspettata.
Ma chissà cosa il futuro le avrebbe riservato...



P.S
Mi piacerebbe sapere se questo font è troppo piccolo, non mi convince del tutto .-.

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Capitolo 2
*** Una scommessa stupida ***


 
Capitolo due: Una scommessa stupida

Grazie all’intervento di Mira, la situazione sembrava essersi momentaneamente calmata.
Lucy aveva appreso che, a quanto pare, quel tipo, Natsu, dovesse avere per vizio quello di intrufolarsi di nascosto nei dormitori femminili.
Insomma, che tipo, si ritrovò a pensare.
Per il corridoio c’era molto caos, e lei aveva ben pensato di rimanersene lì in disparte, con la schiena poggiata contro il muro.
Natsu, che fino a quel momento l’aveva osservata a debita distanza, si avvicinò, sperando che nessuno badasse troppo a lui.
“Yo!”, la chiamò, cercando di attirare la tua attenzione.
“Amh”, Lucy si irrigidì, a braccia conserte per com’era. “Che cosa vuoi?”.
Non avrebbe voluto essere così sgarbata, il fatto era che si sentiva piuttosto in imbarazzo. Indossava solo il pigiama, per lo più senza reggiseno. Dotata per com’era, certe cose non passavano di certo in osservate.
“Ah, non avere paura! Mi spiace per il casino di poco fa, volevo soltanto divertirmi un po’”, Il ragazzo si avvicinò a lei, forse fin troppo. “Sono Natsu. E tu come ti chiami, biondina?”
“Io non sono “biondina”, mi chiamo Lucy”, rispose reggendo il suo sguardo.
“Lucy”, ripeté lui, facendo poi scivolare lo sguardo verso il basso. Poteva ben vedere cosa trapelasse dalla sua aderente maglietta di seta bianca.
“WAAAAAH! COSA VEDONO I MIEI OCCHI! SI’, HO ADOCCHIATO PROPRIO BENE!”.
Lucy si ritrovò ad arrossire come un pomodoro. Come osava quel tipo dire certe cose? Neanche si conoscevano.
“Tu… tu… brutto…!”, sicuramente avrebbe voluto riservargli qualche insulto, ma non ce ne fu alcun bisogno.
Natsu venne colpito malamente in testa, da un tipo alto e biondo alle sue spalle. Quest’ultimo stava reggendo con un braccio Happy, molto tranquillamente, neanche fosse stato un sacco di patate.
“Così è questo che fai?! Quand’è che ti deciderai a crescere, eh Natsu?”
“Laxus, lasciami subito! Tu non sei mio padre!”
“Chiudi il becco. Dovrò controllarvi meglio, tutti e due!”
“Ma cosa c’entro io, accidenti”, piagnucolò Happy, che non ne poteva più di venire sballottato da una parte all’altra.
Mira si avvicinò a Laxus, sorridendo.
“Scusa se ti ho disturbato, ma ho pensato fosse proprio il caso di avvisarti”.
“Non preoccuparti, non mi hai disturbato. E poi, io sono il più grande qui, che mi piaccia o no devo stare attento a quello che questi ragazzini combinano”
“Peccato che nessuno te l’ha chiesto”, borbottò Natsu, ricevendo in cambio un altro pugno sulla testa.
L’albina ridacchiò, portandosi una mano sul viso. Le sue guance, in genere così pallide, risultavano adesso arrossate.
“Beh… allora grazie”.
“Ma figurati. Adesso riporto questi due al loro dormitorio. Buonanotte, ragazze!”.
Lucy non si era ancora mossa. Era stato tutto piuttosto imbarazzante, non è che fosse molto abituata a parlare con i ragazzi, soprattutto non così sopra le righe come Natsu.
“Hey, Lu!”, Levy si avvicinò a lei. “Quello sciocco ti ha importunata? Sta tranquilla, è praticamente innocuo”.
La bionda si schiarì la voce.
“Sta tranquilla, sto benissimo”, dichiarò con tono neutro.

Nel dormitorio maschile, intanto, Gray sospirava annoiato. Doveva ammettere che, senza Natsu tra i piedi, non c’era molto da fare.
“Hey, Elfman”, chiamò il compagno di stanza. “Non è che per caso sai che fine hanno fatto Natsu e Happy?”
“Staranno combinando qualcosa, come al loro solito”
“Tsk, che idioti”, ribatté acido, probabilmente perché gli dava fastidio, alla fine, non essere coinvolto nelle rocambolesche avventure dell’amico dai capelli rosati.
Ad un tratto, qualcuno aprì la porta con violenza.
“Ma che succede?!”, esclamò saltando giù dal letto.
Laxus aveva letteralmente buttato dentro la stanza i due malcapitati, puntando poi loro il dito contro.
“Quante volte ancora dovrò riportarvi indietro dal dormitorio delle ragazze?! Avete già passato la fase dell’adolescenza, trattenete i vostri ormoni! E immagino che voi, Gray ed Elfman, non sappiate niente, vero?”
“Assolutamente, un vero uomo non fa certe cose”, dichiarò il mastodontico studente dai capelli albini.
“Ed io non sono un pervertito”, affermò Gray.
“Non l’avrei mai detto”, borbottò Natsu rivolgendosi ad Happy.
“Basta! Un altro passo falso e giuro che vi uccido. Letteralmente”.
Il colpevole di tutto quel trambusto allora sbuffò.
“Ho capito, sei arrabbiato perché ti abbiamo fatto fare brutta figura con Mirajane, mh?”.
Laxus tentò di mantenere un’espressione seria ed un certo contegno, ma il rossore sulle sue guance lo tradì ben presto.
“E anche se fosse? Questi non sono fatti vostri. Adesso dormite, o rischiate di svegliare tutti! E’ l’ultima cosa che ho da dire!”.
Dicendo ciò, Laxus se ne andò. Natsu si massaggiò la testa dolorante a causa dei troppi colpi.
“La lezione non la impari mai, non è vero?”, fece Gray, portandosi le mani dietro la testa. “Almeno la prossima volta portami con te”.
“Bene, così almeno io mi tiro fuori”, si lamentò Happy. “Io non sono proprio fatto per certe cose”.
“Andiamo! Non fare l’innocente, alla fine anche tu hai le tue perversioni!”
“Smettila di insinuare certe cose!”, borbottò. Timido per com’era, era restio a parlare di certe cose.
“Va bene, non traumatizzarlo però”, disse Gray divertito. “Comunque, fare certe cose è divertente, ma voglio proprio vedere quando ti innamorerai, e allora lì sì che sarà divertente”.
“Chiudi il becco, pervertito”
“Adesso ti lancio un pugno”
“Bene, provaci!”
“Oh, no”, Happy si portò le mani sulla testa. “Non un’altra volta!”.

Il giorno dopo…

La prima notte era passata. Lucy si era svegliata presto, la prima lezione era alle dieci, ma aveva preferito non dormire fino a tardi, in modo da prepararsi con tutta calma. Insieme a Levy, Wendy e Charle, uscì poi nell’enorme giardino in cui gli studenti si ritrovavano tra una lezione e l’altra e nei momenti di pausa.
“Hai pensato di iscriverti a qualche club?”, domandò Levy.
“Beh… non faccio parte di un club o cose del genere da quando ho finito il liceo. Prenderà in considerazione l’idea”.
“Ho sentito dire che c’è un gruppo per gli appassionati di letteratura. Si leggono classici e se ne parla insieme, non è meraviglioso tutto ciò?”, affermò con gli occhi che brillavano, facendo sbuffare Charle.
“Va bene, saranno gusti...”, borbottò quest’ultima.
Non passò molto prima che le quattro ragazze incrociassero le loro compagne di dormitorio che la sera prima le avevano abilmente aiutate. Lucy riconobbe Erza, Cana e Mavis. Poi, fece caso ad una quarta studentessa, dai grandi occhi azzurri e che le pareva anche molto familiare.
“Buongiorno!”, salutò la rossa. “Avete passata una buona nottata?”
“Ah sì, non preoccuparti”, la rassicurò Charle. “E grazie per averci aiutate”
“Figurati, fra ragazze ci si deve aiutare”, i suoi occhi si erano poi posati sulla bionda. “Tu sei nuova, non è vero?”
“Sì… sono Lucy, piacere”, si presentò.
“Erza! Secondo anno di chimica. Lei è Cana, secondo anno di scienze politiche. E Lisanna, secondo anno di psicologia”.
L’ultima ad essere nominata si fece avanti, con un grande sorriso.
“Molto piacere! Sicuramente avrai già conosciuto mia sorella Mira”.
Ah, ecco perché mi pareva familiare.
“Sì… è esatto...”.
La conversazione delle ragazze fu ad un tratto interrotta. L’attenzione, non solo loro, ma della maggior parte degli studenti lì intorno, si era posata su un gruppo di studenti molto… particolari. 
Camminavano vicini, senza rivolgere parola alcuna a nessuno e , soprattutto, senza guardare nessuno. Come se tutta la gente intorno a loro non contasse.
“Oh, ma”, Lucy strabuzzò gli occhi. “Chi sono quelli?”.
“Una chicca del Fairy Tail University!”, rispose Erza. “Sono una band, fanno rock, roba tosta. Si fanno chiamare Manos. Non farti intimorire, sono artisti, per questo hanno quell’aspetto, beh… bizzarro...”.
La bionda ascoltò assopita lo loro conversazione.
“Davvero?”, sussurrò.
La rossa sorrise.
“Juvia Locker. E’ la cantante del gruppo. Una voce da paura”.
Lucy osservò la ragazza in questione. Il suo sguardo era vitreo, e ciò la rendeva simile ad bambola di porcellana. Indossava abiti pesanti, come se avesse costantemente freddo, ma ciò non le toglieva di certo quell’aria sexy che doveva possedere naturalmente.
“Gajeel Redfox. Chitarrista. Lui incute davvero un po’ di timore”.
Effettivamente la sua espressione non era molto amichevole, o forse era a causa dei suoi piercing o dei tatuaggi.
Nel vederlo passare, Levy si era come incantata a guardarlo. Amava osservarlo, ma non si era mai spinta oltre.
“Phanter Lily. Credo sia una sorta di nome d’arte. Batterista”.
Un ragazzo basso e dal ciuffo corvino seguiva Gajeel, con le mani in tasca e l’espressione di chi preferirebbe non essere mai disturbato.
“Lyon Vastia, l’altro chitarrista. Lui è un po’ una testa calda”.
Effettivamente la sua espressione era spacciata, lo sguardo costantemente di sfida. Stava sottobraccio a Juvia, tenendola stretta a sé in modo possessivo.
“E poi… c’è il loro leader, il bassista. Gerard Fernandez”, il suo tono cambiò improvvisamente. “Lui è semplicemente… magnifico”.
Il leader dei Manos sfoggiava un audace tatuaggio sul viso. Era chiaro che avesse molte ammiratrici, a giudicare dai numerosi gridolini che in seguito si udirono.
Lucy li osservò uno per uno. Sicuramente non era il tipo di gente a cui era abituata, e ciò rendeva tutto decisamente più interessante. Levy si aggrappò a lei, come se stesse per avere un mancamento.
“Io non avrei mai il coraggio di parlare con uno di loro”, sussurrò.
“Suvvia, perché no?!”, esclamò sguaiatamente Charle. “Prendi il coraggio in mano e vai!”
“Aspetta, che vuoi fare?!”.
Levy non ebbe tempo di capire. Si ritrovò spintonata in avanti, e sarebbe sicuramente caduta se solo non si fosse scontrata proprio contro Gajeel Redfox, il ragazzo che adorava guardare ma con cui non aveva mai parlato.
Quest’ultimo abbassò lo sguardo, incatenando gli occhi ai suoi.
“Attenta a dove vai o potresti farti male”, fu la frase che le riservò, detta anche in tono molto gentile.
Lei lo guardò, riuscendo solo ad annuire.
“Gajeel, vieni o no?”, lo richiamò poi Juvia.
“Rilassati, sto arrivando!”, rispose lui più brusco. Anche quando se ne fu andato, Levy non riuscì a muoversi, era totalmente immobilizzata, si sentiva così sciocca!
“Oh, Levy, tutto bene?”, domandò Lucy poggiandole una mano su una spalla.
“… Mi ha parlato. E’ stato gentile...”, mormorò lei.
“Oh-oh”, cantilenò Charle. “Non serve che mi ringrazi”
Non passò molto tempo prima che i Manos si fermassero di nuovo. Questa volta, a sbarrare loro la strada, c’erano Natsu, Gray e Happy.
“Ciao ragazzi, come va?”, esclamò il primo. “Siete proprio ridenti e cordiali stamattina”
“Dragneel, che vuoi?”, borbottò Gajeel. “Togliti dai piedi”
“Andiamo, non c’è bisogno di arrabbiarsi. Noi siamo tutti amici, non è vero?”
Gray non rispose, limitandosi a guardare in cagnesco Lyon, suo oramai ex amico, nonostante non ne avesse capito il motivo. 
Juvia, dal canto suo, aveva cambiato espressione. La sua serietà sembrava essere proprio andata a farsi benedire.
“B-Buongiorno, Gray”, salutò.
“Buongiorno anche a te. Almeno qui qualcuno non ha dimenticato cos’è l’educazione”
“Non mi rappresenti nessuno”, Lyon lo raggelò con quella risposta. Era chiaro che non scorresse buon sangue tra i due. Era, a quel punto, compito del leader intervenire.
“Andiamo ragazzi, senza perdere tempo. Dopo la lezione ci vediamo per provare. Ricordate la festa della settimana prossima”.
“Tsk, non ce ne siamo scordati”, disse Gajeel, spintonando malamente Natsu.
“Ahi, che maniere”, si lamentò quest’ultimo, massaggiandosi una spalla.
Ritrovò immediatamente il buon umore, non appenai suoi occhi si posarono su Lucy.
“Ma guardate un po’ chi c’è, la mia nuova bionda preferita!”
“Aspetta, cosa?!”, fece Happy. “Non possiamo andare da loro!”.
Ovviamente, l’amico l’aveva bellamente ignorato. 
Senza troppe cerimonie, era arrivato alle spalle della sua vittima, afferrandola saldamente e sollevandola da terra.
“AH, MA COSA STA SUCCEDENDO?!”
“Tranquilla, ti tengo forte!”
Nel riconoscere la sua voce, Lucy andò in panico.
“Ma insomma! Mettimi giù! Non sto scherzando! Giuro che appena ritorno con i piedi per terra me la paghi!”.
Charle scosse il capo in segno dissenso.
“Che idioti”.
“Amh… ciao, Charle”.
Ad averla salutata era quel piccoletto di Happy, sempre così timido e spaventato.
“Oh, ciao. Forse dovresti tenere d’occhio il tuo amico. A noi ragazze non piacciono i tipi così invadenti”
“Dai Charle, non essere così dura, cerca solo di essere gentile”, la riprese Wendy.
La sua amica tendeva ad essere troppo aggressiva, alle volte.
Lucy intanto era riuscita a tornare in una posizione stabile. 
“Visto? Tante storie per niente...”, fece per dire Natsu. Dopodiché ricevette uno schiaffo in pieno viso, tanto forte da fargli arrossare una guancia.
“Accidenti, ma perché mi picchiano tutti?”
“Se magari imparassi a comportarti da persona civile questo non accadrebbe!”, ribatté lei. La mano le doleva parecchio a causa dello schiaffo.
“Mmm, non essere noiosa”, Natsu le fece una linguaccia, rivolgendo l’attenzione a tutt’altra persona. “Lyanna, scusa, non ti avevo vista!”.
La bionda spalancò gli occhi. Il ragazzo si era gettato sull’albina, abbracciandola. Sembravano essere molto amici.
“Lu, andiamo?”, domandò Levy, che a quel punto si era ripresa.
“Sì… andiamo”.

Noiosa, l’aveva chiamata noiosa!
Lei non era affatto noiosa, era una persona divertente, simpatica e amabile!
Lucy non capiva perché dovesse dare tanto peso a ciò che uno sciocco ragazzo affermava, ma era più forte di lei!
Tentò di seguire la lezione di filosofia, dopotutto si trovava lì per studiare.
Due ore dopo, Levy le propose qualcosa:
“Perché non andiamo a iscriverci a quel gruppo che ti dicevo?”
“Non vedo perché no. Almeno utilizzerò bene il mio tempo”
Detto fatto, le due si avviarono per raggiungere l’aula in cui il gruppo si riuniva tre volte a settimana. Furono subito ben accolte, e Lucy si trovò tanto bene che non pensò più alle parole di Natsu, almeno per un po’!

Dal canto suo, neanche il ragazzo dai capelli rosa aveva smesso di pensarla. Quella biondina aveva attirato la sua attenzione. Forse per le sue forme sinuose? Forse per i suoi grandi occhi? Forse per la morbidezza della sua pelle o per il suo profumo. Ma cosa andava a pensare?
Anche il suo amico Happy era piuttosto silenzioso. Contrariamente a Natsu, era così impacciato e timido da non riuscire neanche ad intrattenere una conversazione con la ragazza per cui stravedeva.
Era indubbiamente senza speranza.
Gray fece ben presto caso all’eccessivo silenzio, decidendo di porre rimedio.
“Ma cos’è questo mortorio? Il gatto vi ha mangiato la lingua?”
“… Morirò vergine e solo...”, sussurrò Happy esasperato.
“Grazie per questa splendida confessione. E tu, Natsu? Pensi ancora alla biondina? Non per fare il guastafeste, ma si vede lontano un miglio che non riesce a tollerarti”.
“Non riesce a tollerarmi? Io sono simpatico, divertente e affascinante, sono più che tollerabile”
“… Alla faccia della modestia...”, Happy alzò gli occhi al cielo.
“Ah, sì?”, domandò Gray divertito. “Allora scommettiamo che non riuscirai a farle cambiare idea prima della festa della prossima settimana? Pensaci bene, potresti andarci con lei… oppure da solo, a dare la caccia alle studentesse più grandi, che in cambio ti picchieranno”
“Scommetto il contrario!”, l’altro gli puntò il dito contro. “Vedrai come ci riuscirò. Io ed anche Happy”
“CHE CENTRO IO?!”
“Hai detto che non vuoi morire solo e vergine, no? Bene, è compito mio aiutarti! E non perderemo!”.
Per quanto si trattasse di una scommessa piuttosto infantile, Natsu non riusciva proprio a fare a meno di farsi prendere dall’entusiasmo.
I tre, piuttosto che dedicarsi allo studio, avevano ben pensato di prendersi una lunga pausa pomeridiana. Il cortile era semivuoto, pertanto non avrebbero trovato alcun disturbo.
Furono ben presto raggiunti da altri due ragazzi, loro coetanei.
“Yo! Sting, Rogue! Come va, belli?”, li salutò allegramente Natsu.
“Ma perché devi sempre chiamarci come se fossimo due cani?!”, borbottò il biondo. “Comunque stiamo bene. Solo che, ultimamente, tutti non fanno altro che parlare di questa festa...”.
L’amico dai capelli corvini, accanto a lui, sbuffò.
“Io odio le feste, non mi invita mai nessuno”
“Le odio anche io”
“Quando meno tu hai una ragazza, Sting”
“E allora trovatene una anche tu”
“No… non fanno proprio per me”, si schiarì la voce, cambiando poi discorso. “Voi ci andrete?”
“Io non ci penso neanche”, rispose Gray. “Ma Natsu e Happy, loro sì. E saranno anche in dolce in compagnia”
“Smettila di dire queste cose! Mi avete messo in mezzo come sempre!”, piagnucolò Happy.
“Suvvia, sii uomo! A proposito, io vado a cercare la mia bella. Ci vediamo dopo!”, disse infine Natsu, salutando i suoi amici e allontanandosi.

Lucy e Levy erano appena uscite dall’aula, piuttosto soddisfatte. Era sempre bello avere qualcuno con cui parlare dei propri interessi. Natsu, senza saperlo, si stava dirigendo verso la loro direzione.
Quando però le scorse, nel vederle parlare, decise di nascondersi dietro un distributore automatico per sentire un po’ cosa aveva da dire.
“Non credo che per adesso in molti abbiano voglia di studiare”, commentò Levy. “Sarà per la festa che si terrà la prossima settimana”.
“Che festa?”
“Erza mi ha detto che ogni tanto organizzano delle serate qui all’università. Pensano a tutto gli studenti, e i Manos si esibiscono”
“Sembra divertente. Bei tempi, mi fa pensare al mio ballo di fine anno del liceo”
“Già, ma comunque sia non so se me la sento di andarci”, sospirò Levy. “Non mi sentirei a mio agio, e poi sarebbe carino se qualcuno mi invitasse. Ma chi dovrebbe farlo? Praticamente sono un topo da biblioteca, un’adorabile ragazzina che nessuno però… guarda in quel modo”.
Molto sorpresa da quelle parole, Lucy la afferrò per un polso.
“Lo sai che ti dico? Ci andremo insieme. Siamo studentesse universitarie, dobbiamo anche divertirci ogni tanto”
“Davvero? Bene, questo mi risolleva molto il morale! Sarà divertente, che importa se non abbiamo un compagno, non è mica necessario, no?”
“Per l’appunto. Comunque, quand’è la prossima riunione con il club del libro?”
“Esattamente domani”.
Natsu, ancora ben nascosto, ascoltò e assimilò quelle informazioni, sogghignando. 
“Oh-oh. Questo sarà molto divertente”.

NDA
Scrivere questa storia è un divertimento. Una vera università (o un liceo) non è tale senza la band figa di turno e una festa in cui succedono cose.
O senza una scommessa fatta per gioco che inevitabilmente porterà ad altro, ma comunque, cosa accadrà adesso? :D

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Capitolo 3
*** Sensazioni mai provate ***


Capitolo tre: sensazioni mai provate
Quel pomeriggio, i Manos si erano riuniti per provare la loro nuova canzone, in vista della festa che si sarebbe svolta la settimana a venire.
Nei giorni in cui l’aula di musica non veniva utilizzata, gli studenti di quest’ultima facoltà la cedevano proprio al gruppo, 
Era stato proprio Gerard, durante il loro primo anno, a formare quella band. C’era chi lo trovava un passatempo fin troppo infantile per degli studenti universitari, ma lui non aveva voluto sentire ragioni. Sarebbe arrivato il giorno in cui si sarebbero esibiti al di fuori di quelle quattro mura, davanti ad un pubblico vero.
Certo non era facile. Soprattutto perché, essendo in cinque, tutti con caratteri diversi, era difficile che non nascessero discussioni ogni tre per due.
“Oh, Gajeel”, Juvia cantilenò il nome dell’amico con un certo tono irritante. “Hai presente questa frase che hai inserito nel testo della canzone? Bene, FA SCHIFO!”
“Hey, m come osi!”, ribatté il chitarrista. “Chi ti credi di essere?”
“Io sono la cantante! Sono io quella che ci mette la faccia! Anzi, adesso sai che faccio? Cancello questo pezzo e lo riscrivo esattamente come dico io!”
“Tsk, ragazzina insolente, impara a collaborare piuttosto!”.
Lyon sospirò, lanciando un’occhiata a Gerard. Quest’ultimo, per essere un leader, era piuttosto taciturno ma, quando voleva, sapeva come farsi rispettare.
“Forse dovresti occuparti tu della stesura dei testi”, suggerì.
“Siamo un gruppo, dobbiamo decidere insieme. Suonare qui è soltanto il nostro trampolino di lancio. Lì fuori c’è molto di più che ci aspetta”
“Oh no, eccolo che ricomincia. Davvero Gerard, sei troppo preso. Se vuoi fare il musicista perché ti sei iscritto a giurisprudenza? Insomma, le due cose non cozzano un po’?”, domandò giustamente Lyon.
“E’ vietato avere due sogni?”
“No, affatto. Dico solo che dovresti pensare ad altro oltre che la musica e allo studio. Tipo ad avere una ragazza”
“Ah, certo. E’ diventare come te, che vai sempre dietro Juvia”
“Ssssh!”, gli portò una mano davanti la bocca, quasi colpendolo. “Ma cosa ti salta in mente? Potrebbe sentirti!”
“Come se non si capisse esattamente quello che provi”
“Certo, continua pure a prendermi in giro! Quando poi toccherà a te, voglio proprio vedere come sarai bravo a nascondere i tuoi sentimenti”.
Phanter Lily, che in genere badava bene a farsi i fatti propri, batté rumorosamente le bacchette su uno dei piatti della sua batteria.
“Allora, vogliamo cominciare o no? Vorrei ricordarvi che ho un esame fra due giorni e che dovrei essere a studiare!”.
Gajeel allora lo prese in giro.
“Scusa, futuro veterinario. Io sono pronto. Andiamo ragazzi, spacchiamo tutto”.

Seduta su una delle scalinate, Lucy era totalmente immersa nella lettura di “Orgoglio e Pregiudizio”. Amava molto i romanzi di Jane Austin, e sperava un giorno di divenire anche lei una scrittrice degna di nota. 
Quando non era impegnata nella lettura, scribacchiava qualcosa. Molti di quegli appunti, però, rimanevano chiusi nel suo cassetto.
Una frase in particolare catturò la sua attenzione.
“Non è proprio l’indifferenza verso il resto del mondo l'essenza del vero amore?” 
Dopo averla letta, la sottolineò, tendeva sempre a segnare le frasi o i concetti che più la colpivano.
“Hey, Lu!”, la voce di Levy attirò la sua attenzione. “Pronta per il club del libro?”
“Prontissima”, esclamò lei alzandosi.
Le due amiche si avviarono nell’aula in cui avrebbero passato le successiva due ore.
Si sedettero e, poco dopo, la presidentessa del club, iniziò a parlare.
“Ciao a tutti! Per chi non mi conoscesse, sono Bisca Mulan, la presidentessa. Per qualsiasi cosa, chiedete pure a me. Spero possiamo divertirci insieme. Allora, prima di tutto vorrei dare il benvenuto al nostro nuovo iscritto. Era molto entusiasta di partecipare. Vieni pure avanti!”.
Lucy era molto curiosa di vedere chi fosse il nuovo arrivato. Non appena si vide arrivare davanti un ragazzo dai capelli rosati e un sorriso a trentadue denti, spalancò gli occhi.
“Yo! Ciao a tutti! Sono Natsu! Felice di fare la vostra conoscenza”
“C-c-c-che cosa…?!”, esclamò la bionda, non riuscendo a trattenersi. “Tu qui?!”
“Lucy!”, la richiamò Levy, arrossendo. “Ma insomma!”
“Ciao, biondina, è bello vederti!”
“Ah, vedo che vi conoscete!”, disse Bisca sorridendo. “Bene, allora va pure a sederti accanto a lei!”
“Con molto piacere!”,
Lucy era a dir poco senza parole. Cosa diamine ci faceva quel tipo lì? Non gli dava affatto l’idea di essere uno che amasse leggere! No, doveva esserci sicuramente qualcosa sotto. Sì, lui era lì per darle il tormento. Ma cosa aveva fatto di male per meritare un trattamento del genere?
Dovette trattenersi dal lanciargli uno schiaffo. Le ispirava violenza, sarebbe stato inutile negarlo.
“Allora, Natsu”, esordì Bisca. “Perché non ci parli un po’ di te? Potresti iniziare dicendoci qual è il tuo libro preferito”.
La bionda lanciò un’occhiataccia al ragazzo. Quest’ultimo stava seduto in modo piuttosto svogliato, con sul viso l’espressione di chi non sapeva cosa rispondere.
“Ah sì, beh… il mio libro preferito è… un gran bei libro. E’… Le avventure di… qualcosa… sapete, l’ho letto molto tempo fa. Però mi è piaciuto, è solo che mi sfugge il titolo”.
La ragazza si portò una mano sul viso. Esattamente come si aspettava.
“Va bene. Allora adesso vi dividerete in coppia e parlerete al vostro compagno dell’ultimo libro che avete letto. Lucy e Natsu, non vi dispiace stare insieme, vero?”.
Ovviamente, sarebbe stato troppo bello non finire in coppia con quello lì.
“Assolutamente no”, rispose con un sorriso nervoso.
Subito dopo guardò Natsu in modo truce. Lui le sorrise in modo convincente.
“Ebbene, biondina? Che mi racconti di bello?”
“Potrei raccontarti tante cose”, borbottò. “Ma dubito che capiresti. Immagino che non apri mezzo libro neanche per studiare”.
“Questo non è molto gentile da parte tua”, fece fingendosi offeso, rubandole poi il libro dalle mani. “Dunque, vediamo un po.’ Ah, una storia d’amore, chissà perché non sono sorpreso”
“Non vedo cosa ci sia di male, ma figurati se posso parlarne con te. Posso riavere il mio libro indietro, per favore?”
“Te lo ridò soltanto se sei gentile con me. Andiamo, una persona intelligente come te dovrebbe sapere che non bisogna mai basarsi sulla prima impressione”, affermò Natsu con l’aria di chi la sapeva lunga.
Lei sospirò. 
“E va bene, d’accordo. Proverò a conoscerti meglio. Per esempio, visto che non ho ancora avuto l’occasione di capirlo, cosa studi?”
“Facoltà di Scienze Motorie!”
“Chissà perché ma lo immaginavo”
“Che cosa vorresti insinuare? Uno sportivo non può amare i libri?”
“E’ evidente che non sei qui per questo”, lo guardò dritto negli occhi. “Allora, qual è il vero motivo per cui ti sei iscritto?”.
Natsu ricambiò lo sguardo senza alcun problema.
“E va bene. Il vero motivo per cui sono qui è perché voglio chiederti di venire alla festa della prossima settimana con me!”.
Nell’udire quelle parole, Lucy arrossì. Non seppe neanche il perché, era assolutamente ridicolo il pensiero di andare ad una festa con lui. Non le stava neanche simpatico.
“Questo è fuori discussione”
“E perché mai? Sono carino, simpatico, affascinante”
“… E modesto”, sbuffò. “Mi dispiace, ma ho promesso alla mia amica Levy che saremmo andate insieme”
“So cosa le hai detto”
“Non mi dire che ci stavi spiando!”
“Suvvia, Lucy”, si avvicinò al suo viso. “Non fare la difficile, sei una tipa carina, non vorrai farmi penare, vero? E poi, penso proprio che insieme faremmo una bella coppia!”.
Vicino, troppo vicino. E il suo cuore batteva decisamente troppo forte, e ciò non andava bene.
Approfittando del fatto che fosse distratto, Lucy riprese il suo libro, colpendolo dritto in faccia. Tutto ciò era troppo imbarazzante.
“Io e te non siamo e non saremo mai una coppia. Ficcatelo in quella zucca vuota!”
Dimenticandosi degli altri intorno a lei, si alzò dalla sedia, lasciando un dolorante Natsu a massaggiarsi il naso.
“Ahi, ahi. E pensare che sono stato anche gentile. Ah, ma non finisce qui”.

Poco più tardi, in biblioteca…

Lucy non riusciva a credere a quello che fosse successo poco prima.
Natsu le aveva deliberatamente chiesto un appuntamento. O forse, considerarlo un appuntamento sarebbe stato troppo?
Perché doveva pensarci? Quel ragazzo aveva solo voglia di scherzare. Doveva però ammettere che, almeno in parte, quell’invito l’avesse lusingata.
Mentre pensava ciò, fissava un testo di filosofia, senza però capire l’effettivo senso.
Levy la guardava. Aveva evitato di chiedere, ma adesso era diventata piuttosto curiosa.
“Lucy”, la chiamò. “Coraggio, che è successo? Guarda che ho visto come te ne sei andata, oggi”
“Ah, oggi… Tutto bene, non preoccuparti”, affermò sorridendo.
“Andiamo, puoi parlarne con me”.
Non è che non si fidasse di lei, ma parlare di certe cose la metteva in imbarazzo.
Si guardò intorno, schiarendosi poi la voce.
“Natsu mi ha chiesto di andare con lui alla festa”
“Eh? Davvero? Mi auguro che tu gli abbia detto di sì!”
“Che cosa?! No, gli ho detto di no! Perché avrei dovuto? Neanche mi piace...”
“Natsu è un po’ stupido, ma è un bravo ragazzo. Secondo me dovresti proprio conoscerlo meglio, magari alla fine ti sta anche simpatico...”
“Ma… ma avevamo detto che...”
“Ah, non ti preoccupare per me. Sarò con Erza, Wendy, Charle e le altre. Se hai l’occasione, non sprecarla!”.
Non era esattamente ciò che Lucy voleva sentirsi dire. E poi, oramai aveva rifiutato. Si portò una mano sul viso. Era sempre stata abbastanza sicura delle sue scelte, eppure era bastato così poco per metterla in difficoltà!
“Ah, che carini!”, sospirò ad un tratto Levy, con fare sognante. “Quand’è che si decideranno a mettersi insieme? Sono proprio adorabili!”.
Lucy capì ben presto che l’amica si stesse riferendo a Mirajane e Laxus.
Questi due, seduti a qualche metro da loro, sembravano indaffarati nello studio.
O almeno, uno dei due lo era. Perché Laxus si era totalmente perso a guardare la ragazza dai capelli albini, l’unica che, con la sua dolcezza e gentilezza disarmante, era in grado di farlo sciogliere completamente.
“Oh, grazie per avermi spiegato questa lezione”, disse lei ad un tratto. “Per quanto mi sforzi, a volte non riesco proprio a capirle certe cose”
“E’ il minimo che potessi fare. Hai sentito della festa che i nostri compagni? Ah, mi toccherà stare attento che certi idioti non combinino guai”
“Non essere così severo, pensa a divertirti”, rispose lei sorridendo.
“Già… divertirmi”, disse abbassando lo sguardo. “Magari potrei… rilassarmi di più se tu… se tu venissi con me”.
Nel dire ciò le aveva afferrato la mano, stringendola. Mirajane arrossì, divenendo, agli occhi di Laxus, ancora più adorabile.
“Io… ecco… non lo so...”
“Senza impegno. Mi piacerebbe godere della tua compagnia”
“Se me lo dici così, è molto difficile poter dire di no. E va bene. Ma non proverai mica a baciarmi come l’ultima volta, mh?”
“Eppure mi sembra che tu abbia gradito”.
L’albina si coprì il viso per camuffare una risatina data dall’imbarazzo. Laxus le piaceva, anzi, si piacevano a vicenda, ma Mira andava avanti con un pensiero fisso nella mente: che forse l’amore non faceva proprio lei. Era già rimasta ferita una volta. Questo non le aveva impedito di dare un freno al suo animo sensibile e romantico ma, per quanto riguardava le relazioni, preferiva evitare, almeno per il momento.
E ciò non faceva che far soffrire il povero Laxus, che non aveva occhi che per lei. Avevano cominciato insieme e insieme si sarebbero laureati. Il suo obiettivo sarebbe stata sposarla, ma di quel passo, dubitava che ci sarebbe riuscito.
“Bene, adesso devo andare”, affermò Mira, distraendolo dai suoi pensieri. “Ci vediamo dopo?”
“Sì, certo. Contaci”.

Levy osservò Mirajane, con fare sognante, uscire dalla biblioteca.
“Ah, vorrei avere anche io qualcuno che mi guarda come Laxus guarda Mira”
“Secondo me potresti trovarlo”, disse Lucy.
“Cosa? No, io penso di no, proprio per i motivi che ti ho già spiegato”
“Ti ci vuole un po’ di autostima”, mentre diceva ciò lanciò un’occhiata allo schermo del cellulare. “Tra poco abbiamo un’altra lezione. Mi sa che passerò dal dormitorio a fare una doccia”.
“D’accordo. Io vado dalle altre allora, ci vediamo dopo”.
Così, Levy raccolse le sue cose, raggiungendo poi le sue compagne che stavano godendo dei piacevoli raggi del sole pomeridiano. Del gruppo, Erza e Cana erano sicuramente le più casiniste, anche se neanche Mavis scherzava
“Come mai non c’è Lucy?”, domandò la rossa.
“Ah, doveva passare un attimo dal dormitorio”
“Aaaw, mi piace proprio quella ragazza”, fece Mavis. “E’ così carina, mi viene da pizzicarle le guance”
“Non è una bambina”, sospirò Cana.
“In effetti, ha già riscosso successo fra i ragazzi… ora, che rimanga tra noi, ma credo che Natsu l’abbia invitato alla festa...”
“Quel pervertito?!”, domandò Charle.
“Su, su, io lo conosco, non è poi così terribile”, disse Erza. “E lei che ha risposto?”
“Ha detto di no. Ma secondo me cambierà presto idea”.
In tutto ciò, Lisanna aveva assunto un’espressione strana, quasi infastidita.
“Beh… evidentemente non è destino che vadano insieme...”
“Ah, non dire così!”, esclamò Mavis. “L’amore è bello, è il senso della vita, è… è...”
“Sì, ho capito!”, Cana le diede un colpetto in testa. “Mi stai facendo venire il diabete”.
Intanto, il povero Happy era completamente immobile, mentre guardava il gruppo i ragazze e, in particolare, proprio Charle. 
“Maledizione!”, imprecò. “Natsu, perché mi metti strane idee in testa? Potrei anche non farlo ma...ah, ma cosa sto dicendo? Alla fine è quello che voglio. Dai Happy, sii uomo. Sii coraggioso”.
“Con chi stai parlando, Happy?!”
Quest’ultimo quasi sussultò. Alle sue spalle vi erano Lector e Frosch. Il primo aveva i capelli di un rosso acceso e indossava un gilet blu. L’altro, dai capelli dall’improponibile color verde mela, aveva sempre con sé la sua adorata felpa rosa dal cappuccio a forma di testa di rana. Sicuramente un’accoppiata originale.
“Io? Proprio con nessuno. Stavo solo riflettendo ad alta voce. Hai presente Charle?”
“Intendi quella carina del primo anno di biologia? L’ho presente sì, è davanti a me”, rispose Lector.
“Dovrei chiederle di venire alla festa con me. Ma non posso! Io sono negato con queste cose”
Frosch strabuzzò gli occhi.
“Happy ha bisogno di una mano. Lo aiutiamo, Lector?”
“Assolutamente sì!”, fece afferrandolo per un braccio. “Adesso ci penso io!”
“No, ti prego! Ma tu e Frosch non potete fare quello che tutte le coppiette fanno? Tipo, non so,  fare lunghe passeggiate e parlare dei vostri sentimenti?!”
“E’ mio dovere aiutare un amico in difficoltà!”.
Mentre gli diceva ciò, lo aveva letteralmente trascinato dalle ragazze. Nel vederseli venire incontro, Charle inarcò un sopracciglio.
“Ciao!”, salutò Lector molto allegramente. “Scusa il disturbo, ma il mio amico vorrebbe chiederti se vuoi andare alla festa con lui”
“COSA?! MA CHE FAI, STAI ROVINANDO TUTTO!”, urlò lui arrossendo.
Charle, senza scomporsi, si schiarì la voce.
“Mi spiace, ma puoi dire al tuo amico che le feste non fanno per me”.
“Non essere così dura”, le sussurrò Wendy.
“Aiuto”, piagnucolò Happy. “Che figura, me ne voglio andare. Lector, sei un cretino”
“Donne, voi non sapete cosa vi perdete!”, urlò ancora il rosso. “Questo qui è un bravissimo ragazzo, posso assicurarvi che non ve ne pentirete. E’ fedele, carino e molto dolce!”
“… Stai facendo una televendita, per caso?”, lo prese in giro Cana.
Happy desiderò ardentemente svanire. E per sua fortuna, o per sua sfortuna, il momento imbarazzante fu interrotto dall’arrivo dei Manos.
Gli occhi di Levy ed Erza si erano immediatamente illuminati nel vederli. Juvia si avvicinò proprio alle due, con un sorriso gentile.
“Ciao, potreste distribuire questi volantini tra gli studenti? Così almeno tutti sapranno quando e a che ora la festa è? O è un disturbo per caso?”
“Ah-ah, un disturbo?!”, esclamò Erza. “Figurati, è un piacere per noi aiutarvi. Anzi, se vi serve una mano, per qualsiasi cosa, chiedeteci pure, noi saremmo entusiaste di darvi una mano!”
Gerard aveva fatto caso all’energia e allegria di quella ragazza, e la cosa l’aveva fatta sorridere.
“Wow, non avevo mai visto nessuno così entusiasta per così poco. Non mi pare che io e tu siamo nello stesso corso, vero?”
Erza ebbe l’impressione che il suo viso potesse diventare dello stesso colore dei suoi capelli.
Lui le stava parlando per la prima volta.
“No, infatti! Io studio chimica, proprio così. Però io non sono tutta provette e camici bianchi, mi piace molto cucinare dolci, infatti sono iscritta al club di cucina e...”.
Si rese conto solo dopo di star straparlando, eppure la cosa non parve infastidire Gerard.
“Adoro i dolci. Allora conto sul fatto che qualche volta… mi farai assaggiare qualcosa”.
Quella fu la botta finale. Perché ci trovava un non so che di malizioso in quella frase?
“C-c-certo che sì! Sarebbe un piacere! Sarebbe eccome un piacere!”.
Juvia intanto se la rideva sotto i baffi. Era l’unica donna del gruppo, e aveva oramai imparato a capire quando uno dei suoi compagni piacesse ad una ragazza e viceversa. Inoltre aveva anche adocchiato Levy, che proprio non riusciva a staccare gli occhi da Gajeel. Decise così di prendere la palla al balzo.
“Mh, qualcuno di voi ne capisce qualcosa di scrittura?”, domandò.
“Beh… io studio lettere, ne so abbastanza, perché?”, rispose subito la ragazza.
“Bene!”, tirò fuori il foglio con il testo della loro canzone. “Allora, vorrei farti vedere una cosa…!”
“Juvia, che cosa pensi di fare?”, domandò Gajeel brusco.
“Visto che la mia opinione non può essere del tutto oggettiva, allora chiedo il parere di un’esperta! Che cosa ne pensi di questo pezzo qui? E’ scritto bene?”
“Beh, io ecco… non me ne intendo di testi musicali, però… vediamo”, disse arrossendo. “Mh, se devo essere sincera… cozza un po’ con il resto del testo, però si può sistemare”.
“Ecco, visto?”, Juvia si rivolse a Gajeel. “Io te l’avevo detto!”.
Nel rendersi conto della situazione, Levy arrossì ancora di più.
“L’hai-l’hai scritto tu? Oh mio Dio, non lo sapevo, eh...”
“D’accordo, ho capito, non c’è bisogno di fare quella faccia. Tsk, assurdo, nessuno capisce niente di niente”
“Non essere scortese!”, lo rimproverò la cantante. “Non badare a lui, fa così perché gli interessa molto la tua opinione!”
“La sua… cosa?! Adesso basta, mi hai stancato tu e i tuoi giochetti! Possiamo andare? Abbiamo già perso abbastanza tempo!”.
Gerard sospirò alzando gli occhi al cielo.
“Scusate ragazze, è stato un piacere parlare con voi, ma il dovere chiama. Allora, ci vediamo”, nel dire ciò aveva guardato dritto negli occhi Erza, facendola letteralmente sciogliere.
“Ma… ma certo! Contateci!”.
“Pff”, borbottò Phanter Lily. “C’è così tanta dolcezza nell’aria che sto per sentirmi male”.
Indietreggiò appena, scontrandosi con qualcosa, anzi, qualcuno. Happy infatti stava chino su se stesso, in preda ad una disperazione senza precedenti.
“Ma che diamine, che stai facendo lì a terra a piagnucolare? Almeno potresti evitare di fare da ostacolo per la gente che vuole passare”
“Io-io, mi dispiace...”, piagnucolò.
Charle accavallò le gambe, osservando curiosa la scena.
“Ah, patetico. E’ amico vostro, questo qui?”, chiese il corvino. Lei però scosse il capo.
“Assolutamente no”.
“Capisco. Hey, ragazzi, io vi precedo, quando avete finito di perdere tempo, fatemelo sapere!”, affermò allontanandosi sotto lo sguardo di Charle e Happy.
Entrambi erano infatti rimasti molto colpiti da lui, la prima infatti stava iniziando a provare un certo interesse, mentre il secondo una grande ammirazione.
Magari fosse stato anche lui così figo! Allora sarebbe stato tutto più facile!

La camera numero trentacinque del dormitorio maschile era occupata da Sting e Rogue. In realtà, con loro c’erano anche Lector e Frosch, ma quei due se ne andavano sempre in giro. Era un’adorabile coppietta, su questo nulla da dire. 
Anche Sting era felicemente impegnato, ma poiché non voleva far sentire il suo migliore amico escluso, tentava sempre di passare più tempo possibile con lui.
Rogue, dal canto suo, era un tipo molto tranquillo e spesso taciturno. Teneva sempre la testa china sui libri, con quel suo modo di fare malinconico.
Anche adesso, il suo biondo amico lo stava osservando studiare.
Pian piano si avvicinò, poggiando una mano sulle pagine del libro e impedendogli di leggere.
“Sting, se non ti dispiace vorrei leggere”, affermò lui con tono strascicato.
“Ah, lo studio è sopravvalutato! Dai Rogue, facciamo qualcosa, non puoi andartene sempre in giro con quell’espressione depressa”.
“Ma io non sono depresso, questa è la mia faccia. E poi, davvero, non c’è bisogno che ti preoccupi. Dovresti pensare ad altro. Perché non ti vedi con Yukino? Lei è la tua ragazza, ha molto più diritto di me”.
Sting sorrise divertito.
“Rogue Cheney, se non ti conoscessi bene, oserei dire che sei addirittura geloso!”
“Sai cosa intendo...”
“Sì, lo so! A proposito di Yukino, adesso abbiamo un appuntamento. Mi raccomando, non studiare troppo, a dopo mio ridente amico!”, disse scompigliandogli i capelli. Rogue non rispose al suo saluto. Era diventato piuttosto bravo a fingersi apatico.
Ma non avrebbe avuto pace neanche in quel frangente. Perché, qualche secondo dopo che Sting se ne fu andato, Lector e Frosch comparvero.
“Ye!”, esclamò il primo. “E anche oggi, i due cupidi della situazione sono riusciti a far sbocciare l’amore! Cioè… più o meno”.
“Beati voi che avete tempo anche per far mettere insieme gli altri”, affermò Rogue accennando un sorriso.
“Mh”, il rosso lo guardò a braccia conserte. “Beh, sei tu che ti complichi le cose. Quand’è che ti deciderai a dire a Sting quello che provi?”.
Quell’affermazione, cambiò in modo radicale nella sua espressione. Il corvino era infatti arrossito.
“Non dirlo neanche per scherzo. Io non dico niente a nessuno, punto. E poi lui è fidanzato”
“E con questo? Avete una bella alchimia, non puoi sapere quello che prova davvero! Almeno fai un tentativo”
“Anche io lo penso”, affermò Frosch dondolandosi.
“Sentite, lasciate perdere”
“Va bene, allora, visto che noi siamo i cupidi della situazione, tenteremo di combinare qualcosa!”
“Oh, non provateci neanche”, lo minacciò.
“Ma Rogue, potremmo fare delle bellissime uscite a quattro così!”, affermò lui sorridendo. Rogue allora gli tirò un libro, che Lector scansò solo per poco.
“Che maniere! Fidati di me e Frosch, non te ne pentirai!”
“Ah, aiuto”, sospirò lui. “Ci mancava solo questa”.
In realtà gli faceva piacere l’interessamento da parte dei suoi amici, ma dubitava che ciò sarebbe servito a molto. Era sempre stato più un tipo che se ne stava a guardare, piuttosto che uno che agiva. E poi non voleva perdere l’amicizia della persona a cui più teneva al mondo. 

Una doccia calda era proprio quello che ci voleva. Adesso Lucy si sentiva decisamente meglio, era come se avesse buttato via lo stress. Si cambiò e si truccò, uscendo dal dormitorio con i capelli ancora un po’ umidi, pronta a raggiungere le sue amiche.
Forse era davvero stata troppo severa con Natsu. Insomma, tutto sommato non aveva fatto niente di male e, forse, quei suoi modi di fare erano il tentativo di conquistarsi le sue simpatie. La trovò una cosa adorabilmente carina.
“Oh, mi sento stupida”, disse fra sé e sé, strizzando gli occhi.
Poco dopo, una voce familiare le arrivò alle orecchie. Sì, quella doveva sicuramente essere la voce di Natsu. Si fermò, notando come quest’ultimo stesse parlando con Lisanna. Si sentì piuttosto in difficoltà, non sapendo se passare loro davanti come se nulla fosse o tornare indietro.

“Amh… allora, Natsu. Stavo pensando che magari potremmo andare alla festa insieme”, disse Lisanna battendo le ciglia.
Natsu sembrava piuttosto distratto.
“Mi piacerebbe, davvero. Ma l’ho già chiesto a Lucy”
“E lei non ti ha detto di no?”
“Sì, beh, che centra, dicono tutte così all’inizio”
“Non capisco perché provarci ancora se ti ha detto di no”.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. 
E’ per una stupida scommessa, avrebbe voluto rispondere. Una stupida scommessa che era divenuta una questione d’orgoglio, ma che sicuramente nascondeva anche altro. Forse per questo risponderle sembrava così difficile.
Voltò lo sguardo a destra, scorgendo la bionda fanciulla che lo fissava.
“Yo, ciao Lucy!”.
“Accidenti...”, mormorò quest’ultima imbarazzata.
“Scusa Lisanna, ci vediamo dopo”.
Lei lo salutò con un sorriso nervoso, osservandolo allontanarsi.

“Amh… Natsu, non c’era bisogno che venissi qui, stavi parlando con lei e...”
“Ah, tranquilla, Lisanna capirà! Allora, sei ancora arrabbiata con me?”
“Io? No, assolutamente, figurati”
“Bene”, disse sorridendo. “Allora te lo richiedo: vuoi venire alla festa con me?”
Lucy lo guardò negli occhi. Era proprio determinato.
“Scusa, non puoi chiederlo a qualcun’altra? Sono sicura che ci sono un sacco di ragazze che vorrebbero andare con te...”
“Effettivamente poco fa Lisanna me l’’ha proprio chiesto!”
Nell’udire quella frase, Lucy avvertì una fastidiosissima stretta allo stomaco. Era qualcosa che mai aveva provato, o almeno non con così tanta intensità.
“Beh, mi auguro che tu le abbia detto sì”
“Perché avrei dovuto?”
Era così irritante.
“Ma sei scemo o cosa? Una ragazza ti invita e tu le rispondi di no? Questo non è gentile”
“Oh, ma da che pulpito!”
La bionda strinse i pugni. Non riusciva a capire perché dovesse sentirsi così nervosa.
“Vedo che ti piace proprio giocare. Beh, io non voglio prendere parte a questo gioco, quindi, con permesso...”.
Senza aggiungere altro, gli passò davanti. Natsu respirò a fondo il suo profumo, osservandola da dietro. Non gli era mai capitato di intestardirsi così tanto per una sola ragazza. In genere, sarebbe già passato oltre ma, dopotutto, lui e Gray avevano fatto una scommessa. E lui odiava perdere le scommesse.

Proprio Gray, si stava ritrovando, suo malgrado, ad ascoltare i piagnistei di Happy.
Quest’ultimo si era accasciato sul letto come un peso morto, senza smettere un attimo di lamentarsi.
“Sono una frana. Non sarò mai figo come il batterista dei Manos. Forse se mi tingessi i capelli sarei più carino. Ma dentro rimango comunque un’idiota”
“Oh, beh, fortuna che ti prendi in giro da solo”, sospirò lui.
Qualche secondo dopo, Natsu li raggiunse. Aveva un’espressione stranamente seria.
“E a te come sta andando?”, domandò Gray. “Immagino male, a giudicare dalla tua faccia”
“Ah, non rompere. Io non capisco, ma le ragazze cos’è che vogliono esattamente? E poi, Lucy è così difficile, non so proprio come prenderla.
“Che succede, il tuo fascino non colpisce più?”
Prima che la discussione potesse trasformarsi in una litigata, Laxus aprì la porta senza bussare, osservando i tre con fare inquisitore.
“Che ne è della privacy?”, domandò Gray,
“Sto controllando che sia tutto a posto, voi avete perso il diritto alla privacy molto tempo fa. Ma che avete? Con quelle facce...”
“Problemi di cuore”
“IO NON HO AFFATTO PROBLEMI DI CUORE!”, urlò Natsu.
“Allora diciamo che ha soltanto problemi a conquistare una ragazza”
“Ah, e così?”, chiese Laxus divertito. “Non mi sorprende che uno rozzo come te abbia problemi”
“MA COME OSI?!”
“Tuttavia, mi sento di darti un consiglio. Le ragazze vogliono i fatti, non le parole. Vogliono dimostrazioni su quanto effettivamente siano speciali. E se tutto va bene”, alzò gli occhi al cielo. “Il gioco è fatto. Più sfortuna di me non puoi avere, no?”
“Mmmh”, Natsu adesso appariva pensieroso. “Effettivamente non ci avevo mai pensato. Sì, potrei provare. Grazie, Laxus! Sei proprio un romanticone”
“Sì, ma che non si sappi in giro, altrimenti ti uccido!”,lo minacciò infine, per poi andarsene.
“Ah”, sospirò Gray. “Non è che ti stai facendo coinvolgere sentimentalmente? Sarebbe una bella scena”.
Natsu gli lanciò un’occhiataccia. Non c’era assolutamente alcun motivo per cui dovesse essere coinvolto sentimentalmente. L’amore era troppo impegnativo, troppo difficile, non faceva per lui.
“Non dire assurdità”. 




NDA
Per quanto riguarda la sessualità di Frosch ho avuto non pochi dubbi xD Perché nel mio immaginario è sempre stato un maschio (non è che nell'anime sia proprio scontato, ecco xD). Solo che poi ho cercato della fan art in cui fosse "umanizzato" e tutti lì lo disegnavano come una ragazza, e quindi dubbi o_o
Poi però ho optato per la prima scelta. Comunque sia, tutte le varie coppiette si stanno conoscendo/avvicinando e si stanno anche formando i grandi triangoli amorosi che piacciono tanto alla sottoscritta. Comunque ho avuto dei problemi nella formattazione di questo capitolo, anche se non so perché, quindi scusate T_T

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Capitolo 4
*** Una semplice frase ***


Una semplice frase

Malgrado la stanchezza, Lucy non riusciva proprio a prendere sonno.
Si girava e rigirava nel letto, senza riuscire a trovare un po’ di pace.
Non era neanche sicura di avere ansia o cose del genere. O magari era qualcosa legato al suo subconscio. Sì, doveva essere necessariamente così.
Si mise seduta, lanciando un’occhiata a Levy, la quale era distesa nel letto accanto al suo. Poiché era buio, non si era accorta di come la ragazza dai capelli turchesi avesse gli occhi spalancati. La sua semi conversazione con il chitarrista dei Manos, infatti, l’aveva parecchio segnata. Non le era servito molto tempo per capire di provare un certo interesse, malgrado quel tipo fosse il suo opposto.
“Emh, Levy sei sveglia?”, sussurrò la bionda.
“Ah, purtroppo sì”, sospirò lei. “Non riesci a dormire neanche tu?”
“Temo di no”, disse avvicinandosi e sedendosi sul suo letto. “Posso confidarti una cosa?”
“Solo se poi posso confidarti una cosa anche io”
“Va bene, allora...” , si portò una mano sul viso, sentendosi piuttosto imbarazzata. “Io non so come sia possibile. Non la trovo neanche una cosa troppo normale, però il fatto è che… Natsu. Lui è nei miei pensieri. Non lo tollero, lo trovo sciocco e immaturo. Però forse mi piace. Non ne sono neanche sicura, ma quando oggi l’ho visto parlare con Lisanna ho sentito solo una grande morsa di gelosia!”
“Oh Lucy, ma questa è una notizia bellissima. Anche io credo che mi piaccia un ragazzo. Gajeel, il chitarrista dei Manos. Oggi abbiamo parlato, anche se per poco. Lui è completamente diverso da me, sembra tanto duro e chiuso in se stesso, ma sento come se ci fosse molto di più da scoprire. Il fatto è che una come me non potrebbe mai piacergli. Oh, in che guaio ci stiamo cacciando?”
Ad un tratto, Charle accese la luce del lume accanto a sé. Aveva un’espressione piuttosto imbronciata.
“Ma insomma, vi sembra l’orario giusto per fare gossip? Io stavo dormendo”.
In verità neanche lei era riuscita o a prendere sonno.
“Scusaci, Charle. Io e Levy abbiamo problemi di tipo… amh, sentimentale, credo. Ma adesso ci rimettiamo a letto e non parliamo più”
“Vi ho sentito. Non vedo quale sia il problema. A te, Lucy, basta cedere alle avance di Natsu. A te, Levy, basta prendere un po’ di coraggio”
“E meno male che stavi dormendo”, la turchina alzò gli occhi al cielo. “Ammiro la tua determinazione. Sono certa che tu non avresti problemi a dichiararti ad un ragazzo che ti piace”
“Ah-ah”, l’albina si lasciò andare ad una risatina nervosa. “Certo che no. Adesso dormiamo, altrimenti domani mattina non riusciremo ad alzarci”.
Lucy fece spallucce, infilandosi poi sotto le coperte.
In effetti, qual’era il problema? Lei piaceva già a Natsu. Sarebbe bastato soltanto smetterla di fare l'orgogliosa e lasciarsi un po’ andare.

Il giorno dopo…

Le ore di sonno perse non sembravano pesare troppo su Lucy, la quale si era svegliata con un certo nodo allo stomaco. Tentò di prestare più attenzione possibile alla lezione di filosofia, ma doveva ammettere che concentrarsi le risultava parecchio difficile. Tutta colpa di quella testa rosa!
Quando arrivò il momento di andare al club del libro, il nervosismo aumentò. Forse era solo ansiosa di vederlo, sì, doveva essere necessariamente questo.
Era così frustrante non riuscire a trattenere certe emozioni.
Non appena entrò nell’aula, il primo che vide fu proprio a lui. A braccia conserte, Natsu sembrava piuttosto pensieroso, tanto da non essersi neanche accorto di lei.
Altrimenti le sarebbe già saltato addosso, poco ma sicuro.
Levy le si avvicinò, dandole una gomitata.
“Oh, ma guarda un po’ chi è tutto solo. Coraggio, vai”
“Va bene, ho capito”, rispose nervosa, respirando poi profondamente. “Vado”.
Se Natsu non si era accorto della sua presenza c’era un motivo ben preciso: non faceva alto che pensare alle parole che Laxus gli aveva detto.
Esattamente, come si faceva a far sentire una ragazza speciale?
Lui si era sempre limitato a inseguirle e a corteggiarle a modo suo.
Si stava decisamente spingendo troppo altro, ma non voleva mollare! Non solo per orgoglio, c’era dell’altro. C’era dell’altro, aveva solo difficoltà ad ammetterlo a se stesso.
La bionda gli arrivò vicino, schiarendosi poi la voce.
“Ciao, Natsu...”
“Mh? Lucy!”, sussultò. “Ciao, io ecco… non ti avevo vista”
“Ho notato. Posso sedermi accanto a te?”
“Eh? Certo, che domande!”.
Ad un tratto si sentiva terribilmente impacciato, questo non era da lui.
Di solito era così difficile per lui tenere a freno la lingua, mentre invece, adesso, non riusciva a spiaccicare una parola.
“Amh… allora, cos’hai portato oggi? Un altro libro che parla d’amore o cose del genere?”, domandò la prima cosa che gli passò in mente.
“In verità sì. “Anna Karenina” di Tolsoj. Una storia d’amore, passione, segreti e tradimenti”
“Ah, tradimenti? Questo rende tutto più interessante! Posso vederlo?”
“Umh… certo”.
Natsu afferrò l’oggetto, aprendone una pagina a caso. Subito si sprigionò un ottimo profumo, uno di quelli che in genere impregna i libri più nuovi. Notò una frase sottolineata.
“...Capì che, non solo ella gli era vicina, ma che ora non sapeva più dove finiva lei e dove cominciava lui...”, lesse. “Come mai l’hai segnata?”
Lucy si rese conto solo in quel momento di essere arrossita. Letta da lui, aveva tutto un altro significato.
“Sono una che segna ciò che le piace… così non lo dimentico. Mi trovi troppo sdolcinata?”
“Io… no, non credo. Al massimo penso che sei troppo in gamba per me”, Natsu desiderò mordersi la lingua. Senza volerlo le aveva appena fatto un complimento, facendola anche sorridere. E nel vedere le sue labbra incurvarsi per lui, si era sentito sconquassare l’anima.
“Grazie, ma non credo di essere in gamba o cose del genere”
“Amh… sì, emh… posso tenerlo un attimo?”.
La bionda batté ripetutamente le ciglia.
“Vuoi darti alla lettura?”
“Non esattamente. Tu intanto fai altro, non badare a me”.
Quella reazione fece ridere Lucy, ma preferì non fare ulteriori domande. Si rese conto che parlare con lui era davvero più piacevole di quel che credeva, anche perché non avevano avuto molte conversazioni normali. Per tutto il pomeriggio, il ragazzo non le rivolse la parola, totalmente concentrato sulla lettura, almeno apparente, di quel romanzo. Certi istanti, Lucy si perdeva a guardarlo. Era terribilmente adorabile, con quell’espressione seria, un po’ imbronciata, con quegli occhi che ogni tanto si sollevavano verso la sua direzione.
Non lo aveva mai osservato così tanto. Si sentiva un po’ sciocca, ma in fondo non era importante.
Quando giunse  l’ora di andare, Natsu le arrivò alle spalle, cercando di attirare la sua attenzione, poiché la ragazza stava in verità parlando con Levy.
“Emh, Lucy. Ecco il tuo libro”
“Oh, grazie Natsu. Non dirmi che lo hai già finito?”
“No, in realtà no, troppo complicato per me. Dovevo fare una cosa”
“Che cosa?”
“Ah, lo scoprirai. Ci vediamo, ciao!”.
Senza aggiungere altro, se ne andò prima che potesse fargli ulteriori domande.
Levy, intanto, li guardava con gli occhi sognanti.
“Ah, mi sa che sta nascendo qualcosa!”
“Tu dici?”, fece lei imbarazzata.
Poco dopo, le due uscirono dall’aula a braccetto, raggiungendo l’ampio cortile già pieno di studenti intenti a godersi qualche minuto di pausa tra una lezione l’altra.
Juvia camminava lenta, con fare piuttosto annoiato in realtà.
“Ah, ma chi me l’ha fatto fare di iscrivermi a sociologia?”, si lamentò. “Non ce la farò mai a dare un esame entro il mese, è impossibile”.
“Non dire così”, Lyon stava, come al solito, esageratamente attaccato a lei. “E poi ci sono io che ti aiuto”.
“Tsk”, Gajeel camminava accanto a loro. “Patetico”
“Che cosa vorresti insinuare, eh?!”, domandò il ragazzo nervoso.
La cantante non fece neanche caso alla loro scaramuccia, troppo occupata a osservare Levy e Lucy. In quei momenti, il suo lato romantico veniva allo scoperto, doveva assolutamente fare in modo che quella ragazza e quel burbero di Gajeel facessero amicizia.
“Hey, ciao Levy!”, salutò agitando la mano.
“Eh? Ferma, ma che fai?”, domandò il chitarrista corvino.
“Ciao, Juvia”, salutò Levy. “Lei è la mia amica Lucy”
“Ciao a tutte e due! Come va, carine? Perché non state un po’ con noi? Soprattutto tu, Levy”
“I-io? Ma-ma...”
“Io insisto!”, la afferrò per un braccio. “Voi due, invece, perché non mi accompagnate a… emh… insomma, accompagnatemi e basta, ecco!”.
Dicendo ciò, Juvia si trascinò dietro Lyon e Lucy, riuscendo a lasciare, con una scusa per niente velata, quei due da soli.
Levy era rimasta immobile, stringendosi i libri al petto. Si sentiva piuttosto intimorita nel rimanere da sola con quel tipo, malgrado non avesse desiderato altro per tutto il tempo.
Gajeel, dal canto suo, la osservava in truce.
“Quella ragazza è veramente incorreggibile”, si lamentò.
“Io… mi dispiace”, rispose lei.
“E perché ti stai scusando? Non ce l’ho mica con te, ma con quella cantante da quattro soldi”
“V-vuoi dire che non ce l’hai con me per l’altro giorno?”
“Eh? No, non c’è motivo. Sei stata oggettiva, non posso arrabbiarmi”.
La ragazza sorrise. In seguito avrebbe dovuto ringraziare Juvia per quell’opportunità.
Non appena ebbe preso un po’ di coraggio, Levy aggiunse qualcosa.
“Sai, era da tanto che desideravo parlarti”
“Sì, in effetti ho molte fan”
“Oh, no! Non mi riferivo a quello!”
“Non ti piace come suono?”
“No, adoro come suoni. E’ che volevo conoscerti, tutto qui”.
Gajeel si guardò intorno. Era più che certo che i suoi amici lo avessero scaricato di proposito.
Con non troppo garbo, la afferrò per un polso.
“Ma dove stiamo andando?”
“Beh, ci hanno scaricati, perché dovremmo aspettarli?”.
Lei sentì il cuore balzarle nel petto. La sua presa era rude, eppure aveva come la certezza che mai le avrebbe fatto alcun male.
Lì, non poté non sorridere.

A debita stanza e ben nascosta, Juvia esultava felice.
“Sono o non sono un genio? Sì, sono decisamente meglio di cupido”
“Ah, questo è sicuro, hai fatto un grande favore a Levy!”
“Pff, voi ragazze...”, sbuffò Lyon alzando gli occhi al cielo.
“Tu non capisci!”, la cantante gli puntò un dito contro, indietreggiando. “Io ho un animo romantico, e non posso sopportare che la gente si desideri senza poter stare insieme…!”.
Nella foga del momento, Juvia andò a scontrarsi con qualcuno. Si voltò quasi di scatto, e per poco non ebbe un mancamento.
“G-Gray”, balbettò.
“Stavi recitando, Juvia?”, domandò lui con le mani nelle tasche, alzando poi lo sguardo. “Ma tu sei Lucy?”
“Amh… sì, e tu sei tipo un amico di Natsu?”
“Mi chiamo Gray Fullbuster. E sì, sono un suo amico, oltre che compagno di corso e di stanza. Lui mi ha parlato molto di te”
“Davvero?”
“Diamine sì. Devi averlo colpito nel profondo”, affermò dondolandosi, cercando di ignorare lo sguardo di Lyon su di sé. “Comunque sia, adesso è meglio se me ne vado...”.
Juvia però gli andò subito dietro.
“Gray, aspetta. Volevo chiederti una cosa. Ti andrebbe di venire alla festa con me?”.
“Ma tu non devi cantare?”
“Beh, sì. Ma dopo possiamo stare insieme. Se ti va, ecco..”
“Non credo neanche che verrò”.
Lei allora si avvicinò a lui, così tanto che, visti da una certa distanza, poteva sembrare che si stessero scambiando un bacio.
“E’ perché non ti piaccio?”.
Gray sospirò. Nessuno tranne lui poteva capire quanto gli costasse dirle di no.
“Lo sai che non è per questo”
“E allora per cosa? Perché non ho ancora avuto l’occasione di capirlo”
“Non è nulla di importante. Tu… meriti di meglio, e quel meglio non sono io”.
“Ma...”, le parole le morirono in gola poco dopo. 
Juvia amava l’amore e l’idea di quest’ultimo. Con Gray era stato amore a prima vista, almeno da parte sua. Le era sempre andata dietro in maniera esasperante, alle volte lo aveva anche stalkerato, per non parlare poi delle sue crisi di gelosia non appena una ragazza gli si avvicinava.
Ma lui non le aveva mai permesso di avvicinarsi più di tanto. E non riusciva a capire perché. Se davvero gli piaceva, perché la teneva lontana, facendola star male?
Lucy si era portata una mano sul cuore a quella scena, un po’ come se potesse percepire le sensazioni della sua coetanea.
Lyon invece aveva stretto i pugni, nervoso. Odiava quella situazione, odiava quel triangolo e odiava non riuscire ad avere per sé le attenzioni e il cuore di Juvia.
Insomma, perché ostinarsi ad andare dietro ad uno che la considerava neanche?
La bionda si avvicinò a lei, poggiandole una mano su una spalla.
“Hey, ti andrebbe di venire con me?”.
L’altra si voltò a guardarla. Non le avrebbe chiesto “dove”. Ogni posto sarebbe andato più che bene, considerando il suo umore pessimo.

Levy si era intanto allontanata con Gajeel. Adesso l’ansia era passata, e doveva ammettere di sentirsi piuttosto meglio. Malgrado la sua timidezza iniziale, aveva scoperto che parlare con quel tipo, all’apparenza così diverso da lei, era piuttosto piacevole.
“E così sei un topo da biblioteca, eh? Sei totalmente diversa da me, voglio dire, sembri una così brava ragazza e io...”
“Tu cosa?”, domandò curiosa.
“Con l’aspetto che ho, non sono molto rassicurante”
“Oh, no! Quella è tutta apparenza! Bisogna sempre andare oltre, un po’ come sto facendo io”, distolse lo sguardo, rendendosi conto di come effettivamente la discussione stesse divenendo imbarazzante. “Comunque, cos’hai detto che studi, tu?”
“Informatica”
“Affascinante”, rispose lei, come assolta nei suoi pensieri. Ogni qualvolta che Gajeel le posava gli occhi addosso, aveva come la netta sensazione di non riuscire a spiaccicare una parola. “Cioè, voglio dire… forte. E così, tu suonerai alla festa, eh?”
“Come sempre. Così proveremo la nostra nuova canzone. Il nostro leader, Gerard, ci tiene parecchio. Tu ci sarai?”
“Io… sì”
“Con il tuo ragazzo?”
“Eh?!”, per poco i libri non le caddero di mano. “N-no, non ho un ragazzo. E tu hai una ragazza?”
“Non ho ancora conosciuto nessuna in grado di tenermi a bada, Levy”.
Lei batté le palpebre ripetutamente. Adorava come pronunciava il suo nome, e il fatto che non fosse impegnato andava a suo vantaggio.
“Capisco… comunque, sarò lì in prima fila per sentirti suonare. Spero ti faccia piacere”.
A quel punto la ragazza poté vedere, per la prima volta, il viso di Gajeel arrossarsi lievemente.
“Certo che mi fa piacere”, si limitò a rispondere con un borbottio. “Ti farebbe piacere… sentire il pezzo in anteprima?”.
Quello era un invito, un invito chiaro e tondo. Non avrebbe potuto rispondergli di no.
Finalmente le occasioni stavano arrivando una dopo l’altra.
“Mi farebbe molto piacere”.

Lucy e Juvia avevano parlato molto durante il tragitto fino al dormitorio. Avevano scoperto di avere molto in comune e, inoltre, andavano  d’accordo come se si conoscessero da sempre.
“E così siamo nella stessa situazione”, sospirò la turchina. “Innamorate dei due migliori amici. Bella roba...”
“Non credo di essere innamorata. Mi piace, questo sì. E anche io credo di piacergli, da quello che mi ha fatto capire… oh, non lo so!”.
Dicendo ciò aprì la porta della sua stanza. Lì vi trovò Wendy e Charle, le quali alzarono subito lo sguardo.
“Ciao, ragazze. Vi ricordate di Juvia, vero?”.
L’albina strabuzzò gli occhi. Diamine se la ricordava, era proprio la persona di cui aveva bisogno.
“Juvia!”, esclamò Charle alzandosi e  afferrandola per le spalle. “Mi dovresti fare un enorme favore!”
“U-un favore? Di che genere?”
“Tu e il batterista del gruppo siete amici, vero?”
“Io e Lily? Certo, abbastanza. Ma perché?”
“Potresti presentarci?”.
Wendy si lasciò andare ad una risatina.
“Ah, adesso capisco tutto”
“Senti, qual è il problema? Non c’è niente di male se voglio conoscere qualcuno di nuovo! Allora, lo farai?”
Juvia indietreggiò, sentendosi un po’ a disagio.
“Se ti fa piacere posso anche farlo”.
Lucy scosse il capo divertita. Fortuna che non si trovava nei panni di quella povera ragazza. Prese dalla borsa il libro che era stato tra le mani di Natsu. 
A quel punto non poté fare a meno di domandarsi cosa avesse combinato.
Iniziò a fogliare le pagine, fin quando la sua attenzione non fu attirata da qualcosa di strano.
In genere era solita a sottolineare le frasi che più le piacevano con una matita. Questa volta, invece, era stato usato un evidenziatore giallo, e di certo non era stata lei!
“Capì che, non solo ella gli era vicina, ma che ora non sapeva più dove finiva lei e dove cominciava lui.
La sua mente elaborò quell’informazione in qualche secondo e, quando finalmente capì, le guance si tinsero di un rosso acceso. Era stato proprio Natsu a lasciare quel segno, con un colore così acceso in modo che se ne rendesse conto.
Ma perché aveva segnato quella frase? Non poteva averla fatto caso, poiché aveva visto lei stessa quanto tempo ci avesse impiegato.
Sentì il suo cuore perdere un battito, e poi le labbra si dipinsero di un sorriso.
“Vado da lui”
“Da lui?”, domandò Charle. “Lui chi?”.
Senza però rispondere, la bionda uscì dalla camera, quasi senza accorgersi che le sue amiche avessero preso, curiose, a seguirla.

Nel dormitorio maschile, c’era come al solito un gran baccano, a causa delle continue discussioni fra Natsu e Gray.
“Pervertito dei miei stivali!”, esclamò il primo. “Perché devi andare in giro nudo, eh?!”
“Anzitutto sono appena uscito dalla doccia, e poi ho un asciugamano attorno alla vita, sei diventato cieco, oltre che stupido?”
“E’ lo stesso! Certi visuali mi impediscono di concentrarmi su altro”
“Ah, perché, sei anche in grado di pensare tu?”.
Natsu vide l’amico andare in escandescenza.
“IO TI AMMAZZO!”.
Senza alcun problema gli saltò addosso, bloccandolo tra le sue braccia.
“LASCIAMI! TUTTO CIO’ E’ MOLTO AMBIGUO, LASCIAMI!”
“L’HAI VOLUTO TU, IDIOTA!”
Alle loro spalle, Elfman si era portato una mano sulla testa dolorante.
“Insomma, volete tacere? Happy, dì qualcosa tu!”
“Non mi ascoltano a prescindere”, borbottò lui facendo spallucce.
In mezzo a tutto quel caos, era strano perfino il fatto che quest’ultimo fosse riuscito a sentire qualcuno bussare contro la porta.
“Spero che non siano venuti qui per rimproverarci!”, borbottò. “Fate silenzio”.
A tutto era preparato, ma non all’evenienza di trovarsi quattro ragazze davanti, tra cui anche Charle.
“Ciao, posso parlare con Natsu?”, domandò gentilmente Lucy.
“Ah, io… Natsu, è per te!”.
Il ragazzo dai capelli rosa si staccò immediatamente dalla presa di Gray.
Non appena Juvia lo aveva visto, con un solo asciugamano a coprirlo e con i capelli umidi, tutto il suo autocontrollo era andato a farsi benedire.
“G-G-GRAAAAY!”, esclamò non riuscendo a staccargli gli occhi di dosso.
“Cosa?!”, domandò lui.
“Perdonami, è più forte di me! Devo abbracciarti, vieni qui!”
“EH?! ASPETTA, FERMA, FERMA!”.
“Smettetela di fare casino!”, urlò Natsu. “Scusa, Lucy. Parliamo fuori di qui!”.
Dicendo ciò si richiuse la porta alle spalle. Adesso erano soli, in mezzo al corridoio, sotto le luci soffuse. Il ragazzo si rese conto solo in quell’istante di come Lucy lo stesse guardando. Era diversa, sorrideva come mai prima d’ora.
“Amh… ho visto la frase che hai segnato”, iniziò a dire timidamente. “C’è un motivo in particolare se hai sottolineato proprio quella?”
“Eh? Io, ecco… p-perché me lo chiedi? Insomma… pensavo potesse farti piacere e quindi… è stato stupido?”
“No!”, esclamò. “Non è stato stupido. Natsu… vorrei chiederti una cosa. Riguardo alla festa… se la tua offerta è ancora valida… mi piacerebbe andare con te”.
Lui la guardò interdetta, senza dire una parola. Si sentì sinceramente felice, non tanto per la scommessa vinta. No, era una felicità diversa, che arrivava dritta al cuore, facendolo battere forte.
“Diamine, certo che sì! Hai… hai cambiato idea su di me?”
Lei alzò gli occhi al cielo, ancora imbarazzata.
“Non si giudica un libro dalla copertina, no? E tu sei un libro tutto da scoprire”.
Natsu sorrise lusingato.
“Bene! Sono proprio contento! E sia allora, andiamo insieme”
“Sono contenta”, sorrise. “Posso recuperare le mie amiche?”
“Naturalmente!”.
Il ragazzo aprì la porta, e ciò che si ritrovò davanti fu Juvia aggrappata letteralmente a Gray, il quale cercava di staccarsi e strepitava, e Charle che aveva lanciato l’ennesimo pugno a Happy.
“Oh, accidenti”, sospirò Lucy. “Ragazze, andiamo. Su, Juvia, lascia Gray, avanti”.
Ci volle qualche minuto prima di ristabilire un minimo d’ordine. Le ragazze se ne tornarono al loro dormitorio, mentre Gray riprendeva fiato.
“Ma che effetto ho su quella ragazza? Che diamine… Natsu? Ma a cosa stai pensando?”.
Il suo migliore amico, effettivamente, era strano. Guardava un punto fisso, con lo sguardo vitreo.
“Nulla di che. Pensavo solo che… ho vinto la scommessa”.

Levy aveva seguito Gajeel nell’aula di musica, quel pomeriggio vuota. 
Il pensiero di rimanere da sola con lui in un luogo chiuso la innervosiva alquanto, ma aveva comunque tentato di allontanare tale sensazione.
“Allora è qui che provate, eh? E gli studenti della facoltà ve lo lasciano fare?”, domandò curiosa.
“Quando non la usano, sì. A volte, c’è bisogno di qualche compromesso”.
Gajeel aveva afferrato la sua chitarra elettrica, di un bel colore grigio metallizzato.
“Oh, forte”, sussurrò lei affascinata. Effettivamente, Gajeel con in mano la chitarra faceva un certo effetto.
“Vedo che la mia bambina ha conquistato anche te. E dovresti sentirmi quando faccio gli assoli. Intanto, questo è il pezzo che suoneremo alla festa. In anteprima, solo per te, signorina Levy”.
Quest’ultima arrossì, sorridendo. Qualche secondo dopo, il ragazzo aveva preso a suonare. Ci metteva energia, passione, ed anche un pizzico di rabbia, in ciò che piaceva. Il rock non era esattamente un genere che di solito ascoltava, ma Levy aveva l’impressione che sarebbe potuta rimanere lì anche per delle ore a sentirlo suonare. Era totalmente presa, catturata.
“Sei davvero bravissimo!”, esclamò ad un tratto, non riuscendo a trattenersi. “Ti adoro. Cioè… adoro la tua musica!”
“Mh, ti ringrazio. Allora, che mi dici, sei ancora convinta del fatto che io sia una persona interessante da conoscere?”
“Adesso più che mai”, sussurrò guardandola negli occhi.
“Oh. Io non poi una così bella persona...”
“Questo vorrei vederlo da me, se non ti spiace”, dichiarò lei. Gajeel a quel punto non poté fare a meno di sorridere.
Quella piccoletta era determinata e sembrava anche molto in gamba.
Sicuramente aveva catturato il suo interesse.

Era già sera quando la ragazza dai capelli azzurri rientrò nel suo dormitorio. Wendy e Charle erano crollate, ma Lucy se ne stava con gli occhi spalancati a fissare il soffitto.
Aveva quelle che tutti avrebbero chiamato “farfalle allo stomaco”.
Sì, era felice di aver dato un occasione a Natsu. Era certa che potesse essere l’inizio di qualcosa di bello.
“Amh… Lucy?”, la chiamò l’amica, entrando.
“Levy”, fece lei mettendosi seduta. “Tutto bene?”.
L’altra le venne incontro con un sorriso raggiante.
“Credo proprio di starmi innamorando”.
Con gli occhi lucidi, Lucy saltò dal letto, afferrandole le mani.
“Anche io, e non ne sono mai stata così felice!”.
Colte dall’entusiasmo, entrambe si lasciarono andare a dei gridolini, per poi essere zittite, poco dopo, da un’assonnata Charle.
Avrebbero avuto il giorno seguente per gioire di quanto successo.

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Capitolo 5
*** Che la festa inizi ***


Che la festa inizi

Dopo quelli che erano sembrati giorni infiniti, la sera della festa era finalmente arrivata.
Lucy aveva indossato il vestito più carino che aveva, si era spruzzata addosso un bel po’ di profumo, ed era stata minuti interminabili davanti allo specchio.
In genere non si creava tanti problemi, ma quella sera voleva essere particolarmente bella. Per lui, era chiaro. Per chi altri, altrimenti?
“Qualcuno ha visto il mio mascara?!”, esclamò Wendy a gran voce. Sembrava parecchio nel panico, con i capelli ancora umidi, lo smalto fresco sulle unghie e il vestito indossato alla meno peggio.
“E’ qui!”, Charle le lanciò l’oggetto incriminato. “Ma non esagerare con il trucco!”.
Levy, invece, era già pronta da un po’, e pazientemente aspettava che le sue amiche terminassero di prepararsi.
Si poteva respirare una certa aria di nervosismo. Lei per prima avvertiva un nodo allo stomaco, tanto forte da non riuscire neanche a parlare.
“Amh… fa niente se vi io e Lucy vi precediamo?”, domandò ad un tratto.
“Eh? No, andate pure, tanto ci vorrà un po’ prima che io e Wendy usciamo di qui. Ma non osate divertirvi prima del nostro arrivo!”
“Non preoccuparti!”, immediatamente la ragazza afferrò la bionda per un braccio. “Pronta, Lucy?”
“Pronta” è un parolona. Ma sì, andiamo”, rispose lei sorridendo.

Nella camera Natsu e amici, invece, la situazione era leggermente più caotica rispetto a quella delle loro compagne.
“Io odio il colore di questa camicia!”, esclamò Natsu. “Ma poi, perché proprio rosa?! Dì la verità Gray, l’hai fatto di proposito!”
“Tu mi hai chiesto di prestarti i miei vestiti e io l’ho fatto. E poi ti ho dato proprio quella camicia perché a me non piace”, rispose l’amico con le mani dietro la testa.
“HAI VISTO?! L’HAI FATTO DI PROPOSITO! Però beh, almeno si intona con i miei capelli”, disse ad un tratto, facendo spallucce. “Happy, Elfman, sbrigatevi. La mia dama mi attende”.
Happy era piuttosto taciturno. Forse era solo nervoso perché temeva di non riuscire a sfruttare un’occasione come quella per avvicinarsi a Charle.
“L’ho detto una volta e lo ripeto ancora. Morirò solo e vergine”, piagnucolò.
“Ma piantala!”, l’amico lo afferrò con molta poca grazia. “Non c’è pericolo che accada, parola mia! E tu, Gray, sei proprio sicuro di non voler venire?”.
L’altro alzò gli occhi al cielo.
“Sono sicuro. Divertitevi voi per me”
“E va bene, va bene. Io non voglio insistere, però se stai sempre a rimuginare sul passato, non potrai mai goderti il presente, né tanto meno il futuro”.
“Grazie, Natsu. Adesso te ne puoi anche andare!”, esclamò nervoso.
L’amico dai capelli rosati non diceva mai cose troppo vere e profonde, e quando le diceva era quasi sempre al momento sbagliato.
Gray non rimuginava sul passato. O, per meglio dire, si sforzava di credere che non fosse così. Però, forse, un fondo di verità c’era. Forse era proprio vero che non riusciva a godersi il presente. Insomma, quante cose si stava perdendo, così?
Fece scivolare la testa sul cuscino, pensieroso. 
Maledetto Natsu e le sue pillole di saggezza nei momenti inopportuni.

Gli occhi di Lucy si erano riempiti di meraviglia nel vedere come la sala in qui la festa si sarebbe svolta, fosse stata ben allestita. Per un attimo le parve quasi di tornare al ballo dell’ultimo anno del liceo. Immediatamente riconobbe Erza e il suo gruppo, così lei e l’amica le si avvicinarono.
“Aw!”, Mavis iniziò a strepitare nel vederle. “Ma come siete belle! Adorabili, sembrate due bambole!”
“Oh, emh, grazie”, rispose Lucy imbarazzata. “Anche voi state bene”.
“Mmh”, Erza faticava a parlare, a causa della fragola ricoperta di cioccolato che stava assaggiando con gusto. “Io mi sa che per stasera punto sulla simpatia. Insomma, non mi sento molto femminile, adesso”
“Ma cosa vai blaterando”, fece Cana. “A proposito, qualcuno di voi vuole qualcosa da bere? Perché io sicuramente non mi tiro indietro, eh!”
“Ah, per adesso stiamo bene così, grazie”, fece gentilmente Levy.
L’unica che non si era ancora espressa era Lisanna. Quest’ultima, a braccia conserte, sembrava piuttosto nervosa. E Lucy poteva anche immaginare il perché. Era piuttosto imbarazzante stare accanto a quella che poteva essere praticamente definita la sua rivale in amore, ma d’altro canto, che colpa ne aveva lei?
“Umh, bel vestito”, tentò di fare un complimento per cercare di alleggerire l’atmosfera, ma in cambio ricevette solo un sorriso di circostanza.
Malgrado i suoi buoni propositi di non darsi all’alcol, non appena Cana fu tornata, le rubò un po’ di vodka. Si sentiva piuttosto agitata, e aveva bisogno di una spinta per non crollare.

C’erano molti momenti in cui Rogue si era sentito fuori posto nella sua vita, ma quel momento in particolare li batteva tutti. Lui non era sicuramente un tipo da festa, ma Lector e Frosch lo avevano talmente pregato che alla fine si era visto costretto ad accettare.
E poi c’era Sting. Quella sera era, se possibile, più bello del solito. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, e la cosa lo faceva sentire abbastanza sciocco, in verità.
Sfortunatamente, non avrebbe avuto modo di stargli troppo vicino. Perché, non appena arrivati, Sting si era diretto da Yukino, la sua ragazza. Ogni volta che li vedeva insieme, non poteva negare di provare una forte morsa di gelosia, ma mite per com’era non si sarebbe mai sognato di fare una scenata o robe del genere.
“Diamine”, si lamentò. “E’ imbarazzante, siete tutti in coppia tranne me!”
“Ma di che cosa stai parlando?!”, domandò Lector. “Anche se siamo in coppia, non vuol dire che ti lasceremo in disparte”
“Forse voi no, ma Sting sì. E dopotutto ha ragione, perché dovrebbe passare il suo tempo con me se ha una ragazza...”
“Se non la smetti di lamentarti giuro che ti faccio bere di forza. Magari, da brillo, riuscirai ad essere un po’ meno pauroso”
“Io non sono pauroso”, dichiarò. “Sono prudente, è diverso”.
Ed essere prudenti poteva  essere un pregio, come un difetto. Sentì l’aria mancargli quando vide Sting e Yukino venirgli incontro, mano nella mano.
“Ciao, ragazzi”, salutò carinamente lei.
Perché? Perché lei era così graziosa, gentile e buona?
E perché lui era così insicuro, timido e sfortunato?
Era terribilmente invidioso. Perché per lei era stato così facile ottenere quello che per lui sembrava così irraggiungibile?
Sforzò un sorriso, ingoiando l’ennesimo boccone amaro, fingendo di essere niente più che un semplice amico per la persona che in realtà amava.

Natsu era finalmente giunto a destinazione, seguito da Elfman ed Happy.
In genere, usava quelle occasioni per divertirsi un po’, inseguire le ragazze e tentando, senza molti risultati in realtà, di conquistarle.
Ma quella sera era diverso. Quella sera, lui cercava solo lei con lo sguardo.
Osservò in giro per un po’, finché non la scorse a parlare con le sue amiche. 
E Lucy, da lontano, parve sentire il suo sguardo su di sé, perché aveva alzato gli occhi, ed allora si erano incrociati, sorridendo quasi in automatico.
Lui allora si avvicinò. Non era di certo uno di quelli che poteva essere definito un “gentiluomo”, eppure voleva sforzarsi particolarmente di fare bella figura.
“Ciao, Lucy. Sei… davvero una figa stratosferica”.
Forse non era il complimento più galante che potesse dire, ma almeno la fece sorridere.
“Oh, grazie! Anche tu stai bene. Bella camicia”
“Ah, grazie, piace anche a me”, mentì spudoratamente, prendendola sotto braccio, mentre Erza faceva, senza preoccuparsi di nascondersi, il tifo per loro.
“SIETE PROPRIO BELLI, VOI!”, esclamò contenta. “Sono davvero una bella coppia, non credete?”
Lisanna alzò gli occhi al cielo.
“Se lo dici tu...”, rispose nervosa. Non riusciva a crederci. Lei e Natsu erano amici da una vita, lei gli era sempre stata vicino, e lui adesso la abbandonava con tanta facilità per una ragazza che conosceva appena!
Charle, arrivata pochi istanti prima, scosse il capo, avendo già intuito l’andazzo della serata.
“Ohi, ohi, penso di aver già capito come andrà a finire...”
L’albina non si era accorta minimamente che Happy le si fosse avvicinato per tentare, per l’ennesima volta, un approccio.
“Ciao, Charle. Stai… proprio bene”, mormorò con voce tremula.
“Oh, Happy. Anche tu. Hai fatto qualcosa ai capelli?”
“E’ gel. Ti piacciono?”
“Molto. Sembri un adorabile bambino. Forse però...”.
Senza aggiungere altro, avvicinò una mano al suo viso, scostandogli un ciuffo dalla fronte e sistemandolo a suo piacimento.
In quel momento, Happy non seppe se sentirsi depresso per essere stato chiamato “adorabile bambino”, o euforico per avere Charle così vicino. Il suo cuore batteva forte, ma doveva assolutamente mantenere la calma.
“Eh… visto che non hai un accompagnatore, ti dispiace se sto con te?”
“Mi piacerebbe, ma faccio coppia con Wendy. Vero, Wendy? Wendy?”.
L’amica, però, era stata avvicinata da Romeo, il compagno di corso per cui aveva un debole, il quale le aveva chiesto un ballo. E, ovviamente, lei non si era lasciata sfuggire l’occasione.
“WENDY! MA-MA-MA. OH!”
“A quanto pare non si pone più il problema, eh?”. Charle sorrise molto nervosamente. 
Sì, adesso aveva le certezza che le cose non si sarebbero ben concluse, soprattutto per lei.
Laxus, nel frattempo, si guardava intorno. Più che trovarsi lì per divertimento, si trovava lì per sorvegliare. Non si fidava a lasciare quei matti dei suoi compagni da soli, quindi era venuto lì per controllare che non succedessero cose strane.
Anche se le distrazioni arrivavano anche per lui.
Mira si era offerta di fargli compagnia, dato l’ingrato compito. Lui ovviamente aveva accettato immediatamente e, adesso, più che prestare attenzione a ciò che accadeva intorno a loro, Laxus prestava attenzione solo a lei. Indossava un abito rosso, sembrava una rosa. Era totalmente perso a guardarla. 
Si era convinto che avrebbe passato una serata tranquilla, magari, ad una certa, sarebbe anche riuscito ad avvicinarsi particolarmente a Mira.
Peccato che non aveva messo in conto una cosa.
“LAXUUUUS!”.
Riconobbe immediatamente quella voce. Ad averlo chiamato era stato proprio Freed, seguito da Evergreen e Bixlow, quelli che potevano essere definiti i suoi migliori amici.
“V-voi?! VOI?!”, esclamò lui sconvolto.
“Su, su, almeno potresti fare finta di essere contento”, lo rimproverò l’amica.
Freed, intanto, non aveva perso tempo e si era attaccato al suo braccio.
“Sono così felice di vederti! Mi sei mancato tanto!”
“Ragazzi, ma cosa ci fate qui?! Voi non siete neanche studenti, come cavolo facevate a sapere che...”
“Io, sono stato io! Lo sai che so sempre tutto!”, esclamò l’amico dai capelli verdi.
Laxus alzò gli occhi al cielo. Aveva dimenticato l’indole da stalker di Freed.
Quest’ultimo aveva una sorta di venerazione nei suoi confronti.
“Ho capito, ma non potete stare qui!”
“Suvvia, non essere noioso. Dopotutto sei tu che sorvegli, no?”, domandò allora Evergreen.
L’altro fece per rispondere, ma alla sua voce si contrappose quella di Mira.
“Laxus, sono tuoi amici?”, domandò gentilmente Mira.
“Mira! Ciao, emh… sì. Loro sono Freed, Bickslow e Evergreen. Senti, non è che potremmo fare un’eccezione e farli stare con noi? Garantisco io!”.
Lei rispose con un amabile sorriso.
“Se sono tuoi amici devono essere per forza delle brave persone! Per me non ci sono problemi”.
“Grazie, sei fantastica”
“Oh, Laxus, smettila, mi fai arrossire”.
Ovviamente, Freed aveva fatto caso alla particolare intesa tra i due, e la cosa lo aveva piuttosto innervosito. Aspettò che lei se ne andasse, prima di prendere a tormentare Laxus con uno dei suoi estenuanti interrogatori.
“Ma chi è quella ragazza? Non me ne avevi mai parlato. State insieme? Perché non ne sapevo niente?”
“Magari stessimo insieme! E poi, diamine, vuoi sapere proprio tutto”
“Proprio tutto!”, ribatté lui offeso.
“Su, su, non litigate”, Bickslow decise di mettere la buona. “Siamo qui per divertirci dopotutto”.

I Manos, nel frattempo, si trovavano dietro le quinte del piccolo palco allestito per l’occasione. Di lì a poco si sarebbero esibiti e stavano controllando che tutti gli strumenti funzionassero alla perfezione.
Juvia splendeva proprio come una stella. Indossava un abito lungo, dal colore simile a quello del mare profondo, e i glitter sulle palpebre la facevano brillare ancora di più. Sarebbe stato bello se Gray fosse stato lì, ma le aveva detto chiaro e tondo che non sarebbe venuto, e la cosa l’aveva un po’ intristita.
“Sei splendida”, affermo Lyon, schiarendosi la voce. “Soni sicuro che non avranno occhi che per te, lì fuori. Dopotutto, tu sei la star del nostro gruppo”
“Oh, questo non è vero. Siamo tutti bravi qui...”, sussurrò distogliendo lo sguardo, quasi come se avesse paura di incrociare i suoi occhi. 
Lyon si era ormai deciso. Quella sera si sarebbe dichiarato. Non se ne sarebbe stato in disparte per sempre.
“Hey, piccioncini”, li richiamò Gajeel. “Noi saremmo pronti”.
“Ho capito”, sbottò l’altro chitarrista. “Sto arrivando”.
Gerard scosse il capo.
“Mi raccomando, fate del vostro meglio”.

Lucy e Natsu si erano appartati in un angolo. La bionda pensò di aver fatto bene ad assumere un po’ di alcol, poiché almeno essa era stato utile per inibire l’imbarazzo iniziale. 
“E alla fine siamo qui insieme, eh?”, domandò lui. “Te lo saresti aspettata?”.
Lei scosse il capo, tentando di nascondere una risatina. Non aveva idea se fosse a causa del poco alcol di prima o per l’imbarazzo. Natsu però la trovò terribilmente adorabile. Quasi senza pensarci, allungò una mano, portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Lucy allora sollevò lo sguardo, guardandolo dritto negli occhi.
“Dimmi, di solito guardi tutte così?”, sussurrò lei battendo ripetutamente le palpebre.
“Tutte? N-no. In verità… no...”.
Il ragazzo si sentì subito accaldato. Lei gli era sempre più vicina, e aveva la netta sensazione che non sarebbe riuscito a trattenersi dal baciarla.
Sollevò un attimo lo sguardo, quasi istintivamente e, nel farlo, si bloccò. Lucy ci fece caso, così come fece caso al suo cambio d’espressione.
“Natsu?”, sussurrò.
“Emh… Torno subito, Lucy. Tu aspetta qui. Non ti muovere, sto arrivando!”.
Non ebbe occasione di chiedergli dove stesse andando, ma dopotutto non era importante. Almeno così, avrebbe potuto tentare di calmare il suo batticuore esagerato.
Natsu si era diretto verso una persona che era appena entrata, a pugni stretti.
“Zeref”, chiamò. “Che cavolo ci fai tu qui?”.
Un ragazzo dai capelli neri e dall’espressione seria, e forse un po’ malinconica, lo guardò.
“Ciao, Natsu. Devo pensare che non sei felice di vedermi?”
“Già, esatto. Perché sei qui? Ormai non sei più uno studente”
“Gli ex studenti brillanti sono sempre ben accolti”, rispose tranquillo. “Suvvia, non devi per forza darmi corda. La mia vista ti disturba?”
“Abbastanza. Sono con quella ragazza seduta lì in fondo, ma non voglio mandare a monte le cose”.
Zeref allora lanciò un’occhiata alla graziosa biondina che attendeva impaziente il ritorno del suo cavaliere.
“Ah… capisco. E’ decisamente troppo per te, Natsu”
“Tu… brutto… brutto...”
“STUDENTI DEL FAIRY TAIL UNIVERSITY, BENVENUTI A QUESTA SERATA. ECCO QUI PER VOI, I MANOS!”.
Il corvino guardò l’altro, sorridendo appena.
“Forse faresti meglio a tornare dalla tua dama. Sempre se non abbia nel frattempo cambiato idea”.
A quel punto, Natsu capì che sarebbe stato inutile arrabbiarsi, era decisamente meglio ignorarlo. Respirò profondamente, e deciso a lasciarlo perdere per il resto della serata, tornò da Lucy, afferrandola per un polso.
“Dai, vieni!”, esclamò allegramente, trascinandosela dietro.

La cantante del gruppo esalò un profondo sospiro. Non era agitata, dopotutto era abituata ad avere su di sé tutte le attenzioni, si sentiva solo un po’ meno carica di come si sentiva di solito. Gli altri quattro erano già partiti, e di lì a poco avrebbe dovuto cominciare a cantare. I suoi occhi, tuttavia, sembravano esaminare il pubblico, il quale applaudiva ed esultava, alla continua e costante ricerca di lui.
Gray, non sapeva neanche lui per quale motivo preciso, alla fine aveva cambiato idea. Era arrivato anche lui, ma non si era mescolato tra la folla. 
Se n’era rimasto in disparte, lontano, ma in punto dove Juvia, guardando dritto davanti a sé dall’altezza in cui si trovava, avrebbe potuto vederlo.
E fu proprio questo ciò che accadde. La cantante aveva sollevato lo sguardo e, nello scorgerlo, le era quasi mancato il fiato. Gray ricambiò l’occhiata, sorridendole.
Poteva fingere quanto voleva ma, alla fine, era lei il vero motivo per cui si trovava lì, lei e lei soltanto. Juvia sorrise radiosa, e ritrovando improvvisamente la carica, prese a cantare, a cantare solo per lui. Sì, era chiaro che ogni parola di quella canzone fosse a lui dedicata, Gray lo aveva capito.
Levy, Erza, Charle e Happy si trovavano in prima fila. Quest’ultimo ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma poiché le tre ragazze erano fan del gruppo, e in particolare dei loro componenti, era stato costretto a seguire la ragazza che tanto lo faceva penare.
La turchina sentì il cuore battere forte nel petto, come un martello. I suoi occhi erano solo per Gajeel. Era così bello, così forte, tanto da risvegliare in lei parecchie sensazioni, anche a livello fisico. Ciò l’aveva fatta arrossire – forse ciò era dovuto anche al caldo che aveva addosso – ma in quel momento nacque in lei una pulsione quasi impossibile da trattenere.
Non si era mai sentita così, era tutto così travolgente, tanto da lasciarla addirittura sconvolta. Charle si trovava nelle sue stesse condizioni. Più guardava Lily, più si convinceva che fosse lui quello giusto per lei.
Ed Erza, lei non era sicuramente da meno. Non aveva mai nascosto la grande ammirazione che provava per il bassista, e presa dall’euforia, forse anche a causa dei troppi zuccheri assunti, aveva preso a urlare colorite dichiarazioni d’amore, dopotutto nessuno avrebbe potuto sentirla. O almeno, fino a quel momento.
La canzone terminò in quel momento, ma la rossa, troppo presa dall’entusiasmo, non ci aveva neanche fatto caso.
“GERARD, TI AMO!”.
Il suo urlo echeggiò per tutta la sala. E tutti la udirono. Letteralmente, tutti.
Soprattutto lui. Le sue amiche si voltarono a guardarla, in grande imbarazzo per lei. 
In quel momento, Erza non desiderò altro che sprofondare. Come aveva potuto fare una figuraccia del genere?
Tuttavia, accadde qualcosa che non si sarebbe aspettata. Gerard sorrise, avvicinandosi a lei e porgendole una mano, invitandola a salire sul palco.
La ragazza era rimasta completamente immobile. Probabilmente, se non fosse stato per un pizzicotto da parte di Charle, non si sarebbe proprio mossa.
Erza si aggrappò a lui, con le farfalle allo stomaco, temendo seriamente che il cuore potesse esploderle.
Lui aveva un profumo così… intenso. Era certa che le sarebbe rimasto addosso.
“Per stasera, anche questa ragazza è una di noi”, disse Gerard prendendo in mano il microfono. “Spero che siate carichi, perché non abbiamo ancora finito!”.
Si levò un boato di acclamazione. Gerard fece scivolare la mano vicino a quella di Erza, stringendola. Lei ricambiò la stretta, era una delle sensazioni migliori al mondo, meglio del cioccolato, sua grande passione.
Gli lanciò uno sguardo carico di emozione. La serata aveva preso una piega proprio piacevole.

Distante dalla folla, Mavis invece si guardava intorno con fare impaziente, come se stesse aspettando qualcuno. E, in effetti, ciò non era del tutto sbagliato.
Zeref le arrivò alle spalle. Era sempre carina come si ricordava.
“Mavis!”, la chiamò a gran voce. La ragazza si voltò a guardarlo, con un sorriso a trentadue denti.
“Ciao, Zeref. Ma allora sei venuto...”
“Beh, mi avevi invitato, non potevo dirti no. Certo, Natsu non è stato molto felice...”
“Ah… avete discusso?”, domandò dispiaciuta.
“Non preoccuparti, non è una novità. In compenso… sono molto felice di vederti”.
Mavis sentì il cuore perdere un battito,
Poco distante da loro, in fondo alla folla di gente, Natsu stava stretto a Lucy, accanto alle due coppie formate da Sting e Yukino e Lector e Frosch.
Rogue si limitava a starsene per i fatti suoi, vicino il tavolo degli alcolici. Non poteva fare finta, anche lui aveva un limite, e la gelosia lo stava divorando vivo.
Nel vederlo, Lector gli andò vicino, facendo segno di avvicinarsi.
“Dai, stai con noi!”
“No, Lector. Forse non dovevo venire. Tu non sai cosa vuol dire”.
“E va bene, forse non lo so”, sospirò. “Ma non risolverai niente se te ne stai qui. Davvero vuoi che sia sempre così?”
Rogue non lo guardò neanche. Era ovvio che non lo voleva. Nessuno voleva rimanere in disparte per sempre. Se solo non fosse stato così timido e inesperto.
Lanciò un’occhiata ai vari alcolici sul tavolo. Agendo prima che potesse cambiare idea, prese un bicchierino riempiendolo di qualcosa, non badò a cosa. In seguito, dopo aver bevuto, si sentì la gola bruciare.
“Amh… tutto bene?”, domandò Lector sorpreso.
Lui lo guardò.
“Benissimo. Adesso posso unirmi a voi”.

Il mini concerto dei Manos aveva movimentato la serata. Quando esso terminò, poco più tardi, Lucy tirò fuori un profondo sospiro, si sentiva terribilmente accaldata, ma divertita.
“E’ stato davvero forte”, commentò rivolgendosi a Natsu.
“E già...”, rispose lui con un certo fare pensieroso che a Lucy non poté sfuggire.
“Emh… scusa se te le chiedo, ma è successo qualcosa? Ti ho visto parlare con un ragazzo, poco fa, e dopo che sei tornato mi sei sembrato un po’ giù di corda”.
“Ah… non è niente. Tra fratelli si litiga”, affermò tranquillo.
“Q-quello è tuo fratello?”
“In realtà, Zeref è il mio fratellastro, ma non mi va di parlarne, non farebbe bene al mio umore”, affermò cercando di sforzare un sorriso. “Dopotutto, la notte è ancora giovane, no?”.
Poco distante da loro, i componenti dei Manos erano scelti dal palco, pronti ad unirsi alla festa. Juvia stringeva Erza per le spalle, sorridendole.
“Ci stai proprio bene sul palco, magari potresti entrare a far parte della band”
“Oh, no”, rispose lei. “Io non sono brava con certe cose”
“Beh, secondo me Gerard ti farebbe entrare volentieri”, commentò lei con malizia.
Alle due si avvicinò Charle, la quale si schiarì la voce.
“Emh, emh”, fece quest’ultima. “Ciao, Juvia. Umh… il piccolo favore che ti ho chiesto?”
“Ah, ma certo!”, esclamò afferrandola per un braccio. “Vieni con me!”.
Quella scena non era potuta sfuggire ad Happy, che aveva ben pensato di affogare i suoi dispiaceri nell’alcol, cosa che non era per niente bravo a reggere.
La cantante trascinò Charle da Lily, presentandoli.
“Lily, lei è Charle, Charle lei è Lily. Secondo me dovreste conoscervi. Adesso, se volete scusarmi, io dovrei fare altro...”.
L’albina spalancò gli occhi. Perché la stava lasciando lì da sola con lui? Non aveva avuto neanche il tempo di metabolizzare la cosa.
“Amh… bella esibizione”, balbettò.
“Ti ringrazio, Charle”, rispose lui. “Ma umh… quel ragazzo malinconico che ci guarda ha per caso qualche problema?”
“Ah, credo sia innamorato di me”, sbuffò. “Ma non è il mio tipo. Io preferisco… altro”.
Con quella frecciatina non troppo velata, Lily capì immediatamente che il suo interesse amoroso dovesse essere proprio lui, e la cosa lo imbarazzò terribilmente.
Per fortuna, Lyon lo salvò per un breve attimo, arrivando da lui in tutta fretta.
“Scusate, avete visto Juvia?”, domandò agitato.
“E’ andata da quella parte”, rispose il compagno.
Il chitarrista sollevò lo sguardo, non potendo fare a meno di provare un gran nervosismo. Ma certo. Lei era andata da lui, da Gray. Chissà perché non era sorpreso.
Juvia si era effettivamente avvicinata al ragazzo, il quale l’aveva aspettata per tutto il tempo. Malgrado non glielo avrebbe detto apertamente, si ritrovò a pensare che quella sera fosse particolarmente bella. Lei gli concesse un timido sorriso.
“Allora alla fine sei venuto”
“Sì, beh… In fondo non c’era motivo di rimanermene chiuso nel mio dormitorio, no?”
“No, infatti”, ridacchiò lei. “Sono davvero felice che tu sia qui. Io… ti aspettavo”.
“Adesso… adesso sono qui”, sussurrò lui, guardandola negli occhi.
Contrariamente alle sue amiche, Levy stava tentando di stare lontano dai Manos e, in particolare, da Gajeel. E non perché non volesse vederlo, al contrario. Il fatto era che si sentiva troppo in imbarazzo a causa di ciò che sentiva.
Piccola per com’era, sarebbe stato facile nascondersi tra la folla, o almeno di questo si era convinta. Sì, perché in verità Gajeel riconobbe subito la sua chioma turchese e, senza pensarci troppo, si avvicinò lei, afferrandola dalla vita.
“Dove scappi?”, domandò divertito.
“Gajeel!”, arrossì lei. “Io, ecco, io… stavo prendendo da bere. Ti prego, non toccarmi così”
“Perché mai? Ti da fastidio?”
“No! E’ proprio questo il punto. Oh, che vergogna...”.
Era tutto assurdo. Non le era mai successo di sentirsi così, il cuore batteva forte e i suoi istinti, sempre adeguatamente tenuti a bada, stavano venendo allo scoperto.
“RAGAZZI!”, esclamò ad un tratto Lisanna, attirando l’attenzione un po’ di tutti. “Chi vuole giocare ad obbligo o verità?”.
Subito dopo ne seguì un boato d’assenso. Gajeel fece a Levy segno si seguirla.
“Sarà meglio andare, qui la situazione diventerà presto bollente”.
E non aveva idea di quanto avesse ragione.

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Capitolo 6
*** Un gioco dannoso ***


Un gioco dannoso

Lucy non aveva idea di come fosse finita lì in mezzo.
Aveva pensato che sarebbe stata un’idea carina quella di giocare a “obbligo & verità”, così magari avrebbe anche avuto l’occasione di conoscere meglio chi aveva intorno. Anche perché un po’ tutti avevano preso bene l’idea. Tutti o quasi.
“Ebbene?”, domandò Laxus a gran voce. “Che cosa sta succedendo qui?”
“Obbligo e verità di gruppo!”, esclamò Lisanna. “Volete giocare anche voi?”.
Per Laxus non era per niente facile tentare di mantenere la sua severità dinnanzi a lei, dopotutto era sempre la sorella di Mira.
“Non… non mi sembra il caso. Noi...”.
Prima che potesse finire di rispondere, però, Freed si aggrappò al suo braccio.
“Ma sì, dai! Partecipiamo anche noi! Sarà divertente!”
“Il tuo amico ha ragione”, affermò carinamente Mira. “Che vuoi che sia?”.
“Ma… ma...”. Come poteva sperare di dirle no? Ogni volta che lei gli rivolgeva un sorriso, lui non poteva fare altro che sciogliersi come un perfetto idiota!
“Umh… se proprio insistete”, alla fine cedette.
Tutti gli allievi avevano finito per sedersi in cerchio. Lucy, Natsu, Juvia e Gray stavano accanto (sebbene quest’ultimo non fosse proprio propenso a partecipare a certi giochi). Dopodiché seguivano i Manos, Erza e le sue amiche, Charle tra Lily e Happy, Sting, Yukino e un assai brillo Rogue, che aveva decisamente esagerato con l’alcol, quella sera.
Laxus alzò gli occhi al cielo, sentiva di essere tornato ai tempii del liceo, mentre invece Freed, Bixslow e Evergreen sembravano piuttosto a loro agio.
Quest’ultima si guardava intorno curiosa, ma non appena aveva visto lo sguardo di Elfman su di sé, si era voltata, non degnandolo più di uno sguardo.
La ragazza infatti era stata adocchiata da subito, e nonostante Elfman fosse grande e grosso, era piuttosto imbranato in certe faccende, quindi si stava limitando solo ad osservarla, per il momento.
“Chi comincia?!”, esclamò Natsu impaziente. Si accorse solo poco dopo di come, insieme a loro, vi fosse anche Zeref, troppo impegnato a parlare con Mavis per potergli dare corda.
Fece una smorfia di disapprovazione, ma prima di potersi andare a pensieri malevoli, Lisanna parlò.
“Visto che ho proposto il gioco, parto io a fare la prima domanda!”, esclamò l’albina guardandosi intorno. “Dunque… vediamo un po’… Erza!”
“Mh?”, domandò la rossa sorpresa.
“Obbligo o verità?”
“Sono la prima! Amh… dunque… obbligo!”.
L’amica sorrise in modo dispettoso. Quella sarebbe stata una buona occasione per riscaldare l’atmosfera.
“Bene. Visto che sei tanto ghiotta di cioccolato… prendine un po’ dalla fontana e… gettala su Gerard e poi assaggiala dal suo corpo!”
A quel punto si levò un “oh”, di stupore, ma i due diretti interessati non osarono parlare. Gerard di schiarì la voce, visibilmente imbarazzato.
“Non credo di aver capito”
“Ma… ma… ma non posso fare una cosa del genere!”, esclamò Erza. In realtà, nel suo immaginario, fare una cosa del genere rappresentava qualcosa di decisamente eccitante, ma così davanti a tutti, che imbarazzo!
“Hai detto obbligo, quindi adesso devi farlo”, concluse Lisanna.
“Hey, non esagerate!”, borbottò Laxus. “Siamo sempre dentro un istituto universitario”
“Oh, andiamo”, lo riprese Mira. “E’ solo un gioco. Che male c’è se ci divertiamo?”
Una semplice frase e fu costretto a zittirsi. Niente, non c’era assolutamente niente di male, anzi, probabilmente lui sarebbe stato il primo a fare certe cose, ma non poteva di certo dirlo apertamente.
“Va bene, potrei chiudere un occhio, per stasera”.
Capendo di non avere altra scelta, Erza si avviò tremante verso la fontana di cioccolata, riempiendone circa mezzo bicchiere. Poi tornò da Gerard, il quale la guardava con un’espressione che diceva chiaramente: “dobbiamo farlo per forza?”.
“Amh… forse faresti meglio a toglierti la maglietta”, suggerì la ragazza in imbarazzo.
“Oh, adesso sì che ragioniamo!”, ridacchiò Lisanna. 
“E va bene”, il bassista decise di accontentarle. “Lo faccio”.
Dicendo ciò si liberò della maglietta, lasciando intravedere il suo fisico asciutto e la pelle che Erza avrebbe volentieri assaggiato. Ma perché ci pensava? Stava per farlo, dopotutto!
Si avvicinò, e lentamente versò sul suo torace il cioccolato fondente sciolto. Subito si chinò, raccogliendone un po’ con la lingua e risalendo sul suo collo. Gerard tentò di rimanere impassibile ma, vista la situazione era piuttosto impossibile, anche perché Erza… ci aveva preso piuttosto gusto. Le due cose che più adorava unite in un connubio perfetto! 
Si sollevò fino ad avvicinarsi alle sue labbra, non osando muoversi ulteriormente. Semplicemente lo guardò negli occhi, intuendo che la stessa eccitazione che adesso la stava facendo divampare, doveva aver colpito anche Gerard. 
Sembrava che si stessero divorando con lo sguardo, l’imbarazzo era già sparito.
Quello fu effettivamente il modo migliore di rompere il ghiaccio, poiché, dopo quell'avvenimento, nessuno sembrava più temere troppo.
“Beh, direi che adesso tocca a te scegliere la tua preda, Erza!”, le disse Lisanna.
La rossa si schiarì la voce, tentando di recuperare un po’ di compostezza.
“Umh… allora… Charle! Obbligo o verità?”.
Molto tranquillamente, l’albina rispose:
“Verità”.
“D’accordo. Qui dentro, con chi passeresti una notte e perché?”
Ovviamente, la domanda non poteva che essere di quel genere.
“Beh… sinceramente… passerei volentieri una notte con Lily. Perché mi piace. Ammetto che su di me ha un certo effetto”.
Il batterista dei Manos arrossì come un pomodoro, mentre il suo migliore amico Gajeel gli dava una pacca su una spalla. Quella risposta non era potuta sfuggire neanche ad Happy che, grazie all’alcol, aveva abbandonato un po’ di timidezza.
“Ed io, allora?”, domandò. “Anche io sono un tipo niente male! Se magari mi degnassi di uno sguardo ogni tanto, invece di fare la snob, sarebbe meglio…!”
“Cosa?! Io snob? Ma come… come osi…!”, esclamò lei del tutto sconvolta da quel suo atteggiamento così strano.
Happy tentò di aggiungere altro, ma chinandosi in avanti finì con l’accasciarsi letteralmente su Charle.
“Aiuto! Toglietemi questo qui di dosso!” borbottò, spingendolo via. “Amh… Levy!”
“Sì, Charle?”
“Obbligo o verità?”
Levy sembrò pensarci seriamente su. Se avesse risposto “verità”, forse avrebbe potuto salvarsi da qualcosa di troppo imbarazzante. O forse aveva solo paura di dover assecondare i suoi ormoni impazziti.
“… Obbligo”, rispose infine, con un sussurro. Charle ridacchiò divertita.
“Ti obbligo a chiuderti in bagno con Gajeel per… dieci minuti…!”.
Nel sentirsi chiamato in causa, il chitarrista tossì rumorosamente.
“Cosa...cosa… eh?! Andiamo, non siate ridicoli..!”
“Va bene!”, rispose prontamente la turchina, lasciandolo sbigottito.
Non capiva. Gli aveva appena detto che… le andava bene.
“Perfetto. E mi raccomando, divertitevi”, raccomandò l’amica con malizia.
Gajeel era rimasto totalmente senza parole. Non avrebbe mai pensato che Levy potesse essere così intraprendete e, vista la tensione sessuale che c’era, aveva una vaga idea di come sarebbe andata a finire…
Poiché i ragazzi non avevano alcuna intenzione di starsene dieci minuti senza fare niente, Lyon si fece avanti, deciso a prendere la situazione in mano. Aveva bisogno di vederci chiaro in quella storia, in quel triangolo che tanto lo stava mandando fuori di testa.
“Gray...”, chiamò serio. L’ex amico/ora nemico, gli lanciò un occhiata in truce. “Obbligo o verità?”.
Forse doveva immaginarsi che sarebbe successa una cosa del genere.
“Verità”
Senza troppi giri di parole, Lyon fece la sua domanda.
“Ti piace Juvia?”.
Quest’ultima arrossì di colpo. Non poteva crederci, ma cosa gli saltava per la mente? Era la domanda più imbarazzante che potesse fargli!
Tuttavia, Gray sembrava abbastanza tranquillo.
“Anche se fosse? Ti creerebbe qualche problema?”
“Non è questa la risposta. Allora, ti piace? Sì o no?”.
Gray allora guardò la ragazza, la quale aveva due occhi lucidi e fissi su di lui. Probabilmente sperava tanto di sentirsi dire un “sì”, visto che non era mai stato troppo chiaro nei suoi confronti.
“Ah”, sospirò. “Sì, mi piace molto”. 
Nell’udire quelle parole, la cantante dei Manos sorrise radiosa. Finalmente aveva la certezza di non essere incappata in un amore a senso unico!
Lyion, però, fremette nervoso.
“Lo sapevo!”, urlò. “Tu vuoi portarmela via! Perché non ti fai da parte, eh Gray? Non la meriti!”
“Hey, rilassati. Io non porto niente a nessuno, e se Juvia non sta con te è perché ci sarà un motivo!”
“VOI DUE PIANTATELA!”, urlò Laxus. “Non siamo qui per litigare! Gray, vai avanti!”
“Tsk”, sbottò. “Rogue! Obbligo o verità?”.
Il diretto interessato sollevò lo sguardo nella sua direzione, sorridendo come un ebete.
“Mmmh… verità”, bofonchiò.
“Okay. Sei gay?”
Sting inarcò un sopracciglio. Perché proprio quella domanda? Ovviamente, si aspettava una negazione da parte dell’amico, peccato che quest’ultimo avesse preso a ridere e con molta facilità avesse affermato:
“Puoi dirlo forte”.
A quel punto, per il biondo era stato caos totale. Stava dicendo la verità o forse l’alcol gli aveva dato un po’ troppo alla testa?
Anche perché avrebbe dovuto essere a conoscenza di certe cose!
“S-Sting…!”, esclamò poi il corvino. “Obbligo o verità?”
“Obbligo”, rispose lui. Si fidava abbastanza di lui, non gli avrebbe fatto fare nulla di imbarazzante.
Rogue si avvicinò a lui.
“Baciami”.
Baciarlo?
Lector si mise a ridere.
“Ah, questa non me la voglio proprio perdere!”
“Nemmeno io!”, esclamò Frosch.
Yukino invece non si era espressa. Non aveva idea di che reazione avrebbe avuto nel vedere il suo ragazzo… baciare un uomo!
“Ma… ma Rogue! Baciarti?”, domandò confuso.
“Dovevi pensarci prima di scegliere obbligo”, rispose lui cantilendandolo.
Esasperato, Sting si voltò a guardare la fidanzata, la quale fece spallucce.
“Beh… un bacio piccolo che sarà mai?”.
Non poteva crederci. Costretto a fare una cosa del genere davanti a tutti.
Sospirò. Giusto, si trattava solo di un piccolo e fugace bacio. Lentamente si avvicinò a Rogue. Nel suo immaginario, doveva trattarsi di una cosa veloce e indolore, peccato che il suo amico avesse ben altri piani.
Il corvino, infatti, gli afferrò il viso, attirandolo a sé e afferrando, senza alcun permesso, la sua lingua, trasformando quello che doveva essere un bacio casto e semplice, in qualcosa di molto più passionale. I loro compagni ridacchiarono, non troppo forte per evitare di distrarli, mentre Yukino li fissava a bocca aperta.
Cos’era quel bacio pieno di passione?!
Neanche Sting avrebbe saputo dirlo, sapeva solo di non riuscire a tirarsi indietro, Rogue lo aveva completamente in pugno, era totalmente attratto da lui, e questo non sarebbe dovuto succedere!
“Hey, basta!”, esclamò Yukino a quel punto. “Staccatevi!”.
La voce della ragazza, servì a Sting per ritornare alla realtà. Si staccò, seppur a malavoglia, sentendo la testa girare e il cuore battere all’impazzata.
Colui che aveva sempre visto come il suo migliore amico, gli aveva appena rubato un bacio. E che bacio.

 Nel frattempo…

“Ah, non ci posso credere”, borbottò Gajeel a braccia conserte. “Si sono coalizzati contro di noi? Più che un gruppo di universitari, mi sembrano tutti un gruppo di bambini delle medie! A te no, Levy?”.
In realtà, la ragazza stava evitando di parlare di proposito. Si trovava da soli, al chiuso e l’unico altro rumore udibile era il battito accelerato del suo cuore.
“Dici che saranno già passati dieci minuti?”, domandò ancora l’altro.
“Io spero tanto di no”, ribatté lei, dondolandosi nervosamente.
“Mh. Non eri costretta a farlo, comunque...”
“Oh, Gajeel”, sospirò lei. “Ma non lo capisci? Io speravo in una cosa del genere. Non lo so che cosa mi prende, ma è da quando ti ho visto suonare che… che sento un istinto impossibile da trattenere. Tu non sai quanto mi sto sforzando, adesso...”.
Nel dire ciò si era avvicinata a lui. Gajeel poteva capire, anche solo guardandola, quanto Levy  lo desiderasse. E anche lui la desiderava, era una cosa più che ovvia.
Si chinò su di lei, afferrandole il viso e studiandola per qualche attimo.
La ragazza ebbe l’impressione che l’aria potesse mancarle, e questa sensazione divenne ancora più intensa quando lui poggiò le labbra sulle sue, con forza, in modo un po’ rude, facendole perdere la testa. Levy si aggrappò a lui, aprì leggermente la bocca e si lasciò catturare la lingua, mentre il suo corpo veniva attraversato da brividi continui. Si sollevò sulle punte, poiché la differenza di altezza era notevole, ma Gajeel la afferrò dai fianchi, sollevandola come se nulla fosse e approfondendo ulteriormente quel bacio che stava mandando al diavolo ogni suo tentativo di non marchiare quell’innocente ragazza per cui in realtà stravedeva.

Dopo il passionale bacio di Sting e Rogue, era toccato a Laxus, il quale aveva ben pensato di fare una domanda a Mira, poiché quest’ultima aveva optato per “verità”.
Era un po’ imbarazzante mettere in mezzo le loro questioni di cuore, soprattutto lì, davanti i loro compagni così immaturi, ma davanti a una domanda diretta, non ci sarebbe stato modo di scappare.
“Emh, emh”, si schiarì la voce. “Mira… perché non vuoi stare con me?”.
La ragazza aveva battuto le ciglia ripetutamente a quella domanda. Freed, invece, aveva preso a tremare nervoso.
“Non è questo”, rispose tranquillamente lei. “E’ solo che non credo che le relazioni facciano per me. Lo sai, no…?”
“Pff, certo!”, esclamò a quel punto Freed, non riuscendo a trattenersi. “Tutte balle!”
“Hey!”, esclamò l’amico. “Si può sapere che ti prende?”
“Che prende a te, vorrai dire! Perché stare dietro ad una tipa che non ti merita completamente quando potresti… sì, potresti avere di meglio!”.
Era davvero difficile non lasciar trapelare i suoi veri sentimenti. Ma d’altro canto, si poteva essere così inetti da non vedere l’evidenza?
Mira arrossì.
“Io… mi dispiace, ho detto qualcosa di troppo?”
“No, no!”, disse Laxus, già pentito della domanda. “Scusalo, è pazzo!”.
Pazzo. Pazzo lui? Non era pazzo! Era soltanto innamorato e sempre e costantemente messo da parte.
“Su, su, Freed!”, Bixslow tentò di tranquillizzarlo. “Va tutto bene, tutto bene!”
“Umh… Mira, vuoi fare una domanda?”, domandò Lisanna alla sorella.
“Ecco… no, fallo tu al posto mio”, sussurrò lei, terribilmente mortificata.
“E va bene!”, esclamò la più piccola, facendo roteare i grandi occhi azzurri su Natsu. “Natsu, obbligo o verità!”.
Quest’ultimo, di solito, avrebbe sicuramente scelto “obbligo” e avrebbe volentieri fatto qualcosa di stupido, ma per quella sera sarebbe stato meglio starsene tranquillo.
“Verità”, rispose.
Lisanna allora sorrise.
“Com’è possibile che uno come te si sia interessato ad una sola ragazza? Deve esserci necessariamente qualcosa sotto!”.
Lucy sgranò gli occhi. Non poteva crederci, questo non se lo sarebbe mai aspettata, anche se, probabilmente, avrebbe dovuto. Vide Natsu cambiare ad un tratto espressione, e davvero non seppe spiegarsi perché.
“Oh, andiamo”, rispose lui con tono spavaldo. “Io non sono poi così male. Voglio dire, anche io ho un cuore...”.
Ma poiché la situazione non era già abbastanza complicata, Zeref decise di metterci il suo.
“Io sarei effettivamente curioso di sapere com’è andata con voi. Ci vuole pazienza per sopportare il mio caro fratellino, dopotutto...”.
Il rosato sorrise nervosamente. Perché diamine si stavano mettendo tutti contro di lui?
Abbassò lo sguardo. Avrebbe potuto tranquillamente mentire, ma sapere di avere gli occhi di Lucy fissi su di sé… lo metteva in grande difficoltà.
“Devo essere sincero… inizialmente era tutto un gioco per me”, affermò, continuando a guardare verso il pavimento. “Anzi, c’è chi direbbe che lo è tutt’ora”
“In che senso?”, domandò ancora l’albina.
Lucy aveva avvertito l’aria divenire più pesante, Stava iniziando ad avere una brutta sensazione. Natsu si morse il labbro. Aveva sperato che quella cosa non venisse mai allo scoperto, ma per come si era affezionato alla ragazza, sentiva come se, mentendole, le avrebbe fatto solo un torto ancora più grande.
“… Io e Gray avevamo fatto una scommessa. La scommessa era che sarei riuscito a conquistare Lucy prima della festa...”.
In un primo momento, la diretta interessata credette che stesse scherzando. Quando poi però incrociò il suo sguardo serio, ebbe un colpo.
Cosa voleva dire? Lui aveva fatto tutte quelle cose carine soltanto… per una stupida scommessa?
“Allora non è vero che provi qualcosa...”, Lisanna decise di mettere il coltello nella piaga.
“Certo che provo qualcosa! Io...”, in realtà, non avrebbe saputo come reagire.
Era sempre stato tutto facile per lui, era sempre stato abituato a prendere le cose con leggerezza. Ma vedere l’espressione delusa di Lucy era stato un colpo troppo grande. La bionda si portò una mano vicino al cuore, un po’ come se quest’ultimo le stesse dolendo.
“Io… scusate, non voglio più giocare...”, affermò mestamente, sollevandosi e allontanandosi dal gruppo. Natsu la osservò allontanarsi, mentre solo la scia del suo profumo rimaneva lì con lui.
Juvia si guardò intorno, perplessa. Poteva avvertire una grande tensione fra i suoi compagni e, certamente, quest’ultima sarebbe presto esplosa.

Levy e Gajeel erano usciti dal bagno senza neanche guardarsi. Ognuno aveva preso una direzione diversa, e la ragazza pareva piuttosto scombussolata, aveva i capelli scombinati e le guance arrossate. Tra la confusione poté scorgere Erza, la quale stava poggiata ad una parete, mentre la musica le rimbombava nelle orecchie.
“Hey”, la chiamò la rossa. “Ci eravamo quasi dimenticati di voi”
“Umh… cos’è successo?”
“Credimi, non vuoi davvero saperlo. Piuttosto, cosa avete combinato voi due, eh?”.
Levy la guardò dritto negli occhi.

Qualche minuto prima…

La turchina poteva sentire ogni muscolo del proprio corpo irrigidirsi e il calore tra le gambe aumentare sempre di più. Gajeel l’aveva presa tra le braccia e l’aveva costretta con la schiena contro il muro, mentre violava le sue labbra, poi il suo collo, sui lasciava morsi e succhiotti scuri.
Era il delirio. Non avrebbe mai pensato di poter provare sensazioni così forti.
Sarebbe stata quella la sua prima volta?
“Ga-Gajeel”, chiamò con voce spezzata dall’eccitazione.
Il chitarrista sollevò un attimo lo sguardo, osservando i suoi occhi lucidi.
“Cosa…?”
“Io… ecco… non so se stia effettivamente per succedere, ma… devi sapere che sono vergine”.
Chissà perché, Gajeel lo aveva immaginato. E quella consapevolezza non gli sarebbe servita a molto, anzi, non avrebbe fatto altro che mettergli un freno.
Sì, un freno, perché non poteva fare una cosa del genere. Levy non era una ragazza qualsiasi, lei… era semplicemente lei, e non poteva privarla di una cosa così importante.
Con un grande sforzo – nessuno avrebbe potuto immaginare quanto – si staccò da lei, prendendo sei respiri profondi.
“Non è giusto che sprechi la tua prima volta con me. Io non posso permettermi di prendere qualcosa di così prezioso. E non voglio che tu sia una delle tante”.
Nel sentire quelle parole, Levy non aveva avuto la forza di controbattere. Aveva immaginato che lui l’avrebbe presa così, senza troppe cerimonie, e invece se ne usciva con quel discorso che… le stava facendo letteralmente balzare il cuore dal petto. Infine, Gajeel le si avvicinò, posandole un bacio sulla fronte.
Lei trattenne il fiato a quel tocco, un tocco semplice, senza intenti malevoli, ma che la fece tremare fino in fondo all’anima.

“E così non avete fatto niente?”
“No”, sospirò lei con fare sognante. “Vuole che conceda la mia prima volta alla persona che amo. Questo mi fa credere che sia lui la persona giusta. E la prossima volta sarà anche il momento giusto. Io lo so, me lo sento!”
“Oh, Levy, sei così carina…!”
“Ragazze, scusate...” , li interruppe qualcuno.
“GERARD!”, urlò Erza. “Tu, io, ecco… emh. Ciao! Come va?”.
Si sentiva una vera sciocca. Prima quel “ti amo” urlato ai quattro venti, poi il suo eccitante ma imbarazzante obbligo. Come diamine avrebbe fatto, adesso, a parlare con lui normalmente, come se nulla fosse?
“Bene… va piuttosto bene. Ti sei divertita stasera?”
“Stasera? Ah, ma certo! E’ stato molto… molto divertente...”, balbettò.
Gerard sorrise, avvicinandosi a lei e accarezzandole una guancia.
“Sai, ammetto che… non mi è dispiaciuto… provare a fare certe cose. Per la cronaca, in genere non le faccio, ma con te è stato… istruttivo”.
“I-istruttivo? Bene, sono contenta che lo pensi...”.
Quella maledetta voglia di saltargli addosso! Sulla lingua aveva ancora il suo sapore, una vera e propria droga di cui non poteva fare a meno!
La musica in sottofondo era adesso cambiata, segno che fosse arrivato il momento dei balli di coppia.
“Ma guarda”, disse lui. “Mi concederesti un ballo?”.
Lei dovette prima metabolizzare per bene la frase. E quando mai le ricapitava un’occasione del genere?
“C-certo! Molto volentieri!”.
Con galanteria, Gerard la afferrò per mano, portandola al centro della pista.

Charle stava, intanto, cercando di sfuggire dalle grinfie di Happy. Aveva perso di vista Lily e si ritrovava inseguita da quello sciocco, ma cosa aveva mai fatto di male?
“CHAAAARLE!”, piagnucolò Happy venendole dietro. “Mi dispiace, non penso che tu sia snob, è che sono invidioso, lo capisci?!”
“Happy, piantala!”, esclamò lei. “Smettila di venirmi dietro, sei ubriaco!”
“N-no!”, borbottò lui afferrandola per le spalle. “Mi dispiace, Charle. Mi fai dannare tanto e sei così bella che davvero, non ne posso fare a meno!”.
La ragazza aveva letto chiaramente quali fossero i suoi intenti ma, in verità, non ebbe modo di scostarsi. Happy premette le labbra contro le sue e, a quel contatto, l’albina avvertì un forte retrogusto di vodka, probabilmente alla pesca.
Dopo pochi secondo di smarrimento si scostò, stampandogli uno schiaffo su una guancia.
“SEI UN’IDIOTA!”, esclamò affranto e con le lacrime agli occhi. Happy rimase lì in piedi come un perfetto idiota, mentre il viso cominciava a bruciare.

Malgrado Mira fosse uno dei supervisori, aveva ben pensato di lasciare la festa con largo anticipo. Si sentiva terribilmente in imbarazzo per quello che era successo, e tutto ciò che voleva era tornarsene al suo dormitorio.
Camminava veloce, nella speranza di non incrociare ostacoli davanti a sé.
Quello che non sapeva era che l’ostacolo fosse proprio dietro di lei!
Laxus, infatti, l'aveva prontamente raggiunta, afferrandola per un polso.
“Mira!”, la chiamò.
“Laxus! Oh mio Dio, ti prego, fammi andare via…!”
“No, aspetta!”, la pregò. “Mi spiace, forse avrei dovuto evitare di metterti in mezzo”.
Lei scosse il capo, tentando di non incrociare il suo sguardo.
“No… no. Il tuo amico ha ragione. Perché venirmi dietro? Probabilmente meriteresti altro, piuttosto che un’insicura ragazza come me...”
“Cosa? No! Io voglio te. E ti aspetterò per sempre, se è il caso!”, affermò, non preoccupandosi di fare la figura dello smielato davanti a tutti.
“No, Laxus. Non dirlo...”.
A debita distanza, Freed osservava la scena, mentre Bixslow tentava di trattenerlo.
“Io la uccido a quella! Fammi andare da loro!”
“Non vai da nessuna parte! Andiamo, comportati da persona matura!”
“Io non sono mai stato maturo. Non è giusto! Io amo Laxus da una vita, ma lui non ha occhi che per quella barbie! Tu non lo capisci!”.
Evergreen, assolutamente tranquilla, alzò gli occhi al cielo. Quegli stupidi dei suoi amici facevano sempre un gran casino per nulla.
“Emh… scusa… tu sei Evergreen, non è vero?”.
La diretta interessata spostò lo sguardo alla sua destra. Elfman stava tentando di approcciare una conversazione con lei, malgrado tremasse come una foglia.
“Proprio io. E tu sei...”
“Elfman! Mi chiamo Elfman! Tu non frequenti qui, vero? Perché mi pare di averti già vista”
“Pff, pensi davvero che una come me frequenterebbe mai un postaccio come questo? E’ ovvio che no, sono solo infiltrata”.
Malgrado si fosse ripromesso di ascoltarla, il mastodontico ragazzo stava riscontrando qualche difficoltà. Tutto, nel suo corpo, urlava praticamente “sesso”.
Le sue curve, il suo abito attillato, le sue labbra carnose.
No, non poteva! Un vero uomo come lui non poteva permettersi di fare simili pensieri. Come avrebbe reagito se qualcuno avesse pensato le stesse cose sulle sue sorelle?
“Umh, mi piacerebbe molto fare la tua conoscenza!”, esclamò ad un tratto.
Evregreen lo guardò sorpresa.
“Tesoro, non fraintendermi. Tu sei caruccio ma… diciamo che io cerco altro”, affermò liquidandolo senza troppi problemi.
Altro? Come si poteva volere altro, se non qualcuno che rispettava e amava le donne proprio come lui? Elfman tentò di controbattere ma, prima che se ne rendesse conto, la sua Evergreen si era diretta dagli altri due, colpendoli sonoramente in testa.

Sting stava tentando in tutti i modi di ascoltare Yukino, ma non ci riusciva!
Come poteva anche solo pensare di darle retta, quando il suo migliore amico gli aveva poco prima rubato un bacio?
Un bacio che gli aveva fatto perdere la testa.
“Va bene che stavamo giocando, ma se non vi avessi fermato...”, la ragazza sembrava piuttosto nervosa. “Non ci posso pensare! E meno male che non volevi”
“Ma… è così, infatti. E’ solo che… non lo so cosa è successo”.
Non lo sapeva davvero. Non avrebbe saputo spiegarlo. Il suo cuore aveva preso a battere così forte e la ragione era improvvisamente andata a farsi un giro.
In quel momento non gli era importato che Rogue fosse… un ragazzo esattamente come lui. Non aveva provato disgusto, ma neanche indifferenza. Era qualcosa di strano…
Rogue, nel frattempo, gli si stava avvicinando, ancora del tutto brillo. Senza troppi problemi gli si aggrappò al braccio, sorridendo.
“S-Sting”, balbettò. “Dai, vieni con me. Non vuoi divertirti?”
“D-divertirmi? In che senso, scusa?”.
Yukino arrossì di colpo.
“Mi sembra molto chiaro il senso! Non provare a dirgli di sì!”
“Fatti gli affari tuoi, tu!”, il corvino le puntò il dito contro. “Tu non sei nessuno. Sting è il mio migliore amico e lui preferisce me senza alcun dubbio. Oh...”.
Il suo tono era divenuto man mano un sussurro. Era chiaro che il suo fisico fosse arrivato al limite, dopotutto non era abituato all’alcol.
Si accasciò, e per il biondo fu naturale sorreggerlo.
“Rogue! Oh, accidenti. Mi sa che non sta bene. Forse dovrei riportarlo al dormitorio”
“Ma scusa, e mi lasci qui così?”, domandò la fidanzata. Lui allora le lanciò un’occhiataccia, zittendola.
“Non lo vedi che sta male? Insomma, abbi un po’ di cuore!”.
E non gli importò di essere stato un po’ troppo duro. In realtà era ancora molto scosso per il bacio di poco prima, e tutto ciò che voleva era stare da solo con lui, nella speranza di capirci qualcosa.

Juvia stava tentando di trattenere Lyon dal fare qualcosa di avventato, ma figurarsi se l’avrebbe ascoltata. Il chitarrista, infatti, sembrava piuttosto arrabbiato e, un po’ a causa dell’alcol e un po’ a causa della discussione della sera stessa, sentiva il bisogno irrefrenabile di dare una bella lezione a Gray.
“Lyon!Ti prego, Lyon. Non fare lo sciocco!”, esclamò lei andandogli dietro.
“Pff, lascia fare”, borbottò lui, senza fermarsi. Arrivò alle spalle di Gray, il quale avrebbe forse fatto bene a darsela a gambe qualche minuto prima.
“Hey, tu!”, lo chiamò l’altro. Si voltò, squadrandolo.
“Che cosa vuoi?”
“Io… io ti sfido. Non avrai mai la ragazza che amo”
“Oh, no!”, esclamò lei. “Gray, ti prego. Lascialo perdere”.
Il diretto interessato alzò gli occhi al cielo, seccato.
“Non ho alcuna intenzione di perdere tempo con te”
“Ah, sì? Cosa c’è? Hai paura? Eh?!”, l’ex amico gli si era avvicinato, e senza troppi problemi lo aveva spintonato. Juvia temeva già il peggio.
Gray lo guardò dritto negli occhi. 
Era davvero una seccatura ma, d’altro canto, detestava essere sfidato in questo modo.
“Io non ho fatto paura. Coglione!”, esclamò lanciandogli un pugno sul viso.
Lyon indietreggiò, portandosi una mano sul viso e rendendosi conto di star perdendo sangue dal naso. Quella visuale non aveva fatto altro che aumentare il suo desiderio di fargli del male.
“Questa me la paghi!”, urlò saltandogli addosso.
Con gli occhi sgranati, Juvia era in panico più totale. Quei due stupidi non dovevano picchiarsi, soprattutto non per lei! Ma come avrebbe fatto a fermarli?

Lucy non poteva credere che la sua serata perfetta si fosse rivelata una finzione totale!
Probabilmente, un’altra ragazza ci sarebbe passata su. Ma non lei, ci era rimasta troppo male… insomma, era questo ciò che era?
Una scommessa ben riuscita?
In quel momento si sentì stupida. Stupida, perché aveva creduto davvero di poter essere speciale per Natsu. Ma forse aveva sperato troppo.
Aveva appena ingerito l’ultimo bicchierino di vodka, quando vide Lisanna accanto a lei, osservarla. Per i primi istanti non parlò. 
“Immagino che tu lo abbia fatto di proposito, non è vero?”, domandò ad un tratto.
“Diciamo solo che l’ho fatto in modo che potessi guardare in faccia la realtà”.
La bionda sorrise in modo amaro.
“Dubito che sia per questo. E’ chiaro che siamo in un triangolo. Ma, almeno, avresti potuto evitare di umiliarmi”
“Ma io non ho fatto niente”, affermò l’albina. “E’ Natsu che combinato il guaio”.
Effettivamente non aveva tutti i torti. Tutto era partito da lui.
Il colpevole della situazione, intanto, stava cercando proprio lei. Doveva assolutamente parlarle, non aveva idea di cosa le avrebbe detto, ma doveva comunque tentare!
Nel vederla parlare con Lisanna, si avvicinò senza troppi problemi.
“Lucy, ti ho trovata!”
“Natsu! Che cosa vuoi? Lasciami in pace!”
“No, non ti lascio!”, urlò lui afferrandola per un braccio. “Te ne prego, devi ascoltarmi! Lo so sembra tutto terribile, ma non è come sembra...”.
“Oh”, Lisanna alzò gli occhi al cielo. “E’ proprio come sembra”.
A quel punto il ragazzo le lanciò un’occhiataccia. L’aveva sempre considerata una delle sue migliori amiche, come aveva potuto fargli questo?
“Fatti gli affari tuoi! Non avresti dovuto, perché cavolo devi essere così perfida?”
“Basta!”, fece Lucy a quel punto, stufa, staccandosi dalla sua presa. “Non mi interessano le vostre divergenze. Sta di fatto che… io ero davvero felice al pensiero di poter essere speciale con te. Avevo pensato “wow, allora lo aveva davvero mal giudicato”. Come pensi che potrò ancora fidarmi di te?”.
La bionda aveva gli occhi lucidi, segno che si stesse sicuramente trattenendo dal piangere. E nel vedere ciò, Natsu era rimasto zittito.
Non aveva mai fatto piangere una ragazza.
“Lucy, io...”.
Lei non gli permise di parlare. Se ne andò, questa volta del tutto, lasciandolo lì.
Non avrebbe mai pensato che vederla andare via, ferita, potesse fare così male.
Eppure faceva male. Tanto.
“A quanto pare ha cambiato idea più in fretta del previsto”.
Natsu riconobbe la voce di Zeref alle sue spalle. Tuttavia non si mosse.


NDA
Se si dovesse fare un resoconto, direi che quelli a cui è andata meglio sono Gerard e Erza... e anche Gajeel e Levy, che non sono arrivati al punto cruciale ma almeno non hanno litigato/si sono ammazzati.

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Capitolo 7
*** L'ex ***


L’ex

A gran fatica, Sting era riuscito a trascinare Rogue lontano da lì.
Quest’ultimo, infatti, a malapena si reggeva in piedi, ed era stato necessario sorreggerlo.
Non appena ebbero raggiunto il dormitorio, il biondo lo fece sedere sul bordo del letto.
“Ok… ok, ci siamo”, annaspò. “Oh, ecco fatto. Che fatica. Ci sei?”.
Rogue appariva visibilmente sconcertato, i suoi occhi erano vacui.
“Credo di stare per vomitare...”
“Eh?! Allora corri in bagno, non provare a vomitare qui!”. 
Il corvino strabuzzò gli occhi e, capendo che probabilmente non sarebbe riuscito a trattenersi, si alzò, correndo verso il bagno. Sting allora sospirò, alzando gli occhi al cielo.
Davvero non riusciva a capire il perché di quel suo comportamento: Rogue era sempre stato un tipo tranquillo e pacato, perché mai quella sera aveva deciso di darsi all’alcol?
Si alzò, decidendo di andare dietro all’amico.
“Hey...”.
L’altro sollevò la testa dal water, pallido come un fantasma.
“Sto… bene adesso. Più o meno. Dio, devo farti una pena...”, sussurrò.
“Ma quale pena?!”, esclamò lui aiutandolo ad alzarsi. “Non provo pena, sono solo perplesso. Ma che ti è saltato in mente di fare, eh?”.
Rogue si aggrappò a lui, distogliendo lo sguardo, imbarazzato. Ricordava abbastanza bene del bacio che gli aveva dato, si sentiva così stupido!
Non era così che sarebbe dovuta andare. Inoltre, che figuraccia che aveva appena fatto proprio davanti alla persona che più adorava al mondo.
“Io… ecco… lo sai, sto sempre sulle mie, difficilmente riesco a lasciarmi andare. Ho pensato che, bevendo un po’, avrei lasciato da parte la timidezza. E infatti ha… funzionato. Sono uno stupido”
“Smettila di dirlo. Non è così”, nel dire ciò lo aiutò a sedersi nuovamente sul bordo del letto. Era preoccupato per lui, era evidente che si sentisse a pezzi, non solo fisicamente. Forse non era il momento adatto per prendere quel preciso discorso, ma aveva un disperato bisogno di sapere.
“Quello… sì insomma”, si schiarì la voce. “Quello che hai fatto e detto è una conseguenza del troppo alcol? O c’è un fondo di verità?”.
Rogue sorrise, seppur in modo strano. In quelle labbra curvate si nascondeva, in realtà, molta amarezza.
“Tu che dici? E’ un cliché, Sting. Il ragazzo carino e tranquillo con un grande segreto. Penso che tu ormai abbia capito di cosa sto parlando...”.
In realtà ci era quasi arrivato, ma preferiva mandare via quel pensiero.
Insomma… non poteva essere quello, certo che no!
Altrimenti se ne sarebbe accorto molto tempo prima, lui e Rogue stavano sempre insieme.
“… Perché mi hai baciato?”, domandò ad un tratto, senza troppi giri di parole.
Il corvino sbuffò, seccato. Aveva la testa che doleva, un imbarazzo perenne addosso e la nausea. Non era proprio dell’umore più adatto.
“Ah, beh. Tanto è oramai tutto andato a puttane”, borbottò. “Ti chiedi perché? Il motivo è lo stesso che mi ha portato a beccarmi una sbornia. Lo stesso motivo che mi porta, ogni volta, a guardarti da lontano senza poter fare niente, mentre tu e Yukino siete felici, insieme. Perché tu mi piaci, Sting. E non nella maniera in cui un amico dovrebbe piacere ad un altro. Mi piaci davvero”.
Sting era rimasto a bocca aperta. Era ovvio che non stesse scherzando, la sua espressione era troppo seria, e poi perché avrebbe dovuto farlo?
Deglutì a vuoto, sentendosi in difficoltà. Non aveva mai preso in considerazione l’idea di piacergli, Rogue era sempre stato abbastanza bravo a nasconderlo.
O forse lui era stato tanto sciocco da non accorgersi di nulla.
Ciò che lo mandava in crisi era quel bacio. Se ci pensava, il cuore iniziava a battergli forte, e ciò non sapeva spiegarselo. Era sempre stato attratto dalle ragazze, lui era innamorato di Yukino.
“Sting… per favore, dì qualcosa...”.
Le parole del corvino servirono a riportarlo alla realtà. Dire qualcosa, era però molto difficile.
“Rogue… scusa, io non avevo idea… non avevo idea”
“Ah, perché ti stai scusando? Non sapevi neanche che fossi gay, non potevi arrivarci. Immagino che… sia inutile sperare che ricambi, vero?”.
Nel momento in cui lo aveva guardato, però, Sting aveva capito che nei suoi occhi un minimo di speranza ci fosse. Non avrebbe voluto assolutamente cancellare quella speranza, ferirlo. Era il suo migliore amico, praticamente un fratello.
Ma ricambiare i suoi sentimenti? Non riusciva neanche a metabolizzare la cosa.
Tuttavia, la sua coscienza gli diceva di smetterla di fare l’idiota, poiché un bacio che lo aveva fatto fremere in quel modo, dovesse avere per forza un significato particolare.
Ma riuscì a zittire quella vocina, stringendo i pugni e facendo ciò che li riteneva giusto.
“Io… io sto con Yukino, lo sai. E poi...”
“Sei etero. Sì, so anche questo”, rispose lentamente. “Vedi? Era proprio questo che non volevo dirtelo. Volevo evitare che tra noi si creasse imbarazzo, che il nostro rapporto cambiasse. Ma come al  solito ho rovinato tutto”
“Questo non è vero!”, disse subito lui. “Non hai rovinato niente!”.
Cosa stava cercando di fare, adesso? Era ovvio che Rogue si fosse irrigidito nei suoi confronti, lo aveva appena rifiutato.
“Scusa, adesso vorrei mettermi a letto”, rispose infatti quest’ultimo. “Tu… dovresti tornare alla festa. Non sia mai che tu e Yukino litighiate per colpa mia”.
In seguito, Sting chiamò il suo nome, così piano che però l’altro non si accorse di nulla D’altro canto, Rogue era impegnato a scacciare le lacrime.
Avere la consapevolezza che mai sarebbe stato ricambiato, non gli aveva impedito di soffrire.

Happy si dondolava disperatamente in un angolo, non potendo fare a meno di pensare a quanto fosse stato stupido!
Lector e Frosch stavano tentando di consolarlo, seppur senza successo.
“Sono un’idiota. Un totale idiota, ma perché non penso mai prima di agire?”, piagnucolò.
“Su, non dire così”, disse Frosch, comprensivo. “A tutti capita di ricevere uno schiaffo, però sei stato intraprendente, sono sicuro che Charle non è rimasta indifferente”
“AH! Morirò solo e vergine, vecchio e in mezzo a mille… mila… GATTI!”, a quel punto il suo pianto era divenuto disperato. Lector aveva alzato gli occhi al cielo. Non amava i piagnistei, inoltre, perché i suoi amici dovevano essere così sfigati in amore?

Charle si era poco prima allontanata con Lily. Doveva però ammettere che il bacio di Happy l’aveva abbastanza sorpresa. Insomma, lui aveva osato fare una cosa del genere senza neanche chiederle il permesso.
Stava però tentando di non pensarci, mentre teneva in mano un bicchiere semi pieno di uno strano liquido rosa chiaro, che non aveva però ancora sfiorato.
Lily, dal canto suo, si sentiva abbastanza in imbarazzo. Era stato messo in quel triangolo contro la sua volontà, lui non voleva creare problemi a nessuno!
“Amh… sicura di stare bene?”, domandò infatti.
“Io? Sto benissimo, certo che sì!”, esclamò lei sorridendo.
Il batterista fece però cadere lo sguardo su Happy. Quel povero ragazzino sfigato gli faceva tanta compassione e tenerezza.
“Posso chiederti come mai tu e quel tipo non andate d’accordo? Mi sembra un bravo ragazzo”
“Parli di Happy? Lui… lui è un bravo ragazzo. Ma è troppo insistente. Ha un debole per me, ma io… io no...”.
Non riusciva a capire perché, mentre stesse parlando, le sue guance si fossero tinte di rosso. In verità, la sensazione delle sue labbra sulle proprie tornava all’improvviso, facendola fremere.
Si era trattato solo di un semplice bacio rubato, perché doveva farle tutto quest’effetto?
“Secondo me dovresti dargli una possibilità”.
Charle però aveva scosso il capo.
“Non è il mio tipo. Diciamo che a me… piacciono più i tipi come te”, ammise a quel punto, senza troppi problemi.
“Io?”.
Lily non riusciva proprio a capacitarsene. Non aveva nulla di speciale, anzi, Happy gli sembrava più adatto per certe cose come l’amore.
“Sì, beh. Sei affascinante, un po’ misterioso e, cosa più importante, non mi stalkeri dalla mattina alla sera. Insomma, ti fai desiderare”.
La classica storia: il bravo ragazzo un po’ sfortunato, innamorato della ragazza di turno, a sua volta interessata al bello e tenebroso… che in quel caso era lui.
Doveva ammetterlo, gli dispiaceva non poco vedere Happy così sofferente, non se lo meritava.
“… Beh, se lo dici tu...”, si limitò a rispondere, mandando giù un lungo sorso di vodka liscia.

Sicuramente Laxus si sarebbe legato al dito per sempre il fatto di essere stato interrotto durante la sua conversazione con Mira per separare Lyon da Gray.
Ma quest’ultima non aveva alcuna colpa, si era semplicemente difeso, com’era giusto che fosse.
Adesso, mentre il rivale stava cercando di dare delle spiegazioni – piuttosto futili in effetti – al suo sorvegliante, Gray si massaggiava il viso. Il naso faceva male, ma probabilmente non era rotto. Uno zigomo sanguinava, quell’idiota picchiava proprio come una ragazzina, lo aveva graffiato per bene. 
Con fare preoccupato, Juvia gli era andato subito incontro.
“Gray!”.
Lui però le fece subito segno di fermarmi.
“Evitiamo, ti prego...”
“Ma Gray, sono solo preoccupata per te”
“Io sto bene, ma è meglio se evitiamo di parlare”
“No!”, esclamò lei, agguerrita. “Non dopo che mi hai detto di piacerti. Non lo accetto! Che motivo abbiamo di stare lontani? Allora hai mentito, è per questo?”
“Basta!”, la zittì, anche con fare più rude di quello che avrebbe voluto. “Non è per questo. Non ho mentito, ma...”
“Ma cosa?”, sussurrò lei con voce spezzata.
Gli occhi di Gray adesso erano strani. Poteva vedere in essi una sofferenza che non aveva mai avuto occasione di conoscere, come la maggior parte della gente, tra l’altro.
“… Ho dimenticato come si fa ad amare...”, si limitò a rispondere.
Forse poteva sembrare una scusa abbastanza banale, ma no, non poteva esserlo.
Conosceva Gray, sapeva che non si sarebbe mai inventato nulla di tanto sciocco.
Tuttavia, il non sapere cosa si nascondesse dietro quel suo modo di fare la faceva sentire davvero male. Non aveva idea di come comportarsi. Lo lasciò andare via senza aggiungere altro. Piuttosto si rivolse a Lyon, il quale stava ancora parlando con Laxus.
“Juvia?”, chiamò lui. Lei gli lanciò un’occhiataccia.
“Grazie tante!”, esclamò nervosa. “Adesso sarai contento, spero!”.
Ovviamente, non era affatto contento. L’alcol gli aveva dato alla testa, ed ecco che la sua occasione di rivelarle per bene i suoi sentimenti era andata a farsi benedire.
“Mh”, Laxus alzò gli occhi al cielo. “A quanto pare non sono l’unico che ha problemi con le donne”.

Per Zeref si stava invece facendo tardi. Gli sarebbe piaciuto rimanere ancora un po’, ma dopotutto non era più uno studente universitario. Mavis si era offerta di accompagnarlo fuori, ma in realtà quella era stata solo una scusa per rimanere ancora con lui.
“Allora… vai via, eh?”, le domandò la ragazza.
“Fra un po’ sì”, rispose lui. Infilando una mano in tasca, aveva afferrato un pacchetto di sigarette. Ne aveva poi presa una, portandosela tra le labbra e accendendola. Mavis lo aveva guardato sorpresa. Ricordava quando si era preso quel brutto vizio e a quanto lo avesse – inutilmente – rimproverato.
“Ancora non mi abituo a vederti così”, sussurrò.
Lui sorrise.
“Lo so. Non ti è mai andata giù la cosa”
“Sì, infatti”, distolse lo sguardo, cambiando ad un tratto discorso. “Comunque, sai… io vi ho visti. Intendo, te e Natsu. Penso che dovreste appianare le vostre divergenze”
“Te l’ho già detto, non sono io. E’ lui che ce l’ha con me”
“Beh, non che tu abbia un carattere facile...”
“Oh, lo so. E’ per questo che ci siamo lasciati...”.
La sua risatina spumò ben presto, divenendo silenzio. Era passato ormai un po’ da quando la loro relazione era finita. Anche se forse, definirla “finita” era un azzardo. Mavis e Zeref non avevano smesso un attimo di di desiderarsi, si poteva capire da come si guardavano.
La ragazza si dondolò nervosamente.
“Però sai… io mi ricordo di quando andavate d’accordo. Ci divertivamo tanto, tutti e tre insieme. Come quando siamo andati in vacanza, quell’estate di quattro anni fa”
“Me lo ricordo. Bei tempi. E’ un peccato che sia dovuta finire”.
Non si erano lasciati perché non si amavano più. Probabilmente era stato a causa delle troppe incomprensioni, della natura diversa dei loro caratteri, dei loro desideri diversi per il futuro: Mavis infatti desiderava, dopo aver conseguito la laurea in ostetricia, sposarsi e farsi una famiglia sua. Ma Zeref era di tutt’altro pensiero.
E poi c’erano stati i vari litigi, disguidi e seccature varie. Alla fine, i due avevano convenuto che fosse meglio separarsi.
Anche se, in verità, a causa del grande affetto e trasporto che provavano l’uno verso l’altro, non si erano mai separati.
Era per questo che Zeref andava da lei tutte le volte,quando poteva. Era per questo che Mavis lo attendeva sempre.
Sempre. Era proprio la sua parola preferita. 
Il ragazzo aveva avvertito il suo sguardo fisso su di sé, ed era stato allora che l’aveva guardata.
Lei, molto più bassa e minuta, si aggrappò a lui, in punta di piedi, e lo baciò.
Erano stati tanti i baci che si erano scambiati dopo la fine della loro relazione, e tutte le volte si dicevano che sarebbe stata l’ultima. Ma questo, ovviamente, non succedeva mai.
Zeref ricambiò il bacio, stringendola in modo da non farle perdere l’equilibrio. Affondò una mano tra i suoi morbidi capelli, e poi si staccò, solo per guardarla negli occhi, con un’espressione esasperata e severa.
“Mavis… non dovremmo. Altrimenti che senso ha avuto lasciarci?”
“E’ quello che mi chiedo anche io”, annaspò lei. “Che senso ha stare divisi se comunque ci desideriamo?”
“Sai quanto me che vorrei poterci riprovare. Ma il fatto è che siamo così diversi che non riusciamo a trovarci. Tu hai i tuoi progetti, ed io non voglio impedirti di costruirti una vita. Per questo dovresti trovarti una brava persona...”.
Lei non riuscì a staccargli gli occhi di dosso. Era strano, sentiva che fosse proprio lui la persona giusta, eppure, allo stesso tempo, sapeva che non lo fosse.
Si sentì vuota quando Zeref si staccò da lei. Ogni volta che se ne andava, Mavis non vedeva l’ora che arrivasse il momento di rivedersi.
Ciò che però si domandava era… sarebbe sempre stato così?

Per Lucy, invece, l’esito di quella serata era uno e uno soltanto: disastroso.
Davvero la serata più disastrosa della sua vita. E pensare che era cominciato tutto così bene.
Una volta giunta nel dormitorio, si era messa comoda, tolta il trucco e si era infine lasciata andare allo sconforto. C’era rimasta così male, per un attimo aveva creduto davvero che fra lei e Natsu potesse esserci qualcosa. Se solo non si fosse fatta incantare da belle parole e da belle frasi, tutto questo non sarebbe successo.
In automatico cercò “Orgoglio e pregiudizio”, sfogliando poi le pagine.
Quella frase che lui le aveva dedicato… allora non aveva alcun significato!
Fu forte l’impeto di strapparlo, ma non lo fece. Non voleva rovinare il libro, e poi… e poi non se la sentiva di cancellare quella sua traccia.
Le veniva da piangere, ma versare anche solo una lacrima per un tipo del genere… sarebbe stato stupido.
La porta della camera cigolò piano, e Levy fece il suo ingresso. Si era infatti preoccupata nel non vedere più l’amica, così era andata a cercarla.
“Lucy…?”
“Levy! Cosa ci fai qui? Pensavo fossi con Gajeel”
“Emh… ero, infatti”, si fece avanti. “Cos’è successo?”.
La bionda sospirò.
“Era tutta finzione, Levy. Vuoi sapere cos’ero io per Natsu? Una scommessa vinta. Assurdo, non è vero? Ho creduto di interessargli davvero e… la cosa più terribile è che io provo qualcosa per lui! Ecco, lo sapevo. Non avrei dovuto”
“Non dire così. Lui ha sbagliato, ma magari prova davvero qualcosa per te!”
“E come pensi che potrò fidarmi?”, domandò con rabbia. “No, io proprio non riesco. A te, piuttosto, com’è andate con Gajeel?”.
La turchina arrossì di colpo. Avrebbe voluto evitare di parlare di lei, considerato quanto la sua amica stesse male.
“Noi… lo abbiamo quasi fatto...”, confessò.
“Con “fatto” intendi...”
“Sì, quello. Credo che lui sia proprio perfetto per me. Nonostante le apparenze, è sensibile, è dolce...”
“Sono contenta che almeno a te siano andate bene le cose...”.
Mentre parlavano, un inatteso ospite venne loro a fare visita. Evergreen, infatti, era entrata senza troppi problemi, guardandosi intorno.
“… Terribile...”, commentò.
“Emh… scusa, ma che ci fai tu qui?”, domandò Levy.
“Ah, è troppo tardi per andare via, così Laxus mi ha detto che potevo rimanere a dormire qui! Io comunque sono Evergreen”
“Eh?”, domandò Lucy. “Aspetta… ma io ti conosco! Tu fai la modella, non è vero?”
“Oh, sono felice che qualcuno mi abbia riconosciuto. Ebbene, è proprio così. Allora, dov’è che dormo?”.
Le sue si guardarono, strabuzzando gli occhi.
Probabilmente, Charle non sarebbe stata d’accordo.

Natsu era ritornato al suo dormitorio con la testa che doleva, mentre Happy gli andava dietro, con fare strascicato. Una volta arrivato, aveva trovato un silenzioso Elfman, in compagnia di Gray. Quest’ultimo, steso sul letto con una borsa del ghiaccio vicino l’occhio destro, si sollevò appena.
“Ah, sei qui… accidenti, siete ridotti piuttosto male”.
In effetti, Natsu era strano. Sembrava irrimediabilmente depresso, e questo non era da lui.
“Sono un cretino...”, sussurrò.
“Andiamo”, fece l’amico. “Non mi dire che alla fine ti sei affezionato a Lucy?”.
Affezionato? Era più che affezionato! Aveva praticamente un debole per lei, e aveva mandato all’aria tutto.
“Non mi vorrà più vedere...”
“Non dirlo a me”, piagnucolò Happy.
A quel punto fu Elfman a prendere la situazione in mano e ad incoraggiarli.
“Suvvia, ragazzi. Comportatevi da uomini! Se ci arrendiamo alla prima difficoltà, non otterremo mai niente!”
“Beh, sei positivo per uno che è appena stato rifiutato senza troppi problemi”, commentò Gray. 
“Ah… Per l’appunto! Non possiamo mollare proprio adesso, no? Forse Natsu… dovresti semplicemente riconquistarla!”
“Non si fiderà mai più di me...”
“E allora riconquista la sua fiducia! Se hai trovato qualcuna di così speciale, vale la pena lottare”.
Natsu non rispose. Non si era mai posto quel tipo di problema, semplicemente perché era sempre stato convinto che non avrebbe incontrato nessuno di speciale.
E, adesso, tutte le sue convinzioni erano crollate. 
Non esisteva che lei.

Il giorno dopo…

Fu un risveglio piuttosto traumatico per tutti. Tra la sbornia e i problemi di cuore, gli studenti erano piuttosto a pezzi, e si aggiravano per i corridoio, le aule e il cortile, neanche fossero stati degli zombie.
Neanche l’allegra Mirajane sembrava essere del suo solito e candido umore. Era sempre stata brava a sorridere e a fingere che fosse tutto a posto, ma ultimamente le veniva tutto difficile. Sua sorella Lisanna, accanto a lei, sembrava invece piuttosto nervosa.
“E’ inutile che Natsu se la prenda con me. Io ho soltanto detto la verità, non ti pare?”
“Forse potresti avere esagerato...”, azzardò la sorella.
“Vorrei vedere te al posto mio. Non hai di questi problemi, Laxus ti muore praticamente vero”.
Laxus. Non aveva fatto altro che pensare a lui. Stava iniziando a sentirsi veramente in colpa. Soltanto perché si sentiva insicura e aveva paura di soffrire, non significava che lui dovesse starci male.
Dal canto suo, c’era Freed che si era messo in testa una cosa ben precisa: doveva assolutamente impedire che quei due si mettessero insieme, altrimenti avrebbe dato di matto.
Lui e Bixslow attendevano che Evergreen li raggiungesse, in modo da andare, ma la ragazza se la stava prendendo comoda.
“Ma insomma, dov’è finita?”, domandò infatti Bixslow. Freed non rispose. Più tempo rimaneva lì, meglio era. Aveva adocchiato Mira e, nel vederla, non era riuscito a trattenersi.
“Ma guarda. Vado a fare due chiacchiere con la barbie”
“Cosa?! Ma che fai, vieni qui…!”.
Ovviamente, inutili furono i tentativi dell’amico di fermarlo. Arrivò davanti a Mira, con un sorriso di circostanza.
“Hey, ciao! Come va? Oh, ti prego. Non indietreggiare. Mi dispiace di essere stato tanto duro con te, è che sai… Laxus è il mio migliore amico, e io mi preoccupo per lui”.
Mira batté le palpebre ripetutamente. Non era di certo una che portava rancore.
“Ah… sì, posso capirlo. Va tutto bene, comunque. Avevo intuito...”
“Già. E visto che probabilmente prima o poi vi metterete insieme”, in quel momento si sforzò di non dare di matto. “Dovremmo essere amici anche noi...”
“Freed, ma che…?”, fece per dire Bixslow, adeguatamente zittito con un’occhiata.
“Per me non ci sono problemi, spero che possiamo andare d’accordo!”, affermò carinamente.
Oh, sì.
Sarebbero andati molto d’accordo.

Anche i Manos erano finalmente usciti dalla loro tana… tutti tranne uno.
Juvia, infatti, si era categoricamente rifiutata di vedere Lyon. Non lo avrebbe perdonato facilmente per aver fatto del male Gray.
Il chitarrista, dal canto suo, si sentiva piuttosto triste. Invece che avvicinarsi a lei, non aveva fatto altro che allontanarla.
“E così Juvia è arrabbiata, eh?”, domandò Gajeel. “Beh, spero che non lasci la band, altrimenti, caro il mio Lyon, farai meglio a imparare a cantare”
“Non preoccuparti”, lo tranquillizzò Gerard. “Juvia non lo farà...”
Gajeel allora sorrise, dandogli una pacca su una spalla.
“Tu invece sei piuttosto di buon umore. Sei uno dei pochi a cui la serata è andata bene. Tu ed Erza… vi siete divertiti. Allora dimmi, siete andati oltre quello che abbiamo visto?”
“No”, rispose subito. “E comunque sia non sono fatti tuoi”.
Gerard era abbastanza riservato su quella che era la sua vita sessuale, e parlarne lo metteva sempre in imbarazzo.
“Ah, andiamo! Siamo uomini, sarà pure normale parlarne!”
Lily scosse il capo.
“Lo prendi tanto in giro, ma non mi pare tu sia arrivato ad una qualche conclusione con Levy, no?”
“E’ diverso, idiota! La mia è stata una scelta. Levy… lei è troppo preziosa...”
“Capisco… ti sei innamorato...”
“SMETTILA DI RIPETERLO! E ANCHE SE FOSSE, CHE AVRESTI DA RIDIRE?!”
Lyon sospirò, non aggiungendo una parola.

Sting era piuttosto nervoso. Poggiato al muro a braccia conserte, non riusciva a pensare ad altro se non alla notte precedente.
Rogue non lo aveva ancora raggiunto, aveva ancora addosso i postumi della sbornia, e Frosch si trovava con lui.
Non si era mai sentito così esasperato, confuso e in colpa. Rifiutarlo era stata la cosa giusta, o almeno di ciò stava tentando di convincersi.
“Oh”, sospirò. “Hey… Lector. Tu lo sapevi? Di Rogue, intendo...”
“Certo che lo sapevo. Io e Frosch volevamo che vi metteste insieme...”
“E nessuno mi ha detto niente! Cielo, se solo lo avessi saputo prima...”
“Se solo lo avessi saputo prima che cosa? Avresti lasciato Yukino? Ne subito fortemente!”, affermò con aria di rimprovero.
“Hey Lector, ma perché te la stai prendendo con me? Dico solo che se l'avessi saputo prima, avrei evitato di parlare con lui di certe cose, di fare certe cose...”
“Non sarebbe cambiato nulla. Tu sei mio amico e sai che dico sempre ciò che penso. E penso che stai sbagliando. Io ho visto la tua espressione quando Rogue ti ha baciato. Mai avuta, neanche con Yukino”
“Stai cercando di dire che… in qualche modo, io sono attratto da lui?!”
Lector fece spallucce.
“Questo devi capirlo tu. Sai, quando Frosch mi si è dichiarato, devo essere sincero, non sapevo cosa pensare. Fino a quel momento, i ragazzi non mi erano mai interessati. Ho pensato che allontanandolo avrei fatto bene, ma è stato proprio nel momento in cui l’ho allontanato che ho capito che… che ciò che realmente volevo era lui”.
Le sue parole non avevano fatto altro che confondere ulteriormente Sting.
“Ma tu non stavi con una ragazza...”.
Yukino si avvicinò a loro in quel momento, stampando un bacio sulla guancia al suo fidanzato.
“Ciao, ragazzi. Sting, hai chiarito con Rogue?”
“Amh… sì. Tutto a posto. E’ stata colpa dell’alcol”.

Avrebbe preferito non dirle la verità. La situazione era già abbastanza difficile.
Lucy e le sue compagne di stanza uscirono tutte insieme dal dormitorio. Charle non perdeva un attimo di vista Evergreen. Quella tipa non le piaceva, insomma, chi si credeva di essere?!
“Ah, che bella dormita!”, si stiracchiò. “E voi siete proprio simpatiche”
“Beh, sono contenta che tu abbia trovato il mio letto comodo”, borbottò l’albina.
“Oh, sono contenta anche io!”, esclamò l’altra, non riuscendo a percepire il suo sarcasmo.
La bionda non le stava neanche a sentire. Temeva solo il fatto di dover incontrare Natsu – cosa praticamente certa – e doverlo affrontare.
Non voleva dirgli nulla, non voleva sentire nulla. Aveva una paura matta di scoppiare in lacrime, e questo non lo voleva!
Levy l’aveva saldamente presa sottobraccio, ed insieme si erano dirette in cortile.
Quest’ultimo era la meta anche di Natsu e compagni, tutti e quattro con l’umore sotto le scarpe. Come nei peggiori film, i due gruppi si incontrarono a metà strada. Ragazzi e ragazze si immobilizzarono, senza osare fiatare
Lucy si era irrigidita, mentre il cuore iniziava a battere forte. Avrebbe voluto fare tante cose, tra cui urlargli contro, magari anche picchiarlo. 
Lui la stava guardando senza troppi problemi.
Non voleva che la guardasse… non voleva.
Faceva tutto troppo male.
“LUCY! FINALMENTE TI HO TROVATA!”.
La ragazza non avrebbe mai pensato, soprattutto in quel frangente, di sentire quella voce, appartenente ad una persona che sfortunatamente conosceva fin troppo bene. A quel punto, tutti gli occhi si puntarono sull’appena nuovo arrivato, che con molta sicurezza si stava avvicinando alla biondina.
Quest’ultima aveva spalancato gli occhi, balbettando.
“L-Loki?”
“Ciao, piccola”, lui ammiccò “Sono proprio io. Sorpresa!Dì la verità, non te lo aspettavi, vero?”
“Infatti. Ma perché sei qui?”, domandò nervosa.
“Mi sembra ovvio, per te! Qui è pieno di ragazze carine, ma è ovvio che nessuna è splendida come te”.
Nel vedere quel tipo avvicinarsi a Lucy, Natsu non aveva potuto fare a meno di intromettersi, colto da una forte gelosia.
“Emh, salve!”, esclamò, non troppo gentilmente. “Chi dovresti essere tu?”
“Natsu!”, fece lei. “Che cosa vuoi?”
“Io chi sono? Se proprio lo vuoi sapere, testa rosata, sono l’ex fidanzato di Lucy. Anche se “ex” è un modo di dire. Noi siamo ancora molto uniti, vero zuccherino?”, domandò lui, circondandole le spalle con un braccio.
Lei arrossì, sentendosi vagamente in imbarazzo.
“Loki, avanti. Smettila”
“Sì, infatti!”, fece Natsu. “Smettila!”
L’altro allora lo squadrò.
“Devo presupporre che tu sia il suo nuovo ragazzo?”.
Gli venne quasi istintivo rispondere di sì, ma riuscì fortunatamente a trattenere la sua lingua biforcuta, mentre Lucy gli lanciava un’occhiataccia.
“No, non lo so”
“Allora non vedo quale sia il problema. Io sono venuto qui per lei. Andiamo Lucy, abbiamo molto di cui parlare”, affermò afferrandola per un polso.
Quello fu decisamente troppo per lui. Non aveva alcun diritto, non dopo quello che aveva fatto. Ma, testa calda per com’era, avrebbe finito con il fare qualcosa di avventato.
“TU! LASCIALA STARE SUBITO!”

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Capitolo 8
*** Il piano di Erza e Levy ***


Il piano di Levy e Erza

Lucy non poteva credere ai suoi occhi. Doveva necessariamente essere un incubo, un incubo terribile!
Natsu aveva davvero urlato a Loki di lasciarla stare. Con quale diritto, poi?
Dopo tutto quello che aveva combinato, avrebbe fatto bene a starsene zitto.
Anche se, doveva ammetterlo, il fatto che si fosse intromesso, l’aveva lusingata e non poco.
Loki, dal canto suo, si voltò a guardare lentamente quello che era oramai un rivale in amore.
“Scusa… hai detto  qualcosa?”, domandò.
“Hai sentito benissimo cosa ho detto. Lasciala stare. Lei non vuole venire con te”, rispose tranquillamente Natsu.
“Sbaglio o hai detto che non sei il suo ragazzo? Bene, quindi non hai alcun diritto di dire nulla”
“Tu… brutto...”, digrignò i denti, sentendosi divampare per la rabbia.
Era sempre stato un suo brutto vizio, quello di non riuscire a trattenere la rabbia.
Solo che non era mai successo per un motivo come quello. Per gelosia.
Sì, perché era di questo che si trattava.
“Mh?”, domandò il biondo. “Hai detto qualcosa?”
“NON PRENDERMI IN GIRO!”.
A quel punto, era chiaro che Natsu avesse completamente perso il controllo, ed era chiaro anche come sarebbe andata a finire.
“Oh, no”, sussurrò Lucy. “Ragazzi, vi prego… non fatelo”.
Ovviamente, le sue non sarebbero state che parole gettate al vento. Natsu era già corso contro il suo avversario, il quale si era però elegantemente scostato, evitando il suo pugno. Ciò però non aveva fatto altro che innervosire ulteriormente il rosato, che tentò di attaccarlo di nuovo. Loki, senza scomporsi, gli assestò un calcio.
Lì, Natsu non poté fare a meno di pensare che, malgrado il suo aspetto esile e da damerino, quel tipo fosse piuttosto forte.
Ma non poteva permettersi di fare una figuraccia davanti a Lucy. Di per sé detestava perdere, ma un quel caso era addirittura peggio.
Poté scorgere i suoi grandi occhioni color cioccolato scrutarlo.
Lei era la principessa.
Lui il principe che avrebbe dovuto salvarla, da tutto, da tutti, sempre.
Con quel pensiero, forse un po’ sdolcinato anche per la sua indole, il ragazzo si rivolse di nuovo a Loki
“Lei è mia”, affermò senza neanche rendersene conto. L’altro spalancò leggermente gli occhi, per poi sorridere.
“Oh, io ne dubito fortemente, cara la mia testa rosata”.
Anche Lucy aveva ben udito quelle parole. Ed era arrossita, non per rabbia o per nervosismo, ma per l’imbarazzo, l’emozione. Levy, accanto a lei, aveva un’espressione quasi sognante.
“Si battono per te. Che cosa romantica!”.
Era davvero una cosa romantica, oltre che di altri tempi. Ma la bionda non poté fare a meno di domandarsi perché. Natsu aveva ancora voglia di scherzare?
A giudicare dalla sua faccia, però, sembrava piuttosto serio.
Nuovamente, i due avevano preso a picchiarsi selvaggiamente, circondati dai loro compagni che non avrebbero osato intervenire in quello scontro epico.
Una volta riuscito ad atterrarlo, Natsu poté colpire Loki dritto in viso, impedendogli di liberarsi.
“Ah, non parli più adesso, eh?! Non parli più, vero damerino dei miei stivali?!”
“Tu non sei un umano! Sei un animale, ma io no ho di certo paura di te!”, esclamò l’altro.
Purtroppo, quello spettacolo venne ben presto interrotto da un affannato Laxus.
“FERMI! MA SI PUO’ SAPERE PERCHE’ QUI SCOPPIA UNA RISSA OGNI TRE PER DUE?!”.
Nel dire ciò aveva afferrato Natsu da dietro.
“CI SEI SEMPRE TU IN MEZZO, NON E’ VERO?!”
“Ah, lasciami stare, Laxus!”, fece lui. “Lo voglio ammazzare!”
“Ah, sarò lieto di infrangere i tuoi sogni!”, Loki gli fece segno di avvicinarsi. “Vieni qui, che ti faccio vedere io…!”
“NO! MALEDIZIONE! BIXSLOW, VUOI TRATTENERE TU QUESTO QUI?!”.
Prima che potesse rendersene conto, Loki fu trascinato via da Bixslow, mentre continuava a scalciare e a strepitare come un ossesso.
“Ma insomma, Natsu!”, lo rimproverò poi Laxus. “Si può sapere che diavolo combini?”
“Tsk, lasciami stare”, borbottò infine, massaggiandosi una spalla dolorante.
La sua ultima occhiata l’aveva lanciata a Lucy. Quest’ultima fremette. Raramente lo aveva visto così serio e provato, e lì non poté fare a meno di sentire una morsa al cuore.
“Va bene, vai in infermeria, piuttosto. E voi altri, circolare, perché non c’è niente da vedere!”.
Gray, dal canto suo, sospirò rumorosamente.
“Che razza di idiota”, commentò.
“Non dovresti dire così”, fece Elfman. “Hai fatto la stessa identica cosa ieri sera”
“Io mi sono soltanto difeso”, tagliò corto.

Evergreen scosse il capo con dissenso.
“Oh, cielo, cielo. Che ragazzini immaturi, azzuffarsi per così poco. Certo, devo ammettere che anche io vorrei tanto che qualcuno combattesse per me”
“Ti sei appena contraddetta”, le fece notare Charle.
La pretenziosa ragazza si era accorta di essere nuovamente fissata da Elfman. Quel tipo era piuttosto insistente, non che fosse un problema, dopotutto era abituata, ma il modo in cui la guardava, doveva ammettere che la faceva sentire un pochino in difficoltà.
“Tu”, lo chiamò. “Il rosato è tuo amico, non è vero?”
“Eh… eh?”, Elfman non poteva credere che lei gli stesse rivolgendo la parola. “Amh… purtroppo sì...”
“Mh”, lo osservò a braccia conserte. “Mi auguro che tu non sia così immaturo”
“Oh, no!”, esclamò lui subito. “Malgrado la mia stazza, io non farei mai del male a nessuno! Io voglio proteggerle le cose… e le persone”.
Evergreen strabuzzò gli occhi, non riuscendo a fare a meno di provare una grande tenerezza. Ovviamente, fece anche di tutto per non darlo a vedere.
“Umh”, si schiarì la voce. “Questo è piuttosto sorprendente, non me lo sarei mai aspettato. Forse non sei uno sciocco universitario con fantasie perverse come pensavo”.
“A-assolutamente no”, rispose lui, deglutendo a vuoto. Perverso non lo era, ma doveva ammettere che, davanti a quella giovane donna, tutti i suoi buoni propositi di non formulare pensieri impuri andavano un po’ a farsi benedire.
“Bene”, la ragazza sorrise. “Allora… mi offri un caffè? Sono ancora un po’ assopita da ieri sera”.
Non riusciva a crederci… lei gli aveva chiesto un appuntamento!
D’accordo, forse definirlo “appuntamento” era esagerato, ma era già un grande passo avanti, considerando come le cose erano andate la sera prima.
“C-certo!”, esclamò subito. “Andiamo”.
Nel vederlo allontanare, Gray provò a chiamarlo.
“Mh? Elfman, ma dove stai andando?”
“Ah”, sospirò Happy. “Almeno lui ha fortuna con le donne”.
Dopodiché aveva guardato Charle. Quest’ultima stava ovviamente evitando di incrociare il suo sguardo, e come darle torto. Forse era stato un po’ troppo avventato, ma cosa poteva farci?! Non poteva certo sperare di trattenersi a vita!

Freed, intanto, si era insinuato tra la folla, raggiungendo Laxus.
“Laxus?! Oh, caro Laxus, Va tutto bene?”
“Non direi che sto bene, brutto scemo e… Mira?”.
Perché diamine l’albina si trovava così vicina a lui?
“V-voi? Ma...”
“Ah, va tutto bene”, lo tranquillizzò l’amico. “Io e Mira siamo amici per la pelle, non è vero cara?”
“Ma naturalmente”, confermò lei, sorridendo. Il ragazzo non seppe cosa rispondere. Freed era strano, prima agiva in un modo e poi un altro.
“Umh… ok. E Freed… comportati bene”, raccomandò con un’occhiata in cui erano rinchiuse molte cose non dette.
“Ah, sta tranquillo! Ci divertiremo, insieme”, rispose l’altro con un sorriso assolutamente falso.

“Lucy, va tutto bene?”, domandò Levy scuotendo leggermente l’amica.
Quest’ultima non rispondeva. Guardava un punto fisso nel vuoto.
Quello che era appena successo aveva quasi dell’assurdo. Eppure sentiva l’impellente bisogno di correre da lui.
“Amh”, indietreggiò lentamente. “Scusami un attimo… devo fare una cosa”
“Oh, emh… certo, vai”. L’amica non avrebbe fatto domande, anche perché poteva ben immaginare dove stesse andando.
Piuttosto, ne approfittò per cercare Gajeel. Non avevano ancora avuto occasione di parlare dopo la loro quasi notte di passione. Non si sentiva neanche più in imbarazzo, no, oramai aveva acquistato abbastanza sicurezza.
“Gajeel!”, la turchina lo colse di spalle. “Ciao!”.
Il chitarrista si voltò a guardarlo, con un sorriso imbarazzato. Lily ridacchiava alle sue spalle, divertito al pensiero che il suo migliore amico si fosse dimostrato tanto tenero verso una ragazza.
“Amh… Levy. Ciao. Hai visto che casino che è successo?”
“Ho visto, sì. Amh… come ti senti? Insomma… dopo ieri. Sai… io non ho fatto altro che pensarti...”
Cosa avrebbe dovuto rispondere lui? Che per tutta la notte l’aveva pensata a sua volta? Non sarebbe stato troppo?
“Io… ammetto che ti ho pensata anche io. Insomma… credo che sia normale, siamo stati ad un passo da… beh, hai capito!”.
Levy ridacchiò nell’avvertire quella leggere nota di imbarazzo nella sua voce.
“Beh, sai Gajeel… mi hai molto stupita. Forse puoi dare tutt’altra impressione visto dall’esterno, ma più ti conosco e più mi rendo conto di quanto sei speciale”, lo guardò negli occhi, sorridendo maliziosamente. “E ti posso assicurare che… la prossima volta… andremo fino in fondo”.
Quello non se lo sarebbe sicuramente mai aspettato. Gajeel si ritrovò a balbettare come un perfetto idiota.
“Ah, eh… forte! Cioè… se è quello che vuoi, perché no?”
Lily, a quel punto, non riuscì a trattenersi. Si avvicinò, dandogli una pacca su una spalla.
“Oh Gajeel, sei uno spasso!”
“CHIUDI IL BECCO, TU!”

Al povero Bixslow era stato dato un compito infame. Quello di allontanare Loki, e adesso avrebbe anche dovuto calmarlo. Ma come?!
Quel tipo era davvero impossibile da tenere a bada!
“Ah, lasciami andare, brutto spilungone idiota!”, lo insultò. “Ma poi chi diamine sei?!”
“Se magari mi dessi il tempo di parlare”, sospirò lui. “Ti direi che il mio nome è Bixslow e che sono stato messo in mezzo contro la mia volontà”
“Ah, beh, mi spiace!”, esclamò lui, togliendosi gli occhiali da sole dalla testa. “E poi guarda che ha fatto! I miei occhiali! Quel… coglione!”
“Via, forse si possono aggiustare… posso?”, domandò gentilmente, tendendo una mano.
Loki lo squadrò e, non proprio convinto, gli porse l'accessorio
“E così… quella Lucy è la tua ex, vero?”, domandò mentre armeggiava con l’oggetto.
“Ebbene sì”, affermò. “Ci siamo lasciati poco prima della fine del liceo. E’ stata lei a mollarmi, perché… detto da noi, mi piace molto conquistare e lasciare cuori infranti alle mie spalle...”
“Quindi sei un dongiovanni da strapazzo”
“Beh, non c’è bisogno di essere così acidi! Comunque sia… sì. Il fatto è che a me Lucy piaceva davvero, e pensavo che sarebbe stata felice di vedermi. Ah, ma sarà sicuramente andata avanti...”
“E’ anche normale che sia così. Forse dovresti farlo anche tu e aspettare semplicemente che l’amore, quello vero, arrivi. Ecco, ho fatto. Uno dei due vetri si era staccato, ma l’ho rimesso a posto”.
Dopodiché si avvicinò, rimettendo gli occhiali al loro posto, tra i suoi capelli biondi.
Loki batté le ciglia, schiarendosi poi la voce.
“Allora sei più saggio di quel che sembri”
“A quanto pare. Ti fa male da qualche parte? Vuoi che ti porti in infermeria?”
“No! Sto bene. Hai fatto abbastanza”, borbottò con sommo imbarazzato.
Bixslow tentò di non ridere. Quel ragazzo era piuttosto buffo, e malgrado tutti gli insulti ricevuti, gli stava anche simpatico.

Finire in infermeria come uno stupido! Natsu di cose sceme ne aveva fatte tante, ma quelle era una delle peggiori. Non peggiore della scommessa con Gray, no, quella le batteva tutte.
Aveva dolori ovunque, probabilmente doveva anche essersi slogato un braccio nel tentativo di colpire quell’idiota.
Che cosa avrebbe pensato adesso Lucy? Lo avrebbe preso in giro?
Era quello che si meritava per non essersene rimasto al suo posto!
Non poteva immaginare che la ragazza gli fosse andata dietro, preoccupata.
Aveva meditato molto sul parlargli o no, ma alla fine si era vista costretta a dare ascolto alla sua volontà.
Sospirò, entrando lentamente.
“Amh… ciao, Natsu”.
Il rosato, sconvolto, si irrigidì.
“Lu-Lucy? Cosa ci fai qui…?”
Perché quando la guardava ad un tratto non capiva più nulla?
“Volevo vedere come stavi”, rispose avvicinandosi. “Mi dispiace per Loki, è uno stupido”
“Ma se sono stato io ad iniziare tutto. Io davvero, non so cosa mi sia preso, so soltanto che quando l’ho visto avvicinarsi a te… non ho capito più nulla! Questo è patetico, lo so!”, esclamò portandosi una mano sul viso.
Lei sorrise, provando una grande tenerezza.
“Beh… diciamo che te lo se meritato”, sussurrò. “Loki è davvero il mio ex. Siamo stati insieme per un po’, poi però ci siamo lasciati. E’ un bravo ragazzo, ma è un dongiovanni, per cui...”
“Perché?”, chiese serio. “Perché mi stai dando delle spiegazioni? Non sono il tuo fidanzato...”
“Umh”, lei alzò gli occhi al cielo. “No, eppure non ti sei fatto problemi nel dire che ti appartengo”
“Oh, accidenti. Mi hai sentito?”
“Direi che tutti ti hanno sentito”
“Merda, questo sì che è imbarazzante”, si portò le mani sul viso. Oramai non si sentiva più se stesso. No, il vecchio Natsu stava lentamente scomparendo per far spazio al nuovo, sentimentale ed innamorato se stesso.
“Suvvia, non è poi così imbarazzante. Mi ha fatto piacere… dopotutto...”, sussurrò lei.
Si era ripromessa che non gli avrebbe più rivolto la parola, ma era impossibile. Forse si stava ritrovando a provare qualcosa di molto più forte di quel che credeva.
Il ragazzo sospirò avvilito.
“Io sono un vero disastro”, affermò tristemente.
“Aspetta, cosa? Ma che dici?”
“E’ la verità. Sono un disastro in tutto, negli studi, nelle relazioni, in famiglia. Non sono così spensierato come sembra”.
Effettivamente, Lucy non aveva mai pensato che Natsu potesse nascondere qualcosa come tristezza o rabbia, probabilmente perché era bravo a nascondere ciò.
“Perché dici così?”
“Perché? Dico, mi hai visto? Tu non hai idea di cosa vuol dire essere me. Tutto ciò che vorrei è...”, Natsu si trattenne un attimo, per poi sputare il rospo. “E’ essere come Zeref. Io lo invidio. Lui è sempre stato quello bello, quello intelligente, quello popolare, quello bravo in tutto. Sempre. Ed essere continuamente paragonato a lui, non ha fatto altro che accrescere l’invidia nei suoi confronti. E’ per questo che adesso siamo così. Ho iniziato a trattarlo con freddezza e lui… posso dire che abbia accettato la cosa. Perché pensi che mia sia iscritto qui? Per amore della conoscenza? No, semplicemente volevo essere come lui. Ma non ci sono riuscito. Mi sento un vero coglione, quando inizio a parlare non la finisco più...”
“Natsu!”, Lucy gli afferrò il viso tra le mani. “Ho capito! Smettila di dire certe cose, non c’è niente di male a mostrare i propri sentimenti! Avevo intuito che ci fosse qualcosa che non andava fra te e tuo fratello, non devi vergognarti a parlarne!”.
I suoi occhi ora erano incatenati ai propri. Le mani sul viso. Natsu fu certo di non aver mai sentito il suo cuore battere così forte come in quel momento.
Lei, solo lei poteva causargli quest’effetto.
“Ma-ma Lucy… perché tenti di consolarmi? Non sei più arrabbiata con me?”
“Ma certo che sono arrabbiata con te. Tanto. Anzi, probabilmente vorrei completare l’opera e lanciarti un pugno. Ma non lo farò. Perché nessuno dovrebbe sentirsi inferiore, neanche tu. Questo mettitelo in testa”.
Il ragazzo annuì lentamente. Lucy ce l’aveva con lui, ma nonostante ciò non aveva esitato dal consolarlo. Ciò lo fece sorridere.
“Io… grazie, Lucy”
“Non c’è di che”, lei sorrise, rimettendosi a posto alcuni ciuffi di capelli scombinati.
Cosa stava combinando? Voleva forse ricaderci un’altra volta?
“Comunque sia… la cosa della scommessa è vera. Però… solo all’inizio. Perché poi… mi sono davvero legato a te e...”
“Va bene, Natsu. Non parliamone più. Adesso scusa, torno da Loki ad insultarlo come si deve, tu riprenditi”.
Non rispose. Non ci sarebbe stato nulla da dire. Adesso, più che mai, era determinato a conquistarla.

Visto che Yukino era andata a lezione, Sting e Lector ne avevano approfittato per tornare al dormitorio, visto che né di Rogue né di Frosch c’era stata alcuna traccia, in giro per il cortile. 
Quando entrarono, trovarono Rogue arrotolato tra le coperte come un salame.
“Ma che succede?”, domandò Lector.
“L’emo qui non vuole uscire”, sospirò Frosch.
“Smettila di chiamarmi emo!”, dalle coperte si udii un mugolio. “Io sono malato!”
“Ma se è passata la sbornia!”, protestò l’amico.
“Oh, cielo”, sospirò il biondo. “Ragazzi, andate. Ci penso io”
“Beh, buona fortuna”, fece Frosch, prendendo per mano il suo ragazzo.
Il biondo allora si sedette sul bordo del letto, osservando il rotolo di lenzuola e coperte di fronte a sé.
“Allora, quand’è che che esci di lì?”
“Vattene via”
“Dai, non cacciarmi. Rogue… scusa, davvero. Insultami se vuoi, picchiami, ma non chiuderti in te stesso”.
Solo allora, il corvino si decise a mettersi seduto, rivelando i suoi occhi arrossati.
“Sei un coglione”, iniziò a dire.
“Bene”
“Ma questo non mi fa stare meglio. Devi cercare di capirmi, Sting. Ho bisogno di tempo, dovrò pure abituarmi all’idea che non sei e mai sarai mio”.
Chissà perché, quelle parole, dette così aspramente, fecero sentire il biondo… piuttosto triste.
“Mi dispiace per tutta la sofferenza che ti sto causando. Non vorrai allontanarti da me, vero?”
“Dovrei”, sbuffò. “Ma non posso. Io ti voglio bene”.
Quel “ti voglio bene”, non era che una maschera. Adesso Sting lo sapeva, ma si sforzò comunque di non dire cose strane.
“Ti voglio bene anche io, Rogue”.
E il suo bene cos’era? Verità o solo una maschera? Non ne aveva idea, né voleva pensarci, ma presto avrebbe dovuto fare i conti con qualcosa di ben più potente della sua ragione.

Elfman era davvero cotto a puntino. Non riusciva a staccare gli occhi di dosso a Evergreen, la quale, adesso, si stava portando elegantemente una tazza di cappuccino alle labbra.
Com’era possibile che fosse così perfetta? Non poteva essere umana. 
“Mh, ma tu non dovresti essere a lezione o cose del genere?”, domandò ad un tratto la ragazza.
“Eh? Ah, no, oggi non si fa lezione”, mentì spudoratamente. “Tu invece che cosa fai nella vita?”
“Nulla di che, sono solo una modella”.
Elfman strabuzzò gli occhi.
“Una modella? Ah! Ecco dove ti avevo già vista, su una rivista!”.
Come potersene dimenticare? Una bellezza del genere non si scordava certo tanto facilmente. Si era invaghito di una modella in carne ed ossa!
“Probabile. Però sai, malgrado lo squallore, questo posto mi piace. Magari potrei iscrivermi a qualche facoltà, dopotutto, sono anche terribilmente intelligente”, ridacchiò.
Lui allora sorrise.
“Questo non lo metto in dubbio”. Evergreen ricambiò il sorriso, sentendosi molto lusingata da quella attenzioni sincere.
“Magari lo faccio veramente. Immagino che non mi dissuaderai, dopotutto a te conviene, no?”
“Se posso godere della tua compagnia… no”, affermò sottovoce. Evergreen arrossì di colpo. Di ragazzi ne aveva avuti a bizzeffe, ma mai si era sentita così, trattata quasi come una principessa. Si portò la tazza alle labbra di fretta e furia, finendo con lo scottarsi.
“Ahi, che male!”

Bixslow si era dovuto ricredere. Avere a che fare con Loki non era poi tanto male. Quest’ultimo, infatti, dopo essersi calmato, aveva preso a parlare con lui, a raccontargli delle sue mirabolanti avventure in amore e dei tanti cuori che aveva spezzato. Si era ritrovato ad ascoltarlo con molto interesse, anche perché lui non è che fosse molto ferrato in quel campo. Lui invece sembrava sicuro di sé, da come parlava.
“Ah, mi che ho fatto tutta questa strada per niente. Ora come faccio? Pensavo che sarei rimasto molto, molto di più...” , si lamentò.
“Se non hai dove stare, io posso chiedere a Laxus di trovarti una sistemazione. Magari puoi dormire con me e Freed, perché neanche noi frequentiamo qui”
“Siete degli infiltrati? Forte. Mi faresti un vero favore. Ah, eh… scusa se ti ho insultato, quando mi incavolo di brutto non mi so controllare”
“Non fa niente, avevo capito...”, lo rassicurò con un sorriso che Loki ricambiò.
L’attenzione di quest’ultimo fu catturata da Lucy, la quale gli stava adesso facendo segno di avvicinarsi.
“Amh… scusa, torno subito...”
“Certo”, Bixslow annuì, senza riuscire a togliergli gli occhi di dosso. Cosa diamine gli stava passando per la testa?! Qualsiasi cosa fosse, avrebbe fatto meglio a non pensarci.

“Hey, tesoro…”, Loki arrivò vicino alla bionda, nella speranza di rabbonirla un po’.
La ragazza, però, con le mani sui fianchi, pareva essere molto indispettita.
“Ma che cosa hai combinato? Ti sembra il modo? Vieni qui e ti metti a fare casino?”
“Non è colpa mia! E’ stato quel tipo, Natsu! Dì la verità, state insieme?”
“Eh… questi non sono affari tuoi!”
“Andiamo, mi hai lasciato per metterti con uno che praticamente è uguale a me!”.
Lucy aggrottò la fronte.
“Innanzitutto, lui non è come te. Seconda cosa, io non sono venuta qui con l’intento di divertirmi. Anzi, se ben ricordi, non volevo venire affatto! Però beh, scusami se mi sto facendo una vita, forse dovresti fare lo stesso!”
“Ma...! Oh, andiamo Lucy, ti chiedo scusa, okay? Sono un cretino!”
“Puoi ben dirlo, caro il mio Loki! Adesso, se non ti dispiace, vado dalle mie amiche! Ma immagino che troverai facilmente un passatempo!”, lo zittì.
Loki sospirò avvilito. Ebbene sì, era proprio andata avanti, e lui era rimasto lì come un allocco. Si voltò, notando come Bixslow lo stesse guardando.
Quanto meno si era appena fatto un nuovo amico.

Juvia era finalmente uscita dal dormitorio e si era rifugiata tra le parole di conforto di Erza&company.
“Grazie, ragazze”, sospirò. “Non posso proprio stare con quelli della band. Se vedo Lyon, potrei ammazzarlo”
“Figurati”, fece Cana. “I ragazzi sono tutti dei perfetti idioti”
“Andiamo, non dire così”, aggiunse Mavis. “E se poi ti innamori?”
“Questo non succederà mai!”
“Io non parlerei tanto se fossi in te!”, affermò invece Erza.
L’unica che non spiaccicava una parola era Lisanna, ancora troppo nervosa a causa della sera prima. Natsu non si era più fatto vivo e, inoltre adesso si metteva anche a fare delle stupide risse per quella ragazza! Ma cos’aveva lei che le mancava? Forse i capelli? Il viso? E se fosse stato il seno?
Effettivamente, Lucy era davvero ben dotata da quel punto di vista.
La sua rivale arrivò poco dopo, in compagnia di Levy. A quel punto, non poté fare e meno che osservarla. La bionda se ne accorse, sentendosi piuttosto in imbarazzo. A quel punto, era chiaro che non sarebbero mai andate d’accordo.
“Amh, ciao a tutte”, salutò.
“Ciao, Lucy. Allora, sei andata a trovare il tuo principe azzurro?”, domandò Erza.
Perché le domande sbagliate sempre al momento sbagliato?
“Principe azzurro? N-no, ma che dici!”
Lisanna si avvicinò, squadrandola.
“Dimmi un po’. Ma come fai ad avere le tette così grandi? Sono rifatte per caso?”
“Eh… EH?!”, arrossì. “Ma cosa stai dicendo adesso? No che non sono rifatte!”
“Non ci credo, fammi vedere!”
“MA-MA-MA…!”
Questa era una follia, la sua rivale in amore che voleva palparla!
Erza prese a ridere di gusto.
“Beh, è bello vedere che andate d’accordo...”.
Improvvisamente una mano le si poggiò su una spalla. Immediatamente riconobbe il calore di Gerard. Lentamente si voltò, arrossendo.
“G-Gerard”, chiamò.
“Ciao”, salutò lui. “Interrompo qualcosa?”
“No, assolutamente! Sono così felice di vederti! Mi sono divertita tantissimo ieri sera e...”
“Mi sono divertito anche io. Ormai credo di aver capito di piacerti”
“Ah, sì? E da cosa l’avresti capito?”, domandò retorica, strappandogli una risata.
“Comunque mi piaci anche tu. Spero solo che riuscirai a stare dietro ad un futuro avvocato che vuole diventare una rockstar”, sussurrò avvicinandosi alle sue labbra.
Erza sentì il cuore perdere un battito. Trovando il coraggio, si sporse in avanti, baciandolo caldamente. Ogni loro contatto, anche se minimo, faceva scintille. Entrambi si volevano, si desideravano, ma dirlo chiaramente sarebbe stato troppo imbarazzante.
Gerard si scostò prima di poter prendere il controllo, sorridendole.
“Vado a lezione adesso. Ci vediamo dopo, ok?”
“Sì… certo!”.
Quando se ne fu andato, la rossa si voltò a guardare le amiche, non riuscendo a trattenere il suo entusiasmo.
“Non è bellissimo?”
“Cara amica mia, quello lì ti divora con gli occhi!”, esclamò Cana.
“Voi dite? Non hai idea di quello che gli farei, il fatto è che… come faccio? Non troverò mai l’occasione giusta!”
“Allora siamo in due”, aggiunse Levy. “Sapete cosa? Forse dovremmo creare noi l’occasione perfetta”
“Di cosa parli?”, domandò Lucy.
“Beh, è chiaro che tutte noi abbiamo, per così dire, degli interessi amorosi. Ma, tra una lezione e l’altra e i vari impegni, non riusciamo mai ad avere un contatto troppo intimo. La festa è stata un occasione, ma non può essere stata l’unica. E’ la notte che tutto succede”
“Questa sì che è un’idea!”, fece la rossa. “E se organizzassimo una sorta di pigiama party? Ragazzi e ragazze tutte insieme!”
“Per l’appunto! Anche se non bevo, un po’ di alcol per scaldare l’atmosfera non basta”
“… E poi sappiamo come andrà a finire!”, aggiunse poi, già colta dall’entusiasmo.
“Umh, ragazze”, fece Cana. “Tutto ciò è fantastico, ma vi state dimenticando di una cosa importante?”
“COSA?”, domandarono in coro.
“… Laxus e Mira. Loro sono i sorveglianti e non permetteranno mai una cosa del genere”.
“Mh”, Erza sembrava pensierosa. “Questo non sarà un problema. Cosa pensi che Laxus preferirebbe fare? Sorvegliare noi o avere un appuntamento con Mira?”
“Fantastica idea!”, aggiunse Levy. “Possiamo organizzare un appuntamento per loro, così noi saremo liberi di fare quello che vogliamo! Oh, Erza, siamo dei geni!”.
Lucy le guardò, sentendosi piuttosto confusa. Quell’idea piuttosto bizzarra non le dispiaceva.
Chissà cosa ne sarebbe venuto fuori.


NDA
Ringrazio tantissimo Harry Fine per avermi fatto conoscere la coppia Bixslow/Loki. Mi sto divertendo troppo a farli interagire.
Comunque sia, neanche il tempo di riprendersi e già Levy e Erza hanno già un'idea per tentare di far bucare le ciambelle, per dirla in maniera molto spartana. Vedremo come andrà a finire :D

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Capitolo 9
*** Organizzare in segreto ***


Organizzare in segreto

Natsu aveva promesso a se stesso che avrebbe smesso di fare idiozie. E questa volta per davvero. L’essere riuscito a confidarsi con Lucy, lo aveva convinto ancora di più del fatto che quest’ultima fosse fin troppo speciale per lasciarla scappare.
Doveva maturare, comportarsi meglio. E ci sarebbe riuscito, non voleva più sentirsi inferiore a nessuno. Era questo a cui pensava mentre si dirigeva al suo dormitorio. Quel giorno avrebbe saltato la lezione, non si sentiva bene e, anche volendo, non sarebbe riuscito a prestare la dovuta attenzione.
Quando entrò nella camera, vi trovò soltanto Gray. Quest’ultimo teneva le cuffie alle orecchie, con un’espressione piuttosto imbronciata. Ultimamente era anche diventato nervoso e apatico, a causa di quello che era successo con Lyon e Juvia.
Si avvicinò, schiarendosi la voce.
“Emh, emh...”.
Gray riuscì a sentirlo, così tolse uno dei due auricolari dalle orecchie.
“Ohi… tutto bene?”
“Ah, sì. Mi sono solo fatto male ad un braccio, per il resto sto bene. Elfman e Happy?”
“Elfman è con una, Happy sarà in giro a deprimersi”
“Capisco”, sussurrò. “Allora… allora lo dico a te. Mi sono deciso, Gray. Io voglio cambiare, penso di essermi seriamente innamorato, questa volta”
“Non so se prenderti sul serio o meno”, fece l’altro, scettico.
“Non sto scherzando!”, esclamò. “Non so come spiegarlo, però… da quando lei c’è, è tutto diverso. Fin ora ho sempre cercato di non pensarci ma… voglio essere migliore”.
Dopo alcuni secondo di silenzio, l’amico parlò.
“Cavolo… allora devi essere davvero cotto...”
“Sì, esattamente come tu lo sei di Juvia. Quand’è che ti deciderai a farti avanti? Lei ti desidera tanto. Magari, un giorno farai un passo verso di lei, ma sarà troppo tardi, che ne puoi sapere?”
“Lo so!”, esclamò nervoso. “Lo so. E’ solo che… tu lo sai.. da quando Ultear è morta, io non riesco a…”.
Era raro che Gray prendesse l’argomento. Era già tanto se Natsu fosse riuscito a strappargli una volta quel racconto su come la sua fidanzata fosse morta in un incidente in auto e di come ne fosse rimasto tremendamente sconvolto.
E poteva anche immaginarlo. Ma Gray era giovane, aveva una vita davanti, non poteva chiudersi in se stesso per sempre.
“Lo so, infatti”, disse avvicinandosi a lui. “Però sai… io credo che Ultear avrebbe voluto che ti rifacessi una vita. L’hai amata una volta, ma andare avanti non vuol dire dimenticare. Vuol dire soltanto darsi una seconda possibilità”.
Come al solito, ecco che il suo amico dai capelli rosati si metteva a fare il saggio all’improvviso. Però aveva ragione.
Lui stesso soffriva per quella situazione. Era bravo a non farne parola con nessuno, a nascondere la sofferenza. Voleva sentirsi forte, ma alla fine era terribilmente debole, non riusciva neanche ad andare avanti.
E Juvia questo non lo meritava. Non lo meritavano, nessuno dei due.
Non voleva arrivare a pentirsi di non aver fatto qualcosa al momento opportuno.
Annuì lentamente, guardando Natsu negli occhi.
“Cavoli, scegli di essere saggio sempre al momento meno opportuno”.
L’altro sorrise dispettoso.
“E pensare che non lo faccio neanche di proposito. Allora, ascolterai il mio consiglio?”
“Farò del mio meglio. Mi sa che ci dobbiamo impegnare tutti e due”
“Puoi dirlo forte!”, Natsu fece per dargli una pacca sulla spalla, dimenticandosi di quanto il braccio gli facesse male, e finendo poco dopo dolorante sul pavimento.
 
“PER L’ULTIMA VOLTA, NON POTETE RIMANERE QUI!”.
Laxus era certo che di lì a poco avrebbe dato di matto. Non era conosciuto per essere un tipo particolarmente paziente – anche se aveva il ruolo del sorvegliante – ma avere a che fare con i suoi amici era impossibile.
“Insomma, ma qual è il problema?”, borbottò Evergreen. “Fin ora siamo rimasti. Non abbiamo creato problemi a nessuno”
“Avete creato problemi a me. E poi, voi non siete studenti di qui”
“Ripeto, qual è il problema? Io posso condividere il dormitorio con quella ragazze, Freed e Bixslow stanno con te! Chi vuoi che lo venga a sapere?”
“MA NON LO CAPITE CHE MI METTETE NEI GUAI?!”.
Mira scosse il capo. Come al solito, Laxus tendeva ad innervosirsi parecchio, quando sarebbe bastato mantenere la calma per risolvere i problemi.
“Oh, che cattivo”, sbuffò Freed. “Cara Mira, non puoi tentare di convincerlo in qualche modo? Ci faresti un grande favore!”
“E’ vero!”, la supplicò Elfman. “Ti prego, mia adorata sorellina, permetti a questi ragazzi di rimanere, non daranno fastidio a nessuno!”
“Io… ecco, va bene”, si schiarì la voce. “Umh, Laxus, ascolta, l’università è grande, se non diciamo nulla, nessuno se ne accorgerà. Dopotutto, sono tuoi amici, non è vero?”.
Dal primo istante in cui aveva preso a parlare, Laxus aveva capito che non avrebbe potuto dirle di no. Davanti a lei diventava un idiota totale, e tutta la sua virilità andava a farsi friggere.
Poi, come se non fosse già abbastanza, Freed decise di metterci del suo.
“Infatti! Da retta a questo bel faccino!”, affermò mellifluo, circondando le spalle di Mira con un braccio.
“E… e va bene!”, borbottò arrossendo. “Ma se mi mettete nei guai in qualche modo, giuro che me la pagherete cara!”
“Ah, perfetto! Allora può restare anche Loki a questo punto”, aggiunse Bixslow.
“Parli di quello coinvolto nella rissa? Te lo scordi!”
“Andiamo, è venuto da molto lontano”, insistette. “Ci penso io a lui, me ne assumo la completa responsabilità”.
Laxus sospirò profondamente, ai limiti della sua debole pazienza.
“D’accordo, come volete. Ma comportatevi come persone normali e non come animali. Io e Mira abbiamo anche altre cose a cui pensare”
“Ah, tranquillo”, ridacchiò Freed. “Saremo dei veri e propri angeli”
 
Happy si aggirava tristemente per il cortile. Sulla testa portava una felpa, le mani erano infilate nelle tasche e nelle orecchie gli auricolari. 
Musica depressa, il cuore spezzato, praticamente un momento perfetto. 
Lily lo aveva visto camminare da solo e in tondo come un povero pazzo, tuttavia non avrebbe mai potuto prenderlo in giro. Quel ragazzo gli faceva fin troppa tenerezza e gli dispiaceva che si trovasse in quello stato anche per colpa sua, seppur indirettamente. Così, in quel momento decise: lo avrebbe aiutato ad abbandonare la sua timidezza e insicurezza.
Si avvicinò lentamente. Happy stava di spalle, quindi non avrebbe potuto vederlo.
“Emh”, si schiarì la voce. “Scusa...”
“Ah!”, urlando l’altro in modo molto poco virile. “Ah, sei Lily”
“Eh, sì. Proprio io. Ascolta, so che teoricamente di solito non funziona così, noi non siamo neanche amici, anzi, sarebbe più corretto definirci rivali in amore ma… Non è così! Io ti voglio aiutare”
“Tu… vuoi aiutare me?”
“Sì. Sai, forse può non sembrare, ma credo che tu piaccia molto a Charle. Ho potuto capirlo guardandola”
“Ah, no”, scosse il capo. “A lei piaci tu”
“E’ proprio qui che ti sbagli. Lei è convinta che sia io quello che le piace, ma in verità quello sei tu! E’ solo che non lo capirà finché non farai qualche passo in avanti”
“L’ho già baciata una volta e mi ha lanciato uno schiaffo”, si lamentò. “Sono una frana in queste cose!”
“No! Vedi? Ti abbatti troppo, devi essere più sicuro. Io non sono un grane esperto di donne, però so che a loro piacciono gli uomini sicuri di sé. Quindi voglio aiutarti, sempre se lo vuoi e...”.
“OH, MIO DIO!”, Happy si aggrappò letteralmente a lui. “IO, GODERE DEL TUO AIUTO? E’ MOLTO PIU’ DI QUANTO POTESSI SPERARE! TE NE PREGO, INSEGNAMI AD ESSERE FIGO COME TE!”
“Va bene, d’accordo!”, fece lui, allontanandolo da sé. “Ti aiuto, non preoccuparti. Ma non piagnucolare come una bambinetta!”
“Sissignore! Amh.. Lily?”
“Sì?”
“Se mi stai aiutando posso pensare che… non provi alcun interesse per Charle, giusto?”.
Il batterista allora sorrise imbarazzato.
“Diciamo che a me le ragazze non interessano”.
Happy strabuzzò gli occhi, intuendo solo dopo il reale significato dietro quella frase.
“Capisco. Beh, nessun problema”.
 
Erza e Levy sembravano aver preso molto seriamente il loro piano. Adesso, l’essenziale era fare in modo che sia Mira che Laxus fossero fuori dai piedi, e quale modo migliore se non organizzare un appuntamento tra i due?
“Ma siamo sicuri che andrà a finire bene?”, domandò Charle, un po’ scettica in verità.
“Certo che sì!”, esclamò la rossa. “Mira e Laxus sono pazzi l’uno per l’altra, vedrai che ci ringrazieranno. Allora è deciso, noi convinceremo lei, mentre tu, Evergreen, cercherai di convincere lui. Siamo d’accordo?”.
La modella si irrigidì leggermente. Non sarebbe stato un problema, quello d convincerlo, sperava soltanto che Freed non venisse a conoscenza della cosa. 
Ma come poteva sperare che ciò non accadesse? Quel tipo era sempre attaccato a Mira, ultimamente.
L’albina ragazza stava proprio passando accanto a loro con dei libri in mano, seguita da Freed, il quale le faceva mille moine e chiacchiere inutili, ma lei ascoltava comunque gentilmente.
“Guardate, è lì!”, fece Lucy. “Chi va?”
“Ah, emh...”, Erza si guardò intorno. “Andiamo tutte”
“Ah, certo, sicuramente così non sarà sospetto!”, borbottò Charle.
Le sue, però, non furono altro che parole al vento. Le ragazze raggiunsero la loro “preda”, accerchiandola.
“Umh, salve ragazze”, salutò lei. “Posso fare qualcosa per voi?”.
Nessuna di loro osò proferire parola. Levy e Erza si lanciarono un’occhiata, ma fu Cana che, dando una gomitata alla rossa, la convinse ad aprire bocca.
“Mira, ciao. Ecco… io e le ragazze siamo giunte ad una conclusione. Tu devi assolutamente concedere una possibilità a Laxus e andare ad un appuntamento con lui!”.
Nell’udire quelle parola, l’albina arrossì, mentre Freed, accanto a lei, si innervosiva notevolmente.
“Di che cosa state parlando?!”, esclamò isterico.
“Ragazze, io...”, disse timidamente lei. “Vi ringrazio per il pensiero, davvero ma.. non so se è il caso”
“Coraggio!”, aggiunse Lisanna. “Non fai altro che parlare di lui, di quanto sia bello, fantastico e favoloso. Non pensare al passato, vai avanti”
“Il fatto è che tu sei una così brava ragazza”, disse Lucy, con totale sincerità. “Sarebbe bello per noi vederti felice con la persona che ami. Non lo pensi anche tu?”
“Ah, ma Mira ha cose più importanti a cui pensare!”, Freed la trascinò per un braccio. “Diglielo anche tu, Mira”
“In verità… mi piacerebbe molto”, ammise, con le guance arrossate. “Io e Laxus siamo sempre così impegnati, che praticamente non abbiamo mai tempo per… insomma… per noi”
“Magnifico, allora si può fare!”, esclamò Levy contenta. “Perché non uscite domani sera? Ci occuperemo di tutto noi, tu sta tranquilla!”
“Ma non c’è bisogno di prendervi il disturbo!”
“Suvvia, per noi è un piacere, tu fai sempre tanto per noi!”, sorrise Erza.
Freed assottigliò lo sguardo. Quelle ragazzine lo avevano preceduto!
Ma non se ne sarebbe rimasto con le mani in mano.
 
Bixslow era intanto tornato da Loki, in modo da rivelargli la bella notizia. Quest’ultimo si sentiva molto più sicuro nell’averlo accanto. Si trovava in un posto nuovo, dove praticamente non conosceva nessuno, e avere con sé un amico era piacevole.
“Davvero ha detto che posso rimanere?”, domandò Loki.
“Certo”, Bixslow si era offerto di portare le sue cose. “Dormirai con noi, vedrai, sarà divertente”
“Ti ringrazio, davvero. Sai, io di solito non faccio molta simpatia alla gente, ma molto probabilmente è a causa dei miei modi di fare”
“A me stai molto simpatico”, affermò guardandolo negli occhi. L’altro sorrise, mentre un piacevole tepore gli risaliva su per il viso.
“Ah, eccoci arrivati”, disse ad un tratto Bixslow, giungendo davanti ad una porta. “Non temere, qui è un posto molto tranquillo”.
Neanche l’avesse detto a posta, subito dopo, i due si ritrovarono davanti la figura di Evergreen che strepitava contro Laxus. Quest’ultimo sembrava incredibilmente seccato, ma mai quando Freed, seduto a gambe incrociate sul letto.
“Insomma!”, esclamò lei. “Sei proprio testardo! Perché non vuoi andare?”
“Dubito che Mira voglia andare ad un appuntamento con me”
“Ma se è completamente cotta! Senti, è stata lei a dire di voler andarci, d’accordo?”.
Laxus si schiarì la voce.
“Sul serio?”
“Te lo avrò ripetuto un milione di volte!”
Bixslow allora si fece avanti.
“Amh, scusate. Che succede?”.
La ragazza sospirò.
“Laxus ha paura di andare ad un appuntamento con una ragazza”
“IO NON HO MAI DETTO DI AVERE PAURA!”
“Tsk”, Freed a quel punto non fu più in grado di resistere. “Quante idiozie! Laxus è adulto e vaccinato, non ha bisogno che gli diciate cosa deve fare”
“Chiudi il becco”, lo zittì l’amica. “Ebbene? Vai o no?”.
Loki, schiarendosi la voce, si fece avanti.
“Scusate mi intrometto, ma nella mia lunga carriera da vero spezza cuori, ho imparato che bisogna sempre cogliere al volo le occasioni che ci capitano. Sempre meglio provare che poi avere rimpianti”.
Il biondo lo guardò, con un po’ di scetticismo iniziale.
“Io andrei anche, ma non posso lasciare i dormitori scoperti”
“Non preoccuparti per quello! Non siamo di certo bambini, faremo noi le tue veci!”, insistette ancora l’amica.
In realtà, il pensiero di lasciare tutto nelle loro mani non lo faceva stare del tutto tranquillo ma, d’altro canto, quando gli ricapitava un occasione del genere?
Insomma, aveva anche lui diritto a certe cose.
“Va bene, ci vado”.
Evergreen esultò silenziosamente. Freed, invece, imbronciato, passò accanto a Loki, lanciandogli un’occhiataccia.
“A quanto pare il tuo amico sa sempre cosa dire, eh Bixslow?”
Quest’ultimo si trattenne dal parlare, certo che altrimenti gli avrebbe riservato qualche parola assai poco carina.
 
Il gruppo di ragazze, aspettava impazientemente un messaggio di conferma da parte di Evergreen. Erano consapevoli del fatto che fosse un’idea molto azzardata, ma oramai erano tutte decise ad andare avanti, tra cui anche Charle.
“Insomma, ma quanto ci sta?”, borbottò Cana. “Io devo anche andare a lezione!”
“Spero tanto che quel guastafeste abbia detto di sì”, si lamentò Mavis, malamente accasciata sul tavolo della mensa. “Sarebbe una scusa perfetta per invitare qui Zeref”
“Ah, tu e il tuo amore complicato”, rispose l’altra. “Ma perché non vi rimettete insieme e basta?”
“Non è così facile come sembra”, sospirò lei, con un certo tono teatrale. “Siamo come due personaggi di un libro d’amore. Amanti destinati a non trovarsi mai”
“Oh cielo, eccola che ricomincia”.
Poco dopo, Erza vide lo schermo del telefono illuminarsi. Poi saltò subito dalla sedia.
“CI SIAMO!”
“COSA?!”, esclamarono in cono le altre.
Subito mostrò loro il messaggio.
Da: Evergreen
Testo Messaggio: L’ho convinto, mi sa che abbiamo via libera :P
“Sì!”, esclamò Levy. “Finalmente”
“Bene, molto bene”, aggiunse poi la rossa. “Allora, mandate messaggi agli altri, scrivete loro che domani sera, dopo le nove, ci vedremo tutti in aula magna per una serata all’insegna del divertimento, dell’alcol e del sesso”
“Questo non lo scrivo!”, esclamò Lucy arrossendo. “E’ troppo imbarazzante. E poi, perché l’aula magna?”
“Non mi pare esista un dormitorio abbastanza grande per ospitarci tutti. Coraggio, svelte!”.
In seguito, quasi simultaneamente, a tutti i ragazzi fu inviato lo stesso identico messaggio.
 
Domani sera, ore 9.30, aula magna.
Serata all’insegna del divertimento-alcol-sesso
#nonfateneparolaconisorvegliantiosaltatutto.
 
Gajeel era rimasto con il telefono in mano, non sapendo che dire. Che si trattasse di uno scherzo?
“Ma che cosa… eh?”, domandò confuso. Gerard però, accanto a lui, aveva ben letto chi fosse il destinatario del messaggio.
“Oh”, disse sorridendo. “Questa poi, ma cosa avrà in mente?”
 
Rogue sbuffò, prendendo in mano il suo telefono. Aveva appena ricevuto un messaggio da un numero che non conosceva.
“Oh, no. Un’altra follia no”, sbuffò.
“MA CHE FIGO!”, esclamò Lector. “Io ci vado sicuro”
“Anche io”, fece Frosch.
“Beh, dopo com’è finita l’ultima volta, me ne starò per i fatti...”.
Prima che potesse finire di parlare, Sting entrò in camera, tutto contento.
“Si prevede una serata a dir poco interessante!”, esclamò contento.
Rogue lo guardò. In quel momento, tutti i suoi buoni propositi di rimanersene buono e tranquillo, vennero meno.
 
 
Happy e Lily avevano arrestato la loro camminata per leggere il tanto famoso messaggio rivale. Non appena aveva finito di leggere, il primo si ritrovò a deglutire nervosamente.
“Aiuto… mi sono appena ricordato che ho un impegno!”
“Fermo!”, Lily lo afferrò per un braccio. “Questo è esattamente l’occasione che stavamo aspettando”
“Oh, no”, piagnucolò. “Ti prego, non farti venire in mente strane idee”
“Happy!”, esclamò severo. “A te piace Charle?”
“Da morire”
“Vuoi morire vergine e solo, circondato da venticinque gatti e dalla tua solitudine?”
“N-no!”, balbettò. “Certo che no”
“E allora si fa come dico io! Questa è l’occasione che stavi aspettando. Forza, adesso vieni con me!”.
Happy perse totalmente la capacità di parlare. Da un lato si sentiva piuttosto eccitato, ma da un lato era il panico più totale.
 
Natsu aveva dovuto rileggere più di una volta il contenuto di quel messaggio. E, anche facendo ciò, non aveva ben capito.
“Eh?”, domandò flebilmente.
“Hey, Natsu!”.
Il rosato riconobbe immediatamente la voce di Lucy, la quale si stava adesso avvicinando a lui.
“Ah, ciao Lucy. L’hai mandato tu questo messaggio?”
“Sì”, lei arrossì. “E’ un’idea malsana di Erza e Levy, tuttavia io sono dalla loro parte. Insomma, potrebbe essere divertente… no?”.
Adesso l’agitazione stava iniziando a prendere il sopravvento. Probabilmente perché, nel suo profondo, poi neanche troppo profondo, sperava che qualcosa accadesse, qualcosa di molto importante. E forse erano pensieri prematuri, considerando che non c’era neanche stato un bacio tra loro.
Natsu la rassicurò con un sorriso.
“Cavolo, certo! Io ci sono sicuro. Ci vediamo domani sera, allora?”
“S-sì… certo”, sussurrò con un alito di voce.
In quel breve attimo, ecco che la poca rabbia rimasta era scivolata lentamente via, dissolvendosi.


NDA
Con Mira e Laxus fuori per un appuntamento, non potranno che accadere cose assai poco caste e pure, ma sarà così per tutti??????

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Capitolo 10
*** Avvicinarsi ***


Avvicinarsi

Laxus si sentiva davvero, davvero nervoso. Lui e Mira non erano mai veramente usciti insieme, a causa di tutti gli impegni universitari e non.
Quindi, il pensiero di poter stare un po’ da solo con lei in santa pace lo entusiasmava e lo agitava al contempo. Si chiese inevitabilmente dove sarebbero andati a finire. 
Con la mente stava già fantasticando troppo, ma era davvero più forte di lui.
“Ok, no”, si disse. “Devo starmene tranquillo e buono e non farmi film mentali. E’ una semplice uscita, non è detto che capiti qualcosa. Però mi piacerebbe così tanto… cavolo, Laxus! Non sei una ragazzina in preda gli ormoni, rimani calmo!”.
Si sentiva così patetico a lasciarsi andare a quegli assai tristi monologhi.
“Hey, Laxus...”.
Nel sentire la voce della ragazza, si voltò di scatto.
“Mi-Mira…!”.
Lei era come sempre bellissima. I capelli, morbidi, erano lasciati sulle spalle, ed emanavano un buon profumo di vaniglia.
“Scusa se ti ho fatto aspettare”
“No-no-no!”, rispose subito. “Per niente! Vogliamo andare?”
Quanto poteva sentirsi scemo in quella circostanza?
Mira sorrise.
“Certo”.
Laxus allora si avvicinò, portandogli un braccio intorno alla vita. Il cuore di entrambi sussultò, ma nessuno dei due osò darlo a vedere.
A debita distanza, Freed li stava osservando come nei migliori film di spionaggio. Si era anche attrezzato di binocolo in modo da non doversi avvicinare troppo.
“Bene”, dichiarò. “La mia missione ha inizio”.

Dalla finestra, Evergreen stava osservando i due allontanarsi. Era una vera fortuna che entrambi si fossero dimostrati propensi a uscire insieme.
Aspettò che si allontanassero del tutto, per poi rivolgersi alle altre ragazze.
“Via libera!”, esclamò. “Avvertite tutti!”
“Ah, sì!”, fece Wendy entusiasta. “Mi sento così trasgressiva!”
“Andiamo!”, Charle la afferrò per un braccio, trascinandosela dietro.
Le ragazze giunsero in aula magna, in cui vigeva un silenzio fin troppo innaturale.
“Beh?”, domandò giustamente Cana. “Ma dove sono tutti?”.
Erza si guardò intorno, udendo poco dopo una voce a lei familiare.
“Erza?”
“Gerard? Ma… ma dove sei?”
“Eccomi!”, fece lui saltando da dietro una tenda. “Siamo tutti qui. Scusate, ma temevamo fosse qualcun altro”.
Immediatamente, la rossa gli andò incontro, circondandogli le spalle con le braccia.
“Sono molto contenta di vederti”
“Anche io”, sussurrò lui. “Avete avuto davvero una buona idea”.
Lei ridacchiò imbarazzata.
“Bene, qui ci vuole un po’ di musica per creare l’atmosfera”
“Abbiamo lo stereo”, rispose il bassista.
“Oh, bene. E per l’alcol?”
“Abbiamo chiesto… ad un amico”
“Perfetto. Allora su, disperdetevi ragazzi, non siate timidi!”, li incitò Erza.
Wendy si guardava intorno. Per una ragazza tranquilla come lei, partecipare a certi “eventi” era molto entusiasmante, quanto strano.
Riconobbe immediatamente la mano che poi le si poggiò su una spalla.
“Romeo”
“Ciao. Speravo che venissi”, disse lui gentilmente.
“Ah… beh, non potevo mancare. Volevo vederti. L’ultima volta sono stata così bene, e quindi...”
“Sono stato molto bene anche. Mi fai l’onore di essere nuovamente il tuo cavaliere?”.
La ragazza batté le palpebre, lanciando poi un’occhiata a Charle.
“Perché mi guardi? Su, vai, non farti desiderare troppo”, la incoraggiò.
“Va bene, sarà un piacere per me”, rispose infine con un sorriso, 

Levy si era immediatamente gettata su Gajeel. Lo aveva abbracciato stretto, e lui aveva ricambiato subito, con tanta forza da sollevarla quasi da terra.
“Mi sei mancato”, disse lei senza problemi.
“Mi sei mancata anche tu”, rispose lui con sommo imbarazzato.
Dire certe cose, così senza filtri era piuttosto strano.
“Mh, non c’è Lily?”
“Eh? Dovevo fare una cosa… però non ho ben capito che cosa”

La famosa “cosa” che il povero Lily si stava ritrovando a fare, era cercare di convincere Happy a lasciare da parte le sue paure infantili.
Quest’ultimo, infatti, si era letteralmente aggrappato alla porta aperta, mente il corvino tentava di trascinarlo via.
“Ma insomma, ti muovi sì oppure no?”
“Mi è venuto il panico. Io non sono capace di arrivare al dunque, a malapena so arrivare al bacio”
“Happy, ti avverto, se non lo fai tu, mi ubriaco e lo faccio io. Ne abbiamo già parlato, non serve essere sicuro di te, basta fingere di essere sicuri. E poi, il “bucare la ciambella” arriva dopo”
“Questo sarebbe un modo carino per dire che dovrei are sesso con lei?”
“Se c’è la possibilità”
“Va bene, adesso sono davvero spaventato”
“Hey”, lo attirò a sé. “Tranquillo, okay. Non pensare a niente”.
Happy lo guardò negli occhi. Lily lo stava aiutando così tanto, non sarebbe stato carino, nei suoi confronti, rinunciare a priori. Così si staccò dalla porta, respirando profondamente.
“E va bene. Andiamo”.

Lyon non poteva fare a meno di tenere gli occhi fissi su Juvia. Finalmente lei era lì, peccato che non lo stesse degnando di uno sguardo.
No, lei cercava altro, con i suoi occhi chiari. Cercava Gray, come sempre, da sempre. Tuttavia, era già rimasto abbastanza distante. 
Adesso doveva parlarle, non importava come sarebbe andata.
Così si alzò, raggiungendola.
“Juvia”
“Oh, no”, lei alzò gli occhi al cielo. “Lyon, ti avverto, con te non voglio parlare, lasciami stare”
“Va bene, allora non parlarmi. Però ascoltami. Sono veramente dispiaciuto per il mio comportamento dell’altra volta. Ma come credi che possa sentirmi? Avrei davvero voluto dichiararmi a te per bene, farti capire che tutto ciò che faccio e dico… è per un motivo”.
Juvia sospirò, sentendosi piuttosto in difficoltà. Poteva capirlo benissimo, ma continuava comunque ad essere infuriata con lui.
“Tu e Gray eravate amici una volta. E’ per me che adesso vi detestate, non è vero? Perché tu ami me e io… amo lui...”.
“Sì, si può dire che è per questo”
“Beh, non dovreste. Mi dispiace Lyon. Ti vedo come un amico e nulla più”
“Oh, andiamo!”, sbottò lui. “Mi spieghi perché vai tanto dietro ad uno che non ti fa solo del male?”.
Lei allora assottigliò lo sguardo.
“Potrei farti la stessa identica domanda”.
Lyon si zittì del tutto. Era chiaro che non fosse nella posizione migliore per fare la predica a qualcuno, tanto meno a lei. Erano proprio nella stessa identica situazione.
La ragazza dai capelli azzurri si allontanò presto, lasciando Lucy In compagnia di Mavis e Lisanna.
“Juvia? Ma dove stai andando?”, domandò infatti. “Oh, beh. Cominciamo bene”.
Mavis però non rimase lì con loro per molto. Non appena le fu arrivato un messaggio, infatti, con fare agitato guardò le due, uscendosene con un semplice:
“Amh… torno subito!”
“Aspetta!”, tentò di fermarla invano la bionda.
Rimanere da sola con Lisanna, la sua rivale in amore, non era esattamente ciò che aveva programmato.
L’albina si schiarì la voce.
“A quanto pare Natsu non è ancora arrivato”.
Tombola. Esattamente l’unico discorso che avrebbe voluto evitare di prendere.
“Sono certa che arriverà a momenti”, rispose lei, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Mi ha detto che sarebbe venuto”
“E immagino che tu ti fidi di lui, malgrado tutto...”.
Lucy la guardò, sconvolta. Decisamente non si arrendeva mai.
“Io e Natsu abbiamo chiarito”
“Ma che gioia”, fece lei a braccia conserte. “Mi chiedo quanto durerà. Natsu tende a stancarsi facilmente”.
L’altra serrò le labbra. Non doveva assolutamente ascoltarla, tutto ciò che avrebbe detto, lo avrebbe detto soltanto con la scusa di creare dissapori.

“Bacchus! Eccoti, finalmente!”, fece Gerard facendo segno al nuovo arrivato di avvicinarsi. “Da questa parte”
“Ah, siamo parecchi, vedo”, rispose lui. “Allora, ho portato la vodka, la birra, il rum, il gin e… questa non so che roba sia ma l’ho presa comunque”
“Ma dove hai preso tutta questa roba?”, domandò Erza.
“Bacchus sa esattamente dove andare a cercare. Niente può tenere un amante dell’alcol lontano dall’alcol stesso”.
Nell’udire quelle parole, Cana aguzzò l’udito.
“E così tu dovresti essere un amante dell’alcol? Tsk, sicuramente non puoi battere me”
“Su, è risaputo che le donne reggono meno degli uomini, bambola”, affermò Bacchus divertito.
Quell’unica frase servì a Cana per andare completamente fuori di testa.
“AH SI’?! BENISSIMO! TI SFIDO! VEDIAMO CHI RESISTE DI PIÙ’!
“Oh, ok, ok. Per me sarà un vero onore stracciarti, bambola”
“Smettila di chiamarmi così e sbrigati!”.
Erza scosse il capo.
“Bene, direi che Cana ha trovato la giusta compagnia”.
Mentre parlava, non si era accorta di come Gerard si fosse avvicinato a lei, circondandole la vita con un braccio e sussurrandole qualcosa all’orecchio.
“Stasera sei un incanto”.
La rossa tentò con tutta se stessa di non andare fuori di testa, ma quel suo tono di voce, il suo respiro addosso, rendevano tutto molto difficile.
“Anche tu...”
“Più tardi ci allontaniamo un po’. Ti va?”.
Lei annuì.
“Mi va, mi va eccome”.

Occasioni come quelle, erano per Loki occasioni perfette per tentare di rimorchiare, o almeno ciò credeva. A quanto pareva, quella sera non era molto fortunato, poiché ogni suo approccio finiva inevitabilmente con un buco nell’acqua.
Bixslow se ne accorse, e dovette ammettere di provare molta tenerezza nel vederlo così.
“Serata storta?”, domandò arrivandogli alle spalle.
“Non me ne parlare”, borbottò mentre sorseggiava un bicchierino. “Perché le ragazze sono tutte così acide? Proprio non capisco”
“Se la pensi così, forse dovresti cambiare sponda”.
Un’affermazione azzardata, ma in realtà Bixslow lo aveva fatto di proposito. Ci mancò poco che Loki non si strozzasse.
“Intendi andare con gli uomini? Io? Oh, no. No. Sarebbe strano. Oh. Oh, scusa, non è che tu magari…?”
“In realtà non mi piace definirmi in nessun modo. Perché sai, io mi innamoro delle persone, non del loro sesso”
“Ah”, fece sorpreso. “Effettivamente non l’avevo mai vista da questo punto di vista. Non è del tutto sbagliato”
“Sì, beh, comunque sia penso che stasera dovresti solo pensare a divertirci. Ci sto io con te”
“Ma non dovresti stare con i tuoi amici?”
“Per l’appunto”, affermò Bixslow sorridendo.
Che cos’era di nuovo quel calore che gli scaldava il petto? Che fosse a causa dell’alcol che aveva appena ingerito?
Loki si augurò di sì. Sarebbe stato meglio non pensare. Quando si pensava succedevano delle cose piuttosto strane.

Finalmente, anche Natsu, Gray e Elfman fecero la loro comparsa. Il rosato non si trattenne, quando vide Lucy, nell’andare subito da lei, ignorando bellamente Lisanna.
“Yo, Lucy!”
“Natsu!”, fece lei sorridendo. “Niente camicia rosa, stasera?”
“No, ho voluto optare per uno stile più casual. Mi stavi aspettando?”
“Io? Beh, sì...”.
L’albina alzò gli occhi al cielo, seccata.
“Ma insomma! Esisto anche io!”
“Eh? Ah, ciao Lisanna. Non ti avevo vista”
“Già, infatti!”, esclamò lei nervoso. “E’ proprio questo il punto! Non mi hai visto, come sempre! Che razza di idiota”
“Ma Lisanna, io...”
“No!”, Lucy lo afferrò per un polso. “Lasciala andare, è meglio”.

Gray puntò immediatamente gli occhi su Juvia. Quest’ultima, vicino al tavolo degli alcolici, stava probabilmente annegando i suoi dispiaceri in qualche bicchierino.
Doveva avere coraggio, e smetterla di rimanere ancorato al passato. Altrimenti, per davvero, non avrebbe avuto futuro.
Si avvicinò lentamente, pensando a  cosa potesse dire, sebbene sapesse che sarebbe stato tutto inutile.
“Amh… Juvia?”
“G-Gray!”, esclamò, con il viso arrossato. “Sei qui, non credevo…”
“Già, nemmeno io. Immagino sarai furiosa con me”
“Più che furiosa, mi sento piuttosto triste. Sai, me la sono presa tanto con Lyon perché continua ad andarmi dietro. Ma io faccio lo stesso con te. Forse ha ragione quando dice che dovrei smetterla”
“No!”, esclamò, non riuscendo a trattenersi. “No… non smettere di farlo. Oddio, sono un cretino...”.
Si portò una mano sul viso. Dire certe cose era molto più difficile di quel che pensava.
“Gray?”
“Senti, te ne voglio parlare. Ma non qui e non adesso. Fra mezz’ora, al mio dormitorio. Sono pazzo. Sì, sono decisamente pazzo”, cominciò a dire, mentre prendeva anche lui a bere, nervoso.
Sulle labbra di Juvia comparve un sorriso. Che si stessero finalmente avvicinando?

In tutto il suo splendore, Evergreen era arrivata ancheggiando.
“Ciao, mio caro! E’ bello vederti”
“Evergreen”, disse lui sorpreso. “Ciao, sei… sei...”
“Splendida? Fantastica? Favolosa? Oh, grazie, grazie. Lo so. Anche tu sei tanto caruccio. Per la cronaca, ho deciso che per stasera il mio cavaliere sarai tu”.
Questo non se lo aspettava di certo.
“Io?”
“Certo. Non vuoi?”
“No. Cioè sì! Voglio eccome!”
“Fantastico”, lei sorrise, sensualmente. “Allora mi prendi qualcosa da bere?”.
Resistere a certi istinti e pensieri era già difficile di suo, ma in quei casi risultava piuttosto impossibile.
Respirare profondamente e guardarla negli occhi. Solo negli occhi.
E allora forse sarebbe finita bene.

Yukino arrivò mano nella mano con Sting. La ragazza era piuttosto allegra, ma lo stesso non si poteva dire per il suo biondo fidanzato.
Quest’ultimo, infatti, non poteva fare a meno di pensare a Rogue.
Chissà se alla fine si sarebbe convinto a venire. Gli avrebbe fatto piacere.
No, anzi, altro che piacere! Probabilmente era ciò che voleva, perché senza Rogue, niente aveva improvvisamente senso.
Era strano. Da quando gli si era dichiarato, non faceva altro che pensare a cose bizzarre. Forse era solo suggestionato. Sì, doveva necessariamente essere questo.
Quasi non si accorgeva neanche di Yukino, ben stretta al suo braccio.
“Stiiiing!”, Lector attirò la sua attenzione. “Eccoci!”.
Subito sollevò lo sguardo. Lector e Frosch erano lì, e insieme a loro c’era anche il corvino.
Immediatamente sospirò sollevato, non potendo fare a meno di sorprendersi. L’albina invece si irrigidì parecchio. Quel bacio tra i due, alla festa, aveva atto scattare una sorta di campanello d’allarme che le diceva di fare attenzione.
Rogue sorrise timidamente. Eccolo lì, di nuovo a fare il palo.
Ma perché doveva cascarci tutte le volte?
Se non era finita bene alla festa, figurarsi adesso. Tuttavia, non appena i suoi occhi incontrarono quelli dell’amico, non poté fare a meno di sciogliersi come gelato al sole.
“Ah, sono contento che tu sia qui”, sussurrò il biondo, guardandolo.
Maledetto. Perché quelle occhiate? Non capiva che, facendo così, avrebbe finito con l’illuderlo?
“Sì… sono contento anche io”
“Andiamo, parlate come se non vi vedeste mai”, commentò Yukino, parecchio infastidita.
Lector allora si schiarì la voce. Non poteva permettere che quei scemi si allontanassero, doveva fare qualcosa!
“Sting, perché tu e Lector non andate a prendere qualcosa da bere insieme, eh?”, fece dando una piccola spinta all’amico, per poi lanciargli un’occhiataccia e mormorare a denti stretti. “Coraggio, vai e non rovinare tutto”.
Sapeva benissimo cosa l’amico intendesse dire. Sia lui che Frosch speravano che si mettessero insieme, ma loro erano sempre stati solo amici.
Tuttavia, a quella richiesta, non disse di no. Le sue azioni andavano completamente contro a ciò che pensava, e ciò bastava a farlo sentire abbastanza stupido.

Finalmente per Happy era giunto il suo momento. Avrebbe tanto voluto mandare giù qualcosa ma, visto com’era andata l’ultima volta, sarebbe stato meglio evitare.
Charle si trovava da sola. Tutte le sue amiche avevano trovato con chi e come passare la serata, mentre lei era rimasta lì, un po’ malinconica.
Il ragazzo si incantò a guardarla. Era così bella, così carina!
E lui era così imbranato.
“Immagino che non si torna indietro, non è vero?”
Lily gli portò una mano su una spalla.
“Temo proprio di no. Adesso… vai”, disse dandogli una piccola spinta.
Happy esalò un profondo sospiro. Era meglio non pensare in certi casi.
Solo agire con naturalezza. Quindi si avvicinò all’albina, la quale sembrava intenta a controllare qualcosa sul cellulare.
“Ciao, Charle”, salutò, tentando di trattenere il tremore nella sua voce.
Subito, lei gli lanciò un’occhiataccia. Non aveva di certo dimenticato del suo bacio che tanto l’aveva infastidita ma anche sconvolta.
“Happy… sei venuto anche tu”
“Sì. Sì, sono venuto anche io. Non serva che ti dica che sono qui per te”.
“Mh. Allora perdi tempo”
“No, non è vero”, disse avvicinandosi a lei. “Sai, Charle. Tu mi fai andare fuori di testa. Ma è proprio questo quello che mi piace di te. Ti fai desiderare, tanto...”.
Nel dire ciò si era avvicinato tanto, al punto che la ragazza si ritrovò praticamente con le spalle al muro, sbigottita e incantata da quel suo modo di fare.
“Happy, che cos’hai? Perché mi guardi così?”
“Perché ci sono tante cose che vorrei fare, ma sono costretto a trattenermi. Dimmi la verità, mi disprezzi così tanto?”.
Il suo tono si era improvvisamente abbassato, e gli occhi si erano incatenati a quelli della fanciulla. Mai come in quel momento, Charle si era sentita in difficoltà. Aveva sempre visto in Happy più un adorabile ragazzino imbranato che un vero e proprio… seduttore.
Eppure, in quel momento qualcosa stava accadendo. Le sue guance si erano colorate di rosso, e un nodo allo stomaco le stava quasi impedendo di parlare.
“N-no”, balbettò. “Io non ti disprezzo. Non ho mai detto questo”.
Ci sarebbero state tante cose da aggiungere, ma la voce si rifiutava di uscire.
Happy si allontanò di poco, sorridendo.
“Allora, cara la mia Charle… Se mi vuoi sai dove trovarmi”.
Poi, con molta disinvoltura, le diede le spalle, lasciandoli lì, sconvolta, con il cuore che batteva a mille.
La sua facciata da bello e impossibile durò poco. Una volta raggiunto Lily, si lasciò andare.
“Ah, l’ho fatto, l’ho fatto! Mi sono sentito così sporco! Come sono andato?”
“E’ caduta ai tuoi piedi”, rispose lui. “Adesso non c’è niente che tu debba fare. “Sarà lei a venire da te”.

Mavis aveva momentaneamente lasciato l’aula magna e aveva raggiunto il cortile, buio e deserto. Si guardò un attimo intorno.
Che strano, eppure lui le aveva detto di trovarsi lì.
Zeref sorrise nel vederla. Lentamente le arrivò le spalle, cogliendola di sorpresa.
La ragazza sospirò, portandosi una mano sul cuore.
“Zeref, mi hai spaventata”
“Scusa. A quanto pare stare lontani è proprio impossibile. Ogni due per tre abbiamo una scusa per vederci”
“Oh, ma questo si era già capito. Che strano, però”, disse lei con fare pensieroso. “Diciamo sempre le stesse cose. Che non dovremmo più vederci, eccetera. Ma finiamo sempre con il fare il contrario. Perché non rifiuti, ogni tanto?”
“Io?”, domandò lui divertito. “Perché non rifiuti tu?”
“Io non posso”, fece spallucce. “Sono ancora innamorata”.
Fu a quelle parole che Zeref abbassò lo sguardo. Anche lui era innamorato, da sempre, non aveva smesso un solo attimo.
“Perché non riesci a dimenticarmi? Tu meriti qualcuno di...”
“Di meglio, sì, lo so, lo dici sempre. E io ti risponderò sempre allo stesso modo”, sospirò. “Senti, Zeref… oramai è chiaro che non riusciremo mai a  staccarci del tutto, che in un modo o nell’altro ci ritroveremo sempre. Allora, se è davvero così, non ti trattenere. E’ inutile. Perché tu mi vuoi, esattamente come ti voglio io”.
Con un tono palesemente carico di malizia, Mavis si avvicinò a lui, facendo aderire i loro corpi e leccandogli le labbra con la punta della lingua.
Zeref aveva già capito che la cosa sarebbe finita in modo assai poco casto, ma il pensiero non gli dispiaceva. Perché lei aveva ragione, si desideravano entrambi.
Aprì la bocca, permettendole di trovare la sua lingua. E allora iniziarono a baciarsi con immensa passione, mentre i loro corpi andavano già a fuoco. 
Come sempre, Mavis si aggrappava a lui, questa volta strusciandosi lentamente, a causa dell’eccitazione che stava cogliendo non solo lei, ma entrambi.
Prima che se ne rendessero conto, il loro bacio passò dall’essere semplicemente passionale, a pieno di lussuria. Non si stavano solo baciando, ma anche assaggiando, malgrado conoscessero bene l’uno il sapore dell’altro. Fu Zeref a staccarsi, ma soltanto per riprendere fiato e guardarla negli occhi.
Con una sola occhiata, entrambi si erano ben capiti.

Cana dovette ammettere di aver trovato pane per i suoi denti. Bacchus era duro da far fuori. La serata era appena iniziata e avevano già bevuto parecchio, al punto che apparivano entrambi brilli.
“Coraggio, bambola”, fece lui. “Ti consiglio di arrenderti finché sei in tempo”
“Giammai!”, borbottò lei. “Arrenditi tu piuttosto. Io posso andare avanti ancora per molto! Che qualcuno mi porti una birra!”.
Bacchus si lasciò andare ad un ghigno.
“Bella, sexy e anche determinata. Credo di starmi eccitando”
“Tsk”, fece lei. “Non è un mio problema”.
Le coppie formate da Gerard e Erze e da Gajeel e Levy, stavano osservando divertiti quei due mentre si sfidavano.
“Scommettiamo che alla fine andranno entrambi in coma etilico?”, domandò il chitarrista dei Manos e a braccia conserte.
Levy sorrise maliziosamente. Non era mai stata una brava seduttrice, ma con lui le veniva piuttosto naturale. Portò una mano sul suo braccio, donandogli quella che voleva essere una carezza piena di intenti malevoli.
Gajeel la guardò, e lì dovette capire di non avere alcuno scampo.
“Sei uno scricciolo ma sai bene quello che vuoi”, costatò infatti.
Lei annuì lentamente.
“Ho aspettato fin troppo. Se mi vuoi… prendimi adesso”
“Adesso? Qui?”
“No, sciocchino”, sorrise. “In uno dei dormitori”.
Gajeel si schiarì la voce. Perché avrebbe dovuto dire di no? Dopotutto era ciò che volevano entrambi.
“E va bene. Andiamo”.
Gerard ridacchiò divertito nel vederli.
“Oh-oh. Vedo che non perdete tempo”. In cambiò ricevette un’occhiataccia da parte del compagno, il quale borbottò qualcosa di molto simile a: “Sta zitto, idiota”.
Ma il bassista non sapeva che, di lì a pochi secondi, si sarebbe ritrovato nella stessa identica situazione di Gajeel.
“Andiamo anche noi?”, sussurrò Erza al suo orecchio.
“Sì… molto volentieri”, rispose immediatamente lui.

Con molta discrezione, Juvia e Gray avevano lasciato l’aula magna, più che altro per cercare di non farsi beccare da Lyon, altrimenti sarebbe stato un grosso problema. Nessuno dei due osò fiatare nel tragitto fino al dormitorio di lui.
Juvia doveva ammettere di sentirsi piuttosto nervosa. Loro due, da soli, lì dentro! Sarebbe potuto accadere di tutto, e in fondo ci sperava.
Gray le fece segno di entrare, accendendo poi la luce.
“Ah, scusa il disordine, ma ci sta anche Natsu, quindi immagina. Quello è il mio letto comunque, se vuoi puoi sederti lì”.
Non se lo sarebbe fatto ripetere due volte. Subito la ragazza si sedette.
Non ci posso credere. E’ il letto di Gray, lui dorme qui. Le lenzuola hanno il suo profumo.
Il flusso dei suoi pensieri venne immediatamente interrotto quando Gray la raggiunse. Sembrava molto provato, e ciò le diede da pensare. Che cosa voleva dirle di tanto importante?
“Non avrei mai pensato di parlartene, ma penso che fosse inevitabile”, cominciò a dire. “Anzitutto… mi dispiace per l’altra volta. Davvero, ero nervoso, Lyon mi aveva fatto incazzare e...”
“Va bene, Gray. Questo l’ho capito”
“Sì. Emh… c’è un motivo se ho sempre cercato di tenere distante non solo te, ma qualsiasi ragazza. Dico sempre di non essere in grado di amare, ma non è sempre stato così. Io ho amato una volta… una ragazza”.
Juvia non capì. L’aveva portata lì per parlarle di una sua ex?
“… Si chiamava Ultear”, le sue labbra si dipinsero di un sorriso strano. “Era più grande di me. Sai, no? Il primo amore è quello che ti manda fuori di testa. Quando stavo con lei stavo bene, poi un giorno...”.
La ragazza aveva già capito dove il discorso sarebbe andato a finire, ma non osò comunque interromperlo.
“… Poi un giorno è morta. In un incidente. Già. Un attimo prima, la persona che ami è con te e pensi che ci passerai insieme il resto della vita, e un attimo dopo… tutto finito”, sospirò, sembrava star cercando di trattenere le lacrime. “E’ stata dura. E’ stata davvero, davvero dura. Ho passato le pene dell’inferno per tentare di superarla. In parte l’ho fatto. Non è che non riesco ad andare avanti perché la amo ancora – una parte di me rimarrà sempre legata a lei – ma credo di aver perso la capacità di amare. Il mio cuore è arido… e la cosa mi fa male”.
A quel punto aveva guardato Juvia. I suoi occhi erano divenuti lucidi. Mai avrebbe pensato che dietro gli atteggiamenti di Gray potesse nascondersi una storia tanto triste.
“Io… io… mi dispiace!”, sussurrò. “Non lo sapevo, non lo immaginavo. Se solo avessi saputo prima, io...”
“Hey, no!”, fece imbarazzato. “Non piangere. Non è colpa tua, tu non hai fatto niente. Tu mi hai solo… fatto ricredere. Perché da quando ti ho conosciuta, non mi sento più vuoto. Tuttavia la paura persiste. La paura di poterti perdere. Io non voglio più perdere nessuno, mi sento bloccato, non riesco ad andare avanti. Forse, per questo, dovresti cercare qualcun altro...”
“Oh, no Gray!”, senza alcuna vergogna, Juvia lo abbracciò forte. “Non c’è nessuno che voglio. Io voglio te. Così forte nella tua debolezza, così… così tu. Il fatto che provi qualcosa per me, non è forse la prova che puoi ricominciare? Non avere paura”.
Lui la guardò di nuovo. La sua maschera da duro stava inesorabilmente crollando, eppure non gli importava.
“Aiutami. Aiutami tu”, sussurrò avvicinandosi. Juvia socchiuse gli occhi. Non sarebbero più tornati indietro,nessuno dei due lo voleva. Piano si avvicinò anche lei, provando un brivido non appena le loro labbra si furono sfiorate.
Aveva atteso per così tanto tempo quel bacio, per così tanto tempo che adesso non riusciva a crederci.
Rimasero così per qualche istante, senza neanche riuscire a respirare. Gray la guardò un attimo negli occhi, sentendo il cuore balzare nel petto. E allora, a quel punto, trovò finalmente il coraggio di abbandonare ogni suo timore e approfondire quel bacio.
Entrambi avvertivano calore, eccitazione e un profondo bisogno di aversi. Juvia lo teneva vicino a sé, mentre le guance le si coloravano di rosso e con le mani si aggrappava al suo corpi.
Improvvisamente si erano estraniati. E il silenzio era interrotto soltanto dal rumore dei loro battiti.

Lucy aveva trascinato Natsu fuori, e si erano seduti su una delle panchine.
“No, aspetta, fammi capire”, fece lui, seduto a gambe incrociate. “Mi stai dicendo che Lisanna ha un debole per me?”.
La bionda sospirò. Era abbastanza evidente come cosa, come aveva fatto a non accorgersene?
“Seriamente non te n’eri mai accorto?”, domandò infatti.
Lui scosse il capo.
“No, anche se adesso molte cose mi sono chiare. Cavolo, allora faccio davvero successo tra le donne”.
La ragazza sorrise di soppiatto.
“Vedo che ti fa piacere...”
“Eh? No! Cioè sì ma… non mi interessa! Nel senso che a me interessi tu. Ma che cavolo sto dicendo…?”.
Lucy ridacchiò. Vedere quel suo lato un po’ imbranato e tenero le scaldava il cuore. Si girò a guardarlo, avvicinandosi pian piano.
“Quando mi sono arrabbiata con  te mi sono ripromessa che non mi sarei più avvicinata a te. Ti prego, fermami. O rischio di non poter più tornare indietro”.
Natsu divenne completamente serio, afferrandole poi il viso.
“Mi spiace, ma questo non posso proprio farlo, perdonami”, sussurrò.
Gli occhi di lei brillavano e la sua pelle era bollente. Chiusero entrambi gli occhi, mentre lui si avvicinava piano.
Non era come le altre volte. 
Quella volta si sentiva nervoso, agitato. Che fossero le conseguenze dell’essere innamorato?
Poggiò le labbra su quelle di Lucy, avvertendo subito un brivido attraversargli la schiena. Lei si aggrappò a lui, portando le mani tra i suoi capelli e facendo aderire i loro corpi.
Lucy temette che il cuore potesse davvero balzarle via dal petto. 
Stava provando delle sensazioni così forti da avere delle vertigini. 
Era tutto estremamente intenso, tutto estremamente perfetto.
Ma nessuno dei due si era reso conto di come Lisanna li avesse visti. In quel momento, qualcosa si era spezzato in quest’ultima, e una grande rabbia aveva preso possesso di lei...


NDA
NDA
Succedono cose!
Juvia e Gray hanno ceduto, e anche Natsu e Lucy, che però sono stati visti da Lisanna. Che quest'ultima darà di matto?
Anche Happy si è finalmente sbloccato, e Erza/Gerard e Levy/Gajeel sembrano decisi ad accontentare i loro ormoni impazziti.
In tutto questo, come starà andando l'appuntamento tra Laxus e Mira?
Questo e altro nel prossimo capitolo :D
 

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Capitolo 11
*** Tra litigi e dolcezze ***


Tra litigi e dolcezze

Freed non poteva crederci. Quei due insieme sembravano proprio felici!
Stupido Laxus, non glielo avrebbe perdonato mai.
Cos’aveva quella Barbie che lui non aveva?
Anzitutto era una donna. Era graziosa, un bel viso, begli occhi, bel corpo…
Dannazione!
Sperava vivamente che non si accorgessero di lui. E, dopotutto, chi avrebbe mai potuto immaginare che nascosto tra le piante e con un binocolo, ci fosse un ragazzo pazzo e ossessionato. 
Laxus aveva portato Mira in un ristorante piuttosto elegante – adesso era anche ricco? Cose da pazzi – e lui non aveva potuto fare niente se non intrufolarsi e nascondersi tra le piante poste all’ingresso, nella speranza che, davvero, nessuno si accorgesse di lui.
“Tsk, meno male che ho portato il binocolo”, borbottò. “Allora, che cosa state combinando, eh?”.
Sarebbe stato anche più comodo sentire che cosa stessero dicendo.
I due parlavano piano. Anzi, era più corretto dire che Mira parlasse, perché Laxus era troppo impegnato a guardarla. Era completamente cotto.
“Ah, non uscivo da così tanto tempo”, sospirò lei. “E’ davvero piacevole, ogni tanto. E pensare che dovremmo ringraziare i nostri compagni”
“Eh? Ah, sì. Hai ragione”, prendendo un po’ di coraggio, allungò una mano verso la sua, afferrandola. “Sono contento di essere qui con te. Ammetto che ero un po’ scettico all’inizio. Insomma, perché vorresti passare il tuo tempo con me?”.
Lei sorrise dolcemente
“Oh, Laxus. Non dire così. Lo sai anche tu che io adoro stare con te”
“Davvero?”
“Tanto. E mi dispiace se ti faccio penare tanto. Sai, credo che sia inutile continuare a ripetermi che l’amore non fa per me. Tu mi piaci tanto. E so che tu non mi faresti mai del male”.
Finalmente. Era questo ciò che avrebbe sempre voluto sentirsi dire.
Mai e poi mai avrebbe osato ferire quella rosa che era Mira.  
Strinse ancora di più la sua mano.
“Hai proprio capito. Tu per me sei preziosa, lo sai...”.
Mira sorrise ancora, sentendo questa volta le guance colorarsi di rosso.
“AAAAH!”, fece Freed, tentando di non urlare. “Non va bene, non va bene! Maledizione, quei due finiranno con il baciarsi. No, no! Non posso permetterlo. Che faccio, che cavolo faccio?”.
La sua occasione per fare effettivamente qualcosa giunse poco dopo.
Laxus si era alzato e si era allontanato un attimo, lasciando la ragazza da sola.
Non sapeva esattamente cosa avrebbe dovuto dire, ma doveva agire!
Così si sollevò, andando a sedersi tranquillamente nel posto occupato poco prima dell’amico.
“Freed?”, chiamò Mira. “Ma che cosa ci fai tu qui?”
“Mira”, chiamò sorridendo, afferrando un bicchiere di vino. “Perdonami, ero proprio curioso di vedere come le cose fra te e Laxus stessero andando”
“Ma non dovresti essere fuori dai dormitori a quest’ora!”
“Ah, non preoccuparti”
“Perché hai un binocolo?”
“Io esco sempre così. Allora?!”, fece nervoso. “Come vanno le cose?”
“Bene… piuttosto bene”, sussurrò passandosi una mano tra i lunghi capelli. “Mi sa che mi sono decisa. Dopotutto, Laxus non mi farebbe mai alcun male” 
“Oh, cara, piccola, dolce e ingenua Mira. Tu sei così candida da non poter vedere il male dietro niente e nessuno! Forse tu non sai del passato di Laxus, vero?”
“Eh… cosa dovrei sapere?”
“Mi sembra ovvio! Lui non è un amante delle storie serie. Le ragazze… ama solo portarsele a letto. Più sono difficile da convincere, più lui ne è attratto”, cominciò a dire con molta teatralità. “Lui è mio amico, tuttavia non posso negare che ha dei difetti...”.
La ragazza assottigliò lo sguardo. Quelle parole non lo convincevano.
“Ma io lo conosco. Mi ha sempre trattata così bene e rispettata. Lui… lui non farebbe mai niente del genere”
“Eh, lo pensavano tutte. Sai, mi sono molto affezionato e te, per questo devo dirti la verità! Ti prego, apri gli occhi. Una candida fanciulla come te, non può farsi ingannare e marchiare in questo modo. Dovresti cercare altrove. Dopotutto… tu hai già sofferto abbastanza, vero?”.
Mira distolse lo sguardo. Freed non avrebbe avuto motivo di dirle una bugia. Ma, allo stesso tempo, non voleva credere che Laxus facesse certe cose.
“Ti prego, non dirgli che te l’ho detto”, fece poi. “Ovviamente, sei libera di fare ciò che vuoi”.
Aveva gettato la bomba. Le aveva messo la pulce nell’orecchio, era ovvio che le cose sarebbero cambiate.
“Ah, comunque adesso me ne devo andare…!”
“Ma sei appena arrivato e...”
“Beh, non dovrei stare fuori dal dormitorio, no?”, domandò sorridendo.
Non appena se ne fu andato, Laxus tornò, completamente ignaro di ciò che fosse successo.
“Eccomi qua”.
La ragazza sorrise, cercando di scacciare quel pensiero che, tuttavia, le si era insinuato nella mente.

Sting si sentiva veramente imbarazzato. La sua ragazza era lì, a pochi metri da lui, e allo stesso tempo si trovava accanto a Rogue. Stare con lui, dopo ciò che aveva saputo, era strano. Non voleva che le cose cambiassero, ma ciò era forse inevitabile. Ogni qualvolta che si girava, vedeva Lector fulminarlo con gli occhi. Che intenzioni aveva? Seriamente voleva gettarlo tra le sue braccia?
“Umh… sai, non pensavo che alla fine saresti venuto. Dopo l’ultima volta...”
Oh, certo. Ricordiamogli di quando si è ubriacato e mi ha baciato, sono proprio un genio.
Il corvino lo guardò.
“Sinceramente sono venuto solo perché ci sei tu. Sono masochista, vero?”
“Ah… oh, sono un cretino”, sbuffò. “Ho paura che qualsiasi cosa possa dirti, finirò con il ferirti. E non voglio”
“Sting, è tutto a posto, ok? Peggio di così non puoi fare”.
Nel dire ciò si avvicinò a lui. Il suo tono non era di rimprovero, al contrario, era molto dolce e comprensivo. Sting provò un brivido nel sentirlo così vicino a sé.
Poteva sentire il suo calore e il suo respiro. Immediatamente si ricordò di quando lo aveva baciato, ed allora sentì qualcosa agitarsi in mezzo alle gambe.
Con un sussulto indietreggiò.
Questo era imbarazzante. Era fuori luogo. Non era normale.
La sua ragazze era alle sue spalle!
“Sting?”, lo chiamò l’amico.
“Dai, torniamo dagli altri, non è giusto farli aspettare, no?!”, esclamò afferrandolo per un polso.
Incredibile. Adesso era lui a comportarsi come se fosse innamorato.
Ma no che non lo era, ovvio!

Con la mano stretta a quella di Gajeel, Levy sentiva il cuore battere forte, mentre si insinuava per il corridoio. Tuttavia non si sentiva spaventata o intimorita.
Al contrario, non vedeva l’ora che arrivassero al dunque.
Il chitarrista era piuttosto silenzioso e serio. Adesso era lui quello più nervoso, era assurdo!
Probabilmente, ad agitarlo era il pensiero di dover far sua una ragazza vergine. Questo non gli era mai successo. 
Colta da raptus irrefrenabile, Levy lo costrinse a fermarsi.
“Mh? Qualcosa non va?”, le domandò infatti.
Lei però gli sorrise. Senza dare ulteriori spiegazioni, si fiondò sulle sue labbra, rubandogli un bacio carico di lussuria. 
Gajeel a quel punto cedette completamente, aveva resistito anche troppo per i suoi gusti. Mentre le loro lingue si assaggiavano con impeto, la afferrò saldamente tra le sue braccia, poggiandola con la schiena contro il muro. Levy allora strinse le gambe attorno alla sua vita, sentendo l’eccitazione divampare ogni attimo.
Aveva preso anche a strusciarsi, e temeva seriamente di poter raggiungere un orgasmo anche solo così. Gajeel si staccò un attimo, solo per riprendere fiato.
Quella piccola ragazza lo guardava in un modo in grado di fargli perdere la testa.
“Andiamo”, gli sussurrò poi, con un alito di voce.
Il ragazzo deglutì pesantemente. La rimise giù, per poi trascinarla impazientemente nel dormitorio che divideva con Lily, Gerard e Lyon. 
La ragazza ebbe appena il tempo di guardarsi intorno, poiché subito Gajeel la abbracciò da dietro, iniziando a baciarle il collo, mentre con le mani iniziava gentilmente ad esplorare il suo corpo. 
Non poté fare a meno di iniziare a sospirare pesantemente, ogni parte di lei era completamente sollecitata. Quando poi sentì le dita di lui sfiorarle l’intimità ancora coperta, ebbe quasi un sussulto.
“Oh...”, sospirò piano.
“Sei ancora sicura che è con me che vuoi farlo?”, sussurrò poi al suo orecchio.
Lei allora si girò, aggrappandosi a lui.
“Mai stata così sicura”.
E lì di nuovo lo baciò, con la differenza che, però, non si sarebbe più staccata.
Poco dopo i vestiti di entrambi furono buttati sul pavimento. E la cosa più strana per Levy fu non sentire alcun imbarazzo. Era tutto incredibilmente naturale, così come avrebbe dovuto essere.

Anche Gerard ed Erza si erano spostati nel dormitorio di lei, con la differenza che il ragazzo si stava ritrovando ad aspettarla.
La rossa si era infatti infilata un bagno da un po’, senza però spiegargli il perché.
Per il leader dai Manos non c’era quindi stata altra scelta che aspettarla impazientemente.
“Amh… Erza? Va tutto bene lì dentro? Erza?”.
Adesso non gli rispondeva neanche più. Dubitava che avesse cambiato idea.
Stava già per lasciarsi andare ad una scia di pensieri poco piacevoli, quando Erza finalmente tornò.
“Scusa se ci ho messo tanto”.
“Ah, non fa...”, le parole gli si bloccarono in gola.
Erza, appoggiata sensualmente la porta, stava sfoggiando il miglior pezzo d’intimo che possedeva. Bordeaux. Pizzo. Una giarrettiera sulla gamba destra.
Il resto era pelle e nulla più. Gerard perse improvvisamente la capacità di parlare.
Perché, oltre tutto, c’era anche il modo in cui lei lo guardava. 
Era sensuale. E sapeva di esserlo.
“Oh… ok. Questo non me lo aspettavo”
“Non ti piace quel che vedi?”, sussurrò lei divertita.
“Invece mi piace molto e...”.
Si accorse solo in seguito di ciò che la ragazza tenesse in mano. Sì, doveva necessariamente essere ciò che pensava, lo aveva visto anche in qualche film.
“Quello è...”
“Ah, non farti spaventare dal mio frustino. Non voglio farti male. Voglio solo farti godere”, sussurrò avvicinandosi lenta.
“Credimi”, rispose accarezzandole un fianco. “Non sono affatto spaventato”.
Dopodiché la attirò a sé, potendo finalmente dare libero sfogo alle sue voglie.

Juvia respirava pesantemente. 
Non poteva ancora credere che fosse successo realmente. Probabilmente, se non avesse avuto Gray accanto a lei, a coprirli solo una coperta, non se ne sarebbe capacitata. La situazione alla fine era degenerata, ma ne erano felici entrambi.
Gray, che stava a sua volta cercando di riprendere fiato, era finalmente riuscito a sbloccarsi, e poteva giurare di non essersi mai sentito così bene. Poter stringere a sé la ragazza che amava, gli dava in un certo qual modo un senso di liberazione.
La ragazza mosse piano le labbra. Aveva paura che qualsiasi cosa potesse dire avrebbe potuto rovinare il momento. Ma alla fine parlò comunque.
“E così… alla fine è successo, eh?”
“Su, non dirlo così seria. Non sei felice di ciò?”, domandò con tono di voce basso, guardandola negli occhi e facendola arrossire. Era incredibile pensare a cosa avessero fatto solo poco prima.
“Oh, certo che lo sono!”, esclamò strizzando gli occhi. “E’ solo che non mi aspettavo accadesse così in fretta. Mi vengono i brividi solo a pensarci”.
Gray allora si avvicinò al suo viso.
“Temi che potremo allontanarci di nuovo?”
Lei morse il labbro inferiore. Aveva esattamente colpito il punto.
“Non voglio essere l’avventura di una notte”.
Lui la guardò per qualche istante, prima di rispondere.
“Va bene”, la cinse da un fianco. “Allora…. Sei la mia ragazza”
Spalancò gli occhi. Aveva sentito bene? Lei? La ragazza di Gray?
“I-io?”
“Ah… sì. Non vuoi?”
“Certo che lo voglio!”, esclamò lei felice, tirandosi su e mettendo in bella mostra il suo seno scoperto. “Era esattamente quello che speravo e...”.
Si accorse solo dopo di come Gray la stesse guardando con interesse. Il vedere i suoi occhi su di sé la mise in imbarazzo.
“Oh...”
“Va tutto bene”, sussurrò attirandola a sé. “Dopotutto, sei la mia ragazza, no?”.
Era così strano da dire. Prima o poi si sarebbe abituata. Per adesso, era troppo felice e contenta per pensare a qualsiasi altra cosa.

Dopo quel bacio, anche gli animi di Natsu e Lucy si erano scaldati, e si erano tacitamente messi d’accordo sul fatto che sarebbe stato meglio stare un poi da soli. Il ragazzo le fece segno di seguirla per il dormitorio maschile, ma immaginando già che il suo fosse stato occupato da Gray, decise che sarebbe stato più opportuno occupare uno di quelli dei suoi compagni.
Lucy si sentiva piuttosto nervosa. Per la piega che la serata aveva preso, immaginava già come sarebbe andata a finire. Lei e Natsu, fare certe cose?
Era imbarazzante pensarci, sì, ma anche terribilmente eccitante.
“Natsu, ma dove andiamo?”, sussurrò lei a quel punto.
“Sto solo cercando una camera libera. Vediamo un po’ qui...”.
Nel dire ciò poggiò la mano sulla maniglia, spingendola. E probabilmente avrebbe fatto meglio a bussare, perché assolutamente niente avrebbe potuto prepararlo a ciò che in seguito gli comparve davanti.
Zeref e Mavis stavano avvinghiati tra di loro, accaldati. Le mani di lui sembravano molto indaffarate a sfiorare il corpo rigido della ragazza, la quale stava ansimando profondamente, o almeno aveva fatto ciò finché non aveva capito che qualcuno fosse effettivamente entrato.
Natsu si bloccò sulla porta, e con lui anche Lucy.
Avevano colto quei due sul fatto.
Zeref sollevò piano lo sguardo, affannato.
“Na-Natsu…?”
“Zeref?”, domandò lui arrossendo. “Oh, cazzo. Potevate anche chiudervi a chiave”
“VA SUBITO FUORI!”
“Va bene, ce ne andiamo! Io non ho visto niente. Buon divertimento”
“ZITTO E VATTENE!”, ripeté il fratello.
Il rosato richiuse subito la porta. Lui e Lucy si guardarono un attimo, per poi scoppiare a ridere senza più essere in grado di fermarsi.
“Oh, mio Dio!”, fece lei. “Cosa è appena successo?”
“Guarda, non è la prima volta che li becco a fare certe cose, ma ogni volta è uno spasso! Su, forse è meglio cercare da un’altra parte”.
Dopodiché aveva allungato una mano, stringendo la sua. Lucy a quel punto si era completamente zittita, aveva sentito solo l’aria mancarle.
Lisanna aveva, nel frattempo, preso a seguirli. Non era affatto contenta di ciò che aveva visto poco prima, e temeva che la situazione sarebbe solo peggiorata.
Questo non poteva assolutamente permetterlo.
Alla fine, la coppia trovò uno dei dormitori vuoti e, senza troppi complimenti, si infilarono dentro. Lisanna allora si appostò dietro la porta.
La bionda si stiracchiò. Dopodiché si girò a guardarlo. Era chiara l’intenzione nei suoi occhi. Sarebbe stato troppo prematuro?
O doveva forse dare retta ai suoi bisogni e alle sue voglie?
“Lucy”, chiamò. “Non siamo costretti a fare qualcosa, se non vuoi”.
Lei spalancò subito gli occhi.
“I-io non ho mai detto questo. Solo, ecco… ti dispiace se vado un attimo al bagno?”
“No, certo, vai pure”.
A Natsu non dispiaceva troppo il prendersi qualche minuto per sé. Fare sesso con una ragazza per cui provava qualcosa, doveva essere diverso che farlo per divertimento. E questo lo rendeva abbastanza ansioso.
Ma al diavolo, non si sarebbe fatto spaventare. A quel punto sentì un sonoro scricchiolio. La porta si aprì, e un’imbronciata e indignata Lisanna gli comparve davanti.
“Lisanna? Ma cosa…?”
“Ssssh”, lei subito entro, poggiandogli un dito sulle labbra. “Non parlare. Non c’è niente che voglio sentire. Il mio cuore si è già spezzato abbastanza. Dimmi, perché, Natsu? Perché lei?”
“Lisanna, che intenzioni hai?”, sussurrò. “Adesso te ne devi andare”.
Lei serrò le labbra.
“Mi sembra ovvio. Ti ho interrotto nel momento più importate. Prima il bacio, adesso questo...”, aveva preso ad avvicinarsi. “Ti sono sempre stata vicina come amica, nella speranza che ti innamorassi di me. Ma questo non è mai successo, e sinceramente sono stanca di essere quella che guarda da lontano...”
“N-no”, il suo sguardo non gli piaceva. “Cosa vuoi fare?”.
Le sue labbra si curvarono in un sorrisetto strano.
“Mi riprendo ciò che è mio”.
Dopodiché lo attirò a sé, baciandolo di forza. Natsu spalancò gli occhi, poggiando le mani sulle sue spalle per tentare di allontanarla.

Nel frattempo, Lucy si era sciacquata il viso, guardandosi poi alo specchio.
Era così tanto tempo che non aveva un rapporto tanto intimo con qualcuno, temeva di non essere più in grado, di sbagliare qualcosa!
Poi però tentò di farsi coraggio, dicendosi che certe cose venivano naturali.
Respirò profondamente, facendo poi per uscire dal bagno. Magari quella sarebbe stata la serata più bella della sua vita, chissà.
Ma il caso volle che Lucy vedesse esattamente Lisanna avvinghiata a Natsu, mentre quest’ultimo tentava di allontanarla. 
Nel vederla, il ragazzo si staccò subito, con il fiato corto.
“Giuro che non è come sembra! Lo giuro!”.
Lisanna allora sorrise divertita.
“Scusa, Lucy. Ma non mi sembrava affatto giusto lasciare a te tutto il divertimento”.
La bionda tremò. Nel vederla baciare Natsu, qualcosa era scattato in lei, un profondo senso di gelosia mai avvertito in vita sua, tanto forte da portarla a mettere da parte la ragione. Si avvicinò a lei.
“Stai lontana da lui. Lui non ti vuole”
“Ah, quindi è così? E chi è che vorrebbe, te?”
“No, no!”, fece lui. “Non litigate!”
“A quanto pare sì”, rispose Lucy. “Fattene una ragione, passa oltre”
“Ma chi ti credi di essere?”
“Ah beh… non te, per fortuna”.
A quel punto, anche Lisanna, che in genere non avrebbe mai fatto del male ad una mosca, le lanciò uno schiaffo. Il suo gesto provocò un sonoro schiaffo e, qualche secondo dopo, Lucy si ritrovò con la guancia che bruciava.
Natsu era rimasto lì a guardare. Ovviamente non poteva intervenire. Quella scena però aveva qualcosa di abbastanza surreale.
La bionda si sfiorò il punto colpito, sentendo umiliata.
“Tu, brutta…!”. 
Allungò le mani, aggrappandosi ai suoi capelli saldamente, mentre Lisanna iniziava a dimenarsi come un pesce in una rete.
“NO, NO, NO!”, Natsu afferrò Lucy dalla vita, allontanandola. “Basta, smettetela, basta! Lisanna, vattene!”.
L’amica lo guardò con gli occhi lucidi, tuttavia non avrebbe pianto. Non davanti a lui, almeno.
Indietreggiò, per poi sparire dalla loro vista.
Il ragazzo sospirò, rimettendo poi a posto la bionda.
“Dio… stai bene?”.
Lucy non parlò. Semplicemente si lasciò cadere sul letto, iniziando a piangere. Probabilmente doveva essere a causa del nervosismo.
“Hey, no!”, Natsu si inginocchiò davanti a lei afferrandole il viso. “Ti prego, non sopporto vederti piangere. Mi spiace… Lisanna ha esagerato”.
Lei annaspò, come se le stesse mancando l’aria, mentre le lacrime le rigavano le guance.
“E' a me che dispiace. Ho rovinato la vostra amicizia”
“No. No. No. Non è così. Questo è un casino che ho combinato io. Non mi aspettavo che Lisanna sarebbe arrivata a tanto, e non avrei voluto che tu vedessi”.
“Sì… lo so”, sospirò. “Ti… ti dispiace se torniamo dagli altri?”
“No, certo. Andiamo”.
E anche per quella sera le cose erano andate male. Probabilmente, il karma o chissà quale forza astrale, volevano loro impedire in tutti i modi di arrivare al dunque.

Charle si era lasciata andare ai dubbi fin troppo. Doveva ammettere che quel modo di fare di Happy l’aveva abbastanza incuriosita e turbata in positivo.
Cos’era quella sensazione allo stomaco? Lui non poteva piacerle per davvero.
Insomma, si stava parlando del dolce, ingenuo, imbranato Happy.
Anche se doveva ammettere che quella sera di “imbranato” e “dolce” non avesse proprio nulla.
Lasciò quindi perdere l’alcol e decise di avvicinarsi al diretto interessato, che stava parlando con Lily.
Gli giunse alle spalle, schiarendosi la voce.
“Emh, emh”.
Il ragazzo la guardò, e quasi non gli venne un colpo.
“Charle! Cioè, voglio dire. Charle, ciao. Cosa posso fare per te?”.
“Mh”, fece lei a braccia conserte. “Cosa credi? Di poter venire da me come niente fosse e poi lasciarmi in asso? No, signore. Proprio non si fa"
“Emh… io penso che vi lascerò da soli a discutere”, disse a quel punto Lily, lanciando poi un’occhiata all’amico.
Happy allora capì. Era giunto il suo momento.
“Mi spiace davvero, non era mia intenzione”, disse serio. “Come posso aiutarti”.
L’albina gonfiò le guance, avvicinandosi a lui.
“Per colpa tua, adesso sono eccitata. Sei felice?”.
Felice? Altroché! Non era mai riuscito ad eccitare nessuno, figurarsi la ragazza dei suoi sogni. Ma doveva assolutamente mantenere la calma.
“Più che altro sono sorpreso. Non pensavo ti eccitassi per così poco”.
“Tsk!”, lei gli diede le spalle. “Se proprio vuoi, seguimi nei dormitori. Sarà li fra dieci minuti”.
Dieci minuti. Dieci minuti? Era troppo poco. Aveva aspettato quel momento per così tanto tempo, eppure adesso si era irrimediabilmente bloccato.
Iniziò a scuotere il capo.
“No”, sussurrò deciso. “Questa sera è la sera in cui “Happy il tenero verginello imbranato muore” e nasce “Happy, dominatore di donne, primo del suo nome”. Sì, sì. Mi piace come suona!”


Gli occhi di Cana si chiudevano da soli. Incredibile, aveva trovato qualcuno che, come lei, reggeva magnificamente l’alcol.
Sì, alla fine, Bacchus si era rivelato un degno avversario.
“Io… io.. ti straccerò”, borbottò lei. “Non mi fermerò di certo”
“S-suvvia, bambola”, anche lui sembrava abbastanza stordito. “Diciamo che sono pari. Sei proprio tosta. Sarà per questo che mi ecciti”.
Cana sollevò lo sguardo. In genere avrebbe tirato un pugno a chiunque si fosse azzardato a dire una cosa del genere ma, forse per l’alcol, forse per il fatto di non avere a che fare con un uomo da troppo tempo, si sentì lusingata.
“Sei eccitato anche adesso?”
“Sì… molto...”
“Anche io”, borbottò. “Sei un tipo niente male”
“Bene, visto che siamo d’accordo, allora, non vedo perché non avvicinarsi ulteriormente”
“Mmmh, ma io non posso. Insomma, sono una brava ragazza, queste… queste… cose”, man mano che lo guardava però, la sua buona volontà veniva meno, lasciando posto a voglie e desideri più reconditi. “Ah. Al diavolo. Sono una donna, anche io ho i miei bisogni”.
Così, decidendo di ignorare il buon senso, Cana afferrò Bacchus, baciandolo con impeto e sedendosi comodamente sulle sue gambe. Ben presto, entrambi dimenticarono di trovarsi davanti ad altra gente.

E, tra questa gente, c’era proprio Loki, il quale non poteva fare a meno di alzare gli occhi al cielo.
“Perché quei due devono pomiciare davanti a me? Perché qui tutti sono in coppia tranne me?!”
“Beh, neanche io sono in coppia con nessuno”, gli fece notare Bixslow. “Diciamo che siamo in coppia insieme, allora”
“Pff, non te la prendere, tu sei simpatico, ma con te non posso fare certe cose”
“… In realtà sì...”.
Loki arrossì. Non era facile fare certe battute con una persona che aveva un orientamento sessuale diverso dal proprio. Anche perché si finiva con il fare sempre delle figuracce.
“Giusto, me n’ero dimenticato. Beh, se fossi gay, probabilmente andrei con te. Non sei affatto male”
“E come fai a sapere di non esserlo?”
“Io… ne sono abbastanza sicuro. Mi piacciono le donne… per come sono fatte… e...”.
Più lui lo guardava, più diventava difficile parlare.
Non capiva il perché.
Lui non era gay.
Non esisteva nessuno più etero di lui!
“Va bene, non c’è bisogno di agitarsi”, lo tranquillizzò Bixslow. “La mia era soltanto una curiosità. Comunque sia. Anche io andrei con te, se solo ne avessi la possibilità”, sussurrò con un tono di voce basso, facendolo rabbrividire nel profondo.
Quelle non erano proprio cose da dire. Bixslow non si faceva proprio problemi nel metterlo in imbarazzo.
Loki rise.
“Bene, buono a sapersi”.
Ma in realtà, quella risata era semplicemente servita a camuffare ben altro.

Yukino stava iniziando ad innervosirsi parecchio. Perché mai il suo fidanzato concedeva tutte le attenzioni a Rogue?
Non era mai stata gelosa, ma da quando c’era stato quel famoso bacio, non riusciva a non vedere il male in qualsiasi cosa quei due facessero. E poi, come Sting guardava il suo amico era strano. Era tutto strano, se n’era resa conto, non era di certo stupida!
Lector si era reso conto di come la ragazza fosse sull’orlo di una crisi di nervi. Doveva assolutamente rabbonirla prima che facesse qualcosa di strano.
“Amh, Yukino. Io e Frosch avremmo fame, vuoi venire con noi?”, tentò.
“Scusa, Lector. Non riuscirei a mangiare in questo momento. Sono diventata io il palo della situazione”
“Ah, suvvia, questo non è vero!”
“Lo è eccome, invece! Basta, sono stufa”
“No, no, no, aspetta...”
“Oh-oh”, fece Frosh. “Si mette male”.
La ragazza giunse vicino ai due, picchiettando sulla spalla di Sting.
“Yukino?”
“Sting!”, esclamò. “Ma insomma, ti sembra il modo di comportarti? Chi è la tua ragazza, io e Rogue?”.
Quest’ultimo sgranò gli occhi, sentendosi terribilmente in imbarazzo. Stava per arrivare una grande scenata di gelosia. 
"Ma che cosa ho fatto?", si lamentò Sting. "Calmati, Yukino"
"Non posso stare calma! Insomma, mi state nascondendo qualcosa? Rogue? Gli hai fatto il lavaggio del cervello? Avanti, parla!".
Il corvino indietreggiò, non sapendo esattamente cosa dire. Gli si stava praticamente accanendo contro.
A Sting venne naturale mettersi in mezzo, senza neanche pensarci.
"Hey! Lascia stare il mio Rogue, hai capito?!".
Quella frase si udì forte e chiara. La udì Yukino, la quale rimase totalmente senza parole. E la udì Rogue.
"Il mio Rogue", aveva detto. 
Lo aveva difeso.
"Ma... ma... cosa?!", fece la ragazza sconvolto.
Stung schioccò la lingua, afferrando l'amico per un polso e costringendolo a seguirlo.
"Andiamo".
Rogue non parlò. Con gli occhi sgranatu e fissi sulla sua figura, le labbra si incurvarono in un sorriso.



NDA
BENEEEE. Freed è ufficialmente il rovinatore ufficiale di appuntamenti.
Mentre Levy, Juvia e Erza sono finalmente arrivate al dunque. Lo stesso non si può dire per Natsu e Lucy che... beh, è il mai na gioia, può capitare.
Mentre invece, Happy riuscirà a non mandare tutto all'aria come al suo solito?
E Sting, che finalmente si sia deciso a passare al lato oscuro della forza? (toh, come sono simpatica).

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Capitolo 12
*** La festa è finita! ***


La festa è finita!

“Oh, cielo, cielo!”, Evergreen aveva preso nuovamente a lamentarsi, a braccia conserte. “Guarda un po’ tu che scenata. Ragazzini...”
“Eh già”, rispose Elfman, osservando Sting e Rogue che si allontanavano. “Problemi di cuore, ne hanno tutti!”
“Non io”, affermò lei fieramente. “Io non ne ho mai avuti!”.
“Mai? Significa che non sei mai stata innamorata?”.
La ragazza serrò le labbra, con un’espressione strana sul viso. Era chiaro che quell’argomento fosse piuttosto malgradito, anche se mai lo avrebbe detto apertamente.
“E cosa me ne faccio? Sono bella, popolare, di successo. L'amore è una perdita di tempo”
“Non dovresti dire così. L’amore è il senso della vita”.
Evergreen lo guardò, sentendo il suo cuore sussultare, cosa che riuscì fortunatamente a nascondere.
“Accidenti, non ti facevo così smielato. Se proprio lo vuoi sapere, mio caro, l’amore non è affatto una cosa facile. Perché quando sei come me, non sai mai se la gente sta con te perché prova qualcosa o… semplicemente perché sei una modella con un bel corpo e… un bel viso”.
Il suo tono di voce era diventato, man mano, più triste. Adesso Elfman stava cominciando a capire. Quei suoi modi di fare dovevano essere soltanto una copertura, era ovvio che ci fosse molto di più da scoprire.
“Beh… credo che tu sia abbastanza sveglia da capire”.
Le labbra di lei si curvarono in un sorriso strano.
“Non esattamente”.
Un altro tassello. Probabilmente doveva aver avuto delle fregature in passato, ma non era di questo che Elfman voleva parlare. Lui voleva soltanto farla stare meglio. Così si armò di coraggio.
“Non devi abbatterti! Insomma, tu a me piaci molto!”, affermò senza troppi giri di parole. Dopotutto, i suoi sentimenti erano già abbastanza trasparenti.
“Io ti piaccio soltanto perché sono bella”
“No! Non è così. Cioè, non voglio dire che tu non sia bella. Tu sei un vero schianto, e tante volte mi sono dovuto trattenere dal formulare pensieri… poco casti”, si schiarì la voce. “Ma non è solo questo! Tu sei forte, e intelligente, e non hai paura di dire quello che pensi. La verità è che mi hai conquistato dal primo momento e… e io sto cercando di conquistare te allo stesso modo”.
Evergreen sentì nuovamente il cuore batterle forte nel petto. Da troppo tempo, oramai, non avvertiva qualcosa di così forte e intenso. Era ovvio che Elfman non fosse come tutti gli altri stupidi uomini che aveva conosciuto,e ciò glielo aveva dimostrato più di una volta.
Si avvicinò a lui, al punto che Elfman non poté fare a meno di sentirsi nervoso. Non riusciva proprio a leggere le intenzioni nei suoi occhi-
“Ho detto qualcosa di sbagliato?”.
Ebbe soltanto pochi secondi di tempo per leggere il velo di malizia negli occhi della ragazza.
“Ah, vieni qui tu”, sussurrò lei sulle sue labbra, per poi attirarlo a sé e zittendolo nella maniera più dolce che conosceva.
Ciò sorprese il ragazzo. Si era fatto tanti problemi su come poter arrivare a quel punto, e alla fine lei lo aveva preceduto.
Non ebbe però modo di formulare altri pensieri. Il suo profumo era così buono e le sue labbra così morbide, da mandarlo nell’oblio più totale.


Rogue era stato trascinato via da un nervoso Sting, il quale stava adesso cercando di riprendere fiato. Non riusciva proprio a capire cosa gli fosse preso, sapeva solo che, nel momento in cui aveva visto Yukino scagliarsi contro Rogue, aveva totalmente perso la testa!
Era stato un gesto molto avventato da parte sua, come avrebbe potuto giustificarsi?
Il corvino lo osservava senza dire una parola. Quel suo modo di fare aveva sconvolto anche lui, seppur in positivo.
“S-Sting?”, sussurrò.
“Senti, non dire una parola, ok?”, fece lui. “Io non so cosa mi è preso”
“Ma va tutto bene. Io ti sono grato. Però mi sa che Yukino ha ragione. Anche io sarei gelosa al posto suo”.
Il biondo allora si voltò a guardarlo. L’amico stava con la schiena poggiata contro il muro. Pensò bene di avvicinarsi, poggiando le mani sulla parete e intrappolandolo, senza neanche accorgersene, tra le sue braccia.
“Non ha ragione per niente. Tu non fai niente di male”
“Ma Sting”, quella vicinanza lo aveva fatto arrossire. “Ti ho baciato davanti a lei”
“Lo so, cavolo. E la colpa è mia. E’ mia, perché sono io che da quel momento non faccio altro che comportarmi in modo strano, senza neanche riuscire a controllarmi!”
“Cosa vuoi dire?”, sussurrò.
Sting abbassò un attimo lo sguardo, per poi incatenare nuovamente gli occhi ai suoi. Oramai lo aveva capito. Quel bacio aveva risvegliato in lui delle sensazioni e sentimenti che non credeva di poter provare.
Era tutto illogico, tuttavia non sembrava importargli molto in quel momento.
Rogue rabbrividì profondamente nel capire che l’amico lo stesse guardando in modo diverso.
“Sting, perché mi guardi così?”
“Perché”, aveva abbassato la voce. “Sento che ho un bisogno impellente di baciarmi. Ti prego, fermami”.
Il corvino però sorrise, attirandolo a sé.
“Perdonami, ma non posso”.
L’altro sorrise a sua volta.
“Chissà perché me lo aspettavo”.
Quell’ultima frase non fu che un vero e proprio sussurro sulle labbra dell’altro.
Entrambi avvertirono un brivido lungo la schiena. Si avvicinarono piano, godendo del calore e del respiro dell’altro. Sting poggiò le labbra su quelle di Rogue, portandogli una mano dietro la testa  per tenerlo vicino a sé.
Il corvino lo lasciò fare senza opporsi, aggrappandosi a lui e facendo aderire perfettamente i loro corpi. Fu proprio a lui ad approfondire il bacio, aprendo la bocca e portando Sting a fare lo stesso. Il biondo fu entusiasta di quel contatto così intimo e vero. Stava provando così tante cose che quasi non lo credeva possibile. Proprio con lui, l’amico di una vita, adesso diventato qualcosa di più.


“Ci vado? O non ci vado? Io devo andarci, non mi ricapita più un’occasione del genere!”.
Lily poteva giurarci. Avrebbe ucciso quella testa di rapa. Happy era davvero incorreggibile su certe cose.
“Se continui così ti arriva un pugno”, lo avvertì.
“Va bene, va bene. Ci vado. Prega per me, ok?”
“Pregherò te”, sospirò lui.
Happy gli sorrise, per poi allontanarsi.
“Hey, Happy!”, lo chiamò Natsu. “Ma dove stai andando?”
“VADO A PERDERE LA MIA VERGINITÀ’ 
“Ah… ah, d’accordo! Buona fortuna!”
Lucy, accanto a lui, sospirò tristemente.
“Beh, sono contenta che almeno lui la serata stia andando bene”
“Oh, Lucy. Mi spiace per quello che è successo, davvero. Probabilmente era destino...”
“E’ strano però, non trovi? Ogni volta che siamo sul punto di avvicinarci, succede sempre qualcosa”
“Siamo solo un po’ sfigati. Su, Lu… non avrai cambiato idea, vero?” , domandò sorridendo.
Lei alzò gli occhi al cielo. No, non aveva cambiato idea. Anzi, adesso aveva ancora più voglia e bisogno di lui.
“No, non ho cambiato idea”, rispose arrossendo.
Natsu si sentì istantaneamente meglio. La attirò a sé, tenendola vicina.

Charle attendeva che Happy la raggiungesse. Non poteva credere di stare per farlo davvero con lui.
Insomma, era Happy. Era strano provare a immaginarlo fare certe cose.
Arrossì, seduta sul letto a gambe incrociate.
“Oh, ma sono davvero pazza...”, disse fra sé e sé.
Poco dopo, la porta dietro di lei si aprì. Happy entrò, sorridendo soltanto per nascondere l’imbarazzo.
“Hey...”
“Oh, sei venuto alla fine”, sussurrò guardandolo con fare molto provocante.
“Eh… eh già...” si schiarì la voce. “Mi andava”.
Doveva assolutamente ricordarsi di non far fuoriuscire la sua parte “tenera e imbranata”, non in quel momento!
Charle si alzò, facendo svolazzare la sua minigonna. Happy batté le palpebre, sentendosi già incredibilmente eccitato. Per così poco, poi!
La ragazza lo afferrò per la maglietta, baciandolo appassionatamente senza chiedere alcun permesso. Happy sgranò gli occhi. Non ricordava nulla del primo bacio che le aveva donato, quindi era tutto nuovo.
L’albina era presa dalla foga, al punto da lasciarlo senza fiato. Tentò di ricambiare, ma confuso e stordito per come si sentiva, stava iniziando ad avere le vertigini. Charle si strinse al suo corpo, afferrandogli le mani e portandole sul suo seno ancora coperto.
In quel momento, Happy ebbe davvero l’impressione di avere un colpo al cuore.
Non aveva mai toccato una ragazza in quel punto ,  adesso stava succedendo, non gli sembrava vero.
“Beh, Happy?”, sussurrò lei ansimando. “Ti piace quello che tocchi?”
“S-sì!”, balbettò. “Sì che mi piace”
“Bene. Perché questo ti piacerà ancora di più”.
Dicendo ciò si tolse il top. Happy divenne letteralmente rosso come un pomodoro. Non sarebbe più riuscito a staccare gli occhi dal suo seno, no, affatto. Chissà quanto doveva essere morbida in quel punto, doveva assolutamente saziare quella sua curiosità!
“C-Charle...”.
Lei lo afferrò, facendolo sedere sul materasso e accomodandosi su di lui. Le vicinanze adesso erano state azzerate, ed Happy, sia per calmare la curiosità, sia per non farle credere che fosse un totale inetto, iniziò a toccare quella morbidezza che tanto aveva sognato. Charle sembrò gradire, poiché iniziò a sospirare.
“Ancora”, lo incitò ad andare avanti. Ma Happy stava davvero andando fuori di testa, non sapeva cosa fare per prima, era… era troppo!
Ad un tratto sentì una sensazione strana, una sensazione che purtroppo conosceva bene. Strinse le gambe, irrigidendosi.
“No, no, ti prego!”
“Happy?”, chiamò lei. “Che succede?”.
Il ragazzo annaspò, tremante. Poi la guardò con un’espressione dispiaciuta.
Era l’incubo di ogni ragazzo.
“Io… ecco… non so come dirtelo ma… sono… sono venuto”.
Lei lo squadrò.
“COSA?! MA SEI SERIO?!”.
Sfortunatamente per lei, quella era la pura verità. Il corpo di Happy aveva ceduto fin troppo facilmente agli stimoli esterni.
“Io.. sì… mi spiace...”
“Oh, Dio. Non ci posso credere”, nervosamente la ragazza cercò il suo top. “Mi sento proprio idiota”
“Ma, aspetta Charle io...”, prima che potesse parlare, la ragazza se n’era già andato. “… Io sono un coglione”, piagnucolò infine, rimasto solo.

Gray e Juvia uscirono dal dormitorio mano nella mano. Lei si sentiva davvero felice e raggiante. Finalmente lei e il ragazzo che aveva sempre amato si erano uniti in tutto e per tutti, ed era una sensazione davvero impagabile.
C’era però qualcosa a cui non avevano pensato: Lyon. 
Quest’ultimo, infatti, non aveva ancora smaltito la rabbia e il nervosismo. E, quando se li era visti arrivare incontro, intuì immediatamente cosa fosse successo.
Juvia si fermò subito, stringendo più forte la mano di Gray.
“Tranquilla, ci penso io”, la rassicurò.
Poco dopo, Lyon andò incontro all’ex amico/rivale, indignato.
“No, non ci posso credere. NON. ME. LO. DITE! State insieme?”
“Lyon, trattieniti, ok?”, sbuffò lui. “Accetta la realtà. Io e Juvia ci amiamo, non è colpa di nessuno”
“LO SAPEVO. SEI SEMPRE STATO UN TRADITORE! SIETE ANDATI ANCHE A LETTO INSIEME, VERO, EH?!”.
Juvia si schiarì la voce, imbarazzata.
“Beh, ecco...”
“ANCHE QUESTO, ANCHE QUESTO MALEDIZIONE!”
“Lyon, perché urli?”
Dietro di lui, erano comparsi Gerard con Erze e Gajeel con Levy, che lo guardavano come se fosse stato un pazzo.
“Gajeel, anche tu! Anche tu hai consumato?!”
“Eh… eh?! Ma perché me lo chiedi così?!”
Le sue attenzione si posarono poi sul leader. Aveva il collo pieno di segni neri, evidentemente succhiotti, e la pelle arrossata. Inoltre, poteva giurare di aver visto dei graffi.
“GERARD, ANCHE TU?! E SADOMASO ANCHE!”
Il bassista fece spallucce, non capendo il perché di tanto shock.
Lyon si lasciò cadere a terra, con fare piuttosto teatrale.
“NON CI CREDO. TUTTI I MANOS SI SONO DIVERTITI ALLE MIE SPALLE! E TU LILY?! EH?! ANCHE TU?”
“Ah, rilassati!”, borbottò il batterista. “Ti stai rendendo ridicolo!”
“Amh… Lyon”, tentò di chiamarlo Juvia.
“No!”, fece lui alzandosi. “Basta. Spero che siate felici insieme. I miei complimenti Gray, sei sempre stato tu il preferito… di tutte. Anzi, sai cosa? Lascio pure la band, non avete bisogno di me”
“Aspetta!”
“No!”, Gray la trattenne. “No, lascialo sbollire, non è proprio il caso”.

La scenata di Lyon non era rimasta indifferente proprio a nessuno.
“Oh”, fece Levy. “Che disastro...”
“Ah, non ti preoccupare”, la tranquillizzò Gajeel. “Fa sempre così. Ah, comunque sia”, cambiò discorso, non senza imbarazzo. “Ti senti bene?”.
Lei sorrise radiosa.
“Sto benissimo. E’ stata la sera migliore della mia vita. E tu sei sei stato molto dolce”
“Ah, io… sì, è stato bello anche per te”.
Lei ridacchiò, avvicinandosi a lui.
“Allora… posso definirmi la fidanzata del chitarrista figo dei Manos?”
“Tsk, beh, se per te le mie innumerevoli fan arrapate non sono un problema… sì, direi di sì”.
Levy rise ancora. Gajeel era davvero adorabile, anche quando si sforzava di non esserlo.


Zeref aprì la porta, guardandosi intorno. Dopo essersi assicurato che non ci fosse nessuno, fece segno a Mavis di seguirlo.
“Via libera”.
La ragazza annaspò, cercando di sistemarsi i capelli alla meno peggio.
“Wow, è stata una serata molto movimentata. Sai, mi era mancato. Io, tu, Natsu che ci interrompe sul più bello...”
“Ah, sì, non me ne parlare”, sbuffò alzando gli occhi al cielo, per poi attirarla a sé. “Dopo questa sera, temo che mi mancherai ancora di più”.
Mavis lo guardò con gli occhi che luccicava, stringendosi tra le sue sue braccia. Adesso separarsi sarebbe stato pressapoco impossibile. Come avrebbe fatto a lasciarlo andare?
“Mi mancherai anche tu. Io, emh… Zeref, cosa sono per te?”, sussurrò distogliendo lo sguardo.
Lui parve molto sorpreso da quella domanda.
“Tu… sei tu...”.
“Sono soltanto una tua ex con cui ti diverti ad andare a letto?”, domandò a quel punto, senza troppi problemi.
“Lo sai che non è così. Ti prego, non farmelo dire, non sono affatto bravo con queste cose”.
Lei allora si avvicinò al suo viso.
“Mi ami?”.
Cavoli, certo che l’amava. Non avevano mai smesso di amarsi neanche un istante. Anche se ufficialmente la loro relazione era finita… in realtà non era finito proprio un bel niente. 
“Sì che ti amo. E non sai quanto, nel mio profondo, vorrei riprovarci. Ma a cosa servirebbe? Finiremmo con il soffrire di nuovo”.
Mavis sospirò, poggiando la testa sul suo petto. Il destino era stato proprio crudele con loro. Aveva fatto incontrare due anime opposte come il sole e la luna, le aveva fatte innamorate per poi tenerle separate. Poteva la luna rimanere accanto al sole senza bruciarsi?
Lui le accarezzò i capelli, posandole un bacio sulla fronte. Probabilmente non avrebbe mai amato nessuno come amava lei. Probabilmente sarebbe rimasto solo. Ma lei, lei sicuramente si sarebbe rifatta una vita ad un certo punto. Glielo augurava. Non meritava di soffrire stando dietro ad uno come lui.

“Non ci posso credere!”, esclamò Loki indicando Cana e Bacchus. “Quei due non si sono staccati neanche un secondo! Hey, se volete riprodurvi, fatelo da un’altra parte”.
Bixslow non poté fare a meno di ridere a quell’affermazione.
“E’ strano che uno come te dica certe cose”
“Ti prego di capirmi, sono arrapato da far schifo. E qui fanno tutte le fighe di legno, maledizione”
“Mh”, l’altro a quel punto decise di diventare un filino più intraprendente. “Forse io ho la chiave per farti stare meglio”.
Loki inarcò un sopracciglio.
“Ho paura di chiederti di che chiave stai parlando. Ci stai forse provando con me?”
“Te ne sei accorto solo adesso?”.
Queste non erano cose da affermare con tanta tranquillità. Soprattutto non con una persona chiaramente etero come lui. Però non si sentì infastidito, no, si sentì soltanto lusingato e agitato.
“Non dovresti dire certe cose come se nulla fosse! E poi perché… perché ci stai provando se sai che ho gusti diversi?”
“Sono testardo, che vuoi farci. E poi, adesso stai arrossendo”
“QUESTO NON E’ VERO!”, esclamò nervoso.
Si stava proprio comportando come una ragazzina, ma non riusciva a controllarsi. 
Si era sempre comportato da “maschio-alpha” della situazione, adesso stava crollando tutto per colpa di Bixslow e della sua irritante sicurezza nel provarci.
Freed arrivò in quel momento, dopo aver portato a termine la sua missione di spionaggio. Sospirò, sedendosi accanto all’amico e togliendosi il binocolo.
“Hey, ma dove sei stato?”, domandò infatti Bixslow.
“A farmi un po’ d giustizia”, proclamò senza aggiungere altro.

Le chiacchiere di Freed avevano tanto dato da pensare a Mira, la quale aveva però cercato di non darci peso. Perché le aveva detto una cosa del genere?
La sua intenzione era davvero quella di metterla in guardia? Che altro motivo avrebbe avuto, altrimenti?
Però si stava parlando di Laxus. Lei lo conosceva bene, non poteva davvero farle del male, era impensabile.
Lui, si era dal canto suo accorto, che qualcosa non andasse nell’albina. I suoi occhi erano piuttosto tristi.
“Mira? Stai bene?”, le chiese infatti. “Per caso c’è qualcosa che non va?”
“Eh? No, no, assolutamente niente!”, disse subito. “Io credo… credo solo di non sentirmi troppo bene, ecco”.
“Se vuoi possiamo tornare, anche perché penso sia abbastanza tardi. Spero comunque che tu abbia passato una bella serata”
“Ho passato una splendida serata, davvero”, affermò con sincerità. 
Entrambi avevano sperato che accadesse qualcosa di più, ma effettivamente Mira era strana, tuttavia Laxus non immaginava minimamente che fosse per un motivo diverso da ciò che pensava.
“Va bene, allora andiamo”.

Sospirando, Natsu non poteva fare a meno di osservare Lucy. Quest’ultima sembrava stare meglio, mentre chiacchierava con le sue amiche.
Sì, era irrimediabilmente cotto a puntino. Chissà perché, ciò a cui si teneva di più era sempre più difficile da tenere stretto a sé.
Si sentiva così cambiato rispetto a com’era prima di conoscerla. Fino a poco tempo prima non si sarebbe mai sognato di comportarsi in un certo modo. Non sarebbe stato da lui!
Qualcuno si sedette accanto a lui, ma non ebbe bisogno di girarsi per capire di chi si trattasse.
“E’ andata a buon fine la sua serata?”, gli domandò Zeref.
Lui non lo guardò neanche.
“Sfortunatamente no. Invece la tua è andata piuttosto bene, vedo”, rispose freddamente.
“Tolto quando sei entrato...”
“Come se fosse la prima volta”, fece alzando gli occhi al cielo. “Sei più fortunato di me anche in questo”
“Io fortunato? Sei tu quello che ha la possibilità di stare con la ragazza che ama”
“Ce l’hai anche tu, ma siccome sei un coglione, preferisci tirarti indietro”
“Oh, grazie Natsu. Sei sempre così gentile...”
“Beh, mi spiace, ma non posso farci niente! E che cazzo!”, sbottò. “Non ti rendi conto che così ti fai del male e basta?”
“Mi stupisce che tu mi stia dando consigli. Ero quasi sicuro che mi detestassi”.
Lui sbuffò.
“Beh, non è così. E’ diversa la questione”
“E allora perché non me lo spieghi?”
“Perché non voglio parlarne e basta!”.
In realtà, quel tentativo di suo fratello di venirgli incontro lo aveva molto apprezzato, era soltanto troppo orgoglioso per riuscire a parlarne.
Poco dopo, Happy raggiunse l’amico, accasciandoglisi accanto.
“Happy, ma che hai?”
“Ho fatto cilecca!”, piagnucolò. “Non sono riuscito ad arrivare fino in fondo. Lei era lì… e io… oh, io! Io non sono in grado di fare certe cose...”.
Zeref scosse il capo.
“E meno male che eravamo noi quelli con i problemi”.
Ma la loro affabile conversazione venne improvvisamente interrotta dall’arrivo di una furiosa Lisanna. Quest’ultima aveva gli occhi arrossati, come se avesse pianto.
Senza troppi problemi gli si avvicinò, puntandogli il dito contro.
“TU! TU, MANIACO PERVERTITO! HAI PROVATO A TOCCARMI CONTRO LA MIA VOLONTÀ’!”.
Natsu impallidì completamente a quelle parole. Che cosa stava cercando di fare, voleva cacciarlo nei casini?
Tutte le attenzioni, comprese quelle di Lucy, si posarono sul rosato.
“Ma… ma cosa dici?! Lisanna, non scherzare!”
“Io non scherzo affatto!”, recitò abilmente lei. “Oh, se non fossi scappata via, chissà cosa mi avresti fatto!”
“Non dire queste cose, mi metterei in guai seri!”, esclamò spaventato.
E in effetti, ciò di cui più aveva paura, si realizzò ben presto. Elfman non avrebbe ma fatto male a nessuno, era solo uno il caso in cui rischiava seriamente di perdere il controllo: quando si parlava delle sue sorelle.
Furioso, si avvicinò a Natsu, afferrandolo.
“Cos’è che hai fatto tu?!”
“No-no-no! Elfman, amico, ascolta, non ho fatto niente. Anzi, se proprio volgiamo essere onesti, è stata lei a toccarmi contro la mia volontà!”
“BRUTTO PERVERTITO, TI AMMAZZO!”.
A quel punto l’atmosfera di festa e leggerezza lasciò ben presto posto al delirio più totale. Natsu aveva preso a scappare da Elfman, certo che altrimenti lo avrebbe gonfiato di botte, mentre quest’ultimo lo inseguiva, infuriato come non mai.
Lucy aveva spalancato gli occhi, e poi aveva guardato Lisanna.
“Lisanna, fermali! Natsu non ha fatto niente di male”
“A me ha fatto molto male! Un po’ di dolore fisico è più che meritato”.
La bionda era sconvolta. Ma che razza di modo di comportarsi era quello?
Natsu era uno stupido la maggior parte delle volte, ma farlo passare per uno pseudo stupratore, quello era troppo.
“TI PENTIRAI DI ESSERE NATO, DRAGONEEL!”
“MA INSOMMA!”, esclamò Natsu esasperato. “MA QUI NON C'È NESSUNO CHE VUOLE AIUTARMI?! SONO INNOCENTE IO!”.
Più che aiutarli, gli altri sembravano divertiti,e  chi non era divertito era semplicemente senza parole. Ma la festa era andata avanti fin troppo.

Quando Laxus entrò nei dormitori maschili, si rese ben presto conto che tutti i suoi compagni fossero spariti. I letti erano vuoti.
Anche Mira si era ritrovata ad avere a che fare con la stessa spiacevole situazione. Alla fine, i due supervisori si erano ritrovati, tutti e due con lo stesso quesito per la mente:
“DOVE DIAMINE SONO FINITI?!”

“Oh, maledizione”, sospirò Evergreen. “Perché la mia serata deve essere rovinata?! Stava andando tutto così bene!”.
Ormai la questione si era trasformata in un giro giro tondo infinito, quei due erano instancabili.
“Elfman, se magari mi ascoltassi, io…!”
“CHIUDI IL BECCO. NESSUNO FA DEL MALE ALLA MIA ADORATA SORELLA!”
MA COME TE LO DEVO DIRE CHE NON E’ SUCCESSO NIENTE?”.
In quel momento, tutto parve fermarsi, perfino il tempo. Dopo una forsennata ricerca, Laxus e Mira erano giunti in aula magna, e nel ritrovarsi quel casino indicibile davanti, erano rimasti semplicemente senza parole.
“Oh-oh”,  sussurrò Evergreen. “Mi sa che questa… non ci voleva”.
Laxus aveva sul viso l’espressione di chi stava per andare in escandescenza da un minuto all’altro. L’albina era invece sconvolta, nulla di più nulla di meno.
“Ciao, Laxus!”, esclamò Natsu allegro. “Sei il mio salvatore!”.
Lui però lo  ignorò bellamente.
“COSA. STA. SUCCEDENDO. QUI?!”, urlò. FREED, BIXSLOW, EVERGREEN!”.
“Oh, cazzo”, imprecò il secondo. “Emh, sì?!”
“VOI DOVEVATE OCCUPARVI DI LORO, EH?! E’ QUESTO IL VOSTRO METODO?!”
“E rilassati”, sbottò Evergreen. “E’ soltanto una festicciola, e poi ti sei divertito anche tu”
“NON. ME. LO. DITE. CI AVETE FATTO USCIRE DI PROPOSITO?!”
“Vedi perché non ero d’accordo?”, sbuffò il suo amico dai capelli verdi.
“Ma… ma”, balbettò Mira. “Ragazze, anche voi?”
“Su, Mira. Non guardarci così”, fece Erza. “Alla fine è stata una scusa buona per tutti per fare quello che volevamo”
“Oh, no. NO!”, fece Laxus. “SIETE NEI GUAI, TUTTI QUANTI! Fare una cosa del genere senza alcun permesso, in aula magna, senza supervisione! SIETE DEGLI IDIOTI! Adesso tornatevene tutti nei vostri dormitori e restateci, perché credetemi, NON RIVEDRETE MAI PIÙ’ LA LUCE DEL SOLE!”.
A quel punto si udì un brusio di dissenso. Sapevano che se Laxus avesse scoperto il tutto, si sarebbe arrabbiato, ma era comunque una seccatura. 
Natsu scivolò via, lanciando un’occhiata a Lucy, la quale sembrava molto dispiaciuta per lui.
Levy la afferrò per un braccio.
“Lucy, andiamo!”.
Gli studenti iniziarono a fluire fuori, mentre Laxus li fulminava uno per uno con lo sguardo.
“Ah-ah, bella festa, ah-ah”, ridacchiò Bacchus, divertito. “Amico, dovresti pensare più a divertirti”
“Zitto e cammina”
“Di qua ragazze, di qua!”, esclamò Mira, voltandosi poi a guardarlo. “Mi sa che siamo stati ingannati”
“Me ne sono accorto. Ero così felice di uscire con te che non ho minimamente pensato potesse esserci questo dietro!”
Lei sorrise.
“Allora… non essere troppo severo con loro”, disse semplicemente. Ma Laxus non poteva prometterglielo. Perché con l’occhiataccia che aveva mandato a Evergreen, Bixslow e Freed, aveva fatto ben intendere che li avrebbe conciati per le feste.


“SIETE DEI PAZZI, DEI PAZZI! ANZI, NO. IL PAZZO SONO IO PER ESSERMI FIDATO DI VOI”.
Evergreen sbuffò seccata, seduta tra Bixslow, Freed e Loki. Quest’ultimo si azzardò a fare una domanda.
“Ma perché te la stai prendendo anche con me?”
“Perché siccome sei il nuovo ragazzo di Bixslow, paghi anche tu le conseguenze!”
“Nuovo ragazzo?! COSA?”
“Andiamo Laxus, non essere noioso!”, fece la ragazza. “Dovresti ringraziarci per averti permesso di passare una bella serata con Mira”
“Questo…! Questo non ha importanza! Ah, ma perché vi ho ascoltato! E non posso neanche punirvi, voi non frequentate qui! Maledizione!”.
La conversazione fu interrotta da Natsu, il quale era entrato con la coda tra le gambe come un cane bastonato.
“Amh, scusate l’interruzione, ma… posso dormire con voi?”
“Scusami?”, fece Lexus.
“Posso dormire con voi? Non posso andare nella mia camera, Elfman mi ammazzerà nel sonno!”
“VAI IMMEDIATAMENTE FUORI!”
“Accidenti, che cattivo!”, piagnucolò lui.
Evergreen alzò gli occhi al cielo.
“Senti, Laxus. Ci dispiace, va bene? Volevamo solo fare i trasgressivi, alla fine abbiamo la stessa età, dovresti capirci”
“Va bene, va bene”, sospirò. “Adesso è davvero tardi. Ne riparleremo domani. Tutto quello che adesso voglio è andare a dormire e dimenticare. E’ stata una serata quasi perfetta!”.
Freed alzò gli occhi al cielo.
Quasi perfetta, eh?
Forse avrebbe fatto meglio a indagare, l’indomani…

Il povero Natsu alla fine si era sistemato in corridoio, con tanto di coperta e cuscino, nella speranza che Elfman non venisse a ucciderlo. 
Oltre la porta di fronte a lui, Sting e Rogue stavano parlando a bassa voce. Il primo, per sua fortuna, non aveva avuto l’occasione di incrociare Yukino.
Ma in quel momento non sembrava neanche importargli. I suoi occhi erano incatenati a quelli del corvino.
“Sting”, lo chiamò. “Perché tu… perché tu lo hai fatto? E Yukino…?”
“Io… non lo so”, disse sorridendo. “Mi fai perdere la testa. Lo so che è sbagliato nei suoi confronti. Dovrò parlarle. Io non voglio… farti alcun male”
“Se non vuoi farmi alcun male, allora dovresti starmi vicino”, sussurrò avvicinandosi al suo viso.
Lector e Frosch, però, arrivarono in quel frangente, interrompendo il loro quasi bacio.
“Beh, e per stasera è andata, mi sa”, sospirò il primo. “Hey Sting, mi sa che Yukino è furiosa”
“Lo so, le parlerò domattina”
“Aw!”, fece Frosch. “Siete troppo carini”
“Sì… è vero. Umh”, lo afferrò per un braccio. “Dai Frosch, andiamocene”
“Ma… come?!”, domandò il biondo.
“Andiamo a fare compagnia a Natsu in corridoio, voi… voi fate pure le vostre cose, eh!”.
Sting alzò gli occhi al cielo. Figurarsi se quei due perdevano un occasione del genere.
Quando però Rogue allungò una mano sulla sua gamba, capì che probabilmente anche lui doveva volere la stessa cosa.
“Rogue?”, lo chiamò.
“Se davvero mi vuoi, allora prendimi del tutto. O il fatto che sono un ragazzo ti crea problemi?”.
Forse, fino a poco tempo prima lo sarebbe stato. Ma adesso non riusciva a non pensare che… accanto a Rogue, il suo cuore batteva più forte, accanto a lui, si sentiva vivo.
La attirò a sé, baciandolo con lo stesso impeto di poco prima. Si guardarono in attimo, sorridendosi. E a quel punto non ci fu più bisogno di parlare.



NDA
Bene, tra un Happy che fa cilecca, un Lyon che si dispera e un Elfman che fa cose, direi che la festa è giunta al termine. Povero Laxus. A Lisanna, invecem è venuto un raptus è ha fatto quasi ammazzare Natsu, così, giusto per peggiorare le cose. Quanto meno, però, Sting e Rogue passeranno una bella nottata. Come sarà il risveglio? :D

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Capitolo 13
*** Guai in vista! ***


Guai in vista

Lucy aveva l’impressione di avere la sfortuna attaccata al collo. Ogni volta che si presentava un’occasione di avvicinarsi a Natsu, ecco che andava tutto allo sfracello. Quella mattina era stata l’ultima a svegliarsi, trovando Levy, Charle e Wendy già a parlare. L’azzurra e la blu sembravano piuttosto entusiaste, contrariamente a Charle, tremendamente imbronciata e seccata.
“E’ stata la notte più bella della mia vita”, sospirò Levy con gli occhi sognanti. “E’ quello giusto. Io me lo sposo”.
“Aaaw, che cosa carina!”, fece Wendy. “Anche io credo che Romeo sia quello giusto!”.
La bionda sorrise, ancora assonnata.
“Sono contenta di sapere che almeno per voi è andata bene”, sussurrò.
“Oh, sei sveglia!”, fece l’amica.
“Tsk, per loro è andata bene!”, aggiunse Charle, arrossendo al pensiero di cosa fosse successo la notte prima. “Mi sento così stupida. Io e Happy abbiamo quasi consumato e… lui ha fatto cilecca”
“Povero Happy, non essere così dura”, come al solito Wendy prese le sue difese.
Levy alzò gli occhi al cielo.
“Mi spiace per quello che ha fatto Lisanna. Dio, eppure in genere è una ragazza così dolce”
“Dolce?! Praticamente ha quasi fatto ammazzare Natsu!”, fece tirandosi su. “Io e lui… stavamo per farlo… poi lei è arrivata e l’ha baciato. Ci siamo quasi picchiate, Dio, che disastro!”
“Forse dovreste chiarirvi”, suggerì l’amica.
“Non c’è niente da chiarire. Vogliamo lo stesso ragazzo! Tu andresti d’accordo con una che va dietro a Gajeel?”
“Emh… no. Effettivamente no”, ammise.
Lucy si fece cadere sul letto. Continuando per quella strada non sarebbero andati da nessuna parte.

Anche Erza si era appena svegliata, di ottimo umore. Quella nottata di sesso focoso aveva fatto molto bene alla sua autostima. Nel ripensarci, sorrideva come una stupida. 
“Ahi… ahi...”, si lamentò Cana, con addosso i postumi della sbornia. “Cosa è successo?”
“Buongiorno, bell’addormentata, ti sei ripresa?”, rise la rossa.
“Che cosa è successo?”
“Ah, niente di che. Tu e Bacchus vi siete ubriacati e … vi siete divertiti”
“ABBIAMO FATTO SESSO?!”, urlò sgranando gli occhi.
“Emh, no. Ma ci siete andati vicini. Qui quella che si è diverta parecchio è Mavis, si è imboscata con Zeref e alla fine hanno consumato”.
La diretta interessata stava seduta sul letto a gambe incrociate, con fare molto pensieroso. Non riusciva a smettere di pensare alla sua nottata di passione. Si sentiva così legata a Zeref, eppure lui era così lontano adesso.
“Su, su!”, Cana, che sembrava aver momentaneamente ritrovato l’energia, l’abbracciò. “Quand’è che vi rimettete insieme?”
“Non lo so. Ho la vaga impressione che ci vorrebbe un miracolo”.
Lisanna ascoltava la conversazione, senza però prenderne parte. Si sentiva ferita per ciò che era successo, malgrado la sua azione non fosse stata molto gentile. E, infatti, una delle sue amiche glielo fece ben presto notare.
“Oh, Lisanna, spero che Natsu non sia morto”, disse Erza. “L’hai messo in un bel guaio. E’ stupido, sì, ma di qui a fare una cosa del genere...”
“Beh, non mi interessa!”, esclamò lei. “Così impara, quell’idiota!”
“Va bene, va bene. Adesso però andiamo. Sicuramente Mira e Laxus vorranno parlare con tutti noi”.

Rogue aprì gli occhi lentamente. Nel momento stesso in cui fece ciò, tutti i ricordi della notte prima gli erano tornati alla mente.
La notte più bella della sua vita, che aveva passato con Sting, che adesso gli dormiva accanto.
Le sue guance si erano colorate immediatamente di rosso. Lui lo aveva fatto suo, lo aveva marchiato a vita, lo aveva stretto a sé, lo aveva voluto.
“E’ così bello...”, sussurrò senza neanche accorgersene. Il biondo si mosse nel sonno, aprendo poi gli occhi e sorridendo.
“Anche tu sei bello”
“S-Sting”, lo chiamò. “Mi hai sentito?”
“A quanto pare. Stai bene? Ti fa male da qualche parte?”
“Effettivamente credo che non potrò sedermi per un po’”, affermò arrossendo. “Però ne è valsa la pena”, sussurrò poi con malizia, attirandolo a sé.
Sorpreso, Sting ricambiò il bacio, avvertendo la piacevole sensazione della sua pelle calda sulla propria. Probabilmente avrebbero preso il controllo nuovamente se solo il biondo non si fosse sforzato di tirarsi indietro.
“Dai, adesso dobbiamo andare. Mi sa che non ci aspetta una bella giornata”
“Già”, sbuffò. “Lo credo anche io”.

“Mh… Ahi…. Ahi...”, Natsu si sollevò lentamente, avvertendo la schiena fare un male atroce. Ma dopotutto cosa si aspettava, aveva dormito sul pavimento!
Mettendosi seduto, si accorse di come Forsch e Lector, abbracciati, gli dormissero accanto.
Bacchus invece si trovava a qualche metro da lui, disteso a pancia in giù e con una bottiglia vuota tra le mani.
Erano davvero uno spettacolo pietoso, soprattutto lui, che aveva rischiato di farsi picchiare per una cosa che non aveva fatto.
Laxus uscì in quel momento, con uno sguardo severo.
“Hey, alzatevi”, ordinò. “Tutti in aula magna, adesso”
“Ma che cazzo...”, biascicò Bacchus. “Qui non si può neanche dormire! Oh, ciao Natsu Sei ancora vivo!”.
Lui borbottò qualcosa, per poi alzarsi.

In aula magna si respirava un’aria di noia e torpore. Tutti gli studenti erano indiscutibilmente stanchi a causa delle follie della notte precedente. Quando Natsu era entrato e aveva visto Elfman guardarlo con un certo istinto omicida, aveva deglutito a vuoto, raggiungendo il suo amico Happy e sedendoglisi accanto.
“Hey, Happy. Elfman ha parlato di me?”.
L’altro però aveva il cappuccio tirato sulla testa e piagnucolava.
“Sono un essere inutile”
“Se ti può consolare nemmeno io sono riuscito ad arrivare alla parte clou”
“E’ DIVERSO! TU NON HAI FATTO CILECCA. E’ IL MIO DESTINO, ACCIDENTI!”, esclamò aggrappandosi a lui.
Il lieve brusio fu interrotto quando, poco dopo, Laxus e Mira arrivarono. A prendere in mano la situazione fu proprio il primo, il quale pareva abbastanza nervoso.
“Bene, è un piacere vedervi tutti qui riuniti”, affermò con un tono assai poco gentile. “Ieri notte vi siete piuttosto divertiti alle nostre spalle. Sì, ci avete senza dubbio fregato. Io e Mira abbiamo convenuto che fosse necessario dare a tutti voi una punizione esemplare. Anzitutto, ripulirete il danno che avete fatto, visto che, come potete vedere, qui intorno è un disastro”.
Si udì un primo mormorio di dissenso.
“Oh, andiamo”, si lamentò Gray. “Odio pulire”
“E seconda cosa. Da questo momento in poi è assolutamente vietato il contatto fra i due dormitori se non durante le ore di lezione. Dalle ventuno in poi è off limits per tutti, e se prima potevo chiudere un occhio, adesso VE LO POTETE SCORDARE! Visto che non siete in grado di trattenere gli ormoni, ci penso io a mettere un freno!”
“Cosa?!”, fece Gajeel. “Questo non è giusto. Non ce lo puoi impedire”
“Posso eccome, invece. E’ inoltre assolutamente vietato far entrare gente esterna a questa università. Questo vuol dire che voi, Evergreen, Freed, Loki e Bixslow, dovete alzare i tacchi e andarvene!”.
Evergreen fu la prima a parlare.
“Ma sei completamente impazzito? Perché dovremmo andarcene? Siamo rimasti fin ora e...”
“Dovevate pensarci prima di crearmi tutti questi problemi!”, urlò severo. Il più affranto di tutti era però Freed. Non poteva andarsene adesso che era ad un passo dal separare quei due per sempre.
“E noi ci rifiutiamo!”, esclamò infatti.
“E io vi costringo”, gli rispose per le rime. “Adesso iniziate a pulire qui senza fiatare!”.
Tutti sapevano che quando Laxus si arrabbiava, non era saggio andargli contro. Mira lo osservò, facendo poi per andargli dietro, ma venendo prontamente fermata da Freed.
“Mira cara! Non mi hai più detto come è andato il tuo appuntamento con Laxus?”
“Eh? Ah, sì… bene, piuttosto bene”
“E hai pensato a quello che ti ho detto?”
“Umh”, lei distolse lo sguardo. “Ci ho pensato sì… non lo so, prima vorrei parlarne con lui”
“Mi raccomando, fa la scelta giusta!”, sorrise nervosamente.

 Natsu si massaggiò la testa. Non sapeva proprio da dove iniziare, tutto intorno era un vero e proprio caos.
Si era lasciato andare ad uno squittio assai poco virile quando aveva visto Elfman venirgli incontro.
“E-E-E-Elfman!”
“Mh”, borbottò lui, afferrandolo. “Non credere che io abbia dimenticato. Come hai potuto fare questo? Ti credevo mio amico!”
“Tu devi ascoltarmi. E’ stato tutto un fraintendimento, io stavo con Lucy, ma Lisanna è innamorata di me, quindi si è inventata quella cosa per mettermi nei guai, ma io non l’ho toccata, non la toccherei mai!”
“E perché dovrei credere ad un pervertito che adora infiltrarsi nei dormitori femminili?”
“Però devi ammettere che è divertente!”.
Capì solo in seguito di aver semplicemente peggiorato la situazione. Elfman fece per lanciargli un pugno, ma in suo aiuto arrivò Evergreen.
“Elfman”
“La mia donna!”, esclamò lui. “Dolce Evergreen, arrivo!”.
Dopodiché lasciò cadere il rosato a terra, il quale ringraziò la sua buona stella di essere stato risparmiato.
Subito dopo adocchiò Lucy e, senza esitare ulteriormente, si avvicinò.
“Lucy”, ansimò.
“Natsu! Oh, ma allora stai bene. Non sai quanto mi dispiace per quello che è successo ieri notte”, sussurrò lei distogliendo lo sguardo.
“Hey”, fece afferrandole dolcemente il viso. “Perché fai quella faccia?”
“E’… è solo che ho l’impressione di starti creando troppi problemi”
“Questo non è vero”, lui gli sorrise affabile. “Sono io che sono un casino totale. Spero che non ti dispiacerà stare con uno così”.
Lei alzò lo sguardo, sentendo il cuore battere forte.
“Stare con te? Intendi…?”
“Beh, cosa credi, che io voglia condividerti con qualcun altro? Certo che no. Ovviamente se lo vuoi”.
Le stava chiedendo di diventare la sua ragazza. Non era certamente la dichiarazione dei suoi sogni, ma era comunque perfetta. Annuì, con gli occhi lucidi.
“Io ne sarei davvero onorata”, sussurrò guardandolo dritto negli occhi. Lui ricambiò lo sguardo con la stessa intensità, donandole una carezza.

Nel vedere il suo amico così felice, Happy non poté far altro che deprimersi di più, mentre passava la scopa sul pavimento.
“Aiuto… con che coraggio lo dirò a Lily? Con che coraggio guarderò Charle? Ho perso per sempre la mia occasione di fare qualcosa, ma perché sono così imbranato?”.
Un’ombra dall’aura oscura gli comparve alle spalle. Happy si girò piano, immaginando già molto bene chi fosse.
“Lily? Lily, ciao! Come va?”, domandò nervoso. Ma il corvino, per tutta risposta, gli lanciò un pugno.
“AHI! MA SEI IMPAZZITO?”
“Ah, io sono impazzito? O forse tu che ti sei fatto scappare l’occasione?”
“Mi dispiace, ma tu non puoi assolutamente capire! Io ero lì… lei era su di me, io l’ho toccata e… e… solo così ho raggiunto l’orgasmo. E’ STATO UMILIANTE”
“Ah”, alzò gli occhi al cielo. “Mio Dio, sei senza speranza!”
“No, no!”, esclamò aggrappandosi alla sua gamba. “Ti prego, non perdere le speranze con me, tu sei la mia unica salvezza, non rinunciare!”
“Va bene, ho capito!”, sbottò. “Allora vieni nel mio dormitorio più tardi. Vedo di insegnarti qualcosa!”
“Oh, grazie Lily, sei un angelo”
“Sì”, sbuffò. “Lo so...”.

Cana puliva poco energicamente una parete con un panno, certa che di lì a poco sarebbe crollata. E poi, non poteva non pensare di essersi… lasciata andare ad atteggiamenti poco opportuni con un perfetto sconosciuto. E la cosa peggiore era che non ricordava niente di niente!
“Maledizione a me e alla mia passione per l’alcol”, sbuffò.
“HEY, BAMBOLA, ECCOTI QUI!”.
Si voltò, con gli occhi spalancati. Era Bacchus ad averla chiamata.
“B-B-Bacchus! S-sei tu?!”, esclamò agitata.
In genere gli uomini non le facevano né caldo né freddo, ma con lui era stranamente diverso.
“Ciao, ti sono mancato?”, domandò spavaldo. “E’ stata una bella serata quella di ieri, peccato non essere andati fino in fondo”.
La ragazza deglutì a vuoto.
“Sì, già. Un vero peccato. Umh. Mi aiuti a pulire qui, per favore?”
Era incredibile, si sentiva in difficoltà.
Accanto a lei, le sue amiche invece sembravano di tutt’altro umore. Erza si era gettata su Gerard, donandogli un bacio ricco di passione.
“Buongiorno”, salutò lui con malizia. “Mi sei mancata”
“Anche tu mi sei mancato”, sussurrò lei attirandolo a sé. “Ma come faremmo adesso che ci hanno vietato di vederci?”
“Ah, un modo si troverà”, fece lui accarezzandole la schiena. “Potrei impazzire senza di te”.
Lei sorrise, accaldandosi immediatamente. Dopo quella notte in cui tutte le sue fantasie erano divenute realtà, sentiva di non poterne più fare a meno.
“Gajeel!”, allegramente Levy andò incontro al chitarrista. “Ciao!”
“Ciao, principessa”, salutò lui, facendola arrossire.
“P-principessa?”, sussurrò. “Oh, questo soprannome mi piace molto. Volevo dirti che è stata una notte… wow… e… wow...”
“Sì, penso che sia il termine più adatto”, fece portandole una mano sulla testa. “Adesso dovremmo solo trovare il modo di stare insieme, visto che “Mister Supervisore incazzato”, ha deciso così”
“Non ti preoccupare, vedrai che troveremo un modo. Anche perché”, si indicò il corpo. “Non penso tu possa stare senza tutto questo”.
Gajeel allora deglutì a vuoto. Quella piccoletta si divertiva proprio a stuzzicarlo.
“Già… hai proprio ben capito”.

Per Juvia era strano camminare mano nella mano con Gray. Era una grande soddisfazione, questo sì, ma le faceva senza dubbio uno strano effetto. Il cuore le batteva forte standogli accanto, ed era totalmente persa.
Lyon li aveva guardati male per tutto il tempo. Non riusciva a credere, quei due si erano messi insieme, e lui era rimasto fregato!
Tremava per il nervoso, ma no, non si sarebbe lasciato andare ad una scenata come la sera precedente. A braccia conserte si avvicinò alla neo coppia, guardando negli occhi il suo acerrimo nemico.
“Oh-oh, guarda chi si vede. I traditori”, proclamò.
“Lyon”, lo chiamò Juvia. “Ciao”
“Non dirmi “ciao” come se niente fosse”
“Hey, rilassati”, borbottò Gray. “Cosa vuoi?”
“Cosa voglio io? Tu non hai idea di chi ti sei messo contro”, poi si inginocchiò. “Oh, mia dolce Juvia! Non rinuncerò a te così facilmente!”
“Ma… ma… io...”
“Eh, adesso basta! Fattene una ragione, lei ha scelto me”
“NOOO!”, urlò Lyon. “Tu non la meriti e io lo dimostrerò. Juvia, cambierai idea, te lo prometto!”.
La ragazza spalancò gli occhi sconvolta. Sapeva cosa volesse dire andare dietro a qualcuno senza mai arrendersi, ma lei non era mai arrivata fino a quel punto.
Gray sbuffò, trascinandosela dietro per un braccio.
“Stupido idiota. Spero davvero che non combini niente di strano, altrimenti lo uccido!”
“Gray, ma sei geloso?”-
Lui arrossì un attimo, per poi rispondere.
“Certo che sono geloso, sei la mia ragazza, che diamine!”.
La sua ragazza. Suona così bene.

Laxus si era pentito tante volte di aver accettato il ruolo di supervisore. Ma mai come quella volta. Era davvero impossibile star dietro a quei matti dei suoi compagni, lui non era in grado di mantenere l’ordine!
Mira gli era andato dietro, arrivandogli alle spalle.
“Laxus”, lo chiamò.
“Mira?”, rispose girandosi. “Ciao, emh… che succede?”
“Sono qui per parlarti”
“Se è per chiedermi di annullare la punizione sappi che non posso”
“No, non è per questo”, rispose abbassando lo sguardo. “Volevo parlarti di noi”.
A quel punto, l’attenzione del ragazzo fu completamente catturata.
“Di noi…?”.
L’albina annuì. Senza mai guardarlo in viso.
“Vuoi stare con me soltanto per divertimento?”, sussurrò con un filo di voce.
“Eh…? Stare con per divertimento? Ma cosa stai dicendo?”
“Sto dicendo”, a quel punto trovò il coraggio di guardarlo. “Se vuoi stare con me soltanto per del sesso facile, visto il tuo passato”
“Il mio passato? Non riesco a capire, quale passato? E poi, seriamente pensi che io  voglia stare con te per questo? Se stessi cercando del sesso facile, avrei chiesto a qualcuno che mi avrebbe detto “sì” senza pensarci due volte. Chi… chi ti ha detto una cosa del genere?”.
Lei si morse il labbro. Freed le aveva espressamente chiesto di non dirgli nulla, ma a quel punto cosa poteva fare?
“… Però prometti di non arrabbiarti”
“Non posso prometterlo. Parla”
“E’...”, sospirò. “E’ stato Freed...”.

“Ah, che diamine”, sbuffò Loki. “Ma io non me ne voglio andare, mi piace stare qui”
“Non preoccuparti, convinceremo Laxus in qualche modo”, lo tranquillizzò Bixslow. “E poi sarebbe triste… questo è il posto in cui ci siamo conosciuti”
“Ah… è vero, sì”, rispose nervoso. “D’altro canto, tu sei stato il mio primo amico qui”
“E’ questo che sono, un amico?”, domandò divertito, avvicinandosi.
“C-certo! Perché? Ho detto qualcosa di sbagliato?”.
Era arrossito di nuovo, senza riuscire a controllarsi. Tutto ciò era così umiliante, così strano. Non poteva un ragazzo provocargli quell’effetto. Bixslow scosse il capo, avvicinandosi sempre di più.
“Bix, cosa…?”
“Adesso mi hai trovato anche un soprannome?”
“E’ solo un diminutivo!”, fece nervoso. Voleva allontanarlo, ma allo stesso tempo voleva anche tenerlo vicino a sé.
“Sei maledettamente adorabile”.
Ancora più vicino. Di lì a poco lo avrebbe baciato, e la cosa peggiore era che non sarebbe stato in grado di scostarsi.
Qualche secondo dopo, accadde ciò che aveva previsto. Bixslow lo afferrò saldamente, tenendo il suo viso tra le mani in modo da tenerlo vicino a sé, baciandolo con impeto. Nel sentire le sue labbra sulle proprie, Loki spalancò gli occhi.
Un ragazzo lo stava baciando. Lo stava baciando, e non gli stava dispiacendo affatto.
Era accaduto ciò aveva sempre ritenuto impossibile.
Il loro magico momento fu interrotto da Laxus, il quale, furioso, era tornato indietro, seguito da Mira, che tentava di tenerlo a freno. 
“FREED! DOVE TI  NASCONDI, BASTARDO?”.
Il diretto interessato sgranò gli occhi.
“Emh… sì, caro Laxus?”
“Non chiamarmi così!”, urlò afferrandolo. “Cos’è che hai detto a Mira? Stai cercando forse di metterci contro?”
“Eh… io… io… no...”, balbettò, non sapendo assolutamente cosa dire.
“NON DIRE CAZZATE! Qual è il problema? Sei forse innamorato di lei? E’ per questo che lo fai? Brutto traditore che non sei altro”
“Non è di lei che sono innamorato...”
“E allora perché? Allora? Io ti consideravo mio amico, voglio sapere il perché!”.
A quel punto per Freed fu troppo da sopportare. Messo lì davanti alla realtà dei fatti, sarebbe stato inutile mentire. Così non riuscì più a trattenersi.
“E’ DI TE CHE SONO INNAMORATO DI TE, RAZZA DI IDIOTA!”.
Quell’affermazione lasciò Laxus completamente senza parole. Di tutto poteva aspettarsi, meno che quello. 
Ovviamente, la dichiarazione urlata da parte di Freed, non era rimasta indifferente a nessuno. Il ragazzo si staccò dalla presa del biondo, sentendosi umiliato e imbarazzato. Non era così che si era immaginato di rivelargli i suoi sentimenti. Lentamente indietreggiò, scomparendo poi con la coda tra le gambe.
Laxus era rimasto a fissarlo.
“Ah… tornate a lavoro voi… non c’è niente da vedere”.

“Oh, cavolo”, commentò Rogue. “Penso di sapere come Freed si senta”
“Già, ma a differenza nostra, non sono tanto sicuro che Laxus possa ricambiare”.
Lector si avvicinò all’amico, tamburellandogli su una spalla.
“Emh, Sting...”
“Cosa?”.
Davanti a loro, Yukino li guardava. Anzi, per essere precisi guardava il corvino come se avesse voluto ucciderlo.
“Sting”, lo chiamò. “Ebbene? Io pretendo una spiegazione”.
“Ah… giusto”, si schiarì la voce. “Yukino, mi dispiace ma… mi sono reso conto di provare dei sentimenti per Rogue”.
Quest’ultimo lo guardò sorpreso. Era stato piuttosto diretto, non se lo aspettava.
“C-che cosa?”, fece la ragazza. “Sting Eucliffe, spero che questo sia uno scherzo”
“Emh… no. Non è uno scherzo. Mi spiace, ma non posso continuare a stare con te, e poi io e Rogue abbiamo già consumato”.
Esageratamente diretto. Continuando così, si sarebbe fatto ammazzare.
“COSA?! TU MI HAI TRADITO CON LUI?!”
“Beh, non lo definirei tradimento e...”.
Prima che potesse finire di parlare, la ragazza gli lanciò uno schiaffo. Come osava trattarla così dopo tutto quello che insieme avevano passato?
“Sei un idiota, un idiota totale!”, commentò con disprezzo, per poi allontanarsi.
Il ragazzo si massaggiò la guancia, guardando poi Rogue.
“Però sei stato indelicato”, gli fece notare.
“Ah, ma insomma”, borbottò. “Da che parte stai tu?!” 

Lisanna era rimasta in compagnia di Mavis, sebbene chiamarla “compagnia” sarebbe stato esagerato. La bionda infatti sembrava troppo sovrappensiero anche solo per darle retta, e in quel momento lei si sentiva così arrabbiata. Natsu e Lucy sembravano più uniti che mai , e ciò era terribilmente doloroso per lei. Avrebbe voluto dimenticare, passare oltre, ma più ci provava e meno ci riusciva. Perché fra tutti proprio lui? E perché lui aveva scelto un’altra, dopo una vita passata insieme?
Non riusciva proprio a farsene una ragione.
“Hey, Mavis… cosa pensi che io possa fare? Dovrei tirarmi indietro? O continuare per la mia strada?”.
Lei fece spallucce.
“Così mi metti in difficoltà. Tu sei mia amica, e lo è anche Lucy. D’altro canto, Natsu è per me come un fratello. Non lo so cosa potresti fare. Sicuramente, continuare così non ti fa bene. Perché non provi a mettere da parte la tua rabbia?”.
Lisanna ci pensò su. Sicuramente, adesso che Natsu non si fidava più di lei, non avrebbe più avuto modo di avvicinarsi. Forse doveva tentare di rimediare, ma il pensiero di dover diventare “pappa e ciccia” con Lucy, le faceva storcere il naso.
“Ma certo!”, disse ad un tratto. “Non devo per forza mettere da parte la rabbia! Posso far finta! Così potrò stargli vicino e allo stesso tempo cercare di conquistarlo, per fargli capire che sono io quella giusta. Grazie, Mavis!”
“Ma veramente io non ho… oh, accidenti”, si lamentò.

L’albina si avvicinò quindi alle neo coppia, tentando di sorridere nella maniera più convincente che poteva.
“Ciao!”
“Ah!”, urlò Natsu. “Lisanna, ti prego, stammi lontana, se Elfman mi vede mi fa a pezzi”
“Non ti preoccupare per quello, gli dirò che è stata tutta colpa mia”.
Lucy la guardò. Che cosa stava cercando di fare?
“Perché adesso sei così gentile?”.
Lisanna sospirò.
“Mi sono resa conto di avere esagerato, non è stato un comportamento maturo. Per questo, voglio chiedervi… scusa. Non sono stata gentile, con nessuno dei due. Volevo chiedervi di mettere tutte le nostre divergenze da parte e cercare di ricominciare”.
Lucy si strinse al braccio di Natsu. Non era per niente convinta dalle sue parole, probabilmente aveva qualcosa in mente. Stava per rispondere, quando Natsu la precedette.
“Va bene!”, esclamò allegramente.
“V-va bene?!”, fece la bionda.
“Certo, ci ha chiesto scusa!”
“Ah, cambi idea facilmente, considerando che ti ha quasi fatto ammazzare!”
“Capisco che tu non ti fidi di me. Ma spero che potremmo diventare amiche”, propose lei.
Continuava a non essere convinta. Quello scemo di Natsu aveva accettato senza pensarci troppo, era veramente un ingenuo!
Annuì lentamente. Non l’avrebbe persa di vista neanche un istante.

“Ma io cosa ho fatto mai di male per avere degli amici così stupidi!”, esclamò Evergreen. “Stupido Freed e stupido Laxus!”
“Te ne andrai?”, chiese Elfman.
“Col cavolo che me ne vado! Qui non posso entrare i non studenti? Benissimo, ci iscriveremo tutti, così non potrà dirci nulla”
“Vuoi farlo davvero?”, domandò sorpreso.
“Pensi che me ne andrò dopo averti trovato?”.
Solo in seguito si rese conto di quanto effettivamente quella frase fosse smielata.
“No, cioè… volevo dire, volevo dire...”
“Va bene, Ever. Ho capito. Non c’è bisogno che con me ti nascondi. So che anche tu hai un lato fragile”, fece poggiandole le mani sulle spalle.
“Lato fragile, io?! Amh… è evidente?”.
Lui annuì, guardandola dolcemente.
“No. E’ un qualcosa che posso vedere solo io”.
Evergreen lo guardò negli occhi, arrossendo. Lui era in grado di leggerle dentro. Questo non era mai successo, con nessuno. Poi sorrise.
“Beh… sono contenta che sia tu”

Laxus era ancora sorpreso, e Mira, accanto a lui, non era di certo da meno. Si sentivano tutti e due un po’ stupidi, perché non avevano pensato ad una possibilità del genere.
“Freed...”, sussurrò. “Incredibile, come ho fatto a non accorgermene? Eppure i suoi segnali, adesso che ci penso, erano anche abbastanza chiari”
“Non è colpa tua, in genere non è la prima cosa a cui si pensa. Però adesso sappiamo perché mi ha detto di stare lontano da te. Per tutto questo tempo, lui ti ha amato in segreto. E’ una cosa incredibilmente triste. Forse dovresti parlargli”
“Io non ho niente da dire a quel traditore”
“E’ innamorato, Laxus. Capiscilo. Tu avresti fatto lo stesso per me”.
Non riusciva a crederci, come poteva difenderlo dopo tutto quello ce aveva combinato?
Mira aveva un cuore troppo grande, però effettivamente aveva ragione. Era pur sempre suo amico, malgrado giusto, abbandonarlo a se stesso non sarebbe stato giusto.
“E va bene, ci vado. Ma solo se dopo parliamo anche noi”
Lei annuì, sorridendo.
“Sono d’accordo”.


Dopo aver finito di finire, Happy si sbrigò a raggiungere Lily. Doveva ringraziare la sua buona stella che avesse deciso di non mandarlo letteralmente a quel paese.
Raggiunse il dormitorio del batterista. Quest’ultimo lo stava aspettando seduto sul materasso a gambe incrociate.
“Emh, è permesso?”, domandò.
“Certo, Happy. Dai, vieni”, gli fece segno di avvicinarsi.
“Amh, cosa dobbiamo fare?”
“Semplice, voglio testare la tua resistenza”
“Tu… vuoi fare che cosa? Ma Lily, tu sei un maschio, è diverso!”, esclamò arrossendo.
“Allora fai finta che sia una donna. O questo, oppure ti lascio così. Non credo tu possa fare pratica con qualcun altro”.
Happy deglutì a vuoto. Doveva mettersi a fare certe cose con lui? Non sarebbe stato strano, considerando il suo orientamento sessuale.
“E che cosa dovrei fare?”.
Lily lo attirò a se, costringendolo a sedersi a bloccandolo sotto di sé.
“Va bene, adesso chiudi gli occhi e fingi che io sia Charle. E… cerca… di… resistere...”.
Nel dire ciò si chinò sul suo collo, iniziando a stuzzicare la pelle con la punta della lingua.
Era una situazione quasi surreale, Happy stava permettendo ad un altro ragazzo di toccarlo, ma dopotutto Lily lo stava solo aiutando. Quindi chiuse gli occhi, cercando di ricreare, nella sua mente, l’immagine di Charle. E incredibilmente funzionò.
“Ma io sono già eccitato”, confidò.
“Bene, è questo il punto. Devi controllarti, altrimenti non arriverai mai fino in fondo. E. arrivato ad un certo punto, prendi tu il controllo, alle donne questo piace”, Lily sembrava davvero saggio da quel punto di vista. “Continua a tenere gli occhi chiusi”.
Dopodiché allungò una mano, sforando il cavallo dei suoi pantaloni. Happy sussultò. Stringendo le gambe.
“Lily, mi stai toccando...”
“Non sono Lily, in questo momento è la mano di Charle che ti sta toccando”
“Mmmh”, lui gonfiò le guance. Era davvero difficile tentare di controllare il suo corpo. Se davvero avesse avuto Charle davanti, le sarebbe saltato addosso senza pensarci due volte. Il fatto è che in quel momento dimenticò di star soltanto fingendo che fosse lì e, in preda ad una foga incontenibile, invertì le parti, portando Lily sotto di sé.
“Oh, audace Happy. E’ di questo che stavo parlando”
“Sono stato bravo?
“Molto. Sei così duro”
“AH, NON DIRMI COSI! M IMBARAZZI!”
“E’ più imbarazzante questo o il fatto di aver fatto cilecca?”
“… Touché”, sospirò, dimenticandosi di trovarsi corpo a corpo contro il suo amico. “Comunque immaginare non è la stessa cosa che provare. Però ammetto che tu sei un buon insegnante. Anche se tutta questa situazione è piuttosto strana”
“Tranquillo, alla fine diventerai un veterano”
“Già. Emh, non faremo mica sesso, vero?”
“Cielo, no. Tu hai bisogno di dominare, e se facessi sesso con me saresti senza dubbio il passivo”.
“MALEDIZIONE LILY, QUESTO NON MI AIUTA!”



NDA
Cose! Finalmente Laxus sa che Freed è innamorato di lui, Sting ha lasciato Yukino per Rogue, Natsu e Lucy stanno ufficialmente insieme. Tuttavia, Lisanna sembra non arrendersi, ma siccome Natsu è un ingenuo, decide di passare sopra tutto ciò che è successo. E poi c'è Happy, che fa pratica con Lily. Cosa non si fa per amore, vero?


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Capitolo 14
*** Gelosia portami via ***


Gelosia portami via

Laxus avrebbe fatto volentieri a meno di parlare con Freed. Si sentiva parecchio imbarazzato, ma fingere che non fosse accaduto nulla sarebbe stato da sciocchi.
Quindi, prendendo il coraggio a due mani, si era diretto al suo dormitorio in cui l’amico si era barricato.
“Freed”, chiamò. “Ti devo parlare”
“Te lo puoi scordare!”, esclamò lui isterico. 
“Ah beh, ma quello è il mio dormitorio, quindi devo entrare e a prescindere”.
Lo sentì sbuffare. Poi udì i suoi passi. Alla fine Freed si arrese. Gli aprì, mal guardandolo.
“Che cosa vuoi?”
“Magari parlare di quello che è successo”
“Non c’è niente da dire”
“Invece sì!”, esclamò afferrandolo per un braccio e attirandolo a sé. L’altro deglutì a vuoto, non si sentiva per niente a suo agio nello stargli così vicino. “E’ vero quello che hai detto? Sei innamorato di me?”
“Devi essere proprio stupido per volere ancora una conferma. Certo che è vero!”
“E perché non me l’hai mai detto?”
“A cosa sarebbe servito? Mi avresti odiato!”
“Sicuramente sarebbe stato meglio che fare certe cose alle mie spalle. Pensavi che allontanandomi da Mira mi sarei buttato fra le tue braccia?”.
Lui sbuffò, a braccia conserte.
“Il piano era quello in effetti...”.
Laxus sospirò, alzando gli occhi al cielo. Fra tutti, proprio Freed doveva prendersi una sbandata per lui.
“Il problema di base è che a me non piacciono gli uomini”
“Gran bella scoperta, è per questo che sono arrabbiato! Vorrei essere come Mira maledizione, non hai occhi che per lei. Così tanto da non accorgerti neanche di quello che hai intorno”
“Adesso non mi pare il caso di arrabbiarsi”, disse freddo.
“E’ il caso eccome, invece…!”, Freed si zittì subito nel vedere Ever e Bixslow venire loro incontro. 
“E voi cosa volete?”, domandò Laxus.
“Sono venuta qui per dirti che noi rimarremo!”, esclamò la ragazza.
“Ancora?! Ho detto che non è possibile! Voi non studiate qui!”
“DA OGGI SI. Ebbene sì, hai ben capito. Io e gli altri ci siamo iscritti”
“C-Cosa avete fatto voi? QUESTO NON POTETE FARLO!”
“Certo che possiamo, è un’università aperta a tutti, no?”
“Ma tu non fai la modella?!”
“Al diavolo la mia carriera, sono stufa di avere a che fare con gente a cui interessa solo la mia immagine, voglio cercare altro!”
“Ma… Bixslow! E tu non le dici nulla?”
Lui fece spallucce.
“Se Ever vuole questo, allora...”
“Certo, mi sembra logico!”, sbottò. “Sentite, io non posso dirvi niente a questo punto, ma giuro su Dio che se mi date problemi, VI UCCIDO. E Freed, il nostro discorso non finisce qui”.
L’altro gli lanciò un’occhiataccia. 
“A proposito”, domandò ad un tratto Evergreen. “Loki dov’è?”.

Il diretto interessato si trovava nel bel mezzo di una crisi di identità. Non poteva crederci, Bixslow aveva osato profanarlo in quel modo.
Non poteva essere vero. Certe cose non potevano accadere a lui, non avrebbe avuto completamente senso. Eppure continuava a rimuginarci su, a chiedersi perché il suo cuore avesse sussultato tanto nel momento in cui le sue labbra lo avevano sfiorato. No! Rischiava di impazzire..
“No, no, maledizione. Non sta accadendo, non sta accadendo!”.
Aveva bisogno di parlare con qualcuno, ma chi era la persona che meglio lo conosceva e che sicuramente avrebbe capito i suoi problemi?
I suoi occhi si posarono su Lucy, la quale si stava apprestando ad andare a lezione con le sue amiche. Sì, lei poteva essere l’unica abbastanza sensibile da capirla.
Le arrivò alle spalle, afferrandola per un polso.
“Hey! Loki? Ti prego, non ho tempo, devo andare a lezione”
“Ti scongiuro, ascoltami solo un momento!”, la supplicò. “Si tratta dei miei problemi di cuore”
“Tu avresti un problema di cuore?”, chiese stranita. “E chi sarebbe la fortunata?”.
Loki scosse il capo.
“E’ questo il punto… non è una lei”.
La bionda strabuzzò gli occhi.
“Loki, tu…?”
“NON LO SO, OK?! Che cosa ho? Sono forse malato? Bixslow mi ha baciato e io non ho capito più nulla, ma questo a me non può succedere! Cioè… io?”
“Sì, tu. Ebbene?”, serrò le labbra. “Non capisco cosa ci sia di tanto strano, sei un essere umano come tutti”
“Sì, però… però...”
“Però” niente, Loki. Quando la smetterai di farti meno problemi, allora sarà tutto più facile. Anche se ammetto che è divertente vederti andare fuori di testa!”
“BENE, MA CHE CARINA CHE SEI!”, urlò. “Comunque sia… non so se questa cosa la posso accettare”.
Lucy gli portò una mano su una spalla.
“L’amore è amore, a prescindere”, disse sorridendo.
“Mh… però… chi l’avrebbe mai detto che un giorno ci saremmo ritrovati in questa situazione, eh?”
“Già. Adesso devo andare a lezione. Mi raccomando, fa le scelte giuste!”.
Adesso si metteva anche a risolvere i problemi degli altri! Le faceva piacere, peccato che ci fossero anche i suoi problemi da risolvere.

Charle camminava a braccetto con Wendy. Di diverso c’era che, insieme a loro, ci fosse anche Romeo. Quei due oramai facevano coppia fissa, e la cosa le faceva anche abbastanza piacere. L’unico problema era che si sentisse… forse un po’ messa in disparte. Non riusciva a non pensare alla sua nottata disastrata, si sentiva così umiliata! Aveva creduto di poter davvero vivere una bella esperienza con Happy. Perché ci rimaneva così male? Che davvero lui le piacesse?
Si stava innamorando di un imbranato?
Il soggetto dei suoi pensieri la stava osservando da lontano. La lezione di Lily era stata abbastanza istruttiva, aveva annotato molte informazioni a mente. Nel vederlo, l’albina tentò di passargli davanti.
“Aspetta, Charle!”
“No, no, no!”, esclamò. “Scusa, ma non voglio parlare!”
“Te ne prego”, lui la afferrò per un braccio. “Ti chiedo scusa!”
“Scusa?”
“Certo! E’ stato terribile, me ne rendo conto. Il problema è che tu sei talmente bella e affascinante, che hai un effetto incredibile su di me!”.
Quell’affermazione fece sorridere Charle.
“Ah… è così?”
“Sì. Tu devi capirlo, io in certe cose sono negato”.
In quel momento le fece una tenerezza assurda.
“Penso che… può capitare, no?”
“Lo credo anche io. Mi sto perfino facendo dare delle lezioni da Lily...”
“Eh… cosa? In che senso… voi due fate…?”
“No, no, no! Cioè, facciamo qualcosa. Lily è dell’altra sponda, se non si fosse capito, e mi sta insegnando alcuni trucchi per resistere. Ma non facciamo sesso”.
Charle aveva spalancato gli occhi. Perché quella conversazione era diventata incredibilmente surreale?
“Oh… interessante, davvero”, immaginarsi quei due in certi atteggiamenti era piuttosto strano. “Va bene, Happy. Non pensarci più”.
Il ragazzo sorrise, convinto che finalmente sarebbe stato tutto a posto. E in parte era vero, ma solo in parte.

Quel pomeriggio, dopo le lezioni, i Manos avevano appuntamento all’aula di musica per la stesura del testo della nuova canzone. Erano stati parecchio distratti in quei giorni, ma adesso era arrivato il momento di rimettersi in carreggiata.
Gajeel e Gerard erano già lì da un po’, e attendevano impazientemente che gli altri tre li raggiungessero.
“A quanto pare Erza ci va giù pesante con te, eh?”, domandò il chitarrista al leader, sapendo quanto quest’ultimo fosse restio a parlare di certe cose.
“Ci piace sperimentare”, disse arrossendo. “E tu e Levy, invece? Sesso violento o dolce”
“Mh, alla faccia del timido. Alterniamo”
“Oh, capisco. Bondage o semplice?”
“Stai scrivendo un’intervista?! Adesso vuoi sapere troppo!”.
Lily entrò in quel momento. Aveva i capelli scombinati e il viso arrossato, come se avesse corso.
“Phanter Lily!”, lo chiamò l’amico. “Che espressione stralunata, ma cos’hai combinato?”
“Stavo dando lezione di sesso ad Happy”.
Gli altri due si guardarono.
“Preferisco non sapere”, commentò Gerard.
Poco dopo arrivò Juvia. Quest’ultima era stata accompagnata da Gray, il quale sembrava piuttosto restio dal lasciarla andare. Lei sorrise, stampandogli un bacio sulle labbra e promettendogli che, dopo le prove, si sarebbero visti.
Poi si voltò con fare sognante a guardare i suoi amici.
“Salve a tutti”
“Qualcuno qui è di buon umore”, commentò Gajeel. “Piuttosto, dov’è quella testa di rapa di Lyon? Non mi dite che è ancora convinto di voler lasciare la band”
“Vi piace proprio parlare degli assenti, vero?”.
Ad aver parlato era stato proprio Lyon, con su un’espressione e uno sguardo tanto gelido da far rabbrividire Juvia.
“Perfetto, adesso che siamo tutti riuniti”, cominciò a parlare Gerard. “Vi faccio la prima domanda, quale sarà il tema della prossima canzone?”
“Amore”, sospirò la cantante sognante.
“Tradimento!”, borbottò Lyon.
“Sofferenza?”, suggerì Lily.
“Tutti e tre. E ci aggiungiamo anche un po’ di rabbia, così è tutto più intrigante”, aggiunse Gajeel.
“Sentite, se volete usare le vostre emozioni per incanalarle nella musica, ben venga. Ma se vi vedo fare idiozie, conoscerete un lato di me non tanto gentile sono stato chiaro? E adesso giù a scrivere e ad arrangiare, veloci”, ordinò.
In quell’aula non si respirava un’aria proprio tranquilla, probabilmente a causa delle frecciatine che Lyon lanciava a Juvia ma che quest’ultima tentava di ignorare.
“Hey, pensate che il tema di un amore non ricambiato che poi finisce in maniera tragica sia troppo banale?”, domandò.
“Beh, potremmo personalizzarlo”, consigliò il batterista.
“Buona idea. Finisce con un omicidio. Sì, che grande idea”.
Juvia alzò gli occhi al cielo. Era veramente infantile quel suo modo di fare.
Dopo neanche mezz’ora dall’inizio del loro lavoro, arrivarono Levy e Erza, che proprio non potevano fare a meno di stare lontani dai loro nuovi fidanzati.
“Salve”, salutò allegramente la prima. “Disturbiamo?”
“Ciao, principessa. Assolutamente no. Anzi, arrivate appena in tempo. Levy, puoi aiutarci a scrivere un testo che magari non ci faccia arrestare?”, domandò Gajeel, facendola ridere.
“Posso vedere quello che posso fare”.
Erza si avvicinò a Gerard, buttandogli le braccia al collo.
“Ciao, Gerry”
“Gerry?!”, esclamò il chitarrista, ridendo sguaiatamente.
“Ciao, Erza”, sussurrò scostandole una ciocca di capelli dal viso. “Non ti dispiace aspettare che finisco, vero?”
“No, assolutamente”
“Bene, allora tienilo tu il mio telefono. Mi arrivano troppi messaggi e mi distraggo”.
“Oh, d’accordo”.
Dopodiché si sedette su una delle sedie. Nell’avere il suo telefono in mano, cominciò ad avere una grande curiosità. Chissà quali segreti poteva custodire quel magico oggetto.
Non era giusto impicciarsi negli affari altrui. Però Gerard era il suo ragazzo adesso, e non ci sarebbe stato nulla di male a dare una sbirciatina, no?
Così, approfittando del fatto che lui fosse distratto, iniziò a curiosare. Prima esaminò la sua galleria. C’erano poche foto, ma molte artistiche.
Dovrò ricordare di farmele inviare.
Poi andò a vedere i messaggi. Scorse un po’, non trovando nulla di interessante, fin quando un nome non attirò la sua attenzione. Con questa ragazza vi era una cartella strapiena di conversazioni, e l’ultima risaliva a due giorni prima. Erano messaggi brevi, straripanti di cuoricini, complimenti e parole carine. In quel momento avvertì una forte stretta allo stomaco. Quella doveva essere sicuramente gelosia. Ma lei era una ragazza matura, si sarebbe controllata e…
“Gerard!”, esclamò alzandosi, sorridendo nervosamente. “Chi è Kagura?”
Lui la osservò qualche attimo.
“Eh?”
“Non fare il finto tonto!”, urlò lei. “Chi è? E perché ti scrive in continuazione?”
“Ma… ma ti sei messa a controllarmi? Questa è violazione della privacy!”
“Ah, adesso hai una privacy?! Non mi hai risposto!”
“E’ soltanto una mia fan”
“Adesso ci scambiano anche messaggini teneri con le fan?”
“Ma non sono messaggini teneri! Mi fa i complimenti per come suono!”
“Davvero?”, oramai era fuori di sé. “Allora leggiamo questo messaggio. Ciao, Gerard. Il nuovo testo che mi hai mandato è davvero bellissimo, sono sicura che andrete alla grande, ma dopotutto tu sei un musicista eccezionale, oltre che affascinante! Quell’affascinante era necessario?!”.
Gerard non sapeva proprio cosa dire, non aveva mai visto quel suo lato così focoso.
“Io non le ho mica risposto”
“… Grazie, è bello sapere di avere il tuo sostegno, sei adorabile. TU, MENTI!”
“Ohi, ohi”, Gajeel alzò gli occhi al cielo. “Amico, faresti meglio a tacere”
“Andiamo, capito quando sei pseudo famoso”.
Erza aveva però l’espressione di chi non stava scherzando affatto.
“Se trovo qualche altro messaggio compromettente, Gerard Fernandes, io giuro su Dio che ti strappo le palle a morsi, HAI CAPITO?!”.
Il ragazzo deglutì a vuoto. Si sentiva seriamente spaventato.
“… Ho capito”
“Benissimo. Adesso continuate, non c’è più niente da dire”
“Tsk”, Gajeel alzò gli occhi al cielo. “Che discussioni inutili”.
A Levy venne da ridere, tuttavia, subito dopo, divenne seria. Lei e Erza erano sulla stessa barca! Anche Gajeel era, come diceva Gerard, pseudo famoso. Lui stesso aveva ammesso di avere un’orda di fan impazzite che gli venivano dietro, ma non ci aveva fatto troppo caso. Avrebbe dovuto preoccuparsi?
Le era venuta una voglia matta di indagare, malgrado non fosse nella sua indole.
Sforzò un sorriso. In seguito avrebbe sicuramente trovato il modo di soddisfare quella sua curiosità.


Con lo sguardo chino sul libro, Rogue sembrava molto impegnato nella sua lettura. Probabilmente sarebbe stato molto più facile se solo Sting non si fosse avvicinato ogni tre per due per stampargli un bacio ora sulla testa ora sulla guancia.
Ma era proprio più forte di lui. Era così carino da non riuscire a resistere. E Rogue doveva ammettere che, in fondo, quel trattamento così dolce non gli dispiaceva affatto.
“Su, Sting”, disse sorridendo. “Devo studiare. E dovresti farlo anche tu”
“Ma io mi annoio”, sbuffò.
Accanto a loro, Lector sospirò rilassato. Si erano tutti e quattro accomodati sotto l’ombra di un albero per cercare di studiare qualcosa, ma alla fine il torpore del primo pomeriggio aveva reso vano ogni tentativo di studio. Frosch aveva poggiato la testa sulle sue gambe, e sembrava essersi profondamente addormentato.
“Ah, era proprio questo che intendevo”, disse contento. “Siamo proprio due coppie adorabili”
“Noi più di voi”, scherzò Sting. “Su Rogue, vieni qui che ti faccio un massaggio”
“Ah”, lui alzò gli occhi al cielo. “La mia ottima media non sarà più tanto ottima per colpa tua”.

Quello era un quadretto davvero delizioso, peccato che Yukino non la pensasse esattamente allo stesso modo. Era stata cornificata e anche lasciata senza troppi problemi, questo non era giusto. No! Non avrebbe mai creduto al fatto che Sting avesse già dimenticato di tutti i bei momenti vissuti insieme.
“Maledizione, mi ribolle il sangue nelle vene!”, esclamò confidandosi con Cana e Mavis, anche loro di un umore piuttosto indefinito. “Con Rogue! Tutto avrei pensato, ma non che mi lasciasse per lui. Non ci credo, è tutto assurdo. E non credo al fatto che non abbia mai provato niente per me”
“Dopo come ti ha trattata, lo avrei già mandato a quel paese”, borbottò freddamente Cana.
“Su, non essere così severa”, rispose la biondina.
“Tu sei troppo buona, Mavis. E’ per questo che hai sempre problemi con Zeref”.
Lei si zittì a quelle parole, facendo una smorfia.
“Oh… emh, scusa non intendevo dire che...”
“In fondo è la verità. Sono vittima di me stessa e delle mie paure. Pensi che provassimo a rimetterci insieme funzionerebbe?”
“Magari sì, chi può dirlo! Il massimo che può succedere è che vi lasciate un’altra volta. Ma sempre meglio che starsene così e non avere mai una risposta”.
Mavis iniziò a pensare. Ci avevano già provato una volta ma, in fondo, la loro relazione non era mai davvero finito, visto che continuavano ad amarsi. A quel punto sarebbe stato meglio provare. Sempre se Zeref fosse stato d’accordo…
“Sai cosa? Hai ragione”
“Certo che ho ragione, come sempre”, affermò Cana ritrovando il sorriso.
Peccato che la sua scintilla di buon umore fu ben presto spenta dall’arrivo di Bacchus, che la seguiva ovunque neanche fosse stato uno stalker.
“Oh, Canaaaa! Dove sei, bambola?”
“Maledizione a quel tipo! Perché non mi lascia in pace!”, si lamentò.
“Secondo me ha un debole per te!”
“NON LO DIRE!”
“Ah”, sospirò Yukino, completamente immersa nei suoi pensieri. “Probabilmente io e Sting dovremmo avere una conversazione seria”
“Oh, maledizione. Sentite, io me ne vado, se Bacchus mi cerca, voi non mi avete vista. Ci mancava solo lo stalker, adesso!”.
Dicendo ciò si allontanò, mentre la sua amica Mavis alzava gli occhi al cielo con disinvoltura.
“Voi!”, esclamò Bacchus. “Avete visto Cana?”
“Emh… no, non l’ho vista, mi dispiace”
“Quella ragazza… più scappa e più mi piace!”, commentò.

La giornata era cominciata davvero nel verso sbagliato. E, come se non bastasse, adesso Laxus avrebbe dovuto anche presentarsi alla lezione di economia, peccato che non avesse affatto testa a studiare!
Probabilmente, prima sarebbe stato meglio farsi una doccia e tentare di sbollire i suoi nervi. Non bastavano i problemi con Mira e con i suoi compagni, no! Adesso anche i suoi amici si mettevano a fare gli stupidi!
Fortunatamente, però, il suo dormitorio era vuoto. Richiuse la porta, togliendosi la maglietta senza neanche premurarsi di accendere la luce.
In quel frangente, accadde ciò che mai si sarebbe aspettato. Udì una voce chiamarlo.
“Laxus?”.
Lui sussultò.
“Mi-Mira?! Sei tu?!”. Immediatamente premette l’interruttore. La ragazza stava effettivamente davanti a lui.
“Scusa, ti ho spaventato? Volevo farti una sorpresa”
“Un… un po’ e… una sorpresa… a me?”, domandò confuso.
Fu allora che il dolce sorrise dell’albina si dipinse di un velo di malizia. Dopodiché si avvicinò a lui, facendo aderire i loro corpi.
“Abbiamo aspettato troppo”
“C-cosa? Mira, che stai…?”
“E’ successo un gran casino. Mi spiace aver dubitato di te. Vedi ciò come… un modo per farmi perdonare”.
Laxus poteva sentire il suo cuore battere all’impazzata. Aveva atteso un momento del genere per così tanto tempo, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe arrivato in quel modo. Mira voleva che lui la facesse sua!
La ragazza non attese una sua risposta. Semplicemente gli gettò le braccia al collo, poggiando le labbra sulle sue e rubandogli un bacio.
Lui allora fu pervaso dal suo ottimo profumo. La strinse a sé con gentilezza e un pizzico di possessività. Poteva sentire il corpo della ragazza fremere ad ogni suo tocco, il suo respiro divenire irregolare man mano che l’eccitazione cresceva.
Non erano mai andati oltre il semplice bacio, né avevano approfondito troppo il contatto fisico. Ma, con una sola occhiata, entrambi capirono che quello fosse esattamente ciò che volevano.

“E’ questo è quello che gli ho detto!”, esclamò Evergreen con gran teatralità. “Mi sono iscritta alla facoltà di infermieristica. Certo, non sarà facile, ma fra tutte le facoltà era quella che mi attirava di più. Così almeno non dovrò più andarmene, no?”.
Elfman la osservava senza dire una parola. Entrambi si erano chiusi nel dormitorio di lui, e adesso lei gli stava raccontando di quello che, insieme ai suoi amici, aveva combinato.
“Addirittura hai fatto questo per rimanere qui?”, domandò sinceramente sorpreso. “Perché lo fai?”.
Lei sospirò.
“Il fatto è che qui mi sono sentita a casa mia. Fare la modella mi piace, ma non mi da poi tutte quelle soddisfazioni che credevo. E poi, con un lavoro come il mio, nessuno mi prende mai sul serio. Tu invece sei diverso”
“Quindi… posso sperare che è per me che hai deciso di rimanere?”
Evergreen arrossì, distogliendo lo sguardo.
“… Potrebbe essere”.
Fu a quel punto che Elfman si avvicinò, afferrandole il viso e costringendola  a guardarlo.
“Non devi vergognarti ad ammetterlo. Apprezzo quello che hai fatto. Non riesco proprio a capire come si potrebbe trattare una ragazza come te diversamente da come andrebbe trattata una regina”.
La  ragazza arrossì maggiormente. Elfman era davvero un ragazzo di altri tempo, con quei suoi atteggiamenti tanto galanti e dolci!
“Accidenti”, sussurrò. “Ma dove sei stato per tutto questo tempo?”
“Esattamente qui”, sorrise lui. Per Evergreen fu allora naturale azzerare le distante e baciarlo. Lo baciò una, due e tre volte, sentendo accrescere in lei il bisogno di andare oltre. Questa volta non era spaventata, perché sapeva che, comunque sarebbe andata, Elfman non l’avrebbe mollata subito dopo averla fatta sua.
Proprio quest’ultimo, dal canto suo, non sapeva se dar retta al suo istinto o alla mente. Perché se la prima gli ordinava di buttarsi, la seconda gli imponeva di non sfiorare Evergreen neanche con un dito.
Era tutto così difficile, quasi impossibile!
“Ma… ma… Ever… sei sicura che posso?”, ansimò. Lei assottigliò lo sguardo, portandogli le mani sul suo seno.
“Ti basta come risposta?”.
“Oh, cavolo… sì!”.

Lucy si sentiva in parte orribile. Una qualsiasi altra persona, sarebbe sicuramente stata felice di vedere pace fatta fra Lisanna e Natsu, ma non lei!
Non riusciva a togliersi dalla mente che probabilmente doveva avere qualcosa in mente. Per forza, non si cambiava così dall’oggi al domani, e si rifiutava di credere che avesse messo da parte la gelosia.
Ma, ovviamente, questo non poteva dirlo. Non voleva risultare paranoica o noiosa, soprattutto, visto e considerato che Natsu sembrava assolutamente tranquillo!
Lui e Lisanna avevano preso a parlare e a scherzare come se niente fosse, anzi, aveva addirittura impressione che l’albina fosse addirittura più affettuosa del solito.
Ciò la faceva davvero arrabbiare. Provava una gelosia così profonda da non riuscire quasi a respirare. Inoltre, perché lei doveva stargli sempre attorno?
Era così insopportabile!
“Oh-oh, Lucy!”, Natsu richiamò la sua attenzione. “Perché sei così pensierosa?”
“Eh? Non è niente, pensavo solo allo studio che mi aspetta”
“Non dovresti pensare sempre a studiare, Lucy, ti farà male”, fece Lisanna. “Hey, Natsu, perché non ci facciamo una foto? E’ una vita che non lo facciamo”
“Amh, ok! Scatta tu però!”.
Nel momento in cui i due si avvicinarono l’un l’altro mentre Lisanna teneva sospeso in aria il suo cellulare, Lucy ebbe come un flash. Se li era immaginati insieme, “insieme insieme”. Subito aveva sussultato.
Stava andando fuori di testa. Sì, doveva essere sicuramente questo. Perché si preoccupava? Natsu non aveva occhi che per lei.
Eppure, nel vederli così vicini, tutto la infastidiva, anche il minimo contatto o sorriso.
“E’ venuta bene”, cinguettò lei. “Adesso scusate, ma devo andare a lezione. Ci vediamo dopo”.
Dopodiché abbracciò l’amico, il quale ricambiò di buon grado. Lucy serrò le labbra. Non capiva per quale miracolo stesse riuscendo a trattenersi.  Quando Natsu si voltò, si rese immediatamente conto dell’espressione strana della ragazza.
“Hey… che hai?”
“Niente”
“Ahi, brutto segno quando voi donne dite così Dai, a me puoi dirlo”.
Lei sospirò, abbassando lo sguardo.
“E’ solo che è strano. Dopo tutto quello che è successo… vedervi così. Non lo so, non ti sembra sospetto?”
“Parli di Lisanna? Ah, non credo. A me sembra sincera”.
Lucy fece spallucce. Che fosse solo una sua impressione?
Natsu si avvicinò, costringendola con le spalle al muro.
“Hey… dai… non fare quella faccia. Sei molto più bella quando sorridi”, sussurrò, chinandosi sul suo collo e iniziando a baciarlo con passione.
Lucy sentì un brivido attraversarle la schiena. Aveva davvero la capacità di farla eccitare al primo colpo.
“Oh, Natsu...”, ansimò. “E se arriva a qualcuno?”
“Non arriva nessuno”, la tranquillizzò con un ansimo. Lucy chiuse gli occhi, mentre la mano del ragazzo si dirigeva sotto la sua gonna.
Le accarezzò l’intimità coperta, avvertendo una certa umidità. Lì ghignò divertito.
“Sei bagnata per me… la cosa mi eccita...”
“Non dovresti parlare così ad una signorina come me”, sussurrò lei con un sorriso malizioso che gli fece perdere completamente la testa. Natsu si fiondò a baciarla, senza smettere un attimo di toccarla in quel punto. Lucy si aggrappò a lui, iniziando ad ansimare ad occhi chiusi. Incredibilmente, tutti i problemi erano stati dimenticati.
Fino a quel momento.
“Lucy?!”.
Nell’udire quella voce, aprì gli occhi di scatto. Vide un uomo che, ahimè, conosceva fin troppo bene, guardarla con fare visibilmente sconvolto.
“Papà?!”, squittì, dimenticando di staccarsi da Natsu, ancora tranquillamente con la mano tra le sue gambe.
Quest’ultimo si staccò lentamente. Poi sorrise come se niente fosse.
“Salve, come va?”



NDA
Sicuramente Natsu ha fatto una buona impressione sul padre di Lucy, decisamente .-. Quest'ultima si trova in una situazione antipatica a causa di Lisanna. Io ci sono stata nei suoi panni, vi posso assicurare che non è bello :D
In compenso, Elfman e Mira si divertono, mentre invece Erza è in preda al suo primo attacco di gelosia, e ha anche messo la pulce nell'orecchio a Levy. Brutto affare, no? :D

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Capitolo 15
*** Arrivano le fangirls! ***


Arrivano le fangirls!

Se  solo avesse potuto sprofondare, Lucy lo avrebbe fatto volentieri. Perché doveva collezionare brutte figure?
Ma soprattutto, perché suo padre era venuto s trovarla così senza preavviso?
Era tutto molto sconveniente
Jude Heartphilia era un imprenditore e un uomo di altri tempi. Era stato proprio lui ad insistere affinché la figlia frequentasse l’università, concedendole quanto meno la scelta della facoltà.
Non bisognava essere dei geni per capire che padre e figlia non avessero esattamente un rapporto idilliaco.
Come se non bastasse, Lucy era stata beccata proprio in uno dei momenti più imbarazzanti, se solo ci pensava le veniva voglia di mettere la testa sotto la sabbia.
Natsu si era momentaneamente allontanato in modo a lasciare i due da soli, ma era comunque abbastanza vicino da poterla tenere d’occhio.
“Il tuo ragazzo?”, domandò ad un tratto Jude alla figlia, la quale pareva piuttosto sorpresa.
“Sì… si chiama Natsu”
“Sicuramente un tipo originale”, affermò freddamente. 
Lucy alzò gli occhi al cielo.
“Perché sei venuto qui? E’ da quando ho cominciato a studiare che non ti fai sentire”
“Il lavoro porta via molto del mio tempo”
“Certo”, disse sorridendo amaramente. “E’ sempre così”
“Sono venuto fin qui proprio per sapere come stavi. E come vanno i tuoi studi?”
“Vanno bene, i miei voti sono buoni. E mi sono fatta anche molti nuovi amici”
“Di ciò me ne sono accorto anche da me”, lanciò un’occhiataccia a Natsu. “Non vorrei che tutto ciò ti distrarreste dai tuoi doveri”
“Contrariamente a te, so fare più di una cosa alla volta”, affermò acida.
“Mh. E il tuo ragazzo cos’è che studia?”
“Lui… studia alla facoltà di scienze motorie”
“Ha più che altro la faccia di uno che nella vita non vuole far niente”
“Cosa? Tu non lo conosci!”, esclamò alzandosi in piedi. “Non iniziare a guardarlo dall’alto in basso come al solito a fare! Ci tengo a lui”
“E che cosa potrebbe mai offrirti uno come lui?”, domandò severo. “Ormai non sei più una ragazzina, se proprio devi scegliere qualcuno, scegli qualcuno che sia alla tua portata”.
Lucy aggrottò la fronte, sentendo la rabbia accrescere attimo dopo attimo.
“A differenza tua, a me non importa del ceto sociale, della ricchezza o di cose del genere. Se sei venuto qui solo per dirmi questo, allora hai fatto strada inutile!”.
Strinse i pugni, voltandogli le spalle e iniziando a camminare. Natsu se ne accorse, guardandola stranito.
“Lucy?”
“Andiamo!”, esclamò lei afferrandolo per mano, senza neanche guardarlo negli occhi.
Era assurdo! Non solo suo padre la trattava come se non esistesse, ma quando, casualmente, si ricordava di lei, le riservava parole non proprio carine. 
Le veniva da piangere. Se ci fosse stata sua madre, sarebbe stato tutto diverso. Giunsero all’interno dei dormitori. La ragazza prese a respirare profondamente, continuando a dare le spalle a Natsu. Quest’ultimo ascoltò il suo respiro, senza capire cosa fosse effettivamente successo.
“Lu… mi stai facendo preoccupare”.
Lei allora si voltò a guardarlo, non riuscendo a trattenere le lacrime.
“Perdonami, non riesco a trattenermi...”
“Hey… hey...”, sussurrò abbracciandola. “Non fare così”
“Ma ti rendi conto?”, fece affondando il viso sul suo petto. “Non si fa sentire per una vita e poi comincia a dire che dovrei lasciarti perdere, che non fai per me! Ma se neanche ti conosce!”
“Oh beh, non sono sorpreso”, il ragazzo sorrise. “E’ questa la prima impressione che faccio a tutti”.
Lei respirò a fondo il suo profumo.
“Mia madre avrebbe capito… purtroppo se n’è andata, molti anni fa”.
Natsu la ascoltò, accarezzandole i capelli.
“Mi dispiace. Sai, anche io ho perso i miei genitori”
“Cosa? Davvero?”, domandò guardandolo.
“Sì… praticamente Zeref si è sempre preso cura di me. E di questo gli sono grato, ma non dirlo a nessuno, se lo venisse a sapere me lo rinfaccerebbe a vita”. Poi sorrise di nuovo. Era davvero incredibile. Natsu non aveva avuto una vita poi così facile come si poteva pensare, eppure aveva comunque la forza di andare avanti e sorridere.
Era da ammirare. Smettendo per un attimo di piangere, si avvicinò a lui, baciandolo dolcemente. Lui ricambiò, stringendola  sé, ma quello che era nato come un bacio innocente e casto, ben presto si trasformò in qualcosa di molto più passionale. Lucy sentì l’eccitazione divampare come fuoco. Desiderava così tanto un contatto approfondito con lui da non riuscire a controllarsi, ma d’altronde lo stesso valeva per Natsu, soprattutto dopo come erano stati interrotti poco prima.
I loro corpi aderirono perfettamente l’uno con l’altro, iniziando a strusciare lentamente. Le lingue si accarezzavano con passione e con sempre più foga. Si staccarono dopo quella che era sembrata un’eternità, solo per riprendere aria e guardarsi negli occhi. Era chiaro che fosse quello il momento giusto.
Senza che lui le avesse fatto alcuna domanda, Lucy fece un cenno con il capo. Natsu allora la afferrò per mano, portandola nel proprio dormitorio. Quando si furono richiusi la porta alle spalle, certi che oramai nessuno li avrebbe più interrotti. Ripresero a baciarsi con foga immensa, lasciando da parte ogni pensiero, dubbio o rabbia. La ragazza era un po’ nervosa, non faceva certe cose da un po’, ma, incredibilmente, Natsu sapeva come farla sentire a suo agio, la sfiorava con delicatezza e dolcezza.  Era passionale, ma rispettoso. Ed era estremamente abile mentre la sfiorava nei suoi punti più sensibili. Era un bene che avessero aspettato un po’. Perché quella volta sarebbe stata perfetta.

Laxus uscì dal suo dormitorio cercando di sistemarsi il più possibile. Bella roba, a che serviva dare delle regole se lui per primo non le rispettava? Subito dopo Mira lo seguì, lanciandogli un’occhiata maliziosa.
“Dunque, posso definirmi la tua ragazza da questo momento?”
“Certo! Voglio dire… certo, è ovvio, naturalmente”, disse cercando di darsi un contegno. In verità, dentro di sé era così felice da non riuscire quasi a controllarsi.
Mira sorrise ancora, stampandogli un bacio sulla guancia.
“Ci vediamo a lezione, allora”
“Eh… sì… a dopo”, rispose, per poi lasciarsi andare ad un sospiro sognante dopo che la ragazza se ne fu andata. Non si era mai sentito così.
“Ma come, tu ti diverti e noi dobbiamo guardare?”.
Laxus aveva sussultato violentemente. Bixslow, accanto a lui, lo osservava divertito.
“Bixslow! Che vuoi?!”, borbottò arrossendo.
“Ah, ero venuto qui per dirti di chiarire con Freed. Sai, è piuttosto strano, non vorrei che si suicidasse. In caso, la colpa sarebbe tua”
“Ma… cosa cazzo vai dicendo?! Va bene, più tardi vado da lui. E poi tu, piuttosto che preoccuparti per me, preoccupati per te e  Loki”
“E’ proprio da lui che sto andando infatti”.

I Manos avevano appena finito di provare ed erano ora usciti in cortile. Erza sembrava ancora abbastanza arrabbiata con Gerard, il quale non osava dire una parola. Era veramente spaventato dalle minacce della rossa, inoltre, quest’ultima aveva un’espressione e uno sguardo raggelante.
“Su, dille qualcosa!”, cercò di convincerlo Juvia.
“Dirle qualcosa?! Dico, ma hai sentito? Ha detto che mi stacca le palle a morsi”
“Diciamo che era difficile non sentirlo”, commentò Gajeel.
Levy alzò gli occhi al cielo. Se fino a quel momento non aveva minimamente pensato alla gelosia, adesso non faceva altro che farsi film mentali, film molto tragici. Lei non era un tipo aggressivo, ma non aveva idea di come avrebbe reagito se si fosse trovata al posto dell’amica.
“Beh, volendo non ha mica tutti i torti”, si azzardò a dire.
“Ma va, è un semplice scambio di messaggi, il tradimento non è mica questo”, subito rispose il chitarrista.
Certo, parlava bene lui. Chissà cosa avrebbe fatto se si fosse ritrovato nei suoi panni!
Gerard si fermò ad un tratto, quasi di scatto. Davanti  lui c’era un numeroso gruppo di ragazze che si guardava intorno con aria curiosa.
“Oh-oh. Mi sono appena ricordato che ho un impegno...”
“Un impegno?”, Erza lo afferrò saldamente per un braccio. “Cosa vai blaterando?”.
Lui deglutì a vuoto. Come poteva spiegare?
“ECCOLI LI’ RAGAZZE! I MANOS SONO LI’!”.
Levy vide l’espressione del suo ragazzo cambiare drasticamente.
“Oh, no. Non le fangirls”
“Fangirls?! Dove?!”, urlò Lily. “Quelle pazze mi torturano. Una volta mi hanno strappato una ciocca di capelli per venderla da qualche parte! Andiamocene, ve ne prego!”.
Purtroppo, le preghiere del batterista non furono ascoltate. Ben presto, si ritrovarono circondati da un’orda di fan impazzire che strepitava, urlava e piangeva alla vista dei loro idoli.
“Va bene, ragazze, state calme!”, colei che sembrava la leader di quella spedizione, tentò di ristabilire l’ordine. “Trattenete i vostri istinti animaleschi, siamo in un luogo pubblico”
“Ma… Kagura?!”, esclamò Gerard sconvolto.
“Oh, ciao Gerard caro, da quanto tempo!”
“Ma… sei tu la mente dietro tutto ciò?”
“Ebbene sì, volevo venire da sola, ma le ragazze del fan club non me lo avrebbero mai perdonato”. Erza aveva a quel punto aguzzato l’udito. Così era quella la famosa fan che faceva la carina con il SUO ragazzo. Senza pensarci due volte, si fece avanti.
“Gerard caro, vuoi presentarmi?”, domandò nervosamente.
“Eh? Ah, certo! Kagura, lei è Erza, la mia nuova ragazza”.
La fan guardò la rossa da capo a piede.
“Oh, no! Ti sei fidanzato! Ma questo è terribile!”
“BEH, TI RINGRAZIO!”, urlò furiosa lei. Che gran faccia tosta che aveva quella tipa, presentarsi lì insieme ad un’orda di ragazze impazzite!
Non solo donne però. Vi era infatti anche qualche ragazzo, venuto lì appositamente per Juvia.
“Sei bellissima, Juvia! Puoi farmi un autografo!”
“E mi concedi una foto?”
“Com’è possibile che una bellezza come te sia ancora single?”.
La cantante sorrideva, tentando di prestare attenzione a tutti i suoi spasimanti. Ma Lyon, accecato dalla gelosia, la afferrò per un braccio.
“Hey, hey, hey! Aria! Lei è già impegnata!”
“E’ forse impegnata con te?! La cantante e il chitarrista dei Manos fanno coppia fissa?”
“Che cosa? No!”.
In quel momento, Lyon poté avvertire una certa aura oscura. Ma sì, doveva essere per forza lei, la sua fan numero uno: Meredy.
“LYON!”
“No!”, esclamò lui esasperato. “Ancora tu?!”.
Meredy era la fan per eccellenza. Completamente cotta del suo idolo. Una stalker professionista che più di una volta lo aveva seguito, spiato e ammirato da lontano. Era davvero un amore intenso, almeno da parte sua. Subito, la ragazza non esitò dal saltargli addosso.
“Mi sei mancato così tanto! Dimmi che non è vero, stai con Juvia?!”
“HO DETTO DI NO! E MALEDIZIONE, STACCATI!”.
Anche il povero Lily stava venendo torturato dalle sue fan. Lui piaceva perché era carino, e chiunque si divertiva a dargli pizzicotti sulle guance e sbaciucchiarlo neanche fosse stato un cucciolo.
“MA INSOMMA, NON AVETE ALCUN RISPETTO PER LA PRIVACY ALTRUI?!”.
Il suo amico, Gajeel, invece, piaceva per ben altri motivi. Forse era per la sua aria da cattivo ragazzo, ma le sue fan lo trovavano piuttosto sexy e facilmente allungavano le mani.
“Oh, cielo. Ma sei vero o finto, tu?”, domandò un’oca giuliva attaccandosi al suo braccio.
“Posso diventare la tua regina?”, chiese un’altra.
“Ragazze, ve ne prego. Tutti questi complimenti mi lusingano, però...”.
Levy era rimasta lì a guardare, sconvolta. Ad un tratto, ecco che tutta la sua gentilezza e dolcezza erano andate a farsi friggere. Quello era il suo fidanzato, perché quelle galline dovevano mettergli le mani addosso?!
“VOI! GIU’ LE MANI DAL MIO RAGAZZO!”
“Il tuo ragazzo?”
“Una sempliciotta come te non può essere la ragazza di uno così figo!”
“C-c-cosa?! Adesso basta, l’avete voluto voi!”.
In seguito non ci avrebbe creduto neanche lei. Stava andando loro incontro per picchiarle.
“NO-NO-NO!”, urlò Gajeel. “QUESTO NO!”. Dopodiché la afferrò, caricandosela su una spalla.
“Mettimi subito giù, Gajeel!”
“Tieniti forte. Adesso devo correre!”
“SU RAGAZZE!”, esclamò una delle fan. “INSEGUIAMOLO!”

Bixslow, proprio come aveva già detto a Laxus, stava andando alla ricerca di Loki. Sul suo cammino incontrò Elfman e Evergreen i quali, mano nella mano, sembravano piuttosto uniti. Evidentemente avevano trascorso insieme qualche ora… piacevole.
“Hey, Ever. Hai visto Loki?”
“Ciao, Bix. No, sinceramente non l’ho visto. Quel ragazzo si aggira qui come se fosse un fantasma, mi sa che l’hai sconvolto”
“Ah, ci penso io, non preoccuparti. Comunque emh.. Elfman?”
“Sì?”
“Hai la cerniera abbassata”.
Il ragazzo guardò verso il basso, arrossendo di colpo.
“Maledizione!”
“Ah, tranquillo, capita. Vado a cercare il mio futuro ragazzo, a più tardi!”
“E’ veramente incorreggibile!”, sbuffò Evergreen con le mani poggiate sui fianchi.

Era piuttosto divertente infierire sui suoi amici, ma adesso era arrivato il momento di un po’ di serietà. Lui e Loki non avevano più parlato dopo il loro “fantastico” bacio.
E il rubacuori da strapazzo, continuava a farsi problemi, mentre si lasciava andare ad un assai triste monologo.
“Lucy mi ha detto di non crearmi problemi, ed io ci sto anche provando, ma è difficile! Come devo fare? Si può cambiare così da un giorno all’altro? Mi sono sempre piaciute solo le donne, perché adesso è tutto diverso? Forse sto diventando pazzo. Oh sì, deve essere per forza questo!”.
Bixslow lo aveva visto parlare da solo, sorridendo divertito.
Era davvero adorabile.
Gli arrivò alle spalle, badando bene a non farsi vedere.
“Ma salve!”
“AH!”, esclamò lui. “Bixslow! Da-da quanto tempo sei qui?”
“Sono appena arrivato. Parlavi solo?”
“Io? No”, le sue labbra si dipinsero di un sorriso nervoso. “Io, ecco… amh. Bix, dobbiamo parlare”
“Sì, lo penso anche io. A quanto pare il mio bacio ti ha sconvolto tanto. Però non capisco il perché, non ho mai nascosto il fatto che tu mi piaci”
“MA NON E’ QUESTO IL PUNTO! Bix, siamo due ragazzi.
L’altro inarcò un sopracciglio.
“Ebbene? Sai come la penso”
“E sai come la penso io”
“Fammi capire, non vuoi stare con me perché sono un ragazzo? E’ veramente questo il problema?”.
Loki poté avvertire una certa nota di delusione nella sua voce. Cosa stava combinando?
“Io… io non lo so… io...”
“Va bene, ho capito. A quanto pare ho corso troppo. Il fatto è che ti credevo diverso, ma mi sono sbagliato”.
L’altro serrò le labbra, senza sapere cosa dire o fare. Era quello ciò che voleva?
Se era così, perché avvertiva quel malessere?
In seguito si sarebbe ampiamente pentito.

Natsu uscì dal suo dormitorio, ancora con il fiato corto. Una volta assicuratosi che non ci fosse nessuno, fece segno a Lucy di uscire. 
“Via libera”.
La bionda lo seguì, sistemandosi i capelli.
“Sono un disastro”
“Oh beh, dopo quello che abbiamo fatto, è anche normale”, affermò lui con malizia. Lucy non poté fare a meno che ricambiare il sorriso. Era stato assolutamente fantastico, una delle esperienze migliori della sua vita.
Adesso si sentiva ancora più unita a lui, ancora più innamorata, ancora più gelosa. Strinse la mano alla sua. Il rosato lo guardò negli occhi. In quel momento avvertì il bisogno di dirle qualcosa di importante, qualcosa che non aveva mai avuto il coraggio di dire a nessuno. Le parole più preziose che si potessero dire a una persona.
“Lucy… Lucy, io...”.
“Oh, ciao ragazzi! State giocando a nascondino?”.
Ovviamente, chi è che arrivava ad interromperli? Lisanna. Sempre al momento meno opportuno.
“Yo, ciao Lisanna! Veramente noi stavamo andando a lezione”
“Anche io. Suvvia, andiamo insieme”
“Volentieri”, rispose la bionda con un sorriso nervoso. Non si poteva continuare per quella strada, era certa che altrimenti sarebbe andata fuori di testa. Ma per il momento avrebbe stretto i denti e sarebbe andata avanti.

Lily sarebbe crollato di lì a poco. Avrebbe dovuto essere abituato a certe cose, ma in verità, a certe cose, non ci si abituava mai. Nel tentativo di sfuggire alle sue fan impazzite, il batterista si infilò nel primo dormitorio libero, accasciandosi poi sul pavimento.
“Mio… Dio!”, esclamò. “Questo è da pazzi, è assolutamente da pazzi!”.
“Emh… Lily?”.
Il corvino si voltò piano. Era finito nel dormitorio di Happy, il quale lo stava osservando seduto sul letto.
“Happy! Ti prego nascondimi, le fangirls vogliono torturarmi!”
“Ma tu sei famoso, dovresti essere abituato!”
“E invece no! Posso rimanere qui finché le acque non si calmano?”
“Certo!”, lo rassicurò. “Comunque sai, credo che Charle non sia più arrabbiata con me. Le ho detto che mi stai aiutando e...”
“S-scusa? Tu le hai detto che io e te facciamo robe…?”
“Non avrei dovuto?”
“Oh, non ha importanza”, fece portandosi una mano sul viso. “Tanto peggio di così non può andare”.
Happy sorrise timidamente.
“Lo so che non sono proprio un allievo esemplare, ma tu stai facendo davvero di tutto per aiutarmi”
“E’… ovvio. Non ti lascio proprio nel momento del bisogno”.
L’atmosfera era a quel punto divenuta strana. Happy gli gattonò incontro, avvicinandosi.
“Cosa c’è, Happy?”, sussurrò.
“Metto in pratica quello che mi hai insegnato. Devo imparare a resistere, ma devo anche imparare a far godere una donna, no?”
“Ti sei accorto che non sono una donna, vero?”
“Certo che sì”, si chinò sul suo collo, sfiorando la pelle con le labbra. “Posso?”.
Il corvino sussultò. Certo che Happy stava diventando davvero intraprendente.
“Sì… certo”.

“Non è che non mi faccia piacere che tu sia venuta fin qui”, Gerard sembrava essere piuttosto a disagio. “E’ solo che non mi aspettavo tutto questo casino”.
A braccia conserte e nervosa, Erza osservava il suo ragazzo parlare con Kagura.
Quella tipa non gliela raccontava giusta. Sì, doveva esserci necessariamente qualcosa fra quei due!
“Mi dispiace, la prossima volta verrò da sola”, cinguettò. “A quando il prossimo concerto?”
“Emh… non lo so, prima dobbiamo finire di scrivere la nuova canzone”
“Capisco. Allora, se ti serve un consiglio, chiedimi pure. Lo sai che lo faccio sempre con piacere”.
La rossa alzò gli occhi al cielo. Adesso quella era anche diventata la sua nuova consigliera?
“Piuttosto”, Kagura cambiò poi discorso. “Com’è che tu e Erza vi siete messi insieme?”
“Beh, lei è una mia fan”, spiegò semplicemente. “Ad una festa ha urlato un “ti amo”, mentre stavo suonando...”
“DEVI PER FORZA DIRE LE COSE COME STANNO?!”, urlò lei imbarazzata, mentre l’altra ragazza li osservava curiosa.
“Oh, ma allora c’è speranza per tutti! Se perfino lei è riuscita a conquistarti, posso farlo anche io…!”
“Se-se perfino io sono riuscita a conquistarlo?!”, questa volta la rossa stava andando davvero fuori di testa.
“Va bene, calma. Non dovresti confondere la stima nei miei confronti con altro, no?”, Gerard tentò di mantenere la calma. Kagura sorrise maliziosa.
“Infatti non lo faccio”.
Erza si irrigidì. Si sentiva così nervosa che sicuramente sarebbe scoppiata di lì a poco.

Anche Juvia era riuscita a scappare al controllo dei suoi fan. Aveva raggiunto Gray, il quale la stava aspettando già da un po’.
“Ah, eccoti qui. Come mai ci hai messo tanto?”
“E’ successo un casino. I nostri fan hanno invaso l’università”
“Capisco. Ti hanno importunata?”
“Oh, no. Sono sempre tutti abbastanza gentili con me”, sussurrò avvicinandosi a lui. “Mi sei mancato”.
“Oh, mi sei mancato anche tu”, Gray le afferrò il viso, facendo per donarle un bacio.
“BASTAAAAAAAA, LASCIAMI STARE!”.
Gray imprecò mentalmente. Avrebbe ucciso Lyon. Oh sì, lo avrebbe ucciso veramente.
Il suo ex amico stava tentando di scappare da Meredy, la quale si era aggrappata al suo braccio.
“E dai, ma perché non ti piaccio?”
“Perché sei pazza, ecco perché!”, esclamò staccandosi. “Vai via e lasciami in pace!”
“Ma-ma”, la ragazza aveva adesso gli occhi lucidi. “Ma Lyon, io...”
“Non sto scherzando. Smettila di fare la stalker a fatti una vita”.
Lei tirò su con il naso, di lì a poco sarebbe sicuramente scoppiata in lacrime.
“SEI UN IDIOTA!”, urlò scappando via.
Il chitarrista si massaggiò la testa, sospirando.
“Dio...”
“Non sei stato molto gentile, eh?”, domandò Gray. Lui si voltò a guardarlo.
“Fatti i cazzi tuoi, tu”
“E non sei gentile neanche con me”
“E perché dovrei esserlo? Tu sei un traditore. Almeno questa volta non potevi lasciarmi il posto?”, domandò avvicinandosi eccessivamente.
“Juvia non è un “posto”. E’ una persona e lei vuole me, come io voglio lei”
“Tutti scelgono sempre te, non è vero? E’ facile parlare quando si è sempre al primo posto”
“Ora basta!”, Juvia si mise in mezzo. “Lyon, ti avverto. Se fai qualcosa a Gray, non te lo perdonerò! Devi avere rispetto per quelli che sono i miei sentimenti”
“Sì? E per i miei sentimenti chi è che ha rispetto?. Juvia indietreggiò, non sapendo cosa dire. Aveva l’impressione che ci fossero molte cose che non sapeva.
“Lyon, vai. E dacci un taglio”, disse infine Gray, sapendo che l’altro non avrebbe aggiunto una parola. E in effetti, il chitarrista si allontanò triste, con la coda tra le gambe come un cane bastonato.

“GAJEEL, METTIMI SUBITO GIÙ’, HAI CAPITO?!”.
Levy non ne poteva proprio più di essere portata in spalla come un sacco di patate.
“Va bene, va bene! Qui staremo tranquilli”, sospirò posandola finalmente al suolo. “Però, ma che ti è preso poco fa?”
“Che mi è preso? Quelle lì ti mettevano le mani addosso!”
“Ah, fanno sempre così, non devi preoccuparti...”
“E che cosa faresti se dei ragazzi cominciassero a starmi addosso in quel modo?”.
Lui spalancò gli occhi. Il solo pensiero lo faceva andare fuori di testa.
“E’ DIVERSO. TU SEI UNA RAGAZZA, NON E’ LA STESSA COSA!”
“Questo è davvero sessista da parte tua!”
“C-cosa? Andiamo! Non mi dirai che te la sei presa!”.
A braccia conserte, la turchina si voltò.
“Certo che me la sono presa. Tu non capisci. Io sono una semplice ragazza, una delle tante. Che cosa ho di speciale?”.
Finalmente, lì Gajeel capì. Levy era preoccupata, non si sentiva abbastanza per lui, ma non avrebbe avuto motivo. Si avvicinò, abbracciandola da dietro.
“Sei speciale perché sei tu. Su, Levy. Pensi davvero che me ne importi qualcosa delle altre? Tu mi hai conquistato con la tua semplicità, il tuo intelletto e… non sono bravo con le parole, lo sai”.
La ragazza tremò sotto il suo tocco. Adesso si sentiva abbastanza stupida, e pensare che era quasi andata fuori di testa per niente.
Si strinse a lui, accennando ad un sorriso.
“Scusa… non so cosa mi sia preso...”
“Non scusarti, io avrei fatto di peggio”.
E dicendo ciò la strinse a sé. La strinse con possessività, pregando che non arrivasse mai il giorno in cui sarebbe toccato a lui essere geloso. Altrimenti, nessuno si sarebbe salvato, questo era poco ma sicuro.

Bixslow sapeva davvero essere convincente alle volte. Ma Laxus dubitava che Freed avesse fatto qualche sciocchezza per così poco, anche se adesso il dubbio si era in lui insinuato. Andò a bussare alla porta del nuovo dormitorio che i suoi amici condividevano, per poi bussare.
“Avanti!”.
Laxus entrò lentamente. Freed stava ascoltando la musica con un’espressione piuttosto depressa.
“Oh. Che cosa vuoi?”
“Ma sei vivo!”
“Certo che sono vivo, perché?”
“Bixslow mi aveva fatto credere che ti fossi suicidato”
“Che razza di idiota”, fece alzando gli occhi al cielo. “Cosa sei venuto a fare?”
“A chiarire una volta per tutte”, disse avvicinandosi e sedendosi accanto a lui. “Mi dispiace, d’accordo? Sono stato insensibile. E anche molto… stupido e non capire prima. Però devi anche comprendere che non è colpa di nessuno se io amo Mira e lei ama me. Sicuramente, un giorno troverai qualcuno che ti merita”.
Freed lo ascoltò attentamente, per poi avvicinarsi.
“E’ proprio per questo che mi piaci”, sussurrò. “Sei così maturo… così uomo. In te vedo tutto ciò che io vorrei essere. Inizialmente pensavo si trattasse di semplice stima, ma adesso è chiaro che non è così. Non troverò mai nessuno come te”
“Allora forse devi trovare uno che è migliore di me”.
Lui sollevò lo sguardo. In quel momento fu colto dall’irrefrenabile voglia di baciarlo. E lo fece. Azzerò le distanze, posando le labbra sulle sue e godendo del calore delle sue labbra. Laxus spalancò gli occhi.
Era strano, ma non sgradevole come aveva creduto. Poggiò una mano sulla sua spalla, scostandolo.
“Freed, no. Non possiamo”
“Ma perché no? Almeno concedimi una volta. Una soltanto”
“Non posso farlo per due motivi. Anzitutto io non potrei mai… fare certe cose con te e poi lasciarti così, sapendo ciò che provi con me. Va contro i miei principi. E poi...”, distolse lo sguardo. “Io ormai sto con Mira”.
Quell’ultima frase fu come un’accoltellata dritta al petto.
“Così, alla fine vi siete messi insieme. A quanto pare non c’è proprio verso”
“Mi spiace, Freed...”.
Ad un ceto punto i due furono interrotti dall’arrivo di Evergreen e Elfman.
“Scusate”, disse la prima.
“Che c’è?!”, borbottò Laxus.
“Ecco, la scuola è invasa da delle fangirls impazzite. Sei tu il sorvegliante, giusto?”.
Lui alzò gli occhi al cielo.
“MALEDIZIONE, SEMPRE LA STESSA STORIA!”

Approfittando del fatto che la struttura fosse stata momentaneamente gettata nel caos, Mavis aveva chiesto a Zeref di passare a trovarla. Era piuttosto nervosa, temeva di ricevere una risposta negativa da parte sua. Cosa avrebbe fatto in quel caso?!
Attendeva impazientemente che il ragazzo arrivasse, mentre pensava a cosa dire. Questa volta avrebbe fatto di tutto per farla funzionare.
“Hey, Mavis”.
La bionda si staccò dal muro su cui stava poggiata, mentre il cuore prendeva a battere a mille.
“Zeref...”
“Vedo che c’è un po’ di casino in giro”
“Eh, già”, lei si avvicinò. “Scusa se ti ho fatto venire all’improvviso. C’è una cosa di cui voglio parlarti”
“O-ok. Di cosa si tratta?”.
Respirò profondamente.
“Voglio riprovarci. Con te, intendo. Lo so che siamo già stati insieme una volta, ma vorrei davvero… tornare ad essere la tua ragazza. Allora, che ne pensi?”.
Zeref la guardò per qualche istante, sembrava starci davvero pensando su. A che sarebbe servito dirle di no? Comunque stavano già insieme, mancava solo l’ufficialità.
“Insieme giorno dopo giorno, passo dopo passo...”, sussurrò.
Lei sorrise.
“Sì”.
Dopodiché lo abbracciò stretto, sentendosi felice. Non avrebbe guardato al futuro, avrebbe vissuto giorno dopo giorno e con tranquillità la loro storia.



NDA
Sicuramente questo è stato uno dei capitoli che più mi sono divertita a scrivere.
Dunque, tutto sembra andare per il meglio... cioè, per alcuni ovviamente. Dulcis in fundo, Mavis e Zeref hanno deciso di farla funzionare. Tuttavia, malgrado questo sia un capitolo abbastanza tranquillo (ma dove?), nel prossimo le cose cambieranno drasticamente, soprattutto per una persona in particolare :D


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Capitolo 16
*** L'inizio della fine ***


L'inizio della fine

Due settimane dopo…

Erano passati esattamente quattordici giorni e tutto sembrava essere stranamente stabile. Le nuove coppiette erano felici, andavano avanti nonostante gli alti e i bassi.
Sembrava che la situazione si fosse finalmente calmata e che non dovesse accadere nulla di strano. Ma gli studenti della Fairy Tail University si sbagliavano di grosso.
Quella mattina, Erza passò dal dormitorio del fidanzato. Andava sempre a svegliarlo, anzi, era più corretto dire che fungesse da sveglia anche per gli altri suoi compagni.
“In piedi, scansafatiche!”, esclamò. 
Gajeel si lamentò, non aprendo neanche gli occhi.
“Perché devi venire qui ogni giorno?”
“Perché sono la fidanzata del vostro capo, ecco perché. Piuttosto, dov’è il mio Gerry?”
“E’ in doccia”, biascicò Lily, stretto al suo cuscino.
“Oh, bene. Ci penso io a preparare i suoi libri”.
In realtà, quella era una scusa più che buona per controllare, ancora una volta, il suo telefono. Da quando aveva avuto quell’incontro diretto con Kagura, non era più riuscita a stare tranquilla, convinta che quella fangirl da quattro soldi le stesse nascondendo qualcosa. Così, con molta descrizione, andò a cercare una lor eventuale conversazione sul telefono di Gerard.
Sperava in cuor suo di non trovare nulla, peccato che quella sua speranza fu ben presto vanificata.
Lì vi erano dei messaggi, risalenti a due giorni prima.
Kagura: Uffa Gerard, non posso credere che tu ti sia davvero fidanzato.
Gerard: non capisco cosa ci sia di strano
Kagura: di strano niente! E’ solo che mi fa rabbia pensare che una tua fan stia con te. Insomma, al suo posto potrei esserci io, soprattutto dopo i nostri trascorsi.
Erza spalancò gli occhi.
I loro trascorsi? Cosa voleva significava?
Gerard: ma siamo usciti insieme solo una volta!
Quindi era questo il punto. Erano statti insieme e magari c’era anche stato dell’altro. Non poteva credere al fatto che lui glie l’avesse tenuto nascosto.
“Non c’è niente di male, eh?”, sussurrò. “Maledetto, questa me la paghi”.
Nella sua mente stava già prendendo forma un piano malefico per farlo parlare. Perché le avrebbe detto tutto. Eccome se lo avrebbe fatto.
“Scusa, Erza!”, Gerard sbucò dal bagno ancora con i capelli umidi. “Mi sono svegliato tardi”
“Umh. Per fortuna che ci sono io. Dai sbrigati!”, fece con indifferenza.
Gajeel però sogghignò divertito.
“Ohi, ohi”, sussurrò. “Povero Gerard...”

“Mavis, ma insomma!”, Cana batté contro la porta del dormitorio. “Si può sapere perché ci stai impiegando tutto questo tempo? Sbrigati! Non voglio che Bacchus mi veda, altrimenti non si staccherà più?”
“Ma qual è il problema?”, domandò Levy.
“Non lo so! A quanto pare non sta bene, secondo me si è beccata una brutta influenza”.
Qualche istante dopo, le due furono raggiunte da Lucy e Lisanna. Quest’ultima stava sottobraccio con la bionda, la quale si sentiva piuttosto a disagio. Poteva sembrare che le cose tra le due si fossero finalmente risolte, ma non si sentiva per niente a suo agio, era certa che fosse tutta una farsa. Ma, almeno per il momento, doveva fare buon viso a cattivo gioco.
“Buongiorno!”, salutò allegramente l’albina. “Chi stiamo aspettando?”
“Mavis”, sospirò Cana. “E’ chiusi lì da un pezzo, che si sbrighi! Piuttosto voi due, vedo che finalmente andate d’accordo”
“Eh… noi? Sì, certo”, rispose la bionda.
“NATURALMENTE, ORMAI SIAMO AMICHE PER LA PELLE!”, fece Lisanna con entusiasmo. Un entusiasmo che proprio non la convinceva.
In quel momento, Mavis si decise finalmente ad uscire dal dormitorio, con addosso un’espressione orribile e un colorito pallido.
“Oh, cielo”, disse Lucy, “Mavis, che hai?”
“Non me lo chiedere, ho una nausea terribile. Forse è qualcosa che ho mangiato”
“Lo dico io che non bisogna mai fidarsi del cibo della mensa! E adesso andiamo prima di fare qualche incontro spiacevole!”.
Lucy si lasciò trascinare da Lisanna, alzando gli occhi al cielo. Doveva stare sull’attenti, sarebbe sicuramente successo qualcosa di non indifferente.

Quella mattina a colazione, l’inseparabile gruppo degli amici di Laxus non pareva più tanto inseparabile. Le due coppie formate da Laxus e Mira e Elfman e Evergreen erano piuttosto a loro agio mentre parlavano, peccato che le cose non fossero esattamente come sempre. Freed, infatti, se ne stava per i fatti suoi e Laxus non si chiedeva di certo il perché. Dopo che Bixslow e Loki avevano litigato, non si erano più fatti vedere e così erano rimasti solo loro quattro.
Non gli piaceva quella situazione. Anche se lo facevano andare fuori di testa, quelli erano sempre i suoi migliori amici.
“Bene, visto che adesso facciamo parte della stessa famiglia, potrei consigliarti su come vestirti”, cominciò a dire Evergreen. “Un corpo così andrebbe valorizzato, non credi?”
“Eh?”, fece Mira arrossendo. “Ma io veramente… io...”
“Su, potrei prestarti qualche mio vestito, penso che dovremmo avere più o meno la stessa taglia. Tu non sei geloso, vero Laxus?”.
Quest’ultimo però non rispondeva, con gli occhi fissi su Freed. Non riusciva a credere, aveva osato baciarlo. Gli aveva addirittura chiesto di andare oltre, ma come poteva? Lui non era quel genere di persone. Adesso che lo sapeva, si rendeva contro che effettivamente avrebbe anche potuto accorgersene prima, i segnali erano evidenti.
“LAXUS!”, urlò Ever.
“Eh? Ah, sì. Scusa...”
“Va tutto bene? Sembri preoccupato”, fece notare Mira.
“E’ per gli altri. Insomma, Freed è depresso, Loki e Bixslow sono arrabbiati...”
“Che tenero! Ma allora ti preoccupi per noi!”, esclamò l’amica.
“Certo che mi preoccupo per voi, io mi preoccupo per tutti. Ma cosa posso fare io se Freed sta soffrendo?”
“E’ questo il punto, non puoi fare niente. Lascia passare un po’ di tempo, vedrai che gli passerà”.
Gli sarebbe davvero passata? Come poteva? Si vedevano ogni giorno, ogni giorno lui doveva vederlo accanto a Mira. Sicuramente non doveva essere facile.


Anche per Rogue e Sting le cose andavano alla grande. La loro relazione era completamente rosa e fiori, solo amore e tenerezze, dopotutto i primi tempi erano sempre quelli più facili. 
“Siamo le due coppie più carine della scuola!”, esclamò Lector accarezzando la testa a Frosch come se fosse stato un gatto. “Così carino, così carino!”
“Oh, le carezze, a Frosch piacciono!”, disse l’altro con un certo velo di malizia.
“Ragazzi, vi prego, mi mettete in imbarazzo”, sospirò Rogue. Peccato che Sting non avesse fatto problemi a mostrare affetto in pubblico.
“Sei così carino anche tu!”, fece infatti, iniziando a sbaciucchiarlo.
“Ah! Va bene, ho capito! Dai Sting, sto arrossendo come un’idiota!”.
Yukino li aveva ben adocchiati. Aveva lasciato passare del tempo, ma adesso era arrivato il momento della resa dei conti e non avrebbe accettato un “no” come risposta. Sorridendo andò a sedersi al tavolo dei quattro, i quali la guardarono con aria interrogativa.
“Ciao”, salutò. “Più tardi, devo parlarvi. Venite pure tutti e quattro”.
Poi, così com’era arrivata, si alzò.
“Ma… cosa è esattamente successo?”, chiese Lector. Sting però fece spallucce.
“Non lo so. Ah, ma cos’ha in mente?”.

Lily stava tranquillamente succhiando il latte dalla sua cannuccia, ascoltando distrattamente i discorso dei suoi compagni. In quelle due settimane lui e Happy avevano fatto dei grandi progressi, sempre ponendo il limite di non arrivare ad un rapporto sessuale vero e proprio. Doveva ammettere di sentirsi parecchio strano. Aiutare era un conto, ma così non era un po’ esagerato?
Il soggetto dei suoi pensieri arrivò poco e, tutto sorridente, gli si sedette accanto.
“Lily, ho una bella notizia. Finalmente sono pronto a fare il grande passo”
“Beh, direi che era ora. Mi raccomando, tieni a mente tutto quello che ti ho insegnato”
“Certo. Tuttavia avrei una piccola richiesta”, si avvicinò al suo orecchio. “Mentre lo faccio, devi esserci anche tu”.
A quel punto il corvino si strozzò con il latte che gli era andato di traverso.
“C-che cosa?! Ma sei idiota?”
“Senti, con te mi sento più sicuro, d’accordo? Perché non puoi esserci anche tu?”
“Perché non posso guardate te e Charle mentre fate sesso, è da malati!”
“Ma  non devi per forza guardare, a me basta sapere che ci sei! Magari puoi nasconderti. Dai, ti prego”.
Non poteva credere che Happy gli stesse chiedendo una cosa del genere. Era così imbarazzante, ma d’altro canto dirgli di no era quasi sempre impossibile.
Così sospirò.
“E come dovremmo fare, sentiamo?”

Le lezioni iniziarono ben presto. Mentre Lucy si trovava a lezione di filosofia insieme a Levy, pensava a Natsu e al fatto che subito dopo si sarebbero rivisti. Erano molto uniti e difficilmente riuscivano a staccarsi l’uno dall’altro. Poi, come se non bastasse, avevano quasi sempre gli ormoni a mille. Arrossì al pensiero di tutto ciò che avevano fatto fino a quel momento. Era tutto perfetto. Quasi.
Lisanna stava loro sempre intorno. Lei e Natsu erano tornati ad essere incredibilmente uniti, forse fin troppo. Ciò la faceva impazzire di gelosia, poiché anche il ragazzo faceva certe cose che la facevano innervosire. Per esempio, la abbracciava. Poi, la riempiva di complimenti, dicendole che fosse un’amica fantastica, una delle poche persone che lo capiva, eccetera, eccetera. Ciò aveva finito con il rendere Lucy molto insicura. Che fosse migliore di lei?
Non aveva mai sofferto di complessi di inferiorità, ma adesso le risultava pressapoco impossibile.
Il pensiero la faceva innervosire ulteriormente e la distraeva anche dalle lezioni.
“Cosa faccio, Levy?”, domandò all’amica. “Non la sopporto più, non solo ne sono gelosa ma mi fa sentire anche così inferiore”
“Parlane con Natsu e digli che la cosa ti far star male. Secondo me ti ascolterà”
“Ah”, sospirò lei. “Vorrei essere come te, tu non hai di questi problemi”
“Non è esattamente vero, però...”, lei alzò gli occhi al cielo. Sapeva molto bene cosa volesse dire essere gelosa e sentirsi “mai abbastanza”. Era solo più brava a nasconderlo.

Erza era stata chiara con Gerard. Dovevano vedersi nel suo dormitorio alle quattordici precise. Non gli aveva spiegato il perché, anche se la motivazione poteva essere intuita facilmente. La ragazza aveva indossato il suo intimo migliore, questa volta di colore nero, con tanto di parigine lunghe fino alla coscia.
Era sexy quanto arrabbiata. In mano teneva il frustrino, inseparabile compagno durante le giornate di fuoco.
Quando Gerard la raggiunse, fu ben felice di vedere che le sue impressione erano risultate esatte. Erza sapeva sempre come sorprenderlo.
“Wow, mi piace quello che vedo”, commentò.
La rossa sorrise, con una luce strana negli occhi.
“Ciao, Gerry. Farai meglio ad obbedire a quello che dico, chiaro?”
“Sì, signora”, rispose lui con la voce già rotta dall’eccitazione. Adorava quando lei gli dava ordini e prendeva il controllo della situazione.
“Benissimo. Adesso spogliati e poi distenditi lì”.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte. Subito si liberò dei vestiti, rimanendo solo in boxer, per poi accomodarsi sul materasso.
“Come giochiamo oggi?”.
Lei si avvicinò, sempre con quello strano sorriso dipinto sulle labbra. A quel punto fece qualcosa di inaspettato. Tiro fuori delle manette.
“Cos…?”
“Su, non dirmi che hai paura. Sarà divertente”, lo rassicurò bloccandolo con le braccia sopra la testa alla testiera del letto.
“Oh… ok...”, rispose lui tranquillo. Erza iniziò a passare il frustino sulla sua pelle, giusto per aumentare ancora l’eccitazione. Poteva vedere l’erezione del suo ragazzo premere contro la biancheria e ciò la soddisfò alquanto.
“Dimmi… vuoi forse che faccia di più?”
“Oh, sì. Lo voglio eccome”, annaspò lui.
Erza allora si alzò in piedi, cambiando espressione.
“Eh, Erza?”. 
“Ora dimmi. Che tipo di rapporto hai con Kagura?”
“C-cosa?! Ma cosa c’entra questo adesso!”
“RISPOSTA SBAGLIATA!”, urlò colpendolo all’altezza dell’inguine.
“AHI!”, si lamentò lui. “Ferma, questo è doloroso!”
“Non me ne importa niente. Rispondi, altrimenti conoscerai la mia ira”
“Erza, io non capisco cosa dici”
“SBAGLIATO DI NUOVO!”, a quel punto lo colpì all’altezza dell’addome.
“VA BENE, RISPONDO!”, urlò. “Te l’ho detto, è una mia fan con cui vado d’accordo”
“Ah, solo questo?”, sussurrò. “E così non avete dei trascorsi di tipo romantico, vero? Tipo un appuntamento  o qualcosa del genere, mh?”.
Nel dire ciò aveva fatto scivolare il frustino sulla sua erezione. Gerard si irrigidì, pregando ogni divinità esistente di non essere colpito proprio lì, altrimenti sarebbero stati dolori molto, molto grossi.
“Allora, Gerard? Non costringermi a farlo. Lo sai che sono in grado”
“No-no-no, non farlo! Va bene, siamo usciti insieme una volta, ma una soltanto!”
“LO SAPEVO! E quindi non c’è niente di male se siete tanto uniti, vero?!”
“Ma ormai non c’è più niente!”
“Ah, da parta tue forse. O ALMENO VOGLIO SPERARLO. Basta, adesso vado a chiamare quella gallina e le dico di starti lontano. Nessuno deve osare sfidarmi!”.
Nel dire ciò aveva preso a cercare velocemente i suoi vestiti. Dopodiché li aveva infilati e aveva fatto per uscire, lasciando lì Gerard in quella posizione assurda.
“Ma come, mi lasci così?!”, si lamentò disperato.

Il nervosismo di Lyon stava raggiungendo livelli abissali. Stava tentando di andare avanti, stava tentando di non pensare, ma non poteva farlo quando lo ragazza che lo aveva malamente rifiutato era quasi sempre con lui. Non riusciva a capire perché dovesse essere sempre il secondo in tutto, anche in amore. Il pensiero lo faceva cadere nello sconforto più totale.
“Insomma”, si lamentò Gajeel. “Ma dov’è Gerard? E poi, Lyon, piantala di fare il depresso e prendi in mano la chitarra”.
Lui però non rispose. Attorno a lui vi era un’aura oscura piuttosto palpabile.
Juvia allora alzò gli occhi al cielo. Che lo volesse o no si trovava in mezzo, quindi doveva fare qualcosa, non poteva continuare così.
Sospirò, arrivando alle spalle del ragazzo.
“Io e tu dobbiamo parlare. Adesso”
“Non c’è niente da dire”
“Sì, invece”, lo afferrò per un polso. “ANDIAMO!”. A quel punto Juvia era decisa a chiarire una volta per tutte, nella speranza di mettere fine a quei piagnistei.
“Ebbene, cosa vogliamo combinare? Che ne pensi di metterci una pietra sopra?”
“Oh, certo, da che pulpito! Tu ci avresti messo una pietra sopra con Gray?”
“Io… no, ma non è la stessa cosa. E poi, dovresti guardarti intorno. Quella ragazza per esempio. Meredy, mi sembrava molto presa da te”.
Lyon sbuffò.
“Tu non capisci. E’ successa esattamente la stessa cosa che è già successa una volta.  Prima con Ultear… adesso con te...”
“Non… capisco...”
“Eravamo un trio”, spiegò. “E sia io che Gray eravamo innamorati di lei. Lei però ha scelto lui. Lui è… sempre stato migliore di me in tutto. Credo che è da lì che il nostro rapporto abbia iniziato a incrinarsi. Poi Ultear è morta e le cose sono precipitate. Alla fine abbiamo incontrato te e… abbiamo vissuto nuovamente la stessa cosa… la stessa...”.
Juvia lo ascoltò. Poteva in parte capire cosa stesse provando.
“Mi dispiace… non immaginavo che ci fosse questo dietro. Ma incontrerai la ragazza giusta, quando meno te lo aspetti”.
Lui però le lanciò un’occhiataccia.
“Sempre se io non l’abbia già trovata”.
Dicendo ciò si avvicinò e, senza chiedere alcun permesso, la afferrò prepotentemente, stampandole un bacio sulle labbra. Juvia spalancò gli occhi, compiendo un grande sforzo per staccarsi.
“Lyon”, ansimò. “Tu sei… sei uno stupido!”. Lui sospirò, distogliendo lo sguardo. 

Rogue non si fidava assolutamente di Yukino, sicuramente doveva avere qualcosa in mente. Stringeva forte la mano di Sting, che pareva, dal canto suo, piuttosto tranquillo. Si erano dati appuntamento in una delle aule, a quell’ora vuota.
La ragazza li stava attendendo pazientemente. Il primo ad entrare fu Lector.
“Su, su, facciamo questa cosa e non ne parliamo più”, sospirò. Dopodiché lo seguirono Frosch e Sting.
“Beh”, si stiracchiò. “Perché ci hai fatto venire qui?”.
Yukino allora si avvicinò, seria.
“Voglio parlare una volta per tutte, visto come mi hai malamente liquidata”, rabbrividì di rabbia al solo pensiero. “Perché mi hai lasciato per lui?”.
Rogue sgranò gli occhi. Non era per niente un buon inizio.
“Mi sembra abbastanza semplice come cosa. Mi sono riscoperto innamorato di lui”
“Ah, davvero? Così, dall’oggi al domani?”.
Fu lì che allora il corvino capì. Stava cercando di mettergli strane idee in testa, così si decise a parlare.
“Lui ha sempre amato me, nel suo profondo, così come io ho sempre amato lui. Sting non ti ha mai amato”.
Il biondo allora abbassò lo sguardo. Yukino se ne accorse.
“Mai? Non mi hai mai amato?”, sussurrò. “Neanche durante le nostre infinite passeggiate sul lungo mare? Neanche quando ridevamo insieme? Neanche quando ci facevamo progetti sul futuro? Mai, Sting?”.
Fu allora che Rogue vide ciò che mai avrebbe voluto vedere. Vide il suo ragazzo vacillare di fronte quelle parole.
“Amh… non mi piace dove sta andando a finire questa conversazione...”
“Sting… che cosa… cosa stai dicendo…?”
“Ma niente, Rogue. Io l’ho amata. Ma amavo anche te”
“Anche me? E adesso? Adesso ami me ma anche lei?”.
Sting non rispose. Sarebbe stata una bugia dire che per Yukino non avesse mai provato nulla. E, d’altro canto, la loro storia era finita da poco. Insieme avevano vissuto emozioni intense, sentimenti che magari ancora esistevano. Questo non avrebbe saputo dirlo, per il semplice fatto che non se lo era mai chiesto.
Quel silenzio fu però più esaustivo di qualsiasi parola. Sting si era buttato in quella relazione senza essere certo dei suoi sentimenti, ma questo Rogue non poteva sopportarlo, non dopo essersi donato a lui completamente.
“Penso di aver capito...”
“Rogue, aspetta...”
“Lasciami in pace, Sting. E’ meglio”, dichiarò a quel punto freddamente.
Il biondo di sentì stupido. Che cosa era appena successo? Aveva appena ferito i suoi sentimenti senza quasi rendersene conto. Lector lo guardò, seguendo poi il corvino, insieme a Frosch. Infine, il diretto interessato guardò Yukino.
“Perché lo hai fatto?”
“Perché avevo il diritto di sapere. E anche Rogue. Forse dovresti fare chiarezza sui tuoi sentimenti, prima di tutto”.
I suoi sentimenti… Sting era sempre stato un tipo impulsivo e che difficilmente si fermava a pensare. Forse però in quel caso aveva sbagliato. 

Lucy aveva deciso di seguire il consiglio di Levy e parlare con Natsu a cuore aperto. Dopotutto erano una coppia, era giusto che parlassero.  Sicuramente lui avrebbe saputo cosa dire. Con tutti i buoni propositi per la mente, si diresse al luogo dove in genere si vedeva, la fontana al centro del cortile. In lontananza però si accorse di due sagome sedute vicine che parlavano. Dovette avvicinarsi un po’ prima di rendersi conto che insieme al suo ragazzo ci fosse niente meno che Lisanna. Sebbene non fosse da lei, decise di appostarsi dietro ad un albero vicino per cercare di capire cosa si stessero dicendo.
“Lucy è in ritardo, dovrebbe essere qui tra poco”, sentì dire a Natsu. Lisanna gli sorrise. Gli lanciava sempre degli sguardi piuttosto strani, ma a quanto pare lui non se ne accorgeva mai.
“Sono certo che starà arrivando. E’ una brava ragazza”
“Sì. Sono contento che andate d’accordo. Dopotutto siete le ragazze più importanti della mia vita”.
Primo colpo. Lucy sentì l’aria mancarle. Addirittura doveva condividere quel posto importante con lei?
“Sei gentile, Natsu. Adesso mi chiedo se mai troverò il ragazzo giusto per me”
“Ma certo che lo troverai. Insomma sei bella, intelligente, forte...”
Secondo colpo. Eccolo che ripartiva con i complimenti. Ne faceva più a Lisanna che a lei.
“Purtroppo non tutti la pensano come te. Temo di poter incontrare qualcuno che mi faccia soffrire”
“Ah, non preoccuparti, ci penso io a proteggerti. Dopotutto, anche se non stiamo insieme posso proteggerti proprio come se fossi il tuo ragazzo”.
Terzo colpo. E Lucy non riuscì più a trattenersi. Sbucò fuori dall’albero, furiosa.
“EH NO!, QUI TI SBAGLI! SEI IL MIO RAGAZZO!”
“Lucy?! Ma da dove salti fuori?!”.
La bionda però non sembrava disposta ad ascoltarlo. Ecco che i suoi buoni propositi di portare avanti una conversazione matura era andati andati a farsi friggere.
“Tu… tu!”, indicò Lisanna. “Sei una falsa, una bugiarda! Stai facendo di tutto per portarmelo via, proprio non ti arrendi!”
“Ma Lucy, calmati!”, tentò di fermarla il rosato.
“Non dirmi di stare calma! Vattene, vattene subito!”.
Con finta aria di innocenza, l’albina indietreggiò.
“Ah, sì. Forse è meglio se me ne vado. Ciao, Natsu”.
Quest’ultimo aspettò che la ragazza e ne andasse, prima di rivolgersi a Lucy, piuttosto alterato in realtà.
“Beh? Ma cosa diamine ti è preso?”
“Cosa mi è preso? Dico, possibile che tu sia tanto sciocco da non accorgerti che quella ci sta provando palesemente con te? E tu che fai? “Oh Lisanna, sei così bella, ti proteggo io!”. Sono io la tua ragazza, non lei!”
“Hey… capisco la gelosia, ma non ti sembra di esagerare?”
“Parli proprio tu che hai picchiato il mio ex?!”
“E cosa vorresti fare? Picchiare Lisanna?”.
Lucy sbuffò. Parlare con lui era quasi peggio che parlare con un bambino.
“Dimmi una cosa, se ti dicessi di scegliere tra me e lei, cosa sceglieresti?”.
Natsu strabuzzò gli occhi.
“Questo… questo è immaturo”
“Non parlarmi di immaturità. Non lo sai, vero? Certo che non lo sai! Perché non ti accorgi di quello che ti capita davanti. Ma va bene! Va pure a consolare lei, dopotutto devi anche proteggerla come se fossi tu il suo ragazzo!”.
Le aveva dette proprio lui quelle parole. Era strano, pronunciate da lei avevano tutto un altro effetto.
Lucy si allontanò furiosa, nella speranza di non incontrare nessuno sul suo cammino.
“Quell’idiota, quell’idiota!”, borbottò mentre si avviava al suo dormitorio. “Mi fa uscire fuori di testa! Uno di questi giorni lo ammazzo!”.
Aprì la porta del suo dormitorio. Lì vi trovò Wendy, Charle, Levy, Cana e Mavis. Tutte e cinque avevano un’espressione piuttosto strana.
“Ma… ma che succede?”.
La sua attenzione si posò poi su Mavis. Quest’ultima era immobile, con gli occhi vitrei spalancati e arrossati. Tra le dita stringeva qualcosa che Lucy riconobbe molto bene.
“Mavis ma… quello è...”.
Nel sentirsi chiamare, la ragazza sollevò lo sguardo, parlando con un tono di voce totalmente incolore.
“Sono incinta”.

Erza era proprio una furia. Non credeva di essersi mai arrabbiata fino a quel punto. E pensare che si era arrabbiata così tante volte. Aveva rubato il telefono a Gerard ed era corsa via. Chiamò al numero di Kagura, aspettando impazientemente che quest’ultima rispondesse.
Ciò accadde poco dopo.
“Gerard? Ciao, come mai mi hai chiamato?”
“Non sono Gerard, razza di sgallettata, sono io, Erza Scarlett! La sua fidanzata!”
“Ah… eh, perché mi hai chiamato?”, domandò sorpresa.
“Perché tu sei in un mare di guai, ecco perché! Guarda che so tutto, so che avete dei trascorsi e so che tu speri ancora che Gerard scelga te! Ma questo non accadrà”
“… Beh e chi può dirlo”.
A quel punto la rossa perse completamente le staffe.
“SE LA METTI COSI’ ALLORA VIENI QUI, CE LA VEDIAMO FACCIA A FACCIA! IO TI ASPETTO, EH!”.
Dopodiché chiuse la chiamata. L’aveva praticamente sfidata in una sorta di duello?
La gelosia faceva fare delle cose veramente assurde. Il telefono che aveva in mano prese nuovamente a squillare.
“CHE VUOI ORA?!”
“Erza”, sospirò Cana. “Immaginavo avessi il telefono di Gerard. Potresti venire un momento? Abbiamo un problema?”.

Quando la rossa giunse al dormitorio, non aveva idea di quale fosse il famoso problema.  Ma quando aveva visto Mavis con in mano un test di gravidanza positivo, gli occhi le si erano illuminati.
“Sei incinta? Ma che bello! E’ una notizia stupenda e… ma perché non siete felici?”.
Cana sospirò.
“E’ complicato...”
“Ma… ma com’è successo? Cioè, so com’è successo, però...”, aggiunse Lucy.
Fu allora Mavis a parlare.
“Mi sentivo strana ultimamente”, prese a parlare lentamente. “Avevo dei malesseri, ma pensavo fosse un’influenza. Tuttavia ho iniziato ad avere dei dubbi. Non abbiamo usato una protezione e quindi ho preso un test di gravidanza e… l’esito è positivo”.
Levy si dondolò nervosamente.
“Sei preoccupata per come potrebbe reagire Zeref?”
“Maledizione, sì! Proprio adesso che ci eravamo rimessi insieme! E poi… lui non ha mai voluto figli, me l’ha detto più di una volta, figurarsi adesso! Avevamo detto di fare  tutto con calma, di non pensare al futuro, ma…”.
Le parole le si bloccarono in gola Mavis iniziò a piangere disperata, in preda allo sconforto e alla paura di essere lasciata da sola. Di storie così ne esistevano troppe, non voleva che le accedesse lo stesso.
“Oh, no!”, fece Lucy. “Ti prego Mavis, non piangere, andrà tutto bene, vedrai che lo convinceremo”
“Ma come?”
“Io non lo so, ma sappi che non sei sola, ci siamo noi, ti aiutiamo noi. Vero ragazze?”
“Accidenti, sì!”, esclamò Charle. “Noi ti sosterremo! Te lo promettiamo!”.
Lucy poté vedere l’ombra di un sorriso fra tutte quelle lacrime.
La situazione stava lentamente iniziando a degenerare...


NDA
E beh io l'avevo detto che le cose sarebbero cambiate. A partire da Lucy, che ha giustamente sbottato perché Natsu non si accorge davvero di ciò che gli succede attorno.  Lyon bacia Juvia, se Gray lo viene a sapere non sarà divertente. Erza è diventata una di quelle tamarre che scende in piazza  a fare risse, dopo aver lasciato il suo fidanzato legato al letto. Sting ha fatto incavolare Rogue, vai così
E poi c'è Mavis, che è incinta. Capita, no? Come reagirà Zeref alla notizia?
P.S Prendo l'occasione per farmi un po' di autospam e dirvi che ho scritto una nuova storia, ambientata dopo la fine del manga e con un concept... particolare, ecco. S'jntitola "The savior".
A presto!


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Capitolo 17
*** Essere dalla stessa parte ***


Essere dalla stessa parte
 
“Maledizione, ma che ci faccio ancora qui a perdere tempo?”.
Da giorni Loki non faceva altro che ripeterselo. Sarebbe stato molto più sensato e facile andarsene, piuttosto che rimanere lì. Si era iscritto in una facoltà a caso, ma per quale motivo?
Per Bixslow, gli ripeteva la sua coscienza. Perché tu vai dove va lui.
“Questo non è assolutamente vero”, disse fra sé e sé.
Estremamente triste. Adesso parlava anche da solo.
E’ inutile mentire. Lui ti piace. E anche tanto. Sennò perché seguirlo ovunque?
“Accidenti!”, esclamò. “Ma infatti, perché lo sto seguendo?!”.
Sembrava che il corpo non volesse rispondere al cervello. Bixslow si era allontanato parecchio. E grazie tante, dopo come lo aveva trattato, quello era il minimo.
Adesso si sentiva in colpa, ma non era solo quello il problema.  Si sentiva stupido, non era quella la risposta che avrebbe voluto dargli.
E adesso, come uno stupido, si ritrovava a seguirlo ovunque. Aveva puntato gli occhi sul ragazzo, che si trovava insieme a Freed. I due si erano piuttosto estraniati dal resto del gruppo, per ragioni abbastanza ovvie.
“Ripetimi perché ci siamo iscritti alla facoltà di agraria?”, domandò l’amico al verde.
“Perché era una delle poche facoltà ad avere dei posti liberi. Guarda il lato positivo, almeno sappiamo che lavoro fare, adesso. Sempre meglio che fare i disoccupati come prima, no?”.
Bixslow però sbuffò.
“Come siamo arrivati a questo punto?”
“Bella domanda. Penso che anche volendo non riuscirei ad andare via”, aggiunse Freed. “E poi, dopo aver baciato Laxus, mi rendo conto di quanto effettivamente siano forti i miei sentimenti”
“L’hai… baciato?”, sussurrò. “Oh, Freed”
“Sì, ma tanto non ha importanza. Amh”, poi si schiarì la voce. “Cambiando discorso, come va con Loki?”
“Ovviamente male. Che diamine, ero proprio convinto che sarebbe andata bene”
“Secondo me non è tutto perduto”
“E tu che ne sai?”
“Beh, ti segue ovunque. Guarda un po’ lì”.
Bixslow si girò, spalancando in seguito gli occhi. Nell’accorgersi di essere stato beccato, Loki trasalì.
“Maledizione, ora che mi invento?!”
“Scusa un attimo, Freed”, disse Bixslow. “Arrivo”
“Figurati, non vado da nessuna parte”.
Loki si ritrovò praticamente immobile, oltre che imbarazzato. Cosa avrebbe dovuto dire?
“Amh… ciao”, salutò timidamente.
“Loki”, fece l’altro freddamente. “Cosa c’è?”.
Diamine, era proprio incavolato nero.
“Io, ecco, io… Adesso mi sento stupido”
“Ah, ma davvero? Che peccato”, rispose acido.
“Immagino tu sia arrabbiato con me...”
“Certo che sono arrabbiato con te. Credevo di piacerti, lo credevo veramente. E invece… guarda un po’ che disastro”
“Io sono dispiaciuto...”
“Non me ne faccio niente del tuo dispiacere. Sono io che ho sbagliato. Perché tu… tu! Tu sei assolutamente il ragazzo più stupido, superficiale, codardo che abbia mai avuto la sfortuna di incontrare. Non mi piaci non mi piaci neanche un po’, anzi, io ti detesto”.
A quel punto, Loki fu colto da un raptus irrefrenabile. Più l’altro lo insultava, più in lui cresceva una certa voglia. Dimenticandosi di tutto si sollevò appena, afferrandolo e posando con forza un bacio sulle sue labbra.
Bixslow rimase un attimo sulle sue, non capendo. Poi, nell’avvertire il suo calore, si sciolse immediatamente, abbracciandolo.
Il ragazzo più carino, tenero e dolce che avesse mai conosciuto. Gli piaceva, gli piaceva davvero tanto. Anzi, ne era innamorato.
Da lontano, Freed alzò gli occhi al cielo.
“Lo avevo detto io. Lo avevo detto”.


Natsu non poteva fare a meno di ripensare alla sua litigata con Lucy. Era stata davvero lei ad essere esagerata o forse era lui a non accorgersi della gravità della cosa?
Non avrebbe mai pensato che gestire una relazione sentimentale fosse così complicato.
“Hey, Gray”, chiamò l’amico seduto sul suo letto. “Tu hai già avuto problemi con Juvia?”
“Se devo essere sincero no. Perché, tu e Lucy avete problemi?”
“Sì...”, sbuffò. “Cioè, è per gelosia, capisci? Lei e Lisanna  si odiano come cane e gatto, Lucy dice che lei sta facendo di tutto per allontanarci, io però non vedo niente di male. Sono stupido?”
“Su questo non c’è alcun dubbio. Comunque la gelosia è normale. Anche io sarei geloso al posto suo. Per fortuna non ho di questi problemi”.
“Beh, grazie tante”, borbottò lui, accasciandosi.
Lucy, dal canto suo, era dietro la porta del dormitorio del suo ragazzo. Sebbene fosse ancora arrabbiato con lui, Natsu era l’unico che poteva aiutarle con la questione di Mavis. Il problema era che non sapeva come dirglielo. Tra le mani aveva il test di gravidanza dell’amica, ma se glielo avesse fatto vedere e basta, avrebbe potuto fraintendere.
“Ah, accidenti”, sbuffò, spingendo la porta.
“Amh… scusate...”
“Lucy?”, fece Natsu sorpreso. “Che fai qui?”.
Lei allora si fece avanti. Perché era difficile dire certe cose? Non era mica lei quella in dolce attesa.
“Io… emh… maledizione. Senti, guarda qua, ok?”.
Il rosato abbassò lo sguardo. In quel momento impallidì di colpo.
“Quello è… un test di gravidanza.. oh, no! E’ Quello è quello che penso?!”
“No, seriamente?!”, Gray saltò subito su, divertito. “Natsu Dragneel è stato incastrato?!”
“Ma non è possibile. Come… come… adesso come faccio? Io non ho un lavoro, non ho una casa, non ho niente! Sto per sentirmi male”.
Lucy dovette trattenersi dal ridere. Era piuttosto divertente come scena, inoltre, Natsu se lo meritava.
“Calmati, non sono io quella incinta”.
L’altro si fermò a guardarla.
“Ah… non lo sei?”
“Ma che carino, c’è quasi rimasto male!”, commentò Gray tra le risate.
“No”, lei scosse il capo. “Si tratta… di Mavis”.
Il ragazzo cambiò nuovamente espressione, divenendo questa volta serio.
“Capisco. Sarà meglio andare da lei”.

La diretta interessata sembrava essersi un po’ ripresa. Le sue amiche avevano tentato di distrarla, cercando solo di far vedere lei i lati positivi della situazione.
“Vedrai, andrà tutto bene”, le disse Levy. “I bambini sono adorabili, ti aiutiamo noi, sarà tutto più facile”
“Il figlio di Mavis è anche figlio nostro”, affermò Charle seria.
“Grazie, ragazze. Siete tutte carinissime e lo apprezzo. Però il figlio è anche di Zeref, per cui...anche lui dovrà saperlo”, disse Mavis infine.
La conversazione fra le ragazze fu interrotta proprio dall’arrivo di Lucy e Natsu. Quest’ultimo si avvicinò alla ragazza.
“Come stai, Mavis?”
“Potrei stare meglio”, confidò. “Sai già tutto?”
“Certo che sì. Sfortunatamente so come mio fratello la pensa. Ma non ti devi preoccupare. Ci penso io. Ci parlo io con lui. E giuro che se fa qualche cavolata lo uccido. Che si prenda le sue responsabilità, com’è giusto che sia”.
Lucy rimase molto sorpresa dalla serietà del ragazzo. Natsu era sempre così scherzoso su tutto, vederlo in quel contesto era strano. Ma apprezzò particolarmente quel suo modo di fare e il suo senso di protezione verso una ragazza che era come una sorella.
Mavis annuì lentamente.
“Grazie… sono contenta che ci sia tu”.
Natsu allora le posò un bacio sulla fronte, rassicurandola. Lui era sempre stato molto diverso da Zeref, almeno da quel punto di vista. Aveva un grande senso della famiglia, uno dei suoi sogni era quello di costruirsene una un giorno. Suo fratello era più uno di quelli che viveva per se stesso, massimo per una seconda persona. Ma a quel giro gli avrebbe fatto cambiare idea.

“Maledizione, Happy. Ma perché devo fare questa cosa?!”.
Lily avrebbe davvero voluto capire il senso dietro quell’azione. Perché doveva essere lì, mentre Happy… arrivava a conclusione con Charle?
Non c’era assolutamente motivo.
“Avevi detto che eri d’accordo!”
“Io non l’ho mai detto, volevo solo sapere cosa avevi in mente. E poi… hai pensato a cosa succede se ci scopre? Penserà che siamo dei maniaci!”
“Non lo scoprirà, sarai chiuso in bagno. Così io saprò che ci sei, ma lei non ti vedrà. Facile, no?”.
La cosa più terribile era che Happy fosse veramente convinto di ciò che diceva.
“No… no… io me ne vado, sì me ne vado immediatamente...”
“Aspetta, Lily…!”.
“Happy, posso entrare?”.
Fuori dalla camera, i due sentirono la voce di Charle.
Il corvino allora si voltò a guardarlo.
“Traditore, mi hai fatto venire qui a posta!”
“Su, su”, lui sorrise nervoso. “Andrà tutto bene, te lo prometto”.
Lily si guardò intorno, per poi sbuffare. Era tutto così umiliante.
“Vaffanculo, Happy”.
“Grazie!”, esclamò felice. “Adesso vai, nasconditi di là!”.
Dopo aver cacciato –  per meglio dire sequestrato – l’amico, Happy si lisciò i capelli, andando ad aprire. Charle stava sorridendo in modo strano. Era ancora un po’ turbata per la storia di Mavis, ma sarebbe stato meglio non farne parola con nessuno, almeno per il momento.
“Ciao, Charle! Tutto bene?”
“Ah, sì. Tutto bene. Come mai non siamo nel tuo dormitorio?”
“Ah, quello era occupato, ho preferito andare da un’altra parte. Insomma… hai capito no?”
“Sì, ho capito. Emh”, imbarazzata si portò  una mano sulla testa. “C’è una domanda che mi frulla per la mente. So che tu e Lily… insomma, che tipo di rapporto c’è fra di voi?”.
Oltre la sottile parete, il batterista poteva udire la loro conversazione.
“Ma che razza di discorsi fanno?”
“Noi siamo amici. Amici che si danno una mano”
“Quindi voi non siete una di quelle coppie che fanno cose strane… tipo cose a tre, giusto?”
Il corvino fece una smorfia.
“Maledizione, ma che razza di persona pensa che io sia?”
“No, no!”, la rassicurò. “So che può sembrare strano, ma io sono un totale imbranato, così Lily mi ha aiutato. E ho fatto tutto questo solo per arrivare a te”.
Charle batté le palpebre.
Era un pazzo. Decisamente. Doveva essere per forza innamorato alla follia per arrivare a fare certe cose.
“Eh va bene”, languida gli si avvicinò. “Allora fammi un po’ vedere quello che hai imparato”.
Il ragazzo si sentì divampare, tuttavia non perse il controllo come al suo solito. Con Lily aveva lavorato sulla sua resistenza, che era sempre stato il problema fondamentale. L’albina si aggrappò a lui, prendendo a baciarlo con molta foga. Happy ricambiò subito il bacio, portando una mano tra i suoi capelli e cingendo abilmente il suo colpo. La stessa Charle doveva ammettere che fosse migliorato, adesso era più irruente e sicuro.
Dopo essersi scambiati un passionale bacio, Charle si staccò, con il viso arrossato.
“Puoi scusarmi? Devo andare un attimo al bagno”
“No!”, esclamò lui. “Cioè, perché?”
“Vado solo a darmi una sistemata, Happy. Sta tranquillo, torno subito”, fece lei maliziosa.
Lily, intanto, era già nel panico più totale.
“Bravo signor. “Andràtuttobene”. E adesso? Maledizione, cavolo!”.
Si voltò, e subito si nascose dietro la tendina della doccia, nella speranza che lei non si accorgesse di lui. Charle entrò in bagno, guardandosi allo specchio. 
Dalla posizione in cui si trovava, Lily poteva vederla. Stava trattenendo il fiato, pregando ogni divinità esistente che filasse tutto liscio.
La ragazza si lisciò i capelli. Poi strinse le gambe, arrossendo.
“Accidenti, sono già bagnata”.
Lily si portò una mano sulla testa.
Perfetto. Ora anche questo, pensò. 
Happy era piuttosto preoccupato. Non se la sentiva di lasciare lì da sola Charle, temeva che avrebbe potuto accorgersi di qualcosa di cui non doveva assolutamente accorgersi. Così la raggiunse.
“Amh, Charle?”, entrò lentamente. “Va tutto bene?”
Lei allora si voltò a guardarlo.
“Va tutto benissimo”, disse languida.
“Allora possiamo… andare di là…?”.
L’albina però non lo stava neanche più ascoltando. Lo attirò a se, incatenandolo tra le proprie braccia e baciandolo con talmente tanta foga da impedirgli di respirare. Ben presto, la ragione fu annebbiata dall’eccitazione, ed Happy parve dimenticarsi del povero Lily.
Quest’ultimo intanto si trovava in crisi.
No, no, no. Questo è da maniaci. Se chiudo gli occhi non li vedo, ma comunque li sento. No è possibile, non mi sta accadendo davvero!
I due, intanto, si stavano pian piano liberando dei vestiti. Avrebbero seriamente finito con il far sesso davanti a lui!
No, non sta accadendo. Stupido Happy, te ne vuoi andare?! Me lo fai a posta?! Anche se… devo ammettere che… è piuttosto bravo.
Adesso si lasciava andare anche a pensieri inopportuni. Certo, non poteva fare a meno di sentirsi compiaciuto, era stato lui ad insegnargli tutto!
Questo però non cambiava affatto la situazione.
“Vieni”, sussurrò Happy a Charle, invitandola ad andare a letto in modo da continuare lì. Quando se ne furono andati, Lily tirò un sospiro di sollievo. Il cuore gli batteva a mille, sicuramente una secchiata d’acqua fredda non gli avrebbe fatto che bene.
A debita distanza da lui, dopo mille prove, mille problemi e mille dubbi, Happy e Charle giunsero finalmente a conclusione. Finalmente, il primo aveva perso la verginità con la ragazza a cui andava dietro da una vita, oltre ad aver dato una calmata ai suoi ormoni.
Adesso aveva uno stupidissimo sorriso sulle labbra, un misto di contentezza e appagamento. E anche Charle, dal canto suo, sembrava aver gradito la sua performance sessuale.
“Wow”, ansimò. “Devo ricordarmi di ringraziare Lily. Ne hai fatti di progressi”
“Eh… eh… già...”, fece lui. “Non posso ancora crederci, è successo”.
L’albina allora si chinò su di lui, baciandolo. Malgrado tutta la situazione antecedente a quel momento fosse strana, era contenta di essere arrivata a conclusione.
“Mh, ti dispiace se mi faccio una doccia?”
“EH?! Perché farsi una doccia?!”
“Beh, se vuoi puoi farla con me. Ti aspetto”, sussurrò lei con fare languido. Happy non riuscì a fermarla. Lily lo avrebbe ammazzato di sicuro.
Quest’ultimo, ancora nascosto dietro la tendina della doccia, si guardò intorno con fare disperato.
“Cazzo, cazzo! Che faccio, che cavolo che faccio?!”, fece spaventato. Quella era la fine, non c’era assolutamente nulla che potesse fare.
Sentì la porta aprirsi e allora trattenne il fiato. Charle allungò una mano dentro la doccia, aprendo l’acqua. Lily si ritrovò a fare un salto all’indietro per evitare di bagnarsi. Poi vide la ragazza, con intorno solo un asciugamano, guardarsi allo specchio.
“No, no, ti prego, non farlo. Happy, ti uccido!”, sibilò a denti stretti.
A quel punto, il suo destino gli venne incontro. Charle scostò la tenda, facendo per entrare e… fermarsi.
I loro occhi si incrociano, ed entrambi rimasero immobili. Lily avrebbe desiderato essere ovunque meno che lì, perché era certo che di lì a poco si sarebbe scatenato l’inferno.
“Emh… ciao...”, salutò stupidamente.
Charle rimase in silenzio ancora qualche istante, prima di gettare fuori un urlo acuto. Happy, dall’altro lato, aveva ben sentito e di certo non si sarebbe domandato quale fosse il problema.
“Happy!”, urlò lei arrossendo. “Che cos’è questa storia?!”
“Ti posso spiegare!”, disse subito lui. “Vedi, io non mi sentivo sicuro, così ho chiesto a Lily di rimanere, giusto per farmi da sostegno morale”
“TU. HAI. FATTO. COSA?! QUESTO E’ DA MANIACI”
“Hai visto?!”, sbuffò il corvino. “Io te l’avevo detto!”
“Tu!”, lei indicò Lily. “Ci hai guardati mentre facevamo robe?”
“Sì… cioè no! All’incirca, non lo so!”
“Questo… questo è veramente umiliante. Lo sapevo! Ma io non voglio un rapporto a tre, non fa per me, non posso!”
“Aspetta, hai frainteso tutto!”, Happy si portò una mano sul viso.
“IO NON HO FRAINTESO UN BEL NIENTE!”, furiosa, lei afferrò i suoi vestiti. “SEI UN MANIACO, HAPPY!”.
Dopodiché se ne andò sbattendo la porta. Lily si sedette nel letto, a braccia conserte.
“Beh, da sfigato a maniaco è già un passo avanti”, borbottò.

Erza attendeva impazientemente che la sua rivale in amore arrivasse. Cana, accanto a lei, sbuffò sonoramente.
“Non mi piace questa storia, perché devo esserci anche io?”
“Per sostegno morale. Credi davvero che Kagura verrà da sola? Ah, sciocchezze! Non appena la vedrò io le farò pentire di essere nata”.
L’altra sospirò.
“Tutto ciò è proprio necessario?”
“E’ molto necessario”.
La rossa assottigliò lo sguardo. In giro non vi era anima viva. Come un cowboy nel deserto e tra palle di fieno, vide ad un certo punto due figure farsi sempre più vicine. Kagura era lì, in compagnia di quella ragazza che si chiamava Meredy.
“Eccole lì”. La sua acerrima nemica si fece avanti, con addosso tutti i suoi gingilli e vestiti a tema “Manos”.
“Beh, eccomi”, dichiarò. “Che cosa vuoi da me?”.
Erza iniziò a girarle intorno, neanche fosse stato uno squalo in procinto di addentare la sua preda.
“Giustizia. Ecco cosa voglio”

“Ah, non ci posso credere che Gerard ha saltato le prove”, sbuffò Gajeel a Lyon. “E poi non si è fatto vedere tutto il giorno”
“Non saprei”, sospirò l’altro.
“Che palle, sei sempre depresso tu!”
“Saresti come me nella mia situazione”
“Beh, per fortuna io non sono nella tua situazione, stupido di un Lyon imbecille! Se tu e Juvia non la smettete di fare i bambini, UCCIDO TUTTI E DUE. O vi farò uccidere da Gerard, tanto è uguale”.
Dicendo ciò spinse la porta del dormitorio. Nessuno poteva immaginare che il loro leader fosse stato lasciato ammanettato a letto tutto il giorno.
“Ah, finalmente!”, esclamò quest’ultimo. “Sono salvo”
“Che cosa cazzo hai combinato?!”, urlò Gajeel sconvolto.
“Storia lunga, aiutatemi a liberarmi!”
“Ah”, lui alzò gli occhi al cielo. “E’ andata male con Erza, vero?”
“Diciamo che ha scoperto cose che sarebbe stato meglio non scoprire. Piano Lyon, mi fai male!”, si lamentò.
“Vuoi smetterla? La situazione è già abbastanza equivoca!”
“D’accordo, d’accordo. Devo trovare Erza, se la conosco bene starà facendo qualche follia!”.
Dopo qualche istante i suoi amici lo liberarono. Lì, poté finalmente sentire il sangue tornare a scorrere ai polsi.
“Bene! Adesso vado da lei!”
“Ma aspetta!”, urlò Lyon. “E non ti vesti?”
“Ah, lascia fare”, sghignazzò Gajeel. “Così è più divertente”.

“Giustizia?”, domandò Kagura. “Non riesco a capire”.
Erza si fece ancora più vicina.
“Capisci questo, brutta stronza”.
Nel dire ciò la afferrò per la nuca, schiacciandola letteralmente al suolo senza troppi problemi. Cana rimase a bocca aperta.
“Per la miseria”.
La furia scarlatta era adesso in azione. Bloccava Kagura, la quale tentava di dimenarsi, colpendola ripetutamente.
Meredy, molto silenziosamente, si avvicinò.
“In nome dell’amicizia, devo picchiare anche te”
“Scusami?”.
Cana non poteva crederci. Lei era solo una povera vittima delle circostanze, perché adesso si stava ritrovando una ragazzina attaccata ai suoi capelli?
Per fortuna, la ragazza aveva una sorta di angelo custode dal forte odore di alcol che vegliava su di lei.
Bacchus non la perdeva di vista neanche un secondo, e quando si era accorto di come la situazione fosse precipitata, si era avvicinato per salvarla.
“FERME! MA COSA FATE, FERME! CANA!”
“Che vuoi tu?! Non sono io, è questa pazza che mi si è buttata addosso!”.
Lui la afferrò dai fianchi, ma Meredy comunque non mollava la presa. 
Erza e Kagura si stavano malamente picchiando alle loro spalle.
“STAI LONTANA DA LUI, HAI CAPITO?!”, urlò la rossa.
“Guarda che io c’era da ben prima di te!”
“Ma adesso ci sono io, quindi fatti da parte, ah!”.
La afferrò per i capelli, strattonandola con forza. Era inutile, non riusciva a ragionare.
Gerard arrivò in quel momento. Temeva di ritrovarsi davanti una scena tanto catastrofica: quelle due se le stavano dando di santa ragione!
“FERME! ERZA, KAGURA, FERME!”
“Gerard!”, urlò la mora. “Non sono stata io a cominciare”
“CHIUDI IL BECCO!”, la zittì la rossa. Ma il suo fidanzato l’afferrò per un braccio.
“Erza, ferma, sei pazza?!”. Lei però gli lanciò un’occhiata in grado di farlo fremere di paura.
“IO NON SONO PAZZA. SIETE VOI CHE SIETE DEGLI STOLTI! ADESSO SAI COSA SUCCEDE QUANDO MI INCAVOLO DI BRUTTO!”.
La furia scarlatta gli passò davanti, come un vero e proprio uragano. Non fu in grado di dire niente. A riportarlo alla realtà fu Cana, la quale era mezza stramazzata al suolo.
“Ma perché sei nudo?!”.

Rogue si era buttato sulla cosa che sapeva fare meglio. Studiare. Quando era triste era un buon modo per pensarci. Era andato nella palestra esterna, si era seduto al sole e allora aveva chinato la testa sui libri. Per non pensare.
Non pensare a quell’idiota.
Sting, dopo aver ricevuto una sonora sberla da parte di Lector, era stato costretto da quest’ultimo ad andare a parlare con lui.
Il problema era il non sapere completamente cosa dire. Si era comportato come un totale idiota e, cosa ancora più grave, aveva ferito Rogue. 
Si avvicinò piano. Il corvino, non vederlo, alzò gli occhi al cielo.
“Devi lasciarmi in pace”. Il biondo però non lo ascoltò. Anzi, addirittura si mise in ginocchio.
“Perdonami, Rogue”
“Ma che cavolo fai? Piantala. E comunque non intendo perdonarti”
“Perdonami”, ripeté avvicinandosi a lui e abbracciandolo. Rogue però era rigido come un bastone, sebbene gli sarebbe piaciuto, in parte, ricambiare il gesto.
“Non posso proprio farlo, non finché non ti schiarisci le idee”
“Mi dispiace, quando mi sono messo con te credevo di essermi lasciato quella parte della mia vita alle spalle”
“Ah, sì? Beh, dovevi pensarci prima di… ti sei preso tutto di me. Il mio cuore e la mia verginità, adesso chi è che me li ridà? Dimmi la verità, la ami ancora?”
“Non direi che la amo”
“E allora perché, poco fa...”
“Lei è stata importante, ok? Probabilmente lo è ancora, ma non nel senso in cui pensi tu. Ed è vero che magari, nel mio profondo, volevo te mentre stavo con lei, ma ti assicuro che… adesso non è così… “ , abbassò lo sguardo. “Io...”
“No, non voglio sentirmi dire che mi ami così e adesso. Voglio che tu sia sicuro al cento per cento”.
Era davvero freddo. Come il ghiaccio. Come l’oscurità.
“Rogue...”, sussurrò.
“Scusami, adesso vorrei continuare a studiare”.
Non era facile per lui tenerlo così lontano, ma Rogue era fatto così. Difficilmente si lasciava andare e quando veniva deluso si richiudeva in se stesso. Ma stava male, ed anche tanto.

Mavis era davvero nervosa. Aveva seguito il consiglio di Natsu circa il dire immediatamente a Zeref della sua gravidanza, ma il solo pensiero la faceva andare in panico. Natsu sarebbe stato fuori la porta e sarebbe intervenuto al momento giusto. Zeref era arrivato già da un po’ e avevano preso a parlare del più e del meno. Lui stesso si era però reso conto che qualcosa non andasse nella sua ragazza, era strana.
“Emh, per caso c’è un motivo in particolare se mi hai fatto venire qui?”.
Lei allora sorrise nervosamente.
“In effetti sì”, si portò una mano sulla testa. “Mio Dio...”
“Mavis, mi stai spaventando”.
Lei allora lo guardò negli occhi.
“Tu… come reagiresti… se adesso ti dicessi… che sono incinta?”.
Lui batté le palpebre. Non era certo di aver capito bene.
“E’ soltanto un’ipotesi, vero?”.
Mavis scosse il capo.
“No, Zeref. Non è un’ipotesi. E’ la verità. Lo sono davvero”. A quelle parole, si zittì completamente. Nulla totale, la capacità di parlare era stata perduta.
“Ma… ma… No dai, non può essere. Siamo stati attenti”
“Non abbastanza a quanto pare”
“Ma non è possibile”, ripeté questa volta più nervoso. “E no. Questo è un crudele scherzo del destino. Proseguiamo con calma, dicevamo. Non guardiamo al futuro, dicevamo. E invece guarda che casino!”
“Senti, non c’è bisogno di reagire così, anche io sono sconvolta, cosa credi!”
“Sei sconvolta? E chi me lo garantisce? Magari era proprio quello che volevi, hai sempre avuto per la testa queste strane idee”.
Mavis si sentì ferita.
“Scherzi, vero? Non posso credere che stai davvero reagendo così, non hai proprio cuore”
“Ho un cuore ma ho anche un cervello. Senti, non dirmi che hai intenzione di tenerlo, vero?”.
Questa volta la ragazza sentì gli occhi pizzicare a causa delle lacrime. Era terribile tutto ciò. Aveva sperato fino all’ultimo che le cose andassero diversamente. In suo aiuto per arrivò Natsu, il quale aveva sentito tutto e che era adesso pronto a prendere la situazione in mano.
“Mavis, fuori. Ci penso io”
“Che? Che ci fai tu qui? Ah… aspetta. Tu sapevi tutto prima di me, vero?”
“Tranquilla”, il rosato tranquillizzò la ragazza, prima che quest’ultima uscisse. “Risolvo io”. Quando furono rimasti soli, guardò in truce il fratello. “Ebbene sì, lo sapevo. E quindi?”
“Fatti gli affari tuoi”
“Ma questi sono affari miei. Io non ti permetterò di far soffrire Mavis. Perché non ti comporti da uomo e ti prendi le tue responsabilità?”
“Tu non puoi capire...”
“Forse no, ma al tuo posto avrei agito diversamente. Non puoi prendertela con lei, certe cose si fanno in due. Lei adesso aspetta un figlio da te e tu non puoi lasciarla soltanto perché sei un codardo che ha paura di tutto!”
“Io non ho paura di niente, Natsu!”, fece guardandolo negli occhi con freddezza.
Le labbra di Natsu allora si curvarono in un sorriso pieno di amarezza.
“Sai cosa? Io volevo essere come te. Ma adesso mi chiedo perché. No, io non vorrei essere mai come te. Così codardo. Se non vuoi prenderti le tue responsabilità, vedi di sparire”.
Era talmente nervoso che gli avrebbe sicuramente lanciato un pugno. Per evitare, uscì in fretta e furia.
Fuori, Lucy, che stava consolando Mavis, lo vide.
“Natsu…?”.
Lui però non le rispose. Andò più avanti, lanciando un pugno alla parete per dar sfogo ai suoi nervi. La ragazza allora gli andò dietro. Non lo aveva mai visto così.
“… Natsu...”
“Lo odio. Perché non può semplicemente accettare la cosa?”
“Purtroppo le cose non sono sempre facili...”
“Lo so”, sospirò. “Se non vuole occuparsene, me ne occupo io”.
A quel punto, la bionda non poté fare a meno di sorridere. Natsu era davvero più maturo e coraggioso di quanto pensasse. Era un lato di lui che non conosceva.
Lì parve dimenticarsi di tutta la rabbia nei suoi confronti. Si avvicinò, abbracciandolo da dietro.
“Mh? Lucy…?”
“Sono dalla tua parte. Lo sarò sempre”, sussurrò poggiando il viso sulla sua schiena.
Natsu allora sospirò, adesso più tranquillo. In qualche modo avrebbero tirato avanti.     
                                 


NDA
Direi che il vero eroe di oggi è Natsu, il quale rimprovera il fratello e si prende responsabilità che non sono le sue. Applausi.
Mentre il premo come miglior idiota 2018 va ad Happy. Almeno è riuscito ad arrivare a conclusione, prima e ultima volta mi sa.
Erza invece si è scatenata, nessuno ha più scampo.
Alla prossima :P          

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Capitolo 18
*** Una mossa sbagliata ***


Una mossa sbagliata

Loki sentiva di aver totalmente svuotato la mente. Non pensava a niente, si stava solo trascinando dietro Bixslow senza neanche guardare dove stesse andando, troppo impegnato a tenere le labbra incollate alle sue. 
Fremeva come mai prima d’ora. Stava avvertendo un desiderio incontenibile, Bixslow doveva averlo capito. Condividevano la stessa foga e gli stessi desideri.
Fu quest’ultimo a poggiarsi contro una parete per cercare di ristabilire un po’ di equilibrio. Loki si staccò in quel momento, guardandolo con due occhi infiammati.
“Ma cosa sta esattamente succedendo?”, ansimò Bixslow.
“Tu cosa pensi che stia accadendo?”, sussurrò l’altro malizioso.
“Signor “Iosonoetero”, oserei dire che mi stai seducendo”, affermò con un sorriso.
Loki trattenne una risata. Probabilmente non doveva essere troppo lucido.
No, al contrario, era completamente lucido e stava agendo perché lo voleva, non c’erano scuse!
“Vieni con me”, gli disse poi.
“Ne sei sicuro?”.
Lui annuì, afferrandolo per un braccio. Quella era una cosa seria, molto più di un semplice bacio. Ma in quel momento era certo più che mai di voler andare fono in fondo proprio con Bixslow.

“Ecco, adesso sono sicuramente rimasto solo. Che diamine, ma perché devo essere così sfortunato?”, Freed si lamentava a bassa voce mentre si dirigeva alla sua prima lezione di agraria. Era contento che Bixslow e Loki avessero chiarito, ma cosa ne sarebbe stato di lui? Sarebbe rimasto solo per sempre?
Dopotutto, Laxus era felice con Mira, Ever stava con Elfman… e lui era lì, da solo.
Più ci pensava e più si sentiva depresso. Non c’era assolutamente modo che le cose potessero cambiare.
Arrivato vicino l’aula, i libri che teneva in mano caddero. Sbuffò, alzando gli occhi al cielo, per poi piegarsi e imprecando mentalmente.
Fece per raccogliere l’ultimo volume, ma qualcuno lo aveva preceduto.
“Eh?”, sussurrò. Alzò lo sguardo, ritrovandosi davanti un ragazzo: capelli di un rosso scuro, una cicatrice gli sfregiava il viso. Freed non era certo di averlo mai visto da quando si trovava lì.
“Ma guarda, un nuovo compagno!”, esclamò quest’ultimo. “Questa è una bella notizia, visto che siamo quattro gatti contati!”.
L’altro lo guardò, con curiosità ma anche con timore.
“Tu… frequenti agraria?”
“Puoi dirlo forte. Anche se non ho la faccia da contadino, non credi?”.
La faccia da contadino no, la faccia da delinquente del ghetto sì, si ritrovò a pensare. Ma questo lo avrebbe ovviamente tenuto per sé.
“Già… io sono Freed”
“E io mi chiamo Cobra, benvenuto!”.
Cobra, ma che razza di nome è?, si ritrovò a pensare.
“Suvvia, non essere timido!”, fece afferrandolo per le spalle. “Posso assicurarti che sarà divertente, quando ci sono io intorno è difficile annoiarsi”
“Davvero?”, domandò con un sorriso nervoso. “Ma che bello...”.
Quel tipo lo stava toccando senza alcun consenso e senza che neanche si conoscessero. Questo doveva essere il karma. Fino a qualche secondo prima si era lamentato di esser e sola e adesso gli veniva mandato un ragazzo dall’aspetto da criminale.

Accoccolata al petto di Gray, Juvia non riusciva a smettere di pensare al bacio di Lyon. Era assurdo, questo non sarebbe dovuto accadere. Anche se non aveva fatto niente, non poteva fare a meno di sentirsi in colpa. Ma dicendo la verità avrebbe scatenato un litigio inutile.
Ma cosa fare?
“Lyon ti ha più importunato?”, le domandò ad un tratto il ragazzo.
Ovviamente, la domanda giusta al momento giusto.
“Non direi che è più importuna”, rispose lei. “E’ soltanto… beh, è Lyon, sai com’è fatto”
“Sì che lo so, appunto per questo mi preoccupo. Dio, la sua è proprio un’ossessione”
“Anche la mia lo era, nei tuoi confronti”, gli fece notare.
“E’ diverso!”, borbottò lui. “Tu sei tu, lui è lui! Comunque sia, se fa qualcosa di strano, dimmelo!”.
A quelle parole, Juvia si irrigidì. Evidentemente, il suo segreto non poteva rimanere tale.
“Juvia, che c’è?”, chiese infatti il ragazzo.
“Amh”, si tirò su. “Promettimi di non arrabbiarti”
“Non posso prometterti niente. Che succede?”
“Umh… come dire...”, distolse lo sguardo. “Lyon ha leggermente… come dire… sì, potrei dire che mi ha tipo baciata”.
Arrabbiarsi? Perché avrebbe dovuto?”
“IO LO AMMAZZO!”.

Lyon era stato lasciato da solo come un cane nel suo dormitorio. Gerard gli aveva ordinato – non chiesto, ma ordinato – di dedicarsi al testo della nuova canzone. E lui ci stava anche provando a buttare giù due frasi, peccato fosse pressapoco impossibile, con tutti i pensieri che aveva per la mente. 
Il chitarrista non avrebbe mai potuto immaginare che la sua più grande fan si fosse letteralmente arrampicata alla finestra per vederlo.
“Lyon… sto arrivando, aspettami!”, sghignazzò con gli occhi sgranati.
Era in quei momenti che il suo aspetto da brava ragazza lasciava posto all’aspetto da fan impazzita. Si arrampicò fino a quando non si ritrovò in piedi.
“Oh-oh, eccoti qui!”.
Il ragazzo avvertì un brivido, voltandosi molto lentamente.
“AH! COSA CI FAI TU QUI?! MA TE NE VUOI ANDARE?!”.
“Ma Lyon, sono venuta qui appositamente per te. Questa è la tua stanza. Oh, posso prendere una tua maglietta e portarla a casa? Se l’hai già indossata è meglio”
“No, no, no, fuori! Non puoi stare qui!”
“Suvvia, non essere antipatico!”, esclamò. “C’è gente che morirebbe per avere una ragazza così carina che viene loro dietro”
“Beh, ma non io. Ti prego, vattene!”.
A peggiorare le cose ci pensò l’arrivo di Gray e della sua ira. Quasi sfondò la porta, tanto era la rabbia che stava provando.
“LYON VASTIA, SEI MORTO!”
“PURE TU ADESSO?! MA CHE VUOI?!”.
“No, no, no!”, esclamò Juvia. “Vi prego, fermi!”. Gray si avvicinò al rivale, afferrandolo per strattonarlo.
“Dico, sei impazzito? Adesso ti metti anche a baciare le ragazze altrui? Che ti dice il cervello? Abbi un po’ di rispetto!”
“Ah, io dovrei avere rispetto? E tu allora? Tu stai con Juvia soltanto perché cerchi di sostituire Ultear”.
La diretta interessata sgranò gli occhi. Credeva che quella fosse una storia bella che chiusa ormai.
“Lyon, sta zitto...”, intimò Gray.
“Perché? Sei stato tu a dirmelo una volta: “qualunque ragazza che incontrerò non sarà altro che una sua sostituzione. Nessuna è come lei”
“Ho detto sta zitto! Juvia, non ascoltare quello che dice!”
“Oh, certo. Io sono solo un povero pazzo. Con una cosa fondamentale che però mi distingue da te. Io sono riuscito ad andare avanti. Non tu. Tu fingi soltanto”.
Juvia indietreggiò, avvertendo un nodo alla gola, uno di quelli che in genere precedeva un pianto. Poi si voltò e se ne andò.
“No, aspetta Juvia! Lyon, sei un coglione, vaffanculo!”, lo insultò, preferendo andare dietro la sua ragazza.
Il chitarrista si lisciò i capelli, mentre Meredy lo osservava.
“Immagino che non posso avere la mia maglietta, vero?”-
Lui sospirò, portandosi una mano sul viso.

Mentre stringeva i libri e tornava dalla sua lezione, Levy si sentiva non poco nervosa. Lei e Gajeel non avevano avuto molta occasione di vedersi, a causa dei tanti impegni che entrambi avevano. La cosa che la infastidiva era che ciò sembrava disturbare solo lei!
Dubitava avesse un’altra. No, lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non avrebbe avuto senso lasciarsi andare a quegli sciocchi pensieri.
Magari poteva passare dalla biblioteca e prendere qualche libro. Sì, sarebbe stato un buon modo per non pensare. Così fece, dirigendosi in quel paradiso fatto di scaffali e di tomi di tutti i tipi. 
Guardò a lungo, fin quando un libro non catturò la sua attenzione. Allungò una mano, ma in quel momento accadde l’impensabile. La sua mano si scontrò con quella di qualcun altro. Lei rabbrividì, alzando poi lo sguardo. Davanti a lei c’era un ragazzo dai ribelli capelli biondi e dall’espressione crucciata, gli ricordava molto Gajeel.
Lo vide poi sorridere in modo strano.
“Prego, prendilo tu”
“I-io? Sei sicuro?”
“Certo, tanto non era per me, non preoccuparti”.
Il suo modo di parlare era particolare. Era suadente, ma privo di gentilezza alcuna. Sì, “arrogante” sarebbe stata la parola giusta. 
Levy fece un sorriso di circostanza, prendendo il libro e uscendo poi di corsa dalla biblioteca. Chissà perché tutti gli incontri più strani li faceva sempre lei.
Non si era però resa conto di aver attirato le attenzioni di quel tipo, che adesso le andava dietro. Levy lo avvertì e, un po’ nel panico, si voltò.
“Emh, c’è qualcosa che posso fare per te?”, domandò tremante.
“Su, non fare quella faccia. Non sono un maniaco, né ho cattive intenzioni. Non ti avevo mai visto qui nei dintorni”
“Beh, nemmeno io. Che facoltà sei?”
“Scienze politiche. E tu?”.
Quindi è un compagno di Cana.
“Letteratura”
“Ah, ecco. In effetti hai l’espressione di una che ama leggere”, sussurrò avvicinandosi. “Piccolina, carina, sicuramente intelligente. Sì, mi piace”.
Levy deglutì a vuoto, indietreggiando. O era pazza o quel tipo le stava facendo una corte spietata.
Non era abituata, nessuno ci aveva ma provato con lei, soprattutto non un tipo del genere.
“Io… io… ecco… ti ringrazio… emh… umh...”
“Sono Zancrow. E tu invece, com’è che ti chiami?”
“Levy”, rispose frettolosa. “Ed è stato un piacere parlare con te, però adesso me ne devo andare, scusa!”.
Non appena si fu allontanata tirò fuori un sospiro di sollievo. Zancrow, dal canto suo, non le aveva staccato gli occhi di dosso neanche un attimo.
Forse aveva finalmente trovato pane per i suoi denti.

“Erza… Erza! Maledizione, vuoi ascoltarmi? Fermati!”.
Gerard si stava ritrovando ad andare dietro la sua ragazza senza che quest’ultima lo ascoltasse. La rossa era ancora furiosa, non aveva avuto l’occasione di dar sfogo a tutta la sua rabbia.
“Lasciami in pace!”
“No!”, lui la afferrò per un polso. “Adesso devi ascoltarmi! Devi calmarti, okay? Non puoi reagire così’”.
“Ah, non posso reagire così? Se fosse stato al contrario avresti fatto esattamente allo stesso modo!”
“Q-questo non è vero!”.
Erza allora si avvicinò.
“Mi stai forse sfidando?”
“No! Io non sto sfidando nessuno. Voglio solo che tu stia tranquilla e non picchi la gente!”.
Lei sospirò.
“Molto bene, la metti così? Benissimo. Allora, so cosa fare. E poi vediamo cosa succederà. Oh, come sarà divertente!”
“E-Erza? Cos’hai in mente? Aspetta, che cosa vuoi fare? Dio, ma tutte e a me capitano?”
“Hey!”, Gajeel attirò la sua attenzione, cacciando la testa fuori dalla porta. “Qui qualcuno sta cercando di studiare! Al dormitorio non interessano i tuoi problemi d’amore!”
“Non infierire, d’accordo?!”, sbottò Gerard. “Lasciami solo”
“Tsk, checche, tutti quanti. Insomma, fatevi valere voialtri!”, borbottò.
Il chitarrista non si era accorto dell’arrivo di un’ansimante e arrossita Levy.
“Emh… ciao, Gajeel! Disturbo?”
“Levy! No, non disturbi affatto!”
“Ma stavi studiando?”
“No, affatto! Dai, entra!”.
La ragazza sospirò, entrando, mentre il cuore batteva ancora a mille a causa dell’incontro di poco prima. Gajeel si rese conto della sua espressione strana.
“Perché hai quella faccia? Che cosa è successo?”
“Niente...”, balbettò.
Ma ciò non lo convinse.
“Levy… che succede? Qualcuno ti ha importunata?”.
Era proprio bravo a capire le cose. La ragazza però si disse che non ci fosse motivo di dirglielo. Dopotutto non era successo niente di serio, non voleva farlo preoccupare, poteva benissimo cavarsela da sola.
“Importunata? No, ma che dici”, fece sorridendo. “Sono venuta qui perché speravo di poter passare un po’ di tempo con te, sai… non ci siamo visti molto”.
Gajeel le si avvicinò, posandole una mano sulla testa.
“Hai perfettamente ragione. Sarà allora il caso di rimediare, no?”, domandò con malizia.
Lei si sentì istantaneamente meglio. Nel suo profondo, sperava che l'incontro con Zancrow rimasse un evento isolato, altrimenti sarebbero stati guai.

Lucy era contenta di aver chiarito con Natsu. In realtà non avevano esattamente chiarito, ma dopo aver visto come lui si fosse comportato, aveva dimenticato tutta la rabbia.
E poi, di positivo adesso c’era che il posto di Lisanna era stato preso da Mavis. I due infatti trascorrevano molto tempo con lei, viste le sue particolari condizioni e la sua tristezza.
“Non ti preoccupare, Mavis. Zeref cambierà idea. Anche perché se non lo fa lo uccido!”, esclamò il rosato. Lucy alzò gli occhi al cielo.
“Non c’è bisogno di uccidere nessuno. Zeref non può essere senza cuore, dopotutto lui ti ama, no?”.
Mavis annuì debolmente.
“Mi ama sì, ma non sono sicura che basterà. Non voglio essere una ragazza madre come si vede nei film. E poi ho una fame...”
“Hai qualche voglia? Ti prendo qualcosa?”, domandò subito Natsu. Era estremamente attento e disponibile per quanto riguardava certe cose.
Il trio venne ben presto raggiunto da Lisanna, la quale di certo non voleva demordere tanto facilmente.
“Ciao, ragazzi”, salutò allegramente. “Che state facendo?”
“Premeditiamo l’omicidio di Zeref”, borbottò il rosato. 
“Posso partecipare?”.
Lucy imprecò mentalmente. Certo che quella tipa aveva proprio una faccia tosta, presentarsi così come se nulla fosse!
“Oh, Natsu”, disse ad un tratto l’albina. “Domani vorrei chiedere un permesso per uscire dal dormitorio. Sai, c’è del materiale che devo comprare e mi occorre scendere in città. Non è che puoi accompagnarmi?”
“In città? Certo, mi piacerebbe molto”
“Emh, emh”, Lucy si schiarì la voce, giusto per ricordare loro che esisteva anche lei.
“Ovviamente vieni anche, Lucy”, rispose il ragazzo.
“Ma che bello, vi ringrazio”, affermò con un sorriso nervoso. Dopodiché, Mavis fece loro la lista delle cose che avrebbero dovuto comprare per lei, una lista piuttosto lunga in realtà. Ma la bionda non la stava neanche più ascoltando.
Il solo pensiero di uscire con quei due insieme la innervosiva. Non era certa che sarebbe riuscita a trattenersi.

Lily era abituato ad avere gli occhi di tutti addosso, poiché era praticamente pseudo famoso. Ma avere gli occhi di Charle addosso solo perché quest’ultima lo considerava un pervertito era già diverso. Happy gli camminava accanto, ricurvo su se stesso e indubbiamente depresso, come sempre del resto.
“Happy, smettila di piagnucolare, sono io quello che dovrebbe piangere”, sospirò il corvino.
“Il problema è che faccio tutto sbagliato. Sono arrivato a conclusione, questo sì. Ma a che mi serve se poi rovino tutto? Scusa, Lily. Ti ho creato solo problemi”.
Il batterista alzò gli occhi al cielo. Non riusciva proprio ad arrabbiarsi con lui, malgrado tutto.
“Non mi crei problemi, va tutto bene. Davvero”
“Mh. Sei un angelo”, sussurrò abbracciandolo. “Ti voglio bene, lo sai, vero?”.
Lily spalancò gli occhi sorpreso, per poi ricambiare l’abbraccio.
“Ti voglio bene anche io”.

Charle li stava osservando da lontano, sentendosi parecchio infervorata.
“Guardate quei due, guardateli!”, urlò a Romeo e Wendy. “Sono proprio senza vergogna, agire così davanti a tutti! Quei maledetti”.
“Emh, emh”, l’amica si schiarì la voce. “Se non ti conoscessi bene direi che sei addirittura gelosa”
“Gelosa? Io? Sciocchezze, non sono gelosa, sono soltanto indignata. Adesso ci penso io!”
“Ma… ma Charle!”.
Con le guance arrossate e il cuore che batteva a mille, l’albina si avvicinò a quei due, interrompendo il loro abbraccio.
“Charle!”, esclamò Happy.
“Mettiamo le cose in chiaro sin da subito, che cosa succede? State insieme?”
“Eh… eh? No, non stiamo insieme. Diglielo anche tu, Lily”
“Confermo, non stiamo insieme”
“Ah, sì? Beh, direi che è molta equivoca la cosa. State sempre insieme, fate certe cose insieme, io direi che ci sono tutti i buoni propositi per una relazione!”.
Stava davvero facendo una scenata. Era possibile che fosse veramente gelosa e che i ruoli si fossero invertiti? I due ragazzi si lanciarono un’occhiata.
“Charle, ma...”
“Ah, lascia perdere! Stupida io che cerco di capirvi!”, borbottò ancora più rossa di prima, sentendosi umiliata nel profondo. Non poteva essere davvero gelosa dell’alchimia e del rapporto fra quei due, non aveva senso!

Le cose tra Laxus e Mira andavano alla grande. Era un peccato solo il fatto che Freed si fosse allontanato così tanto. Il biondo ci aveva oramai messo una pietra sopra, capendo che sarebbe stato doveroso aspettare.
La coppia era appena uscita dall’aula di economia, mano nella mano. Laxus si sarebbe aspettato tutto, meno che vedere Freed in compagnia di un tipo che non aveva mai visto.
Il suo amico sembrava molto allegro mentre parlava con il suo nuovo compagno, ed effettivamente non aveva tutti i torti. Malgrado l’avesse mal giudicato, Freed dovette rendersi conto che Cobra non era affatto male. Era assolutamente brillante, intelligente, oltre che affascinante.
“Oh, ma guarda”, disse Mira sorridendo. “C’è Freed ed è con un ragazzo. Questo ci fa ben sperare”.
Laxus però aveva preso a mal guardare i due. Quel tipo, almeno così all’apparenza, non gli piaceva, gli sembrava un poco di buono, mentre Freed era così ingenuo alle volte, lui lo sapeva, lo conosceva meglio di chiunque altro.
“Perché non ci avviciniamo?”, domandò afferrando la ragazza.
Ben presto, le due coppie si ritrovarono faccia a faccia.
“Ah, ciao Laxus”, salutò Freed tranquillo.
“Freed, non ti fai vedere da un po’. Chi è il tuo amico?”
“Lui è Cobra. Cobra, loro sono Mira e Laxus”
“Piacere di conoscervi”, rispose ammiccando. Mira si lasciò andare ad una risatina, ma Laxus non fu altrettanto amichevole.
“Capisco. Come mai vi conoscete?”
“E’ un mio compagno di corso. Visto che mi sono iscritto adesso e sono indietro rispetto agli altri, si è offerto di aiutarmi. Quindi adesso noi andiamo a studiare. Ci vediamo dopo, ciao”.
Lui li osservò andare via, con un’espressione abbastanza preoccupata in viso.
“Beh, mi sembrano andare d’accordo”, disse Mira. “Non ti pare?”
“Mah”, borbottò. “Sarà...”.

Non poter parlare con Sting era terribile, ma Rogue non aveva altra scelta. Non poteva farci nulla, si sentiva ferito nel profondo, oltre al fatto che si sentiva usato. Camminava per i corridoi della scuola stringendo i libri al petto, come se fosse stato un’ombra. Lector e Frosch stavano tentando in tutti i modi di farli riavvicinare, ma entrambi erano maledettamente testardi.
Il corvino adocchiò Yukino da lontano. Quest’ultima, tutta impettita, doveva sicuramente stare andando a lezione. Aumentò il passo per raggiungerla.
“Yukino”, la chiamò.
“Rogue, ciao. Cosa posso fare per te?”, domandò gentile ma con freddezza.
“Umh”, lui distolse lo sguardo. “Dimmi una cosa, perché l’hai fatto?”
“Parli di Sting? Ho dovuto farlo, mi dispiace, ma era giusto che entrambi sapessimo la verità”
“Tu sei convinta che lui ti ami ancora”
“Questo non lo so, ma oramai mi ha lasciato, non è un problema mio, ma tuo. Qui è lui quello che deve fare chiarezza”
“Mi sento a pezzi”, confidò.
“Oh”, sospirò lei. “Contrariamente a quello che puoi pensare, io non ti odio. Magari all’inizio, ma non adesso”.
“Davvero?”
“Assolutamente. Spero soltanto che Sting possa fare chiarezza, per il bene di tutti”
“Sì”, Rogue abbassò lo sguardo, pensieroso. “Lo spero anche io”.
Il corvino non poteva immaginare che Sting si trovasse in balia di Frosch e Lector. Quest’ultimo aveva preso a colpirlo ripetutamente in testa con una scarpa.
“AHI! Ma vuoi lasciarmi stare?”
“Più ti lamenti, più io ti picchio!”, ribatté lui. “Frosch, prendimi i mocassini, quelli faranno più male!”
“Arrivo subito”
“E’ inutile che mi colpisci, non migliorerai le cose”
“Magari potrò farti tornare un po’ di sale in zucca! Sei un idiota, Sting. Ma cosa cavolo fai? Ti metti con Rogue e poi fai un casino assurdo? Dimmi una cosa, lo ami?!”
“Non è il momento di fare queste domande”
“E’ il momento eccome invece. Lo ami sì o no? Perché se lo ami, allora devi andare da lui e dirglielo chiaramente, prima che sia tardi. Qual è il tuo problema?”
“Vorrei capirlo anche io”, borbottò portandosi una mano sulla testa dolorante.

Juvia si era rifugiata nell’aula di musica, sistemando gli strumenti in modo da non pensare a quello che fosse successo poco prima. Quella discussione tra Gray e Lyon l’aveva parecchio innervosita, perché non si riusciva ad andare avanti?
Alla fine si tornava sempre sullo stesso punto.
Gray l’aveva cercata a lungo e, quando poi l’aveva trovata, aveva sospirato.
“Juvia, ma perché sei scappata?”
“Mi dispiace, ma non ho avuto altra scelta”
“Non devi ascoltare quello che dice Lyon”
“Però ha detto la verità? Adesso voglio saperlo, è vero quello che ha detto?”.
Gray distolse lo sguardo. Parlare di certe cose era davvero difficile alle volte.
“Non è esattamente come dice lui. Tu non sei una sostituzione”
“Però non sarò mai all’altezza della tua ex”, disse affranta. “Sai il problema qual è? Che se lei fosse viva, tu vedresti anche i suoi difetti. Ma ora che è morta, per me è praticamente imbattibile. Tu hai scelto me perché non c’è più. Altrimenti avresti scelto lei. Sceglieresti sempre lei, se potessi”
“Juvia, ma cosa dici?”, domandò avvicinando una mano al suo viso per accarezzarla.
La ragazza però si scostò, per quanto le dispiacesse.
“Se guardi indietro non puoi andare avanti. Non voglio che tu stia con me, continuando a pensare a lei. Una volta e per tutte devi scegliere, Gray!”
“Ma io… io ho scelto te”
“Non del tutto, a quanto pare”, sussurrò staccandosi dalla sua presa. 
Gray allora sospirò di nuovo, sentendosi esausto. Qual’era il suo problema? Perché tutto doveva essere così maledettamente complicato?

Kagura non poteva andare via se prima non riusciva a recuperare Meredy, peccato che quest’ultima fosse praticamente dispersa. In compenso, però, aveva avuto l’occasione di parlare con Gerard, sebbene la cosa non la facesse stare tranquilla.
“Non è che se la tua ragazza mi vede mi uccide di nuovo?”
“No, non credo. Mi dispiace davvero per quello che è successo, che diamine. Io non immaginavo che Erza nascondesse un lato del genere. E’ più difficile di quel che credevo”
“Già, tutto ciò solo perché siamo usciti insieme una volta. Comunque sia, se per te divenisse troppo difficile, puoi sempre tornare da me”.
Gerard scosse il capo. Kagura la lezione non la imparava proprio mai.
“Oh-oh”, fece ad un tratto quest’ultima. “E’ Erza...”.
La rossa stava effettivamente venendo loro incontro, con un’espressione decisamente tranquilla. Gerard si rese ben presto conto che non fosse affatto sola.
“Ciao, ragazzi”, salutò allegramente lei. “Ciao, Gerard”
“Amh… ciao, Erza. Chi è lui?”
“Ah, lui è un mio amico d’infanzia, Simon. Simon, loro sono il mio ragazzo Gerard e la sua amica Kagura”
“Ciao, è un piacere conoscerti”, rispose il ragazzo, molto più alto di lui.
“Amh… piacere mio”, fece lui non proprio convinto. Lui ed Erza stavano vicini, sembravano avere una bella intesa, molto più profonda di quella che loro avessero.
Erza gli lanciò un’occhiata, facendogli intendere immediatamente quali fossero le sue intenzioni. Vendicarsi e farlo impazzire di gelosia.

La mattina seguente, Lucy si svegliò per seconda. Levy doveva essere già in piedi da un pezzo, mentre Charle e Wendy dormivano ancora beatamente. Il primo pensiero che le venne alla mente fu la sua uscita forzatissima con Natsu e Lisanna. Così si lavò, si vestì e si truccò, sbrigandosi a raggiungere il dormitorio del fidanzato.
Bussò alla porta, attendendo qualche secondo. Poco dopo, un assonnato e imbronciato Gray aprì.
“Sì?”
“Ciao Gray, scusa il disturbo. Natsu è pronto?”
“Natsu?”, fece sbadigliando. “Veramente lui è già uscito. O almeno credo, ero in coma totale e non ho capito nulla”
“C-cosa? E’ uscito?”, domandò nervosa. “Va bene, d’accordo, torna a dormire, ci penso io”.
Non poteva averla scaricata. No, questo non lo avrebbe mai fatto, era assolutamente impossibile. Decise di andare quindi al dormitorio di Lisanna, per essere certa di non essere stata effettivamente lasciata in asso.

“Mavis! Ed esci da quel bagno, avanti!”, si lamentò Cana. “Me la sto facendo addosso”
“E andiamo”, sospirò Erza, mentre si pettinava i capelli. “Dovrai abituarti a condividere la stanza con una ragazza incinta”
“Evviva”, sospirò lei alzando gli occhi al cielo. “Chi è che bussa?”.
La mora aprì, ritrovandosi davanti Lucy.
“Vi prego, ditemi che Lisanna è qui”, supplicò.
“Mh? Ma tu non dovevi essere con lei e Natsu? Sono usciti tipo un ora fa”
“C-cosa? Un’ora fa?! Ma com’è possibile! Mi hanno lasciata qui per davvero, come hanno potuto!”.
Mavis, in quel momento uscì dal bagno.
“Se lo vai a cercare per ucciderlo, puoi ricordargli di comprarmi gli orsetti di gomma? Ne ho una voglia matta”.
Lucy si portò una mano sul viso. 
Natsu e Lisanna, lontani dalla sua vista, non prometteva per niente bene.
E, inoltre, si sentiva furiosa. Come aveva potuto il suo fidanzato lasciarla lì. e andare con quella che era la sua acerrima nemica?
La rabbia che fin ora aveva covato era pronta ad esplodere.


NDA
Senza fare spoiler né niente, dico solo che nel prossimo capitolo succederà una cosa che porterà Lucy a prendere una decisione drastica.
Ma non è l'unica novità. Perché sono comparsi Cobra (grazie Harry per il suggerimento) e poi Zancrow che si è messo molestare Levy, dite che Gajeel la prenderà bene?
Per il resto... casini, ma oramai quelli sono all'ordine del giorno :P

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Capitolo 19
*** La decisione di Lucy ***


La decisione di Lucy

Respiri profondi e mantenere la calma. Erano queste le parole che, a mente, Lucy continuava a ripetersi. Ma al diavolo la pace interiore e la calma, era decisamente impossibile stare tranquille quando il proprio stupidissimo fidanzato si trovava chissà dove con una divoratrice di uomini!
E non era affatto un pensiero esagerato. Lisanna lo aveva fatto a posta. No, non voleva neanche pensare a cosa avrebbe potuto fare. E la cosa peggiore era che Natsu, da bravo ingenuo qual’era, non si sarebbe accorto di niente.
“Io giuro che lo ammazzo”, borbottò. Levy si schiarì la voce. Non era affatto piacevole vedere gli effetti della gelosia su una persona. E si stava parlando di Lucy, non osava pensare che effetti avrebbe avuto su un tipo come Gajeel.
“Su Lucy, non stare così in pensiero, vedrai che andrà tutto bene”
“No che non andrà bene e lo sai anche tu! Quell’idiota patentato non mi risponde, ma vedrà quello che gli succede appena torna!”
“Immagino che tu non te la senta di andare a lezione, vero?”.
“No, ma vado comunque!”, esclamò nervosa. “Non permetterò a quello stupido di rovinare il mio ottimo rendimento! Andiamo!”.
Levy non era molto convinta della cosa. Anzi, aveva la netta sensazione che l’amica, alla minima scusa, si sarebbe scagliato su chiunque avesse tentato di importunarla. Le due furono raggiunte poi da Cana, Mavis e Erza.
“Hey, ma che le prende?”, domandò la rossa.
“E’ per Lisanna”, spiegò. “Temo proprio che questa volta si ammazzeranno per davvero”
“Ed è giusto così!”
“Ma che dici, Erza?!”, esclamò Mavis.
“E’ vero! E a proposito di gelosia, devo assolutamente chiamare Simon e dirgli di passare da me questo pomeriggio!”.
Cana si portò una mano sul viso.
“Santo cielo”, sospirò. Levy la guardò, ricordandosi dell’incontro che aveva avuto con Zancrow, suo probabile compagno di corso. Così si fece avanti.
“Emh, Cana? Posso chiederti una cosa? Tu… tu conosci un certo Zancrow?”.
La castana inarcò un sopracciglio.
“Purtroppo sì. E’ un mio compagno di corso, ah un vero buono a nulla. Ma tu come fai a conoscerlo?”
“Oh, ci siamo incontrati ieri in biblioteca”, disse distogliendo lo sguardo.
“Cosa?! Ci hai parlato?!”, fece afferrandola per le spalle. “Che ti ha detto? Ti ha importunato?!”
“C-cosa? No, non credo, ma...”
“Devi stare lontano da quel tipo. Quello lì è un predatore affamato, adora le ragazzine dolci e tenere come te! Stagli lontana, intesi?”
“V-va bene!”, rispose agitata. La reazione di Cana l’aveva sorpresa, allora quel tipo era davvero così terribile come sembrava.
“Hey!”, borbottò Lucy di cattivo umore. “Vogliamo andare sì oppure no?”.

Era da tanto tempo che Loki non si sentiva così bene. Così appagato, sia sessualmente che emotivamente. Era stato con molte donne, ma con un uomo, quella era stata in assoluto la sua prima volta. Ed era stata incredibilmente perfetta. Adesso sapeva di non avere più scuse. Lui e Bixlow si erano uniti in tutto e per tutto. Ma probabilmente non si sarebbe staccato da lui a prescindere. Quando erano usciti dal dormitorio, Bixslow lo aveva trascinato con sé, afferrandolo per mano, esattamente come facevano tutte le coppie. Loki era arrossito profondamente, ma quel contatto gli piaceva. Certo era un po’ strano,  stare così, davanti a tutti. Ma, per la prima volta nella vita, sentì che non gli importava nulla.
Quando Evergreen li vide, strabuzzò gli occhi, lasciandosi scappare un gridolino.
“Cosa stanno vedendo i miei occhi? Loki e Bixslow, finalmente vi siete decisi!”
“Siete così carini!”, esordì invece Mira.
L’ex dongiovanni si schiarì la voce.
“Così però mi mettete in imbarazzo”
“Beh, era ora”, fece Laxus. “Sapevamo fosse solo questione di tempo. Ma quanto meno adesso il gruppo è riunito… cioè, all’incirca”.
Dicendo ciò aveva lasciato scivolar lo sguardo su Freed che, a qualche metro di distanza da loro, sembrava tutto impegnato a parlare con quel tipo, Cobra.
“Ah, già. Ma Freed si frequenta con quel tipo?”, domandò Bixslow.
“Sinceramente spero che siano solo amici”, rispose Laxus.
Mira allora fece una smorfia.
“Dicendo così sembri quasi geloso”
“Non sono geloso!”, puntualizzò. “Sono solo preoccupato, per lui ci vorrebbe qualcun altro”
“Qualcun altro? E chi?”
“Questo non lo so! Bixslow, Loki, siete nel loro stesso corso, vero?”
“Noi… sì, perché?”
“Allora tenetelo d’occhio! Adesso andiamo a lezione e basta!”.
“C-cosa? Ma aspetta! Non ci posso credere, ci ha davvero affibbiato questo compito!”
 Laxus Si trascinò dietro la sua ragazza, passando davanti a Freed che, però, non si accorse minimamente della sua presenza.
“Non hai amici qui in università?”, gli domandò Freed.
“Sì, in realtà sì”
“Capisco. Te l’ho chiesto perché da quando ci siamo conosciuti, siamo sempre stati da soli e...”
“Beh… ecco, diciamo che con alcuni miei amici sono un po’… come posso dire? In freddo”
“Fammi indovinare”, rispose avvicinandosi tanto da bloccarlo con le spalle al muro. “Amore non ricambiato?”.
Freed si sentì piuttosto in difficoltà a quel punto.
“Ma come fai a saperlo?”
“Perché è un classico. A volte la lontananza in questi casi fa solo bene”.
Freed annuì lentamente. Non si stancava mai di ascoltarlo, aveva l’impressione di star sviluppando una buona intesa mentale con quel ragazzo.
Ma poiché a Bixslow e Loki era stato dato un compito infame, fu proprio la neo coppia ad interromperli.
“Hey, ciao ragazzi!”, esclamò il primo. “Freed, non ti ho visto ultimamente”
“Loki… Bixslow?”, chiese. “Ma voi… voi…?”
“Sì… esattamente”, rispose Loki.
“Wow, questo è… interessante. Amh, Cobra, loro sono Bixslow e Loki, sono i nostri compagni di corso”
“Ah, piacere. Iniziavate con Freed? Perché non vi ho visto a lezione?”
“Che vuoi farci, eravamo impegnati a fare le nostre cose...”, Bixslow si beccò una gomitata da parte dell’altro ragazzo, il quale decise di prendere la situazione in mano.
“Allora andiamo tutti insieme, no?”.
“Va bene, non c’è problema”, asserì Freed, del tutto all’oscuro del ruolo che i due avessero realmente.

Rogue sapeva quanto tutto ciò fosse paradossale, eppure era successo. Lui e Yukino si stavano ritrovando a parlare e a parlare tanto. Per molto tempo, lei non era stata altro che una rivale, adesso invece vi vedeva più che altro un’amica. Forse perché lei era in grado di capire cosa stesse provando.
Era assurdo, lei avrebbe dovuto odiarlo, invece era estremamente gentile nei suoi confronti.
“Tutto ciò è strano”, confidò il corvino.
“Lo è anche per me. Insomma, il mio ex mi ha tradito con te”, rispose lei, sottolineando qualcosa sul suo libro di testo.
“Già. Se avessi saputo che in realtà sei così gentile non avrei fatto la parte dell’amante. Nel senso che avrei agito diversamente, ecco...”
“Non ti preoccupare, in parte posso capirti. Tu eri innamorato di lui ed io per te ero la strega cattiva da scacciare”
“No… cioè sì, in realtà sì”, sospirò. “Cavolo, l’amore non ti fa capire nulla”
“Allora è così? Lo ami?”.
Rogue arrossì. Sapeva di essere innamorato di lui da un pezzo, il fatto è che non gli aveva mai riservato quelle parole importanti che in genere si dicono ad una persona speciale. E di certo non avrebbe potuto farlo nell’immediato, visto come le cose stavano andando.
“Può darsi...”
“Su, Rogue. Non c’è bisogno di nascondersi, di certo non glielo andrò a dire. Lo ami oppure no? Sii sincero”.
Aprirsi troppo su quell’argomento non faceva per lui, non con il carattere timido e riservato che aveva. Ma in quel momento gli venne spontaneo lasciarsi andare.
“Sting per me è come…  un tramonto in riva al mare. E’ come un raggio di sole che mi riscalda. E’… insomma, il motivo per cui la mattina mi sveglio e sono felice e… oh mio Dio, ma cosa sto dicendo? E’ tutto così melenso”
“Io invece lo trovo molto dolce. E’ ovvio, lo ami”
“Tuttavia non ha importanza. Io non gli dirò niente, che me lo venga a dire lui quando farà chiarezza!”, affermò a braccia conserte. Yukino lo osservò per qualche attimo, scoppiando poi a ridere.
“C-cosa?! Che ho fatto?”
“Stavo solo pensando che…. Voi due siete completamente diversi. Ma anche incredibilmente simili. Diversi come il sole e luna”
“Già, è il sole e la luna non sono destinati ad incontrarsi mai”
“Eccetto durante un’eclissi”, rispose ammiccando.
Sting si era reso conto come quei due si fossero avvicinati. Probabilmente stavano organizzando una vendetta nei suoi confronti, sarebbe stata la cosa più logica da fare.
“Ma perché quei due stanno sempre insieme? Di cosa parlano, voglio sapere! AHI!”.
Lector lo aveva colpito per l’ennesima volta alla testa.
“Se proprio non vuoi rimanere così, fa chiarezza e basta!”
“Ma io non so come si fa…!”
Frosh, che era sempre tanto tenero e mite, in quel momento fu preso da un raptus.
“ORA BASTA!”, esclamò afferrandolo. “SII UOMO, ACCIDENTI!”
“F-Frosch?!”, Lector sembrava sconvolto. “Cosa ti prende?”
“Mi prende che se questo qui non fa qualcosa, giuro che lo ammazzo! Pensi che io e Lector ci siamo messi insieme facendoci mille problemi? No! Mi voleva e mi ha preso!”
“Frosch, calmati!”, tentò di rabbonirlo Sting. “Io sono solo indeciso”
“Si fotta l’indecisione! Adesso tu vai da lui e gli dici che lo ami. Non confondere l’affetto che provi per Yukino con l’amore, è una cosa diversa. Fallo oppure te ne farò pentire”
“Va bene, va bene!”, fece spaventato. “Ci vado!”.
“Bene!”. Lector guardò il suo fidanzato, con gli occhi sgranati.
“Sono stato esagerato?”, domandò ad un tratto l’altro.
Lui scosse il capo.
“Credo di essermi eccitato nel vederti così”.

Se era arrivato a far arrabbiare Frosch, era evidente che si fosse arrivato al limite. Sting si avvicinò a  Yukino e Sting, tutti intenti a studiare all’ombra di un albero. Nel vederlo, i due alzarono lo sguardo.
“Emh… ciao...”, salutò.
“Che c’è, Sting?”, chiese freddamente il corvino.
“Io… ti devo parlare… però non qui...”
“Volete che me ne vada?”, domandò la ragazza.
“No… non è per te. Ci vediamo sul terrazzo dell’università fra dieci minuti, ok?”
“E va bene”.
Rogue non lo avrebbe dimostrato, ma il suo cuore batteva all’impazzata, come tutte le volte in cui lui gli stava vicino. Andò al luogo predestinato, e quando vi arrivò trovò Sting, di spalle, ad attenderlo. Si avvicinò lentamente.
“Sono qui...”. Il biondo gli rivolse un’occhiata, sorridendogli.
“Ho fatto incavolare Frosch”
“Eh? Ma non è possibile farlo arrabbiare”
“E io ci sono riuscito. Però mi è servito. Mi ha aperto gli occhi”
“Sting, senti… se non sei sicuro tu...”
“Sono sicuro”, senza alcun timore gli afferrò una mano. “Lo so che mi sono comportato da cretino. E’ vero. Stavo con Yukino e le volevo un gran bene. Ma mi rendo conto che non era amore, non poteva esserlo. Perché nel mio subconscio, sebbene me ne fossi reso conto solo ora, io ho sempre amato te. Ed è una cosa che è nata silenziosamente, che si è risvegliata soltanto quando, quella sera alla festa, tu mi baciasti. Non lo volevo ammettere, ma era così. Come posso essere stato tanto stupido da non capire che la mia metà perfetta era proprio accanto a me?”.
Si avvicinò ancora e Rogue lo lasciò fare. Voleva sentiglielo dire.
“Perdonami, Rogue. Io ti amo. E ti amo da sempre”.
Il sole e la luna si incontravano durante l’eclissi. E probabilmente doveva essere quella la loro eclissi.
Sorrise, afferrandogli il viso tra le mani.
“Non sai da quanto tempo speravo di sentirtelo dire. Ti amo anche io. Da sempre”.
Sollevato, Sting lo strinse forte a sé, baciandolo poi con una passione incontenibile. Gli era mancato e adesso avrebbe fatto di tutto per tenerlo stretto a sé, in un modo o nell’altro.

“Avanti, Charle, qual è il problema? Ti piace Happy? Va da lui e diglielo!”.
Wendy non capiva proprio perché la sua amica si facesse tutti quei problemi.
“Ma non è così facile! Io mi sento in imbarazzo. E poi… oramai non sono più sicura su quale sia il suo orientamento sessuale. Insomma, vuole me o Lily? E’ assurdo, la situazione si è ribaltata”
“D’accordo, in questi casi è bene agire d’istinto”.
Istinto? Lei doveva agire d’istinto? Non era certa che sarebbe, in caso, finita bene. Ma forse era vero che pensava troppo.
Alle volte, non pensare era davvero la soluzione migliore.
“Ah”, sospirò. “Pazza… devo essere pazza...”.


Come al solito, chi ascoltava le lamentele del depresso e sfigato Happy era niente meno che Lily. 
Quest’ultimo lo stava a sentire con fare imbronciato.
“Forse dovrei passare dall’altro lato”, affermò Happy, disteso sul letto.
“Con “altro lato” intendi diventare gay? Beh, siamo sulla buona strada”
“Il fatto è che gli uomini non mi piacciono”
“Però con me hai fatto certe cose...”
“Con te è diverso”
“Come diverso? Senti, non so cosa vuoi dire, ma se alla tua età non hai ancora trovato una tua identità sessuale non posso farci niente!”, affermò dandogli un colpo di cuscino sul viso e facendolo ridere.
“Mh, stanno bussando alla porta!”, bofonchiò ad un tratto.
“Eh? Ah, avanti!”.
Charle entrò timidamente, con gli occhi incollati al pavimento per la troppa vergogna. Non riusciva a credere di star per farlo veramente.
“Charle?”, domandò Happy. “Che ci fai tu qui?”. Lei allora trovò la forza di risollevare lo sguardo. 
Era un essere umano, era normale avere certe voglie, certi istinti, certi desideri.
Senza dire una parola, si avvicinò al ragazzo, salendo sul materasso e attirandolo a sé per baciarlo. Happy spalancò gli occhi, dapprima non capendo ma, in seguito, apprezzando molto quel suo gesto.
Lily li guardò imbarazzato.
“O-okay. Visto che avete risolto… me ne posso anche andare...”.
Ma Charle gli fece segno di fermarsi.
“Tu rimani”
“Io rimango?”
“Lui rimane? Ma Charle, tu...”.
“Siete pregati di non farmi domande. Certe cose sono divertenti solo in tre”, affermò molto tranquillamente. Happy allora guardò Lily, e fu lì che entrambi capirono.

Dopo la sua lezione, Erza era immediatamente corsa da Simon. Sapeva quando Gerard fosse turbato dalla cosa, ma ben gli stava dopotutto.
Simon era il suo migliore amico da una vita, ma ignorava quasi totalmente la colossale cotta che lui avesse per lei. Gli era capitato un destino piuttosto infame: essere lo “strumento” per far ingelosire il suo ragazzo.
“Ma sei sicura che questa cosa vada bene?”, domandò infatti Simon alla ragazza. “Non ti creerà problemi con Gerard?”
“Non mi importa, così impara quello lì! Voglio che provi esattamente quello che ho provato io. Oh, ma guarda chi c’è, ciao Gerard!”.
Quest’ultimo, a debita distanza, li salutò in truce. Sapeva che fare il gioco di Erza le avrebbe dato esattamente quello che voleva, ma non poteva fare a meno di sentirsi realmente geloso, era più forte di lui.
“Ma come diamine fai a rimanere calmo?”, domandò Gajeel accanto a lui. “Se ci fosse Levy al posto di Erza, sarei già uscito di testa!”
“Chi ti dice che non sono arrabbiato anche io? Ma cerco di trattenermi, non sarebbe maturo”
“Ah, al diavolo la maturità”, borbottò ancora il chitarrista.
Ben presto Erza e il suo amico si avvicinarono.
“Ciao, Gerard”, salutò lanciandogli un’occhiataccia. “Io e Simon stiamo andando nel mio dormitorio, spero che non sia un problema”.
Il suo fidanzato sentì lo stomaco annodarsi. Sapeva che Erza non lo avrebbe mai tradito, ma il solo pensiero lo faceva comunque arrabbiare.
“Assolutamente no”, rispose con un sorriso nervoso. Gajeel guardò sconvolto il suo compagno. Non trovava concepibile il fatto di far finta di niente. Ma era comunque questione di temp  prima che Gerard crollasse, come tutti…

Levy era tornata in biblioteca per cercare l’ennesimo libro di testo. Sperava soltanto di non fare nuovamente strani incontri, altrimenti non avrebbe saputo come reagire: non era affatto brava a gestire certe cose. Si guardò intorno timidamente e, nel non vedere nessuno di strano, entrò.
Guardò la fila di libri si uno scaffale, iniziando a cercare ciò che le serviva.
“Ah, ci rivediamo piccola Levy”.
Nell’udire quella voce, ci mancò poco che la ragazza non venisse un colpo. Quand’è che Zancrow era arrivato? Le andava dietro proprio come un’ombra.
“Mi hai spaventata”, confidò.
“Mi spiace, non era mi intenzione”, disse gentile. “A quanto pare è destino incontrarci sempre qui”.
Levy si irrigidì, ricordandosi delle parole di Cana.
“S-scusa, ma non posso parlare con te”
“Mh? Perché no?”
“Perché mi è stato detto di non farlo”
“Suvvia, il tuo ragazzo mi ha scoperto? Se è geloso può anche venire da me e parlarmi direttamente”
“Non sto parlando di lui!”, fece nervosa. “La mia amica Cana mi ha suggerito di starti lontano”.
Zancrow gli occhi al cielo.
“Ah, sì. Ho presente. Beh, non vorrei darle retta spero. Io sono molto più simpatico di quello che sembra”.
Nel dire ciò si era nuovamente chinato su di lei. Levy ingoiò a vuoto, sentendosi parecchio in difficoltà. Mai nella sua vita era stata corteggiata con tanta insistenza, non aveva idea di come approcciarsi a quel genere di cose. 
“Non lo metto in dubbio, però...”
“Allora è perfetto, non ti pare?”, domandò suadente. “Perché non vieni con me?”.
Non poteva crederci, glielo aveva chiesto per davvero.  Sapeva già come sarebbe andata a finire se avesse acconsentito. E non voleva, non voleva assolutamente cacciarsi nei guai. Tuttavia non riusciva a spiaccicare una parola.
“Io… io...”.
“Levy? Levy, ci sei?”.
Il sussurro di Gajeel gli arrivò alle spalle, come una salvezza. Immediatamente tornò a respirare, voltandosi.
“Gajeel, sono qui”
“Ah, ti ho trovata. Su andiamo”, disse facendole segno di avvicinarsi e osservando, per la prima volta, il suo rivale in amore. Zancrow ricambiò lo sguardo, serio. Levy temette davvero che potesse scoppiare una rissa di lì a poco, ma fortunatamente non accadde niente di che.
“Ma chi è quello?”, domandò Gajeel.
“Ah, nessuno. Non è nessuno”, lo rassicurò, nella speranza che quel nessuno non facesse nulla di avventato.

“E qui dormo io!”, esclamò Erza tutta contenta. “Condivido il dormitorio con altre tre ragazze, dopo te le presento”. Simon si guardò intorno.
“Sì, è carino”, rispose serio. La rossa chinò la testa di mezzo lato, osservandolo.
“Perché è da quando sei qui che hai quell’espressione strana?”
“Non è niente di importante. Solo che insomma, è molto tempo che non ci vediamo e quando mi hai chiamato...”.
Erza capì immediatamente cosa volesse dire, così gli si avvicinò.
“Lo so, lo so. Ero talmente presa dal mio voler cercare “vendetta” che non mi sono neanche goduta il fatto che tu fossi qui. Mi sei mancato davvero. Cavolo, sei il mio migliore amico, sai quant’è brutto non poter parlare con te liberamente?”.
Simon sforzò un sorriso. Ogni volta che si sentiva dare del “migliore amico” era una pugnalata al cuore.
“Gerard ti tratta bene?”
“In generale posso dire di sì. Lui è così, è trasparente e talvolta molto ingenuo. Ma tu sai come sono, non conosco mezze misure quando mi arrabbio”
“Già, ti conosco abbastanza bene. Non vorrei essere nei suoi panni in quei casi!”
“Hey”, fece lei dandole un pizzicotto. “Non c’è bisogno di infierire”.
Entrambi si lasciarono andare ad una risata, per poi tornare a guardarsi, seri.
“Comunque sia… anche io sono contento di essere qui”, affermò Simon. Erza lo guardò negli occhi, non potendo fare a meno di provare un certo imbarazzo.
Questo era strano, perché avrebbe dovuto provare imbarazzo nei suoi confronti? Si conoscevano da una vita.
Mavis entrò in quel momento, con sul viso un’espressione terribile.
“Non mi sento molto bene”
“Oh, Mavis!”, esclamò Erza. “Ancora le nausee? Simon, lei è Mavis, la mia gravida compagna d stanza”
“G-gravida?”
“Grazie, eh”, piagnucolò la bionda. “Non sono solo le nausee. Un attimo prima mi sento felice, un attimo dopo da piangere. Stupido Zeref. Lo odio. No, non è vero. Ma è scomparso totalmente, davvero finisce così?”
“Non finisce nulla così! Vedrai che tornerà sui suoi passi. Altrimenti lo uccido!”
“E io la prenderei sul serio se fossi in te”, suggerì Simon, che ben conosceva la furia dell’amica.

“Che significa lasci la band? Volete tutti farmi esaurire oggi?”.
Gerard si era ritrovato davanti una Juvia categorica e convinta delle sue scelte. La ragazza sapeva che non avrebbe potuto dare il meglio di sé in quelle condizioni.
“Mi dispiace, non sai quanto la cosa mi fa star male, ma dovresti provare a prendertela con il tipo dietro di te!”, indicò Lyon, tutto ricurvo su se stesso.
“Juvia te ne prego, non puoi andare, sei la cantante!”
“Per adesso è così, mi spiace. Non c’è altro che posso fare”, sospirò. “Scusami”.
Gerard era completamente sconvolto. Quei problemi d’amore stavano mandando tutto in malora. Quando Juvia se ne fu andata, il leader dei Manos si voltò verso Lyon.
“Lyon, ti ammazzo. Cos’hai combinato?”
“Io non ho fatto niente!”
“Allora!”, esclamò afferrandolo. “Vedi di far qualcosa adesso e convincila a rimanere, altrimenti ti stacco la testa. Sono già nervoso, non ti conviene farmi arrabbiare”.
Lyon si staccò dalla sua presa, massaggiandosi una spalla. Come poteva convincere Juvia a rimanere se lui era proprio il motivo per cui voleva andare via?

Dopo una mattinata passata fuori, Natsu e Lisanna erano finalmente rientrati. Quest’ultima era di buon umore, probabilmente perché era riuscita finalmente a passare una giornata da sola con lui.
“Sei sicura che Lucy non si arrabbierà perché l’abbiamo lasciata qui?”, domandò ad un certo punto il rosato.
“No, non credo. Non mi sembrava il caso di svegliarla così presto, vedrai che capirà”, disse attirandolo a sé. “Comunque sia, sono felice di essere stata con te, oggi”
“Beh, sono felice anche io”, rispose ingenuamente. Lisanna allora si fece più vicina, battendo ripetutamente le ciglia.
“Vedi? Insieme stiamo bene, mi chiedo come tu non te ne renda conto”.
Adesso che il suo tono era cambiato, Natsu stava iniziando ad avvertire qualcosa di strano. Inoltre, Lisanna si stava facendo sempre più vicina.

Lucy, dal canto suo, era stanca di aspettare. Così si era diretta al cancello principale, decidendo che avrebbe aspettato lì l’arrivo di Natsu per poi conciarlo per le feste. Quello che non sapeva era che i due fossero già lì.
Si fermò all’improvviso, mettendo ben a fuoco quell’immagine: Lisanna con le labbra incollate a quelle di Natsu. Proprio la scena che mai avrebbe voluto vedere. A quel punto, la sua rabbia esplose del tutto.
Natsu si staccò da Lisanna, sconvolto.
“Ma cosa… cosa hai fatto?”.
In seguito non vide neanche arrivare lo schiaffo di Lucy. Quest’ultima gli si era fiondata addosso come una furia, colpendolo con tutti i sentimenti.
“Lucy?”.
Gli occhi di quest’ultima luccicavano.
“Molto bravo, i miei complimenti. Anzi, i miei complimenti ad entrambi. Sei senza pudore, Lisanna”
“Questo non sarebbe accaduto se tu non ti fossi messa in mezzo sin dall’inizio”.
“Ora basta!”, esclamò andandogli incontro e spingendola. “Mi hai stancata con la tua cattiveria ingiustificata, vuoi farmi del male? Fammi del male fisicamente, coraggio”
“Lucy, vuoi stare ferma?!”, Natsu la afferrò. “Cosa stai facendo?”.
Ma la bionda si voltò e lo guardò con uno sguardo  in grado di farlo rabbrividire.
“Come sempre sei dalla sua parte. Benissimo. Come vuoi, Natsu”
“Aspetta! Io non ho fatto niente!
“Proprio così. Tu non hai fatto assolutamente niente”, rispose freddamente. “Io me ne torno a casa”.
Aveva sentito bene? Aveva detto che se ne sarebbe tornata a casa? Ma non poteva lasciare l'università così, non poteva lasciare lui così!
“Lucy, aspetta, non andare!”.
Le sue però non furono che parole gettate al vento. In seguito guardò Lisanna. Gli ci era voluto quello per capire che le sue intenzioni fossero sempre state quelle di allontanarlo da Lucy.
“Ottimo lavoro, Lisanna.”, affermò deluso e arrabbiato.

Lucy andò subito al suo dormitorio, riempiendo la valigia alla rinfusa. Non poteva assolutamente permettere che qualcuno delle sue amiche la vedesse, altrimenti avrebbero fatto di tutto per convincerla a restare.
Con le lacrime in bilico tra le ciglia, afferrò i suoi averi, guidata solo dall’adrenalina e andò in cortile. Fortunatamente a quell’ora non vi era nessuno.
Camminava senza realmente vedere, al punto che ad un certo punto andò a scontrarsi contro qualcuno. Sollevò gli occhi e vide di chi si trattava.
“Lucy?”, la chiamò Zeref. “Vai da qualche parte?”.
A quel punto non seppe neanche lei cosa le passò per la mente. Lasciò che le sue lacrime scivolassero via, e allora lo abbracciò. A quel gesto Zeref rimase assolutamente pietrificato, non sapendo come agire.
“Amh… su”, disse poi. “Che succede?”
“Io… io sto andando via...”
“Come stai andando via? Per caso… è successo qualcosa con Natsu?”.
Lei annuì.
“S-sì, ma non ne voglio parlare. Mi ha stancata”
“D’accordo. Vuoi che ti accompagni?”
“Mi accompagni? Ma tu… eri venuto qui per Mavis?”
“In verità era circa un’ora che rimuginavo sull’entrare e andare da lei o no. Però, visto che ti ho incontrata...”
“Questa è una scusa, vero?”, domandò.
“Io… sì. d’accordo. E’ una scusa. Ma seriamente non vuoi che ti accompagni? Io ho un auto”.
Lucy si asciugò gli occhi. Effettivamente, un passaggio le avrebbe fatto comodo.
“E va bene. Ma dopo torna subito qui”
“Lo farò, promesso”, fece afferrando la sua valigia. “Seguimi”.
La ragazza abbassò lo sguardo, seguendolo. Forse le avrebbe fatto bene qualche giorno lontano da lì. Quello che non sapeva era che Natsu avesse visto tutto.
E in quel momento provò una stretta al cuore tanto forte da fargli provare dolore.


NDA
Com'era prevedibile, Lucy si è incavolata e se ne va. Natsu finalmente capirà quanto stupido è stato?
Rogue e Sting finalmente fanno la pace, mentre Charle è diventata sbarazzina e ha scoperto le meraviglie della threesome. Cose normali, insomma, no?

 

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Capitolo 20
*** Guerra e battaglia ***


Guerra e battaglia

Lucy non riusciva ad alzare lo sguardo. C'era silenzio.
Non riusciva a credere, stava davvero andando via. Probabilmente, a mente fredda se ne sarebbe mentita, ma non in quel momento. No, in quel momento voleva solo andare lontano e dimenticare, dimenticare il male che Natsu le aveva fatto.
Quello stupido. Ingenuo. Idiota. Stupido. Stupido. Stupido.
"So che non ne vuoi parlare ma... magari ti farà bene".
Zeref guidava accanto a lei, guardandola ogni tanto con la coda dell'occhio. La ragazza strinse istintivamente le gambe. Certo, sicuramente le avrebbe fatto bene, sempre meglio che tenere per sé la sua rabbia.
"E' uno stupido", cominciò a dire. "E' tanto tempo che gli dico di stare lontano da Lisanna. Lei mi odia e sta facendo di tutto per farci allontanare. Lo ha baciato davanti a me. Non è neanche la prima volta, ma io mi sono stancata dell'idiozia di Natsu. Non ha voluto darmi retta, che soffra della mia assenza, adesso".
Vide le labbra di Zeref curvarsi in un sorriso strano.
"Che c'è da ridere?", domandò brusca.
"Non rido per te, ma per mio fratello. Una situazione semplice la fa diventare improvvisamente complicata".
"Mh", fece a braccia conserte. "Non mi pare che tu con Mavis sia tanto diverso".
A quelle parole, il sorrisetto del ragazzo scomparve subito.
"E' diverso..."
"Oh, non è diverso! Non vorrai lasciarla così, vero? E' incinta, ne sei responsabile anche tu... soprattutto tu!"
"Questo lo so, ma non mi è stata data possibilità di scegliere. Non sono pronto".
Lei si accasciò sul sedile.
"Sicuramente Natsu è molto più maturo di te da questo punto di vista"
"Ognuno ha le sua mancanze. Almeno, mio fratello si è adesso reso conto che essere me non è tutto questo granché. D'accordo, ero bravo a scuola, ho finito gli studi ma... nei rapporti umani sono un completo disastro. A volte la mia totale razionalità mi fa sembrare meno umano".
Lucy tornò a guardarlo. Come facevano quei due ad essere così diversi ma anche così simili? Se messi insieme, colmavano l'uno le mancanze dell'altro.
Dopo poco, Lucy arrivò a destinazione. Le sembrava di mancare da casa da una vita. La sua bella villa con tutti i confort, non per niente paragonabile ai dormitori dell'università. In quest'ultimi c'era più vita.
Era appena arrivata e già si pentiva della tua scelta.
"Ti ringrazio per il passaggio, Zeref. Adesso però vedi di tornare da Mavis, altrimenti mi sento troppo in colpa"
"E cosa dovrei dirle, una volta arrivato da lei?".
Lucy alzò gli occhi al cielo.
"Che farai uno sforzo. Posso immaginare che per te non sia facile, non erano questi i programmi che avevi in mente. Ma un figlio si fa in due, per cui... Abbi coraggio!"
"Eh... va bene, ci proverò".
Era la prima volta che lei e Zeref parlavano così a lungo. E doveva ammettere che, dietro quella perfetta facciata di sicurezza e razionalità, si nascondesse anche altro. Dopotutto, lui era un essere umano, esattamente come loro.
Lucy si trascinò il trolley per il vialetto. Una volta arrivata alla porta, una delle domestiche la accolse.
"Signorina Lucy, non sapevo tornaste stasera!"
"E' stata una cosa che ho deciso all'ultimo minuto. Immagino che mio padre non ci sia, vero?"
"E' a una cena di lavoro".
Alzò gli occhi al cielo. Figurarsi se il suo impegnatissimo padre fosse in casa. Ma forse era meglio così. Almeno ciò avrebbe ritardato il momento delle spiegazioni.
"Va bene, penso che adesso andrò in camera mia", affermò infine. 
Era così tanto tempo che non dormiva da sola. Come avrebbe fatto senza Levy, Charle, Wendy e le altre?
Era andata via senza avvertire nessuno, ma adesso iniziava a sentirsi vagamente in colpa. 

Piagnucolando, Natsu si portò una mano sul viso. Era già il terzo pugno che Erza gli lanciava e sembrava decisa ad andare avanti ancora per molto.
"Brutto deficiente!", esclamò. "Hai fatto andare via Lucy, ma ti rendi conto?"
"Io non ho fatto niente!"
"Se lo dici un'altra volta, giuro che ti ammazzo!"
"Su, Erza, cerca di stare calma", tentò di rabbonirla Levy. Erano presenti anche Wendy e Lisanna. Quest'ultima però, a braccia conserte, non sembrava affatto preoccupata.
"Sei un cretino!", la rossa continuò ad insultarlo. "Ma cosa ci vuole a capire quello che sente una ragazza, dobbiamo scriverci un libro? E tu", sta volta la attenzioni andarono proprio su Lisanna. "Dico, non ti vergogni neanche un po' per quello che hai fatto?"
"Perché dovrei vergognarmi?", domandò tranquilla.
"Perché è successo un disastro, ecco perché! Volere un ragazzo è una cosa, ma questo è essere perfide! Che ti prende, Lisanna? Prima non eri così!".
Fu a quel punto che l'albina perse la pazienza.
"Perché se tu picchi la gente per gelosia va bene, ma se lo faccio io non va bene? Perché qui ognuno può fare quello che vuole, ma appena faccio qualcosa io, ecco che improvvisamente diventa la cattiva della situazione? E' perché Lucy è vostra amica, non è vero? Altrimenti non vi importerebbe nulla!"
"Aspetta!", Levy tentò come sempre di mettere la buona. "Picchiare la gente non va bene, questo lo sa anche Erza. Così come non va bene mettersi in mezzo in questo modo fra una coppia, dovresti saperlo!".
Nel frattempo, Natsu stava cercando di approfittarsi di quell'attimo si distrazione per scappare via. Ma Erza se ne accorse, afferrandolo per il colletto della maglietta.
"Faresti bene a chiamarla e a dirle che ti dispiace, altrimenti giuro che ti uccido!", esclamò dandogli una spinta.
Natsu si massaggiò la testa dolorante. Erza gli aveva dato proprio una bella lezione, quei pugni se li era meritati tutti.
Si maledisse mentalmente per non aver dato retta alla sua... ex ragazza?
Non voleva perderla così! Doveva fare qualcosa, assolutamente!
"Accidenti, che situazione", sospirò Levy. "Dobbiamo farla tornare!"
"Tornerà", proclamò Erza. "Piuttosto, sbaglio o manca Charle?".
Le sue amiche fecero spallucce, non avendo la più pallida idea di dove l'amica si fosse cacciata.

La verità era che Charle se lo fosse spassata alla grande. Probabilmente, a mente fredda si sarebbe resa conto di quanto avventata fosse stata, ma adesso si sentiva piuttosto bene. Uscì dal dormitorio di Happy, lisciandosi i capelli.
"Ci vediamo dopo!", esclamò lanciando un'occhiata ai due ragazzi ancora stesi a letto. Lily aveva un'espressione piuttosto stralunata, contrariamente al suo amico che sorrideva come un ebete.
"Cosa... cosa è esattamente successo?", domandò il primo.
"Non lo so... ma qualsiasi cosa fosse mi è piaciuta. Lo abbiamo fatto? Cioè, tutti e tre?"
"L'ho chiesto prima io. Pensavo che Charle mi odiasse"
"Evidentemente non è così. Com'è stato?"
"Strano. Non ero mai andato con una ragazza. Non male, ma preferisco comunque i ragazzi, mi danno quel qualcosa in più..."
"So bene cosa intendi con "qualcosa in più", ridacchiò. "Ma adesso mi sorge una domanda. Cosa siamo noi tre?"
"In che senso?"
"Siamo tipo "scopa-amici"? O che altro? Volevo stare con Charle, voglio ancora stare con lei, però il sesso in tre è molto... meglio".
Lily fece spallucce.
"Io non ne ho idea. Dovresti chiedere a lei"
"Va bene, glielo chiederò. Però adesso...", lo attirò a sé, abbracciandolo. "Voglio dedicarmi a te"
"Cosa vuoi farmi?"
"Nulla di strano, voglio solo stringerti. Sei così carino".
Lily si ritrovò ad arrossire. Che situazione era quella? Happy era diventato fin troppo spregiudicato, adesso osava anche farlo sentire in imbarazzo.


Cobra e Freed erano appena stati scaricati da Bixslow e Loki. Quest'ultimi erano arrivati alla conclusione che  non ci fosse assolutamente motivo di preoccuparsi. 
Quel tipo era a posto, malgrado all'apparenza potesse non sembrare.
Ciò si era rivelato un bene, poiché in questo modo i due avevano avuto modo di approfondire la loro conoscenza. Era un bene soprattutto per Freed. In quel modo  riusciva a non pensare al dolore, alla sofferenza. Stava bene, stava decisamente bene, come non si sentiva da mesi.
"Ma dove mi stai portando?", domandò nel vedere Cobra camminargli davanti.
"All'aula di disegno. Ti presento i miei amici"
"I tuoi amici?"
"La mia banda, gli Oracion Seis. Sono un po' sopra le righe, ma sono simpatici".
Con "sopra le righe", Freed non sapeva esattamente cosa aspettarsi. Non appena fu entrato, si rese conto però di una cosa. Quelli dovevano essere degli artisti. Molti di loro sembravano impegnati a disegnare. La prima ad alzare lo sguardo fu una ragazza.
"Erik, sei venuto alla fine. Ma chi è quel ragazzo?"
"E-Erik?", domandò Freed.
"E' il mio vero nome. Sebbene loro sappiano che devono chiamarmi con il mio soprannome, che senso ha altrimenti?", sbottò. "Comunque sia, lui è Freed, un mio compagno di corso. Trattalo bene e non fatelo scappare".
La ragazza di poco prima si avvicinò, osservando meglio il nuovo arrivato.
"Caruccio... chiamami Angel"
"Angel? Va bene, se insisti"
"Perfetto!", lo afferrò per un braccio. "E ci sono anche Brain, Klodoa, Racer, Hoteye e Midnight!"
"S-salve a tutti", salutò timidamente.
Sicuramente erano dei tipi fuori dal comune. L'ultimo, Midnight, lo squadrò da capo a piede.
"Ma che damerino simpatico", affermò. Freed lo mal guardò a sua volta.
"Io invece non riesco a capire di che sesso sei, diciamo che sei piuttosto ambiguo", gli rispose per le rime.
"Come osi, tu.."
"Va bene, non c'è bisogno di scaldarsi tanto!", li fermò subito Cobra. "E comunque, in quanto leader di questa banda, chi è con me va tratto bene, capito Midnight?"
"Uffa", sbuffò. "Volevo solo divertirmi un po'".
Fu istintivo per Freed aggrapparsi al suo braccio. Non seppe neanche lui il perché, ma stargli vicino gli dava un grande senso di protezione.
Cobra allora si voltò a guardarlo, sorridendo.
"Va tutto bene, ci ho pensato io".
Lui annuì piano, sentendo il suo cuore, stranamente, sussultare.

"Sei sicuro che abbiamo fatto bene ad andarcene? Laxus ci aveva dato un compito ben preciso"
"Non ti preoccupare, gli diremo che è tutto a posto e allora ci lascerà in pace, puoi fidarti di me!".
Chissà perché, ma Loki aveva la netta sensazione che non sarebbe andata esattamente come Bixswloe diceva. Ma se lui gli diceva di fidarsi, tanto valeva ascoltarlo.
E poi, erano stati tanto presi dalla loro missione da non avere neanche il tempo di parlare di quanto successo.
"Emh", decise di prendere il discorso. "Quindi adesso io sono il tuo ragazzo?"
Bixslow lo guardl sorpreso.
"Se vuoi..."
"Come sarebbe a dire "se voglio"? Tu non mi hai chiesto niente!"
"Pensavo che dopo quello che abbiamo fatto fosse ovvio".
Loki fece per parlare, ma si ritrovò zittito ad arrossire. Se solo ripensava alla fantastica notte che avevano passato insieme, un brivido gli percorreva la schiena. Non poteva credere che lui, con il passato da spezza cuori che aveva alle spalle, fosse finito per innamorarsi di un ragazzo e con il fare certe cose.
Tuttavia ciò non sembrava rappresentare un problema. Si sentiva incredibilmente felice, con il cuore leggero.
"Non è ovvio. Tu devi chiedermelo", mormorò. Bixslow lo guardò ancora, afferrandolo poi e attirandolo a sé.
"Vuoi essere il mio ragazzo?".
Glielo aveva chiesto davvero.
Mosse piano le labbra.
"Sì".
Bixslow allora si chinò per baciarlo e immediatamente il brivido di poco prima gli attraversò l'intero corpo. Non avrebbe mai pensato potesse essere così bello.
"Che cosa fate voi due qui?!".
Entrambi desiderarono strozzare Laxus in quel momento. Quest'ultimo li stava guardando, con Mira.
"Beh, mi pare abbastanza evidente quello che stiamo facendo", disse l'amico.
"Non mi riferisco a questo! Voi dovreste essere con Freed!"
"E' tutto a posto! Cobra è un bravo ragazzo, Freed non corre alcun pericolo".
Fu allora Mira a intervenire, poggiando una mano sulla spalla del suo fidanzato.
"Laxus, adesso non ti sembra di esagerare?". Lui si fermò a guardarla. Stava effettivamente esagerando? La sua none ra semplcie preoccupazione per un amico?
"Ah, e va bene. Senti, andiamo è meglio".
Mira lo seguì, non sentendosi, tuttavia, tranquilla. Quei suoi modi di fare erano strani. Laxus era stranamente inquieto e nervoso. 
Che fosse gelosia nei confronti di Freed?
Ma non avrebbe avuto senso, lui stava con lei, amava lei, allora perché?
Doveva assolutamente mettere le cose in chiaro.

"E adesso che siamo senza cantatne come contate di andare avanti? Gerard, tu non dici niente?"
"Io ho detto già abbastanza, Gajeel. Non posso di certo costringere Juvia a rimanere contro la sua volontà. Dovresti prendertela con Lyon, la colpa a sua!".
Quest'ultimo, chino su se stesso, alzò piano lo sguardo, incrociando quello omicida del chitarrista.
"Stammi bene a sentire, idiota. Faresti meglio a imparare a cantare, altrimenti giuo che ti uccido! Non me ne frega un cazzo dei tuoi problemi, avresti fatto meglio a tenerli fuori di qui!”
“E’ inutile, l’ho già rimproverato io per bene!”
“Bene, meglio così! E dov’è quello sciocco di Lily? Possibile che siamo solo in due a tenere alla band?”.
Non aggiunse altro, uscendo dall’aula di musica prima di arrabbiarsi ulteriormente. Tendeva a stressarsi molto facilmente, tutto per colpa di quegli idioti.
“Oh-oh, noto che abbiamo un carattere molto simile”.
Una voce viscida portò Gajeel a voltarsi di scatto. Riconobbe subito il ragazzo che aveva visto parlare con Levy, poggiato al muro e guardarlo con un ghigno.
Lo guardò, con un’espressione tutt’altro che gentile.
“Tu chi sei?”
“Ah, credo che ci siamo già incontrati. Sono Zancrow”
“Io sono Gajeel. Sei tipo un amico di Levy?”
“Non mi definirei proprio amico. La tua ragazza è sfuggente e molto carina. Istiga l’istinto del predatore”.
Non gli piaceva affatto come quel tipo parlava della sua Levy.
“Hey tu, ma che cazzo….”
“Rilassati, non sono qui per cercare guai. Volevo solo conoscere da vicino il mio rivale”
“Il tuo cosa?”
“Il mio rivale. Se te lo stessi chiedendo, ho messo gli occhi su Levy. Poiché sono abituato a prendermi una cosa quando la voglio, sarà lo stesso questa volta”
“Io non credo proprio. Levy sta con me, togliti dalla testa qualsiasi idea. Se provi anche solo a importunarla o a sfiorarla con un dito, giuro che...”
“Violenza, violenza, ce n’è poi bisogno?”, domandò Zancrow con tono mellifluo. “Magari sarà proprio lei a venire da me”.
In quel momento Gajeel avvertì l’impellente bisogno di lanciargli un pugno, ma non ne sarebbe valsa la pena. Quello era uno stupido che si stava divertendo a dargli fastidio, probabilmente non diceva sul serio.
Dire sul serio avrebbe significato essere anche molto stupidi. 
Farselo nemico non era mai una buona idea.

Dopo quella pesante ramanzina a Natsu, Erza si stava avviando per vedersi con Simon. Quest’ultimo lavorava vicino la Fairy Tail University, quindi, non appena staccava, poteva venire a trovarla.
Non aveva però messo in conto l’incontrare Gerard nel suo cammino.
La coppia si studiò un attimo. La prima a parlare fu proprio la rossa.
“Vai da qualche parte, Gerard?”
“Probabile”, rispose lui serio. “E tu?”
“Oh, vado solo da Simon. Sai, lui mi sta aspettando...”, sussurrò melliflua.
“Capisco. Io mi vedo con Kagura. Spero che non sia un problema”.
La ragazza sentì lo stomaco andare in subbuglio. E così, il caro Gerard voleva giocare.
D’accordo, lei avrebbe giocato e avrebbe vinto.
“Assolutamente no. Divertitevi”, sussurrò in un tono tutt’altro che gentile e lanciandogli un’occhiataccia che il ragazzo ricambiò.
Erza se lo lasciò alle spalle, raggiungendo Simon nel cortile.
Il suo migliore amico d’infanzia, non era certo che sarebbe riuscito a portare avanti quella farsa ancora per molto. Quella vicinanza con la ragazza lo metteva non poco in difficoltà. Aveva uno scopo ben preciso, ma i suoi sentimenti parlavano ben chiaro.
“Simon!”.
Immediatamente riconobbe la sua voce, andandole incontro per abbracciarla.
Erza era sempre molto affettuosa con lui, agiva ingenuamente, senza sapere cosa l’amico provasse in realtà.
“Che facciamo oggi?”
“Oggi...”, fece per rispondere, ma la sua attenzione fu catturata da altro.
Non troppo distante, Gerard era in compagnia di Kagura.
Allora voleva giocare in modo davvero pesante
“Che faccia tosta”, borbottò. “Simon, abbracciami!”
“Ma io l’ho già fatto!”
“Rifallo!”, esclamò trascinandoselo addosso e lanciando un’occhiata malefica al suo fidanzato.
Ovviamente, Gerard non era esente dal provare gelosia.
“Sta tirando troppo la corda. Cosa posso fare? Kagura, non ti spiace se ti tocco un po’, vero?”
“Oh, ma così mi imbarazzi! Una signorina come me non dovrebbe accettare certe cose e...”
“Va bene, va bene, allora vieni qui!”, esclamò attirandola a sé. “Fingi di baciarmi”
“Questo è cattivo, lo sai che mi piaci”
“Fallo e giuro che ai miei concerti sarai sempre in prima fila. E puoi… ah, puoi avere una mia maglietta”
“Usata?”, sussurrò lei con gli occhi spalancati.
“Tutto quello che vuoi!”, esclamò esasperato, avvicinandosi e facendo finta di poggiare le labbra dalle sue.
Da lontano, però, sembrava tutta un’altra cosa.
“No, non ci credo! Questa me la paga!”
“Io non credo sia il caso di...”
“Ah, sta zitto!”.
Senza neanche trovare la lucidità per fingere, Erza afferrò l’amico, posandogli un bacio sulle labbra piuttosto passionale. E Simon non fu in grado di rifiutare.
Fu lì che Gerard sentì davvero di andare fuori di testa.
“VA BENE, ADESSO BASTA!”, urlò. “Questo è troppo!”
“Cosa vuoi tu?!”, fece Erza inviperita. “Mi hai costretto! Ti ho visto baciare Kagura!”
“Io stavo facendo finta…!”
“Tu...”, Erza spalancò gli occhi. “Davvero?”
“Sì, davvero! Ma non mi pare che il vostro bacio fosse finto!”
“Hey, amico”, lo chiamò Simon. “Io non voglio problemi”
“Non chiamarmi “amico”, d’accordo? Tutto questo è ridicolo. Io sono ridicolo ad andarti dietro. Ma possibile che non capisci che la tua è solo stupida gelosia?”
“Mi pare che anche tu sia geloso. Solo che fin’ora non avevi trovato motivo per dimostrarlo”
“Io sto in una band. Dovevi immaginartelo quando hai deciso di stare con me!”
“Io non immaginavo niente quando mi sono messa con te!”, alzò la voce. “D’accordo, forse i miei modi di fare sono esagerati, ma hai pensato che forse è… è perché ti amo?!”.
Il suo primo ti amo.
Il suo primo “ti amo”, non contando quello che aveva urlato una volta alla festa.
Il suo primo “ti amo” serio, dettato dal cuore. E lo aveva detto così. In preda alla rabbia. Erza sentì in seguito le lacrime pungergli gli occhi.
“Erza?”, la chiamò Gerard.
“Non c’è niente da dire”, afferrò Simon per un braccio. “Adesso non voglio parlare con te”.
Solo nel vederla allontanare, Gerard si rese conto di quanto fosse stato effettivamente stupido e infantile. Che ne era della sua maturità?

Sospirando, Lucy afferrò il cellulare, dopo aver udito il suono di una notifica, probabilmente un messaggio. Più che un messaggio, era in realtà un video messaggio da parte di Levy. Subito lo aprì: sullo schermo, erano comparse le figure delle sue amiche che la stavano salutando.
“Ciao, Lucy!”, a parlare per prima fu Levy. “Ci dispiace che tu sia andata via. Non siamo arrabbiate con te, Natsu ci hai detto cosa ha fatto. Ma devi assolutamente tornare, noi ti aspettiamo!”
“Già!”, aveva aggiunto Erza. “Ho dato una bella lezione a quella testa rosata, non preoccuparti!”
“Noi siamo un gruppo!”, aggiunse Mavis. “E, soprattutto io, ho bisogno di te”.
La bionda sorrise commossa nell’udire quelle parole. Le sue amiche erano sempre così dolci con lei, e lei se n’era andata così.
Una parte di lei le diceva di tornare, ma dall’altro lato sapeva che non sarebbe mai riuscita a stare nello stesso posto in cui si trovava anche Natsu.
Quest’ultimo non agiva per cattiveria, lo sapeva bene, ma questo non cambiava di tanto la situazione.
Udì dei rumori provenire dal piano di sotto. La porta principale era stata aperta, questo voleva dire che suo padre doveva essere tornato.
Si alzò. In un modo o nell’altro si sarebbe comunque accorto di lei, quindi tanto voleva non prolungare ancora l’attesa.
Scese dalle scale, trovando vicino all’ingresso suo padre con la ventiquattro ore in mano. Jude parve sinceramente sorpreso di vedere la figlia lì.
“Lucy? Ma quando sei arrivata?”
“Non da molto. Ho convenuto che sarebbe stato meglio tornare per… una vacanza”, non poteva di certo dirgli che era tornata perché aveva litigato con Natsu.
Sapeva quanto suo padre non simpatizzasse per lui, dicendoglielo gli avrebbe soltanto dato una soddisfazione.
“Qualcosa mi dice che non è per questo che sei qui”, affermò. “Fammi indovinare, è per quella specie di tuo ragazzo che sei qui, non è vero?”.
Lei strinse i pugni.
“Se proprio lo vuoi sapere, non…. Non è il più il mio ragazzo”.
Le costava davvero tanto dirlo.
“Beh, non sono sorpreso. Io lo avevo detto che non sarebbe durata, quel tipo non fa proprio per te”.
Lucy sentì la rabbia crescerle dentro. Era arrabbiata con Natsu, eppure non 
voleva sentir parlare male di lui da nessuno, soprattutto da suo padre, neanche lo conosceva.
“Immagino tu sia contento, vero?”
“Contento? No. Ma mi solleva il pensiero che forse tu abbia finalmente capito”
“Beh, sai cosa?!”, sbottò. “Non era esattamente questo che volevo sentirmi dire! Ma forse sono stata una stupida io ad aspettarmi quale parole di consolazione e comprensione!”
“Suvvia, non mi sembra il caso di farne un dramma. E’ solo un ragazzo”
“… Mamma avrebbe capito”, sussurrò con lo sguardo chinò.
Sua madre avrebbe capito tante cose. Ma lei non c’era più ormai e doveva accontentarsi. 
Era scappata dall’università per tornare a casa, ma a che pro?
Non avrebbe fatto altro che stare peggio, chiusa lì.
“Forse non sarei dovuta tornare”, commentò a bassa voce, facendo dietro front e imbucando la via per le scale.
A cosa stava pensando?
Se fosse rimasta lì avrebbe avuto Levy, Wendy, Erza, Mavis, tutte le sue amiche pronte ad aiutarla.
Era stata una sciocca, era stata guidata dall’impulsività.

Zeref ci aveva rimuginato a lungo, ma alla fine si era deciso. Era tornato da Mavis, ma cosa avrebbe dovuto esattamente dirle, non lo sapeva ancora.
La ragazza era tornata dalla lezione da un po’. Si accarezzava il ventre, sognando ad occhi aperti a come sarebbe stato emozionante diventare madre.
Sì, perché oramai la paura iniziale era scomparsa, lasciando posto solo ad una grande felicità. Il suo unico timore era quello di non poter crescere quel bambino con la persona che amava.
Zeref arrivò davanti alla sua porta. Rimuginò ancora, ma poi si disse che sarebbe stato inutile, adesso che era già arrivato.
Sospirò e bussò.
“Cana, sei tu? Mi hai portato quell’aranciata che ti avevo chiesto?”.
Ma a far capolino non fu Cana, né nessuna delle sue compagne di stanza.
Fu Zeref.
“T-tu?”, sussurrò lei sconvolta.
“Già… io. Ti… va di parlare?”.
Mavis lo osservò a braccia conserte. Era piuttosto arrabbiata, lo avrebbe volentieri picchiato. Ma alla fine era felice che fosse lì.
“E va bene, parliamo”
“Non qui. Andiamo a fare un giro”.
Alla ragazza non dispiacque come idea. Poiché avvertiva freddo, si coprì con quello che sembrava uno scialle piuttosto pesante.
I due andarono nel cortile, passeggiando nervosamente.
“Ho… incontrato Lucy”, cominciò a dire Zeref. “Mi sembrava sconvolta e l’ho accompagnata a casa”
“Tu hai incontrato Lucy? Aspetta, tu eri già qui…?”
“Sì… ero venuto per te. Sono venuto per te. Il fatto è che… cosa si dice in questi casi?”
“Devi dirmelo tu, Zeref”, affermò severa. “Ti rendi conto di quello che mi hai detto, vero?”
“Me ne rendo conto, mi spiace. Io ti amo, davvero, però… sai come la penso”
“Lo so, e sai come la penso io! Non voglio rinunciare a questo bambino!”
“… Neanche darlo in adozione?”
“Assolutamente no! Non hai un minimo di istinto paterno?”
“Ma come faccio  a provare istinto paterno verso… qualcuno che neanche volevo, prova a capirmi!”
“Io? Sei tu che dovresti capire me, accidenti. Non desideravo altro. Sposarmi e mettere su famiglia. Le nostre ambizione sono sempre state diverse, questo è il motivo per cui ci siamo già lasciati una volta. Ma evidentemente dobbiamo stare insieme… in questo modo… Dici che mi ami, allora fai uno sforzo”.
Zered distolse lo sguardo.
Codardo.
Davvero codardo fino all’ultimo.

Non molto lontano dai due, Natsu, Gray e Happy sembravano in vena di confessioni.
Con la differenza che, quest’ultimo, sembrava fin troppo felice.
“Le cose mi vanno alla grande. Io, Charle e Lily ci siamo divertiti un casino. Finalmente posso dire di avere una vita sessuale, io!”
“Beh, è incredibile come le cose si siano capovolte, vero Natsu? Aspetta, ma che fai?!”.
Gray si era accorto di come l’amico si fosse infilato uno strano… bastoncino in bocca.
“Cosa?”
“Questa è una sigaretta, dà qua!”, esclamò togliendola dalle labbra. “Non ti permetterò di affogare i tuoi problemi nel fumo”
“Rilassati, era spenta!”
“E’ la stessa cosa. Io cosa dovrei dire? Non ne faccio una giusta! Juvia mi ha scaricato e sai cosa? Ha ragione, perché sono uno stupido. Natsu, abbiamo sbagliato tutto”
“Sì, me ne sono reso conto. Come posso chiedere a Lucy perdono per la mia stupidità? Come?”.
Happy, ancora comodamente seduto a terra, sollevò lo sguardo.
“Ma quello non è tuo fratello?”.
Il rosato seguì la sua indicazione. Quello era proprio Zeref. Si ricordò di quando lo aveva visto parlare con Lucy e del senso di gelosia che aveva provato.
Quindi gli si avvicinò.
“Che ci fai qui?”, domandò freddamente.
“Natsu? Veramente sto parlando con Mavis”
“Non mi riferivo a questo. Ti ho visto parlare con Lucy, che cosa le hai detto?”
“Rilassati, io non ho detto niente, l’ho solo riaccompagnata a casa. E poi dovresti proprio scusarti”
“Oh, non sei proprio la persona migliore per dirmi una cosa del genere!”, fece puntandogli il dito contro. “Tu, bastardo...”
“Amh”, Mavis li guardò spaventata. “Su, ragazzi, calma...”.
Zeref però le fece segno di indietreggiare.
“Vuoi saldare i conti una volta per tutte? E va bene, Natsu. Te lo concedo. Ma non pensare che sarò gentile solo perché sei mio fratello”.
Natsu assottigliò lo sguardo.
“Non l’ho mai pensato”.


NDA
Siete frustrati?
Prendete la gente a legnate a random come fa Natsu!
Incredibile ma vero, l'unico che sembra tranquillo è Happy... cioè, per ora ovviamente, eh.
In compenso Natsu vuole ammazzare Zeref, Zancrow ha dichiarato guerra a Gajeel, mentre Erza e Gerard litigano così, per sport.
Lucy cambierà presto idea?

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Capitolo 21
*** All'improvviso ***


All'improvviso

Lucy si era nuovamente lasciata andare allo sconforto più totale. A cosa stava pensando quando aveva deciso di tornare, di trovare qualcuno che l’avrebbe accolta a braccia  aperte e consolata?
Aveva proprio sbagliato anche solo a pensare ad una cosa del genere. 
La valigia non era ancora stata disfatta. Probabilmente perché stava meditando sul tornare o meno. Scappare dai problemi, in fondo, non significava necessariamente risolverli.
“Mamma, vorrei tanto che ci fossi tu”, sospirò. “Tu sapresti cosa fare. Io invece non so niente”.
Dire che si sentiva avvilita non sarebbe bastato. Quella era casa sua, tuttavia si sentiva così fuori luogo, contrariamente a quando si trovava alla Fairy Tail University.
Lì si era fatta una seconda famiglia.
Nel bene e nel male.
Sentì qualcuno bussare alla porta della sua camera.
“Avanti”, disse senza neanche pensarci. Ad entrare, però, non fu una delle domestiche come si era immaginata, bensì Jude in persona.
“Lucy”, la chiamò.
“Ah, sei tu”, borbottò. “Vai via. Non voglio parlare”.
Suo padre però non sembrava intenzionato ad ascoltarla. Aveva un’espressione piuttosto strana.
“Lucy Heartphilia,  sono del parere che tu dovresti, senza dubbio, tornare lì”.
Lei allora, interessata, alzò lo sguardo.
“Tornare lì? Per quale motivo?”
“Suvvia, non sei mai stata un tipo che scappava dai problemi. Al contrario, sei sempre stata una che i problemi li affrontava a testa alta. Se questo tipo… questo Natsu, ha fatto qualcosa che non doveva, allora va da lui e digli le cose come stanno. Arrabbiati anche, ma non startene lì a rimuginare. Dopotutto… io stesso devo ammettere che le donne di questa famiglia sono sempre stati forti e decise”.
Lucy aveva spalancato gli occhi. Non riusciva a credere a quelle parole. Per la prima volta, suo padre la stava incoraggiando a fare qualcosa, le stava dando un consiglio.
Jude si schiarì la voce.
“E poi… tu hai un percorso di studi da terminare. Non ti permetterò di mandare tutto all’aria per un ragazzo”.
Tentò di camuffare quel suo gesto con quella frase, probabilmente per difendere il suo orgoglio. Lucy se ne accorse e la cosa lo fece non poco sorridere.
“Sai… mi sorprende dirlo, ma penso che tu abbia ragione!”, esclamò, prendendo in mano la valigia. “Torno indietro”.
“Bene”.

Natsu era stato il primo ad avanzare contro Zeref e a colpirlo. Quest’ultimo lo aveva lasciato fare, ma poi aveva ricambiato il gesto con gli interessi, bloccandolo da dietro e impedendogli di muoversi. Ovviamente, il minore tentava in tutti i modi di ribellarsi, calciandolo mentre imprecava.
Mavis li osservò sconvolta.
“Insomma, qualcuno vuole fermarli oppure no?”
“Io non intendo immischiarmi, faranno male anche a me”, borbottò Gray.
“E nemmeno io”, aggiunse Happy.
“Bene, fantastico! Zeref, Natsu, insomma, volete smetterla o no di comportarvi da bambini?!”.
Ma i due fratelli la ignorarono completamente.
“Quali sono le tue intenzioni?”, domandò Natsu ansimando. “Vuoi tentare di portarmi via anche Lucy? E’ questo che vuoi fare?”.
Il corvino allora sorrise.
“Per quanto carina e sveglia sia, non rientra nei miei gusti. Vedo che, alla fine, il tuo senso di inferiorità non è passato tutto”
“Una parte di me, seppur molto piccola, sa di essere migliore di te. Io almeno mi prendo la responsabilità delle mie azioni!”, dicendo ciò fece per lanciargli un pugno, ma Zeref lo fermò prontamente, guardandolo negli occhi.
“Ti avevo detto di farti gli affari tuoi”
“Questi sono affari miei! La famiglia è la cosa più importante. Quindi smettila di fingerti meno umano degli altri e impara un po’ cos’è l’empatia!”.
Si scostò, guardandolo con un disprezzo senza eguali. C’era stato un tempo in cui aveva molto ammirato suo fratello, quando erano stati bambini. Poi le cose erano cambiate, ed era passato dall’ammirarlo all’invidiarlo. Adesso si sentiva solo arrabbiato e nulla più.
“Dici di amare Mavis, ma non è vero”, continuò. “Se l’amassi davvero non ti comporteresti così”
“Sta zitto...”
“Io sto dicendo la verità!”
“Ho detto sta zitto!”.
Mavis si portò una mano sul viso. Temeva davvero che le cose potessero degenerare, ma cosa poteva fare lei?
Un aiuto inaspettato, però, giunse in suo soccorso. Lucy si era fatta accompagnare in auto e aveva fatto più in fretta che aveva potuto. Era rientrata nel cortile e aveva immediatamente visto quei due darsele di santa ragione.
Così, tutta impettita, si avvicinò.
Mavis la vide e allora i suoi occhi si illuminarono.
“Lucy!”.
Nell’udire quel nome, Natsu, semi disteso a terra per come si trovava, sollevò lo sguardo. La sua ragazza – o ex ragazza – lo stava mal guardando.
“Sei tu...”, sussurrò.
“Ma si può sapere cosa state combinando? Mi allontano due minuti e finite con il fare casino?”
“Sei qui!”, immediatamente il rosato si alzò, dimenticandosi di tutto il resto. “Lucy, ascolta, mi dispiace, avrei dovuto ascoltarti prima, io non...”.
Ma la ragazza lo frenò con un gesto della mano.
“Non c’è niente che devi spiegarmi. Ho sbagliato ad andare via, alla fine non si scappa dai problemi”, affermò freddamente. “Inoltre dovreste vergognarvi, far agitare così una ragazza incinta”
“Oh, sono così felice che tu sia tornata!”, esclamò Mavis.
Natsu però era rimasto sconvolto dalla tanta freddezza della sua ragazza. Non che non se lo aspettasse, ma faceva comunque uno strano effetto.
“Ma… ma...”
“Ritorno al mio dormitorio”, proclamò infine. Il rosato se la vide passare davanti, senza trovare il coraggio di aggiungere mezza parola. Fu invece Zeref a commentare.
“Però, vedo che il cuore di qualcuno qui si è congelato”.
Suo fratello però gli lanciò un’occhiataccia.
“Immagino che tu sia felice adesso, vero?”
“Tolto il fatto che non è colpa mia se sei un ingenuo, cosa ti fa credere che io goda nell’assistere alle tue disgrazie? Non sono senza cuore”
“Ah, ma davvero? Bene, perché non sembra! Odio tutto questo...”
“E allora prova a cambiarlo”
“Non accetto consigli da te, d’accordo?”, fece guardandolo. “Mi occuperò da solo dei miei problemi… e anche dei tuoi, visto che a quanto pare tu non ne sei in grado”.
Con quella frase, sapeva di aver zittito Zeref. Passò accanto a Gray e Happy. Quest’ultimo tentò di dirgli qualcosa, ma nervoso per com’era non ci sarebbe stato niente in grado di calmarlo.

Lucy era intanto ritornata al suo dormitorio. Charle, Wendy e Levy le erano immediatamente saltate addosso, e anche Cana l’aveva stritolata in un abbraccio.
“Sapevo che non potevi stare lontana da noi per molto!”, esclamò l’azzurra. “Meno male che sei qui, non so proprio come avrei fatto senza di te!”
“Allora non siete davvero arrabbiate con me perché me ne sono andata così?”
“Mh, no”, rispose Charle. “Ma non farlo più!”
“Non lo farò più, promesso”, fece guardandosi intorno. “Però, voglio dire… Lisanna?”.
Cana alzò gli occhi al cielo.
“Abbiamo un po’ discusso, le abbiamo detto che secondo noi non si sta affatto comportando bene… e lei si è arrabbiata, ma non importa. Piuttosto, qualcuno ha visto Erza? Era così arrabbiata con Natsu per quello che ha combinato, sarà felicissima di vederti”
“Sarà sicuramente con Simon… sai, lei e i suoi piani strani”, commentò Mavis.
“Va bene, ragazze. Allora svuoto nuovamente la mia valigia. Mi aiuti, Levy?”
“Naturalmente!”.
Wendy sospirò, sentendosi decisamente meglio.
“Meno male, siamo di nuovo tutte insieme. Non lo pensi anche tu, Charle? Charle?”.
L’albina sembrava piuttosto pensierosa. Come non avrebbe potuto?
Adesso che aveva la mente lucida, si rendeva conto di quello che aveva fatto. Non che fosse pentita, ma certe cose non erano viste come “strane”?
Inoltre, indubbiamente aveva un debole per Happy, ma anche con Lily aveva trovato un’intesa, peccato che quest’ultimo fosse gay.
Quindi non è che ci stesse capendo molto. Doveva assolutamente parlarne con la sua migliore amica.
“Amh… Wendy… c’è qualcosa che dovrei dirti… qualcosa che ho fatto...”
“Perché ho l’impressione che c’entri Happy?”
“Infatti c’entra lui, ma non solo”, arrossì maledettamente. Era assurdo dire certe cose ad alta voce. “Io, lui e Lily… insomma… come posso dire… noi abbiamo...”
“Voi avete…?”
“Noi abbiamo… trovato una bella intesa… sessuale… intendo”.
Vide Wendy cambiare espressione poco a poco.
“Cioè avete un rapporto a tre?!”, urlò attirando l’attenzione delle altre due, che si voltarono a guardarla.
“Emh… sono stata via così poco e mi sono persa tutto ciò?”, domandò a Lucy.
“Ah, accidenti!”, Charle si portò una mano sul viso. “Ebbene sì, è così! Non so cosa mi è preso! Mi sono sentita indignata quando ho scoperto che Lily ci aveva guardati mentre io e Happy… sì, facevamo le nostre cose! Ma da un lato quel pensiero mi ha eccitata, quindi non ho resistito. Cosa ho fatto, è sbagliato?”
“Non credo sia sbagliato, ognuno è libero di esplorare la sua sessualità come vuole, alla fine”, la tranquillizzò Wendy.
“Sì? Sì… è giusto. Ma non credo sia solo una questione di sesso. A me Happy piace. Mi piaceva anche Lily, ma per ovvi motivi io non posso piacere a lui. In che casini mi sono cacciata? Com’è che sono caduta vittima di questo gioco?”
“Non so, forse dovreste semplicemente parlarvi. Voi cosa ne dite, ragazze?”
“Parlare è sempre la soluzione migliore”, confermò Levy.
Parlare. Parlare era solo una parola. Perché quando si ritrovava vicina a quei due, perdeva totalmente il controllo. Pensò addirittura di essere diventata ninfomane, ma poi si disse che non poteva essere questo.
Parlare. Sì, avrebbe parlato con loro e fatto chiarezza, tanto peggio di così non poteva andare.

Erza si sentiva davvero in imbarazzo per ciò che era successo. Era sempre così.
Si lasciava prendere dalle emozioni e agiva d’impulso.
Sta volta era stata lei a sbagliare, a sbagliare alla grande.
Si era rifugiata nel suo dormitorio, con il viso rosso per la vergogna.
“Mi dispiace davvero, Simon”, si scusò con l’amico. “Ti ho cacciato in questo guaio soltanto per la mia voglia di vendetta. E non è giusto”
“A me la cosa non crea problemi”, mentì. “Però penso che dovresti darci un taglio. Voglio dire, la gelosia è normale, bisogna solo controllare le proprie reazioni”.
La rossa gli si sedette vicino.
“Hai perfettamente ragione. I ruoli si sono invertiti, adesso devo solo sperare che Gerard mi perdoni. Insomma… ti ho baciato. Sicuro che non ti abbia dato fastidio?”.
Simon si irrigidì. Non gli aveva dato fastidio, anzi, non gliene aveva dato per niente. Al contrario, il suo cuore aveva sussultato più di una volta.
“S-Simon?”, sussurrò la rossa, notando la sua reazione strana.
“Sai cosa c’è?”, a quel punto era disposto a giocarsi il tutto e per tutto. “Che a me in fondo piace aiutarti con queste cose. E’ divertente aiutarti a far ingelosire il tuo ragazzo, più che altro perché, in questo modo… posso starti vicina in modo diverso”.
Il suo tono adesso era cambiato.
“C-cosa? Ma che stai dicendo, Simon?”
“Sto cercando dirti che non mi è affatto dispiaciuto il tuo bacio. Che, anzi, ne vorrei ancora, ma so che non è possibile, perché non sarebbe giusto. La verità è che tu mi piaci Erza, da sempre. Ma sfortunatamente, ho l’infame ruolo del migliore amico. Nessuno meglio di me sa cosa vuol dire essere realmente gelosi. Perché sto male ogni volta che ti vedo con qualcuno che non sono io… ma allo stesso tempo voglio il tuo bene. Ed è così complicato”.
Erza aveva sentito il sangue raggelarsi. Non aveva capito male, Simon le si era proprio dichiarato e ciò l’aveva lasciata di sasso. Mai avrebbe pensato che il suo migliore amico da una vita fosse innamorato di lei.
Mai.
E lei cosa aveva fatto? Aveva infierito sui suoi sentimenti in quel modo, addirittura baciandolo.
“I-io… Simon… io… mi dispiace… perché… perché non me l’hai mai detto?”
“Perché sapevo cosa io rappresentassi per te. Ma va bene, non te ne faccio una colpa. Sono felice se tu sei felice. Ma capisci anche quanto è difficile la mia situazione”.
Lo capiva, anzi, lo immaginava soltanto. Se solo avesse saputo, avrebbe evitato di dire o fare certe cose.
“S-scusa...”, fu tutto ciò che riuscì a dire, gli occhi incollato al pavimento.
“Non devi scusarti, non hai fatto niente”, sospirò. “Adesso devo tornare a lavoro. Te ne prego, va da Gerard e smettetela di litigare. Non avete motivo”.
In quel momento, la rossa perse completamente la capacità di parlare.
Si era cacciata in un guaio più grosso di quel che credeva.

Laxus e Mira si erano ritrovati in biblioteca per studiare. O, almeno, questo stavano tentando di fare, peccato che il ragazzo stesse facendo tutto meno che concentrarsi sullo studio.
“Non ci posso credere. Stupidi Bixslow e Loki, avevo chiesto loro un favore solo, uno solo! Vatti a fidare degli amici...”.
L’albina alzò gli occhi al cielo. Assai d rado perdeva la pazienza, ma in quel caso non poteva farne a meno. Si sentiva piuttosto inquieta e, inoltre, non aveva un bel presentimento.
“Umh”, decise di prendere il discorso. “Se non ti conoscessi, penserei che sei geloso”
“Geloso? Di chi?”
“Ma di Freed! Da quando ha iniziato a frequentare quel ragazzo, ti comporti in modo strano. Non è che magari ti da fastidio non essere più al centro delle sue attenzioni?”
“Questo è davvero ridicolo! Non è assolutamente questo. Il problema è che finché andava dietro me potevo star tranquillo. Ma adesso come posso essere certo che quel tipo non lo farà soffrire?”
“Beh, non puoi saperlo e non puoi impedirlo. Forse dovresti lasciarlo vivere...”
“Ma è mio amico”
“Ma se lo hai odiato profondamente con tutto quello che ha combinato!”.
Mira stava perdendo la calma. Non era da lei.
“Aspetta… tu sei gelosa…!”
“Diamine, certo che lo sono! Finché non stavamo insieme pensavi solo a me, ero il centro del tuo mondo. Ma adesso che siamo insieme… non so, sembra quasi che tu abbia perso interesse nei miei confronti...”
“Questo non è vero! Non è assolutamente vero, Mira...”.
La ragazza però non sembrava molto convinta. Dopo tutta quella fatica per mettersi insieme, dopo essersi convinta che non avrebbe più sofferto, ecco che i dubbi tornavano ad attanagliarla.
“Forse… forse dovresti parlare con lui. Oltre a far chiarezza su ciò che senti”, sussurrò frettolosa, alzandosi e prendendo i suoi libri.
“Ma… Mira...”
“Dico sul serio, Laxus. Al posto mio faresti lo stesso”.
Lui si portò una mano sul viso. Seriamente aveva combinato quel guaio?
Ma cosa gli diceva la testa?

“Sono stanco, voglio dormire. Le lezioni di oggi mi hanno spossato del tutto”, Sting si lamentò, mentre si trascinava dietro Rogue.
Yukino camminava loro accanto, seguita da Lector e Frosch. Non le creava alcun problema l’essere l’unica single in mezzo a due coppiette, anzi, si poteva tranquillamente dire che oramai fossero un gruppo ben consolidato.
“Sei sempre stato svogliato”, lo rimproverò la ragazza. “Rogue è decisamente più bravo nello studio, dovrebbe darti una mano”
“Il problema è che ogni volta che vogliamo studiare, finiamo con il fare altro”, affermò malizioso, facendo arrossire il suo fidanzato, sempre tanto riservato su quell’argomento.
Mentre comminavano, Rogue si scontrò contro una ragazza, la quale gli diede un colpo di spalla.
“Hey!”, borbottò quest’ultima. “Guarda dove metti i piedi!”
“Io? Ma se sei tu che mi sei venuta addosso!”.
Non appena lei lo ebbe guardato in viso, la sua espressione cambiò immediatamente. Rogue strabuzzò gli occhi. Quella tipa vestiva in modo piuttosto strano, succinti abiti neri, rossetto nero, trucco pesante… sembrava una bambola gotica.
“Oh, emh… hai ragione, sono stata io a venirti addosso”, sussurrò avvicinandosi. “Ma che bei capelli. Che bel ciuffo. Usi il ferro, per caso?”
“Il… eh? No, sono naturali!”
“Quanto ti invidio!”, così dal nulla gli afferrò il viso. “Cavoli, ora che ti guardo… mi rendo conto che tu sei come me… ma maschio!”
“N-no, io in realtà non credo”.
Sting osservò la scena a bocca aperta.
“Ma… hey!”
“Eh? Scusate, a volte mi faccio prendere dall’entusiasmo. Sai che hai davvero un bel viso? Mi piacerebbe tantissimo ritrarti, passa dall’aula di disegno ogni tanto! Mi trovi sempre lì”
“Io veramente...”, Rogue appariva confuso. Chi era quella ragazza? E cosa voleva da lei?
“Oh, si è fatto tardi! Mi raccomando, ti aspetto, ciao ciao!”.
Quando si fu allontanata, fu Sting a parlare.
“Ma cosa è esattamente successo?”
“Non mi dite che non conoscete Minerva Orland!”, fece Yukino.
“E chi dovrebbe essere?”
“Soltanto una delle artisti più promettenti di questa scuola”, sospirò. “Credo che sia rimasta colpita dalla tua faccia, Rogue”
“La mia faccia?”
“La sua faccia?!”, esclamò Sting. “Hey, nessuno lo può guardare in modo strano. Lui è mio”
“Oh- oh”, l’albina sorrise divertita. “Non mi dire che sei geloso, Sting!”
“Io? E anche se fosse?! Ne ho tutti i diritti! Adesso andiamo Rogue, sono stanco!”.
Il corvino si lasciò trascinare, senza trovare effettivamente la forza di commentare.

Ad un certo orario la biblioteca chiudeva. Era ormai sera, e Levy si era offerta volontaria per sistemare gli scaffali. Per lei non era un problema, adorava stare lì, in mezzo a tutti quei libri. E poi, visto l’orario, era più che certa che non avrebbe fatto incontri strani.
“Dunque, quella fila l’ho sistemata. Adesso devo sistemare queste due e poi sono libera”, disse fra sé e sé. C’era silenzio e ciò le permetteva di concentrarsi meglio sui suoi pensieri.
Tanto impegnata era ad ascoltare l’eco di quest’ultimi, che non si accorse neanche, ad un certo punto, di non essere più sola.
Zancrow l’aveva seguita per un po’. Anzi, era più corretto dire che non facesse altro. L’adocchiò come un predatore affamato, avvicinandosi.
La afferrò da dietro, facendola sussultare. Per i primi istanti, Levy pensò si trattasse di Gajeel. Poi, però, si rese conto che non si trattava affatto di lui.
Quindi si staccò, sussultando violentemente.
“Zancrow! Cosa… come… che ci fai qui…?”
“Ti vengo dietro da un po’, piccoletta...”
“Da-davvero?”, domandò usando un libro come scudo. Quel tipo non le piaceva, la metteva in soggezione con i suoi modi di fare tanto sicuri.
“Già”, sussurrò avvicinandosi e costringendola con la schiena contro gli scaffali. “Sai, ho avuto l’opportunità di conoscere il tuo ragazzo”
“Tu cosa?! Oh, no! Che cosa gli hai detto”
“L’ho soltanto avvertito. Dovrebbe stare attento, perché qualcuno potrebbe portarti via da lui… non vuoi che questo accada, vero?”.
Vicino, sempre più vicino.
Levy sentiva il cuore battere a mille. Voleva staccarsi, allontanarsi, ma adesso Zancrow la stringeva con forza, impedendole di muoversi.
“Ti prego, lasciami andare”
“Perché? Non voglio farti del male. Devi capire che più scappi… più ti desidero”.
Prepotente e senza aspettare oltre, lui si chinò su di lei e la baciò con irruenza. Levy spalancò gli occhi, sentendo il fiato mancarle.
A baciarla era qualcuno che non era Gajeel. Ciò non andava bene, non le piaceva. Voleva urlare, ma era impedita dal farlo. Strizzò gli occhi, poggiando le mani sul suo petto e staccandosi con forza.
“P-perché tu...”
“Oh, andiamo. Fai così solo per un bacio? Guarda che c’è molto peggio”, affermò sorridendo.
Il cuore batteva ancora troppo forte. Levy temeva davvero che la situazione potesse degenerare, ma fortunatamente Zancrow non sembrava intenzionato ad anare oltre.
“Questo è un piccolo assaggio di quello che ti aspetta. Ovviamente, se mi vuoi, io ti aspetto”.
Ma come osava parlarle in quel modo? 
La ragazza si fece piccola piccola. Si sentiva decisamente violata in qualche modo. Nessuno l’aveva mai presa in quel modo.
Deglutì a vuoto, sentendo le lacrime pungerle gli occhi, oltre ad un grande senso di colpa.

“Ah, è una fortuna che i miei amici siano così impegnati”, sospirò Happy accarezzando i capelli a Lily. “Così la camera è tuuuutta per me”
“Loro sanno quello che fai?”, chiese l’altro.
“Certo che lo sanno. Magari mi invidiano anche, chissà. Finalmente non sono più un vergine sfigato! Mi sento così esaltato!”
“D’accordo, ma non farti prendere dall’entusiasmo...”
“Suvvia, Lily. Perché devi smorzare la mia felicità. C’è qualche problema?”
Di problemi ce n’erano eccome. Una relazione era già difficile di suo, una relazione come quella non poteva che essere peggio.
Charle arrivò poco dopo, con su un’espressione seria.
“Oh, ciao Charle!”, la salutò Happy. “Siamo davvero felici di vederti”
“Emh, ciao ragazzi”, salutò sorridendo nervosamente e avvicinandosi. “Dobbiamo parlare”
“Perché ho l’impressione che tu sia pentita?”, domandò il corvino.
“Non è questo… è solo che… mi sento confusa. Voglio dire, è giusto fare quello che facciamo? Qual è il nostro legame?”
“Beh, voi mi piacete. E provo affetto nei vostri confronti”, ammise Happy.
“Per me è lo stesso. Anche se sei una donna, abbiamo… un’intesa che non è male”, aggiunse Lily.
“Lo stesso vale per me. Oh, no”, si portò una mano sul viso. “Ma questo non va bene! Io non dovrei star bene con due ragazzi in contemporanea, dovrei scegliere!”
“Perché scegliere se puoi averci entrambi?”, domandò Happy come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Cioè, tu intendi… avere una vera e propria relazione? Tutti e tre? Ma com’è possibile?”.
Lui fece spallucce.
“Non lo so. Però lo voglio scoprire, se per voi non è un problema”.
Lily alzò gli occhi al cielo.
“Io non ho problemi. Sono abbastanza aperto su queste cose”.
Charle allora si grattò nervosamente la testa. Mai avrebbe pensato che nella sua vita si sarebbe ritrovata in una situazione tanto assurda.
Ognuno percorreva un percorso diverso… che quello fosse il suo?
“E va bene, proviamo! Ma che non diventi di dominio pubblico, almeno per ora!”
“Evviva!”, esclamò Happy attirandola a sé. “Vi adoro!”.
Lei alzò gli occhi al cielo. Sapeva già cosa sarebbe successo adesso e non le dispiaceva affatto.

Freed uscì dall’aula di disegno, un po’ frastornato e con i vestiti sporchi di tempera.
“Emh, ciao ragazzi!”, salutò. “Grazie per avermi mostrato le vostre abilità, avete davvero talento!”
“Ciao, ciao!”, ricambiò Angel. “Cobra, porta più spesso il tuo amico, è simpatico!”.
“Va bene! Mi raccomando, non stancatevi troppo!”, rispose lui, richiudendo la porta. “A quanto pare stai simpatico ai miei amici”
“Loro stanno simpatici a me. Tranne Midnight, lui mi urta”
“Sì, urta anche a me”, rispose avvicinandosi. “Sai, eccetto loro, tu sei il mio unico amico”
“Ah… ah, sì? Questo non lo avrei mai detto”.
Cobra si stava facendo sempre più vicino, mentre lui si stava ritrovando sempre più a indietreggiare, senza però sapere effettivamente il perché.
“Hey”, sussurrò attirandolo a sé. “Dimmi una cosa. Che faresti se adesso io provassi a baciarti?”.
Lui si irrigidì. Un ragazzo voleva baciarlo?
Si sentì incredibilmente lusingato. Essere desiderati era piacevole.
“Scoprilo da te”, lo stuzzicò, curioso di vedere cosa avrebbe fatto.
Cobra allora si lasciò andare. Gli afferrò il viso, avvicinandolo a sé e baciandolo con passione sulle labbra. Freed ricambiò immediatamente, ascoltando il battito del suo cuore che diventava sempre più veloce e irregolare.
Si strinse a lui, lasciandosi catturare la lingua e chiudendo gli occhi per godere di ogni sensazione. 
Quando Cobra si staccò, lo guardò dritto negli occhi.
“Fatto… Credo che tu mi piaccia...”
“E credo che mi piaccia anche tu. Non lo credevo possibile”
“Perché no?”
“Perché per molto tempo sono andato dietro alla stessa persona, senza mai essere ricambiato. Sapere di piacere a qualcuno… è strano”
“Non puoi non piacere”, gli sussurrò. “Sei carino… adorabile… dolce...”.
Freed arrossì. Aveva la netta sensazione che le cose si stessero scaldando.
A quel punto si staccò, sorridendogli.
“Grazie. Adesso però devo andare. Mi accompagni?”
“Sì, certo. Non c’è problema”.

Quando Lucy aveva incontrato Lisanna per il corridoio, sembrò che il tempo si fosse fermato. Le due rivali in amore si studiarono a lungo senza dire una parola.
Fu l’albina a fare il primo passo.
“Allora sei tornata. Non sei stata via a lungo”
“Non potevo rimanermene a casa a piangermi addosso”, disse lei rigida. “Però una cosa l’hai ottenuta. Io e Natsu ci siamo lasciati”.
In realtà non si erano ancora parlati, né chiariti. Ma non ci sarebbe stato niente da dire o da chiarire.
“Beh, potrebbe essere una buona notizia”, sospirò. “Peccato che Natsu sia… completamente preso da te...”.
Nel dire ciò indicò il ragazzo che, avendo adocchiato Lucy, le stava correndo incontro.
“LUCY!”
“Natsu!”, borbottò lei. “Lasciami in pace, ho detto che non voglio parlare!”
“Ma tu devi ascoltarmi! Ti prego… Oh, ci sei anche tu, Lisanna. Ti prego, dille che sei stata tu!”
“So che è stata lei, ma questo non cambia niente!”, esclamò la bionda. “Sono stanca del tuo menefreghismo. Non hai voluto credermi, mi sei andato contro, spiegami adesso perché dovrei ascoltarti? Anzi, perché non vi mettete insieme voi due?”.
Lisanna fece spallucce.
“Io sono d’accordo”.
Natsu alzò gli occhi al cielo.
“Perché è te che voglio”
“Parole! Io voglio i fatti! Adesso lasciami in pace, ho di meglio da fare!”.
Le dispiaceva un po’ trattarlo così, non era nella sua natura, ma non aveva altra scelta, arrabbiata per come si sentiva. 
In quel momento il ragazzo si ricordò delle parole del fratello. Si sarebbe fatto ammazzare piuttosto che seguire un suo consiglio. Però, forse… aveva ragione.

Dopo che Simon se ne fu andato. Erza andò nell’aula di musica a cercare Gerard. Quest’ultima stava pulendo il suo basso, con fare piuttosto imbronciato.
La rossa si schiarì la voce, prima di entrare.
“Amh… ciao”.
Lui sollevò lo sguardo.
“Cosa vuoi?”
“Soltanto parlare. Mi spiace per oggi. Mi sa che ci siamo fatti prendere troppo, tutte e due”
“Tu più di me!”, esclamò lui. “Non pensavo potessi essere così immatura!”
“Ah, beh, tu non sei di certo da meno! Io ero arrabbiata con te!”
“Questa non è una scusa!”
“Lo so, ma non è colpa mia. Accidenti, capirti è più difficile di quanto sembra!”
“… Stavo per dire la stessa cosa. Non possiamo continuare così, finiremo con il lasciarci”
“Vedo che hai visto avanti...”, la rossa alzò gli occhi al cielo.
“Vedi?! Stai continuando a fare l’immatura!”.
Erza gli avrebbe volentieri mal risposto, ma ad interromperla ci pensò il suo telefono: a chiamarla era il suo migliore amico.
“Simon?”
“Perfetto!”, borbottò Gerard. Lei allora lo ignorò, rispondendo.
“Pronto?”.
Il ragazzo la osservò, notando come la sua espressione stesse lentamente mutando, fino a divenire quasi preoccupata, sconvolta.
“Erza…?”, la chiamò. Lei lo guardò con gli occhi sgranati, facendo per poco cadere il cellulare.
“Simon ha… avuto un incidente”.

NDA
La mia vena sadica viene fuori anche nelle commedie. Cosa avrò combinato al povero Simon, già malamente friendzonato?
Tornando su, Lucy è irremovibile. E mi pare giusto.
Fa la sua comparsa Minerva, in veste di artista gotica, di cui Sting è già geloso. 
Zancrow invece molesta Levy... così, a caso.
E il padre di Lucy sembra invece aver finalmente dimostrato un lato umano, seppur tenti di nasconderlo.
Si andrà incontro a una tragedia o meno?

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Capitolo 22
*** Ritrovarsi ***


Ritrovarsi

Erza non sentiva niente. Non vedeva niente. Sentiva soltanto il battito del suo cuore nelle orecchie.
Cos’era esattamente successo?
Perché?
A volte la vita funzionava davvero in modo strano.
“Erza!”, la chiamò Gerard. “Erza, aspettami!”.
Ma la rossa non lo ascoltava. Non lo sentiva nemmeno. 
Cos’era quella sensazione?
Forse senso di colpa.
I due si erano fiondati letteralmente in ospedale. Quando poi erano arrivati, era stato come entrare in un mondo a parte, un mondo dove succedevano, molto spesso, cose tanto brutte.
Immediatamente aveva preso a fare mille domande ai medici, con fare agitato, nervoso, spaventato.
“E’ vivo? Allora, sta bene sì o no?”
“E’ in condizioni critiche, dobbiamo portarlo in sala operatoria”, rispose una dottoressa.
“Ma che cosa è successo?!”
“Non lo sappiamo ancora con certezza, ma crediamo abbia perso il controllo del mezzo. Di conseguenza è andato a schiantarsi. Purtroppo succede se si è distratti o se si guida con uno stato emotivo alterato”.
La rossa provò a deglutire, ma la bocca era secca.
“Io… devo vederlo… fatemelo vedere!”
“E’ una parente?”
“No, ma sono la sua migliore amica! Per favore, non potete negarmelo!”.
In quel momento Gerard la afferrò da dietro.
“Erza… ti prego, calmati”, le sussurrò. “Non c’è possibilità di vederlo prima che vada in sala operatoria? Solo per qualche minuto”
“E va bene. Ma che sia una cosa veloce, il paziente è debole”.
La ragazza annuì lentamente. Lei e Gerard andarono nella stanza in cui si trovava, immobile e inerme su un letto. Il viso era pieno di tagli, uno dei due occhi era adesso nero, ma non era nulla in confronto alle ferite che aveva sul corpo, alcune tante profonde da lasciar intravedere addirittura la carne.
Doveva aver perso… molto sangue. Simon però sembrava abbastanza vigile, poiché tentò di muovere la testa, nel sentire del rumore.
“Chi è lì?”, domandò.
“Simon! Simon, sono io!”, esclamò lei avvicinandosi, con le lacrime agli occhi. “Che cosa ti è successo? Anzi, no. Non parlare, non devi sforzarti”
“Erza… sono contento che tu sia venuta. Ho pregato io i miei soccorritori di avvertirti. Avevo bisogno di vederti per l’ultima volta”
“Che significa “ultima volta”?”, scattò. “Non è l’ultima volta, sciocco! Uscirai da quella sala operatoria più vivo di prima, te lo posso assicurare!”.
Simon sorrideva, ma non capiva affatto cosa ci fosse da sorridere. La situazione era tragica.
“Io invece ho la netta sensazione che non uscirò vivo di lì. Le mie gambe sono andate completamente e ho diverse emorragie interne. Non credo che riuscirò a salvarmi”
“Ma che stai dicendo?”.
Senza accorgersene aveva preso a piangere. A piangere come non aveva mai fatto in vita sua.
“Voglio che tu sappia che non è colpa tua. E che sono felice di averti conosciuto”, poi sollevò lo sguardo. “Gerard… tu sei un bravo ragazzo. So che avrai cura di lei”.
Il bassista tentò di dire qualcosa, ma non riuscì. Aveva un nodo alla gola, aveva l’impressione che sarebbe scoppiato in lacrime di lì a poco.
“Simon… non puoi! C’erano tante cose che volevo dirti… tante cose che volevo fare… non puoi…!”.
Non poteva, no. Era un’ingiustizia.
“Ma non c’è bisogno. Io so già tutto. Mi dispiace per come ti ho trattata. Dovevo chiederti scusa, prima che fosse troppo tardi...”.
Non doveva essere lui quello a scusarsi.
Ad un tratto la stanza fu invasa da dei medici che li invitarono ad andare fuori. Simon doveva essere portato in sala operatoria e, malgrado avesse poco prima affermato che sarebbe sicuramente morto, era tranquillo. Incredibilmente tranquillo.
Erza era rimasta senza parole da dire. Stava succedendo tutto così in fretta che non poteva credere fosse vero.
Adesso si trovavano nella sala d’attesa buia e silenziosa dell’ospedale.
Era tutto fin troppo surreale.
“Gerard”, sussurrò. “Non sta accadendo davvero… dimmelo, ti prego”.
Avrebbe tanto voluto mentirle per farla stare meglio. Ma l’unica bugia giustificata, proprio quella… non riuscì a pronunciarla.

Le mancava. Juvia non ne poteva più di stare lontana da lui. 
Non era mai stata brava  a stare troppo distante da Gray, anzi, era più corretto dire che le venisse impossibile.
Anche se era arrabbiata con lui, anche se si sentiva ferita… le mancava comunque.
Quella sera uscì dal suo dormitorio e andò a cercarlo. Ma il ragazzo non si trovava nella sua camera, quindi andò a cercarlo fuori, magari era nel cortile.
La sua supposizione si era poi rivelata essere esatta.
Dopo la rissa tra Zeref e Natsu, Gray non si era mosso di lì. Guardava la luna, cosa che lo tranquillizzava sempre abbastanza. Juvia lo osservò, nascosta dietro un muro e desiderando di saltare fuori per andare da lui. E stava anche per farlo, ma qualcosa la fermò. 
Gray si accorse di un’ombra che si stava avvicinando a lui. Non si mosse, anzi, aspettò che essa si facesse più vicina, in modo da poter capire di chi si trattasse.
Quando ciò accadde, rimase qualche secondo in silenzio per via della sorpresa.
“… Ur...”.
Davanti a lui c’era una donna. Juvia non aveva idea di chi fosse, non credeva neanche che Gray gliene avesse mai parlato.
“Oh, Gray!”, fece lei. “Che fortuna, allo sei tu!”
“Ur… cosa… cosa ci fai qui?”
“Stavo tornando a casa e… passando di qui mi sono detta che forse sarei potuta passare a trovarti. Ma è tardi e credevo di non trovare nessuno. Invece eccoti qui!”, gli sorrise. “Sei cresciuto ancora, vedo”.
Lui si schiarì la voce, un po’ imbarazzato.
“Sì, beh… sono contento di vederti. In questo particolare periodo, credo mi faccia bene”
“Perché dici così? Come vanno le cose? Gli studi? Gli amici?”
“Bene tutti e due, sì...”, rispose imbronciato. Ma era chiaro che Ur volesse sapere di più.
“… L’amore?”.
Lui alzò gli occhi al cielo. Era così strano parlarne con la madre della sua fidanzata ormai defunta. Ma Ur gli era sempre stata affezionato a lui come se fosse stato suo figlio, era ovvio che si preoccupasse.
“L’avevo trovato… ma credo di aver rovinato tutto. Per un problema abbastanza ovvio. Io credevo di essere andato avanti, ma adesso non posso fare a meno di chiedermi se sia vero o no. Ho amato Ultear. Con tutto me stesso. Ero convinto che l’avrei sposata, ma non è stato così. Perché il destino, Dio, non so cosa o chi, ha deciso che lei doveva morire. E io mi sono chiuso in me stesso”, il suo tono duro si addolcì poco dopo. “Finché non ho conosciuto la ragazza più bella e dolce del mondo. La mia Juvia...”.
La diretta interessata sentì gli occhi pizzicare a causa delle lacrime. Ma voleva sforzarsi di ascoltare tutto.
“Ne sembri davvero molto innamorato”, costatò Ur. “Perché dici che hai rovinato tutto?”
“Perché l’ho fatta soffrire. Lei non è una sostituta, non l’ho mai pensato, ma con i miei modi ci comportarmi faccio capire sempre tutt’altro. Forse, la verità è che non sono mai andato del tutto avanti. Una parte del mio cuore è sempre rimasta legata al passato! Come posso fare?”
“Gray… sicuramente non ti serve che io ti dica che è necessario andare avanti. L’altra opzione è cadere, è morire. So che la seconda scelta è molto più facile della prima, ma non devi. Perché sei giovane, hai una vita davanti, tante cose da realizzare. Hai il diritto di innamorarti e di costruirti una vita con questa ragazza, se è quello che vuoi. Mia figlia avrebbe voluto questo… e lo voglio anche io”.
“Certo che è quello che voglio! Voglio ricominciare, accidenti. Non la voglio perdere”
“E allora non perderla”, disse infine Ur. “Sono sicuro che sai come fare. E’ stato un piacere per me rivederti, Gray. Spero che la prossima volta che ti vedrò potrò conoscere la tua ragazza”.
Gray la osservò. Quelle parole… probabilmente gli servivano.
“Grazie, Ur. Ah, senti una cosa. Prima di andare, potresti passare da Lyon a dargli una strigliata? Credo che ne abbia bisogno”
“Ah! Vedo che neanche lui è cambiato! E va bene, ci penserò io. Non temere!”.
A quel punto Juvia sospirò. Alla fine le lacrime erano scivolate giù per le guance, senza che avesse potuto fermarle. Aspettò che la donna se ne andasse, prima di asciugarsi il viso e saltar fuori dal suo nascondiglio.
“G-Gray...”, chiamò.
“Juvia?”, domandò lui. “Tu… ah… da quanto tempo eri lì?”
“Abbastanza. Mi spiace, non volevo origliare… però l’ho fatto”.
Lui allora sospirò. Stare con Juvia era davvero quello che voleva.
Doveva solo dimostrarlo. Così gli venne un’idea.
“Vieni con me”
“Con te? Dove?”
“In un posto”
“Ma non possiamo uscire a quest’ora!”
“Per stavolta sì. E’ importante”, affermò serio, porgendogli una mano.
Juvia allora la afferrò, con una grande curiosità addosso.

Levy aveva l’impressione che avrebbe perso l’equilibrio di lì a poco. Si sentiva stremata, turbata, allibita. Zancrow l’aveva presa e l’aveva baciata… ed era certa che avrebbe voluto andare più a fondo, ma fortunatamente si era trattenuto.
Adesso aveva bisogno di Gajeel. Sapeva che non fosse una buona idea farsi vedere così, sicuramente avrebbe scatenato la sua ira, ma aveva bisogno di lui e delle sua rassicurazioni. Per fortuna lo trovò sveglio, contrariamente a Lily e Lyon che stavano già dormendo da un pezzo.
“Che ci fai sveglio?”, sussurrò Levy al suo ragazzo.
“Gerard è andato via da un po’, non so per quale motivo, mi sembrava preoccupato. Quindi lo aspetto sveglio. Tu piuttosto, che ci fai qui? Non dovresti essere nel tuo dormitorio?”
“In realtà io… vengo dalla biblioteca… stavo rimettendo a posto i libri...”
“E…?”, Gajeel aveva capito subito che ci fosse dell’altro.
“E… Oddio, Gajeel. Ho quasi paura a dirtelo”
“No, adesso invece me lo dici e basta”, fece afferrandola per le spalle. “Che è successo?”.
Levy deglutì a vuoto.
“Zancrow mi ha… mi ha… mi ha baciata, ecco!”. 
La sua espressione cambiò drasticamente, diventando un misto tra il sorpreso, il disgustato e l’arrabbiato.
“LUI. HA. FATTO. COSA?!”.
A quel punto Lily si svegliò, mentre Lyon continuava a dormirsela alla grande, e si strofinò gli occhi.
“Ma cos’è questo casino?”
“Io te l’ho detto, però non fare niente di avventato, d’accordo?”, supplicò Levy, sapendo comunque che sarebbe stato inutile.
“IO LO AMMAZZO A QUELLO!”.
Per l’appunto. Parole inutili.

Poche volte nella vita Laxus si era sentito stupido. Quella, era una di quelle volte.
Non poteva credere di starsi ritrovando a parlare con Freed di certe cose. Aveva tanto sperato che andasse avanti, che trovasse qualcun altro, eppure adesso la cosa lo turbava non poco.
Il suo amico era, dal canto suo, tutto impegnato a studiare. Aveva deciso che avrebbe dato il meglio di sé. Tuttavia, questa sua attività era talvolta interrotta dai messaggi di Cobra, cosa che lo faceva alquanto sorridere. Quando arrivò Laxus, Freed gli lanciò un’occhiata truce.
“Ah, sei tu”
“Certo che sono io!”, fece lui. “Bixslow e Loki?”
“Non lo so, guarda. Quei due sono come conigli, saranno in qualche sgabuzzino a fare le loro cose”
“Bene, felice di sapere che la mia autorità viene rispettata come sempre. Comunque sono qui per te”
“Per me?”, chiese Freed. “Di cosa vuoi esattamente parlare? Del fatto che tu abbia detto a quei due di controllarmi?”
“Cosa? Come…?”
“Non sono così stupido come può sembrare, Laxus! Qual è il problema, non vuoi che io abbia una vita mia?!”
“Certo che lo voglio, accidenti! E solo che… non mi piace quel tipo”
“Non lo conosci neanche! Lui… è fantastico, d’accordo? Mi ha anche baciato, e cavolo se mi è piaciuto!”
“Cos’ha fatto lui?! Ti ha baciato? Ha fatto altro? Quel depravato…!”
“Lo vedi?! Sembri quasi geloso e… oh, mio Dio. Sei geloso?”
“Non sono geloso, accidenti! E’ per questo motivo che ho litigato con Mira, lei pensa che io sia geloso di te, ma non è così. Cioè sì, sono geloso, ma non nella maniera in cui voi pensate”.
Freed non poteva crederci. Laxus, che era sempre stato fermamente convinto dei suoi sentimenti, sembrava confuso.
“Perché?”, sussurrò. “Perché ti comporti così adesso? Ti sono andato dietro per anni e ti sei sempre dimostrato freddo nei miei confronti. Adesso che non sei più al centro dei miei pensieri, ti sei reso conto di quanto sono importante? Ti sembra una cosa corretta?”
“Tu sei sempre stato importante, diavolo! Cosa c’è di male se mi preoccupo per te?”
“Niente, ma non c’è n’è alcun bisogno. Non sono un bambino, so badare a me stesso, chiaro?!”, esclamò zittendolo del tutto.
Freed era davvero convinto di ciò che stava dicendo. Che fosse davvero lui quello troppo esagerato?
Mentre pensava a questo, Laxus udì da fuori la voce di Gajeel.
“LO AMMAZZO!”
“Eh?!”, fece fiondandosi da lui. “Gajeel, ma che cavolo stai facendo? A quest’ora ti sembra il caso di urlare?”
“Chiudi il becco, tu! Zancrow, dove ti nascondi? Vieni subito fuori!”
“Oh, no! No!”, gridò Levy. “Ma perché deve andare a finire così?”.
Il suo ragazzo si guardava intorno, mentre faceva un gran casino per cercare di attirare l’attenzione del suo nemico.
“ZANCROW!”.
Una voce stanca e annoiata attirò ad un tratto la sua attenzione.
“Insomma, ma chi è che mi chiama in questo modo”, borbottò il biondo. “Oh, sei tu Gajeel”.
Quest’ultimo gli andò incontro, afferrandolo saldamente.
“Brutto figlio di puttana! Lo so cosa hai fatto! Come ti sei permesso a toccare la MIA Levy?”
“Oh-oh, non c’è bisogno di arrabbiarsi così”, rispose lui divertito. “Io ti ho avvisato, non è colpa mia se non hai voluto prendermi sul serio. E poi a Levy è piaciuto”
“Non è vero, sta zitto!”
“Voi!”, li chiamò Laxus, accanto a Levy. “Piantatela!”
“Stanne fuori, tu! Ti pentirai amaramente di quello che hai fatto!”
“Fammi vedere! Sono proprio curioso!”.
All’ennesima provocazione, Gajeel gli lanciò un pugno in viso. Zancrow indietreggiò, mentre il sangue gli colava giù dal naso.
Nonostante ciò sorrise. L’altro, ancora più iracondo, lo colpì nuovamente. Il fatto era che il biondo sembrava prendersi gioco di lui.
“Vi prego, fermi!”, supplicò ancora Levy.
“Non intendo lasciare in pace questo qua!”.
Laxus però a quel punto intervenne, bloccandogli il braccio.
“O ti fermi o ti faccio espellere”
“Tu non oserai”
“Io invece oserò, perché mi avete stancato con le vostre idiozie da bambini! Piantatela di usare le mani e cominciate a comportarvi da adulti!”.
Zancrow sorrise ancora, a braccia conserte.
“Io sono una vittima delle circostanze”
“Questo vale anche per te! Adesso tornatevene ai vostri dormitori, su, adesso!”.
Gajeel imprecò a bassa voce. Aveva proprio l’espressione di uno che avrebbe potuto commettere un omicidio di lì a poco. Passò accanto alla sua ragazza senza neanche degnarla di uno sguardo. Levy sentiva il ucore battere forte nel petto. Si sentiva davvero turbata.
“Ah, maledizione!”, imprecò Laxus. “Io non ne posso più, ma laureerò con un esaurimento nervoso, ah, ma per fortuna è l’ultimo anno. Il mio successo avrà un bel po’ da fare. Levy, ti prego, va anche tu, d’accordo?”.
Nel suo lamentarsi e disperarsi non si era accorto di una donna che si guardava intorno con fare confuso.
“Amh… scusate… in che dormitorio si trova Lyon Vastia?”
“Eh? Ma ha visto l’orario?”
“L’ho visto. Ma è un’emergenza”
“Ah”, sbuffò alzando gli occhi al cielo. “E’ da quella parte!”.
Ur fece un cenno con il capo, indirizzandosi dal ragazzo. Freed e Lily non c’erano, avevano tagliato la corda poco prima, lasciando Lyon da solo, il quale dormiva beatamente.
Si avvicinò, sorridendo.
“IN PIEDI, LYON!”
“Ah!”, urlò sussultando. “Chi è? Cosa? Eh? Ur? Ma che ci fai qui?!”
“E questo il modo di accogliermi?!”, esclamò colpendolo alla testa. “Mi aspettavo più gentilezza da parte tua!”
“Ahi! Ma che diamine, non me lo aspettavo! Che sei venuta a fare?”
“Sinceramente ero venuta a trovarvi. Ho già parlato con Gray, mi ha detto di passare da te perché ce n’era bisogno”
“Pff”, borbottò lui. “Che si faccia gli affari suoi”
“Coraggio, qual è il problema? Centra l’amore per caso?”
“Che cavolo, non ti sfugge nulla! Comunque sia, sì! Siamo innamorati della stessa ragazza… di nuovo. E di nuovo, lei ha scelto lui. Ma io che cavolo devo fare per non sentirmi inferiore?”
“Oh, Lyon, sei sempre stato insicuro di te. La sfortuna ha voluto che tu e Gray vi trovaste coinvolti in un triangolo… per ben due volte. Ma non la devi pensare così. Sicuramente ci sarà qualche ragazza lì fuori che aspetta solo te. Devi soltanto guardarti intorno. E poi, tu e Gray eravate così amici, è un vero peccato mandare tutto all’aria”.
Lyon alzò gli occhi al cielo. Effettivamente, andare d’accordo sarebbe stato molto meglio che continuare ad odiarsi. Dopotutto non era colpa di nessuno se le cose andavano come andavano.
“Non lo so… potrebbe essere...”
“E’ così e basta, invece!”, Ur lo colpì nuovamente in testa.
“AHI! Ho capito, accidenti. Maledizione, grazie Ur. Parlare con te ci ha sempre fatto bene”
“Figurati. La prossima volta voglio vedervi andare d’accordo, altrimenti picchierò tutti e due! Anche per te la vita deve andare avanti!”.
Di nuovo, Lyon si massaggiò la testa.
Andare avanti. Quella frase si sarebbe insinuata nella sua mente, come una sorta di mantra.

Juvia era tesa. Si trovava in macchina con Gray e non aveva idea di dove stessero andando. Inoltre, il ragazzo era piuttosto silenzioso, non poteva fare quindi a meno di chiedersi cosa avesse in mente.
I due non parlarono fin quando non giunsero a destinazione. Lei non poté fare a meno di fare una smorfia strana.
“Gray, ma dove ci troviamo?”
“Adesso lo vedrai. Scendi, ti prego”. La ragazza obbedì, notando, con grande sorpresa, di trovarsi dentro un cimitero!
“C-c-cosa è tutto questo? Oh, cielo, ho i brividi!”.
Subito lui però la prese per mano, rassicurandola. Iniziarono a camminare e, dopo una ventina di metri, si fermarono.
Davanti a loro c’era una lapide. Inizialmente Juvia non capì. Poi, quando lesse il nome inciso sulla pietra, tutto divenne più chiaro.
“G-Gray?”.
Era incredibilmente serio, oltre che molto provato.
“Ultear”, cominciò a dire. “Ti presento la mia ragazza, Juvia”
“Gray, ma cosa stai…?”
“Sai, mi è andata dietro per tanto. Senza perdere mai la pazienza. Solo per questo, la considero un angelo. Inizialmente ero restio dal ricambiare i miei sentimenti, ma poi mi sono deciso e… Dio, è assolutamente la scelta migliore che potessi fare. Per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sono sentito di nuovo vivo e...”, abbassò lo sguardo. “Adesso non voglio rovinare tutto. Voglio andare avanti...e  lo voglio per davvero. Ma non potevo farlo se prima non passavo di qui”, a quel punto si inginocchiò. “Ultear… ti ho amata davvero. E non ti dimenticherò. Ma credo che sia per me arrivato il momento… di ricominciare”.
Juvia aveva preso di nuovo a piangere, seppur silenziosamente. Non si sarebbe mai aspettata che Gray la portasse addirittura fino alla tomba della sua defunta ragazza per dire tutto ciò che stava dicendo.
Era forse quello ciò che aveva sempre cercato. Una prova concreta che testimoniasse la sua volontà di cambiare.
Lui alzò lo sguardo.
“Juvia… perché piangi?”
“Mi spiace”, sussurrò asciugandosi il viso. “E’ solo che non me lo aspettavo. Mi sei mancato così tanto e...”
“Mi sei mancata anche tu”, disse a quel punto abbracciandola. “Perdonami se mi ci è voluto così tanto tempo. Ma non ti voglio perdere”
“E non mi perderai”, sussurrò. “Ti amo”
“E io amo te”.
Poi la baciò, tenendola forte e stretta a sé. Non si erano mai allontanati del tutto, eppure si sentivano come se non si vedessero da una vita. Dopodiché, Juvia si voltò a guardare la lapide.
“E’ stato un piacere per me conoscerti, Ultear. Avrò cura di Gray”.
Quest’ultimo si irrigidì, trattenendo a stento le lacrime.
Non perché fosse triste. Era felice, e lo era per davvero, dopo tanto tempo.
“Dai… adesso torniamo. Sta iniziando a fare freddo...”.

Lucy non riusciva a dormire. Si sentiva piuttosto inquieta, sicuramente dovevano essere i nervi. Maledetto Natsu, adesso le toglieva anche il sonno, oltre tutto.
Si mise seduta, sfregandosi gli occhi. Non sarebbe riuscita a chiudere occhio. Inoltre poteva ben sentire come le acque fossero smosse fuori dalla sua camera.
Decise di alzarsi, prese qualcosa per coprirsi e allora uscì fuori. Prese a camminare, giungendo a un lungo corridoio, su cui fondo stava una finestra che dava sul cortile e il boschetto dietro quest’ultimo. C’era qualcuno che stava osservando il panorama in silenzio.
La ragazza riconobbe subito il rosa di quei capelli. Sbuffò, alzando gli occhi al cielo. A quanto pare, doveva ritrovarselo proprio ovunque. Decise comunque di avvicinarsi.
Natsu aveva avvertito la sua presenza, ma non si era comunque mosso.
“Immagino che neanche tu riesci a dormire”
“Già. E la colpa è solo tua”, rispose lei.
“Io? Cosa ho fatto io?”
“Niente, è proprio questo il punto. Non hai fatto niente quando era necessario che facessi qualcosa”
“Per quanto tempo ancora ce l’avrai con me?”
“Fin quando non capirai il male che mi fai ogni volta! Cosa faresti se ci fossi tu al posto mio?”.
Natsu fece spallucce.
“Penso che mi incavolerei parecchio”
“Già, appunto. Quindi non puoi darmi torto”.
Di nuovo silenzio. Il rosato si schiarì la voce.
“Come mai sei tornata?”
“Diciamo che… è stato mio padre a convincermi”
“Ma pensa, ed io che credevo di non piacergli”
“Infatti non gli piaci. Però ha ragione, non si scappa dai problemi. Si risolvono e basta”
“Già”, fece Natsu. “C’è una possibilità anche remota che tu possa perdonarmi?”
“Dipende da me, non da te. Se davvero ci tieni a me, saprai cosa fare”
Le donne erano davvero enigmatiche alle volte. Però Lucy aveva ragione. Aveva sopportato anche troppo e lui se n’era sempre infischiato.
“Beh,a desso credo che mi sia venuto sonno”, sbadigliò ad un tratto la bionda. “Buonanotte”
“Sì… buonanotte”, rispose lui, osservandola fin quando non fu scomparsa del tutto nel buio.

Non aveva idea di quanto tempo fosse passato. Erza era in dormiveglia, con la testa poggiata sulla spalla di Gerard, il quale si era a sua volta appisolato.
Aguzzava l’udito ad ogni minimo rumore. Le lacrime erano ormai secche sulle guance, e la preoccupazione era tanta.
Stava pregando intensamente che le cose andassero bene.
Dovevano andare bene.
Una luce improvvisa li fece sussultare entrambi.
Erza si portò una mano sul viso, strofinandosi gli occhi.
“Ma che succede?”. Gerard assottigliò lo sguardo. Era la stessa dottoressa di poco prima.
“Oh… com’è andata? Come sta?”.
Un’espressione strana. Erza sentì il cuore perdere un battito.
“Ragazzi… mi dispiace… abbiamo fatto il possibile, ma le sue emorragie erano troppo gravi. Non ce l’ha fatta, sono davvero desolata”.
La rossa ascoltò. Sentì tutto, ma dovette attendere qualche istante prima di poter assimilare quell’informazione.
Simon… morto?
Andato?
Il suo migliore amico di una vita… andato così?
Volle urlare. Volle fare qualsiasi cosa, ma dalla sua bocca non uscì neanche mezzo suono. Solo un sussurro flebile.
Gerard subito la strinse. Gli venne praticamente istintivo attirarla a sé per sostenerla e impedirle di cadere, sia letteralmente che non.
“NO!”, ad un tratto riuscì a liberare la sua disperazione. “NON E’ POSSIBILE, NON PUO’ ESSERE SUCCESSO! NON SIMON!”.
La sua voce era carica di rimpianti. Gerard la strinse più forte, avvertendo il battito accelerato del suo cuore.
“Erza… mi dispiace...”, sussurrò.
Stretta nella dolce morsa di quell’abbraccio, la ragazza si lasciò andare ad un pianto esasperato, ora silenzioso, ora no. 

NDA
Se non inserisco una morte non sono io. Nemmeno nelle commedie c'è scampo. Povero Simon. E povera Erza. Ma almeno questo porterà lei e Gerard a riavvicinarsi. 
Juvia e Gray invece si sono, FINALMENTE, ritrovati.
Le parole di Ur sono state di aiuto, sperando che lo siano anche per Lyon.
Gajeel invece  ha preso a pugni Zancrow.
Lucy e Natsu ancora nulla, ma è giusto così dopotutto.

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Capitolo 23
*** L'ispettrice ***


L'ispettrice

Erza era di un umore pessimo. Non le era mai capitato di sentirsi così triste e soprattutto impotente.
Simon se n’era andato e, malgrado quest’ultima le avesse raccomandato di non sentirsi in colpa, le risultava praticamente impossibile.
Cana la stava abbracciando, tentando di consolarla almeno un minimo.
“Andrà tutto bene, vedrai”, le sussurrò.
“Tutti mi dicono così, ma per adesso non riesco proprio a stare bene”
“Posso capire come ti senti”, aggiunse poi Lucy. “Quando mia madre se n’è andata sono stata male allo stesso modo. Anche se sembra una frase fatta, sarà il tempo a guarire le ferite”.
La rossa si staccò dall’abbraccio della mora, asciugandosi il viso.
“Sì, lo so. E vi ringrazio, so che mi state vicina. E io vi tratto così male”
“No, Erza! Non preoccuparti per questo!”, la tranquillizzò Wendy. “E’ normale, è assolutamente normale!”.
Gerard la raggiunse poco dopo. Era vestito elegante, di nero.
“Erza… andiamo?”
“Sì… sì, Gerard. Beh, ci vediamo dopo ragazze” salutò le sue amiche, prendendo poi per mano il fidanzato.
Cana li osservò allontanarsi, non potendo fare a meno di lasciarsi andare ad un commento.
“Beh… sembra che quei due si siano ritrovati. Meno male”
“Già, a proposito di ritrovarsi o meno”, fece poi Lucy. “Mavis… l’altra sera come si è conclusa? Tu e Zeref avete poi trovato un accordo?”
“Non abbiamo trovato niente di niente”, affermò lei freddamente. “Ma sapete cosa? Non mi importa! Se non vuole accettare il bambino, allora non starà neanche con me. Dopotutto, io sono forte, ce la posso fare anche da sola!”
“Bene! Questo è lo spirito giusto! E poi non sei sola, ci siamo noi!”.
Lucy osservò la determinazione dell’amica, lanciando poi uno sguardo a Lisanna, la quale era piuttosto silenziosa. Era chiaro ci fosse del malcontento, dopotutto aveva non solo perso parte della stima delle sue amiche, ma anche il ragazzo che amava e a cui era sempre stata accanto. E non poteva incolpare nessuno se non se stessa.
“Beh, per me è arrivato il momento di andare. Levy, vieni con me?”
“Eh? Ah, sì. Andiamo”, sussurrò la ragazza pensierosa. Anche per lei le cose non è che andassero benissimo. Gajeel si era così arrabbiato quella volta con Zancrow da non rivolgerle più la minima confidenza. Forse doveva solo smaltire la rabbia. O almeno così sperava.

Rogue si trascinò dietro Sting, afferrandolo per mano.
“Sting! Ma ti vuoi muovere?! Faremo tardi!”, si lamentò.
Il biondo gli rispose con uno sguardo truce, si sentiva ancora piuttosto assonnato.
“Sei un secchione”
“E tu sei un idiota”.
Yukino rise, passando loro davanti.
“Se continuate a discutere perderete ancora più tempo, non vi pare?”
“Ottima osservazione”, ridacchiò Sting. Rogue alzò gli occhi al cielo, scuotendo il capo. Poi aveva guardato dritto davanti a sé e si era accorto di come Minerva stesse venendo nella loro direzione.
Quella ragazza di certo non passava inosservata a causa del suo abbigliamento.
Non appena lei si fu accorta di lui, sorrise, agitando una mano.
“OH, CIAO! CHE BELLO VEDERTI!”.
Rogue deglutì a vuoto, sentendosi parecchio in imbarazzo. Non era abituato a ricevere quel tipo di attenzioni, soprattutto non da una ragazza. Inoltre, poté sentire la presa di Sting farsi un po’ più stretta.
“Emh… ciao, Minerva, come va?”
“Oh, adesso che ti vedo sto molto meglio!”, esclamò allegra. “Allora, verrai a trovarmi all’aula di disegno oppure no? Sono certo che avremmo molto di cui parlare e poi mi servirebbe davvero un soggetto per i miei disegni, la tua faccia mi piace, sei così carino...”.
Aveva preso a parlare senza riuscire a fermarsi!
Il biondo spalancò gli occhi non riuscendo a trattenere il suo impeto di gelosia.
“Hey, hey! Smettila!”
“Ho… detto qualcosa che non dovevo?”
“Direi proprio di sì!”, borbottò abbracciando Rogue. “Lui è mio. Sta con me”.
Minerva li osservò per qualche secondo, con un’espressione decisamente sorpresa,
“VOI SIETE GAY?! OH, CIELO! NON ME N’ERO RESA CONTO, PENSAVO SOLO FOSTE DUE AMICI MOLTO UNITI!”
“Non c’è bisogno di urlare, accidenti!”, Rogue si sentiva così imbarazzato da desiderare ardentemente di sparire.
“Mi spiace,sono davvero spiacente”, Minerva adesso sembrava agitata. “Non era mia intenzione crearvi problemi e… e...”.
Il suo sguardo si era poi posato su Yukino. Quest’ultima era arrossita nel capire di essere osservata.
“Tu!”, la ragazza la afferrò per le spalle. “Tu sì che meriteresti di essere ritratta! Questa pelle chiara, questi capelli, questi occhi! Sei come un angelo!”
“Hey!”, sbottò Rogue. “Vedo che cambi idea in fretta!”
“I-io?”, balbettò Yukino. “Non sono un angelo, davvero!”
“Ma certo che lo sei! Io sono un’arista e, in quanto tale, è mio compito catturare la bellezza dei soggetti che decido di ritrarre. E la fortunata sei tu! Ti aspetto, mi raccomando, non darmi buca!”.
L’albina era sconvolta. Minerva non le aveva mai rivolto la parola, mentre invece adesso, come se nulla fosse, prendeva a farle complimenti molto, molto equivoci.
Sting aveva preso a ridacchiare.
“Mi sa che qui qualcuno ha un debole per te”.
La sua ex gli diede una gomitata.
“Chiudi… la bocca...”, sussurrò vergognosamente in imbarazzo.

Laxus sapeva che c’era qualcosa che non lo avrebbe mai lasciato: le emicrania!
Nossignore, stressato per come si sentiva, quelle gli sarebbero sempre rimaste attaccate addosso!
Tra lo studio, i suoi doveri da sorvegliante e i suoi problemi d’amore, si sorprendeva di essere ancora vivo e vegeto.
Ma sarebbe durata poco.
Aveva appena finito il suo controllo mattiniero dei dormitori, quando poi si stava affrettando a raggiungere l’aula di economia, nella speranza di non arrivare in ritardo. Sul suo cammino incontrò ovviamente Mira. Era così strano il fatto che lei lo guardasse con una tale freddezza, sembrava davvero un’altra persona.
“Ciao, Laxus”, lo salutò.
“Ah… ciao”, biascicò lui.
“Non mi sembri molto in forma”
“Ieri sera ho dovuto fermare l’ennesima rissa. Ho i nervi a fior di pelle”
“Capisco”, rispose. “So che magari non è il momento adatto per chiedertelo ma… hai pensato a quello che ti ho detto?”.
Lui allora alzò gli occhi al cielo. Era sempre stato così bravo a far quadrare tutto, perché adesso invece si sentiva un totale inetto?
“Senti, Mira. Io te ne ho già parlato. Non provo niente per Freed, se non un grande affetto e preoccupazione. Mi sento responsabile nei suoi confronti. Non puoi essere gelosa”
“Posso esserlo eccome, considerando tutto quello che ha combinato, come il provare a separarci”
“Ma quella è acqua passata...”
“Ah, adesso è acqua passata? Non l’hai presa con tanta filosofia la prima volta”
“E che altro devo fare? Ti prego, non farmi dannare, non possiamo stare insieme tranquillamente?”
“Perché ne parli come se fosse colpa mia?”.
Mentre i due discutevano, una donna dai capelli rossi, tutta impettita e ben truccata, si avvicinò a loro.
“Scusate...”.
“Io non ho mai detto che è colpa tua, ma abbi pietà, te ne prego!”
“Oh, Laxus, non fare il bambino”
“Scusate!”.
“CHE C’E’?!”, urlarono i due all’unisono. La donna a quel punto sorrise, guardando dritto negli occhi il ragazzo che, dal canto suo, si ritrovò a cambiare immediatamente espressione.
“I-Ispettrice Eileen! S-salve! Cosa ci fa qui, non ci avevate detto che sareste venuta e...”.
“Come sempre del resto, no? Allora mio caro, sei tu il supervisore?”
“S-sì! Io e Mirajane la guideremo all’interno della scuola, se è quello che vuole!”.
L’albina poté avvertire un’aura malefica provenire da quella donna che sfortunatamente, anche se solo per nomina, conosceva bene.
“Assolutamente che è quello che voglio”, affermò Eileen leccandosi le labbra come una predatrice affamata.
Laxus e Mira si guardarono, spaventati. Tutto ciò non prometteva bene, affatto.

Una cosa era certa: se Natsu prendeva a studiare, c’era qualcosa che non andava! Gray lo guardava sconvolto mentre il rosato era tutto impegnato a leggere dei paragrafi del libro di anatomia.
“Amh… Natsu”, lo chiamò. “Stai… bene? Vuoi che ti porti qualcosa? O magari preferisci andare in ospedale?”
“Eh? Ma di che parli? Io sto bene”
“Natsu, tu stai studiando e non lo fai mai! Mi stai facendo preoccupare”
“Oh”, sbuffò lui richiudendo il libro. “Sono depresso, d’accordo? Non so cosa devo fare per farmi perdonare da Lucy, ho paura che il suo sentimento nei miei confronti possa scemare! Perché devo essere così sfigato! Insomma, perfino tu e Happy siete riusciti a risolvere i vostri problemi”
“Gradirei non essere paragonato ad Happy. Quello non è più il timido ragazzo che conoscevamo, è una persona crudele adesso. Guarda come ci ha scaricati per i suoi nuovi… non riesco a dirlo. Fidanzati? Ma si può dire?”
“Lascia perdere”, sbottò. “Se mi vedi fare un’altra cosa sbagliata, te ne prego, picchiami e fallo davvero!”
“Non ci sono affatto problemi”.

Il “crudele” Happy era effettivamente preso dalla sua nuova e turbolente relazione. Si poteva effettivamente dire che lui, Lily e Charle stessero insieme a tutti gli effetti, il che era piuttosto bizzarra come cosa.
Ma chi se ne importava?! Era praticamente in paradiso. Non avrebbe mai sperato di poter avere una relazione “nella norma”, figurarsi una così fuori dal comune.
“Ragazzi, tra poco devo raggiungere l’aula di musica. Gerard è a un funerale e Gajeel è a pochi passi dal commettere un omicidio. Quindi devo cercare di mantenere la calma”
“Ah, andiamo! Stai con noi!”, lo stuzzicò Happy.
“Starò dopo con voi, promesso. E Happy… non guadarmi così. Il tuo fascino non riuscirà a farmi cedere. Affatto”.
Visto dall’esterno poteva sembrare tutto un gioco fatto di tenerezze ed erotismo, ed effettivamente era anche così. Ma, come tutte le relazioni, le cose erano leggermente più complicate di così.
“Le mie amiche non sanno ancora… di noi”, disse Charle arrossendo. “E se mi giudicano male?”
“Ah, perché dovrebbero?”
“Perché sono una donna. Forse per voi uomini può essere “figo” avere una relazione del genere. Ma lo stereotipo di genere impone che se è una donna, a farlo, è automaticamente una poco di buono”.
Happy si massaggiò la testa.
“Queste sono parole difficili. E poi tu non sei una poco di buono, che si fottano quelli che lo pensano”
“Audace”, costatò Lily, per poi alzarsi. “Adesso, vogliate scusarmi ma devo proprio andare. Ci vediamo dopo”.
Dopodiché si chinò su Happy, posandogli un bacio sulle labbra. Si avvicinò a Charle,facendo lo stesso, il fatto era che fosse un po’ diverso. Continuava a definirsi indiscutibilmente gay, però aveva intrapreso una relazione in cui era compresa anche una donna, tuttavia fare certe cose lo metteva non poco a disagio!
Velocemente quindi la baciò, tirandosi poi su.
“Sì… vado…!”.
Happy lo salutò.
“E’ proprio un cucciolo, non credi?”, domandò rivolgendosi a Charle.
“Sì… lo credo. Emh… visto che lui non c’è, che cosa vogliamo fare?”
“Aspettare che torni?”
“Non mi riferivo esattamente a questo in realtà”.
Talvolta si dimenticava che stare insieme in tre voleva significare fare tutto in tre. Il che era abbastanza strano come concetto, ma dopotutto c’era forse qualcosa di normale in quella situazione?


Lily si sbrigò a raggiungere l’aula di musica. Juvia era già lì, tutta allegra e contenta, insieme a Lyon.
“Ciao, Lily caro!”, salutò la ragazza. “Sono così contenta di vederti!”
“Juvia. Allora sei di nuovo una di noi”
“Ma certo, certo che sì! Dopotutto io sono la cantante, non posso abbandonarvi!”
“Bene, molto bene. Allora, Gerard non è qui, e siccome sono mentalmente quello più stabile, faccio io le sue veci e...”.
Mentre parlava, Gajeel entrò sbattendo la porta.
“Sei in ritardo”
“Ah, sta zitto Lily. Altrimenti un pugno non te lo risparmia nessuno!”
“Beh, un bel modo di trattare il tuo migliore amico”, proclamò offeso. “Comunque sia, Lyon dovrebbe avere stilato il testo della nuova canzone. Lyon?”
“Eh? Ah, sì!”, esclamò quest’ultimo. “L’ho fatto. Parla di… di perdono”.
Nel dire ciò aveva guardato Juvia, la quale si era sentita non poco imbarazzata. I due infatti non avevano trovato modo di chiarirsi. Anzi, dopotutto lei non ne sentiva neanche il bisogno.
“Perfetto. Ci sono domande?” fece Lily.
“Io ne ho una”, fece Gajeel. “Sei passivo o attivo?”.
Il batterista assottigliò lo sguardo.
“Il ruolo che ho nella mia relazione non è importante in questo contesto e smettila di stuzzicarmi!”
“Ma è divertente!”
“Su, Gajeel, non essere antipatico”, lo rimproverò Juvia. “Oggi sono di ottimo umore, ci sono tante cose che voglio fare, possiamo cominciare?”
“Questo sì che è l’entusiasmo giusto. Allora Juvia, visto che sei la cantante, leggi prima tu il testo”.
Lyon a quel punto si avvicinò alla ragazza con fare imbarazzato, dandogli i suoi appunti. Lei iniziò a leggere e, nonostante si fosse ripromessa di mantenere una facciata fredda e impassibile, non poté fare a meno di sorridere.
“Oh, Lyon. Che belle parole, si vede proprio che ci hai messo il cuore”
“Sì, beh… l’ho scritta pensando a te. Nella speranza che tu possa perdonarmi per tutto quello che ho fatto”.
Il ragazzo le sembrava sincero, oltre che provato.
“E’ una situazione un po’ difficile, me ne rendo conto. E ammetto che mi sono parecchio arrabbiata con te. Però adesso io e Gray abbiamo chiarito, quindi suppongo che ci siano tutti i buoni propositi per perdonarti. Ma vorrei che tu e Gray tornaste ad essere amici”
“Ti prego, questo non puoi chiedermelo”
“Sì che posso. So che in fondo questa situazione fa soffrire entrambi, anche se non lo dite apertamente. Credo che dovreste lasciarvi anche questo alle spalle”
“F-forse. Non lo so”, borbottò arrossendo. “Allora mi hai perdonato sì o no? Perché è tutto molto imbarazzante per me, considerando che mi sono comportato come una ragazzina isterica”.
E dire ragazzina isterica era dir poco.
“Certo che ti perdono. Ma non provare più a baciarmi o a fare cose avventate, intesi?”
“Sissignora!”.
Stavolta era serio. Stavolta aveva davvero intenzione di metterci una pietra sopra e andare avanti.

“Qualcuno di voi ha visto Laxus?”, domandò Evergreen sottobraccio ad Elfman.
“Ah… no!”, affermò Bixslow. “Ci sono due possibilità. O è con Freed o è con Mira. Ma in tutti e due i casi non andrà a finire bene”
“Ah, quel testardo fa sempre casino! Non sono tranquilli come noi, vero Elfman caro?”
“Assolutamente, hai ragione tu mia adorata Ever”.
Loki si lasciò andare ad una smorfia.
“Se diventiamo anche noi così, giuro che mi ammazzo”
“Oh, ma noi siamo già così… soltanto che non lo sa nessuno”, ridacchiò l’altro divertito, facendolo visibilmente arrossire.
Freed passò loro davanti poco dopo, in compagnia di Cobra e degli Oracion Seis. Ciò ovviamente attirò la loro attenzione, poiché era piuttosto strano vedere un tipo così tranquillo come il loro amico assieme a quella banda di strambi.
“Hey, ma… che modi!”. Borbottò Everegreen. “Quello lì ci ha completamente scaricati per passare al lato oscuro! Voglio dire, forse non saremo così appariscenti, ma siamo comunque interessanti, vero Elfman?”
“Assolutamente sì, mia adorata Ever”
“Credo di aver capito perché Laxus si lamenti tanto, Freed si è allontanato del tutto”, aggiunse Bixslow.
“Ah, sì? Benissimo, ci penso io!”, affermò la ragazza convinta. Senza paura alcuna si diresse verso Freed e la sua nuova banda di amici.
“Oh, ciao Ever”, salutò il ragazzo.
Lei gli puntò il dito contro.
“Non dirmi “ciao Ever!” Traditore, brutto traditore! E’ così che ci si comporta? Non appena trovi dei nuovi amici, quelli vecchi passano in secondo piano? Allora? Rispondi, traditore!”
“Ever, ma di che cavolo stai parlando?”
“Freed… è una tua amica?”, domandò Cobra.
“Beh, sì...”
“Mi chiamo Evergreen e sono la sua migliore amica! Tu che ruolo hai in tutto questo? Sei il suo fidanzato? Allora?”.
Cobra fu salvato all’ultimo minuto da Angel, la quale si era fiondata su Ever.
“Wow, che bellissima ragazza! E che corpo? Per casi fai la modella?”.
L’altra sorrise lusingata.
“Beh, in effetti facevo la modella. Ma che buon occhio, simpatico la tipa, Freed”.
Da lontano, Bixslow si stava portando una mano sul viso.
“Vedo che è facilmente volubile!”.
Capendo che i nuovi amici del suo amico fossero dei tipi okay (soprattutto Angel), Evergreen si decise a lasciarli momentaneamente in pace.
Freed scosse il capo.
“Scusa… penso che oramai tu abbia capito quanto i miei amici siano originali”
“Lo capisco, cercando di proteggerti, perché sei un bravo ragazzo. Mentre io… Beh, ho l’aspetto da delinquente, che vuoi farci”
“Sappiamo entrambi che non lo sei. A proposito...”, sussurrò avvicinandosi. “Carino il bacio dell’altro giorno. Mi hai destabilizzato”
“Me ne sono accorto. Mi piaci Freed. Non so se riuscirò a trattenermi la prossima volta”
“Infatti io non voglio che ti trattieni, è solo che… emh...”
“Cosa?”
“Come posso dire. Io sono vergine e totalmente inesperto su queste cose. So che è difficile da credere che un tipo bello e affascinante come me non abbia mai consumato, ma… è la verità. Perché mi ero ripromesso che la mia prima volta sarebbe stato con qualcuno di speciale”.
Cobra allora cercò il suo sguardo. Freed gli piaceva davvero, così diverso e, proprio per questo, perfetto per lui.
“Posso capirlo. Beh… non voglio forzarti a fare nulla. Quando vorrai, io ci sono. Anche se ammetto che è difficile trattenermi”
“Ah, smettila”, rispose lusingato. “Così mi metti in imbarazzo. Anche se mi piace”.

Laxus non si era mai sentito nervoso come in quel momento. Lui e Mira continuavano a lasciarsi occhiate preoccupate, completamente zittiti. Quella donna, Eileen, era in grado di terrorizzare chiunque, mentre si guardava intorno con fare schifato.
Era famosa per la sua severità e per aver fatto chiudere circa centoquindici istituti in un anno, un vero e proprio record. Non c’era praticamente niente che potesse sfuggire alla sua volontà.
“Amh… è… è tutto a posto, Ispettrice?”.
Ancora silenzio. Perché quella donna voleva giocare così con lui?
“E’ presto per dirlo”, affermò freddamente. “Mi è bastato guardarmi qui intorno per capire che la costruzione non è a norma, ci sono degli angoli pericolante e… Dio, quanta polvere, da quanto qui non si pulisce?”
“In verità è da poco. Ma la polvere capita quando ogni giorno passano di qui mille mila studenti”, disse Mira determinata. Poteva essere una ragazza buona e dolce quanto voleva, ma non aveva intenzione di farsi intimidire da quella tipa.
“Capisco. E i dormitori come sono organizzati?”
“Un massimo di quattro per ogni camera. Ragazzi e ragazze sono ovviamente separati e non è loro permesso stare fuori fino alle ventuno”
“Vorrei ben dire! Dopotutto, una buona nomina è importante, no?”
“S-sì!”, esclamò Laxus. “Assolutamente sì!”.
Non stava andando bene. Eileen trovava sempre un modo per far chiudere una struttura, anche solo per suo piacere personale.
Era una donna perfida.
“Continuiamo il giro. C’è ancora molto da vedere, non credete?”.

Per tutto il tempo, anche durante la lezione, Levy era rimasta pensierosa. Doveva assolutamente parlare con Gajeel, odiava il fatto che fossero così in freddo. 
Così, quando aveva terminato, si era staccata da Lucy, incrociandolo mentre stava uscendo dall’aula di musica.
“Gajeel!”, lo chiamò. “Aspettami!”
“Che vuoi, Levy?”, borbottò lui.
“Ti prego, non essere arrabbiato con me! Giuro che non ho fatto niente, io ho provato a staccarmi, ma non ho potuto e...”
“Questo l’ho capito. Ma sai come sono io, non mi piace quando ciò che è mio viene toccato in qualsiasi modo. Quindi, voglio saldare il mio conto in sospeso”
“I-in che senso, scusa?”.
Sfortunatamente, la ragazza aveva ben capito cosa intendesse. Voleva finire il suo lavoro con Zancrow, questo non prometteva affatto bene!
Dal canto suo, il ragazzo lo stava già aspettando in cortile.
Levy stava provando in tutti i modi a dissuaderlo da fare gesti così avventati, ma era inutile, lui non voleva sembrare ascoltarla.
Erano due leoni pronti a sbranarsi l’un l’altro.
Quando Zancrow li vide arrivare, sorride divertito.
“Ma guarda, c’è anche Levy. Sei venuta per me? Non temere, non mi farà alcun male”
“Ah, chiudi il becco!”, sbottò l’altro. “Forza, finiamo questa cosa. Con la sola forza bruta”
“Sarà un piacere!”.
La ragazza si portò le mani sul viso. Minuta e piccola per com’era, cosa poteva fare lei?! 
I due si fiondarono l’uno sull’altro, iniziando a  darsele di santa ragione, a lanciarsi pugni ben assestati. Erano entrambi molto violenti e c’era seriamente il rischio di vedere del sangue.

Casualmente Eileen stava osservando i cortili – mantenuti così male secondo lei – e la zuffa tra Zancrow e Gajeel non era certo passata inosservata.
“Succedono spesso cose del genere?”.
Laxus imprecò mentalmente. Quei due non lo avevano ascoltato affatto, proprio adesso dovevano ammazzarsi.
“No! Ovviamente, queste sono solo ragazzate, verranno puniti a dovere!”.
Male. Molto male. Poteva andare peggio di così.
Un assai brillo Bacchus, nonostante fosse solo mattino inoltrato, si avvicinò a loro, sorridendo.
“Ciao, ragazzi! Come va? Vi trovo bene!”.
Eileein inarcò un sopracciglio.
“Questo ragazzo ha senza dubbio bevuto. C’è alcol qui?”.
A Laxus venne senza dubbio da piangere.
“Bacchus è uno studente problematico, se non beve da di matto, ma giuro che non ho idea di dove prenda l’alcol, parola mia”
“Quindi, vediamo se ho capito tutto. Struttura fatiscente  e pericolante, pulizia non esattamente perfetta, studenti che si azzuffano e che bevono alle… undici del mattino? Mi aspettavo molto di più”
“Noi facciamo del nostro meglio”, Mira decise di intervenire. “Ma a volte le cose possono sfuggire al nostro controllo”
“Sì, posso ben immaginare. Bene, credo che il mio compito qui sia finito”
“D-di già?”, chiese Laxus.
“Sì. Avrete una mia risposta in giornata. Sarò io a decidere se la Fairy Tail University merita di rimanere aperta o meno”.
Poi sorrise malefica.
Molto, molto male. Non avevano scampo. Quando la donna se ne fu andata, il ragazzo tornò a respirare normalmente.
“Siamo fregati, Mira. Nessuna struttura si è mai salvata. Se Eileen dice che una cosa va chiusa, va chiusa! Non ci posso pensare!”
“Hey, non è detto! Magari si è comportata così solo per fare scena”
“Spero che tu abbia ragione. Lo spero davvero...”.

Natsu si sentiva uno sciocco. Se ne stava lì, guardava Lucy senza poter fare niente, visto che non ci sarebbe stato niente da dire o da fare. Lei aveva ragione a trattarlo in quel modo!
Se solo avesse potuto tornare indietro. Invece no! Doveva osservare la sua… ex ragazza che gli passava davanti!
“Oh, maledizione, sono un cretino, un cretino!”, sospirò avvilito. “Bravo, Natsu. Tu sì che sei bravo nelle relazioni sociali. Beh, almeno so da chi ho preso”
“Amh… Natsu?”
“Chi è?!”.
Sussultò violentemente e poi si voltò: davanti a lui c’era nientemeno che Lisanna.
“Ah, sei tu”, borbottò. “Lisanna, ti prego, vai via. La mia situazione fa già abbastanza schifo, se Lucy mi vede parlare con te, posso totalmente dimenticarmi di avere una seconda possibilità”
“Questo non è un mio problema! Accidenti, sei cambiato! Prima non te ne fregava niente, andavi dietro ad ogni ragazza solo per divertimento. Adesso… sembri sofferente”
“Io sono sofferente, Lisanna! E vuoi sapere perché? Perché la amo! Amo lei, mi dispiace, non puoi avercela con me per questo!”
“Non è giusto. Da piccoli dicevamo che un giorno ci saremmo sposati”
“A parte il fatto che lo dicevi tu e… le cose sono cambiate da allora, che diamine. Forse dovresti andare avanti e dimenticare!”.
Lucy stava dal canto suo fingendo di ignorare la conversazione. Ma di fatto non ne poteva proprio più. Era matura e non troppo favorevole alla violenza. Ma in quel contesto, al diavolo la maturità!
Si voltò, lanciando un’occhiata di fuoco alla sua nemica.
“Hey! Stai lontana da lui!”
“E adesso che vuoi?!”
“Lucy! Ma allora ti importa ancora di me!”
“Cosa voglio?”, fece legandosi i capelli. “Giustizia per i miei nervi, ecco cosa. Vieni qui brutta stronza, ti faccio passare io la voglia di parlare!”
“Come ti permetti? Ah, ma non ci sono affatto problemi”.
Probabilmente, in quel contesto Natsu non sarebbe intervenuto… per paura di essere picchiato a sua volta. Lucy era una vera e propria furia, si era fiondata su Lisanna senza lasciarle alcuna tregua.
E in quel momento ringraziò Dio che la ragazza non avesse deciso di sfogare la sua rabbia su di lui.
Una vera fortuna. 
La bionda si attaccò ai capelli a caschetto dell’altro, tirando con forza.
“Questo è per avermi fatto soffrire! Questo per aver fatto baciato il ragazzo che amo…!”
“Mi ami ancora!”, esclamò Natsu contento.
“E questo è per essere una “sfascia-felicità!” Ecco fatto!”.
Lisanna sentì un dolore lancinante: un’abbondante ciocca dei suoi capelli era stata strappata via!
“Ah! Adesso non parli più vero? Non parli più!”, Lucy agitava vittoriosa i capelli della rivale tra le mani.
L’albina la guardò sconvolta, con gli occhi spalancati.
A Natsu venne da ridere, sebbene da ridere non ci fosse poi molto.
“Ti detesto!”, esclamò infine Lisanna, prima di scoppiare in un pianto isterico.
“Dovrei essere io quella a detestarti. E tu che hai da guardare?!”, fece rivolgendosi poi al rosato, il quale fece spallucce.

Per tutto il giorno, Laxus e Mira avevano aspettato nervosamente una risposta da parte di Eileen. La ragazza stava cercando di tranquillizzare il suo fidanzato, dicendogli che probabilmente la scuola non avrebbe chiuso, non era poi una situazione così disastrosa.
Ma lui non la pensava così.
Fu la notifica dell’arrivo di una mail a far sparire istantaneamente la loro ansia.
“D’accordo”, fece Laxus. “Leggiamo”.

...Con la seguente mail si comunica che, a seguito della mia visita alla Fairy Tail University, quest’ultima verrà chiusa perché ritenuta inopportuna ad ospitare studenti…

Esattamente ciò che avevano sperato e pregato che non accadesse.
I due si guardarono. Ma stava succedendo davvero?
E stava succedendo a loro?


NDA
Tutto regolare, insomma. Lucy ha strappato i capelli a Lisanna e la scuola forse dovrà chiudere. 
Per chi se lo stesse chiedendo, Eileen è un personaggio che compare nella saga finale del manga, ma tranquilli, ovviamente niente spoiler,  è solo che la vedevo bene in questo ruolo. 
Come prenderanno gli studenti la notizia?

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Capitolo 24
*** Rivolta ***


 24 -Rivolta

Laxus temeva che di lì a poco avrebbe avuto un crollo. Non era preparato ad un’evenienza come quella, né lui né Mira. Quest’ultima stava cercando di infondergli coraggio, ma la verità era che il ragazzo non riusciva ad ascoltarla.
“Come faremo a dirlo agli altri?”, fu tutto ciò che riuscì a dire.
“Non so, ma credo abbiano il diritto di sapere quello che li aspetta. Vedrai che troveremo una soluzione”
“Ma come?”, rispose aggressivo. “Lo sai che Elieen vince sempre. Ha fatto chiudere tante di quelle scuole e strutture solo perché lo voleva… non oso pensare cosa accadrà adesso. E’ una tragedia”.
Mira assottigliò lo sguardo. Non era da Laxus buttarsi giù in quel modo.
“Va bene, adesso basta! C’è bisogno di una riunione di emergenza in aula magna, adesso! Ci penso io!”.
“Mira, ti prego”.
Beata lei che aveva tutta quella forza. Probabilmente, senza la sua determinazione, sarebbe già crollato. Non aveva neanche la forza di immaginarsi le facce dei suoi compagni, a cui era, nonostante tutto, legato.

Erza e Gerard tornarono dal funerale mano nella mano. Erano rimasti vicini per tutto il tempo, senza avere la forza di staccarsi. Probabilmente quell’evento così spiacevole doveva averli nuovamente avvicinati. Nel dolore si erano ritrovati e, tutto ciò che era successo era ormai passato e dimenticato.
“Erza, stai bene?”, domandò Gerard mentre rientravano in cortile.
Certo che non stava bene. Non sarebbe stata bene un po’, soprattutto a causa del senso di colpa.
“Non lo so come mi sento”, confidò. “Simon mi ha detto di non preoccuparmi. Sembrava quasi che se ne stesse andando tranquillo, nonostante tutto. Se solo avessi saputo… non dico che avrei scelto lui, ma mi sarei comportata diversamente”.
Il ragazzo allora le portò un braccio intorno alle spalle.
“Mi sento in colpa anche io. Non l’ho trattato proprio benissimo. Non si meritava di morire, ma purtroppo certe cose accadono e non ci si può fare niente. Sappi comunque che non sei sola, che ti aiuterò io”.
La rossa sentì nuovamente le lacrime pungerle gli occhi. Si era ripromessa che si sarebbe trattenuta dal piangere ancora, ma proprio non riusciva.
Si rifugiò tra le sue braccia sentendosi, istantaneamente, un po’ meglio.
“Grazie, Gerard. Scusa per tutto quello che ho detto e fatto”
“Non devi scusarti”, disse lui stringendola forte. 
Qualche istante dopo, le loro attenzioni furono catturate dall’improvviso via vai del cortile. Molti degli alunni si stavano dirigendo tutti dalla stessa parte.
“Ma che succede?”, chiese Gerard.
“Ah, siete qui!”, esclamò Lyon. “C’è una riunione urgente in aula magna sbrigatevi!”
La coppia allora si lanciò un’occhiata.
“Direi che siamo arrivati giusto in tempo”, commentò Erza.

Come ad ogni riunione, in aula magna c’era un caos indicibile, ma ciò no sembrava disturbare minimamente Laxus, il quale stava cercando di trovare le parole giuste per parlare loro dell’infausta notizia.
Natsu si era seduto in prima fila insieme ad Happy e Gray. Quando poi si girò verso destra, si accorse di come Lucy gli fosse seduta accanto, fiera e impettita.
Allora si schiarì la voce, prendendo a parlare.
“Hey, Lucy”
“Che c’è, Natsu? Se intendi farmi la predica per quello che ho fatto poco fa, non intendo ascoltarti”
“Non sono esattamente la persona giusta per fare la predica in fatto di risse. E poi posso capire la tua rabbia, io avrei fatto lo stesso...”.
La bionda inarcò un sopracciglio, guardandolo.
“Come mai adesso hai cambiato idea? Prima sembravi così propenso a difendere Lisanna”
“Prima non conoscevo la gravità della situazione. Adesso che ci ho sbattuto contro, beh… L’ho capito, davvero. Non lo farò mai più non puoi perdonarmi”.
Lei alzò gli occhi al cielo.
“Non è solo questo il problema. Se Lisanna non si mette il cuore in pace, dubito potremo mai stare tranquilli. Forse dovresti parlarci tu, visto che mi detesta”
“I-io? E cosa dovrei dirle?”
“E’ la tua amica d’infanzia, mica la mia”, concluse facendo spallucce.
A quel punto, Mira aveva preso a parlare al microfono per attirare l’attenzione dei suoi compagni.
“Vi prego di ascoltarmi ragazzi! Vi abbiamo fatto venire qui perché c’è una cosa importante di cui dobbiamo parlarvi. Laxus?”.
Quest’ultimo si avvicinò. Già solo dal suo sguardo, era evidente che si trattasse di una notizia non esattamente piacevole.
“Umh… siete tutti qui? Bene. Abbiamo un problema… riguarda la nostra università”, abbassò lo sguardo. “Probabilmente… molto sicuramente, anzi, verrà chiusa”.
Si udirono diversi mormorii sovrapposti fra loro.
“Che significa verrà chiusa?”, domandò Natsu.
“L’ispettrice è venuta qui”, spiegò. “E in parole povere… ha convenuto che sarebbe meglio chiudere questa struttura, perché inadatta”.
Altri mormorii, oltre al malcontento crescente. 
“Ma questo è assurdo”, disse a quel punto Gray. “Non la possono chiudere così”
“Mi dispiace, ma possono eccome. Lady Eileen Belserion è un’ispettrice spietata, non ha pietà dinnanzi questo genere di cose. Quando prende una decisione… non c’è possibilità che cambi idea”, aggiunse Mira con molto rammarico.
Natsu osservò il malcontento intorno a lui.
“E quindi? Glielo lasceremo fare?”
“Abbiamo altra scelta?”, domandò Laxus.
“Cazzo, certo che l’abbiamo!”, esclamò l’altro balzando in piedi. “Questa non è solo un’università, è una casa, per tutti noi! Qui abbiamo costruito legami, amicizie ci siamo… ci siamo innamorati”, non riuscì a non guardare Lucy, la quale arrossì visibilmente. “Se verrà chiusa, saremo costretti ad andare a studiare da un’altra parte e ci perderemo di vista! Questo non può succedere!”.
“Amh”, preso da un impeto di coraggio, anche Happy decise di dire la sua. “Sono assolutamente d’accordo. D’accordo, forse qui non è tutto perfetto, ma di qui a chiuderla è un’esagerazione”
“Ragazzi, lo capisco, credete che non mi dispiaccia?”, sbottò Laxus. “Certo che mi dispiace! Sono qui da cinque anni, probabilmente né a me né a Mira dovrebbe importare, visto che il nostro ultimo anno. E invece non è così! Ci importa, perché questa è...”
“E’ la nostra famiglia, nel bene o nel male”, la ragazza concluse la sua frase.
“Perfetto, la pensiamo allo stesso modo!”, fece Natsu. “Una protesta. Una rivolta! E’ questo quello che dobbiamo fare. Non potranno chiuderla se ci opponiamo, noi siamo in tanti, i grandi numeri aiutano!”
“Stai proponendo di occupare la sede?”, chiese Laxus.
“La sede la occupiamo già, praticamente ci viviamo. Io dico di difenderla, come dei soldati al fronte. Non so in quanti la pensano come me, ma io farò questa cosa, con o senza il vostro aiuto!”
“Natsu...”
“Non voglio ascoltarti, Laxus!”
“Volevo soltanto dirti che… io sono dalla tua parte” , affermò sorridendo.
Il rosato batté le palpebre, davvero molto sorpreso.
“Bene! E’ perfetto! Allora, chi è con me?”
“Aye! Io, io sono con te!”, disse Happy entusiasta.
“Ovviamente anche io”, aggiunse Gray. “Se ci vogliono buttare fuori, dovranno farlo con la forza”
“Questo è lo spirito giusto. Non permetteremo a nessuno di portarci via dalla nostra casa!”
In quel momento, Natsu si sentiva tanto un condottiero pronto a guidare un esercito in battaglia. I suoi compagni si dimostrarono subito favorevoli alla sua iniziativa e, ben presto, l’aula magna si riempì di boati di acclamazione.
“Oh, cielo”, fece Mira sorridendo. “Mi sento tornata al nostro primo anno. Ti ricordi, Laxus? Abbiamo fatto una cosa del genere quando hanno deciso di tagliarci i fondi”
“Sì, me lo ricordo molto bene. Da allora di strada ne abbiamo fatta. Sono sempre stato ligio e attento alle regole. Ma per questa volta – solo per questa volta – manderò al diavolo tutto. Devo farlo soprattutto per loro”.
Mira sentì a quel punto il cuore prendere a battere forte come un martello. Si ricordò in quello stesso istante del motivo per cui si era innamorata di Laxus: per la sua forza,  il suo istinto di protezione, la sua determinazione.
Fu come riscoprire i suoi sentimenti per la seconda volta.
“Questo vuol dire che saltiamo le lezioni?”, domandò Happy contento. “Che bello!”.
“Ah, già”, Laxus si portò una mano sul viso. “Mi sa che la mia laurea arriverà in ritardo. Ma se è per questo motivo, allora chi se ne frega!”
“Sì, grande Laxus!”, Natsu corse ad abbracciarlo, staccandosi subito dopo nel ricevere un’occhiataccia dallo stesso. “Emh… insomma. Seguitemi!”.
Lucy era rimasta con gli occhi spalancati, seduta e senza muoversi.
Natsu aveva davvero un fuoco che ardeva da dentro e che era esplodo in quel momento. Non lo aveva mai visto tanto determinato nel voler fare qualcosa.
Cana le portò una mano sulla spalla, risvegliandola dai suoi pensieri.
“Cavolo, il tuo ragazzo è proprio forte!”.
Già… era il suo ragazzo, nonostante tutto. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, la mora la afferrò, trascinandola con sé in mezzo a quel fiume di studenti impazziti.
“Qual è il piano?”, domandò Gray a quel punto.
“Qui non entra nessuno!”, affermò il rosato. “Voi dei Manos! Voi farete la guardia alle entrare sul retro. Mi raccomando, nessuno deve oltrepassare quelle porte!”
“Possiamo picchiarli?”, domandò Gajeel.
“Solo se strettamente necessario. Rogue e Sting. Voi e il vostro gruppo andate sulla terrazza più alta e, se necessario, attaccate con tutte le forze”
“Cosa dovremmo fare, tirare oggetti?”, domandò giustamente il corvino.
“A voi la scelta. Io e Laxus faremo la guardia all’ingresso principale. Mentre invece, le ragazze”, in particolare guardò Lucy. “Si assicureranno che non succedano casini. La situazione non è stabile e c’è molta tensione. Lascio tutto nelle vostre mani, intesi?”.
La bionda allora si ritrovò ad annuire, come se quegli ordini fossero soltanto a lei rivolti.
“Che bello, sono così eccitato!”, esclamò Happy prendendo per mano Lily e Charle. “E’ la prima volta che partecipo ad una rivolta”
“Io sinceramente non ci trovo niente di eccitante”, ammise il corvino.
“Già, neanche io”, l’albina deglutì a vuoto.
“Coraggio! ALL’ASSALTO!”.
L'università era diventata il loro fortino ed era, allo stesso tempo, la casa che avrebbero dovuto difendere a tutti i costi.
“Veloci, veloci!”, li incitò Natsu. “Non c’è tempo da perdere. Non bighellonate, questo non è un gioco, ne va soprattutto per il vostro futuro. Natsu, hai stilato la lista di tutti i presenti e delle loro posizioni?”
“Signor sì! Guarda!”, esclamò mostrandogli un taccuino.
Mira sorrise, avvicinandosi al suo ragazzo.
“E chi l’avrebbe mai detto che alla fine tu e Natsu vi sareste ritrovati a collaborare, eh?”
“Effettivamente stento a crederci anche io, ma quel ragazzo ha davvero una forza di volontà incredibile. Amh… forse non è il momento giusto, ma… significa che non sei più arrabbiata con me?”.
L’albina gli si avvicinò, fino ad annullare quasi completamente le distanza tra le loro labbra.
“Non posso essere arrabbiata con te. Tu che stai facendo di tutto per loro. Usciamo da questa cosa insieme”.
Laxus la guardò dritta negli occhi e, preso da un impeto di passione, la afferrò e la baciò appassionatamente, ignorando il fatto di trovarsi in mezzo a miriadi di studenti.

“Freed, aspettaci!”, Bixslow tentò di tenere il passo dell’amico, mentre si trascinava dietro Loki. “Si può sapere dove stai andando?”
“All’aula di disegno! Non ho visto né Cobra né nessuno degli Oracion Seis alla riunione, quelli lì sono sempre con la testa fra le nuvole!”, borbottò il ragazzo camminando ancora più veloce.
“Beh, ma insomma, cosa siamo diventati, gli “inseparabili”?!”, borbottò Loki senza però essere minimamente ascoltato.
Giunsero all’aula di disegno, trovando gli Oracios Seis che, pigramente, si dedicavano alle loro attività.
“Ragazzi!”, li chiamò Freed. “Ma dov’eravate? Praticamente siamo in guerra, noi...”
“Abbiamo sentito quello che è successo”, affermò Cobra.
“E beh? Ve ne state qui?”
“E perché dovremmo fare altro?”, domandò Midnight. “Noi siamo gli strambi della Fairy Tail University, adesso dovremmo dare il nostri aiuto? Sciocchezze!”
“C-cosa? Ma questo è ridicolo! Non potete starvene qui è una cosa che riguarda tutti noi!”
“Freed”, Cobra lo afferrò per un braccio. “Lo capisco, ma davvero. Non ne vale la pena. Non per forza i numeri fanno la differenza, se si è deciso che l'università andrà chiusa, così sarà.  E anche se fosse, non c’è bisogno di noi”.
Freed non poteva crederci. Cos’era quell’arrendevolezza da parte sua? Non riusciva proprio a capirlo.
“Non ne vale la pena? Beh, scusa se voglio difendere qualcosa di importante! Sono qui da poco, ma dal primo istante mi sono sentito subito a casa, ecco perché non me ne sono più andato! E poi cavolo… qui ho conosciuto te...”.
Tentò di trattenersi, si rese conto di stare diventando troppo sentimentale. Dopodiché si volto da Bixslow e Loki.
“Andiamocene”
“Dove?”
“Dovunque, c’è bisogno anche di noi, andiamo!”, esclamò con un tono che permetteva repliche.
Cobra lo osservò, non potendo fare a meno di chiedersi perché ci tenesse tanto. O forse da una parte poteva capirlo benissimo.
“Beh”, commentò Angel. “Il tuo ragazzo mi sembra molto determinato, forse dovresti stargli accanto”
“In realtà non è il mio ragazzo, non ancora”, ammise.
“Beh, chiediglielo, no?”, borbottò Midnight.
“Ma… ma tu…?”
“Senti, quel tipo mi urta il sistema nervoso ed è irritante come poche cose al mondo. Ma se ti piace, starò zitto e buono e subirò”.
Cobra alzò gli occhi al cielo. Adesso perfino i suoi amici gli facevano la predica. Ma avevano ragione, cavolo se avevano ragione!

“Vedi niente da lì?”
“Sting, ho detto di no, non chiedermelo ogni cinque secondi!”
“Beh, chiedo scusa”, borbottò il biondo. “Però, che compito ingrato ci hanno dato. E poi qui sopra fa freddo!”
“A me piace stare qui!”, commentò Frosh sorridendo. “Guardate, una donna dai capelli rossi sta marciando verso di noi”
“DOVE?!”, esclamò Sting. “Merda, Frosh. E’ lei!”
“Vedo che non ha ritardato”, aggiunse Lector. “Ma cosa dovremmo fare?”
“Natsu ci ha detto di tenerli lontani”, rispose Yukino.
“Ha detto che potevamo bombardarli come volevamo. Questa cosa mi piace”, Lector si sfregò le mani, lasciandosi andare ad una risata assai malefica.
Dal canto suo, Eileen stava davvero marciando contro l’università, seguita da una truppa di uomini che, dopo averla chiusa, l’avrebbero buttata giù. Ci sarebbe stato sicuramente qualcosa di più utile da costruire. Ma la donna non poteva neanche immaginare della sorpresa che avrebbe trovato al suo arrivo.
“Mh? Beh, cosa sta succedendo qui?”, domandò fra sé e sé.
Poi vide qualcosa venir lanciato dall’alto e atterrare malamente al suolo. Si avvicinò all’oggetto, rendendosi conto che si trattasse di… una palla di carta a cui era stata data fuoco?
“Ne abbiamo ancora se volete!” esclamò Sting. “Yukino, fanne ancora!”
“Ma non funzionano! La carta si brucia troppo in fretta!”
“Ci penso io!”, Lector stava tenendo una sedia tra le mani. “Per la Fairy Tail university!”.
Dicendo ciò gettò la sedia della terrazza, ricevendo in cambio un sonoro colpo alla testa da parte di Rogue.
“Coglione, così li ammazzi!”
“Ma non era questa l’intenzione?”
“Assolutamente no!”.
La donna fece una smorfia. Tutto ciò non prometteva affatto bene. Arrivando all’entrata principale, trovò Laxus, Mira e Natsu a bloccarle il passaggio.
“Laxus e Mira, eccovi qui, giusto voi. Credo che qualcuno si diverti a lanciare oggetti infuocati dalla terrazza”
“Ne siamo consapevoli”, rispose il biondo. “Siamo stati noi ad ordinare loro di farlo”
“Voi? Che cosa diavolo state tramando?”
“E’ semplice”, fece Natsu. “Non vogliamo che la struttura venga chiusa. Pertanto stiamo protestando. Qui non entra nessuno”.
Eileen allora prese a ridere.
“Dovevo aspettarmelo, una protesta! Ma sarà tutto inutile, farò abbattere questa struttura”
“Se vuole farlo, dovrà farlo con tutti noi dentro”, affermò con fierezza Mira. “Perché noi non ci muoviamo di qui. Punto”.
La donna allora assottigliò lo sguardo.
“Se  è una sfida quella che mi state proponendo, allora  d’accordo. Ma non intendo darvela vinta, che sia chiaro questo”
“Bene. Neanche noi”.
Fra quelle due donne, all’apparenza così diverse, c’era una certa tensione, al punto che Laxus ebbe seriamente paura che potesse scoppiare una rissa. 

I Manos intanto stavano svolgendo il loro turno di guardia all’ingresso secondario. E fra di loro, Juvia in particolare sembrava piuttosto entusiasta della cosa.
“Mi sento come una soldatessa in guerra, è tutto così eccitante”
“Sono l’unico che vorrebbe trovarsi da qualche altra parte?”, si lamentò Lily.
“Io so dove vorresti trovarti. Con Happy e Charle a fare certe cose”, lo prese in giro Gerard.
“Come se fossi l’unico a cui piace fare certe cose, siete davvero cattivi a prendermi in giro”, fece a braccia conserte.
Poco dopo arrivò anche Gray, il quale non aveva intenzione di lasciare la sua ragazza da sola.
“Hey!”, la chiamò.
“Gray, mio adorato!”, esclamò abbracciandolo. “Credevo fossi con Natsu”
“Ha la situazione sotto controllo, non potevo non venire qui. Procede tutto bene?”
“Tutto tranquillo. La cosa ha il suo lato divertente, alla fine”
“Già”, sospirò. “Eileen è qui, ma non preoccupatevi, l’abbiamo momentaneamente trattenuta. Non mi sembra molto disposta ad arrendersi”
“Beh, non importa. Noi la fermeremo, giusto Gray?”
“Cavolo, certo che sì. Questa è casa nostra. E poi io devo laurearmi, dobbiamo farlo entrambi. Così poi troveremo un lavoro. Andremo a vivere insieme e ci sposeremo. Poi avremo due bambini”
“Due?”, fece lei con gli occhi che brillavano. “Io ne voglio almeno sei! Vogliamo le stesse cose, non vedo l’ora di realizzarle tutte!”.
Gajeel alzò gli occhi al cielo.
“Ho il diabete”.
Lyon, accanto a loro, si portò una mano sulla testa, ripetendosi a mente le parole di Ur. Le aveva promesso che sarebbe andato avanti. Forse era proprio il caso. Dopotutto, continuando a guardare al passato, non avrebbe mai avuto l’occasione di vedere ciò che aveva davanti.
Un po’ timidamente si avvicinò ai due.
“Emh… s-scusate se vi interrompo. Io… io volevo...”
“Lyon, va tutto bene?”, chiese Juvia.
“No, cioè sì!”, sospirò profondamente. “Ho promesso ad una persona che avrei fatto di tutto per andare avanti e così voglio che sia. Io sono… davvero – ma davvero – dispiaciuto per il mio comportamento. La gelosia mi ha accecato. E penso si sia capito. Però adesso mi rendo conto che… probabilmente è giusto che voi stiate insieme”.
Questa volta era sincero, lo capirono entrambi. Lyon era in un certo senso rassegnato, ma anche volenteroso nel voler andare avanti.
“Oh, Lyon. Sono così contenta che alla fine tu lo abbia capito. E sono certa che anche tu incontrerai la persona giusta”
“Sarà, ma per ora non lo trovo troppo possibile”
“Lyon”, lo chiamò poi Gray. “Pensi… ci sia possibilità anche per noi due di ricominciare? Non intendo adesso, non nell’immediato ma… più avanti?”
Lui allora gli sorrise.
“Non vedo perché no. Mi sorprende solo il fatto che tu mi abbia perdonato tutto”
“Oh, non è così. Me la pagherai e con tutti gli interessi”
“Bene, io non vedo l’ora”.
Juvia sospirò, sentendosi improvvisamente più leggera. Era così contenta che i due avessero finalmente risolto.
“Scusate piccioncini, noi vorrei rovinare la vostra commovente riappacificazione, ma sta arrivando qualcuno!”, fece Gajeel.
Gerard allora assottigliò lo sguardo.
“Ma chi è?”.
Dopo aver messo bene a fuoco l’immagine, il leader dei Manos si rese conto che non fossero nemici… erano ragazze! 
Ragazze capeggiate da Kagura. Quelle non potevano che essere loro… le fan!
“Kagura?”, la chiamò lui. “Ma cosa ci fate qui?”
“Salve! Abbiamo saputo della vostra impresa, così siamo venute qui ad aiutarvi. Non è vero ragazze?”
“SIIIII!”
“D-davvero?”
“Certo. Che razza di fan saremmo se non aiutassimo i nostri idoli nel momento del bisogno?”
“Già!”, esclamò a quel punto Meredy. “Dite cosa dobbiamo fare e la faremo!”
“Molto bene. Lyon, ci pensi tu?”
“I-io? Va bene, d’accordo! Seguite me, tutte me!”
“Sì! Sono capeggiata da Lyon, un sogno che si avvera!”, commentò Meredy contenta.

“Non correte, non correte! Cavolo, è veramente difficile! Adesso capisco la fatica che fanno Laxus e Mira”, sbuffò Cana a braccia conserte, guardandosi intorno.
“Che strano, noi siamo così carine, dovrebbero ascoltarci senza problemi”, disse Mavis.
“Mavis! Ma cosa fai qui in mezzo, sta seduta!”
“Perché devo stare seduta? Io voglio partecipare alla rivolta!”
“Non so se te lo sei dimenticata ma… sei incinta!”
“Ebbene? Non è mica una malattia, posso fare esattamente tutto quello che facevo prima!”
“Ragazze, vi prego!”, Erza tentò di mettere la buona. “Non bisticciate”.
L’atrio era un vero casino, un via vai continuo di gente. Lucy e Levy si erano sedute sul pavimento a parlare.
“Chissà dov’è Lisanna...”, si chiese l’azzurra pensierosa.
“Ah, sarà in bagno a piangere. Credo di averle rovinato per sempre l’acconciatura, le ho strappato i capelli”
“Cavoli, questa farà male. Purtroppo non posso dire che tu abbia avuto torto”
“Già. E poi cosa crede, che la situazione sia facile per me? Io amo Natsu ma… non lo so! Ce l’avevo a morte con lui, adesso però no! Che cosa dovrei fare? Dargli una seconda, anzi, l’ennesima possibilità?”.
Levy fece spallucce.
“Stiamo pur sempre parlando di Natsu. Una relazione “tranquilla” nel senso più comune del termine non potrà mai essere. Ma lui ti ama davvero. Io ne sono certa, non avrebbe mai fatto per nessuno quello che ha fatto per te”.
Lucy chinò lo sguardo, non potendo non pensare a quanta strada avessero fatto sin dalla prima volta in cui si erano visti. Probabilmente doveva essere stato il destino.
“Forse… forse andrò da lui”
“Bene! Questo è lo spirito giusto. Va da lui. Io intanto leggo un po’ mentre aspetto che a Gajeel passi l’arrabbiatura”.
Lyon era intanto giunto nell’atrio, seguito dal numeroso gruppo di ragazze.
“Va bene, eccoci. Date una mano alle mie compagne. E’ che ci sia ordine, non vogliamo ulteriori casini, no?”.
“Sarà fatto!”, esclamò Meredy. “Non ti preoccupare, farò in modo che tutto vada per il meglio. Solo avrei una richiesta. Posso essere il braccio destro in questa tua avventura”
“Hey!”, esclamò Kagura. “Pensavo che fossi il mio braccio destro”
“Che vuoi farci, ho trovato di meglio”
“E va bene Meredy, così sia. Ripongo la mia fiducia in te”.
La ragazza tremò eccitata, il suo adorato Lyon stava riponendo la sua fiducia proprio in lei. Non si sarebbe fatta scappare quell’occasione.

“Hey, ragazzi! Forse dovremmo fare a cambio!”, Freed stava tentando di convincere Laxus a prendersi una paura. Erano già passate un paio d’ore, e né lui, né Mira, né Natsu, sembravano intenzionati a mollare.
“Non posso. Freed, tu non saresti in grado di fermarli”
“Beh, grazie per la fiducia, Laxus! Che maniere, ed io ancora che mi preoccupo per te, dopotutto quello che mi hai fatto e detto!”
“Ti sembra il momento per parlarne, dannazione?!”
“E’ sempre il momento per parlarne”.
Laxus alzò gli occhi al cielo. Poi, qualche istante dopo, sentì la presenza di qualcuno, qualcuno che gli si era sistemato accanto.
“Freed ha ragione. Finirai con lo stressarti troppo!”
“C-Cobra?!”, lo chiamò il verde. “Sei tu!”
“Cosa diamine ci fai qui?”, borbottò il biondo.
“Beh… Freed mi piace veramente tanto. Quindi i suoi amici sono i miei, e le sue questioni sono anche le mie. Non ci vuole un genio per capire che non ti piaccio, tuttavia non ha importanza. Ti dimostrerò che ho anche dei pregi. Quindi sì, starò proprio accanto a te in quest’avventura”.
Laxus lo guardò male. In realtà era rimasto piacevolmente sorpreso nel vederlo lì, in prima linea con lui. Era sempre stato convinto che fosse un buono a nulla, forse non era poi così.
“E va bene. Ma non intralciarmi”.
A Freed brillarono gli occhi, avvertendo qualcosa allo stomaco.
“Erik! Mio adorato!”, esclamò afferrandolo. “Sento l’eccitazione pervadermi! Voglio darti la mia verginità, qui e subito!”
“HEY!”, fece Laxus arrossendo. “NON TI SEMBRA DI ESAGERARE?”
“Perché? Cosa pensi, che ci guarderemo negli occhi? Oh, no. Noi ci divertiremo”
“Va bene, okay, ma non voglio ascoltarti, mi fa impressione, d’accordo?!”.
Mira non poté fare a meno di ridere. Probabilmente Laxus stava iniziando ad accettare la cosa. E ciò non sarebbe stato che un bene per tutti loro.
Natsu invece non aveva preso parte a quella conversazione. Era serio, incredibilmente serio, così come non lo era mai stato.
Dopo parecchia indecisione, Lucy si decide finalmente ad avvicinarsi, continuando a mantenere la sua freddezza e compostezza.
“Lucy?”, la chiamò il ragazzo sorpreso. Lei non lo guardo neanche in faccia.
“Ammiro la tua determinazione. E voglio starti accanto. Perché dopotutto...”, abbassò lo sguardo. “Io sono ancorala tua ragazza”.
Se avesse potuto, Natsu avrebbe sparato i fuochi d’artificio. Non si sarebbe scomposto più di tanto. 
Ma si sentì felice.


NDA
Ma quanto mi piace scrivere di rivolte? xD Qui praticamente è scoppiata una guerra, e io mi sto divertendo. Inoltre accadono i miracoli: Lyon sembra aver messo da parte il passato e adesso capeggia le fangirl.
#Lyonbestfangirlever
Cobra parla tu per tu con Laxus, come se stesse tentando di ottenere la sua benedizone. Gli altri fanno semplicemente casino.

 

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Capitolo 25
*** Risolvere i propri problemi ***


25 - Risolvere i propri problemi

Cinque ore dall’inizio della rivolta.
Gli studenti della FTU non mollavano. Ed Eileen non era da meno. Anzi, adesso si era armata anche di palla demolitrice. Avrebbe voluto buttare giù l’edificio con dentro i ragazzi, ma come avrebbe potuto?
Ciò lo avrebbe portato non pochi problemi?
Natsu, dal canto suo, non si muoveva di lì.
“Se la butta giù, la butterà giù con dentro tutti noi”, aveva proclamato a braccia conserte. E Lucy era anche stata d’accordo con lui. Stavano tutti lottando per lo stesso obiettivo dopotutto.
“Natsu, sei sicuro che non vuoi un po’ d’acqua? Sei qui fermo da ore”, disse apprensiva.
“Sto bene”
“Andiamo, fare l’eroe va bene, ma così rischi di sentirti male! Io vado a prenderti qualcosa!”.
Parole al vento le sue. Natsu era così preso dal guidare quella rivolta da non avere orecchie per sentire nessuno. Lucy andò quindi dentro, fermandosi al primo distributore automatico. Fece per cercare qualche moneta, quando un’ombra accanto al macchinario la fece sussultare: Lisanna se ne stava lì, tutta appallottolata su se stessa e con il cappuccio della felpa tirato sulla testa.
“Ciao, Lucy”, salutò facendola rabbrividire.
“L-Lisanna”, chiamò lei freddamente. “Cosa… cosa c’è?”
“Ah, niente di importante. Immagino tu sia contenta del fatto che non posso più andare in giro normalmente, visto che c’è un buco tra i miei capelli”.
La bionda alzò gli occhi al cielo.
“Non è sicuramente colpa mia. Dopotutto te lo sei meritata. Adesso scusa, ma c’è qualcosa di più importante a cui devo pensare...”.
Fece per andarsene, poiché non voleva problema, ma Lisanna le sbarrò la strada.
“Sai, io non lo trovo affatto giusto. Questa è una rivolta, Natsu ne è praticamente a capo, e tu cosa dovresti essere? La sua coraggiosa compagna?”.
Aveva preso a parlare in modo strano, inoltre i suoi occhi erano sbarrati.
Una folle, ecco cosa sembrava!
Non le piaceva affatto.
“L-Lisanna, senti, non mi va di scherzare”
“Infatti io non sto scherzando affatto”, rispose lei. E poi la colpì. La colpì alla testa, con una tale forza che in seguito Lucy si chiese se non si fosse seriamente drogata, le aveva persino fatto perdere i sensi! Questione di poco, ovviamente.
Tuttavia, quando si risvegliò, si trovava da tutt’altra parte.
Buio, scope, strofinacci, odore forte di detersivi… quello doveva essere lo sgabuzzino delle scope!
Si massaggiò la testa dolorante, facendo una smorfia.
“Quella è pazza! Lisanna! Lisanna, lo so che sei lì fuori, fammi uscire subito di qui!”.
L’albina ridacchiò malignamente, tenendo ben stretta le chiavi tra le dita.
“Mi spiace, ma non riesco a sentirti!”
“Non puoi lasciarmi qui!”
“Posso eccome invece! Ciao, ciao, buona giornata!”.
“Hey!”, batté con violenza la mano sulla porta. Forse non era il caso di agitarsi: qualcuno sarebbe passata di lì e allora avrebbe chiesto aiuto. Ma non si sentiva affatto tranquilla, Lisanna le sembrava mentalmente instabile.
Sospirò, accasciandosi contro la parete, aspettando pazientemente che qualcuno venisse a salvarla.


Una rivolta. Ma com’era loro saltato in mente?
Le notizie correvano veloci e, non appena Zeref lo aveva saputo, si era fiondato in università. Il suo sesto senso gli suggeriva un solo nome: quello di Natsu.
Chi poteva essere a capo di quella follia, se non proprio lui?
Infatti, proprio quest’ultimo stava di fronte l’entrata, assolutamente impassibile.
“Natsu!”, lo chiamò il fratello.
“Zeref? Ma che ci fai qui?”
“Ma dico, sei pazzo? Che cavolo stai combinando?”
“Hey, rilassati, è per una buona causa. Qui non chiude niente. E anche a te dovrebbe importare, ci sei stato anche tu”
“Oh, Natsu! Sei sempre il solito esagerato! Lascia perdere, devo entrare!”
“Che cosa vuoi fare?”
“Devo entrare e basta!”, esclamò passandogli accanto. Il suo pensiero e la sua preoccupazione erano rivolti a Mavis. Quest’ultimo si trovava nell’atrio, seduta su una coperta sul pavimento, insieme alle sue amiche.
Non ebbe idea di cosa avvertì, sentì solo il bisogno di prenderla e portarla via da lì.
“Mavis!”.
La ragazza si voltò piano, non riuscendo a credere che lui… fosse lì! Ma come osava presentarsi, dopo tutto quello che aveva combinato?
“Zeref. Che cosa vuoi?”
“Vieni con me!”, la afferrò per un polso. “Ti porto via di qui”.
Furiosa, Mavis si scostò.
“Mi porti via di qui? Ma come ti permetti? Io non vado da nessuna parte, qui stiamo combattendo!”
“Ma tu non puoi combattere!”
“Perché no?”
“Perché...”, si zittì un attimo. “… Perché sei incinta”.
Lei alzò gli occhi al cielo.
“Ebbene? Non mi sembra che te ne sia mai importato molto e poi non faccio niente di pericoloso! Adesso vattene!”.
In realtà neanche Zeref stesso non riusciva a capirsi. Era vero che non gli fosse mai importato nulla, ma in quel caso era diverso, si sentiva davvero preoccupato e non solo Mavis.
Che fosse quello il famoso “istinto” di cui aveva sentito parlare?
Allora sospirò.
“E va bene. Allora, visto che non vuoi venire rimango qui. Anche se non sono affatto d’accordo con questa cosa”.
Mavis lo squadrò. Se voleva rimanere, non poteva di certo cacciarlo. Non aveva idea di cosa fosse venuto a fare. Nella sua mente si era ormai convinta che sarebbe stata da sola, mentre invece adesso lui le faceva capire chissà cosa.

“NON CI TOGLIERETE MAI LA LIBERTÀ’!”
“Lector! Ma tu non ti stanchi mai?”, sbuffò Frosch portandosi una mano sulla testa. Il suo ragazzo sembrava molto preso da tutta quella situazione. O forse… semplicemente gli piaceva far casino.
“Mi spiace, ma dovresti provare anche tu, è un buon modo per sfogarsi!”
“No, grazie!”.
Sting si affacciò, notando il gran caos sotto di loro.
“Addirittura vogliono abbatterla? E se lo fanno mentre siamo ancora dentro? Io non voglio morire!”
“Non credo proprio che lo faranno. Andiamo, nessuno è così fuori di testa… forse”, Rogue tentò di mettere la buona, seppur senza successo.
Yukino invece era l’unica a non parlare. In certi casi bisognava rimanere estremamente calmi… e soprattutto non farsi prendere dalle emozioni.
“AH-AH! ECCO DOV’ERI!”.
Yukino riconobbe immediatamente la voce di Minerva, la quale la stava indicando.
“Minerva?”, domandò infatti.
“Stavo cercando proprio te!”, esclamò afferrandola per mano. “Vieni, devo portarti in un posto”
“Ma… ma io veramente devo fare la guardia”
“Ah, non ti preoccupare, vai pure, ci pensiamo noi”, affermò Sting divertito. Doveva ammettere che quella situazione fosse piuttosto divertente.
“Bene!”, tutta contenta, Minerva si trascinò per mano l’altra, giù fino all’aula di disegno. Yukino si sentiva così strana, quella ragazza era un vero e proprio tornando, quindi poteva dire addio ai suoi tentativi di “non farsi prendere dalle emozioni”.
“E’ un progetto che sto portando avanti da un po’, tutta da sola. Volevo fossi la prima a vederlo, mi dai l’idea di una che apprezzerebbe”, prese a parlare, mentre accendeva le luci.
Yukino si guardò intorno. Non aveva mai avuto a che fare con una persona come lei, così stravagante
“Sei sicura che sia il momento giusto?”.
Ovviamente Minerva non la stava neanche più ascoltando. La mano era ancora stretta a quella dell’albina. A quel punto tirò una corda, lasciando che le tende si aprissero. Sulla parete c’era un disegno ad acquarelli a grandezza naturale di quello che doveva essere un paesaggio. Yukino rimase a bocca aperta. 
Quel disegno prendeva praticamente una parete intera, ma non fu questo a sorprenderla quando le sfumature dei colori così intensi.
“W-wow”, sussurrò. “Questo è prodigioso”
“Davvero? Sono contenta che ti piaccia! E’ stato difficile, non volevo che nessuno lo vedesse prima che fosse finito, ma purtroppo devo condividere l’aula con gli Oracion Seis, che non mi rendono mai la vita facile!”
“E’ strabiliante, davvero. Sei davvero abile con gli acquarelli”
“In realtà non uso solo quelli!”, affermò orgogliosa. “Uso il carboncino, le tempere… ma gli acquerelli sono decisamente i miei preferiti! Eh, peccato che nessuno apprezza l’arte...”.
Yukino si voltò a guardarla. Effettivamente gli artisti non erano mai presi troppo sul serio, Minerva doveva far parte di questo sfortunato gruppo.
Era un vero peccato, perché aveva talento. Istintivamente strinse ancora di più la sua mano, quasi senza accorgersene.
“Io apprezzo l’arte. Davvero. Se hai bisogno di parlare di qualsiasi cosa, parlane anche con me. C-certo, forse io non ne capisco molto, ma sarò ben felice di ascoltarti!”.
Minerva la guardò a sua volta, sorridendole.
“Oh, Yukino. Sei davvero una ragazza dolce”
“Oh, no. Non sono affatto dolce”.
Non quanto lei, ma questo pensiero lo tenne per sé. Cosa le stava accadendo?
“Spero davvero che l’università non venga chiusa. Quest’aula è il posto in cui vengo a rifugiarmi. Non voglio che vada tutto perduto”.
“Non ti devi preoccupare per questo!”, affermò determinata. “Non chiuderà, te lo prometto!”.
Adesso le mani si erano poggiate sulle sue spalle. Minerva era visibilmente arrossita, ma quel contatto non le dispiaceva affatto.
“Davvero?”
“Sì! Tu sei con me?”
“Certo che sono con te, fino alla fine!”, affermò facendole l’occhiolino.
Yukino allora sentì il cuore balzarle dal petto. Era un po’ che non si ritrovava a provare certe cose, che stesse iniziando a provare qualcosa… per quella ragazza?

Levy stava cercando Gajeel. Quest’ultimo era più burbero del solito, e proprio non sapeva come prenderlo. Che colpa ne aveva lei se Zancrow aveva preso a  provarci e l’aveva addirittura baciata?
Scosse il capo a quel pensiero. Magari avrebbe potuto provare a impedirglielo, ma come?
Non è che fisicamente fosse tanto forte.
“Ma dove cavolo si è nascosto? Gajeel, ma dove sei?”.
Quest’ultimo se ne stava insieme ai Manos, sebbene fosse un po’ messo in disparte, non voleva stare a sentire Juvia e Gray e le loro sdolcinatezze.
Lui non si comportava così con Levy!
Quest’ultima, quando lo trovò, tirò un sospiro di sollievo.
“Finalmente ti ho trovato!”
“Ah, sei tu...”
“Ti sembra questo il modo di rispondermi? Insomma, spiegami perché ce l’hai tanto con me! Io non ho fatto niente, sono solo un vittima delle circostanze! Perché non parli?”.
Gajeel strinse i pugni. Dire quello che sentiva era molto più difficile di quello che credeva.
“Vuoi sapere cosa ho? Va bene, te lo dico. Mi fa impazzire il solo pensiero che qualcun altro posso averti toccato come ho fatto io, d’accordo? Io non sono bravo a gestire le emozioni, e quando succedono cose del genere mi incavolo di brutto. Diavolo, sei la mia ragazza!”.
Levy batté le palpebre, arrossendo. Che Gajeel fosse geloso non c’erano dubbi, ma sentirglielo dire le faceva comunque strano.
“Certo che sono la tua ragazza! Cosa credi, neanche a me ha fatto piacere, ma non credi sia stupido prendersela con me?”
“In effetti sì. Meno stupido è prendersela con lui”
“Aspetta! Ti prego, lascia che ci parli io, non voglio vedere sangue!”
“Vuoi parlargli? Quello non vuole parlare, quello vuole far altro!”
“Ti fidi di me?”
“Sì, ma cosa c’entra?”
“Allora sappi che non succederà niente”.
Gajeel borbottò qualcosa a bassa voce. Non era Levy il problema, bensì quella specie di troglodita. Parlare? A cosa sarebbe servito?
Ma se la sua ragazza insisteva, allora…

“Uffa, io ho fame”, si lamentò Charle. “Ma poi dov’è Lily?”
“E’ con quelli della sua band”, disse Happy. “Mi sa che dovremo  rimanere in due per il momento, ti dispiace?”
“N-no che non mi dispiace!”, esclamò arrossendo nell’averlo così vicino.
Davvero non riusciva a capirsi. A letto avevano fatto praticamente di tutto, ma quando si trattava di quei momenti in cui erano da soli, tutto cambiava.
Nel suo profondo, Charle sentiva che il “solo sesso e divertimento” si stesse trasformando in qualcosa di più. E questo non avrebbe fatto bene alla loro relazione a tre, nata principalmente per caso. Ma cosa poteva farci?
“Charle, sei arrossita”
“Q-questo non è vero!”
“Su, non c’è niente di male! Non è che alla fine ti stai innamorando di me?”
“E… anche se fosse? Ci sarebbe qualcosa di strano? Tu che cosa senti per me?”.
Lui fece spallucce.
“Sei sempre stata la ragazza dei miei sogni! E finalmente ti ho. Indubbiamente provo attrazione, affetto… sia per te che per Lily, in realtà”
“E non senti qualcosa di più? Qualcosa che va oltre il semplice affetto”.
Charle aveva preso a fare dei discorsi strani.
“Charle… non sono sicuro di star capendo”.
E in effetti non si capiva neanche lei. Stare tutti e tre insieme e era indubbiamente bello, ma cosa succedeva se uno di loro si innamorava veramente?
Sarebbe stato disposto a “condividere”?
Chinò lo sguardo. Non riusciva a credere che stesse accadendo proprio a lei. Lei che aveva rifiutato e snobbato Happy, adesso si ritrovava in difficoltà proprio a causa dei sentimenti verso quest’ultimo.
Deglutì a vuoto.
“Io credo… di essermi innamorata seriamente di te”.
Happy rimase qualche attimo i silenzio. Poi fece spallucce.
“Non vedo dove sia il problema”
“Insomma, possibile che non lo capisci?!”, sbottò. “Quando si ama una persona, la si vuole tutta per sé. E poi… io e Lily accettiamo di stare insieme per te. Non che non mi piaccia ma… lui ha altri gusti”
“Ma di cosa stai parlando, siamo stati così bene insieme”.
La ragazza sbuffò, rischiando seriamente di perdere la pazienza.
“Se io adesso ti chiedessi di scegliere, cosa sceglieresti?”
“Perché dovrei scegliere? Scegliere è terribile!”
“Happy! Pensa con la testa e non col il tuo…. Beh, hai capito! Il discorso è molto più serio di quanto tu possa pensare. Insomma, mi sono dichiarata a te!”.
Rossa in viso per l’imbarazzo, Charle si alzò, passando accanto a Lily, il quale la squadrò.
“Mi allontano per dieci minuti e già litigate”.
Happy aveva un’espressione esasperante. Sicuramente non prometteva affatto bene…

“Su, ragazzi! Mettiamo tutto in ordine, è un’occupazione questa, non una festa! Qualcuno vada a prendere delle scope!”
“Emh, Erza...”
“Che vuoi, Cana?”.
La mora a quel punto le indicò quella che sapeva essere la sua rivale: Kagura.
Erza assottigliò lo sguardo. Quella lì doveva avere una bella faccia tosta a presentarsi così come se nulla fosse. Così si avvicinò al gruppo di ragazze capeggiate da Lyon.
“Bene, bene! Ma tu guarda chi si rivede!”.
Kagura deglutì a vuoto.
“Emh… Erza, ciao...”
“Non dirmi “ciao”. Cosa ci fai qui? Questo non è posto che fa per te!”
“Hey, hey!”, le interruppe Lyon. “Smettetela subito! Io sono il leader di questo gruppo di donne e vi ordino di fermarvi”
“Ah, sta zitto, Lyon. Non ti crede nessuno!”, lo interruppe Erza. “Non ti voglio più vedere”
“Erza, te ne prego. So quello che è successo a Simon, e mi dispiace. Ma adesso non potremo metterci una pietra sopra?”
“La pietra la metto volentieri sulla tua testa!”
“Va bene! Vi prego, non vi ammazzate!”, li supplicò Lyon.
La rossa non sembrava però disposta ad attaccare, si stava solo limitando ad osservarla.
“Se vuoi aiutarci, allora va bene. Ma giuro che se ti vedo andare di nuovo dietro Gerard, io...”
“Non lo farò, promesso. Mi limiterò soltanto ad essere fan… della sua musica”.
Le sembrava sincera. Forse era davvero il caso di andare avanti.
“Molto bene”, affermò freddamente. “Lyon, continua il tuo lavoro”
“Beh, grazie!”, borbottò seccato.
Kagura osservò la ragazza allontanarsi, chinando la testa di lato.
“Erza Scarlett… probabilmente è meglio averti come amica che come nemica”.

“Ma che fine ha fatto Lucy? E’ da un pezzo che si è allontanata”, sbuffò Natsu.
“Donne, sono qualcosa di estremamente complicato!”, fece Cobra. “Per questo sono passato agli uomini!”
“Beh”, languido, Freed si avvicinò a lui. “Io so essere molto complicato alle volte”.
Dopodiché gli donò un bacio tutto fuorché casto, facendo alzare gli occhi al cielo a Laxus.
“Animali in calore...”, borbottò sottovoce.
“Su”, fece Mira. “Dopotutto sono carini, no?”
“Sì”, ammise. “Sono carini. Ma dici così perché lo pensi o perché così sai di non avere rivali in amore?”.
Mira sorrise.
“Per tutti e due. Dopotutto, tu sei il mio fidanzato. E sottolineo mio”.
Natsu gonfiò le guance: ma dove si era cacciata la sua ragazza? Non voleva stare lì a fare il palo.
“Caro Natsu”.
Gli arrivò una voce alle spalle, una voce che sicuramente non apparteneva alla bionda.
Si trattava infatti di Lisanna, con sul viso un ghigno davvero inquietante.
“L-Lisanna! Ma cosa fai qui? E dov’è Lucy?”
“Diciamo solo che… mi sono sbarazzata di lei”
“COSA?! L’HAI UCCISA?! OH, NO!”
“Non l’ho uccisa! L’ho soltanto rinchiusa dove non potrà disturbarci”, sussurrò avvicinandosi di molto. Ma Natsu prontamente indietreggiò.
“No, no, ascolta. Io ho già avuto troppi problemi per questo. Lucy mi ha appena perdonato, non intendo mandare tutto all’aria”
“Con me le cose sarebbero più facili”
“Forse non amo le cose facili! Lisanna… perché per una volta per tutte non ti metti il cuore in pace e provi ad andare avanti?”.
Come se non ci avesse provato, poi. 

Dal canto suo, Lucy stava continuando a battere imperterrita contro la porta, oramai esausta. Non poteva credere che nessuno l’avesse, fino a quel momento, udita!
Quando Cana aprì la porta per prendere delle scope, tirò un lungo sospiro di sollievo.
“Ma cosa ci fai tu qui?”
“E’ una storia lunga! Grazie comunque per avermi salvata!”.
Dicendo ciò si allontanò alla svelta, raggiungendo Natsu e Lisanna. Quest’ultima fece una smorfia nel vederla.
“Non posso crederci, sei qui”
“L-Lucy? Ma che ti è successo?”.
Lei sospirò profondamente.
“Sono stata chiusa al buio e in mezzo alla polvere. Inoltre, credo che da adesso soffrirò di allergia verso la candeggina. Comunque sia, non ha importanza! L’importante è essere qui!”
“Non sei arrabbiata per quello che ho fatto?”, chiese Lisanna.
“Beh… io ti ho strappato i capelli. Direi che adesso siamo pari, no?”.
Poi le sorrise. Non era un sorriso di scherno, né uno finto. Lisanna non riuscì a capire. Non aveva fatto altro che metterle i bastoni tra le ruote sin dall’inizio, tutto ciò a causa del sentimento verso Natsu, cosa che era adesso più un capriccio che altro.
A quel punto Eileen prese a parlare tramite un megafono, in modo che tutti potessero sentirli.
“Ascoltate bene, voi studenti di quest’università! Vi do mezz’ora di tempo per sgomberare, altrimenti giuro che butto giù tutto con voi dentro!”
“Ma non lo può fare, ci ucciderebbe!”, fece notare Natsu.
Lei allora si avvicinò di parecchio al suo viso.
“Pensi che me ne importi qualcosa? ASSOLUTAMENTE NO! Ho sempre odiato i giovani scapestrati come voi. Mai nessuno è riuscito a fermarmi, cosa vi fa credere che voi potreste essere in grado?”.
Natsu non rispose, rivolgendosi poi a Laxus.
“Questa qui lo fa davvero”
“No, non lo farà… cioè, spero...”
“Ha l’aria di una che lo farebbe per davvero”, aggiunse Lisanna. “Cavolo, la cosa non si risolverà se non usiamo la forza”
“Aspettate”, disse ad un tratto Lucy “Non è necessario usare la forza bruta. Talvolta basta l’intelletto”
“Di che cosa stai parlando?”, domandò Natsu.
Lei allora guardò verso l’alto, sorridendo.
“Ragazzi… forse ho un piano
”.


NDA
Ebbene! Come potete vedere, la maggior parte dei personaggi ha risolto le proprie divergenze.
E adesso devo dire una cosa. Il prossimo capitolo concluderà la storia. Ebbene sì, perché oramai credo di aver raccontato il raccontabile. Inoltre ho un finale in mente che credo soddisferà tutti, ma non voglio fare spoiler.
Chi o cosa verrà in aiuto di Lucy?

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Capitolo 26
*** Unica realtà ***


 
26 - Unica realtà

Levy attendeva. Da buona portatrice di pace qual’era , era intenzionata a risolvere le cose nella maniera migliore, ovvero senza violenza.
Gajeel, però, che non era troppo convinto della cosa, l’aveva seguita, appostandosi in modo da poter sbucare fuori al momento giusto.
Non passò molto tempo prima che Zancrow sbucasse dal nulla come una predatore affamato. 
“Ciao, dolcezza. Sono felice che tu abbia voluto vedermi”, affermò mellifluo, poggiando una mano sul muro e bloccandola nella sua presa.
La ragazza deglutì a vuoto. Ricordava di quando era stata baciata. Ciò l’aveva fatta sentire un po’ violata, doveva ammetterlo.
“Emh, io sono contenta che tu sia qui. So che forse non è il momento giusto per parlarne, però… penso che abbiamo corso troppo!”
“Di cosa stai parlando?”
“Zancrow, io… sto con Gajeel! Amo Gajeel! E sono certa che troverai un’altra ragazza, ma non posso essere io!”.
Lui allora sorrise ancora, seppur in modo strano. Levy deglutì a vuoto, non aveva mai amato come quel tipo la guardava.
“C-cosa?”
“Pensi davvero che mi importa di cosa pensi tu? O di chi mi ami o meno?”, adesso si era pericolosamente avvicinato. “Beh, ti rispondo io. Non me ne importa un bel niente”.
Si avvicinò ancora. Levy allora si irrigidì, sentendosi molto stupida, come le era venuto in mente di venire lì da sola?
Ma per sua fortuna, Gajeel era stato dietro di lei per tutto il tempo. Arrivò in suo soccorso, afferrando il braccio del rivale e bloccandolo.
“Giù le mani dalla mia donna”
“G-Gajeel! Ma da dove sbuchi?!”
“Già, infatti! Ci stavamo divertendo senza di te!”, affermò Zancrow con acidità. “Cosa vuoi fare adesso? Colpirmi? Coraggio, provaci pure!”.
Gaeel fu davvero tentato dal farlo. Ma si fermò un attimo, guardò gli occhi languidi e lucidi della sua ragazza, e allora pensò prima di agire. 
Seppur lo avrebbe soddisfatto mentalmente, sapeva che non avrebbe comunque risolto nulla.
Quindi respirò a fondo, guardandolo negli occhi.
“Sai cosa? Che io non sono come te. Io non distruggo, io al massimo proteggo. E proteggo lei. Mettiti in quella  testa vuota che Levy non ti vuole né ti vorrà male. Forse dovresti affondare le tue zanne da predatore da un’altra parte”
“Che cosa credi, che un discorso del genere possa fermarmi?”
“Forse no. Ma sono certo che te ne starai qui buono.  Anche perché, in caso contrario, giuro che ti uccido”.
Zancrow deglutì a vuoto.
“Hai appena detto che non distruggi...”.
Lui fece spallucce.
“Ma a volte è necessario. Con permesso”.
Dicendo ciò afferrò Levy per un polso, senza neanche dirle nulla. La ragazza, dal canto suo, si sentiva abbastanza sbigottita.
“Gajeel, aspetta!”, con un grande sforzo riuscì a farlo fermare. Lui si voltò a guardarlo in un modo da farle quasi credere che fosse arrabbiato con lei.
Ma Gajeel le portò una mano su una testa, sospirando.
“Non ricorrere alla violenza è molto più difficile di quanto credevo. Ma credo che adesso Zancrow abbia capito che non otterrà nulla. Ti ha fatto qualcosa di male?”
“N-no! Sto bene! Grazie per avermi difesa”
“E perché mai mi ringrazi? E’ il mio dovere. Sei la mia ragazza”. Levy sorrise, adesso più sollevata e, timidamente, gli posò un bacio sulle labbra.
“Allora questo è un anticipo per il vero ringraziamento che voglio darti”, disse senza nascondere la malizia.
“Bene! Questo è interessante. Quando questa storia sarà finita, dovrò sfogarmi per bene”, sbuffò alzando gli occhi al cielo e facendo ridere la  ragazza.
Decisamente sì. Adesso era tornato tutto ala normalità.

Charle si era allontanata alla svelta per tentare di calmare i suoi nervi tesi. Si stava sciacquando il viso, pensierosa.
Era lei che non era in grado di spiegarsi o era Happy a essere stupido?
Uno stupido che amava. Non ci poteva credere, lei lo amava! Quand’era successo? E come?
Non ci voleva. Con l’amore diventava tutto improvvisamente più difficile.
Se non Happy, almeno Lily aveva capito qualcosa. Per questo era andato in aiuto della ragazza.
“Emh… Charle...”
“Lily! Ma questo è il bagno delle donne, che ci fai qui?”
“Devo parlarti. Sei tesa, che cos’hai?”, domandò a bruciapelo.
Lei allora sospirò. Probabilmente con lui poteva parlarne.
“E’ solo che io non capisco.  Non voglio dire che sia iniziato tutto come un gioco, perché prima mi piacevi. Cioè, mi piaci ancora, ma non in quel senso. Poi mi è piaciuto Happy e io credo… anzi, sono sicura al cento per cento di essermi innamorata di lui”.
Finalmente lo aveva detto ad alta voce. Era una sensazione magnifica.
“Se è così perché non glielo hai detto?”
“Perché è troppo preso da questa relazione a tre! Onestamente, tu condivideresti mai la persona che ami con qualcun altro? Per quanto d’accordo andiate?”.
Lily alzò gli occhi al cielo, pensandoci un attimo.
“Effettivamente no”
“Ecco, appunto. Sono senza speranze”.
Al corvino, a quel punto, venne in mente il motivo per cui Happy avesse inizialmente chiesto il suo aiuto: conquistare Charle. E ci era riuscito, tuttavia il suo compito non era ancora finito. C’era qualcosa che doveva fare.
“Va bene, seguimi”
“Seguirti? Lily, aspetta!”.
Lui però camminava spedito. Qualche secondo dopo raggiunsero Happy.
“Ah, eccovi qua”,
Lily, come al solito, fu estremamente diretto.
“Happy, tu ami Charle?”,
Quella domanda lasciò la ragazza stessa sorpresa. Non poteva crederci, lo stava facendo veramente!
Happy batté le palpebre. Amare Charle? Lei era sempre stata la ragazza dei suoi sogni, ma da lì all’amare c’era differenza. Come si capiva quando era amore?
“Io? Veramente non ci ho mai pensato. Ma perché me lo state chiedendo”
“Perché Charle ti ama”.
Lei avrebbe tanto voluto negare, ma sarebbe stato inutile. Piuttosto abbassò lo sguardo e ciò non fu che una conferma. Happy sentì il cuore battere forte nel petto. Aveva sempre sognato di sentirsi dire una cosa del genere e quel momento era ora lì!
“Davvero tu ami me? Cioè, io che sono il ragazzo più imbranato e sciocco di questa scuola o anzi del mondo?”.
Charle sorrise.
“Beh… forse è per questo che mi piaci tanto. Ascolta, Happy. Non ti voglio forzare a fare nulla e...”
“Non mi forzi a fare nulla, è fantastico...”
“Vista com’è la situazione...”.
Avevano preso a parlare in contemporanea. Poi si erano fermati, guardando Lily.
“Lily ma…  e tu?”, chiese Happy.
“Io cosa? La nostra è stata un’avventura, ma arriva un momento per tutti per sistemarsi, no? Se voi vi amate, sarebbe davvero stupido non stare insieme. Non vuol dire che non vi voglia più bene o che voi non ne vogliate a me. Saremo comunque un trio… anche se in modo diverso”, li rassicurò.
Lily aveva dato loro la sua benedizione. Charle e Happy si guardarono. I loro occhi erano, senza ombra di dubbio, gli occhi di due persone profondamente innamorate. Lily lo sapeva. Adesso poteva dirlo, il suo compito lì era davvero finito.

All’interno della struttura c’era parecchia calca. Mavis, che non aveva alcuna intenzione di stare ferma, di starsene con le mani in mano. E Zeref la guardava con apprensione. Dio solo sapeva quanto le mancasse. Era proprio lui l’impedimento nella loro relazione, lui che non aveva coraggio...
Era un codardo!
Ma amava profondamente Mavis, quella ragazza era la sua perfetta metà. Adesso che era passato un po’ di tempo dalla notizia sulla sua gravidanza, a mente fredda, Zeref si rendeva conto di essere stato un insensibile. Aveva sempre avuto delle convinzioni, ma a volte capitavano delle cose che cambiavano tutto. E ciò non per forza doveva essere un male.
“Su, forza!”, esclamò la ragazza. “Di qua! E non correte!”. 
In cima alla rampa di scale come si trovava e in mezzo a tutta quella confusione, rischiava seriamente di cadere. Effettivamente, per un attimo, Mavis perse l’equilibrio. Ma Zeref la afferrò saldamente.
“Z-Zeref! Ma cosa…?”
“Dovresti stare più attenta”, affermò con apprensione e un po’ di severità. “Così ti potresti fare del male. O fare del male a lui”.
Lei allora rimase molto sorpresa.
“Ma a te cosa importa? Con tutto quello che hai detto...”.
Lui allora si portò una mano sulla testa, facendo una smorfia. Parlare di certe cose non era per niente facile.
“Io non sono bravo con le parole. Anzi, è giusto dire che non sono bravo nei rapporti sociali. Il fatto è che… mi manchi, Mavis. Mi manchi da star male. Così non posso continuare a vivere”.
La bionda sentì gli occhi divenire lucidi, tuttavia si sforzò di mantenere la sua freddezza.
“Mi manchi anche tu. Ma come posso stare con te se non accetti il fatto che avremo un bambino?”.
Zeref distolse lo sguardo.
“Beh… forse ho cominciato ad accettarlo”, sussurrò.
“Tu… tu cosa?”
“Lo so che non è una scusa, ma ero spaventato. Io non so come approcciarmi con certe cose. Non era nei miei piani, però è successo. E forse era destino, forse non è neanche una cosa sbagliata che sia andata così. Io ho troppi “forse”, me ne rendo conto. Ma una cosa è sicura”, le afferrò le mani. “Io ti amo. E voglio esserci per te… per tutti e due. Quindi ti prego, perdonami per tutto quello che ho detto, giuro che farò del mio meglio”.
Il fatto era che Mavis si era già convinta alla parola “ti amo”, ma sentirgli dire certe cose era troppo bello. Lo zittì con un abbraccio, nel tentativo di soffocare le lacrime.
“Mavis? Questo significa che mi hai perdonato?.
Annuì lentamente, stringendosi ancora più forte in quell’abbraccio.
Certo, c’erano tanti “forse”. Ma finché sarebbero stati insieme, sarebbe andato tutto per il meglio.

“Adesso basta! Me ne infischio di quali saranno le conseguenze!”, Eileen strepitava come una matta. Evidentemente non era abituata a ricevere un trattamento del genere.
“Forse potrebbe semplicemente arrendersi”, affermò Natsu divertito, ricevendo in cambio un’occhiataccia terribile.
“Sapete cosa vi dico! Mi avete stancato! Attivata la palla demolitrice!”
“Non ci posso credere, lo sta facendo davvero!”, esclamò Laxus. “Questa è pazzia!”
“Questa, mio caro ragazzo, è giustizia! Adesso andate!”.
A quel punto, i ragazzi videro la palla demolitrice colpire un punto del muro, rompendolo. Natsu allora si mise subito in mezzo.
“FERMI! MA SIETE COMPLETAMENTE PAZZI!”
“Togliti di mezzo! Altrimenti colpisco anche te!”
“Bene, lo faccia pure. Io non ho affatto problemi!”
“E’ pazzo! E’ completamente pazzo!”, fece Laxus.. “Si farà ammazzare. Quell’idiota ha carattere!”.
Malgrado la crescente agitazione, Lucy appariva fin troppo tranquilla. Di questo, Lisanna se n’era accorta.
“Come fai ad essere così tranquilla? Natsu è lì che rischia seriamente di farsi male e la situazione sta degenerando”
“Non preoccuparti. Ho un asso nella manica”
“Un asso nella manica?”, domandò, tornando poi a guardare Natsu e Eileen che si lanciavano i peggio insulti.
“Tu non ci avrai, brutta strega! Tornatene da dove sei venuta!”
“Brutta strega a me?! Ma come osi? Tu non sai in che guai ti stai mettendo!”.
Natsu fece per dire qualcosa, ma non riuscì a dir niente. Si era fermato, poiché due figure erano apparse in mezzo a tutto quel fumo e confusione.
Laxus spalancò gli occhi.
“N-nonno?!”.
Il ragazzo si stava riferendo ad un basso uomo anziano con tanto di baffi, il quale non era però da solo, ma in compagnia di qualcun altro, niente meno che Jude Heartphilia in persona”
“Ma quello è il signopadrediLucy!”, esclamò Natsu. “E il rettore Makarov! Come va, nonno?!”, fece poi allegro, come se nulla fosse.
“NATSU DRAGNEEL, VEDO CHE SEI SEMPRE IL SOLITO, NONOSTANTE TUTTO!”, esclamò l’anziano.
Eileen squadrò i due.
“Che cosa posso fare per voi?”
“Piacere di conoscerla, sono Jude Heartphilia, avvocato. Lui è Makarov Dreyar, retto della Fairy Tail University. Mia figlia Lucy mi ha informato che avete intenzione di abbattere la struttura. E’ la verità?”
“Certo che sì! Ho ottenuto tutti i permessi necessari, se è questo che vuole sapere”
“Io non ne sarei tanto sicuro”, rispose l’uomo. “Ho fatto le mie ricerche, mia cara signora, e ho trovato un documento che attesta che la struttura della Fairy Tail University è di valenza storica, in quanto costruita quasi due secoli fa! Di conseguenza, lei non può assolutamente abbatterla!”
Eileen spalancò gli occhi.
“Questa è una bugia”
“Mi creda, non è affatto una bugia. Ho qui tutti i documenti che testimoniano quanto dico. Una donna tanto precisa come lei non vorrà andare contro la legge, vero?”.
La donna strabuzzò gli occhi. Tutto girava contro di lei, era evidente che fosse stata messa con le spalle al muro, cosa mai successa prima d’ora.
“Ma… ma… ma….”
“Ha ben capito!”, affermò Makarov. “Quindi, adesso… le dispiace prendere tutta questa robaccia e andarsene?”.
Natsu credette che le gambe potessero cedergli per la troppa felicità.
“Lucy! Tu hai…?”
“Ho fatto solo un paio di chiamate alle persone giuste”, affermò lei facendo l’occhiolino.
“SI’! RAGAZZI, NON SI CHIUDE!”.
Poi si udì un potente boato di approvazione.
Mira esultò abbracciando Laxus e posandogli un bacio sulle labbra. Si guardarono un istante.
“Mira! Ce l’abbiamo fatta!”
“Ce l’abbiamo fatta sì. Adesso i nostri compagni continueranno ad avere una casa… un posto dove poter stare tutti insieme”, affermò commossa. A quel punto Laxus fu preso da qualcosa che non seppe spiegarsi. Sentiva soltanto che quello doveva essere il momento giusto.
Allora si inginocchiò.
“L-Laxus?”, fece lei.
“Lo so che ne abbiamo passate tante e che ci sono stati parecchi casini. Ma nonostante tutto siamo qui. Per quel che mi riguarda voglio stare per sempre con te. Mira, tu… vorresti sposarmi?”.
La ragazza sentì gli occhi divenire lucidi per l’emozione. Senza pensarci due volte gli gettò le braccia al collo.
“SI’! Certo che ti sposo! Ragazzi, mi sposo!”.
Nel frattempo, Natsu stava stringendo Lucy a sé, in una morsa tanto stretta che sicuramente non l’avrebbe mai lasciata andare.
“Grazie per essere venuto!”, fece la ragazza rivolgendosi al padre.
“Dovete”, rispose lui composto. “Non mi piace chi non rispetta le regole. E poi non avrei potuto fare altrimenti. Per te è importante, no?”.
Lei sorrise.
“Certo che lo è”.
Lucy non avrebbe mai pensato che ciò potesse accadere, ma per la prima volta si stava ritrovando a parlare con suo padre senza però provare rabbia. Anzi, gli era addirittura grata.
“E’ importantissimo!”, disse poi Natsu. “Grazie davvero, lei mi è simpatico”
“Umh, neanche tu sei troppo male”, fece schiarendosi la voce. Probabilmente doveva aver cominciato ad accettarlo.
“Ah, a proposito”, Jude si voltò verso Eileen, la quale guardava ancora sconvolta i vari documenti. “Visto che avete apportato danni ad una struttura storica, ci vuole un risarcimento più che generoso, non crede?”
“C-che cosa?! Io non...”
“Mi assicurerò che ne paghi fino all’ultimo centesimo, glielo assicuro!”.
Eileen fu completamente zittita. A quanto pare doveva aver trovato qualcuno persino più severo e preciso di lei.

Zeref si trascinò Mavis per mano, raggiungendo suo fratello.
“Natsu, ma che è successo? Ho sentito che non si chiude e...”
“Infatti è così!”, esclamò Lucy. “E’ tutto a posto adesso e… a quanto pare anche per voi”.
Lui e Mavis si guardarono.
“In effetti… possiamo dire che abbiamo risolto i nostri problemi”, affermò lei sorridendo.
Natsu allora lanciò un’occhiata in truce al fratello.
“Vuol dire che questa volta rimani?”
“Sì, Natsu. Rimango”.
Il rosato si rese conto che effettivamente l’altro non stesse mentendo. Era davvero deciso a restare.
Quindi sorrise, senza scomporsi più di tanto.
“Ben fatto, fratello”.
“Grazie, Natsu”.
Lucy sospirò sollevata. Era bello vedere come finalmente tutto stesse andando per il meglio.
“S-scusate...”.
Al suo orecchio giunse la voce di Lisanna.
“Lisanna?”
“Sì, io. Voglio… soltanto dire una cosa veloce”, disse distogliendo lo sguardo. “Ti… sì, insomma, ti sono grata per quello che hai fatto. Hai impedito che l’università venisse chiusa”
“Oh, no. Non ho fatto niente di strabiliante, davvero”
“Sì, io lo penso davvero e poi… adesso mi sento davvero stupida per tutto quello che ho fatto”
“Per quello che abbiamo fatto, vorrai dire”
“Beh, io ti ho quasi rubato il ragazzo”
“E io ti ho strappato i capelli”
“Già”, adesso Lisanna stava sorridendo. “Pensi che per noi ci sia possibilità di ricominciare?”.
La bionda parve pensarci un attimo. Anche se in realtà stava solo fingendo di pensarci.
“Io direi proprio di sì. Possiamo quindi stabilire una tregua?”,  domandò porgendole una mano.
“Sì”, sussurrò lei stringendogliela. “Tregua”

Palla demolitrice tolta e con Eileen fuori dai piedi, gli studenti della FTU potevano tornare a respirare. Laxus era stato colto da uno strano senso di malinconia. Non perché fosse infelice, al contrario: era riuscito nel suo intento, aveva di nuovo i suoi amici, aveva chiesto a Mira di sposarlo. Forse era la consapevolezza che tutto sarebbe finito a renderlo un po’ giù di corda.
Il rettore allora gli si avvicinò.
“E chi l’avrebbe mai pensato che saresti arrivato fin qui? Inizialmente eri così restio...”.
Lui sbuffò.
“Vorrei ben vedere. Non è per niente facile badare a quell’orda di studenti impazziti mentre tu te ne vai in giro a sbrigare le tue cose. Ammetto che mi hanno portato all’esaurimento più di una volta. Questo non è stato un anno tranquillo. Tuttavia… credo che mi mancherà tutto questo quando mi sarò laureato”
“Lo credo bene. Ma hai fatto il tuo lavoro. Adesso devi pensare alla laurea e al tuo imminente matrimonio. Hai svolto bene il tuo compito”
“Grazie, nonno. Comunque sia, accetteresti un suggerimento su chi potrebbe prendere il mio posto?”.
Makrov rise.
“Mi sa che abbiamo pensato esattamente alla stessa persona”.








Un anno dopo …


“Natsu, sta fermo!”
“Ma io ho fame!”
“Non possiamo, dobbiamo aspettare gli sposi, abbi un po’ di pazienza!”.
Lucy si stava ritrovando a tenere a bada il suo ragazzo, il quale era piuttosto agitato. Quest’ultimo non aveva mai amato i matrimoni, ma dopotutto si parlava di Laxus e Mira, uno sforzo aveva dovuto per forza farlo.
“Quando sarò io a sposarmi, non farò niente di tutto ciò”, affermò a braccia conserte.
Lucy arrossì nell’immaginarsi vestita da sposa. Magari un giorno sarebbe toccato anche a loro.
“Guarda, ci sono Mavis e Zeref!”, il ragazzo la distrasse dal suo pensare. 
La coppia stava effettivamente venendo loro incontro.
“Ciao!”, esclamò Mavis. “Non riuscivamo a trovarvi!”
“Ragazzi!” Lucy li salutò, ma le sue attenzione si posarono immediatamente sul bambino che riposava tra le sue braccia. “Aw, ma ciao! Com’è carino, è già cresciuto tanto dall’ultima volta che l’ho visto!”
“Sì, sì!”, Natsu le diede una spinta. “Ciao piccolo Natsu! Posso tenerlo in braccio, vi preeego?”
“Beh...”, Zeref alzò gli occhi al cielo.
“Molto bene, grazie, ciao!”, senza aspettare neanche il minimo consenso, suo fratello aveva già rubato il neonato dalle braccia della madre.
“… Però non farlo cadere!”, gli raccomandò. A Mavis venne da ridere.
“Non preoccuparti. Nostro figlio va piuttosto d’accordo con Natsu”
“Già. Hanno lo stesso nome, probabilmente lo stesso carattere. Mi darà un gran da fare”, sospirò portandosi una mano sulla testa.
In quell’ultimo anno le cose erano cambiate drasticamente per entrambi. Non sempre era stato facile, ma alla fine ce l’avevano fatta. Quello non era che l’inizio della loro storia.
Dopo pochi attimi, Laxus e Mira fecero il loro ingresso. Quest’ultima era raggiante nel suo abito bianco come la neve, anzi, erano felici entrambi.
“Mi viene da piangere, amo i matrimoni!”, esclamò Freed stringendo il braccio di Cobra. “E noi quando ci sposiamo?”
“Sta attento”, li sussurrò Bixslow. “Ti sta indirettamente chiedendo una proposta di matrimonio”
“Neanche tanto indiretta”, si intromise Loki con in mano un piatto di stuzzichini. “E non mi guardate male, ho fame”.
“Va bene, grazie”, sbuffò Cobra alzando gli occhi al cielo. “Freed, vuoi sposarmi?”
“Dici davvero?”
“No!”
“Bastardo! Ti odio! Niente giochetti erotici per una settimana!”
“Emh!”, Loki per poco non si strozzò. “Questo non volevamo saperlo, grazie!”
“Su, proprio tu fai il timido?”, lo provocò Bixslow. “Dobbiamo per forza dire quello che fai tu a letto?”
“Non oseresti”
“Oh, io oserei eccome!”.
Accanto a loro, Evergreen e Lisanna stavano cercando di consolare un piagnucolante Elfman, troppo emozionato all’idea che la sua amata sorella si fosse sposata.
“Su, non fare così”, lo tranquillizzò l’albina. “Andrà tutto bene”
“Pff, è così sensibile”, Ever alzò gli occhi al cielo. “Mi piace. Adoro gli uomini che sanno esprimere le proprie emozioni”
“Smettetela di parlare di me come se non ci fossi!”.

Anche i membri dei Manos stavano parlando tra di loro.
“Allora, come va la nuova casa?”, domando Gerard a Juvia e Gray.
“Benissimo!”, rispose la ragazza. “Tutti dicono che la convivenza può essere difficile, ma non per noi, vero Gray?”
“Eh? Ah, no assolutamente!”
“Gray!”
“Cosa?! Ho detto la verità io!”.
Erza prese a ridere. 
“Ragazzi, siete proprio incorreggibili!”
“… Melensi”, sussurrò Gajeel, ricevendo in cambio una gomitata da Lyon.
“Emh”, Gray si voltò verso Lyon. “Lì a quel tavolo Meredy è da sola, perché non vai a farle compagnia?”
“Cosa? D-dovrei?”
“Dovresti”, asserì Juvia.
“E… e va bene”, tentando di richiamare a sé il suo coraggio, Lyon decise di seguire il loro consiglio. Dopotutto, cosa poteva andare storto?
“Mh, se c’è Meredy c’è anche Kagura. Ma dove sarà?”
“Amh… eccola!”, la indicò Gerard. “Hey, Kagura!”
“Ciao, ragazzi”, salutò lei. “Scusate, sto scattando un po’ di foto. Sapete, adesso la mia passione è questa. Direi che si abbina benissimo con la mia indole da stalker”
“Fotografa? Scattaci una foto, dai!”, Erza avvicinò Gerard a sé, il quale sbuffò.
Ma almeno adesso Erza e Kagura avevano smesso di essere rivali, il che era una grande cosa.
Lily li aveva cercati a lungo con lo sguardo e quando li aveva visti aveva sorriso. Happy e Charle erano mano nella mano, felici come non mai.
“Lily! Non riuscivamo a trovarti con questo casino! Stai bene!”, disse il primo.
“Anche voi state bene”
“Grazie!”, fece la ragazza. “Però mi raccomando, Lily. Adesso tocca a te trovare l’amore, così possiamo uscire in coppia”
“Ah, mi sembri tanto Lector”, sbuffò il suo ragazzo.
“Zitto e cammina! Offrimi da bere!”
“Subito! Scusa, Lily. Il dovere chiama”
“Va pure”.
Il corvino li osservò allontanarsi, mentre il suo sorriso si trasformava lentamente in un sorriso triste.
Gajeel gli si avvicinò.
“E quindi è andata a finire così, eh? Io proprio non riesco a capirti. Cosa hai ottenuto?”
“La felicità di Happy”
“E tu allora? Che mi dici di te?”.
Lui fece spallucce.
“Quando ami una persona metti il suo bene prima del tuo. Happy non avrebbe mai potuto amarmi nella maniera in cui intendo. Quindi mi va bene così, in fondo”.
Gajeel sospirò. In fondo capiva il suo amico.
Gli diede una pacca su una spalla.
“Su… hai bisogno di alcol”.

Rogue aveva un’espressione piuttosto imbronciata. Forse era a causa della confusione, forse per il fatto che Bacchus e Cana, già andati, stessero facendo casino.
Quei due erano proprio una coppia perfetto.
“Su, tesoro. Perché fai quella faccia? Non ami i matrimoni?”, lo prese in giro Sting.
“Quelli mi piacciono, non mi piace il casino”
“Su, andiamo. Dopo ti addolcisco io, va bene?”, gli sussurrò con malizia, facendolo arrossire.
“Ma Yukino e Minerva dove diamine sono?”, si lamentò Lector. “Sono al bagno da mezz’ora”
“Ah, quelle due non riescono a stare lontane l’una dall’altra. Eravamo anche noi così all’inizio, vero tesoro?”, domandò Sting.
“Tu sei ancora così”, affermò.
Le due ragazze arrivarono qualche minuto dopo, ansanti e stanche.
“Ci siamo perse qualcosa?”, domandò Yukino.
“Solo l’entrata degli sposi”, disse il biondo. “Posso fare una domanda? Fra le due, chi è la passiva?”
“Hey!”, borbottò l’albina. “Queste sono domande private. Non è come con te e Rogue, dove si capisce benissimo che è lui il passivo”
“SCUSATE!”, urlò quest’ultimo. “LA VOLETE SMETTERE DI PARLARE DI ME SI O NO?!”.
Sting rise, abbracciandolo. Adorava sempre metterlo in imbarazzo e questo Rogue lo sapeva. Ma andava bene anche così.

Natsu stava ancora giocando con il bambino, quando Laxus e Mira si avvicinarono a lui e Lucy.
“Mira!”, esclamò la ragazza. “Finalmente riesco a parlarti! Sei così bella!”
“Oh, grazie Lu”, rispose lei arrossendo.
“Allora, mio successore”, fece Laxus. “Come vanno le cose all’università? Tu e Lucy vi divertite a fare da sorveglianti?”
“E’ molto più difficile di quel che credevo! Gente che fa casino ovunque, ora capisco come ti sentivi!”
“Bene, questo è un sollievo. Magari riesci a diventare responsabile”
“Questo non lo so. Ma una cosa è certa. L’università è in buone mai con noi!”.
Già. Le cose sarebbero andate bene. Lucy e Natsu avevano preso il posto di Mira e Laxus e si poteva dire che portassero avanti molto bene i loro compiti.
Poco più tardi, Lucy si avvicinò ad una delle finestre, guardando il sole in procinto di tramontare. Erano cambiate talmente tante cose nell’ultimo periodo della sua vita da non poterci ancora credere. Aveva trovato l’amore, gli amici, una nuova famiglia, aveva ricostruito un rapporto normale con suo padre.
Le cose andava bene.
Natsu le arrivò dietro, abbracciandola. Quel ragazzo che il primo giorno di università le era venuta addosso, facendola cadere, lo stesso ragazzo che aveva tanto detestato, adesso era una delle persone più importanti della sua vita.
Era tutto perfetto.
“Natsu… Ti amo”.
Lui allora la strinse maggiormente.
“Ti amo anche io”.


 
THE END


 
NDA
Beh... eccoci alla fine. Tutto si è concluso per il meglio e i personaggi hanno avuto il loro lieto fine... tutti tranne uno. Non mi odiate per quello che ho fatto a Lily, ma è più forte di me inserire qualcosa di triste/malinconico anche in una commedia xD
Cavolo, scrivere questa storia è stato divertente. Sono contenta di averla pubblicata e di non averla lasciata nei meandri del mio PC XD
A voi è piaciuta? E' piaciuto il finale?
Ovviamente un grosso grazie e tanti biscotti a chi è arrivato fin qu!
Detto ciò, io vi saluto <3

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