La grande storia d'amore di Steve e Bucky, dai tempi della guerra

di Spensieratezza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Negli anni 40 ***
Capitolo 2: *** La scala di casa mia ***
Capitolo 3: *** Lotta sul letto ***
Capitolo 4: *** Casablanca ***
Capitolo 5: *** Nessuna donna potrà sostituirti ***
Capitolo 6: *** Come Bucky vede Steve ***
Capitolo 7: *** Bucky viene salvato da Steve ***
Capitolo 8: *** Mirare il corpo di Steve ***
Capitolo 9: *** Un ricordo, l'ultimo. Fred Astaire e Ginger Roberts ***
Capitolo 10: *** Un desiderio..l'ultimo. Che lui mi accompagni ***
Capitolo 11: *** Ritrovarti ***
Capitolo 12: *** Un bacio bagnato ***
Capitolo 13: *** Rincorrersi ***
Capitolo 14: *** Casa ***
Capitolo 15: *** Abbracciami ***
Capitolo 16: *** Il nostro amore sarà lì...tremante e brillante così! ***



Capitolo 1
*** Negli anni 40 ***


L’omosessualità esisteva anche allora, ma era vissuta in maniera diversa.

Non si diceva che si era gay, non lo si sapeva e chi lo sapeva, non lo diceva.

Essere uomini voleva dire una cosa diversa da oggi.

Negli anni 40 gli uomini non pensavano a incipriarsi il naso, a farsi le sopracciglia o a farsi le foto.

Non esisteva che un uomo si lamentava della troppa fatica e chi trattava male le donne, veniva pestato o guardato come un appestato.
Noi uomini, non avevamo grilli per la testa. Era il tempo della guerra e anche quello dell’onore, della lealtà per il nostro paese.
E l’amicizia..dio. L’amicizia era vista sacra come valore assoluto.
Tradire un’amicizia era come amputarsi un braccio.
 
Combattere in guerra, con i propri compagni, ti univa. Sapere che c’era qualcuno che lottava con te, soffrire insieme, sapere che stai combattendo per un qualcosa, ti univa.
 

In tutto questo, l’amicizia era vista al pari passo dell’amore. A quei tempi era difficile sentir parlare di omosessualità, chi lo era, si nascondeva.
Era difficile capire che ti eri preso una cotta per una persona del tuo stesso sesso.

Veniva considerato normale, amare tanto una persona del tuo stesso sesso, che poi normale lo è, solo che era normale per gli standard dell’essere semplici amici.
 

Non c’erano le informazioni, le conoscenze che c’erano oggi, ma tutto era più puro e sentito.
Nonostante gli orrori della guerra.
 
Carestia, povertà, niente lusso, eppure con poco eravamo felici.

Se devi lottare per mangiare e sopravvivere, non hai tempo per deprimerti.

Sapere che stai lottando per un qualcosa, da uno scopo alla tua vita.
 
A volte lo scopo erano le persone.
Io avevo trovato la mia.

Bucky. Il mio migliore amico. 

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Capitolo 2
*** La scala di casa mia ***


Pov Steve



C’è qualcosa di affascinante nelle scale, qualcosa di misterioso, di spirituale.

Quando mi sarei risvegliato settantenni dopo in un futuro che non avrei mai immaginato di vedere, avrei scoperto che ne avrebbero fatto libri, studi, centinaia di giochi e videogiochi.

La scala del Paradiso, l’interpretazione della scala nel libro dei sogni.

Mi sono informato. Non sembra ma sono un tipo curioso.
 
Interpretazione della scala nei sogni: la scala, simbolizza la possibilità per il nostro Io di ascendere dall’inconscio profondo, fino ai più  alti gradi della coscienza, facendo questo sogno esprimiamo l’attenzione per la nostra vita interiore e l’aspirazione ad elevarci.
 
Io non ho mai sognato le scale da ragazzino. È curioso, visto che le salivo sempre, in compagnia del mio migliore amico Bucky.

Salivo sempre la stessa scala in pietra, mettendomi sempre al fianco dello scorrimano in legno. Bucky era al mio fianco, non mi camminava dietro, ma al fianco.



Inspiravo quell’odore in legno e quell’odore in pietra, l’odore dei muri. Odori che avevo imparato a sentire come famigliari, che mi portavo con me, senza accorgermene, senza accorgermi che un giorno ne avrei sentito la mancanza.
 
Mia madre si era abituata a vederci tornare a casa insieme, suo figlio e il suo amichetto del cuore Ero orgoglioso di questo, del fatto che ci vedessero insieme, che tutti sapevano che questo ragazzo affascinante dai capelli neri, percorreva quella scala per venire a casa mia.
 
Scoprìì che le scale erano un simbolo di spiritualità, ma per me erano altro.

Per me quella scala rappresentava l’amore.

Il ritorno a casa, al fianco di un amico.
 
 
Quando mi risvegliai nel ventunesimo secolo, senza Bucky, cominciai a sognare quella scala.
Molte volte.
Non c’era Bucky con me, però.

Camminavo da solo, fino a quando la scala non crollava.

Lasciandomi solo, lasciandomi cadere in un precipizio senza fine.
Quello che immaginavo essere il limbo.
E allora mi dicevo:

il limbo è una vita senza amore.
 






















ragazzi quando si parla di amore platonico, io divento romanticissima xd

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Capitolo 3
*** Lotta sul letto ***


Io e Bucky stavamo scherzando. Lui stava dicendo qualcosa di divertente, neanche mi ricordo più che cosa, poi io ero seduto sul letto, cominciamo a giocare e scherzare ancora e lui si mette sopra di me, tenendomi fermo, sotto di lui.
 
Ridiamo e qualcosa sembrò oscillare su di noi. Un momento di dolce complicità, forse anche erotica, ma a quei tempi non sapevo riconoscere l’erotismo.

Sapevo solo che Bucky era sopra di me, non ero eccitato. Mi sentivo solo felice di averlo così vicino. Trovavo piacevole quel contatto, così come piacevole era sempre la sensazione che lui mi trasmetteva. Era più forte di me, ma non si approfittava mai di quella forza per sottomettermi.

Lo guardai e vidi quel sorriso. Il sorriso di chi voleva continuare a giocare, ma sempre un sorriso trattenuto.

Perché io ero Steve, il ragazzino gracile, il ragazzino con l’asma.

Non voleva rischiare di farmi male.
 
Mi lasciò andare e quel momento svanì.

Dentro di me rimpiansi di non essere più forte, per non farlo preoccupare del fatto che se mi avesse stretto un po’ più forte, mi avrebbe fatto male.
 

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Capitolo 4
*** Casablanca ***


Quella sera Steve era uscito con Bucky per andare a guardare Casablanca, in uno di quei cinema all’aperto che erano tanto famosi una volta.
 
Casablanca era ancora un film popolare. Era nato da poco, aveva solo tre anni. Era la prima volta che lo vedevamo.

Per entrambi, il film era solo una scusa per passare del tempo tra amici.

Lui e Bucky si dissero di non essere entrambi tipo da film melensi.

Era bello comunque guardare Casablanca sotto le stelle.
 
 Steve non sentiva neanche il freddo. Si concentrava sulla macchina in cui erano seduti e sull’espressione curiosa e divertita di Bucky, poi quest'ultimo si voltava e gli passava un altro pezzo di pizza e dell’altra aranciata.

Era curioso di vedere le sue reazioni davanti all’amore impossibile di Rick e Ilsa.
 
 

Nel finale,  Steve chiesa a Bucky se era triste per il naufragio della storia d’amore.

“Mi dispiace, ma in fondo almeno avrà l’amicizia di Renault, no?” gli disse.

Steve sorrise.

“Già. È bello.”
 
 
 
Finito il film, si trovarono a camminare insieme, nella notte.

“Credi che sia possibile?” disse Steve all’improvviso. “Dire di amare una persona e lasciarla andare via?”

“Oh, amico mio, succede molto più spesso di quanto immaginiamo!” gli rispose e Steve si sentì uno stupido.

“Volevo dire, scegliere di lasciarla andare via. Se si ama con tutto sé stessi, non si desidererebbe piuttosto di tenere quella persona legata a sé? Come si fa a vivere senza di essa?”
Bucky guardò il suo amico, basito.

“Amico mio, non sono né un filosofo, né un poeta.”

“Ma…”

“Suppongo però che siano vere entrambe le forme d’amore, questo lo rende automaticamente amore VERO? Chi lo sa. Tutti amiamo e tutti in maniera diversa. C’è addirittura chi ama in silenzio tutta la vita. Chi può dire se la prolungata intensità non cela forse un’ombra di vigliaccheria.”

“Rick ha preferito lasciare Ilsa con il marito, nonostante lei diceva di volere lui..”

“Mio caro amico, sei triste per un’opera di finzione?”

“Molte opere di finzione, simulano storie vere, da quelle traggono spunto.” Disse Steve.

“Anche questo è vero.”

Ci fu un attimo di silenzio, poi Bucky aggiunse:

“Forse l’amicizia è l’unica cosa potente al pari passo dell’amore, ma proprio perché più pura di esso, può non finire mai.”

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Capitolo 5
*** Nessuna donna potrà sostituirti ***


Pov Bucky

Siamo in un pub con le luci arancioni. Un pub dove c'è molta gente, un pub abitudinario. Il mio e quello di Steve. Di solito è qui che io rimorchio le ragazze, anche se di solito mi capita di farlo quando Steve non è con me. Non mi piace lasciarlo da solo, perchè so che si sente a disagio a stare nei posti con troppe persone, se non ci sono io. Gli da fastidio il troppo fumo e l'alito marcio degli ubriaconi che si siedono vicino a lui e il rumore assordante, il casino, il vociare. Lo capisco, anche se a me non da fastidio, lo capisco.

Steve arriva a stare male anche fisicamente, se costretto a stare troppo a lungo in un luogo in cui si sente a disagio. Non mi pongo il problema, voglio dire, ogni problema che il mio amico ha, diventa un problema, è solo che non penso che il mio migliore amico abbia una malattia mentale, per questo. Così come non lo pensa nessuno.

Nel ventesimo secolo, avrei imparato che questo disturbo veniva chiamato "attacchi di panico."  e che di disturbi, l'essere umano ne aveva tanti, ma questa è una cosa che ho sempre saputo, che tutti abbiamo sempre saputo, senza che noi tutti lo catalogassimo come disturbi MENTALI. Se ci si riflette bene, ogni comportamento umano è un disturbo, forse perfino il fatto di vivere, lo è.

Non riuscivo a smettere di pensare a lui e in quel momento anche io avevo un disturbo. Ero DISTURBATO dal pensiero di lui e non potevo concentrarmi, neanche quando la ricciolona rossa che stava cercando di spogliarmi ai piani di sopra in una stanza, mi baciava a perdifiato.

"Scusami." dico io, cercando nonostante ciò, di rimanere un gentiluomo. "Tu sei bellissima...ovviamente, ma è che devo tornare da Steve. Devo proprio tornare dal mio amico. Lui è di salute delicata e se lo lascio da solo troppo a lungo, può sentirsi male."

La ragazza mi guarda imbronciata e con un musetto che, ora a guardarla con il viso da bambola e il rossetto troppo fucsia, mi sembra una bambina, lontana dalla femme fatale che voleva dimostrare di essere. Mi fa tenerezza.

"Buonanotte." le dico, dandogli una tenero bacio.

Lei malgrado tutto sorrise. Ho imparato che le ragazze del ventesimo secolo, non sorriderebbero mai, dopo un pacco del genere, ma erano altri tempi, in cui, una parola dolce e un sorriso, potevano addolcirti l'animo e potevano suonarti come poesia, anche senza bisogno di fare sesso.


"Steve? Amico, tutto a posto?" gli chiedo, scendendo da lui.






*


Pov Steve

Sono seduto davanti al bancone del bar. La gelosia mi attanaglia le viscere e mi soffoca quasi i polmoni, impedendomi di respirare e annebbiandomi quasi la vista. 
Forse dovrei farmi vedere da un dottore, ma se gli dicessi i miei sintomi, probabilmente direbbe che è un mal d'amore.

è assurdo provare un mal d'amore per il tuo migliore amico. Ha pure diritto ad avere una ragazza o più ragazze, no? In fondo sta con te per tutto il tempo.

Eppure non posso fare a meno di stare male, di pensare a lui che mi ha abbandonato qui da solo e...


"Steve, amico,  tutto a posto?"

"Buck?" 

"Ti senti male di nuovo? Usciamo!"




*
Mentre Steve e Bucky escono dal locale, Bucky prende un'altra volta il discorso.

"Lo so che ne abbiamo già parlato, ma forse dovresti farti vedere da un dottore. Non vorrei che fossi malato, Steve."

Steve sospirò.

"Non ho nessuna malattia, Bucky. Deve essere la mia asma, lo sai che ne soffro."

"Già. La colpa è mia, non dovevo farti venire al locale, dannazione..tutto quel fumo.."

"No, anzi, sono io che devo scusarmi, ti ho rovinato la serata." disse Steve triste.

"Amico, ma che stai dicendo? L'amicizia con te e la tua compagnia è più importante di uno stupido locale."

"Ma eri con una donna e io.." disse Steve in imbarazzo.

Bucky lo guardò e per qualche motivo, arrossì.

"Hai visto Sybil?" 

"Ti ricordi il suo nome..è una cosa seria?"

"No.voglio dire..non la conosco..e poi non credo tra noi ci sia futuro.."

Steve sorrise. "Ti confesso che sono contento.."

"Davvero? Perchè? Ti piace che sia single?" ridacchiò Bucky.

"Sono abituato ad averti sempre con me. Sarà dura abituarmi al fatto di doverti dividere, un giorno."

Bucky lo guardò sorridendo, con una nota di tristezza, perchè percepiva quanto Steve si sentiva solo.

"La mia amicizia per te, Steve, non cambierà mai, non pensare neanche per un istante, che una donna potrà prendere il tuo posto. è importante per me, che tu lo sappia."

Per fortuna che era buio..e Bucky non poteva vedere il rossore che colorava le mie guance in quel momento. 


 

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Capitolo 6
*** Come Bucky vede Steve ***


Pov Bucky


Siamo in guerra e pertanto devo separarmi momentaneamente dal mio amico. Sono diventato sergente. Sergente James Bucks, salpo per l’Inghilterra, domani  all’alba.

Non lo dico a Steve, ma dovermi separare da lui, mi secca.

Suppongo che sia compito di un uomo, mettere il dovere al proprio posto, per il proprio paese, decidendo di soffocare le proprie emozioni, per quanto forti siano, perché è giusto.

Arriverà forse un’epoca in cui le emozioni arriveranno a contare come al primo posto, ma non è questo il giorno. Non è neanche detto che il mondo a quel punto migliorerà, potrebbe peggiorare, perché mettere le emozioni al primo posto, non vuol dire lasciare che ci governino e che decidano per noi.
 
“Steve, verresti al cinema con me, stasera? È la mia ultima serata.”
 
Steve, so quanto tu pensi di essere inferiore a me. Lo noto da come mi guardi. Ti sei chiesto però, quando quel brutto ceffo grasso ti prendeva a pugni in quel vicolo, come facevo ad essere proprio lì, per difenderti? Non è stata una coincidenza, io ero lì perché volevo esserci.

Come un’ape che cerca il miele, come un bruco che cerca il suo futuro, volendo diventare farfalla, io cercavo te.
E ti sono venuto incontro.
 
Steve, amico mio, quanto mi dispiace che tu non ti senta all’altezza. Vorrei dirti che mai io ti abbandonerò, che il fatto che tu non ti senta all’altezza, non vuol dire che per me non lo sei,

Non importa come sei fatto fuori e come tu ti vedi, io vorrei che tu ti vedessi come ti vedo io.

E cioè un uomo bellissimo.

Alto, magro, muscoloso, possente, affascinante, invidiabile.

Nella mia immaginazione, tu non sei così, sei molto più affascinante di come sei ora, perché la tua anima è così. I limiti del fisico non sono niente, in confronto alla nostra anima.
 






















Note dell'autrice: 

tenete d'occhio questa storia oggi, perchè oggi mi sento molto ispirata e potrei scrivere più di un capitolo, anzi, dopo questo, ne voglio scrivere subito altri due :D ps quando parlo delle emozioni che verranno messe al primo posto, è un'altra frrecciatina al ventunesimo secolo

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Capitolo 7
*** Bucky viene salvato da Steve ***


“Steve..Steve..”

“Credevo fossi morto.”

Mi dice così, mentre mi sostiene e io lo guardo, dal viso a scendere e ancora al viso.

“Credevo fossi più piccolo.” Dico.

Steve, Il mio Steve. Era diventato proprio come era sempre stato nel mio immaginario.

Così come l’anima, ora il fisico.

Come il sopra, così il sotto.

Ed era venuto a salvarmi.

Era venuto per me.
 
I miei pensieri mentre ero qui imprigionato, era che non l’avrei più rivisto.

Chissà se mi pensa, chissà se gli manco, chissà se gli mancherò, quando morirò.

E lui è venuto per me.
Oh, Steve.
 






















scusate per il capitolo corto ma mi piace dividere tutte le situazioni :)) purtroppo per capire questo capitolo è NECESSARIO guardare capitan america, scusatemi per la mancanza delle descrizioni del luogo, ma preferisco sempre soffermarmi più sulle emozioni che sulle descrizioni, che metto solo se strettamente necessario per la storia

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Capitolo 8
*** Mirare il corpo di Steve ***


Steve e Bucky erano in una tenda dell’accampamento americano, per riposarsi, dopo essere scappati all’HYDRA, Steve si era tolto l’armatura e ora era rimasto solo con dei pantaloni morbidi e a petto nudo.

“Steve? Disturbo?" Gli chiese l’amico.

“Entra pure Bucky.” Gli disse Steve.

“È..davvero PAZZESCO.” Disse Bucky, guardando il torace dell’amico.
 
Steve gli sorrise. Sembrava diventato d’un tratto imbarazzato, o timido, ma non si spostò quando vide l’amico avvicinarsi davanti a lui e continuare a fissarlo rapito, toccandogli il torace con le dita.

Il torace di Steve subì un leggero tremolio e retrocessione al contatto, ma cercò di non darlo a vedere.

Bucky gli girò in tondo e gli sfiorò le spalle e la schiena.
 
D’un tratto Steve si sentiva a disagio, ma sembrava un disagio piacevole. Una bella sensazione.

Come stare dentro una bolla. A lasciarsi toccare da qualcuno a cui non dispiaceva.
 


Bucky da parte sua era ipnotizzato dalla bellezza di Steve, che ora andava ad amalgamarsi perfettamente a uguale intensità per il sentimento d’amore – non realizzato ancora – che provava per lui.
 
Restavano lì entrambi, senza capire cosa stesse succedendo, né cos’era quella cosa che aleggiò per un momento tra di loro.

“Dovremmo..andare..” disse Bucky con voce sospirata, tenendogli le mani sulle spalle. Si sentiva imbarazzato da quell’improvvisa vicinanza.

“Sì.” Disse Steve, che era ancora girato di spalle, anche se a dire la verità, gli piacevano quelle attenzioni del suo amico.

Anche se erano durate troppo poco.
 

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Capitolo 9
*** Un ricordo, l'ultimo. Fred Astaire e Ginger Roberts ***


Steve, è stato bello combattere al tuo fianco.

Anche se non te l’ho mai detto, spero che mentre sto precipitando in questo abisso, il mio pensiero ti arrivi lo stesso

Steve, non ho mai temuto la morte per me, ma per il fatto che non ti rivedrò più

E questo pensiero mi spaventa molto.

Steve, devi essere forte, devi farcela anche senza di me.

Devi COMBATTERE anche senza di me.

Non piangere per me, fammi questo grande favore.

Steve, mentre sto precipitando, un ricordo mi sovviene alla mente.

Noi due che passeggiamo per le strade della città.

Tu non avevi ancora effettuato la trasformazione.

Passeggiavamo come persone normali, amici.
 


Era sera e non so perché, desiderai fortemente baciarti, ma non lo feci.

Fu allora che mi sembrò di vedere qualcosa che non avrebbe dovuto esserci.

Dei giochi di luce danzanti che sembravano formare le sagome luminescenti di Fred Astaire e Ginger Roberts che danzavano.

Erano così belli, Steve, cosi complici, INNAMORATI.
 
Non te l’ho mai detto perché non volevo mi prendessi per pazzo, era un’illusione, un gioco di luci, nulla più, ma mi fece battere il cuore.

Tutti sanno che loro sono innamorati, no? è la coppia per eccellenza più bella.

Steve, vorrei che noi fossimo come loro, uniti e indissolubili.

PER SEMPRE.
 
Steve, mentre ti sto lasciando, è a questo che penso. Che avrei voluto fosse per sempre, poterti guardare fino a quando non saresti diventato vecchio.

Steve, Steve.

Non importa se non succederà, immaginerò che sia stato così.

Un ricordo.

L’ultimo.

Ti amo, Steve.






















Note dell'autrice: 

alcune precisazioni: so che Ginger e Fred non erano una coppia, anzi che si odiavano, quindi perchè ho scritto questo? ebbene prendetemi pure in giro da qui all'eternità ma io NON LO SAPEVO xd cioè io leggo "insomnia" di stephen king da cui tra l'altro preciso che prendo spunto e riferimento per il pezzo in cui parlo delle figure luminescenti che ricordano loro e per come sono descritti in quel libro mi convinco che era una coppia innamorata di quegli anni, sono quasi saltata dalla sedia quando la mia amica mi dice che, in realtò non erano una coppia, erano dei ballerini, che lavoravano insieme ma si odiavano xd colpa mia dovevo indagare meglio, ma ormai quest'idea della coppia non mi si è più passata dalla testa e mi è piaciuto metterla ma tranquilli, poi nei prossimi capitoli spiegherò questa cosa. Ovviamente ho preferito pensare ch loro due non sapendo come stavano le cose, magari pensavano come molti, che fossero una coppia xd

ps quanto mi piace qiesta storia <33

ps il ti amo di Bucky a Steve è un ti amo molto PURO, lui lo ama e sa di amarlo probabilmente a livello di un innamorato ma concetti come : oddio sono gay, mi piace un uomo, non erano nella mente di persone come Steve o Bucky, lui è già innamorato ma non capisce di volerlo in quel modo, però sa di amarlo, ecco <3

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Capitolo 10
*** Un desiderio..l'ultimo. Che lui mi accompagni ***


Quando vedo Bucky precipitare, il mio cuore si spezza.

Fa male, quando il mio cuore si stacca da me,

per raggiungere Bucky in quell’abisso senza fine.

Piango, quando Bucky precipita.

La perdita del mio amico.

Il mio cuore spezzato.
 


Su quest’elicottero adesso, niente ha più importanza.

Formalmente, dico che voglio sacrificarmi per impedire che tante persone muoiano a causa mia,

ma la verità era che,

senza Bucky, io NON VOLEVO,
sopravvivere.
 
Mi dispiace così tanto per Peggy, avrei davvero voluto concedergli quel ballo.

Avrei voluto essere per lei quell’uomo che lei avrebbe voluto che fossi, dargli gioia, amore.

Ma senza Bucky non c’è più luce nel mio cuore.
 
Bucky, amico mio…

Insieme fino alla fine, avevamo detto.
 
Un desiderio, l’ultimo.

Che lui mi accompagni….

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Capitolo 11
*** Ritrovarti ***


Pov Steve 

Sono diventato Capitan American ormai, da quando hanno trovato il mio corpo congelato negli abissi e mi hanno fatto "tornare alla vita" nel ventesimo secolo, quindi per me non è cosa nuova fissarmi con un nemico da combattere e non dargli tregua, fino a che non è sconfitto. E QUEL nemico, stava creando davvero un putiferio incredibile in città.

Un cappellone vestito da super soldato stava seminando il panico e come una scheggia impazzita, voleva distruggere chiunque sulla sua strada e io non potevo permettergli di fare del male ai miei amici. 

Lui però non sembra badare a me, io non mi offendo, meglio per me, visto che il mio obiettivo è sconfiggerlo, stanarlo, metterlo al tappeto.

Non faccio caso alla sensazione strana, ai brividi, all'elettricità e a quel qualcosa di indefinito che avverto, che sento, quando sferro i miei attacchi e finiamo corpo a corpo, quando sento i miei pugni non scalfirlo di un etto. O meglio, voglio credere sia rabbia, frustrazione, per non riuscire a batterlo.

Un'agitazione sempre più crescente mi pervade dentro però e d'un tratto desidero togliergli quella maschera, così nera, così inquietante, così misteriosa.

Quando mi accorgo di non riuscirci, la frustrazione aumenta. Sono quasi in preda al panico senza motivo e d'un tratto togliergli quella maschera maledetta diventa una priorità per me.

Quando finalmente ci riesco, guardo i suoi occhi e mi sento morire dentro, ancora prima che la mia consapevolezza l'abbia riconosciuto, la mia anima sussulta.

"Bucky?"

"Chi diavolo è Bucky?" e lì,  io muoio un'altra volta. 





*
"Da quanto tempo è il soldato d'inverno?" chiedo a Nick Furi, mentre siamo dentro un furgone.

"Sappiamo che durante la guerra fredda era già in circolazione..ma che veniva congelato e lasciato così dopo ogni missione per un tempo indefinito, fino a oggi. Questo giustificherebbe anche il fatto che non sia invecchiato."

"Quanto?"

"Come, prego?"

"Quanto tempo è passato tra un congelamento e l'altro?"

Nick guardò Steve e poi gli altri e poi di nuovo l'espressione sconvolta e sotto shock di Steve.

"Difficile dirlo, ma con una certa approssimazione, pochi anni.."

"Potremmo essere più precisi?"

"Steve, che differenza fa?" gli chiese Sam, con dolcezza, mettendogi una mano sulla spalla.

"Devo..sapere...quanti anni ha. Per lui erano così importanti i compleanni." disse Steve.


Natasha prese la parola e si chinò su di lui. "Posso fare delle ricerche, ma per questo ho bisogno di un computer, quindi dobbiamo tornare alla base.. Sam, avresti voglia di aiutarmi?"

"Sì, certo.." disse l'altro.





*
Dopo diversi calcoli e ricerche, Natasha andò da Steve che aveva già bevuto due caffè ed era riverso sulla poltrona come uno zombie.

"Steve, questi sono i tempi approssimativi in cui lo tenevano congelato." disse Natasha. "Crediamo che..potrebbe essere quasi sicuro che Bucky sia invecchiato di soli cinque anni da quando è stato trovato nel 1945, tra un congelamento e l'altro. Steve, ci sei?"

"Cinque anni. Ha vissuto cinque anni senza di me."

"Steve?"

Steve non rispose più e abbandonò la sala. Si rintanò nella sua stanza e cominciò a piangere senza fermarsi.

Quanto l'aveva pianto. Erano almeno due anni che lo piangeva, due anni in cui invece Bucky era in giro ad ammazzare la gente, strafatto di lavaggio del cervello da parte di quelli dell' HYDRA.

Con le lacrime agli occhi, Steve fece un rapido conto con le mani. Lui - Steve - era nato il 4 luglio 1918 e aveva 25 anni quando è stato congelato, Bucky aveva la stessa età e ora aveva cinque anni più di lui.

Si rigirò i fogli che gli aveva dato Natasha. Leggerli era come leggere la sua cartella clinica, come maneggiare qualcosa di suo, così personale, con cura. Quei fogli parlavano della sua sofferenza più grande, ma Steve li accarezzò, leggendoli e poi se li strinse al petto. Dentro di sè la consapevolezza che lui al contrario di quegli uomini, non gli avrebbe mai fatto del male. 


 






















Note dell'autrice: 

questo capitolo è stato incredibilmente difficile da scrivere xd infatti io non avevo proprio idea che Bucky aveva vissuto a tempi alternati, per cinque anni, dopo che era stato dato per morto xd per scrupolo ho voluto informarmi sull'età di entrambi e mi è preso un colpo quando ho letto che già nel 1945, Buky aveva sette anni più di Steve xd e più cinque anni..insomma dovrebbe avere qualcosa come dodici anni in più O.O e non me la sono sentita di mettere tra loro troppa differenza d'età e quindi ho preferito fare che avessero la stessa età..e credo scioglierò questo dubbio anche nell'altra fanfiction, la mia prima stucky che ho scritto

ciaooo

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Capitolo 12
*** Un bacio bagnato ***


Steve non può sapere che Bucky Burns ha chiesto di lui a quelli dell’Hydra.

Non può sapere che continuava a dire: “Ma io lo conoscevo.” E che per questo è stato sottoposto ad altre scariche nel cervello per dimenticarsi di tutto di nuovo.

Non poteva saperlo e nonostante questo, quando Sam gli disse:

“Non ti riconosce.” Steve rispose: “Lo farà.”
 
 
 
La sofferenza di Steve, mista al grande sollievo nello scoprire che il suo migliore amico era vivo, era indicibile. Struggente fino a fare male.
 
Non gli importava più niente, né della fine del mondo, né di deludere i suoi compagni. Da quando si era risvegliato, si era sentito un estraneo in un’epoca che non gli apparteneva. Tutte le notti sognava di essere ancora nel 1945, con Bucky. Sognava che camminavano ancora quelle scale di casa sua, quelle scale maledette che tanto lo avevano tormentato anche nei sogni.

Sognava che Bucky gli dava una piccola chiave e gliela metteva nelle mani.

“Mi piacerebbe che vivessi con me, Steve, perché sai, mi sento solo e tu sei l’unico che riesce a farmi star bene.”
 
E poi la scala si allungava a dismisura come un esagerato tapis roulant. Come una scala mobile infernale e terribile, pregna di morte, che li divideva e lui urlava il nome di Bucky, che gridava e gli diceva; “Avevi detto che non mi avresti mai lasciato solo, eppure mi hai abbandonato, Steeeeve!”
 
Steve non riusciva a immaginarsi come doveva essersi sentito Bucky in quegli anni senza di lui, senza poter contare su una mano amica, un appoggio, un sostegno da qualcuno che gli voleva bene. Costretto a dimenticarsi di tutto, perfino di chi era in realtà. Perfino di lui.

Costretto a macchiarsi di peccati contro la sua volontà!
 
 


Quando si trovarono entrambi sul Triskellion, lo struggimento nel vedere Bucky preda di qualcosa più grande di lui, ebbe la meglio anche sul suo istinto di sopravvivenza. Assodato che il soldato d’inverno non aveva alcuna intenzione di essere ragionevole, capendo che l’unica prospettiva sarebbe stata quella di uccidersi l’un l’altro, fece cadere lo scudo nel vuoto.
 
“ Non combatterò con te. Tu sei il mio migliore amico.” Disse Steve gettando lo scudo nel vuoto.

Non voleva fargli del male.

Tu – sei – la mia – MISSIONEEE.” Disse Bucky prendendolo a pugni.

“Allora concludila..perchè io sarò con te fino alla fine.” Disse Steve. 

Bucky lo guardò, sgranando gli occhi, incredulo.

Il Triskellion si schiantò e steve cadde nel fiume.
 


Bucky si tuffò per riprenderlo e lo riportò a riva 
 
Steve fece appena in tempo ad accorgersi di quello che è successo, che sentì delle labbra bagnate, poggiarsi sulle sue.

Un contatto delicatissimo, ma la sorpresa lo fece sussultare appena, assieme alla consapevolezza.

Bucky si allontanò e Steve trasse un profondo sospiro.
 
Bucky. L’aveva baciato.

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Capitolo 13
*** Rincorrersi ***


Pov Steve


“Chi è il compratore??”

“Lui ti conosceva. Il tuo amico, il tuo compagno. Il tuo Bucky.” Disse Rumlow.

“Che cos’hai detto?”

“Si ricordava di te.  Io ero presente. Non faceva che piangere. Finchè non gli hanno frullato di nuovo il cervello.”
 
Fa male. Fa male sentire certe cose.
 
 

Pov Steve

Riesco a rintracciare dove sta , Bucky  vive in un appartamento modesto. Entro lì. Trovo un diario. Lo apro e c’è una mia foto dentro. MI colpisce quasi fino a mozzarmi il respiro.

Mi giro. lui mi sta guardando. Cerco di spazzare via la grande emozione che mi ha colpito dentro, a sapere che ha cercato informazioni su di me. A sapere che ha delle fotografie su di me e le conserva.

“Mi conosci?”

“Sei Steve. Ho letto di te in un museo, tempo fa.”

“So che sei nervoso. Hai tutte le ragioni per esserlo, ma non mentire.”

Vorrei dirgli un mucchio di cose, vorrei chiedergli di quel bacio a fior di labbra che mi ha dato. Se ha per lui un qualche significato, ma non posso parlare di questo adesso. Degli uomini stanno venendo qui, stanno venendo per lui. Dobbiamo scappare. Devo proteggerlo. È il mio migliore amico.
 


Pov Steve

Una bomba uccide re T'Chaka del Wakanda. Io rimango basito, l’unica cosa che riesco a pensare è che voglio proteggere Bucky, voglio proteggere il mio amico. Gli stanno dando la caccia ora, ma lui non è in sé. Non voleva uccidere quella persona. Stanno dando la caccia a un innocente. Che sia davvero colpevole o no, io desidero proteggerlo.

Si da inizia a una caccia all’uomo, in cui anch’io lo rincorro, ma solo per proteggerlo e impedire agli altri di prenderlo, fino a quando finalmente non riusciamo a parlare io e lui e lui mi confessa che non è stato lui il responsabile dell’attacco, ma Zemo.
 
 

Pov Bucky

Quando mi insegue fino a quando io cerco di salire sul’elicottero, mi segue fino al tetto, mi sento quasi compiaciuto di una simile prova di fedeltà e costanza, ma quando si aggrappa all’elicottero con le gambe a penzoloni nel vuoto, mi sento infastidito, cerco di sollevarmi ma lui non molla. Cerco di strangolarlo. Non voglio davvero ucciderlo o forse sì. Non mi sento me stesso. Provo solo una rabbia incontenibile. Finiamo entrambi nell’acqua. Di nuovo. È lui a salvarmi, stavolta.
 
 

Pov Steve
 
Quando riprende conoscenza, mi fermo a fissarlo. I capelli neri corti, più neri del petrolio, bagnati, che gli incorniciano il viso, la bocca rossa come quella di una rosa e quegli occhi più azzurri del lago cristallino. Dio, è bellissimo, rimango incantato.

“Steve..”

“Con quale Bucky sto parlando?”

“Tua madre si chiamava Sara. E tu ti riempivi le scarpe di fogli di giornale.”

“Questo non si legge nei musei.” Dissi io.
 


  Pov Bucky

Perdonami, Steve. Non volevo farti male, così come non vorrei essere il coglione che sono. Non avrei mai voluto essere una cavia di questi bastardi.

Non avrei mai voluto lasciarti.

Vorrei abbracciarti.

Vorrei dirti che ti amo.

Vorrei avertelo detto anni fa.

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Capitolo 14
*** Casa ***


Dopo che Steve combattè anche contro Tony, per difendere Bucky,  ed entrambi se ne andarono via, insieme, lui decise di andare in una sua vecchia baita in montagna.

“Sei un tipo pieno di sorprese, Steve..” disse Bucky, entrando nel rifugio accogliente.



“Mi piace questo odore di legno. Mi ricorda..mi ricorda casa tua.” Disse d’improvviso Bucky voltandosi verso di lui.

“Davvero?” chiese Steve con una sorta di sorriso triste.

“Sì. La tua casa sapeva di LEGNO. Mi piaceva tanto. Che c’è, non mi credi? Non credi che ricordo?” si preoccupò Bucky, vedendo la sua espressione triste.

“No..è che..pensavo..lascia stare, è una sciocchezza.”

“Steve, la voglio sapere.” Disse lui, mettendogli una mano sulla spalla.

“È che tu hai detto casa tua, l’hai detto in un modo che…mi è quasi sembrato che l’avessi detto come se casa MIA, la considerassi un po’ anche casa tua…lascia stare, non ha senso..” disse Steve a disagio.

“Steve. È proprio così che io mi sento.” Rivelò Bucky, senza spostare la mano.
 

L’abbraccio fu semplice, spontaneo, bisognoso, sentito.

Steve si sentiva un idiota, perché voleva confessare i suoi sentimenti per lui, non parlare di cose così banali come casa mia, casa tua, avrebbe voluto dirgli che per lui, per Steve, era lui la sua casa.
 

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Capitolo 15
*** Abbracciami ***


“Hai davvero preso informazioni su di me?” ridacchiò  Bucky, mentre usciva dalla doccia, con un asciugamano bianco in vita.

“Vestiti. Fa freddo. Non c’è il riscaldamento qui.” disse Steve imbarazzato. “Dovrebbero andarti bene i miei vestiti.” Disse, lanciandogli alcuni vestiti che erano rimasti allo chalet.

Bucky lo guardò di sbieco, togliendosi l’asciugamano e restando nudo, cominciando a vestirsi.

Steve arrossì e si voltò dall’altra parte.

“Non mi hai risposto.” Disse.

“Sono ancora frastornato per quello che è successo con Tony. Cosa mi hai chiesto?”

“Se hai davvero preso informazioni su di me. Quelle cartelle che mi hai accennato.”

“Ah..sì…sei il mio migliore amico, era naturale lo facessi. E comunque anche tu l’hai fatto, no? Sei andato in quel museo..raccogli mie foto e te le metti nel diario..”

“Come se fossi una ragazzina adolescente alla prima cotta, intendi, giusto?”

Steve ridacchiò, imbarazzato.

“Non volevo dire questo. è bello..che nonostante tutto il tempo trascorso, l’affetto tra noi, non sia mutato o spento.” Disse Steve.

Quando si voltò, era felice che Bucky si fosse rivestito.
 
Lo abbracciò, accarezzandogli le spalle.


“Sei freddo. Mi dispiace che non ci sia acqua calda.” Disse Steve triste.

“Non preoccuparti. È già tanto avere..questo. E poi sono un super soldato. Sono abituato a ben altro tipo di DOLORE.”

Steve non potè fare a meno di lasciar cadere delle lacrime sul viso.

“Steve. Ehi, Steve. Non volevo farti piangere.” Disse, abbracciandolo ancora.

“Bucky..”

“Oh, Steve..se tu ci fossi stato..tutto sarebbe stato più sopportabile, lo so.”

“Se IO CI FOSSI STATO, non avrei permesso mai che tu soffrissi tanto.”

“Non so se merito il tuo affetto nei miei confronti..”

“Fino alla fine. Te l’avevo promesso.” Disse Steve, senza sciogliere l’abbraccio.
 
 
 

*

Steve e Bucky erano rimasti a lungo sul divano del salotto, a parlare dei lontani tempi, della loro amicizia nel 1945. Di quante cose erano cambiate. Di che strana epoca fosse quella.

“Era tutto molto più duro, ma le relazioni erano prese molto più sul serio. L’amicizia..e anche l’amore. Una volta era davvero per sempre.” Disse Steve nostalgico.

“Lo ricordo. Ricordo i tempi della guerra, dove i veri uomini pensavano solo a sopravvivere e a lottare per una causa giusta. C’era il valore, il coraggio, lo spirito del sacrificio, senza tante fregnacce. La parola data valeva ancora qualcosa.” disse Bucky.

“Preferiresti essere ancora laggiù?” chiese Steve.

“No, perché tu non ci saresti..” disse Bucky.

Su quella frase, Steve gli gettò un occhiata intensa, poi qualcuno bussò alla porta.

Bucky lo guardò allarmato.

“Sta tranquillo.” Lo tranquillizzò Steve sorridendo.
 
Quando aprì la porta, si trovarono davanti T’Challa con due pizze e due hamburger.

“Ho pensato che vi servivano i rifornimenti! Mangiateli prima che si raffreddino!” disse lui raggiante.























Note dell'autrice: 

volevo solo dire a tutti che in questa storia Bucky non ha perso il braccio meccanico! E poi si parlerà anche di questo. Volevo anche avvisare che mancano più o meno uno o due capitoli alla fine della storia!

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Capitolo 16
*** Il nostro amore sarà lì...tremante e brillante così! ***


Dopo aver mangiato le pizze e gli hamburger, Steve e Bucky erano andati a fare una corsetta nei boschi per smaltire quello che avevano mangiato ed erano poi tornati nella baita per dormire.

C’era un solo letto però e i due decisero di condividerlo.

La tensione però era troppa e i due non riuscivano a dormire, con la consapevolezza che erano vicini a pochi centimetri.
 
“Steve…”

“Mmm..”

“Continuo a pensare a quello che è successo. Tu che mi difendi con Tony..”

“Sei il mio migliore amico..non potevo lasciare che ti ammazzasse di botte.”

“Ma anche lui è tuo amico..”

“Ma tu sei il mio migliore amico. E poi avrei dovuto lasciare che ti uccidesse? Che discorsi sono questi?”

“Non so se merito tanta lealtà..”

Steve si strinse attorno al suo braccio, con una dolcezza tale da farlo sciogliere.


“Smettila. Tu non hai idea di quanto ho sofferto, io..quando..ti ho perso.”

Bucky restò zitto per qualche secondo di troppo, sufficiente a far credere a Steve che avesse detto qualcosa di troppo, poi parlò ancora.
 
“Sai, un’amicizia come la nostra, in un’era come questa, la catalogherebbero in un altro modo..” disse Bucky.

“Se ti dispiace l’idea, forse non dovrei stare qui..” disse Steve, alzandosi, un po’ tristemente.

“No, resta..” disse Bucky, fermandogli un braccio.

Steve stava guardando dall’altra parte.

“Se mi dispiacesse non avrei..”

“Cosa? Non mi avresti baciato quel giorno, quando mi hai tirato fuori dall'acqua?” chiese Steve sempre senza guardarlo.

“Quello che ho fatto…desideravo farlo dai tempi della guerra..” disse Bucky, strofinando le labbra contro la sua guancia.


Steve si sentì avvampare sul viso e sul collo. Avrebbe quasi potuto svenire dall’emozione.

“Voglio baciarti così tanto da stare male, Steve..”

“Allora perché non..”
 
Bucky non lo lasciò finire, che lo baciò appassionatamente, con una passione tale da diventare subito un incrocio di lingue bagnate e bisognose l’una dell’altra.

“Bucky”

Bucky lo fece sdraiare, sovrastandolo, continuando però a baciargli il viso, dolcemente, in adorazione.



“Ti adoro.”

“Non è quello che volevo sentire..”

“E ti amo..”

“Adesso ci siamo..” disse Steve, cingendogli il collo con le braccia.

“Ti ho sempre..amato..”

“Anch’io. Bucky. Anch’io..”
 
Bucky strusciò l’inguine contro quello di Steve ed entrambi gemettero alla meravigliosa frizione delle loro erezioni accese. Era così bello sentirsi vicini e amarsi dopo così tanto tempo.

“Non lasciarmi mai più.”

“Anche tu.” Disse Bucky, godendo delle meravigliose mani di Steve che lo abbracciavano.
 
 
 
 
*

La preparazione fu qualcosa di sconosciuto, ma anche eccitante, per Steve, All’iinizio sentì dolore, ma superata la soglia del dolore, sentì il corpo di Bucky entrare dentro il suo.

“Oddio..” ansimò, sentendo quella presenza imponente entrare dentro di lui.

“Ti faccio male?” chiese Bucky.

“No. No, mi piace.” Disse Steve, reclinando la testa all’indietro.

“Steve, diosanto, mi fai impazzire. Non so quanto posso resistere.”

“Non trattenerti, allora. AHH.” Gridò, sentendo la prima spinta di Bucky. “AHH. AHHH.”

“Steve..”
“Bucky!”

Steve!!!”
 


Per Bucky era meraviglioso sentire Steve gemere e godere in quel modo per causa sua. Quando alla fine vennero entrambi, si accasciarono l’uno accanto all’altro, ma restando abbracciati.
 
“Non ti fa impressione?” gli chiese Bucky, quando vide che Steve rimaneva abbracciato al suo braccio meccanico.

“Niente di te mi fa impressione.” Disse Steve senza staccarsi.

“Beh, a me sì.” Disse Bucky triste.
Steve lo guardò sorridendo.

“Mi ha detto T’Challa che può fare qualcosa per il tuo braccio. Potrebbe addirittura risanartene uno nuovo. Con la tua pelle.”

“Cosa? Stai scherzando?”

“Sì. Ripristinare i nervi e tutto quanto. Potresti anche riuscire a muoverlo.”

“Io..sono senza parole.”

Steve gli diede un lungo bacio, tenendogli le mani a coppa sul viso.
 
“Ora che ci siamo ritrovati, voglio fare di tutto, affinchè tu non debba mai più soffrire. “

“Ho ancora questo lavaggio del cervello che mi hanno fatto, Steve..”

“Non importa. Risolveremo anche quello.” Disse Steve, accarezzandogli la testolina che teneva premuta contro il suo petto.

“Ma i tuoi compagni..”

“Loro impareranno ad accettarti..o non mi vedranno più…conti troppo per me.”

“Dio, Steve..come ho fatto a resistere così tanto tempo senza di te? Come abbiamo fatto a non essere così, già nel 1945?”

“Forse è stato un bene..perderti da amante sarebbe stato diecimila volte ancora più doloroso.”

“Forse hai ragione, ma il dolore è stato comunque abissale.”

“Schhh..non parliamone più. Ti prego. Baciami. Baciami per tutte le volte che volevi e non hai mai potuto.”
 
E Bucky lo fece. Lo tempestò di baci e coccole, per tutta la notte e quando entrambi si sentirono di nuovo eccitati, rifecero di nuovo l’amore.






















Note dell'autrice: 

ciao ragazzi. Storia terminata. Avevo avvisato già dall'inizio che sarebbe stata una storia breve! Mi dispiace, avrei voluto farla più lunga e intensa, ma purtroppo i film della marvel non lasciano molti spunti a cui aggrapparsi viste le pochissime volte che i due sono comparsi. Io non so che cosa scrivere xd arriva un film ogni due anni, cioè! Credo questa è l'ultima stucky che scriverò, eccetto eventuali au se avrò l'ispirazione. Ci avevo già provato con la prima stucky e con questa seconda, capisco proprio che più di tanto non riesco a scrivere. 

Solo un'informazione: in questa storia il gemello morto della gemella marvel, che non ricordo il nome, tornerà in vita, mi piace immaginarlo così, anche se non lo scriverò. 

Grazie a tutti pera ver seguito e a lovelysweet per aver recensito :* 

ps ovviamente non resteranno nella baita, visto che non c'è luce e acqua calda e elettricità essendo una baita nel bosco. è solo un rifugio momentaneo per riposarsi

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