Choji's Last Chance di Crybaby (/viewuser.php?uid=55299)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***
Capitolo 13: *** 13. ***
Capitolo 14: *** 14. ***
Capitolo 15: *** 15. ***
Capitolo 16: *** 16. ***
Capitolo 17: *** 17. ***
Capitolo 18: *** 18. ***
Capitolo 1 *** 1. ***
Choji's Last Chance
DISCLAIMER:
ogni possibile
riferimento a fatti realmente accaduti o persone realmente esistenti o
esistite, ed ogni possibile somiglianza con altre fanfiction presenti
in questo o altri siti, è puramente casuale.
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Choji's
Last Chance
1.
Capii
di essere nei pasticci già dal
momento in cui entrai nell'ufficio dell'Hokage.
Seduti dietro la scrivania trovai ad accogliermi -beh, accogliermi
è una parola
grossa, non mi degnarono nemmeno di un saluto!- i tre consiglieri
anziani
insieme ad un paio di ANBU incappucciati, che si precipitarono subito a
richiudere la porta alle mie spalle. Di Tsunade-sama non c'era traccia.
Mi sentivo quasi come un condannato a morte, ma provai a non darlo a
vedere.
-Buon-buongiorno- salutai -p-perdonatemi, ma dov'è
Tsunade-sama?...
-In visita nel Paese del Ferro per questioni diplomatiche. Il che
significa che durante la sua breve assenza saremo noi tre a disporre di
potere decisionale, suppur purtroppo limitato... Ma veniamo al motivo
per cui ti abbiamo convocato- sbottò il consigliere seduto
al centro, Danzou -Choji Akimichi, dai rapporti delle tue ultime
missioni è
emerso che non hai mai il polso della situazione, devi essere spronato
più
volte quando ti viene chiesto di compiere azioni pericolose, e, cosa
ancora più
grave, hai sempre protestato ogni volta che è stato
necessario adottare una
strategia che esponesse te od i tuoi compagni a concreti rischi di
perdere la
vita! Il tuo rendimento è oltremodo scandaloso! Hai
qualcosa da dire
a tua discolpa?
Caddi dalle nuvole.
-B-b-beh- provai a giustificarmi, senza nemmeno capire
perché dovessi farlo
-io, Shikamaru e Ino formiamo un team molto legato... Da sempre, lo
formiamo!... Per
questo cerco di fare in modo che nessuno di noi tre si metta in
pericolo di
vita. Quando posso. Voi sapete, credo... che abbiamo già
perso Asuma-sensei, non
potrei sopportare l'idea che un altro del mio team rimanga ucciso in
missio...
-MALE!- urlò Danzou, facendomi sobbalzare come un pallone
per lo spavento -un
ninja che si rispetti deve essere sempre pronto ad immolarsi per il
futuro
della gente che protegge! Se nemmeno la morte valorosa di Asuma
Sarutobi è
servita ad insegnartelo... Choji Akimichi, ci vediamo
costretti a destituirti con
effetto immediato dal tuo ruolo di ninja, con la perdita di tutti i
diritti e i
doveri di cui disponevi!
-NO!
In preda al panico alzai una mano e
feci un passo avanti. I due ANBU mi bloccarono, ma io continuai a
dimenarmi per
avanzare.
-No! Vi prego, datemi un'altra possibilità! Anche se qualche
volta ho paura,
non voglio smettere di essere un ninja! Vi scongiuro, farò
qualsiasi cosa per...
?
Danzou sorrise. Avrei dovuto prenderlo come un buon segno, ma
quell'uomo per
qualche strana ragione mi faceva paura.
-È quello che speravo di sentire. Non possiamo permetterci
di avere tra le
nostre fila un ninja fifone, ma non possiamo nemmeno permetterci di
avere un
ninja in meno.
Danzou schioccò le dita; a quel comando
i due incappucciati mi tolsero le mani di dosso e gli portarono dei
documenti
che tenevano nascosti sotto il mantello.
-Ovviamente, stavo mentendo per vedere la tua reazione. Non ė vero che
sarai
destituito. Non ancora.
-Non... ancora?
-Questo dipende da te. Ti verrà
assegnata una nuova missione, e se la fallirai allora confermeremo il
tuo licenziamento. In caso contrario, se la porterai a compimento con
successo,
cosa di cui ci auguriamo, potrai continuare a servire Konoha in
qualità di
ninja.
-Oh, grazie! Grazie! Non vi deluderò!- esclamai euforico,
come se potessi
toccare il cielo con un dito -vi prometto che non sarò
più un peso per la mia
squadra!
-Questo non lo mettiamo in dubbio- disse l'unica consigliera donna
-infatti non
agirai insieme ai tuoi compagni. Sarai solo.
Se prima pensavo di poter toccare il cielo, dopo quella notizia mi
sentii
sprofondare fino al centro della Terra.
-Co-co-come? V-vole... togliermi dal Team 10?
La donna anziana scosse la testa.
-No, tranquillo. Semplicemente, in questa particolare missione agirai
da solo,
poiché è solo della possibilità che tu
possa essere ancora un ninja in sé e per
sé che stiamo parlando. Ora, dai un'occhiata a queste
immagini.
Sospirai di sollievo molto vistosamente, mentre la consigliera mi
indicò le
carte nelle mani di Danzou.
Mi avvicinati per guardarle, e...
Oh.
Mamma.
Tolsi
subito lo sguardo, ma così facendo incappai
nelle occhiatacce di Danzou e degli altri due. Era ovvio quello che
stavano
pensando: se non avevo abbastanza fegato per sopportare quella visione,
potevo
anche restituire subito il mio coprifronte e dare le dimissioni.
Così, tornai a fissare quelle terribili
immagini.
Qualcuno con uno stomaco più forte del
mio aveva scattato una serie di fotografie a dei cadaveri di ninja
caduti in
battaglia. Tutti quanti erano accomunati dal fatto... che... che non
avevano più la
faccia.
Qualcuno gli aveva tagliato via la pelle, e anche gli occhi. Dalla cima
della
fronte alla punta del mento, tutto quello che era rimasto del viso di
quei
poveretti era un teschio macchiato di sangue.
-Chi... Chi erano?- domandai, cercando di non balbettare e deglutire
più di quanto stessi già
facendo.
-Dovresti chiederti, piuttosto, chi è stato a ridurli cosi.
Danzou mise via le fotografie -grazie
al cielo!- e mi mostrò uno schizzo fatto a matita di un
ninja dal volto
coperto, rannicchiato come un gatto pronto a saltare addosso ad un topo.
-Tutto quello che conosciamo del suo aspetto
lo dobbiamo alle testimonianze oculari- spiegò Danzou -lo
chiamiamo “Il
Mascheratore”. Di lui, o di lei, sappiamo che è un
assassino che uccide per
denaro, e di cui diversi paesi nemici di Konoha si sono serviti per
avere un
vantaggio in più nei vari conflitti che ci ha visti
coinvolti. Nella scorsa
grande guerra molti dei nostri soldati hanno perso la vita nel
sonno per
mano sua. È da più di due decenni che una squadra
di ANBU di Konoha gli sta
dando la caccia. Le indagini sono state lunghe, serrate, e
più di una volta
hanno portato su una falsa pista. Fino a che, poco più di un
anno fa, i miei
uomini sono riusciti finalmente a localizzare il nascondiglio
dell’assassino.
Un sotterraneo segreto, scavato nel cuore di una foresta.
Danzou mi mostrò altre due fotografie. Vi
erano immortalate due stanze di quello che doveva essere il covo
dell’assassino: sulle pareti di entrambe erano appese
maschere sorridenti,
delle più svariate forme e dimensioni.
-Ah, capisco adesso perché lo avete
soprannominato “Il Mascheratore”!- dissi, con una
mezza risatina.
Risatina che mi rimase soffocata in gola, quando capii con cosa dovevano
essere state prodotte quelle maschere.
-La squadra di ANBU è rimasta in
appostamento nei pressi dell’ingresso del covo per giorni e
notti, finché, finalmente,
il nostro killer non si è fatto vivo.
-Lo avete preso?!?- domandai
speranzoso, ma l’occhiata storta di Danzou e degli altri due
bastò come
risposta.
-È riuscito a dileguarsi, ma non a far
perdere le tracce di sé. I miei uomini lo hanno inseguito
per diversi
chilometri, separandosi nel tentativo di accerchiarlo. Alla fine, lo
hanno
circoscritto in quest’area.
Danzou spostò tutti i documenti da una
parte e spiegò sulla scrivania una cartina del mondo, su cui
spiccava una
zona cerchiata di rosso.
-Quindi... è lì che si nasconde adesso?
Ne sono sicuri?- chiesi.
-All’inizio, non ne erano proprio certi. Ma dopo altri mesi
di
appostamento ininterrotto, per controllare che nessuno uscisse
dall’area
circoscritta, un mese fa hanno riferito di aver visto due donne
seppellire un
corpo racchiuso in una coperta proprio ai limiti della zona. Questo
corpo.
Danzou mi porse un’altra fotografia.
Inspirai a fondo, per prepararmi a
vedere un altro cadavere privo di faccia. E in effetti, il corpo
ritratto nella
fotografia non era molto diverso da quelli che avevo visto prima. Ma
non era il
corpo di un ninja. Era nudo come un verme, ed era minuto, molto
minuto...
Le mie mani cominciarono a tremare. La
fotografia mi sfuggì dalle dita e cadde ai miei piedi.
Alzai la testa e guardai Danzou.
Probabilmente avevo il terrore dipinto in faccia, ma in quel momento
non mi importava di
nasconderlo. Non ci sarei mai riuscito.
-Questo è... è un bambino?
I tre consiglieri annuirono.
-Uno dei membri della squadra in appostamento ha rinvenuto il corpo e
lo ha portato al villaggio- spiegò la consigliera donna
-l’autopsia ha confermato che la
pelle del viso è stata tagliata con una lama affilata, in
senso orario, proprio
come tutte le altre vittime del Mascheratore. Ma
c’è di più: oltre a quella del
viso, anche la pelle del collo è stata rimossa. Ne abbiamo
dedotto che questo
bambino è stato strangolato a mani nude, e
l’assassino si è visto costretto a
usare il suo metodo preferito per rimuovere le sue impronte digitali.
-Un’attenzione ai dettagli notevole-
commentò l’altro consigliere anziano, quello che
non aveva ancora detto nulla.
-Infine, sotto le unghie delle mani del
cadavere gli esperti hanno rinvenuto particelle d’oro. Il
bambino non portava
oggetti dorati su di sé, quindi si può dedurre
che sia il nostro killer a
possedere oggetti fatti con questo metallo.
Scioccato com’ero, non avevo fatto
molta attenzione ai dettagli che la consigliera anziana aveva elencato.
Mi
ripromisi però di prenderne nota in futuro.
Per il momento, c’erano solo due
domande che mi rimbombavano in testa.
La prima domanda era “Perché quel
mostro se l’è presa con un bambino?”, ma
sapevo che non avrei ottenuto risposta
da Danzou. Così, dopo essermi asciugato il sudore freddo
dalla fronte con una
manica, passai direttamente alla seconda.
-P-perché... perché gli ANBU non
l’hanno
ancora arrestato?
-Se guardi con attenzione la mappa ci
arriverai da solo.
Seguii il consiglio, e notai un
dettaglio che prima mi era sfuggito. L’area cerchiata di
rosso si trovava nella
Nazione dei Fiumi, appena appena al di là dei confini della
Nazione del Fuoco, in
cui si trova Konoha.
-Anche se sarebbe la soluzione più
facile, i miei uomini non possono fare irruzione, mettere tutto a ferro
e fuoco
e catturare il killer. Agirebbero fuori dalla loro giurisdizione, con
il
rischio di scatenare un incidente diplomatico.
Un’altra domanda in quel momento mi
sorse spontanea.
-Fare irruzione... dove? Che cosa c’è
esattamente in questa zona?
-Un orfanotrofio- rispose Danzou con
tranquillità.
Un
orfanotrofio, ripetei
nella mia testa. Un orfanotrofio.
Immediatamente
compresi la gravità
della situazione, e senza quasi accorgermene dissi ad alta voce tutto
quello
che avevo capito.
-Il Mascheratore ha assunto le
sembianze di un bambino... o di una bambina... per entrare
nell’orfanotrofio e... e
mettersi al sicuro dagli ANBU. Uno degli orfani ha scoperto il suo
segreto... e... e...
il Mascheratore l’ha ucciso...
-Per metterlo a tacere- concluse per me Danzou, sorridendo -molto bene.
Se la situazione ti è
chiara, allora non c’è bisogno che ti spieghi gli
obiettivi della missione.
-Ma… un momento- obiettai -se gli ANBU
non possono intervenire per arrestare il killer, allora non posso farlo
neanch’io!
-Ma puoi stanarlo con discrezione. Non
ci sarà nessun incidente diplomatico, se la sua cattura
avverrà per mano di un
solo ninja e senza fare scalpore.
Mi grattai la testa, confuso. Come
avrei potuto entrare in un orfanotrofio e trovare il Mascheratore senza
farmi
notare?
-Choji Akimichi- dichiarò Danzou
solenne -la tua prossima missione consiste nell’introdurti in
questo
orfanotrofiosituato nella Nazione dei Fiumi, facendoti passare per un
orfano di guerra, scoprire l’identità
del Mascheratore e arrestarlo per porre fine ai suoi crimini una volta
per
tutte. È tutto chiaro?
Deglutii, mentre con la mente ripassavo
tutti gli aspetti della missione.
Mi era già capitato in passato di fare
missioni da solo, ma si trattava di appostamenti o di fare da guardia
del corpo
a dei messaggeri. Non mi era mai stato chiesto di infiltrarmi tra altra
gente,
sotto falsa identità. Per me era una faccenda totalmente
nuova e sconosciuta.
Se ci fossero stati Shikamaru e Ino al mio fianco sarei stato di sicuro
più
tranquillo. Ma da solo, in mezzo a bambini e ragazzi che non avevo mai
visto
prima -tra cui si nascondeva un assassino, non dovevo mai
dimenticarmene!- era tutta un'altra storia.
-Perché proprio io?- chiesi,
vergognandomi subito di aver fatto una domanda così patetica
-voglio dire,
perché pensate che io possa riuscire a spacciarmi per un
orfano?
-Perché hai l’età giusta e la
personalità adatta per recitare questa parte- mi rispose il
terzo consigliere
-non dovrai nemmeno assumere un altro aspetto, ti basterà
giusto fare qualche
modifica al tuo vestiario e ai tuoi tratti distintivi e nessuno
guardandoti
potrà pensare che sei un ninja in incognito. ...credo che
non ci sia altro da aggiungere. L'ultima parola spetta a te, Choji.
Per
un attimo, fui tentato di rifiutare
la missione.
E ovviamente
chiederne un'altra, non mi ero dimenticato di essere
a rischio declassamento...
Però
poi lo sguardo mi ricadde, quasi per sbaglio, sul
pavimento davanti ai miei piedi.
La foto spaventosa dell'ultima vittima del
Mascheratore era ancora lì.
Ero terrorizzato, spaventato, nauseato, ma non
riuscii a staccarvi gli occhi di dosso.
D'istinto strinsi i punti, e
improvvisamente fra tutte le mie paure sentii emergere la rabbia.
Il "Mascheratore"... quel bastardo avrebbe
potuto semplicemente fuggire dall'orfanotrofio e cercare un altro
nascondiglio,
e invece si è portato via la vita di un bambino innocente,
la cui unica colpa era stata
quella di essere troppo curioso.
Non sapevo il suo nome, né conoscevo il
suo volto, ma mi sentii molto triste per lui. Triste ed arrabbiato. Una
parte
di me moriva dalla voglie di trovare il mostro che lo aveva ucciso e
schiacciarlo sotto i miei pugni finché non avessi esaurito
tutto il mio chakra.
-Accetto
la missione- dissi di colpo
-datemi il tempo di prepararmi. Partirò domattina stessa.
I tre consiglieri annuirono
soddisfatti.
-Era ciò che volevamo sentire- disse
Danzou, consegnandomi la cartina e una matita -per ogni evenienza,
segna qui il
percorso che userai per arrivare alla zona segnalata. Così,
nel caso ci fossero
cambiamenti imprevisti, sapremo dove rintracciarti per informarti.
Obbedii, e nei minuti successivi io e i
consiglieri restammo nella stanza di Tsunade a discutere di dettagli
secondari
della missione, come la dimensione dell’area controllata
dagli ANBU, le
caratteristiche della Nazione dei Fiumi, l’aspetto fisico
delle due donne che
avevano sepolto il corpo di quel bambino e altre cose.
Alla fine dell’incontro, quando Danzou
mi augurò buona fortuna e mi congedò, non sapevo
proprio come sentirmi. Ero
ancora furioso al pensiero di quell’assassino, e non vedevo
l’ora di trovarlo e
consegnarlo alla giustizia...
SE
ci fossi riuscito.
Ed
era un “se” grosso come una casa,
considerato che, beh, ero io quello
che doveva portare a termine la missione.
.
.
.
Angolino dell'autore:
per questa storia, rispetto alla raccolta di one-shot, conto invece di
dare degli aggiornamenti più frequenti. Si tratta di una
fanfiction che mi stava frullando in testa già da un anno e
che volevo assolutamente dare alla luce prima o poi, per due motivi.
Primo, perché di storie con Choji assoluto protagonista
(quindi senza Shikamaru o Ino) ce ne sono davvero troppo, troppo poche,
e dunque ho deciso di scendere in campo di persona per ovviare a questa
lacuna ^^
Secondo, perché avevo anche voglia di mettermi alla prova
con un giallo vero e proprio.
Ebbene, questa fanfiction sarà -tra gli altri generi. un
giallo a tutti gli effetti, con sospettati e indizi che verranno
forniti poco per volta.
Spero di riuscire nel creare dunque un mistero che il lettore possa
risolvere, ma che riesca anche a stupire il lettore nel caso non sia
riuscito a capire il colpevole a una prima lettura.
Nel caso vi vada di lasciare una recensione o un commentino, non
abbiate paura a farmi qualche critica nel caso io commetta qualche
ingenuità o qualche facilonata nella trama: oltre che
sfogare la mia creatività e intrattenere, sono qui anche per
imparare, e ogni osservazione costruttiva per aiutarmi a migliorarmi -e
magari chissà, a scrivere in futuro un altro giallo-
è ben accetta :)
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Capitolo 2 *** 2. ***
Choji's Last Chance
2.
Avevo
puntato la sveglia per le sei del
mattino, ma fui in piedi già da un’ora quando la
sentii suonare. Non ero
riuscito a dormire molto da quanto ero agitato. Poteva sembrare
assurdo, visto
che mi attendevano alcuni giorni di viaggio prima di arrivare a
destinazione, e
quindi avevo ancora molto tempo per prepararmi mentalmente.
Ma era un altro il
motivo della mia preoccupazione.
Mi vestii, riempii un borsone con tutto quello di cui avevo bisogno,
lasciai la
mia stanza, e, quatto quatto, per non svegliare i miei genitori che
ancora dormivano,
scesi al piano di sotto.
Non avevo tempo per fare colazione, quindi con uno
sforzo di volontà sovrumano ignorai l’invitante
porta aperta della cucina e
passai oltre.
Devo partire subito. Non posso fermarmi a
far colazione. Avrò tutto il tempo per mangiare durante il
viaggio. Sì, sì,
farò così, pensai tra me e
me, convintissimo.
Mentre, tornato sui miei passi, stavo
già rovesciandomi un cartone di latte e un’intera
scatola di biscotti
direttamente in bocca.
Ehi, si trattava di uno
spuntino veloce!
Inoltre, con la pancia piena avrei
affrontato il viaggio molto meglio.
Una volta sazio, fui finalmente pronto a partire. Raccolsi il
borsone…
-Che ci fai già in piedi a quest’ora, Choji?
…e lo lasciai cadere subito, congelandomi sul posto. Sotto
l’uscio della
cucina, in vestaglia e ancora un po’ assonnata, era apparsa
mia mamma.
-Oh! Erm... Sto andando... In missione, sì! Ho ricevuto gli
ordini stanotte!-
risposi. In fondo, per metà non era una bugia.
-In missione? Vestito in quel modo?
Mamma mi squadrò da capo a piedi, dubbiosa. E un
po’ la capii: per mescolarmi ai ragazzi
che vivevano nell’orfanotrofio avevo scelto una maglietta
verde e dei
pantaloncini corti blu, qualcosa che non mi si vedeva indossare tanto
spesso.
-Si tratta di una missione di spionaggio- spiegai –devo
tenere d’occhio un
ninja traditore a piede libero, quindi c’è bisogno
che mi mescoli alla folla
per pedinarlo meglio, capisci?
Mamma annuì, senza dire nulla.
-Starò via un bel po’, forse… Fammi
pensare …due settimane, o giù di lì.
Credo. Ma non
ti preoccupare, saprò mantenermi bene!- dissi, indicando il
mio borsone con un
sorriso.
Mamma annuì ancora, e ancora senza aprire bocca, e si fece
da parte per farmi
passare.
Mi sentii molto in imbarazzo. Di certo
non doveva essere stato bello per lei scoprire, già appena
sveglia, che sarei
stato lontano da casa per una missione pericolosa… e io non
sapevo proprio cos’altro
dire per tranquillizzarla!
Indossai la tracolla del mio grande bagaglio su una spalla e uscii
dalla
cucina. Avevo già aperto la porta e stavo per salutare,
quando mia madre mi
anticipò.
-Non vuoi salutare tuo padre, prima di andare?
Sussultai.
-Sta ancora dormendo?- le chiedi senza guardarla -allora, no, non
voglio svegliarlo. Salutalo tu da parte
mia.
-Ma... Hai detto che non tornerai a casa prima di due settimane! Choza
ci resterà
male se non ti vedrà partire!
Sospirai.
-Devo partire subito, non posso attardarmi ancora. E poi...
Papà... Papà capirà.
Anche lui è un ninja, no?
-Lo so, ma... hai ragione- disse lei dopo un po’
–lo saluterò da parte tua. Abbi cura di
te!
-Altrettanto.
Aprii la porta.
Ero già con tutti e due i piedi fuori di casa, che mi fermai.
No! Non posso andarmene
in questo modo!
Mi voltai, tornai in cucina con una breve corsetta e diedi a mia
mamma un bacio
sulla guancia.
-Farò il possibile per tornare prima, te lo prometto! Nel
frattempo... tienimi in
caldo le mie porzioni, d’accordo? Ti voglio bene.
La salutai con un altro bacio, ed uscii senza guardarmi più
indietro.
Okay,
credo sia il caso di fermarmi un
attimo e spiegare in cosa consisteva la preoccupazione che non mi aveva
fatto
dormire.
Non avevo parlato con nessuno della mia
missione. Nemmeno con Ino, nemmeno con Shikamaru, nemmeno con mio
padre. Non
perché mi fosse stato proibito, ma... Come avrei potuto
spiegarglielo?
Siccome
non sono stato granché come ninja ultimamente, se non
avrò successo nella mia
prossima missione allora non lo sarò proprio
più...
Per
testare le mie capacità ninja mi è stata
assegnata una missione pericolosissima!
Sì, mi vogliono testare! Perché pare che io non
sia adatto a fare il ninja...
Ehi ragazzi, ho una notizia buona e una
cattiva! La cattiva è che, visto che finora ho dimostrato di
essere insicuro e
pauroso, hanno deciso di togliermi il titolo di ninja a meno che non
catturi un
pericoloso killer ricercato da vent'anni. La buona è che si
tratta di una
missione alla mia portata! Infatti devo introdurmi in un orfanotrofio e
spacciarmi per un orfano di guerra usando le mie doti naturali!
...ovvero, quelle
di essere un ragazzo insicuro e pauroso. Ripensandoci, anche questa
è una
cattiva notizia! Eh, eh, eh!...
Avrei
potuto formulare la notizia in
qualsiasi modo, ma la sostanza non sarebbe cambiata. Non solo non ero
migliorato di una virgola dalla mia promozione a chunin, ma avevo anche
fatto
talmente passi indietro che me ne mancava uno solo per non essere
più un ninja.
Da una parte non mi sarebbe dispiaciuto ricevere il sostegno di mio
padre e dei
miei migliori amici. Anzi, ne avevo un bisogno disperato, in quel
momento più
che mai. Ma dall'altra parte rimaneva il fatto che avevo deluso le loro
aspettative e la fiducia che avevano in me.
In parole povere, non avevo il coraggio
di dirglielo di persona. Preferivo che lo venissero a sapere da qualcun
altro,
e solo quando mi fossi trovato abbastanza lontano.
-Sì, è meglio così- dissi a me stesso
ad alta voce, annuendo vigorosamente -è la cosa
più giusta da fare.
Però,
mentre m'incamminavo verso i cancelli del villaggio, mi ricordai di
un'altra persona con cui desideravo parlare.
Qualcuno che, da lassù, doveva già
sapere tutto riguardo la mia situazione.
…
-Ciao,
Asuma-sensei.
Quella era la prima volta che andavo a trovare, tutto da solo, la tomba
del mio
maestro.
Mi sentivo un po' impacciato e non sapevo bene come comportarmi, ma per
fortuna
non dovevo preoccuparmi che qualcuno mi vedesse.
A quell'ora del mattino, in cui il sole
era lì lì per sorgere ma in cielo si
intravedevano ancora alcune stelle, non
c'era nessuno a fare visita al cimitero dei caduti. A parte me.
-F-fa freddino, stamattina, eh? Mi dispiace disturbarla a quest'ora,
ma... Dovevo
parlare con qualcuno.
Mi inginocchiai davanti alla lapide,
tentennando un po’.
Fra gli oggetti posati sulla tomba,
come un ultimo regalo per lui, notai anche il suo accendino, insieme ad
un
pacchetto di sigarette della sua marca preferita ancora sigillato.
Inevitabilmente, ripensati a quando Shikamaru aveva cominciato a fumare
subito
dopo la morte di Asuma-sensei. A suo dire, quello era un modo per
continuare a
sentire la sua presenza.
Io non ci avrei mai pensato, anche
perché non ne ero capace...
In quel momento mi venne un’idea.
-Mi
permetta, sensei.
Aprii il pacchetto, tirai fuori una sigaretta, la accesi... con qualche
difficoltà, lo ammetto, non era per niente facile far girare
la rotellina del
l'accendino con le mie dita paffute!... e la posai sulla tomba,
guardando poi il
filo di fumo che saliva verso l'alto.
Un po' dell'odore del fumo spostato dall'aria
mi finì nel naso.
E, come per magia, accadde l'effetto che avevo sperato.
Grazie alla mia innata passione per il cibo, sin da piccolo avevo
imparato a distinguere
e riconoscere quasi ogni tipo di odore, compresi quelli provenienti
dalle cose
non commestibili.
E quell'odore, quella puzza che avevo
sempre trovato fastidiosa, di colpo mi riportò alla mente
tutti i bei momenti
passati in compagnia di Asuma-sensei. Tutte le missioni, tutte le
chiacchierate, tutti i pranzi che mi ha offerto al BBQ, e che non ho
mai potuto
rimborsagli... Se solo mi fossi concentrato, avrei potuto scegliere un
ricordo a
caso e riviverlo dall’inizio alla fine!
Chiusi gli occhi, e l'impressione di rivederlo di fronte a me si fece
ancora
più reale. Strinsi le palpebre e mi premetti le tempie con
le dita, per
concentrarmi al massimo sulla sua immagine, e solo su quella.
Lo vidi inalare il fumo della sigaretta
che avevo acceso per lui, lo vidi sorridere, lo vidi salutarmi alzando
una
mano. Lo vidi aprire la bocca, e udii la sua voce!
Ma... Non riuscii a capire una parola.
Asuma-sensei mi stava parlando, ma non sentivo altro che il suono della
sua
voce, senza realmente distinguere le sue parole.
Cercai di accontentarmi.
-Ciao, Asuma-sense... Ah no, l’ho già
salutata prima, mi scusi. Allora, innanzitutto... Ecco, sono venuto qui
per
chiederle scusa, per un bel po’ di cose. Sa, io ci ho provato
davvero, a
mettermi a dieta, come mi ha chiesto prima di lasciarci, ma
è più forte di me!
Quando il mio stomaco brontola, non ce la faccio proprio a ignorarlo!
Asuma-sensei scosse la testa e scrollò
le spalle, ma sorrise. Mi piacque pensare che avesse comunque
apprezzato i miei
sforzi.
-Poi... Sull’altra richiesta che mi ha
fatto... Ho paura che nemmeno quella si avvererà.
Il mio maestro smise di sorridere, e mi
guardò con un’espressione né seria
né arrabbiata. Lui sapeva dove stavo per
arrivare.
-Lei mi ha chiesto di diventare il
ninja più forte di chiunque altro, ma ha sentito cosa hanno
detto? Sono diventato una palla al piede per Shikamaru e Ino, un
incapace...
Da quando lei ci ha lasciato, io ho sempre paura...
Ecco.
Temevo che sarebbe successo.
Oltre ai
momenti belli, l’odore del fumo mi fece ricordare anche
quelli brutti. Gli
ultimi istanti di vita di Asuma-sensei mi passarono davanti agli occhi,
e,
proprio come allora, non riuscii a trattenermi dal piangere a
dirotto.
-Non
devi essere così duro con te
stesso, Choji.
Qualcuno
mi posò una mano su una spalla, facendomi quasi venire un
coccolone.
Mi girai lentamente, aspettandomi di ritrovarmi faccia a faccia col
fantasma di
Asuma-sensei... Invece a salutarmi era stato il capitano del Team 7,
Kakashi.
-Scusami. Ti ho spaventato?- mi chiese, sorridendo con l'unica parte
del viso
non coperta dalla sua maschera.
-K-Kakashi-sensei! C-cosa ci fa qua?
-Sono venuto a salutare un paio di vecchi amici, come faccio sempre.
Anch'io sono
solito parlare con loro ad alta voce, sai?
-Davvero?
Kakashi-sensei annuì, quindi mise le mani in
tasca e alzò la testa per guardare anche lui il filo di fumo
che saliva dalla
sigaretta.
-Devo ammettere che hai avuto una bella
idea. Inalare l’odore del fumo dà proprio
l’impressione che Asuma sia ancora
qui davanti a noi, in una maniera o nell’altra. Dovremo
consigliarlo anche a
Kurenai. ...dopo che avrà terminato la gravidanza,
ovviamente!
Ci fu una pausa di silenzio. Forse
Kakashi si aspettava che mi unissi alla conversazione, che parlassi di
come non
vedevo l’ora che il piccolo di Asuma-sensei nascesse, prima
ancora di sapere se
fosse un maschietto o una femminuccia... Ma in quel momento per la
testa non
avevo altro che le mie preoccupazioni.
-A-allora, Kakashi-sensei... Ha ascoltato
quello che ho detto? A-allora, immagino vorrà sapere tut...
-So già cosa ti aspetta.
Strabuzzai gli occhi.
-D-davvero?
-Ne sono venuto a conoscenza ieri sera
casualmente, in una conversazione con Danzou, quando sono andato a
chiedere se
c’era del lavoro per me. Non approvo il fatto che ti abbia
dato un ultimatum
così pesante, ma sono certo che te la caverai come hai
sempre fatto. È quello
che ti avrà detto anche Shikamaru, scommetto.
Feci di no con la testa, e Kakashi si
voltò con tutto il corpo per fissarmi bene.
-Non ti ha incoraggiato? Questa non me
l’aspettavo da lu...
-No, non è così!
Mi rialzai in piedi e alzai un pochino
la voce, senza rendermene conto. Avevo già
abbastanza grane a cui pensare,
ci mancava solo che Kakashi si mettesse a pensar male di Shikamaru per
causa
mia!
-Shikamaru non mi ha detto nulla,
perché non sa nulla della mia missione. Né lui,
né Ino, né mio papà, nessuno.
Non... non ne ho avuto il coraggio. Ho accennato qualcosa a mia mamma
poco fa, ma
lei è la prima persona con cui ne parlo davvero,
Kakashi-sensei.
Il capitano del Team 7 chiuse gli
occhi. O, perlomeno, l’occhio scoperto.
-Non hai detto nulla a nessuno, perché
non vuoi che rimangano delusi sapendo che potresti non essere
più un ninja se
fallissi la missione?
-Sì. Sì, è così.
Kakashi si strinse il mento tra le dita
di una mano, e si fece pensieroso.
So
cosa sta pensando,
mi
dissi. Sono un codardo che non ha nemmeno
il fegato di affrontare il disappunto dei propri amici e parenti.
...che lo pensi
pure, in fondo è la verità!...
-Però, in questo momento, sei ancora un
ninja, o sbaglio?
Chiedendomi questo, Kakashi si tolse la
mano da sotto il mento e tornò a fissarmi.
Che razza di domanda era?
-Sì, in teoria lo sono... E anche in
pratica...
-E allora, se in teoria e anche in
pratica sei ancora un ninja, non c’è motivo che il
tuo team si senta deluso. Lo sarà se fallirai la missione,
ma tu non vuoi che questo accada, giusto?
E allora va’ la fuori e consegna quel criminale alla
giustizia, così saremo
tutti orgogliosi di te.
Mi ci volle ben più di qualche secondo
per seguire il ragionamento di Kakashi. Ma quando riuscii finalmente a
comprenderlo del tutto, non potei fare a meno di dire a voce alta
ciò che
pensavo di me stesso.
-...sono così stupido.
In quel momento, il primo raggio di
sole spuntò da dietro le montagne. Sia io che Kakashi
alzammo la testa per
guardarlo: era il segnale, era giunta l’ora che partissi.
Ed era troppo tardi
per tornare indietro, tirare giù dal letto Shikamaru,
papà ed Ino e confessare
tutto...
-Sei solo un essere umano, come lo sono
anch’io. Adesso concentrati sui tuoi doveri, e non pensare ad
altro- disse
Kakashi -...e non preoccuparti, ci penserò io ad informare
la tua famiglia e il
resto del Team 10.
Nonostante continuassi a maledirmi mentalmente per la mia stupida fifa,
ero comunque
molto più tranquillo e rincuorato nel sapere che sarebbe
stato lui a parlare
con i miei della mia situazione.
-Grazie... Grazie mille, Kakashi-sensei. Ne avevo bisogno. Allora... li
saluti da
parte mia.
Il capitano del Team 7 alzò
semplicemente una mano e sorrise, per poi girarsi e continuare la sua
passeggiata mattutina.
Anche per me era arrivato il tempo di
muovermi. Prima però, accesi un'altra sigaretta per
Asuma-sensei, per
rimpiazzare la prima che era già terminata, e lo salutai con
un inchino.
Quindi, raccolsi da terra il borsone, e mi incamminai.
-Choji.
Non
ero ancora uscito dal cimitero, quando sentii Kakashi richiamarmi. Mi
voltai, ma lui non lo fece.
-Ti auguro buona fortuna per la missione, ma ti auguro anche di non
perdere di
vista la cosa più importante.
-La... cosa più importante?
-Non devo essere io a spiegartela, ma
nulla mi vieta di darti un aiutino. Qual è esattamente il
motivo per cui stavi
piangendo? E come mai, a differenza del povero Asuma, le tombe di Ino e
Shikamaru non sono ancora state scolpite? Pensaci bene.
Senza aggiungere altro, se ne andò.
Sul momento non afferrati il senso di
quelle parole, ma mi ripromisi di tenerle a mente, e di ripensarci
qualora ne
avessi sentito il bisogno.
Arrivato
sotto i cancelli di Konoha,
gettati un ultimo sguardo alle mie spalle.
Quindi, finalmente, partii.
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Capitolo 3 *** 3. ***
Choji's Last Chance
3.
Mantenendo
un'andatura costante, e concedendomi delle soste -purtroppo- brevi per
mangiare e un po' più lunghe per dormire, raggiunsi il
confine
della Nazione dei Fiumi dopo appena quattro giorni di viaggio.
Era appena sorto il sole del quinto giorno, quando mi apprestai a
marciare lungo l'ultimo tratto di strada che mi avrebbe condotto a
destinazione. Non lo nego, mi sentivo ansioso come non lo ero mai stato
in vita mia! Nel petto il cuore mi faceva "tu-tum tu-tum, tu-tum
tu-tum!" come se avesse voluto saltare fuori, mentre la testa era tutta
un brusio di pensieri che non riuscivo a mettere a fuoco.
Probabilmente avrei finito col diventare matto, se non mi fossi deciso
a fare un'altra sosta.
-Adesso basta! Fate silenzio, tutti e due!
Mi schiaffai le mani sulle guance così forte da farmi male,
ma
ottenni l'effetto sperato. Cuore e cervello si zittirono, e alle mie
orecchie tornarono a giungere i rumori
della foresta in cui mi ero inoltrato: il
cinguettio degli uccellini, lo
scroscio delle acque di un fiume in lontananza, una pigna caduta dal
ramo di un albero...
-Il
tuo nome e il motivo della tua presenza.
Non
era una pigna. Qualcuno mi si era avvicinato alle spalle e mi aveva
bloccato la testa con le braccia, ma scaraventandolo in avanti
riuscii subito a liberarmene e a riconoscerlo. Era un uomo alto e
snello, armato di katana, e indossava una maschera da gatto.
-Tu sei uno degli ANBU della squadra di appostamento, gius...
-Il tuo nome e il motivo della tua presenza.- ripetè quello
puntandomi la katana alla gola.
-A-aspetta! S-sono uno dei vostri!- risposi indicandogli il mio
coprifronte -sono di Konoha, vedi?
-Lo vedo, ma non hai ancora risposto alla mia domanda.
Lo avrei fatto, se solo la punta della katana che mi sfiorava il pomo
d'Adamo non mi avesse messo addosso ancora più pressione...
Per
fortuna, ebbi l'accortezza di ricordarmi del lasciapassare, firmato da
Danzou in persona, che avevo tenuto in tasca per tutto il viaggio.
Porsi all'ANBU il foglio di carta sigillato, e attesi che lui finisse
di leggerlo.
-...Choji del clan Akimichi, grado chunin... ah, allora sei tu
l'infiltrato che stavamo aspettando.
-Sapevate già del mio arrivo?
-Abbiamo ricevuto un precedente messaggio da un falco di Konoha,
quattro giorni fa, contenente tutte le nuove disposizioni. Molto bene,
puoi passare.
Dopo aver incenerito il foglio con una palla di fuoco, l'ANBU si fece
da parte e alzò un braccio per indicarmi una direzione.
-L'orfanotrofio si trova ad un chilometro di cammino da qui. Ricordati
di fare rapporto a me o ad uno degli altri membri della squadra di
appostamento una volta al giorno. Noi saremo sempre fermi nelle nostre
postazioni, quindi non avrai problemi a ritrovarci.
-Lo farò. ...ehm, posso sapere il tuo nome?
-Chiamami Kon.
-Bene. Allora augurami buona fortuna, Kon!
Non ottenni risposta. Un po' in imbarazzo e probabilmente con un
sorriso da idiota sulla faccia, salutai e ripartii.
Non feci che pochi passi, che Kon mi richiamò con un colpo
di tosse.
-Sì? Devi dirmi qualcos'altro?
Kon non rispose a parole, ma mimò il gesto di toccarsi
ripetutamente la fronte. Dopo qualche secondo, capii tutto.
-Ah... Ah, è vero! Stavo quasi per dimenticarmene! Eh eh
eh...
Mi levai il coprifronte di Konoha, lo fissai per un istante e lo misi
in tasca, augurandomi di poterlo un giorno indossare di nuovo.
Quindi, concentrai il chakra per dare il tocco finale al mio
travestimento.
-Henge No Jutsu!
La mia testa fu subito avvolta da una nuvoletta di fumo. Quando
svanì, mi avvicinai alla più vicina pozzanghera
per
specchiarmi: i miei capelli, che avevo fatto crescere con amore fino
alla schiena per assomigliare a mio padre, erano tornati corti come ai
tempi di quando ero ancora un genin, e le due spirali che ho sempre
avuto sulle guance sin da quando sono nato erano sparite.
Così sembro
proprio un tizio qualunque... Sì, può andare!
...
Avrei
potuto riconoscere l'orfanotrofio anche senza averlo prima visto in
fotografia, poiché quello, situato al centro di una radura
nel
bel mezzo della foresta, era l'unico edificio nel raggio di chilometri.
Costruito con legno e pietre, era alto due piani più il
pianterreno, e la forma lunga e rettangolare della facciata
principale mi ricordava vagamente una scuola.
Due cose mi saltarono subito all'occhio.
La prima, erano le due strane torrette costruite sul tetto e collegate
fra loro da un portico sospeso.
La seconda, era il fatto che tutte le finestre della metà
sinistra dell'orfanotrofio fossero chiuse e sbarrate con delle assi.
Con calma mi avvicinai. Salii una breve scalinata, mi fermai davanti al
portone d'ingresso, e alzai un pugno.
Da qui non si torna più indietro. La missione ha
ufficialmente inizio, ora! ...?
Prima ancora che io riuscissi a bussare, una
donna aprì la porta dall'interno.
Era una signora anziana, molto alta e molto magra, dal viso lungo e
affilato; indossava un lungo vestito porpora, portava i capelli grigi
raccolti in una strana acconciatura a forma di cuore, e in una mano
teneva stretto un bastone da passeggio. Se la descrizione che mi aveva
dato Danzou era corretta, allora non c'erano dubbi: quella era una
delle due donne che aveva seppellito il corpo del bambino assassinato
dal Mascheratore.
-Mi pareva bene di aver visto qualcuno avvicinarsi, dalla finestra-
disse lei, senza mostrare alcuna emozione -è piuttosto raro,
per
questo posto, ricevere visite.
-Buon... Buongiorno, signora... Ecco, io cercav... !
Senza preavviso la donna mi zittì, tappandomi la
bocca con
la cima del bastone; dopodichè si mise a fissarmi bene da
capo a
piedi, davanti dietro e di lato, per un minuto intero, prima di
concedermi di nuovo un po' di respiro. Poi, senza dire altro, mi
voltò le spalle e mi fece segno di seguirla dentro.
Non mi sentivo del tutto a mio agio, ma obbedii. Per un istante temetti
che avesse capito chi ero in realtà, ma lo esclusi subito
ridendo tra me e me. Sarebbe stato davvero il colmo, se la mia
copertura fosse saltata così presto!...
-Tu sei di Konoha, dico bene?
...di colpo presi a sudare come una fontana.
-Come ha fatto a... C-cioè, no! Si sbaglia, io...
-Quelle scarpe aperte blu che indossi- spiegò, rivolgendomi
un
sorriso -vanno di moda tra gli abitanti della Nazione del Fuoco e
specialmente della sua capitale.Tu arrivi da lì, ammettilo.
-Oh... Sì sì sì, sono proprio
originario di
Konoha!- risposi, calmandomi all'istante per il falso allarme -la
conosce
bene?
-No, non ci sono mai stata in vita mia. Ma ho ascoltato tante orribili
storie e assistito a tante orribili guerre nella mia
gioventù,
che posso dire candidamente di conoscere il mondo come il palmo della
mia mano. Non devi sentirti in imbarazzo ad ammettere di essere fuggito
da Konoha, credimi. Se mi fossi ritrovata al tuo posto, anch'io me ne
sarei andata da quella culla di assassini senza pensarci due volte.
Come ti chiami, ragazzo?
Culla di assassini...
È questa l'opinione che hanno di Konoha all'estero?
-Ragazzo?
-...Choji, signora! Il mio nome è Choji! È
vero, sono scappato e sono giorni che sto viaggiando senza una meta.
Per caso mi sono imbattuto in questo posto, e...
-E hai trovato la tua nuova casa. Se lo desideri, sei il benvenuto.
-D-davvero? Grazie, signora...
-Puoi chiamarmi Signorina
Azumi.
Sono la fondatrice e direttrice di questo orfanotrofio. Per quasi tutta
la mia vita ho viaggiato per le tante zone del mondo colpite dalle
guerre, con lo scopo di salvare tutti quei ragazzi e bambini che come
te hanno perso tutto e impedire loro di crescere e diventare
eventualmente dei ninja senza cuore. Ah, quanti ne potrei salvare
ancora, se solo questa mia schiena non avesse cominciato ad
abbandonarmi... Ma ora basta parlare del passato. Seguimi!
La
Signorina Azumi mi fece strada fino a una specie di atrio, in cui
spiccavano un
orologio a pendolo, un tappeto quadrato e una larga scrivania, su cui
erano
appoggiati un librone chiuso e una scatola piena di penne e pennarelli.
Quello
dev'essere il registro che tutti gli orfani
devono firmare per poter vivere qui, o qualcosa del genere... Ma certo!
Se il
Mascheratore è giunto qui meno di un anno fa, non ci
sarà bisogno di controllare
tutti gli orfani uno per uno: mi basterà tenere d'occhio
solo quelli che si
sono registrati in quel periodo!
Feci
per avvicinarmi ed aprirlo, ma la signorina Azumi
richiamò la mia attenzione picchiando il suo bastone sul
pavimento.
-Lascia perdere quel coso, per il momento. Immagino sarai stremato e
bisognoso di recuperare energie dopo tanto camminare. Sei
fortunato,
poiché sei arrivato proprio all'ora del pranzo.
Ora
di pranzo?!
Guardai l'orologio a pendolo: segnava mezzogiorno passato.
È già così tardi? Mamma mia come vola
il tempo...
Intanto la signorina Azumi aveva tirato due volte una corda che pendeva
dal
soffitto, forse per mandare un segnale in un'altra stanza
dell'orfanotrofio. E
in effetti, pochi secondi dopo, dal fondo del corridoio alla nostra
destra vidi
arrivare di gran carriera due persone: una ragazza poco più
grande di me,
snella, occhi e capelli castani, con legato alla testa un fazzoletto
rosso e
alla vita un grembiule a fiori, e una donna... Che non riuscii a
identificare
subito, poiché mi si gettò subito addosso per
stringermi in un abbraccio
soffocante.
-Povero,
povero piccino! Non temere, d'ora in poi ci prenderemo noi cura di te!
Non soffrirai più e riceverai tutto l'amore di cui hai
bisogno!
Piccolo, piccolo caro!...
Quando
mi si staccò di dosso e tornai a respirare, la riconobbi
come
l'altra donna che aveva seppellito il bambino: era una signora in
carne, dal viso e dalla mole ancora più rotondi del
più
grande degli Akimichi, e indossava una tonaca tutta bianca con tanto di
velo in testa.
-Choji, ti presento la mia amica e assistente, la Signorina Hiromi-
disse la Signorina Azumi -Hiromi, questo è Choji, il nostro
ultimo arrivato. Accompagnalo alla mensa, per piacere. E tu, Yori- aggiunse,
rivolta alla ragazza con il grembiule -porta il suo bagaglio nel
dormitorio e prepara un nuovo posto letto, veloce!
Senza
dir nulla, quella mi sfilò il mio borsone dalla spalla e lo
portò con sé su per
delle scale. Avrei voluto pensarci io personalmente, ma la Signorina
Hiromi mi
stava già trascinando a braccetto per il corridoio da cui
era arrivata.
-Vieni, piccino! Devi mettere qualcosa sotto i denti! Ecco, qui
è dove si trova la mensa! Puoi scegliere quello che vuoi!
-Scegliere quello che voglio... in che senso?
-Nel senso che il cibo è a tua disposizione, prendi un
piatto e
riempilo con tutto quello che ti pare! Nel nostro orfanotrofio ci
prodighiamo per...
Come udii quelle parole, la fame prese il sopravvento
su tutto il resto. Le mie gambe si mossero da sole verso la porta da
cui
arrivavano tutti quegli odori inebrianti di roba buona da mangiare, e
quando
irruppi nella mensa non ebbi occhi che per il bancone del self service
che
occupava quasi tutto un lato della stanza.
Bistecche, spiedini, cotolette, ma anche salami e prosciutti, insalate
verde
smeraldo e salse barbecue rosso fuoco, purè di patate,
frutta fresca... dopo
tutti quei giorni di viaggio e tutti quei panini preconfezionati come
unico
sostentamento, mi sentivo come se avessi trovato l'amore della mia vita!
Senza perdere altro tempo presi un vassoio di plastica e due piatti e
li
riempii con tutti quello che riuscivo ad arraffare. Avevo appena finito
di
erigere una torre di carne con il tetto spiovente fatto d'insalata,
quando
sentii la Signorina Hiromi picchiettarmi timidamente su una spalla.
-Perdonami, tesoro, ma non vorresti prima salutare i tuoi nuovi
fratelli e le tue nuove sorelle?
...ops.
Accecato dal mio stesso appetito, non mi ero proprio reso conto che
nella mensa
fossero presenti altre persone. Una cinquantina, per l'esattezza:
bambini
piccoli e grandicelli, ma anche ragazzi e ragazze della mia
età, seduti a
cinque lunghi tavoli, tutti volta i per fissarmi in un silenzio
imbarazzatissimo.
Grattandomi la nuca, chiusi gli occhi ed esibii un sorriso a
trentaquattro denti.
-C-ciao
a tutti! Il mio nome è Choji, piacere di conoscervi!
-Ciao, Choji- risposero tutti in coro.
-Affamato, eh?- fece qualcuno che non riuscii a vedere, scatenando una
risata quasi generale.
Non mi diede fastidio, anzi. Ero contento di sapere che la mia
appropriazione selvaggia di cibo non li avesse spaventati.
Ma allo stesso tempo, non mi riusciva di sorridere spontaneamente,
sapendo che fra di loro si nascondeva un killer.
Passai
in rassegna i tavoli alla ricerca di un posto libero, trovandolo quasi
subito.
-Posso sedermi qu...
-No, non puoi!
Al mio fianco era appena arrivata Yori, la ragazza che aveva portato di
sopra il mio borsone.
-Che velocità... Ehm, come mai non posso?
-Questo posto è già occupato da qualcuno che
è
andato in bagno e che dovrebbe tornare da un momento all'altro. Se vuoi
sederti qui, chiedigli prima il permesso.
-Oh... Va bene, allora aspetterò...
-Lascia perdere e vieni qui, Choji! Te lo riservo io un posto!
Un paio di tavoli più in là, vidi un ragazzo
agitare la mano nella mia
direzione e farmi segno di sedermi accanto a lui. In realtà
lo spazio in cui
potevo sedermi era piccolissimo, praticamente sul bordo della panca, ma
a me
andò bene lo stesso.
Mi avvicinai, continuando però a far passare lo sguardo un
po'
dappertutto, e cercando di memorizzare quanti più volti
riuscivo. Impresa impossibile, visto che le teste erano davvero tante e
ravvicinate... ma in mezzo a quella confusione notai lo stesso qualcosa
di strano.
Li persi subito, ma ero certo di aver visto almeno due bambini voltarsi
dall'altra parte non appena avevo posato lo sguardo nella loro
direzione.
-Che aspetti, che ci crescano le ragnatele?
-Ah, sì, arrivo!
Appoggiai il vassoio sul tavolo e mi sedetti sul bordo della panca,
vicino a colui che mi aveva chiamato. Era un ragazzo più o
meno
della mia stessa età, e ad occhio e croce
aveva anche la mia stessa stazza. Aveva una testa grande come un
piccolo
macigno levigato, gli occhi azzurri, i capelli castani corti, e
indossava una
spessa felpa marrone con tanto di cappuccio.
-Allora, che te ne pare della tua nuova casa?- mi domandò
quello, dandomi una poderosa pacca sulla schiena -È come te
l'aspettavi?
-Beh, a dire il vero sono capitato qui per caso, non sapevo nemmeno
che...
-Ah, giusto! Non mi sono presentato! Io sono Iwao, con una W e
nessuna H!
Iwao mi porse la mano sinistra, e gliela strinsi.
-Felice di conoscerti, Iw... !
O meglio, fu lui a stringerla a me con tanta forza da farmi diventare
la mano tutta bianca.
-Ti ho fatto male?
-...no, no, ho avuto un crampo, tutto qui!
Quel dolore improvviso aveva aumentato ancora di più il
bisogno
di sfamarmi per recuperare energie, e così non persi tempo a
ficcarmi in bocca gli ultimi piani della torre di carne che avevo
costruito.
-Che dicevi prima, Choji?- domandò ancora Iwao
-cos'è che non sapevi nemmeno?
-Che... GNAM... non avevo idea che questo fosse un orfanotrofio, prima
di entraci... MUNCH... Stavo solo cercando un posto dove sta...
-Non si parla con la bocca piena!
Passandomi accanto, Yori mi aveva dato una pacca talmente potente da
farmi risputare tutto nel piatto.
-Stai bene?- mi chiese Iwao sottovoce. Bevvi un bicchiere d'acqua prima
di rispondergli.
-Sì, più o meno... È sempre
così severa?
-Yori? Oh, sì! Anzi, ultimamente è anche peggio
del
solito. Penso che voglia fare a gara con la Signorina Azumi a chi fa
rispettare di più le regole.
-È una sua parente?
-Cosa te lo fa pensare? Yori è un'orfana come tutti noi!
Feci per chiedere qualche chiarimento in più, ma
notando che Yori era ancora nei paraggi decisi di rimandare le mie
curiosità a
un altro momento.
Il pranzo passò in maniera veloce ma piacevole, e nonostante
fossi concentrato
soprattutto sul rimpinzarmi non potei fare a meno di notare che si
respirava
un'aria molto allegra e familiare.
Se non lo sapessi già, non si direbbe proprio che
tutti i
bambini e ragazzi
qui siano degli orfani di guerra... Forse il merito va alla Signorina
Azumi e alla Signorina Hiromi, che non fanno mai mancare nulla a chi
viene a vivere qui... Ma
allora, se la spiegazione è così semplice,
perché
continuo a trovare tutta
questa allegria così sospetta?
Avevo
appena finito di ripulire il primo piatto e stavo per passare al
secondo,
quando sentii il suono di una campanella riecheggiare per la stanza.
-Mh?
Che succed... AHIO!
Iwao
e
tutti gli altri ragazzi seduti sulla mia stessa panca si alzarono
all'unisono.
E io, che ero già in equilibrio precario sul bordo, caddi
rovinosamente a terra
con il sedere.
Ci
fu un'altra risata quasi generale, ma non fui tanto sicuro che fosse
amichevole
come la prima...
-Pffft...
Ti conviene mangiare di meno le prossime volte!
Dopo
quella frase detta da un tizio alle mie spalle, ne ebbi la conferma.
-Stai
insinuando qualcosa?!- ruggii, rimettendomi in piedi, ma prima che
potessi far
altro Iwao mi diede di nuovo una pacca su una spalla.
-Caaalmo, guarda che si stava riferendo alla campanella! Non l'hai
sentita?
-S-sì... Per cos'era?
-Quel
segnale indica che chi ha finito di
mangiare può alzarsi e uscire! Ricordatene, se in futuro
vuoi
evitare un altro capitombolo! Alla prossima!
Iwao
e il resto del suo gruppo se ne andarono
ridacchiando.
Poteva almeno restare a
farmi compagnia, pensai, mentre tornavo a
sedermi per finire il pranzo.
Per via di quella mezza figuraccia il mio appetito era scemato di
parecchio, e
quando finalmente ebbi finito di spolverare anche il secondo piatto
nella mensa
eravamo rimasti soltanto io, Yori, impegnata a sparecchiare i tavoli, e
un
bambino ancora seduto davanti al suo piatto ormai vuoto.
Aveva l'aria piuttosto trasandata, i capelli neri in disordine, e gli
occhi spenti e privi di emozione.
Chissà come
mai non l'ho notato prima... Un momento, quello è il posto
in cui volevo sedermi, quindi lui dev'essere
il bimbo che era in bagno mentre sono arrivato. Sarà bene
che vada a
presentarmi!
Mi
avvicinai al suo tavolo, e lo salutai alzando una mano.
-Ciao!
-...ciao.
-Ehm...
Non ci siamo visti prima perché eri fuori, io sono...
-Choji, il nuovo arrivato. Me l'hanno detto. Piacere.
-Piacere... Tu come ti chiami?
-Isoka.
Non
era un tipo molto aperto al dialogo, si capiva. Avrei potuto salutarlo
di nuovo
e andarmene... ma poi lo vidi rompere un pezzo di pane per intingerlo
nel
piatto, e pensai di aver appena trovato un buon argomento per rompere
il
ghiaccio.
-Ehi,
anche a me piace fare la scarpetta! Un buon pranzetto non
può
mai essere goduto completamente se non si spazzola bene il piatto, non
sei d'accordo?
Isoka
non rispose subito. Anzi, non rispose proprio: dopo avermi guardato
storto,
gettò lontano il pezzo di pane e se ne andò dalla
mensa correndo.
Io, rimasto lì immobile come un idiota, mi girai verso Yori
per chiedere
spiegazioni.
-Ho...
Ho detto qualcosa di male?
-Non ci arrivi da solo? Mentre Isoka era in bagno, tu hai sgraffignato
tutte le porzioni rimaste, lasciandogli solo il sughetto sul fondo
delle vaschette!
Improvvisamente,
mi
sentii lo stomaco svuotarsi tutto di colpo.
-Io...
Mi... Mi dispiace...
-Bene, vai a dirglielo di persona! Ma soprattutto togliti di torno,
devo sparecchiare! Fuori!
...
Quando
fui sbattuto fuori dalla mensa, Isoka si era già
volatilizzato.
Mi sentivo un verme, e un idiota. Un verme idiota, ecco!
Quanto avrei voluto ritrovarlo e farmi perdonare in qualche modo... ma
prima,
purtroppo, c'era un'altra cosa che mi ero appuntato mentalmente di fare.
Tornai nell'atrio. Lì, seduta alla scrivania con sopra
appoggiato il registro,
ritrovai la Signorina Hiromi impegnata con un lavoro a maglia.
-Mi
scusi, Signorina Hiromi...
-Tesoro bello! Il pranzo è stato di tuo gradimento?
-Sì, era tutto buonissimo, ma mi stavo chiedendo
quand'è che dovrò firmare...
-Firmare? Oh, ma anche adesso! Tieni, puoi disegnare tutto quello che
vuoi!
La donna spinse verso di me il registro e la scatola di pennarelli.
-Mille grazie! ...aspetti, che vuol dire che posso disegnaaa...
Aprii il quadernone, e il mio mento precipitò fino a terra
per la delusione.
Altro che un elenco di firme e di nomi e cognomi catalogati per data!
Dalla prima all'ultima pagina non vidi altro che scarabocchi, disegni,
colori, forme...
-Hai cambiato idea, amorino?- mi chiese la Signorina Hiromi preoccupata.
-N-no... È che io pensavo... che dovessi registrarmi da
qualche parte, come tutti gli altri orfani...
-Registrarti? Oh no no no, qui da noi non si fanno certe cose
burocratiche! Chiunque voglia vivere qui è già il
benvenuto, senza bisogno di metterci la firma! Non preoccuparti,
piccolino!
Niente registri, niente firme,
nessun riferimento... Questo significa che per trovare l'assassino
dovrò controllare tutti gli orfani un per uno?!
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Capitolo 4 *** 4. ***
Choji's Last Chance
4.
E
adesso?
Scartata l'idea di controllare dei registri inesistenti, cosa mi
restava da
fare?
In effetti, conoscere uno per uno tutti gli orfani che vivevano
lì non era un
piano malvagio. Sarebbe stato lungo, certo, ma in fondo la mia missione
non
aveva un limite di tempo... Però, pensandoci bene, nemmeno
quella sarebbe stata
una soluzione ideale. Se mi fossi messo a socializzare con tutti e a
fare
domande disparate, avrei certamente destato sospetti sulle mie vere
intenzioni...
Inevitabilmente ripensai al mio borsone, e fui colto da un dubbio. E se
il
Mascheratore avesse già iniziato a sospettare qualcosa e
fosse andato a
rovistare tra le mie cose mentre ero ancora in mensa?
Era un'ipotesi ridicola, ma dovevo verificarla!
-Signorina Hiromi, mi scusi, dov'è che quella ragazza, Yori,
ha portato il mio
bagaglio?- chiesi, tutto d'un fiato.
-Nel dormitorio, ovviamente! Desideri fare un sonnellino?
-Più o meno. Dove posso trovarlo?
-È al secondo piano, dietro la prima porta che vedi! Non
puoi sbagliare,
angelo!
-Grazie mille!
Cercando
di non attirare troppo l'attenzione salii le scale più in
fretta che potei,
trovai la porta che mi era stata indicata, e bussai.
-C'è nessuno? ...pare di no.
Aprii la porta. Il dormitorio era in realtà una stanza lunga
e un po'
strettina, con una sola finestra sulla parete in fondo e ben quattro
armadi che
quasi la nascondevano completamente. A occhio vidi almeno una ventina
di letti,
divisi in due file, ognuno con sopra o accanto sul pavimento uno zaino
o una
valigia piena di vestiti, e posizionati in modo che tra un letto e
l'altro ci
fosse spazio appena per far passare una persona sola alla volta.
Temo che non sarà facile abituarsi
a
dormire qui...
Percorsi la stanza a piccoli passi, guardando a destra e a sinistra con
attenzione; poi, arrivato in fondo, ripetei la cosa nel senso inverso,
e
finalmente trovai il mio letto: si trovava proprio dietro la porta da
cui ero
entrato, nascosto in un angolo.
Senza perdere altro tempo aprii il borsone e ci ficcai dentro la testa.
Vediamo...
Vestiti di ricambio, carta
e penna per gli appunti, le mie “armi segrete”...
Tutto è come l’avevo
lasciato, meno mal... !
In
quel momento la porta si riaprì, colpendomi in pieno le
natiche. Veloce
richiusi il borsone e mi girai, ritrovandosi davanti ad un bambino che,
non
appena mi vide, assunse un'aria prima spaventata e poi arrabbiata.
-E
tu che ci fai qua? -mi disse, alzando un braccio come per proteggere
qualcuno.
-Io...
Stavo solo controllando il mio bagaglio...
-Nei
dormitori si può entrare solo per dormire, lo dice la parola
stessa! Se non hai
altro da fare qui, gradirei che te ne andassi! La mia sorellina deve
riposare!
Mi
sporsi leggermente, e solo in quel momento mi accorsi che nascosta
dietro la
sua schiena si nascondeva una bambina alta la metà di lui.
-V-va
bene, esco...
Forse
rendendosi conto di essere stato un po' troppo brusco il ragazzino
sembrò
rilassarsi, ed abbozzò un sorriso.
-Ti
ringrazio.
Mentre
riaprivo la porta per uscire lo osservai meglio, mentre aiutava la
sorellina a
salire sul letto accanto al mio. Non si assomigliavano poi tanto, ad
essere
sinceri: lui, fisicamente simile ad Isoka, aveva il viso squadrato, gli
occhi
castani e i capelli neri rasati a zero, mentre lei, minuta ma
paffutella, con
quei grandi occhioni blu e quei riccioli biondi assomigliava ad una
bambola. L'
unica cosa che li accomunava era il fatto che indossassero al polso un
identico
braccialetto dorato.
-Ti
disturbo un secondo solo. Posso... Posso sapere come ti chiami?
-Certo.
Il mio nome è Nao, e lei
invece è Naoki.
-Felice
di conoscervi! Io sono...
-Choji,
lo sappiamo benissimo. Ce l’hai detto a pranzo, ricordi?
-Giusto,
che smemorato! ...beh, vi lascio soli. Ciao!
Salutai
aprendo e chiudendo la mano destra, e mentre uscii, notai con la coda
dell’occhio
che la piccola aveva imitato il mio gesto.
Avevo
appena chiuso la porta alle mie spalle, quando mi venne in mente un
piccolo
dubbio.
-Scusami,
Nao- dissi riaffacciandomi -tu però non stai
dormend…
-Ho
il permesso per stare con lei! FUORI!
-Ehilà,
Choji! Come andiamo?
Avevo
appena richiuso la porta, che dalle scale vidi arrivare Iwao insieme al
suo
gruppo di amici.
-Allora,
ti senti già a casa? Io e la mia banda stavamo per tuffarci
nella nostra
attività preferita, ti va di unirci a noi?
Feci
per acconsentire... Ma in quell'istante mi venne una bella idea.
-Posso
farti una domanda, Iwao?
-Chiedi
pure!
-Tu
da quanto tempo vivi qui?
-Da
quanto tempo, dici? Fammi pensare...
Iwao si guardò le dita delle mani, come per contare, ma poi
diede una rapida
occhiata agli amici dietro di lui e ci rinunciò.
-Da
parecchio, perché ti interessa?
-Beh...
a dire il vero non mi sono ancora ambientato del tutto.
Così, stavo pensando di
chiedere a qualcuno di farmi visitare meglio l’orfanotrofiOW!
Mi
aveva dato una pacca sulla spalla così potente che per poco
non ero crollato in
ginocchio...
-Ah
ah ah ah! Ti sei rivolto alla persona giusta, amico! Ragazzi,
cominciate pure
senza di me! Io accompagno Choji a fare un tour guidato e gratuito
dell’orfanotrofio! Ci vediamo dopo!
Mentre
salutava il suo gruppo, Iwao mi avvolse un braccio intorno alle spalle
e mi
fece girare su me stesso di centottanta gradi, per poi accompagnarmi
passo dopo
passo dove voleva che andassimo.
Mi sentii un po' a disagio per tutta quella confidenza eccessiva, ma
tutto
sommato non potevo lamentarmi. Iwao mi sembrava un tipo simpatico, ed
ero
contento di sapere che anche lui mi aveva preso subito in simpatia.
Inoltre, grazie a lui stavo per visitare nel dettaglio l'edificio in
cui era
stato commesso quell'omicidio, senza essere costretto invece ad
esplorarlo di
nascosto. Cosa potevo chiedere di più?
-Questo
è il dormitorio dei maschi- esordì Iwao con fare
solenne, indicandomi la porta
che già conoscevo -e dietro la porta accanto
c’è quello delle femmine.
Purtroppo tra i due dormitori c’è un muro
spessissimo, quindi non t’illudere di
riuscire a farci un buco per sbirciare! Da quest’altra parte
invece ci sono i
bagni. Anche qui, uno è per i maschi e uno per le femmine.
Mi raccomando, non
confonderti! L’ultimo che è entrato nel bagno
sbagliato ha ricevuto una
bastonata sulle mani che ricorderà per tutta la vita!
Feci
appena in tempo a deglutire al pensiero di quel poveretto che Iwao mi
stava già
spingendo in fondo al corridoio, dove mi indicò una striscia
gialla dipinta sul
pavimento oltre la quale cominciava una scala a chiocciola.
-Devi
fare molta attenzione anche a non superare questo confine... nemmeno
con la
testa!- aggiunse tirandomi indietro per la maglietta, non appena mi
sporsi per
vedere cosa ci fosse in cima alle scale -di sopra ci sono le stanze
della
Signorina Hiromi e della Signorina Azumi!
-Intendi...
quelle due torri che ho visto sul tetto?
-Sì,
proprio quelle! Ti immagini che bello, avere una torre tutta per te? Ad
ogni
modo, per noi è severamente vietato entrarci. Se proprio hai
bisogno di
parlarci, allora devi tirare questa corda e aspettare che scendano.
Così
dicendo Iwao mi fece vedere una corda che pendeva da un buco nel
soffitto,
simile a quella che la Signorina Azumi aveva tirato per annunciare il
mio
arrivo.
Parlando delle due signore, mi sorse spontanea una domanda.
-Ci
sono altri adulti qui, oltre a loro due?
-No,
tranquillo! A parte loro, non ci sono altri adulti!
Quindi
a mandare avanti l'orfanotrofio
ci pensano soltanto le due Signorine e quella Yori, mi sembra
incredib...
In quella, Iwao strinse ancora di più il braccio sulle mie
spalle. Mi sentii
quasi scoppiare dal caldo, avvolto com'ero nella manica della sua felpa.
-E
se ti comporterai bene, non ci sarà proprio nessuno di cui
dovrai preoccuparti.
Mi
rivolse un occhiolino, dopodiché si staccò da me
e iniziò a marciare nella
direzione opposta facendomi segno di seguirlo.
-Bene,
la parte noiosa del tour è terminata! Da qui in poi
è tutto divertimento!
Lo
seguii a ruota al piano inferiore. Anche qui trovai un corridoio, ma
con tre
porte invece che due. Iwao si fermò davanti alla porta
più vicina, e con un
cenno della testa mi invitò a leggere il cartello che vi era
appeso. Era una
placca di metallo, su cui erano incise le parole "Aula di musica". E
su cui vi era anche appiccicato un foglietto, con su scritto a mano "e
lettura".
-Posso
entrare?- domandai.
-Devi
entrare!
Abbassai
la maniglia, e appena dischiusi la porta una violenta ventata mi
investì in
pieno spingendomi all'indietro.
-LA
PORTAAA!!!-mi sentii gridare da praticamente tutto l’edificio.
Strinsi
i denti ed avanzai un passo alla volta, fino a che non riuscii a
raggiungere la
stanza e a chiudermici dentro per scoprire l'origine di quella specie
di onda
d'urto: altro non era che il suono prodotto da una batteria percossa da
una
ragazzo che aveva l'aria di divertirsi moltissimo.
-Che
razza di aula è questa?
-Non
hai letto il cartello fuori? Qui si suona o si legge! Prendi uno
strumento e
scatenati!
Sistemati
per terra alla rinfusa c'erano un sacco di altri strumenti musicali, ma
non
solo. Nella metà sinistra dell'aula vidi anche tante pile di
libri, ma nessuno
impegnato a leggerli. Non fu difficile capire il motivo!
-Un...
Un’altra volta, magari... Ciao...
Uscii
dall'aula, e con me anche il rumoraccio della batteria che fece di
nuovo
tremare tutto l'orfanotrofio.
-CHIUDETE
LA PORTAAA!!!
Dando
fondo alla forza delle mie braccia riuscii nell’impresa.
Mi
girai verso Iwao, e lo ritrovai a rotolarsi sul pavimento e a tenersi
la pancia
in preda a una crisi di ridarella.
-Iwao?
-Ahhhhhahah!...
Uuuuhuhuhuh!...
-Iwao!
-Eh?
Ah, certo, scusa! Mi era tornata in mente una cosa... continuiamo il
tour. Di
qua c’è l’aula dedicata
all’arte.
Proseguimmo
verso la seconda porta, che come la precedente aveva un fogliettino
appeso sotto
la targa di metallo. In tutto si leggeva: "Aula di pittura - e
modellismo".
Questa stanza era molto più affollata dell'altra, ma anche
molto meno rumorosa.
Da una parte, due ragazze erano concentrate a disegnare su una tela un
paesaggio; dall'altra, per terra, quattro bambini stavano ritagliando
delle
finestrelle su una grande scatola di cartone capovolta. Furono questi
ultimi ad
incuriosirmi di più.
-Salve!-
li salutai -qui cosa fate di bello?
-Stiamo
allestendo uno spettacolo in onore della Signorina Azumi! Ti va di
vedere
un'anteprima?
-Volentieri!
Mi sedetti vicino a loro, a gambe incrociate, e li guardai mentre
avvicinavano
altri due scatoloni su cui avevano disegnato degli alberi.
Il pensiero di me, ragazzone grande e grosso, seduto lì per
terra, ad assistere
a una scenetta di pupazzi fatta da dei bambini, inevitabilmente mi fece
sorridere
ed arrossire per quanto era buffo.
-Allora-
cominciò uno dei bambini, allargando le braccia per farmi
notare la scatola al
centro -questo è il nostro orfanotrofio con tutti noi
dentro. Ci vedi?
Mi
sporsi per guardare meglio, e effettivamente notai che dentro alla
scatola
c'erano dei piccoli omini fatti con filo di ferro e cotone.
-Tutto
intorno invece c’è la foresta. Sembra pacifica
come sempre, ma...
A
un cenno del "presentatore", i suoi amici sollevarono gli scatoloni
con su disegnati gli alberi per rivelare almeno una dozzina di pupazzi
a forma
di mostri colorati. I bambini avevano fatto indossare ad ognuno un
pezzo di
stoffa ritagliata, che molto vagamente mi ricordava un giubbotto da
chunin...
-Ecco
che arrivano i mostri ninja!
-Con
le loro brutte armi e le loro brutte facce e la loro brutta guerra!
-Stanno
per calpestarci e distruggerci, ma poi...
-Ma
poi... Dal nulla interviene la nostra eroina!
Da
dietro la schiena il bimbo tirò fuori e indossò
sulla mano un burattino bianco
con le sembianze di una donna anziana ma battagliera armata di bastone,
con il
quale cominciò a colpire sulla testa i "mostri ninja"...
-La
Signorina Azumi mette in riga tutti a colpi di bastonate e li costringe
a
tornare da dove sono arrivati...
-...e
noi non dovremo più aver paura della guerra,
perché la Signorina Azumi le
fermerà tutte e ci proteggerà sempre!
I
quattro bambini gridarono un "hip hip urrà" e fecero un
inchino.
Ad
essere onesto, in quanto a scenografia e trama non mi era sembrato un
granché
come spettacolo... Ma in fondo chi ero io per giudicare, se l'unica
cosa che
sono bravo a costruire è una torre di bistecche?
-È
tutto fatto molto bene, complimenti!
-Dici
davvero? Purtroppo non abbiamo più tanti colori come una
volta, e quelli che
fanno pittura non vogliono prestarci i loro!
Mi
voltai a guardare le due ragazze che stavano dipingendo. Al contrario
loro non
si girarono, ma ero certo che avessero ascoltato. Mi rialzai e mi
avvicinati a
una di loro.
-Bel
disegno.
-Grazie.
Tieni giù le mani- aggiunse, secca, prima ancora che
riuscissi a prendere in
mano un tubetto di colore -io non ho intenzione di colorare qualcosa
che
rappresenti la guerra, anche se è “a lieto
fine”. La Signorina Azumi in persona
ci ha detto più volte che dobbiamo dimenticare il passato, e
io sono pienamente
d’accordo. Tutto quello che desidero è poter
vivere il resto della mia vita in
pac…
In
quella, il baccano infernale proveniente dalla stanza accanto fece
tremare la
mano della ragazza, che senza impedirlo rovinò il paesaggio
disegnandoci sopra
uno scarabocchio astratto.
-CHIUDETE
QUELLA PORTAAA!!!
-Passiamo
alla prossima aula, che è meglio- mi sussurrò
Iwao in un orecchio, tirandomi
indietro per un braccio.
Insieme
uscimmo e ci fermammo davanti alla terza e ultima porta.
“Aula
di grammatica… e palestra”?!
Questa la voglio proprio vedere!
Incuriosito,
aprii la porta senza esitazione...
-Attenzione
là fuori!
...e
mi ritrovai spiaccicata in faccia una durissima sfera arancione.
-Oh
cielo!- gridò Iwao -Choji stai bene?
Con
entrambe le mani mi staccati quella cosa di dosso, e scoprii che si
trattava
semplicemente di un pallone da basket.
-...sì,
tranquillo, la mia faccia ha attutito il colpo...
-Per
favore, ci ridai la palla? È l’unica che abbiamo!
Ripassai
il pallone a chi me l'aveva chiesto, e guardai dentro con
circospezione. Quella
stanza avrebbe potuto benissimo essere scambiata per una vera aula, a
differenza delle altre due: una lavagna era appesa al muro, e
dappertutto
c'erano banchi e sedie... solo che questi ultimi erano addossati alle
pareti,
per fare spazio al centro a sei ragazzi che giocavano a una specie di
calcetto.
-Che
cosa si fa esattamente in quest’aula, Iwao?
-Ufficialmente,
qui è dove la Signorina Hiromi insegna ai più
piccoli a leggere, scrivere e
contare. Tu sai già leggere, scrivere e contare?
-Certo
che lo so!
-Perfetto,
allora non ci sarà bisogno di rimettere a posto i banchi per
farti una lezione
privata. Fino a nuovo ordine, siamo tutti liberi di usare
quest’aula per
giocare a pallone!
Proprio
in quel momento qualcuno tirò alla palla un calcio
così alto che rischiò di
abbattere una lampadina.
-Non
sarebbe più comodo... giocare all’aperto?
-E
rischiare di perdere l’unica palla che abbiamo? Credimi, qui
dentro è molto più
sicuro!
Uscimmo
richiudendoci alle spalle la porta. Che un secondo più tardi
tremò sotto i
colpi di una pallonata particolarmente violenta.
-...quasi.
Beh, proseguiamo il tour!
Tornammo
indietro, e scendemmo le scale.
-Il
pianoterra bene o male lo conosci- continuò a spiegare,
mentre sbucavamo
nell'atrio -abbiamo la mensa, la cucina, l’infermeria, altri
bagni e qualche
sgabuzzino. Possiamo tirare dritto e uscire all’aria aperta!
Iwao
stava già marciando a passo spedito verso l'uscita, quando
notai un particolare
che prima mi era sfuggito. Un lato dell'atrio era completamente
occupato da due
librerie, però dietro di esse non c'era un muro, ma un altro
corridoio.
-Aspetta.
Da quella parte cosa c’è?
-Da
quella parte dove... Oh.
Quando vide cosa gli stavo indicando, per la prima volta Iwao smise di
sorridere.
-Quella
è una libreria, serve per tenere in ordine i lib...
-Lo
so cos’è una libreria, io voglio sapere cosa
c’è dietro.
Alla
Signorina Hiromi, ancora seduta alla scrivania, caddero di mano i ferri
da
calza.
Sembrava spaventata.
Feci per aiutarla a raccoglierli, ma Iwao mi prese a braccetto per
trascinarmi
letteralmente il più lontano possibile.
-Ma
perché stiamo a prendere la polvere qui dentro? Dai, usciamo
fuori a giocare
finché il sole è ancora alto!
-E-ehi!
Piano!
Dopo
essere usciti dal portone principale, Iwao mi fece fare il giro delle
scale di
pietra e mi portò nell'angolo fra esse e il muro della
facciata, lontano da
sguardi indiscreti.
-Scusami
per la mia bruscosità, ma dovevo portarti via dalla portata
d’orecchio della
Signorina Hiromi. Ci ha severamente proibito di parlare di questo
argomento in
sua presenza.
-Argomento?
-Adesso
ti spiego. Hai notato che le aule al primo piano sono un po’
piccoline per fare
le attività che ci piacciono?
-Me
ne sono accorto...
-Beh,
non è sempre stato così! Una volta avevamo tutto
lo spazio che volevamo!
Iwao
indietreggiò di qualche passo ed allargò le
braccia, per indicarmi tutte le finestre
sbarrate del lato sinistro dell'orfanotrofio.
-Quando
l’ala ovest era aperta avevamo un’aula per ogni
cosa, una palestra enorme con
tanto di spogliatoio, ma soprattutto avevamo quattro dormitori invece
che due e
non stavamo stretti come sardine!
-Quindi
metà dell’orfanotrofio è praticamente
inaccessibile... Ma perché?
Issò
mi si avvicinò di nuovo ed abbassò la voce. Non
avrei mai immaginato di vederlo
così serio.
-È
successo tutto... molti giorni fa. Un mattino come gli altri, la
Signorina
Azumi ci ha svegliati prima del previsto e ci ha ordinato di prendere
le nostre
cose e i nostri letti e di trasportare tutto da un’ala
all’altra. Non ti dico
che faticaccia...
Sbarrai
gli occhi e annuii, immaginandomi la scena.
-Con
tutte quelle scale, dev’essere stata una tortura!
-Ah,
puoi dirlo forte! ...poi, ci ha chiesto di aiutarla a trascinare quelle
due
librerie nel corridoio per sbarrare l’accesso
all’ala ovest, e ci ha ordinato
categoricamente di non tornarci mai più fino a nuovo ordine.
Maledetti ratti...
-Ratti?
-Sì,
ratti! Mentre eravamo a far colazione ci hanno spiegato che, durante la
notte,
una colonia di ratti ha scavato un buco attraverso il muro e ha invaso
la
palestra e lo spogliatoio. La Signorina Azumi è riuscita a
sigillare il buco e
chiuderli dentro, ma per sicurezza ha deciso che è meglio
stare alla larga il
più lontano possibile da quella zona, almeno fino a che non
avrà trovato un veleno
per stecchirli tutti.
Finalmente,
sentii che qualcosa si stava muovendo nella mia indagine.
Se le signorine Azumi e Hiromi sono state
viste a seppellire il corpo di quel bambino, significa che devono anche
essere
state le prime a trovarlo in quello stato. Non avendo capito come
è morto, e
per non spaventare gli altri orfani con la prospettiva di avere un
assassino
nascosto nei paraggi, devono aver inventato la storia dei ratti... E
hanno
chiuso a tempo indeterminato l'ala ovest per rendere la loro bugia a
fin di
bene più credibile. Ha senso!
Volendo, avrei anche potuto pregare Iwao di lasciar cadere l'argomento,
visto
come lo stava mettendo a disagio...
Ma quella era l'occasione perfetta per scoprire finalmente come si
chiamasse e
chi fosse il piccolo ucciso dal Mascheratore.
Dovevo stare molto attento a scegliere le mie prossime parole con cura.
-Accidenti
che storia... Non capisco una cosa, però. Come mai la
Signorina Hiromi non
vuole che se ne parli più? È successo qualcosa di
brutto?
Iwao
mi guardò in modo strano.
-Hai
capito almeno una parola di quello che ti ho detto!?
C’è stata un’invasione di
ratti!
-L’ho
capito quello! Io intendo dire... Hanno fatto qualche danno? Qualche
danno
serio?
-Non…
non riesco proprio a seguirti, Choji! Cosa stai cercando di chiedermi?
Presi
un bel respiro profondo. Adesso o mai più.
-Quei
ratti... hanno ucciso qualcuno?
Iwao
rimase di sasso. Continuò a fissarmi, con un'espressione
quasi sconvolta.
Non riuscii a biasimarlo. Al suo posto anch'io avrei avuto
difficoltà ad
ammettere che, sì, nell'orfanotrofio era morto qualcuno.
Poi, Iwao prese coraggio.
Aprì la bocca...
...e
scoppiò a ridermi in faccia.
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Capitolo 5 *** 5. ***
Choji's Last Chance
5.
Ero
rimasto di sasso. Non... Non era quella la reazione che mi aspettavo!
Gli avevo
chiesto se fosse morto qualcuno... e Iwao era lì, piegato in
due, a ridere e
sputacchiare!
-Ma quanti anni hai, Choji? Davvero hai paura che un branco di ratti
possa
mangiare vivo qualcuno?
-B-beh,
io...- dovevo inventarmi qualcosa per riportare la conversazione dove
volevo, e
alla svelta -ho visto la reazione della Signorina Hiromi, e ho
pensato...
-Ma
va là! Lei ne è solo terrorizzata, per questo non
vuole che se ne parli in giro!
E
giù di nuovo a ridere. Quella reazione mi sembrava davvero
troppo esagerata e
senza senso! A meno che...
Forse la Signorina Azumi ha tenuto
nascosto a tutti il fatto che un bambino sia stato trovato morto... No,
impossibile, non avrebbe funzionato! Prima o poi gli altri orfani si
sarebbero
accorti che all’appello mancasse qualcuno!
Iwao cessò di ridere e si asciugò per finta una
lacrimuccia. Questo mi fece
capire che la sua risata in fondo non era del tutto sincera.
Mi sembrava infatti che stesse recitando,
ma a che scopo? ...forse ho capito. Forse la Signorina Azumi ha chiesto
a tutti
gli orfani di dimenticarsi di quel bambino e non parlarne mai
più, per provare
ad andare avanti e soprattutto per non rovinare la reputazione
dell'orfanotrofio e non spaventare i nuovi arrivati, come me...
Sospirai
vistosamente. Se le cose stavano in quel modo, non potevo fare altro
che
rinunciare a scoprire l'identità della vittima, almeno per
il momento, e concentrarmi
invece soltanto sull'assassino.
-Ah...
Adesso mi è tutto chiaro- dissi ad Iwao, farfugliando -mi...
Mi sono
impensierito per niente...
-Impensierito?
Dì pure che te la sei fatta sotto, te lo si legge in faccia!
-Non
è vero! ...Ascolta, Iwao, possiamo lasciar perdere e
continuare il giro?
-Visto?
Hai paura.
-Non
è vero!
-Certo
che no.
Continuammo
così per un altro minuto e mezzo. Alla fine, senza nemmeno
sapere il perché, mi
misi a ridere anch'io.
Il
resto del "tour" dell'orfanotrofio fu piuttosto breve. A parte
qualche tavolo da picnic, tre altalene, uno scivolo, una casetta di
legno senza
porte né finestre, e ovviamente gli alberi, nel cortile che
circondava
l'edificio non c'era proprio nulla di interessante.
-E
con questo- dichiarò Iwao con tono solenne, dopo che fummo
ritornati davanti
all'ingresso -si conclude la visita guidata gentilmente offerta dal
sottoscritto. Sono stato una brava guida turistica, Choji?
-Altroché!
Grazie, Iwao. Avevo proprio bisogno di ambientarmi. E avevo proprio
bisogno di
conoscere qualcuno che mi facesse sentire il benvenu...
-Dacci
un taglio con le smancerie, vuoi farmi arrossire?- disse, bloccandomi
la testa
tra le braccia per arruffarmi i capelli -e comunque aspetta a
ringraziarmi,
prima devo renderti partecipe di una cosa. Ehi, tu! Vieni qua, svelta!
Iwao aveva puntato il dito verso una ragazza dai capelli rossi, per
chiederle
di raggiungerci. L’avevo già vista prima, anche se
ancora non ne conoscevo il
nome: era una del gruppo di amici di Iwao, e a pranzo era seduta
proprio alla
sua destra.
-Non
l’avete ancora trovato, vero?- le domandò subito.
Senza nemmeno
presentarmela...
-Non
l’abbiamo nemmeno intravisto, oggi si è nascosto
fin troppo bene- rispose
quella -a meno che non sia salito su un albero...
-Non
scherzare! L’ultima volta che ci ha provato, la Signorina
Azumi lo ha messo in
punizione. Non è così tonto da riprovarci!
-Va
bene, ma allora hai qualche altra idea su dove possa essersi cacciato?
-Idee
non ne ho, ma ho qui un altro paio di occhi che può farci
comodo!
Dicendo
questo, Iwao mi avvolse di nuovo un braccio intorno alle spalle e mi
indicò il
viso con l'altra mano.
-Ricordi
che ti ho fatto un accenno alla nostra attività preferita
prima di cominciare
il nostro tour, caro il mio Choji?
-Sì...
Se ho capito bene dai vostri discorsi... state giocando a nascondino
con
qualcuno?
Mi
immaginai subito a sbattermi una mano in faccia. Avevo appena detto una
stupidità enorme! Nascondino? Sul serio?
Iwao scambiò una rapida occhiata con la sua amica. Ero quasi
certo che mi stesse
per scoppiare a ridere in faccia una seconda volta.
Però, per mia fortuna, non accadde.
-In
un certo senso. Stiamo “dando la caccia”, per
così dire, a un nostro...
compagno di sventure. Si chiama Isoka, ed è...
-Isoka?
Lo conosco già!- esclamai -l’ho conosciuto a
pranzo, ma non ho avuto il tempo
di parlarci! Lo stavo cercando anch’io!
-Sul
serio? Grandioso, Choji! Hai capito subito come funzionano le cose da
queste
parti! Tieni gli occhi aperti, e se lo trovi grida con tutto il fiato
che hai
nei polmoni! Al lavoro!
E
senza aggiungere altro, Iwao e compagna schizzarono via, lasciandomi
solo con
il mio mare di dubbi.
"Hai capito subito come funzionano
le cose da queste parti"...
Non
sapevo ancora il significato di quella frase, ma ebbi la spiacevole
sensazione
che non si trattasse di qualcosa di bello. Non per Isoka, almeno.
Questo però non mi impedì di partecipare alla sua
ricerca. Dopotutto, mi ero
già ripromesso di ritrovarlo il prima possibile per
chiedergli scusa, per
averlo inconsapevolmente lasciato a digiuno a pranzo.
Rispetto
al gruppo di Iwao, non ebbi maggiore fortuna. Avevo setacciato con lo
sguardo
tutto il perimetro del cortile per tre o quattro volte, ma di Isoka
nessuna
traccia.
Anche
se non ci sono recinzioni a
delimitare il confine dell'orfanotrofio, non penso che si sia
allontanato nella
foresta. Se anche lui, come tutti quanti da queste parti, è
terrorizzato dal
mondo esterno per colpa delle guerre, dev'essere per forza nascosto
nelle
vicinanze!
Mi
portai sul retro dell'edificio, dove la vegetazione occupava
più spazio
rispetto alle altre zone del cortile, e mi inoltrai fra gli alberi. Ero
giunto
alla conclusione che, se nessuno l'aveva ancora trovato, allora Isoka
doveva
essersi nascosto proprio nell'ultimo posto in cui lo avrebbero cercato.
Così,
alzai il naso per aria.
La mia deduzione e la mia pazienza alla fine furono premiate.
Abbagliato dal
luccichio di qualcosa nascosto tra le foglie mi voltai da una parte, e
trovai
Isoka seduto, anzi, raggomitolato, sul grosso ramo di un albero. Feci
per
richiamarlo a gran voce, ma mi trattenni appena in tempo. Se la storia
della
punizione era vera allora Isoka stava rischiando grosso stando
là sopra, e
io non avevo certo intenzione di metterlo nei guai! Mi guardai attorno,
per
assicurarmi che nessuno stesse guardando dalla mia parte, quindi mi
avvicinai
al tronco e ci picchiettai sopra, cercando di attirare la sua
attenzione.
-Pss...
Pss, ehi... Isoka?
Era
inutile, non si sarebbe mai accorto di me in quel modo. Se volevo farmi
notare,
dovevo avvicinarmi ancora di più.
Mi concentrai sul ramo più basso, presi una breve rincorsa,
feci un salto a
piedi uniti, e riuscii ad aggrapparmici con entrambe le mani. A causa
del mio
peso aggiuntivo l'albero tremò per qualche secondo, e
stavolta Isoka dovette
per forza abbassare lo sguardo per capire cos'era successo.
-Isoka,
sono... No, fermo!
Non
appena mi ebbe notato, Isoka assunse un'espressione quasi spaventata.
Quindi
saltò giù dall'albero con un'agilità
insospettabile, e cominciò a correre. Feci
per scendere anch'io... ma il ramo a cui ero aggrappato non resistette
oltre al
mio peso e si spezzò di netto, facendomi cadere
rovinosamente con il sedere per
terra.
-Ahi,
ahi, ahi... Isoka, aspetta!
Mi
rialzati e partii all'inseguimento. Mi ci sarebbe voluto ben poco per
raggiungerlo, ma non potevo rischiare di far vedere a tutti la mia
velocità di
ninja. Così, fui costretto ad alzare un po' la voce.
-Fermati,
per favore! Voglio chiederti scusa!
Isoka
rallentò il passo fino a fermarsi, ma non si
girò, costringendomi quindi a
superarlo per poterlo guardare negli occhi.
-Era
ora! Ti stavo cercando per... Aspetta, fammi riprendere fiato- mi
schiaffai le
mani sulle ginocchia ed espirai dalla bocca, fingendo di avere il
fiatone
-volevo chiederti scusa, per quello che è successo a pranzo.
Ero affamatissimo,
e non sapevo che tu dovevi ancora servirti... ma non sono scusanti. Mi
sono
comportato malissimo. Mi dispiace di averti lasciato a stomaco vuoto,
davvero.
Non accadrà mai più, te lo prometto!
Isoka
mi fissò a lungo, con occhi sgranati. Come se non avesse
capito bene cosa gli
avevo appena detto... Oppure come se non riuscisse a crederci. Poi
abbassò lo
sguardo a terra, e si passò una mano sul collo. Sembrava
imbarazzato.
-...d-devo...
devo chiederti scusa, anche io, a-allora- disse, finalmente, con un
tremolio
nella voce -non sarei dovuto s-scappare via in quel modo...
-Non
preoccuparti per quello. Possiamo... ricominciare da capo, e fare
conoscenza
come si deve?
Piegai
le ginocchia per abbassarmi alla sua altezza, e proporgli una stretta
di mano.
Dopo qualche attimo di indecisione, Isoka rialzò la testa.
Timidamente, fece
per porgermi la mano destra...
-Non
ci posso credere, l’hai trovato sul serio? Sei un fenomeno!
...ma
un’altra mano ben più pesante si
schiantò sulla mia spalla. Ormai avrei potuto
riconoscere quella pacca tra mille. Iwao era appena arrivato alle mie
spalle,
con tutti i suoi compagni al seguito. Due di essi mi passarono accanto
e si
gettarono su Isoka per impedirgli di scappare di nuovo.
-A
te l’onore, Choji. Perquisiscilo.
Spostai
lo sguardo da Iwao a Isoka, ripetutamente. Non riuscivo a capire quello
che
stava succedendo, né a crederci.
-Perquisirlo?
Io non...
-Iwao,
perché non lo metti a testa in giù e lo scuoti?-
propose la ragazza dai capelli
rossi, con l'aria di chi voleva finire tutto il prima possibile.
-Giusto!
Così si fa decisamente prima!
E
così fece, Iwao. Con un braccio solo, strinse Isoka per una
caviglia e lo
sollevò da terra per scuoterlo come se fosse stato un
animale svenuto da
rianimare.
A
furia di scossoni, da sotto il colletto della maglia di Isoka
penzolò fuori una
catenina d'oro con tanto di medaglietta, ma a quanto pareva non era a
quello
che Iwao stesse mirando.
-B-basta...
Lasciatemi... Io non ho più niente, lo giuro...
-Davvero?
E allora perché continui a nasconderti, eh!?
Per i primi, lunghissimi, istanti, non feci nulla. La situazione
davanti ai
miei occhi era precipitata così in fretta da lasciarmi
sbalordito e incapace di
prendere una decisione.
Ma sarei intervenuto, potete giurarci!
...se
solo non fossi stato anticipato dal suono di una campanella, grazie
alla quale
Iwao mollò la presa quasi automaticamente. Isoka cadde per
terra in maniera
scomposta, ma ancor prima che potessi avvicinarmi per dargli una mano
quello si
era già rialzato ed era corso via, senza che nessuno lo
fermasse.
-Considerati
fortunato, Isoka! La prossima volta ti denuderemo!
Uno
alla volta anche tutti gli altri ragazzi si allontanarono, lasciandomi
solo e
interdetto in compagnia di Iwao.
-Che...
Che cosa...
-Quel
suono? È il segnale della merenda. Pane e cioccolato, un
classico intramontabile.
-No,
io intendevo...
-Ah,
anche se non siamo riusciti a perquisirlo in tempo, sei stato comunque
bravissimo a trovarlo! A noi ci è sempre sfuggito per un
motivo o per l’altro!
Dimmi, qual è il suo nascondiglio?
Non
ci stavo capendo più nulla. Iwao aveva appena commesso un
orribile atto di
prepotenza davanti ai miei occhi, eppure ne stava parlando come se
fosse una
cosa normalissima! E per di più, con lo stesso sorriso
bonario che mi aveva
rivolto poche ore prima per darmi il benvenuto!
Di una sola cosa ero certo, però. Isoka non meritava di
finire di nuovo nei
guai. Così, decisi di mentire.
-...mi
spiace, Iwao, non lo so. L’ho visto mentre correva, ma non
posso dirti di
preciso dove si era nascosto.
Tornammo
davanti alla facciata principale dell'orfanotrofio. Su uno dei tavoli
da picnic
la Signorina Hiromi aveva posato un vassoio strabordante di panini
ripieni di
tavolette di cioccolato al latte. Mi unii alla calca di orfani disposti
in fila
disordinata per prenderne uno... anche se, cosa insolita per il
sottoscritto,
non avevo molta fretta di fare merenda. Un po' perché ai
cibi dolci preferivo
di gran lunga quelli salati, e un po' perché non riuscivo
proprio a togliermi
dalla testa quello che avevo appena visto.
Iwao,
un bullo? Ho visto che ha degli
atteggiamenti un po’ esuberanti, ma non avrei mai detto che
fosse anche...
–Ahio!
Ero
appena riuscito a prendere un panino, che dal nulla Yori
arrivò per
schiaffeggiarmi il dorso della mano.
-Aspetta
finché non si saranno serviti tutti gli altri. Non mi va che
si ripeta lo
stesso incidente del pranzo.
Beh,
non aveva tutti i torti. Aspettai pazientemente che tutti gli altri si
servissero, fino a che sul tavolo non rimasero due panini.
-Uno è per me, quindi l'ultimo è tutto tuo.
-Finalmente! Grazie!
Presi la merenda avvolta in un tovagliolo, ma prima di mangiarla cercai
con lo
sguardo un posto dove sedermi e starmene in pace. La stanchezza per il
viaggio
e il fatto di aver camminato per tutto il pomeriggio non era molta, ma
si stava
facendo sentire comunque. Mi accomodai sulla base di un albero
tagliato, e
finalmente potei concedermi qualche minuto di pausa.
Stavo
ancora finendo di sgranocchiare gli ultimi bocconi del panino, quando
fui
avvicinato dall'anziana Signorina Azumi.
-Ti
stai trovando bene qui finora, Choji?
-Benissimo,
grazie! È davvero un bel posto, e la cucina non è
niente male! Ho anche già
fatto amicizia... No, forse sarebbe meglio dire conoscenza, per
adesso... con
un certo Iwao, che mi ha gentilmente fatto fare un giro per tutto
l’orfanotrofio.
-Ah,
Iwao... Non mi sorprende che tu già lo conosca. Quel ragazzo
ha un modo tutto
particolare di farsi degli amici.
-Già,
l’ho notato!...
Per
un attimo, pensai di raccontarle tutto quello che gli avevo visto fare
al povero
Isoka. Ma decisi di rimandare. Purtroppo, la mia indagine aveva sempre
la
precedenza.
-Signorina
Azumi, ho saputo che l’ala ovest è chiusa fino a
nuovo ordine.
-È
così infatti. Iwao ti ha raccontato cosa è
successo?
-Per
filo e per segno. Signorina Azumi, questi ratti... sono pericolosi?
Hanno
ferito qualcuno?
-Certo
che no! Fortunatamente quei roditori non hanno avuto il tempo di fare
alcun
danno. E continueranno a non farne...
Dicendo
questo, la Signorina Azumi mi puntò la cima del suo bastone
da passeggio a un
centimetro dalla gola.
-...se
a nessuno verrà in mente di ficcanasare e liberarli. Sono
stata chiara?
Non
potevo far altro che annuire. L'avevo conosciuta solo da quella
mattina, ma mi
era già perfettamente chiaro che non dovevo far arrabbiare
quella donna per
nulla al mondo.
-Signorina
Azumi!
Ci
raggiunse in quel momento Yori, che si mise sull'attenti davanti alla
Signorina
Azumi come un soldato obbediente.
-Tutto
è sotto controllo. Tredici bambini si sono sporcati, ma ho
provveduto a pulirli
prima che le macchie diventassero secche. Anche oggi Rokuro ha preteso
che lo
seguissi per ascoltare una canzone che ha composto per me, ma non mi
sono
lasciata distrarre. Isoka continua a nascondersi chissà dove
e si fa vedere
solo durante i pasti. Non c’è altro da segnalare.
-Grazie,
Yori. Isoka purtroppo è diventato irrecuperabile, ma
finché se ne sta lontano
dall’ala ovest non c’è da preoccuparsi.
A tal proposito... continueremo a
chiacchierare un’altra volta, Choji. Ti auguro una buona
serata!
-Grazie,
anche a lei!
Osservai
le due mentre si allontanavano per parlare in privato.
Non avevo mai imparato a decifrare il labiale, ma non ce ne fu bisogno:
dalle
occhiate fugaci che mi lanciavano di tanto in tanto, era ovvio che
fossi io il
soggetto dei loro bisbigli...
...
Rimasi
seduto su quel tronco d'albero ad osservare la vita dell'orfanotrofio
scorrermi
davanti per quasi tutto il resto del pomeriggio.
Ripensandoci, lasciare che la stanchezza del viaggio si facesse sentire
non era
stata una buona idea. Ricordo poco o nulla di ciò che
accadde in quelle due ore
e mezza, e questo poteva significare una cosa solo... mi ero appisolato!
Per fortuna, a farmi da sveglia ci pensò l'ennesima
campanella, accompagnata
dalle grida di Yori.
-Lavarsi
le mani! Lavarsi le mani!!!
Tutti
gli orfani, compreso Isoka rispuntato da chissà dove come un
lampo, si misero
in fila davanti ad una fontanella per obbedire all’ordine.
-Scusate,
potete dirmi cosa sta succedendo?- domandai al primo ragazzino davanti
a me
nella fila.
-Ci
laviamo le mani, che domande! Tu non l’hai mai fatto prima di
cena?
Cena?!
Dopo
essermi pulito seguii il ragazzino nell'atrio, dove tutti si erano
fermati in
attesa di poter mangiare. Mi sembrava davvero troppo presto per
l’ora di cena,
eppure l'orologio a pendolo era eloquente.
Le
sette meno un quarto? Eppure il
sole è appena tramontato!...
-Piccini
miei, la cena è pronta!
Al
richiamo gioioso della Signorina Hiromi ci dirigemmo nella mensa in
maniera
ordinata, e stavolta fui ben attento a non fare altre figuracce.
Per puro caso, mentre mi accaparravo qualche spiedino di pesce fritto
dal bancone
del self service, mi ritrovai di fianco a Nao e Naoki, i due bambini
che avevo
conosciuto nel dormitorio.
Nel
vederli lì, in mensa, ebbi un improvviso flashback mentale.
Le due teste che si erano girate
dall'altra parte per evitare il mio sguardo oggi a pranzo... Ma certo,
erano
loro! Come ho fatto a non ricordarmene prima?
Può darsi che stessi fantasticando su un
particolare di poco conto, ma
volevo comunque saperne di più. Così, picchiettai
sulla spalla di Nao per farmi
notare.
-Ciao
di nuovo...
-Ah,
sei di nuovo tu- mi rispose lui, secco.
Forse
è meglio che rompa il ghiaccio
con la sorellina...
-Ehm... Hai dormito bene oggi, Naoki?
Sia
io che Nao ci sporgemmo per guardare la piccola, in attesa di una sua
risposta.
-Ti
ha fatto una domanda- la esortò il fratello maggiore
-rispondi, da brava.
Alla
fine Naoki fece segno di sì con la testa. Alla faccia della
timidezza!
-Mi
fa piacere. Senti, Nao... posso sedermi con voi, stasera?
-P-perché?
-Come,
perché... Così, tanto per scambiare due
chiacchiere, e conoscerci un po’ me...
-Non
te lo consiglio- mi interruppe Nao -Naoki è estremamente
timida. Se ti aspetti
di fare una lunga chiacchierata con lei, rimarrai deluso.
-Non
fa niente! A me basta...
-Choji,
datti una mossa! Noi ci siamo già serviti, stiamo aspettando
solo te per
mangiare!
Era
stato Iwao, e chi altrimenti?, a chiamarmi a gran voce dalla parte
opposta
della mensa.
-...come
non detto. Sarà per la prossima volta!
Maledicendo
la mia incapacità di saper dire di no, salutai Nao e Naoki e
andai a sedermi
accanto ad Iwao, che come a pranzo mi aveva riservato quel misero posto
in
bilico sul bordo della panca.
Questa
volta non cascherò a terra come
uno scemo, nossignore!
Con
questo ferreo proposito nella mente mi gustai la cena, a base di pesce
e
formaggio.
-E
allora, com’è stato il tuo primo giorno da noi?-
mi chiese Iwao un'oretta più
tardi, quando anche l'ultima briciola rimasta sola sul piatto
finì dentro la
mia bocca.
-Molto...
bello, grazie. Credo proprio che mi troverò bene qui.
-Sono
contento di sentirtelo dire! Di’ un po’, anche
domani ci aiuti a dare la caccia
ad Isoka?
-Domani...
Domani no, mi spiace. Avevo già in mente di fare maggiore
conoscenza con altri
ragazzi e ragazze...
-Non
c’è problema, vada per dopodomani!
-Grazie.
...per quale motivo gli date la caccia, esattamente?
Come
ebbi finito di porre quella domanda, tutti i ragazzi seduti al tavolo
si
ammutolirono di colpo. Così come, di colpo, Iwao aveva
smesso di sorridere. Era
chiaro che avevo appena toccato un tasto dolente.
-Ce
l’ho con lui- balbettò -non ti basta questo?
Quindi
è una faccenda personale tra
Isoka e Iwao, il resto del suo gruppo segue solo i suoi ordini...
-A dire il vero... Iwao, se tu mi dicessi perché esattamente
ce l’hai con lui,
forse ti aiuterei più volentie...
-Non
ne voglio parlare!!!
Iwao
sbatté entrambi i pugni sul tavolo, facendoci sobbalzare
tutti dallo spavento.
Anche negli altri tavoli era calato il silenzio. Con la coda
dell'occhio notai
alcuni ragazzi coprirsi il volto con la mano. Avevo l'impressione di
averla
appena combinata grossa. ...ma cosa avevo fatto di sbagliato,
esattamente?
-S-scusami,
non volevo farti arrabbiare...
Ignorandomi,
Iwao si girò verso la sua amica dai capelli rossi per dirle
qualcosa con un
tono di voce neanche troppo basso.
-Passa
il messaggio. Alla fine della cena lo facciamo di nuovo.
-Ma
ti ha chiesto scusa...
-Non
mi interessa. Passa il messaggio e non discutere!
La
rossa fece come le era stato chiesto.
Aprii la bocca per provare a chiedere ancora scusa, ma la richiusi
subito,
temendo di peggiorare la situazione.
Dopo un paio di lunghissimi minuti, il silenzio venne finalmente
interrotto
dall'arrivo di Yori, che spingendo un carrello passò fra i
tavoli per servire a
tutti un bicchiere pieno di una bevanda grigia che non riuscii a
identificare.
-Bevi-
mi disse, sbattendomi un bicchiere davanti al naso.
-Che
cos’è?
-Il
digestivo. Bevi.
Obbedii...
Anche se mi costò molta fatica. Parola mia, non avevo mai
assaggiato nulla di
più disgustoso!
-Bleah!
Iwao, tu come fai a sopportare questa robacci... !
Tutti
quelli seduti sulla mia stessa panca si erano alzati all'unisono.
Me ne accorsi troppo tardi.
No no no nooo...
Mi aggrappati al tavolo, ma ottenni il risultato di trascinarmi dietro
la
tovaglia e qualche stoviglia
Non ci potevo credere. Ero caduto. Di nuovo!
Stranamente non ci fu uno scoppio di risate come a pranzo, ma non era
che una
magra consolazione per la mia autostima.
L'unico che trovò la cosa divertente fu Iwao. Guarda caso.
-Choji,
sei incredibile! Ma come hai fatto a cascarci di nuovo?
-Ahi,
ahi... Non ho sentito la campanella...
-Oh,
che sbadato! Mi sono dimenticato di avvertirti! Alla fine della cena
non c’è
nessuna campanella, ma ci si deve alzare solo dopo aver bevuto il
digestivo!
Beh, ci vediamo!
Mi
rialzai di scatto per lanciargli una sguardo fulminante, ma quello
ormai era
già uscito dalla mensa di gran carriera.
Le parole della Signorina Azumi di quel pomeriggio mi ritornarono in
mente, più
chiare che mai.
“Quel
ragazzo ha un modo tutto particolare di farsi degli amici.”
Capii,
mentre cercavo di aiutare Yori a rimediare al danno che avevo causato,
che il
Mascheratore non era l'unico nemico da cui avrei dovuto tenermi in
guardia nei
giorni successivi.
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Capitolo 6 *** 6. ***
Choji's Last Chance
6.
Fui
l’ultimo ad uscire dalla mensa al termine della cena.
L’ultimo, prima di Yori.
Dopo aver rimesso a posto il disastro che avevo combinato per colpa di
Iwao mi
ero anche offerto di aiutarla a sparecchiare tutti i tavoli, giusto per
rendermi utile, ma lei mi aveva scacciato in malo modo senza nemmeno
ringraziarmi, spiegando che preferiva lavorare da sola.
Se le premesse sono queste, mi aspettano
tempi decisamente duri, pensai, mentre mi richiudevo la porta
alle spalle. E pensare che, se sapessero chi
sono
veramente e cosa sono capace di fare, Iwao e i suoi
“complici” la smetterebbero
subito con le loro prepotenze! ...ma non posso dimenticarmi della mia
missione.
Purtroppo devo continuare a recitare la mia parte. Se solo... Se solo
riuscissi
a trovare un amico qui dentro, qualcuno di cui mi possa fidare al cento
per cento,
sarebbe tutto più facile... A proposito, dove sono finiti
tutti?
Perso
nei miei pensieri non mi ero accorto di star camminando in un corridoio
vuoto e
silenzioso. Tornai di corsa all’atrio, deserto pure quello, e
mi affacciai al
portone principale. Non c’era nessuno nemmeno in cortile.
Salii allora al primo
piano, ma i risultati non cambiarono.
Possibile che si siano tutti rintanati
nelle aule?
Feci appena qualche passo verso l’aula più vicina,
ma la voce della Signorina
Hiromi mi fece voltare di scatto.
-Ti sei perso, mio caro?
-N-no, anzi forse un pochino... Ma dove sono andati tutti?
-Di sopra, nei dormitori! Non ti ricordi più dove si trovano?
Dormitori? -M-ma sì che
lo so, è solo
che...
-Oh, povero piccino! Devi sentirti ancora scosso ed impaurito, per
questo sei
confuso! Ma non preoccuparti, col tempo ti passerà! Vieni,
ti accompagno!
-Non ce n’è bisogno, davv...- provai a dire, ma la
Signorina Hiromi mi aveva
già preso a braccetto per accompagnarmi un passo dopo
l’altro su per le scale.
Di sopra ritrovai finalmente gli orfani, tutti in pigiama, che come
formichine
ordinate uscivano dai bagni ed entravano nei dormitori.
-Cosa stanno facendo?- domandai. Sapevo già la risposta, ma
mi sembrava tutto
così assurdo...
-Si lavano i denti e poi vanno a dormire, naturalmente!
-Dormire? A quest’ora?! Ma abbiamo appena cenato!
-Per l’appunto. Quando cala la notte i bambini devono essere
al sicuro nei loro
letti, dove niente può fare loro del male! A proposito,
questo è tuo!
La Signorina Hiromi mi mise in mano uno spazzolino, quindi, senza
badare più di
tanto alla mia faccia dubbiosa e anche un po’ sconvolta, se
ne andò per la
scala a chiocciola che conduceva alle sue stanze.
-Buonanotte, amorini miei!
-Buonanotte, Signorina Hiromi- risposero tutti in coro, meccanicamente.
Mi parve di sentire un leggero tono di esasperazione nelle voci di
alcuni
ragazzi. Un po’ mi dispiaceva per quella donna... ma non me
la sentivo proprio
di biasimarli!
Così
andai a lavarmi i denti per ultimo. Feci poi per entrare nel
dormitorio, ma la
mia mano si fermò sulla maniglia senza abbassarla.
Venticinque
bambini e ragazzi, confinati in quella stanza troppo piccola per
ospitarli
tutti, in un’ora del giorno in cui era impossibile avere
sonno... Che cosa
potevo aspettarmi, se non caos, fortini costruiti con i materassi e
cuscini che
volano da tutte le parti?
Avrei
dovuto essere più rapido,
accidenti! Se avessi raggiunto il mio letto molto prima forse sarei
potuto
scampare al “massacro”!... Coraggio. Un bel respiro
profondo...
Aprii
la porta.
E
rimasi di sasso per la terza o quarta volta in quel giorno. Tutti gli
orfani
erano distesi nei rispettivi letti e accoccolati sotto le coperte.
Alcuni di
essi stavano ancora chiacchierando fra di loro sottovoce, ma la maggior
parte
era già addormentata e stava anche russando della grossa.
Dopo
qualche istante di smarrimento, però, capii da solo che non
era un fatto poi
così straordinario. Loro vivevano
nell’orfanotrofio da molto più tempo di me,
era normale che fossero abituati ad addormentarsi a quell’ora.
...beh,
meglio così!
Mi
cambiai, spensi la luce e salii sul mio letto. Per un attimo, pensai di
uscire
di nuovo e andare ad esplorare l’ala ovest alla ricerca di
indizi, mentre tutti
dormivano. ...poi però mi tornò in mente il modo
in cui la Signorina Azumi,
quel pomeriggio, mi aveva sconsigliato di andare a ficcanasare in
quella zona,
e anche il modo in cui aveva parlato con Yori poco dopo, senza smettere
di
fissarmi.
Forse
sospettano che io sia curioso di
vedere i “ratti” rinchiusi nella palestra...
È meglio che non mi avventuri là,
almeno per i primi giorni. Non voglio rischiare di essere scoperto e
mettermi
inutilmente nei guai. Ma allora cosa posso fare nel frattempo, prima
che mi
venga sonno? ...ah, giusto! Il rapporto!
Affondai
le mani nel mio borsone, e a tentoni trovai quello che mi occorreva: un
foglio
di pergamena, una penna e una piccola torcia elettrica. Quindi, mi
ficcai a
pancia in giù sotto le coperte e il cuscino, accesi la
torcia e, anche se molto
scomodamente, cominciai a scrivere.
...sì,
ma da dove comincio? Beh, dal
titolo! “Rapporto giornaliero di Akimichi Choji, primo giorno
della missione di
ricerca del Mascheratore...”
…
Quando
riaprii gli occhi rischiai subito di rimanere accecato,
poiché la torcia era
rotolata proprio davanti al mio naso.
Trattenendo
un'imprecazione ripuntai il fascio di luce sul foglio, e scoprii che
dopo
"Mascheratore" non avevo più scritto una parola.
Devo
essermi assopito un attimo,
accidenti. Dunque, cos'è che stavo per scrivere?...
-Sveglia,
Choji! SVEGLIA!
Qualcuno
mi levò le coperte di dosso con un colpo secco. Veloce tirai
fuori la testa da
sotto il cuscino stando molto attento a tenere nascoste la pergamena e
la
torcia. Fortunatamente Nao, il mio vicino di letto e colui che mi aveva
svegliato, sembrò non averle notate.
-C-che
succede?- gli domandai -un'emergenza?!
-Ma
quale emergenza? A quest'ora ci si sveglia e si va a fare colazione! In
che
mondo hai vissuto finora?
Passai
il dormitorio con lo sguardo. Quasi tutti i letti erano vuoti e
disordinati, e
i pochi bambini rimasti stavano finendo di rivestirsi per uscire.
-Forse
sto per fare una domanda stupida, Nao, ma... che ore sono?
-Le
otto e mezza. Del mattino, s'intende.
-Le
otto e... No, non è possibile...
-Come
dici?
-...niente,
lascia perdere!
Iniziai
anch'io a rivestirmi, ma non lasciai ancora il mio letto. Aspettai che
fossero
usciti tutti, prima di assestare un pugno al cuscino per sfogarmi.
Che
cavolo mi sta succedendo?!? Ho
dormito... ho dormito per dodici ore! Anzi, tredici, se contiamo il
pisolino
che ho fatto nel pomeriggio! Tredici ore di indagine buttate al vento!
Inspirai
ed espirai, mi diedi un ceffone con entrambe le mani, inspirai ed
espirai
ancora, fino a che non mi fui calmato.
Devo
darmi una regolata, in tutti i
sensi! Ora di colazione, uh? Perfetto, è l'occasione ideale
per riprendere la
mia indagine come si deve! Rifiuterò categoricamente
l'invito di Iwao a sedermi
vicino a lui su quel maledetto bordo, e ne approfitterò per
conoscere altra
gente e farmi un'idea di chi può o non può essere
il Mascheratore! Coraggio, al
lavoro!
Uscii
in corridoio, caricato come una molla pronta a scattare.
Dovetti
però darmi subito un tono, quando mi accorsi che dalle scale
a chiocciola in
fondo al corridoio stava scendendo la Signorina Azumi.
-Buongiorno,
Choji. Sei riuscito a dormire bene nel tuo nuovo letto?
-Fin
troppo bene, ho dormito come un sasso!
-È
un buon segno, significa che il tuo fisico si è
già abituato a vivere nella tua
nuova casa. Puoi già scendere in sala mensa e prendere
posto, se ti va. A
differenza del pranzo e della cena, per la colazione i miei ospiti non
sono
obbligati ad aspettare in piedi nell'atrio.
Ottima
notizia! Se faccio in fretta,
potrò sedermi prima ancora che Iwao abbia il tempo di aprire
bocca!
-Oh, bene! Vado subito, allora!
Mi
voltai, e cominciai a correre.
Per
due o tre metri, poi mi fermai.
Se
era vero che non avevo intenzione di lasciarmi distrarre da Iwao, era
anche
vero che non potevo ignorare i problemi che stava causando. A costo di
fare la
figura dello spione tornai indietro, per parlarne con la direttrice.
-Signorina
Azumi, mi sono ricordato che volevo parlarle di una cosa.
-Parla
pure, ti ascolto.
-Grazie.
Dunque, da dove comincio... Ecco, ieri pomeriggio ho visto un bambino
che
veniva... preso in giro...
-Ah,
stai parlando di Isoka!
Il
modo così semplice con cui mi diede quella risposta mi
lasciò a bocca
semiaperta.
-E
ho capito cosa intendi dire con "preso in giro". È stato
Iwao,
giusto?
Annuii.
-Lo
sospettavo, quei due sono gli unici qui all'orfanotrofio che si rendono
protagonisti di tali... scenate. Ma non devi avere paura, Choji. Le
monellerie
di Iwao e dei suoi amici non sono pericolose e non sono fatte con
cattiveria.
Nessuno dei tuoi nuovi fratelli e sorelle è mai ricorso alla
violenza. Su questo
puoi stare tranquillo.
Ripensai
a quanto avevo visto l'altro giorno. In effetti Iwao non aveva fatto
male
fisicamente ad Isoka... ma tra il picchiarlo e l'appenderlo a testa in
giù come
aveva fatto, per me non c'era molta differenza.
-Io
sono tranquillo, Signorina Azumi, davvero! ...ma non mi è
sembrato che Isoka lo
fosse. Qualcuno dovrebbe dire a Iwao di lasciarlo in pace...
-Isoka
non fa altro che disobbedire alle regole dell'orfanotrofio e recare
fastidio ai
suoi compagni, quello che subisce da parte di Iwao è
perciò meritato. Gradirei
che non mi facessi altre domande su questo argomento, Choji.
La
Signorina Azumi mi lanciò un'occhiata penetrante. Il suo
messaggio mi era
arrivato forte e chiaro.
-C'è
altro di cui vuoi parlarmi, Choji?- mi chiese poi, sorridendo di nuovo.
-No,
per adesso è tutto. La ringrazio del tempo che mi ha
concesso.
-A
proposito di tempo... adesso sarà davvero ora che tu corra
in mensa, o il
caffelatte si raffredderà.
-Non
posso permetterlo! Vado, e... grazie ancora per la chiacchierata.
Scesi
nell'atrio, dove incontrai alcuni ragazzi che chiacchieravano fra loro
in
attesa della colazione. Forse uno di loro mi salutò, ma non
me ne accorsi
nemmeno. Le risposte della Signorina Azumi non avevano fatto altro che
generare
nuove domande a proposito di Isoka.
Non c’entrerà nulla con
la mia indagine,
ma ho intenzione di scoprire cosa c'è dietro questa storia.
Anche a costo di
finire io stesso in punizio... Oh no. Oh no! oh NO!
In
quell'istante, mi ricordai che Isoka non era stato l'unico a salire su
un
albero il giorno prima. Anch'io l'avevo fatto. E avevo lasciato in
piena vista
una prova evidente del mio passaggio.
-Ehi, dove vai così di fretta?- mi sentii dire da qualcuno,
a cui il mio improvviso
scatto verso l'uscita non era passato inosservato.
-A lavarmi le mani, torno subito!
Saltati a piedi uniti i gradini all'ingresso, feci di corsa il giro
dell'edificio e andai sul retro, dove ritrovai subito il famigerato
albero. Era
l'unico fra tutti ad aver perso uno dei rami più bassi e
più grossi, ed era
impossibile non notare il ramo in questione che giaceva ancora ai suoi
piedi.
-Non posso certo riattaccarlo... quindi non mi resta che nasconderlo.
Ma dove?
-Dobbiamo
buttarlo nel fiume. Dammi una mano.
Sobbalzai dallo spavento. Mi girai di scatto, appena in tempo per
vedermi
passare davanti proprio lui, Isoka, che senza perdere tempo si
caricò in spalla
l'estremità più grossa e pesante del ramo.
-...sì, ti aiuto!
Presi l'altra estremità sotto braccio e lo seguii fino ad un
corso d'acqua, che
non avevo proprio notato il giorno prima, nascosto fra gli alberi.
-A
quanto pare abbiamo avuto la stessa idea- dissi, dopo che ci fummo
sbarazzati
del ramo compromettente.
-Io
l’ho avuta già dal momento in cui lo hai sfondato.
Purtroppo questo è l’unico
momento della giornata in cui posso agire senza che qualcuno mi veda.
Ciao.
Così
com’era arrivato, Isoka fece già per andarsene.
-E-ehi,
aspetta! Posso scambiare due parole con te?
-No.
Per favore, lasciami stare. Non voglio che capitino altri guai.
Isoka
cominciò a correre. Così feci anch’io,
e stavolta mi concessi il lusso di usare
un po’ più di forza nelle gambe: con un tuffo solo
lo raggiunsi, lo placcai, ed
entrambi cademmo sull’erba.
-Ti
ho fatto male? Scusami, ma questo era l’unico modo per non
farti scappare di
nuovo. ...insomma, perché continui a nasconderti? Io voglio
solo parlare, e
basta! E ti ho già promesso che non ti causerò
mai più dei guai, perché non mi
credi?
Isoka
riuscì a divincolarsi dalla mia presa, ma non
fuggì. Sembrava essersi calmato,
anche se non completamente.
-Non
mi sono spiegato bene. Choji, io non voglio che capitino altri guai a
te.
-A
me?
-Hai
visto come mi trattano Iwao e gli altri, no? Se ti vedessero in mia
compagnia… Per
favore, lasciami perdere.
Non ti piacerebbe avere Iwao come nemico.
-…e
a te, invece, non piacerebbe avere un amico?
Isoka
si era appena rialzato per scappare ancora, ma quelle mie ultime parole
riuscirono a fermarlo meglio di quanto avesse fatto il mio placcaggio.
-C-Choji... N-non sei obbligato ad essere ancora gentile con me... Mi
hai già
chiesto scusa per il pranzo ieri, non c'è bisogno che...
-Infatti io non mi sento obbligato. Voglio essere gentile con te
perché... Beh,
perché lo voglio e basta!
Isoka distolse lo sguardo da me, e per un po' non disse nulla. Non
sembrava
triste, ma nemmeno felice. Forse... Forse aveva paura che lo stessi
solo
prendendo in giro.
Ma io ero sincero al cento per cento. Volevo conoscerlo davvero. Non
era
semplice curiosità, la mia: quale che fosse il motivo per
cui ce l'avessero con
lui, non avrei sopportato l'idea di vederlo triste senza fare nulla per
aiutarlo.
-Choji,
hai detto che volevi... scambiare due parole con me?
-L'ho detto, e lo ribadisco!
-Allora...
Isoka si avvicinò, per bisbigliarmi qualcosa in un orecchio.
-...dopo colazione, vieni nella casetta di legno vicino agli scivoli.
Ma
aspetta fino a che tutti siano usciti dalla mensa, e Yori si sia chiusa
in
cucina per lavare i piatti, altrimenti c'è il rischio che ti
vedano dalle
finestre.
-Ho capito. A dopo, allora!
La
campanella della colazione trillò in quel momento, e Isoka
tornò di corsa
all'orfanotrofio. Lo seguii, a passo più lento.
Ormai
era troppo tardi per scegliere un posto dove sedermi, ma non mi
dispiaceva più
di tanto. Le cose, in un modo o nell'altro, si stavano muovendo.
...forse
usai un passo un po’ troppo lento. Quando tornai
all'ingresso, trovai una Yori
particolarmente innervosita in piedi in cima alle scale. Stava
aspettando me,
di sicuro!
Attesi che si voltasse dall'altra parte, quindi sgattaiolai fino alla
fontanella per lavarmi le mani.
-Ma si può sapere quanto tempo ci metti?- gridò,
non appena si accorse di me.
-S-scusami, Yori, arrivo subito! è che... sono inciampato
proprio dopo aver
finito di lavarmi le mani, per questo mi sono attardato!...
-Puoi anche usare i bagni al piano terra per lavarti, sai? Non
è obbligatorio
usare la fontanella ogni santa volta.
-D-davvero? Ehm... Ops! Eh eh eh, che stupido che sono, non ci avevo
proprio
pensAHIA!
Per nulla contagiata dalla mia risatina, Yori mi attanagliò
il lobo di un
orecchio e mi portò in mensa, dove mi indicò il
posto libero a sedere più
vicino.
-Siediti qui al mio posto, così posso tenerti d'occhio.
Non
nel modo che speravo io, ma almeno ero riuscito ad evitare Iwao...
Finalmente, potei godermi la colazione: caffelatte bollente servito in
ciotole,
riempite direttamente da Yori che passava fra i tavoli portandosi in
spalla una
grande e pesantissima caffettiera; e biscotti al cioccolato o alla
marmellata,
distribuiti dalla Signorina Hiromi, che invece si spostava con un
carrellino.
Dopo aver servito tutti, Yori si riempì per ultima una
ciotola, prese uno
sgabello pieghevole e si sedette accanto a me a capotavola. Non
scherzava, con
la storia di volermi tenere d'occhio: anche se stava bevendo come tutti
gli
altri, vidi chiaramente i suoi occhi fissarmi intensamente da sopra la
sua
ciotola.
D'accordo,
non avevo fatto una buonissima impressione di me in questi primi due
giorni, ma
non mi sembrava un motivo valido per trattarmi come un sospettato.
Un sospettato... e se avesse capito che
in realtà non sono chi dico di essere?
Scacciai quel pensiero e guardai da tutt'altra parte. Solo in quel
momento mi
accorsi di una stranezza.
-Ehi, non l'avevo notato prima!
-Notato cosa?-mi chiese Yori, con un tono annoiato.
-Dov'è andata la Signorina Hiromi? E la Signorina Azumi,
come mai non è scesa a
far colazione con noi?
-Perché ti interessa?
-Perché... beh, mi sembra strano.
-Non c'è nulla di strano. Le Signorine Azumi e Hiromi non
mangiano mai con noi.
Stanno nelle loro stanze.
-Ah... Come mai?
-Perché a loro va bene così. Quante domande hai
ancora?
-N-Nessuna...
-E allora zitto e finisci di bere.
Era
ormai chiaro che, se volevo ottenere informazioni importanti, Yori non
sarebbe
stata la persona adatta a cui chiederle.
Un'oretta
dopo, Yori si alzò dalla tavola per suonare di nuovo la
campanella, ovvero il
segnale che permetteva a chi aveva finito la colazione di uscire dalla
mensa.
Isoka fu il primo a scappare fuori, e dopo che la mensa si fu svuotata
mi fu
chiaro il perché aveva scelto proprio quel momento per
farlo. Tutti gli ospiti,
specialmente i più piccoli, erano ancora troppo assonnati,
oltre che sazi, per
uscire all'aperto e giocare con gli scivoli, le altalene e la casetta
di legno:
in quell'ora, Isoka aveva il cortile tutto per sé.
Non
mi tornava una cosa, però. Com'era possibile che un
nascondiglio così banale
non fosse mai stato scoperto?
Ad
ogni modo, avrei avuto la risposta tra pochi istanti. Dopo essermi
riaffacciato
in mensa per assicurami che Yori fosse davvero tornata in cucina, mi
recai al
luogo dell'appuntamento.
La
casetta in questione non era altro che un grosso cubo di legno, sulle
cui facce
qualcuno aveva dipinto delle finestre e una porticina. Isoka non era
ancora
arrivato, cosi mi sedetti per aspettarlo.
Lo
aspettai per un minuto o due, fino a che cominciai a spazientirsi.
Dove sarà finito? Non ditemi che
anche lui
mi sta prendendo in giro... Un attimo. Lui non aveva detto "davanti"
alla casetta, ma "dentro". Devo controllare meglio.
Mi
sentivo ridicolo, ma provai ugualmente a spingere la porta disegnata.
...si muove?!
In realtà, tutto il pannello si era mosso. Si trattava
infatti di una specie di
gattaiola, unita alla parte superiore del cubo con dei cardini. La
sollevai
verso di me ed entrai strisciando sulle ginocchia. Fortunatamente,
l'interno
della casetta era grande abbastanza da contenermi...
Isoka non è nemmeno qui dentro. E
io
continuo a non capire cosa ci sia di speciale in questo nascondig...
Improvvisamente,
mi sentii mancare la terra da sotto il sedere. Una botola.
Caddi
a gambe all'aria in una fossa.
-Benvenuto nel mio rifugio, Choji. Mettiti comodo... per quel che puoi.
La voce era quella di Isoka, ma sottosopra com'ero e con quel buio non
riuscii
a vederlo subito. Solo quando mi fui raddrizzato e i miei occhi si
fossero
abituati all'oscurità, scoprii di essere caduto in una buca,
profonda
all'incirca due metri e rivestita con del cellophane. Isoka era in
piedi
davanti a me, e in mano teneva un'asticella con cui probabilmente aveva
aperto
la botola.
-E così, è questo il tuo nascondiglio. Non
l'avrei mai trovato!- borbottai,
mentre mi massaggiavo la schiena -...a proposito, scusa se ti ho fatto
aspettare un po'. Perché non mi hai spiegato subito come si
faceva ad entrare?
-Perché, ecco... Volevo essere sicuro che tu ci tenessi
davvero, davvero, a
parlare con me. Insomma, ti ho messo alla prova, ecco. Mi dispiace.
Scossi la testa, e gli sorrisi.
-Non devi scusarti, un po' di prudenza non fa mai male! E poi,
l'importante è
che ora siamo qui e possiamo chiacchierare in santa pace! ...ehm...
Da dove potevo cominciare? Non mi sembrava educato chiedergli su due
piedi
quello che mi interessava maggiormente, così pensai di
divagare un po'.
-Wow, una botola proprio sotto all'area giochi... Dimmi un po' Isoka,
come hai
fatto a trovarla?
-Non l'ho trovata. L'ho costruita io.
-Tu?!
-E ho anche scavato la buca. Ho fatto tutto durante la notte, mentre
gli altri
dormivano. Ho perso il conto dei giorni che ho impiegato, ma ne
è valsa la
pena.
Alzai la testa per osservare di nuovo l'interno della fossa. Era poca
cosa, in
confronto a quella che avevo scavato io per allestire la trappola di
Shikamaru
destinata a quel porco dell'Akatsuki, ma dovetti ammettere che si
trattava
comunque di un lavoro ben fatto.
-E hai fatto tutto questo da solo? Beh, complimenti! ...ma
perché l'hai fatto?
-Per nascondermi, che altro. Tranne che in rare occasioni, quando non
ho voglia
di farmi vedere in giro mi chiudo qui dentro per tutto il giorno, tutti
i
giorni, ed esco solo durante i pasti.
-Ieri però te ne stavi seduto su un albero, come ma... Ah
già, ti ho fatto
perdere tempo io.
Isoka mi picchiettò sulla spalla, come per dirmi che
quell'incidente era acqua
passata. Ne fui rincuorato.
-Per
fortuna quello che mi ha fatto Iwao ieri è stato breve ed
indolore- continuò -
ormai dovrei essere abituato a quello che mi fa... Ma non lo sono. Non
ci
riesco. Ecco perché vengo sempre qui, per evitarlo
più che posso.
-Ma insomma, perché ce l'ha tanto con te?- chiesi tutto d'un
fiato, ora che
eravamo entrati in argomento -e come mai la Signorina Azumi gli
permette di
fare quello che vuole, senza intervenire?
Isoka
sospirò, abbassando lo sguardo.
-...come
lo sai, quello che pensa la Signorina Azumi?- sussurrò.
-Io...
D’accordo, lo ammetto. Poco fa, le ho parlato di come Iwao ti
tratta... Per
saperne di più, ecco.
-Ah.
E lei che ti ha detto?
-Che...
Che dai fastidio agli altri orfani e disobbedisci alle regole. ...e
che...
-Mi
merito i dispetti, giusto?
Annuii,
nascondendo un certo sollievo. Non ce l’avrei mai fatta a
dire quella frase
orribile a un bambino.
-Beh-
continuò lui, sbuffando -la Signorina Azumi ha ragione a
pensarlo. Ho
disobbedito alla regola più importante
dell’orfanotrofio: “È vietato rimuginare
sul passato. Dimenticare il passato e la tristezza è la
chiave per vivere
felici”.
Mi
sembra una regola un po’ difficile
da seguire. Lo so per esperienza. -...in
che modo hai
disobbedito, esattamente?
Isoka
si nascose il volto tra le mani.
-Ho
pianto davanti a tutti una volta di troppo. Forse è per
questo che la Signorina
Azumi non ha mosso un dito quando Iwao, per farmi smettere di
piangere... ha
strappato gli unici ricordi che avevo di mia mamma.
|
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Capitolo 7 *** 7. ***
Choji's Last Chance
7.
-...Cos’hai
intenzione di fare, Choji? No, fermati! Sta’ qui!
Non appena ebbi afferrato appieno quello che Isoka mi aveva rivelato,
mi alzai
di scatto e cercai di aprire la botola per uscire. Ero furioso.
-Ti prego, Choji! Non fare pazzie! Ti metterai nei guai!
-E chissenefrega! Qualcuno deve fargliela pagare a Iwao, e se nemmeno
la
direttrice in persona ha mosso un dito allora ci penserò io!
...uh?
Isoka si era aggrappato alla mia maglietta, come per cercare di tirarmi
giù e
rimettermi seduto. Mi girai per dirgli di staccarsi, e lo vidi in
volto.
Sembrava disperato.
Era il ricordo di quello che gli aveva fatto Iwao, ad averlo sconvolto
in quel
modo, o la preoccupazione per i guai che sarebbero potuti accadere a me?
In ogni caso, non me la sentivo di abbandonarlo in quello stato. Con
dei
respiri profondi calmai la mia rabbia, e piano piano mi risedetti.
-S-scusami, Isoka. Scusami. ...ma come ha potuto fare una cosa del
genere?!
Perché? Come è accaduto?
-...è stata colpa mia. Sai, prima di quel fatto... Mi
capitava spesso di
piangere davanti a tutti. Io ci ho provato, mi sono sforzato tantissimo
di
essere felice e dimenticare il passato, o almeno fingere, ma non ce
l’ho mai
fatta. Non sono mai stato bravo come gli altri. Insomma, io piangevo,
piangevo,
e davo fastidio a tutti, specialmente Iwao. Un giorno lui si
è stufato, e, per
farmi smettere una volta per tutte, ha cercato di aiutarmi a stare
meglio.
-Stracciando i ricordi di tua mamma?!
-No, no! Quello è successo dopo. Ecco, lui... mi ha chiesto
di entrare nel suo
gruppo e giocare con lui. No, più che chiesto, diciamo che
mi ha costretto.
"Così ti distrai e ti dimentichi di piangere", mi aveva
detto. Non mi
è mai piaciuto giocare con lui. Ogni volta che potevo,
cercavo una scusa
diversa per evitarlo e starmene da solo... È colpa mia se
è successo!
Isoka si raggomitolò su sé stesso, nascondendosi
il viso sulle ginocchia.
-Un giorno Iwao è venuto a cercarmi per obbligarmi a
giocare, come al solito, e
mi ha scoperto mentre guardavo le fotografie e i disegni di mia
mamma... Iwao
si è infuriato, ha urlato, mi ha detto che ero un ingrato, e
chissà
cos'altro... E poi ha distrutto tutto. Tutto. Come ti ho detto, la
Signorina
Azumi non lo ha sgridato... perché sono io quello che ha
disobbedito alle
regole, non lui.
-...e la Signorina Hiromi?
-Lei è troppo buona, non è capace di sgridare
nessuno. Da quel giorno, ho
cominciato a nascondermi ancora di più e a farmi vedere solo
durante i pasti,
le gite in gruppo e quando bisogna andare a dormire. Purtroppo, Iwao
per qualche
motivo ce l'ha ancora con me... Si è convinto che io mi
nasconda perché ho
ancora qualche foto della mamma da qualche parte, ma non è
vero! Per colpa sua
non ho più niente! Potrei... Potrei arrendermi, fargli
perquisire le mie cose
e... e ammettere che non voglio più pensare al passato, ma...
Il più delicatamente possibile, posai una mano sulla sua
spalla.
-Hai paura di fare un torto a tua mamma?
Dopo
aver tirato su col naso, Isoka annuì.
-Io non voglio dimenticarla, non voglio! ...se solo fossi
più forte... Ma non
lo sono! Perché? Perché!? Perché sono
l'unico debole frignone in tutto
l'orfanotrofio?!...
-Ti sbagli, non sei più l'unico. Ci sono anch'io, adesso!
Quella frase mi era uscita spontanea, automatica. Avevo anche usato un
tono
allegro nel pronunciarla, senza alcuna paura di poter commettere una
gaffe.
Semplicemente, sapevo di aver fatto la cosa giusta al momento giusto.
-C-c-che vuoi dire?- balbettò Isoka, dopo qualche istante di
smarrimento -anche
tu... piangi? G-grande e grosso come sei?
Annuii vigorosamente.
-E non me ne vergogno! Anzi, non capisco cosa ci sia da vergognarsi ad
essere
tristi, proprio qui poi! Possibile che nessun'altro sia d'accordo?
-S-sono le regole, purtroppo... Hai ragione, è assurdo... ma
questa è l'unica
casa che ho. Non posso pretendere di cambiarla...
-Questo
è vero... Beh, vorrà dire che, ogni volta che uno
di noi due si sentirà triste,
ci organizzeremo per incontrarci qua sotto. Non è
granché come soluzione, ma
almeno così potremo piangerci a vicenda sulle nostre spalle
quanto ci pare e
senza il rischio che qualcuno ci sgridi. Che ne pensi, ti piace come
idea?
Finalmente Isoka rialzò lo sguardo dalle sue ginocchia.
Aveva smesso di
piangere, come speravo.
-T-tu... Non mi stai prendendo in giro, Choji?
-Assolutamente no! Tra l'altro, non ho mai capito cosa ci sia di
così
divertente nel prendere in giro qualcun... !
Isoka mi era appena saltato addosso, per stringermi le braccia intorno
al collo
e sentire il contatto fra la sua guancia e la mia. Rimasi interdetto
per un istante,
ma mi rilassai quasi subito e gli ricambiai l'abbraccio.
Purtroppo,
quel momento fu destinato a terminare molto prima del previsto.
Sentimmo un rumore di passi sopra le nostre teste, ed istintivamente ci
appiattimmo contro le pareti della fossa.
-Gli altri bambini- sussurrai -sono già arrivati...
-No, è ancora troppo presto perché escano a
giocare. E poi, mi sembra che si
tratti di una persona sola. Do un'occhiata.
Svelto ma silenzioso, Isoka risalì la botola e
sbirciò fuori dalla casetta. Un
attimo dopo era già saltato giù.
-È Yori- mi disse -non capisco, se ho calcolato bene i tempi
a quest'ora
dovrebbe essere ancora in cucina... Che guaio! Finché lei
è nei paraggi, non
possiamo uscire senza che ci veda!
-Qual è il problema? Se ormai tutti sanno che ti fai
rivedere solo durante i
pasti, possiamo starcene qui fino all'ora di pranzo...
-No, Choji! Se tu ti assentassi per ore, tutti capirebbero che sei
stato in mia
compagnia e finiresti nei guai! Specialmente... Con Iwao...
Aprii la bocca per ribattere, ma la richiusi subito. Non avevo
intenzione di
spaventare Isoka arrabbiandomi di nuovo davanti a lui. Ma, allo stesso
tempo,
come potevo sopportare l'idea che Isoka continuasse a vivere nella
paura di
uscire allo scoperto? Senza contare lo sforzo immane che avrei dovuto
compiere,
per trattenermi dallo spaccare tutti i denti in bocca ad Iwao!
-Per me va bene così, davvero. Anche se di nascosto, sono
contento di aver
trovato un amico.
-...lo sono anch'io, Isoka.
Mi rivolse un sorriso solare. Dopodiché, si voltò
e si affacciò di nuovo alla
botola e alla porta della casetta di legno.
-Yori non sta guardando da questa parte... Facciamo così. Io
esco per primo, la
distraggo e la allontano, in un modo o nell'altro. Non appena siamo
spariti
alla vista, puoi uscire anche te.
-Mi sembra un buon piano. Allora... ciao, per adesso.
Salutatomi
con un cenno, Isoka uscì dal nascondiglio. Aspettai un paio
di minuti, quindi
mi arrischiai a sbirciare. Nessuno in vista. Velocissimo, saltai fuori
dalla
casetta, mi girai, tornai dentro per richiudere dall'esterno la botola,
e
infine mi allontanai.
Camminando distrattamente intorno all'orfanotrofio, continuai a
ripensare
all'abbraccio di Isoka.
Strinsi forte i pugni.
Lo avevo reso felice, forse per la prima volta in vita sua... Ma non
riuscii ad
esserlo a mia volta. Solo in quel momento realizzai l'effetto
collaterale di
ciò che avevo fatto, e fui schiacciato da un pesante senso
di colpa.
Io ero un ninja in incognito, non un orfano come lui. Sarei dovuto
andarmene,
prima o poi. Lo avrei lasciato solo.
Come farò a dirgli addio, quando
sarà il
momento?
Rientrai
nell'edificio proprio mentre un gruppo di bambini, ormai svegli e
scattanti,
correva fuori per giocare all'aria aperta.
Siccome nella mia testa era ritornato l'argomento della missione,
pensai che
non fosse una cattiva idea riprendere in mano il rapporto che avevo
lasciato su
in dormitorio e finire di scriverlo.
Avevo appena poggiato un piede sul primo gradino, quando...
-Oh, eccoti qui! Posso scambiare due parole con te, Choji?
Era la voce di Yori. E aveva un tono tutt'altro che amichevole.
Mi
voltai e le rivolsi una sorriso innocente. O almeno provai a imitarne
uno.
-S-sì, c-certo! Di cosa vuoi parlare, Yori?
-Conosci
la regola secondo la quale è proibito salire sugli alberi?
Merda... -L'ho sentita da qualche
parte, credo... Non ho ancora fatto in tempo a imparare tutto il
regolamento a
memoria, ma rimedierò al più presto!
P-perché ti interessa?
-Pochi minuti fa, mentre stavo terminando di lavare le stoviglie, da
una
finestra della cucina ho notato che ad uno degli alberi che circondano
l'orfanotrofio manca un ramo.
Accidenti che colpo d'occhio... -Ah,
d-davvero? Ed è un fatto insolito, da queste parti?
-Penso di sì, ieri quel ramo c'era.
-Forse si sarà spezzato con il vento...
-Era un ramo grosso.
-Magari il vento era fortissimo...
-Talmente forte da portarselo via, visto che ai piedi dell'albero non
ho notato
nulla.
-...infatti, dev'essere l'unica spiegazione! Sono contento di averti
aiutata a
risolvere questo mistero! Alla prossima!...
Speravo di averla scampata, ma prima che riuscissi a salire un altro
gradino
Yori mi infilò le dita nella maglietta e mi
riportò al pianterreno.
Beh,
ci ho provato.
-L'unica spiegazione qui è che qualcuno ci sia salito sopra,
l'abbia fatto
cadere e l'abbia nascosto per occultare il misfatto. Choji, se sai
qualcosa ti
conviene parlare subito, altrimenti la rabbia della Signorina Azumi
diventerà direttamente
proporzionale al ritardo che impiegherai nel confessare!
E adesso, come me la cavavo? Potevo confermare i sospetti di Yori e
subire la
punizione, non sarebbe stato un problema per me... ma così
facendo la mia
indagine avrebbe subito un altro rallentamento, e non potevo
permetterlo!
Abbandonai l'aria innocente, e incrociate le braccia decisi di assumere
un
atteggiamento difensivo.
-Io
non so nulla di questo albero, davvero! E in ogni caso
perché sei venuta a
chiederlo proprio a me, si può sapere?
Yori sorrise con un'aria di trionfo.
-Semplicemente perché tutti gli indizi conducono a te. Hai
fatto tardi a
colazione per un motivo stupido, stai balbettando e sudando freddo...
-Per forza, mi stai mettendo a disagio!
-Inoltre- continuò senza fare caso alla mia obiezione -quel
ramo era molto
spesso. L'unico che avrebbe potuto spezzarlo standoci sopra doveva
essere una
persona di un certo peso, oserei dire gras...
-Adesso basta, Yori! Lascialo stare!
Alzammo entrambi la testa. Dal piano superiore vedemmo scendere a passi
pesanti
Nao. Nonostante fosse alto la metà di Yori, in quel momento
sembrava il più minaccioso
dei due!
-Non sono affari che ti riguardano, Nao. Te lo chiedo cortesemente,
lasciaci
soli...
-Col cavolo! Ti sembra giusto come lo stai trattando? Non hai nessuna
prova per
accusarlo così apertamente, solo supposizioni! E poi,
mettiamo il caso che
Choji abbia davvero commesso il fatto come dici tu... è
appena arrivato da un
giorno! Dovresti essere comprensiva e dargli il tempo di ambientarsi,
invece di
spaventarlo!
Yori
alzò una mano e la tenne sospesa in aria per un po'. Aveva
forse intenzione di mollargli
uno schiaffo? Non lo seppi mai: dopo qualche secondo lasciò
ricadere il
braccio, come a dichiararsi sconfitta.
-Oh, d'accordo. Per oggi te la sei cavata con un avvertimento, Choji.
Ma la
prossima volta che noto qualcosa fuori posto... augurati che non ci
debba
essere, una prossima volta.
Dopo averci fulminati entrambi con lo sguardo, Yori girò i
tacchi e se ne andò.
Mi sentii incredibilmente sollevato.
-Fiuuu... Ti devo proprio ringraziare, Nao!
-Figurati. Tra orfani ci si deve sostenere l'un l'altro, anche se non
tutti qui
sembrano averlo capito.
Come udii quelle parole, qualche rotella dentro la mia testa
cominciò a girare.
Forse avevo appena trovato la soluzione al problema di Isoka...
-Choji? Ti sei incantato?
-...più o meno. Sono assolutamente d'accordo con quello che
hai detto!
Ci stringemmo la mano destra.
-A
proposito, Nao...
-Fammi indovinare, ti stai chiedendo dove sia Naoki? Sta facendo un
pisolino di
sopra, come al solito. Ero appunto con lei, quando ho sentito te e Yori
discutere.
-L'abbiamo svegliata? Mi dispiace...
-Niente affatto, tranquillo. È piccola, ma ha il sonno
pesantissimo. Non si
accorgerà se la lascio da sola per qualche minuto. ...di' un
po', Choji. Sei
ancora intenzionato a fare amicizia con lei?
Decisi di cogliere la palla al balzo.
-Beh, certo. E con te, anche! Dobbiamo aiutarci a vicenda, l'hai detto
tu
stesso!
Nao sorrise. Quindi, si guardò intorno con fare circospetto,
e con un gesto mi
invitò ad abbassarmi così che potesse sussurrarmi
in un orecchio.
-Allora, ci sono delle cose che è bene tu sappia. Seguimi,
conosco il posto
adatto dove parlare in pace.
-Anche tu hai un nascondiglio segreto?
-No, mi riferisco all'aula di grammatica. ...che significa "anche"
io?
-Oh, n-nulla! Un lapsus! Eh eh eh eh...
Mordendomi la lingua, seguii a ruota Nao su per le scale e fino
all'aula di
grammatica (e palestra).
Per quel poco che gli avevo sentito dire e visto fare, avevo subito
avuto
l'impressione che Nao potesse andare d'accordo alla perfezione con
Isoka. Se
fossi riuscito a farli avvicinare e diventare amici, Isoka non sarebbe
rimasto
solo dopo la mia partenza. Però, per quanto morissi
dall'impazienza di
risolvere la situazione, mi costrinsi a non bruciare le tappe e
procedere per
gradi, per non rischiare di rovinare tutto.
-Chiudi
la porta- mi ordinò Nao, che già si era messo a
sedere su uno dei banchi, una
volta entrati -e accendi la luce, già che sei lì.
L'aula in effetti era insolitamente buia, ma guardando fuori dalle
finestre
capii subito il perché. Il cielo si era improvvisamente
rannuvolato, e
minacciava pioggia da un momento all'altro.
-Non ti siedi anche tu, Choji?
-Sto bene in piedi, grazie.
-Contento tu. Allora...
Nao prese un bel respiro profondo.
-...prima di tutto, sono contento che tu ti sia proposto di aiutare
Naoki a
rompere il ghiaccio. Lo apprezzo molto, davvero, però...
devo chiederti di
limitarti a salutarla, e basta. Non ci hai dato fastidio, tranquillo!-
si
affrettò a precisare -il fatto è che Naoki non
è semplicemente timida. E non è
nemmeno mia sorella.
In un istante aveva catalizzato la mia attenzione. Lo fissai,
aspettando che
continuasse a parlare, ma Nao chiuse gli occhi e appoggiò la
testa sulle sue
mani intrecciate, come in contemplazione.
-Nao... Se hai cambiato idea e non te la senti più di
parlarne, non ti obbligo
mica.
-...no no, va tutto bene. Allora... io e Naoki non ci eravamo mai
incontrati,
prima che il villaggio in cui vivevamo... venisse distrutto.
Ci fu un'altra pausa.
-Non
so come sia successo, e non lo voglio sapere. Era un giorno come tutti
gli
altri. I miei mi avevano ordinato di andare in cantina e non uscirne
fino a
nuovo ordine. Io ho aspettato per ore, ma il nuovo ordine non arrivava
mai.
Allora mi sono arrischiato ad uscire... È stato orribile. Ho
visto case
incendiate, feriti, ma soprattutto ho visto corpi morti sparsi
dappertutto.
Alcuni li conoscevo, altri non li avevo mai visti prima... Ninja, o
almeno
credo. Non sono rimasto ad ascoltare i superstiti per avere conferma.
Ho
cominciato a correre, alla cieca, sperando forse di ritrovare i miei
genitori,
o almeno un angolo del villaggio che fosse rimasto com'era... Poi
però mi sono
lasciato distrarre da qualcuno nella mia stessa situazione.
-Naoki?
-Quello è il nome che le ho dato io. Non ho idea di come si
chiami in realtà.
-C-come?
-L'ho vista seduta sull'uscio di una casa bruciata, che guardava
davanti a sé
come in trance. Doveva aver subito uno shock, e forse aveva anche perso
la
memoria. Quando mi sono avvicinato per parlarle e le ho chiesto dove
fossero i
suoi genitori... lei non si è messa a piangere, no. Invece,
mi ha semplicemente
detto: "chi?"
Nao deglutì.
-Qualche cosa si è acceso nella mia testa. Un'idea assurda.
Io avevo perso la
mia famiglia, a lei non era rimasto nessuno nemmeno nei ricordi...
così, ho
pensato di dargliene di nuovi. Le ho detto che ero suo fratello, e le
ho
chiesto se le andasse di venire via con me da quel posto per trovarne
uno
migliore. Come per miracolo, lei si è parzialmente
risvegliata dallo shock: è
scattata in piedi, mi ha preso per mano e ha cominciato a correre! Era
entusiasta quanto me di ricominciare!...
Nao
fece un altro sospiro, in realtà simile più a un
singhiozzo, e mi guardò.
-Pensi che io sia stato egoista, Choji?
-Egoista? In che senso?
-Beh, sì, insomma...
Per un attimo, mi era parso che avesse sorriso.
-...insomma, io... Non mi era rimasto più nessuno, non
volevo restare da
solo... Non sono stato per niente corretto con lei, ecco. Le ho
mentito, ed è
anche un po' come se l'avessi rapita...
-Stai scherzando? Secondo me hai fatto un gesto bellissimo! Hai dato a
lei e ha
te stesso una ragione per continuare a vivere dopo la tragedia che vi
è
capitata! ...a proposito, mi dispiace per quello che vi è
successo.
Posai una mano sulla sua spalla e gli diedi qualche pacca leggera. Non
fu
granché come gesto consolatorio ma Nao mi sorrise
apertamente ed annuì, dando
segno di aver apprezzato.
-Grazie, Choji. ...comunque, hai capito perché non voglio
che ti avvicini
troppo a Naoki?
-Credo di sì. È a causa dello shock che ha subito?
-Già. Lei parla soltanto con me e, anche se a volte le
chiedo di rispondere
alle domande altrui, preferisco lasciare che impari ad uscire dalla sua
timidezza da sola, con i tempi che le servono. Quindi, anche se so che
le tue
intenzioni sono buone, mi dispiace, ma non voglio rischiare che... che
si
spaventi troppo, ecco.
-Non devi dispiacerti, tranquillo!
Nao
sospirò sollevato, quindi saltò giù
dal banco e si stiracchiò.
-Sai, a pensarci bene sono felice di averti raccontato tutto. Mi sento
più
leggero.
-Non... non avevi mai parlato a nessun'altro, prima, della vostra
storia?
-No. Stavo per spiegare tutto alla Signorina Azumi il giorno che
l'abbiamo
conosciuta, ma lei mi ha fermato subito dicendomi che "il passato non
deve
contare più" o qualcosa del genere... Da un certo punto di
vista sono
d'accordo, ma come si fa a non ripensarci ogni tanto? Per me
è una cosa
impossibile!
-Anche per me, Nao. E...
Esitai un attimo. Era davvero quello il momento giusto per tirare in
ballo
Isoka?
-...e noi due non siamo gli unici qui dentro a pensarlo. Per caso,
conosci già
quel bambino di nome Is...
Qualcuno
entrò nell'aula in quel preciso istante.
Stavo quasi per pensare "meglio così, forse stavo davvero
per commettere
un errore!"... Ma il sospiro di sollievo mi rimase strozzato in gola
quando vidi chi era entrato.
-Ehilà! Di tutti i posti divertenti che abbiamo, non pensavo
di trovarti
proprio qui, Choji!
Era Iwao, con tutta la sua combriccola al seguito.
In fretta, guardai la mia immagine riflessa nelle finestre e mi regolai
per
scegliere l'espressione facciale più serena possibile da
esibire di fronte a
lui.
Sì, questa può andare.
-C-ciao, Iwao!
Come mai da queste parti?
-È quello che chiedo a te! Non mi sembravi il tipo a cui
piace giocare a
pallone, ma evidentemente mi sbagliavo!
E tu non mi sembravi il tipo a cui piace
rendere la vita degli altri un inferno! -In realtà
non è così, io e Nao
stavamo...
-Stavamo facendo solo due palleggi, per passare il tempo-
finì di dire Nao, che
per rendere la bugia più credibile era andato a raccogliere
il pallone da
basket abbandonato in un angolo -ma adesso togliamo il disturbo, vero,
Choji?
-Vero, verissimo! La stanza è tutta vostra, Iwa...
-Ah no, non ci date nessun fastidio! Anzi, mi avete fatto venire una
bella
idea!
I
compagni di giochi di Iwao si posizionarono in cerchio intorno a noi,
mentre il
loro leader alzava un dito verso il soffitto in maniera minacciosa e il
primo
fulmine del temporale cadeva all’esterno. Mi sentivo quasi in
trappola.
-È giunta l'ora che l'ultimo arrivato impari una volta per
tutte come ci si
introduce da queste parti! Ragazzi... si gioca a calcetto due contro
due!
...tutto qui?
Mi ero spaventato per niente. Beh, in ogni caso non sarei rimasto
lì dentro
ancora a lungo, nossignore.
-Conosci le regole del calcetto, Choji?- mi domandò Iwao,
lanciandomi il
pallone.
No, e anche se le conoscessi ghiaccerebbe
l'inferno prima che accetti di giocare con te!
-S-sì, ma non...
-Perfetto, allora il primo incontro vedrà noi due uno contro
l'altro! Choji, a
te l'onore di scegliere per primo il tuo compagno di squadra!
Ah! Se si tratta di essere avversari,
allora non mi tiro indietro! Sarà un piacere umiliarti nel
gio... Come ha
detto? Ho sentito bene? -Ho s-sentito bene? P-posso scegliere
per primo?
-Certo! Chi vuoi tu!
Al bambino che era dentro di me scese una lacrimuccia. Ero sempre stato
l'ultimo ad essere scelto quando bisognava formare le squadre... e
adesso non
solo ero il primo, ero addirittura il capitano!
...ma che mi stava succedendo? Non dovevo dimenticarmi con chi avevo a
che
fare!
-Bene, Iwao. Allora so già chi scegliere. ...lui!
Puntai il dito verso Nao. Non avevo altre opzioni, essendo lui l'unico
nella
stanza con cui avevo fatto un minimo di conoscenza.
Nao, però, mi rivolse un'occhiataccia.
-Choji, sono lusingato, ma non mi va tanto di giocare adesso...
-E se non ora, quando?- esclamò Iwao al suo indirizzo -anche
tu devi giocare,
tutti devono farlo almeno una volta! Vuoi fare la figura del
guastafeste?
Stavo per rispondere a tono, ma Nao mi anticipò.
-Oh, d'accordo. Però se vinciamo mi fate uscire, okay? Devo
tornare dalla mia
sorellina prima che si svegli.
-Intesi. In posizione!
In fretta e furia alcuni membri del gruppo sistemarono due banchi
rovesciati ai
lati opposti dell'aula, mentre un altro divideva a metà la
lavagna con un
gessetto e scriveva i nostri nomi, per tracciare una specie di
tabellone
segnapunti. Iwao si era già schierato di fronte alla propria
"porta"
insieme alla tipa dai capelli rossi che avevo visto già un
paio di volte in sua
compagnia. Leggendo sul tabellone, scoprii finalmente qual era il suo
nome: Nana.
-Vince la squadra che segna per prima cinque "reti"- gridò
il
ragazzino alla lavagna -siete pronti?
-Pronti!- gridammo tutti e quattro.
-E allora.. Tre... Due... Uno...
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Capitolo 8 *** 8. ***
Choji's Last Chance
8.
Cinque
a zero! Vittoria schiacciante!
...per la squadra avversaria. Decisamente, il calcetto due-contro-due
non era
il mio sport.
-Mi spiace, Nao- mugugnai -ho detto che conosco le regole, ma non ho
detto che
so anche giocare...
-Su, non demoralizzatevi! Rivincita!- esclamò Iwao battendo
le mani -stavolta
ci scambiamo i compagni, e chissà che il risultato non
cambi! Choji, vieni da
questa parte!
-D'accordo!
Andai nell'altra "metà campo", mentre l'amica di Iwao, Nana,
si
affiancava a Nao.
-E-ehi! Così non mi pare giusto!- protestò
quest'ultimo -ti pare uno scontro
alla pari questo, Iwao?
-Che hai da protestare? Ti da fastidio stare in coppia con lei?
-No, non è per questo! Insomma, non è ovvio?
Guardatevi, tu e Choji siete...
Siete...
Nao arrossì imbarazzatissimo, e prese a spostare lo sguardo
da me a Iwao, come
a voler cercare aiuto per trovare una parola rimastagli sulla punta
della
lingua.
-Forse ho capito cosa intende- dissi io per tirarlo fuori
dall'imbarazzo,
rivolgendomi a Iwao -noi due siamo robusti, mentre loro... No.
Fisicamente, non
sarebbe un confronto alla par...
Iwao mi cinse di colpo le spalle con un braccio e mi scosse
vigorosamente.
-Ma è proprio questo il bello, Choji! Così hai la
certezza di stare nella
squadra vincente!
L'idea era allettante… ma non mi andava di vincere
così spudoratamente alle spese
del povero Nao. Purtroppo però dovevo farmene una ragione,
avendo giurato a
Isoka che non mi sarei messo nei guai. Così, un po' a
disagio, annuii.
-D'accordo,
Iwao. Mi hai convint...
-Perrrfetto! Siediti davanti alla nostra porta e non ti muovere!
Un'altra violenta pacca sulle spalle, e senza rendermene conto mi
ritrovai sul
pavimento e quasi incastrato col sedere fra le gambe del banco che
fungeva da
"porta", così che nessun tiro della squadra avversaria
potesse andare
a segno.
-Ma... è regolare?
-Certo, Choji! Ah, chi sta in porta può anche usare le mani
per respingere la
palla. Tre due uno... Via!
Potevi dirmelo anche prima, accidenti!
Quella partita fu se possibile ancora più ingiusta della
precedente. Iwao era
davvero in gamba a fronteggiare ben due avversari e fare centri, e con
me a
sbarrare la porta era praticamente impossibile che Nao o Nana potessero
segnare. Eravamo sul punto di vincere la partita nel giro di un minuto,
ma a
differenza di Iwao non me la sentivo troppo di esultare: che senso ha
stare
nella squadra vincente se non si fa gioco di squadra?
Mi alzai in piedi, intenzionato a fare almeno un tiro in porta... ma
purtroppo
(o per fortuna, dipende dai punti di vista) proprio in quel momento
risuonò la
campanella che annunciava l'ora di pranzo. Dimenticandosi della
partita, facendosi
largo Nao fu il primo a sgusciare fuori dall'aula, seguito da tutti gli
altri.
-Quel
piccoletto non è proprio capace di divertirsi-
brontolò Iwao a voce alta,
mentre si avviava -forse forse avrei dovuto lasciarlo uscire.
Vabbé, meno male
che almeno tu sei entrato nello spirito del gioco, Choji.
-Spero che Nao non ti sia diventato antipatico per questo. ...ops.
Mi tappai la bocca troppo tardi. Non ce l'avevo fatta a trattenermi.
Iwao si girò e mi lanciò uno sguardo
indecifrabile... poi, però, sorrise e mi
scosse una spalla come per rassicurarmi. Grazie al cielo, la mia
frecciatina
non lo aveva offeso!
-Ma no, lui e la sorellina sono tipi a posto, non mi danno fastidio- mi
spiegò-
ecco, trovo solo strano il fatto che da quando sono arrivati
all'orfanotrofio
non hanno mai provato a socializzare con nessuno.
-Davvero? Ma da quanto tempo sono qui?
-Beh, fammici pensare...
Iwao prese a contare con le dita, ma lasciò subito perdere.
-...non molto, comunque prima che arrivassi tu erano loro gli ultimi
arrivati.
Che ne dici se oggi pomeriggio giochiamo ancora? Ti farò
stare in attacco!
-Davvero? Grazie!
-Perfetto! Ora sbrighiamoci o si raffredda tutto!
Anche Iwao uscì dall'aula.
Feci per seguirlo… ma, quando mi resi conto di cosa avevo
appena fatto, tornai
dentro e sbattei più volte la testa contro la lavagna.
Ma
perché ho detto di sì? Perché?
Potevo passare la giornata a proseguire l'indagine! Invece no, adesso
sono
costretto a trascorrere tutto il pomeriggio chiuso qui dentro per
giocare a
palla come un bambino! Dannazione a me!
Per
la rabbia, mollai anche un calcio al pallone da basket.
Non l'avessi mai fatto.
Il pallone centrò in pieno una finestra, divelse il vetro e
precipitò in
cortile. Disperatamente, mi tuffai in avanti: quasi per miracolo,
riuscii a
riprendere la lastra di vetro con la punta delle dita e a riportarla
dentro,
incastrandola alla bell'e meglio nell’infisso.
Non se ne accorgerà nessuno... credo. Tornerò
dopo a metterla a posto
meglio!
Dopo essermi asciugato le gocce di pioggia e sudore dalla fronte
lasciai l'aula
e corsi di volata verso il pianterreno. Non avevo nemmeno raggiunto le
scale, però,
che mi ritrovai la strada sbarrata da Yori. In mano, teneva un bagnato
pallone
da basket.
-Tu muori proprio dalla voglia di sederti a tavola accanto a me, non
è vero?
Durante
tutta la durata del pranzo, non ci fu un solo istante in cui Yori non
mi aveva
staccato gli occhi di dosso.
-P-posso darti una mano, dopo?- le domandai con un filo di voce, a
metà della
quarta portata.
-A fare che?
-A sparecchiare, rimettere in ordine... Sai, per farmi perdonare...
-Hai quasi divelto una finestra a pallonate. L'unica cosa che puoi fare
per
farti perdonare è un bel niente!
Pestando i piedi a terra, Yori andò a suonare la campana.
-E adesso esci!
-Veramente, devo ancora finire di mang...
-Allora considera
questo digiuno come
una punizione. FUORI!
Senza alcuna fatica, Yori mi fece alzare in piedi sollevandomi per le
ascelle e
mi sbatté fuori dalla mensa.
-L'hai
fatta proprio arrabbiare, eh?- mi disse Iwao passandomi davanti, giusto
per
affondare il coltello nella piaga -tranquillo,
con il torneo di calcetto di oggi
passerà tutto! Tieniti in forma!
Alzai una mano per salutarlo, mentre lui e il resto della sua banda
tornavano
di sopra, ma quando furono spariti alla vista la chiusi a pugno e me la
sbattei
pesantemente sulla nuca.
Grandioso, davvero grandioso. In un colpo
solo mi sono fatto invischiare nelle attività di Iwao e mi
sono inimicato Yori
ancora di più. ...ho bisogno di prendermi una pausa per
riordinare le idee.
Possibilmente, senza appisolarmi come ieri.
Così
cercai un posto in cui potevo starmene da solo per un po', e lo trovai
subito:
i gradini dell'ingresso. Mi sedetti su quello più alto,
l'unico su cui le gocce
di pioggia cadevano solo parzialmente, appoggiai i gomiti sulle
ginocchia e il
mento sui pugni, ed alzai gli occhi al cielo chiudendomi in
contemplazione.
Ora che ci penso, l'idea di dover giocare
tutto il giorno con gli amici di Iwao non è così
brutta. Stando a stretto
contatto con loro potrò conoscerli meglio, e farmi un'idea
migliore di chi fra
di loro può o non può essere il killer che sto
cercando. Non era forse questo
il mio piano originale?
Sorrisi tra me e me.
Non sarà un pomeriggio tutto da
buttare,
allora! Mi sono arrabbiato per niente! Se solo ci avessi pensato
prima...
Sospirai, abbassando lo sguardo sul bosco di fronte.
Mi sono ficcato proprio in un bel guaio
con Yori. Se già era severa prima, adesso che le ho dato una
ragione in più per
tenermi d'occhio sarà impossibile proseguire l'indagine in
santa pace! ...mh?
Uno strano rumore proveniente dal bosco mi svegliò dalle mie
elucubrazioni. Era
un rumore di passi metallici, e si stava facendo sempre più
vicino.
Sta arrivando un cavallo?
Mi alzai e scrutai fra gli alberi. Non era un cavallo... Era un bue
enorme, che
tirava un altrettanto enorme carro alla guida del quale c'era un omone
barbuto.
L'uomo fermò il carro proprio davanti all'orfanotrofio,
saltò giù dal dorso del
suo animale ed emise un fischio: dopo pochi secondi, la Signorina
Hiromi si
affacciò al portone per salutarlo.
-Oh, grazie al cielo siete qui, puntuali come sempre! Con questo
tempaccio ho
temuto che vi perdeste! Vado a prendere i soldi!
Incuriosito,
seguii la Signorina fin dentro l'atrio e la fermai prima che salisse di
sopra.
-Mi scusi, chi è quell'uomo?
-Si tratta del nostro fornitore di fiducia! Viene ogni mese, allo
stesso giorno
e la stessa ora, a portarci tanti scatoloni pieni di cibo per sfamare
tutti voi
angioletti! Non sapremmo cosa fare senza di lui!
-Capisco...
Quell'ultima notizia, unita alla mia situazione attuale, mi diede
un'idea per
farmi riabilitare agli occhi di Yori.
-Signorina Hiromi, posso darle una mano a portare tutto dentro?
-Ma molto volentieri, caro! Sei gentilissimo! Aspettami qui, salgo a
prendere i
soldi per pagare e poi...
-E POI UN BEL CORNO!
Come una carica di bisonti Yori uscì dalla mensa e ci
raggiunse, paonazza in
volto.
Ma che razza di udito ha? , pensai,
mentre mi nascondevo dietro alla Signorina Hiromi.
-Quello di scaricare la merce dal carro è sempre stato un
compito mio, non
accetto di essere sostituita dall'ultimo arrivato!
-Oh, ma il caro Choji non ha intenzione di sostituirti-
cinguettò la Signorina
Hiromi -vuole solo aiutare!
-Non mi serve l'aiuto di nessuno. men che meno il suo!...
-Cos'è questo baccano, Yori?
Tutti
e tre alzammo la testa verso le scale, da cui stava scendendo la
Signorina
Azumi.
-Azumi cara- le spiegò la Signorina Hiromi -a Choji farebbe
piacere rendersi
utile, ma Yori non vuole dargliene la possibilità. Che
decisione devo prendere?
-Nessuna, Hiromi. Lascia fare a me. Dunque Yori, per quale motivo
saresti così
ostile nei confronti dell'ultimo arrivato?
Yori prese un respiro profondo. Si mise una mano su un fianco, e
l'altra me la
puntò contro.
-Signorina Azumi, Choji ha...
D'istinto serrai gli occhi, convintissimo che Yori stesse per
spiattellare i
danni che avevo fatto.
-...Choji è incapace di capire che "no" significa "no". Se
io non voglio che mi aiuti, lui non deve insistere.
Socchiusi un occhio. Avevo capito male io, oppure Yori aveva davvero
mentito
per coprirmi?
-Yori- disse la Signorina Azumi -comprendo le tue ragioni. Ma ti sei
già
dimenticata del nostro piccolo discorso di ieri? "In qualunque modo",
avevo detto.
Yori si irrigidì di colpo, come se fosse appena caduta dalle
nuvole. E adesso,
che cosa le prendeva?
-In qualunque modo?... Ah, ma certo! Ho capito! Allora... Accetto
volentieri il
tuo aiuto, Choji! Aspetta solo un secondo!
Rivolgendo a tutti un sorriso tiratissimo, Yori corse a prendere un
ombrello da
uno sgabuzzino, tornò da me, mi prese per mano e mi
accompagnò all'ingresso.
-L'ombrello lo tengo aperto io- disse a voce altissima
-lascerò a te l'onore di
prendere gli scatoloni dal carro e portarli dentro!
-Davvero? B-beh... ti ringrazio per la fiducia!
Uscimmo in cortile. Fu soltanto sotto la pioggia, lontano da orecchie
indiscrete, che Yori gettò la maschera.
-Non è fiducia- aggiunse minacciosa -se romperai qualcosa, e
sono certa che lo
farai, la Signorina Azumi cambierà idea sul fatto che mi
serva una mano. Ora,
comincia pure senza di me, io devo chiedere una cosa al fornitore.
-D-d'accordo, ma io non ho un ombrello...
-Oh quante storie per due gocce!
Con uno spintone, Yori mi invitò a correre verso il carro.
Mi fermai sul retro,
ma, anche se la pioggia stava diventando sempre più
fastidiosa, non entrai
subito per ripararmi. La tentazione di origliare quello che Yori aveva
da dire
all'uomo era troppo forte.
-Ha
portato quello che ho ordinato?- domandò lei.
-Come sempre, ma non ti assicuro che riuscirò ancora a
procurarmene, coi tempi
che corrono...
-No, non parlo di quella roba. Io intendo i prodotti per pulire...
Da quel punto in poi sia Yori che l'uomo abbassarono la voce, ma ormai
avevo
sentito abbastanza.
"Quella roba"? Forse sto
saltando alle conclusioni troppo in fretta, ma Yori sta nascondendo
qualcosa di
serio. ...uh?
Salendo sul carro, che all'interno assomigliava ad uno sgabuzzino,
notai una
stranezza. C'erano delle impronte bagnate, e in un primo momento pensai
che
appartenessero al fornitore, ma quando la luce di un fulmine le
illuminò mi
resi conto che non una di quelle impronte usciva dal carro. Il che
poteva
significare una cosa sola.
Qui dentro c'è qualcuno.
Cautamente mi avvicinai agli scatoloni. Ne spostai qualcuno, e mi
sporsi per
guardare oltre. Avrei giurato di aver visto muoversi un'ombra, quando
un sonoro
colpo di tosse alle mie spalle mi fece sobbalzare.
-E allora, ti dai una mossa?- sbraitò Yori -una scatola vale
l'altra per cominciare!
In quella, grazie a un secondo fulmine notai una specie di porta chiusa
dall'altra parte delle casse. Forse il proprietario del carro era
davvero
passato di lì per lasciare quelle impronte sospette... Ma
ormai non potevo più
riguardarle per esserne certo, avendole cancellate io stesso
camminandoci
sopra.
Cominciammo
così il lavoro. O meglio, solo io potevo dire di star
lavorando. Mentre io ero
concentrato nel trasportare le casse e gli scatoloni uno alla volta,
Tutto
quello che Yori doveva fare era coprirmi con l'ombrello e condurmi nel
magazzino dove avrei dovuto scaricare la merce. Beh, perlomeno
così ebbi
l'occasione di entrare in un luogo che non avrei potuto visitare
altrimenti. La
cucina!
Era un locale molto ampio. Con ben quattro piani cottura -due addossati
alla
parete e due nel centro - mi ricordava quasi la cucina di un
ristorante. Un'altra
parete era interamente occupata dai lavabi e dall'altissima pila di
stoviglie
che Yori doveva ancora terminare di pulire, e quella visione mi fece
deglutire.
Se Yori doveva davvero accollarsi tutto quel lavoro ogni giorno, non me
la
sentivo proprio di invidiarla!
Infine, da una porta sul lato opposto a quella che conduceva alla mensa
si
accedeva alla cantina, dove tutte le deliziose cibarie con cui gli
orfani
venivano sfamati erano ordinate con cura su degli scaffali.
Portata
dentro anche l'ultima cassa, in un moto di soddisfazione ed orgoglio mi
schiaffai una mano sul petto ed esibii davanti a Yori un sorriso a
trentadue denti.
-Ecco fatto! Ho scaricato tutta la merce, e senza aver rotto nemmeno il
più
piccolo barattolo! Sono stato bravo o no?
-Questo è ancora da vedere. Siediti lì e non
fiatare.
E adesso che altro c'è?
Demoralizzato, mi sedetti sul bordo di un barilotto e attesi, girandomi
i
pollici, mentre Yori ricontrollava gli scatoloni uno per uno. Al
termine
dell'ispezione tornò da me, con una faccia tutt'altro che
allegra.
-Diverse casse hanno il coperchio già aperto, e il cartone
di altre scatole è
strappato in alcuni punti. Apri la bocca.
-C-che cosa?!
-Apri la bocca e svuota le tasche, sono strasicura che tu abbia rubato
qualcosa.
-C-cosa... No! Che stai dicendo? Come posso aver rubato qualcosa? E
poi... Sei
stata con me tutto il tempo...
-Tranne quando ti ho beccato a perdere tempo dentro al carro. Dunque,
come
spieghi le scatole aperte?
Mi morsi il labbro inferiore. Ero stato incastrato, e non avevo nulla
per
dimostrare la mia innocenza! L'unica cosa che potevo fare per salvarmi,
in quel
frangente, era mettermi sulla difensiva.
-N-non lo so, come spiegartelo! Ma questo non ti da il diritto di
accusarmi!-
esclamai alzando la voce -si può sapere perché ce
l'hai così tanto con me?
-Per favore, evita di recitare la parte della vittima! Con me non
attacca! E io
me ne intendo di queste cose!
-In... In che senso, te ne intendi...
La porta della cantina si aprì, e fece capolino la Signorina
Hiromi.
-C'è qualche problema, tesorini?
Scossi la testa e, con mio sollievo, lo fece anche Yori.
-Nessun problema, è tutto a posto. Ti ringrazio per l'aiuto,
Choji. Puoi pure
andare.
-D-di niente, è stato un piacere!
Feci per andarmene, ma, non appena la Signorina Hiromi si era girata
dall'altra
parte, Yori mi tirò a sé per la maglietta, per
sibilarmi nelle orecchie un
avvertimento.
-Se, all'esaurimento delle scorte, scoprirò che qualche
ingrediente si è
esaurito prima degli altri, allora avrò la prova che sei un
ladro. Non hai
scampo, Choji.
Uscii
mestamente dalla mensa (per l'ennesima volta!) e mi misi le mani in
tasca, per
reprimere la tentazione di prendere a pugni qualcosa. Non solo non
avevo
migliorato per nulla il mio rapporto con Yori, ma per colpa di qualche
misterioso ladro golosone adesso era addirittura peggiorato.
Emisi un respiro profondo, e mi calmai. Anche senza questo incidente,
era
difficile che le cose migliorassero. Se avevo capito bene, la Signorina
Azumi
aveva ordinato a Yori di tenermi d'occhio "in qualunque modo".
Tornai con la mente al giorno prima, per cercare di ricordare le esatte
parole
che si erano scambiate in cortile... ma ovviamente non ci riuscii: le
due si
erano allontanate per parlare in privato e io non ero riuscito a
sentire una
parola. Tutto quello che ricordavo erano alcune informazioni di scarsa
importanza.
“-Tutto è sotto
controllo. Tredici
bambini si sono sporcati, ma ho provveduto a pulirli prima che le
macchie
diventassero secche. Anche oggi Rokuro ha preteso che lo seguissi per
ascoltare
una canzone che ha composto per me, ma non mi sono lasciata distrarre.
Isoka
continua a nascondersi chissà dove e si fa vedere solo
durante i pasti. Non c’è
altro da segnalare."
...un
momento, forse non erano così poco importanti dopotutto!
E così, c'è qualcuno
nell'orfanotrofio a
cui lei stia simpatica al punto da dedicarle una canzone, nonostante il
suo
caratterino! Magari, costui ha delle informazioni che possono aiutarmi
a
conoscere meglio Yori, e soprattutto a capirla... Non ho idea di che
faccia
abbia questo Rokuro, però sono certo di dove posso trovarlo.
…
-LA
PORTAAA!!!
Ricevetti le imprecazioni di quelli dell'aula di pittura (e modellismo)
ed
affrontai a testa bassa la potentissima corrente d'aria, ma alla fine
riuscii
ad entrare e chiudermi dentro l'aula di musica (e lettura). Il ragazzo
che
suonava la batteria aveva la stessa foga del giorno prima, se non di
più.
-Ciao!- lo salutai, mettendo le mani intorno alla bocca per farmi
sentire sopra
quel fracasso -sto cercando un certo Rokuro! Per caso lo conosci...
-Sono io Rokuro! Qua la mano, amico!
Mettendosi una delle due bacchette fra i denti per non smettere di
suonare, mi
strinse la mano sinistra con tanto di quel vigore da farmi tremare il
braccio.
Lo guardai bene: doveva avere la mia età, ad occhio e croce;
i suoi capelli,
sparati in aria e mancanti in alcuni punti della testa, erano rossi
come la
larga maglietta che indossava; il suo viso era lungo, magro e scavato,
ed era
segnato per metà da una spaventosa bruciatura; anche di
corporatura era alto e
magro, anzi, scheletrico.
Nonostante il suo aspetto, però, Rokuro sprizzava energia da
tutti i pori.
-Choji,
giusto? Prendi una chitarra e fammi sentire qualcosa!
-Veramente, io non... D'accordo, ci provo!
Era così entusiasta che non me le sentii di contraddirlo.
C'erano diverse
chitarre ammucchiate per terra, ma trovai subito quella che si addiceva
a me:
color grigio metallico, aveva nella parte inferiore una spina per la
corrente.
Se va ad elettricità, forse suona
da
sola. Proviamola!
Indossai la chitarra a tracolla e inserii la spina in una presa, ma non
successe niente. Allora, pizzicai un po' le corde.
Un secondo più tardi, stavo pregando affinché
l'udito non mi abbandonasse.
Dalla chitarra era uscito un suono altissimo e mostruoso, che
probabilmente
avrebbe fatto da sottofondo ai miei incubi per i mesi a venire.
-YA-OOO! Questo sì che è un La!- gridò
Rokuro, che al contrario di me era al
settimo cielo -dai, non ti fermare! Ti accompagno con la batteria!
-Ehm... Aspetta un secondo, devo prepararmi!
Non avevo cuore di offenderlo chiedendogli se avesse dei tappi per le
orecchie,
ma allo stesso tempo non potevo rischiare di farmi esplodere la testa.
Così,
escogitai un trucco. Dopo essermi voltato dall'altra parte, mi strinsi
il naso
con due dita ed inspirai con forza, di modo che le mie orecchie
venissero
tappate dal risucchio dell'aria.
-Eggo, sono brondo!- dissi, praticamente in apnea.
-E allora diamoci dentro!
Non
sentii una sola nota di quello che suonammo; più che una
lezione di musica,
quella tra me e Rokuro sembrava più una gara a chi
torturasse peggio il proprio
strumento. A furia di sfregare le corde della chitarra le mie dita
erano sul
punto di prendere fuoco, e come se non bastasse la mia brillante idea
di
trattenere il fiato mi si stava ritorcendo contro.
Mi sento mancare... No! Non posso
arrendermi subito! Devo resistere! Devo... Devo...
Collassai sul pavimento, buttando fuori tutta l'aria che avevo
trattenuto. Ero
certo di essere diventato paonazzo.
-Piano, Choji, piano!- mi incoraggiò Rokuro, chinandosi al
mio capezzale per tirarmi
su -devi essere tu a suonare lo strumento, non il contrario!
-Me lo... ricorderò... la prossima volta...
-La prossima volta? Quindi tornerai ancora? YA-OOOO! Hai sentito,
Supaida?
Finalmente è arrivato qualcuno a cui piace la musica!
Possiamo diventare un
trio!
Rokuro si girò, per guardare un punto imprecisato della
parete.
-Musone come al solito! Ma ti conosco, lo so che sotto sotto anche tu
sei
contento!
Strabuzzai gli occhi e mi sturai un orecchio con un dito, per essere
sicuro di
aver sentito bene.
-Con... Con chi stai parlando, Rokuro?
-Ah, giusto, non te l'ho presentato! Questo è Supaida, il
mio vocalist!
Pensando che si trattasse di un qualche suo amico immaginario, agitai
una mano
per salutare il muro.
-Piacere di conoscerti, Sup...
-Choji, dove guardi? Supaida è lassù!
Rokuro
mi indicò un angolo vicino al soffitto. Continuai a pensare
che non ci fosse
nessuno finché, aguzzando meglio la vista, non vidi una
creaturina immobile con
un corpo nero microscopico e otto lunghissime zampe.
-Supaida... sarebbe un ragno?
-Non è un ragno, lui è IL ragno! Il migliore del
mondo! Lui è l'unico, in tutto
l'orfanotrofio, che non scappa o si copre le orecchie quando mi metto a
suonare! In fatto di musica io e lui abbiamo gli stessi gusti!
Notai come gli occhi di Rokuro brillassero, mentre ne parlava. Non
l'aveva
detto esplicitamente, ma era ovvio che considerasse quel ragnetto come
il suo
migliore amico... se non il suo unico. Il pensiero mi fece salire un
groppo
alla gola.
-Hai detto che Supaida è il tuo... "vocalist"?
-Esatto! Non posso dirti com'è la sua voce perché
è così piccolo che non la
sento nemmeno io che ho l'orecchio fino, ma sono certo che canta molto
bene! E
molto presto potrà anche esibirsi, non appena lei
accetterà di ascoltare la
canzone che ho composto...
Rokuro sospirò rumorosamente. Il sospiro di un innamorato,
senza dubbio.
-Lei, chi?- domandai, nonostante sapessi già la risposta.
-Yori, la fata che mi ha rubato il cuore da quando la Signorina Azumi
l'ha
portata qui! Leggi, questa è la canzone che ho scritto per
lei!
Da un po' tutte le tasche dei suoi pantaloni, Rokuro tirò
fuori e mi passò un
mucchio di foglietti piegati in quattro, su cui aveva scritto,
cancellato e
riscritto un sacco di versi.
-Wow, che lavoro... La ami davvero?
-Di più, la adoro!
Sorrisi tra me e me. Finalmente era arrivata l'occasione che stavo
aspettando,
non potevo farmela scappare per nessuna ragione al mondo.
-Dimmi, Rokuro... Che tipo è Yori? Cos'è
esattamente che ti ha fatto innamor...
-A-AH! Ecco dove t'eri cacciato, Choji!
Mapporc...
Iwao era appena entrato senza nemmeno bussare.
-Di là siamo pronti per dare inizio al torneo, manchi solo
tu! Te ne sei
dimenticato?
Pazienza, devo avere pazienza... -No no, niente affatto! Ho
solo perso la
cognizione del tempo! Adesso arrivo!
Iwao uscì com'era entrato. Se non fosse stata un'ipotesi
sciocca, avrei giurato
che avesse fatto apposta ad interrompermi! Mi girai verso Rokuro,
facendo spallucce.
-Mi dispiace, purtroppo gliel'avevo promesso. Continueremo a parlare
un'altra
vol...
In quella, mi venne un'idea fulminea.
-...senti, posso prendere in prestito la canzone? Per... per vedere se
posso
sistemare le parole e correggere gli errori, se ce ne sono.
-Sarebbe grandioso! Prendila pure, te la affido!
Però, è stato facile...
-Grazie, Rokuro! Ne
avrò la massima cura!
Così,
me ne andai anch'io. Ero con un piede fuori dalla porta, quando
qualcosa mi
convinse a fermarmi per un altro secondo o due.
-Rokuro, senti... Noi stiamo per fare una specie di torneo di
calcetto... Vieni
anche tu?
-Naa, non mi è mai piaciuto lo sport. A me e Supaida piace
starcene qui
tranquilli.
-Piacerebbe anche a me, ma ho promesso di andare... Comunque, mi ha
fatto
piacere suonare con te. Sei molto simpatico!
-... g-grazie! Anche tu lo sei! Divertiti, mi raccomando!
Salutai, sorrisi e salutai ancora, richiusi la porta alle mie spalle e
mi
avviai inesorabilmente verso l'aula della palestra.
Divertirmi...
era quello che mi auguravo anch’io.
…
...la
volete sapere una cosa buffa? Tutto sommato, finii per divertirmi
davvero.
Certo, a giocare a pallone ero sempre una schiappa e le volte in cui ci
scivolavo sopra erano il triplo di quelle in cui riuscivo a calciarlo,
ma
facendo buon viso a cattivo gioco e ridendo alle mie stesse figuracce
-un’impresa
a cui non ero abituato- ero riuscito pian piano ad integrarmi. Nelle
pause tra
una mini-partita e l'altra, ebbi modo di rompere il ghiaccio con un po'
tutti i
componenti del gruppo. Li trovai molto simpatici, ma il più
simpatico di tutti
alla fine si rivelò essere proprio lo stesso Iwao.: nel
dirigere i turni del
torneo di calcetto, annunciare i vincitori e incoraggiare i perdenti
era un
vero mattatore; dal modo in cui gli altri ragazzi lo richiamavano per
farsi
dare un cinque era evidente che fosse davvero benvoluto; ed io, sotto
sotto,
stavo cominciando ad abituarmi alle sue vigorose pacche sulle spalle.
La
cena, poi, fu ad un livello totalmente diverso rispetto al giorno
prima. A
tavola Iwao mi aveva fatto sedere tra lui e Nana, quindi ben lontano
dal bordo
pericolante della panca, e tra una cucchiaiata di zuppa di pesce e una
risata
la serata trascorse in completa allegria.
Stavo quasi per chiedermi se qualcuno non avesse preso il posto di Iwao
di
nascosto, per trasformarlo in una persona così diversa dal
bullo che mi era
sembrato...
Ma
poi capii. Nessuno, quel giorno, aveva fatto menzione di Isoka, l'unico
argomento capace di far davvero arrabbiare Iwao. Ecco perché
lui e i suoi amici
erano sempre stati tranquilli e spensierati.
Già, Isoka. Era da quella mattina che non l’avevo
più incrociato. Mentre Yori
ci serviva il digestivo, con la coda dell'occhio lo vidi seduto nel suo
angolo,
solo e chiuso in sé stesso come sempre, e non potei fare a
meno di sentirmi
leggermente da schifo. Nonostante fosse stato lui stesso a farmi
promettere di
tenere nascosta la nostra amicizia, mi costava molta fatica riuscire a
sopportare la sua condizione. Dovevo essere seduto al suo fianco a
tirargli su
il morale, non a ridere e scherzare in compagnia del suo peggior nemico!
Più tardi, quando ci ritrovammo tutti in fila davanti ai
bagni per lavarci i
denti, mi arrischiai a salutarlo con un cenno silenzioso, perlomeno per
dargli
una specie di buonanotte. Nessuno mi notò, per fortuna.
Io,
invece, notai che dalla vita in giù Isoka era completamente
bagnato fradicio.
Dovevo saperne di più, e subito.
Siccome Isoka era l'ultimo della fila, con la scusa che "la natura mi
stesse chiamando" mi chiusi in uno dei cubicoli, e ne uscii quando
Isoka
fu rimasto solo per parlarci. Quando mi vide comparire, guardando nello
specchio sopra il lavandino, fece un mezzo salto per lo spavento.
-Sono soltanto io, tranquillo- gli dissi, inginocchiandomi accanto a
lui e
posandogli una mano sulla schiena -volevo chiederti... Cosa ti
è successo?
Isoka
mi fissò in modo strano. Sputò il dentifricio nel
lavandino, si risciacquò la
bocca, si pulì per bene, e finalmente mi rispose.
-Dopo
merenda, siccome aveva finito di piovere sono tornato nel nascondiglio.
Era
stracolmo d’acqua. Ti sei scordato di chiudere la botola,
Choji.
Il
mio cuore perse un battito. Quella botola l’avevo chiusa, era
la prima cosa che
mi ero preoccupato di fare! Se Isoka l’aveva trovata aperta,
ciò poteva
significare... che qualcun altro aveva scoperto il suo nascondiglio!
Per
non metterlo nel panico, decisi di addossarmi la colpa.
-Io...
Io non ho parole per scusarmi. Ieri ti faccio digiunare a pranzo, e
oggi ti
privo del rifugio che hai costruito con tanta fatica... Sono un pessimo
amico,
mi dispiace!
-Ehi,
Choji? È tutto a posto- mi rassicurò lui, con un
abbraccio –non ce l’ho con te,
perché so che non l’hai fatto apposta. E poi...
forse è meglio così.
-C-che
vuoi dire?
-Ora
che ho trovato qualcuno che mi faccia compagnia, forse è
arrivato il momento di
lasciar perdere quella buca così stretta e scavarne
un’altra un po’ più grande
che ci contenga tutti e due. Che ne pensi?
-Io...
Grazie, Isoka. Non mi merito di essere perdonato dopo il disastro che
ho fatto,
ma... Grazie.
-Non
pensarci più, dai. Buonanotte, Choji.
-B-buonanotte.
Isoka
uscì dal bagno, e io potei tirare un sospiro di sollievo.
Chissà per quanto
tempo ancora, però, sarei potuto stare tranquillo. Prima il
carro del cibo, e
ora il nascondiglio di Isoka... Non potevo dire che i due fatti fossero
collegati,
ma di una cosa ero certo. Qualcuno che viveva
nell’orfanotrofio stava seguendo
le mie mosse di nascosto. E se quel qualcuno era il Mascheratore...
allora
dovevo stare molto attento.
Uscii
dal bagno un minuto dopo Isoka ed entrai nel dormitorio. Quasi tutti,
come la
sera prima, erano già andati nel mondo dei sogni. Indossai
il pigiama, e mi
lasciai cadere a peso morto sul letto. Avevo appena appoggiato la testa
al
cuscino...
...che il rumore di un foglio schiacciato mi fece rizzare in piedi come
se
fossi stato colpito da una scossa.
Il rapporto!
Senza perdere altro tempo mi tuffai sotto le coperte, accesi la torcia,
presi
in mano la penna e iniziai a scrivere. Come prima cosa tirai una riga
sul
titolo, sostituendo "primo giorno della missione" con
"secondo".
Bene, e adesso? Ora che ci penso, non
è
che abbia fatto veri e propri passi da giganti con l'indagine. Che cosa
ho
scoperto, oggi, di veramente utile?
Rivisitai con il pensiero tutta la giornata. I sospetti sul misterioso
individuo che mi aveva seguito erano solo sospetti, mi serviva qualcosa
di
concreto!
...e ce l’avevo, in effetti. Un'informazione che avevo
ottenuto quel giorno mi
era rimasta impressa più di altre, ed era stato Iwao a
fornirmela.
“-...non molto, comunque prima che
arrivassi tu erano loro gli ultimi arrivati.”
E così, Nao e Naoki erano gli ultimi ad aver trovato casa
nell'orfanotrofio. Mi
restava solo da scoprire esattamente quando.
Allungai
un braccio verso il letto accanto al mio e picchiettai alla cieca. Dopo
poco,
sentii una specie di grugnito irritato.
-Scusami, Nao- bisbigliai -sei sveglio?
-...adesso sì. Che c'è, Choji?
-Ecco, volevo chiederti scusa per quello che è successo
stamattina...
-Scusa per cosa? Si è trattato solo di un gioco, non
è il caso di farne una
tragedia.
-Lo so, però ti ho visto a disagio...
-Ripeto: non farne una tragedia. Non ero dell'umore giusto per giocare,
tutto
qua. Ho sentito che tu invece ti sei divertito nel pomeriggio.
-Oh, sì! Non ho segnato nemmeno un gol e stavo quasi per
farne uno nella mia
stessa porta, ma me la sono spassata. Certo, immagino che giocare in
palestra
sia anche meglio... Dimmi, è tanto grande?
-La palestra, dici? Non...
Ci fu una pausa.
-...non molto, a occhio e croce penso sia grande quanto la mensa. Ma
per
giocare a calcetto è l'ideale, anche perché ci
sono delle porte vere... Adesso
scusami, ma sto proprio crollando dal sonno. Notte, Choji.
-Buonanotte, Nao.
Tornai sotto il cuscino e riaccesi la torcia. E così Nao e
Naoki erano giunti
all'orfanotrofio prima che la palestra venisse sigillata. Se fossero
arrivati
dopo infatti, Nao non avrebbe saputo dirmi com'era fatta.
Questo non bastava per far di uno dei due il principale indiziato, ma
era
comunque un piccolo passo in avanti nell'indagine.
Perfetto, ora posso davvero procedere con
il rapporto. "Ancora nessuna traccia del Mascheratore, ma ho avuto modo
di
conoscere meglio gli orfani che..."
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Capitolo 9 *** 9. ***
Choji's Last Chance
9.
Mi
svegliai con una brutta sorpresa.
...ma dai, di nuovo!?!
Proprio come il giorno prima, non avevo aggiunto una singola parola
nuova al
rapporto della missione. In compenso l'avevo inzuppato di saliva.
Che ore sono? ...non importa, se tutti
stanno ancora dormendo posso continuare a scrivere con calm...
-Sveglia, Choji! SVEGLIA!!!
Era la voce di Iwao. Sentii la sua mano afferrare il cuscino sotto cui
mi ero
nascosto. Avevo pochi millesimi di secondo per decidere dove nascondere
il
foglio.
Iwao sollevò il cuscino.
-Ma come dormi? Non dirmi che ti da fastidio la luce! ...uh?
-Buonforno... 'ao... Glom... Buongiorno Iwao, che ore fono... Glom...
sono?
Mi ero mangiato il rapporto. Letteralmente. Per fortuna il foglio era
fatto con
carta di riso.
-È quasi ora di colazione e sono già tutti scesi-
mi rispose, inarcando un
sopracciglio -ma vedo che tu ti sei servito un aperitivo...
-È solo uno spuntino di mezzanotte, un piccolo snack! Eh eh!
...è contro il
regolamento?
Iwao incrociò le braccia, ma sorrise.
-Diciamo che, se Yori lo venisse a sapere, come minimo ti scuoierebbe.
Sta'
tranquillo però, non le dirò nulla. Non voglio
averti sulla coscienza!
-Oh, ehm... Grazie!
-Figurati! Adesso sbrigati a vestirti, io ti aspetto a tavola allo
stesso posto
di ieri!
-D'accordo!
Aspettai
che uscisse, quindi mi abbandonai ad un sospirone di sollievo.
C’è
mancato davvero poco... Beh, credo
di aver imparato la lezione. D’ora in poi il rapporto lo
scriverò di giorno.
Devo solo trovare il momento adatto.
Mi
vestii e scesi in mensa, dove scoprii con piacere che Iwao mi aveva
riservato
un posto addirittura al centro della tavolata. Se il buon giorno si
vede dal
mattino quella sarebbe stata una gran bella giornata, me lo sentivo!
E
proprio grazie a quel po’ di buon umore, riuscii a pensare
subito alla prima mossa
che avrei dovuto compiere per riprendere l’indagine: andare a
fare una capatina
al nascondiglio di Isoka. Se il tizio che vi aveva ficcato il naso
lasciando la
botola aperta era lo stesso che si era nascosto sul carro del cibo, e
se quel
tizio era anche il serial killer che dovevo arrestare, non potevo
escludere la
possibilità che avesse lasciato qualche traccia del suo
passaggio. Dovevo
andare a controllare.
Finita
la colazione, ricordandomi le istruzioni di Isoka aspettai che tutti
fossero
usciti dalla mensa e che Yori si fosse chiusa in cucina, quindi il
più discretamente
possibile uscii in cortile e mi recai all'area dei giochi per i
più piccoli.
Guardai dappertutto, senza tralasciare nemmeno gli spazi tra i fili
d’erba, ma
non trovai nulla di interessante.
Andai
allora ad esaminare la casetta di legno. Non appena sollevai la botola,
un
tremendo tanfo di acqua piovana mi investì in faccia.
L’acquazzone del giorno
prima aveva allagato la fossa fino all'orlo!
Accidenti, non pensavo che il danno fosse
tanto grave! Povero Isoka... Chiunque sia stato a sabotare il suo
nascondiglio
la pagherà cara, parola mia! ...per adesso, mettiamoci al
lavoro.
Non dovevo far altro che tirare fuori dalla buca il sacco di cellophane
che ne
ricopriva le pareti, così da tirare fuori anche tutta
l'acqua in un colpo solo.
Sulla carta mi sembrava un compito facile... invece, quello fu uno dei
lavori
manuali più scomodi e delicati che mi fosse mai capitato di
fare in vita mia.
Ero
scomodissimo, praticamente a gattoni, e con entrambe le mani occupate,
per
tenere sollevate sia la gattaiola che la botola non potevo usare altro
che la
schiena e la testa. Inoltre, non avevo tenuto conto del fatto che il
cellophane
fosse stato attaccato al bordo della botola da tanti piccoli chiodi. Mi
piangeva il cuore al pensiero di dover smontare tutto il lavoro che
Isoka aveva
fatto con tanta passione, ma purtroppo non avevo scelta.
Cominciai ad allentare i chiodi, uno per uno, ma senza staccarli del
tutto, per
paura che un lembo del cellophane potesse cadere prima degli altri e
far
rovesciare l'acqua sul fondo della buca. Finito quel passaggio, strinsi
fra le
dita due lembi, contai fino a cinque -tre mi sembrava troppo poco- e,
con
mooolta delicatezza, sollevai. Come avevo sperato, i chiodi allentati
si
staccarono quasi tutti all'unisono e caddero dentro l'acqua.
Molto
bene!
La prima parte del lavoro era compiuta, ma ora veniva la seconda e
più
difficile. Nelle mie mani avevo un gavettone gigante a tutti gli
effetti. Al
minimo movimento sbagliato si sarebbe potuto strappare, e l'acqua
sarebbe
caduta dentro la fossa allagandola per sempre. Sembrava un'impresa
impossibile... ma il desiderio di riparare al torto fatto al mio
piccolo amico
mi aiutò a superarla. Strinsi i denti, tesi i muscoli delle
braccia al massimo
e tirai.
Piano
piano sollevai il sacco strapieno d'acqua, e, strisciando all'indietro
sulle
ginocchia, riuscii infine a tirarlo fuori dalla casetta.
Ce l'ho fatta... Ce l'ho fatta!
Mi asciugai la fronte, orgoglioso di me stesso. Mi restava ancora la
terza parte,
ma era anche la più facile. Dovevo solo trovare un posto
abbastanza lontano,
soprattutto da sguardi indiscreti, dove poter rovesciare l'acqua e
distendere
al sole il cellophane per farlo asciugare.
Così,
cominciai a trascinare il “gavettone” verso il
bosco, procedendo all’indietro e
voltandomi spesso per vedere dove stavo andando. Dopo tanto camminare e
tante
radici che sembravano messe apposta per farmi inciampare, finalmente
trovai uno
spiazzo deserto fra gli alberi, non estesissimo ma abbastanza grande
perché la
luce del sole lo illuminasse tutto. Lasciai cadere il lembo del
cellophane, e
tutta l’acqua piovana si riversò nella piccola
radura, creando una pozzanghera
gigantesca.
È
andato tutto liscio, non ci speravo
nemmeno! Dopo questa sfacchinata, mi merito davvero di fare uno
spuntino di
nascosto... Mh? Cos'è quello?
Notai una piccola pallina nera staccarsi dal fondo del sacco. Riuscii a
prenderla appena prima che venisse trascinata via dall'acqua, quindi la
asciugai un po' con la mia maglietta e la esaminai da vicino.
Cioccolato fondente, mi sembra... E se
l'olfatto non mi inganna, sento anche un pizzico di peperoncino... Non
ci sono
dubbi, questa è una Pillola del Soldato!
Non riuscii a trattenermi dal saltare di gioia. Finalmente avevo
trovato un
indizio!
Ero certissimo di non sbagliarmi poiché, almeno a Konoha,
è il clan Akimichi ad
occuparsi personalmente della produzione di quelle Pillole in grado di
fornire
di energia per tre giorni consecutivi a chi le mangi.
Ed
ero anche certo che la Pillola che avevo trovato non era mia, visto che
non me
le portavo mai dietro e la mia scorta personale era nascosta al sicuro
nel mio
borsone.
Di
conseguenza, poteva averla persa solo il Mascheratore.
Quel farabutto deve servirsene per forza,
altrimenti non potrebbe mantenere il suo travestimento per sempre. Se
è a
conoscenza del nascondiglio segreto, è molto probabile che
prima o poi ripassi
da quelle parti... Sì, sono sulla strada giusta!
Soddisfatto,
infilai la Pillola in tasca.
Subito
dopo, per poco non morii dallo spavento.
Riflesso
nella grande pozzanghera, vidi un uomo che un istante prima non c'era.
-Era ora che ti facessi vivo, Choji Akimichi.
Alzai la testa. Per fortuna, si trattava di uno degli ANBU della
squadra di
appostamento, che circondavano l'orfanotrofio per far sì che
il Mascheratore
non potesse fuggire da qualche altra parte. Dalla sua maschera da
gatto,
riconobbi quel ninja come lo stesso che avevo incontrato prima di
cominciare la
missione.
-O-oh... Ciao, Pon...
-Kon.
-Giusto, Kon! Mi sono confuso, eh eh! ...eh.
L'ANBU mise le mani sui fianchi e scosse la testa.
-Grandioso, ti sei già scordato il mio nome. Ma di che mi
stupisco, in fondo ti
sei anche dimenticato di portarci il rapporto della missione per due
giorni di
fila...
-Questo non è vero! Ho cominciato a scriverlo ogni sera!
-"Cominciato"? Che significa "cominciato"? Insomma, che ne
è stato del rapporto?
Giocherellando con gli indici, mi feci piccolo piccolo.
-L'ho... L'ho mangiato...
-COSA?!?
-Volevo
dire... è come hai detto tu, mi sono capitate tante di
quelle cose che ho
finito per perdere la cognizione del tempo e dimenticarmene...
-Lasciamo
perdere, non mi interessa. Piuttosto, già che sei qui, dimmi
a voce come procede
la missione. Hai già un'idea di chi possa essere il
Mascheratore?
Mi
schiarii la voce.
-Non
ancora, purtroppo. Anche perché gli orfani che vivono
là saranno almeno una
cinquantina, e non ho ancora fatto a tempo a conoscerli tutti
personalmente.
Kon
sospirò con disappunto.
-Avrei
dovuto aspettarmelo...
-A-aspetta!
Non li avrò conosciuti tutti, però ci sono almeno
un paio di bambini che mi
sono sembrati più sospetti degli altri!
-Oh,
molto bene. E su quali basi ti sembrano sospetti?
-Sono
gli ultimi due bambini ad essere arrivati all'orfanotrofio prima che
venisse
scoperto l'omicidio. ...è un po' poco per accusarli, lo so.
-Di'
pure che non hai scoperto niente! Altri bambini potrebbero aver chiesto
asilo
qualche giorno prima di quei due, non ci hai pensato?
-Ma
certo che ci ho pensato!
-E
allora perché ti sei concentrato solo su quei due bambini in
particolare?
Quelli arrivati prima di loro non ti sembravano abbastanza interessanti?
-Non
è così!- protestai, trattenendomi a stento
dall'alzare la voce -finora,
quei due bambini
sono gli unici di cui
ho saputo il periodo del loro arrivo, e solo perché
è stato uno dei due a
dirmelo spontaneamente! Capisci, non posso mica andare in giro a
chiedere a
tutti domande personali come se niente fosse! Se lo facessi, il
Mascheratore
comincerebbe a sospettare di me!
-Comprendo,
comprendo, non ti scaldare. La tua è una precauzione
giusta... Un momento. Che
diamine significa "andare a chiedere in giro a tutti"? Non ti
è mai
venuta in mente l'idea di controllare di nascosto i registri di
adozione, per
sapere le date di arrivo di tutti?
-È
la prima cosa che mi è venuta in mente, credimi! Quando ho
messo piede
nell'orfanotrofio ho visto infatti un registro, ma era pieno di disegni
e
scarabocchi!
-Disegni...
e scarabocchi? Spiegati meglio.
-Ho
chiesto a una delle due signore responsabili dove fosse il registro
dove poter
firmare, ma lei mi ha risposto che non hanno nulla del genere!
-Cosa?
Mi prendi in giro?
-No,
per niente! A quanto ho capito, non c'è bisogno di lasciare
il proprio cognome
o raccontare la propria storia: lì dentro, chiunque
può ricevere ospitalità.
Strano, eh?
Kon
rimase in silenzio per diversi secondi. Anche se non potevo vederlo in
faccia,
dai suoi movimenti capii che quell'ultima informazione doveva averlo
sconvolto.
-...dannazione!- esclamò poi, mollando un calcio ad un sasso
-se solo
l'avessimo saputo prima, dannazione!
-Di... di che cosa stai parlando? Non capisco.
Meccanicamente Kon alzò un braccio, per indicare un punto
alle mie spalle.
-Choji Akimichi, puoi riprendere le tue cose e tornare a Konoha. La tua
missione è annullata.
Annullata. Annullata. Annullata.
Quella parola riecheggiò nella mia testa come una campana.
-C-come sarebbe a dire, annullata? Spiegami, per quale motivo dovrei
abbandonare l'indagine? Per quale motivo dovrei lasciare
quell'assassino a
piede libero?
-Non lo lasceremo a piede libero, idiota! ...per la miseria, possibile
che tu
non ci arrivi da solo? Pensavo che fossi stupido, e oggi ne ho avuto la
conferma!
Una scintilla esplose dentro di me. Dirmi di abbandonare tutto e
addirittura
insultarmi... ma chi credeva di essere?
Feci qualche passo avanti e sollevai i pugni. Ero talmente imbufalito
che
nemmeno mi ero accorto di avere i piedi quasi immersi nella pozzanghera.
-Mph. Meriteresti di restare nell'ignoranza, ma mi fai talmente pena
che ho
deciso di accontentarti. Ricordi il motivo per cui ti è
stato ordinato di
stanare il Mascheratore nella maniera più discreta possibile
e sotto falsa
identità?
-...certo, che me lo ricordo! Per non scatenare un incidente
diplomatico con il
Paese dei Fiumi! E allora?
-Davvero
non ci arrivi? Ragiona. Se gli orfani non vengono registrati e chiunque
può
avere ospitalità semplicemente chiedendola, significa che
quello non è un vero
e proprio orfanotrofio ma un esercizio illegale.
-Ripeto: e allora?
Kon sbuffò sotto la maschera.
-In parole povere... Se quell'orfanotrofio non è legale,
alle maggiori autorità
del Paese dei Fiumi non importerà nulla se un bel giorno un
gruppo di ninja di
Konoha decida di metterlo a ferro e fuoco per stanare un serial killer.
Spalancai
gli occhi, mentre la mia rabbia scemava di colpo.
-Ferro... e fuoco? Intendi dire... che...
-Se avessimo saputo prima che il Mascheratore si era rifugiato in un
luogo che
non lo protegge affatto, ci saremmo risparmiati settimane di inutili
appostamenti e avremmo potuto eliminarlo sin dall'inizio! ...beh,
meglio tardi
che mai. Ora che lo sappiamo, quell'assassino ha le ore contate.
Dicendo questo, mi voltò le spalle e iniziò ad
avviarsi.
-E-ehi! E adesso dove vai?
-A dare le nuove disposizioni agli altri membri della squadra. Hai
detto che
gli orfani sono una cinquantina, giusto? Con la giusta coordinazione,
il
Mascheratore non avrà modo di scampare allo sterminio.
Mi sentii invadere da un'ondata di panico. Non riuscivo ancora a
credere a
quello che stava succedendo. Avevano... Avevano davvero intenzione di
uccidere
senza pietà tutti quei bambini e ragazzi innocenti, solo per
essere certi di
prendere anche il killer?!
Non posso permetterlo!
Corsi disperatamente in avanti. Il rumore dei miei passi sull'acqua
allarmarono
Kon, che si girò di scatto sfoderando la katana, ma io mi
abbassai in tempo e
con un salto in avanti lo placcai al suolo. Purtroppo, mi sfuggi subito
usando
la tecnica della sostituzione con un ciocco di legno, e prima che
potessi
reagire mi assestò un calcio ad un fianco così
potente da togliermi il fiato.
-Ho capito cosa ti passa per la testa, Choji Akimichi. Ma devi vederla
in
questo modo: cercando di proteggere quegli orfani proteggi anche un
nemico di
Konoha. Nemmeno io salto di gioia all'idea di dover far del male a
degli
innocenti, ma io e i miei compagni abbiamo ricevuto l'ordine di
eliminare il
Mascheratore una volta per tutte e senza badare a scrupoli. Fattene una
ragione.
Kon
iniziò ad avviarsi. Per colpa del suo calcio ero rimasto
immobile al suolo e
piegato in due; mi ci sarebbero voluti due o tre minuti per
riprendermi, ma
anche se fossi stato al cento per cento, cosa avrei potuto fare contro
un
intero squadrone di ANBU? Da solo non sarei mai riuscito a fermarli...
ma forse
conoscevo qualcuno che poteva farlo.
-È stato... il consigliere Danzou in persona... a mandarmi
qui, lo sai?
Kon si fermò, ma senza voltarsi.
-E allora? Anche noi siamo qui per ordine suo. E francamente un ordine
dato a
degli ANBU ha molta più importanza di uno dato a un semplice
chunin.
In effetti non ha tutti i torti... E
adesso che cosa mi invento? -C-capisco... ma, ragiona, se
deciderai di
invadere l'orfanotrofio, interferirai con la missione che Danzou ha
assegnato a
me, e questo potrebbe farlo arrabbiare molto... Non pensi che sarebbe
meglio
sentire la sua opinione, invece di prendere iniziative? Giusto per
sicurezza,
eh! ...Kon? Mi hai sentito?
Alzai la testa. Giurai di averlo visto tremare leggermente.
-...ti sei espresso in maniera contorta, Choji Akimichi, ma
c'è del vero in
quello che dici. Non si sa mai quanto si può essere sicuri,
quando si ha a che
fare con Danzou...
-Co-come?
-Ignora l'ultima frase. E va bene, d'accordo. Contatterò
Danzou tramite un
falco messaggero per chiedere nuove disposizioni. Per quanto riguarda
te...
continua a fare quello che stavi facendo.
Prima
che riuscissi a ringraziarlo, Kon se n’era già
andato.
Un
po’ alla volta il dolore al fianco si affievolì, e
potei rimettermi in piedi. Ma
se avessi detto che stavo meglio sarebbe stata una bugia. Ero
riuscito a convincere gli ANBU a non assaltare l'orfanotrofio e
guadagnare
tempo...
Già,
ma quanto tempo, esattamente?
...
Non
avendo più nulla da fare lì, tornai indietro. Non
senza qualche difficoltà di
orientamento: perso com'ero nei miei pensieri, fui costretto a compiere
un
tortuosissimo percorso a zigzag tra gli alberi prima di ritrovare il
cortile.
Devo prendere nota, prima di avventurarmi
ancora nel bosco è bene che pensi a un modo per ricordare la
strada che ho fatto...
Oh? Ma che sta facendo?
Isoka era chinato davanti alla casetta-nascondiglio. Dal modo in cui si
grattava la nuca, capii che aveva appena scoperto la buca vuota e ne
era
rimasto costernato. Lo raggiunsi di corsa.
-Ehi, psst, ehi! Sono io! Tranquillo, è tutto a posto!
-No, non c'è niente a posto! L'acqua è...
è sparita...
-Lo so. Adesso ti spiego.
In breve, gli raccontai ciò che ero riuscito a fare. Finita
la spiegazione,
Isoka tirò un gran sospiro di sollievo.
-Meno male, per un momento ho creduto di essere diventato matto... Sono
appena
arrivato per provare a svuotare la buca con un secchiello, ma quando ho
visto
che l'acqua non c’era più mi sono spaventato...
Grazie, Choji! Però... Non
c'era bisogno che arrivassi a tanto...
-Scherzi? Il senso di colpa per il disastro che ho combinato non mi ha
fatto
dormire la notte! Dovevo farmi perdonare in qualche modo! ...sono
perdonato,
giusto?
Isoka sorrise.
Seguì
un silenzio imbarazzato. Non sapevo cosa dirgli, e un po' mi vergognavo
a
guardarlo dritto negli occhi. Ero il suo primo e unico amico, ma quante
cose
gli stavo nascondendo? La mia vera identità, il fatto che
qualcun'altro avesse
scoperto la botola, la Pillola che vi avevo trovato dentro...
Pensandoci bene, passando per vie traverse avrei potuto informarlo di
quegli
ultimi due punti.
-S-senti, Isoka...
-Sì?
Titubai. Era saggio metterlo al corrente?
In quella, trovai la domanda giusta da fare.
-...ecco! Come mai volevi svuotare la fossa con un secchiello, visto
che ci
siamo messi d'accordo per trovarci un altro nascondiglio? Stavi
cercando qualcosa
che hai perso?
Isoka sembrò cadere dalle nuvole alla mia domanda.
-N-no, non ho perso nulla! E non ho cambiato idea sul fare un
nascondiglio
nuovo! Però sono ancora affezionato a questo, e mi sarebbe
dispiaciuto
lasciarlo allagato... Oh, no!
Improvvisamente Isoka si impietrì. Seguii il suo sguardo, e
vidi arrivare di
gran carriera cinque o sei membri della banda di Iwao.
-Choji, tienilo fermo!- mi gridò quello in testa al gruppo.
No, maledizione! No!...
-Psst- sentii bisbigliare Isoka -fa' come ti dice, svelto!
Obbedii, anche se un po' goffamente, e misi una mano sul colletto della
sua
camicia per fingere di stringerlo.
-Così,
Choji, non fartelo scappare- mi disse ancora il capo del gruppo, che
poi si
rivolse agli altri -andate a chiamare Iwao, così magari
questa storia può
finire una volta per tutte!
-Non finirà, purtroppo- sussurrò Isoka -anche se
non troverà nulla, Iwao
continuerà a perquisirmi fin quando non ammetterò
che lui ha ragione... Stai al
loro gioco, Choji. Non voglio che ce l’abbia anche con te.
Spostai lo sguardo dal punto in cui sarebbe dovuto comparire Iwao ad
Isoka.
Senza accorgermene, allentai la presa su di lui.
-Che stai facendo, Choji?
Iwao spuntò in quel momento da dietro un angolo
dell'edificio. Non c'era più
tempo per indugiare.
-Scusami Isoka, ma non ce la faccio proprio a prestarmi alle sue
prepotenze.
Voglio stare dalla tua parte, stavolta.
-...ho capito. Ricorrerò al piano B. Perdonami, Choji.
-Perdonarti di cos... AHIA!
Isoka mi aveva morso, anzi azzannato le dita, per poi scappare a tutta
velocità. Gli altri ragazzi partirono all'inseguimento, ma
era ormai troppo
tardi per riacciuffarlo.
-Choji, stai bene? Quel disgraziato ti ha fatto perdere sangue?- mi
chiese Iwao
con apprensione. Sembrava sinceramente preoccupato per le mie
condizioni.
-Sto benissimo... Ahio... Mi dispiace, ero riuscito a prenderlo ma non
ho fatto
i conti con i suoi denti affilati. Che male...
-La pagherà anche per questa, te lo prometto! Nel frattempo,
dovresti andare in
infermeria a far vedere quella mano! Ti accompagno!
-Grazie... Grazie, davvero, ma non ce n'è bisogno. A dopo.
Me ne tornai in tutta fretta nell'orfanotrofio. Un po' mi dispiaceva
piantarlo
in asso: in altre occasioni avrei apprezzato la sua gentilezza, ma per
quel
giorno ne avevo già abbastanza di essere messo in mezzo tra
lui e Isoka.
Possibile che proprio non esistesse un modo per farli andare d'accordo?
Non
mi recai all’infermeria come Iwao mi aveva suggerito. Invece,
salii spedito nel
dormitorio dei maschi. Dovevo essere sicuro che la mia scorta di
Pillole del
Soldato non fosse stata effettivamente trafugata da qualcuno.
Avevo
la mano sulla maniglia e stavo per abbassare, quando
dall’interno udii una voce
che conoscevo bene.
-L’hai
già detto tante volte che non ti piace, non ho la memoria
corta.
Era
Nao. E con molta probabilità stava parlando con Naoki.
Sperando
che nessun'altro salisse in quel momento, mi appiattii delicatamente
contro la
porta e ci accostai l'orecchio.
-...non piace neanche a me, credimi- sentii dire ancora dalla voce di
Nao -ma
se vogliamo che ci lasci in pace, dobbiamo per forza diventare suoi
amici.
Allora, cosa volevi dirmi?
Sulle prime non sentii nulla di quello che stava dicendo Naoki. La sua
voce
infatti era dolce, flebile e molto bassa, proprio come lei. Dovetti
tapparmi
l'altro orecchio per riuscire finalmente a captare qualche parola.
-...notato che Yori e la Signorina Hiromi non sono uscite dalla
cucina... ...c'erano
anche tanti zainetti in un angolo. Oggi ci porteranno in gita da
qualche parte,
ne sono sicur...
-Aspetta un secondo, fammi capire: se hai notato tutte quelle cose,
significa
che le hai seguite in cucina! E loro non si sono accorte di niente?
Naoki rimase zitta, ma dalla risposta successiva di Nao capii che
doveva aver
fatto di sì con la testa.
-A-ah! Lo vedi, che riesci a renderti utile proprio grazie alla tua
altezza?
Rendersi
utile?!
-Non è divertente!- ribatté Naoki stizzita, per
poi riabbassare la voce
-...capisci... ...prenderle solo adesso? Nessuno... ...vedere.
-Sono d'accordo, hai fatto bene a chiamarmi.
I due fratellini non dissero più nulla, ma li sentii
chiaramente masticare
qualcosa. Che accidenti stavano mangiando? Fui fortemente tentato di
entrare e
coglierli sul fatto, ma una parte di me mi disse che non sarebbe stata
una
buona idea. Anche se l'incontro inaspettato con Kon mi aveva messo
addosso una
certa fretta, non potevo permettermi di fare mosse avventate.
Staccai l'orecchio dalla porta e feci qualche passo all'indietro fino
alle
scale, per poi mettermi a marciare sul posto: ero ridicolo,
però così facendo,
quando Nao e Naoki uscirono dal dormitorio pochi minuti dopo, gli diedi
l'impressione di star salendo solo in quel momento.
-'giorno-
salutai, con disinvoltura -hai dormito bene, Naoki?
La piccola annuì.
-Mi fa piacere. Vado a farmi un pisolino anch'io, adesso. Ci si vede!
Li superai e mi diressi di nuovo verso il dormitorio, continuando
però a
spiarli con la coda dell'occhio. Sembravano anche più
disinvolti di me, eppure
ero certo che stessero nascondendo qualcosa...
Dopo essermi chiuso la porta alle spalle, mi precipitai al letto di Nao
per
esaminarlo da cima a fondo. Niente di insolito. Mi inginocchiai per
guardare
sotto al letto. Ancora niente. Osai addirittura ficcare il naso nel suo
comodino dove teneva i vestiti. Niente di niente.
Non hanno lasciato nemmeno la più
piccola
briciola. Che stessero prendendo anche loro le Pillole del Soldato?
...ma no,
cosa vado a pensare!
Scossi la testa con tanto di quel vigore da farmi quasi male al collo.
Non
avevo alcuna prova per confermare quel sospetto così
azzardato! Per quel che ne
sapevo Nao e Naoki potevano aver semplicemente mangiato delle caramelle
di
nascosto, e per quanto riguardava ciò che si erano detti...
Non sapevo proprio
cosa pensare. Decisi di dimenticarmene, per il momento.
Andai
a prendere il mio borsone, lo posai sul letto, mi sedetti e lo aprii
per
controllarlo.
C’è
ancora tutto, meno male! ...ma non sono ancora sicuro, accidenti!
Quella che ho
trovato è davvero una Pillola o mi sono sbagliato? Per
togliermi ogni dubbio,
meglio che faccia un confronto. ...mh?
Infilai
una mano in tasca per prendere la Pillola, ma quando la tirai fuori
inavvertitamente feci uscire anche un mucchietto di fogli di carta che
caddero
ai miei piedi. Dopo aver fatto il confronto tra le Pillole e richiuso
il
bagaglio, raccolsi i fogli e li aprii.
La
canzone d’amore di Rokuro! Me n’ero
proprio dimenticato!
Gli
avevo chiesto di prestarmela perché potessi correggere
eventuali errori, ma in
realtà il mio scopo era un altro. Siccome la canzone era
stata dedicata a Yori,
magari fra i versi avrei potuto ricavare qualche informazione che mi
avesse
aiutato a conoscerla meglio.
Cominciai
a leggerla... Dopo aver decifrato la traballante scrittura di Rokuro e
rimesso
nel giusto ordine tutti i versi.
"Yori,
Yori, Yori / da quando sei
arrivata / il mio cuore hai rubata / e non me l'hai più
restituata. / Yori,
Yori, Yori / da quando sei arrivata / la vita a tutti hai migliorata /
da
instancabile lavoratrice quale sei... ta."
Decisamente,
c'era qualcosa che stonava... Ma in fondo, chi ero io per giudicare,
non avendo
mai nemmeno preso in mano uno spartito?
"Yori,
Yori, Yori / sempre seria,
sempre musona / ma quando sorridevi eri più smagliante del
solleona. / Perché i
ratti il sorriso ti hanno sottratta / e da allora la stessa
più non sei
statta... / Yori, ho deciso, il mio cuore puoi tenere / se non
t'importa di me,
riuscirò a soprassedere. / Anche i miei denti se vuoi ti
lascio rubere / perché
ora conta più rivederti sorridere."
...non
era poi tanto male, dai. Certo, le rime erano da aggiustare, ma era il
messaggio ciò che contava di più, e secondo me
Rokuro l'aveva comunicato
perfettamente. Sperava di essere ricambiato, ma prima di ogni altra
cosa
desiderava che Yori fosse felice.
Mi scappò una lacrimuccia. La asciugai e tornai a
concentrarmi sul testo.
Da quel che ho capito Yori non è
sempre
stata così scorbutica come la conosco io, ma lo è
diventata di colpo in seguito
a qualcosa. "I ratti il sorriso ti hanno sottratta", così
dice
Rokuro... Si riferisce alla storia dell'invasione di ratti nella
palestra
dell'ala ovest, senza dubbio. Io però so che si tratta di
una bugia inventata
dalle due Signorine per nascondere la scoperta di un cadavere, anche se
non ho
ancora trovato la conferma...
Le rotelline nel mio cervello si misero a girare sempre più
velocemente.
Ammettiamo pure che i ratti ci siano
davvero. Com'è possibile che, di tutti gli orfani che vivono
qui, soltanto lei
ne sia rimasta sconvolta al punto da cambiare carattere e diventare
perennemente scontrosa? Forse perché, a differenza degli
altri, lei li ha visti
da vicino... Però, due giorni fa Iwao mi ha detto che la
Signorina Azumi è
riuscita a sigillare i ratti nella palestra prima che altri li
vedessero. Di
conseguenza...
Alzai gli occhi dal foglio e li spalancai.
Se Yori è cambiata il giorno in cui
c'è
stata l'invasione dei ratti, ovvero il giorno in cui è stato
scoperto
l'omicidio, allora significa che lei ha visto qualcosa! Yori sa
qualcosa
dell'omicidio!
Scattai in piedi. Ero in preda all'eccitazione. Finalmente avevo una
pista da
seguire!
Chi l'avrebbe detto? Yori, la persona che
temevo avrebbe ostacolato la mia indagine, è in
realtà quella che devo tenere
d'occhio di più! Sono a cavallo!...
-Non
dovevi essere in infermeria, Choji?
Iwao
entrò in quel momento senza bussare. Colto dal panico, feci
la cosa più stupida
che si potesse fare.
-GNAM.
...fi, ma il molore mi è paffato sufito,
cofì… GLOM...
La
canzone di Rokuro era finita nel mio stomaco, a fare compagnia al
rapporto.
Maledetto il mio istinto!
-Così
hai deciso di concederti un altro dei tuoi spuntini segreti. Non so
perché, ma
me l’aspettavo!- scoppiò a ridere Iwao,
assestandomi una delle sue solite
pacche -fai bene a festeggiare, sai? Ti stavo cercando appunto per
darti una notizia
meravigliosa!
-Davvero?
Di che si tratta?
-Abbiamo
trovato il posto in cui quel monello di Isoka si nascondeva sempre!
Pensa, quel
diavoletto si era scavato una fossa proprio sotto il nostro naso,
dentro la
casetta vicino agli scivoli! Ed è tutto merito tuo se
l’abbiamo scoperta, sai?
Siccome hai beccato Isoka proprio in quella zona, ci siamo insospettiti
e
abbiamo controllato!
Dovetti
tenere sollevati gli angoli della bocca con due dita per continuare a
sorridere
a quella notizia, perché in realtà mi stavo
sentendo morire dentro. Tutto il
lavoro che avevo fatto quella mattina... Anzi, tutto il lavoro che aveva
fatto Isoka
era stato buttato al vento. Per colpa mia!
-...Choji,
ti senti bene? Sembri palliduccio…
-S-sono
sanissimo, non preoccuparti... Voglio chiederti una cosa, Iwao. Posso?
-Certo,
spara.
Feci
un profondissimo e rumorosissimo respiro.
-So
che non ti piace parlarne, ma voglio sapere cosa ti ha fatto Isoka di
male.
In
meno di un secondo, Iwao passò dal sorridente al rabbuiato e
staccò il suo
sguardo da me.
-Se
sai che non mi piace parlarne, perché me lo chiedi?
-Perché
se sapessi cosa ti ha fatto... sarei ancora più motivato
nell’acchiapparlo,
ecco!
-Non
ti basta sapere che mi fa arrabbiare? Non è una motivazione
sufficiente per te?
-In
che modo ti fa arrabbiare? È questo che non capisco!
-Non
devi capire niente! È un problema tra me e lui, basta!
Smettila di fare queste
domande!
-La
smetto, la smetto. Almeno, però, dimmi perché
l’altro giorno lo volevi
perquisire. Cos’è che vuoi da lui? È
qualcosa che ti ha rubato?
Iwao
prese a saltellare sul posto a piedi uniti. Temevo che da un momento
all’altro
avesse aperto un buco nel pavimento.
-Non...
voglio... parlarne!!! Aaaaaargh!!!
Quell’urlo
animalesco mi raggelò il sangue nelle vene. Prima che me ne
rendessi conto, se
n’era già andato via di corsa sbattendo la porta.
Io
volevo... Volevo solo sapere la sua
versione dei fatti... Che cosa ho combinato?!
Mi
precipitai fuori dal dormitorio. Entrai nel bagno, ma lo trovai vuoto.
Iwao doveva
essere già sceso. Corsi giù per le scale e
controllai anche il piano inferiore,
ma non era nemmeno lì.
Stavo allora per andare al pianterreno ma, sulle scale, incontrai Nana,
la sua amica
dai capelli rossi.
-Oh... A-ehm, ciao... Per caso, hai visto passare Iwa...
Nana mi fulminò con lo sguardo. Non c'era bisogno di altro
per farmi capire che
l'avevo fatta grossa.
-Ti credevo più intelligente, Choji. Che diavolo ti
è saltato in mente di farlo
arrabbiare?
Chinai il capo.
-Si... Si è sfogato con voi, vero? Mi dispiace, è
tutta colpa mia... uh?
Nana mi posò una mano sull'avambraccio. Forse mi stavo
sbagliando, ma ebbi
l'impressione che, con quel gesto, stesse cercando di... farmi forza?
-Senti, non ho la più pallida idea di cosa ti
farà oggi per fartela pagare- mi
sussurrò -ma di qualunque cosa si tratti, sono certa che
sarà umiliante. Cerca
di sopportare, e vedrai che questa giornata passerà in
fretta.
Con quelle parole enigmatiche, Nana girò i tacchi e
tornò nell'atrio. Avrei
dovuto ringraziarla segretamente per quel consiglio... Ma, onestamente,
non
avevo alcuna intenzione di aspettare che Iwao "me la facesse pagare"!
Se ce l'aveva con me, allora doveva dirmelo in faccia, e subito!
Stringendo i pugni e muovendomi a passi pesanti scesi nell'atrio,
determinato
più che mai ad affrontarlo a viso aperto. L'avevo appena
intravisto in
lontananza, circondato dal suo gruppo... ma prima che potessi
raggiungerlo,
proprio in quel momento dalla mensa arrivò di gran carriera
la Signorina
Hiromi, percuotendo un mestolo contro una padella per farsi sentire da
tutti.
-Angioletti, porto buone notizie! La pioggia di ieri non ha causato
nessun
danno, per cui oggi la nostra gita settimanale si farà!
A quella notizia, si alzò un coro di entusiasti "evviva!".
Ah già, la gita di cui parlava
Naoki.
Chissà dove andremo...
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Capitolo 10 *** 10. ***
Choji's Last Chance
10.
Bagni...
termali...
Dopo
aver dato a ciascuno uno zainetto contenente il nostro pranzo al sacco,
la
Signorina Hiromi ci fece allineare in fila indiana e ci
guidò all'interno del
bosco, tenendo in mano una bandiera bianca per far sì che
nessuno la perdesse
di vista.
Bagni
termali...
Si
trattava di una precauzione inutile, poiché il percorso tra
gli alberi che
stavamo seguendo era stato battuto già tante altre volte che
per terra si
poteva riconoscere una specie di sentiero.
Bagni
termali.
Dopo
un cammino lungo all'incirca mezzo chilometro, giungemmo davanti a
un'alta
palizzata con due porte di legno a scorrimento, una destinata alle
femmine e
l'altra ai maschi, che davano accesso ai rispettivi spogliatoi.
-BAGNI
TERMALI!?!
-Proprio
così! Non è fantastico?- mi disse un ragazzino
passandomi davanti nella fila
-le Signorine Azumi e Hiromi hanno scoperto questa fonte vulcanica poco
dopo
aver fondato l'orfanotrofio, e l'hanno trasformata in un vero e proprio
stabilimento termale gratuito, tutto per noi! Nessun'altro l'ha mai
scoperta!
-C-capisco...
C-che fortuna...
Uno
dopo l'altro, gli ospiti dell'orfanotrofio sparirono all'interno degli
spogliatoi. Mancavo solo io.
-E adesso che problema c'è?
Mi voltai di scatto, trovandomi faccia a faccia con Yori.
-P-problema? N-nessun problema, cosa te lo fa pensare?
-Il fatto che tu sia diventato lento come una tartaruga. Ti
è forse venuto l'acido
lattico alle gambe?
-Ecco... Sì, esatto! Non mi sento tanto bene, e quindi...
-Quindi sei fortunato, un bel bagno nelle acque termali e tornerai come
nuovo!
Rimboccate le maniche, Yori cominciò a spingermi verso il
cancello. Cercai di
opporre resistenza puntando i talloni a terra, ma fu tutto inutile.
-A-aspetta, Yori! Se ieri c'è stato un acquazzone, magari
l'acqua è diventata
stagnante e puzzolente...
-Lo era, ma ho già provveduto stamattina a farla defluire
all'esterno tramite
un sistema di dighe. L'acqua in cui andrai a fare il bagno tu, invece,
proviene
da una fonte sotterranea, calda e pulita al cento per cento.
-B-buono a sapersi... Oh no! Yori, mi sono ricordato appena adesso che
non so
nuotare...
-Se hai paura di annegare ci sono dei braccioli gonfiabili da qualche
parte, e
in ogni caso si tocca abbondantemente.
-M-mi fa piacere saperlo... ma...
-BUON DIVERTIMENTO!
Arrivato sotto la porta, Yori mi spinse dentro lo spogliatoio con un
veemente
calcio nel sedere.
C'erano
vestiti sparsi dappertutto: sul pavimento, sulle sedie e negli
armadietti. Gli
altri bambini e ragazzi erano già usciti, e a giudicare dai
rumori provenienti
da dietro un'altra porta era chiaro che avevano già
cominciato a divertirsi.
-E tu? Cosa ci fai qua fuori, tutta sola e ancora vestita?
Era
ancora la voce di Yori. Mi sporsi di qualche millimetro fuori dalla
porta
d’entrata, e a malapena riuscii a intravedere con chi lei
stesse parlando. Era
la piccola Naoki, e in volto aveva un’aria imbarazzata, quasi
impaurita.
-Mi dispiace, in questo posto non puoi restare insieme a tuo fratello.
Però non
devi aver paura, ti aiuterò io a entrare in acqua e fare
amicizia con le altre
bambine! Coraggio, vieni!
Dopo
lunghissimi istanti di esitazione, Naoki prese la mano di Yori e si
lasciò accompagnare
nello spogliatoio femminile.
Tornai dentro anch’io. Mi rincuorava sapere di non essere
l'unico ad aver
timore delle terme...
...ma
non era che una magra consolazione.
Non
posso dire di odiare i bagni termali. Anzi, mi piacciono molto!
Però... sono
l'unica cosa che mi fa pesare il
fatto di essere paffuto.
Anche
quando ci vado con Shikamaru, Naruto, Kiba e gli altri miei coetanei.
Mi
piace la loro compagnia, mi diverto a guardarli mentre fingono di
ingaggiare
lotte dentro l'acqua -o ne ingaggiano di vere, se a fare il bagno
c'è anche
Rock Lee- ma non posso mai unirmi a loro. Mai. È
impossibile. Se voglio fare il
bagno anch'io, devo trovarmi una vasca a parte oppure aspettare che gli
altri
finiscano.
Tutto
per colpa di quel principio scoperto da chissà chi, secondo
cui più il corpo
che entra in acqua è grande più l'acqua viene
spostata!
Oltretutto,
c’è un altro aspetto delle terme che reputo
antipatico. Con i miei amici non
accade mai, ma in quelle poche volte che ci vado per conto mio
c’è sempre qualcuno
che punta il dito verso di me e ride. O, peggio ancora, si gira
dall’altra
parte disgustato.
Io
sono orgoglioso del fisico che possiedo, ne vado fiero, ma non sono
ancora
riuscito a ignorare il fatto che altri lo trovino ridicolo e mi
prendano in giro
per questo. E probabilmente non ci riuscirò mai.
Era
questo il motivo per cui, quando la Signorina Hiromi aveva annunciato
la meta
della gita, ero andato nel panico. Se anche fra gli orfani ce ne fosse
stato
uno solo che trovava ridicoli i paffutelli... Mi sarei trovato nei
guai. Senza
nessuno a calmarmi, avrei scatenato tutta la mia rabbia. Avrei rovinato
la
piccola reputazione che mi ero costruito nell’orfanotrofio. E
probabilmente
avrei anche complicato la mia indagine più del necessario.
Deglutii
pesantemente, e parecchio di malavoglia cominciai a togliermi i vestiti.
Distrattamente
lo sguardo mi cadde su un luccichio, prodotto dalla fibbia dorata di
una
cintura lasciata su una sedia. Neanche a farlo apposta si trattava
della
cintura di Iwao: non l'avevo mai notata prima, ma capii subito che
apparteneva
a lui visto che era appoggiata sulla sua felpa marrone.
"...ma certo! Come ho fatto a non
pensarci? Anche Iwao è un paffuto come me! Se gli altri
orfani non l'hanno mai
preso in giro per il suo fisico, allora io non ho nulla da temer... Ah.
Già."
Già,
Iwao. Non mi ero certo dimenticato del modo in cui mi aveva gridato
contro,
un’ora prima, né dell’avvertimento della
sua amica Nana. A suo dire avrei
dovuto aspettarmi “qualcosa di umiliante”.
Fui
tentato di rivestirmi e passare il resto della giornata chiuso nello
spogliatoio. In fondo, sarebbe stato il modo più facile di
evitare qualunque
figuraccia... ma poi scossi la testa. Se mi fossi mostrato codardo,
gliel’avrei
data doppiamente vinta.
Finito
di spogliarmi, avvolsi un grande asciugamano intorno alla vita, quindi
mi
decisi a socchiudere la porta e sbirciare fuori.
...che posto è questo?
Esclusa la presenza di acqua e vapore, l'ambiente che mi ritrovai
davanti non
aveva nulla in comune con le terme che conoscevo io, anzi.
Si trattava di un complesso di vasche circolari, grandi e piccole,
collegate
tra loro per formare un'unica grande piscina, la quale si snodava tra
gli
alberi della foresta, le rocce, i ponticelli e i tavoli da picnic.
Senza volerlo, emisi un fischio di ammirazione.
Le due Signorine hanno davvero creato
questo paradiso tutte da sole? Devo ricordarmi più tardi di
far loro i
complimenti!
Un
po' meno teso, mi avvicinai al bordo della vasca più vicina
e immersi un piede
nell'acqua per saggiarne la temperatura.
Perfetta. ...ehi. Adesso che ci penso, se
la piscina è così grande non c'è
pericolo che la faccia straripare! Certo, questo
non si significa che io possa tuffarmi a bomba...
-Ehi! Ehi, Choji! Vieni qua!- mi gridò qualcuno a gran voce,
agitando un
braccio per farsi notare.
Percorrendo
il bordo della piscina, attraversando un ponticello e schivando un paio
di
bambini che giocavano a rincorrersi, raggiunsi chi mi aveva chiamato:
erano sei
ragazzi, immersi nella zona più larga della piscina, ed
impegnati a lanciarsi
una palla fatta con del nastro adesivo arrotolato su sé
stesso.
-A cosa state giocando?
-Pallanuoto. È una specie di calcetto, ma si gioca in acqua
e con le mani. Ci
servirebbe un portiere, vuoi farlo tu?
-...no, grazie, al momento non sono in vena...
-Allora, che ne dici di fare l'arbitro? Devi solo stare a bordo del
campo e
guardarci!
-Questo mi piace già più! ...prima
però c'è un'altra cosa che voglio fare.
Sapete dov'è Iwao?
I sei si guardarono l'un l'altro prima di rispondermi.
-Iwao, dici... si sta riposando laggiù.
Mi
indicarono una piccola area circolare. collegata al resto della
piscina,
situata vicino alla palizzata divisoria. Scrutando nel vapore, dapprima
scorsi
soltanto un grosso sasso che affiorava dall'acqua, ma guardando meglio
lo
riconobbi come la testa di Iwao, l'unica parte visibile del suo corpo.
-Preferisci andare a fargli compagnia?- mi chiese ancora uno dei
pallanuotisti.
-...non esattamente. A dopo!
Salutai il gruppo, e stando attento a non scivolare dal bordo mi
avvicinai al
punto in cui si era appartato Iwao. Lo trovai... non seppi esattamente
dire
come lo trovai. Aveva gli occhi chiusi, come se stesse dormendo, e in
faccia
aveva stampato un larghissimo sorriso sornione, come se la rabbia di
un'ora
prima fosse già scomparsa. Avrei dovuto prenderlo come un
buon segno, eppure
non mi sentivo per nulla tranquillo.
Chissà
a cosa sta
pensando. Forse sta mettendo a punto gli ultimi dettagli dello "scherzo
umiliante" di cui mi ha accennato Nana... Per il quieto vivere, devo
convincerlo a cambiare idea.
Mi portai alle sue spalle e lo svegliai con un finto colpo di tosse.
-...mh? Oh sei tu, Choji- disse, dopo aver alzato la testa e aperto un
occhio
-perché sei ancora asciutto? Fammi indovinare, hai paura
dell'acqua.
-No, no! È che...
Mi misi a giocherellare con gli indici. Chissà come,
chissà perché, ancora una
volta sentii scemare il desiderio di dirgliene quattro.
-...prima di fare qualsiasi altra cosa, volevo chiederti scusa per
prima. Ti ho
fatto arrabbiare proprio come due giorni fa, a cena. Sono stato
indelicato, mi
dispia...
-E piantala di fare il tragico, non è successo nulla di
irreparabile.
-Co-come dici?
-Ho detto che è già tutto passato e non devi
farne un dramma. Ti sembro il tipo
di persona che porta rancore a lungo?
Dovetti mordermi la lingua e l'interno delle guance per resistere alla
tentazione di dire quello che pensavo veramente.
-Allora, non sei più arrabbiato?
-Ma certo che no. E anche se lo fossi non me ne accorgerei, quest'acqua
è un
vero toccasana. Dai, vieni dentro anche tu.
Dal suo tono di voce mi convinsi che Iwao doveva essersi veramente
rilassato.
Così, decisi di fidarmi -o, per essere precisi, di dargli il
beneficio del
dubbio- e, dopo essermi sfilato l'asciugamano, entrai in piscina e mi
sedetti
al suo fianco.
In pochi secondi ebbi la conferma che Iwao non aveva affatto mentito,
perlomeno
non sull'acqua: il tepore rassicurante e il profumo delizioso del
vapore ebbero
lo straordinario effetto di farmi sentire più leggero, nel
fisico come nello
spirito, e di ammutolire tutte le preoccupazioni che mi avevano
riempito la
testa fino a quel momento.
-È una favola...- sospirai, mentre mi appoggiavo con la
schiena al bordo e
distendevo le gambe per mettermi comodo -ora so come si sente una
bustina di
camomilla dentro la tazzina...
-Bustina di camomilla, non ci avevo mai pensato...
Per un po' non ci dicemmo più nulla, preferendo godere in
silenzio degli
effetti benefici delle terme. Gli unici suoni che arrivarono alle mie
orecchie
furono il vociare indistinto degli altri orfani, sia i maschi, che le
femmine
dall'altra parte della palizzata.
-...ti va di dare una sbirciatina?- disse Iwao a un certo punto,
ammiccando
proprio in direzione dell'area delle ragazze.
-Una... sbirciatina? Vuoi dire che da qualche parte ci sono dei buchi
per
spiare?
-Che io sappia, no. Ma puoi sempre provare a crearne uno tu, che ne
dici?
-Dico... Meglio di no. Tu stesso mi hai detto l'altro ieri che l'ultimo
ragazzo
che è entrato nel bagno delle femmine si è
beccato una bastonata, non oso
proprio pensare a cosa potrebbe capitare a me!
-Peccato... cioè, fai bene a non correre il rischio. Sei
molto saggio, Choji.
Molto... saggio...
Iwao sbadigliò, chiudendo l'argomento.
Tra me e me, sorrisi.
Hai ragione, Iwao. Sono molto saggio. Se
questo era il famigerato scherzo umiliante che volevi tirarmi... ti
è andata
male.
…
L'oretta
successiva la trascorsi nel più assoluto dolce far niente.
Volendo avrei anche
potuto schiacciare un pisolino, se solo un improvviso rumore squillante
non mi
avesse strappato dal torpore.
-La campanella? Anche qui?
-È un semplice segnale orario- spiegò Iwao -anzi
in realtà non ci indica l'ora,
Yori lo fa suonare a intervalli regolari più che altro per
ricordarci di non
stare troppo a mollo. Tranquillo, non è obbligatorio
obbedire. Volendo potresti
anche restare in acqua per tutto il pomeriggio.
Mi guardai in giro. Quasi tutti gli altri orfani avevano invece deciso
di
seguire il consiglio della campanella ed erano usciti dalla piscina per
andare
a mangiare.
-Stare in acqua tutto il pomeriggio? Lascio volentieri a te il piacere,
Iwao,
io ho un appuntamento con il pranzo!
Uscii dalla vasca con un solo balzo, ripresi l'asciugamano e andai
nello
spogliatoio a riprendere lo zaino contenente il pranzo al sacco, quindi
mi
cercai un tavolo da picnic libero. Stavo per dare il primo morso a uno
dei
panini imbottiti preparati dalla Signorina Hiromi, quando guardando di
fronte a
me, mi accorsi che Iwao non si era mosso di un millimetro dal suo posto.
-E-ehi!- gridai -guarda che scherzavo, eh! Vieni anche tu!
Iwao voltò pigramente la testa.
-Mangerò
più tardi. Sta' tranquillo, non morirò di fame.
Buon appetito.
-G-grazie. Contento tu...
Mangiai comunque in buona compagnia, poiché al mio tavolo si
accomodarono anche
i sei che prima mi avevano proposto di giocare. Tra un boccone e
l'altro ci
mettemmo a chiacchierare del più e del meno -ne approfittai
anche per farmi spiegare
le regole della pallanuoto, giusto per essere preparato- e anche l'ora
successiva passò molto in fretta, nonostante in quelle terme
il tempo sembrasse
non trascorrere mai.
Ora
che ci penso, è da un po' che non
vedo Isoka. Se non ricordo male, mi ha detto che si faceva vedere solo
durante
i pasti e le gite, quindi... Ah, eccolo!
Lo avvistai quasi per caso. Anche lui stava pranzando, seduto in
disparte ad un
tavolo particolarmente affollato di bambini. E non era neanche l'unica
faccia
nota. Proprio accanto a lui, infatti, era seduto anche Nao.
Purtroppo, i due non stavano affatto facendo amicizia come avevo
sperato. Isoka
teneva come suo solito lo sguardo basso, mentre Nao sembrava perso in
chissà
quali pensieri.
In fondo, avrei dovuto aspettarmi che andasse così.
Immagino che non sia così facile
parlare,
per nessuno dei due. Nao starà pensando a sua sorella,
mentre Isoka... Oh, beh.
Ci sarà un altro momento per quei due di socializzare.
Poco dopo, una volta che ebbero finito di digerire, i miei compagni di
tavolo si
alzarono per tornare in piscina e riprendere a giocare.
-Allora, vieni a farci da arbitro? Puoi stare seduto sul bordo, non
c'è bisogno
di entrare in acqua!
-Stavolta sì, volentieri! Prima però finisco di
mangiare, ho lasciato il meglio
per ultimo!
-Okay, ti aspettiamo!
Tirai fuori dal sacco l'ultimo e più succulento panino,
quello imbottito di
deliziosa salsiccia grigliata. Stato per dargli il primo morso, quando
fui
spaventato da un rumorosissimo colpo di tosse.
-C-che è? Chi è stato?
Non ci fu risposta. In compenso, udii delle imprecazioni sussurrate dai
miei
amici pallanuotisti.
Un altro colpo di tosse, ancora più rumoroso, e con la coda
dell'occhio vidi i
sei ragazzi uscire dall'acqua e tornare da me con un'aria quasi funerea.
-Mi dispiace, Choji... ma...- biascicò uno di loro -...no,
lascia perder...
Sentii sparare in sequenza altri tre colpi di tosse a bocca chiusa, e
stavolta
capii da dove provenivano. Mi alzai dal tavolo, per andare a
controllare Iwao
più da vicino...
...e proprio in quel momento il ragazzo più vicino mi
sfilò il panino da sotto
il naso e cominciò a correre.
-E-EHI! Che diavolo stai facendo?! Ridammelo!
Con
due salti gli fui subito addosso, ma quello aveva già
lanciato il maltolto
nelle mani di un suo amico, che a sua volta lo rilanciò ad
un altro non appena
provai ad avvicinarmi.
-Che accidenti vi prende all'improvviso?- urlai -ridatemelo, o... o non
sarò
responsabile delle mie azioni! Dico sul serio! EHI!
Ignorandomi, i sei cominciarono a correre in cerchio, senza smettere di
passarsi
a vicenda il mio cibo. La cosa stranissima, oltre al brutto scherzo in
sé, era
il fatto che nessuno di loro stesse ridendo. Anzi, sembrava quasi che
fossero
loro più dispiaciuti di me per quello che stavano facendo.
Forse ho capito... Ma prima di andare a
fondo della faccenda devo recuperare ciò che è
mio! Nessuno può mancare di
rispetto a un panino con salsiccia grigliata in presenza di Choji
Akimichi!
Placcai quattro dei sei giocatori, senza far loro troppo male, quindi
avanzai verso
gli ultimi due, che impauriti smisero di passarsi la refurtiva ed
indietreggiarono.
-Okay, lo scherzo è stato bello finché
è durato. Ma adesso, per favore,
ridatemi il pranzo... Attenti!!!
Avevano indietreggiato troppo. Inevitabilmente caddero nella piscina,
mentre il
panino venne scagliato verso l'alto.
-NO!!!
Con le mani protese in avanti, compii un tuffo disperato. Atterrai con
una
spanciata dolorosissima e sollevai ettolitri d'acqua, ma poco mi
importava. Il
panino era ricaduto sulle mie mani senza bagnarsi.
-Ce... Ce l'ho fatta! Non temere, piccolino, ora sei al sicuro!
E per festeggiare degnamente il mio successo, lo divorai in un sol
boccone.
La
mia performance doveva aver colpito, poiché mi parve di
sentire qualche timido
applauso...
-Grazie, grazie a tutti! E adesso...
In quel preciso istante sentii come un pugno invisibile perforarmi lo
stomaco.
-...adesso vorrei starmene un po' da solo, se non vi dispiace!
Feci appena in tempo a saltar fuori dall'acqua e nascondermi in mezzo a
dei
cespugli, che un altro tremendo brivido scosse tutto il mio apparato
digerente,
facendomi piegare in due dal dolore.
Ma perché mi è saltato
in testa di
tuffarmi? Non avevo nemmeno terminato di digerire...
La mia bocca minacciò di cedere a un conato di vomito.
...e questo è il risultato.
Purtroppo non
ho alternative... Devo... Devo buttare fuori tutto... Possibilmente
senza che
nessuno mi veda... Che vergogna...
Mi sporsi un attimo oltre i cespugli per guardarmi intorno. Qualche
metro più
in là, nella direzione opposta a quella da cui ero arrivato,
vidi qualcosa che
forse faceva proprio al caso mio.
Si trattava di una grande vasca rettangolare deserta, collegata al
resto della
piscina tramite due canaletti, il secondo dei quali era sbarrato da un
pannello
pieno di microscopici buchi. In un angolo più lontano della
vasca c'era invece
una diga che poteva essere sollevata con una carrucola, e dietro di
essa si
intravedeva l'apertura di un pozzo.
Dev'essere questo il sistema di dighe di
cui parlava Yori. In quel pozzo viene fatta defluire l'acqua sporca,
mentre
quel pannello bucherellato... dovrebbe servire a far passare solo
l'acqua
pulita, per riutilizzarla? In ogni caso, è ingegnoso! E
soprattutto, è utile a
nascondere quello che sto per fare...
Camminando carponi, uscii dai cespugli e mi avvicinai. A pochi metri
dall'agognata meta mi arrischiai ad alzarmi in piedi, ma un improvviso
e
violento attacco di vertigine mi fece cadere faccia a terra come un
sacco di
patate.
Che umiliazione...
Con le forze residue strisciai carponi verso la vasca. Man mano che mi
avvicinavo sentii che il bisogno di rimettere si stava affievolendo, ma
non mi
lasciai ingannare ed avanzai ancora.
Non mi freghi, caro il mio stomaco! Ti
conosco troppo bene! Fai finta di esserti calmato, e poi invece mi
costringi a
buttare fuori tutto quando meno me l'aspetto! Ma stavolta non mi faccio
trovare
impreparat... Oh.
Quando raggiunsi il bordo della vasca e vidi il mio volto riflesso
nell'acqua,
il mal di pancia diventò improvvisamente l'ultimo dei miei
problemi.
Oh, no.
I
miei capelli... erano cresciuti fino alla schiena.
Oh, no.
Le
spirali sulle mie guance... erano riapparse.
Oh, no.
Il
mio travestimento... si era dissolto.
-Sicuri
che sia passato di qui?
-Io l'ho visto sparire dietro i cespugli, non so poi dove sia andato!
OH, NO, NO, NO!!!
Gli amici di Iwao si stavano rapidamente avvicinando, presto avrebbero
visto il
mio vero aspetto, la mia copertura sarebbe saltata, non c'era niente
che mi
potesse salvare!
...poi, all'ultimo secondo, mi venne un'idea vincente. Mi chiusi a
riccio e
restai immobile.
-Dov'è sparito? Si sarà tuffato? -
domandò uno degli orfani, a pochissima
distanza da me.
-Ma no, lo vedremmo!
-...sentite, diciamo a Iwao che Choji si è sentito male ed
è andato a cambiarsi,
così la finiamo subito.
-Buona idea. Appena possibile, poi, chiederò scusa a Choji a
nome di tutti noi
per lo scherzo che gli abbiamo fatto.
-D’accordo,
però sta’ attento che Iwao non ti scopra.
È capacissimo di tutto, quel...
Le
loro voci e i loro passi si fecero sempre più lontani, fino
a sparire del
tutto.
Se ne sono andati... La mia imitazione
del cespuglio selvatico ha funzionato davvero... Però,
adesso, come accidenti
faccio a cavarmela?
L'avevo scampata bella, ma ero sempre nei guai fino al collo. Il mio
chakra si
era esaurito, e con esso il mio travestimento. Non avevo più
una copertura, e
gli orfani avrebbero potuto saltare fuori e scoprire il mio vero
aspetto in
qualunque momento. La mia unica speranza, la mia scorta di Pillole del
Soldato,
era rimasta col resto delle mie cose all'orfanotrofio. Ciliegina sulla
torta, ero
nudo e col mal di stomaco.
Peggio di così non può
andare! E pensare
che proprio stamattina sono anche andato a controllare che le mie
Pillole
fossero tutte a posto! Perché non mi sono ricordato di
prenderne una, già che
c'ero?!... Un momento. La Pillola che ho trovato nel nascondiglio di
Isoka!
Dove l'ho lasciata?
Tornai indietro nel tempo con la mente. Dopo averla confrontata con le
mie,
l'avevo rimessa nella tasca dei pantaloncini, che in quel momento erano
ancora
insieme agli altri miei vestiti...
...nello spogliatoio! Questa sì che
si
chiama fortuna! Certo, rimane il problema di come fare a raggiungerlo
senza
farmi notare, ma... !
Sentii
un altro rumore. Mi appiatti subito al suolo -per quel che potevo- ma
poi mi
resi conto che questo rumore in particolare proveniva dall'altra parte
della
vasca. Alzai un poco la testa, e la vidi.
Ma...
Che diavolo?...
Una
ragazza, avvolta in un lungo asciugamano, si era appena introdotta
nell'area
dei maschi strisciando in un'apertura nella staccionata. A causa della
penombra
non riuscii a vederla bene in volto, e questo accrebbe la
curiosità di sapere
cosa ci stesse facendo lì.
Guardai l'acqua sporca della vasca.
...non ho altra scelta. E uno, e due, e
tre.
Facendo il minimo rumore possibile rotolai oltre il bordo, mi tappai il
naso e
nuotai radente al fondo della vasca verso il lato opposto, tenendo lo
sguardo
alzato per non perdere di vista i suoi movimenti. Seguii la sua
silhouette
deformata che camminava circospetta lungo la palizzata, e la sorpresi a
raggiungere e consegnare qualcosa ad un'altra figura. Anzi, un figuro,
grande
il triplo di lei.
Nuotai un paio di metri più in là, e riemersi in
un punto nascosto da delle
sterpaglie. Da quell'angolazione non potevo più vederli, ma
quello che mi
interessava era sentire i loro discorsi.
-...lo so che sono poche rispetto alla volta scorsa, smettila di
lamentarti.
Piuttosto dovresti mostrarmi un po' più di gratitudine-
disse la ragazza,
sbuffando -lo sai cosa ho dovuto fare stavolta per procurartele?
Questa è la voce di Nana! Quindi
l'altro
non può che essere...
-E che sarà mai- replicò Iwao, che, a giudicare
dalla voce, stava masticando
qualcosa -sei entrata in cucina e sei uscita dalla cucina, come sempre!
Improvvisamente è diventato un compito troppo difficile per
te?
-Fammi finire di spiegare! Ieri, quando è arrivato il
fornitore del cibo,
siccome ho visto che l'ultimo arrivato stava facendo perdere tempo a
tutti ho
pensato di approfittare del fatto che erano distratti e sono salita
direttamente sul carro.
-Cosa? Che ti è saltato in testa?
-Pensavo che in questo modo avrei fatto prima! Poi però,
mentre ero ancora a
bordo a cercare la tua roba, Yori e quel Choji sono arrivati prima del
previsto
e ho dovuto nascondermi fra le scatole! Stavo per essere scoperta,
capisci?
-Capisco... Capisco che hai una bella faccia tosta a pretendere la mia
gratitudine! Nessuno ti ha chiesto di metterti nei guai in quel modo!
-Lo so, ma l'ho fatto per...
-Non m'interessa, ora tornatene di là prima che ti veda
qualcuno. Questa
conversazione è durata anche troppo.
Dal
rumore dei loro passi capii che si stavano allontanando.
Per
essere sicuro che non mi vedessero, tornai sott'acqua. E per poco non
rischiai
di annegare. Lo shock per quello che avevo appena scoperto mi aveva
fatto
dimenticare qualsiasi altra cosa.
Ora
capisco. Le impronte bagnate
dentro il carro... Le scatole semiaperte scoperte da Yori...
È stata Nana...
Anzi...
Riemersi, ribollendo di rabbia.
Iwao... Quel... Quel dannato! Adesso...
Adesso basta! Non posso più far finta di nulla! Gli
dirò la verità, gli dirò
quello che ho sentito, lo obbligherò a confessare, e lo
convincerò una volta
per tutte, con le buone o con le cattive, a smetterla con le sue
prepotenze!
...ovviamente, dopo aver risolto l'altro mio problema.
Mi
arrampicai fuori dalla vasca e guardai a destra e a sinistra. Non
sapevo dove
mi trovavo, ma non era difficile capire dove dovevo andare. Camminando
lungo la
staccionata, nella direzione opposta a quella presa da Iwao, prima o
poi avrei
incontrato la porta dello spogliatoio. Purtroppo non potevo
più contare sulla
mia somiglianza con un cespuglio per mimetizzarmi -bagnandosi, i miei
capelli
si erano appiattiti- così fui costretto a ripiegare su un
piano d'emergenza.
Strappai dei fili d'erba e delle foglie dalle piante vicine e me le
appiccicai
un po' dappertutto, quindi, dopo essermi augurato buona fortuna,
cominciai a
strisciare.
Dopo
pochi metri, tutto il mio corpo era già sporco di terra e
macchiato d’erba.
A
metà del tragitto, avrei potuto essere scambiato per un
mostro della palude.
A
tre quarti, mi venne l’idea di sfruttare le mie nuove
sembianze per spaventare
i bambini nelle vicinanze così da farli scappare e lasciarmi
campo libero, ma
la bocciai subito. Invece raccolsi un sasso e con le mie ultime energie
lo
lanciai lontano, così che il rumore facesse voltare tutti
dall’altra parte.
Ho pochi secondi per muovermi... Ancora
un piccolo sforzo... Ora!
Con un'ultima fugace capriola raggiunsi lo spogliatoio, quindi mi
chiusi la
porta alle spalle, mi fiondai a frugare i miei vestiti, tirai fuori la
Pillola
del Soldato, la mangiai in un sol boccone, recuperai le forze, eseguii
la
tecnica della trasformazione, e per finire emisi il sospiro di sollievo
di
lungo e profondo che avessi mai fatto in vita mia.
Non ci credo. Ce l’ho fatta. Ce
l’ho
fatta! ...adesso però devo farmi proprio una bella doccia.
...
Anche
se il mal di pancia era scomparso, per non correre ulteriori rischi
decisi di
darci un taglio con le immersioni.
Dopo
essermi asciugato mi rivestii, quindi uscii e marciai spedito alla
ricerca di
Iwao.
Com'era
prevedibile, la mia improvvisa ricomparsa non passò
inosservata: molti degli
orfani si voltarono per guardarmi, e uno dei pallanuotisti mi venne
addirittura
incontro.
-Choji,
dov'eri finito? E come mai ti sei rimesso i vestiti?
Beh,
mi sono sentito male e sono andato a cambiarmi- gli risposi, ammiccando.
-D-davvero?
Che coincidenza, è l'esatta cosa che ci siamo inventat...
Cioè, che abbiamo
pensato... ?
Sorridendo,
posai una mano sulla sua spalla.
-Io
so perché l’avete fatto- gli bisbigliai in un
orecchio -non siete voi a dovermi
delle scuse.
Mi
congedai da lui e tirai dritto.
Non
l'ho visto da nessun'altra parte,
quindi Iwao non può che essere tornato al suo posto
preferito. Gli farò una di
quelle ramanzine che non si dimenticherà tanto fa...
I
miei piedi si inchiodarono al terreno, quando da lontano vidi che Iwao
era già
impegnato a parlare con qualcuno, seduto accanto a lui sul bordo della
vasca.
E
quel qualcuno non era un qualcuno qualsiasi: era Nao.
Lui?! E... sembrano
anche andare d'accordo! Cosa possono avere in comune?
Muovendomi il più discretamente possibile mi allontanai
dalla piscina, e quatto
quatto andai a piazzarmi dietro il tronco di un albero, abbastanza
vicino per
poter origliare la loro conversazione. Stava diventando
un’abitudine...
-...ché
non sei venuto a dirmelo subito?- sentii dire dalla voce di Iwao, con
tono
amichevole.
-Beh... Ho pensato che, se si fosse trattato di un falso allarme, tu ti
saresti
arrabbiato con me per averti fatto perdere tempo...
-Ma va là! Al peggio, avresti solo fatto una scoperta
interessante e l'avresti
condivisa con il sottoscritto! Perché mi sarei dovuto
arrabbiare? Faccio così
paura? Ah ah ah!
Con la sua solita mancanza di tatto, Iwao assestò una gran
pacca sulla schiena
di Nao, facendolo tuffare controvoglia nella piscina.
Mh, stanno solo chiacchierando normalmente.
È inutile che continui a spiare, non c'è nulla di
nuovo che io possa scoprire...
-Splut... Affogo... Ah no, si tocca!... Comunque, Iwao, anche se non ti
sono
stato d'aiuto, volevo chiederti se... Se potevamo diventare amici...
...amico di Iwao? No! Nao, non sai a cosa
stai andando incontro!
-E
ci voleva tanto a chiedermelo? Ma certo che sì! Qua la mano!
Per le tue buone
intenzioni, sei ufficialmente parte della cerchia! E anche la piccola
Naoki, se
vuoi!
Ah, no! Lei non la devi toccare! Se solo
oserai gridarle contro...
-Anche
Naoki? Grazie, stavo proprio per chiedertelo! Perché sai...
adesso che mi sento
più tranquillo, posso dirtelo... è stata lei a
scoprire la botola dentro la
casetta.
Oh, questo allora cambia tutto, meno
male!
...
...
...
COSAAA?!?
-È
stata la piccolina? Non ci credo!- esclamò Iwao -e quando
è successo?
-Ieri
mattina, dopo la colazione. Eravamo tornati nel dormitorio per il suo
pisolino
di metà mattina, ma lei invece di stendersi subito sul letto
è corsa un attimo
alla finestra per chiuderla. Ed è in quel momento che mi ha
detto di venire a
vedere subito, perché le sembrava di aver visto qualcuno
entrare nella casetta
del cortile. Io le ho detto che non c’era nulla di strano e
l’ho messa a letto,
poi l’ho lasciata sola un attimo perché avevo
sentito Yori gridare contro Choji
dal piano di sotto... Ricordi poco dopo, quando tu e la tua cricca ci
avete
costrett... convinti a giocare a calcetto? È in quel momento
che Naoki,
approfittando della mia assenza, è uscita per andare a
curiosare. Quando più
tardi mi ha detto che aveva trovato una botola, l’ho subito
collegato a Isoka e
a te, che ogni giorno cerchi di sapere dove si nasconde, ma non ti ho
parlato
subito perché... Beh, questo te l’ho detto prima.
-Mmmh...
Capisco, e così la piccoletta ha trovato il nascondiglio di
Isoka solo per pura
curiosità... Non importa, mi piace lo stesso il suo spirito
di osservazione! Se
lei vuole far parte della mia banda, è la benvenuta! La
tratterò con i guanti!
-Grazie,
Iwao! Non vedo l’ora di dirglielo!
Più
quella conversazione andava avanti, più mi sentivo crollare.
Stava accadendo
tutto il contrario di ciò che avevo creduto e sperato sino a
quel momento.
-...adesso
che siamo ufficialmente amici- continuò Nao, rigirando il
coltello nella piaga
-mi piacerebbe capire una cosa. Come mai... vuoi a tutti i costi far
entrare
anche Choji nella cerchia?
-“A
tutti i costi”? Che intendi dire?
-Non
fare finta di non capire, Iwao! È evidente che ci sei tu
dietro i due incidenti
in mensa e l’inseguimento al panino di poco. Sono il tuo modo
per dirgli “fa’
come dico io o te ne capiteranno ancora”, non è
così?
-Uh,
quindi anche tu hai occhio come la sorellina! Esatto, sono opera mia.
-Allora
rispondimi, perché insisti con lui? Lascialo perdere, in
fondo un elemento in
più o in meno nella cerchia che differenza vuoi che faccia?
-Non
hai tutti i torti, Nao. Ma è una questione di principio! Il
giorno in cui è
arrivato qui, Choji ha dichiarato di voler essere mio amico...
però, appunto,
non riesce ancora a capire che per diventarlo deve obbedire a tutto
quello che
gli dico senza fare domande! E poi... Che resti fra noi due, ma io
credo che
Choji se li vada anche a cercare, i dispetti.
Come,
prego?
-Dici?-
chiese Nao -io non ricordo che abbia mai dato fastidio a nessuno.
Cos’avrebbe
fatto, di sbagliato?
-Cos’avrebbe
fatto? Ma l’hai visto bene quand’è
arrivato? Si è tuffato sul bancone della
mensa come un maiale in un porcile e non s’è
nemmeno accorto che gli ridevamo
dietro, da quant’è tonto! Ma soprattutto...
è grasso! Un ciccione in piena
regola! Avresti dovuto vederlo quando ha aperto l’aula di
musica e la corrente
d’aria ha fatto ballare tutta quella ciccia che si porta
appress...
-IONONSONOUNCICCIONEILTERMINEESATTOÈPAFFUTELLOPERCHÈNONRIUSCITEAMETTERVELOINTESTAAAAA?!?!?!?
Uscii
allo scoperto e avanzai minaccioso, attirandomi le occhiate impaurite
di tutti
i presenti.
Avevo
appena mandato a quel paese ogni speranza di uscire dalle terme con la
dignità
intatta, ma me ne resi conto solo più tardi. In quel momento
contava soltanto
fare giustizia!!!
-C-C-Choji,
p-p-per favore, calm...- balbettò Nao, ma lo ammutolii
puntandogli contro un
dito.
-Di
te mi occupo dopo! E tu, Iwao... Ho sentito tutto! TUTTO!
Colui
che aveva osato insultarmi sbatté le palpebre due o tre
volte, assumendo un’aria
innocente.
-Oh...
B-b-beh... E allora? Ho solo detto la verità... M-m-ma
ragiona! Ti sei mai
visto allo specchio? Sei...
-Ti
sei visto TU allo specchio, brutto ipocrita!? Sei robusto esattamente
quanto
me, non hai alcun diritto di prendermi in giro per qualcosa che abbiamo
in
comune! Ritira quello che hai detto, SUBITO!
Dopo
qualche istante, sulla faccia di Iwao comparve un sorriso sprezzante,
cosa che
mi fece infuriare ancora di più.
-Dico
sul serio, Iwao! Ritira subito quello che hai detto, o...
-No,
Choji. Sei tu a dover ritirare i tuoi insulti.
Iwao si alzò in piedi, mostrando un fisico che non poteva
essere più diverso
dal mio.
Quello che aveva sempre nascosto sotto i vestiti era in
realtà un ammasso
disordinato di muscoli dalla grandezza spropositata, attraversati da un
disgustoso groviglio di vene sporgenti.
Quella visione impressionante riuscì a lasciarmi senza
parole.
-Ebbene,
Choji? Hai ancora il coraggio di paragonare il mio fisico al tuo? Se
hai
sentito tutto quello che io e Nao ci siamo detti allora è
inutile che ti ripeta
come mai tutto l’orfanotrofio ti trovi ridicolo...
-Sei
tu che li obblighi a ridere di me, ho sentito anche questo!
Iwao
non rispose, ma continuò a rivolgermi quell’odioso
sorriso.
Era
la goccia che fa traboccare il vaso.
-Sì,
ammettilo! Tu fingi di essere amicone di tutti ma in realtà
li costringi con la
paura a fare quello che vuoi! E se qualcuno non ti va a genio... invece
di
lasciarlo in pace gli rendi la vita un inferno! ESATTAMENTE COME HAI
FATTO CON
ISOKA!
Finalmente,
quel sorriso maledetto sparì dal suo volto.
-Cos’avrei
fatto a Isoka? Avanti, dimme...
-Hai
strappato tutte le foto della sua mamma! Erano gli unici ricordi che
aveva! Lui
non se lo meritava!
-Ah,
no?
-NO!
Sai che cosa mi ha detto? Che tu hai fatto quella cosa orribile solo
perché non
sopportavi di vederlo piangere! E vuoi sapere una cosa? Sai
perché stamattina
ti ho chiesto cosa avessi contro di lui, nonostante lo sapessi
già? Perché
volevo sapere la tua versione dei fatti, perché sotto sotto
volevo ancora
sperare che non fosse vero! E invece... !
Con
un movimento rapidissimo, Iwao mi afferrò il collo della
maglietta.
-Ti sei mai chiesto cosa si prova a fare il bagno coi vestiti addosso?
Prima che avessi il tempo di reagire, Iwao mi sollevò con
entrambe le braccia e
mi schiantò dentro la vasca, per poi intrappolarmi
sott’acqua tenendomi un
ginocchio premuto sul collo.
Stavo
quasi per soffocare, quando mi sentii tirare per i capelli e fui
costretto a
fissare negli occhi il mio aggressore. Adesso il suo sguardo non era
più
sprezzante, ma carico di rabbia.
-Io non volevo arrivare a questo, Choji. Ma ti do un’altra
possibilità.
Chiedimi scusa, e potrai tornare ad essere mio amico.
In
lontananza sentii gli altri orfani chiamare aiuto a gran voce.
-...chiederti
scusa... Per cosa? Perché ho deciso di stare dalla parte di
Isoka, invece di
diventare un bullo co...
Di
nuovo, Iwao mi spinse la testa sott’acqua per poi tirarmi
fuori.
-Come
cazzo fai a non capirmi, Choji!? In questo mondo di merda, vivere in un
orfanotrofio è la cosa migliore che ci possa capitare!
Niente doveri, niente
tristezza, niente scuola, vitto e alloggio gratuito! Questo
è il paradiso, e
non sopporto che Isoka o altri mocciosi deboli come lui rovini
l’atmosfera con
i suoi piagnistei! Scommetto che...
Gli
mollai una testata sul naso.
Iwao
cadde all’indietro, colpì con la schiena il bordo
della vasca e si arrampicò
fuori, ma scivolò e cadde.
Uscito
anch’io dall’acqua, lo raggiunsi e lo rigirai sulla
schiena per sovrastarlo.
Avevo
alzato il braccio per mollargli un pugno, quando alle mie spalle
qualcuno mi
premette un bastone contro la gola per farmi allontanare con la forza.
-Adesso
basta! Adesso basta!!!
Quel
qualcuno lasciò la presa. Mi voltai, e venni raggelato dallo
sguardo furioso
della Signorina Azumi.
C’era
anche Yori, che a un cenno della direttrice andò subito a
sincerarsi delle
condizioni di Iwao.
-Esigo
una spiegazione, ora.
Aprii
la bocca, ma prima che riuscissi a formulare una frase venni anticipato
da
Iwao.
-Signorina
Azumi, Choji... Ahiaa... Choji non è d’accordo con
la regola numero uno dell’orfanotrofio!
-Ah,
capisco. Dunque è così che fai valere la tua
opinione, Choji?
-Signorina
Azumi! È stato Iwao a cominciare!
Tutti
gi girammo verso colui che aveva parlato. Era il ragazzo che voleva
chiedermi
scusa per lo scherzo...
-L'ho
visto! Ha trascinato Choji in acqua e l'ha costretto a stare con la
testa
sotto!
Iwao
lo fulminò con lo sguardo. E purtroppo, così fece
anche la Signorina Azumi.
-Questa
non è una giustificazione. Iwao è quello che sta
perdendo sangue dal naso, non
Choji. Non mi interessa sapere chi ha iniziato.
Il
mio difensore non aprì più bocca, e nessun'altro
osò fare obiezioni.
-Non
tollero che le regole da me imposte vengano disobbedite, ma prima
ancora non
tollero che venga usata la violenza nel mio orfanotrofio. Choji... se
pensavi
che avere un tetto sopra la testa significa anche essere liberi di fare
quello
che si vuole, allora devo chiederti di andartene.
-NO!
Alzai
una mano per protestare... Ma poi, guardando con la coda
dell’occhio lo stato
in cui avevo ridotto Iwao per colpa della mia testata, capii di essere
passato
dalla parte del torto.
Il
fatto che Iwao approfittasse del regolamento per dettare legge a modo
suo e
restasse impunito era e restava un’ingiustizia bella e buona.
Ma io avevo
sferrato il primo colpo.
Inoltre,
se non mi avessero fermato, avrei rischiato di abusare dei miei poteri
di ninja
contro un civile.
Avrei
rischiato di abbassarmi ad un livello ancora più basso di un
bullo.
Mestamente,
abbassai la mano ed il capo.
-No...
Ha ragione, Signorina Azumi. Mi sono comportato male, mi dispiace.
-Sono
contenta di sentirtelo dire, ma le scuse a voce non sono sufficienti.
Yori,
vieni qua.
La
giovane tuttofare obbedì e si avvicinò.
Con
un gesto rapido, la Signorina Azumi le sfilò di dosso il
grembiule a fiori e lo
lanciò ai miei piedi.
-Che...
Che significa?
-Significa
che stasera non cenerai con gli altri, Choji. Sarai invece impegnato a
svolgere
tutte le mansioni di Yori. Lavare le stoviglie, pulire i pavimenti, e
così via.
Forse, con questo sistema imparerai ad apprezzare il fatto di avere un
posto in
cui vivere.
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Capitolo 11 *** 11. ***
Choji's Last Chance
11.
Pensavo
che la parte più dura della mia punizione fosse assistere la
Signorina Hiromi
in cucina e poi trasportare il cibo in mensa senza poterlo nemmeno
assaggiare.
Ma mi sbagliavo.
Il peggio arrivò al termine della cena, quando mi
toccò passare fra i tavoli
per distribuire il digestivo a tutti gli orfani.
Tutti gli occhi erano puntati su di me. Non si sentiva volare una
mosca. La
notizia della rissa quasi sfiorata tra me e Iwao ai bagni termali e
della
punizione che la Signorina Azumi mi aveva inflitto aveva fatto
rapidamente il
giro dell'orfanotrofio.
Chissà
cosa pensavano di me in quel momento. Mi consideravano un eroe, per
aver avuto
il coraggio di rispondere alle angherie di Iwao? Avevano pena per me,
che avevo
osato mettere in discussione le regole dell’orfanotrofio
senza sapere le
conseguenze? Oppure mi temevano, dopo aver visto il mio lato
più violento?
Non
li avrei biasimati. Dopo essere passato in infermeria, Iwao era stato
costretto
ad indossare una sorta di mascherina di plastica sul naso e tenere del
cotone
nelle narici nel caso avesse ripreso a perdere sangue.
Tutto
questo non gli impedì purtroppo di continuare a fare il
gradasso.
-Ma
lo sai che il grembiule di Yori sta meglio a te che a lei?- mi
sussurrò, quando
gli passai accanto per dargli il digestivo -cerca solo di non inspirare
troppo
a fondo, o potresti strapparlo.
Mi
morsi la lingua e passai al tavolo dov’erano seduti Nao e
Naoki. Gli passai i
bicchieri, ma loro non mi guardarono né mi risposero. Di
certo, Nao pensava che
fossi arrabbiato con lui per quello che gli avevo sentito dire alle
terme. Ma
non era vero, non più. Lui stava solo cercando di mettere la
sua sorellina in
una posizione sicura, l’avevo capito solo più
tardi ripensandoci con lucidità.
-Nao...
Mi disp...- provai a dire, ma senza nemmeno darmi il tempo di finire
Nao e
Naoki bevvero il digestivo tutto d’un fiato e corsero fuori
dalla mensa mano
nella mano.
Al
tavolo di Isoka, fu ancora peggio. Avevo infranto la promessa di non
mettermi
nei guai per difenderlo, quindi non pretendevo che mi sorridesse... Ma
mai mi
sarei aspettato che mi fissasse con quello sguardo truce, lo stesso
sguardo che
mi aveva rivolto quando per colpa mia era rimasto a digiuno per pranzo.
Isoka
non aspettò nemmeno che gli porsi il bicchiere, se lo prese
direttamente dal
carrello, Anche lui, come i due fratellini, bevve in un sorso e
scappò di
corsa.
Finii
il giro dei tavoli da Yori, quando ormai la mensa si era svuotata del
tutto.
Lei si limitò a prendere il bicchiere in mano e guardarmi
con espressione
neutra.
-Mentre
passavi fra i tavoli sono andata a chiudere a chiave la cantina.
Così non ti
viene la tentazione di farti uno spuntino di nascosto.
-Grazie-
le dissi, distrattamente -...allora puoi andare anche tu, Yori. Se hai
chiuso
la cantina, non c’è bisogno che mi sorvegli per la
Signorina Azumi. E poi...
lavoro meglio senza nessuno che mi guardi.
-D’accordo,
come preferisci. L’importante è che tu finisca i
compiti. A domani.
Bevve
anche lei, e anche lei lasciò la mensa.
E quindi, eccomi lì. Solo come un cane, lontano chilometri e
chilometri da
casa, nella cucina di un orfanotrofio, chino su un lavello a lavare una
montagna di piatti e stoviglie alta fino al soffitto.
Avevo
voglia di piangere.
Perché avevo voglia di piangere?
Cosa me ne poteva importare di essere stato messo in punizione? Io ero
un ninja
in incognito, stavo solo recitando una parte! Direttrici severe o bulli
prepotenti non avevano nessun potere su di me!
Sentii un nodo in gola.
Ero forse entrato troppo nel personaggio?
No, ero sempre io.
Ero
Choji Akimichi, un goffo ninja che rischiava di non essere
più tale.
Un
ninja costretto a compiere una missione fuori dalla sua portata.
Un
ninja che, senza le persone a cui voleva bene, si sentiva perduto.
Piansi.
Ecco.
Io non volevo pensarci. Avevo fatto di tutto, in quei giorni, per
evitare di
pensarci. Ma l’incidente alle terme mi aveva costretto ad
affrontare la realtà.
Avevo
nostalgia di casa. Avevo nostalgia delle persone che mi facevano stare
bene e
in pace con me stesso.
E
quel che era peggio, non avevo nemmeno un loro ricordo recente. Un
incoraggiamento per la mia missione, un appiglio a cui aggrapparmi nei
momenti
più difficili. Tutto per colpa della mia codardia.
Sapevo
che Kakashi-sensei li avrebbe informati di tutto... ma non era la
stessa cosa.
Potevo
immaginare come sarebbero andate le cose se avessi avuto il coraggio di
parlarci di persona... Ma non avrebbe funzionato lo stesso.
In
quel momento più che mai, volevo che mio padre mi avesse
rimproverato
aspramente per la situazione in cui mi ero cacciato, per poi darmi
l’incoraggiamento
necessario come aveva sempre fatto sin da quando ero piccolo.
Volevo
che Ino mi avesse tirato le orecchie e sgridato, per poi augurarmi
buona
fortuna con la sua solarità in grado di riscaldarmi il cuore.
Volevo
che Shikamaru avesse condiviso con me un centinaio di consigli e
strategie
adatte all’occasione, per poi posarmi una mano su una spalla
e infondermi
fiducia e coraggio come solo lui sapeva fare.
Volevo
che tutte queste cose fossero accadute realmente. Ma era troppo tardi
per
tornare indietro.
E
quindi, eccomi lì. Solo come un cane, lontano chilometri e
chilometri da casa,
nella cucina di un orfanotrofio, chino su un lavello, a piangere a
dirotto e
singhiozzare rumorosamente di fronte a una montagna di piatti e
stoviglie alta
fino al soffitto.
...al
diavolo!
Gettai la spugna e i guanti da una parte, chiusi il rubinetto e voltai
le spalle
al lavoro.
Era
sbagliato, e ne ero consapevole, ma avevo assolutamente bisogno di
mettere
qualcosa sotto i denti. In assenza di amici, al momento il cibo era
l'unica
cosa che potesse aiutarmi a stare un po' meglio.
Marciai spedito verso la cantina. Chiusa a chiave, me n’ero
dimenticato. Ma non
mi lasciai scoraggiare, e iniziai allora ad aprire uno per uno tutti i
cassetti, gli sportelli e le ante presenti nella cucina. Non volevo
illudermi
di trovare le chiavi, ma almeno contavo sul fatto che le boccette dei
condimenti o le verdure venissero tenute in un posto diverso dalla
cantina.
Man mano che aprivo e chiudevo sportelli, però, le mie
aspettative si facevano
sempre più basse.
Posate...
pentole... piatti... questo
è chiuso... bicchieri... sottobicchieri... tovaglie...
mollettoni... Possibile
che qui dentro non ci sia nulla di commestibile?
Dopo qualche minuto ritornai al punto di partenza della mia furiosa ed
infruttuosa ricerca.
Niente di niente, nemmeno un tozzo di
pane vecchio di tre giorni. Temo proprio che... Che dovrò
rassegnarmi ad
ingoiare la mia stessa saliva.
Il mio stomaco brontolò di protesta a quel pensiero.
Non ti ci mettere anche tu, per piacere!
Dai, torniamo al lavoro, coraggio. ...prima però voglio
togliermi una
curiosità.
Tornai ad esaminare l'unico mobiletto che avevo trovato chiuso. Non
avevo certo
intenzione di forzarlo, ma volevo almeno essere sicuro che nemmeno
lì ci fosse
qualcosa da mangiare. Mi inginocchiai, avvicinai il naso alla fessure
tra le due
ante, e...
E ti pareva! Peperoncino in polvere e
cioccolato fondente, impossibile sbagliarsi!
Mi rialzai scocciato. Con la coda tra le gambe, tornai ai miei doveri.
Non bastava Iwao, ci si mette pure il
destino a ridermi in faccia! Peccato, però. Sarebbe stato
uno spuntino davvero...
!!!
Peperoncino. Cioccolato fondente.
In
scivolata tornai davanti allo sportello per controllare di nuovo. Avevo
sentito
giusto.
Questi
due ingredienti insieme nello
stesso posto... Non può essere una coincidenza! Devo
assolutamente aprire
questo armadietto!
Sapevo
già come fare. Se quello sportello era dotato di un
chiavistello semplice come
tutti gli altri mobili della cucina, mi sarebbe bastato trovare un
oggetto
abbastanza sottile da infilare nello spazio tra le due ante per
sollevarlo. La
lama di un coltello sarebbe stata perfetta per lo scopo.
Andai a prenderne uno dal cassetto delle posate.
Ecco, questo può andare.
Richiusi il cassetto.
Proprio in quell'istante, avvertii qualcosa di diverso nell'aria.
Non
avevo sentito nessun rumore di passi o di porte che si aprono, eppure
ebbi la
sensazione di non essere più l'unica persona nella stanza.
Girai intorno ai tavoli della cucina due o tre volte, accelerando di
tanto in
tanto il passo, ma non sorpresi nessuno.
...la tensione mi sta giocando un brutto
scherzo. Devo stare calmo.
Lentamente, ritornai all'armadietto chiuso.
Mi ero appena inginocchiato, quando un fracasso infernale mi fece quasi
uscire
il cuore dal petto.
-AAAAH!... C-che succede?! Cosa?! Chi... Oh!
La
pila di stoviglie in bilico che dovevo ancora lavare era crollata,
finendo un
po' nel lavandino e un po' sul pavimento. Per fortuna non si era rotto
nulla,
ma che spavento mi ero preso!
Ci mancava solo questa... Mamma mia...
Meglio che rimetta tutto a posto... Dopo.
Deciso a ignorare altre eventuali distrazioni infilai il coltello tra
le due
ante, sollevai il chiavistello, ed aprii l'armadietto. Quando vidi la
piccola
scatola all'interno e il suo contenuto, i miei sospetti furono
confermati.
Bingo. Adesso non devo far altro che
scoprire chi...
Avvertii
uno spostamento d'aria dietro il collo.
Mi girai di scatto.
Era
Yori.
E
stava per calare sulla mia testa una pesantissima padella gocciolante.
D'istinto sollevai le braccia per bloccare il colpo. La disarmai senza
problemi
e gettai la padella lontano, quindi presi il coltellino con cui avevo
forzato
lo sportello e glielo brandii contro per tenerla a distanza.
-Sta' indietro, Yori... E stai calma, okay? Lo so, ho sbagliato a
ficcare il
naso dove non dovevo, ma non per questo mi merito una padellat...
-Ho fatto bene a non fidarmi di te! - sibilò lei, per nulla
intimorita dal
coltello -hai visto cosa c'è dentro quella scatola?
-Sì,
ho visto...
-Sai di che cosa si tratta?!
Pur
essendo disarmata, Yori sembrava ugualmente minacciosa. Era paonazza in
volto,
e il suo petto si alzava ed abbassava ad ogni respiro.
-P-perché me lo chie...
-Rispondi alla mia domanda, Choji! Tu lo sai che cosa sono quelle, o no?
Indugiai.
Ero sotto pressione. Se avessi risposto di no di sicuro non sarei
sembrato
convincente. Al contrario, dicendo di sì avrei rischiato di
compromettere la
mia vera identità. Ero finito in una situazione senza uscita.
-RISPONDIMI!
...però, pensandoci bene, si trattava anche di un'occasione
d'oro.
Finalmente
avevo l’opportunità di parlare con Yori, faccia a
faccia e senza nessuno che
potesse interromperci. Finalmente potevo confermare o smentire il
sospetto che
lei sapesse qualcosa dell’omicidio su cui stavo indagando.
Ma
dovevo giocare bene le mie carte. Una parola sbagliata, una sola, e la
mia
indagine sarebbe potuta dirsi conclusa.
-...sì,
lo so cosa sono- risposi infine -quelle sono Pillole del Soldato. I
ninja le
usano per recuperare le forze, o almeno questo è
ciò che mi ricordo... Cosa ci
fanno qui?
-Non
ti devo alcuna spiegazione, Choji. Mi dispiace, ma devo chiederti di
lasciarti
colpire in testa. In questo modo dimenticherai quello che hai visto.
Non
opporre resistenza o potrei farti molto peggio, dico sul serio.
Strabuzzai
gli occhi. Quella non era una risposta che avevo messo in conto!
-A-aspetta,
Yori! Ragiona! Te l’ho detto, mi dispiace aver guardato dove
non dovevo! Ho
sbagliato, lo so, e se mi toccherà una punizione, la
subirò! Ma non c’è bisogno
che tu mi dia una botta in testa! Non dirò niente a nessuno,
te lo prometto! E
anche se lo facessi, non ci guadagnerei nulla...
-Mi
metteresti nei guai, oppure mi ricatteresti con la minaccia di mettermi
nei
guai.
-C-cosa?!
E perché mai vorrei farlo?!
-Non
fare il finto tonto, si vede lontano un chilometro che non ne puoi
già più di
indossare il mio grembiule e fare il mio lavoro.
-Questo...
Questo è vero, lo ammetto. Ma non ho mai pensato di
danneggiarti! Guarda, se
non mi credi!
Lasciai
cadere il coltellino a terra e lo spinsi verso di lei con un piede,
quindi
tenni le mani sollevate e bene in vista per essere il più
inoffensivo e
vulnerabile possibile. Purtroppo, non sortii l’effetto
sperato.
-Non
vuoi danneggiarmi, certo. E il naso di Iwao si è spaccato da
solo. Mettiti in
ginocchio e non opporre resistenza, sarà una cosa rapida.
Raccolto
il coltellino e tenendomelo puntato contro, Yori
indietreggiò per recuperare la
padella.
-Ho
detto in ginocchio!
-V-va
bene, va bene!
La
assecondai. Ripreso il possesso
dell’”arma”, Yori posò il
coltello su un
bancone e si riavvicinò a me.
-Abbassa
le mani, Choji.
-D’accordo.
Ma prima... lasciami dire una cosa, per favore.
-Sarebbe
inutile, tanto fra poco l’avrai già dimenticata.
Abbassa le mani, è l’ultimo
avvert...
-Yori,
guardami bene. Pensi davvero che mi abbia fatto piacere picchiare Iwao?
Pensi
che io mi sia divertito a fargli del male?
-Non
fare la commedia! Non so cosa abbia fatto esattamente Iwao per
prenderti in
giro, però è ovvio che tu ti sia voluto
vendicar...
-Non
è così che volevo andassero le cose!
Picchiai
entrambi i pugni sul pavimento.
-Quando
la Signorina Azumi mi ha accolto nell'orfanotrofio ero felice,
perché ero
convinto di aver finalmente trovato un posto sicuro in cui vivere. Un
posto in
cui ricevere un po' di affetto... e conoscere nuovi amici che mi
aiutassero a
superare il dolore... Invece non ho avuto nulla di tutto questo!
Feci
una pausa. Yori non mi interruppe. Continuai.
-Ho
provato ad accettare l'amicizia di Iwao, e come risultato sono stato
ripetutamente preso per i fondelli! Ho provato ad essere gentile con te
e ad
aiutarti, e sono sempre stato scacciato in malo modo o guardato con
sospetto,
senza ricevere nemmeno un grazie! Ho provato ad andare d'accordo con
Isoka... E
ci sono riuscito, già... Peccato che quel poveretto abbia
sempre paura di farsi
vedere in giro, perché il regolamento impedisce di avere
nostalgia di casa e
cercare un po' di conforto, altrimenti scatta la punizione! Te lo
chiedo di
nuovo, Yori! Pensi davvero che io mi sia divertito a picchiare Iwao?
Pensi
davvero che io abbia gioito nello scoprire che questo orfanotrofio
è in realtà
una prigione in cui è proibito essere sé stessi?!?
Ansimando, mi concessi un attimo per riprendere fiato.
Non
avevo faticato affatto nel trovare le parole giuste e recitarle senza
perdere
il filo. Non ce n'era stato bisogno: quello che avevo detto era
esattamente ciò
che pensavo.
Dal canto suo, Yori non aveva battuto ciglio. La grossa padella stretta
nelle
sue mani era sempre sollevata in aria.
...dannazione.
Non aveva funzionato. E quel che era peggio, avevo esaurito gli
argomenti a
disposizione. Non mi restava che una cosa da fare. Chinai la testa e
chiusi gli
occhi, in attesa di ricevere il colpo.
Dubitavo
che sarei stato messo fuori combattimento e avrei perso la memoria, su
questo
ero tranquillo, ma... ehi, si trattava pur sempre di una padellata in
testa.
Attesi, per dei secondi che sembravano ore.
-…dai.
Alzati.
Riaprii
un occhio, timidamente. La padella che avrebbe dovuto giustiziarmi era
stata
posata su un tavolo, mentre Yori... stava aprendo la porta della
cantina?!
-Vieni. Ti preparo qualcosa.
La fissai sbalordito.
Ma...
Ma come? Solo un attimo prima non avrebbe esitato ad aggredirmi alle
spalle, e
ora invece voleva offrirmi qualcosa da mangiare?
Il buon senso mi disse di non fidarmi... ma come al solito fu lo
stomaco ad
avere l'ultima parola.
Scesi
in cantina.
Yori
stava già imbottendo un grosso panino con prosciutto,
lattuga, pomodoro e
formaggio. Non era molto diverso dal pranzo al sacco che avevo
consumato alle
terme, ma per quella serataccia era comunque più di quanto
avessi mai potuto
sperare.
-Siediti- mi disse, indicandomi una cassapanca. Mi accomodai, e poco
dopo Yori
mi portò la "cena".
-Ecco a te. Mangia. Non è avvelenato.
-G-grazie, Yori. Avevo una fame!
Spalancai la bocca per dare il primo morso, ma mi fermai. Yori aveva
incrociato
le braccia davanti al petto e si era voltata dall'altra parte. Non
sembrava più
lei.
-Ne... Ne vuoi un pezzo anche tu?- le domandai.
-...no. Grazie. Sono... Sono sazia...
Aveva la voce rotta.
Misi il panino da parte e mi avvicinai.
-Cosa c'è, Yori? È forse... qualcosa che ho detto
prima?
Lei annuì.
-Mi dispiace. Perdonami, non avevo intenzione di...
-Non mi hai offesa, tranquillo. Ti spiegherò tutto, prima
però finisci di
mangiare.
Tornai a sedermi. Ingoiai la pagnotta in soli tre bocconi, ma non
chiesi subito
le spiegazioni promesse. Yori sembrava veramente distrutta, al punto
che si
sedette vicino a me e si nascose il viso tra le mani, in un vano
tentativo di
nascondere le lacrime.
Non ce la facevo a vederla in quello stato senza fare niente.
-Yori... Mi permetti?- le chiesi, sfiorandole le spalle con un braccio.
Yori annuì. Non solo si lasciò stringere, ma
addirittura appoggiò la testa alla
mia spalla per sentire maggiore contatto.
Dopo qualche minuto, forse quattro, il suo pianto e i suoi singhiozzi
cominciarono a cessare.
-...grazie,
Choji. Può bastare- mi sussurrò, staccandosi da
me e tossicchiando.
-Stai meglio, adesso?
Lei fece di no con la testa.
-Temo che piangere non sia sufficiente. Ho... Ho assolutamente bisogno
di
sfogarmi. Non resisterò ancora a lungo... Lo so che sono
un'egoista, ma te lo
chiedo lo stesso. Ti va di interrompere i tuoi compiti per qualche
minuto e
ascoltarmi?
-C-certo, m-ma... Perché vuoi confidarti proprio con me? E
prima ancora, cos'è
che ho detto per farti scoppiare a piangere?
-...che qui è proibito essere sé stessi. Neanche
a me piacciono le regole imposte
dalla Signorina Azumi. E non sono sola: sono parecchi, gli orfani a cui
non
vanno a genio. Molti sono bravi a nasconderlo... Altri, come Isoka, un
po'
meno... Ma tu sei il primo che ha avuto il coraggio di gridarlo
apertamente. È
vero, staremmo tutti molto meglio se fossimo liberi di sfogare le
emozioni
quando ne abbiamo bisogno... promettimi che quanto ti dirò
resterà fra noi due,
Choji.
Io annuii, sorridente ma serio.
-Lo prometto.
Yori si schiarì la voce, diventata leggermente roca a causa
del pianto.
-Ti starai chiedendo come mai io tenga nascosta una scorta di Pillole
usate
solo dai ninja, in un orfanotrofio in cui tutti ne hanno paura. Beh,
è presto
detto. Io... Anch'io sono stata una ninja, in passato.
Strabuzzai gli occhi.
-Sul serio?!
-Sul serio. Però, non lo sono rimasta a lungo. Ero ancora
una cadetta alle
prime armi, quando venni a sapere che i miei genitori erano rimasti
uccisi in
guerra.
-Oh... Mi dispiace.
-I miei maestri mi dissero che dovevo essere orgogliosa di essere
figlia di due
eroi, e che dovevo continuare ad allenarmi come avevo sempre fatto per
diventare un giorno come loro. Io, invece, decisi di mollare seduta
stante. Non
avevo intenzione di continuare a far parte dello stesso mondo che aveva
causato
la morte di mia madre e mio padre. Con le poche conoscenze che avevo
imparato
in accademia fuggii dal mio villaggio durante la notte, mi diedi alla
macchia,
e per sopravvivere diventai una ladra. Un giorno di qualche anno fa...
Ecco, lo
sapevo! Non dovevo dirtelo!
Di colpo Yori si schiaffò entrambe le mani in faccia e prese
ad ansimare. Stava
avendo un attacco di panico.
-Yori! Yori! Calmati, per favore! Ti ho detto che non farò
parola con nessuno,
perché improvvisamente hai paura?
-P-perché... Tu adesso mi stai giudicando! Appena ho detto
che ero una ladra
hai cambiato espressione!...
-Ero solo stupito, tutto qui! ...ti porto un po' d'acqua, ne hai
bisogno. Torno
subito.
Tornai di sopra, saltando i gradini due alla volta, e andai a prendere
due
bicchieri puliti da riempire con acqua di rubinetto.
Per un secondo mi parve di sentire nell'aria la stessa sensazione di
poco
prima, ma passò in fretta.
Tornato
in cantina porsi il bicchiere a Yori, che bevve d'un fiato.
-...grazie. Perdonami, è che sono sempre tesa come una corda
di violino... Ma
ora che ho cominciato a confessare, tanto vale che arrivi alla fine.
-Piuttosto che continuare a tenerti tutto dentro... E comunque, Yori...
Se sei
diventata una ladra, immagino che tu l'abbia fatto per
necessità, giusto?
-E-esatto. Non riuscivo a trovare un altro posto in cui vivere, avevo
costantemente
bisogno di cibo e vestiti per sopravvivere... In quanti guai ho
rischiato di
cacciarmi...
-Però poi hai trovato l'orfanotrofio.
-No, non esattamente, Choji. È stata la Signorina Azumi a
trovare me, non il
contrario.
-Come
l'hai conosciuta?
-...derubando anche lei. Era in un piccolo accampamento, insieme ad
alcuni
bambini che aveva tratto in salvo da un villaggio in rovina. Durante la
notte
mi ero intrufolata in una loro tenda per prendere qualcosa dalla loro
scorta di
cibo, ma fui scoperta. La Signorina Azumi in quel periodo era ancora
agile e
scattante, e riuscì ad immobilizzarmi prima che potessi
fuggire. Però, vista la
mia giovanissima età, decise di essere comprensiva e mi
chiese di raccontarle
la mia storia, come ora la sto raccontando a te. Forse fu proprio a
causa del
nostro odio comune per qualsiasi cosa riguardasse i ninja, che la
Signorina
Azumi mi perdonò. Mi offrì anche di venire a
vivere nel suo orfanotrofio, e io
accettai con gioia. Per ringraziarla della sua generosità e
per avermi dato una
nuova casa e una nuova famiglia, mi sono offerta di aiutare lei e la
Signorina
Hiromi in tutti i lavori domestici. Saranno anche faticosi o
stressanti, ma io
li ho sempre svolti con volontà ed entusiasmo. Ahh...
Prendendosi una pausa Yori cercò il suo bicchiere per bere
un altro sorso,
dimenticandosi però di averlo già svuotato. Le
porsi il mio, visto che non
l'avevo ancora toccato.
-Ancora non capisco, Yori. Se tu non vuoi più avere nulla a
che fare con i
ninja, allora le Pillole del Soldato...
-Sono la mia droga, Choji. Sono un vizio, come lo sono le sigarette per
altre
persone. Non posso farne a meno, altrimenti cado in depressione. Sto
cercando
di smettere di usarle, ma per guarire dal mio vizio l'unico modo
è quello di
continuare a prenderle, riducendo gradualmente il consumo di settimana
in
settimana. Se le facessi sparire da un giorno all'altro, rischierei di
diventare nervosa o peggio ancora impazzire dalla disperazione. Adesso
capisci?
-Sì... E capisco anche perché hai tentato di
tramortirmi, poco fa. Temi che, se
qualcuno scoprisse il tuo segreto, ti vedrebbe diversamente e
comincerebbe ad
aver paura di te?
Yori annuì.
-Precisamente.
Soltanto la Signorina Azumi e il fornitore che ci porta il cibo sanno
che io
prendo quelle Pillole. ...beh, ovviamente anche tu, ma solo
perché te ne sei
imbattuto per sbaglio. ...ora sai tutto, Choji. O ci sono altre cose
che non ti
sono chiare?
-Io... No, mi è tutto chiarissimo. ...che ne dici, torniamo
di sopra? Non me
n'ero accorto, ma qui sotto comincia a fare un po' freddino!
-V-va bene. Vai avanti, io metto in ordine qui e ti raggiungo.
Mi
stiracchiai, mi alzai dalla cassapanca e mi incamminai su per le scale.
Arrivato
in cima, però, chiusi la porta e tornai di sotto. Yori era
ancora seduta, con
le mani intrecciate davanti al petto, e gli occhi chiusi.
-È
un altro il segreto di cui ti vuoi liberare, l'ho capito.
Yori sobbalzò dallo spavento quando risentì la
mia voce.
-C-c-come?- balbettò, fissandomi come se avesse visto un
fantasma -di cosa
parli?
-All'inizio hai detto che non sei d'accordo con le regole imposte dalla
Signorina Azumi, col fatto che nessuno qui sia libero di raccontare il
proprio
passato... Però poi hai paura che gli altri orfani vengano a
sapere del tuo, di
passato. È una contraddizione, non pensi?
-...g-già, è v-vero...
-Poi hai detto che da quando sei arrivata qui hai svolto i lavori
domestici con
volontà ed entusiasmo... Ma questa non è
l'impressione che ho avuto io.
Nonostante non le avessi posto alcuna domanda, Yori fece segno di
sì con la
testa. Davanti all'evidenza, non poteva più fare finta di
nulla.
-Per un attimo ho pensato... che forse non era ancora arrivato il
momento-
disse, tirando su col naso -è vero, è un altro il
segreto che vorrei...
disperatamente condividere con qualcuno...
-È
per quello che hai pianto, e stai piangendo anche adesso?
Annuì ancora. Mi inginocchiai davanti a lei e posai una mano
sulle sue con
delicatezza.
-Dimmi tutto.
-N-no, no! Questo è... Choji, tu sei troppo buono, non
meriti di sentire una
storia simile!...
-E tu non meriti di continuare a soffrire da sola.
Yori indugiò a lungo sulle mie parole. Deglutì
con parecchia fatica.
Quindi, finalmente, si decise.
-Sia ben chiaro... A-anche questo deve rimanere tra noi. ...non
c'è stata
nessuna invasione di ratti nell'ala ovest. C'è stato...
qualcosa di peggio.
Yori chiuse gli occhi, come per rivivere il ricordo.
-È successo tutto circa un mese fa. Come ogni mattina, mi
ero alzata prima di
tutti gli altri per fare le pulizie e aprire le porte e le finestre per
il
cambio d'aria. Il solito giro che facevo sempre da un'ala all'altra:
corridoio,
aule, mensa, cucina, atrio, palestra, spogliatoi, aule, corridoio...
Ma, quella
volta, quando entrai nella palestra, niente fu più come
prima.
-Cosa trovasti?
Yori
inspirò ed espirò a fondo a lungo.
Cominciò a sillabare qualcosa, ma poi si
fermò. Le diedi tutto il tempo che le serviva.
-...un... un cadavere- rispose infine, in un sussurro -il cadavere...
di un
bambino... era... era nudo... c'era sangue... e... e...
Yori cominciò a tremare. Così feci anch'io,
nonostante sapessi già dell'omicidio:
un po' perché dovevo comunque fingere di esserne stupito, e
un po' perché il
pensiero che Yori avesse dovuto vedere di persona quel corpo sfigurato
mi aveva
sinceramente fatto rabbrividire.
-Un bambino... m-m-morto? C-c-chi era?
-...io non lo so... era... irricono... Irriconos...
L'ultima parola le rimase strozzata in gola. La abbracciai per darle
solidarietà e lei mi ricambiò per darne a me.
-...n-non mancava nessuno degli altri orfani, Yori?
-No... Sono andata a cercare le Signorine Azumi e Hiromi per dirle cosa
avevo
trovato, ma all'inizio non mi hanno creduto. Per dimostrarmi che mi
fossi
sbagliata, la Signorina Azumi è entrata decisa in uno dei
due dormitori dei
maschi dell'ala ovest, lasciando l'altro alla Signorina Hiromi.
Entrambe mi
hanno confermato che c'erano tutti... Ma io ero sicura di aver visto un
cadavere! Le ho convinte a seguirmi in palestra, e... Forse non avrei
dovuto
insistere, quando lo hanno visto hanno barcollato tutte e due, e la
povera
Signorina Hiromi ha anche avuto un mancamento...
-Non devi rimproverarti di questo, p-prima o poi l'avrebbero trovato
comunque... C-cos'è successo dopo?
-B-beh... Non è stato facile prendere una decisione su due
piedi. La Signorina
Azumi fu la prima a riprendere il controllo dopo lo shock. Mentre io
aiutavo la
Signorina Hiromi a rinvenire, lei è tornata di sopra per
chiudere a chiave
tutti i dormitori, così che gli altri bambini non potessero
uscire e vedere
anche loro... Ma non aveva pensato che a quell’ora fossero
già tutti svegli e
pronti a scendere. Così, per la fretta, ha dovuto dire loro
la prima scusa che
le è venuta in mente, per convincerli a lasciarsi chiudere
dentro...
-L'invasione di ratti.
-L’invasione di ratti, sì. P-poi, si è
presa l'ingrato compito di avvolgere il
cadavere in una coperta e portarlo di fuori, con l'aiuto della povera
Signorina
Hiromi c-che nel frattempo si era ripresa.
-D-dove lo hanno portato?
-Lontano, nel bosco. Lo hanno seppellito. Quando sono tornate, le ho
viste
discutere animatamente. La Signorina Hiromi era impazzita dalla paura,
pretendeva
che ce ne andassimo tutti da questo “posto
maledetto”, mentre la Signorina
Azumi suggeriva semplicemente di sigillare la palestra... Alla fine,
hanno
trovato un compromesso...
-Trasferire tutti i maschi, e i loro letti, nell'ala est, e chiudere
l'ala
ovest- continuai io -almeno fino a quando non vi avranno portato un
veleno per
sterminare i ratti. Questo è ciò che mi ha detto
Iwao, quando gli ho chiesto
cosa ci fosse dietro la libreria nell'atrio. ...immagino che, in
realtà, quello
che voi stiate aspettando dal fornitore siano prodotti per... pulire la
palestra...
-Per levare via il sangue e l'odore di morte, diciamolo chiaro e
tondo!- gridò
Yori all'improvviso. Mi staccai da lei dallo spavento, ma tornai subito
a
sedermi di fianco a lei e cingerle le spalle.
-Se vuoi... Se vuoi piangere ancora, Yori, fallo pure. Per quanto ne
hai
bisogno. Anche per tutta la notte.
-...g-grazie... Grazie, ma c-credo di essermi sfogata... abbastanza...
Come prima, Yori appoggiò la sua testa alla mia spalla.
Più che sconvolta, in
quel momento sembrava... stanca.
-...ho combinato un guaio, Choji. La Signorina Azumi mi aveva fatto
giurare di
tenere per me quello che avevo scoperto per non rovinare la reputazione
dell'orfanotrofio...
-N-non succederà, Yori. So mantenere un segreto, e non
fuggirò a gambe
levate... Anche se, dopo aver sentito questa storia, non so se la mia
vita
all'orfanotrofio sarà più la stessa. C-ci sono
stati altri... come dire...
incidenti, dopo quello?
-No. È stato l'unico. L'unica "stranezza" nella storia di
questo
posto. Dopo una settimana, la Signorina Azumi, la Signorina Hiromi ed
io
abbiamo concluso che quel poveretto che abbiamo trovato si fosse
imbattuto in
una bestia, forse un lupo, che dopo averlo ucciso lo ha trascinato non
si sa
come nella palestra... è
assurdo, ma è
la spiegazione più sensata che siamo riuscite a trovare...
Ho paura, Choji.
-Ho
paura anch’io, Yori. M-ma... se hai detto che non ci sono
stati più
incidenti...
-No,
non per quello. Io ho paura... che...
Yori
chiuse gli occhi. Sembrava come in procinto di addormentarsi.
Un’altra lacrima
le scese lungo il viso.
-...che
la Signorina Azumi mi stia solo dando il beneficio del dubbio.
-Che
vuol dire... Aspetta, non mi dirai che la Signorina Azumi creda davvero
che...
che l’abbia ucciso tu...
-No,
non me l’ha mai detto. Ma ho paura che sia davvero
così, che lei da quel giorno
non si fidi più di me come una volta. È una
sensazione che non riesco a
togliermi di dosso! Ho cominciato a lavorare ancora più
sodo, a far sì che ogni
cosa all’orfanotrofio fosse al suo posto e ogni bambino fosse
soddisfatto! Ho
raddoppiato, triplicato i miei sforzi per dimostrare che a questo posto
ci
tengo davvero e che non potrei mai fare una cosa del genere... Ma ho
paura che
le cose non torneranno mai più come prima. Mai
più.
Le
strinsi le spalle un po’ più forte.
D’improvviso,
ebbi un’illuminazione.
-Yori,
tu sei troppo buona per essere un’assassina. Nessuno
penserebbe una cosa del
genere, se solo si fermasse a riflettere.
-Non
raccontarmi stronzate, Choji- borbottò lei, levandosi di
dosso il mio braccio
-è da quando sei arrivato qui che ti tratto come
l’ultimo dei pezzenti, come
puoi dire che io sia “troppo buona”?
-Perché
lo so. Sarai anche eccessivamente severa e intrattabile, ma io so che
in realtà
non saresti in grado di far del male ad un ragno.
-Veramente
si dice “ad una mosca”, e... Un momento.
Di
colpo Yori sembrò risvegliarsi dal torpore. Si
girò a fissarmi con occhi
sgranati, e per la prima volta le vidi spuntare in faccia un sorriso
divertito.
-Stai
per caso parlando di... Supaida? Ma allora... Hai fatto la conoscenza
di
Rokuro!
-Già.
Ho passato solo pochi minuti con lui, ieri, e nonostante abbia
rischiato di
perdere l’udito più volte, l’ho trovato
molto simpatico! Non dovrei rivelarti
questo segreto, ma lui... Per te, ecco...
-Ha
una cotta per me, lo so! Non è affatto un segreto! Ha
cominciato ad adorarmi
dal primo istante che mi ha vista!
-Un
vero colpo di fulmine, eh?
-Più
che altro, un malinteso. Siccome sono stata la prima persona a restare
nell’aula di musica per più di due minuti mentre
suonava, lui ha creduto che la
sua musica mi piacesse.
-E
lui, ti piace?
-In
senso amoroso? Ma no, certo che no! ...però devo riconoscere
che Rokuro è l’unica
persona in tutto l’orfanotrofio che riesca a farmi provare
gioia e
spensieratezza, anche nei momenti più tristi la sua pazza
allegria riesce a
tirarmi su di morale.
-Davvero?
Se le cose stanno così, perché allora non passi
più tempo con lui? Scommetto
che se accettassi la sua compagnia riusciresti a dimenticare
più in fretta la
storia del... di quello che hai visto in palestra e tornare a vivere
serena!
...o-ovviamente non è obbligatorio che tu gliela racconti,
eh!...
-Non
è così semplice. Primo, i miei doveri mi lasciano
poco tempo per pensare ad
altro. Secondo... Non lo dico con cattiveria, ma siccome Rokuro non
è del tutto
sano di mente ho sempre paura di offenderlo, magari dicendo cose
sbagliate...
-No,
aspetta! Aspetta un attimo!
Senza
accorgermene mi ero alzato di scatto dalla cassapanca.
-Come
puoi dire che Rokuro non è... sano? Come fai ad esserne
sicura?!
-Ho
chiesto alla Signorina Azumi come mai Rokuro si comportasse
così, e lei facendo
uno strappo alla regola mi ha detto di averlo tratto in salvo da un
paese in
rovina quand’era ancora in fasce. Lui era l’unico
sopravvissuto dell’esplosione
di una cartabomba, ma non ne era uscito indenne. I segni che aveva
rimediato se
li porta ancora adesso, e non parlo solo delle bruciature che ha in
faccia. La
Signorina Azumi non ne è sicura, ma suppone che
l’esplosione abbia causato a
Rokuro anche un... un danno al cervello, ecco.
Mi
ammutolii. Boccheggiai, mi portai una mano sul cuore, ma non riuscii a
spiccicare una parola.
-Non
fare quella faccia- mi sussurrò Yori, e stavolta fu lei a
sfiorare la mia mano
per rassicurarmi -se può esserti di consolazione, Rokuro non
sa nulla di quello
che gli è successo. Paradossalmente, di tutti gli orfani che
vivono qui è lui
quello che riesce a godersi meglio la vita.
-M-meno
male... Però, mi dispiace lo stesso...
-Ehi,
non ero io quella che aveva bisogno di sentirsi meno depressa giusto
cinque
minuti fa?
-G-già,
è v-vero...
Dalla
bocca mi uscì una risatina. Provai a ricacciarla dentro, ma
Yori mi rassicurò
scuotendo la testa.
-Fai
pure, Choji. Non vergognarti. Hai bisogno di finire con una nota
allegra questa
serataccia. Come ne avevo bisogno anch’io. ...grazie, per
avermi ascoltata. Mi
dispiace di averti rubato del tempo.
Le
sorrisi.
-Non
devi scusarti, per me è stato un piacere aiutarti.
In
quella, Yori si lasciò scappare un grandissimo sbadiglio.
-Credo
proprio che per me si sia fatto tardi... Ah, giusto, stavo per
dimenticarmene. Devi
prendere anche tu il digestivo.
-Anche
se ho solo mangiato un panino?
-È
la regola, tutti devono prenderlo.
Preso
uno dei due bicchieri che le avevo portato, Yori andò ad
immergerlo in un
grande barile di metallo posto accanto a uno scaffale.
-Ecco...
a te.
Ringraziai
e bevvi. Mi ci vollero diversi sorsi, però: non mi ero
ancora abituato del
tutto al suo saporaccio.
-Fai
con comodo, Choji. Io ti aspetto di sopra.
Stiracchiandosi
e barcollando leggermente, Yori lasciò la cantina.
Rimasto
solo, mi presi del tempo non solo per finire di bere il digestivo, ma
anche per
ricapitolare tutto quanto avevo scoperto grazie a quella insperata
conversazione.
Ancora
non riuscivo a crederci. La mia indagine, tutto sommato, stava
procedendo alla
grande. E proprio grazie all’incidente alle terme! Se non mi
fossi mai trovato
in punizione, non so se sarei riuscito a parlare a
quattr’occhi con Yori...
-TU?!
CHE ACCIDENTI...
Per
poco non mi rovesciai tutto addosso.
-Yori? Yori, cos'è successo?- la chiamai a gran voce, ma
senza ricevere
risposta.
Finii il digestivo in un sorso, incastrai a forza il bicchiere nello
scaffale
più vicino non sapendo dove altro metterlo, e corsi in
cucina il più
velocemente possibile. Trovai Yori in piedi, una mano in faccia e
l'altra
appoggiata a un mobile, intenta a fissare incredula qualcosa sul
pavimento. In
silenzio mi fece segno di avvicinarmi.
Facendo il giro del bancone, vidi anch'io ciò che l'aveva
fatta gridare.
Accasciata
sul pavimento, c'era la piccola Naoki.
-L-lei, qui? E... Come mai non si muove?
-Sta dormendo, Choji. È così che l'ho trovata,
non le ho fatto nulla.
Mi inginocchiai accanto alla bambina, le sfiorai un polso e appoggiai
un
orecchio al pancino. Non c'erano dubbi, stava proprio dormendo
saporitamente.
-Hai ragione. Non è ferita, meno male...
Il sollievo nel saperla sana e salva, però,
lasciò subito il posto alle
domande.
"Quindi, la sensazione che ho avuto quando sono salito a prendere due
bicchieri d'acqua... Ma... Perché Naoki si trova qui? Mi
stava forse spiando?
...ma certo, Nao!"
Mi sentii ribollire il sangue nelle vene.
"Non voglio crederci, eppure è la spiegazione più
sensata! Nao si è
vantato con Iwao di come la sua sorellina avesse scoperto per caso il
nascondiglio di Isoka... Per entrare nella sua "cerchia"... E adesso,
per assicurare la sua posizione come amico di Iwao, ha chiesto a Naoki
di
spiarmi, magari per andare poi a riferirgli qualche mio passo falso...
No, è
assurdo! Plausibile, ma assurdo!"
-A giudicare da come russa, dev'essersi addormentata da parecchi minuti
ormai-
disse Yori all'improvviso, interrompendo i miei improbabili
ragionamenti -se
siamo fortunati, probabilmente non avrà sentito quasi nulla
della nostra
conversazione in cantina.
Dopo aver preso Naoki in braccio, Yori andò a richiudere a
chiava la porta
della cantina. Quindi... Fece per andarsene.
-D-dove la porti?
-Siccome adesso è impossibile svegliarla, l'unica cosa che
posso fare è
riportarla nel dormitorio, dove comunque stavo per andare anch'io.
Aspetterò
domani per chiederle spiegazioni.
-Yori... Non essere troppo severa con lei. Secondo me Naoki non si
trovava qui
di sua spontanea volontà.
-Tranquillo, Choji. Ci andrò leggera. Buonanotte... e grazie
ancora.
La salutai alzando una mano.
Rimasto
solo in cucina -e stavolta ero sicuro di essere solo- mi misi a
camminare
avanti e indietro. Ne approfittai per raccogliere dal pavimento le
pentole
cadute, e nel frattempo tornai a riflettere su tutte le nuove
informazioni che
avevo raccolto. Nemmeno l’improvvisa comparsa di Naoki era
riuscita a distrarmi.
E
così, i miei sospetti sono stati confermati. Non
c’è alcun ratto nell’ala
ovest. Il bambino è stato trovato morto nella palestra, ma a
quanto pare nessuno
sa chi sia. E se quel poveretto non era di queste parti... Eppure il
Mascheratore è ancora qui, i ninja in appostamento non
l’hanno mai visto
scappare! Non ci sto capendo nulla...
Guardai
distrattamente fuori da una finestra a caso. Era buio. Era tardi. Erano
andati
tutti a dormire.
Era
l’occasione perfetta.
Annuii
con decisione alla mia immagine riflessa nel vetro.
Quindi,
di buona lena, tornai al lavandino e ripresi il lavoro da dove
l’avevo
interrotto.
È deciso.
Finisco di lavare i piatti, e poi... andrò a fare una
visitina
all’ala ovest.
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Capitolo 12 *** 12. ***
Per maggior coinvolgimento, come sottofondo musicale da accompagnare alla lettura di questo capitolo consiglio di ascoltare "Creeping Shadows", una traccia della colonna sonora di Xenoblade Chronicles. Spero vi piaccia ^^
Choji's Last Chance
12.
Buttai
tutti gli attrezzi nello sgabuzzino, me lo chiusi alle spalle e mi
asciugai la
fronte con soddisfazione.
Stoviglie lavate e disincrostate,
biancheria smacchiata e stirata, pavimenti spazzati e lucidati... Forse
ci ho
messo più del previsto, ma l'importante è aver
finito. Adesso che sono libero,
posso dedicarmi anima e corpo all'altro mio dovere. ....prima
però, devo fare
una prova.
Tirai fuori da una tasca una scatola di fiammiferi che avevo
trovato in
cucina e ne accesi uno.
Mmm... sì, fa abbastanza luce.
Può
andare.
L'idea
originale era quella di esplorare l'ala ovest con la mia torcia
elettrica, ma per
andare a prenderla avrei dovuto salire in dormitorio. Non potevo
rischiare che
qualcuno mi scoprisse.
Così, lasciai una volta per tutte l'area della mensa e mi
diressi nell'atrio.
Dopo aver dato un'occhiata all'orologio a pendolo -erano da poco
passate le
22:30- mi fermai davanti alle due librerie che bloccavano
l’accesso al
corridoio per l’ala ovest, e le sfiorai con mano. Sarebbe
stato facile per me
spingerle in avanti o tirarle verso di me per poter passare, ma anche
così
avrei rischiato di provocare rumore e svegliare tutti quelli che
dormivano due
piani sopra di me. Dovevo trovare un’altra strada.
Uscii
allora in cortile.
Grazie
alla luna, non era ancora sorta del tutto ma comunque abbastanza
luminosa, non
c'era bisogno di usare fiammiferi per vederci qualcosa.
Come
prima cosa feci qualche passo indietro, per dare un’occhiata
alle due torrette
sul tetto dell’orfanotrofio in cui alloggiavano le Signorine
Azumi e Hiromi.
Luci
spente. Quindi anche loro stanno
dormendo. Perfetto.
Mi
avvicinai alla facciata dell'ala ovest e procedetti ad esaminare con lo
sguardo
le varie finestre sbarrate, una per una. Ad una prima occhiata,
sembravano
tutte uguali: le loro imposte erano ermeticamente chiuse e, per essere
sicuri
che un colpo di vento non le riaprisse, vi avevano anche inchiodato
sopra per
orizzontale due assi di legno.
Mi piacerebbe tanto sapere come hanno
fatto a mettercele. Forse Yori si è calata dal tetto appesa
a una fune, oppure
hanno chiesto aiuto al signore che porta il cibo... Bah, devo
ricordarmi di
chiederglielo, domani... Uh?! Guarda un po'...
Una delle finestre dell'ultimo piano era stata sbarrata in modo diverso
dalle
altre. Le imposte, invece di essere chiuse, erano spalancate, e le due
assi di
legno inchiodate erano state poste a una distanza notevole l'una
dall'altra.
Probabilmente
hanno lasciato quello
spazio vuoto apposta per far passare un po' d'aria... Non potevo
sperare di
meglio!
Sfregandomi
le mani per l'eccitazione mi avvicinai al muro, diedi un'ultima
occhiata
intorno per sicurezza e, concentrato il chakra nei piedi, iniziai la
scalata.
Era
da parecchio tempo che non eseguivo una tecnica elementare come quella,
ma nonostante
la ruggine non incontrai alcuna difficoltà...
Almeno
fin quando, arrivato all'incirca al primo piano, non vidi una creatura
volante
scendere in picchiata dal cielo e puntare dritto verso di me.
-IGH!...
La schivai gettandomi all'indietro, ma in virtù del fatto
che stessi camminando
su una parete verticale finii col ritrovarmici incollato a testa in
giù.
Ahio... Eccolo che torna!
Mi girai sul ventre per schivare un secondo assalto di quella minaccia
alata,
che si abbatté sul muro per poi volarmi vicino alla testa
con un frullio d'ali
piuttosto rumoroso.
Ci mancava questa... Ora!
Mi rigirai sulla schiena e unendo di colpo le mani riuscii a catturare
il
fastidioso imprevisto, che al tatto capii essere solo un pennuto.
E adesso, che me ne faccio? Non me la
sento di spiaccicarlo sul muro, in fondo lui sta solo difendendo il suo
territorio... Ecco, ho trovato!
Tornato in posizione eretta, agitai il rapace nelle mie mani fino a
rintronarlo
per bene e lo lanciai il più lontano possibile nella
boscaglia ai confini dell'orfanotrofio.
Spero che non si sia fatto troppo male...
Ad ogni modo, ho un'indagine che mi aspetta.
Raggiunsi la finestra aperta all'ultimo piano senza altri imprevisti.
Per
fortuna lo spazio tra le due assi inchiodate era molto ampio,
così potei
entrare agilmente senza paura di rimanere incastrato.
Finalmente,
ero riuscito ad introdurmi nell'ala ovest!
Più precisamente, ero sbucato in quello che doveva essere
uno dei due dormitori
maschili originali, e che a causa di un mese e qualche giorno di
abbandono era
diventato nient'altro che una stanza lunga, vuota e polverosa.
Come
la finestra, anche la porta era stata lasciata aperta. Però,
non appena mi
avvicinai per affacciarmi sul corridoio, mi accorsi che non era servito
a
molto. In tutta l’ala ovest, eccetto il dormitorio da cui ero
entrato, l’aria
si era fatta satura dell’odore di chiuso tipico delle
soffitte, per colpa del
quale fui costretto più volte a grattarmi il naso per
riuscire a sopportarlo.
Accesi
un fiammifero. Come mi ero aspettato, il corridoio era praticamente
identico a
quello dell’ala est: due porte che davano sui dormitori da
una parte, due porte
per i bagni dall’altra, scale che conducevano ai piani
inferiori in
un’estremità, e una scala a chiocciola che portava
alle stanze delle Signorine
Azumi e Hiromi all’altra estremità.
Come
nell’ala est, c’era pure una corda che pendeva dal
soffitto, e che serviva ad
attirare l’attenzione delle due Signorine nei casi di
emergenza. Mi guardai
bene dall’avvicinarmi!
Mi
diressi invece alle scale per il primo piano.
Lì,
trovai subito una notevole differenza rispetto all’altra ala.
Alcuni dei
gradini della prima rampa erano crepati e sbeccati, e una grossa crepa
era
visibile anche sul muro del pianerottolo inferiore.
Cosa
può essere successo qui? Forse...
Forse durante il trasloco per l’ala est un letto deve essere
sfuggito di mano a
qualcuno. In ogni caso, devo stare attento a come mi muovo.
Tenendomi
al corrimano superai l’ostacolo e arrivai al corridoio del
primo piano, dove
trovai tre porte corrispondenti ad altrettante aule.
Se
ricordo bene, queste sono le aule
di lettura, modellismo, e... Se la palestra è al piano di
sotto, qual è l’aula
che manca?
Con
la luce del fiammifero illuminai la targa appesa alla porta
più vicina a me.
Nemmeno a farlo apposta, era proprio quella su cui stavo rimuginando.
"Aula Ricreativa”. Chissà
cosa
significa.
Con
un soffio spensi il fiammifero, ormai consumato, ed entrai.
Stavo per accenderne un altro, ma per lo spavento l'intera scatola mi
cadde di
mano.
Avevo appena calpestato qualcosa di viscido. Qualcosa che al solo
contatto
emise un sibilo acuto e disumano.
Appellandomi a tutto il mio sangue freddo, sollevai un braccio per
cercare a
tentoni un interruttore. Lo trovai e lo premetti, ma mi ci vollero un
po' di
secondi prima che mi abituassi alla luce. Quando i miei occhi si
rilassarono,
li riaprii.
...ah.
Il pavimento della stanza era quasi del tutto ricoperto di pupazzi,
peluche,
giochi in scatola e costruzioni, a loro volta ricoperti di uno spesso
strato di
polvere. Giocattoli, semplicemente giocattoli! La "cosa" che avevo
calpestato, entrando, non era altro che un semplice pollo di gomma, di
quelli
che si danno ai cani.
Ah... Ah ah ah ah! Che sciocco sono stato
a spaventarmi!
Sollevai il piede...
Qui non c'è proprio nulla da
temerOH
MERDA!
...e così facendo il pollo di gomma si rigonfiò,
rilasciando un fischio ancora
più acuto e lungo del precedente. Chiusi in fretta la porta,
ma ormai il danno
era fatto.
Con l'eco che c'è da queste parti
sarà un
miracolo se non abbia svegliato l'intero orfanotrofio, maledizione!
...no.
Forse sto esagerando. Devo stare calmo.
Passai i successivi minuti a tenere l'orecchio incollato alla porta, ma
per
fortuna l'unico rumore che sentii fu il battito del mio cuore che
andava
rallentando.
...non è venuto nessuno, meno male.
Recuperati
i fiammiferi e la scatola dal pavimento, ne accesi un altro e lasciai
l’aula,
non prima di essermi ricordato di spegnere la luce. Mi sarebbe piaciuto
curiosare anche nelle altre due aule, ma decisi di rimandare a
un’altra volta.
Il mio obiettivo principale si trovava al piano
di sotto.
Scesi
altre due rampe di scale -stando davvero
molto attento a dove mettevo i piedi- e sbucai proprio
dall’altro lato delle
librerie che ostruivano il passaggio per l’atrio.
Svoltai
a destra. Al termine del piccolo corridoio, mi ritrovai di fronte ad
una doppia
porta, identica a quella della mensa.
L’ingresso
della palestra.
Forse
per facilitare la fuga in caso di incendio, la doppia porta non aveva
serrature.
A tenerla sigillata, però, c’era qualcosa di
ancora più ostico: una fune molto
spessa, annodata più e più volte intorno ai
maniglioni delle due metà così da
rendere impossibile anche solo spingerle o tirarle di pochi millimetri.
E
adesso? Non posso mica tagliarla o
darle fuoco come se nulla fosse. Se Yori o le due Signorine scoprissero
che
qualcuno è venuto a ficcanasare, chissà cosa
potrebbe accadere... L’unica cosa
da fare, ahimè, è sciogliere i nodi uno per uno.
Coraggio, al lavoro.
Esaminai
la fune da cima a fondo, fino a che non trovai una delle due
estremità. Feci
per sfilarla e cominciare, ma mi fermai appena in tempo.
C’era un’altra cosa
che non avevo considerato: non bastava semplicemente rimettere a posto
la
corda, una volta finita l’esplorazione, ma dovevo anche
riannodarla nello
stesso identico modo. Avevo imparato a mie spese come Yori avesse una
notevole
attenzione per i dettagli, quindi sarebbe bastata una sola minuscola
differenza
per farle capire che qualcuno era entrato in palestra.
Devo
segnarmi da qualche parte la
forma dei nodi per ricordarmi come sono fatti, ma come? Forse con un
disegno...
Naah, anche se avessi carta e penna a portata di mano, sono un cane a
disegnare! Allora... ecco, magari se avessi un’altra corda
potrei ricreare i
nodi per avere un esempio da riguardare! Già, ma dove la
trovo una corda, una
cordicella, uno spago o qualcosa che ci assomigli... Ma certo!
Il grembiule di Yori, mi ero proprio dimenticato di averlo ancora
addosso!
Dopo
essermelo tolto, presi uno dei lacci e con molta pazienza lo annodai
nello
stesso modo della fune.
Poi,
con altrettanta pazienza, sfilai la fune, e la appoggiai in un angolo
sul
pavimento insieme al grembiule.
Infine,
strinsi le dita intorno ai due maniglioni, presi un respiro profondo, e
tirai.
Nonostante
fosse buio pesto, capii subito che la stanza in cui avevo messo piede
era molto
grande, e che la piccola luce dei fiammiferi non mi sarebbe stata di
grande
aiuto lì dentro.
Appena
vicino alla porta, trovai e schiacciai tre interruttori. Una dopo
l'altra si
accesero altrettante coppie di lampade al neon, e finalmente riuscii a
vedere
che aspetto aveva la palestra.
Proprio come mi aveva detto Nao la sera prima, si trattava di un locale
grande
esattamente quanto la mensa, rettangolare e dal soffitto alto. Sul lato
sinistro
erano posizionati gli spalti, formati da tre panche di metallo fissate
al pavimento.
Sul lato destro c’erano svariati attrezzi: una spalliera di
legno, un'asse da
equilibrio, alcuni materassini e una cesta contenente dei palloni.
Accanto a me
e sul lato opposto, sostenuti da pali rossi, c'erano invece due
canestri. Sul
pavimento di legno liscio era infatti disegnato un campetto da
pallacanestro.
Tante linee dipinte con colori accesi per delimitare i confini, un
cerchio
bianco per evidenziare il centro campo... e una macchia.
Una macchia dal colore marrognolo, e dalla forma simile a un ferro di
cavallo
gonfio e deformato.
Una chiazza di sangue ormai rappreso.
Il punto in cui Yori aveva trovato il cadavere della vittima.
Questo spazio vuoto...
Per quanto doloroso fosse, provai ad immaginare il corpo del bambino
come
l'avevo visto in fotografia e farlo combaciare con la macchia.
...potrebbe averlo lasciato la testa
della vittima. Ciò significa che... è proprio qui
che il Mascheratore gli...
gli ha... gli ha tagliato la faccia.
Deglutendo, mi chinai sulla chiazza di sangue per esaminarla. Sparse
qua e là
intorno ad essa c'erano altre macchioline più piccole, ma
purtroppo quel verme
di un assassino era stato ben attento a non lasciarci sopra nemmeno il
briciolo
di un'impronta. Alzando di poco lo sguardo, però, trovai
alcune macchioline un
po' più lontane, poste quasi in fila. Seguii la traccia, che
mi condusse fino
alla porta dello spogliatoio della palestra.
La
scia di gocce entra, ma non esce.
Ciò significa che, qualunque fosse la cosa che ha perso
tutto questo sangue, il
Mascheratore se n'è sbarazzato nascondendola qui dentro.
Appellandomi a quella parte di coraggio che non mi aveva abbandonato,
varcai la
soglia dello spogliatoio e schiacciai il suo interruttore con una nocca.
La stanza, grande come la cucina, era rivestita di mattonelle bianche,
sulle
quali era impossibile non notare le poche macchioline di sangue. Poche,
perché
la traccia terminava subito dopo l'ingresso, precisamente ai piedi di
una cesta
piena di fascette e polsini, sulla quale stava svolazzando un nugolo di
rumorosissime mosche.
Oh... Oh, cielo... Aiuto...
Il resto del mio coraggio stava già facendo le valige per
andarsene. Eppure,
dovevo guardare. Dovevo!
Arrivai dunque al compromesso di mettermi una mano davanti alla faccia,
così
che i miei occhi potessero vedere solo attraverso lo spazio tra le
dita. Contai
fino a dieci. Scacciai le mosche con l'altra mano, e finalmente osai
sbirciare.
...c-cos'è?
Sospirai di sollievo, ma non troppo. Sulla cesta non c'era la faccia
della
vittima, ma nemmeno il coltello con cui era stata tagliata.
Ciò che aveva
attirato le mosche era invece una strisciolina grigiastra, malamente
mimetizzata tra le fascette.
Questo
è... Un lembo di pelle, ma
certo! Questa è la pelle che il Mascheratore ha tagliato via
dal collo della
sua vittima dopo averla strangolata, per evitare che trovassimo le sue
impronte
digitali! ...peccato che adesso non serva più a nulla,
accidenti!
Non appena ne sfiorai un angolo con un dito, la striscia di pelle si
sgretolò
come fosse stata polvere.
Avrei dovuto aspettarmelo. È da
più di un
mese che si sta decomponendo, neanche con la buona volontà
avrei potuto
ricavarci qualcosa...
In quella, provai un irrefrenabile bisogno di sbadigliare. Mi trattenni
a
malapena -con tutte le mosche che ancora svolazzavano, ci mancava solo
che
qualcuna mi entrasse in bocca!- e uscii dallo spogliatoio, lasciando
che la
porta si richiudesse da sola dietro di me.
Pazzesco,
proprio qui sto cominciando
ad avere sonno... !!!
Sentii
due rumori uguali, uno a breve distanza dall’altro, di una
porta che si
chiudeva.
Un
rumore era vicino, l’altro lontano.
Mi
girai di scatto. La porta dello spogliatoio era chiusa.
...l’eco,
dev’essere stato l’eco.
Tornai
al centro della palestra per controllare di nuovo la chiazza di sangue.
Non
c’erano altre scie di gocce e anche controllando ogni angolo
non trovai
nient’altro di sospetto.
Conclusi
che il Mascheratore doveva aver tenuto la faccia della sua vittima con
sé. Il
pensiero mi fece provare un brivido di disgusto...
...ma
subito dopo un secondo sbadiglio fece svanire quella sensazione.
Ma
che diavolo mi sta succedendo? Tutt’ad
un tratto è come se... come non avessi più voglia
di indagare. Il sonno, ecco
cos’è. In fondo, è tardissimo. Penso...
Penso sia meglio che mi fermi qui per
stanotte, e riprenda l’esplorazione domani. Mi pare di aver
visto del caffè in polvere
giù in cantina, ma non ne sono sicuro... Nel caso,
chiederò a Yori se posso
prenderne un po’...
In
un misto di malincuore e sollievo, spensi le luci e me ne andai dalla
palestra.
Stavo
già per salire le scale, quando mi ricordai che dovevo
ancora rimettere la
corda com’era prima. Alla luce scarsa dei fiammiferi e con la
testa che mi ciondolava
ogni venti secondi fu quasi un’impresa titanica, ma
chissà come riuscii a
compierla.
Dopo
aver indossato di nuovo il grembiule accesi un altro fiammifero ancora
-ormai ne
erano rimasti solo due o tre- e risalii le scale.
Morto
di sonno com’ero, arrivato al primo piano non mi accorsi che
gli scalini erano
terminati, così compii un passo lunghissimo e quasi rischiai
di capitombolare.
Mamma
mia! ...uff... Di questo passo,
dovrò fare il resto delle scale a carponi...
...!
Con
la coda dell'occhio notai un filo di luce sul pavimento.
Per
la precisione, proveniva da sotto la porta dell'aula in fondo al
corridoio.
Io lì non ci sono mai entrato, ne
sono
sicuro! A-allora...
Spensi
il fiammifero con un soffio, mi diedi tre pizzicotti per scacciare il
sonno un
altro po’, e quatto quatto mi avvicinai.
Man
mano sentii diversi rumori sconosciuti provenire da dietro la porta.
C’era
qualcuno, ora non avevo più dubbi.
Mi
chinai per sbirciare nel buco della serratura.
Una
persona, di cui vedevo solo un braccio, era davanti ad un banco
scolastico, illuminato
da una vecchia lampada da tavolo.
Sul
banco erano sparsi degli oggetti che faticai a riconoscere a una prima
occhiata.
Erano di svariati colori. Alcuni erano sottili, altri spessi... Matite
e
tubetti di tempera, ecco cos’erano. C’erano anche
brandelli di carta igienica e
cartapesta, forbici e chissà cos’altro.
Poi
la persona abbassò il braccio, e riuscii ad intravedere
anche un barattolo
pieno di quella che sembrava acqua, in cui galleggiavano due pesciolini
morti.
No,
non erano pesciolini.
Il
mio cuore perse un battito.
Erano
due occhi umani.
Non
potevano esserci altre spiegazioni. Il
Mascheratore si trovava dietro quella porta.
Mi
sporsi ancora un po', come a voler entrare nella serratura con tutta la
testa.
La
lampada sul banco si girò per guardarmi dritto negli occhi,
poi si gettò in
avanti ed attaccò come un serpente che ha appena trovato la
sua preda.
-Lasciane qualcosa anche a me- disse la persona seduta al banco, prima
di
girarsi a sua volta.
Non seppi dire se si trattava di un uomo o una donna. Era una creatura
vestita
completamente di nero, e al posto della testa aveva un teschio umano
dalle cui
orbite vuote continuavano a cadere bulbi oculari a decine, come le
perle di una
collana rotta.
-Lasciane un pezzo anche a me.
Allungò una mano verso la mia faccia. Me la stava rubando, e
io non potevo far
nulla se non indietreggiare...
Caddi
all'indietro, ritrovandomi col sedere per terra. Ero tornato in
corridoio, di fronte all'aula, e la scena che vidi dal buco della
serratura era
tornata come prima che provassi ad entrarci.
Ma...
Ma cosa... Era un sogno?
Scossi la testa fino a farmi male al collo, ma dopo pochi secondi mi
sentii di
nuovo schiacciato da una gran sonnolenza.
No, no, NO! Non posso addormentarmi
proprio qui, proprio ora! Ho resistito tutto questo tempo... Non ero
mai rimasto
sveglio così... a... lungo...
Ripensai a tutte le volte in cui ero cascato dal sonno senza mai
riuscire a
scrivere il rapporto.
Più che ripensarci, il torpore che mi stava prendendo sempre
di più mi fece
sognare ad occhi aperti i pensieri che mi frullavano in testa.
Vidi il dormitorio. Vidi me stesso e gli altri bambini e ragazzi, tutti
crollati dal sonno più o meno nello stesso istante.
Vidi Naoki, sorpresa a dormire della grossa in cucina, e Yori... anche
lei,
dopo avermi raccontato i suoi segreti, era sul punto di assopirsi.
Io invece in quel momento ero ancora ben sveglio, a differenza delle
altre
sere.
Cosa era accaduto di diverso?
Forse lo stomaco vuoto, avevo saltato la cena...
No, Yori mi aveva preparato di nascosto un panino.
Quindi
cosa...
-Credo
proprio che per me si sia fatto
tardi... Ah, giusto, stavo per dimenticarmene. Devi prendere anche tu
il
digestivo.
-Anche se ho solo mangiato un panino?
-È la regola, tutti devono prenderlo.
Quella
rivelazione mi ridestò di colpo.
Ho preso il digestivo parecchio dopo gli
altri, mi sto addormentando più tardi del solito... Non
può essere una
coincidenza!
Barcollai all'indietro, ma riuscii a mantenere l'equilibrio spalancando
le
braccia e rimettendomi in piedi.
Il digestivo... Il digestivo è un
sonnifero, come ho fatto a non capirlo subito? Questo significa... Cosa
significa? Perché danno il sonnifero a dei bambini? E Yori,
ne è al
corrente?...
Sentii dei rumori. Una sedia spostata. Dei passi. Il mio cuore che
batteva a
mille.
No, falso allarme. Il Mascheratore si era alzato solo per raccogliere
qualcosa,
per poi tornare al suo lavoro.
Falso allarme, ma io ero lo stesso in grave pericolo. Nelle mie attuali
condizioni non potevo affrontarlo, e se mi fossi addormentato
lì... Dovevo
andarmene alla svelta.
C'ero così vicino... Dannazione...
Dannazione...
Indietreggiai
fino all'inizio del corridoio, quindi girai su me stesso e reggendomi
al
corrimano risalii le scale.
Purtroppo, il sonno sempre più schiacciante mi fece
dimenticare di accendere un
altro fiammifero e stare attento ai gradini sbeccati. Così,
non vedendoci per
nulla, inciampai nell'ultimo gradino e caddi lungo tirato per terra,
producendo
un rumore non indifferente.
Ecco... Adesso sì che mi
avrà sentito...
Dannazione...
A tentoni cercai qualcosa sul muro alla mia sinistra con cui aiutarmi a
rimettermi in piedi. Trovai una maniglia, la abbassai con tutto il mio
peso e
rotolai dentro.
Per fortuna... sono arrivato... Ma...che?
Trovai anche lì il buio totale. La finestra in fondo al
dormitorio non era più
aperta, era sbarrata.
...sprecai diversi, preziosi secondi, prima di capire che,
semplicemente, ero entrato
nella stanza sbagliata.
Che scemo... Il dormitorio da cui sono
entrato è l'altro... Presto! PRESTO!
Mi diedi un ceffone per allontanare il sonno un altro paio di minuti,
tornai in
corridoio e raggiunsi il filo della luce lunare che sbucava da sotto la
porta
giusta.
Entrai.
Una
mostruosa creatura con quattro teste era appollaiata sull'asse
più bassa della
finestra.
Cosa... Cos'è... Sto sognando di
nuovo...
Non devo cadere qui! Non devo!
Scossi la testa con violenza, e la mia vista tornò normale.
Il mostro mi
apparve così per quello che era davvero: nient'altro che
l'uccellaccio che mi
aveva importunato durante la salita.
-Senti... amico- bisbigliai -mi dispiace se prima ti ho fatto male!
Davvero! È
che questo non è né il luogo né il
momento adatto per mettersi a litigare,
d'accordo? Ho una... certa urgenza di uscire da qui, capisci? ...ah?!
E
il rapace sembrò davvero capirmi. Infatti, rispose alle mie
preghiere aprendo
l'ala destra e alzando la zampa, a cui era legato un minuscolo foglio
di
pergamena arrotolato.
-Un
messaggio? Per me? Ma... Ma certo, che sciocco!
Mi
schiaffai una mano in fronte. Quello era un falco messaggero di Konoha,
venuto
a portarmi la risposta di Danzou! E io l’avevo scacciato come
un insetto
qualunque!
-Ops...
Eh, eh... Se mi fossi fermato a pensarci meglio... Però,
anche tu sei venuto a
cercarmi proprio nel momento meno adatto... Ah!
Dal
piano di sotto sentii una porta aprirsi e richiudersi.
-Sta
venendo qui! Dobbiamo andarcene!
Presi
una breve rincorsa, afferrai il falco e mi gettai a capofitto fuori
dalla
finestra, atterrando di schiena sull’erba del cortile.
Meno
male... Che sono allenato... A subire colpi del genere...
Però, è bella fresca
l’erba di notte. Quasi quasi dormo qu... -Ahi!
Ahio! Ahia!
Il
falco messaggero aveva preso a picchiettarmi la fronte col becco.
-Ahio...
Grazie amico, ne avevo bisogno. E un po’ me lo sono anche
meritato...
Tolsi
la pergamena dalla zampa del falco, che volò via, mi rialzai
e con le ultime
forze che mi restavano tornai di corsa dentro l’orfanotrofio
dall’ingresso
principale. Non sarei mai riuscito a raggiungere il dormitorio prima di
addormentarmi del tutto, così decisi di tornare nella cucina.
Nessuno
si stupirà di trovarmi appisolato qui, domattina... Ce
l’ho fatta. Sono salvo!
Chiusi
la porta alle mie spalle, mi appoggiai con la schiena e scivolai fino a
sedermi
sul pavimento.
L’avevo
scampata bella.
Grazie
a quell’ultimo briciolo di euforia, non me la sentii di
aspettare fino al
giorno dopo. Non vedevo l’ora di leggere la risposta di
Danzou.
Srotolai
la pergamena, accesi l’ultimo fiammifero rimasto, e lessi.
"Carissimo
e fidato Choji Akimichi.
Innanzitutto, ti dedico un plauso per aver impedito all'ANBU che tu
conosci
come Kon di agire senza il mio consenso. Ti farà piacere
sapere che ho
richiesto immediatamente il suo rientro a Konoha, così che
possa subire il
giusto rimprovero.
Ma ora vediamo al nocciolo della questione. Devo confessare che mi sono
sentito
combattuto, dopo essere venuto a conoscenza delle ultime
novità.
Da una parte, adesso che Il Mascheratore è con le spalle al
muro, sarebbe da
stupidi non far partire l'ordine di radere al suolo l'orfanotrofio
abusivo per
sbarazzarci di lui una volta per tutte.
Dall'altra parte, non mi sono dimenticato della speciale missione che
ti ho
assegnato. So che ci tieni davvero a continuare a servire la tua
patria, e me
lo auguro anch'io, quindi non reputo corretto annullare la missione e
rendere
così vano tutto il lavoro di investigazione che hai fatto
finora.
Dopo essermi consultato con i fidati Homura e Koharu, sono infine
giunto alla conclusione
che la decisione finale deve spettare a te, Choji.
Ti concedo dunque la possibilità di abbandonare la corrente
missione per
annullarla e richiederne un'altra, oppure di restare nell'orfanotrofio
e
compiere tu stesso la cattura o l'eliminazione del Mascheratore nel
modo che
preferisci.
Tuttavia, non ti concederò un tempo illimitato per decidere.
Nella disgraziata eventualità che tu non riesca a comunicare
di voler
abbandonare l'indagine o, peggio ancora, che tu non riesca ad assolvere
al tuo
compito, entro la prossima mezzanotte, ho dato disposizione alla squadra di appostamento di
invadere
l'orfanotrofio ed uccidere tutti gli orfani presenti all'immediato
scoccare
della prossima mezzanotte.
Inoltre, ma penso non ci sia bisogno di precisarlo, la tua missione
sarà
considerata fallita, con tutte le conseguenze stabilite.
Con la speranza che tutto possa risolversi per il meglio, ti auguro un
buon
proseguimento.
Cordiali saluti,
Danzou
Shimura"
Chiusi
gli occhi.
Mi
addormentai.
|
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Capitolo 13 *** 13. ***
Choji's Last Chance
13.
La
luce del mattino illuminò il mio viso mentre il dolce suono
della campanella
massaggiava le mie orecchie, accompagnandomi al risveglio.
Mi sentivo leggero, sereno, sollevato. Dopo una notte piena zeppa di
incubi
come quella che avevo trascorso, ritrovarmi nel mio letto a pregustare
la
colazione preparata dalle mani d'oro della mia cara mamma era ancora
più bello
del solito.
Peccato che poi rovinai tutto aprendo gli occhi.
Ero
sul pavimento della cucina dell'orfanotrofio, sdraiato con la schiena
contro la
porta. A qualche centimetro dalla mia faccia c'erano i resti
bruciacchiati
della lettera di Danzou, insieme al fiammifero che avevo acceso per
leggerla.
Mezzanotte...
Mi sentii spingere in avanti.
-Qualcosa blocca la porta!
-Dev'essere Choji. Spingi più forte.
In fretta nascosi i resti della pergamena in un pugno e rotolai da una
parte,
per far entrare Yori e la Signorina Azumi.
-B-buongiorno- le salutai mentre ancora assonnato mi rimettevo in piedi
-m-mi
dispiace, non era mia intenzione dormire qui, è che... il
sonno, sapete, non
sono riuscito a resistere...
-Silenzio.
La Signorina Azumi procedette ad esaminare da cima a fondo la cucina,
infilando
il naso in ogni cassetto e sportello e passando un dito su ogni
superficie, per
poi tornare di fronte a me.
Dopo qualche secondo, mi sorrise.
-Hai fatto un buon lavoro, Choji. Non perfetto, ma l'impegno che ci hai
messo
dimostra che hai capito la lezione, e che ci tieni davvero a vivere da
noi.
Considerati perdonato!
-D-davvero? Allora... Non so cosa dire... Grazie, Signorina Azumi.
La donna mi posò una mano su una spalla con fare materno.
-Provvederò personalmente a dare la bella notizia ai tuoi
fratelli e sorelle,
così che anche loro possano perdonarti subito. Va' pure a
sederti.
Detto questo la Signorina Azumi lasciò la cucina, facendo
entrare nel frattempo
la Signorina Hiromi la quale, dopo avermi salutato come suo solito,
volò in
cantina a prendere gli ingredienti per la colazione.
-Cosa sarebbe quel muso lungo?- mi incalzò Yori, dandomi una
pacca sulla
schiena -non è da tutti riuscire a farsi perdonare dalla
Signorina Azumi così
velocemente, dovresti esserne orgoglioso!
-Dici? ...scusa Yori, ma sono ancora piuttosto intontito dal sonno per
godere
appieno questo trionfo.
-Capisco...
-Yoriii, tesorooo, puoi venire un secondooo?- gridò la
Signorina Hiromi in quel
momento dalla cantina -c'è un piiiccolo problema e mi
servirebbe il tuo aiuto!
-Scendo subito! ...allora fai come ti ha detto la Signorina Azumi,
Choji, e va'
a sederti, ne hai bisogno. Ah, posso riavere il mio grembiule per
favore?
-Quale grembiule... Ah, giusto! Mi ci stavo quasi abituando, eh eh!...
Ecco,
tieni.
E anche Yori sparì al piano di sotto, lasciandomi solo,
immobile come uno
stoccafisso, in balia dei miei pensieri.
Ancora
non riuscivo a crederci. Sapevo già che il consigliere
Danzou non fosse un tipo
accomodante, ma fino all'ultimo avevo sperato che potesse essere
comprensivo...
se non nei miei confronti, almeno in quelli di tutti gli orfani che con
il
Mascheratore non avevano nulla da fare...
E invece, a mezzanotte in punto gli ANBU di pattuglia avrebbero invaso
l'orfanotrofio e sterminato tutti i suoi ospiti senza fare distinzione.
L'assassino a cui davo la caccia sarebbe stato ucciso una volta per
tutte, ma
così anche una cinquantina di vite innocenti. Vite che
dipendevano solo dal sottoscritto.
Mi restano circa diciotto ore per
catturare il Mascheratore, e non mi sono ancora fatto un'idea di chi
possa essere.
Ci sono almeno cinque o sei persone di cui sospetto, ma come faccio a
riesaminarle tutte prima dello scadere del tempo?
Deglutii.
In alternativa, stasera potrei tornare di
nuovo nell'ala ovest e tendere un agguato al Mascheratore, cosa che non
sono
riuscito a fare ieri per colpa del sonnifero... Giusto, il sonnifero,
devo
pensare anche a quello. Stasera a cena non potrò evitarlo,
quindi come potrei
fare per fingere di berlo senza che nessuno se ne accorg... !
Battei
forte il pugno destro sulla mano sinistra. Avevo appena avuto
un’illuminazione
geniale.
Ma
certo, è così semplice! Se il
Mascheratore passa le sue notti a trafficare nell’ala ovest,
significa che
nemmeno lui beve il sonnifero! Quindi mi basterà tenere
d'occhio chi finge di
bere il cosiddetto "digestivo" e avrò scoperto
l'identità del killer!
Che colpo di genio ho avuto! Shikamaru sarebbe orgoglioso di me... !?!
Un rumore fortissimo proveniente dal piano di sotto soffocò
il mio entusiasmo
sul nascere. Mi precipitai in cantina per controllare.
-Signorina
Hiromi! Yori! Vi siete fatte... male...
Le due stavano bene. In compenso, avevano appena rovesciato su un lato
il
barile del digestivo/sonnifero, per far defluire tutto il liquido in
una grata
nel pavimento.
-Ma... Ma che... Ma che state... Ma che state facendo...
-Una fatalità, angioletto mio!- spiegò la
Signorina Hiromi -qualche disattento
per infilare un bicchiere sullo scaffale ha spostato il sacchetto del
caffè,
che poco alla volta si è rovesciato ed è caduto
dritto nel barile! Così com'è,
il digestivo è da buttare!
-...ah.
Mi sentii come se il mondo intero si fosse volutamente spostato da
sotto i miei
piedi per poi crollarmi addosso.
-Piccino mio, non essere triste! Troveremo una soluzione! Yori, puoi
continuare
senza di me un paio di minuti? Vado a informare Azumi, torno subito!
Tenendo la gonna sollevata per correre più in fretta, la
Signorina Hiromi se ne
andò di sopra. Anche se Yori era ancora presente, non
riuscii a trattenermi dal
prendere ripetutamente a testate il muro.
Ecco! Lo! Sapevo! Era! Troppo! Bello!
Avevo! La! Soluzione! A! Portata! Di! Mano! E! Invece! Adesso! Sono!
Di! Nuovo!
Al! Punto! Di!...
-Vuoi smetterla di farti del male, Choji?- mi rimproverò
Yori, tirandomi
indietro –non è una tragedia. Fino a quando non
tornerà il fornitore per un
nuovo ordine, sostituiremo il digestivo con della camomilla
superconcentrata o
qualcosa che abbia lo stesso effetto. Non verrai punito una seconda
volta per
questo, anche perché tecnicamente non è stata
colpa tua. Ricordi, no? Ci siamo
distratti a causa della comparsa di Naoki, dev'essere per quello che...
-Ah, giusto, Naoki!- esclamai all'improvviso, inconsciamente felice di
avere
qualcos'altro a cui pensare -le hai parlato? Hai scoperto qualcosa? Non
l'hai
sgridata troppo, vero?
-Non le ho torto un capello. Dopo esserci svegliate l'ho presa in
disparte e
sono andata a parlare con suo fratello, Nao. Lui è caduto
dalle nuvole, s'è
arrabbiato e l'ha sgridata, dicendole che non deve mai più
cacciarsi nei guai.
-...tutto qui?
-Tutto qui. Nao mi sembrava sinceramente arrabbiato e Naoki non si
dimenticherà
facilmente la lezione, così ho preferito lasciar cadere la
cosa e non dire
nulla alla Signorina Azumi.
Così
Yori non è riuscita a scoprire
nulla. Significa che ci dovrò pensare io...
-Capisco. Meglio così,
allora... Allora io vado.
Ero già con un piede sulle scale, quando pensai che non
potevo uscire senza prima
aver confermato almeno uno dei miei sospetti.
-Senti un po', Yori... Per caso c'era del sonnifero in quel digestivo?
Yori, che si era appena chinata sul barile ormai vuoto per sollevarlo,
lo fece
ricadere con un tonfo.
-Come... Come ti viene in mente?
-Beh, mi è sembrato strano che io sia caduto addormentato un
po' più tardi del
solito, nella stessa sera in cui ho bevuto il digestivo più
tardi del solito...
-È solo una coincidenza.
-Così come mi è sembrato strano che non sia stato
possibile per te svegliare la
piccola Naoki per sgridarla subito...
-Perché è piccola, è ovvio che abbia
il sonno pesante.
-E infine, cos'è che hai detto prima? Che sostituirete il
digestivo con camomilla,
bevanda nota più per far dormire che digerir...
-Ti ho già raccontato abbastanza segreti, Choji. Arrivederci.
Senza
tanti complimenti, Yori mi fece girare su me stesso e con un calcio mi
costrinse a risalire le scale.
Ahio... Mi bastava un sì o un no...
...
Quando feci il mio ingresso in mensa, i bambini e ragazzi che avevano
già preso
posto ai tavoli mi salutarono con un caloroso buongiorno, come se
l'incidente
alle terme non fosse mai avvenuto. Evidentemente la Signorina Azumi si
era
davvero fermata ad informarli prima di tornare nelle sue stanze.
Meno male. Non sarei riuscito a
sopportare un'atmosfera di gelo come quella di ieri. -Ehi...
Ehilà a tutti!
Come va? Avete dormito benOUFF!
Qualcuno che vestiva una felpa spessa e soffocante mi
attanagliò le spalle e mi
scompigliò i capelli, facendomeli finire sugli occhi.
-Siamo noi a doverti chiedere come hai dormito! Che hai fatto, ti sei
sdraiato
nel lavandino? Oppure hai messo insieme tre prosciutti per farne un
materasso?
In tal caso, spero che tu li abbia poi lavati!
-Senti Iwao, lasciami in pace, non sono dell'umore giusto per... Ma?
Levati
i capelli dagli occhi, rimasi di stucco. Rispetto al giorno prima, Iwao
sembrava una persona totalmente diversa: a parte il fatto di non
portare più la
mascherina ma solo un enorme cerotto sul naso, aveva un'espressione
serena,
oserei dire amichevole.
-I-Iwao, ti senti bene?
-Sono al settimo cielo! Temevo che tu avessi ancora la luna storta, ma
poco fa
la Signorina Azumi ci ha detto che hai imparato la lezione e ti sei
dato una
calmata! Questo significa che siamo ancora amici, eh, Choji?
Ancora amici, ma di cosa stava parlando?
-Iwao, senti- dissi a bassa voce -mi dispiace per averti quasi rotto il
naso,
ma se pensi che io riesca a passare sopra a tutte le cose orribili che
hai
detto ieri sei...
-QUESTO SIGNIFICA CHE SIAMO ANCORA AMICI, EH, CHOJI?!
Urlandomi in faccia, Iwao mi attanagliò ancora
più forte. Vedendo che tardavo a
rispondere, mi fece voltare con lui verso il muro così che
nessuno potesse
vederci parlare.
-Mi sembrava di aver sentito dalla Signorina Azumi che tu ti fossi
calmato.
Stava forse dicendo una balla?- mi bisbigliò, sfregandosi i
denti ad ogni
parola. Ecco, ora sì che lo riconoscevo...
-No, è vero. Ho imparato la lezione. Ma...
-Hai già provato sulla tua pelle cosa succede a chi si mette
contro di me, vuoi
fare il bis? Vuoi davvero rimetterti a litigare? Vuoi davvero tornare
in
punizione e rovinare la giornata e l'umore a tutti?
Strinsi i pugni così forte che le braccia mi tremarono fino
alle spalle.
-IWAO, TU NON...- iniziai a gridare, prima che il buon senso mi
aiutasse a
tornare in me.
Quanto avrei voluto dirgli la verità per metterlo in riga!
Quanto avrei voluto
dirgli chi ero veramente! Quanto avrei voluto dirgli che le vite di
tutti gli
orfani, compresa la sua, erano appese a un filo e io ero l'unico che
potesse
proteggerli!
Purtroppo, non avevo altra scelta che continuare la recita.
-...tu non potresti essere più convincente, Iwao. Hai
ragione- sospirai.
-Ooh, vedi che non era difficile? Dai, ora rispondi alla domanda che
t'ho
urlato prima.
-D'accordo. E-ehm... Sì, noi due siamo ancora amici.
Prometto che non cercherò
mai più di darti fastidio. Sei contento adesso?
-Sì...
ma non del tutto, perciò stamattina ti siedi alla mia
sinistra. E fa' un bel
sorriso!
Stringendomi le spalle ancora più forte, Iwao mi costrinse a
voltarmi di nuovo
verso i tavoli e mi scortò fino al posto che aveva scelto
per me, ovvero il
solito bordo della panca su cui stavo a malapena con un gluteo e mezzo.
Non
ci credo, si aspetta davvero che
ci caschi di nuovo?
La colazione, per fortuna, passò molto in fretta. Iwao non
mi punzecchiò
ulteriormente, e anche se l'avesse fatto io non me ne sarei accorto
comunque,
concentrato com'ero a pensare a come sfruttare il tempo che mi restava
per
completare la missione.
Alla fine della colazione, però, mi misi all'erta. Osservai
Yori con la coda
dell'occhio, la vidi avvicinarsi alla campanella... e non appena
iniziò a
suonarla mi alzai di scatto dalla panca, in contemporanea con Iwao e i
suoi
compagni.
-Anche se siamo "ancora amici", questo non significa che mi
lascerò
fregare tanto facilmente dai tuoi scherzi- gli sussurrai, guardandolo
dritto
negli occhi -ormai ti conosco, dovrai inventarti qualcos'altro se
vorrai
tenermi in pugnOUCH!!!
Proprio in quell'istante la panca schizzò verso l'alto e mi
colpì in pieno sul
mento, facendomi vedere le stelle.
-Mi dispiace, colpa mia!- mi gridò il ragazzo seduto sul
bordo opposto della
panca, caduto per terra per lo sbilanciamento.
Ma quasi non lo sentii, sotto le fragorose risate di Iwao.
-Perché perdere tempo a inventare nuovi scherzi? Tanto, le
figuracce te le
cerchi da solo! Bwaaahahahah!
Lo fissai con odio, mentre usciva dalla mensa. Se non avessi avuto le
mani
impegnate a massaggiarmi il mento, probabilmente gli avrei spaccato
tutti i
denti.
Dannazione, dannazione, dannazione!
Riuscirò mai ad avere l'ultima parola... Oh.
Quasi per caso, tra gli ultimi bambini che si erano alzati dai tavoli
notai la
schiena di Isoka.
-Ehi! Isoka!
Lui si girò leggermente, ma non appena incrociò
il suo sguardo col mio lasciò
cadere per terra un tovagliolo di carta e cominciò a correre.
-No! Isoka, torna qui! Devo assolutamente parlarti! Isoka!
Partii all'inseguimento, ma per non travolgere gli altri bambini
dovetti
rallentare subito il passo. Quando arrivai alla porta della mensa,
Isoka era
già sparito.
Sconsolato,
abbassai la testa e cominciai a prendere a calci tutto quello che
trovai per
terra.
Ci mancava anche... questa! Possibile
che... ce l'abbia ancora con me per aver rotto la promessa?
Diedi un calcio anche al tovagliolo che Isoka aveva perso, aprendolo.
Stavo per
cambiare direzione, quando notai che dentro c'era scritto qualcosa. In
fretta,
lo raccattai.
“Vediamoci alle 14:30 sotto l'albero
con
le radici che non toccano terra, lato ovest.” Se Isoka ha
lasciato questo
messaggi per me, allora vuole darmi un'altra possibilità!
...o almeno lo spero.
...
Uscito dalla mensa, per prima cosa corsi nell'atrio per controllare
l'orologio.
Erano le dieci passate.
Non posso più permettermi di stare
con le
mani in mano. Tanto per cominciare dovrei raccogliere altre
informazioni, ma da
chi? Yori mi ha fatto capire che non mi dirà più
una parola sui segreti
dell'orfanotrofio, con Isoka mi incontro più tardi, Nao e
Naoki non so dove siano,
Iwao lasciamolo perdere...
Lo sguardo mi cadde sulla Signorina Hiromi, seduta alla scrivania e
impegnata
nel suo solito lavoro a maglia.
Beh, perché no?
Mi schiarii la voce per bene e mi avvicinai.
-Signorina Hiromi, ha un momento?
-Certo tesorino, chiedimi pure... Angeli del cielo! Che cosa ti
è successo?!?
La donna mi schiaffò entrambe le mani in faccia e la
alzò, per vedere meglio
qualcosa che avevo sul mento.
-Che livido orrendo! Deve bruciarti da morire! Come te lo sei procurato?
-Quale
livido... Ah, dev'essere per la botta con la panca. Non si preoccupi,
mi è già
passato...
-FANDONIE! Ti porto in infermeria!
Fui così trascinato per un polso e senza rendermene conto mi
ritrovai seduto su
un tavolo dell'infermeria con un impacco bollente tenuto incollato da
mille
garze e cerotti.
-Ecco fatto, bimbo mio! Tieni l'impacco per almeno un'ora e soprattutto
non
muoverti da qui per nessun motivo, e vedrai che tornerai come nuovo!
E dopo avermi dato un bacino in fronte la Signorina Hiromi se ne
andò,
lasciandomi da solo.
-Un'ora senza fare niente... Come se non avessi perso già
abbastanza tempo!
Saltai giù dal tavolo e mi strappai di dosso quell'inutile
bendaggio... usando
un po' troppa forza.
-AHIA! Ecco, adesso sì che brucia davvero... Doveva proprio
abbondare con i
cerotti?!
-È vero, la Signorina Hiromi esagera sempre con le cure, ma
è così buona che è
impossibile dirle di no!
-Buona? Io direi travolgente... Un momento. Con chi sto parlando?
-Con me, Choji! Mi vedi?
La voce misteriosa proveniva da un lettino coperto da un lenzuolo,
nascosto in
un angolo dell'infermeria. A una prima occhiata sembrava tutto normale,
ma poi
improvvisamente la persona magrissima che vi era sdraiata sopra si
sfilò di
dosso il lenzuolo con un colpo secco e saltò in piedi.
-Rokuro?!
-Ehilà! Da quanto tempo non ci vediamo, eh?
-Dall'altro ieri. Ma cos'é quella roba?- domandai, puntando
il dito sulla mezza
tonnellata di pomata che aveva in faccia.
-Si nota, eh? La Signorina Hiromi me la spalma ogni giorno. Dice che
grazie ad
essa prima o poi la mia pelle "tornerà normale", ma finora
non ha
funzionato per niente. E sai una cosa? Per me è meglio
così!
-Dici?
-Certo! Insomma- spiegò, mentre immergeva la testa in un
lavandino per lavare
via la pomata -io mi piaccio così come sono! Se mi
trasformassi da un giorno
all'altro, non sarei più capace di riconoscermi allo
specchio! E poi io con
questa faccia ci sono nato, non la cambierei per nessun'altra al mondo!
...dunque è vero ciò che
ha detto Yori.
Rokuro non sa nulla della sua infanzia. Ed è meglio
così... -Sono
assolutamente d'accordo con te! Perché non lo dici anche
alla Signorina Hiromi?
-Te l'ho appena detto, lei è così buona che non
ce la faccio... Non sono
nemmeno mai riuscito a convincerla a lasciarmi andare alle terme con
tutti gli
altri. Per lei, l'acqua di quelle parti è così
calda che farebbe male alla mia
pelle. Non è giusto!
-Una bella sfortuna... È vero, adesso che ci penso non ti ho
visto da nessuna
parte in gita. Quindi non hai potuto assistere al disastro che ho
combinato,
meno male...
-Meno male?! Stai scherzando?!- esclamò Rokuro
all'improvviso, voltandosi di
scatto e spargendo acqua dappertutto -mi sono perso uno spettacolo
fenomenale!
-Eh?
-Non fare finta di nulla! Gli altri non facevano che parlare di te
quando sono
tornati dalla gita! Ho sentito che hai combattuto contro un orco
stragonfio di
muscoli e l'hai messo in fuga a forza di testate sul grugno!
-Cosa?!
-La
Signorina Azumi era talmente orgogliosa che ti ha premiato facendoti
fare per
una sera la parte di Yori!
-Che?!?
-Almeno, questo è ciò che ho sentito mentre
provavo il mio ultimo pezzo alla
batteria. Mi sa che dev’essermi sfuggito qualche dettaglio...
-Ah...
-Comunque a cena non ti ho visto molto felice, Choji. Forse ti
aspettavi un
altro premio?
-Eh,
beh...
La versione di Rokuro dei fatti del giorno prima era talmente assurda e
sballata, che dovetti mordicchiarmi il labbro inferiore per non
scoppiare a
ridere.
Ridere... con tutte le brutte notizie che mi erano piovute addosso, mi
ero
quasi dimenticato cosa volesse dire ridere spensieratamente.
-Ah ah! Hai ragione Rokuro, più o meno è andata
proprio così!- dissi,
mettendomi una mano dietro la testa -mi dispiace che tu non ci sia
stato. Se
dovesse capitarmi tra le mani un altro orco, prometto che te ne
porterò un
pezzo!
-Un p-pezzo? Non ci tengo, ma ti ringrazio lo stesso! ...ehi, visto che
sei
stato impegnatissimo, immagino che tu non abbia ancora dato un'occhiata
alla
mia canzone, o mi sbaglio?
-Ti sbagli eccome! Me la sono letta e riletta, e...
Il sorriso mi si congelò in volto.
-E? Choji, non tenermi sulle spine! Ti è piaciuta o no?
Per la vergogna mi feci piccolo piccolo e presi a giocherellare con le
dita. Mi
parve anche di aver già vissuto quel momento...
-S-sì, mi è piaciuta, m-ma...
-L'hai smarrita?
-Non esattamente. L'ho... L'ho mangiata.
Serrai
gli occhi. Non avevo proprio il coraggio di guardarlo in faccia.
-L’hai
mangiata... Non stai scherzando?
-No,
è tutto vero.
-...figo!
Spalancai
gli occhi. Non ci potevo credere, Rokuro era eccitato come un bambino!
-F-figo?
-Ricordo,
quand’ero piccolo, che quando ho provato a mangiare della
carta la Signorina
Azumi me l’ha fatta sputare e mi ha detto che era dannosa.
Però, se tu ci sei
riuscito e sei ancora vivo per raccontarlo, significa che non
è vero!
Dovevo
ammetterlo, da una parte ero sollevato di sapere che Rokuro non fosse
arrabbiato con me.
Dall’altra,
però, non potevo permettergli di rovinarsi lo stomaco per
colpa mia!
-V-veramente
ha ragione lei. Mangiare la carta fa davvero male, e il mal di pancia
che ho
avuto alle terme te lo può confermare.
-Ah,
peccato... Ma allora scusa, perché l’hai mangiata?
-È...
troppo complicato da spiegare. Non l’ho fatto apposta. Ma mi
dispiace. Ti avevo
promesso di custodirla con cura, e invece... ?
Sorridendo,
Rokuro posò entrambe le mani sulle mie spalle e mi scosse
leggermente.
-Dai,
non è successo nulla! Ti sei mangiato la mia canzone, e
allora? Supaida non fa
che papparsi tutte le mosche che gli porto per fargli conoscere facce
nuove, ma
mica l’ho ripudiato!
-Povere
mosche... Quindi sono perdonato?
Rokuro annuì vigorosamente.
Poi,
di punto in bianco, cambiò totalmente espressione.
-C'è
qualcos'altro che ti preoccupa, Choji- sentenziò, serissimo.
-Mh?
No, è tutto ha post...
-Hai lo stesso sguardo spento che ha Yori da quando i ratti hanno
invaso la
palestra.
-Lo...
stesso sguardo?
Rokuro
annuì di nuovo, e per farmi sentire a mio agio mi diede
qualche leggera pacca
sulle spalle.
-Allora,
che c'è? A me lo puoi dire!
-...
Provai un forte imbarazzo. Per la prima volta da quando la missione era
incominciata, stavo contemplando l'idea di confidarmi con qualcuno.
Esattamente
come Yori si era confidata con me la sera prima, adesso ero io a
desiderare che
qualcuno a me vicino condividesse quello che stavo passando. Purtroppo,
la mia
situazione non me lo permetteva.
-Mi... Mi dispiace- risposi -in effetti c'è qualcosa che mi
turba, ma non posso
dirlo a nessuno, nemmeno a te.
Come mi aspettavo, Rokuro non la prese proprio benissimo. Anzi, mi
voltò le
spalle e iniziò a camminare a testa bassa verso la porta.
-Che buffo- bofonchiò sottovoce -è più
o meno la stessa cosa che mi ha detto
Yori. Io vorrei aiutare, ma se non mi lasciate mai fare nulla come
posso...
Ecco, ho trovato!!!
Ritrovando di colpo l'energia, Rokuro afferrò la prima cosa
che trovò su una
scrivania alla sua sinistra, si girò di scatto e me la porse.
-Ecco, Choji! U-un regalo, p-per te!
Si trattava di un blocco di fogli a quadretti.
-P-puoi farci quello che vuoi! Disegnare scarabocchi, scrivere canzoni,
mangiarne un pezzo alla volta quando senti un buchino allo stomaco...
Insomma,
forse non risolverà il problema di cui non vuoi parlare, ma
spero almeno che
riesca a tirarti su!
Sfogliai il blocco, notando che parecchie pagine erano già
state pasticciate e
strappate da altri bambini. Non era certo un regalo coi fiocchi, anzi
tecnicamente non era nemmeno un regalo visto che apparteneva a tutti...
Però, diamine, era la cosa più vicina al gesto di
conforto di cui avevo
disperatamente bisogno.
-Lo
accetto molto volentieri. Grazie, grazie davvero!
Come
presi il blocco dalle sue mani, gli occhi di Rokuro brillarono.
-S-sono
contento. Dimmi poi se ti è piaciuto, okay? Io sono sempre
nell’aula di musica,
ciao!
E
uscì di corsa dall’infermeria, non prima di
essersi girato per salutarmi ancora
una volta con la mano.
...chi
l'avrebbe detto? Se non avessi
l'urgenza di trovare quello sporco assassino, non mi dispiacerebbe
affatto
l'idea di passare tutto il pomeriggio in sua compagnia. Anche a costo
di farmi
disintegrare i timpani.
Distrattamente, girandomi dall'altra parte, vidi il mio volto riflesso
nello
specchio sul lavandino. Stavo ancora sorridendo.
Yori aveva ragione. In tutto
l'orfanotrofio, Rokuro è l'unica vera fonte di
spensieratezza. In sua
compagnia, sembra che i problemi non esistano affatto. Esattamente
come...
Come...
No, non mi feci prendere dalla nostalgia come l'altra volta. Ma non
riuscii lo
stesso a non pensare alle giornate trascorse a non fare nulla insieme a
Shikamaru.
Shikamaru...
Se lui fosse qui al mio
posto, il caso sarebbe già stato risolto due giorni fa.
Altro che scadenza a
mezzanotte.
Sospirai, lasciandomi cadere all'indietro su una sedia.
Ma io non sono Shikamaru. Io sono Choji.
Questa è la mia missione. E la mia ultima
possibilità di dimostrare che anch’io
valgo qualcosa.
Presi
in prestito una penna da una scrivania, e con la mente ritornai al
giorno in
cui tutto era cominciato. Il giorno in cui Danzou mi aveva convocato
per
assegnarmi la missione che avrebbe deciso per sempre il mio destino.
Che cosa so del Mascheratore? Dunque,
prima di tutto... l'assassino ha tagliato via la pelle dal collo di
quel
bambino, così da rimuovere anche le sue impronte digitali.
Come aveva detto
quel consigliere anziano di cui non ricordo il nome, questo dettaglio
prova che
il Mascheratore è qualcuno che sta
attento ai dettagli. Inoltre, avendo strangolato la sua
vittima a mani
nude, dev'essere ovviamente dotato di una forza fisica
superiore alla norma. Benissimo, e poi?
Man mano che ragionavo, intanto, iniziai a scrivere ogni indizio che mi
tornava
alla mente sul primo foglio del blocco che Rokuro mi aveva regalato.
L'altra consigliera ha detto che sotto le
unghie della vittima avevano trovato tracce d'oro, il che porterebbe a
pensare
che l'assassino porta con sé un
oggetto
dorato. E siamo a tre indizi. Poi mi hanno accennato a
qualcosa riguardo il
senso orario... Ah, certo! Per... fare quello che ha fatto, l'assassino
ha
operato un taglio in senso orario! ...bene, e questo in che modo mi
può essere
utile?
Pensa che ti ripensa, conclusi che l'unico modo di ricavare qualcosa da
quell'informazione era immaginare la scena dal punto di vista del
Mascheratore.
Dovetti appellarmi a tutto il mio sangue freddo per non vomitare al
pensiero.
Così staccai un foglio dal blocco, e ci disegnai sopra un
ovale.
No, così non va. Devo immaginare di
avere
in mano un coltello.
Ne disegnai un altro, sempre in senso orario, ma non notai nulla di
diverso.
...e se provassi a cambiare mano?
Passai la penna dalla mano destra alla sinistra e disegnai un altro
ovale
ancora, confondendo però il senso orario con l'antiorario.
Stavo per
riprovarci, quando capii che non ce n'era più bisogno.
Mi viene più naturale andare in
senso
orario con la mano destra che con la sinistra. Di conseguenza, il
Mascheratore usa la mano destra.
Non posso dire di
esserne sicuro al cento per cento... facciamo all'ottanta!
Aggiunsi anche quell'indizio alla lista.
Per finire, il Mascheratore fa
uso di Pillole del Soldato. Deve
farlo, o rischierebbe di rimanere a corto di chakra sul più
bello e perdere il
suo travestimento. Io ne so qualcosa... Ecco, penso sia tutto.
Misi
da parte la penna e mi concentrai sul piccolo elenco che avevo stilato.
Cinque
indizi. Ora che li rileggo, mi
sembra di ricordare che... !!!
Fui colto da un'improvvisa euforia. Come se il mio corpo si muovesse
per conto
suo, strappai un altro foglio e senza pensarci due volte tracciai con
la penna
una tabella di cinque colonne corrispondenti ai cinque indizi raccolti,
e tante
righe quante erano le persone che avevo conosciuto nell'orfanotrofio.
Quindi,
segnai con una crocetta le caselle in cui la colonna dell'indizio e la
riga
dell'indiziato corrispondente si incrociavano.
Ero eccitatissimo e superconcentrato allo stesso tempo. Non appena
avessi messo
cinque crocette a uno stesso indiziato, avrei avuto la certezza che
quello era
il colpevole.
Era
un po' come giocare a bingo!
Purtroppo,
alla fine delle estrazioni, scoprii di aver fatto al massimo un paio di
terni.
Nessuna delle righe conteneva tutte e cinque le crocette.
Accidenti! Ero convinto di averci preso,
questa volta! Perlomeno adesso ho la certezza che questi due non
possono essere
il Mascheratore, ma gli altri indiziati sono sempre troppi! Se solo...
Se solo
ci fosse un sesto indizio, un qualcosa che quel killer ha in comune con
uno
solo degli indiziati...
Aggiunsi alla tabella una sesta colonna e picchiettai la penna sul
foglio in
attesa che mi venisse in mente qualcosa.
Magari, se ragionassi al contrario...
Pensa, Choji! PENSA! Ciascuno degli indiziati deve avere qualcosa che
lo
differenzi dagli altri e lo accomuni al Mascheratore!
Mi sentivo fumare il cervello, ancora un secondo e probabilmente
sarebbe
esploso. Ero talmente sotto pressione che quasi quasi pensai di seguire
il
consiglio di Rokuro e mangiare anche la carta pur di calmarmi.
Stavo
proprio per farlo.
Quando
trovai la soluzione.
...
...
...
Spazio
dell’Autore
Care lettrici e
cari lettori.
Forse Choji non sarà riuscito a
mettere insieme i pezzi del puzzle, e avrà bisogno di una
soluzione alternativa
per arrivare alla soluzione del caso... ma questo non significa che
l’idea del “bingo”
non sia vincente, anzi!
Cosa significa? Semplicemente che,
arrivati a questo punto della storia, è già
possibile attribuire tutti e cinque
gli indizi raccolti ad uno degli indiziati -ovvero, ogni personaggio a
cui io
abbia dato un nome- e identificare il colpevole prima che ci riesca il
nostro
protagonista (che non essendo perfetto ma poco ci manca ^_^,
si è
lasciato sfuggire qualche dettaglio).
Vi avverto,
però. Sono stato un po’
cattivello (e con cattivello intendo proprio infame :p) nel nascondere
gli
indizi lungo la storia. Mai come in questo caso, è
necessario avere un ottimo
spirito di osservazione e una buona dose di elasticità
mentale.
Se vi sentite
pronti ad accettare la
sfida, buona fortuna :)
|
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Capitolo 14 *** 14. ***
Choji's Last Chance
14.
-LA
PORTAAA!!!
Ignorando le imprecazioni provenienti dalle aule accanto, affrontai a
testa
bassa la solita corrente d'aria ed entrai nell'aula di musica (e
lettura).
Non
appena si accorse della mia presenza, Rokuro smise immediatamente di
massacrare
la batteria e mi salutò con un calorosissimo abbraccio.
-YA-HUUUU!- strillò, saltellando tutto contento -non mi
aspettavo proprio di
rivederti così presto! Allora il mio regalo ti è
piaciuto! Com'era? Era buono?
Eh? Eh?
-Mi è piaciuto più di quanto tu possa
immaginare... Ma adesso calmati un po',
okay? Così posso darti il mio regalo.
Rokuro
si irrigidì di colpo.
-Re... Regalo? P-per me?
-Per te, e anche per Yori. Si tratta di un ricordo del mio paese
d'origine: me
lo sono portato dietro per gustarlo al momento giusto, ma poi ho
pensato che tu
lo meritassi di più.
Dalle mie tasche, tirai fuori un sacchetto di patatine in edizione
limitata
della mia marca preferita.
Gusto:
pepe rosa e formaggio. Per chi vuol essere dolce dentro e anche fuori.
Un
po’ incerto, Rokuro prese il sacchetto e lo studiò
per bene, mentre con la mano
libera si grattava la metà senza capelli della sua testa.
Non sembrava molto
convinto...
-Hai detto “per me e per Yori”? In che senso?
-Beh, sai... Anche se hai detto che non è successo niente di
grave, volevo
comunque farmi perdonare in qualche modo per aver distrutto la tua
canzone per
Yori. Così ho pensato a questo. Yori viene qui ogni giorno
per spolverare,
giusto?
-Giusto... Ah, ho capito! Vuoi che io regali le patatine a lei! Ma sei
sicuro
che le piaceranno?
-No- risposi.
-No?! Ma allora...
-Ascolta
bene.
Atteggiandomi
come una specie di professore sollevai un indice, misi
l’altra mano dietro la
schiena, socchiusi gli occhi e presi a camminare lentamente intorno al
mio
“allievo”.
-Correggimi se la mia memoria fa cilecca. Con la tua canzone, volevi
far capire
a Yori che la cosa più importante, per te, fosse che lei
ritorni ad essere
felice. È giusto?
-Giustissimo!-
esclamò Rokuro, infervorato -io non sopporto di vederla
così triste e
scorbutica! Non so nemmeno io cosa darei per farla sorridere ancora!
-È
un pensiero molto nobile. Anche io penso sempre al benessere dei miei
amici, prima
del mio. ...però ammettilo, tu non vuoi che Yori per te
resti solo un’amica.
Rokuro
arrossì vistosamente, al punto di diventare
tutt’uno con i capelli e la
maglietta.
-È
vero... Io le voglio bene, ma allo stesso tempo la amo e vorrei che lei
amasse
me... Ma questo cosa c’entra con queste patatine?
-C’entra,
amico mio! Per entrare in totale sintonia con una persona, il sistema
più
infallibile è condividere qualcosa con lei. Nel nostro caso,
le patatine. Mi
segui fin qui?
Rokuro annuì, anche se era evidente che stesse faticando a
capire il
significato delle mie parole.
-Devo condividerle con Yori... Cioè, mangiarle insieme a
lei? Nello stesso
momento? Un po' ne mangio io, un po' lei?
-Esattamente così! Bravo!
-Non mi sembra una cosa complicatissima... Aspetta, e se queste
patatine
piacessero a lei ma non a me? Prima le devo assaggiare!
Fece
per aprire il sacchetto con i denti, ma lo fermai un attimo prima.
-Ci stavo arrivando. Non è necessario che il gusto piaccia o
meno. Qualsiasi
cibo diventa il più buono dell'universo, se lo condividi con
qualcuno a cui
vuoi bene.
Rokuro abbozzò un sorriso. Poi, però,
abbassò lo sguardo sulle sue mani
tremanti.
-A-allora, c'è un altro p-problema, C-Choji.
-Uh? E quale?
-E se... E se Yori non mi vuole bene? E se non mi vuole nemmeno
ascoltare? E se
sputa le patatine perché le fanno schifo? E se qualcosa va
storto e lei non mi
vuole vedere mai più? E se...
Questa volta toccò a me posargli le mani sulle spalle per
rassicurarlo.
-Yori ti vuole bene, amico. Su questo non ho alcun dubbio- gli dissi,
rivolgendogli
un occhiolino -niente andrà storto, fidati. In ogni caso
cerca di essere
rilassato, okay?
-...o-okay. Sarà difficile, ma ci proverò. Tra
un'ora, all'incirca, Yori verrà
qui per le pulizie del pomeriggio, e non so se sarò pronto a
chiederle se vuole
mangiare qualcosa con me, ma ci proverò lo stesso...
-Non sei obbligato a farlo subito! Però, se davvero vuoi
provarci oggi, allora
è meglio che io vada, così puoi prepararti
mentalmente da solo.
-Te ne vai, già? ...hai ragione, devo prepararmi in
silenzio. G-grazie, Choji.
-Non devi ringraziarmi, per me è un piacere aiutare un
amico. Ciao!
Mi girai e aprii la porta. Ero già con un piede nel
corridoio, quando mi venne
in mente di chiedere una cosa.
-Posso rubarti ancora un minuto, Rokuro?
-Sì, certo! Cosa...
Per sicurezza, gli avvolsi le spalle con un braccio e lo avvicinai a me
per
parlargli a bassissima voce.
-Di’ un po’... Come ha reagito Supaida quando ha
saputo della canzone? È
arrabbiato con me?
-Beh... Non ha avuto una grandissima reazione quando gli ho dato la
notizia, si
è solo girato dall'altra parte e basta. Secondo me
però sta ridendo sotto i
baffi. Quel pigrone ha sempre trovato una scusa più
fantasiosa dell'altra per
non esercitarsi nel canto. Quindi non hai nulla da temere da lui, Choji!
-M-meno male!
Con la scusa di voler aiutare i bambini che avevo conosciuto il primo
giorno a
costruire altri pupazzi per il loro spettacolo, trascorsi l'ora
successiva
appostato nell'aula di pittura e modellismo. Stavo appunto ritagliando
un
vestito di carta, quando il chiasso della batteria di Rokuro fece
volare tutto
per aria.
-LA PORTAAA!!!
Evitando per un soffio di tagliarmi, mi alzai e uscii in corridoio,
appena in
tempo per intravedere Yori che entrava nell'aula di musica.
Purtroppo con tutta la gente che passava non mi fu possibile andare ad
origliare, ma in fondo non era necessario.
Yori uscì dall'aula sei/sette minuti più tardi,
ben più del tempo che le
occorreva per spolverare una stanza: mi bastò questo per
capire che Rokuro ce
l’aveva fatta.
Uno è a posto. Sotto con gli altri.
...
Dopo
essermi accertato che Iwao e la sua compagine si fossero chiusi
nell’aula di
grammatica (e palestra) per il calcetto, e che gli altri bambini
fossero ancora
impegnati con le loro attività pomeridiane, alle 14.20 uscii
con disinvoltura
in cortile e mi diressi verso il lato su cui si affacciava
l’ala ovest
dell’orfanotrofio. Doveva essere quello, per forza, il
“lato ovest” a cui Isoka
aveva accennato nel suo messaggio.
”L’albero
con le radici che non
toccano terra”, mmh... Di sicuro non è una cosa
che passa inosservata. Per
trovarlo, mi sa che dovrò inoltrarmi nella boscaglia... Oh,
cavolo!
Proprio
ai margini del bosco, seduta sulla base di un tronco tagliato e assorta
nella
lettura di un libro, c'era la Signorina Azumi.
Se
mi scopre insieme a Isoka corro il
rischio che le cose si complichino inutilmente. Devo trovare un'altra
strada!
Contando sul fatto che non mi avesse ancora visto, ruotai lentamente su
me
stesso per fare marcia indietro. Ma...
-Faccio così tanta paura, Choji? Avvicinati, non ti mangio
mica.
Beccato.
Fingendo disinvoltura, mi voltai di nuovo e raggiunsi la donna.
E adesso, come ne esco? -A-ehm...
B-buon pomeriggio, Signorina Azumi! Come mai da queste parti?
-Oh, non sto facendo nulla di speciale. Molto semplicemente, adoro
leggere un
buon romanzo all'aria aperta, con in sottofondo il vociare dei miei
giovani orfani
e i rumori del bosco. Questo punto è l'ideale per il mio
hobby.
-Ha avuto una buona idea... Signorina Azumi, mi perdoni per la mia
reazione
poco educata, non è per lei che mi sono spaventato...
-Come no, Choji. Te lo si legge in faccia, hai paura che io possa
rimetterti in
punizione per aver accidentalmente guastato una preziosa confezione di
digestivo che sarebbe potuta durare per ancora due mesi, e per la quale
dovremmo aspettarne altrettanti prima che il fornitore ce ne trovi
un'altra?
-B-beh, se la mette in questi termini...
Con mia sorpresa, la Signorina Azumi scoppiò a ridere.
-Ah ah ah ah! Tranquillo, si è trattato solo di un incidente
dovuto a una
piccola distrazione. Sono una donna severa, ma non al punto da punire i
miei
ospiti per certe sciocchezze.
-Me-meno male! ...un attimo, lei come fa a sapere che io c'entro in
qualche
modo?
-Yori è venuta a cercarmi subito dopo la colazione per
spiegarmi come sono
andate le cose. Ovvero mi ha confessato che, in un atto di
pietà nei tuoi
confronti, ti ha distratto qualche minuto dai tuoi compiti punitivi e
ti ha
portato in dispensa per farti mangiare qualcosa.
-Oh...
Oh no... Yori finirà nei guai, per questo? Per colpa mia?
Al contrario di quel che mi aspettassi, la Signorina Azumi
ridacchiò di nuovo.
-No, certo che no. Anzi, Yori ha fatto bene. Andando a dormire a
stomaco vuoto
avresti potuto sentirti male, e io mi sono ripromessa che nessuno degli
orfani
sotto la mia protezione dovrà mai più soffrire.
Fisicamente, forse, ma psicologicamente
parlando... -In tal caso, la ringrazio infinitamente per la
sua
comprension... Glip!
Con
un gesto rapidissimo, la Signorina Azumi roteò il suo
bastone da passeggio e mi
timbrò la bocca con una delle estremità.
-Mettiamo in chiaro una cosa, mio caro Choji. La mia comprensione
è dovuta solo
al fatto che tu sei appena arrivato in orfanotrofio, e quella di ieri
è stata
la tua prima infrazione al regolamento. Non sarò
così magnanima la prossima
volta che ti pescherò a usare la violenza, ci siamo capiti?
Se non avessi avuto impegni più urgenti, di sicuro le avrei
detto qualche
parolina a proposito delle sue regole.
-C-ci siamo capiti, S-Signorina... !
Proprio in quel momento mi venne un piccolo dubbio. Qualcosa non
quadrava.
-A proposito, Signorina...
-Sì?
-Qualche giorno fa, Iwao mi ha accennato qualcosa riguardo le
punizioni. Forse
ricordo male io... Insomma, mi ha spiegato che uno degli orfani ha
ricevuto una
bastonata sulle mani per essere entrato nel bagno sbagliato.
Più ci penso più
mi sembra strano, considerato che qui è proibito usare la
violenza...
-Ho capito dove vuoi arrivare, Choji. Ma non è andata
affatto come pensi tu. A
quanto pare Iwao ha voluto solo prenderti un po’ in giro.
-Ah...
Cos’è successo, allora?
-Qualche
giorno fa, uno dei miei piccoli ospiti stava per entrare per sbaglio
nel bagno
femminile. Io, che mi trovavo a pochi metri, mi sono avvicinata ed ho
sollevato
il bastone in orizzontale, come a sbarrargli la strada, ma quel
poverino si è
così spaventato che ha alzato di colpo le mani in alto...
-E
ci si è scontrato. Si è fatto male?
-No,
checché ne dicesse Hiromi. Lei esagera sempre.
-Me
ne sono accorto anch’io... Se non sono indiscreto, mi
può dire chi era quel
bambino?
-Nao,
uno degli ultimi arrivati. Immagino stesse cercando la sua sorellina.
-Immagino...
A-allora, riprendo la mia passeggiata e la lascio alle sue letture. Le
auguro
ancora un buon pomeriggio.
-Grazie, Choji. Altrettanto a te.
La
salutai con un inchino, incrociai le braccia dietro la testa e me andai.
O
meglio, cominciai a camminare in circolo intorno all'orfanotrofio,
giusto per
far passare il tempo in attesa che la signorina Azumi se ne andasse da
quel
punto.
Avevo appena completato il quinto giro, quando finalmente la vidi
chiudere il
libro e alzarsi.
Era ora, non ne potevo più di
aspettare.
Spero che Isoka non se la prenda troppo per il mio ritardo.
Mi appiattii dietro un angolo e attesi un altro minuto. Quando fui
certo che la
Signorina Azumi fosse rientrata, uscii allo scoperto e corsi a testa
bassa
dentro la boscaglia, rallentando il passo una volta vicino alla mia
meta.
Perlomeno, speravo di esserci vicino.
Trovare l'albero con le radici che non
toccano terra... È una parola, qui la vegetazione
è così fitta che a malapena
riesco a sapere dove metto i piedi! ...?
Mi sembrò di udire un fruscio alla mia destra. Mi girai di
scatto, ma non
riuscii a vedere altro che cespugli e fili d'erba in procinto di
fermarsi
dall'ondeggiare. Siccome non c'era un filo di vento, le spiegazioni per
quello
strano dettaglio potevano essere solo due.
O un cerbiatto è appena saltato
fuori da
quel punto... oppure ci si è tuffato dentro uno spione.
Mentre ci stavo pensando, da uno degli alberi accanto due scoiattoli
intenti a
litigare caddero al suolo, senza farsi troppo male, e ricominciarono a
rincorrersi.
-Ah... Sono solo scoiattoli- commentai, a voce abbastanza alta da farmi
sentire, e ripresi a camminare. Se davvero qualcuno mi stava seguendo
di
nascosto, era meglio fargli credere di non essere stato ancora scoperto.
Qualche minuto e qualche decina di metri più avanti, dove
gli alberi si
facevano più radi, incappai in un rialzamento nel terreno:
era una specie di
collinetta, sulla quale troneggiava un vecchio albero leggermente
piegato
all'indietro.
È diverso dagli altri alberi, senza
dubbio, però anche questo ha le radici ben piantate per
terra. ...di nuovo quel
rumore!
Stavolta il fruscio proveniva da un punto dietro di me alla mia
sinistra.
Invece di voltarmi di scatto come prima, però, finsi di non
essermene accorto e
con molta calma ritornai sui miei passi.
Lo sento, mi segue muovendosi alla mia
stessa velocità, e se mi fermo, si ferma anche lui...
Vediamo se così riesco a
fregarlo!
Alzai lo sguardo, come se qualche volatile avesse attirato la mia
attenzione, e
cominciai a fare qualche passo all'indietro. Arrivato ad un certo
punto, finsi
di inciampare e caddi goffamente sulle sterpaglie alla mia destra.
Chiunque si
stesse nascondendo lì sotto saltò fuori per
scappare, ma io mi rituffai subito di
lato e mi rialzai, così da sbarrare la fuga alla piccola
spia.
-Me lo sentivo che eri tu... Ehi, attenta!
Senza riuscire a fermarsi Naoki sbatté contro le mie
ginocchia e rimbalzò
indietro, ma riuscii a prenderle la mano prima che cadesse.
-Presa!
Ti sei fatta male, Naoki?
La bambina aprì bocca per rispondermi, ma dalla sua bocca
uscì solo una
sillaba: “gra”. Come se si fosse ricordata appena
in tempo che non doveva
parlare con gli sconosciuti per nessuna ragione.
-Perché mi stavi seguendo di nascosto?- le domandai
serenamente.
Non mi rispose.
-Naoki- continuai, mantenendo lo stesso tono calmo -ieri sera io e Yori
ti
abbiamo trovata in cucina, quando invece avresti dovuto essere a letto.
Perché
eri lì? Stavi cercando Yori?
La
bambina non ebbe nessuna reazione di stupore alla mia domanda.
Evidentemente
sapeva che stavo per fargliela. Ci pensò su, poi fece ancora
segno di no.
-Allora... stavi cercando me?
Questa volta, dopo attimi di indecisione, annuì.
-Come mai?
Rimase in silenzio per parecchi secondi, come se stesse cercando le
parole
adatte. Poi, bisbigliò qualcosa. Dovetti avvicinarmi il
più possibile per
riuscire a sentire la sua voce.
-M-mi dispiaceva...
-Mh?
-M-mi d-dispiaceva... p-per quello c-che ti è successo...
N-Nao mi ha detto
d-d-di starti lontano... M-ma io non v-volevo che... che tu fossi...
t-triste... e...
-Calma, calma. Stai cercando di dirmi che eri dispiaciuta del fatto che
io
fossi stato messo in punizione? Perciò... hai pensato di
venire a trovarmi in
cucina per farmi compagnia?
Annuì ancora, impercettibilmente. Mi sarebbe piaciuto
crederle sulla parola, ma
volevo, dovevo avere un'ulteriore conferma.
-È la verità? Guardami, Naoki.
Le concessi tutto il tempo di cui aveva bisogno. Alla fine
trovò il coraggio di
guardarmi dritto negli occhi, ma solo per un istante.
-S-sì... Sì, è vero...
-Però non mi hai trovato, perché ero in cantina
insieme a Yori. Lo sapevi? Hai
sentito le nostre voci?
Scosse la testa.
-Non sapevo che c-c-c'era anche Yori. Cercavo solo te... Ma mi
è venuto
sonno...
-Ho capito. E oggi, invece? Perché mi stavi pedinando
nascosta nell'erba alta?
Avresti potuto farti male!
-P-perché... volevo dirti... q-quello che ti ho detto... Ma
ero nascosta perché
poi ho avuto p-paura, e non sapevo p-più cosa fare...
-Paura? Di cosa? Temevi che io, sorprendendoti, mi sarei arrabbiato e
ti avrei
riportato da Nao?
Appena nominai suo fratello, il corpicino di Naoki fu scosso da un
brivido.
-Beh, come vedi non mi sono arrabbiato. E per quanto riguarda tuo
fratello...
Ci parlerò io con lui.
-S-subito?
-Mmmh, fammi pensare...
Mi rimisi in piedi, essendo stato inginocchiato troppo a lungo, e
riflettei un
attimo.
-...no, non subito. Mi devo incontrare con un amico, qui nel bosco. Se
ti
riaccompagnassi all'orfanotrofio farei tardi all'appuntamento, ma non
posso
nemmeno lasciarti tornare da sola. Pertanto, devo per forza portarti
con me.
La piccola fece un passo indietro, forse per la paura di dover restare
nel
bosco ancora per un po'.
-Non ti succederà nulla, te lo prometto. E poi, siamo quasi
arrivat... Anzi,
siamo proprio arrivati!
Alzando distrattamente gli occhi rividi, alle spalle di Naoki, il
rialzamento del
terreno con l'albero, ma da una diversa angolazione, scoprendo
così che in
realtà era una collinetta solo per metà. La parte
che non avevo visto prima,
infatti, era franata da un pezzo, e alcune delle radici dell'albero
penzolavano
inermi verso il basso.
Se non sono quelle, le radici che non
toccano terra…
Presi Naoki per mano, e insieme ci avvicinammo.
Isoka
si trovava già lì, ma, seduto sul bordo della
mezza collina e intento a
guardare da un'altra parte, non si era ancora accorto della nostra
presenza.
-Pssst! Sono qui, Isoka! Scusami per il ritardo!
Si voltò.
-Non scusarti, anch'io sono arrivato adess... !
Quando si accorse che non ero venuto da solo, Isoka trasalì.
E anche Naoki
sembrò spaventarsi.
Mh? Ha paura di Isoka?... Ma certo, che
stupido! Stando a quello che ha detto Nao, è stata lei ad
aprire la botola del
suo nascondiglio!
Veloce, mi chinai su Naoki per rassicurarla.
-Stai tranquilla- le dissi sottovoce -lui non sa che sei stata tu, non
può
essere arrabbiato con... con te... !
Un dettaglio che non avevo più tenuto in considerazione
riaffiorò da solo nella
mia mente.
Il
Mascheratore faceva uso di Pillole del Soldato.
Avevo
rinvenuto una Pillola nel nascondiglio di Isoka.
Naoki
era entrata nel nascondiglio.
Fissai bene Naoki in faccia.
Avevo già messo in moto il piano alternativo per scoprire
l'identità del
Mascheratore. Tuttavia, non potevo lasciare in sospeso quel dubbio.
Se
voglio avere la conferma che abbia
perso lei quella Pillola, devo fare in modo che Isoka la lasci restare
qui con
noi. Non sarà difficile...
-Cosa ci fa qui,
lei?- brontolò Isoka
saltando giù dal terrapieno -io volevo parlare con te a
quattr'occhi, Choji!
...come non detto. -Isoka, non
arrabbiarti! Questa bimba si è persa allontanandosi nel
bosco, io l'ho trovata
venendo qui e, beh, non potevo mica lasciarla dov'era!
-...beh, non hai tutti i torti... Allora è meglio tornare
all'orfanotrofio e
rimandare l'appuntamento a un'altra volta, Choji.
-Cosa? E perché?
Isoka si avvicinò e tirandomi per una manica
avvicinò la mia testa alla sua per
potermi bisbigliare in un orecchio.
-Lo so che è piccola, ma può sempre andare a
raccontare in giro che io e te ci
frequentiamo ancora, e sarebbe un guaio!
-Ma no, che dici? Naoki non avrebbe motivo di farlo- risposi,
nonostante non ne
fossi del tutto convinto nemmeno io -te lo garantisco, non
farà nulla di male.
-...d'accordo,
mi voglio fidare di te. È di questo che ti volevo parlare,
tra l'altro.
-Oh.
Sapevo dove Isoka voleva andare a parare. Mi rialzai in piedi e, un po'
in
imbarazzo, mi grattai la nuca.
-È inutile fare tanti giri di parole. Tutto quello che posso
dirti è che mi
dispiace tanto, Isoka. Ho infranto la promessa, mi sono messo nei guai
per
difenderti e far stare zitto quel prepotente di Iwao. Ho tradito la tua
fiducia... Ehi!
Senza preavviso, Isoka si era gettato sulla mia pancia per affondarci
il viso e
abbracciarla più che riusciva.
-No, Choji, no!- mi disse, tra un singhiozzo e l'altro -tu non hai
nessuna
colpa! Sono io che ti ho fatto fare quella stupida promessa!
È per causa mia se
tu sei finito in punizione! E poi... Sì, ieri a cena ti ho
messo il muso! Ero
arrabbiato, ma ho capito solo dopo che invece avrei dovuto sostenerti!...
Gli accarezzai la testolina.
-Quel che è stato è stato, non pensiamoci
più.
Ci
sorridemmo a vicenda.
Anche
Naoki, che intanto era andata a sedersi su un sasso accanto alla mezza
collina,
si era rilassata.
Decisi che quello era il momento perfetto.
-Molto
bene!- esclamai battendo le mani -direi di celebrare al meglio questo
raro
momento di tranquillità. Isoka, e anche tu Naoki visto che
sei qui... che ne
dite di uno spuntino?
Con orgoglio ma anche notevole spirito di sacrificio tirai fuori dalle
tasche
tre dei miei sacchetti di patatine. Quando li videro, sia Isoka che
Naoki
rimasero stupiti. La bimba, in particolare, mi guardò come
se avesse appena
visto un fantasma.
-E
quelle da dove le hai prese, Choji? Hai frugato in mensa?
-In
realtà le ho avute sempre con me. Sono l’unico
ricordo che ho del mio paese
d’origine. Pensavo di gustarle con qualcuno in santa pace, ma
fino ad ora non
si era mai presentata l’occasione... Vi va di anche solo di
assaggiarle?
-Assaggiarle?
Io le accetto volentieri!- rispose Isoka.
-A-anch’io
ne vorrei un po’- aggiunse Naoki.
-Vedrete,
vi piaceranno! Vediamo un po'... Per te, Naoki, direi che queste
possono
andare!- e porsi nelle sue manine un sacchetto color argento. Gusto:
classico e
dietetico. Per chi vuole stare leggero senza rinunciare al sapore.
-G-grazie... Uhm...
-Vuoi una mano per aprirlo?- domandò Isoka, che si
chinò davanti a lei per
aiutarla. Sorrisi nel vedere che la sua diffidenza nei confronti della
piccola
era ormai passata.
-E a te invece, Isoka... lascio decidere. Quali vuoi?
-Mmm... Vada per queste- e dalle mie mani prese il sacchetto color
azzurro
marino. Gusto: sale e cipolla. Per chi affronta le
difficoltà della vita a
denti stretti.
Rimisi in tasca il sacchetto avanzato, quindi andai ad appoggiarmi con
la
schiena al muro di terra ed incrociai le braccia, per osservare in
silenzio i
miei due piccoli amici rifocillarsi.
-Mh? Tu non mangi insieme a noi, Choji?
-No, Isoka. Sono tutte vostre. Consideratelo un regalo da parte mia.
L’ultimo
sacchetto lo voglio risparmiare per un’altra occasione.
-...non
so che dire. Grazie!
E
anche questi due sono a posto.
Aspettai
che finissero di mangiare. Dopodiché, tenendo la coda
dell'occhio puntata su
Naoki, posi la domanda che mi era ronzata in testa.
-C'è una cosa che volevo chiederti, Isoka.
-Di
che si tratta? A proposito, queste patatine sono buonissime!
-Grazie. Dunque, magari non è nulla di importante,
però... ieri, quando ho
portato via il sacco di cellophane dalla buca per svuotarlo, in mezzo a
tutta
quell'acqua ho trovato anche una cosa strana. Una sorta... di
cioccolatino,
diciamo così. Ti dice nulla?
-...ah, quello! Ecco dove l'avevo perso!
Naoki sta leggermente arrossendo, non ci
sono più dubbi! ...un momento. -Puoi ripetere
cos’hai detto, Isoka?
-Ho
detto che è mio. O meglio, l’ho trovato per terra,
l’altroieri, e volevo
provare ad assaggiarlo... Fammi indovinare, te lo sei mangiato tu!
-Cos...
Ma no, certo che no, non mi sognerei mai di mangiare del cibo caduto
per terra!
Mi sorprende che tu abbia potuto pensarci!
-In
effetti, non sono stato molto furbo... Meno male che l’hai
ritrovata tu per
primo!
-Già,
a quanto pare ti ho salvato da un brutto mal di pancia! Eh eh, eh... E così la Pillola apparteneva a Isoka.
Come
ho fatto a non vagliare l’ipotesi più ovvia?
Mi
girai verso Naoki. Il rossore sul suo viso era scomparso.
Eppure...
-NAOKI!!!
PROPRIO QUI TI DOVEVI CACCIARE?!?
Quel
grido improvviso, insieme ad uno stormo di uccelli che abbandonavano il
bosco
terrorizzati, anticipò l'arrivo di Nao.
-Ciao,
Na...
-Vuoi
proprio farci mettere in punizione?- sbraitò lui alla
sorellina, senza nemmeno
degnare me o Isoka di uno sguardo -torniamo all’orfanotrofio,
prima che qualcun
altro ti venga a cercare!
Quasi
con veemenza, Nao prese la piccola per un polso e la obbligò
ad alzarsi e
venire via con lui. Non potevo stare zitto vedendo quella scena, dovevo
intervenire!
-Ehi!
Non è giusto che tu la sgridi così! Se hai
qualcosa da dire, dilla a me!
Nao non rispose, così mi avvicinai per fermarlo fisicamente,
ma quello fu lesto
e schiaffò via la mia mano protesa prima che riuscissi a
toccarlo.
-Stammi alla larga, Choji. Te lo chiedo per favore.
Me
lo disse con un tono rabbioso e lapidario. Tuttavia non mi lasciai
intimidire.
-Nao, ascoltami! Mi dispiace di averti spaventato con la mia sfuriata
alle
terme, Nao. Sono io il primo a vergognarmi di quello che ho fatto. Ti
ho anche
urlato in faccia... Ma ti assicuro che quelle cose cattive che ho
pensato di te
non le penso più! Ti prometto che quello di ieri
resterà un caso isolato! Dammi
un'altra possibilità!
Nao era rimasto ad ascoltarmi, ma senza guardarmi direttamente in
faccia. Poi,
chinò la testa e sospirò.
-Credo che tu sia sincero, Choji.
-Grazie, grazie infinite!
Al colmo del sollievo, stavo già per mettere una mano in
tasca e porgergli
l'ultimo dei miei sacchetti di patatine.
-...ma ho già deciso che in questo orfanotrofio è
meglio essere amici di Iwao.
Quell'ultima affermazione arrivò come una doccia fredda.
-Cosa...
-Non fraintendere, ho apprezzato davvero che tu abbia voluto far
amicizia con
me e Naoki! Il problema è che non è sufficiente.
Vedi, io voglio soprattutto
che Naoki sia protetta, lontana da ogni problema, insomma voglio che
viva una
vita tranquilla. Dopo quello che è successo ieri, ho capito
che stando in tua
compagnia non sarà possibile. Pensa pure di me quello che
vuoi, ma io mi sento
più al sicuro stando dalla parte di Iwao. Lui sì,
ha capito cosa bisogna fare
per campare in questo orfanotrofio.
Nao iniziò ad avviarsi, tirandosi dietro una Naoki che non
poté dire o fare
nulla, se non rivolgermi uno sguardo che sembrava trasmettere...
commiserazione?
In ogni caso, non potevo lasciarli andare via così
facilmente!
-Nao, aspett...
-Devi sbrigarti a capirlo anche tu, Choji. Fino ad allora... uno come
te sarà
sempre meglio perderlo che trovarlo.
I
due fratellini sparirono nel bosco.
-Choji?
È tutto a posto?- mi chiese Isoka, prendendomi per mano.
-...sì, non preoccuparti.
-Lo so come ti senti. Anch'io mi sono sentito dire frasi del genere.
Fatti...
Fatti coraggio.
-Te l’ho detto, è tutto a posto. Grazie, comunque.
L'ultima sparata di Nao mi aveva sconvolto, già. Ma non nel
modo che credeva
Isoka.
Forse mi sto facendo delle illusioni.
Eppure... Sono certo che Nao sia il primo a non credere a quello che ha
detto.
...
Era ormai giunto il tramonto e l'aria si era fatta piuttosto fresca.
Seduto
da solo a un tavolo da picnic del cortile, stavo contemplando l'ultimo
sacchetto di patatine che mi era rimasto (Gusto: pepe nero e pancetta.
Per chi
è un maiale a tavola e non si vergogna di mostrarlo).
Mancavano
poche ora allo scadere della missione, e non avevo ancora messo a posto
tutti
dettagli della mia strategia.
Potrei
anche accontentarmi... No, non
posso! Finché non avrò sistemato anche Nao, non
potrò mai essere sicuro al
cento per cento! Come faccio ad avvicinarmi a lui senza farlo scappare?
Devo
farmi venire in mente un’idea, ora!
Presi
a tamburellare con le dita sul tavolo. Come se quel gesto potesse in
qualche
modo ispirarmi; purtroppo, nonostante mi stessi spremendo le meningi
fino
all’estremo, non riuscii a trovare un piano che non
comportasse l’uso della
forza.
Ero
così concentrato, che quando sentii un colpo di tosse alla
mia sinistra mi
spaventai al punto da fare un salto sul posto e picchiare le ginocchia
sotto il
tavolo.
-Chi?
Cosa? ...oh!?
Accanto
a me si era appena seduta (o forse era già lì da
un minuto o due) Nana, la ragazza
dai capelli rossi amica di Iwao.
-Oh,
ehm... ciao, Nana!
-Mh.
-Ehm... Mh.
Scese un silenzio tombale. Anche l'aria sembrò farsi
più gelida.
-Eeeeh... Hai bisogno di qualcosa, Nana?
La rossa sospirò, seccata.
-Un
"grazie" non sarebbe male, per cominciare. O forse sei cascato
apposta nella trappola di Iwao per rendere inutile il mio avvertimento?
-Il tuo avvertimento?...
-Sì, vabbè, ciao.
Nana si alzò stizzita, ma la fermai prima che si
allontanasse.
-Aspetta, adesso ho capito! È vero, ieri mi hai detto che
dovevo stare attento
a uno scherzo umiliante di Iwao! Perdonami, è che sono
successe tante cose che
mi sei passata di mente!
-Ah, grazie tante! Bulli o vittime, voi maschi alla fine siete tutti
ingrati
allo stesso modo! Dimentica pure che sono venuta a cercarti!
-Eh, no, adesso basta!
Colpito
da uno scatto d’ira mi alzai in piedi. Non volevo urlarle
contro, ma ero
rimasto così scottato dall’incontro con Nao che
non potevo accettare l’idea di
rivivere la stessa scena un’altra volta.
-Non
è vero che non ti sto ricambiando! Anzi... Ecco! Ieri alle
terme, per caso, ho
scoperto un tuo segreto, ma non l'ho confidato a nessuno!
Nana si irrigidì di colpo.
-Un... segreto? Alle terme?
Con una mano le feci cenno di tornare a sedersi accanto a me,
così che potessimo
parlarci a bassa voce. Lei mi obbedì.
-Di
che segreto stai parlando, Choji?
-Mentre mi ero nascosto tra i cespugli per... vomitare il pranzo, ti ho
vista
entrare nell'area dei maschi da un buco nella staccionata. Ti ho
seguita, e ti
ho trovata a parlare di nascosto con Iwao.
Nel sentire quella notizia, Nana si coprì la bocca con una
mano e spalancò gli
occhi.
-No! No, non ci credo! E hai... hai sentito tutto?
-Più o meno.
-E come mai non hai detto nulla a nessuno? Avresti potuto smascherare
Iwao, denunciarlo
alla Azumi e farlo finire in punizione al posto tuo! Non ci hai pensato?
-No, non ci ho pensato. E anche se ci avessi pensato, non
l’avrei fatto
comunque...
-Quanto
sei stupido!
-...perché
altrimenti saresti finita nei guai anche tu.
-...okay
mi rimangio tutto.
Nana
arrossì e ridacchiò per la vergogna. La lasciai
fare finché non ebbe
riacquistato il suo colorito.
-Beh,
allora... allora grazie, Choji. Continuerai a tenere la bocca chiusa su
questo?
-Promesso!
...però- aggiunsi, tornando serio -ora voglio sapere
perché lo fai. Se Iwao ti
obbliga con la paura a rubare il cibo, potresti andare tu stessa a
denunciarlo
alla Signorina Azumi! O forse c’è altro sotto?
Nana
scosse la testa.
-No,
è solo la paura. A dirla tutta- prima di continuare, si
guardò intorno per
essere sicura che Iwao non fosse nei paraggi -all’inizio lo
facevo volentieri. Molto
tempo fa, Iwao era un bambino come tutti gli altri, ma un po’
più timido e
insicuro. Io ero la sua amica più stretta. Un giorno mi ha
confessato,
piangendo, che voleva farsi valere, e per farlo l’unico modo,
secondo lui, era
diventare più grosso. Un po’ come te. Senza offesa.
-Nessuna
offesa, non preoccuparti!- le dissi con un sorriso, mentre non visto mi
stritolavo una gamba dei pantaloncini per somatizzare il commento alla
mia
stazza.
-Così
l’ho assecondato, e per un po’ gli ho lasciato
mangiare metà della mia razione
ad ogni pranzo e cena. Ha finito per ingrassare, e ingrassando la sua
timidezza
è calata. A poco a poco è finito col diventare il
più popolare
dell’orfanotrofio... Ma questo non era abbastanza per lui,
voleva essere il
padrone, avere sempre ragione... E io non sono stata capace di
fermarlo, né di
fermare me stessa dall’assecondarlo. Ci ho provato, un
giorno. Gli ho detto che
ormai era grosso abbastanza e poteva anche smettere di mangiare il
doppio, ma
lui invece di dirmi che gli andava bene mi ha obbligato a portargli il
cibo in
un altro modo.
-Rubandolo
direttamente dalla mensa?
-Non
esattamente. Solo nei giorni in cui viene il fornitore a portarlo.
Quelli sono
gli unici momenti in cui la cucina rimane aperta e non sorvegliata da
Yori,
anche se per pochi secondi.
-Non
ti sei mai fatta beccare?
-No,
modestia a parte ma sono sempre stata un fulmine.
-...qualcosa
non quadra.
-Di
che parli?
-Conosco
Yori abbastanza da sapere che non le sfugge mai nulla.
Com’è possibile che non
si sia mai accorta che il cibo arrivato in mensa era sempre meno di
quello che
avevano ordinato al fornitore?
-Mi
sono fatta questa domanda io stessa, quando Iwao mi ha chiesto di
rubare. Per
non destare sospetti, ho frugato sempre e solo nei barattoli in cui la
quantità
del contenuto non è definita. Una manciata di olive qui, un
pugno di chicchi di
riso là, a volte anche qualche cioccolatino, quelle cose
lì insomma... Choji?
Alla
parola “cioccolatino” avevo spalancato gli occhi
alla massima ampiezza
possibile.
-Choji?
Ti sei incantato?
-...Nana,
io non ho mai visto un solo cioccolatino da quando sono arrivato qui.
Dove li
hai trovati?
-Insieme
al resto del cibo, no? Anche se pensandoci bene, nemmeno io li ho mai
visti
serviti come dessert o per merenda. Forse li ordina la Signorina Hiromi
per
papparseli in segreto... Choji, sei sicuro di stare bene? Stai sudando
come una
fontana!
Le
Pillole del Soldato di Yori, è con quelle che Iwao ha
ottenuto tutti quei
muscoli sproporzionati! E non solo... Se continuerà ancora a
mangiarne una
manciata per volta... -Nana, promettimi che non porterai
mai più del cibo ad
Iwao. Promettimelo!
Nana
strabuzzò gli occhi.
-Ti
ho appena detto che è impossibile! Non riesco più
a ribellarmi a lui!
-Devi
riuscirci! Se lui continuerà a mangiare... troppo...
finirà per morire!
-Addirittura?
Per qualche dolce di troppo? Secondo me stai esagerando.
Purtroppo
non potevo dirle più di così, o avrei rivelato il
segreto di Yori.
-...almeno
provaci, Nana. Almeno questo- la implorai. Più di
così al momento non potevo
fare.
-D’accordo,
non ti assicuro niente ma d’accordo.
A
quel punto, Nana si alzò dal tavolo.
-La
nostra conversazione ha preso una piega inaspettata, Choji. Ma mi ha
fatto
ugualmente piacere. Alla prossima.
-Mmh...
Alla prossima.
In
quella, lo sguardo mi cadde sul sacchetto di patatine. Grazie a tutto
quel
parlare di cibo rubato e mai condiviso, ebbi l’illuminazione
che stavo cercano.
A
pensarci bene, non è obbligatorio
che sia Nao a mangiarle. L’importante è che sia
distinto dagli altri!
-Nana, aspetta!
Aprii
il sacchetto con un colpo secco e glielo porsi.
-S-sono
per me?
-Sì.
Cioè, prima non avevo pensato di regalartele, ma poi ho
sentito la tua
storia...
-Ti
sei mosso a compassione?
-Sì!
Cioè, no, non volevo offenderti! Ma... Oh.
Sorridendo,
Nana aveva già affondato una mano nel sacchetto per
prenderne una grossa
manciata, tutta per lei.
-Mh.
Piccanti.
-Non
ti piacciono?
-No,
ma non fa niente. È la prima volta che qualcun altro mi
offre del cibo. Grazie,
Choji. Tieni pure quello che resta.
...
Dopo
aver salutato Nana, mi appartai in un angolino per poter finire il
resto del
sacchetto. E mettere a tacere il mio stomaco, che non aveva smesso di
soffrire
dall’inizio del pomeriggio.
Finito
lo snack, appallottolai il sacchetto in un pugno, e quel pugno lo
picchiai
contro il palmo dell’altra mano.
Ero
pronto, dovevo esserlo.
La
mia carriera come ninja aveva le ore contate.
Ma
lo stesso valeva per il Mascheratore.
Solo
per uno di noi due il tempo avrebbe continuato a scorrere.
|
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Capitolo 15 *** 15. ***
Choji's Last Chance
15.
Non
prestai molta attenzione a ciò che ficcavo nel piatto,
quella sera a cena. La
mia mente infatti era già proiettata a quello che avrei
dovuto fare da lì a un
paio d'ore.
Alle 21.00 circa Yori passò fra i tavoli, portando a tutti,
come già mi aveva
anticipato, delle tazze piene di camomilla bollente.
-Per un po' ci sarà questo come digestivo, bevete e non fare
altre domande- la
sentii sbottare ai bambini che stava servendo.
Quando arrivò da me, però, si addolcì
impercettibilmente.
-Grazie- mi bisbigliò in un orecchio, mentre mi porgeva la
tazza. Non aggiunse
altro, ma dal suo ammiccare capii lo stesso che si stava riferendo
all'"appuntamento" che avevo architettato per lei e Rokuro.
Non appena Yori fu passata oltre, presi la mia tazza di camomilla
ancora
fumante e me la sgolai tutta d'un fiato, ustionandomi di proposito:
così, con
la scusa di dover filare in bagno alla ricerca di acqua fredda, fui il
primo ad
uscire di corsa dalla mensa e risalire in dormitorio.
Una volta dentro, andai a prendere la torcia elettrica che avevo
nascosto sotto
il cuscino e l'accesi e spensi un paio di volte per vedere se
funzionava
ancora.
Per colpa di quel maledetto sonnifero me
la sono dimenticata accesa per due notti di fila... Mh, direi che va
ancora
bene.
Misi la torcia in tasca e mi sgranchii le nocche. Anche loro erano a
posto. Per
quella notte non avevo bisogno di nient'altro.
Sentii i passi degli orfani che stavano salendo. Veloce, nascosi il
pigiama tra
la rete e il materasso e, ancora vestito da capo a piedi, mi tuffai
sotto le
coperte. Quindi mi girai sulla schiena e mi puntellai sui gomiti, per
tenere il
busto leggermente sollevato in una posizione volutamente scomoda, che
mi
impedisse di prendere sonno.
Ero pronto.
...
Venti
o venticinque minuti più tardi, quando tutti i miei compagni
di dormitorio
avevano ormai smesso di parlare e non si sentiva altro che il loro
russare, mi
arrischiai a scendere dal letto. Non prima, però, di aver
concentrato un po' di
chakra nei piedi di modo da rendere i miei passi assolutamente
silenziosi.
Con molta delicatezza presi il mio borsone e lo nascosi sotto le
coperte, per
simulare alla bell’e meglio il mio corpo.
Uscito
dal dormitorio, mi diressi spedito al piano terra.
Il mio obiettivo è l'aula di
modellismo.
Questa volta conosco la strada, quindi non dovrei metterci
più di un paio di minuti
a raggiungerla... Ma no!
Come al solito avevo parlato troppo presto. Arrivato all'ultima rampa
di scale
mi bloccai, quando scoprii che la luce nell'atrio era ancora accesa.
Non osai
scendere di un altro gradino, ma chinandomi un poco riuscii comunque a
intravedere una persona in camicia da notte che camminava avanti e
indietro.
Yori.
Cosa diavolo... Ma certo, avrei dovuto
aspettarmelo! Se davano il sonnifero agli orfani, era per fare in modo
che non
si avventurassero in giro durante la notte. Senza sonnifero,
però, l'unico
sistema per esserne sicure è quello di sorvegliare le uscite
personalmente.
Tornai al secondo piano.
Cercare
di aggirare Yori è fuori
discussione, mi scoprirebbe subito. Non mi resta che un’altra
strada.
Quatto
quatto mi avvicinai alla scala a chiocciola che portava alle stanze
delle due
signorine, e per un secondo ne illuminai la cima con la torcia. Per mia
fortuna
non terminava direttamente nella loro camera, ma su un pianerottolo.
Se
vado su per di qua, attraverso il
ponte che collega le due torri e scendo dall’altra parte, il
tutto senza farmi
beccare, posso raggiungere lo stesso l’ala ovest. Proviamoci.
Cominciai
a salire. Arrivato in cima mi ritrovai in una stanzetta semicircolare,
con due
porta chiuse. Non ci fu bisogno di tirare a indovinare per capire quale
fosse
quella giusta: da dietro una di esse infatti si poteva sentire la voce
tutt’altro che calma della Signorina Hiromi.
-...quanto
manca alla fine della ronda? Oh, ancora troppo presto! Io voglio andare
a
dormire! Quante volte gliel’ho detto che ho paura a restare
sveglia di notte?
Sta...
parlando da sola?!
-E
poi è una vita che diamo la pozione soporifera ai nostri
poveri angeli. Si
saranno abituati ormai, no? No, Azumi dice che non basta mai, e adesso
che
l’abbiamo persa dobbiamo assicurarci di persona che quelle
dolci anime non
vadano in giro! Ma dove pensa che vadano? Là fuori
è un inferno! ...e un po’
anche qui dentro...
Se
avessi avuto tempo sarei rimasto volentieri ad ascoltare un altro
po’ delle sue
lamentele. Invece, approfittai proprio del suo borbottio per aprire e
richiudermi alle spalle la porta che dava sul ponte.
Nonostante
fosse stato costruito interamente in legno e non ci fossero piloni a
sostenerlo, quella specie di portico sospeso era piuttosto solido: non
solo
resisteva al mio peso, ma anche al freddo venticello notturno, che a
quell’altezza era ancora più pungente.
Se
ho appena superato la stanza della
Signorina Hiromi... significa che la Signorina Azumi
si trova nella torre davanti a me. E se anche
lei è sveglia come la sua collega, dovrò fare
ancora più attenzion...
-Che
ci fai qui?
Era
la voce della Signorina Azumi.
D’istinto
mi congelai sul posto e alzai le mani verso il soffitto.
-Che
ci faccio qui? Questa è camera mia!- sentii rispondere la
Signorina Hiromi.
-Ti
avevo detto di sederti sulle scale! Altrimenti come fai a sapere se
qualcuno è
passato di qui?
-Perché
so che non ce n’è bisogno! A nessuno dei nostri
amorini verrebbe in mente di
disobbedire al coprifuoco!
Abbassai
le braccia e mi voltai. Fortunatamente la Signorina Azumi si era
fermata a
parlare con la sua amica, ma sarebbe uscita anche lei sul ponte da un
momento
all’altro.
Senza
pensarci due volte scavalcai il parapetto, mi aggrappai a una
sporgenza, mi
dondolai un paio di volte e infine mi incollai con il chakra sotto il
pavimento
del portico.
-Cosa
devo fare con te... Comunque, stavolta hai ragione tu. Sono tutti nel
mondo dei
sogni, ho controllato e ho detto a Yori di andare anche lei a dormire.
-Buono
a sapersi! Ero un fascio di nervi!
-Esagerata...
Vabbe’, buonanotte Hiromi.
La
Signorina Azumi uscii in quel momento. Sentii i suoi passi lenti e
decisi
proprio sopra di me, quasi come se mi stesse calpestando. La sentii
entrare
nella sua torre. Pericolo scampato.
Potevo
risalire sul ponte, ma dopo quell’imprevisto non mi sentivo
più tanto sicuro di
voler rischiare.
...ehi,
in un modo o nell’altro sono
uscito all’aperto. Adesso posso rientrare nell’ala
ovest come avevo fatto ieri!
...e uno, e due, e... tre!
Mi
staccai dal ponte e caddi in ginocchio sul tetto
dell’orfanotrofio senza far
rumore. Da lì, raggiungere la facciata ovest e ritrovare la
finestra aperta che
avevo scoperto la sera prima fu una passeggiata.
Orientandomi
con la torcia, lasciai il dormitorio vuoto e polveroso e scesi al piano
inferiore, ma prima di procedere mi appiattii contro la parete delle
scale e
sporsi la testa verso il buio corridoio delle aule.
Non
c’era alcun filo di luce sotto la porta dell’aula
in fondo, quindi ne dedussi
che il Mascheratore non era ancora arrivato.
In
quella, una brutta prospettiva mi si parò davanti.
E
se il Mascheratore, proprio
stanotte, avesse deciso di restarsene a letto?
Mi
misi una mano tra i capelli, stringendo fino a farmi del male.
Perché non avevo
pensato a un’alternativa?
Calma
Choji, calma e sangue freddo. Se
quel killer non si presenta... Ecco! In sua assenza posso
tranquillamente
perquisire l’aula di modellismo in cerca di indizi! Problema
risolto!
Annuii
a me stesso ed avanzai. Due passi dopo, però...
No,
un momento! E se poi si presenta
davvero e io non me ne accorgo?
Mi
picchiettai la fronte con la torcia calda, come se quel gesto potesse
sbloccare
un’idea che mi era rimasta incastrata nel cervello. Invece,
l’illuminazione
arrivò quando posai lo sguardo sulla porta alla mia destra,
quella dell’aula
ricreativa.
Allora
farò in modo di accorgermene.
Dopo
aver predisposto la “trappola”, raggiunsi infine
l’aula di modellismo, dove la
notte precedente avevo scoperto il Mascheratore intento a... a lavorare
sulla
sua ultima maschera.
Implorando
mentalmente il mio stomaco di resistere a qualsiasi cosa avessi trovato
là
dentro, abbassai la maniglia, strinsi i denti, e puntai la luce della
torcia
sul banco al centro della stanza.
-...c-cosa?
Sul ripiano del banco trovai soltanto dei fogli di carta, tenuti fermi
da
matite, pennarelli e tubetti di colore. Sui fogli erano disegnati
schizzi preparatori
di svariate maschere, decine e decine di modi diversi con cui quel
maledetto
assassino avrebbe potuto trasformare il volto della sua ultima vittima.
Ma
non c'era alcuna traccia del volto in questione.
Il banco però era lo stesso su cui il killer stava
lavorando, non mi potevo
sbagliare: l'avevo riconosciuto dalla lampada da tavolo, ma soprattutto
dal
barattolo pieno di liquido trasparente in cui galleggiavano gli occhi
strappati
al bambino ucciso.
Con il cuore in gola passai in rassegna gli altri banchi dell'aula con
la luce
della torcia. Trovai altri colori, forbici, quaderni, costruzioni
incomplete,
ma nulla che assomigliasse a una faccia.
Restavano solo i mobili da controllare.
Cominciai da una cassettiera.
Aprii il primo cassetto dall'alto con un colpo secco. Vuoto.
Apri il secondo. Vuoto.
Aprii il terzo. Vuoto.
Aprii il quarto.
-!!!
A causa del brusco movimento, ben più di qualche goccia di
uno strano liquido
straripò fuori, finendo sul pavimento e sui miei piedi.
...temo... di aver trovato ciò che
cercavo.
Il
cassetto conteneva una bacinella quadrata, piena fino all'orlo dello
stesso
liquido in cui erano conservati gli occhi. Sul fondo, la faccia del
bambino
assassinato. O meglio, quello che ne restava: nient'altro che un disco
di
pelle, schiacciato e stirato, con cinque buchi, che un tempo dovevano
essere
gli occhi, le narici e la bocca, stretti e cuciti con del filo di ferro
per
restare chiusi.
Dei lineamenti umani originali, qualunque essi fossero stati, non era
rimasto
nulla.
Anche se mi ero preparato da giorni, quella terrificante visione
riuscì lo
stesso a farmi sentire molto male.
In quell'istante un fischio acutissimo riecheggiò per tutto
il corridoio, e la
mia nausea si tramutò in rabbia.
La trappola è scattata! Sta
arrivando!
Mi girai verso l’uscio, spensi la torcia, la misi tra i denti
e mi inginocchiai,
pronto ad attaccare.
Non
appena sentii la porta dell’aula aprirsi, senza esitazione
scattai in avanti ed
atterrai la persona che stava entrano con una testata in pieno stomaco;
entrambi rotolammo nel corridoio, e alla fine della colluttazione fui
io ad
avere la posizione di vantaggio. Mentre con una mano mi assicuravo di
bloccare
la gola del nemico, con l’altra ripresi la torcia e gli
puntai la luce dritta
in faccia.
Purtroppo,
mi attese una delusione.
-I-Iwao?!
-Levati di dosso, razza di pachiderma!
Non avendo tempo di offendermi per l’insulto, obbedii e gli
permisi di
rialzarsi.
-Iwao, tu non dovresti essere qui...
-Se è per questo nemmeno tu! Sei stato tu a mettere questo
coso davanti alle
scale?- sbraitò, agitando davanti al mio naso il rumoroso
pollo di gomma con
cui avevo fatto conoscenza la notte prima.
-Sì,
l’ho messo io... No, fermati!
Troppo
tardi: per sfogare la rabbia Iwao aveva dato un morso così
forte da aprirlo in
due, rendendolo inutilizzabile.
-Iwao... Non so perché tu sia qui, ma devo chiederti di
andar...
-Invece lo sai benissimo, Choji! O forse speravi che io lasciassi
correre, dopo
tutte quelle balle che hai raccontato a Nana?
-Nana... Hai sentito la nostra conversazione?
-No. È stata lei a dirmi tutto, durante la cena. Nana non
è capace di mantenere
i segreti, con me.
-...che cosa le hai fatto?
Iwao sembrò cadere dalle nuvole.
-Cosa ho fatto... a Nana? Niente, che domanda stupida! È a
te, invece, che
volevo dire due paroline. Avevo intenzione di svegliarti di soprassalto
per
convincerti con le buone a stare lontano dai miei affari privati. Ma
invece di
te, nel tuo letto, ho trovato tutt'altro, e sono uscito per cercarti.
Dannazione -S-sei passato dalle
torri
delle due Signorine per arrivare qui, giusto? Le hai svegliate?
-Lo farò adesso, così potrò dir loro
quante altre infrazioni al regolamento hai
commesso oggi! Intromissione notturna nell'ala ovest, diffusione di
terrore
negli altri orfani... Ne avrò di cose da raccontare!
-...diffusione di terrore?
-Non fare il finto tonto! Hai terrorizzato Nana quasi a morte, con
quella
storia che io potrei morire se continuassi a mangiare di nascosto!
-Quella... quella è la verità, Iwao! Devi
credermi!
-Vuoi che ti creda? Dammi una spiegazione convincente, allora!
Mi morsi il labbro inferiore.
-Io... Io non... Iwao, i tuoi muscoli! Le tue vene! Non ti sei mai
chiesto
perché sono così grossi e sproporzionati? Dammi
retta, prima o poi finiranno
per ucciderti, se tu non...
Iwao mi interruppe con una grassa risata.
-Ho capito, sai? Tu sei solo invidioso del mio bel fisico, che fa
sembrare il
tuo lardo ancora più imbarazzante! Dai, ammettilo!
Beh, stavolta fu molto più difficile riuscire a ignorare
l’insulto! Ero ad un
passo dal mangiarmelo vivo... ma, guardandolo bene, trovai un modo
migliore per
togliergli il sorriso dalla faccia.
-Iwao, tu sei orgoglioso del tuo fisico?
-...eh? C-certo, ma questo cosa...
-E allora, perché fai di tutto per nasconderlo? Alle terme
sei rimasto quasi
tutto il giorno a mollo, e tutti gli altri giorni indossi vestiti
imbottiti e
più grandi della tua taglia- e con un gesto indicai il
pigiamone
extra-extra-large che indossava -come lo spieghi, questo?
L'avevo punto sul vivo. Mi bastò guardarlo negli occhi per
capirlo.
-Choji... Tu... SIGNORINA AZUMI!!!
Iwao si girò improvvisamente e cominciò a
correre. Lasciando cadere la torcia,
con un tuffo gli afferrai le gambe e lo placcai in mezzo al corridoio,
quindi
gli afferrai il colletto e i pantaloni del pigiama, mi rialzai e con un
calcio
spalancai la porta più vicina, quella dell'aula di lettura.
Lo chiuderò qui dentro,
così non mi darà
fastid...!
Con
una velocità che non avevo preso in considerazione Iwao
rovesciò la presa, e fu
lui a scaraventare me nella stanza buia: incocciai contro quella che
sembrava
una poltrona, la scavalcai con una capriola involontaria e crollai
supino sul
pavimento. Iwao entrò accendendo la luce e, senza darmi il
tempo di muovermi,
mi premette un piede su una guancia; non pago, lo vidi raccogliere la
poltrona
rovesciata accanto a me e sollevarla.
-C-cos'hai intenzione di fare, Iwao?!
-Non... Gnnn... Temere... Non ti farò del male! Te la
appoggerò sopra
delicatamente!
Iwao tenne alzata la poltrona sopra la testa per qualche altro secondo,
sfiorando il soffitto. Con la coda dell’occhio mi accorsi che
lo schienale
aveva urtato contro il rivestimento del lampadario.
-Iwao, attento!!!
-Attento a co...
La
plafoniera si staccò, cadendogli dritta in testa. Libero
dalla sua presa, mi
rialzai velocemente e lo spinsi via, per evitare che anche la poltrona
gli
crollasse addosso.
Purtroppo,
non riuscii a impedire il conseguente fracasso.
-Accidenti!
Hai visto cosa stavi combinando? ...Iwao?
Non
mi rispose. Preoccupato, lo adagiai sul pavimento e gli esaminai la
testa.
Aveva ricavato solo un bernoccolo.
Meno male, è solo svenuto... Non
è così
che volevo metterlo fuori gioco, ma l'importante è che non
mi darà fastidio.
-Ti ha fatto male, Choji?
Davanti
all’uscio era appena comparso Isoka, pure lui in pigiama e
scalzo.
Superato lo spavento, lo spinsi dentro e richiusi in fretta la porta.
-Cosa
ci fai qui, Isoka? Perché non sei a letto?- gli sussurrai,
provando al contempo
a smetterla di ansimare.
-Ecco, io... Non riuscivo a prendere sonno... Per caso ho sentito Iwao
che
bisbigliava qualcosa a proposito di fartela pagare, poi l'ho sentito
uscire dal
dormitorio... L'ho seguito...
-E ti sei ficcato in un bel guaio arrivando fin qui- lo sgridai -ma
forse fai
ancora in tempo a tornare nell'ala est prima che ti scoprano. Aspettami
qui,
recupero la mia torcia e ti accompagno.
-D'accordo... Ma prima dimmi, Choji, perché...
-...perché sono qui anch'io? Lo ammetto, ho voluto giocare a
fare l'esploratore
notturno. Ma, eh eh, adesso mi sono reso conto che non è
stata una grande
idea...
-Forse è colpa mia, Choji.
-Uh?
-Ma sì- farfugliò Isoka, distogliendo lo sguardo
da me -ti ho contagiato con la
mia... "propensione a infrangere le regole", come dice sempre la
Signorina Azumi...
Gli posai una mano sulla testa con delicatezza e gli sorrisi, riuscendo
a
tranquillizzarlo.
-Non dirlo neanche per scherzo, Isoka. Vado e torno!
Uscito dalla stanza corsi a testa bassa in fondo al corridoio, e per
prima cosa
richiusi la porta dell'aula di modellismo. Non potevo permettere che
qualcuno
per sbaglio vedesse l'orrendo spettacolo all'interno.
Raccolsi
la torcia, che avevo perso durante la colluttazione con Iwao, e mi
voltai.
Per
un istante, con il fascio di luce illuminai l’inizio del
corridoio.
Appena
in tempo per vedere un’ombra, o forse due, correre
giù per le scale.
-Contrordine,
Isoka! Dobbiamo nasconderci subito!- dissi al mio piccolo amico, col
cuore in
gola -mi è sembrato di vedere qualcuno che scendeva al
pianoterra.
-COSA?! S-sei sicuro? Se hai detto che ti è s-sembrato...
-La prudenza non è mai troppa. Vediamo un po'...
Esaminai
velocemente la stanza, alla ricerca di qualcosa dentro o sotto cui
poter
nascondere una persona. Un grande divano addossato a una parete e
coperto da un
telo che sfiorava il pavimento attirò subito la mia
attenzione.
-Ecco, lì è perfetto!
-Intendi dire... SOTTO il divano?- obiettò Isoka -in due non
ci staremo mai!
-Appunto. Lì sotto ci metterò Iwao.
-Ah, capisco... Aspetta un secondo, Choji! Sei impazzito?!
-Niente affatto- risposi semplicemente, mentre afferravo Iwao per un
braccio e
una gamba per trascinarlo -anche lui come noi rischia di essere
scoperto.
-A-appunto! Se la Signorina Azumi lo trova qui dove non dovrebbe
essere,
finalmente anche lui saprà cosa vuol dire stare in punizione!
Potrebbe accadergli qualcosa di peggio se
a trovarlo fosse il Mascheratore, ma questo a Isoka non posso
spiegarlo... -...Isoka,
credimi, anch'io vorrei che lui
pagasse per le sue prepotenze una volta o l'altra. Ma penso che
aiutarlo sia la
cosa giusta da fare. Vedi...
Dopo aver spinto con un piede Iwao sotto il divano per nasconderlo a
dovere, mi
voltai e mi chinai per guardare Isoka negli occhi.
-...se tutto andrà bene, quando si sveglierà e
scoprirà che l'ho nascosto per
proteggerlo dalla punizione, capirà di avere un debito di
riconoscenza nei miei
confronti.
-E questo basterà a convincerlo a comportarsi meglio, almeno
con te?
-Temo di no, ma sperare non costa nulla!
Isoka si schiaffò una mano sulla fronte, ma allo stesso
tempo non riuscì a non
ridacchiare.
-...bene, adesso tocca a noi nasconderci. Hai qualche idea, Choji?
-Una. Vieni con me.
Presi Isoka per mano e insieme uscimmo, non prima di esserci ricordati
di
spegnere tutte le luci.
-Non andiamo in un'altra aula?- mi chiese in un sussurro, quando si
accorse che
lo stavo conducendo al piano di sopra.
-Quella di modellismo è troppo lontana, mentre in quella
ricreativa non puoi
metterci piede senza rischiare di far rumore... Ecco, siamo
già arrivati- e gli
indicai le due porte alla nostra destra -che ne dici dei bagni? Non
è il
massimo della comodità, ma...
-Per me va benissimo, Choji. Io vado in quello di destra e tu in quello
di
sinistra, d'accordo?
-D'accordo. Quando siamo sicuri che il pericolo sia passato
verrò a
riprenderti.
Annuendo, Isoka entrò, lasciando a me il compito di
richiudere la porta. In
realtà, sarei tornato il prima possibile nell'aula di
modellismo per finire di
perquisirla. Questa era la mia intenzione.
Poi
però vidi un cono di luce scendere dalle scale a chiocciola.
Ma
hanno tutti l'insonnia, stanotte?!?
Immediatamente mi tuffai nel bagno di Isoka, che nel vedermi ruzzolare
dentro
sobbalzò dallo spavento.
-Choji, che sta...
Gli feci segno di stare zitto e tenersi lontano, quindi accostai un
occhio al
buco della serratura per vedere chi stava arrivando ancora.
...Yori!
Anche lei come me aveva una torcia elettrica con cui orientarsi. Per
mia
fortuna non si fermò a controllare ogni stanza, ma
proseguì dritto.
-C'è mancato poco- sospirai -scusami se ti ho spaventato,
Isoka.
-Chi era?
-Yori. ...vado a vedere cosa sta facendo. Aspettami qui, torno subito.
-V-Va bene... Choji, stai attento, ti prego.
Gli rivolsi un pollice alzato per rassicurarlo, quindi mi gettai -in
punta di
piedi- all'inseguimento di Yori.
La
seguii fino al pianterreno, la stessa direzione presa dalle ombre che
avevo
intravisto. Con molta cautela mi fermai sui primi due gradini delle
scale e
sbirciai oltre l’angolo. Yori si era fermata davanti alla
porta della palestra.
Era chiusa, proprio come l’avevo lasciata io la notte
precedente, ma c’era
comunque qualcosa di diverso. Con la sua torcia Yori stava esaminando
una presa
d’aria nel muro, accanto alla porta e vicina al pavimento:
era stata divelta,
segno evidente che qualcuno si era intrufolato in palestra passando da
lì.
-Oh,
no...- borbottò Yori, che subito di mise a sciogliere i nodi
della fune che
teneva bloccata la porta.
Dopo
aver gettato la fune da una parte, la vidi spalancare l’uscio
ed entrare in
palestra, senza però accendere le luci.
Attesi
un paio di minuti, quindi mi arrischiai ad entrare anch’io.
Dentro era
completamente buio, fin troppo.
Non
l’ho vista uscire, quindi dev’essere
andata negli spogliatoi.
Accesi
la torcia.
-Beccato.
Ti facevo più scaltro, Choji.
...
...
...
Per farmi
perdonare il ritardo, il prossimo capitolo sarà pubblicato
già il 29 dicembre ^_^
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Capitolo 16 *** 16. ***
Choji's Last Chance
16.
Le
luci al neon della palestra si accesero una dopo l’altra. Mi
voltai di scatto e
accanto agli interruttori ritrovai Yori, con in volto
un’espressione tutt’altro
che amichevole.
-Se
sai che qualcuno si è infiltrato di nascosto in questa
stanza, perché andare a
cercarlo quando puoi aspettarlo tranquillamente davanti
all’unica via di fuga?-
mi disse, con una specie di sorriso che a malapena nascondeva la sua
rabbia.
-G-già,
è logico... Yori, p-permettimi di spiegare tutto... Non sono
io quello che è
entrato in palestra!
-...
-Cioè,
quello che ci è entrato attraverso la presa
d’aria! Non riuscirei mai a
passarci! Eh eh eh, ehhh... Sì, lo so che ho infranto il
regolamento venendo
qui, ma lascia che ti spieghi! Non riuscivo a prendere sonno,
così sono andato
in bagno, e in quel momento ti ho intravista mentre salivi! Mi sono
insospettito
eOUFF!!!
Con
uno scatto felino Yori mi raggiunse e mi strattonò per il
collo della
maglietta, impedendomi di sparare altre ridicole scuse.
-Ti
sei insospettito al punto da perdere tempo a rivestirti da capo a
piedi?-
sibilò squadrandomi dall’alto in basso -no, io so
qual è la verità. Tu ti sei
infiltrato nell’ala ovest molto prima che arrivassi io.
Quello che non capisco
è... perché?
-Perché...
Lo ammetto, Yori. Volevo esplorare l’ala ovest. Ero curioso,
tutto qui. Mi
dispiace.
Yori
lasciò la presa. Subito dopo, mi assestò un
ceffone che riecheggiò dappertutto.
-Ecco
cosa ci guadagno ad aprire il mio cuore a qualcuno. Quando mi sono
confidata
con te l’altra sera ero davvero convinta che tu volessi farmi
sentire meglio...
Che il mio stato d’animo, per te, fosse la cosa
più importante... E invece
eccoti qui, a giocare all’esploratore di luoghi abbandonati
perché incuriosito
dalla mia storia del mistero. Cosa pensavi, che essere a conoscenza dei
miei
segreti ti desse il diritto di ficcarci il naso ancora più a
fondo?
-I-io...
Yori, hai ragione nel dire che ho trattato i tuoi segreti come una
specie di
gioco. Ma io l’altra sera volevo davvero farti stare meglio
quando ti ho
sentita piangere, credimi!...
-Non
ne ho più voglia, Choji.
Yori
alzò un braccio, per indicarmi l’uscita.
-Adesso
torna a letto, ci sono altri due curiosoni come te che devo beccare con
le mani
nel sacco. E no, non accetterò il tuo aiuto per trovarli
più in fretta, se è
ciò che stai pensando.
A
testa bassa marciai verso la porta. Fermandomi, prima di varcarla.
-Io
vado, Yori. Ma prima, esigo sapere perché tutte le sere fate
bere del sonnifero
agli orfani.
-!!!
Presa
dal panico Yori corse subito a tapparmi la bocca.
-Shhh!
Ti ho appena detto che c’è qualcun altro nascosto
in palestra, se ti ha sentito
sono guai!
-Ops,
non ci avevo pensato... Quindi lo ammetti, Yori!
-Sì,
lo ammetto. Diamo del sonnifero a tutti, ogni sera, così
siamo sicure che a
nessuno venga in mente di fare una scampagnata notturna e mettersi in
pericolo.
-Non
avete paura che qualche bambino possa sentirsi male?
-No.
Le due Signorine hanno scelto apposta un sonnifero speciale, potente ma
innocuo
al tempo stesso, a cui è impossibile assuefarsi. Ecco
perché lo somministriamo
ogni sera. In ogni caso, è da quando
l’orfanotrofio è stato fondato che non
sono stati riscontrati malesseri.
-Aspetta,
dalla fondazione? Pensavo che aveste cominciato a usarlo solo dalla
chiusura
dell’ala ov...
Un
fracasso infernale ci fece sobbalzare e voltare entrambi.
Il
cesto di metallo contenente i palloni per giocare era stato rovesciato.
Da
qualcuno che vi era rimasto nascosto dietro tutto il tempo.
-Nao?!-
esclamai.
-Non
muovere un muscolo, Choji! Lo prendo io!
Evitando
agilmente i palloni sparpagliati per tutto il campo Yori raggiunse il
piccolo
spione, lo agguantò e lo tenne ben stretto.
-Ti
ho preso, monellaccio!
-Gnnn...
Non farmi del male, ti prego!- implorò lui, cercando di
divincolarsi -e va
bene, confesso! Volevo vedere i ratti da vicino! Ero curioso! Ma non
avevo
intenzione di liberarli, lo giuro! Poi però ho visto che non
c’era nessun
ratto, e mi sono incuriosito ancora di più! Ho rotto la
grata, lo so, ma prima
di andarmene l’avrei rimessa a posto, lo giuro! Prometto che
non dirò a nessuno
che in realtà non ci sono ratti, sarà il nostro
segreto!...
-Dacci
un taglio e dimmi dov’è la tua sorellina.
-Naoki?
Lei non c’entra niente, sono venuto qui tutto solo...
-Raccontala
a qualcun altro, io stessa ho visto Naoki uscire dal dormitorio
femminile!
Pensavo fosse andata semplicemente in bagno, ma non vedendola
più tornare sono
uscita a cercarla. Per sicurezza ho cominciato a cercare
nell’ala ovest, e...
-E
invece non hai pensato di controllare per prima cosa il bagno? Naoki
potrebbe
essere ancora lì, sai?...
Il
battibecco fra quei due avrebbe potuto andare avanti
all’infinito. Stavo
cominciando a pensare che Nao avesse scatenato tutta quella confusione
apposta
per distrarci...
D’istinto
mi voltai. Naoki era appostata proprio dietro l’uscita,
indecisa se scappare o
restare per non abbandonare il suo fratellone. Non appena i nostri
sguardi si
incrociarono, la piccola si ritrasse subito.
-Eccola
là! Ci penso io a lei, Yori!
-Choji,
ti ho detto di non muoverti! E tu Nao, vuoi stare un po’
fermo?
Muovendomi
goffamente per non inciampare nei palloni corsi fuori dalla palestra e
partii
all’inseguimento di Naoki, che mi portò di nuovo
al piano di sopra.
-No,
non da quella parte!
Invece
di proseguire dritto Naoki aveva svoltato nel corridoio a sinistra,
finendo sì
in un vicolo cieco, ma anche pericolosamente vicino all’aula
di modellismo. Rallentando
il passo, la raggiunsi.
-Resta
ferma dove sei, Naoki... e non avere paura, né io
né Yori ti faremo del male.
Nonostante
le mie parole, la bambina si raggomitolò su sé
stessa e cominciò a tremare.
-Ascoltami,
piccolina- sospirai -tu e tuo fratello avete fatto una cosa molto
grave, ma non
è la fine del mondo, credimi. Anche se qui sono abbastanza
severi, puoi
comunque stare tranquilla. Non verrete abbandonati in mezzo al bosco.
Sarete
perdonati. Certo, nel mio caso sarà difficile visto che ho
già commesso
parecchie infrazioni al regolamento... Ma tu non hai nulla da temere.
Se sei
dispiaciuta e desideri continuare a vivere qui, al sicuro, le cose
torneranno
alla normalità più in fretta di quanto tu creda.
Coraggio, torniamo di sotto.
Mi
inginocchiai e le porsi una mano, rivolgendole un sorriso che speravo
la
rassicurasse. Nello stesso istante, però, posai a terra la
torcia e tenni
pronta l’altra mano, nell’eventualità
che Naoki volesse scappare di nuovo.
E
in effetti fu ciò che accadde, solo che accadde con un
secondo di anticipo.
Come
se avesse capito le mie intenzioni, la piccola rotolò nello
spazio tra il mio
corpo e la mano con cui avevo tenuto la torcia e riprese a correre,
questa
volta verso le scale del secondo piano.
Maledizione!
Per
un attimo, pensai di smettere di inseguirla e continuare
l’indagine. Ma solo
per un attimo: ormai l’atteggiamento di Naoki era diventato
fin troppo sospetto
per essere ignorato.
Ma
quanti chilometri sto facendo
stanotte? ...acc!!!
Purtroppo
per colpa della fretta mi ero scordato di nuovo della torcia: quando
arrivai
alle scale inciampai in un gradino sbeccato e finii disteso faccia a
terra sul
pianerottolo, e come se non bastasse sentii qualcuno saltarmi sulla
schiena.
-Oh...
scusa, Choji...
Era
la vocina di Naoki. A quanto pare aveva deciso di cambiare ancora
direzione.
E
adesso si può sapere perché ha fatto
marcia indietro...
-Stasera
c'è troppo movimento per i miei gusti! Come faccio a dormire
se non riesco a
stare calma? Azumi mi ha condizionata, è tutta colpa sua!
Quell’altra
voce apparteneva invece... alla Signorina Hiromi. E veniva dal secondo
piano.
Strisciai
silenziosamente come un lombrico fino in cima alle scale e mi sporsi il
minimo
indispensabile, per vedere cosa stesse facendo. In una mano, la donna
teneva una
lanterna, che illuminava a malapena fino a un metro di distanza;
nell'altra
mano teneva invece un mazzo di chiavi, con il quale stava chiudendo la
porta di
uno dei due dormitori.
-Ecco,
fatto! Così nel caso ci sia davvero qualche nottambulo che
vuol fare il furbo,
ma continuo a dubitarne, lo intrappolo così poi vado a
dormire tranquilla! Ecco,
chiusa pure questa!
Aveva appena chiuso a chiave anche l’altro dormitorio, e ora
stava passando ai
bagni. Sussultai.
...Isoka!
A meno che non se ne fosse andato nel frattempo, Isoka stava per essere
chiuso dentro.
E io non potevo far nulla per impedirlo senza che la Signorina Hiromi
mi
vedesse.
Tornerò
dopo a liberarlo. Adesso
devo... cosa devo fare, adesso? Ormai Naoki sarà scappata
chissà dove... non mi
resta altro da fare che tornare nell’aula di modellismo.
Silenzioso
come un gatto ridiscesi al primo piano, e trovai il corridoio
completamente
buio.
Questo
dettaglio mi fece allarmare.
La
torcia... L’avevo lasciata accesa,
ne sono sicuro! Qualcuno è passato di lì e
l’ha presa!
Avanzai,
camminando rasente alla parete. A pochi passi dalla porta
dell’ultima aula,
inavvertitamente diedi un calcio a qualcosa che rotolò fino
in fondo al
corridoio, colpì il muro producendo un rumore secco e si
riaccese.
Ah, si era solo spenta. Non credo
però
che le batterie dureranno ancora.
Raccolsi
la torcia, la scossi un paio di volte, e rientrai.
Che... Che diavolo è successo qui?!?
L’aula
non era affatto come l’avevo lasciata.
Il
cassetto in cui avevo rinvenuto la faccia della vittima era vuoto.
Così
come il banco di lavoro, che inoltre era stato spostato dalla sua
posizione
iniziale.
Dappertutto
si sentiva puzza di bruciato.
Il
motivo era al centro della stanza, sul pavimento: si trattava di un
sacco di
plastica nero, bruciacchiato e leggermente umido. Pareva proprio che il
Mascheratore avesse voluto sbarazzarsi del suo lavoro accendendo un
falò.
Mi
avvicinai per controllare meglio, ma proprio in quel momento la luce
della
torcia, già debole, sparì del tutto.
No,
non adesso! Riprenditi!
La
scossi e la sbattei più volte, ma ormai non c’era
più nulla da fare. Così,
rassegnato, mi voltai e alzai un braccio per cercare
l’interruttore.
Nel
buio, qualcuno attanagliò il mio
polso.
Altre
dita si strinsero con forza a una mia spalla, stritolandomi un nervo.
Un
calcio colpì in pieno il mio stinco destro, facendomi
crollare in ginocchio.
La
gamba sinistra subì uno sgambetto, e mi ritrovai con la
schiena a terra.
Non
vedevo né sentivo nulla. Solo di una cosa ero certo: nel
giro di pochi secondi,
se non avessi fatto subito qualcosa, sarei morto.
Il
mio aggressore lasciò la presa sul mio polso e
passò a stringermi il collo,
mentre l’altra mano era ancora premuta sul nervo.
Con
le mani libere provai a colpirlo, ma non un solo pugno andò
a segno. Il
Mascheratore teneva la testa a debita distanza.
Improvvisamente
lasciò la presa sul nervo, e tutte e dieci le sue dita erano
ora strette
attorno al mio collo. Non riuscirono però a circondarlo del
tutto, per quanto
era grosso. Sperando che quel dettaglio l’avesse colto di
sorpresa, usai le
mani libere per stringere le sue braccia e tentare di allontanarle da
me.
Nello
stesso istante, però, l’aggressore
passò a premere entrambi i pollici sulla mia
gola. Voleva perforarmela.
Allora
infilai le mie braccia tra le sue, e le spalancai con tutte le mie
forze. Non
appena sentii che la sua mano destra stava perdendo la presa, spinsi
entrambe
le braccia in quella direzione, riuscendo a sbilanciarlo. Provai anche
a capovolgere
la posizione, ma il mio avversario me lo impedì aumentando
ancora di più la
presa alla gola.
Entrambi
rotolammo avvinghiati l’uno all’altro sul
pavimento, finché con la mia schiena
non urtai contro qualcosa di metallico.
La
lampada!
Lasciando
alla mano destra il compito di tenere a distanza il braccio libero del
Mascheratore, col sinistro cercai di afferrare la lampada. Ne toccai la
base,
ma soprattutto sfiorai il tasto per accenderla. Lo premetti.
Sfortuna
volle che la lampadina fosse puntata contro il muro. Senza perdere
altro tempo
la presi e la girai per puntarla contro il mio aggressore, ma prima che
riuscissi a vederlo in volto quello mi assestò una
ginocchiata in pieno
inguine.
Strinsi
i denti per non farmi sopraffare dal dolore, e ripresi subito possesso
della
lampada: evidentemente il killer non si era aspettato quella mia
reazione,
poiché mi lasciò andare e uscì dalla
stanza veloce come un lampo, evitando per
un pelo che il fascio di luce lo illuminasse.
-Non...
Non sfuggirai, bastardo!
Ruggendo
di rabbia mi rialzai e mi fiondai fuori. A metà della mia
corsa, però, andai a
travolgere Iwao e la Signorina Hiromi, fermi davanti all’aula
di lettura.
Grazie al riverbero della lanterna della donna intravidi una figura
umana che,
strisciando attaccata al soffitto, stava salendo di sopra.
La
persi brevemente di vista mentre salivo le scale, ma udii distintamente
il
rumore di una porta che veniva sfondata e, quando giunsi al secondo
piano e
sentii uno spostamento d’aria alla mia sinistra, senza
esitazione entrai nel
primo dormitorio e schiacciai l’interruttore della luce con
tutto il palmo. I
secondi impiegati dal lampadario per accendersi mi sembravano infiniti.
Forza,
forza... ?!
Era
vuota.
Guardai
il soffitto, il pavimento, i muri, la finestra sbarrata.
Niente.
Il
Mascheratore non era mai entrato in quella stanza. Mi aveva depistato.
Sono
un idiota, un idiota! ...no, non
può finire in questo modo!
Stavo
già per voltarmi e riprendere a correre...
-I giochi sono finiti, Choji.
...quando trovai la mia strada sbarrata dalla Signorina Azumi.
Nonostante fosse in tenuta da camera e avesse i capelli nascosti in una
cuffia,
non aveva perso un briciolo della sua aria intimorente.
-Sono
ben quindici anni che gestisco questo orfanotrofio- disse, fissandomi
con occhi
spalancati dalla rabbia -e mai, mai mi è capitato di
ospitare un delinquente
della tua risma.
Deglutii.
Cosa mi restava da fare? Dovevo dire a tutti che avevo scoperto un
assassino,
col rischio di diffondere il panico? Rivelare la mia vera
identità, col rischio
che il Mascheratore, dovunque egli si fosse nascosto in quel momento,
sarebbe
uscito per prendere in ostaggio uno degli orfani e impedirmi di
attaccarlo?
-Signorina
Azumi, io ho...
-SILENZIO!
Quell'urlo
improvviso mi spaventò a tal punto che arretrai di un passo,
inciampai nella
porta scardinata del dormitorio e caddi miseramente col sedere per
terra.
Per nulla impensierita dalla mia caduta la donna si chinò su
di me e continuò a
gridare, talmente forte che potevo sentire il suo alito sulla mia
faccia.
-È
così che ripaghi la mia ospitalità, la mia
comprensione, il mio perdono per quello
che hai fatto alle terme? Pensavo di essere stata chiara: anche se
questa è la
tua casa non significa che sei libero di fare quello che passa per la
tua mente
da teppista! ...ma a quanto pare ho solo sprecato il mio fiato. Oppure
non mi
sono spiegata bene, chi lo sa. Magari ti sei convinto che puoi
infrangere tutte
le regole che vuoi e potrai sempre passarla liscia ogni volta scontando
sempre
la stessa punizione? Beh, NON È COSÌ!
C’è un limite ad ogni cosa, e tu sei
già
ad un passo dal superarlo. Vediamo: violazione del coprifuoco,
intromissione in
un’area severamente vietata agli ospiti, danneggiamento di
proprietà...
-Signorina
Azumi, ci aggiunga anche aggressione e diffusione di panico!
In
quel momento si accese la luce nel corridoio, e da dietro
l’uscio vidi spuntare
Iwao, con una mano sul bernoccolo e l’altra alzata in un
gesto trionfale.
Subito dietro di lui, la Signorina Hiromi.
-Lo
vuole sapere cos’ha fatto Choji? Io volevo solo convincerlo a
tornare di là per
evitare una punizione, e lui mi ha colpito alla testa con un
lampadario! E ha
anche provato a spaventarmi a morte con delle storie al limite
dell’assurdo! Le
vuole sentire?
-Per
adesso non mi interessano. ...a proposito, sei in punizione anche tu,
Iwao.
-C-c-cosa?!
-Anche
tu hai infranto il regolamento trovandoti qui, mio caro. Mmm... La tua
presenza
mi porta a pensare che qualcun altro stanotte si sia svegliato e abbia
voluto seguire il vostro
esempio.
Dicendo
questo la Signorina Azumi tornò a fissarmi.
-Sei
venuto qui tutto solo, Choji? Sii sincero, dire una bugia non
migliorerà la tua
posizione.
Non
dissi nulla. A dire il vero, non avevo nemmeno seguito più
di tanto la loro
conversazione. Il mio sguardo però si spostò
involontariamente sulla porta di
fronte, quella del bagno in cui avevo chiesto a Isoka di nascondersi:
la cosa
non sfuggì alla Signorina Azumi.
-A-ah!
Hiromi, per favore, passami la chiave di questa porta.
-Subito,
Azumi.
La
direttrice aprì la porta ed entrò richiudendosela
alle spalle. Speravo che
Isoka avesse fatto in tempo a svignarsela, ma pochi secondi dopo la
voce della
Signorina Azumi infranse le mie speranze.
-Guarda
guarda chi abbiamo qui. La cosa non mi sorprende. Hiromi, per favore,
accompagna Iwao e Choji nell’atrio e aspettami lì.
Io devo scambiare quattro
parole in privato con il nostro incorreggibile piccolo demonio.
-V-va
bene, Azumi... Avete sentito, bambini? Seguitemi, e per
l’amor del cielo, state
buoni...
Senza
dire altre parole, la Signorina Hiromi, Iwao ed io scendemmo le scale.
L’unico
rumore che sentimmo era quello di un altro sonoro schiaffo, seguito dal
pianto
disperato di Isoka.
...
-Signorina
Hiromi?!- esclamò Yori dal pianterreno, non appena ci vide
scendere -che cosa è
successo?
-È
successo- rispose Iwao, dandomi una spallata mentre mi passava davanti
-che per
colpa di questo enorme deficiente adesso sono in punizione! E tu invece
che ci
fai qui? Dov’eri mentre rischiavo la vita? Se non mi fossi
risvegliato in tempo
avrei rischiato di restare chiuso dentro un’aula per
chissà quanto tempo!
A
quelle parole la Signorina Hiromi abbassò il capo e
arrossì violentemente per
la vergogna.
Anche
Yori arrossì, ma per la rabbia.
-Non
ti permettere di parlarmi così! Io non ne sapevo nulla!
Choji, perché non mi
hai detto... Aaah, lasciamo perdere! Signorina Hiromi, per caso la
Signorina
Azumi ha dato qualche disposizione?
-N-no...
Mi ha solo detto di aspettarla nell’atrio, insieme a quelli
che hanno
disobbedito al coprifuoco, tutto qui.
-Ah,
capisco. Iwao, Choji, andate a spostare le librerie. È un
ordine.
Obbedii,
tenendo lo sguardo basso. Iwao ne approfittò per darmi
un’altra spallata a
tradimento. La subii senza controbattere. Alle mie spalle, sentii Yori
dire a
qualcuno di alzarsi e muoversi: con la coda dell’occhio vidi
che si stava
rivolgendo a Nao e Naoki, seduti uno accanto all’altra sul
pavimento, di fianco
alla porta della palestra di nuovo sigillata.
Forse
Yori è stata impegnata ad
inseguire Naoki per il resto del tempo, ecco perché non
è più venuta a
cercarmi...
Dopo
aver spostato da una parte le due librerie che bloccavano il passaggio,
ci
riunimmo tutti nell’atrio.
La
Signorina Hiromi, ancora sconvolta, si sedette alla scrivania ed
incrociò le
dita, come in preghiera.
Nao
e Naoki, l’uno che teneva stretto l’altra, si
accucciarono sul pavimento,
accanto alla parete.
Yori
si appoggiò con la schiena ad un’altra parete,
incrociò le braccia e chiuse gli
occhi.
Iwao
si mise a camminare in cerchio, alzando e abbassando i pugni per
trattenere il
nervosismo.
Io
ero in piedi, immobile come una statua, al centro della stanza. E
fissavo
l’orologio a pendolo.
Segnava
un quarto d’ora a mezzanotte. Minuto più, minuto
meno.
Sentii
un dolorosissimo groppo in gola.
C’è
ancora tempo... Ma chi voglio
prendere in giro?! Ho fallito! Ho perso! Avevo il killer a portata di
mano e me
lo sono lasciato sfuggire come un idiota! Di cosa mi meraviglio, poi?
Io SONO
un idiota! E adesso... Per colpa mia... Dannazione!!!
Mi
nascosi il viso tra le dita, bagnandole di lacrime.
Ecco,
ci mancava solo che mi mettessi
a piangere! Potrei essere più patetico?
Staccai
subito le mani dalla mia faccia, disgustato di me stesso, e mi asciugai
con un
avambraccio.
...mh?
Non
ce ne fu bisogno. Il mio viso si era già asciugato dopo che
l’avevo toccato con
le mani.
Mi
sono sbagliato, non sto
piangendo... Eppure...
Guardai
attentamente le mie dita.
Queste
sono lacrime. Quando...
Alzai
la testa di scatto.
Spalancai
gli occhi.
Il
mio cuore stava battendo all’impazzata.
Il
mio corpo stava fremendo di eccitazione.
So
chi è l’assassino.
|
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Capitolo 17 *** 17. ***
Choji's Last Chance
Affezionate
lettrici e affezionati lettori, il momento è finalmente
arrivato. Dopo quasi un
anno dall’inizio della pubblicazione, finalmente saprete chi
è l’assassino a
cui il nostro Choji sta dando disperatamente la caccia.
...però,
prima di cominciare, c’è una piccola richiesta che
vorrei fare a tutti voi. Nel
caso vi andasse di lasciare una recensione, vorrei chiedervi di NON
fare
spoiler (ovvero, di non citare il colpo di scena
dell’identità del colpevole
nella recensione), così da evitare gli spoiler a coloro che
decidessero di
leggere le recensioni prima del capitolo stesso. Eventualmente, se
avete dei
dubbi sulla soluzione del mistero, potete espormeli in privato, e io
sarò ben
lieto di rispondere :)
E
adesso, buona lettura a tutti!
...
...
...
17.
Adesso
so chi è il Mascheratore.
In
un modo o nell'altro, il piano alternativo che avevo escogitato mi
aveva
portato alla soluzione del mistero. Per quanto assurda fosse.
Più ci ragionavo sopra e più ogni tassello del
puzzle andava al suo posto, a cominciare
dagli indizi che non ero ancora riuscito ad abbinare.
Nella
teoria che si era appena formulata nella mia testa, tutto aveva
perfettamente
senso.
Guardai di nuovo l'orologio a pendolo. Mancavano meno di quindici
minuti alla
mezzanotte: se un attimo prima mi sembravano pochissimi, ora erano
più che
sufficienti per mettere a nanna il killer, impacchettarlo e consegnarlo
agli
ANBU, prima che questi invadano l'orfanotrofio.
Avevo solo da scegliere in che modo neutralizzarlo, ma era una
decisione di
poca importanza ormai.
Vediamo un po'... Un pugno gigante a
tradimento sarebbe la soluzione più rapida... Aspetta
però, e se anche dopo
essere stato a nanna continua a mantenere il suo travestimento? Corro
il
rischio che gli altri orfani e anche gli ANBU non mi credano! Mmh,
prima allora
dovrei indurre il killer ad ammettere la sua vera identità
davanti a tutti... A
pensarci bene, non importa! Sono strasicuro che il Mascheratore sia chi
penso
io, solo questo conta! E la prova è proprio qui, sulla punta
delle mie dita!
Non
che ce ne fosse bisogno, ma osservai ancora una volta le poche gocce
che avevo
asciugato dal mio viso.
Se mi avessero predetto il futuro non ci
avrei mai creduto. Una volta tanto, piangere mi è servito per
davvero a
qualco...
"Qual è, esattamente, il motivo per
cui stavi piangendo?"
Era la domanda che Kakashi-sensei mi aveva posto all'alba della mia
partenza da
Konoha, davanti alla tomba di Asuma-sensei. A furia di parlare di
lacrime, era
inevitabile che mi tornasse in mente.
Avevo promesso a me stesso che ci avrei ripensato sopra, ma quello non
era il
momento ideale.
...oppure, lo era?
Che domanda stupida! Stavo rivivendo il
momento in cui Asuma-sensei era morto, per quale altro motivo... No, un
momento, non era per quello.
Era... anzi, è. È la paura. La paura che provo
sempre dal giorno in cui
Asuma-sensei ci ha lasciato.
"Da quel giorno ho sempre paura...
che anche le altre persone a cui voglio bene possano morire in
battaglia.” Ecco
cosa stavo per dire quella mattina ad Asuma-sensei, prima di scoppiare
a
piangere. Da quel giorno, non c'è stata missione in cui io
non mi sia
preoccupato, prima di ogni altra cosa, della sicurezza di Ino e
Shikamaru. Non
posso accettare l'idea di perdere anche loro, ma allo stesso tempo ho
paura di
doverlo fare...
"E come mai, a differenza del povero
Asuma, le tombe di Ino e Shikamaru non sono ancora state scolpite?"
Era la seconda domanda posta da Kakashi-sensei. Per assurdo, la
risposta alla
prima domanda valeva anche per questa.
Danzou mi ha dato l'ultima
possibilità di
restare un ninja per colpa del mio pessimo rendimento nelle missioni...
ma è
proprio grazie alle mie preoccupazioni, alle mie obiezioni, alle mie
eccessive
precauzioni, se Shikamaru e Ino sono... ancora...
Inevitabilmente,
si insinuò nella mia testa la possibilità che
avessi preso un granchio. Se il
Mascheratore non era chi pensavo che fosse, avrei condannato a morte
tutti gli
altri orfani innocenti. Gli ANBU avrebbero sterminato tutti senza
pietà, e io
non avevo il potere di impedirglielo.
Devo... Devo almeno riuscire a mettere al
sicuro quelli che sono rimasti nei dormitori! ...così
però perderei dei minuti
preziosi! Allora... Allora no, devo rischiare... e sperare che vada
tutto
bene...
"Non perdere di vista la cosa più
importante."
Kakashi-sensei mi aveva detto queste parole, prima di pormi quelle due
domande.
La cosa più importante...
Il motivo per cui stavo piangendo...
Il motivo per cui Shikamaru e Ino sono ancora vivi...
...adesso capisco. In vita mia, io non ho
mai considerato l'idea di mettere in gioco le vite dei miei amici. Non
l'ho mai
fatto... e non lo farò neanche stanotte. Anche a costo di
fallire la missione,
io non tradirò mai ciò che sono.
Guardai un'ultima volta l'orologio. La posizione delle lancette,
adesso, non mi
importava più.
Per
prima cosa, mi avvicinai all'ancora scossa Signorina Hiromi.
-Mi scusi- le dissi, indicando il mazzo di chiavi che aveva lasciato
sulla
scrivania -queste sono le chiavi di tutte le stanze dell'orfanotrofio,
giusto?
-Co-come? ...s-sì, di tutte le stanze. Perc...
Afferrai il mazzo, e con tutto il fiato che avevo in corpo corsi su per
le
scale fino al secondo piano, aprii le porte di entrambi i dormitori ed
accesi
le luci, per controllare che tutti gli altri orfani fossero ancora nei
loro
letti.
...non manca nessuno. Benissimo.
Entrai nel dormitorio femminile, corsi fino in fondo alla stanza e
spostai gli
armadi di fronte alla finestra per sbarrarla completamente; poi uscii,
chiusi a
chiave la stanza, andai in bagno e spinsi fuori un armadietto, che usai
per
sbarrare ulteriormente la porta.
Quindi, ripetei le stesse cose per il dormitorio dei maschi.
Avevo appena terminato, quando con la coda dell'occhio vidi Yori
raggiungermi
infuriata.
-Ti ha dato di volta il cervello, Choji? Riapri subito quella...
Senza spiegarle alcunché la presi per mano e la riportai con
me nell'atrio,
dove gli altri erano rimasti fermi ad aspettarci.
-La vuoi smettere di fare cavolate?!- mi gridò Iwao in
faccia, non appena ci
vide tornare -è appena arrivato l'elenco delle punizioni che
dovremo scontare
per colpa tua, vuoi che la Signorina Azumi ne aggiunga ancora?!?
Dicendo quello Iwao indicò l'altro lato della stanza, dove
Isoka se ne stava
immobile e con un'espressione gravissima in volto. Nelle piccole mani
tremanti
teneva stretto un lungo foglio di carta.
-Sarebbe quello, l'elenco?
Isoka annuì impercettibilmente.
-Sai cosa ci ha appena detto questo teppistello?- continuò
Iwao, sputando
saliva per la rabbia -che la Signorina Azumi, dopo averlo sgridato come
meritava,
lo ha portato nella sua stanza per dettargli da scrivere una lista di
cose che
dovremo fare per punizione! Avrebbe voluto dircelo lei di persona, ma
ha avuto
un improvviso giramento di testa ed è rimasta a letto! Te ne
rendi conto,
Choji? Per colpa delle tue bravate la Signorina Azumi si è
sentita male!
-Si è sentita male... Capisco...
Ignorando le ulteriori lamentele di Iwao mi avvicinai ad Isoka e
allungai verso
di lui una mano.
-Dammi il foglio, Isoka. È una mia responsabilità.
Senza guardarmi negli occhi, il piccolo mi consegnò
l’elenco.
-Puoi starne certo che è una tua responsabilità,
buffone!- sbraitò ancora Iwao
da dietro le mie spalle -avanti, leggi! Vediamo cosa ci
toccherà fare per causa
tuOUFF!!!
Senza nemmeno darci un'occhiata, appallottolai il foglio e lo usai per
tappargli la bocca.
Quindi,
cominciai.
-Ascoltatemi tutti, per piacere. So di aver commesso un sacco di
infrazioni al
regolamento e di conseguenza ne ho fatto commettere anche a voi, e me
ne
dispiace, ma non sarò io a scontare una punizione per
questo. Prima di tutto,
perché io non sono un orfano come voi.
-...ah, no?- biascicò Iwao sputando pezzi di carta -e chi
sei allora, un orfano
specia...
-Sono un ninja, grado chunin, proveniente dal villaggio di Konoha,
situato nel
paese del Fuoco. Ecco la prova.
Iwao stava ancora per replicare, ma sia lui che tutti gli altri restarono senza fiato, quando da una tasca tirai fuori il
mio
coprifronte.
La Signorina Hiromi si lasciò scappare un grido acuto; Yori
mise entrambe le
mani davanti alla bocca e scosse la testa; Nao si appiattì
contro la parete
dalla paura, e solo dopo qualche secondo si preoccupò di
stringere a sé la
sorellina; Isoka spalancò gli occhi e la sua mascella
inferiore iniziò a
tremare; Iwao, infine, rimasto sotto shock, fu in grado solo di
balbettare
parole sconnesse.
-Chiedo scusa a tutti per lo spavento che vi ho fatto prendere, ma visto che
sono
riuscito, in un modo o nell'altro, a farvi riunire tutti nella stessa
stanza,
non posso più aspettare. Devo mettervi a conoscenza del
motivo per cui mi trovo
qui. Restate fermi dove siete, per favore...
Mi presi una pausa, per raccogliere tutto il fiato di cui avevo bisogno.
-Mi è stata affidata la missione di scovare ed arrestare un
pericoloso
assassino, nemico da parecchi anni del villaggio della Foglia. Secondo
le
informazioni ricevute da una squadra di ANBU che pattuglia da mesi la
zona,
l'assassino deve essersi nascosto proprio in questo orfanotrofio:
è questo il
motivo per cui mi sono infiltrato sotto mentite spoglie, per...
-ANBU?! Vuol dire che ci sono altri ninja nascosti nella foresta che ci
spiano?!- strillò la Signorina Hiromi paonazza in volto,
alzandosi di scatto.
-Esatto.
-E-e-e-e
hanno visto un assassino come loro entrare qui dentro?!?
-No,
Signorina Hiromi. Non l’hanno visto entrare, ma sono certi
che si sia rintanato
qui dopo aver dissotterrato il corpo del bambino che lei, Yori e la
Signorina
Azumi avete trovato morto in palestra.
-CORPO?-BAMBINO?-MORTO?!-
sentii gridare quasi in contemporanea.
-A-allora...
è p-p-per quello che l’ala ovest è
stata chiusa? C-c-c’è stato un omicidio?!?-
balbettò Nao, mentre copriva malamente le orecchie di Naoki.
-Omicidio...-
sussurrò Isoka, con lo sguardo smarrito.
-Eh?!
D-d-di che state parlando, tutti!?- farfugliò infine Iwao
-nella palestra ci
sono i ratti, lo s-s-sanno t-t-tutti!
-No,
l’invasione dei ratti non è altro che una bugia
inventata dalle due Signorine
per giustificare la chiusura dell’ala ovest, allo scopo di
impedirvi di vedere
la chiazza di sangue al centro della palestra, dove il bambino di cui
vi ho
parlato è stato ucc...
-ORA
BASTA, CHOJI!!!
Era
stata Yori ad urlare. Con due passi si avvicinò a me e
afferrò un’estremità del
coprifronte, per sottrarmelo. La lasciai fare.
-Basta,
Choji! BASTA! Non... non so dove tu abbia trovato questa cosa, ma...
Basta!
Smettila con queste cazzate! Hai voluto curiosare nell’ala
ovest, mi hai
convinta con del finto affetto a svelarti tutti i miei segreti, hai
messo nei
guai altre persone... Basta! Stai zitto! Smettila! Sei in punizione,
accetta
questo fatto e sta’ zitto! Non c’è stato
nessun omicidio e non c’è nessun
assassino! Le tue sono solo scuse per evitare la punizione!
STA’ ZIT...
-Il
cadavere di quel bambino era irriconoscibile perché gli
avevano... tagliato via
la faccia, giusto?
Il
grido di Yori diventò un sussurro, come se avesse perso di
colpo la voce. La
Signorina Hiromi si nascose il volto fra le mani e cominciò
a piangere. Iwao e
Isoka si tapparono la bocca, come per impedire un conato di vomito.
-Choji...
P-perché- provò a dire Nao -perché ci
s-s-stai d-d-dicendo q-q-q-questo?...
-Perché
l’assassino a cui do la caccia aveva l’abitudine di
rubare le facce dei ninja
che ha ucciso, per farne delle maschere. La faccia del bambino era
stata
tagliata nello stesso modo, quindi gli ANBU hanno pensato subito...
-No,
NO! Io v-v-voglio dire... Perché ci stai raccontando queste
cose... Queste cose
orribili?- disse ancora Nao, stringendo più forte a
sé la sorellina -perché lo
stai dicendo proprio a noi? Noi che cosa c’entriamo!?
Sospirai
nel sentire quella domanda.
-Credetemi,
avrei preferito dovermi confrontare solo con l’assassino...
Ma per maggiore
sicurezza ho voluto che foste tutti presenti. Perché...
Perché l’assassino non
si è solo nascosto nell’orfanotrofio, ma ha anche
assunto l’aspetto e
l’identità di un orfano. Un orfano che adesso si
trova qui, in questa stanza,
insieme a quelli che per me sono i maggiori sospettati.
La
Signorina Hiromi si levò le mani dalla faccia e prese a
girare lo sguardo da
una parte all’altra, terrorizzata. Poi fece per scappare via
di corsa, ma Yori
riuscì a fermarla tirandola a sé per un braccio.
-Signorina
Hiromi, si calmi! E tu, Choji... Intendi dire che questo
“assassino” ha finto
tutto questo tempo di essere uno di noi? E... P-perché
dovrebbe essere proprio
uno di noi cinque, fra tutti e cinquanta gli ospiti
dell’orfanotrofio?
-Perché
a disposizione della mia indagine ho avuto cinque indizi certi, cinque
segni
particolari relativi all’assassino. In questi giorni vi
sarete accorti che ho
fatto amicizia, o almeno ci ho provato, con tutti voi- mentre parlavo
il mio
sguardo passò prima su Isoka, poi su Nao e Naoki, e infine
su Iwao -allo scopo
di conoscervi meglio e vedere chi di voi possedeva gli stessi segni
particolari
dell’assassino.
-E...
ce li abbiamo tutti? Siamo tutti sospettati?- chiese Nao.
Scossi
la testa.
-Ovviamente
no. Inizialmente qualcosa mi era sfuggito, e per questo motivo, per me,
eravate
ancora tutti probabili colpevoli. Però, poco fa, dopo aver
scoperto la verità
in un altro modo, ho capito tutto, e ho messo a posto gli ultimi
dettagli che
mi erano scappati. C’è una sola persona infatti,
che, come l’assassino, nello
stesso tempo usa la mano destra, è forzuto e attento ai
dettagli, porta con sé
un oggetto dorato con il quale ha lasciato tracce sotto le unghie della
vittima,
e fa uso di Pillole del Soldato per rifornirsi di chakra...
-E
quella persona...
Alzai
un braccio al cielo.
-Quella
persona...
Lo
riabbassai di scatto, per puntare il dito contro il colpevole.
-Quella persona sei tu, ISOKA!
Poco
alla volta, tutti volsero lo sguardo verso il bambino di cui avevo
gridato il
nome.
Nao
e Naoki, impercettibilmente, cominciarono a spostarsi di lato, per
allontanarsi
il più possibile e raggiungere Yori e Hiromi, immobili alle
mie spalle.
Dal
canto suo, Isoka non faceva altro che fissarmi con gli occhi sgranati,
incapace
di aprire bocca.
-Avevo
già notato che eri destro e indossavi al collo una catenella
dorata, e oggi
pomeriggio ho anche scoperto che la Pillola del Soldato trovata nel tuo
nascondiglio apparteneva davvero a te. Mi mancavano due indizi, ma
ripensandoci
bene mi sono reso conto che erano sempre stati sotto il mio naso.
Primo, l’attenzione
ai dettagli. Hai dimostrato di possederla nello stare attento a
spostarti dal
tuo nascondiglio senza mai farti scoprire, basandoti sui movimenti che
gli
altri orfani e Yori compiono ogni giorno. Secondo, la forza superiore
al
normale. Sei stato molto attento a non mostrarla mai, tranne che in
un’occasione. Sto parlando di quando, la mattina del mio
secondo giorno qui,
sei accorso per aiutarmi a nascondere quel ramo che avevo fatto cadere.
Lo
ricordi anche tu, vero? Mi avevi proposto di spingerlo nel fiume, e ti
sei
caricato in spalla un’estremità... PECCATO CHE
FOSSE L’ESTREMITÀ PIÙ GROSSA E
PESANTE!
Isoka
sussultò nel momento in cui alzai la voce, ma
continuò a restare muto.
-C-Choji...
N-ne sei sicuro?- disse Nao improvvisamente, rompendo il silenzio
-sei...
sicuro di quello che dici?
-...in
effetti, il fatto che Isoka abbia tanto in comune con... con
l’assassino... non
vuol dire nulla- gli fece eco Yori -potrebbe essere solo una
coincidenza...
-È
vero, Yori. Anche con tutti e cinque gli indizi, io non posso essere
sicuro al
cento per cento. È anche per questo motivo che ho escogitato
un piano
alternativo per identificare il colpevole.
-O-ovvero?
-Come
vi ho appena detto, prima di stanotte non ero ancora riuscito ad
abbinare tutti
e cinque gli indizi ad Isoka. Così, pensa che ti ripensa, ho
finito per
escogitare il modo di creare un sesto indizio.
-Un... sesto indizio?
-Sì. Oggi pomeriggio ho fatto in modo che ognuno degli
indiziati di cui
sospettassi maggiormente avessero una caratteristica che li
distinguesse l'uno
dall'altro. Che li rendesse unici. È un sistema che mi
è costato un bel po' di
sofferenza, lo ammetto, ma alla fine ne è valsa la pena...
-Insomma, di cosa si tratta?
-...a ognuno di voi ho regalato un sacchetto di patatine. Ve ne siete
dimenticati?
-C-che cosa?- si lasciò sfuggire Naoki, alla quale il
fratello tappò subito la
bocca.
-Le... patatine?- continuò lui -un momento, a me non le hai
date! E... da quel
che mi risulta, non eri dell’umore giusto per darle anche a
Iwao...
-Ho tolto Iwao dai sospettati per il fatto che è mancino,
mentre tu te ne sei
andato prima che ci riuscissi. Però, essendo l'unico che non
le aveva
assaggiate, eri comunque distinguibile dagli altri.
-...sì, ma distinguibile in che modo?
-Eh eh...
Socchiusi
gli occhi ed alzai un dito, atteggiandomi a secchione.
-Sapete, sin da quando ero un neonato di sette chili ho coltivato la
passione
per il cibo e i suoi innumerevoli sapori, finendo per imparare a
distinguere ad
occhi chiusi qualsiasi tipo di odore percepibile da naso umano.
Compresi i
diversi gusti delle versioni in edizione limitata della mia marca
preferita di
snack. Si tratta di patatine speciali, il cui sapore rimane nella bocca
di chi
le ha mangiate per molte ore, anche dopo aver lavato i denti.
-Ho... Ho capito!- disse dopo un po' Nao, con un tono di voce che
sembrava di
ammirazione -sentendo l'alito dell'assassino, avresti capito subito chi
fosse!
Ma... per riuscirci, allora, lo hai dovuto incontrare da vicino nel suo
vero
aspetto! Quando... Quando è successo?
-Poco fa. Ero sicuro che l'avrei trovato nell'ala ovest,
perché l'avevo già
visto ieri sera quando sono andato in esplorazione di nascosto, dopo
aver
finito di lavare i piatti.
-C-cosa?!- esclamò Yori -intendi dire che ci sei
già stato ieri?
-Esatto. Dov'ero rimasto... Ah, sì. Stasera, nonostante una
serie di imprevisti
che non avevo preso in considerazione, alla fine ho beccato l'assassino
nella
stessa stanza in cui l'avevo già visto ieri: nell'aula di
modellismo, dov'era
intento a... lavorare alla sua ultima maschera.
-Angeli del cielo...- sussurrò la Signorina Hiromi.
-Saputo di essere stato scoperto, ha bruciato quello che ha rubato alla
sua
ultima vittima per cancellare ogni prova, quindi ha tentato di
strangolarmi.
Abbiamo avuto una breve colluttazione al buio, e...
-Sei riuscito a sentirgli l'alito?- domandò Nao speranzoso.
-No, purtroppo. ...diciamo però che subito dopo ho avuto un
colpo di fortuna. L'assassino
stesso, poco dopo e davanti ad altre persone, ha infatti commesso
l’errore di
alitarmi in faccia. Sul momento non ci ho fatto caso, ma poco fa,
quando mi
sono accorto che i miei occhi stessero lacrimando, ho capito che
l'alito di
quella persona odorava di cipolla! Lo stesso odore di cipolla delle
patatine
che ti ho regalato, Isoka!
Puntai ancora il dito contro di lui, fissandolo dritto negli occhi. Era
immobile come una statua di sale, e non aveva ancora pronunciato una
parola.
-Hai detto che l'assassino ti ha alitato in faccia davanti ad altre
persone-
obiettò Yori -ebbene, quando è successo? CHI
è questa persona?
-...si tratta della Signorina Azumi.
Alla mia risposta, Yori sulle prime non disse nulla. Poi
però prese a scuotere
la testa, sempre più forte.
-No... Ti stai sbagliando...
-Invece ne sono sicuro. Quando la Signorina Azumi mi ha sgridato
gridandomi in
faccia, il suo alito, che mi ha fatto lacrimare, aveva lo stesso odore
delle
patatine che ho portato con me da Konoha.
-M-ma... Potrebbe averle mangiate anc...
-No, Yori. Il giorno in cui sono arrivato, la Signorina Azumi mi ha
detto di
non essere mai stata a Konoha. Quindi i casi sono due: o mi ha mentito,
oppure
l'unico momento in cui le ha mangiate è stato questo
pomeriggio, nel bosco, mentre
aveva le sembianze di Isoka.
Una singola goccia di sudore scivolò in quel momento dalla
fronte di Isoka.
-Ci stai dicendo- chiese Nao -che l'assassino ha preso temporaneamente
l'aspetto della Signorina Azumi, per sgridarti e impedirti di
continuare a indagare?
-...no. La verità è molto diversa, ragazzi.
È... è la sola ed unica spiegazione
logica a cui sono arrivato. Statemi a sentire.
Mi schiarii la voce con un colpo di tosse. Intanto, la goccia di sudore
aveva
appena raggiunto la punta del mento di Isoka.
-Inizialmente avevo pensato anch’io che quella che mi ha
sgridato non fosse la
vera Signorina Azumi. Giustamente, avevo pensato che il suo alito
uguale a
quello di Isoka fosse solo la prova che Isoka fosse in grado di usare
la
tecnica della trasformazione, e quindi fosse il colpevole.
...però, mi sono
subito reso conto che l’assassino non poteva essere Isoka.
Isoka, se non
ricordo male, vive qui da molto, molto tempo. Lo conoscono tutti, nel
bene e
nel male. L’assassino invece è arrivato qui
qualche mese fa. I tempi non
coincidono. C’è solo una spiegazione possibile per
questo fatto... E cioè...
-...e
cioè, l’assassino ha ucciso il
vero Isoka, lo ha spogliato di tutto, gli ha tagliato la faccia e si
è
sostituito a lui!
Yori
e la Signorina Hiromi gridarono tutto il loro terrore a gran voce.
Avrei fatto
lo stesso, al loro posto.
Sentii
anche il rumore di un tonfo, nel punto in cui doveva esserci ancora
Iwao, ma
non mi girai per controllare. Dovevo avere entrambi gli occhi fissati
sul
mostro di fronte a me.
-No...
NO! Tu ti stai sbagliando, Choji!- gridò Yori, piangendo
-stai sbagliando
tutto! Quello... Quel bambino non era Isoka! Non è
possibile! E Isoka... Isoka
è sempre lui! Se fosse una persona diversa... Ce ne saremmo
accorti tutti!
Isoka...
-C’è
una sola spiegazione logica anche per questo. L’assassino
è riuscito a recitare
alla perfezione la parte di Isoka, senza insospettire nessuno,
perché l’ha
conosciuto molto bene. Certo, si potrebbe pensare che
l’assassino sia rimasto
nascosto a spiare Isoka per imparare tutto di lui così da
prenderne meglio il
posto, ma non è così che sono andate le cose.
È un’altra la spiegazione... e
per arrivarci, vi faccio una domanda. In questo ultimo mese, ricordate
per caso
di aver visto Isoka e la Signorina Azumi insieme nella stessa stanza?
-Che
domanda... Che domanda è, Choji?!- protestò Yori
a gran voce -ma certo che la
Signorina Azumi e Isoka si sono trovati nella stessa stanza! La mattina
in cui
ho... La mattina in cui ho trovato il corpo in palestra, ti ho detto
che la
Signorina Azumi è andata in uno dei due dormitori maschili
per vedere se
c’erano tutti! E in quel dormitorio dormiva Isoka! Me lo
ricordo!
-L’hai
visto con i tuoi occhi?
-Io...
No, ero sconvolta! Ma perché avrei dovuto dubitare della
parola della Signorina
Azumi? Lei ha visto che tutti erano a letto, e tanto basta!
-D’accordo-
continuai, imperterrito -e nei giorni successivi? Ricordi un momento in
cui li
hai visti insieme?
-...no...
Ma questo perché Isoka ha cominciato a nascondersi sempre di
più! Se Iwao non
avesse insistito nel maltrattarlo, di sicuro Isoka si sarebbe fatto
vedere di
più!
-E
p-p-p-poi... Azumi ha scoperto Isoka nel bagno poco fa.
Questa
volta era stata la Signorina Hiromi a obiettare.
-L’abbiamo...
Sentita tutti, no? È entrata, ha dato uno schiaffo a Isoka,
e lui si è messo a
piangere... L’abbiamo sentita tutti! Non abbiamo visto la
scena, ma...
-È
questo il punto, non li abbiamo visti. E non li abbiamo nemmeno sentiti
parlare
contemporaneamente, se non sbaglio. Abbiamo sentito solo quello che
l’assassino
voleva farci credere! Quello che l’assassino vi ha sempre
fatto credere in
quest’ultimo mese! Vi ha sempre fatto credere che Isoka fosse
ancora vivo, e
lui e la Signorina Azumi esistessero contemporaneamente! Ma la
verità è
un’altra, ragazzi! La verità è che
Isoka è stato ucciso, e la Signorina Azumi
ha sempre fatto di tutto per farvi credere che fosse ancora vivo
assumendo il
suo aspetto! Sì, in quest’ultimo mese la Signorina
Azumi e Isoka sono sempre
stati la stessa medesima persona...
-...perché
è stata la Signorina Azumi ad uccidere Isoka,
così come in tutti questi anni ha
ucciso e rubato la faccia a centinaia di ninja di Konoha! La Signorina
Azumi è
l’assassino! LA SIGNORINA AZUMI
È IL
MASCHERATORE!
La
goccia di sudore si staccò dal mento di
“Isoka” e precipitò a terra.
-Sì,
“Mascheratore”. È questo il nome in
codice che le hanno dato- aggiunsi,
avvicinandomi di due passi -... questo è tutto
ciò che avevo da dire, Signorina
Azumi. Non ho altro da aggiungere. Può negare quanto vuole,
ma sappia che fino
a quando non si costituirà io le starò sempre con
il fiato sul collo, perciò le
consiglio caldamente di...
-NO!
NO! NOOOOOO!!!
Finalmente,
“Isoka” aveva aperto bocca per fiatare. Dopo aver
cacciato un urlo di disperazione,
alzò la testolina per rivolgermi uno sguardo implorante.
-No...
Ditemi che non è vero... Ditemi che è uno
scherzo! Choji, dimmi che stai solo
scherzando! Dimmi che in realtà è tutto uno
scherzo! TI PREGO!
Non
risposi.
-Ti...
Ti prego...- continuò, mettendosi pure a singhiozzare -tu...
tu sei stato il
mio primo amico in assoluto... l’unico che mi ha voluto
bene... Erano tutte
bugie, quelle cose belle che mi hai detto? Erano tutte bugie!?!
Rispondimi!!!
-...Isoka-
provò a intromettersi Yori -se... se quello che ha detto
Choji è falso... per
dimostrarlo è sufficiente andare di sopra e svegliare la
Signorina Azumi, no?
Se è lì... Sapremo che Choji sta mentendo...
-Purtroppo
non si può!- strillò “Isoka”
-mi ha detto che non vuole essere disturbata! Non
riusciremo mai a svegliarla prima di domattina! Choji, se sei davvero
mio
amico, devi credermi sulla parola! TI PREGO!!! Ti prego...
“Isoka”
crollò in ginocchio. Gattonò per avvicinarsi a
me, ma io arretrai di un passo.
Non avevo alcuna intenzione di lasciarmi commuovere.
Dopo
qualche secondo, la persona che avevo di fronte provò a
rimettersi in piedi.
Immediatamente alzai entrambe le braccia, pronto ad impedire una mossa
azzardata da parte sua.
Negli
istanti successivi, però, accade qualcosa.
Cadendo
in ginocchio, per il brusco movimento la sua collanina dorata era saltata fuori da sotto
il colletto della
maglia del pigiama, e ora penzolava sul suo petto.
Inevitabilmente,
la guardai. Bastò a cadere nella trappola.
“Isoka”
scosse con forza la testa, agitando ancora di più la
collana: una particella
della luce del lampadario si riflesse sulla medaglietta e mi
centrò in un
occhio, accecandomi per un secondo.
Niente
più che un secondo, ma in quel secondo sentii
“Isoka” scavalcarmi con un salto,
aggrapparsi alla mia schiena e far passare la catenina attorno al mio
collo.
Subito
infilai entrambi i pollici tra la catena e il collo e mi piegai in
avanti, per
scaraventarlo davanti a me: in quell’istante,
però, il peso del mio aggressore
triplicò in un colpo solo, così da aumentare la
presa e farmi inarcare la
schiena all’indietro.
Aveva
ripreso il suo aspetto originale. Lo capii anche dalle urla di Yori e
della
Signorina Hiromi alle mie spalle.
-Sono
troppo terrorizzate per provare ad aggredirmi alle spalle-
bisbigliò la roca
voce femminile nelle mie orecchie -ma per ogni evenienza...
L’assassino
mi costrinse con la forza a voltarmi, così che entrambi
potessimo guardare in
faccia Iwao, Nao, Naoki, la Signorina Hiromi e Yori. Sui loro volti era
dipinta
la pura incredulità.
-Come
hai detto che mi chiamano? “Mascheratore”? Bel
nome, devo ammetterlo... Uh?
Inspirai
profondamente l’aria e aumentai la presa, riuscendo
così a distruggere la
collana. Tutti gli anelli e la medaglia caddero ai miei piedi, ma
purtroppo non
ero ancora riuscito a liberarmi: sotto la catena infatti la Signorina
Azumi
aveva nascosto un sottile ma resistente filo di diamante, che nemmeno
le mie
dita erano in grado di spezzare.
I
miei pollici tra il collo e il filo erano l’unica cosa che mi
teneva ancora in
vita.
Dovevo
liberarmi assolutamente, ma in quei pochi secondi chissà
cosa il Mascheratore
avrebbe potuto fare.
Devo...
Devo farle credere di avermi
ucciso! Così... Così si sentirà al
sicuro, e non penserà subito di aggredire
qualcun altro! È l’unica soluzione!
Sempre
più lentamente, smisi di dimenarmi. Abbassai il capo,
spostai tutto il mio peso
verso il basso...
Uno...
Due... Tre!
...e,
infine, lasciai penzolare entrambe le braccia vicino ai fianchi.
Avevo
mollato la presa.
Dovevo
solo aspettare che la Signorina Azumi facesse altrettanto.
Aspettai.
Aspettai.
Aspettai.
Anche
quando sentii l’aria abbandonare il mio cervello, continuai
ad aspettare.
Non
ricordo il momento esatto in cui il Mascheratore si decise a lasciarmi.
Ricordo
solo che non vedevo nulla.
Una
mia guancia stava grattando contro il tappeto dell’atrio.
Ero
disteso a pancia in giù, e per quanti sforzi facessi non
riuscivo ad aprire gli
occhi.
Potevo
solo sentire delle voci, e non sono ancora sicuro che fossero vere o
appartenessero a un mio sogno.
-Patetico.
Pensavo che laggiù a Konoha avessero maggior rispetto nei
miei confronti. E
invece, ad arrestarmi hanno mandato un chunin goffo e imbranato. Mi
sento
oltraggiata...
-...S-S-Signorina
Azumi... C-c-che cosa sta succedendo...
-Azumi...
A-amica mia... è v-v-v-vero... c-c-che t-t-t-tu...
-Sto
pensando di uccidere anche voi, così la smetterete di
balbettare. Ma...
Immagino di dovervi una spiegazione, a questo punto, visto che per
colpa di
questo comunque incapace ninja la mia copertura è saltata.
Poi, vi ucciderò.
-C-c-copertura?
-Sì,
Hiromi! Credi che abbia deciso da un giorno all’altro di
aprire un orfanotrofio
solo per il gusto di farlo? No, mi dispiace, ma non sono la filantropa
che
credevate. Proprio come questo grassone ha detto, io sono
un’assassina. Lo sono
sempre stata! Mi facevo assumere dai paesi più piccoli e
durante le precedenti
guerre uccidevo nel sonno i soldati del Paese del Fuoco, ovvero la
potenza
mondiale più pericolosa. Per qualche anno ho continuato a
vivere nell’ombra, e
occasionalmente ritornavo nel mio covo sotterraneo, dove potevo
coltivare la
mia passione. Cioè, creare maschere con i volti delle mie
innumerevoli vittime.
Ho continuato così per molti anni, fino a che non ho
iniziato a sviluppare
l’idea di farmi una seconda identità.
Un’identità pubblica e rispettabile, al
di sopra di ogni sospetto. L’idea si è formata
nella mia mente il giorno in cui
ho pedinato fino a casa sua un ninja che era riuscito a sfuggirmi, ma
non a
vedermi in faccia. Per essere sicura che il mio operato continuasse a
restare
un mistero per tutti, ho ucciso tutte le persone che lo conoscevano,
compresa
la sua famiglia più stretta. O così pensavo...
Tra le macerie della sua
abitazione, che avevo fatto saltare in aria, ho rinvenuto un neonato
malridotto
ma ancora vivo...
...Rokuro...
-Da
lui, è partito tutto. Nel mio peregrinare ho conosciuto
Hiromi, e grazie al suo
aiuto e a quello di altri bambini più grandicelli che io
stessa avevo reso
orfani, mattone dopo mattone ho costruito questo posto.
-No...
non posso crederci...
-Hiromi,
sei sempre stata una povera ingenua idealista. Dove pensi che abbia
racimolato
tutti i soldi che ho speso per il cibo e gli altri materiali?
-...Signorina
Azumi... Lei... lei è l’eroina
dell’orfanotrofio... Non può essere vero quello
che sta dicendo...
-Invece
sì, Yori. E c’è di più!
L’orfanotrofio non è solo una copertura, ma
anche... la
certezza che l’avrei fatta franca per il resto dei miei
giorni! Sapevo che i
ninja di Konoha erano sulle mie tracce, e sapevo che prima o poi
avrebbero
mandato qualcuno a investigare più da vicino
l’orfanotrofio. Così, dopo mesi e
mesi di progettazione, ho attuato il mio piano. Ho scelto fra i miei
piccoli
ospiti il più sacrificabile, quell’Isoka che mai
ha accettato le regole che io
gli avevo imposto con tanto amore! L’ho ucciso, in una notte
in cui,
particolarmente ostinato a non arrendersi al sonnifero, si era
rifugiato nel
suo nascondiglio segreto, in cortile, per guardare l’unica
foto che era
riuscito a salvare dalla furia di Iwao...
...Isoka...
-...l’ho
ucciso apposta nello stesso modo in cui ho fatto fuori le altre mie
innumerevoli vittime, per attirare l’attenzione dei ninja di
Konoha sulle mie
tracce. Volevo che si avvicinassero, e cadessero nella mia trappola.
...questo
Choji purtroppo non ha agito come speravo, ma alla fine si è
rivelato niente
più che un contrattempo. Ora, infatti, potrò
mettere a segno la mia via di fuga
ultima e definitiva! Dopo aver ucciso voi cinque, correrò
fuori di qui gridando
aiuto, e i ninja che sono appostati nei dintorni, convinti che
“il
Mascheratore” sia effettivamente camuffato da orfano,
accorreranno in massa e
stermineranno tutti i giovani che ancora vivono qui, lasciandomi come
unica
sopravvissuta. È un piano perfetto, ammettetelo!...
…tutti...
tutti quanti... moriranno in
ogni caso...
Riaprii
piano un occhio. La mia vista era sfocata, non riuscivo a riconoscere
altro che
sagome colorate in lontananza... Una sagoma scura e altissima,
più vicina...
In
mezzo a quelle figure indistinte, trovai un oggetto più
nitido.
Sembrava
il volto di una donna. Era giovane, molto bella, e teneva in braccio un
neonato.
Con
una fitta di dolore, spalancai un po’ di più
l’occhio: la donna e il neonato
non erano altro che una fotografia ovale all’interno della
medaglietta di
Isoka, che cadendo si era aperta in due a pochi centimetri dalla mia
faccia.
Isoka...
Così, è questa tua mamma... Non
stavi facendo altro che ricordarla... E per questo... Per questo motivo
sei
morto... Non è giusto...
-Vediamo...
Chi faccio fuori per prima? Vuoi essere tu, Yori? Sei stata una ninja
in
passato, chi lo sa, magari potresti avere qualche
possibilità di resistere per
un minuto almeno! ...non ti muovi? Magari, disarmandomi, potrei farti
sentire
più propensa! Guarda... Questo è il pugnale con
cui ho sfigurato le mie prede!
Isoka,
Rokuro, Yori, Iwao, Nao, Naoki,
Signorina Hiromi... Siete stati presi in giro per tutta la vita... Per
soldi...
Solo per dello stupido denaro... Non è giusto... Non
è giusto...
-Lo
butto via, guarda! Lo butto su questa carcassa, tanto ormai non
sentirà più...
-NON
È GIUSTO...
-...dolore...
-BUBUN...
BAIKA... NO... JUTSU!!!
La
Signorina Azumi si era girata di scatto per scagliarmi in testa il suo
pugnale,
ma non riuscì nemmeno a lanciarlo. Rimessomi in piedi, avevo
ingigantito la mia
mano destra: con essa, colpii la donna con tutta la rabbia che avevo in
corpo e
la schiantai sulla parete alla mia sinistra, direttamente addosso
all’orologio
a pendolo.
Miriadi
di ingranaggi e pezzi di legno schizzarono dappertutto, mentre il
quadrante,
staccatosi, rotolò per qualche metro e si fermò
poi a faccia in giù.
Infine
sul pavimento cadde anche la Signorina Azumi. Mi chinai su di lei: dopo
essermi
accertato che fosse svenuta, le bloccai i polsi dietro la schiena e
usai il suo
stesso filo per immobilizzarla.
-...ecco.
Ecco fatto... Mh?
Mi
voltai a guardare le persone che avevo appena salvato. Solo allora mi
accorsi
che Iwao si era accasciato a terra, svenuto per le troppe emozioni. Gli
altri
erano ancora coscienti, ma mi osservavano ugualmente impauriti:
evidentemente,
facendo sfoggio della tecnica esclusiva del clan Akimichi, dovevo aver
ripreso
le mie vere sembianze.
-Devo
chiedervi di
tornare di sopra, subito.
Gli ANBU saranno qui da un momento all’altro, e quando
arriveranno desidero che
trovino solo me e la Signorina Azumi. È un ordine per la
vostra sicurezza!
Andate, svelti!
Erano
ancora tutti provati dallo shock, ma mi obbedirono. Nao e Naoki, mano
nella
mano, furono i primi a correre di sopra. Li seguirono poi Hiromi e
Yori,
aiutandosi a vicenda con Iwao.
Rimasto
solo, andai a raccogliere il quadrante dell’orologio. Per la
botta che aveva
subito si era bloccato, ma riuscii lo stesso a leggere l’ora
segnata.
Mezzanotte
e sette minuti.
Avevo
fallito.
Non
sarei mai più stato un ninja.
-...chi
c’è?
Rumore
di passi. Lasciai cadere il quadrante e mi misi all’erta, ma
mi rilassai
subito. Yori stava ridiscendendo le scale.
-Yori? Ti ho detto di stare di sopra, è ancora pericoloso
qui.
-Ci metterò un secondo, non preoccuparti.
Come
una specie di fantasma, la ragazza mi passò accanto senza
guardarmi e camminò
tra i frammenti del pendolo sparsi dappertutto, per poi fermarsi
davanti al
corpo della Signorina Azumi. Lo fissò per un attimo, poi si
girò dall’altra
parte, disgustata.
-Mi ha preso in giro... Ci ha preso in giro tutti quanti... Mi... Mi
sembra un
incubo... Soltanto un incubo...
-Yori...
Esitai un po’, ma poi trovai il coraggio di appoggiarle una
mano sulla spalla.
-Mi dispiace davvero che sia andata così- le dissi -se lo
desideri, io magari
potrei restare in orfanotrofio un altro po', per aiutarti magari a... a
spiegare agli altri bambini come mai la Signorina Azumi e Isoka non
torneranno mai
più...
Yori
mi sfiorò le dita, per invitarmi gentilmente a lasciarla.
-Grazie, ma so già cosa fare. La Signorina Hiromi non
è abbastanza forte...
pertanto tocca a me prendere in mano le redini
dell'orfanotrofio, e non ci
riuscirò mai se non comincio subito a cancellare ogni
traccia della Signorina
Azumi da questo posto. Avrò modo di piangere... un'altra
volta.
-Come... come vuoi, Yori. ...mh?
Stavo
per spostare il corpo della Signorina Azumi, quando mi accorsi che Yori
non si
era messa semplicemente a raccattare con i piedi i pezzi sparsi sul
pavimento:
aveva appena preso tra le mani il quadrante dell’orologio, e
ci stava
trafficando nel tentativo di riattivarlo.
-Funziona ancora?- le chiesi.
-...sì, la botta che gli hai dato ha solo spostato un paio
di ingranaggi
interni. Sembra complicato, ma in realtà farlo ripartire
è semplicissimo. ...così
ho anche l'occasione di rimettere le lancette sull'ora esatta. Un vero
colpo di
fortuna, per modo di dire...
-L'ora esatta? Perché, è indietro di qualche
minuto?
-No, anzi. Per convincerci che nel suo orfanotrofio ci troviamo in un
mondo a
parte, al sicuro da quello che succede là fuori, la
Signorina Azumi si è
inventata che dovessimo avere un fuso orario tutto nostro.
Così... è da
quindici anni che tra queste mura si vive in anticipo di un'ora.
-In... anticipo?
-Già. ...ecco fatto. È questa l'ora esatta, Choji.
Tutta
soddisfatta, Yori mi mostrò il quadrante come doveva essere
veramente: con le
lancette che segnavano le ventitré e nove minuti.
-...tutto a posto, Choji? Gli occhi ti stanno brillando... Ehi!
Senza riuscire a trattenermi, presi Yori e la abbracciai forte.
-Le mie costole... Sono tutte intere, credo... Perdona la domanda,
Choji, ma
sei proprio sicuro di essere un ninja?
-...oh, sì! Assolutamente!- ridacchia al colmo della gioia,
mentre la lasciavo
respirare -e lo sarò ancora a lungo! A proposito, dove hai
lasciato il mio
coprifronte?
-Mi è caduto... laggiù, eccolo. Ma mi vuoi dire
che sta succedendo tutto a un
tratto?
-Ecco... Succede che mi sono sbagliato, gli ANBU non sono ancora
partiti,
quindi sarò io a portargli l'assassina! Anzi è
bene che mi muova subito! Tu
comunque giusto per sicurezza, torna di sopra a dormire! Ci rivediamo
domani!
-Sarà impossibile riuscire a prendere sonno, ma ci
proverò... Buonanotte...
Rimasto
di nuovo solo, felice come un bambino raccattai il coprifronte,mi ci
specchiai,
e lo legai di nuovo intorno alla mia testa con un nodo bello saldo.
Non
ci posso credere... Ce l’ho fatta!
Ce l’ho fatta davvero!
Quindi,
presi il corpo immobile della Signorina Azumi e me lo caricai in spalla.
Stavo
per avviarmi, ma poi mi ricordai di un’altra cosa che volevo
prendere.
Dov’è
finita... Ah, eccola.
Mi
inginocchiai davanti ai resti della collana di Isoka. Per colpa del mio
tentativo di liberarmi si era rotta in maniera irrimediabile,
però la medaglia
contenente la fotografia era ancora intatta. La raccolsi, la richiusi,
e la
infilai in tasca.
Poi,
finalmente, uscii all’aperto. Prima di ogni altra cosa,
osservai il cielo
stellato.
Asuma-sensei...
Se mai dovessi
incontrare Isoka, per favore, aiutalo a ritrovare sua mamma, se non lo
ha già
fatto. E... So che non l’ho mai conosciuto per davvero, ma
dagli lo stesso un
abbraccio da parte mia, e digli che sarò sempre suo amico.
Che possa finalmente
riposare in pace.
|
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Capitolo 18 *** 18. ***
Choji's Last Chance
Ed eccoci qui, a un anno e 17 giorni dalla pubblicazione del primo
capitolo, a leggere l'epilogo di questa storia. Una storia che
però avevo già in testa da più di due
anni e non ho mai accantonato.
Beh, che dire. Spero di essere riuscito a creare un giallo che vi abbia
lasciato col fiato sospeso, o almeno con un pizzico di
curiosità.
Ma, prima ancora, spero di essere riuscito a dare il giusto lustro al
personaggio di Choji, a dipingerlo a tutto tondo senza eccedere, e
soprattutto a renderlo un buon protagonista.
Voglio fare un ringraziameno speciale a Suikotsu, per le sue
recensioni, le sue correzioni a tutti quegli errori di battitura che mi
sfuggono sempre, e per avermi supportato dall'inizio alla fine in
questo progetto :)
Un ringraziamento e un saluto va anche a Magaskawee, che ha
inserito questa fanfiction nelle storie seguite, a Allymc89 e Diamon907, che sono
passati per lasciarmi anche loro una recensione, e a tutti i
lettori invisibili e silenziosi che sono passati per dare un'occhiata^_^
Prima di lasciarvi all'ultimo capitolo, un'AVVERTENZA.
Come per lo scorso capitolo, anche in questo (anzi, dopo. Capirete
continuando a leggere dopo la parola FINE) si trova un colpo di scena
di quelli enormi. Mi farebbe piacere se NON lo accennaste qualora
voleste lasciare una recensione, così da evitare di
spoilerare. Se avete dubbi o curiosità al riguardo,
mandatemi pure senza paura un messaggio in privato.
E ora, come sempre, buona lettura!
...
...
...
...
18.
Inizialmente
gli ANBU di pattuglia non sembravano molto convinti, quando mi
presentai a loro
con l'anziana Signorina Azumi in spalla. Decisero comunque di darmi il
beneficio del dubbio, e la presero in consegna. Dopo averla portata in
una
delle loro tende, la bloccarono in una camicia di forza e la legarono
ad una
sedia; quindi le versarono in faccia un po' di acqua fredda per farle
riprendere i sensi, allo scopo di interrogarla.
Una volta risvegliatasi, la donna non provò nemmeno a
fingere di essere
innocente, anzi: forse anche per via della mia presenza nella tenda e
dei miei
pugni pronti a colpire di nuovo, la Signorina Azumi ammise subito la
sua
colpevolezza, maledicendoci tutti per non aver agito secondo i suoi
piani.
Ormai la mia missione si poteva dire conclusa con successo,
perciò avrei potuto
benissimo uscire e godermi un meritato riposo. Invece, preferii restare
sveglio
un altro po' per assistere anch'io all'interrogatorio. E feci molto
bene:
rispetto a quanto le avevo sentito confessare davanti a Yori e gli
altri,
infatti, venni a conoscenza di qualche dettaglio interessante in
più.
In
principio Azumi era una semplice kunoichi proveniente da Ame, un
villaggio né
povero né ricco costruito durante un periodo di pace tra la
prima e la seconda
grande guerra. Per guadagnare più soldi e potersi permettere
una vita agiata,
durante la seconda guerra decise di tradire il proprio villaggio e
vendersi
alle due superpotenze che in quel momento erano in conflitto con il
Paese del
Fuoco, ovvero il Paese dell’Acqua e quello della Terra.
Come prova da far vedere ai rispettivi Kage per dimostrare le sue
qualità di
assassina, Azumi aveva pensato di consegnare loro i cadaveri interi di
una
squadra di ninja di Konoha accampati nei pressi di Ame; ma, essendo
troppo
ingombranti da trasportare, aveva deciso infine di portare con
sé soltanto le
loro facce. Fu in quel momento che nacque la sua malata passione per le
maschere.
Così, togliendo la vita e il viso di centinaia di soldati
del Paese del Fuoco,
finì per accumulare tanto di quel denaro da riempire del
tutto la grotta che
usava come nascondiglio.
Ma
Azumi sapeva che prima o poi i ninja di Konoha avrebbero cominciato a
prenderla
in considerazione e indagare su di lei. Per allontanare il rischio di
essere
arrestata e quindi non poter mai godere dei soldi che aveva accumulato,
pensò
di confondere le acque uccidendo nel suo solito modo anche un ninja
originario
del Paese della Terra: in tal modo, sperava che i capi del Paese del
Fuoco,
rinvenendo il cadavere di quel soldato nemico, pensassero che
"l'assassino
che rubava le facce" fosse un problema comune a tutti i Paesi coinvolti
in
guerra.
Il suo piano, però, fallì prima ancora di
cominciare. Il ninja che avrebbe
dovuto uccidere riuscì a sfuggirle. Per evitare che
quell'uomo spargesse la
voce, Azumi, sapendo già tutto di lui avendolo spiato in
precedenza, lo seguì
fino al villaggio dove viveva per assassinare lui e tutte le persone a
cui era
legato, fino a far saltare in aria con una cartabomba la casa in cui
sua moglie
e suo figlio piccolo lo stavano aspettando.
Per puro miracolo, il bimbo era riuscito a sopravvivere all'esplosione:
fu
proprio la sua sopravvivenza e il suo essere un orfano a far venire ad
Azumi
l'idea di crearsi una seconda identità, quella di benevola
protettrice degli
orfani di guerra. Preso con sé il neonato e trovato l'aiuto
inconsapevole della
Signorina Hiromi, che a quel tempo era un'infermiera, si
trasferì nel piccolo
Paese dei Fiumi e trovò un edificio abbandonato nel bosco,
che restaurò per
farne la sua nuova dimora.
Negli anni successivi, mentre la Signorina Hiromi restava a gestire
l'orfanotrofio in sua assenza, Azumi ricominciò a viaggiare
per il mondo. Per
trovare e portare via con sé tanti bambini e ragazzi che
avevano perso entrambi
i genitori a causa della guerra (e a causa sua), ma soprattutto per
passare
prima dal suo nascondiglio e prendere un po' per volta i suoi soldi,
che
avrebbe poi chiuso in una cassaforte nell'orfanotrofio.
Finito
di trasferire tutto il denaro, per Azumi non restava altro da fare che
attuare
l’ultima parte del suo piano, che le avrebbe permesso di
vivere il resto dei
suoi giorni nella ricchezza e con la certezza che nessuno
l’avrebbe mai più
perseguitata per i suoi crimini. Nell’ultimo dei suoi viaggi,
opportunamente
mascherata, Azumi tornò al suo nascondiglio per farsi
trovare e inseguire di
proposito dalla squadra di ANBU che ancora stavano indagando su di lei.
Tornata
nel Paese dei Fiumi, valutando bene le sue mosse li portò ad
accerchiarla
nell’area in cui sorgeva l’orfanotrofio; infine, un
mese dopo fece trovare loro
il corpo senza viso di Isoka, per dargli la certezza che il
Mascheratore avesse
trovato asilo all’interno della struttura.
Secondo
i suoi piani, gli ANBU, una volta scoperto che l’orfanotrofio
non era mai stato
riconosciuto dai capi del Paese dei Fiumi, non avrebbero esitato ad
invaderlo
per sterminare fino all’ultimo degli orfani senza correre il
rischio di causare
un incidente diplomatico: così, senza più bocche
da sfamare e senza più ninja
di Konoha a fiatarle sul collo, Azumi avrebbe finalmente coronato il
suo sogno
di vivere la vecchiaia nella più totale ricchezza.
-E
ci sarei riuscita, se non fosse stato per quell’obeso
impiccion...- la sentii
strillare, mentre uscivo dalla tenda.
Ormai
avevo sentito tutto quello che mi interessava sapere.
Finalmente
libero, raggiunsi un falò che gli ANBU avevano acceso poco
lontano. Mi sedetti
di fronte, appoggiando la schiena contro un albero, e chiusi gli occhi.
...
-Sveglia,
dormiglione. È ora.
-Mh...
Cos...
Sentii
qualcuno picchiettarmi sulla spalla. Ero ancora rintronato dal sonno,
ma mi
sforzai di aprire un occhio.
-Mh,
non è ancora l’alba... È ora di cosa?
-Di
partire. Torniamo a Konoha, qui non è rimasto più
nulla da fare.
-Ah,
giusto... Fate buon viaggio...
-Forse
non hai capito, Choji. Dobbiamo partire tutti, compreso tu.
-Oh,
è vero, scusa... ...come hai detto?!
Quella
notizia mi fece scattare in piedi ancora prima che mi svegliassi del
tutto.
L’ANBU che mi aveva parlato, un ninja con una maschera da
rana, spense il falò
con un secchio pieno d’acqua prima di spiegarsi.
-Insieme
alla sconfitta del Mascheratore, Danzou ci ha anche chiesto di fargli
un
rapporto dettagliato della missione. Però, visto che sei
stato tu a portarla a
compimento, l’onore spetta a te.
-Capisco,
il ragionamento non fa una piega... Potete darmi qualche minuto? Giusto
il
tempo di andare a riprendere il mio bagaglio e tornare...
-D’accordo,
ma fa’ in fretta.
-Grazie,
grazie infinite! Farò in un lampo!
Salutandolo
con la mano, cominciai a correre attraverso la boscaglia. Questa volta
sapevo
già la direzione da prendere per tornare
all’orfanotrofio: la notte prima,
infatti, mentre portavo in spalla il Mascheratore verso
l’accampamento, mi ero
premunito di raccogliere un mucchietto di sassi da far cadere a terra a
intervalli regolari, di modo da creare un sentiero che mi impedisse di
perdermi
come era quasi successo un paio di giorni prima.
A
quest’ora staranno ancora dormendo
tutti... Accidenti, perché tutta questa fretta di tornare a
Konoha? Potevano
concedermi almeno un altro giorno, giusto il tempo di salutare come si
deve gli
amici che mi sono fatto qui.
Il
pensiero di dovermene andare alla chetichella senza dire nulla a
nessuno mi
fece venire un nodo alla gola, ma strinsi i denti per riuscire a
sopportarlo.
...ma
prometto che tornerò. Appena
avrò del tempo libero, sarà la prima cosa che
farò...
-?!
Non
appena uscii dalla boscaglia, vidi qualcosa che mi colse totalmente
alla
sprovvista. Seduti sugli scalini d’ingresso
dell’edificio, ancora in pigiama o
in vestaglia, c’erano Yori, Iwao, Nao, Naoki e la Signorina
Hiromi.
Evidentemente mi stavano aspettando, perché quando mi videro
si alzarono tutti
in piedi, e Yori agitò le braccia per farmi avvicinare.
-Ma...
Ragazzi... Tutti voi, che ci fate qui fuori?- dissi, fermandomi in
fondo ai
gradini -non siete riusciti a dormire?
-Sì
e no... Ma, più che altro, volevamo darti questo.
Così
dicendo, Yori prese da terra un borsone, il mio borsone, e me lo
passò al volo.
-Ouff!...
G-grazie, ma... come sapevate che...
-Che
saresti tornato a riprenderlo? Beh, era ovvio. Così abbiamo
pensato di farti
risparmiare tempo. Controlla pure se c’è tutto.
Ancora
confuso, mi chinai e aprii la cerniera con un gesto secco.
-...non
manca niente, mi pare... Sì, c’è tutto!
...quindi- aggiunsi, tirando la testa
fuori dal borsone -sapete anche che devo partire?
-No,
ma io me l’ero aspettato- parlò Yori a nome di
tutti, mentre scendevano i
gradini per raggiungermi -hai portato a termine una missione, quindi
devi
tornare al tuo villaggio per fare rapporto. È
così che funziona di solito, o
no?
-Sì,
Yori. È esattamente quello che mi hanno appena detto.
Credetemi, mi dispiace
davvero non poter rimanere ancora un...
Yori
alzò di scatto una mano, zittendomi all’istante.
-Non
devi essere dispiaciuto, Choji. Inoltre, è meglio
così. Con te ancora in giro,
sarebbe molto più complicato raccontare una storia credibile
agli altri orfani.
-Eh?
Di quale storia parli?
-Di
quella che dovrò inventarmi per giustificare
l’improvvisa scomparsa di Isoka,
della Signorina Azumi, e di te. Lo so, lo so, l’altra sera ti
ho detto che
detesto le bugie e i segreti, ed è sempre vero,
però... Choji, non voglio
nemmeno pensare a come la prenderebbero, se sapessero che la Signorina
Azumi,
l’eroina di tutti noi, in realtà...
Sarà banale, ma preferisco aspettare che
diventino tutti un po’ più grandi, prima di dire
loro la verità.
-Farei
la stessa cosa anch’io, al tuo posto. Non ti preoccupare- la
rassicurai
sorridendo.
-Ti
ringrazio, Choji. ...ahhh...
In
quella, Yori si fece seria di colpo.
-C’è...
qualche problema?
-Choji,
rispondimi sinceramente. È vero, quello che ha detto la
Signorina Azumi, a
proposito dei tuoi colleghi ninja là fuori? È
vero che non avrebbero esitato a
sterminarci tutti pur di far fuori anche il loro obiettivo?
Quella
domanda così a tradimento mi fece perdere
all’incirca un litro di sudore dalla
testa. Cosa avrei dovuto dirle?
-Eh
beh... Beh eh... Vedete...
-Non
disturbarti, Choji- mi interruppe Yori -ti si legge in faccia che la
risposta è
“sì”.
-Ops...
Ebbene, è così... Però non tutti i
ninja di Konoha sono come loro!- esclamai,
alzando entrambe le mani come per farmi scudo -ecco, vedete... Quelli
lì obbediscono
agli ordini di un consigliere anziano, ma l’Hokage in carica
è di tutta un’altra
pasta! E poi, dovete credermi, ci sono parecchi ninja, anche miei
coetanei, che
pongono sempre al primo posto la vita dei loro compagni e degli
innocent...
Allungando
un braccio, Yori mi posò un dito sulle labbra per zittirmi.
-Ti
credo, Choji. Dopotutto, hai bloccato le porte e le finestre dei
dormitori
apposta per impedire che gli altri bambini venissero coinvolti.
Inoltre, hai
quasi rischiato di morire soffocato pur di proteggere noi. Ci hai
salvato la
vita, e a nome di tutti ti ringrazio di cuore. Sai, finora ero convinta
che
tutti i ninja fossero delle macchine assassine disposte anche a
infilzare un
ostaggio pur di uccidere il nemico... però, se tuoi coetanei
sono come te,
allora Konoha non dev’essere un posto così
orribile come ci diceva la Azumi.
-No,
infatti... E grazie... No, volevo dire, prego, per me è
stato un piacere più
che un dovere... Eh, sì... Eh, eh...
Ben
poco dignitosamente mi grattai la nuca e ridacchiai, dando sfogo a
tutta la mia
modestia.
Non
sono abituato a ricevere complimenti, specialmente da persone che
conosco da
poco tempo, per questo ogni volta che accade mi emoziono al punto da
non saper
più che dire. È una cosa che mi manda sempre in
confusione... ma mi rende anche
molto felice.
Un
po’ anche per scacciare l'improvviso imbarazzo mi rivolsi
agli altri tre orfani
che l'avevano accompagnata, a cominciare dal più grosso.
-Ah, certo! Prima che me ne dimentichi, c'è una cosa che
devo assolutamente
dirti, Iwa...
-MI DISPIACE!!!
Cogliendomi
alla sprovvista, tutto tremante Iwao si era prostrato ai miei piedi con
la
fronte schiacciata per terra, per implorare pietà.
-Mi dispiace! Mi dispiace davvero! Mi sono comportato male, malissimo!
Ma adesso
ho capito di aver sbagliato! Se l'avessi saputo prima non avrei mai
fatto tutte
quelle cose orribili, mi devi credere! TI SCONGIURO, NON VOGLIO FINIRE
IN
PRIGIONE!!!
Il suo cambiamento improvviso mi aveva lasciato di sasso. Tuttavia, non
ero
molto sicuro del fatto che fosse pentito fino in fondo. Avevo bisogno
di una
prova.
-Iwao... Con "tutte quelle cose orribili", ti riferisci agli insulti
e i dispetti che mi hai rivolto in questi giorni senza sapere che in
realtà fossi
un ninja in grado di schiacciarti con un pugno se solo avessi voluto?
-B-beh, sì... CIOÈ, NO! Cioè, non
solo, io... Io parlo di quello che ho fatto a
Isoka!
Iwao alzò la testa all'improvviso. In viso era rosso come un
pomodoro, oltre
che sporco di terra. Soprattutto, stava piangendo a ridotto.
-Isoka non mi stava simpatico, e qualche volta la sua presenza mi dava
fastidio, ma io non ho mai sperato che morisse! Volevo solo che la
piantasse,
che si arrendesse e diventasse mio amico, e... E... E per colpa mia
è morto! Se
mi fossi comportato meglio, se non avessi distrutto i ricordi di sua
mamma...
Isoka non avrebbe mai pensato di chiudersi in sé stesso e
nascondersi in un
buco per evitarmi e starsene da solo! Se lo avessi aiutato a stare
meglio
invece di costringerlo, a quest'ora Isoka sarebbe ancora vivo, e... La
S-Signorina A... Azumi, non avrebbe mai pensato di ucc... Ucciderlo!
È tutta
colpa mia! Se... Se potessi tornare indietro... Ti scongiuro, Choji!
Non
portarmi in prigione! Dammi la possibilità di farmi
perdonare, ti prego! TI PREGO!
Senza smettere di singhiozzare, Iwao chinò di nuovo la testa
ed unì le mani per
pregarmi.
Dovevo ammetterlo, non avrei mai immaginato di vederlo un giorno
ridotto così.
E non avevo più dubbi sul fatto che fosse sinceramente
pentito... però c'era
ancora qualcosa che non mi tornava. Da un tipo come lui mi sarei
aspettato una
reazione del tutto diversa, più orgogliosa...
Poi, dopo qualche secondo, ci arrivai da solo.
Per quanto fosse grande, grosso, caciarone e prepotente, Iwao era pur
sempre e soprattutto
un ragazzino. Uno che non aveva ancora affrontato i problemi della
realtà. Uno
che, forse per colpa degli insegnamenti della Signorina Azumi, si era
convinto
che la vita dovesse essere sempre semplice come un gioco. Forse,
ipotizzai, non
aveva mai nemmeno conosciuto i suoi genitori, e per colpa di
ciò non era mai
stato in grado di capire come mai Isoka sentisse tanto la mancanza di
sua
mamma...
-Iwao-
gli dissi, sospirando -avrai fatto tante cose brutte, ma di sicuro non
meriti
di finire in prigione come un assassino. Dico davvero. Dai, adesso
alzati.
Prendendolo
per un braccio, lo aiutai personalmente a rimettersi in piedi.
-Sono...
Sono p-perdonato? Io... Grazie, Choj...
-Non
sei perdonato!- esclamai, spaventandolo con uno sguardo fulminante.
-Ah...
No? M-m-m-ma allora cos...
-Ascolta, solo
perché io non ti arresto non significa che tutte le tue
prepotenze siano già
acqua passata. Giusto un istante fa hai detto che vuoi avere la
possibilità di
farti perdonare, no?
-...sì,
l’ho detto... Cosa vuoi che io faccia, Choji? Se non serve a
niente chiedere
perdono...
-Oh
no, chiedere perdono è necessario! Prima ancora,
però, devi restare in vita.
Tutti
mi lanciarono un’occhiata storta, come se avessi dichiarato
la cosa più ovvia
del mondo. Non Iwao, però: a lui avevo già detto,
la notte precedente, che se
avesse continuato a mangiare il cibo che gli portava Nana prima o poi
sarebbe
morto.
-Stavo
appunto per ricordarti di non mangiare mai più il cibo che
fai rubare dalla
dispensa, e di fare qualcosa per rimettere a posto il tuo fisico...
-Un momento, cos'è questa storia del cibo rubato?- si
intromise Yori -c'entra
forse qualcosa con le scatole che ho trovato già aperte,
Choji?
-...Choji non ha colpe, Yori- mormorò Iwao, con la voce
ancora tremolante
-devo... Devo confessarti una cosa. Urgentemente.
-Urgentemente, eh... D'accordo. Andiamo a parlarne un po'
più in là, a
quattr'occhi, così non rubiamo altro tempo a Choji.
I due si allontanarono nel cortile, restando comunque nel nostro campo
visivo.
Mi
auguro che Yori non si infuri
troppo...
Li
lasciai perdere per un attimo, e ne approfittati per rivolgermi agli
altri due
orfani presenti.
-Nao,
Naoki... Come vi sentite?
-...a dire il vero, non lo sappiamo ancora- rispose il fratellino,
mentre la
sorellina annuiva a ogni sua parola -sarà difficile
riprendersi, dopo... Dopo
tutto, ecco. Ma ci proveremo. ...anch'io ho qualcosa che vorrei dirti,
Choji.
Se posso...
-Certo che puoi!
-Grazie. Per prima cosa, volevo chiederti scusa per quella frase che
t'ho detto
ieri. Sai, quella storia a proposito di perderti e trovarti...
-Ah, quella... Acqua passata, Nao! Io stesso me ne stavo già
dimenticando!
-Davvero? Meno male... Grazie, comunque.
Ci scambiammo una stretta di mano.
-Poi, beh- aggiunse -ci sarebbe un'altra cosa. Posso farti una
domanda... un
po' personale?
-Uh... Va bene, spara.
-Grazie. Allora... Beh... Oh cielo, come posso dirlo senza farti
arrabbiare...
Dunque, voi ninja siete in grado di trasformarvi in qualunque persona
vogliate,
giusto?
Annuii.
-Bene, perfetto. Allora, ecco la mia domanda. Ehh... Come mai... Come
mai
allora, tu, per infiltrarti nell'orfanotrofio, non hai cambiato
più di tanto il
tuo aspetto? Te lo chiedo, perché... perché...
Choji, per quanto mi riguarda mi
dissocio, ma ho sentito che le persone piacevolmente paffute come te
non sono
molto popolari. Se ti fossi trasformato in un ragazzo un po'
più magro magari
avresti potuto evitare che gente come Iwao ti prendesse in giro per il
tuo
fisico. Ecco, l'ho detto. Se non vuoi rispondere, non fa nient...
-Invece ti rispondo volentieri, Nao! Hai fatto una domanda molto
interessante!
Nao
e Naoki sbatterono le palpebre tre o quattro volte, stupiti dalla mia
tranquillità.
-Purtroppo
hai ragione. Quelli come me vengono sempre presi di mira dai prepotenti
e dagli
stupidi. Io lo so bene. Mi è successo tantissime volte
quando ero un bambino, e
di tanto in tanto mi capita ancora anche adesso. È vero, se
mi fossi
trasformato in uno smilzo mi sarei risparmiato un bel po' di
grattacapi- e
dicendo questo gettai un'occhiata fugace a Iwao -ma non ho mai preso in
considerazione quest'idea, anzi non l'ho mai nemmeno pensata,
perché io mi
piaccio così come sono. E non soltanto perché
l'essere robusti è una
caratteristica del mio clan. Se sono riuscito ad apprezzarmi per
davvero, lo
devo soprattutto ai miei amici, e in particolare ai miei compagni di
squadra...
Un nuovo, piccolo moto di nostalgia mi assalì in quel
momento. Per mascherarlo,
distolsi lo sguardo dai miei interlocutori ed alzai gli occhi verso il
cielo.
-Si chiamano Shikamaru e Ino. Conosco il primo sin da quando eravamo
piccoli: a
differenza degli altri bambini con cui tentavo di giocare, lui non ha
mai
badato alle apparenze. Mi ha accettato subito, così come
sono, e di questo gli
sarò grato in eterno. La seconda... a dire il vero
all'inizio non mi aveva
preso in simpatia, ma a poco a poco, man mano che abbiamo imparato a
conoscerci
meglio, anche lei ha smesso di guardarmi, e ha cominciato a vedermi.
Voglio
molto bene ad entrambi, e so che loro ne vogliono a me. Ecco, il motivo
è
semplicemente questo per cui ho mantenuto la mia stazza. È
stata una cosa
spontanea...
-Ti invidio, Choji.
Era
stato Iwao a parlare. La conversazione privata con Yori era
già terminata, a
quanto pareva.
-Mi
invidi?
-Sì,
insomma... Tu hai amici che ti accettano per quello che sei, mentre
io... Mi
sono reso conto che di amici veri non ne ho neanche uno. È
proprio come mi
avevi rinfacciato tu alle terme: tutti quelli che mi seguono lo fanno
solo
perché io li ho costretti con la paura...
-Non tutti- lo corressi -Nana era tua amica sin dal principio, me lo ha
confidato ieri. Sotto sotto, sono certo che lo sia ancora. Ecco! Puoi
cominciare da lei! Appena puoi prendila in disparte, chiedile scusa per
tutto,
e poi chiedile di darti una mano a tornare sulla retta via. Lei si
ricorda di
com’eri prima che ti venisse in mente di diventare grosso e
fare il bullo,
scommetto che accetterà molto volentieri di aiutarti a
tornare quello che eri
davvero. Dalle ascolto, e vedrai che a poco a poco anche gli altri
ragazzi con
cui hai voluto fare amicizia non avranno più paura di te.
-Nana...
D’accordo, seguirò il tuo consiglio. Ci voglio
provare.
-Bravo!
...a proposito, hai detto tutto a Yori?
-Ogni cosa, soprattutto per quanto riguarda i cioccolatini- rispose
Yori per
lui, sottolineando l’ultima parola mimando delle virgolette
con le dita -non
posso dire di non essere furiosa per i ripetuti furti... ma lo
aiuterò lo
stesso a perdere il vizio e rimettersi in forma. Direi che sei mesi di
esercizio fisico e dieta equilibrata possano bastare per rimetterlo a
nuovo.
Iwao
si lasciò sfuggire un verso di sofferenza. Non potevo
biasimarlo...
-Su,
sei mesi passano in fretta- lo incoraggiai, dandogli una pacca vigorosa
sulla
spalla.
Infine,
mi rivolsi all'unica persona che ancora non aveva aperto bocca.
-Signorina Hiromi... Uhm...
Non l'avevo notato, prima, ma ora che la guardavo bene in faccia
sembrava come
sul punto di esplodere o scoppiare a piangere peggio di Iwao.
Poveretta. Non sarà facile per lei,
riprendersi dopo le ultime rivelazioni. E io l'ho pure criticata per la
sua
eccessiva dolcezza... C'è una sola cosa che posso fare per
tirarla su.
Senza dire una parola, sorridendo, spalancai le braccia, per
permetterle di
darmi uno dei suoi calorosi abbraccioni.
Dopo qualche secondo, finalmente, al limite dell'ebollizione la donna
fece un
passo verso di me, mosse le braccia, e...
-C-Choji...
N-non... Non devi preoccuparti, finché ci sarò io
gli orfani saranno al sicuro!-
gridò, battendosi un pugno sul petto e alzando l'altro al
cielo -li proteggerò
anche a costo della vita, e farò di tutto
affinché non sentano la mancanza di
quella vile, meschina, infame, disgustosa, ripugnante donna di facili
costumi
che è Azumi! Come prima cosa, mi recherò dalle
autorità competenti e farò in
modo che l'orfanotrofio diventi in regola! Se non vorranno ascoltarmi,
li
convincerò con i soldi! Sì, Azumi, proprio i tuoi
soldi!
Scatenata al massimo, la Signorina Hiromi mise le mani intorno alla
bocca e
puntò la sua voce tonante in direzione del bosco.
-Hai sentito, racchia? Userò il tuo sporco denaro per dare
un futuro a questi
pargoli! Prendi e porta a casa! PRRR!!!
La sua pernacchia riecheggiò per tutta la foresta, facendo
scappar via stormi di
uccelli da ogni dove.
Ero
rimasto di sasso, come tutti i presenti, ma non persi
l’occasione di lanciare
un’occhiata verso Yori, come per dirle “E
così la Signorina Hiromi non è abbastanza forte,
eh?”
-Beh,
Signorina Hiromi... Non ho più nulla da dirle- ammisi,
stringendole la mano
-con una direttrice come lei, l'orfanotrofio è in ottime
mani!
-Puoi dirlo forte, caro mio! Puoi dirlo forte!
-...beh,
direi che è il momento dei saluti- sospirai, dopo aver
lasciato la mano della
Signorina Hiromi -purtroppo gli ANBU mi hanno dato pochi minuti, e mi
sa che ne
ho sfruttato anche qualcuno di più... Mh?
Ero
certo di aver appena sentito dei rumori provenienti da dentro
l’orfanotrofio, e
quando tutti si zittirono ne ebbi la conferma. Sembravano dei passi
pesanti e veloci,
alternati a dei tonfi, come se qualcuno stesse scendendo le scale in
tutta
fretta.
I
passi si fecero sempre più vicini. Poi, in cima alla
scalinata, fece la sua
comparsa un ragazzo che stava ancora finendo di vestirsi. Non ne vidi
la testa,
ancora intrappolata dentro una maglietta rossa, ma lo riconobbi
ugualmente.
Rokuro?!?
-Sta'
fermo dove sei, ti do una mano!- gridò Yori, bloccandolo
appena prima che
mettesse un piede in fallo -Signorina Hiromi, vada a controllare se
anche gli
altri si sono svegliati! Non li faccia scendere!
-Subito!
Mentre
la donna spariva di corsa all’interno
dell’edificio, Yori aiutò Rokuro a
scendere i gradini, e con molta fatica riuscì poi a fargli
trovare i buchi per
le braccia e quello per la testa della maglietta.
-Ecco, sei a posto. Allora, spiegami dove pensavi di andare a
quest’ora del...
-Yori, meno male che ti ho trovata! Ho bisogno di aiuto! Choji se
n'è andato! È
scomparso!!!- strillò lui, scuotendola per le spalle -mi
sono alzato un attimo
per andare in bagno, ho acceso la luce per trovare la porta come faccio
sempre,
e ho visto! Anzi, NON ho visto! Mancavano i suoi vestiti, mancavano le
sue
cose, mancava il suo borsone, ma soprattutto mancava lui! Corri a
vestirti
anche tu, Yori, veloce! Dobbiamo andare a cercarlo! ...sì?
Senza
aprire bocca Yori alzò un dito davanti alla sua faccia e gli
indicò la sua
destra. Rokuro si girò, e finalmente si accorse anche della
mia presenza.
-Ehi, ma... Quello è il borsone di Choji... E dentro ci sono
le cose di Choji!
E tu, tu indossi i vestiti di Choji! Ma allora...
-Ebbene,
sì- ammisi -mi dispiace che tu l’abbia scoperto in
questo modo, ma...
-CHE
COSA NE HAI FATTO DI CHOJI???
...eh?!?
Eravamo rimasti tutti di sasso. Tutti eccetto Rokuro il quale,
imbufalito come
non avrei mai immaginato di vederlo in vita mia, avanzò
verso di me a passi
pesanti.
-Tu chi sei? Come ti sei permesso di rubare le sue cose?! Che cosa ne
hai fatto
del mio amico?!?
-Ro...
Rokuro, che dici? Sono io Choj...
-BUGIARDO!!!
Con
un salto sbilenco ma per questo impossibile da anticipare Rokuro si
avventò su
di me, strattonandomi un po’ dappertutto.
-Bugiardo!
Io conosco bene Choji, lui non ha questi capelli lunghi! E non ha
questi
ghirigori disegnati in faccia! Impostore, dimmi chi sei veramente!!!
“Ahio...
Allora è solo per questo che
non riesce a riconoscermi? In tal caso...”
-Henge No Jutsu!
Attivai
la tecnica della trasformazione, riprendendo le sembianze che avevo
adottato
per travestirmi. Colto di sorpresa, Rokuro mi lasciò subito
andare e mi fissò
con uno sguardo scioccato.
Per
almeno uno o due secondi, poi tornò l’allegrone di
sempre.
-Choji!
Allora sei davvero tu!- esclamò eccitato -perché
non mi hai mai detto che sai
farti crescere i capelli con la forza del pensiero? È un
trucco bellissimo!
-Oh...
G-grazie, ma non è niente di che... Oh cielo...
Presi
a grattarmi una guancia con un dito, al limite dell’imbarazzo.
Maledizione,
e adesso cosa gli
racconto? Non posso scappare via senza dire una parola, ma non posso
nemmeno
dirgli tutta la verità! Devo farmi venire in mente
un’idea!
-...Rokuro... In realtà... il mio vero aspetto non
è questo, ma quello di
prima. Guarda, e non spaventarti.
E
mi ritrasformai di nuovo, facendo però apparire prima le
spirali e poi i
capelli lunghi, per far abituare in qualche modo Rokuro alle mie
sembianze
reali.
-Oh,
capisco... Ehi, adesso che ti guardo meglio non sei così
diverso da come ti ho
conosciuto! Non capisco, però... Perché ti sei
accorciato i capelli? Temevi che
la Signorina Azumi non ti facesse entrare?
-La...
Signorina Azumi... No, il motivo è un altro... Ma... Rokuro,
io... io non sono
quello che credevi... Io...
-Rokuro,
Choji in realtà è uno stermina-orchi in incognito.
Era
stata Yori a parlare.
-Uno
stermina-orchi?!- esclamammo io e Rokuro all’unisono.
-Sì,
precisamente!- continuò lei -ma Rokuro, pensavo che
l’avessi già capito da
solo! Dopotutto, è ormai risaputo che Choji ha salvato tutti
noi da un
pericolosissimo orco, alle terme!
-...eh?-
fece Iwao, inarcando un sopracciglio.
-Devi
sapere, Choji- mi spiegò Yori, rivolgendomi un occhiolino
-che ieri pomeriggio,
tra una patatina e l’altra, Rokuro mi ha confidato le tue
gesta, ma non era
sicuro di aver compreso tutti i dettagli.
-Quindi-
balbettò Rokuro -Choji è davvero un
ammazza-orchi? Non me lo sono inventato?
-È
tutto vero. Ah, e ha pure fatto sloggiare i ratti dalla palestra!
-Pure!?
-Pure.
Adesso Choji partirà per nuove avventure, a caccia di nuovi
orchi da fare a
pezzi a suon di testate sul grugno... Ah! E già che
c’è, per un tratto di
strada scorterà la Signorina Azumi ed Isoka nel loro viaggio?
-Viaggio?-
esclamarono tutti in coro.
-Sì.
La Signorina Azumi ha deciso di fare un altro viaggio alla ricerca di
altri
orfani da salvare, e Isoka si è offerto di accompagnarla ed
aiutarla come può,
per farsi perdonare le sue trasgressioni al regolamento.
E
Yori mi lanciò un altro occhiolino.
Così,
quella sarebbe stata la bugia a cui gli orfani avrebbero dovuto credere
negli
anni a venire.
Tutto
sommato... poteva funzionare, perché no?
-...esatto,
Yori ha riassunto la faccenda alla perfezione! Io stesso non avrei
saputo dirlo
meglio!- confermai, con un sorrisone a trentaquattro denti -la
Signorina Azumi
ed Isoka sono già partiti e mi stanno aspettando nella
foresta, non posso farli
attendere oltre. Per cui...
Rokuro
aveva cominciato a piangere.
Prima
silenziosamente, poi urlando con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
-Rokuro,
no! Non fare così!- gli disse Yori, stringendolo alla vita
per impedirgli di
crollare a terra -cerca di controllarti! Cosa c’è?
-Non
è... Aaaaaaghh... Non è giusto! Choji non deve
andare! NON DEVE ANDARE!!!
Lui... Lui è l’unico che mi ha detto che sono
molto simpatico! Nemmeno Supaida
me l’ha mai detto! E LUI NON DICE MAI NIENTE!!!
Mi
si strinse il cuore.
-Rokuro...
vieni qui.
Yori
lo lasciò andare, ma Rokuro non si mosse. Così,
mi feci avanti io. Lo
abbracciai stretto stretto, e gli permisi di piangere sulla mia spalla
per
tutto il tempo che gli serviva.
Di
sicuro gli ANBU mi avrebbero maledetto per il mio ritardo mostruoso, ma
in quel
momento non me ne poteva fregare nulla.
-Rokuro-
gli mormorai, poco dopo che ebbe smesso di gridare -non so fra quanto
tempo, ma
tornerò a trovarti. Te lo prometto.
Senza
dire nulla, Rokuro ricambiò finalmente l’abbraccio.
-Ma
tu... Promettimi che sarai felice. Yori ha bisogno del tuo sorriso.
-Lo
so... Lo so!
Sciolto
l’abbraccio, Rokuro si asciugò le lacrime col
palmo della mano.
-Lo
so... Ma... Sentirò la tua mancanza! Come faccio a
sorridere? Come faccio?!?
Come... Eh?
In
quella, Iwao gli posò una mano sulla spalla.
-Senti
un po’... Davvero non viene mai nessuno nell’aula
di musica, a parte te e Yori?
Rokuro
annuì.
-Te
lo chiedo perché... Mi hanno appena detto che devo fare
degli esercizi di
ginnastica, e... Mi piacerebbe molto farli ascoltando la tua musica.
Con te a
battere il ritmo, saranno molto meno faticosi! Allora, che ne pensi?
Rokuro
lo squadrò attentamente, per dei secondi carichi di tensione.
Poi...
-YA-UUUUUUH!!!
Il
buon, vecchio Rokuro saltò addosso a Iwao, lo
abbracciò e gli strinse la mano,
il tutto senza smettere di saltellare come un bambino.
Missione
compiuta,
pensai, sorridendo a mia volta come un bambino.
...
Con
la certezza di non aver lasciato più nulla in sospeso, il
momento di dire
arrivederci fu molto meno difficile da superare.
Borsone
a tracolla, mi inoltrai nella foresta. Non prima, però, di
essermi voltato una
volta ancora per salutare i miei nuovi amici con la mano.
Non
saprei dire come mi sentivo in quel momento. Non ero triste...
né felice...
Semplicemente,
stavo bene.
Avevo
compiuto una missione che per le mie capacità sembrava
impossibile.
Avevo
consegnato un mostro alla giustizia.
Avevo
risolto piccoli problemi di ragazzi e ragazze che non avevo mai
conosciuto
prima.
Avevo
trovato nuovi amici.
Avevo
reso orgoglioso Asuma-sensei.
Non
appena fossi tornato a Konoha, avrei reso orgogliosi anche mio padre e
i miei
amici...
Ma
prima di tutto ciò, avevo reso orgoglioso me stesso.
Choji
Akimichi, l’insicuro e pauroso ninja obeso di Konoha, aveva
dimostrato a sé stesso
che anche lui vale qualcosa.
E
non è poco!
FINE
...
...
...
...
...
CAPITOLO
EXTRA
(All’insaputa
di Choji)
Quel
pomeriggio altri due giovani, un maschio e una femmina, avevano detto
arrivederci all’orfanotrofio.
A differenza
di Choji, però, quei due se n’erano andati alla
chetichella.
Erano già
lontani, nel bosco, quando Yori avrebbe trovato la lettera che avevano
lasciato
per lei.
“Naoki
ha avuto un improvviso attacco di panico. Questo posto non
è più sicuro per la sua salute. Devo portarla
via, mi dispiace. Con affetto,
Nao.”
Così
c’era
scritto.
E quindi,
eccoli lì, a correre come dei dannati per la foresta,
evitando alberi e radici
sporgenti, e avere anche il fiato per parlare fra loro.
-...sei
sicuro che se la berrà e non partirà per
cercarci? Potevamo anche scrivere
la verità e farle promettere di non parlarne mai con
nessuno...
-Meno
persone sanno di questa storia, meglio è. Per rispondere
alla prima domanda:
sì, sono sicuro. Beh, forse per qualche giorno Yori e la
Signorina Hiromi, a
turni, proveranno a cercarci... ma passato qualche giorno avranno
già lasciato
perdere, te lo dico io.
-Sarà...
Ehi, certo che proprio all’ultimo abbiamo rischiato di farci
scoprire!
Ammettilo, anche tu stavi arrossendo mentre Choji diceva tutte quelle
cose su
di noi!
-...sì, lo
ammetto. Mi sono emozionato. In un modo o nell’altro, Choji
riesce sempre a
spiazzarmi...
-Salve.
Il
dialogo
tra i due minuti corridori fu smorzato dall’arrivo sulla
scena di un ninja
alto, brizzolato e mascherato completamente tranne che per un occhio.
-Kakashi-sen...
No, volevo, dire, chi sei tu? Non farci del male, siamo solo due
bambini
dispersi!...
-Piantatela
con la sceneggiata- sentenziò il succitato Kakashi ai due
pargoli -so chi siete
ed esigo una spiegazione. Pensavate che nessuno si insospettisse della
vostra
improvvisa partenza notturna?
-Ecco...
Sinceramente no! Non avete trovato i biglietti che abbiamo lasciato?
-Oh, i
biglietti! “Devo partire per ordine del Quinto Hokage, non
posso dire altro!”...
-Beh,
Tsunade-sama era all’estero nel Paese del Ferro, impossibile
da contattare in
breve tempo, quindi pensavamo che la scusa potesse reggere...
-E in
effetti poteva reggere... peccato per voi, però-
sentenziò Kakashi, puntando un
dito inquisitore -che, poche ore dopo la vostra improvvisa sparizione,
il
Quinto Hokage fosse tornato a Konoha per prendere un documento che
aveva
dimenticato. È rimasta al villaggio per pochi minuti, ma
sono stati sufficienti
per me per fare quattro chiacchiere con lei. E, indovinate un
po’?, ha
confermato i miei sospetti! Non c’è stato nessun
ordine da parte sua, voi due
avete lasciato il villaggio senza permesso!
I due
fuggiaschi si guardarono l’un l’altra, sudando
gelido. Erano stati smascherati
e non potevano farci niente.
-Q-quante
persone lo sanno?- domandò uno dei due.
-Solo io e
Tsunade. Per ora. L’ho convinta a far finta che vi avesse
dato davvero una
missione, così da coprire la vostra assenza. Ma adesso basta
parlare di queste
quisquilie secondarie. Voglio una spiegazione per il vostro
comportamento,
adesso.
I due piccoletti
deglutirono all’unisono. Si scambiarono un altro sguardo, e
poi, per un tacito
accordo, decisero di alternarsi.
-E va bene,
diremo tutto. Quel giorno eravamo liberi, e volevamo invitare Choji a
cena come
nostro solito. Lui però non era in casa, e un passante ci ha
detto di averlo
visto avvicinare da un ANBU con un messaggio di convocazione immediata
per lui.
-Siamo corsi
al palazzo dell’Hokage. Sapendo che al momento in carica non
c’era Tsunade, ma
Danzou, abbiamo temuto il peggio e non siamo stati in grado di
aspettare.
-Così,
prendendo il possesso di una mosca grazie al Capovolgimento Spirituale,
abbiamo
potuto origliare la conversazione nell’ufficio senza essere
visti.
-Quando
abbiamo scoperto che razza di missione Danzou aveva affidato al nostro
Choji,
non ci abbiamo pensato due volte. Sapendo che sarebbe partito il
mattino dopo,
noi ci siamo mossi già la notte stessa. Abbiamo lasciato i
biglietti, e insieme
abbiamo lasciato il villaggio...
-...per
raggiungere il Paese dei Fiumi e l’orfanotrofio molto prima
di lui. Due giorni
prima, per l’esattezza. Abbiamo corso il doppio della nostra
solita velocità e
fatto meno soste possibili.
-Eravamo
stanchissimi quando siamo arrivati, e questo ci ha aiutato a rendere
più
credibile la nostra mascherata agli occhi degli ospiti
dell’orfanotrofio, e
soprattutto agli ANBU pattugliati nei dintorni.
-Già. Ci
siamo presentati come Nao e Naoki, orfani sfuggiti a un villaggio
distrutto da
una guerra lampo. Due giorni dopo è arrivato Choji, e
così abbiamo potuto
mettere in atto il nostro piano.
-Ovvero
sorvegliarlo da vicino, senza farci scoprire ovviamente, e aiutarlo a
risolvere
il caso. Fine della spiegazione.
-Bisogna
aggiungere però una cosa, la più importante!
Ovvero, Choji non ha avuto bisogno
del nostro aiuto! Se l’è cavata alla grande con le
sue sole forze, noi non
abbiamo contribuito in alcun modo alla riuscita della missione!
-Anzi,
abbiamo rischiato di complicargliela. Infatti, non si sa come, abbiamo
finito
per entrare nella sua lista dei sospettati...
-Io lo so
come! È tutta colpa di questi braccialetti d’oro!
Ti ho ripetuto mille volte
che non erano necessari!
-Come, no?
Dovevamo passare per fratello e sorella... Non legati dal sangue, per
rendere
la nostra storia più drammatica e veritiera, certo... Quindi
dovevamo sfoggiare
qualcosa che facesse capire “ehi, quei due sono fratello e
sorella, chi mai
sospetterebbe il contrario”...
-ADESSO
BASTA!- tuonò Kakashi, al che i due bisticcianti si
irrigidirono come statue di
sale.
-Mi avete
molto deluso, tutti e due!- dichiarò ancora Kakashi, con il
fuoco nell’occhio
visibile -avete abbandonato il villaggio senza permesso, vi siete
immischiati
in una missione che non vi competeva... E, cosa ancora più
grave, avete
dimostrato di non avere nemmeno un briciolo di fiducia nel vostro
compagno di
squadra! Questo da voi non me lo sarei mai aspettat...
- NON È
VERO!- gridarono i due finti orfani all’unisono, e stavolta
fu Kakashi a
rimanerci di stucco.
-Noi abbiamo
sempre avuto fiducia in Choji, ma Danzou gli aveva affibbiato una
missione che andava oltre le sue capacità! Non gli
era mai capitato prima di andare sotto
copertura, da solo! Sarebbe stata la prima volta, e lui non aveva
esperienza!
-Inoltre,
anzi, soprattutto, la posta in gioco era troppo alta! Choji, mai
più un ninja?
Ma stiamo scherzando? Danzou non poteva farci questo! Dovevamo
impedirglielo!
-Tutto
quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto perché ci teniamo
a Choji!
Esaurito il
fiato, già speso abbondantemente per correre il
più lontano possibile
dall’orfanotrofio, i due fedeli compagni di Choji si
affidarono alla clemenza
di Kakashi. L’avrebbero ottenuta?
-Dovreste
saperlo benissimo anche voi. Nel mondo dei ninja, colui il quale
infrange le
regole e disobbedisce agli ordini non è altro che
spazzatura...- dichiarò
solennemente, preparando i due al peggio.
-...però,
colui il quale non ha a cuore il bene dei propri compagni è
peggiore della
peggior spazzatura- concluse invece con tono goliardico, cancellando
l’atmosfera di pesantezza che s’era venuta
inutilmente a creare.
-...perciò...
Siamo solo spazzatura, Kakashi-sensei? In tal caso, che punizione ci
verrà
assegnata?
-Punizione?
Oh oh oh oh oh, nessuna punizione, tranquilli! Quelle che ho elencato
non sono
leggi ufficiali, ma la lezione di vita che un mio buon amico
d’infanzia mi
lasciò in eredità insieme al suo Sharingan. Per
quanto abbiate rischiato di
mandare tutto all’aria infrangendo una mezza tonnellata di
codici, il vostro
attaccamento nei confronti del vostro compagno per me vale
più di tutte le leggi del
mondo. Non farò alcun rapporto negativo su di voi.
I due
assolti sospirarono di sollievo alla lieta notizia. Pericolo scampato e
umanità
mantenuta, cosa può desiderare di più un ninja?
-Beh,
direi
che è giunto il momento di muoversi- proclamò
Kakashi battendo le mani
-riprendendo il giusto ritmo, torneremo a Konoha prima di Choji e in
tempo per
accoglierlo come se non ci fossimo mai mossi da lì. Su, che
aspettate a
riprendere il vostro aspetto? Con quelle gambette corte non credo
possiate
andare da molte parti.
-Subito,
Kakashi-sensei. Prima, però, ci deve promettere una cosa-
disse chi aveva
l’aspetto della piccolissima Naoki.
-Ho già
detto che non farò parola con nessuno delle vostre azioni,
Ino. Puoi stare
tranquilla...
-No, non
parlo di quello. Kakashi-sensei, voglio che lei ci prometta di non
ridere.
-Ridere? Per
quale motivo?
-Perché...
Non sono io Ino.
Ciò
detto,
“Naoki” indicò il suo
“fratellone”, che in un batter di ciglia si
tramutò in
una splendida ragazza dall’abito viola e dalla bionda chioma
fluente, lasciando
di sasso l’incredulo Kakashi.
-Se... Se
Ino sei tu... Allora la bimba...
E anche la
bimba cambiò forma, diventando un ragazzo
dall’aria solitamente indifferente,
ma che in quella precisa occasione aveva la faccia dipinta di un
accesissimo
rosso scarlatto.
-Volevo...
essere assolutamente sicuro... che Choji non ci riconoscesse...
è stata una mia
idea...
-Beh, ha
funzionato. È questo che conta, no?- chiese Kakashi,
appoggiando una mano sulla
spalla del giovane.
-Non è
questo il punto, Kakashi-sensei- spiegò Ino, che non avendo
promesso nulla si
sentì libera di ridacchiare -è che il nostro
genio al momento della decisione
non ha considerato le conseguenze che il fingere di essere una bambina
dovesse
comportare. Come, per esempio, passare un pomeriggio alle term...
-INO, CHIUDI
QUELLA BOCCA!- tuonò Shikamaru, e da quel tuono in poi
nessuno dei tre fece più
parola dell’argomento.
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