Clove

di Inikos DS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** I ***


Saga: Hunger Games.

Disclaimer: Le vicende della storia e (quasi) tutti i personaggi presenti in questa FF appartengono all'autrice Suzanne Collins.

Avvertenze: La storia segue le vicende e il filo logico del libro Hunger Games. Alcune scene sono tratte per iscritto proprio da quest'ultimo.

In alcuni punti viene utilizzato un linguaggio forte, se non volete imbattervi in esso siete liberi di non proseguire la lettura.

Se non avete letto tutto il primo libro della saga non continuate per evitare spoiler.

Oggetto della storia: Racconto dei 74 Hunger Games dal punto di vista di Clove, ragazza del distretto 2.

Note: La storia è divisa in due capitoli.

 

 

 

 

 

Sono pronta, ormai manca poco. Ancora alcune ore e potrò finalmente dimostrare a tutti il frutto dei miei anni di allenamento, potrò perseguire il mio obiettivo principale: offrirmi volontaria e vincere i settantaquattresimi Hunger Games.

 

La piazza davanti al palazzo di giustizia si riempie nell'immediato ed io mi porto in prima fila proprio di fronte al palco sistemato in occasione della mietitura. Elear Dirb l'accompagnatrice del distretto 2 è seduta accanto al sindaco Forrest che, scattate le due in punto, si alza in piedi per raccontare la storia di Panem e dei distretti. Arrivato alla fine dell'ormai ripetitivo racconto, prende la lista dei passati vincitori del distretto 2. In settantaquattro anni siamo il distretto che più ha sfornato vincitori. Orgogliosa ascolto i nomi di coloro che prima di me hanno ottenuto la gloria e non posso fare a meno di pensare che l'anno prossimo vi sarà anche il mio. I vincitori ancora in vita si alzano dalle sedie, per ricevere gli applausi che gli spettano. Tra tutti, quella che più ammiro è Enobaria. Sadica, spietata e senza paura, esattamente come me.

Finalmente Elear Dirb si avvicina alla pedana con aria altezzosa e prende parola:

<< Un nuovo anno, un nuovo vincitore dal distretto 2! >> dice con tono solenne. Poi continua, parlando di quanto sia felice di essere qui, di quante gioie noi tributi del 2 le abbiamo regalato nel corso degli anni. Ed è vero, essere l'accompagnatrice del nostro distretto è il massimo per quelle che intraprendono quel tipo di carriera.

Con aria preoccupata osservo la boccia di vetro contenente una miriade di bigliettini e la paura di essere pescata, seppur remota, mi fa stringere i denti dalla rabbia. Se dovessi essere presa, non potrei offrirmi come tributo e, perderei parte del mio onore una volta tornata a casa come vincitrice.

<< Bene, cominciamo! >> esclama Elear, avvicinandosi alla boccia contente i nomi delle ragazze. Infila dentro la mano e dopo aver rovistato un po', estrae una strisciolina di carta. << Ifgenia Honda! >>

Una ragazza che non ho mai visto prima sale sul palco. Avrà si e no la mia età, ma dalla sua espressione non mi sembra molto contenta di esser stata pescata.

<< Bene. >> dice a quel punto Elear, << Ci sono volontarie? >> chiede.

La paura di esser preceduta mi fa scattare come una molla e nell'immediato alzo il braccio.

<< Io, mi offro volontaria come tributo. >> dico con voce ferma e sicura.

Elear sorride compiaciuta, quasi si aspettasse una risposta dalla platea. Con passo deciso mi avvio sul palco, mentre Ifgenia scende le scale e torna a mischiarsi nella folla.

<< Complimenti. >> esclama, appena l'ho raggiunta. << Qual'è il tuo nome? >>

<< Clove Sharp. >> rispondo, mentre con la coda dell'occhio vedo alcuni vincitori sorridere orgogliosi del mio gesto.

<< Ottimo, allora facciamo tutti un grande applauso al nostro nuovo tributo. >> dice, con un tono di voce che si alzato di almeno un ottava.

Mi godo così la mia prima piccola vittoria personale; il pubblico in delirio per me, lo sguardo fiero dei miei genitori e di mio fratello, che mi starà guardando da qualche altro distretto nella sua uniforme di pacificatore.

Concluso l'applauso, Elear si dirige verso la boccia contente i nomi dei ragazzi e con un movimento lento ma deciso afferra un bigliettino.

Chissà chi verrà a farmi compagnia, penso.

<< Cato Gallagher. >>

Cato! Tra tutti non mi aspettavo lui. Questo era il suo ultimo anno da sorteggiato.

Con uno sguardo che non ammette repliche ci raggiunge sul palco e attende che Elear abbia finito con le sue litanie. No, naturalmente nessuno osa offrirsi come volontario, non al posto di Gallagher. La sua forza è conosciuta in quasi tutto il distretto.

I nostri sguardi si incontrano per un attimo, ma entrambi li distogliamo nell'immediato e rimaniamo a fissare la folla di ragazzi, ragazze e famiglie che possono tornare alle loro abitazioni senza pensieri.

Il sindaco comincia a leggere il trattato sul tradimento, del tutto inutile ma necessario e, una volta concluso quello e l'inno, ci facciamo strada all'interno del palazzo di giustizia. Elear ci indica due porte, una di fronte all'altra, dove potremo salutare i nostri cari. Entro in quella di sinistra e mi accomodo su una sedia, in attesa. Alcuni minuti dopo entrano mio padre e mia madre.

<< Tesoro, sono così fiera di te. >> squittisce mia madre correndomi ad abbracciare.

<< Grazie mamma. >> rispondo, lasciandomi riscaldare dal calore delle sue braccia.

<< Mi raccomando piccola, distruggili tutti. >> dice mio padre, dandomi un bacio sulla fronte.

<< Puoi contarci papà. >> confermo, abbracciando anche lui.

<< Ah tieni. >> aggiunge poi, passandomi un biglietto, << è di tuo fratello Augusteo. >>

Afferro il piccolo biglietto bianco e lo apro.

“Cara sorellina confido nella tua forza e nel tuo ardore, ci rivediamo tra un paio di settimane. Fatti valere in onore della famiglia.”

Dentro di me ringrazio anche lui e stringo il biglietto vicino al cuore.

Lo farò, giuro che tornerò.

 

Una volta saliti sul treno io e Cato veniamo ufficialmente presentati da Elear ai due mentori che hanno deciso di seguirci; uno dei quali è, per mia infinita gioia, Enobaria.

<< Siamo sicuri che riusciremo a fare un ottimo lavoro con voi due. >> dice Brutus, squadrandoci dalla testa ai piedi. Enobaria di rimando annuisce, << Assolutamente, entrambi avete tutte le carte in regola per essere vincitori. >>

Sentire quelle parole mi riempie di gioia, ma non posso mostrarmi eccessivamente esaltata o finirei per fare la figura della bambina immatura. Anche Cato sembra abbastanza soddisfatto da quelle parole e quando Elear ci congeda, si abbandona completamente al sonno.

Mi piacerebbe scambiare qualche parola con lui, ma da quel che so, ci aspettano ancora diversi momenti insieme, quindi mi siedo anch'io su una poltrona e mi limito ad osservare i panorami che sfrecciano fuori dal treno ad una velocità inimmaginabile.

Circa un oretta più tardi, Elear viene a svegliarci e ci invita a preparaci dal momento che siamo quasi arrivati.

<< Mi raccomando, mostratevi fieri e tutti impazziranno per voi. >> ci dice scomparendo dietro una porta scorrevole.

Cato sbuffa leggermente infastidito e si alza per avvicinarsi ai finestrini. E' circa due spanne più grosso di me ed averlo così vicino mi da un lieve senso di imbarazzo.

<< Allora sei pronta? >> mi chiede, mentre il vagone si fa buio, segno che stiamo attraversando la lunga galleria che risale fino a Capitol City attraverso le montagne, una barriera naturale tra la capitale ed i distretti. Annuisco e quando torna la luce, rimango per un attimo abbagliata dallo splendore di Capitol City e dalla miriade di volti che non attendono altro che l'arrivo del treno.

Nei pressi della stazione il veicolo comincia a rallentare e una volta fermo, Elear viene a chiamarci, seguita da Brutus ed Enobaria.

<< Ci rivediamo dopo la sfilata. >> ci dicono i due mentori, scendendo dal treno.

<< Seguitemi. >> esclama invece la nostra accompagnatrice. Scesi dal treno avverto un gran vociare, sicuramente i cittadini della capitale si sono riuniti fuori dalla stazione nella speranza di poterci vedere, ma Elear ci scorta in un sottopassaggio tramite delle scale mobili. << Una volta arrivati al centro di addestramento, lo staff di preparatori si occuperà di voi. >> spiega con euforica impazienza, mentre vedo Cato scuotere la testa come fosse infastidito dai suoi commenti.

 

 

I miei preparatori mi accolgono con estrema professionalità e dopo avermi squadrata da capo a piedi, danno il via ai loro rituali di bellezza. Rimango così ferma per alcune ore in attesa che i tre finiscano il prima possibile. Sinceramente questa è la parte che odio di più, non importa minimamente dei miei peli o della cicatrice che ho sulla caviglia; dimostrerò chi sono davvero nell'arena con le mie armi in mano. Non qui con trucco e parrucco, come se dovessi partecipare ad una sfilata di moda. Ma so che anche questo fa parte dello spettacolo, quindi evito di fare scenate di alcun tipo e mi limito ad assecondare questi tre, sorridendo ogni tanto.

<< Bene tesoro, puoi andare adesso. Xyu ti sta aspettando nell'altra stanza. >> mi dice la donna che credo si chiami Rouge, accompagnandomi davanti ad una porta.

<< Grazie. >> dico cercando di non suonare troppo acida, ed entro.

Una donna sulla cinquantina mi sta aspettando appoggiata su un ripiano in vetro. Come tutti quelli della capitale appare abbastanza stramba. Capelli verde acqua a caschetto, enormi occhiali da sole a forma rombica e labbra ricoperte da borchie appuntite.

<< E' così sei tu Clove Sharp, piacere di conoscerti. >> mi dice, dandomi la mano, ha delle unghie lunghe ed affilate. << Io sono Xyu la tua stilista. >>

<< Piacere mio. >> le rispondo cercando di scorgere i suoi occhi dietro quelle enormi lenti.

<< Allora Clove, hai intenzione di vincerli questi Hunger Games? >> mi domanda mentre mi impone con un gesto di fare una giravolta.

<< Certo che si, altrimenti non mi sarei offerta come volontaria, non crede? >> le dico con un tono che forse suona un po' troppo arrogante.

Vedo le sue labbra piegarsi in un lieve sorriso.

<< Ottimo, davvero ottimo. Allora dimmi Clove, sai qual'è stato il popolo più grande a livello bellico? >>

Cos'è un interrogazione di storia? Penso, mentre cerco di ricordare.

<< I romani. >> rispondo anche se non ne sono del tutto sicura.

<< Proprio così! >> si esalta lei. << Ed è proprio una guerriera romana quel che interpreterai. Vestirai come il popolo per eccellenza, come la vincitrice indiscussa e sta pur certa che tutti gli sponsor verranno a te. >>

 

 

 

Qualche ora dopo io e Cato finalmente ci rincontriamo. Lui è perfetto nella sua divisa da gladiatore. Sul suo fisico imponente, l'armatura sembra assumere un aspetto quasi regale. Per un attimo lo immagino con la spada in mano e... cavoli farebbe una strage, non solo di morti.

Ma cerco subito di scacciare via questi pensieri, non è né il momento né tantomeno il luogo adatto per coltivarli.

<< Ei guerriera. >> mi dice lui, quando i nostri stilisti hanno finito di sistemarci un copricapo con delle ali attaccate ai bordi. << Sei pronta? >>

Io annuisco prendendo posto sul carro e con gli occhi lo invito a salire.

Quando è il nostro turno, la folla esplode in urla e schiamazzi eccitati. Io mi tengo ben dritta e mi limito a fissare tutti con aria truce. E' così che voglio che mi vedano gli altri tributi. E' questa l'essenza del distretto 2, l'essere temuti, l'essere considerati forti, invincibili e spietati. Per un attimo la mia mano e quella di Cato si sfiorano e con un scatto, forse non del tutto naturale, allontano subito la mia. Non perché mi faccia schifo, anzi, ma quel piccolo contatto ha bruciato come una fiamma.

Dopo alcuni minuti sento la folla aumentare le grida e mentre la mia carrozza si ferma nell'anfiteatro cittadino, butto uno sguardo verso gli enormi schermi che ci trasmettono in diretta. A quanto pare a fare tanto scalpore sono i due tributi del dodici, strano dal momento che sono uno dei distretti più scadenti di tutta Panem. Ma credo che l'effetto sia dovuto a delle finte fiamme che escono dai loro abiti ed al fatto che si tengano per mano.

Peccato che queste strategie non serviranno a nessuno dei due nell'arena, penso.

Nel frattempo il presidente Snow si alza dal suo trono e dopo aver ricomposto la folla, ormai presa dal delirio totale, ci intrattiene con uno dei suoi discorsi. E' la prima volta che lo vedo dal vivo, e sinceramente non mi sembra granché. Nell'arena durerebbe neanche cinque secondi.

Quando le porte si chiudono alle nostre spalle, mi accorgo che Cato è particolarmente attratto dai due del dodici.

<< Come mai quello sguardo? >> gli chiedo.

<< Beh li hai visti no? Sai quanto sponsor otterranno per questa semplice buffonata delle fiamme? >> chiede, quasi mi stesse accusando.

<< Si che li ho visti, li hanno visti tutti. Ma sinceramente non mi preoccupo di due provenienti dal distretto più debole di Panem. >> ribatto, mentre i nostri stilisti ci raggiungono. << Vedremo quanto valgono davvero a tempo debito. >> concludo, mentre Xyu ed Elear iniziano a complimentarsi per la nostra splendida e fredda esibizione.

<< Fantastici, siete stati semplicemente fantastici... >>

Ma in realtà non sto ascoltando nemmeno una parola di quello che dicono, troppo impegnata a tenere d'occhio Cato che fissa con aria quasi omicida la ragazza del 12.

 

 

 

Più tardi arriviamo alla torre del centro di addestramento. Sarà la nostra casa fino all'inizio degli Hunger Games. Ogni distretto dispone di un intero piano, raggiungibile tramite un ascensore.

Quando entriamo nel nostro appartamento, Enobaria, Elear e Brutus sono con noi e ci avvisano che hanno già avuto modo di concludere alcuni affari con coloro che contano a Capitol City.

<< Avrete gli sponsor che meritate. >> dice Elear mentre ci mostra le nostre stanze. << Adesso però preparatevi per la cena. >>

Io e Cato ci salutiamo e la porta scorrevole della mia camera si chiude dietro di me. Questa stanza è circa il triplo della mia e facendo un giro di perlustrazione, scopro che dispone di tecnologie mai viste prima.

C'è un pannello sulla parete principale che cambia paesaggio tramite un telecomando. Imposterei volentieri la piazza del mio distretto o l'enorme montagna rocciosa che vi si staglia, ma devo accontentarmi dei paesaggi capitolini. Senza troppe cerimonie mi spoglio e mi infilo sotto la doccia, ho bisogno di eliminare il trucco che mi sta facendo pizzicare la pelle. Imposto un getto a cascata bollente con olio al profumo di sandalo e chiodi di garofano.

L'aria si fa speziata e per un attimo avverto il profumo di casa. Immagini confuse vorticano su di me, come gli scrosci d'acqua che scivolano sulla mia pelle...

 

<< Clove sai perché ti abbiamo chiamata così? >> stava domandando l'uomo alla piccola bambina dalle codine nere.

<< Si papà, me l'hai già raccontato almeno dieci volte. >> le aveva risposto quella mentre sbuffava impaziente.

<< Allora adesso vai tu a raccontalo alla mamma. >>

La bimba si era avvicinata ad una donna sorridente che stava affilando la lama di alcuni coltelli.

<< Dimmi tesoro. >>

<< Mi avete chiamata Clove perché un giorno tu mamma, hai perso un coltello in un bosco e per non prendere la sgridata dai nonni sei rimasta fino a notte fonda a cercarlo. E in quel momento hai incontrato papà, che ti ha aiutato a ritrovarlo, proprio tra le fronde di un albero di chiodi di garofano. >>

<< Esatto piccola. >> si era complimentata la donna, stampandole un bacio sul volto. << Ed è così che ci siamo sposati e siete nati tu e Augusteo. >> aveva concluso.

<< Adesso posso avere il mio coltellino? >> aveva domandato la bimba con un broncio irresistibile.

<< Eccolo qua, ma sta attenta a non farti male mi raccomando. >> l'aveva messa in guardia, consegnandogli un coltello da lancio.

Da quel giorno in poi sua madre era sempre stata solita tenere una manciata di chiodi di garofano in dei vasetti posti in varie zone della casa e Clove aveva imparato ad amare quell'odore più di ogni altro.

 

Uscita dalla doccia mi ritrovo un tappetino sotto i piedi che, una volta azionato, mi asciuga rilasciando aria calda. Posso persino far scegliere all'armadio cosa indossare ed opto per una comoda tuta nera abbastanza elegante ma non troppo.

Non voglio rischiare di fare brutta figura davanti ad Enobaria e gli altri. Mi sistemo i capelli in una coda alta e appena l'orologio batte le otto in punto, esco dalla stanza per raggiungerli nella sala da pranzo.

Entrata trovo Elear che conversa con Xyu e Epe, lo stilista di Cato. Enobaria e Brutus entrano proprio in quel momento, seguiti a ruota da Cato. Prendiamo tutti posto, io accanto a Cato.

La tavola è imbandita da ogni tipo di prelibatezza, piatti invitanti mai visti prima; ne riconoscono giusto alcuni, che ho avuto modo di assaggiare al matrimonio di mio fratello.

Senza troppe cerimonie comincio da una sorta di mousse verde che il cameriere mi porge da un vassoio in argento.

<< La vostra è stata una performance unica. >> ammette Elear tra una portata e l'altra. << Gran parte del merito naturalmente va all'eccellente lavoro di Xyu ed Epe. >> dice poi cercando consenso negli altri.

<< Assolutamente. >> conferma Enobaria, che coglie al volo la sua richiesta. << Ricordo ancora il mio splendido abito da amazzone. >> confessa, sorridendo agli stilisti.

Rimango quasi ipnotizzata dai suoi denti taglienti come lame. Vorrei poterle chiedere di raccontarci la sua vittoria negli Hunger Games, ma temo di essere inopportuna, così mi limito a lasciare che il mio sguardo divaghi tra lei, il pesce grigliato e Cato.

Dopo il dolce ci portiamo tutti nel piccolo salotto accanto e prendiamo posto su una poltrona in velluto blu. La trasmissione della cerimonia d'apertura comincia ed io osservo il nostro ingresso sul carro dorato.

Quasi non mi riconosco vestita in quel modo, ma il mio sguardo è lo stesso di sempre; agguerrito e vittorioso.

Quando però appare il carro del distretto dodici, posso chiaramente vedere il visibilio eccitato del pubblico, che urla, strepita e lancia persino fiori.

<< Immagino che Effie stia facendo i salti di gioia. >> commenta con tono acido Elear.

<< Effie e chi sarebbe? >> mi lascio sfuggire.

<< L'accompagnatrice del distretto dodici. >>

A quel punto anche Epe si unisce al discorso, commentando qualcosa di poco carino su due, che chiama con il nome di Cinna e Portia...

<< Forse hanno attirato l'attenzione degli sponsor. >> dice Brutus, che tra tutti è sempre il più taciturno. << Ma con il mentore idiota che hanno, state pur certi che non concluderanno niente. >>

In quel momento il mio pensiero torna alla trasmissione della cerimonia della mietitura e ricordo per un attimo l'uomo sbronzo precipitato giù dal palco. E nonostante questo mi tranquillizzi un poco, lo sguardo che Cato mi lancia, mi fa capire che lui non è poi così rincuorato dalle parole di Brutus.

<< Venite. >> dice Enobaria appena la trasmissione è conclusa.

<< In quanto mentori del distretto due, abbiamo il permesso di mostrarvi il centro di addestramento prima degli altri tributi. >>

 

Quando l'ascensore si apre, rimango affascinata dall'enorme luogo che mi si presenta davanti. Ci sono una serie di postazioni, ognuna delle quali è dedicata all'apprendimento di uno campo specifico. Tiro con l'arco, combattimento con la spada, angolo botanico e così via.

<< Allora fateci vedere cosa sapete fare. >> ci ordina Brutus, con aria quasi di sfida.

Non ho intenzione di fare brutta figura davanti a loro, così senza troppi tentennamenti mi reco davanti ad una parete che straripa di coltelli di tutte le forme e grandezze.

Ne scelgo cinque con estrema accuratezza e mi pongo ad una buona distanza dai bersagli. Enobaria si avvicina e con la coda dell'occhio vedo Cato accennare un sorriso.

Un attimo dopo le lame sono conficcate perfettamente nel centro dei manichini.

<< Beh complimenti. >> dice Enobaria, mentre Brutus annuisce visibilmente soddisfatto. << E tu invece, come te la cavi? >> chiede poi rivolta a Cato.

Come so già, lui si avvicina alla postazione delle spade e si esibisce in una perfetta e letale combinazione tra forza, agilità ed estrema precisione. Pezzi mutilati dei bersagli giacciono a terra intorno a lui.

Due senza voce si avvicinano per ripulire tutto, ed evitare così che gli altri tributi si accorgano del fatto che qualcuno sia già stato qui prima del tempo.

 

Risaliti al nostro piano, Enobaria e Brutus si congedano, consigliandoci di andare a riposare.

<< Beh allora buonanotte. >> dico a Cato aprendo la porta della mia stanza.

<< A domani Clove, love. >> risponde lui per le rime.

<< Come hai osato chiamarmi? >> domando indignata.

Lui fa spallucce,

<< Avanti Love non prendertela. >> continua a canzonarmi, in memoria dei vecchi tempi.

<< Sono anni che nessuno mi chiama più con quello stupido soprannome. >> sussurro per timore che gli altri possano sentirci.

<< Si, più o meno da quando hai minacciato mezzo distretto con un coltello in mano. >> dice Cato, divertito dalla mia reazione.

Esasperata alzo gli occhi al cielo ed entro nella stanza, ma improvvisamente, sento Cato infilarsi dietro di me, poco prima che la porta si richiuda.

<< Ma che fai? Sai che non puoi stare qui. >> lo rimprovero.

<< Un vincitore può avere tutti i privilegi che desidera. >> ribatte lui, prendendo a gironzolare per la stanza.

<< Ottimo, allora ti ordino di andartene. >> lo rimbecco con tono autoritario.

Cato scoppia a ridere,

<< Ho detto “vincitore”, non semplice tributo... >> esclama alla fine.

<< Beh io non rientro tra i “semplici tributi” dal momento che in ogni caso la vittoria sarà mia. >> ribatto, nel riverbero buio della stanza.

<< E' per questo che ti sei offerta come volontaria? >> mi chiede lui, avvicinandosi lentamente.

<< Certo che si. >> dico, mentre sento il battito aumentare più del dovuto.

Lui sta per contestarmi di nuovo, ma in quel momento la porta si apre ed un senza voce fa il suo ingresso. Appena ci vede insieme, fa per uscire ma Cato gli ordina di restare, ed esce dalla stanza senza aggiungere altro.

 

 

Il mattino seguente siamo di nuovo diretti nelle profondità del centro di addestramento, scortati da Elear che ci saluta appena l'ascensore si apre per farci scendere.

Quasi contemporaneamente a noi arrivano i tributi del distretto 1, che abbiamo finalmente modo di conoscere.

Si presentano con il nome di Marvel e Lux... nessuno dei due mi ispira particolarmente in realtà, soprattutto la ragazza che, mi da l'aria di essere una stupida che si diverte a fare gli occhi dolci ai ragazzi.

Qualche minuto dopo anche gli altri tributi arrivano e la sala inizia a riempirsi.

In quel momento una donna fa il suo ingresso, ci ordina di disporci a cerchio e giusto un attimo dopo fanno il loro ingresso i tributi del 12. Mi limito a lanciar loro un occhiata carica di disprezzo per poi soffermarmi a guardare gli altri miei avversari.

Come immaginavo nessuno sembra rappresentare una reale minaccia, solo il ragazzo del distretto 11, che con quel fisico, sarebbe in grado persino di tenere testa a Cato. Mi appunto quindi mentalmente di chiedere agli altri di farlo entrare tra i favoriti, prima del tempo, in modo tale da non avere problemi poi.

La donna si presenta con il nome di Atala e dopo una breve spiegazione inizia a leggere l'elenco delle varie postazioni.

Appena conclude il discorso, mi dirigo nella postazione delle armi da taglio e inizio a far roteare qualche coltello. Tutti devono capire che sarà meglio star lontani da me una volta iniziati i giochi.

Cato di rimando inizia ad allenarsi con un l'istruttore di combattimento con la spada, mentre vedo Marvel prendere in mano una lancia e Lux arco e frecce. Allo spettacolo si aggiunge anche Arve, la ragazza del distretto 4, che si cimenta con una sciabola.

Con sollievo vedo gli altri tributi guardarci di sottecchi terrorizzati. Il loro timore nutre la mia forza.

Vi eliminerò tutti. Penso, mentre lancio alcuni coltelli contro i bersagli.

Dopo circa quattro ore di allenamento, ci concedono una pausa per pranzare. Insieme agli altri favoriti mi riunisco intorno ad un tavolo e siedo tra Cato e Marvel.

<< Come mai il ragazzo del tuo distretto siede da solo? >> chiede Lux.

<< Lui odia il dover essere considerato una favorito. >> risponde Arve come se fosse la cosa più stupida di questo mondo. E tecnicamente lo è.

<< Beh se ne pentirà molto presto allora. >> commenta Cato lanciando in direzione del ragazzino uno sguardo truce.

<< Oh si. >> gli fa eco Lux portando indietro i fluenti capelli biondi.

<< Cos'hanno quei due da ridere così? >> mi intrometto io, indicando i due tributi del 12 che sembrano essere nel bel mezzo di una scampagnata.

Tutti si voltano verso la loro direzione,

<< Forse con la loro grottesca entrata in scena credono di essere stati i migliori. Ecco perché ora hanno anche il coraggio di mostrarsi così tranquilli. >> risponde Lux, con un riferimento carico d'invidia alla parata dei tributi.

<< Saranno i primi che faremo fuori. >> la consola Marvel.

<< Qualcosa mi dice che non sarà così semplice. >> dice però Cato, afferrando un pezzo di pollo.

<< Staremo a vedere. >> ribatto però io, che non ho alcuna intenzione di farmeli scappare.

Con l'arrivo dell'ora di cena si conclude anche il nostro allenamento. Io e Cato ci ritroviamo soli in ascensore, così trovo finalmente l'occasione per parlargli;

<< Posso sapere perché temi così tanto i due del 12? >> chiedo quasi con tono accusatorio.

Lui rimane colpito da quella improvvisa domanda, ma dopo qualche secondo parla,

<< Non li temo, io non temo nessuno e lo sai. >> risponde in un tono che non ammette repliche.

<< Allora dov'è il problema? >>

<< Non c'è nessun problema Clove, semplicemente loro hanno già attirato un sacco di sponsor e se anche la prova con gli strateghi e l'intervista gli andranno bene, capisci che saremo abbastanza nella merda. >>

<< Dubito fortemente che otterranno un punteggio alto, nessuno dei due sembra particolarmente bravo in niente. E ti ricordo che stiamo parlando del distretto dodici, quello che ha come unico vincitore un fallito ubriaco. >> dico, mentre l'ascensore si apre.

<< Spero sia così, perché io intendo vincerli questi giochi. >> conclude superandomi e chiudendosi nella sua stanza.

 

 

Il giorno seguente siamo di nuovo nel centro di addestramento e dopo averne discusso tutti insieme, decidiamo che ci conviene chiedere al ragazzo del distretto 11 di unirsi a noi. Per assicurarsi di ottenere una risposta positiva gli altri decidono di mandare Lux, anche se io non credo che quel ragazzo sia così stupido da lasciarsi abbindolare da un paio di occhi azzurri e un visetto dolce.

Infatti qualche minuto dopo, la bionda torna visibilmente irritata dalla risposta negativa del ragazzo.

<< Riproveremo domani. >> decide Cato, mentre si prepara a scagliare una lancia.

Anche questa sera dopo cena, devo vedermi con Enobaria per allenarmi nel portamento e nelle strategie da adottare all'interno dell'arena.

Trascorro più di un ora a camminare avanti ed indietro con i tacchi, come se dovessi prepararmi ad una sfilata di moda. Enobaria percepisce il mio nervosismo fin da subito;

<< Sai tu mi ricordi molto me. >> confessa ad un certo punto.

Io mi blocco quasi orgogliosa di sentirle dire quelle parole,

<< Anch'io trovavo inutile lo stare lì a rendermi bella a camminare su tacchi vertiginosi ed imparare battute a memoria, ma poi capisci che infondo è questo l'allenamento più importante. >> ammette quasi con dolcezza. << Clove loro vogliono spettacolo e solo una brava attrice riceve i dovuti meriti. >>
Le sue parole mi colpiscono abbastanza e per la prima volta forse inizio a rendermi conto del vero significato di questi allenamenti che ritenevo stupidi e privi di senso fino a qualche secondo fa.

<< Come ti mostrerai nell'intervista? >> mi domanda quando abbiamo finito l'allenamento sul portamento.

<< Sinceramente non ci ho ancora pensato. >> confesso quasi abbassando lo sguardo. Non so perché ma ho una terribile paura di poter deludere questa donna in qualche modo.

<< Sei fortunata allora, perché l'ho fatto io per te. >>

 

 

Il terzo giorno siamo tutti in attesa di poter finalmente dimostrare agli strateghi quanto valiamo davvero.

Purtroppo neanche Cato e Marvel sono riusciti a convincere il tributo dell'undici. Ormai è troppo tardi, ma peggio per lui. In ogni caso non riuscirà mai ad eliminarci tutti insieme.

Marvel è il primo ad essere chiamato e dopo diversi minuti tocca a Lux.

<< Mi raccomando. >> dico a Cato poco prima che la ragazza esca.

Lui mi fa l'occhiolino,

<< Saremo i migliori in ogni caso. >> mi rassicura.

Quando viene chiamato il mio nome mi alzo sicura e con passo fermo raggiungo il centro della sala. Gli strateghi siedono tutti insieme su comode poltrone mentre mangiano e bevono come fossero ad un ricevimento di un matrimonio.

Accanto a me sono stati sistemati ben dieci coltelli, proprio come avevo richiesto, mentre nove bersagli sono posizionati a differenti distanze e angolazioni l'uno dall'altro.

<< Clove Sharp, distretto 2. >> dico, anche se sanno già chi sono, ma Elear ha insistito fino alla fine sul fatto che ci presentassimo.

Forse ho fatto bene a seguire il suo consiglio dato che ho ottenuto l'attenzione di tutti i presenti.

Bene Clove, adesso non puoi mancare neanche un bersaglio, mi dico mentre faccio un lungo respiro.

Dentro di me conto fino a cinque e poi afferro il primo coltello che si conficca dritto nel collo del bersaglio più lontano. Il secondo va sulla fronte del bersaglio alla mia destra. Lancio il terzo e il quarto contemporaneamente negli occhi del bersaglio più vicino. Faccio una giravolta e lancio tre coltelli di seguito che prendono la spalla, il braccio e lo stomaco di altri tre bersagli. Il settimo e l'ottavo colpiscono rispettivamente la gamba e il piede dei due manichini alla mia sinistra e infine colpisco dritto nel cuore l'ultimo bersaglio.

Una goccia di sudore scende lungo la mia fronte, mentre un senso di euforia invade il mio cuore. C'è l'ho fatta. Penso mentre mi volto verso gli strateghi che battono le mani visibilmente colpiti.

Mando loro un ultimo sguardo fiero ed esco per raggiungere Cato.

 

<< Allora, com'è andata? >> mi domandano tutti appena entro nell'appartamento.

<< Bene, senza nessun dubbio. >> rispondo quasi con un sorriso.

<< Ottimo. >> si esalta Elear, << Anche Cato ha proposto un'ottima sessione. >>

<< Adesso non ci resta che aspettare. >> dice Xyu, prendendo posto sulla grande poltrona in velluto rosso posta al centro del salotto.

Passata una lunga attesa, finalmente appare il sigillo di Panem e subito dopo il logo del distretto 1. Compare così il volto di Marvel che prende un punteggio di nove. A ruota Lux che scende ad otto, poi Cato che supera entrambi con un dieci. In cuor mio prego di aver preso un punteggio superiore anche a lui, ma devo accontentarmi anch'io di un dieci. In ogni caso siamo i due ad aver preso il punteggio più alto, Arve anche ha preso un otto e il ragazzo dell'undici nove, tutti gli altri sono fermi intorno al cinque. Stiamo già per festeggiare con del buon spumante, quando a sorpresa la ragazza del 12 prende un punteggio di undici. E a quel punto la rabbia mi divampa nel cuore.

Quasi nessuno di noi può crederci e quando la trasmissione finisce, per un attimo rimane solo il silenzio.

<< Complimenti ad entrambi. >> dice finalmente Elear alzando il suo bicchiere. << Dieci è un punteggio ottimo. >>
<< Ma undici lo è ancora di più. >> ribatte Cato, che sono sicura si starà sempre più convincendo della sua teoria.

<< Non importa. >> lo riprende Brutus. << Lei è solo una ragazzina, senza alcun allenamento alle spalle, non perdetevi in problemi ed uccidetela ancora prima del tempo. In tal modo anche gli sponsor che ha ottenuto non potranno comunque fare nulla. >> conclude con tono risoluto.

Vorrei ribattere dicendogli che siamo tutti dei ragazzini, ma ha ragione quando dice che non ha alcun allenamento alle spalle. Noi abbiamo passato quasi ben dieci anni ad allenarci nelle accademie private. Sappiamo come affrontare situazioni estreme e di pericolo, cose che gli altri tributi possono solo immaginare.

 

 

 

La mattina seguente vengo svegliata da Elear che dopo avermi accompagnata a fare colazione, mi consegna nelle mani dello staff dei preparatori. Di nuovo i tre si dedicano completamente al mio corpo, spalmando oli profumati sulla mia pelle, levigando le mie unghie e giocando con i miei capelli corvini. E quando sono perfettamente pulita come una bambola, entra in gioco Xyu.

<< Allora sei pronta? >> mi domanda con un sorriso a trentadue denti.

Cerco di mostrarmi un minimo eccitata annuendo con vivacità.

<< Dopo aver interpretato la guerriera romana, questa notte sarai l'imperatrice. >> annuncia mentre mi aiuta ad infilare un fluente abito color pesca.

Appena finisce di legare gli ultimi lacci dei vertiginosi sandali a tacco che indosso, mi volto verso la parete degli specchi e rimango piacevolmente colpita dalla mia figura.

Sono davvero maestosa, i capelli sono intrecciati in un'elaborata acconciatura che esalta il mio volto. Gli occhi sono dipinti così come le labbra, mentre l'abito cade perfettamente sul mio corpo.

<< Dunque? >> domanda Xyu intrepida.

<< Sono davvero fantastica. >> dico, forse in tono fin troppo dolce per i miei standard . << Grazie. >>

<< Oh mia cara, non immagini quanto sarò felice di vederti salire su quel palco. Il mio abito sarà l'invidia di tutti gli altri stilisti. >> confessa con tono eccitato.

Raggiunti gli altri tutti si complimentano con noi, persino Brutus che per l'occasione indossa un elegante smoking nero con la giacca borchiata.

<< Mi raccomando, ricorda quel che ti ho detto. >> mi dice Enobaria poco prima di salire sull'ascensore.

Quando questo si apre, troviamo gli altri tributi che vengono schierati in modo da attirare l'attenzione. Tutti e ventiquattro sediamo in un ampio semicerchio per l'intera durata delle interviste. Io sarò la terza, visto che, per ogni distretto, la ragazza precede sempre il ragazzo.

Prendo posto tra Marvel e Cato limitandomi ad osservare l'enorme Anfiteatro cittadino, illuminato a giorno e gremito di persone. Per gli ospiti di prestigio è stata allestita una tribuna sopraelevata, in cui gli stilisti occupano i posti in prima fila. Le telecamere gireranno verso di loro quando il pubblico mostrerà le sue reazioni di fronte alla loro opera. L'ampio balcone di un edificio sulla destra è stato riservato agli strateghi. Le troupe televisive hanno reclamato la maggior parte degli altri balconi.

Improvvisamente un'inquietante musica riempie l'intero palco e una luce su tutte illumina un tendono rosso dal quale viene fuori Caesar Flickerman, l'uomo che conduce le interviste da più di quarant'anni. Credo sia fissato con i colori, perché in ogni edizione cambia quello dei capelli; mi chiedo se si ispiri agli arcobaleni o cosa. Fatto sta che quest'anno ha i capelli azzurro polvere, così come le palpebre e le labbra. E' molto bravo ad intrattenere il pubblico, dopo qualche minuto infatti, tutti stanno ridendo in evidente visibilio.

La prima ad essere chiamata è Lux che esibisce un abito dorato semitrasparente. Proprio da puttana. Penso, mentre la vedo sorridere con malizia al pubblico che pare estasiato dalla sua figura. Caesar le fa complimenti su complimenti e lei crede già di essere la primadonna indiscussa, peccato che al momento giusto, pianterò un coltello anche sul suo bel faccino.

Star seduta dritta mi sta facendo venire il mal di schiena, ma per fortuna non mi tocca aspettare molto. Appena Marvel si alza per godersi gli applausi infatti, Caesar urla il mio nome.

<< Benvenuta Clove. >> dice stringendomi la mano.

<< Grazie. >> rispondo mettendomi a sedere sulla poltrona, ancora prima che Caesar mi abbia invitato a farlo.

<< Vedo che ci sentiamo già a casa. >> commenta infatti scoppiando in una delle sue rumorose risate.

<< Beh la voglia di salire su questo palco era tanta, quindi in un certo senso si, questa poltrona mi spetta di diritto. >> rispondo con un mezzo sorriso, mentre il pubblico si esibisce in vari: ooooh e aaaah un mix tra ammirazione e il divertimento.

Anche Caesar rimane per un attimo senza parole:

<< Uao che donna gente! >> esclama poi, << Mi chiedo se non sia stata la tua lingua a farti ottenere un punteggio così alto. >>

Io scuoto la testa con sicurezza,

<< Se avessi usato quella avrei ottenuto il punteggio massimo. >> ribatto.

Di nuovo la platea scoppia a ridere,

<< Oh, oh, oh non incontravo una tosta come te dai molti anni ormai. >> confessa Caesar, << Non siete forse d'accordo? >> domanda poi al pubblico che esplode in una serie di assensi.

<< Devo dire che questo abito centra nel pieno la tua essenza >> dice facendo cenno di alzarmi. << Eri perfetta nelle vesti di guerriera romana, ma direi che lo sei ancora di più in quelle di imperatrice. >> mi elogia.

<< Grazie, ma è il merito è tutto di Xyu. >> rispondo rivolgendomi direttamente alla mia stilista.

Le telecamere la inquadrano per un attimo e la vedo sorridere come una bambina nel giorno del suo compleanno.

<< Non ho alcun dubbio. >> dice Caesar, accompagnandomi di nuovo alla poltrona.

Io sorrido chinando di lato la testa.

<< Ma dimmi Clove tu che sei abituata alle montagne rocciose, cosa ti ha più colpito di Capitol City? >> chiede.

Faccio finta di pensarci un po' su, ma in realtà so già cosa dire,

<< Il calore. >> rispondo. << Il calore che tutti hanno dimostrato nei miei confronti, dalla mia accompagnatrice fino ai miei mentori. >>

Caesar si finge colpito portandosi una mano al cuore.

<< Così come quello che mi state dimostrando tutti voi questa sera, davvero grazie di cuore. >> continuo aumentando il carico di dolcezza.

E cavoli non vedo l'ora che questa sceneggiata finisca perché sto per mettermi a vomitare, ma Enobaria è stata molto chiara a riguardo.

Dal pubblico si levano gemiti di tenerezza e sincera riconoscenza.

<< Questo per noi è un onore. >> dice Caesar, accarezzandomi una spalla.

<< Si, me ne ricorderò e vi prometto che riuscirò a trionfare, per me, per il mio distretto e per tutti voi. >> esclamo alzando fiera lo sguardo verso il pubblico, mentre con la coda dell'occhio riesco a cogliere la figura di Enobaria che sorride soddisfatta.

<< E tutti noi terremo le dita incrociate per te allora. >> dice lui. Poi si fa leggermente più vicino, quasi come se volesse confidarmi un segreto:

<< Ma dicci Clove, come ha reagito la tua famiglia quando ti sei offerta volontaria come tributo per gli Hunger Games? >>

<< Oh sai come sono i genitori Caesar, si preoccupano sempre. >> dico con fare affabile, << Ma di base sono rimasti molto soddisfatti della mia scelta, d'altronde non è forse un onore parteciparvi? >> chiedo come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

<< Assolutamente si! >> urla lui cercando assenso nel pubblico. << E se posso chiederlo... >> aggiunge un secondo dopo, << il tuo ragazzo come l'ha presa? >> domanda.

<< Caesar avanti, davvero credi che io abbia un ragazzo? >> chiedo quasi con fare sconvolto.

<< Non vedo perché non dovresti averlo. >> ribatte lui, nuovamente preso alla sprovvista.

<< Perché io sono nata per vincere e in amore in un modo o nell'altro si perde, sempre. >> rispondo enfatizzando l'ultima parola.

<< Dura, sveglia e persino saggia, signore e signori ecco chi è Clove. >> urla a quel punto Caesar, segno che il tempo a mia disposizione è finito. << Salutiamola tutti con caloroso applauso! >>

La platea scoppia in un boato e io alzo un braccio in segno di vittoria, abbraccio poi Caesar e torno a sedermi con il timore di inciampare e rovinare tutta la mia performance.

Fortunatamente però riesco ad arrivare sana e salva alla mia postazione, dove intravedo Cato alzarsi per raggiungere a sua volta Caesar.

Anche lui riesce ad ottenere l'attenzione del pubblico fin da subito, e sinceramente non avevo dubbi a riguardo. E' quasi statuario nel suo abito e nel suo modo di essere. Se io sono un imperatrice lui allora è un dio...

Nelle ore a seguire sono costretta a dovermi subire tutte le false sceneggiate dei vari tributi, dal ragazzo timido del distretto sei alla ragazza dall'aria ottusa del distretto otto.

In un modo o nell'altro tutti cercano di darsi un minimo di contegno per ottenere l'attenzione del pubblico, ma alcuni sono del tutto negati.

La mia attenzione si risveglia un minimo quando a parlare è il ragazzo del distretto dodici, l'ultimo. Il quale confessa di avere una cotta per la ragazza del suo distretto, che prima si è messa a trotterellare come una cretina.

A quanto pare gli idioti si attraggono penso, mentre ci alziamo tutti insieme per l'inno. Concluso possiamo finalmente tornare nei nostri appartamenti. Lungo il corridoio incontriamo Elear e tutti gli altri che ci vengono incontro per complimentarsi con noi.

<< Davvero enormi complimenti ad entrambi. >> esclama Elear con un sorriso a trentadue denti.

Enobaria mi stringe una mano,

<< Ottima come immaginavo. >> mi dice, mostrandomi i suoi fantastici denti.

Sono felice delle sue parole, ma per qualche strano motivo mi sento inquieta e vorrei solo poter chiudermi nella mia stanza e star lì in compagnia di me stessa. Ma la cena ci chiama e sono costretta a dover abbandonarmi al cibo e alla compagnia degli altri.

Fortunatamente scopro di essere affamata, quindi tutto sembra più buono e sopportabile. Mentre rivediamo le interviste mangiamo un dolce dal gusto speziato che mi fa impazzire il palato.

Concluse anche quelle, ci apprestiamo ai saluti; ad accompagnarci fino alla fine saranno solo i nostri stilisti, Elear e gli altri si recheranno al Quartier Generale per continuare il loro lavoro con gli sponsor.

Elear ci abbraccia entrambi e si complimenta per l'ennesima volta, Brutus si limita ad augurarmi buona fortuna, mentre Enobaria si avvicina a me e inaspettatamente mi abbraccia,

<< Quando tornerai capirai il vero significato di tutto questo. >> mi sussurra ad un orecchio.

Vorrei chiederle una spiegazione per quelle parole, ma non penso mi darebbe una risposta certa qui davanti a tutti, così mi limito a guardarla per un ultima volta negli occhi.

Imbocco così il corridoio fino alla mia stanza, mentre vedo Cato raggiungermi,

<< Cosa ti avevo detto? I due del dodici sono una minaccia bella e buona. >> dice, quasi come se non stesse aspettando altro.

<< Cato domani ogni cosa sarà una minaccia. E sinceramente quell'undici non mi spaventa per niente. >> rispondo ponendomi a braccia conserte.

Lui alza lo sguardo,

<< Quindi ti senti già perfettamente pronta a tutto, immagino. >>

<< Si, perché io sono nata pronta. E tu? >> rispondo guardandolo negli occhi. Lo sto quasi sfidando e lui lo sa.

<< Quando hai detto che in amore si perde sempre, lo credi davvero? >> mi domanda invece inaspettatamente.

<< E questo cosa c'entra? >> gli chiedo confusa.

<< Avanti rispondimi, lo credi veramente? >>

Scuoto la testa, non sono nelle condizioni di subire un altra intervista.

<< Io non lo so... >> rispondo vaga, e non lo so davvero.

<< Clove perché ti sei offerta volontaria? >> mi chiede ancora.

<< Cato si può sapere cosa ti prende? Basta con tutte queste domande. >> sbotto infastidita. Vorrei solo togliermi questi maledetti tacchi e buttarmi nel letto.

Lui sorride quasi amareggiato,

<< Sai Clove, vincerò questa edizione e se tu non ci fossi stata avrei vinto comunque, ma poi sarei tornato a casa... da te. Invece adesso non ci sarà nessun dopo. >> ammette entrando nella sua stanza e sbattendo la porta.

Io rimango pietrificata da quelle parole.

E al posto di seguirlo per chiedere una spiegazione scivolo nella mi stanza e mi precipito dentro la doccia. Mi riempio di bagnoschiuma ai chiodi di garofano e mi lascio soffocare da quel profumo. Mentre l'acqua lava via gli strati di trucco ma non i pensieri.

Cosa intendeva dire Cato con quel sarei tornato a casa, da te? Mi chiedo, quasi non volendo cogliere quel che in realtà so già dentro di me.

La sua casa è il distretto due si, le sue due sorelle, i suoi genitori e sua nonna. Non io, non di certo io.

Ricordo ancora alcuni momenti in accademia, la prima volta che ci siamo visti.

 

Eravamo i migliori della nostra classe e il maestro ci aveva assegnato il titolo di caposquadra degli uomini e caposquadra delle donne.

O ancora quella volta che ci eravamo affrontati in una lotta nel fango o quando eravamo andati a correre fino al tramonto.

Momenti tranquilli, momenti tra due ragazzi che si allenavano per combattere, per andare a combattere. Tutto qui, nulla di più o forse no...

 

Cercando di non farmi venire una crisi, bevo una tisana rilassante che mi ha fatto arrivare Elear e mi butto nel letto, dopo alcuni minuti la mia mente si spegne e con lei tutte le mie paranoie sul domani.

 

Xyu viene a recuperarmi dal buio della notte appena trascorsa. Fortunatamente non ho sognato nulla o altre cose del genere, ma in realtà credo sia tutto grazie al composto che Elear mi ha dato da bere.

Dopo avermi fatto indossare un vestito leggero, la mia stilista mi accompagna fino alla terrazza dell'edificio. Una brezza fresca mi scompiglia i capelli e dal sole nascente capisco che è appena l'alba. Qualche secondo dopo vedo un hovercraft sbucare dal cielo terso, vedo una scaletta scendere e Xyu mi fa cenno di salire. Ma nel momento stesso in cui vi metto piede è come se il mio corpo fosse stato congelato. Non capisco il perché di questa precauzione, hanno forse paura che io mi lanci dal palazzo o cosa?

In ogni caso quando la scaletta viene risalita del tutto, mi ritrovo all'interno dell'abitacolo. Un uomo si avvicina, tiene due siringhe in mano e indossa un camice.

<< Clove adesso inserirò il tuo localizzatore. >> mi dice con voce calma. Il secondo dopo, sento l'ago infilzarsi sotto la pelle del mio braccio che rilascia il dispositivo metallico di localizzazione. Da questo momento in poi Capitol City vedrà ogni mio minimo spostamento.

<< Quest'altra invece contiene un liquido che bloccherà il tuo ciclo mestruale per il prossimo mese. >> spiega, indicando la seconda siringa contenente un liquido azzurro.

Ottimo mi ero già chiesta come avrei fatto a cambiarmi gli assorbenti ed a lanciare un coltello contemporaneamente in caso di bisogno. Perlomeno adesso non corro il rischio di sporcare le mie armi di sangue mestruale. Penso.

Anche quando Xyu è salita sull'hovercraft, sento la strana energia che mi teneva ancorata come in una roccia evanescere dal mio corpo. Una senza voce uscita da chissà dove, ci guida in una saletta dove è stata preparata la colazione. Fortunatamente il sonno mi ha messo una gran fame, così non mi faccio problemi ad ingozzarmi di frittelle alla rosa e bignè alla vaniglia. Xyu mi osserva silenziosa mentre sorseggia una tisana dall'odore decisamente forte e sgradevole.

<< E' dietetica. >> mi dice, quando nota la mia espressione stranita.

E per il resto del viaggio, che dura circa mezz'ora, nessuna delle due aggiunge altro. Arrivate la scaletta ci fa scendere direttamente nelle profondità dell'arena. E adesso che me la ritrovo praticamente sopra la testa, non posso fare a meno di chiedermi come potrebbe essere fatta. In che tipo di paesaggio mi ritroverò? Spero nulla a che fare con il caldo e i deserti, se c'è una cosa che non tollero infatti, sono proprio le alte temperature.

Xyu mi fa entrare in un piccolo bagno immacolato e mi ordina di lavarmi. Faccio un ultima rilassante doccia, cercando di non pensare a nulla, anche se la mia mente continua a tornare a Cato, che non sono riuscita neanche più a vedere da ieri notte.

Sarei dovuta andare a parlargli, ma in ogni caso adesso è troppo tardi per pensarci, tra meno di un'ora sarò nell'arena e non posso permettere a nessun pensiero di distrarmi, no, neanche a lui. Sono qui per un motivo ben preciso e d'ora in poi non mi sono concessi errori. Devo vincere ad ogni costo.

Mi asciugo con un panno in spugna e raggiungo Xyu che mi fa indossare gli abiti già decisi dagli strateghi; un paio di semplici pantaloni fulvi, una casacca verde chiaro, una robusta cintura marrone e una sottile giacca nera. Ai piedi degli scarponi che, dal modo in cui calzano, sembrano ottimi per correre. Faccio una piccola prova sotto lo sguardo attento e vigile di Xyu, che trova la tenuta completamente priva di grazia. Come se importasse a qualcuno del mio vestito nell'arena. Penso, mentre faccio un piccolo giro per la stanza, al fine di vedere se riesco a muovermi senza problemi.

Attendiamo in silenzio l'annuncio di una voce femminile che avvisa di prepararsi al lancio. Xyu mi saluta con un abbraccio,

<< Spero di rivederti, viva. >> mi dice mentre un cilindro di vetro cala intorno a me. Per un attimo sento il brivido dell'eccitazione percorrermi la schiena e quando i miei occhi vengono abbagliati dalla luce del sole, capisco che ormai è arrivato il tanto atteso momento.

 

FINE PARTE 1

* * *

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Capitolo 2
*** II ***


La voce di Cladius Templesmith rimbomba attorno a me:

<< Signore e signori, che i settantaquattresimi Hunger Games abbiano inizio! >>

Sessanta secondi. E' il tempo che siamo obbligati a trascorrere sui nostri cerchi metallici prima che il suono di un gong ci dia il via.

Ho pochissimo tempo e troppi pensieri tra il cuore e la mente. Davanti a me vedo la cornucopia dorata ricca di armi, cibo e di tutto quello che mi sarà utile per sopravvivere. Scorgo poi rapidamente il terreno che ho attorno, una foresta di pini, un lago e un pendio che credo rovini in una pianura o qualcosa del genere. La temperatura mi sembra ok, meglio per me. 20 secondi all'inizio, sette tributi alla mia sinistra individuo Cato già pronto alla corsa verso le armi. 10 secondi e anch'io assumo la posizione che mi permetterà di ottenere un maggiore slancio. Sento il cuore pulsare nelle tempie, persino nelle vene e quando arriva il suono i miei piedi si muovono da soli. In un attimo raggiungo una fodera che contiene un set da dieci coltelli da lancio, intorno a me vedo già i primi caduti. Lux, Cato, Marvel e Arve si stanno dando da fare, eliminando quanti più tributi possono. Li lascio fare e mi preoccupo di cercare altri coltelli da tenere con me, qualche metro più in là individuo un zaino che sembra straripare di armi taglienti, sempre stando attenta a chi mi gira intorno mi avvicino e controllo, perfetto, ci sono coltelli di diverse dimensioni e tipologie, fanno proprio al caso mio. Intorno sento le urla di chi sta combattendo e nonostante mi trovi nella mischia nessuno osa avvicinarsi a me, forse perché sono tutti troppo impegnati a non farsi uccidere dagli altri del mio gruppo. Mentre mi infilo i coltelli nella giacca individuo con la coda dell'occhio la ragazza del distretto 12. Si sta dibattendo con un ragazzo per uno zaino. Ottimo, è la mia occasione. La eliminerò nell'immediato dimostrando così a tutti che quell'undici non l'ha meritato per davvero. Afferro il primo coltello e lo lancio verso il ragazzo, lo prendo in pieno dietro al collo. Eppure vedo che il mio reale bersaglio sta provando a fuggire, approfittando del momento.

Non puoi scapparmi bella. Vorrei urlarle, ma mi limito a lanciare il secondo coltello dritto verso la sua testa. So per certo che la colpirò, eppure un attimo prima che il coltello si conficchi nel suo cranio la vedo pararsi con la zaino.

Cazzo. Impreco tra me e me. Presa dall'ira del momento comincio ad inseguirla, ma mi fermo quasi nell'immediato. Non posso rinunciare alle altre cose nella cornucopia. Rischio di rimanere a secco.

Torno indietro e vedo che ormai ci siamo, i più sono fuggiti per i boschi, mentre quelli che rimangono ormai sono distesi in un bagno di sangue. Cato sta bene e anche se vorrei mostrarmi indifferente tiro un sospiro di sollievo. In fondo cosa avevo da temere? Nessuno si azzarderebbe ad attaccarlo. Mentre mi avvio all'interno della cornucopia, conto rapidamente i morti, dieci. Bene, dunque siamo già rimasti in quattordici. Sto per avvicinarmi a Cato quando lo vedo brandire una spada e decapitare un tributo che si era nascosto all'interno della cornucopia. Il cannone spara e io mi correggo mentalmente, siamo rimasti in tredici.

<< Era lo stupido del mio distretto. >> dice Arve, che girovaga tra la pila di beni che ci permetteranno di sopravvivere nel corso dei giochi.

<< Come vedi alla fine ha avuto quel che meritava. >> risponde Cato, mentre afferra un altra spada e ne esamina la lama.

Con la coda dell'occhio vedo Lux prendere l'arco e frecce, mentre Marvel si impossessa di una lancia.

Quando tutti abbiamo le nostre armi, ci riuniamo a cerchio,

<< Bene. >> prende parola Cato. Che anche se nessuno l'ha detto, è il leader del nostro gruppo. << Faremo dei turni di guardia a partire da adesso. >>

<< Guardia a cosa di preciso? >> domanda Marvel che non sembra del tutto convinto.

<< A tutto quello che c'è qui dentro. >> risponde Cato, << Non sappiamo se qualcuno tenterà di venire a prendere qualcosa. >>

<< Chi sarebbe così stupido da provarci anche? Sa che ci siamo noi. >> ribatte.

<< Beh non sappiamo se anche gli altri hanno stretto un'alleanza e con il ragazzo dell'undici a piede libero è meglio fare come dice Cato. >> interviene Arve, notando lo sguardo rabbioso del mio compagno.

Nessuno osa più ribattere.

Iniziamo così ad esaminare per bene tutto quello di cui disponiamo. Nel mentre vediamo due hovercraft lambire il cielo e prelevare tutti i corpi dei tributi morti. Nella cornucopia ci sono armi di ogni genere, medicine contro febbre e nausea. Bende per ferite gravi e disinfettanti, sacchi a pelo e abiti puliti. E ancora cibo, che include principalmente frutta e roba in scatola. Litri di acqua, carta igienica, accendini e persino posate. Troviamo anche delle tende e delle sedie pieghevoli e così allestiamo nell'immediato un piccolo accampamento. In uno zaino Lux trova degli strani occhiali da sole che riconosco nell'immediato, sono occhiali per vedere nel buio.

Al calar del tramonto, Cato mi dice di andare con lui a raccogliere della legna per accendere un fuoco;

<< Come stai? >> mi chiede cogliendomi del tutto impreparata. Non mi aspetto di certo domande del genere ora che i giochi sono iniziati.

<< Io bene Cato. >> rispondo, forse un po' troppo freddamente.

<< Perché me lo chiedi? >>

Lui alza le spalle mentre stacca a mani nude alcuni rami da un albero.

<< I due del dodici, hai qualche idea di dove siano? >> domanda dopo qualche minuto.

Scuoto la testa,

<< Lui è scappato subito verso i boschi, mentre lei stavo per ucciderla. >> dico raccogliendo alcuni rami a terra.

Cato si gira a quella rivelazione,

<< Sei riuscita a ferirla? >>

<< Purtroppo no, è stata abbastanza brava da proteggersi con il suo zaino o a questo punto sarebbe già morta. >> dico con risentimento. << Ma non preoccuparti mi rifa... >>
Delle urla attirano la nostra attenzione,

Entrambi ci voltiamo di scatto e corriamo verso la voce di Arve che sta dicendo di aver preso qualcuno.

Arrivati vediamo la ragazza che punta la sua sciabola contro la gola del ragazzo del dodici.

<< Oh bene, il ragazzo innamorato. >> dico io felice di vederlo alle strette.

A quel punto anche Lux e Marvel ci raggiungono con le armi puntante in mano.

<< Avanti eliminalo! >> dice Lux alla ragazza.

<< No. >> la ferma però Cato, << Lui rimane con noi, per ora. >>

Tutti ci voltiamo a fissarlo sconvolti,

Perché cavolo Cato vuole risparmiare un tributo? Per di più questo tributo... sto per dirgliene quattro, quando improvvisamente capisco; l'ho detto io stessa, il ragazzo innamorato. Lui può portarci da lei, ecco perché Cato ha intenzione di tenerlo in vita.

Vedo Arve allontanare l'arma dal collo dell'altro che pare sollevato dalla decisione presa. L'attimo dopo però, Cato gli si avvicina,

<< Se non ci porterai da lei ti ucciderò io stesso, nella maniera più brutale e sofferente che conosco. >> gli dice ad un centimetro dal naso.

Il ragazzo annuisce frettolosamente,

<< Prometto che lo farò. >> giura rannicchiandosi ad un angolo della cornucopia.

Alla faccia dell'amore penso io, mentre Marvel lo perquisisce e per sicurezza gli lega le mani dietro la schiena.

Scesa la notte ci sistemiamo intorno al falò, il silenzio viene rotto dall'inno che anticipa il riepilogo delle morti. Nel cielo plumbeo appare il sigillo di Capitol City trasportato da un Hovercraft che si vede a malapena. Concluso l'inno cominciano ad apparire i volti dei tributi caduti, contrassegnati dal numero di distretto. Qualche volta sento le voci concitate di Lux, Marvel e Arve che dicono;

<< Quella l'ho uccisa io! >>

<< Oh questo invece è morto per mano mia. >>

Quando appare il volto del ragazzo del nove, lo riconosco, è quello che ho eliminato io.

<< Quello è mio. >> dico, giusto per far capire che anch'io ho partecipato alla carneficina, sorvolando sul fatto che puntassi ad un ben altro bersaglio.

<< Undici morti in tutto. >> esclama Arve quando l'inno di chiusura termina. << Qualcuno sa chi sono i superstiti, togliendo noi sei? >>

<< La ragazza del dodici. >> dice Cato con disprezzo.

<< I due dell'undici e il ragazzo del distretto dieci. >> continuo io.

<< E siamo a dieci. >> conta Arve, << Altri? >>

<< Credo di aver visto il ragazzo del distretto tre darsela a gambe. >> dice Marvel. << Ma non ne sono sicuro. >>
<< Beh in ogni caso non importa più di tanto. >> interviene Lux, che sta giocherellando con le ciocche dei suoi lunghi capelli biondi.

<< Moriranno comunque. >>

In fondo non ha tutti i torti ma sentirlo dire da lei mi provoca un certo fastidio. Dal momento che i primi a fare il turno di guardia saranno Marvel e Arve mi infilo nel mio sacco a pelo e cerco di riposare un po'.

L'aria fredda della notte mi pizzica il naso, ma l'apprezzo perché mi permette di rimanere vigile anche nel sonno. Nonostante siamo tutti alleati infatti, non riesco comunque a star del tutto tranquilla; per sicurezza tengo un coltello saldo nel pugno della mano destra. L'unica cosa che mi rincuora un poco è la presenza di Cato, perché so che lui guarderà le mie spalle e per quanto sia sbagliato un pensiero del genere non riesco a scacciarlo del tutto dalla mia mente.

Devo aver dormito per qualche ora quando sento la voce di Cato scuotermi dal sonno, scatto nell'immediato ma quando trovo i suoi occhi rilasso i muscoli. Intorno a noi c'è ancora il buio.

<< Cosa c'è? >> domando guardandomi intorno alla ricerca di un'imminente pericolo.

<< Guarda. >> mi dice indicandomi un punto indefinito nel bosco. Anche se è impercettibile, riesco ad individuare una colonna di fumo salire dagli alberi.

Magnifico, penso. Si va a caccia.

Indossiamo tutti un paio di occhiali infrarossi e ci incamminiamo nel bosco. Per avere un aiuto in più nel caso ci sia bisogno, abbiamo deciso anche di liberare il ragazzo del dodici.

Seguendo la colonna di fumo arriviamo dopo circa quaranta minuti di cammino, all'inizio ci sistemiamo dietro gli alberi per essere sicuri di poter procedere tranquillamente. E in effetti possiamo, la stupida sta dormendo tranquillamente, senza accorgersi minimamente di quello che sta accadendo intorno a lei.

Dal momento che nel bagno di sangue non ho potuto mettermi in mostra come dovuto, faccio cenno agli altri che andrò io ad eliminarla, ma proprio quando sto per balzare sulla preda, Lux mi anticipa e si avventa sulla ragazza che si sveglia di soprassalto.

  • Ti prego no, non uccidermi. Dice con sguardo terrorizzato.

Lux le tira un calcio in pieno volto e poi senza aspettare un altro secondo la pugnala. La ragazza emette un grido acuto seguito da un rantolo sommesso, quando la lama raggiunge il suo corpo.

Nel frattempo io bollo dalla rabbia, come ha osato quella soffiarmi il posto? Aveva visto il mio segnale, ma mi ha comunque ignorata. La odio sempre di più e spero di cuore che arrivi in finale con me, così potrò ucciderla come si deve e vendicare la sua spavalderia.

<< Ho finito. >> annuncia voltandosi verso di noi sorridente.

Marvel le corre incontro,

<< Davvero brava. >> dice, dandole una pacca sulla spalla.

<< Sentito che urlo? >> sogghigna Arve, << Aiuto, non uccidermi... >> E tutti e tre scoppiano a ridere,

<< Mantieni la calma, presto sarà anche il suo turno. >> mi sussurra Cato ad un orecchio.

Quando si è avvicinato così tanto? Tra l'altro senza che io mi si accorta di nulla.

Vorrei ringraziarlo per sostenermi, ringraziarlo per essere qui con me, ma poi penso al fatto che presto sarà anche il suo di turno e riesco solo a dire un:

<< Già. >> con il tono più acido e freddo che io abbia mai usato.

A quel punto lui mi supera e raggiunge gli altri senza degnarmi più di uno sguardo.

Percorriamo alcuni metri parlando del più e del meno, o meglio gli altri parlano io mi limito ad ascoltare, quando improvvisamente Arve si blocca.

<< Non dovremmo sentire un colpo di cannone, adesso? >> Dice, riportando alla mente di tutti un'importante dettaglio.

<< Direi di si. Non c'è niente che gli impedisca di intervenire subito. >>

risponde Marvel.

<< A meno che non sia davvero morta. >> mi aggiungo io, guardando Lux con aria di sufficienza.

<< Certo che è morta. L'ho pugnalata io. >> risponde principalmente rivolta a me.

<< E allora dov'è il colpo di cannone? >> domando senza riuscire a nascondere un ghigno.

<< Qualcuno dovrebbe tornare indietro. Accertarsi che il lavoro sia finito. >> ordina Cato, guardando la bionda con uno sguardo che non ammette repliche.

<< Già, non vogliamo dover andare a scovarla due volte. >> concorda Arve.

A quel punto Lux perde la pazienza,

<< Ho detto che è morta! >> urla rossa in viso.

<< Lux adesso calmati. >> interviene Marvel, ma lei lo spinge via.

<< No che non mi calmo. >> risponde spintonandolo.

<< Se l'avessi lasciata a me adesso non saremo qui a discuterne. >> le dico, compiendo così parte della mia vendetta.

<< E con questo cosa vorresti dire? Che forse sei più brava di me? >> le mie parole hanno il potere di farla irritare ancora di più.

<< Mmh no, in realtà non l'ho detto io, ma gli strateghi. >> rispondo tenendo lo sguardo fisso nel suo.

Quanto vorrei ucciderti in questo momento. Penso, mentre stringo il coltello tra le dita tremanti.

<< Stiamo sprecando tempo! Vado io a finirla, poi ce ne andiamo! >>

Al suono di quella voce mi giro di scatto, a quanto pare per un attimo, tutti ci eravamo completamente dimenticati del ragazzo innamorato.

Cato fa un cenno di assenso,

<< Va' pure, ragazzo innamorato. >> dice. << Guarda coi tuoi occhi. >>

Quello annuisce appena e lo vediamo allontanarsi nel fitto fogliame.

<< Perché non lo uccidiamo adesso e la facciamo finita? >> domanda Marvel, quando è sicuro che l'altro non sia a portata d'orecchio.

<< Lascia che ci venga dietro. Che male c'è? E' utile con quel coltello. >> ribatte però Arve,

<< E poi, con lui abbiamo molte più possibilità di trovare lei. >> le fa corda Cato, il cui reale obiettivo è quello di eliminare la ragazza del dodici. Il che in realtà è anche il mio obiettivo, secondo solo alla vittoria degli Hunger Games naturalmente.

<< Perché credi che si sia bevuta quelle fesserie sentimentali? >> lo apostrofa di nuovo Marvel, che a quanto pare non ha ancora ben capito chi comanda.

Cato sta per ribattere, ma Lux lo anticipa,

<< Potrebbe. A me sembrava piuttosto scema. Ogni volta che me la rivedo a fare piroette con quel vestito mi viene da vomitare. >> dice, con faccia schifata.

  • Non che tu sia stata da meno. Penso dentro di me. Ma quel che dico è ben altro,

<< Mi piacerebbe sapere come ha fatto a prendere quell'undici. >>

<< Il ragazzo innamorato lo sa, puoi scommetterci. >> mi risponde Cato con un occhiolino. L'attimo dopo sentiamo i passi pesanti del ragazzo e ci zittiamo tutti nell'immediato.

<< Era morta? >> gli chiede Cato.

<< No. Ma adesso lo è. >> risponde con un tono che non ammette repliche. In quel preciso momento, il cannone spara. << Pronti a muoverci? >>

Ormai è quasi l'alba e abbiamo lasciato le provviste allo scoperto per troppo tempo. Ripartiamo di corsa, senza preoccuparci di scovare altri tributi; per il momento siamo apposto così.

  • Dove sei maledetta? Penso rivolta alla ragazza del dodici, mentre sfreccio tra un albero e l'altro.

 

Arrivati alla cornucopia sono la prima ad accorgersi che manca qualcosa dal nostro rifornimento.

<< Qualcuno è stato qui. >> dico avvicinandomi a Cato.

<< Come fai a saperlo? >> mi chiede,

<< Mancano tre bottiglie d'acqua, due accendini ed un coltello. >> rispondo, << li avevamo contanti all'inizio, ricordi? >>
Lui annuisce visibilmente irritato da quella scoperta e si allontana senza dire nulla.

  • Forse c'è l'ha ancora con me per prima. Ma in fondo non mi importa più di tanto, non sono qui per occuparmi dei suoi sentimenti.

Prendo una scatola di biscotti secchi e mi preoccupo di fare colazione, accompagnata da Marvel che anche sembra avere un certo appetito.

<< Dove credi siano nascosti gli altri? >> mi domanda.

Scuoto la testa con un alzata di spalle,

<< Non lo so, il bosco è abbastanza vasto per permettere a tutti di rifugiarvisi come topi, ma prima o poi dovranno pure uscire allo scoperto. >> dico indicando il lago con un cenno del capo.

<< Non se continuano a rubarci l'acqua. >> risponde lui, dando un morso alla barretta alle noci che sta mangiando.

<< Ah allora te ne sei accorto anche tu? >> domando vagamente sorpresa.

  • Non ho mai parlato direttamente con Marvel prima ad ora. Sinceramente l'ho sempre ritenuto poco più intelligente della sua compagna di distretto dal primo giorno in cui ci siamo visti; ma a quanto a pare forse lo è molto di più.

<< Certo, non sono un'idiota. >> risponde quasi mi stesse leggendo nella mente. Ma forse è colpa del mio tono e della mia espressione che enfatizza fin troppo lo stupore.

<< Dovremo ristabilire i turni di guardia. >> dico io, anche se mi chiedo come faremo per andare a caccia tutti insieme.

<< Già. >> risponde lui alzandosi.

<< Dove stai andando? >>

<< Ti preoccupa così tanto? >> mi chiede a sua volta una voce che però non appartiene al ragazzo.

<< Cato! >> quasi urlo il suo nome.

<< Cos'è ora ti metti a fare gli occhi dolci al primo che capita? >>

<< Cosa cavolo stai dicendo? >> gli rispondo alzandomi in piedi.

<< Beh non lo so, credevo fossi qui per vincere, non per intrattenerti con gli altri. >> mi accusa lui.

Scoppio a ridere, una risata carica di astio, rabbia, sarcasmo e voglia di prenderlo a schiaffi.

<< Stavamo tranquillamente parlando. >> rispondo cercando di trattenere la rabbia. Non posso rischiare di fare una brutta figura davanti agli sponsor. Cosa che in realtà ho già fatto per colpa della biondina scema.

<< E di cosa? >> chiede parandomisi davanti.

<< Nulla che possa interessarti. Piuttosto tu pensa alla cara Lux che continua a zampettarti intorno come una mantide religiosa. >> gli rispondo, guardandolo dritto negli occhi. Il mio sguardo ora taglia affilato come uno dei miei coltelli. << Alla fine forse sarà proprio lei ad ucciderti. >>

Il suono di quelle parole sembrano colpirlo più del previsto,

<< Davvero mi credi così stupido? >> chiede con voce grave.

<< Beh davanti ad una bella donna diventate tutti terribilmente stupidi. >> continuo aumentando il carico.

<< Allora è per questo che davanti a te riesco ancora a mantenere la totale lucidità. >> mi dice.

Queste parole sono come uno schiaffo in pieno volto per me, ma non farò la figura della bambina offesa, non davanti a lui, non davanti al

mio distretto, non davanti all'intera Panem.

<< Tieniti anche la tua lucidità, in ogni caso sarà questa donna “non bella” ad uscire vincitrice da quest'arena, non miss perfezione né tanto meno mr stupido uomo. >> rispondo superandolo e raggiungendo il mio sacco a pelo.

Ho assolutamente bisogno di dormire e riflettere, riflettere e dormire, dormire per riflettere. Mi infilo nel mio sacco a pelo e chiudo gli occhi.

Qualche ora dopo Arve viene a svegliarmi affinché io le dia il cambio. Così rimango a fare da guardia in compagnia del ragazzo innamorato. Le ore seguenti sembrano interminabili, soprattutto perché ho litigato con l'unica persona che mi va a genio in questa arena.

Forse è meglio così, avrò meno problemi quando lo vedrò morire davanti ai miei occhi, o se toccherà a me ucciderlo. Spero solo di non star rovinando il duro lavoro fatto durante l'intervista con il pubblico, so che Enobaria sta facendo di tutto con gli sponsor e quando saremo rimasti in pochi, avrò sicuramente bisogno del suo aiuto. Ricordo le prove finali degli scorsi Hunger Games, scontri corpo a corpo senza poter utilizzare armi, creature mutanti, incendi e piogge di meteoriti. Un anno fu addirittura chiesto ai due contendenti finali di amputarsi un piede e di combattere così. Naturalmente fu una gara contro il tempo, il primo a dissanguare morì, mentre l'altro fu prelevato e curato nell'immediato.

Verso il tramonto uno strano rumore attira la mia attenzione e dal lato nord della foresta vedo alberi cadere uno dopo l'altro. E' fuoco, un incendio li sta divorando uno ad uno.

Un vago sorriso si stampa sulle mie labbra, ottimo così i piccoli fuggiaschi saranno costretti ad uscire allo scoperto.

Anche se in cuor mio, spero non arrivi il ragazzo dell'undici; per quanto odi ammetterlo anche a me stessa infatti, mi terrorizza.

Ad arrivare a gambe levate però non è il grosso ragazzo dalla pelle scura, ma l'emancipato ragazzino del distretto tre, che appena raggiunto il limitare della foresta, comincia a tossire convulsamente.

Cato e gli altri mi raggiungono,

<< Avanti andiamo a dargli il benvenuto. >> dice Marvel.

<< Si. >> rispondo io stringendo il coltello.

Potremmo ucciderlo nell'immediato ma preferiamo aspettare che sia capace di nuovo di parlare nella speranza che ci dica dove siano nascosti gli altri tributi.

Purtroppo per lui non lo sa,

<< Però posso aiutarvi a tenere al sicuro le vostre provviste. >> dice un secondo prima di essere trafitto.

<< Ah questa è buona, e in che modo precisamente? >> gli domanda Cato.

Ma a causa del fumo ingerito quello riprende a tossire, Cato perde la pazienza e lo afferra per la collottola della maglia mezza bruciacchiata.

<< Allora? >>
<< L- le m-mine. >> riesce a dire con un sibilo, indicando le pedane. << Po-posso riattivarle. >>

A quel punto il biondo lo lascia andare.

<< Hai un ora non un minuto di più. >> dice, recandosi nella cornucopia e uscendo armato di pala.

Scava ed estrae la prima bomba che, ci avrebbe fatto saltare in aria in caso qualcuno fosse sceso dalla pedana prima dei sessanta secondi di tempo.

Sotto il nostro vigile controllo, il ragazzo si mette al lavoro, e dopo circa quaranta minuti, vediamo una luce blu lampeggiare sul dispositivo.

<< Ci sono riuscito. >> dice con tono soddisfatto.

<< E chi ci conferma che le hai riattivate per davvero? >> chiede Cato. << Già, non possiamo esserne certi. >>

<< Se non mi credete non posso farci nulla, uccidetemi e basta. >> dice il ragazzo e dalle sue parole nessuno pensa che stia scherzando.

<< Io gli credo. >> dice Arve e con questo è deciso. Un altro marmocchio si unisce al nostro gruppo.

Vorrei dire a Cato che forse ci stiamo allargando un po' troppo, ma infondo è meglio così, ognuno di loro è semplicemente una pedina che mi permetterà di arrivare alla vittoria senza troppi problemi. E poi con Cato non parlerò più per ora.

Trascorriamo così l'intera giornata e quella dopo a sistemare la colonna di beni al centro della radura ed a disotterrare le mine, per poi sotterrarle di nuovo secondo una ben precisa sequenza, che ha studiato il ragazzino del distretto tre.

A lavoro compiuto è ormai scesa la notte e mi ritiro nel mio sacco a pelo per riposare. Dentro la mia mente continuo a ripetermi la sequenza per attraversare il campo minato senza saltare in aria. L'abbiamo provato per tre volte a testa, ma il rischio di sbagliare è molto, considerando la posta in gioco. Morire per una propria trappola sarebbe più umiliante dell'essere uccisi dalla ragazza del dodici, o persino da quella marmocchia del distretto undici.

Dopo alcune ore Lux viene a svegliarmi per il cambio, da quella volta che abbiamo discusso evita di rivolgermi la parola se può. Ormai ha capito anche lei che farla fuori rientra nella mia lista di cose da fare prima di lasciare quest'arena.

Così mentre sorge l'alba del quarto giorno mi metto a sedere sulla sedia pieghevole sistemata in modo da riuscire a vedere gran parte della radura. L'aria fresca del mattino mi accarezza il volto e per un attimo mi sento in pace. Il suono del vento tra le fronde degli alberi, la quiete e il crepitare delle braci del fuoco, ormai addormentato anche lui, mi fanno quasi sentire come se stessi vivendo una vacanza in una sorta di speciale resort.

Improvvisamente però un fugace rumore cattura la mia attenzione, aguzzo la vista e tra le fronde degli alberi mi pare di intravedere una chioma fulva, ma è solo un secondo, l'attimo dopo è già scomparsa. Forse la luce nascente del sole mi sta giocando brutti scherzi, penso.

In ogni caso afferro una bottiglietta d'acqua e un pacchetto di gallette di riso, la mia colazione, che avevo lasciato fuori dalla pila di beni già da ieri sera, onde evitare di dover fare il percorso da mezza addormentata.

Non passano neanche venti minuti, che vedo una colonna di fumo stagliarsi dal fondo della foresta, dev'essere davvero lontana, ma è enorme ed aumenta sempre di più. Corro a chiamare gli altri per decidere cosa fare tutti insieme.

<< Sono sicura che è un modo per far uscire allo scoperto qualche altro tributo. >> dico con convinzione.

<< Beh in effetti l'ultima volta che è successo ci ha portato lui. >> riflette Arve indicando il ragazzo del tre.

<< E se ci pensate sono ben due giorni che non accadde nulla di rilevante, il pubblico comincerà ad annoiarsi. >> fa notare Marvel.

<< Credi che possa trattarsi di lei? >> mi domanda Cato.

Sinceramente non so cosa dirgli, ma una parte di me crede fermamente che sia lei.

<< Ragazzo innamorato. >> chiamo rivolta al tributo del dodici. << Lei si nasconde nella foresta, vero? >>

Lui annuisce a malapena,

<< Sei sordo forse? >> gli urla contro Cato. << Ti ha fatto una domanda, rispondile come si deve. >> lo minaccia poi puntandogli la spada al collo.

<< Si, lei è sicuramente lì. >> dice questa volta con voce chiara.

Il gesto di Cato mi lascia per un attimo tentennante. Perché ha preso le mie parti? Forse semplicemente vuole sapere dove si trovi quella ragazza per ucciderla una volta per tutte, e non si è nemmeno reso conto di aver perso le staffe.

Fatto sta che decidiamo di inoltrarci nel bosco per andare alla sua ricerca o comunque a quella degli altri tributi che si spera incontreremo.

Lasciamo il ragazzo del distretto tre di guardia, per il semplice fatto che che il suo fisico emancipato ci sarebbe soltanto d'intralcio.

Con la colonna di fumo come punto di riferimento ci incamminiamo nel bosco, proseguiamo ininterrottamente fino a quando il sole non sorge alto nel cielo e comincia a farci sudare. A quel punto proponiamo una pausa per bere, mangiare qualcosa e riposare un po' le gambe. Più ci avviciniamo più sale il nervosismo di Cato che spera di acciuffare la ragazza del dodici.

Man a mano che avanziamo l'odore del fumo aumenta, tanto da incominciare a dar fastidio. Un passo ed un colpo di tosse, un passo ed un colpo di tosse e va avanti così per almeno un'ora. Nessuno osa dire nulla, ma è evidente che prima o poi dovremmo allontanarci se non vogliamo rischiare di morire intossicati. Ormai è quasi il tramonto e finalmente Cato decide di tagliare la strada e proseguire in direzione del del lago. E mentre avanziamo avviene il miracolo, Marvel individua una figura accovacciata.

<< Vedo qualcuno. >> dice con un tono di voce eccitato.

<< Dove, dove? >> chiede Lux facendosi alta sulle punte dei piedi.

<< Lì oltre quello stagno. >>

E a quel punto la vediamo tutti,

<< E ' lei! >> urla Cato, quasi non riuscisse a crederci.

<< Avanti prendiamola. >> ci ordina poi, cominciando a correre come un ossesso.

Purtroppo però le ore di cammino e l'aver respirato così tanto fumo ci rende molto più lenti del solito e la nostra preda seppur goffamente sta cercando di sfuggirci. Quando finalmente riusciamo a raggiungerla infatti, è già riuscita ad arrampicarsi su un albero.

  • Non importa finalmente l'abbiamo in pugno. Penso. Anche se adesso che ci siamo tutti sarà difficile metterci d'accordo su chi sarà ad ucciderla.

Lancio uno sguardo a Cato e nei suoi occhi vedo puro odio, si, vuole sicuramente essere lui ad eliminarla. E mentre calcolo la distanza per capire se riuscirei a colpirla con un coltello da questa distanza, quella parla prendendoci tutti alla sprovvista;

<< Come va, ragazzi? >> grida con aria allegra.

  • Forse è davvero menomata e non si rende conto di star per morire, penso, dal momento che sta sorridendo felicemente.

<< Abbastanza bene, e tu? >> risponde Cato che a quanto pare sembra voler stare al suo gioco per adesso.

<< Ha fatto un po' caldo, per i miei gusti. >> risponde quasi stesse parlando con un vicino di casa. << L'aria è migliore quassù. Perché non mi raggiungete? >>

Ci sta persino provocando! Sono senza parole, cosa spera di ottenere se non farci infuriare ancora di più...

<< Penso che lo farò. >> risponde Cato con un tono che farebbe paura persino ad un drappello di pacificatori.

E improvvisamente capisco... il tono di voce confidenziale, le prese in giro... la sua inspiegabile tranquillità, sta facendo tutto per gli sponsor.

Ecco perché! Mi dico, quasi indignata con me stessa per non averlo capito prima. Spera che qualcuno tra il pubblico decida di aiutarla, visto la situazione critica in cui si trova.

<< Ecco, prendi questo, Cato. >> interviene Lux, offrendogli l'arco e la faretra argentei.

<< No, farò meglio con la spada. >> la respinge però.

Lux sembra rimanerci male, e non posso far a meno di ridere sotto i baffi. La piccola biondina non sa che Cato non è mai stato bravo con le armi da lancio. Fin dall'accademia, aveva sempre avuto problemi a maneggiare un arco o una balestra, le frecce erano troppo fine per le sue mani enormi e anche i coltellini cozzavano sempre con troppa forza contro i bersagli, finendo sempre per non centrare il bersaglio.

Così Cato comincia a salire sull'albero, ma più lui sale più la ragazza del dodici fa altrettanto. E poco prima di sentire il tonfo del suo corpo contro il suolo, capisco che i rami non reggeranno mai il suo peso.

<< Lurida figlia di puttana, ti farò pentire di essere nata. >> urla, mentre tenta di rialzarsi.

Quasi d'istinto mi avvicino a lui per aiutarlo, ma mi blocco nell'ultimo secondo.

  • Non ora Clove, non davanti agli altri. Se capiscono che tra noi c'è più di una semplice alleanza data dal distretto di appartenenza, potrebbero decidere di eliminarci. Specie ora che la nostra squadra conta di due new entry.

In ogni caso Cato si rialza da solo e, tranne che per qualche graffio sui palmi delle mani sembra stare bene.

<< Lux avanti, uccidila tu. >> dice Marvel, che con la sua lancia può far ben poco.

La bionda non se lo fa ripetere due volte e incomincia ad arrampicarsi a sua volta.

<< Attenta a non salire troppo. >> le consiglia Arve.

Circa a metà dell'albero Lux si ferma, ed è abbastanza vicina da poterla colpire senza problemi, peccato che a quanto pare neanche lei sappia come utilizzare un arco. La freccia che tira si discosta dal bersaglio di almeno mezzo metro e va a piantarsi su un ramo dell'albero.

La ragazza del dodici la prende in mano e la sventola su di noi sorridente, quasi come a volerci dire che noi, non possiamo nulla contro di lei.

<< Adesso basta. >> dico digrignando i denti. << Venite tutti qui. >> ordino e nessuno osa ribattere. << Dobbiamo calmarci un attimo tutti quanti. >> esordisco. << Ci sta facendo passare per degli idioti incapaci davanti a tutti, mentre lei fa la figura della gradassa. Come credete che reagiranno gli sponsor? >> spiego, mentre gli altri sembrano rendersi finalmente conto. << E poi guardate. >> dico indicando la luce del sole che cala sempre di più, << Tra poco sarà buio, dobbiamo assolutamente escogitare un piano per fargliela pagare cara. >>

<< Lasciamola là. Dove volete che vada? Ce la vedremo con lei domani mattina. >> propone il ragazzo del dodici.

Vorrei ribattere ma devo ammettere che ha ragione. Ho notato che il nostro obiettivo ha una grossa ferita sulla gamba e dai capelli bruciati e le scottature sul viso sembra esser messa davvero male. Se dovesse scendere dall'albero per scappare ce ne accorgeremo senz'altro.

Ci prepariamo così ad affrontare la notte lontani dalle nostre provviste, ma mi rincuora l'aver lasciato il ragazzo del distretto tre di guardia ai sacchi a pelo e alle tende. Accendiamo le torce che avevamo portato in caso di bisogno e ceniamo con le provviste portate. Mangio striscioline di carne secca e gallette di riso. Nessuno ha granché voglia di parlare, ma dobbiamo organizzarci per domani. Anche perché vorrei far notare che una volta uccisa la ragazza del dodici, non avremo più bisogno del suo compagno e sarà bene liberarci anche di lui. Ma ora non posso parlarne, non davanti a lui.

<< Allora come la eliminiamo? >> chiede Marvel dopo l'inno, che anche oggi mostra che non ci sono stati deceduti.

<< Tentiamo di abbattere l'albero? >> propone Lux

<< E' troppo grande... impiegheremo un eternità. >> le rispondo. E non posso credere che abbia proposto un'idiozia del genere, non siamo mica orsi.

<< Purtroppo non possiamo fare molto finché sta nascosta lassù. >> ammette Arve, mentre lucida la lama della sua sciabola.

<< Se non aspettare che scenda. >> dice Cato << Prima o poi avrà pur bisogno di bere e mangiare. >>

<< A meno che non decida di lasciarsi morire lì sopra. >> dice Marvel.

<< Non lo farà, la fame e la sete la convinceranno a provarci. >> ribatte Cato, << ed a quel punto, le taglierò la gola. >> dice tracciando una linea sul collo con il pollice.

Arve si propone per fare il turno di guardia, così noialtri ci sistemiamo per dormire. Purtroppo niente sacchi a pelo, ma riesco comunque a trovare conforto dal mio impermeabile che si adatta un po' a tutte le temperature. Senza che io dica nulla, Cato viene a sistemarsi accanto a me e mi addormento, anche questa notte con la consapevolezza che c'è lui a guardarmi le spalle.

 

 

 

Uno strano rumore, come di un ramo che si spezza, spalanco gli occhi di scatto. E' l'alba, l'attimo dopo un tonfo sordo, come di un qualcosa che si spacca sul terreno mi fa scattare il cuore in gola. Scatto in piedi e qualcosa si conficca sul mio fianco, un ronzio sommesso circonda tutto il bosco e in un attimo lo vedo. E' uno sciame enorme, l'urlo si fa strada lungo la mia gola e comincio a correre.

Corro incurante dei coltelli che ho abbandonato al suolo, corro mentre un'altra vespa mi punge la spalla e ancora un'altra accanto all'orecchio destro. Incespico nel buio del crepuscolo e cerco di pensare con lucidità al posto più vicino dove poter ripararmi da quest'attacco; il lago.

Così nella speranza che Cato sia dietro di me, comincio ad urlare con tutto il fiato che ho in gola,

<< Al lago! Al lago! >>

Urla strazianti di dolore arrivano fino a me, dalle voci imploranti che, dal tono, devono appartenere a Lux e Arve, passi pesanti rompono i rami e spazzano via le foglie dietro di me. Dev'essere sicuramente Cato, forse ci sono anche Marvel e il ragazzo del dodici. Eppure non sto capendo più nulla, è il caos totale. Il mio piede non salta un ramo e rovino a terra. Un'altra puntura sul polpaccio sinistro e stringo i denti dal dolore. Qualcuno mi supera scavalcando il mio corpo, devo rialzarmi immediatamente o rischio di morire uccisa da degli stupidi insetti.

Improvvisamente mi sento afferrare per la schiena e l'attimo dopo sto di nuovo correndo mano nella mano con qualcuno che non riesco ben ad identificare. Eppure in cuor mio so già chi è. Lo riconosco dalla forza con cui mi tiene stretta, dal calore che emana e da quanto siano grandi le sue dita...Cato.

Arrivati al lago ci tuffiamo dentro senza assicurarci che sia sicuro farlo, ma è l'unica possibilità che abbiamo per sfuggire allo sciame impazzito. E inoltre Marvel è già in acqua in compagnia del ragazzo del dodici, quindi...

Il gelo dell'acqua mi arriva fin dentro le ossa e man a mano scendo sempre più in profondità. Mi sforzo di rimanere in apnea il più a lungo possibile e quando il respiro inizia a mancarmi, stringo forte la lama del coltello che ho in mano. Solo in quel momento mi rendo conto di averlo ancora. E quasi mi stupisco di me stessa, non posso credere di esser riuscita a tenerlo con me durante tutto il trambusto generale.

Qualche metro più in là vedo Cato riprendere la risalita verso la superficie e mi decido a seguirlo. Emergiamo con cautela e per fortuna non ci sono tracce di vespe.

Tossiamo e incespichiamo sul terreno cercando di riprenderci, ma le ferite riportate sono gravi. Sento le bolle delle pizzicate gonfiarsi sempre di più e solo in questo momento penso che possa trattarsi di punture di aghi inseguitori. Ne ho sentito parlare diverse volte in accademia e so che il loro veleno provoca delle allucinazioni orribili e in eccesso alla morte. Mentre cerco di contrastare il senso di frastornamento in cui sto cadendo, sento due colpi di cannone. A quanto pare Lux e Arve non ce l'hanno fatta...

Cato sembra infuriato, nonostante anche lui sia stato punto più volte è già in piedi e sta sbraitando contro Marvel che tenta di fermarlo.

Facendo appello a tutte le forze che ho in corpo mi decido ad avvicinarmi per capire,

<< Cosa sta succedendo? >> chiedo, guardando preoccupata il grosso bozzo violaceo che si è formato sotto l'occhio di Cato.

<< E' impazzito. >> dice Marvel che sembra essere quello messo meglio,

<< Vuole tornare a cercare lei per ucciderla. >>

Il mio cervello impiega un attimo per registrare quelle parole,

<< Cato non puoi. >> gli dico avvicinandomi, << Rischi di incontrare altri aghi inseguitori. E a breve il veleno comincerà a fare effetto, dobbiamo tornare alla cornucopia nell'immediato. >>

Eppure le mie parole non hanno alcun effetto.

<< No Clove, quella troia deve morire adesso. >> urla quasi con fare disumano.

A quel punto vediamo il ragazzo del dodici cominciare a correre a rotta di collo in direzione del bosco. Cato ci spintona e parte al suo inseguimento.

Io e Marvel rimaniamo immobili senza sapere che pesci prendere, a questo punto cosa fare? L'alleanza è ancora in vigore o no?

Dal modo in cui mi guarda Marvel però, non credo che abbia intenzione di attaccarmi, anche perché quella armata sono io tra i due, lui ha lasciato tutto per sfuggire dagli aghi inseguitori.

<< Torniamo alla cornucopia. >> dice alla fine incamminandosi.

So che seguirlo sarebbe la cosa giusta da fare, so che dovrei sperare che Cato uccida i due ragazzi del dodici e poi muoia di stenti, so che dovrei fare tutto questo. Eppure non ci riesco, nonostante io desideri vincere con tutta me stessa, non riesco ad abbandonarlo così, non ora, non adesso. Così comincio a correre anch'io in direzione del bosco e so per certo che Marvel non mi seguirà. Orientarmi nella foresta in queste condizioni è quasi impossibile, sento di star per svenire da un momento all'altro, avverto rumori strani e la vista si sta offuscando sempre di più. Mi appoggio un attimo ad un albero ma lo vedo sbriciolarsi tra le mie dita. A quanto pare le allucinazioni sono iniziate. Un urlo di dolore mi scuote, continuo imperterrita a camminare rifiutandomi di cadere vittima del veleno. Mi aggrappo sempre più forte alla lama del coltello, l'unico appiglio che riesce ancora a darmi un minimo di lucidità.

Proseguo ancora e finalmente lo vedo: è Cato sanguina da un braccio e sembra come immobilizzato.

<< Cato. >> chiamo il suo nome. Lo vedo voltarsi verso di me e cadere in ginocchio con gli occhi colmi di lacrime. Dev'essere già vittima delle allucinazioni. Con un ultimo sforzo mi trascino accanto a lui e rovino anch'io al suolo.

<< Clove, ti prego Clove non morire. >> lo sento sussurrare in stato di agonia. Nel frattempo il mio coltello è diventato un serpente che si attorciglia intorno alle mie braccia e me le spezza. Il terreno si apre in una grossa voragine scura che mi inghiottisce. In fondo vedo i cadaveri dei miei famigliari sbranati da piccoli roditori dalle zanne lunghe e affilate. Quando credo che sia finita, appare Cato che corre spaventato, lo sguardo carico di terrore, l'attimo dopo alcuni coltelli gli si conficcano in gola, cade a terra e comincia a vomitare sangue e organi, mentre implora pietà. Ma l'aguzzina continua a bombardarlo di colpi. Poi mi rendo conto che quella sono io... il serpente si avvicina alle mie orecchie e parla con la voce del mio allenatore al centro di addestramento;

<< Ricordate che il veleno degli aghi inseguitori è creato per colpire con precisione estrema la zona nel cervello umano in cui dimora la paura. >>

L'attimo dopo s'infila nel mio orecchio e inizio a contorcermi al suolo. Perché non sto vedendo me morta nei giochi? Non dovrebbe essere il non riuscire a vincerli, la mia paura più grande?

 

 

Non so quanto siano durati gli incubi, ho perso la concezione del tempo. Nelle mie allucinazioni i giorni hanno smesso di esistere, il mondo ha perso sostanza e con esso l'arena stessa. Quando apro gli occhi è mattina, lo vedo dalla luce del sole che filtra dai rami frondosi degli alberi. Sento dolore ovunque, specie dove sono stata punta dagli aghi inseguitori. A fatica mi metto a sedere, Cato è accanto a me, ancora svenuto. Anche le sue bolle si sono gonfiate terribilmente e se non le curiamo nell'immediato rischiamo seriamente di infettarci. Dopo alcuni minuti riesco a svegliarlo,

<< Clove... >> sussurra guardandomi come se fossi una specie di apparizione.

<< Dobbiamo tornare alla cornucopia. >> gli dico, alzandomi. Le gambe mi fanno un male terribile e avverto una gran sete.

Cato si trascina sulle ginocchia e solo in quel momento mi ricordo della ferita fattagli dal ragazzo del dodici. Deve medicare subito anche quella.

Quando riesce a mettersi in piedi respira profondamente poi mi guarda e sorride appena,

<< Siamo conciati proprio male, eh? >> dice.

<< Già, soprattutto per essere due tributi del distretto due. >> rispondo. Poi entrambi scoppiamo a ridere, anche se persino quello mi risulta troppo doloroso.

Dopo circa un'ora tra uno strascinamento e l'altro, riusciamo ad arrivare alla cornucopia. Marvel ci corre incontro,

<< Allora ce l'avete fatta. >> esclama.

Lo prenderei volentieri a pugni ma so che lui non deve nulla a nessuno di noi due. Ci aiuta ad estrarre gli aghi dalle ferite e poi ci passa acqua ossigenata e garze di cotone.

<< Non sono riuscito a trovare nessuna medicina in grado di farle andare via del tutto. >> spiega, indicando il kit medico.

<< Non importa. >> rispondo io, prendendo due bottiglie d'acqua e passandone una a Cato.

Beviamo e ci medichiamo le ferite, poi mettiamo qualcosa sotto i denti, prendiamo due antidolorifici a testa e alcune vitamine energizzanti.

<< Continuo io il turno di guardia. >> decide Marvel, << Tanto a farmi compagnia c'è il cervellone Interweb. >> dice poi, indicando il piccolo ragazzo del tre, che se ne sta seduto qualche metro più in là con fare annoiato.

<< Beh divertitevi. >> commento io raggiungendo la mia tenda.

<< Marvel quanti giorni sono passati? >> gli chiede Cato.

<< Questo è il settimo giorno, siete stati via per due notti. >> risponde e poi si allontana.

E così sono passati già due giorni... Lux e Arve sono morte e anche io e Cato ce la siamo vista brutta. Essere ancora viva è un sollievo a questo punto. Il solo peccato è di non essermi potuta occupare della biondina. Mi infilo nel sacco e pelo e chiudo gli occhi. Devo fare il conto dei tributi rimasti, io, Cato, Marvel, il ragazzo del distretto tre e siamo a quattro. Poi il grosso ragazzo dell'undici, la ragazzina del suo stesso distretto e i due maledetti del dodici e siamo ad otto. Se ricordo bene, dovremmo essere rimasti in dieci, ma per quanto mi sforzi non riesco a ricordare chi siano gli altri due tributi ancora in circolazione.

Per quanto mi duole ammetterlo siamo praticamente al punto di partenza, la nostra caccia è stato un disastro e adesso non dobbiamo cercare soltanto la ragazza del dodici ma anche il ragazzo che ci è sfuggito. Non so in realtà se Cato sia riuscito a ferirlo in qualche modo, in cuor mio spero di si.

Quando riapro gli occhi è già sera, l'inno mi ha fatto da sveglia. Esco rapidamente dalla tenda per vedere se ci sono stati caduti, ma nulla per oggi. Qualche metro più là vedo il ragazzino del tre che sta dormendo nel sacco a pelo di Arve, mentre Cato è seduto di guardia. Marvel dev'essere in tenda a dormire.

<< Vai a riposare. >> dico a Cato. << Continuo io il turno. >>

Ma lui scuote la testa,

<< No. In ogni caso tra poche ore torneremo nel bosco per riprenderci le armi che abbiamo lasciato e per scovare i tributi mancanti. >> risponde, fissando un punto non ben preciso.

<< Certo, si, magnifico, immagino tu voglia farla finita il prima possibile. >> esclamo, senza riuscire ad essere sincera.

Lui annuisce e mi invita a sedermi lì accanto. Accetto e mi sistemo al suo fianco, mentre sento aumentare i battiti del cuore.

Ricordo ancora le sue parole durante le allucinazioni e ricordo le mie allucinazioni... Dovrò ucciderlo, penso mentre guardo il profilo del suo volto, prima o poi mi toccherà farlo. Ma ne avrò davvero il coraggio? Non lo so, davvero non lo so. Eppure ora come ora sento che non devo neanche più sottovalutare i tributi rimasti, specie dopo l'ultima brutta esperienza. Vorrei ringraziare Cato per avermi aiutata a raggiungere il lago, ma so che se iniziassi a parlare finirei per dire cose a sproposito, cose che forse ho anch'io paura di sentire.

All'alba indossiamo gli occhiali per vedere al buio e ci incamminiamo nel punto in cui Lux e Arve sono morte. Arrivati troviamo le armi abbandonate lì. Manca soltanto l'arco di Lux, forse l'hovercraft l'ha prelevato insieme al suo corpo. Per fortuna trovo tutti i coltelli che avevo abbandonato.

<< La sciabola di Arve e il coltello del ragazzo del dodici mancano. >> dice Marvel.

<< Quello l'ha tenuto lui. >> confessa Cato. << Quando è scappato. >>

<< Sei riuscito comunque a ferirlo? >>

<< Si, senza cure morirà sicuramente. >> dice raccogliendo la sua spada.

Ripartiamo così a caccia dei tributi rimasti e tra le fronde di un cespuglio riusciamo a scovare quello del distretto dieci. E' messo talmente male che quando ci vede non prova neanche a scappare. Stringe tra le mani la sciabola che apparteneva alla nostra compagna, cosa che mi fa riflettere; forse qualcun'altro ha preso l'arco, non l'hovercraft.

Prova a combattere, ma basta un coltello lanciato dritto in fronte per farlo crollare al suolo. Circa un minuto dopo il cannone spara. Il traguardo si fa man a mano più vicino.

Trascorriamo l'intera mattina ad esplorare il bosco senza ulteriori risultati, quando Cato decide che è abbastanza.

<< Meglio tornare alla cornucopia, ne approfitteremo per finire di risanarci del tutto. >> ordina e né io né Marvel osiamo ribattere, anzi, dal modo in cui la puntura sul fianco ha iniziato a pulsare è meglio per me. Devo riacquistare le mie energie del tutto il prima possibile, prima di dover occuparmi anche di Marvel e del ragazzo del distretto tre.

Passiamo così il resto del primo pomeriggio a mangiare, rinforzarci con vitamine ed a sistemare l'arsenale di armi. Io preparo uno zaino dove infilo dentro beni di prima necessità e oggetti che potrebbero tornarmi utili in caso di bisogno o pericolo. Qui nell'arena nulla è mai assicurato al 100%. Trovo una giacca adattata con una serie di taschini interni che mi permettono di sistemare un set da venti coltelli. Dieci da un lato e dieci dall'altro. Ne appendo poi altri quattro alla cintura dei pantaloni, uno alle rispettive caviglie e un altro dietro il tallone. L'ultimo lo porto in mano, sempre con me, quasi fosse un'estensione delle mie articolazioni. Improvvisamente sento Cato urlare e lo vedo indicare un punto preciso del bosco da cui si erge una colonna di fumo.

<< Dobbiamo andare immediatamente. >> dice, prendendo la spada.

<< Avanti muoviamoci tutti e quattro. >>

<< Come tutti e quattro? >> domanda Marvel.

<< Viene anche lui. Ne abbiamo bisogno, nel bosco, e comunque il suo lavoro qui è finito. Nessuno può toccare quelle provviste. >> dice Cato.

<< E il ragazzo innamorato? >> ribatte l'altro.

<< Te lo ripeto, dimenticati di lui. So dove l'ho ferito. E' un miracolo se non è morto dissanguato. In ogni caso, non è in grado di assalirci. >>

Così mette in mano al ragazzino una lancia e lo costringe a seguirci. Sinceramente non so che pensare di quest'idea, ma penso che Cato stia agendo di proposito. Se riuscissimo a trovare altri tributi nel trambusto forse il ragazzino potrebbe tornarci utile, magari uccidendosi combattendo con qualcun'altro. E comunque, un paio di occhi in più a questo punto dei giochi non possono che farci comodo.

Corriamo a perdifiato verso la colonna di fumo, anche se il ragazzino ci rallenta un sacco. Inciampa circa tre volte e la lancia è persino troppo lunga per lui.

<< Vuoi che ti porti in braccio? >> gli chiedo con aria divertita, dal momento che non riesco a trattenermi.

Lui mi guarda con sguardo stranito, mentre Marvel e Cato scoppiano a ridere.

<< Beh dovrebbe essere lui ad offrirsi per portare te. >> dice Marvel,

<< Dove sono finite le buone maniere, eh piccolino? >>

<< Finitela. >> ribatte lui con voce tremante.

<< Oh poverino, altrimenti che succede? Ti metti a piangere e arriva la mamma? >> continuo io che per qualche strana ragione non riesco a smettere. Non so sinceramente se questo farà piacere al pubblico di Capitol City, ma d'altronde mi sono dipinta come sfrontata fin dall'inizio, quindi nessuno dovrebbe avere nulla da ridire a riguardo.

Lui volta lo sguardo e finge di non avermi sentita. Continuerei volentieri ma siamo praticamente arrivati. Ci appostiamo dietro alcuni alberi e rimaniamo immobili in cerca del nemico. Eppure l'unica cosa che troviamo è un mucchio di legna e foglie verdi che bruciano. Non c'è traccia di nessun tributo, nessuna ragazza del dodici.

Quando ormai siamo sicuri che non c'è nessuno oltre noi quattro ci avviciniamo alla pila in fiamme.

<< E questo cosa significa? >> chiede Cato sconcertato, più rivolto a se stesso che a noi.

Mi avvicino per esaminare il falò,

<< Non credo sia stato acceso per riscaldarsi o cucinare qualcosa. >> dico, << Le fronde sono troppo verdi e praticamente servono solo a creare fumo. >>
<< Forse è una trappola. >> dice Marvel, guardandosi intorno circospetto.

<< Una trappola? >> domando io incredula. << Nessuno oserebbe mai tenderci una trappola. >>

<< E' un diversivo. >> parla il ragazzino del distretto tre. << Qualcuno voleva che noi venissimo qui. >>

<< Guardate lì. >> dico indicando una seconda colonna di fumo che si è appena innalzata al cielo.

<< Vuole che andiamo lì. >> dice Interweb.

<< E noi l'accontenteremo. >> decide Cato facendo roteare la spada.

<< Nessuno può prendersi gioco di me. >>

Riprendiamo così questa assurda corsa vero il nostro sconosciuto nemico. Sinceramente non so che pensare, il marmocchio parla di un diversivo. Ma stanno provando a distrarci da cosa? La cornucopia è completamente al sicuro da qualsiasi attacco. Interweb è riuscito a posizionare le mine in modo da far si che l'esplosione di una sola mina non inneschi anche le altre. Quindi un possibile ladro, morirebbe all'istante senza creare danni alle provviste. E comunque sentiremmo il botto anche da questa distanza. Ed è proprio mentre sto riflettendo su queste cose che un boato assordante scuote l'intera arena. Ci blocchiamo nell'immediato raggelati dall'idea di quel che potrebbe essere successo. Purtroppo dalla cornucopia vediamo salire un fumo denso e nero.

<< Cazzo, cazzo, cazzo! >> impreca Cato cominciando a correre nella direzione da cui siamo venuti.

Corre così veloce che noialtri rimaniamo indietro di qualche miglio e quando finalmente riusciamo a raggiungerlo, lo spettacolo che vedo mi lascia del tutto senza parole.

Fumo nero, pezzi di plastica e ferro sparsi ovunque... E solo adesso mi rendo conto; tutte le provviste, tutto il cibo, le tende, le armi di scorta. Non c'è più nulla, tutto è saltato in aria.

Mi sembra di essere in un incubo, Cato sembra ancora più sconvolto di me, si è gettato in ginocchio, batte i pugni a terra, strappa l'erba e si tira i capelli, quasi fosse finito in una delle allucinazioni provocate dal veleno degli aghi inseguitori. Vederlo così mi fa male, ma sono abbastanza cauta da non avvicinarmi. Quando è in preda alla collera è meglio lasciarlo a sfogarsi da solo.

L'ho imparato bene... Improvvisamente mi torna in mente un ricordo di una volta in accademia. Avevamo appena concluso una sfida di gruppo, ed il mio era riuscito a trionfare contro quello di Cato. Lui l'aveva presa davvero male e si era messo a prendere a pugni il muro. Un suo compagno si era avvicinato per cercare di calmarlo, fargli capire che infondo si trattava solo di un gioco. Per tutta risposta Cato lo aveva spedito in pronto soccorso per una settimana a causa dei danni provocatigli.

E la scena si ripete quando Interweb, dopo aver lanciato dei sassi sul terreno, dice che le mine sono esplose tutte quante.

Cato alza lo sguardo inferocito su di lui,

<< Lurido pezzo di merda! >> urla lanciandoglisi contro, il secondo dopo il ragazzino del tre cade a terra, morto.

Ecco, sta dando proprio di matto. Penso, cercando lo sguardo di Marvel che a sua volta sembra realmente intimorito dalla furia del mio compagno.

Nel frattempo Cato sta prendendo a calci tutto quello che gli capita a portata di tiro, continuando ad imprecare contro Interweb e la ragazza del dodici. Attento a tenersi a debita distanza Marvel sale sul mucchio di macerie alla ricerca di qualche oggetto superstite, ma ne esce a mani vuote. Provo anch'io a cercare, ma è come stare ai pendii di un vulcano dopo che ha eruttato fiumi di lava, non rimane che una poltiglia nerastra e indistinta.

<< Avanti voi due! >> ci apostrofa Cato, quando è tornato abbastanza in sé, da poter riacquistare un linguaggio decoroso. << Andiamo a prendere quei figli di puttana. >>

Adesso sta esagerando, devo intervenire, prima che sia del tutto tardi e provi ad uccidere anche me e Marvel.

<< Cato ascoltami. >> gli dico afferrandogli entrambe le mani e cercando il suo sguardo.

Eh si, fanculo Marvel e fanculo la mia performance da ragazza senza cuore, astiosa nei confronti dell'amore. Fanculo tutto, perché in questo momento sono qui, di fronte all'unico ragazzo per cui forse ho mai provato qualcosa di diverso dall'affetto per un famigliare.

<< Cato ti prego. >> ripeto e lui si blocca per un secondo nei miei occhi. << Ragiona, chi ha acceso quei fuochi è ormai morto. Saltato in aria con tutte le nostre provviste. >>

<< E il cannone? >> ribatte lui fremente di rabbia.

<< Non lo abbiamo sentito, con tutto questo trambusto come avremmo potuto? >> dico, nella speranza che mi dia ascolto.

Lui alza gli occhi al cielo, quasi si stesse sforzando di non ribattere alle mie parole, che sa essere veritiere.

<< Va bene, aspetteremo stasera per vedere i tributi morti. >> dice alla fine, << Ma se non ce ne sono, partiremo subito alla ricerca della ragazza del dodici. >>

Così è deciso... passiamo il resto del pomeriggio a perlustrare la pila di beni esplosa in aria, nella speranza di poter salvare qualcosa. Ma nulla di rilevante o utile viene fuori.

Fortuna che avevo già preparato un piccolo zaino personale con tutta la roba che sarebbe potuta tornarmi utile in caso di un'emergenza... tipo questa. Eppure so che le provviste mi basteranno al massimo per due giorni. L'acqua in ogni caso non sarà un problema, c'è il lago e ho una borraccia e diverse boccette di tintura di iodio. Ma il cibo... purtroppo nelle accademie non insegnano ad andare a caccia, si da per scontato che essendo favoriti si potrà disporre di cibo a sufficienza per tutta la durata dei giochi. Una situazione in realtà non sempre vera. Un anno ad esempio, un gruppo di rettili mutanti distrusse le intere provviste e i tributi favoriti morirono di stenti uno dopo l'altro. In ogni caso non farò mai la loro fine, con la mia mira infallibile dovrei riuscire a colpire qualcosa e anche Cato saprà adattarsi, ne sono sicura. Certo non sarà facile abituarsi a piccole porzioni di cibo così dal nulla, senza contare che questo comporterà anche un netto calo di energie necessarie per combattere.

Che sia maledetto chiunque sia stato. Penso. Anzi spero sia morto nell'esplosione. Forse l'idea di Cato di andare subito a caccia dei tributi rimasti non è poi così male. Prima ci liberiamo degli altri, prima uscirò da qui, meno probabilità di morire di fame per me.

Arriva finalmente la sera e con esso l'inno, con stupore e rabbia scopriamo che gli unici tributi morti sono i due che abbiamo ucciso noi, ossia il ragazzo del dieci e quello del tre. Dunque lo stronzo che ci ha giocato questo scherzo dev'essere ancora in circolazione da qualche parte.

Cato sembra furioso ma al tempo stesso eccitato dall'aver scoperto di avere ancora a piede libero il cospiratore, così potrà divertirsi a farlo a pezzi con le proprie mani. Così, senza che nessuno dica nulla, indossiamo gli occhiali e accendiamo una torcia. E' tempo di vendetta, penso.

Purtroppo per noi, la notte non porta al risultato sperato. Non riusciamo a scovare nessuno, tanto meno i due del dodici. A quanto pare i cinque rimasti sanno ben nascondersi. Penso, mentre scalcio via alcuni rami. Arrivati in prossimità del centro del bosco, Cato rallenta ed estrae dal suo zaino una pallina nera delle grandezze di un gomitolo.

<< Voglio sistemare questa. >> dice.

<< Cos'è? >> domanda Marvel.

<< Una trappola a rete. >> risponde. << Non me li lascerò sfuggire ancora per così a lungo. >>

<< E come credi che funzionerà, se nessuno ci passa sotto? >> domando.

<< Metterò questa esattamente al centro della trappola. >> dice indicando una bottiglietta d'acqua che aveva conservato nascosta da qualche parte. << Sono sicuro che chi la vedrà si precipiterà a prenderla. >> spiega.

<< Bene, penso possa funzionare allora. >> dico, ed è vero. Sicuramente qualcuno ci incapperà come uno stupido. E di stupidi in questa arena ce ne sono eccome.

Forse finalmente riusciremo a prendere il ragazzo dell'undici che da quando sono iniziati i giochi non si è più fatto vedere. Anche se credo che questa rete farà fatica a tenerlo fermo, ma in tre riusciremo ad ucciderlo con facilità. E sinceramente preferire liberarmi di lui il prima possibile. L'idea di un faccia a faccia mi intimorisce più di quanto dovrebbe.

<< Così è perfetta. >> dice Cato tirando l'ultima estremità. << Per adesso ci accamperemo qui vicino, in modo tale da avere la preda a portata di orecchio in caso dovesse cascarci. >> decide poi, tornando un paio di metri più in là, dove la vegetazione è molto più fitta e ci offre un buon riparo dagli occhi degli altri.

Arriva la mattina seguente, ma niente, non si è ancora sentito nulla e purtroppo la sete è già arrivata. Dopo la lunga camminata notturna, tutti abbiamo svuotato le borracce e dato il caldo che va aumentando, mi offro per tornare al lago a riempirle, per poi tornare. Tuttavia Cato respinge l'idea.

<< No, non puoi andare da sola. >> mi dice a voce bassa, mentre Marvel si è allontanato per fare i suoi bisogni.

<< Certo che posso! >> ribatto quasi indignata. << Al momento sono uno dei tributi più forti e meglio armati. >> dico, << Credi davvero che possa correre dei pericoli? >>
<< Si, lo credo! L'attacco di ieri è stato un piano ben studiato, forse i tributi rimasti hanno formato un'alleanza, non possiamo saperlo. >>

<< Allora? Intendi rimanere senz'acqua per l'intera giornata? >> gli chiedo, sventolandogli la borraccia vuota davanti agli occhi.

<< Certo che no. >> ribatte lui, << ma verrò con te. >>

Perché, perché deve essere così con me? Mi chiedo, torturata da questa consapevolezza.

Scuoto la testa sapendo di non poter far altro che accettare. Attendiamo il ritorno di Marvel per comunicargli il da farsi; non sembra particolarmente contento della decisione presa, forse perché teme la rottura dell'alleanza. Il ché non è un'idea poi così assurda, ormai siamo rimasti solo in otto, è tempo di iniziare a tagliare i rami vecchi ed inutili dall'albero. Ma credo che Cato voglia servirsi ancora per un po' di lui, giusto il tempo di riuscire a far fuori qualche altro tributo, in modo da renderci meno difficoltoso lo scontro finale. Che in cuor mio spero non debba essere contro di lui...

Nonostante i toni un po' tesi, Marvel accetta posizionandosi di guardia alla trappola, mentre io e Cato ci incamminiamo verso il lago.

<< Su chi credi stia puntando di più il pubblico? >> mi chiede quando siamo abbastanza distanti dall'altro.

Questa domanda risveglia per un attimo in me un'allarmante consapevolezza; che effetto sto facendo al pubblico? Sarò riuscita a convincere la gente di Capitol City? Cosa starà pensando Enobaria? Tutte queste domande si affollano nella mia mente e per un attimo mi estranio dalla realtà.

<< Guarda che sto parlando con te. >> mi fa notare Cato, richiamando la mia attenzione.

<< Lo so. >> rispondo tagliando con un fendente il capo di un ramoscello che mi intralcia il passaggio. << Comunque sai già la risposta. >> dico.

<< Ah si? >> domanda facendosi più vicino. << E quale sarebbe? >>

<< Sei tu Cato, sei tu quello su cui stanno puntando tutti. >> rispondo con tono infastidito.

<< Io? >> scoppia a ridere. << E su quale base dici questo? >>

In questo momento vorrei volentieri piantargli il mio coltello in fronte e potrei farlo se solo lo volessi...

<< Uhm vediamo un po'. >> dico fingendo di pensarci. << Sei bello, alto, muscoloso, forte e invincibile. Come Ercole, ricordi? Lo studiammo a scuola e persino la professoressa ti paragonò a lui. >>

<< Come siamo precise nei ricordi. >> risponde lui cercando il mio sguardo.

Ma io non mi volto a guardarlo e nemmeno gli do una risposta. Basta così. Quel che ho detto è la pura verità, lui stesso ne è consapevole ecco perché continua a girarci intorno. Eppure io ho promesso a me stessa che vincerò e non posso continuare ad essere sua amica, a scherzare con lui a sentirmi attratta da lui...

Raggiungiamo finalmente il lago e ci propiniamo a raccogliere l'acqua e ad aspettare che si purifichi. Beviamo un'intera borraccia a testa e poi ancora un'altra. Il sole ormai alto nel cielo indica che dev'essere già ora di pranzo, e con lui anche il mio stomaco me lo fa notare, iniziando a brontolare. Tiro fuori alcune provviste e per quanto dovrei evitare di farlo, le condivido con Cato. Per un attimo il mio pensiero va a Marvel che non ha nulla con sé, ma in fondo non mi importa, che crepi pure. Comunque per lui il destino è andato, scritto con il suo stesso sangue.

Dopo un'altra mezz'ora ci decidiamo a tornare dal nostro collega.

<< Quando ci libereremo di lui? >> chiedo appena imboccato il bosco.

<< Molto presto. >> dice Cato, << Aspettiamo prima di far venire allo scoperto gli stronzetti che si stanno divertendo a tirarci questo scherzetti. >>

<< Va bene. >> rispondo, nella speranza di sentire lo sparo di un cannone quanto prima.

Siamo quasi a metà percorso quando con la coda dell'occhio noto qualcosa di rosso; sembra essere sangue fresco.

<< Cato. >> lo chiamo stando attenta a tenere un tono di voce basso. << Guarda qui. >> gli indico il terreno.

Esaminiamo il fluido, dall'odore e dalla consistenza confermiamo la sua natura. E' sangue, ed oltre la chiazza si estendono una serie di impronte.

<< Credi che possano appartenere a qualche tributo ferito? >> chiedo, notando un lampo di luce fluttuare nei suoi occhi.

<< Forse è lui Clove! Il ragazzo innamorato. >> dice quasi con tono di giubilo.

<< Quindi se questo è il sangue del ragazzo del dodici, troveremo anche lei. >> commento senza riuscire a trattenere un sorriso.

<< Proprio così. >> conferma Cato. << Avanti seguiamole. >>

<< Va bene, ma occhi aperti mi raccomando. >> dico imboccando il sentiero di impronte.

Proseguiamo per almeno cinque / sei chilometri, mentre il sangue si fa sempre più nitido e con esso le impronte.

<< Possibile che sia ancora vivo dopo aver perso tutto questo sangue? >> domando in un sussurro a Cato.

Lui alza le spalle,

<< A quanto pare...Ma appunto finché il cannone non spara lui è ancora qui. >> risponde. << Ehi guarda lì. >> dice poi indicando quello che sembra essere un rifugio in piena regola.

E' ricavato da un albero dal tronco cavo, intorno ricoperto da fronde e rovi secchi che lo fanno sembrare una sorta di palla spinosa.

<< Credi siano nascosti lì dentro? >> chiedo, scrutando attentamente i rami più alti degli alberi. Non ho di certo dimenticato quanto sia brava ad arrampicarsi in alto la stronza del dodici. Ma mi sembra non esserci da nessuna parte.

Ci avviciniamo sempre più lentamente per esaminare al meglio il covo dei nostri nemici e notiamo che la palla di spine è aperta solo per una strettoia davvero esigua.

<< Come avrà fatto a passare da lì? >> domanda Cato. Il quale non riuscirebbe ad entrare senza pungersi neanche strisciando.

Alzo le spalle e lo rassicuro facendogli segno che sarò io ad entrare per andare ad acciuffarli. Naturalmente lui sembra voler protestare, ma sa che nulla riuscirà a farmi cambiare idea.

Finalmente il mio momento di gloria è arrivato. Ucciderò i due innamorati del dodici e gli sponsor mi riempiranno di cibo e coltelli; in questo modo la vittoria sarà assicurata. Faccio un respiro e mi addentro nella massa intricata; devo riuscire assolutamente a superare la notorietà che Cato ha tra il pubblico capitolino. Penso.

L'attimo dopo sento come uno strano rumore provenire da ogni parte intorno a me, è come un'enorme scricchiolio, come di rami e foglie che si spezzano ed in un attimo noto che l'ingresso di rovi si è magicamente chiuso, sigillato da altri rovi. Sia quello da cui sono entrata, sia quello che mi avrebbe fatto accedere al tronco di legno cavo. Sono in trappola, sigillata in un'enorme sfera fatta di rovi e solo adesso mi rendo conto di quanto acuminate e lunghe siano queste spine. Se dovessi per sbaglio colpirne una rischierei di perdere diversi strati di pelle e persino un occhio. Mi obbligo a rimanere immobile e calma, sono caduta in un qualche tipo di trappola proprio come un'idiota.

<< Clove. >> sento la voce di Cato chiamarmi dall'esterno e dal suo tono mi sembra più che preoccupato. << Clove è una trappola, sta arrivando il fuoco. >> urla, mentre lo sento iniziare a tagliare i rovi con la spada.

Fuoco? Mi volto intorno e anche se non lo vedo, inizio a sentirlo dal rumore che fa mentre si nutre dei primi ramoscelli, dall'odore e dal calore che avanza verace.

In un attimo sono circondata e credo proprio che morirò così, arsa viva, come una perfetta stupida, incapace persino di pensare. Senonché vedo la mano di Cato emergere da un punto impreciso della trappola. Mi ci aggrappo senza pensarci due volte e aiutandomi con il coltello, taglio gli ultimi rovi che bloccano l'uscita. Con una spinta riesco a sgusciare fuori, afferrata dalle forti braccia del mio compagno.

Mi volto giusto in tempo per vedere l'intero groviglio prendere fuoco e contorcersi su se stesso, mentre una colonna di fumo sale verso il cielo. Rimarrei a contemplare la mia quasi morte, quando Cato mi indica che il fuoco arriva da una fune che corre verso la radura e segna un percorso ben preciso. Spostiamo entrambi lo sguardo seguendo quella corda infuocata e in lontananza scorgiamo una ragazza dalla chioma fulva. Anche lei ci osserva con faccia terrorizzata, lascia cadere la fune e comincia a correre a rotta di collo. I suoi lunghi capelli si mischiano al tramonto, al colore delle fiamme che divorano ogni cosa e che stavano per divorare anche me. Balzo giù da Cato e faccio per inseguirla ma dopo due passi rovino al suolo incapace di continuare. Non so cosa mi stia succedendo, ma le mie gambe sono incapaci di sostenermi al momento. E in preda alla rabbia ed al panico inizio a delirare, lanciando in aria foglie secche e sassi. Avverto Cato bloccarmi da dietro e sussurrarmi di stare calma.

<< Ssssh, è tutto finito. Sei salva Clove, sei salva. >>

L'attimo dopo sentiamo uno sparo di cannone e quello dopo un altro ancora. Per un attimo immagino di sentirlo suonare per me, ma sono ancora qui, sono ancora viva. Cato mi solleva di forza e mentre la percezione della realtà svanisce, vedo il mondo intorno a me sollevarsi e correre via.

 

 

Quando riprendo conoscenza è di nuovo il tramonto. Sono confusa, possibile che mi sia ripresa così velocemente?

Con voce rauca ed una gran sete chiedo spiegazioni a Cato, il quale mi dice che questo è il tramonto del giorno dopo, ho dormito praticamente per ventiquattro ore ininterrottamente. E adesso mi sento tremendamente in colpa con me stessa; non solo stavo per morire, per colpa di una trappola come una stupida, ma ho anche passato un intero giorno a dormire tra le braccia di Cato. Perché si, è con la testa poggiata sulle sue gambe che mi ritrovo quando apro finalmente gli occhi. Mi porge una borraccia piena d'acqua fresca e una confezione di carne secca che ha preso dalla mia borsa, l'ultima.

Mangio e bevo senza dire nulla, mentre rimugino sul mio pessimo tentativo di acquistare credibilità con il pubblico. Stavo praticamente per morire, ed è il pensiero stesso che mi fa sentire quasi male; come ho potuto essere così sciocca e sprovveduta? Il fatto che lui mi abbia salvato poi mi manda in bestia... E' riuscito di nuovo ad attirare l'attenzione degli sponsor, ha di nuovo fatto la figura del tributo forte, invincibile e per di più leale nei confronti della ragazza del suo distretto. Immagino quanto tutti siano in visibilio per questo, sicuramente anche la mia famiglia, che rischiava di perdermi per sempre.

Vorrei poterlo ringraziare, vorrei poterlo abbracciare e mostrargli tutta la mia riconoscenza, ma il mio cuore batte di nuovo più del normale e so che questo non va bene, so che dovrei smetterla, so che non avrei mai voluto partecipare agli Hunger Games con lui, ma ormai è fatta ed io non ho più scelta... su niente.

Così, dopo aver concluso la cena mi schiarisco la gola e mi avvicino a lui,

<< Cato. >> lo chiamo ma improvvisamente vengo interrotta da un suono di trombe. Entrambi ci guardiamo confusi, solitamente le trombe annunciano un evento speciale, come un festino... La voce di Cladius Templesmith tuona nel vuoto, congratulandosi con noi sei rimasti. E quel che dice dopo, non è un invito ad un festino, no. Sta parlando di un qualcosa di strano, un cambiamento di regole. A quanto pare quest'anno si potranno avere due vincitori, solo se appartenenti allo stesso distretto però. All'inizio non percepisco l'entità di una tale notizia, poi, quando torna il silenzio mi fermo a guardare Cato negli occhi, mi basta giusto un secondo e poi sono lì, che lo bacio come se ne andasse della mia stessa vita.

Non so bene quanto rimango sulle sue labbra, in cuor mio spero solo che questo bacio non finisca mai, ma dopo un tempo indefinito siamo costretti a separarci.

<< Clove. >> Cato sussurra il mio nome e comincia a ridere in maniera quasi convulsa. << Cato. >> dico di nuovo io, seguendolo a ruota. Ci allunghiamo sul terreno, uno sopra all'altro e passiamo alcuni minuti così, a ridere come due matti, come due bambini che sanno di star per ricevere il regalo di Natale più bello della loro vita.

E noi l'abbiamo appena ricevuto.

<< Siamo i vincitori Clove! Capisci? Abbiamo praticamente già vinto. >> esclama Cato balzando in piedi e tirandomi a se.

Io mi stringo forte tra le sue braccia e finalmente posso smetterla con quest'obbligo della ragazza forte e indifferente all'amore. Anche se una parte di me, è sicura, che adesso molti capitolini mi stiano dando della persona incoerente. Ma infondo come ha appena detto Cato, abbiamo già vinto, non ho più bisogno della loro approvazione.

E vorrei potergli dire così tante cose che non so da dove iniziare a parlare, così decido di tacere e dimostrare con i gesti, standogli vicino e baciandolo di nuovo e di nuovo ancora. Avremo tutto il tempo del mondo per parlare quando saremo fuori da qui, liberi di vivere la nostra vita insieme, magari con una splendida carriera come futuri mentori.

Ma per il momento devo costringermi a tornare con i piedi per terra, purtroppo abbiamo ancora quattro tributi da far fuori, quattro ostacoli contrapposti tra noi e il nostro futuro glorioso.

Anche Cato ne è immediatamente consapevole e, se per un attimo siamo stati buttati giù dagli ultimi avvenimenti, ora una nuova forza è entrata in noi. Perché da questo esatto momento in poi, ognuno guarderà le spalle dell'altro e forse per la prima volta non saremo più soli in quest'arena.

Dato che ormai è notte, ci costringiamo a dormire, faremo dei turni per essere sicuri che nessuno ci tenda un'imboscata o che gli strateghi decidano di divertirsi un po'. Ma a questo punto so che tutti gli sponsor di Cato sono divenuti anche i miei e viceversa; nessuno potrà competere con la nostra notorietà, neanche i due innamorati malandati del dodici.

Che poi innamorati... Penso, mentre mi sistemo vicino a Cato per vegliare sul suo sonno. Quei due secondo me stanno girando uno spettacolino con i fiocchi da quando sono stati scelti per gli Hunger Games. Non credo proprio che il loro sia amore, anzi sono sicura che non si avvicini neanche minimamente a quello che io e Cato proviamo l'una nei confronti dell'altro.

 

 

La mattina seguente Cato viene a svegliarmi quando il sole è già alto e come già deciso dalla sera precedente, ci prepariamo per andare a caccia.

Purtroppo a questo punto dei giochi non abbiamo più scampo e dato che nessuno nella notte si è degnato di farci arrivare nulla, dobbiamo fare il possibile per mantenerci in forze. Nel complesso la giornata è piuttosto proficua, io riesco ad abbattere ben tre scoiattoli con il mio coltello e Cato cattura due lepri. Ci teniamo vicino al lago, nascosti tra le fronde dei cespugli in modo tale da poter disporre di acqua a tempo indeterminato. Nessuno di noi due si azzarda a raccogliere erbe o bacche, purtroppo non ne conosciamo nemmeno una specie...

Al tramonto, mentre siamo intorno al fuoco ad arrostire la selvaggina, chiedo finalmente a Cato di raccontarmi per bene cosa è successo mentre ero rimasta intrappolata nel groviglio di rovi.

<< Appena sei entrata ho visto una fune alzarsi da terra, come se qualcuno la stesse tirando da una certa distanza. >> dice, staccando la testa dello scoiattolino con un morso. << All'inizio non capivo cosa stesse succedendo, solo quando ho visto la fiamma correre lungo la corda che ho capito... >>

<< Ricordo bene il panico nella tua voce. >> dico bevendo un sorso d'acqua.

<< E' una fortuna che sia riuscito a tagliare la parte superiore del groviglio con la spada prima che il fuoco prendesse del tutto. >>

<< Sei stato fantastico... >> ammetto, finalmente felice di poterlo dire, anche solo a me stessa.

<< O solo fortunato, era una trappola studiata a tavolino. >>

<< Siamo stati degli stupidi a ignorare quella ragazza. >> ammetto,

<< Ed è riuscita ad arrivare in finale, senza farsi mai notare, mi ero persino dimenticata della sua esistenza. >>

<< Fino a quando stava per ucciderti. >> mi canzona Cato con scherno.

<< Ci avrebbe fatto fuori entrambi se quell'apertura fosse stata un po' più grande. >> lo rimbrotto infastidita. << In ogni caso. >> aggiungo subito, << Mi occuperò personalmente della sua morte. >> dico ancora rigirando il coltello tra le mani. << Nessuno può cercare di far fuori Clove Sharp e passarla liscia. >>

<< Ben detto. >> mi fa da spalla Cato accarezzandomi il braccio e prendendomi per mano. << Nessuno potrà fermarci Clove, nessuno di loro. >>

Ed entrambi ne siamo più che convinti.

Anche questo giorno scivola via con tranquillità, non è successo assolutamente nulla. Tutti noi superstiti ce ne stiamo per fatti nostri, a leccarci le ferite e a cercare di studiare le ultime strategie, prima che arrivi lo scontro finale. Mentre Cato dorme, io passo in rassegna i nomi dei tributi rimasti; la ragazza del distretto cinque che stava per farmi fuori, i due innamorati odiosi del dodici, l'enorme ragazzo dell'undici che mi chiedo dove sia finito, dato che non l'abbiamo incrociato nemmeno per mezza volta durante i giochi, io e Cato. Tre ragazze e tre ragazzi, quattro differenti distretti.

So che possiamo farcela entrambi senza troppi problemi; il ragazzo del dodici è praticamente KO e lei da sola non potrà mai fermare entrambi, anche se maneggia arco e frecce. La ragazza del cinque ha dimostrato di essere furba e scaltra, un'ottima stratega direi, ma non credo che riuscirà a farci cadere di nuovo in una delle sue trappole, sempre se ne ha preparate altre. E rimane il ragazzo dell'undici... lui si che mi inquieta; così grosso, persino io farei fatica a sopravvivere contro di lui. Ma dal momento che c'è Cato con me, posso stare tranquilla.

 

Il giorno seguente scorre placido e tranquillo uguale al precedente ed è ormai giunta la sera quando le trombe suonano di nuovo. La voce di Cladius Templesmith si diffonde come al solito per tutta l'arena ed io e Cato ci alziamo in piedi intrepidi di ascoltare quel che ha da dirci questa volta. Ammetto che una piccola parte di me, teme che ci sia una revoca della regola dei due vincitori, ma per fortuna nulla del genere; l'uomo infatti ci sta invitando ad un festino che si terrà alla cornucopia domani all'alba. Sembra tenerci particolarmente perché si preoccupa di ribadire il discorso;

<< Ciascuno di voi troverà quel qualcosa in uno zaino contrassegnato dal numero del suo distretto, alla Cornucopia all'alba. Pensateci bene prima di rifiutare. Per alcuni di voi sarà l'ultima possibilità. >>

Anche se mi da fastidio ammetterlo queste ultime parole mi lasciano un vago senso di angoscia nel cuore. E' deciso, qualcun'altro domani lascerà quest'arena, per sempre.

<< Vado io. >> dice Cato nell'immediato, appena l'annuncio termina.

Io scuoto la testa,

<< Sapevo l'avresti detto. >> commento, ed è vero, lui è così prevedibile, soprattutto adesso che ci siamo aperti l'uno all'altra.

<< Non ti lascerò rischiare la vita, non di nuovo. >>

<< E non la rischierò. >> rispondo. << Semplicemente escogiteremo un piano. >> lo tranquillizzo. << Non dimenticarti che domani sarà la nostra occasione per eliminare una volta per tutte la ragazza del dodici. >> gli ricordo, nella speranza di distogliere per un po' la sua attenzione da me. Ed a quanto pare ci riesco più che bene.

<< E' vero. >> dice stringendo i pugni. << Finalmente la uccideremo. >>

<< Ti prometto che se capiterà a me, le riserverò una morte lunga e dolorosa, i capitolini avranno un gran bello spettacolo da gustare a casa. >>

<< So che lo farai. >>

Passiamo il resto della sera a metterci d'accordo sul da farsi e dopo più di un ora di battibecchi e strategie saltate in aria, decidiamo i ruoli. Io che sono più piccola e veloce correrò a prendere lo zaino, mentre Cato rimarrà di guardia intorno al perimetro della cornucopia, pronto ad affrontare chiunque tenti di attaccarmi. Riguardo la ragazza del dodici siamo rimasti d'accordo così: se Cato non la incontrerà intorno al perimetro, sarò io ad eliminarla mentre tenterà di acciuffare il suo zaino delle provviste.

Ci addormentiamo entrambi questa volta, i turni di guardia a questo punto dei giochi non servono più a niente, la voglia di sangue sarà soddisfatta tra qualche ora, all'alba del tredicesimo giorno. Purtroppo però le poche ore di sonno che abbiamo a disposizione, vengono disturbate da un freddo pungente che penetra oltre il riparo che abbiamo costruito e va ad infilarsi sotto le nostre giacche e il nostro abbraccio...

 

La tenue luce rosa annuncia che è tempo di agire. Quasi a malincuore mi sciolgo dalle braccia del mio compagno ed esco dal piccolo rifugio. Faccio alcuni esercizi di stretching al fine di sciogliere i muscoli atrofizzati dal freddo. Ripulisco le lame dei coltelli che mi sono rimasti e li sistemo all'interno della giacca. Faccio un respiro profondo e vengo raggiunta da Cato che mi stringe forte a sé,

<< Mi raccomando Sharp, ci siamo quasi ormai. >> mi sussurra prima di darmi un bacio.

<< Si, eliminiamoli tutti e prendiamoci questa vittoria. >> dico di rimando.

Ci appostiamo così dietro una siepe in attesa del primo raggio di sole. Ed eccolo lì spuntare e con lui vediamo la bocca del corno aprirsi e un tavolo rotondo con una tovaglia candida come la neve salire nell'arena. Su di esso ci sono quattro zaini, due grossi neri coi numeri due e undici, uno verde di medie dimensioni con il numero cinque e uno arancione minuscolo, che dev'essere contrassegnato da un 12. La quiete apparente viene immediatamente infranta da una figura che sfreccia fuori dalla Cornucopia, prende al volo lo zaino verde e si allontana a tutta velocità. Sia io che Cato rimaniamo troppo scioccati per reagire nell'immediato. E' quella ragazza, quella dai capelli fulvi che stava per uccidermi dentro la sua trappola! La tentazione di uscire a farla fuori è tanta, ma ormai è sul limitare dall'altra parte del bosco e purtroppo il mio vero obiettivo non è lei. Sento Cato imprecare qualcosa contro di lei, ma io tengo gli occhi ben fissi sul terreno in attesa di vedere apparire la ragazza del dodici. E quasi come in un sogno eccola lì, che corre con tanto di arco e faretra carica di frecce. La sua andatura è molto più lenta di quella della ragazza del cinque, così con un balzo salto fuori dal nascondiglio e scaglio il mio primo coltello contro la sua testa. Ormai sono pura adrenalina, il mio momento tanto atteso è arrivato e questa volta non sbaglierò. Con estremo disappunto vedo che riesce a deviare la lama con il legno dell'arco e l'attimo dopo si volta scoccando una freccia. La sua mira è perfetta e punta al cuore, ma ho i riflessi pronti e riesco a spostarmi giusto in tempo per evitare un colpo fatale. Nonostante questa manovra però, la freccia mi colpisce comunque, conficcandosi nel mio braccio sinistro. Impreco dal dolore e la estraggo senza troppe cerimonie. Fortunatamente è uno squarcio di lieve entità e comunque il braccio destro è quello che mi interessa. Nel frattempo la stronza è riuscita ad acciuffare il suo zainetto arancione, ma non la lascerò scappare via come se nulla fosse. Scaglio il mio secondo coltello che la prende di striscio sulla fronte. Sorrido compiaciuta, mentre la vedo annebbiata dal suo stesso sangue. La vedo scoccare una seconda freccia, ma questa volta riesco a schivarla del tutto e finalmente con un balzo felino riesco a prenderla tra le mia mani. La scaravento giù, facendola sbattere contro il terreno e le inchiodo le braccia con le ginocchia. Quasi non posso credere di esserci riuscita.

<< Dov'è il tuo ragazzo, Distretto 12? Ancora in giro. >> le chiedo al limite dell'eccitazione.

<< Adesso è la fuori. Dà la caccia a Cato. >> mi risponde rabbiosa. Poi urla come una sciocca il nome del suo compagno. Rimedio nell'immediato colpendola con un pugno alla trachea e mi appresto a controllare intorno a me. Tutto tranquillo, come immaginavo sta cercando di farmi bere una balla.

<< Bugiarda. >> le dico ghignando. << E' quasi morto. Cato l'ha ferito. Probabilmente l'hai legato su qualche albero mentre tenti di tenerlo in vita. Cosa c'è in quel grazioso zainetto? La medicina per il ragazzo innamorato? Peccato che non l'avrà mai. >> la schernisco, immaginando già le risate dei capitolini e il divertimento di Cato, che mi auguro riesca a sentirmi da questa distanza.

Apro la giacca e prendo il mio coltello preferito.

<< Ho promesso a Cato che, se ti avesse lasciata a me, avrei offerto al pubblico un bello spettacolo. >> continuo, mentre la vedo agitarsi sotto di me, peccato che io sia il doppio più forte di lei. Decido di prenderla in giro ancora un pochino, prima di iniziare a torturarla. Immagino che anche Enobaria sia in visibilio per me in questo momento.

<< Lascia perdere distretto dodici. Ti uccideremo. Come abbiamo fatto con quella tua patetica, piccola alleata... come si chiamava? Quella che saltava sugli alberi? Rue? Bè, prima Rue, poi te, e poi penso che lasceremo semplicemente che la natura si occupi del ragazzo innamorato.

Che te ne pare? >>

Non le do neanche il tempo di rispondermi, perché so che è arrivato il momento di agire. << Allora, da dove cominciamo? >>

Le asciugo il sangue dalla ferita con la manica della mia giacca in modo da prepararla come si deve alla morte che sta per accoglierla. Ho davvero l'imbarazzo della scelta al momento, non so se puntare agli occhi o alla bocca. La mocciosa prova a mordermi e questo mi fa passare il tentennamento. << Penso proprio che inizieremo dalla bocca. >> annuncio con euforia, iniziando a segnare il contorno delle sue labbra con la punta della lama.

<< Si, penso che le labbra non ti serviranno più a molto. Vuoi mandare un ultimo bacio al ragazzo innamorato? >> le domando divertita. Eh si, ci so proprio fare con le parole, il pubblico sarà in delirio a questo punto.

Improvvisamente qualcosa di caldo mi finisce in faccia, questa lurida puttanella ha osato sputarmi sul viso! Questo è davvero troppo:

<< Bene! Allora iniziamo. >> urlo furente.

Sto aprendo il primo squarcio sul labbro superiore quando sento una forza tirarmi verso l'alto. Il coltello mi cade dalla mano e in preda al panico urlo istericamente.

Mi ci vuole un secondo per capire di essere finita tra le braccia del ragazzo del distretto undici. Il mio cuore comincia a battere all'impazzata. No, non lui, vi prego lui no. Il panico s'impossessa del mio corpo, sono incapace di reagire. Con un gesto mi fa roteare e mi scaraventa al suolo. L'impatto per fortuna non è così forte ma quando sento parlare il mio avversario mi si raggela il sangue nelle vene; ha una voce oltremodo cavernosa, l'uomo nero degli incubi da bambina adesso è qui davanti a me.

<< Cosa hai fatto a quella ragazzina? L'hai uccisa? >> mi chiede.

Subito capisco che si sta riferendo a Rue, la mocciosa del suo distretto, << No! Non sono stata io. >> rispondo, la mia voce è completamente presa dal panico. Indietreggio a quattro zampe incapace di rialzarmi, incapace di fare qualsiasi cosa, se non cercare di mettere quanta più distanza possibile tra me e lui.

<< Hai detto il suo nome. Ti ho sentito. L'hai uccisa? >> continua però ad accusarmi completamente preso dall'ira. << L'hai fatta a pezzi come stavi per fare con questa ragazza? >>

Deglutisco e in cuor mio spero che arrivi Cato, ma non lo vedo da nessuna parte. Dov'è? Perché non viene a salvarmi? Cerco di essere il più convincente possibile, ma qualcosa in me mi urla che non mi crederà,

<< No! Non sono stata io. >> riesco a dire di nuovo. Lo guardo con pietà e solo in questo momento mi rendo conto che ha un sasso in mano. Mi sovrasta ed è a meno di venti centimetri da me, sto per morire, lo so, lo so.

<< Cato! >> strillo con tutto il fiato che ho in gola. << Cato! >>

<< Clove! >> mi risponde, ma lo sento in lontananza, non è qui, non mi salverà, non questa volta.

L'attimo dopo avverto un dolore lancinante alla testa, è come se qualcuno mi avesse frantumato il cranio in mille pezzi. Non riesco a sopportalo, arriva fino alle viscere del mio cuore, fatico a respirare e non riesco più a distinguere nulla, il buio sta offuscando i miei occhi. Quando il dolore raggiunge l'apice lo sento svanire improvvisamente e avverto uno strano senso di tranquillità in me. Qualcosa però mi disturba: è una voce che arriva da molto lontano, una voce che mi sta supplicando di non abbandonarlo.

Cato...

vorrei poterlo baciare un ultima volta, dirgli di andare a trovare la mia famiglia di tanto in tanto e di chiedere scusa a tutti quelli del mio distretto per non avercela fatta. Vorrei poter fare tutto questo ma ormai è tardi e la luce è scomparsa del tutto.

Ed io con lei, per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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