Choji's Last Chance

di Crybaby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***
Capitolo 13: *** 13. ***
Capitolo 14: *** 14. ***
Capitolo 15: *** 15. ***
Capitolo 16: *** 16. ***
Capitolo 17: *** 17. ***
Capitolo 18: *** 18. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Choji's Last Chance DISCLAIMER: ogni possibile riferimento a fatti realmente accaduti o persone realmente esistenti o esistite, ed ogni possibile somiglianza con altre fanfiction presenti in questo o altri siti, è puramente casuale.




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Choji's Last Chance

1.

Capii di essere nei pasticci già dal momento in cui entrai nell'ufficio dell'Hokage.
Seduti dietro la scrivania trovai ad accogliermi -beh, accogliermi è una parola grossa, non mi degnarono nemmeno di un saluto!- i tre consiglieri anziani insieme ad un paio di ANBU incappucciati, che si precipitarono subito a richiudere la porta alle mie spalle. Di Tsunade-sama non c'era traccia.
Mi sentivo quasi come un condannato a morte, ma provai a non darlo a vedere.
-Buon-buongiorno- salutai -p-perdonatemi, ma dov'è Tsunade-sama?...
-In visita nel Paese del Ferro per questioni diplomatiche. Il che significa che durante la sua breve assenza saremo noi tre a disporre di potere decisionale, suppur purtroppo limitato... Ma veniamo al motivo per cui ti abbiamo convocato- sbottò il consigliere seduto al centro, Danzou -Choji Akimichi, dai rapporti delle tue ultime missioni è emerso che non hai mai il polso della situazione, devi essere spronato più volte quando ti viene chiesto di compiere azioni pericolose, e, cosa ancora più grave, hai sempre protestato ogni volta che è stato necessario adottare una strategia che esponesse te od i tuoi compagni a concreti rischi di perdere la vita! Il tuo rendimento è oltremodo scandaloso! Hai qualcosa da dire a tua discolpa?
Caddi dalle nuvole.
-B-b-beh- provai a giustificarmi, senza nemmeno capire perché dovessi farlo -io, Shikamaru e Ino formiamo un team molto legato... Da sempre, lo formiamo!... Per questo cerco di fare in modo che nessuno di noi tre si metta in pericolo di vita. Quando posso. Voi sapete, credo... che abbiamo già perso Asuma-sensei, non potrei sopportare l'idea che un altro del mio team rimanga ucciso in missio...
-MALE!- urlò Danzou, facendomi sobbalzare come un pallone per lo spavento -un ninja che si rispetti deve essere sempre pronto ad immolarsi per il futuro della gente che protegge! Se nemmeno la morte valorosa di Asuma Sarutobi è servita ad insegnartelo... Choji Akimichi, ci vediamo costretti a destituirti con effetto immediato dal tuo ruolo di ninja, con la perdita di tutti i diritti e i doveri di cui disponevi!
-NO!
In preda al panico alzai una mano e feci un passo avanti. I due ANBU mi bloccarono, ma io continuai a dimenarmi per avanzare.
-No! Vi prego, datemi un'altra possibilità! Anche se qualche volta ho paura, non voglio smettere di essere un ninja! Vi scongiuro, farò qualsiasi cosa per... ?
Danzou sorrise. Avrei dovuto prenderlo come un buon segno, ma quell'uomo per qualche strana ragione mi faceva paura.
-È quello che speravo di sentire. Non possiamo permetterci di avere tra le nostre fila un ninja fifone, ma non possiamo nemmeno permetterci di avere un ninja in meno.
Danzou schioccò le dita; a quel comando i due incappucciati mi tolsero le mani di dosso e gli portarono dei documenti che tenevano nascosti sotto il mantello.
-Ovviamente, stavo mentendo per vedere la tua reazione. Non ė vero che sarai destituito. Non ancora.
-Non... ancora?
-Questo dipende da te. Ti verrà assegnata una nuova missione, e se la fallirai allora confermeremo il tuo licenziamento. In caso contrario, se la porterai a compimento con successo, cosa di cui ci auguriamo, potrai continuare a servire Konoha in qualità di ninja.
-Oh, grazie! Grazie! Non vi deluderò!- esclamai euforico, come se potessi toccare il cielo con un dito -vi prometto che non sarò più un peso per la mia squadra!
-Questo non lo mettiamo in dubbio- disse l'unica consigliera donna -infatti non agirai insieme ai tuoi compagni. Sarai solo.
Se prima pensavo di poter toccare il cielo, dopo quella notizia mi sentii sprofondare fino al centro della Terra.
-Co-co-come? V-vole... togliermi dal Team 10?
La donna anziana scosse la testa.
-No, tranquillo. Semplicemente, in questa particolare missione agirai da solo, poiché è solo della possibilità che tu possa essere ancora un ninja in sé e per sé che stiamo parlando. Ora, dai un'occhiata a queste immagini.
Sospirai di sollievo molto vistosamente, mentre la consigliera mi indicò le carte nelle mani di Danzou.
Mi avvicinati per guardarle, e...

Oh. Mamma.

Tolsi subito lo sguardo, ma così facendo incappai nelle occhiatacce di Danzou e degli altri due. Era ovvio quello che stavano pensando: se non avevo abbastanza fegato per sopportare quella visione, potevo anche restituire subito il mio coprifronte e dare le dimissioni.
Così, tornai a fissare quelle terribili immagini.
Qualcuno con uno stomaco più forte del mio aveva scattato una serie di fotografie a dei cadaveri di ninja caduti in battaglia. Tutti quanti erano accomunati dal fatto... che... che non avevano più la faccia.
Qualcuno gli aveva tagliato via la pelle, e anche gli occhi. Dalla cima della fronte alla punta del mento, tutto quello che era rimasto del viso di quei poveretti era un teschio macchiato di sangue.
-Chi... Chi erano?- domandai, cercando di non balbettare e deglutire più di quanto stessi già facendo.
-Dovresti chiederti, piuttosto, chi è stato a ridurli cosi.
Danzou mise via le fotografie -grazie al cielo!- e mi mostrò uno schizzo fatto a matita di un ninja dal volto coperto, rannicchiato come un gatto pronto a saltare addosso ad un topo.
-Tutto quello che conosciamo del suo aspetto lo dobbiamo alle testimonianze oculari- spiegò Danzou -lo chiamiamo “Il Mascheratore”. Di lui, o di lei, sappiamo che è un assassino che uccide per denaro, e di cui diversi paesi nemici di Konoha si sono serviti per avere un vantaggio in più nei vari conflitti che ci ha visti coinvolti. Nella scorsa grande guerra molti dei nostri soldati hanno perso la vita nel sonno per mano sua. È da più di due decenni che una squadra di ANBU di Konoha gli sta dando la caccia. Le indagini sono state lunghe, serrate, e più di una volta hanno portato su una falsa pista. Fino a che, poco più di un anno fa, i miei uomini sono riusciti finalmente a localizzare il nascondiglio dell’assassino. Un sotterraneo segreto, scavato nel cuore di una foresta.
Danzou mi mostrò altre due fotografie. Vi erano immortalate due stanze di quello che doveva essere il covo dell’assassino: sulle pareti di entrambe erano appese maschere sorridenti, delle più svariate forme e dimensioni.
-Ah, capisco adesso perché lo avete soprannominato “Il Mascheratore”!- dissi, con una mezza risatina.
Risatina che mi rimase soffocata in gola, quando capii con cosa dovevano essere state prodotte quelle maschere.
-La squadra di ANBU è rimasta in appostamento nei pressi dell’ingresso del covo per giorni e notti, finché, finalmente, il nostro killer non si è fatto vivo.
-Lo avete preso?!?- domandai speranzoso, ma l’occhiata storta di Danzou e degli altri due bastò come risposta.
-È riuscito a dileguarsi, ma non a far perdere le tracce di sé. I miei uomini lo hanno inseguito per diversi chilometri, separandosi nel tentativo di accerchiarlo. Alla fine, lo hanno circoscritto in quest’area.
Danzou spostò tutti i documenti da una parte e spiegò sulla scrivania una cartina del mondo, su cui spiccava una zona cerchiata di rosso.
-Quindi... è lì che si nasconde adesso? Ne sono sicuri?- chiesi.
-All’inizio, non ne erano proprio certi. Ma dopo altri mesi di appostamento ininterrotto, per controllare che nessuno uscisse dall’area circoscritta, un mese fa hanno riferito di aver visto due donne seppellire un corpo racchiuso in una coperta proprio ai limiti della zona. Questo corpo.
Danzou mi porse un’altra fotografia.
Inspirai a fondo, per prepararmi a vedere un altro cadavere privo di faccia. E in effetti, il corpo ritratto nella fotografia non era molto diverso da quelli che avevo visto prima. Ma non era il corpo di un ninja. Era nudo come un verme, ed era minuto, molto minuto...
Le mie mani cominciarono a tremare. La fotografia mi sfuggì dalle dita e cadde ai miei piedi.
Alzai la testa e guardai Danzou. Probabilmente avevo il terrore dipinto in faccia, ma in quel momento non mi importava di nasconderlo. Non ci sarei mai riuscito.
-Questo è... è un bambino?
I tre consiglieri annuirono.
-Uno dei membri della squadra in appostamento ha rinvenuto il corpo e lo ha portato al villaggio- spiegò la consigliera donna -l’autopsia ha confermato che la pelle del viso è stata tagliata con una lama affilata, in senso orario, proprio come tutte le altre vittime del Mascheratore. Ma c’è di più: oltre a quella del viso, anche la pelle del collo è stata rimossa. Ne abbiamo dedotto che questo bambino è stato strangolato a mani nude, e l’assassino si è visto costretto a usare il suo metodo preferito per rimuovere le sue impronte digitali.
-Un’attenzione ai dettagli notevole- commentò l’altro consigliere anziano, quello che non aveva ancora detto nulla.
-Infine, sotto le unghie delle mani del cadavere gli esperti hanno rinvenuto particelle d’oro. Il bambino non portava oggetti dorati su di sé, quindi si può dedurre che sia il nostro killer a possedere oggetti fatti con questo metallo.
Scioccato com’ero, non avevo fatto molta attenzione ai dettagli che la consigliera anziana aveva elencato. Mi ripromisi però di prenderne nota in futuro.
Per il momento, c’erano solo due domande che mi rimbombavano in testa.
La prima domanda era “Perché quel mostro se l’è presa con un bambino?”, ma sapevo che non avrei ottenuto risposta da Danzou. Così, dopo essermi asciugato il sudore freddo dalla fronte con una manica, passai direttamente alla seconda.
-P-perché... perché gli ANBU non l’hanno ancora arrestato?
-Se guardi con attenzione la mappa ci arriverai da solo.
Seguii il consiglio, e notai un dettaglio che prima mi era sfuggito. L’area cerchiata di rosso si trovava nella Nazione dei Fiumi, appena appena al di là dei confini della Nazione del Fuoco, in cui si trova Konoha.
-Anche se sarebbe la soluzione più facile, i miei uomini non possono fare irruzione, mettere tutto a ferro e fuoco e catturare il killer. Agirebbero fuori dalla loro giurisdizione, con il rischio di scatenare un incidente diplomatico.
Un’altra domanda in quel momento mi sorse spontanea.
-Fare irruzione... dove? Che cosa c’è esattamente in questa zona?
-Un orfanotrofio- rispose Danzou con tranquillità.

Un orfanotrofio, ripetei nella mia testa. Un orfanotrofio.

Immediatamente compresi la gravità della situazione, e senza quasi accorgermene dissi ad alta voce tutto quello che avevo capito.
-Il Mascheratore ha assunto le sembianze di un bambino... o di una bambina... per entrare nell’orfanotrofio e... e mettersi al sicuro dagli ANBU. Uno degli orfani ha scoperto il suo segreto... e... e... il Mascheratore l’ha ucciso...
-Per metterlo a tacere- concluse per me Danzou, sorridendo -molto bene. Se la situazione ti è chiara, allora non c’è bisogno che ti spieghi gli obiettivi della missione.
-Ma… un momento- obiettai -se gli ANBU non possono intervenire per arrestare il killer, allora non posso farlo neanch’io!
-Ma puoi stanarlo con discrezione. Non ci sarà nessun incidente diplomatico, se la sua cattura avverrà per mano di un solo ninja e senza fare scalpore.
Mi grattai la testa, confuso. Come avrei potuto entrare in un orfanotrofio e trovare il Mascheratore senza farmi notare?
-Choji Akimichi- dichiarò Danzou solenne -la tua prossima missione consiste nell’introdurti in questo orfanotrofiosituato nella Nazione dei Fiumi, facendoti passare per un orfano di guerra, scoprire l’identità del Mascheratore e arrestarlo per porre fine ai suoi crimini una volta per tutte. È tutto chiaro?
Deglutii, mentre con la mente ripassavo tutti gli aspetti della missione.
Mi era già capitato in passato di fare missioni da solo, ma si trattava di appostamenti o di fare da guardia del corpo a dei messaggeri. Non mi era mai stato chiesto di infiltrarmi tra altra gente, sotto falsa identità. Per me era una faccenda totalmente nuova e sconosciuta. Se ci fossero stati Shikamaru e Ino al mio fianco sarei stato di sicuro più tranquillo. Ma da solo, in mezzo a bambini e ragazzi che non avevo mai visto prima -tra cui si nascondeva un assassino, non dovevo mai dimenticarmene!- era tutta un'altra storia.
-Perché proprio io?- chiesi, vergognandomi subito di aver fatto una domanda così patetica -voglio dire, perché pensate che io possa riuscire a spacciarmi per un orfano?
-Perché hai l’età giusta e la personalità adatta per recitare questa parte- mi rispose il terzo consigliere -non dovrai nemmeno assumere un altro aspetto, ti basterà giusto fare qualche modifica al tuo vestiario e ai tuoi tratti distintivi e nessuno guardandoti potrà pensare che sei un ninja in incognito. ...credo che non ci sia altro da aggiungere. L'ultima parola spetta a te, Choji.

Per un attimo, fui tentato di rifiutare la missione.

E ovviamente chiederne un'altra, non mi ero dimenticato di essere a rischio declassamento...

Però poi lo sguardo mi ricadde, quasi per sbaglio, sul pavimento davanti ai miei piedi.
La foto spaventosa dell'ultima vittima del Mascheratore era ancora lì.
Ero terrorizzato, spaventato, nauseato, ma non riuscii a staccarvi gli occhi di dosso.
D'istinto strinsi i punti, e improvvisamente fra tutte le mie paure sentii emergere la rabbia.
Il "Mascheratore"... quel bastardo avrebbe potuto semplicemente fuggire dall'orfanotrofio e cercare un altro nascondiglio, e invece si è portato via la vita di un bambino innocente, la cui unica colpa era stata quella di essere troppo curioso.
Non sapevo il suo nome, né conoscevo il suo volto, ma mi sentii molto triste per lui. Triste ed arrabbiato. Una parte di me moriva dalla voglie di trovare il mostro che lo aveva ucciso e schiacciarlo sotto i miei pugni finché non avessi esaurito tutto il mio chakra.

-Accetto la missione- dissi di colpo -datemi il tempo di prepararmi. Partirò domattina stessa.
I tre consiglieri annuirono soddisfatti.
-Era ciò che volevamo sentire- disse Danzou, consegnandomi la cartina e una matita -per ogni evenienza, segna qui il percorso che userai per arrivare alla zona segnalata. Così, nel caso ci fossero cambiamenti imprevisti, sapremo dove rintracciarti per informarti.
Obbedii, e nei minuti successivi io e i consiglieri restammo nella stanza di Tsunade a discutere di dettagli secondari della missione, come la dimensione dell’area controllata dagli ANBU, le caratteristiche della Nazione dei Fiumi, l’aspetto fisico delle due donne che avevano sepolto il corpo di quel bambino e altre cose.
Alla fine dell’incontro, quando Danzou mi augurò buona fortuna e mi congedò, non sapevo proprio come sentirmi. Ero ancora furioso al pensiero di quell’assassino, e non vedevo l’ora di trovarlo e consegnarlo alla giustizia...

SE ci fossi riuscito.

Ed era un “se” grosso come una casa, considerato che, beh, ero io quello che doveva portare a termine la missione.






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Angolino dell'autore: per questa storia, rispetto alla raccolta di one-shot, conto invece di dare degli aggiornamenti più frequenti. Si tratta di una fanfiction che mi stava frullando in testa già da un anno e che volevo assolutamente dare alla luce prima o poi, per due motivi.
Primo, perché di storie con Choji assoluto protagonista (quindi senza Shikamaru o Ino) ce ne sono davvero troppo, troppo poche, e dunque ho deciso di scendere in campo di persona per ovviare a questa lacuna ^^
Secondo, perché avevo anche voglia di mettermi alla prova con un giallo vero e proprio.
Ebbene, questa fanfiction sarà -tra gli altri generi. un giallo a tutti gli effetti, con sospettati e indizi che verranno forniti poco per volta.
Spero di riuscire nel creare dunque un mistero che il lettore possa risolvere, ma che riesca anche a stupire il lettore nel caso non sia riuscito a capire il colpevole a una prima lettura.
Nel caso vi vada di lasciare una recensione o un commentino, non abbiate paura a farmi qualche critica nel caso io commetta qualche ingenuità o qualche facilonata nella trama: oltre che sfogare la mia creatività e intrattenere, sono qui anche per imparare, e ogni osservazione costruttiva per aiutarmi a migliorarmi -e magari chissà, a scrivere in futuro un altro giallo- è ben accetta :)

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Capitolo 2
*** 2. ***


Choji's Last Chance

2.

Avevo puntato la sveglia per le sei del mattino, ma fui in piedi già da un’ora quando la sentii suonare. Non ero riuscito a dormire molto da quanto ero agitato. Poteva sembrare assurdo, visto che mi attendevano alcuni giorni di viaggio prima di arrivare a destinazione, e quindi avevo ancora molto tempo per prepararmi mentalmente.
Ma era un altro il motivo della mia preoccupazione.
Mi vestii, riempii un borsone con tutto quello di cui avevo bisogno, lasciai la mia stanza, e, quatto quatto, per non svegliare i miei genitori che ancora dormivano, scesi al piano di sotto.
Non avevo tempo per fare colazione, quindi con uno sforzo di volontà sovrumano ignorai l’invitante porta aperta della cucina e passai oltre.
Devo partire subito. Non posso fermarmi a far colazione. Avrò tutto il tempo per mangiare durante il viaggio. Sì, sì, farò così, pensai tra me e me, convintissimo.
Mentre, tornato sui miei passi, stavo già rovesciandomi un cartone di latte e un’intera scatola di biscotti direttamente in bocca.
Ehi, si trattava di uno spuntino veloce!
Inoltre, con la pancia piena avrei affrontato il viaggio molto meglio.
Una volta sazio, fui finalmente pronto a partire. Raccolsi il borsone…
-Che ci fai già in piedi a quest’ora, Choji?
…e lo lasciai cadere subito, congelandomi sul posto. Sotto l’uscio della cucina, in vestaglia e ancora un po’ assonnata, era apparsa mia mamma.
-Oh! Erm... Sto andando... In missione, sì! Ho ricevuto gli ordini stanotte!- risposi. In fondo, per metà non era una bugia.
-In missione? Vestito in quel modo?
Mamma mi squadrò da capo a piedi, dubbiosa. E un po’ la capii: per mescolarmi ai ragazzi che vivevano nell’orfanotrofio avevo scelto una maglietta verde e dei pantaloncini corti blu, qualcosa che non mi si vedeva indossare tanto spesso.
-Si tratta di una missione di spionaggio- spiegai –devo tenere d’occhio un ninja traditore a piede libero, quindi c’è bisogno che mi mescoli alla folla per pedinarlo meglio, capisci?
Mamma annuì, senza dire nulla.
-Starò via un bel po’, forse… Fammi pensare …due settimane, o giù di lì. Credo. Ma non ti preoccupare, saprò mantenermi bene!- dissi, indicando il mio borsone con un sorriso.
Mamma annuì ancora, e ancora senza aprire bocca, e si fece da parte per farmi passare.
Mi sentii molto in imbarazzo. Di certo non doveva essere stato bello per lei scoprire, già appena sveglia, che sarei stato lontano da casa per una missione pericolosa… e io non sapevo proprio cos’altro dire per tranquillizzarla!
Indossai la tracolla del mio grande bagaglio su una spalla e uscii dalla cucina. Avevo già aperto la porta e stavo per salutare, quando mia madre mi anticipò.
-Non vuoi salutare tuo padre, prima di andare?
Sussultai.
-Sta ancora dormendo?- le chiedi senza guardarla -allora, no, non voglio svegliarlo. Salutalo tu da parte mia.
-Ma... Hai detto che non tornerai a casa prima di due settimane! Choza ci resterà male se non ti vedrà partire!
Sospirai.
-Devo partire subito, non posso attardarmi ancora. E poi... Papà... Papà capirà. Anche lui è un ninja, no?
-Lo so, ma... hai ragione- disse lei dopo un po’ –lo saluterò da parte tua. Abbi cura di te!
-Altrettanto.
Aprii la porta.
Ero già con tutti e due i piedi fuori di casa, che mi fermai.
No! Non posso andarmene in questo modo!
Mi voltai, tornai in cucina con una breve corsetta e diedi a mia mamma un bacio sulla guancia.
-Farò il possibile per tornare prima, te lo prometto! Nel frattempo... tienimi in caldo le mie porzioni, d’accordo? Ti voglio bene.
La salutai con un altro bacio, ed uscii senza guardarmi più indietro.

Okay, credo sia il caso di fermarmi un attimo e spiegare in cosa consisteva la preoccupazione che non mi aveva fatto dormire.
Non avevo parlato con nessuno della mia missione. Nemmeno con Ino, nemmeno con Shikamaru, nemmeno con mio padre. Non perché mi fosse stato proibito, ma... Come avrei potuto spiegarglielo?

Siccome non sono stato granché come ninja ultimamente, se non avrò successo nella mia prossima missione allora non lo sarò proprio più...

Per testare le mie capacità ninja mi è stata assegnata una missione pericolosissima! Sì, mi vogliono testare! Perché pare che io non sia adatto a fare il ninja...

Ehi ragazzi, ho una notizia buona e una cattiva! La cattiva è che, visto che finora ho dimostrato di essere insicuro e pauroso, hanno deciso di togliermi il titolo di ninja a meno che non catturi un pericoloso killer ricercato da vent'anni. La buona è che si tratta di una missione alla mia portata! Infatti devo introdurmi in un orfanotrofio e spacciarmi per un orfano di guerra usando le mie doti naturali! ...ovvero, quelle di essere un ragazzo insicuro e pauroso. Ripensandoci, anche questa è una cattiva notizia! Eh, eh, eh!...

Avrei potuto formulare la notizia in qualsiasi modo, ma la sostanza non sarebbe cambiata. Non solo non ero migliorato di una virgola dalla mia promozione a chunin, ma avevo anche fatto talmente passi indietro che me ne mancava uno solo per non essere più un ninja.
Da una parte non mi sarebbe dispiaciuto ricevere il sostegno di mio padre e dei miei migliori amici. Anzi, ne avevo un bisogno disperato, in quel momento più che mai. Ma dall'altra parte rimaneva il fatto che avevo deluso le loro aspettative e la fiducia che avevano in me.
In parole povere, non avevo il coraggio di dirglielo di persona. Preferivo che lo venissero a sapere da qualcun altro, e solo quando mi fossi trovato abbastanza lontano.
-Sì, è meglio così- dissi a me stesso ad alta voce, annuendo vigorosamente -è la cosa più giusta da fare.

Però, mentre m'incamminavo verso i cancelli del villaggio, mi ricordai di un'altra persona con cui desideravo parlare.
Qualcuno che, da lassù, doveva già sapere tutto riguardo la mia situazione.

-Ciao, Asuma-sensei.
Quella era la prima volta che andavo a trovare, tutto da solo, la tomba del mio maestro.
Mi sentivo un po' impacciato e non sapevo bene come comportarmi, ma per fortuna non dovevo preoccuparmi che qualcuno mi vedesse.
A quell'ora del mattino, in cui il sole era lì lì per sorgere ma in cielo si intravedevano ancora alcune stelle, non c'era nessuno a fare visita al cimitero dei caduti. A parte me.
-F-fa freddino, stamattina, eh? Mi dispiace disturbarla a quest'ora, ma... Dovevo parlare con qualcuno.
Mi inginocchiai davanti alla lapide, tentennando un po’.
Fra gli oggetti posati sulla tomba, come un ultimo regalo per lui, notai anche il suo accendino, insieme ad un pacchetto di sigarette della sua marca preferita ancora sigillato. Inevitabilmente, ripensati a quando Shikamaru aveva cominciato a fumare subito dopo la morte di Asuma-sensei. A suo dire, quello era un modo per continuare a sentire la sua presenza.
Io non ci avrei mai pensato, anche perché non ne ero capace...
In quel momento mi venne un’idea.

-Mi permetta, sensei.
Aprii il pacchetto, tirai fuori una sigaretta, la accesi... con qualche difficoltà, lo ammetto, non era per niente facile far girare la rotellina del l'accendino con le mie dita paffute!... e la posai sulla tomba, guardando poi il filo di fumo che saliva verso l'alto.
Un po' dell'odore del fumo spostato dall'aria mi finì nel naso.
E, come per magia, accadde l'effetto che avevo sperato.
Grazie alla mia innata passione per il cibo, sin da piccolo avevo imparato a distinguere e riconoscere quasi ogni tipo di odore, compresi quelli provenienti dalle cose non commestibili.
E quell'odore, quella puzza che avevo sempre trovato fastidiosa, di colpo mi riportò alla mente tutti i bei momenti passati in compagnia di Asuma-sensei. Tutte le missioni, tutte le chiacchierate, tutti i pranzi che mi ha offerto al BBQ, e che non ho mai potuto rimborsagli... Se solo mi fossi concentrato, avrei potuto scegliere un ricordo a caso e riviverlo dall’inizio alla fine!
Chiusi gli occhi, e l'impressione di rivederlo di fronte a me si fece ancora più reale. Strinsi le palpebre e mi premetti le tempie con le dita, per concentrarmi al massimo sulla sua immagine, e solo su quella.
Lo vidi inalare il fumo della sigaretta che avevo acceso per lui, lo vidi sorridere, lo vidi salutarmi alzando una mano. Lo vidi aprire la bocca, e udii la sua voce!
Ma... Non riuscii a capire una parola. Asuma-sensei mi stava parlando, ma non sentivo altro che il suono della sua voce, senza realmente distinguere le sue parole.
Cercai di accontentarmi.
-Ciao, Asuma-sense... Ah no, l’ho già salutata prima, mi scusi. Allora, innanzitutto... Ecco, sono venuto qui per chiederle scusa, per un bel po’ di cose. Sa, io ci ho provato davvero, a mettermi a dieta, come mi ha chiesto prima di lasciarci, ma è più forte di me! Quando il mio stomaco brontola, non ce la faccio proprio a ignorarlo!
Asuma-sensei scosse la testa e scrollò le spalle, ma sorrise. Mi piacque pensare che avesse comunque apprezzato i miei sforzi.
-Poi... Sull’altra richiesta che mi ha fatto... Ho paura che nemmeno quella si avvererà.
Il mio maestro smise di sorridere, e mi guardò con un’espressione né seria né arrabbiata. Lui sapeva dove stavo per arrivare.
-Lei mi ha chiesto di diventare il ninja più forte di chiunque altro, ma ha sentito cosa hanno detto? Sono diventato una palla al piede per Shikamaru e Ino, un incapace... Da quando lei ci ha lasciato, io ho sempre paura...
Ecco.
Temevo che sarebbe successo.
Oltre ai momenti belli, l’odore del fumo mi fece ricordare anche quelli brutti. Gli ultimi istanti di vita di Asuma-sensei mi passarono davanti agli occhi, e, proprio come allora, non riuscii a trattenermi dal piangere a dirotto.

-Non devi essere così duro con te stesso, Choji.

Qualcuno mi posò una mano su una spalla, facendomi quasi venire un coccolone.
Mi girai lentamente, aspettandomi di ritrovarmi faccia a faccia col fantasma di Asuma-sensei... Invece a salutarmi era stato il capitano del Team 7, Kakashi.
-Scusami. Ti ho spaventato?- mi chiese, sorridendo con l'unica parte del viso non coperta dalla sua maschera.
-K-Kakashi-sensei! C-cosa ci fa qua?
-Sono venuto a salutare un paio di vecchi amici, come faccio sempre. Anch'io sono solito parlare con loro ad alta voce, sai?
-Davvero?
Kakashi-sensei annuì, quindi mise le mani in tasca e alzò la testa per guardare anche lui il filo di fumo che saliva dalla sigaretta.
-Devo ammettere che hai avuto una bella idea. Inalare l’odore del fumo dà proprio l’impressione che Asuma sia ancora qui davanti a noi, in una maniera o nell’altra. Dovremo consigliarlo anche a Kurenai. ...dopo che avrà terminato la gravidanza, ovviamente!
Ci fu una pausa di silenzio. Forse Kakashi si aspettava che mi unissi alla conversazione, che parlassi di come non vedevo l’ora che il piccolo di Asuma-sensei nascesse, prima ancora di sapere se fosse un maschietto o una femminuccia... Ma in quel momento per la testa non avevo altro che le mie preoccupazioni.
-A-allora, Kakashi-sensei... Ha ascoltato quello che ho detto? A-allora, immagino vorrà sapere tut...
-So già cosa ti aspetta.
Strabuzzai gli occhi.
-D-davvero?
-Ne sono venuto a conoscenza ieri sera casualmente, in una conversazione con Danzou, quando sono andato a chiedere se c’era del lavoro per me. Non approvo il fatto che ti abbia dato un ultimatum così pesante, ma sono certo che te la caverai come hai sempre fatto. È quello che ti avrà detto anche Shikamaru, scommetto.
Feci di no con la testa, e Kakashi si voltò con tutto il corpo per fissarmi bene.
-Non ti ha incoraggiato? Questa non me l’aspettavo da lu...
-No, non è così!
Mi rialzai in piedi e alzai un pochino la voce, senza rendermene conto. Avevo già abbastanza grane a cui pensare, ci mancava solo che Kakashi si mettesse a pensar male di Shikamaru per causa mia!
-Shikamaru non mi ha detto nulla, perché non sa nulla della mia missione. Né lui, né Ino, né mio papà, nessuno. Non... non ne ho avuto il coraggio. Ho accennato qualcosa a mia mamma poco fa, ma lei è la prima persona con cui ne parlo davvero, Kakashi-sensei.
Il capitano del Team 7 chiuse gli occhi. O, perlomeno, l’occhio scoperto.
-Non hai detto nulla a nessuno, perché non vuoi che rimangano delusi sapendo che potresti non essere più un ninja se fallissi la missione?
-Sì. Sì, è così.
Kakashi si strinse il mento tra le dita di una mano, e si fece pensieroso.

So cosa sta pensando, mi dissi. Sono un codardo che non ha nemmeno il fegato di affrontare il disappunto dei propri amici e parenti. ...che lo pensi pure, in fondo è la verità!...
-Però, in questo momento, sei ancora un ninja, o sbaglio?
Chiedendomi questo, Kakashi si tolse la mano da sotto il mento e tornò a fissarmi.
Che razza di domanda era?
-Sì, in teoria lo sono... E anche in pratica...
-E allora, se in teoria e anche in pratica sei ancora un ninja, non c’è motivo che il tuo team si senta deluso. Lo sarà se fallirai la missione, ma tu non vuoi che questo accada, giusto? E allora va’ la fuori e consegna quel criminale alla giustizia, così saremo tutti orgogliosi di te.
Mi ci volle ben più di qualche secondo per seguire il ragionamento di Kakashi. Ma quando riuscii finalmente a comprenderlo del tutto, non potei fare a meno di dire a voce alta ciò che pensavo di me stesso.
-...sono così stupido.
In quel momento, il primo raggio di sole spuntò da dietro le montagne. Sia io che Kakashi alzammo la testa per guardarlo: era il segnale, era giunta l’ora che partissi.
Ed era troppo tardi per tornare indietro, tirare giù dal letto Shikamaru, papà ed Ino e confessare tutto...
-Sei solo un essere umano, come lo sono anch’io. Adesso concentrati sui tuoi doveri, e non pensare ad altro- disse Kakashi -...e non preoccuparti, ci penserò io ad informare la tua famiglia e il resto del Team 10.
Nonostante continuassi a maledirmi mentalmente per la mia stupida fifa, ero comunque molto più tranquillo e rincuorato nel sapere che sarebbe stato lui a parlare con i miei della mia situazione.
-Grazie... Grazie mille, Kakashi-sensei. Ne avevo bisogno. Allora... li saluti da parte mia.
Il capitano del Team 7 alzò semplicemente una mano e sorrise, per poi girarsi e continuare la sua passeggiata mattutina.
Anche per me era arrivato il tempo di muovermi. Prima però, accesi un'altra sigaretta per Asuma-sensei, per rimpiazzare la prima che era già terminata, e lo salutai con un inchino. Quindi, raccolsi da terra il borsone, e mi incamminai.

-Choji.

Non ero ancora uscito dal cimitero, quando sentii Kakashi richiamarmi. Mi voltai, ma lui non lo fece.
-Ti auguro buona fortuna per la missione, ma ti auguro anche di non perdere di vista la cosa più importante.
-La... cosa più importante?
-Non devo essere io a spiegartela, ma nulla mi vieta di darti un aiutino. Qual è esattamente il motivo per cui stavi piangendo? E come mai, a differenza del povero Asuma, le tombe di Ino e Shikamaru non sono ancora state scolpite? Pensaci bene.
Senza aggiungere altro, se ne andò.
Sul momento non afferrati il senso di quelle parole, ma mi ripromisi di tenerle a mente, e di ripensarci qualora ne avessi sentito il bisogno.

Arrivato sotto i cancelli di Konoha, gettati un ultimo sguardo alle mie spalle.
Quindi, finalmente, partii.


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Capitolo 3
*** 3. ***


Choji's Last Chance

3.

Mantenendo un'andatura costante, e concedendomi delle soste -purtroppo- brevi per mangiare e un po' più lunghe per dormire, raggiunsi il confine della Nazione dei Fiumi dopo appena quattro giorni di viaggio.
Era appena sorto il sole del quinto giorno, quando mi apprestai a marciare lungo l'ultimo tratto di strada che mi avrebbe condotto a destinazione. Non lo nego, mi sentivo ansioso come non lo ero mai stato in vita mia! Nel petto il cuore mi faceva "tu-tum tu-tum, tu-tum tu-tum!" come se avesse voluto saltare fuori, mentre la testa era tutta un brusio di pensieri che non riuscivo a mettere a fuoco.
Probabilmente avrei finito col diventare matto, se non mi fossi deciso a fare un'altra sosta.
-Adesso basta! Fate silenzio, tutti e due!
Mi schiaffai le mani sulle guance così forte da farmi male, ma ottenni l'effetto sperato. Cuore e cervello si zittirono, e alle mie orecchie tornarono a giungere i
rumori della foresta in cui mi ero inoltrato: il cinguettio degli uccellini, lo scroscio delle acque di un fiume in lontananza, una pigna caduta dal ramo di un albero...

-Il tuo nome e il motivo della tua presenza.

Non era una pigna. Qualcuno mi si era avvicinato alle spalle e mi aveva bloccato la testa con le braccia, ma scaraventandolo in avanti riuscii subito a liberarmene e a riconoscerlo. Era un uomo alto e snello, armato di katana, e indossava una maschera da gatto.
-Tu sei uno degli ANBU della squadra di appostamento, gius...
-Il tuo nome e il motivo della tua presenza.- ripetè quello puntandomi la katana alla gola.
-A-aspetta! S-sono uno dei vostri!- risposi indicandogli il mio coprifronte -sono di Konoha, vedi?
-Lo vedo, ma non hai ancora risposto alla mia domanda.
Lo avrei fatto, se solo la punta della katana che mi sfiorava il pomo d'Adamo non mi avesse messo addosso ancora più pressione... Per fortuna, ebbi l'accortezza di ricordarmi del lasciapassare, firmato da Danzou in persona, che avevo tenuto in tasca per tutto il viaggio. Porsi all'ANBU il foglio di carta sigillato, e attesi che lui finisse di leggerlo.
-...Choji del clan Akimichi, grado chunin... ah, allora sei tu l'infiltrato che stavamo aspettando.
-Sapevate già del mio arrivo?
-Abbiamo ricevuto un precedente messaggio da un falco di Konoha, quattro giorni fa, contenente tutte le nuove disposizioni. Molto bene, puoi passare.
Dopo aver incenerito il foglio con una palla di fuoco, l'ANBU si fece da parte e alzò un braccio per indicarmi una direzione.
-L'orfanotrofio si trova ad un chilometro di cammino da qui. Ricordati di fare rapporto a me o ad uno degli altri membri della squadra di appostamento una volta al giorno. Noi saremo sempre fermi nelle nostre postazioni, quindi non avrai problemi a ritrovarci.
-Lo farò. ...ehm, posso sapere il tuo nome?
-Chiamami Kon.
-Bene. Allora augurami buona fortuna, Kon!
Non ottenni risposta. Un po' in imbarazzo e probabilmente con un sorriso da idiota sulla faccia, salutai e ripartii.
Non feci che pochi passi, che Kon mi richiamò con un colpo di tosse.
-Sì? Devi dirmi qualcos'altro?
Kon non rispose a parole, ma mimò il gesto di toccarsi ripetutamente la fronte. Dopo qualche secondo, capii tutto.
-Ah... Ah, è vero! Stavo quasi per dimenticarmene! Eh eh eh...
Mi levai il coprifronte di Konoha, lo fissai per un istante e lo misi in tasca, augurandomi di poterlo un giorno indossare di nuovo. Quindi, concentrai il chakra per dare il tocco finale al mio travestimento.
-Henge No Jutsu!
La mia testa fu subito avvolta da una nuvoletta di fumo. Quando svanì, mi avvicinai alla più vicina pozzanghera per specchiarmi: i miei capelli, che avevo fatto crescere con amore fino alla schiena per assomigliare a mio padre, erano tornati corti come ai tempi di quando ero ancora un genin, e le due spirali che ho sempre avuto sulle guance sin da quando sono nato erano sparite.
Così sembro proprio un tizio qualunque... Sì, può andare!

...

Avrei potuto riconoscere l'orfanotrofio anche senza averlo prima visto in fotografia, poiché quello, situato al centro di una radura nel bel mezzo della foresta, era l'unico edificio nel raggio di chilometri. Costruito con legno e pietre, era alto due piani più il pianterreno, e la forma lunga e rettangolare della facciata principale mi ricordava vagamente una scuola.
Due cose mi saltarono subito all'occhio.
La prima, erano le due strane torrette costruite sul tetto e collegate fra loro da un portico sospeso.
La seconda, era il fatto che tutte le finestre della metà sinistra dell'orfanotrofio fossero chiuse e sbarrate con delle assi.
Con calma mi avvicinai. Salii una breve scalinata, mi fermai davanti al portone d'ingresso, e alzai un pugno.
Da qui non si torna più indietro. La missione ha ufficialmente inizio, ora! ...?
Prima ancora che io riuscissi a bussare, una donna aprì la porta dall'interno.
Era una signora anziana, molto alta e molto magra, dal viso lungo e affilato; indossava un lungo vestito porpora, portava i capelli grigi raccolti in una strana acconciatura a forma di cuore, e in una mano teneva stretto un bastone da passeggio. Se la descrizione che mi aveva dato Danzou era corretta, allora non c'erano dubbi: quella era una delle due donne che aveva seppellito il corpo del bambino assassinato dal Mascheratore.
-Mi pareva bene di aver visto qualcuno avvicinarsi, dalla finestra- disse lei, senza mostrare alcuna emozione -è piuttosto raro, per questo posto, ricevere visite.
-Buon... Buongiorno, signora... Ecco, io cercav... !
Senza preavviso la donna mi zittì, tappandomi la bocca con la cima del bastone; dopodichè si mise a fissarmi bene da capo a piedi, davanti dietro e di lato, per un minuto intero, prima di concedermi di nuovo un po' di respiro. Poi, senza dire altro, mi voltò le spalle e mi fece segno di seguirla dentro.
Non mi sentivo del tutto a mio agio, ma obbedii. Per un istante temetti che avesse capito chi ero in realtà, ma lo esclusi subito ridendo tra me e me. Sarebbe stato davvero il colmo, se la mia copertura fosse saltata così presto!...
-Tu sei di Konoha, dico bene?
...di colpo presi a sudare come una fontana.
-Come ha fatto a... C-cioè, no! Si sbaglia, io...
-Quelle scarpe aperte blu che indossi- spiegò, rivolgendomi un sorriso -vanno di moda tra gli abitanti della Nazione del Fuoco e specialmente della sua capitale.Tu arrivi da lì, ammettilo.
-Oh... Sì sì sì, sono proprio originario di Konoha!- risposi, calmandomi all'istante per il falso allarme -la conosce bene?
-No, non ci sono mai stata in vita mia. Ma ho ascoltato tante orribili storie e assistito a tante orribili guerre nella mia gioventù, che posso dire candidamente di conoscere il mondo come il palmo della mia mano. Non devi sentirti in imbarazzo ad ammettere di essere fuggito da Konoha, credimi. Se mi fossi ritrovata al tuo posto, anch'io me ne sarei andata da quella culla di assassini senza pensarci due volte. Come ti chiami, ragazzo?
Culla di assassini... È questa l'opinione che hanno di Konoha all'estero?
-Ragazzo?
-...Choji, signora! Il mio nome è Choji! 
È vero, sono scappato e sono giorni che sto viaggiando senza una meta. Per caso mi sono imbattuto in questo posto, e...
-E hai trovato la tua nuova casa. Se lo desideri, sei il benvenuto.
-D-davvero? Grazie, signora...
-Puoi chiamarmi Signorina Azumi. Sono la fondatrice e direttrice di questo orfanotrofio. Per quasi tutta la mia vita ho viaggiato per le tante zone del mondo colpite dalle guerre, con lo scopo di salvare tutti quei ragazzi e bambini che come te hanno perso tutto e impedire loro di crescere e diventare eventualmente dei ninja senza cuore. Ah, quanti ne potrei salvare ancora, se solo questa mia schiena non avesse cominciato ad abbandonarmi... Ma ora basta parlare del passato. Seguimi!

La Signorina Azumi mi fece strada fino a una specie di atrio, in cui spiccavano un orologio a pendolo, un tappeto quadrato e una larga scrivania, su cui erano appoggiati un librone chiuso e una scatola piena di penne e pennarelli.
Quello dev'essere il registro che tutti gli orfani devono firmare per poter vivere qui, o qualcosa del genere... Ma certo! Se il Mascheratore è giunto qui meno di un anno fa, non ci sarà bisogno di controllare tutti gli orfani uno per uno: mi basterà tenere d'occhio solo quelli che si sono registrati in quel periodo!
Feci per avvicinarmi ed aprirlo, ma la signorina Azumi richiamò la mia attenzione picchiando il suo bastone sul pavimento.
-Lascia perdere quel coso, per il momento. Immagino sarai stremato e bisognoso di recuperare energie dopo tanto camminare. Sei fortunato, poiché sei arrivato proprio all'ora del pranzo.

Ora di pranzo?!
Guardai l'orologio a pendolo: segnava mezzogiorno passato.

È già così tardi? Mamma mia come vola il tempo...

Intanto la signorina Azumi aveva tirato due volte una corda che pendeva dal soffitto, forse per mandare un segnale in un'altra stanza dell'orfanotrofio. E in effetti, pochi secondi dopo, dal fondo del corridoio alla nostra destra vidi arrivare di gran carriera due persone: una ragazza poco più grande di me, snella, occhi e capelli castani, con legato alla testa un fazzoletto rosso e alla vita un grembiule a fiori, e una donna... Che non riuscii a identificare subito, poiché mi si gettò subito addosso per stringermi in un abbraccio soffocante.
-Povero, povero piccino! Non temere, d'ora in poi ci prenderemo noi cura di te! Non soffrirai più e riceverai tutto l'amore di cui hai bisogno! Piccolo, piccolo caro!...
Quando mi si staccò di dosso e tornai a respirare, la riconobbi come l'altra donna che aveva seppellito il bambino: era una signora in carne, dal viso e dalla mole ancora più rotondi del più grande degli Akimichi, e indossava una tonaca tutta bianca con tanto di velo in testa.
-Choji, ti presento la mia amica e assistente, la Signorina Hiromi- disse la Signorina Azumi -Hiromi, questo è Choji, il nostro ultimo arrivato. Accompagnalo alla mensa, per piacere. E tu, Yori- aggiunse, rivolta alla ragazza con il grembiule -porta il suo bagaglio nel dormitorio e prepara un nuovo posto letto, veloce!

Senza dir nulla, quella mi sfilò il mio borsone dalla spalla e lo portò con sé su per delle scale. Avrei voluto pensarci io personalmente, ma la Signorina Hiromi mi stava già trascinando a braccetto per il corridoio da cui era arrivata.

-Vieni, piccino! Devi mettere qualcosa sotto i denti! Ecco, qui è dove si trova la mensa! Puoi scegliere quello che vuoi!
-Scegliere quello che voglio... in che senso?
-Nel senso che il cibo è a tua disposizione, prendi un piatto e riempilo con tutto quello che ti pare! Nel nostro orfanotrofio ci prodighiamo per...
Come udii quelle parole, la fame prese il sopravvento su tutto il resto. Le mie gambe si mossero da sole verso la porta da cui arrivavano tutti quegli odori inebrianti di roba buona da mangiare, e quando irruppi nella mensa non ebbi occhi che per il bancone del self service che occupava quasi tutto un lato della stanza.
Bistecche, spiedini, cotolette, ma anche salami e prosciutti, insalate verde smeraldo e salse barbecue rosso fuoco, purè di patate, frutta fresca... dopo tutti quei giorni di viaggio e tutti quei panini preconfezionati come unico sostentamento, mi sentivo come se avessi trovato l'amore della mia vita!
Senza perdere altro tempo presi un vassoio di plastica e due piatti e li riempii con tutti quello che riuscivo ad arraffare. Avevo appena finito di erigere una torre di carne con il tetto spiovente fatto d'insalata, quando sentii la Signorina Hiromi picchiettarmi timidamente su una spalla.
-Perdonami, tesoro, ma non vorresti prima salutare i tuoi nuovi fratelli e le tue nuove sorelle?

...ops.
Accecato dal mio stesso appetito, non mi ero proprio reso conto che nella mensa fossero presenti altre persone. Una cinquantina, per l'esattezza: bambini piccoli e grandicelli, ma anche ragazzi e ragazze della mia età, seduti a cinque lunghi tavoli, tutti volta i per fissarmi in un silenzio imbarazzatissimo.
Grattandomi la nuca, chiusi gli occhi ed esibii un sorriso a trentaquattro denti.

-C-ciao a tutti! Il mio nome è Choji, piacere di conoscervi!
-Ciao, Choji- risposero tutti in coro.
-Affamato, eh?- fece qualcuno che non riuscii a vedere, scatenando una risata quasi generale.
Non mi diede fastidio, anzi. Ero contento di sapere che la mia appropriazione selvaggia di cibo non li avesse spaventati.

Ma allo stesso tempo, non mi riusciva di sorridere spontaneamente, sapendo che fra di loro si nascondeva un killer.

Passai in rassegna i tavoli alla ricerca di un posto libero, trovandolo quasi subito.
-Posso sedermi qu...
-No, non puoi!
Al mio fianco era appena arrivata Yori, la ragazza che aveva portato di sopra il mio borsone.
-Che velocità... Ehm, come mai non posso?
-Questo posto è già occupato da qualcuno che è andato in bagno e che dovrebbe tornare da un momento all'altro. Se vuoi sederti qui, chiedigli prima il permesso.
-Oh... Va bene, allora aspetterò...
-Lascia perdere e vieni qui, Choji! Te lo riservo io un posto!
Un paio di tavoli più in là, vidi un ragazzo agitare la mano nella mia direzione e farmi segno di sedermi accanto a lui. In realtà lo spazio in cui potevo sedermi era piccolissimo, praticamente sul bordo della panca, ma a me andò bene lo stesso.
Mi avvicinai, continuando però a far passare lo sguardo un po' dappertutto, e cercando di memorizzare quanti più volti riuscivo. Impresa impossibile, visto che le teste erano davvero tante e ravvicinate... ma in mezzo a quella confusione notai lo stesso qualcosa di strano.
Li persi subito, ma ero certo di aver visto almeno due bambini voltarsi dall'altra parte non appena avevo posato lo sguardo nella loro direzione.
-Che aspetti, che ci crescano le ragnatele?
-Ah, sì, arrivo!
Appoggiai il vassoio sul tavolo e mi sedetti sul bordo della panca, vicino a colui che mi aveva chiamato. Era un ragazzo più o meno della mia stessa età, e ad occhio e croce aveva anche la mia stessa stazza. Aveva una testa grande come un piccolo macigno levigato, gli occhi azzurri, i capelli castani corti, e indossava una spessa felpa marrone con tanto di cappuccio.
-Allora, che te ne pare della tua nuova casa?- mi domandò quello, dandomi una poderosa pacca sulla schiena -È come te l'aspettavi?
-Beh, a dire il vero sono capitato qui per caso, non sapevo nemmeno che...
-Ah, giusto! Non mi sono presentato! Io sono Iwao, con una W e nessuna H!
Iwao mi porse la mano sinistra, e gliela strinsi.
-Felice di conoscerti, Iw... !
O meglio, fu lui a stringerla a me con tanta forza da farmi diventare la mano tutta bianca.
-Ti ho fatto male?
-...no, no, ho avuto un crampo, tutto qui!
Quel dolore improvviso aveva aumentato ancora di più il bisogno di sfamarmi per recuperare energie, e così non persi tempo a ficcarmi in bocca gli ultimi piani della torre di carne che avevo costruito.
-Che dicevi prima, Choji?- domandò ancora Iwao -cos'è che non sapevi nemmeno?
-Che... GNAM... non avevo idea che questo fosse un orfanotrofio, prima di entraci... MUNCH... Stavo solo cercando un posto dove sta...
-Non si parla con la bocca piena!
Passandomi accanto, Yori mi aveva dato una pacca talmente potente da farmi risputare tutto nel piatto.
-Stai bene?- mi chiese Iwao sottovoce. Bevvi un bicchiere d'acqua prima di rispondergli.
-Sì, più o meno... È sempre così severa?
-Yori? Oh, sì! Anzi, ultimamente è anche peggio del solito. Penso che voglia fare a gara con la Signorina Azumi a chi fa rispettare di più le regole.
-È una sua parente?
-Cosa te lo fa pensare? Yori è un'orfana come tutti noi!
Feci per chiedere qualche chiarimento in più, ma notando che Yori era ancora nei paraggi decisi di rimandare le mie curiosità a un altro momento.
Il pranzo passò in maniera veloce ma piacevole, e nonostante fossi concentrato soprattutto sul rimpinzarmi non potei fare a meno di notare che si respirava un'aria molto allegra e familiare.
Se non lo sapessi già, non si direbbe proprio che tutti i bambini e ragazzi qui siano degli orfani di guerra... Forse il merito va alla Signorina Azumi e alla Signorina Hiromi, che non fanno mai mancare nulla a chi viene a vivere qui... Ma allora, se la spiegazione è così semplice, perché continuo a trovare tutta questa allegria così sospetta?

Avevo appena finito di ripulire il primo piatto e stavo per passare al secondo, quando sentii il suono di una campanella riecheggiare per la stanza.
-Mh? Che succed... AHIO!

Iwao e tutti gli altri ragazzi seduti sulla mia stessa panca si alzarono all'unisono. E io, che ero già in equilibrio precario sul bordo, caddi rovinosamente a terra con il sedere.
Ci fu un'altra risata quasi generale, ma non fui tanto sicuro che fosse amichevole come la prima...
-Pffft... Ti conviene mangiare di meno le prossime volte!
Dopo quella frase detta da un tizio alle mie spalle, ne ebbi la conferma.
-Stai insinuando qualcosa?!- ruggii, rimettendomi in piedi, ma prima che potessi far altro Iwao mi diede di nuovo una pacca su una spalla.
-Caaalmo, guarda che si stava riferendo alla campanella! Non l'hai sentita?
-S-sì... Per cos'era?
-Quel segnale indica che chi ha finito di mangiare può alzarsi e uscire! Ricordatene, se in futuro vuoi evitare un altro capitombolo! Alla prossima!
Iwao e il resto del suo gruppo se ne andarono ridacchiando.
Poteva almeno restare a farmi compagnia, pensai, mentre tornavo a sedermi per finire il pranzo.
Per via di quella mezza figuraccia il mio appetito era scemato di parecchio, e quando finalmente ebbi finito di spolverare anche il secondo piatto nella mensa eravamo rimasti soltanto io, Yori, impegnata a sparecchiare i tavoli, e un bambino ancora seduto davanti al suo piatto ormai vuoto.
Aveva l'aria piuttosto trasandata, i capelli neri in disordine, e gli occhi spenti e privi di emozione.
Chissà come mai non l'ho notato prima... Un momento, quello è il posto in cui volevo sedermi, quindi lui dev'essere il bimbo che era in bagno mentre sono arrivato. Sarà bene che vada a presentarmi!
Mi avvicinai al suo tavolo, e lo salutai alzando una mano.
-Ciao!
-...ciao.
-Ehm... Non ci siamo visti prima perché eri fuori, io sono...
-Choji, il nuovo arrivato. Me l'hanno detto. Piacere.
-Piacere... Tu come ti chiami?
-Isoka.
Non era un tipo molto aperto al dialogo, si capiva. Avrei potuto salutarlo di nuovo e andarmene... ma poi lo vidi rompere un pezzo di pane per intingerlo nel piatto, e pensai di aver appena trovato un buon argomento per rompere il ghiaccio.
-Ehi, anche a me piace fare la scarpetta! Un buon pranzetto non può mai essere goduto completamente se non si spazzola bene il piatto, non sei d'accordo?
Isoka non rispose subito. Anzi, non rispose proprio: dopo avermi guardato storto, gettò lontano il pezzo di pane e se ne andò dalla mensa correndo.
Io, rimasto lì immobile come un idiota, mi girai verso Yori per chiedere spiegazioni.
-Ho... Ho detto qualcosa di male?
-Non ci arrivi da solo? Mentre Isoka era in bagno, tu hai sgraffignato tutte le porzioni rimaste, lasciandogli solo il sughetto sul fondo delle vaschette!
Improvvisamente, mi sentii lo stomaco svuotarsi tutto di colpo.
-Io... Mi... Mi dispiace...
-Bene, vai a dirglielo di persona! Ma soprattutto togliti di torno, devo sparecchiare! Fuori!

...

Quando fui sbattuto fuori dalla mensa, Isoka si era già volatilizzato.
Mi sentivo un verme, e un idiota. Un verme idiota, ecco!
Quanto avrei voluto ritrovarlo e farmi perdonare in qualche modo... ma prima, purtroppo, c'era un'altra cosa che mi ero appuntato mentalmente di fare.
Tornai nell'atrio. Lì, seduta alla scrivania con sopra appoggiato il registro, ritrovai la Signorina Hiromi impegnata con un lavoro a maglia.

-Mi scusi, Signorina Hiromi...
-Tesoro bello! Il pranzo è stato di tuo gradimento?
-Sì, era tutto buonissimo, ma mi stavo chiedendo quand'è che dovrò firmare...
-Firmare? Oh, ma anche adesso! Tieni, puoi disegnare tutto quello che vuoi!
La donna spinse verso di me il registro e la scatola di pennarelli.
-Mille grazie! ...aspetti, che vuol dire che posso disegnaaa...
Aprii il quadernone, e il mio mento precipitò fino a terra per la delusione.
Altro che un elenco di firme e di nomi e cognomi catalogati per data! Dalla prima all'ultima pagina non vidi altro che scarabocchi, disegni, colori, forme...
-Hai cambiato idea, amorino?- mi chiese la Signorina Hiromi preoccupata.
-N-no... È che io pensavo... che dovessi registrarmi da qualche parte, come tutti gli altri orfani...
-Registrarti? Oh no no no, qui da noi non si fanno certe cose burocratiche! Chiunque voglia vivere qui è già il benvenuto, senza bisogno di metterci la firma! Non preoccuparti, piccolino!

Niente registri, niente firme, nessun riferimento... Questo significa che per trovare l'assassino dovrò controllare tutti gli orfani un per uno?!

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Capitolo 4
*** 4. ***


Choji's Last Chance

4.
 

E adesso?
Scartata l'idea di controllare dei registri inesistenti, cosa mi restava da fare?
In effetti, conoscere uno per uno tutti gli orfani che vivevano lì non era un piano malvagio. Sarebbe stato lungo, certo, ma in fondo la mia missione non aveva un limite di tempo... Però, pensandoci bene, nemmeno quella sarebbe stata una soluzione ideale. Se mi fossi messo a socializzare con tutti e a fare domande disparate, avrei certamente destato sospetti sulle mie vere intenzioni...
Inevitabilmente ripensai al mio borsone, e fui colto da un dubbio. E se il Mascheratore avesse già iniziato a sospettare qualcosa e fosse andato a rovistare tra le mie cose mentre ero ancora in mensa?
Era un'ipotesi ridicola, ma dovevo verificarla!
-Signorina Hiromi, mi scusi, dov'è che quella ragazza, Yori, ha portato il mio bagaglio?- chiesi, tutto d'un fiato.
-Nel dormitorio, ovviamente! Desideri fare un sonnellino?
-Più o meno. Dove posso trovarlo?
-È al secondo piano, dietro la prima porta che vedi! Non puoi sbagliare, angelo!
-Grazie mille!
Cercando di non attirare troppo l'attenzione salii le scale più in fretta che potei, trovai la porta che mi era stata indicata, e bussai.
-C'è nessuno? ...pare di no.
Aprii la porta. Il dormitorio era in realtà una stanza lunga e un po' strettina, con una sola finestra sulla parete in fondo e ben quattro armadi che quasi la nascondevano completamente. A occhio vidi almeno una ventina di letti, divisi in due file, ognuno con sopra o accanto sul pavimento uno zaino o una valigia piena di vestiti, e posizionati in modo che tra un letto e l'altro ci fosse spazio appena per far passare una persona sola alla volta.
Temo che non sarà facile abituarsi a dormire qui...
Percorsi la stanza a piccoli passi, guardando a destra e a sinistra con attenzione; poi, arrivato in fondo, ripetei la cosa nel senso inverso, e finalmente trovai il mio letto: si trovava proprio dietro la porta da cui ero entrato, nascosto in un angolo.
Senza perdere altro tempo aprii il borsone e ci ficcai dentro la testa.

Vediamo... Vestiti di ricambio, carta e penna per gli appunti, le mie “armi segrete”... Tutto è come l’avevo lasciato, meno mal... !
In quel momento la porta si riaprì, colpendomi in pieno le natiche. Veloce richiusi il borsone e mi girai, ritrovandosi davanti ad un bambino che, non appena mi vide, assunse un'aria prima spaventata e poi arrabbiata.
-E tu che ci fai qua? -mi disse, alzando un braccio come per proteggere qualcuno.
-Io... Stavo solo controllando il mio bagaglio...
-Nei dormitori si può entrare solo per dormire, lo dice la parola stessa! Se non hai altro da fare qui, gradirei che te ne andassi! La mia sorellina deve riposare!
Mi sporsi leggermente, e solo in quel momento mi accorsi che nascosta dietro la sua schiena si nascondeva una bambina alta la metà di lui.
-V-va bene, esco...
Forse rendendosi conto di essere stato un po' troppo brusco il ragazzino sembrò rilassarsi, ed abbozzò un sorriso.
-Ti ringrazio.
Mentre riaprivo la porta per uscire lo osservai meglio, mentre aiutava la sorellina a salire sul letto accanto al mio. Non si assomigliavano poi tanto, ad essere sinceri: lui, fisicamente simile ad Isoka, aveva il viso squadrato, gli occhi castani e i capelli neri rasati a zero, mentre lei, minuta ma paffutella, con quei grandi occhioni blu e quei riccioli biondi assomigliava ad una bambola. L' unica cosa che li accomunava era il fatto che indossassero al polso un identico braccialetto dorato.
-Ti disturbo un secondo solo. Posso... Posso sapere come ti chiami?
-Certo. Il mio nome è Nao, e lei invece è Naoki.
-Felice di conoscervi! Io sono...
-Choji, lo sappiamo benissimo. Ce l’hai detto a pranzo, ricordi?
-Giusto, che smemorato! ...beh, vi lascio soli. Ciao!
Salutai aprendo e chiudendo la mano destra, e mentre uscii, notai con la coda dell’occhio che la piccola aveva imitato il mio gesto.
Avevo appena chiuso la porta alle mie spalle, quando mi venne in mente un piccolo dubbio.
-Scusami, Nao- dissi riaffacciandomi -tu però non stai dormend…
-Ho il permesso per stare con lei! FUORI!
 

-Ehilà, Choji! Come andiamo?
Avevo appena richiuso la porta, che dalle scale vidi arrivare Iwao insieme al suo gruppo di amici.
-Allora, ti senti già a casa? Io e la mia banda stavamo per tuffarci nella nostra attività preferita, ti va di unirci a noi?
Feci per acconsentire... Ma in quell'istante mi venne una bella idea.
-Posso farti una domanda, Iwao?
-Chiedi pure!
-Tu da quanto tempo vivi qui?
-Da quanto tempo, dici? Fammi pensare...
Iwao si guardò le dita delle mani, come per contare, ma poi diede una rapida occhiata agli amici dietro di lui e ci rinunciò.
-Da parecchio, perché ti interessa?
-Beh... a dire il vero non mi sono ancora ambientato del tutto. Così, stavo pensando di chiedere a qualcuno di farmi visitare meglio l’orfanotrofiOW!
Mi aveva dato una pacca sulla spalla così potente che per poco non ero crollato in ginocchio...
-Ah ah ah ah! Ti sei rivolto alla persona giusta, amico! Ragazzi, cominciate pure senza di me! Io accompagno Choji a fare un tour guidato e gratuito dell’orfanotrofio! Ci vediamo dopo!
Mentre salutava il suo gruppo, Iwao mi avvolse un braccio intorno alle spalle e mi fece girare su me stesso di centottanta gradi, per poi accompagnarmi passo dopo passo dove voleva che andassimo.
Mi sentii un po' a disagio per tutta quella confidenza eccessiva, ma tutto sommato non potevo lamentarmi. Iwao mi sembrava un tipo simpatico, ed ero contento di sapere che anche lui mi aveva preso subito in simpatia.
Inoltre, grazie a lui stavo per visitare nel dettaglio l'edificio in cui era stato commesso quell'omicidio, senza essere costretto invece ad esplorarlo di nascosto. Cosa potevo chiedere di più?
-Questo è il dormitorio dei maschi- esordì Iwao con fare solenne, indicandomi la porta che già conoscevo -e dietro la porta accanto c’è quello delle femmine. Purtroppo tra i due dormitori c’è un muro spessissimo, quindi non t’illudere di riuscire a farci un buco per sbirciare! Da quest’altra parte invece ci sono i bagni. Anche qui, uno è per i maschi e uno per le femmine. Mi raccomando, non confonderti! L’ultimo che è entrato nel bagno sbagliato ha ricevuto una bastonata sulle mani che ricorderà per tutta la vita!
Feci appena in tempo a deglutire al pensiero di quel poveretto che Iwao mi stava già spingendo in fondo al corridoio, dove mi indicò una striscia gialla dipinta sul pavimento oltre la quale cominciava una scala a chiocciola.
-Devi fare molta attenzione anche a non superare questo confine... nemmeno con la testa!- aggiunse tirandomi indietro per la maglietta, non appena mi sporsi per vedere cosa ci fosse in cima alle scale -di sopra ci sono le stanze della Signorina Hiromi e della Signorina Azumi!
-Intendi... quelle due torri che ho visto sul tetto?
-Sì, proprio quelle! Ti immagini che bello, avere una torre tutta per te? Ad ogni modo, per noi è severamente vietato entrarci. Se proprio hai bisogno di parlarci, allora devi tirare questa corda e aspettare che scendano.
Così dicendo Iwao mi fece vedere una corda che pendeva da un buco nel soffitto, simile a quella che la Signorina Azumi aveva tirato per annunciare il mio arrivo.
Parlando delle due signore, mi sorse spontanea una domanda.
-Ci sono altri adulti qui, oltre a loro due?
-No, tranquillo! A parte loro, non ci sono altri adulti!

Quindi a mandare avanti l'orfanotrofio ci pensano soltanto le due Signorine e quella Yori, mi sembra incredib...
In quella, Iwao strinse ancora di più il braccio sulle mie spalle. Mi sentii quasi scoppiare dal caldo, avvolto com'ero nella manica della sua felpa.
-E se ti comporterai bene, non ci sarà proprio nessuno di cui dovrai preoccuparti.
Mi rivolse un occhiolino, dopodiché si staccò da me e iniziò a marciare nella direzione opposta facendomi segno di seguirlo.
-Bene, la parte noiosa del tour è terminata! Da qui in poi è tutto divertimento!
 

Lo seguii a ruota al piano inferiore. Anche qui trovai un corridoio, ma con tre porte invece che due. Iwao si fermò davanti alla porta più vicina, e con un cenno della testa mi invitò a leggere il cartello che vi era appeso. Era una placca di metallo, su cui erano incise le parole "Aula di musica". E su cui vi era anche appiccicato un foglietto, con su scritto a mano "e lettura".
-Posso entrare?- domandai.
-Devi entrare!
Abbassai la maniglia, e appena dischiusi la porta una violenta ventata mi investì in pieno spingendomi all'indietro.
-LA PORTAAA!!!-mi sentii gridare da praticamente tutto l’edificio.
Strinsi i denti ed avanzai un passo alla volta, fino a che non riuscii a raggiungere la stanza e a chiudermici dentro per scoprire l'origine di quella specie di onda d'urto: altro non era che il suono prodotto da una batteria percossa da una ragazzo che aveva l'aria di divertirsi moltissimo.
-Che razza di aula è questa?
-Non hai letto il cartello fuori? Qui si suona o si legge! Prendi uno strumento e scatenati!
Sistemati per terra alla rinfusa c'erano un sacco di altri strumenti musicali, ma non solo. Nella metà sinistra dell'aula vidi anche tante pile di libri, ma nessuno impegnato a leggerli. Non fu difficile capire il motivo!
-Un... Un’altra volta, magari... Ciao...
Uscii dall'aula, e con me anche il rumoraccio della batteria che fece di nuovo tremare tutto l'orfanotrofio.
-CHIUDETE LA PORTAAA!!!
Dando fondo alla forza delle mie braccia riuscii nell’impresa.
Mi girai verso Iwao, e lo ritrovai a rotolarsi sul pavimento e a tenersi la pancia in preda a una crisi di ridarella.
-Iwao?
-Ahhhhhahah!... Uuuuhuhuhuh!...
-Iwao!
-Eh? Ah, certo, scusa! Mi era tornata in mente una cosa... continuiamo il tour. Di qua c’è l’aula dedicata all’arte.
Proseguimmo verso la seconda porta, che come la precedente aveva un fogliettino appeso sotto la targa di metallo. In tutto si leggeva: "Aula di pittura - e modellismo".
Questa stanza era molto più affollata dell'altra, ma anche molto meno rumorosa. Da una parte, due ragazze erano concentrate a disegnare su una tela un paesaggio; dall'altra, per terra, quattro bambini stavano ritagliando delle finestrelle su una grande scatola di cartone capovolta. Furono questi ultimi ad incuriosirmi di più.
-Salve!- li salutai -qui cosa fate di bello?
-Stiamo allestendo uno spettacolo in onore della Signorina Azumi! Ti va di vedere un'anteprima?
-Volentieri!
Mi sedetti vicino a loro, a gambe incrociate, e li guardai mentre avvicinavano altri due scatoloni su cui avevano disegnato degli alberi.
Il pensiero di me, ragazzone grande e grosso, seduto lì per terra, ad assistere a una scenetta di pupazzi fatta da dei bambini, inevitabilmente mi fece sorridere ed arrossire per quanto era buffo.
-Allora- cominciò uno dei bambini, allargando le braccia per farmi notare la scatola al centro -questo è il nostro orfanotrofio con tutti noi dentro. Ci vedi?
Mi sporsi per guardare meglio, e effettivamente notai che dentro alla scatola c'erano dei piccoli omini fatti con filo di ferro e cotone.
-Tutto intorno invece c’è la foresta. Sembra pacifica come sempre, ma...
A un cenno del "presentatore", i suoi amici sollevarono gli scatoloni con su disegnati gli alberi per rivelare almeno una dozzina di pupazzi a forma di mostri colorati. I bambini avevano fatto indossare ad ognuno un pezzo di stoffa ritagliata, che molto vagamente mi ricordava un giubbotto da chunin...
-Ecco che arrivano i mostri ninja!
-Con le loro brutte armi e le loro brutte facce e la loro brutta guerra!
-Stanno per calpestarci e distruggerci, ma poi...
-Ma poi... Dal nulla interviene la nostra eroina!
Da dietro la schiena il bimbo tirò fuori e indossò sulla mano un burattino bianco con le sembianze di una donna anziana ma battagliera armata di bastone, con il quale cominciò a colpire sulla testa i "mostri ninja"...
-La Signorina Azumi mette in riga tutti a colpi di bastonate e li costringe a tornare da dove sono arrivati...
-...e noi non dovremo più aver paura della guerra, perché la Signorina Azumi le fermerà tutte e ci proteggerà sempre!
I quattro bambini gridarono un "hip hip urrà" e fecero un inchino.
Ad essere onesto, in quanto a scenografia e trama non mi era sembrato un granché come spettacolo... Ma in fondo chi ero io per giudicare, se l'unica cosa che sono bravo a costruire è una torre di bistecche?
-È tutto fatto molto bene, complimenti!
-Dici davvero? Purtroppo non abbiamo più tanti colori come una volta, e quelli che fanno pittura non vogliono prestarci i loro!
Mi voltai a guardare le due ragazze che stavano dipingendo. Al contrario loro non si girarono, ma ero certo che avessero ascoltato. Mi rialzai e mi avvicinati a una di loro.
-Bel disegno.
-Grazie. Tieni giù le mani- aggiunse, secca, prima ancora che riuscissi a prendere in mano un tubetto di colore -io non ho intenzione di colorare qualcosa che rappresenti la guerra, anche se è “a lieto fine”. La Signorina Azumi in persona ci ha detto più volte che dobbiamo dimenticare il passato, e io sono pienamente d’accordo. Tutto quello che desidero è poter vivere il resto della mia vita in pac…
In quella, il baccano infernale proveniente dalla stanza accanto fece tremare la mano della ragazza, che senza impedirlo rovinò il paesaggio disegnandoci sopra uno scarabocchio astratto.
-CHIUDETE QUELLA PORTAAA!!!
-Passiamo alla prossima aula, che è meglio- mi sussurrò Iwao in un orecchio, tirandomi indietro per un braccio.
Insieme uscimmo e ci fermammo davanti alla terza e ultima porta.

“Aula di grammatica… e palestra”?! Questa la voglio proprio vedere!
Incuriosito, aprii la porta senza esitazione...
-Attenzione là fuori!
...e mi ritrovai spiaccicata in faccia una durissima sfera arancione.
-Oh cielo!- gridò Iwao -Choji stai bene?
Con entrambe le mani mi staccati quella cosa di dosso, e scoprii che si trattava semplicemente di un pallone da basket.
-...sì, tranquillo, la mia faccia ha attutito il colpo...
-Per favore, ci ridai la palla? È l’unica che abbiamo!
Ripassai il pallone a chi me l'aveva chiesto, e guardai dentro con circospezione. Quella stanza avrebbe potuto benissimo essere scambiata per una vera aula, a differenza delle altre due: una lavagna era appesa al muro, e dappertutto c'erano banchi e sedie... solo che questi ultimi erano addossati alle pareti, per fare spazio al centro a sei ragazzi che giocavano a una specie di calcetto.
-Che cosa si fa esattamente in quest’aula, Iwao?
-Ufficialmente, qui è dove la Signorina Hiromi insegna ai più piccoli a leggere, scrivere e contare. Tu sai già leggere, scrivere e contare?
-Certo che lo so!
-Perfetto, allora non ci sarà bisogno di rimettere a posto i banchi per farti una lezione privata. Fino a nuovo ordine, siamo tutti liberi di usare quest’aula per giocare a pallone!
Proprio in quel momento qualcuno tirò alla palla un calcio così alto che rischiò di abbattere una lampadina.
-Non sarebbe più comodo... giocare all’aperto?
-E rischiare di perdere l’unica palla che abbiamo? Credimi, qui dentro è molto più sicuro!
Uscimmo richiudendoci alle spalle la porta. Che un secondo più tardi tremò sotto i colpi di una pallonata particolarmente violenta.
-...quasi. Beh, proseguiamo il tour!
 

Tornammo indietro, e scendemmo le scale.
-Il pianoterra bene o male lo conosci- continuò a spiegare, mentre sbucavamo nell'atrio -abbiamo la mensa, la cucina, l’infermeria, altri bagni e qualche sgabuzzino. Possiamo tirare dritto e uscire all’aria aperta!
Iwao stava già marciando a passo spedito verso l'uscita, quando notai un particolare che prima mi era sfuggito. Un lato dell'atrio era completamente occupato da due librerie, però dietro di esse non c'era un muro, ma un altro corridoio.
-Aspetta. Da quella parte cosa c’è?
-Da quella parte dove... Oh.
Quando vide cosa gli stavo indicando, per la prima volta Iwao smise di sorridere.
-Quella è una libreria, serve per tenere in ordine i lib...
-Lo so cos’è una libreria, io voglio sapere cosa c’è dietro.
Alla Signorina Hiromi, ancora seduta alla scrivania, caddero di mano i ferri da calza.
Sembrava spaventata.
Feci per aiutarla a raccoglierli, ma Iwao mi prese a braccetto per trascinarmi letteralmente il più lontano possibile.
-Ma perché stiamo a prendere la polvere qui dentro? Dai, usciamo fuori a giocare finché il sole è ancora alto!
-E-ehi! Piano!
 

Dopo essere usciti dal portone principale, Iwao mi fece fare il giro delle scale di pietra e mi portò nell'angolo fra esse e il muro della facciata, lontano da sguardi indiscreti.
-Scusami per la mia bruscosità, ma dovevo portarti via dalla portata d’orecchio della Signorina Hiromi. Ci ha severamente proibito di parlare di questo argomento in sua presenza.
-Argomento?
-Adesso ti spiego. Hai notato che le aule al primo piano sono un po’ piccoline per fare le attività che ci piacciono?
-Me ne sono accorto...
-Beh, non è sempre stato così! Una volta avevamo tutto lo spazio che volevamo!
Iwao indietreggiò di qualche passo ed allargò le braccia, per indicarmi tutte le finestre sbarrate del lato sinistro dell'orfanotrofio.
-Quando l’ala ovest era aperta avevamo un’aula per ogni cosa, una palestra enorme con tanto di spogliatoio, ma soprattutto avevamo quattro dormitori invece che due e non stavamo stretti come sardine!
-Quindi metà dell’orfanotrofio è praticamente inaccessibile... Ma perché?
Issò mi si avvicinò di nuovo ed abbassò la voce. Non avrei mai immaginato di vederlo così serio.
-È successo tutto... molti giorni fa. Un mattino come gli altri, la Signorina Azumi ci ha svegliati prima del previsto e ci ha ordinato di prendere le nostre cose e i nostri letti e di trasportare tutto da un’ala all’altra. Non ti dico che faticaccia...
Sbarrai gli occhi e annuii, immaginandomi la scena.
-Con tutte quelle scale, dev’essere stata una tortura!
-Ah, puoi dirlo forte! ...poi, ci ha chiesto di aiutarla a trascinare quelle due librerie nel corridoio per sbarrare l’accesso all’ala ovest, e ci ha ordinato categoricamente di non tornarci mai più fino a nuovo ordine. Maledetti ratti...
-Ratti?
-Sì, ratti! Mentre eravamo a far colazione ci hanno spiegato che, durante la notte, una colonia di ratti ha scavato un buco attraverso il muro e ha invaso la palestra e lo spogliatoio. La Signorina Azumi è riuscita a sigillare il buco e chiuderli dentro, ma per sicurezza ha deciso che è meglio stare alla larga il più lontano possibile da quella zona, almeno fino a che non avrà trovato un veleno per stecchirli tutti.
Finalmente, sentii che qualcosa si stava muovendo nella mia indagine.
Se le signorine Azumi e Hiromi sono state viste a seppellire il corpo di quel bambino, significa che devono anche essere state le prime a trovarlo in quello stato. Non avendo capito come è morto, e per non spaventare gli altri orfani con la prospettiva di avere un assassino nascosto nei paraggi, devono aver inventato la storia dei ratti... E hanno chiuso a tempo indeterminato l'ala ovest per rendere la loro bugia a fin di bene più credibile. Ha senso!
Volendo, avrei anche potuto pregare Iwao di lasciar cadere l'argomento, visto come lo stava mettendo a disagio...
Ma quella era l'occasione perfetta per scoprire finalmente come si chiamasse e chi fosse il piccolo ucciso dal Mascheratore.
Dovevo stare molto attento a scegliere le mie prossime parole con cura.
-Accidenti che storia... Non capisco una cosa, però. Come mai la Signorina Hiromi non vuole che se ne parli più? È successo qualcosa di brutto?
Iwao mi guardò in modo strano.
-Hai capito almeno una parola di quello che ti ho detto!? C’è stata un’invasione di ratti!
-L’ho capito quello! Io intendo dire... Hanno fatto qualche danno? Qualche danno serio?
-Non… non riesco proprio a seguirti, Choji! Cosa stai cercando di chiedermi?
Presi un bel respiro profondo. Adesso o mai più.
-Quei ratti... hanno ucciso qualcuno?
Iwao rimase di sasso. Continuò a fissarmi, con un'espressione quasi sconvolta.
Non riuscii a biasimarlo. Al suo posto anch'io avrei avuto difficoltà ad ammettere che, sì, nell'orfanotrofio era morto qualcuno.
Poi, Iwao prese coraggio.
Aprì la bocca...
 

...e scoppiò a ridermi in faccia.

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Capitolo 5
*** 5. ***


Choji's Last Chance

5.
 

Ero rimasto di sasso. Non... Non era quella la reazione che mi aspettavo! Gli avevo chiesto se fosse morto qualcuno... e Iwao era lì, piegato in due, a ridere e sputacchiare!
-Ma quanti anni hai, Choji? Davvero hai paura che un branco di ratti possa mangiare vivo qualcuno?
-B-beh, io...- dovevo inventarmi qualcosa per riportare la conversazione dove volevo, e alla svelta -ho visto la reazione della Signorina Hiromi, e ho pensato...
-Ma va là! Lei ne è solo terrorizzata, per questo non vuole che se ne parli in giro!
E giù di nuovo a ridere. Quella reazione mi sembrava davvero troppo esagerata e senza senso! A meno che...
Forse la Signorina Azumi ha tenuto nascosto a tutti il fatto che un bambino sia stato trovato morto... No, impossibile, non avrebbe funzionato! Prima o poi gli altri orfani si sarebbero accorti che all’appello mancasse qualcuno!
Iwao cessò di ridere e si asciugò per finta una lacrimuccia. Questo mi fece capire che la sua risata in fondo non era del tutto sincera.
Mi sembrava infatti che stesse recitando, ma a che scopo? ...forse ho capito. Forse la Signorina Azumi ha chiesto a tutti gli orfani di dimenticarsi di quel bambino e non parlarne mai più, per provare ad andare avanti e soprattutto per non rovinare la reputazione dell'orfanotrofio e non spaventare i nuovi arrivati, come me...
Sospirai vistosamente. Se le cose stavano in quel modo, non potevo fare altro che rinunciare a scoprire l'identità della vittima, almeno per il momento, e concentrarmi invece soltanto sull'assassino.
-Ah... Adesso mi è tutto chiaro- dissi ad Iwao, farfugliando -mi... Mi sono impensierito per niente...
-Impensierito? Dì pure che te la sei fatta sotto, te lo si legge in faccia!
-Non è vero! ...Ascolta, Iwao, possiamo lasciar perdere e continuare il giro?
-Visto? Hai paura.
-Non è vero!
-Certo che no.
Continuammo così per un altro minuto e mezzo. Alla fine, senza nemmeno sapere il perché, mi misi a ridere anch'io.
 

Il resto del "tour" dell'orfanotrofio fu piuttosto breve. A parte qualche tavolo da picnic, tre altalene, uno scivolo, una casetta di legno senza porte né finestre, e ovviamente gli alberi, nel cortile che circondava l'edificio non c'era proprio nulla di interessante.
-E con questo- dichiarò Iwao con tono solenne, dopo che fummo ritornati davanti all'ingresso -si conclude la visita guidata gentilmente offerta dal sottoscritto. Sono stato una brava guida turistica, Choji?
-Altroché! Grazie, Iwao. Avevo proprio bisogno di ambientarmi. E avevo proprio bisogno di conoscere qualcuno che mi facesse sentire il benvenu...
-Dacci un taglio con le smancerie, vuoi farmi arrossire?- disse, bloccandomi la testa tra le braccia per arruffarmi i capelli -e comunque aspetta a ringraziarmi, prima devo renderti partecipe di una cosa. Ehi, tu! Vieni qua, svelta!
Iwao aveva puntato il dito verso una ragazza dai capelli rossi, per chiederle di raggiungerci. L’avevo già vista prima, anche se ancora non ne conoscevo il nome: era una del gruppo di amici di Iwao, e a pranzo era seduta proprio alla sua destra.
-Non l’avete ancora trovato, vero?- le domandò subito. Senza nemmeno presentarmela...
-Non l’abbiamo nemmeno intravisto, oggi si è nascosto fin troppo bene- rispose quella -a meno che non sia salito su un albero...
-Non scherzare! L’ultima volta che ci ha provato, la Signorina Azumi lo ha messo in punizione. Non è così tonto da riprovarci!
-Va bene, ma allora hai qualche altra idea su dove possa essersi cacciato?
-Idee non ne ho, ma ho qui un altro paio di occhi che può farci comodo!
Dicendo questo, Iwao mi avvolse di nuovo un braccio intorno alle spalle e mi indicò il viso con l'altra mano.
-Ricordi che ti ho fatto un accenno alla nostra attività preferita prima di cominciare il nostro tour, caro il mio Choji?
-Sì... Se ho capito bene dai vostri discorsi... state giocando a nascondino con qualcuno?
Mi immaginai subito a sbattermi una mano in faccia. Avevo appena detto una stupidità enorme! Nascondino? Sul serio?
Iwao scambiò una rapida occhiata con la sua amica. Ero quasi certo che mi stesse per scoppiare a ridere in faccia una seconda volta.
Però, per mia fortuna, non accadde.
-In un certo senso. Stiamo “dando la caccia”, per così dire, a un nostro... compagno di sventure. Si chiama Isoka, ed è...
-Isoka? Lo conosco già!- esclamai -l’ho conosciuto a pranzo, ma non ho avuto il tempo di parlarci! Lo stavo cercando anch’io!
-Sul serio? Grandioso, Choji! Hai capito subito come funzionano le cose da queste parti! Tieni gli occhi aperti, e se lo trovi grida con tutto il fiato che hai nei polmoni! Al lavoro!
E senza aggiungere altro, Iwao e compagna schizzarono via, lasciandomi solo con il mio mare di dubbi.
"Hai capito subito come funzionano le cose da queste parti"...
Non sapevo ancora il significato di quella frase, ma ebbi la spiacevole sensazione che non si trattasse di qualcosa di bello. Non per Isoka, almeno.
Questo però non mi impedì di partecipare alla sua ricerca. Dopotutto, mi ero già ripromesso di ritrovarlo il prima possibile per chiedergli scusa, per averlo inconsapevolmente lasciato a digiuno a pranzo.
 

Rispetto al gruppo di Iwao, non ebbi maggiore fortuna. Avevo setacciato con lo sguardo tutto il perimetro del cortile per tre o quattro volte, ma di Isoka nessuna traccia.
Anche se non ci sono recinzioni a delimitare il confine dell'orfanotrofio, non penso che si sia allontanato nella foresta. Se anche lui, come tutti quanti da queste parti, è terrorizzato dal mondo esterno per colpa delle guerre, dev'essere per forza nascosto nelle vicinanze!
Mi portai sul retro dell'edificio, dove la vegetazione occupava più spazio rispetto alle altre zone del cortile, e mi inoltrai fra gli alberi. Ero giunto alla conclusione che, se nessuno l'aveva ancora trovato, allora Isoka doveva essersi nascosto proprio nell'ultimo posto in cui lo avrebbero cercato. Così, alzai il naso per aria.
La mia deduzione e la mia pazienza alla fine furono premiate. Abbagliato dal luccichio di qualcosa nascosto tra le foglie mi voltai da una parte, e trovai Isoka seduto, anzi, raggomitolato, sul grosso ramo di un albero. Feci per richiamarlo a gran voce, ma mi trattenni appena in tempo. Se la storia della punizione era vera allora Isoka stava rischiando grosso stando là sopra, e io non avevo certo intenzione di metterlo nei guai! Mi guardai attorno, per assicurarmi che nessuno stesse guardando dalla mia parte, quindi mi avvicinai al tronco e ci picchiettai sopra, cercando di attirare la sua attenzione.
-Pss... Pss, ehi... Isoka?
Era inutile, non si sarebbe mai accorto di me in quel modo. Se volevo farmi notare, dovevo avvicinarmi ancora di più.
Mi concentrai sul ramo più basso, presi una breve rincorsa, feci un salto a piedi uniti, e riuscii ad aggrapparmici con entrambe le mani. A causa del mio peso aggiuntivo l'albero tremò per qualche secondo, e stavolta Isoka dovette per forza abbassare lo sguardo per capire cos'era successo.
-Isoka, sono... No, fermo!
Non appena mi ebbe notato, Isoka assunse un'espressione quasi spaventata. Quindi saltò giù dall'albero con un'agilità insospettabile, e cominciò a correre. Feci per scendere anch'io... ma il ramo a cui ero aggrappato non resistette oltre al mio peso e si spezzò di netto, facendomi cadere rovinosamente con il sedere per terra.
-Ahi, ahi, ahi... Isoka, aspetta!
Mi rialzati e partii all'inseguimento. Mi ci sarebbe voluto ben poco per raggiungerlo, ma non potevo rischiare di far vedere a tutti la mia velocità di ninja. Così, fui costretto ad alzare un po' la voce.
-Fermati, per favore! Voglio chiederti scusa!
Isoka rallentò il passo fino a fermarsi, ma non si girò, costringendomi quindi a superarlo per poterlo guardare negli occhi.
-Era ora! Ti stavo cercando per... Aspetta, fammi riprendere fiato- mi schiaffai le mani sulle ginocchia ed espirai dalla bocca, fingendo di avere il fiatone -volevo chiederti scusa, per quello che è successo a pranzo. Ero affamatissimo, e non sapevo che tu dovevi ancora servirti... ma non sono scusanti. Mi sono comportato malissimo. Mi dispiace di averti lasciato a stomaco vuoto, davvero. Non accadrà mai più, te lo prometto!
Isoka mi fissò a lungo, con occhi sgranati. Come se non avesse capito bene cosa gli avevo appena detto... Oppure come se non riuscisse a crederci. Poi abbassò lo sguardo a terra, e si passò una mano sul collo. Sembrava imbarazzato.
-...d-devo... devo chiederti scusa, anche io, a-allora- disse, finalmente, con un tremolio nella voce -non sarei dovuto s-scappare via in quel modo...
-Non preoccuparti per quello. Possiamo... ricominciare da capo, e fare conoscenza come si deve?
Piegai le ginocchia per abbassarmi alla sua altezza, e proporgli una stretta di mano. Dopo qualche attimo di indecisione, Isoka rialzò la testa. Timidamente, fece per porgermi la mano destra...
-Non ci posso credere, l’hai trovato sul serio? Sei un fenomeno!
...ma un’altra mano ben più pesante si schiantò sulla mia spalla. Ormai avrei potuto riconoscere quella pacca tra mille. Iwao era appena arrivato alle mie spalle, con tutti i suoi compagni al seguito. Due di essi mi passarono accanto e si gettarono su Isoka per impedirgli di scappare di nuovo.
-A te l’onore, Choji. Perquisiscilo.
Spostai lo sguardo da Iwao a Isoka, ripetutamente. Non riuscivo a capire quello che stava succedendo, né a crederci.
-Perquisirlo? Io non...
-Iwao, perché non lo metti a testa in giù e lo scuoti?- propose la ragazza dai capelli rossi, con l'aria di chi voleva finire tutto il prima possibile.
-Giusto! Così si fa decisamente prima!
E così fece, Iwao. Con un braccio solo, strinse Isoka per una caviglia e lo sollevò da terra per scuoterlo come se fosse stato un animale svenuto da rianimare.
A furia di scossoni, da sotto il colletto della maglia di Isoka penzolò fuori una catenina d'oro con tanto di medaglietta, ma a quanto pareva non era a quello che Iwao stesse mirando.
-B-basta... Lasciatemi... Io non ho più niente, lo giuro...
-Davvero? E allora perché continui a nasconderti, eh!?
Per i primi, lunghissimi, istanti, non feci nulla. La situazione davanti ai miei occhi era precipitata così in fretta da lasciarmi sbalordito e incapace di prendere una decisione.
Ma sarei intervenuto, potete giurarci!
...se solo non fossi stato anticipato dal suono di una campanella, grazie alla quale Iwao mollò la presa quasi automaticamente. Isoka cadde per terra in maniera scomposta, ma ancor prima che potessi avvicinarmi per dargli una mano quello si era già rialzato ed era corso via, senza che nessuno lo fermasse.
-Considerati fortunato, Isoka! La prossima volta ti denuderemo!
Uno alla volta anche tutti gli altri ragazzi si allontanarono, lasciandomi solo e interdetto in compagnia di Iwao.
-Che... Che cosa...
-Quel suono? È il segnale della merenda. Pane e cioccolato, un classico intramontabile.
-No, io intendevo...
-Ah, anche se non siamo riusciti a perquisirlo in tempo, sei stato comunque bravissimo a trovarlo! A noi ci è sempre sfuggito per un motivo o per l’altro! Dimmi, qual è il suo nascondiglio?
Non ci stavo capendo più nulla. Iwao aveva appena commesso un orribile atto di prepotenza davanti ai miei occhi, eppure ne stava parlando come se fosse una cosa normalissima! E per di più, con lo stesso sorriso bonario che mi aveva rivolto poche ore prima per darmi il benvenuto!
Di una sola cosa ero certo, però. Isoka non meritava di finire di nuovo nei guai. Così, decisi di mentire.
-...mi spiace, Iwao, non lo so. L’ho visto mentre correva, ma non posso dirti di preciso dove si era nascosto.
 

Tornammo davanti alla facciata principale dell'orfanotrofio. Su uno dei tavoli da picnic la Signorina Hiromi aveva posato un vassoio strabordante di panini ripieni di tavolette di cioccolato al latte. Mi unii alla calca di orfani disposti in fila disordinata per prenderne uno... anche se, cosa insolita per il sottoscritto, non avevo molta fretta di fare merenda. Un po' perché ai cibi dolci preferivo di gran lunga quelli salati, e un po' perché non riuscivo proprio a togliermi dalla testa quello che avevo appena visto.
Iwao, un bullo? Ho visto che ha degli atteggiamenti un po’ esuberanti, ma non avrei mai detto che fosse anche... –Ahio!
Ero appena riuscito a prendere un panino, che dal nulla Yori arrivò per schiaffeggiarmi il dorso della mano.
-Aspetta finché non si saranno serviti tutti gli altri. Non mi va che si ripeta lo stesso incidente del pranzo.
Beh, non aveva tutti i torti. Aspettai pazientemente che tutti gli altri si servissero, fino a che sul tavolo non rimasero due panini.
-Uno è per me, quindi l'ultimo è tutto tuo.
-Finalmente! Grazie!
Presi la merenda avvolta in un tovagliolo, ma prima di mangiarla cercai con lo sguardo un posto dove sedermi e starmene in pace. La stanchezza per il viaggio e il fatto di aver camminato per tutto il pomeriggio non era molta, ma si stava facendo sentire comunque. Mi accomodai sulla base di un albero tagliato, e finalmente potei concedermi qualche minuto di pausa.
Stavo ancora finendo di sgranocchiare gli ultimi bocconi del panino, quando fui avvicinato dall'anziana Signorina Azumi.
-Ti stai trovando bene qui finora, Choji?
-Benissimo, grazie! È davvero un bel posto, e la cucina non è niente male! Ho anche già fatto amicizia... No, forse sarebbe meglio dire conoscenza, per adesso... con un certo Iwao, che mi ha gentilmente fatto fare un giro per tutto l’orfanotrofio.
-Ah, Iwao... Non mi sorprende che tu già lo conosca. Quel ragazzo ha un modo tutto particolare di farsi degli amici.
-Già, l’ho notato!...
Per un attimo, pensai di raccontarle tutto quello che gli avevo visto fare al povero Isoka. Ma decisi di rimandare. Purtroppo, la mia indagine aveva sempre la precedenza.
-Signorina Azumi, ho saputo che l’ala ovest è chiusa fino a nuovo ordine.
-È così infatti. Iwao ti ha raccontato cosa è successo?
-Per filo e per segno. Signorina Azumi, questi ratti... sono pericolosi? Hanno ferito qualcuno?
-Certo che no! Fortunatamente quei roditori non hanno avuto il tempo di fare alcun danno. E continueranno a non farne...
Dicendo questo, la Signorina Azumi mi puntò la cima del suo bastone da passeggio a un centimetro dalla gola.
-...se a nessuno verrà in mente di ficcanasare e liberarli. Sono stata chiara?
Non potevo far altro che annuire. L'avevo conosciuta solo da quella mattina, ma mi era già perfettamente chiaro che non dovevo far arrabbiare quella donna per nulla al mondo.
-Signorina Azumi!
Ci raggiunse in quel momento Yori, che si mise sull'attenti davanti alla Signorina Azumi come un soldato obbediente.
-Tutto è sotto controllo. Tredici bambini si sono sporcati, ma ho provveduto a pulirli prima che le macchie diventassero secche. Anche oggi Rokuro ha preteso che lo seguissi per ascoltare una canzone che ha composto per me, ma non mi sono lasciata distrarre. Isoka continua a nascondersi chissà dove e si fa vedere solo durante i pasti. Non c’è altro da segnalare.
-Grazie, Yori. Isoka purtroppo è diventato irrecuperabile, ma finché se ne sta lontano dall’ala ovest non c’è da preoccuparsi. A tal proposito... continueremo a chiacchierare un’altra volta, Choji. Ti auguro una buona serata!
-Grazie, anche a lei!

Osservai le due mentre si allontanavano per parlare in privato.
Non avevo mai imparato a decifrare il labiale, ma non ce ne fu bisogno: dalle occhiate fugaci che mi lanciavano di tanto in tanto, era ovvio che fossi io il soggetto dei loro bisbigli...
 

...
 

Rimasi seduto su quel tronco d'albero ad osservare la vita dell'orfanotrofio scorrermi davanti per quasi tutto il resto del pomeriggio.
Ripensandoci, lasciare che la stanchezza del viaggio si facesse sentire non era stata una buona idea. Ricordo poco o nulla di ciò che accadde in quelle due ore e mezza, e questo poteva significare una cosa solo... mi ero appisolato!
Per fortuna, a farmi da sveglia ci pensò l'ennesima campanella, accompagnata dalle grida di Yori.
-Lavarsi le mani! Lavarsi le mani!!!
Tutti gli orfani, compreso Isoka rispuntato da chissà dove come un lampo, si misero in fila davanti ad una fontanella per obbedire all’ordine.
-Scusate, potete dirmi cosa sta succedendo?- domandai al primo ragazzino davanti a me nella fila.
-Ci laviamo le mani, che domande! Tu non l’hai mai fatto prima di cena?

Cena?!
Dopo essermi pulito seguii il ragazzino nell'atrio, dove tutti si erano fermati in attesa di poter mangiare. Mi sembrava davvero troppo presto per l’ora di cena, eppure l'orologio a pendolo era eloquente.
Le sette meno un quarto? Eppure il sole è appena tramontato!...
-Piccini miei, la cena è pronta!
Al richiamo gioioso della Signorina Hiromi ci dirigemmo nella mensa in maniera ordinata, e stavolta fui ben attento a non fare altre figuracce.
Per puro caso, mentre mi accaparravo qualche spiedino di pesce fritto dal bancone del self service, mi ritrovai di fianco a Nao e Naoki, i due bambini che avevo conosciuto nel dormitorio.
Nel vederli lì, in mensa, ebbi un improvviso flashback mentale.
Le due teste che si erano girate dall'altra parte per evitare il mio sguardo oggi a pranzo... Ma certo, erano loro! Come ho fatto a non ricordarmene prima?
Può darsi che stessi fantasticando su un particolare di poco conto, ma volevo comunque saperne di più. Così, picchiettai sulla spalla di Nao per farmi notare.
-Ciao di nuovo...
-Ah, sei di nuovo tu- mi rispose lui, secco.

Forse è meglio che rompa il ghiaccio con la sorellina... -Ehm... Hai dormito bene oggi, Naoki?
Sia io che Nao ci sporgemmo per guardare la piccola, in attesa di una sua risposta.
-Ti ha fatto una domanda- la esortò il fratello maggiore -rispondi, da brava.
Alla fine Naoki fece segno di sì con la testa. Alla faccia della timidezza!
-Mi fa piacere. Senti, Nao... posso sedermi con voi, stasera?
-P-perché?
-Come, perché... Così, tanto per scambiare due chiacchiere, e conoscerci un po’ me...
-Non te lo consiglio- mi interruppe Nao -Naoki è estremamente timida. Se ti aspetti di fare una lunga chiacchierata con lei, rimarrai deluso.
-Non fa niente! A me basta...
-Choji, datti una mossa! Noi ci siamo già serviti, stiamo aspettando solo te per mangiare!
Era stato Iwao, e chi altrimenti?, a chiamarmi a gran voce dalla parte opposta della mensa.
-...come non detto. Sarà per la prossima volta!
Maledicendo la mia incapacità di saper dire di no, salutai Nao e Naoki e andai a sedermi accanto ad Iwao, che come a pranzo mi aveva riservato quel misero posto in bilico sul bordo della panca.

Questa volta non cascherò a terra come uno scemo, nossignore!
Con questo ferreo proposito nella mente mi gustai la cena, a base di pesce e formaggio.
 

-E allora, com’è stato il tuo primo giorno da noi?- mi chiese Iwao un'oretta più tardi, quando anche l'ultima briciola rimasta sola sul piatto finì dentro la mia bocca.
-Molto... bello, grazie. Credo proprio che mi troverò bene qui.
-Sono contento di sentirtelo dire! Di’ un po’, anche domani ci aiuti a dare la caccia ad Isoka?
-Domani... Domani no, mi spiace. Avevo già in mente di fare maggiore conoscenza con altri ragazzi e ragazze...
-Non c’è problema, vada per dopodomani!
-Grazie. ...per quale motivo gli date la caccia, esattamente?
Come ebbi finito di porre quella domanda, tutti i ragazzi seduti al tavolo si ammutolirono di colpo. Così come, di colpo, Iwao aveva smesso di sorridere. Era chiaro che avevo appena toccato un tasto dolente.
-Ce l’ho con lui- balbettò -non ti basta questo?

Quindi è una faccenda personale tra Isoka e Iwao, il resto del suo gruppo segue solo i suoi ordini... -A dire il vero... Iwao, se tu mi dicessi perché esattamente ce l’hai con lui, forse ti aiuterei più volentie...
-Non ne voglio parlare!!!
Iwao sbatté entrambi i pugni sul tavolo, facendoci sobbalzare tutti dallo spavento. Anche negli altri tavoli era calato il silenzio. Con la coda dell'occhio notai alcuni ragazzi coprirsi il volto con la mano. Avevo l'impressione di averla appena combinata grossa. ...ma cosa avevo fatto di sbagliato, esattamente?
-S-scusami, non volevo farti arrabbiare...
Ignorandomi, Iwao si girò verso la sua amica dai capelli rossi per dirle qualcosa con un tono di voce neanche troppo basso.
-Passa il messaggio. Alla fine della cena lo facciamo di nuovo.
-Ma ti ha chiesto scusa...
-Non mi interessa. Passa il messaggio e non discutere!
La rossa fece come le era stato chiesto.
Aprii la bocca per provare a chiedere ancora scusa, ma la richiusi subito, temendo di peggiorare la situazione.
Dopo un paio di lunghissimi minuti, il silenzio venne finalmente interrotto dall'arrivo di Yori, che spingendo un carrello passò fra i tavoli per servire a tutti un bicchiere pieno di una bevanda grigia che non riuscii a identificare.
-Bevi- mi disse, sbattendomi un bicchiere davanti al naso.
-Che cos’è?
-Il digestivo. Bevi.
Obbedii... Anche se mi costò molta fatica. Parola mia, non avevo mai assaggiato nulla di più disgustoso!
-Bleah! Iwao, tu come fai a sopportare questa robacci... !
Tutti quelli seduti sulla mia stessa panca si erano alzati all'unisono.
Me ne accorsi troppo tardi.
No no no nooo...
Mi aggrappati al tavolo, ma ottenni il risultato di trascinarmi dietro la tovaglia e qualche stoviglia
Non ci potevo credere. Ero caduto. Di nuovo!
Stranamente non ci fu uno scoppio di risate come a pranzo, ma non era che una magra consolazione per la mia autostima.
L'unico che trovò la cosa divertente fu Iwao. Guarda caso.
-Choji, sei incredibile! Ma come hai fatto a cascarci di nuovo?
-Ahi, ahi... Non ho sentito la campanella...
-Oh, che sbadato! Mi sono dimenticato di avvertirti! Alla fine della cena non c’è nessuna campanella, ma ci si deve alzare solo dopo aver bevuto il digestivo! Beh, ci vediamo!
Mi rialzai di scatto per lanciargli una sguardo fulminante, ma quello ormai era già uscito dalla mensa di gran carriera.
Le parole della Signorina Azumi di quel pomeriggio mi ritornarono in mente, più chiare che mai.
“Quel ragazzo ha un modo tutto particolare di farsi degli amici.”
Capii, mentre cercavo di aiutare Yori a rimediare al danno che avevo causato, che il Mascheratore non era l'unico nemico da cui avrei dovuto tenermi in guardia nei giorni successivi.

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Capitolo 6
*** 6. ***


Choji's Last Chance

6.
 

Fui l’ultimo ad uscire dalla mensa al termine della cena. L’ultimo, prima di Yori. Dopo aver rimesso a posto il disastro che avevo combinato per colpa di Iwao mi ero anche offerto di aiutarla a sparecchiare tutti i tavoli, giusto per rendermi utile, ma lei mi aveva scacciato in malo modo senza nemmeno ringraziarmi, spiegando che preferiva lavorare da sola.
Se le premesse sono queste, mi aspettano tempi decisamente duri, pensai, mentre mi richiudevo la porta alle spalle. E pensare che, se sapessero chi sono veramente e cosa sono capace di fare, Iwao e i suoi “complici” la smetterebbero subito con le loro prepotenze! ...ma non posso dimenticarmi della mia missione. Purtroppo devo continuare a recitare la mia parte. Se solo... Se solo riuscissi a trovare un amico qui dentro, qualcuno di cui mi possa fidare al cento per cento, sarebbe tutto più facile... A proposito, dove sono finiti tutti?
Perso nei miei pensieri non mi ero accorto di star camminando in un corridoio vuoto e silenzioso. Tornai di corsa all’atrio, deserto pure quello, e mi affacciai al portone principale. Non c’era nessuno nemmeno in cortile. Salii allora al primo piano, ma i risultati non cambiarono.
Possibile che si siano tutti rintanati nelle aule?
Feci appena qualche passo verso l’aula più vicina, ma la voce della Signorina Hiromi mi fece voltare di scatto.
-Ti sei perso, mio caro?
-N-no, anzi forse un pochino... Ma dove sono andati tutti?
-Di sopra, nei dormitori! Non ti ricordi più dove si trovano?
Dormitori? -M-ma sì che lo so, è solo che...
-Oh, povero piccino! Devi sentirti ancora scosso ed impaurito, per questo sei confuso! Ma non preoccuparti, col tempo ti passerà! Vieni, ti accompagno!
-Non ce n’è bisogno, davv...- provai a dire, ma la Signorina Hiromi mi aveva già preso a braccetto per accompagnarmi un passo dopo l’altro su per le scale.
Di sopra ritrovai finalmente gli orfani, tutti in pigiama, che come formichine ordinate uscivano dai bagni ed entravano nei dormitori.
-Cosa stanno facendo?- domandai. Sapevo già la risposta, ma mi sembrava tutto così assurdo...
-Si lavano i denti e poi vanno a dormire, naturalmente!
-Dormire? A quest’ora?! Ma abbiamo appena cenato!
-Per l’appunto. Quando cala la notte i bambini devono essere al sicuro nei loro letti, dove niente può fare loro del male! A proposito, questo è tuo!
La Signorina Hiromi mi mise in mano uno spazzolino, quindi, senza badare più di tanto alla mia faccia dubbiosa e anche un po’ sconvolta, se ne andò per la scala a chiocciola che conduceva alle sue stanze.
-Buonanotte, amorini miei!
-Buonanotte, Signorina Hiromi- risposero tutti in coro, meccanicamente.
Mi parve di sentire un leggero tono di esasperazione nelle voci di alcuni ragazzi. Un po’ mi dispiaceva per quella donna... ma non me la sentivo proprio di biasimarli!
Così andai a lavarmi i denti per ultimo. Feci poi per entrare nel dormitorio, ma la mia mano si fermò sulla maniglia senza abbassarla.
Venticinque bambini e ragazzi, confinati in quella stanza troppo piccola per ospitarli tutti, in un’ora del giorno in cui era impossibile avere sonno... Che cosa potevo aspettarmi, se non caos, fortini costruiti con i materassi e cuscini che volano da tutte le parti?

Avrei dovuto essere più rapido, accidenti! Se avessi raggiunto il mio letto molto prima forse sarei potuto scampare al “massacro”!... Coraggio. Un bel respiro profondo...
Aprii la porta.
E rimasi di sasso per la terza o quarta volta in quel giorno. Tutti gli orfani erano distesi nei rispettivi letti e accoccolati sotto le coperte. Alcuni di essi stavano ancora chiacchierando fra di loro sottovoce, ma la maggior parte era già addormentata e stava anche russando della grossa.
Dopo qualche istante di smarrimento, però, capii da solo che non era un fatto poi così straordinario. Loro vivevano nell’orfanotrofio da molto più tempo di me, era normale che fossero abituati ad addormentarsi a quell’ora.

...beh, meglio così!
Mi cambiai, spensi la luce e salii sul mio letto. Per un attimo, pensai di uscire di nuovo e andare ad esplorare l’ala ovest alla ricerca di indizi, mentre tutti dormivano. ...poi però mi tornò in mente il modo in cui la Signorina Azumi, quel pomeriggio, mi aveva sconsigliato di andare a ficcanasare in quella zona, e anche il modo in cui aveva parlato con Yori poco dopo, senza smettere di fissarmi.
Forse sospettano che io sia curioso di vedere i “ratti” rinchiusi nella palestra... È meglio che non mi avventuri là, almeno per i primi giorni. Non voglio rischiare di essere scoperto e mettermi inutilmente nei guai. Ma allora cosa posso fare nel frattempo, prima che mi venga sonno? ...ah, giusto! Il rapporto!
Affondai le mani nel mio borsone, e a tentoni trovai quello che mi occorreva: un foglio di pergamena, una penna e una piccola torcia elettrica. Quindi, mi ficcai a pancia in giù sotto le coperte e il cuscino, accesi la torcia e, anche se molto scomodamente, cominciai a scrivere.
...sì, ma da dove comincio? Beh, dal titolo! “Rapporto giornaliero di Akimichi Choji, primo giorno della missione di ricerca del Mascheratore...”
 


 

Quando riaprii gli occhi rischiai subito di rimanere accecato, poiché la torcia era rotolata proprio davanti al mio naso.
Trattenendo un'imprecazione ripuntai il fascio di luce sul foglio, e scoprii che dopo "Mascheratore" non avevo più scritto una parola.

Devo essermi assopito un attimo, accidenti. Dunque, cos'è che stavo per scrivere?...
-Sveglia, Choji! SVEGLIA!
Qualcuno mi levò le coperte di dosso con un colpo secco. Veloce tirai fuori la testa da sotto il cuscino stando molto attento a tenere nascoste la pergamena e la torcia. Fortunatamente Nao, il mio vicino di letto e colui che mi aveva svegliato, sembrò non averle notate.
-C-che succede?- gli domandai -un'emergenza?!
-Ma quale emergenza? A quest'ora ci si sveglia e si va a fare colazione! In che mondo hai vissuto finora?
Passai il dormitorio con lo sguardo. Quasi tutti i letti erano vuoti e disordinati, e i pochi bambini rimasti stavano finendo di rivestirsi per uscire.
-Forse sto per fare una domanda stupida, Nao, ma... che ore sono?
-Le otto e mezza. Del mattino,  s'intende.
-Le otto e... No, non è possibile...
-Come dici?
-...niente, lascia perdere!
Iniziai anch'io a rivestirmi, ma non lasciai ancora il mio letto. Aspettai che fossero usciti tutti, prima di assestare un pugno al cuscino per sfogarmi.

Che cavolo mi sta succedendo?!? Ho dormito... ho dormito per dodici ore! Anzi, tredici, se contiamo il pisolino che ho fatto nel pomeriggio! Tredici ore di indagine buttate al vento!
Inspirai ed espirai, mi diedi un ceffone con entrambe le mani, inspirai ed espirai ancora, fino a che non mi fui calmato.
Devo darmi una regolata, in tutti i sensi! Ora di colazione, uh? Perfetto, è l'occasione ideale per riprendere la mia indagine come si deve! Rifiuterò categoricamente l'invito di Iwao a sedermi vicino a lui su quel maledetto bordo, e ne approfitterò per conoscere altra gente e farmi un'idea di chi può o non può essere il Mascheratore! Coraggio, al lavoro!
Uscii in corridoio, caricato come una molla pronta a scattare.
Dovetti però darmi subito un tono, quando mi accorsi che dalle scale a chiocciola in fondo al corridoio stava scendendo la Signorina Azumi.
-Buongiorno, Choji. Sei riuscito a dormire bene nel tuo nuovo letto?
-Fin troppo bene, ho dormito come un sasso!
-È un buon segno, significa che il tuo fisico si è già abituato a vivere nella tua nuova casa. Puoi già scendere in sala mensa e prendere posto, se ti va. A differenza del pranzo e della cena, per la colazione i miei ospiti non sono obbligati ad aspettare in piedi nell'atrio.

Ottima notizia! Se faccio in fretta, potrò sedermi prima ancora che Iwao abbia il tempo di aprire bocca! -Oh, bene! Vado subito, allora!
Mi voltai, e cominciai a correre.
Per due o tre metri, poi mi fermai.
Se era vero che non avevo intenzione di lasciarmi distrarre da Iwao, era anche vero che non potevo ignorare i problemi che stava causando. A costo di fare la figura dello spione tornai indietro, per parlarne con la direttrice.
-Signorina Azumi, mi sono ricordato che volevo parlarle di una cosa.
-Parla pure, ti ascolto.
-Grazie. Dunque, da dove comincio... Ecco, ieri pomeriggio ho visto un bambino che veniva... preso in giro...
-Ah, stai parlando di Isoka!
Il modo così semplice con cui mi diede quella risposta mi lasciò a bocca semiaperta.
-E ho capito cosa intendi dire con "preso in giro". È stato Iwao, giusto?
Annuii.
-Lo sospettavo, quei due sono gli unici qui all'orfanotrofio che si rendono protagonisti di tali... scenate. Ma non devi avere paura, Choji. Le monellerie di Iwao e dei suoi amici non sono pericolose e non sono fatte con cattiveria. Nessuno dei tuoi nuovi fratelli e sorelle è mai ricorso alla violenza. Su questo puoi stare tranquillo.
Ripensai a quanto avevo visto l'altro giorno. In effetti Iwao non aveva fatto male fisicamente ad Isoka... ma tra il picchiarlo e l'appenderlo a testa in giù come aveva fatto, per me non c'era molta differenza.
-Io sono tranquillo, Signorina Azumi, davvero! ...ma non mi è sembrato che Isoka lo fosse. Qualcuno dovrebbe dire a Iwao di lasciarlo in pace...
-Isoka non fa altro che disobbedire alle regole dell'orfanotrofio e recare fastidio ai suoi compagni, quello che subisce da parte di Iwao è perciò meritato. Gradirei che non mi facessi altre domande su questo argomento, Choji.
La Signorina Azumi mi lanciò un'occhiata penetrante. Il suo messaggio mi era arrivato forte e chiaro.
-C'è altro di cui vuoi parlarmi, Choji?- mi chiese poi, sorridendo di nuovo.
-No, per adesso è tutto. La ringrazio del tempo che mi ha concesso.
-A proposito di tempo... adesso sarà davvero ora che tu corra in mensa, o il caffelatte si raffredderà.
-Non posso permetterlo! Vado, e... grazie ancora per la chiacchierata.

 

Scesi nell'atrio, dove incontrai alcuni ragazzi che chiacchieravano fra loro in attesa della colazione. Forse uno di loro mi salutò, ma non me ne accorsi nemmeno. Le risposte della Signorina Azumi non avevano fatto altro che generare nuove domande a proposito di Isoka.
Non c’entrerà nulla con la mia indagine, ma ho intenzione di scoprire cosa c'è dietro questa storia. Anche a costo di finire io stesso in punizio... Oh no. Oh no! oh NO!
In quell'istante, mi ricordai che Isoka non era stato l'unico a salire su un albero il giorno prima. Anch'io l'avevo fatto. E avevo lasciato in piena vista una prova evidente del mio passaggio.
-Ehi, dove vai così di fretta?- mi sentii dire da qualcuno, a cui il mio improvviso scatto verso l'uscita non era passato inosservato.
-A lavarmi le mani, torno subito!
Saltati a piedi uniti i gradini all'ingresso, feci di corsa il giro dell'edificio e andai sul retro, dove ritrovai subito il famigerato albero. Era l'unico fra tutti ad aver perso uno dei rami più bassi e più grossi, ed era impossibile non notare il ramo in questione che giaceva ancora ai suoi piedi.
-Non posso certo riattaccarlo... quindi non mi resta che nasconderlo. Ma dove?
-Dobbiamo buttarlo nel fiume. Dammi una mano.
Sobbalzai dallo spavento. Mi girai di scatto, appena in tempo per vedermi passare davanti proprio lui, Isoka, che senza perdere tempo si caricò in spalla l'estremità più grossa e pesante del ramo.
-...sì, ti aiuto!
Presi l'altra estremità sotto braccio e lo seguii fino ad un corso d'acqua, che non avevo proprio notato il giorno prima, nascosto fra gli alberi.
-A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea- dissi, dopo che ci fummo sbarazzati del ramo compromettente.
-Io l’ho avuta già dal momento in cui lo hai sfondato. Purtroppo questo è l’unico momento della giornata in cui posso agire senza che qualcuno mi veda. Ciao.
Così com’era arrivato, Isoka fece già per andarsene.
-E-ehi, aspetta! Posso scambiare due parole con te?
-No. Per favore, lasciami stare. Non voglio che capitino altri guai.
Isoka cominciò a correre. Così feci anch’io, e stavolta mi concessi il lusso di usare un po’ più di forza nelle gambe: con un tuffo solo lo raggiunsi, lo placcai, ed entrambi cademmo sull’erba.
-Ti ho fatto male? Scusami, ma questo era l’unico modo per non farti scappare di nuovo. ...insomma, perché continui a nasconderti? Io voglio solo parlare, e basta! E ti ho già promesso che non ti causerò mai più dei guai, perché non mi credi?
Isoka riuscì a divincolarsi dalla mia presa, ma non fuggì. Sembrava essersi calmato, anche se non completamente.
-Non mi sono spiegato bene. Choji, io non voglio che capitino altri guai a te.
-A me?
-Hai visto come mi trattano Iwao e gli altri, no? Se ti vedessero in mia compagnia…  Per favore, lasciami perdere. Non ti piacerebbe avere Iwao come nemico.
-…e a te, invece, non piacerebbe avere un amico?
Isoka si era appena rialzato per scappare ancora, ma quelle mie ultime parole riuscirono a fermarlo meglio di quanto avesse fatto il mio placcaggio.
-C-Choji... N-non sei obbligato ad essere ancora gentile con me... Mi hai già chiesto scusa per il pranzo ieri, non c'è bisogno che...
-Infatti io non mi sento obbligato. Voglio essere gentile con te perché... Beh, perché lo voglio e basta!
Isoka distolse lo sguardo da me, e per un po' non disse nulla. Non sembrava triste, ma nemmeno felice. Forse... Forse aveva paura che lo stessi solo prendendo in giro.
Ma io ero sincero al cento per cento. Volevo conoscerlo davvero. Non era semplice curiosità, la mia: quale che fosse il motivo per cui ce l'avessero con lui, non avrei sopportato l'idea di vederlo triste senza fare nulla per aiutarlo.
-Choji, hai detto che volevi... scambiare due parole con me?
-L'ho detto, e lo ribadisco!
-Allora...
Isoka si avvicinò, per bisbigliarmi qualcosa in un orecchio.
-...dopo colazione, vieni nella casetta di legno vicino agli scivoli. Ma aspetta fino a che tutti siano usciti dalla mensa, e Yori si sia chiusa in cucina per lavare i piatti, altrimenti c'è il rischio che ti vedano dalle finestre.
-Ho capito. A dopo, allora!
La campanella della colazione trillò in quel momento, e Isoka tornò di corsa all'orfanotrofio. Lo seguii, a passo più lento.
Ormai era troppo tardi per scegliere un posto dove sedermi, ma non mi dispiaceva più di tanto. Le cose, in un modo o nell'altro, si stavano muovendo.

...forse usai un passo un po’ troppo lento. Quando tornai all'ingresso, trovai una Yori particolarmente innervosita in piedi in cima alle scale. Stava aspettando me, di sicuro!
Attesi che si voltasse dall'altra parte, quindi sgattaiolai fino alla fontanella per lavarmi le mani.
-Ma si può sapere quanto tempo ci metti?- gridò, non appena si accorse di me.
-S-scusami, Yori, arrivo subito! è che... sono inciampato proprio dopo aver finito di lavarmi le mani, per questo mi sono attardato!...
-Puoi anche usare i bagni al piano terra per lavarti, sai? Non è obbligatorio usare la fontanella ogni santa volta.
-D-davvero? Ehm... Ops! Eh eh eh, che stupido che sono, non ci avevo proprio pensAHIA!
Per nulla contagiata dalla mia risatina, Yori mi attanagliò il lobo di un orecchio e mi portò in mensa, dove mi indicò il posto libero a sedere più vicino.
-Siediti qui al mio posto, così posso tenerti d'occhio.
Non nel modo che speravo io, ma almeno ero riuscito ad evitare Iwao...
Finalmente, potei godermi la colazione: caffelatte bollente servito in ciotole, riempite direttamente da Yori che passava fra i tavoli portandosi in spalla una grande e pesantissima caffettiera; e biscotti al cioccolato o alla marmellata, distribuiti dalla Signorina Hiromi, che invece si spostava con un carrellino.
Dopo aver servito tutti, Yori si riempì per ultima una ciotola, prese uno sgabello pieghevole e si sedette accanto a me a capotavola. Non scherzava, con la storia di volermi tenere d'occhio: anche se stava bevendo come tutti gli altri, vidi chiaramente i suoi occhi fissarmi intensamente da sopra la sua ciotola.
D'accordo, non avevo fatto una buonissima impressione di me in questi primi due giorni, ma non mi sembrava un motivo valido per trattarmi come un sospettato.
Un sospettato... e se avesse capito che in realtà non sono chi dico di essere?
Scacciai quel pensiero e guardai da tutt'altra parte. Solo in quel momento mi accorsi di una stranezza.
-Ehi, non l'avevo notato prima!
-Notato cosa?-mi chiese Yori, con un tono annoiato.
-Dov'è andata la Signorina Hiromi? E la Signorina Azumi, come mai non è scesa a far colazione con noi?
-Perché ti interessa?
-Perché... beh, mi sembra strano.
-Non c'è nulla di strano. Le Signorine Azumi e Hiromi non mangiano mai con noi. Stanno nelle loro stanze.
-Ah... Come mai?
-Perché a loro va bene così. Quante domande hai ancora?
-N-Nessuna...
-E allora zitto e finisci di bere.
Era ormai chiaro che, se volevo ottenere informazioni importanti, Yori non sarebbe stata la persona adatta a cui chiederle.

 

Un'oretta dopo, Yori si alzò dalla tavola per suonare di nuovo la campanella, ovvero il segnale che permetteva a chi aveva finito la colazione di uscire dalla mensa. Isoka fu il primo a scappare fuori, e dopo che la mensa si fu svuotata mi fu chiaro il perché aveva scelto proprio quel momento per farlo. Tutti gli ospiti, specialmente i più piccoli, erano ancora troppo assonnati, oltre che sazi, per uscire all'aperto e giocare con gli scivoli, le altalene e la casetta di legno: in quell'ora, Isoka aveva il cortile tutto per sé.
Non mi tornava una cosa, però. Com'era possibile che un nascondiglio così banale non fosse mai stato scoperto?
Ad ogni modo, avrei avuto la risposta tra pochi istanti. Dopo essermi riaffacciato in mensa per assicurami che Yori fosse davvero tornata in cucina, mi recai al luogo dell'appuntamento.
La casetta in questione non era altro che un grosso cubo di legno, sulle cui facce qualcuno aveva dipinto delle finestre e una porticina. Isoka non era ancora arrivato, cosi mi sedetti per aspettarlo.
Lo aspettai per un minuto o due, fino a che cominciai a spazientirsi.
Dove sarà finito? Non ditemi che anche lui mi sta prendendo in giro... Un attimo. Lui non aveva detto "davanti" alla casetta, ma "dentro". Devo controllare meglio.
Mi sentivo ridicolo, ma provai ugualmente a spingere la porta disegnata.
...si muove?!
In realtà, tutto il pannello si era mosso. Si trattava infatti di una specie di gattaiola, unita alla parte superiore del cubo con dei cardini. La sollevai verso di me ed entrai strisciando sulle ginocchia. Fortunatamente, l'interno della casetta era grande abbastanza da contenermi...
Isoka non è nemmeno qui dentro. E io continuo a non capire cosa ci sia di speciale in questo nascondig...
Improvvisamente, mi sentii mancare la terra da sotto il sedere. Una botola.
Caddi a gambe all'aria in una fossa.
-Benvenuto nel mio rifugio, Choji. Mettiti comodo... per quel che puoi.
La voce era quella di Isoka, ma sottosopra com'ero e con quel buio non riuscii a vederlo subito. Solo quando mi fui raddrizzato e i miei occhi si fossero abituati all'oscurità, scoprii di essere caduto in una buca, profonda all'incirca due metri e rivestita con del cellophane. Isoka era in piedi davanti a me, e in mano teneva un'asticella con cui probabilmente aveva aperto la botola.
-E così, è questo il tuo nascondiglio. Non l'avrei mai trovato!- borbottai, mentre mi massaggiavo la schiena -...a proposito, scusa se ti ho fatto aspettare un po'. Perché non mi hai spiegato subito come si faceva ad entrare?
-Perché, ecco... Volevo essere sicuro che tu ci tenessi davvero, davvero, a parlare con me. Insomma, ti ho messo alla prova, ecco. Mi dispiace.
Scossi la testa, e gli sorrisi.
-Non devi scusarti, un po' di prudenza non fa mai male! E poi, l'importante è che ora siamo qui e possiamo chiacchierare in santa pace! ...ehm...
Da dove potevo cominciare? Non mi sembrava educato chiedergli su due piedi quello che mi interessava maggiormente, così pensai di divagare un po'.
-Wow, una botola proprio sotto all'area giochi... Dimmi un po' Isoka, come hai fatto a trovarla?
-Non l'ho trovata. L'ho costruita io.
-Tu?!
-E ho anche scavato la buca. Ho fatto tutto durante la notte, mentre gli altri dormivano. Ho perso il conto dei giorni che ho impiegato, ma ne è valsa la pena.
Alzai la testa per osservare di nuovo l'interno della fossa. Era poca cosa, in confronto a quella che avevo scavato io per allestire la trappola di Shikamaru destinata a quel porco dell'Akatsuki, ma dovetti ammettere che si trattava comunque di un lavoro ben fatto.
-E hai fatto tutto questo da solo? Beh, complimenti! ...ma perché l'hai fatto?
-Per nascondermi, che altro. Tranne che in rare occasioni, quando non ho voglia di farmi vedere in giro mi chiudo qui dentro per tutto il giorno, tutti i giorni, ed esco solo durante i pasti.
-Ieri però te ne stavi seduto su un albero, come ma... Ah già, ti ho fatto perdere tempo io.
Isoka mi picchiettò sulla spalla, come per dirmi che quell'incidente era acqua passata. Ne fui rincuorato.
-Per fortuna quello che mi ha fatto Iwao ieri è stato breve ed indolore- continuò - ormai dovrei essere abituato a quello che mi fa... Ma non lo sono. Non ci riesco. Ecco perché vengo sempre qui, per evitarlo più che posso.
-Ma insomma, perché ce l'ha tanto con te?- chiesi tutto d'un fiato, ora che eravamo entrati in argomento -e come mai la Signorina Azumi gli permette di fare quello che vuole, senza intervenire?
Isoka sospirò, abbassando lo sguardo.
-...come lo sai, quello che pensa la Signorina Azumi?- sussurrò.
-Io... D’accordo, lo ammetto. Poco fa, le ho parlato di come Iwao ti tratta... Per saperne di più, ecco.
-Ah. E lei che ti ha detto?
-Che... Che dai fastidio agli altri orfani e disobbedisci alle regole. ...e che...
-Mi merito i dispetti, giusto?
Annuii, nascondendo un certo sollievo. Non ce l’avrei mai fatta a dire quella frase orribile a un bambino.
-Beh- continuò lui, sbuffando -la Signorina Azumi ha ragione a pensarlo. Ho disobbedito alla regola più importante dell’orfanotrofio: “È vietato rimuginare sul passato. Dimenticare il passato e la tristezza è la chiave per vivere felici”.

Mi sembra una regola un po’ difficile da seguire. Lo so per esperienza. -...in che modo hai disobbedito, esattamente?
Isoka si nascose il volto tra le mani.
-Ho pianto davanti a tutti una volta di troppo. Forse è per questo che la Signorina Azumi non ha mosso un dito quando Iwao, per farmi smettere di piangere... ha strappato gli unici ricordi che avevo di mia mamma.

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Capitolo 7
*** 7. ***


Choji's Last Chance

7.
 

-...Cos’hai intenzione di fare, Choji? No, fermati! Sta’ qui!
Non appena ebbi afferrato appieno quello che Isoka mi aveva rivelato, mi alzai di scatto e cercai di aprire la botola per uscire. Ero furioso.
-Ti prego, Choji! Non fare pazzie! Ti metterai nei guai!
-E chissenefrega! Qualcuno deve fargliela pagare a Iwao, e se nemmeno la direttrice in persona ha mosso un dito allora ci penserò io! ...uh?
Isoka si era aggrappato alla mia maglietta, come per cercare di tirarmi giù e rimettermi seduto. Mi girai per dirgli di staccarsi, e lo vidi in volto. Sembrava disperato.
Era il ricordo di quello che gli aveva fatto Iwao, ad averlo sconvolto in quel modo, o la preoccupazione per i guai che sarebbero potuti accadere a me?
In ogni caso, non me la sentivo di abbandonarlo in quello stato. Con dei respiri profondi calmai la mia rabbia, e piano piano mi risedetti.
-S-scusami, Isoka. Scusami. ...ma come ha potuto fare una cosa del genere?! Perché? Come è accaduto?
-...è stata colpa mia. Sai, prima di quel fatto... Mi capitava spesso di piangere davanti a tutti. Io ci ho provato, mi sono sforzato tantissimo di essere felice e dimenticare il passato, o almeno fingere, ma non ce l’ho mai fatta. Non sono mai stato bravo come gli altri. Insomma, io piangevo, piangevo, e davo fastidio a tutti, specialmente Iwao. Un giorno lui si è stufato, e, per farmi smettere una volta per tutte, ha cercato di aiutarmi a stare meglio.
-Stracciando i ricordi di tua mamma?!
-No, no! Quello è successo dopo. Ecco, lui... mi ha chiesto di entrare nel suo gruppo e giocare con lui. No, più che chiesto, diciamo che mi ha costretto. "Così ti distrai e ti dimentichi di piangere", mi aveva detto. Non mi è mai piaciuto giocare con lui. Ogni volta che potevo, cercavo una scusa diversa per evitarlo e starmene da solo... È colpa mia se è successo!
Isoka si raggomitolò su sé stesso, nascondendosi il viso sulle ginocchia.
-Un giorno Iwao è venuto a cercarmi per obbligarmi a giocare, come al solito, e mi ha scoperto mentre guardavo le fotografie e i disegni di mia mamma... Iwao si è infuriato, ha urlato, mi ha detto che ero un ingrato, e chissà cos'altro... E poi ha distrutto tutto. Tutto. Come ti ho detto, la Signorina Azumi non lo ha sgridato... perché sono io quello che ha disobbedito alle regole, non lui.
-...e la Signorina Hiromi?
-Lei è troppo buona, non è capace di sgridare nessuno. Da quel giorno, ho cominciato a nascondermi ancora di più e a farmi vedere solo durante i pasti, le gite in gruppo e quando bisogna andare a dormire. Purtroppo, Iwao per qualche motivo ce l'ha ancora con me... Si è convinto che io mi nasconda perché ho ancora qualche foto della mamma da qualche parte, ma non è vero! Per colpa sua non ho più niente! Potrei... Potrei arrendermi, fargli perquisire le mie cose e... e ammettere che non voglio più pensare al passato, ma...
Il più delicatamente possibile, posai una mano sulla sua spalla.
-Hai paura di fare un torto a tua mamma?
Dopo aver tirato su col naso, Isoka annuì.
-Io non voglio dimenticarla, non voglio! ...se solo fossi più forte... Ma non lo sono! Perché? Perché!? Perché sono l'unico debole frignone in tutto l'orfanotrofio?!...
-Ti sbagli, non sei più l'unico. Ci sono anch'io, adesso!
Quella frase mi era uscita spontanea, automatica. Avevo anche usato un tono allegro nel pronunciarla, senza alcuna paura di poter commettere una gaffe. Semplicemente, sapevo di aver fatto la cosa giusta al momento giusto.
-C-c-che vuoi dire?- balbettò Isoka, dopo qualche istante di smarrimento -anche tu... piangi? G-grande e grosso come sei?
Annuii vigorosamente.
-E non me ne vergogno! Anzi, non capisco cosa ci sia da vergognarsi ad essere tristi, proprio qui poi! Possibile che nessun'altro sia d'accordo?
-S-sono le regole, purtroppo... Hai ragione, è assurdo... ma questa è l'unica casa che ho. Non posso pretendere di cambiarla...
-Questo è vero... Beh, vorrà dire che, ogni volta che uno di noi due si sentirà triste, ci organizzeremo per incontrarci qua sotto. Non è granché come soluzione, ma almeno così potremo piangerci a vicenda sulle nostre spalle quanto ci pare e senza il rischio che qualcuno ci sgridi. Che ne pensi, ti piace come idea?
Finalmente Isoka rialzò lo sguardo dalle sue ginocchia. Aveva smesso di piangere, come speravo.
-T-tu... Non mi stai prendendo in giro, Choji?
-Assolutamente no! Tra l'altro, non ho mai capito cosa ci sia di così divertente nel prendere in giro qualcun... !
Isoka mi era appena saltato addosso, per stringermi le braccia intorno al collo e sentire il contatto fra la sua guancia e la mia. Rimasi interdetto per un istante, ma mi rilassai quasi subito e gli ricambiai l'abbraccio.
 

Purtroppo, quel momento fu destinato a terminare molto prima del previsto.
Sentimmo un rumore di passi sopra le nostre teste, ed istintivamente ci appiattimmo contro le pareti della fossa.
-Gli altri bambini- sussurrai -sono già arrivati...
-No, è ancora troppo presto perché escano a giocare. E poi, mi sembra che si tratti di una persona sola. Do un'occhiata.
Svelto ma silenzioso, Isoka risalì la botola e sbirciò fuori dalla casetta. Un attimo dopo era già saltato giù.
-È Yori- mi disse -non capisco, se ho calcolato bene i tempi a quest'ora dovrebbe essere ancora in cucina... Che guaio! Finché lei è nei paraggi, non possiamo uscire senza che ci veda!
-Qual è il problema? Se ormai tutti sanno che ti fai rivedere solo durante i pasti, possiamo starcene qui fino all'ora di pranzo...
-No, Choji! Se tu ti assentassi per ore, tutti capirebbero che sei stato in mia compagnia e finiresti nei guai! Specialmente... Con Iwao...
Aprii la bocca per ribattere, ma la richiusi subito. Non avevo intenzione di spaventare Isoka arrabbiandomi di nuovo davanti a lui. Ma, allo stesso tempo, come potevo sopportare l'idea che Isoka continuasse a vivere nella paura di uscire allo scoperto? Senza contare lo sforzo immane che avrei dovuto compiere, per trattenermi dallo spaccare tutti i denti in bocca ad Iwao!
-Per me va bene così, davvero. Anche se di nascosto, sono contento di aver trovato un amico.
-...lo sono anch'io, Isoka.
Mi rivolse un sorriso solare. Dopodiché, si voltò e si affacciò di nuovo alla botola e alla porta della casetta di legno.
-Yori non sta guardando da questa parte... Facciamo così. Io esco per primo, la distraggo e la allontano, in un modo o nell'altro. Non appena siamo spariti alla vista, puoi uscire anche te.
-Mi sembra un buon piano. Allora... ciao, per adesso.
Salutatomi con un cenno, Isoka uscì dal nascondiglio. Aspettai un paio di minuti, quindi mi arrischiai a sbirciare. Nessuno in vista. Velocissimo, saltai fuori dalla casetta, mi girai, tornai dentro per richiudere dall'esterno la botola, e infine mi allontanai.
Camminando distrattamente intorno all'orfanotrofio, continuai a ripensare all'abbraccio di Isoka.
Strinsi forte i pugni.
Lo avevo reso felice, forse per la prima volta in vita sua... Ma non riuscii ad esserlo a mia volta. Solo in quel momento realizzai l'effetto collaterale di ciò che avevo fatto, e fui schiacciato da un pesante senso di colpa.
Io ero un ninja in incognito, non un orfano come lui. Sarei dovuto andarmene, prima o poi. Lo avrei lasciato solo.
Come farò a dirgli addio, quando sarà il momento?
 

Rientrai nell'edificio proprio mentre un gruppo di bambini, ormai svegli e scattanti, correva fuori per giocare all'aria aperta.
Siccome nella mia testa era ritornato l'argomento della missione, pensai che non fosse una cattiva idea riprendere in mano il rapporto che avevo lasciato su in dormitorio e finire di scriverlo.
Avevo appena poggiato un piede sul primo gradino, quando...
-Oh, eccoti qui! Posso scambiare due parole con te, Choji?
Era la voce di Yori. E aveva un tono tutt'altro che amichevole.
Mi voltai e le rivolsi una sorriso innocente. O almeno provai a imitarne uno.
-S-sì, c-certo! Di cosa vuoi parlare, Yori?
-Conosci la regola secondo la quale è proibito salire sugli alberi?
Merda... -L'ho sentita da qualche parte, credo... Non ho ancora fatto in tempo a imparare tutto il regolamento a memoria, ma rimedierò al più presto! P-perché ti interessa?
-Pochi minuti fa, mentre stavo terminando di lavare le stoviglie, da una finestra della cucina ho notato che ad uno degli alberi che circondano l'orfanotrofio manca un ramo.
Accidenti che colpo d'occhio... -Ah, d-davvero? Ed è un fatto insolito, da queste parti?
-Penso di sì, ieri quel ramo c'era.
-Forse si sarà spezzato con il vento...
-Era un ramo grosso.
-Magari il vento era fortissimo...
-Talmente forte da portarselo via, visto che ai piedi dell'albero non ho notato nulla.
-...infatti, dev'essere l'unica spiegazione! Sono contento di averti aiutata a risolvere questo mistero! Alla prossima!...
Speravo di averla scampata, ma prima che riuscissi a salire un altro gradino Yori mi infilò le dita nella maglietta e mi riportò al pianterreno.

Beh, ci ho provato.
-L'unica spiegazione qui è che qualcuno ci sia salito sopra, l'abbia fatto cadere e l'abbia nascosto per occultare il misfatto. Choji, se sai qualcosa ti conviene parlare subito, altrimenti la rabbia della Signorina Azumi diventerà direttamente proporzionale al ritardo che impiegherai nel confessare!
E adesso, come me la cavavo? Potevo confermare i sospetti di Yori e subire la punizione, non sarebbe stato un problema per me... ma così facendo la mia indagine avrebbe subito un altro rallentamento, e non potevo permetterlo!
Abbandonai l'aria innocente, e incrociate le braccia decisi di assumere un atteggiamento difensivo.
-Io non so nulla di questo albero, davvero! E in ogni caso perché sei venuta a chiederlo proprio a me, si può sapere?
Yori sorrise con un'aria di trionfo.
-Semplicemente perché tutti gli indizi conducono a te. Hai fatto tardi a colazione per un motivo stupido, stai balbettando e sudando freddo...
-Per forza, mi stai mettendo a disagio!
-Inoltre- continuò senza fare caso alla mia obiezione -quel ramo era molto spesso. L'unico che avrebbe potuto spezzarlo standoci sopra doveva essere una persona di un certo peso, oserei dire gras...
-Adesso basta, Yori! Lascialo stare!
Alzammo entrambi la testa. Dal piano superiore vedemmo scendere a passi pesanti Nao. Nonostante fosse alto la metà di Yori, in quel momento sembrava il più minaccioso dei due!
-Non sono affari che ti riguardano, Nao. Te lo chiedo cortesemente, lasciaci soli...
-Col cavolo! Ti sembra giusto come lo stai trattando? Non hai nessuna prova per accusarlo così apertamente, solo supposizioni! E poi, mettiamo il caso che Choji abbia davvero commesso il fatto come dici tu... è appena arrivato da un giorno! Dovresti essere comprensiva e dargli il tempo di ambientarsi, invece di spaventarlo!
Yori alzò una mano e la tenne sospesa in aria per un po'. Aveva forse intenzione di mollargli uno schiaffo? Non lo seppi mai: dopo qualche secondo lasciò ricadere il braccio, come a dichiararsi sconfitta.
-Oh, d'accordo. Per oggi te la sei cavata con un avvertimento, Choji. Ma la prossima volta che noto qualcosa fuori posto... augurati che non ci debba essere, una prossima volta.
Dopo averci fulminati entrambi con lo sguardo, Yori girò i tacchi e se ne andò. Mi sentii incredibilmente sollevato.
-Fiuuu... Ti devo proprio ringraziare, Nao!
-Figurati. Tra orfani ci si deve sostenere l'un l'altro, anche se non tutti qui sembrano averlo capito.
Come udii quelle parole, qualche rotella dentro la mia testa cominciò a girare. Forse avevo appena trovato la soluzione al problema di Isoka...
-Choji? Ti sei incantato?
-...più o meno. Sono assolutamente d'accordo con quello che hai detto!
Ci stringemmo la mano destra.
-A proposito, Nao...
-Fammi indovinare, ti stai chiedendo dove sia Naoki? Sta facendo un pisolino di sopra, come al solito. Ero appunto con lei, quando ho sentito te e Yori discutere.
-L'abbiamo svegliata? Mi dispiace...
-Niente affatto, tranquillo. È piccola, ma ha il sonno pesantissimo. Non si accorgerà se la lascio da sola per qualche minuto. ...di' un po', Choji. Sei ancora intenzionato a fare amicizia con lei?
Decisi di cogliere la palla al balzo.
-Beh, certo. E con te, anche! Dobbiamo aiutarci a vicenda, l'hai detto tu stesso!
Nao sorrise. Quindi, si guardò intorno con fare circospetto, e con un gesto mi invitò ad abbassarmi così che potesse sussurrarmi in un orecchio.
-Allora, ci sono delle cose che è bene tu sappia. Seguimi, conosco il posto adatto dove parlare in pace.
-Anche tu hai un nascondiglio segreto?
-No, mi riferisco all'aula di grammatica. ...che significa "anche" io?
-Oh, n-nulla! Un lapsus! Eh eh eh eh...
Mordendomi la lingua, seguii a ruota Nao su per le scale e fino all'aula di grammatica (e palestra).
Per quel poco che gli avevo sentito dire e visto fare, avevo subito avuto l'impressione che Nao potesse andare d'accordo alla perfezione con Isoka. Se fossi riuscito a farli avvicinare e diventare amici, Isoka non sarebbe rimasto solo dopo la mia partenza. Però, per quanto morissi dall'impazienza di risolvere la situazione, mi costrinsi a non bruciare le tappe e procedere per gradi, per non rischiare di rovinare tutto.
-Chiudi la porta- mi ordinò Nao, che già si era messo a sedere su uno dei banchi, una volta entrati -e accendi la luce, già che sei lì.
L'aula in effetti era insolitamente buia, ma guardando fuori dalle finestre capii subito il perché. Il cielo si era improvvisamente rannuvolato, e minacciava pioggia da un momento all'altro.
-Non ti siedi anche tu, Choji?
-Sto bene in piedi, grazie.
-Contento tu. Allora...
Nao prese un bel respiro profondo.
-...prima di tutto, sono contento che tu ti sia proposto di aiutare Naoki a rompere il ghiaccio. Lo apprezzo molto, davvero, però... devo chiederti di limitarti a salutarla, e basta. Non ci hai dato fastidio, tranquillo!- si affrettò a precisare -il fatto è che Naoki non è semplicemente timida. E non è nemmeno mia sorella.
In un istante aveva catalizzato la mia attenzione. Lo fissai, aspettando che continuasse a parlare, ma Nao chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulle sue mani intrecciate, come in contemplazione.
-Nao... Se hai cambiato idea e non te la senti più di parlarne, non ti obbligo mica.
-...no no, va tutto bene. Allora... io e Naoki non ci eravamo mai incontrati, prima che il villaggio in cui vivevamo... venisse distrutto.
Ci fu un'altra pausa.
-Non so come sia successo, e non lo voglio sapere. Era un giorno come tutti gli altri. I miei mi avevano ordinato di andare in cantina e non uscirne fino a nuovo ordine. Io ho aspettato per ore, ma il nuovo ordine non arrivava mai. Allora mi sono arrischiato ad uscire... È stato orribile. Ho visto case incendiate, feriti, ma soprattutto ho visto corpi morti sparsi dappertutto. Alcuni li conoscevo, altri non li avevo mai visti prima... Ninja, o almeno credo. Non sono rimasto ad ascoltare i superstiti per avere conferma. Ho cominciato a correre, alla cieca, sperando forse di ritrovare i miei genitori, o almeno un angolo del villaggio che fosse rimasto com'era... Poi però mi sono lasciato distrarre da qualcuno nella mia stessa situazione.
-Naoki?
-Quello è il nome che le ho dato io. Non ho idea di come si chiami in realtà.
-C-come?
-L'ho vista seduta sull'uscio di una casa bruciata, che guardava davanti a sé come in trance. Doveva aver subito uno shock, e forse aveva anche perso la memoria. Quando mi sono avvicinato per parlarle e le ho chiesto dove fossero i suoi genitori... lei non si è messa a piangere, no. Invece, mi ha semplicemente detto: "chi?"
Nao deglutì.
-Qualche cosa si è acceso nella mia testa. Un'idea assurda. Io avevo perso la mia famiglia, a lei non era rimasto nessuno nemmeno nei ricordi... così, ho pensato di dargliene di nuovi. Le ho detto che ero suo fratello, e le ho chiesto se le andasse di venire via con me da quel posto per trovarne uno migliore. Come per miracolo, lei si è parzialmente risvegliata dallo shock: è scattata in piedi, mi ha preso per mano e ha cominciato a correre! Era entusiasta quanto me di ricominciare!...
Nao fece un altro sospiro, in realtà simile più a un singhiozzo, e mi guardò.
-Pensi che io sia stato egoista, Choji?
-Egoista? In che senso?
-Beh, sì, insomma...
Per un attimo, mi era parso che avesse sorriso.
-...insomma, io... Non mi era rimasto più nessuno, non volevo restare da solo... Non sono stato per niente corretto con lei, ecco. Le ho mentito, ed è anche un po' come se l'avessi rapita...
-Stai scherzando? Secondo me hai fatto un gesto bellissimo! Hai dato a lei e ha te stesso una ragione per continuare a vivere dopo la tragedia che vi è capitata! ...a proposito, mi dispiace per quello che vi è successo.
Posai una mano sulla sua spalla e gli diedi qualche pacca leggera. Non fu granché come gesto consolatorio ma Nao mi sorrise apertamente ed annuì, dando segno di aver apprezzato.
-Grazie, Choji. ...comunque, hai capito perché non voglio che ti avvicini troppo a Naoki?
-Credo di sì. È a causa dello shock che ha subito?
-Già. Lei parla soltanto con me e, anche se a volte le chiedo di rispondere alle domande altrui, preferisco lasciare che impari ad uscire dalla sua timidezza da sola, con i tempi che le servono. Quindi, anche se so che le tue intenzioni sono buone, mi dispiace, ma non voglio rischiare che... che si spaventi troppo, ecco.
-Non devi dispiacerti, tranquillo!
Nao sospirò sollevato, quindi saltò giù dal banco e si stiracchiò.
-Sai, a pensarci bene sono felice di averti raccontato tutto. Mi sento più leggero.
-Non... non avevi mai parlato a nessun'altro, prima, della vostra storia?
-No. Stavo per spiegare tutto alla Signorina Azumi il giorno che l'abbiamo conosciuta, ma lei mi ha fermato subito dicendomi che "il passato non deve contare più" o qualcosa del genere... Da un certo punto di vista sono d'accordo, ma come si fa a non ripensarci ogni tanto? Per me è una cosa impossibile!
-Anche per me, Nao. E...
Esitai un attimo. Era davvero quello il momento giusto per tirare in ballo Isoka?
-...e noi due non siamo gli unici qui dentro a pensarlo. Per caso, conosci già quel bambino di nome Is...
 

Qualcuno entrò nell'aula in quel preciso istante.
Stavo quasi per pensare "meglio così, forse stavo davvero per commettere un errore!"... Ma il sospiro di sollievo mi rimase strozzato in gola quando vidi chi era entrato.
-Ehilà! Di tutti i posti divertenti che abbiamo, non pensavo di trovarti proprio qui, Choji!
Era Iwao, con tutta la sua combriccola al seguito.
In fretta, guardai la mia immagine riflessa nelle finestre e mi regolai per scegliere l'espressione facciale più serena possibile da esibire di fronte a lui.
Sì, questa può andare. -C-ciao, Iwao! Come mai da queste parti?
-È quello che chiedo a te! Non mi sembravi il tipo a cui piace giocare a pallone, ma evidentemente mi sbagliavo!
E tu non mi sembravi il tipo a cui piace rendere la vita degli altri un inferno! -In realtà non è così, io e Nao stavamo...
-Stavamo facendo solo due palleggi, per passare il tempo- finì di dire Nao, che per rendere la bugia più credibile era andato a raccogliere il pallone da basket abbandonato in un angolo -ma adesso togliamo il disturbo, vero, Choji?
-Vero, verissimo! La stanza è tutta vostra, Iwa...
-Ah no, non ci date nessun fastidio! Anzi, mi avete fatto venire una bella idea!
I compagni di giochi di Iwao si posizionarono in cerchio intorno a noi, mentre il loro leader alzava un dito verso il soffitto in maniera minacciosa e il primo fulmine del temporale cadeva all’esterno. Mi sentivo quasi in trappola.
-È giunta l'ora che l'ultimo arrivato impari una volta per tutte come ci si introduce da queste parti! Ragazzi... si gioca a calcetto due contro due!
...tutto qui?
Mi ero spaventato per niente. Beh, in ogni caso non sarei rimasto lì dentro ancora a lungo, nossignore.
-Conosci le regole del calcetto, Choji?- mi domandò Iwao, lanciandomi il pallone.
No, e anche se le conoscessi ghiaccerebbe l'inferno prima che accetti di giocare con te! -S-sì, ma non...
-Perfetto, allora il primo incontro vedrà noi due uno contro l'altro! Choji, a te l'onore di scegliere per primo il tuo compagno di squadra!
Ah! Se si tratta di essere avversari, allora non mi tiro indietro! Sarà un piacere umiliarti nel gio... Come ha detto? Ho sentito bene? -Ho s-sentito bene? P-posso scegliere per primo?
-Certo! Chi vuoi tu!
Al bambino che era dentro di me scese una lacrimuccia. Ero sempre stato l'ultimo ad essere scelto quando bisognava formare le squadre... e adesso non solo ero il primo, ero addirittura il capitano!
...ma che mi stava succedendo? Non dovevo dimenticarmi con chi avevo a che fare!
-Bene, Iwao. Allora so già chi scegliere. ...lui!
Puntai il dito verso Nao. Non avevo altre opzioni, essendo lui l'unico nella stanza con cui avevo fatto un minimo di conoscenza.
Nao, però, mi rivolse un'occhiataccia.
-Choji, sono lusingato, ma non mi va tanto di giocare adesso...
-E se non ora, quando?- esclamò Iwao al suo indirizzo -anche tu devi giocare, tutti devono farlo almeno una volta! Vuoi fare la figura del guastafeste?
Stavo per rispondere a tono, ma Nao mi anticipò.
-Oh, d'accordo. Però se vinciamo mi fate uscire, okay? Devo tornare dalla mia sorellina prima che si svegli.
-Intesi. In posizione!
In fretta e furia alcuni membri del gruppo sistemarono due banchi rovesciati ai lati opposti dell'aula, mentre un altro divideva a metà la lavagna con un gessetto e scriveva i nostri nomi, per tracciare una specie di tabellone segnapunti. Iwao si era già schierato di fronte alla propria "porta" insieme alla tipa dai capelli rossi che avevo visto già un paio di volte in sua compagnia. Leggendo sul tabellone, scoprii finalmente qual era il suo nome: Nana.
-Vince la squadra che segna per prima cinque "reti"- gridò il ragazzino alla lavagna -siete pronti?
-Pronti!- gridammo tutti e quattro.
-E allora.. Tre... Due... Uno...

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Capitolo 8
*** 8. ***


Choji's Last Chance

8.
 

Cinque a zero! Vittoria schiacciante!
...per la squadra avversaria. Decisamente, il calcetto due-contro-due non era il mio sport.
-Mi spiace, Nao- mugugnai -ho detto che conosco le regole, ma non ho detto che so anche giocare...
-Su, non demoralizzatevi! Rivincita!- esclamò Iwao battendo le mani -stavolta ci scambiamo i compagni, e chissà che il risultato non cambi! Choji, vieni da questa parte!
-D'accordo!
Andai nell'altra "metà campo", mentre l'amica di Iwao, Nana, si affiancava a Nao.
-E-ehi! Così non mi pare giusto!- protestò quest'ultimo -ti pare uno scontro alla pari questo, Iwao?
-Che hai da protestare? Ti da fastidio stare in coppia con lei?
-No, non è per questo! Insomma, non è ovvio? Guardatevi, tu e Choji siete... Siete...
Nao arrossì imbarazzatissimo, e prese a spostare lo sguardo da me a Iwao, come a voler cercare aiuto per trovare una parola rimastagli sulla punta della lingua.
-Forse ho capito cosa intende- dissi io per tirarlo fuori dall'imbarazzo, rivolgendomi a Iwao -noi due siamo robusti, mentre loro... No. Fisicamente, non sarebbe un confronto alla par...
Iwao mi cinse di colpo le spalle con un braccio e mi scosse vigorosamente.
-Ma è proprio questo il bello, Choji! Così hai la certezza di stare nella squadra vincente!
L'idea era allettante… ma non mi andava di vincere così spudoratamente alle spese del povero Nao. Purtroppo però dovevo farmene una ragione, avendo giurato a Isoka che non mi sarei messo nei guai. Così, un po' a disagio, annuii.
-D'accordo, Iwao. Mi hai convint...
-Perrrfetto! Siediti davanti alla nostra porta e non ti muovere!
Un'altra violenta pacca sulle spalle, e senza rendermene conto mi ritrovai sul pavimento e quasi incastrato col sedere fra le gambe del banco che fungeva da "porta", così che nessun tiro della squadra avversaria potesse andare a segno.
-Ma... è regolare?
-Certo, Choji! Ah, chi sta in porta può anche usare le mani per respingere la palla. Tre due uno... Via!
Potevi dirmelo anche prima, accidenti!
Quella partita fu se possibile ancora più ingiusta della precedente. Iwao era davvero in gamba a fronteggiare ben due avversari e fare centri, e con me a sbarrare la porta era praticamente impossibile che Nao o Nana potessero segnare. Eravamo sul punto di vincere la partita nel giro di un minuto, ma a differenza di Iwao non me la sentivo troppo di esultare: che senso ha stare nella squadra vincente se non si fa gioco di squadra?
Mi alzai in piedi, intenzionato a fare almeno un tiro in porta... ma purtroppo (o per fortuna, dipende dai punti di vista) proprio in quel momento risuonò la campanella che annunciava l'ora di pranzo. Dimenticandosi della partita, facendosi largo Nao fu il primo a sgusciare fuori dall'aula, seguito da tutti gli altri.
-Quel piccoletto non è proprio capace di divertirsi- brontolò Iwao a voce alta, mentre si avviava -forse forse avrei dovuto lasciarlo uscire. Vabbé, meno male che almeno tu sei entrato nello spirito del gioco, Choji.
-Spero che Nao non ti sia diventato antipatico per questo. ...ops.
Mi tappai la bocca troppo tardi. Non ce l'avevo fatta a trattenermi.
Iwao si girò e mi lanciò uno sguardo indecifrabile... poi, però, sorrise e mi scosse una spalla come per rassicurarmi. Grazie al cielo, la mia frecciatina non lo aveva offeso!
-Ma no, lui e la sorellina sono tipi a posto, non mi danno fastidio- mi spiegò- ecco, trovo solo strano il fatto che da quando sono arrivati all'orfanotrofio non hanno mai provato a socializzare con nessuno.
-Davvero? Ma da quanto tempo sono qui?
-Beh, fammici pensare...
Iwao prese a contare con le dita, ma lasciò subito perdere.
-...non molto, comunque prima che arrivassi tu erano loro gli ultimi arrivati. Che ne dici se oggi pomeriggio giochiamo ancora? Ti farò stare in attacco!
-Davvero? Grazie!
-Perfetto! Ora sbrighiamoci o si raffredda tutto!
Anche Iwao uscì dall'aula.
Feci per seguirlo… ma, quando mi resi conto di cosa avevo appena fatto, tornai dentro e sbattei più volte la testa contro la lavagna.

Ma perché ho detto di sì? Perché? Potevo passare la giornata a proseguire l'indagine! Invece no, adesso sono costretto a trascorrere tutto il pomeriggio chiuso qui dentro per giocare a palla come un bambino! Dannazione a me!
Per la rabbia, mollai anche un calcio al pallone da basket.
Non l'avessi mai fatto.
Il pallone centrò in pieno una finestra, divelse il vetro e precipitò in cortile. Disperatamente, mi tuffai in avanti: quasi per miracolo, riuscii a riprendere la lastra di vetro con la punta delle dita e a riportarla dentro, incastrandola alla bell'e meglio nell’infisso.
Non se ne accorgerà nessuno... credo. Tornerò dopo a metterla a posto meglio!
Dopo essermi asciugato le gocce di pioggia e sudore dalla fronte lasciai l'aula e corsi di volata verso il pianterreno. Non avevo nemmeno raggiunto le scale, però, che mi ritrovai la strada sbarrata da Yori. In mano, teneva un bagnato pallone da basket.
-Tu muori proprio dalla voglia di sederti a tavola accanto a me, non è vero?

 

Durante tutta la durata del pranzo, non ci fu un solo istante in cui Yori non mi aveva staccato gli occhi di dosso.
-P-posso darti una mano, dopo?- le domandai con un filo di voce, a metà della quarta portata.
-A fare che?
-A sparecchiare, rimettere in ordine... Sai, per farmi perdonare...
-Hai quasi divelto una finestra a pallonate. L'unica cosa che puoi fare per farti perdonare è un bel niente!
Pestando i piedi a terra, Yori andò a suonare la campana.
-E adesso esci!
-Veramente, devo ancora finire di mang...
-Allora considera questo digiuno come una punizione. FUORI!
Senza alcuna fatica, Yori mi fece alzare in piedi sollevandomi per le ascelle e mi sbatté fuori dalla mensa.
-L'hai fatta proprio arrabbiare, eh?- mi disse Iwao passandomi davanti, giusto per affondare il coltello nella piaga  -tranquillo, con il torneo di calcetto di oggi passerà tutto! Tieniti in forma!
Alzai una mano per salutarlo, mentre lui e il resto della sua banda tornavano di sopra, ma quando furono spariti alla vista la chiusi a pugno e me la sbattei pesantemente sulla nuca.
Grandioso, davvero grandioso. In un colpo solo mi sono fatto invischiare nelle attività di Iwao e mi sono inimicato Yori ancora di più. ...ho bisogno di prendermi una pausa per riordinare le idee. Possibilmente, senza appisolarmi come ieri.
Così cercai un posto in cui potevo starmene da solo per un po', e lo trovai subito: i gradini dell'ingresso. Mi sedetti su quello più alto, l'unico su cui le gocce di pioggia cadevano solo parzialmente, appoggiai i gomiti sulle ginocchia e il mento sui pugni, ed alzai gli occhi al cielo chiudendomi in contemplazione.
Ora che ci penso, l'idea di dover giocare tutto il giorno con gli amici di Iwao non è così brutta. Stando a stretto contatto con loro potrò conoscerli meglio, e farmi un'idea migliore di chi fra di loro può o non può essere il killer che sto cercando. Non era forse questo il mio piano originale?
Sorrisi tra me e me.
Non sarà un pomeriggio tutto da buttare, allora! Mi sono arrabbiato per niente! Se solo ci avessi pensato prima...
Sospirai, abbassando lo sguardo sul bosco di fronte.
Mi sono ficcato proprio in un bel guaio con Yori. Se già era severa prima, adesso che le ho dato una ragione in più per tenermi d'occhio sarà impossibile proseguire l'indagine in santa pace! ...mh?
Uno strano rumore proveniente dal bosco mi svegliò dalle mie elucubrazioni. Era un rumore di passi metallici, e si stava facendo sempre più vicino.
Sta arrivando un cavallo?
Mi alzai e scrutai fra gli alberi. Non era un cavallo... Era un bue enorme, che tirava un altrettanto enorme carro alla guida del quale c'era un omone barbuto. L'uomo fermò il carro proprio davanti all'orfanotrofio, saltò giù dal dorso del suo animale ed emise un fischio: dopo pochi secondi, la Signorina Hiromi si affacciò al portone per salutarlo.
-Oh, grazie al cielo siete qui, puntuali come sempre! Con questo tempaccio ho temuto che vi perdeste! Vado a prendere i soldi!
Incuriosito, seguii la Signorina fin dentro l'atrio e la fermai prima che salisse di sopra.
-Mi scusi, chi è quell'uomo?
-Si tratta del nostro fornitore di fiducia! Viene ogni mese, allo stesso giorno e la stessa ora, a portarci tanti scatoloni pieni di cibo per sfamare tutti voi angioletti! Non sapremmo cosa fare senza di lui!
-Capisco...
Quell'ultima notizia, unita alla mia situazione attuale, mi diede un'idea per farmi riabilitare agli occhi di Yori.
-Signorina Hiromi, posso darle una mano a portare tutto dentro?
-Ma molto volentieri, caro! Sei gentilissimo! Aspettami qui, salgo a prendere i soldi per pagare e poi...
-E POI UN BEL CORNO!
Come una carica di bisonti Yori uscì dalla mensa e ci raggiunse, paonazza in volto.
Ma che razza di udito ha? , pensai, mentre mi nascondevo dietro alla Signorina Hiromi.
-Quello di scaricare la merce dal carro è sempre stato un compito mio, non accetto di essere sostituita dall'ultimo arrivato!
-Oh, ma il caro Choji non ha intenzione di sostituirti- cinguettò la Signorina Hiromi -vuole solo aiutare!
-Non mi serve l'aiuto di nessuno. men che meno il suo!...
-Cos'è questo baccano, Yori?
Tutti e tre alzammo la testa verso le scale, da cui stava scendendo la Signorina Azumi.
-Azumi cara- le spiegò la Signorina Hiromi -a Choji farebbe piacere rendersi utile, ma Yori non vuole dargliene la possibilità. Che decisione devo prendere?
-Nessuna, Hiromi. Lascia fare a me. Dunque Yori, per quale motivo saresti così ostile nei confronti dell'ultimo arrivato?
Yori prese un respiro profondo. Si mise una mano su un fianco, e l'altra me la puntò contro.
-Signorina Azumi, Choji ha...
D'istinto serrai gli occhi, convintissimo che Yori stesse per spiattellare i danni che avevo fatto.
-...Choji è incapace di capire che "no" significa "no". Se io non voglio che mi aiuti, lui non deve insistere.
Socchiusi un occhio. Avevo capito male io, oppure Yori aveva davvero mentito per coprirmi?
-Yori- disse la Signorina Azumi -comprendo le tue ragioni. Ma ti sei già dimenticata del nostro piccolo discorso di ieri? "In qualunque modo", avevo detto.
Yori si irrigidì di colpo, come se fosse appena caduta dalle nuvole. E adesso, che cosa le prendeva?
-In qualunque modo?... Ah, ma certo! Ho capito! Allora... Accetto volentieri il tuo aiuto, Choji! Aspetta solo un secondo!
Rivolgendo a tutti un sorriso tiratissimo, Yori corse a prendere un ombrello da uno sgabuzzino, tornò da me, mi prese per mano e mi accompagnò all'ingresso.
-L'ombrello lo tengo aperto io- disse a voce altissima -lascerò a te l'onore di prendere gli scatoloni dal carro e portarli dentro!
-Davvero? B-beh... ti ringrazio per la fiducia!
Uscimmo in cortile. Fu soltanto sotto la pioggia, lontano da orecchie indiscrete, che Yori gettò la maschera.
-Non è fiducia- aggiunse minacciosa -se romperai qualcosa, e sono certa che lo farai, la Signorina Azumi cambierà idea sul fatto che mi serva una mano. Ora, comincia pure senza di me, io devo chiedere una cosa al fornitore.
-D-d'accordo, ma io non ho un ombrello...
-Oh quante storie per due gocce!
Con uno spintone, Yori mi invitò a correre verso il carro. Mi fermai sul retro, ma, anche se la pioggia stava diventando sempre più fastidiosa, non entrai subito per ripararmi. La tentazione di origliare quello che Yori aveva da dire all'uomo era troppo forte.
-Ha portato quello che ho ordinato?- domandò lei.
-Come sempre, ma non ti assicuro che riuscirò ancora a procurarmene, coi tempi che corrono...
-No, non parlo di quella roba. Io intendo i prodotti per pulire...
Da quel punto in poi sia Yori che l'uomo abbassarono la voce, ma ormai avevo sentito abbastanza.
"Quella roba"? Forse sto saltando alle conclusioni troppo in fretta, ma Yori sta nascondendo qualcosa di serio. ...uh?
Salendo sul carro, che all'interno assomigliava ad uno sgabuzzino, notai una stranezza. C'erano delle impronte bagnate, e in un primo momento pensai che appartenessero al fornitore, ma quando la luce di un fulmine le illuminò mi resi conto che non una di quelle impronte usciva dal carro. Il che poteva significare una cosa sola.
Qui dentro c'è qualcuno.
Cautamente mi avvicinai agli scatoloni. Ne spostai qualcuno, e mi sporsi per guardare oltre. Avrei giurato di aver visto muoversi un'ombra, quando un sonoro colpo di tosse alle mie spalle mi fece sobbalzare.
-E allora, ti dai una mossa?- sbraitò Yori -una scatola vale l'altra per cominciare!
In quella, grazie a un secondo fulmine notai una specie di porta chiusa dall'altra parte delle casse. Forse il proprietario del carro era davvero passato di lì per lasciare quelle impronte sospette... Ma ormai non potevo più riguardarle per esserne certo, avendole cancellate io stesso camminandoci sopra.
Cominciammo così il lavoro. O meglio, solo io potevo dire di star lavorando. Mentre io ero concentrato nel trasportare le casse e gli scatoloni uno alla volta, Tutto quello che Yori doveva fare era coprirmi con l'ombrello e condurmi nel magazzino dove avrei dovuto scaricare la merce. Beh, perlomeno così ebbi l'occasione di entrare in un luogo che non avrei potuto visitare altrimenti. La cucina!
Era un locale molto ampio. Con ben quattro piani cottura -due addossati alla parete e due nel centro - mi ricordava quasi la cucina di un ristorante. Un'altra parete era interamente occupata dai lavabi e dall'altissima pila di stoviglie che Yori doveva ancora terminare di pulire, e quella visione mi fece deglutire. Se Yori doveva davvero accollarsi tutto quel lavoro ogni giorno, non me la sentivo proprio di invidiarla!
Infine, da una porta sul lato opposto a quella che conduceva alla mensa si accedeva alla cantina, dove tutte le deliziose cibarie con cui gli orfani venivano sfamati erano ordinate con cura su degli scaffali.
Portata dentro anche l'ultima cassa, in un moto di soddisfazione ed orgoglio mi schiaffai una mano sul petto ed esibii davanti a Yori un sorriso a trentadue denti.
-Ecco fatto! Ho scaricato tutta la merce, e senza aver rotto nemmeno il più piccolo barattolo! Sono stato bravo o no?
-Questo è ancora da vedere. Siediti lì e non fiatare.
E adesso che altro c'è?
Demoralizzato, mi sedetti sul bordo di un barilotto e attesi, girandomi i pollici, mentre Yori ricontrollava gli scatoloni uno per uno. Al termine dell'ispezione tornò da me, con una faccia tutt'altro che allegra.
-Diverse casse hanno il coperchio già aperto, e il cartone di altre scatole è strappato in alcuni punti. Apri la bocca.
-C-che cosa?!
-Apri la bocca e svuota le tasche, sono strasicura che tu abbia rubato qualcosa.
-C-cosa... No! Che stai dicendo? Come posso aver rubato qualcosa? E poi... Sei stata con me tutto il tempo...
-Tranne quando ti ho beccato a perdere tempo dentro al carro. Dunque, come spieghi le scatole aperte?
Mi morsi il labbro inferiore. Ero stato incastrato, e non avevo nulla per dimostrare la mia innocenza! L'unica cosa che potevo fare per salvarmi, in quel frangente, era mettermi sulla difensiva.
-N-non lo so, come spiegartelo! Ma questo non ti da il diritto di accusarmi!- esclamai alzando la voce -si può sapere perché ce l'hai così tanto con me?
-Per favore, evita di recitare la parte della vittima! Con me non attacca! E io me ne intendo di queste cose!
-In... In che senso, te ne intendi...
La porta della cantina si aprì, e fece capolino la Signorina Hiromi.
-C'è qualche problema, tesorini?
Scossi la testa e, con mio sollievo, lo fece anche Yori.
-Nessun problema, è tutto a posto. Ti ringrazio per l'aiuto, Choji. Puoi pure andare.
-D-di niente, è stato un piacere!
Feci per andarmene, ma, non appena la Signorina Hiromi si era girata dall'altra parte, Yori mi tirò a sé per la maglietta, per sibilarmi nelle orecchie un avvertimento.
-Se, all'esaurimento delle scorte, scoprirò che qualche ingrediente si è esaurito prima degli altri, allora avrò la prova che sei un ladro. Non hai scampo, Choji.

 

Uscii mestamente dalla mensa (per l'ennesima volta!) e mi misi le mani in tasca, per reprimere la tentazione di prendere a pugni qualcosa. Non solo non avevo migliorato per nulla il mio rapporto con Yori, ma per colpa di qualche misterioso ladro golosone adesso era addirittura peggiorato.
Emisi un respiro profondo, e mi calmai. Anche senza questo incidente, era difficile che le cose migliorassero. Se avevo capito bene, la Signorina Azumi aveva ordinato a Yori di tenermi d'occhio "in qualunque modo".
Tornai con la mente al giorno prima, per cercare di ricordare le esatte parole che si erano scambiate in cortile... ma ovviamente non ci riuscii: le due si erano allontanate per parlare in privato e io non ero riuscito a sentire una parola. Tutto quello che ricordavo erano alcune informazioni di scarsa importanza.
“-Tutto è sotto controllo. Tredici bambini si sono sporcati, ma ho provveduto a pulirli prima che le macchie diventassero secche. Anche oggi Rokuro ha preteso che lo seguissi per ascoltare una canzone che ha composto per me, ma non mi sono lasciata distrarre. Isoka continua a nascondersi chissà dove e si fa vedere solo durante i pasti. Non c’è altro da segnalare."

...un momento, forse non erano così poco importanti dopotutto!
E così, c'è qualcuno nell'orfanotrofio a cui lei stia simpatica al punto da dedicarle una canzone, nonostante il suo caratterino! Magari, costui ha delle informazioni che possono aiutarmi a conoscere meglio Yori, e soprattutto a capirla... Non ho idea di che faccia abbia questo Rokuro, però sono certo di dove posso trovarlo.

 

 

-LA PORTAAA!!!
Ricevetti le imprecazioni di quelli dell'aula di pittura (e modellismo) ed affrontai a testa bassa la potentissima corrente d'aria, ma alla fine riuscii ad entrare e chiudermi dentro l'aula di musica (e lettura). Il ragazzo che suonava la batteria aveva la stessa foga del giorno prima, se non di più.
-Ciao!- lo salutai, mettendo le mani intorno alla bocca per farmi sentire sopra quel fracasso -sto cercando un certo Rokuro! Per caso lo conosci...
-Sono io Rokuro! Qua la mano, amico!
Mettendosi una delle due bacchette fra i denti per non smettere di suonare, mi strinse la mano sinistra con tanto di quel vigore da farmi tremare il braccio. Lo guardai bene: doveva avere la mia età, ad occhio e croce; i suoi capelli, sparati in aria e mancanti in alcuni punti della testa, erano rossi come la larga maglietta che indossava; il suo viso era lungo, magro e scavato, ed era segnato per metà da una spaventosa bruciatura; anche di corporatura era alto e magro, anzi, scheletrico.
Nonostante il suo aspetto, però, Rokuro sprizzava energia da tutti i pori.
-Choji, giusto? Prendi una chitarra e fammi sentire qualcosa!
-Veramente, io non... D'accordo, ci provo!
Era così entusiasta che non me le sentii di contraddirlo. C'erano diverse chitarre ammucchiate per terra, ma trovai subito quella che si addiceva a me: color grigio metallico, aveva nella parte inferiore una spina per la corrente.
Se va ad elettricità, forse suona da sola. Proviamola!
Indossai la chitarra a tracolla e inserii la spina in una presa, ma non successe niente. Allora, pizzicai un po' le corde.
Un secondo più tardi, stavo pregando affinché l'udito non mi abbandonasse. Dalla chitarra era uscito un suono altissimo e mostruoso, che probabilmente avrebbe fatto da sottofondo ai miei incubi per i mesi a venire.
-YA-OOO! Questo sì che è un La!- gridò Rokuro, che al contrario di me era al settimo cielo -dai, non ti fermare! Ti accompagno con la batteria!
-Ehm... Aspetta un secondo, devo prepararmi!
Non avevo cuore di offenderlo chiedendogli se avesse dei tappi per le orecchie, ma allo stesso tempo non potevo rischiare di farmi esplodere la testa. Così, escogitai un trucco. Dopo essermi voltato dall'altra parte, mi strinsi il naso con due dita ed inspirai con forza, di modo che le mie orecchie venissero tappate dal risucchio dell'aria.
-Eggo, sono brondo!- dissi, praticamente in apnea.
-E allora diamoci dentro!
Non sentii una sola nota di quello che suonammo; più che una lezione di musica, quella tra me e Rokuro sembrava più una gara a chi torturasse peggio il proprio strumento. A furia di sfregare le corde della chitarra le mie dita erano sul punto di prendere fuoco, e come se non bastasse la mia brillante idea di trattenere il fiato mi si stava ritorcendo contro.
Mi sento mancare... No! Non posso arrendermi subito! Devo resistere! Devo... Devo...
Collassai sul pavimento, buttando fuori tutta l'aria che avevo trattenuto. Ero certo di essere diventato paonazzo.
-Piano, Choji, piano!- mi incoraggiò Rokuro, chinandosi al mio capezzale per tirarmi su -devi essere tu a suonare lo strumento, non il contrario!
-Me lo... ricorderò... la prossima volta...
-La prossima volta? Quindi tornerai ancora? YA-OOOO! Hai sentito, Supaida? Finalmente è arrivato qualcuno a cui piace la musica! Possiamo diventare un trio!
Rokuro si girò, per guardare un punto imprecisato della parete.
-Musone come al solito! Ma ti conosco, lo so che sotto sotto anche tu sei contento!
Strabuzzai gli occhi e mi sturai un orecchio con un dito, per essere sicuro di aver sentito bene.
-Con... Con chi stai parlando, Rokuro?
-Ah, giusto, non te l'ho presentato! Questo è Supaida, il mio vocalist!
Pensando che si trattasse di un qualche suo amico immaginario, agitai una mano per salutare il muro.
-Piacere di conoscerti, Sup...
-Choji, dove guardi? Supaida è lassù!
Rokuro mi indicò un angolo vicino al soffitto. Continuai a pensare che non ci fosse nessuno finché, aguzzando meglio la vista, non vidi una creaturina immobile con un corpo nero microscopico e otto lunghissime zampe.
-Supaida... sarebbe un ragno?
-Non è un ragno, lui è IL ragno! Il migliore del mondo! Lui è l'unico, in tutto l'orfanotrofio, che non scappa o si copre le orecchie quando mi metto a suonare! In fatto di musica io e lui abbiamo gli stessi gusti!
Notai come gli occhi di Rokuro brillassero, mentre ne parlava. Non l'aveva detto esplicitamente, ma era ovvio che considerasse quel ragnetto come il suo migliore amico... se non il suo unico. Il pensiero mi fece salire un groppo alla gola.
-Hai detto che Supaida è il tuo... "vocalist"?
-Esatto! Non posso dirti com'è la sua voce perché è così piccolo che non la sento nemmeno io che ho l'orecchio fino, ma sono certo che canta molto bene! E molto presto potrà anche esibirsi, non appena lei accetterà di ascoltare la canzone che ho composto...
Rokuro sospirò rumorosamente. Il sospiro di un innamorato, senza dubbio.
-Lei, chi?- domandai, nonostante sapessi già la risposta.
-Yori, la fata che mi ha rubato il cuore da quando la Signorina Azumi l'ha portata qui! Leggi, questa è la canzone che ho scritto per lei!
Da un po' tutte le tasche dei suoi pantaloni, Rokuro tirò fuori e mi passò un mucchio di foglietti piegati in quattro, su cui aveva scritto, cancellato e riscritto un sacco di versi.
-Wow, che lavoro... La ami davvero?
-Di più, la adoro!
Sorrisi tra me e me. Finalmente era arrivata l'occasione che stavo aspettando, non potevo farmela scappare per nessuna ragione al mondo.
-Dimmi, Rokuro... Che tipo è Yori? Cos'è esattamente che ti ha fatto innamor...
-A-AH! Ecco dove t'eri cacciato, Choji!
Mapporc...
Iwao era appena entrato senza nemmeno bussare.
-Di là siamo pronti per dare inizio al torneo, manchi solo tu! Te ne sei dimenticato?
Pazienza, devo avere pazienza...  -No no, niente affatto! Ho solo perso la cognizione del tempo! Adesso arrivo!
Iwao uscì com'era entrato. Se non fosse stata un'ipotesi sciocca, avrei giurato che avesse fatto apposta ad interrompermi! Mi girai verso Rokuro, facendo spallucce.
-Mi dispiace, purtroppo gliel'avevo promesso. Continueremo a parlare un'altra vol...
In quella, mi venne un'idea fulminea.
-...senti, posso prendere in prestito la canzone? Per... per vedere se posso sistemare le parole e correggere gli errori, se ce ne sono.
-Sarebbe grandioso! Prendila pure, te la affido!
Però, è stato facile...  -Grazie, Rokuro! Ne avrò la massima cura!
Così, me ne andai anch'io. Ero con un piede fuori dalla porta, quando qualcosa mi convinse a fermarmi per un altro secondo o due.
-Rokuro, senti... Noi stiamo per fare una specie di torneo di calcetto... Vieni anche tu?
-Naa, non mi è mai piaciuto lo sport. A me e Supaida piace starcene qui tranquilli.
-Piacerebbe anche a me, ma ho promesso di andare... Comunque, mi ha fatto piacere suonare con te. Sei molto simpatico!
-... g-grazie! Anche tu lo sei! Divertiti, mi raccomando!
Salutai, sorrisi e salutai ancora, richiusi la porta alle mie spalle e mi avviai inesorabilmente verso l'aula della palestra.
Divertirmi... era quello che mi auguravo anch’io.

 

 

...la volete sapere una cosa buffa? Tutto sommato, finii per divertirmi davvero. Certo, a giocare a pallone ero sempre una schiappa e le volte in cui ci scivolavo sopra erano il triplo di quelle in cui riuscivo a calciarlo, ma facendo buon viso a cattivo gioco e ridendo alle mie stesse figuracce -un’impresa a cui non ero abituato- ero riuscito pian piano ad integrarmi. Nelle pause tra una mini-partita e l'altra, ebbi modo di rompere il ghiaccio con un po' tutti i componenti del gruppo. Li trovai molto simpatici, ma il più simpatico di tutti alla fine si rivelò essere proprio lo stesso Iwao.: nel dirigere i turni del torneo di calcetto, annunciare i vincitori e incoraggiare i perdenti era un vero mattatore; dal modo in cui gli altri ragazzi lo richiamavano per farsi dare un cinque era evidente che fosse davvero benvoluto; ed io, sotto sotto, stavo cominciando ad abituarmi alle sue vigorose pacche sulle spalle.
La cena, poi, fu ad un livello totalmente diverso rispetto al giorno prima. A tavola Iwao mi aveva fatto sedere tra lui e Nana, quindi ben lontano dal bordo pericolante della panca, e tra una cucchiaiata di zuppa di pesce e una risata la serata trascorse in completa allegria.
Stavo quasi per chiedermi se qualcuno non avesse preso il posto di Iwao di nascosto, per trasformarlo in una persona così diversa dal bullo che mi era sembrato...
Ma poi capii. Nessuno, quel giorno, aveva fatto menzione di Isoka, l'unico argomento capace di far davvero arrabbiare Iwao. Ecco perché lui e i suoi amici erano sempre stati tranquilli e spensierati.
Già, Isoka. Era da quella mattina che non l’avevo più incrociato. Mentre Yori ci serviva il digestivo, con la coda dell'occhio lo vidi seduto nel suo angolo, solo e chiuso in sé stesso come sempre, e non potei fare a meno di sentirmi leggermente da schifo. Nonostante fosse stato lui stesso a farmi promettere di tenere nascosta la nostra amicizia, mi costava molta fatica riuscire a sopportare la sua condizione. Dovevo essere seduto al suo fianco a tirargli su il morale, non a ridere e scherzare in compagnia del suo peggior nemico!
Più tardi, quando ci ritrovammo tutti in fila davanti ai bagni per lavarci i denti, mi arrischiai a salutarlo con un cenno silenzioso, perlomeno per dargli una specie di buonanotte. Nessuno mi notò, per fortuna.
Io, invece, notai che dalla vita in giù Isoka era completamente bagnato fradicio. Dovevo saperne di più, e subito.
Siccome Isoka era l'ultimo della fila, con la scusa che "la natura mi stesse chiamando" mi chiusi in uno dei cubicoli, e ne uscii quando Isoka fu rimasto solo per parlarci. Quando mi vide comparire, guardando nello specchio sopra il lavandino, fece un mezzo salto per lo spavento.
-Sono soltanto io, tranquillo- gli dissi, inginocchiandomi accanto a lui e posandogli una mano sulla schiena -volevo chiederti... Cosa ti è successo?
Isoka mi fissò in modo strano. Sputò il dentifricio nel lavandino, si risciacquò la bocca, si pulì per bene, e finalmente mi rispose.
-Dopo merenda, siccome aveva finito di piovere sono tornato nel nascondiglio. Era stracolmo d’acqua. Ti sei scordato di chiudere la botola, Choji.
Il mio cuore perse un battito. Quella botola l’avevo chiusa, era la prima cosa che mi ero preoccupato di fare! Se Isoka l’aveva trovata aperta, ciò poteva significare... che qualcun altro aveva scoperto il suo nascondiglio!
Per non metterlo nel panico, decisi di addossarmi la colpa.
-Io... Io non ho parole per scusarmi. Ieri ti faccio digiunare a pranzo, e oggi ti privo del rifugio che hai costruito con tanta fatica... Sono un pessimo amico, mi dispiace!
-Ehi, Choji? È tutto a posto- mi rassicurò lui, con un abbraccio –non ce l’ho con te, perché so che non l’hai fatto apposta. E poi... forse è meglio così.
-C-che vuoi dire?
-Ora che ho trovato qualcuno che mi faccia compagnia, forse è arrivato il momento di lasciar perdere quella buca così stretta e scavarne un’altra un po’ più grande che ci contenga tutti e due. Che ne pensi?
-Io... Grazie, Isoka. Non mi merito di essere perdonato dopo il disastro che ho fatto, ma... Grazie.
-Non pensarci più, dai. Buonanotte, Choji.
-B-buonanotte.
Isoka uscì dal bagno, e io potei tirare un sospiro di sollievo. Chissà per quanto tempo ancora, però, sarei potuto stare tranquillo. Prima il carro del cibo, e ora il nascondiglio di Isoka... Non potevo dire che i due fatti fossero collegati, ma di una cosa ero certo. Qualcuno che viveva nell’orfanotrofio stava seguendo le mie mosse di nascosto. E se quel qualcuno era il Mascheratore... allora dovevo stare molto attento.

 

Uscii dal bagno un minuto dopo Isoka ed entrai nel dormitorio. Quasi tutti, come la sera prima, erano già andati nel mondo dei sogni. Indossai il pigiama, e mi lasciai cadere a peso morto sul letto. Avevo appena appoggiato la testa al cuscino...
...che il rumore di un foglio schiacciato mi fece rizzare in piedi come se fossi stato colpito da una scossa.
Il rapporto!
Senza perdere altro tempo mi tuffai sotto le coperte, accesi la torcia, presi in mano la penna e iniziai a scrivere. Come prima cosa tirai una riga sul titolo, sostituendo "primo giorno della missione" con "secondo".
Bene, e adesso? Ora che ci penso, non è che abbia fatto veri e propri passi da giganti con l'indagine. Che cosa ho scoperto, oggi, di veramente utile?
Rivisitai con il pensiero tutta la giornata. I sospetti sul misterioso individuo che mi aveva seguito erano solo sospetti, mi serviva qualcosa di concreto!
...e ce l’avevo, in effetti. Un'informazione che avevo ottenuto quel giorno mi era rimasta impressa più di altre, ed era stato Iwao a fornirmela.
“-...non molto, comunque prima che arrivassi tu erano loro gli ultimi arrivati.”
E così, Nao e Naoki erano gli ultimi ad aver trovato casa nell'orfanotrofio. Mi restava solo da scoprire esattamente quando.
Allungai un braccio verso il letto accanto al mio e picchiettai alla cieca. Dopo poco, sentii una specie di grugnito irritato.
-Scusami, Nao- bisbigliai -sei sveglio?
-...adesso sì. Che c'è, Choji?
-Ecco, volevo chiederti scusa per quello che è successo stamattina...
-Scusa per cosa? Si è trattato solo di un gioco, non è il caso di farne una tragedia.
-Lo so, però ti ho visto a disagio...
-Ripeto: non farne una tragedia. Non ero dell'umore giusto per giocare, tutto qua. Ho sentito che tu invece ti sei divertito nel pomeriggio.
-Oh, sì! Non ho segnato nemmeno un gol e stavo quasi per farne uno nella mia stessa porta, ma me la sono spassata. Certo, immagino che giocare in palestra sia anche meglio... Dimmi, è tanto grande?
-La palestra, dici? Non...
Ci fu una pausa.
-...non molto, a occhio e croce penso sia grande quanto la mensa. Ma per giocare a calcetto è l'ideale, anche perché ci sono delle porte vere... Adesso scusami, ma sto proprio crollando dal sonno. Notte, Choji.
-Buonanotte, Nao.
Tornai sotto il cuscino e riaccesi la torcia. E così Nao e Naoki erano giunti all'orfanotrofio prima che la palestra venisse sigillata. Se fossero arrivati dopo infatti, Nao non avrebbe saputo dirmi com'era fatta.
Questo non bastava per far di uno dei due il principale indiziato, ma era comunque un piccolo passo in avanti nell'indagine.
Perfetto, ora posso davvero procedere con il rapporto. "Ancora nessuna traccia del Mascheratore, ma ho avuto modo di conoscere meglio gli orfani che..."

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Capitolo 9
*** 9. ***


Choji's Last Chance

9.

Mi svegliai con una brutta sorpresa.
...ma dai, di nuovo!?!
Proprio come il giorno prima, non avevo aggiunto una singola parola nuova al rapporto della missione. In compenso l'avevo inzuppato di saliva.
Che ore sono? ...non importa, se tutti stanno ancora dormendo posso continuare a scrivere con calm...
-Sveglia, Choji! SVEGLIA!!!
Era la voce di Iwao. Sentii la sua mano afferrare il cuscino sotto cui mi ero nascosto. Avevo pochi millesimi di secondo per decidere dove nascondere il foglio.
Iwao sollevò il cuscino.
-Ma come dormi? Non dirmi che ti da fastidio la luce! ...uh?
-Buonforno... 'ao... Glom... Buongiorno Iwao, che ore fono... Glom... sono?
Mi ero mangiato il rapporto. Letteralmente. Per fortuna il foglio era fatto con carta di riso.
-È quasi ora di colazione e sono già tutti scesi- mi rispose, inarcando un sopracciglio -ma vedo che tu ti sei servito un aperitivo...
-È solo uno spuntino di mezzanotte, un piccolo snack! Eh eh! ...è contro il regolamento?
Iwao incrociò le braccia, ma sorrise.
-Diciamo che, se Yori lo venisse a sapere, come minimo ti scuoierebbe. Sta' tranquillo però, non le dirò nulla. Non voglio averti sulla coscienza!
-Oh, ehm... Grazie!
-Figurati! Adesso sbrigati a vestirti, io ti aspetto a tavola allo stesso posto di ieri!
-D'accordo!
Aspettai che uscisse, quindi mi abbandonai ad un sospirone di sollievo.

C’è mancato davvero poco... Beh, credo di aver imparato la lezione. D’ora in poi il rapporto lo scriverò di giorno. Devo solo trovare il momento adatto.
Mi vestii e scesi in mensa, dove scoprii con piacere che Iwao mi aveva riservato un posto addirittura al centro della tavolata. Se il buon giorno si vede dal mattino quella sarebbe stata una gran bella giornata, me lo sentivo!
E proprio grazie a quel po’ di buon umore, riuscii a pensare subito alla prima mossa che avrei dovuto compiere per riprendere l’indagine: andare a fare una capatina al nascondiglio di Isoka. Se il tizio che vi aveva ficcato il naso lasciando la botola aperta era lo stesso che si era nascosto sul carro del cibo, e se quel tizio era anche il serial killer che dovevo arrestare, non potevo escludere la possibilità che avesse lasciato qualche traccia del suo passaggio. Dovevo andare a controllare.
Finita la colazione, ricordandomi le istruzioni di Isoka aspettai che tutti fossero usciti dalla mensa e che Yori si fosse chiusa in cucina, quindi il più discretamente possibile uscii in cortile e mi recai all'area dei giochi per i più piccoli. Guardai dappertutto, senza tralasciare nemmeno gli spazi tra i fili d’erba, ma non trovai nulla di interessante.
Andai allora ad esaminare la casetta di legno. Non appena sollevai la botola, un tremendo tanfo di acqua piovana mi investì in faccia. L’acquazzone del giorno prima aveva allagato la fossa fino all'orlo!
Accidenti, non pensavo che il danno fosse tanto grave! Povero Isoka... Chiunque sia stato a sabotare il suo nascondiglio la pagherà cara, parola mia! ...per adesso, mettiamoci al lavoro.
Non dovevo far altro che tirare fuori dalla buca il sacco di cellophane che ne ricopriva le pareti, così da tirare fuori anche tutta l'acqua in un colpo solo. Sulla carta mi sembrava un compito facile... invece, quello fu uno dei lavori manuali più scomodi e delicati che mi fosse mai capitato di fare in vita mia.
Ero scomodissimo, praticamente a gattoni, e con entrambe le mani occupate, per tenere sollevate sia la gattaiola che la botola non potevo usare altro che la schiena e la testa. Inoltre, non avevo tenuto conto del fatto che il cellophane fosse stato attaccato al bordo della botola da tanti piccoli chiodi. Mi piangeva il cuore al pensiero di dover smontare tutto il lavoro che Isoka aveva fatto con tanta passione, ma purtroppo non avevo scelta.
Cominciai ad allentare i chiodi, uno per uno, ma senza staccarli del tutto, per paura che un lembo del cellophane potesse cadere prima degli altri e far rovesciare l'acqua sul fondo della buca. Finito quel passaggio, strinsi fra le dita due lembi, contai fino a cinque -tre mi sembrava troppo poco- e, con mooolta delicatezza, sollevai. Come avevo sperato, i chiodi allentati si staccarono quasi tutti all'unisono e caddero dentro l'acqua.

Molto bene!
La prima parte del lavoro era compiuta, ma ora veniva la seconda e più difficile. Nelle mie mani avevo un gavettone gigante a tutti gli effetti. Al minimo movimento sbagliato si sarebbe potuto strappare, e l'acqua sarebbe caduta dentro la fossa allagandola per sempre. Sembrava un'impresa impossibile... ma il desiderio di riparare al torto fatto al mio piccolo amico mi aiutò a superarla. Strinsi i denti, tesi i muscoli delle braccia al massimo e tirai.
Piano piano sollevai il sacco strapieno d'acqua, e, strisciando all'indietro sulle ginocchia, riuscii infine a tirarlo fuori dalla casetta.
Ce l'ho fatta... Ce l'ho fatta!
Mi asciugai la fronte, orgoglioso di me stesso. Mi restava ancora la terza parte, ma era anche la più facile. Dovevo solo trovare un posto abbastanza lontano, soprattutto da sguardi indiscreti, dove poter rovesciare l'acqua e distendere al sole il cellophane per farlo asciugare.
Così, cominciai a trascinare il “gavettone” verso il bosco, procedendo all’indietro e voltandomi spesso per vedere dove stavo andando. Dopo tanto camminare e tante radici che sembravano messe apposta per farmi inciampare, finalmente trovai uno spiazzo deserto fra gli alberi, non estesissimo ma abbastanza grande perché la luce del sole lo illuminasse tutto. Lasciai cadere il lembo del cellophane, e tutta l’acqua piovana si riversò nella piccola radura, creando una pozzanghera gigantesca.

È andato tutto liscio, non ci speravo nemmeno! Dopo questa sfacchinata, mi merito davvero di fare uno spuntino di nascosto... Mh? Cos'è quello?
Notai una piccola pallina nera staccarsi dal fondo del sacco. Riuscii a prenderla appena prima che venisse trascinata via dall'acqua, quindi la asciugai un po' con la mia maglietta e la esaminai da vicino.
Cioccolato fondente, mi sembra... E se l'olfatto non mi inganna, sento anche un pizzico di peperoncino... Non ci sono dubbi, questa è una Pillola del Soldato!
Non riuscii a trattenermi dal saltare di gioia. Finalmente avevo trovato un indizio!
Ero certissimo di non sbagliarmi poiché, almeno a Konoha, è il clan Akimichi ad occuparsi personalmente della produzione di quelle Pillole in grado di fornire di energia per tre giorni consecutivi a chi le mangi.
Ed ero anche certo che la Pillola che avevo trovato non era mia, visto che non me le portavo mai dietro e la mia scorta personale era nascosta al sicuro nel mio borsone.
Di conseguenza, poteva averla persa solo il Mascheratore.
Quel farabutto deve servirsene per forza, altrimenti non potrebbe mantenere il suo travestimento per sempre. Se è a conoscenza del nascondiglio segreto, è molto probabile che prima o poi ripassi da quelle parti... Sì, sono sulla strada giusta!
Soddisfatto, infilai la Pillola in tasca.

Subito dopo, per poco non morii dallo spavento.
 

Riflesso nella grande pozzanghera, vidi un uomo che un istante prima non c'era.
-Era ora che ti facessi vivo, Choji Akimichi.
Alzai la testa. Per fortuna, si trattava di uno degli ANBU della squadra di appostamento, che circondavano l'orfanotrofio per far sì che il Mascheratore non potesse fuggire da qualche altra parte. Dalla sua maschera da gatto, riconobbi quel ninja come lo stesso che avevo incontrato prima di cominciare la missione.
-O-oh... Ciao, Pon...
-Kon.
-Giusto, Kon! Mi sono confuso, eh eh! ...eh.
L'ANBU mise le mani sui fianchi e scosse la testa.
-Grandioso, ti sei già scordato il mio nome. Ma di che mi stupisco, in fondo ti sei anche dimenticato di portarci il rapporto della missione per due giorni di fila...
-Questo non è vero! Ho cominciato a scriverlo ogni sera!
-"Cominciato"? Che significa "cominciato"? Insomma, che ne è stato del rapporto?
Giocherellando con gli indici, mi feci piccolo piccolo.
-L'ho... L'ho mangiato...
-COSA?!?
-Volevo dire... è come hai detto tu, mi sono capitate tante di quelle cose che ho finito per perdere la cognizione del tempo e dimenticarmene...
-Lasciamo perdere, non mi interessa. Piuttosto, già che sei qui, dimmi a voce come procede la missione. Hai già un'idea di chi possa essere il Mascheratore?
Mi schiarii la voce.
-Non ancora, purtroppo. Anche perché gli orfani che vivono là saranno almeno una cinquantina, e non ho ancora fatto a tempo a conoscerli tutti personalmente.
Kon sospirò con disappunto.
-Avrei dovuto aspettarmelo...
-A-aspetta! Non li avrò conosciuti tutti, però ci sono almeno un paio di bambini che mi sono sembrati più sospetti degli altri!
-Oh, molto bene. E su quali basi ti sembrano sospetti?
-Sono gli ultimi due bambini ad essere arrivati all'orfanotrofio prima che venisse scoperto l'omicidio. ...è un po' poco per accusarli, lo so.
-Di' pure che non hai scoperto niente! Altri bambini potrebbero aver chiesto asilo qualche giorno prima di quei due, non ci hai pensato?
-Ma certo che ci ho pensato!
-E allora perché ti sei concentrato solo su quei due bambini in particolare? Quelli arrivati prima di loro non ti sembravano abbastanza interessanti?
-Non è così!- protestai, trattenendomi a stento dall'alzare la voce -finora, quei  due bambini sono gli unici di cui ho saputo il periodo del loro arrivo, e solo perché è stato uno dei due a dirmelo spontaneamente! Capisci, non posso mica andare in giro a chiedere a tutti domande personali come se niente fosse! Se lo facessi, il Mascheratore comincerebbe a sospettare di me!
-Comprendo, comprendo, non ti scaldare. La tua è una precauzione giusta... Un momento. Che diamine significa "andare a chiedere in giro a tutti"? Non ti è mai venuta in mente l'idea di controllare di nascosto i registri di adozione, per sapere le date di arrivo di tutti?
-È la prima cosa che mi è venuta in mente, credimi! Quando ho messo piede nell'orfanotrofio ho visto infatti un registro, ma era pieno di disegni e scarabocchi!
-Disegni... e scarabocchi? Spiegati meglio.
-Ho chiesto a una delle due signore responsabili dove fosse il registro dove poter firmare, ma lei mi ha risposto che non hanno nulla del genere!
-Cosa? Mi prendi in giro?
-No, per niente! A quanto ho capito, non c'è bisogno di lasciare il proprio cognome o raccontare la propria storia: lì dentro, chiunque può ricevere ospitalità. Strano, eh?
Kon rimase in silenzio per diversi secondi. Anche se non potevo vederlo in faccia, dai suoi movimenti capii che quell'ultima informazione doveva averlo sconvolto.
-...dannazione!- esclamò poi, mollando un calcio ad un sasso -se solo l'avessimo saputo prima, dannazione!
-Di... di che cosa stai parlando? Non capisco.
Meccanicamente Kon alzò un braccio, per indicare un punto alle mie spalle.
-Choji Akimichi, puoi riprendere le tue cose e tornare a Konoha. La tua missione è annullata.
Annullata. Annullata. Annullata.
Quella parola riecheggiò nella mia testa come una campana.
-C-come sarebbe a dire, annullata? Spiegami, per quale motivo dovrei abbandonare l'indagine? Per quale motivo dovrei lasciare quell'assassino a piede libero?
-Non lo lasceremo a piede libero, idiota! ...per la miseria, possibile che tu non ci arrivi da solo? Pensavo che fossi stupido, e oggi ne ho avuto la conferma!
Una scintilla esplose dentro di me. Dirmi di abbandonare tutto e addirittura insultarmi... ma chi credeva di essere?
Feci qualche passo avanti e sollevai i pugni. Ero talmente imbufalito che nemmeno mi ero accorto di avere i piedi quasi immersi nella pozzanghera.
-Mph. Meriteresti di restare nell'ignoranza, ma mi fai talmente pena che ho deciso di accontentarti. Ricordi il motivo per cui ti è stato ordinato di stanare il Mascheratore nella maniera più discreta possibile e sotto falsa identità?
-...certo, che me lo ricordo! Per non scatenare un incidente diplomatico con il Paese dei Fiumi! E allora?
-Davvero non ci arrivi? Ragiona. Se gli orfani non vengono registrati e chiunque può avere ospitalità semplicemente chiedendola, significa che quello non è un vero e proprio orfanotrofio ma un esercizio illegale.
-Ripeto: e allora?
Kon sbuffò sotto la maschera.
-In parole povere... Se quell'orfanotrofio non è legale, alle maggiori autorità del Paese dei Fiumi non importerà nulla se un bel giorno un gruppo di ninja di Konoha decida di metterlo a ferro e fuoco per stanare un serial killer.
Spalancai gli occhi, mentre la mia rabbia scemava di colpo.
-Ferro... e fuoco? Intendi dire... che...
-Se avessimo saputo prima che il Mascheratore si era rifugiato in un luogo che non lo protegge affatto, ci saremmo risparmiati settimane di inutili appostamenti e avremmo potuto eliminarlo sin dall'inizio! ...beh, meglio tardi che mai. Ora che lo sappiamo, quell'assassino ha le ore contate.
Dicendo questo, mi voltò le spalle e iniziò ad avviarsi.
-E-ehi! E adesso dove vai?
-A dare le nuove disposizioni agli altri membri della squadra. Hai detto che gli orfani sono una cinquantina, giusto? Con la giusta coordinazione, il Mascheratore non avrà modo di scampare allo sterminio.
Mi sentii invadere da un'ondata di panico. Non riuscivo ancora a credere a quello che stava succedendo. Avevano... Avevano davvero intenzione di uccidere senza pietà tutti quei bambini e ragazzi innocenti, solo per essere certi di prendere anche il killer?!
Non posso permetterlo!
Corsi disperatamente in avanti. Il rumore dei miei passi sull'acqua allarmarono Kon, che si girò di scatto sfoderando la katana, ma io mi abbassai in tempo e con un salto in avanti lo placcai al suolo. Purtroppo, mi sfuggi subito usando la tecnica della sostituzione con un ciocco di legno, e prima che potessi reagire mi assestò un calcio ad un fianco così potente da togliermi il fiato.
-Ho capito cosa ti passa per la testa, Choji Akimichi. Ma devi vederla in questo modo: cercando di proteggere quegli orfani proteggi anche un nemico di Konoha. Nemmeno io salto di gioia all'idea di dover far del male a degli innocenti, ma io e i miei compagni abbiamo ricevuto l'ordine di eliminare il Mascheratore una volta per tutte e senza badare a scrupoli. Fattene una ragione.
Kon iniziò ad avviarsi. Per colpa del suo calcio ero rimasto immobile al suolo e piegato in due; mi ci sarebbero voluti due o tre minuti per riprendermi, ma anche se fossi stato al cento per cento, cosa avrei potuto fare contro un intero squadrone di ANBU? Da solo non sarei mai riuscito a fermarli... ma forse conoscevo qualcuno che poteva farlo.
-È stato... il consigliere Danzou in persona... a mandarmi qui, lo sai?
Kon si fermò, ma senza voltarsi.
-E allora? Anche noi siamo qui per ordine suo. E francamente un ordine dato a degli ANBU ha molta più importanza di uno dato a un semplice chunin.
In effetti non ha tutti i torti... E adesso che cosa mi invento? -C-capisco... ma, ragiona, se deciderai di invadere l'orfanotrofio, interferirai con la missione che Danzou ha assegnato a me, e questo potrebbe farlo arrabbiare molto... Non pensi che sarebbe meglio sentire la sua opinione, invece di prendere iniziative? Giusto per sicurezza, eh! ...Kon? Mi hai sentito?
Alzai la testa. Giurai di averlo visto tremare leggermente.
-...ti sei espresso in maniera contorta, Choji Akimichi, ma c'è del vero in quello che dici. Non si sa mai quanto si può essere sicuri, quando si ha a che fare con Danzou...
-Co-come?
-Ignora l'ultima frase. E va bene, d'accordo. Contatterò Danzou tramite un falco messaggero per chiedere nuove disposizioni. Per quanto riguarda te... continua a fare quello che stavi facendo.
Prima che riuscissi a ringraziarlo, Kon se n’era già andato.
Un po’ alla volta il dolore al fianco si affievolì, e potei rimettermi in piedi. Ma se avessi detto che stavo meglio sarebbe stata una bugia.
Ero riuscito a convincere gli ANBU a non assaltare l'orfanotrofio e guadagnare tempo...
Già, ma quanto tempo, esattamente? 

...

 

Non avendo più nulla da fare lì, tornai indietro. Non senza qualche difficoltà di orientamento: perso com'ero nei miei pensieri, fui costretto a compiere un tortuosissimo percorso a zigzag tra gli alberi prima di ritrovare il cortile.
Devo prendere nota, prima di avventurarmi ancora nel bosco è bene che pensi a un modo per ricordare la strada che ho fatto... Oh? Ma che sta facendo?
Isoka era chinato davanti alla casetta-nascondiglio. Dal modo in cui si grattava la nuca, capii che aveva appena scoperto la buca vuota e ne era rimasto costernato. Lo raggiunsi di corsa.
-Ehi, psst, ehi! Sono io! Tranquillo, è tutto a posto!
-No, non c'è niente a posto! L'acqua è... è sparita...
-Lo so. Adesso ti spiego.
In breve, gli raccontai ciò che ero riuscito a fare. Finita la spiegazione, Isoka tirò un gran sospiro di sollievo.
-Meno male, per un momento ho creduto di essere diventato matto... Sono appena arrivato per provare a svuotare la buca con un secchiello, ma quando ho visto che l'acqua non c’era più mi sono spaventato... Grazie, Choji! Però... Non c'era bisogno che arrivassi a tanto...
-Scherzi? Il senso di colpa per il disastro che ho combinato non mi ha fatto dormire la notte! Dovevo farmi perdonare in qualche modo! ...sono perdonato, giusto?
Isoka sorrise.
Seguì un silenzio imbarazzato. Non sapevo cosa dirgli, e un po' mi vergognavo a guardarlo dritto negli occhi. Ero il suo primo e unico amico, ma quante cose gli stavo nascondendo? La mia vera identità, il fatto che qualcun'altro avesse scoperto la botola, la Pillola che vi avevo trovato dentro...
Pensandoci bene, passando per vie traverse avrei potuto informarlo di quegli ultimi due punti.
-S-senti, Isoka...
-Sì?
Titubai. Era saggio metterlo al corrente?
In quella, trovai la domanda giusta da fare.
-...ecco! Come mai volevi svuotare la fossa con un secchiello, visto che ci siamo messi d'accordo per trovarci un altro nascondiglio? Stavi cercando qualcosa che hai perso?
Isoka sembrò cadere dalle nuvole alla mia domanda.
-N-no, non ho perso nulla! E non ho cambiato idea sul fare un nascondiglio nuovo! Però sono ancora affezionato a questo, e mi sarebbe dispiaciuto lasciarlo allagato... Oh, no!
Improvvisamente Isoka si impietrì. Seguii il suo sguardo, e vidi arrivare di gran carriera cinque o sei membri della banda di Iwao.
-Choji, tienilo fermo!- mi gridò quello in testa al gruppo.
No, maledizione! No!...
-Psst- sentii bisbigliare Isoka -fa' come ti dice, svelto!
Obbedii, anche se un po' goffamente, e misi una mano sul colletto della sua camicia per fingere di stringerlo.
-Così, Choji, non fartelo scappare- mi disse ancora il capo del gruppo, che poi si rivolse agli altri -andate a chiamare Iwao, così magari questa storia può finire una volta per tutte!
-Non finirà, purtroppo- sussurrò Isoka -anche se non troverà nulla, Iwao continuerà a perquisirmi fin quando non ammetterò che lui ha ragione... Stai al loro gioco, Choji. Non voglio che ce l’abbia anche con te.
Spostai lo sguardo dal punto in cui sarebbe dovuto comparire Iwao ad Isoka. Senza accorgermene, allentai la presa su di lui.
-Che stai facendo, Choji?
Iwao spuntò in quel momento da dietro un angolo dell'edificio. Non c'era più tempo per indugiare.
-Scusami Isoka, ma non ce la faccio proprio a prestarmi alle sue prepotenze. Voglio stare dalla tua parte, stavolta.
-...ho capito. Ricorrerò al piano B. Perdonami, Choji.
-Perdonarti di cos... AHIA!
Isoka mi aveva morso, anzi azzannato le dita, per poi scappare a tutta velocità. Gli altri ragazzi partirono all'inseguimento, ma era ormai troppo tardi per riacciuffarlo.
-Choji, stai bene? Quel disgraziato ti ha fatto perdere sangue?- mi chiese Iwao con apprensione. Sembrava sinceramente preoccupato per le mie condizioni.
-Sto benissimo... Ahio... Mi dispiace, ero riuscito a prenderlo ma non ho fatto i conti con i suoi denti affilati. Che male...
-La pagherà anche per questa, te lo prometto! Nel frattempo, dovresti andare in infermeria a far vedere quella mano! Ti accompagno!
-Grazie... Grazie, davvero, ma non ce n'è bisogno. A dopo.
Me ne tornai in tutta fretta nell'orfanotrofio. Un po' mi dispiaceva piantarlo in asso: in altre occasioni avrei apprezzato la sua gentilezza, ma per quel giorno ne avevo già abbastanza di essere messo in mezzo tra lui e Isoka. Possibile che proprio non esistesse un modo per farli andare d'accordo?

 

Non mi recai all’infermeria come Iwao mi aveva suggerito. Invece, salii spedito nel dormitorio dei maschi. Dovevo essere sicuro che la mia scorta di Pillole del Soldato non fosse stata effettivamente trafugata da qualcuno.
Avevo la mano sulla maniglia e stavo per abbassare, quando dall’interno udii una voce che conoscevo bene.
-L’hai già detto tante volte che non ti piace, non ho la memoria corta.
Era Nao. E con molta probabilità stava parlando con Naoki.
Sperando che nessun'altro salisse in quel momento, mi appiattii delicatamente contro la porta e ci accostai l'orecchio.
-...non piace neanche a me, credimi- sentii dire ancora dalla voce di Nao -ma se vogliamo che ci lasci in pace, dobbiamo per forza diventare suoi amici. Allora, cosa volevi dirmi?
Sulle prime non sentii nulla di quello che stava dicendo Naoki. La sua voce infatti era dolce, flebile e molto bassa, proprio come lei. Dovetti tapparmi l'altro orecchio per riuscire finalmente a captare qualche parola.
-...notato che Yori e la Signorina Hiromi non sono uscite dalla cucina... ...c'erano anche tanti zainetti in un angolo. Oggi ci porteranno in gita da qualche parte, ne sono sicur...
-Aspetta un secondo, fammi capire: se hai notato tutte quelle cose, significa che le hai seguite in cucina! E loro non si sono accorte di niente?
Naoki rimase zitta, ma dalla risposta successiva di Nao capii che doveva aver fatto di sì con la testa.
-A-ah! Lo vedi, che riesci a renderti utile proprio grazie alla tua altezza?

Rendersi utile?!
-Non è divertente!- ribatté Naoki stizzita, per poi riabbassare la voce -...capisci... ...prenderle solo adesso? Nessuno... ...vedere.
-Sono d'accordo, hai fatto bene a chiamarmi.
I due fratellini non dissero più nulla, ma li sentii chiaramente masticare qualcosa. Che accidenti stavano mangiando? Fui fortemente tentato di entrare e coglierli sul fatto, ma una parte di me mi disse che non sarebbe stata una buona idea. Anche se l'incontro inaspettato con Kon mi aveva messo addosso una certa fretta, non potevo permettermi di fare mosse avventate.
Staccai l'orecchio dalla porta e feci qualche passo all'indietro fino alle scale, per poi mettermi a marciare sul posto: ero ridicolo, però così facendo, quando Nao e Naoki uscirono dal dormitorio pochi minuti dopo, gli diedi l'impressione di star salendo solo in quel momento.
-'giorno- salutai, con disinvoltura -hai dormito bene, Naoki?
La piccola annuì.
-Mi fa piacere. Vado a farmi un pisolino anch'io, adesso. Ci si vede!
Li superai e mi diressi di nuovo verso il dormitorio, continuando però a spiarli con la coda dell'occhio. Sembravano anche più disinvolti di me, eppure ero certo che stessero nascondendo qualcosa...
Dopo essermi chiuso la porta alle spalle, mi precipitai al letto di Nao per esaminarlo da cima a fondo. Niente di insolito. Mi inginocchiai per guardare sotto al letto. Ancora niente. Osai addirittura ficcare il naso nel suo comodino dove teneva i vestiti. Niente di niente.
Non hanno lasciato nemmeno la più piccola briciola. Che stessero prendendo anche loro le Pillole del Soldato? ...ma no, cosa vado a pensare!
Scossi la testa con tanto di quel vigore da farmi quasi male al collo. Non avevo alcuna prova per confermare quel sospetto così azzardato! Per quel che ne sapevo Nao e Naoki potevano aver semplicemente mangiato delle caramelle di nascosto, e per quanto riguardava ciò che si erano detti... Non sapevo proprio cosa pensare. Decisi di dimenticarmene, per il momento.
Andai a prendere il mio borsone, lo posai sul letto, mi sedetti e lo aprii per controllarlo.
C’è ancora tutto, meno male! ...ma non sono ancora sicuro, accidenti! Quella che ho trovato è davvero una Pillola o mi sono sbagliato? Per togliermi ogni dubbio, meglio che faccia un confronto. ...mh?
Infilai una mano in tasca per prendere la Pillola, ma quando la tirai fuori inavvertitamente feci uscire anche un mucchietto di fogli di carta che caddero ai miei piedi. Dopo aver fatto il confronto tra le Pillole e richiuso il bagaglio, raccolsi i fogli e li aprii.

La canzone d’amore di Rokuro! Me n’ero proprio dimenticato!
Gli avevo chiesto di prestarmela perché potessi correggere eventuali errori, ma in realtà il mio scopo era un altro. Siccome la canzone era stata dedicata a Yori, magari fra i versi avrei potuto ricavare qualche informazione che mi avesse aiutato a conoscerla meglio.
Cominciai a leggerla... Dopo aver decifrato la traballante scrittura di Rokuro e rimesso nel giusto ordine tutti i versi. 

"Yori, Yori, Yori / da quando sei arrivata / il mio cuore hai rubata / e non me l'hai più restituata. / Yori, Yori, Yori / da quando sei arrivata / la vita a tutti hai migliorata / da instancabile lavoratrice quale sei... ta."

Decisamente, c'era qualcosa che stonava... Ma in fondo, chi ero io per giudicare, non avendo mai nemmeno preso in mano uno spartito?

"Yori, Yori, Yori / sempre seria, sempre musona / ma quando sorridevi eri più smagliante del solleona. / Perché i ratti il sorriso ti hanno sottratta / e da allora la stessa più non sei statta... / Yori, ho deciso, il mio cuore puoi tenere / se non t'importa di me, riuscirò a soprassedere. / Anche i miei denti se vuoi ti lascio rubere / perché ora conta più rivederti sorridere."

...non era poi tanto male, dai. Certo, le rime erano da aggiustare, ma era il messaggio ciò che contava di più, e secondo me Rokuro l'aveva comunicato perfettamente. Sperava di essere ricambiato, ma prima di ogni altra cosa desiderava che Yori fosse felice.
Mi scappò una lacrimuccia. La asciugai e tornai a concentrarmi sul testo.
Da quel che ho capito Yori non è sempre stata così scorbutica come la conosco io, ma lo è diventata di colpo in seguito a qualcosa. "I ratti il sorriso ti hanno sottratta", così dice Rokuro... Si riferisce alla storia dell'invasione di ratti nella palestra dell'ala ovest, senza dubbio. Io però so che si tratta di una bugia inventata dalle due Signorine per nascondere la scoperta di un cadavere, anche se non ho ancora trovato la conferma...
Le rotelline nel mio cervello si misero a girare sempre più velocemente.
Ammettiamo pure che i ratti ci siano davvero. Com'è possibile che, di tutti gli orfani che vivono qui, soltanto lei ne sia rimasta sconvolta al punto da cambiare carattere e diventare perennemente scontrosa? Forse perché, a differenza degli altri, lei li ha visti da vicino... Però, due giorni fa Iwao mi ha detto che la Signorina Azumi è riuscita a sigillare i ratti nella palestra prima che altri li vedessero. Di conseguenza...
Alzai gli occhi dal foglio e li spalancai.
Se Yori è cambiata il giorno in cui c'è stata l'invasione dei ratti, ovvero il giorno in cui è stato scoperto l'omicidio, allora significa che lei ha visto qualcosa! Yori sa qualcosa dell'omicidio!
Scattai in piedi. Ero in preda all'eccitazione. Finalmente avevo una pista da seguire!
Chi l'avrebbe detto? Yori, la persona che temevo avrebbe ostacolato la mia indagine, è in realtà quella che devo tenere d'occhio di più! Sono a cavallo!...

 

-Non dovevi essere in infermeria, Choji?
Iwao entrò in quel momento senza bussare. Colto dal panico, feci la cosa più stupida che si potesse fare.
-GNAM. ...fi, ma il molore mi è paffato sufito, cofì… GLOM...
La canzone di Rokuro era finita nel mio stomaco, a fare compagnia al rapporto. Maledetto il mio istinto!
-Così hai deciso di concederti un altro dei tuoi spuntini segreti. Non so perché, ma me l’aspettavo!- scoppiò a ridere Iwao, assestandomi una delle sue solite pacche -fai bene a festeggiare, sai? Ti stavo cercando appunto per darti una notizia meravigliosa!
-Davvero? Di che si tratta?
-Abbiamo trovato il posto in cui quel monello di Isoka si nascondeva sempre! Pensa, quel diavoletto si era scavato una fossa proprio sotto il nostro naso, dentro la casetta vicino agli scivoli! Ed è tutto merito tuo se l’abbiamo scoperta, sai? Siccome hai beccato Isoka proprio in quella zona, ci siamo insospettiti e abbiamo controllato!
Dovetti tenere sollevati gli angoli della bocca con due dita per continuare a sorridere a quella notizia, perché in realtà mi stavo sentendo morire dentro. Tutto il lavoro che avevo fatto quella mattina... Anzi, tutto il lavoro che aveva fatto Isoka era stato buttato al vento. Per colpa mia!
-...Choji, ti senti bene? Sembri palliduccio…
-S-sono sanissimo, non preoccuparti... Voglio chiederti una cosa, Iwao. Posso?
-Certo, spara.
Feci un profondissimo e rumorosissimo respiro.
-So che non ti piace parlarne, ma voglio sapere cosa ti ha fatto Isoka di male.
In meno di un secondo, Iwao passò dal sorridente al rabbuiato e staccò il suo sguardo da me.
-Se sai che non mi piace parlarne, perché me lo chiedi?
-Perché se sapessi cosa ti ha fatto... sarei ancora più motivato nell’acchiapparlo, ecco!
-Non ti basta sapere che mi fa arrabbiare? Non è una motivazione sufficiente per te?
-In che modo ti fa arrabbiare? È questo che non capisco!
-Non devi capire niente! È un problema tra me e lui, basta! Smettila di fare queste domande!
-La smetto, la smetto. Almeno, però, dimmi perché l’altro giorno lo volevi perquisire. Cos’è che vuoi da lui? È qualcosa che ti ha rubato?
Iwao prese a saltellare sul posto a piedi uniti. Temevo che da un momento all’altro avesse aperto un buco nel pavimento.
-Non... voglio... parlarne!!! Aaaaaargh!!!
Quell’urlo animalesco mi raggelò il sangue nelle vene. Prima che me ne rendessi conto, se n’era già andato via di corsa sbattendo la porta.

Io volevo... Volevo solo sapere la sua versione dei fatti... Che cosa ho combinato?!
Mi precipitai fuori dal dormitorio. Entrai nel bagno, ma lo trovai vuoto. Iwao doveva essere già sceso. Corsi giù per le scale e controllai anche il piano inferiore, ma non era nemmeno lì.
Stavo allora per andare al pianterreno ma, sulle scale, incontrai Nana, la sua amica dai capelli rossi.
-Oh... A-ehm, ciao... Per caso, hai visto passare Iwa...
Nana mi fulminò con lo sguardo. Non c'era bisogno di altro per farmi capire che l'avevo fatta grossa.
-Ti credevo più intelligente, Choji. Che diavolo ti è saltato in mente di farlo arrabbiare?
Chinai il capo.
-Si... Si è sfogato con voi, vero? Mi dispiace, è tutta colpa mia... uh?
Nana mi posò una mano sull'avambraccio. Forse mi stavo sbagliando, ma ebbi l'impressione che, con quel gesto, stesse cercando di... farmi forza?
-Senti, non ho la più pallida idea di cosa ti farà oggi per fartela pagare- mi sussurrò -ma di qualunque cosa si tratti, sono certa che sarà umiliante. Cerca di sopportare, e vedrai che questa giornata passerà in fretta.
Con quelle parole enigmatiche, Nana girò i tacchi e tornò nell'atrio. Avrei dovuto ringraziarla segretamente per quel consiglio... Ma, onestamente, non avevo alcuna intenzione di aspettare che Iwao "me la facesse pagare"! Se ce l'aveva con me, allora doveva dirmelo in faccia, e subito!
Stringendo i pugni e muovendomi a passi pesanti scesi nell'atrio, determinato più che mai ad affrontarlo a viso aperto. L'avevo appena intravisto in lontananza, circondato dal suo gruppo... ma prima che potessi raggiungerlo, proprio in quel momento dalla mensa arrivò di gran carriera la Signorina Hiromi, percuotendo un mestolo contro una padella per farsi sentire da tutti.
-Angioletti, porto buone notizie! La pioggia di ieri non ha causato nessun danno, per cui oggi la nostra gita settimanale si farà!
A quella notizia, si alzò un coro di entusiasti "evviva!".
Ah già, la gita di cui parlava Naoki. Chissà dove andremo...

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Capitolo 10
*** 10. ***


Choji's Last Chance

10.

Bagni... termali...
Dopo aver dato a ciascuno uno zainetto contenente il nostro pranzo al sacco, la Signorina Hiromi ci fece allineare in fila indiana e ci guidò all'interno del bosco, tenendo in mano una bandiera bianca per far sì che nessuno la perdesse di vista.
Bagni termali...
Si trattava di una precauzione inutile, poiché il percorso tra gli alberi che stavamo seguendo era stato battuto già tante altre volte che per terra si poteva riconoscere una specie di sentiero.
Bagni termali.
Dopo un cammino lungo all'incirca mezzo chilometro, giungemmo davanti a un'alta palizzata con due porte di legno a scorrimento, una destinata alle femmine e l'altra ai maschi, che davano accesso ai rispettivi spogliatoi.
-BAGNI TERMALI!?!
-Proprio così! Non è fantastico?- mi disse un ragazzino passandomi davanti nella fila -le Signorine Azumi e Hiromi hanno scoperto questa fonte vulcanica poco dopo aver fondato l'orfanotrofio, e l'hanno trasformata in un vero e proprio stabilimento termale gratuito, tutto per noi! Nessun'altro l'ha mai scoperta!
-C-capisco... C-che fortuna...
Uno dopo l'altro, gli ospiti dell'orfanotrofio sparirono all'interno degli spogliatoi. Mancavo solo io.
-E adesso che problema c'è?
Mi voltai di scatto, trovandomi faccia a faccia con Yori.
-P-problema? N-nessun problema, cosa te lo fa pensare?
-Il fatto che tu sia diventato lento come una tartaruga. Ti è forse venuto l'acido lattico alle gambe?
-Ecco... Sì, esatto! Non mi sento tanto bene, e quindi...
-Quindi sei fortunato, un bel bagno nelle acque termali e tornerai come nuovo!
Rimboccate le maniche, Yori cominciò a spingermi verso il cancello. Cercai di opporre resistenza puntando i talloni a terra, ma fu tutto inutile.
-A-aspetta, Yori! Se ieri c'è stato un acquazzone, magari l'acqua è diventata stagnante e puzzolente...
-Lo era, ma ho già provveduto stamattina a farla defluire all'esterno tramite un sistema di dighe. L'acqua in cui andrai a fare il bagno tu, invece, proviene da una fonte sotterranea, calda e pulita al cento per cento.
-B-buono a sapersi... Oh no! Yori, mi sono ricordato appena adesso che non so nuotare...
-Se hai paura di annegare ci sono dei braccioli gonfiabili da qualche parte, e in ogni caso si tocca abbondantemente.
-M-mi fa piacere saperlo... ma...
-BUON DIVERTIMENTO!
Arrivato sotto la porta, Yori mi spinse dentro lo spogliatoio con un veemente calcio nel sedere.

C'erano vestiti sparsi dappertutto: sul pavimento, sulle sedie e negli armadietti. Gli altri bambini e ragazzi erano già usciti, e a giudicare dai rumori provenienti da dietro un'altra porta era chiaro che avevano già cominciato a divertirsi.
-E tu? Cosa ci fai qua fuori, tutta sola e ancora vestita?
Era ancora la voce di Yori. Mi sporsi di qualche millimetro fuori dalla porta d’entrata, e a malapena riuscii a intravedere con chi lei stesse parlando. Era la piccola Naoki, e in volto aveva un’aria imbarazzata, quasi impaurita.
-Mi dispiace, in questo posto non puoi restare insieme a tuo fratello. Però non devi aver paura, ti aiuterò io a entrare in acqua e fare amicizia con le altre bambine! Coraggio, vieni!
Dopo lunghissimi istanti di esitazione, Naoki prese la mano di Yori e si lasciò accompagnare nello spogliatoio femminile.
Tornai dentro anch’io. Mi rincuorava sapere di non essere l'unico ad aver timore delle terme...
...ma non era che una magra consolazione.

 

Non posso dire di odiare i bagni termali. Anzi, mi piacciono molto! Però... sono l'unica cosa che mi fa pesare il fatto di essere paffuto.
Anche quando ci vado con Shikamaru, Naruto, Kiba e gli altri miei coetanei.
Mi piace la loro compagnia, mi diverto a guardarli mentre fingono di ingaggiare lotte dentro l'acqua -o ne ingaggiano di vere, se a fare il bagno c'è anche Rock Lee- ma non posso mai unirmi a loro. Mai. È impossibile. Se voglio fare il bagno anch'io, devo trovarmi una vasca a parte oppure aspettare che gli altri finiscano.
Tutto per colpa di quel principio scoperto da chissà chi, secondo cui più il corpo che entra in acqua è grande più l'acqua viene spostata!

Oltretutto, c’è un altro aspetto delle terme che reputo antipatico. Con i miei amici non accade mai, ma in quelle poche volte che ci vado per conto mio c’è sempre qualcuno che punta il dito verso di me e ride. O, peggio ancora, si gira dall’altra parte disgustato.
Io sono orgoglioso del fisico che possiedo, ne vado fiero, ma non sono ancora riuscito a ignorare il fatto che altri lo trovino ridicolo e mi prendano in giro per questo. E probabilmente non ci riuscirò mai.
Era questo il motivo per cui, quando la Signorina Hiromi aveva annunciato la meta della gita, ero andato nel panico. Se anche fra gli orfani ce ne fosse stato uno solo che trovava ridicoli i paffutelli... Mi sarei trovato nei guai. Senza nessuno a calmarmi, avrei scatenato tutta la mia rabbia. Avrei rovinato la piccola reputazione che mi ero costruito nell’orfanotrofio. E probabilmente avrei anche complicato la mia indagine più del necessario.

 

Deglutii pesantemente, e parecchio di malavoglia cominciai a togliermi i vestiti.
Distrattamente lo sguardo mi cadde su un luccichio, prodotto dalla fibbia dorata di una cintura lasciata su una sedia. Neanche a farlo apposta si trattava della cintura di Iwao: non l'avevo mai notata prima, ma capii subito che apparteneva a lui visto che era appoggiata sulla sua felpa marrone.
"...ma certo! Come ho fatto a non pensarci? Anche Iwao è un paffuto come me! Se gli altri orfani non l'hanno mai preso in giro per il suo fisico, allora io non ho nulla da temer... Ah. Già."

Già, Iwao. Non mi ero certo dimenticato del modo in cui mi aveva gridato contro, un’ora prima, né dell’avvertimento della sua amica Nana. A suo dire avrei dovuto aspettarmi “qualcosa di umiliante”.
Fui tentato di rivestirmi e passare il resto della giornata chiuso nello spogliatoio. In fondo, sarebbe stato il modo più facile di evitare qualunque figuraccia... ma poi scossi la testa. Se mi fossi mostrato codardo, gliel’avrei data doppiamente vinta.
Finito di spogliarmi, avvolsi un grande asciugamano intorno alla vita, quindi mi decisi a socchiudere la porta e sbirciare fuori.
...che posto è questo?
Esclusa la presenza di acqua e vapore, l'ambiente che mi ritrovai davanti non aveva nulla in comune con le terme che conoscevo io, anzi.
Si trattava di un complesso di vasche circolari, grandi e piccole, collegate tra loro per formare un'unica grande piscina, la quale si snodava tra gli alberi della foresta, le rocce, i ponticelli e i tavoli da picnic.
Senza volerlo, emisi un fischio di ammirazione.
Le due Signorine hanno davvero creato questo paradiso tutte da sole? Devo ricordarmi più tardi di far loro i complimenti!
Un po' meno teso, mi avvicinai al bordo della vasca più vicina e immersi un piede nell'acqua per saggiarne la temperatura.
Perfetta. ...ehi. Adesso che ci penso, se la piscina è così grande non c'è pericolo che la faccia straripare! Certo, questo non si significa che io possa tuffarmi a bomba...
-Ehi! Ehi, Choji! Vieni qua!- mi gridò qualcuno a gran voce, agitando un braccio per farsi notare.
Percorrendo il bordo della piscina, attraversando un ponticello e schivando un paio di bambini che giocavano a rincorrersi, raggiunsi chi mi aveva chiamato: erano sei ragazzi, immersi nella zona più larga della piscina, ed impegnati a lanciarsi una palla fatta con del nastro adesivo arrotolato su sé stesso.
-A cosa state giocando?
-Pallanuoto. È una specie di calcetto, ma si gioca in acqua e con le mani. Ci servirebbe un portiere, vuoi farlo tu?
-...no, grazie, al momento non sono in vena...
-Allora, che ne dici di fare l'arbitro? Devi solo stare a bordo del campo e guardarci!
-Questo mi piace già più! ...prima però c'è un'altra cosa che voglio fare. Sapete dov'è Iwao?
I sei si guardarono l'un l'altro prima di rispondermi.
-Iwao, dici... si sta riposando laggiù.

Mi indicarono una piccola area circolare. collegata al resto della piscina, situata vicino alla palizzata divisoria. Scrutando nel vapore, dapprima scorsi soltanto un grosso sasso che affiorava dall'acqua, ma guardando meglio lo riconobbi come la testa di Iwao, l'unica parte visibile del suo corpo.
-Preferisci andare a fargli compagnia?- mi chiese ancora uno dei pallanuotisti.
-...non esattamente. A dopo!
Salutai il gruppo, e stando attento a non scivolare dal bordo mi avvicinai al punto in cui si era appartato Iwao. Lo trovai... non seppi esattamente dire come lo trovai. Aveva gli occhi chiusi, come se stesse dormendo, e in faccia aveva stampato un larghissimo sorriso sornione, come se la rabbia di un'ora prima fosse già scomparsa. Avrei dovuto prenderlo come un buon segno, eppure non mi sentivo per nulla tranquillo.

Chissà a cosa sta pensando. Forse sta mettendo a punto gli ultimi dettagli dello "scherzo umiliante" di cui mi ha accennato Nana... Per il quieto vivere, devo convincerlo a cambiare idea.
Mi portai alle sue spalle e lo svegliai con un finto colpo di tosse.
-...mh? Oh sei tu, Choji- disse, dopo aver alzato la testa e aperto un occhio -perché sei ancora asciutto? Fammi indovinare, hai paura dell'acqua.
-No, no! È che...
Mi misi a giocherellare con gli indici. Chissà come, chissà perché, ancora una volta sentii scemare il desiderio di dirgliene quattro.
-...prima di fare qualsiasi altra cosa, volevo chiederti scusa per prima. Ti ho fatto arrabbiare proprio come due giorni fa, a cena. Sono stato indelicato, mi dispia...
-E piantala di fare il tragico, non è successo nulla di irreparabile.
-Co-come dici?
-Ho detto che è già tutto passato e non devi farne un dramma. Ti sembro il tipo di persona che porta rancore a lungo?
Dovetti mordermi la lingua e l'interno delle guance per resistere alla tentazione di dire quello che pensavo veramente.
-Allora, non sei più arrabbiato?
-Ma certo che no. E anche se lo fossi non me ne accorgerei, quest'acqua è un vero toccasana. Dai, vieni dentro anche tu.
Dal suo tono di voce mi convinsi che Iwao doveva essersi veramente rilassato. Così, decisi di fidarmi -o, per essere precisi, di dargli il beneficio del dubbio- e, dopo essermi sfilato l'asciugamano, entrai in piscina e mi sedetti al suo fianco.
In pochi secondi ebbi la conferma che Iwao non aveva affatto mentito, perlomeno non sull'acqua: il tepore rassicurante e il profumo delizioso del vapore ebbero lo straordinario effetto di farmi sentire più leggero, nel fisico come nello spirito, e di ammutolire tutte le preoccupazioni che mi avevano riempito la testa fino a quel momento.
-È una favola...- sospirai, mentre mi appoggiavo con la schiena al bordo e distendevo le gambe per mettermi comodo -ora so come si sente una bustina di camomilla dentro la tazzina...
-Bustina di camomilla, non ci avevo mai pensato...
Per un po' non ci dicemmo più nulla, preferendo godere in silenzio degli effetti benefici delle terme. Gli unici suoni che arrivarono alle mie orecchie furono il vociare indistinto degli altri orfani, sia i maschi, che le femmine dall'altra parte della palizzata.
-...ti va di dare una sbirciatina?- disse Iwao a un certo punto, ammiccando proprio in direzione dell'area delle ragazze.
-Una... sbirciatina? Vuoi dire che da qualche parte ci sono dei buchi per spiare?
-Che io sappia, no. Ma puoi sempre provare a crearne uno tu, che ne dici?
-Dico... Meglio di no. Tu stesso mi hai detto l'altro ieri che l'ultimo ragazzo che è entrato nel bagno delle femmine si è beccato una bastonata, non oso proprio pensare a cosa potrebbe capitare a me!
-Peccato... cioè, fai bene a non correre il rischio. Sei molto saggio, Choji. Molto... saggio...
Iwao sbadigliò, chiudendo l'argomento.
Tra me e me, sorrisi.
Hai ragione, Iwao. Sono molto saggio. Se questo era il famigerato scherzo umiliante che volevi tirarmi... ti è andata male.

 

 

L'oretta successiva la trascorsi nel più assoluto dolce far niente. Volendo avrei anche potuto schiacciare un pisolino, se solo un improvviso rumore squillante non mi avesse strappato dal torpore.
-La campanella? Anche qui?
-È un semplice segnale orario- spiegò Iwao -anzi in realtà non ci indica l'ora, Yori lo fa suonare a intervalli regolari più che altro per ricordarci di non stare troppo a mollo. Tranquillo, non è obbligatorio obbedire. Volendo potresti anche restare in acqua per tutto il pomeriggio.
Mi guardai in giro. Quasi tutti gli altri orfani avevano invece deciso di seguire il consiglio della campanella ed erano usciti dalla piscina per andare a mangiare.
-Stare in acqua tutto il pomeriggio? Lascio volentieri a te il piacere, Iwao, io ho un appuntamento con il pranzo!
Uscii dalla vasca con un solo balzo, ripresi l'asciugamano e andai nello spogliatoio a riprendere lo zaino contenente il pranzo al sacco, quindi mi cercai un tavolo da picnic libero. Stavo per dare il primo morso a uno dei panini imbottiti preparati dalla Signorina Hiromi, quando guardando di fronte a me, mi accorsi che Iwao non si era mosso di un millimetro dal suo posto.
-E-ehi!- gridai -guarda che scherzavo, eh! Vieni anche tu!
Iwao voltò pigramente la testa.
-Mangerò più tardi. Sta' tranquillo, non morirò di fame. Buon appetito.
-G-grazie. Contento tu...
Mangiai comunque in buona compagnia, poiché al mio tavolo si accomodarono anche i sei che prima mi avevano proposto di giocare. Tra un boccone e l'altro ci mettemmo a chiacchierare del più e del meno -ne approfittai anche per farmi spiegare le regole della pallanuoto, giusto per essere preparato- e anche l'ora successiva passò molto in fretta, nonostante in quelle terme il tempo sembrasse non trascorrere mai.

Ora che ci penso, è da un po' che non vedo Isoka. Se non ricordo male, mi ha detto che si faceva vedere solo durante i pasti e le gite, quindi... Ah, eccolo!
Lo avvistai quasi per caso. Anche lui stava pranzando, seduto in disparte ad un tavolo particolarmente affollato di bambini. E non era neanche l'unica faccia nota. Proprio accanto a lui, infatti, era seduto anche Nao.
Purtroppo, i due non stavano affatto facendo amicizia come avevo sperato. Isoka teneva come suo solito lo sguardo basso, mentre Nao sembrava perso in chissà quali pensieri.
In fondo, avrei dovuto aspettarmi che andasse così.
Immagino che non sia così facile parlare, per nessuno dei due. Nao starà pensando a sua sorella, mentre Isoka... Oh, beh. Ci sarà un altro momento per quei due di socializzare.
Poco dopo, una volta che ebbero finito di digerire, i miei compagni di tavolo si alzarono per tornare in piscina e riprendere a giocare.
-Allora, vieni a farci da arbitro? Puoi stare seduto sul bordo, non c'è bisogno di entrare in acqua!
-Stavolta sì, volentieri! Prima però finisco di mangiare, ho lasciato il meglio per ultimo!
-Okay, ti aspettiamo!
Tirai fuori dal sacco l'ultimo e più succulento panino, quello imbottito di deliziosa salsiccia grigliata. Stato per dargli il primo morso, quando fui spaventato da un rumorosissimo colpo di tosse.
-C-che è? Chi è stato?
Non ci fu risposta. In compenso, udii delle imprecazioni sussurrate dai miei amici pallanuotisti.
Un altro colpo di tosse, ancora più rumoroso, e con la coda dell'occhio vidi i sei ragazzi uscire dall'acqua e tornare da me con un'aria quasi funerea.
-Mi dispiace, Choji... ma...- biascicò uno di loro -...no, lascia perder...
Sentii sparare in sequenza altri tre colpi di tosse a bocca chiusa, e stavolta capii da dove provenivano. Mi alzai dal tavolo, per andare a controllare Iwao più da vicino...
...e proprio in quel momento il ragazzo più vicino mi sfilò il panino da sotto il naso e cominciò a correre.
-E-EHI! Che diavolo stai facendo?! Ridammelo!
Con due salti gli fui subito addosso, ma quello aveva già lanciato il maltolto nelle mani di un suo amico, che a sua volta lo rilanciò ad un altro non appena provai ad avvicinarmi.
-Che accidenti vi prende all'improvviso?- urlai -ridatemelo, o... o non sarò responsabile delle mie azioni! Dico sul serio! EHI!
Ignorandomi, i sei cominciarono a correre in cerchio, senza smettere di passarsi a vicenda il mio cibo. La cosa stranissima, oltre al brutto scherzo in sé, era il fatto che nessuno di loro stesse ridendo. Anzi, sembrava quasi che fossero loro più dispiaciuti di me per quello che stavano facendo.
Forse ho capito... Ma prima di andare a fondo della faccenda devo recuperare ciò che è mio! Nessuno può mancare di rispetto a un panino con salsiccia grigliata in presenza di Choji Akimichi!
Placcai quattro dei sei giocatori, senza far loro troppo male, quindi avanzai verso gli ultimi due, che impauriti smisero di passarsi la refurtiva ed indietreggiarono.
-Okay, lo scherzo è stato bello finché è durato. Ma adesso, per favore, ridatemi il pranzo... Attenti!!!
Avevano indietreggiato troppo. Inevitabilmente caddero nella piscina, mentre il panino venne scagliato verso l'alto.
-NO!!!
Con le mani protese in avanti, compii un tuffo disperato. Atterrai con una spanciata dolorosissima e sollevai ettolitri d'acqua, ma poco mi importava. Il panino era ricaduto sulle mie mani senza bagnarsi.
-Ce... Ce l'ho fatta! Non temere, piccolino, ora sei al sicuro!
E per festeggiare degnamente il mio successo, lo divorai in un sol boccone.
La mia performance doveva aver colpito, poiché mi parve di sentire qualche timido applauso...
-Grazie, grazie a tutti! E adesso...
In quel preciso istante sentii come un pugno invisibile perforarmi lo stomaco.
-...adesso vorrei starmene un po' da solo, se non vi dispiace!
Feci appena in tempo a saltar fuori dall'acqua e nascondermi in mezzo a dei cespugli, che un altro tremendo brivido scosse tutto il mio apparato digerente, facendomi piegare in due dal dolore.
Ma perché mi è saltato in testa di tuffarmi? Non avevo nemmeno terminato di digerire...
La mia bocca minacciò di cedere a un conato di vomito.
...e questo è il risultato. Purtroppo non ho alternative... Devo... Devo buttare fuori tutto... Possibilmente senza che nessuno mi veda... Che vergogna...
Mi sporsi un attimo oltre i cespugli per guardarmi intorno. Qualche metro più in là, nella direzione opposta a quella da cui ero arrivato, vidi qualcosa che forse faceva proprio al caso mio.
Si trattava di una grande vasca rettangolare deserta, collegata al resto della piscina tramite due canaletti, il secondo dei quali era sbarrato da un pannello pieno di microscopici buchi. In un angolo più lontano della vasca c'era invece una diga che poteva essere sollevata con una carrucola, e dietro di essa si intravedeva l'apertura di un pozzo.
Dev'essere questo il sistema di dighe di cui parlava Yori. In quel pozzo viene fatta defluire l'acqua sporca, mentre quel pannello bucherellato... dovrebbe servire a far passare solo l'acqua pulita, per riutilizzarla? In ogni caso, è ingegnoso! E soprattutto, è utile a nascondere quello che sto per fare...
Camminando carponi, uscii dai cespugli e mi avvicinai. A pochi metri dall'agognata meta mi arrischiai ad alzarmi in piedi, ma un improvviso e violento attacco di vertigine mi fece cadere faccia a terra come un sacco di patate.
Che umiliazione...
Con le forze residue strisciai carponi verso la vasca. Man mano che mi avvicinavo sentii che il bisogno di rimettere si stava affievolendo, ma non mi lasciai ingannare ed avanzai ancora.
Non mi freghi, caro il mio stomaco! Ti conosco troppo bene! Fai finta di esserti calmato, e poi invece mi costringi a buttare fuori tutto quando meno me l'aspetto! Ma stavolta non mi faccio trovare impreparat... Oh.
Quando raggiunsi il bordo della vasca e vidi il mio volto riflesso nell'acqua, il mal di pancia diventò improvvisamente l'ultimo dei miei problemi.
Oh, no.
I miei capelli... erano cresciuti fino alla schiena.
Oh, no.
Le spirali sulle mie guance... erano riapparse.
Oh, no.
 

Il mio travestimento... si era dissolto.
 

-Sicuri che sia passato di qui?
-Io l'ho visto sparire dietro i cespugli, non so poi dove sia andato!
OH, NO, NO, NO!!!
Gli amici di Iwao si stavano rapidamente avvicinando, presto avrebbero visto il mio vero aspetto, la mia copertura sarebbe saltata, non c'era niente che mi potesse salvare!
...poi, all'ultimo secondo, mi venne un'idea vincente. Mi chiusi a riccio e restai immobile.
-Dov'è sparito? Si sarà tuffato? - domandò uno degli orfani, a pochissima distanza da me.
-Ma no, lo vedremmo!
-...sentite, diciamo a Iwao che Choji si è sentito male ed è andato a cambiarsi, così la finiamo subito.
-Buona idea. Appena possibile, poi, chiederò scusa a Choji a nome di tutti noi per lo scherzo che gli abbiamo fatto.
-D’accordo, però sta’ attento che Iwao non ti scopra. È capacissimo di tutto, quel...
Le loro voci e i loro passi si fecero sempre più lontani, fino a sparire del tutto.
Se ne sono andati... La mia imitazione del cespuglio selvatico ha funzionato davvero... Però, adesso, come accidenti faccio a cavarmela?
L'avevo scampata bella, ma ero sempre nei guai fino al collo. Il mio chakra si era esaurito, e con esso il mio travestimento. Non avevo più una copertura, e gli orfani avrebbero potuto saltare fuori e scoprire il mio vero aspetto in qualunque momento. La mia unica speranza, la mia scorta di Pillole del Soldato, era rimasta col resto delle mie cose all'orfanotrofio. Ciliegina sulla torta, ero nudo e col mal di stomaco.
Peggio di così non può andare! E pensare che proprio stamattina sono anche andato a controllare che le mie Pillole fossero tutte a posto! Perché non mi sono ricordato di prenderne una, già che c'ero?!... Un momento. La Pillola che ho trovato nel nascondiglio di Isoka! Dove l'ho lasciata?
Tornai indietro nel tempo con la mente. Dopo averla confrontata con le mie, l'avevo rimessa nella tasca dei pantaloncini, che in quel momento erano ancora insieme agli altri miei vestiti...
...nello spogliatoio! Questa sì che si chiama fortuna! Certo, rimane il problema di come fare a raggiungerlo senza farmi notare, ma... !
Sentii un altro rumore. Mi appiatti subito al suolo -per quel che potevo- ma poi mi resi conto che questo rumore in particolare proveniva dall'altra parte della vasca. Alzai un poco la testa, e la vidi.

Ma... Che diavolo?...
Una ragazza, avvolta in un lungo asciugamano, si era appena introdotta nell'area dei maschi strisciando in un'apertura nella staccionata. A causa della penombra non riuscii a vederla bene in volto, e questo accrebbe la curiosità di sapere cosa ci stesse facendo lì.
Guardai l'acqua sporca della vasca.
...non ho altra scelta. E uno, e due, e tre.
Facendo il minimo rumore possibile rotolai oltre il bordo, mi tappai il naso e nuotai radente al fondo della vasca verso il lato opposto, tenendo lo sguardo alzato per non perdere di vista i suoi movimenti. Seguii la sua silhouette deformata che camminava circospetta lungo la palizzata, e la sorpresi a raggiungere e consegnare qualcosa ad un'altra figura. Anzi, un figuro, grande il triplo di lei.
Nuotai un paio di metri più in là, e riemersi in un punto nascosto da delle sterpaglie. Da quell'angolazione non potevo più vederli, ma quello che mi interessava era sentire i loro discorsi.
-...lo so che sono poche rispetto alla volta scorsa, smettila di lamentarti. Piuttosto dovresti mostrarmi un po' più di gratitudine- disse la ragazza, sbuffando -lo sai cosa ho dovuto fare stavolta per procurartele?
Questa è la voce di Nana! Quindi l'altro non può che essere...
-E che sarà mai- replicò Iwao, che, a giudicare dalla voce, stava masticando qualcosa -sei entrata in cucina e sei uscita dalla cucina, come sempre! Improvvisamente è diventato un compito troppo difficile per te?
-Fammi finire di spiegare! Ieri, quando è arrivato il fornitore del cibo, siccome ho visto che l'ultimo arrivato stava facendo perdere tempo a tutti ho pensato di approfittare del fatto che erano distratti e sono salita direttamente sul carro.
-Cosa? Che ti è saltato in testa?
-Pensavo che in questo modo avrei fatto prima! Poi però, mentre ero ancora a bordo a cercare la tua roba, Yori e quel Choji sono arrivati prima del previsto e ho dovuto nascondermi fra le scatole! Stavo per essere scoperta, capisci?
-Capisco... Capisco che hai una bella faccia tosta a pretendere la mia gratitudine! Nessuno ti ha chiesto di metterti nei guai in quel modo!
-Lo so, ma l'ho fatto per...
-Non m'interessa, ora tornatene di là prima che ti veda qualcuno. Questa conversazione è durata anche troppo.
Dal rumore dei loro passi capii che si stavano allontanando.
Per essere sicuro che non mi vedessero, tornai sott'acqua. E per poco non rischiai di annegare. Lo shock per quello che avevo appena scoperto mi aveva fatto dimenticare qualsiasi altra cosa.

Ora capisco. Le impronte bagnate dentro il carro... Le scatole semiaperte scoperte da Yori... È stata Nana... Anzi...
Riemersi, ribollendo di rabbia.
Iwao... Quel... Quel dannato! Adesso... Adesso basta! Non posso più far finta di nulla! Gli dirò la verità, gli dirò quello che ho sentito, lo obbligherò a confessare, e lo convincerò una volta per tutte, con le buone o con le cattive, a smetterla con le sue prepotenze! ...ovviamente, dopo aver risolto l'altro mio problema.

Mi arrampicai fuori dalla vasca e guardai a destra e a sinistra. Non sapevo dove mi trovavo, ma non era difficile capire dove dovevo andare. Camminando lungo la staccionata, nella direzione opposta a quella presa da Iwao, prima o poi avrei incontrato la porta dello spogliatoio. Purtroppo non potevo più contare sulla mia somiglianza con un cespuglio per mimetizzarmi -bagnandosi, i miei capelli si erano appiattiti- così fui costretto a ripiegare su un piano d'emergenza. Strappai dei fili d'erba e delle foglie dalle piante vicine e me le appiccicai un po' dappertutto, quindi, dopo essermi augurato buona fortuna, cominciai a strisciare.
Dopo pochi metri, tutto il mio corpo era già sporco di terra e macchiato d’erba.
A metà del tragitto, avrei potuto essere scambiato per un mostro della palude.
A tre quarti, mi venne l’idea di sfruttare le mie nuove sembianze per spaventare i bambini nelle vicinanze così da farli scappare e lasciarmi campo libero, ma la bocciai subito. Invece raccolsi un sasso e con le mie ultime energie lo lanciai lontano, così che il rumore facesse voltare tutti dall’altra parte.
Ho pochi secondi per muovermi... Ancora un piccolo sforzo... Ora!
Con un'ultima fugace capriola raggiunsi lo spogliatoio, quindi mi chiusi la porta alle spalle, mi fiondai a frugare i miei vestiti, tirai fuori la Pillola del Soldato, la mangiai in un sol boccone, recuperai le forze, eseguii la tecnica della trasformazione, e per finire emisi il sospiro di sollievo di lungo e profondo che avessi mai fatto in vita mia.
Non ci credo. Ce l’ho fatta. Ce l’ho fatta! ...adesso però devo farmi proprio una bella doccia.

 

...

 

Anche se il mal di pancia era scomparso, per non correre ulteriori rischi decisi di darci un taglio con le immersioni.
Dopo essermi asciugato mi rivestii, quindi uscii e marciai spedito alla ricerca di Iwao.
Com'era prevedibile, la mia improvvisa ricomparsa non passò inosservata: molti degli orfani si voltarono per guardarmi, e uno dei pallanuotisti mi venne addirittura incontro.
-Choji, dov'eri finito? E come mai ti sei rimesso i vestiti?
Beh, mi sono sentito male e sono andato a cambiarmi- gli risposi, ammiccando.
-D-davvero? Che coincidenza, è l'esatta cosa che ci siamo inventat... Cioè, che abbiamo pensato... ?
Sorridendo, posai una mano sulla sua spalla.
-Io so perché l’avete fatto- gli bisbigliai in un orecchio -non siete voi a dovermi delle scuse.
Mi congedai da lui e tirai dritto.

Non l'ho visto da nessun'altra parte, quindi Iwao non può che essere tornato al suo posto preferito. Gli farò una di quelle ramanzine che non si dimenticherà tanto fa...
I miei piedi si inchiodarono al terreno, quando da lontano vidi che Iwao era già impegnato a parlare con qualcuno, seduto accanto a lui sul bordo della vasca.
E quel qualcuno non era un qualcuno qualsiasi: era Nao.
Lui?! E... sembrano anche andare d'accordo! Cosa possono avere in comune?
Muovendomi il più discretamente possibile mi allontanai dalla piscina, e quatto quatto andai a piazzarmi dietro il tronco di un albero, abbastanza vicino per poter origliare la loro conversazione. Stava diventando un’abitudine...
-...ché non sei venuto a dirmelo subito?- sentii dire dalla voce di Iwao, con tono amichevole.
-Beh... Ho pensato che, se si fosse trattato di un falso allarme, tu ti saresti arrabbiato con me per averti fatto perdere tempo...
-Ma va là! Al peggio, avresti solo fatto una scoperta interessante e l'avresti condivisa con il sottoscritto! Perché mi sarei dovuto arrabbiare? Faccio così paura? Ah ah ah!
Con la sua solita mancanza di tatto, Iwao assestò una gran pacca sulla schiena di Nao, facendolo tuffare controvoglia nella piscina.
Mh, stanno solo chiacchierando normalmente. È inutile che continui a spiare, non c'è nulla di nuovo che io possa scoprire...
-Splut... Affogo... Ah no, si tocca!... Comunque, Iwao, anche se non ti sono stato d'aiuto, volevo chiederti se... Se potevamo diventare amici...
...amico di Iwao? No! Nao, non sai a cosa stai andando incontro!
-E ci voleva tanto a chiedermelo? Ma certo che sì! Qua la mano! Per le tue buone intenzioni, sei ufficialmente parte della cerchia! E anche la piccola Naoki, se vuoi!
Ah, no! Lei non la devi toccare! Se solo oserai gridarle contro...
-Anche Naoki? Grazie, stavo proprio per chiedertelo! Perché sai... adesso che mi sento più tranquillo, posso dirtelo... è stata lei a scoprire la botola dentro la casetta.
Oh, questo allora cambia tutto, meno male!

...
...
...
COSAAA?!?

-È stata la piccolina? Non ci credo!- esclamò Iwao -e quando è successo?
-Ieri mattina, dopo la colazione. Eravamo tornati nel dormitorio per il suo pisolino di metà mattina, ma lei invece di stendersi subito sul letto è corsa un attimo alla finestra per chiuderla. Ed è in quel momento che mi ha detto di venire a vedere subito, perché le sembrava di aver visto qualcuno entrare nella casetta del cortile. Io le ho detto che non c’era nulla di strano e l’ho messa a letto, poi l’ho lasciata sola un attimo perché avevo sentito Yori gridare contro Choji dal piano di sotto... Ricordi poco dopo, quando tu e la tua cricca ci avete costrett... convinti a giocare a calcetto? È in quel momento che Naoki, approfittando della mia assenza, è uscita per andare a curiosare. Quando più tardi mi ha detto che aveva trovato una botola, l’ho subito collegato a Isoka e a te, che ogni giorno cerchi di sapere dove si nasconde, ma non ti ho parlato subito perché... Beh, questo te l’ho detto prima.
-Mmmh... Capisco, e così la piccoletta ha trovato il nascondiglio di Isoka solo per pura curiosità... Non importa, mi piace lo stesso il suo spirito di osservazione! Se lei vuole far parte della mia banda, è la benvenuta! La tratterò con i guanti!
-Grazie, Iwao! Non vedo l’ora di dirglielo!
Più quella conversazione andava avanti, più mi sentivo crollare. Stava accadendo tutto il contrario di ciò che avevo creduto e sperato sino a quel momento.
-...adesso che siamo ufficialmente amici- continuò Nao, rigirando il coltello nella piaga -mi piacerebbe capire una cosa. Come mai... vuoi a tutti i costi far entrare anche Choji nella cerchia?
-“A tutti i costi”? Che intendi dire?
-Non fare finta di non capire, Iwao! È evidente che ci sei tu dietro i due incidenti in mensa e l’inseguimento al panino di poco. Sono il tuo modo per dirgli “fa’ come dico io o te ne capiteranno ancora”, non è così?
-Uh, quindi anche tu hai occhio come la sorellina! Esatto, sono opera mia.
-Allora rispondimi, perché insisti con lui? Lascialo perdere, in fondo un elemento in più o in meno nella cerchia che differenza vuoi che faccia?
-Non hai tutti i torti, Nao. Ma è una questione di principio! Il giorno in cui è arrivato qui, Choji ha dichiarato di voler essere mio amico... però, appunto, non riesce ancora a capire che per diventarlo deve obbedire a tutto quello che gli dico senza fare domande! E poi... Che resti fra noi due, ma io credo che Choji se li vada anche a cercare, i dispetti.

Come, prego?
-Dici?- chiese Nao -io non ricordo che abbia mai dato fastidio a nessuno. Cos’avrebbe fatto, di sbagliato?
-Cos’avrebbe fatto? Ma l’hai visto bene quand’è arrivato? Si è tuffato sul bancone della mensa come un maiale in un porcile e non s’è nemmeno accorto che gli ridevamo dietro, da quant’è tonto! Ma soprattutto... è grasso! Un ciccione in piena regola! Avresti dovuto vederlo quando ha aperto l’aula di musica e la corrente d’aria ha fatto ballare tutta quella ciccia che si porta appress...

 

-IONONSONOUNCICCIONEILTERMINEESATTOÈPAFFUTELLOPERCHÈNONRIUSCITEAMETTERVELOINTESTAAAAA?!?!?!?

 

Uscii allo scoperto e avanzai minaccioso, attirandomi le occhiate impaurite di tutti i presenti.
Avevo appena mandato a quel paese ogni speranza di uscire dalle terme con la dignità intatta, ma me ne resi conto solo più tardi. In quel momento contava soltanto fare giustizia!!!
-C-C-Choji, p-p-per favore, calm...- balbettò Nao, ma lo ammutolii puntandogli contro un dito.
-Di te mi occupo dopo! E tu, Iwao... Ho sentito tutto! TUTTO!
Colui che aveva osato insultarmi sbatté le palpebre due o tre volte, assumendo un’aria innocente.
-Oh... B-b-beh... E allora? Ho solo detto la verità... M-m-ma ragiona! Ti sei mai visto allo specchio? Sei...
-Ti sei visto TU allo specchio, brutto ipocrita!? Sei robusto esattamente quanto me, non hai alcun diritto di prendermi in giro per qualcosa che abbiamo in comune! Ritira quello che hai detto, SUBITO!
Dopo qualche istante, sulla faccia di Iwao comparve un sorriso sprezzante, cosa che mi fece infuriare ancora di più.
-Dico sul serio, Iwao! Ritira subito quello che hai detto, o...
-No, Choji. Sei tu a dover ritirare i tuoi insulti.
Iwao si alzò in piedi, mostrando un fisico che non poteva essere più diverso dal mio.
Quello che aveva sempre nascosto sotto i vestiti era in realtà un ammasso disordinato di muscoli dalla grandezza spropositata, attraversati da un disgustoso groviglio di vene sporgenti.
Quella visione impressionante riuscì a lasciarmi senza parole.
-Ebbene, Choji? Hai ancora il coraggio di paragonare il mio fisico al tuo? Se hai sentito tutto quello che io e Nao ci siamo detti allora è inutile che ti ripeta come mai tutto l’orfanotrofio ti trovi ridicolo...
-Sei tu che li obblighi a ridere di me, ho sentito anche questo!
Iwao non rispose, ma continuò a rivolgermi quell’odioso sorriso.
Era la goccia che fa traboccare il vaso.
-Sì, ammettilo! Tu fingi di essere amicone di tutti ma in realtà li costringi con la paura a fare quello che vuoi! E se qualcuno non ti va a genio... invece di lasciarlo in pace gli rendi la vita un inferno! ESATTAMENTE COME HAI FATTO CON ISOKA!
Finalmente, quel sorriso maledetto sparì dal suo volto.
-Cos’avrei fatto a Isoka? Avanti, dimme...
-Hai strappato tutte le foto della sua mamma! Erano gli unici ricordi che aveva! Lui non se lo meritava!
-Ah, no?
-NO! Sai che cosa mi ha detto? Che tu hai fatto quella cosa orribile solo perché non sopportavi di vederlo piangere! E vuoi sapere una cosa? Sai perché stamattina ti ho chiesto cosa avessi contro di lui, nonostante lo sapessi già? Perché volevo sapere la tua versione dei fatti, perché sotto sotto volevo ancora sperare che non fosse vero! E invece... !
Con un movimento rapidissimo, Iwao mi afferrò il collo della maglietta.
-Ti sei mai chiesto cosa si prova a fare il bagno coi vestiti addosso?
Prima che avessi il tempo di reagire, Iwao mi sollevò con entrambe le braccia e mi schiantò dentro la vasca, per poi intrappolarmi sott’acqua tenendomi un ginocchio premuto sul collo.
Stavo quasi per soffocare, quando mi sentii tirare per i capelli e fui costretto a fissare negli occhi il mio aggressore. Adesso il suo sguardo non era più sprezzante, ma carico di rabbia.
-Io non volevo arrivare a questo, Choji. Ma ti do un’altra possibilità. Chiedimi scusa, e potrai tornare ad essere mio amico.
In lontananza sentii gli altri orfani chiamare aiuto a gran voce.
-...chiederti scusa... Per cosa? Perché ho deciso di stare dalla parte di Isoka, invece di diventare un bullo co...
Di nuovo, Iwao mi spinse la testa sott’acqua per poi tirarmi fuori.
-Come cazzo fai a non capirmi, Choji!? In questo mondo di merda, vivere in un orfanotrofio è la cosa migliore che ci possa capitare! Niente doveri, niente tristezza, niente scuola, vitto e alloggio gratuito! Questo è il paradiso, e non sopporto che Isoka o altri mocciosi deboli come lui rovini l’atmosfera con i suoi piagnistei! Scommetto che...

 

Gli mollai una testata sul naso.

 

Iwao cadde all’indietro, colpì con la schiena il bordo della vasca e si arrampicò fuori, ma scivolò e cadde.
Uscito anch’io dall’acqua, lo raggiunsi e lo rigirai sulla schiena per sovrastarlo.
Avevo alzato il braccio per mollargli un pugno, quando alle mie spalle qualcuno mi premette un bastone contro la gola per farmi allontanare con la forza.
-Adesso basta! Adesso basta!!!
Quel qualcuno lasciò la presa. Mi voltai, e venni raggelato dallo sguardo furioso della Signorina Azumi.
C’era anche Yori, che a un cenno della direttrice andò subito a sincerarsi delle condizioni di Iwao.
-Esigo una spiegazione, ora.
Aprii la bocca, ma prima che riuscissi a formulare una frase venni anticipato da Iwao.
-Signorina Azumi, Choji... Ahiaa... Choji non è d’accordo con la regola numero uno dell’orfanotrofio!
-Ah, capisco. Dunque è così che fai valere la tua opinione, Choji?
-Signorina Azumi! È stato Iwao a cominciare!
Tutti gi girammo verso colui che aveva parlato. Era il ragazzo che voleva chiedermi scusa per lo scherzo...
-L'ho visto! Ha trascinato Choji in acqua e l'ha costretto a stare con la testa sotto!
Iwao lo fulminò con lo sguardo. E purtroppo, così fece anche la Signorina Azumi.
-Questa non è una giustificazione. Iwao è quello che sta perdendo sangue dal naso, non Choji. Non mi interessa sapere chi ha iniziato.
Il mio difensore non aprì più bocca, e nessun'altro osò fare obiezioni.
-Non tollero che le regole da me imposte vengano disobbedite, ma prima ancora non tollero che venga usata la violenza nel mio orfanotrofio. Choji... se pensavi che avere un tetto sopra la testa significa anche essere liberi di fare quello che si vuole, allora devo chiederti di andartene.
-NO!
Alzai una mano per protestare... Ma poi, guardando con la coda dell’occhio lo stato in cui avevo ridotto Iwao per colpa della mia testata, capii di essere passato dalla parte del torto.
Il fatto che Iwao approfittasse del regolamento per dettare legge a modo suo e restasse impunito era e restava un’ingiustizia bella e buona. Ma io avevo sferrato il primo colpo.
Inoltre, se non mi avessero fermato, avrei rischiato di abusare dei miei poteri di ninja contro un civile.
Avrei rischiato di abbassarmi ad un livello ancora più basso di un bullo.
Mestamente, abbassai la mano ed il capo.
-No... Ha ragione, Signorina Azumi. Mi sono comportato male, mi dispiace.
-Sono contenta di sentirtelo dire, ma le scuse a voce non sono sufficienti. Yori, vieni qua.
La giovane tuttofare obbedì e si avvicinò.
Con un gesto rapido, la Signorina Azumi le sfilò di dosso il grembiule a fiori e lo lanciò ai miei piedi.
-Che... Che significa?
-Significa che stasera non cenerai con gli altri, Choji. Sarai invece impegnato a svolgere tutte le mansioni di Yori. Lavare le stoviglie, pulire i pavimenti, e così via. Forse, con questo sistema imparerai ad apprezzare il fatto di avere un posto in cui vivere.

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Capitolo 11
*** 11. ***


Choji's Last Chance 11.

 

Pensavo che la parte più dura della mia punizione fosse assistere la Signorina Hiromi in cucina e poi trasportare il cibo in mensa senza poterlo nemmeno assaggiare. Ma mi sbagliavo.
Il peggio arrivò al termine della cena, quando mi toccò passare fra i tavoli per distribuire il digestivo a tutti gli orfani.
Tutti gli occhi erano puntati su di me. Non si sentiva volare una mosca. La notizia della rissa quasi sfiorata tra me e Iwao ai bagni termali e della punizione che la Signorina Azumi mi aveva inflitto aveva fatto rapidamente il giro dell'orfanotrofio.
Chissà cosa pensavano di me in quel momento. Mi consideravano un eroe, per aver avuto il coraggio di rispondere alle angherie di Iwao? Avevano pena per me, che avevo osato mettere in discussione le regole dell’orfanotrofio senza sapere le conseguenze? Oppure mi temevano, dopo aver visto il mio lato più violento?
Non li avrei biasimati. Dopo essere passato in infermeria, Iwao era stato costretto ad indossare una sorta di mascherina di plastica sul naso e tenere del cotone nelle narici nel caso avesse ripreso a perdere sangue.
Tutto questo non gli impedì purtroppo di continuare a fare il gradasso.
-Ma lo sai che il grembiule di Yori sta meglio a te che a lei?- mi sussurrò, quando gli passai accanto per dargli il digestivo -cerca solo di non inspirare troppo a fondo, o potresti strapparlo.
Mi morsi la lingua e passai al tavolo dov’erano seduti Nao e Naoki. Gli passai i bicchieri, ma loro non mi guardarono né mi risposero. Di certo, Nao pensava che fossi arrabbiato con lui per quello che gli avevo sentito dire alle terme. Ma non era vero, non più. Lui stava solo cercando di mettere la sua sorellina in una posizione sicura, l’avevo capito solo più tardi ripensandoci con lucidità.
-Nao... Mi disp...- provai a dire, ma senza nemmeno darmi il tempo di finire Nao e Naoki bevvero il digestivo tutto d’un fiato e corsero fuori dalla mensa mano nella mano.
Al tavolo di Isoka, fu ancora peggio. Avevo infranto la promessa di non mettermi nei guai per difenderlo, quindi non pretendevo che mi sorridesse... Ma mai mi sarei aspettato che mi fissasse con quello sguardo truce, lo stesso sguardo che mi aveva rivolto quando per colpa mia era rimasto a digiuno per pranzo. Isoka non aspettò nemmeno che gli porsi il bicchiere, se lo prese direttamente dal carrello, Anche lui, come i due fratellini, bevve in un sorso e scappò di corsa.
Finii il giro dei tavoli da Yori, quando ormai la mensa si era svuotata del tutto. Lei si limitò a prendere il bicchiere in mano e guardarmi con espressione neutra.
-Mentre passavi fra i tavoli sono andata a chiudere a chiave la cantina. Così non ti viene la tentazione di farti uno spuntino di nascosto.
-Grazie- le dissi, distrattamente -...allora puoi andare anche tu, Yori. Se hai chiuso la cantina, non c’è bisogno che mi sorvegli per la Signorina Azumi. E poi... lavoro meglio senza nessuno che mi guardi.
-D’accordo, come preferisci. L’importante è che tu finisca i compiti. A domani.
Bevve anche lei, e anche lei lasciò la mensa.


E quindi, eccomi lì. Solo come un cane, lontano chilometri e chilometri da casa, nella cucina di un orfanotrofio, chino su un lavello a lavare una montagna di piatti e stoviglie alta fino al soffitto.
Avevo voglia di piangere.
Perché avevo voglia di piangere?
Cosa me ne poteva importare di essere stato messo in punizione? Io ero un ninja in incognito, stavo solo recitando una parte! Direttrici severe o bulli prepotenti non avevano nessun potere su di me!
Sentii un nodo in gola.
Ero forse entrato troppo nel personaggio?
No, ero sempre io.
Ero Choji Akimichi, un goffo ninja che rischiava di non essere più tale.
Un ninja costretto a compiere una missione fuori dalla sua portata.
Un ninja che, senza le persone a cui voleva bene, si sentiva perduto.
Piansi.
Ecco. Io non volevo pensarci. Avevo fatto di tutto, in quei giorni, per evitare di pensarci. Ma l’incidente alle terme mi aveva costretto ad affrontare la realtà.
Avevo nostalgia di casa. Avevo nostalgia delle persone che mi facevano stare bene e in pace con me stesso.
E quel che era peggio, non avevo nemmeno un loro ricordo recente. Un incoraggiamento per la mia missione, un appiglio a cui aggrapparmi nei momenti più difficili. Tutto per colpa della mia codardia.
Sapevo che Kakashi-sensei li avrebbe informati di tutto... ma non era la stessa cosa.
Potevo immaginare come sarebbero andate le cose se avessi avuto il coraggio di parlarci di persona... Ma non avrebbe funzionato lo stesso.
In quel momento più che mai, volevo che mio padre mi avesse rimproverato aspramente per la situazione in cui mi ero cacciato, per poi darmi l’incoraggiamento necessario come aveva sempre fatto sin da quando ero piccolo.
Volevo che Ino mi avesse tirato le orecchie e sgridato, per poi augurarmi buona fortuna con la sua solarità in grado di riscaldarmi il cuore.
Volevo che Shikamaru avesse condiviso con me un centinaio di consigli e strategie adatte all’occasione, per poi posarmi una mano su una spalla e infondermi fiducia e coraggio come solo lui sapeva fare.
Volevo che tutte queste cose fossero accadute realmente. Ma era troppo tardi per tornare indietro.
 

E quindi, eccomi lì. Solo come un cane, lontano chilometri e chilometri da casa, nella cucina di un orfanotrofio, chino su un lavello, a piangere a dirotto e singhiozzare rumorosamente di fronte a una montagna di piatti e stoviglie alta fino al soffitto.



...al diavolo!
Gettai la spugna e i guanti da una parte, chiusi il rubinetto e voltai le spalle al lavoro.
Era sbagliato, e ne ero consapevole, ma avevo assolutamente bisogno di mettere qualcosa sotto i denti. In assenza di amici, al momento il cibo era l'unica cosa che potesse aiutarmi a stare un po' meglio.
Marciai spedito verso la cantina. Chiusa a chiave, me n’ero dimenticato. Ma non mi lasciai scoraggiare, e iniziai allora ad aprire uno per uno tutti i cassetti, gli sportelli e le ante presenti nella cucina. Non volevo illudermi di trovare le chiavi, ma almeno contavo sul fatto che le boccette dei condimenti o le verdure venissero tenute in un posto diverso dalla cantina.
Man mano che aprivo e chiudevo sportelli, però, le mie aspettative si facevano sempre più basse.
Posate... pentole... piatti... questo è chiuso... bicchieri... sottobicchieri... tovaglie... mollettoni... Possibile che qui dentro non ci sia nulla di commestibile?
Dopo qualche minuto ritornai al punto di partenza della mia furiosa ed infruttuosa ricerca.
Niente di niente, nemmeno un tozzo di pane vecchio di tre giorni. Temo proprio che... Che dovrò rassegnarmi ad ingoiare la mia stessa saliva.
Il mio stomaco brontolò di protesta a quel pensiero.
Non ti ci mettere anche tu, per piacere! Dai, torniamo al lavoro, coraggio. ...prima però voglio togliermi una curiosità.
Tornai ad esaminare l'unico mobiletto che avevo trovato chiuso. Non avevo certo intenzione di forzarlo, ma volevo almeno essere sicuro che nemmeno lì ci fosse qualcosa da mangiare. Mi inginocchiai, avvicinai il naso alla fessure tra le due ante, e...
E ti pareva! Peperoncino in polvere e cioccolato fondente, impossibile sbagliarsi!
Mi rialzai scocciato. Con la coda tra le gambe, tornai ai miei doveri.
Non bastava Iwao, ci si mette pure il destino a ridermi in faccia! Peccato, però. Sarebbe stato uno spuntino davvero... !!!
Peperoncino. Cioccolato fondente.
In scivolata tornai davanti allo sportello per controllare di nuovo. Avevo sentito giusto.

Questi due ingredienti insieme nello stesso posto... Non può essere una coincidenza! Devo assolutamente aprire questo armadietto!
Sapevo già come fare. Se quello sportello era dotato di un chiavistello semplice come tutti gli altri mobili della cucina, mi sarebbe bastato trovare un oggetto abbastanza sottile da infilare nello spazio tra le due ante per sollevarlo. La lama di un coltello sarebbe stata perfetta per lo scopo.
Andai a prenderne uno dal cassetto delle posate.
Ecco, questo può andare.
Richiusi il cassetto.
Proprio in quell'istante, avvertii qualcosa di diverso nell'aria.
Non avevo sentito nessun rumore di passi o di porte che si aprono, eppure ebbi la sensazione di non essere più l'unica persona nella stanza.
Girai intorno ai tavoli della cucina due o tre volte, accelerando di tanto in tanto il passo, ma non sorpresi nessuno.
...la tensione mi sta giocando un brutto scherzo. Devo stare calmo.
Lentamente, ritornai all'armadietto chiuso.
Mi ero appena inginocchiato, quando un fracasso infernale mi fece quasi uscire il cuore dal petto.
-AAAAH!... C-che succede?! Cosa?! Chi... Oh!

La pila di stoviglie in bilico che dovevo ancora lavare era crollata, finendo un po' nel lavandino e un po' sul pavimento. Per fortuna non si era rotto nulla, ma che spavento mi ero preso!
Ci mancava solo questa... Mamma mia... Meglio che rimetta tutto a posto... Dopo.
Deciso a ignorare altre eventuali distrazioni infilai il coltello tra le due ante, sollevai il chiavistello, ed aprii l'armadietto. Quando vidi la piccola scatola all'interno e il suo contenuto, i miei sospetti furono confermati.
Bingo. Adesso non devo far altro che scoprire chi...

 

Avvertii uno spostamento d'aria dietro il collo.
Mi girai di scatto.

Era Yori.

 

E stava per calare sulla mia testa una pesantissima padella gocciolante.
D'istinto sollevai le braccia per bloccare il colpo. La disarmai senza problemi e gettai la padella lontano, quindi presi il coltellino con cui avevo forzato lo sportello e glielo brandii contro per tenerla a distanza.
-Sta' indietro, Yori... E stai calma, okay? Lo so, ho sbagliato a ficcare il naso dove non dovevo, ma non per questo mi merito una padellat...
-Ho fatto bene a non fidarmi di te! - sibilò lei, per nulla intimorita dal coltello -hai visto cosa c'è dentro quella scatola?
-Sì, ho visto...
-Sai di che cosa si tratta?!
Pur essendo disarmata, Yori sembrava ugualmente minacciosa. Era paonazza in volto, e il suo petto si alzava ed abbassava ad ogni respiro.
-P-perché me lo chie...
-Rispondi alla mia domanda, Choji! Tu lo sai che cosa sono quelle, o no?
Indugiai.
Ero sotto pressione. Se avessi risposto di no di sicuro non sarei sembrato convincente. Al contrario, dicendo di sì avrei rischiato di compromettere la mia vera identità. Ero finito in una situazione senza uscita.
-RISPONDIMI!
...però, pensandoci bene, si trattava anche di un'occasione d'oro.
Finalmente avevo l’opportunità di parlare con Yori, faccia a faccia e senza nessuno che potesse interromperci. Finalmente potevo confermare o smentire il sospetto che lei sapesse qualcosa dell’omicidio su cui stavo indagando.
Ma dovevo giocare bene le mie carte. Una parola sbagliata, una sola, e la mia indagine sarebbe potuta dirsi conclusa.
-...sì, lo so cosa sono- risposi infine -quelle sono Pillole del Soldato. I ninja le usano per recuperare le forze, o almeno questo è ciò che mi ricordo... Cosa ci fanno qui?
-Non ti devo alcuna spiegazione, Choji. Mi dispiace, ma devo chiederti di lasciarti colpire in testa. In questo modo dimenticherai quello che hai visto. Non opporre resistenza o potrei farti molto peggio, dico sul serio.
Strabuzzai gli occhi. Quella non era una risposta che avevo messo in conto!
-A-aspetta, Yori! Ragiona! Te l’ho detto, mi dispiace aver guardato dove non dovevo! Ho sbagliato, lo so, e se mi toccherà una punizione, la subirò! Ma non c’è bisogno che tu mi dia una botta in testa! Non dirò niente a nessuno, te lo prometto! E anche se lo facessi, non ci guadagnerei nulla...
-Mi metteresti nei guai, oppure mi ricatteresti con la minaccia di mettermi nei guai.
-C-cosa?! E perché mai vorrei farlo?!
-Non fare il finto tonto, si vede lontano un chilometro che non ne puoi già più di indossare il mio grembiule e fare il mio lavoro.
-Questo... Questo è vero, lo ammetto. Ma non ho mai pensato di danneggiarti! Guarda, se non mi credi!
Lasciai cadere il coltellino a terra e lo spinsi verso di lei con un piede, quindi tenni le mani sollevate e bene in vista per essere il più inoffensivo e vulnerabile possibile. Purtroppo, non sortii l’effetto sperato.
-Non vuoi danneggiarmi, certo. E il naso di Iwao si è spaccato da solo. Mettiti in ginocchio e non opporre resistenza, sarà una cosa rapida.
Raccolto il coltellino e tenendomelo puntato contro, Yori indietreggiò per recuperare la padella.
-Ho detto in ginocchio!
-V-va bene, va bene!
La assecondai. Ripreso il possesso dell’”arma”, Yori posò il coltello su un bancone e si riavvicinò a me.
-Abbassa le mani, Choji.
-D’accordo. Ma prima... lasciami dire una cosa, per favore.
-Sarebbe inutile, tanto fra poco l’avrai già dimenticata. Abbassa le mani, è l’ultimo avvert...
-Yori, guardami bene. Pensi davvero che mi abbia fatto piacere picchiare Iwao? Pensi che io mi sia divertito a fargli del male?
-Non fare la commedia! Non so cosa abbia fatto esattamente Iwao per prenderti in giro, però è ovvio che tu ti sia voluto vendicar...
-Non è così che volevo andassero le cose!
Picchiai entrambi i pugni sul pavimento.
-Quando la Signorina Azumi mi ha accolto nell'orfanotrofio ero felice, perché ero convinto di aver finalmente trovato un posto sicuro in cui vivere. Un posto in cui ricevere un po' di affetto... e conoscere nuovi amici che mi aiutassero a superare il dolore... Invece non ho avuto nulla di tutto questo!
Feci una pausa. Yori non mi interruppe. Continuai.
-Ho provato ad accettare l'amicizia di Iwao, e come risultato sono stato ripetutamente preso per i fondelli! Ho provato ad essere gentile con te e ad aiutarti, e sono sempre stato scacciato in malo modo o guardato con sospetto, senza ricevere nemmeno un grazie! Ho provato ad andare d'accordo con Isoka... E ci sono riuscito, già... Peccato che quel poveretto abbia sempre paura di farsi vedere in giro, perché il regolamento impedisce di avere nostalgia di casa e cercare un po' di conforto, altrimenti scatta la punizione! Te lo chiedo di nuovo, Yori! Pensi davvero che io mi sia divertito a picchiare Iwao? Pensi davvero che io abbia gioito nello scoprire che questo orfanotrofio è in realtà una prigione in cui è proibito essere sé stessi?!?
Ansimando, mi concessi un attimo per riprendere fiato.
Non avevo faticato affatto nel trovare le parole giuste e recitarle senza perdere il filo. Non ce n'era stato bisogno: quello che avevo detto era esattamente ciò che pensavo.
Dal canto suo, Yori non aveva battuto ciglio. La grossa padella stretta nelle sue mani era sempre sollevata in aria.

...dannazione.
Non aveva funzionato. E quel che era peggio, avevo esaurito gli argomenti a disposizione. Non mi restava che una cosa da fare. Chinai la testa e chiusi gli occhi, in attesa di ricevere il colpo.
Dubitavo che sarei stato messo fuori combattimento e avrei perso la memoria, su questo ero tranquillo, ma... ehi, si trattava pur sempre di una padellata in testa.
Attesi, per dei secondi che sembravano ore.

-…dai. Alzati.

Riaprii un occhio, timidamente. La padella che avrebbe dovuto giustiziarmi era stata posata su un tavolo, mentre Yori... stava aprendo la porta della cantina?!
-Vieni. Ti preparo qualcosa.
La fissai sbalordito.
Ma... Ma come? Solo un attimo prima non avrebbe esitato ad aggredirmi alle spalle, e ora invece voleva offrirmi qualcosa da mangiare?
Il buon senso mi disse di non fidarmi... ma come al solito fu lo stomaco ad avere l'ultima parola.
Scesi in cantina.
Yori stava già imbottendo un grosso panino con prosciutto, lattuga, pomodoro e formaggio. Non era molto diverso dal pranzo al sacco che avevo consumato alle terme, ma per quella serataccia era comunque più di quanto avessi mai potuto sperare.
-Siediti- mi disse, indicandomi una cassapanca. Mi accomodai, e poco dopo Yori mi portò la "cena".
-Ecco a te. Mangia. Non è avvelenato.
-G-grazie, Yori. Avevo una fame!
Spalancai la bocca per dare il primo morso, ma mi fermai. Yori aveva incrociato le braccia davanti al petto e si era voltata dall'altra parte. Non sembrava più lei.
-Ne... Ne vuoi un pezzo anche tu?- le domandai.
-...no. Grazie. Sono... Sono sazia...
Aveva la voce rotta.
Misi il panino da parte e mi avvicinai.
-Cosa c'è, Yori? È forse... qualcosa che ho detto prima?
Lei annuì.
-Mi dispiace. Perdonami, non avevo intenzione di...
-Non mi hai offesa, tranquillo. Ti spiegherò tutto, prima però finisci di mangiare.
Tornai a sedermi. Ingoiai la pagnotta in soli tre bocconi, ma non chiesi subito le spiegazioni promesse. Yori sembrava veramente distrutta, al punto che si sedette vicino a me e si nascose il viso tra le mani, in un vano tentativo di nascondere le lacrime.
Non ce la facevo a vederla in quello stato senza fare niente.
-Yori... Mi permetti?- le chiesi, sfiorandole le spalle con un braccio.
Yori annuì. Non solo si lasciò stringere, ma addirittura appoggiò la testa alla mia spalla per sentire maggiore contatto.
Dopo qualche minuto, forse quattro, il suo pianto e i suoi singhiozzi cominciarono a cessare.
-...grazie, Choji. Può bastare- mi sussurrò, staccandosi da me e tossicchiando.
-Stai meglio, adesso?
Lei fece di no con la testa.
-Temo che piangere non sia sufficiente. Ho... Ho assolutamente bisogno di sfogarmi. Non resisterò ancora a lungo... Lo so che sono un'egoista, ma te lo chiedo lo stesso. Ti va di interrompere i tuoi compiti per qualche minuto e ascoltarmi?
-C-certo, m-ma... Perché vuoi confidarti proprio con me? E prima ancora, cos'è che ho detto per farti scoppiare a piangere?
-...che qui è proibito essere sé stessi. Neanche a me piacciono le regole imposte dalla Signorina Azumi. E non sono sola: sono parecchi, gli orfani a cui non vanno a genio. Molti sono bravi a nasconderlo... Altri, come Isoka, un po' meno... Ma tu sei il primo che ha avuto il coraggio di gridarlo apertamente. È vero, staremmo tutti molto meglio se fossimo liberi di sfogare le emozioni quando ne abbiamo bisogno... promettimi che quanto ti dirò resterà fra noi due, Choji.
Io annuii, sorridente ma serio.
-Lo prometto.
Yori si schiarì la voce, diventata leggermente roca a causa del pianto.
-Ti starai chiedendo come mai io tenga nascosta una scorta di Pillole usate solo dai ninja, in un orfanotrofio in cui tutti ne hanno paura. Beh, è presto detto. Io... Anch'io sono stata una ninja, in passato.
Strabuzzai gli occhi.
-Sul serio?!
-Sul serio. Però, non lo sono rimasta a lungo. Ero ancora una cadetta alle prime armi, quando venni a sapere che i miei genitori erano rimasti uccisi in guerra.
-Oh... Mi dispiace.
-I miei maestri mi dissero che dovevo essere orgogliosa di essere figlia di due eroi, e che dovevo continuare ad allenarmi come avevo sempre fatto per diventare un giorno come loro. Io, invece, decisi di mollare seduta stante. Non avevo intenzione di continuare a far parte dello stesso mondo che aveva causato la morte di mia madre e mio padre. Con le poche conoscenze che avevo imparato in accademia fuggii dal mio villaggio durante la notte, mi diedi alla macchia, e per sopravvivere diventai una ladra. Un giorno di qualche anno fa... Ecco, lo sapevo! Non dovevo dirtelo!
Di colpo Yori si schiaffò entrambe le mani in faccia e prese ad ansimare. Stava avendo un attacco di panico.
-Yori! Yori! Calmati, per favore! Ti ho detto che non farò parola con nessuno, perché improvvisamente hai paura?
-P-perché... Tu adesso mi stai giudicando! Appena ho detto che ero una ladra hai cambiato espressione!...
-Ero solo stupito, tutto qui! ...ti porto un po' d'acqua, ne hai bisogno. Torno subito.
Tornai di sopra, saltando i gradini due alla volta, e andai a prendere due bicchieri puliti da riempire con acqua di rubinetto.
Per un secondo mi parve di sentire nell'aria la stessa sensazione di poco prima, ma passò in fretta.
Tornato in cantina porsi il bicchiere a Yori, che bevve d'un fiato.
-...grazie. Perdonami, è che sono sempre tesa come una corda di violino... Ma ora che ho cominciato a confessare, tanto vale che arrivi alla fine.
-Piuttosto che continuare a tenerti tutto dentro... E comunque, Yori... Se sei diventata una ladra, immagino che tu l'abbia fatto per necessità, giusto?
-E-esatto. Non riuscivo a trovare un altro posto in cui vivere, avevo costantemente bisogno di cibo e vestiti per sopravvivere... In quanti guai ho rischiato di cacciarmi...
-Però poi hai trovato l'orfanotrofio.
-No, non esattamente, Choji. È stata la Signorina Azumi a trovare me, non il contrario.
-Come l'hai conosciuta?
-...derubando anche lei. Era in un piccolo accampamento, insieme ad alcuni bambini che aveva tratto in salvo da un villaggio in rovina. Durante la notte mi ero intrufolata in una loro tenda per prendere qualcosa dalla loro scorta di cibo, ma fui scoperta. La Signorina Azumi in quel periodo era ancora agile e scattante, e riuscì ad immobilizzarmi prima che potessi fuggire. Però, vista la mia giovanissima età, decise di essere comprensiva e mi chiese di raccontarle la mia storia, come ora la sto raccontando a te. Forse fu proprio a causa del nostro odio comune per qualsiasi cosa riguardasse i ninja, che la Signorina Azumi mi perdonò. Mi offrì anche di venire a vivere nel suo orfanotrofio, e io accettai con gioia. Per ringraziarla della sua generosità e per avermi dato una nuova casa e una nuova famiglia, mi sono offerta di aiutare lei e la Signorina Hiromi in tutti i lavori domestici. Saranno anche faticosi o stressanti, ma io li ho sempre svolti con volontà ed entusiasmo. Ahh...
Prendendosi una pausa Yori cercò il suo bicchiere per bere un altro sorso, dimenticandosi però di averlo già svuotato. Le porsi il mio, visto che non l'avevo ancora toccato.
-Ancora non capisco, Yori. Se tu non vuoi più avere nulla a che fare con i ninja, allora le Pillole del Soldato...
-Sono la mia droga, Choji. Sono un vizio, come lo sono le sigarette per altre persone. Non posso farne a meno, altrimenti cado in depressione. Sto cercando di smettere di usarle, ma per guarire dal mio vizio l'unico modo è quello di continuare a prenderle, riducendo gradualmente il consumo di settimana in settimana. Se le facessi sparire da un giorno all'altro, rischierei di diventare nervosa o peggio ancora impazzire dalla disperazione. Adesso capisci?
-Sì... E capisco anche perché hai tentato di tramortirmi, poco fa. Temi che, se qualcuno scoprisse il tuo segreto, ti vedrebbe diversamente e comincerebbe ad aver paura di te?
Yori annuì.
-Precisamente. Soltanto la Signorina Azumi e il fornitore che ci porta il cibo sanno che io prendo quelle Pillole. ...beh, ovviamente anche tu, ma solo perché te ne sei imbattuto per sbaglio. ...ora sai tutto, Choji. O ci sono altre cose che non ti sono chiare?
-Io... No, mi è tutto chiarissimo. ...che ne dici, torniamo di sopra? Non me n'ero accorto, ma qui sotto comincia a fare un po' freddino!
-V-va bene. Vai avanti, io metto in ordine qui e ti raggiungo.

Mi stiracchiai, mi alzai dalla cassapanca e mi incamminai su per le scale.

 

Arrivato in cima, però, chiusi la porta e tornai di sotto. Yori era ancora seduta, con le mani intrecciate davanti al petto, e gli occhi chiusi.
-È un altro il segreto di cui ti vuoi liberare, l'ho capito.
Yori sobbalzò dallo spavento quando risentì la mia voce.
-C-c-come?- balbettò, fissandomi come se avesse visto un fantasma -di cosa parli?
-All'inizio hai detto che non sei d'accordo con le regole imposte dalla Signorina Azumi, col fatto che nessuno qui sia libero di raccontare il proprio passato... Però poi hai paura che gli altri orfani vengano a sapere del tuo, di passato. È una contraddizione, non pensi?
-...g-già, è v-vero...
-Poi hai detto che da quando sei arrivata qui hai svolto i lavori domestici con volontà ed entusiasmo... Ma questa non è l'impressione che ho avuto io.
Nonostante non le avessi posto alcuna domanda, Yori fece segno di sì con la testa. Davanti all'evidenza, non poteva più fare finta di nulla.
-Per un attimo ho pensato... che forse non era ancora arrivato il momento- disse, tirando su col naso -è vero, è un altro il segreto che vorrei... disperatamente condividere con qualcuno...
-È per quello che hai pianto, e stai piangendo anche adesso?
Annuì ancora. Mi inginocchiai davanti a lei e posai una mano sulle sue con delicatezza.
-Dimmi tutto.
-N-no, no! Questo è... Choji, tu sei troppo buono, non meriti di sentire una storia simile!...
-E tu non meriti di continuare a soffrire da sola.
Yori indugiò a lungo sulle mie parole. Deglutì con parecchia fatica.
Quindi, finalmente, si decise.
-Sia ben chiaro... A-anche questo deve rimanere tra noi. ...non c'è stata nessuna invasione di ratti nell'ala ovest. C'è stato... qualcosa di peggio.
Yori chiuse gli occhi, come per rivivere il ricordo.
-È successo tutto circa un mese fa. Come ogni mattina, mi ero alzata prima di tutti gli altri per fare le pulizie e aprire le porte e le finestre per il cambio d'aria. Il solito giro che facevo sempre da un'ala all'altra: corridoio, aule, mensa, cucina, atrio, palestra, spogliatoi, aule, corridoio... Ma, quella volta, quando entrai nella palestra, niente fu più come prima.
-Cosa trovasti?
Yori inspirò ed espirò a fondo a lungo. Cominciò a sillabare qualcosa, ma poi si fermò. Le diedi tutto il tempo che le serviva.
-...un... un cadavere- rispose infine, in un sussurro -il cadavere... di un bambino... era... era nudo... c'era sangue... e... e...
Yori cominciò a tremare. Così feci anch'io, nonostante sapessi già dell'omicidio: un po' perché dovevo comunque fingere di esserne stupito, e un po' perché il pensiero che Yori avesse dovuto vedere di persona quel corpo sfigurato mi aveva sinceramente fatto rabbrividire.
-Un bambino... m-m-morto? C-c-chi era?
-...io non lo so... era... irricono... Irriconos...
L'ultima parola le rimase strozzata in gola. La abbracciai per darle solidarietà e lei mi ricambiò per darne a me.
-...n-non mancava nessuno degli altri orfani, Yori?
-No... Sono andata a cercare le Signorine Azumi e Hiromi per dirle cosa avevo trovato, ma all'inizio non mi hanno creduto. Per dimostrarmi che mi fossi sbagliata, la Signorina Azumi è entrata decisa in uno dei due dormitori dei maschi dell'ala ovest, lasciando l'altro alla Signorina Hiromi. Entrambe mi hanno confermato che c'erano tutti... Ma io ero sicura di aver visto un cadavere! Le ho convinte a seguirmi in palestra, e... Forse non avrei dovuto insistere, quando lo hanno visto hanno barcollato tutte e due, e la povera Signorina Hiromi ha anche avuto un mancamento...
-Non devi rimproverarti di questo, p-prima o poi l'avrebbero trovato comunque... C-cos'è successo dopo?
-B-beh... Non è stato facile prendere una decisione su due piedi. La Signorina Azumi fu la prima a riprendere il controllo dopo lo shock. Mentre io aiutavo la Signorina Hiromi a rinvenire, lei è tornata di sopra per chiudere a chiave tutti i dormitori, così che gli altri bambini non potessero uscire e vedere anche loro... Ma non aveva pensato che a quell’ora fossero già tutti svegli e pronti a scendere. Così, per la fretta, ha dovuto dire loro la prima scusa che le è venuta in mente, per convincerli a lasciarsi chiudere dentro...
-L'invasione di ratti.
-L’invasione di ratti, sì. P-poi, si è presa l'ingrato compito di avvolgere il cadavere in una coperta e portarlo di fuori, con l'aiuto della povera Signorina Hiromi c-che nel frattempo si era ripresa.
-D-dove lo hanno portato?
-Lontano, nel bosco. Lo hanno seppellito. Quando sono tornate, le ho viste discutere animatamente. La Signorina Hiromi era impazzita dalla paura, pretendeva che ce ne andassimo tutti da questo “posto maledetto”, mentre la Signorina Azumi suggeriva semplicemente di sigillare la palestra... Alla fine, hanno trovato un compromesso...
-Trasferire tutti i maschi, e i loro letti, nell'ala est, e chiudere l'ala ovest- continuai io -almeno fino a quando non vi avranno portato un veleno per sterminare i ratti. Questo è ciò che mi ha detto Iwao, quando gli ho chiesto cosa ci fosse dietro la libreria nell'atrio. ...immagino che, in realtà, quello che voi stiate aspettando dal fornitore siano prodotti per... pulire la palestra...
-Per levare via il sangue e l'odore di morte, diciamolo chiaro e tondo!- gridò Yori all'improvviso. Mi staccai da lei dallo spavento, ma tornai subito a sedermi di fianco a lei e cingerle le spalle.
-Se vuoi... Se vuoi piangere ancora, Yori, fallo pure. Per quanto ne hai bisogno. Anche per tutta la notte.
-...g-grazie... Grazie, ma c-credo di essermi sfogata... abbastanza...
Come prima, Yori appoggiò la sua testa alla mia spalla. Più che sconvolta, in quel momento sembrava... stanca.
-...ho combinato un guaio, Choji. La Signorina Azumi mi aveva fatto giurare di tenere per me quello che avevo scoperto per non rovinare la reputazione dell'orfanotrofio...
-N-non succederà, Yori. So mantenere un segreto, e non fuggirò a gambe levate... Anche se, dopo aver sentito questa storia, non so se la mia vita all'orfanotrofio sarà più la stessa. C-ci sono stati altri... come dire... incidenti, dopo quello?
-No. È stato l'unico. L'unica "stranezza" nella storia di questo posto. Dopo una settimana, la Signorina Azumi, la Signorina Hiromi ed io abbiamo concluso che quel poveretto che abbiamo trovato si fosse imbattuto in una bestia, forse un lupo, che dopo averlo ucciso lo ha trascinato non si sa come nella palestra...  è assurdo, ma è la spiegazione più sensata che siamo riuscite a trovare... Ho paura, Choji.
-Ho paura anch’io, Yori. M-ma... se hai detto che non ci sono stati più incidenti...
-No, non per quello. Io ho paura... che...
Yori chiuse gli occhi. Sembrava come in procinto di addormentarsi. Un’altra lacrima le scese lungo il viso.
-...che la Signorina Azumi mi stia solo dando il beneficio del dubbio.
-Che vuol dire... Aspetta, non mi dirai che la Signorina Azumi creda davvero che... che l’abbia ucciso tu...
-No, non me l’ha mai detto. Ma ho paura che sia davvero così, che lei da quel giorno non si fidi più di me come una volta. È una sensazione che non riesco a togliermi di dosso! Ho cominciato a lavorare ancora più sodo, a far sì che ogni cosa all’orfanotrofio fosse al suo posto e ogni bambino fosse soddisfatto! Ho raddoppiato, triplicato i miei sforzi per dimostrare che a questo posto ci tengo davvero e che non potrei mai fare una cosa del genere... Ma ho paura che le cose non torneranno mai più come prima. Mai più.
Le strinsi le spalle un po’ più forte.

 

D’improvviso, ebbi un’illuminazione.

 

-Yori, tu sei troppo buona per essere un’assassina. Nessuno penserebbe una cosa del genere, se solo si fermasse a riflettere.
-Non raccontarmi stronzate, Choji- borbottò lei, levandosi di dosso il mio braccio -è da quando sei arrivato qui che ti tratto come l’ultimo dei pezzenti, come puoi dire che io sia “troppo buona”?
-Perché lo so. Sarai anche eccessivamente severa e intrattabile, ma io so che in realtà non saresti in grado di far del male ad un ragno.
-Veramente si dice “ad una mosca”, e... Un momento.
Di colpo Yori sembrò risvegliarsi dal torpore. Si girò a fissarmi con occhi sgranati, e per la prima volta le vidi spuntare in faccia un sorriso divertito.
-Stai per caso parlando di... Supaida? Ma allora... Hai fatto la conoscenza di Rokuro!
-Già. Ho passato solo pochi minuti con lui, ieri, e nonostante abbia rischiato di perdere l’udito più volte, l’ho trovato molto simpatico! Non dovrei rivelarti questo segreto, ma lui... Per te, ecco...
-Ha una cotta per me, lo so! Non è affatto un segreto! Ha cominciato ad adorarmi dal primo istante che mi ha vista!
-Un vero colpo di fulmine, eh?
-Più che altro, un malinteso. Siccome sono stata la prima persona a restare nell’aula di musica per più di due minuti mentre suonava, lui ha creduto che la sua musica mi piacesse.
-E lui, ti piace?
-In senso amoroso? Ma no, certo che no! ...però devo riconoscere che Rokuro è l’unica persona in tutto l’orfanotrofio che riesca a farmi provare gioia e spensieratezza, anche nei momenti più tristi la sua pazza allegria riesce a tirarmi su di morale.
-Davvero? Se le cose stanno così, perché allora non passi più tempo con lui? Scommetto che se accettassi la sua compagnia riusciresti a dimenticare più in fretta la storia del... di quello che hai visto in palestra e tornare a vivere serena! ...o-ovviamente non è obbligatorio che tu gliela racconti, eh!...
-Non è così semplice. Primo, i miei doveri mi lasciano poco tempo per pensare ad altro. Secondo... Non lo dico con cattiveria, ma siccome Rokuro non è del tutto sano di mente ho sempre paura di offenderlo, magari dicendo cose sbagliate...
-No, aspetta! Aspetta un attimo!
Senza accorgermene mi ero alzato di scatto dalla cassapanca.
-Come puoi dire che Rokuro non è... sano? Come fai ad esserne sicura?!
-Ho chiesto alla Signorina Azumi come mai Rokuro si comportasse così, e lei facendo uno strappo alla regola mi ha detto di averlo tratto in salvo da un paese in rovina quand’era ancora in fasce. Lui era l’unico sopravvissuto dell’esplosione di una cartabomba, ma non ne era uscito indenne. I segni che aveva rimediato se li porta ancora adesso, e non parlo solo delle bruciature che ha in faccia. La Signorina Azumi non ne è sicura, ma suppone che l’esplosione abbia causato a Rokuro anche un... un danno al cervello, ecco.
Mi ammutolii. Boccheggiai, mi portai una mano sul cuore, ma non riuscii a spiccicare una parola.
-Non fare quella faccia- mi sussurrò Yori, e stavolta fu lei a sfiorare la mia mano per rassicurarmi -se può esserti di consolazione, Rokuro non sa nulla di quello che gli è successo. Paradossalmente, di tutti gli orfani che vivono qui è lui quello che riesce a godersi meglio la vita.
-M-meno male... Però, mi dispiace lo stesso...
-Ehi, non ero io quella che aveva bisogno di sentirsi meno depressa giusto cinque minuti fa?
-G-già, è v-vero...
Dalla bocca mi uscì una risatina. Provai a ricacciarla dentro, ma Yori mi rassicurò scuotendo la testa.
-Fai pure, Choji. Non vergognarti. Hai bisogno di finire con una nota allegra questa serataccia. Come ne avevo bisogno anch’io. ...grazie, per avermi ascoltata. Mi dispiace di averti rubato del tempo.
Le sorrisi.
-Non devi scusarti, per me è stato un piacere aiutarti.
In quella, Yori si lasciò scappare un grandissimo sbadiglio.
-Credo proprio che per me si sia fatto tardi... Ah, giusto, stavo per dimenticarmene. Devi prendere anche tu il digestivo.
-Anche se ho solo mangiato un panino?
-È la regola, tutti devono prenderlo.
Preso uno dei due bicchieri che le avevo portato, Yori andò ad immergerlo in un grande barile di metallo posto accanto a uno scaffale.
-Ecco... a te.
Ringraziai e bevvi. Mi ci vollero diversi sorsi, però: non mi ero ancora abituato del tutto al suo saporaccio.
-Fai con comodo, Choji. Io ti aspetto di sopra.
Stiracchiandosi e barcollando leggermente, Yori lasciò la cantina.
Rimasto solo, mi presi del tempo non solo per finire di bere il digestivo, ma anche per ricapitolare tutto quanto avevo scoperto grazie a quella insperata conversazione.
Ancora non riuscivo a crederci. La mia indagine, tutto sommato, stava procedendo alla grande. E proprio grazie all’incidente alle terme! Se non mi fossi mai trovato in punizione, non so se sarei riuscito a parlare a quattr’occhi con Yori...

 

-TU?! CHE ACCIDENTI...

Per poco non mi rovesciai tutto addosso.
-Yori? Yori, cos'è successo?- la chiamai a gran voce, ma senza ricevere risposta.
Finii il digestivo in un sorso, incastrai a forza il bicchiere nello scaffale più vicino non sapendo dove altro metterlo, e corsi in cucina il più velocemente possibile. Trovai Yori in piedi, una mano in faccia e l'altra appoggiata a un mobile, intenta a fissare incredula qualcosa sul pavimento. In silenzio mi fece segno di avvicinarmi.
Facendo il giro del bancone, vidi anch'io ciò che l'aveva fatta gridare.
Accasciata sul pavimento, c'era la piccola Naoki.
-L-lei, qui? E... Come mai non si muove?
-Sta dormendo, Choji. È così che l'ho trovata, non le ho fatto nulla.
Mi inginocchiai accanto alla bambina, le sfiorai un polso e appoggiai un orecchio al pancino. Non c'erano dubbi, stava proprio dormendo saporitamente.
-Hai ragione. Non è ferita, meno male...
Il sollievo nel saperla sana e salva, però, lasciò subito il posto alle domande.
"Quindi, la sensazione che ho avuto quando sono salito a prendere due bicchieri d'acqua... Ma... Perché Naoki si trova qui? Mi stava forse spiando? ...ma certo, Nao!"
Mi sentii ribollire il sangue nelle vene.
"Non voglio crederci, eppure è la spiegazione più sensata! Nao si è vantato con Iwao di come la sua sorellina avesse scoperto per caso il nascondiglio di Isoka... Per entrare nella sua "cerchia"... E adesso, per assicurare la sua posizione come amico di Iwao, ha chiesto a Naoki di spiarmi, magari per andare poi a riferirgli qualche mio passo falso... No, è assurdo! Plausibile, ma assurdo!"
-A giudicare da come russa, dev'essersi addormentata da parecchi minuti ormai- disse Yori all'improvviso, interrompendo i miei improbabili ragionamenti -se siamo fortunati, probabilmente non avrà sentito quasi nulla della nostra conversazione in cantina.
Dopo aver preso Naoki in braccio, Yori andò a richiudere a chiava la porta della cantina. Quindi... Fece per andarsene.
-D-dove la porti?
-Siccome adesso è impossibile svegliarla, l'unica cosa che posso fare è riportarla nel dormitorio, dove comunque stavo per andare anch'io. Aspetterò domani per chiederle spiegazioni.
-Yori... Non essere troppo severa con lei. Secondo me Naoki non si trovava qui di sua spontanea volontà.
-Tranquillo, Choji. Ci andrò leggera. Buonanotte... e grazie ancora.
La salutai alzando una mano.

 

Rimasto solo in cucina -e stavolta ero sicuro di essere solo- mi misi a camminare avanti e indietro. Ne approfittai per raccogliere dal pavimento le pentole cadute, e nel frattempo tornai a riflettere su tutte le nuove informazioni che avevo raccolto. Nemmeno l’improvvisa comparsa di Naoki era riuscita a distrarmi.
E così, i miei sospetti sono stati confermati. Non c’è alcun ratto nell’ala ovest. Il bambino è stato trovato morto nella palestra, ma a quanto pare nessuno sa chi sia. E se quel poveretto non era di queste parti... Eppure il Mascheratore è ancora qui, i ninja in appostamento non l’hanno mai visto scappare! Non ci sto capendo nulla...
Guardai distrattamente fuori da una finestra a caso. Era buio. Era tardi. Erano andati tutti a dormire.
Era l’occasione perfetta.
 

Annuii con decisione alla mia immagine riflessa nel vetro.
Quindi, di buona lena, tornai al lavandino e ripresi il lavoro da dove l’avevo interrotto.
È deciso. Finisco di lavare i piatti, e poi... andrò a fare una visitina all’ala ovest.

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Capitolo 12
*** 12. ***


Per maggior coinvolgimento, come sottofondo musicale da accompagnare alla lettura di questo capitolo consiglio di ascoltare "Creeping Shadows", una traccia della colonna sonora di Xenoblade Chronicles. Spero vi piaccia ^^ Choji's Last Chance

12.

 

Buttai tutti gli attrezzi nello sgabuzzino, me lo chiusi alle spalle e mi asciugai la fronte con soddisfazione.
Stoviglie lavate e disincrostate, biancheria smacchiata e stirata, pavimenti spazzati e lucidati... Forse ci ho messo più del previsto, ma l'importante è aver finito. Adesso che sono libero, posso dedicarmi anima e corpo all'altro mio dovere. ....prima però, devo fare una prova.
Tirai fuori da una tasca una scatola di fiammiferi che avevo trovato in cucina e ne accesi uno.
Mmm... sì, fa abbastanza luce. Può andare.

L'idea originale era quella di esplorare l'ala ovest con la mia torcia elettrica, ma per andare a prenderla avrei dovuto salire in dormitorio. Non potevo rischiare che qualcuno mi scoprisse.
Così, lasciai una volta per tutte l'area della mensa e mi diressi nell'atrio. Dopo aver dato un'occhiata all'orologio a pendolo -erano da poco passate le 22:30- mi fermai davanti alle due librerie che bloccavano l’accesso al corridoio per l’ala ovest, e le sfiorai con mano. Sarebbe stato facile per me spingerle in avanti o tirarle verso di me per poter passare, ma anche così avrei rischiato di provocare rumore e svegliare tutti quelli che dormivano due piani sopra di me. Dovevo trovare un’altra strada.
Uscii allora in cortile.
Grazie alla luna, non era ancora sorta del tutto ma comunque abbastanza luminosa, non c'era bisogno di usare fiammiferi per vederci qualcosa.
Come prima cosa feci qualche passo indietro, per dare un’occhiata alle due torrette sul tetto dell’orfanotrofio in cui alloggiavano le Signorine Azumi e Hiromi.

Luci spente. Quindi anche loro stanno dormendo. Perfetto.
Mi avvicinai alla facciata dell'ala ovest e procedetti ad esaminare con lo sguardo le varie finestre sbarrate, una per una. Ad una prima occhiata, sembravano tutte uguali: le loro imposte erano ermeticamente chiuse e, per essere sicuri che un colpo di vento non le riaprisse, vi avevano anche inchiodato sopra per orizzontale due assi di legno.
Mi piacerebbe tanto sapere come hanno fatto a mettercele. Forse Yori si è calata dal tetto appesa a una fune, oppure hanno chiesto aiuto al signore che porta il cibo... Bah, devo ricordarmi di chiederglielo, domani... Uh?! Guarda un po'...
Una delle finestre dell'ultimo piano era stata sbarrata in modo diverso dalle altre. Le imposte, invece di essere chiuse, erano spalancate, e le due assi di legno inchiodate erano state poste a una distanza notevole l'una dall'altra.

Probabilmente hanno lasciato quello spazio vuoto apposta per far passare un po' d'aria... Non potevo sperare di meglio!
Sfregandomi le mani per l'eccitazione mi avvicinai al muro, diedi un'ultima occhiata intorno per sicurezza e, concentrato il chakra nei piedi, iniziai la scalata.
Era da parecchio tempo che non eseguivo una tecnica elementare come quella, ma nonostante la ruggine non incontrai alcuna difficoltà...

 

Almeno fin quando, arrivato all'incirca al primo piano, non vidi una creatura volante scendere in picchiata dal cielo e puntare dritto verso di me.
-IGH!...
La schivai gettandomi all'indietro, ma in virtù del fatto che stessi camminando su una parete verticale finii col ritrovarmici incollato a testa in giù.
Ahio... Eccolo che torna!
Mi girai sul ventre per schivare un secondo assalto di quella minaccia alata, che si abbatté sul muro per poi volarmi vicino alla testa con un frullio d'ali piuttosto rumoroso.
Ci mancava questa... Ora!
Mi rigirai sulla schiena e unendo di colpo le mani riuscii a catturare il fastidioso imprevisto, che al tatto capii essere solo un pennuto.
E adesso, che me ne faccio? Non me la sento di spiaccicarlo sul muro, in fondo lui sta solo difendendo il suo territorio... Ecco, ho trovato!
Tornato in posizione eretta, agitai il rapace nelle mie mani fino a rintronarlo per bene e lo lanciai il più lontano possibile nella boscaglia ai confini dell'orfanotrofio.
Spero che non si sia fatto troppo male... Ad ogni modo, ho un'indagine che mi aspetta.


Raggiunsi la finestra aperta all'ultimo piano senza altri imprevisti. Per fortuna lo spazio tra le due assi inchiodate era molto ampio, così potei entrare agilmente senza paura di rimanere incastrato.
Finalmente, ero riuscito ad introdurmi nell'ala ovest!
Più precisamente, ero sbucato in quello che doveva essere uno dei due dormitori maschili originali, e che a causa di un mese e qualche giorno di abbandono era diventato nient'altro che una stanza lunga, vuota e polverosa.
Come la finestra, anche la porta era stata lasciata aperta. Però, non appena mi avvicinai per affacciarmi sul corridoio, mi accorsi che non era servito a molto. In tutta l’ala ovest, eccetto il dormitorio da cui ero entrato, l’aria si era fatta satura dell’odore di chiuso tipico delle soffitte, per colpa del quale fui costretto più volte a grattarmi il naso per riuscire a sopportarlo.
Accesi un fiammifero. Come mi ero aspettato, il corridoio era praticamente identico a quello dell’ala est: due porte che davano sui dormitori da una parte, due porte per i bagni dall’altra, scale che conducevano ai piani inferiori in un’estremità, e una scala a chiocciola che portava alle stanze delle Signorine Azumi e Hiromi all’altra estremità.
Come nell’ala est, c’era pure una corda che pendeva dal soffitto, e che serviva ad attirare l’attenzione delle due Signorine nei casi di emergenza. Mi guardai bene dall’avvicinarmi!
Mi diressi invece alle scale per il primo piano.
Lì, trovai subito una notevole differenza rispetto all’altra ala. Alcuni dei gradini della prima rampa erano crepati e sbeccati, e una grossa crepa era visibile anche sul muro del pianerottolo inferiore.

Cosa può essere successo qui? Forse... Forse durante il trasloco per l’ala est un letto deve essere sfuggito di mano a qualcuno. In ogni caso, devo stare attento a come mi muovo.
Tenendomi al corrimano superai l’ostacolo e arrivai al corridoio del primo piano, dove trovai tre porte corrispondenti ad altrettante aule.
Se ricordo bene, queste sono le aule di lettura, modellismo, e... Se la palestra è al piano di sotto, qual è l’aula che manca?
Con la luce del fiammifero illuminai la targa appesa alla porta più vicina a me. Nemmeno a farlo apposta, era proprio quella su cui stavo rimuginando.
"Aula Ricreativa”. Chissà cosa significa.

Con un soffio spensi il fiammifero, ormai consumato, ed entrai.
Stavo per accenderne un altro, ma per lo spavento l'intera scatola mi cadde di mano.
Avevo appena calpestato qualcosa di viscido. Qualcosa che al solo contatto emise un sibilo acuto e disumano.
Appellandomi a tutto il mio sangue freddo, sollevai un braccio per cercare a tentoni un interruttore. Lo trovai e lo premetti, ma mi ci vollero un po' di secondi prima che mi abituassi alla luce. Quando i miei occhi si rilassarono, li riaprii.
...ah.
Il pavimento della stanza era quasi del tutto ricoperto di pupazzi, peluche, giochi in scatola e costruzioni, a loro volta ricoperti di uno spesso strato di polvere. Giocattoli, semplicemente giocattoli! La "cosa" che avevo calpestato, entrando, non era altro che un semplice pollo di gomma, di quelli che si danno ai cani.
Ah... Ah ah ah ah! Che sciocco sono stato a spaventarmi!
Sollevai il piede...
Qui non c'è proprio nulla da temerOH MERDA!
...e così facendo il pollo di gomma si rigonfiò, rilasciando un fischio ancora più acuto e lungo del precedente. Chiusi in fretta la porta, ma ormai il danno era fatto.
Con l'eco che c'è da queste parti sarà un miracolo se non abbia svegliato l'intero orfanotrofio, maledizione! ...no. Forse sto esagerando. Devo stare calmo.
Passai i successivi minuti a tenere l'orecchio incollato alla porta, ma per fortuna l'unico rumore che sentii fu il battito del mio cuore che andava rallentando.
...non è venuto nessuno, meno male.
Recuperati i fiammiferi e la scatola dal pavimento, ne accesi un altro e lasciai l’aula, non prima di essermi ricordato di spegnere la luce. Mi sarebbe piaciuto curiosare anche nelle altre due aule, ma decisi di rimandare a un’altra volta. Il mio obiettivo principale si trovava al piano  di sotto.

 

Scesi altre due rampe di scale -stando davvero molto attento a dove mettevo i piedi- e sbucai proprio dall’altro lato delle librerie che ostruivano il passaggio per l’atrio.
Svoltai a destra. Al termine del piccolo corridoio, mi ritrovai di fronte ad una doppia porta, identica a quella della mensa.
L’ingresso della palestra.
Forse per facilitare la fuga in caso di incendio, la doppia porta non aveva serrature. A tenerla sigillata, però, c’era qualcosa di ancora più ostico: una fune molto spessa, annodata più e più volte intorno ai maniglioni delle due metà così da rendere impossibile anche solo spingerle o tirarle di pochi millimetri.

E adesso? Non posso mica tagliarla o darle fuoco come se nulla fosse. Se Yori o le due Signorine scoprissero che qualcuno è venuto a ficcanasare, chissà cosa potrebbe accadere... L’unica cosa da fare, ahimè, è sciogliere i nodi uno per uno. Coraggio, al lavoro.
Esaminai la fune da cima a fondo, fino a che non trovai una delle due estremità. Feci per sfilarla e cominciare, ma mi fermai appena in tempo. C’era un’altra cosa che non avevo considerato: non bastava semplicemente rimettere a posto la corda, una volta finita l’esplorazione, ma dovevo anche riannodarla nello stesso identico modo. Avevo imparato a mie spese come Yori avesse una notevole attenzione per i dettagli, quindi sarebbe bastata una sola minuscola differenza per farle capire che qualcuno era entrato in palestra.
Devo segnarmi da qualche parte la forma dei nodi per ricordarmi come sono fatti, ma come? Forse con un disegno... Naah, anche se avessi carta e penna a portata di mano, sono un cane a disegnare! Allora... ecco, magari se avessi un’altra corda potrei ricreare i nodi per avere un esempio da riguardare! Già, ma dove la trovo una corda, una cordicella, uno spago o qualcosa che ci assomigli... Ma certo!
Il grembiule di Yori, mi ero proprio dimenticato di averlo ancora addosso!
Dopo essermelo tolto, presi uno dei lacci e con molta pazienza lo annodai nello stesso modo della fune.
Poi, con altrettanta pazienza, sfilai la fune, e la appoggiai in un angolo sul pavimento insieme al grembiule.
Infine, strinsi le dita intorno ai due maniglioni, presi un respiro profondo, e tirai.

Nonostante fosse buio pesto, capii subito che la stanza in cui avevo messo piede era molto grande, e che la piccola luce dei fiammiferi non mi sarebbe stata di grande aiuto lì dentro.
Appena vicino alla porta, trovai e schiacciai tre interruttori. Una dopo l'altra si accesero altrettante coppie di lampade al neon, e finalmente riuscii a vedere che aspetto aveva la palestra.
Proprio come mi aveva detto Nao la sera prima, si trattava di un locale grande esattamente quanto la mensa, rettangolare e dal soffitto alto. Sul lato sinistro erano posizionati gli spalti, formati da tre panche di metallo fissate al pavimento. Sul lato destro c’erano svariati attrezzi: una spalliera di legno, un'asse da equilibrio, alcuni materassini e una cesta contenente dei palloni. Accanto a me e sul lato opposto, sostenuti da pali rossi, c'erano invece due canestri. Sul pavimento di legno liscio era infatti disegnato un campetto da pallacanestro. Tante linee dipinte con colori accesi per delimitare i confini, un cerchio bianco per evidenziare il centro campo... e una macchia.
Una macchia dal colore marrognolo, e dalla forma simile a un ferro di cavallo gonfio e deformato.
Una chiazza di sangue ormai rappreso.
Il punto in cui Yori aveva trovato il cadavere della vittima.
Questo spazio vuoto...
Per quanto doloroso fosse, provai ad immaginare il corpo del bambino come l'avevo visto in fotografia e farlo combaciare con la macchia.
...potrebbe averlo lasciato la testa della vittima. Ciò significa che... è proprio qui che il Mascheratore gli... gli ha... gli ha tagliato la faccia.
Deglutendo, mi chinai sulla chiazza di sangue per esaminarla. Sparse qua e là intorno ad essa c'erano altre macchioline più piccole, ma purtroppo quel verme di un assassino era stato ben attento a non lasciarci sopra nemmeno il briciolo di un'impronta. Alzando di poco lo sguardo, però, trovai alcune macchioline un po' più lontane, poste quasi in fila. Seguii la traccia, che mi condusse fino alla porta dello spogliatoio della palestra.

La scia di gocce entra, ma non esce. Ciò significa che, qualunque fosse la cosa che ha perso tutto questo sangue, il Mascheratore se n'è sbarazzato nascondendola qui dentro.
Appellandomi a quella parte di coraggio che non mi aveva abbandonato, varcai la soglia dello spogliatoio e schiacciai il suo interruttore con una nocca.
La stanza, grande come la cucina, era rivestita di mattonelle bianche, sulle quali era impossibile non notare le poche macchioline di sangue. Poche, perché la traccia terminava subito dopo l'ingresso, precisamente ai piedi di una cesta piena di fascette e polsini, sulla quale stava svolazzando un nugolo di rumorosissime mosche.
Oh... Oh, cielo... Aiuto...
Il resto del mio coraggio stava già facendo le valige per andarsene. Eppure, dovevo guardare. Dovevo!
Arrivai dunque al compromesso di mettermi una mano davanti alla faccia, così che i miei occhi potessero vedere solo attraverso lo spazio tra le dita. Contai fino a dieci. Scacciai le mosche con l'altra mano, e finalmente osai sbirciare.
...c-cos'è?
Sospirai di sollievo, ma non troppo. Sulla cesta non c'era la faccia della vittima, ma nemmeno il coltello con cui era stata tagliata. Ciò che aveva attirato le mosche era invece una strisciolina grigiastra, malamente mimetizzata tra le fascette.

Questo è... Un lembo di pelle, ma certo! Questa è la pelle che il Mascheratore ha tagliato via dal collo della sua vittima dopo averla strangolata, per evitare che trovassimo le sue impronte digitali! ...peccato che adesso non serva più a nulla, accidenti!
Non appena ne sfiorai un angolo con un dito, la striscia di pelle si sgretolò come fosse stata polvere.
Avrei dovuto aspettarmelo. È da più di un mese che si sta decomponendo, neanche con la buona volontà avrei potuto ricavarci qualcosa...
In quella, provai un irrefrenabile bisogno di sbadigliare. Mi trattenni a malapena -con tutte le mosche che ancora svolazzavano, ci mancava solo che qualcuna mi entrasse in bocca!- e uscii dallo spogliatoio, lasciando che la porta si richiudesse da sola dietro di me.

Pazzesco, proprio qui sto cominciando ad avere sonno... !!!
Sentii due rumori uguali, uno a breve distanza dall’altro, di una porta che si chiudeva.
Un rumore era vicino, l’altro lontano.
Mi girai di scatto. La porta dello spogliatoio era chiusa.

...l’eco, dev’essere stato l’eco.
Tornai al centro della palestra per controllare di nuovo la chiazza di sangue. Non c’erano altre scie di gocce e anche controllando ogni angolo non trovai nient’altro di sospetto.
Conclusi che il Mascheratore doveva aver tenuto la faccia della sua vittima con sé. Il pensiero mi fece provare un brivido di disgusto...
...ma subito dopo un secondo sbadiglio fece svanire quella sensazione.

Ma che diavolo mi sta succedendo? Tutt’ad un tratto è come se... come non avessi più voglia di indagare. Il sonno, ecco cos’è. In fondo, è tardissimo. Penso... Penso sia meglio che mi fermi qui per stanotte, e riprenda l’esplorazione domani. Mi pare di aver visto del caffè in polvere giù in cantina, ma non ne sono sicuro... Nel caso, chiederò a Yori se posso prenderne un po’...
In un misto di malincuore e sollievo, spensi le luci e me ne andai dalla palestra.

 

Stavo già per salire le scale, quando mi ricordai che dovevo ancora rimettere la corda com’era prima. Alla luce scarsa dei fiammiferi e con la testa che mi ciondolava ogni venti secondi fu quasi un’impresa titanica, ma chissà come riuscii a compierla.
Dopo aver indossato di nuovo il grembiule accesi un altro fiammifero ancora -ormai ne erano rimasti solo due o tre- e risalii le scale.
Morto di sonno com’ero, arrivato al primo piano non mi accorsi che gli scalini erano terminati, così compii un passo lunghissimo e quasi rischiai di capitombolare.

Mamma mia! ...uff... Di questo passo, dovrò fare il resto delle scale a carponi...

 

...!

Con la coda dell'occhio notai un filo di luce sul pavimento.
Per la precisione, proveniva da sotto la porta dell'aula in fondo al corridoio.


Io lì non ci sono mai entrato, ne sono sicuro! A-allora...
Spensi il fiammifero con un soffio, mi diedi tre pizzicotti per scacciare il sonno un altro po’, e quatto quatto mi avvicinai.
Man mano sentii diversi rumori sconosciuti provenire da dietro la porta. C’era qualcuno, ora non avevo più dubbi.
Mi chinai per sbirciare nel buco della serratura.
Una persona, di cui vedevo solo un braccio, era davanti ad un banco scolastico, illuminato da una vecchia lampada da tavolo.
Sul banco erano sparsi degli oggetti che faticai a riconoscere a una prima occhiata. Erano di svariati colori. Alcuni erano sottili, altri spessi... Matite e tubetti di tempera, ecco cos’erano. C’erano anche brandelli di carta igienica e cartapesta, forbici e chissà cos’altro.
Poi la persona abbassò il braccio, e riuscii ad intravedere anche un barattolo pieno di quella che sembrava acqua, in cui galleggiavano due pesciolini morti.
No, non erano pesciolini.
Il mio cuore perse un battito.

 

Erano due occhi umani.

 

Non potevano esserci altre spiegazioni. Il Mascheratore si trovava dietro quella porta.

Mi sporsi ancora un po', come a voler entrare nella serratura con tutta la testa.
La lampada sul banco si girò per guardarmi dritto negli occhi, poi si gettò in avanti ed attaccò come un serpente che ha appena trovato la sua preda.
-Lasciane qualcosa anche a me- disse la persona seduta al banco, prima di girarsi a sua volta.
Non seppi dire se si trattava di un uomo o una donna. Era una creatura vestita completamente di nero, e al posto della testa aveva un teschio umano dalle cui orbite vuote continuavano a cadere bulbi oculari a decine, come le perle di una collana rotta.
-Lasciane un pezzo anche a me.
Allungò una mano verso la mia faccia. Me la stava rubando, e io non potevo far nulla se non indietreggiare...

Caddi all'indietro, ritrovandomi col sedere per terra. Ero tornato in corridoio, di fronte all'aula, e la scena che vidi dal buco della serratura era tornata come prima che provassi ad entrarci.
Ma... Ma cosa... Era un sogno?
Scossi la testa fino a farmi male al collo, ma dopo pochi secondi mi sentii di nuovo schiacciato da una gran sonnolenza.
No, no, NO! Non posso addormentarmi proprio qui, proprio ora! Ho resistito tutto questo tempo... Non ero mai rimasto sveglio così... a... lungo...
Ripensai a tutte le volte in cui ero cascato dal sonno senza mai riuscire a scrivere il rapporto.
Più che ripensarci, il torpore che mi stava prendendo sempre di più mi fece sognare ad occhi aperti i pensieri che mi frullavano in testa.
Vidi il dormitorio. Vidi me stesso e gli altri bambini e ragazzi, tutti crollati dal sonno più o meno nello stesso istante.
Vidi Naoki, sorpresa a dormire della grossa in cucina, e Yori... anche lei, dopo avermi raccontato i suoi segreti, era sul punto di assopirsi.
Io invece in quel momento ero ancora ben sveglio, a differenza delle altre sere.
Cosa era accaduto di diverso?
Forse lo stomaco vuoto, avevo saltato la cena...
No, Yori mi aveva preparato di nascosto un panino.
Quindi cosa...

 

-Credo proprio che per me si sia fatto tardi... Ah, giusto, stavo per dimenticarmene. Devi prendere anche tu il digestivo.
-Anche se ho solo mangiato un panino?
-È la regola, tutti devono prenderlo.

 

Quella rivelazione mi ridestò di colpo.
Ho preso il digestivo parecchio dopo gli altri, mi sto addormentando più tardi del solito... Non può essere una coincidenza!
Barcollai all'indietro, ma riuscii a mantenere l'equilibrio spalancando le braccia e rimettendomi in piedi.
Il digestivo... Il digestivo è un sonnifero, come ho fatto a non capirlo subito? Questo significa... Cosa significa? Perché danno il sonnifero a dei bambini? E Yori, ne è al corrente?...
Sentii dei rumori. Una sedia spostata. Dei passi. Il mio cuore che batteva a mille.
No, falso allarme. Il Mascheratore si era alzato solo per raccogliere qualcosa, per poi tornare al suo lavoro.
Falso allarme, ma io ero lo stesso in grave pericolo. Nelle mie attuali condizioni non potevo affrontarlo, e se mi fossi addormentato lì... Dovevo andarmene alla svelta.
C'ero così vicino... Dannazione... Dannazione...
Indietreggiai fino all'inizio del corridoio, quindi girai su me stesso e reggendomi al corrimano risalii le scale.
Purtroppo, il sonno sempre più schiacciante mi fece dimenticare di accendere un altro fiammifero e stare attento ai gradini sbeccati. Così, non vedendoci per nulla, inciampai nell'ultimo gradino e caddi lungo tirato per terra, producendo un rumore non indifferente.
Ecco... Adesso sì che mi avrà sentito... Dannazione...
A tentoni cercai qualcosa sul muro alla mia sinistra con cui aiutarmi a rimettermi in piedi. Trovai una maniglia, la abbassai con tutto il mio peso e rotolai dentro.
Per fortuna... sono arrivato... Ma...che?
Trovai anche lì il buio totale. La finestra in fondo al dormitorio non era più aperta, era sbarrata.
...sprecai diversi, preziosi secondi, prima di capire che, semplicemente, ero entrato nella stanza sbagliata.
Che scemo... Il dormitorio da cui sono entrato è l'altro... Presto! PRESTO!
Mi diedi un ceffone per allontanare il sonno un altro paio di minuti, tornai in corridoio e raggiunsi il filo della luce lunare che sbucava da sotto la porta giusta.
Entrai.

 

Una mostruosa creatura con quattro teste era appollaiata sull'asse più bassa della finestra.
Cosa... Cos'è... Sto sognando di nuovo... Non devo cadere qui! Non devo!
Scossi la testa con violenza, e la mia vista tornò normale. Il mostro mi apparve così per quello che era davvero: nient'altro che l'uccellaccio che mi aveva importunato durante la salita.
-Senti... amico- bisbigliai -mi dispiace se prima ti ho fatto male! Davvero! È che questo non è né il luogo né il momento adatto per mettersi a litigare, d'accordo? Ho una... certa urgenza di uscire da qui, capisci? ...ah?!
E il rapace sembrò davvero capirmi. Infatti, rispose alle mie preghiere aprendo l'ala destra e alzando la zampa, a cui era legato un minuscolo foglio di pergamena arrotolato.
-Un messaggio? Per me? Ma... Ma certo, che sciocco!
Mi schiaffai una mano in fronte. Quello era un falco messaggero di Konoha, venuto a portarmi la risposta di Danzou! E io l’avevo scacciato come un insetto qualunque!
-Ops... Eh, eh... Se mi fossi fermato a pensarci meglio... Però, anche tu sei venuto a cercarmi proprio nel momento meno adatto... Ah!
Dal piano di sotto sentii una porta aprirsi e richiudersi.
-Sta venendo qui! Dobbiamo andarcene!
Presi una breve rincorsa, afferrai il falco e mi gettai a capofitto fuori dalla finestra, atterrando di schiena sull’erba del cortile.
Meno male... Che sono allenato... A subire colpi del genere... Però, è bella fresca l’erba di notte. Quasi quasi dormo qu... -Ahi! Ahio! Ahia!
Il falco messaggero aveva preso a picchiettarmi la fronte col becco.
-Ahio... Grazie amico, ne avevo bisogno. E un po’ me lo sono anche meritato...
Tolsi la pergamena dalla zampa del falco, che volò via, mi rialzai e con le ultime forze che mi restavano tornai di corsa dentro l’orfanotrofio dall’ingresso principale. Non sarei mai riuscito a raggiungere il dormitorio prima di addormentarmi del tutto, così decisi di tornare nella cucina.
Nessuno si stupirà di trovarmi appisolato qui, domattina... Ce l’ho fatta. Sono salvo!
Chiusi la porta alle mie spalle, mi appoggiai con la schiena e scivolai fino a sedermi sul pavimento.
L’avevo scampata bella.

 

Grazie a quell’ultimo briciolo di euforia, non me la sentii di aspettare fino al giorno dopo. Non vedevo l’ora di leggere la risposta di Danzou.
Srotolai la pergamena, accesi l’ultimo fiammifero rimasto, e lessi.



"Carissimo e fidato Choji Akimichi.


Innanzitutto, ti dedico un plauso per aver impedito all'ANBU che tu conosci come Kon di agire senza il mio consenso. Ti farà piacere sapere che ho richiesto immediatamente il suo rientro a Konoha, così che possa subire il giusto rimprovero.
Ma ora vediamo al nocciolo della questione. Devo confessare che mi sono sentito combattuto, dopo essere venuto a conoscenza delle ultime novità.
Da una parte, adesso che Il Mascheratore è con le spalle al muro, sarebbe da stupidi non far partire l'ordine di radere al suolo l'orfanotrofio abusivo per sbarazzarci di lui una volta per tutte.
Dall'altra parte, non mi sono dimenticato della speciale missione che ti ho assegnato. So che ci tieni davvero a continuare a servire la tua patria, e me lo auguro anch'io, quindi non reputo corretto annullare la missione e rendere così vano tutto il lavoro di investigazione che hai fatto finora.
Dopo essermi consultato con i fidati Homura e Koharu, sono infine giunto alla conclusione che la decisione finale deve spettare a te, Choji.
Ti concedo dunque la possibilità di abbandonare la corrente missione per annullarla e richiederne un'altra, oppure di restare nell'orfanotrofio e compiere tu stesso la cattura o l'eliminazione del Mascheratore nel modo che preferisci.

Tuttavia, non ti concederò un tempo illimitato per decidere.
Nella disgraziata eventualità che tu non riesca a comunicare di voler abbandonare l'indagine o, peggio ancora, che tu non riesca ad assolvere al tuo compito, entro la prossima mezzanotte, ho dato disposizione alla squadra di appostamento di invadere l'orfanotrofio ed uccidere tutti gli orfani presenti all'immediato scoccare della prossima mezzanotte.
Inoltre, ma penso non ci sia bisogno di precisarlo, la tua missione sarà considerata fallita, con tutte le conseguenze stabilite.

Con la speranza che tutto possa risolversi per il meglio, ti auguro un buon proseguimento.

Cordiali saluti,

Danzou Shimura"

 

Chiusi gli occhi.

Mi addormentai.

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Capitolo 13
*** 13. ***


Choji's Last Chance

13.

 

La luce del mattino illuminò il mio viso mentre il dolce suono della campanella massaggiava le mie orecchie, accompagnandomi al risveglio.
Mi sentivo leggero, sereno, sollevato. Dopo una notte piena zeppa di incubi come quella che avevo trascorso, ritrovarmi nel mio letto a pregustare la colazione preparata dalle mani d'oro della mia cara mamma era ancora più bello del solito.


Peccato che poi rovinai tutto aprendo gli occhi.

Ero sul pavimento della cucina dell'orfanotrofio, sdraiato con la schiena contro la porta. A qualche centimetro dalla mia faccia c'erano i resti bruciacchiati della lettera di Danzou, insieme al fiammifero che avevo acceso per leggerla.
Mezzanotte...
Mi sentii spingere in avanti.
-Qualcosa blocca la porta!
-Dev'essere Choji. Spingi più forte.
In fretta nascosi i resti della pergamena in un pugno e rotolai da una parte, per far entrare Yori e la Signorina Azumi.
-B-buongiorno- le salutai mentre ancora assonnato mi rimettevo in piedi -m-mi dispiace, non era mia intenzione dormire qui, è che... il sonno, sapete, non sono riuscito a resistere...
-Silenzio.
La Signorina Azumi procedette ad esaminare da cima a fondo la cucina, infilando il naso in ogni cassetto e sportello e passando un dito su ogni superficie, per poi tornare di fronte a me.
Dopo qualche secondo, mi sorrise.
-Hai fatto un buon lavoro, Choji. Non perfetto, ma l'impegno che ci hai messo dimostra che hai capito la lezione, e che ci tieni davvero a vivere da noi. Considerati perdonato!
-D-davvero? Allora... Non so cosa dire... Grazie, Signorina Azumi.
La donna mi posò una mano su una spalla con fare materno.
-Provvederò personalmente a dare la bella notizia ai tuoi fratelli e sorelle, così che anche loro possano perdonarti subito. Va' pure a sederti.
Detto questo la Signorina Azumi lasciò la cucina, facendo entrare nel frattempo la Signorina Hiromi la quale, dopo avermi salutato come suo solito, volò in cantina a prendere gli ingredienti per la colazione.
-Cosa sarebbe quel muso lungo?- mi incalzò Yori, dandomi una pacca sulla schiena -non è da tutti riuscire a farsi perdonare dalla Signorina Azumi così velocemente, dovresti esserne orgoglioso!
-Dici? ...scusa Yori, ma sono ancora piuttosto intontito dal sonno per godere appieno questo trionfo.
-Capisco...
-Yoriii, tesorooo, puoi venire un secondooo?- gridò la Signorina Hiromi in quel momento dalla cantina -c'è un piiiccolo problema e mi servirebbe il tuo aiuto!
-Scendo subito! ...allora fai come ti ha detto la Signorina Azumi, Choji, e va' a sederti, ne hai bisogno. Ah, posso riavere il mio grembiule per favore?
-Quale grembiule... Ah, giusto! Mi ci stavo quasi abituando, eh eh!... Ecco, tieni.
E anche Yori sparì al piano di sotto, lasciandomi solo, immobile come uno stoccafisso, in balia dei miei pensieri.

Ancora non riuscivo a crederci. Sapevo già che il consigliere Danzou non fosse un tipo accomodante, ma fino all'ultimo avevo sperato che potesse essere comprensivo... se non nei miei confronti, almeno in quelli di tutti gli orfani che con il Mascheratore non avevano nulla da fare...
E invece, a mezzanotte in punto gli ANBU di pattuglia avrebbero invaso l'orfanotrofio e sterminato tutti i suoi ospiti senza fare distinzione. L'assassino a cui davo la caccia sarebbe stato ucciso una volta per tutte, ma così anche una cinquantina di vite innocenti. Vite che dipendevano solo dal sottoscritto.
Mi restano circa diciotto ore per catturare il Mascheratore, e non mi sono ancora fatto un'idea di chi possa essere. Ci sono almeno cinque o sei persone di cui sospetto, ma come faccio a riesaminarle tutte prima dello scadere del tempo?
Deglutii.
In alternativa, stasera potrei tornare di nuovo nell'ala ovest e tendere un agguato al Mascheratore, cosa che non sono riuscito a fare ieri per colpa del sonnifero... Giusto, il sonnifero, devo pensare anche a quello. Stasera a cena non potrò evitarlo, quindi come potrei fare per fingere di berlo senza che nessuno se ne accorg... !
Battei forte il pugno destro sulla mano sinistra. Avevo appena avuto un’illuminazione geniale.

Ma certo, è così semplice! Se il Mascheratore passa le sue notti a trafficare nell’ala ovest, significa che nemmeno lui beve il sonnifero! Quindi mi basterà tenere d'occhio chi finge di bere il cosiddetto "digestivo" e avrò scoperto l'identità del killer! Che colpo di genio ho avuto! Shikamaru sarebbe orgoglioso di me... !?!
Un rumore fortissimo proveniente dal piano di sotto soffocò il mio entusiasmo sul nascere. Mi precipitai in cantina per controllare.

-Signorina Hiromi! Yori! Vi siete fatte... male...
Le due stavano bene. In compenso, avevano appena rovesciato su un lato il barile del digestivo/sonnifero, per far defluire tutto il liquido in una grata nel pavimento.
-Ma... Ma che... Ma che state... Ma che state facendo...
-Una fatalità, angioletto mio!- spiegò la Signorina Hiromi -qualche disattento per infilare un bicchiere sullo scaffale ha spostato il sacchetto del caffè, che poco alla volta si è rovesciato ed è caduto dritto nel barile! Così com'è, il digestivo è da buttare!
-...ah.
Mi sentii come se il mondo intero si fosse volutamente spostato da sotto i miei piedi per poi crollarmi addosso.
-Piccino mio, non essere triste! Troveremo una soluzione! Yori, puoi continuare senza di me un paio di minuti? Vado a informare Azumi, torno subito!
Tenendo la gonna sollevata per correre più in fretta, la Signorina Hiromi se ne andò di sopra. Anche se Yori era ancora presente, non riuscii a trattenermi dal prendere ripetutamente a testate il muro.
Ecco! Lo! Sapevo! Era! Troppo! Bello! Avevo! La! Soluzione! A! Portata! Di! Mano! E! Invece! Adesso! Sono! Di! Nuovo! Al! Punto! Di!...
-Vuoi smetterla di farti del male, Choji?- mi rimproverò Yori, tirandomi indietro –non è una tragedia. Fino a quando non tornerà il fornitore per un nuovo ordine, sostituiremo il digestivo con della camomilla superconcentrata o qualcosa che abbia lo stesso effetto. Non verrai punito una seconda volta per questo, anche perché tecnicamente non è stata colpa tua. Ricordi, no? Ci siamo distratti a causa della comparsa di Naoki, dev'essere per quello che...
-Ah, giusto, Naoki!- esclamai all'improvviso, inconsciamente felice di avere qualcos'altro a cui pensare -le hai parlato? Hai scoperto qualcosa? Non l'hai sgridata troppo, vero?
-Non le ho torto un capello. Dopo esserci svegliate l'ho presa in disparte e sono andata a parlare con suo fratello, Nao. Lui è caduto dalle nuvole, s'è arrabbiato e l'ha sgridata, dicendole che non deve mai più cacciarsi nei guai.
-...tutto qui?
-Tutto qui. Nao mi sembrava sinceramente arrabbiato e Naoki non si dimenticherà facilmente la lezione, così ho preferito lasciar cadere la cosa e non dire nulla alla Signorina Azumi.

Così Yori non è riuscita a scoprire nulla. Significa che ci dovrò pensare io... -Capisco. Meglio così, allora... Allora io vado.
Ero già con un piede sulle scale, quando pensai che non potevo uscire senza prima aver confermato almeno uno dei miei sospetti.
-Senti un po', Yori... Per caso c'era del sonnifero in quel digestivo?
Yori, che si era appena chinata sul barile ormai vuoto per sollevarlo, lo fece ricadere con un tonfo.
-Come... Come ti viene in mente?
-Beh, mi è sembrato strano che io sia caduto addormentato un po' più tardi del solito, nella stessa sera in cui ho bevuto il digestivo più tardi del solito...
-È solo una coincidenza.
-Così come mi è sembrato strano che non sia stato possibile per te svegliare la piccola Naoki per sgridarla subito...
-Perché è piccola, è ovvio che abbia il sonno pesante.
-E infine, cos'è che hai detto prima? Che sostituirete il digestivo con camomilla, bevanda nota più per far dormire che digerir...
-Ti ho già raccontato abbastanza segreti, Choji. Arrivederci.
Senza tanti complimenti, Yori mi fece girare su me stesso e con un calcio mi costrinse a risalire le scale.
Ahio... Mi bastava un sì o un no...
 

...


Quando feci il mio ingresso in mensa, i bambini e ragazzi che avevano già preso posto ai tavoli mi salutarono con un caloroso buongiorno, come se l'incidente alle terme non fosse mai avvenuto. Evidentemente la Signorina Azumi si era davvero fermata ad informarli prima di tornare nelle sue stanze.
Meno male. Non sarei riuscito a sopportare un'atmosfera di gelo come quella di ieri. -Ehi... Ehilà a tutti! Come va? Avete dormito benOUFF!
Qualcuno che vestiva una felpa spessa e soffocante mi attanagliò le spalle e mi scompigliò i capelli, facendomeli finire sugli occhi.
-Siamo noi a doverti chiedere come hai dormito! Che hai fatto, ti sei sdraiato nel lavandino? Oppure hai messo insieme tre prosciutti per farne un materasso? In tal caso, spero che tu li abbia poi lavati!
-Senti Iwao, lasciami in pace, non sono dell'umore giusto per... Ma?

Levati i capelli dagli occhi, rimasi di stucco. Rispetto al giorno prima, Iwao sembrava una persona totalmente diversa: a parte il fatto di non portare più la mascherina ma solo un enorme cerotto sul naso, aveva un'espressione serena, oserei dire amichevole.
-I-Iwao, ti senti bene?
-Sono al settimo cielo! Temevo che tu avessi ancora la luna storta, ma poco fa la Signorina Azumi ci ha detto che hai imparato la lezione e ti sei dato una calmata! Questo significa che siamo ancora amici, eh, Choji?
Ancora amici, ma di cosa stava parlando?
-Iwao, senti- dissi a bassa voce -mi dispiace per averti quasi rotto il naso, ma se pensi che io riesca a passare sopra a tutte le cose orribili che hai detto ieri sei...
-QUESTO SIGNIFICA CHE SIAMO ANCORA AMICI, EH, CHOJI?!
Urlandomi in faccia, Iwao mi attanagliò ancora più forte. Vedendo che tardavo a rispondere, mi fece voltare con lui verso il muro così che nessuno potesse vederci parlare.
-Mi sembrava di aver sentito dalla Signorina Azumi che tu ti fossi calmato. Stava forse dicendo una balla?- mi bisbigliò, sfregandosi i denti ad ogni parola. Ecco, ora sì che lo riconoscevo...
-No, è vero. Ho imparato la lezione. Ma...
-Hai già provato sulla tua pelle cosa succede a chi si mette contro di me, vuoi fare il bis? Vuoi davvero rimetterti a litigare? Vuoi davvero tornare in punizione e rovinare la giornata e l'umore a tutti?
Strinsi i pugni così forte che le braccia mi tremarono fino alle spalle.
-IWAO, TU NON...- iniziai a gridare, prima che il buon senso mi aiutasse a tornare in me.
Quanto avrei voluto dirgli la verità per metterlo in riga! Quanto avrei voluto dirgli chi ero veramente! Quanto avrei voluto dirgli che le vite di tutti gli orfani, compresa la sua, erano appese a un filo e io ero l'unico che potesse proteggerli!
Purtroppo, non avevo altra scelta che continuare la recita.
-...tu non potresti essere più convincente, Iwao. Hai ragione- sospirai.
-Ooh, vedi che non era difficile? Dai, ora rispondi alla domanda che t'ho urlato prima.
-D'accordo. E-ehm... Sì, noi due siamo ancora amici. Prometto che non cercherò mai più di darti fastidio. Sei contento adesso?

-Sì... ma non del tutto, perciò stamattina ti siedi alla mia sinistra. E fa' un bel sorriso!
Stringendomi le spalle ancora più forte, Iwao mi costrinse a voltarmi di nuovo verso i tavoli e mi scortò fino al posto che aveva scelto per me, ovvero il solito bordo della panca su cui stavo a malapena con un gluteo e mezzo.

Non ci credo, si aspetta davvero che ci caschi di nuovo?
La colazione, per fortuna, passò molto in fretta. Iwao non mi punzecchiò ulteriormente, e anche se l'avesse fatto io non me ne sarei accorto comunque, concentrato com'ero a pensare a come sfruttare il tempo che mi restava per completare la missione.
Alla fine della colazione, però, mi misi all'erta. Osservai Yori con la coda dell'occhio, la vidi avvicinarsi alla campanella... e non appena iniziò a suonarla mi alzai di scatto dalla panca, in contemporanea con Iwao e i suoi compagni.
-Anche se siamo "ancora amici", questo non significa che mi lascerò fregare tanto facilmente dai tuoi scherzi- gli sussurrai, guardandolo dritto negli occhi -ormai ti conosco, dovrai inventarti qualcos'altro se vorrai tenermi in pugnOUCH!!!
Proprio in quell'istante la panca schizzò verso l'alto e mi colpì in pieno sul mento, facendomi vedere le stelle.
-Mi dispiace, colpa mia!- mi gridò il ragazzo seduto sul bordo opposto della panca, caduto per terra per lo sbilanciamento.
Ma quasi non lo sentii, sotto le fragorose risate di Iwao.
-Perché perdere tempo a inventare nuovi scherzi? Tanto, le figuracce te le cerchi da solo! Bwaaahahahah!
Lo fissai con odio, mentre usciva dalla mensa. Se non avessi avuto le mani impegnate a massaggiarmi il mento, probabilmente gli avrei spaccato tutti i denti.
Dannazione, dannazione, dannazione! Riuscirò mai ad avere l'ultima parola... Oh.
Quasi per caso, tra gli ultimi bambini che si erano alzati dai tavoli notai la schiena di Isoka.
-Ehi! Isoka!
Lui si girò leggermente, ma non appena incrociò il suo sguardo col mio lasciò cadere per terra un tovagliolo di carta e cominciò a correre.
-No! Isoka, torna qui! Devo assolutamente parlarti! Isoka!
Partii all'inseguimento, ma per non travolgere gli altri bambini dovetti rallentare subito il passo. Quando arrivai alla porta della mensa, Isoka era già sparito.
Sconsolato, abbassai la testa e cominciai a prendere a calci tutto quello che trovai per terra.
Ci mancava anche... questa! Possibile che... ce l'abbia ancora con me per aver rotto la promessa?
Diedi un calcio anche al tovagliolo che Isoka aveva perso, aprendolo. Stavo per cambiare direzione, quando notai che dentro c'era scritto qualcosa. In fretta, lo raccattai.
“Vediamoci alle 14:30 sotto l'albero con le radici che non toccano terra, lato ovest.” Se Isoka ha lasciato questo messaggi per me, allora vuole darmi un'altra possibilità! ...o almeno lo spero.

...


Uscito dalla mensa, per prima cosa corsi nell'atrio per controllare l'orologio. Erano le dieci passate.
Non posso più permettermi di stare con le mani in mano. Tanto per cominciare dovrei raccogliere altre informazioni, ma da chi? Yori mi ha fatto capire che non mi dirà più una parola sui segreti dell'orfanotrofio, con Isoka mi incontro più tardi, Nao e Naoki non so dove siano, Iwao lasciamolo perdere...
Lo sguardo mi cadde sulla Signorina Hiromi, seduta alla scrivania e impegnata nel suo solito lavoro a maglia.
Beh, perché no?
Mi schiarii la voce per bene e mi avvicinai.
-Signorina Hiromi, ha un momento?
-Certo tesorino, chiedimi pure... Angeli del cielo! Che cosa ti è successo?!?
La donna mi schiaffò entrambe le mani in faccia e la alzò, per vedere meglio qualcosa che avevo sul mento.
-Che livido orrendo! Deve bruciarti da morire! Come te lo sei procurato?
-Quale livido... Ah, dev'essere per la botta con la panca. Non si preoccupi, mi è già passato...
-FANDONIE! Ti porto in infermeria!
Fui così trascinato per un polso e senza rendermene conto mi ritrovai seduto su un tavolo dell'infermeria con un impacco bollente tenuto incollato da mille garze e cerotti.
-Ecco fatto, bimbo mio! Tieni l'impacco per almeno un'ora e soprattutto non muoverti da qui per nessun motivo, e vedrai che tornerai come nuovo!
E dopo avermi dato un bacino in fronte la Signorina Hiromi se ne andò, lasciandomi da solo.
-Un'ora senza fare niente... Come se non avessi perso già abbastanza tempo!
Saltai giù dal tavolo e mi strappai di dosso quell'inutile bendaggio... usando un po' troppa forza.
-AHIA! Ecco, adesso sì che brucia davvero... Doveva proprio abbondare con i cerotti?!
-È vero, la Signorina Hiromi esagera sempre con le cure, ma è così buona che è impossibile dirle di no!
-Buona? Io direi travolgente... Un momento. Con chi sto parlando?
-Con me, Choji! Mi vedi?
La voce misteriosa proveniva da un lettino coperto da un lenzuolo, nascosto in un angolo dell'infermeria. A una prima occhiata sembrava tutto normale, ma poi improvvisamente la persona magrissima che vi era sdraiata sopra si sfilò di dosso il lenzuolo con un colpo secco e saltò in piedi.
-Rokuro?!
-Ehilà! Da quanto tempo non ci vediamo, eh?
-Dall'altro ieri. Ma cos'é quella roba?- domandai, puntando il dito sulla mezza tonnellata di pomata che aveva in faccia.
-Si nota, eh? La Signorina Hiromi me la spalma ogni giorno. Dice che grazie ad essa prima o poi la mia pelle "tornerà normale", ma finora non ha funzionato per niente. E sai una cosa? Per me è meglio così!
-Dici?
-Certo! Insomma- spiegò, mentre immergeva la testa in un lavandino per lavare via la pomata -io mi piaccio così come sono! Se mi trasformassi da un giorno all'altro, non sarei più capace di riconoscermi allo specchio! E poi io con questa faccia ci sono nato, non la cambierei per nessun'altra al mondo!
...dunque è vero ciò che ha detto Yori. Rokuro non sa nulla della sua infanzia. Ed è meglio così... -Sono assolutamente d'accordo con te! Perché non lo dici anche alla Signorina Hiromi?
-Te l'ho appena detto, lei è così buona che non ce la faccio... Non sono nemmeno mai riuscito a convincerla a lasciarmi andare alle terme con tutti gli altri. Per lei, l'acqua di quelle parti è così calda che farebbe male alla mia pelle. Non è giusto!
-Una bella sfortuna... È vero, adesso che ci penso non ti ho visto da nessuna parte in gita. Quindi non hai potuto assistere al disastro che ho combinato, meno male...
-Meno male?! Stai scherzando?!- esclamò Rokuro all'improvviso, voltandosi di scatto e spargendo acqua dappertutto -mi sono perso uno spettacolo fenomenale!
-Eh?
-Non fare finta di nulla! Gli altri non facevano che parlare di te quando sono tornati dalla gita! Ho sentito che hai combattuto contro un orco stragonfio di muscoli e l'hai messo in fuga a forza di testate sul grugno!
-Cosa?!
-La Signorina Azumi era talmente orgogliosa che ti ha premiato facendoti fare per una sera la parte di Yori!
-Che?!?
-Almeno, questo è ciò che ho sentito mentre provavo il mio ultimo pezzo alla batteria. Mi sa che dev’essermi sfuggito qualche dettaglio...
-Ah...
-Comunque a cena non ti ho visto molto felice, Choji. Forse ti aspettavi un altro premio?
-Eh, beh...
La versione di Rokuro dei fatti del giorno prima era talmente assurda e sballata, che dovetti mordicchiarmi il labbro inferiore per non scoppiare a ridere.
Ridere... con tutte le brutte notizie che mi erano piovute addosso, mi ero quasi dimenticato cosa volesse dire ridere spensieratamente.
-Ah ah! Hai ragione Rokuro, più o meno è andata proprio così!- dissi, mettendomi una mano dietro la testa -mi dispiace che tu non ci sia stato. Se dovesse capitarmi tra le mani un altro orco, prometto che te ne porterò un pezzo!
-Un p-pezzo? Non ci tengo, ma ti ringrazio lo stesso! ...ehi, visto che sei stato impegnatissimo, immagino che tu non abbia ancora dato un'occhiata alla mia canzone, o mi sbaglio?
-Ti sbagli eccome! Me la sono letta e riletta, e...
Il sorriso mi si congelò in volto.
-E? Choji, non tenermi sulle spine! Ti è piaciuta o no?
Per la vergogna mi feci piccolo piccolo e presi a giocherellare con le dita. Mi parve anche di aver già vissuto quel momento...
-S-sì, mi è piaciuta, m-ma...
-L'hai smarrita?
-Non esattamente. L'ho... L'ho mangiata.
Serrai gli occhi. Non avevo proprio il coraggio di guardarlo in faccia.
-L’hai mangiata... Non stai scherzando?
-No, è tutto vero.
-...figo!
Spalancai gli occhi. Non ci potevo credere, Rokuro era eccitato come un bambino!
-F-figo?
-Ricordo, quand’ero piccolo, che quando ho provato a mangiare della carta la Signorina Azumi me l’ha fatta sputare e mi ha detto che era dannosa. Però, se tu ci sei riuscito e sei ancora vivo per raccontarlo, significa che non è vero!
Dovevo ammetterlo, da una parte ero sollevato di sapere che Rokuro non fosse arrabbiato con me.
Dall’altra, però, non potevo permettergli di rovinarsi lo stomaco per colpa mia!
-V-veramente ha ragione lei. Mangiare la carta fa davvero male, e il mal di pancia che ho avuto alle terme te lo può confermare.
-Ah, peccato... Ma allora scusa, perché l’hai mangiata?
-È... troppo complicato da spiegare. Non l’ho fatto apposta. Ma mi dispiace. Ti avevo promesso di custodirla con cura, e invece... ?
Sorridendo, Rokuro posò entrambe le mani sulle mie spalle e mi scosse leggermente.
-Dai, non è successo nulla! Ti sei mangiato la mia canzone, e allora? Supaida non fa che papparsi tutte le mosche che gli porto per fargli conoscere facce nuove, ma mica l’ho ripudiato!
-Povere mosche... Quindi sono perdonato?
Rokuro annuì vigorosamente.
 

Poi, di punto in bianco, cambiò totalmente espressione.
 

-C'è qualcos'altro che ti preoccupa, Choji- sentenziò, serissimo.
-Mh? No, è tutto ha post...
-Hai lo stesso sguardo spento che ha Yori da quando i ratti hanno invaso la palestra.
-Lo... stesso sguardo?
Rokuro annuì di nuovo, e per farmi sentire a mio agio mi diede qualche leggera pacca sulle spalle.
-Allora, che c'è? A me lo puoi dire!
-...
Provai un forte imbarazzo. Per la prima volta da quando la missione era incominciata, stavo contemplando l'idea di confidarmi con qualcuno.
Esattamente come Yori si era confidata con me la sera prima, adesso ero io a desiderare che qualcuno a me vicino condividesse quello che stavo passando. Purtroppo, la mia situazione non me lo permetteva.
-Mi... Mi dispiace- risposi -in effetti c'è qualcosa che mi turba, ma non posso dirlo a nessuno, nemmeno a te.
Come mi aspettavo, Rokuro non la prese proprio benissimo. Anzi, mi voltò le spalle e iniziò a camminare a testa bassa verso la porta.
-Che buffo- bofonchiò sottovoce -è più o meno la stessa cosa che mi ha detto Yori. Io vorrei aiutare, ma se non mi lasciate mai fare nulla come posso... Ecco, ho trovato!!!
Ritrovando di colpo l'energia, Rokuro afferrò la prima cosa che trovò su una scrivania alla sua sinistra, si girò di scatto e me la porse.
-Ecco, Choji! U-un regalo, p-per te!
Si trattava di un blocco di fogli a quadretti.
-P-puoi farci quello che vuoi! Disegnare scarabocchi, scrivere canzoni, mangiarne un pezzo alla volta quando senti un buchino allo stomaco... Insomma, forse non risolverà il problema di cui non vuoi parlare, ma spero almeno che riesca a tirarti su!
Sfogliai il blocco, notando che parecchie pagine erano già state pasticciate e strappate da altri bambini. Non era certo un regalo coi fiocchi, anzi tecnicamente non era nemmeno un regalo visto che apparteneva a tutti...
Però, diamine, era la cosa più vicina al gesto di conforto di cui avevo disperatamente bisogno.
-Lo accetto molto volentieri. Grazie, grazie davvero!
Come presi il blocco dalle sue mani, gli occhi di Rokuro brillarono.
-S-sono contento. Dimmi poi se ti è piaciuto, okay? Io sono sempre nell’aula di musica, ciao!
E uscì di corsa dall’infermeria, non prima di essersi girato per salutarmi ancora una volta con la mano.

...chi l'avrebbe detto? Se non avessi l'urgenza di trovare quello sporco assassino, non mi dispiacerebbe affatto l'idea di passare tutto il pomeriggio in sua compagnia. Anche a costo di farmi disintegrare i timpani.
Distrattamente, girandomi dall'altra parte, vidi il mio volto riflesso nello specchio sul lavandino. Stavo ancora sorridendo.
Yori aveva ragione. In tutto l'orfanotrofio, Rokuro è l'unica vera fonte di spensieratezza. In sua compagnia, sembra che i problemi non esistano affatto. Esattamente come... Come...
No, non mi feci prendere dalla nostalgia come l'altra volta. Ma non riuscii lo stesso a non pensare alle giornate trascorse a non fare nulla insieme a Shikamaru.

Shikamaru... Se lui fosse qui al mio posto, il caso sarebbe già stato risolto due giorni fa. Altro che scadenza a mezzanotte.
Sospirai, lasciandomi cadere all'indietro su una sedia.
Ma io non sono Shikamaru. Io sono Choji. Questa è la mia missione. E la mia ultima possibilità di dimostrare che anch’io valgo qualcosa.
Presi in prestito una penna da una scrivania, e con la mente ritornai al giorno in cui tutto era cominciato. Il giorno in cui Danzou mi aveva convocato per assegnarmi la missione che avrebbe deciso per sempre il mio destino.
Che cosa so del Mascheratore? Dunque, prima di tutto... l'assassino ha tagliato via la pelle dal collo di quel bambino, così da rimuovere anche le sue impronte digitali. Come aveva detto quel consigliere anziano di cui non ricordo il nome, questo dettaglio prova che il Mascheratore è qualcuno che sta attento ai dettagli. Inoltre, avendo strangolato la sua vittima a mani nude, dev'essere ovviamente dotato di una forza fisica superiore alla norma. Benissimo, e poi?
Man mano che ragionavo, intanto, iniziai a scrivere ogni indizio che mi tornava alla mente sul primo foglio del blocco che Rokuro mi aveva regalato.
L'altra consigliera ha detto che sotto le unghie della vittima avevano trovato tracce d'oro, il che porterebbe a pensare che l'assassino porta con sé un oggetto dorato. E siamo a tre indizi. Poi mi hanno accennato a qualcosa riguardo il senso orario... Ah, certo! Per... fare quello che ha fatto, l'assassino ha operato un taglio in senso orario! ...bene, e questo in che modo mi può essere utile?
Pensa che ti ripensa, conclusi che l'unico modo di ricavare qualcosa da quell'informazione era immaginare la scena dal punto di vista del Mascheratore.
Dovetti appellarmi a tutto il mio sangue freddo per non vomitare al pensiero.
Così staccai un foglio dal blocco, e ci disegnai sopra un ovale.
No, così non va. Devo immaginare di avere in mano un coltello.
Ne disegnai un altro, sempre in senso orario, ma non notai nulla di diverso.
...e se provassi a cambiare mano?
Passai la penna dalla mano destra alla sinistra e disegnai un altro ovale ancora, confondendo però il senso orario con l'antiorario. Stavo per riprovarci, quando capii che non ce n'era più bisogno.
Mi viene più naturale andare in senso orario con la mano destra che con la sinistra. Di conseguenza, il Mascheratore usa la mano destra. Non posso dire di esserne sicuro al cento per cento... facciamo all'ottanta!
Aggiunsi anche quell'indizio alla lista.
Per finire, il Mascheratore fa uso di Pillole del Soldato. Deve farlo, o rischierebbe di rimanere a corto di chakra sul più bello e perdere il suo travestimento. Io ne so qualcosa... Ecco, penso sia tutto.
Misi da parte la penna e mi concentrai sul piccolo elenco che avevo stilato.

Cinque indizi. Ora che li rileggo, mi sembra di ricordare che... !!!
Fui colto da un'improvvisa euforia. Come se il mio corpo si muovesse per conto suo, strappai un altro foglio e senza pensarci due volte tracciai con la penna una tabella di cinque colonne corrispondenti ai cinque indizi raccolti, e tante righe quante erano le persone che avevo conosciuto nell'orfanotrofio. Quindi, segnai con una crocetta le caselle in cui la colonna dell'indizio e la riga dell'indiziato corrispondente si incrociavano.
Ero eccitatissimo e superconcentrato allo stesso tempo. Non appena avessi messo cinque crocette a uno stesso indiziato, avrei avuto la certezza che quello era il colpevole.
Era un po' come giocare a bingo!

Purtroppo, alla fine delle estrazioni, scoprii di aver fatto al massimo un paio di terni. Nessuna delle righe conteneva tutte e cinque le crocette.


Accidenti! Ero convinto di averci preso, questa volta! Perlomeno adesso ho la certezza che questi due non possono essere il Mascheratore, ma gli altri indiziati sono sempre troppi! Se solo... Se solo ci fosse un sesto indizio, un qualcosa che quel killer ha in comune con uno solo degli indiziati...
Aggiunsi alla tabella una sesta colonna e picchiettai la penna sul foglio in attesa che mi venisse in mente qualcosa.
Magari, se ragionassi al contrario... Pensa, Choji! PENSA! Ciascuno degli indiziati deve avere qualcosa che lo differenzi dagli altri e lo accomuni al Mascheratore!
Mi sentivo fumare il cervello, ancora un secondo e probabilmente sarebbe esploso. Ero talmente sotto pressione che quasi quasi pensai di seguire il consiglio di Rokuro e mangiare anche la carta pur di calmarmi.

Stavo proprio per farlo.

Quando trovai la soluzione.

 

...
 

...
 

...

 

Spazio dell’Autore 

Care lettrici e cari lettori.
Forse Choji non sarà riuscito a mettere insieme i pezzi del puzzle, e avrà bisogno di una soluzione alternativa per arrivare alla soluzione del caso... ma questo non significa che l’idea del “bingo” non sia vincente, anzi!
Cosa significa? Semplicemente che, arrivati a questo punto della storia, è già possibile attribuire tutti e cinque gli indizi raccolti ad uno degli indiziati -ovvero, ogni personaggio a cui io abbia dato un nome- e identificare il colpevole prima che ci riesca il nostro protagonista (che non essendo perfetto ma poco ci manca ^_^, si è lasciato sfuggire qualche dettaglio).

Vi avverto, però. Sono stato un po’ cattivello (e con cattivello intendo proprio infame :p) nel nascondere gli indizi lungo la storia. Mai come in questo caso, è necessario avere un ottimo spirito di osservazione e una buona dose di elasticità mentale.

Se vi sentite pronti ad accettare la sfida, buona fortuna :)

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Capitolo 14
*** 14. ***


Choji's Last Chance

14.

 

-LA PORTAAA!!!
Ignorando le imprecazioni provenienti dalle aule accanto, affrontai a testa bassa la solita corrente d'aria ed entrai nell'aula di musica (e lettura).
Non appena si accorse della mia presenza, Rokuro smise immediatamente di massacrare la batteria e mi salutò con un calorosissimo abbraccio.
-YA-HUUUU!- strillò, saltellando tutto contento -non mi aspettavo proprio di rivederti così presto! Allora il mio regalo ti è piaciuto! Com'era? Era buono? Eh? Eh?
-Mi è piaciuto più di quanto tu possa immaginare... Ma adesso calmati un po', okay? Così posso darti il mio regalo.
Rokuro si irrigidì di colpo.
-Re... Regalo? P-per me?
-Per te, e anche per Yori. Si tratta di un ricordo del mio paese d'origine: me lo sono portato dietro per gustarlo al momento giusto, ma poi ho pensato che tu lo meritassi di più.
Dalle mie tasche, tirai fuori un sacchetto di patatine in edizione limitata della mia marca preferita.
Gusto: pepe rosa e formaggio. Per chi vuol essere dolce dentro e anche fuori.
Un po’ incerto, Rokuro prese il sacchetto e lo studiò per bene, mentre con la mano libera si grattava la metà senza capelli della sua testa. Non sembrava molto convinto...
-Hai detto “per me e per Yori”? In che senso?
-Beh, sai... Anche se hai detto che non è successo niente di grave, volevo comunque farmi perdonare in qualche modo per aver distrutto la tua canzone per Yori. Così ho pensato a questo. Yori viene qui ogni giorno per spolverare, giusto?
-Giusto... Ah, ho capito! Vuoi che io regali le patatine a lei! Ma sei sicuro che le piaceranno?
-No- risposi.
-No?! Ma allora...
-Ascolta bene.
Atteggiandomi come una specie di professore sollevai un indice, misi l’altra mano dietro la schiena, socchiusi gli occhi e presi a camminare lentamente intorno al mio “allievo”.
-Correggimi se la mia memoria fa cilecca. Con la tua canzone, volevi far capire a Yori che la cosa più importante, per te, fosse che lei ritorni ad essere felice. È giusto?
-Giustissimo!- esclamò Rokuro, infervorato -io non sopporto di vederla così triste e scorbutica! Non so nemmeno io cosa darei per farla sorridere ancora!
-È un pensiero molto nobile. Anche io penso sempre al benessere dei miei amici, prima del mio. ...però ammettilo, tu non vuoi che Yori per te resti solo un’amica.
Rokuro arrossì vistosamente, al punto di diventare tutt’uno con i capelli e la maglietta.
-È vero... Io le voglio bene, ma allo stesso tempo la amo e vorrei che lei amasse me... Ma questo cosa c’entra con queste patatine?
-C’entra, amico mio! Per entrare in totale sintonia con una persona, il sistema più infallibile è condividere qualcosa con lei. Nel nostro caso, le patatine. Mi segui fin qui?
Rokuro annuì, anche se era evidente che stesse faticando a capire il significato delle mie parole.
-Devo condividerle con Yori... Cioè, mangiarle insieme a lei? Nello stesso momento? Un po' ne mangio io, un po' lei?
-Esattamente così! Bravo!
-Non mi sembra una cosa complicatissima... Aspetta, e se queste patatine piacessero a lei ma non a me? Prima le devo assaggiare!

Fece per aprire il sacchetto con i denti, ma lo fermai un attimo prima.
-Ci stavo arrivando. Non è necessario che il gusto piaccia o meno. Qualsiasi cibo diventa il più buono dell'universo, se lo condividi con qualcuno a cui vuoi bene.
Rokuro abbozzò un sorriso. Poi, però, abbassò lo sguardo sulle sue mani tremanti.
-A-allora, c'è un altro p-problema, C-Choji.
-Uh? E quale?
-E se... E se Yori non mi vuole bene? E se non mi vuole nemmeno ascoltare? E se sputa le patatine perché le fanno schifo? E se qualcosa va storto e lei non mi vuole vedere mai più? E se...
Questa volta toccò a me posargli le mani sulle spalle per rassicurarlo.
-Yori ti vuole bene, amico. Su questo non ho alcun dubbio- gli dissi, rivolgendogli un occhiolino -niente andrà storto, fidati. In ogni caso cerca di essere rilassato, okay?
-...o-okay. Sarà difficile, ma ci proverò. Tra un'ora, all'incirca, Yori verrà qui per le pulizie del pomeriggio, e non so se sarò pronto a chiederle se vuole mangiare qualcosa con me, ma ci proverò lo stesso...
-Non sei obbligato a farlo subito! Però, se davvero vuoi provarci oggi, allora è meglio che io vada, così puoi prepararti mentalmente da solo.
-Te ne vai, già? ...hai ragione, devo prepararmi in silenzio. G-grazie, Choji.
-Non devi ringraziarmi, per me è un piacere aiutare un amico. Ciao!


Mi girai e aprii la porta. Ero già con un piede nel corridoio, quando mi venne in mente di chiedere una cosa.
-Posso rubarti ancora un minuto, Rokuro?
-Sì, certo! Cosa...
Per sicurezza, gli avvolsi le spalle con un braccio e lo avvicinai a me per parlargli a bassissima voce.
-Di’ un po’... Come ha reagito Supaida quando ha saputo della canzone? È arrabbiato con me?
-Beh... Non ha avuto una grandissima reazione quando gli ho dato la notizia, si è solo girato dall'altra parte e basta. Secondo me però sta ridendo sotto i baffi. Quel pigrone ha sempre trovato una scusa più fantasiosa dell'altra per non esercitarsi nel canto. Quindi non hai nulla da temere da lui, Choji!
-M-meno male!
 


Con la scusa di voler aiutare i bambini che avevo conosciuto il primo giorno a costruire altri pupazzi per il loro spettacolo, trascorsi l'ora successiva appostato nell'aula di pittura e modellismo. Stavo appunto ritagliando un vestito di carta, quando il chiasso della batteria di Rokuro fece volare tutto per aria.
-LA PORTAAA!!!
Evitando per un soffio di tagliarmi, mi alzai e uscii in corridoio, appena in tempo per intravedere Yori che entrava nell'aula di musica.
Purtroppo con tutta la gente che passava non mi fu possibile andare ad origliare, ma in fondo non era necessario.
Yori uscì dall'aula sei/sette minuti più tardi, ben più del tempo che le occorreva per spolverare una stanza: mi bastò questo per capire che Rokuro ce l’aveva fatta.
Uno è a posto. Sotto con gli altri.

 

...

 

Dopo essermi accertato che Iwao e la sua compagine si fossero chiusi nell’aula di grammatica (e palestra) per il calcetto, e che gli altri bambini fossero ancora impegnati con le loro attività pomeridiane, alle 14.20 uscii con disinvoltura in cortile e mi diressi verso il lato su cui si affacciava l’ala ovest dell’orfanotrofio. Doveva essere quello, per forza, il “lato ovest” a cui Isoka aveva accennato nel suo messaggio.
”L’albero con le radici che non toccano terra”, mmh... Di sicuro non è una cosa che passa inosservata. Per trovarlo, mi sa che dovrò inoltrarmi nella boscaglia... Oh, cavolo!
Proprio ai margini del bosco, seduta sulla base di un tronco tagliato e assorta nella lettura di un libro, c'era la Signorina Azumi.
Se mi scopre insieme a Isoka corro il rischio che le cose si complichino inutilmente. Devo trovare un'altra strada!
Contando sul fatto che non mi avesse ancora visto, ruotai lentamente su me stesso per fare marcia indietro. Ma...
-Faccio così tanta paura, Choji? Avvicinati, non ti mangio mica.
Beccato.
Fingendo disinvoltura, mi voltai di nuovo e raggiunsi la donna.
E adesso, come ne esco? -A-ehm... B-buon pomeriggio, Signorina Azumi! Come mai da queste parti?
-Oh, non sto facendo nulla di speciale. Molto semplicemente, adoro leggere un buon romanzo all'aria aperta, con in sottofondo il vociare dei miei giovani orfani e i rumori del bosco. Questo punto è l'ideale per il mio hobby.
-Ha avuto una buona idea... Signorina Azumi, mi perdoni per la mia reazione poco educata, non è per lei che mi sono spaventato...
-Come no, Choji. Te lo si legge in faccia, hai paura che io possa rimetterti in punizione per aver accidentalmente guastato una preziosa confezione di digestivo che sarebbe potuta durare per ancora due mesi, e per la quale dovremmo aspettarne altrettanti prima che il fornitore ce ne trovi un'altra?
-B-beh, se la mette in questi termini...
Con mia sorpresa, la Signorina Azumi scoppiò a ridere.
-Ah ah ah ah! Tranquillo, si è trattato solo di un incidente dovuto a una piccola distrazione. Sono una donna severa, ma non al punto da punire i miei ospiti per certe sciocchezze.
-Me-meno male! ...un attimo, lei come fa a sapere che io c'entro in qualche modo?
-Yori è venuta a cercarmi subito dopo la colazione per spiegarmi come sono andate le cose. Ovvero mi ha confessato che, in un atto di pietà nei tuoi confronti, ti ha distratto qualche minuto dai tuoi compiti punitivi e ti ha portato in dispensa per farti mangiare qualcosa.
-Oh... Oh no... Yori finirà nei guai, per questo? Per colpa mia?
Al contrario di quel che mi aspettassi, la Signorina Azumi ridacchiò di nuovo.
-No, certo che no. Anzi, Yori ha fatto bene. Andando a dormire a stomaco vuoto avresti potuto sentirti male, e io mi sono ripromessa che nessuno degli orfani sotto la mia protezione dovrà mai più soffrire.
Fisicamente, forse, ma psicologicamente parlando... -In tal caso, la ringrazio infinitamente per la sua comprension... Glip!
Con un gesto rapidissimo, la Signorina Azumi roteò il suo bastone da passeggio e mi timbrò la bocca con una delle estremità.
-Mettiamo in chiaro una cosa, mio caro Choji. La mia comprensione è dovuta solo al fatto che tu sei appena arrivato in orfanotrofio, e quella di ieri è stata la tua prima infrazione al regolamento. Non sarò così magnanima la prossima volta che ti pescherò a usare la violenza, ci siamo capiti?
Se non avessi avuto impegni più urgenti, di sicuro le avrei detto qualche parolina a proposito delle sue regole.
-C-ci siamo capiti, S-Signorina... !
Proprio in quel momento mi venne un piccolo dubbio. Qualcosa non quadrava.
-A proposito, Signorina...
-Sì?
-Qualche giorno fa, Iwao mi ha accennato qualcosa riguardo le punizioni. Forse ricordo male io... Insomma, mi ha spiegato che uno degli orfani ha ricevuto una bastonata sulle mani per essere entrato nel bagno sbagliato. Più ci penso più mi sembra strano, considerato che qui è proibito usare la violenza...
-Ho capito dove vuoi arrivare, Choji. Ma non è andata affatto come pensi tu. A quanto pare Iwao ha voluto solo prenderti un po’ in giro.
-Ah... Cos’è successo, allora?
-Qualche giorno fa, uno dei miei piccoli ospiti stava per entrare per sbaglio nel bagno femminile. Io, che mi trovavo a pochi metri, mi sono avvicinata ed ho sollevato il bastone in orizzontale, come a sbarrargli la strada, ma quel poverino si è così spaventato che ha alzato di colpo le mani in alto...
-E ci si è scontrato. Si è fatto male?
-No, checché ne dicesse Hiromi. Lei esagera sempre.
-Me ne sono accorto anch’io... Se non sono indiscreto, mi può dire chi era quel bambino?
-Nao, uno degli ultimi arrivati. Immagino stesse cercando la sua sorellina.
-Immagino... A-allora, riprendo la mia passeggiata e la lascio alle sue letture. Le auguro ancora un buon pomeriggio.
-Grazie, Choji. Altrettanto a te.
La salutai con un inchino, incrociai le braccia dietro la testa e me andai.

 

O meglio, cominciai a camminare in circolo intorno all'orfanotrofio, giusto per far passare il tempo in attesa che la signorina Azumi se ne andasse da quel punto.
Avevo appena completato il quinto giro, quando finalmente la vidi chiudere il libro e alzarsi.
Era ora, non ne potevo più di aspettare. Spero che Isoka non se la prenda troppo per il mio ritardo.
Mi appiattii dietro un angolo e attesi un altro minuto. Quando fui certo che la Signorina Azumi fosse rientrata, uscii allo scoperto e corsi a testa bassa dentro la boscaglia, rallentando il passo una volta vicino alla mia meta. Perlomeno, speravo di esserci vicino.
Trovare l'albero con le radici che non toccano terra... È una parola, qui la vegetazione è così fitta che a malapena riesco a sapere dove metto i piedi! ...?
Mi sembrò di udire un fruscio alla mia destra. Mi girai di scatto, ma non riuscii a vedere altro che cespugli e fili d'erba in procinto di fermarsi dall'ondeggiare. Siccome non c'era un filo di vento, le spiegazioni per quello strano dettaglio potevano essere solo due.
O un cerbiatto è appena saltato fuori da quel punto... oppure ci si è tuffato dentro uno spione.
Mentre ci stavo pensando, da uno degli alberi accanto due scoiattoli intenti a litigare caddero al suolo, senza farsi troppo male, e ricominciarono a rincorrersi.
-Ah... Sono solo scoiattoli- commentai, a voce abbastanza alta da farmi sentire, e ripresi a camminare. Se davvero qualcuno mi stava seguendo di nascosto, era meglio fargli credere di non essere stato ancora scoperto.
Qualche minuto e qualche decina di metri più avanti, dove gli alberi si facevano più radi, incappai in un rialzamento nel terreno: era una specie di collinetta, sulla quale troneggiava un vecchio albero leggermente piegato all'indietro.
È diverso dagli altri alberi, senza dubbio, però anche questo ha le radici ben piantate per terra. ...di nuovo quel rumore!
Stavolta il fruscio proveniva da un punto dietro di me alla mia sinistra. Invece di voltarmi di scatto come prima, però, finsi di non essermene accorto e con molta calma ritornai sui miei passi.
Lo sento, mi segue muovendosi alla mia stessa velocità, e se mi fermo, si ferma anche lui... Vediamo se così riesco a fregarlo!
Alzai lo sguardo, come se qualche volatile avesse attirato la mia attenzione, e cominciai a fare qualche passo all'indietro. Arrivato ad un certo punto, finsi di inciampare e caddi goffamente sulle sterpaglie alla mia destra. Chiunque si stesse nascondendo lì sotto saltò fuori per scappare, ma io mi rituffai subito di lato e mi rialzai, così da sbarrare la fuga alla piccola spia.
-Me lo sentivo che eri tu... Ehi, attenta!
Senza riuscire a fermarsi Naoki sbatté contro le mie ginocchia e rimbalzò indietro, ma riuscii a prenderle la mano prima che cadesse.
-Presa! Ti sei fatta male, Naoki?
La bambina aprì bocca per rispondermi, ma dalla sua bocca uscì solo una sillaba: “gra”. Come se si fosse ricordata appena in tempo che non doveva parlare con gli sconosciuti per nessuna ragione.
-Perché mi stavi seguendo di nascosto?- le domandai serenamente.
Non mi rispose.
-Naoki- continuai, mantenendo lo stesso tono calmo -ieri sera io e Yori ti abbiamo trovata in cucina, quando invece avresti dovuto essere a letto. Perché eri lì? Stavi cercando Yori?
La bambina non ebbe nessuna reazione di stupore alla mia domanda. Evidentemente sapeva che stavo per fargliela. Ci pensò su, poi fece ancora segno di no.
-Allora... stavi cercando me?
Questa volta, dopo attimi di indecisione, annuì.
-Come mai?
Rimase in silenzio per parecchi secondi, come se stesse cercando le parole adatte. Poi, bisbigliò qualcosa. Dovetti avvicinarmi il più possibile per riuscire a sentire la sua voce.
-M-mi dispiaceva...
-Mh?
-M-mi d-dispiaceva... p-per quello c-che ti è successo... N-Nao mi ha detto d-d-di starti lontano... M-ma io non v-volevo che... che tu fossi... t-triste... e...
-Calma, calma. Stai cercando di dirmi che eri dispiaciuta del fatto che io fossi stato messo in punizione? Perciò... hai pensato di venire a trovarmi in cucina per farmi compagnia?
Annuì ancora, impercettibilmente. Mi sarebbe piaciuto crederle sulla parola, ma volevo, dovevo avere un'ulteriore conferma.
-È la verità? Guardami, Naoki.
Le concessi tutto il tempo di cui aveva bisogno. Alla fine trovò il coraggio di guardarmi dritto negli occhi, ma solo per un istante.
-S-sì... Sì, è vero...
-Però non mi hai trovato, perché ero in cantina insieme a Yori. Lo sapevi? Hai sentito le nostre voci?
Scosse la testa.
-Non sapevo che c-c-c'era anche Yori. Cercavo solo te... Ma mi è venuto sonno...
-Ho capito. E oggi, invece? Perché mi stavi pedinando nascosta nell'erba alta? Avresti potuto farti male!
-P-perché... volevo dirti... q-quello che ti ho detto... Ma ero nascosta perché poi ho avuto p-paura, e non sapevo p-più cosa fare...
-Paura? Di cosa? Temevi che io, sorprendendoti, mi sarei arrabbiato e ti avrei riportato da Nao?
Appena nominai suo fratello, il corpicino di Naoki fu scosso da un brivido.
-Beh, come vedi non mi sono arrabbiato. E per quanto riguarda tuo fratello... Ci parlerò io con lui.
-S-subito?
-Mmmh, fammi pensare...
Mi rimisi in piedi, essendo stato inginocchiato troppo a lungo, e riflettei un attimo.
-...no, non subito. Mi devo incontrare con un amico, qui nel bosco. Se ti riaccompagnassi all'orfanotrofio farei tardi all'appuntamento, ma non posso nemmeno lasciarti tornare da sola. Pertanto, devo per forza portarti con me.
La piccola fece un passo indietro, forse per la paura di dover restare nel bosco ancora per un po'.
-Non ti succederà nulla, te lo prometto. E poi, siamo quasi arrivat... Anzi, siamo proprio arrivati!
Alzando distrattamente gli occhi rividi, alle spalle di Naoki, il rialzamento del terreno con l'albero, ma da una diversa angolazione, scoprendo così che in realtà era una collinetta solo per metà. La parte che non avevo visto prima, infatti, era franata da un pezzo, e alcune delle radici dell'albero penzolavano inermi verso il basso.
Se non sono quelle, le radici che non toccano terra…
Presi Naoki per mano, e insieme ci avvicinammo.
Isoka si trovava già lì, ma, seduto sul bordo della mezza collina e intento a guardare da un'altra parte, non si era ancora accorto della nostra presenza.
-Pssst! Sono qui, Isoka! Scusami per il ritardo!
Si voltò.
-Non scusarti, anch'io sono arrivato adess... !
Quando si accorse che non ero venuto da solo, Isoka trasalì. E anche Naoki sembrò spaventarsi.
Mh? Ha paura di Isoka?... Ma certo, che stupido! Stando a quello che ha detto Nao, è stata lei ad aprire la botola del suo nascondiglio!
Veloce, mi chinai su Naoki per rassicurarla.
-Stai tranquilla- le dissi sottovoce -lui non sa che sei stata tu, non può essere arrabbiato con... con te... !


Un dettaglio che non avevo più tenuto in considerazione riaffiorò da solo nella mia mente.
Il Mascheratore faceva uso di Pillole del Soldato.
Avevo rinvenuto una Pillola nel nascondiglio di Isoka.
Naoki era entrata nel nascondiglio.


Fissai bene Naoki in faccia.
Avevo già messo in moto il piano alternativo per scoprire l'identità del Mascheratore. Tuttavia, non potevo lasciare in sospeso quel dubbio.

Se voglio avere la conferma che abbia perso lei quella Pillola, devo fare in modo che Isoka la lasci restare qui con noi. Non sarà difficile...
 -Cosa ci fa qui, lei?- brontolò Isoka saltando giù dal terrapieno -io volevo parlare con te a quattr'occhi, Choji!
...come non detto. -Isoka, non arrabbiarti! Questa bimba si è persa allontanandosi nel bosco, io l'ho trovata venendo qui e, beh, non potevo mica lasciarla dov'era!
-...beh, non hai tutti i torti... Allora è meglio tornare all'orfanotrofio e rimandare l'appuntamento a un'altra volta, Choji.
-Cosa? E perché?
Isoka si avvicinò e tirandomi per una manica avvicinò la mia testa alla sua per potermi bisbigliare in un orecchio.
-Lo so che è piccola, ma può sempre andare a raccontare in giro che io e te ci frequentiamo ancora, e sarebbe un guaio!
-Ma no, che dici? Naoki non avrebbe motivo di farlo- risposi, nonostante non ne fossi del tutto convinto nemmeno io -te lo garantisco, non farà nulla di male.
-...d'accordo, mi voglio fidare di te. È di questo che ti volevo parlare, tra l'altro.

-Oh.
Sapevo dove Isoka voleva andare a parare. Mi rialzai in piedi e, un po' in imbarazzo, mi grattai la nuca.
-È inutile fare tanti giri di parole. Tutto quello che posso dirti è che mi dispiace tanto, Isoka. Ho infranto la promessa, mi sono messo nei guai per difenderti e far stare zitto quel prepotente di Iwao. Ho tradito la tua fiducia... Ehi!
Senza preavviso, Isoka si era gettato sulla mia pancia per affondarci il viso e abbracciarla più che riusciva.
-No, Choji, no!- mi disse, tra un singhiozzo e l'altro -tu non hai nessuna colpa! Sono io che ti ho fatto fare quella stupida promessa! È per causa mia se tu sei finito in punizione! E poi... Sì, ieri a cena ti ho messo il muso! Ero arrabbiato, ma ho capito solo dopo che invece avrei dovuto sostenerti!...
Gli accarezzai la testolina.
-Quel che è stato è stato, non pensiamoci più.
Ci sorridemmo a vicenda.
Anche Naoki, che intanto era andata a sedersi su un sasso accanto alla mezza collina, si era rilassata.
Decisi che quello era il momento perfetto.

-Molto bene!- esclamai battendo le mani -direi di celebrare al meglio questo raro momento di tranquillità. Isoka, e anche tu Naoki visto che sei qui... che ne dite di uno spuntino?
Con orgoglio ma anche notevole spirito di sacrificio tirai fuori dalle tasche tre dei miei sacchetti di patatine. Quando li videro, sia Isoka che Naoki rimasero stupiti. La bimba, in particolare, mi guardò come se avesse appena visto un fantasma.
-E quelle da dove le hai prese, Choji? Hai frugato in mensa?
-In realtà le ho avute sempre con me. Sono l’unico ricordo che ho del mio paese d’origine. Pensavo di gustarle con qualcuno in santa pace, ma fino ad ora non si era mai presentata l’occasione... Vi va di anche solo di assaggiarle?
-Assaggiarle? Io le accetto volentieri!- rispose Isoka.
-A-anch’io ne vorrei un po’- aggiunse Naoki.
-Vedrete, vi piaceranno! Vediamo un po'... Per te, Naoki, direi che queste possono andare!- e porsi nelle sue manine un sacchetto color argento. Gusto: classico e dietetico. Per chi vuole stare leggero senza rinunciare al sapore.
-G-grazie... Uhm...
-Vuoi una mano per aprirlo?- domandò Isoka, che si chinò davanti a lei per aiutarla. Sorrisi nel vedere che la sua diffidenza nei confronti della piccola era ormai passata.
-E a te invece, Isoka... lascio decidere. Quali vuoi?
-Mmm... Vada per queste- e dalle mie mani prese il sacchetto color azzurro marino. Gusto: sale e cipolla. Per chi affronta le difficoltà della vita a denti stretti.
Rimisi in tasca il sacchetto avanzato, quindi andai ad appoggiarmi con la schiena al muro di terra ed incrociai le braccia, per osservare in silenzio i miei due piccoli amici rifocillarsi.
-Mh? Tu non mangi insieme a noi, Choji?
-No, Isoka. Sono tutte vostre. Consideratelo un regalo da parte mia. L’ultimo sacchetto lo voglio risparmiare per un’altra occasione.
-...non so che dire. Grazie! 

 

E anche questi due sono a posto.

 

Aspettai che finissero di mangiare. Dopodiché, tenendo la coda dell'occhio puntata su Naoki, posi la domanda che mi era ronzata in testa.
-C'è una cosa che volevo chiederti, Isoka.

-Di che si tratta? A proposito, queste patatine sono buonissime!
-Grazie. Dunque, magari non è nulla di importante, però... ieri, quando ho portato via il sacco di cellophane dalla buca per svuotarlo, in mezzo a tutta quell'acqua ho trovato anche una cosa strana. Una sorta... di cioccolatino, diciamo così. Ti dice nulla?
-...ah, quello! Ecco dove l'avevo perso!
Naoki sta leggermente arrossendo, non ci sono più dubbi! ...un momento. -Puoi ripetere cos’hai detto, Isoka?
-Ho detto che è mio. O meglio, l’ho trovato per terra, l’altroieri, e volevo provare ad assaggiarlo... Fammi indovinare, te lo sei mangiato tu!
-Cos... Ma no, certo che no, non mi sognerei mai di mangiare del cibo caduto per terra! Mi sorprende che tu abbia potuto pensarci!
-In effetti, non sono stato molto furbo... Meno male che l’hai ritrovata tu per primo!
-Già, a quanto pare ti ho salvato da un brutto mal di pancia! Eh eh, eh... E così la Pillola apparteneva a Isoka. Come ho fatto a non vagliare l’ipotesi più ovvia?
Mi girai verso Naoki. Il rossore sul suo viso era scomparso.

Eppure...
 

 

-NAOKI!!! PROPRIO QUI TI DOVEVI CACCIARE?!?
Quel grido improvviso, insieme ad uno stormo di uccelli che abbandonavano il bosco terrorizzati, anticipò l'arrivo di Nao.
-Ciao, Na...
-Vuoi proprio farci mettere in punizione?- sbraitò lui alla sorellina, senza nemmeno degnare me o Isoka di uno sguardo -torniamo all’orfanotrofio, prima che qualcun altro ti venga a cercare!
Quasi con veemenza, Nao prese la piccola per un polso e la obbligò ad alzarsi e venire via con lui. Non potevo stare zitto vedendo quella scena, dovevo intervenire!
-Ehi! Non è giusto che tu la sgridi così! Se hai qualcosa da dire, dilla a me!
Nao non rispose, così mi avvicinai per fermarlo fisicamente, ma quello fu lesto e schiaffò via la mia mano protesa prima che riuscissi a toccarlo.
-Stammi alla larga, Choji. Te lo chiedo per favore.
Me lo disse con un tono rabbioso e lapidario. Tuttavia non mi lasciai intimidire.
-Nao, ascoltami! Mi dispiace di averti spaventato con la mia sfuriata alle terme, Nao. Sono io il primo a vergognarmi di quello che ho fatto. Ti ho anche urlato in faccia... Ma ti assicuro che quelle cose cattive che ho pensato di te non le penso più! Ti prometto che quello di ieri resterà un caso isolato! Dammi un'altra possibilità!
Nao era rimasto ad ascoltarmi, ma senza guardarmi direttamente in faccia. Poi, chinò la testa e sospirò.
-Credo che tu sia sincero, Choji.
-Grazie, grazie infinite!
Al colmo del sollievo, stavo già per mettere una mano in tasca e porgergli l'ultimo dei miei sacchetti di patatine.
-...ma ho già deciso che in questo orfanotrofio è meglio essere amici di Iwao.
Quell'ultima affermazione arrivò come una doccia fredda.
-Cosa...
-Non fraintendere, ho apprezzato davvero che tu abbia voluto far amicizia con me e Naoki! Il problema è che non è sufficiente. Vedi, io voglio soprattutto che Naoki sia protetta, lontana da ogni problema, insomma voglio che viva una vita tranquilla. Dopo quello che è successo ieri, ho capito che stando in tua compagnia non sarà possibile. Pensa pure di me quello che vuoi, ma io mi sento più al sicuro stando dalla parte di Iwao. Lui sì, ha capito cosa bisogna fare per campare in questo orfanotrofio.
Nao iniziò ad avviarsi, tirandosi dietro una Naoki che non poté dire o fare nulla, se non rivolgermi uno sguardo che sembrava trasmettere... commiserazione?
In ogni caso, non potevo lasciarli andare via così facilmente!
-Nao, aspett...
-Devi sbrigarti a capirlo anche tu, Choji. Fino ad allora... uno come te sarà sempre meglio perderlo che trovarlo.
I due fratellini sparirono nel bosco. 

 

-Choji? È tutto a posto?- mi chiese Isoka, prendendomi per mano.
-...sì, non preoccuparti.
-Lo so come ti senti. Anch'io mi sono sentito dire frasi del genere. Fatti... Fatti coraggio.
-Te l’ho detto, è tutto a posto. Grazie, comunque.


L'ultima sparata di Nao mi aveva sconvolto, già. Ma non nel modo che credeva Isoka.
Forse mi sto facendo delle illusioni. Eppure... Sono certo che Nao sia il primo a non credere a quello che ha detto.

 

...

 


Era ormai giunto il tramonto e l'aria si era fatta piuttosto fresca.
Seduto da solo a un tavolo da picnic del cortile, stavo contemplando l'ultimo sacchetto di patatine che mi era rimasto (Gusto: pepe nero e pancetta. Per chi è un maiale a tavola e non si vergogna di mostrarlo).
Mancavano poche ora allo scadere della missione, e non avevo ancora messo a posto tutti dettagli della mia strategia.

Potrei anche accontentarmi... No, non posso! Finché non avrò sistemato anche Nao, non potrò mai essere sicuro al cento per cento! Come faccio ad avvicinarmi a lui senza farlo scappare? Devo farmi venire in mente un’idea, ora!
Presi a tamburellare con le dita sul tavolo. Come se quel gesto potesse in qualche modo ispirarmi; purtroppo, nonostante mi stessi spremendo le meningi fino all’estremo, non riuscii a trovare un piano che non comportasse l’uso della forza.
Ero così concentrato, che quando sentii un colpo di tosse alla mia sinistra mi spaventai al punto da fare un salto sul posto e picchiare le ginocchia sotto il tavolo.
-Chi? Cosa? ...oh!?
Accanto a me si era appena seduta (o forse era già lì da un minuto o due) Nana, la ragazza dai capelli rossi amica di Iwao.
-Oh, ehm... ciao, Nana!
-Mh.
-Ehm... Mh.
Scese un silenzio tombale. Anche l'aria sembrò farsi più gelida.
-Eeeeh... Hai bisogno di qualcosa, Nana?
La rossa sospirò, seccata.
-Un "grazie" non sarebbe male, per cominciare. O forse sei cascato apposta nella trappola di Iwao per rendere inutile il mio avvertimento?
-Il tuo avvertimento?...
-Sì, vabbè, ciao.
Nana si alzò stizzita, ma la fermai prima che si allontanasse.
-Aspetta, adesso ho capito! È vero, ieri mi hai detto che dovevo stare attento a uno scherzo umiliante di Iwao! Perdonami, è che sono successe tante cose che mi sei passata di mente!
-Ah, grazie tante! Bulli o vittime, voi maschi alla fine siete tutti ingrati allo stesso modo! Dimentica pure che sono venuta a cercarti!
-Eh, no, adesso basta!
Colpito da uno scatto d’ira mi alzai in piedi. Non volevo urlarle contro, ma ero rimasto così scottato dall’incontro con Nao che non potevo accettare l’idea di rivivere la stessa scena un’altra volta.
-Non è vero che non ti sto ricambiando! Anzi... Ecco! Ieri alle terme, per caso, ho scoperto un tuo segreto, ma non l'ho confidato a nessuno!
Nana si irrigidì di colpo.
-Un... segreto? Alle terme?
Con una mano le feci cenno di tornare a sedersi accanto a me, così che potessimo parlarci a bassa voce. Lei mi obbedì.
-Di che segreto stai parlando, Choji?
-Mentre mi ero nascosto tra i cespugli per... vomitare il pranzo, ti ho vista entrare nell'area dei maschi da un buco nella staccionata. Ti ho seguita, e ti ho trovata a parlare di nascosto con Iwao.
Nel sentire quella notizia, Nana si coprì la bocca con una mano e spalancò gli occhi.
-No! No, non ci credo! E hai... hai sentito tutto?
-Più o meno.
-E come mai non hai detto nulla a nessuno? Avresti potuto smascherare Iwao, denunciarlo alla Azumi e farlo finire in punizione al posto tuo! Non ci hai pensato?
-No, non ci ho pensato. E anche se ci avessi pensato, non l’avrei fatto comunque...
-Quanto sei stupido!
-...perché altrimenti saresti finita nei guai anche tu.
-...okay mi rimangio tutto.
Nana arrossì e ridacchiò per la vergogna. La lasciai fare finché non ebbe riacquistato il suo colorito.
-Beh, allora... allora grazie, Choji. Continuerai a tenere la bocca chiusa su questo?
-Promesso! ...però- aggiunsi, tornando serio -ora voglio sapere perché lo fai. Se Iwao ti obbliga con la paura a rubare il cibo, potresti andare tu stessa a denunciarlo alla Signorina Azumi! O forse c’è altro sotto?
Nana scosse la testa.
-No, è solo la paura. A dirla tutta- prima di continuare, si guardò intorno per essere sicura che Iwao non fosse nei paraggi -all’inizio lo facevo volentieri. Molto tempo fa, Iwao era un bambino come tutti gli altri, ma un po’ più timido e insicuro. Io ero la sua amica più stretta. Un giorno mi ha confessato, piangendo, che voleva farsi valere, e per farlo l’unico modo, secondo lui, era diventare più grosso. Un po’ come te. Senza offesa.
-Nessuna offesa, non preoccuparti!- le dissi con un sorriso, mentre non visto mi stritolavo una gamba dei pantaloncini per somatizzare il commento alla mia stazza.
-Così l’ho assecondato, e per un po’ gli ho lasciato mangiare metà della mia razione ad ogni pranzo e cena. Ha finito per ingrassare, e ingrassando la sua timidezza è calata. A poco a poco è finito col diventare il più popolare dell’orfanotrofio... Ma questo non era abbastanza per lui, voleva essere il padrone, avere sempre ragione... E io non sono stata capace di fermarlo, né di fermare me stessa dall’assecondarlo. Ci ho provato, un giorno. Gli ho detto che ormai era grosso abbastanza e poteva anche smettere di mangiare il doppio, ma lui invece di dirmi che gli andava bene mi ha obbligato a portargli il cibo in un altro modo.
-Rubandolo direttamente dalla mensa?
-Non esattamente. Solo nei giorni in cui viene il fornitore a portarlo. Quelli sono gli unici momenti in cui la cucina rimane aperta e non sorvegliata da Yori, anche se per pochi secondi.
-Non ti sei mai fatta beccare?
-No, modestia a parte ma sono sempre stata un fulmine.
-...qualcosa non quadra.
-Di che parli?
-Conosco Yori abbastanza da sapere che non le sfugge mai nulla. Com’è possibile che non si sia mai accorta che il cibo arrivato in mensa era sempre meno di quello che avevano ordinato al fornitore?
-Mi sono fatta questa domanda io stessa, quando Iwao mi ha chiesto di rubare. Per non destare sospetti, ho frugato sempre e solo nei barattoli in cui la quantità del contenuto non è definita. Una manciata di olive qui, un pugno di chicchi di riso là, a volte anche qualche cioccolatino, quelle cose lì insomma... Choji?
 

 

Alla parola “cioccolatino” avevo spalancato gli occhi alla massima ampiezza possibile.
-Choji? Ti sei incantato?
-...Nana, io non ho mai visto un solo cioccolatino da quando sono arrivato qui. Dove li hai trovati?
-Insieme al resto del cibo, no? Anche se pensandoci bene, nemmeno io li ho mai visti serviti come dessert o per merenda. Forse li ordina la Signorina Hiromi per papparseli in segreto... Choji, sei sicuro di stare bene? Stai sudando come una fontana!
Le Pillole del Soldato di Yori, è con quelle che Iwao ha ottenuto tutti quei muscoli sproporzionati! E non solo... Se continuerà ancora a mangiarne una manciata per volta... -Nana, promettimi che non porterai mai più del cibo ad Iwao. Promettimelo!
Nana strabuzzò gli occhi.
-Ti ho appena detto che è impossibile! Non riesco più a ribellarmi a lui!
-Devi riuscirci! Se lui continuerà a mangiare... troppo... finirà per morire!
-Addirittura? Per qualche dolce di troppo? Secondo me stai esagerando.
Purtroppo non potevo dirle più di così, o avrei rivelato il segreto di Yori.
-...almeno provaci, Nana. Almeno questo- la implorai. Più di così al momento non potevo fare.
-D’accordo, non ti assicuro niente ma d’accordo. 

 

A quel punto, Nana si alzò dal tavolo.
-La nostra conversazione ha preso una piega inaspettata, Choji. Ma mi ha fatto ugualmente piacere. Alla prossima.
-Mmh... Alla prossima.
In quella, lo sguardo mi cadde sul sacchetto di patatine. Grazie a tutto quel parlare di cibo rubato e mai condiviso, ebbi l’illuminazione che stavo cercano.

A pensarci bene, non è obbligatorio che sia Nao a mangiarle. L’importante è che sia distinto dagli altri! -Nana, aspetta!
Aprii il sacchetto con un colpo secco e glielo porsi.
-S-sono per me?
-Sì. Cioè, prima non avevo pensato di regalartele, ma poi ho sentito la tua storia...
-Ti sei mosso a compassione?
-Sì! Cioè, no, non volevo offenderti! Ma... Oh.
Sorridendo, Nana aveva già affondato una mano nel sacchetto per prenderne una grossa manciata, tutta per lei.
-Mh. Piccanti.
-Non ti piacciono?
-No, ma non fa niente. È la prima volta che qualcun altro mi offre del cibo. Grazie, Choji. Tieni pure quello che resta. 

 

... 

 

Dopo aver salutato Nana, mi appartai in un angolino per poter finire il resto del sacchetto. E mettere a tacere il mio stomaco, che non aveva smesso di soffrire dall’inizio del pomeriggio.
Finito lo snack, appallottolai il sacchetto in un pugno, e quel pugno lo picchiai contro il palmo dell’altra mano.
Ero pronto, dovevo esserlo.
La mia carriera come ninja aveva le ore contate.
Ma lo stesso valeva per il Mascheratore.
Solo per uno di noi due il tempo avrebbe continuato a scorrere.

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Capitolo 15
*** 15. ***


Choji's Last Chance

15.

 

Non prestai molta attenzione a ciò che ficcavo nel piatto, quella sera a cena. La mia mente infatti era già proiettata a quello che avrei dovuto fare da lì a un paio d'ore.
Alle 21.00 circa Yori passò fra i tavoli, portando a tutti, come già mi aveva anticipato, delle tazze piene di camomilla bollente.
-Per un po' ci sarà questo come digestivo, bevete e non fare altre domande- la sentii sbottare ai bambini che stava servendo.
Quando arrivò da me, però, si addolcì impercettibilmente.
-Grazie- mi bisbigliò in un orecchio, mentre mi porgeva la tazza. Non aggiunse altro, ma dal suo ammiccare capii lo stesso che si stava riferendo all'"appuntamento" che avevo architettato per lei e Rokuro.
Non appena Yori fu passata oltre, presi la mia tazza di camomilla ancora fumante e me la sgolai tutta d'un fiato, ustionandomi di proposito: così, con la scusa di dover filare in bagno alla ricerca di acqua fredda, fui il primo ad uscire di corsa dalla mensa e risalire in dormitorio.
Una volta dentro, andai a prendere la torcia elettrica che avevo nascosto sotto il cuscino e l'accesi e spensi un paio di volte per vedere se funzionava ancora.
Per colpa di quel maledetto sonnifero me la sono dimenticata accesa per due notti di fila... Mh, direi che va ancora bene.
Misi la torcia in tasca e mi sgranchii le nocche. Anche loro erano a posto. Per quella notte non avevo bisogno di nient'altro.
Sentii i passi degli orfani che stavano salendo. Veloce, nascosi il pigiama tra la rete e il materasso e, ancora vestito da capo a piedi, mi tuffai sotto le coperte. Quindi mi girai sulla schiena e mi puntellai sui gomiti, per tenere il busto leggermente sollevato in una posizione volutamente scomoda, che mi impedisse di prendere sonno.
Ero pronto.

...


Venti o venticinque minuti più tardi, quando tutti i miei compagni di dormitorio avevano ormai smesso di parlare e non si sentiva altro che il loro russare, mi arrischiai a scendere dal letto. Non prima, però, di aver concentrato un po' di chakra nei piedi di modo da rendere i miei passi assolutamente silenziosi.
Con molta delicatezza presi il mio borsone e lo nascosi sotto le coperte, per simulare alla bell’e meglio il mio corpo.
Uscito dal dormitorio, mi diressi spedito al piano terra.
Il mio obiettivo è l'aula di modellismo. Questa volta conosco la strada, quindi non dovrei metterci più di un paio di minuti a raggiungerla... Ma no!
Come al solito avevo parlato troppo presto. Arrivato all'ultima rampa di scale mi bloccai, quando scoprii che la luce nell'atrio era ancora accesa. Non osai scendere di un altro gradino, ma chinandomi un poco riuscii comunque a intravedere una persona in camicia da notte che camminava avanti e indietro. Yori.
Cosa diavolo... Ma certo, avrei dovuto aspettarmelo! Se davano il sonnifero agli orfani, era per fare in modo che non si avventurassero in giro durante la notte. Senza sonnifero, però, l'unico sistema per esserne sicure è quello di sorvegliare le uscite personalmente.
Tornai al secondo piano.

Cercare di aggirare Yori è fuori discussione, mi scoprirebbe subito. Non mi resta che un’altra strada.
Quatto quatto mi avvicinai alla scala a chiocciola che portava alle stanze delle due signorine, e per un secondo ne illuminai la cima con la torcia. Per mia fortuna non terminava direttamente nella loro camera, ma su un pianerottolo.
Se vado su per di qua, attraverso il ponte che collega le due torri e scendo dall’altra parte, il tutto senza farmi beccare, posso raggiungere lo stesso l’ala ovest. Proviamoci.
Cominciai a salire. Arrivato in cima mi ritrovai in una stanzetta semicircolare, con due porta chiuse. Non ci fu bisogno di tirare a indovinare per capire quale fosse quella giusta: da dietro una di esse infatti si poteva sentire la voce tutt’altro che calma della Signorina Hiromi.
-...quanto manca alla fine della ronda? Oh, ancora troppo presto! Io voglio andare a dormire! Quante volte gliel’ho detto che ho paura a restare sveglia di notte?

Sta... parlando da sola?!
-E poi è una vita che diamo la pozione soporifera ai nostri poveri angeli. Si saranno abituati ormai, no? No, Azumi dice che non basta mai, e adesso che l’abbiamo persa dobbiamo assicurarci di persona che quelle dolci anime non vadano in giro! Ma dove pensa che vadano? Là fuori è un inferno! ...e un po’ anche qui dentro...
Se avessi avuto tempo sarei rimasto volentieri ad ascoltare un altro po’ delle sue lamentele. Invece, approfittai proprio del suo borbottio per aprire e richiudermi alle spalle la porta che dava sul ponte.
Nonostante fosse stato costruito interamente in legno e non ci fossero piloni a sostenerlo, quella specie di portico sospeso era piuttosto solido: non solo resisteva al mio peso, ma anche al freddo venticello notturno, che a quell’altezza era ancora più pungente.

Se ho appena superato la stanza della Signorina Hiromi... significa che la Signorina Azumi  si trova nella torre davanti a me. E se anche lei è sveglia come la sua collega, dovrò fare ancora più attenzion...

-Che ci fai qui?

Era la voce della Signorina Azumi.
D’istinto mi congelai sul posto e alzai le mani verso il soffitto.
-Che ci faccio qui? Questa è camera mia!- sentii rispondere la Signorina Hiromi.
-Ti avevo detto di sederti sulle scale! Altrimenti come fai a sapere se qualcuno è passato di qui?
-Perché so che non ce n’è bisogno! A nessuno dei nostri amorini verrebbe in mente di disobbedire al coprifuoco!
Abbassai le braccia e mi voltai. Fortunatamente la Signorina Azumi si era fermata a parlare con la sua amica, ma sarebbe uscita anche lei sul ponte da un momento all’altro.
Senza pensarci due volte scavalcai il parapetto, mi aggrappai a una sporgenza, mi dondolai un paio di volte e infine mi incollai con il chakra sotto il pavimento del portico.
-Cosa devo fare con te... Comunque, stavolta hai ragione tu. Sono tutti nel mondo dei sogni, ho controllato e ho detto a Yori di andare anche lei a dormire.
-Buono a sapersi! Ero un fascio di nervi!
-Esagerata... Vabbe’, buonanotte Hiromi.
La Signorina Azumi uscii in quel momento. Sentii i suoi passi lenti e decisi proprio sopra di me, quasi come se mi stesse calpestando. La sentii entrare nella sua torre. Pericolo scampato.
Potevo risalire sul ponte, ma dopo quell’imprevisto non mi sentivo più tanto sicuro di voler rischiare.

...ehi, in un modo o nell’altro sono uscito all’aperto. Adesso posso rientrare nell’ala ovest come avevo fatto ieri! ...e uno, e due, e... tre!
Mi staccai dal ponte e caddi in ginocchio sul tetto dell’orfanotrofio senza far rumore. Da lì, raggiungere la facciata ovest e ritrovare la finestra aperta che avevo scoperto la sera prima fu una passeggiata.
Orientandomi con la torcia, lasciai il dormitorio vuoto e polveroso e scesi al piano inferiore, ma prima di procedere mi appiattii contro la parete delle scale e sporsi la testa verso il buio corridoio delle aule.
Non c’era alcun filo di luce sotto la porta dell’aula in fondo, quindi ne dedussi che il Mascheratore non era ancora arrivato.

 

In quella, una brutta prospettiva mi si parò davanti.
E se il Mascheratore, proprio stanotte, avesse deciso di restarsene a letto?
Mi misi una mano tra i capelli, stringendo fino a farmi del male. Perché non avevo pensato a un’alternativa?
Calma Choji, calma e sangue freddo. Se quel killer non si presenta... Ecco! In sua assenza posso tranquillamente perquisire l’aula di modellismo in cerca di indizi! Problema risolto!
Annuii a me stesso ed avanzai. Due passi dopo, però...
No, un momento! E se poi si presenta davvero e io non me ne accorgo?
Mi picchiettai la fronte con la torcia calda, come se quel gesto potesse sbloccare un’idea che mi era rimasta incastrata nel cervello. Invece, l’illuminazione arrivò quando posai lo sguardo sulla porta alla mia destra, quella dell’aula ricreativa.
Allora farò in modo di accorgermene.

 

Dopo aver predisposto la “trappola”, raggiunsi infine l’aula di modellismo, dove la notte precedente avevo scoperto il Mascheratore intento a... a lavorare sulla sua ultima maschera.
Implorando mentalmente il mio stomaco di resistere a qualsiasi cosa avessi trovato là dentro, abbassai la maniglia, strinsi i denti, e puntai la luce della torcia sul banco al centro della stanza.
-...c-cosa?
Sul ripiano del banco trovai soltanto dei fogli di carta, tenuti fermi da matite, pennarelli e tubetti di colore. Sui fogli erano disegnati schizzi preparatori di svariate maschere, decine e decine di modi diversi con cui quel maledetto assassino avrebbe potuto trasformare il volto della sua ultima vittima.
Ma non c'era alcuna traccia del volto in questione.
Il banco però era lo stesso su cui il killer stava lavorando, non mi potevo sbagliare: l'avevo riconosciuto dalla lampada da tavolo, ma soprattutto dal barattolo pieno di liquido trasparente in cui galleggiavano gli occhi strappati al bambino ucciso.
Con il cuore in gola passai in rassegna gli altri banchi dell'aula con la luce della torcia. Trovai altri colori, forbici, quaderni, costruzioni incomplete, ma nulla che assomigliasse a una faccia.
Restavano solo i mobili da controllare.
Cominciai da una cassettiera.
Aprii il primo cassetto dall'alto con un colpo secco. Vuoto.
Apri il secondo. Vuoto.
Aprii il terzo. Vuoto.
Aprii il quarto.
-!!!
A causa del brusco movimento, ben più di qualche goccia di uno strano liquido straripò fuori, finendo sul pavimento e sui miei piedi.
...temo... di aver trovato ciò che cercavo.
Il cassetto conteneva una bacinella quadrata, piena fino all'orlo dello stesso liquido in cui erano conservati gli occhi. Sul fondo, la faccia del bambino assassinato. O meglio, quello che ne restava: nient'altro che un disco di pelle, schiacciato e stirato, con cinque buchi, che un tempo dovevano essere gli occhi, le narici e la bocca, stretti e cuciti con del filo di ferro per restare chiusi.
Dei lineamenti umani originali, qualunque essi fossero stati, non era rimasto nulla.
Anche se mi ero preparato da giorni, quella terrificante visione riuscì lo stesso a farmi sentire molto male.


In quell'istante un fischio acutissimo riecheggiò per tutto il corridoio, e la mia nausea si tramutò in rabbia.
La trappola è scattata! Sta arrivando!
Mi girai verso l’uscio, spensi la torcia, la misi tra i denti e mi inginocchiai, pronto ad attaccare.
Non appena sentii la porta dell’aula aprirsi, senza esitazione scattai in avanti ed atterrai la persona che stava entrano con una testata in pieno stomaco; entrambi rotolammo nel corridoio, e alla fine della colluttazione fui io ad avere la posizione di vantaggio. Mentre con una mano mi assicuravo di bloccare la gola del nemico, con l’altra ripresi la torcia e gli puntai la luce dritta in faccia.

Purtroppo, mi attese una delusione.
-I-Iwao?!
-Levati di dosso, razza di pachiderma!
Non avendo tempo di offendermi per l’insulto, obbedii e gli permisi di rialzarsi.
-Iwao, tu non dovresti essere qui...
-Se è per questo nemmeno tu! Sei stato tu a mettere questo coso davanti alle scale?- sbraitò, agitando davanti al mio naso il rumoroso pollo di gomma con cui avevo fatto conoscenza la notte prima.
-Sì, l’ho messo io... No, fermati!
Troppo tardi: per sfogare la rabbia Iwao aveva dato un morso così forte da aprirlo in due, rendendolo inutilizzabile.
-Iwao... Non so perché tu sia qui, ma devo chiederti di andar...
-Invece lo sai benissimo, Choji! O forse speravi che io lasciassi correre, dopo tutte quelle balle che hai raccontato a Nana?
-Nana... Hai sentito la nostra conversazione?
-No. È stata lei a dirmi tutto, durante la cena. Nana non è capace di mantenere i segreti, con me.
-...che cosa le hai fatto?
Iwao sembrò cadere dalle nuvole.
-Cosa ho fatto... a Nana? Niente, che domanda stupida! È a te, invece, che volevo dire due paroline. Avevo intenzione di svegliarti di soprassalto per convincerti con le buone a stare lontano dai miei affari privati. Ma invece di te, nel tuo letto, ho trovato tutt'altro, e sono uscito per cercarti.
Dannazione -S-sei passato dalle torri delle due Signorine per arrivare qui, giusto? Le hai svegliate?
-Lo farò adesso, così potrò dir loro quante altre infrazioni al regolamento hai commesso oggi! Intromissione notturna nell'ala ovest, diffusione di terrore negli altri orfani... Ne avrò di cose da raccontare!
-...diffusione di terrore?
-Non fare il finto tonto! Hai terrorizzato Nana quasi a morte, con quella storia che io potrei morire se continuassi a mangiare di nascosto!
-Quella... quella è la verità, Iwao! Devi credermi!
-Vuoi che ti creda? Dammi una spiegazione convincente, allora!
Mi morsi il labbro inferiore.
-Io... Io non... Iwao, i tuoi muscoli! Le tue vene! Non ti sei mai chiesto perché sono così grossi e sproporzionati? Dammi retta, prima o poi finiranno per ucciderti, se tu non...
Iwao mi interruppe con una grassa risata.
-Ho capito, sai? Tu sei solo invidioso del mio bel fisico, che fa sembrare il tuo lardo ancora più imbarazzante! Dai, ammettilo!
Beh, stavolta fu molto più difficile riuscire a ignorare l’insulto! Ero ad un passo dal mangiarmelo vivo... ma, guardandolo bene, trovai un modo migliore per togliergli il sorriso dalla faccia.
-Iwao, tu sei orgoglioso del tuo fisico?
-...eh? C-certo, ma questo cosa...
-E allora, perché fai di tutto per nasconderlo? Alle terme sei rimasto quasi tutto il giorno a mollo, e tutti gli altri giorni indossi vestiti imbottiti e più grandi della tua taglia- e con un gesto indicai il pigiamone extra-extra-large che indossava -come lo spieghi, questo?
L'avevo punto sul vivo. Mi bastò guardarlo negli occhi per capirlo.
-Choji... Tu... SIGNORINA AZUMI!!!
Iwao si girò improvvisamente e cominciò a correre. Lasciando cadere la torcia, con un tuffo gli afferrai le gambe e lo placcai in mezzo al corridoio, quindi gli afferrai il colletto e i pantaloni del pigiama, mi rialzai e con un calcio spalancai la porta più vicina, quella dell'aula di lettura.
Lo chiuderò qui dentro, così non mi darà fastid...!
Con una velocità che non avevo preso in considerazione Iwao rovesciò la presa, e fu lui a scaraventare me nella stanza buia: incocciai contro quella che sembrava una poltrona, la scavalcai con una capriola involontaria e crollai supino sul pavimento. Iwao entrò accendendo la luce e, senza darmi il tempo di muovermi, mi premette un piede su una guancia; non pago, lo vidi raccogliere la poltrona rovesciata accanto a me e sollevarla.
-C-cos'hai intenzione di fare, Iwao?!
-Non... Gnnn... Temere... Non ti farò del male! Te la appoggerò sopra delicatamente!
Iwao tenne alzata la poltrona sopra la testa per qualche altro secondo, sfiorando il soffitto. Con la coda dell’occhio mi accorsi che lo schienale aveva urtato contro il rivestimento del lampadario.
-Iwao, attento!!!
-Attento a co...
La plafoniera si staccò, cadendogli dritta in testa. Libero dalla sua presa, mi rialzai velocemente e lo spinsi via, per evitare che anche la poltrona gli crollasse addosso.
Purtroppo, non riuscii a impedire il conseguente fracasso.
-Accidenti! Hai visto cosa stavi combinando? ...Iwao?
Non mi rispose. Preoccupato, lo adagiai sul pavimento e gli esaminai la testa. Aveva ricavato solo un bernoccolo.
Meno male, è solo svenuto... Non è così che volevo metterlo fuori gioco, ma l'importante è che non mi darà fastidio.


-Ti ha fatto male, Choji?


Davanti all’uscio era appena comparso Isoka, pure lui in pigiama e scalzo.
Superato lo spavento, lo spinsi dentro e richiusi in fretta la porta.

-Cosa ci fai qui, Isoka? Perché non sei a letto?- gli sussurrai, provando al contempo a smetterla di ansimare.
-Ecco, io... Non riuscivo a prendere sonno... Per caso ho sentito Iwao che bisbigliava qualcosa a proposito di fartela pagare, poi l'ho sentito uscire dal dormitorio... L'ho seguito...
-E ti sei ficcato in un bel guaio arrivando fin qui- lo sgridai -ma forse fai ancora in tempo a tornare nell'ala est prima che ti scoprano. Aspettami qui, recupero la mia torcia e ti accompagno.
-D'accordo... Ma prima dimmi, Choji, perché...
-...perché sono qui anch'io? Lo ammetto, ho voluto giocare a fare l'esploratore notturno. Ma, eh eh, adesso mi sono reso conto che non è stata una grande idea...
-Forse è colpa mia, Choji.
-Uh?
-Ma sì- farfugliò Isoka, distogliendo lo sguardo da me -ti ho contagiato con la mia... "propensione a infrangere le regole", come dice sempre la Signorina Azumi...
Gli posai una mano sulla testa con delicatezza e gli sorrisi, riuscendo a tranquillizzarlo.
-Non dirlo neanche per scherzo, Isoka. Vado e torno!
Uscito dalla stanza corsi a testa bassa in fondo al corridoio, e per prima cosa richiusi la porta dell'aula di modellismo. Non potevo permettere che qualcuno per sbaglio vedesse l'orrendo spettacolo all'interno.
Raccolsi la torcia, che avevo perso durante la colluttazione con Iwao, e mi voltai.
Per un istante, con il fascio di luce illuminai l’inizio del corridoio.

 

Appena in tempo per vedere un’ombra, o forse due, correre giù per le scale.

 

-Contrordine, Isoka! Dobbiamo nasconderci subito!- dissi al mio piccolo amico, col cuore in gola -mi è sembrato di vedere qualcuno che scendeva al pianoterra.
-COSA?! S-sei sicuro? Se hai detto che ti è s-sembrato...
-La prudenza non è mai troppa. Vediamo un po'...

Esaminai velocemente la stanza, alla ricerca di qualcosa dentro o sotto cui poter nascondere una persona. Un grande divano addossato a una parete e coperto da un telo che sfiorava il pavimento attirò subito la mia attenzione.
-Ecco, lì è perfetto!
-Intendi dire... SOTTO il divano?- obiettò Isoka -in due non ci staremo mai!
-Appunto. Lì sotto ci metterò Iwao.
-Ah, capisco... Aspetta un secondo, Choji! Sei impazzito?!
-Niente affatto- risposi semplicemente, mentre afferravo Iwao per un braccio e una gamba per trascinarlo -anche lui come noi rischia di essere scoperto.
-A-appunto! Se la Signorina Azumi lo trova qui dove non dovrebbe essere, finalmente anche lui saprà cosa vuol dire stare in punizione!
Potrebbe accadergli qualcosa di peggio se a trovarlo fosse il Mascheratore, ma questo a Isoka non posso spiegarlo...  -...Isoka, credimi, anch'io vorrei che lui pagasse per le sue prepotenze una volta o l'altra. Ma penso che aiutarlo sia la cosa giusta da fare. Vedi...
Dopo aver spinto con un piede Iwao sotto il divano per nasconderlo a dovere, mi voltai e mi chinai per guardare Isoka negli occhi.
-...se tutto andrà bene, quando si sveglierà e scoprirà che l'ho nascosto per proteggerlo dalla punizione, capirà di avere un debito di riconoscenza nei miei confronti.
-E questo basterà a convincerlo a comportarsi meglio, almeno con te?
-Temo di no, ma sperare non costa nulla!
Isoka si schiaffò una mano sulla fronte, ma allo stesso tempo non riuscì a non ridacchiare.
-...bene, adesso tocca a noi nasconderci. Hai qualche idea, Choji?
-Una. Vieni con me.
Presi Isoka per mano e insieme uscimmo, non prima di esserci ricordati di spegnere tutte le luci.
-Non andiamo in un'altra aula?- mi chiese in un sussurro, quando si accorse che lo stavo conducendo al piano di sopra.
-Quella di modellismo è troppo lontana, mentre in quella ricreativa non puoi metterci piede senza rischiare di far rumore... Ecco, siamo già arrivati- e gli indicai le due porte alla nostra destra -che ne dici dei bagni? Non è il massimo della comodità, ma...
-Per me va benissimo, Choji. Io vado in quello di destra e tu in quello di sinistra, d'accordo?
-D'accordo. Quando siamo sicuri che il pericolo sia passato verrò a riprenderti.
Annuendo, Isoka entrò, lasciando a me il compito di richiudere la porta. In realtà, sarei tornato il prima possibile nell'aula di modellismo per finire di perquisirla. Questa era la mia intenzione.


Poi però vidi un cono di luce scendere dalle scale a chiocciola.


Ma hanno tutti l'insonnia, stanotte?!?
Immediatamente mi tuffai nel bagno di Isoka, che nel vedermi ruzzolare dentro sobbalzò dallo spavento.
-Choji, che sta...
Gli feci segno di stare zitto e tenersi lontano, quindi accostai un occhio al buco della serratura per vedere chi stava arrivando ancora.
...Yori!
Anche lei come me aveva una torcia elettrica con cui orientarsi. Per mia fortuna non si fermò a controllare ogni stanza, ma proseguì dritto.
-C'è mancato poco- sospirai -scusami se ti ho spaventato, Isoka.
-Chi era?
-Yori. ...vado a vedere cosa sta facendo. Aspettami qui, torno subito.
-V-Va bene... Choji, stai attento, ti prego.
Gli rivolsi un pollice alzato per rassicurarlo, quindi mi gettai -in punta di piedi- all'inseguimento di Yori.

La seguii fino al pianterreno, la stessa direzione presa dalle ombre che avevo intravisto. Con molta cautela mi fermai sui primi due gradini delle scale e sbirciai oltre l’angolo. Yori si era fermata davanti alla porta della palestra. Era chiusa, proprio come l’avevo lasciata io la notte precedente, ma c’era comunque qualcosa di diverso. Con la sua torcia Yori stava esaminando una presa d’aria nel muro, accanto alla porta e vicina al pavimento: era stata divelta, segno evidente che qualcuno si era intrufolato in palestra passando da lì.
-Oh, no...- borbottò Yori, che subito di mise a sciogliere i nodi della fune che teneva bloccata la porta.
Dopo aver gettato la fune da una parte, la vidi spalancare l’uscio ed entrare in palestra, senza però accendere le luci.
Attesi un paio di minuti, quindi mi arrischiai ad entrare anch’io. Dentro era completamente buio, fin troppo.

Non l’ho vista uscire, quindi dev’essere andata negli spogliatoi.
Accesi la torcia.

 

-Beccato. Ti facevo più scaltro, Choji.

...

...

...

Per farmi perdonare il ritardo, il prossimo capitolo sarà pubblicato già il 29 dicembre ^_^

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Capitolo 16
*** 16. ***


Choji's Last Chance

16.
 

Le luci al neon della palestra si accesero una dopo l’altra. Mi voltai di scatto e accanto agli interruttori ritrovai Yori, con in volto un’espressione tutt’altro che amichevole.
-Se sai che qualcuno si è infiltrato di nascosto in questa stanza, perché andare a cercarlo quando puoi aspettarlo tranquillamente davanti all’unica via di fuga?- mi disse, con una specie di sorriso che a malapena nascondeva la sua rabbia.
-G-già, è logico... Yori, p-permettimi di spiegare tutto... Non sono io quello che è entrato in palestra!
-...
-Cioè, quello che ci è entrato attraverso la presa d’aria! Non riuscirei mai a passarci! Eh eh eh, ehhh... Sì, lo so che ho infranto il regolamento venendo qui, ma lascia che ti spieghi! Non riuscivo a prendere sonno, così sono andato in bagno, e in quel momento ti ho intravista mentre salivi! Mi sono insospettito eOUFF!!!
Con uno scatto felino Yori mi raggiunse e mi strattonò per il collo della maglietta, impedendomi di sparare altre ridicole scuse.
-Ti sei insospettito al punto da perdere tempo a rivestirti da capo a piedi?- sibilò squadrandomi dall’alto in basso -no, io so qual è la verità. Tu ti sei infiltrato nell’ala ovest molto prima che arrivassi io. Quello che non capisco è... perché?
-Perché... Lo ammetto, Yori. Volevo esplorare l’ala ovest. Ero curioso, tutto qui. Mi dispiace.
Yori lasciò la presa. Subito dopo, mi assestò un ceffone che riecheggiò dappertutto.
-Ecco cosa ci guadagno ad aprire il mio cuore a qualcuno. Quando mi sono confidata con te l’altra sera ero davvero convinta che tu volessi farmi sentire meglio... Che il mio stato d’animo, per te, fosse la cosa più importante... E invece eccoti qui, a giocare all’esploratore di luoghi abbandonati perché incuriosito dalla mia storia del mistero. Cosa pensavi, che essere a conoscenza dei miei segreti ti desse il diritto di ficcarci il naso ancora più a fondo?
-I-io... Yori, hai ragione nel dire che ho trattato i tuoi segreti come una specie di gioco. Ma io l’altra sera volevo davvero farti stare meglio quando ti ho sentita piangere, credimi!...
-Non ne ho più voglia, Choji.
Yori alzò un braccio, per indicarmi l’uscita.
-Adesso torna a letto, ci sono altri due curiosoni come te che devo beccare con le mani nel sacco. E no, non accetterò il tuo aiuto per trovarli più in fretta, se è ciò che stai pensando.
A testa bassa marciai verso la porta. Fermandomi, prima di varcarla.
-Io vado, Yori. Ma prima, esigo sapere perché tutte le sere fate bere del sonnifero agli orfani.
-!!!
Presa dal panico Yori corse subito a tapparmi la bocca.
-Shhh! Ti ho appena detto che c’è qualcun altro nascosto in palestra, se ti ha sentito sono guai!
-Ops, non ci avevo pensato... Quindi lo ammetti, Yori!
-Sì, lo ammetto. Diamo del sonnifero a tutti, ogni sera, così siamo sicure che a nessuno venga in mente di fare una scampagnata notturna e mettersi in pericolo.
-Non avete paura che qualche bambino possa sentirsi male?
-No. Le due Signorine hanno scelto apposta un sonnifero speciale, potente ma innocuo al tempo stesso, a cui è impossibile assuefarsi. Ecco perché lo somministriamo ogni sera. In ogni caso, è da quando l’orfanotrofio è stato fondato che non sono stati riscontrati malesseri.
-Aspetta, dalla fondazione? Pensavo che aveste cominciato a usarlo solo dalla chiusura dell’ala ov...

 

Un fracasso infernale ci fece sobbalzare e voltare entrambi.

 

Il cesto di metallo contenente i palloni per giocare era stato rovesciato. Da qualcuno che vi era rimasto nascosto dietro tutto il tempo.
-Nao?!- esclamai.
-Non muovere un muscolo, Choji! Lo prendo io!
Evitando agilmente i palloni sparpagliati per tutto il campo Yori raggiunse il piccolo spione, lo agguantò e lo tenne ben stretto.
-Ti ho preso, monellaccio!
-Gnnn... Non farmi del male, ti prego!- implorò lui, cercando di divincolarsi -e va bene, confesso! Volevo vedere i ratti da vicino! Ero curioso! Ma non avevo intenzione di liberarli, lo giuro! Poi però ho visto che non c’era nessun ratto, e mi sono incuriosito ancora di più! Ho rotto la grata, lo so, ma prima di andarmene l’avrei rimessa a posto, lo giuro! Prometto che non dirò a nessuno che in realtà non ci sono ratti, sarà il nostro segreto!...
-Dacci un taglio e dimmi dov’è la tua sorellina.
-Naoki? Lei non c’entra niente, sono venuto qui tutto solo...
-Raccontala a qualcun altro, io stessa ho visto Naoki uscire dal dormitorio femminile! Pensavo fosse andata semplicemente in bagno, ma non vedendola più tornare sono uscita a cercarla. Per sicurezza ho cominciato a cercare nell’ala ovest, e...
-E invece non hai pensato di controllare per prima cosa il bagno? Naoki potrebbe essere ancora lì, sai?...
Il battibecco fra quei due avrebbe potuto andare avanti all’infinito. Stavo cominciando a pensare che Nao avesse scatenato tutta quella confusione apposta per distrarci...
D’istinto mi voltai. Naoki era appostata proprio dietro l’uscita, indecisa se scappare o restare per non abbandonare il suo fratellone. Non appena i nostri sguardi si incrociarono, la piccola si ritrasse subito.
-Eccola là! Ci penso io a lei, Yori!
-Choji, ti ho detto di non muoverti! E tu Nao, vuoi stare un po’ fermo?
Muovendomi goffamente per non inciampare nei palloni corsi fuori dalla palestra e partii all’inseguimento di Naoki, che mi portò di nuovo al piano di sopra.
-No, non da quella parte!
Invece di proseguire dritto Naoki aveva svoltato nel corridoio a sinistra, finendo sì in un vicolo cieco, ma anche pericolosamente vicino all’aula di modellismo. Rallentando il passo, la raggiunsi.
-Resta ferma dove sei, Naoki... e non avere paura, né io né Yori ti faremo del male.
Nonostante le mie parole, la bambina si raggomitolò su sé stessa e cominciò a tremare.
-Ascoltami, piccolina- sospirai -tu e tuo fratello avete fatto una cosa molto grave, ma non è la fine del mondo, credimi. Anche se qui sono abbastanza severi, puoi comunque stare tranquilla. Non verrete abbandonati in mezzo al bosco. Sarete perdonati. Certo, nel mio caso sarà difficile visto che ho già commesso parecchie infrazioni al regolamento... Ma tu non hai nulla da temere. Se sei dispiaciuta e desideri continuare a vivere qui, al sicuro, le cose torneranno alla normalità più in fretta di quanto tu creda. Coraggio, torniamo di sotto.
Mi inginocchiai e le porsi una mano, rivolgendole un sorriso che speravo la rassicurasse. Nello stesso istante, però, posai a terra la torcia e tenni pronta l’altra mano, nell’eventualità che Naoki volesse scappare di nuovo.
E in effetti fu ciò che accadde, solo che accadde con un secondo di anticipo.
Come se avesse capito le mie intenzioni, la piccola rotolò nello spazio tra il mio corpo e la mano con cui avevo tenuto la torcia e riprese a correre, questa volta verso le scale del secondo piano.

Maledizione!
Per un attimo, pensai di smettere di inseguirla e continuare l’indagine. Ma solo per un attimo: ormai l’atteggiamento di Naoki era diventato fin troppo sospetto per essere ignorato.
Ma quanti chilometri sto facendo stanotte? ...acc!!!
Purtroppo per colpa della fretta mi ero scordato di nuovo della torcia: quando arrivai alle scale inciampai in un gradino sbeccato e finii disteso faccia a terra sul pianerottolo, e come se non bastasse sentii qualcuno saltarmi sulla schiena.
-Oh... scusa, Choji...
Era la vocina di Naoki. A quanto pare aveva deciso di cambiare ancora direzione.

E adesso si può sapere perché ha fatto marcia indietro...

-Stasera c'è troppo movimento per i miei gusti! Come faccio a dormire se non riesco a stare calma? Azumi mi ha condizionata, è tutta colpa sua!

 

Quell’altra voce apparteneva invece... alla Signorina Hiromi. E veniva dal secondo piano.
Strisciai silenziosamente come un lombrico fino in cima alle scale e mi sporsi il minimo indispensabile, per vedere cosa stesse facendo. In una mano, la donna teneva una lanterna, che illuminava a malapena fino a un metro di distanza; nell'altra mano teneva invece un mazzo di chiavi, con il quale stava chiudendo la porta di uno dei due dormitori.
-Ecco, fatto! Così nel caso ci sia davvero qualche nottambulo che vuol fare il furbo, ma continuo a dubitarne, lo intrappolo così poi vado a dormire tranquilla! Ecco, chiusa pure questa!
Aveva appena chiuso a chiave anche l’altro dormitorio, e ora stava passando ai bagni. Sussultai.
...Isoka!
A meno che non se ne fosse andato nel frattempo, Isoka stava per essere chiuso dentro. E io non potevo far nulla per impedirlo senza che la Signorina Hiromi mi vedesse.

Tornerò dopo a liberarlo. Adesso devo... cosa devo fare, adesso? Ormai Naoki sarà scappata chissà dove... non mi resta altro da fare che tornare nell’aula di modellismo.
Silenzioso come un gatto ridiscesi al primo piano, e trovai il corridoio completamente buio.
Questo dettaglio mi fece allarmare.

La torcia... L’avevo lasciata accesa, ne sono sicuro! Qualcuno è passato di lì e l’ha presa!
Avanzai, camminando rasente alla parete. A pochi passi dalla porta dell’ultima aula, inavvertitamente diedi un calcio a qualcosa che rotolò fino in fondo al corridoio, colpì il muro producendo un rumore secco e si riaccese.
Ah, si era solo spenta. Non credo però che le batterie dureranno ancora.
Raccolsi la torcia, la scossi un paio di volte, e rientrai.


Che... Che diavolo è successo qui?!?

 

L’aula non era affatto come l’avevo lasciata.
Il cassetto in cui avevo rinvenuto la faccia della vittima era vuoto.
Così come il banco di lavoro, che inoltre era stato spostato dalla sua posizione iniziale.
Dappertutto si sentiva puzza di bruciato.
Il motivo era al centro della stanza, sul pavimento: si trattava di un sacco di plastica nero, bruciacchiato e leggermente umido. Pareva proprio che il Mascheratore avesse voluto sbarazzarsi del suo lavoro accendendo un falò.
Mi avvicinai per controllare meglio, ma proprio in quel momento la luce della torcia, già debole, sparì del tutto.

No, non adesso! Riprenditi!
La scossi e la sbattei più volte, ma ormai non c’era più nulla da fare. Così, rassegnato, mi voltai e alzai un braccio per cercare l’interruttore.

 

Nel buio, qualcuno attanagliò il mio polso.

 

Altre dita si strinsero con forza a una mia spalla, stritolandomi un nervo.
Un calcio colpì in pieno il mio stinco destro, facendomi crollare in ginocchio.
La gamba sinistra subì uno sgambetto, e mi ritrovai con la schiena a terra.
Non vedevo né sentivo nulla. Solo di una cosa ero certo: nel giro di pochi secondi, se non avessi fatto subito qualcosa, sarei morto.
Il mio aggressore lasciò la presa sul mio polso e passò a stringermi il collo, mentre l’altra mano era ancora premuta sul nervo.
Con le mani libere provai a colpirlo, ma non un solo pugno andò a segno. Il Mascheratore teneva la testa a debita distanza.
Improvvisamente lasciò la presa sul nervo, e tutte e dieci le sue dita erano ora strette attorno al mio collo. Non riuscirono però a circondarlo del tutto, per quanto era grosso. Sperando che quel dettaglio l’avesse colto di sorpresa, usai le mani libere per stringere le sue braccia e tentare di allontanarle da me.
Nello stesso istante, però, l’aggressore passò a premere entrambi i pollici sulla mia gola. Voleva perforarmela.
Allora infilai le mie braccia tra le sue, e le spalancai con tutte le mie forze. Non appena sentii che la sua mano destra stava perdendo la presa, spinsi entrambe le braccia in quella direzione, riuscendo a sbilanciarlo. Provai anche a capovolgere la posizione, ma il mio avversario me lo impedì aumentando ancora di più la presa alla gola.
Entrambi rotolammo avvinghiati l’uno all’altro sul pavimento, finché con la mia schiena non urtai contro qualcosa di metallico.

La lampada!
Lasciando alla mano destra il compito di tenere a distanza il braccio libero del Mascheratore, col sinistro cercai di afferrare la lampada. Ne toccai la base, ma soprattutto sfiorai il tasto per accenderla. Lo premetti.
Sfortuna volle che la lampadina fosse puntata contro il muro. Senza perdere altro tempo la presi e la girai per puntarla contro il mio aggressore, ma prima che riuscissi a vederlo in volto quello mi assestò una ginocchiata in pieno inguine.
Strinsi i denti per non farmi sopraffare dal dolore, e ripresi subito possesso della lampada: evidentemente il killer non si era aspettato quella mia reazione, poiché mi lasciò andare e uscì dalla stanza veloce come un lampo, evitando per un pelo che il fascio di luce lo illuminasse.
-Non... Non sfuggirai, bastardo!
Ruggendo di rabbia mi rialzai e mi fiondai fuori. A metà della mia corsa, però, andai a travolgere Iwao e la Signorina Hiromi, fermi davanti all’aula di lettura. Grazie al riverbero della lanterna della donna intravidi una figura umana che, strisciando attaccata al soffitto, stava salendo di sopra.
La persi brevemente di vista mentre salivo le scale, ma udii distintamente il rumore di una porta che veniva sfondata e, quando giunsi al secondo piano e sentii uno spostamento d’aria alla mia sinistra, senza esitazione entrai nel primo dormitorio e schiacciai l’interruttore della luce con tutto il palmo. I secondi impiegati dal lampadario per accendersi mi sembravano infiniti.

Forza, forza... ?!
Era vuota.
Guardai il soffitto, il pavimento, i muri, la finestra sbarrata.
Niente.
Il Mascheratore non era mai entrato in quella stanza. Mi aveva depistato.

Sono un idiota, un idiota! ...no, non può finire in questo modo!
Stavo già per voltarmi e riprendere a correre...


-I giochi sono finiti, Choji.


...quando trovai la mia strada sbarrata dalla Signorina Azumi.
Nonostante fosse in tenuta da camera e avesse i capelli nascosti in una cuffia, non aveva perso un briciolo della sua aria intimorente.
-Sono ben quindici anni che gestisco questo orfanotrofio- disse, fissandomi con occhi spalancati dalla rabbia -e mai, mai mi è capitato di ospitare un delinquente della tua risma.
Deglutii. Cosa mi restava da fare? Dovevo dire a tutti che avevo scoperto un assassino, col rischio di diffondere il panico? Rivelare la mia vera identità, col rischio che il Mascheratore, dovunque egli si fosse nascosto in quel momento, sarebbe uscito per prendere in ostaggio uno degli orfani e impedirmi di attaccarlo?
-Signorina Azumi, io ho...
-SILENZIO!
Quell'urlo improvviso mi spaventò a tal punto che arretrai di un passo, inciampai nella porta scardinata del dormitorio e caddi miseramente col sedere per terra.
Per nulla impensierita dalla mia caduta la donna si chinò su di me e continuò a gridare, talmente forte che potevo sentire il suo alito sulla mia faccia.
-È così che ripaghi la mia ospitalità, la mia comprensione, il mio perdono per quello che hai fatto alle terme? Pensavo di essere stata chiara: anche se questa è la tua casa non significa che sei libero di fare quello che passa per la tua mente da teppista! ...ma a quanto pare ho solo sprecato il mio fiato. Oppure non mi sono spiegata bene, chi lo sa. Magari ti sei convinto che puoi infrangere tutte le regole che vuoi e potrai sempre passarla liscia ogni volta scontando sempre la stessa punizione? Beh, NON È COSÌ! C’è un limite ad ogni cosa, e tu sei già ad un passo dal superarlo. Vediamo: violazione del coprifuoco, intromissione in un’area severamente vietata agli ospiti, danneggiamento di proprietà...
-Signorina Azumi, ci aggiunga anche aggressione e diffusione di panico!
In quel momento si accese la luce nel corridoio, e da dietro l’uscio vidi spuntare Iwao, con una mano sul bernoccolo e l’altra alzata in un gesto trionfale. Subito dietro di lui, la Signorina Hiromi.
-Lo vuole sapere cos’ha fatto Choji? Io volevo solo convincerlo a tornare di là per evitare una punizione, e lui mi ha colpito alla testa con un lampadario! E ha anche provato a spaventarmi a morte con delle storie al limite dell’assurdo! Le vuole sentire?
-Per adesso non mi interessano. ...a proposito, sei in punizione anche tu, Iwao.
-C-c-cosa?!
-Anche tu hai infranto il regolamento trovandoti qui, mio caro. Mmm... La tua presenza mi porta a pensare che qualcun altro stanotte si sia svegliato e abbia voluto seguire il vostro esempio.
Dicendo questo la Signorina Azumi tornò a fissarmi.
-Sei venuto qui tutto solo, Choji? Sii sincero, dire una bugia non migliorerà la tua posizione.
Non dissi nulla. A dire il vero, non avevo nemmeno seguito più di tanto la loro conversazione. Il mio sguardo però si spostò involontariamente sulla porta di fronte, quella del bagno in cui avevo chiesto a Isoka di nascondersi: la cosa non sfuggì alla Signorina Azumi.
-A-ah! Hiromi, per favore, passami la chiave di questa porta.
-Subito, Azumi.
La direttrice aprì la porta ed entrò richiudendosela alle spalle. Speravo che Isoka avesse fatto in tempo a svignarsela, ma pochi secondi dopo la voce della Signorina Azumi infranse le mie speranze.
-Guarda guarda chi abbiamo qui. La cosa non mi sorprende. Hiromi, per favore, accompagna Iwao e Choji nell’atrio e aspettami lì. Io devo scambiare quattro parole in privato con il nostro incorreggibile piccolo demonio.
-V-va bene, Azumi... Avete sentito, bambini? Seguitemi, e per l’amor del cielo, state buoni...
Senza dire altre parole, la Signorina Hiromi, Iwao ed io scendemmo le scale. L’unico rumore che sentimmo era quello di un altro sonoro schiaffo, seguito dal pianto disperato di Isoka.

 

...

 

-Signorina Hiromi?!- esclamò Yori dal pianterreno, non appena ci vide scendere -che cosa è successo?
-È successo- rispose Iwao, dandomi una spallata mentre mi passava davanti -che per colpa di questo enorme deficiente adesso sono in punizione! E tu invece che ci fai qui? Dov’eri mentre rischiavo la vita? Se non mi fossi risvegliato in tempo avrei rischiato di restare chiuso dentro un’aula per chissà quanto tempo!
A quelle parole la Signorina Hiromi abbassò il capo e arrossì violentemente per la vergogna.
Anche Yori arrossì, ma per la rabbia.
-Non ti permettere di parlarmi così! Io non ne sapevo nulla! Choji, perché non mi hai detto... Aaah, lasciamo perdere! Signorina Hiromi, per caso la Signorina Azumi ha dato qualche disposizione?
-N-no... Mi ha solo detto di aspettarla nell’atrio, insieme a quelli che hanno disobbedito al coprifuoco, tutto qui.
-Ah, capisco. Iwao, Choji, andate a spostare le librerie. È un ordine.
Obbedii, tenendo lo sguardo basso. Iwao ne approfittò per darmi un’altra spallata a tradimento. La subii senza controbattere. Alle mie spalle, sentii Yori dire a qualcuno di alzarsi e muoversi: con la coda dell’occhio vidi che si stava rivolgendo a Nao e Naoki, seduti uno accanto all’altra sul pavimento, di fianco alla porta della palestra di nuovo sigillata.

Forse Yori è stata impegnata ad inseguire Naoki per il resto del tempo, ecco perché non è più venuta a cercarmi...
Dopo aver spostato da una parte le due librerie che bloccavano il passaggio, ci riunimmo tutti nell’atrio.
La Signorina Hiromi, ancora sconvolta, si sedette alla scrivania ed incrociò le dita, come in preghiera.
Nao e Naoki, l’uno che teneva stretto l’altra, si accucciarono sul pavimento, accanto alla parete.
Yori si appoggiò con la schiena ad un’altra parete, incrociò le braccia e chiuse gli occhi.
Iwao si mise a camminare in cerchio, alzando e abbassando i pugni per trattenere il nervosismo.

 

Io ero in piedi, immobile come una statua, al centro della stanza. E fissavo l’orologio a pendolo.

Segnava un quarto d’ora a mezzanotte. Minuto più, minuto meno.

Sentii un dolorosissimo groppo in gola.
C’è ancora tempo... Ma chi voglio prendere in giro?! Ho fallito! Ho perso! Avevo il killer a portata di mano e me lo sono lasciato sfuggire come un idiota! Di cosa mi meraviglio, poi? Io SONO un idiota! E adesso... Per colpa mia... Dannazione!!!
Mi nascosi il viso tra le dita, bagnandole di lacrime.
Ecco, ci mancava solo che mi mettessi a piangere! Potrei essere più patetico?
Staccai subito le mani dalla mia faccia, disgustato di me stesso, e mi asciugai con un avambraccio.

 

...mh?

 

Non ce ne fu bisogno. Il mio viso si era già asciugato dopo che l’avevo toccato con le mani.
Mi sono sbagliato, non sto piangendo... Eppure...
Guardai attentamente le mie dita.
Queste sono lacrime. Quando...

 

Alzai la testa di scatto.
Spalancai gli occhi.
Il mio cuore stava battendo all’impazzata.
Il mio corpo stava fremendo di eccitazione.

 

So chi è l’assassino.

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Capitolo 17
*** 17. ***


Choji's Last Chance

Affezionate lettrici e affezionati lettori, il momento è finalmente arrivato. Dopo quasi un anno dall’inizio della pubblicazione, finalmente saprete chi è l’assassino a cui il nostro Choji sta dando disperatamente la caccia.

 

...però, prima di cominciare, c’è una piccola richiesta che vorrei fare a tutti voi. Nel caso vi andasse di lasciare una recensione, vorrei chiedervi di NON fare spoiler (ovvero, di non citare il colpo di scena dell’identità del colpevole nella recensione), così da evitare gli spoiler a coloro che decidessero di leggere le recensioni prima del capitolo stesso. Eventualmente, se avete dei dubbi sulla soluzione del mistero, potete espormeli in privato, e io sarò ben lieto di rispondere :)

 

E adesso, buona lettura a tutti!

 

...

 

...

 

...

 

17.

 

Adesso so chi è il Mascheratore.

In un modo o nell'altro, il piano alternativo che avevo escogitato mi aveva portato alla soluzione del mistero. Per quanto assurda fosse.
Più ci ragionavo sopra e più ogni tassello del puzzle andava al suo posto, a cominciare dagli indizi che non ero ancora riuscito ad abbinare.
Nella teoria che si era appena formulata nella mia testa, tutto aveva perfettamente senso.
Guardai di nuovo l'orologio a pendolo. Mancavano meno di quindici minuti alla mezzanotte: se un attimo prima mi sembravano pochissimi, ora erano più che sufficienti per mettere a nanna il killer, impacchettarlo e consegnarlo agli ANBU, prima che questi invadano l'orfanotrofio.
Avevo solo da scegliere in che modo neutralizzarlo, ma era una decisione di poca importanza ormai.
Vediamo un po'... Un pugno gigante a tradimento sarebbe la soluzione più rapida... Aspetta però, e se anche dopo essere stato a nanna continua a mantenere il suo travestimento? Corro il rischio che gli altri orfani e anche gli ANBU non mi credano! Mmh, prima allora dovrei indurre il killer ad ammettere la sua vera identità davanti a tutti... A pensarci bene, non importa! Sono strasicuro che il Mascheratore sia chi penso io, solo questo conta! E la prova è proprio qui, sulla punta delle mie dita!
Non che ce ne fosse bisogno, ma osservai ancora una volta le poche gocce che avevo asciugato dal mio viso.
Se mi avessero predetto il futuro non ci avrei mai creduto. Una volta tanto, piangere mi è servito per davvero a qualco...


"Qual è, esattamente, il motivo per cui stavi piangendo?"


Era la domanda che Kakashi-sensei mi aveva posto all'alba della mia partenza da Konoha, davanti alla tomba di Asuma-sensei. A furia di parlare di lacrime, era inevitabile che mi tornasse in mente.
Avevo promesso a me stesso che ci avrei ripensato sopra, ma quello non era il momento ideale.
...oppure, lo era?
Che domanda stupida! Stavo rivivendo il momento in cui Asuma-sensei era morto, per quale altro motivo... No, un momento, non era per quello.
Era... anzi, è. È la paura. La paura che provo sempre dal giorno in cui Asuma-sensei ci ha lasciato.
"Da quel giorno ho sempre paura... che anche le altre persone a cui voglio bene possano morire in battaglia.” Ecco cosa stavo per dire quella mattina ad Asuma-sensei, prima di scoppiare a piangere. Da quel giorno, non c'è stata missione in cui io non mi sia preoccupato, prima di ogni altra cosa, della sicurezza di Ino e Shikamaru. Non posso accettare l'idea di perdere anche loro, ma allo stesso tempo ho paura di doverlo fare...


"E come mai, a differenza del povero Asuma, le tombe di Ino e Shikamaru non sono ancora state scolpite?"


Era la seconda domanda posta da Kakashi-sensei. Per assurdo, la risposta alla prima domanda valeva anche per questa.
Danzou mi ha dato l'ultima possibilità di restare un ninja per colpa del mio pessimo rendimento nelle missioni... ma è proprio grazie alle mie preoccupazioni, alle mie obiezioni, alle mie eccessive precauzioni, se Shikamaru e Ino sono... ancora...
Inevitabilmente, si insinuò nella mia testa la possibilità che avessi preso un granchio. Se il Mascheratore non era chi pensavo che fosse, avrei condannato a morte tutti gli altri orfani innocenti. Gli ANBU avrebbero sterminato tutti senza pietà, e io non avevo il potere di impedirglielo.
Devo... Devo almeno riuscire a mettere al sicuro quelli che sono rimasti nei dormitori! ...così però perderei dei minuti preziosi! Allora... Allora no, devo rischiare... e sperare che vada tutto bene...


"Non perdere di vista la cosa più importante."


Kakashi-sensei mi aveva detto queste parole, prima di pormi quelle due domande.
La cosa più importante...
Il motivo per cui stavo piangendo...
Il motivo per cui Shikamaru e Ino sono ancora vivi...
...adesso capisco. In vita mia, io non ho mai considerato l'idea di mettere in gioco le vite dei miei amici. Non l'ho mai fatto... e non lo farò neanche stanotte. Anche a costo di fallire la missione, io non tradirò mai ciò che sono.
Guardai un'ultima volta l'orologio. La posizione delle lancette, adesso, non mi importava più.

 

Per prima cosa, mi avvicinai all'ancora scossa Signorina Hiromi.
-Mi scusi- le dissi, indicando il mazzo di chiavi che aveva lasciato sulla scrivania -queste sono le chiavi di tutte le stanze dell'orfanotrofio, giusto?
-Co-come? ...s-sì, di tutte le stanze. Perc...
Afferrai il mazzo, e con tutto il fiato che avevo in corpo corsi su per le scale fino al secondo piano, aprii le porte di entrambi i dormitori ed accesi le luci, per controllare che tutti gli altri orfani fossero ancora nei loro letti.
...non manca nessuno. Benissimo.
Entrai nel dormitorio femminile, corsi fino in fondo alla stanza e spostai gli armadi di fronte alla finestra per sbarrarla completamente; poi uscii, chiusi a chiave la stanza, andai in bagno e spinsi fuori un armadietto, che usai per sbarrare ulteriormente la porta.
Quindi, ripetei le stesse cose per il dormitorio dei maschi.
Avevo appena terminato, quando con la coda dell'occhio vidi Yori raggiungermi infuriata.
-Ti ha dato di volta il cervello, Choji? Riapri subito quella...
Senza spiegarle alcunché la presi per mano e la riportai con me nell'atrio, dove gli altri erano rimasti fermi ad aspettarci.
-La vuoi smettere di fare cavolate?!- mi gridò Iwao in faccia, non appena ci vide tornare -è appena arrivato l'elenco delle punizioni che dovremo scontare per colpa tua, vuoi che la Signorina Azumi ne aggiunga ancora?!?
Dicendo quello Iwao indicò l'altro lato della stanza, dove Isoka se ne stava immobile e con un'espressione gravissima in volto. Nelle piccole mani tremanti teneva stretto un lungo foglio di carta.
-Sarebbe quello, l'elenco?
Isoka annuì impercettibilmente.
-Sai cosa ci ha appena detto questo teppistello?- continuò Iwao, sputando saliva per la rabbia -che la Signorina Azumi, dopo averlo sgridato come meritava, lo ha portato nella sua stanza per dettargli da scrivere una lista di cose che dovremo fare per punizione! Avrebbe voluto dircelo lei di persona, ma ha avuto un improvviso giramento di testa ed è rimasta a letto! Te ne rendi conto, Choji? Per colpa delle tue bravate la Signorina Azumi si è sentita male!
-Si è sentita male... Capisco...
Ignorando le ulteriori lamentele di Iwao mi avvicinai ad Isoka e allungai verso di lui una mano.
-Dammi il foglio, Isoka. È una mia responsabilità.
Senza guardarmi negli occhi, il piccolo mi consegnò l’elenco.
-Puoi starne certo che è una tua responsabilità, buffone!- sbraitò ancora Iwao da dietro le mie spalle -avanti, leggi! Vediamo cosa ci toccherà fare per causa tuOUFF!!!
Senza nemmeno darci un'occhiata, appallottolai il foglio e lo usai per tappargli la bocca.
Quindi, cominciai.
-Ascoltatemi tutti, per piacere. So di aver commesso un sacco di infrazioni al regolamento e di conseguenza ne ho fatto commettere anche a voi, e me ne dispiace, ma non sarò io a scontare una punizione per questo. Prima di tutto, perché io non sono un orfano come voi.
-...ah, no?- biascicò Iwao sputando pezzi di carta -e chi sei allora, un orfano specia...
-Sono un ninja, grado chunin, proveniente dal villaggio di Konoha, situato nel paese del Fuoco. Ecco la prova.
Iwao stava ancora per replicare, ma sia lui che tutti gli altri restarono senza fiato, quando da una tasca tirai fuori il mio coprifronte.
La Signorina Hiromi si lasciò scappare un grido acuto; Yori mise entrambe le mani davanti alla bocca e scosse la testa; Nao si appiattì contro la parete dalla paura, e solo dopo qualche secondo si preoccupò di stringere a sé la sorellina; Isoka spalancò gli occhi e la sua mascella inferiore iniziò a tremare; Iwao, infine, rimasto sotto shock, fu in grado solo di balbettare parole sconnesse.
-Chiedo scusa a tutti per lo spavento che vi ho fatto prendere, ma visto che sono riuscito, in un modo o nell'altro, a farvi riunire tutti nella stessa stanza, non posso più aspettare. Devo mettervi a conoscenza del motivo per cui mi trovo qui. Restate fermi dove siete, per favore...
Mi presi una pausa, per raccogliere tutto il fiato di cui avevo bisogno.
-Mi è stata affidata la missione di scovare ed arrestare un pericoloso assassino, nemico da parecchi anni del villaggio della Foglia. Secondo le informazioni ricevute da una squadra di ANBU che pattuglia da mesi la zona, l'assassino deve essersi nascosto proprio in questo orfanotrofio: è questo il motivo per cui mi sono infiltrato sotto mentite spoglie, per...
-ANBU?! Vuol dire che ci sono altri ninja nascosti nella foresta che ci spiano?!- strillò la Signorina Hiromi paonazza in volto, alzandosi di scatto.
-Esatto.
-E-e-e-e hanno visto un assassino come loro entrare qui dentro?!?
-No, Signorina Hiromi. Non l’hanno visto entrare, ma sono certi che si sia rintanato qui dopo aver dissotterrato il corpo del bambino che lei, Yori e la Signorina Azumi avete trovato morto in palestra.
-CORPO?-BAMBINO?-MORTO?!- sentii gridare quasi in contemporanea.
-A-allora... è p-p-per quello che l’ala ovest è stata chiusa? C-c-c’è stato un omicidio?!?- balbettò Nao, mentre copriva malamente le orecchie di Naoki.
-Omicidio...- sussurrò Isoka, con lo sguardo smarrito.
-Eh?! D-d-di che state parlando, tutti!?- farfugliò infine Iwao -nella palestra ci sono i ratti, lo s-s-sanno t-t-tutti!
-No, l’invasione dei ratti non è altro che una bugia inventata dalle due Signorine per giustificare la chiusura dell’ala ovest, allo scopo di impedirvi di vedere la chiazza di sangue al centro della palestra, dove il bambino di cui vi ho parlato è stato ucc...
-ORA BASTA, CHOJI!!!
Era stata Yori ad urlare. Con due passi si avvicinò a me e afferrò un’estremità del coprifronte, per sottrarmelo. La lasciai fare.
-Basta, Choji! BASTA! Non... non so dove tu abbia trovato questa cosa, ma... Basta! Smettila con queste cazzate! Hai voluto curiosare nell’ala ovest, mi hai convinta con del finto affetto a svelarti tutti i miei segreti, hai messo nei guai altre persone... Basta! Stai zitto! Smettila! Sei in punizione, accetta questo fatto e sta’ zitto! Non c’è stato nessun omicidio e non c’è nessun assassino! Le tue sono solo scuse per evitare la punizione! STA’ ZIT...
-Il cadavere di quel bambino era irriconoscibile perché gli avevano... tagliato via la faccia, giusto?
Il grido di Yori diventò un sussurro, come se avesse perso di colpo la voce. La Signorina Hiromi si nascose il volto fra le mani e cominciò a piangere. Iwao e Isoka si tapparono la bocca, come per impedire un conato di vomito.
-Choji... P-perché- provò a dire Nao -perché ci s-s-stai d-d-dicendo q-q-q-questo?...
-Perché l’assassino a cui do la caccia aveva l’abitudine di rubare le facce dei ninja che ha ucciso, per farne delle maschere. La faccia del bambino era stata tagliata nello stesso modo, quindi gli ANBU hanno pensato subito...
-No, NO! Io v-v-voglio dire... Perché ci stai raccontando queste cose... Queste cose orribili?- disse ancora Nao, stringendo più forte a sé la sorellina -perché lo stai dicendo proprio a noi? Noi che cosa c’entriamo!?
Sospirai nel sentire quella domanda.
-Credetemi, avrei preferito dovermi confrontare solo con l’assassino... Ma per maggiore sicurezza ho voluto che foste tutti presenti. Perché... Perché l’assassino non si è solo nascosto nell’orfanotrofio, ma ha anche assunto l’aspetto e l’identità di un orfano. Un orfano che adesso si trova qui, in questa stanza, insieme a quelli che per me sono i maggiori sospettati.
La Signorina Hiromi si levò le mani dalla faccia e prese a girare lo sguardo da una parte all’altra, terrorizzata. Poi fece per scappare via di corsa, ma Yori riuscì a fermarla tirandola a sé per un braccio.
-Signorina Hiromi, si calmi! E tu, Choji... Intendi dire che questo “assassino” ha finto tutto questo tempo di essere uno di noi? E... P-perché dovrebbe essere proprio uno di noi cinque, fra tutti e cinquanta gli ospiti dell’orfanotrofio?
-Perché a disposizione della mia indagine ho avuto cinque indizi certi, cinque segni particolari relativi all’assassino. In questi giorni vi sarete accorti che ho fatto amicizia, o almeno ci ho provato, con tutti voi- mentre parlavo il mio sguardo passò prima su Isoka, poi su Nao e Naoki, e infine su Iwao -allo scopo di conoscervi meglio e vedere chi di voi possedeva gli stessi segni particolari dell’assassino.
-E... ce li abbiamo tutti? Siamo tutti sospettati?- chiese Nao.
Scossi la testa.
-Ovviamente no. Inizialmente qualcosa mi era sfuggito, e per questo motivo, per me, eravate ancora tutti probabili colpevoli. Però, poco fa, dopo aver scoperto la verità in un altro modo, ho capito tutto, e ho messo a posto gli ultimi dettagli che mi erano scappati. C’è una sola persona infatti, che, come l’assassino, nello stesso tempo usa la mano destra, è forzuto e attento ai dettagli, porta con sé un oggetto dorato con il quale ha lasciato tracce sotto le unghie della vittima, e fa uso di Pillole del Soldato per rifornirsi di chakra...

 

-E quella persona...

Alzai un braccio al cielo.

-Quella persona...

 

Lo riabbassai di scatto, per puntare il dito contro il colpevole.


-Quella persona sei tu, ISOKA!

 

 

Poco alla volta, tutti volsero lo sguardo verso il bambino di cui avevo gridato il nome.
Nao e Naoki, impercettibilmente, cominciarono a spostarsi di lato, per allontanarsi il più possibile e raggiungere Yori e Hiromi, immobili alle mie spalle.
Dal canto suo, Isoka non faceva altro che fissarmi con gli occhi sgranati, incapace di aprire bocca.
-Avevo già notato che eri destro e indossavi al collo una catenella dorata, e oggi pomeriggio ho anche scoperto che la Pillola del Soldato trovata nel tuo nascondiglio apparteneva davvero a te. Mi mancavano due indizi, ma ripensandoci bene mi sono reso conto che erano sempre stati sotto il mio naso. Primo, l’attenzione ai dettagli. Hai dimostrato di possederla nello stare attento a spostarti dal tuo nascondiglio senza mai farti scoprire, basandoti sui movimenti che gli altri orfani e Yori compiono ogni giorno. Secondo, la forza superiore al normale. Sei stato molto attento a non mostrarla mai, tranne che in un’occasione. Sto parlando di quando, la mattina del mio secondo giorno qui, sei accorso per aiutarmi a nascondere quel ramo che avevo fatto cadere. Lo ricordi anche tu, vero? Mi avevi proposto di spingerlo nel fiume, e ti sei caricato in spalla un’estremità... PECCATO CHE FOSSE L’ESTREMITÀ PIÙ GROSSA E PESANTE!
Isoka sussultò nel momento in cui alzai la voce, ma continuò a restare muto.
-C-Choji... N-ne sei sicuro?- disse Nao improvvisamente, rompendo il silenzio -sei... sicuro di quello che dici?
-...in effetti, il fatto che Isoka abbia tanto in comune con... con l’assassino... non vuol dire nulla- gli fece eco Yori -potrebbe essere solo una coincidenza...
-È vero, Yori. Anche con tutti e cinque gli indizi, io non posso essere sicuro al cento per cento. È anche per questo motivo che ho escogitato un piano alternativo per identificare il colpevole.
-O-ovvero?
-Come vi ho appena detto, prima di stanotte non ero ancora riuscito ad abbinare tutti e cinque gli indizi ad Isoka. Così, pensa che ti ripensa, ho finito per escogitare il modo di creare un sesto indizio.
-Un... sesto indizio?
-Sì. Oggi pomeriggio ho fatto in modo che ognuno degli indiziati di cui sospettassi maggiormente avessero una caratteristica che li distinguesse l'uno dall'altro. Che li rendesse unici. È un sistema che mi è costato un bel po' di sofferenza, lo ammetto, ma alla fine ne è valsa la pena...
-Insomma, di cosa si tratta?
-...a ognuno di voi ho regalato un sacchetto di patatine. Ve ne siete dimenticati?
-C-che cosa?- si lasciò sfuggire Naoki, alla quale il fratello tappò subito la bocca.
-Le... patatine?- continuò lui -un momento, a me non le hai date! E... da quel che mi risulta, non eri dell’umore giusto per darle anche a Iwao...
-Ho tolto Iwao dai sospettati per il fatto che è mancino, mentre tu te ne sei andato prima che ci riuscissi. Però, essendo l'unico che non le aveva assaggiate, eri comunque distinguibile dagli altri.
-...sì, ma distinguibile in che modo?
-Eh eh...

Socchiusi gli occhi ed alzai un dito, atteggiandomi a secchione.
-Sapete, sin da quando ero un neonato di sette chili ho coltivato la passione per il cibo e i suoi innumerevoli sapori, finendo per imparare a distinguere ad occhi chiusi qualsiasi tipo di odore percepibile da naso umano. Compresi i diversi gusti delle versioni in edizione limitata della mia marca preferita di snack. Si tratta di patatine speciali, il cui sapore rimane nella bocca di chi le ha mangiate per molte ore, anche dopo aver lavato i denti.
-Ho... Ho capito!- disse dopo un po' Nao, con un tono di voce che sembrava di ammirazione -sentendo l'alito dell'assassino, avresti capito subito chi fosse! Ma... per riuscirci, allora, lo hai dovuto incontrare da vicino nel suo vero aspetto! Quando... Quando è successo?
-Poco fa. Ero sicuro che l'avrei trovato nell'ala ovest, perché l'avevo già visto ieri sera quando sono andato in esplorazione di nascosto, dopo aver finito di lavare i piatti.
-C-cosa?!- esclamò Yori -intendi dire che ci sei già stato ieri?
-Esatto. Dov'ero rimasto... Ah, sì. Stasera, nonostante una serie di imprevisti che non avevo preso in considerazione, alla fine ho beccato l'assassino nella stessa stanza in cui l'avevo già visto ieri: nell'aula di modellismo, dov'era intento a... lavorare alla sua ultima maschera.
-Angeli del cielo...- sussurrò la Signorina Hiromi.
-Saputo di essere stato scoperto, ha bruciato quello che ha rubato alla sua ultima vittima per cancellare ogni prova, quindi ha tentato di strangolarmi. Abbiamo avuto una breve colluttazione al buio, e...
-Sei riuscito a sentirgli l'alito?- domandò Nao speranzoso.
-No, purtroppo. ...diciamo però che subito dopo ho avuto un colpo di fortuna. L'assassino stesso, poco dopo e davanti ad altre persone, ha infatti commesso l’errore di alitarmi in faccia. Sul momento non ci ho fatto caso, ma poco fa, quando mi sono accorto che i miei occhi stessero lacrimando, ho capito che l'alito di quella persona odorava di cipolla! Lo stesso odore di cipolla delle patatine che ti ho regalato, Isoka!
Puntai ancora il dito contro di lui, fissandolo dritto negli occhi. Era immobile come una statua di sale, e non aveva ancora pronunciato una parola.
-Hai detto che l'assassino ti ha alitato in faccia davanti ad altre persone- obiettò Yori -ebbene, quando è successo? CHI è questa persona?
-...si tratta della Signorina Azumi.
Alla mia risposta, Yori sulle prime non disse nulla. Poi però prese a scuotere la testa, sempre più forte.
-No... Ti stai sbagliando...
-Invece ne sono sicuro. Quando la Signorina Azumi mi ha sgridato gridandomi in faccia, il suo alito, che mi ha fatto lacrimare, aveva lo stesso odore delle patatine che ho portato con me da Konoha.
-M-ma... Potrebbe averle mangiate anc...
-No, Yori. Il giorno in cui sono arrivato, la Signorina Azumi mi ha detto di non essere mai stata a Konoha. Quindi i casi sono due: o mi ha mentito, oppure l'unico momento in cui le ha mangiate è stato questo pomeriggio, nel bosco, mentre aveva le sembianze di Isoka.
Una singola goccia di sudore scivolò in quel momento dalla fronte di Isoka.
-Ci stai dicendo- chiese Nao -che l'assassino ha preso temporaneamente l'aspetto della Signorina Azumi, per sgridarti e impedirti di continuare a indagare?
-...no. La verità è molto diversa, ragazzi. È... è la sola ed unica spiegazione logica a cui sono arrivato. Statemi a sentire.
Mi schiarii la voce con un colpo di tosse. Intanto, la goccia di sudore aveva appena raggiunto la punta del mento di Isoka.
-Inizialmente avevo pensato anch’io che quella che mi ha sgridato non fosse la vera Signorina Azumi. Giustamente, avevo pensato che il suo alito uguale a quello di Isoka fosse solo la prova che Isoka fosse in grado di usare la tecnica della trasformazione, e quindi fosse il colpevole. ...però, mi sono subito reso conto che l’assassino non poteva essere Isoka. Isoka, se non ricordo male, vive qui da molto, molto tempo. Lo conoscono tutti, nel bene e nel male. L’assassino invece è arrivato qui qualche mese fa. I tempi non coincidono. C’è solo una spiegazione possibile per questo fatto... E cioè...

 

-...e cioè, l’assassino ha ucciso il vero Isoka, lo ha spogliato di tutto, gli ha tagliato la faccia e si è sostituito a lui!

 

Yori e la Signorina Hiromi gridarono tutto il loro terrore a gran voce. Avrei fatto lo stesso, al loro posto.
Sentii anche il rumore di un tonfo, nel punto in cui doveva esserci ancora Iwao, ma non mi girai per controllare. Dovevo avere entrambi gli occhi fissati sul mostro di fronte a me.
-No... NO! Tu ti stai sbagliando, Choji!- gridò Yori, piangendo -stai sbagliando tutto! Quello... Quel bambino non era Isoka! Non è possibile! E Isoka... Isoka è sempre lui! Se fosse una persona diversa... Ce ne saremmo accorti tutti! Isoka...
-C’è una sola spiegazione logica anche per questo. L’assassino è riuscito a recitare alla perfezione la parte di Isoka, senza insospettire nessuno, perché l’ha conosciuto molto bene. Certo, si potrebbe pensare che l’assassino sia rimasto nascosto a spiare Isoka per imparare tutto di lui così da prenderne meglio il posto, ma non è così che sono andate le cose. È un’altra la spiegazione... e per arrivarci, vi faccio una domanda. In questo ultimo mese, ricordate per caso di aver visto Isoka e la Signorina Azumi insieme nella stessa stanza?
-Che domanda... Che domanda è, Choji?!- protestò Yori a gran voce -ma certo che la Signorina Azumi e Isoka si sono trovati nella stessa stanza! La mattina in cui ho... La mattina in cui ho trovato il corpo in palestra, ti ho detto che la Signorina Azumi è andata in uno dei due dormitori maschili per vedere se c’erano tutti! E in quel dormitorio dormiva Isoka! Me lo ricordo!
-L’hai visto con i tuoi occhi?
-Io... No, ero sconvolta! Ma perché avrei dovuto dubitare della parola della Signorina Azumi? Lei ha visto che tutti erano a letto, e tanto basta!
-D’accordo- continuai, imperterrito -e nei giorni successivi? Ricordi un momento in cui li hai visti insieme?
-...no... Ma questo perché Isoka ha cominciato a nascondersi sempre di più! Se Iwao non avesse insistito nel maltrattarlo, di sicuro Isoka si sarebbe fatto vedere di più!
-E p-p-p-poi... Azumi ha scoperto Isoka nel bagno poco fa.
Questa volta era stata la Signorina Hiromi a obiettare.
-L’abbiamo... Sentita tutti, no? È entrata, ha dato uno schiaffo a Isoka, e lui si è messo a piangere... L’abbiamo sentita tutti! Non abbiamo visto la scena, ma...
-È questo il punto, non li abbiamo visti. E non li abbiamo nemmeno sentiti parlare contemporaneamente, se non sbaglio. Abbiamo sentito solo quello che l’assassino voleva farci credere! Quello che l’assassino vi ha sempre fatto credere in quest’ultimo mese! Vi ha sempre fatto credere che Isoka fosse ancora vivo, e lui e la Signorina Azumi esistessero contemporaneamente! Ma la verità è un’altra, ragazzi! La verità è che Isoka è stato ucciso, e la Signorina Azumi ha sempre fatto di tutto per farvi credere che fosse ancora vivo assumendo il suo aspetto! Sì, in quest’ultimo mese la Signorina Azumi e Isoka sono sempre stati la stessa medesima persona...

 

-...perché è stata la Signorina Azumi ad uccidere Isoka, così come in tutti questi anni ha ucciso e rubato la faccia a centinaia di ninja di Konoha! La Signorina Azumi è l’assassino! LA SIGNORINA AZUMI È IL MASCHERATORE!

 

La goccia di sudore si staccò dal mento di “Isoka” e precipitò a terra.
-Sì, “Mascheratore”. È questo il nome in codice che le hanno dato- aggiunsi, avvicinandomi di due passi -... questo è tutto ciò che avevo da dire, Signorina Azumi. Non ho altro da aggiungere. Può negare quanto vuole, ma sappia che fino a quando non si costituirà io le starò sempre con il fiato sul collo, perciò le consiglio caldamente di...
-NO! NO! NOOOOOO!!!
Finalmente, “Isoka” aveva aperto bocca per fiatare. Dopo aver cacciato un urlo di disperazione, alzò la testolina per rivolgermi uno sguardo implorante.
-No... Ditemi che non è vero... Ditemi che è uno scherzo! Choji, dimmi che stai solo scherzando! Dimmi che in realtà è tutto uno scherzo! TI PREGO!
Non risposi.
-Ti... Ti prego...- continuò, mettendosi pure a singhiozzare -tu... tu sei stato il mio primo amico in assoluto... l’unico che mi ha voluto bene... Erano tutte bugie, quelle cose belle che mi hai detto? Erano tutte bugie!?! Rispondimi!!!
-...Isoka- provò a intromettersi Yori -se... se quello che ha detto Choji è falso... per dimostrarlo è sufficiente andare di sopra e svegliare la Signorina Azumi, no? Se è lì... Sapremo che Choji sta mentendo...
-Purtroppo non si può!- strillò “Isoka” -mi ha detto che non vuole essere disturbata! Non riusciremo mai a svegliarla prima di domattina! Choji, se sei davvero mio amico, devi credermi sulla parola! TI PREGO!!! Ti prego...
“Isoka” crollò in ginocchio. Gattonò per avvicinarsi a me, ma io arretrai di un passo. Non avevo alcuna intenzione di lasciarmi commuovere.
Dopo qualche secondo, la persona che avevo di fronte provò a rimettersi in piedi. Immediatamente alzai entrambe le braccia, pronto ad impedire una mossa azzardata da parte sua.

 

Negli istanti successivi, però, accade qualcosa.

 

Cadendo in ginocchio, per il brusco movimento la sua collanina dorata  era saltata fuori da sotto il colletto della maglia del pigiama, e ora penzolava sul suo petto.
Inevitabilmente, la guardai. Bastò a cadere nella trappola.

 

“Isoka” scosse con forza la testa, agitando ancora di più la collana: una particella della luce del lampadario si riflesse sulla medaglietta e mi centrò in un occhio, accecandomi per un secondo.
Niente più che un secondo, ma in quel secondo sentii “Isoka” scavalcarmi con un salto, aggrapparsi alla mia schiena e far passare la catenina attorno al mio collo.
Subito infilai entrambi i pollici tra la catena e il collo e mi piegai in avanti, per scaraventarlo davanti a me: in quell’istante, però, il peso del mio aggressore triplicò in un colpo solo, così da aumentare la presa e farmi inarcare la schiena all’indietro.

 

Aveva ripreso il suo aspetto originale. Lo capii anche dalle urla di Yori e della Signorina Hiromi alle mie spalle.

 

-Sono troppo terrorizzate per provare ad aggredirmi alle spalle- bisbigliò la roca voce femminile nelle mie orecchie -ma per ogni evenienza...
L’assassino mi costrinse con la forza a voltarmi, così che entrambi potessimo guardare in faccia Iwao, Nao, Naoki, la Signorina Hiromi e Yori. Sui loro volti era dipinta la pura incredulità.
-Come hai detto che mi chiamano? “Mascheratore”? Bel nome, devo ammetterlo... Uh?
Inspirai profondamente l’aria e aumentai la presa, riuscendo così a distruggere la collana. Tutti gli anelli e la medaglia caddero ai miei piedi, ma purtroppo non ero ancora riuscito a liberarmi: sotto la catena infatti la Signorina Azumi aveva nascosto un sottile ma resistente filo di diamante, che nemmeno le mie dita erano in grado di spezzare.
I miei pollici tra il collo e il filo erano l’unica cosa che mi teneva ancora in vita.
Dovevo liberarmi assolutamente, ma in quei pochi secondi chissà cosa il Mascheratore avrebbe potuto fare.

Devo... Devo farle credere di avermi ucciso! Così... Così si sentirà al sicuro, e non penserà subito di aggredire qualcun altro! È l’unica soluzione!
Sempre più lentamente, smisi di dimenarmi. Abbassai il capo, spostai tutto il mio peso verso il basso...
Uno... Due... Tre!
...e, infine, lasciai penzolare entrambe le braccia vicino ai fianchi.
Avevo mollato la presa.
Dovevo solo aspettare che la Signorina Azumi facesse altrettanto.

 

Aspettai.

 

Aspettai.

 

Aspettai.

 

Anche quando sentii l’aria abbandonare il mio cervello, continuai ad aspettare.

 

Non ricordo il momento esatto in cui il Mascheratore si decise a lasciarmi.

 

Ricordo solo che non vedevo nulla.
Una mia guancia stava grattando contro il tappeto dell’atrio.
Ero disteso a pancia in giù, e per quanti sforzi facessi non riuscivo ad aprire gli occhi.
Potevo solo sentire delle voci, e non sono ancora sicuro che fossero vere o appartenessero a un mio sogno.

 

-Patetico. Pensavo che laggiù a Konoha avessero maggior rispetto nei miei confronti. E invece, ad arrestarmi hanno mandato un chunin goffo e imbranato. Mi sento oltraggiata...
-...S-S-Signorina Azumi... C-c-che cosa sta succedendo...
-Azumi... A-amica mia... è v-v-v-vero... c-c-che t-t-t-tu...
-Sto pensando di uccidere anche voi, così la smetterete di balbettare. Ma... Immagino di dovervi una spiegazione, a questo punto, visto che per colpa di questo comunque incapace ninja la mia copertura è saltata. Poi, vi ucciderò.
-C-c-copertura?
-Sì, Hiromi! Credi che abbia deciso da un giorno all’altro di aprire un orfanotrofio solo per il gusto di farlo? No, mi dispiace, ma non sono la filantropa che credevate. Proprio come questo grassone ha detto, io sono un’assassina. Lo sono sempre stata! Mi facevo assumere dai paesi più piccoli e durante le precedenti guerre uccidevo nel sonno i soldati del Paese del Fuoco, ovvero la potenza mondiale più pericolosa. Per qualche anno ho continuato a vivere nell’ombra, e occasionalmente ritornavo nel mio covo sotterraneo, dove potevo coltivare la mia passione. Cioè, creare maschere con i volti delle mie innumerevoli vittime. Ho continuato così per molti anni, fino a che non ho iniziato a sviluppare l’idea di farmi una seconda identità. Un’identità pubblica e rispettabile, al di sopra di ogni sospetto. L’idea si è formata nella mia mente il giorno in cui ho pedinato fino a casa sua un ninja che era riuscito a sfuggirmi, ma non a vedermi in faccia. Per essere sicura che il mio operato continuasse a restare un mistero per tutti, ho ucciso tutte le persone che lo conoscevano, compresa la sua famiglia più stretta. O così pensavo... Tra le macerie della sua abitazione, che avevo fatto saltare in aria, ho rinvenuto un neonato malridotto ma ancora vivo...

 

...Rokuro...

 

-Da lui, è partito tutto. Nel mio peregrinare ho conosciuto Hiromi, e grazie al suo aiuto e a quello di altri bambini più grandicelli che io stessa avevo reso orfani, mattone dopo mattone ho costruito questo posto.
-No... non posso crederci...
-Hiromi, sei sempre stata una povera ingenua idealista. Dove pensi che abbia racimolato tutti i soldi che ho speso per il cibo e gli altri materiali?
-...Signorina Azumi... Lei... lei è l’eroina dell’orfanotrofio... Non può essere vero quello che sta dicendo...
-Invece sì, Yori. E c’è di più! L’orfanotrofio non è solo una copertura, ma anche... la certezza che l’avrei fatta franca per il resto dei miei giorni! Sapevo che i ninja di Konoha erano sulle mie tracce, e sapevo che prima o poi avrebbero mandato qualcuno a investigare più da vicino l’orfanotrofio. Così, dopo mesi e mesi di progettazione, ho attuato il mio piano. Ho scelto fra i miei piccoli ospiti il più sacrificabile, quell’Isoka che mai ha accettato le regole che io gli avevo imposto con tanto amore! L’ho ucciso, in una notte in cui, particolarmente ostinato a non arrendersi al sonnifero, si era rifugiato nel suo nascondiglio segreto, in cortile, per guardare l’unica foto che era riuscito a salvare dalla furia di Iwao...

 

...Isoka...

 

-...l’ho ucciso apposta nello stesso modo in cui ho fatto fuori le altre mie innumerevoli vittime, per attirare l’attenzione dei ninja di Konoha sulle mie tracce. Volevo che si avvicinassero, e cadessero nella mia trappola. ...questo Choji purtroppo non ha agito come speravo, ma alla fine si è rivelato niente più che un contrattempo. Ora, infatti, potrò mettere a segno la mia via di fuga ultima e definitiva! Dopo aver ucciso voi cinque, correrò fuori di qui gridando aiuto, e i ninja che sono appostati nei dintorni, convinti che “il Mascheratore” sia effettivamente camuffato da orfano, accorreranno in massa e stermineranno tutti i giovani che ancora vivono qui, lasciandomi come unica sopravvissuta. È un piano perfetto, ammettetelo!...

…tutti... tutti quanti... moriranno in ogni caso...

 

Riaprii piano un occhio. La mia vista era sfocata, non riuscivo a riconoscere altro che sagome colorate in lontananza... Una sagoma scura e altissima, più vicina...
In mezzo a quelle figure indistinte, trovai un oggetto più nitido.
Sembrava il volto di una donna. Era giovane, molto bella, e teneva in braccio un neonato.
Con una fitta di dolore, spalancai un po’ di più l’occhio: la donna e il neonato non erano altro che una fotografia ovale all’interno della medaglietta di Isoka, che cadendo si era aperta in due a pochi centimetri dalla mia faccia.

 

Isoka... Così, è questa tua mamma... Non stavi facendo altro che ricordarla... E per questo... Per questo motivo sei morto... Non è giusto...

 

-Vediamo... Chi faccio fuori per prima? Vuoi essere tu, Yori? Sei stata una ninja in passato, chi lo sa, magari potresti avere qualche possibilità di resistere per un minuto almeno! ...non ti muovi? Magari, disarmandomi, potrei farti sentire più propensa! Guarda... Questo è il pugnale con cui ho sfigurato le mie prede!

 

Isoka, Rokuro, Yori, Iwao, Nao, Naoki, Signorina Hiromi... Siete stati presi in giro per tutta la vita... Per soldi... Solo per dello stupido denaro... Non è giusto... Non è giusto...

 

-Lo butto via, guarda! Lo butto su questa carcassa, tanto ormai non sentirà più...

 

-NON È GIUSTO...

 

-...dolore...

 

-BUBUN... BAIKA... NO... JUTSU!!!

 

La Signorina Azumi si era girata di scatto per scagliarmi in testa il suo pugnale, ma non riuscì nemmeno a lanciarlo. Rimessomi in piedi, avevo ingigantito la mia mano destra: con essa, colpii la donna con tutta la rabbia che avevo in corpo e la schiantai sulla parete alla mia sinistra, direttamente addosso all’orologio a pendolo.
Miriadi di ingranaggi e pezzi di legno schizzarono dappertutto, mentre il quadrante, staccatosi, rotolò per qualche metro e si fermò poi a faccia in giù.
Infine sul pavimento cadde anche la Signorina Azumi. Mi chinai su di lei: dopo essermi accertato che fosse svenuta, le bloccai i polsi dietro la schiena e usai il suo stesso filo per immobilizzarla.

 

-...ecco. Ecco fatto... Mh?
Mi voltai a guardare le persone che avevo appena salvato. Solo allora mi accorsi che Iwao si era accasciato a terra, svenuto per le troppe emozioni. Gli altri erano ancora coscienti, ma mi osservavano ugualmente impauriti: evidentemente, facendo sfoggio della tecnica esclusiva del clan Akimichi, dovevo aver ripreso le mie vere sembianze.
-Devo chiedervi  di tornare di sopra, subito. Gli ANBU saranno qui da un momento all’altro, e quando arriveranno desidero che trovino solo me e la Signorina Azumi. È un ordine per la vostra sicurezza! Andate, svelti!
Erano ancora tutti provati dallo shock, ma mi obbedirono. Nao e Naoki, mano nella mano, furono i primi a correre di sopra. Li seguirono poi Hiromi e Yori, aiutandosi a vicenda con Iwao.
Rimasto solo, andai a raccogliere il quadrante dell’orologio. Per la botta che aveva subito si era bloccato, ma riuscii lo stesso a leggere l’ora segnata.

 

Mezzanotte e sette minuti.
Avevo fallito.
Non sarei mai più stato un ninja.

 

-...chi c’è?
Rumore di passi. Lasciai cadere il quadrante e mi misi all’erta, ma mi rilassai subito. Yori stava ridiscendendo le scale.
-Yori? Ti ho detto di stare di sopra, è ancora pericoloso qui.
-Ci metterò un secondo, non preoccuparti.
Come una specie di fantasma, la ragazza mi passò accanto senza guardarmi e camminò tra i frammenti del pendolo sparsi dappertutto, per poi fermarsi davanti al corpo della Signorina Azumi. Lo fissò per un attimo, poi si girò dall’altra parte, disgustata.
-Mi ha preso in giro... Ci ha preso in giro tutti quanti... Mi... Mi sembra un incubo... Soltanto un incubo...
-Yori...
Esitai un po’, ma poi trovai il coraggio di appoggiarle una mano sulla spalla.
-Mi dispiace davvero che sia andata così- le dissi -se lo desideri, io magari potrei restare in orfanotrofio un altro po', per aiutarti magari a... a spiegare agli altri bambini come mai la Signorina Azumi e Isoka non torneranno mai più...
Yori mi sfiorò le dita, per invitarmi gentilmente a lasciarla.
-Grazie, ma so già cosa fare. La Signorina Hiromi non è abbastanza forte... pertanto tocca a me prendere in mano le redini dell'orfanotrofio, e non ci riuscirò mai se non comincio subito a cancellare ogni traccia della Signorina Azumi da questo posto. Avrò modo di piangere... un'altra volta.
-Come... come vuoi, Yori. ...mh?
Stavo per spostare il corpo della Signorina Azumi, quando mi accorsi che Yori non si era messa semplicemente a raccattare con i piedi i pezzi sparsi sul pavimento: aveva appena preso tra le mani il quadrante dell’orologio, e ci stava trafficando nel tentativo di riattivarlo.
-Funziona ancora?- le chiesi.
-...sì, la botta che gli hai dato ha solo spostato un paio di ingranaggi interni. Sembra complicato, ma in realtà farlo ripartire è semplicissimo. ...così ho anche l'occasione di rimettere le lancette sull'ora esatta. Un vero colpo di fortuna, per modo di dire...
-L'ora esatta? Perché, è indietro di qualche minuto?
-No, anzi. Per convincerci che nel suo orfanotrofio ci troviamo in un mondo a parte, al sicuro da quello che succede là fuori, la Signorina Azumi si è inventata che dovessimo avere un fuso orario tutto nostro. Così... è da quindici anni che tra queste mura si vive in anticipo di un'ora.
-In... anticipo?
-Già. ...ecco fatto. È questa l'ora esatta, Choji.
Tutta soddisfatta, Yori mi mostrò il quadrante come doveva essere veramente: con le lancette che segnavano le ventitré e nove minuti.
-...tutto a posto, Choji? Gli occhi ti stanno brillando... Ehi!
Senza riuscire a trattenermi, presi Yori e la abbracciai forte.
-Le mie costole... Sono tutte intere, credo... Perdona la domanda, Choji, ma sei proprio sicuro di essere un ninja?
-...oh, sì! Assolutamente!- ridacchia al colmo della gioia, mentre la lasciavo respirare -e lo sarò ancora a lungo! A proposito, dove hai lasciato il mio coprifronte?
-Mi è caduto... laggiù, eccolo. Ma mi vuoi dire che sta succedendo tutto a un tratto?
-Ecco... Succede che mi sono sbagliato, gli ANBU non sono ancora partiti, quindi sarò io a portargli l'assassina! Anzi è bene che mi muova subito! Tu comunque giusto per sicurezza, torna di sopra a dormire! Ci rivediamo domani!
-Sarà impossibile riuscire a prendere sonno, ma ci proverò... Buonanotte...

Rimasto di nuovo solo, felice come un bambino raccattai il coprifronte,mi ci specchiai, e lo legai di nuovo intorno alla mia testa con un nodo bello saldo.
Non ci posso credere... Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta davvero!
Quindi, presi il corpo immobile della Signorina Azumi e me lo caricai in spalla.

 

Stavo per avviarmi, ma poi mi ricordai di un’altra cosa che volevo prendere.
Dov’è finita... Ah, eccola.
Mi inginocchiai davanti ai resti della collana di Isoka. Per colpa del mio tentativo di liberarmi si era rotta in maniera irrimediabile, però la medaglia contenente la fotografia era ancora intatta. La raccolsi, la richiusi, e la infilai in tasca.
Poi, finalmente, uscii all’aperto. Prima di ogni altra cosa, osservai il cielo stellato.

Asuma-sensei... Se mai dovessi incontrare Isoka, per favore, aiutalo a ritrovare sua mamma, se non lo ha già fatto. E... So che non l’ho mai conosciuto per davvero, ma dagli lo stesso un abbraccio da parte mia, e digli che sarò sempre suo amico. Che possa finalmente riposare in pace.

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Capitolo 18
*** 18. ***


Choji's Last Chance Ed eccoci qui, a un anno e 17 giorni dalla pubblicazione del primo capitolo, a leggere l'epilogo di questa storia. Una storia che però avevo già in testa da più di due anni e non ho mai accantonato.

Beh, che dire. Spero di essere riuscito a creare un giallo che vi abbia lasciato col fiato sospeso, o almeno con un pizzico di curiosità.

Ma, prima ancora, spero di essere riuscito a dare il giusto lustro al personaggio di Choji, a dipingerlo a tutto tondo senza eccedere, e soprattutto a renderlo un buon protagonista.

Voglio fare un ringraziameno speciale a Suikotsu, per le sue recensioni, le sue correzioni a tutti quegli errori di battitura che mi sfuggono sempre, e per avermi supportato dall'inizio alla fine in questo progetto :)

Un ringraziamento e un saluto va anche a Magaskawee, che ha inserito questa fanfiction nelle storie seguite, a Allymc89 e Diamon907, che sono passati per lasciarmi anche loro una recensione, e a tutti i lettori invisibili e silenziosi che sono passati per dare un'occhiata^_^

Prima di lasciarvi all'ultimo capitolo, un'AVVERTENZA.
Come per lo scorso capitolo, anche in questo (anzi, dopo. Capirete continuando a leggere dopo la parola FINE) si trova un colpo di scena di quelli enormi. Mi farebbe piacere se NON lo accennaste qualora voleste lasciare una recensione, così da evitare di spoilerare. Se avete dubbi o curiosità al riguardo, mandatemi pure senza paura un messaggio in privato.

E ora, come sempre, buona lettura!

...


...


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18.

 

Inizialmente gli ANBU di pattuglia non sembravano molto convinti, quando mi presentai a loro con l'anziana Signorina Azumi in spalla. Decisero comunque di darmi il beneficio del dubbio, e la presero in consegna. Dopo averla portata in una delle loro tende, la bloccarono in una camicia di forza e la legarono ad una sedia; quindi le versarono in faccia un po' di acqua fredda per farle riprendere i sensi, allo scopo di interrogarla.
Una volta risvegliatasi, la donna non provò nemmeno a fingere di essere innocente, anzi: forse anche per via della mia presenza nella tenda e dei miei pugni pronti a colpire di nuovo, la Signorina Azumi ammise subito la sua colpevolezza, maledicendoci tutti per non aver agito secondo i suoi piani.
Ormai la mia missione si poteva dire conclusa con successo, perciò avrei potuto benissimo uscire e godermi un meritato riposo. Invece, preferii restare sveglio un altro po' per assistere anch'io all'interrogatorio. E feci molto bene: rispetto a quanto le avevo sentito confessare davanti a Yori e gli altri, infatti, venni a conoscenza di qualche dettaglio interessante in più.
 

In principio Azumi era una semplice kunoichi proveniente da Ame, un villaggio né povero né ricco costruito durante un periodo di pace tra la prima e la seconda grande guerra. Per guadagnare più soldi e potersi permettere una vita agiata, durante la seconda guerra decise di tradire il proprio villaggio e vendersi alle due superpotenze che in quel momento erano in conflitto con il Paese del Fuoco, ovvero il Paese dell’Acqua e quello della Terra.
Come prova da far vedere ai rispettivi Kage per dimostrare le sue qualità di assassina, Azumi aveva pensato di consegnare loro i cadaveri interi di una squadra di ninja di Konoha accampati nei pressi di Ame; ma, essendo troppo ingombranti da trasportare, aveva deciso infine di portare con sé soltanto le loro facce. Fu in quel momento che nacque la sua malata passione per le maschere.
Così, togliendo la vita e il viso di centinaia di soldati del Paese del Fuoco, finì per accumulare tanto di quel denaro da riempire del tutto la grotta che usava come nascondiglio.
Ma Azumi sapeva che prima o poi i ninja di Konoha avrebbero cominciato a prenderla in considerazione e indagare su di lei. Per allontanare il rischio di essere arrestata e quindi non poter mai godere dei soldi che aveva accumulato, pensò di confondere le acque uccidendo nel suo solito modo anche un ninja originario del Paese della Terra: in tal modo, sperava che i capi del Paese del Fuoco, rinvenendo il cadavere di quel soldato nemico, pensassero che "l'assassino che rubava le facce" fosse un problema comune a tutti i Paesi coinvolti in guerra.
Il suo piano, però, fallì prima ancora di cominciare. Il ninja che avrebbe dovuto uccidere riuscì a sfuggirle. Per evitare che quell'uomo spargesse la voce, Azumi, sapendo già tutto di lui avendolo spiato in precedenza, lo seguì fino al villaggio dove viveva per assassinare lui e tutte le persone a cui era legato, fino a far saltare in aria con una cartabomba la casa in cui sua moglie e suo figlio piccolo lo stavano aspettando.
Per puro miracolo, il bimbo era riuscito a sopravvivere all'esplosione: fu proprio la sua sopravvivenza e il suo essere un orfano a far venire ad Azumi l'idea di crearsi una seconda identità, quella di benevola protettrice degli orfani di guerra. Preso con sé il neonato e trovato l'aiuto inconsapevole della Signorina Hiromi, che a quel tempo era un'infermiera, si trasferì nel piccolo Paese dei Fiumi e trovò un edificio abbandonato nel bosco, che restaurò per farne la sua nuova dimora.
Negli anni successivi, mentre la Signorina Hiromi restava a gestire l'orfanotrofio in sua assenza, Azumi ricominciò a viaggiare per il mondo. Per trovare e portare via con sé tanti bambini e ragazzi che avevano perso entrambi i genitori a causa della guerra (e a causa sua), ma soprattutto per passare prima dal suo nascondiglio e prendere un po' per volta i suoi soldi, che avrebbe poi chiuso in una cassaforte nell'orfanotrofio.
Finito di trasferire tutto il denaro, per Azumi non restava altro da fare che attuare l’ultima parte del suo piano, che le avrebbe permesso di vivere il resto dei suoi giorni nella ricchezza e con la certezza che nessuno l’avrebbe mai più perseguitata per i suoi crimini. Nell’ultimo dei suoi viaggi, opportunamente mascherata, Azumi tornò al suo nascondiglio per farsi trovare e inseguire di proposito dalla squadra di ANBU che ancora stavano indagando su di lei. Tornata nel Paese dei Fiumi, valutando bene le sue mosse li portò ad accerchiarla nell’area in cui sorgeva l’orfanotrofio; infine, un mese dopo fece trovare loro il corpo senza viso di Isoka, per dargli la certezza che il Mascheratore avesse trovato asilo all’interno della struttura.
Secondo i suoi piani, gli ANBU, una volta scoperto che l’orfanotrofio non era mai stato riconosciuto dai capi del Paese dei Fiumi, non avrebbero esitato ad invaderlo per sterminare fino all’ultimo degli orfani senza correre il rischio di causare un incidente diplomatico: così, senza più bocche da sfamare e senza più ninja di Konoha a fiatarle sul collo, Azumi avrebbe finalmente coronato il suo sogno di vivere la vecchiaia nella più totale ricchezza.
 

-E ci sarei riuscita, se non fosse stato per quell’obeso impiccion...- la sentii strillare, mentre uscivo dalla tenda.
Ormai avevo sentito tutto quello che mi interessava sapere.
Finalmente libero, raggiunsi un falò che gli ANBU avevano acceso poco lontano. Mi sedetti di fronte, appoggiando la schiena contro un albero, e chiusi gli occhi.

 

...

 

-Sveglia, dormiglione. È ora.
-Mh... Cos...
Sentii qualcuno picchiettarmi sulla spalla. Ero ancora rintronato dal sonno, ma mi sforzai di aprire un occhio.
-Mh, non è ancora l’alba... È ora di cosa?
-Di partire. Torniamo a Konoha, qui non è rimasto più nulla da fare.
-Ah, giusto... Fate buon viaggio...
-Forse non hai capito, Choji. Dobbiamo partire tutti, compreso tu.
-Oh, è vero, scusa... ...come hai detto?!
Quella notizia mi fece scattare in piedi ancora prima che mi svegliassi del tutto. L’ANBU che mi aveva parlato, un ninja con una maschera da rana, spense il falò con un secchio pieno d’acqua prima di spiegarsi.
-Insieme alla sconfitta del Mascheratore, Danzou ci ha anche chiesto di fargli un rapporto dettagliato della missione. Però, visto che sei stato tu a portarla a compimento, l’onore spetta a te.
-Capisco, il ragionamento non fa una piega... Potete darmi qualche minuto? Giusto il tempo di andare a riprendere il mio bagaglio e tornare...
-D’accordo, ma fa’ in fretta.
-Grazie, grazie infinite! Farò in un lampo!
Salutandolo con la mano, cominciai a correre attraverso la boscaglia. Questa volta sapevo già la direzione da prendere per tornare all’orfanotrofio: la notte prima, infatti, mentre portavo in spalla il Mascheratore verso l’accampamento, mi ero premunito di raccogliere un mucchietto di sassi da far cadere a terra a intervalli regolari, di modo da creare un sentiero che mi impedisse di perdermi come era quasi successo un paio di giorni prima.

A quest’ora staranno ancora dormendo tutti... Accidenti, perché tutta questa fretta di tornare a Konoha? Potevano concedermi almeno un altro giorno, giusto il tempo di salutare come si deve gli amici che mi sono fatto qui.
Il pensiero di dovermene andare alla chetichella senza dire nulla a nessuno mi fece venire un nodo alla gola, ma strinsi i denti per riuscire a sopportarlo.
...ma prometto che tornerò. Appena avrò del tempo libero, sarà la prima cosa che farò... -?!
Non appena uscii dalla boscaglia, vidi qualcosa che mi colse totalmente alla sprovvista. Seduti sugli scalini d’ingresso dell’edificio, ancora in pigiama o in vestaglia, c’erano Yori, Iwao, Nao, Naoki e la Signorina Hiromi. Evidentemente mi stavano aspettando, perché quando mi videro si alzarono tutti in piedi, e Yori agitò le braccia per farmi avvicinare.
-Ma... Ragazzi... Tutti voi, che ci fate qui fuori?- dissi, fermandomi in fondo ai gradini -non siete riusciti a dormire?
-Sì e no... Ma, più che altro, volevamo darti questo.
Così dicendo, Yori prese da terra un borsone, il mio borsone, e me lo passò al volo.
-Ouff!... G-grazie, ma... come sapevate che...
-Che saresti tornato a riprenderlo? Beh, era ovvio. Così abbiamo pensato di farti risparmiare tempo. Controlla pure se c’è tutto.
Ancora confuso, mi chinai e aprii la cerniera con un gesto secco.
-...non manca niente, mi pare... Sì, c’è tutto! ...quindi- aggiunsi, tirando la testa fuori dal borsone -sapete anche che devo partire?
-No, ma io me l’ero aspettato- parlò Yori a nome di tutti, mentre scendevano i gradini per raggiungermi -hai portato a termine una missione, quindi devi tornare al tuo villaggio per fare rapporto. È così che funziona di solito, o no?
-Sì, Yori. È esattamente quello che mi hanno appena detto. Credetemi, mi dispiace davvero non poter rimanere ancora un...
Yori alzò di scatto una mano, zittendomi all’istante.
-Non devi essere dispiaciuto, Choji. Inoltre, è meglio così. Con te ancora in giro, sarebbe molto più complicato raccontare una storia credibile agli altri orfani.
-Eh? Di quale storia parli?
-Di quella che dovrò inventarmi per giustificare l’improvvisa scomparsa di Isoka, della Signorina Azumi, e di te. Lo so, lo so, l’altra sera ti ho detto che detesto le bugie e i segreti, ed è sempre vero, però... Choji, non voglio nemmeno pensare a come la prenderebbero, se sapessero che la Signorina Azumi, l’eroina di tutti noi, in realtà... Sarà banale, ma preferisco aspettare che diventino tutti un po’ più grandi, prima di dire loro la verità.
-Farei la stessa cosa anch’io, al tuo posto. Non ti preoccupare- la rassicurai sorridendo.
-Ti ringrazio, Choji. ...ahhh...
In quella, Yori si fece seria di colpo.
-C’è... qualche problema?
-Choji, rispondimi sinceramente. È vero, quello che ha detto la Signorina Azumi, a proposito dei tuoi colleghi ninja là fuori? È vero che non avrebbero esitato a sterminarci tutti pur di far fuori anche il loro obiettivo?
Quella domanda così a tradimento mi fece perdere all’incirca un litro di sudore dalla testa. Cosa avrei dovuto dirle?
-Eh beh... Beh eh... Vedete...
-Non disturbarti, Choji- mi interruppe Yori -ti si legge in faccia che la risposta è “sì”.
-Ops... Ebbene, è così... Però non tutti i ninja di Konoha sono come loro!- esclamai, alzando entrambe le mani come per farmi scudo -ecco, vedete... Quelli lì obbediscono agli ordini di un consigliere anziano, ma l’Hokage in carica è di tutta un’altra pasta! E poi, dovete credermi, ci sono parecchi ninja, anche miei coetanei, che pongono sempre al primo posto la vita dei loro compagni e degli innocent...
Allungando un braccio, Yori mi posò un dito sulle labbra per zittirmi.
-Ti credo, Choji. Dopotutto, hai bloccato le porte e le finestre dei dormitori apposta per impedire che gli altri bambini venissero coinvolti. Inoltre, hai quasi rischiato di morire soffocato pur di proteggere noi. Ci hai salvato la vita, e a nome di tutti ti ringrazio di cuore. Sai, finora ero convinta che tutti i ninja fossero delle macchine assassine disposte anche a infilzare un ostaggio pur di uccidere il nemico... però, se tuoi coetanei sono come te, allora Konoha non dev’essere un posto così orribile come ci diceva la Azumi.
-No, infatti... E grazie... No, volevo dire, prego, per me è stato un piacere più che un dovere... Eh, sì... Eh, eh...
Ben poco dignitosamente mi grattai la nuca e ridacchiai, dando sfogo a tutta la mia modestia.
Non sono abituato a ricevere complimenti, specialmente da persone che conosco da poco tempo, per questo ogni volta che accade mi emoziono al punto da non saper più che dire. È una cosa che mi manda sempre in confusione... ma mi rende anche molto felice.
Un po’ anche per scacciare l'improvviso imbarazzo mi rivolsi agli altri tre orfani che l'avevano accompagnata, a cominciare dal più grosso.
-Ah, certo! Prima che me ne dimentichi, c'è una cosa che devo assolutamente dirti, Iwa...

-MI DISPIACE!!!

Cogliendomi alla sprovvista, tutto tremante Iwao si era prostrato ai miei piedi con la fronte schiacciata per terra, per implorare pietà.
-Mi dispiace! Mi dispiace davvero! Mi sono comportato male, malissimo! Ma adesso ho capito di aver sbagliato! Se l'avessi saputo prima non avrei mai fatto tutte quelle cose orribili, mi devi credere! TI SCONGIURO, NON VOGLIO FINIRE IN PRIGIONE!!!
Il suo cambiamento improvviso mi aveva lasciato di sasso. Tuttavia, non ero molto sicuro del fatto che fosse pentito fino in fondo. Avevo bisogno di una prova.
-Iwao... Con "tutte quelle cose orribili", ti riferisci agli insulti e i dispetti che mi hai rivolto in questi giorni senza sapere che in realtà fossi un ninja in grado di schiacciarti con un pugno se solo avessi voluto?
-B-beh, sì... CIOÈ, NO! Cioè, non solo, io... Io parlo di quello che ho fatto a Isoka!
Iwao alzò la testa all'improvviso. In viso era rosso come un pomodoro, oltre che sporco di terra. Soprattutto, stava piangendo a ridotto.
-Isoka non mi stava simpatico, e qualche volta la sua presenza mi dava fastidio, ma io non ho mai sperato che morisse! Volevo solo che la piantasse, che si arrendesse e diventasse mio amico, e... E... E per colpa mia è morto! Se mi fossi comportato meglio, se non avessi distrutto i ricordi di sua mamma... Isoka non avrebbe mai pensato di chiudersi in sé stesso e nascondersi in un buco per evitarmi e starsene da solo! Se lo avessi aiutato a stare meglio invece di costringerlo, a quest'ora Isoka sarebbe ancora vivo, e... La S-Signorina A... Azumi, non avrebbe mai pensato di ucc... Ucciderlo! È tutta colpa mia! Se... Se potessi tornare indietro... Ti scongiuro, Choji! Non portarmi in prigione! Dammi la possibilità di farmi perdonare, ti prego! TI PREGO!
Senza smettere di singhiozzare, Iwao chinò di nuovo la testa ed unì le mani per pregarmi.
Dovevo ammetterlo, non avrei mai immaginato di vederlo un giorno ridotto così. E non avevo più dubbi sul fatto che fosse sinceramente pentito... però c'era ancora qualcosa che non mi tornava. Da un tipo come lui mi sarei aspettato una reazione del tutto diversa, più orgogliosa...
Poi, dopo qualche secondo, ci arrivai da solo.
Per quanto fosse grande, grosso, caciarone e prepotente, Iwao era pur sempre e soprattutto un ragazzino. Uno che non aveva ancora affrontato i problemi della realtà. Uno che, forse per colpa degli insegnamenti della Signorina Azumi, si era convinto che la vita dovesse essere sempre semplice come un gioco. Forse, ipotizzai, non aveva mai nemmeno conosciuto i suoi genitori, e per colpa di ciò non era mai stato in grado di capire come mai Isoka sentisse tanto la mancanza di sua mamma...
-Iwao- gli dissi, sospirando -avrai fatto tante cose brutte, ma di sicuro non meriti di finire in prigione come un assassino. Dico davvero. Dai, adesso alzati.
Prendendolo per un braccio, lo aiutai personalmente a rimettersi in piedi.
-Sono... Sono p-perdonato? Io... Grazie, Choj...
-Non sei perdonato!- esclamai, spaventandolo con uno sguardo fulminante.
-Ah... No? M-m-m-ma allora cos...
-Ascolta, solo perché io non ti arresto non significa che tutte le tue prepotenze siano già acqua passata. Giusto un istante fa hai detto che vuoi avere la possibilità di farti perdonare, no?
-...sì, l’ho detto... Cosa vuoi che io faccia, Choji? Se non serve a niente chiedere perdono...
-Oh no, chiedere perdono è necessario! Prima ancora, però, devi restare in vita.
Tutti mi lanciarono un’occhiata storta, come se avessi dichiarato la cosa più ovvia del mondo. Non Iwao, però: a lui avevo già detto, la notte precedente, che se avesse continuato a mangiare il cibo che gli portava Nana prima o poi sarebbe morto.
-Stavo appunto per ricordarti di non mangiare mai più il cibo che fai rubare dalla dispensa, e di fare qualcosa per rimettere a posto il tuo fisico...
-Un momento, cos'è questa storia del cibo rubato?- si intromise Yori -c'entra forse qualcosa con le scatole che ho trovato già aperte, Choji?
-...Choji non ha colpe, Yori- mormorò Iwao, con la voce ancora tremolante -devo... Devo confessarti una cosa. Urgentemente.
-Urgentemente, eh... D'accordo. Andiamo a parlarne un po' più in là, a quattr'occhi, così non rubiamo altro tempo a Choji.
I due si allontanarono nel cortile, restando comunque nel nostro campo visivo.

Mi auguro che Yori non si infuri troppo...
 

Li lasciai perdere per un attimo, e ne approfittati per rivolgermi agli altri due orfani presenti.
-Nao, Naoki... Come vi sentite?
-...a dire il vero, non lo sappiamo ancora- rispose il fratellino, mentre la sorellina annuiva a ogni sua parola -sarà difficile riprendersi, dopo... Dopo tutto, ecco. Ma ci proveremo. ...anch'io ho qualcosa che vorrei dirti, Choji. Se posso...
-Certo che puoi!
-Grazie. Per prima cosa, volevo chiederti scusa per quella frase che t'ho detto ieri. Sai, quella storia a proposito di perderti e trovarti...
-Ah, quella... Acqua passata, Nao! Io stesso me ne stavo già dimenticando!
-Davvero? Meno male... Grazie, comunque.
Ci scambiammo una stretta di mano.
-Poi, beh- aggiunse -ci sarebbe un'altra cosa. Posso farti una domanda... un po' personale?
-Uh... Va bene, spara.
-Grazie. Allora... Beh... Oh cielo, come posso dirlo senza farti arrabbiare... Dunque, voi ninja siete in grado di trasformarvi in qualunque persona vogliate, giusto?
Annuii.
-Bene, perfetto. Allora, ecco la mia domanda. Ehh... Come mai... Come mai allora, tu, per infiltrarti nell'orfanotrofio, non hai cambiato più di tanto il tuo aspetto? Te lo chiedo, perché... perché... Choji, per quanto mi riguarda mi dissocio, ma ho sentito che le persone piacevolmente paffute come te non sono molto popolari. Se ti fossi trasformato in un ragazzo un po' più magro magari avresti potuto evitare che gente come Iwao ti prendesse in giro per il tuo fisico. Ecco, l'ho detto. Se non vuoi rispondere, non fa nient...
-Invece ti rispondo volentieri, Nao! Hai fatto una domanda molto interessante!
Nao e Naoki sbatterono le palpebre tre o quattro volte, stupiti dalla mia tranquillità.

-Purtroppo hai ragione. Quelli come me vengono sempre presi di mira dai prepotenti e dagli stupidi. Io lo so bene. Mi è successo tantissime volte quando ero un bambino, e di tanto in tanto mi capita ancora anche adesso. È vero, se mi fossi trasformato in uno smilzo mi sarei risparmiato un bel po' di grattacapi- e dicendo questo gettai un'occhiata fugace a Iwao -ma non ho mai preso in considerazione quest'idea, anzi non l'ho mai nemmeno pensata, perché io mi piaccio così come sono. E non soltanto perché l'essere robusti è una caratteristica del mio clan. Se sono riuscito ad apprezzarmi per davvero, lo devo soprattutto ai miei amici, e in particolare ai miei compagni di squadra...
Un nuovo, piccolo moto di nostalgia mi assalì in quel momento. Per mascherarlo, distolsi lo sguardo dai miei interlocutori ed alzai gli occhi verso il cielo.
-Si chiamano Shikamaru e Ino. Conosco il primo sin da quando eravamo piccoli: a differenza degli altri bambini con cui tentavo di giocare, lui non ha mai badato alle apparenze. Mi ha accettato subito, così come sono, e di questo gli sarò grato in eterno. La seconda... a dire il vero all'inizio non mi aveva preso in simpatia, ma a poco a poco, man mano che abbiamo imparato a conoscerci meglio, anche lei ha smesso di guardarmi, e ha cominciato a vedermi. Voglio molto bene ad entrambi, e so che loro ne vogliono a me. Ecco, il motivo è semplicemente questo per cui ho mantenuto la mia stazza. È stata una cosa spontanea...

-Ti invidio, Choji.
Era stato Iwao a parlare. La conversazione privata con Yori era già terminata, a quanto pareva.
-Mi invidi?
-Sì, insomma... Tu hai amici che ti accettano per quello che sei, mentre io... Mi sono reso conto che di amici veri non ne ho neanche uno. È proprio come mi avevi rinfacciato tu alle terme: tutti quelli che mi seguono lo fanno solo perché io li ho costretti con la paura...
-Non tutti- lo corressi -Nana era tua amica sin dal principio, me lo ha confidato ieri. Sotto sotto, sono certo che lo sia ancora. Ecco! Puoi cominciare da lei! Appena puoi prendila in disparte, chiedile scusa per tutto, e poi chiedile di darti una mano a tornare sulla retta via. Lei si ricorda di com’eri prima che ti venisse in mente di diventare grosso e fare il bullo, scommetto che accetterà molto volentieri di aiutarti a tornare quello che eri davvero. Dalle ascolto, e vedrai che a poco a poco anche gli altri ragazzi con cui hai voluto fare amicizia non avranno più paura di te.
-Nana... D’accordo, seguirò il tuo consiglio. Ci voglio provare.
-Bravo! ...a proposito, hai detto tutto a Yori?
-Ogni cosa, soprattutto per quanto riguarda i cioccolatini- rispose Yori per lui, sottolineando l’ultima parola mimando delle virgolette con le dita -non posso dire di non essere furiosa per i ripetuti furti... ma lo aiuterò lo stesso a perdere il vizio e rimettersi in forma. Direi che sei mesi di esercizio fisico e dieta equilibrata possano bastare per rimetterlo a nuovo.
Iwao si lasciò sfuggire un verso di sofferenza. Non potevo biasimarlo...
-Su, sei mesi passano in fretta- lo incoraggiai, dandogli una pacca vigorosa sulla spalla.

Infine, mi rivolsi all'unica persona che ancora non aveva aperto bocca.
-Signorina Hiromi... Uhm...
Non l'avevo notato, prima, ma ora che la guardavo bene in faccia sembrava come sul punto di esplodere o scoppiare a piangere peggio di Iwao.
Poveretta. Non sarà facile per lei, riprendersi dopo le ultime rivelazioni. E io l'ho pure criticata per la sua eccessiva dolcezza... C'è una sola cosa che posso fare per tirarla su.
Senza dire una parola, sorridendo, spalancai le braccia, per permetterle di darmi uno dei suoi calorosi abbraccioni.
Dopo qualche secondo, finalmente, al limite dell'ebollizione la donna fece un passo verso di me, mosse le braccia, e...
-C-Choji... N-non... Non devi preoccuparti, finché ci sarò io gli orfani saranno al sicuro!- gridò, battendosi un pugno sul petto e alzando l'altro al cielo -li proteggerò anche a costo della vita, e farò di tutto affinché non sentano la mancanza di quella vile, meschina, infame, disgustosa, ripugnante donna di facili costumi che è Azumi! Come prima cosa, mi recherò dalle autorità competenti e farò in modo che l'orfanotrofio diventi in regola! Se non vorranno ascoltarmi, li convincerò con i soldi! Sì, Azumi, proprio i tuoi soldi!
Scatenata al massimo, la Signorina Hiromi mise le mani intorno alla bocca e puntò la sua voce tonante in direzione del bosco.
-Hai sentito, racchia? Userò il tuo sporco denaro per dare un futuro a questi pargoli! Prendi e porta a casa! PRRR!!!
La sua pernacchia riecheggiò per tutta la foresta, facendo scappar via stormi di uccelli da ogni dove.
Ero rimasto di sasso, come tutti i presenti, ma non persi l’occasione di lanciare un’occhiata verso Yori, come per dirle “E così la Signorina Hiromi non è abbastanza forte, eh?”
-Beh, Signorina Hiromi... Non ho più nulla da dirle- ammisi, stringendole la mano -con una direttrice come lei, l'orfanotrofio è in ottime mani!
-Puoi dirlo forte, caro mio! Puoi dirlo forte!
 

-...beh, direi che è il momento dei saluti- sospirai, dopo aver lasciato la mano della Signorina Hiromi -purtroppo gli ANBU mi hanno dato pochi minuti, e mi sa che ne ho sfruttato anche qualcuno di più... Mh?
Ero certo di aver appena sentito dei rumori provenienti da dentro l’orfanotrofio, e quando tutti si zittirono ne ebbi la conferma. Sembravano dei passi pesanti e veloci, alternati a dei tonfi, come se qualcuno stesse scendendo le scale in tutta fretta.
I passi si fecero sempre più vicini. Poi, in cima alla scalinata, fece la sua comparsa un ragazzo che stava ancora finendo di vestirsi. Non ne vidi la testa, ancora intrappolata dentro una maglietta rossa, ma lo riconobbi ugualmente.

Rokuro?!?
-Sta' fermo dove sei, ti do una mano!- gridò Yori, bloccandolo appena prima che mettesse un piede in fallo -Signorina Hiromi, vada a controllare se anche gli altri si sono svegliati! Non li faccia scendere!
-Subito!
Mentre la donna spariva di corsa all’interno dell’edificio, Yori aiutò Rokuro a scendere i gradini, e con molta fatica riuscì poi a fargli trovare i buchi per le braccia e quello per la testa della maglietta.
-Ecco, sei a posto. Allora, spiegami dove pensavi di andare a quest’ora del...
-Yori, meno male che ti ho trovata! Ho bisogno di aiuto! Choji se n'è andato! È scomparso!!!- strillò lui, scuotendola per le spalle -mi sono alzato un attimo per andare in bagno, ho acceso la luce per trovare la porta come faccio sempre, e ho visto! Anzi, NON ho visto! Mancavano i suoi vestiti, mancavano le sue cose, mancava il suo borsone, ma soprattutto mancava lui! Corri a vestirti anche tu, Yori, veloce! Dobbiamo andare a cercarlo! ...sì?
Senza aprire bocca Yori alzò un dito davanti alla sua faccia e gli indicò la sua destra. Rokuro si girò, e finalmente si accorse anche della mia presenza.
-Ehi, ma... Quello è il borsone di Choji... E dentro ci sono le cose di Choji! E tu, tu indossi i vestiti di Choji! Ma allora...
-Ebbene, sì- ammisi -mi dispiace che tu l’abbia scoperto in questo modo, ma...
-CHE COSA NE HAI FATTO DI CHOJI???
...eh?!?
Eravamo rimasti tutti di sasso. Tutti eccetto Rokuro il quale, imbufalito come non avrei mai immaginato di vederlo in vita mia, avanzò verso di me a passi pesanti.
-Tu chi sei? Come ti sei permesso di rubare le sue cose?! Che cosa ne hai fatto del mio amico?!?
-Ro... Rokuro, che dici? Sono io Choj...
-BUGIARDO!!!
Con un salto sbilenco ma per questo impossibile da anticipare Rokuro si avventò su di me, strattonandomi un po’ dappertutto.
-Bugiardo! Io conosco bene Choji, lui non ha questi capelli lunghi! E non ha questi ghirigori disegnati in faccia! Impostore, dimmi chi sei veramente!!!

“Ahio... Allora è solo per questo che non riesce a riconoscermi? In tal caso...” -Henge No Jutsu!
Attivai la tecnica della trasformazione, riprendendo le sembianze che avevo adottato per travestirmi. Colto di sorpresa, Rokuro mi lasciò subito andare e mi fissò con uno sguardo scioccato.
Per almeno uno o due secondi, poi tornò l’allegrone di sempre.
-Choji! Allora sei davvero tu!- esclamò eccitato -perché non mi hai mai detto che sai farti crescere i capelli con la forza del pensiero? È un trucco bellissimo!
-Oh... G-grazie, ma non è niente di che... Oh cielo...
Presi a grattarmi una guancia con un dito, al limite dell’imbarazzo.

Maledizione, e adesso cosa gli racconto? Non posso scappare via senza dire una parola, ma non posso nemmeno dirgli tutta la verità! Devo farmi venire in mente un’idea! -...Rokuro... In realtà... il mio vero aspetto non è questo, ma quello di prima. Guarda, e non spaventarti.
E mi ritrasformai di nuovo, facendo però apparire prima le spirali e poi i capelli lunghi, per far abituare in qualche modo Rokuro alle mie sembianze reali.
-Oh, capisco... Ehi, adesso che ti guardo meglio non sei così diverso da come ti ho conosciuto! Non capisco, però... Perché ti sei accorciato i capelli? Temevi che la Signorina Azumi non ti facesse entrare?
-La... Signorina Azumi... No, il motivo è un altro... Ma... Rokuro, io... io non sono quello che credevi... Io...
 

-Rokuro, Choji in realtà è uno stermina-orchi in incognito.
 

Era stata Yori a parlare.
-Uno stermina-orchi?!- esclamammo io e Rokuro all’unisono.
-Sì, precisamente!- continuò lei -ma Rokuro, pensavo che l’avessi già capito da solo! Dopotutto, è ormai risaputo che Choji ha salvato tutti noi da un pericolosissimo orco, alle terme!
-...eh?- fece Iwao, inarcando un sopracciglio.
-Devi sapere, Choji- mi spiegò Yori, rivolgendomi un occhiolino -che ieri pomeriggio, tra una patatina e l’altra, Rokuro mi ha confidato le tue gesta, ma non era sicuro di aver compreso tutti i dettagli.
-Quindi- balbettò Rokuro -Choji è davvero un ammazza-orchi? Non me lo sono inventato?
-È tutto vero. Ah, e ha pure fatto sloggiare i ratti dalla palestra!
-Pure!?
-Pure. Adesso Choji partirà per nuove avventure, a caccia di nuovi orchi da fare a pezzi a suon di testate sul grugno... Ah! E già che c’è, per un tratto di strada scorterà la Signorina Azumi ed Isoka nel loro viaggio?
-Viaggio?- esclamarono tutti in coro.
-Sì. La Signorina Azumi ha deciso di fare un altro viaggio alla ricerca di altri orfani da salvare, e Isoka si è offerto di accompagnarla ed aiutarla come può, per farsi perdonare le sue trasgressioni al regolamento.
E Yori mi lanciò un altro occhiolino.
Così, quella sarebbe stata la bugia a cui gli orfani avrebbero dovuto credere negli anni a venire.
Tutto sommato... poteva funzionare, perché no?
-...esatto, Yori ha riassunto la faccenda alla perfezione! Io stesso non avrei saputo dirlo meglio!- confermai, con un sorrisone a trentaquattro denti -la Signorina Azumi ed Isoka sono già partiti e mi stanno aspettando nella foresta, non posso farli attendere oltre. Per cui...
 

Rokuro aveva cominciato a piangere.
Prima silenziosamente, poi urlando con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
-Rokuro, no! Non fare così!- gli disse Yori, stringendolo alla vita per impedirgli di crollare a terra -cerca di controllarti! Cosa c’è?
-Non è... Aaaaaaghh... Non è giusto! Choji non deve andare! NON DEVE ANDARE!!! Lui... Lui è l’unico che mi ha detto che sono molto simpatico! Nemmeno Supaida me l’ha mai detto! E LUI NON DICE MAI NIENTE!!!
Mi si strinse il cuore.
-Rokuro... vieni qui.
Yori lo lasciò andare, ma Rokuro non si mosse. Così, mi feci avanti io. Lo abbracciai stretto stretto, e gli permisi di piangere sulla mia spalla per tutto il tempo che gli serviva.
Di sicuro gli ANBU mi avrebbero maledetto per il mio ritardo mostruoso, ma in quel momento non me ne poteva fregare nulla.
-Rokuro- gli mormorai, poco dopo che ebbe smesso di gridare -non so fra quanto tempo, ma tornerò a trovarti. Te lo prometto.
Senza dire nulla, Rokuro ricambiò finalmente l’abbraccio.
-Ma tu... Promettimi che sarai felice. Yori ha bisogno del tuo sorriso.
-Lo so... Lo so!
Sciolto l’abbraccio, Rokuro si asciugò le lacrime col palmo della mano.
-Lo so... Ma... Sentirò la tua mancanza! Come faccio a sorridere? Come faccio?!? Come... Eh?
In quella, Iwao gli posò una mano sulla spalla.
-Senti un po’... Davvero non viene mai nessuno nell’aula di musica, a parte te e Yori?
Rokuro annuì.
-Te lo chiedo perché... Mi hanno appena detto che devo fare degli esercizi di ginnastica, e... Mi piacerebbe molto farli ascoltando la tua musica. Con te a battere il ritmo, saranno molto meno faticosi! Allora, che ne pensi?
Rokuro lo squadrò attentamente, per dei secondi carichi di tensione.
Poi...
-YA-UUUUUUH!!!
Il buon, vecchio Rokuro saltò addosso a Iwao, lo abbracciò e gli strinse la mano, il tutto senza smettere di saltellare come un bambino.
 

Missione compiuta, pensai, sorridendo a mia volta come un bambino.

 

...

 

Con la certezza di non aver lasciato più nulla in sospeso, il momento di dire arrivederci fu molto meno difficile da superare.
Borsone a tracolla, mi inoltrai nella foresta. Non prima, però, di essermi voltato una volta ancora per salutare i miei nuovi amici con la mano.
 

Non saprei dire come mi sentivo in quel momento. Non ero triste... né felice...
Semplicemente, stavo bene.
Avevo compiuto una missione che per le mie capacità sembrava impossibile.
Avevo consegnato un mostro alla giustizia.
Avevo risolto piccoli problemi di ragazzi e ragazze che non avevo mai conosciuto prima.
Avevo trovato nuovi amici.
Avevo reso orgoglioso Asuma-sensei.
Non appena fossi tornato a Konoha, avrei reso orgogliosi anche mio padre e i miei amici...
 

Ma prima di tutto ciò, avevo reso orgoglioso me stesso.
 

Choji Akimichi, l’insicuro e pauroso ninja obeso di Konoha, aveva dimostrato a sé stesso che anche lui vale qualcosa.
 

E non è poco!

 

FINE

 

...

 

 

...

 

 

...

 

 

...

 

 

...

 

CAPITOLO EXTRA
(All’insaputa di Choji)

 

Quel pomeriggio altri due giovani, un maschio e una femmina, avevano detto arrivederci all’orfanotrofio.
A differenza di Choji, però, quei due se n’erano andati alla chetichella.
Erano già lontani, nel bosco, quando Yori avrebbe trovato la lettera che avevano lasciato per lei.

“Naoki ha avuto un improvviso attacco di panico. Questo posto non è più sicuro per la sua salute. Devo portarla via, mi dispiace. Con affetto, Nao.”
Così c’era scritto.
E quindi, eccoli lì, a correre come dei dannati per la foresta, evitando alberi e radici sporgenti, e avere anche il fiato per parlare fra loro.
-...sei sicuro che se la berrà e non partirà per cercarci? Potevamo anche scrivere la verità e farle promettere di non parlarne mai con nessuno...
-Meno persone sanno di questa storia, meglio è. Per rispondere alla prima domanda: sì, sono sicuro. Beh, forse per qualche giorno Yori e la Signorina Hiromi, a turni, proveranno a cercarci... ma passato qualche giorno avranno già lasciato perdere, te lo dico io.
-Sarà... Ehi, certo che proprio all’ultimo abbiamo rischiato di farci scoprire! Ammettilo, anche tu stavi arrossendo mentre Choji diceva tutte quelle cose su di noi!
-...sì, lo ammetto. Mi sono emozionato. In un modo o nell’altro, Choji riesce sempre a spiazzarmi...
 

-Salve.
 

Il dialogo tra i due minuti corridori fu smorzato dall’arrivo sulla scena di un ninja alto, brizzolato e mascherato completamente tranne che per un occhio.
-Kakashi-sen... No, volevo, dire, chi sei tu? Non farci del male, siamo solo due bambini dispersi!...
-Piantatela con la sceneggiata- sentenziò il succitato Kakashi ai due pargoli -so chi siete ed esigo una spiegazione. Pensavate che nessuno si insospettisse della vostra improvvisa partenza notturna?
-Ecco... Sinceramente no! Non avete trovato i biglietti che abbiamo lasciato?
-Oh, i biglietti! “Devo partire per ordine del Quinto Hokage, non posso dire altro!”...
-Beh, Tsunade-sama era all’estero nel Paese del Ferro, impossibile da contattare in breve tempo, quindi pensavamo che la scusa potesse reggere...
-E in effetti poteva reggere... peccato per voi, però- sentenziò Kakashi, puntando un dito inquisitore -che, poche ore dopo la vostra improvvisa sparizione, il Quinto Hokage fosse tornato a Konoha per prendere un documento che aveva dimenticato. È rimasta al villaggio per pochi minuti, ma sono stati sufficienti per me per fare quattro chiacchiere con lei. E, indovinate un po’?, ha confermato i miei sospetti! Non c’è stato nessun ordine da parte sua, voi due avete lasciato il villaggio senza permesso! 
I due fuggiaschi si guardarono l’un l’altra, sudando gelido. Erano stati smascherati e non potevano farci niente.
-Q-quante persone lo sanno?- domandò uno dei due.
-Solo io e Tsunade. Per ora. L’ho convinta a far finta che vi avesse dato davvero una missione, così da coprire la vostra assenza. Ma adesso basta parlare di queste quisquilie secondarie. Voglio una spiegazione per il vostro comportamento, adesso.
I due piccoletti deglutirono all’unisono. Si scambiarono un altro sguardo, e poi, per un tacito accordo, decisero di alternarsi.
-E va bene, diremo tutto. Quel giorno eravamo liberi, e volevamo invitare Choji a cena come nostro solito. Lui però non era in casa, e un passante ci ha detto di averlo visto avvicinare da un ANBU con un messaggio di convocazione immediata per lui.
-Siamo corsi al palazzo dell’Hokage. Sapendo che al momento in carica non c’era Tsunade, ma Danzou, abbiamo temuto il peggio e non siamo stati in grado di aspettare.
-Così, prendendo il possesso di una mosca grazie al Capovolgimento Spirituale, abbiamo potuto origliare la conversazione nell’ufficio senza essere visti.
-Quando abbiamo scoperto che razza di missione Danzou aveva affidato al nostro Choji, non ci abbiamo pensato due volte. Sapendo che sarebbe partito il mattino dopo, noi ci siamo mossi già la notte stessa. Abbiamo lasciato i biglietti, e insieme abbiamo lasciato il villaggio...
-...per raggiungere il Paese dei Fiumi e l’orfanotrofio molto prima di lui. Due giorni prima, per l’esattezza. Abbiamo corso il doppio della nostra solita velocità e fatto meno soste possibili.
-Eravamo stanchissimi quando siamo arrivati, e questo ci ha aiutato a rendere più credibile la nostra mascherata agli occhi degli ospiti dell’orfanotrofio, e soprattutto agli ANBU pattugliati nei dintorni.
-Già. Ci siamo presentati come Nao e Naoki, orfani sfuggiti a un villaggio distrutto da una guerra lampo. Due giorni dopo è arrivato Choji, e così abbiamo potuto mettere in atto il nostro piano.
-Ovvero sorvegliarlo da vicino, senza farci scoprire ovviamente, e aiutarlo a risolvere il caso. Fine della spiegazione.
-Bisogna aggiungere però una cosa, la più importante! Ovvero, Choji non ha avuto bisogno del nostro aiuto! Se l’è cavata alla grande con le sue sole forze, noi non abbiamo contribuito in alcun modo alla riuscita della missione!
-Anzi, abbiamo rischiato di complicargliela. Infatti, non si sa come, abbiamo finito per entrare nella sua lista dei sospettati...
-Io lo so come! È tutta colpa di questi braccialetti d’oro! Ti ho ripetuto mille volte che non erano necessari!
-Come, no? Dovevamo passare per fratello e sorella... Non legati dal sangue, per rendere la nostra storia più drammatica e veritiera, certo... Quindi dovevamo sfoggiare qualcosa che facesse capire “ehi, quei due sono fratello e sorella, chi mai sospetterebbe il contrario”...
-ADESSO BASTA!- tuonò Kakashi, al che i due bisticcianti si irrigidirono come statue di sale.
-Mi avete molto deluso, tutti e due!- dichiarò ancora Kakashi, con il fuoco nell’occhio visibile -avete abbandonato il villaggio senza permesso, vi siete immischiati in una missione che non vi competeva... E, cosa ancora più grave, avete dimostrato di non avere nemmeno un briciolo di fiducia nel vostro compagno di squadra! Questo da voi non me lo sarei mai aspettat...
- NON È VERO!- gridarono i due finti orfani all’unisono, e stavolta fu Kakashi a rimanerci di stucco.
-Noi abbiamo sempre avuto fiducia in Choji, ma Danzou gli aveva affibbiato una missione che andava oltre le sue capacità! Non gli era mai capitato prima di andare sotto copertura, da solo! Sarebbe stata la prima volta, e lui non aveva esperienza!
-Inoltre, anzi, soprattutto, la posta in gioco era troppo alta! Choji, mai più un ninja? Ma stiamo scherzando? Danzou non poteva farci questo! Dovevamo impedirglielo!
-Tutto quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto perché ci teniamo a Choji!
Esaurito il fiato, già speso abbondantemente per correre il più lontano possibile dall’orfanotrofio, i due fedeli compagni di Choji si affidarono alla clemenza di Kakashi. L’avrebbero ottenuta?
 

-Dovreste saperlo benissimo anche voi. Nel mondo dei ninja, colui il quale infrange le regole e disobbedisce agli ordini non è altro che spazzatura...- dichiarò solennemente, preparando i due al peggio.
 

-...però, colui il quale non ha a cuore il bene dei propri compagni è peggiore della peggior spazzatura- concluse invece con tono goliardico, cancellando l’atmosfera di pesantezza che s’era venuta inutilmente a creare.
 

-...perciò... Siamo solo spazzatura, Kakashi-sensei? In tal caso, che punizione ci verrà assegnata?
-Punizione? Oh oh oh oh oh, nessuna punizione, tranquilli! Quelle che ho elencato non sono leggi ufficiali, ma la lezione di vita che un mio buon amico d’infanzia mi lasciò in eredità insieme al suo Sharingan. Per quanto abbiate rischiato di mandare tutto all’aria infrangendo una mezza tonnellata di codici, il vostro attaccamento nei confronti del vostro compagno per me vale più di tutte le leggi del mondo. Non farò alcun rapporto negativo su di voi.
I due assolti sospirarono di sollievo alla lieta notizia. Pericolo scampato e umanità mantenuta, cosa può desiderare di più un ninja?
 

-Beh, direi che è giunto il momento di muoversi- proclamò Kakashi battendo le mani -riprendendo il giusto ritmo, torneremo a Konoha prima di Choji e in tempo per accoglierlo come se non ci fossimo mai mossi da lì. Su, che aspettate a riprendere il vostro aspetto? Con quelle gambette corte non credo possiate andare da molte parti.
-Subito, Kakashi-sensei. Prima, però, ci deve promettere una cosa- disse chi aveva l’aspetto della piccolissima Naoki.
-Ho già detto che non farò parola con nessuno delle vostre azioni, Ino. Puoi stare tranquilla...
-No, non parlo di quello. Kakashi-sensei, voglio che lei ci prometta di non ridere.
-Ridere? Per quale motivo?
 

-Perché... Non sono io Ino.
 

Ciò detto, “Naoki” indicò il suo “fratellone”, che in un batter di ciglia si tramutò in una splendida ragazza dall’abito viola e dalla bionda chioma fluente, lasciando di sasso l’incredulo Kakashi.
-Se... Se Ino sei tu... Allora la bimba...
E anche la bimba cambiò forma, diventando un ragazzo dall’aria solitamente indifferente, ma che in quella precisa occasione aveva la faccia dipinta di un accesissimo rosso scarlatto.
-Volevo... essere assolutamente sicuro... che Choji non ci riconoscesse... è stata una mia idea...
-Beh, ha funzionato. È questo che conta, no?- chiese Kakashi, appoggiando una mano sulla spalla del giovane.
-Non è questo il punto, Kakashi-sensei- spiegò Ino, che non avendo promesso nulla si sentì libera di ridacchiare -è che il nostro genio al momento della decisione non ha considerato le conseguenze che il fingere di essere una bambina dovesse comportare. Come, per esempio, passare un pomeriggio alle term...
-INO, CHIUDI QUELLA BOCCA!- tuonò Shikamaru, e da quel tuono in poi nessuno dei tre fece più parola dell’argomento.

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