Laki Maika'i di Echocide (/viewuser.php?uid=925448)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
ttt
Titolo:
Laki Maika'i
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: azione, avventura,
romantico
Rating: PG
Avvertimenti: longfic,
Alternative universe
Wordcount: 1.098 (Fidipù)
Premessa: Una premessa è d'obbligo per questa nuova storia che
verrà aggiornata ogni giovedì: per chi mi ha fra gli amici di Facebook
(ahimè, per lui/lei) sa molto bene le mie due fisse: Miraculous e Pokemon.
Sono drogata di entrambi e, pochi giorni fa, mentre ero a passeggio e
ascoltavo tranquilla la cover italiana della opening di Pokemon Sole e
Luna, sono stata fulminata dall'idea di creare una Pokemon!AU e quale
storia era più che perfetta che quella dell'ultimo gioco? E quindi eccomi
qua, nuovamente ai nastri di partenza con una Pokemon!AU (il mio sogno si
avvera!) che segue le avventura di Sole e Luna ma che...beh, se leggete
Inori vi siete accorti che io non è che seguo i binari
tranquillamente e devio con allegria, andando per verdi prati fioriti.
Prima di continuare, voglio anche ringraziare tre persone meravigliose
che, negli ultimi due giorni, mi hanno supportata tantissimo e aiutato con
la stesura della trama e tante altre cosette che mi hanno permesso di iniziare con un bel piano questa storia (E sì, sto parlando di voi tre, oh mie dilette, che da due giorni mi sopportate e sopportate i miei post!)
Avrei voluto attendere a postare ma...beh, non ce la facevo e quindi eccomi qua a rompervi le scatole! Cercherò di essere il più
chiara possibile, anche per chi non conosce il gioco pokemon, e quindi
prendetela come quello che è: una storia in un universo alternativo,
abitato da mostriciattoli che di tascabile hanno ben poco! Detto questo, vi do appuntamento a domani con il nuovo capitolo di Miraculous Heroes 3 e sabato con il nuovo di Scene.
Vi ringrazio in anticipo tutti voi che leggerete questo primo capitolo, lo commenterete, inserirete la storia in una delle vostre liste e me fra gli autori preferiti.
Grazie tantissimo!
Marinette osservò l’uomo allo schermo,
cercando di associare la parola professore al tipo che aveva davanti a sé:
era abituata a un ben altro genere di esperti di pokemon e quello…
Quello era certamente fuori dagli schemi.
Abbronzato, con il camice bianco completamente aperto su un torace ben
allenato, gli occhi verdi che la fissavano divertiti da dietro un paio di
occhiali da sole sportivi e i capelli scuri spettinati: «Oops. Aspetta
solo una secondo…» dichiarò l’uomo, aggiustando la telecamera e
sorridendole, mentre Marinette fissava la propri attenzione sul pizzetto
dell’altro: «Ohilà, buongiorno! Il gran giorno si avvicina! Voglio dire…»
si fermò, storcendo le labbra in un ghigno: «…quello del tuo trasferimento
ad Alola!»
«Ho letto veramente tanto sulla regione!» dichiarò Marinette, chinandosi e
recuperando una rivista dal cassetto della scrivania: «Alola deve essere
una regione veramente incredibile!» continuò la ragazza, sfogliando il
giornale e sorridendo: quando i suoi le avevano annunciato il
trasferimento verso l’arcipelago non era stata per nulla felice.
Amava la sua Kalos.
Amava le boutique, i cafè, i vialetti graziosi che circondavano la sua
città: in pratica ogni mattone della sua adorata Luminopoli.
Ma poi si era informata sulla sua nuova casa e aveva iniziato ad
apprezzare quell’arcipelago, immerso nell’oceano, dove la natura cresceva
rigogliosa: si era informata sugli usi e i costumi della zona, apprendendo
anche che era in età perfetta per intraprendere il classico giro delle
isole, un’alternativa aloliana – ma esisteva poi il termine aloliano? – al
classico tour delle palestre che i ragazzi svolgevano a Kalos.
«Ehi, bella addormentata» il professore la richiamò, facendo riportare
l’attenzione di Marinette sullo schermo: un cucciolo canino dal pelo
marrone chiaro, con il muso, le zampe e le punte delle orecchie più scure,
era balzato sulla spalla dell’uomo, abbaiando festoso: i grandi occhi blu
la fissavano curiosi, mentre il piccoletto strofinava il collare di
pelliccia grigio chiaro, sparso di punte marrone: «Rockruff! Mi fai male!
Scendi!» sbottò il professore, mettendo giù il pokemon e sbuffando:
«Dicevo? Ah sì, anche qui abbiamo tanti pokemon, bla, bla, bla. La solita
zolfa. Immagino la sai.»
«S-sì…» mormorò Marinette, abbozzando un sorriso imbarazzato, mentre
l’uomo si guardava cauto attorno a sé: «Piuttosto, ti sei ricordata della
cosa che ti ho chiesto, ragazzina?»
La ragazza si portò dietro l’orecchio un ciuffo di capelli mori e annuì
con la testa: «Sì, ho già sistemato l’ordine di camambert che…»
«Sssshh!» mormorò l’uomo, portandosi un dito al naso e intimandole il
silenzio: «Potremmo essere ascoltati.»
«Cosa?»
«L’importante è che lo porterai qua.»
Marinette abbozzò un sorriso, trattenendosi dall’alzare gli occhi al cielo
e sbuffare: non voleva immaginare a quanto sarebbero puzzati i loro
bagagli, una volta giunti ad Alola. Ma il professor Plagg – questo il nome
dell’uomo con cui stava videochiamando – era stato veramente insistente,
quando aveva scoperto la regione da cui proveniva e le sembrava un prezzo
adeguato come ringraziamento per l’uomo che si era diviso in quattro per
trovare a lei e ai suoi genitori una casa vicina ad Hau’oli, la città
principale di Mele Mele, l’isola di Alola in cui sarebbero andati a
vivere.
In fondo, potevano lavare e far prendere aria a tutto, una volta giunti a
casa.
Plagg annuì, abbassando lo sguardo e, attraverso le casse del pc, il
rumore di fogli che venivano girati giunse alle orecchie di Marinette:
«Allora, Marinette Dupain-Cheng. Originaria di Luminopoli a Kalos. Sedici
anni. Sei giusto al limite per intraprendere il giro delle isole, l’altro
ragazzo ha la tua stessa età.»
«Ci sarà un altro allenatore?»
«Sì, è il protetto del Kahuna di Mele Mele. Un tipo a posto. Te lo
presenterò non appena sarai qui.» dichiarò Plagg, togliendosi gli occhiali
e prendendosi il setto nasale fra le dita: «Ok, perfetto. Appena saprai la
data di arrivo, comunicamela così organizzerò tutto» dichiarò l’uomo,
incrociando le braccia, mentre un pokemon volante passò alle sue spalle:
«Marinette…un nome grazioso come una Carineria!» dichiarò il professore,
strappando l’ennesimo sorriso incerto alla ragazza.
Era una battuta quella?
Corse velocemente attraverso i corridoi candidi della struttura, ignorando
il peso nello zaino e raggiungendo velocemente l’ascensore, cercando di
non far caso ai passi sempre più vicini dei suoi inseguitori.
Doveva muoversi.
Raggiunse la piattaforma triangolare e si fermò nei pressi dei comandi,
azionandolo e salendo verso l’alto, osservando con mal celata
soddisfazione i due addetti, rimasti a terra; fermo al centro della
pedana, lasciò andare un sospiro, mentre l’ascensore saliva e lo portava
al livello successivo: doveva raggiungere velocemente i dock e prendere
uno dei motoscafi, poi…
Poi era un’incognita, ma doveva fare ogni cosa in suo potere per fermarlo.
«Io vi proteggerò» mormorò, voltandosi appena e abbozzando un sorriso:
doveva proteggerli. Doveva proteggere tutti quanti.
L’ascensore si fermò al piano superiore e si guardò attorno, tenendo le
mani sulle cinghie dello zaino, iniziando poi a muoversi lentamente fra la
vegetazione rigogliosa del giardino: «Si fermi, signorino Adrien» dichiarò
una voce femminile, facendo voltare il ragazzo: i capelli legati stretti
in uno chignon, lo sguardo pieno di riprovazione dietro le lenti quadrate
e un completo severo candido come la neve.
Questa era Nathalie Sancoeur.
«No» dichiarò Adrien, facendo un passo indietro e accorgendosi di altri
due uomini, giunti alle sue spalle: «Non li lascerò a voi.»
Nathalie sospirò, sistemandosi appena gli occhiali e poi si voltò, dando
le spalle al ragazzo: «Catturatelo» dichiarò, camminando spedita lontano
dal giovane e portandosi una mano all’orecchio, azionando l’auricolare:
«Sì, lo abbiamo pres…» una luce intensa la fermò, facendola voltare e
osservare Adrien sparire sotto ai suoi occhi; si avvicinò frettolosamente
al punto in cui era stato il ragazzo, non trovandone nessuna traccia.
Respirò a fondo, guardandosi attorno e osservando i quattro uomini, che si
era portata dietro, massaggiarsi gli occhi, accecati dalla luce intensa
che li aveva colpiti: «Signore? Il signorino Adrien è fuggito.»
Dove era?
Poteva sentire lo sciabordare delle onde del mare e l’odore di salmastro
che gli inondava le narici.
Dove si trovava?
Allungò una mano, stringendo la sabbia nel pugno e alzando un poco la
testa, osservando la file di case che si affacciavano sulla spiaggia: dove
era finito? Che posto era quello?
Si riscosse, recuperando lo zaino accanto a sé e controllando
immediatamente le due pokeball, sorridendo quando le vide all’interno
della borsa al sicuro.
Stavano bene.
Perfetto.
Li aveva salvati entrambi.
Sorrise, mentre le forze gli venivano meno e si lasciò cadere, sentendo
una voce femminile in lontananza che strillava qualcosa.
Era troppo stanco.
Troppo.
Strinse lo zaino al petto, rendendosi conto che, una volta risvegliato,
avrebbe dovuto pensare a come salvare quei due ma, per il momento, si
lasciò andare a un oblio senza sogni.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
ttt
Titolo:
Laki Maika'i
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: azione, avventura,
romantico
Rating: PG
Avvertimenti: longfic,
Alternative universe
Wordcount: 2.238 (Fidipù)
Premessa: E si continua con le avventure dei nostri miracolati
nella lussureggiante e verdeggiante Alola! I Dupain-Cheng sono finalmente
giunti nella regione dove tutto avrà inizio e la bella Hau'oli (ma quanto
l'ho adorata? Con quella musichetta di sottofondo!) sarà lo sfondo
iniziale per le avventure di Marinette! E ovviamente non poteva mancare il
golosone di turno - Adrien - che già ha dichiarato amore eterno alle
malsade (per sapere cosa sono vi lascio questo
link).
E vi ricordo i restanti appuntamenti di questa settimana: domani ci sarà
un nuovo capitolo di Miraculous
Heroes 3, mentre sabato sarà aggiornata Lemonish.
Infine, vi lascio il link della pagina
facebook dove potrete rimanere sempre aggiornati e trovare qualche
piccola anteprima dei capitoli futuri.
Per concludere voglio ringraziare tutti voi che leggete, commentate
(sapere la vostra opinione è sempre importante) e inserite questa storia
in una delle vostre liste!
Grazie di tutto cuore!
Tre mesi dopo...
Sabine sorrise, alzando il viso e donandolo ai caldi raggi solari del sole
mattutino di Alola: «Ah, che meraviglia!» mormorò, allargando le braccia:
«Il nostro primo giorno sotto il sole di Alola! Clima caldo, cielo
luminoso…»
«Nostra figlia che dorme ancora» concluse per lei suo marito Tom, facendo
spostare il loro Meowth da una scatola e controllare ciò che c’era
all’interno: «Marinette non aveva forse detto che ci avrebbe aiutato a
sistemare tutto?»
Sabine sorrise, rientrando nella casa e osservando le scale che portavano
al piano superiore della piccola torretta della casa, ove Marinette aveva
deciso di stabilirsi: «Ieri sera è stata in piedi fino a tardi…» commentò,
carezzando la testa del pokémon felino: «E pensare che, all’inizio, si era
opposta tanto al trasferimento!»
Tom Dupain annuì, lisciandosi i baffi e osservando la moglie: «Pensi che
abbiamo fatto bene?» domandò, attirando su di sé lo sguardo curioso
dell’altra: «Intendo il trasferimento: in fondo è un bel cambiamento da
Kalos a qua…»
«Beh, Marinette sembrava contenta ieri, quando siamo arrivati» dichiarò
Sabine, avvicinandosi al marito e posandogli una mano sul braccio: «Poi
Plagg la spedirà a fare questo fantomatico giro delle isole…»
«La nostra bambina è grande abbastanza per partire per il suo viaggio come
allenatrice…» commentò Tom, sospirando pesantemente: «Sembra ieri quando
gattonava dietro a Meowth.»
«O quando è inciampata in quel nido di Beedrill» commentò Sabine,
scuotendo la testa: «Spero che Plagg non la mandi da sola, in questo giro.
Sarebbe capacissima di finire chissà dove e combinare chissà quali danni…»
continuò, ridacchiando e dando un’occhiata agli scatoloni ammassati in
ogni angolo libero del salotto: «Meowth, va a chiamare Marinette»
dichiarò, ricevendo in risposta un miagolio soddisfatto.
Il piccolo pokémon balzò per le scale, raggiungendo la camera della terza
parte umana che componeva quella famiglia e rimase a osservarla, mentre
quest’ultima dormiva beata nel letto; il felino miagolò, ricevendo in
cambio un borbottio confuso e, alla fine, decise di balzare sul letto e
mettere in pratica l’unico metodo che, era certo, avrebbe svegliato la
ragazza: prese le misure e, poi, balzò sopra al letto finendo addosso alla
ragazza e colpendola proprio allo stomaco.
Marinette si sentì mancare l’aria, tirandosi su e osservando il pokémon
gatto che, con tutta la noncuranza del mondo, la fissava innocentemente:
«Quante volte ti ho detto di non saltarmi addosso?» sbuffò la ragazza,
cercando di alzarsi dal letto ma rovinando a terra, poiché un piede le era
rimasto incastrato nelle coperte.
Sbuffò, tirandosi su e osservando il Meowth portarsi le zampette alla
bocca e ridacchiare di fronte alla sua goffaggine: «Se ti prendo…» mormorò
la ragazza, alzando le braccia e osservando il pokémon balzare fuori dalla
stanza e lasciarla sola: non aveva mai avuto un buon rapporto con i felini
e quello che aveva con Meowth ne era un chiaro esempio.
Sbuffò, districandosi dalla coperta e si alzò, stirando i muscoli
indolenziti dal sonno, andando poi immediatamente all’enorme finestra
della camera e l’aprì, osservando la distesa di mare blu: Alola era un
mondo fatto di blu e verde, così lontano rispetto alla realtà che aveva
conosciuto fino a quel momento.
Hau’oli, la città dove adesso risiedevano, non odorava come Luminopoli:
non c’era per strada l’odore dei café misto allo smog, ma quello del mare
e i profumi dei fiori.
Un piccolo paradiso dove la tranquillità va a braccetto con l'allegria,
recitava il grande cartellone all’embargo e Marinette era certa che fosse
veramente così: erano arrivati il giorno prima e aveva visto veramente
poco, giusto la strada per arrivare alla loro nuova casa e ciò che si
intravedeva dalle finestra, ma era certa che quello che recitava lo slogan
fosse vero.
La città si allungava sulla costa ed era anche poco edificata, aveva
intravisto solo un palazzo non molto alto – che ospitava il centro
commerciale, come li aveva informati l’autista che li aveva accompagnati
alla casa – e qualche altro edificio più grande, poi verde.
Tanto verde.
Un miagolio infastidito la fece sobbalzare e Marinette osservò Meowth che,
a zampe incrociate, la fissava dalla porta della camera: «Arrivo, arrivo…»
mormorò, dando un’ultima occhiata al mare cristallino e quasi agognando il
giorno in cui avrebbe potuto stare in quell’acqua limpida assieme ai suoi
pokémon.
Adrien addentò la malasada, quasi gemendo di piacere al gusto dolce che
s’inondò nella sua bocca: si guardò attorno, sistemando lo zaino sulla
sedia vicino alla sua e poi dette un secondo morso al dolce, masticando
lentamente: «Adrien!» esclamò una voce maschile, poco prima che una
generosa manata si abbatté sulla sua schiena, facendogli andare di
traverso il boccone.
Il ragazzo tossì, allungando una mano e recuperando il bicchiere d’acqua,
che la cameriera gli aveva portato con la sua ordinazione, bevendo una
generosa sorsata e ritrovando così un poco il respiro: «Nino!» esclamò,
osservando il ragazzo appena giunto, mentre l’altro si sedeva davanti a
lui e si toglieva il berretto rosso che indossava…
Beh, sempre.
Da quando lo conosceva, non l’aveva mai visto senza.
Era assolutamente convinto che lo portasse anche mentre dormiva.
«Sapevo di trovarti qui, bro» dichiarò Nino, osservando interessato la
seconda malasada, prima che Adrien tirasse il piattino di plastica con il
dolce verso di sé: «Tranquillo, tranquillo. Non mettersi mai fra Adrien e
le malasade, è una mia regola di vita.»
«Lo spero bene» borbottò il ragazzo, addentando il dolce e dando
un’occhiata di sfuggita allo zaino.
«Tranquillo, bro» dichiarò Nino, a cui non era sfuggito l’atteggiamento
dell’altro: «Sei al sicuro qui.»
«Per quanto?» domandò Adrien, poggiando la malasada e passandosi una mano
fra i capelli biondi, mentre lo sguardo verde osservava interessato i
pochi clienti del negozio: «Non so quando gli uomini di mio padre
potrebbero trovarmi oppure loro potrebbero scoprire dove sono...»
«Fu e Plagg ti proteggeranno!» dichiarò allegro Nino, battendosi poi una
mano sul petto: «E non dimenticare che presto avremo anche noi i nostri
pokémon…»
«Già…» mormorò Adrien, osservando la propria borsa e sospirando: «Saremo
allenatori…»
Nino annuì, osservandosi poi guardingo intorno e abbassandosi sul tavolo:
«A proposito…» mormorò, abbassando il tono di voce: «Hai saputo nulla?»
«Su cosa?»
«Come su cosa?» sbottò Nino, alzandosi e allargando le braccia: «La
ragazza, fratello! Posso capire che sei preoccupato ma…ehi, arriva una
ragazza nuova in questo posto! Anche Fu è tutto esaltato!»
Adrien sorrise, cercando di rammentare cosa aveva letto nei fogli che
Plagg gli aveva messo sotto mano, qualche giorno prima: «Mi sembra si
chiami Marine? Marie? Qualcosa con la emme…»
«Qualcosa con la emme…»
«Se state parlando della ragazza arrivata ieri con i genitori…» dichiarò
il commesso dai capelli neri, mentre stava sparecchiando il tavolo vicino
al loro: «Si chiama Marinette, ha sedici anni e il padre prenderà in
gestione la caffetteria del Centro pokémon.»
«Perché Justin Extra ne sa più di te, eh?»
«Perché mio padre li ha accompagnati alla casa, Lahiffe» dichiarò Justin,
incrociando le braccia e sorridendo soddisfatto: «Mi ha anche detto che è
molto carina. Non l’ho ancora vista, purtroppo, quindi non posso
confermare o meno.»
Nino lo fissò, mentre l’altro riprendeva il suo lavoro, andandosene poi
verso il banco: «Mi sta in quel posto, sappilo. Lo odio, lui e quel
sorrisetto arrogante. L’ho già detto che mi sta in quel posto?»
«Sì, l’hai detto» dichiarò Adrien, spolverando la seconda malasada e
alzandosi in piedi: «Faccio un salto al Tempio del Conflitto.»
«Ma, giusto per sapere, tu sei umano?»
«Perché?»
«Insomma, arriva una ragazza e niente. Non ci pensi nemmeno…»
Adrien prese lo zaino, sistemandoselo sulle spalle e sorrise mesto: «Se
fosse stata una situazione differente per me, fidati amico, non avresti
avuto nemmeno una chance con la ragazza.»
«Ah. Quindi mi lasci campo libero?»
«A meno che non sia la donna della mia vita, sì.»
Marinette sbuffò, sistemando l’ennesimo scatolone fuori casa e sospirando
pesantemente: avrebbe voluto andare in spiaggia, visitare i dintorni e,
invece, le toccava sistemare assieme ai suoi mentre Meowth…
La ragazza fissò il felino che, comodamente sdraiato, si stava godendo i
raggi caldi del sole.
Maledetto gattaccio.
Bofonchiò qualcosa, andando vicino al pokémon e sistemandosi al suo
fianco, ignorando l’occhiata di rimprovero che il felino le lanciò: «Un
minuto» dichiarò, alzando un dito e donando poi il viso al caldo sole di
Alola, ascoltando le voci dei genitori che stavano discutendo su dove
sistemare un quadro.
Era talmente impegnata ad origliare la loro discussione, che non sentì i
passi che si avvicinavano e superavano il suo giardino, fino a quando
nella sua visuale non entrò la schiena di un ragazzo biondo: «Sta buono»
lo sentì borbottare alla borsa, fermandosi poco più avanti l’ingresso
della casa: «Sto andando al tempio e lì potrai andare a giro, ma non ora!
Dovresti prendere esempio da Tipo: Zero, sai?»
Marinette rimase ferma al suo posto, a quanto pareva non era visibile dal
punto dove il biondo sconosciuto era fermo, e l’osservò riprendere il
cammino, sistemandosi uno zaino sulle spalle; si spostò un poco ma le fu
impossibile vedere il volto del giovane…
«A quanto pare i pazzi sono ovunque» dichiarò, voltandosi verso Meowth e
ricevendo un’occhiata infastidita: «Come anche i pokémon rompiscatole»
borbottò, alzandosi e scuotendosi gli shorts di jeans, rientrando poi in
casa e osservando i suoi genitori guardare con occhio critico il quadro
appena appeso: «Che cosa ha che non va?»
«Beh…» iniziò suo padre, venendo interrotto dal campanello e voltandosi
verso la porta di casa, giusto in tempo per vederla aprirsi e un uomo fare
la sua entrata: era abbronzato, sinonimo che passava molte ore sotto al
sole, e il camice bianco lasciava intravedere il petto nudo e gli
addominali scolpiti; l’uomo sorrise, portandosi una mano al berretto e
sollevando un poco in segno di saluto, mentre lo sguardo verde, da dietro
le lenti degli occhiali sportivi, li fissava divertiti.
Il professor Plagg.
Un ottimo motivo per fare il giro delle isole ad Alola, rispetto che alle
altre regioni.
Per quanto il professore di Kalos fosse un uomo interessante, non poteva
assolutamente eguagliare il bel moro che aveva davanti agli occhi in quel
momento.
«Oh! Plagg!» esclamò Tom, avvicinandosi all’ospite e allungando una mano,
subito stretta dall’altro: «E’ un piacere incontrarla di nuovo!»
«Il piacere è tutto mio, Tom!» dichiarò Plagg, sorridendo a Marinette:
«Ohilà, Marinette! E’ un vero piacere conoscerti di persona!»
«Anche per me…» dichiarò la ragazza con tono sognante, riscuotendosi poco
dopo: «Volevo dire…è bello incontrarla, professore.»
«Chiamami Plagg, non sono abituato a sentirmi chiamare ‘professore’»
dichiarò l’uomo, facendole l’occhiolino: «E quei due idioti che faranno il
giro delle isole non ci pensano nemmeno a darmi il rispetto che merito.»
«Due…»
«Ah, ti ho parlato di loro, vero?»
«Li aveva accennati. Credo.»
«Professor Plagg…» mormorò Sabine, avvicinandosi anch’essa e sorridendo
all’uomo: «Siamo arrivati ieri e ci sentiamo già a casa, sa? Tom è già
stato anche al Centro Pokémon e ha visto la caffetteria…»
«Un bel locale, veramente!» dichiarò Tom, lisciandosi i baffi e annuendo
con la testa: «Sono certo che lavorerò parecchio.»
«E in questo posto si scopriranno sapori nuovi…» dichiarò Plagg,
sorridendo: «Piuttosto, il mio…»
«Il suo scatolone di camambert è di là che l’attende!» esclamò Marinette,
indicando la piccola stanza adibita a magazzino e sorridendo all’uomo,
studiandolo e notando la fede alla mano.
Maledizione! A quanto pare era sposato!
Come vedere crollare i sogni appena fatti sull’uomo in pochi secondi…
Marinette sospirò, intrecciando le mani dietro la schiena: «Sono proprio
contenta di rivederti!» continuò Sabine, sorridendo all’uomo, mentre il
marito andava a recuperare la scatola per il professore: «Ricordo ancora
le tue sfide con i Capipalestra di Kalos! Ah, quante emozioni…»
Cosa? Che?
Sua madre conosceva Plagg?
«E’ stato allora che mi sono innamorata dei pokémon di Alola e, quando Tom
mi ha parlato del lavoro che gli avevano offerto qua, gli ho detto subito
sì!»
Plagg rise, togliendosi il berretto e passandosi una mano fra i capelli
mori spettinati: «Come usare Fascino e avere quel che si vuole, eh?»
domandò, facendo storcere la bocca a Marinette di fronte all’ennesima
battuta pessima.
«E quante te ne hanno date» dichiarò Tom, posando la scatola piena di
formaggio di Kalos sul tavolo e poggiando un gomito su di essa: «Ricordo
lo scontro con quello di Fractalopoli…»
«Che posso dire? I tipi Ghiaccio sono tutti d’un pezzo!» Marinette rimase
impassibile, cercando di non assumere nessuna espressione davanti
all’ennesima battuta dell’uomo, mentre lo sguardo di quest’ultimo si posò
su di lei: «Allora, che fai stasera?»
«Cosa?»
«C’è una festa al villaggio vicino, così potrai conoscere il Kahuna
dell’isola, i due idioti, prendere un pokémon…insomma, le cose che si
fanno normalmente alle feste.»
«Il Kahuna dell’isola?»
«Sì, è un tipo esperto in pokémon: vecchio. Basso. Lo trovi sempre dove
non deve stare e mai dove dovrebbe» borbottò Plagg, scuotendo la testa:
«Ah, e di solito da i pokémon ai giovani allenatori che non hanno niente
di meglio da fare che avventurarsi per tutta Alola a fare gli idioti.»
«Che bello…» mormorò Marinette, guardando dubbiosa i genitori e trovandoli
tranquilli: quindi era cosa comune che il professore parlasse così degli
allenatori che avrebbe avuto sotto la sua ala?: «A che ora è la festa?»
«Quando il sole cederà il suo regno alla luna…» dichiarò Plagg, annuendo
con fare profondo: «Praticamente stasera. E non mangiare, le signore del
posto la prendono a male se non mangerai qualcosa e vestiti comoda e
carina. Soprattutto carina. Molto carina.»
«O-ok…»
«E mi raccomando…» Marinette pregò che l’uomo non facesse un altro gioco
di parole con una mossa pokémon, lo sentiva nello stomaco che l’avrebbe
fatta: «Sempre Occhioni Teneri!»
Ecco. Appunto.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Titolo:
Laki Maika'i
Personaggi: Marinette
Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic,
alternative universe
Wordcount: 631 (Fidipù)
Note: Alola! Eccoci qua con un
nuovo capitolo di Laki Maika'i e, devo ammettere, che mi sto veramete
divertendo a scrivere questa storia: amo il mondo dei
pokémon (in special modo quello dei videogiochi e del manga) e questa
storia è la perfetta combinazione delle mie due ossessioni, Miraculous e
Pokémon. Senza contare che poi mi sono divertita a creare i team
(ovviamente, da giocatrice competitiva quale sono ho cercato di renderli
al meglio!) dei nostri protagonisti e, quindi, non vedo l'ora di far
iniziare loro il viaggio di formazione che li porterà per tutta Alola. Prima di lasciarvi alle classiche informazioni di servizio, vi informo che, alla fine del capitolo, troverete un piccolo spazio con le immagini dei pokémon apparsi o citati: purtroppo non sono semplicissimi da descrivere, alcuni sono veramente difficili e, sebbene io ci proverò con tutta me stessa, alle volte è meglio una sana immagine. Non credete?
Detto questo, vi ricordo che domani verrà aggiornato Miraculous Heroes 3
con un nuovo capitolo, mentre sabato sarà il turno di Scene.
Vi rimando,come sempre, alla pagina facebook per gli aggiornamenti e le
anteprime.
Come sempre, voglio ringraziare tutti voi che leggete, commentate e
inserite le mie storie nelle vostre liste!
Grazie di tutto cuore!
Marinette inclinò il capo, mentre
osservava il suo riflesso nello specchio all’interno dell’armadio e
bocciava l’ennesima mise: era la quarta? Quinta? Forse sesta volta che
provava qualcosa, per la festa nel villaggio vicino, e ancora non aveva
scelto cosa indossare.
Certo, non era più a Kalos dove la gente giudicava con occhio critico cosa
portavi, però non voleva fare nemmeno brutta figura con gli altri due
futuri allenatori che avrebbe incontrato quella sera.
O con il kahuna dell’isola anche.
Sbuffò, sedendosi per terra e guardando sconsolata gli abiti: non sapeva
dove stava andando e ciò la stava mettendo veramente in difficoltà. Come
doveva vestirsi? Elegante? O magari più sul casual? Sportiva forse? In
fondo le strade di Mele Mele non erano certo percorsi lastricati ma, anzi,
si perdevano nel verde dell’isola.
Sarebbe impazzita.
«Tesoro, Plagg sarà qui a momenti…» dichiarò sua madre, facendo voltare la
ragazza verso la porta della camera e osservando la figura piccola e
rotondetta della donna: «Sono scoppiati gli scatoloni, per caso?»
«Non so cosa mettermi…» pigolò la ragazza, imbronciandosi e osservando i
vestiti sparsi attorno a sé: «Insomma, mi dice che andiamo a questo
villaggio e nient’altro! Come dovrò apparire?»
Sabine rise, entrando nella camera e recuperando una maglietta dal
pavimento, posandosela poi sul braccio: «Tesoro, non siamo più a Kalos…»
dichiarò, sorridendo dolcemente alla figlia: «E penso che nessuno guarderà
come sei vestita: qui ad Alola è tutto molto differente.»
«Quindi se vado con un sacco della spazzatura, pensi non mi diranno
niente?»
«Non so. Vuoi provare?»
La moretta sbuffò, recuperando un paio di shorts e un top che si legava
dietro al collo, guardandosi poi attorno alla ricerca dello scatolone dove
aveva messo le scarpe e trovandolo ai piedi del letto; gattonò sul
pavimento, con gli abiti scelti stretti fra le mani, e aprì i due lati
della scatola, ispezionando in cerca di qualcosa di comodo e adatto alla
combinazione che aveva deciso.
Sorrise, quando recuperò un paio di scarpe da ginnastica scure che ben si
adattavano ai vestiti e alla borsa che aveva usato durante il viaggio ad
Alola: «Che ne dici?» domandò, voltandosi e mostrando il tutto alla madre.
«Sarai bellissima come sempre, Marinette.»
«Ma perché non sono rimasta a Kalos?» borbottò la ragazza, scuotendo il
capo e avvicinandosi alla scrivania, prendendo la piccola trousse da
viaggio e la spazzola al suo interno, iniziando a pettinarsi i capelli
mori e legarli poi in due pratiche codine: «Lì sapevo come muovermi…»
«Imparerai, Marinette» dichiarò Sabine afferrandola per le spalle e
stringendola dolcemente: «Quando mi sono trasferita da Kanto a Kalos mi
sentivo esattamente come te, eppure è stata la cosa più bella che mi sia
capitata: a Luminopoli ho conosciuto tuo padre e ho avuto te.»
La figlia annuì, poggiando la testa contro quella della madre e lasciando
andare un enorme sospiro: «Penso che sia giunto il momento di prepararmi,
vorrei evitare di far aspettare il professore…»
Sabine annuì, lasciando la figlia e uscendo dalla stanza, mentre Marinette
indossava gli abiti che aveva deciso e si guardava nuovamente allo
specchio: forse non avrebbe dovuto legare i capelli a quel modo, dato che
le davano un’aria infantile…
Il campanello dell’abitazione la fermò dal disfare l’acconciatura e, dopo
aver infilato velocemente le scarpe da ginnastica, recuperò la borsa e
scese al piano inferiore, trovando il professor Plagg che chiacchierava
allegramente con i suoi genitori: «Alola, Marinette!» la salutò l’uomo,
effettuando un ampio semicerchio con le braccia: «Hai in mente di usare
Attrazione stasera?» le domandò, ammiccando.
Un’altra battuta come quella e lo avrebbe ucciso.
«Professore che cosa…» iniziò la ragazza, effettuando il movimento
dell’uomo e guardandolo con fare dubbioso: «Cosa era?»
«Il saluto di Alola!» dichiarò l’uomo, posando le mani sui fianchi e
sorridendole: «Qui tutti salutiamo così: Alola!» dichiarò, effettuando
nuovamente il gesto con le braccia: Marinette annuì e lo imitò, sorridendo
divertita.
«Bene, signorina, è tempo di andare! A Lili ci aspettano!»
«Lili?»
«Il villaggio dove vive il Kahuna» spiegò Plagg, aprendo la porta di casa
e facendole cenno di uscire: Marinette lo seguì con appresso i suoi
genitori e si fermò un attimo, respirando l’aria densa di salmastro e del
profumo dei fiori; uscì dal giardino, osservando soddisfatta l’enorme
distesa d’acqua e sorridendo alle tonalità aranciate che il sole morente
stava dando al luogo: «Forza!» la esortò il professore, richiamandola
all’ordine: «Lili è qui a due passi!»
Marinette annuì, seguendolo nel piccolo sentiero che partiva da dietro
casa sua e osservandosi estasiata attorno, senza prestare troppa
attenzione ai discorsi fra i tre che erano con lei, e gustandosi appieno
la sua prima escursione ad Alola: i fiori, i profumi, il panorama che
vedeva di tanto in tanto fra la vegetazione…
Tutto le sembrava meraviglioso.
Continuarono a camminare e salire fino a quando la strada, che stavano
percorrendo, non s’intrecciò con una seconda: Marinette rimase ferma
osservando alternativamente le due direzioni che poteva prendere e non
sapendo quale fosse la giusta: «Allora, che ne dici? Ti piace Alola?» le
domandò Plagg, fermandosi al suo fianco e dandole una generosa manata
sulla spalla.
«Sì, un sacco» mormorò sognante la ragazza, notando poi il sorriso genuino
sulle labbra dell’uomo: per quanto fosse un dispensatore di pessime
battute, sembrava apprezzare molto la sua regione.
«E non hai ancora visto niente» dichiarò Plagg, girando verso sinistra e
facendo capire così a Marinette che il villaggio di Lili era da quella
parte, ma l’uomo si fermò quando vide una ragazzina corrergli incontro:
«Oh, ma guarda che abbiamo qui! Un allenatore al massimo della sua
Astrocarica!»
Marinette osservò la bambina, che regalò un sorriso sdentato al gruppetto:
«Professore! Mi consigli qualche mossa vincente!» dichiarò la piccola,
calamitando tutta l’attenzione su Plagg.
«Sono sicuro che hai già in mente qualche mossa da usare con la fidata
squadra di tuo fratello!» dichiarò l’uomo, sogghignando: «Hai di nuovo
fatto Furto, eh Manon? Facciamo così, quando avrai dei pokémon tuoi,
lotteremo insieme!»
La bambina s’imbronciò, sgambettando poi nella stessa direzione in cui, in
tutta tranquillità, Plagg si diresse: Marinette lo seguì, allungando il
collo e osservando due ragazzi, poco più grande di lei, lottare assieme ai
propri pokémon nei pressi dell’entrata al villaggio, sormontata da un arco
in legno dall’aspetto tribale.
Plagg salutò i due sfidanti con un cenno della mano, salendo poi la
piccola scaletta che portava alle prime case di Lili e si fermò, le mani
sui fianchi e lo sguardo verde rivolto in avanti: «Questo è il villaggio
di Lili» spiegò, voltandosi un poco e osservando i tre: «Qui si venera
Tapu Koko, il pokémon protettore di Mele Mele.»
«Tapu Koko?» mormorò Marinette, osservando interessata l’uomo: sapeva
delle leggende che c’erano attorno ad alcuni pokémon, a Kalos si narravano
quelle che riguardavano Yveltal e Xerneas, rispettivamente i pokémon della
distruzione e della creazione, ma non aveva mai sentito parlare di culture
che li venerassero.
Plagg si toccò la visiera del berretto, facendo qualche passo avanti e
guardandosi attorno: «Che strano…» borbottò, sospirando: «Eppure avevo
detto ai due idioti di incontrarci qui.»
«C’è qualche problema, Plagg?» domandò Tom, affiancandolo con Sabine e
fissandolo incuriosito.
«Nulla di grave» commentò l’uomo, scuotendo la testa: «Devo solo andare a
cercare un vecchio rompiscatole e due idioti. Neanche avessi Segugio.
Voi…» si fermò, osservando i tre: «Beh, date un’occhiata a Lili.»
dichiarò, andandosene poi velocemente e lasciandoli al centro del
villaggio.
Sabine abbozzò un sorriso e si guardò attorno, facendo un cenno col capo
ad alcune signore che stavano sistemando alcuni tavoli all’esterno delle
abitazioni; strinse la mano di Tom e si avvicinò a queste, iniziando a
scambiare qualche parola e interessandosi a ciò che stavano preparando:
Marinette sorrise, vedendo il lampo di interesse che attraverso lo sguardo
del padre, mentre studiava le pietanze.
Li lasciò fare, iniziando a curiosare per il villaggio: era veramente
piccolo rispetto alla vicina Hau’oli ma era anche molto più legato alla
natura, l’intero abitato si sviluppava su due livelli, collegati da una
piccola scaletta e Marinette rimase affascinata dall’enorme pedana in
legno che si trovava nella parte più alta e dominava quella che sembrava
essere la parte centrale del villaggio.
Si guardò un po’ attorno, osservando i volti sconosciuti e notando poi,
dall’altra parte della pedana, un sentiero che si immergeva nella fitta
vegetazione che attorniava Lili; si avvicinò, allungando una mano e
carezzando uno dei due monoliti che sembravano fare la guardia a quella
via e, dopo essersi voltata indietro, decise di assecondare lo spirito
avventuroso che l’aveva appena colta.
Sarebbe solo andata a curiosare un po’…
Non sarebbe successo niente di male.
Adrien si appoggiò con la schiena a una delle colonne di pietre che
sopraelevava l’altare dedicato a Tapu Koko, osservando il piccolo pokémon
fluttuare per l’enorme stanza: Cosmog era un batuffolo con i colori del
cielo notturno e una faccetta molto espressiva, che voleva sempre fare
come gli pareva.
Non ricordava più le volte che aveva dovuto acciuffarlo e rimetterlo nello
zaino, guardandosi poi attorno, timoroso che qualcuno lo avesse visto.
Sorrise, abbassando lo sguardo sulla pokéball che teneva fra le mani,
ignorando volutamente la vibrazione del telefono che teneva nella tasca
dei pantaloni: era certo che loro lo stavano chiamando per mollargli un
qualche lavoro, solo che…
Solo che voleva un po’ di tranquillità.
Sospirò, rigirandosi la sfera fra le mani e addossò la nuca contro le
pietre, chiudendo gli occhi: un minuto di tranquillità, un minuto senza
pensare a tutto ciò che c’era al di là delle mura del Tempio del
Conflitto.
Chiedeva solo questo.
Rimase immobile, non accorgendosi del tempo che passava e non notando che
Cosmog si era allontanato in tutta tranquillità, uscendo dalla sala
interna del tempio: quando sentì dei versi striduli provenire
dall’esterno, Adrien scattò in piedi, guardandosi attorno e accorgendsi
che Cosmog non c’era più.
Corse immediatamente fuori, sentendo il cuore battere velocemente per
l’ansia e la paura, attraversò il vestibolo e uscì fuori dal tempio
cercando con lo sguardo ma senza trovare il piccoletto; si fermò,
guardando il vialetto che scendeva verso il ponte: dove accidenti era
finita quella palletta? Scese velocemente il sentiero, arrivando al ponte
sospeso e pericolante, che collegava i due lati del dirupo, e osservò un
gruppo di Spearow che stavano attaccando qualcosa sul ponte: Adrien si
avvicinò rapido alla base del ponte, accorgendosi che i pokémon volanti si
stavano accanendo contro una ragazza e…
Cosmog!
Il biondo balzò in avanti, stando attento agli assi sconnessi e raggiunse
i due: la ragazza alzò il volto, fissandolo con lo sguardo celeste
impaurito e continuando a fornire riparo al piccoletto; Adrien si morse il
labbro, indeciso se usare o meno l’altro pokémon, sapendo benissimo che si
sarebbe scoperto troppo così.
Alla fine decise di proteggere entrambi da solo, cercando di scacciare gli
Spearow ma provocandoli maggiormente e generando una nuova ondata di
attacchi: si abbassò sulla ragazza, cercando di proteggere lei e Cosmog
dalle pennate e dagli sfuriate dei pokémon, mentre alle sue orecchie
giungeva l’infausto suono delle assi di legno che cedevano.
Allungò le braccia, stringendo il corpo dell’altra e poi sentì il vuoto
sotto di sé: sarebbero morti, poco ma sicuro, non avrebbero potuto
resistere all’impatto con il ruscello sottostante, poiché era troppo basso
e pieno di rocce appuntite. Strinse più forte la ragazza, chiudendo gli
occhi e aspettando il momento dell’impatto che non avvenne mai: titubante,
riaprì le palpebre, osservando il Tapu protettore di Mele Mele, tenerli
fra le sue zampe.
Il pokémon protettore stava guardando dritto davanti a sé, mentre risaliva
il dirupo con loro in braccio e li depose dalla parte del crepaccio
opposta a quella del Tempio: Adrien l’osservò mentre fluttuava a
mezz’aria, guardando per la prima volta dal vivo il leggendario Tapu:
aveva la testa nera come il torso e dei simboli bianchi sul petto e sopra
gli occhi; dal capo si estendeva l’enorme piuma arancione che si divideva
nella parte posteriore; infine, la parte inferiore del corpo era arancione
e composta da quattro protuberanze appuntite.
Tapu Koko li fissò un po’, prima di spiccare un balzo verso l’alto e
sparire completamente alla vista, diretto chissà dove a Mele Mele.
Il biondo si voltò, osservando la ragazza e il piccolo pokémon stretto al
petto: «Che accidenti vuoi fare?» domandò, aggredendo la mora: non sapeva
chi era, non sapeva da dove veniva o se aveva contatti con suo padre; si
avvicinò, prendendo Cosmog dall’abbraccio della ragazza e la guardò male.
La vide sgranare gli occhi azzurri, prima di alzarsi e fissarlo in volto,
per quando la sua statura le permettesse: «Cosa? Una si preoccupa di
salvare il tuo pokémon e viene ripagata così? Ma la conosci l’educazione?»
sbottò la ragazza, guardandolo astiosa e scuotendo poi il capo, mentre
Adrien si malediceva: era balzato a delle conclusioni errate troppo in
fretta ma aveva paura e non voleva fidarsi di nessuno, soprattutto per
quanto riguarda Cosmog.
«Io…»
La ragazza lo fissò, scuotendo poi il capo e andandosene via, lungo il
sentiero Mahalo che collegava il Tempio del Conflitto a Lili, facendo
sentire Adrien uno schifo: l’aveva attaccata, quando lei aveva
semplicemente cercato di proteggere Cosmog: «E’ tutta colpa tua» dichiarò,
voltandosi verso il piccolo pokémon che, infischiandosene altamente dei
suoi drammi, stava osservando interessato qualcosa per terra.
Adrien sbuffò, avvicinandosi e notando due pietre che rilucevano alla luce
morente del sole: le prese in mano, accorgendosi che non erano
completamente fredde al tatto ma che emanavano un piacevole tepore: «Pensi
che siano importanti?» domandò, rivolto a Cosmog che, fluttuando attorno a
lui, le fissava interessato: «Forse Plagg o il Kahuna potranno dirmi
qualcosa…» mormorò, voltandosi verso il sentiero e sbuffando: «Andiamo,
Cosmog, nello zaino!» ordinò, ignorando il verso contrariato del pokémon
mentre rimaneva con la borsa aperta e in attesa: «Cosmog…» il pokémon lo
fissò imbronciato, prima di fluttuare all’interno della borsa e
accomodarsi, regalandogli l’ennesima occhiataccia quando lui chiuse la
zip.
Doveva tornare a Lili, era certo che Nino lo stesse cercando e poi quella
sera avrebbe avuto il suo primo pokémon ufficiale e…
E doveva anche scusarsi con quella ragazza. Pokémon che compaiono: Cosmog | Spearow | Tapu Koko.
Pokémon che vengono solamente citati: Yveltal | Xerneas
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Titolo:
Laki Maika'i
Personaggi: Marinette
Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura,
romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic,
alternative universe
Wordcount: 3.155 (Fidipù)
Note: Alola! E bentornati nella
regione di Alola! Bene, bene. Finalmente ci sarà la scelta degli starter
e, basandomi su una scenetta presente nel gioco, ho deciso che questa
importante decisione non verrà presa dall'allenatore ma bensì dal
pokémon (giuro, per un attimo nel gioco, ho pensato che Litten mi
mandasse a quel paese!) e poi...
Beh, non vi dico altro per non spoilerarvi niente!
Come per l'altro capitolo, alla fine, troverete le immagini e i link dei
pokémon presenti e citati in questo capitolo.
Detto questo, vi ricordo che domani verrà aggiornato Miraculous
Heroes 3 con un nuovo capitolo, mentre sabato sarà il turno di Lemonish.
Vi rimando,come sempre, alla pagina
facebook per gli aggiornamenti e le anteprime.
Come sempre, voglio ringraziare tutti voi che leggete, commentate e
inserite le mie storie nelle vostre liste!
Grazie di tutto cuore!
La mora sbuffò, fermandosi a metà del
sentiero e pestando stizzita un piede per terra: era arrivata fin in cima
alla salita, trovando quel piccolo pokémon attaccato da uno stormo di
Spearow e, senza pensare, era corsa ad aiutarlo, proteggendolo con il
proprio corpo; poi era giunto quel ragazzo e li aveva difesi entrambi, poi
il ponte era crollato Marinette aveva chiuso gli occhi e quando li aveva
riaperti, dopo essersi assicurata che non era morta, il ragazzo l’aveva
attaccata senza permetterle di spiegarsi.
Che tipo!
Poteva essere anche carino, ma a modi lasciava veramente a desiderare!
Chinò le spalle, scendendo lentamente i gradoni di legno, che erano stati
posizionati nelle zone più ripide del sentiero, stando ben attenta a dove
metteva i piedi per evitare di rovinare a terra: la prima discesa la
completò con successo ma, alla successiva, mise male un piede e inciampò
nella trave, cadendo.
Storse le labbra, mettendosi seduta e tirando su le gambe, osservando le
gambe sporche di terra: brava, Marinette. Complimenti, Marinette.
Poggiò la testa sulle ginocchia, ignorando i passi che provenivano da poco
sopra di lei: sicuramente era quel tipo, c’era un’unica strada che
collegava al villaggio sottostante e avrebbe dovuto prenderla per forza
anche lui, a meno che non avesse un pokémon volante; lo sentì avvicinarsi
e fermarsi al suo fianco, Marinette rimase immobile, attendendo che lui se
ne andasse ma la mancanza del rumore di passi che si allontanavano, la
spinse ad alzare la testa.
Il biondo era accucciato davanti a lei e la fissava con sguardo
preoccupato e, Marinette notò, anche con un po’ di imbarazzo: «Sei
caduta?» le domandò, abbassando lo sguardo e studiandole le gambe in cerca
di qualche ferita.
La ragazza lo fissò malamente, voltandosi poi di lato e imbronciandosi, un
chiaro segnale che non voleva parlare con lui: «Io…» mormorò il giovane,
poggiando lo zaino per terra e aprendolo, attirando così l’attenzione
della ragazza: il piccolo pokémon che aveva aiutato era all’interno della
borsa e la guardava incuriosito: «Io mi chiamo Adrien» continuò il biondo,
sorridendo quando trovò quel cercava nella borsa e mostrandole un
fazzoletto, allungandoglielo: «Io…» si fermò, voltandosi verso lo zaino e
osservando Cosmog uscire tranquillamente e fluttuare attorno alla ragazza:
«Piaci a Cosmog…»
Marinette lo fissò, alzandosi poi e andandosene lasciandolo lì: non aveva
voglia di venir trattata nuovamente male perché il suo pokémon l’aveva
presa in simpatia; continuò a proseguire lungo il sentiero, sentendo la
presenza del biondo alle sue spalle e le guance andare in fiamme per
quella strana situazione: non le piaceva avvertire quella sensazione di
essere seguita e, cosa più importante, chissà cosa stava guardando quel
tipo.
Arrivò alla terza e ultima rampa di gradoni, scendendoli lentamente e, con
la coda dell’occhio, vide il ragazzo affiancarla: si fermò, fissandolo
male e ricevendo in cambio un sorriso imbarazzato e, Marinette dovette
ammetterlo, era decisamente carino.
Troppo carino.
Tanto carino.
Non doveva arrossire, non doveva arrossire.
Lo stava facendo, però.
Sentiva le guance diventare di fuoco.
Si voltò, non prestando attenzione a dove metteva i piedi e scivolò per la
seconda volta: chiuse gli occhi, sentendo una presa forte sul suo braccio
che le impedì di fare un volo molto più grande rispetto a quello di poco
prima: «Sei davvero un attentato alla tua stessa vita» dichiarò il biondo,
tenendola sempre per l’avambraccio e assicurandosi che rimanesse ben salda
sui suoi piedi prima di lasciarla: «Va tutto bene?»
«S-sì»
Adrien sorrise, osservandola negli occhi e sentendosi soddisfatto del
fatto che lei gli avesse parlato: «Mi…» iniziò, portandosi una mano alla
nuca e gettando una breve occhiata alle sue spalle: «Mi dispiace per come
mi sono comportato prima. Io…beh, ero spaventato per questo rompiscatole
qui dietro e…» si fermò, abbozzando un sorriso: «…e scusami se ti ho
attaccato. Non volevo: tu hai protetto Cosmog ed io…»
«N-non imparte…imparto…» Marinette si fermò, respirando a pieno e chinando
la testa: «N-non i-importa.»
«No, invece» dichiarò Adrien, chinando il capo: «Tu hai aiutato Cosmog:
dovevo ringraziarti, non attaccarti. Ti chiedo scusa. Veramente.»
Marinette annuì, stringendosi una mano con l’altra e tenendo lo sguardo
basso, senza dire altro: aveva paura a parlare, non le era mai successo di
balbettare in quel modo confusionario e non voleva ripetere la figuretta
di poc’anzi.
Adrien risollevò la testa, indicando la direzione in cui si trovava Lili:
«Stavi tornando al villaggio?» domandò, cercando di fare conversazione e
ricevendo un cenno affermativo con la testa: «Non sei di queste parti,
vero? Io vivo ad Hau’oli da tre mesi e…» Marinette negò con la testa,
osservandolo mentre lui scendeva pochi gradini e la fissava impacciato:
«Immagino ci vorrà un po’ per farmi perdonare, eh? Ok. L’accetto. Non mi
sono comportato per niente bene con te.»
Quello era vero, però lei non stava parlando perché non si fidava della
sua voce e delle parole che sarebbero uscite.
Adrien le sorrise e l’aspettò, mentre lei scendeva i pochi gradini che li
separavano continuando fino a Lili: «Ohilà, Marinette!» esclamò Plagg,
sogghignando alla vista del biondo: «Ovviamente, tu non potevi che
allungare già le mani, eh Adrien?»
«Veramente il rompiscatole si è fatto uno dei suoi soliti giretti e questa
ragazza mi ha aiutato» spiegò Adrien, sbuffando: «Non sono certo io quello
che, anche se è sposato, non si fa problemi a provarci con ogni tipa che
incontra…»
«Ehi, tutto vale quando si tratta di formaggio» bofonchiò Plagg,
fissando male il biondo: «Marinette, ti presento uno dei due idioti che
viaggeranno con te: Adrien ‘parlo sempre a sproposito’ Agreste.»
«Io non parlo…»
«Sì, tu parli. E anche troppo.»
«Non è vero!» bofonchiò il biondo, imbronciandosi e fissando male l’uomo:
«Poi lo dici proprio tu?»
«Sono più grande, posso dirlo.»
«Non è vero!»
«Certo, certo. Ragazzini» sospirò Plagg, alzando gli occhi al cielo: «Ehi,
bello di mamma. Lei è Marinette Dupain-Cheng. Ricordi? Ti ho infilato la
sua scheda sotto il viso mentre stavi divorando le malasade della
mattina…»
«Co-co-cosa?»
«Ho pensato di farti conoscere ai due idioti prima che tu arrivassi»
spiegò Plagg, sorridendo all’espressione inorridita e sorpresa che era
comparsa sul volto di Marinette: «Ricordi quando ti ho chiesto una foto e
ti ho fatto compilare una scheda? Ecco, mi servivano per questo.»
«Tranquilla, l’ha fatto anche con me» dichiarò Adrien, sospirando e poi
voltandosi verso di lei con il sorriso sulle labbra: «Marinette. E’ un
nome…»
«Grazioso come una Carineria, vero?»
«Plagg, fai battute pessime!»
Marinette rimase in silenzio, osservando i due impegnati in quel botta e
risposta e poi fece vagare lo sguardo: i suoi genitori stavano parlando
con alcune persone e sembravano veramente interessati alla cucina di Lili,
dato che entrambi avevano in mano un piattino ricolmo di cibo; poi la sua
attenzione fu attirata da un vecchietto molto basso che, con il peso lento
dell’età, avanzava verso la pedana: «E’ tornato Fu, il Kahuna dell’isola!
Colui che è stato scelto dal pokémon protettore!» esclamò qualcuno, mentre
una piccola folla si ammassava davanti all’anziano.
Marinette rimase con Adrien e Plagg, osservando il vecchio avanzare e
avvicinarsi a loro: «Fu!» esclamò Plagg, posando le mani sui fianchi e
fissandolo: «Dov’eri finito?»
«Sono il Kahuna dell’isola…»
«Fu, non è che puoi fare il cavolo che ti pare solo perché sei il Kahuna
dell’isola!» sbottò Plagg, scuotendo il capo: «Ho i due idioti che stanno
morendo dalla voglia di avere il loro primo pokémon e poi c’è anche
Marinette. Hai presente Marinette? La ragazza di cui ti ho parlato…»
«Ma c’è qualcuno a cui non ha detto che arrivavo?» mormorò la protagonista
del discorso, fissando sconvolta il professore e il famigerato Kahuna,
facendo ridacchiare Adrien al suo fianco.
«A proposito! Dove Giratina – l’avete capita? – è finito Nino?»
«Plagg, ti ho già detto che le tue battute fanno venire Sogniamari!»
«Oh, senti coso! Le mie fanno pietà e le tue no?»
«Io sono più bello di te!»
Fu scosse il capo, ignorando i due e avvicinandosi a Marinette, fissandola
con un sorriso in volto: «E quindi sei tu la nuova arrivata ad Alola?
Piacere di conoscerti, ragazza mia, io sono Fu il Kahuna di Mele Mele»
mormorò, studiandola dal basso: il famoso Kahuna era un vecchietto molto
basso di lei e la stava studiando con lo sguardo marrone, massaggiandosi
la barbetta corta e i baffi, spostando poi l’attenzione su Adrien:
«Adrien, ho visto Tapu Koko volare in questa direzione poco fa.»
«Ed ecco che il TapuKoko-radar di Fu entra in funzione…»
«Plagg» sibilò il biondo, fissandolo male e poi riportando l’attenzione
sull’anziano: «Niente di che, signore. Mister ‘sono un pokémon libero’ ha
pensato bene di farsi un giretto e, se non fosse stato per Marinette,
avrebbe passato una brutta esperienza con degli Spearow…»
«Per brutta esperienza intendi che lo avrebbero…»
«Plagg!»
«Era solo per chiedere!»
Adrien lo fissò, scuotendo il capo: «Comunque eravamo sul Ponte Sospeso,
solo che questo è crollato e siamo precipitati nel crepaccio e Tapu
Koko…beh, ci ha salvati. Tutti e tre.»
Fu annuì, facendo passare lo sguardo su Marinette e Adrien, sorridendo: «A
quanto pare quel pokémon capriccioso vi ha notati…» dichiarò, lisciandosi
i baffetti e assottigliando lo sguardo: «Cosa hai nello zaino, Adrien?»
«A parte quel rompiscatole?» domandò il ragazzo, togliendosi la borsa
dalle spalle e chinandosi per terra, stando ben attento a non far uscire
Cosmog tirò fuori le due pietre che aveva raccolto poco prima mostrandole
a Fu e notando come l’uomo le osservò interessato: «Sapete cosa sono?»
«Non può essere…» mormorò, facendo vagare lo sguardo sui due: «Hai detto
che siete stati salvati da Tapu Koko, eh?»
Adrien spostò lo sguardo su Marinette, incontrando quello confuso della
ragazza e annuì: «Sì, queste le ho trovate…beh, penso le abbia lasciate
lui lì.»
«Non solo vi ha salvato, ma vi ha dato anche le pietre…» mormorò Fu,
sorridendo: «Ti dispiacerebbe se tenessi io le pietre per un po’?»
«Marinette?» domandò il biondo, tenendo lo sguardo sulla ragazza e
vedendola fare un incerto cenno affermativo con la testa; Adrien annuì a
sua volta, allungando la mano con le pietre verso Fu e dandogliele,
richiudendo poi lo zaino e issandoselo sulle spalle: «Sa che cosa sono,
signor Fu?» domandò, tirandosi su e fissando il Kahuna dall’altro.
«Sì, le conosco molto bene» dichiarò l’anziano, rigirandosi le due pietre
fra le dita e sorridendo a entrambi: «Domani ve le renderò, promesso.»
Adrien abbozzò un sorriso, annuendo nuovamente con la testa e osservò
Marinette, che era rimasta in silenzio: «Immagino che sembri tutto strano
per te» mormorò, sistemandosi meglio la sacca sulle spalle e sorridendo:
«Vieni da…»
«Loska…cioè, volevo dire Kolas. Kalos, vengo da Kalos.»
«Il paradiso dei formaggi!» s’intromise Plagg, con voce sognante:
«Livarot, Reblochon, Camembert!»
«Oh no! Non dirmi che ti sei fatto portare del formaggio puzzolente!»
«Ehi, se non ti va bene, dormi in spiaggia!» sbottò il professore,
fissandolo male: «Ti do vitto e alloggio, e come mi ricambi?»
«Aiutandoti ogni volta che distruggi qualcosa per provare qualche mossa
pokémon?» domandò Adrien, scuotendo il capo: «Il professor Plagg – sempre
se è un professore – è specializzato nello studio delle mosse dei pokémon»
spiegò, voltandosi verso la ragazza e poi facendo vagare lo sguardo oltre
di lei e sorridendo: «E Nino è appena arrivato.»
«Oh. Bene. Il duo scemo è riunito.»
Marinette si voltò, in tempo per vedere un ragazzo dalla pelle scura, alto
e magro, correre verso di loro: «Non sono in ritardo, vero? Vero? Se lo
sono Fu mi uccide. Sul serio stavolta!»
«Sei arrivato in tempo, amico.» dichiarò Adrien, sorridendo e indicando
con un cenno della mano la ragazza al suo fianco: «Lei è Marinette ed è…»
«E’ bellissima…» mormorò Nino con un sorriso ebete in volto, sgranò poi lo
sguardo, scuotendo la testa e riprendendosi: «Ah. Ecco, io…sei molto
carina…»
«Oh oh oh. La nostra piccola Marinette ha già fatto colpo!» dichiarò
Plagg, portandosi dietro la ragazza e dandole una generosa manata
fra le scapole: «Idiota numero due, finisci di sbavare e presentati a
modo!»
«Io non sto…» il nuovo arrivato scosse il capo e sospirò, regalando un
sorriso impacciato a Marinette: «Mi chiamo Nino Lahiffe, molto piacere.»
dichiarò, allungandole una mano e rimanendo in attesa.
«Io sono Marinette Dupain-Cheng» si presentò la moretta, stringendo la
mano che le era offerta: «Molto piacere.»
«Bene. Siete tutti e tre riuniti! Voi tre affronterete il giro delle isole
come un solo Vigorcolpo!»
«Plagg, seriamente, basta battute.»
«Bro, proprio tu parli?»
«Io faccio battute migliori!»
«Veramente…» Nino si fermò, osservando Fu sulla grande pedana che dominava
il centro del villaggio, e sorrise: «Ci siamo!» dichiarò, osservando
l’anziano Kahuna lanciare tre pokéball e vedere i rispettivi pokémon
uscire e materializzarsi davanti a tutti.
Marinette allungò il collo, osservando i tre starter di quella regione:
per tanto tempo aveva fantasticato su quale sarebbe stata la sua scelta a
Kalos e, per molto tempo, era stata indecisa fra Fennekin e Froakie; ma il
destino aveva giocato la sua mano e così adesso si trovava a osservare
quei nuovi pokémon di cui non sapeva nulla.
Quale avrebbe dovuto scegliere?
Quale sarebbe stato il migliore per iniziare la sua avventura?
«Marinette?» la voce di Adrien, la riscosse facendole portare l’attenzione
sul giovane biondo, che le regalò un sorriso: «Non so se Plagg te l’ha
detto, ma qui ad Alola non sei tu a scegliere il pokémon, ma sarà lui a
scegliere te.»
«Già. E tu, Adrien, prega di non venir scelto da Rowlet…» dichiarò Nino,
mentre un mugolio si levò dalle labbra del biondo, facendo ridacchiare
l’altro: «Devi sapere, Marinette, che Adrien è allergico alle piume e…beh,
immagina se lo sceglie quella palletta di piume!»
«Per questo andrò per primo» dichiarò il biondo, marciando verso la pedana
con fare sicuro: «Almeno avrò due possibilità su tre di non venir scelto
da Rowlet!»
Nino ridacchiò, facendo cenno a Marinette di avvicinarsi e lei lo seguì,
tenendo lo sguardo fisso su Adrien mentre si scambiava qualche breve frase
con Fu e poi si sistemava di fronte ai tre pokémon: il primo era un
volatile dal piumaggio marroncino e bianco, con un grazioso fiocchetto
verde sotto al becco; il secondo era un felino nero, striato di rosso e
gli occhi gialli che si guardavano attorno curiosi, infine l’ultimo era un
pokémon completamente blu, con un grosso naso rosa e che ricordava per
fisionomia una foca.
Rimasero in attesa finché il piccolo felino non balzò in avanti, studiando
intensamente Adrien e poi miagolando felice: il biondo sorrise, chinandosi
e allargando le braccia, mentre il pokémon saltellò baldanzoso verso di
lui: «Uh. Litten. Interessante scelta» commentò Plagg, massaggiandosi il
mento: «Nino, tocca a te.»
Il ragazzo annuì, avvicinandosi alla piccola scaletta che portava sopra la
pedana e si scambiò il cinque con l’amico, che stava scendendo con il
pokémon in braccio: Marinette continuò a seguire con curiosità la scena,
mentre Nino eseguiva lo stesso rituale di Adrien, sistemandosi davanti ai
due pokémon rimasti, finché quello blu non avanzò faticosamente verso di
lui.
«E’ il tipo d’acqua?» domandò la ragazza, voltandosi verso Plagg e
ricevendo un segno affermativo dal professore: «Popplio. Di tipo acqua sì,
quindi vuol dire che Rowlet sarà tutto tuo. Beh, sempre se ti accetta come
allenatrice, ovviamente.»
«Plagg…»
«C’è la possibilità che non la scelga, Adrien.»
Marinette sgranò gli occhi, osservando Nino scendere le scale con Popplio
fra le braccia: doveva andare, doveva salire e aspettare di non venir
scelta dal piccolo pokémon volante. Perché sicuramente così sarebbe
andata.
Sarebbe rimasta in piedi davanti a tutti e il pokémon – Rowlet, così
l’aveva chiamato Plagg – si sarebbe voltato dalla parte opposta, non
ritenendola degna di essere la sua allenatrice; già poteva sentire le voci
che sarebbero serpeggiate fra la gente e lei additata a vita come quella
non scelta da nessun pokémon.
«Marinette?»
La ragazza osservò il piccolo volatile, ruotare la testa quasi ad angolo
retto e lo sguardo scuro posarsi su di lei.
Ecco, la stava già valutando.
Il pokémon aprì le ali, tubando qualcosa, puntando poi nella sua direzione
e finendole addosso a tutta velocità, facendola rovinare per terra: «Beh,
mi sbagliavo» commentò Plagg, ridacchiando: «A quanto pare a Rowlet piaci.
E anche parecchio.»
Marinette osservò con lo sguardo sgranato il piccolo pokémon, affondando
la mano nel piumaggio marrone e sorridendo alla morbidezza del pokémon, il
tutto accompagnato da un sottofondo di starnuti: alzò la testa, osservando
Adrien in preda a una crisi allergica mentre si allontanava di qualche
passo e le sorrideva incerto.
«Ah…Io…»
«Nessun problema» bofonchiò il ragazzo, intervallando le parole con una
sequenza di starnuti: «Sono felice per te, Marinette.»
Fu si avvicinò al trio, sorridendo orgoglioso: «Beh, direi che sono delle
interessanti scelte» dichiarò soddisfatto: «Anche se sarebbe stato
divertente vedere Adrien alle prese con un Rowlet.»
«Piantatela!»
Marinette osservò il piccolo Rowlet, mentre esplorava curioso il giardino
di casa: erano rincasati da poco e i suoi genitori, stremati per i lavori
in casa e per la festa, erano subito crollati a dormire mentre lei aveva
ancora tante energie in corpo e, per questo, una volta indossato il
pigiama era uscita e si era sistemata sulla veranda dell’ingresso; Meowth
se ne stava acciambellato poco distante, tenendo sotto controllo il nuovo
arrivato, e lei si era seduta sui gradini che portavano alla porta,
ascoltando il rumore ripetitivo delle onde del mare.
Era stata una giornata intensa, piena di emozioni, incontri e fatti.
Sarebbe stato difficile prendere sonno quella notte.
«Ancora sveglia?» una voce maschile la fece sobbalzare e Marinette si
voltò verso il cancello del giardino, osservando Adrien fermo dall’altra
parte e con un sorriso mite sulle labbra: «Ve ne siete andati da un bel
po’ dalla festa e…» si fermò, sorridendo e portandosi una mano alla nuca:
«Niente, come non detto.»
Marinette annuì, abbassando lo sguardo e avvertendo di nuovo quella strana
sensazione di disagio: sentiva la gola stretta da una morsa e aveva paura
di cosa sarebbe potuto uscire, mentre il suo cuore batteva furioso nel
petto e le guance le erano di nuovo diventate bollenti.
«Ah. Nino ha detto che domani voleva fare qualche giro qui nei dintorni…»
la informò il biondo, poggiando gli avambracci al legno del cancello e
sorridendole: «Per iniziare ad allenarsi, catturare qualche pokémon. Cose
così. Vuoi essere dei nostri?»
«M-ma come fa-farai con l-la tua alloria…allergia?»
«Starò a debita distanza» dichiarò il biondo, sorridendo: «Mi
dispiacerebbe che ti sentissi messa da parte per colpa mia. Sei nuova e
penso che conosci solo noi, quindi…»
«Grazie.»
«Figurati!» esclamò Adrien, sorridendole: «Ci vediamo domani al negozio di
malasade, ok?»
Marinette annuì e Adrien la salutò, allontanandosi dalla casa dei
Dupain-Cheng e osservando Plagg poco distante: «E’ appena arrivata e l’hai
già conquistata» decretò l’uomo, ridacchiando: «Sei un vero rubacuori. Un
artista dell’Attrazione!»
«Stai dicendo cose senza senso. Lei è…» Adrien si voltò, sorridendo alla
vista dell’abitazione della ragazza: «…un’amica.»
«Amica. Certo.» mormorò Plagg, osservando il ragazzo avanzare per la
strada diretto verso la loro abitazione: «Anche io lo dicevo di qualcuno.»
concluse, carezzando con il pollice la fede che portava all’anulare
sinistro e sospirando: beh, sarebbe stato un giro delle isole veramente
divertente.
Pokémon che compaiono: Rowlet
| Litten | Popplio.
Pokémon che vengono solamente citati: Giratina
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Titolo:
Laki Maika'i
Personaggi: Marinette
Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura,
romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic,
alternative universe
Wordcount: 3.612 (Fidipù)
Note: Alola! Di nuovo nella
lussureggiante Alola e, inutile dire, dopo la Pokémon
Direct del 6 giugno io sono in hype pazzesca: UltraSole e
UltraLuna! E sì, lo so molto bene di tutte le polemiche che questi due
nuovi titoli stanno creando nel web ma...no, niente! Io sono in hype! E
spero, prima o poi, di trovare la canzone di sottofondo al teaser
trailer perché sto diventando matta...molto alolica!
Devo dire che in questo capitolo, non è che ci sia molto da dire - per i
pokémon che appaiono, vi rimando alle note visive a fine capitolo - se
non che conoscerete il pokédex di Alola e...
Beh, è interessante.
Come sempre vi ricordo la pagina
facebook per rimanere sempre aggiornati e avere piccole anteprime
dei capitoli.
Domani ci vediamo con un nuovo capitolo di Miraculous
Heroes 3 e sabato, invece, è il turno di Scene.
Come sempre voglio ringraziarvi tutti quanti per i vostri commenti, per
il fatto che leggete le mie storie e le inserite in una delle vostre
liste.
Grazie di tutto cuore.
Il miagolio incessante di Meowth le fece
aprire gli occhi, mentre borbottò qualche parola senza senso, rigirandosi
nel letto e sorridendo alla palletta di piume che dormiva vicino a lei:
Rowlet aveva ignorato del tutto la sveglia del pokémon felino, continuando
a ronfare della grossa.
La ragazza sorrise, allungando una mano e carezzando il pokémon,
osservando gli occhioni scuri aprirsi e fissarsi su di lei: Rowlet tubò
allegro, aprendo le ali e volando a mezz’aria, prima di posarsi di nuovo
al suo fianco; la mora passò un dito sulla parte superiore del becco,
bianca come il piumaggio attorno agli occhi, e osservò che a Rowlet
piaceva quel genere di attenzione. Continuò a coccolarlo, scoprendo che
adorava essere grattato sul fiocchetto verde e non gradiva le carezze
sopra la testa, fino a quando sua madre non la chiamò dal piano inferiore:
Marinette sospirò, calciando le lenzuola e scendendo dal letto, vestendosi
velocemente con gli abiti che aveva preparato il giorno prima e poi, dopo
aver richiamato Rowlet, raggiunse la donna di sotto.
«Oh. Buongiorno, miei piccoli Snorlax» dichiarò Sabine, sorridendo ai due
e indicando con un cenno del capo il biondo che, seduto al bancone della
cucina, stava favorendo dei crossaints che, Marinette era certa, suo padre
aveva sfornato quella mattina.
«Bhongifffo, Mafineffe» dichiarò Adrien, cercando di parlare con la bocca
piena e buttando poi giù il boccone, regalandole un sorriso raggiante:
«Queste brioche sono buone! Non ho mai mangiato niente di simile!»
«Si vede che non sei mai stato a Kalos, ragazzo mio» dichiarò Sabine,
ridacchiando e servendogli un bicchiere di succo di bacche: «Beh, c’è
anche da dire che Tom si era fatto un nome a Luminopoli.»
«Sembra il paradiso…»
«Se ti piacciono così tanto i dolci, lo è» decretò la donna, spostando
nuovamente sulla figlia: «Non saluti, Marinette?»
«Giorn…Buon…buongiorno» bisbigliò Marinette, dopo aver inceppato nella
parola più volte e aver afferrato Rowlet che, incurante del problema del
ragazzo, sembrava determinato ad andare a salutarlo: «Buono qui» dichiarò,
mentre guardava verso il basso e sorrideva al pokémon felino ai piedi del
ragazzo; Marinette si chinò, tenendo Rowlet e inclinando la testa:
«Buongiorno anche a te»
Litten la fissò con i grandi occhioni gialli, prima di tornare
all’appassionante lavoro di leccarsi la zampetta: «Sto facendo fatica
anch’io a interagirci» dichiarò Adrien, osservandola rialzarsi: «E’ un
tipo sulle sue» spiegò, alzando le spalle e prendendo lo zaino che aveva
abbandonato sull’altro sgabello: «Plagg mi ha detto di darti questo»
dichiarò, recuperando, non senza qualche difficoltà – e Marinette ipotizzò
che fosse perché voleva tenere nascosto l’altro pokémon che aveva con sé
–, un tablet dalla forma quadrata con la parte superiore leggermente
rotondeggiante, aveva inoltre una cornice rossa molto spessa rispetto allo
schermo, con una lunga punta centrale nella parte superiore: «E’ il
pokédex di Alola. In verità ne esistono solo altri due, oltre a questo: il
mio e quello di Nino» spiegò Adrien, mentre la ragazza prendeva
l’apparecchio dalle sue mani e lo rigirava, cercando il tasto di
accensione.
«Ma è spento!»
«Sì, Plagg ha detto di passare da lui dopo» spiegò Adrien, abbozzando un
sorriso: «E noi due dovremmo andare anche dal Kahuna, deve darci le pietre
che abbiamo raccolto ieri.»
«Ma…»
«Eravamo in due e ci sono due pietre, quindi una a te e una a me.»
«O-ok.»
Sabine sorrise, posando un secondo piatto con la colazione della figlia,
attirando lo sguardo interessato di Adrien: «Tu non mangi brioches?»
dichiarò quasi inorridito, mentre la ragazza sedeva, non senza qualche
difficoltà dettate dalla sua imbranataggine, al suo fianco: «Come fai?»
«P-preferisco la macedonia di bacche» mormorò, prendendo il cucchiaio e
cercando di mangiare sotto lo sguardo del biondo, avvertendo le guance
diventare sempre più calde: era sicuramente rossa in volto, talmente rossa
da far concorrenza al pelo fulvo di Litten.
«E questo è per te, Rowlet» dichiarò Sabine, posando una piccola ciottola
con alcune crocchette colorate: «Plagg, e molti altri a Lili, mi hanno
detto che i pokémon li adorano!» spiegò, voltandosi verso la figlia:
«Questo mentre qualcuno spariva dalla circolazione…»
«Scusa, mamma.»
«I pokégioli! I pokémon di Plagg ne vanno matti» sentenziò Adrien,
sorridendo: «Anche se lui cerca sempre di convincerli a mangiare
formaggio…ho visto Rockruff darsi alla fuga, una volta!» continuò,
scuotendo la testa bionda: «E vi ringrazio per avergliene portato un bel
po’ da Kalos: stava diventando matto per farlo importare, almeno adesso
avrà un po’ di scorta mentre…»
«Tom si è informato e ne farà arrivare al professore con ogni ordinazione
di Pan di lumi» spiegò Sabine, sorridendo mentre Marinette e Rowlet
divoravano velocemente la propria colazione: «Tale allenatrice, tale
pokémon, eh?»
«Oh! Allora possiamo andare?» domandò Adrien, scivolando giù dallo
sgabello e prendendo lo zaino, mentre Litten si stirava con calma e li
fissava in attesa: «Oppure…»
«No. No. No. No. No» esclamò Marinette, scivolando e quasi inciampando nei
suoi stessi piedi: «A-andiamo!»
«Perfetto!» Adrien le sorrise, mentre lei recuperava la borsa a tracolla
che aveva abbandonato, il giorno prima, sul divano e se la sistemava sulla
spalla: «La ringrazio ancora, signora Cheng.»
«Vieni quando vuoi, caro» dichiarò Sabine, osservandolo mentre usciva,
avvicinandosi poi alla figlia e prendendola per una spalla: «Mi piace!
Puoi farlo venire quando ti pare tesoro» le sussurrò all’orecchio, ridendo
divertita di fronte all’espressione esterrefatta di Marinette: «E’ un
ragazzo carino!»
«Mamma!»
«Ci vediamo dopo, tesoro!»
Marinette scosse il capo, facendosi aria al volto e raggiungendo il biondo
che l’attendeva nella veranda davanti la porta d’ingresso: «M-mi dispiace,
mia madre…»
«Voleva fare le raccomandazioni del caso? Non andare nell’erba alta, stai
sempre attenta che i tuoi pokémon siano in salute e non uscire mai senza
pokéball.»
«Qualcosa del genere» mugugnò Marinette, seguendolo mentre usciva
dal giardino e s’incamminò dietro a lui: come il giorno precedente rimase
estasiata dalla natura rigogliosa che, adesso, poteva apprezzare in tutta
la sua bellezza; corse poco più avanti rispetto ad Adrien, afferrando la
staccionata di legno, che serpeggiava lungo tutto il percorso che portava
a Lili e fissando sognante l’immensa distesa di acqua azzurra che si
estendeva davanti a lei e sembrava richiamarla: «Che meraviglia…»
«Immagino che a Kalos sia molto differente.»
«Kalos è bella, l’ho sempre amata ma è diversa: i viali che circondano
Luminopoli sono molto curati e hanno dei sentieri lastricati, in alcuni ci
sono delle attrezzature per chi va sui pattini e i giardini che si
affacciano sulle strade sono sempre molto curati.»
«Sembra un bel posto.»
«Lo è» mormorò Marinette, sorridendo malinconica, mentre Adrien si
appoggiava alla palizzata poco lontano da lei: «Al centro di Luminopoli
c’è una torre che, ogni sera, s’illumina ed è bellissima: è una città che
si basa sulla tecnologia e l’arte, infatti puoi trovare gli ultimi
ritrovati tecnologici accanto a opere d’arte vecchie di qualche secolo. Il
capopalestra, poi, è una specie di genio ed è specializzato nei pokémon di
tipo elettro.»
«Lo so!» esclamò Adrien, sorridendo: «il pokédex che ti ho dato è stato
progettato da lui, sai? Ed è particolare!»
«Particolare?»
Il biondo annuì, stirando le braccia e alzando la testa, osservando
Rowlet volare poco sopra di loro: «Sì, ma è una sorpresa per quando
arriveremo da Plagg!» dichiarò, dandosi una lieve spinta e riprendendo a
camminare: «Ah, sai che stai balbettando molto meno rispetto a ieri?»
«Co-co-co-co-co-cosa?»
«Forse non dovevo dirlo…» dichiarò Adrien, sorridendo innocente:
«Finalmente mi parlavi tranquillamente e ho pensato di fartelo notare.
Devi essere molto timida, vero?»
Marinette sospirò, osservandolo mentre riprendeva il cammino: Non era
timida.
Ok, forse un po’ lo era ma non al livello di non riuscire a parlare con le
persone, semplicemente non capiva come mai la gola le si serrasse ogni
volta che era con quel ragazzo; sospirò, alzando la testa e osservando il
proprio pokémon che, eseguendo il suo ordine, stava viaggiando con loro
lontano da Adrien, in modo che lui non starnutisse ogni tre per due;
Litten, invece, li seguiva flemme e si guardava curioso anche lui: «Ah! Mi
dispiace, Marinette!» esclamò Adrien, girandosi verso di lei e camminando
all’indietro, mentre la guardava raggiungerlo velocemente: «Ti avevo detto
che ci saremmo incontrati al negozio di malasade, ma Plagg mi ha buttato
giù dal letto. E intendo in senso letterale» sospirò il ragazzo, mentre
raggiungevano il bivio che portava al villaggio: «Così ne ho approfittato
per fare tutto quello che avevo in mente: venire a Lili, recuperare Nino,
andare da Plagg, fare un salto al centro pokémon…»
«Centro pokémon?»
«Sì, quello vicino casa tua» spiegò Adrien, sistemandosi lo zaino sulle
spalle: «Pensavo di comprare un po’ di pokéball e qualche rimedio, giusto
per non trovarmi impreparato; poi vorrei anche iniziare ad allenare
Litten…»
«Anche io.»
«Anche tu vuoi allenare Litten?»
«Co-cosa? No, no, no. Intendevo…»
«Lo so, ti stavo prendendo in giro» Adrien ridacchiò, mentre attraversava
il villaggio e la guidava verso la grande casa che si trovava nei pressi
della pedana dove, il giorno precedente, erano stati scelti dai loro
pokémon: «Nino abita con Fu. I suoi genitori sono…» il biondo storse la
bocca, cercando le parole giuste da dire: «Diciamo i badanti del Kahuna.
Ecco.»
«Da quando in qua avrei bisogno di badanti?» domandò la voce di Fu alle
loro spalle, facendoli sobbalzare entrambi: si voltarono, osservando il
vecchietto che li fissava con fare arcigno, facendo sentire un po’ in
soggezione Marinette che, inconsciamente, fece un passo indietro e si
nascose in parte dietro al biondo divertito.
«Da quando indossa queste camicie? Giallo! Ma davvero?»
«Mi piacciono» sbottò Fu, incrociando le braccia e alzando il mento in
aria di sfida: «Proprio voi due volevo» dichiarò poi, sciogliendo le
braccia e recuperando dalle tasche dei pantaloni due bracciali, dandone
uno ciascuno: Marinette lo soppesò, studiando la grande fascia di pietra
bianca con una fessura romboidale al centro; si voltò verso Adrien,
osservandolo mentre lo infilava al polso sinistro e lo imitò, guardando
poi il monile al proprio polso: «Adesso il Cerchio Z è vostro» riprese Fu,
osservandoli: «Attraverso questo bracciale potrete trasmettere le vostre
energie mentali ai pokémon, permettendo loro di sfruttare il Potere Z.»
«Il potere Z?»
«E’ un potere che si scatena quando le volontà di allenatore e pokémon
entrano in sintonia, permettendo così di effettuare delle mosse speciali»
spiegò Adrien, eccitato: «Ah, per fare tutto questo, però, abbiamo bisogno
di pietre speciali, dette Cristalli Z, e sono di diciotto modelli, ovvero
quanti i tipi dei pokémon. Inoltre, le mosse sono di due tipi: quelle
utilizzabili a seconda del tipo, che tutti i pokémon posso usare, e quelle
che sono usufruibili solo da alcuni pokémon specifici, considerate
speciali.»
«E qualcuno ti dia una calmanella, bro!» dichiarò Nino, comparendogli alle
spalle e passando un braccio attorno al collo del biondo: «Sono stato
bravo, vero?»
«Tanto quanto Plagg, guarda!» dichiarò Adrien, liberandosi dalla stretta
dell’amico e osservandolo poi barcollare in avanti per colpa di Popplio,
che si era lanciato addosso a lui: «In pratica sono l’unico che ha
problemi con il suo pokémon?»
«Questa piccolina mia adora!» dichiarò Nino, mentre Popplio strusciava il
musetto contro il collo del ragazzo: «Ieri sera abbiamo passato molto
tempo ad ascoltare musica, sai?»
Il biondo sorrise, togliendosi lo zaino dalle spalle e posandolo per
terra, aprendo la cerniera: Cosmog uscì velocemente, fluttuando nell’aria
e guardandosi attorno sotto lo sguardo vigile di Litten, mentre Adrien
sbuffò, tornando poi a trafficare nella borsa: «Tieni, Plagg me ne ha
consegnato uno anche per te.»
«Adesso che c’è la ragazza, io vengo per secondo, vero?» domandò Nino,
sistemandosi il berretto e prendendo il pokédex: «Sto scherzando,
Marinette.»
«Ecco» dichiarò Adrien, acciuffando Cosmog e rimettendolo nello zaino,
issandosi poi: «Dovremmo farla sentire a suo agio, non il contrario!»
«T-tranquilli…» mormorò Marinette, allungando le mani e sorridendo ai due,
guardando poi interessata l’apparecchio in mano a Nino: «E’ identico al
mio!»
«Beh, sono stati creati assieme e non penso che il genio della meccanica
di Luminopoli abbia pensato tanto al design» dichiarò Adrien, sorridendo a
Marinette e regalandole una linguaccia: «Dobbiamo andare da Plagg,
altrimenti lo sentiremo lamentarsi per tutto il tempo!»
C’era qualcosa nell’aria.
Lo avvertiva da tempo ormai.
Forse era proprio per questo che non riusciva più a rimanere fermo al
Tempio del Conflitto e volava per tutta l’isola alla ricerca di ciò che lo
metteva in agitazione: aveva percepito qualcosa il giorno precedente,
aveva sentito qualcosa in tutto il suo essere ed era volato fino al
Tempio, trovando i due umani in difficoltà.
Li aveva salvati e aveva captato qualcosa in loro: forse era stato
impulsivo da parte sua, ma aveva voluto lasciar loro le due pietre
lucenti.
Forse gli altri Tapu non avrebbero capito.
O forse sì.
Tapu Koko non sapeva se l’agitazione e l’incontro con i due umani erano
collegati ma, dal giorno precedente, poteva sentire la presa
dell’inquietudine farsi un poco più lenta, anche se non era sparita del
tutto.
Li osservò mentre si dirigevano verso l’uscita del villaggio e decise di
attendere, continuando a girovagare per l’isola che avrebbe sempre
protetto.
La piccola catapecchia costruita sulla spiaggia antistante la casa dei
Dupain-Cheng sembrava tremare dalle fondamenta, Marinette si voltò verso i
due ragazzi con lei e notò lo sguardo sconsolato di Adrien mentre scendeva
verso la spiaggia: «Un’altra volta…» sospirò, avvicinandosi lento al
bungalow che sicuramente aveva avuto giorni migliori: quasi tutto, dal
tetto alle mura, sembrava rattoppato.
«Forza, Rockruff!» la voce potente del professore giunse ai ragazzi,
mentre la casa tremava nuovamente: «Ancora! Fatti sotto! Avanti! Non sono
un tipo delicato!»
«Ecco qua il laboratorio Pokémon» dichiarò Adrien, sorridendo impacciato a
Marinette: «Ha un fascino particolare, non trovi?» conitnuò, mentre il
bungalow era messo a dura prova da qualunque cosa stava succedendo al suo
interno: «Il professor Plagg è specializzato nelle mosse pokémon e...beh,
quel genio conduce le sue ricerche anche all’interno del laboratorio»
spiegò il biondo, calcando la voce sulla parola interno, mentre una nuova
presa di luce si apriva sul soffitto del bungalow: «Bisognerà di nuovo
riparare il tetto…»
Adrien fece cenno di entrare, aprendo la porta e lasciando passare i due
amici: Marinette entrò titubante, notando che all’interno c’erano numerose
riparazioni e molti pokémon che si aggiravano tranquillamente per la casa:
«Oh, eccovi qua!» esclamò Plagg, mettendo giù Rockruff, che aveva fra le
mani e avvicinandosi ai tre: «Vi stavo aspettando!»
«E devi distruggere casa mentre lo fai?» dichiarò Adrien, avvicinandosi al
divano verde che dominava la zona a destra della casa, posandovici sopra
lo zaino, aprendo poi la cerniera e lasciando Cosmog finalmente libero:
«Ho riparato il tetto ieri! Ieri!»
«E oggi lo riparerai di nuovo» dichiarò Plagg, sorridendo mentre lo
superava e si dirigeva nell’angolo dove c’era una cucina dall’aria molto
vissuta: «Immagino che Adrien vi abbia mollato i vostri pokédex, vero?»
Adrien sbuffò, lasciandosi cadere sul divano e osservando Marinette che si
stava guardando attorno con interesse, pensando che forse a lei tutto ciò
appariva strano: chissà com’era il professore nella sua regione di
provenienza? Un pazzo furioso come la passione del formaggio oppure
qualcosa di meglio? Continuò a guardarla, mentre si dirigeva verso l’ampio
acquario che dominava la parte nord della casa e si alzò, deciso a
raggiungerla mentre lei studiava assorta i Luvdisc e i Corsola che
nuotavano nella grande vasca: «Quel Corsola l’abbiamo salvato qualche
giorno fa, in spiaggia» spiegò, osservando il pokémon che ancora portava
le bende: «Era stato attaccato da un Toxapex e se l’è vista brutta.»
«Toxapex?»
«E’ un pokémon d’acqua che si nutre di Corsola.»
«Carnivoro?»
«Eh, già» dichiarò Plagg, addentando un triangolo di camembert e
avvicinandosi all’acquario, masticando lentamente e buttando giù il
boccone: «La natura sa essere spietata, quando vuole; ma è grazie a questa
sua spietatezza se abbiamo un equilibrio nell’ecosistema…»
«Ecosistema…» mormorò Marinette, poggiando una mano sul vetro e
sorridendo: «A Kalos si parla di un pokémon leggendario che ha una potenza
tale da neutralizzare chiunque rappresenti una minaccia per l'ecosistema.»
Plagg annuì, incrociando le braccia: «Ho sentito anche io di quelle
storie» dichiarò, lasciando andare un sospiro profondo: «Mi chiedo che
mosse abbia…»
«E mentre immagini mosse che non vedrà mai…» dichiarò Nino, agitando il
proprio pokédex: «Che ne dici di azionare questi? Ho pokémon da catturare,
sai?»
«E pokéball da acquistare, amico.»
«Dopo andiamo!» decretò Nino, indicando Adrien: «Dopo che saremo passati
noi tre, il negozio del Centro pokémon dichiarerà chiusura per mancanza di
merce!»
«Datemi i vostri pokédex» dichiarò Plagg, osservando i due e prendendo poi
i pokédex che gli erano stati offerti: «Venite con me» dichiarò, indicando
le scale sulla sinistra che portavano al piano inferiore: «Ah, prima che
mi dimentichi! Ho parlato con Damocles, il preside della scuola pokémon
qui vicino, e ho deciso che seguirete uno dei suoi corsi veloci.»
«Cosa?» domandarono all’unisono Adrien e Nino, fissando entrambi scioccati
il professore che, incurante dei due, continuò a scendere mentre Marinette
lo seguì in quello che sembrava un vero laboratorio pokémon: il fondo
della cantina era pieno di librerie stipate di libri, una bella postazione
pc occupava poi la parete di destra e la zona davanti le scale era adibita
a palestra dove, fra bilancieri e un sacco da pugile, un Poliwhirl si
stava allenando con impegno; nella parete opposta, oltre alla parte
inferiore dell’acquario del piano superiore, erano ammassate varie casse.
«Ho pensato che vi facesse bene» sentenziò Plagg, dirigendosi al pc e
mettendosi comodo: «Non sarà un programma intensivo come quello che fa
Nathaniel, poche cose di basse per lasciarvi poi liberi di fare il giro
delle isole!»
«Ma le sappiamo già!»
«Oh, davvero, Nino? Quindi tu sai parlarmi di potenziale innato e
allenamento?»
Nino aprì la bocca, rimanendo immobile e richiudendola, voltandosi verso
Adrien: «Non guardare me, amico» sentenziò il biondo, voltandosi assieme
all’altro verso Marinette che scosse vigorosamente la testa.
«Proprio per questo, voglio che andiate da Damocles. Saranno pochi giorni»
decretò Plagg, digitando velocemente qualcosa alla tastiera e sorridendo
poi: «Perfetto! Adesso siamo connessi!»
I neon del lampadario e lo schermo iniziarono a sfarfalleggiare, Marinette
si guardò attorno notando la sua confusione anche nell’espressione di
Nino, mentre Adrien rimaneva calmo e sorrideva: «Sta’ a vedere» dichiarò,
incrociando le braccia e indicando una presa elettrica sotto la
scrivania: due Rotom fuoriuscirono da questa e rimasero a volteggiare in
aria, erano pokémon che Marinette conosceva molto bene e si ritrovò a
sorridere vedendo il familiare corpo di plasma arancione, la faccia
dall’espressione sorridente e l’aura blu che li circondavano.
A Kalos erano molto utilizzati, soprattutto perché entravano all’interno
degli elettrodomestici e così non era difficile vedere un Rotom Taglio,
ovvero un Rotom che possedeva un tagliaerba, occuparsi dei giardini delle
case.
Marinette continuò a fissarli, mentre i due entravano simultaneamente nei
due pokédex abbandonati nei pressi del pc, rimanendo stupita quando gli
schermi si accesero simultaneamente: «Rotototo…» Marinette rimase a bocca
aperta, mentre i due apparecchi iniziavano a volare per la stanza,
fermandosi poi davanti a lei e Nino: nelle curvature dello schermo
apparvero due occhietti divertiti, mentre adesso la parte centrale era
completamente bianca, tranne per un piccolo semicerchio azzurrino che
ospitava una piccola bocca ghignante: «Rotototo. Installamento completato.
Rotototo.»
«Ma che cosa…?»
«Questo è un rotomdex» spiegò Adrien, incrociando le braccia e sorridendo:
«Immagino che a Kalos non ce l’avete, vero?»
«N-no.»
«Piacere di conoscervi, roto-tom!» dichiararono i due rotomdex in
contemporanea: «Insieme ci divertiremo un mondo, rototo!»
«All’inizio avevo pensato di darvene solo uno…» spiegò Plagg, alzandosi e
appoggiandosi alla scrivania: «Ma Rotomdex ha molte funzionalità, oltre
quello di semplice pokédex, come navigatore o pokévisore…»
«Pokévisore?»
«In pratica permette di fare foto, Marinette» le spiegò Adrien,
sorridendo: «Ne ho uno anch’io ed è nello zaino, inoltre parlano. E anche
tanto» continuò il biondo, massaggiandosi la nuca: «Ho dovuto pregarlo non
so quanto per farlo stare zitto e farvi una sorpresa!»
«Grazie, amico» dichiarò Nino, tirando per finta su con il naso: «Il tuo
altruismo è impagabile.»
«Mi sento preso in giro…»
«Forse perché l’ho fatto, bro» continuò Nino, afferrando il rotomdex e
studiandolo: «Quindi ce ne hai dato uno ciascuno perché è pieno di
funzioni.»
«E poi perché non so se viaggerete per tutto il tempo assieme» continuò
Plagg, incrociando le braccia: «Finché siete a Mele Mele, tu e Adrien, non
avete problemi a orientarvi ma Marinette no. Poi non so cosa succederà
nelle altre isole e, quindi, ho preferito fornirvi un rotomdex ciascuno…»
«Stranamente maturo per te, Plagg.»
«Che vorresti dire, Nino? Io sono il vostro professore ed è ovvio che io
sia più maturo di tutti voi.»
«Il bello è che ci crede.»
«Vero, amico.»
Marinette ignorò i tre, sorridendo al proprio rotomdex e recuperando la
sfera di Rowlet dalla borsa: aveva preferito richiamarlo all’interno, onde
evitare che Adrien morisse per colpa dell’allergia, ma adesso era troppo
curiosa di sapere cosa il pokédex diceva del suo primo pokémon: «Rowlet,
esci» esclamò, lanciando la pokéball e osservando il pokémon volante
materializzarsi: «Rotomdex, puoi…» iniziò, osservando l’apparecchio
mettersi davanti a Rowlet mentre sullo schermo compariva una percentuale,
che cresceva velocemente fino ad arrivare al cento.
«Rowlet. Pokémon Aliderba. Tipo erba-volante. Questo Pokémon è sempre
all'erta. Di giorno accumula energia tramite fotosintesi per poi passare
all'azione di notte; si avvicina ai nemici ignari planando su di loro
senza produrre il minimo rumore e li tempesta di poderosi calci.»
«Uao!»
«Un tipetto battagliero» dichiarò Adrien, avvicinandosi a Marinette e
starnutendo: «Non l’avrei mai detto!»
«Sapremo farci valere, vero Rowlet?» dichiarò la ragazza, sorridendo al
pokémon che tubò, sbattendo le ali e volteggiando allegro nell’aria.
«E’ una sfida?» domandò Adrien, incrociando le braccia: «Perché nel caso,
alla prima occasione, faremo una lotta. Tu ed io.»
«Io faccio il terzo incomodo, vero?» domandò Nino, voltandosi verso Plagg
e ricevendo in cambio un’alzata di spalla: «Sarà un giro delle isole
interessante…»
«Oh. Ci puoi scommettere, Nino» dichiarò Plagg, posandogli una mano sulla
spalla e sorridendo: «E da domani andrete a scuola, da bravi
bambini!»
Pokémon che compaiono nel laboratorio: Luvdisc
| Corsola | Poliwhirl
| Rockruff.
Rotom e Rotomdex:
Pokémon che vengono solamente citati: Toxapex
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Titolo:
Laki Maika'i
Personaggi: Marinette
Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura,
romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic,
alternative universe
Wordcount: 4.534 (Fidipù)
Note: Alola! Eccoci di nuovo
qua, nella calda e soleggiata Alola, terra piena di verde rigoglioso e
mare cristallino. Sì, devo dire che più mi immergo nella narrazione di
Alola, più m'innamoro di questa regione (e già mi aveva conquistato
parecchio quando ho messo mano, la prima volta su Pokémon Luna) e di ciò
che immagino: grandi distese di acqua, sole, verde...
In pratica, quello che aborro nella realtà!
Bene, bene. Da questo capitolo, i nostri baldi eroi cominciano ad andare
alla scuola pokèmon e, siccome sono molto masochista, ho pensato di
infilare qua e là qualche concetto di competitivo pokémon, essendo io
una giocatrice competitiva...Beh, in vero, in questo capitolo non è che
ci sia chissà cosa...
Insomma, qualcosa a scuola questi dovranno imparare, no?
Prima di lasciarvi ai ringraziamenti di rito, come al solito vi ricordo
ce domani sarà aggiornata Miraculous
Heroes 3 e sabato sarà il turno di Lemonish.
Come sempre vi ricordo la pagina
facebook per rimanere sempre aggiornati.
E, infine, ma solo per questioni di ordine e logica, voglio ringraziare
tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie nelle vostre
liste.
Grazie tantissimo!
«Il Centro è molto diverso, vero?»
domandò Tom, posando un vassoio con tre brioches appena sfornate sul
bancone e sorridendo alla figlia che, spostando l’attenzione dalla parte
opposta dell’enorme stanza che costituiva il Centro pokémon, sorrise
riconoscente al padre: «I tuoi amici hanno qualche problema?»
«Stanno provando ad avere uno sconto dal commesso» spiegò Marinette,
scrollando le spalle e sorseggiando il latte Mumu che aveva preso,
osservando poi Adrien voltarsi verso di lei e farle un’espressione buffa
ed esasperata; poco dopo il biondo sembrò stufarsi e lasciò Nino da solo a
combattere la battaglia per lo sconto: «Co-co-come è a-andata?» balbettò
la ragazza, stringendo poi le labbra e abbassando lo sguardo sul bancone,
respirando profondamente e calmando così il tremore del proprio corpo:
quando si sentì pronta, rialzò lo sguardo e osservò Adrien prendere una
delle brioches e spezzettarla, dandone una piccola parte al suo Litten che
accettò il cibo con un miagolio.
«Theo non ci darà mai lo sconto e Nino lo sa» sospirò, poggiandosi al
bancone e abbozzando un sorriso all’uomo: «Ah. Io mi chiamo…»
«Lo so, lo so» dichiarò Tom, sorridendo sotto ai baffi: «Ti affido la mia
bambina. Se le succede qualcosa, sarai il primo con cui me la rifarò!»
«Papà!»
«Certamente, signore.»
Tom lo fissò per un secondo, tenendo lo sguardo in quello verde del
giovane allenatore e, dopo una buona manciata di minuti, annuì con la
testa: «Potete dare un’occhiata al banco? Vado nel retro a recuperare
altri croissants!»
Marinette assentì, osservando il genitore andare velocemente nel retro e,
solo allora, si azzardò a guardare il biondo con lei: «Ti…» si fermò,
respirando profondamente e contando mentalmente fino a dieci: «Ti chiedo
scusa per mio padre. Lui è…»
«Beh, è bello che tuo padre ci tenga così tanto a te, no?»
«S-sì» mormorò la ragazza e chinò la testa, rimanendo poi in silenzio e
spiluccando la propria brioche, vicino a lei Adrien si era chinato e stava
carezzando Litten sotto al collo, con un sorriso tranquillo in volto, e il
pokémon sembrava apprezzare molto quelle attenzioni: «E i tuoi genitori?»
«Cosa?»
«Co-come sono?»
Adrien lasciò andare un sospiro lento, mentre riacquistava una posizione
eretta e posava lo sguardo verde su di lei: «Mio padre è parecchio
impegnato con il suo lavoro, posso dire che non lo vedo mai; e mia madre…»
il ragazzo si fermò, scuotendo un poco la testa e mordendosi il labbro
inferiore: «…lei è sparita da tempo, ormai.»
«Sparita?»
Adrien annuì, fissandola in volto e poi spostando l’attenzione sulle
proprie mani, posate sul bancone della caffetteria: strinse le dita a
pugno, rilasciandole poi: «E’ una lunga storia. Non voglio annoiarti»
sentenziò lapidale e secco, chiudendo così il discorso e tornando a
dedicarsi a Litten: Marinette li osservò, studiando i loro movimenti e
notando come i due stessero trovando un punto in comune; Rowlet le volò
sulla spalla, strusciandole il becco contro la guancia e provocando alcuni
starnuti in Adrien per colpa della vicinanza con il pokémon pennuto, ma il
ragazzo non le disse niente e continuò a interessarsi al felino.
Forse aveva toccato un tasto dolente.
No, lo aveva sicuramente fatto e, per quanto lei morisse dalla voglia di
sapere altro su quel misterioso ragazzo, aveva la certezza che, in quel
momento, non avrebbe avuto nessuna risposta.
«Bell’amico sei!» esclamò Nino, avvicinandosi ai due e sistemandosi il
berretto rosso mentre lo sguardo arrabbiato passava in rassegna i due: «Io
ero lì, quasi sul punto di convincere Theo, mi volto per chiederti aiuto e
tu…»
«Non ho saputo resistere al richiamo della brioche» si giustificò Adrien,
sorridendo innocente e stringendosi nelle spalle: «Ce l’hai fatta?»
«No, si vede» borbottò l’altro, fissandolo e poi scuotendo il capo,
sistemandosi accanto a Marinette, dalla parte opposta rispetto a quella di
Adrien: «Quello non ci pensa nemmeno a farci uno sconticino, neanche se
provo a giocare la carta ‘mi conosci da quando ero piccolo’» continuò,
allungando una mano e prendendo l’ultima brioche, masticandola
svogliatamente mentre la mente lavorava alacremente e tamburellava le dita
della mano libera sul bancone di legno scuro: «A meno che…» dichiarò,
voltandosi verso la ragazza e sorridendo con una luce mefistofelica negli
occhi.
«Nino…»
«Andiamo! Sono certo che con Marinette cederà!» dichiarò Nino allegro,
indicando la moretta e addentando ciò che era rimasto della brioche: «Non
fa altro che lamentarsi del suo essere single.»
«Nino, non credo che…»
Il ragazzo sorrise, balzando giù dallo sgabello e, presa Marinette per una
mano, la trascinò dall’altra parte del locale, sorridendo all’uomo dalla
pelle scura e i lunghi capelli stretti in uno chignon, dall’altra parte
del bancone della zona adibita a negozio: «Marinette, ti presento Theo
Barbot!» esclamò allegro Nino, indicando il ragazzo poco più grande di
loro con un ampio gesto del braccio, la giovane sorrise leggermente,
guardandosi attorno e poi puntando lo sguardo sul commesso, che li fissava
sorpreso: «Theo, lei è Marinette Dupain-Cheng. E’ la figlia del nuovo
gestore della caffetteria, sai?»
Theo fissò Nino, lasciando andare un sospiro e poi portò l’attenzione
sulla ragazza: «Alola» esclamò, accompagnando il saluto con il gesto
abituale: «E benvenuta! Io sono Theo e sono single.»
«Io sono Adrien e voglio delle pokéball» sentenziò il biondo,
intromettendosi e poggiandosi al bancone con gli avambracci, sorridendo
all’altro: «Facciamo una ventina! E poi vorrei anche qualche rimedio…»
continuò, storcendo le labbra e fissando l’esposizione di prodotti alle
spalle di Theo, voltandosi poi verso gli altri due: «Voi non prendete
niente?»
«Pokéball. Pozioni» mormorò Marinette, allungando il collo e cercando di
vedere i prezzi dei vari pezzi: «Che pokémon ci sono in zona?»
«Se lo chiedi per i rimedi» Adrien incrociò le braccia, storcendo le
labbra e fissando anche lui i vari medicamenti: «Io stavo pensando di fare
una piccola scorta iniziale con antidoti, antiparalisi e…» si fermò,
scuotendo la testa e guardando la ragazza: «Non so. Sveglia?»
«Antiscottatura no? Non ci sono pokémon di tipo fuoco da queste parti?»
Adrien sbuffò, voltandosi verso Nino e fissandolo in attesa: «Che c’è?»
domandò quest’ultimo, una volta accortosi dello sguardo dell’amico e
sentitosi preso in causa: «Non è che sono andato a giro a vedere i pokémon
della zona, senza averne uno! L’unica zona che ho sempre visitato è quella
attorno Lili e, a parte qualche pokémon insetto, poi ho visto solo Pikipek
e Yungoos.»
«Pikipek e Yungoos?»
«Pikipek è un pokémon volante, dal piumaggio nero e bianco,
principalmente. Mentre Yungoos è un piccolo roditore dal corpo lungo e
assottigliato e ha la pelliccia marroncina…» le spiegò Adrien, portandosi
una mano al volto e iniziando a pensare: «Ok. Facciamo antidoti,
antiparalisi e sveglia. Non penso che avrò bisogno di altro per il
momento.»
«Ne sei sicuro?» domandò Theo, poggiandosi al bancone e fissandoli tutti e
tre: «Non vi farò altri sconti a parte oggi, sappiatelo.»
«Sicurissimo.» sentenziò Adrien, osservando poi gli altri: «Voi che
prendete?»
«Lo stesso che prende lui» dichiarò Marinette, indicando Adrien mentre
Nino annuiva vigorosamente con la testa: Theo iniziò a imbustare i loro
acquisti, regalando loro anche qualche pokéball in più; il biondo prese la
propria busta e quella di Marinette, posando poi una mano sulla schiena
della ragazza e sospingendola verso l’uscita, regalando un saluto
svogliato al commesso, senza far caso alle guance di lei che diventavano
di una tonalità rosso accesso.
«Oh. Uao. Due premier ball» mormorò Nino, tirando fuori dalla busta due
piccole sfere completamente bianche, tranne per l’anello centrare rosso:
«Theo si è sprecato.»
«Sai che cosa si dice dello Slowpoke donato?» domandò Adrien, voltando
verso destra e costringendo Marinette a fare altrettanto, camminando lungo
il marciapiede e fermandosi poi all’entrata dell’edificio accanto al
Centro Pokémon: «Eh, Nino?»
«Non guardare mai in bocca allo Slowpoke donato?»
«Esattamente.»
«Amosi Dave…» Marinette respirò profondamente, deglutendo e sperando che
Adrien togliesse la mano dalla sua schiena, non sentiva altro tranne quel
semplice contatto, tutto il suo intero essere era concentrato sulla
pressione delle dita di lui ed era certa non avrebbe più ripreso qualsiasi
facoltà cerebrale se lui non l’avesse lasciata andare entro breve:
«Do-dove si-siamo?» riuscì a balbettare, incespicando più del solito sulle
parole e attirando così l’attenzione del biondo.
«Scuola per allenatori!» trillò allegro, stringendola per le spalle e
mostrandole l’enorme edificio anonimo, svettava contro il cielo celeste e
terso: Marinette cercò di concentrarsi sulla scuola, studiando i muri di
pietra scura e le lunghe file ordinate di finestre.
Non era niente di che e le ricordava molti edifici che aveva visto anche a
Kalos.
Adrien la sospinse all’interno del cortile scolastico e Marinette osservò
la targa in pietra nera che quasi dominava l’entrata: «Lo studio è
divertimento e fa crescere forti e sani! Nulla s’impara senza gioia e
onesta! Esperti non si nasce, si diventa! Mr. Damocles.»
«Quel vecchio Noctowl non ha ancora tolto questa cavolata?» domandò Plagg,
facendo voltare il trio e ridacchiò divertito: «Benvenuti alla Scuola per
allenatori, tappa obbligata per tutti gli allenatori in erba!»
«Solo perché abbiamo un professore sadico…»
«Non sono sadico, Nino» sentenziò Plagg, infilando le mani nelle tasche
del camice e recuperando un triangolo di camembert: «Semplicemente avrete
una bella infarinatura per quanto riguarda la teoria pokémon e ho già
avvisato Damocles, infatti la professoressa Mendeliev vi starà sicuramente
aspettando in classe.»
Un uomo dalla figura imponente uscì dall’edificio scolastico,
avvicinandosi al quartetto e osservandolo con gli occhi ambrati che erano
sormontati da delle grosse e larghe sopracciglia tanto che, unita alla
folta barba, davano all’uomo un aspetto molto simile a un Noctowl, si
sistemò il completo marrone, prima di dedicare completa attenzione a loro:
«Plagg!» esclamò, allungando una mano e stringendo quella del professore:
«E’ molto che non ci vediamo.»
«Mr. Damocles» sentenziò l’altro, sorridendo e indicando con un cenno del
capo il trio: «Loro sono i ragazzi di cui le ho parlato.»
Mr. Damocles li fissò, lisciandosi la folta barba e facendo vagare lo
sguardo su ognuno, quasi a studiarli, annuendo poi: «Bene, bene, bene.
Sono certo che il periodo che trascorrerete qui sarà un’esperienza di cui
farete tesoro» sentenziò, voltandosi poi verso l’edificio e tornando poi a
fissarli nuovamente: «Se volete seguirmi…»
I tre annuirono, seguendo quello che era il preside all’interno della
scuola: tutto era pulito e tenuto perfettamente, una piccola area relax
era stata instaurata vicino all’entrata e dove alcuni allenatori si
stavano riposando e giocando assieme ai loro pokémon: «Da questa parte»
sentenziò Damocles, superando l’aria relax e prendendo il corridoio,
fermandosi poi davanti alla prima porta che trovò: «Questa è l’aula della
professoressa Mendeliev» spiegò ai tre, bussando poi e girando la
maniglia: «Buongiorno!» esclamò il preside, entrando nella classe e
facendo vagare lo sguardo sui pochi studenti all’interno: «Ms. Mendeliev
le ho portato i tre alunni nuovi.»
Una donna alta e magra, dal volto allungato e spigoloso si avvicinò,
studiandoli da dietro le lenti quadrate, mentre stringeva le labbra e li
fissava come se fossero Grimer: «Immagino siano i tre di Plagg, eh?
Accomodatevi, prego. Cappellino rosso, tu vicino alla finestra. Biondino,
tu in prima fila, nel banco vuoto davanti alla libreria e la ragazza…» la
professoressa si fermò, studiando i posti: «Nel posto vuoto accanto a
Kurtzberg, quello dietro al biondino» i tre annuirono, prendendo
immediatamente postazione mentre Damocles, dopo aver osservato il tutto,
se ne uscì dall’aula lasciando pieno potere all’insegnante: «Molto bene.
Oggi parliamo dei tipi dei pokémon» sentenziò la donna, marciando spedita
verso la cattedra e iniziando a scrivere velocemente sulla lavagna verde.
Marinette la osservò, riconoscendo alcuni dei tipi in cui si dividevano i
pokémon e spostando poi l’attenzione sul ragazzo seduto accanto a lei:
«Alola» mormorò, minimizzando il gesto con le mani e ricevendo in cambio
un sorriso timido dall’altro: «Io sono Marinette Dupain-Cheng.»
«Nathaniel Kurtzberg» dichiarò il ragazzo, chinando la testa fulva sul
banco e poi riportando lo sguardo sulla ragazza: «Se non sbaglio hai avuto
il tuo pokémon dal kahuna Fu…» mormorò, guardando di sfuggita Rowlet che
si era accoccolato in grembo a lei, prossimo ad addormentarsi: «Quindi
farai il giro delle isole?»
«Appena finiremo questo corso intensivo» rispose Adrien, voltandosi
indietro e sorridendo affabile al rosso, scoccando poi un’occhiata veloce
a Marinette e riportando poi totalmente la concentrazione sull’altro:
«Kurtzberg.»
«Agreste.»
«Allora…» la Mendeliev si voltò, posando le mani sulla cattedra e
fissandoli arcigna da dietro le lenti quadrate: «Come ben sapete esistono
differenti tipi che caratterizzano sia i Pokémon che le loro mosse;
attualmente esistono diciotto differenti tipi, ovvero: Normale, Fuoco,
Acqua, Erba, Elettro, Ghiaccio, Lotta, Veleno, Terra, Volante, Psico,
Coleottero, Roccia, Spettro, Drago, Buio, Acciaio e Folletto. Chi mi fa un
esempio di Pokémon di tipo Normale?»
«Smeargle» rispose prontamente Nathaniel, ricevendo in cambio uno sguardo
di approvazione, misto a orgoglio, da parte della donna e un cenno
d’assenso.
«Signor Nino» la Mendeliev spostò lo sguardo sul ragazzo, fissando Popplio
ai suoi piedi: «Può dirmi di che tipo è il suo pokémon?»
«Acqua?»
«Esattamente. E la sua evoluzione finale, Primarina?»
«Mh. Acqua-folletto?»
«Mi stupisce» dichiarò la Mendeliev, con una nota sorpresa nella voce, e
spostando lo sguardo su Marinette: «Signorina, il suo Rowlet e di tipo…»
«Erba-volante» rispose immediatamente la mora, dandosi mentalmente una
pacca sulla spalla per aver studiato Rowlet e le sue evoluzioni il giorno
prima, timorosa di farsi trovare impreparata e di fare una figura da
idiota: Adrien l’avrebbe guardata sicuramente con occhi differenti e
Plagg, accorgendosi della sua poca preparazione, le avrebbe tolto Rowlet e
rimandata a Kalos.
Per evitare tutto questo aveva studiato tutto quello che aveva trovato sul
suo pokémon.
«Come potete vedere un pokémon può essere classificato in uno o, al
massimo, due tipi. Mentre le mosse?»
«Le mosse possono appartenere a un solo tipo» sentenziò Adrien, fissando
la donna: «E i tipi in cui sono classificati i pokémon stabiliscono
prevalentemente il tipo di mosse che quella determinata specie può
imparare; prendendo come esempio Primarina troveremo principalmente, nelle
mosse che può apprendere, quelle di tipo Acqua e Folletto.»
«Molto bene. Molto bene.» sentenziò la Mendeliev sorridendo: «In base al
tipo di mossa, il pokémon può infliggere danni a un altro di una
determinata tipologia, tramite una formula in cui entrano in gioco vari
fattori tra cui il livello dell’attaccante e la potenza della mossa; ma a
voi non interessa la formula, ciò che voi dovete ricordare è che ogni tipo
ha le sue debolezze e i suoi punti di forza. Prendiamo come esempio il
tipo Normale, questo è debole al tipo Lotta e non ha effetto sul tipo
Spettro. Qualcuno sa dirmi perché?» domandò la donna, circumnavigando la
cattedra e poggiandosi a questa, incrociando le braccia e osservando
la manciata di studenti che componeva la sua classe, potendoli contare
tutti su entrambe le mani: «Pensate a una persona normale, un lottatore e
un fantasma…»
«Forse perché un lottatore è più forte di una persona normale?» buttò lì
una ragazza, ricevendo in cambio un cenno d’assenso da parte della donna:
«Esattamente. Mentre perché non ha effetto sul tipo Spettro?»
«Perché spiriti e persone comuni non possono toccarsi a vicenda» ipotizzò
Nathaniel, sorridendo quando la professoressa annuì nuovamente con la
testa.
«Esattamente. I tipi seguono le regole della logica del mondo e quindi non
è possibile che un tipo Normale possa avere alcun effetto su tipo Spettro»
dichiarò la Mendeliev, incrociando le braccia: «Non starò qui a elencarvi
le varie immunità ed efficacia, potrete trovare la tabella nel vostro
libro di testo e, per i tre del professor Plagg, potrete scaricarla
comodamente nei vostri pokedex. Vi consiglio di darci un’occhiata, quando
inizierete la creazione dei vostri team per il giro delle isole: una
squadra ben equilibrata vi permetterà di non soccombere di fronte ad
alcuni tipi di pokémon» continuò la donna, fermandosi un attimo: «Poco fa,
il signor…» si voltò verso Adrien, fissandolo in attesa.
«Adrien. Adrien Agreste.»
«Il signor Agreste ha parlato di mosse: il tipo influisce sulle mosse che
ogni pokémon può apprendere e la maggior parte appartengono al suo stesso
tipo – o ai suoi stessi tipi, in caso di due – ma ciò non toglie che
possono imparare anche attacchi appartenenti ad altre tipologie: certo,
non penso vedremmo mai un Arcanine che usa Idropompa – essendo il pokémon
di tipo fuoco e la mossa di tipo acqua -, ma un Arcanine può apprendere
tranquillamente mosse come Fulmisguardo, che è di tipo Normale, o
Sprizzalampo, di tipo Elettro» dichiarò la donna, tornando dietro la
cattedra e scrivendo velocemente la parola ‘normale’ alla lavagna: «E
adesso analizzeremo uno per uno tutti e diciotto i tipi di pokémon.»
Nino si lasciò andare stancamente sul tavolo, battendo la fronte contro la
superficie e facendo sobbalzare le malasade nel piattino: «Morirò lo
sento» dichiarò, voltandosi lentamente di lato e carezzando Popplio sulla
testa, ricevendo in cambio un versetto allegro: «Piccola, i miei cd sono
tutti tuoi.»
«Per un solo giorno di scuola?» lo prese in giro Adrien, prendendo una
malasada e mordendola con voracità, masticando velocemente il boccone e
buttandolo giù mentre sorrideva divertito di fronte alla disperazione
dell’amico: «Dai, Plagg ha detto che ci andremo per tre, massimo, quattro
giorni.»
«Sempre troppi…»
«Eccola!» esclamò Marinette, battendo le mani e sorridendo gioiosa a
Rotomdex: «Sei stato grandioso!»
«Faccio del mio meglio, rototo!» trillò allegro l’apparecchio, mentre
Marinette studiava assorta la tabella che la Mendeliev aveva detto loro di
consultare e subito andò a controllare le debolezze e le forze del tipo di
Rowlet, scoprendo che era particolarmente forte contro i tipi d’Acqua,
Terra e Roccia.
«Che hai trovato?» domandò Adrien, allungandosi verso di lei e studiando
lo schermo di Rotomdex: «Oh, la tabella che diceva la prof?»
«S-sì.»
«Mh. Litten è di tipo fuoco…» mormorò il biondo, scivolando con il dito
sullo schermo e leggendo i vari tipi a cui era efficace: «Oh. Il tipo Erba
è debole al fuoco, quindi Litten batterebbe a occhi chiusi Rowlet. Bello.»
«N-non è d-detto!»
«Beh, Litten può battere Rowlet, ma Popplio batterebbe Litten» dichiarò
Nino, alzandosi e battendosi la mano sul petto: «Quindi l’unico vero
vincitore sono io.»
«Ma Rowlet batterebbe Popplio…»
«Questo è un Growlithe che si morde la coda, sorella.»
«Sorella?»
«Non posso chiamarti bro come con il bro, quindi sei diventata
ufficialmente sorella.»
«Oh.»
Adrien ridacchiò, poggiando entrambi i palmi sul tavolo e alzandosi: «Io
devo andare» decretò con voce stanca, recuperando il proprio zaino e
facendo cenno a Litten: «Ci vediamo domani alla caffetteria del papà di
Marinette?»
«Mi troverai lì con un Pan di Lumi in mano, bro.»
«Ottimo!» sentenziò Adrien, sorridendo e voltandosi poi verso Marinette:
«A domani, allora.»
«A demain…A damoni…A domani.»
Il biondo le regalò un ultimo sorriso, prima di raggiungere l’uscita sotto
lo sguardo celeste di Marinette: «Dovrà fare qualcosa per il professor
Plagg?» domandò curiosa e spostando l’attenzione su Nino, osservando con
interesse; il ragazzo abbozzò un sorriso, alzando le spalle e, presa una
malasada dal piatto, l’addentò e la masticò con calma, facendo scivolare
la domanda nel silenzio che si era creato fra loro due.
Si tirò su il cappuccio nero, osservando i due triangoli che spuntavano
adesso nella sua ombra, allungata per terra dalla luce morente del sole,
mentre portava una mano al volto, assicurandosi che la maschera nera fosse
lì: nero era il suo colore e doveva ammettere che gli piaceva.
Era nero il destino che aveva in serbo, se non sarebbe riuscito a fermare
lui.
Inspirò profondamente, socchiudendo gli occhi e immaginando l’impressione
che dava di sé adesso: un tipo con una felpa dall’aria felina e una
maschera che gli copriva metà volto, completamente vestito di nero, che si
aggirava per la periferia della città di Hau’oli.
Di certo non il tipo a cui un padre avrebbe affidato la propria figlia,
pensò sarcastico, mentre storceva le labbra in un ghigno e infilava le
mani in tasca, camminando per i vicoli pieni di spazzatura: la parte non
bella di Hau’oli, quelli che i turisti snobbavano e che i cittadini non
si premuravano di pulire.
Scivolò fra gli scatoloni e, calciata una lattina, alzò la testa
osservando lo spiraglio di cielo fra i due edifici e sorridendo alla vista
delle tinte ambrate che stavano sfumando; un vociare agitato l’attirò e,
con un sorriso, si diresse con passo lento verso il punto in cui sentiva
lo scontro verbale: «Allora? Che abbiamo qui?» domandò, girato l’angolo e
osservato i tre che stavano discutendo.
Poteva vedere il tipo, completamente vestito di bianco, passare lo sguardo
dai due che lo fronteggiavano a lui e deglutire, cercando di fare da
intralcio fra loro e alcuni Slowpoke dietro di lui che, incuranti di
tutto, sbadigliavano sonoramente di tanto in tanto.
Gli altri due si voltarono e lui poté vederli mentre trasalivano appena e
si facevano immediatamente da parte, in modo da farlo passare: chinarono
entrambi la testa, quando li raggiunse, incapaci di alzare lo sguardo
dalla punta dei loro piedi.
Sapevano chi era il più forte tra loro e gli portavano rispetto.
«Un tipo dell’Agreste Paradise» decretò uno dei due, voltandosi verso il
giovane in bianco e ghignando: «Voleva salvare questi Slowpoke dal Team
Skull!»
«Già! Occhio allo Sk-sk-skull!» dichiarò l’altro compare, iniziando a
muovere le mani a tempo di una musica che sentiva solo lui: «Cosa ne
facciamo, Chat?»
Chat.
Chat Noir.
Il nome che indossava quando portava quegli abiti scuri.
Fissò l’addetto dell’Agreste Paradise, soppesandolo e valutandolo con lo
sguardo, scuotendo poi la testa e, inclinata la testa verso sinistra,
ghignò divertito: «Quello che fate ogni volta, no?» dichiarò con un
sorrisetto in volto e gli occhi che rilucevano di una luce divertita:
«Però gradirei non essere più per queste cavolate.»
«Sì, capo.»
Marinette sospirò, poggiandosi alla recinzione in legno e osservava la
parete rocciosa che, a picco, scendeva verso l’enorme distesa d’acqua dai
riflessi aranciati del sole che tramontava: rimase immobile, incapace di
distogliere lo sguardo da ciò che aveva davanti e cercando di immaginare
un qualcosa di così perfettamente sublime nella sua regione di origine.
A Kalos non c’era nulla che eguagliava quella meraviglia.
Si voltò, osservando la fitta vegetazione boschiva e l’erba alta, che
dominava l’intera zona: poco prima di salutarsi al bivio di Lili, Nino
l’aveva informata che lì poteva trovare molti pokémon selvaggi e iniziare
a farsi un po’ di ossa con le lotte o, perché no?, con le catture anche.
Appena tornata a casa, aveva mollato la borsa ed era uscita con Rowlet e
Rotomdex, ma tutto ciò che aveva trovato era stato solo erba alta e un
panorama che mozzava il fiato, tanto che aveva rinunciato ai suoi
propositi e si era poggiata alla protezione, osservando con occhi
incantati ciò che la circondava; il pokémon volante, invece, stava
becchettando allegro nelle vicinanze e Rotomdex si stava divertendo
effettuando foto del panorama marino.
Quasi quasi avrebbe chiesto come poteva fare per svilupparle e poterle
appendere in camera.
Sospirò, osservando l’acqua luccicare come se qualcuno avesse gettato dei
diamanti su di essa e lasciò la mente libera di vagare fra i pensieri:
Adrien.
La sua mente era completamente concentrata sul biondo allenatore e le
domande che lo riguardavano l’affollavano senza darle tregua: perché se
n’era andato? E perché sembrava sparito dalla circolazione?
Aveva provato ad andare alla casa del professore, venendo informata che
però il biondo non c’era ed era anche stata poi presa in giro dal
professore per quel suo interesse.
Dov’era andato?
Dalla fretta con cui li aveva lasciati, le era sembrato che dovesse
andare a un appuntamento o qualcosa di simile.
«Magari ha la ragazza…» mormorò, allungando le braccia e chinando la testa
fra queste: «E poi a me cosa interessa? Sì, è carino ma…»
Un verso stridulo da parte di Rowlet la mise in allerta e si issò,
voltandosi e osservando il pokémon volare a mezz’aria, prendendosela con
un punto nell’erba alta; Marinette si avvicinò, notando che fra la
vegetazione vi era un pokémon: aveva il dorso rosso con delle macchie
nere, grandi occhioni scuri e rotondi, due corna nere sulla testa e le
zampe erano sei, tonde e bianche: «E’ un…» iniziò, ma Rotomdex le si parò
davanti, bloccandola e analizzando velocemente l’esemplare.
«Ledyba. Pokémon Pentastra.» dichiarò l’apparecchio con sicurezza: « È
molto timido e senza il suo gruppo si sente perso. Il motivo sul suo dorso
è leggermente diverso in ciascun esemplare. Secerne un liquido aromatico
per comunicare con i suoi simili. Quando è arrabbiato, l'odore si fa
pungente.»
Marinette inspirò profondamente, tastandosi le tasche dei pantaloncini e
prendendo una delle pokéball comprate quella mattina, facendo poi un cenno
del capo a Rowlet: «Usa Fogliame» ordinò, osservando il pokémon effettuare
la mossa e colpire il nemico con delle foglie taglienti che aveva fatto
fuoriuscire dalle sue ali: iniziava a capire perché, di tanto in tanto, il
volatile si fermasse a depredare qualche ignara pianta, lasciando i rami
completamente spogli.
Dove, invece, mettesse il suo bottino era ancora un mistero per lei.
Il Ledyba colpì con il proprio corpo Rowlet, scuotendo poi il capo e
riprovando una seconda volta, ma il pokémon volante virò in aria e, poi si
buttò a peso morto, contro il coleottero, facendolo rovinare a terra;
Marinette ne approfittò per lanciare la pokéball e rimase in allerta,
mentre il Ledyba veniva risucchiato all’interno.
La sfera cade sul manto erboso, muovendosi un poco mentre la luce del
pulsante centrale fremeva, fino a quando dopo, un ultimo segno di vita,
smise e un sonoro clic giunse alle orecchie di Marinette, che rimase in
allerta, quasi aspettandosi che il pokémon uscisse e scappasse via: «Ce
l’ho fatta…» mormorò, portandosi le mani alle labbra e sorridendo incapace
di credere a ciò che aveva appena fatto: «Ho catturato un Ledyba!»
dichiarò, recuperando la sfera dal terreno e osservandola con la bocca
socchiusa, portandosela vicino agli occhi mentre la teneva fra i palmi:
«Abbiamo catturato un Ledyba, Rowlet!» esclamò poi, voltandosi verso il
proprio pokémon e osservandolo mentre, a mezz’aria, sbatteva con forza le
ali, l’una contro l’altra.
Plagg salì le scale che portavano alla mansarda, che aveva dato ad Adrien
quando era andato a vivere con lui, e osservò il giovane disteso sul
letto: «E’ passata Marinette» dichiarò, poggiandosi alla ringhiera della
scala con i gomiti e studiandolo: indossava ancora gli abiti scuri che
usava quando si infiltrava nel Team Skull, tenendo un braccio sul volto e
l’altro abbandonato sullo stomaco; Plagg rimase fermo, sentendolo
respirare piano: «Se non vuoi dirle niente, ti conviene trovare una scusa
convincente per le tue sparizioni» riprese, osservandolo spostare un poco
l’avambraccio e posare lo sguardo verde su di lui.
«E cosa dovrei dirle, scusa? Ah, Marinette. Vedi il pokémon che hai
salvato? Ecco, l’ho rubato dai laboratori di mio padre, assieme a un altro
e, ogni tanto, mi infiltro in una banda di teppisti per avere
informazioni…»
«Beh, non sarebbe male. Mi sembra una ragazza in gamba.»
«Lo è.»
«E sono certo che capirà.»
«Non credo.»
«Dovresti darle più credito, sai?»
«Mi guarderebbe in modo differente…»
«Uh. Qui qualcuno prova qualcosa.»
«Amicizia.» sbottò Adrien, tirandosi su sul letto e osservando l’altro,
spostando poi lo sguardo in un punto della stanza e scuotendo la testa
senza tornare a fissare l’uomo: «Marinette è una cara amica e non voglio
che mi guardi in maniera differente a come fa ora.»
«Se ne sei convinto tu…»
«E’ così.»
«Come vuoi.» dichiarò Plagg, scendendo alcuni gradini e fermandosi
immediatamente, riportando l’attenzione sul biondo: «Ah, la cena è pronta.
Quando hai finito di fare il depresso, sei pregato di scendere e
mangiare.»
«Arrivo.»
«Bravo.»
Pokémon che vengono solamente citati: Pikipek
| Yungoos | Slowpoke
| Noctowl | Primarina
| Growlithe
Pokémon che compaiono nel capitolo: Smeargle
| Ledyba
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Titolo:
Laki Maika'i
Personaggi: Marinette
Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura,
romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic,
alternative universe
Wordcount: 3.110 (Fidipù)
Note: Alola! E bentornati nel
mondo di Laki Maika'i, ancora una volta si torna sui banchi di scuola,
stavolta per apprendere le famose statistiche dei pokémon (quelle che
sono la base per ogni buon pokémon competitivo) e il metodo in cui esse
vanno utilizzate - o per meglio dire, un modo molto blando di spiegare
un poco di competitivo e infilarlo all'interno della storia e dargli una
motivazione - e poi cos'altro troverete? Beh, non ve lo dico, altrimenti
sarebbe spoiler! Un piccolo appunto è d'obbligo: so molto bene che i numeri andrebbero scritti per esteso, ma in questo capitolo sono presenti numerose statistiche e ho pensato che, a livello di impatto visivo, risaltassero maggiormente come cifre piuttosto alle parole.
E prima di lasciarvi ai ringraziamenti di rito, come al solito vi
ricordo ce domani sarà aggiornata Miraculous
Heroes 3 e sabato sarà il turno di Scene.
Come sempre vi ricordo la pagina
facebook per rimanere sempre aggiornati.
E, infine, ma solo per questioni di ordine e logica, voglio ringraziare
tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie nelle vostre
liste.
Grazie tantissimo e di tutto cuore!
Adrien mosse il piede, osservando Litten
allungare una zampetta e giocherellare con la stringa della scarpa,
muovendola un poco e balzare all’indietro poi, pronto alla fuga del suo
giocattolo prima di tornare alla carica; il ragazzo tirò su con il naso,
annuncio che il Rowlet di Marinette era uscito di casa: si issò,
osservando la ragazza scendere veloce i pochi gradini del patio di casa e
inciampare sull’ultimo.
Sarebbe caduta se Rowlet e un altro pokémon – un Ledyba, se non sbagliava
– non l’avessero afferrata in tempo.
Il biondo si scostò dalla palizzata in legno, alzando una mano in segno di
saluto e sorridendole, catturando così la sua attenzione: «Alola» esclamò,
salutandola e vedendola fermarsi in mezzo alla strada, con lo sguardo
sgranato e fissandolo incerta: «Un nuovo acquisto?» chiese, indicando con
il mento il Ledyba che si nascondeva dietro le gambe della ragazza.
«Mh. Ehm…s-sì» mormorò Marinette, chinando lo sguardo verso il pokémon
coleottero e regalandogli un sorriso appena accennato: «I-ieri l’ho
trutavo – cioè, trovata – nell’erba a-alta. A-aveva attoccato…attaccato
Ro-rowlet e…»
Adrien annuì, chinandosi e inclinando il capo verso sinistra: «Ciao,
Ledyba» mormorò, osservando l’insetto fissarlo con i grandi occhioni neri,
continuando a tenere la sua postazione fra le gambe della propria
allenatrice: «Hai preso proprio alla lettera la lezioni di ieri, eh?»
«Co-cosa?»
«La lezioni sui vari tipi. Ledybga è…»
«Coleottero» dichiarò immediata e sicura Marinette, avviandosi verso il
Centro pokémon, storcendo le labbra e ponderando nella mente le parole da
dire: «M-ma non l’ho cottorato – catturato – per quello. Io…»
«Lo so, lo so» il ragazzo la fermò dal continuare, alzando una mano e
sorridendole: «Non mi sembri uno di quegli allenatori che cattura pokémon
e accetta solo i più forti. Sono certo che tu, Rowlet e Ledyba sarete una
grande squadra.»
Marinette l’osservò per una buona manciata di minuti, annuendo poi con la
testa e sorridendo timida, prima di fermarsi sulla soglia del Centro,
lasciando che la porta scorrevole automatica rossa si aprisse: «I-ieri…»
iniziò, facendo un passo all’interno e andando a sbattere contro qualcosa;
Adrien si mosse per afferrare Marinette, ma la persona contro cui la
ragazza si era scontrata l’afferrò prima di lui e Adrien storse le labbra,
assottigliando lo sguardo verde alla vista di chi si trattava.
«Oh.» mormorò la mora, fissando sorpresa il volto del ragazzo dai capelli
rossi che aveva conosciuto solo il giorno prima: «Alola.»
«Alola a te, Marinette» dichiarò Nathaniel, lasciandola andare
immediatamente come se scottasse: «Adrien.»
«Nathaniel.»
«Stavate…»
«Andando a fare colazione» spiegò il biondo, posando con decisione le mani
sulle spalle di Marinette e spintonandola oltre il ragazzo, dirigendola
verso il bancone, dietro al quale Tom stava servendo alcuni clienti;
l’uomo li vide e, appena fu libero, iniziò a preparare le loro colazioni.
«Non c’è Nino?» domandò Tom, posando il piattino con i croissant e due
bicchieri di Latte Mumu sul bancone, guardandosi poi intorno alla ricerca
del terzo elemento: «Che strano. Non vi separate mai da quando vi siete
conosciuti…»
«Sicuramente starà dormendo» sentenziò Adrien, sedendosi sullo sgabello e
prendendo la propria colazione con un sorriso in volto e lo sguardo
affamato: «Grazie mille, Tom.»
«N-non sarà il caso di svegliarlo?» domandò Marinette, tenendo lo sguardo
sul biondo che, senza tanti complimenti, si era portato la brioche alla
bocca e l’aveva addentata; Adrien si voltò verso di lei, sorridendole con
la bocca sporca di briciole: «Po-potrebbe far…»
«Ci penserà Fu»
Marinette annuì lentamente con la testa, voltandosi poi e notando
Nathaniel in piedi poco lontano da loro: «Vuoi unirti a noi?» domandò,
mentre Adrien addentava nuovamente la propria brioche e storceva le
labbra: con lui non faceva altro che balbettare mentre con quella Testa di
baccamodoro sembrava non aver problemi.
«Se non disturbo…»
La ragazza scosse il capo e indicò lo sgabello alla sua sinistra,
abbassando lo sguardo sul pokémon che lo seguiva fedelmente: «Ma è…»
iniziò, venendo interrotta da Rotomdex che sgusciò fuori dalla sua borsa e
si mise ad analizzare la creatura, fluttuando nell’aria.
«Smeargle. Pokémon pittore. Delimita i confini del suo territorio
dipingendo segni particolari con il fluido corporeo che secerne dalla
punta della coda. Nelle città, che ospitano molti Smeargle, i muri sono
pieni di graffiti.»
«Grazie, Rotomdex.»
«Sono qui per questo, rototototo.»
«Meowth è rimasto traumatizzato da questo affare» dichiarò Tom,
ridacchiando divertito e posando davanti a Nathaniel la stessa colazione
che aveva servito agli altri due: «Spero ti piaccia il Latte Mumu. Lo
facciamo arrivare direttamente da una fattoria di Akala.»
«Grazie mille, signore.»
«Akala?» domandò la ragazza, fissando il genitore e aggrottando lo
sguardo, mentre si mordeva il labbro inferiore e andava alla ricerca delle
poche informazioni che aveva della regione di Alola.
«E’ una delle isole del nostro arcipelago» le spiegò Nathaniel,
sorridendole e mettendo fine al suo rivangare fra le conoscenze che aveva:
«Alola è composta da quattro isole: Mele Mele, Akala, Ula Ula e Poni»
dichiarò, elencandole: «Tu che farai il giro delle isole le visiterai
tutte e sarai sottoposta alle prove di noi Capitani.»
«Voi Capitani?»
«I Capitani sono abili Allenatori che presiedono alle prove del giro delle
isole e hanno il compito di guidare chi le affronta» spiegò brevemente il
ragazzo dai capelli di fuoco e, preso il ciondolo che teneva appeso alla
borsa, mostrandoglielo: era in metallo dorato e aveva la forma di un fiore
a quattro petali con una pietra candida incastonata in uno di essi:
«Questo è il simbolo che rappresenta noi Capitani. Io sono l’unico qui a
Mele Mele.»
«Quindi tu ci metterai alla prova?»
«Appena Plagg vi riterrà adeguati.»
Marinette annuì, abbassando lo sguardo sul proprio latte: «Il tuo
Smeargle…»
«E’ il mio più fidato amico» sentenziò Nathaniel, sorridendo al pokémon:
«Io e lui…beh, a noi piace disegnare e quindi molto spesso andiamo alla
Grotta Sottobosco: è un posto molto bello e i panorami sono eccezionali.»
«Grotta…?»
«Si trova qui a Mele Mele: per raggiungerla ci vuole un giorno, a meno che
tu non abbia un poképassaggio.»
«Un poképassaggio?»
Nathaniel sorrise, chinando la testa e grattandosi il naso con la punta
dell’indice, mentre le guance gli si imporporavano leggermente e un timido
sorriso gli piegava le labbra: «Scusami, dimentico che non sei di qui.»
«A Luminopoli abbiamo i taxi e i Gogoat…»
«Sei di Luminopoli?» domandò Nathaniel, voltandosi verso di lei e
fissandola sorpreso prima che il volo gli si illuminasse con un sorriso
allegro e lo sguardo si sgranasse davanti la sorpresa e poi l’ammirazione:
«Sapevo che venivi da Kalos, ma non di preciso da che città. Uao! Io sono
venuto a studiare a Luminopoli!»
«Davvero?»
Il rosso annuì con vigore, sorridendole e voltandosi completamente verso
di lei, dandole piena attenzione: «Ero andato per seguire qualche corso di
pittura con Smeargle e mi sono innamorato del grande museo che c’era; per
non parlare dei vicoletti o della torre…» iniziò, muovendo le mani
nell’aria mentre Marinette annuiva alle sue parole, aggiungendo di tanto
in tanto qualche annotazione, che veniva accolta con un sorriso luminoso e
una nuova sequela di parole.
Adrien sbuffò mentre veniva completamente ignorato: poggiò il volto contro
il pugno chiuso e piluccò la propria brioche, mentre osservava i due
parlare e intendersela parecchio: lui non aveva visto molto al di fuori
dell’Agreste Paradise, quasi poteva dire di essere cresciuto in cattività,
quindi non sapeva assolutamente della città, che quei due elogiavano
parecchio.
E non gli piaceva neanche l’intesa che si stava creando.
Non gli piaceva quella situazione. Ecco.
Starnutì, notando che Rowlet si era avvicinato un poco a lui: quel
volatile sembrava fin troppo deciso a voler fare la sua conoscenza, mentre
Ledyba rimaneva indietro, nascosto dietro il pokémon d’erba.
Adrien starnutì nuovamente e si voltò speranzoso verso Marinette,
incontrando ancora la schiena di lei e trovandola ancora immersa nella
conversazione con Testa di baccamodoro: a quanto pareva non le importava
più niente della sua allergia o del fatto che Rowlet si stesse
pericolosamente avvicinando a lui.
Adesso stava parlando con Baccamodoro.
Si voltò, quando sentì la porta del Centro aprirsi e vide Nino fare la sua
entrata con il respiro affannato e piccole gocce di sudore che gli
imperlavano il volto: «Ho dormito troppo!» esclamò tonante, attirando su
di sé l’attenzione di tutti i presenti nell’interno e correndo poi verso
di loro con un sorriso a Tom, mentre Popplio arrancava dietro di lui: «Che
mi sono perso?» domandò, notando immediatamente l’amico di malumore e gli
altri due, ancora immersi in una conversazione fitta, completamente
estraniati dal mondo.
«Niente» borbottò Adrien, scendendo dallo sgabello e mettendosi lo zaino
sulle spalle, le labbra storte in una smorfia e lo sguardo verde diretto
verso la porta del Centro: «Andiamo o facciamo tardi a lezione.»
La professoressa Bustier osservò gli alunni con un sorriso tranquillo in
volto: «Oggi parleremo delle statistiche» dichiarò la donna, incrociando
le gambe all’altezza delle caviglie e fissando i piedi, prima di rialzare
lo sguardo sulla classe: «Come ben sapete, le statistiche, sono le sei
caratteristiche fondamentali che determinano ogni pokémon: la resistenza,
che i più fissati con i videogames chiamano punti salute, che determina
quanto un pokémon può resistere all’attacco avversario. L’attacco, ovvero
la forza dell’attacco fisico di un pokémon: per farvi un esempio un
Terremoto o un Dinamipugno saranno tanto più forti quanto più forte è
l’attacco del pokémon. La difesa è una contro-statistica dell’attacco: più
è alta e più si ha la possibilità di resistere alle mosse fisiche
dell’avversario» la donna si fermò, sorridendo: «Ci siete fino a qui?»
Rimase in silenzio, finché le teste di tutti non annuirono: «Ottimo.
Abbiamo poi l’Attacco Speciale che influenza la potenza di mosse speciali
come Tuono o Lanciafiamme e la Difesa Speciale che…beh, secondo voi cosa
fa questa statistica?»
«Come la Difesa indica la resistenza del pokémon agli attacchi speciali?»
buttò lì Adrien, ricevendo un cenno affermativo dalla donna.
«Esattamente, Adrien. Ha lo stesso ruolo della Difesa, cambia solo la
tipologia di attacco. Infine abbiamo la velocità che…» la professoressa
sorrise: «Non vi sto a spiegare cosa significa, giusto?»
«Mi scusi…» mormorò una ragazza, alzando la mano: «Ma dove posso sapere
quali statistiche ha il mio Slowpoke?»
«Per i più fortunati c’è il pokédex» dichiarò la professoressa Bustier,
allargando le braccia e indicando così i tre nella classe: «Noi altri
comuni mortali possiamo avvalerci di analizzatori e computer: quando
portate il vostro pokémon al Centro, potete chiedere all’infermiera di
fornirvi l’analisi delle sue statistiche» la donna si fermò, sorridendo ai
ragazzi: «Facciamo qualche esempio? Uno di voi tre potrebbe gentilmente
prestarmi il proprio pokédex.»
Adrien annuì, recuperando il suo Rotomdex dallo zaino e lasciandolo libero
di volteggiare fino alla donna: «Vorrei le statistiche base dell’attacco e
dell’attacco speciale di Toucannon, se possibile.»
«Toucannon. Attacco: 120. Attacco speciale: 75.»
«Grazie, Rotomdex» dichiarò la donna, incrociando le braccia e riportando
l’attenzione sulla classe: «Come vedete la statistica dell’attacco di
Toucannon è molto più alta di quella dell’attacco speciale. Cosa significa
questo? A cosa serve a voi come allenatori? Mettiamo che io catturo un
Pikipek e riesco a farlo evolvere in Trumbeak prima e Toucannon poi;
durante questo percorso, invece di aiutarlo ad apprendere mosse come
Aeroassalto o Volo, mi sono concentrata su mosse come Vampata o
Introforza. Che cosa comporta questo? Che io chiedo al pokémon qualcosa
che non è in grado di fare, perché la linea evolutiva di Pikipek è portata
più per gli attacchi fisici. Un altro esempio. Rotomdex, i dati dei due
attacchi di Vikavolt.»
«Vikavolt. Attacco: 70. Attacco speciale: 145.»
«Ecco. Qui abbiamo il caso opposto: una linea evolutiva che eccelle
nell’Attacco speciale e scarseggia in quello fisico» La Bustier si fermò,
sorridendo: «Ricordate che quello che fa di voi dei bravi allenatori non è
tanto vincere le lotte, ma comprendere il vostro pokémon e aiutarlo a
crescere e svilupparsi al suo meglio: a questo vi servono questi numeri, a
permettervi di aiutare il vostro pokémon a diventare ciò per cui è nato.
Capito?» si fermò, sorridendo alla classe: «Bene. Adesso vi farò qualche
esempio e voi dovrete dirmi come aiutereste il pokémon durante
l’allenamento» si fermò, indicando Adrien: «Tu per primo. Pelipper.
Rotomdex, i dati.»
«Pelipper. Attacco: 50. Difesa: 100. Attacco Speciale: 95. Difesa
Speciale: 70. Velocità: 65. Resistenza: 60.»
«Nella difesa?»
«Esattamente. Ma Pelipper ha anche un buon attacco speciale. Non
focalizzatevi su una sola statistica. Nino.»
«S-sì?»
«Trevenant.»
«Trevenant. Attacco: 110. Difesa: 76. Attacco Speciale: 65. Difesa
Speciale: 82. Velocità: 55. Resistenza: 85.»
«In Attacco e in difesa.»
«Sì, potrebbe essere una combinazione. Ma non sarebbe male nemmeno Attacco
e Resistenza. Il prossimo: Nathaniel. Politoed.»
«Politoed. Attacco: 75. Difesa: 75. Attacco Speciale: 90. Difesa speciale:
100. Velocità: 70. Resistenza: 90.»
«Lo aiuterei in Attacco speciale e resistenza, questo perché ha già una
difesa speciale ottima e aumentando la sua resistenza a incassare i colpi
riuscirebbe a battere l’avversario.»
«Ottimo modo di pensare» dichiarò la Bustier: «Questo è il modo di pensare
di un Capitano» decretò, mentre la campanella suonava e tutti iniziavano
ad alzarsi: «Pensate bene a quanto detto e cercate di capire come aiutare
i vostri pokémon» dichiarò, avvicinandosi poi ad Adrien e rendendogli
Rotomdex: «Grazie mille per avermelo prestato.»
«Si figuri, professoressa.»
Nino scivolò velocemente fra i banchi, fermandosi vicino Adrien e
Marinette: «Allora? Andiamo? Ho proprio voglia di catturare un bel
pokémon! Theo mi ha detto che nella periferia di Hau’oli si possono
trovare i Pichu! I Pichu!»
«Stai ancora sognando di avere il tuo Raichu personale?»
«Sì, problemi?»
«Nessuno» decretò Adrien, sistemando lo zaino sulle spalle e sorridendo
all’amico: «Ti accompagnerò nella caccia al Pichu, bro.»
«Tu vieni, Marinette?»
«Certamente.»
Pichu saltellò sopra una cassa di legno, dando le spalle a Nino e agitando
il sederino quasi come se lo prendesse in giro, facendo imbestialire di
più il ragazzo che, calcato meglio il berretto in testa, lanciò una sfera
contro il piccolo roditore dalla pelliccia principalmente gialla che la
rispedì indietro con un colpo di coda, prima di sparire nella vegetazione
di un giardino.
Adrien addentò la malasada, ridacchiando mentre Marinette, seduta vicino a
lui, stava cullando Ledyba che osservava con interesse la scena: «Non ce
la farai mai, amico» decretò il biondo, scuotendo la testa e vedendo il
piccolo roditore comparire nell’erba alta con un’espressione divertita sul
musetto.
«Volere è potere, bro! Quel Pichu sarà mio!»
Il biondo sospirò, scuotendo il capo e osservando l’amico andare
nuovamente alla carica contro il pokémon: «Staremo qui per molto, molto,
molto, molto tempo» sentenziò, mentre Nino si avventurava nel giardino di
una casa all’inseguimento dell’avversario: «Non è un problema per te,
Marinette?»
La ragazza negò con la testa, mentre alle loro orecchie giungeva il rumore
di qualcosa che si rompeva e l’urlo imbestialito di Nino: «Do-dovremmo
aiutarlo?»
«E’ la sua prima cattura. Deve farla da solo.»
«Si-sicuro?»
«Assolutamente.»
L’uomo si sistemò la giacca candida, osservando il proprio riflesso nello
specchio e incontrando in questo lo sguardo della sua dipendente, a pochi
passi dietro di lui: «Ancora nulla?» domandò freddo, mentre si voltava e
fissava la donna quasi fosse l’unica colpevole di tutto: «E’ sparito da
tre mesi con i miei pokémon. Come è possibile che sia scomparso così?»
«Stiamo setacciando tutto l’arcipelago, signore. Se qualcuno l’aiuta…»
«Trovatelo. E riportatemi i miei pokémon.»
«Sì, signore.»
Plagg inghiottì un triangolo di camembert, osservando il biondo uscire:
«Dove vai?» domandò, osservando il giovane che viveva con lui e non
capendo il perché si stesse preparando per uscire: Adrien non era solito
andarsene a spasso la sera e, il più delle volte, se ne stava rintanato
nella mansarda, che gli aveva offerto, a studiare testi sui pokémon.
«A fare un giro» dichiarò il biondo, mentre Litten lo superava e usciva
nella notte aloliana: «Torno presto.»
«A fare un giro…»
«Già.»
«Un giro che ti porterà a casa dei Dupain-Cheng, vero?»
«Beh, è qui davanti casa nostra.»
«Quando lo ammetterai che Marinette ti piace e stai usando ogni scusa
possibile e immaginabile – ci manca solo che le mandi un Cuorestampo – per
stare con lei?»
«E’ un’amica. E’ qui da poco e mi sono comportato veramente male con lei,
ecco perché cerco di passarci del tempo assieme. E quella battuta era
pessima» decretò, prima di uscire velocemente dal cottage malmesso e
raggiungere la casa dei Dupain-Cheng a una manciata di passi dalla sua; si
fermò, osservando la ragazza che, seduta sul porticato con Rowlet e
Ledyba, sembrava studiare assorta qualcosa sullo schermo di Rotomdex.
Rimase a fissarla un po’, mentre Litten, incurante di tutto e con tutta la
tracotanza del mondo, la raggiunse e si strusciò contro le gambe lasciate
nude dai pantaloncini corti: «Ciao, Litten» mormorò la mora, chinandosi e
carezzando il musetto del felino, proprio sul simbolo di pelo rosso.
Una zona che gli piaceva farsi accarezzare, Adrien lo aveva scoperto per
puro caso.
«Il suo punto debole è sotto il mento» dichiarò, palesando la sua presenza
e osservando Rotomdex, quasi ridacchiando alla schermata aperta: «Stavi
cercando il modo per aiutare Rowlet?» le domandò, fermandosi a pochi passi
da lei e, inclinato il capo, studiò le statistiche del pokémon volante.
Marinette annuì sospirando, tenendo lo sguardo su Litten mentre il giovane
si poggiava alla ringhiera delle scale e posava su di lei lo sguardo
verde, in attesa di risposta: «Ledyba è stato semplice: ho pensato a
velocità e difesa, gliel’ho anche proposto e mi ha detto sì. Almeno credo.
Ma Rowlet…» la vide alzare gli occhi e arrossire, quando incontro i suoi:
«Ecco. Mh. Ro-ro-rowlet è p-più co-complicato…»
Adrien annuì, voltandosi verso Rowlet che, poco distante da loro, sembrava
esser ben deciso a tormentare il povero Meowth della famiglia
Dupain-Cheng: si librava a mezz’aria e poi si lanciava con tutta la sua
forza contro il felino, riportandosi poi in una zona sicura quando l’altro
sembrava intenzionato ad attaccarlo: «A me pare molto portato per gli
attacchi fisici» decretò il biondo ridacchiando, osservando la palletta di
piume gettarsi nuovamente contro il pokémon.
«Di-dici?»
«Beh, sembra davvero il suo stile» decretò Adrien, indicando i due pokémon
distanti e ridendo: «Guarda come usa tutto il suo corpo contro Meowth. Per
non parlare di quando prova a farmi morire per via dell’allergia! Quello è
un attaccante fisico, fidati» dichiarò, annuendo alla sua stessa
convinzione e battendosi una mano sul petto, vedendo la ragazza sorridere.
Bene.
Era fiero di ciò.
Marinette stava sorridendo a lui e non a Baccamodoro.
Strinse la mascella, sentendo la voce fastidiosa di Plagg nella sua testa,
mentre la ragazza guardava interessata il match volatile-felino, ignorando
i suoi pensieri e i suoi dilemmi: no, non stava facendo tutto quello
perché aveva un’infatuazione per Marinette. No.
Era un’amica.
E lui non aveva mai avuto amici, almeno fino a quando non aveva conosciuto
Nino e, ora, anche Marinette.
Era sempre stato solo e non voleva ritornare a esserlo.
Lei era una preziosa amica e l’avrebbe tenuta stretta.
Pokémon che vengono solamente citati: Toucannon
| Trumbeak | Vikavolt
| Pelipper | Trevenant
| Politoed
Pokémon che compaiono nel capitolo: Pichu
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Titolo:
Laki Maika'i
Personaggi: Marinette
Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura,
romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic,
alternative universe
Wordcount: 3.341 (Fidipù)
Note: Alola! Eccoci ancora
nell'arcipelago di Alola e, con questo capitolo, si conclude la
parentesi della scuola pokémon con somma gioia del trio protagonista e
di me stessa: devo ammettere che è stato veramente complicato introdurre
le meccaniche base del competitivo nella storia e dare anche un senso
logico a tutto ciò. Ci sarò riuscita? Non so. Lo spero. Come spero di
aver passato il messaggio che in pokémon non c'è solo la cattura e il
collezionare creature, ma anche un rapporto di fiducia che si instaura
con la squadra e legami che si formano (sì, è vero. Sono solo pixel ma,
fidatevi, mentre giocate tutto questo va in secondo piano): quello che
si intraprende è un viaggio di formazione e crescita, che fai assieme ai
pokémon che formano la tua squadra; che tu sia il personaggio
protagonista o semplicemente il giocatore che lo muove, quando arrivi
alla fine del gioco non sarai mai più lo stesso che è partito dal paese
iniziale.
E dopo questa nota nostalgica e prima di lasciarvi ai ringraziamenti di
rito, come al solito vi ricordo che domani sarà aggiornata Miraculous
Heroes 3 e sabato sarà il turno di Lemonish.
Come sempre vi ricordo la pagina
facebook per rimanere sempre aggiornati.
E, infine, ma solo per questioni di ordine e logica, voglio ringraziare
tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie nelle vostre
liste.
Grazie tantissimo e di tutto cuore!
Armand D'Argencourt passeggiò nell’enorme
campo esterno alla scuola, osservando la classe lì riunita: «Avete appreso
come allenare un pokémon al meglio, come aiutarlo a sviluppare il proprio
potenziale innato e quest’oggi apprenderete qualcosa di altrettanto
importante: la strategia e le mosse» dichiarò l’uomo, fermandosi davanti
allo spaurato gruppo e osservandoli austero: «Il miglior potenziale e
l’allenamento più accurato possono andare in rovina, se non c’è una buona
strategia alle spalle.»
L’uomo si fermò, sganciando la pokéball che teneva appesa alla cintura e
lanciandola nel campo: un Bisharp comparve in posizione inginocchiata e,
non appena si fu materializzato completamente, si rialzò: «Bisharp.
Pokémon Fildilama» dichiarò Rotomdex, sgusciando fuori dalla borsa di
Marinette e scansionando il pokémon: «È molto crudele. Lascia che un
gruppo di Pawniard attacchi la preda e, quando è ferita e non può più
muoversi, la finisce.»
«Non mi piace quel pokémon» mormorò Marinette, afferrando Rotomdex e
regalando un sorriso imbarazzato all’insegnante: «C’è un modo per non
farti venire fuori a ogni occasione?» domandò poi rivolta all’apparecchio,
che trillò allegro in risposta.
«Auguri» bisbigliò Adrien al suo fianco, chinandosi un poco verso di lei:
«Io sto ancora cercando come non far scappare il mio.»
«Il tuo Rotomdex oppure Palletta di galassia?» domandò Nino,
intromettendosi nella conversazione e sistemandosi il berretto rosso,
rimanendo alle spalle dei due: «Il tuo zaino è pieno di aspiranti
fuggitivi, Adrien.»
«Anche questo è vero.»
«Ci sono due cose che dovete tener di conto, quando decidete la strategia
da usare e quali mosse volete insegnare alla vostra squadra: prima di
tutto i tipi delle mosse. Come i pokémon anche le mosse si suddividono nei
diciotto tipi e quindi potrete trovare mosse di tipo fuoco, acqua, erba e
così via; un’altra suddivisione è fra mosse fisiche, speciali e di stato.
Chi sa dirmi le differenze?» si fermò, fissandoli e scuotendo il capo
quando nessuno si azzardò a rispondere al quesito che aveva posto: «Le
mosse fisiche sono le mosse che si basano sull'Attacco del Pokémon che le
usa e sulla Difesa del bersaglio. Sebbene la maggior parte delle mosse
fisiche richieda un contatto fra i due pokémon, è da far presente che
questo non è propriamente necessario, infatti la mossa Terremoto è fisica,
benché non ci sia alcun contatto» si fermò, incrociando le mani dietro la
schiena e fissandoli austeri: «Una mossa Speciale è una mossa con cui
l'utilizzatore non tocca il suo avversario per infliggere danno. Chiari
esempi possono essere Tuono o Dragobolide. Se volete paragonare i due tipi
di mosse a un racconto fantasy: gli attaccanti fisici sono i cavalieri e
gli arcieri, mentre quelli speciali i maghi» D'Argencourt si bloccò
nuovamente, aspettando che le nuove informazioni venissero comprese da
tutte: «Infine abbiamo le mosse di stato: sono mosse che non infliggono
danni diretti, ma hanno vari effetti come infliggere alterazioni – ovvero
avvelenare, ipnotizzare, scottare, far addormentare, congelare –
modificare statistiche, il tipo o il bersaglio – se state effettuando una
lotta in doppio –, curare, togliere le alterazioni, respingere o
proteggere da un attacco, copiare le mosse» l’uomo si fermò, posando lo
sguardo sullo Smeargle di Nathaniel: «La mossa Schizzo, che sono soliti
apprendere gli Smeargle, è in grado di riprodurre alla perfezione
l’attacco del nemico.»
D'Argencourt annuì alle sue stesse parole, voltandosi verso il proprio
pokémon: «Bisharp. Danzaspada.»
Il Pokémon assentì, incrociando le braccia metalliche davanti a sé e
rimase immobile, le gambe ben piazzate per terra e il viso rivolto verso
la classe con gli occhi chiusi, quasi si stesse concentrando: rimase
immobile per una manciata di secondi, sciogliendo poi l’intreccio degli
arti superiori, portando le mani all’indietro e mettendosi in posizione di
attacco: «Quella che avete visto adesso è Danzaspada, una mossa di stato
che, attraverso la concentrazione, permette al pokémon di aumentare la
forza del proprio attacco» l’uomo annuì, richiamando il pokémon nella
propria sfera e fissando il gruppo: «Adesso voglio che vi dividiate in
gruppi di massimo tre persone e pensiate a un pokémon, dandogli un set di
quattro mosse.»
«Noi saremo assieme, vero?» domandò Nino, prendendo per le spalle Adrien e
Marinette, stringendoli contro di sé con un sorriso deciso in volto: «Ho
già in mente anche il pokémon: Pichu.»
«Uno a caso, eh?» chiese Adrien, indicando un punto del campo dove l’ombra
di una palma donava un po’ di riposo dal cocente sole.
«Ovviamente! Ah, dopo scuola torniamo in quel giardino! Quel Pichu sarà
mio!»
«Ti sei proprio fissato» mormorò Marinette, sedendosi e osservando i due
ragazzi fare altrettanto: «Allora, Pichu è un pokémon di tipo elettro.
Quindi…»
«Rotomdex, esci fuori» ordinò Adrien, fissando il tablet fluttuare fuori
dallo zaino e quasi venne imitato da Cosmog, venendo fermato da Adrien:
«Tu no. Dopo aver aiutato Nino andremo a Lili e lì potrai girovagare
quanto ti pare.»
«Po-posso ve-venire anch’io?»
«Certamente, Marinette.»
«Oh! Rimanete a cena da me!» Nino si batté la mano sul petto,
sorridendo ai due amici: «La mamma farà il piatto preferito di Fu!»
«Non quello, ti prego» mormorò Adrien, storcendo la bocca in una smorfia e
aprendola poi in modo da mostrare la lingua, imitando un conato di vomito:
«Tutto, ma non quello.»
«Qual è il piatto preferito di Fu?» chiese la ragazza, guardando
alternativamente i due ragazzi e non comprendendo: quale piatto poteva
preferire l’anziano Kahuna, tanto da schifare in quel modo Adrien?
«La pizza con le baccamango!» le rispose Nino, lo sguardo divertito,
dietro le lenti quadrate degli occhiali, era in palese attesa che le
parole venissero assimilate da lei.
«Bleah!»
«Concordo con Marinette» dichiarò Adrien, incrociando le braccia e
annuendo: «Quello non è cibo, è spazzatura.»
«Stranieri» dichiarò Nino, sbuffando e scuotendo la testa: «Non sapete
quello che perdete.»
«Perché stranieri? Posso capire io, ma…» Marinette si fermò, voltandosi
verso Adrien e sgranando lo sguardo quando vide che lui la stava, a sua
volta, osservando: «Cioè…io…ecco…»
«Adrien è arrivato qua tre mesi prima di te, Marinette» le spiegò Nino,
sistemandosi il berretto: «Ecco perché dico che è uno straniero. Ed è
anche un mangia-malasade.»
«Quelle sono buone!»
Marinette scosse il capo, osservando il professore camminare nella loro
direzione: «Avevamo detto Pichu, vero?» domandò, sorridendo ai due e
vedendo Adrien prendere immediatamente il Rotomdex e cercare le mosse del
pokémon: «Ok, io direi Fascino, Colpocoda, Elettrococcola e Scintilla.»
«E perché questo set di mosse?» domandò la voce di D'Argencourt,
fermandosi loro accanto: «Un Pichu. Scelta interessante, di solito vengono
usati pokémon in possesso.»
«Qualcuno si è fissato con un Pichu» spiegò Adrien, indicando poi le mosse
che Rotomdex aveva messo in evidenza sullo schermo: «Fascino
diminuisce l’attacco del nemico, Colpocoda invece fa abbassare la difesa
all’avversario e…»
«Elettrococcola e Scintilla sono due mosse di tipo Elettro che possono
anche paralizzare l’avversario» concluse per lui D'Argencourt, annuendo:
«Veramente un bel lavoro. Scegliete un nuovo pokémon e fatene un altro
set» sentenziò, andandosene poi verso un altro gruppetto.
«Che facciamo? Hai qualche altra fissa, Nino?» domandò Adrien, voltandosi
verso l’amico e vedendolo mentre storceva la bocca, la mente al lavoro
sulla ricerca di un pokémon da dirgli per completare il nuovo esercizio.
«Munchlax?»
Adrien annuì, andando a ricercare le mosse del pokémon e iniziando a
discutere con Nino delle possibili mosse da dare a un Munchlax: Marinette
si avvicinò a lui, osservando lo schermo di Rotomdex e balbettando qualche
risposta di tanto in tanto, aggiungendo così il proprio contributo al set
di mosse del piccolo Munchlax inesistente: da questo erano poi passati
alle forme finali dei loro pokémon e, per ognuna di queste, si erano
divertiti a ipotizzare vari set di mosse che li facessero arrivare alla
fine del giro delle isole.
Quando D'Argencourt li richiamò e loro tre alzarono la testa dallo schermo
di Rotomdex, Adrien notò quanto il sole si era abbassato all’orizzonte,
facendogli capire che avevano completamente perso la cognizione del tempo:
«Bene, sono rimasto molto stupito dai vostri set di mosse e, prima di
lasciarvi andare voglio dirvi solo poche cose: quando pensate alle mosse
da insegnare al vostro pokémon, ricordatevi di lui e della sua natura.
Insegnategli al massimo quattro mosse: ricordate che lui è come voi e non
può fare l’impossibile; ricordate di giocare di strategia e di considerare
la squadra nel suo insieme» D'Argencourt si fermò, piegando le labbra in
un sorriso: «Ma più di ogni altra cosa, ricordate che i vostri pokémon
sono compagni insostituibili: instaurate con loro un legame forte e
solido, dategli il rispetto e l’onore che meritano. E’ questa la vera
vittoria per un allenatore: avere pokémon che rispetta e dai quali viene
rispettato.»
Marinette s’irrigidì, sentendo il corpo di Adrien troppo vicino al suo: il
ragazzo aveva poggiato le mani dietro di sé e gravato il peso dell’addome
su queste, mentre era seduto – fin troppo vicino – accanto a lei; sebbene
non si toccassero, i pochi millimetri che li separavano sembravano essersi
annullati e lei poteva sentire il calore del corpo di Adrien attraverso i
vestiti che indossavano.
Non andava bene.
Per niente.
Nino era poco lontano da loro e stava provando a catturare nuovamente il
Pichu che, a quanto pareva, l’aveva atteso per giocare una seconda volta
con lui.
Sembrava che gli piacesse Nino e, sebbene avesse nuovamente colpito la
pokéball con la coda – facendola finire addosso a un povero Grimer, che
passava per caso, e decretando così il ragazzo nuovo allenatore del
pokémon –, in quel momento si vedeva benissimo quanto il piccolo pokémon
trovava divertente fluttuare nella bolla creata da Popplio: «Ce la farà
stavolta?» le domandò Adrien, inclinandosi lievemente verso di lei e
mandandola in iperventilazione.
Ci aveva messo un po’ a capire ma i segnali erano chiari: l’agitazione, lo
stomaco sottosopra, l’ansia che la vicinanza di Adrien le metteva addosso…
Adrien le piaceva. E anche tanto.
E il fatto che si era resa consapevole di questo non giocava a suo favore
ma, anzi, la rendeva molto più sensibile alla presenza del ragazzo,
soprattutto se non c’erano terzi elementi come in quel momento.
«N-n-n-non l-l-l-lo s-s-s-so» riuscì a dire, rendendosi conto di aver
balbettato molto più del solito e sobbalzò, quando Litten le saltò in
grembo; il pokémon felino la osservò, miagolando e poi accomodandosi sulle
sue gambe, sotto lo sguardo divertito di Adrien.
«Va tutto bene?»
«No. Sì. Cioè no sì» la ragazza si fermò, respirando profondamente e
annuendo poi con la testa: «Sì.»
Adrien annuì, sorridendole e aprì la bocca per dirle qualcosa, ma venendo
fermato dall’urlo di gioia di Nino: si voltarono, osservandolo mentre
andava a recuperare la pokéball nell’erba e subito lasciò uscire il
piccolo Pichu che, appena uscito, scosse il musetto e poi balzò verso
Nino, strusciandosi contro il suo collo: «Gli piaccio!»
«Pichu. Pokémon Topolino» sentenziò il Rotomdex di Marinette, mettendosi
davanti la ragazza e scattando qualche foto di Nino e Pichu: « È molto
carino, ma non sa ancora controllare bene l'elettricità e quando si
sta con lui, bisogna rassegnarsi a prendere la scossa a causa delle sue
scariche elettriche. Se non lo si tiene d'occhio, rischia di darsi la
scossa da solo» dichiarò, in tempo per vedere Nino sobbalzare leggermente
mentre le guance rosse del pokémon vibrarono di elettricità.
«Tutto ok, amico?»
«Tutto ok, bro. Diventerò il miglior conduttore del mondo» sentenziò Nino,
prendendo l’altra sfera e lasciando libero anche il secondo pokémon: «E
con te che ci faccio?»
Marinette osservò il Grimer, ben diverso da quelli viola e tossici che
aveva sempre visto a Kalos: questo era verde e con una striscia gialla che
sembrava disegnare il labbro inferiore: «E’ diverso» mormorò, studiandolo
mentre Rotomdex scattava nuove foto e lo analizzava.
«Grimer. Pokémon melma. I Grimer sono stati introdotti ad Alola per
risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti. A un certo punto il
loro aspetto è cambiato. I cristalli sul suo corpo sono grumi di tossine:
se si staccano e cadono a terra, rilasciano un veleno mortale.»
«Penso che Plagg non ti abbia parlato delle Forme Alola» sentenziò Adrien,
alzandosi dal gradino, in cui avevano trovato riposo, e allungandole una
mano per aiutarla a fare altrettanto: Marinette osservò le dita protese
verso di lei e, tremante, posò le sue venendo immediatamente issata su.
«Fo-forme Alola?»
«Alcuni pokémon hanno assunto forme diverse da quelle note nelle altre
regioni, per via dell’adattamento naturale ai microclimi di Alola» le
spiegò Adrien, lasciandole andare la mano e indicando con un cenno del
capo il Grimer: «Plagg le chiama forme regionali e si distinguono non solo
per via dell’aspetto, ma anche per le abitudini e alle volte anche per il
tipo. Non hai mai visto un Meowth Alola?» le domandò, vedendola storcere
la bocca e poi scuotere il capo: «Beh, è molto differente da quello dei
tuoi genitori: prima di tutto la pelliccia della forma Alola è sul
grigio-violetto e poi cambia anche il tipo non è solo Normale ma
Normale-Buio.»
«Capisco» mormorò Marinette, osservando Nino andare verso di loro con i
due nuovi acquisti: Pichu era salito sulla testa e, sdraiato sopra il
cappellino, li guardava curioso mentre Grimer era davanti alle gambe del
giovane e li fissava guardingo dal basso: «Benvenuti nel gruppo, Pichu e
Grimer» li salutò Marinette, sorridendo a entrambi.
«Ciao, nuove aggiunte!» esclamò Adrien, ridacchiando poi: «In pratica sono
l’unico che ha solo un pokémon. Devo rimediare.»
«Vero, vero.»
«Intanto so già a chi andrà la mia fetta di pizza alla baccamango. Non è
vero, Grimer?»
Plagg osservò il giovane dai capelli fulvi che, in piedi davanti il suo
bungalow, fissava il mare: «Vuoi dirmi qualcosa, Nathaniel? Dovrei
analizzare alcune mosse di Abra» dichiarò l’uomo, scendendo i gradini con
le mani infilate nelle tasche del camice: «E non ho voglia…»
«Sono pronto a far affrontare loro la prova.»
«Oh. Questa è una bella notizia.»
Nathaniel annuì, continuando a fissare il mare: «Io partirò oggi
pomeriggio per il luogo dove si svolgerà.»
«Stasera li informo e domani ti seguiranno. Sono certo che non vedano
l’ora, tutti e tre.»
«Lo credo anche io.»
Adrien poggiò entrambe le mani sulla ringhiera di legno del terrazzo,
mentre le chiacchiere che provenivano dall’interno della casa lo fecero
sorridere: era stata una cena allegra, in verità la famiglia di Nino era
sempre vivace e frizzante, tanto che alle prime volte lo avevano anche un
po’ spaventato.
Non era abituato a un simile clima familiare e, tuttora, faceva un po’ di
fatica ad assimilare, tanto che alle volte aveva bisogno di ritrovare un
po’ di solitudine e quiete: si voltò verso la sala da pranzo, osservando
Marinette ridere a qualcosa che le stava dicendo la madre di Nino; la
ragazza si voltò poi nella sua direzione e gli regalò un sorriso, mentre
le guance le si imporporavano di rosso, prima di tornare ad ascoltare
interessata la donna.
«Il sole e la luna brillano, l’uno di luce propria e l’altra di luce
riflessa, per illuminarci giorno e notte» cantilenò Fu, uscendo sul
terrazzo e fissandolo: «Lo sguardo di un innamorato brilla come il sole,
quando incontra la sua luce riflessa in quello del suo amore.»
«Ha parlato con Plagg?»
«No. Ma ho occhi per vedere.»
«Marinette è semplicemente un’amica ed io…»
«Ho forse parlato di Marinette, io?» domandò Fu, affiancandolo e fissando
la foresta che si estendeva oltre il terrazzo: «Non mi sembra di aver
fatto il nome di quella ragazza.»
Adrien storse le labbra, tornando a fissare il panorama, deciso a non
rispondere all’anziano: «La conosco appena» decretò dopo un po’,
imbronciandosi: «E poi non ho proprio il tempo di star a pensare a queste
scemenze.»
«Come sta andando la tua copertura?»
«Bene. Non si sono accorti di niente e sono giunto molto vicino al capo.»
«Non sanno che tu…»
«No, non pensano proprio che io sia qui. Stanno cercando ad Akala al
momento.»
«Temo che si accorgeranno di te, una volta che inizierai il giro delle
isole, però.»
«Starò attento e Cosmog…» Adrien si voltò, osservando il pokémon che
giocava assieme a tutti gli altri: «Lui starà nascosto.»
«Chi? Il pokémon fuggitivo?»
«Cercherò di tenerlo nascosto il più possibile.»
Fu annuì, voltandosi verso l’interno e notando una faccia nuova nella
stanza: «Oh. C’è Plagg» decretò, facendo cenno al ragazzo di entrare e
venendo seguito nella sala: «Qual buon vento ti porta qua, Plagg?»
«Vento di Fata» sghignazzò l’uomo, facendo gelare il resto: «Allora, oggi
ho parlato con il Capitano Nathaniel e – rullo di panciamburo, per favore
– ha decretato che siete pronti per la sua prova. Tradotto: preparate le
borse, che domani partite!»
«Partiamo? Per dove?» domandò Marinette, guardandosi attorno e notando che
solo lei non aveva compreso ciò che intendeva il professore con quelle
parole.
«La prova di Nathaniel, mia Occhioni Teneri Marinette, si svolge alla
Grotta Sottobosco» le spiegò Plagg, avvicinandosi e strizzandole le
guance, venendo poi scacciato da un gesto stizzito della giovane: «E’ a un
giorno di cammino da qua. Ci mettereste prima se io prendessi il mio
furgoncino e vi accompagnassi, ma gran parte dell’avventura e del fascino
del giro delle isole è proprio nel viaggio.»
«Tradotto: non ho voglia di accompagnarvi, andate a piedi e ci vediamo
quando tornate» decretò Adrien, sospirando: «Come se non ti conoscessi…»
«Perspicace il ragazzo, vero?» domandò Plagg, ridacchiando: «Su, su.
Andate a letto, adesso!»
«Ma quando partiamo? Domattina o nel pomeriggio? Perché io dovrei fare un
salto al Centro commerciale a prendere le ultime cose e…» mormorò
Marinette, fermandosi quando si sentì lo sguardo di tutti addosso: «Che ho
detto?»
«Donne» sospirò Adrien, ridacchiando: «Beh, anche io devo fare un po’ di
acquisti. Nino?»
«Non so. Dovrei controllare.»
«Facciamo così: domattina andate al centro commerciale appena apre,
prendete quel che dovete prendere e poi ci vediamo al Centro pokémon di
Hau’oli dove io, con il mio fazzolettino, vi dirò: laki maika’i! E, per
chi non è originario di Alola, significa ‘buona fortuna, spero che
tornerete tutti interi a casa’» dichiarò Plagg, incrociando le braccia e
fissandoli: «E adesso: Nino, tu vai a vedere se devi comprare qualcosa e
voi due di corsa a casa!»
«E tu?»
«Fu ed io abbiamo dei discorsi da fare.»
«Discorsi da fare…» decretò Adrien, infilando le mani nelle tasche dei
pantaloni e voltando un po’ il viso, verso le case di Lili: «Immagino che
discorsi hanno da fare» borbottò, facendo ridacchiare la ragazza: Adrien
sapeva essere così comico e affascinante al tempo stesso, si ritrovò a
pensare Marinette, non prestando caso al fatto che lui adesso la stava
fissando con interesse: «Cosa devi prendere?» le chiese Adrien,
riportandola con i piedi per terra e incontrando lo sguardo verde,
completamente attento e rivolto verso di lei.
«Co-co-cosa?»
«Al centro commerciale. Che cosa devi prendere?»
«Cose.»
«Ok. Nello specifico?»
Marinette si prese una ciocca di capelli, torturandola mentre cercava una
risposta da dargli: «Qua-qualcosa di comodo per il viaggio» mormorò alla
fine, tenendo lo sguardo basso e dando tutta la sua attenzione alla strada
del sentiero: «N-non ho nenti…cioè, niente.»
«Capisco» mormorò Adrien, assentendo: «In effetti anche io non ho nulla
per il viaggio e immagino che dovremmo essere il più comodi possibili e
passare anche per allenatori al primo sguardo.»
«Ma tu sei sempre così fantastico…»
«Cosa?»
«Niente. Non ho detto niente.»
Adrien annuì, continuando a camminare in silenzio al fianco della ragazza
e osservando il sentiero illuminato dai pallidi raggi lunari, ascoltando
il frinire di alcune pokémon insetto, nascosti fra la vegetazione; affondò
le mani nelle tasche, guardando dritto davanti a sé e notando la struttura
della casa della ragazza: era sempre stato così breve il tragitto da Lili
alla baia?
Seguì in silenzio Marinette, fino all’ingresso dell’abitazione: «Ci
troviamo domattina qui?» le domandò, ridacchiando poi e indicando la
palizzata in legno, poco distante: «O meglio alla palizzata. Come sempre.»
«O-ok.»
«Nino ci raggiungerà sicuramente al Centro per la colazione e poi tutti e
tre a fare acquisti.»
«Va-va bene.»
«Ottimo! Ci vediamo domani, allora.»
«A demain…domina…A domani!»
Adrien le sorrise, guardandola per un attimo prima di andarsene con Litten
al fianco e, solo allora Rowlet, planò in picchiata e le atterrò in
testa: Marinette prese il pokémon, stringendolo forte contro il petto:
«Sono nei guai, Rowlet» mormorò, affondando il volto contro il morbido
piumaggio del pennuto e abbracciandolo più forte: «Mi piace troppo. Anzi
no, sono proprio innamorata di Adrien!»
Pokémon che compaiono nel capitolo: Bisharp
| Pawniard | Munchlax
| Grimer (anche se,
devo ammettere, che Pawniard e Munchlax vengono solo citati).
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Titolo:
Laki Maika'i
Personaggi: Marinette
Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura,
romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic,
alternative universe
Wordcount: 3.729 (Fidipù)
Note: Alola! Nuovamente a Mele
Mele con i nostri tre baldi allenatori di Pokémon e...finalmente!
Finalmente s'inizio il tanto citato giro delle isole e, ovviamente, da
dove si poteva iniziare se non dall'isola dove i nostri tre protagonisti
vivono? E quindi ecco che, zaino in spalla e berretto in testa come ogni
buon allenatore, Adrien, Marinette e Nino partono per la loro avventura.
In questo capitolo, poi, faremo la conoscenza - a modo - del team
'malvagio', ovvero il Team Skull.
Vi ricordo che domani verrà aggiornata
Miraculous Heroes 3 con il secondo appuntamento settimanale,
mentre sabato sarà il turno di Scene.
Come sempre vi ricordo anche la pagina
facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole
anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a
tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle
vostre liste.
Grazie tantissimo!
Marinette si sistemò la felpa rosa e
bianca, strattonandola un po’ verso il basso perché la considerava troppo
corta per i suoi gusti; i jeans corti e sfilacciati erano perfetti e
ugualmente le scarpe di una tinta rosata molto simile a quella della
casacca: un look da perfetta allenatrice, le aveva detto la commessa,
mentre le passava i vestiti e la sospingeva verso il camerino.
La ragazza inclinò il capo, studiandosi allo specchio e, dopo un enorme
sospiro, tirò la tenda che la divideva dal resto del negozio: Nino stava
controllando alcuni cappelli e sembrava un vero allenatore di Alola con il
cappello, i pantaloni tagliati sotto il ginocchio e la maglia a maniche
corte.
Tutto rigorosamente nei toni del blu e del rosso.
«Sembri un’allenatrice!» esclamò la voce allegra di Adrien, prima che
qualcosa le fosse infilato in testa: Marinette riaprì gli occhi, che aveva
chiuso poco prima dell’assalto, notando che il biondo le aveva messo in
testa un cappello, di cui in quel momento vedeva solo la visiera.
Spostò lo sguardo sul biondo e le parole le morirono in gola, come ogni
volta: Adrien era perfetto. Lo era sempre, ma quel giorno era ancora più
perfetto del solito; indossava abiti semplici in verità: un paio di jeans,
una maglia nera e una camicia a mezze maniche bianche, i capelli biondi
erano nascosti da una berretta nera, mentre l’onnipresente zaino era già
sistemato sulle spalle.
Era semplice e perfetto.
«Sapevo che avresti scelto quella rosa» continuò il biondo, facendo un
cenno a Nino che li raggiunse subito: «Quindi abbiamo pensato di prenderti
questo.»
Marinette si tolse il berretto dalla testa: la visiera e il retro erano
bianchi, mentre la parte frontale aveva una tonalità rosa, molto simile
alla felpa che indossava, e su di questa risaltava il logo bianco
stilizzato di una pokéball: «Non si è un vero allenatore senza un
berretto» dichiarò Nino, avvicinandosi e prendendoli entrambi per le
spalle: «Non ci credo! Stiamo per iniziare il nostro giro delle isole!»
Il Rotomdex di Marinette scivolò fuori dalla borsa-marsupio – così l’aveva
additata Adrien, quando aveva visto la borsa che la ragazza aveva appeso
in vita – e si pose davanti a loro: «Foto! Rotototo!» dichiarò, mentre i
ragazzi si mettevano in posa con Marinette al centro; Rotomdex scattò
alcune foto e poi mostrò il proprio schermo ai tre, prima di tornarsene
nella sacca della ragazza.
«Siamo venuti benissimo.»
«Io sono venuto benissimo» sentenziò Adrien, ridacchiando: «Se mi va male
come allenatore, potrei fare il modello.»
«Sentilo come si pavoneggia!» dichiarò Nino, dandogli un leggero
scappellotto sulla nuca e ridendo: «Beh, abbiamo finito qui?»
«Vado a pagare e sono pronta» gli rispose Marinette, sistemandosi meglio
il cappellino che i due ragazzi gli avevano regalato, correndo poi verso
la cassa mentre Nino e Adrien si avvicinavano alla porta: «Dove andiamo
adesso?» domandò, dopo averli raggiunti e uscendo con loro dal negozio.
«Dobbiamo prendere altro? Come siamo messi a pokéball, pozioni e
quant’altro?»
«Io dovrei avere un po’ di pokéball e poi ho ancora tutto quello che ho
preso da Theo» dichiarò Adrien, indicando con un cenno del capo lo zaino:
«Marinette?»
«A-anche io.»
«Possiamo partire?»
«Facciamo prima un salto al negozio di malasade?»
«Adrien…»
«Ehi! Chissà quando potrò mangiarle di nuovo!»
«Come faremo a dormire? Non ci servono tende e sacchi a pelo?» domandò
Marinette, ricordandosi che il luogo dove si svolge la prova non era
esattamente vicino.
«Beh, vicino alla Grotta c’è un motel e poi i Centri pokémon forniscono un
servizio di pernottamento per gli allenatori» le spiegò Adrien,
sorridendole: «Non penso che avremo bisogno di tende e sacchi a pelo.
Almeno non qui a Mele Mele.»
«Qui-quindi viaggeremo sempre assieme?»
«Non ci vuoi?»
«N-no! Il contrario» mormorò la ragazza, scuotendo vigorosamente il capo:
«Sono contenta di non essere sola. Di solito, il viaggio di formazione
come allenatori si svolge in solitaria; almeno nella mia regione è così…»
«Non ad Alola» Nino le sorrise, prendendola per le spalle e stringendola a
sé: «Di solito qui si tende a far fare il viaggio a più allenatori
insieme, questo perché così riescono a costruire dei solidi legami: anche
Plagg, quando fece il suo giro delle isole, non era solo ma c’erano altri
due allenatori, che si chiamavano Tikki e Wayzz.»
«Quindi, Marinette, non ti libererai di noi» aggiunse Adrien,
affiancandoli e facendo l’occhiolino alla ragazza: «E adesso malasada!»
«Speravo te ne fossi dimenticato, bro.»
«Non dimentico mai una malasada.»
«Adrien» Nino lasciò andare Marinette, incrociando le braccia e fissando
l’amico da dietro le lenti degli occhiali: «Voglio togliermi una
curiosità: non è che tu vuoi partecipare il giro delle isole per fare un
malasada tour?»
«Sono veramente così trasparente?»
«Lo sapevo.»
Adrien ridacchiò, dirigendosi verso l’uscita del centro commerciale e
notando un piccolo capannello di persone, che sembrava decisa a non
mettere piede fuori dall’edificio: «C’è qualche problema?» domandò Adrien,
avvicinandosi a un distinto signore con una camicia dalle tinte accese e
la classica fantasia aloliana.
Sarebbe stato un vero rivale per il Kahuna Fu.
«Il Team Skull» decretò l’uomo, scuotendo la testa: «Qualcuno è andato ad
avvisare il Capitano Nathaniel, ma sembra sia andato fuori Hau’oli.»
«Sono dei tipacci davvero poco raccomandabili» sentenziò un’anziana,
stringendosi al proprio Machamp: «Ti costringono a combattere e cercano
pure di rubarti i pokémon.»
Marinette si avvicinò, cercando di capire qualcosa del discorso che
stavano facendo: anche a Kalos, per molto tempo, c’era stato un team che
spadroneggiava ma, da quanto aveva scoperto, era stato fermato da un
giovane allenatore; lei ricordava ben poco, in vero, essendo stata troppo
piccola all’epoca, ma in casa ancora adesso i suoi ne parlavano,
ringraziando quel giovane sconosciuto che aveva salvato tutti loro.
Forse era stato proprio per questo che aveva deciso, una volta raggiunta
l’età giusta, di voler fare l’allenatrice: quel ragazzo con i suoi pokémon
aveva fatto qualcosa d’incredibile e, ingenuamente, lei sperava che un
giorno…
Chissà.
Magari anche lei avrebbe fatto la differenza.
Scivolò fra le persone, cercando di andare a vedere questo famigerato Team
Skull, ma una presa ferrea le circondò il polso: sorpresa si voltò
indietro, osservando chi l’aveva fermata e trovando lo sguardo di Adrien
che sembrava attraversarla: «Abbiamo da fare noi» dichiarò il biondo,
tirandola lievemente e dirigendosi nella direzione opposta a quella in cui
tutti stavano guardando, mentre Nino li seguiva in silenzio.
«Ma…»
«Non è una cosa di cui possiamo occuparci noi, Marinette» continuò Adrien,
tirandola mentre lei si opponeva leggermente: Marinette si voltò indietro,
osservando Nino negli occhi e guardandolo mentre scuoteva la testa; la
ragazza abbassò il capo e si lasciò guidare, oltre il centro pokémon
vicino e, solo quando notò l’asfalto cedere il posto alla terra brulla,
rialzò il capo, osservandosi attorno: erano da poco usciti da Hau’oli,
voltandosi poteva vedere ancora le ultime case, eppure la natura aveva già
dominato la scena.
La strada era stretta fra due mura di pietra e una lieve salita era
davanti a loro, il tutto immerso nel verde onnipresente ad Alola:
Marinette si fermò, osservando il cartello posto a inizio della strada e
lesse velocemente le poche parole che erano state scritte.
Dove l’erba cresce rigogliosa…
In effetti, era vero e poteva notare le zolle di erba alta e verde, che si
muoveva nella brezza leggera: «Pe-perché non potevamo aiutare?» domandò,
voltandosi verso Adrien che, adesso, non la stava più tirando nonostante
lei si fosse fermata: «Potevamo…»
«Potevamo metterci nei guai. E’ quello che sarebbe successo: per quanto il
Team Skull è per lo più un gruppo di teppisti...»
«Abbiamo i nostri pokémon» lo interruppe Marinette, sfidando lo sguardo
verde con il proprio e sentendo l’agitazione montare dentro di lei: la
rabbia, mista al solito imbarazzo, le rendeva difficoltoso pensare e
ragionare.
«Che non sono ancora stati allenati e le avrebbero prese sicuramente…» Il
biondo sospirò, lasciandole il polso: «Saremmo stati solo un peso, fidati.
E poi ci sono i poliziotti a Hau’oli e il Kahuna sarebbe sicuramente
arrivato, anzi conoscendo Fu avrà già messo tutto in ordine.»
Marinette annuì, superandolo e lanciando una delle pokéball, facendo
uscire Rolle: «Penso sia il modo di dirti che non ti vuole vicino, adesso»
dichiarò Nino, poggiando il gomito contro la spalla di Adrien e osservando
la ragazza che si guardava intorno, studiando la zona.
«L’ho delusa.»
«Beh, potevamo…»
«Sarebbe stato troppo pericoloso» borbottò Adrien, tirando su con il naso:
«Preferisco che mi tenga il muso.»
«Non lo terrà per molto, fidati.»
«E tu come lo sai?»
«Segreto.»
Marinette ignorò i due, intenti a parlare fra loro, e salì la ripida
salita e osservandosi intorno: erba alta, rocce e qualche albero. Le
ricordava la zona vicino la nuova casa e, se inspirava profondamente,
poteva sentire l’odore salmastro del mare; alla fine si voltò verso il
sentiero alla sua destra e, spinta dalla curiosità, si avventurò con
Rowlet appollaiato sulla spalla: la strada era per un breve pezzo iniziale
stretta fra due pareti di pietra che, sul finire, cedettero il posto a un
ampio spazio aperto, ove siepi curati delimitavano quello che sembrava
essere, a tutti gli effetti, un cimitero
La ragazza rimase a bocca aperta, sostando immobile all’entrata, finché il
rumore di passi pesanti non la fece sobbalzare e voltarsi verso un Machamp
che, tenendo una donna fra le braccia, si avvicinò a una delle tombe
vicino a lei: «Tesoro…» mormorò la donna, sorridendo dolcemente alla
lapide: «Oggi ti ho portato dei fiori.»
Il Machamp si chinò, permettendo alla donna di scendere e posare il
piccolo mazzetto sulla tomba: «Sono meravigliosi, non trovi?» domandò,
mentre il pokémon urlò qualcosa nella sua lingua, sconosciuta agli uomini:
«Abbassa la voce, da bravo. Questo è un luogo di riposo.» Il pokémon gridò
nuovamente qualcosa e l’umana posò una mano su una delle sue braccia,
carezzandolo lievemente: «Su, su. Non c’è bisogno di piangere. Possiamo
venire a trovarlo quando vogliamo, no? Finché lo ricorderemo, sarà sempre
con noi.»
La donna si voltò, sorridendole dolcemente: «Oh, cara. Scusa per tutto il
chiasso» mormorò, facendo con le mani il gesto abituale di Alola per
salutare: «Questa è la tomba di mio marito e questo Machamp era il suo
pokémon» la donna si voltò verso la lapide, serena nel suo dolore: «Se lo
portò via un incidente stradale e riuscì a salvare Machamp, richiamandolo
nella pokéball giusto in tempo, ma non poté proteggere se stesso,
purtroppo» si fermò, sospirando pesantemente: «Sai, da allora Machamp non
ha più voluto saperne di tornare nella sua sfera. L’ha buttata via chissà
dove.»
«Mi dispiace tantissimo» mormorò Marinette, voltandosi verso la lapide e
scuotendo il capo: «Io…»
«Non fu facile affrontare la perdita: non riuscivo a perdonare l’altro
guidatore, ma poi incontrai lui e la sua giovane moglie e capii quanto
inutile fosse il mio odio» la donna si fermò, scuotendo la testa:
«Perdonami. Non volevo rattristarti con le mie chiacchiere. Ad ogni modo,
grazie per essere rimasta ad ascoltare una vecchia signora come me»
mormorò, spostando lo sguardo su Rowlet: «Immagino che vai di fretta, eh?
Sei una degli allenatori che fa il giro delle isole?»
«Sì»
«Spero che il sole e la luna veglino sul tuo viaggio. E anche su di te,
piccolo pokémon.»
Marinette annuì, osservando il Machamp chinarsi e prendere in braccio la
donna, prima di abbandonare quel luogo di morte ed eterno riposo: la
ragazza rimase immobile sul posto, facendo vagare lo sguardo e notando
qualcosa di arancio nascosto dietro una lapide; si avvicinò, cercando di
essere il più possibile silenziosa e si chinò, osservando un Growlithe,
disteso dietro la pietra funebre, e con una zampa ferita.
Marinette si chinò, sorridendo al pokémon, che aveva alzato la testa e la
fissava guardinga: «Signorina, è meglio che non si avvicini a quel
Growlithe» le disse un uomo, passandole accanto con un mazzo di fiori in
mano: «Si nasconde sempre qua per dormire ed è aggressivo.»
La ragazza annuì, voltandosi nuovamente verso l’animale e fissando la
ferita: «Posso curartela?» domandò, voltandosi e mettendo mano alla borsa:
un lieve ringhio si levò dal pokémon, ma Marinette lo ignorò e Rowlet
sbatté le ali, giusto per fare capire al Growlithe che non sarebbe rimasto
fermo: Marinette prese una pozione curativa e, lentamente, avvicinò la
mano alla zampa del pokémon, tenendo lo sguardo in quello scuro, che la
fissava di rimando. Spruzzò un po’ di pozione, sentendo il Growlithe
sibilare e ritrasse la mano, rimettendo la pozione all’interno della
borsa: «Spero che starai bene» dichiarò, rialzandosi e sorridendo al
pokémon: «Addio.»
S’incamminò per la strada che aveva percorso all’andata, accorgendosi
subito dei due ragazzi che la guardavano sorpresi e arrabbiati al tempo
stesso: «Ah. I-io…»
«Stai bene» sospirò Adrien, scuotendo la testa e fissandola, con le mani
sui fianchi: «Non fare il Cosmog della situazione, ok? Devo già pensare a
mister ‘io fuggo quando mi pare’.»
«O-ok.»
«Ehm. Marinette? Perché quel Growlithe ti sta seguendo?» domandò Nino,
indicando il pokémon che, a pochi passa dalla ragazza, tenendo lo sguardo
fisso su di lei mentre la coda sferzava l’aria, agitandosi festosa:
«Sembra molto interessato a te…»
Marinette sorrise, chinandosi e vedendo il pokémon avvicinarsi a testa
alta, fermandosi poi a pochi passi da lei: allungò una mano e il Growlithe
le leccò la punta delle dita, prima di farsi più vicino e strusciare il
muso contro il palmo aperto: «Sembra che le piaci…» mormorò Adrien,
sorridendo.
«L’ho semplicemente curato» mormorò la ragazza, affondando le dita nel
morbido pelo del pokémon, mentre il Growlithe mugolò piacente, come
risposta alle carezze: «Io non…»
«A quanto pare ti ha riconosciuto come suo allenatore» decretò Nino,
tirandosi leggermente su la visiera del berretto: «Non farà problemi se
gli lanci una pokéball…»
Adrien annuì, prendendo il Rotomdex e scansionando il pokémon, mentre
Marinette metteva mano alla borsa e recuperava una sfera bianca e rossa,
mostrando e ricevendo in cambio un abbaio festoso: «Growlithe. Pokémon
cagnolino. È intelligente e fedele, ma abbaia minaccioso contro gli
sconosciuti, contro chiunque invada il suo territorio e se qualcuno si
avvicina al suo Allenatore» lesse ad alta voce, sorridendo: «Ti sei
trovata un amico veramente interessante.»
Marinette sorrise, osservando il Growlithe essere risucchiato nella
pokéball e recuperando la sfera dal terreno: «Mi sono sempre piaciuti i
Growlithe, ma a Kalos era difficilissimo trovarli…»
«Benvenuta ad Alola, dove i tuoi sogni diventano realtà» dichiarò Nino,
allargando le braccia e sorridendo: «Ora ce ne possiamo andare? Abbiamo
perso un po’ di tempo fra l’andare al Centro commerciale e tutto, vorrei
raggiungere il Centro pokémon prima di buio.»
«Ok, ok.»
«E’ molto lontano?» domandò Marinette, mentre Rowlet spiccava il volo e
osservava la situazione dall’alto, con le ali ben spiegate.
«Giusto qualche oretta, dobbiamo solo andare dalla parte opposta
dell’isola» decretò Nino, facendo da apripista e raggiungendo nuovamente
la strada principale: «Il tutto perché qualcuno, di nome Plagg, non ha
voluto accompagnarci con il furgoncino, altrimenti risolvevamo in meno
tempo. Molto meno tempo.»
La ragazza annuì, seguendo i due ragazzi e rimanendo incantata da ciò che
offriva la regione: quanto poteva ancora innamorarsi di quella regione e
di ciò che offriva? Mele Mele, ovunque la guardasse, era natura
incontaminata e lei si sentiva completamente a suo agio.
Aveva chiesto a Rotomdex di scattare parecchie foto, imparando a
riconoscere la fauna locale: aveva visto alcuni Yungoos riunirsi attorno a
un esemplare più grande e dalla colorazione più sbiadita, Nino l’aveva
informata che quell’esemplare era un Gumshoos, l’evoluzione di Yungoos, e
che si stavano accordando su quale percorso scegliere per appostarsi e
trovare prede.
Aveva fatto anche la conoscenza dei Cutiefly, piccoli pokémon coleottero,
dalla colorazione gialla pallida, con delle ali relativamente grandi
rispetto al corpo: li aveva osservati mentre raccoglievano nettare e
polline dai fiori, essendo poi informata da Rotomdex che l’abilità
speciale di quei pokémon era percepire l’aura degli esseri viventi e, per
questo, si avvicinano alle persone particolarmente tristi e felici.
Era rimasta incantata da tutto ciò, tanto che a un certo punto non si era
accorta che i suoi due compagni di viaggio si erano fermati, andando a
sbattere contro la schiena del biondo: si massaggiò lievemente il naso,
spostandosi poi per vedere cosa aveva bloccato Nino e Adrien: due tipi
erano fermi in mezzo alla strada: «Yo, yo, yo» esclamò uno dei due,
muovendo le mani al ritmo di una musica inesistente: «Bando ai
convenevoli! Noi del Team Skull neanche salutiamo, andiamo dritti al
sodo!»
Marinette osservò sconvolta i due, vestiti di bianco e nero con quel
classico stile da rapper – che ogni tanto aveva visto in giro a Luminopoli
– e una bandana a coprirgli metà volto: «Team Skull?» domandò, vedendo
Adrien assentire con la testa e lasciare andare un lungo sospiro.
«Purtroppo.»
I due si mossero all’unisono, incrociando le braccia e terminando la
performance con una posa da culturisti, peccato che i due non avevano
nessun muscolo da mostrare e sembravano anche abbastanza ridicoli: «Ehi,
mocciosi. Poche storie! Dateci i vostri pokémon.»
«Mocciosi? Ma se abbiamo la stessa età…» dichiarò Nino, voltandosi verso
Adrien e sospirando: «Facciamo una sosta all’orto di bacche, prima di
raggiungere il Centro? Inizio ad avere una certa fame.»
«Ehi! Damerino! Come osi ignorarci?»
«Ci hai già fatto perdere abbastanza tempo!» dichiarò il secondo, andando
in aiuto del compare: «E’ ora di lottare! Occhio allo Sk-Sk.-Skull!»
«Quello balbetta come Marinette!»
«Ehi!»
«Nino…» mormorò Adrien, serrando la mascella e fissando l’amico: sembrava
teso, mentre i due membri del Team Skull tiravano fuori le pokéball e
facevano uscire i loro pokémon, uno Zubat e un Yungoos; Marinette alzò la
testa, facendo un cenno a Rowlet che, dall’alto, aveva la completa visuale
di tutto e sorrise, quando lo vide prendere la mira e lanciare un attacco
Fogliame contro i due ignari pokémon avversari, prendendoli di sorpresa e
aggiudicandosi così la vittoria.
«Co-cosa?»
Marinette alzò il braccio e Rowlet, planando dolcemente, si appollaiò,
strusciando il piumaggio contro il volto dell’allenatrice: «Cosa? Una
sconfitta lampo?» esclamò mentre il compare, dopo aver richiamato il
proprio pokémon sconfitto nella sfera, pensò bene di correre via.
«Lascia stare!» dichiarò quest’ultimo, fermandosi e voltandosi verso il
compagno, rimasto fermo davanti ai tre: «Squagliamocela! Faremo finta che
non sia mai successo! E poi chi li vuole i loro pokémon? Fossero almeno
carini, bah!»
«Ma sentili…» sospirò Nino, osservandoli fuggire via e scuotendo la testa:
«Tutto ok, bro?»
«S-sì» assentì Adrien, sorridendo e voltandosi verso la ragazza, che stava
coccolando Rowlet: «Fortunatamente con noi c’è Marinette. Penso proprio
che ti assumerò come guardia del corpo» decretò, facendole l’occhiolino e
voltandosi verso la direzione presa dai due membri del Team Skull: «Beh,
oggi volevi fare la loro conoscenza, no?»
«Pe-pensavo fossero poggio…paggio…puggio…peggio! Peggio! Avevi detto che i
nostri pokémon sono deboli e le avrebbero prese.»
«Mi sono sbagliato» commentò Adrien, sorridendo appena: «O forse qualcuno
ha allenato il suo Rowlet…»
«Sono solo degli idioti che si divertono a prendersela con chi è più
piccolo di loro…» decretò Nino, scuotendo il capo: «Certo, è sempre meglio
non averci a che fare comunque. E pensare che sono cresciuto con il loro
capo.»
«Ah. Davvero?»
«Sì, è originario di Mele Mele e giocavamo sempre assieme da piccoli, poi
è cambiato…» il ragazzo scosse il capo, osservando il cielo: «Che ne dite
di raggiungere il Centro pokémon? Così ci riposiamo e domani affronteremo
la nostra prima prova» decretò Nino, avvicinandosi a un albero di bacche e
chinandosi nel mucchietto sotto di esso, cercando di vedere se ce n’era
qualcuna salvabile; le bacche si mossero appena e fulmineo uno strano
granchio viola balzò fuori, sfidando Nino con lo sguardo e muovendo le
chele come se fosse un pugile: «Ma è…»
«Crabrawler. Pokémon Pugile» esclamò Rotomdex, balzando fuori dallo zaino
di Nino: «Protegge con le chele i propri punti deboli e, al momento
opportuno, contrattacca con potenti pugni. Quando perde, crolla schiumante
al suolo. A furia di sferrare pugni, le chele gli si staccano, ma
ricrescono sempre. La polpa al loro interno è poca, ma molto saporita.»
Nino sorrise, tirando fuori una pokéball e lanciandola: «Pichu! E’ il tuo
momento!» esclamò, mentre il piccolo pokémon fuoriuscì dalla sfera e si
guardò attorno, alternando lo sguardo fra Nino e il pokémon davanti a lui,
massaggiandosi poi le guanciotte rosse e rilasciando andare una potente
scarica elettrica, paralizzando l’avversario.
«Ma che…?»
«Penso abbia usato Tuonoshock, amico» dichiarò Nino, mentre Pichu
rilasciava andare una seconda scarica con la quale mandò k.o. l’altro
pokémon: «Beh, buona cattura.»
Nino assentì, lanciando la sfera e osservando il granchio viola essere
risucchiato all’interno, mentre, con le mani sui fianchi, osservava il
piccolo Pichu: «Tu ed io dovremmo fare un bel discorsetto, sai?» Il
pokémon lo fissò, inclinando il muso e poi emettendo versi allegri, prima
di correre incontro al ragazzo e gettarsi al suo collo, strusciandosi
contro di lui: «Ok, ho capito, ho capito»
Nino sospirò, mettendo giù il piccolo Pichu e recuperando la pokéball
della nuova aggiunta alla sua squadra: «Raggiungeremo mai il Centro?»
domandò Adrien, ridacchiando e scuotendo il capo mentre il gruppo si
rimetteva nuovamente in viaggio.
«Quella tipa era forte» esclamò il ragazzo, togliendosi la bandana dal
volto e lasciandosi andare contro il masso: «Ci ha battuti in un secondo.»
«Se lo sa il capo…»
«Non lo saprà.»
«E quanto mi pagherete per non dirglielo?» domandò una voce divertita,
mentre un giovane completamente vestito di nero apparve dall’ombra: i due
si misero subito sull’attenti, abbassando lo sguardo quasi come se
avessero paura di incontrare quello del nuovo arrivato.
Su Chat Noir giravano tante voci fra i membri del Team Skull: alcuni
dicevano che era una strana creatura, la fusione fra pokémon e uomo; altri
avevano detto che veniva da una regione lontana e il suo pokémon era
spaventoso…
In ogni caso, tutti sapevano che godeva della protezione del loro boss e
nessuno osava dire qualcosa in contrario.
Il capo faceva paura tanto quando Chat Noir.
«Allora?» domandò Chat, prendendo uno dei lacci della felpa e roteandolo
mentre rimaneva in attesa: «Io direi che i pokémon che avete preso ad
Hau’oli sono più che sufficienti. Che ne dite?»
I due annuirono, lasciandogli le pokéball e osservandolo mentre le
prendeva e se ne andava, silenzioso e nell’ombra com’era giunto.
Un rumore l’aveva svegliata.
Marinette aprì gli occhi, osservando l’oscurità del dormitorio e notando
qualcuno in piedi accanto al letto vicino al suo: sembrava si stesse
svestendo, infilandosi poi velocemente fra le coperte.
Richiuse gli occhi, tornando nuovamente nel mondo dei sogni mentre un
pensiero le balenò, prima che le spire del sonno la ghermissero: quel
letto…
Quello era il letto di Adrien.
Pokémon che compaiono nel capitolo: Growlithe
| Machamp | Gumshoos
| Cutiefly | Zubat
| Crabrawler
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Titolo: Laki Maika'i Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri Genere: azione, avventura, romantico, Rating: G Avvertimenti: longfic, alternative universe Wordcount: 3.532 ( Fidipù) Note: Alola! E' finalmente giunto il momento della prima prova del giro delle isole. Riuscirà il nostro trio di eroi a superarla oppure falliranno miseramente? Ai lettori l'ardua sentenza. E non mi sembra di avere nient'altro da dire. Come sempre troverete, alla fine del capitolo, i pokémon che sono apparsi e non sono mai stati trovati nei precedenti capitoli. Vi ricordo che domani verrà aggiornata Miraculous Heroes 3 con il secondo appuntamento settimanale, mentre sabato sarà il turno di Lemonish. Come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani. Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste. Grazie tantissimo!
Litten lo svegliò, strusciando il musetto contro il suo collo e leccandogli la mascella, facendolo sorridere: lentamente alzò una mano, carezzando la testolina nera e rossa, osservando assonnato il soffitto del dormitorio. Doveva essere molto presto, sentiva il corpo pesante e la mente confusa, segni inequivocabili che aveva dormito veramente troppo poco. Sospirò, voltandosi e sorridendo alla vista degli occupanti del letto accanto al suo: Marinette stava riposando tranquillamente con Rowlet che sonnecchiava sul cuscino, poco sopra la sua testa; Growlithe aveva poggiato il muso sulle cosce della ragazza, mentre Ledyba si era ritagliato un posticino in fondo al letto e Cosmog – fuggito come sempre dallo zaino – dormiva contro il seno della ragazza. Nel letto accanto a quello della ragazza, dall’altra parte rispetto al suo, Nino stava russando della grossa con Popplio acciambellato sulla pancia e Pichu che sembrava trovare comodo dormire sulla fronte del proprio allenatore. Adrien sorrise, scuotendo la testa e scendendo velocemente dal letto, stirando poi le braccia verso l’alto e sciogliendo i muscoli mentre Litten puntava le zampette contro il materasso, allungandosi e miagolando soddisfatto; balzò poi a terra, trotterellando verso la porta e fermandosi poi in attesa del suo allenatore: Adrien si infilò svelto la felpa nera, tirando su il cappuccio e recuperando la pokéball dallo zaino. Nessuno era sveglio, quindi poteva far sgranchire un po’ le gambe anche a lui. Raggiunse velocemente Litten e aprì la porta del dormitorio del Centro, dando un’ultima ai suoi compagni di viaggio, scivolando poi fuori e chiudendosi l’uscio alle spalle. «Dovresti veramente smetterla di uscire quando ti pare» mormorò Marinette, tenendo Cosmog fra le braccia e scendendo nella parte vitale del Centro Pokémon, guardandosi attorno e cercando trovare Adrien da qualche parte: quando si era svegliata, circondata dai suoi pokémon e con Cosmog nel letto, aveva subito visto che il letto del ragazzo era vuoto e, dopo essersi vestita, era scesa alla sua ricerca. La caffetteria stava aprendo in quel momento e anche l’infermiera di turno sembrava stesse sistemando tutto per una nuova giornata di lavoro ma di Adrien nessuna traccia; sospirò, avanzando nella stanza e sperando che il piccolo pokémon non attirasse l’attenzione. Growlithe e Rowlet la superarono, dirigendosi decisi verso l’uscita e facendo azionare il meccanismo delle porte scorrevoli: Marinette sbuffò, correndo dietro ai due pokémon con Ledyba alle calcagna; si guardò attorno, rabbrividendo nella fresca aria mattutina e osservò l’ambiente circostante, inspirando profondamente l’odore del mare e sorridendo ai pokémon, venendo poi attirata da alcuni rumori: si avvicinò alla ringhiera e rimase a osservare un allenatore, che si stava esercitando con il proprio compagno. Non aveva mai visto un esemplare come quello e non poteva neanche chiedere a Rotomdex, dato che lo aveva lasciato in camera. Sembrava composto da parti diverse fra loro e la fisionomia le ricordava quella di una chimera, che aveva visto una volta in un libro; il muso era coperto da una sorta di maschera grigia, marrone e verde, simile all’elmo di un cavaliere; il corpo era nero e le zampe anteriori verde acqua e ricoperte da spunzoni, mentre quelle posteriori erano della stessa tonalità del tronco. La coda poi sembrava la pinna caudale di un pesce. Non aveva mai visto nulla del genere e non capiva assolutamente se fosse possibile trovare un pokémon come quello. Beh, lo doveva essere visto che ne aveva uno proprio davanti agli occhi. Rimase a osservare, incuriosita quello strano pokémon, prima di scuotere il capo e guardarsi nuovamente attorno alla ricerca di Adrien: no, non era neanche lì. Non si era accorta di aver attirato l’attenzione dello sconosciuto, fino a quando non si voltò nuovamente nella sua direzione e lo trovò a fissarla – o almeno credeva lo stesse facendo, avendo il volto completamente coperto dal cappuccio scuro – con le mani ben piantate sui fianchi: «Hai perso qualcosa, principessa?» le urlò, con una nota divertita in volto. «Sto cercando un mio amico» rispose prontamente, sentendosi un po’ a disagio e avvertendo a pelle che, quel tipo, non le piaceva. Non poteva vedergli il viso, completamente nascosto dal cappuccio e questo la metteva in agitazione; l’osservò incrociare le braccia e piegare la testa di lato, prima di scuoterla un poco. «Spiacente, dolcezza. Qua ci sono solo io.» «Scusami se ho disturbato il tuo allenamento» dichiarò Marinette, stringendo Cosmog al seno e andandosene con Growlithe e Rowlet, verso l’entrata del Centro pokémon, sentendo addosso lo sguardo dello sconosciuto: si voltò, trovandolo nella posizione in cui lo aveva lasciato con lo strano pokémon al suo fianco. Che strano tipo. Era un idiota. Adrien sbuffò, addossandosi al muro posteriore del centro e osservando il sole che illuminava l’acqua: perché non l’aveva ignorata, invece di avvicinarla mentre indossava quei panni; abbassò lo sguardo verso la tenuta scura e sorrise, quando Tipo:Zero strofinò il muso contro di lui: «Scusami, amico» mormorò, carezzando il pokémon, mentre Litten si leccava una zampetta, tenendo lo sguardo giallo fisso su l’altro. Litten non aveva ancora accettato Tipo:Zero, lo vedeva da come il felino si comportava con lui, ogni volta che lo faceva uscire dalla pokéball, ma si rincuorava dicendosi che era solo questione di tempo e che, presto, i due pokémon avrebbero fatto amicizia. Esattamente come quelli di Marinette e Nino. «L’ho chiamata principessa» bofonchiò, chinandosi per terra e nascondendo il volto fra le mani: «E dolcezza» Litten miagolò e quasi gli sembrò di sentire la voce di Plagg: «Sono un idiota. Lo so.» Uno sbuffo si levò dall’altro pokémon, facendo ridacchiare Adrien che accarezzò un po’ i due compagni, prima che il cellulare vibrò insistente, nella tasca dei suoi pantaloni: «Sì?» mormorò, issandosi su e poggiandosi contro il muro dell’edificio: «Lila ti manco così tanto che hai deciso di chiamarmi? E’ proprio vero amore il tuo.» «Sono così innamorata di te che, appena ti vedrò, ti farò avvelenare dai miei pokémon.» «Uh. Sai che non mi piace quando usi la violenza.» «Dove sei Chat?» «A giro.» «Sì. Dove?» «Un po’ qui, un po’ lì. Sai che si dice dei felini, no?» «Che avete sette vite? Sono curiosa di vedere se è vero.» «Avete bisogno di me?» «No, volevo solo sapere perché hai derubato dei nostri. L’altra sera, per la precisione. Mi hanno chiamata completamente terrorizzati sia da te, che dal tuo pokémon.» «Uno che va in giro a dire ‘occhio allo sk-sk-skull!’ non merita di avere pokémon, secondo il mio modesto parere.» Un sospiro si levò dall’altra parte della linea e Adrien quasi s’immaginò la ragazza, mentre si prendeva la testa fra le mani: «Mi sembra di avere a che fare con un branco di bambini» borbottò Lila, dopo un po’: «Ti avviso, Chat. Un’altra mossa del genere e dirò tutto a Ivan…» «Dai. E dire che ti piace così tanto fare il doppiogioco…» «Sei avvisato.» La linea cadde e Adrien rimase a guardare la tastiera e il piccolo schermo, prima di sospirare pesantemente: «Uomo avvisato, mezzo salvato. Dice il proverbio» borbottò, recuperando la pokéball dalla tasca dei pantaloni: «Tipo:Zero, mi spiace. Ma è tempo di rientrare» ordinò, osservando il pokémon venire scannerizzato dal laser della sfera e poi assorbito all’interno. Doveva rientrare e sperare che Marinette fosse da qualsiasi parte, tranne che nel dormitorio, altrimenti sarebbe stato un bel problema spiegarle perché aveva addosso gli stessi abiti del tipo che l’aveva chiamata principessa. E dolcezza. Era proprio un idiota. «Mi ha chiamato dolcezza!» sbottò Marinette, picchiando il pugno contro il tavolo e facendo sobbalzare Nino: «Dolcezza! Ma chi lo conosce? Ma chi gli ha dato così tanta confidenza?» «Ecco perché non dovresti girare da sola: Alola è tranquilla, però ci sono molti turisti e allenatori stranieri che…» «Anch’io sono straniera.» «S-sì, però…» «Di che parlate?» domandò Adrien, avvicinandosi al tavolo e osservando i due: Nino sembrava impaurito, mentre Marinette… Beh, la ragazza era furiosa. «Di uno stupido» borbottò quest’ultima, mentre lui si sistemava, poggiando il vassoio della colazione davanti a sé e sorridendo appena: doveva essere veramente arrabbiata se non balbettava di fronte a lui e, anzi, gli parlava come se nulla fosse. Mh. Forse doveva farla irritare di più. Sembrava essere il modo migliore per avere una conversazione decente con lei. «Uno stupido?» «Marinette ti cercava stamattina, però ha incontrato uno che l’ha chiamata con nomignoli che non le piacciono…» «Non è che non mi piacciono – principessa era carino – ma chi si credeva di essere?» Appuntarsi, Adrien: chiamarla principessa, le piace. «Alola!» esclamò Plagg, entrando nel Centro Pokémon con Nathaniel al fianco e attirando l’attenzione dei pochi avventori mattinieri: «Eccoci qua, neanche avessimo usato Teletrasporto! Allora, com’è andata la scampagnata per la verdeggiante Mele Mele?» «Abbiamo perso Marinette in un cimitero e l’abbiamo ritrovata con un Growlithe» dichiarò Adrien, addentando la brioche e masticando lentamente: «Ah sì, poi abbiamo incontrato il Team Skull.» «Devono essere i due che ho battuto ieri ad Hau’oli» sentenziò Nathaniel, sospirando: «Non pensavo fossero fuggiti nella vostra direzione. Stai bene, Marinette?» «Certamente.» «Il suo Rowlet li ha sconfitti» dichiarò orgoglioso Adrien, voltandosi verso la ragazza e sorridendole: le guance di Marinette divennero immediatamente di un rosso intenso e la giovane chinò il capo, balbettando parole confuse e senza un filo logico. «Uh! La nostra Marinette è Troppo Forte!» esclamò Plagg, ridacchiando: «E ammetto che questa mi è venuta sul momento.» Adrien bevve un sorso di caffè, posando poi la tazza sul tavolo e voltandosi verso l’uomo: «Sai, sono quelle su cui pensi che mi fanno preoccupare…» «Piantala, biondino!» dichiarò Plagg, incrociando le braccia e fissandolo male: «Bene, appena avete finito di papparvi il pappabile, vi attendo fuori» sentenziò, girando e uscendo dal Centro. «Ma perché è entrato?» «Per darci fastidio, amico» sentenziò Adrien, divorando i resti della sua brioche e finendo il caffè, mentre Marinette e Nino lo imitavano e spazzolavano ciò che rimaneva delle loro colazioni, sotto lo sguardo divertito di Nathaniel: erano ansiosi di effettuare la loro prima prova del giro e lo si poteva vedere tranquillamente. Nino si alzò, riportando i vassoi alla caffetteria e andando a parlare poi con l’infermiera, consegnandogli le pokéball, quasi ad assicurarsi che i suoi pokémon potessero affrontare ciò che li aspettava al massimo delle loro forze; Marinette era rimasta seduta e aveva preso Rotomdex, studiando assorta lo schermo, quasi come se stesse pianificando chissà quale strategia e, infine, Adrien era rimasto immobile, con lo sguardo fisso davanti a sé. Per dirla alla Plagg, sembrava fosse in stato di Calmamente. Nino li raggiunse nuovamente al tavolo ed il suo ritorno fu come un segnale, per gli altri due, di alzarsi: «Come già sapete la mia prova si effettuerà nella Grotta Sottobosco» iniziò Nathaniel, facendo un cenno verso la porta del Centro e dirigendosi verso di essa con i tre allenatori alle calcagna: «Che si trova proprio davanti a quest’edificio.» Le porte scorrevoli rosse si aprirono davanti a lui e Nathaniel tornò fuori, respirando l’aria salmastra della mattina e indicando la grotta, alla cui entrata erano stati posti i classici totem che delimitavano le zone delle prove: erano due monoliti ai cui lati erano stati inseriti degli elementi triangolari, con i colori caratteristici dei quattro Tapu, i pokémon protettori di Alola. «Affronterete la prova uno per volta» continuò il rosso, scendendo le scale davanti al Centro e dirigendosi deciso verso la Grotta: «Adrien, sarai tu il primo.» «Che bello…» «Vi devo avvisare che i pokémon che troverete all’interno sono piuttosto temibili» continuò Nathaniel, fermandosi e carezzando uno dei totem: «Spero che abbiate fatto scorta di pozioni curative e quant’altro» si fermò, osservando i tre annuire: «Affrontare le prove del giro delle isole, per superare i propri limiti, è una delle usanze peculiari di Alola.» «Dimostrerete così il vostro valore bla bla bla» borbottò Plagg, avvicinandosi con le mani nelle tasche del camice: «Una volta che sarete entrati, potrete uscirne con onore solo dopo aver terminato la prova e preso il cristallo al suo interno.» «Il cristallo?» «La Grotta ha un percorso obbligato, che vi porterà a un piccolo altare, dove troverete tre cristalli bianchi: uno per ognuno di voi. Il vostro compito è recuperarne uno.» «Tutto qui? Mi sembra facile» dichiarò Adrien, sistemandosi lo zaino in spalla e sorridendo: «Sono il primo, vero?» Marinette rimase a guardarlo, mentre si avventurava all’interno della grotta, sparendo velocemente dalla loro vista, immergendosi nell’oscurità dell’entrata: adesso il loro compito era solo aspettare. Si sistemò sotto una delle palme che adombravano un po’ la zona, sedendosi e poggiandosi al tronco, mentre i suoi pokémon giocavano assieme a quelli di Nino, davanti a lei; il ragazzo si avvicinò, poggiandosi alla parete di pietra e tenendo anche lui lo sguardo sui loro compagni di avventura. Rimase ferma, lasciando che il tempo passasse e spostando poi lo sguardo verso l’entrata della grotta, quando vide Growlithe mettersi sull’attenti: Adrien apparve poco dopo con Litten al fianco e un sorriso soddisfatto in volto: «Ce l’ho!» dichiarò, alzando in aria il braccio destro e mostrando il cristallo. Plagg annuì e lo stesso fece Nathaniel, voltandosi verso i due rimasti fuori: «Nino» dichiarò il Capitano, e Marinette osservò l’amico sistemarsi il cappello rosso, regalandole un sorriso prima di avviarsi verso la grotta: si fermò un attimo da Adrien, poggiandogli la mano sulla spalla e poi riprese il suo cammino. Sarebbe stata l’ultima. Marinette si sistemò nuovamente a sedere, osservando Adrien raggiungerla con un sorriso in volto: «Sei nervosa?» le domandò, accomodandosi accanto a lei e togliendosi il berretto, passandosi poi le mani fra i capelli: «Non è impossibile come prova, Marinette.» «Ah no?» «No» decretò deciso il ragazzo, regalandole un nuovo sorriso: «La supererai brillantemente.» Marinette annuì, tirando su le gambe e poggiando il mento sopra le ginocchia, tenendo lo sguardo fisso sull’edificio bianco e rosso dall’altra parte della strada: «Immagino che a Kalos ci sono le classiche palestre, invece di prove come questa…» mormorò Adrien, facendole riportare l’attenzione su di lui: «Anche Plagg vorrebbe fare qualcosa del genere qui ad Alola: sta smuovendo letteralmente mare e monti per riuscire a far entrare Alola nel giro delle Leghe.» «Non sarebbe male…» «No, per niente» mormorò Adrien, guardandola negli occhi: «Avevi in mente di diventare allenatrice anche quando vivevi a Kalos?» La ragazza annuì, spostando di nuovo l’attenzione sull’orizzonte: «Qualche anno fa, Kalos venne salvata da un allenatore» dichiarò, sorridendo al ricordo: «Aveva iniziato da poco il suo viaggio come allenatore, ma era inciampato in qualcosa di più grosso di lui e non si è tirato indietro, ha combattuto con i suoi pokémon è fermato la distruzione di Kalos» Marinette si fermò, voltandosi verso Adrien e stringendosi nelle spalle: «Ho sempre sognato di essere come quell’allenatore, di fare la differenza. E’...» «E’ bellissimo, Marinette» dichiarò Adrien, tenendo lo sguardo in quello della ragazza: «E sono certo che, prima o poi, tu farai la differenza.» «Gr-grazie.» «E Nino è tornato!» Marinette balzò in piedi, voltandosi verso l’entrata della Grotta e osservando l’amico uscire con un Pikachu che trotterellava felice al suo fianco: «Ma che…?» «Si è evoluto!» esclamò orgoglioso Nino, chinandosi e prendendo il pokémon in braccio, strofinando il viso contro il muso giallo: «E l’ha fatto per me!» «E il tuo Pikachu è una signorina» sentenziò Plagg, con le mani sui fianchi: «Guarda la coda, quella forma a cuore è tipica delle femmine di Pikachu.» «E’ la miglior Pikachu al mondo.» «Spero che tu abbia preso il cristallo…» mormorò Nathaniel, sorridendo quando Nino gli mostrò la pietra candida: «Perfetto! Marinette.» La ragazza annuì, richiamando a sé i suoi pokémon e inspirando profondamente, voltandosi quando sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla: «Buona fortuna, Marinette» le bisbigliò Adrien, facendole l’occhiolino e sospingendola delicatamente verso l’entrata; fece un passo e poi un altro, avvicinandosi di più verso quel buco che sembrava sprofondare nell’oscurità più nera. Superò tutti, addentrandosi all’interno e dando così inizio alla sua prova: avvertì subito il cambiamento di temperatura, rabbrividendo e stringendosi nelle spalle mentre i suoi occhi si abituavano alla mancanza della luce intensa del sole e si guardò attorno, rimanendo senza fiato. La Grotta Sottobosco era composta da un’enorme stanza ricca di vegetazione che ricopriva le pareti di pietra e veniva inondata da una luce soffusa, che entrava da alcune fessure nel soffitto della grotta, donando a tutto un’aria suggestiva e magica: se avesse avuto più tempo, le sarebbe piaciuto ammirare quella meraviglia della natura in tranquillità. Ma non era quello il momento. Marinette lasciò andare un sospiro, continuando a osservarsi attorno e notando il percorso fatto di ponti in pietra, che univano le due parti della grotta: quella dove stazionava lei e l’altra, dalla parte opposta della stanza, e in cui c’era una seconda uscita. Nel mezzo esisteva solo il vuoto del baratro: si avvicinò lentamente al bordo, osservando l’oscurità che inghiottiva tutto. Non poteva sapere cosa le sarebbe successo se, accidentalmente, fosse scivolata e caduta. Si allontanò di pochi passi, mentre Rowlet le si posò sulla spalla, Growlithe si mise davanti a lei con Ledyba sulla groppa: «Andiamo?» domandò la ragazza, ricevendo in cambio dei versi che prese per delle risposte affermative; fece un passo, notando solo in quel momento i pokémon che la fissavano minacciosi. Yungoos. Li conosceva già. «A quanto pare non sarà un percorso facile…» mormorò la ragazza, sistemandosi il berretto in testa e inspirando profondamente: «Growlithe, usa Braciere contro i pokémon più vicini a te; Rowlet tu vola e lancia Fogliame, aprendoci la strada; Ledyba usa Comete e da supporto a Growlithe.» Li osservò eseguire immediatamente i compiti che aveva assegnato, iniziando a mettere KO gli avversari e, velocemente, raggiunsero l’altra parte della grotta, lasciandosi dietro una scia di Yungoos svenuti e storditi: «Scusate» mormorò la ragazza, sentendosi in colpa; voltandosi poi verso l’altra uscita della stanza di pietra e raggiungendo quella che sembrava essere la parte più profonda della grotta: era uno spiazzo completamente a cielo aperto e con un piccolo altare posto dalla parte opposta. Sicuramente quello dove Nathaniel aveva posto i cristalli. Fece un passo, guardandosi attorno e aspettando l’arrivo di qualche altro Yungoos, cosa che non avvenne e, rimanendo sempre in allerta, si avvicinò all’altarino, prendendo l’ultimo cristallo rimasto: era di forma romboidale e di pietra bianca e lucente, sembrava perfetto per la fessura che c’era nel suo Cerchio Z. Un ruggito si levò nell’aria e Marinette osservò un pokémon, molto simile a uno Yungoos, tranne per la particolarità che era bipede; il nuovo arrivato balzò nello spiazzo erboso e le ringhiò contro: «Gumshoos. Pokémon sorveglianza» esclamò Rotomdex, fuoriuscendo dalla borsa: «Scovate le tracce della preda, rimane di guardia sul posto senza battere ciglio fino al calare del sole, poi cede alla stanchezza. È ghiotto di Rattata e Raticate, ma poiché è un Pokémon diurno, non ne incontra molti. La perseveranza è la sua dote di spicco.» trillò allegro l’apparecchio: «Ti informo che questo è un pokémon dominante, Rotototo.» «E cosa è un Dominante?» domandò Marinette con una nota isterica nella voce, stringendo il cristallo nella mano e fissando il pokémon, arretrando finché non colpì con la schiena l’altare alle sue spalle: sentiva le gambe pesanti, quasi fosse un problema fare qualche passo, mentre il cuore batteva furioso nel petto: «Io non so cosa è un Dominante!» «Pokémon Dominante. I Pokémon dominanti sono particolarmente grandi rispetto agli altri esemplari della stessa specie. Inoltre il corpo di un Pokémon dominante emana un'aura speciale.» «Sì, in effetti ha un’aura speciale» bofonchiò Marinette, allungando le mani all’indietro e tenendosi all’altare, quasi fosse un’ancora di salvezza: «Io la chiamerei aura minacciosa.» «Rotototo! Buona fortuna! Rototototo.» Marinette fissò male il Rotomdex, socchiudendo gli occhi e inspirando profondamente, cercando di ignorare i ringhi minacciosi che venivano dal Dominante. Doveva assolutamente calmarsi, altrimenti non sarebbe riuscita a uscire da quella situazione. Inspirò lentamente, buttando poi fuori l’aria e riaprendo le palpebre: «Siamo arrivati fin qua e non intendo, tornare indietro senza il mio cristallo. Rowlet, usa Fogliame!» Il pokémon volò alto, lanciando le foglie come se fossero dardi e colpendo il Gumshoos dominante in più punti, evitando poi l’attacco avversario con una virata strategica in aria: «Beccata, adesso!» ordinò la ragazza, scivolando di lato e osservando Rowlet prendere la mira e colpire l’avversario: «Nuovamente, Rowlet!» Marinette continuò a indicare attacchi e schivate, fino a quando il dominante ringhiò contro di loro, mettendosi a quattro zampe; Rowlet si posava a qualche metro di distanza, pronto a sferrare un nuovo attacco, e Gumshoos scosse l’enorme capo, ritornando in posizione eretta e balzando sulla parte rialzata, che circondava lo spiazzo erboso, scappando poi verso una delle tane e rifugiandosi al suo interno, decretando così la fine dello scontro. Marinette rimase immobile, il cristallo stretto in mano, mentre osservava lo spiazzo completamente sgombro e il silenzio che regnava. Era finita oppure il pokémon dominante sarebbe tornato? «Ce l’abbiamo fatta?» domandò titubante, mentre Rowlet tubava allegro e volteggiava a mezz’aria, sbattendo le ali: «Ce l’abbiamo fatta!» esclamò contenta Marinette, allontanandosi dall’altare e saltellando sul posto, mentre anche gli altri suoi due compagni uscivano dalle loro sfere, per unirsi ai festeggiamenti; Marinette prese il pokémon alato, stringendolo al seno e affondando il viso contro il piumaggio morbido: «Grazie, grazie, grazie, grazie! E’ tutto merito vostro! Tuo, Rowlet» mormorò, scivolando a terra quasi come se le gambe non la reggessero più, sorridendo poi anche agli altri due e allungando una mano, stringendoli in un abbraccio goffo: «E di Growlithe. E di Ledyba. E’ tutto merito vostro!» Pokémon che compaiono nel capitolo: Tipo:Zero
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 2.501 ( Fidipù)
Note: Alola! Eccoci qua con un nuovo appuntamento di Laki Maika'i! Un capitolo leggermente più breve rispetto al solito, ma denso di cose devo dire: la mossa Z di tipo Normale, qualche confessione qua e là e qualcuno che inizia a fare...beh, quello che fa sempre: balbetti e frasi che farebbero sprofondare dalla vergogna. Detto questo, vi lascio subito subitissimo al capitolo e vi ricordo che domani verrà aggiornata Miraculous Heroes 3 con il secondo appuntamento settimanale, mentre sabato sarà il turno di Scene.
Come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!
Plagg osservò i tre allenatori che aveva preso sotto la propria ala mentre, seduti sui gradini antistanti il Centro Pokémon, parlavano fra di loro e gli ricordavano il periodo in cui anche lui era stato un allenatore alle prime armi: «Che ne pensi?» domandò al Capitano di Mele Mele, voltandosi verso il giovane accanto a lui e attendendo la sua risposta in un silenzio impaziente.
«E’ bellissima…» dichiarò sognante Nathaniel, mentre osservava anche lui il terzetto e facendo sbuffare Plagg: «Cosa?»
«Ti ho chiesto che ne pensi di loro come allenatori. Di tutti e tre» spiegò il professore, tirando lievemente su la visiera del berretto e fissandolo da dietro le lenti degli occhiali: «Posso capire che Marinette abbia una certa Attrazione sugli esponenti maschili, però…»
«Però cosa?»
«Penso che non sei l’unico che le ha messo gli Occhioni Teneri addosso.»
Nathaniel si voltò verso il trio, non notando niente di insolito a quello a cui si era abituato, mentre li osservava frequentare la scuola Pokémon, e sorrise: «Ciò non vuol dire che io non possa provarci. Non credi?»
«A breve partirà, lo sai? E se quel qualcuno si sveglierà un po’, non avrai tante chance. Fidati» dichiarò il professore, osservando il giovane stringere la mascella: «Sono stati in gamba, vero? Non mi aspettavo che sconfiggessero così velocemente i tuoi pokémon.»
«Ho facilitato loro la prova.»
«Con il Dominante che tu stesso hai allenato?»
Nathaniel non gli rispose, avvicinandosi al trio e attirando così l’attenzione di tutti: «Quello che avete ottenuto nella prova è il Cristallo Z di tipo normale, il Normium Z» dichiarò, sorridendo appena.
«Quindi è il Cristallo Z per le mosse di tipo Normale?» domandò Adrien, rigirandosi la pietra fra le mani: «Interessante.»
«Ricordatevi che, per poter usufruire appieno del potere Z, dovete avere una buona sintonia con il pokémon e dovrete eseguire questa mossa» Nathaniel fece alcuni passi indietro: incrociò le braccia davanti al viso, poi le abbassò lungo i fianchi e le alzò nuovamente, posizionandole tese davanti a sé e incrociate all’altezza dei polsi, tenendo i pugni chiusi; rimase fermo, chinandosi poi verso sinistra, sempre con le braccia incrociate e aprì i palmi, tenendo il braccio sinistro fermo mentre, con quello destro, puntò verso il cielo. Si riportò poi in posizione eretta e, stringendo nuovamente i pugni, si portò il braccio sinistro all’addome, mentre quello destro alla fronte.
Marinette l’osservò, spostando poi lo sguardo su Adrien e Nino, chiedendo con questo spiegazioni su ciò che aveva appena visto: «Ogni tipologia di Mossa richiede una serie di pose da parte dell’allenatore» spiegò Nino, abbozzando un sorriso e alzando le spalle: «Questo perché incanalano l’energia e la trasmettono al pokémon.»
La ragazza annuì, balzando in piedi e sorridendo a Nathaniel: «Posso rivederla?» domandò, mentre gli altri due la imitavano: passarono un po’ di tempo a provare e riprovare le pose che la Mossa Z di tipo Normale richiedeva: Adrien la eseguì quasi subito alla perfezione, mentre Nino e Marinette incespicarono un po’.
Il primo aveva problemi con la posizione finale, mentre la ragazza tendeva a cadere quando doveva chinarsi e poi rialzarsi.
Rovinò nuovamente a terra, dopo aver perso per l’ennesima volta l’equilibrio e rimase ferma, seduta a terra con le ginocchia sporche e le labbra strette, quasi fosse prossima al pianto: «Non ce la farò mai» sentenziò, scuotendo il capo e tirando la visiera del berretto, in modo da nascondere il viso: «Sono imbranata! Tanto! E cosa succede se sbaglio durante una lotta? E mando chissà quale energia al pokémon? Potrei distruggere tutto e poi…»
«Calmati, Marinette» dichiarò Adrien, avvicinandosi alla ragazza e allungandole una mano che, dopo una titubanza iniziale, l’altra prese: «Non è difficile come sequenza. Fidati.»
«Per chi non è imbranato come me.»
Adrien sorrise, abbassando lo sguardo verso i piedi della ragazza e picchiettandoli con il proprio: «Apri di più le gambe» dichiarò, annuendo quando lei eseguì ciò che gli aveva detto: «Ora esegui le pose fino a poco prima di chinarti»
Marinette annuì, eseguendo velocemente la parte che le era stata richiesta e rimanendo poi immobile, con le braccia tese e lo sguardo dubbioso su Adrien: «Adesso chinati di lato» dichiarò il ragazzo, immobile al suo fianco: «Fallo lentamente, finché non ti senti sicura…»
«E adesso cadrò» cantilenò la ragazza, eseguendo il movimento con lentezza senza tanta speranza di riuscire a completare il tutto anche a quel giro.
«Marinette…» la riprese Adrien, sorridendole mentre lei rimaneva immobile: «Ora, sempre con tutta calma, porta il braccio verso l’alto.»
La moretta annuì, compiendo un ampio arco con il braccio destro e tirandosi su lentamente, piegando i gomiti e posizionando i pugni ad altezza addome e fronte: «Ce l’ho fatta…» mormorò incredula, portandosi le mani al volto e sorridendo rivolta all’amico: «Ce l’ho fatta!»
«Devi solo trovare il punto giusto di equilibro» dichiarò Adrien, ricambiando il sorriso spontaneo che aveva illuminato il volto di Marinette: «Un po’ di pratica e la eseguirai alla perfezione.»
«E adesso che vi siete esercitati…» Plagg batté le mani, ridacchiando: «Beh, noi torniamo ad Hau’oli. Non è vero, Nathaniel?»
«E noi?» domandò Nino, voltandosi verso il professore e fissandolo con lo sguardo sbarrato: «Vuoi lasciarci qui?»
«Ehi, vi devo ricordare che avete iniziato il giro delle isole? Esplorate, catturate, conquistate.»
«Conquistare?»
«Sai a cosa mi riferisco, Adrien. Attrazione è sempre la soluzione» dichiarò l’uomo, facendo un occhiolino al giovane allenatore e poi afferrando il Capitano per una spalla e trascinandoselo dietro, mentre questi cercava in tutti i modi di liberarsi della presa ferrea del professore: «Ci vediamo ad Hau’oli!»
«Ma…» Nino li fissò, mentre si avvicinavano a un furgoncino scassato che era stato parcheggiato vicino il Centro, guardando Plagg far salire senza tante cerimonie Nathaniel e poi voltandosi verso i suoi due compagni di viaggio: «Ci lascia qui?»
«L’hai sentito? Dobbiamo esplorare, catturare, conquistare…»
Nino lo fissò per un minuto buono, prima di mandarlo a quel paese con un gesto della mano universalmente noto e salì le scale del Centro: «Voi andate pure! Io penso proprio che mi rilasserò qui, con i miei pokémon.»
«Sicuro?»
«Sicurissimo!»
Adrien sospirò scuotendo il capo e osservando l’amico entrare, prima di spostare l’attenzione sulla ragazza, che stava nuovamente eseguendo le pose per la Mossa Z di tipo normale: «Tu hai in mente di continuare a provare per tutto il resto della giornata?»
«Co-cosa?» domandò Marinette, bloccandosi e spostando lo sguardo attorno a sé: «Do-dov’è Nino?»
«E’ andato dentro» le rispose Adrien, infilando le mani nelle tasche dei jeans: «Vuole rilassarsi, ha detto. Tu che cosa farai?»
La ragazza scosse il capo, osservando il sole abbastanza vicino alla linea dell’orizzonte, segno che non ci sarebbero state molte ore di luce ancora e, sinceramente, non aveva molta voglia di star fuori al buio con la possibilità di incontrare qualche pokémon spettro: «Non so…» bisbigliò confusa, guardandosi attorno e non riuscendo a decidere cosa fare, sembrandole un vero spreco di tempo e possibilità passare il resto della giornata al Centro: «Io…»
Adrien si massaggiò la mascella, aggrottando la fronte: «Se non erro…» iniziò, mordendosi il labbro inferiore: «…qui vicino ci dovrebbe essere un prato.»
«Un prato?» domandò Marinette, interessandosi immediatamente: aveva sempre amato i giardini a Kalos, perché vi si potevano facilmente trovare dei pokémon di tipo folletto come i Flabébé: piccoli folletti con la pelle bianca e le grandi orecchie, che andavano in giro attaccati al pistillo di un fiore e con una graziosa coroncina in testa.
Aveva sempre desiderato catturarne uno, quando ancora pensava di compiere il suo viaggio di formazione a Kalos.
«Mh. Sì, ci sono venuto una volta con Plagg: voleva studiare le mosse di alcuni pokémon e, se non ricordo male, dovrebbe essere qui vicino. Vuoi andarci?»
La ragazza annuì, illuminandosi in volto e osservandolo mentre si guardava attorno, cercando di raccapezzarsi: attese, finché Adrien non annuì e indicò poi la direzione opposta a quella da cui erano giunti il giorno precedente: «Dovrebbe essere da quella parte. Credo» dichiarò, massaggiandosi la nuca e sorridendo appena: «Al massimo diamo un’occhiata alla zona, no?»
Il motore del motoscafo si spense e la donna osservò gli addetti eseguire alacremente il loro lavoro: «Il direttore?» domandò, una volta attraversata la passerella e giunta sul molo, fissando il giovane uomo dai capelli mori con dei riflessi violacei.
«E’ nei suoi appartamenti» dichiarò l’altro, sistemandosi la giacca candida del completo e regalando un sorriso timido alla donna, chinando appena la testa: «Ha detto di avvisarlo immediatamente quando sarebbe arrivata, madame Nathalie.»
«Ottimo, Nooroo» dichiarò Nathalie, sistemandosi gli occhiali e avviandosi con passo deciso verso l’ascensore: «Ci sono stati problemi in mia assenza?»
«Nessuno, madame.»
«Il progetto?»
«Sta continuando come da programma, madame.»
Nathalie annuì, facendo un cenno al dipendente che si occupava dell’ascensore e fissando davanti a sé, con sguardo serio: «Dobbiamo trovarlo…»
«Sono certo che il signorino Adrien non volesse…»
«Cosa volesse o non volesse non è interesse nostro, Nooroo. Il signorino Adrien ha sottratto importante materiale per le nostre ricerche ed è nostro compito ritrovarlo e assicurarci che tutto venga recuperato.»
«S-sì.»
Adrien sbuffò, osservando Cosmog volteggiare sopra alcuni fiori e fare amicizia con degli Oricorio, simpatici uccellini dal piumaggio giallo che avevano dei buffi pon-pon alla fine delle ali: «Sei scandaloso!» borbottò, spostando poi l’attenzione su Marinette che, seduta su una sporgenza, faceva dondolare i piedi sopra il mare giallo di petali: «Non catturi niente?» le domandò, avvicinandosi e tirando su con il naso: «Pensavo che a voi ragazze piacessero i pokémon carini, tipo quello» dichiarò, indicando un piccolo pokémon verde chiaro, che ricordava un bulbo di una pianta e sulla cui testa spuntava un ciuffo di tre foglie: «Mia madre ne aveva uno…»
«Tua madre era un’allenatrice?»
«Sì» assentì Adrien, sedendosi accanto alla ragazza e osservando il mare di fiori gialli che si estendeva per tutta la gola che veniva chiamata Prato di Mele Mele, un piccolo paradiso nascosto dove i pokémon erba sembravano aver trovato un rifugio dai loro predatori e dagli allenatori desiderosi di catturarli: «Amava tantissimo i pokémon e loro la ricambiavano…»
«D-dov’è adesso?» domandò Marinette, pentendosi subito di aver posto quel quesito perché lo sguardo di Adrien si rabbuiò: la ragazza chinò il capo, osservando la punta dei propri piedi e sorridendo lieve, quando sentì Growlithe darle un piccolo colpo con il muso; alzò la mano, carezzando il pelo morbido e rimanendo in silenzio, ascoltando i versi di alcuni pokémon in lontananza.
«Lei…» la voce di Adrien la riscosse, facendola voltare verso di lui e guardandolo mentre teneva lo sguardo fisso davanti a sé: «Lei è scomparsa.»
«Mi dispiace…»
«Ero piccolo. Ricordo poco.»
Marinette annuì, abbassando nuovamente la testa e immaginandosi come si sarebbe sentita se sua madre fosse sparita, maledicendosi per aver dato ad Adrien un simile dolore: «Io…» bisbigliò, sentendosi in colpa per ciò che la sua ingenua domanda aveva scatenato: «Io non volevo.»
«Non potevi sapere» dichiarò Adrien, scuotendo il capo e regalandole un sorriso tranquillo: «Ero piccolo, ricordo veramente poco di lei so che aveva un pokémon come quello e poco altro.»
La ragazza annuì, tirando su le gambe e abbracciandole, mentre posava il mento sulle ginocchia: «A Kalos non c’erano prati del genere» mormorò, ricordando la sua regione d’origine e cercando di spostare l’argomento su questioni più tranquille.
«Com’è Kalos?» le chiese Adrien, piegando una gamba e, usandola come appoggio, incrociò le braccia e vi poggiò sopra la testa, dedicando la sua completa attenzione a Marinette.
«Elegante» dichiarò la ragazza, sorridendo al ricordo della sua città: «Variegata. Variopinta. Luminopoli è moderna e all’ultima moda, ma vicino c’è Castel Vanità e la Reggia Aurea che ricordano il passato della regione, poco più lontano invece c’è Cromleburgo a cui ci si arriva attraverso la Strada del Menhir, la chiamano così perché megaliti che escono dal terreno e piccole pietre che adornano il percorso.»
«Sembra bella…»
«Lo è» dichiarò la ragazza, voltandosi verso di lui con un sorriso in volto e arrossendo di botto, quando notò l’intensità dello sguardo verde che la fissava: «E’…è….»
«Immagino che non hai preso bene l’idea dei tuoi di venire a vivere qui.»
«Io…»Marinette poggiò la fronte contro le ginocchia, sospirando profondamente: «A-a-all’inizio» balbettò, sorridendo dolcemente: «Ma Alola mi ha conquistata e mi sento così a mio agio qui» si fermò, alzando il volto e osservando il mare di fiori che ondeggiava nella lieve brezza che c’era, mentre i petali gialli venivano trasportati dal vento: «A Kalos non c’è l’odore di fiori e mare ovunque, la gente non ti saluta con gesti delle mani e lì non ci sei…»
«Non ci sono…»
«Niente! Assolutamente niente!» dichiarò Marinette, sgranando lo sguardo celeste e ringraziando qualsiasi pokémon protettore le venisse in mente, Tapu Koko in primis.
Lì non ci sei tu, questo stava dicendo ma, fortunatamente, Adrien l’aveva interrotta prima che completasse la frase, perché sarebbe stato alquanto imbarazzante spiegare il perché di tali parole.
«Io invece sono nato e cresciuto qua» le spiegò Adrien, con un’alzata di spalle: «Non propriamente a Mele Mele, qui ci sono finito da qualche mese.»
«E do-dove?»
«Beh, se te lo dicessi…» Adrien si fermò, sorridendole: «Perderei il mio fascino misterioso, quindi non te lo dico.»
«Come se tu potessi perdere fascino…»
«Cosa?»
«Nu-nulla.»
Adrien la fissò, annuendo poi con la testa e rialzandosi, stirando le braccia verso l’alto: «Sei veramente sicura di non voler catturare nessun pokémon qui?» le domandò e Marinette negò con la testa, timorosa di potersi far sfuggire altro dalla bocca, qualcosa tipo: catturerei volentieri te, splendore.
Si sentì il volto in fiamme e si voltò dalla parte opposta, maledicendo la conoscenza del professor Plagg: era tutta colpa sua se stava facendo simili battute nella sua mente.
Sì, tutta colpa di Plagg.
E di Adrien che era veramente splendido e meraviglioso.
Era tutta colpa loro.
Adrien le sorrise, allontanandosi un poco da lei e richiamando Cosmog, mentre Marinette rimase a osservarlo: avrebbero dovuto viaggiare assieme ancora per parecchio tempo, dato che il giro delle isole comprendeva l’intero arcipelago di Alola.
Come avrebbe fatto?
Certo, adesso riusciva a parlargli pseudo-normalmente se non lo guardava e si concentrava su altro, ma il problema era che iniziava a sfuggirle qualcosa e…
Beh, Adrien non sembrava interessato a lei in quel senso.
E questo le faceva male, veramente male.
Si portò una mano all’altezza del cuore, massaggiandoselo sopra la maglia mentre Rowlet le atterrava dolcemente sulle gambe, fissandola in volto e aprendo il becco, senza emettere alcun suono: «Sto bene» dichiarò, chinando la testa e sfiorandogli il muso con il naso: «E’ solo una delusione amorosa. La saprò affrontare, fidati.»
Rowlet mormorò qualcosa, aprendole ali e poi richiudendole, mentre anche Growlithe e Ledyba le si avvicinavano, strusciandosi contro di lei: «Grazie, ragazzi» bisbigliò, allargando le braccia e stringendo i suoi pokémon: «Concentriamoci solo sul superare questo giro delle isole, ok? E ignoriamo i ragazzi, per quanti bellissimi e gentilissimi. Ok?»
«Che state facendo voi quattro?» domandò Adrien, avvicinandosi con un Cosmog per nulla contento fra le mani e starnutendo, tirando poi su con il naso: «Questo posto sarà la mia tomba. Lo sento. Tutte queste piume…»
«To-torniamo al Centro.»
«D’accordo.»
Pokémon che compaiono nel capitolo: Flabébé | Oricorio | Petilil
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 2.857 ( Fidipù)
Note: Alola! Eccoci qua con un nuovo appuntamento di Laki Maika'i! La prova del Capitano Nathaniel è superata e adesso si prospetta una nuova sfida per i nostri tre baldi allenatori: la Grande Prova contro il Kahuna Fu, prima di poter essere pronti di visitare la seconda isolar dell'arcipelago di Alola. Detto questo, vi lascio subito al capitolo e vi ricordo che domani verrà aggiornata Miraculous Heroes 3 con il secondo appuntamento settimanale, mentre sabato sarà il turno di Lemonish.
Come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!
Marinette sospirò beata, rigirandosi nel proprio letto e stirando le braccia verso l’alto, mentre la luce forte del sole di Alola entrava dalle fessure nella persiana: il giorno prima erano tornati stanchi morti e, sinceramente, ricordava poco o nulla.
Aveva salutato i genitori, si era faticosamente trascinata fino alla sua camera e si era buttata sul letto, addormentandosi quasi di botto.
Si portò le mani al viso, massaggiandoselo e cercando di scacciare via i postumi della dormita mente si girava e fissava i suoi pokémon, che dormivano profondamente sul peluche gigante a forma di Ditto che aveva comprato parecchi anni prima, quando era andata a trovare la famiglia di sua madre a Kanto.
Rimase a fissarli, osservando come Rowlet e Ledyba dormivano con il muso nascosto contro il pelo di Growlithe fino a quando il pokémon canino non si destò e la guardò di rimando: «Buongiorno» mormorò la ragazza, vedendolo alzarsi e stiracchiarsi, svegliando così anche gli altri due e poi trotterellare deciso verso di lei e poggiare la testa sul bordo del materasso.
Marinette sorrise, facendosi da parte e lasciando abbastanza spazio ai pokémon per sistemarsi accanto a lei: carezzò Ledyba lungo le due lunghe antenne che aveva in testa, segno inequivocabile che fosse maschio e grattò Growlithe sotto al mento, sorridendo quando il pokémon abbaiò festoso e infine dedicò un po’ di attenzione a Rowlet, lisciando il farfallino verde: «Siete dei viziati» ridacchiò, muovendosi un poco e facendo intuire ai suoi compagni che si sarebbe alzata.
Growlithe balzò giù e fu subito seguito dagli altri due, mentre lei si metteva in piedi e si scioglieva i muscoli della schiena, leggermente intirizziti dal lungo sonno: si guardò la maglietta e i pantaloncini che aveva usato per dormire – aveva avuto la forza per cambiarsi? – e decise di scendere così per la colazione, tornando poi in camera dopo per rendersi più presentabile.
Sempre se fosse uscita…
In vero, tutto ciò che aveva in mente di fare era semplicemente rilassarsi e godersi un poco di riposo.
Non sapeva cosa l’avrebbe attesa adesso, dopo aver completato la prima prova, ma era certa che doveva preservare le energie.
Sbadigliò, strusciandosi gli occhi e scendendo le scale, facendo ben attenzione a dove metteva i piedi, entrando poi nella cucina e fermandosi alla vista del biondo che stava tranquillamente mangiando la colazione al bancone; sua madre le sorrise e Adrien si accorse dell’espressione della donna, voltandosi e regalandole anche lui uno splendido sorriso: «Alola, Marinette!» esclamò, posando la brioche e compiendo il rituale di saluto: «Riposata?»
«Che…che…che…che…»
«Ho visto Adrien quando ho fatto uscire Meowth e l’ho invitato» dichiarò Sabine, spiegando la situazione: «Allora, piccola Snorlax, dormito a sufficienza?»
«Mamma!»
«Anche io sembravo uno Snorlax» dichiarò Adrien, osservandola mentre rimaneva nei pressi delle scale: «Carina la maglia!»
Marinette abbassò lo sguardo, osservando la vecchia maglietta con sopra la figura rosa e tondeggiante di uno Slowpoke sbiadita dai troppi lavaggi: «Gr-grazie» balbettò, lisciandosi i capelli che sicuramente dovevano essere spettinati fino all’inverosimile e rendendosi conto che Adrien doveva essere un vero gentiluomo: nessuno che non lo fosse poteva dire che la sua maglietta era carina.
Nessuno.
«A proposito di Snorlax…» riprese il biondo, osservandola mentre si sedeva al suo fianco e starnutendo, non appena Rowlet entrò nel suo raggio di azione: «Ieri Nino parlava di andare a caccia di Munchlax.»
Marinette annuì, ricordando che l’amico aveva detto qualcosa del genere, dichiarando che la mattina successiva sarebbe andato alla ricerca di un Munchlax, la pre-evoluzione di Snorlax, in modo da completare in parte il team che aveva in mente.
«Stamattina me lo sono ritrovato alla porta con il nuovo acquisto fra le mani» continuò il biondo, ridacchiando: «A quanto ho capito – devo dire che stavo ancora dormendo in piedi –, non riusciva più a dormire e quindi è andato ad allenare un po’ i suoi pokémon e se l’è trovato davanti, mentre stava mangiando degli avanzi di qualcosa…»
«E l’ha preso?»
«Esattamente!» sentenziò Adrien, annuendo con la testa: «Me l’ha mostrato e poi ha detto che tornava a Lili a morire nel letto.»
«Co-cosa?»
«Ho il mezzo sospetto che, mentre noi facevamo il verso agli Snorlax, Nino fosse a cercare Munchlax.»
«Oh…» mormorò Marinette, annuendo con la testa e fissando davanti a sé: «No…no…noi che facciamo adesso?»
«In che senso?»
«C-ci sono altre prove?»
«Mh. Qui a Mele Mele no» dichiarò Adrien, portandosi una mano alla nuca e massaggiandosela: «Penso che il Kahuna Fu ci esaminerà in qualche modo e poi saremo liberi di partire per l’isola successiva» le spiegò, sorridendole poi: «Intanto per oggi siamo liberi. Tu che avevi in mente di fare?»
«Ah…mh…»
«Se vuoi te lo dico io, Adrien» dichiarò Sabine, rimasta in silenzio fino a quel momento: «Avrà sicuramente pensato di dormirsela per tutto il giorno.»
«Mamma!»
«Non avevi forse questo in mente, tesoro?»
«P-più o meno» borbottò la ragazza, chinando la testa: «Avevo anche intenzione di andare al centro commerciale. L’altro giorno, quando ci siamo andati ho visto alcuni negozi interessanti…»
«Cose da ragazze» sentenziò Adrien, storcendo la bocca e portandosi poi una mano alla nuca, massaggiandosela: «Che ne dici di andare in spiaggia?»
«Co-co-cosa?» Marinette quasi strillò, alzandosi di scatto e osservando il ragazzo come se appartenesse a una specie aliena: In spiaggia con Adrien?
Con Adrien in costume?
Loro due, in spiaggia, con il costume?
Continuò a fissarlo, mentre lui ricambiava lo sguardo: come gli appariva? Cosa pensava di lei a livello fisico?
Ultimamente aveva mangiato parecchi dolci ed era certa che qualche rotolino si era sommato alla sua pancetta.
E il seno…
Aveva visto alcune ragazze, lì ad Alola, decisamente più formose di lei?
E i fianchi?
E..
«Beh, pensavo fosse un’idea carina» mormorò Adrien, chinando la testa e sorridendo imbarazzato: «Magari possiamo…»
«Oh, non dar retta a mia figlia!» esclamò Sabine, intromettendosi nella conversazione e scoccando un’occhiata alla ragazza: «Sono certa che le piacerà andare in spiaggia. Non è vero, Marinette?»
«S-s-sì.»
Adrien fissò Sabine, spostando poi lo sguardo su Marinette e annuendo: «Ok» dichiarò, alzandosi in piedi e sorridendo lieve: «Ci vediamo fra mezz’ora qui davanti? Il tempo di…»
«O-ok»
Il ragazzo le sorrise e, dopo averle salutate entrambe, uscì velocemente dall’abitazione: «Si può sapere che ti è preso?» domandò Sabine, osservando la figlia e scuotendo la testa: «Non ti sei mai comportata così, tranne che…» la donna si fermò, sgranando gli occhi e sorridendo dolcemente: «Tesoro?»
«Cosa?»
«Adrien ti piace?»
«Co-co-co-cosa? N-n-n-no! I-i-io…»
«Oh, tesoro» mormorò Sabine, circumnavigando il bancone e andando ad abbracciarla: «Sono così contenta per te.»
«Mamma, non c’è niente da essere contente…» bisbigliò Marinette, scuotendo il capo: «Lui…lui mi considera un’amica. Una compagna di viaggio.»
«Oh certo, infatti ti guarda proprio come se tu fossi una compagna di viaggio» dichiarò Sabine, alzando gli occhi al cielo: «Marinette…»
«Da-davvero, mamma» la ragazza sospirò, scuotendo il capo: «Io non interesso ad Adrien e poi non riesco neanche a farci un discorso, senza balbettare o fare qualche figuretta.»
«Questo solo perché sei timida, bambina mia. Hai sempre avuto problemi a parlare con gli sconosciuti e…» Sabine si fermò, ridacchiando: «Ti ricordi quel bambino con cui giocavi da piccola?»
«Quello a cui non rivolgevo la parola, perché altrimenti mi avrebbe preso in giro perché balbettavo?»
«Già. Il tuo primo amore…»
«Gran bel primo amore.»
«Il tuo secondo amore, devo ammettere, mi piace di più.»
«Mamma!»
Marinette sbuffò, scuotendo il capo e ritornando velocemente in camera, con i suoi pokémon alle calcagna e guardando la propria stanza, sperando di ricordarsi dove avesse infilato i costumi da bagno: armadio? Oppure erano ancora in qualche scatola ancora da disfare?
Chiuse gli occhi, cercando di fare mente locale e alla fine si diresse verso le scatole ancora impilate l’una sopra l’altra, in un angolo della camera da letto, iniziando a controllarle una per una e trovando alla fine ciò che cercava.
Bene. Ottimo.
E adesso quale avrebbe messo?
Osservò i pochi costumi che aveva, annotandosi di andare a rimpinguare le scorte non appena possibile, scegliendo alla fine uno rosso a pois neri: «In tuo onore, Ledyba» sentenziò, iniziando a svestirsi e preparandosi velocemente per una giornata in spiaggia.
Con Adrien.
Con Adrien in costume.
Con Adrien in costume e, quindi, mezzo nudo.
Sarebbe morta…
Fu si sistemò nella poltrona, che dominava la stanza centrale della sua abitazione, osservando l’uomo seduto poco distante da lui: «Nathaniel mi ha accennato a ciò che hanno fatto nella sua prova» sentenziò, mentre Plagg il succo di bacca fresco con un sorriso sulle labbra: «Sono rimasto colpito: Nino è stato cresciuto qui, l’ho addestrato io ma…»
«Adrien e Marinette sono due vere rivelazioni, vero?»
«Avevo già intuito il potenziale di Adrien» commentò Fu, massaggiandosi i baffi: «Ha un coraggio incredibile, se consideriamo ciò che ha fatto e sta facendo tuttora. Incosciente? Assolutamente, ma anche veramente molto coraggioso.»
«E Marinette è una sorpresa: non avrei mai detto che quella cosetta graziosa e timida avesse le doti per diventare una stratega eccellente» commentò Plagg, portandosi le mani al collo e fissando il soffitto: «Con la giusta educazione, supererebbe anche Tikki. Ne sono certo.»
«Oh. Come sta, Tikki? E’ un po’ che non la vedo.»
«E’ tornata a Kantai per alcune ricerche…»
«Solo per quello?»
«E per evitare di uccidermi, sue testuali parole.»
Fu ridacchiò, scuotendo il capo e poggiandosi contro lo schienale della poltrona: «Dici che sono pronti per la grande prova?»
«Secondo me sì.»
«Ottimo.»
Adrien ispirò profondamente l’aria del mare, alzando poi il viso e donandolo ai caldi raggi del sole che gli baciavano il volto e il busto; aprì le palpebre, voltandosi verso la sua compagna e osservandola mentre stava seduta sulla sdraio, con una felpa addosso che stringeva spasmodica: «Sai, di solito al mare si sta in costume…» commentò, girandosi verso di lei e vedendola arrossire vistosamente, prima di voltarsi dalla parte opposta.
Adrien si guardò attorno, sperando che non si vedesse nulla che non doveva esser visto ma, in vero, aveva solo il tronco scoperto e poi il costume nero con delle zampette feline come decorazione: forse a Kalos avevano problemi con la pelle scoperta? Eppure Marinette girava sempre in pantaloncini corti e maglietta.
Non capiva.
Nuovamente fece vagare lo sguardo, alla ricerca di qualcosa da fare e che coinvolgesse anche l’amica: una nuotata? Era certo che gli avrebbe detto no.
Forse…
Sorrise alla sua idea, facendo un passo verso la battigia e fermandosi: «Torno subito» dichiarò, voltandosi verso la ragazza: «Tu aspetta qui. Ok? Aspetta lì.»
Marinette annuì, osservandolo correre sulla sabbia dorata fino al mare e iniziare a cercare qualcosa per terra; spostò poi lo sguardo, osservandosi attorno e notando una signora anziana che trasportava una borsa frigo che sembrava essere veramente pesante: si alzò, togliendosi la felpa e dirigendosi verso la donna: «Posso aiutarla?» domandò, sorridendole dolcemente e vedendo l’altra sobbalzare un poco.
«Oh. Cara ragazza» mormorò l’anziana, posando la borsa sulla sabbia e sospirando: «Saresti gentilissima! Quel testone di mio marito si è fermato al centro turistico per la lotteria e ha lasciato tutto a me! Bah!»
Marinette ridacchiò, quasi le sembrava di sentire la sua nonna a Kanto, mentre si lamentava del marito; si chinò per prendere un manico ma un braccio le attraverso la visuale e lei si voltò, notando Adrien al suo fianco: «Questi mariti!» commentò il ragazzo, prendendo il contenitore e sorridendo: «Dove è il suo ombrellone, signora?»
«Oh. Siete assieme?»
«Sì» assentì Adrien, seguendo l’anziana mentre questa gli faceva strada fino a un paio di sdraio poco più avanti: Adrien posò la borsa frigo, scambiando qualche parola con la donna e poi ritornando da Marinette: «Hai fatto bene a toglierti la felpa» dichiarò, avvicinandosi e prendendole un braccio, mettendolo a confronto con il proprio: «Io non è che sia un animale da spiaggia, ma sono decisamente più abbronzato di te.»
Marinette arrossì vistosamente, mentre Adrien la lasciava andare e le sorrideva: «Carino il costume» continuò poi, sfiorandola con lo sguardo: «Molto in tinta con il tuo Ledyba. No?» dichiarò, osservandola voltarsi di lato mentre il volto le era diventato rosso acceso; Adrien sospirò, allungando una mano e tirandole lievemente la treccia in cui Marinette aveva raccolto i capelli, facendola voltare nuovamente verso di lui: «Tieni.»
«Cosa è?» domandò Marinette, prendendo la mano di Adrien per il polso e studiando ciò che lui teneva fra le dita: sembrava una pietra marrone scuro e dalla forma ovale, con sei punte color fucsia e una piccola coda a batuffolo da una parte; da quella opposta, invece, si trovavano due occhietti dello stesso colore delle punte e una piccola bocca di colore bianco.
«Un pyukumuku» le rispose Adrien, contento di avere una pseudo conversazione con lei: «E’ un pokémon.»
«Questo è un pokémon?»
«Sì. Ho lasciato Rotomdex a casa, altrimenti…»
«Anche io.»
«Cosa?»
«Ho lasciato Rotomdex a casa.»
«Comunque di solito, da queste parti, ci si lanciano addosso.»
«Pe-perché?»
«Per gioco? In verità non lo so» dichiarò Adrien, carezzando il pokémon, stando ben attento a non toccare le punte fucsia: «I turisti li odiano, devo dire. Di solito stanno sulla riva, ma sono scivolosi e s’inciampa in loro molto spesso e volentieri.»
«Il pokémon adatto a me.»
«Vado a lanciarlo in mare» decretò Adrien, facendole cenno verso la riva: «Sai, di solito i pyukumuku rimangono nel punto dove mettono radici, anche quando finiscono il cibo e gli abitanti di Alola hanno l’abitudine di ributtarli in mare» le spiegò, fermandosi sulla battigia e, portato indietro il braccio, lanciò il pokémon nell’acqua, osservandolo creare una crespa nell’acqua.
«Poveri…»
«Sarebbe peggio se morissero sulla spiaggia affamati…» sentenziò Adrien, sorridendole: «Hai voglia di fare una nuotata?»
Marinette fissò l’enorme distesa blu che si espandeva davanti a lei, annuendo titubante: «S-sì» balbettò, prima di venir trascinata in acqua da Adrien: rabbrividì per il contatto con l’acqua di una temperatura più fredda rispetto al suo corpo e volle abituarsi, prima di immergersi; i fondali erano veramente profondi fin da subito, notò la ragazza osservando alcuni Luvdisc, pokémon pesce dalle sembianze di un cuore, nuotarle vicino e riemergendo poi, accorgendosi di Adrien pericolosamente vicino.
«Sai nuotare?» le domandò stupito il ragazzo, scuotendo la testa: «Ero convinto del contrario, devo dire.»
«D-d’estate andavamo sempre ad Altoripoli…» mormorò la ragazza, muovendo mani e braccia: «So-solo che lì l’acqua non è preponda…profonda come qui.»
Adrien annuì, sorridendole: «Kalos dev’essere veramente bella» commentò, avvicinandosi un poco a lei: «Ogni volta che ne parli, mi fai venir voglia di andarci.»
«L-lo è.»
Il ragazzo annuì, allungando poi il collo e aggrottando lo sguardo: «C’è Nino» mormorò, osservando l’amico che si sbracciava lungo la riva; Marinette si voltò, osservando anche lei il ragazzo e, imitando Adrien, nuotò fino a riva: «Ehi, amico!»
«Bro, non posso credere che hai approfittato della mia assenza per usare la carta del ‘ti mostro il mio fisico’» lo prese in giro Nino, osservando Marinette uscire dall’acqua: «Marinette! Ti presento il mio nuovo amico!» chinandosi e spintonando il piccolo Munchlax che, cauto, osservava la ragazza.
Marinette si chinò, poggiando le braccia sulle ginocchia unite e lasciò che il pokémon si prendesse il suo tempo per avvicinarsi: «Plagg ha detto di andare al suo laboratorio» dichiarò Nino, mentre Munchlax faceva un passo verso Marinette e alzava una zampetta, indicandola; la ragazza sorrise, allungando lentamente un dito e toccando il pokémon che gorgogliò contento.
«Sai perché?»
«Beh, abbiamo superato la prova del Capitano e, oltre a Nathaniel, qui a Mele Mele non ce ne sono altri…»
«Quindi pensi che voglia parlarci di quello?»
«Quello cosa?»
«Nel giro delle isole, non ci sono solo le prove dei capitani» le spiegò Adrien, grattandosi il lobo dell’orecchio destro: «Una volta completate le prove dei Capitani, c’è la Grande Prova e si tratta di una lotta contro il Kahuna dell’isola; solamente superandola abbiamo un riconoscimento e la possibilità di accedere all’isola successiva.»
«In pratica: se non sconfiggiamo Fu, ce lo sogniamo di andare ad Akala.»
Adrien assentì, sospirando e voltandosi verso la sdraio e l’ombrellone che aveva preso per quel pomeriggio: «Prepariamoci e andiamo a sentire che vuole Plagg.»
Marinette annuì, superandoli e si diresse decisa verso le sue cose, ignorando i due ragazzi: «Amico?» mormorò Nino, chinandosi verso Adrien e parlando sottovoce, reprimendo il bisogno di ridere quando notò che Adrien non si era voltato minimamente nella sua direzione ma continuava a fissare un punto preciso: «Devo dirti una cosa…»
«Che c’è?»
«Anche se Marinette è una ragazza timida e dolce» iniziò Nino, mentre lo sguardo verde si voltava verso di lui con fatica: «Se ti becca a fissarle il sedere, sei morto.»
Plagg sorrise ai suoi tre pupilli, addentando poi il triangolo di camembert: «Beh, immagino saprete di cosa voglio parlarvi» esordì, poggiandosi con i fianchi al bancone della cucina: «Fu ha deciso che potete affrontare la Grande Prova, ovvero una lotta pokémon con lui.»
«Ottimo. Quando?» domandò Adrien, dando voce alla domanda di tutti e tre e fissando il professore mentre allungava una mano e recuperava un secondo triangolo di formaggio: «Plagg? Quando?»
«Domani. A Lili.» rispose l’uomo, sorridendo: «Quindi vi conviene prepararvi perfettamente e non perdere tempo a usare Fascino su giovani fanciulle trasferite da altre regioni.»
«Cosa?»
«Mi hai capito bene» dichiarò Plagg, sghignazzando: «Beh, domani mi aspetto grandi mosse da voi tre! Non deludetemi!»
Pokémon che compaiono nel capitolo: Pyukumuku
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 2.857 ( Fidipù)
Note: Alola! Nuovo appuntamento con Laki Maika'i e, in questo capitolo, verrà affrontato il tanto 'temuto' Kahuna Fu, la cui sconfitta permetterà al nostro trio di amici di proseguire nel Giro delle isole. Un piccolo appunto, la battuta finale di Plagg, è l'equivalente pokémon di 'Dacci dentro, tigre', questo perché incineroar ha le fattezze di una tigre.
Detto questo, vi lascio subito al capitolo e vi ricordo che domani verrà aggiornata Miraculous Heroes 3 con il secondo appuntamento settimanale, mentre sabato sarà il turno di Scene.
Come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!
La stanza era immersa nella penombra, mentre una flebile luce filtrava dalle imposte chiuse segno inequivocabile che il sole era nuovamente sorto su Alola: Adrien era sdraiato nel suo letto, le braccia intrecciate sotto la testa e lo sguardo rivolto verso il soffitto; Litten si stava riposando contro il suo fianco e poteva sentire il tepore del pokémon felino attraverso la maglietta mentre Cosmog, finalmente libero dalla prigione dello zaino, fluttuava per la stanza apparendo di tanto in tanto nella sua visuale e studiandolo, prima di riprendere i suoi giri, lasciandolo solo con i suoi pensieri.
Quel giorno avrebbe dovuto battersi con il kahuna Fu ma, a differenza di Nino e Marinette, aveva solo Litten con sé.
O, almeno, questa era quello che aveva fatto intendere alla ragazza poiché gli altri erano a conoscenza dell’altro pokémon che aveva portato con sé, quando era giunto lì.
Si mise a sedere sul letto, ricevendo un miagolio infastidito da parte di Litten che balzò sul pavimento e lo fisso contrariato: «Scusa, amico» sentenziò Adrien, allungando una mano e carezzandogli la testa; si guardò intorno, recuperando gli abiti che aveva indossato per il giro di Mele Mele e si cambiò velocemente, sistemando un attimo i capelli e poi infilando il berretto.
Si fermò, rimanendo al centro della camera con le braccia abbandonate lungo i fianchi e i pensieri che rimbalzavano da una parte all’altra della mente e si domandò, per l’ennesima volta, se quella decisione era giusta.
Tecnicamente, Marinette aveva già visto l’altro suo pokémon, ma non aveva capito che l’allenatore era lui e non voleva che lo scoprisse.
Non ancora, almeno.
«Cosmog, zaino» ordinò, recuperando la sfera pokéball dalla scrivania e sistemandosela in tasca, assieme a quella di Litten: «Forza, andiamo» sentenziò al pokémon, osservandolo avanzare deciso verso le scale che portavano alla mansarda e buttarsi nel vuoto: sapeva per esperienza che Litten sarebbe atterrato sulle proprie zampe e l’avrebbe aspettato, magari leccandosi nell’attesa che lui lo raggiungesse.
Adrien scese velocemente i gradini della scaletta e osservò la casa addormentata: i pokémon che Plagg aveva raccolto qua e là nell’isola stavano dormendo beati ed era certo che, anche il padrone di casa, stesse facendo lo stesso.
Silenziosamente attraversò la stanza principale dell’abitazione e raggiunse la porta, aprendola e uscendo fuori.
L’aria era fresca e rabbrividì un poco, mentre arrancava nella sabbia e raggiungeva la strada principale: la casa dei Dupain-Cheng era ancora immersa nel sonno ma, era certo, che presto Tom si sarebbe alzato per andare ad aprire la caffetteria e poi Sabine: poteva benissimo immaginarla mentre si metteva ai fornelli e iniziava a preparare la colazione per la figlia, in attesa che questa si svegliasse e scendesse di sotto; un sorriso gli piegò le labbra, superando l’abitazione e prendendo la strada che l’avrebbe portato a Lili.
Era solo, con la compagnia di qualche pokémon selvatico che, dopo avergli dedicato un’occhiata, era tornato alle sue attività.
Raggiunse velocemente il piccolo villaggio, trovandolo ancora addormentato tranne che per l’anziano che, seduto sui gradini che portavano alla parte alta del paese, lo fissava sorridente: «Qualcosa mi diceva che saresti venuto prima degli altri» commentò Fu, alzandosi faticosamente in piedi e fissandolo: «Anche se non capisco il perché, qui al villaggio…»
«Marinette» mormorò Adrien, stringendosi nelle spalle e affondando le mani nelle tasche dei pantaloni: «Lei…»
Fu alzò una mano, scuotendo il capo: «Avrai sicuramente le tue motivazioni, se non vuoi che lei veda il tuo pokémon» dichiarò l’anziano, ridacchiando alle sue stesse parole: «Sto decisamente passando troppo tempo con Plagg, se vedo dei doppi sensi nella mia stessa frase.»
«Lo penso anche io» dichiarò Adrien, seguendolo e vedendolo salire sulla pedana che dominava la piazza antistante l’abitazione del Kahuna: inspirò profondamente, mentre lo imitava e si posizionava nell’angolo opposto rispetto al suo.
«Hai superato la prova della Grotta Sottobosco!» dichiarò Fu, massaggiandosi il mento e sorridendo: «Congratulazioni. Davvero ben fatto. Allora, Adrien, tu e i tuoi pokémon siete pronti a lottare con me?»
«Sì»
L’anziano sorrise, infilando una mano in una delle tasche dei bermuda e tirando fuori una pokéball: «Il mio nome è Fu e sono il Kahuna di Mele Mele! Che abbia inizio la tua ultima prova di quest’isola, la Grande Prova! La lotta con il Kahuna!»
Adrien inspirò, sorridendo a Litten che, seduto, era vicino a lui e prendendo la pokéball che aveva in tasca: «Conto su di te, amico mio» mormorò, lanciando la sfera e osservando Tipo:Zero materializzarsi dal nulla: il pokémon ruggì, scuotendo il capo stretto nell’elmo e si posizionò poi fiero, lo sguardo fisso sul rivale uscito dalla pokéball di Fu.
Un mankey.
Adrien osservò il pokémon dal corpo rotondo e coperto di una pelliccia bianchiccia e disordinata, mentre si muoveva agitato davanti a Tipo:Zero, quest’ultimo batté una zampa per terra, scuotendo la testa e tirandola poi su: «Iniziamo»
Marinette sbuffò, poggiandosi sulle ginocchia e respirando a pieni polmoni dopo la corsa fatta fino alle porte di Lili, sentendo il peso familiare di Rowlet sulla testa: «Ehi, non ti ho detto che puoi appoggiarti a me» dichiarò la ragazza, alzando il capo e osservando il volatile librarsi in volo e sbattere le ali; Growlithe abbaiò festoso mentre Ledyba agitò le sei zampette: «Siete davvero sicuri di farcela? Insomma, è il Kahuna!» esclamò la ragazza, fermandosi e indicando il punto in cui sorgeva Lili.
Aveva avuto difficoltà ad addormentarsi la sera prima, troppo impaurita dalla prova che l’aspettava: affrontare il Kahuna in una lotta pokémon quando, a parte il dominante, non ne aveva fatta neanche una.
Non c’erano tanti allenatori da quelle parti e, se non incrociava nessuno sguardo, come vigeva nella regola non scritta, come poteva sfidare qualcuno a una lotta pokémon?
I suoi pokémon, invece, erano di tutt’altro avviso e sembravano veramente sicuri della vittoria.
La ragazza sospirò, osservando i volti fiduciosi dei suoi compagni di squadra e abbozzando un sorriso: «Saremo gli unici che rimarranno a Mele Mele, lo sento» mormorò e, pochi secondi dopo, qualcosa si abbatté sulla sua nuca: la ragazza alzò lo sguardo, fissando imbronciata Rowlet che, muovendo velocemente le ali, la fissava dall’alto: «Ho capito, ho capito» sentenziò, avvicinandosi alle porte del villaggio e salendo i pochi gradini, notando la figura di spalle del professor Plagg: «Alola!» esclamò, osservando l’uomo voltarsi e vedendolo ricambiare il salute.
«Marinette!» esclamò Plagg, avvicinandosi e fermandosi davanti a lei, con le mani poggiate sui fianchi: «Sono curiosissimo di vederti in azione nella prossima lotta» sentenziò l’uomo, sorridendole caloroso: «Chissà che mosse userete tu e i tuoi pokémon…»
«Sicuramente saranno sbagliate» mormorò la ragazza, scuotendo la testa e scrollando le spalle: «Anche se loro tre sono convinti del contrario.»
Plagg annuì, portandosi una mano alla visiera del berretto e sistemandoselo meglio in testa: «Beh, il Kahuna Fu è veramente forte» le spiegò l’uomo: «E’ abilissimo con i pokémon di tipo lotta e, se vuoi un suggerimento, faresti bene a usare mosse di tipo volante o psico.»
Marinette annuì, portandosi le dita chiuse alle labbra e pensando un attimo alle mosse che, grazie a Rotomdex, sapeva che i suoi pokémon conoscevano.
Forse…
Forse poteva farcela.
Forse.
La ragazza alzò lo sguardo verso il professore, sorridendo luminosa: «Grazie mille» sentenziò, facendo poi vagare lo sguardo attorno e notando l’assenza di Adrien: «Ehm…»
«Se stai cercando Adrien…» l’anticipò Plagg, infilando una mano nella tasca del camice e recuperando un triangolo di camembert: «Ha sostenuto la sua prova questa mattina presto e l’ha superata egregiamente» le spiegò l’uomo, addentando poi il formaggio e dandole le spalle, dirigendosi verso la parte alta del villaggio.
Adrien aveva sostenuto la prova da solo?
Perché?
La ragazza seguì il professore, mentre la mente vagava e cercava dei possibili motivi al fatto che Adrien avesse voluto affrontare la Grande Prova senza Nino e lei: doveva esserci un motivo valido per ciò, soprattutto considerato il fatto che avevano fatto quasi tutto assieme fino a quel momento.
Erano sempre stati un trio e, questa cosa, a Marinette era piaciuta parecchio.
Ben lontano dal viaggio solitario che gli allenatori affrontavano nelle altre regioni, ad Alola il giro di formazione era un qualcosa di conviviale e da condividere con gli altri.
Eppure Adrien non li aveva aspettati…
Marinette alzò il capo, osservando Nino salutarla da sopra la grande pedana, mentre Fu saliva dalla parte opposta e fissava il piccolo capannello di persone che si era assemblato per vedere le lotte dei giovani allenatori.
Non era neanche a vedere le loro prove…
«Nino. Marinette.» mormorò Fu, salendo l’ultimo scalino e fermandosi, le gambe ben piazzate sul legno dipinto: «Avete superato la prova della Grotta Sottobosco. Congratulazioni, davvero ben fatto! Siete pronti a lottare con me?»
«Sì» dichiarò orgoglioso Nino, mentre Marinette annuì titubante dalla sua postazione ai piedi della scaletta della pedana.
«Bene. Non vedevo l’ora di mettere alla prova le vostre capacità» sentenziò l’anziano, pestando con forza il piede destro sul legno e poi il sinistro: «Hah!» urlò, alzando teso il braccio destro davanti a sé: «Lasciate che mi presenti di nuovo, per i coraggiosi giovani che stanno affrontando il giro delle isole. Il mio nome è Fu e sono il Kahuna di Mele Mele!» Fu ritornò in posizione eretta e sorrise: «Che abbia inizio la vostra ultima prova a Mele Mele, ovvero la Grande Prova: la lotta con il Kahuna.» Nino annuì e Marinette bandì i pensieri sul giovane allenatore biondo, rimanendo incantata dalla misticità del momento: «Nino, tu sei nato e cresciuto in quest’isola; Marinette, tu hai ricevo la Pietra lucente da Tapu Koko. Mostratemi di cosa siete capaci: un pokémon a testa, questa è la sfida che io vi faccio.»
Marinette osservò Nino lanciare una pokéball e il Grimer catturato per sbaglio materializzarsi sulla pedana: il pokémon alzò le braccia fangose, mentre Fu lanciava a sua volta la sfera e un pokémon grassottello e con una fascia blu attorno al collo fece la sua apparizione; aveva mani senza dita come se indossasse dei guantoni da boxe e i piedini gialli erano uniti al corpo senza gambe: «Makuhita» commentò Plagg, al fianco di Marinette, ghignando.
«Makuhita» trillò Rotomdex, uscendo dalla borsa della ragazza: «Pokémon Coraggio. Pur non essendo un Pokémon originario di Alola, oggi i Makuhita di Alola sono quelli più famosi. Si allena duramente ogni giorno assieme ai suoi compagni, fermandosi solo per mangiare e per fare un pisolino.»
«Grazie, Rotomdex» mormorò la ragazza, recuperando l’apparecchio e tenendo lo sguardo sullo scontro dell’amico, ma senza vederlo veramente.
Adrien aveva avuto sicuramente i suoi motivi per sostenere la prova senza di loro.
Sì, se ragionava lucidamente e a mente fredda poteva capirlo.
Forse il fatto che aveva solo Litten e nessun altro pokémon centrava.
Forse non voleva fare una figuraccia davanti a loro?
Sebbene le fosse impossibile pensare ad Adrien in una situazione del genere.
Sì, magari era andata veramente così.
Ma allora perché non era lì a dare a loro il suo sostegno?
Perché non c’era?
«Marinette?»
La ragazza si riscosse, osservando Plagg che la fissava in attesa e, spostando poi lo sguardo verso la pedana, si accorse che la lotta fra Nino e Fu si era conclusa: «Io…»
«E’ il tuo turno, Marinette» dichiarò Fu, sorridendole comprensivo: «Sali. Forza.»
La ragazza annuì, salendo tremante i pochi gradini e, stretti i pugni, osservò Ledyba posizionarsi davanti a lei: «Interessante» commentò Fu, sorridendole e lanciando in campo una seconda pokéball, dal quale uscì un Crabrawler.
Forse Adrien stava male?
Forse era per questo che non era venuto per questo?
O forse il suo pokémon…
«Marinette! Concentrati!» Per la seconda volta la voce di Plagg la riscosse e Marinette osservò il Crabrawler di Fu colpire Ledyba, mandandolo contro il legno della pedana: «Concentrati!» ripeté nuovamente il professore, mentre la ragazza osservava il suo pokémon rialzarsi e posizionarsi di nuovo davanti a lei.
Dopo.
Dopo avrebbe pensato a tutto.
Non ora.
Inspirò profondamente, socchiudendo gli occhi e lasciando andare l’aria, riaprendo le palpebre: «Ledyba. Riflesso» ordinò, osservando il proprio pokémon eseguire immediatamente l’ordine e creare uno scudo di luce davanti a sé: «Supersuono, adesso!»
Ledyba aprì le ali, facendole vibrare velocemente e il suono, che si propagò, mandò in confusione il Crabrawler di Fu, che si portò le chele al viso; Fu sorrise, osservando la ragazza che, dopo un momento iniziale di confusione, aveva preso il dominio del campo: Plagg aveva ragione, Marinette era una stratega nata. Si era mossa velocemente, facendo sì che il suo pokémon si proteggesse da attacchi fisici e aveva mandato in confusione l’avversario.
«Spaccaroccia, Crabrawler» ordinò il Kahuna, osservando il pokémon granchio, scuotere il capo per scacciare la confusione arrecatagli dall’attacco di Ledyba.
«Pugnorapido, Ledyba!»
Cosa?
Quella ragazzina…
Fu rimase sorpreso, osservando il Ledyba muoversi velocemente – molto di più rispetto a Crabrawler – e mandarlo KO con un attacco di tipo lotta: rimase fissare il proprio pokémon, che si accasciò con un po’ di schiuma dalla bocca, decretando così la vittoria di Marinette.
«E’ stata una lotta interessante, non è vero, Crab?» gli domandò Fu, avvicinandosi e carezzandolo: «Non avresti mai detto che saresti stato mandato al tappeto da un piccolo Ledyba» Il Crabrawler emise un verso, strusciandosi contro la gamba del vecchietto e annuendo poi con il muso: «Ti meriti il riposo del guerriero» decretò Fu, richiamandolo nella pokéball e fissandola un attimo: «Sono certa che quest’esperienza ha insegnato tanto a entrambi, non è vero?»
«Ce l’ho fatta?» mormorò Marinette, scivolando a terra, mentre Ledyba le si fiondava fra le braccia e lei lo strinse forte al seno: «Scusami, scusami, scusami, scusami. Io non ero attenta. Io…»
«Complimenti!» esclamò Fu, raggiungendola e posandole una mano sulla spalla: «Una lotta veramente interessante.»
«Io…»
«Ricordati, però, di essere sempre concentrata quando lotti.»
«S-sì»
«Proprio come pensavo…» continuò l’anziano, posandosi le mani sui fianchi e facendo passare lo sguardo da Marinette a Nino: «Degli allenatori di talento con degli ottimi pokémon» si fermò, mettendo una mano in tasca e tirando fuori due cristalli, simili a quelli che Nathaniel aveva fatto prendere loro, ma di colore arancione scuro: «E direi che vi meritiate questi» decretò, dandone uno ciascuno a Marinette e Nino.
«Il Luctium Z…» mormorò il ragazzo, sorridendo e alzando la pietra che gli era stata appena consegnata, fissandola contro il cielo azzurro: «Non ci credo!»
«Serve a usare la Mossa Z di tipo Lotta» spiegò Plagg, sorridendo a Marinette: «E con la squadra che sta tirando su…» si fermò, sistemandosi il cappellino in testa: «Direi che Nino ne ha bisogno.»
«Vi mostro la posa per attivare il potere del Cristallo» decretò Fu, mettendosi in posizione e compiendo i gesti iniziali della mossa di Nathaniel: incrociò le braccia davanti al viso e le abbassò, tendendole poi davanti a sé, tirando poi indietro il braccio destro ed eseguendo una scarica di pugni, all’ultimo tirò indietro il braccio sinistro e, alzando in contemporanea la gamba destra, sferrò un ultimo pugno che dava l’idea di essere più forte di tutti gli altri.
La ragazza annuì, alzandosi e cercando di eseguire la mossa, cadendo sull’ultima parte e ritrovandosi con il sedere contro il legno della pedana: «Dovrò far pratica anche per questa mossa…» mormorò la ragazza, sentendosi le guance andare in fiamme.
Ovviamente.
Figurarsi se non si faceva riconoscere.
Fu annuì, facendo vagare lo sguardo da lei a Nino: «Con questa avete completato le prove della prima isola di Alola, Mele Mele!» dichiarò, incrociando le braccia: «Congratulazioni, ragazzi.»
«Grazie, Kahuna» dichiarò Nino, togliendosi il berretto e chinando la testa: «Grazie per tutto quello che ha fatto per me, in questi anni. Io…»
«Grazie a te, Nino. Non hai lasciato andare vani i miei sforzi.»
«G-grazie, Kahuna» mormorò Marinette, imitando Nino e chinandosi anche lei: «Io sono nuova e lei…»
«La luna di giorno o il sole di notte» mormorò l’anziano, posando una mano sul braccio della ragazza e incontrandone lo sguardo: «Non ti fanno venire in mente le cose che esistono, anche se non le possiamo vedere?» le domandò l’uomo, ridacchiando all’espressione confusa della ragazza: «Mentre viaggerai per le isole di Alola, rifletti su ciò che puoi vedere nei Pokémon e nelle persone e su quello che rimane nascosto» Marinette lo fissò confusa, mentre l’anziano si allontanava e si posizionava al centro della pedana: «Possano, questi giovani allenatori, essere sempre protetti da Tapu Koko.»
Adrien balzò a sedere sul letto, non appena sentì la porta di casa aprirsi e, scendendo velocemente, osservò Plagg mentre si toglieva il cappellino e gli occhiali da sole: «Com’è andata?» domandò, fissandolo mentre si dirigeva in silenzio al frigo: «Plagg!»
L’uomo sorrise, aprendo l’elettrodomestico e sospirando all’aria fredda che veniva dall’interno: «Hanno perso entrambi.»
«Cosa?»
«No, dai. Scherzavo. Ha perso solo Marinette.»
Adrien fece un passo indietro, scuotendo il capo: «Mi prendi in giro» sentenziò, fissandolo male: «Lei non può…»
«No, non ha perso. Ma ci è andata vicina.»
«Cosa?»
«Non era molto concentrata» dichiarò Plagg, prendendo la scatola del formaggio, richiudendo il frigo: «Non ha preso molto bene il fatto che non c’eri, sai?» continuò, posando il camembert sul piano di lavoro: «Non aveva la mente sulla lotta e stava per perdere, fortunatamente si è ripresa e…» si fermò, tagliando la forma in spicchi: «Ha talento, quella ragazzina. Ha eseguito una serie di mosse davvero interessanti: strategia pura.»
«Davvero?»
«Saresti potuto venire per incoraggiare la tua bella.»
«Io...» Adrien sbuffò, lasciandosi andare sul divano: «Non avevo una scusa pronta. Non potevo dirle che non volevo che vedesse Tipo:Zero e…»
«Punto uno: potevi tranquillamente dirle ‘guarda, ho solo Litten ancora e non volevo fare una figura da Muk con te» dichiarò Plagg, addentando il formaggio, masticandolo lentamente: «Punto due: l’ho nominata ‘la tua bella’ e tu non hai detto niente? Quindi…»
«Non ci ho fatto caso» sentenziò Adrien, arrossendo vistosamente e voltandosi di lato: «Stavo pensando ad altro.»
«Certamente. Pensavi ad altro…»
«Ma perché siete tutti così fissati?»
«Forse perché è qualcosa che vediamo con i nostri occhi?»
«E’ un’amica.»
«Io non guardo un’amica come tu guardi lei.»
Adrien sbuffò, tirando su e dirigendosi verso la porta: «Dove stai andando?» gli domandò Plagg, poggiandosi con i gomiti al bancone e osservandolo, mentre apriva la porta e faceva uscire Litten.
«A fare un giro.»
«Marinette ha detto che andava alla caffetteria del Centro.»
«Io non…»
«Dacci dentro, Incineroar!»
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 2.738 ( Fidipù)
Note: Alola! Eccoci di nuovo qua nella verdeggiante e soleggiata Alola, alle prese con i nostri allenatori preferiti (?). Bene, dopo aver lasciato i tre vincitori della Grande Prova di Mele Mele...beh, chissà cosa succederà in questo capitolo? Intanto vi ricordo che la prossima settimana, Laki Maika'i non verrà aggiornata e il nuovo capitolo sarà postato il 24 agosto.
Detto questo, vi lascio subito al capitolo e vi ricordo che domani verrà aggiornata Miraculous Heroes 3 con il secondo appuntamento settimanale, mentre sabato sarà il turno di Lemonish.
Come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!
Marinette alzò la testa, sentendo il suono di chiamata al bancone dell’infermiera, osservando poi la donna chinarsi verso il microfono e chiamare per nome un allenatore che, dall’altra parte del locale, si affrettò per raggiungere la struttura centrale: non era ancora il suo turno e, se continuava così, avrebbe dovuto attendere ancora parecchio.
Sospirò, abbassando la testa sul tavolo e stringendo le mani, l’una con l’altra, lasciando andare il respiro che aveva trattenuto, tenendo lo sguardo fisso e diretto su un punto del tavolo: «Sono certo che andrà tutto bene…» dichiarò la voce di suo padre, mentre le posizionava davanti una tazza di Cioccoskitty e le sorrideva, quando lei alzò lo sguardo celeste: «Ledyba starà bene.»
«E’ stata colpa mia.»
Tom sorrise, scostando la sedia davanti a quella della figlia e accomodandosi, allungando un braccio e sfiorandole il gomito in una carezza delicata: «Marinette, devi mettere in conto che nelle lotte, i tuoi pokémon potranno sempre farsi male, ma è in questo modo che loro crescono e diventano forti: non è stando rintanati nelle loro pokéball, ma affrontando le sfide che ci sono fuori» le mormorò, sorridendole dolcemente: «Sta a te, come allenatrice, fare in modo di essere forte e pronta per evitare che loro possano ferirsi in modo grave.»
«Io…»
«Sei stata brava oggi» continuò Tom, sorridendo: «Plagg mi ha detto che hai reagito e hai messo alle strette il Kahuna.»
«Io forse non sono portata, papà» mormorò la ragazza, spostando lo sguardo oltre le spalle del genitore e osservando l’infermiera sistemare nel macchinario, adibito per la cura dei pokémon, alcune sfere rosse e bianche: «Io…»
«Nessuno ti obbliga a essere un’allenatrice, Marinette» dichiarò il genitore, voltando appena la testa di lato e osservando la donna al bancone, piegando le labbra in un sorriso carico di nostalgia: «Mi ricordo di quando, da piccola, volevi diventare infermiera.»
«Quello perché mi piaceva la divisa» bofonchiò Marinette, poggiando il volto contro il palmo di una mano e voltandosi: «A Kalos erano veramente carine.»
Tom allungò una mano, scompigliandole i capelli: «Qualunque cosa deciderai di fare, Marinette. Sarò al tuo fianco» decretò l’uomo, alzandosi e sistemando la sedia: «Anche se fisicamente sarò dietro quel bancone, io sarò al tuo fianco.»
«Grazie, papà» mormorò Marinette, osservandolo mentre tornava al proprio lavoro: nuovamente il suono della chiamata provenne del bancone e l’infermiera chiamò un altro allenatore, facendo sospirare la ragazza. Era un’attesa snervante quella e non capiva il perché di tutta quella gente: ad Hau’oli non c’erano palestre dove gli allenatori andavano a sfidare l’allenatore più forte per ottenere una medaglia e avere accesso alla Lega.
Dubitava anche che ad Alola ci fosse una Lega, il professor Plagg non ne aveva parlato.
Quindi perché tutta quella ressa di allenatori con pokémon feriti?
La porta rossa si aprì, attirando la ragazza che s’irrigidì non appena vide il nuovo avventore del centro: Adrien era fermo sulla soglia, osservando anche lui il numero consistente di allenatori che riempivano il locale, facendo vagare lo sguardo e illuminandosi quando la notò.
«Marinette!» esclamò, andandole incontro e muovendo le braccia nel saluto tipico: «Alola!» La ragazza lo fissò, mentre si fermava davanti a lei con un sorriso appena accennato in volto: «Plagg mi ha detto della tua prova con il Kahuna…» continuò Adrien, portandosi una mano alla nuca e massaggiandosela: «Volevo farti i miei complimenti. Ecco. Insomma, hai battuto il suo pokémon e…»
La ragazza annuì, senza sapere cosa dire e sentendo ancora il dolore e la delusione che aveva provato, quando aveva saputo di Adrien e della sua assenza mentre Nino e lei si scontravano con il Kahuna Fu; prese la tazza di Cioccoskitty che suo padre le aveva portato, sorseggiando un po’ il liquido dolce e cremoso, mentre il biondo le si sedeva davanti e faceva un cenno di saluto a Tom: «Io…» riprese Adrien, tornando a posare lo sguardo verde su di lei: «Non sapevo che Fu avrebbe fatto un uno contro uno e quindi…» si fermò, intrecciando le mani davanti a sé e stringendosi nelle spalle: «Tu e Nino avete più pokémon, rispetto a me e avevo paura di non riuscire a farcela…»
«Ca-capisco.»
«Quando poi Fu mi ha detto le regole…» continuò Adrien, scuotendo il capo: «Mi sono sentito un idiota, ma ormai ero lì.»
Marinette annuì, alzando la testa all’ennesimo segnale acustico da parte dell’infermiera, sospirando poi pesantemente quando non disse il suo nome: «Po-potevi venire…» mormorò, stringendo i pugni e pregando di non perdere il coraggio che aveva in quel momento: «A fare il tifo per Nino. E me.» dichiarò, abbassando la voce sulle due parole.
«Volevo venire ma…» Adrien si strinse nelle spalle, sorridendo imbarazzato: «Con Litten ci siamo messi a letto e sono crollato.»
«Cosa?»
«Eravamo stanchi» dichiarò il ragazzo, chinando lo sguardo e sorridendo: «Parecchio stanchi» decretò, voltandosi poi verso il bancone dell’infermiera: «Stai aspettando un pokémon?» domandò, ricevendo un cenno affermativo da parte della ragazza: «E’ strano però, non capisco il perché di tutta questa…»
«Non lo sapete?» domandò un signore, seduto vicino a loro: «Theo ha messo in palio dei buoni sconto per chi sconfiggerà la sua squadra.»
«Buoni sconto?» chiese Marinette, osservando Adrien farsi immediatamente interessato e ricordandosi quanto lui e Nino avessero pregato il commesso: «Come?»
«Sì, in onore della fine delle prove di Mele Mele» dichiarò l’uomo, sistemandosi la camicia dalle fantasie accese: «Sono buoni utilizzabili per tutti i centri pokémon di Alola e senza scadenza.»
«Dobbiamo averli» sentenziò Adrien, voltandosi verso Marinette e posandole una mano sul braccio, ignorando come si fosse irrigidita e la tonalità di rosso acceso che aveva assunto il volto: «Devono essere nostri!»
«Eh? Co-co-co-cosa?»
«I buoni sconto!» esclamò Adrien, balzando in piedi e fissando la ragazza: «Li potremo usare ovunque! Ovunque!» si fermò, respirando a fondo e portatosi le mani ai capelli, tirò indietro i ciuffi davanti: «Hai da fare adesso?»
«Leba…cioè…Lebady…»
Adrien annuì, rimettendosi a sedere: «Aspettiamo che Ledyba sia curato e poi vorrei andare in un posto» dichiarò, sorridendole: «Vorresti accompagnarmi, Marinette?»
Plagg si lasciò andare contro lo schienale della poltrona, osservando la finestra della videochiamata: «Se quegli idioti non mi danno problemi, dopodomani salperemo per Akala» dichiarò, poggiandosi le mani intrecciate sull’addome nudo: «Quindi penso che fra qualche giorno ci vedremo.»
«Come se io avessi voglia di vederti…»
«Lo so che ti manco, tesoruccio» dichiarò l’uomo, sorridendo quando vide la donna storcere le labbra all’appellativo: «Come sta andando?»
«Come al solito» sentenziò l’altra, sorridendo appena: «Adrien?»
«Sta bene. Si è ripreso perfettamente.»
«Sono contenta»
«Adesso poi…»
«Adesso poi cosa, Plagg?»
L’uomo sorrise, portando entrambe le mani alla nuca, alzando lo sguardo verso il soffitto: «Ti ho parlato di quella ragazza, che si è trasferita qui da Kalos, vero?» dichiarò, dando un’occhiata allo schermo e vedendo la sua interlocutrice annuire: «Ad Adrien interessa. Ovviamente guai a dirglielo, inizierà subito a dire che è solo un’amica, e cito testualmente le sue parole.»
«Mi ricorda qualcuno, sai?» dichiarò la donna, sorridendo dolcemente: «Le piace?»
«Cotto e stracotto a puntino, secondo me.»
«Sono contenta per lui, con tutto quello che ha passato e sta passando, un po’ di felicità non può fargli che bene: ha già un amico fidato in Nino e questa ragazza…» si fermò, sorridendo e annuendo con la testa: «Sono contenta.»
«L’avevo intuito.»
«Quindi la conoscerò quando verrete qui a Kantai?»
«Decisamente sì, sta facendo anche lei il giro delle isole.»
«Grandioso!»
Marinette scivolò, storcendo la bocca e mordendosi il labbro inferiore per evitare di far uscire la serie di imprecazioni che le era salita alla mente: «Sei proprio un attentato alla tua vita» dichiarò Adrien, raggiungendola e chinandosi davanti a lei, studiandola in cerca di qualche ferita seria: «Anche quando ci siamo conosciuti eri caduta…»
«Ma perché siamo dovuti venire in questo posto?» domandò Marinette, con la voce affranta: «Già cado abbastanza di mio, poi qui non è che si veda bene e ci sono queste pietre che sbucano dal nulla! Quasi sicuramente ci inciamperò nuovamente e andrò a sbattere contro qualcosa e ti cadrà qualche masso addosso, che ti schiaccerà e…ma perché riesco a fare queste figure sempre con te?» concluse, tirando su le gambe e nascondendo il volto contro le ginocchia.
«Beh, io spero di non morire mentre attraversiamo la collina…»
«Qu-questa non è una collina.»
«No, in verità era un vulcano. Era attivo quando si formò l’arcipelago ma è da tantissimo tempo che è stato definito spento dagli esperti» spiegò Adrien, sedendosi davanti a lei: «La gente del luogo la chiama Collina Diecicarati, ma sinceramente non so il perché» continuò, sorridendo alla pietra in cui era inciampata Marinette e vedendola fremere e poi muoversi, allontanandosi dai due ragazzi: «Ah, per la cronaca. Sei incappata in un Roggenrola.»
La ragazza alzò il capo, osservando il pokémon di pietra blu dalla forma quasi sferica, quasi sentendosi presa in giro dall’incavatura gialla ed esagonale che aveva davanti e che dicevano fungesse da orecchio per il pokémon: «Devo ringraziarlo» dichiarò Adrien, issandosi in piedi e allungando una mano verso la ragazza, aiutandola a fare altrettanto: «Stavo iniziando a pensare che avresti sempre e solo balbettato con me.»
«Co-co-co-cosa? E-ecco, io…»
Adrien le sorrise dolcemente, indicando la direzione con la testa e riprendendo a camminare mentre Marinette arrancava dietro di lui, lo sguardo fisso sulle loro mani ancora congiunte: «Ci siamo!» decretò il ragazzo, facendole allungare il collo e osservare l’uscita da quel luogo infernale: varcarono l’arco di pietra e Marinette alzò la testa, guardando il cielo che si stava tingendo delle tonalità calde del tramonto e le prime stelle che, coraggiosamente, facevano capolino: «Benvenuta alla Caldera Recondita» dichiarò Adrien, tirandola avanti a sé, poggiandole le mani sulle spalle e dandole la possibilità di osservare il luogo dove l’aveva condotta.
La ragazza rimase a bocca aperta, osservando l’enorme spiazzo, delineato dalle pareti di pietra della bocca del vulcano spento: fece alcuni passi in avanti, liberandosi dalla stretta del ragazzo e guardando meravigliata la pietra scura dei versanti e poi la vegetazione che, rigogliosa, dominava l’intero posto; le piante erano cresciute ovunque, quasi a rammentare che la flora era ciò che dominava tutto ad Alola: «Perché siamo qui?» domandò, voltandosi verso Adrien e trovando lo sguardo verde fisso su di lei, arrossendo immediatamente e trattenendosi dal farsi aria al volto.
«Quando Plagg mi ha chiesto – anche se è meglio dire imposto – di fare il giro delle isole, ho iniziato a informarmi e studiare» iniziò Adrien, facendo qualche passo e affiancandola: «Non avevo mai pensato di diventare un allenatore, devo dire. Fino a poco tempo fa, la mia intera vita era gestita da mio padre e una decisione come questa era…» si fermò, sospirando e scrollando le spalle: «…impensabile per me.»
Marinette rimase in silenzio, nonostante la sua mente fosse piena di domande: fin da quando l’aveva conosciuto, Adrien era stato un mistero e più andava avanti, più ciò che non sapeva del ragazzo aumentava.
Le piaceva. Tanto.
Anzi no, era proprio innamorata di lui e del suo carattere dolce e gentile, sebbene inizialmente non le avesse fatto poi buona impressione.
Insomma, l’aveva attaccata nonostante lei avesse aiutato Cosmog!
Ma poi si era ricreduta ed era entrato nel suo cuore, conquistandola totalmente.
E c’erano così tante domande che voleva fargli ma sentiva che, anche chiedendo, non avrebbe avuto le risposte che cercava.
Solo in momenti come quello, quando Adrien si confidava spontaneamente con lei, poteva aggiungere qualche pezzo al puzzle che era il ragazzo.
«Beh» riprese Adrien, sorridendole: «Qua si può trovare uno dei pokémon che avevo in mente di prendere, se fossi stato scelto da Litten» continuò, sorridendole: «Voglio evitare di fare come oggi con il Kahuna e poi dobbiamo battere Theo e prenderci quei buoni a ogni costo.»
Marinette annuì con la testa, dando un’occhiata alla zona e poi facendo un passo indietro: «I-io vado allora» mormorò, indicando l’entrata per la strada che avevano percorso: «Immagino che…»
«Cosa? No!» Adrien si voltò e allungò una mano verso di lei, lasciandola ferma a mezz’aria: «Ecco…» si fermò, portandosi la mano alla nuca e sorridendole impacciato: «Potresti rimanere con me? Per farmi compagnia» mormorò, voltando un attimo lo sguardo di lato e poi posandolo nuovamente su di lei: «O aiutarci, nel caso Litten ed io soccombiamo senza dignità.»
La ragazza sgranò lo sguardo, sorridendo poi dolcemente: «Mi metto là» mormorò, indicando un punto vicino all’entrata e Adrien annuì, voltandosi e fissando la Caldera, mentre Litten si stiracchiò ai suoi piedi, osservandolo poi in attesa; Marinette si accomodò nel punto che aveva detto, facendo uscire i suoi pokémon e ritrovandosi subito circondata: Growlithe le si mise davanti quasi a protezione e lei affondò la mano nel morbido pelo dell’animale, chinandosi in avanti e strusciando il naso contro di lui. Rowlet e Ledyba si sistemarono su alcune rocce vicine, osservando i due che si avventuravano per il centro della Caldera.
Quasi come se avessero superato un confine invisibile, tanti piccoli cagnolini si fecero avanti: Marinette aveva già visto quel tipo di pokémon in casa del professor Plagg: «Rockruff» trillò allegro Rotomdex, fluttuandole davanti e mostrandole la scheda del pokémon: «Pokémon Cagnolino. Questo Pokémon vive insieme agli esseri umani da tempo immemore. Se il suo Allenatore è triste, resta al suo fianco per sostenerlo. È ritenuto un Pokémon ideale per Allenatori alle prime armi perché si affeziona facilmente. Crescendo, però, tende a diventare aggressivo.»
Marinette annuì, osservando uno dei Rockruff farsi avanti baldanzoso e scodinzolante, mentre Litten si portava davanti al suo allenatore e fissava l’avversario: la ragazza rimase in silenzio, osservando il felino balzare verso l’altro, dopo aver ricevuto l’ordine dal suo allenatore, con gli artigli ben visibili e colpendo Rockruff sul lato destro del muso; Litten saltò all’indietro, voltandosi verso Adrien e assentendo quando questo gli ordinò di usare Braciere: il felino inspirò profondamente e rilasciò andare l’aria, facendo fuoriuscire dalle fauci una voluta di fuoco.
«Rockruff è di tipo roccia…» mormorò Marinette, osservando Adrien avere difficoltà a mettere KO il pokémon selvatico: «E’ resistente a fuoco e normale, giusto?»
«Giustissimo, rotototo» decretò l’apparecchio, portandosi davanti a lei: «La possibilità di vittoria è del 20%»
«Così poco?»
«Rockruff è resistente agli attacchi di Litten, rototo» Marinette annuì, osservando la figura di Adrien tesa mentre ordinava a Litten di attaccare nuovamente con Graffio e poi con Braciere, iniziando a intuire la strategia per sfinimento che il ragazzo aveva in mente; la ragazza strinse i pugni, vedendo Litten colpito e finire a terra mentre Adrien lanciò una sfera verso il Rockruff, che venne immediatamente risucchiato all’interno.
La pokéball finì per terra e si mosse una volta, poi due e, infine, tre volte prima che il pulsante centrale s’illuminasse: Adrien rimase immobile, riscuotendosi poi e andando dal proprio pokémon, carezzandolo e ricevendo un miagolio sofferto in cambio: «Sei stato bravissimo, Litten» mormorò il biondo, tirando fuori la sfera e azionandola, in modo che il felino venisse risucchiato: «Ti porto subito al Centro per curarti» sentenziò, andando poi a recuperare l’altra pokéball e voltandosi sorridendo verso la ragazza: «Ce l’ho fatta!»
Marinette annuì, alzandosi in piedi e sorridendo: «Complimenti» mormorò, osservandolo mentre avanzava deciso verso di lei e, una volta giuntole davanti, la circondò con le braccia, stringendola con forza contro di lui.
Il suo cuore smise di battere, n’era certa, mentre si ritrovò stretta da Adrien e lo sentiva mormorare qualcosa al suo orecchio.
Sì, doveva essere morta.
Assolutamente.
Non c’era altra spiegazione.
Era in paradiso e nessuno l’aveva avvertita.
Adrien accentuò la stretta, facendo aderire maggiormente i loro corpi e poi la lasciò andare, guardandola con lo sguardo verde sorpreso e le guance che s’imporporavano appena, ben lontane dal colore di quelle di Marinette: «Ah. Ecco, io…» si fermò, sorridendole: «Io…mh. Scusa, ero così felice che…»
«Nessuma probluno…neblema prossuno…»
Adrien annuì, osservando le guance rosso acceso della ragazza e facendo un passo verso di lei, scuotendo poi la testa e sorridendole: «Andiamo?» mormorò, storcendo le labbra mentre sentiva la propria voce così titubante: «Adesso è il mio turno di andare al Centro pokémon.»
La ragazza annuì e Adrien fece alcuni passi verso l’entrata della grotta, fermandosi e allungando una mano nella direzione di Marinette: «Vorrei evitare che ti facessi di nuovo male…» bisbigliò, osservando lo sguardo celeste alternarsi fra il suo volto e le dita protese verso di lei.
Marinette allungò la mano, sfiorandolo appena con la punta delle dita e ritirandosi subito, quasi si fosse scottata, per poi posarle nuovamente nelle sue e Adrien le strinse subito con forza, tirandola lievemente verso di lui e regalandole un nuovo sorriso: «Andiamo?»
«S-sì.»
Pokémon che compaiono nel capitolo: Roggenrola | Rockruff
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 2.738 ( Fidipù)
Note: Alola a tutti e bentornati sulle pagine di Laki Maika'i (ma si può dire così?). Bene, bene, bene. In vero oggi era programmato l'aggiornamento di Miraculous Heroes 3 (il fatidico capitolo 58 che tanta sfortuna si porta appresso), ma siccome sono idiota e invece di portarmi dietro quello, ho copiato nella chiavetta questo capitolo di Laki e fra il non postare ancora nulla e l'aggiornare questa storia...Beh, ho deciso di fare un aggiornamento.
E sinceramente non c'è nient'altro da dire, se non che domani finalmente vedrà la luce il nuovo capitolo di Miraculous Heroes 3 e sabato, invece, il nuovo di Scene.
Come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!
Theo incrociò le braccia, osservando i due ragazzi che lo avevano sfidato e sogghignando: «Siete veramente sicuri?» domandò, osservando il Rockruff e il Munchlax che i due gli avevano mandato contro, lanciando due sfere sul campo di battaglia improvvisato sulla spiaggia e osservando i suoi pokémon uscire il suo Hariyama e il suo Delibird: il primo era un pokémon dalle dimensioni veramente considerevoli, con la pelle biancastra visibile solo dalla vita in su, dato che indossava un paio di pantaloni blu con grosse frange di forma rettangolare; ai piedi sembrava indossare dei calzini rossi e, dello stesso colore, erano le grandi mani a tre dita, infine aveva una fascia blu che si estendeva dietro al corpo, fino al fondo schiena.
Delibird, invece era molto più piccolo del compagno e aveva l’aspetto di un pinguino, dal piumaggio prevalentemente rosso, mentre quello della faccia e del petto era di colore bianco e, quest’ultimo, era talmente folto da dare l’impressione di essere una barba; due folti ciuffi bianchi sembravano delle sopracciglia; ma la cosa più interessante di questo pokémon era la formazione della coda, le cui piume formavano una sorta di grossa sacca bianca.
«Rotomdex, puoi dirmi i tipi dei pokémon di Theo?» domandò Marinette, tirandosi su sulla sdraio dove Adrien, non appena giunti in spiaggia, l’aveva praticamente costretta a stare, e poggiando parte del suo peso sui gomiti, inclinando lieve la testa mentre studiava i contendenti del match: «Hariyama direi che è Lotta?»
«Lotta, rototototo! Esatto!» trillò allegro l’apparecchio, posizionandosi davanti a lei e mostrandole i due pokémon: «Mentre Delibird è Ghiaccio-Volante, rotototo! Le percentuali di vittoria da parte degli allenatori Adrien e Nino sono dello 0,00001%.»
«In pratica perderanno…» mormorò Marinette, alzandosi in piedi e facendo qualche passo sulla sabbia bollente, osservando i suoi due amici, indecisa su cosa fare: aiutarli oppure no?
Adrien e Nino le avevano detto di avere la situazione sotto controllo ma, sinceramente, non le pareva così ma il contrario.
Rimase immobile, mentre i pokémon di Theo sconfiggevano totalmente quelli di Adrien e Nino: i due ragazzi ritirarono i loro compagni dal campo di battaglia, mentre il giovane uomo si metteva le mani sui fianchi sorridendo divertito: «Beh, direi che avete perso» sentenziò Theo, scuotendo il capo e portandosi indietro alcune ciocche castane, sfuggite allo chignon in cui aveva legato i capelli lunghi: «Mi dispiace veramente e dire che speravate così tanto di avere quei buoni…»
«Ma non ci hai ancora battuti» decretò Adrien, scivolando fra la folla che li aveva attorniati e raggiungendo velocemente Marinette: le prese il polso, facendole l’occhiolino e trascinandola, finché non furono davanti a Theo; la portò davanti a sé e le mise le mani sulle spalle, costringendola a fare un passo in avanti, il tutto sotto lo sguardo divertito di Nino: «Ti devo ricordare che noi siamo un trio?»
«Ben detto, bro» dichiarò Nino, incrociando le braccia e alzando il mento: «Noi siamo i bros di Lili.»
«Marinette è una ragazza…» sentenziò Adrien, facendo lievemente più forza sulle spalle esili di Marinette e sentendo i muscoli di lei irrigidirsi, tanto che gli sembrava di avere fra le mani un tronco di legno piuttosto che una ragazza.
«I bros più sister!»
«Nino, lascia le battute agli esperti» sentenziò Adrien, dando una sonora manata sulla schiena di Marinette e facendola balzare sul campo: «E’ tutto tuo!»
«Cosa?»
Adrien le sorrise, sistemandosi gli occhiali da sole sopra gli occhi e indicando il campo di battaglia con un cenno della testa, incrociando le braccia al petto nudo, annuendo convinto: «Vi nascondete dietro una ragazza?» domandò Theo, scuotendo la testa e sorridendo, ritirando Hariyama dal campo: «Sarò gentile con te, Marinette.»
«Questo non è nascondersi, Theo» dichiarò Adrien, sorridendo convinto: «Ma riconoscere il valore di un membro del nostro team.»
«Se perdo non è colpa mia» sentenziò la ragazza, voltandosi verso Theo e sospirando: «Un pokémon a testa?»
«Ovviamente» dichiarò l’altro, sorridendole: «E bel costume!»
«Grazie!» esclamò allegra Mrinette, felice che il bikini che aveva scelto piacesse a qualcuno: era stato frutto di una lunga ricerca, quando ancora viveva a Kalos, ma si era innamorata subito di quel costume. La mutandina era nera, con i laccetti che riprendevano la fantasia floreale, tendente al rosso, del reggiseno a fascia.
Ce n’era stato anche un altro che l’aveva fatta tentennare, ore che ricordava.
La lotta.
Doveva concentrarsi sulla lotta.
Delibird era di tipo ghiaccio, quindi…
«Growlithe» sentenziò decisa la ragazza, osservando il pokémon canino balzarle davanti e abbaiare festoso, girando su sé stesso e poi considerando l’avversario con ringhio di avvertimento; Marinette chiuse gli occhi, elencando mentalmente le mosse con cui si stava allenando e, una volta decisa sulla strategia da usare, si concentrò totalmente sull’avversario davanti a lei.
«Delibird, Regalino!» dichiarò Theo, dando il via alla lotta: Marinette osservò l’avversario, metter mano alla sacca e tirare fuori qualcosa, lanciandolo contro Growlithe e colpendolo sul muso.
«Growlithe, Fulmisguardo!» ordinò la ragazza e Growlithe fissò male l’avversario, vedendolo tremare sotto l’intensità del suo sguardo: «Rogodenti!»
«Evitalo e poi attacca con Aeroassalto!»
Growlithe balzò in avanti con le fauci infuocate e azzannò il Delibird avversario che, dando un colpo di coda, si liberò e balzò nell’aria, muovendo l’ala libera come se fosse una spada e tagliando l’aria in due; Marinette ordinò a Growlithe di saltare all’indietro, evitando così l’assalto nemico: «Ruotafuoco!» decretò poi, osservando il Growlithe sputare fiamme verso l’alto e poi ruotare su sé stesso, andando a colpire il Delibird appena tornato a terra.
«Uao…» mormorò Adrien, abbassandosi un poco gli occhiali da sole e osservando la ragazza all’opera: Plagg gli aveva accennato delle capacità strategiche che Marinette aveva tirato fuori nello scontro con Fu, ma non pensava che fosse così in gamba: «E’ grandiosa!»
«Mi sento una nullità in confronto a lei, bro.»
«Fidati, anche io» mormorò Adrien, sorridendo: «C’è da dire che Marinette sta sempre a studiare con Rotomdex: è una secchiona, in pratica.»
«Vero. Forse dovrei farlo anch’io…»
«Forse?»
«Ok, mentre viaggeremo per Akala faremo un bel gruppo studio, ok? Oppure preferisci che vi lasci da soli?»
«Siamo un team, bro.»
«Forse mi ripeterò – anzi no, sicuramente, mi ripeterò – ma il modo in cui la guardi non è quello con cui si guarda, di solito, un normale membro di un team.»
Adrien sorrise imbarazzato, voltandosi di lato e massaggiandosi la nuca, chinando lo sguardo verso il basso e osservando i suoi piedi sulla sabbia fine e chiara della spiaggia di Hau’oli: «Sono un ragazzo e lei è…»
«E’ appena uscita vittoriosa dallo scontro con Theo!» esultò Nino, alzando il pugno per aria, interrompendo così l’altro dal continuare, completamente dimentico di tutto mentre si avvicinava all’amica e le sorrideva pieno di gioia: allargò le braccia e circondò l’esile corpo di Marinette, stringendola in un abbraccio deciso e pieno di forza, allontanandola poi e fissandola in volto: «Grande, Marinette! Sei il mio idolo!» dichiarò, con la voce che traboccava di orgoglio e felicità.
«Ho vinto?» domandò la ragazza, voltandosi verso il campo e piegando appena le labbra in un sorriso, scuotendo poi la testa: «Ho vinto veramente?»
«Sì, che hai vinto!» dichiarò Adrien, avvicinandola e sorridendole: «Il buono è nostro!»
La ragazza annuì, sorridendo contenta e voltandosi nuovamente e notando Theo che richiamava Delibird all’interno della pokéball: «Non si è fatto male, vero?» domandò, avvicinandosi all’uomo con Growlithe alle calcagna: «Io…»
«Niente a cui non sia abituato» sentenziò il ragazzo più grande, incrociando le braccia e annuendo: «Bella strategia. Sei stata molto in gamba a dominare il campo con il Fulmisguardo di Growlithe, prima di passare all’attacco…»
«Ah. G-grazie. Ho pensato di imitare quello che avevo visto fare da un allenatore a Kalos.»
Theo annuì, sorridendole: «Quando partite per Akala?» domandò, rilassando la postura e inclinando la testa: «Plagg è passato stamattina per fare un po’ di scorta di pozioni e roba varia.»
«Domattina» rispose Adrien, sistemandosi nuovamente gli occhiali e osservando l’altro da dietro le lenti scure: «Oggi andava al porto a controllare la sua barca e poi partiamo.»
«Quindi oggi siete liberi?» chiese Theo, sorridendo e concentrandosi su Marinette: «Mi stavo domandando…»
«Beh, abbiamo i bagagli da fare» lo interruppe Adrien, prendendo la moretta per le spalle e spintonandola verso le sdraio, dove avevano lasciato le loro cose: «Ciao ciao, Theo.»
Nino sospirò, osservando l’amico portare via una Marinette che stava diventando velocemente di un bel rosso Magikarp e poi si voltò verso il ragazzo più grande: «Piace ad Adrien» dichiarò, sperando di spiegare il motivo del gesto del biondo: «E a quanto pare è anche un tipo geloso.»
«Non l’avrei mai detto…» sentenziò Theo, scuotendo la testa e ridacchiando, battendo poi una mano sulla spalla: «Auguri per il giro delle isole.»
«Grazie, amico.»
Il Tempio del Conflitto era silenzioso, come ogni volta che andava in quel luogo.
Tapu Koko si avvicinò all’altare, studiando le offerte che, come ogni altro giorno, l’anziano umano che aveva scelto gli aveva portato.
Allungò una zampa, prendendo una bacca e portandosela al volto.
Presto i giovani umani sarebbero partiti alla volta dell’isola protetta da Tapu Lele, in quella sciocca tradizione che li vedeva mettersi alla prova.
Rimase a fissare la bacca, mentre la mente andava lontana nel tempo, quando ancora dimoravano sulle isole i Re e ancora più in là, quando apparvero le due creature che li elevarono allo status di Protettori.
Perché si sentiva come allora?
Perché, da quando aveva salvato quei due giovani umani, avvertiva l’inquietudine e la sensazione che presto qualcosa sarebbe cambiato?
Marinette sospirò, infilando una maglietta nella borsa senza troppi riguardi: le sarebbe piaciuto rimanere al mare, ma qualcuno aveva deciso per lei, scortandola fino a casa e assicurandosi che lei entrasse, per poi andarsene chissà dove.
Sbuffò, osservando il soffitto della propria camera e non sapendo che fare: aveva già preparato i bagagli – la maglietta era stato solo un extra per sfogare la rabbia nata dal comportamento di Adrien –, ricordando l’avvertimento di Plagg sul viaggiare leggera e aveva ricontrollato tutto per sicurezza, con la paura di dimenticare qualcosa; aveva preparato le pokéball dei suoi pokémon e sistemato una generosa scorta nello zaino, assieme a pozioni e rimedi.
Era pronta.
Si alzò a sedere sul letto, notando che il movimento aveva attirato l’attenzione dei suoi pokémon e sorrise loro: «Andiamo a fare un giro?» domandò, balzando giù e infilandosi le prime scarpe comode che trovò, uscendo poi dalla stanza con i suoi compagni al seguito; salutò velocemente la madre e scappò fuori casa, fermandosi nel giardino e posando lo sguardo sulla distesa d’acqua cristallina, osservando poi l’abitazione, non molto lontana, del professor Plagg che si ergeva sulla spiaggia antistante.
Rimase immobile, indecisa se invitare o meno anche Adrien.
In verità le era sembrato strano, mentre la riaccompagnava a casa: molto spesso le sembrava che le arrivassero messaggi disaccordanti da parte del ragazzo e, alle volte, le sembrava quasi che fosse geloso di lei.
Ma era senza ombra di dubbio una sua fantasia.
«Non ha senso che Adrien sia geloso di me» sentenziò a voce alta, incamminandosi verso Hau’oli e alzando la testa al cielo, donandola ai caldi raggi solari: «Anche se sarebbe bello» squittì poi, fermandosi e saltando sul posto, bloccandosi e sorridendo impacciata di fronte alle espressioni dei suoi pokémon: «Sì. Avete ragione. Sto lavorando troppo di fantasia…»
Scosse il capo, riprendendo a camminare per la strada, sorridendo alla vista del panorama che tanto l’aveva colpita fin dal suo arrivo in quella regione, domandandosi come sarebbero state le altre isole: erano simili a Mele Mele oppure ognuna aveva una sua particolare vegetazione?
Inspirò profondamente, sorridendo allo spirito di avventura che si era risvegliato in lei e che le stava facendo venire la voglia di montare sulla prima barca a disposizione, pronta a scoprire ciò che l’attendeva oltre quel mare azzurro che tutto circondava; sentiva anche una certa sensazione di nostalgia, la stessa che l’aveva ghermita poco prima di partire da Kalos.
Le sarebbe mancata Hau’oli e anche tanto.
In poco tempo quel luogo le era entrato dentro e sapeva che, durante il giro, avrebbe ripensato con nostalgia alla cittadina che l’aveva accolta: Hau’oli era il luogo che adesso chiamava casa, quello che l’aveva vista nascere come allenatrice, dove aveva conosciuto i suoi pokémon e dove aveva incontrato Adrien.
Un luogo denso di ricordi e avvenimenti importanti.
Chinò la testa, ripercorrendo il breve periodo che era trascorso da quando era giunta lì e sorridendo: era veramente passato così poco tempo da quando il traghetto l’aveva portata lì? Le sembrava che fosse trascorsa una vita e, invece, era un periodo veramente breve.
Sorrise, fermandosi in mezzo al marciapiede e osservando il ragazzo dai capelli rossi con uno Smeargle accanto, entrambi intenti a ridipingere alcuni cancelletti di quelli che, Nino e Adrien le avevano spiegato, erano zone della città in cui i pokémon selvatici potevano trovare un po’ di ristoro: il capitano di Mele Mele era completamente assorto nel suo lavoro, tanto da non essere conscio del mondo che lo circondava.
Non l’aveva sentita e lo stesso si poteva dire del pokémon del giovane, anche lui dedito alla pittura.
«Alola!» esclamò Marinette, avvicinandosi al Capitano di Mele Mele e notandolo mentre trasaliva appena: Nathaniel alzò la testa e la fissò con gli occhi sgranati, tirandosi poi su e pulendosi le mani sui pantaloni scuri che indossava: «Come va?»
«Bene» mormorò Nathaniel, sorridendole appena: «Grazie. E tu?»
«Tutto bene, grazie» mormorò Marinette, osservandolo abbassare lo sguardo sullo Smeargle: «Che fate?»
«Oh. Stavamo solo ridipingendo i cancelli» le spiegò Nathaniel, indicando il frutto del suo lavoro e del suo pokèmon: «Ogni tanto ce n’è bisogno e così do il mio contributo per rendere migliore la città.»
La ragazza annuì, sorridendo e fissando il cancelletto ritinto a nuovo, mentre un’idea le carezzava la mente: un modo per trascorrere la giornata ed evitare così di vagare senza meta per tutta l’isola.
Era certa che si sarebbe ritrovata al Prato di Mele Mele, se avesse continuato a camminare senza uno scopo preciso.
«Posso darti una mano?» domandò Marinette, voltandosi verso il ragazzo e fissandolo con un sorriso in volto, mentre lui la guardava con la sorpresa nello sguardo di smeraldo: «Ah, scusa. Forse avete già finito…»
«In verità abbiamo appena cominciato, ma tu non dovresti…»
«Ho già preparato tutto e non so cosa fare, quindi…» l’anticipò Marinette, scrollando le spalle e fissando il cancelletto, con il sorriso in volto: «Perché non darti una mano?»
«Volentieri. Grazie, Marinette.»
«Di nulla.»
Rimase immobile al tavolino, i pugni stretti con forza tanto che poteva sentire le unghie conficcarsi nel palmo e la mascella serrata fino a farsi dolere i denti, mentre osservava i due passare davanti la vetrina del negozio di Malasade e ignorando lo sguardo di Nino, avvertendolo fisso su di sé: «Sai…» mormorò l’amico, attirando la sua attenzione e distogliendolo dal vedere la coppia mentre si dirigeva verso il porto di Hau’oli: «Forse dovresti veramente mettere in chiaro quello che senti, Adrien.»
«Io…»
«Capisco che hai paura per tutta la storia di tuo padre e non vuoi avere…» Nino si fermò, inspirando profondamente mentre lo sguardo si muoveva per la stanza, senza fissarsi da nessuna parte: «Legami? Ma però non puoi impedirti di provare sentimenti. E, fidati, ne provi per Marinette.»
«Devo rimanere concentrato su…»
«Lo saresti di più se metti le cose in chiaro con lei, bro.»
«Non c’è niente da mettere in chiaro» borbottò Adrien, prendendo la malasada dal piatto e tirando giù il tovagliolo: «Siamo amici. Amici.»
«Certamente» assentì Nino, con fare comprensivo: «Infatti, in spiaggia non volevi uccidere Theo – e devo forse ricordarti di come hai portato via quella poveretta? – e adesso non hai lanciato un Fulmisguardo a Nathaniel. Certamente.»
Adrien lo fissò, scuotendo poi il capo e addentando il dolce: «E’ un’amica» bofonchiò con la bocca piena, voltandosi di lato e fissando una ragazza che stava dando da mangiare al proprio Yungoos: «Possibile che nessuno lo capisce?»
«Qui l’unico che non capisce niente sei tu, amico. Marinette ti piace e tu piaci a lei.»
«Io non piaccio a Marinette.»
«Sai, ho sempre pensato che eri intelligente, amico» bofonchiò Nino, sistemandosi il cappello e lasciando andare un lungo sospiro: «Ma su certe questioni sei proprio stupido.»
Pokémon che compaiono nel capitolo: Munchlax | Delibird | Hariyama
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 2.340 ( Fidipù)
Note: Alola a tutti! Eccoci di nuovo qua sulle pagine di Laki Maika'i, con un breve capitolo di collegamento fra Mele Mele e Akala: insomma, non volevo fare come i registi di Game of Thrones e far apparire magicamente i nostri eroi ad Akala, seconda isola dell'arcipelago di Alola. Detto ciò...beh, che posso dire del capitolo? Qualcuno arriva e qualcun altro invece inizia un po' a svegliarsi (sedici capitoli, direi che è anche ora).
Come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani, per quanto riguarda gli aggiornamenti delle altre storie: non temete, Miraculous Heroes 3 - capitolo 58 (che so state aspettando) arriverà a breve.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!
Plagg sorrise, osservando i tre allenatori raggiungerlo, attraversando con lentezza il pontile, e ridacchiò mentre notava che, chi più e chi meno, erano ancora profondamente assonnati: «Buongiorno, splendori» tubò allegro, ridacchiando non appena notò l’espressione contrariata di Adrien e quelle più scioccate di Nino e Marinette.
«Prima che me ne dimentichi…» riprese l’uomo, ignorando palesemente Adrien e tastandosi le tasche del camice, tirando poi fuori tre ciondoli, dandone uno ciascuno: «Questo è il ciondolo del Giro delle isole, chiunque viaggia per affrontare le prove lo porta addosso» spiegò, mentre Marinette abbassò lo sguardo e studiò il monile, che le era stato messo in mano: era in legno e aveva la forma di un triangolo a cui mancava la punta più alta; l’interno poi era suddiviso in quattro sezioni, ognuna colorata con uno dei colori caratteristici dei quattro Tapu.
Giallo, rosa, rosso e viola.
Un piccolo cordino poi dava la possibilità di appendere il ciondolo ovunque.
Marinette armeggiò con la borsa, sistemando il monile al laccio della tracolla e sorridendo, spostando poi la sua attenzione sulla barca ormeggiata nel porto e sbarrando lo sguardo alla vista dell’imbarcazione che aveva visto giorni decisamente migliori: la vela era stata rattoppata in più punti e l’intera struttura sembrava reggersi in piedi per sola forza di volontà.
«Plagg…» mormorò Nino, osservando anche lui la barca e poi voltandosi verso l’uomo al suo fianco, allargandosi un poco lo scollo della maglia e abbozzando un sorriso tremante: «Siamo sicuri che reggerà?»
«Certo, ti sembrerà un po’ antiquata» dichiarò il professore, assestando una manata sulla schiena del ragazzo: «Ma io, piuttosto amo definirla navigata» continuò, ridendo poi al suo stesso gioco di parole.
L’atmosfera si raggelò all’instante e i ragazzi osservarono l’uomo, senza saper cosa dire: «Vi prego qualcuno dica qualsiasi cosa» mormorò Adrien, inspirando profondamente: «Prima che ci uccida con queste battute da Ultimascelta»
«Amico, seriamente, forse è meglio se stai zitto» mormorò Nino, posandogli una mano sulla spalla e sospirando di fronte allo sguardo verde, che si era posato su di lui e lo fissava oltraggiato: «Veramente, fidati di me.»
«Ha un’aria decisamente classica» mormorò Marinette, cercando di mettere un freno a tutto e sorridendo impacciata: «Speriamo solo non affondi…»
«Tranquilli, tranquilli» esclamò deciso Plagg, battendosi una mano sul petto nudo: «Siete in una botte di Lastraferro»
«Ho deciso: io non parto» decretò Marinette, scuotendo la testa e fissando gli altri: «Non lo reggo per tutto il viaggio.»
«Sarà una lunga traversata» dichiarò Nino, avvicinandosi alla bagnarola e osservandola con occhio dubbioso: inspirò profondamente, mettendo un piede e, facendo un poco di forza, tastò la solidità del tutto prima di spostarsi definitivamente sull’imbarcazione: «Ok. Sembra che regga…»
Adrien sorrise, imitandolo e mettendo anche lui un piede sulla barca, voltandosi poi e allungando la mano in direzione di Marinette che, con qualche titubanza, la prese e si fece aiutare a salire a bordo; Plagg sbuffò e, senza tanti problemi, salì anche lui sotto gli sguardi sconvolti dei tre: «Ve l’ho detto è navigata ma solida come una Solidroccia!»
«Secondo voi sarebbe brutto se lo faccio addormentare da Munchlax?» propose Nino, sistemandosi il cappello e osservando gli altri due, ricevendo in cambio due guardi disperati: «Bene, vediamo fin dove ci porterà questa cosa.»
«Speriamo fino ad Akala, almeno» bofonchiò Adrien, stirando le braccia verso l’alto e sorridendo: «Non chiedo di più.»
«E’ molto lontana?»
Adrien si voltò verso la ragazza, mentre Plagg si affaccendava attorno a loro per sistemare le ultime cose per la partenza: «Due giorni di navigazione con mare tranquillo e una vera nave» sentenziò Adrien, incrociando le braccia: «Partendo adesso forse dopodomani in mattinata arriveremo.»
«Forse. Hai detto bene, bro.»
«Partiremmo anche prima se due idioti mi dessero una mano» borbottò Plagg, togliendosi il camice e offrendo una bella visuale del suo addome e delle sue spalle: «Nino, prendi quella cima e avvolgila lì; Adrien, vieni qua» i due ragazzi annuirono, eseguendo gli ordini dell’uomo e poco dopo la nave si avviò lenta nelle acque del porto, prendendo poi il largo; Plagg si mise a manovrare la vela e la velocità del mezzo aumentò vertiginosamente.
Adrien si appoggiò alla balaustra di prua, inspirando l’aria salmastra e lasciando che il vento gli scompigliasse i capelli biondi, piegando le labbra in un sorriso rilassato e alzando la testa, donando il volto ai caldi raggi del sole: «Più veloce, professore!» esclamò Nino, voltandosi indietro e ghignando, mentre Plagg eseguiva l’ordine del giovane e faceva andare un poco più veloce l’imbarcazione.
«Forse è meglio non esagerare…» mormorò Marinette, poggiando i gomiti al legno della balaustra e tenendosi il berretto, onde evitare che il vento glielo portasse via: «Se proprio devo tuffarmi, preferirei farlo vicino alla spiaggia.»
«Abbiamo portato i costumi?» domandò Nino, interessandosi all’argomento: «Magari potremmo fare un giro per le spiagge di Akala!»
«Voi dovreste solo pensare alle prove, sapete?»
«Certo, professore!»
Fu entrò nel Centro pokémon, osservandosi attorno e calamitando l’attenzione sull’uomo oltre il bancone della caffetteria: «Kahuna Fu!» esclamò Tom Dupain, non appena lo vide e gli sorrise caloroso, allargando le braccia: «Prego, venga! Lasci che le offre qualcosa.»
«Solo un po’ di lemonsucco» dichiarò l’anziano, salendo con non poca fatica sullo sgabello e sorridendo all’uomo: «Sono partiti dunque.»
«Già, proprio oggi.»
«Immagino sia dura…» mormorò il Kahuna, osservando i movimenti dell’altro mentre gli preparava la bibita: «Vedere la propria figlia partire.»
«So che è in buone mani e questo mi basta» decretò Tom, sorridendo appena: «Inoltre, Marinette è sempre stata in gamba.»
«Oh. L’ho visto» decretò Fu, ricordando la battaglia per la Grande Prova: «E’ stata veramente in gamba…»
«Fin da piccola ha sempre guardato con interesse la Lega in televisione, e anche le altre manifestazioni» spiegò l’uomo, poggiandosi al bancone e sospirando, mentre rivangava i ricordi, scuotendo poi il capo e riprendendo a preparare l’ordinazione del kahuna, posandogli poi davanti un bicchiere pieno di lemonsucco: «Penso sia stato allora che abbia deciso di diventare allenatrice, credo. A Kalos ci furono un po’ di problemi, quando era piccola, e un giovane allenatore fu la persona che riportò la tranquillità nell’intera regione…»
«Ricordo. Qualche notizia è giunta fino a qua.»
«Marinette è sempre stata affascinata da quell’allenatore, tanto che ci disse, con tutta la decisione di una bambina di sei anni, che sarebbe diventata allenatrice» Tom sorrise al ricordo, quasi rivedendo la figlia con addosso uno di quei vestiti di trina e merletti, che Sabine era solita farle indossare, il peluche a forma di Teddiursa stretto fra le mani e lo sguardo celeste deciso: «Quasi mi dispiaceva portarla via da Kalos proprio quando stava per iniziare il viaggio del suo sogno. Sono stato contento quando Plagg mi ha informato che poteva intraprendere il giro delle isole…»
«Posso capire benissimo» dichiarò Fu, annuendo e prendendo il bicchiere con entrambe le mani: «Nino non è mio nipote, ma è come se lo fosse: la sua famiglia è sempre stata al servizio del Kahuna e l’ho visto crescere, diventare il ragazzo che è ora. Un giorno, sicuramente, sarà il mio erede al ruolo di Kahuna e vederlo partire oggi è stata un po’ dura.»
«E’ sempre dura quando diventano grandi e lasciano il nido, vero?»
«Già»
Alola non le piaceva.
Era calda, troppo calda.
Già sentiva i suoi capelli gridare pietà per il maltrattamento a cui li stava sottoponendo.
Si tolse gli occhiali da sole, osservando la folla che si era ammassata all’aeroporto di Alola e si guardò intorno, pestando un piede stizzita: aveva dato a suo padre l’orario preciso di arrivo – in verità, gli aveva dato un orario con una buona mezz’ora di anticipo – eppure non vedeva nessuno lì, pronto a prenderla e a portarla dove la civiltà era veramente civiltà.
Strinse la mandibola, pronta a tirar fuori il cellulare e farsi valere con il genitore, quando si accorse dell’uomo vestito di nero che, impassibile, attendeva con un cartello in mano.
Un cartello con scritto il suo nome.
Fantastico!
Alla buon’ora!
Si diresse decisa verso l’uomo, fulminandolo con lo sguardo: «Le mie valigie» ordinò, indicando il carrello pieno di bagagli e camminando a testa alta, ascoltando il rumore che i suoi tacchi facevano sul pavimento.
Alola, era tornata.
Non sapeva cosa l’aveva svegliato: se il calcio che Plagg gli aveva tirato nel sonno o il fatto che Cosmog aveva trovato comodo dormire sulla sua faccia ma ciò era avvenuto e adesso stava guardando confuso la piccola cabina dove dormivano tutti e quattro.
Sbadigliò, portandosi una mano sotto la maglietta e grattandosi distratto il petto, mentre osservava gli altri occupanti della cabina: Nino e Plagg stavano russando bellamente, il primo stretto al suo Pikachu e il secondo completamente svaccato, tanto che occupava parte del letto di Nino e del suo; scosse il capo, spostandosi verso la zona dove Marinette aveva steso il suo lettino e si meravigliò di trovarlo vuoto.
Dove era?
Sbadigliò, tirandosi su e, attento a non svegliare gli altri due, uscì velocemente dalla cabina: si fermò sulla soglia della porta, alzando la testa e osservando la luna piena nel cielo che illuminava pallidamente la superficie increspata del mare; appoggiata alla balaustra, proprio davanti a lui, Marinette sembrava assorta nella contemplazione di tutto con il fido Rowlet vicino.
Adrien fece un passo, ma lo starnuto per la troppa vicinanza con il pokémon volatile, avvisò la ragazza che, voltandosi, rimase a fissarlo: «Non riuscivi a dormire?» le domandò il biondo, osservando grato Rowlet volare verso uno dei bracci dell’albero della barca, mentre la ragazza negò con la testa, tornando a osservare il cielo notturno.
«A Kalos non si vedono così bene le stelle» mormorò Marinette, sorridendo appena mentre Adrien poggiava le braccia sulla balaustra e alzava il viso anche lui: «Beh, a Luminopoli per la verità. Non è che abbia visitato molto…»
Adrien annuì, sorridendo mentre notava che la voce di Marinette non era balbettante come al solito: certo, aveva un tono ancora intimorito mentre parlava con lui ma, piano piano, sembrava prendere sicurezza e confidenza.
«Ti manca Kalos?» le domandò, voltandosi verso di lei e osservando lo sguardo celeste completamente dedito alla contemplazione del cielo e della luna: «Ogni volta che ne parli hai una nota nella voce…»
«E’ il luogo dove sono nata, mi mancherà sempre» dichiarò Marinette, ridacchiando poi fra sé: «Veramente, mi manca già anche Hau’oli.»
«Beh, posso capirlo...» mugugnò il biondo, poggiando il peso sugli avambracci e fissando il cielo, mentre ricordava il giorno precedente quando aveva visto la ragazza in compagnia di Nathaniel: «In fondo avevi trovato anche un ragazzo…»
«Co-co-co-cosa?»
Adrien si alzò, osservandola mentre sgranava gli occhi e lo fissava con il volto completamente arrossato, illuminato dalla luce lunare: «Ah. Mh…» il ragazzo inspirò, portandosi una mano alla nuca e massaggiandosela, guardando per un attimo in basso: «Ieri, Nino ed io ti abbiamo visto con Nathaniel e ho pensato…»
«No!»
«Cosa?»
«L-lo stavo sempliutando…»
«Eh?»
«Lo s-stavo aiutando» mormorò Marinette, stringendo il legno fra le mani e abbassando lo sguardo su di queste: «F-facevo un giro per Hau’oli quando l’ho incontrato mentre dipingeva dei cancelletti e ho pensato di aiutarlo.»
«Ah.»
Adrien annuì, tornando a fissare l’acqua che rifletteva la luce argentea e ascoltando lo sciabordare delle onde che s’infrangevano quiete contro la barca, facendola dondolare un poco: quindi l’incontro con Nathaniel era stato dovuto solamente dal caso e lei non si era accordata con la Testa di baccamodoro, Adrien sorrise al pensiero e si voltò verso Marinette, osservandola mentre, in silenzio, fissava le stelle.
«Ce ne sono veramente tante…» mormorò la ragazza, abbassando poi lo sguardo sull’acqua: «A Luminopoli non si vedono molto per via delle luci artificiali e…»
«Se non fosse luna piena se ne vedrebbero di più» decretò Adrien, sorridendo a un ricordo che gli era tornato alla mente: «Quando ero piccolo, con mia mamma salivamo sul tetto di casa e ci mettevamo a inventare nomi per le costellazioni.»
«Che cosa carina…»
«Già, lei faceva molto spesso cose del genere.»
«Doveva essere straordinaria.»
Adrien scosse il capo, abbozzando un sorriso triste: «Già» bisbigliò, chinando la testa bionda e socchiudendo gli occhi: non era solito pensare a lei, l’aveva bandita da parecchio tempo dalla sua mente e lo stesso doveva aver fatto suo padre, per questo era così cambiato…
Trasalì, quando sentì la mano piccola di Marinette posarsi sulla sua spalla e si voltò, incontrando lo sguardo celeste che lo fissava preoccupato: «Io…» la vide fermarsi, mordersi il labbro inferiore come era solita fare spesso, quando non trovava subito quello che voleva dire: «Forse l’ho già detto ma mi dispiace tantissimo, Adrien.»
Lui annuì, continuando a tenere lo sguardo in quello di lei: aveva sentito quelle tre parole molto spesso, ogni volta che incontrava qualche amico di famiglia ma mai, come in quel momento, gli erano sembrate sincere; strinse la presa sulla balaustra di legno, chinandosi un poco verso di Marinette e avvicinando il volto a quello della ragazza, tanto da sentire il suo respiro affrettato sulla pelle.
Sapeva quello che stava per fare e, allo stesso tempo, poteva dire anche il contrario: gli occhi azzurri lo fissavano sorpresi, incatenandolo più di quel che era e le sue labbra erano sempre più vicine, sempre di più, tanto che poteva quasi sentirne il sapore senza averle ancora toccate con le sue.
«Che state facendo?»
La voce di Plagg li fece trasalire e Adrien vide Marinette riscuotersi e scivolare lontano da lui, mugugnando qualcosa all’uomo e poi rintanandosi in cabina: cosa stavano facendo? Cosa stava facendo lui?
«Qualcosa mi dice che ho avuto un pessimo tempismo» dichiarò Plagg, osservando la porta dietro la quale era sparita la ragazza e poi il biondo, ancora fermo e con lo sguardo verde rivolto verso la cabina: «Perdono. Non sapevo che…beh, stavate facendo un incontro al chiar di luna. Insomma, uno non è che esce dalla cabina e pensa di vedere del dolce amore così, come se nulla fosse.»
«Non importa» mormorò Adrien, ignorando i tentativi di Plagg di farlo arrabbiare e voltandosi, tornando a fissare la luna, alta nel cielo, testimone della pazzia momentanea che l’aveva colto.
No, non era pazzia e non era neanche momentanea.
Sapeva cosa era, ma non voleva ammetterlo.
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 3.187 ( Fidipù)
Note: Alola a tutti! Eccoci di nuovo qua sulle pagine di Laki Maika'i e finalmente si approda ad Akala, si conosce la Kahuna dell'isola e uno dei capitani. Per quanto riguarda la battuta che troverete su Umbreon: ecco, vi informo che tale pokémon si evolve solo di notte e solo se è felice: notte, felice. Pensate come un malizioso Plagg e la capirete.
E sì, lo so, ancora una volta ho stravolto il calendario degli aggiornamenti (che potete trovare a questo post di facebook) perché...beh, molto semplicemente le mie energie e la mia voglia di fare, dopo l'estate, è ai minimi storici e passo molto tempo a dormire e recuperare le energie. Confido che questo periodo finisca alla svelta, perché con un cervello sadico come il mio, che non fa altro che creare storie su storie...beh, è una situazione veramente insidiosa. Come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!
Akala si stendeva placida all’orizzonte, ma sebbene lo sguardo fosse rivolto verso la grande isola a cui si stavano avvicinando lentamente, la mente di Marinette non era rivolta a ciò che l’avrebbe aspettata là: non erano le avventure che avrebbe vissuto, o le prove del giro delle isole, a dominare i suoi pensieri.
La sua mente era concentrata sul passato: Adrien, lui che si avvicinava e quel quasi bacio sfumato per il pessimo tempismo del professor Plagg.
Non aveva avuto il coraggio di guardare il ragazzo in volto, figurarsi chiedere spiegazioni, e adesso mentre si avvicinavano alla seconda isola di Alola, i pensieri vorticavano nella sua testa: perché aveva provato? Perché quel gesto? Possibile che…
Si fermò, scuotendo il capo vigorosamente con un gesto improvviso che Rowlet tubò indispettito, prima di spiccare un balzo dalla sua spalla: il pokémon alato aprì le ali e si librò nel cielo, sotto lo sguardo dell’allenatrice che, gli avambracci poggiati contro la ringhiera della barca, osservava il volo libero del proprio compagno, sentendosi in colpa per aver costretto Rowlet a stare al suo fianco per gran parte del tempo, unico modo che aveva trovato per proteggersi da Adrien e da un possibile chiarimento di quel quasi bacio.
Se Rowlet era con lei, aveva notato, il biondo titubava ad avvicinarsi e lo faceva solo per estrema urgenza.
«Aveva proprio bisogno di volare un po’» commentò la voce di Plagg, facendola sobbalzare mentre l’uomo l’affiancava con lo sguardo fisso sul pokémon volante, il tronco completamente esposto ai raggi del sole: «Come ti senti, ragazzina?»
«Bene» mormorò Marinette, posando lo sguardo sul professore e osservandone il volto, quasi a cercare di carpire qualcosa: non era da Plagg essere così preoccupato per loro tre, era un comportamento che in quella manciata di giorni, dal suo arrivo ad Alola, non aveva mai associato a quell’uomo.
«Ti stia chiedendo perché, vero?» le domandò Plagg, portandosi una mano al berretto e tirandolo un po’ indietro: «Non l’ho mai detto ma so leggere nel pensiero!»
«Lei mi sta prendendo in giro…»
«Quello sempre» dichiarò l’uomo ghignando, volgendo lo sguardo verso Akala con un sorriso dolce in volto: «Ma so cosa ho visto l’altra sera. Cosa ho interrotto e ho notato come ti sei comportata con lui per tutto il giorno …»
«Io…»
«Non essere imbarazzata da ciò ce provi, ragazzina» riprese il professore, infilando le mani nelle tasche del camice e alzando il mento, quasi a sfidare il mondo: «Non c’è niente di male.»
«Ha preso un colpo di sole, per caso?»
Plagg non le rispose, limitandosi a storcere le labbra in un ghigno e voltarsi indietro: «Ehi! Si vede Akala!» urlò, attirando l’attenzione degli altri due allenatori; Marinette sentì i passi concitati di Nino e Adrien alle sue spalle e poi la presenza familiare di Adrien accanto a sé: non aveva bisogno di voltarsi, per sapere che era a un passo da lei con lo sguardo verde rivolto verso l’isola che si vedeva all’orizzonte.
«Ci siamo…» mormorò trasognato Nino, inspirando profondamente e lasciando andare l’aria piano: «Akala.»
«Arriveremo fra un paio d’ore» dichiarò Plagg, alzando il viso verso il cielo e tirando indietro la visiera del berretto: «Iniziate a radunare le vostre cose» ordinò, dirigendosi verso la parte finale della nave senza aspettare nessuna risposta.
«Adesso che siamo soli…» iniziò Nino, togliendosi il cappello rosso e asciugandosi il sudore dalla fronte: «Ditemi che non sono l’unico ansioso di toccare terra.»
«Siamo in due, amico» mormorò Adrien, storcendo le labbra in un sorriso accennato: «Non mi sento sicuro su questo affare.»
Marinette scosse il capo, evitando di rispondere e voltandosi nuovamente verso Akala: «Che cos’è quel monte?» domandò, indicando con curiosità l’enorme montagna che sembrava dominare l’intera isola e da cui uscivano volute di fumo.
«E’ il vulcano Wela» le rispose Adrien, poggiandosi con gli avambracci alla balaustra e regalandole un sorriso timido; Marinette si guardò attorno, notando che Nino si era dileguato, raggiungendo Plagg e lasciandoli completamente soli: «Hai in mente di prendere qualche pokémon ad Akala?»
La ragazza strinse le labbra, chinando il capo e inspirando profondamente: «Io…»
«Io spero di trovare un Eevee» la fermò Adrien, tirandosi su e sorridendole: «Fin da piccolo ho sempre sognato di avere un Espeon.»
«Un Espeon?» mormorò Marinette, portandosi una mano alla bocca e nascondendo il sorriso: «T-ti facevo più tipo da Umbreon» mormorò, stringendo poi le labbra e voltandosi verso l’isola, sentendosi l’imbarazzo montare dentro e dandosi mentalmente della stupida per la battuta fatta sulla particolarità dell’evoluzione di Eevee.
«Oh» mormorò Adrien, dopo un po’: «Ah. Ah. Ah. Molto divertente. Potresti fare concorrenza a Plagg per battute del genere.»
«S-scusa.»
«Era carina come battuta, alla fine» sentenziò Adrien, dando la schiena ad Akala e dedicandosi completamente a lei: «Tu invece?»
«Che?»
«Non hai tolto gli occhi di dosso da Rotomdex per tutta la traversata – o quasi – e, se ho imparato a conoscerti un poco, è che ti piace avere una strategia: che squadra hai creato nella tu mente, quindi?»
«Ah. Mh. Mi piacerebbe avere un Lucario…» mormorò, voltandosi verso Adrien e notando la luce sorpresa nel suo sguardo, sentendo le guance andarle a fuoco: «Che ho detto?»
«Nulla. Notavo che anche tu non sei un tipo da Umbreon…»
«Che cos…» Marinette si fermò, notando Adrien voltarsi verso Akala con un sorrisetto divertito, e si portò la mano alla bocca, voltandosi dalla parte opposta imbronciata, comprendendo perfettamente la battuta che lui le aveva fatto sulla falsariga della sua.
«Me l’hai servita su un piatto d’argento» decretò Adrien, allungando una mano e tirandole leggermente una delle codine con cui aveva legato i capelli quel giorno: «Lucario. Scelta interessante, devo dire» mormorò, sorridendo allo sguardo poco convinto della ragazza: «Sono serio. Pensavo fossi un tipo più da…» si fermò, sbuffando e scrollando le spalle: «Non so: Ribombee? Oricorio? Milotic anche. Pokémon femminili e belli come te, insomma.»
«Milotic. Avevo in mente…» Marinette si fermò, voltandosi di scatto verso il biondo e incontrando lo sguardo verde, sgranato e sorpreso: «Co-cos’h-hai detto?»
«Nulla. Niente» borbottò sbrigativo Adrien, portandosi una mano al colletto della maglia e tirandolo lievemente: «Vado a vedere se Plagg ha bisogno di me…» mormorò, facendo un passo indietro e sorridendole imbarazzato, voltandosi poi e raggiungendo il professore che, fermo, vicino al timone della barcaiola su cui stavano viaggiando.
Cosa gli era preso?
Perché non si era frenato prima di dire quello?
Lui era…
«Cosa era quello? Del dolce amore?»
«Stai zitto, Plagg.»
Il professore ridacchiò, osservando il ragazzo sedersi vicino a lui e voltarsi di lato, con il volto completamente rosso; l’uomo scosse il capo, sospirando e facendo un cenno a Nino, indicandogli il punto dove Marinette era rimasta e pregando che la ragazza non si fosse trasformata in un budino di sé stessa.
Che cosa era quello che avvertiva?
Alzò lentamente la testa, aprendo il guscio protettivo, in cui si rinchiudeva sempre quando dormiva, e osservò la distesa di mare davanti a sé, mentre il suo intero essere veniva travolto dall’emozione che provava: era strana e viscerale, quasi radicata nella parte più profonda del suo corpo.
La conosceva.
L’aveva già sentita tempo addietro e non gli era mai piaciuta, troppo simile alle emozioni umane e facendola sentire, a sua volta, troppo somigliante a quelle creature che non le piacevano: Koko sembrava trovarli interessanti, lei li mal digeriva.
Solo pochi prescelti, avevano superato la sua selezione estrema ed erano stati eletti a Kahuna di Akala.
Scrollò la testa, ascoltando i rumori della natura che la circondavano e costringendosi a ignorare ciò che sentiva: qualsiasi cosa fosse successa, ne sarebbe uscita indenne come sempre ed era l’unica cosa che le importasse veramente.
Il grande cartello che dominava la banchina di pietra grigia riportava la scritta ‘Benvenuti a Kantai’, notò Marinette mentre Adrien e Nino saltavano a terra e assicuravano le cime ai pioli del molo: «Serve una mano?» le domandò Adrien, ricevendo come risposta un cenno negativo con la testa; il ragazzo la osservò, mentre balzava sulla banchina non salda sui suoi piedi e oscillò, non cadendo in acqua per l’intervento di Adrien che, presa per i fianchi, la tirò e la tenne contro di sé: «Secondo me ti serviva una mano» commentò con il sorriso nella voce, osservandola e alzando una mano per scostarle un ciuffo dalla guancia.
«Ce l’avrei fatta anche da sola.»
«A fare un bagno, quello è certo.»
Marinette arricciò il naso, fissandolo contrariata e lui incassò lo sguardo con un sorriso tranquillo in volto: «Benvenuta a Kantai» dichiarò Adrien, cambiando discorso e girandola verso le prime case della città, posandole entrambe le mani sulle spalle: «Il viaggio è andato a gonfie vele!»
«Il viaggio è andato a gonfie vele?» domandò Marinette, voltandosi appena: «E’ una battuta per caso?»
«Certo!» assentì Adrien, spintonandola verso i gradini che portavano alla strada: «E’ anche divertente. Non è vero, Nino?»
«Ehm…»
Adrien lo fissò contrariato, osservando Plagg affiancarli e sogghignando: «Beh, io non posso dire niente» dichiarò l’uomo, togliendosi il cappello sventolandoselo in faccia: «Quanto a umorismo, siamo sulla stessa barca!»
«Quindi sta ammettendo che il suo senso dell’umorismo è pessimo?» domandò Marinette, osservando il piccolo Cosmog uscire dallo zaino di Adrien e muoversi allegro fra di loro, posando i suoi occhietti su tutti e quattro e agitare quelle che sembravano due antenne.
«Tu! Nello zaino!» ordinò Adrien, facendosi scivolare la sacca dalle spalle e chinandosi, mentre Cosmog lo fissava contrariato e, come un condannato al patibolo, ritornò nel suo nascondiglio, non senza regalare un’espressione contrariata all’allenatore.
«Non hai ancora imparato ad abbottonarti il camice. Eh, Plagg?» Una voce femminile s’irradiò nell’aria, facendo voltare i quattro verso la strada che dal molo portava verso il cuore della città: «Chissà che impressione fai sulle persone che ti incontrano per la prima volta…»
Adrien si tirò su, sistemandosi lo zaino sulle spalle e affiancando Marinette, osservando la donna che aveva parlato: il fisico formoso era stretto in un paio di pantaloncini rosa scuro e un top di una tonalità più chiara, mentre i lunghi capelli neri erano lasciati sciolti e lo sguardo celeste li fissava con fare divertito: «Piacere di conoscervi, ragazzi!» dichiarò la nuova venuta, agitando il braccio destro e facendo tintinnare i numerosi bracciali che vi portava: «Io sono Bridgette.»
«Ciao! Benvenuti!» una ragazza comparve da dietro la donna, un piccolo elfo dai corti capelli biondi e lo sguardo celeste grande e luminoso, che li fissava con un sorriso gioioso: «Io sono Rose, uno dei capitani dell’isola!»
«Stavo venendo ad accogliervi e lungo la strada ho incontrato Rose» spiegò Bridgette, incrociando le braccia al seno e sorridendo dolcemente, avvicinandosi poi a Marinette e posandole una mano sulla guancia: «Povera piccola, immagino che il viaggio con questi tre sia stato veramente stancante. Se gli altri due sono la metà di quanto sa essere fastidioso Plagg…»
«Ehi. Che vorresti dire?»
La donna ignorò il professore, spostando lo sguardo sul ragazzo dietro Marinette e sorridendo di fronte all’espressione che questo aveva: «Che carini!» squittì, battendo le mani e facendo un passo indietro: «Mi ricordate altri due allenatori che fecero il giro delle isole tempo fa, quando ero ancora capitana: si vedeva lontano un miglio che erano innamorati l’uno dell’altra e…» si fermò, inclinando il capo e sbattendo le palpebre, fissando confusa i volti in fiamme e gli sguardi di entrambi che vagavano alla ricerca di un punto su cui concentrarsi: «Che ho detto, Plagg?» domandò la donna, voltandosi verso il professore e osservandolo mentre negava con la testa e scrollava le spalle.
«Niente. Lascia stare.»
«Ci tenevo così tanto a incontrarvi!» esclamò Rose, avanzando felice e sorridendo ai tre: «Nella mia prova mi dimostrerete di che pasta siete fatti! Qualcosa mi dice che non siete allenatori da sottovalutare!»
«Ah…» Adrien tossì, schiarendosi la voce: «Grazie mille, ah…»
«Rose. Mi chiamo Rose.»
«Grazie, Rose.»
«State pronti alla sua prova!» dichiarò Bridgette, posando una mano sul capo biondo e spettinandolo: «E ricordate che Rose non è l’unico Capitano di Akala! Bene. Che programmi avete?»
«Lascio decidere a loro» dichiarò Plagg, stirando le braccia verso l’alto e sorridendo: «E’ il loro giro delle isole, alla fine.»
«E in questo modo può tranquillamente farsi gli affari suoi.»
«Esattamente, Adrien» assentì l’uomo, sorridendo alle parole del giovane: «Beh, io non so voi ma la traversata mi ha distrutto, quindi penso proprio che mi andrò a riposare al Centro pokémon.»
«Sì» sospirò sognante Nino, inspirando e lasciando andare lentamente l’aria, tenendo lo sguardo rivolto verso il cielo: «Un letto. Riposo.»
Bridgette ridacchiò, scuotendo la testa: «Li hai schiavizzati, Plagg?» domandò divertita e ghignando all’espressione contrariata che si era formata sul volto di Plagg: «Beh, godetevi il giro delle isole assieme ai vostri Pokémon. Sono certa che, prima che lasciate Akala, ci incontreremo nuovamente. Buona fortuna! Forza Rose, andiamo.»
La bionda annuì, regalando un sorriso a tutti loro e seguendo poi Bridgette lungo la strada, immergendosi nella città e sparendo velocemente dalla loro vista: «E’ venuta a ricevervi. Si preoccupa per voi, ma non vuole darlo a vedere…» commentò Plagg, sorridendo: «E’ fatta così, è molto protettiva ed è anche una brava Kahuna.»
«Beh, io vado al Centro» dichiarò Nino, muovendo il collo e sentendo i muscoli dolere: «Ho seriamente bisogno di riposo.»
«Ti comprendo, amico» mormorò Adrien, guardandosi attorno e sospirando: «Che facciamo? Centro pokémon e domani visitiamo Kantai oppure…»
«E chi ce la fa a visitare la città adesso, bro?»
«Voi andate pure» mormorò Marinette, sorridendo ai tre: «Io voglio andare un po’ in giro…»
Nino annuì, socchiudendo gli occhi e sospirando pesantemente: «Ti accompagnerei volentieri, Marinette, ma ho proprio bisogno di riposo»
«Non vi preoccupate: voi tre vi siete occupati della barca per tutto il viaggio, è normale» decretò la ragazza, superandoli e sorridendo loro: «Ci vediamo al Centro Pokémon più tardi, ok?»
«D’accordo» decretò Plagg, annuendo con la testa: «Se ti perdi, usa Rotomdex.»
«Certamente!»
«Guarda l’obiettivo!»
L’uomo scattò la foto, osservando la ragazza fissarlo male e scappare poi via con il proprio pokémon appreso, mentre il fotografo abbassò le spalle mestamente, dando un’occhiata svogliata all’anteprima dello scatto appena fatto, ignorando i gridolini di giubilo del suo compagno di viaggio: «Un meraviglioso piatto di gnocchi!» esclamò questi, facendo voltare il fotografo e vederlo mentre fermava una giovane allenatrice in compagnia di un pokémon volante, sicuramente uno di quelli della regione dove si trovavano.
Vincent Asa non aveva mai visto un pokémon come quello a Kalos.
La ragazza fissò interdetta l’altro, facendo vagare lo sguardo celeste da questo a lui e Vincent le sorrise, sperando di non far scappare anche questa: insomma, dovevano fare un servizio sugli allenatori di Alola e non riuscivano a trovarne neanche uno.
O meglio, non riuscivano a tenerne uno abbastanza a lungo per fare due scatti.
«Sei un’allenatrice?» domandò, avvicinandosi mentre si tastava le tasche dei pantaloni, alla ricerca di un biglietto da visita: «Siamo di Pokémania, la rivista ufficiale che sponsorizza la Lega nelle altre regioni e…»
«Lo so» mormorò la ragazza, piegando le labbra in un sorriso: «Ero abbonata, quando vivevo a Kalos.»
«Sei di Kalos?» domandò Vincent, prendendo il suo compagno per le spalle: «Magnifico! Anche noi! Siamo Vincent e Vincent» continuò, vedendo la ragazza sorpresa, dopo aver detto i loro nomi: «Sì, ci chiamiamo uguale.»
«Io sono Marinette» si presentò la ragazza, indicando poi il pokémon volante: «E lui è Rowlet, il mio pokémon. E’ uno degli starter di questa regione.»
Vincent squittì, mettendo mano alla macchina fotografica e iniziando a immortalare il volatile, facendo scuotere la testa ad Asa che si avvicinò a Marinette: «Scusaci, dobbiamo fare un servizio su Alola e…» si fermò, scrollando le spalle: «A quanto pare nessuno ci vuole aiutare.»
«Che strano, qui ad Alola sono tutti gentili di solito.»
Asa sbuffò, notando un movimento alle spalle e osservando il giovane che si stava avvicinando, con lo sguardo puntato sulla ragazza: lo aveva già visto da qualche parte, ma non ricordava dove…
«Marinette!»
La ragazza si voltò e Vincent Asa notò la sorpresa e l’imbarazzo tingerle l’espressione, mentre una graziosa sfumatura di rosso le si dipinse sulle guance: «A-adrien?» mormorò Marinette, facendo un passo verso il nuovo venuto e inclinando la testa: «Non dovevi riposarti?»
«Non me la sentivo di lasciarti sola» borbottò il ragazzo, regalandole un sorriso pieno di dolcezza, mentre Vincent Asa cercava di ricordare: dove lo aveva già visto?
Marinette lo aveva chiamato Adrien…
«Adrien Agreste?» domandò, quando ebbe l’illuminazione e osservò lo sguardo verde dell’altro posarsi su di lui: «Sei il figlio di Gabriel Agreste, vero? Tuo padre è…»
«Dobbiamo andarcene, Marinette» decretò sbrigativo Adrien, prendendo la ragazza per un polso e tirandola via, andandosene velocemente sotto lo sguardo attonito di Vincent Asa che non comprendeva il perché di quel gesto.
Il perché di quella fuga.
Che cosa aveva detto?
«M-mi fai male» mormorò Marinette, strattonando la mano e osservando la schiena di Adrien, mentre camminava veloce diretto solo lui sapeva dove: «Adrien!» urlò, impuntandosi e usando tutta la sua forza per impedire all’altro di andare avanti; il ragazzo si riscosse, voltandosi e osservandola attonito, prima di lasciarle andare il polso e osservandola mentre se lo portava al petto, massaggiandoselo.
«Scusa, io…»
«Io ho già sentito parlare di tuo padre» mormorò la ragazza, fissandolo: «Lui è…»
«Qualcosa che non centra niente con te» dichiarò lapidale Adrien, quasi aggredendola con le parole e chinando poi lo sguardo, voltandosi di lato senza notare lo sguardo ferito di Marinette: le era sembrato di tornare alla prima volta in cui l’aveva conosciuto, quando l’aveva assalita per aver salvato Cosmog.
Quando ancora erano estranei e, forse, lei continuava a esserlo per lui: cosa aveva pensato? Che il poco tempo passato assieme lo portassero a confidarsi con lei?
Era stata davvero così ingenua?
«Scusami tanto» borbottò la ragazza, superandolo e stringendo la mascella, sentendo gli occhi pizzicarle e il cuore farle male a ogni battito: non doveva piangere, non voleva piangere per lui.
O almeno non voleva farlo davanti a lui.
Sarebbe andata a testa alta fino al Centro e poi, in un momento di solitudine, avrebbe dato sfogo alle lacrime che teneva dentro.
Socchiuse le palpebre, mandando indietro il groppo che, incurante dei suoi piani, era intenzionato uscire e sentì distratta il rumore di passi affrettati dietro di lei, poi la presa di una mano sulla spalla che la fece voltare con forza e poi…
Labbra sulle sue.
Singultò, mentre sentiva l’altra mano di Adrien scivolarle sulla schiena e posarsi sulla nuca, tirandola più contro di lui; afferrò la camicia candida, socchiudendo gli occhi e lasciandosi convincere ad aprire le labbra, sentendo la lingua calda e umida di lui, assieme al suo sapore dolce come le malasade o i croissants di cui andava pazzo.
Adrien poggiò la fronte contro la sua, mettendo fine a quel bacio improvviso e leccandosi le labbra, osservando le iridi celesti: «Non chiedermi niente, ti prego» le bisbigliò contro la bocca: «Ti prego» mormorò nuovamente, prima di catturarle ancora le labbra.
Marinette mugugnò qualcosa, stringendo la camicia di Adrien e dandosi della stupida, mentre si lasciava andare nel suo abbraccio.
Stupida perché sapeva che le sarebbe andato bene così.
Stupida perché non avrebbe domandato nulla.
Stupida perché si era totalmente innamorata di lui, nonostante i suoi segreti che non voleva rivelare.
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Capitolo 18 *** Capitolo 18 ***
Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 3.407 ( Fidipù)
Note: Alola a tutti! Ed eccoci nuovamente ad Akala, seconda isola dell'arcipelago di Alola, ancora fermi a Kantai dove facciamo la conoscenza di due 'nuovi' personaggi...Beh, nuovo per così dire. Nuovi nella storia, mettiamola così e poi...Poi...insomma, avevamo lasciato Marinette e Adrien in un certo atteggiamento e quindi...come andrà avanti? Cosa succederà?
Come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!
Plagg addentò il pezzo di pane con il formaggio spalmato, assottigliando lo sguardo e fissando Adrien che, raggiante, stava facendo colazione con lui e Nino: «Ehi, Giornata di sole!» esclamò, attirando l’attenzione del beato e storcendo la bocca di fronte all’espressione da pace dei sensi che il ragazzo aveva: «Ho paura a chiederti il motivo per cui sei così felice…»
«E allora non chiedere» dichiarò Adrien, sorridendo all’altro e guardando le scale che portavano al piano superiore del Centro Pokémon: «Marinette non scende?»
«Veramente è già scesa da parecchio, bello mio» gli rispose il professore, prendendo la tazza di caffè e sorseggiandola: «Quando sono venuto giù l’ho trovata già in piedi e pronta a scoprire le meraviglie di Kantai» continuò, osservando Adrien sgranare gli occhi e finire velocemente la sua colazione, si alzò poi e, sistemato lo zaino sulle spalle, se ne andò, salutandoli frettolosamente.
«Questo è strano…» commentò Nino, dando un pokégioli a Popplio e osservando l’amico, fuori dalla porta del Centro pokémon che si guardava attorno: «Veramente strano.»
«Tu dici…»
«Erano strani ieri, quando sono tornati. Assieme. Veramente strano.»
«Se dici di nuovo strano, ti mostro la potenza del mio Crescipugno.»
«Ok, ok.»
«Che ne dici?» domandò Marinette, mostrando la canotta a Rowlet: era di un bel giallo acceso e sul davanti si poteva vedere la stampa di quello che sembrava essere un Exeggutor forma Alola, almeno da quanto aveva detto Rotomdex; il pokémon volante la fissò, inclinando la testa e tubando poi allegro, facendo sorridere la ragazza.
Posò la maglia sul braccio, avvicinandosi poi alla zona ove erano appesi i pantaloni e dette un’occhiata veloce agli shorts, sobbalzando quando sentì la campanella alla porta suonare: si voltò, osservando una bionda entrare nel negozio e togliersi i grandi occhiali da sole, dando un’occhiata di disapprovazione generale al piccolo negozietto: «Sabrina!» esclamò, schioccando le dita e Marinette osservò una ragazza dai capelli rossi, tagliati in un caschetto, accorrere immediatamente con appresso un Machamp carico di buste e scatole.
«Sono qui, Chloé» mormorò quella che rispondeva al nome di Sabrina, affiancando l’altra e sorridendole, seguendola fedelmente mentre si aggiravano nel negozietto, mentre il Machamp rimaneva sulla soglia del negozio; Marinette scosse il capo, tornando a studiare i pantaloncini, mentre la sua mente vagava e tornava a pensare ai baci.
Adrien l’aveva baciata e, se la prima volta era stato più che altro un assalto, i baci che erano venuti in seguito erano stati dolci e delicati, anche se conditi dall’amaro dei segreti che lui continuava ad avere.
Avrebbe dovuto dimostrarsi più decisa e non cedere, ma sapeva anche che erano impossibile e tutti i suoi propositi e pensieri si sarebbero volatilizzati nell’esatto istante in cui avrebbe rivisto Adrien: «Sono un’idiota» bofonchiò, nascondendo il volto contro la stoffa dei pantaloni e sospirando: doveva rimanere calma e lucida, non farsi abbindolare da quelle labbra che sembravano esattamente quando chiedere e quando prendere da sole, oppure dalle mani che l’avevano carezzata lievi, tirandola più contro il corpo forte e atletico: «Basta, Marinette!»
«Questo posto è veramente insulso!» dichiarò l’altra cliente, riportandola alla realtà e facendola voltare: «Ed è così fuori moda! Questa roba si portava a Kalos, la scorsa stagione» continuò, poggiando una mano sul bancone e sorridendo alla commessa: «Lo vedi il mio vestito? E’ l’ultima moda a Kalos, ma immagino che una primitiva come te non ne capisca assolutamente!»
«Veramente quello è di qualche anno fa…» commentò Marinette, avvicinandosi con la maglietta e gli shorts, sorridendo alla ragazza e cercando di ignorare lo sguardo di puro odio che le aveva lanciato. Un perfetto Fulmisguardo, pensò e sentendo quasi la voce del professor Plagg fare una battuta simile: «Se non erro ne portava uno simile Diantha nel suo film, Reine du Soleil» dichiarò, sorridendo alla commessa: «Tutte le ragazze ne avevano uno a Luminopoli, anche io.»
«Tu?»
«Già, io.»
La ragazza – Chloé, se ricordava bene – sbuffò, scuotendo il capo e studiandola da capo a piedi: «E che ci faceva a Kalos una come te?» domandò sprezzante, facendo sorridere Marinette mentre chinava la testa e studiava i comodi abiti che indossava: dava davvero l’idea di essere una di Alola?
«Ci vivevo» dichiarò tranquillamente, prendendo il portafogli dalla borsa e pagando i suoi acquisti: «Mi sono trasferita qui ad Alola da poco.»
«Non sapevo di qualcuno che si è trasferito qui a Kantai» mormorò la ragazza che rispondeva al nome di Sabrina, mentre Chloé stringeva le labbra risentita: «Mio padre mi avrebbe…»
«Vivo a Mele Mele» dichiarò Marinette, prendendo il resto e mostrando il ciondolo appeso alla borsa: «Sono qui per il giro delle isole.»
«Sei un’allenatrice?» sbuffò Chloé, incrociando le braccia e alzando il mento con fare stizzito: «Adesso si spiega tante cose, come il tuo look da poveraccia.»
«Quando viaggi non puoi stare attento a come ti vesti» dichiarò Marinette, sorridendo: «Ma penso che tu sappia di cosa sto parlando, a meno che tu non abbia mai fatto il giro…»
«Infatti, Chloé non l’hai mai fatto!» dichiarò Sabrina, sorridendo: «Non è vero, Chloé?»
«Sta zitta, Sabrina!» tuonò Chloé, scuotendo il capo e uscendo veloce dal negozio mentre Sabrina sgambettava per raggiungerla, invocando il nome dell’altra.
Marinette scosse il capo, sorridendo e prendendo i propri acquisti: «Grazie mille per aver comprato da noi e buona fortuna con il tuo giro delle isole» dichiarò la commessa, regalandole un sorriso e, dopo essersi guarda attorno, mise mano ai fermagli che teneva esposti nella bacheca dietro di lei: «Questo è un ringraziamento per te» mormorò, allungando una mano e donandole un fermaglio di legno a forma di fiore: «Non sono in molti quelli che rispondono a Chloé Bourgeois.»
«Ma chi era?»
«La figlia del sindaco di Kantai, nonché proprietario dell’hotel Voce del Mare» spiegò la ragazza, sbuffando: «In pratica, pensa di essere la regina di qui solo perché suo padre è quello con più potere…»
Marinette annuì, salutando poi la commessa e uscendo dal negozio, alzando il viso al sole di Alola e sospirando, indecisa sul da farsi: era uscita veramente presto quella mattina e, aveva visitato a fondo la zona del porto di Kantai, chiacchierando del più e del meno con qualche attempato pescatore che le aveva raccontato un po’ di aneddoti del luogo, finché i negozi non avevano aperti e lei si era rifugiata al fresco dei condizionatori; si sistemò meglio il berretto in testa, dirigendosi nuovamente verso la zona dove erano ormeggiate le barche, fermandosi vicino all’embargo e, poggiatasi a uno dei pioli di cemento, osservò il gigantesco palazzo che dominava la parte opposta della baia.
Rowlet sbatté le ali, librandosi nel cielo e facendo sorridere la ragazza, mentre il pokémon si stagliava contro il cielo terso; la ragazza era così immersa nella contemplazione che non si accorse della persona alle sue spalle, finché non sentì due mani posarsi decise sui fianchi: sobbalzò, voltandosi e incontrando il volto sorridente di Adrien: «Ciao» le mormorò, prima di catturarle le labbra con le proprie, ingoiando le parole mugugnate da Marinette.
Improvviso. Caldo. Pieno di passione.
Marinette strinse le mani a pugno, lasciando che Adrien intensificasse il bacio: cosa doveva fare? Come poteva non abbandonarsi quando il ragazzo che le piaceva la baciava come se fosse un assetato?
Sospirò, lasciando perdere ogni idea di resistenza e poggiò le mani sulle spalle di Adrien, sentendolo piegare la bocca in un sorriso, mentre la mano calda si posava sul centro della schiena e la tirava contro di lui: «Mi sei mancata a colazione» biascicò contro la sua bocca e Marinette non seppe cosa rispondere, se non prendere lei l’iniziativa e continuare quel bacio meraviglioso.
«Adrikins?»
Una voce, fin troppo familiare a Marinette, mise fine a tutto e lei si ritrovò barcollante e abbandonata a se stessa nel giro di pochi secondi: Adrien si staccò da lei si voltò, osservando la persona che li aveva interrotti: «Chloè?» mormorò sorpreso, mentre un sorriso allegro gli piegava le labbra: «Sei veramente tu?»
«Adrikins!» esclamò la ragazza che Marinette aveva incontrato poco prima, gettandosi poi fra le braccia di Adrien e stringendolo in un modo veramente familiare, forse fin troppo; rimase lì mentre Adrien allontanava di poco la ragazza, mormorandole qualcosa e poi allontanandosi con lei, senza neanche voltarsi.
«Ma che…?» mormorò Marinette, osservandolo poi fermarsi improvvisamente, quasi si fosse ricordato anche di lei; sbuffò, sistemandosi il berretto in testa e notando il sorriso piegargli le labbra mentre marciava decisa verso di loro, superandoli poi e non voltandosi indietro, diretta verso il Centro pokémon.
Nino non sapeva cosa fare e, doveva ammettere con se stesso, aveva anche un po’ di paura a muoversi dalla sedia: si voltò verso la ragazza, seduta con lui al tavolino davanti al caffetteria, e osservò quello che stava scrivendo velocemente su un blocco, che aveva chiesto all’infermiera.
Da quando era tornata, Marinette sembrava…
Come dire? Nervosa.
Decisamente molto nervosa.
Anche se assetata di sangue rendeva molto meglio l’idea.
Il giovane allenatore si era scambiato un’occhiata con Plagg, ma questo aveva scosso la testa ed era rimasto in un religioso silenzio; l’arrivo di Adrien, con una bionda appesa al braccio, aveva fatto trovare la risposta ad alcune domande: «Ehm. Marinette?» mormorò, chinandosi in avanti e sorridendo allo sguardo celeste che, da dolce e caloroso, era diventato glaciale.
Per la prima volta, in vita sua, Nino comprese l’effettiva portata della frase: se uno sguardo poteva uccidere…
Nino abbozzò un sorriso, osservandola voltarsi per una breve frazione di secondo verso i due biondi che, vicini, parlavano a un tavolo poco distante dal loro: «Che c’è?» ringhiò quasi la ragazza, rimanendo in attesa di una risposta che non arrivò e tornando a scrivere alacremente sul foglio, domandandosi se Miss Chloé Bourgeois avesse delle ventose sulle mani, dato che sembrava non riuscire a togliere di dosso le mani da Adrien.
E lui glielo permetteva come se nulla fosse.
Sbuffò, osservando le varie opzioni di team che aveva buttato giù, scoprendo di trovare rilassante il pensare alle varie combinazioni di pokémon possibili per creare una squadra con cui avrebbe potuto partecipare alla Lega, ricordandosi solo in quel momento che lì ad Alola non esisteva nessuna Lega…
«Va tutto bene?» s’informò Nino, facendola sorridere: alzò lo sguardo, osservando l’amico e il professore, che la fissavano interessati; annuì con la testa, radunando i fogli e cercando di ignorare il ragazzo poco distante: l’aveva baciata come se nulla fosse, poi era arrivata quella e lui si era completamente dimenticato di lei.
«Professore?»
«Che c’è?»
«Stavo pensando di andare a fare un giro per Kantai.»
«Un altro?»
Marinette si strinse nelle spalle, alzandosi e allacciandosi la borsa alla vita, sorridendo: «Qui è tutto così diverso da Kalos, che…» iniziò a dire, osservando l’uomo annuire e sospirare, mentre si alzava anche lui: «Professore?»
«Sono abbastanza esperto di questa città per poterti fare da guida…»
«Ma…»
«Oppure preferisci che l’oggetto degli omicidi che stia pensando ti segua?» le domandò innocentemente Plagg, posandole le mani sulle spalle e spintonandola in avanti: «Nino?»
«Passo. Grazie.»
«Ci vediamo dopo» decretò Plagg, portando fuori Marinette e fermandosi appena usciti: «Mi piacerebbe portarti in un posto, ma al momento è chiuso perché stanno facendo esperimenti sul campo…» bofonchiò, tirando indietro il cappellino e fissando la strada che si snodava lungo la costa: «Quindi che ne dici di farci una camminata, così mi racconti quello che sta succedendo?»
«Ma…»
«Tesorino, non sono nato ieri» decretò Plagg, sorridendole: «E al momento sono l’unica voce con una certa maturità che può aiutarti.»
«Maturità? Lei?»
«Quando voglio…» decretò Plagg, indicando la strada e osservando la ragazza incamminarsi: «Vediamo se ho indovinato: tra te e Adrien c’è sicuramente qualcosa – penso che l’abbiano capito anche i sassi – e questo è fiorito negli ultimi giorni…»
«Se per fiorire si può intendere uno che ti salta addosso…»
«Oh, allora ha gli attributi.»
«Professore…»
«Devo dire che avrei scommesso il contrario» dichiarò Plagg, ghignando allo sguardo celeste: «Insomma, è successo qualcosa e poi, ecco che arriva Miss Kantai che si appolpa come un Toxapex a un Corsola»
«Appolpa?»
«Voce del verbo appolpare, significa attaccarsi con i propri tentacoli.»
«Oh sì. Più o meno»
«Più o meno, eh? Sono un genio» decretò Plagg, ridacchiando e osservandola poggiarsi alla ringhiera di pietra, guardando il mare e l’isola che si vedeva in lontananza: «Quella è Ula Ula, la terza isola del nostro arcipelago, che raggiungeremo una volta che avrete completato le prove di Akala» spiegò, poggiandosi accanto a lei: «Che cosa è successo Marinette?»
«M-m-m-mi…»
«Ti ha baciata? Ti ha fatto cose che alla pensione fanno spuntare Uova?»
«La prima, professore.»
«Ok» assentì Plagg, sorridendole: «E questo immagino sia successo ieri, prima che tornaste al Centro assieme, giusto?» si fermò, osservandola assentire con la testa: «Stamattina quando è venuto a cercarti, immagino ti abbia salutato con un bel bacio caliente come solo uno Slugma sa essere, però poi è arrivata Miss Kantai e…»
«E mi ha lasciato lì, come una stupida.»
«Moccioso, non ti ho proprio insegnato niente» sbuffò Plagg, posando una mano sul capo della ragazza, abbassando un poco la visiera del berretto con un sorriso in volto: «Non darci più di tanto peso, ok? E’ un idiota e, in quanto idiota come lui, posso dirti che in quel momento non stava pensando.»
«Beh, ovvio con Miss Kantai spalmata addosso.»
«No, in verità stava sicuramente pensando come ucciderla, dato che l’aveva interrotto con la sua bella e dolce Marinette» ghignò Plagg, sorridendole: «Fidati, fino a che non sei arrivata tu, quello non sapeva neanche cosa fossero le ragazze.»
Adrien alzò la testa, osservando Plagg rientrare da solo: fischiettava, le mani infilate nelle tasche del camice e lo sguardo tipico di qualcuno che aveva appena combinato qualche danno: «Dov’è Marinette?» domandò, avvicinandosi e guardando alle spalle dell’uomo alla ricerca della ragazza: «Lei…»
«Una sola domanda per te, idiota» sentenziò Plagg, incrociando le braccia al petto nudo: «La stavi veramente mollando lì da sola, quando Miss Kantai è arrivata? A proposito dov’è?»
«Suo padre è venuto a riprenderla» bofonchiò Nino, scuotendo il capo: «E per fortuna Adrien ha accennato all’uomo dei possibili pericoli che ci sono nel giro delle isole, perché la tipa era veramente intenzionata a venire con noi…»
«Bene, bravo! Non avevo nessuna voglia di avere Miss Kantai per tutto il viaggio…» mormorò Plagg, sbuffando: «Anche se, scommetto il camembert che ho in tasca, avremo ancora a che fare con lei.»
«Cos’è questa storia del mollare?»
«Ho parlato con Marinette e…»
«Ah. No, no, no, no. Chloé mi stava portando via ma mi sono fermato appena me ne sono accorto e…» Adrien si fermò, storcendo le labbra: «E’ arrabbiata?»
«Abbastanza da vincere tre lotte pokémon con dei ragazzi che l’avevano fermata» dichiarò Plagg, sogghignante: «Ti conviene prepararti delle scuse decenti se non vuoi morire.»
Si muoveva per la stanza, facendo avanti e indietro sotto lo sguardo di Sabrina.
Come poteva fare? Come poteva unirsi anche lei al gruppo di Adrikins?
Lo aveva ritrovato e non l’avrebbe lasciato sfuggire un’altra volta: lui era perfetto per stare con lei.
Ma, purtroppo, suo padre aveva decretato che il giro era troppo pericoloso e sarebbe dovuta rimanere a Kantai.
Però…
«Sabrina! Prepara i bagagli!» ordinò, osservando la ragazza balzare in piedi e annuire, con il sorriso sulle labbra: «Mi sono ricordata che a breve inizierà la stagione delle Battle Royale.»
«Ma…» Sabrina si fermò, le mani sospese a mezz’aria: «Chloé a te non piacciono le Battle Royale.»
«Ovviamente! Ma la Via Royale è lungo il percorso che Adrikins dovrà fare per effettuare il giro qui ad Akala!» sbottò la bionda, incrociando le braccia e sorridendo: «Così ci troveremo lì, un segno del destino…»
«Ma…»
«I bagagli, Sabrina!»
«Subito, Chloé!»
Growlithe sbuffò, scrollando il capo e facendola ridere mentre riprendeva a spazzolargli il pelo, arruffato dalle battaglie di quel giorno: «Sei stato bravissimo» si complimentò la ragazza, osservando Ledyba e Rowlet sonnecchiare poco distanti da lei, con Cosmog che agitava divertito le antenne: «Siete stati tutti e tre bravissimi.»
Si era divertita a sfidare quei giovani allenatori di Kanto che, in vacanza da quelle parti, sembravano trovare divertente sfidare chiunque avesse un pokémon al proprio fianco: era certa che, a un certo punto, il professor Plagg aveva anche allestito un vero e proprio giro di scommesse su chi avrebbe vinto o perso.
Quell’uomo…
Passava da essere un professore decente, e una guida valida, a diventare peggio di un ragazzino!
Quando poi aveva vinto, stracciando tutti e cinque, era rientrata vittoriosa e Nino aveva dichiarato che sarebbe stato il suo prossimo avversario; di Adrien, invece, nemmeno l’ombra.
E lo stesso neanche di Miss Kantai.
Forse erano assieme.
A dispetto delle parole di Plagg, la sua mente non poteva fare a meno di creare film dove Adrien si riscopriva innamorato di Chloé e si gettava fra le sue braccia, regalandole un bacio appassionato come quello che aveva dato a lei solo il giorno prima.
Alzò il volto verso il cielo, osservando le prime stelle spuntare nella volta imbrunita: il giorno dopo sarebbero dovuto ripartire e, sinceramente, non vedeva l’ora.
Kantai non le era piaciuta per niente.
Uno starnuto alle sue spalle la fece trasalire e osservò Adrien avvicinarsi lento, mentre tirava leggermente su con il naso: «Ciao» mormorò titubante, facendo un passo nella sua direzione e allungandole un piccolo pacchetto: «Ho pensato che ti servisse, visto che ti occupi sempre da sola dei tuoi pokémon.»
Marinette fece passare lo sguardo dalle iridi verdi a ciò che il ragazzo teneva in mano e, dopo un momento di esitazione, allungò la propria e prese il dono offerto; Adrien le si sistemò al fianco, osservandola mentre scartava il piccolo pacchetto e sorrise rivedendo il pettinino a forma di Tyranitar, che aveva comprato per lei: «La commessa mi ha detto che è l’ideale per il pelo dei pokémon…»
«Gr-grazie» mormorò Marinette, togliendo l’etichetta al pettine e provandolo subito su Growlithe, osservando il pokémon canide sistemarsi a modo fra le sue gambe e godersi totalmente le attenzioni.
«Non mi ero accorto che Chloé mi stava portando via, oggi» mormorò Adrien, fermando ogni movimento di Marinette, che si voltò verso di lui: «Appena me ne sono accorto, mi sono fermato, ma qualcuno qui è parecchio geloso a quanto pare e…»
«Io non sono gelosa. Cioè sì, lo sono ma non a quel livello o almeno credo. O forse sì? No, non è questo il punto. E’ che è tutto così…così…così strano ed io non so nulla, non capisco nulla e…e…tu sei tu, mi piaci tantissimo ma hai tutti questi misteri che sembrano segreti di stato e poi mi baci ed io non ci capisco più niente perché è tutto nuovo e non ho mai avuto un ragazzo? E’ questo che sei? Poi arriva quella tipa – che fra l’altro avevo incontrato in un negozio poco prima – e te ne vai con que-mpfh.»
Adrien le aveva poggiato una mano sulla bocca, mettendo fine al soliloquio che neanche lei si era accorta di aver iniziato: cosa aveva detto? Cosa aveva detto?
Oh, per Arceus.
Non gli aveva detto che era innamorata di lui, vero? Vero?
«O balbetti o parti in quarta, eh?» domandò divertito Adrien, senza togliere la mano dalla sua bocca: «Anche per me è tutto nuovo. Io…» si fermò, abbassando lo sguardo e sorridendo appena: «Diciamo che non ho avuto molta possibilità di fare pratica, ok? Chloé la conosco perché le nostre mamme erano amiche, ma non la vedo da dieci anni? L’ho riconosciuta perché è l’unica a chiamarmi in quel modo assurdo» si fermò, osservando la ragazza annuire con la testa: «Anche tu mi piaci tantissimo, Marinette. E mi dispiace, ma mi piace tanto anche baciarti quindi penso che continuerò a farlo» dichiarò, abbassando la mano e chinandosi, dandole un bacio veloce e sorridendo alle guance rosse di lei: «E sì, sono un ragazzo. L’ultima volta che ho controllato in bagno, avevo tutto l’armamentario maschile.»
«Ah…ehm…uh…»
«Ti sto prendendo in giro.»
«Lo sappavo…sapovo…»
«Ok» mormorò Adrien, osservandola riprendere a pettinare Growlithe, con il viso completamente in fiamme: «Però potrei esserlo.»
«Eh?»
«Il tuo ragazzo, intendo» dichiarò Adrien, guardando poi le iridi celesti sgranarsi e Marinette allontanarsi appena da lui, non doveva essersi accorta di dove stava poggiando la mano, tanto che fece rovesciare il catino con l’acqua e la salvietta con cui aveva lavato i propri pokémon, con il risultato di bagnare dappertutto; Adrien la vide schizzare in piedi e poi scivolare sulla mattonelle bagnate, massaggiandosi dolorante un fianco: «Sei proprio un attentato alla tua vita» mormorò, stringendosi le labbra per non ridere e osservandola mentre lo fissava imbronciata.
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Capitolo 19 *** Capitolo 19 ***
Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 3.071 ( Fidipù)
Note: Alola a tutti! E si continua il viaggio ad Akala: lasciata la città di Kantai, i nostri baldi eroi giungono a Ohana e...beh, sappiamo tutti che Ohana significa famiglia. E famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato (Lilo e Stitch docet. Ok. Chiunque abbia giocato a Pokémon Sole e Luna l'ha pensato, vero?); inoltre c'è anche una nuova aggiunta al nostro gruppo di allenatori preferiti. Chi sarà mai?
Io, intanto, come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!
Marinette lasciò andare un lungo sospiro, osservando l’uomo in camice che, incurante della battaglia in corso, si stava muovendo fra la piccola calca che la lotta fra Nino e un allenatore aveva attirato: il professor Plagg sembrava aver trovato come attività della vita quella di metter su veri e propri giri di scommesse attorno alle loro lotte.
Aveva fatto lo stesso il giorno prima, quando Adrien era stato sfidato da una ragazza, poco dopo essere usciti dal Centro pokémon e lo stesso con lei, quella mattina, quando si era lasciata convincere da un ragazzino a intavolare con lui un piccolo match; Rowlet tubò allegro sulla sua spalla, facendo sorridere la ragazza che, alzando una mano, si mise a carezzargli il farfallino verde mentre lo sguardo celeste vagava attorno a sé, concentrandosi sulla mancanza di un qualcuno con lei.
Adrien se n’era andato quella mattina, volatilizzandosi come aveva fatto a Mele Mele.
Si era proposto come suo ragazzo e se n’era andato il giorno successivo.
Doveva ammettere che questo non giocava tanto a suo favore come possibile fidanzata.
Insomma se il ragazzo in questione fuggiva in quel modo…
«Oh» il sospiro la fece sobbalzare e voltare leggermente verso la fonte da cui era provenuto, osservando Adrien con un sorriso tranquillo in volto e un Eevee che, tranquillo, riposava sulla sua spalla destra: «E’ stato complicato raggiungervi» dichiarò, togliendosi lo zaino dalle spalle e poggiandolo con delicatezza vicino alla ragazza che, seduta per terra, l’osservava dal basso: «E nel mentre ho catturato questo piccolino» commentò il ragazzo, alzando una mano e carezzando la testa del pokémon: aveva una forma canide, con il pelo marrone e che era più folto attorno al collo, e di una colorazione più chiara; i grandi occhioni scuri si guardavano attorno curiosi, mentre muoveva le orecchie a ogni suono che percepiva, scodinzolando con la voluminosa coda.
Adrien le regalò un nuovo sorriso, scivolando poi al suo fianco e osservando Nino impegnato nella lotta, spostando poi l’attenzione su Plagg: «Cosa sta facendo quell’idiota?» borbottò, voltandosi verso Marinette e guardandola mentre negava con la testa: «Non dovevo chiedere?»
«Sc-scommesse» mormorò la ragazza, venendo accolta da uno starnuto del ragazzo: «Scusa» mormorò Marinette, prendendo Rowlet fra le braccia e alzandosi, indietreggiando di qualche passo, guardandosi attorno e cercando di ignorare lo sguardo divertito di Adrien: «Mh. Eri andato a caccia di un Eevee?»
«Cosa? Ah sì!» Adrien assentì con la testa, regalandole l’ennesimo sorriso e osservando il nuovo acquisto balzare giù dalla sua spalla, guardandosi poi curioso attorno a sé: «Com’è andata a voi?»
«Abbiamo avuto qualche sfida» mormorò la ragazza, incespicando sulle parole, mentre, posava il proprio pokémon sull’avambraccio e gli dava la spinta per spiccare il volo, osservandolo assorta mentre si librava nel cielo, e cercando di reprimere le domande che la sua mente stava formulando, una di seguito all’altra: «Siamo qui» bisbigliò, scrollando le spalle e abbozzando una specie di sorriso che, era certa, sembrava più una smorfia che altro.
Adrien la fissò, annuendo poi con calma e spostando lo sguardo sulla piccola folla di persone, che si stava diradando decretando così il finire della battaglia: il ragazzo si alzò, dandosi alcune pacche sui pantaloni e sorridendole: «Andiamo dal prode vincitore!» dichiarò, indicandole il loro amico mentre questi sorrideva a Popplio e la accoglieva a braccia aperte.
Poco lontano da lui, Plagg stava dando generose manate sulle spalle a uno spettatore, mentre questi contava i soldi e li passava poi a malincuore all’altro che, ghignante, li infilò nella tasca del camice: «Hai scommesso contro di me!» esclamò Nino, attirando l’attenzione del professore e fissandolo sconvolto: «Ti ho sentito quando hai puntato contro di me!»
«Beh, dovevo farlo» sentenziò Plagg, sorridendo al giovane allenatore e passandogli un braccio attorno alle spalle: «Altrimenti come avrei potuto recuperare tutti questi bei soldini?»
«Ti stai arricchendo sulle nostre spalle.»
«Non è vero» esclamò Plagg, allontanandosi dal ragazzo e portandosi una mano al cuore: «Non potrei mai sfruttare i miei allenatori per fare soldi. Mai e poi mai!»
«Pensi davvero che ci creda?» domandò Nino, sbuffando e negando con la testa, spostando poi l’attenzione sugli altri due: «Alla buon’ora! Ti stavamo dando per disperso, bro!»
«Ho avuto da fare.»
«Ehi, e quello?» Nino indicò l’Eevee che era balzato ai piedi di Adrien e, nascosto fra le gambe di questo, fissava i due umani con i grandi occhioni scuri: «Un Eevee? Quando…»
«Ah. Mentre vi raggiungevo sono stato assalito da un suo compagno e Litten l’aveva quasi sconfitto, quando ha richiamato…» il ragazzo si fermò, sorridendo e portandosi una mano alla nuca: «Beh, lui. L’altro è scappato e ho provato a catturarlo ed eccolo qua!»
«Ne voglio uno anche io.»
Plagg sbuffò, sistemandosi il cappellino in testa e posando poi le mani sui fianchi: «Magari dopo che siamo arrivati a Ohana, potrai andare a caccia di Eevee.»
«Ohana…» mormorò Nino, spostando lo sguardo su Adrien e ghignando divertito: «Significa famiglia…»
«E famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato» concluse Adrien per lui, battendo poi il cinque con l’altro e sorridendo, sotto lo sguardo attonito di Marinette che non comprendeva ciò che era appena successo davanti ai suoi occhi.
«Mi ero dimenticato di quello stupido detto» borbottò Plagg, sbuffando e superando i due, addentrandosi nel percorso che li avrebbe condotti al villaggio successivo; Marinette lo seguì, tenendo entrambe le mani sulla tracolla della borsa e fissando incantata ciò che la circondava: se ad Hau’oli i fiori la facevano da padrone, in quella zona di Akala era il verde che regnava.
La strada si districava e seguiva la conformazione naturale del terreno, snodandosi fra salite e discese, che macchie di erba alta si trovavano qua e là lungo la strada e, alle volte, quest’ultima si era prepotentemente fatta avanti e dominato la zona: «Immagino che a Kalos non c’è niente di tutto questo» mormorò Adrien, facendola trasalire e riportare alla realtà: «Guardi tutto con aria meravigliata.»
«Qui è…» la ragazza si fermò, scuotendo il capo e sospirando, mentre posava lo sguardo sul suo pokémon che, ad ali aperte, dominava il cielo sopra di loro: «Incontaminato? Selvaggio?» buttò lì, sorridendo appena: «A Kalos non si troverebbero simili percorsi, non fra due villaggi: sarebbero curati, tenuti sotto controllo mentre qui...» si fermò, scuotendo il capo con un espressione incredula in volto: «E’ tutto così libero.»
«Libero…» Adrien ripeté quella parola, facendosela scivolare sulla lingua e quasi assaporandola: «Hai ragione: ad Alola tutto sembra libero» commentò, sorridendo alla ragazza e poi spostando l’attenzione davanti a sé, osservando i muri in legno delle prime case del piccolo villaggio: «Ci siamo» decretò, facendole un cenno con il capo e raggiungendo poi il professore avanti a loro.
Marinette fissò le case, fermandosi sul ciglio della strada e osservando le abitazioni a due piani che delimitavano l’inizio del villaggio: Ohana era legno e quasi nell’aria si respirava l’odore denso di questo, scese velocemente la piccola discesa che la separava dagli altri, inciampando sui suoi stessi piedi e quasi rovinando a terra se non fosse stato per l’intervento tempestivo di Adrien che, allungate le braccia, la bloccò e le impedì la caduta.
«Benvenuti a Ohana» dichiarò Plagg, fermando davanti l’entrata del villaggio, le mani ben piantate suoi fianchi e lo sguardo sul villaggio davanti a sé: «Una piccola sosta prima di intraprendere le vostre Prove, che ne dite?»
Fissò lo schermo del grande televisore appeso alla parete, osservando il riflesso di ciò che c’era nella camera e muovendo svogliata un braccio per aria, osservando i propri movimenti nella superficie scura: «Mi sto annoiando» sentenziò, alzandosi di scatto e guardando la ragazza che, seduta composta al tavolino, la fissa in nervosa attesa: «Che possiamo fare?»
«Non so, Chloé» mormorò Sabrina, portandosi una mano ai capelli e giocherellando con questi: «Andiamo a fare shopping?»
«Bah» la bionda si alzò dal letto, incrociando le braccia e tamburellando le dita sulla pelle nuda, stringendo le labbra in una linea sottile e fissando davanti a sé: «Potremmo seguire Adrien. Che ne dici?» dichiarò, voltandosi verso l’altra ragazza con un sorriso allegro in volto: «Magari ha bisogno di qualcuno che lo aiuti con le prove e con i miei pokémon potrei farlo.»
«In verità, Chloé, gli allenatori che affrontano il giro…» iniziò la ragazza, alzandosi lentamente dalla sedia e osservando l’altra che, senza prestare alcuna attenzione a ciò che lei aveva detto, stava rovistando nei mobili, gettando di tutto e di più per terra con fare stizzito: «Che cosa stai cercando, Chloé?» domandò Sabrina, avvicinandosi titubante e tenendo le mani al petto, allungando il collo in modo da vedere quello che stava facendo la bionda: «Posso aiutarti?»
«Dove sono le mie pokéball? Dove sono i miei pokémon?»
«Li hai lasciati di là» mormorò la ragazza, indicando il piccolo salotto che fungeva da anticamera e balzando all’indietro quando, con in tutta rapidità, Chloé si alzò e marciò a passo spedito verso l’altra stanza: Sabrina ne fissò la schiena, non riuscendo a capire cosa la sua amica avesse in mente.
Plagg si portò il bicchiere alle labbra, ignorando gli sguardi in attesa dei tre ragazzi e bevendo, con tutta la calma che possedeva, il suo lemonsucco, indugiando poi con il bicchiere alzato e rimandando più di quanto poteva la discussione: «Immagino che vorrete parlare delle prove di Akala» mormorò, una volta abbassato il braccio e tenuto lo sguardo sul boccale vuoto: «Bene, vi informo che su quest’isola si svolgeranno tre prove, oltre alla Grande Prova che affronterete con Bridgette.»
«Tre prove?» domandò Adrien, annuendo con la testa: «Di che tipo?»
«Beh, a Kantai avete conosciuto Rose, la Capitana di tipo Erba» spiegò Plagg, lasciando andare il sorriso che aveva tenuto fino a quel momento e calandosi nei panni di guida: «Ma ci sono altri due Capitani: Alix, la Capitana di tipo Acqua, e Kim, il Capitano di tipo Fuoco.»
«Erba, acqua e fuoco» mormorò il biondo, annuendo lentamente con la testa: «Saranno prove interessanti» commentò con un sorriso sulle labbra e una luce avida negli occhi, quasi già a pregustarsi le sfide che, di lì a poco, avrebbero affrontato.
«La prima prova sarà quella di Alix e si terrà alla Collina Scrosciante» riprese Plagg, poggiando un gomito contro la spalliera della propria sedia: «Che raggiungeremo una volta usciti da Ohana e superata la Fattoria Ohana. E sì, si chiama così perché è subito dopo Ohana» spiegò brevemente l’uomo, sorridendo ai tre: «Siete liberi. Vi aspetto domattina per partire, fino ad allora non rompetemi. Fate finta che io non esista.»
«Il miglior professore di sempre» commentò Adrien, osservando l’uomo cambiare la propria postura e poggiare le spalle contro la spalliera della sedia e le mani sulla pancia, in una posizione di totale relax: «Beh, io pensavo di visitare un po’ Ohana, che significa famiglia…»
«E famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato.»
«Voi due, ne avrete ancora per molto?»
«Ma che cosa è?» domandò Marinette, osservando i due ragazzi e studiandone i volti sorridenti, in attesa di una risposta alla sua domanda: «Allora?»
«Beh, qualche tempo fa» iniziò Adrien, voltandosi completamente verso di lei e dedicandole così tutta l’attenzione: «Con Nino abbiamo visto un film e c’era un personaggio che diceva questa frase…»
«E da allora, ogni volta che per sbaglio sentono Ohana – che nella lingua antica di Alola, significa famiglia – questi due partono in quarta con quella battuta» concluse Plagg, strascicando le parole e concludendo il discorso con un sonoro sbadiglio: «Siete diventati davvero noiosi» bofonchiò, lasciando andare poi un lungo sospiro: «Sciò. Via. Andate a fare qualcosa. Levatevi di torno.»
Non riusciva a rimanere ferma.
Le mura del Tempio della Vita quasi sembravano inglobarla e non riusciva più a stare, più di tanto tempo, ferma nel luogo che chiamava casa.
Doveva muoversi, doveva…
Si guardò le zampe, senza neanche lei capire cosa avesse in mente.
Voleva rifugiarsi nel suo Tempio, ma stare lì era come soffocare.
Voleva uscire e muoversi per l’isola, ma questo non placava ciò che sentiva.
Che cosa voleva?
Si mosse nell’aria, vibrando il suo intero essere e senza trovare una risposta.
Scaglie luccicanti si staccarono dal suo corpo e caddero sulla terra come pioggia: Tapu Lele seguì con lo sguardo quella pioggia luminosa, non curandosi di ciò che sarebbe successo a chi ne fosse stato colpito.
Avrebbe curato qualche pokémon, ferito in una lotta?
Avrebbe innestato un qualche effetto venefico?
Non gli interessava.
Nulla le importava più.
Voleva solo trovare un po’ di calma.
«Prima che la città venisse costruita, qui i Tauros scorrazzavano liberamente in grandi gruppi» dichiarò la donna, mentre allungava una mano e carezzava la schiena del Miltank vicino a lei: la mucca rosa muggì felice, muovendo la figura piena con fare lento e goffo, facendo sorridere la ragazza: «Ohana è nata piano piano, dopo la Fattoria» mormorò, osservando sognante in lontananza verso la strada che portava fuori dal paese: «Beh, auguri per il tuo giro delle isole.»
Marinette annuì, sorridendo dolcemente e guardandosi attorno per il paese: non che ci fosse molto da fare in quel luogo, le era bastata una mezz’ora per girare quel manipolo di case dall’aria vissuta e, in vero, si domandava come facessero a resistere alle intemperie del tempo oppure ad Alola splendeva sempre il sole, come faceva presagire la campagna pubblicitaria della regione?
Scosse il capo, mentre raggiungeva velocemente la fine del paese e si fermò all’ingresso, da cui era entrata poco prima, poggiando una mano sull’arco che delimitava l’entrata e osservò la vegetazione che circondava il villaggio: andare a esplorare un po’ la zona e catturare qualche pokémon? Oppure…
Sentì una presa sul suo polso e un lieve strattone che la fece voltare con lo sguardo azzurro sgranato, pronta a metter mano alle proprie pokéball e far passare il più brutto quarto d’ora al malcapitato per merito di Growlithe ma la sua mano si fermò, quando il suo sguardo incontrò quello verde e divertito di Adrien: «Hai in mente di sfidarmi?» le domandò con una nota divertita, mentre la tirava lievemente in un punto nascosto: il ragazzo si poggiò contro il muro della casa, posandole le mani sui fianchi e osservandola negli occhi: «In effetti, avrei voglia di sfidarti…» mormorò, chinando un poco la testa e sfiorandole con le labbra la guancia: «Mi faresti vincere o saresti senza pietà?» continuò, spostandole i capelli e scendo lungo il collo, succhiandolo leggermente e sorridendo, quando la sentì sospirare di piacere: «Allora?»
«I-io…ecco…mh…»
Adrien sorrise, portandole indietro una ciocca di capelli e osservandola mentre posava ovunque lo sguardo tranne che sul suo viso: «Vediamo…» mormorò, posando nuovamente entrambe le mani sui fianchi e sorridendole: «Non saresti tipo da farmi vincere, no. Mi faresti sudare la mia vittoria…»
«Co-come se tu po-potessi battermi.»
«Non sfidarmi» dichiarò Adrien, chinandosi e baciandole la punta del naso, addossando poi la testa contro il muro della casa: «Immagino che sei curiosa di sapere dove sono sparito stamattina, vero?»
«N-no.»
«Ho incontrato un vecchio amico di famiglia» dichiarò il ragazzo, sorridendole dolcemente e intrecciando le mani dietro la schiena di Marinette: «Voleva parlarmi in privato e quindi…»
«Capisco.»
«Vorrei dirti di più, Marinette, ma…»
«N-non importa.»
Adrien si rabbuiò in volto, aprendo la bocca quasi come se volesse dire qualcosa ma si fermò con le labbra socchiuse, scuotendo la testa lentamente: «Io…» iniziò, fermandosi e tirandola contro di sé, facendo aderire maggiormente i loro corpi: «Domani dovrò andarmene di nuovo, devo…»
«Questioni di famiglia?»
La domanda della ragazza lo fece rimanere spiazzato, mentre annuiva lieve con la testa e le sorrideva appena: «Sì, questioni di famiglia» bisbigliò, chinando il capo e poggiando la fronte contro quella di lei, socchiudendo gli occhi: «Vorrei dirti tutto, però…» si fermò, inspirando profondamente: «Ciò significherebbe metterti in pericolo e, finché, non troverò una soluzione, io…»
Le dita di Marinette gli sfiorarono tremanti la guancia, quasi come se la ragazza avesse paura a toccarlo e Adrien riaprì gli occhi, incontrando lo sguardo celeste che lo fissava tranquillo: «Cosmog ha fatto il bravo?» gli domandò la ragazza, sorridendo appena.
«Quella peste ha cercato di scappare dallo zaino due volte. Due volte» borbottò Adrien, imbronciandosi quando notò la luce divertita nello sguardo di Marinette: «Mi farà diventare matto, sono sempre in ansia che possa scappare da un momento all’altro…»
«Adesso dove è?»
«Con Plagg» le rispose il ragazzo, dandole un bacio veloce e leggero sulle labbra, sorridendo quando vide le guance di lei tingersi di rosso: «A quanto pare condividono la passione per il cibo: uno mangia formaggio e l’altro si ingozza di pokégioli» precisò, chinandosi e posando nuovamente le labbra su quelle di Marinette: la strinse più forte che poteva, leccandole il contorno della bocca e incoraggiandola ad aprirsi a lui. La sentì sospirare estasiata fra le sue braccia, avvertendo le mani intrecciarsi attorno al suo collo e, spinta da un po’ di coraggio che aveva raccolto, approfondire il bacio: «Ti sei fatta audace» le mormorò contro la bocca, baciandola lieve e sentendo la risposta farfugliata di lei: «Mi piace.»
«Sì?»
«Sì.»
Marinette gli sorrise contro la bocca, baciandolo di propria iniziativa, quasi come se le sue parole l’avessero spinta a osare: Adrien la imitò, accogliendo la lingua di lei nella propria bocca e sentendola mentre lo stringeva più forte.
Marinette era come l’acqua e non riusciva a fare a meno di lei.
Era una droga.
Era…
Marinette.
«Marinette e Adrien dove sono?» domandò Nino, entrando nella stanza che avevano preso al Centro e osservando l’uomo stravaccato sul letto con il piccolo pokémon nebulosa posato vicino la testa che sonnecchiava tranquillo e beato.
«Secondo te?» gli chiese di rimando Plagg, senza aprire gli occhi o fare il minimo movimento: «Sicuramente stanno amoreggiando da qualche parte.»
Nino annuì, buttandosi su uno dei rimanenti tre letti e sospirò, mentre posava lo sguardo sulla grande vetrata che dava sulla famosa Fattoria di cui tutti parlavano in quel villaggio: i grandi pascoli erano rigogliosi e poteva vedere le mandrie di Tauros e Miltank che pascolavano tranquilli: «Secondo lei va bene?»
«Beh, perché no? Se l’ormone chiama…»
«Adrien…»
«Sì, a lui farebbe veramente bene scaricare un po’ di ormoni.»
«Professore.»
«Non le vuole dire niente, per ora» sbottò Plagg, aprendo pigramente un occhio e osservando il ragazzo: «Io non sono tanto d’accordo, sinceramente Marinette non mi sembra una delicata fanciulla, che non saprebbe affrontare tutto quello che c’è dietro ma…» si fermò, inspirando e lasciando andare l’aria: «Chi sono io per dirlo?»
«Conosco Marinette da poco, ma posso dire che non la prenderà bene.»
«Lo so, ma sai com’è fatto il tuo amico, no?»
«Purtroppo sì.»
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Capitolo 20 *** Capitolo 20 ***
Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 2.641 ( Fidipù)
Note: Dopo tanto tempo, eccoci di nuovo qua con la Miraculous Pokémon!AU. Quanta acqua è passata sotto i ponti di Alola e, devo ammettere, è stato complicato riprendere questa storia dopo questo periodo di fermo (mi scuso per il capitolo fin da ora), ma finalmente si riprende l'avventura di Adrien, Marinette e Nino in quel di Alola, con i loro pokémon al fianco e i misteri della regione da scoprire. E in questo capitolo fa la sua prima comparsa ufficiale Lila che...beh, per chi ha giocato a Pokémon ha già capito il ruolo che avrà e ho cercato di darle i caratteri tipici suoi, uniti alla lealtà del personaggio di cui ha preso il posto.
Detto questo, come sempre, vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani, il mio account instagram e il gruppo gestito con Kiaretta_scrittrice.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!
«Posso sapere dove sei?»
Adrien sospirò a quelle poche parole e alla voce dura e autoritaria che gliele aveva rivolte, abbassò appena il cellulare e osservò Nino e Marinette mentre cercavano di avvicinarsi ad alcuni Tauros, ogni gesto accompagnato dalla risata divertita e sguaiata di Plagg che risuonava per tutta la fattoria Ohana: «Mh. In questo momento sono su una spiaggia, con un cocktail nella mano libera e davanti a me c'è una bellezza in bikini» dichiarò, facendo scivolare lo sguardo su Marinette e sorridendo: ok, forse lei non era in bikini ma non poteva negare che la tuta attillata nera con i dettagli rosa portava la sua attenzione su certe parti della ragazza.
Abbassò lo sguardo, rivolgendo tutta la sua attenzione alla punta delle proprie scarpe e sentendo le guance farsi di fuoco, la lingua bloccata nella bocca e il bisogno di ventilarsi in qualche modo: da quando avevano lasciato Ohana si sentiva strano e si rendeva conto che non riusciva a staccare gli occhi di dosso da Marinette.
Si rese conto che Lila non aveva replicato, rimanendo in silenzio: «Beh, che cosa volevi?» le domandò, riportando la conversazione sul tema principale della chiamata che, sicuro come il fatto che il sole tramontava ogni giorno, non riguardava il suo giro delle isole o il fatto che si stesse godendo un po' di riposo da qualche parte.
«Devi andare alla Collina Scrosciante» l'ordine di Lila fu immediato, senza tanti giri di parole ed era una cosa che apprezzava di lei: diceva quel che voleva da lui e si aspettava che lo eseguiva: «ci sono stati dei problemi.»
Ovvero che qualche recluta inutile del Team Skull aveva fatto di nuovo danno e adesso toccava a lui rimediare.
«Giuro, mi piacerebbe sapere dove li avete trovati i vostri morti di fame» commentò, portandosi una mano alla nuca e massaggiandosela: «Su dementi.com?»
«Non sfidarmi, Chat Noir.»
Adrien storse la bocca mentre ascoltava il nomignolo che si era dato, un appellativo che usava nel Team Skull per nascondere la sua vera identità e poter indagare in tutta tranquillità: nessuno, per il momento, aveva collegato l'allenatore che vestiva di nero e che aveva uno dei pokémon più forti dell'intera regione con il ragazzo che aveva intrapreso da poco il giro delle isole, senza contare che era attento a non incontrare i membri del team quando era Adrien e qualcuno che poteva riconoscerlo quando era Chat Noir.
Gli unici a conoscenza della sua doppia identità erano lì con lui e Marinette…
Beh, lei era l'unica che aveva avvicinato in entrambi i modi ma non aveva dato segno di riconoscerlo: non che si fosse intrattenuto molto con lei e sinceramente voleva evitare di coinvolgerla in tutto quello, era tutto troppo pericoloso. Strinse la presa attorno al telefono, abbassando lo sguardo e osservando la punta delle sue scarpe, calciando un sassolino e osservandolo mentre si fermava poco più avanti rispetto a lui: «Vado stasera» mormorò, lasciando andare l'aria e accorgendosi, solo in quel momento, di aver trattenuto il respiro: «Che cosa devo fare?»
«Niente» dichiarò Lila, la voce completamente incolore e facendolo sospirare: «Penso basterà la tua sola presenza.»
«Yuuh.»
«Se vuoi puoi andare a Poh e chiedere a lui qualche lavoro migliore» Lila ridacchiò quando uno sbuffo si levò dalle sue labbra e Adrien fu grato di non averla davanti in quel momento: «Immagino sia un po' difficile vedere ragazze in bikini lì.»
«Ti odio, Lila.»
«Sentimento reciproco, bello mio.»
Adrien strinse la mascella, evitando di rispondere così alla ragazza e lasciando andare un sospiro, alzando la testa e notando Marinette rivolta verso di lui, con un braccio alzato per aria che muoveva da destra a sinistra: «Devo andare. Una bella signorina mi sta aspettando» dichiarò, chiudendo la comunicazione e impedendo così a Lila di ribattere; Marinette corse verso di lui: le guance erano arrossate e alcune ciocche more aderivano alle tempie, lucide dal sudore, mentre lo sguardo celeste era animato da una luce accesa e piena di vitalità: «Come sta andando?» le domandò, allungando una mano e scostandole un ciuffo di capelli dalla fronte, notando come il rossore fosse aumentato al semplice tocco delle sue dita.
«È…» Marinette sorrise, mordendosi il labbro inferiore e scuotendo la testa: «è divertente. Non sapevo che qua si potessero usare i pokémon per muoversi. In verità anche a Kalos, ma solo a Luminopoli, c'è un servizio di trasporto Gogonat e ti puoi muovere con quelli per le strade della città, ma è completamente differente, i Tauros sono più…più…»
«Divertenti?»
Lei annuì, voltandosi verso un punto del grande spiazzo che faceva parte della fattoria Ohana: appena lasciato il villaggio omonimo erano approdati in quel luogo di calma e tranquillità, Plagg ne aveva approfittato per introdurli alla meraviglia del poképassaggio, una tipologia di spostamenti tipica di Alola che, attraverso speciali pokéball, permetteva agli allenatori di avere alcuni pokémon per muoversi e Tauros era uno di quelli.
Nino e Marinette si erano divertiti a cavalcarli, imparando e prendendo confidenza con quella particolare cavalcatura, soprattutto la ragazza che era completamente estranea a tutto ciò; il suo amico invece aveva dato prova di una buona conoscenza, dovuta anche al fatto che, fin da piccolo, era stato in groppa al Tauros del Kahuna Fu e cadere da un simile pokémon sarebbe stata un'onta che avrebbe di sicuro voluto lavare via con il sangue.
«Sei caduta?» le domandò, notando alcuni graffi sulle mani e prendendone una, portandosela vicino al viso e controllando un dito per volta, una ricerca minuziosa di ogni singola abrasione o ferita: «Plagg non è stato…»
«L-le redini» balbettò Marinette, chinando la testa e incassandola fra le spalle: «Non ci sono abituata, tutto qui.»
Adrien annuì, stringendo appena le dita che riposavano nella sua mano e passandole il pollice sulle nocche, tirandola appena verso di sé e passandole l'altro braccio attorno alla vita, posandole poi la fronte contro la spalla, assaporando il profumo di lei nonostante fosse mascherato dall'odore della fattoria: poteva sentire il fieno e l'erba che coprivano quello di fiori a cui si era abituato: «Puzzi» dichiarò, spostando appena la testa e sentendo Marinette sgusciare subito via dalla sua stretta, balzare ad alcuni passi di distanza e guardandolo in volto, le iridi celesti che sembravano avere la morte dentro: «Stavo scherzando, Marinette» decretò, facendo un passo verso di lei e vedendola mentre si allontanava maggiormente da lui: «Non puzzi. Davvero e, fidati, ho il naso ben allenato: vivo con Plagg.»
«Me-meglio che stai lontano» biascicò lei, stringendo le braccia attorno al corpo e voltandosi verso l'unica abitazione di quella zona, che rispecchiava lo stile in legno e rustico di tutta Ohana: la casa a due piani aveva le mura interamente ricoperte di pannelli in legno chiaro e un piccolo pergolato nello stesso materiale copriva l'ingresso: «Io vado là» dichiarò la ragazza, facendo un passo verso sinistra e voltandosi completamente, dandogli le spalle e dirigendosi verso il casolare.
Adrien sospirò, scuotendo la testa e allontanandosi dalla staccionata ove si era accomodato quando aveva ricevuto la chiamata, notando con la coda dell'occhio Plagg avvicinarsi: il camice aperto come sempre, le mani in tasca e quel sorriso da schiaffi in volto: «Ti sei mosso troppo alla svelta?» domandò, indicando Marinette avanti a loro: «Oppure hai toccato punti…»
«Ho solo detto una cosa e l'ha presa male.»
«Ah. Un classico. Fidati, imparerai a capire cosa dire e quando.»
«Il fatto che tu viva lontano dalla tua dolce metà mi fa pensare che non hai ancora capito cosa dire. E quando.»
«Senti tu, sei io e…»
«Ehi!»
L'urlo di Nino interruppe Plagg che, sbuffando, si voltò verso il ragazzo con le mani infilate nelle tasche del camice, inclinando la testa e aspettando che il ragazzo li raggiungesse: «Sì, Nino?» domandò cordiale, mentre l'altro si fermava a pochi passi da lui, chinandosi in avanti e poggiando le mani sulle ginocchia, inspirando profondamente: «Senti, non ho tempo da perdere e ho del camembert che…»
«Uno dei fattori mi ha detto che qua c'è una pensione pokémon. Una vera pensione pokémon!»
«No! Ma non mi dire?»
Lila osservò lo schermo del cellulare spegnersi e rimandare il suo riflesso sfocato: Chat Noir era un qualcosa senza controllo e ciò non le piaceva, sapeva benissimo che le dava l'impressione di comandarlo ma che, in verità, stava eseguendo ciò che gli diceva perché gli tornava comodo e non certo perché temeva una sua ripercussione o del capo.
No, Chat Noir era proprio come diceva il suo soprannome: un gatto, completamente libero e deciso a fare ciò che voleva, esattamente come un Meowth.
Si portò il pollice alle labbra, torturando l'unghia con i denti e cercando di estraniarsi dalla confusione che regnava nel locale dove si era rifugiata per effettuare la chiamata: gli urletti delle commesse del negozio di malasade la toccavano poco, così come la cacofonia del resto del team, impegnato a rendere quel posto un chiaro esempio di cosa succedeva se il Team Skull si arrabbiava. Su quelle isole tutti li trattavano come teppistelli, persone da non considerare più di tanto e non temere, ma non doveva essere così.
Loro erano il Team che avrebbe fatto scuotere Alola dalle fondamenta.
Loro erano ciò che la gente di Alola avrebbe dovuto temere, più di ogni altra cosa.
Loro erano il Team Skull.
Marinette tirò il lembo della felpa, portandolo al naso e odorandolo, cercando di captare odori sospetti o molesti: «Ti ho detto che stavo scherzando» Adrien le sussurrò quelle poche parole nell'orecchio, facendola sussultare e voltarsi verso di lui, trovandolo con le mani infilate nei pantaloni e lo sguardo tranquillo; le sorrise, chinandosi in avanti e annusandola: «Sai di fiori. E un po' d'erba e fieno. Niente di preoccupante, anche io so di quello come minimo.»
«S-sai di b-buono» balbettò, stringendo le labbra e scuotendo la testa mentre si dava dell'idiota per quello che aveva appena detto, portando entrambe le mani alla visiera del berretto e calcandoselo meglio in testa, nascondendo così gran parte del proprio volto: «Questa è la pensione pokémon?» domandò, mentre Adrien le apriva la porta e le faceva cenno di entrare: Marinette rimase ferma sulla porta, osservando l'unica stanza e il bancone posto proprio davanti alla porta, dove una ragazza li salutò, agitando una mano per aria e sorridendo loro.
I capelli biondi erano mossi e nascosti sotto un cappello texano, che era stato abbinato a una camicetta a quadri rossi e un paio di shorts di jeans: una vera bellezza, constatò Marinette, spostando lo sguardo su Adrien e trovandolo attento a fissarsi attorno, senza posare più di tanto l'attenzione sulla ragazza: «Ciao e benvenuti all'Ostello pokémon!» dichiarò questa, inclinando la testa: «Gli allenatori possono lasciarci i loro pokémon e noi ci prendiamo cura di loro! Io sono Pollen.»
«Ciao, Pollen» Plagg si avvicinò al bancone, poggiando un gomito su di questo e portandosi una mano al berretto, piegando le labbra: «Come andiamo?»
Pollen sorrise, sbattendo le ciglia e portando di nuovo l'attenzione sui tre: «Stavo dicendo: questo è l'Ostello pokémon e potete lasciare i vostri pokémon e…» si fermò, passandosi la lingua sulle labbra: «Non so bene come mai, ma a volte quando ospitiamo i Pokémon salta fuori anche un uovo. Mi chiedo come sia possibile.»
«Svampita come sempre, noto.»
Nino piegò la bocca in una smorfia, sbattendo le palpebre e ignorando il commento di Plagg, mentre si avvicinava al bancone: «Non sapete come mai ma, a volte, quando ospitate i pokémon saltano fuori delle uova?» domandò, scuotendo il capo e posandosi le mani sui fianchi: «Penso lo sappiano anche i mocciosi che quando due pokémon…»
«Nino, per favore, evitaci le lezioni di biologia e riproduzione dei pokémon» sospirò Plagg, infilando le mani nelle tasche del camice e recuperando la scatoletta rotonda che teneva all’interno di una delle tasche del camice: «Pollen, la padrona della fattoria ha detto che possiamo dormire qui per stanotte.»
«Per forza?»
«Pollen!»
«D'accordo, d'accordo» la bionda sospirò, muovendo una mano per aria e scuotendo la testa, mentre posava lo sguardo azzurro su Nino: «A proposito: vuoi un Uovo? L'ho appena trovato!»
«Ma…»
«Dì sì, Nino» sbottò Plagg, scuotendo la testa e addentando il formaggio: «Pollen vive in mondi che solo lei conosce. Magari noi si possono raggiungere con Sonnolalia, ma di certo non ci possiamo…»
«Lo vuoi l'uovo?»
«Ehm…sì» Nino si voltò verso Adrien e Marinette, osservandoli e poi spostando di nuovo l'attenzione su Pollen, guardandola mentre si piegava e prendeva un uovo grande quanto tutto l'addome di Nino, poggiandolo poi sul bancone: il guscio era color crema e aveva qua e là alcune chiazze verdi.
Marinette si avvicinò, osservando l'uovo e sorridendo: «Quale pokémon nascerà?»
«Ah boh.»
«Come?»
«Ragazzi, l'ho detto: Pollen vive in un mondo tutto suo, è inutile cercare di provare ad avere un discorso sensato con lei: è fatta così. Forse ha subito troppa Confusione da piccola. Chi lo sa?» Plagg si fermò, notando come lo sguardo della ragazza si era posato su di lui e sorridendo a questo: «Le stanze sono ancora di sopra?»
«Ovviamente sì. Ne abbiamo una sola, però.»
«Nessun problema. Ormai siamo abituati a dormire tutti assieme appassionatamente, come un banco di Wishiwashi.»
Si mosse nell'aria, spargendo alcune spore e, affacciandosi dal bordo del suo guscio, osservandole scendere delicatamente verso il basso: una pioggia luminosa che andava a perdersi nel mare.
L'ansia non la lasciava, non le dava tregua.
Muoversi era l'unica cosa che la tratteneva dall'impazzire totalmente.
Aveva combattuto contro alcuni pokémon selvatici, spinti all'attacco dalla sua presenza, ma nemmeno quello le aveva dato un po' di ristoro da quella sensazione opprimente.
Non capiva e ciò non faceva che aumentare il suo bisogno di muoversi, di andare alla ricerca di un qualcosa che, nemmeno lei, aveva idea di cosa si trattasse.
Un'idea l'aveva sfiorata, carezzata languidamente, e più volte si era voltata in direzione di Mele Mele, decisa ad andare da Tapu Koko e chiedere a lui una risposta.
Ma era un Tapu anche lei e doveva avere la saggezza per comprendere.
Doveva capire da sola e il prima possibile.
Prima di impazzire totalmente.
Prima di essere la minaccia e non la salvezza.
Plagg osservò il ragazzo uscire dall'abitazione, gli abiti neri che si confondevano con le ombre notturne: «L'hai salutata?» gli domandò, mentre Adrien gli passò accanto, fermandosi a pochi passi dall'Ostello, mentre si tirava su il cappuccio e lo portava in avanti, in modo da coprire la parte superiore del viso: «Non la prenderà bene domattina.»
«Digli che sono andato a fare qualcosa per conto mio.»
«Oh certo. Domattina quando si alzerà e mi chiederà dov'è finito il suo fidanzato, le dirò: ah boh, è sparito per fare qualcosa per conto suo.»
«Io non sono…»
«Se dici che è un'amica, ti scateno contro Rockruff.»
«Non è un'amica, è…»
«È la tua ragazza, fidanzata, compagna. Ci sono tanti sinonimi, lo sai?»
Adrien annuì, inspirando profondamente e lasciando andare con calma l'aria, spostando poi lo sguardo verso la luna piena che regnava il cielo indiscussa: «Mi hanno chiamato oggi e devo andare alla Collina Scrosciante» spiegò, scuotendo la testa e riportando l'attenzione su Plagg: «Immagino che non puoi dire che faccio parte del Team Skull e sono sotto copertura.»
«No, direi di no» Plagg intrecciò le dita, mettendo gran parte del peso del busto sugli avambracci che poggiavano sulla ringhiera del pergolato: «Qualcosa m'inventerò. Ad ogni modo quello è il luogo della prossima prova.»
«Lo so.»
«Stai attento, non saprei come spiegarlo se lei ti vedesse.»
«Lo farò.»
L'uomo annuì, tirandosi su e scuotendo il capo, portandosi poi una mano alla nuca e massaggiandosela: «Mi domando se questa sia la soluzione ideale: non va bene che tu continui a esporti così.»
«È l'unico modo.»
«No, è l'unica cosa che ti è venuta in mente. È diverso, signorino.»
«Mi raccomando, Plagg. Occupati di Marinette e Cosmog.»
«E tu sta' attento. Non ho voglia di venire a raccattare puré di moccioso.»
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