Seves As The Rainbow di RMSG (/viewuser.php?uid=30472)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Drowing in the Red - Affogando nel rosso ***
Capitolo 2: *** An Orange T-Shirt - Una maglietta arancione ***
Capitolo 3: *** My Yellow Boyfriend - Il Mio Giallo Fidanzato ***
Capitolo 4: *** A Green Life - Una vita verde ***
Capitolo 5: *** A Light Blue day - Un'azzurra giornata ***
Capitolo 6: *** An Indago Tanga - Un tanga indaco ***
Capitolo 7: *** A Violet Liqueur - Un liquore viola ***
Capitolo 1 *** Drowing in the Red - Affogando nel rosso ***
Sono
seduto sul divano di casa mia, Alphonse è fuori e sulle mie
gambe c'è la testa di Roy Mustang che, steso, mi guarda con
i suoi occhi neri.
"Non
vuoi proprio raccontarmi, Roy... ?" gli chiedo, con tono
soffuso.
Vorrei
davvero che si confidasse con me, vorrei davvero che abbattesse
completamente le sue difese col suo... - beh, è
così e non ci posso fare niente - fidanzato.
Lo
vedo scuotere il capo, senza neanche emettere fiato, non ne
vuole proprio parlare.
Io
sospiro e gli faccio una veloce carezza sulla guancia: "Io con te mi
sono confidato, Roy" gli ricordo, giocando la carta dello scambio
equivalente.
Lui
solleva un sopracciglio, scettico e finalmente posso sentire la sua
voce risuonare nella stanza: "Ma se sapevo già tutto di te?"
volta il viso verso la sua destra per scontrare la fronte contro il mio
ventre. Non lo sopporto quando smette di guardarmi!
"Ti
giri?!" sbotto e gli prendo il mento tra le dita per farlo girare, lui,
scocciato, obbedisce.
"Perché
vuoi saperlo?" mi domanda a bruciapelo, tanto che mi lascia veramente
senza parole. Decisamente non mi aspettavo questa domanda.
"Voglio..."
prendo coraggio e glielo dico in faccia "Voglio saperlo
perché non riesci a dormire la notte! Voglio saperlo
perché quelle poche volte che chiudi occhio ti sento
tremare, ti sento chiedere scusa...!" esclamo e
lui volta di nuovo il capo.
Sto
per prendere nuovamente parola, per arrabbiarmi perché,
molto probabilmente, neanche mi ha ascoltato quando mi anticipa e
comincia a parlare lui: "Davvero chiedo scusa?".
Io
sospiro e mi calmo, stasera non è il caso di essere bruschi,
non tanto per lo meno.
"Sì,
Roy, sì... implori il perdono di qualcuno..." appoggio la
mia mano d'acciaio alla sua guancia e lo vedo socchiudere gli occhi.
"E'
una storia troppo lunga..." sta per cedere! Non ci credo! Quando fa
così è perché vuole temporeggiare, per
trovare le parole giuste...
Andiamo
Roy! Parlami, su...
"Abbiamo
tutto il tempo del mondo, Colonnello" lo chiamo col suo - anzi, il
nostro - nostalgico grado.
Sospira
di nuovo e rimane col volto girato mentre comincia a parlare: "E' un
sogno ricorrente... lo faccio ogni notte da quando sono tornato da
Ishbar..." mormora e la sua voce si affievolisce sempre più,
come se si vergognasse di parlarne.
Visto
che la mano d'acciaio è ancora sulla sua guancia, vado a
poggiare la mano di carne sul suo petto, coperto dalla camicia bianca.
"Che
cosa sogni Roy?" gli domando, lentamente.
Lui
indugia per diversi minuti, poi, abbassando le palpebre, quasi
arrendendosi all'evidenza, risponde: "Sangue... tanto tanto sangue...
tutto il sangue che ho versato a Ishbar... c-cola da tutte le parti,
dalle pareti..." la voce trema e balbetta leggermente.
Io
sbarro gli occhi, sono scioccato. Roy soffre così
e io non posso aiutarlo...
"Sale
anche dal pavimento e la stanza in cui mi trovo in pochissimo tempo si
riempie... alla fine... mentre sto per affogare, gridando, imploro di
essere perdonato..." questa confessione lo ha decisamente provato, lo
capisco dalle sopracciglia sottili che tremano.
“Io…”
faccio per parlare ma Roy riparte col racconto e mi ammutolisco.
“La
stanza è completamente rossa… e io…
vedo solo rosso… rosso sangue…” chiude
gli occhi.
Mi
piego su di lui e lo stringo “Roy è solo un
sogno… ciò che hai fatto a Ishbar non
è colpa tua! Non è colpa di nessuno, se non di
quel bastardo di Bradley!” esclamo, prendendogli il viso tra
le mani.
“Hai
capito!?” attendo una sua risposta.
“Roy!” lo chiamo e lui apre gli occhi per guardarmi.
“Lo
so… ma non posso non star male per ciò che ho
fatto; questa, è la mia penitenza. Prima o poi, credo,
riuscirò a scontarla del tutto…”.
Povero Roy…
“Fammi
solo una promessa, Roy…” lui mi guarda,
incuriosito mentre io sono estremamente serio.
“Certo…”
mormora, mettendosi seduto e appoggiando la fronte alla mia.
“Devi
svegliarmi, capito?! E devi mettermi al corrente di quello che provi,
di ciò che senti!” lo prendo per il colletto
“Giuro che se mi tieni di nuovo all’oscuro di
questo io… mmhpf… !” non finisco la
frase che Roy mi ha tappato la bocca con la sua.
Gli
cingo il collo con le braccia e ricambio il bacio, anche se un
po’ contrariato, non mi fa mai parlare.
Ci
stacchiamo poco dopo e lui mi stringe; avvicina le labbra al mio
orecchio e ci soffia dolcemente dentro
“Promesso…”.
Io mi rassereno e appoggio il mento alla sua
spalla, pensieroso: che brutto colore che era il rosso...
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Capitolo 2 *** An Orange T-Shirt - Una maglietta arancione ***
"NO!" urlò Edward.
"Ma perché no?! Dai, ti
dona questo colore!" gli sorrise, divertito, quanto adorava
farlo arrabbiare...
"Ti avverto Roy, non osare farmi
indossare QUELLA maglietta!" strillò, indignato.
Odiava, detestava, disprezzava con
tutto se stesso quel colore mostruoso!
Non poteva davvero vederlo!
"Edward, tesoro, si sposa
meravigliosamente con la tua carnagione, perché non vu..."
non fece in tempo a finire la frase che il Fullmetal gli aveva tirato
in faccia un cuscino.
Roy sospirò, lasciando
cadere per terra l'ammasso di piume e stoffa, guardandolo storto: "Non
farmi arrabbiare, chiaro?" borbottò, avvicinandosi con tra
le mani quella maglietta.
"No!! ROY NO!" si dimenò
come una scimmia impazzita quando Roy gliela infilò a forza.
"Dio che schifo!!" fece per
togliersela ma il Taisa lo strinse a sé, stando attento a
tenergli ben ferme le sue adorabili manine.
"Bene... e ora?!" sbottò,
stizzito e schifato.
"Sei carinissimo..." gli
sussurrò Roy all'orecchio, ancora divertito.
Edward arrossì:
"Bugiardo..." mormorò, divincolando le mani per incrociare
al petto le braccia.
"No, sei davvero bello...
l'arancione è davvero fantastico addosso a te"
commentò, baciandogli il collo.
Acciaio andò a fuoco:
"N-non mi toccare..." si lamentò ma, a dispetto delle sue
parole, lo lasciò fare, facendosi scappare un mugolio.
"Perché odi tanto questo
colore?" gli domandò, curioso, mentre lo faceva stendere sul
divano e si metteva comodamente sopra di lui.
Edward, docile come non mai si
lasciò spostare come un pupazzetto: "Perché
sì!" esclamò. Però il
caratterino rimaneva ugualmente...
"Lo sai che lo vengo a sapere, alla
fine, Edo..." gli ricordò Roy, posando un bacio leggero
sulle sue labbra.
Ed gli cinse il collo con le braccia:
"Sentimi bene, vecchio di un Taisa, questa è la prima e
ultima volta che metterò questa maglietta, chiaro?!".
A Roy sfuggì una risatina
divertita mentre poggiava il viso nel suo collo: "Non credo
proprio, nanetto di un Fullmetal" ribatté, leggermente
piccato per l'offesa.
Edward gli tirò un
pizzicotto sul braccio e poi gli tenne il muso.
"Dai... non fare così..."
si massaggiò la parte lesa, baciandogli affettuosamente la
guancia "Se non te la vuoi mettere, non te la mettere... tanto se stai
nudo mi fai solo un piacere!" esclamò, allegro.
Acciaio arrossì di nuovo e
gli tirò un pugno sul braccio, borbottando qualcosa che
assomigliava vagamente a un "Pervertito...".
Roy rise, abbracciandolo stretto; non
appena sentì Edward accoccolarsi al suo petto, gli
baciò la fronte.
"Sai Ed..." iniziò a
parlare, mettendo una mano sotto la maglietta arancione.
Fullmetal alzò gli
occhioni dorati al suo indirizzò mentre riprendeva ad
arrossire: "M-mh?".
"Hai proprio ragione, sai? Fa proprio
schifo questa maglietta, togliamola..." ghignò, malizioso e
gliela tolse, lasciandolo a petto nudo.
Edward sbuffò, esasperato,
non sarebbe cambiato mai, Roy...
Si lasciò, quindi, baciare
e coccolare dal suo Colonnello, pensando che a qualcosa, quel benedetto
arancione, era servito...
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Capitolo 3 *** My Yellow Boyfriend - Il Mio Giallo Fidanzato ***
Apro
gli occhi e, come ogni sacrosanta mattina, la prima cosa che vedo
è uno spettacolo a dir poco fantastico: giallo.
Giallo.
Giallo.
E ancora giallo.
Non vedo altro che questo colore quando apro gli occhi alle 6:25 di
ogni mattina.
E' un giallo talmente lucente che, non appena illuminato dai raggi
solari, pare quasi brillare di luce propria.
E allora cosa faccio?
Affondo il viso dentro i suoi capelli - spighe di grano dorato -
beandomi completamente del loro profumo.
Gli cingo la vita sottile, avvicinando la sua schiena al mio
petto.
Sposto le labbra verso il suo orecchio e ci soffio dentro, sussurrando
con voce praticamente invisibile un dolce "Ti amo".
Poi alzo la testa e mi limito ad accarezzare i suoi capelli.
E giallo.
Giallo.
Giallo.
E ancora giallo.
Liscio i setosi capelli biondi che al tatto quasi paiono fatti di seta.
Come sono morbidi...
Sorrido dolcemente non appena vedo schiudersi i suoi occhi, gialli
anche loro.
Così fantastici...
Così perfetti...
Così dolci...
Così incantatori...
Così tentatori...
Così... gialli!
Mi sono spesso e volentieri domandato, in particolar modo in
contemplazioni come queste, se mi meritassi per davvero una tale
bellezza.
Poterlo stringere tra le braccia, poterlo baciare e poterci fare
l'amore ogni notte... forse non me lo merito per niente.
Lui mi guarda, sgranando gli occhioni gialli non appena mi metto a
baciargli il collo, per spostare, poi, le mie labbra sulle ciocche dei
capelli.
Le bacio una a una, soffermandomi su ognuna di queste.
Ora sorride, il mio piccolo Edward, e mi lascia fare, appoggiando una
mano sulla mia nuca, accarezzando anche i miei.
Gli sorrido.
"The Yellow Alchemist..." gli sussurro dolcemente.
"Mh? Ti sei ammattito forse e hai dimenticato il mio nome??" esclama,
guardandomi tra il divertito e il preoccupato.
Gli viene sempre l'ansia per le mie uscite strambe, dice sempre.
Io scuoto il capo.
"Sarebbe stato carino che ti avessero dato questo nome, non credi, Ed?"
gli chiedo, scherzosamente.
"Ma anche no!" ribatte "Quello che ho mi piace tantissimo! E' forte e
altisonante! The Yellow Alchemist sembra il nome di un pupazzo!"
borbotta, con tono di voce vagamente stizzito.
"Beh, non credo che i pupazzi siano così sexy..." gli
ricordo, assottigliando lo sguardo e increspando le labbra in un
sorriso maliziosissimo.
Lui arrossisce di botto.
"Cominci già da prima mattina?!" sbotta, incrociando le
braccia.
"Quanto sei noioso... ieri non ti lamentavi mica, eh! Non facevi altro
che incitarmi!!" appena terminata la frase si
ritrovò schiacciato sul viso un cuscino.
Seguito ovviamente da una marea di insulti.
"Ok,
se insisti tanto mi vedrò costretto a ripetere la
stessa cosa di ieri sera!" esclamo, ghignando
malizioso e mettendomi sopra di lui.
Lui
si dimena come al solito ma alla fine cede ed è
proprio lui a baciarmi.
Aaaaaah, il mio giallo
fidanzato...
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Capitolo 4 *** A Green Life - Una vita verde ***
Che
stanchezza...
Ansimando
pesantemente continuo a camminare verso l'officina Rockbell.
Come pretende
Edward che un super-urbanizzato come me possa muoversi con
facilità in campagna?!
Uff... sono
sicuro che lo ha fatto apposta: sa meglio di me che
odio fare movimento!
Stancamente
mi siedo sulla scala di legno dell'officina; mi sbottono un po' la
camicia, sventolando una mano sul mio viso, per farmi aria: che caldo
che fa!
"Promemoria:
punire Edward stanotte..." mi dico, ad alta voce.
Rimango a
riposare un altro paio di minuti prima di sentire la porta alle mie
spalle aprirsi; mi giro, guardando la Signora Pinako.
"Ehm...
salve..." mormoro, alzandomi di scatto, con educazione. Chino
leggermente il capo, in segno di saluto e poi le sorrido. "E' molto che
non ci vediamo, Signora Rockbell".
Pinako prende
una luuunga boccata di fumo dalla sua pipa marrone e mi guarda,
divertita, 'Quel suo sguardo è inquietante...',
rifletto.
"Generale..."
comincia e io sorrido leggermente, trattennendo risate decisamente
più grosse. Non è ancora ufficiale la
mia promozione a Furer però... è su carta e
presto potrò sedermi su quella tanto ambita quanto pesante
poltrona.
"Sta cercando
Edward, vero?" mi chiede.
Io annuisco
"Sì, lo stavo cercando. Mi ha detto che dovevo venire qui e
che lo avrei trovato subito ma..." sollevo le sopracciglia, sospirando
sconsolato. Non cambierà mai, quel ragazzino.
Oddio, tanto
ragazzino non lo era più! Aveva ventun'anni, oramai... ed
era alto ben 1,78 cm! Era proprio cresciuto il SUO fagiolino.
Trattenne
anche stavolta un sorriso intenerito, attendendo la risposta di Pinako.
"Mettiamo in
chiaro una cosa, Generale..." mi indica con un dito e, nonostante non
mi arrivi nemmeno all'anca, sussulto leggermente "Veda di non tradire
Edward, né di farlo soffrire, né di farlo
piangere, né di..." non fece in tempo a finire la predica
che la testa di Edward spuntò fuori dalla porta.
"Roy!!"
esclama e mi corre incontro, abbracciandomi.
Io sorrido e
lo sollevo, spostandolo dal porticato e mettendolo sul terreno di
fronte a me "Ciao fagiolino..." gli faccio una carezza sulla guancia.
Lui mi guarda
malissimo e mi fulmina "Stupido vecchio di un Taisa..." borbotta,
girandosi verso la zia.
"Non gli
stavi facendo il terzo grado, vero, zia!?" domanda, col tono di uno che
sa già tutto. Io ridacchio. Fino a qualche anno fa non avrei
mai voluto fidanzarmi e fare una sfacchinata del genere per andare a
conoscere la famiglia del mio "ragazzo".
Beh,
certamente non avrei neanche pensato di fidanzarmi con un ragazzo,
però...
Sorrido,
accarezzando i capelli di Ed.
"Non mi ha
fatto nessun terzo grado, Ed. Tranquillo..." non resisto e gli bacio la
guancia, anche se so che adesso mi tirerà un pugno: odia
essere affettuoso davanti agli altri.
Però,
oggi, miracolosamente, non mi picchia, anzi!, mi sorride dolcemente! Questo
non è il mio fagiolino...
"Vieni, ti
faccio vedere una cosa!" esclama e mi prende per un mano, trascinandomi
da qualche parte.
Io mi lascio
tirare, guardando Pinako che ci sta osservando... ma
soprattutto, molto probabilmente, sta osservando la felicità
di Edward.
Sorrido di
nuovo mentre mi tira sempre più forte e velocemente. "Ed! So
camminare da solo, sai?!" sbotto "E mi stai pure staccando il braccio!"
esclamo.
Lui mi ignora
categoricamente e mi porta su di una collina. "Vediamo se riesco a
farti cambiare idea sulla campagna, cittadino di Central City!"
mi dice e finalmente ci fermiamo.
"Ma scherzi?
Roy Mustang non cambia MAI le sue idee, Fullmetal!" gli dico, un po'
impettito. Tolgo la mano tra le sue e incrocio le braccia.
Lui indica
qualcosa all'orizzonte, sulla mia destra "Guarda, su!".
Io, molto
pazientemente, mi giro, dandogli corda: certe volte mi
sembra di essere suo padre e non il suo fidanzato.
Mi ritrovo
davanti a una fantastica distesa di verde, dove altre colline, forse
giusto un po' più alte di quella dove ci troviamo noi, si
alternano a vastissime praterie.
E dovunque ti
giri, il verde è sovrano.
Verde di qua.
Verde di
là.
Verde di
quì.
Verde di
lì.
Sollevo un
sopracciglio, ironicamente.
"A me non
piace neanche il verde..." mi scappa dalle labbra, sarebbe stato meglio
trattenere queste parole ma, sfortunatamente, sono troppo incosciente
per farlo.
Il braccio di
Edward - che ancora indicava all'orizzonte - si abbassa lentamente; poi
si gira verso di me, guardandomi. Ha la faccia decisamente arrabbiata.
"Ehm...
a-amore..." tento, provo a chiamarlo amore, con la vaga speranza che
possa evitare di uccidermi.
"Sei il
solito..." ringhia, stringendo i pugni "... idiota!!" urla, saltandomi
addosso.
Cado
all'indietro con lui sopra di me a gambe divaricate.
Questa
posizione l'adoro...
In un secondo
ribalto le posizioni stringendo tra le mie mani i suoi polsi, per
tenerlo fermo; con le mie gambe, invece, blocco le sue.
Lui sbuffa
"Sei insopportabile... volevo farti vedere quanto è bella la
natura, la campagna... ma tu devi sempre risultare uno stramaledetto
urbanizzato!" mi urla contro.
Io sospiro
leggermente, sorridendo "Edward... anche io sono nato in campagna,
non ti ricordi?" gli dico "Ed è proprio questo che
non mi piace. Avrei preferito nascere in una grande città,
con più possibilità!" avvicino il viso al suo
"Quando ho fatto l'esame d'Alchimista di Stato ero una ragazzino
ancora... avevo sedici anni... e non sapevo nemmeno come fosse il
mondo! Però..." ora ghigno "Ero bello e sveglio,
perciò farmi una buona reputazione non è stato
difficile!" esclamo, tutto contento.
Lui mi
fulmina, borbottando qualcosa di simile a "Narcisista".
"Non sono
narcisista, solo realista... amore" sorrido dolcemente e gli rubo un
bacio sulle labbra. Lui si scioglie e gli lascio i polsi, ora piuttosto
convinto che non mi possa uccidere.
Lui mette le
braccia intorno al mio collo.
Lo stringo a
me, appoggiando il mento alla sua spalla; davanti ai miei occhi l'erba
verde.
Sorrido
divertito: verde.
Sollevo la
testa di nuovo e lo guardo: è vestito
con una camicia bianca e dei jeans blu con sfondo
verde!
Gli faccio
una carezza dolce sulla guancia.
"Amore... a
te il verde dona, sai?" lui arrossisce, non so se per come l'ho
chiamato o per il complimento o per il mio sguardo o per la carezza o
per qualunque cosa che io abbia fatto!
"Ma che dici,
cretino..." ecco, sì... è sicuramente
imbarazzato, quando comincia a insultarmi senza che gli abbia detto
niente è per questo motivo.
"E' la
verità... sei ancora più bello" lo lodo e mi
stendo accanto a lui, stringendolo.
"Anche se non
mi piace il verde per te posso fare un'eccezione!" esclamo.
Lui sorride e
mi bacia brevemente sulle labbra.
"Però...
scambio equivalente, Edward...." fa una faccia alquanto terrorizzata.
Si spaventa sempre quando uso le parole "scambio equivalente".
Perché? Perché è scientificamente
provato che quello che mi darà lui, è nettamente
superiore a ciò che gli darò io.
"Che
c'è?" gli domando, con finta aria innocente.
Lui mi guarda
sospettoso "Cosa vuoi?" mi domanda, quasi schivo.
Io sbuffo "Ma
niente di ché... solo che stanotte ti voglio coccolore,
amore!" esclamo, sempre con quell'aria innocente.
Lui
arrossisce di nuovo e mi da un pugno sulla spalla.
"Ahia!" mi
lamento.
"Stupido
depravato... sempre a pensare a quello!" mi rimprovera.
Io rido "Sei
tu che mi rendi così, cosa vuoi da me?!" ribatto, dando la
colpa a lui.
"Mmmh...
allora dirò alla zia che vogliamo le lenzuola di colore
verde!!" esclama, divertito.
Io smetto di
ridere e faccio una smorfia "E va bene... ma stanotte sei mio!"
ribadisco per l'ennesima volta.
"Roy... io
sono tuo anche di giorno, idiota" sorrido dolcemente: è
troppo forte il mio fagiolino. Dice cose dolcissime offendendomi!
Lo bacio di
nuovo e lo stringo di più.
"Giusto..."
annuisco, d'accordissimo con lui.
"E anche le
federe dei cuscini... le voglio di colore verde!" annuisco di nuovo,
dandogli corda. Guai a contraddirlo sui suoi capricci!
"Io ti voglio
nudo... anche dipinto di verde non sarebbe male..." commento ed ecco
che va di nuovo a fuoco.
"MA IDIOTA!"
mi riprende, dandomi un altro pugno.
E io,
massaggiandomi la parte lesa per l'ennesima volta col timore che me
l'abbia rotto, il braccio, spero che sia per sempre così, la
mia vita.
...
anche verde se Edward lo vuole!
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Capitolo 5 *** A Light Blue day - Un'azzurra giornata ***
Mi
sono appena svegliato dopo una bellissima e riposante dormita a...
Reesembool.
Tsk,
sono ancora qui... Edward mi ha costretto a rimanere, in campagna
perché dice che "L'aria
della natura fa bene!".
Dio,
mi sono fidanzato con un ambientalista... che cazzata.
Mi
metto seduto sul letto, addosso ho soltanto i miei boxer neri e
attillati.
Perché
me li sono rimessi? Perché Edward mi ha costretto. Dice che non lo
faccio dormire.
Però lui può dormire nudo come e quando vuole...
Sbuffo
leggermente, strofinandomi gli occhi. Quanto mi
ha cambiato questo mocciosetto?
Troppo...
sono veramente un'altra persona: sono più paziente e
comprensivo; sopporto qualunque capriccio di Edward, anzi! Lo vizio!
Qualunque cosa Ed mi dice o, il più delle volte, mi
ordina, io la
faccio quasi senza lamentarmi...
Sospiro
leggermente e gli accarezzo il viso, coprendolo di più, per
non far prendere freddo al mio piccolo tesoro.
Mi
alzo e apro leggermente le tende della finestra, aprendole tutte
rischierei di svegliare il mio fagiolino.
Davanti
a me il sole libra in alto nel cielo azzurro.
Wow...
che giornata fantastica!
Sorrido
dolcemente, se fossi
rimasto a Central City non me la sarei goduta.
Mi
appoggio al davanzale, in legno anch'esso e mi metto a fissare il
cielo. Azzurro, limpido come non mai! A Central non si ha mai tempo per
alzare gli occhi al cielo e poi, anche volendo farlo, ci si
ritroverebbe davanti soltanto un ammasso di cemento, calcestruzzo e
finestre. Ci sono solo grattacieli, in quella città!
Socchiudo
gli occhi, pensieroso e un po' nostalgico, sono nato
anche io in un posto come questo e quasi rifiuto le mie origini ora.
Se
mio padre mi vedesse mi prenderebbe a schiaffi... e di mia madre non ne
parliamo.
Sbuffo
di nuovo, stavolta leggermente divertito. Chissà
come stanno quei due...
Spero
di non avere un altro fratellino che mi gira per casa come l'ultima
volta che sono andato a trovarli! Beh, è anche vero che me
ne sono andato che avevo quattordici anni da quella casa, rifletto
attentamente.
Sospiro
e guardo Edward rigirarsi nel letto mentre allunga una mano
verso la parte in cui dormivo io: mi cerca, forse?
Non
riesco a trattenere un sorriso: eh, sì! Mi cerca!
Ritorno
da lui, stendendomi e stringendolo a me. Dalla mia posizione posso
benissimo continuare a guardare il cielo. Ho aperto
al punto giusto le tende!
Sorrido,
tutto contento mentre accarezzo i capelli biondi di Edward.
Che
belli che sono...
Gli
bacio affettuosamente la fronte, continuando a coccolarlo e lui, anche
se profondamente addormentato, sembra molto contento.
Improvvisamente
mi chiedo che ore siano... il sole è già
abbastanza in alto e il cielo è troppo limpido
perché siano le 8:00. Mmmh... forse sono le 10:00... naaah,
le 11:00, sì!
Saranno
sicuramente le 11:00.
Sorrido
malizioso, è normale che solo ora mi sia svegliato dopo la
nottata con Edward: diciamo
che l'ho punito abbastanza bene come,
d'altronde, mi ero appuntato ieri mattina.
Roy
Mustang mantiene sempre le sue promesse!
Accarezzo
i capelli di Ed ancora e ancora, tornando a fissare il cielo azzurro.
E'
infinito... davvero infinito.
Ma
l'infinito non è abbastanza per
rappresentare l'amore che provo per Ed.
Un
altro sorriso m'increspa le labbra.
Sì,
neanche il cielo, nella giornata più bella e soleggiata,
senza nuvole e con il suo azzurro più intenso può
battere, anche solo lontanamente, l'amore che provo per Ed!
Perché è bello... bello da morire.
Mi
stacco di nuovo da Ed e non resisto ad andare di nuovo alla finestra;
stavolta ho intenzione di aprire completamente le tende per godermi il
cielo.
Prendo
i pantaloni e me l'infilo, non allacciandoli neanche. Ritorno alla
finestra e spalanco le tende, inondando la stanza della luce naturale.
La
schiena nuda di Edward comincia a brillare sotto i raggi solari e
sorrido: bell'idea
Roy.
Mi
sposto verso destra e quasi inciampo nei jeans di Edward, azzurri
anch'essi. Sorrido divertito.
Per
cosa? Beh, un po' perché è mi è
ritornata in mente la scena in cui getto via i pantaloni di Edward,
spogliandolo quasi completamente, e un po' perché mi
ricordano il colore del cielo.
Azzurro...
Cavolo,
è proprio un bel colore! Vecchi rudimenti di Storia
dell'Arte mi ritornano alla mente e ricordo con precisione, come
significato del colore Azzurro, che impone tranquillità.
E
cavolo... è proprio vero! Di solito la mattina sono sempre
nervoso, invece... oggi, miracolosamente, guardando il cielo azzurro mi
sento così rilassato.
Azzurro...
sì, è proprio un bel colore.
"...
'oy?" sento una parte del mio nome strascicata dalla voce impastata dal
sonno di Edward.
"Amore...
buongiorno, dormiglione..." gli sorrido, girandomi.
Lui
sbadiglia senza coprirsi la bocca con la mano; scuoto il capo, non
cambierà mai.
"Torni
qui? Voglio tornare a dormire..." borbotta,
nascondendo il viso nel cuscino.
"Perché,
hai bisogno di me per riaddormentarti?" lo prendo in
giro e lui prende il cuscino e me lo tira addosso. Lo
evito senza problemi, raccogliendolo da terra poco dopo.
"Sempre
il solito attaccabrighe..." sospiro, sconsolato, non
cambierà mai, mi
ripeto. Appoggio il cuscino sul letto e mi siedo sul bordo di
questo, sospirando leggermente.
Torno
a guardare il cielo azzurro e sorrido nuovamente.
Lui
si mette seduto e, trascinando con sé le lenzuola bianche
per coprire le sue nudità, si mette dietro di me,
abbracciandomi e poggiando il mento sulla mia spalla. "Cosa guardi?" mi
chiede.
"Il
cielo... è azzurrissimo oggi" esclamo, contento.
Lui
lo guarda insieme a me e sorride "E' vero... è veramente una
bella giornata!" esclama, rafforzando la stretta.
"E'
una giornata veramente... azzurra!" esclamo, non trovando aggettivo
più appropriato.
Rimaniamo
qualche secondo in silenzio prima di sentire la
risata argentina di Edward risuonare nelle orecchie e nella
stanza.
"Beh?
Cos'ho detto di così divertente?" lo
guardo confuso, è
rimbabito già a ventun'anni?
Lui
mi guarda, cercando di calmare le risa e asciugandosi le lacrime agli
occhi "A-azzurra?!" continua a ridere.
Io
m'imbroncio. "Odioso..." borbotto, voltando il viso offeso.
Lui
si calma, sistemandosi un po' i capelli "Oh, suvvia... non fare il
bambino! Anche se so che ti è difficile, con la tua
stupidità!" io aggrotto le sopracciglia e faccio
per alzarmi: è una bella giornata e non ho voglia
di litigare.
Ed
mi prende per una mano e mi ritira sul letto "Mi
lasci!?" sbotto e lui mi dà un bacio sulla guancia.
"Dai...
non ti arrabbiare..." sussurra.
Io
mi giro e lo guardo, ancora un po' innervosito. Lui
sorride, sconsiderato: sa benissimo che non riesco a tenergli il
broncio! Specie se completamente nudo come adesso...
Sbuffo
e gli cingo la vita, stringendolo a me "Posso farti vedere una
cosa...?" avvicino le labbra al suo collo, cominciandolo a baciare
languidamente.
Lui
mugola leggermente e annuisce.
"U-una
cosa...?" sussurra, cingendomi il collo con le braccia.
Io
gli mordicchio la pelle, arrossandola leggermente e lasciandoci i sengi
dei miei denti. "Sì, esatto... una cosa... azzurra",
trattengo un ghigno.
"Azzurra...
?" deglutisce leggermente "Cioè della serie che mi farai
vedere il cielo?" sussurra al mio orecchio, tentando di essere
malizioso.
Ma
Edward e la malizia vivono su due mondi separati...
"Qualcosa
del genere..." gli mordicchio il lobo dell'orecchio e lo stendo sul
letto.
Lui
mi guarda, con gli occhioni dorati spalancati in attesa di una
mia qualsiasi mossa.
Sorrido
dolcemente.
"Terminiamo
di colorare d'azzurro questa giornata, ti va, Edward?" gli chiedo
mentre mi tolgo di nuovo i pantaloni.
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Capitolo 6 *** An Indago Tanga - Un tanga indaco ***
"ALLORA?!" le urla di Edward Elric si diffondevano
in tutta la villetta del Generale Mustang.
"Ti giuro, Ed! Non potrei mai tradirti!" fece per avvicinarsi a lui,
per abbracciarlo e baciarlo e dirgli che lo amava e che niente lo
potrebbe sostituire...
"Non ti credo!!" stringeva tra le mani un tanga di pizzo, color indaco
e veramente, veramente, sexy.
"Edward, ti prego! Non fare così! Lo sai che ti amo e che
sei l'unico!" si avvicinò di più, ma Edward si
ritrasse, andando dall'altra parte della cucina, dietro il tavolo per
tenersi a distanza.
"Ah, sì?! E questo allora da dove è uscito!?!"
gli strillò contro, sbattendo l'auto-mail sul tavolo e
gettandoci sopra l'intimo.
"Non lo so! Lo hai visto anche tu che era incastrato nei cuscini del
divano!" tentò di giustificarsi.
"Stiamo insieme da tre anni e quel divano lo hai cambiato dopo che sono
venuto a vivere qui!! QUINDI NN PUO' ESSERE RIMASTO LI' DA QUANDO TE LE
FACEVI CON QUELLE PUTTANELLE!!" Roy incrociò le braccia,
abbassando il capo.
Rimasero in silenzio per diversi secondi. Edward quasi fremeva dalla
rabbia.
"Mi fai schifo, Roy..." il moro alzò il capo, di scatto,
quasi piccato.
"Ed non ti ho tradito!" continuò a difendersi.
"Ah, no!? Queste non sono mie!!" sbottò.
"Lo so, Edward, lo so! Ma credemi! Non oserei tradirti!" la voce aveva
un che di esasperato e di mortificato.
Ed lo guardò negli occhi neri attentamente.
Sapeva benissimo che Roy sapeva mentire come nessun altro...
Sapeva benissimo che Roy non alzava mai la voce e non si esagitava mai
così tanto come in questo momento...
E sapeva benissimo come capire se stava mentendo.
Si avvicinò a lui "Ti lascio".
Ecco.
La prova che aspettava.
Il suo viso.
La sua espressione.
I suoi occhi.
Alla notizia Roy fremette, sgranando gli occhi e con il cuore che
cominciava a battere fortissimo nel petto.
Chinò il capo, appoggiando i palmi sul tavolo mentre si
mordeva sangue le labbra.
"N-no..." sussurrò. "N-no... io non voglio..."
rialzò il viso, guardandolo e scuotendo il capo. "Tu sei
mio... sei mio!" esclamò. "E non puoi lasciarmi!!".
Edward incrociò le braccia, sospirando. "Non voglio
lasciarti, Roy..." sussurrò, socchiudendo gli occhi.
"Come no!? Lo hai appena detto!!" alzò la voce "Se
è uno scherzo, Edward, non mi sembra il momento!!"
sbottò, mettendosi le mani in tasca.
Ed sospirò nuovamente "Roy... volevo soltanto vedere la tua
reazione. Sono certo che, se avessi potuto, saresti scoppiato a
piangere senza ritegno" si avvicinò al più grande.
"E ti credo..." mormorò, terminando il discorso.
Roy alzò il capo, guardandolo: era profondamente grato delle
parole di Edward.
"Davvero mi credi?" gli domandò, quasi con la voce di un
bambino.
"Sì, Roy, ti credo. Ma non si spiega da dove siano uscite
quelle..." indicò con un cenno del capo il tanga.
Roy sospirò, mordicchiandosi le labbra "Io credo di averlo
capito..." Ed lo guardò stupito.
"Ah, sì?? E a che conclusione sei giunto?" guardò
Roy con le sopracciglia dorate sollevate.
"Beh, sono giunto alla conclusione che non devo mai più
prestare casa a mia sorella..." sospirò leggermente.
"..." Ed lo guardò prima confuso, poi sempre più
perplesso fino ad arrivare a una faccia assassina.
"C-che c'è?" chiese Roy, facendo un passo indietro per
allontanarsi da lui mentre balbettava impacciato.
"Hai una sorella... e io non lo sapevo!?!?!" urlò di nuovo
contro il suo fidanzato, Edward, incazzato come prima. "E come ti sei
permesso di dare casa nostra a lei senza avvertirmi!?!" lo
sgridò.
"Ehm..." ridacchiò nervosamente "Beh... in un certo senso
sai già qualcosa di lei, Ed..." il Fullmetal Alchemist si
fermò immediatamente, guardandolo come se fosse un povero
pazzo.
"Cosa...?"
"Adora il colore indaco..." e indicò il tanga di pizzo.
A Edward comparve una venuzza pulsante sulla tempia destra. Strinse
l'auto-mail facendo cigolare i cuscinetti a sfera.
"Roy... Mustang... SEI UN UOMO MORTO!" gli urlò.
Roy, spaventatissimo, scappò dalla cucina in un baleno.
Edward lo rincorse, urlandogli contro di tutto e di più.
Mustang si mise dietro il divano che aveva un cuscino mancante,
frapponendolo tra di loro.
"Vieni qui, brutto bastardo!" Roy si guardò in giro, forse
cercando una via di fuga... ma quasi gli parve di intravedere delle
sbarre alle finestre.
La paura gli giocava brutti scherzi...
Si guardarono negli occhi "Ed?" lo chiamò con una
voce talmente adorabile che Edward sussultò
leggermente, colto alla sprovvista.
"... che c'è!?" tentò di rimanere ancora
arrabbiato ma come poteva andare avanti col muso davanti a
quell'espressione del viso di Roy?
"Non te ne ho parlato per paura che... insomma, tu mi
chiedessi di conoscerli, ecco! Io non vengo proprio
dalla famiglia umile e amorevole per eccellenza, eh..." fece il
giro del divano, andando di fronte a lui e prendendogli le
mani tra le sue.
Ed lo lasciò fare, assorto nel suo discorso.
"E poi lo sai... non mi piace parlare del passato... preferisco il
presente e il futuro!" esclamò.
"Anche se il presente è pieno di litigate per un tanga
indaco?" domandò lui, sorridendo leggermente.
Roy ricambiò sorriso, appoggiando la fronte a quella del suo
fagiolino.
"Sì, amore... anche se il presente e il futuro
saranno all'insegna dell'Indaco!" ridacchiò,
stringendolo a sé.
Edward sospirò, s'era fatto fregare di
nuovo...
"Davvero me li presenti i tuoi?" si strinse di più
alla camicia di Roy, appoggiando la guancia al suo petto
marmoreo.
"Sì, amore. Se ci tieni, lo faccio. Ma non ti aspettare
santi... siamo tutti bastardi, in famiglia".
Edward sbuffò leggermente "La cosa non mi stupisce..."
affermò, facendo ridere il compagno.
"Roy...?" lo chiamò, dopo qualche minuto di
silenzio in cui si erano goduti l'abbraccio.
"Mh?" mugugnò, con le labbra poggiate tra
i capelli biondi di Edward.
"Mi chiedevo... a te piace l'Indaco?" arrossì
leggermente.
Roy ci pensò attentamente "Beh, l'Indaco non
è certamente un brutto colore, anzi! E' tra il viola e il
celeste..." rifletté "Ma... perché me lo chiedi?"
lo guardò confuso.
Edward andò letteralmente a fuoco, certamente
non poteva dirgli che gli era venuto in mente di sfoggiare un
intimo Indaco!
"E-ehm... n-no, così! C-curiosità..."
balbettò, staccandosi da lui e agitando le mani davanti al
viso, nervosamente. Roy sollevò le sopracciglia sottili
e nere, guardandolo scettico.
"Non me la conti giusta..." Edward s'imbronciò e gli diede
le spalle, incrociando le braccia mentre le guance gli andavano a fuoco.
Roy sbuffò, abbracciandolo da dietro e poggiando il mento
nell'incavo del suo collo. "Beh, comunque l'Indaco, addosso,
ti starebbe benissimo..." commentò, sussurrando
direttamente nel suo orecchio e facendolo arrossire ancora di
più.
"D-dici?" Ed abbassò il
capo, ormai beccato il flagrante.
Mustang sorrise, malizioso e gli baciò
affettuosamente la guancia "A te starebbe bene qualunque
colore, amore..." lo lodò, accarezzandogli i capelli.
Ed si rigirò, stringendosi di nuovo a lui "Anche...
c-come..." arrossì ancora di
più, se possibile.
"... anche come intimo, sì!" lo precedette Roy, che ormai
non aveva più pudore. "Come, d'altronde, ti starebbe
bene anche il rosso, l'arancione..." fece per
continuare a elencare i sette colori dell'arcobaleno ma Edward lo
interruppe prontamente.
"No! L'arancione mi fa schifo!" esclamò, piccato.
"Ma ti sta una meraviglia, sciocco!" ribatté. Ed
non rispose, preferendo chiudere gli occhi e accoccolarsi al suo petto.
"Ed...?" lo chiamò di nuovo con quella vocetta dolce a cui
Edward, per davvero, non poteva dir di no.
"Dimmi" rispose, riaprendo gli occhi dorati per puntarli contro il suo
viso perfetto.
"... ti posso chiedere una cosa?" chiese, quasi con... con...
timidezza!?
"Certo" stava seriamente cominciando a preoccuparsi.
Roy, improvvisamente, si mise in ginocchio, lasciandolo lì
in piedi come un fesso.
"P-perché cavolo ti sei messo in ginocchio ora!?" era
arrossito di nuovo. Perché? Perché, per un
micro-secondo, aveva sperato con tutto il cuore che gli chiedesse di...
sposarlo. Ma che diavolo stava dicendo? Per quelli come loro non era
possibile una cosa del genere! Per adesso, perlomeno...
"Ed..." lo chiamò, con voce tenera "Io... non ti
prometto l'eterna felicità, non
ti prometto neanche che non avremo più
problemi, che non litigheremo più però..." gli
fece un sorriso dolce "Però ti amo e più
che darti il mio cuore, la mia anima, la mia mente, il mio
corpo e la mia cieca fedeltà, non
so cos'altro offrirti quindi..." il cuore di Ed andava a mille. No, non
era possibile, diamine!! Non lo farà... non me lo
chiederà... non è così
stupido! O così tanto innamorato...
Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni neri
un anello... liscio, perfetto, in oro... "Mi vuoi
sposare?" ed ecco che partiva la fontana.
Le lacrime cominciarono a scendere copiose sul viso di Edward
mentre Roy aspettava trepidante - anche se ormai la dava per scontata -
la sua risposta.
"S-sì, idiota che non sei altro, sì..."
si piegò e gli buttò le braccia al collo,
stringendolo forte a sé "Ti amo, stupido".
Ma perché doveva offenderlo anche in un momento del
genere?
Roy sospirò sconsolato, il suo mame-chan non sarebbe mai
cambiato, d'altronde...
Mentre si lasciava stringere da Edward
tirò fuori dalla scatoletta di velluto
nero l'anello e lo infilò al suo anulare sinistro.
Poi lo baciò dolcemente.
"Ti amo tantissimo..." sussurrò Roy.
Ed sorrise "Lo so..." ribatté, divertito, ma poi
ritornò serio "Roy... ma... è soltanto
una richiesta fattizia, lo sai, vero? Insomma... noi non
possiamo sposarci, questo tu lo sai, no?" gli fece un sorriso
mesto. Il viso di Roy invece non cambiò di una virgola "Oh,
sì che possiamo...".
"E come?" sollevò un sopracciglio, il Fullmetal Alchemist.
"Mio caro... hai di fronte a te il futuro Comandante Supremo!"
esclamò, facendogli un sorriso abbagliante.
Edward lo guardò un po' stordito, sia dal sorriso fantastico
che gli si era parato davanti, sia per l'ennesima notizia
assurda della giornata "Ma... davvero? Cioè,
dici sul serio?" sorrise sempre di più. "TI HANNO
PROMOSSO!!" e gli saltò addosso, riempiendolo di baci.
Rimasero così, a baciarsi a vicenda fino a quando Ed non
ruppe il silenzio.
"Quando ci sposiamo comunque?!" gli occhi brillavano come quelli di un
bambino a Natale che stava scartando i suoi regali.
Roy rise, com'era bello vederlo
così felice! "Quando vuoi... anche domani"
scherzò, facendogli l'occhiolino.
Edward l'abbracciò di nuovo,
ridacchiando "Dai... seriamente...".
"Mmmh... che ne pensi del dieci Novembre?" propose,
baciandogli la guancia.
A Ed tornò a battere forte il cuore "Il giorno del
mio compleanno??" gli occhi brillarono nuovamente "Sì, ti
prego! Sposiamoci il dieci!" quasi saltellò, lì
per terra.
"Vada per il dieci!" sorrise, abbracciandolo nuovamente.
"Ah, Roy... ?" un brivido percorse la schiena
del più grande, detestava quando lo chiamava con
quell'intonazione della voce.
"Adesso hai due motivi in più per portarmi
dai tuoi!" e gli fece un sorrisone enorme.
"Sì sì... ho capito..." sospirò "Ci
andiamo presto da loro... è una vita che gli prometto
che gli avrei presentato la mia ragazza..."
disse, quasi sovrappensiero.
Calò il silenzio.
Chi è, che gli doveva presentare??
Una venuzza pulsante e decisamente non di buon auspicio
cominciò a ballare sulla tempia destra del biondo.
"LA TUA RAGAZZA!?!?!??" e di nuovo le urla di Edward Elric si diffusero
dentro la villetta del Generale Mustang.
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Capitolo 7 *** A Violet Liqueur - Un liquore viola ***
Erano ormai le
ventitré di sera quando Roy entrò nel bar di
Madame Christmas: camminava lentamente e aveva gli occhi tristi, mentre
teneva il capo chino. Si andò a sedere al bancone e solo una
volta accomodatosi, alzò il capo incontrando gli occhi
piccoli piccoli di Madame Christmas."Ehi, Roy... quanto tempo..."
poggiò le braccia incrociate sul bancone di legno del locale
e si perse nello sguardo triste di Roy.
"Eh... sì,
è un bel po' che non ci vediamo..." il militare
chinò sempre di più il capo, lentamente, fino a
far toccare alla fronte la superficie il legno.
"Che
hai? La fidanzata ti ha lasciato?" Roy sospirò, triste e
sconsolato.
"Una cosa del genere..." sussurrò.
"Vuoi raccontarmi?" gli chiese, con grande stupore del Generale.
Aveva sempre provato un grande rispetto per Madame Christmas... era una
donna forte e carismatica e dallo sguardo intenso. E, oltretutto,
spesso, quando Edward cercava ancora la pietra filosofale, lo aveva
aiutato con qualche sotterfugio.
Oh, no... ecco di nuovo il magone: Edward... il
suo Edward...
Era incazzato con lui. Oddio, non che fosse una
novità, questa cosa... però stavolta era
veramente incazzato.
Perché? Sinceramente ancora non lo aveva capito, Roy... ma
l'unica cosa che aveva compreso è che era colpa sua.
Decisamente.
Nella testa intanto gli rimbombava la voce di Ed "Non hai fiducia in
me! Sei troppo geloso!".
Lui geloso!? Ma scherziamo!?
Aggrottò stizzito le sopracciglia. Lui non era geloso!
Voleva soltanto che Edward fosse tutto suo!
Ed ecco un altro stralcio della loro litigata passargli per la mente
"... e sei possessivo! Dio, non sono un pupazzo!".
Mmmh... ok, forse era un po' possessivo... e leggermente geloso! Ma non
così tanto da...
Sospirò nuovamente.
"Allora Roy? Vuoi dirmi che è successo?".
Alzò il viso leggermente "Sono troppo geloso..."
borbottò, quasi arrossendo. Che vergogna doverlo ammettere!
Madame Christmas ridacchiò, divertita "Mio caro... se sei
innamorato è ovvio che tu sia geloso... specie
tu!" annuì, convinta delle sue stesse parole.
La guardò attentamente
"Perché, specie io?" l'argomento si stava facendo
interessante... e chissà, magari, dai commenti e dalle
opinioni di Madame Christmas, avrebbe potuto tirar fuori qualcosa di
utile per migliorarsi... anche se lui era perfetto!
"Perché non sei mai stato
impegnato seriamente. Perché non sai cosa significa avere un
rapporto serio e aver fiducia dell'altro! Tu credi che chiunque, prima
o poi, ti pugnalerà le spalle, Roy..." guardò
Mustang come se la sapesse lunga su di lui.
"... non sarei ciò che sono
adesso se non fossi così attento nei riguardi delle
persone!" ribatté, stizzito. Negava spudoratamente, cercava
di giustificarsi... ma era tutto vero, in effetti.
"Piantala di fare il bambino..." lo
riprese proprio come avrebbe fatto sua madre. "Datti una regolata!
Quella povera ragazza..." Roy la interruppe, correggendola sul genere
della parola, proprio come se fosse una cosa normalissima.
"Ragazzo...".
La donna tacque un istante solo per
poi ricominciare a parlare "... quello che è!
Insomma... se quel ragazzo ti ama e tu lo
ami... c'è bisogno di essere così
possessivo, geloso, appiccicoso e altro?!" sollevò un
sopracciglio castano.
Roy la guardò "Madame... ma
per caso il mio fidanzato le ha parlato?" anche lui
inarcò un sopracciglio "Perché mi sembra tanto
una congiura contro di me..." borbottò.
"Non è una congiura,
è così. Hai torto, mio caro Generale quasi
Furer!" esclamò, con tono quasi malizioso.
"Ma come...?"
stupito, l'osservò "Come fa a saperlo!? Me l'hanno
detto ieri!".
"Io so tutto, Mustang..." stancamente
si lasciò cadere su uno sgabello lì vicino "Ti
offrirei qualcosa da bere ma... oggi hanno
fatto piazza pulita di ogni tipo di bevanda!"
scuoté il capo, divertita.
"Peccato... avevo bisogno di tanto
alcool, stasera... decisamente" sospirò, sconsolato. Ora che
aveva capito di aver torto, voleva tornare a casa loro e chiarire con
Edward... ma molto probabilmente avrebbe rischiato la morte, la cosa
migliore era lasciargli sbollire l'arrabbiatura e poi parlarne con
calma domani mattina.
"Aspetta, credo che..." si
alzò e si avvicinò alle mensole dei liquori
"Ecco! Grappa ai mirtilli!" e gliela posò
davanti agli occhi.
"... ai mirtilli?" la
guardò scettico: ai mirtilli?
"Sì, esatto! E' l'unica
cosa che non hanno richiesto stasera... anche se di solito
è la prima a sparire dalla
credenza..." fece l'occhiolino a Roy "Sai
com'è... è leggermente modificata da me"
e rise.
Il militare osservò la
bottiglia con fare incuriosito: ogni cosa modificata leggermente
da Madame Christmas era altamente alcolica.
"Mi dia un bicchiere, Madame..."
sospirò "Mi accontenterò... d’altronde,
è molto tardi... e non c'è più
nessuno oltre me".
La donna sorrise e si
allungò per prendere un bicchiere basso e dal vetro
leggermente appannato. Si sedette di fronte a Roy e
gliene versò un'abbondante quantità, aggiungendo
tre cubetti di ghiaccio subito dopo.
A Mustang scappò una
risatina "Ma è viola!" non aveva mai visto un
liquore viola!
"Beh... è ai
mirtilli! E credo che l'aggiunta di molto alcool
l'abbia inscurito maggiormente!" annuì.
"Devo fidarmi? Non mi fido molto a
bere questa cosa...".
"Chiamo il tuo fidanzato e gli dico
che ti stai per ubriacare..." lo minacciò e Roy non se lo
fece ripetere un'altra volta ancora, prese il bicchiere e
buttò giù il liquido tutto in una volta.
Rimase un secondo col capo inclinato,
godendosi il gusto dolciastro dei mirtilli unito a quello forte della
grappa.
"Fantastico..." sorrise, mettendo la
testa dritta e versandosene dell'altro.
"Visto? Ma dico... quando ti fiderai
dei tuoi conoscenti, Roy?" lo prese in giro, ricordandogli anche di
Edward.
Fece una smorfia e bevve di nuovo, per
poi versarsene ancora.
"Lasciamo perdere, Madame..."
sospirò e bevve ancora.
Erano le ventitré in quel
locale quando Roy Mustang aveva cominciato a bere quel delizioso
liquido viola.
Da lì uscì solo
alle due del mattino... conscio che si sarebbe preso un gran bel
cazziatone da Ed.
"Grazie Madame... è stata
molto..." barcollò leggermente, mentre usciva dalla porta:
non riusciva a trovare il termine giusto. Buffo! Roy Mustang senza
parole! "... molto qualcosa che ora non riesco a dire..." la
salutò con una mano, sventolandola in aria e uscendo dal
locale. La testa gli girava tantissimo e aveva le guance completamente
rosse.
Tenendosi il capo con una mano,
cominciò a percorrere le strade di Central City che
conducevano – o perlomeno
così gli sembrava – a casa sua.
Si ritrovò davanti al
portone della sua villetta e sospirò sollevato: era
arrivato. Messe le mani in tasca e trovate le chiavi, le
infilò nella toppa; era chiusa con la doppia
mandata… Ed non c’era?
Aprì la porta ma non fece
in tempo a metter piede dentro casa che la voce del compagno lo
richiamò all’ordine.
“ROY!”
urlò, avvicinandosi a lui con un’espressione tra
il preoccupato e l’arrabbiato.
“Ed…”
mormorò, confuso dal vederlo lì, sveglio, a
quell’ora.
“Dove cavolo eri finito!? Ti
sono venuto a cercare! Mi hai fatto preoccupare!”
esclamò e ora sul suo viso prese il sopravvento la
preoccupazione. “Non ti trovavo da nessuna
parte…” si avvicinò a Roy, prendendogli
il volto tra le mani. Si accorse solo ora del suo odore, del suo viso,
arrossato e accaldato e dei suoi occhi, languidi e lucidi per
l’alcool.
“Roy… puzzi di
alcool…” ed ecco che la sua espressione
preoccupata andava via, lasciando il posto a quella arrabbiata.
“TI SEI UBRIACATO!?”.
“N-no…”
distolse lo sguardo da quello dorato e incavolato di Edward.
“Ah, no!? Quello che sento
non è profumo di rose!!” gli urlò
contro. Abbassò il capo, Roy.
“Stavo male..."
sussurrò, discolpandosi.
"E perché diavolo non sei
tornato da me!?" lo rimbeccò.
Roy lo guardò stupito,
alzando la testa per guardarlo. "Oh, Ed..." lo chiamò,
dispiaciutissimo. Lo abbracciò stretto e lo baciò
dolcemente.
Edward mugugnò contrariato,
infastidito dal sapore amarognolo e, soprattutto, anomalo: non l'aveva
mai sentito. Gli circondò il collo con le braccia,
ricambiando il bacio. Fu il primo a staccarsi per guardarlo e parlare.
"Che cos'è questo sapore?"
fece una smorfia leggera.
"Beh... Grappa ai mirtilli..."
sussurrò, un pochino imbarazzato e divertito.
Edward lo guardò confuso
"Ai mirtilli?" sbuffò "Roy eri proprio disperato, eh?" lo
prese in giro.
"Credevo che..." non riuscì
a terminare la frase che Edward lo aveva baciato di nuovo.
"Ti amo, idiota..." sorrise a Mustang,
facendolo arrossire leggermente.
"Anche io... tanto" lo strinse a
sé.
"Su, entriamo in casa..."
suggerì il biondo, precedendolo nell'abitazione.
Roy lo seguì subito dopo,
contento di aver fatto pace e, soprattutto, conscio di ciò
che sarebbe accaduto da lì a qualche minuto. Gli
sfuggì un sorriso malizioso.
Sorriso che, non appena Ed si fu
girato con a sua volta un sorriso - molto malefico a suo dire -
sparì dalla circolazione.
"Amore... quando mi porti dai tuoi?"
Mustang sollevò un sopracciglio. Erano le due e mezzo del
mattino, era completamente sbronzo e a malapena riusciva a seguire i
discorsi e a reggersi in piedi. E perché, dunque, il suo
adorabile fidanzato aveva deciso di aprire ORA quell'argomento in
quella situazione e in quelle condizioni?
Roy sospirò, comprendendo
solo dopo il significato nascosto delle parole di Edward
"Cos'è, una punizione per la mia colossale sbronza?"
incrociò le braccia e si appoggiò al muro, con
finta nonchalance: la testa gli girava sempre più e da un
momento all'altro sarebbe crollato a terra come un fesso.
"Può anche darsi..." Ed si
avvicinò subito a lui, abbracciandolo e
reggendolo. Alzò il viso per guardarlo,
divertito "Quindi se non mi porti dai tuoi, io non
ti perdono... e di conseguenza, se non ti perdono, tu vai in bianco per
il resto dei tuoi giorni!" e fu data la sentenza.
Calò il silenzio tra di
loro.
"Hai vinto tu... domani chiamo mia
madre, e ci andiamo a pranzo insieme..." sospirò, ripetendo
poi "Hai vinto tu...".
Edward sorrise, smagliante.
"Grazie, amore!" sorrise e
cercò di cambiare discorso. "Allora... com'era la Grappa ai
Mirtilli?" domandò.
Roy lo guardò, sospirando
"Viola...".
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