Heartbroken

di Spoocky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Io non guadagno niente da questa storia.

Come al solito, io l'ho scritta e pensata come Gen, se però volete interpretarla come slash siete libere/i di farlo, nessun problema :3

Avviso: più avanti verranno descritte procedure mediche e ferite varie, a mio avviso i particolari non sono tanto definiti da giustificare un rating Rosso ma se vi disturba non fatevi remore a farmelo sapere e provvederò a sistemarlo. ^.^


Buona Lettura ^.^

“La prossima volta non sbaglierò!”

Quelle ultime parole rimbombavano ancora nella mente sconvolta di Castiel come se Dean gliele avesse scolpite nel cervello con un ferro rovente.
E mentre il cacciatore se ne andava, l’angelo pianse.
Troppo debole anche solo per evocare un singhiozzo dal suo torace devastato, si limitò a voltare la testa verso il libro in cui era ancora conficcata la sua lama angelica.
Calde, lacrime salate colarono dai suoi occhi addolorati e non trovò nemmeno la forza di gemere quando il liquido entrò in contatto con le ferite aperte sul suo viso, facendole bruciare.
Percepiva con chiarezza il dolore di ogni livido, di ogni osso spezzato e di ogni ferita ma non riusciva a reagire: lo shock di essere stato pestato tanto brutalmente dall’uomo che considerava un fratello lo aveva traumatizzato al punto che la sua Grazia si era paralizzata.
Era, in tutto e per tutto, umano.

Mentre le sue ferite continuavano a sanguinare e le ossa rotte mandavano insopportabili ondate di dolore lungo tutto il suo corpo, non poteva distogliere i suoi occhi gonfi dalla lama argentata che avrebbe potuto tanto facilmente mettere fine alla sua esistenza.
Continuò a fissarla mentre tutto si dissolveva in una macchia confusa, intrappolandolo in una bolla di agonia infinita in cui nulla sembrava avere più un senso.

Finché prese coscienza di una mano robusta che lo stava scrollando con una certa urgenza.
Solo allora il suo sguardo offuscato abbandonò il libro e si concentrò sull’uomo chino su di lui.
Lottando contro un grumo di sangue che gli scorreva tra le labbra, riuscì a rispondergli: “S-S’m?”
Il più giovane dei Winchester smise di scuoterlo e raccolse il volto insanguinato della creatura tra le proprie mani, iniziando ad scostargli dolcemente i capelli dalla fronte.
Le sue dita tremavano tanto da indurre Castiel a pensare che il giovane non fosse del tutto cosciente di cosa stesse facendo, ma il gesto era stranamente rassicurante e lo lasciò fare, anche se aveva raddoppiato le sue lacrime.
Finalmente anche le parole del cacciatore ebbero la meglio sul tintinnio che infestava le orecchie dell’angelo: “C-Cas … Cas! Grazie a Dio! Grazie a Dio sei vivo! Ero talmente spaventato! E’ stato Dean, vero? Gli Styne … anche quel povero ragazzino … pensavo … pensavo che fossi …” non riuscì a sforzarsi di concludere la frase: il solo pensiero di Dean che uccideva il loro angelo custode, il loro fratello adottivo, lo devastava.
Ma Castiel c’era ancora: un corpo massacrato e scosso dal pianto, ma che aveva ancora la forza di respirare.

Sam doveva ricomporsi e concentrarsi su questo, ora. I cadaveri degli Styne e il suo fratello disperso in azione sarebbero venuti dopo.
Fece un rapido inventario delle ferite sul corpo dell’angelo: il braccio destro era decisamente rotto, il viso gonfio e coperto di sangue, il torace sembrava essere stato sfondato e – visti i rumori che accompagnavano ogni atto respiratorio e il sangue che continuava ad uscirgli dalla bocca – un polmone poteva essere stato danneggiato, probabilmente insieme ad altre lacerazioni interne.
Con un sospiro, il cacciatore raccolse la nuca della creatura nel palmo della propria mano mentre con l’altra gli accarezzava i capelli.
Non stava guarendo da solo e lui non sapeva cosa fare: “Mi dispiace, Cas. Mi dispiace così tanto! Ti prego, cerca di guarire: non posso gestire Dean da solo. Non posso … non voglio perdere anche te!”
A quel punto anche Sam sentiva le lacrime bruciargli negli occhi ma strizzò le palpebre e strinse i denti: doveva essere forte adesso, per Dean, per Cas.
Aveva fallito ed ora l’angelo stava morendo tra le sue braccia.
“S’m?”
“Sì. Sono qui, Cas. Ci sono io qui con te.”

La mano pallida di Castiel si posò sul suo polso e il giovane la prese nella sua: era fredda e sudata.
Era in stato di shock e stava lentamente peggiorando.
Sovrappensiero, Sam massaggiò quell’arto tremante con il pollice nella speranza di infondervi un po’ di calore.
L’angelo si lasciò sfuggire un singhiozzo soffocato e cercò di ricambiare la stretta ma aveva le dita talmente deboli da non riuscire neppure a piegarle.
La sua vulnerabilità ferì il cuore del giovane Winchester e la consapevolezza che il responsabile fosse Dean lo fece sentire anche peggio.

“M-mi dispiace … per Dean … n-non … non sono … ho c-cercato d-di farlo ragionare … ma non … non ho potuto … f-fermarlo.”
Il tentativo di fornire spiegazioni precipitò l’angelo in un violento attacco di tosse e altro sangue gli colò dalle labbra.
“Shh, shh. Tranquillo, Cas. Non parlare.”

Con dolce premura, Sam gli inclinò la testa perché non soffocasse. Il denso rivolo rosso colò sul pavimento ma non importava.
Contava solo aiutare Cas a guarire quelle ferite.
Mentre l’angelo lottava per respirare, il cacciatore gli strofinò il collo, aiutando i muscoli contratti a rilassarsi.
Ormai il messaggio non detto era arrivato forte e chiaro: niente superpoteri, Castiel non poteva guarirsi da solo.
Questo lo preoccupava più di ogni altra cosa.

“Perché non riesci a guarirti? Cosa c’è che non va nella tua Grazia?”
La creatura tremò violentemente ma riuscì a sussurrare: “N-non … riesco … a sentirla … n-non … capisco …” Il dolore e la fatica gli portarono via la voce.
Non era mai stato così indifeso e la cosa lo spaventava più di quanto riuscisse a spiegare.
Tossì di nuovo e l’ennesimo rivolo di sangue scivolò sul pavimento mentre i brividi peggioravano. I suoi occhi terrorizzati incrociarono quelli di Sam, inquietandolo per la paura nuda e cruda che vi si annidava.
Poi le sue palpebre iniziarono a calare.

“Ehi! Resta con me. Cas! Ti prego!”
“Stanco…fa male…”
“Lo so, lo so. Ma devi resistere! Resta sveglio, Cas!”
Non serviva a niente: Sam doveva prendere una decisione: “Senti, Cas. Adesso ti porto all’ospedale, ok?”
“Ok…ok..”
“Pensi di riuscire a camminare?”

L’angelo annuì ma Sam era consapevole di quanto stupida fosse la sua domanda ancora prima di esplicitarla: il suo amico non stava in piedi, figurarsi se potesse camminare!
Avrebbe dovuto portarlo. Il ‘come’ rappresentava un problema serio: anche se più basso del cacciatore, Cas era troppo pesante per essere tenuto in braccio per tutto il tragitto e di certo non poteva caricarselo in spalla e rischiare di aggravare il danno al polmone o alle fratture.
Non c’era verso di trasportarlo: per quanto doloroso fosse, avrebbe dovuto camminare.
Con la maggior delicatezza possibile, Sam gli sfilò il cappotto e la giacca del completo per alleggerirlo e dargli maggior libertà di movimento.
Gli aveva già allentato la cravatta per aiutarlo a respirare meglio, ora la usò per bloccargli il braccio contro il fianco.
L’idea sarebbe stata di appenderglielo al collo ma, togliendo le giacche, si era accorto di come il gomito ed il polso fossero slogati e non voleva rischiare di muoverli.
Poi raccolse l’angelo ferito tra le proprie braccia e se lo portò al petto, facendolo sedere.
I capogiri sopraffecero Castiel e tutto, per lui, divenne nero.

Con un lamento crollò sulla spalla dell’amico, che lo sostenne pazientemente mentre aspettavano che passasse.
Qualche minuto dopo riuscì ad aprire gli occhi.
“Eccoci qua. Pronto?”
Un secco cenno del capo e il cacciatore aiutò Castiel ad alzarsi.
Come previsto, le gambe cedettero subito e Sam dovette praticamente a trascinarlo fino alla scalinata, dove fu costretto a prenderlo in braccio e portarlo fino alla sua auto.

L’intero procedimento doveva essere stato un’agonia per l’angelo ma questi non emise un fiato fino a quando il giovane non lo stese sul sedile del passeggero reclinato, solo allora si lasciò sfuggire un flebile lamento.
Poi il Winchester si tolse la giacca e, appallottolandola, gliela pose sotto la testa come cuscino.
Castiel gemette di nuovo e Sam si fermò, chinandosi su di lui e avvolgendogli una guancia con il palmo della mano: “Ehi, sei ancora con me?”
“Sì…S’m…”
“Come ti senti?”
“Fa…male…ho freddo…e sono…molto stanco…”
“Ok. Ok. Stringi i denti per un momento: ti porto una cosa.”

L’angelo si accasciò nel sedile e continuò a tremare finché non sentì qualcosa di caldo avvolgerlo.
Aprì occhi che non si era accorto di aver chiuso e trovò il volto preoccupato di Sam sopra di lui mentre il cacciatore gli aggiustava una coperta leggera sulle spalle.
I loro sguardi s’incrociarono e il giovane gli fece un sorriso che si sforzò di ricambiare prima di stringergli una spalla e chiudere la portiera.
Sam aveva appena acceso il motore quando il respiro di Castiel cominciò a peggiorare.

Alla prima curva gemette perché il movimento peggiorava il dolore.
Il suono attirò l’attenzione del cacciatore che staccò una mano dal volante e la intrecciò con quella sana dell’amico.
Cas ricambiò la stretta con tutta la forza che gli restava, aggrappandosi a quella mano come se la sua vita dipendesse da essa.
Le ferite continuarono a pulsare dolorosamente e l’angelo sentì che i polmoni gli si stavano riempiendo di liquido mentre il suo stomaco era contratto per la nausea e la testa sembrava sul punto di esplodere.
Ma la mano di Sam era calda e forte nella sua, un conforto in quel mare di dolore.
Sentendo il pollice del giovane strofinargli le nocche, l’angelo si calmò un poco. Sapeva di potersi fidare del suo amico: Sam non gli avrebbe fatto del male, non lo avrebbe abbandonato a soffrire da solo.

Il giovane Winchester padroneggiava l’arte di guidare con una mano sola da quando si era rotto la spalla quindi il veicolo non sbandava e il ronzio del motore accompagnò Castiel in un dormiveglia mentre il respiro si sincronizzava agli spasmi, aiutandolo ad aspettare che passassero.
Era quasi sopportabile.

Finché una ruota prese una buca e la creatura ferita gridò per il dolore che il sobbalzo gli aveva provocato.
“Merda! Scusa, Cas, scusa!”
“S-S’m…fa male…”
“Shh, shh. Tranquillo. Resisti, manca poco.”
“Stanco…”
“Shh. Non parlare: risparmia le forze. Continua a respirare e resta con me, d’accordo? Ti giuro che ci siamo quasi.”

Sottolineò la promessa dando una stretta alla mano dell’angelo e sentì che veniva ricambiata dalle sue dita ghiacciate.
Solo allora si rese conto che le mani dell’amico erano illese: non aveva potuto – o voluto? – assestare un solo colpo durante la colluttazione.
Sarebbe stato proprio da lui: arrivare agli estremi per salvare i suoi protetti. Il Winchester si accigliò, fece un respiro profondo, e atterrò l’acceleratore.
Fanculo i limiti di velocità, la sicurezza stradale e la polizia!
Non avrebbe rischiato la vita di Castiel per rispettarli.
L’angelo aveva già sacrificato troppo per loro.


E' Sam a pensarla così sulla guida spericolata: voi guidate prudenti e rispettate i poliziotti, ok?

Adesso che mi hanno tolto le manette non mi resta che attendere i vostri commenti. 
Ricordate: più recensioni, più CFU!

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Voglio fare un gioco con te: ti interessa il Disclaimer? Vai al Capitolo I .

Buona Lettura ^.^


Neanche dieci minuti dopo proruppero nel parcheggio dell’ospedale, ma Cas era svenuto quando Sam lo sollevò di nuovo e fece irruzione nel Pronto Soccorso con lui cullato tra le braccia come un bambino, tutta forza derivata dall’adrenalina.
Quando corse in Accettazione chiedendo aiuto, le infermiere gli misero immediatamente davanti una barella e lui vi depose Castiel il più delicatamente possibile.
Portarono immediatamente via l’angelo svenuto ma una delle infermiere – una donna di mezz’età di nome Judy – fermò Sam e iniziò a fargli delle domande.

Ancora sotto shock, il cacciatore rispose rapidamente, senza davvero ascoltarla: “E’ mio fratello…Castiel…Winchester…”
“Cosa gli è successo?”
“E’ stato aggredito.” Tecnicamente era vero.
“Va bene. Grazie…?”
“Sam.”
“Sam. Hai fatto un ottimo lavoro portandolo da noi. Ora siediti qui. Bravo. Fai un bel respiro profondo, Sam. Così. Va tutto bene: tuo fratello starà bene.”

Lo accompagnò ad una sedia in una sala d’aspetto appartata e più tranquilla e gli strofinò la schiena finché il suo respiro non si regolarizzò e la testa non gli si schiarì.
Si voltò verso la donna, che incontrò il suo sguardo con un sorriso dolce: “Ti senti un po’ meglio, caro?”
Annuì, ancora tremante. “Perfetto. Ora però ti devo portare alcuni fogli da compilare, te la senti?”
Il cacciatore fece un respiro profondo, ritornando padrone di se stesso: “Sì, certo.”
Lei sorrise di nuovo e se ne andò.

Ritornò pochi minuti dopo, con i fogli ed una tazza di tè.
Sam scrisse velocemente – aveva preparato i documenti d’identità e l’assicurazione di ‘Castiel Winchester’ quando l’angelo aveva cominciato ad ammalarsi per via della Grazia rubata – restituì le carte all’infermiera e accettò la bevanda con un’espressione cupa: “Ci sono novità?”
“Ho paura di no, caro. Lo hanno portato in Sala Emergenze e stanno facendo di tutto per stabilizzarlo. So che sembra grave ma non preoccuparti: il nostro è il team migliore della regione e si riprenderà in men che non si dica. Vedrai!” “Potrei vederlo?” “Non ora, piccolo. Temo…” il suo cercapersone squillò e se ne andò senza finire.

Con un sospiro, Sam sprofondò nella seggiola e iniziò a sorseggiare il suo tè.
Come previsto, era troppo dolce e gli lasciò un retrogusto di chimico in bocca, ma era caldo e lo aiutò a prevenire un’altra crisi d’ansia.
Era troppo preoccupato per essere arrabbiato: avevano appena perso Charlie e ora Dean…continuava a ripetersi che quanto accaduto fosse solo colpa del Marchio, che suo fratello aveva solo perso il controllo per un momento.
Solo per arrivare alla conclusione che ciò non lo giustificava completamente dall’aver tentato di uccidere Cas.
Perché, per quanto ci provasse Sam non riusciva a togliersi dalla testa la vista della lama angelica conficcata in quel libro, accanto alla testa del suo amico.
Stropicciandosi gli occhi stanchi con una mano, si rassegnò ad attendere fino a quando qualcuno non gli avesse portato qualche notizia.

Più tardi si decise a mandare un messaggio a Dean per informarlo di che conseguenze avessero avuto le sue azioni.
Non si aspettava una risposta e non ne ricevette alcuna, ma si sentì un po’ meglio per averlo fatto.

Aveva appena messo via il telefono che due poliziotti – un uomo biondo ed una donna ispanica – si materializzarono di fronte a lui e iniziarono ad interrogarlo su come suo fratello fosse rimasto ferito.
Improvvisò una storia plausibile e descrisse Eldon e Jacob Styne come gli aggressori.
Gli ufficiali furono estremamente professionali e gentili ma non poté trattenere un sospiro di sollievo quando se ne andarono.

Nessuno venne più a trovarlo e perse il senso del tempo finché un uomo con una mantella di plastica insanguinata sul camice entrò nella stanza con una cartella medica: “Il signor Winchester? Sono il Dottor Ulysses Page. Mi occupo di suo fratello.” “Come sta?”
Il dottore si rabbuiò e sedette accanto a Sam, brutto segno.
“Come sta Cas, dottore?”
“E’ vivo e siamo riusciti a stabilizzarlo per il momento. Gli stiamo somministrando dell’ossigeno ed una trasfusione, che lo ha aiutato a riprendere coscienza. Al momento è sveglio e vigile, anche se comprensibilmente scosso.”
“Va bene…ma?”
“Ma ho paura che abbia sviluppato una grave emorragia interna e le costole rotte hanno danneggiato un polmone al punto da costringerci ad inserire un drenaggio toracico. La situazione è temporaneamente sotto controllo ma dovremo operarlo o…beh…altrimenti è improbabile che superi la notte. Mi dispiace, avrei voluto portarle notizie migliori.”
“Lui è…lo sa?”
“Al momento no. E’ troppo debole per capire chiaramente cosa stia succedendo. Per questo sto chiedendo a lei il consenso: lui non è in grado di darlo.”
“D-d’accordo, allora. Dove devo firmare?”
“Qui, prego.”
Sam restituì la cartella al dottore, che si alzò: “Può vedere suo fratello ora. Vi lasceremo da soli per un paio di minuti prima di sedarlo per l’intervento."

Page accompagnò il cacciatore alla Sala Emergenze aggiornandolo sulla situazione: “A parte il braccio rotto, il gomito ed il polso slogati e diverse costole fratturate, Castiel ha il cranio ed uno zigomo incrinati, il naso rotto ed una commozione cerebrale…non si preoccupi: è altamente improbabile che abbia danni cognitivi permanenti. Di solito eviteremmo di operare in queste condizioni ma l’emorragia di cui le parlavo non ci lascia scelta. La sala operatoria è pronta, il chirurgo ortopedico sta arrivando e il capo dell’équipe starà mettendo il camice, quindi penso che lo porteranno su in meno di un’ora. Ci sono dei famigliari che vorrebbe avvisare? Lui ha parlato anche di un certo Dean.”
“Ah, sì! Dean. E’ il nostro fratello maggiore. Adesso è con l’esercito…in Medio Oriente. Sono riuscito a contattarlo ma non può davvero ottenere una licenza adesso e, beh, noi non abbiamo nessun altro.”
“Oh! Ne sono davvero dispiaciuto! Dev’essere un momento terribile per voi! Oh, eccoci. La prego: non faccia agitare suo fratello in alcun modo. Se può, gli spieghi cosa sta per succedere e lo rassicuri. Ma soprattutto, faccia tesoro dei momenti che trascorrerete insieme: potrebbero dimostrarsi più preziosi di quanto immagini.”

Per nulla rinfrancato, Sam varcò la soglia della Sala Emergenze.


Voglio ancora fare un gioco con te: da questo capitolo in poi la fic è imbastita di citazioni.

Se ne indovinate qualcuna recensite e fatemi sapere! CFU bonus!



 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Facciamo un gioco: se ti interessa il Desclaimer vai al Capitolo II.

Avviso: le procedure mediche varie ed eventuali iniziano da qui. 

Buona lettura ^-^


Castiel, pallido e a torso nudo, era steso sul lettino semi reclinato.
Lo avevano coperto con un lenzuolo azzurro fino al diaframma, ma tremava comunque.
Il torace era un ammasso di lividi viola e blu scuro ma Sam sapeva che il peggio era nascosto dal lenzuolo.
Sul fianco destro, il braccio rotto era sollevato da una pila di asciugamani e il drenaggio sporgeva orribilmente dalla sua carne livida.
Il Winchester sentì dolore per lui.
La mascherina per l’ossigeno nascondeva gran parte del volto ma non la sua carnagione cinerea e i cerchi scuri intorno agli occhi, marcati dalle luci piatte che riverberavano sui muri bianchi.
Aveva degli elettrodi sul petto, collegati ad un monitor cardiaco, e diverse flebo collegate ad una presa sul dorso della mano sinistra mentre un’altra nell’avambraccio accoglieva la trasfusione.
Sopra il gomito avevano messo la fascia per la pressione e il saturimetro era sull’indice.
Le palpebre erano semi chiuse e Judy gli asciugava il sudore freddo dalla fronte con una garza.

La donna sentì il giovane entrare nella stanza e si girò verso di lui con un sorriso.
Poi si chinò sul suo paziente e lo chiamò dolcemente: “Ehi, tesoro! C’è qui tuo fratello.”
“Sam?”
“Sì, piccolo. Eccolo lì!”

Mentre Castiel, non senza sforzo, riapriva del tutto gli occhi, Judy lasciò la stanza con un sorriso rassicurante per Sam, che si precipitò immediatamente al capezzale dell’amico.
Il cacciatore prese con delicatezza una mano dell’angelo, cercando di evitare l’ago e tutti i tubicini, e gli appoggiò l’altra sulla testa, tirandogli piano indietro i capelli.

Ci volle un po’ ma Cas finalmente riuscì a mettere a fuoco il viso del cacciatore e si lasciò sprofondare nel lettino imbottito con un sospiro.
Il Winchester sentì il proprio viso distendersi in un caldo sorriso mentre stringeva quelle dita fredde con le sue: “Ehi.”
L’angelo riuscì a fargli il suo tipico mezzo sorriso da sotto la mascherina: “Ehi.”
“Come … come ti senti?”
“Meglio” la stanchezza s’insinuò nella sua voce “Ma ancora … non sento la mia Grazia … mi dispiace.”
“Shh. Non fa niente, Cas. E’ tutto a posto.”
“Tu come stai? E Dean?” tipico di Cas: praticamente in punto di morte si preoccupava solo dei suoi amici, soprattutto di quello che lo aveva ridotto così.
“Io? Sto bene. Non ho ancora sentito niente da Dean ma sono sicuro che sia sano e salvo: starà guidando senza meta per passare il tempo.”
In realtà Sam non aveva la minima idea di dove diavolo fosse il suo sciagurato fratello in quel momento ma non avrebbe avuto senso far preoccupare l’angelo inutilmente: stava già abbastanza male.
Il cacciatore era sicuro che il suo amico non si sarebbe bevuto la scusa che gli aveva propinato ma lui parve accettarla con un cenno del capo prima di abbandonarsi sul cuscino.

Sam gli strinse di nuovo la mano, per attirare la sua attenzione: “Cas, lo so che stanno accadendo molte cose tutte insieme e che probabilmente hai paura e ti senti perso ma voglio che tu lo sappia: io sono qui, ok? Ti resterò accanto fino alla fine. Non sei e non sarai mai solo. Hai capito?”
Castiel annuì e, di nuovo, le lacrime gli inondarono gli occhi: “Sei … un uomo buono … Sam Winchester … sono grato di averti incontrato.”
Il giovane continuò ad accarezzare i capelli dell’angelo sofferente mentre lottava contro le proprie lacrime: “E io sono grato di aver conosciuto te, Cas. Per noi, me e Dean ... sei il migliore amico che abbiamo mai avuto … sei parte della famiglia … sei nostro fratello.”
“Mi dispiace … per tutto, Sam.”
“Shh. Quello che è successo con Dean non è stato colpa tua. Quanto al resto … è tutta acqua passata: hai fatto ammenda. Non c’è niente da perdonare, ok? Non so nemmeno perché stiamo facendo questa conversazione.”
“Perché sto morendo, Sam. Lo … sappiamo entrambi.”
“No. No: sei solo un po’ acciaccato e per qualche motivo la tua Grazia non riesce a guarirti, ma non significa che non ci sia più speranza. Guarda: sta arrivando l’infermiera. Ti opereranno e starai meglio, capisci? Non arrenderti, Cas. Lo supereremo insieme, d’accordo?”
“Ok … va bene.”
“Grande! Perché tu sei tutto quello che mi è rimasto e, come ho detto, fai parte della famiglia. Non ti abbandonerò come tu non abbandoneresti me, capito?”
L’angelo annuì e Sam gli strinse la mano prima di lasciar avvicinare una giovane infermiera con una siringa.

Castiel ricominciò a tremare e il cacciatore continuò ad accarezzargli i capelli, tenendogli una mano sul braccio.
“M-mi sento … strano, Sam. Cosa … cosa sta succedendo?” ansimò.
“Shh, shh. Va tutto bene, Cas. Sta iniettando qualcosa per farti rilassare. Concentrati su di me, capito? Concentrati su di me. Sono qui. Sono qui.”
“S-Sam?”
“Shh. Sono proprio qui, Cas. Tranquillo. Respira e basta, ok? Lascia lavorare la medicina.”

Mentre il team trasferiva l’angelo su una barella ed iniziava a trasportarlo verso il Blocco Operatorio, Sam gli tenne la mano e continuò a guardarlo negli occhi, camminando accanto al lettino finché raggiunsero la Sala Anestesia.

Incredibilmente, gli permisero di restare mentre iniziavano ad iniettare l’anestetico in una delle flebo.
La gola del cacciatore si strinse in uno spasmo quando vide il codice “ASA1 – E1” sulla cartella di Castiel: quelle poche lettere rendevano tutto reale.
Castiel non era davvero in grado di guarirsi e doveva subire un intervento chirurgico.
Alcuni medici lo avrebbero aperto per sistemare qualcosa che normalmente guariva nel giro di pochi secondi.
E non ci voleva un genio per capire che la causa di tale malfunzionamento potesse essere attribuibile allo shock di essere pestato a sangue da Dean, di tutte le persone.

Il cacciatore era sul punto di piangere e aveva chiuso gli occhi quando sentì l’angelo sussurrare qualcosa e si chinò su di lui, preoccupato: “Cosa c’è, Cas?”
“Cosa … cosa mi sta succedendo … S-Sam?”
“Stai per addormentarti, così potranno medicarti e quando ti sveglierai starai molto meglio.”
“Sam … ho paura.”
“Shh.” Sam ricominciò ad accarezzargli i capelli, tranquillizzandolo “shh. Sono qui con te. Fidati di me: starai bene. Sei forte, Cas. Puoi farcela.”
“S-S’m …”
“Shh, shh. Tranquillo, Cas. Sono qui. Guarda me, ok? Sarò qui quando ti sveglierai. Dormi ora. Va tutto bene. Shh, shh, dormi.”

Sam sfiorò la tempia dell’angelo con le labbra, posandogli un bacio leggero sulla fronte mentre i sedativi facevano effetto.
Le iridi azzurre scomparvero dietro le palpebre e la sua mano divenne improvvisamente più pesante in quella del cacciatore.
Mentre Castiel scompariva in sala operatoria, il Winchester sentì una mano posarsi sulla sua spalla.

Si girò di scatto per trovare Judy, con un espressione comprensiva sul viso: “Hai fatto tutto quello che potevi, ragazzo. Adesso va a casa e riposati un po’. So che vorresti restare ma l’intervento durerà almeno sei ore e tu non aiuterai nessuno autodistruggendoti. Vai a casa: fatti una doccia, mangia e magari dormi un paio d’ore. Poi torna pure con calma: hai tutto il tempo.”
“Che possibilità credete abbia?”
“E’ ferito piuttosto gravemente e la chirurgia è rischiosa nelle sue condizioni. Il dottor Page gli ha dato un 20% e gli altri si sono trovati d’accordo. Mi dispiace tantissimo, Sam!”

Le spalle del giovane crollarono e si coprì gli occhi con una mano per nascondere le lacrime che minacciavano di cadere.
La donna si sporse verso di lui e guidò il suo corpo più alto in un abbraccio.
Con un disperato bisogno di conforto per tutto ciò che stava attraversando, il cacciatore vi si sciolse, ricambiando la stretta con braccia tremanti, e si contorse per appoggiarle la fronte sulla spalla, dove iniziò a piangere silenziosamente.
Sam singhiozzò sommessamente e Judy gli accarezzò la schiena ed i capelli.
Si aggrappò a lei: “Non posso perdere anche lui … è tutta la famiglia che mi rimane!”
“Ti capisco, Sam. Dio sa se ti capisco! Quel ragazzo è un vero angelo.” L’infermiera non poteva neppure immaginare quanto vicina fosse alla verità “Non si è lamentato mentre ci occupavamo di lui, sai? Continuava a chiedere di te e … Dean?”
Il Winchester tirò su con il naso: “L’altro nostro fratello. E’ lontano, nell’Esercito.”
“Oh cielo! Caro Sam! Dev’essere davvero un momento terribile per te!” la donna strinse l’abbraccio con una forza inaspettata e Sam si strinse a lei: era disperato e aveva bisogno di ogni minima scintilla d’affetto, da parte di chiunque.

I singhiozzi pian piano cessarono e il suo respiro rallentò, poi il cacciatore sentì un’altra mano sulla schiena.
Non ci volle molto per capire che era del dottor Page: “Vai a casa, ragazzo. L’équipe migliore dell’ospedale si sta occupando di tuo fratello: se qualcuno può salvarlo, sono loro. Va a casa e riposa per qualche ora, avrà bisogno di te e tu non sarai in grado di aiutare nessuno se anche tu sei sul punto di svenire .”
Il sorriso sembrava strano sul viso del medico, ma era sincero e Sam sapeva di essere al limite dell’esaurimento.
Quindi annuì, ringraziò e lasciò l’ospedale, aveva degli affari importanti da terminare al bunker.

Eccoci.

Da qui in poi le cose migliorano, eh! Per voi, non per Cas, poverino >:-)

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Continuiamo a fare il giochino: se volete il Disclaimer, andate al Capitolo III [specifico però che anche le canzoni non sono di mia proprietà]

Buona Lettura ^.^


Degli affari particolarmente sporchi: quando erano partiti per l’ospedale i cadaveri degli Styne erano ancora tiepidi, ora li trovò in pieno rigor mortis.
Li preparò frettolosamente e costruì una pira nella foresta.
Lontano da dove avevano bruciato Charlie: non meritavano quell’onore.
Diede loro fuoco e se ne andò.
Sulla via del ritorno disse una preghiera per il ragazzino: sapeva che Cas lo avrebbe fatto e comunque gli sembrava giusto.

Arrivato al bunker non trovò la forza né la volontà di mettere in ordine.
Si limitò a togliere le macchie di sangue e benzina dal pavimento e si fiondò sotto la doccia.
Dopo essersi quasi addormentato sotto il getto caldo, il Winchester s’infilò un paio di boxer ed una vecchia maglietta prima di collassare sul letto.
Si svegliò dopo quattro ore, stranamente riposato e preoccupato a morte.

Il primo istinto fu controllare il telefono.
Non fu sorpreso dal constatare che Dean non avesse tentato di contattarlo, ma nemmeno lo aveva fatto l’ospedale quindi Cas doveva essere ancora sotto i ferri.
Con un sospiro si alzò e si cambiò.
Due tazze e mezza di caffè più tardi era pronto a partire.

In ospedale, andò immediatamente nella sala d’attesa del Blocco Operatorio dove rimase per quasi due ore a pregare, a sperare che almeno Castiel si salvasse in tutto quel casino.
Poi un uomo biondo, alto e magrissimo con un camice verde gli si avvicinò: “Il signor Winchester?”
“Sì?”
“Sono il dottor Edward Riley il fratello del suo chirurgo … ehm ... scusi, volevo dire: il chirurgo di suo fratello.”
Si passò una mano tremante sul viso e il cacciatore notò che aveva gli occhi gonfi e cerchiati “Le dispiace se mi siedo vicino a lei? Sono distrutto.”
Il chirurgo si accasciò nella sedia di plastica vicino a quella di Sam, chiaramente esausto: “Innanzi tutto sono felice di informarla che suo fratello ha superato l’operazione. Abbiamo fermato l’emorragia ma la milza aveva subito un danno talmente grave da costringerci a rimuoverla, insieme a parte del lobo sinistro del fegato, che comunque dovrebbe rigenerarsi completamente. Il dottor Wolf – l’ortopedico – ha ridotto con successo le fratture alle costole e al braccio destro. Ha detto che il naso non era spezzato ma aveva solo una piccola crepa, quindi non avrà bisogno di particolari supporti per guarire, così come lo zigomo: si salderanno da soli con il tempo e molto riposo.” Fece una breve pausa “Lei sa ... Samuel, giusto?”
“Solo Sam, dottore.”
“Sam. Beh … sa una cosa, Sam? I segni vitali di suo fratello erano talmente instabili che abbiamo temuto di perderlo diverse volte ma …” si accigliò “beh non so davvero come spiegarlo ... lui ... i segni vitali ...” sbuffò “devo essere più stanco di quanto pensassi, per la miseria! ... ad ogni modo, sembrava che qualcosa gli desse una scarica di energia e il suo cuore recuperava il proprio ritmo prima che potessimo intervenire. E’ stato incredibile!”
“Castiel è forte. Più forte di quanto sembri.”
“Proprio così. Un cavolo di tipo tosto, se mai ne ho visto uno!”

Rimasero in silenzio per un bel po’ prima che il dottor Riley trovasse di nuovo la forza di parlare: “Mentre stiamo parlando, stanno trasportando suo fratello in Terapia Intensiva.
Dato che gli abbiamo rimosso la milza dovrà restare in isolamento per i primi giorni e sotto un ciclo di potenti antibiotici.” Un’altra pausa “Come da lei richiesto nelle carte di ammissione e visto il grado di compromissione del metabolismo abbiamo deciso di non somministrargli oppiacei, il che significa che sarà ... dolorante quando si sveglierà. Ma questo non vuol dire che non gli stiamo somministrando antidolorifici, quindi non sarà intollerabile. La situazione è nel complesso molto grave ma se non ci saranno complicazioni dovrebbe essere dimesso tra dieci giorni.”
“Quindi pensate sopravvivrà?”
“A meno che non sopraggiunga una grave infezione”
Il giovane Winchester collassò su se stesso, nascondendosi il volto tra le mani e quasi piangendo dal sollievo mentre il grumo d’angoscia che gli avvolgeva il petto si scioglieva. “Vuole vederlo?”
“E’ possibile?”
Il medico scrollò le spalle: “Ci vorranno un paio di ‘accorgimenti’ ma poi non vedo perché no.”

Gli ‘accorgimenti’ si rivelarono il dover indossare un grembiule chirurgico sopra i vestiti, copri scarpe di plastica, raccogliersi i capelli in uno chignon prima di infilare una calotta chirurgica e dopo aver lasciato giacca, portafogli, cellulare e chiavi dell’auto in un armadietto libero.
Poi dovette lavarsi le mani ripetutamente con un sapone antisettico sotto lo sguardo attento dell’infermiera Martha Cormack.
Quand’ebbe finito, lo accompagnò nella stanza di Castiel.

Era piccola, verde chiaro e senza finestre, con un letto singolo, l’unica fonte di luce una lampada sul comodino.
Il letto in se era circondato da monitor e piantane di flebo, che nascondevano il corpo alla vista.
Sam fece un passo titubante in quella direzione e Martha lo accompagnò al capezzale dell’angelo addormentato.
Le sbarre di sicurezza erano alzate ma lei abbassò quelle di destra per permettergli di vedere meglio.

Avevano avvolto la testa della creatura in diversi strati di garza morbida, da cui spuntavano diverse ciocche disordinate di capelli scuri, e gliene avevano attaccato un pezzo sul naso, sotto il quale sporgeva il tubicino dell’ossigeno.
Il braccio rotto era ora protetto da un gesso leggero che si fermava appena sotto il gomito bendato.
Le coperte gli erano state rimboccate sotto le ascelle e non vedevano gli spessi strati di bende che coprivano il taglio chirurgico che si estendeva dal diaframma all’ombelico ma Sam notò la nuova sacca di raccolta collegata al drenaggio inserito nella ferita, penzolante al lato del letto accanto a quella del Foley.
Le flebo erano ancora le stesse dal Pronto Soccorso ma ne avevano aggiunte altre per gli antibiotici.
Sotto le macchie scure dei lividi, Castiel sembrava ancora più pallido delle garze candide che lo avvolgevano.
Giaceva completamente immobile, il respiro che ancora inciampava nel petto e i monitor gi unici suoni nella stanza.
“Posso toccarlo?”
Martha annuì: “Faccia attenzione.”

Sam si accostò al letto ed appoggiò una mano sulla testa dell’amico, al di sopra delle bende, e gli accarezzò piano i capelli.
Il cuore del cacciatore si strinse nel vedere quella creatura un tempo forte e inarrestabile ora tanto debole e vulnerabile, steso in un anonimo letto d’ospedale, avvolto in un anonimo camice azzurro chiaro, ferito troppo gravemente anche solo per respirare autonomamente.
In punto di morte perché aveva amato loro più di se stesso, al punto di farsi pestare a sangue piuttosto che ferire il proprio aggressore.
Innocente!
Castiel era innocente in tutta quella storia: non aveva mai avuto nulla a che fare con il Marchio di Caino, non aveva provocato gli Styne.
Stava solo cercando di aiutare, cercando per l’ennesima volta di salvare Dean da se stesso.
E ancora una volta era lui a pagarne il prezzo più alto.
Il Winchester sentì chiaramente Vox Bono urlargli nella testa.
In the name of love!
What more in the name of love?


Facendo scorrere le dita tra i capelli dell’angelo, Sam avvertì di nuovo un liquido caldo raccogliersi negli occhi.
Quante altre volte il povero Cas avrebbe dovuto rischiare la vita prima che lo perdessero per sempre?

Vedendo il suo disagio, anche Martha si avvicinò: “Si è svegliato prima, sa?”
Sam si voltò verso di lei con gli occhi umidi ed arrossati: “Davvero?”
Lei annuì: “Ha chiesto subito di lei e poi di Dean, vostro fratello, ha detto. Non si è calmato finché non gli ho assicurato che lei stesse arrivando. Voleva aspettarla ma è ancora sotto l’influenza dei sedativi ed è crollato subito, poverino.”
Il giovane Winchester sorrise, continuando ad accarezzare i capelli dell’amico.
“Vi lascio in pace. Può restare finché vuole, basta che mi chiami quando si sveglia.”
“Grazie mille, infermiera Cormack.”
“Martha!”
“Martha.”

Sam sedette sulla sedia in plastica accanto al letto e prese la mano sinistra di Castiel fra le sue.
Ricordò le parole che aveva letto in un libro chissà quanto tempo prima:
in seguito ad un grave trauma la Grazia di un angelo può ritrarsi in se stessa a causa dello shock e perdere la capacità di usare i propri poteri celesti, eccetto che tenere in vita la creatura.
Se l’angelo occupa un tramite, la Grazia svolgerà solo quelle attività inconsce e basilari come mantenere il battito cardiaco regolare e le funzioni vitali elementari.
L’essere celeste traumatizzato deve essere condotto in un ambiente tranquillo, caldo ed amorevole per prevenire ulteriori danni causati dallo shock.
Se non verrà fornito alcun aiuto esterno l’angelo perirà a causa delle ferite che la sua Grazia non può guarire, per lo shock in se o di stenti mentre la sua essenza si dissolve lentamente fino alla sua completa sparizione.

Castiel era talmente traumatizzato da ciò che Dean gli aveva fatto che lo shock aveva paralizzato la sua Grazia e, se Sam lo conosceva in minima parte, guarire le sue ferite fisiche non sarebbe stato che l’inizio: si sarebbe ritrovato con una forma particolarmente ostica di PTSD ma che il giovane Winchester fosse dannato (di nuovo!) se non l’avesse aiutato a superarlo.
Dean sarebbe venuto dopo, per una volta.
E sarebbe stato pure giusti: tutto quel casino era colpa sua almeno al 50% e Sam aveva imparato a non disturbarlo quando voleva crogiolarsi nelle sue miserie.
In quel momento il loro fratello adottivo aveva bisogno di tutto l’aiuto che potesse fornire e Dio sapeva quanto se lo meritava.
Quindi il cacciatore si mise comodo ad aspettare che aprisse gli occhi.

Mezz’ora dopo, stava pisolando con la testa piegata su una spalla quando l’angelo ferito si svegliò.

Allora? 
Pensieri, parole, opere o recensioni?

3 CFU [virtuali] a recensione, sappiatelo!


 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Continuiamo il giochino: andate al Capitolo II!

Buona Lettura ^.^

Ancora stordito per l’operazione, Castiel si voltò per trovare Sam addormentato al suo capezzale, con addosso un indumento di plastica del tutto simile a quello indossato dai suoi dottori in Pronto Soccorso.
Pensò che dovesse avere qualcosa a che fare con la sterilizzazione.
Socchiuse le labbra ma realizzò di avere la gola troppo secca prima di riuscire a parlare.
Quindi strinse la presa sulle dita del cacciatore quanto più possibile.
Non si rivelò una stretta salda ma fu forte abbastanza da svegliarlo.

“Ehi, Cas! Come ti senti?”
L’angelo gli lanciò la sua migliore espressione da ‘mi stai prendendo in giro?’ e fece scorrere la punta della lingua sulle proprie labbra spaccate.
“Merda, Cas! Scusa: avrei dovuto immaginarlo! Merda! Lascia che chiami l’infermiera … cazzo!”
Castiel sorrise alla sfilza d’imprecazioni e si coprì la ferita sull’addome con la mano ingessata mentre aspettavano l’arrivo dell’infermiera.

Martha arrivò pochi minuti dopo, con un bicchiere ed un cucchiaio di plastica.
Sorrise affabilmente al suo paziente e passò il bicchiere a Sam, spiegandogli di somministrare i pezzetti di ghiaccio a Cas se aveva sete, ma non più di due cucchiai alla volta.
Il cacciatore imboccò delicatamente l’angelo ferito mentre l’infermiera ne controllava i segni vitali e regolava le flebo: “C’è altro che possa fare, già che sono qui?”
“Per cortesia, potrebbe portarmi un’altra coperta? Ho piuttosto freddo.”
“Una coperta? Sicuro! Te la porto subito, tesoro.”

E subito arrivò.
Sam aiutò Martha a stenderla sul corpo dilaniato della creatura prima che lei gliela rimboccasse.

“Qualcos’altro?”
“Per ora sono a posto. Grazie infinite, Martha.”
“Sam?”
“Cosa? No. No: sto bene così, grazie.”
“Va bene, allora. Sono quasi le 4:00 del mattino: alle 8:30 i medici verranno a cambiare le fasciature e Sam dovrà uscire ma fino ad allora non vi disturberà nessuno. Quindi, sono sicura che entrambi avrete voglia di una bella, lunga chiacchierata e a me sta bene, però ora come ora il riposo è una priorità, avete capito? Splendido. Sogni d’oro, ragazzi e non esitate a chiamarmi per qualunque motivo, ok?”

“Ti sta simpatica. Vero, Cas?”
“E’ una donna straordinaria. E mi ricorda molto Meg...” il viso dell’angelo si adombrò e Sam gli mise una mano sulla spalla.
“Come stai?”
“Mi sento ancora stanco, sento il ventre dolorante e ... rigido. La testa ed il naso fanno ancora male ma ora respiro molto meglio. Il braccio pulsa un po’ ma è sopportabile. Però, non sento ancora la mia Grazia e ho paura ... ho paura di non riuscire a guarire queste ferite da solo. Mi dispiace.”
“Shh. Ehi! Tranquillo. Va tutto bene: la tua Grazia si riprenderà col tempo. Qui si prenderanno cura delle tue ferite e starai meglio in men che non si dica. Devi solo riposare e recuperare le forze. Guarda: ci sono io qui con te, ok? E ti resterò accanto per tutto il tempo, non importa quanto ci vorrà. Tu guarirai: te lo prometto.”
“E Dean?”
“Che si fotta! L’ho chiamato e gli ho mandato diversi messaggi Dio sa quante volte e lo stronzo mi sta ignorando. Significa che, qualunque cosa stia facendo, ci sta fottutamente bene. Tu sei la priorità adesso, ci preoccuperemo di
lui quando starai meglio.”
“Mi dispiace così tanto, Sam!” il respiro dell’angelo accelerò e gli occhi iniziarono a grondare lacrime “E’ stata tutta colpa mia. Avrei dovuto ... avrei dovuto fermarlo ma sono stato ... troppo debole. Mi dispiace! Mi dispiace tantissimo! Ti prego, Sam: perdonami!”
“Shh, shh, tranquillo Cas. Va tutto bene: so che hai fatto del tuo meglio. Solo ... solo che non volevi far male a Dean. E ti capisco. Non c’è nulla da perdonare perché non hai fatto nulla di male: diamo a Dean quello che è di Dean, questa volta è colpa sua. E prego ... prego che dovunque sia si senta dannatamente in colpa per questo. Ti ha quasi trafitto con la tua stessa lama e le ferite che ti ha inflitto hanno quasi ottenuto lo stesso risultato.”
L’angelo singhiozzò: “Come fai a saperlo?”
“Ho visto la spada conficcata nel libro vicino alla tua testa. Senti, quello che sto cercando di dire è: non sono assolutamente arrabbiato con te ... non ce l’ho neanche con Dean, per la miseria! Cioè: lo ero per quello che ha fatto a te e a quel povero ragazzino ma, ora come ora, sono solo preoccupato per voi. Questa volta siamo proprio fottuti per bene, non lo si può negare. Però tu sei ancora vivo e per questo sono profondamente grato. Sistemeremo Dean e tutto il suo casino come abbiamo sistemato l’Apocalisse. D’accordo?”
“D’accordo.”

Qualche lacrima era caduta sul volto pallido dell’angelo ma, per un piccolo miracolo, non avevano inzuppato il nastro adesivo che gli teneva la garza attaccata al naso.
Sam le asciugò con un fazzoletto preso da una scatola sul comodino e appoggiò la fronte su quella dell’angelo per un momento.
Poi ricominciò ad accarezzargli i capelli mentre guardava le sue palpebre appesantirsi.
“Ecco, Cas: dormi. Ci sono io con te, ok? Sono qui.”
“G – grazie, Sam.”
“Shh, shh. Va tutto bene. Shh. Dormi.”

Mentre il respiro di Castiel rallentava, anche Sam iniziò ad addormentarsi accanto a lui e non fece niente per impedirlo.
Avevano entrambi bisogno di riposare per quello che li aspettava.

La mattina seguente arrivò troppo presto per entrambi quando Sam venne accompagnato in corridoio gentilmente ma con fermezza.
Poco dopo gli venne incontro il dottor Riley con un uomo più basso dai capelli brizzolati che si presentò come: “Dottor Winston Wolf, risolvo problemi.”
Il cacciatore scoppiò a ridere per la citazione a quel classico: in cuor suo era certo che anche Dean l’avrebbe adorata.

Ridacchiando, stava per andare a procurarsi la colazione quando il dottor Riley lo fermò: aveva trovato un modo per aggirare gli orari troppo rigidi della Terapia Intensiva.
Dai documenti dell’accettazione sapeva che Sam era un paramedico certificato (il che era vero: aveva fatto il corso al college, insieme a Jess) e lo aveva nominato assistente alla persona di Castiel, garantendogli un posto al suo fianco in qualunque momento.
E lui sfruttò al meglio quel privilegio.
Era sempre al capezzale dell’angelo tranne quando gli cambiavano le bende – un processo doloroso anche se, a detta del convalescente, la parte peggiore era la pulizia dei drenaggi e delle loro entrate – quando faceva fisioterapia per il gomito e quando lo lavavano.
Il cacciatore sfruttava quei momenti per lavarsi, mangiare e cambiarsi (si portava il cambio dal bunker).
Faceva tutto questo volentieri, anche se significava doversi raccogliersi i capelli e lavarsi le mani per diversi minuti, diverse volte al giorno: sapeva che non era nulla in confronto a quello che stava passando Castiel.

Ma il peggio doveva ancora arrivare: le sue notti erano tormentate da incubi che, insieme al dolore, gli impedivano di riposare.
Spesso si svegliava in piena notte piangendo e lamentandosi, quasi saltava giù dal letto quando Martha o un’altra infermiera gli cambiavano le flebo, tremava e s’irrigidiva ogni volta che qualcuno che non fosse Sam lo toccava – cosa che rendeva ancora più difficile cambiargli le medicazioni – poteva scoppiare a piangere all’improvviso o ammutolirsi improvvisamente e fissare il vuoto, tremando come una foglia.
Quando il cacciatore cercò di parlargliene, l’angelo non riuscì a spiegare cosa gli stesse succedendo e la cosa lo spaventò al punto da scatenargli un attacco di panico in piena regola.
Quando urlava, piangeva o aveva un attacco di panico l’unica cosa che lo calmava era Sam – eventualmente anche Martha – che lo abbracciava, lo cullava e gli parlava dolcemente finché passava, lasciandolo esausto.
Il dottor Riley – capo dell’èquipe che lo assisteva – gli aveva diagnosticato una forma acuta di PTSD, come il cacciatore aveva immaginato.
Spiegò loro che era normale, dopo quanto accaduto, e suggerì di rimandare il consulto psichiatrico per un paio di settimane: sarebbe stato inevitabile solo se i sintomi fossero perdurati eccessivamente o se il paziente avesse mostrato pensieri e tendenze suicide.
Per ora era orribile conviverci ma, tutto sommato, era gestibile: la presenza di Sam faceva moltissimo per aiutarlo e lo stesso chirurgo si metteva in prima linea per incoraggiare il proprio paziente o sostenerlo durante una crisi.
Il dottor ‘risolvo problemi’ Wolf fu particolarmente paziente durante la riabilitazione di Castiel, distraendolo dal dolore con delle barzellette e tirandogli su il morale con il suo perenne buon umore.
Erano fortunati ad averli incontrati.

Come aveva predetto il dottor Riley, Cas restò in ospedale per dieci giorni – di cui la prima settimana in Terapia Intensiva – ma i sintomi psicologici miglioravano e gli esami portavano notizie di un recupero rapido, niente di straordinario, ma era comunque guarito abbastanza da far loro decidere di rimuovere i drenaggi due giorni prima di mandarlo a casa.
Il giorno della dimissione, Sam portò all’angelo un paio di pantaloni della tuta, una enorme maglietta dei Queen – una delle sue preferite – e un maglione di cotone blu comprato appositamente.
Per via del gesso e dei punti, il cacciatore dovette aiutarlo a vestirsi ed inginocchiarsi ai suoi piedi per mettergli i calzini e le Converse.
Dovette poi prenderlo in braccio e adagiarlo nella sedia a rotelle. Rabbrividì sentendo quanto fosse dimagrito.
Un’altra cosa da sistemare.

Mentre il Winchester lo accompagnava fuori, trovarono un piccolo comitato di addio all’ingresso dell’ospedale: il dottor Riley, Wolf e Page insieme con Martha e Judy li stavano aspettando.
Castiel era un paziente speciale: entrato con praticamente nessuna speranza di sopravvivere aveva stracciato le probabilità e si era scavato un posticino nel cuore di tutti con la sua vulnerabilità e gentilezza.
I dottori gli strinsero la mano sana tra le proprie e le infermiere vollero abbracciarlo.
Sam sorrise per le loro genuine dimostrazioni di affetto anche se Cas sembrava confuso: era così commosso da non riuscire a parlare quando gli misero in mano un biglietto di auguri per la sua guarigione che avevano preparato.

Il cacciatore lo raccolse tra le braccia di nuovo per accomodarlo sul sedile del passeggero.
Ricordi di sangue, dolore e smarrimento lo assalirono immediatamente e tremò dalla testa ai piedi.
Il flashback si dissolse davanti a quei volti sorridenti e alle mani che lo salutavano, dandogli la forza di sorridere e ricambiare il saluto.

Poi chiuse gli occhi e li tenne stretti fino a quando arrivarono al bunker.

Se avete capito la citazione avete vinto un frappè da 5$!

Veniamo al dunque: *muove la manina* questa è la storia che volete recensire *muove la manina* 3 CFU  a recensione!

 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Ultimo livello del giochino: Tornate al Capitolo IV! 

Buona Lettura ^.^

Sam lo prese sottobraccio e lo guidò giù per quella scalinata tremenda.
Il piano sarebbe stato di accompagnarlo in salotto senza che dovesse vedere il macello che il suo scontro con Dean aveva provocato ma questo si dimostrò inverosimile dato che dovettero attraversare l’atrio per arrivare al divano.

Castiel crollò immediatamente e il cacciatore dovette sorreggere tutto il suo peso fino al sofà, dove sedettero.
L’angelo, tremante e scosso dai singhiozzi, si rannicchiò nel rifugio sicuro delle sue braccia.
Sam, anch’egli con il cuore spezzato, strinse la creatura ferita il più possibile vicino a se, accarezzandogli i capelli e le spalle e seppellendo il naso tra le ciocche scure.
Era anche lui sul punto di piangere ma ingoiò il nodo che aveva in gola e iniziò a sussurrare: “E’ tutto ok, Cas. Sono qui. Aggrappati a me e lasciati andare. Va tutto bene: mi prenderò io cura di te. Sei tutta la mia famiglia, ora. Sei mio fratello e ti voglio bene. Sei parte della famiglia. Siamo una famiglia.”

Si strinsero disperatamente l’uno all’altro nello spazio ristretto del divano, entrambi piangendo: Cas singhiozzava e sospirava, Sam bagnava in silenzio i capelli dell’angelo con le proprie lacrime.
A guidarli non era altro che un’emozione pura e cruda: tutti e due avevano bisogno di sfogare il dolore che il loro fratello aveva, più o meno inconsciamente, provocato loro.

Durò per diverso tempo finché Sam non ricordò di una canzone che era solito ascoltare da bambino, quando Dean e loro padre erano fuori a caccia e lo lasciavano indietro, quando si sentiva solo e aveva paura, quando la solitudine continua e gli orrori che costellavano la sua vita la rendevano insopportabile.
Lentamente, per non disturbare la creatura accoccolata sul suo petto, liberò un braccio ed estrasse il telefono da una tasca.
La ascoltarono all’infinito, assorbendo le parole rassicuranti e la melodia dolce fino a quando le lacrime si asciugarono e smisero di piangere.
 
Ooh-oo child
Things are gonna get easier
Ooh-oo child
Things'll get brighter
Ooh-oo child
Things are gonna get easier
Ooh-oo child
Things'll get brighter
Some day, yeah
We'll put it together and we'll get it all done
Some day
When your head is much lighter
Some day, yeah
We'll walk in the rays of a beautiful sun
Some day
When the world is much brighter


 
Alla fine, erano talmente sfiniti da addormentarsi sul divano, ancora aggrappati uno all’altro come ad un’ancora durante una tempesta.

Definire ‘difficili’ i giorni seguenti sarebbe stato un incauto eufemismo.
Dopo la prima uscita emotiva, i sintomi di Castiel si erano notevolmente ridotti: aveva ancora gli incubi, era nervoso e Sam lo trovava ancora a fissare il vuoto tremando.
Nessuno dei due aveva la forza emotiva necessaria a riordinare il casino nell’atrio, perciò lo lasciarono com’era, concordando mutualmente di fingere che non esistesse.
Fisicamente, l’angelo era ancora molto provato.
Il cacciatore lo osservava dormire e cucinava per lui, dato che il cibo sembrava dargli forza, gli cambiava anche le bende tutti i giorni.

Dopo tre giorni di quelle cure amorevoli, la creatura entrò in cucina per la colazione annunciando che la sua Grazia stava finalmente tornando.
Tolsero il gesso quello stesso pomeriggio, trovando l’arto perfettamente guarito.
I punti si dissolsero il giorno seguente e, progressivamente, smise di mangiare e dormire.
Era ancora parecchio giù di fase ma, se non altro, l’Amore della sua famiglia disastrata aveva guarito le sue ferite spirituali quel tanto che bastava a salvargli la vita.
La Fede e la Speranza avrebbero fatto il resto.

Dean era tutta un’altra questione.

Tentarono di tutto: telefonate, messaggi, messaggi vocali, evocazioni ed incantesimi di localizzazione.
Niente.
Aveva persino disattivato il GPS del cellulare.
Nessuno aveva sentito di lui.
Non era stato visto da nessuna parte.
Niente di più strano del solito – beh, a parte Marylin Manson – nelle news e assolutamente nulla che riguardasse uno stramboide con gli occhi verdi, i capelli biondo scuro a spazzola e uno strano tatuaggio rosso sul braccio destro.
Neanche Rowena aveva "la benché minimamente vaga idea di cosa fare.”

A mali estremi, estremi rimedi e Sam chiamò Crowley.
La prima volta non rispose.
La seconda rifiutò la chiamata.
La terza rispose solo per fargli delle pernacchie prima di sbattergli il telefono in faccia.
Poi cambiò la segreteria in qualcosa di oscenamente specifico ed offensivo.

Nonostante Sam avesse tentato di tenerlo fuori il più possibile – per aiutare la sua mente distrutta a guarire – Castiel si offrì di telefonare di persona al Re degli Inferi, sostenendo che il demone gli avrebbe dato retta.
Lo fece.
Dopo diverse spiegazioni da parte dell’angelo su come “Decisamente non sono morto, se stiamo parlando!”, diversi “Sì: mi ha davvero rotto il naso.” E “No: non ti darò nessun dettaglio ‘succulento’!”, Crowley finalmente accettò di aiutarli.

Telefonò l’indomani, ancora rifiutando con testardaggine di parlare a Sam, per informarli che Dean era vivo e che non era tornato ad essere un demone.
Era tutto ciò che sapeva per certo al momento ma avrebbe continuato a cercare.
L’angelo ed il cacciatore quasi svennero per il sollievo della notizia ma questa non alleviò del tutto la loro preoccupazione.

Un paio di giorni dopo arrivò un SMS: Finalmente ho una pista dannatamente buona sullo Scoiattolo. Gli sto dietro! Baci baci. >:)

Poche ore dopo inviò loro delle coordinate.
Mollarono tutto e corsero alla ricerca del fratello smarrito.
Perché erano una famiglia e anche in una famiglia dal cuore infranto ci si prende cura gli uni degli altri.
- The End -

Bravi! Siete arrivati alla fine!

Sono contenta che abbiate voluto arrivare fino in fondo :3  ci tengo un sacco ai miei lavori! 

Avreste la pazienza e la cortesia di lasciarmi un pensierino?
Pace, Amore e CFU a chiunque recensisca!

Agli altri...Pace amen. 
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Ignavi!

 

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