Le dodici fatiche dei Dalton

di jarmione
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La selezione ***
Capitolo 2: *** La partenza ***
Capitolo 3: *** La 1° prova ***
Capitolo 4: *** La 2° prova ***
Capitolo 5: *** La 3° prova ***
Capitolo 6: *** Sulla riva del lago ***
Capitolo 7: *** La 4° prova ***
Capitolo 8: *** La 5° prova ***
Capitolo 9: *** La 6° prova ***
Capitolo 10: *** La 7° prova - Parte 1 ***
Capitolo 11: *** La 7° prova - parte 2 ***
Capitolo 12: *** Il solito Joe e... ***
Capitolo 13: *** ...i soliti grandi guai ***
Capitolo 14: *** La 8° prova - Parte 1 ***
Capitolo 15: *** La 8° prova - Parte 2 ***
Capitolo 16: *** La 9° prova ***
Capitolo 17: *** La 10° prova ***
Capitolo 18: *** La 11° prova ***
Capitolo 19: *** Il ritrovo ***
Capitolo 20: *** Un inaspettato ritorno ***
Capitolo 21: *** la 12° prova - parte 1 ***
Capitolo 22: *** La 12° prova - La FINE ***



Capitolo 1
*** La selezione ***


Avete letto la intro? Bene, mi risparmio un pezzo di storia XD
Premetto solo che NON ci saranno ne Asterix ne Obelix ma solo Caius Pupus, Cesare, i luoghi e le prove.
 
Ho storie in sospeso? SI
Ho idea di quello che sto facendo imbarcandomi in questa long? NO
Ho la più pallida idea che continuo a scrivere senza concludere un acca? SI
E secondo voi me ne frega qualcosa? NO!
 
Ok scherzo, sono consapevole di tutto, ma quando sento l’impulso irrefrenabile di scrivere non riesco a fermarlo.
 
Ad ogni modo, vi avviso che sono CONSAPEVOLE che le vicende dei Dalton e quelle di Asterix si svolgono in due epoche completamente diverse e lontane ma, si sa, il bello delle storie è poterle mischiare…finché si può.
 
ULTIMA NOTA!!!! In questa storia Jack ed Evelyn si amano ma non sono sposati, restano fidanzati! Quindi prendiamo per buono che questa storia si svolge prima del loro matrimonio (per chi non lo sapesse, Evelyn è un MIO personaggio)
 
Buona lettura
 
 
Era la classica giornata di sole.
Nel penitenziario più famoso del Nevada c’era una calma piatta, quasi irreale.
Persino le guardie erano stupite.
Di solito i Dalton combinavano qualche disastro durante i tentativi di evasione, ma quel giorno non fu così.
Tutti i detenti erano radunati al centro del cortile e osservavano verso la finestra di Peabody, in attesa di qualcosa.
L’unico suono era quello degli ergastolini che mormoravano fra loro, chiedendosi cosa stesse per accadere e perché erano tutti radunati lì.
“Tu ne sai qualcosa?” cheise Evelyn a Jack, che scosse la testa.
William guardò Averell, ma evitò di chiedere a lui.
Avrebbe risposto con cose inerenti al cibo.
Si voltò verso Joe “Ma che succede? Perché siamo qui”
“Ed io che ne so!” disse sbuffando “siamo qui fermi da un ora, fa un caldo della malora e tutti i miei piani di evasione vengono rimandati a causa di peabody!” ed iniziò a borbottare.
“La prossima volta chiedi ad Averell” mormorò Jack al gemello, mentre il più alto dei fratelli si massaggiava lo stomaco che brontolava dalla fame.
Evelyn alzò gli occhi al cielo e si girò verso l’ergastolano dietro di lei.
“Ehi Stinky Bill, tu hai idea di cosa debba dirci Peabody?”
Lui alzò le spalle “Non ne ho idea” rispose
La ragazza sbuffò “Non sopporto l’attesa”
“A me lo dici?” chiese Stinky Bill “devo scontare altri 257 anni e venti giorni, almeno tu non sei una detenuta”
“Finchè sto qui dentro sono uguale a voi”
“Ma tu sei una femmina!” intervenne l’ergastolano vicino a Stinky Bill “non sei uguale a noi!”
Evelyn li fulminò con lo sguardo.
Fece per ribattere ma venne interrotta dal rumore di una finestra che si apriva.
La signorina Betty apparve e sorrise.
“Carissimi detenuti, la vostra attesa è stata premiata!” cinguettò con voce irritante.
Evelyn avvertì un brivido lungo la schiena e si chiese come facesse suo fratello William a farsi piacere una befana come quella donna.
Anche se si chiedeva come facesse, invece, Jack ad amare una come lei, che di bello non aveva nulla.
Era solo una ragazzina e, per lo più, ancora minorenne.
“E’ giunto un messaggio da Roma, capitale della famosa Italia, in cui ci dicono…”
Venne interrotta da Peabody, che la fece scansare e proseguì il discorso.
Per comportarsi in quel modo significava che a lui sarebbero entrati parecchi soldi nelle tasche.
La signorina Betty fu indignata e, a passo deciso, scese e si unì agli ergastolani.
“Vi leggerò il messaggio io stesso, ci vuole calma e chiarezzitudine signorina Betty”
Lei fece la linguaccia e si voltò dall’altra parte.
Peabody si schiarì la voce e lesse il foglio che aveva in mano.
“Il nostro paese è lieto di informare che, grazie ad un metodo innovativo, è riuscito ad ottenere il maggior numero di sconti di pena e più ergastolani felici” chiuse un attimo il foglio “e un ergastolano felice è sempre la massimitudine per me”
“E vada avanti!” sbottò Joe, già stufo di sentirlo parlare.
Peabody sgranò gli occhi e proseguì “Il metodo in questione è ispirato alle dodici fatiche di Ercole”
Tra gli ergastolani partì un brusio.
“Grazie a queste dodici prove si valuterà l’onore, la resistenza ma soprattuto la lealtitudine che gli ergastolani hanno verso il paese a cui hanno derubato o scotennato”
Qualcuno sorrise, ripensando ai “bei vecchi tempi”.
“Ma!” il direttore attirò di nuovo l’attenzione su di se “non avendo noi i mezzi e nemmeno i luoghi adatti, queste prove si svolgeranno fra Gallia e Italia”
Tutti si guardarono.
Nessuno aveva idea di dove si trovassero questi luoghi, nemmeno Evelyn.
Quest’ultima si trovò costretta a chiedere alla signorina Betty.
“Lei sa dove si trovano?”
Quando qualcuno poneva alla donna una domanda, di cui solo lei sapeva la risposta, sorrideva a trentadue denti e quasi saltellava sul posto.
“Sono due paesi confinanti e si trovano oltre oceano, il viaggio sarà lungo ma conoscerete posti meravigliosi, e poi conoscerete Roma! La capitale di Italia” i suoi occhi erano sognanti.
Lo divennero di più quando William si avvicinò a lei
“Roma, capitale d’Italia, popolzione 2.874.605 abitanti e attualmente governata dall’Imperatore Giulio Cesare”
La signorina Betty quasi si sciolse a quelle parole “Signor William, lei è così colto”
Lui sorrise, sotto lo sguardo furioso di Joe ed esterrefatto degli altri fratelli
“Che c’è? Leggo mi informo” disse “dovreste provare a farlo anche voi ogni tanto”
“Sai su cosa ti fare informare in questo momento?” Joe si tirò su le maniche, ma si fermò quando Peabody riprese a parlare.
“Faremo una selezione” disse, mentre la signorina Betty tirò fuori dal nulla un vaso “vi dividerete in coppie e scrivete i vostri nomi su un foglietto, chi verrà estratto dovrà affrontare queste dodici prove”
Nel giro di due secondi le coppie erano formate
Joe alzò la mano e Peabody sbuffò “Si Joe?”
“Noi siamo in quattro! Non possiamo dividerci in coppia! O tutti insieme o nessuno!”
“Ne siamo consapevoli, Joe” rispose “infatti voi gareggerete insieme”
Joe si sfregò le mani, pregustando nuovamente la futura evasione.
“Ma ti ricordo che sarete in cinque!” aggiunse Peabody “la signorina Dalton è sotto la vostra responsabilità”
Joe sgranò gli occhi.
“Ma…”
“Niente ma Joe Dalton” piegò il foglietto e chiuse la finestra.
Tutti gli ergastolani iniziarono a scrivere i loro nomi, compresi i “nomi di squadra” ed a metterli nel vaso.
“Problemi?” domandò Evelyn a Joe, ovviamente in tono sarcastico e con i fratelli che osservavano la scena.
“Parecchi! Tu sei una femmina!”
“E tu un nano da giardino, come la mettiamo?”
Joe ringhiò di rabbia “William!” chiamò il fratello “scrivi tu i nostri nomi e mettili nel vaso, tanto epggio non può andare”
William eseguì e si mise in un angolo a preparare il foglio, assieme a Jack e ad Averell
“Spero che queste prove prevedano da mangiare” si lamentò, sentendo il suo stomaco brontolare.
Evelyn guardò Joe.
“Sii serio, perché ti do così fastidio?”
“Fastidio?”
“Si fastidio”
Joe volse lo sgaurdo al cielo, tenendo però il broncio “Non so che prove sono e non voglio che tu ti faccia male”
Evelyn sgranò gli occhi poi, dopo un attimo di smarrimento, scoppiò a ridere.
“Perché ridi adesso?”
“Oh Joe, ho le stesse probabilità di farmi male che avete voi” poi si abbassò e lo abbracciò.
Lui divenne rosso come un peperone, scatendo le risa degli altri detenuti.
“Perché mi abbracci?”
“Perché ti adoro di più quando ti preoccupi per me” gli baciò il naso e poi si alzò, raggiungendo Jack e gli altri.
Joe non poteva diventare più rosso di quanto già fosse, ma qualcuno giurò che stesse per mettersi a fluttuare.
Quando tutti i biglietti furono all’interno del vaso, gli ergastolani dovettero attendere ancora.
La signorina Betty aveva portato il contenitore nell’ufficio di Peabody.
Uno si aspetta che un’estrazione avvenga nel giro di, massimo, cinque minuti.
Passò quasi mezz’ora in cui, a volte, si sentivano i piagnistei disperati di Peabody.
La finestra, finalmente, si riaprì.
“Abbiamo i vicintori!” cinguettò la signorina Betty.
Come facesse ad avere tutta quella felicità lo sapeva solo lei.
Peabody apparve da dietro di lei, il volto sconsolato e sul punto di una crisi.
Guardò la donna, che lo spronò a parlare.
Il direttore sospirò.
“Me ne pentirò amaramente” borbottò “fratelli Dalton…farete voi le prove”
Jack e Willia si batterono il cinque, Joe sorrise e programmò ogni singolo dettaglio della sua fuga (anche se non sapeva che prove avrebbe dovuto fare, si basava solo sul fatto che avrebbero dovuto passare l’oceano), Evelyn già pensava a cosa avrebbe combinato, per l’appunto, Joe mentre Averell sorrise felice e… “Ci sarà da mangiare in Italia?”
Silenzio per alcuni istanti, poi un sonoro ceffone risuonò per il cortile.

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Capitolo 2
*** La partenza ***


I bagagli, o qualunque cosa avessero, furono pronti nel giro poco.
Pit ed Emmet già facevano scommesse su quale dei quattro fratelli sarebbe tornato pieno di acciacchi, ovviamente non osavano scommettere su Evelyn in quanto sapevano essere l’unica intelligente fra tutti.
Peabody ebbe comunque la decenza di non farli girare con la divisa carceraria.
Voleva che per il periodo che stavano fuori potessero godere delle comodità degli abiti civili.
Sapeva essere magnanimo…ogni tanto.
Meno d’accordo fu Evelyn, che venne costretta ad indossare un vestito con gonnellone color azzurro cielo.
Si infuriò ancora di più quando, uscendo dalla cella, venne seguita dallo sguardo di tutti i detenuti che le sbavavano dietro.
Qualcuno ululò, persino.
Li fulminò uno ad uno, mandando in cenere Stinky Bill, poi raggiunse il cortile, dove un carro li aspettava per portarli al porto navale più vicino.
Alla guida un uomo anziano mezzo cieco.
Strano che Peabody non li facesse accompagnare con la scorta.
La cosa puzzava…
I suoi fratelli indossavano gli stessi abiti con cui erano stati arrestati.
Camicia verde, pantaloni marroni agganciati con bretelle, relativi stivali e cappelli da cowboy beige.
Al collo una bandana rossa.
Ebbe un brivido lungo la schiena.
Ricordava quel giorno come se fosse ieri.
Luke li aveva arrestati a causa di una rapina andata a male, li aveva legati e li aveva portati via sotto ai suoi occhi.
Aveva provato a correre dietro ai fratelli, piangeva nel vederli allontanarsi.
Erano scomparsi all’orizzonte, sotto il sole del tramonto
I primi tempi avrebbe voluto ucciderlo ma alla fine aveva capito che fare le rapine non era una cosa giusta.
Che strano…la madre aveva insegnato ai fratelli che rapinare era legge ed era anche l’unico modo per poter vivere.
A lei aveva insegnato di tutto tranne che a rapinare e saccheggiare, anzi!
Se avesse osato farlo le avrebbe prese.
Lei era una donna e come tale doveva comportarsi.
“Che bello tornare ai nostri vecchi vestiti” disse Joe con tono fiero e sistemandosi i baffi “peccato però per i cinturoni” aggiunse sentendosi vuoto senza le sue amate pistole.
“Joe il mio vestito mi va largo!” si lamentò Averell “quando sono entrato mi stava perfetto! E questo perché la mamma conosceva i miei gusti e mi faceva mangiare decentemente! Ooh quanto mi manca lo stufato di mammina”
Joe trattenne l’impulso di prenderlo a sberle.
Ma solo al cibo sapeva pensare?
Salirono sul carretto, di cui anche Joe e gli altri notarono la scarsa sicurezza, ed esso partì.
I detenuti salutavano, Evelyn in particolare, qualcuno era invidioso ma non si perdeva d’animo e progettava evasioni.
Peabody sembrava rilassato e già pregustava la pace che sarebbe calata sul penitenziario in assenza dei Dalton.
“Pace e serenitudine” mormorò con aria sognante.
La signorina Betty era tutta un furore e salutava quasi commossa.
“Mi raccomando, fate attenzione, mandateci una cartolina!” cinguettava.
I fratelli non avevano neanche per la testa di salutare e atteggiarsi.
Erano intenti ad osservare il paesaggio deserto e respirare a pieni polmoni l’aria di libertà.
“Che bello il paesaggio a quest’ora del giorno” commentò Jack
“L’aria è fresca e pulita” convenne William
“Jack guarda!” Evelyn si appoggiò a Jack ed indicò in lontananza “i tepee dei Braccia Rotte! Che bei colori”
Averell annusò l’aria “Mmmh” si leccò i baffi “lo sentite anche voi un profumo di focacce?”
Tutti annusarono, cercando di capire da dove provenisse l’odore.
“La volete smettere imbecilli!!” sbottò Joe “se non approfittiamo adesso non lo faremo più!”
Lo guardarono ed intuirono che voleva tentare l’evasione approfittando dell’anziano uomo che guidava il carretto.
“Sei sicuro di volerlo fare ore Joe?” chiese William “rischiamo che i Braccia Rotte ci corrano dietro a farci lo scalpo”
“Sentite, volete evadere e farvi nuova vita in Messico oppure finire queste stupide prove, o quello che sono, tornando poi al penitenziario?”
Jack ebbe un brivido “Non penso che sopporterei la voce di Peabody dopo essere stato lontano da lui”
“Ed io quello della signorina Betty” Evelyn fece la faccia schifata.
Convennero con loro.
Lo spazio era poco e di armi non ce n’erano, causa decisione di Peabody di non dargli i cinturoni con le pistole.
Joe decise di usare un altro metodo.
Mise le dita a forma di pistola e le puntò alla schiena del povero anziano, che alzò subito le mani.
“Ferma il carro e smamma!” esclamò “questo è un sequestro!”
I fratelli seguirono il suo esempio mentre Evelyn osservava in silenzio, un po’ spaventata all’idea che stava minacciando un povero vecchietto.
Nessuno si accorse di nulla, nessuno notò i movimenti.
Nel giro di un secondo Joe si ritrovò, assieme ai fratelli e ad Evelyn, legato come un salame.
“Ma che…”
“Anche il mio è un sequestro” disse l’anziano uomo, che era tornato a guidare il carretto come se niente fosse.
I fratelli sgranarono gli occhi.
“Questa voce…”
L’anziano si voltò e…si tolse la finta parrucca e la finta barba
“Oh accidenti” Jack e William iniziarono a tremare e a guardare Joe.
Averell, invece, sorrise “Joe guarda!” esclamò “l’anziano è in realtà Lucky Luke! Chi lo avrebbe mai detto!” rise “ci ha persino legati come salami, allora è vero che è più veloce della sua ombra!”
Joe iniziò a tremare e diventare di tutti i colori, talmente era furioso.
Cominciò a muoversi e dimenarsi
“Lucky Luke! Lucky Luke! LUCKY LUKE!” urlò “io lo uccido, lo faccio fuori!”
“Joe calmati” tentarono di calmarlo i fratelli, ma con poco successo.
“Sta calmo Joe” disse Luke con tono tranquillo “dovremo stare insieme per molto tempo, perciò mantieni i bollenti spiriti per le prove”
Nessuno dei fratelli osò fiatare nemmeno Averell che, ripensando alla frase detta poco prima, pensava ai salami e aveva l’acquolina alla bocca.
Joe continuò a borbottare per tutto il viaggio e ogni tanto dava dei colpi facendo male ai fratelli.
Senza che se ne accorgessero, giunsero al porto e da lì presero una nave che li avrebbe portati oltre oceano, nella famosa terra della Gallia e, successivamente, in Italia.
Una volta a bordo vennero slegati e lasciati liberi, tanto non potevano andare da nessuna parte visto che non sapeva nuotare.
Luke si era messo da parte, per non disturbarli, ma lì teneva d’occhio e aveva ottenuto dal comandante della nave di poter tenere la sua pistola a portata di mano.
Solo sulla nave Joe fu obbligato a calmarsi, causa mal di mare.
“Io sapevo che a Joe non piaceva volare”
“Certo” disse William “ma la sua paura del volo porta al mal d’aria e il mal d’aria non è tanto diverso dal mal di mare”
Joe se ne stava in un angolo, verde in faccia, speranzoso di arrivare a destinazione presto.
Evelyn, approfittando che i fratelli non la guardavano, si avvicinò a Luke, che guardava l’orizzonte.
“Immagino che Peabody ti abbia chiesto di farci da supervisore”
“Indovinato” rispose Luke “come stai?”
“Bene” sospirò “Il vecchio Jolly?”
“L’ho lasciato al maneggio, starà bene e poi aveva bisogno di una vacanza da me”
Evelyn sorrise e si mise a guardare l’orizzonte sconfinato “Secondo te sono vere queste prove?”
“Più che vere, altrimenti non avrebbero mai fatto questo sondaggio”
“E che prove sono?”
Luke si frugò nelle tasche e tirò fuori un foglio di carta “Rimanga fra noi due”
Sopra vi erano scritte le dodici prove che avrebbero dovuto eseguire.
 
  1. Gara di velocità con campione olimpico Merinos
  2. Lancio del giavellotto con campione persiano Kermès
  3. Lotta con il germano Cylindric
  4. Superare l’isola del piacere
  5. Sostenere l’insostenibile sguardo del mago egizio Iris
  6. Mangiare ciò che prepara il cuoco dei giganti
  7. Superare l’antro della bestia mai raccontata
  8. La casa che rende folli
  9. Il filo dei coccodrilli
  10. L’enigma del saggio della montagna
  11. Trascorrere la notte nella Pianura dei Trapassati
  12. Combattimento nel Colosseo
 
“Mio dio” Evelyn rilesse la lista più volte “come diamine faremo? Dovremo farle tutti?”
“Vi verrà detto tutto a tempo debito, non sta a me decidere le regole” le lanciò un piccolo sguardo “stai bene con quel vestito”
Evelyn sbuffò “Non farmici pensare” rabbrividì.
Poi sospirò “Luke…pensi che ce la faremo?”
Luke osservò i fratelli di Evelyn.
L’unica cosa che notò fu Averell che mangiava tutto ciò che trovava sul buffet della nave.
“Una delle prove l’avete in pugno”
Evelyn rise “Beh, almeno siamo fuori dal penitenziario”
“Ottima osservazione” si mise dritto e passò una mano fra i capelli di Evelyn “goditi il viaggio Evelyn” e si andò a ritirare nella sua cabina.
Evelyn lo guardò allontanarsi e ringraziò che Peabody avesse scelto lui come accompagnatore.
 
 
 
Ed ecco che ho fatto riapparire Luke, alla fine adoro quel cowboy.
Dal prossimo capitolo farò uscire anche Caius Pupus, così inizieranno finalmente le prove.
Grazie a chiunque voglia seguirmi ed un grazie alla mia super stalker Evelyn80.
Ciauuuuuu

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Capitolo 3
*** La 1° prova ***


La traversata fu lunga e durò circa cinque giorni, infatti Joe andò diverse volte su tutte le furie perché si svegliava al mattino con ancora l’oceano sotto agli occhi.
L’unica nota che trovò positiva, furono le docce calde e gli abiti puliti che, rispetto alla divisa carceraria, rendevano un po’ di umanità alla loro sgangherata famiglia.
Sotto suggerimento del capitano, nonché grazie all’approvazione di Luke, i cinque fratelli poterono dormire a coppie in stanze separate, così da non sovraffollarsi tutti in una.
Avendo previsto questa possibilità, Peabody aveva raccomandato a Luke di tenere Jack ed Evelyn in stanze differenti.
Non voleva che scoppiassero scandali.
I due capirono e non obbiettarono.
Essendo in numero dispari, optarono che Averell andasse a dormire con Luke, Jack assieme a William ed Evelyn con Joe.
L’ultima notte di viaggio la passarono tutti insonni.
Joe continuava a girarsi e rigirarsi nel letto, arrivando a lanciare la coperta dalla parte opposta della stanza talmente era nervoso.
Evelyn guardava il soffitto e ogni tanto sbuffava.
Vedendo che Joe, dopo l’ennesima voltata, caddè a terra come un salame e lì rimase, non potè fare a meno di ridacchiare.
Si alzò e si avvicinò “Tutto bene?”
Lui ringhiò per tutta risposta.
A quel punto, Evelyn si sdraiò a terra e mise un braccio intorno alla sua vita.
Lei aveva un trucco per farlo calmare, o comunque cedere.
“Chi è il mio fratellone preferito?”
“Va a letto pulce, non attacca!”
“Certo che attacca!” ribattè lei “o non mi avresti chiamata pulce”
Joe sbuffò “Non vale, tu sei una donna!”
“Sono peggio di una donna, sono tua sorella”
“Appunto”
Evelyn rise e gli diede un bacio sul naso, aiutandolo poi a rialzarsi.
“Direi che sei agitato anche tu”
“Agitato? Io sono furioso!” esclamò “non posso nemmeno evadere perché sono in mezzo all’oceano!”
“Ci saranno altre occasioni”
“Con quel cowboy in giro?”
“Siamo in cinque, dovrebbe avere mille occhi”
Joe sbuffò
“E comunque non sono argomenti per una pulce come te!” brontolò “fila a letto!”
“Anche tu, nano”
“Non sono un nano!”
Evelyn sbuffò e si rimise nel letto, voltandosi dall’altra parte e sorridendo “Piccolo putto” mormorò
“Ti ho sentito!”
***************
Il giorno seguente, all’alba, i fratelli erano già svegli o meglio, tutti tranne Averell che ancora dormiva.
Anche Luke, forse, stava dormendo, ma Evelyn sapeva che il cowboy era più vigile di quanto sembrasse.
Si incontrarono tutti sul ponte, accolti dalla brezza del mattino e dallo spettacolo dei colori rosa e gialli classici dell’aurora.
“Buongiorno, William” salutò Evelyn “ciao, Jack”
“Buongiorno, Evelyn” sorrise William.
“Ciao” Jack la salutò con un piccolo bacio, poi si misero a guardare l’orizzonte, intravedendo la terra ferma.
Di quella vista li colpì il rigoglio della natura.
“Sicuri che quella sia la terra ferma?” chiese Jack
“Sembrerebbe di si”
“A me sembra un albero gigante” borbottò Joe
“Quella deve essere la Gallia” disse William “e da quanto ne so è piena di alberi e prati”
“Wow” dissero tutti in coro.
Erano abituati a vedere solo deserto e cactus
L’unico vero albero che avevano visto si trovava dietro alla loro casa ed era pure secco e con pochissime foglie.
I più rigogliosi erano quelli dei libri, per lo più disegnati in bianco e nero.
Per loro era strano tutto quel verde.
“Anche a voi gira la testa?” chiese William
Tutti annuirono.
Poco dopo vennero raggiunti da Luke e da Averell.
Quest’ultimo si fiondò subito al buffet della colazione, facendo venire il voltastomaco a Joe, che aveva ancora i sintomi del mal di mare.
Gli altri, invece, non avevano fame a causa della tensione che iniziava ad insidiarsi nei loro corpi.
Luke si avvicinò al gruppo “Vi consiglio di mangiare qualcosa prima che…”
“Qualcuno ha già finito tutto” borbottò Joe, zittendo Luke e indicando Averell, che aveva finito il buffet nel giro di due secondi.
“E’ senza fondo!” commentò Jack
“Se nelle prove da fare ce ne sarà una che tratta di cibo siamo a posto” ridacchiò William
“Già…a posto” Evelyn si voltò verso Luke, che ammiccò.
Lei era l’unica che sapeva quali fossero le prove e, come promesso al cowboy, non lo aveva rivelato a nessuno.
Rimasero sul ponte fino all’arrivo, che avvenne circa due ore dopo.
Una volta scesi respirarono a pieni polmoni.
Joe si chinò a baciare la terra, stufo di stare su una nave e con il mal di mare.
Il porto era affollato e odorava di pesce, tanto che, per un istante, credettero di essere stati seguiti da Rantanplan e dal suo alito; ad ogni modo, per loro, tutto era favoloso e pieno di vita.
Qualcuno si voltava ad osservarli, chiedendosi chi fossero e da dove arrivassero, ma poi tirava dritto e proseguiva nel proprio lavoro.
“Come mai sono vestiti tutti in modo strano?” chiese Joe
“Ognuno ha le sue usanze, Joe” intervenne Luke “anche noi, per loro, siamo vestiti strani”
“Parla per te, cowboy” borbottò Joe.
Luke lo ignorò e si incamminò, assicurandosi di essere seguito dal gruppo.
Anche lui si guardava attorno ma, a differenza dei fratelli, cercava qualcosa…o qualcuno.
“Eccolo là!” esclamò infine “Venite, vi prensento una persona”
In lontananza c’era un uomo, basso circa come Joe, che li osservava e sembrava attendere il loro arrivo.
“Lucky Luke?” chiese con una voce calma e pacata e con uno sguardo che sembrava sul punto di svenire.
Aveva l’aria stanca e malaticcia.
“Caius Pupus!” lo salutò Luke “che piacere rivederti”
“Anche per me lo è”
“Conosce quel tizio?” domandò Jack, anche lui stupito
William alzò le spalle.
“Accidenti, un altro Joe” mormorò Evelyn, che però venne sentita dall’interessato.
“Che vorresti dire con questo?”
“Oh niente” rispose innocentemente la ragazza
“Vuoi fare la fine di Averell?” domandò Joe, pronto a prendere a sberle anche la sorella.
Si interruppe quando sentì Caius Pupus chiedere di loro.
“Queste sono le persone che dovranno affrontare le prove?”
“Esattamente” Luke si voltò e li presentò “loro sono i fratelli Dalton, Joe, Jack, William, Averell ed Evelyn”
“Non mi era stato detto che ci sarebbe stata una donna”
“Senti un po’, nanetto!” sbottò Joe avvicinandosi pericolosamente a Caius Pupus “hai qualcosa contro nostra sorella!?”
“Joe, calmati” lo bloccò Evelyn “non fare così”
Caius Pupus non fece nemmeno una piega “Le prove sono molto difficili e di solito le donne non sono ammesse”
“Permetti una parola, amico mio?” chiese Luke, ottenendo il consenso.
Si misero a parlare sottovoce e alla fine guardarono Evelyn.
“Molto bene, sei anche tu nella lista” disse prendendo nota su una tavoletta “se volete seguirmi inizieremo subito con la prima prova”
“Di già?” domandò William “io ancora mi sto riprendendo dal viaggio”
Non ottenendo risposta seguirono Caius Pupus.
Camminarono fino a raggiungere un enorme foresta, che lasciò l’intera famiglia ad occhi sgranati e meravigliati.
All’improvviso, Caius Pupus si fermò all’inizio di un percorso che si inoltrava nella parte più fitta del bosco.
All’inizio di questo sentiero, vi era un uomo.
Era in posizione di partenza per una corsa e vestiva con una tunica bianca che non superava le ginocchia.
“Qui avrà inizio la prima prova”
“Perché quel tizio ha una gonna?” domandò Averell, dando vita al pensiero di tutti e facendo ridacchiare Luke.
“Lui è Merinos, il nostro campione olimpico di corsa” spiegò Caius Pupus “Uno di voi dovrà sfidarlo, la prova verrà considerata valida se arriverete primi”
I fratelli si guardarono.
Nessuno di loro era bravo in velocità, o almeno…così credevano.
“Lo sfiderò io” disse Jack risoluto.
“Tu!?” esclamò Joe “ma se sei lento in tutto?”
“Ti sei mai chiesto come facessi ad evitare il battipanni della mamma quando ero piccolo?”
Joe ripensò agli eventi in questione e, dopo aver fatto mente locale, si rese conto che quando mamma Dalton li inseguiva per bastonarli dopo le marachelle, Jack era l’unico che riusciva a scappare e ad essere più veloce della mamma.
“Oh cavolo, hai ragione”
“Sì, evvaiii…Jack!” esultò Averell, facendo il tifo e dandogli una pacca sulla schiena da farlo quasi cadere.
“Grande, fratello” William battè il cinque.
“Vedi di vincere!” minacciò Joe “o non sarà del battipanni della mamma che dovrai preoccuparti”
Jack mise le mani ai fianchi e sorrise fiero, pronto per affrontare la gara di velocità e determinato a vincere.
Evelyn avvertì una morsa allo stomaco e non fu per niente piacevole.
Mentre Caius Pupus avvertiva Jack sulle regole da seguire, lei si avvicinò a Joe e sussurrò al suo orecchio “Devi aiutarmi”
“A fare cosa?” domandò bruscamente, anche se pronto ad ogni evenienza…dopo tutto era la sua sorellina e non sarebbe mai riuscito a dirle di no.
“Jack non può farcela” continuò Evelyn, sempre a bassa voce “dobbiamo trovare un modo per farlo arrivare primo”
Joe lanciò un occhiata a Caius Pupus e poi guardò la sorella ad occhi sgranati, come se avesse Evelyn avesse appena parlato una lingua straniera.
Lentamente, sul suo volto, si formò un sorriso maligno, ma compiaciuto “Barare…” ridacchiò sotto i baffi
“Non ho parlato di barare!”
“Aiutare un lentone come Jack ad arrivare primo contro un campione ola..ollù…alè oh…beh quello che è, a casa mia si chiama barare”
Evelyn sospirò “Chiamalo come ti pare” cedette infine “Allora? Mi aiuterai?”
“Certo che sì!”
Attesero alcuni istanti; prima dovevano allontanarsi con il gruppo e dopo avrebbero potuto aiutare Jack.
Evelyn guardò indietro.
Jack si stava scaldando e il suo volto era contratto in un espressione di pura concentrazione.
Si stava persino alzando i pantaloni alle ginocchia per avere più libertà nel movimento.
-Pensa, Evelyn, pensa- non sapeva più dove sbattere la testa.
Aveva chiesto aiuto a Joe, anche perché non riusciva a farsi venire qualche idea valida.
-Cosa può farlo correre veloce?- si guardò attorno, notando che persino Joe si stava concentrando per elaborare un piano.
Il suo sguardo cadde su un ramoscello di salice, accanto a dei cespugli.
Si avvicinò a Joe “jack ha detto che correva veloce per evitare il batti panni della mamma”
“E con questo?”
Evelyn indicò il ramoscello.
Era lungo, verde e flessibile abbastanza da dare lo stesso effetto del batti panni…se non peggio.
Joe ghignò “Adoro quando ragioni come una Dalton”
“Ed io adoro quando non fai il putto scorbutico”
Joe ringhiò “Non sono un putto!” e prima che lei potesse ribattere, prese il rametto indicatogli e glielo diede sulle gambe, all’altezza dei polpacci.
“Ahi! Joe!”
“Il prossimo sarà doppio”
Lei sbuffò e, facendo attenzione, si allontanò, seguita da Joe, nascondendosi fra i cespugli.
Si assicurarono di non essere visti e/o seguiti da Luke.
“Appena si avvicina…” cominciò Joe “glielo daremo addosso e vedrai come correrrà per evitarlo” vagò con lo sguardo e ne trovò un altro uguale, porgendolo alla sorella “Tu vai più avanti” ed indicò un punto lontano.
Lei annuì ma, prima di allontanarsi, lo guardò “Tu non tenterai la fuga vero?”
Joe la fulminò con gli occhi “Che cosa vuoi? Che te lo prometta?”
“No…” si arrese subito lei “non serve” e si allontanò, come richiesto da Joe.
L’attesa fu infinita.
Tenevano d’occhio il sentiero, sperando di vedere Jack apparire da un momento all’altro, anche se era più facile che il primo a spuntare fosse Merinos.
Qualche istante dopo videro passare una figura bianca e veloce.
Per l’appunto, Merinos era il primo.
“Cavolo!” esclamò Joe “questo corre veloce!”
“Abbiamo i rami” gli ricordò Evelyn “eccolo là!”
Jack stava correndo, decisamente più veloce del previsto ma sempre più lento di Merinos.
Joe si mise in posizione e, con un movimento rapido della mano, colpì Jack ai polpacci.
Il povero Jack sobbalzò portandosi le mani sul punto colpito e fermandosi per capire cosa lo avesse colpito.
Ovviamente non vide nulla.
Joe divenne paonazzo di rabbia.
Jack non avrebbe dovuto fermarsi ma continuare a correre!
C’era solo un modo per farlo sbrigare.
Iniziò a colpiro, più volte e ripetutamente.
Jack, preso alla sprovvista e stufo di quei colpi, riprese a correre ad un’andatura ancora più veloce.
Evelyn, appena ebbe occasione, iniziò anche lei a colpirlo.
Jack emetteva dei gemiti ma, grazie a quei colpi, correva più forte…persino di Merinos.
Quest’ultimo, vista la ripresa di Jack, si voltò all’indietro incredulo.
Quel gesto gli fu fatale.
Nell’attimo che tornò a guardare davanti, trovò un albero che gli sbarrava la strada prima di una curva.
Lanciò un grido e vi finì contro in pieno.
Jack lo notò ma, per paura di ricevere altri colpi, lo superò e corse fino alla fine del percorso.
Evelyn e Joe, che potevano passare esternamente alla foresta, avevano corso più che potevano per farsi trovare lì prima di lui.
Nessuno sembrava essersi accorto della loro assenza…così sembrava.
Quando Jack giunse al traguardo, si fermò di botto e cadde a terra sfinito, portandosi le mani sulle gambe.
“Ma che è successo?” chiese, più rivolto a se stesso che agli altri.
“Hai vinto!” esclamò Evelyn entusiasta, nascondendo l’aiuto che gli aveva fornito.
“E bravo il mio fratellino” si accodò Joe, ammiccando ad Evelyn.
“Grande, fratello” William lo aiutò ad alzarsi ed a rimettersi in ordine “sei invincibile!”
“Bravo! Bravooooo!” esultò Averell, prendendolo fra le braccia e stringendolo forte quasi da rompergli le costole.
Ci vollero alcuni secondi prima che si decidesse a lasciarlo.
Luke, che osservava in silenzio, lanciò uno sguardo di fuoco ad Evelyn, la quale se ne accorse e si voltò dall’altra parte.
“I miei complimenti” disse pacato Caius Pupus, guardando Merinos che, da lontano, si stava avvicinando.
Strisciava, invece che camminare, aveva il fiatone e la sua faccia sembrava quella di un pugile dopo un incontro finito male.
“Ma non credo che questa prova possa essere ritenuta valida”
“COSA!?” esclamarono i fratelli in coro.
“Non posso per via di questo” indicò le gambe di Jack, ancora visibili, e una foglia di salice sul vestito di Evelyn, che arrossì.
“Ma ma…” intervenne Joe “non puoi invalidarla!” sbottò “mio fratello si è battuto lealmente!”
“Lui sì” confermò Caius Pupus “ma voi no. La prova doveva essere eseguita da uno solo e non da più persone” precisò “voi lo avete aiutato e questo è barare”
“Barare!?” Joe stava per esplodere.
William, vedendolo , si avvicinò a lui e lo tenne fermo.
Questo lo fece scattare, per cui iniziò a proferire parole irripetibili.
“Amico mio” intervenne Luke “puoi concedermi un minuto?” lo prese da parte e si misero a parlare.
Jack, che nel frattempo si era ripreso, guardò verso Evelyn, capendo che la sua vincita era dovuta a lei.
La ragazza divenne rossa dalla vergogna.
“Perché lo hai fatto?” gli domandò lui, ma non sembrava arrabbiato.
Era più…sbalordito.
“Temevo che non ce l’avresti fatta” confessò.
Jack si grattò la nuca “Beh, in effetti avrei perso senza il tuo aiuto” sorrise “valida o meno, è stata una vincita di squadra” senza preavviso l’abbracciò “grazie Evelyn”
Lei, dopo un momento di shock, ricambiò la stretta.
“La prova è valida” disse Caius Pupus, che era tornato dal gruppo assieme a Luke “possiamo passare alla seconda prova” e si avviò lungo il sentiero.
“Ma…” intervenne William “come mai questo cambio di idea?”
“Prima di voi…” spiegò Luke “altri hanno affrontato queste prove e un tizio ha bevuto una pozione magica per batterlo. Se hanno tenuto valida la sua, possono tenere valida una vincita dovuta a dei rametti di salice”
Jack e William esultarono e Joe si sfregò le mani soddisfatto.
“E chi era questo tizio?” chiese Jack, curioso.
Luke fece mente locale “Uno del posto, un Gallico” rispose il cowboy “Se non sbaglio si chiamava Asterix”
Luke lanciò un ultimo sguardo ad Evelyn.
Dapprima serio, infine sorrise e ammiccò.

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Capitolo 4
*** La 2° prova ***


Per la gioia dei lettori (nonché mia) e grazie all’aiuto di Trainzfan che mi fa da beta, ecco il nuovo capitolo con la seconda prova.
Il prossimo è in lavorazione.
Un bacione ad Evelyn80 <3
 
 
Evelyn camminava a testa bassa.
Sapeva di aver “barato” ma lo aveva fatto per Jack, che comunque le era riconoscente.
Caius Pupus, durante il tragitto, si era raccomandato che nessuno barasse più o usasse metodi diversi dalle proprie abilità.
Tutti, compreso Luke, avevano giurato.
Joe, ovviamente, teneva le dita incrociate ed era pronto a combinarne una delle sue.
Rimasta infondo alla fila, Evelyn venne raggiunta da Luke.
“Hai rischiato grosso” le disse.
“Lo so” sospirò sconsolata “ma ero sicura che non sarebbe riuscito”
“Per quanto strano, tutti voi avete delle abilità nascoste e Jack aveva questa” replicò Luke “se era sicuro di vincere, avrebbe vinto”
Evelyn abbassò ancora di più lo sguardo.
Per tutta risposta ricevette una pacca, amichevole, sulla spalla da Luke.
La ragazza chiuse gli occhi, cercando di pensare alle prove che ancora dovevano venire e a come superarle.
La seconda di queste, da quello che ricordava e da conferma di Caius Pupus, era il lancio del giavellotto.
Raggiunsero uno spiazzo desertico, non vi era nemmeno un albero.
“Siamo tornati al penitenziario?” sbraitò Joe “lo avevamo appena lasciato!”
“Tranquillo, Joe” intervenne Luke “siamo ancora in Gallia”
“Grazie, Cowboy” borbottò con volto corrucciato “questo lo vedo anche io”
“Allora hai ben poco da preoccuparti” detto questo, lo superò.
Joe ringhiò e si tirò su le maniche “Avrai tu qualcosa di cui preoccuparti alla fine di questa storia”
Caius Pupus, ad un certo punto, si fermò accanto ad un uomo.
“Lui è Kermes il persiano” disse “dovrete batterlo nel lancio del giavellotto, solo uno di voi dovrà effettuare la prova”
I fratelli lo guardarono ad occhi sgranati.
Evelyn se li coprì, scandalizzata.
“Che succede?” domandò Luke
“Gli ho visto il petto!” disse senza togliere le mani.
Era abituata che gli uomini erano sempre vestiti e le donne ben coperte da gonnelloni.
Sorvolando dai famigliari, l’unico uomo che doveva vedere nudo, o con parti del corpo scoperte, avrebbe dovuto essere il suo promesso.
In questo caso saltava in mezzo Jack ma, stando assieme all’interno di un penitenziario, le cose non erano così semplici.
Per lei fu un colpo vedere un uomo con un gonnellino sopra il ginocchio e il petto nudo.
Luke non potè fare a meno di ridere, cosa che fece più rumorosamente quando Averell parlò.
“Joe guarda!” esclamò “questo tizio indossa una gonna!”
Gli altri fratelli scoppiarono a ridere di conseguenza.
“E’ proprio caduto in basso questo qui” commentò Joe facendo digrignare i denti a Kermes che, comunque, tentò di stare calmo e concentrarsi sulla prova a lui assegnata.
Luke evitò di ricordare ai ragazzi che in Gallia avevano usanze diverse e modi di vestire differenti.
Kermes era un persiano e, di conseguenza, in Persia avevano un altro modo ancora di andare in giro.
Caius Pupus ignorò i commenti e spiegò le regole.
“Il primo a lanciare sarà Kermes” disse “la prova verrà ritenuta valida se riuscirete a lanciare il giavellotto più lontano di lui”
Averell notò che uno dei bracci di Kermes era più muscoloso dell’altro.
“Come mai ha un braccio più muscoloso?”
Jack deglutì “Io un’idea ce l’avrei”.
“Preferisco non saperla” rabbrividì William.
Evelyn emise un verso disgustato e continuò a rimanere ad occhi chiusi.
“Neppure io” borbottò Joe “pensiamo, piuttosto, a chi dovrà batterlo” e scosse la testa, per cacciar via ogni tipo di pensiero diverso dalle prove.
Rimasero in attesa.
Kermes prese un giavellotto, fornito da Caius Pupus, mettendosi in posizione.
Mosse il braccio, quello muscoloso, avanti e indietro più volte e, infine, dopo aver acquistato sicurezza lo lanciò.
Il giavellotto sfrecciò nell’aria con un fischio, oltrepassò l’oceano sino a cadere nel bel mezzo del villaggio indiano di Lupo Pazzo; questo, preso dal panico, disotterrò l’ascia di guerra e diede l’assalto al penitenziario.
 
“Guerraaaa!” gridò Peabody, vedendo la nuvola di polvere sollevata dagli zoccoli dei cavalli indiani “gli indiani ci hanno dichiarato guerra! Si salvi chi può!”
“Aaaaah” strillò di rimando la signorina Betty, seguita dagli altri detenuti.
 
“Sono pazzi questi indiani” commentò Joe.
“Molto bene” Caius Pupus guardò i fratelli “chi vuole eseguire questa prova?”
“I…io passo g...grazie” rispose Evelyn, voltandosi direttamente dall’altra parte.
Joe sbuffò “Non si può far conto sulle donne”
“Se volete lo faccio io” si propose William.
“Tu!?” esclamò Joe “e come pensi di fare? Quello ci ha già battuto”
“Semplice” sorrise fiero William, prendendo un bastone lì vicino e mettendosi a scrivere sulla terra.
Tutti, compreso Kermes che divenne curioso, si misero accanto a lui per osservare.
“Se calcoliamo la velocità del vento…” disse disegnando delle onde, che dovevano rappresentare il vento “la gravità terrestre, il peso del giavellotto, la massa cubica dell’acqua e il collo delle giraffe che stanno in sud Africa...” continuò a sproloquiare ed a disegnare senza sosta, sotto lo sguardo stranito dei fratelli e di Luke “ecco!” esclamò infine “se ho fatto i conti giusti dovrei riuscire a batterlo senza problemi”
“Non ho capito niente” ammise Joe “ma se dici di riuscire a batterlo, prega che sia vero”
Fecero spazio e William si accostò a Kermes, che nel frattempo era tornato al suo posto.
Prese il suo giavellotto ed iniziò a scrutare l’orizzonte.
Si leccò il dito e si assicurò che il vento soffiasse nel modo giusto.
Poi, ad occhio, prese le misure esatte del giavellotto per stabilirne il peso e la bilanciatura.
Quindi…
“Allora!? Te la dai una mossa!!” sbottò Joe, ridestando il fratello dai suoi pensieri.
William scosse la testa ed infine, dopo aver preso le misure velocemente e mentalmente, lo lanciò.
A quel punto persino Evelyn si voltò a guardare, cercando di ignorare il persiano a petto nudo.
Il giavellotto volò distante e sfrecciò nell’aria, superando quello di Kermes e togliendo dalle mani di Lupo Pazzo l’ascia di guerra, facendo cessare il combattimento.
 
“Lupo pazzo si dichiara sconfitto!” esclamò “Lupo Pazzo chiede scusa ai visi pallidi per la sua stupida guerra”
“Non c’è problema, Lupo Pazzo” concordò Peabody “potete tornare al vostro villaggio” dichiarò “da oggi tornerà la pace e la serenitudine”
 
“Ma dov’è finito?” domandò Evelyn, strizzando gli occhi.
“Non lo vedo più!” scrutò Jack
“Se i miei calcoli sono corretti” disse William con calma e ad occhi chiusi “il giavellotto dovrebbe cadere esattamente...QUI!” indicando un punto a circa un metro davanti a Joe.
In quel preciso istante, si sentì un sibilo…
“Aaaah!” gridò Joe, trovandosi davanti al naso il giavellotto che vibrava.
Persino Kermes era rimasto sbalordito, gli cadde la mascella a terra e gli uscirno gli occhi dalle orbite.
Un coniglietto, che aveva la tana lì vicino, spuntò fuori ad occhi sgranati “Per la miseria”
“Si!” esclamò Evelyn, un po per la gioia della vincita e un po perché finalmente non avrebbe più visto Kermes spoglio.
“Wow” Joe era sconvolto “ma come hai fatto? Come sapevi tutte quelle cose?”
“Semplice, leggo e mi informo”
“Molto bene” si complimento Caius Pupus, sempre con tono pacato tanto che Luke stesso era sorpreso dalla sua calma immensa “la seconda prova è superata, adesso passiamo alla seguente”
Detto questo, si avviò lungo lo spiazzo deserto, raggiungendo un altro sentiero che rientrava nella foresta.
“Si è meglio” borbottò Joe, mentre il ciuffo dei suoi capelli cadde a terra, causa punta del giavellotto.

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Capitolo 5
*** La 3° prova ***


Camminarono ancora, tanto che Joe non riuscì a ricordare l’ultima volta che avevano camminato così tanto.
Non bastava fargli fare un traversata in mare di giorni, pure le maratone ci mancavano.
Caius Pupus, sempre con quell’aria malaticcia, percorreva la strada con somma calma e non sembrava sentire fatica.
“Potresti almeno dirci di che cosa tratta la prossima prova?!” sbottò Joe, già stufo di tutta quella manfrina.
Si stupì quando si accorse di sentire la mancanza del penitenziario e, ancora di più, quando iniziò a simpatizzare per Luke.
Almeno il Cowboy metteva un po’ di pepe in quello che faceva; Caius Pupus assomigliava ad una minestra fredda, scondita e con la stessa vitalità di un bradipo.
Persino Averell sembrava più sveglio.
“La prova avrà luogo laggiù” indicò un’arena poco distante, che nessuno aveva notato fino a quel momento.
Caius Pupus li fece entrare e posizionare al centro dell’arena.
“Dovrete affrontare Cylindric il Germanico” indicò un enorme portone in legno dall’altro capo dell’arena “la prova potrete farla tutti, l’importante è che uno di voi riesca a batterlo”
Jack e William si abbracciarono “Joe…quello lì dev’essere grosso”
“Più sono grossi più mi stanno simpatici” disse Averell “se sono grossi significa che sono delle buone forchette”
“Allora comincia tu!” disse Joe, prendendo Averell e lanciandolo contro al portone “noi attenderemo”
Prese i fratelli e li trascinò sugli spalti, dove Caius Pupus e Luke attendevano l’arrivo di Cylindric.
“Joe…” lo chiamò Evelyn “questo qui è sicuramente forte, non è meglio se esoneriamo Averell dal fare la prova?”
“Neanche per sogno!” disse il maggiore, risoluto “meglio lui che noi”
“Sei perfido, Joe”
“Grazie, grazie” si lisciò i baffi “una qualità dei Dalton, forse la migliore”
Evelyn sbuffò e rimase in attesa.
Il portone in legno si aprì poco dopo.
I gemelli restarono abbracciati, tremando come delle foglie, chiedendosi che razza di mostro potesse uscire da lì, ma…
“Cosa…?” si stupirono in coro, dopo aver visto chi era spuntato.
Un uomo, con baffi e capelli biondi, alto quanto Joe, fece il suo ingresso.
Era vestito in modo molto strano: aveva, infatti, una specie di vestaglia, tenuta insieme da una cintura di stoffa color nero.
“E quello sarebbe Cylindric il Germanico!?” sbottò Joe “ma…ma…”
“Ehi Joe!” esclamò Averell “guarda! Sembrate uguali!”
Joe si infuriò e pregò che l’uomo lo facesse fuori.
Evelyn, per tutta risposta, non riuscì a trattenere un risolino.
“Tu che hai da ridere!?”
“Niente, Joe, niente” distolse lo sguardo e cercò di trattenersi dal ridere, ma il commentò uscì spontaneo “Dovremo battere un piccolo putto come Joe”
Silenzio alcuni istanti e…due ceffoni.
I gemelli si ritrovarono stesi a terra.
“Ma noi cosa centriamo, Joe?” domandò Jack, con un occhio livido.
“Non colpisco le donne”
Evelyn, alle sue spalle, guardò i gemelli e mimò con le labbra –scusatemi–.
“Oh, wunderbar!” esclamò Cylindric “cominciamo da te, ja?” poi guardò gli altri fratelli “o tutti inzieme è meglio?
“No no!” disse Joe “prima lui” e ridacchiò sotto i baffi.
“Io farei attenzione, Joe” si intromise William, che si era ripreso dal ceffone di poco prima “è vestito in modo strano, non lo sottovaluterei”
Joe Sbuffò “Capirai” alzò le spalle “l’abito non fa il detenuto”
“Allora, zei pronto?”
“Uuuh si! È pronto!” esclamò Averell battendo le mani “cosa si mangia?”
I fratelli e Luke si portarono una mano sul volto, increduli di tanta stupidità.
Cylindric non parve farci caso e, con scatti veloci, prese Averell e lo fece girare sopra la testa lanciandolo, di conseguenza sulle barriere degli spalti opposti.
Averell si ritrovò il volto tumefatto e con qualche dente mancante.
“Ho capito…” biascicò “uovo sbattuto”
Evelyn deglutì “Che razza di combattimento è?”
“Chi ezzere il prossimo?” chiese Cylindric, senza smettere di sorridere con aria soddisfatta.
“Peggio non può andare” commentò Jack “vado io” si alzò con il tifo di William, che si prenotò dopo di lui in caso di disfatta.
Detto fatto.
Jack venne preso e scaraventato accanto ad Averell con un calcio in pieno volto.
William, appena giunse il suo turno, si avvicinò lentamente e con timore.
Era forte davvero e neanche la sua intelligenza avrebbe potuto aiutare i fratelli a vincere.
Se Joe, dopo di lui, perdeva, era facile che tornavano al penitenziario senza sconti di pena.
Evelyn era una donna e non sarebbe mai riuscita a sconfiggerlo.
Zu, zu!” esclamò Cylindric, con tono incoraggiante…almeno per lui “non ezzere timido!”
“N-n-non sono t-t-timido”
“Allora tu viene, ja!”
William deglutì e si avvicinò.
Fece per attaccarlo ma…non si accorse dei cinque secondi successivi.
Sentì solo un dolore al braccio e si ritrovò accanto agli altri due fratelli, che si stavano riprendendo lentamente.
“Che razza di imbecilli!” esclamò Joe “neanche buoni di mettere al tappeto un tappo come quello”
“Joe, fai attenzione.” disse Evelyn “Quel ‘tappo’ è più tosto di te”
“Non so se considerarla un offesa o meno” borbottò “ma vedrai come lo sistemo”
“No Joe, aspetta…” ma non fu ascoltata “stupido”
Qualche istante dopo, avvertì una leggera gomitata da parte di Luke “Se Joe non ce la fa, dai forfeit e ritiratevi”
Evelyn ci pensò su.
Se dava buca, non solo avrebbe disonorato la famiglia Dalton ma…non avrebbe ottenuto sconti di pena per i fratelli.
Non voleva vederli marcire in galera.
Osservò Joe, Cylindric lo stava letteralmente sbattendo come un uovo.
Ma Joe era un duro, non mollava e continuava ad attaccare.
Aveva una buona resistenza.
Evelyn era stufa di vedere i suoi fratelli maltrattati e, per quanto Joe si meritasse una bella lezione, non era intenzionata a dare forfeit.
Si alzò in piedi.
“Evelyn, non farlo” tentò di fermarla Luke, ben sapendo che la ragazza non era in grado.
Nemmeno lui venne ascoltato ed Evelyn scese nell’arena.
“Sono pazzi questi Dalton” mormorò Luke, esterrefatto.
“Lo penso anche io” commentò Caius Pupus “ma la ragazza sembra molto risoluta”
“Anche troppo” Luke si portò le mani al volto.
Non voleva assistere alla scena.
Evelyn si avvicinò a Cylindric, che stava sbattendo Joe avanti e indietro tenendolo per un braccio.
Fece un profondo respiro e sfoggiò il suo miglior sorriso da “ragazzina innocente”
“Wow” esclamò “osservavo questo tipo di lotta, non l’avevo mai vista prima”
“L’ho imparata facendo uno lungo viaggio” disse Cylindric senza smettere di strapazzare Joe, che gemeva ed imprecava ad ogni colpo “in terre molto lontane”
“Me lo insegneresti?”
Ja!” esclamò, lanciando Joe accanto ai fratelli “da dove tu vole cominciare?”
“E’ lei il maestro”
“Allora, io spieghen” si voltò verso la ragazza, mentre tutti rimasero a fiato sospeso.
Persino Caius Pupus sembrava stupito ma, a causa dell’aspetto da defunto, non era molto evidente.
“Più averzario è grosso” disse Cylindric “più ezzere semplice metterlo al tappeten!” e indicò con lo sguardo i quattro Dalton.
“Ora, io evitare di dire come tu alzare me allo stesso modo che io ha alzaten piccolo putten…”
“EHI!”
“Però io mostrare te come finirlo zubito dopo”
Cylindric si stese a terra.
“Dopo che tu steso averzario” spiegò “tu può approfittare che lui è uno poco storditen e ti metti a saltare sullo suo stomake”
Evelyn scrocchiò le dita e, per educazione, si tolse le scarpe.
Si avvicinò a Cylindric “Non crede che le potrei far del male?”
“Tu fa come io dice”
Evelyn eseguì e gli saltò sulla pancia.
Cylindric non sembrò minimante dolorante, anzi…aveva sempre un sorriso stampato in volto.
“Ora tu deve bloccare averzario, ja?” annuì lui per Evelyn “ora tu fare uno nodo a mio braccio…” Evelyn non era convinta, ma fece come richiesto “…ora l’altro…” eseguì di nuovo.
Wunderbar!” esclamò Cylindric, fiero della sua allieva “ma cosa tu dimenticare?” diede un piccolo colpetto sulla schiena di Evelyn con i piedi “i piedi!”
“Nodo anche lì?” chiese timidamente
Ja, ja
Evelyn fece il nodo ai piedi di Cylindric.
Wunderbar!” esclamò sempre più felice “ora tuo averzario completamente bloccato e tu ha…” si ammutolì.
Il suo sguardo divenne cupo e gli occhi si sgranarono terrorizzati “tu ha…tu ha vinto!”
Caius Pupus sorrise e spuntò la prova come eseguita.
Luke si lasciò un po’ andare ed esultò “Grandissima Evelyn!”
“Ma come…Una vera Dalton!” Joe era al settimo cielo.
Avevano vinto grazie all’astuzia della sorella.
Jack era completamente stralunato “Io amo questa donna”
Joe si avvicinò ad Evelyn “Solo una vera Dalton può ragionare così” si congratulò “ma, toglimi una curiosità…come ci sei riuscita”
Evelyn ridacchiò “Non è difficile, ragiona come te”
Joe diventò subito paonazzo “Che vorresti dire?” strinse i pugni.
“Che non è difficile competere con dei nani da giardino”
Silenzio.
Due ceffoni.
“Ma noi cosa centriamo, Joe?” chiesero Jack e William in coro
“Io non picchio le donne”
 
 
NB: Nel film di Asterix, Cylindric fa eseguire a quest’ultimo la mossa che prendi il nemico per il braccio e lo sbatacchi avanti e indietro.
Nella mia, come avrete notato, ho evitato di farlo fare ad Evelyn in quanto donna, mingherlina e fragile (se se vabbè XD)
Mi auguro non vi abbia urtato.
Saluti!

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Capitolo 6
*** Sulla riva del lago ***


Caius Pupus guidò il gruppo fino ad un enorme lago.
Quando lo videro, i fratelli non poterono fare a meno di correre sulla riva e rinfrescarsi.
“Ne avevo decisamente bisogno” disse Evelyn, lieta di aver trovato refrigerio.
In Gallia faceva meno caldo che al penitenziario, ma era comunque insopportabile se assommato alle prove che stavano affrontando.
“Per la prossima prova dovrete utilizzare quella barca laggiù” indicò una barca lussuosa, con tanto di tettuccio, tendine ed un paio di remi.
“Dovrete attraversare il lago e raggiungere l’altra sponda”
“Pff” sorrise Joe “sarà uno scherzo”
“Se è uno scherzo come il tizio di prima…” intervenne William “stiamo freschi”
“Ha ragione, Joe” convenne Jack “io non mi fiderei”
“Siete sempre diffidenti!” esclamò Joe
“Però la ragazza non potrà partecipare” aggiunse Caius Pupus.
“COSA!?” chiesero tutti in coro.
“Secondo le regole non può venire con voi”
“E perché?” chiese Evelyn “non sono diversa da loro”
Luke le fece cenno di avvinarsi e la portò distante, assieme a Caius Pupus.
A Joe questo non piacque e tentò di avvicinarsi per origliare, cosa che non gli riuscì.
Luke, accortosi di lui, sparò un colpo accanto ai suoi piedi, obbligandolo a indietreggiare.
“Maledetto Lucky Luke!” gli urlò contro, facendo sfuggire al cowboy un risolino.
Una volta sicuri che i fratelli non stessero ascoltando, Caius Pupus iniziò la spiegazione.
“I tuoi fratelli dovranno affrontare l’isola delle sacerdotesse” indicò con lo sguardo un’isola al centro del lago “il loro richiamo attira i viandanti e questi ci rimangono fino alla fine dei loro giorni”
Evelyn si portò una mano alla bocca.
“Per…per il resto dei loro giorni?”
Caius Pupus annuì e proseguì “Le donne sono immuni al loro richiamo, ovviamente”
Evelyn lanciò uno sguardo implorante a Luke.
Se i fratelli non avessero superato la prova, restando per il resto dei loro giorni sull’isola, come avrebbe fatto lei a tornare al penitenziario e riferire tutto alla madre?
“Luke…”
“Non si può trovare una soluzione?” intervenne Luke
“Le regole sono state create per soli uomini” Spiegò Caius Pupus “non era previsto che partecipasse una donna”
“Mh…” Luke pensò alla svelta “potremmo comunque mandarla con i fratelli, a patto che non intervenga, qualunque cosa succeda”
“E se non ci riescono?” domandò Evelyn
“Tu cosa credi sia meglio?” le domandò, di rimando, Luke “se guardi il lato positivo, è sempre meglio del penitenziario” lei non sembrava tranquilla “pensa ai tuoi fratelli…” Evelyn li guardò “preferisci che concludano i loro giorni in una galera? O su un’isola chiamata ‘isola del piacere’?”
Il nome suonava bene, era allettante.
Evelyn guardò Jack che, per un istante, arrossì e gli fece un cenno con la mano.
E poi c’erano Joe, William ed Averell.
Come poteva anche solo pensare di separarsi da loro?
La madre non glielo avrebbe mai perdonato, senza contare che non intendeva lasciare Jack.
Il solo pensiero di non rivederlo più la struggeva.
Luke sorrise; sembrava averle letto nel pensiero.
Guardò Caius Pupus con sguardo complice.
L’uomo annuì “Molto bene” si frugò nelle tasche e si mise qualcosa nelle orecchie, fornendola anche a Luke.
Erano dei tappi per evitare di subire, anche loro, il richiamo “Adesso siamo pronti e possiamo andare”
Evelyn si sentì più sollevata “La ringrazio” disse chinando il capo, poi guardò Luke “grazie Luke”
“Buona fortuna Evelyn”
Lei fece per andarsene, ma si fermò e corso incontro a Luke, stringendolo a se e venendo ricambiata.
Non le importava di ciò che i fratelli, specialmente Joe, avrebbero detto.
Luke aveva fatto tanto per lei, aiutandola con i fratelli.
Quell’abbraccio era la gratitudine di una vita, nel caso non fossero riusciti a tornare indietro e raggiungere l’altra sponda.
Lo lasciò andare e lo osservò mentre si allontanava.
Quando tornò dai fratelli, li vide ad occhi sgranati…scioccati.
Joe non aveva parole.
“Che c’è?” chiese lei, con fare innocente “non siete contenti? Verrò con voi”
“Ehm…” William e Jack non risposero.
I gemelli guardarono Joe, sperando che intervenisse lui.
“Joe…” Evelyn tentò di avvicinarsi, ma lui indietreggiò
“Sta alla larga da me” e si recò alla barca.
“Ma…” guardò gli altri fratelli “Jack…Will…”
Non sapendo cosa fare, in quanto troppo succubi di Joe, non risposero e lo seguirono.
“Averell…”
“Io non ho capito niente!” esclamò quest’ultimo.
“Muoviti, Averell!!” esclamò Joe, obbligandolo a salire in barca.
Evelyn dietro di lui, la testa bassa e un profondo senso di colpa.

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Capitolo 7
*** La 4° prova ***


Jack E William, addetti a remare, si guardavano attorno e fra di loro.
Anche se avevano assistito alla stessa scena che aveva visto Joe, non riuscivano ad essere arrabbiati o altro con Evelyn.
Nonostante fossero tutti dei ladri e mascalzoni, i gemelli si rendevano abbastanza conto che se erano in galera era solo colpa loro e non di Luke, che cercava di mettere le cose in regola e far rispettare la legge.
Anche se un Dalton non fraternizzava con il nemico, potevano capire lo stato d’animo di Evelyn.
Lei non era una vera Dalton, in fondo, non era nata dalla loro stessa madre e padre.
Jack, ogni tanto, si domandava perché avesse scelto un Dalton.
Poteva avere uomini di ogni genere e invece aveva scelto un delinquente, un detenuto ergastolano che non poteva darle nulla; nemmeno una famiglia.
La osservava, stava accanto ad Averell.
Le faceva qualche piccolo sorriso, imitato da William.
Lei ricambiava, ma distoglieva subito lo sguardo rivolgendolo a Joe, il quale osservava la vastità del lago come se fosse un pirata alla ricerca di un galeone da depredare nell’immenso oceano.
Sospirò e spostò lo sguardo su Averell, che sembrava tranquillo.
“Come fai ad essere così calmo” gli domandò.
“Perché al momento ho lo stomaco pieno” si guardò la pancia alcuni istanti “ma credo che fra poco comincerà a brontolare”
Evelyn rise, ma tornò seria quasi subito “Mi vuoi ancora bene?” gli domandò, dato che anche lui aveva assistito alla scena.
“Ma certo!” esclamò lui con un gran sorriso “sei la mia sorellina! Come faccio a non volerti bene?”
Questo la rincuorò un poco e, per ringraziarlo, appoggiò la testa sulla sua spalla.
Arrivati circa a metà del lago, non era ancora accaduto nulla e questo fece preoccupare Evelyn.
Lanciò un occhiata verso l’isola, indicatale da Caius Pupus, ed un brivido le percorse la schiena.
– Ti prego fa che non cantino – Pensò – Fa che non cantino –
Ma quello scongiuro non servì a molto.
In lontananza, si iniziò ad udire un canto.
Dapprima sommesso, poi sempre più alto e ammaliante.
Era un canto suadente, divino, un canto degno degli dei.
Joe fu il primo dei fratelli ad udirlo “Ma che cos’è?” domandò, mentre sul suo volto appariva uno sguardo da ebete.
I gemelli lo sentirono subito dopo, ed anch’essi assunsero il medesimo sguardo sognante.
Persino Averell ne rimase incantato.
“Sembra il canto che ci faceva la mamma prima di dormire”
“Zitto, imbecille!” urlò Joe “e voi due…” rivolto ai gemelli “remate!” ed indicò in direzione dell’isola.
Jack e William obbedirono e remarono spediti.
“No…” Evelyn entrò nel panico “no, ragazzi, fermi! Tornate indietro! Andate a riva!”
Cercò di farli riprendere, ma sembrava essere diventata invisibile.
Nessuno la ascoltava.
Raggiunsero l’isola nel giro di cinque minuti.
Una volta sbarcati, i quattro fratelli corsero all’interno della boscaglia che delimitava la spiaggia, lasciando Evelyn da sola sulla barca.
Di primo acchito la ragazza ebbe la tentazione di raggiungere la riva opposta e chiedere aiuto a Luke.
Subito dopo le venne la voglia di prendere i fratelli e trascinarli via di peso.
Infine preferì restare appiccicata ai fratelli e tenerli d’occhio.
Quella prova sarebbe stata la più difficile.
“Dannazione” mormorò Evelyn “Ma perché non l’hanno messa per ultima?”
– E perché ho dei fratelli così imbecilli? – soggiunse rivolta a se stessa.
Poteva capire Averell, ma Joe e gli altri no!
Guardò i fratelli, che si erano subito fiondati nel punto da cui proveniva il canto.
C’erano delle donne, sicuramente le sacerdotesse di cui le avevano parlato Caius Pupus e Luke.
Dovette ammettere con sé stessa che erano, effettivamente, splendide.
I loro capelli, raccolti da chignon e code, erano color argento e brillavano sotto la luce del sole.
E la sacerdotessa a capo delle altre, era ancora più bella, unica con i capelli corvini.
Quella chioma nera fece andare su di giri Joe, mentre Jack, William ed Averell si lasciavano ammaliare dalle altre.
Per un attimo, ad Evelyn venne un istinto omicida.
Vedere Jack che si lasciava abbindolare da sguardi languidi e poco pudici la fece infuriare.
Ma dovette stare calma.
Non era colpa di Jack, ma delle sacerdotesse.
Il loro canto ammaliava i poveri sventurati che decidevano di attraversare il lago e nessuno poteva resistergli, a parte ovviamente le donne.
Le sacerdotesse guidarono i fratelli attraverso l’isola, facendo loro fare un giro turistico.
I quattro erano completamente inebetiti.
Giravano su loro stessi, saltellavano come delle ragazzine e…sembravano ballare a ritmo di qualche musica a lei inudibile.
A volte i fratelli, mentre le seguivano, si distaccavano e si osservavano attorno in solitario.
Evelyn, ne approfittava per cercare di persuaderli e al diavolo le sacerdotesse.
“Jack…” si avvicinò a lui “Jack, ascoltami, andiamocene via” ma più che un sorriso ebete non ottenne.
Stessa cosa William ed Averell.
Con Joe fu tutto più difficile.
Seguiva la sacerdotessa a capo di tutte e non si staccava mai da lei.
“Se solo Luke fosse qui…” pensò ad alta voce e la sua mente riandò ai discorsi scambiati con Lucky Luke poco prima di partire…
 
“Potremmo comunque mandarla con i fratelli, a patto che non intervenga, qualunque cosa succeda”
“E se non ci riescono?” domandò Evelyn.
“Tu cosa credi sia meglio?” le domandò, di rimando, Luke “se guardi il lato positivo, è sempre meglio del penitenziario” lei non sembrava tranquilla “pensa ai tuoi fratelli…” Evelyn li guardò “preferisci che concludano i loro giorni in una galera? O su un’isola chiamata ‘isola del piacere’?”
 
Per quanto il cowboy fosse stato chiaro, era comunque difficile stare lì a guardare senza intervenire.
Provò a distrarsi guardandosi attorno anche lei, pur di resistere alla tentazione di intromettersi e mandare a monte la prova.
Gli uccellini cinguettavano ed i fiori emanavano un profumo intenso.
Pensò alla signorina Betty, se fosse stata lì si sarebbe di certo messa a fare lezione di botanica.
Ma più tentava di distrarsi più qualche forza estranea la obbligava a volgere nuovamente lo sguardo verso i fratelli.
Erano sempre appresso alle sacerdotesse che, tra l’altro, li accarezzavano e li baciavano senza ritegno.
In quel momento ebbe rimorso per aver sempre detestato la signorina Betty.
Avrebbe preferito mille volte ascoltare la sua voce stridula che vedere quelle donne comportarsi in quel modo.
No, non poteva più resistere, ed era passata si e no mezz’ora dal loro sbarco sull’isola.
“Quel che è troppo, è troppo!”.
Cercò di raggiungere i fratelli, i quali andavano dietro alle sacerdotesse in fila indiana.
Joe per ultimo.
“Joe!” lo chiamò.
Vedendo che non l’ascoltava, passò alle maniere forti e lo prese per le spalle obbligandolo a guardarla negli occhi.
“Joe” lo implorò “Joe, vieni via e andiamocene da qui”
“Si, mia sacerdotessa” e si fiondò fra le sue braccia con sguardo languido e…viscido.
Uno sguardo che non aveva mai visto in lui.
Rabbrividì “Joe!” tentò di allontanarlo, ma lui era ancora sotto l’effetto del canto delle sacerdotesse e non sembrava ascoltarla, ne vederla e la situazione le stava sfuggendo di mano.
“Levati, Joe!”
“Vieni qui mia bella sacerdotessa” le mani si spostarono dalla vita ai fianchi e, senza che se ne rendesse conto, Joe la baciò.
Evelyn sgranò gli occhi.
L’aveva già baciato una volta e non voleva ripetere l’esperienza.
Ben sapendo che si sarebbe pentita subito dopo, raccolse tutta la forza che aveva e gli tirò uno schiaffo che potevano udirlo persino al penitenziario.
 
SCIAF!
 
*****
 
“Che cosa è stato?” chiese la signorina Betty, facendo rovesciare la tazza di the che aveva in mano
“Ah, non ne ho idea” rispose Peabody “saranno i Bracciarotte”
“A me sembrava il suono di uno schiaffone”
“Sciocchezzitudini”
Pit guardò Emmet “Dieci a uno che era Evelyn Dalton”
“Ci sto!”
 
*****
 
Joe spalancò gli occhi di colpo e…si ritrovò labbra contro labbra con Evelyn.
Si staccò immediatamente, arrossendo come un peperone.
Poi avvertì la guancia sinistra bruciare e realizzò cos’era successo.
Il suo volto cambiò colore.
Prima divenne bianco cadaverico, pochi istanti dopo paonazzo e per un attimo gli uscì fumo dalle orecchie.
Fece un balzo all’indietro.
“Che diamine ti è venuto in mente!” gridò rivolto verso Evelyn “come osi picchiarmi!? Io ti distruggo! Io ti rompo! Io ti spezzo! Io ti…ti…ti…!” si fermò di colpo, come se si fosse appena svegliato.
Si osservò attorno “Ma dove sono?” notò fiori, farfalle e uccellini “ma che razza di posto è? Come ci sono arrivato?” guardò Evelyn, che lo osservava con gli occhi lucidi.
“Siamo su un’isola, Joe” mormorò lei “da mezz’ora” aggiunse.
“Mezz’ora!?”
Evelyn annuì ed indicò con lo sguardo gli altri fratelli “Dobbiamo svegliarli…dobbiamo raggiungere Luke e Caius Pupus” poi indicò la riva opposta “dobbiamo andarcene. Ti prego, Joe” una lacrima le sfuggì, un po’ anche per il senso di colpa di averlo dovuto colpire.
Joe non capiva, era appena uscito dall’effetto del canto delle sacerdotesse e si sentiva scosso.
“Penso…penso che tu abbia ragione” ammise “ma faremo i conti più tardi!”
Si avviò dietro ai fratelli e li trascinò via di forza uno ad uno.
Per svegliarli li prese a schiaffi, sia perché doveva farli riprendere e sia perché non picchiava le donne e quindi usava i fratelli per vendicarsi.
Riprendendo conoscenza, scuotevano la testa e non capivano dove si trovassero.
“Che è successo, Joe?” domandarono in coro.
“Lasciamo perdere” borbottò lui “seguitemi!”
“Ma…” le sacerdotesse tentarono di fermarli “dove andate miei bei guerrieri?” domandò la donna dai lunghi capelli neri “non avete finito, potete restare qui per sempre se desiderate”
“Stai scherzando!?” sbottò Joe “Stiamo cercando di fare delle prove per avere sconti di pena e tu vieni a chiedermi di restare qui per sempre!? Piuttosto mi faccio un mese con Bracciarotte. Uhmpf” senza aggiungere altro trascinò Jack e William lontani.
“Ma io voglio restare, Joe!” disse Averell “qui ci sono le farfalle!”
“Muoviti, imbecille!”
“Averell” Evelyn lo prese per mano “vieni via, ti prego”
Averell la guardò “Ma tu stai piangendo, sorellina”
Evelyn scosse la testa “Per favore, fratellone, vieni via” e lo trascinò verso la barca.
Quando furono tutti a bordo, Jack e William iniziarono a remare, raggiungendo la riva opposta.
Caius Pupus e Luke, quando li videro arrivare, rimasero sbalorditi.
“Mi meraviglio di voi, ragazzi” si congratulò Luke “non mi aspettavo che ci metteste così poco”
“Sta zitto, cowboy” lo ammonì Joe “non è giornata” e lo superò, notando Caius Pupus che metteva una spunta sulla prova, dichiarandola superata.
“Ehm…Joe” si intromise William.
“Che vuoi!?”
“Che ti sei fatto alla faccia?”
Joe sembrava sul punto di sbottare, ma volle evitare l’argomento “Ho sbattuto contro un albero. Fatti gli affari tuoi”

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Capitolo 8
*** La 5° prova ***


Nuovo capitolo! Tutto per voi.
Do il ben tornato ad Evelyn80, ciao ragazzuolaaaaaaaaa!!
 
 
Fu una lunga camminata.
I quattro fratelli camminavano passo passo dietro Caius Pupus, curiosi di scoprire quale fosse la prova successiva.
Joe era un continuo borbottare e lanciare maledizioni, rivolte in particolar modo ad Evelyn.
Non riusciva ad urlarle contro perché sapeva che lo schiaffo ricevuto era per un buon motivo, ma era comunque furioso per averlo ricevuto da una pivella come la sorella.
Quest’ultima se ne stava sul fondo della fila, seguita a sua volta da Lucky Luke che controllava l’andamento.
Aveva le gote imporporate ed una sensazione di nausea.
Non solo perché si sentiva in colpa per aver dato uno schiaffo a Joe, ma anche perché era già la seconda volta che si ritrovava labbra contro labbra con lui.
La prima volta erano entrambi consapevoli di ciò che stavano per combinare e già era troppo per lei, questa volta era diverso.
Lei non voleva e lui era sotto l’effetto del canto delle sacerdotesse.
Che avrebbe detto Jack se lo avesse scoperto? Si sarebbe forse sentito tradito e l’avrebbe lasciata?
Sospirò – Ma perché è così difficile? – pensò – Non potevo essere adottata da una famiglia dove ero figlia unica? Proprio quattro fratelli dovevano capitarmi? –
“Evelyn” la chiamò Luke “tutto bene?”
Lei si ridestò dai suoi pensieri ed annuì.
“Ci hanno messo poco ad uscire dall’isola” gli disse Luke “sei sicura di non aver interferito?” lei annuì di nuovo, ma era poco convinta.
Lei sapeva che lo schiaffo dato a Joe era stato risolutivo.
Ma era realmente un’interferenza?
“Evy…” l’ammonì lui, sapendo che c’era qualcosa sotto.
La ragazza sospirò e, non riuscendo a trattenersi, confessò l’accaduto al cowboy.
Luke sospirò ma non riuscì a trattenere un risolino divertito, immaginando Joe sotto l’effetto del canto delle sacerdotesse.
“Risulta come un interferenza?” chiese lei.
“Ecco…diciamo di no” rispose Luke “non avevi intenzione di svegliarlo, volevi solo allontanarlo e la tua è stata una reazione automatica alla situazione che si era creata”
“Quindi…è una prova valida a tutti gli effetti?” domandò, nonostante avesse già la conferma “non ci rimanderanno al penitenziario, vero?”
Il cowboy scosse la testa “Non temere, state andando bene e se continuate così avrete ancora parecchio tempo da stare fuori dal penitenziario”
“Meno male”
“Evelyn!” esclamò Joe, che era il primo “vieni subito qui!”
Evelyn deglutì e si avvicinò al maggiore, mostrando il suo miglior sorriso da ragazzina innocente “Si, fratellone?”
“Fratellone un corno!” ribattè lui “che stavi facendo?”
“Niente, perché?” domandò lei confusa.
“Sei troppo attaccata al cowboy” gli puntò il dito contro.
“Joe!” Evelyn si scandalizzò “che stai insinuando?”
“Stai flirtando con Lucky Luke!” continuò lui con tono minaccioso, facendo comunque attenzione a non farsi sentire da Jack.
Per quanto furioso aveva comunque la decenza, per quanto possibile, di rimproverarla privatamente.
“Sto cercando di agevolarvi con le prove” si difese Evelyn.
Non poteva dirgli che, in realtà, oltre ad un aiuto aveva bisogno di sfogarsi e che Luke era l’unico che l’ascoltava senza giudicare.
“A me non sembra” continuò lui
“Intanto siamo andati bene fino ad ora” continuò lei “e sto cercando di tenerlo buono e di far sì che Caius Pupus non scopra i nostri piani per aiutare chi esegue la prova”
Joe sgranò gli occhi “L-Lo sa? Il cowboy sa che abbiamo barato con la prima prova?”
Lei annuì “Ed anche con quest’ultima”
“E come abbiamo fatto a barare!?” domandò, non sapendo nemmeno che cosa era successo e cosa aveva fatto.
“Pensa a come ti sei svegliato poco fa” gli ricordò “e immagina…”
Joe, che aveva capito a cosa alludeva, arrossì e distolse lo sguardo “Va bene, ho capito” borbottò “però smettila di flirtare lo stesso!”
Lei annuì “Comunque…scusami, Joe” aggiunse “per lo schiaffo intendo”
“Non fa niente” mormorò lui “ma non farlo mai più”
E la conversazione si concluse lì.
Raggiunsero un nuovo spiazzo desolato.
“Sono stufo di tutto questo deserto!” sbottò Joe, facendo ridacchiare Luke e sorridere Caius Pupus.
“La prossima prova si svolgerà lì dentro” quest’ultimo indicò un piccolo tempio dall’architettura egizianeggiante “dovrete sostenere l’insostenibile sguardo del mago Iris”
I fratelli si guardarono senza capire.
“La prova dovrà essere affrontata da uno solo di voi, gli altri dovranno restare a guardare” continuò Caius “se chi verrà scelto non riuscirà a superare la prova, le altre prove verranno considerate nulle e dovrete tornare a casa”
“Bene” borbottò Joe “con Averell abbiamo perso in partenza”
“Non essere così cattivo, Joe” lo ammonì Luke “sono prove complicate e può anche darsi che serva qualcuno molto intelligente o…” guardò Averell, che nel seguire una formica andò a sbattere contro un ramo “o molto stupido”
“Preferisco l’intelligenza” ammise più a se stesso che a Luke “William! Vacci tu!”
“P-perché io?” domandò lui.
“Perché sei il più intelligente, quindi muoviti e vedi di non fallire” lo minacciò.
William sospirò e annuì.
Entrarono nel tempio e si misero seduti su una lunga panchina di pietra.
Prima di loro c’era un altro signore, anch’esso in attesa di entrare nella stanza del mago.
Sul fondo del tempio, vi era un portone scorrevole in pietra che impediva di vedere all’interno.
Disegnato su di esso c’era un enorme occhio che si illuminava e andava a ritmo con una voce, probabilmente quella del mago, che echeggiava per tutto il tempio.
“Guardarmi!” tuonò la voce, facendo spaventare i fratelli, tanto che Evelyn si ritrovò in braccio a Jack che, a sua volta, si ritrovò in braccio a William.
Tutti e tre tremavano di paura.
“I-io non ci entro lì dentro” disse William.
“Nemmeno io” confermò Jack.
“Mi associo” aggiunse Evelyn.
“Che branco di imbecilli” e diede uno schiaffo ai due gemelli “vedete di riprendervi, almeno voi due!”
L’altro uomo in attesa, non fece una piega e sembrò non notarli nemmeno.
“Ma come fa quello ad essere così tranquillo?” domandò Jack, curioso.
“Avrà mangiato e sarà sazio” rispose Averell “a stomaco pieno si è sempre più rilassati” dopo un attimo di silenzio, un altro schiaffo echeggiò nel tempio ed Averell si ritrovò steso a terra con le stelle intorno alla testa e cinque dita stampate in faccia.
“Guardami!” tuonò di nuovo la voce del mago “per Osiride e per Api tu sei un gatto! Per Osiride e per Api, un grazioso gattino!” calò il silenzio.
Il portone scorrevole in pietra si aprì ed uscì un altro signore ma…non uscì come una persona normale.
Gattonava; camminava a quattro zampe, miagolando e facendo le fusa.
Si avvicinò al primo uomo, quello che era in attesa prima dei fratelli, strofinandosi contro le sue gambe emettendo un sonoro “prr”.
Questi sembrò non gradire e gli diede una gran pedata.
Dopo un miagolio ed un soffio, l’uomo gatto si avvicinò ai fratelli.
Annusò Evelyn e si strusciò contro di lei.
La ragazza sgranò gli occhi.
Adorava i gatti ma quelli pelosi e piccoli.
Un uomo gatto proprio no e per questo motivo cercava di allontanarlo nel modo più gentile possibile.
“E mandalo via!” sbottò Joe.
“Come?” domandò lei “mi fa senso!”
Jack, nonostante avesse capito cosa fosse successo al tizio, era comunque infastidito nel vedere un uomo strusciarsi contro la sua ragazza.
“Questa è la mia ragazza!” esclamò alzandosi e tirando un calcio all’uomo gatto spedendolo, così, fuori dal tempio.
Evelyn sospirò di sollievo e si sentì onorata di vedere che Jack si preoccupava per lei.
“Nessuno tocca la mia Evelyn” sentenziò, tornando a sedersi e dando un bacio sulla guancia alla ragazza “ci penserò io a te” affermò, facendola arrossire di piacere.
Nel frattempo, l’altro uomo era entrato ed il portone di pietra si era chiuso.
“Guardami!” ed ecco la voce del mago “per Osiride e per Api tu sei un uccello! Per Osiride e per Api, un grazioso uccellino” il portone si aprì e l’uomo, che prima era in attesa, uscì fuori…volando…letteralmente.
Cinguettava e volava con la sola forza delle sue braccia.
Ignorò i fratelli ed uscì dal tempio.
“Ma cosa…?”
“Vola basso” constatò Averell “significa che sta per piovere”
Tutti lo guardarono sbalorditi.
Come faceva a saperlo?
Tentarono di chiederglielo, ma si fermarono quando lo videro tentare di imitarlo senza successo.
Quando saltò sbattendo le braccia, finì steso a terra.
Questo fece tranquillizzare gli altri quattro, che sospirarono di sollievo felici di vedere che la sua stupidità era invariata.
“Il prossimo!” la voce del mago fece riprendere i fratelli.
“Muoviti!” Joe spinse William all’interno.
“Non voglio, Joe!”
“Joe, aspetta” intervenne Evelyn “e se fallisce? Hai visto i due tizi appena usciti”
“Loro non sono Dalton perciò muoviti, fifone!” un’altra spinta e William fu dentro al portone.
Quando si richiuse, il povero William cominciò a tremare come una foglia.
“Oh bene, tu devi essere uno dei fratelli che stanno eseguendo le prove” disse il mago Iris, seduto ad una scrivania e vestito con abiti tradizionali egizi.
Aveva un aria inquietante e tutto tranne che amichevole.
“Ti stavo aspettando” continuò l’egiziano sfoggiando un sorriso a dir poco maligno “perdonami se ti chiedo di fare in fretta ma ho l’agenda piena” ridacchiò “sediamoci laggiù” indicò due sedie in legno poco distanti da William.
Anche se titubante, quest’ultimo si sedette e attese che il mago facesse lo stesso.
“Vediamo di fare in fretta…” il mago assunse uno sguardo pensoso “devo pensare ad un animale, a voi cosa piace?” pensò ancora “Oh sì!” esclamò “nelle vostre terre sono famosi i bisonti! Quindi sceglierò un bisonte, sì!”
Puntò le mani verso William, come se volesse attirarlo con una calamita.
I suoi occhi si illuminarono, letteralmente, diffondendo una luce per tutta la stanza e puntandoli sugli occhi di William.
Non era una luce accecante, poteva benissimo tenere le palpebre aperte.
Il giovane Dalton rimase colpito da quel trucco.
“Per Osiride e per Api!” tuonò Iris “guardami negli occhi! Si! Guardami negli occhi, per Osiride e per Api…”
“Ma come fai ad accenderli?” domandò William, ormai al limite della curiosità.
Il mago si zittì di colpo e scosse la testa “Silenzio!” urlò, incredulo che qualcuno potesse resistere al suo potere.
“Devono essere comodi per leggere al buio” continuò William “e riesci ad accenderli anche uno per volta? Se li avessi io, la mia vita al penitenziario sarebbe più agevolata”
“Basta!” il mago sembrò andare in tilt e l’illuminazione degli occhi iniziò a roteare andando persino nelle orecchie “Adesso ascoltami!”
Sospirò e riaccese gli occhi “Per Osiride e per Api, tu sei un bisonte, ripeti con me, tu sei un bisonte!”
“Tu sei un bisonte” ripetè William, con tranquillità.
Il mago sembrò andare di nuovo in tilt “Sì sì perfetto, ripeti ancora tu sei un bisonte, un bisonte, un bisonte!
“Tu sei un bisonte, un bisonte, un bisonte”
Il mago scosse la testa “Si! Si! Sono un bisonte, un bisonte…”
Si zittì all’improvviso e la sua faccia sembrò, per un attimo, riempirsi di peli.
Emise uno strano verso e poi uscì fuori dal portone a quattro zampe, correndo via dal tempio e facendo sobbalzare i fratelli che erano rimasti fuori.
William uscì ad occhi sgranati, senza capire.
“Ma che diavolo…?” Joe non capì che cosa stesse accadendo
“Stai bene, William?” si preoccupò Evelyn.
“Si certo ma…dov’è andato?”
“E’ uscito fuori a quattro zampe” comunicò Jack “sembrava quasi un bisonte”
“Ah…” William fece spallucce ed uscì dal tempio, seguito dai fratelli.
“Come ci sei riuscito?” domandò curioso Joe.
“Sinceramente non lo so” disse “mi ha chiesto di ripetere quello che diceva ed io l’ho fatto alla lettera”
Una volta fuori, Caius Pupus e Lucky Luke li attendevano.
Caius spuntò la prova e la definì superata.
“I miei complimenti William” si congratulò Luke, facendo sorridere fiero William “forza andiamo, la prossima prova vi piacerà”
Nessuno osò ribattere e lo seguirono.
“E loro?” domandò Evelyn, indicando il mago e gli altri due uomini che giravano lì attorno.
“Tranquilli” disse Caius Pupus “l’effetto durerà solo tre ore e poi torneranno come prima”
Più rilassati, si addentrarono nuovamente nella foresta, pronti a scoprire quale fosse la prossima prova.

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Capitolo 9
*** La 6° prova ***


La camminata, fortunatamente, fu breve.
Nonostante il sole fosse alto e cocente, l’ombra degli alberi della foresta davano un senso di frescura e permettevano ai fratelli di respirare a pieni polmoni senza sentire l’afa.
Jack e William osservavano gli animali della foresta e quando vedevano gli scoiattoli correre facevano scommesse su chi di loro sarebbe arrivato primo.
Tendenzialmente vinceva William.
Mentre camminavano erano accompagnati dal cinguettio degli uccellini, lo svolazzare delle farfalle ed infine…dal borbottio dei loro stomaci.
Evelyn cercò di non pensarci, ma non era per niente semplice.
Quella mattina non aveva fatto colazione a causa della tensione e adesso che l’aveva smaltita aveva voglia di mangiare il mondo.
Fece mente locale, ripensando alle prove che spettavano loro ancora da fare.
La prossima aveva a che fare con il mangiare, ovviamente Averell li avrebbe aiutati a vincere, spazzando però tutto senza che rimanesse nulla per gli altri, il che non risolveva il problema della fame sua e dei fratelli.
Doveva trovare una soluzione ed eventualmente barare, come avrebbe detto Joe, per far sì che tutti potessero rifocillarsi.
Joe brontolava e si massaggiava lo stomaco, seguito dai gemelli.
Le venne un’idea.
Si avvicinò ad Averell e gli sorrise dolcemente, venendo ricambiata.
“Senti un po’, fratellone, tu hai tanta fame?”
“Oh sì!” piagnucolò lui “ho così tanta fame che mangerei un bisonte intero!”
Evelyn ridacchiò “Ottimo” asserì “se io ti promettessi che tra poco mangerai tutto quello che vuoi, mi faresti un grande favore?” gli fece gli occhi dolci.
“Quello che vuoi!” esclamò Averell, che non vedeva l’ora di mangiare e che non sapeva dire di no alla sua amata sorellina.
Si fermarono un istante e lei gli sussurrò qualcosa nell’orecchio.
Averell sgranò gli occhi ed un enorme sorriso si formò sulle sue labbra.
Finito di parlare, Evelyn si staccò e lo guardò implorante “Hai capito?”
“Ma certo!” confermò lui “non ti preoccupare, ci pensa il tuo fratellone”
“Grazie, Averell” e riprese la camminata, tornando davanti vicino a Joe.
“Che cosa stavi blaterando con quell’imbecille?” chiese quest’ultimo.
“Oh niente” rispose Evelyn restando sul vago “a breve avremo qualcosa da mettere sotto i denti, dobbiamo solo avere pazienza”
Joe mugugnò.
“Tranquillo, Joe, so che tu e la pazienza siete due cose separate”
Joe incrociò le braccia e brontolò, facendo ridacchiare la sorella.
Pochi istanti dopo, si accorsero che Averell aveva assunto uno sguardo ancora più stupido del solito.
Aveva la lingua di fuori e sbavava.
Persino Luke si stupì mentre Caius Pupus non ci badò, anzi, si fermò.
“La prossima prova sarà lì dentro” ed indicò una locanda.
Mentre parlava, i gemelli dovettero faticare non poco per trattenere Averell che sembrava ipnotizzato e camminava a vuoto verso, appunto, la locanda.
Capirono il motivo solo quando videro il suo naso muoversi.
Annusarono l’aria e poterono sentire profumo di cibo, che fece brontolare ancora di più i loro stomaci.
Caius Pupus non sembrava minimamente toccato e proseguì “Uno di voi dovrà mangiare quello che vi preparerà Mannekenpix, il cuoco dei giganti”
“Che cosa!?” sbottò Joe “solo uno di noi? Ma qui abbiamo tutti fame!”
Evelyn sussurrò all’orecchio di William qualcosa, che lo disse a Jack il quale lo riferì a Joe, che di colpo si calmò, senza però perdere il suo sguardo corrucciato e mormorò “Ah già…ma non ci spererei comunque troppo”
Luke guardò Evelyn severamente mentre lei sorrideva con aria innocente.
Quest’ultima guardò i gemelli, che annuirono e mollarono Averell.
Questi corse all’interno della locanda e si sedette a tavola con tovagliolo a mo’ di bavaglio, posate in mano e pronto a mangiare.
Non aveva dato a nessuno il tempo di realizzare cosa fosse successo.
“Ti stavo aspettando” salutò il cuoco Mannekenpix “vedo che non hai perso tempo, cominciamo!” e chiuse la porta.
Intanto, gli altri fratelli si sedettero sotto agli alberi e cercarono di distrarsi dalla fame pensando ad altro.
Caius Pupus prendeva appunti su una pergamena e Luke, approfittando dell’ombra, si sdraiò e si mise il cappello sul volto.
Non dormiva, doveva tenere d’occhio i Dalton, ma almeno si riposava e non sembrava sentire i morsi della fame.
Joe, nel frattempo, si avvicinò ad Evelyn “Sei sicura che quell’imbecille farà ciò che gli hai chiesto?” domandò brontolando “Io non ci farei troppo affidamento”
“Non ti fidi mai di nessuno”
“Chiediti un po’ perché” ribattè lui “Averell è un imbecille, William inventa macchinari di evasione che non servono a niente, Jack sembra un pesce lesso ed infine tu flirti con il nemico!”
“Non stavo flirtando con Luke!”
“Come no, razza di pulce”
“Senti chi parla, nano”
“Non sono un nano!”
“Allora sei un putto”
“NON SONO UN PUTTO!” strillò Joe, diventando paonazzo dalla rabbia, tanto che strappò una risata a Luke e ai gemelli.
Mentre fra i due continuava la discussione, Jack diede una sbirciata all’interno della locanda per vedere cosa stava facendo Averell e quali pietanze squisite stesse mangiando.
Quello che vide lo fece rabbrividire.
Pile di vassoi e piatti riempivano un enorme tavolo a fianco a quello del fratello.
Essi contenevano i resti ossei di enormi animali che non riuscì ad indentificare.
Ebbe un mancamento e, fortunatamente, venne prontamente sorretto appena in tempo da William.
Anche quest’ultimo diede una sbirciata all’interno, sbiancando in viso e sgranando gli occhi.
Entrambi sapevano quanto Averell adorasse mangiare e quanto il suo stomaco fosse profondo, ma quella visione li aveva lasciati sconcertati.
Come diavolo aveva fatto a mangiare tutta quella roba e in così poco tempo?
Purtroppo sapevano che quella domanda non avrebbe mai trovato una risposta alternativa alla classica di sempre: era senza fondo!
Joe ed Evelyn, che avevano notato le reazioni dei gemelli, si avvicinarono e sbirciarono.
Evelyn ebbe quasi la stessa reazione di Jack, mentre Joe variò dallo scioccato al furioso.
Si voltò verso la ragazza e le puntò il dito contro “Mi auguro che questa visione ti sia di lezione per i tuoi patetici piani”
In pochi istanti lei si riprese e lo guardò dall’alto in basso, cosa che non le richiese molto tempo.
“I miei piani non sono patetici” sibilò.
“Osserva di nuovo dentro e poi ne parliamo” ringhiò Joe superandola e tornando a sedersi sotto l’albero dove stava pocanzi, non mancò il suo ultimo borbottio “quando torneremo al penitenziario dirò alla mamma di prenderti un paio di occhiali”
I gemelli si guardarono con aria interrogativa “Ma non aveva detto che voleva evadere appena finite le prove?” chiese Jack “vuole tornare al penitenziario?”
William alzò le spalle “Joe è imprevedibile”
“Anche troppo” mormorò Evelyn, andando a sedersi sotto l’albero vicino a Luke, che ammiccò e le sorrise.
Passò quasi mezz’ora.
I gemelli, dalla noia, avevano costruito un circuito con dei sassolini e delle ghiande mentre Joe aveva trovato un rametto e si era messo ad elaborare un piano di evasione da utilizzare nel momento in cui sarebbero arrivati in fondo alle prove.
Evelyn se ne stava con le ginocchia al petto a pensare a quanto fosse stata stupida ad affidare al fratello maggiore un compito importante come quello di imboscare qualcosa da mangiare per loro.
Quando aveva fatto quella richiesta era solo perché sentiva una fame da bisonte.
Si era persino ritrovata a rimpiangere il pasticcio di patate del penitenziario.
Poco dopo udirono il suono di un pianto disperato e, allarmati, i fratelli balzarono in piedi.
Dalla locanda uscì Mannekenpix che piangeva come un bambino a cui avevano tolto il dolcetto.
Caius Pupus, per quanto capisse lo stato d’animo dell’uomo, era talmente intento a riportare la situazione e lo svolgimento delle prove che l’unica cosa che chiese fu “Ha mangiato tutto?”
“TUTTO!?” ripeté il cuoco, disperato “non c’è rimasto più niente! Niente di NIENTE! Nemmeno i piatti perché dice che sono più buoni delle mie pietanze!” riprese a piangere più forte di prima “mi ha rovinato, dovrò chiudere bottega” e se ne andò via singhiozzando.
I fratelli si lanciarono delle occhiate sempre più sbalordite.
Averell era il loro eroe.
Quest’ultimo fece capolino dalla porta poco dopo e li guardò senza capire “Scusate, avete visto il cuoco?” domandò “mi ha lasciato agli antipasti”
A quell’affermazione Jack ebbe un ennesimo mancamento e si ritrovò steso a terra, mentre William ed Evelyn ridacchiavano e Caius Pupus dichiarava la prova superata.
“Te l’hanno mai detto che sei senza fondo, Averell?” chiese Luke divertito.
“Senza fondo?” Averell lanciò un grido e fece un salto così alto da ritrovarsi aggrappato al ramo di un albero “non voglio cadere nel vuoto!”
Joe si battè una mano sulla fronte “Senza fondo e pure imbecille” borbottò “che ho fatto di male per avere un fratello come quello?”
Luke scosse la testa e si arrese “Su andiamo” e si avviò dietro a Caius Pupus, che faceva strada, seguito da Joe e dai gemelli.
Averell scese fino alla base del tronco rimanendo, comunque, aggrappato all’albero senza mettere i piedi a terra “Ma se scendo mi ritroverò senza fondo!”
Evelyn si avvicinò “Vuoi una mano?” Averell annuì “dammi la mano” allungò la sua verso il fratello “se la stringi non finirai nel vuoto, promesso”
Averell deglutì e fece come suggeritogli.
Prese la mano di Evelyn e si lasciò andare, mettendo giù i piedi.
Come la ragazza gli aveva promesso, non cadde nel vuoto e questo lo rallegrò quel tanto che bastava da prendere Evelyn e fare una specie di girotondo di gioia.
“Non sto cadendo! Non sto cadendo!” esclamò.
“Muoviti, IMBECILLE!” strillò Joe per farli muovere.
“Arriviamo, Joe” assicurò Evelyn, sempre tenendo per mano Averell “tu vieni con me, fratellone?” chiese, poi, rivolta a quest’ultimo.
Averell annuì e la seguì “Oh!” disse ad un certo punto frugando nella tasca dei pantaloni e all’interno della camicia “questo è per voi” le porse un paio di tovaglioli; in uno di questi c’era una pagnotta e nell’altro qualche patata ben cotta.
“Oh, Averell” Evelyn quasi si commosse “te ne sei ricordato!” e subito si pentì di aver anche solo dubitato per un istante di lui.
“Come posso dimenticarmi della mia sorellina?” sorrise.
Evelyn lo strinse forte a se “Grazie, Averell” poi raggiunse di corsa i gemelli e Joe.
Averell la seguì, ancora spaventato di cadere nel vuoto se la lasciava.
Facendo attenzione a non farsi vedere da Luke e da Caius Pupus, divise il pane e le patate e diede il tutto ai fratelli.
Joe, tra un boccone e l’altro, borbottò qualcosa del tipo – Rimane comunque un imbecille – mentre William e Jack mangiarono di gusto, affievolendo notevolmente i morsi della fame.
 

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Capitolo 10
*** La 7° prova - Parte 1 ***


Il paesaggio si fece improvvisamente tetro e cupo.
Il vento aveva cominciato a soffiare in modo impertinente, scompigliando i capelli di tutti e disfando le trecce di Evelyn.
Per un breve istante, sia lei che i fratelli, credettero di aver sentito un ululato provenire da lontano.
Si strinsero fra loro, tremando visibilmente di terrore più che dal freddo.
“Joe…” Jack richiamò l’attenzione del fratello “mi manca il penitenziario” quell’esclamazione fece annuire di conseguenza i fratelli.
Avrebbero preferito starsene chiusi in cella piuttosto che in un luogo così lugubre.
“A me manca la signorina Betty!” Esclamò Evelyn, il che era tutto dire.
“Io ho ancora fame!” piagnucolò Averell, ricevendo occhiatacce da parte degli altri tre.
“Che razza di fifoni” brontolò Joe “siete solo delle piattole”
Nessuno ebbe la forza di ribattere e proseguirono.
“Ma come fa Caius Pupus a stare così tranquillo?” domandò Jack “è impossibile”
“Secondo me non se ne rende conto” constatò Evelyn.
“Oppure avrà fatto tante volte questo percorso che ormai è abituato”
“A me farebbe lo stesso paura” concluse Jack e, a tale affermazione, seguì il boato di un tuono e un fulmine.
Finito il flash, Evelyn si ritrovò in braccio a Jack e William ad Averell.
“Jack, voglio tornare a casa” mormorò lei, stringendosi di più al suo ragazzo.
“Anche io, Evelyn…anche io”
“Ma la volete piantare!?” sbottò Joe “volete o no questo sconto di pena?”
Scossero tutti la testa, Evelyn compresa.
“E tu cosa centri!?” domandò Joe, rivolto alla ragazza “non sei neanche una detenuta!”
“Lo so ma voglio comunque tornare al penitenziario”
“Se fossi in te, Joe, comincerei ad aver paura” si intromise Luke, che però non sembrava minimamente toccato “la prossima prova si svolgerà lì dentro” ed indicò l’entrata di una grotta, la cui forma ricordava la bocca di una qualche, non meglio definita, creatura mostruosa.
Joe iniziò a tremare ma, per dimostrare ai fratelli quanto lui fosse coraggioso e loro codardi, fece finta di niente.
“Che sarà mai?” domandò con un sorriso innocente, che serviva più che altro a mascherare il terrore che, ormai, si era impossessato anche di lui.
Caius Pupus, all’improvviso, si fermò e i fratelli finirono l’uno contro l’altro cadendo rovinosamente a terra.
Luke aiutò Evelyn a rialzarsi scatenando l’istinto omicida di Joe, il quale sopportava a malapena che la ragazza stesse insieme a Jack, figuriamoci se un cowboy, cacciatore di taglie, faceva il gentile con lei.
“La settima prova consiste nel superare l’antro della bestia mai raccontata” disse Caius Pupus “dovrete entrare lì dentro…” mostrò l’ingresso della grotta precedentemente indicata da Lucky Luke “ed uscire dalla parte opposta della montagna”
“Signor Pupus…” si intromise Evelyn “com’è questa bestia?”
“Ve l’ho detto, questo è l’antro della bestia mai raccontata” spiegò “nessuno è mai uscito da qui per descriverla”
Questa era l’ultima cosa che avrebbe voluto sentire.
D’accordo che la loro famiglia era nota per la resistenza alle batoste che, regolarmente, prendevano ad ogni fallimento dei piani di Joe, ma lasciarci le penne era qualcosa che non rientrava nei progetti di nessuno dei cinque.
“Dovete entrare tutti”
“Tutti?” domandò Joe, con tono minaccioso “senti un po’ naso a punta, ma ti rendi conto di chi dovrà entrare lì dentro!?” esclamò indicando Averell ed Evelyn “un imbecille ed una donna, tanto vale dichiararci morti subito e tornare al penitenziario”
Evelyn si sentì ribollire dalla rabbia “Ehi!” sbottò “che razza di considerazione è questa!? Pensi che non sia capace di attraversare la grotta!?”
“No, non lo sei!” e, stranamente, Evelyn notò che nel tono di Joe si nascondeva un senso di protezione.
Ma era comunque fastidioso essere considerata una stupida.
Nemmeno Averell si meritava tanto.
“Ti detesto, Joe”
“Pensa alla sopportazione che devo avere io con te” borbottò il fratello.
“Ehm…” si intromise Jack “perdonatemi, ma io sono d’accordo con Joe”
“Cosa!?” Evelyn si sentì morire “Jack…”
“Beh, lì dentro è pericoloso e non mi sembra il luogo adatto per un donna”
“Ecco, visto?” ribatté Joe “ogni tanto qualcuno che mi capisce”
“Vi ricordo che i veri partecipanti siete voi” disse Caius Pupus indicando i quattro fratelli “lei è stata inserita come aggiunta e se decide di non partecipare può farlo”
“Ma io voglio partecipare; si tratta dei miei fratelli!”
“Possiamo parlare io e lei un attimo in privato?” chiese Jack a Caius Pupus, ottenendo il suo consenso.
Lui ed Evelyn si allontanarono di qualche metro, giusto per non essere ascoltati.
“Jack, non ti ci mettere anche te” lo implorò la ragazza “siamo partiti insieme e continueremo insieme”
“Ma è pericoloso” convenne Jack “e se ti capita qualcosa? Preferisco che tu non partecipi”
“Jack…”
“Io sono un ergastolano, Evelyn, un avanzo di galera” sospirò sconsolato, poi tornò a guardarla con un lieve sorriso “dovesse capitarmi qualcosa nessuno si ricorderebbe di me...almeno posso dire di averti conosciuta”
Evelyn non sapeva più cosa rispondere, fosse dipeso da lei non sarebbe entrato nessuno dei fratelli.
Non voleva perdere Jack, non così.
“Non voglio restare da sola”
“Saresti con Lucky Luke” precisò Jack “so che suona strano, ma mi fido di lui”
Evelyn sgranò gli occhi “Se ti sentisse Joe ti ucciderebbe”
Jack ridacchiò “Così mi eviterei l’antro della bestia mai raccontata”
La ragazza non riusciva a ridere e nemmeno ridacchiare, l’unica cosa che voleva era poter stare con Jack e gli altri.
Ma lei non era una concorrente e nemmeno un’ergastolana.
Lei, in realtà, era libera.
Strinse forte Jack, che ricambiò la stretta “Siete Dalton” mormorò al suo orecchio “perciò mi raccomando, vi aspetto dalla parte opposta e guai a chi manca all’appuntamento”
Jack ammiccò “Ci saremo…io di sicuro” e le sue labbra si posarono su quelle della ragazza, dando il via ad una danza armoniosa nella quale il mondo esterno scompariva lasciando spazio solo per loro due.
“Ci vediamo dall’altra parte” le sussurrò Jack, accarezzandole il volto e raggiungendo gli altri.
Luke li aveva osservati con un sorriso dolce, seguito da Averell e William.
Joe era molto più furioso di prima, ma cercava di stare più calmo possibile.
“Avete finito di fare i piccioncini?”
“Sei geloso?” punzecchiò Evelyn, facendolo diventare rosso paonazzo.
“Geloso un corno!” sbottò “e mi auguro che Jack ti abbia convinta a startene lontana!”
“Tranquillo, ci è riuscito” ribattè lei “ma tu stai facendo di tutto per farmi ricambiare idea”
Joe fece per esplodere dalla rabbia ma, sotto consiglio di William, iniziò a respirare profondamente fino a tornare del colore normale.
“Non perdiamo tempo, andiamo!”
“Non mi saluti?” domandò Evelyn.
“E perché dovrei?”
La ragazza sbuffò “E se non usciste più?”
William avvertì un brivido lungo la schiena e fece un gesto che era meglio non pronunciare, Averell invece non sembrava aver udito…anzi, non sembrava nemmeno capire perché tutti si preoccupassero.
“Siamo Dalton, usciremo da lì, dovessero volerci cento anni” e si avviò.
Nonostante tutto ad Evelyn sarebbe mancato; ammirava comunque la sua caparbietà.
William, per quanto fiducioso, decise che era meglio dare “l’ultimo saluto” per scaramanzia, nonché raccomandare ad Evelyn di fare la brava se fosse tornata al penitenziario dalla signorina Betty.
Stessa cosa fece Averell che, forse colto da un’improvvisa illuminazione, iniziò a piagnucolare perché lasciava la sorella e rischiava di non vederla più.
“Adesso si sveglia” borbottò Joe “muovetevi!”
“Buona fortuna ragazzi” disse Luke, facendo fare a Joe lo stesso gesto di William.
Oltre passarono la soglia dell’antro e, una volta che furono entrati, questa si chiuse alle loro spalle facendoli sobbalzare e spaventando Evelyn.
“Joe!” Esclamò, tentando di avvicinarsi alla grotta, ma Luke l’afferrò per un braccio e la tirò indietro appena in tempo, prima che una roccia enorme le finesse addosso.
La chiusura era stata talmente forte da far franare la montagna ed il passaggio era ora bloccato facendo sì che l’ingresso della grotta non si vedesse più.
“Stai bene?” chiese Luke preoccupato.
“Lasciami!” si divincolò e raggiunse le macerie “Joe!” chiamò “Will! Averell! Rispondetemi! Jack!”
Entrò nel panico.
“Evelyn, calmati” Luke si avvicinò e l’afferrò per le spalle, trovandosi costretto a stringerla forte per poterla allontanare dalle macerie poco stabili. Lei cercava di divincolarsi.
“Stanno bene, adesso calmati!” cercò di rassicurarla Luke.
“Dovevano entrare nella grotta e superarla, non finire sotto le macerie!”
“E’ solo la procedura” ribattè il cowboy che aggiunse “non devono uscire da qui ma dalla parte opposta e le macerie verranno tolte prima dei prossimi partecipanti. Infatti ogni volta che qualcuno entra qui dentro esse crollano per impedire a chiunque di barare”
Evelyn non riusciva a togliere gli occhi dalle macerie.
E se invece erano rimasti intrappolati? Perché non le rispondevano? Come facevano a non sentire le sue grida?
“Luke…” Evelyn chiamò il cowboy senza distogliere lo sguardo “ti prego, dimmi che li rivedrò…”
Luke sospirò.
Per quanto i fratelli Dalton fossero coriacei e tosti era una cosa difficile da promettere e non era sicuro che potessero riuscirci.
Non per niente si chiamava “Antro della bestia mai raccontata”.
Anche se doloroso, non volle mentirle.
“Evy…” le mise una mano sulla spalla.
“Promettimelo!” esclamò lei, sull’orlo di una crisi.
Calò il silenzio, un silenzio spettrale.
Caius Pupus non disse nulla e decise che era meglio avviarsi per raggiungere l’uscita della grotta dalla parte opposta della montagna.
Luke scosse la testa “Non posso farlo, Evy”
Le lacrime cominciarono a scorrere lungo il volto di Evelyn “Ti odio!” e seguì Caius Pupus senza aggiungere una parola.
L’unica sua compagnia era la speranza.
Quella era l’ultima a morire.

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Capitolo 11
*** La 7° prova - parte 2 ***


ATTENZIONE! Per chi conosce il cartone originale di Asterix, i due escono da un tombino in piena città.
Dato che io sto cambiando e modificando qua e là, giusto per fare la super copiona, vi comunico sin da subito che non usciranno dal tombino perciò, se la cosa non dovesse piacervi, ditemelo ok?
Buona lettura.
 
 
I quattro fratelli caddero rovinosamente a terra ed i gemelli vennero persino colpiti in testa da due minuscoli sassolini.
Calò il buio più totale.
“Che diavolo avete fatto?” sbraitò Joe contro gli altri tre.
“Non abbiamo fatto niente, Joe” si discolpò Jack
“L’ingresso è bloccato” aggiunse William “siamo chiusi qui dentro”
Joe si voltò in prossimità del punto in cui le macerie i massi ostruivano l’ingresso.
Per un istante sgranò gli occhi, come sarebbe uscito da quella grotta?
Poi ricordò che Caius Pupus gli aveva comunicato dell’uscita sul lato opposto e quindi doveva solo raggiungerla.
La domanda vera, però, era un’altra…come?
Erano nell’antro della bestia mai raccontata e nessuno era, per l’appunto, mai uscito dalla parte opposta per dire come fosse la bestia.
Senza contare che era buio pesto e non si vedeva un accidente.
“Non si vede nulla” Jack tentò di trovare un appiglio a cui aggrapparsi per rimettersi in piedi.
Oltre ai suoi movimenti, l’altro suono che si udì fu un grido soffocato di dolore da parte di William, che cadde a terra, seguito dal grido spaventato di Jack.
“Che imbecilli” borbottò Joe “ehi ma…dov’è Averell?”
“Joe, guarda!” la voce dello spilungone echeggio per tutta la grotta, facendo rimbombare le orecchie ai fratelli.
“Sì, certo, guarda, come diamine faccio a vedere se neanche so dove sei!?”
“Ma sono qui, Joe!” e, all’improvviso, la luce di una torcia apparve in un punto lontano “hai visto?” esclamò “qui usano le torce come da noi, oooh mi sembra di essere in una delle nostre gallerie sotto al penitenziario” gli occhi di Averell, illuminati dalla fiamma, si inumidirono “quanti bei ricordi”
Joe non ebbe nemmeno la forza di ribattere e neanche di prenderlo a sberle.
Per una volta, era grato dell’esistenza di Averell.
“Averell, ogni tanto sei utile” disse ghignando soddisfatto “Muovetevi voi due!” intimò ai gemelli, prima di raggiungere Averell.
Jack guardò William e lo aiutò a rialzarsi, ricevendo di ricambio un’occhiata che lo fulminò, per cui sorrise innocentemente e fuggì in direzione degli altri due.
 
*********************
 
Caius Pupus, Evelyn e Luke raggiunsero l’uscita della grotta dalla parte opposta della montagna.
Ci misero mezz’ora ma, una volta davanti all’enorme foro, si fermarono ed Evelyn sbuffò sedendosi a terra esausta.
“Caspita quanto è grande questa montagna!” commentò osservandone l’immensità “ma quanto è lungo il percorso che Joe e gli altri dovrebbero affrontare?”
Luke riflettè “Credo che sarà circa quarantadue chilometri”
“COSA!?” era uno scherzo vero?
“E centonovantacinque metri” precisò Caius Pupus.
Evelyn lo fulminò con lo sguardo “Ah beh, allora è tutto diverso con centonovantacinque metri!”
“Non essere così scontrosa” si intromise Luke “sembri Joe”
“Meglio essere scontrosa come lui che essere come te” si portò le ginocchia al petto e sbuffò nuovamente.
“Non risolverai niente facendo così” le disse Luke, senza distogliere lo sguardo dall’uscita “non potendo entrare dovrai essere d’aiuto ai tuoi fratelli da qui, essere il loro sostegno morale”
Evelyn sospirò e guardò anche lei l’uscita.
Sostegno morale un corno, lei voleva andare con loro e invece era rimasta con Luke e Caius Pupus.
La cosa non le andava giù.
Si alzò in piedi e corse verso l’apertura.
“Ferma!” esclamò Luke, ma lei non lo ascoltò e, quando fu vicina, delle enormi sbarre si innalzarono dal terreno, facendo tremare la zona circostante.
Evelyn, trascinata dallo slancio, si schiantò contro di esse.
Cadde a terra e scosse la testa.
“Che è successo?” domandò confusa, poi notò le sbarre “da dove sono spuntate?” non ebbe il tempo di udire la risposta che le sbarre scomparvero così come erano arrivate “oh, cavolo!”
“Tutto bene? Hai preso una bella botta” si preoccupò Luke, avvicinandosi e aiutandola ad alzarsi “come ti avevo detto, non potendo entrare dovrai essere d’aiuto ai tuoi fratelli da qui”
Evelyn si scostò da Luke, tornando ad avere uno sguardo imbronciato.
“Mi auguro solo che escano” incrociò le braccia al petto “o ti riterrò responsabile” e tornò verso Caius Pupus, che non aveva fatto una piega anche perché era a conoscenza del fatto che le sbarre non le avrebbero fatto niente.
Luke alzò gli occhi al cielo e sorrise, rendendosi conto che Evelyn non stava parlando sul serio e che, in fondo, le maniere di Joe l’avevano influenzata per bene: quando brontolava erano uguali.
 
***********************
“Guarda, Joe!” esclamò Averell, puntando la torcia in un punto non meglio precisato della grotta e mostrando due mani scheletriche che si avvicinavano.
Joe e i gemelli sobbalzarono dal terrore, ritrovandosi l’uno in braccio all’altro.
Averell era l’unico tranquillo; i fratelli pensarono che forse neanche si rendeva conto di ciò che stava accadendo.
Quando le mani furono vicine, una voce profonda esclamò “In quanti siete?”
“Siamo in quattro!” rispose tranquillamente il più alto, ricevendo quattro foglietti di carta simili a biglietti.
Le mani scomparvero nel nulla.
Gli altri tre fratelli a momenti svennero dal terrore.
“A-Averell, c-come…?” Joe non riuscì nemmeno a finire la frase, la sua voce era solo un balbettio continuo.
Forse era meglio non farsi domande.
Se Averell era in grado di passare quella grotta senza avvertire la paura erano a cavallo e forse sarebbero riusciti ad andarsene da lì.
Fecero ancora qualche passo e, nel buio, intravedevano luci bianche raffiguranti teschi e parti del corpo di scheletri.
Videro persino due mani con due racchette che giocavano a tennis con un teschio come palla che teneva il punteggio.
Jack svenne dalla paura e William dovette faticare non poco per farlo rinvenier.
“Digli di non fare scenate e di muoversi!” sbottò Joe, cercando di nascondere la sua di paura.
Averell passeggiava come se fosse ai giardini pubblici, quasi non si rendesse conto che erano in un posto ben peggiore del penitenziario e da cui, probabilmente, non sarebbero usciti.
Andando avanti udirono degli ululati da fantasma, al che i gemelli sbiancarono.
Un enorme teschio apparve dal nulla, sovrastando i quattro uomini.
Voleva spaventarli e con Joe, Jack e William ci stava riuscendo.
“Salve!” esclamò Averell “senta, mi sta venendo fame, saprebbe dirmi come raggiungere l’uscita della grotta, per favore?”
A quelle parole il teschio sgranò gli occhi stupito e, vedendo che Averell non aveva paura, si dissolse nel nulla con un lamento.
Averell sbuffò.
“Che maleducato!” disse mettendo il broncio “gli ho solo fatto una domanda! Poteva anche rispondere!”
Gli altri tre non sapevano più se aver paura di quello che abitava nella grotta o di Averell.
Com’era possibile? Ma si era accorto di non essere al luna park?
Joe, ripensando ad alcuni episodi accaduti tempo addietro, l’unica volta che lo aveva visto davvero terrorizzato era stato quando, per sbaglio, era riuscito ad ottenere il potere di trasformare tutto ciò che toccava in oro.
Non potendo più mangiare era entrato nel panico.
Ebbe un’illuminazione!
Forse sapeva come uscire da quella grotta nel più breve tempo possibile.
Si voltò verso Jack e William ed ordinò loro “Afferrate la mia camicia e tenetevi ben saldi” disse sfregandosi le mani e ghignando soddisfatto.
Pur non capendo il perché, i gemelli eseguirono e rimasero in attesa che Joe facesse la prima mossa.
“Senti un po’, Averell” attirò l’attenzione del fratello minore “stavo pensando, nonostante tu ci abbia portato da mangiare la scorsa prova noi, come te, abbiamo ancora molta fame…” ovviamente non era vero.
Erano abbastanza terrorizzati e nervosi da essersela fatta passare.
Per reggere la scusa annusò l’aria, sentendo solo un odore di umido e fango “…e sentiamo un profumo invitante provenire da qualche parte nella grotta”
I gemelli, che ancora non capivano, annusarono l’aria come Joe, non sentendo niente di quello che diceva il maggiore.
“Cibo!?” esclamò Averell, iniziando a sbavare dalla fame.
Subito annusò l’aria come se fosse un cane.
“Joe” Jack si avvicinò all’orecchio del fratello “ma noi non sentiamo niente”
“Non c’è odore di cibo” convenne William.
“Siete due imbecilli!” li offese Joe “Averell sente odore di cibo a distanza di quarantadue chilometri. Non so quanto è lunga la grotta ma se la pulce, il cowboy e il naso a punta stanno facendo un falò, o qualunque altra simile cosa, lui lo avvertirà immediatamente e ci porterà dritti all’uscita”
“Aaah, ma allora è un piano!” esclamò William entusiasta “diavolo di un Joe”
Joe si sfregò le nocche sulla camicia sorridendo soddisfatto ed aggrappandosi a quella di Averell, che ancora annusava l’aria.
Dopo qualche secondo, Joe cominciò a spazientirsi.
O c’erano troppi odori, cosa improbabile, oppure nessuno aveva acceso un falò e loro, quindi, erano fregati.
“E allora!?” domandò facendo ridestare Averell dai suoi pensieri.
“Eccolo!” esclamò lo spilungone, facendo sobbalzare i fratelli e obbligandoli a stringere meglio la presa “ciboooo!”
Senza attendere domande o altri tipi di frasi, Averell ingranò la quarta e partì a spron battuto, facendo persino spegnere la torcia e trascinandosi dietro i fratelli aggrappati l’uno all’altro.
Joe, che stava prendendo in pieno tutte le stalagmiti, aveva il volto completamente tumefatto e i denti gli erano partiti uno ad uno.
Averell corse per un po’, poi si fermò di bottò “Cibooooo!”
I tre fratelli, a causa della forza di inerzia, finirono catapultati in avanti seguiti da un ruggito proveniente dall’oscurità circostante.
**********************
“Che cosa è stato!?” esclamò Evelyn, scattando in piedi spaventata e aggrappandosi istintivamente a Luke.
“Non ne ho idea” mormorò il cowboy.
“Probabilmente è la bestia mai raccontata” convenne Caius Pupus “sono sempre stato curioso di sapere com’è”
Luke, tranquillizzando Evelyn, si avvicinò all’uscita brandendo la sua pistola.
Solo in quel momento si rese conto di non averla utilizzata per tutto il tempo e se ne stupì.
Di solito Joe lo obbligava ad usarla per fermarlo.
Chi lo avrebbe mai detto che adesso avrebbe dovuto estrarla per difenderlo?
Quando fu vicino all’uscita, quel tanto che bastava da non far scattare le sbarre, sentì delle grida e vide tre figure volare, letteralmente, fuori dalla grotta e atterrare poco distanti.
Erano Jack, William e Joe, quest’ultimo tutto rotto a causa delle stalagmiti.
“Jack…” Evelyn sgranò gli occhi “Will, Joe!” corse incontro ai fratelli e li strinse forte “meno male che siete usciti, ero così preoccupata” si strinse forte a Jack “temevo di non rivederti più”
Lui sorrise “Siamo Dalton e siamo coriacei, noi!” disse facendola ridere.
Poi andò da Joe “Stai bene, fratellone?” lo aiutò ad alzarsi e sistemarsi “adesso non sei più bello come un putto, sei solo un nano da giardino”
Joe le ringhiò contro come se fosse un cane rabbioso, smise subito quando vide che né lei né gli altri due avevano acceso falò o fatto qualcosa da mangiare.
“Ma…non avete acceso fuochi o altro…?”
Evelyn non capì “No, perché?” e solo allora si accorse dell’assenza di Averell “oh, per mille Peabody, dov’è Averell!?” iniziò a preoccuparsi, al che anche gli altri notarono la sua assenza.
“E’ vero, dov’è?” domandò Jack, anche lui preoccupato.
“Deve essere rimasto dentro” constatò William.
Evelyn andò vicino a Luke “AVEREEEEELL!” gridò, sperando di essere sentita e sperando che la bestia mai raccontata non lo avesse mangiato o altro “oh santo cielo”
Persino Caius Pupus sembrava pensieroso, anche se era difficile decifrare la sua poca espressività.
“Gli concedo ancora qualche minuto” disse con solito tono pacato “poi sarò costretto a dichiarare la prova fallita”
“Fallita!?” sbottò Joe “ma se siamo usciti!”
“Siete entrati in quattro e dovete uscire in quattro, se ne manca uno la prova è nulla”
Joe iniziò ad infuriarsi e si avvicinò anche lui alla grotta “AVERELL!” urlò “ti do dieci secondi per uscire di lì! Hai capito!?” però, in fondo, anche lui era preoccupato.
Pochi istanti dopo, come se niente fosse, Averell uscì dalla grotta fischiettando soddisfatto e spensierato.
“Uh, guardate!” esclamò “questa è l’uscita, che bello!” poi guardò Joe “abbiamo superato la prova?”
Luke alzò gli occhi al cielo, sorridendo e mettendo via la pistola.
Evelyn sospirò di sollievo e sorrise in direzione di Averell.
Jack e William si avvicinarono “Ma dove ti eri cacciato?”
“A mangiare!” rispose con nonchalance, facendo infuriare ancora di più Joe.
Caius Pupus, che nel vedere Averell sorrise, dichiarò la prova superata e si avvicino al gruppo “Perdonate la mia insana curiosità, ma la bestia com’era?”
“Non era male” rispose Averell al posto dei fratelli “leggermente stoppacciosa e sciapa”
“S-stoppacciosa!? Sciapa!?” Al che, Joe sbroccò e saltò addosso al fratello minore costringendo gli altri a coprirsi gli occhi talmente stava riducendo Averell ad una polpetta.
“IO TI SPEZZO! IO TI ROMPO! IO TI DISTRUGGOOOO!” si udivano solamente le sue imprecazioni e il rumore dei ceffoni.
 
 
L’ultima frase che dice Joe, anche se mooolto incavolato, è la stessa di Jose Maria Marquino (ci sarebbe la tilde sulla N ma non so farla XD sappiate che si legge marchigno) nel film con Bud Spencer “Banana Joe” ed ho pensato che ci stava bene detta da Joe ihihih

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Capitolo 12
*** Il solito Joe e... ***


PICCOLO AVVERTIMENTO: Oltre ad aver modificato alla mia maniera la storia originale (le 12 fatiche di Asterix) ho deciso che potevo concedermi un capitolo in stile Dalton e quindi…ho fatto questo, che è transitorio.
Buona lettura!
 
Evelyn80, ragazzuola, penso che verso la fine ti piacerà (…forse…)
 
 
 
Al penitenziario si respirava un’aria tranquilla e pacifica.
I detenuti spaccavano le pietre con fare noioso e sbuffavano ad ogni colpo.
Sembrava quasi che l’assenza dei Dalton avesse portato una pace tale da far sentire la loro mancanza ed i loro rocamboleschi tentativi di evasione.
Le guardie, che per la prima volta non avevano niente da fare, si godevano il sole sulle torri angolari del penitenziario.
Persino Peabody aveva approfittato dell’assenza dei fratelli per godersi quella che lui chiamava “relassitudine”
La signorina Betty, dal canto suo, per quanto adorasse la pace e la tranquillità, sentiva davvero molto l’assenza dei Dalton e specialmente quella di Evelyn, quest’ultima mancava di più agli altri detenuti.
Lei sapeva tenere i fratelli buoni e, da quando era giunta al penitenziario, i tentativi di evasione si erano ridotti da dieci al giorno ad uno, fallendo miseramente tutte le volte.
“Sono preoccupata” disse la signorina Betty, avvicinandosi al direttore “staranno bene? Sono via ormai da giorni”
“Non si preoccupi Miss. Betty, i Dalton sono coriacei e riusciranno in tutto” si stiracchiò e poi si rilassò, lasciandosi scivolare sulla sdraio “andrà tutto bene”
“Come fa ad esserne così sicuro?”
A quel punto, Peabody tirò fuori da sotto la sdraio un telegrafo portatile con un rotolo di carta attaccato ad esso.
Prima che la signorina Betty potesse parlare, esso iniziò a fare dei bip e a lasciare segni sulla carta.
Quando smise, Peabody strappò il pezzo di carta scritto e lo porse a Betty.
“Guardi lei stessa”
La donna prese il foglietto e lesse “Settima prova superata. Stop. I Dalton stanno bene. Stop” tirò un sospiro di sollievo e sorrise “Amo il progresso”.
 
***********************
Mentre seguivano Caius Pupus verso l’ottava prova, i cinque fratelli cercavano ancora di riprendersi dalla precedente.
Ad Evelyn era passata la paura dovuta al pensiero dell’eventuale perdita dei fratelli.
Joe, Jack e William si stavano chiedendo come fosse la bestia che Averell si era mangiato senza battere ciglio mentre quest’ultimo, che camminava con un sorriso ebete e si guardava attorno, sembrava finalmente sazio…forse.
Durante il tragitto, Evelyn notò che Luke stava armeggiando con uno strano arnese grande quanto la sua mano.
Era un telegrafo portatile
“Che stai facendo?” gli domandò incuriosita.
“Scrivo al direttore” rispose semplicemente il cowboy, mettendo poi il telegrafo portatile in una fondina del cinturone.
Evelyn sgranò gli occhi, conosceva quell’aggeggio e non pensava che Luke ne possedesse uno “Ti prego, dimmi che non hai scritto ogni cosa…” Luke non rispose ed Evelyn si coprì gli occhi “Gli hai detto anche come mi sono comportata con te?”
L’uomo scosse la testa e sorrise, facendo tranquillizzare la ragazza.
“Comunque, scusami per prima” mormorò lei “non volevo essere scortese”
“Non fa niente” rispose Luke “la situazione non è facile e tante volte si dicono cose che non si vorrebbero dire”
“Pulce!” tuonò Joe, che si trovava in prima fila, interrompendoli “Vieni subito qui!”
Evelyn sbuffò e si avvicinò a Joe “Si, nano?”
“Non chiamarmi nano!” le urlò sputacchiando e diventando rosso come un peperone.
Quando, finalmente, si calmò fece un profondo respiro e lanciò un occhiataccia ad Evelyn “Sbaglio o ti avevo detto di non flirtare con quel cowboy da strapazzo?”
“Eddai, Joe!” esclamò alzando gli occhi al cielo “lo sai bene che non faccio queste cose e Jack non starebbe con me se facessi la civetta con Luke”
“E allora, di che discutevi con quello lì?”
“Comunica con Peabody tramite un telegrafo portatile” spiegò “gli sta dicendo come vanno le prove e lo tiene informato se tentate di evadere o no”
Joe sembrava essersi fermato alle parole –telegrafo portatile–.
Aveva gli occhi sgranati e lo sguardo pensoso, tanto che Evelyn poté udire il suono delle poche rotelle del suo cervello muoversi.
Si rese conto di quello che aveva detto solo quando, dopo alcuni secondi, vide che sulle labbra di Joe si formò il classico ghigno furbo premonitore di guai.
Joe si sfregò le mani dicendo “Senti un po’, sorellina cara” si avvicinò pericolosamente ad Evelyn “me lo faresti un favore?”
Evelyn scosse la testa “Scordatelo!”
Joe non demorse e continuò mantenendo il sorrisetto, nonostante la risposta lo stesse già facendo ribollire. “Non vuoi aiutare i tuoi fratelli in una causa benefica?”
Evelyn sbuffò “Sono tua sorella, Joe” disse “ti faccio notare che conosco i tuoi trucchi per ottenere quello che vuoi e con me non attaccano”
Joe iniziò ad infuriarsi ma mantenne la voce bassa per non farsi sentire da Luke, che stava fischiettando ed armeggiando con il telegrafo.
“Sei una Dalton, fino a prova contraria” ribatté Joe “dovresti darci una mano!”
“Ma non sono una Dalton vera e propria, fino a prova contraria” rispose di nuovo lei “e poi non mi verrai a dire che un’evasione è una causa benefica”
Joe tornò a sorridere furbescamente “Pensa ai tuoi amati fratelli che, una volta evasi, staranno bene…”
“Ve ne andrete in Messico o in qualche paese qui nei dintorni?”
“Beh…ovviamente”
Evelyn sospirò, la voglia di aiutarli l’aveva ma sapeva i rischi a cui andavano incontro.
“Non sarebbe meglio finire le prove?” domandò “ottenete lo sconto di pena e poi…ecco…se non vi sta bene tentiamo l’evasione”
Ma Joe sembrava di un altro parere.
L’evasione doveva essere fatta subito, al diavolo le prove.
Aveva finalmente trovato un occasione per tentare la fuga e non voleva lasciarsela scappare.
“Ho un’idea migliore” propose Joe “non sarebbe meglio che facessi come ti dico, in modo tale che io non mi arrabbi e non vada a dire a Jack che tu flirti con Lucky Luke?”
Evelyn lo fulminò con lo sguardo “Non oseresti…”
“Oh sì, oserei” incrociò le braccia e annuì serio “se vuoi evitare problemi con Jack ti conviene darmi retta, pulce, come vedi tu sto fornendo io l’occasione di flirtare con il cowboy per un buon motivo”
“Sei, sei…” Evelyn non trovava nemmeno le parole giuste per insultarlo.
Aveva solo l’istinto di strangolarlo peggio di quello che lui faceva con Averell.
“Sì, lo so…” Joe si lisciò i baffi “sono un genio ed anche un ottimo ricattatore”
“Mi hai tolto le parole di bocca…brutto nano da giardino! Piccolo putto!”
Joe si lasciò scivolare di dosso quelle specie di insulti.
In quel momento non gli importava di come veniva appellato, sapeva che Evelyn era in suo potere.
Vedendo che Joe faceva sul serio, Evelyn dovette cedere.
A quanto pare, i trucchi del fratello funzionavano anche con lei e questo la faceva andare in bestia.
Purtroppo Jack era molto legato a Joe e faceva tutto quello che lui gli ordinava ed in più credeva a tutto quello che gli veniva riferito.
Se Joe gli avesse detto che lei faceva la stupida con Luke, lui gli avrebbe creduto e la loro storia sarebbe finita.
“Non puoi approfittare dei ragazzi e di me in questo modo!” sibilò lei “sei orribile!”
“Ecco perché sono il capo della famiglia” si vantò Joe, senza però guardarla negli occhi.
Evelyn sospirò sconfitta, era difficile dirgli di no sapendo che lui aveva molta influenza sui ragazzi.
Non avendo altra scelta concluse “Attenderò che scenda la notte”
“Molto bene, pulce” sorrise lui soddisfatto “vedi che, quando vuoi, riesci a ragionare? Adesso non ti resta che utilizzare le tue doti femminili per portarmi ciò che voglio”
Evelyn non aveva parole e non credeva possibile che Joe si stesse comportando in modo perfido con lei.
Non reputò necessario nemmeno chiedergli che cosa volesse che lei facesse; sapeva benissimo che desiderava impadronirsi del telegrafo di Luke.
Sospirò e si allontanò, raggiungendo prima Jack e poi William.
Quest’ultimo aveva intuito che qualcosa non andava “Che ti succede, piccola?”
Evelyn tirò su col naso e lasciò che William le mettesse un braccio intorno alle spalle “Mi sento una stupida”
“Joe riesce a fare questo ed altro…” affermò lui, cercando di immaginare cosa fosse accaduto fra lei e Joe “…che vi siete detti? Ho sentito che lo chiamavi nano e putto” cercò di non ridere mentre diceva le ultime due parole.
“Ha un piano e…mi ha ricattata per ottenere quello che vuole”
“Cioè?” domandò William sbalordito.
Non credeva che il maggiore potesse arrivare a tanto anche con lei.
Evelyn gli spiegò l’accaduto.
 
************************************************
 
Il sole calò velocemente…forse un po’ troppo per Evelyn.
Caius Pupus li fece accampare al di fuori delle mura di una città romana mentre lui, invece, entrò e andò in una vicina taverna.
Luke aveva acceso il fuoco e, grazie all’aiuto di Caius Pupus che le aveva recuperate, montò due tende, una per se stesso ed una per i Dalton, Evelyn compresa.
Quando decisero di andare a dormire, Evelyn non potè prendere sonno nonostante fosse distrutta.
Era tesa e nervosa, nonché delusa e infuriata con Joe.
Averell, invece, aveva preso sonno immediatamente e russava già da almeno dieci minuti.
Era l’unico suono che si udiva nella loro tenda tanto che Joe, stufo marcio di quel rumore, gli tappò la bocca con il suo stesso cappello pur di farlo smettere.
Poi si voltò verso Evelyn “Allora?” le domandò “Te la dai una mossa?”
Evelyn scosse la testa “Non chiedermi questo Joe…troverò io stessa un’altra soluzione, ma non farmelo fare”
“Tu farai come ti ho detto oppure…” si voltò verso Jack, che dormiva accanto a lui “…preferisci che lo sveglio?”
“No!” disse con foga, facendo lamentare nel sonno William e Jack “non lo fare…” continuò a voce più bassa.
“Allora, muoviti!” ribatté Joe.
“E se mi scopre?”
“Beh, a quel punto metterai in gioco la fem…femmo…farina…oh, maledizione, il tuo essere donna!”
“E che cosa dovrei fare?”
“E lo chiedi a me? Sei tu la donna”
Evelyn avvertì una morsa allo stomaco che, probabilmente, non gli sarebbe andata via per molto tempo.
Lentamente sgusciò fuori dalla tenda, cercando di fare il meno rumore possibile per non svegliare gli altri fratelli.
Luke aveva la tenda semi chiusa, probabilmente stava già dormendo.
Guardò verso Joe, che la teneva d’occhio e la incalzava a proseguire.
Lei sospirò e, dopo lunghi istanti di esitazione, decise di entrare nell’altra tenda.
Come previsto, Luke stava già dormendo con il cappello che gli copriva il volto e le braccia dietro la testa a mo’ di cuscino.
Il cinturone era posto nell’angolo in fondo a destra ed il telegrafo, così come la pistola, spuntava dalla fondina.
Evelyn deglutì e camminò in punta di piedi, cercando di non inciampare negli stivali che si trovavano accanto a Luke.
Quando fu vicina al cinturone si piegò ed allungò una mano per prendere il telegrafo.
Non si accorse di cosa accadde negli istanti successivi, ma si ritrovò un braccio intorno alla vita che le bloccava i movimenti ed una mano sulla bocca.
Sgranò gli occhi, spaventata.
Luke non stava dormendo realmente e l’aveva scoperta.
“Io adesso ti lascio…” mormorò lui, con tono serio “ed esigo una spiegazione”
Evelyn annuì e attese che il cowboy la lasciasse.
Si ritrovò in ginocchio e con lo sguardo basso, mentre Luke se ne stava a gambe incrociate ed aveva recuperato dal cinturone la pistola per precauzione.
“Perché stavi cercando di prendere il telegrafo?”
Evelyn sgranò gli occhi “Come fai a…?”
“Saperlo?” concluse lui per lei “Semplice: Joe non ha la voce così bassa come crede…e nemmeno tu”
“Hai…Hai sentito tutto?” lui annuì “quindi, sai perché volevo prendere quell’aggeggio?”
Luke annuì di nuovo “Non riesco a capire come possa essere così subdolo anche con te”
“Purtroppo, se va a dire certe cose, Jack gli crede” disse Evelyn “ed io non so come fare per evitarlo”
Luke pensò “Sai che non posso lasciartelo fare”
“Sì, lo so” sospirò sconsolata “mi aiuterai?”
“Il telegrafo è collegato con il suo gemello che si trova al penitenziario” spiegò Luke “e laggiù sono al corrente di quello che accade qui”
“Anche di questa storia?”
“Come ti ho già detto, Joe non ha la voce bassa” quella risposta equivaleva ad un sì “comunque, so come farti uscire da questa storia” si avvicinò al suo orecchio e gli bisbigliò il suo piano.
Evelyn ascoltava e, ad ogni parola che Luke pronunciava, si sentiva sempre più in colpa.
Era stata tradita da Joe ed ora era lei che lo stava tradendo.
Che situazione complicata.
“Che cosa ti ha detto di fare esattamente per prenderlo?” domandò Luke alla fine del suo discorso.
“Mi ha detto che se venivo scoperta dovevo mettere in atto le mie…doti femminili”
Luke si massaggiò gli occhi e sospirò.
“Luke, mi dispiace ma…” si bloccò quando il cowboy le posò un dito sulle labbra e rimase in ascolto con sguardo riflessivo “che succede?”
“Se ti dicessi che Joe non si sta fidando di te e ci controlla?”
“Ti risponderei che non mi sarei aspettata diversamente”
Luke sospirò “Mostragli che sei in grado di cavartela come vuole che tu faccia” disse “il nostro piano già lo conosci”
“N-n-non voglio farlo, Luke”
“Ti fidi di me, Evy?” ci furono secondi di silenzio lunghi come l’eternità ed infine la ragazza annuì “coraggio” la sostenne lui.
Evelyn dovette raccogliere tutto il suo coraggio e la sua forza per fare come chiesto da Luke e ordinato da Joe.
Deglutì per l’ennesima volta ed infine si avvicinò al volto di Luke, posando le sue labbra su quello del cowboy.
Entrambi sapevano di essere osservati da Joe, ma non sapevano che qualcun altro, nello stesso momento, stesse facendo lo stesso.

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Capitolo 13
*** ...i soliti grandi guai ***


Dal prossimo capitolo ricominciamo anche con le prove.
Buona lettura!
 
Quando si divisero, Evelyn era diventata dello stesso colore della bandana di Luke e lui si sentì improvvisamente stupido e manipolatore.
Come tutti i cowboy onesti cercava di riportare la pace acciuffando i malfattori, come faceva con i Dalton, ma, allo stesso, era un essere umano.
Con quel bacio aveva aiutato la ragazza a dimostrare a Joe che sapeva eseguire i piani.
Eppure, in fondo, non gli era dispiaciuto del tutto.
Provava un profondo rispetto per Evelyn e per la sua diversità dai fratelli, nonostante fosse cresciuta con loro.
Sospirò e le sorrise, facendole anche l’occhiolino “Ora va” le diede il telegrafo “sai cosa fare”
Evelyn deglutì ed uscì dalla tenda, sentendo un enorme senso di smarrimento dentro di sé.
Tempo addietro le era capitato di baciare Joe per dimostrargli che, se una donna non era d’accordo, lui non doveva insistere; adesso aveva baciato Luke a causa di Joe.
Era già la seconda volta che tradiva Jack.
Perché sentiva che qualcosa non andava?
O meglio, che cosa non andava?
Non andava bene che lei si comportasse come una donna da saloon o non andava bene il fatto che Joe la tenesse costantemente sotto controllo?
Non sapeva darsi una risposta.
Sempre con il telegrafo in mano, tornò alla tenda dei fratelli e si chiuse dentro.
Joe, per l’appunto, la stava aspettando.
“Ce ne hai messo di tempo, pulce!” borbottò Joe “che stavi facendo?”
“Perdonami” rispose lei mostrando il telegrafo “volevi questo, no?”
A Joe si illuminarono gli occhi “Brava la mia pulce!” fece per prenderlo ma Evelyn, con uno scatto felino, alzò il braccio e fece sì che Joe non ci arrivasse “Ma che…?”
“Primo” cominciò lei “non sono la tua pulce, altrimenti tu saresti il mio putto…” a quelle parole, Joe iniziò a scaldarsi “Secondo, in questo piano voglio esserci dentro fino alla fine, mica ho intenzione di fermarmi qui”
Joe scosse la testa “Scordatelo!” rispose “sei solo una palla al piede come Averell, manderai a monte tutto”
“Ah sì?” domandò lei in tono di sfida “molto bene” si alzò e posò il telegrafo portatile a terra, alzando poi un piede: era pronta a distruggerlo.
“Scommettiamo che non ti servirà più tra due secondi?”
“Ma sei impazzita!?” disse Joe, cercando di tenere la voce più bassa possibile e facendo muovere gli altri fratelli nel sonno “che ti passa per la testa!?”
“Sicuramente non la segatura, cosa che non posso dire della tua di testa”
Joe digrignò i denti “Non so da dove ti sia uscita questa presa di posizione ma ti prego, non romperlo!”
Evelyn lo fulminò con lo sguardo e riabbassò il piede.
“Hai finito?” domandò Joe, sperando che Evelyn non facesse altre uscite folli.
Ma, purtroppo per lui, lei scosse la testa “Ti sei divertito a spiarmi?”
“Spiarti?” domandò Joe con tono e sguardo innocenti “perché me lo chiedi?”
Mentiva, ed anche in maniera spudorata.
Ad Evelyn diede enormemente fastidio, tanto che alzò di nuovo il piede “Ti do altri due secondi e poi io…”
“Ok, ok! Fermati, hai vinto!” la bloccò lui, esasperato “Ti spiavo perché non sapevo se fidarmi o meno di te”
Evelyn sgranò gli occhi sbalordita.
Per un istante credette di esplodere con un urlo di rabbia in stile Joe ma poi, al limite della sopportazione, alzò la mano, si udì un sonorissimo “SLAP”, Joe si ritrovò steso a terra e gli altri fratelli si svegliarono con un sussulto.
“Eh? Chi? Cosa?” Averell, ancora mezzo addormentato, si guardava attorno senza capire “è già ora di colazione?”
Nessuno badò a lui.
I gemelli osservavano in silenzio la scena degli altri due che discutevano.
Jack teneva le braccia incrociate, lo sguardo corrucciato e perso nel vuoto.
“Sono tua sorella, razza di putto da fontana, nano da giardino, attrazione da circo!” sibilò Evelyn infischiandosene degli altri, ormai svegli “mi fido di te, mi sono sempre fidata! E tu, invece, che mi dici? Che non ti fidi di me? Che non sai se farlo o meno?!” Joe si stava massaggiando la guancia offesa, la stessa che Evelyn gli aveva già colpito in una precedente occasione per svegliarlo dall’incanto delle sacerdotesse.
Aveva superato il limite ed era scoppiata.
Guardò gli altri fratelli, Averell ancora non capiva ma sembrava terrorizzato della reazione di Evelyn.
Nessuno l’aveva mai vista così infuriata, neanche Jack.
Quest’ultimo, per quanto stupito dalla ragazza, era comunque l’unico a sembrare arrabbiato…e non per essere stato svegliato malamente dal litigio di Joe ed Evelyn.
A quel punto, lei capì che Joe non era l’unico che la stava osservando mentre era nella tenda con Luke.
Probabilmente lui aveva svegliato Jack per fargli vedere ciò lei stava facendo.
Non capiva, però, il perché.
Era per fargli vedere che lei eseguiva miracolosamente un piano di Joe? Oppure voleva semplicemente farla litigare con Jack per avere lui il pieno potere?
C’erano tante altre motivazioni, ma nessuna aveva una risposta diversa dal “Sì”.
Evelyn si morse il labbro e decise che era meglio parlare, lì e subito.
Se non lo faceva se ne sarebbe pentita e la storia si sarebbe protratta troppo avanti.
“Volete la verità?” domandò rivolta agli altri tre “Joe mi ha chiesto di recuperare questo affare…” mostrò loro il telegrafo portatile di Luke “…e mi ha anche riferito di usare tutti i mezzi possibili per averlo, comprese le mie doti femminili, dicendo che se non facevo così avrebbe riferito a te, Jack, grandissime idiozie su di me e Luke”
Jack alzò di poco lo sguardo, restando serio.
“Ma…” continuò Evelyn deglutendo “vuoi sapere una cosa?” respirò a fondo, quello che stava per dire avrebbe dato il colpo di grazia “quando stavamo andando in città, per il mio processo, sono stata nella cella di Joe per fargli compagnia e lui mi ha confessato di essere innamorato di me”
Joe divenne rosso paonazzo...stavolta dalla vergogna.
Non riusciva neanche ad infuriarsi e sbraitare, era troppo scioccato dalla reazione di Evelyn e dalle sue parole.
Sapeva che non erano dette con cattiveria, lei non era in grado di essere cattiva, ma facevano comunque male.
“Gli ho detto che un sentimento come l’amore deve essere reciproco e che io non provavo lo stesso…per dimostrarglielo, l’ho baciato ma non mi piaceva, lui non è te…” deglutì “io ti amo, Jack” confessò “ho fatto tutto questo per te, per voi e sì, ho baciato Luke sotto ordine di Joe… e non mi è piaciuto per niente”
Detta questa frase, ammise a se stessa di aver mentito.
Un pochino le era piaciuto, forse perché Luke la trattava come una donna, perché la prendeva in considerazione se c’era da agire e perché l’aiutava sempre a proteggere i fratelli se ce n’era bisogno.
Ma questo non lo avrebbe mai detto, aveva già oltrepassato la soglia massima.
Prese il telegrafo e lo mise in funzione.
“Che stai facendo?” domandò William, che era l’unico abbastanza lucido per parlare.
“Finisco il mio lavoro…” una volta finito, posò il telegrafo sulla coperta di Joe e si rivolse a quest’ultimo “domani avrai qualcosa di utile, vicino alla statua a destra dell’ingresso in città” spiegò “se mi cercate sono qua fuori” prese la sua coperta ed uscì, lasciandosi alle spalle un silenzio tombale.
Si andò a sedere accanto al fuoco, ridotto ad una fiamma flebile.
Faceva freddo, ma era talmente tesa e agitata da non sentirlo.
Non seppe cosa stesse accadendo nella tenda dei fratelli, li sentiva solo parlare e distingueva a malapena la voce di William.
Infatti, poco dopo, questi uscì dalla tenda e andò a sedersi accanto a lei munito di coperta.
Le sorrise dolcemente e le mise un braccio intorno alle spalle.
Poco dopo uscì anche Averell che, piagnucolando, strinse entrambi quasi a soffocarli e si sedette anche lui vicino ad Evelyn.
Jack, invece, uscì parecchi minuti dopo e andò silenziosamente a fare una passeggiata lì vicino.
Quando Evelyn e gli altri si addormentarono, lui non era ancora tornato.

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Capitolo 14
*** La 8° prova - Parte 1 ***


Ok, non potevo abbandonarvi senza aver postato l’inizio dell’ottava prova.
Approfitto di questo capitolo per augurare a tutti voi buone feste (pure a te, Evelyn80, anche se te le ho già fatte le rinnovo) e felice anno nuovo.
Ci rivediamo l’anno prossimo (e stavolta sul serio) con il nuovo capitolo che è già in lavorazione.
Buona lettura
 
 
Il mattino seguente, all’alba, William fu il primo a svegliarsi.
All’inizio gli ci vollero alcuni secondi per realizzare dove fosse e perché stava lì poi, una volta concretizzato il tutto, si voltò verso Averell ed Evelyn; quest’ultima dormiva abbracciata al fratello, il quale russava e parlava nel sonno.
Si voltò verso la tenda e intravide Joe, che stava ancora dormendo, mentre Jack stava rannicchiato accanto ad un masso posto in mezzo alle due tende.
Luke, invece, non c’era.
Probabilmente si era recato in città a sistemare le ultime cose per la prova successiva.
Si stiracchiò e si alzò, respirando a pieni polmoni l’aria fresca del mattino e facendosi colpire dai raggi del sole.
–Che paesaggio splendido– pensò –peccato che al penitenziario non vedremo mai una cosa simile–
Ebbe un idea.
Si chinò accanto ad Evelyn e la scosse delicatamente “Ehi, Evy, Svegliati”
La ragazza mugugnò e, lentamente, aprì gli occhi, strofinandoseli “Will...che succede?”
“Assolutamente niente” la rassicurò lui “ma devi venire a vedere”
Lei sbadigliò e, cercando di non svegliare Averell, spostò il braccio del fratello dalla sua vita riuscendo a sgusciare fuori ed a mettersi in piedi.
“Dormito bene?” domandò William, anche se come domanda suonava molto stupida.
“Più o meno” Evelyn si massaggiò il collo e salutò William con un bacio sulla guancia “Buongiorno, comunque, fratellone”
“Anche a te” poi si scansò ed indicò il paesaggio, illuminato dai raggi del sole mattutino, nonché il cielo che sfumava dal rosa al giallo ed iniziava ad intravedersi l’azzurro.
Gli alberi della foresta circostante prendevano colore e gli uccellini cinguettavano allegri ed erano già all’opera per sistemare o costruire il proprio nido e sfamare i loro piccoli.
Evelyn sgranò gli occhi, dimenticandosi del sonno, e spalancò la bocca meravigliata.
“E’ splendido” mormorò mentre William, accanto a lei, le metteva un braccio intorno alle spalle “non ho mai visto niente di simile”
“Sapevo che ti sarebbe piaciuto”
Evelyn annuì “Peccato che al penitenziario non vedremo mai una cosa simile”
“E’ vero ma, se ci pensi, io e te potremo raccontarlo e questo sarà un ricordo che ci porteremo per sempre con noi”
“Si, hai ragione” confermò la ragazza, spostando il suo sguardo verso Averell “grazie per aver passato la notte con me”
“Figurati” ammiccò William.
Entrambi si voltarono verso la tenda di Luke, anche Evelyn immagino che fosse a preparare la prossima prova e quindi non si soffermò a lungo.
Evitò di guardare verso la loro tenda, non voleva arrabbiarsi già di primo mattino; guardò, invece, verso Jack.
William non poteva sapere cosa passasse per la mente della sorella ma, conoscendola, poteva benissimo immaginare il rimorso ed i sensi di colpa che sentiva.
“Perché essere donna è così difficile?” domandò lei, più rivolta a se stessa che al fratello.
“Lo sai che non è colpa tua” cercò di tranquillizzarla William “Joe sa essere un vero diavolo, anche se non pensavo che arrivasse a tanto pure con te”
“Non mi aspettavo niente di diverso” replicò lei guardando, infine, verso la loro tenda.
“Joe è molto burbero e con il suo carattere fa allontanare tutti” ammise William “ma, purtroppo per lui, non riesce a nascondere quello che prova per te. Ti vuole bene, Evy”
“Non è il modo migliore di dimostrarlo”
“Dagli tempo, sarai lui stesso a chiederti scusa”
Evelyn sospirò e tornò ad osservare Jack “Sarà meglio svegliarli, almeno non faremo la prova intontiti”
“Sì, hai ragione” William si allontanò ed andò a svegliare Averell.
Per un istante, Evelyn fu tentata di confessare a William che lei conosceva già le prove e sapeva cosa li aspettava.
D’altro canto, non sapeva come si sarebbero svolte e se sarebbero entrati insieme o singolarmente.
Non aveva ulteriori specifiche e questo la preoccupava.
Scosse la testa e si avvicinò a Jack, passando una mano fra i capelli di lui “Jack” mormorò, facendolo mugugnare “Jack, dobbiamo andare”
Jack sbadigliò e si stiracchiò allo stesso tempo.
Si strofinò gli occhi e mise a fuoco quello che lo circondava.
Quando vide Evelyn, sorrise appena “Buongiorno” biascicò con la voce ancora impastata.
“Buongiorno, Jack” sorrise di rimando lei, aiutandolo ad alzarsi.
Averell si lamentava di avere fame, ma quella non era una novità, mentre Joe…Joe era più brontolone del solito.
“Buongiorno un corno” borbottò “si può sapere perché mi hai svegliato così presto?” domandò rivolto a William “Perché non c’è quel cowboy da quattro soldi? E perché non trovo più quel dannato aggeggio!?”
William, notando che Averell non stava capendo nulla, che Evelyn aveva distolto lo sguardo e che Jack aveva già corrucciato il suo e alzato le maniche della camicia, sospirò e si avvicinò a Joe prendendo il telegrafo portatile di Luke che si era impigliato nel cinturone del fratello.
“Oh…” disse il maggiore, prendendo il telegrafo in mano “ciò non toglie che il cowboy non c’è…ehi! Il cowboy non c’è!” prese il telegrafo e lo mise nella tenda di Luke, tanto sapeva che Evelyn aveva sistemato la situazione la sera precedente “approfittiamone! Siamo liberi!” si voltò e fece per correre via ma, sfortunatamente per lui, il passaggio era bloccato da qualcosa o meglio, qualcuno.
Si ritrovò a terra in un batter d’occhio.
“Ben svegliato, Joe” era Luke “già di corsa di prima mattina?”
Joe digrignò i denti mentre le sue orecchie fumavano e la sua faccia diventava color porpora.
Non si era nemmeno accorto che gli altri non avevano neanche provato ad accennare di seguirlo.
“Buongiorno, Dalton” Luke salutò gli altri, sorridendo “vi ho portato la colazione” mostrò dei grossi fazzoletti chiusi a mo’ di fagotto.
Li porse ai cinque fratelli ai quali, appena videro pane, formaggio ed una bottiglia di latte, si illuminarono gli occhi.
Se non ci fosse stato Luke sarebbero stati perduti.
“Caius Pupus ci aspetta nella piazza centrale della città” specificò il cowboy “finite con calma e poi raggiungetemi…” guardò Joe “…tutti quanti” sottolineò bene le ultime due parole e, una volta ottenuto il consenso, si congedò e tornò verso la città.
“Si fida parecchio di noi” commentò Jack “non ha paura che scappiamo? Dopotutto, Joe stava per farlo”
“Ma no” gli rispose William “si fida perché c’è lei” indicò Evelyn “altrimenti starebbe appiccicato a noi”
“Secondo me pensa che vogliamo fare le prove per lo sconto di pena e che l’evasione la tentiamo dopo” aggiunse Averell facendo meravigliare tutti quanti, Joe compreso.
Lo spilungone, a quel punto, si sentì osservato “Beh? Che c’è?”
“Esci dal corpo di mio fratello!” disse Joe muovendo le mani in stile mago davanti alla faccia di Averell che, per l’appunto, iniziò a tremare di paura.
“Mi fai paura così, Joe” a quell’affermazione, i quattro fratelli tirarono un sospiro di sollievo.
“Bene” aggiunse Joe “qualcun altro ha uscite strane?”
Gli altri scossero la testa.
“Bene, e adesso muovetevi! Razza di imbecilli!” detto questo si avviò verso l’ingresso della città.
I fratelli notarono che, nonostante fosse sembrato felice della colazione, non aveva toccato cibo infatti il suo fazzoletto era ancora chiuso.
Era una cosa alquanto strana, ma decisero di non badarci più di tanto; forse era nervoso per via della prova che li attendeva, pensarono, e quindi gli era passata la fame.
Quando Joe fu vicino alle immense porte di legno massiccio, iniziò a guardarsi attorno con aria furtiva.
–Pensa, Joe– meditò –cosa ha detto la pulce ieri sera? –
Cercò di ricordare quanto le aveva detto la sorella la sera prima.
 
“Domani avrai qualcosa di utile, vicino alla statua a destra dell’ingresso della città”
 
A destra dell’ingresso…
C’erano due enormi statue raffigurante dei leoni seduti e con le fauci spalancate.
Dall’interno della bocca di quello di destra un luccichio metallico attirò la sua attenzione.
“Averell!” Joe chiamò il minore “renditi utile e tirami su!”
“Subito, Joe!” Averell si avvicinò e lo prese sulle spalle, traballando e rischiando più di una volta di farlo cadere.
“Sta fermo, imbecille!” sbottò Joe, obbligando il fratello a restare più fermo che poteva.
Allungò la mano e frugò all’interno delle fauci del leone e vi trovò una pistola… vera.
Gli occhi di Joe si illuminarono e divennero lucidi dall’emozione.
Aveva una pistola!
“Presto, mettimi giù!”
Averell annuì e lo rimise a terra.
Jack e William lo guardarono, curiosi di scoprire cosa avesse trovato all’interno della statua.
“Sai, pulce” disse Joe rivolto ad Evelyn “sto meditando di coinvolgerti più di frequente nei nostri piani di evasione” e mostrò al gruppo la pistola, con aria trionfante.
Anche a Jack e William si illuminarono gli occhi alla sua vista mentre ad Evelyn, invece, venne un colpo.
Una pistola? Perché Luke non gliene aveva parlato? Era forse impazzito?”
Dovette però fingere di esserne al corrente, altrimenti Joe avrebbe capito che c’era qualcosa sotto.
“B-buono a sapersi” mormorò.
Nel frattempo, Joe aveva nascosto accuratamente la pistola nei pantaloni.
“Forza muoviamoci!” esclamò Joe “ci aspetta un’altra prova!” e si avviò all’interno della città, seguito dai fratelli.
“Come un’altra prova?” domandò Jack “non tentiamo di evadere”
“Sei proprio un idiota, Jack” rispose, facendo infervorare Evelyn “Casi...cappio…oh insomma! Il tizio con il naso a punta è addetto a registrare le prove che facciamo e dichiarare se vanno a buon fine o meno, giusto?” attese che i fratelli annuissero e poi proseguì “finiamo tutte le prove, giusto per non stare con le mani in mano e dimostrare che lo sconto di pena ce lo siamo meritati. Finita questa prova, però, faremo fuori Lucky Luke così sarà più facile evadere senza di lui attorno”
“Aah!” esclamò Jack “ora ho capito! Sei un grande, Joe!”
“Sì, sei scaltro come una faina!” aggiunse William, concordando.
“Lo so, lo so” disse sfregandosi le nocche sulla camicia e sorridendo soddisfatto.
Nel frattempo si diedero un occhiata intorno.
Era una città completamente diversa da quelle a cui erano abituati loro, nemmeno quando erano andati nella capitale per il processo della sorella avevano visto delle case così quadrate e…bianche.
Raggiunsero il punto stabilito da Luke e attesero.
Caius Pupus era già lì, pronto ad annunciare la prova, il cowboy, invece, era poco distante con le mani sui fianchi ed un sorriso smagliante.
“Ben arrivati, fratelli Dalton.” salutò Caius Pupus con la sua solita flemma “La prossima prova si svolgerà lì dentro” ed indicò un edificio parecchio alto in fondo alla strada “dovrete recuperare il lascia passare A38, che vi permetterà di accedere alla prova successiva”
“Oh, ma è semplice.” disse Joe “È solo una formalità amministrativa”
“Esatto,” confermò Caius Pupus “una formalità amministrativa”
“Joe” William richiamò l’attenzione del fratello “c’è qualcosa non mi convince, mi sembra troppo semplice”
“E allora?” ribatté lui “Non può esistere una prova semplice?”
“Ti ricordi per attraversare il lago?” si intromise Jack “Abbiamo perso molto tempo senza nemmeno accorgercene e anche lì credevamo che fosse semplice”
Joe sentì la guancia sinistra bruciare, in ricordo dello schiaffo preso a causa di quella prova “E va bene, avete ragione.” si voltò verso Caius Pupus “Che edificio sarebbe quello?”
“La chiamano la casa che rende folli” rispose “chiunque entra lì dentro ne esce matto” ed indicò un gruppo di persone che stavano passando in fila indiana emettendo suoni simili a quelli di un treno e l’uomo che stava davanti fumava dalla testa proprio come una locomotiva.
I cinque fratelli deglutirono.
Averell prese parola “Joe, dobbiamo fare il trenino?” domandò “Posso fare la locomotiva?”
Joe tirò fuori dal nulla un orologio da taschino e lo consultò “Ok, è l’ora delle sberle”
E quattro sonori ceffoni, che fecero volare via anche i piccioni dalla paura, si udirono per tutta la città.
Averell si ritrovò a terra con dei mini Averell, muniti di cetra, che gli svolazzavano intorno.
Joe, una volta calmo, tornò a guardare Caius Pupus “dobbiamo entrate tutti o solo uno?”
“In questo caso potete scegliere” rispose “uno alla volta, tutti insieme oppure in due gruppi, l’importante è che uno di voi riesca nell’impresa”
“Molto bene, ragazzi!” Joe chiamò i fratelli “consultiamoci…tu no, pulce!”
“Scusa, perché?”
“In questa prova ci arrangiamo noi”
“Scordatelo!” ribatté lei “scegli chi ti pare, ma sappi che io verrò! ...o vuoi che inizio a parlare?” lasciò intendere a Joe che avrebbe confessato a Luke della pistola.
Joe digrignò i denti “E va bene!” acconsentì “ricattatrice” aggiunse borbottando.
“Nano” gli disse di rimando.
“Ti ho sentito!” ribatté lui.
Evelyn ridacchiò e poi si avvicinò a Luke, che osservava divertito la scena.
“Tutto bene?” domandò quest’ultimo.
“Secondo te?” rispose Evelyn “ti rendi conto che Joe ha una pistola?”
“Lo so, l’ho messa io”
“Sei impazzito, Luke?” Evelyn lo guardò “intervieni o si metterà male!”
“Non succederà niente, vedrai” la rassicurò lui “Joe non è tipo da usarla davvero, sa le conseguenze che gli spettano”
“Tu non lo conosci!” lo implorò lei “ti ucciderà, Luke! Non voglio che accada!”
“Non ti preoccupare” rispose lui sempre tranquillo “Tu hai fatto quello che ti ho chiesto?” Evelyn annuì “Molto bene, allora andate avanti nelle vostre prove fino alla fine…” avvicinò il suo volto all’orecchio di Evelyn “…qualunque cosa accada” e poi la superò, avvicinandosi a Caius Pupus.
Joe, nel frattempo, aveva deciso chi sarebbe entrato con lui nel palazzo.
“Entreremo io e William, per primi” si udì Evelyn che si schiariva la voce “e la pulce” borbottò, concludendo.
Caius Pupus segnò tutto sulla sua tavoletta “Buona fortuna, se così si può dire”
William rabbrividì e si diede una bella grattata scaramantica, poi seguì Joe ed Evelyn.
Prima di entrare, si fermarono all’ingresso ed osservarono l’altezza dell’edificio.
“Sono otto piani!” esclamò Evelyn “ditemi che non dobbiamo andare fino all’ultimo”
“Ho paura che si rivelerà più difficile del previsto” commentò William “non mi convince per niente, è troppo semplice e deve per forza esserci qualcosa sotto”
“Io, invece” aggiunse Joe “credo che se non la finite di lamentarvi finirete voi sotto…sotto terra, però!” e varcò la soglia.
Evelyn e William si scambiarono un’occhiata e, sospirando, lo seguirono.
 
 
Perdonatemi ma “scaltro come una faina”, in onore del famoso trio, dovevo metterlo…era già da tre capitoli che volevo farlo e non mi decidevo (vedrete cosa ho in servo per l’ultimissima prova muahahahah)

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Capitolo 15
*** La 8° prova - Parte 2 ***


Auguro in super ritardo un buon anno a tutti quanti e inauguro questo 2019 con il nuovo capitolo.
Come state? Spero bene e mi auguro che non vi siate rimpinzati troppo (io rotolo, colpa di mio marito e dei panettoni)
Alla prossima
 
 
 
“Accidenti” commentò Evelyn “questo palazzo non è enorme solo fuori, ma anche dentro”
L’interno era anche sfarzoso, contrastando in modo stridente con gli edifici a cui erano abituati.
“Come facciamo ad ottenere il lasciapassare?” domandò Joe, già spazientito.
“Potremmo chiedere a quell’uomo laggiù” William indicò un signore anziano, in fondo alla sala, seduto dietro ad una scrivania intento a scrivere qualcosa su delle pergamene.
Si avvicinarono.
“Wow, sono pergamene vere!” esclamò estasiata Evelyn.
“Se lo sapesse la signorina Betty che le abbiamo viste dal vivo” commentò William con aria sognante.
“Will, con quella faccia sei zucchero allo stato puro” rabbrividì Evelyn “ma come fa a piacerti quella donna e quello che dice?”
“Chiudete il becco!” li rimproverò Joe, che batté un pugno sulla scrivania e fece trasalire il povero vecchietto.
“Ma che modi sono!?” domandò l’uomo “vi sembra forse questo il modo di chiamarmi?” sospirò spazientito “che cosa volete?”
“Il lasciapassare A38” disse Joe “e sbrigati, nonnetto, che non abbiamo tempo da perdere, noi Dalton”
L’anziano scosse la testa “Siete stati male informati, ragazzi” rispose “per immatricolare una galera dovete andare alla capitaneria di porto”
Evelyn e William si scambiarono un’occhiata interrogativa; quel tizio doveva essere sordo, se non anche stupido.
C’era una bella differenza di pronuncia fra lasciapassare e galera, senza contare che nessuno dei tre voleva sentir parlare di prigioni, o anche solo pensarci.
Joe, che non era famoso per la sua flemma, dovette fare un grosso respiro prima di parlare “Ma che cosa ha capito?” domandò “noi abbiamo bisogno solamente il lasciapassare A38!”
“Il porto si trova in fondo alla strada, non potete sbagliare” ribatté il vecchietto al che, Joe iniziò ad alterarsi lievemente, o meglio…si infuriò come una bestia.
“Non ci serve il porto! Ma il lasciapassare A38!”
L’anziano, dopo che i fratelli ebbero confermato mentalmente che era sia stupido che sordo, si portò una mano vicino all’orecchio lasciando intendere che non aveva capito nulla.
Joe non ci vide più “IL LASCIAPASSARE A38!” sbraitò con quanto fiato aveva in gola, diventando bordeaux dall’ira.
“Ma che razza di modi!” esclamò il vecchio “non sono mica sordo! Dove credete di essere, per Giove Pluvio?!” poi fece un respiro per calmarsi “dovete andare allo sportello 1, corridoio di sinistra, ultima porta a destra e non tornate!”
“E tanto ci voleva?” domandò Joe, avviandosi nella direzione indicatagli.
“Mmh” Evelyn incrociò le braccia e si portò una mano sotto al mento “qualcosa non quadra, d’accordo che quel vecchietto è sordo ma…mi sembra troppo semplice”
“Anche secondo me” ammise William “se è così semplice non vedo perché la considerino una prova”
“Però, se si chiama ‘la casa che rende folli’ ci sarà un motivo”
“La volete piantare?” li interruppe Joe “ci ha dato le indicazioni perciò sbrighiamoci che ho altro da fare, io”
Raggiunto il fondo del corridoio di sinistra, notarono che non vi era alcuna porta sulla destra.
“Cominciamo bene” commentò William “le indicazioni del nonno sono sbagliate”
“Probabilmente avrà fatto confusione” lo giustificò Evelyn sorridendo “entriamo lì…” indicò la porta che stava sulla sinistra “…sarà certamente quella”
Joe, sbuffando e mettendo da parte l’educazione, spalancò la porta senza bussare.
Il trio si ritrovò davanti ad uno scenario a dir poco infantile.
Un uomo molto robusto, più o meno della stazza di Pit la guardia, stava seduto su un’altalena appesa al soffitto e veniva dondolato da una donna esile ma molto affascinante, al che William si dimenticò della signorina Betty per alcuni istanti.
“Che cosa ci fate qui?!” domandò l’uomo sull’altalena, fermandola di colpo per guardare i fratelli “chi vi ha dato il permesso di entrare nel mio ufficio!?”
“Ci spiace” si scusò Evelyn, notando che a Joe non era piaciuto il tono con cui li aveva accolti il signore “cercavamo lo sportello 1”
“Dovete consultare la mappa al sesto piano!” ribatté l’uomo “e adesso andatevene, c’è gente che lavora qui!” e, senza dare il tempo ai tre di ribattere, riprese a dondolare sull’altalena come se niente fosse.
Joe strinse i pugni e digrignò i denti, mentre William chiuse la porta.
“Ho capito perché la gente esce folle da questa casa” disse Evelyn “chi è quell’imbecille che mette la piantina dell’edificio al sesto piano invece che all’ingresso?”
“Non lo so, ma di sicuro stanno riuscendo a farmi perdere la pazienza” borbottò Joe.
Iniziarono a fare le scale, notando dopo aver salito la prima rampa, che erano più ripide di quanto immaginassero e sembravano non finire mai.
Giunti al quarto piano, William aveva il fiatone e teneva Evelyn per mano.
Joe, invece, non sembrava minimamente toccato dalla fatica, probabilmente a causa dell’adrenalina generata dal nervoso.
“Vi prego…” implorò Evelyn “ditemi che siamo arrivati”
William scosse la testa “Mi spiace, siamo solo al quarto piano, quindi ne mancano altri due”
“Com’è umano, lei” scherzò Evelyn.
La ragazza voleva morire, ma si fece forza e salì gli ultimi due piani giungendoci, però, gattonando; stessa cosa valse per William.
Joe guardò la mappa e non capì assolutamente nulla di quanto vi era riportato.
“Ma è da folli!” esclamò “non si capisce niente! Ma perché non mi sono portato Averell al posto tuo?” domandò rivolto ad Evelyn “la sua stupidità ci avrebbe di certo aiutati, dato che solo uno stupido può capire una cartina così”
Evelyn gli lanciò uno sguardo fulminante e gli fece la linguaccia, mentre William si avvicinò ed osservò la carta “Semplice” commentò “sportello 1, dobbiamo tornare al pian terreno sul corridoio di destra entrando e, a proposito, non penso di essere stupido”
“COSA!?” esclamarono in coro Joe ed Evelyn “e che cavolo!”
Scesero le scale, cosa che risultò molto più gradevole per le loro gambe.
Una volta giunti nel luogo indicato trovarono finalmente lo sportello 1.
La donna che lo presenziava lì guardò uno ad uno “Cosa desiderate?”
Evelyn e William si guardarono e ritennero opportuno non far parlare Joe, il quale non accennava nemmeno lontanamente a calmarsi.
Intervenne William “Vorremmo il lasciapassare A38, per favore”
“Vi hanno informato male” rispose la donna “dovete recarvi allo sportello 2, chiedete all’uscere e ve lo indicherà”
Joe si rimboccò le maniche e si avviò verso l’ingresso “Stavolta mi sente quel vecchio!” seguito dagli altri due raggiunse la scrivania dell’anziano, che sembrava sul punto di addormentarsi “SVEGLIAAAA!” urlò Joe, facendolo sobbalzare “Lo sportello 2 e vedi di darci le giuste indicazioni stavolta!”
Il vecchietto sbuffò “Voi ed il vostro porto mi avete stufato! Si trova dall’altra parte della strada!”
Joe iniziò a fumare dalle orecchie, lasciando intendere che la sua rabbia stava per eruttare in modo esplosivo.
Evelyn e William si tapparono le orecchie, pronti per la sfuriata del maggiore.
“IO NON VOGLIO IL PORTO!” urlò, era davvero infuriato “NON MI INTERESSA IL PORTO! IO ABORRO IL PORTO! IO VOGLIO LO SPORTELLO DUEEEEEE!” e, lentamente, dopo lo sfogo iniziò a tornare di un colorito normale, facendo tirare un sospiro di sollievo ad Evelyn e William.
“Allora?” domandò una voce flemmatica alle spalle del trio “che cosa c’è da urlare? Qui la gente lavora”
Un uomo, con una pergamena in mano, li guardava dall’alto in basso “Di che cosa avete bisogno, signori?” aggiunse.
“Cerchiamo lo sportello 2” disse Evelyn.
“Mmh” l’uomo rifletté “dove lo hanno messo?”
“Mi perdoni, Prefetto” lo interruppe il vecchietto “l’ultima volta si trovava al terzo piano e non risulta che l’abbiano spostato”
Evelyn e William lanciarono un’occhiataccia all’anziano; non capiva niente quando qualcuno di loro parlava però capiva il Prefetto? Allora li prendeva in giro!
Il Prefetto sorrise “Come vedete basta chiedere che vi verrà risposto, non c’è bisogno di urlare” e, dopo aver salutato con un cenno del capo il vecchietto, il Prefetto si allontanò.
“Coraggio, saliamo” incalzò William, e si avviò verso le scale.
“Non è finita qui, nonno” minacciò Joe.
“Andiamo, Joe” Evelyn lo trascinò via, seguendo William, aggiungendo poi “Secondo voi sarà giusta l’informazione?”
“Comincio ad avere i miei dubbi” William non sembrava per nulla tranquillo e, infatti, le cose andarono come aveva temuto.
Allo sportello 2 li rimbalzarono nuovamente allo sportello 1, che trovarono improvvisamente chiuso e vennero mandati allo sportello 35.
Qui dovevano recuperare il formulario blu, altrimenti il lasciapassare A38 non lo avrebbero avuto.
Evelyn e William raggiunsero un livello di nervoso pari a quello di Joe e, anche loro, non sentirono più la fatica del su e giù per le scale.
Le cose peggiorarono quando scoprirono che il formulario blu serviva per prendere quello rosa che, a sua volta, avrebbe permesso di ottenere quello verde il quale avrebbe fornito loro la possibilità di avere quello viola, ed un altro ancora e ancora e ancora e ancora…
“BASTAAAAA!” sbottò Joe all’improvviso, lanciando per aria tutti i formulari che aveva in mano ed iniziando a comportarsi in modo folle.
Urlando si mise a gattonare poi, improvvisamente, si mosse a scatti come una gallina che invece di chiocciare abbaiava in stile Rantanplan.
Saltò a destra ed a manca arrivando infine a dare delle testate alla parete.
Sia William che Evelyn ne furono scioccati.
Avevano finalmente capito il motivo per cui quell’edificio si chiamasse così.
“Joe!” Evelyn cercò di attirare la sua attenzione per farlo calmare “Joe, basta!” con l’aiuto di William, lo bloccarono per le spalle e lei dovette abbracciarlo per tenerlo fermo.
“Joe, rilassati” continuò lei, con voce pacata “cerca di stare calmo”
Per quanto la sua voce fosse tranquilla, nel tentativo di tranquillizzarlo, era comunque scioccata: mai in vita sua lo aveva visto in quelle condizioni.
La giornata era partita proprio male; lei non aveva ottenuto le scuse di Joe per ciò che era accaduto la sera precedente, quasi a lui non importasse niente dei suoi sentimenti, e adesso lui era completamente uscito di senno.
Che altro sarebbe mai potuto capitare ancora?
Ci vollero alcuni minuti prima che Joe ritornasse ad avere una conversazione razionale.
“Dove siamo?” domandò confuso “abbiamo vinto?”
Evelyn scosse la testa “Siamo ancora nella casa che rende folli” gli rispose, volgendo poi lo sguardo a William “se continuiamo così lo diventeremo anche noi”
Questi recuperò tutti i formulari che avevano ottenuto fino a quel momento e si avvicinò ai due “Teniamoli per sicurezza. Mi è venuta un’idea” e fece cenno ad Evelyn di seguirlo.
La ragazza, tenendo per mano Joe, eseguì.
“Che cosa vuoi fare?” domandò Joe con sguardo serio e facendo finta che nulla fosse successo.
“Voglio combatterli con le loro stesse armi.” rispose risoluto William “Lasciate fare a me”
Dall’ultimo piano, dove si trovavano, scesero al terzo, recandosi allo sportello 2.
La signorina al suo interno non li riconobbe nemmeno “Desiderate?” cinguettò.
“Mi perdoni, signorina” iniziò William “vorremmo il lasciapassare A39”
La donna sgranò gli occhi “A38” li corresse “dovete andare allo spor…”
“No, no, signorina” la interruppe William “cerco proprio il lasciapassare A39 come previsto dalla nuova circolare B65”
“Circolare B65? Scusate un istante” la signorina si voltò verso la donna dello sportello a fianco al suo e chiese a lei l’informazione.
Evelyn e Joe lo guardarono sbalorditi “Will, che stai facendo?” domandò lei “ci serve l’A38”
“Vuoi farci perdere la prova?” domandò Joe scioccato.
“Tranquilli, se tutto va come dico io dovremmo ottenere il lasciapassare entro un quarto d’ora”
“Vorrei uscire di qui adesso, se non ti spiace” borbottò Joe, facendolo ridacchiare.
La signorina dello sportello tornò a rivolgersi al trio “Per cortesia, aspettateci all’ingresso che dobbiamo andare allo sportello 7”
William ringraziò e, come richiesto, si recarono all’ingresso e attesero.
All’improvviso iniziò un via vai di gente che correva da uno sportello all’altro in cerca della circolare B65 che permetteva il rilascio del lasciapassare A39.
Dopo cinque minuti, Evelyn e Joe capirono il piano di William.
“Sei un genio, Will!” si congratulò Evelyn “li stai facendo impazzire”
“Se vanno avanti così manca davvero poco alla fine della prova” specificò William.
“Ti faccio notare, genio, che se vanno avanti così non otterremo il lasciapassare A38 perché saranno tutti talmente matti da non sapere più nemmeno come si chiamano!”
“Vedrai, Joe” aggiunse William “sarai fiero di me” e chiuse lì il discorso.
Come previsto, una manciata di minuti più tardi, l’intero personale della struttura aveva cominciato a comportarsi in maniera folle e ad uno ad uno uscirono completamente di testa.
Il Prefetto, che all’inizio li aveva aiutati a cercare lo sportello 2, stava in disparte e cercava di riportare la calma nell’edificio.
“Calmatevi!” esclamò cercando di attirare la loro attenzione “per favore, fate silenzio!”
William, come se niente fosse, si avvicinò al Prefetto “Mi scusi”
“Che cosa volete?” domandò bruscamente “non vedete che sono occupato? Che cosa desiderate?”
“Vorremmo il lasciapassare A38”
Il Prefetto sbuffò e frugò nella tunica, estraendo il lasciapassare e porgendoglielo “Ora andatevene, c’è gente che lavora qui”
“Molte grazie” William salutò e, seguito dai fratelli, lasciarono la struttura il più velocemente possibile.
L’ultima cosa che videro prima di uscire fu il Prefetto che, dopo essersi accorto di quello che aveva fatto, stava dando anche lui di matto.
Si allontanarono di qualche metro e poi William mostrò trionfante il lasciapassare.
“Ce l’abbiamo fatta!” esultò Evelyn, alzando lo sguardo verso il cielo “e in un’ora! Sei unico Will!”
William sorrise soddisfatto.
“Sì, sì, sei un grande” disse laconicamente Joe “e adesso muoviti, che ho da fare!”
In lontananza, videro Jack, Averell, Luke e Caius Pupus che li aspettavano.
“Joe!” esclamò Averell, correndo incontro al fratello e abbracciandolo “pensavo che non saresti più uscito” piagnucolò stritolandolo e facendo lo stesso con Evelyn “mi siete mancati!”
“Dovete ringraziare William” disse Evelyn dopo che Averell la mise a terra “se non fosse stato per lui saremmo ancora lì dentro, li ha fatti diventare matti con un’informazione sbagliata”
Jack si batté il cinque con William e Caius Pupus segnò la prova come superata, chiedendo poi il lasciapassare a William.
“Molto bene” commentò Caius Pupus “per la prossima prova dovremo uscire dalla città, io comincio ad andare e vi aspetterò lì” dopo aver preso gli ultimi appunti, si avviò.
“Mi congratulo con voi, ragazzi” disse Luke avvicinandosi al gruppo “hai avuto un vero colpo di genio”
William lo ringraziò, mentre i fratelli si congratulavano con lui.
“Meglio se andiamo” continuò il cowboy “ci aspetta ancora parecchia strada da fare” e li superò, dando un colpetto di incoraggiamento sulle spalle di Evelyn.
“Non così in fretta, cowboy” disse Joe, attirando su di sé l’attenzione.
Nessuno si era accorto che fino a quel momento era rimasto in silenzio e che aveva estratto la pistola che aveva trovato nella bocca della statua del leone all’ingresso della città.
Alzò il cane della colt portando il proiettile in posizione.
Evelyn sgranò gli occhi “Joe, che stai facendo!?” esclamò.
Luke si fermò, senza però voltarsi.
Calò un improvviso silenzio, tanto che i fratelli si accorsero che la piazza in cui erano era completamente deserta.
“Io non lo farei se fossi in te, Joe” disse Luke con un tono fin troppo tranquillo “potrebbe ritorcertisi contro” si voltò e lo guardò negli occhi.
“Contro di me?” domandò con finto tono sorpreso “contro di me, no e nemmeno contro i miei fratelli, anzi…” si avvicinò a Jack e lo trascinò con sé.
Lo fece mettere dove prima stava lui e gli porse la pistola.
In un primo momento Jack sembrò non capire che cosa aveva in mano poi, quando si riprese, tenne la pistola puntata verso Luke.
Aveva uno sguardo stranamente deciso.
“Sai bene che non sparerà” continuò Luke, rivolto sempre a Joe “nessuno di loro lo farà”
“Lo faccio io, Joe!” esclamò Averell, che non aveva realizzato che stavano per fare una cosa seria e non un gioco “gli sparo io, Joe!”
“Chiudi il becco, Averell!” sbottò, facendo sì che il fratello mettesse il broncio.
Evelyn sentì il respiro fermarsi in gola “Will, fermali!”
William scosse la testa “Mi spiace, ma devo dissentire” le rispose, lasciandola senza parole.
“Jack, non farlo!” vedendo che William non le dava retta tentò con Jack, che volse lo sguardo verso di lei “ti prego, non farlo” insistette
“Non farlo?” domandò Joe “ma sicuro, Jack, non farlo” gli disse “non vendicare la tua famiglia che è stata ingiustamente rinchiusa in un penitenziario da un cowboy da strapazzo e che ha privato una povera madre dei suoi adorati figli”
Jack spostò lo sguardo da Evelyn alla pistola.
Tremava, ma tenne comunque il suo indice sul grilletto.
Luke non sembrava intenzionato a difendersi “Pensa ad Evelyn” disse rivolto a Jack.
Ma Joe rispose per lui “Si, caro Jack” infierì “pensa ad Evelyn” attirò a sé la ragazza e la strinse “questa povera fanciulla, la nostra pulce, la tua fidanzata che è stata manipolata e baciata da Lucky Luke, il tuo peggior nemico”
“Sei un bastardo, Joe” mormorò Evelyn dimenandosi per liberarsi e avvicinandosi a Jack “Jack, non lo fare”
“Spara” mormorò Joe indietreggiando di un passo.
Evelyn scosse la testa “Jack…”
“Avanti fallo…”
“Ti prego…”
Joe sbuffò “Forza, muoviti” incalzò “FALLO!”
L’esclamazione di Joe giunse in concomitanza con un botto spaventoso.
Luke cadde a terra con un tonfo.
 
 
Messaggio per EVELYN80…tvb ragazzuola, non uccidermi

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Capitolo 16
*** La 9° prova ***


Il grido spaventato di Evelyn echeggiò per la piazza vuota.
Si portò le mani alla bocca per soffocarlo, ma fu inutile.
I fratelli fissavano Luke, spaventati all’idea che si rialzasse e facesse invalidare le prove rispedendoli al penitenziario.
William si avvicinò a Jack e Joe “E’ morto?” domandò incredulo.
Anche lui, come gli altri, lo voleva morto e adesso, che erano riusciti a sparargli, nessuno riusciva a crederci.
“Tra poco lo sapremo” commentò Joe mentre, nel frattempo, Evelyn si era avvicinata al cowboy.
Sul petto di quest’ultimo vi era una chiazza rosso scuro, il cui centro era evidenziato dal buco del proiettile.
La ragazza tremava in modo visibile “L-Luke?” lo scosse lievemente, ma lui non si mosse.
Si frugò nelle tasche del vestito ed estrasse un piccolo specchio rotondo, regalo della signorina Betty per il viaggio, mettendolo accanto al naso di Luke.
Pochi secondi dopo lo allontanò…non era appannato.
Avvertì una morsa allo stomaco ed i suoi occhi si inumidirono, mentre le mani si strinsero a pugno.
Deglutì, ricacciando indietro l’urlo di rabbia che minacciava di uscire.
Non osò voltarsi “E’ morto” disse con voce flebile ma abbastanza alta da far sì che Joe e gli altri potessero capire.
Li udì esultare, persino Averell.
Si congratularono con Jack e lo alzarono in trionfo tanto che qualche abitante si unì a loro senza capire il perché; erano forse tutti folli ancora a causa dell’edificio da cui erano usciti poco prima?
Sbirciò alle sue spalle ed il suo sguardo cadde su Jack.
Come poteva aver dato retta a Joe? Luke li aveva catturati a causa dei crimini che avevano commesso.
Aveva semplicemente fatto il suo lavoro.
Non era solo la loro madre ad aver visto i suoi figli che venivano strappati dalla famiglia. Lei aveva visto i suoi fratelli scomparire da sotto i suoi occhi.
Aveva odiato Luke con tutte le sue forze ma, crescendo, si era resa conto di quanto rubare, rapinare e saccheggiare fosse sbagliato e di quante famiglie erano state private dei loro beni e dei loro cari a causa di Joe, Jack, William e Averell.
Come avevano potuto? Luke non li stava tormentando, anzi! Se non ci fosse stato lui con le sue dritte, probabilmente, non sarebbero mai riusciti a superare le prove precedenti.
Che cosa li aspettava adesso?
Sarebbero mai arrivati all’ultima prova?
Era così immersa nei suoi pensieri che non si accorse dei fratelli che la superavano.
“Muoviti, pulce!” la chiamò Joe con un sorriso soddisfatto “Dobbiamo darci una mossa o non finiremo più le prove”
Camminava con aria spensierata come se fosse ai giardini pubblici e respirava a pieni polmoni l’aria fresca di città.
Faceva roteare la pistola sul dito e la rimetteva nella fondina.
Jack aveva uno sguardo rilassato e sembrava vedere il mondo più luminoso.
Averell saltellava allegro e al posto del broncio era spuntato il suo solito sorriso ebete.
Dietro tutti William.
Evelyn li lasciò andare avanti, poi si spostò alla destra di Luke e raccolse il suo cappello che era volato via dopo la sua caduta.
Lo spolverò dalla terra e lo osservò alcuni istanti; poi si chinò su Luke e glielo mise sul petto, spostandogli poi la mano perché restasse fermo.
Non resistendo si lasciò sfuggire alcune lacrime, infine strinse i pugni e fece un respiro profondo.
Non poteva lasciarsi andare, non così, non ora; Luke non lo avrebbe permesso.
Si sporse un poco e baciò la fronte del cowboy.
Nonostante tutto, lei gli doveva molto “Addio…Lucky Luke” gli sfiorò la mano e poi si rialzò, correndo in direzione dei fratelli.
Per un momento si immaginò di vederlo rialzarsi in piedi e correre verso di loro…ma non accadde.
Essendo la città molto piccola, poco dopo Evelyn si ritrovò ad uscire dal lato opposto.
Una volta raggiunti i fratelli si tenne in disparte mentre si incamminavano per incontrarsi con Caius Pupus.
Lo trovarono in fondo ad un sentiero.
Nel frattempo, il cielo si era oscurato e minacciava di piovere da un momento all’altro.
Tempo ideale per un umore nero come quello di Evelyn.
“Ben arrivati” li accolse Caius Pupus.
“Grazie, amico” Joe fece un cenno col capo.
“Perdonate la mia curiosità…” continuò Caius Pupus “…dov’è il signor Lucky Luke?”
Jack e William si scambiarono un occhiata e tapparono la bocca ad Averell, che stava per confessare.
Joe, che era intenzionato a rispondere, lanciò dapprima uno sguardo ad Evelyn, che lo fulminò, poi a Caius Pupus.
“Si è fermato a far sistemare il suo cappello” disse, cercando una scusa che suonasse verosimile “un cowboy, senza il suo cappello in condizioni perfette, non va da nessuna parte” aggiunse con aria solenne “ha detto che ci raggiungerà quando glielo avranno sistemato, ma potrebbero volerci alcuni giorni purtroppo in quanto la sarta di questo posto ha molte commissioni prima della sua”
Silenzio, nessuno parlò per una manciata di secondi.
“Che peccato” sospirò Caius Pupus con il solito sguardo impassibile “si perderà la prossima prova”
“A proposito della prossima prova…” si intromise Joe “dove si svolgerà e in che cosa consiste?”
“Vedete laggiù?” Caius Pupus indicò il punto in cui il sentiero finiva e cominciava un precipizio dove, in fondo, scorreva, placido, un fiume.
“Lì, un tempo, vi era un ponte” proseguì Caius Pupus “il ponte è crollato ed hanno messo dei paletti per segnare il punto in cui iniziare le costruzioni, ma sono anni che è così.” sospirò sconsolato “Voi dovrete attraversare il crepaccio camminando sul filo che collega i due paletti”
I fratelli osservarono attentamente, ma del filo in questione non vi era neanche l’ombra.
“Ma non c’è il filo!” commentò Jack
“E’ un filo talmente sottile da essere invisibile” spiegò Caius Pupus “ma è molto resistente e può tenere pesi fino a millecentodue libbre”
Confusi, Jack e Joe iniziarono a contare con le dita quanto avrebbe fatto il loro peso in totale.
“Equivale, forse, ad una scodella di macinato?” domandò Averell “io inizio a sentire fame!”
Jack sgranò gli occhi “Ma se mentre loro erano a fare la prova ti sei mangiato tutta la locanda e per poco non facevi lo stesso con il proprietario!”
Averell emise un suono ghiotto “Odorava di carne fritta!”
Jack non riuscì a ribattere; Joe aveva tirato ad Averell un ceffone tale da far riapparire i mini Averell svolazzanti con tanto di cetra.
Poi si sfregò le mani scuotendole l’una contro l’altra, tornando a rivolgersi a Caius Pupus “Ci reggerà tutti e cinque?”
Caius Pupus annuì “Il tratto è breve ma difficile da superare…” si avvicinò al bordo e Joe fu sfiorato dalla tentazione di buttarlo giù, cosa che, per fortuna, non fece “…nel fiume vi sono i coccodrilli reali, un dono della Regina Cleopatra a Cesare, nostro imperatore”
I fratelli guardarono giù e vennero loro le vertigini, le gambe tremarono e furono obbligati a mettersi in ginocchio.
“Tutti quelli che fino ad ora hanno cercato di passare da questo filo sono finiti nel fiume e sbranati dai coccodrilli.” concluse Caius Pupus “Io vi aspetterò dalla parte opposta, sempre che ce la facciate”
“Ehi, ma…tu come farai a passare?” domandò Joe
“C’è un ponte in fondo a questo sentiero” indicò un punto lontano dove si intravedeva una lieve linea stesa fra le due rive, probabilmente il ponte.
“Buona fortuna” concluse e si allontanò.
Joe cercò di farsi passare le vertigini, risvegliò Averell e chiamò a se i fratelli.
“Molto bene, ragazzi” disse “dobbiamo raggiungere l’altra riva e lo faremo divisi per evitare che si spezzi il filo. Io non so quanto siano queste lune…lire…insomma, quello che è!” brontolò “il primo a passare sarà Averell, poi Jack e William e poi io e la pulce”
“Va bene” dissero in coro Jack e William, seguiti da Averell.
“E tu pulce?” domandò Joe “sei d’accordo?”
Lei sospirò “Si, certo”
Nessuno le disse o chiese altro, sapevano a cosa stava pensando; Jack iniziava a sentire i sensi di colpa ed il suo sguardo pentito non sfuggì ad Evelyn.
“Forza, Averell!” lo spronò Joe “datti una mossa”
Averell si avvicinò al primo paletto e, senza controllare se davvero vi era questo maledetto filo, allungò un piede.
Sotto le sue scarpe, percepì qualcosa di sottile e traballante.
Al primo momento cadde all’indietro finendo, fortunatamente, con il sedere ancora sul terreno.
Scosse la testa e, sorridendo, esclamò “E’ elastico!”
Si alzò in piedi di scatto e, prendendo la rincorsa iniziò a fare movimenti in stile ballerina classica su questo filo invisibile che, essendo elastico, gli dava slanci tali da farlo volare.
Gli altri quattro non poterono fare a meno di tapparsi rispettivamente occhi, orecchie, bocca mentre, per quello che riguardava William, provvide a mangiarsi le unghie.
Alla fine, Averell raggiunse il capo opposto fra salti e piroette.
“Ehi, Joe!” urlò una volta a terra “hai visto come sono stato bravo? Potrei fare il ballerino!”
“Aspetta che vengo di lì e ti dirò io cosa potresti fare” gli rispose di rimando, spingendo gli altri due verso il paletto “muovetevi, voi due!”
Jack e William tremarono e si abbracciarono come se stessero per dirsi addio poi, lentamente, si assicurarono che il filo fosse ancora al suo posto e vi si aggrapparono ben saldi come se fossero dei bradipi.
Caius Pupus aveva ragione, era invisibile, ma resistente.
“Io non ci passo lì sopra” mormorò Evelyn, più rivolta a se stessa che a Joe.
“Non fare la stupida” brontolò Joe “se non esegui la prova non avremo lo sconto di pena!”
“E che sconto di pena speri di ottenere dopo quello che hai fatto?” ribatté la ragazza, ben sapendo che ci sarebbe stata una sfuriata.
Ma era proprio quello che voleva, era meglio che lei e Joe discutessero subito invece che portarsi tutto dietro fino alla fine e scoppiare nel momento sbagliato.
“Che intendi?” domandò Joe, iniziando a fumare di rabbia “sei dalla parte del cowboy?!”
“So che questo si chiama omicidio, Joe!” sbottò Evelyn, mentre i gemelli erano riusciti a raggiungere la parte opposta dopo una lentissima traversata appesi al filo e gli occhi chiusi per non avere le vertigini.
“E se anche otteniamo lo sconto di pena, gli anni ci aumenteranno lo stesso a causa di questo!”
“Sai benissimo che, appena finite le prove, ce ne andremo ben lontano da qui!” l’ammonì il maggiore “siamo liberi e non mi piace questa tua ingratitudine nei confronti della famiglia che ti ha ospitato e cresciuto!”
“Che razza di famiglia saresti tu?” le domandò Evelyn “la famiglia prende decisioni razionali e ponderate, tu hai ucciso Luke e lui non ti aveva fatto niente!”
“Niente!?” Joe iniziò a sfuriare “NIENTE!? Lucky Luke ci ha catturati mentre noi cercavamo di vivere! Quelle rapine servivano a farti vivere, razza di ingrata! Come osi dire che quel cowboy da strapazzo non ci ha fatto niente!?” ad ogni parola saltava come una molla e agitava i pugni per aria come se fosse un bambino capriccioso.
“Ci stava solo seguendo per le prove!” urlò lei “ci ha dato tante dritte e non meritava di morire così!”
Ed Evelyn si rese conto solo in quel momento che Luke non aveva accennato minimamente ad estrarre la pistola dalla fondina…perché la pistola non ce l’aveva.
Rabbrividì; Joe aveva la colt di Luke.
“Dammi la pistola, Joe” ordinò allungando una mano verso il fratello.
Joe la guardò accigliato “Neanche per sogno!” esclamò “sei impazzita?”
“Dammi subito quella colt!” si avvicinò di scatto a Joe, cercando di prenderla.
Joe, per evitare che ciò accadesse, si scansò.
“Ma che ti prende!?” sbottò verso la sorella, ritrovandosi mani contro mani con lei e lanciando sguardi di fuoco “quella casa ti ha reso folle!?”
“E’ la pistola di Luke! Dammela subito!”
Joe non riuscì a ribattere e si ritrovarono a discutere e litigare per terra con Evelyn che cercava di prendere la pistola e Joe che glielo impediva.
“Sei sempre stata una traditrice!” sputò Joe “difendi ancora quel cowboy!”
“Non meritava una morte così!” Ribatté Evelyn.
Anche se lei era più forte di Joe, questi riuscì a rovesciarla sulla spalle e le si mise sopra bloccandole le mani.
“Ammazzare Lucky Luke era il minimo che potevamo fare!” sbottò Joe “non ti darò la sua pistola!” Con mossa repentina si ribaltarono le posizioni ed Evelyn si ritrovò sopra Joe.
“Nessuno merita la morte!” urlò lei “neanche lui! Sei stato un bastardo, Joe!”
“Veramente ha sparato Jack!” le ricordò “ringrazia che non l’ho fatto io, perché avrei sparato anche a te!”
“TI ODIO!” urlò Evelyn con quanto fiato aveva in gola e fra i due iniziò una vera e propria lotta da cui si levò una grande nuvola di polvere che impediva agli altri tre di vedere.
Ogni tanto spuntava qualche braccio o gamba, nonché parole irripetibili.
Purtroppo William e Jack sapevano il perché di quella litigata mentre Averell, invece, non aveva capito niente, come al suo solito, e piuttosto che urlare ai due di dividersi li incitava e faceva il tifo per Joe.
Non sopportandolo più, fu William a dargli un ceffone per zittirlo.
“Joe, basta!” gridò William “smettetela di litigare!”
“W-William s-si stanno avvicinando al b-bordo!” disse Jack tremando “dobbiamo fermarli!”
“Non possiamo attraversare, non faremmo in tempo” William tornò a guardare verso il polverone “Fermatevi! Siete troppo vicini al bordo!”
Ma i due non lo sentirono e raggiunsero il precipizio finendo di sotto.
“NO!” gridò William
“Evelyn!” gridò Jack sgranando gli occhi.
Ad entrambi si fermò il respiro e stessa cosa accadde ad Averell, che si era ripreso e li aveva visti cadere giù.
“Nooooo” gridò Averell piagnucolando “buaaaah, erano così giovani! Una vita davanti! I miei fratelliiii”
Jack si lasciò cadere sulla ginocchia e chiuse gli occhi abbracciandosi disperato.
Che ne sarebbe stato di lui senza Joe? Che avrebbe fatto senza la sua guida?
Ed Evelyn? Non le aveva rivolto la parola dalla sera prima e non era riuscito a dirle quanto l’amava perché troppo intento a seguire Caius Pupus e ad effettuare le prove.
Ora che era caduta giù, qualcosa in lui si era spezzato.
William non fiatò e si inginocchiò all’altezza del gemello, battendogli una mano sulla spalla.
Anche lui era in crisi, ma non lo avrebbe mai dato a vedere; sarebbe stato lui il supporto dei fratelli.
“Jack, dobbiamo andare”
Ma Jack scosse la testa “Non me ne vado senza Evelyn”
“Ma Evelyn è…”
William venne zittito da un suono, un grido, dapprima lieve poi sempre più forte.
Non capendo, si avvicinò al bordo e vide una sagoma verdastra volare, letteralmente, verso di lui.
Con un grido balzò indietro, cadendo a terra ed osservando un coccodrillo superare il crepaccio e ricadere sul filo invisibile.
“Ma che…?” persino Jack aveva messo da parte per un istante il suo dolore per osservare la scena.
Dopo il primo coccodrillo ne seguirono altri e tutti rimasero appesi al filo con espressioni terrorizzate.
Due di loro si guardarono “Io non ci torno là sotto!” esclamò “sono pazzi questi Dalton!”
Dopo qualche minuto di confusione, dal bordo del precipizio spuntarono delle mani.
Joe ed Evelyn, bagnati fradici e tutti in disordine, si erano arrampicati fino in cima e, una volta giunti alla meta, si lasciarono cadere a terra stremati e con il fiatone.
“Non è finita qui, pulce” biascicò Joe “ne riparleremo”
Evelyn deglutì “Però la pistola la tengo io” disse battendo una mano sulla gonna all’altezza della coscia, segno evidente che aveva nascosto la colt nella giarrettiera.
“Joe!” William corse verso i fratelli, dimenticandosi dei coccodrilli appesi al filo “Evelyn!”
Aiutò il maggiore a rialzarsi e sistemarsi “State bene?”
“Sì, sì stiamo bene” rispose Joe brontolando, al che William non poté fare a me di sorridere, lieto di non aver perso il suo amato fratellone e la sua sorellina alla quale fece l’occhiolino.
Anche Jack si avvicinò e si mise accanto ad Evelyn “Stai bene?” le domandò preoccupato.
“Si” sorrise lei cercando di mettersi seduta e lasciandosi stringere da Jack, che aveva tirato un sospiro di sollievo ed era tornato a sorridere.
Una volta divisi, Evelyn guardò verso il filo e vide tutti i coccodrilli appesi come se fossero al circo.
Durante la litigata avevano colpito anche loro.
“Joe…”
“Che vuoi?” domandò bruscamente il fratello.
“Ce l’abbiamo fatta”
Joe guardò in direzione del filo e si accorse che avevano eseguito la prova “Hai ragione!” si mise a posto la camicia e si sistemò il cappello “ma, dov’è mister naso a punta?”
“Eccolo lì!” William indicò Caius Pupus che si avvicinava.
Nel frattempo Averell si era avvicinato ed aveva abbracciato forte Joe ed Evelyn, piagnucolando.
“Oh, eccovi” disse Caius Pupus con tono pacato “siete riusciti a superare il filo” mise una spunta sulla tavoletta e dichiarò “la prova è superata, possiamo passare alla successiva”
Il gruppo non disse nulla, non ribatté e non si lamentò; lo spavento che si erano presi aveva fatto zittire anche Averell.
“C’è da camminare un po’” proseguì Caius Pupus “mi spiace non darvi pace ma abbiamo tempi stretti” disse “seguitemi” e si incamminò, seguito da Averell, William, Joe ed Evelyn, che stava stretta a Jack.
“Perdonami, Jack” mormorò “ti ho deluso”
“Non dirlo neanche per scherzo” l’ammonì lui.
“Ma…ho baciato Luke” disse tenendo lo sguardo basso “e so che non mi credi se ti dico che non era voluto”
Lui si fermò e la obbligò a fare lo stesso “Non mi hai deluso e sì, io ti credo, Evelyn”
Lei sorrise appena, poi tornò seria “Perché hai sparato?” chiese, facendo riferimento a Luke “non meritava di morire così e tu lo sai”
Lui sospirò “Non ho scusanti, non sto bene dopo quello che ho fatto…so che non me lo perdonerai mai”
Lei gli sfiorò il volto in una delicata carezza.
“Joe sa essere persuasivo” gli disse “so che, nonostante tu sia felice della sua scomparsa, ti senti colpevole perché non hai mai ucciso nessuno” Jack abbassò lo sguardo e lei proseguì “Non mi importa se ci daranno altri anni di condanna, io resterò con te.” Gli fece alzare lo sguardo ed incrociò i suoi occhi “Ti amo, Jack”
Ed avvicinò il volto al suo, mentre le loro labbra si sfioravano in un lungo, dolce e tanto agognato bacio.

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Capitolo 17
*** La 10° prova ***


Per i cinque Dalton, seguendo Caius Pupus, non fu difficile intuire dove si sarebbe svolta la prova successiva.
Il sentiero che stavano percorrendo portava dritto verso la montagna, la cui cima era coperta da una spessa coltre di nuvole al di sotto della quale si intravedeva la neve.
Per un attimo sperarono di essersi sbagliati e che avrebbero proseguito dritto verso un’altra meta, ma per loro sfortuna, la loro speranza fu disillusa, infatti Caius Pupus indicò proprio la montagna in questione “La prossima prova si svolgerà lì”
Tutti sbuffarono, compreso Averell che non amava la montagna.
Joe decise di portarsi avanti e chiese “In che cosa consiste questa prova?”
“Dovrete rispondere all’enigma del saggio della montagna” rispose Caius Pupus.
Joe alzò un sopracciglio “E che enigma sarebbe?”
“Non ne ho idea” Caius Pupus alzò le spalle “dicono che l’enigma è molto difficile e chi non lo supera viene gettato negli inferi”
“Cioè, sta dicendo, che verremo scaraventati quaggiù?” domandò Jack, iniziando a tremare.
“No, Jack, inferi!” ripeté William “secondo l’antica mitologia romana gli inferi sono…”
“Sì, sì, ok, abbiamo capito!” lo zittì Joe “Ci farai lezione più tardi” poi si rivolse a Caius Pupus, che si era fermato esattamente alla base della montagna “Chi dovrà affrontare questo enigma?”
“Dovrà affrontarlo almeno uno di voi” rispose l’uomo “chi sbaglia non avrà modo di ripetere e l’enigma cambia ogni volta”
“Questo non è incoraggiante.” commentò Evelyn, osservando bene la montagna “Come raggiungiamo la cima?”
“Salite quelle scale” Caius Pupus indicò una scalinata scolpita nella roccia, che portava fino a circa metà monte e poi si fermava “una volta lì dovrete scalare quello che vi manca. Io credo sia da folli tentare di raggiungere la cima, ma non ho creato io le prove.” concluse con un sospiro sconsolato “Troverete il modo di scendere una volta concluso la prova. Vi aspetterò dalla parte opposta…invano” e si avviò.
I fratelli si guardarono.
“Sbaglio o non era per nulla rassicurante?” domandò Jack, sperando di non aver sentito davvero l’ultima parola di Caius Pupus.
“Io sto rimpiangendo il penitenziario.” aggiunse William osservando verso la cima della montagna “È bella alta, ancora più grande di quella in cui era situato l’antro della bestia”
“Joe, Joe!” Averell richiamò l’attenzione del maggiore “posso scalarla io la montagna?” domandò “Mamma diceva sempre che ero bravo ad arrampicarmi e prendere quello che gli serviva sulle mensole”
Jack, William ed Evelyn si chiesero mentalmente se Averell era consapevole di ciò che sarebbe accaduto nel caso avesse scalato la montagna.
Sospirarono; probabilmente non aveva ancora realizzato che le prove erano pericolose e che, oltretutto, tutti loro avevano bisogno dello sconto di pena.
Joe, dal canto suo, sembrava d’accordo con Averell e disse “Vuoi davvero salire lassù?”
“Sì, sì!” esclamò lo spilungone “Prima io! Scegli me!” aggiunse mentre gli altri tre si batterono una mano sulla fronte.
Era davvero stupido.
Joe, invece, rifletté “Perché no?” disse “così se sbagli avremo zavorra in meno da portarci appresso.” Borbottò più rivolto a se stesso che al fratello, venendo comunque sentito dagli altri tre “Molto bene, Averell, scalerai questa montagna” ed Averell saltò esultando.
“Cosa!?” chiesero in coro gli altri fratelli.
“Sei sicuro, Joe?” domandò Jack “non sembra che Averell abbia capito cosa lo aspetta”
“Appunto per questo vado con lui.” rispose Joe “Se lui sbaglia posso sempre tentarci io”
“Ma se sbaglia verrà spedito negli inferi, Joe” spiegò William “e stessa cosa accadrebbe a te se dovessi sbagliare”
“Pff, bubbole, io sono più intelligente di quello lì” indicò Averell che si stava scaldando con un po’ di stretching, pronto per la scalata.
“Joe, non ti rendi conto di quello che fai?” gli domandò Evelyn, ricevendo un occhiataccia dal maggiore.
“Tu è meglio taci, pulce” rispose voltandosi e avvicinandosi alla scala “Averell! Muoviti!” e il più alto lo seguì, salutando nel frattempo quelli che rimanevano.
Evelyn chiuse gli occhi e si morse la lingua per evitare di urlare a Joe tutto quello che pensava, nonché l’augurio di vederlo cadere negli inferi (cosa di cui si pentì quasi istantaneamente) “Che cosa facciamo?” domandò agli altri due “Restiamo qui?”
“Raggiungiamo Caius Pupus” rispose William “altro non possiamo fare”
Jack ed Evelyn annuirono ed insieme si diressero verso il lato opposto della montagna.
 
***************
 
Raggiungere la cima della lunga scalinata fu un giochetto per Averell, che saltellava allegro senza sentire la fatica.
Joe avrebbe dato un braccio per scoprire cosa lo rendesse così baldanzoso.
Lui era stanco e si trascinava con rantoli disumani sugli ultimi gradini.
Dio volendo la scalinata si concluse ed una roccia ripida e scivolosa apparve davanti a loro.
Adesso avrebbero dovuto scalare quella roccia senza nessun tipo di aiuto.
Per Joe sarebbe stato uno scherzo in quanto non era tanto diverso che scalare il muro del penitenziario per evadere, ma era talmente stanco da non riuscire a ragionare e nemmeno a trovare un appiglio da cui partire, senza contare che non avevano neanche una corda.
Inoltre, faceva un freddo così glaciale che, sicuro come l’oro, neanche infuriandosi sarebbe riuscito a scaldarsi.
“A-Averell…” balbettò richiamando l’attenzione del fratello “c-come f-fai a non a-avere f-freddo?” dalla sua bocca uscivano nubi di vapore che si congelavano al contatto con l’aria gelida e trasformandosi immediatamente in palle di ghiaccio che precipitavano con un fischio.
“Sono a stomaco pieno, Joe” rispose semplicemente Averell con tono allegro e spensierato “quando ho lo stomaco pieno mi sento sempre più caldo”
Joe sgranò gli occhi, per quanto possibile dato che si erano congelati pure loro assieme a naso, baffi e capelli.
“Era m-meglio s-se n-non chi-chiedevo” borbottò cercando di guardare verso l’alto.
Notò delle piccole sporgenze, adatte per arrampicarsi, che portavano accanto ad una base di legno, abbastanza resistente da reggere sia lui che Averell, posta a circa dieci metri di altezza.
Joe si fece coraggio e cercò di reprimere il freddo “Averell! Prima tu” e fece salire Averell.
In men che non si dica raggiunsero la prima base di legno, ma da lì in poi partiva una nebbia fittissima, dovuta alla coltre di nubi che circondavano la montagna, in più, come se non bastasse, cominciavano a scendere i primissimi fiocchi di neve che diventavano sempre più grossi man in mano che ci si avvicinava alla cima.
Joe si rese conto che quell’impresa sarebbe stata impossibile persino per lui ed iniziò ad avere un senso di pentimento per quanto accaduto nella piazza della città.
Se non avessero ucciso Lucky Luke allora, avrebbe potuto mandarlo per primo e poi avrebbe causato un “incidente” facendolo cadere giù, così otteneva, comunque, ciò che voleva: la morte del cowboy da strapazzo.
Quanto gente moriva scalando le montagne? Chi avrebbe mai dato la colpa a lui o a Jack?
Sbuffò, ormai la frittata era fatta e non poteva tirarsi indietro; se ce la faceva Averell poteva farcela anche lui.
Sarebbe stata una lunga scalata.
 
****************
 
Caius Pupus se ne stava seduto accanto ad un’altra scalinata, probabilmente quella da cui Joe ed Averell sarebbero scesi una volta conclusa la prova.
Sulla parete di roccia vicina vi era un cartello di pietra su cui si muoveva magicamente un sassolino rosso.
Jack ed Evelyn era seduti in disparte mentre William stava vicino a Caius Pupus e giocavano a scacchi (dove Caius Pupus avesse preso la scacchiera rimaneva un mistero)
“Posso porti una domanda?” chiese William e Caius Pupus annuì “Quel sassolino rosso…” indicò il cartello in pietra “…che cosa significa? Perché si muove?”
“Serve per indicare a che punto è chi effettua la prova” spiegò Caius Pupus “i vostri fratelli hanno da poco superato la metà, se dovesse accadergli qualcosa lo scopriremo subito perché il sassolino scenderebbe di colpo in basso” William rabbrividì e tornò a concentrarsi sulla mossa successiva della partita, ma Caius Pupus richiamò di nuovo la sua attenzione “ho ricevuto un ordine, poco prima della vostra uscita dalla casa che rende folli” disse facendo incuriosire William “e posso parlarne solo con te, William Dalton” precisò iniziando a spiegare.
Nel frattempo, Jack ed Evelyn si guardavano attorno con modi impacciati.
Lui si vergognava ad incrociare gli occhi di lei e si era pentito di essere arrivato ad un gesto così estremo solo per gelosia.
Per quanto fosse infuriato e odiasse Lucky Luke, una morte così era davvero troppo.
Ancora si chiedeva come potesse la sua ragazza stargli vicino, come facesse ancora a sostenerlo dopo quello che aveva fatto.
Evelyn, dal canto suo, conosceva bene il carattere di Jack e sapeva quanto lui, William ed anche Averell fossero influenzabili.
Jack aveva premuto il grilletto, ma lei non riusciva ad essere arrabbiata con lui; sapeva molto bene che era Joe la causa di tutto e, pur di non rovinarsi le mani, aveva fatto fare il lavoro sporco ad un altro.
Joe era meschino e subdolo e in città aveva dato mostra di questo suo aspetto.
Evelyn lo aveva sempre ammirato e rispettato: lui era sempre stato il suo fratellone, il suo idolo.
Lui le aveva dato tutto, non lo avrebbe mai negato, ma mai si sarebbe immaginata che potesse arrivare a tanto.
Prima l’aveva minacciata e poi obbligata a guardare Jack che sparava al cowboy.
Per un secondo, ma solo per un secondo, desiderò che il sassolino rosso, indicante la posizione di Joe ed Averell, cadesse giù e venisse dichiarata nulla la prova.
Immediatamente si pentì di questo brutto pensiero; anche perché c’era Averell di mezzo.
E pure Jack e William non centravano nulla; meritavano più di tanti altri lo sconto di pena.
–Però…– pensò –Anche Joe se lo merita, è mio fratello e non voglio che rimanga al penitenziario a vita–
Alla fine non riusciva ad essere cattiva con lui e neanche a volergli meno bene.
Sospirò e si alzò.
“Dove vai?” domandò Jack, alzandosi a sua volta.
“A schiarirmi le idee” mormorò e, vedendo Jack assumere uno sguardo colpevole, gli diede un bacio per tranquillizzarlo e poi si allontanò.
Aveva parecchio a cui pensare e poi…le mancava terribilmente Luke.
 
****************
 
“Ehi, Joe!” disse Averell, mentre si arrampicava sulla fredda roccia “senti che aria pulita che c’è qui!”
“Chiudi il becco e muoviti, imbecille!” ribattè il maggiore che, sotto lo sforzo fisico, aveva smesso di sentire freddo “Piuttosto, quanto manca!?”
Averell guardò verso l’alto, ma non si vedeva nulla tranne che un cumulo di neve.
“Non si vede nulla, Joe!” piagnucolò Averell “e sto anche iniziando a sentire fame e freddo!”
Joe sbuffò e riprese ad arrampicarsi, usando il fratello come appiglio “Devo sempre fare tutto io, razza di idiota patentato!” raggiunse il cumulo di neve, su cui risultò difficile trovare un appiglio.
Una volta trovatone uno si tirò su e finì in pieno dentro la neve, che era più alta di lui.
Averell lo raggiunse poco dopo e rimase stupito dell’improvvisa sparizione di Joe.
“Joe?” si guardò attorno “dove sei, Joe? JOOOOOOOE” lo chiamò e notò una mano spuntare dalla neve.
Incuriosito si chinò e l’afferrò scoprendo Joe in versione cubo ghiacciato.
“Aaah ma sei qui, Joe!” esclamò felice Averell “stavi giocando a nascondino! Tana per Joe!”
Joe, anche se ghiacciato, cambiò colore e, fumando, fece sciogliere il ghiaccio che lo ricopriva “Mettimi subito giù, IMBECILLE!”
Ed Averell eseguì. Joe non mancò di brontolare e lanciare improperi.
Poi si guardò attorno e non vide nulla, nemmeno altra roccia su cui arrampicarsi.
Dedusse che erano arrivati in cima e questo lo fece sospirare di sollievo; non avrebbe retto un’altra arrampicata.
Ma del saggio, o chi per esso, non vi era nemmeno l’ombra.
“Non si vede un accidenti!” esclamò “come facciamo a trovare questo tizio?”
“Forse è laggiù, Joe” Averell indicò un punto distante, che Joe non poteva vedere in quanto troppo basso e a rischio affondamento nella neve.
Facendosi aiutare da Averell, si avvicinarono al punto indicato e intravidero una sagoma.
“Venite avanti!” tuonò una voce “Sbrigatevi!”
Una volta vicini trovarono un uomo anziano seduto su un trono di pietra fredda e liscia.
Come vestito aveva solo una larga tunica blu leggera, coperta da una lunga barba bianca.
“E sarebbe questo qui il saggio?” domandò Joe ad Averell, anche se sapeva che non avrebbe ottenuto grandi risposte.
“Ehilà, signore!” Averell attirò l’attenzione dell’anziano “sei tu il saggio della montagna?”
“Si! Sono io” rispose “siete qui per l’enigma?”
“Si” rispose Joe “e diamoci una mossa, che qui fa freddo”
“Un momento!” tuonò l’anziano “ricordatevi che se sbaglierete verrete gettati negli inferi e che…”
“Senti, vecchio, lo sappiamo!” sbottò Joe, zittendolo “datti una mossa e proponi a questo imbecille l’enigma” spinse Averell in avanti “non ho tempo da perdere!”
L’anziano sospirò “E va bene, poveri illusi” rispose “seguitemi” si alzò e si portò istintivamente le mani alla schiena dolorante.
“Posso suggerirle una vacanza al mare?” azzardò Averell “le farà bene”
Ma l’uomo non rispose e portò Averell accanto ad un tavolo, anch’esso di pietra fredda e liscia, su cui erano poste due pile indumenti piegati.
“Ora verrai bendato” spiegò l’anziano “e tu dovrai indovinare quale di queste due pile è stata lavata usando il nostro detersivo OLIMPO, il detersivo degli Dei” prese una benda e coprì gli occhi di Averell.
Joe sgranò gli occhi “U-un detersivo?” domandò “abbiamo fatto tutta questa fatica per sentirci proporre un enigma su un detersivo!?” Iniziò di nuovo a fumare “Vuoi prenderci in giro, vecchio!?”
“Questo è l’enigma” rispose l’anziano “a molti è stato proposto e nessuno ha mai saputo rispondere”
Joe stava per avere una crisi di nervi, ma cercò di ricomporsi; voleva lo sconto di pena e pregò che Averell non sbagliasse.
“Allora?” domandò “ti dai una mossa, cretino!”
Averell arricciò le labbra ed iniziò a tastare entrambe le pile.
Le sfiorava come se fossero delle belle donne e le annusò come se fossero cibarie.
Joe non aveva mai visto il fratello tanto concentrato.
“Ci sono!” esclamò all’improvviso “è questa qui!” indicando la pila alla sua sinistra “ha un profumo molto intenso ed è morbida come le lenzuola della mamma!” si tolse la benda e l’anziano, dimenticandosi dei dolori, si avvicinò velocemente ad Averell con in mano un fusto del detersivo OLIMPO.
“Esatto, caro ragazzo!” disse con un largo sorriso “OLIMPO, il detersivo degli dei che rende la biancheria pulita e profumata e fa diventare le mani morbide!”
E con un gesto repentino, cliccò un tasto vicino al tavolo e fece apparire una scala dal nulla che portava verso il basso.
“Ok abbiamo capito” Joe brancò Averell e lo trascinò verso la scala “noi dobbiamo andare”
Non ascoltarono ciò che il vecchio disse, non sembrava nemmeno che stesse parlando con loro.
Si incamminarono giù per la scala e Joe, strano ma vero, sembrava molto allegro e soddisfatto.
 
****************
 
Quando Evelyn tornò dagli altri il suo sguardo cadde sul cartello di pietra e sul sassolino rosso che indicava a che punto erano Joe ed Averell.
Il sassolino stava scendendo lentamente dalla parte opposta…dalla loro.
“Ragazzi, guardate!” indicò il cartello “ce l’hanno fatta! Stanno scendendo!”
Jack e William si fiondarono accanto alle scale, seguiti da Caius Pupus.
Averell scese le scale saltellando come una ballerina e Joe, dietro di lui, sembrava fare lo stesso, tanto che gli altri tre rimasero sbalorditi da quel comportamento.
“Ce l’avete fatta!” esclamò William “era difficile l’enigma?”
“Quale enigma?” domandò Averell “mi hanno fatto solo una domanda e non un enigma”
“E’ stato facilissimo” intervenne Joe per lui “Averell ha dimostrato che, dentro quella zucca vuota, ogni tanto spunta un cervello” sorrise soddisfatto.
Caius Pupus dichiarò la prova eseguita e sorrise appena “Molto bene” disse “possiamo passare alla prova successiva” e si avviò lungo il sentiero.
“Però io voglio sapere qual’è questo enigma” si lamentò Averell “La domanda che mi ha fatto era facilissima ed io so che gli enigmi sono molto più complicati! Non sono mica stupido, io!” fece per tornare su ma Joe, insieme agli altri, lo bloccarono e lo trascinarono lungo il sentiero.
“Lasciatemi! Voglio sapere l’enigma!” piagnucolò.
“Ok” borbottò Joe “il cervello era solo un impressione” si bloccò e, pochi istanti dopo, si udì un sonorissimo SCIAF per tutta la zona.

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Capitolo 18
*** La 11° prova ***


Per la gioia di Evelyn80, ecco il nuovo capitolo.
Breve ma intenso muahahah.
 
 
Talmente erano stati impegnati ed immersi nei loro pensieri, i cinque fratelli non si erano accorti del tempo passato.
Avevano eseguito già tre prove nel giro di una giornata ed infatti il cielo si era oscurato.
“E’ sera” disse Jack “la prossima prova la eseguiremo domani, sicuramente”
“Me lo auguro” brontolò Joe “ho i piedi gonfi e la sberla che ho dato ad Averell non mi ha aiutato a scaricarmi”
“Beh, potrebbe andare peggio” azzardò William
“E cioè?”
“Potrebbe piovere”
Non lo avesse mai detto.
Un fulmine, seguito dal boato di un tuono, precedettero un acquazzone spaventoso; il classico rovescio di acqua di breve durata ma micidiale.
“William, avvicinati, per favore” disse Joe, con tono tranquillo.
Uno SCIAF risuonò sotto la pioggia e William si ritrovò con la guancia destra gonfia e rossa.
Camminarono ancora un po’, provando invidia per Caius Pupus, che aveva un ombrello e non si capiva da dove l’avesse tirato fuori.
Infine l’uomo si bloccò all’improvviso, obbligando i fratelli a fare lo stesso e, a causa di ciò, tutti e cinque sbatterono l’uno contro l’altro cadendo rovinosamente a terra; con la “gioia” di Joe… che stava sotto.
“Spostatevi, imbecilli!” urlò Joe, obbligandoli a levarsi dai piedi e tentando di togliersi il fango dai vestiti.
“La prossima prova si svolgerà qui” disse Caius Pupus indicando delle ombre poco distanti e poco visibili a causa della fitta pioggia.
“Con questa pioggia?” domandò Joe furente “ma sei impazzito?”
“Tranquilli” proseguì Caius Pupus “a breve cesserà” attese qualche istante e, come da previsioni, la pioggia cessò con la stessa velocità con cui era cominciata.
“Molto bene” riprese Caius Pupus, indicando nuovamente quelle che prima erano tre ombre ed ora avevano preso la forma di tre tende ben distinte “la prossima prova consiste nel passare la notte in questa vallata, se non riuscirete non potrete entrare a Roma” indicò le mura che delimitavano il confine della città.
Joe, oltre che furioso come al solito, era molto confuso “Ma se la città è laggiù, perché non possiamo entrare e passare la notte lì? Perché dobbiamo passarla in una vallata?”
“Nostro fratello ha ragione” intervenne William “d’accordo che siamo stanchi ma dormire in una vallata non mi sembra una prova”
“Oh, lo so” rispose Caius Pupus “ma questa non è una vallata qualsiasi, viene chiamata Pianura dei Trapassati e si dice che chiunque abbia passato la notte qui sia morto di paura”
Jack iniziò a tremare, imitato da Evelyn e William, che decise di restare zitto e non chiedere più nulla.
“Le tende sono state adibite apposta per voi…” proseguì Caius Pupus “…una è riservata alla signorina” prese note sulla tavoletta e poi tornò a rivolgersi ai fratelli “ci vediamo domani mattina, sempre che riusciate a superare la notte… Condoglianze” e si avviò verso la città, lasciando i fratelli, Joe compreso, bianchi come cenci.
“Ehm…qualcuno di voi riuscirà a dormire?” domandò Jack, ricevendo segni di diniego da tutti.
“Dobbiamo levarci questi vestiti.” commentò Joe “Meglio entrare nelle tende”
I fratelli si divisero, Joe ed Averell in una tenda, Jack con William in un’altra.
Evelyn occupò la terza.
Tutti quanti notarono che nelle tende passava una corda adatta a stendere i loro abiti e ne usufruirono subito restando con le sottovesti.
“Joe, io ho fame” si lamentò Averell, portandosi una mano allo stomaco per bloccare il brontolio.
“Tu hai sempre fame!” esclamò Joe, indossando una coperta, che si trovava all’interno della tenda, sulle spalle “Prova a pensare ad altro”
Averell si sforzò, tanto che gli uscì fumo dalle orecchie “Non ci riesco, Joe!”
SCIAF!
“Fatti una dormita, che è meglio” borbottò Joe, lasciando Averell steso con i mini Averell svolazzanti che suonavano la tromba del giudizio universale.
Nell’altra tenda, Jack e William sospiravano e si ponevano domande sul perché il luogo dove stavano si chiamava Pianura dei Trapassati e il motivo per cui la gente moriva di paura.
Non avendo idea di quale fosse la risposta la loro preoccupazione non accennava certo a calare.
William, per non crucciarsi e per stare tranquillo, tentò di avviare una conversazione diversa con il gemello.
“Ehm…ho visto che con Evelyn si sono sistemate le cose”
Jack annuì e fece un lieve sorriso, che sparì quasi subito “Però non le è piaciuto quello che ho fatto e non riesco a capire come possa avermi perdonato”
“Le donne sono un mistero” azzardò William con un’alzata di spalle “Se mi permetti un suggerimento, ti consiglio di andare da lei”
“Cosa? E perché?”
“Così le fai compagnia”
“Ma…” Jack non sapeva cosa dire, da una parte voleva andare da lei ma dall’altra non voleva vederla in déshabillé “è una donna!”
William si batté una mano sulla fronte “Ed è la stessa donna che abbiamo visto fare il bagno da bambina”
“Sì, ma era una bambina!”
“Ed ora è la tua ragazza”
Jack sospirò, non poteva vincere contro William “Ho capito…”
“Forza, muoviti, fratello!” lo prese di peso e lo spinse fuori dalla tenda, facendo spuntare da essa una mano per incitarlo ad andare.
Jack deglutì e si avvicinò alla tenda di Evelyn.
“Ehm…posso entrare”
“Si, Jack, vieni” rispose lei e, dopo un attimo di esitazione, lui entrò “Tutto bene?” aggiunse Evelyn, sorridendo.
Jack, grazie alla coperta presente nella sua tenda, teneva ben nascosto il suo intimo.
Stessa cosa faceva lei.
“Sì…sì, tutto bene” replicò diventando rosso come un peperone “scusa se ti ho disturbato”
Fece per andare ma venne bloccato dalla mano di Evelyn, che prese la sua “Non andare via” gli disse “resta con me”
Lui deglutì e si sedette accanto a lei, con la testa voltata dall’altra parte.
“Che succede?” domandò Evelyn curiosa.
“Non voglio guardarti senza vestiti” confessò lui “non è giusto nei tuoi confronti”
Evelyn, dopo un secondo di sbalordimento, scoppiò a ridere e si tolse la coperta, abbracciando forte Jack.
“Guarda che tu mi hai già vista così”
“Ma era una bambina” ribatté lei.
“Ora non più, ma sono sempre la stessa” lo obbligò a voltarsi.
Lui eseguì ma tenne gli occhi chiusi.
Evelyn ridacchiò in modo maligno “Molto bene, se la metti su questo piano allora provvederò io…” e, senza dare preavvisi, si avvicinò a Jack e gli sfiorò le labbra.
Dapprima in un bacio veloce e pudico, poi in un bacio più dolce e appassionato a cui Jack non seppe resistere.
Nel frattempo, ad insaputa dei fratelli, stava accadendo qualcosa all’esterno.
Losche figure fosforescenti si aggiravano poco distanti. I loro volti non avevano carne; erano solo teschi ed i loro corpi mucchietti di ossa scricchiolanti che emettevano schiocchi ad ogni movimento.
I loro abiti erano costituiti da armature e mantelli lacerati.
Joe ed Averell non si accorsero di niente e stessa cosa William in quanto si erano tutti addormentati.
Nemmeno Jack ed Evelyn notarono nulla, troppo intenti a pensare ad altro.
Si fermarono solo un istante, convinti di aver udito una tromba echeggiare per la pianura.
“Hai sentito?” domandò lui
“Sì…che cosa è stato?”
“Non lo so” Jack si alzò e, tremante, andò a sbirciare fuori.
Evelyn rimase in attesa e, un istante dopo, Jack cadde all’indietro con occhi sgranati e volto bianco cadaverico.
“Jack!” Evelyn giunse in suo soccorso “che succede? Jack!”
L’uomo tremava “F-f-f-fantasmi” balbettò.
“Fantasmi?” Evelyn non capì e decise di sbirciare fuori.
Soffocò un grido e, prendendo coraggio, corse nella tenda di William, che dormiva.
“Will!” lo chiamò “Will, svegliati!”
Lui brontolò “Vai a dormire, pulce”
“Dannazione, Will!” lo scosse “È urgente, ci sono i fantasmi!”
Lui aprì gli occhi “Fantasmi?” domandò “la fame ti fa brutti scherzi” poi la guardò “e che ci fai in giro con la sottoveste sbottonata!?”
“Ne parliamo dopo, muoviti!” lo prese per mano e lo obbligò a guardare fuori.
Quando William guardò fuori, ebbe la stessa reazione di Jack.
“Will!” Evelyn sbuffò “Bah, uomini…”
La ragazza, che aveva ormai realizzato il perché del nome della vallata, cercò di stare calma.
Ad ogni modo, però, pure lei aveva paura…molta paura.
Pensò a quel punto di svegliare Averell. Se era riuscito a superare prove più complicate, probabilmente poteva vincere anche quella.
Andò nella sua tenda per chiamarlo, cercando di non svegliare Joe che dormiva accanto.
“Averell, svegliati, presto” lo incitò
Averell aprì lentamente gli occhi e sorrise alla sorella “E’ già ora di colazione?”
“Non ancora, ma devi venire, presto!”
Lo portò fuori dalla tenda e si riparò dietro di lui “Quelli sono fantasmi, Averell”
Averell li scrutò incuriosito.
I fantasmi si stavano avvicinando e camminavano in modo fluido tanto che il fratello credette di vedere della panna montata con le gambe.
“Avanti!” esclamò il fantasma comandante.
Averell sembrò non udirlo ed iniziò a sbavare dalla fame.
“Buoni!”
Evelyn sgranò “Averell, che hai in mente?”
Non ci fu risposta; Averell iniziò a correre verso l’esercito romano.
“Averell!”
Il fratello si fiondò sull’esercito ed iniziò a mordere, ma per sua sfortuna non addentò niente.
Dopo qualche morso a vuoto, iniziò ad entrare nel panico.
“Ma…ma…”
I fantasmi lo superarono e giunsero fino alle tende.
Evelyn era proprio nel mezzo “Averell! Aiuto!”
Averell, anche se terrorizzato al pensiero che le “panne montate” fuggissero senza essere mangiate, corse in aiuto della sorella e tentò nuovamente di mangiare i fantasmi.
Il capo dei fantasmi iniziò a ridere.
Jack e William, nel frattempo, si erano ripresi dallo shock ed uscirono dalle tende, stringendosi attorno alla sorella.
“JOE!” gridarono in coro.
Il maggiore uscì, furente di rabbia, urlando “Che diavolo è tutto questo stramaledetto trambusto!?”
Il legionario romano che comandava si avvicinò “Noi siamo l’esercito romano composto dalle anime dei caduti di questa valle” disse con voce spettrale, facendo tremare Jack, William ed Evelyn e persino Averell.
“Le panne montate parlano!” esclamò, venendo ignorato.
“Non mi interessa chi siete e che cosa ci fate qui!” sbottò Joe “voglio solo che sparite all’istante!”
Il legionario si stupì “No, un momento, forse non ci siamo capiti, noi siamo…”
“Ho detto che non mi importa!” ribatté Joe “sono giorni che ci sbattiamo per superare delle prove assurde, per avere uno sconto di pena ed avere una vita normale!” iniziò a diventare rosso paonazzo dalla rabbia “abbiamo corso, saltato, attraversato fili e montagne e ammazzato…” Evelyn gli lanciò uno sguardo di fuoco “…e tutto per arrivare qua e adesso abbiamo diritto di dormire!” Joe tentò di calmarsi e tornò nella tenda.
Il legionario non sapeva più cosa dire “Ma…”
“Smammate!” urlò di rimando Joe ed il legionario, non potendo fare nient’altro, sconfitto dall’audacia di Joe, svanì portandosi via anche gli altri romani.
“Ehm…” Jack deglutì “qualcuno ha capito cosa è successo?”
“Credimi, fratello” rispose William “se lo sapessi…te lo direi”
“Filate a letto, voi!” esclamò Joe da dentro la tenda, facendoli sobbalzare.
Non se lo fecero ripetere due volte e tornarono ognuno nelle loro tende; anche se Evelyn, per un attimo, era convinta di vedere il fantasma di Luke.
Le mancava davvero.
Una cosa era sicura, se quella era la prova l’avevano decisamente superata.
 
***************
 
“Muovetevi, forza!” esclamò Peabody ai detenuti, che si trascinavano a fatica lungo la strada.
“Signor direttore” intervenne Pit “qui non si cammina”
“Pit ha ragione, caro direttore” confermò la signorina Betty “la città è laggiù, passiamo la notte qui fuori e domani entriamo”
“No!” disse Peabody risoluto “entriamo adesso! Ve lo dico io che sono già arrivati e appena li vedrò faranno i conti con me, altro che scontitudine di pena” borbottò “e stessa cosa vale per Evelyn Dalton!”
“Guardate!” Stinky Bill indicò qualcosa in lontananza “sta arrivando qualcuno”
Peabody scrutò attentamente e si avvicinò.
Un uomo non molto alto e con il naso a punta raggiunse Peabody.
“Lei è il signor Peabody?” domandò guardando anche il resto del gruppo “con l’intero penitenziario?”
Peabody annuì “Sì, sono io” rispose “come fa a sapere chi siamo?”
“Io sono Caius Pupus” rispose “sono stato avvisato giusto questa mattina del vostro arrivo dal signor Lucky Luke”

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Capitolo 19
*** Il ritrovo ***


ATTENZIONE!: Messaggio per i lettori che non hanno mai letto la mia prima storia sui Dalton.
Evelyn è la sorella ADOTTIVA dei Dalton e, perciò, se lei e Jack fanno “cose” è normale! Non è incesto, altrimenti lo scrivevo nelle note.
 
Mi auguro, comunque, che la lettura sia ancora piacevole nonostante questa incomprensione.
Alla prossima!
 
 
 
Il mattino seguente il sole splendeva alto nel cielo e gli uccellini cinguettavano allegri.
Le nuvole nere, che la sera prima avevano coperto le stelle e la luna, erano scomparse così come i fantasmi dei legionari romani.
William fu il primo a svegliarsi e respirò a pieni polmoni l’aria fresca della vallata.
Nonostante lo spavento preso la sera prima, si sentiva riposato e pronto per affrontare la loro ultima prova.
Chissà in che cosa consisteva.
Si guardò attorno, accorgendosi solo in quel momento che accanto alle tende vi erano cibarie adatte alla colazione.
Approfittò dell’assenza di Averell per mangiare una mela rossa e succosa, gustandola a pieno.
Poco dopo, Jack uscì dalla tenda che era stata riservata per Evelyn.
Anche lui era ben riposato e carico per affrontare l’ultima prova; sorrideva ed aveva un non so che di soddisfatto.
“Buongiorno, fratello” salutò William.
“Buongiorno” rispose Jack, notando le cibarie e prendendo anche lui qualcosa da mangiare.
William sorrise e notò l’ultimo bottone della camicia slacciato.
Sorrise sotto i baffi “Allora?” domandò.
“Allora cosa?” chiese Jack in risposta.
“Non hai niente da dirmi?”
Jack lo guardo confuso e William iniziò a scimmiottarlo “Grazie, fratello, per avermi consigliato di stare con Evelyn, oh se non ci fossi tu a consigliarmi e farmi notare il bottone slacciato”
Jack sgranò gli occhi e divenne rosso come un peperone, abbottonandosi velocemente la camicia e facendo ridere William.
“Tranquillo, non lo dico a nessuno” gli disse quest’ultimo ammiccando.
“Ehm…” Jack tentò di cambiare argomento “bella giornata, vero?”
“Decisamente” convenne William “e mi sento pronto per affrontare la prossima prova. Chissà in cosa consisterà?”
“Questo lo so io” Evelyn uscì dalla tenda e guardò i fratelli con sguardo colpevole “devo confessarvi una cosa”
Iniziare la mattina in quel modo non era ciò che aveva in mente, ma non riusciva a tenerselo dentro più a lungo.
Le prove eseguite fino a quel momento erano state molto difficili ed anche assurde; in svariate occasioni, Evelyn aveva temuto per la vita dei fratelli, soprattutto per Jack.
Visti gli ultimi sviluppi e dopo la notte appena passata, ritenne opportuno liberarsi di ogni peso che le opprimeva la coscienza.
Confessò ai gemelli di aver sempre saputo l’ordine delle prove che avrebbero dovuto affrontare e disse loro che cosa li stava aspettando.
Premise, ovviamente, di non essere mai stata al corrente di come sarebbero andate e nemmeno di chi e come le avrebbero eseguite.
I gemelli ascoltarono attentamente: all’inizio erano un po’ confusi, ma poi sorrisero.
Non le fecero una colpa; sapere qualcosa in anticipo non gioca sempre a favore in quanto, a causa della conoscenza, si può rischiare di prendere sotto gamba le situazioni da affrontare.
Non per niente Jack e William lo avevano capito troppo tardi ed infatti si erano ritrovati in un penitenziario.
William, dopo poco, sospirò “Ho sentito dire che gli scontri nelle arene di Roma sono molto sanguinari.” Disse “Per me, c’è sotto una fregatura”
“Fino ad ora non si era notato” aggiunse con tono sarcastico Evelyn, prendendo un frutto ed iniziando a mangiarlo.
Essendo quest’ultimo lievemente acerbo, nell’addentarlo fece uno scrocchio molto sonoro e, di conseguenza, dalla tenda di Joe ed Averell spuntò il più alto.
“È ora di colazioneee!” esclamò a gran voce, facendo sobbalzare i fratelli e fiondandosi sulle cibarie come se non mangiasse da giorni.
In effetti, non ci andava tanto lontano: si resero conto solo in quel momento che, da quando erano scesi dalla nave, Averell aveva mangiato solamente quattro volte in due giorni e, come ben sapevano, per lui mangiare così poco significava morire di fame.
Infatti le cibarie vennero spazzate via in men che non si dica.
“Cosa diavolo è tutto questo baccano!?” sbottò Joe uscendo dalla tenda e notando i resti e le briciole delle cibarie, che Averell decise di inghiottire per non sprecarle “hai fatto tutto questo baccano per del cibo!? Razza di imbecille senza fondo!” gli urlò contro e poi, all’improvviso, si bloccò e sembrò aver realizzato qualcosa “Cibo?” domandò rivolto più a se stesso che agli altri “da dove spunta questo cibo?”
Evelyn, Jack e William alzarono le spalle “L’abbiamo trovato appena svegli, Joe”
Joe digrignò i denti e sbuffò “Comunque, non è rimasto più niente e per la fame che ho mi sta anche bene” concluse “forza, muoviamoci, prima finiamo quest’ultima prova e meglio è”
Evelyn sbuffò “Sempre scorbutico è al mattino”
“Non sono scorbutico!” ribatté Joe, che aveva sentito.
Si incamminarono verso le mura imponenti che circondavano Roma.
Il portone che li avrebbe condotti all’interno della città si faceva sempre più vicino e l’ansia, mista alla paura, dei cinque fratelli aumentava di conseguenza.
Quando furono abbastanza vicini il portone si aprì e spuntò Caius Pupus che, nel vederli, sembrò essere sorpreso.
“Stavo giusto venendo a chiamarvi” disse “volevo vedere se eravate sopravvissuti alla notte” la sua voce sembrò interrompersi per un risolino e lo videro scrivere sulla tavoletta.
William sibilò scaramanticamente “Menagramo di un menagramo”.
Evelyn si avvicinò a Jack e si aggrappò al suo braccio rivolgendosi, poi, a Caius Pupus “Grazie, signor Pupus per le cibarie che ci ha lasciato”
Era stupida come frase ma era anche giusta.
Caius Pupus era giunto fino a lì insieme a loro, li aveva attesi e, anche se alla sua maniera, li aveva sempre sostenuti.
L’uomo, sentendo che quei ringraziamenti erano sinceri, sorrise appena “Mi fa piacere” rispose “ma non ho lasciato io il cibo accanto alle vostre tende.” confessò, cambiando subito discorso e lasciando i fratelli sulle spine “Forza, seguitemi, vi aspetta l’ultima prova” e rientrò in città.
Evelyn assunse uno sguardo interrogativo “E allora chi sarà stato?”
“Non ne ho la più pallida idea” rispose William e, dopo che la sorella fu entrata nella città, sorrise…un sorriso soddisfatto quasi quanto quello di Jack dopo una bella serata.
Una volta entrati tutti, non ebbero tempo di guardarsi attorno.
Nel giro di pochi istanti vennero travolti da un’orda di persone che li prendeva e li stringeva acclamandoli; Evelyn veniva abbracciata a baciata da tutti specialmente da… “Signorina Betty!?” disse accorgendosi della donna, che la stringeva e piangeva dalla commozione.
“Oh, Evelyn, mi sei mancata così tanto, sentivamo tutti la tua mancanza ed io stavo così in pensiero!”
Evelyn avrebbe evitato volentieri di sentire la voce stridula della donna ed avrebbe evitato anche di vederla, ma in quel momento non le importò.
Ammise che era la visione più bella avuta in quegli ultimi giorni.
Decise di ricambiare la stretta.
“Che diavolo ci fate voi qui?” domandò Joe, sorpreso di ritrovare l’intero penitenziario a Roma “Come avete fatto ad arrivare?”
“Vedi, Joe...” Peabody si avvicinò a Joe Dalton con le braccia dietro alla schiena ed un sorriso compiaciuto in faccia, Pit ed Emmet già ridacchiavano e facevano scommesse “…se non foste stati troppo intenti a voler partire, avreste ascoltato quando vi ho detto che per l’ultima prova ci saremmo stati anche noi”
 
Joe ed i fratelli stavano percorrendo avanti e indietro il corridoio del penitenziario, armeggiando oggetti vari e diversi tra cui un totem indiano che Averell voleva a tutti i costi portare con sé.
Peabody li osservava con le braccia incrociate e lo sguardo scocciato.
“E’ inutile che prepariate i bagagli” disse, anche se nessuno lo stava ascoltando “tanto potrete portare solo quello che indossate e basta. Inoltre vi rammento che per l’ultima prova saremo tutti insieme! Collaboritudine, fratelli Dalton, collaboritudine”
 
Joe rimase di sasso.
Peabody aveva ragione…non l’avevano proprio ascoltato.
“Mica lasciamo il divertimento solo a voi!” esclamò Stinky Bill dal fondo del gruppo.
“Ha ragione!” aggiunse Ugly Bob “anche noi vogliamo divertirci e poi…” si guardò gli abiti “…era da dieci anni e ventisette giorni che non indossavo dei vestiti civili”
“Tanto avremo noi lo sconto di pena” ribattè Joe “mica voi!”
Stinky Bill si avvicinò pericolosamente a Joe e i due si ritrovarono faccia a faccia con sguardi rabbiosi.
“E questa dovrebbe essere una scusante per non farci divertire?” sbottò l’energumeno.
“Chiudi quella bocca, ti puzza il fiato!”
“Stinky Bill attaccherà per primo” mormorò Pit.
“Io dico Joe.” ribattè Emmet “Vuoi scommettere?”
“Cinque dollari!” rispose Pit
“Basta! Smettetela voi due!” esclamò la signorina Betty, mettendosi in mezzo alle due guardie “non si scommette sui detenuti!” poi si avvicinò a Joe e Stinky Bill con un sorriso smagliante “Allora, miei cari, non dovete litigare così.” Si rivolse a Joe “Joe, siamo qui per darvi una mano e poi è un ottimo modo per stare tutti insieme”
Joe non osò ribattere e, con un suono gutturale, si voltò avvicinandosi ai fratelli.
Evelyn lo guardò infastidita “Scusami, Joe, perché quando ti parlo io mi urli contro e quando lo fa lei non dici nulla?”
Joe la guardò torvo “Che razza di domande sono!?” chiese “Lei è una signora, ecco perché!”
Evelyn sbuffò “Ti faccio notare che anche io sono una signora”
“No! Tu non sei una signora!” esclamò Joe “tu sei una sorella e basta!” e la superò.
“Ti faccio vedere io, se sono una signora” borbottò Evelyn, incrociando le braccia e mettendo il broncio.
Poco dopo si udì un tonfo e tutti videro Joe steso per terra.
Aveva inciampato su Rantanplan.
–Questa deve essere l’ape regina– disse il cane con il fianco dolorante –punge più delle altre–
“Chi è quell’idiota che ha deciso di portare questo stramaledetto cane!?”
“Io” rispose Peabody “e un’altra mancanza di rispettitudine come questa e ti riserverò la cella di isolamento quando torneremo al penitenziario!”
“Se ci torneremo” mormorò Joe, iniziando a ridacchiare sotto i baffi.
Nel frattempo, Averell si era avvicinato a Rantanplan e lo aveva abbracciato forte “Mi sei mancato tanto, Rantanplan”
“Averell! Metti giù quella bestiaccia!” sbottò Joe, prendendo Rantanplan dalla coda e tirandogli un calcio “abbiamo altro a cui pensare!”
“Fratelli Dalton” Caius Pupus apparve dal fondo “seguitemi per favore”
“Ci vediamo dopo!” cinguettò la signorina Betty, che sospirò ed incrociò le mani in preghiera “dovrà partecipare anche Evelyn?” domandò “le arene romane sono famose per gli spettacoli sanguinari”
“Stia tranquilla, signorina Betty, Evelyn Dalton sa il fatto suo e non si farà mettere i piedi in testa” replicò Peabody.
“Speriamo” concluse lei.
Intanto, i fratelli seguivano Caius Pupus e si diressero verso un’arena di forma ovale.
“È enorme” commentò Jack, voltandosi verso William “tu che sei esperto, che arena è?”
William sorrise con aria saputa “Quello è il Colosseo…” rispose “…l’anfiteatro di Roma, ed è in grado di contenere un numero di spettatori stimato tra 50.000 e 75.000 e inoltre…”
“Sta zitto, William!” lo interruppe bruscamente Joe “non ci serve una lezione di geografia!”
“Questa è storia, Joe” ribatté William “e la storia è molto importante per scoprire chi siamo e in che mondo viviamo”
“A questo posso risponderti io.” disse Joe brontolando “Viviamo in un mondo da schifo e siamo i fratelli Dalton e tu, invece, sei uno che tra poco riceverà un ceffone se non la smette con tutte queste cose da secchione!”
“Mi sa che non ha capito” sussurrò Evelyn all’orecchio di William, che annuì sconfitto.
I cinque entrarono in uno dei tanti ingressi del Colosseo e Caius Pupus li condusse all’interno di uno spogliatoio, pieno di armature, elmi ed armi.
“Joe, guarda!” esclamò Averell avvicinandosi alla parete più vicina e prendendo una piccola sbarra di ferro con un pulsante sopra “chissà a che cosa serve?” disse premendo il pulsante.
Un fascio luminoso color rosso apparve, con un sonoro ronzio elettronico, dall’estremità opposta.
Averell si mise a fare lo stupido con quello strano aggeggio, prendendo in pieno una delle armature e dividendola a metà come se fosse burro.
I gemelli, terrorizzati, si misero l’uno in braccio all’altro e tremarono.
“Averell…” disse Joe, richiamando la sua attenzione “…posala…subito” cercò di non inalberarsi, anche perché non aveva mai visto nulla del genere.
Averell eseguì e la rimise dove l’aveva trovata, riavvicinandosi ai fratelli.
Joe guardò verso la grata che li avrebbe portati nell’arena; un sacco di gente stava iniziando ad entrare e sedersi sugli spalti, pronta a godersi lo spettacolo.
Urla, schiamazzi e applausi risuonavano ovunque.
Evelyn deglutì “Jack…ho paura”
“Sei in compagnia” rispose lui, deglutendo a sua volta.
“Smettetela, conigli!” li rimproverò Joe “siamo Dalton, per la miseria, non ci hanno fermato le sbarre del penitenziario e, di sicuro, non lo farà una stupida prova eseguita in un’arena!” sorrise malignamente “niente e nessuno ci può fermare”
“Ehm…Joe” intervenne William “su questo punto avrei da ridire…”
“E che avresti da dire? Sentiamo” brontolò Joe, avvertendo un battito sulla spalla. Si voltò.
L’ultima cosa che Jack, William, Averell ed Evelyn notarono del maggiore, prima di rivolgere lo sguardo altrove, furono i cambiamenti di colore del volto.
Inizialmente rosso paonazzo che, subito dopo, scolorò in un bianco cadaverico.

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Capitolo 20
*** Un inaspettato ritorno ***


Evelyn80…quanto mi stai odiando da 1 a 1000??? e quanto ti adoro io da 1 a 1000?? Io un milione e tu? XD
 
Questo capitolo lo dedico a te
 
 
Joe sgranò gli occhi ed emise un grido soffocato, si irrigidì e finì steso a terra.
I fratelli non sapevano più dove guardare; William aveva uno strano sorriso stampato in volto ed intervenne in soccorso di Joe.
Jack stava per avere la stessa reazione di Joe, mentre Averell quasi si commosse.
Evelyn ebbe un tuffo al cuore e spalancò la bocca, coprendola subito con le mani, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
“L-Luke?”
Non poteva crederci.
Il cowboy li guardava con le mani sui fianchi, un sorriso compiaciuto in volto ed il cappello che gli copriva gli occhi.
“Luke!” esclamò Evelyn, fiondandosi fra le braccia del cowboy e stringendolo forte, venendo ricambiata “sei vivo! Sei vivo!”
“Credevi di esserti liberata di me?” gli domandò ammiccando.
Evelyn rimase stretta a lui ancora qualche secondo, per paura di vederlo scomparire.
Quando si staccò fece per parlare, ma Joe iniziò a ridestarsi e Luke si avvicinò per assicurarsi che stesse bene.
Joe aprì lentamente gli occhi e guardò William e Jack, che nel frattempo si era ripreso dallo shock
“O-ok…dove sono? Siamo ancora a Roma?” i gemelli annuirono, aiutandolo ad alzarsi “ho avuto un incubo orrendo” proseguì il maggiore “ho sognato che quel cowboy da strapazzo era vivo”
“Ehm…” i gemelli non sapevano come e cosa rispondere.
“Va tutto bene, Joe?” nel sentire questa frase e la voce che la pronunciava, Joe si irrigidì di nuovo e si voltò lentamente verso la sua provenienza.
La prima cosa che vide fu un cinturone, pian piano sollevò lo sguardo vedendo una camicia familiare, un gilet familiare, un filo d’erba familiare e…un volto ed un cappello familiari.
“C-C…C-come…?”
“Hai visto, Joe!?” esclamò Averell “E’ Lucky Luke! Allora non è morto, è vivo!”
Gli altri fratelli ed Evelyn si prepararono alla sfuriata del maggiore tappandosi le orecchie e andando a nascondersi dietro alle armature; William si trascinò dietro Averell.
“Sorpreso di vedermi?” domandò divertito Luke.
Joe iniziò a variare nuovamente di colore, rosso, bianco, verde, giallo e persino a pois.
Nel giro di pochissimi istanti iniziò ad urlare come un forsennato ed a saltare imitando un pollo.
Era completamente uscito di senno.
“LUCKY LUKE! LUCKY LUKE! LUCKY LUUUUUUKE!”
 
*****************
 
Peabody, con il resto del penitenziario, era giunto al Colosseo e stava qualche stanza più in là dei fratelli Dalton.
Nell’udire le urla di Joe si mise a sorridere “Le vecchie abitudini sono dure a morire”
“Non dovremmo intervenire?” domandò gli signorina Betty preoccupata.
“Tranquillitudine, signorina Betty” rispose Peabody “stiamo parlando di Lucky Luke, il cowboy più veloce della sua ombra, non c’è nulla di cui preoccuparsi”
 
****************
 
Joe si calmò dopo due minuti di pazzia assoluta.
Le armature avevano tremato a tal punto che una di esse, quella che copriva Jack, si era data alla fuga e aveva lasciato scoperto il povero Dalton, il quale non sapeva più cosa realmente lo spaventava; se Joe o l’armatura che fuggiva senza nessuno al suo interno.
Una volta concluso lo schiamazzo, Luke continuò a guardare Joe con sguardo impassibile “Ti sei calmato?”
Joe respirava profondamente e sonoramente, riprendendo fiato e colore.
Alzò lo sguardo e fissò il cowboy dritto negli occhi.
“Come puoi essere vivo!?” domandò, cercando di contenere la rabbia che minacciava nuovamente di uscire “Come!?”
Luke sorrise “Ho i miei assi nella manica, Joe” rispose “non credo di doverti molte spiegazioni”
Joe tentò di ragionare e, dopo poco, venne illuminato da un flash. Si voltò verso Evelyn “Dammi la pistola, pulce.” sibilò “Subito!”
Evelyn, che stava ancora nascosta per sicurezza dietro alla sua armatura, uscì lentamente, seguita anche dagli altri.
Si avvicinò al fratello e gli porse la pistola, che teneva ancora ben nascosta nella giarrettiera.
Joe la prese ed iniziò ad esaminarla; all’interno vi era un solo…
“Un colpo a salve…” Joe sgranò gli occhi “questa pistola era caricata a salve!?” si voltò nuovamente verso Evelyn, in quanto lei gli aveva fatto avere la pistola “Tu…” ringhiò “sei fortunata che è caricata a salve! Come ti è venuto in mente di tradirmi in questo modo!?”
Evelyn deglutì “Joe, ti giuro, non lo sapevo...”
“Non lo sapevo, te lo giuro…” scimmiottò lui “tu sei tanto innocente ma sai molte più cose di quanto dai a vedere!” si avvicinò pericolosamente alla ragazza e alzò la mano, pronto per tirare uno schiaffo anche a lei.
Lo schiaffo, però, non arrivò e Joe si ritrovò il braccio bloccato dalla presa salda di Luke.
“Lasciala stare, Joe” intimò il cowboy “è stata un’idea mia. Tu pensa alle prove e allo sconto di pena”
Joe ringhiò come un cane rabbioso e, una volta che Luke lo lasciò, sbuffò e si mise vicino alla grata che dava sull’arena.
Jack e William non sapevano cosa fare o dire; erano ancora scioccati.
Si avvicinarono ad Evelyn e le misero una mano sulla spalla.
“Ti lascio tranquilla” disse Jack, dandole un bacio sulla guancia e raggiungendo Joe.
“Andrà bene, si calmerà” aggiunse William, andando anche lui assieme ai fratelli.
Averell, nel passare, prese la sorella e la strinse forte, quasi soffocandola, e poi andò con gli altri.
Dopo un istante di silenzio, Luke fece cenno ad Evelyn di seguirlo e andarono nella stanza a fianco…soli.
“Tutto ok?” chiese lui e lei annuì “Pronta per le prove?”
Evelyn sospirò “Perché non me l’hai detto?” domandò, sviando il discorso “Perché non mi hai detto che la pistola era caricata a salve?”
“Avevo capito sin da subito le intenzioni di Joe” rispose il cowboy “te l’ho già detto, non è silenzioso quando elabora i piani. Se te lo avessi riferito sarebbe stato poco credibile, non sai mentire e ti avrebbe scoperta subito”
Evelyn chiuse gli occhi e fece un profondo respiro “Mi hai fatta star male, Luke…molto”
“Mi dispiace” si scusò lui “non era mia intenzione, sarei comunque tornato da te e lo sai, penso che mi conosci abbastanza bene”
Lei deglutì “A quanto pare…”
Luke sorrise amichevolmente “Dai, ora devi concentrarti, questa è l’ultima prova e sarà difficile…” vennero interrotti dalle improvvise grida di esultanza dei detenuti nell’altra stanza e Peabody che tentava di calmarli “…anche se avrete un bel po’ di aiuto” concluse.
Lei annuì “Anche se per poco…mi sei mancato, Luke”
Luke le passò una mano fra i capelli e la strinse di nuovo a sé.
Quando si staccarono lei sembrò più tranquilla anche se, per sua sfortuna, un suono di trombe annunciò l’inizio della prova.
“O-ok…ci siamo!” disse lei, battendosi nervosamente le mani sulle gambe.
“Puoi farcela” disse Luke, assumendo subito dopo uno sguardo pensoso “ho dimenticato di dirti una cosa…” ridacchiò sotto i baffi “…Jack è fortunato”
“Perché?”
“Baci bene”
Evelyn spalancò la bocca e diventò rossa come un peperone; sperava di non tornare più su quell’argomento.
Abbassò lo sguardo e tornò nella stanza con i fratelli…inciampando.

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Capitolo 21
*** la 12° prova - parte 1 ***


In questo capitolo ci sono, in totale, 6 citazioni da altri film/cartoni (escluse quelle di riferimento al film originale “Le 12 fatiche di Asterix” visto che la storia è praticamente quella in versione Dalton XD)
Sono abbastanza evidenti perciò...riuscite a trovarle tutte? Ma, soprattutto, riuscite a capire da che film/cartone sono tratte? Provate a rispondere e poi, quando pubblicherò il prossimo capitolo, all’inizio della pagina le inserirò con i giusti riferimenti.
Chi le indovina con tanto di nome adesso, riceverà in premio una mia recensione ad una storia a sua piacimento.
Dai, dai, che ce la fate!
 
 
Nonostante i cinque fratelli fossero, ormai, abituati a qualunque cosa gli si parasse davanti, in quel momento avvertivano solo delle strette allo stomaco dovute alla tensione.
Era la loro ultima prova, la resa dei conti.
Si fecero coraggio l’uno con l’altro e si tennero pronti per qualsiasi evenienza.
Qualche stanza più avanti udirono le lamentele degli altri detenuti, che non vedevano l’ora di divertirsi un po’ anche loro.
Se fino a poco prima avvertivano farfalle di ansia nello stomaco, appena la grata, che li separava dall’arena, si aprì furono assaliti da puro terrore.
A Jack tremavano le gambe e sembrava sul punto di svenire; stessa cosa William.
Camminarono lentamente, portandosi al centro dell’arena.
Centinaia di persone acclamavano e applaudivano, sperando che lo spettacolo iniziasse subito.
Anche la grata che divideva gli altri detenuti si aprì e li videro uscire di corsa, spintonandosi l’un l’altro per arrivare per primi.
Dal lato opposto a quello della loro entrata, un palco era riservato all’imperatore di Roma: Giulio Cesare.
L’imperatore stava parlando con un energumeno al suo fianco e sembrava non badare a chi era entrato nell’arena.
Infatti, quando si voltò, annunciò al pubblico “Che entrino i gladiatori!” e, da destra, comparvero decine di gladiatori grandi e grossi.
“Bene, cari detenuti” disse Peabody “andrò io per primo”
“E perché?” domandò Joe
“Perché sono il direttore”
“Sì, ma la fatica l’abbiamo fatta noi, mica voi!”
“Ragione in più per mandare avanti noi” si intromise Ugly Bob “fateci divertire!”
“Neanche per sogno!” sbottò Joe, iniziando a discutere con Ugly Bob.
Nel frattempo, i gladiatori entrati, senza attendere ulteriormente, si scagliarono contro i detenuti.
“E no! Per tutte le diavolitudini!” Peabody si alzò le maniche “Un po’ di educazione! Qui stiamo discutendo su chi deve cominciare!” Vedendo poi che nessuno se lo filava, si infuriò e colpi con un pugno il gladiatore più vicino a lui.
Joe e Ugly Bob stavano ancora discutendo ed erano arrivati alle mani, chiunque cercava di avvicinarsi veniva coinvolto e ne usciva livido.
Il resto del penitenziario, vedendo che non c’era altra scelta che darci dentro, iniziò una vera e propria rissa.
“Evvai! Una bella scazzottata!”
Luke se ne stava appoggiato al muro come se niente fosse e chiunque cercava di avvicinarsi riceveva una pallottola sull’elmo e, di conseguenza, il gladiatore colpito fuggiva terrorizzato.
“Caricaaaaa!” gridò Emmet, scagliandosi contro un gladiatore il quale, purtroppo per lui, lo mise KO.
“Ci penso io!” Pit andò in suo soccorso, ma fece la stessa fine.
I gemelli avevano, finora, solamente cercato di schivare i colpi, ma alla fine a William venne un’idea.
“Facciamo il chiamate aiuto?”
Jack sbiancò “No!”
“Ti piace tanto?”
“Lo odio!”
“Usiamo Averell?”
Jack ci pensò su “Se utilizziamo lui…”
“Allora lo facciamo” sentenziò William con un sorriso soddisfatto e, senza attendere altra risposta, con l’aiuto di Jack afferrò Averell, che stava vagando per l’arena come se fosse ai giardini pubblici.
“Giochiamo, fratellino?”
“Sì! E a che cosa?”
“Al supereroe!” rispose Jack e, tenendolo ben stretto fra di loro, si gettarono nella mischia “Chiamate aiuto!” gridarono in coro i gemelli “Nostro fratello sta morendo, chiamate aiuto!” mentre alcuni gladiatori si erano fermati per capire cosa succedeva, William e Jack usarono tutta la forza possibile e lanciarono Averell contro gli energumeni, i quali caddero a terra come birilli.
Averell si ritrovò contro al muro, la faccia tumefatta e i denti che saltavano.
“Ho volato!” disse, mentre i mini Averell svolazzanti dotati di pianoforte giravano attorno alla sua testa.
I gladiatori stavano via via diminuendo ma il caos che si era formato li faceva sembrare di più.
Detenuti che andavano e venivano, la signorina Betty che prendeva i gladiatori per le orecchie e li trascinava in castigo nell’angolo; insomma, un vero macello.
Ad un certo punto spuntò persino uno strano veicolo tutto nero, con tanto di cannone sul davanti, ed un tizio, vestito altrettanto di nero, con dei baffetti arricciati che gli correva dietro tenendosi il cappello a cilindro.
“Carmelooooo” urlava contro il veicolo che, com’era apparso, scomparve dentro ad una delle stanze interne del Colosseo.
Poco dopo si udì un suono di tromba “Oh no!” esclamò Stinky Bill, riconoscendo il suono e tirando contemporaneamente un pugno in testa ad un povero gladiatore “hanno riaperto la caccia alla diligenza!”
Questo fece bloccare i detenuti compresi Joe e Ugly Bob i quali, non essendo veloci di riflessi, si ritrovarono investiti nell’ordine: da una moltitudine di indiani, dalla cavalleria guidata dal trombettiere suonante una cetra ed infine dalla diligenza.
Qualche gladiatore venne tirato su dal turbinio di polvere e portato altrove.
Evelyn, invece, si era ritrovata in un angolo bloccata “Vorrei che il re di Goblin vi portasse via all’istante” pregò fra se e se, ricordandosi una vecchia storia che sua madre le raccontava da piccola.
Ma non accadde nulla e lei si ritrovò ancora lì, circondata da tre gladiatori.
“Joe!” chiamò in soccorso il fratello che, sentendola, accorse e richiamò l’attenzione degli uomini.
“Nessuno può mettere la mia pulce in un angolo” e, talmente era infuriato, tirò un paio di pugni ben assestati mettendoli al tappeto, sfregandosi poi le mani soddisfatto “Tutto bene, pulce?”
“Sì…grazie, Joe”
“Su, muoviti, ce ne sono ancora” e si ributtarono nella mischia.
Passarono altri cinque minuti di puro caos in cui Averell, ancora rintronato per la botta presa, riuscì persino a farsi seguire da alcuni gladiatori, anch’essi storditi dalle batoste subite fino a quel momento, e tutti in coro cantavano una canzoncina a dir poco idiota.
“Se non sei ancora estinto batti le mani!” e tutti battevano le mani “Se non sei ancora estinto batti le mani!”
“Averell!” sbottò Joe “se non la pianti ti mostro io chi sarà l’estinto fra poco!”
Lo spilungone rise come un ebete “Non tutti apprezzano i classici!” in risposta ricevette un elmo in faccia, che lo rimise KO.
Alla fine i gladiatori furono decimati ed i pochi rimasti, si diedero alla fuga per la disperazione.
 
…continua…

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Capitolo 22
*** La 12° prova - La FINE ***


Per chi non avesse indovinato le “citazioni” dello scorso capitolo, ve le elenco qui sotto (sono sparse, scusatemi):
1) "Vorrei che i Goblin mi portassero via all'istante" Labyrinth
2) “Se non sei ancora estinto batti le mani!” L'era glaciale 2-il disgelo
3) "Facciamo il chiamate aiuto?" Thor-Ragnarok
4) “Carmelooooo” La grande corsa (1965)
5) “Nessuno può mettere la mia pulce in un angolo” Dirty Dancing

6) La scena della diligenza che passa con gli indiani e la cavalleria, arriva dal cartone di Bruno Bozzetto "West & soda"
E con questo capitolo diamo la parola FINE a questa LONG (alla buon ora vero?) a presto!
 
EVELYN80: io penso che ti piacerà…soprattutto verso la fine.
 
 
 
Ci fu qualche momento di calma; la folla acclamava e non vedeva l’ora che il combattimento proseguisse.
“Erano anni che non facevo una bella scazzottata!” commentò uno dei detenuti “dovremmo farlo più spesso”
“Il primo fra voi che osa creare risse al penitenziario lo rinchiuderò nella gabbia in mezzo al cortile!” intervenne Peabody “Vi ricordo che dobbiamo mantenere una certa decoritudine, siamo in un paese straniero che ci ospita!”
“Che ne pensa se, dopo le prove, approfittiamo di un bellissimo giro turistico per Roma?” azzardò la signorina Betty, sorridendo entusiasta.
“Giammai!” rispose Peabody “E l’argomento è chiuso!”
“Vi sembra il momento di parlare di certe cose!?” domandò Joe spazientito “Qui rischiamo la pelle!”
“Vedi di stare calmo, Joe.” Intervenne Luke “Non è ancora finita”
“Ti prego, non altri gladiatori” mormorò Evelyn esausta, mentre Jack la consolava.
Cesare, dall’alto del suo palco, osservava gli spalti e l’arena.
Per quanto il suo volto risultasse impassibile, una nota di stupore aleggiava nei suoi occhi.
Non aveva mai visto nessuno resistere in quel modo a dei gladiatori, tutti coloro che avevano combattuto erano stati sconfitti senza pietà.
L’imperatore poteva già sentire i commenti e le risa del popolo; si sarebbero burlati di lui se i Dalton, assieme al penitenziario, avessero vinto.
Sarebbe stata la fine di Cesare e questo non poteva permetterlo.
Strinse i pugni e si alzò in piedi “Fate entrare le belve!”
“L-le belve?” domandò Jack, deglutendo “Scherza, vero?”
William scosse la testa “Temo di no” e si voltarono verso le grate, che si aprirono e attraverso esse entrarono svariati tipi di animali.
“Uuuh!” esclamò la signorina Betty, indicando uno ad uno gli animali che entravano “una Panthera Pardus! E c’è anche una Panthera Tigris! Non li avevo mai visti dal vivo, mi sembra di sognare”
I Dalton si erano già dati alla fuga, William si avvicinò alla signorina Betty e l’afferrò per un braccio “Mi perdoni, miss Betty, ma non è il momento di studiare” e la trascino via.
Le vie di fuga, però, non erano molte, anzi! Non ve ne erano affatto.
Gli animali furono presto vicini ai Dalton e al resto del penitenziario.
Ad esclusione della signorina Betty ancora entusiasta, erano tutti spaventati.
Rantanplan, dal canto suo, osservava incuriosito.
Pantere, leoni, tigri o leopardi, per Rantanplan erano tutti animali uguali a lui e, sfortunatamente per le belve, il segugio era arrivato a considerarli…suoi parenti.
“Tu devi essere la mia mamma!” esclamò avvicinandosi ad una pantera.
“Rantanplan, fermati!” tentò di fermarlo invano Luke.
Ma il cane non lo ascoltò ed iniziò a strusciarsi contro la pantera, che ringhiava
“Ciao mamma!” mugolò commosso Rantanplan.
La pantera, spazientita, ruggì e fece rizzare il pelo del cane; quest’ultimo indietreggiò con sguardo sconsolato e triste “Potevi dirmelo che ero in punizione”
Evelyn si ritrovò al muro senza via di scampo, guardò Luke e lo vide tranquillo…troppo tranquillo.
“Hai un piano?” chiese e lui annuì “Ti prego, attualo”
Lui sorrise e si avvicinò ad Averell, sussurrandogli qualcosa all’orecchio.
Questi variò di espressione, dapprima curiosa ed infine sorridente.
Joe, nel vederli, si incuriosì a sua volta, ma attese che il cowboy finisse di parlare con suo fratello prima di intervenire.
“Che cosa gli hai detto?” domandò.
“Fidati, Joe” rispose Luke “considera già conclusa questa prova”.
Senza aggiungere altro, osservarono tutti Averell che si avvicinava agli animali.
Li guardò attentamente poi cacciò un grido da fan isterica, spaventando i felini.
Iniziò a rincorrerli uno ad uno cercando di accarezzarli ed in men che non si dica riuscì a farsi obbedire dando il via, senza volerlo ad un vero e proprio circo.
Le pantere si mettevano in posa ed i leoni formavano persino una piramide mettendosi l’uno sopra l’altro.
Il pubblico si era ritrovato a ridere invece che incitare la violenza come avevano fatto pocanzi con i gladiatori.
L’intero penitenziario aveva iniziato a fare come Averell e, di conseguenza, ognuno di loro diede sfoggio delle sue capacità.
Chi faceva l’equilibrista e chi saltava da un animale all’altro con capriole e piroette.
Fra gli spalti le risa aumentarono.
Luke notò che l’energumeno accanto a Cesare si era messo a piangere come un bambino e che lo stesso imperatore aveva gli occhi sgranati e terrorizzati.
Vide anche Caius Pupus che segnava qualcosa sulla tavoletta con un sorrisetto soddisfatto.
Luke si fermò e richiamò l’attenzione di Evelyn, indicandole il palco di Cesare.
Lei osservò e sgranò gli occhi stupita “Che sta succedendo?”
“Ce l’avete fatta” le disse “avete superato la prova”
“Basta!” esclamò Cesare, non venendo ascoltato da nessuno…nemmeno dal pubblico “basta! BASTA!”
A quel punto l’intero stadio si azzittì e gli animali si fermarono di colpo; Rantanplan andò a sbattere contro la pantera che considerava la sua mamma “Verrai a casa con me, mamma?” domandò alla pantera, venendo ignorato.
“Ridevano!” singhiozzò l’energumeno al fianco di Cesare “Il pubblico rideva!”
Cesare lo ignorò e si alzò in piedi “Dalton!” esclamò a gran voce per farsi sentire “avete superato ogni prova…senza mai fallire!”
I cinque fratelli si strinsero l’uno all’altro, incrociando le dita.
“Per tanto io, Cesare, dichiaro la vostra vittoria e confermo il vostro sconto di pena di ventiquattro lune a testa!”
“Ventiquattro lune!?” domandò Joe “ma è una follia! Abbiamo fatto tanta fatica per ottenere solo ventiquattro lune!?”
“A me non dispiacerebbero” commentò Tubula Raggy “a me restano cinquant’anni, ventiquattro lune in meno mi farebbero comodo”
“Beh, meglio di niente” disse William, mettendo un braccio attorno alle spalle di Jack ed Averell “Ragazzi, ce l’abbiamo fatta!”
I fratelli esultarono tranne Joe, che non era d’accordo sul misero sconto di pena.
“Ci siamo riusciti!” esclamò Evelyn “e questo grazie anche a te, Luke”
“Io non ho fatto niente, avete fatto tutto voi”
“E ora andate!” disse Cesare “e spero che questo sconto via sia utile”
“Ottimo lavoro di collaboritudine, cari fratelli Dalton” si congratulò Peabody mentre uscivano “ma vorrei portare alla vostra attenzione un paio di cosette…” attese che il resto dei detenuti lasciasse la stanza e raggiungesse il carretto che li avrebbe condotti al porto “…innanzi tutto rinnovo le mie congratulazioni, siete più coriacei di quanto pensassi.”
Nessuno dei cinque fratelli osò fiatare e/o ringraziare; il volto di Peabody non prometteva nulla di buono.
“Devo comunque comunicarvi che, considerando il tentato omicidio di Lucky Luke, la tentata evasione e tenendo conto, ovviamente, dello sconto appena ottenuto direi che avete un risultato di…” si mise a fare i conti al volo con le dita “…un anno in più a testa, compresa la signorina Dalton la quale, considerando invece la sua comunicazione…” sventolò davanti ai fratelli un foglietto di carta derivante dal telegrafo portatile “…ottiene uno sconto di pena pari ad un anno e quindi rimane uguale ad adesso”
I fratelli non capirono molto, ma il sapere sapere di aver ottenuto un anno in più invece che in meno fece venire a tutti un mancamento.
“U-un anno?” Joe stava diventando di ogni colore “Tutta questa fatica per un anno in più!?” poi si voltò verso Evelyn “E tu che comunicazione avresti mandato a Peabody!?”
Evelyn sgranò gli occhi “J-Joe io…non ne ho idea, ma…” la ragazza guardò Luke che, con un gesto della mano, indicò il telegrafo portatile e poi la pistola.
Realizzò: Luke le aveva fatto scrivere a Peabody che i fratelli volevano tentare di evadere e che avevano la pistola.
“Joe…” tentò di parlare ma Joe, talmente era furioso, fece una scenata uguale a quella fatta appena rivisto Luke, solo che stavolta non fu una sola armatura a scappare ma tutte quelle presenti.
“Che bello!” esclamò Rantanplan “un nuovo cantante, un po’ stonato, ma comunque bravo”
Senza accorgersene, Joe venne ammanettato da Pit ed Emmet e lanciato letteralmente su un altro carretto; gli altri fratelli subirono, immediatamente dopo, lo stesso trattamento.
Evelyn, invece, rimase nella stanza.
La signorina Betty la abbracciò forte “Sono così felice che tu stia bene e che sei riuscita a superare le prove” disse commossa “ti aspetto sul carro e quando arriveremo al penitenziario faremo una grande festa” cinguettò mentre usciva dalla stanza saltellando.
“Non così in fretta, signorina Betty, io e lei dobbiamo parlare!” Peabody la seguì e lasciò Evelyn sola con Luke, che ridacchiava.
La ragazza emise un profondo respiro “Sarà strano tornare al penitenziario”
“Le cose belle hanno sempre una fine” commentò Luke “l’importante è che tu sia riuscita a goderti nuove esperienze”
“Queste prove hanno mostrato i nostri lati nascosti…Joe è cambiato”
“Non così tanto” disse il cowboy “alla fine è sempre il solito e vecchio Joe”
Evelyn sorrise “Che farai, tu?”
“Chi può dirlo? Sono un cowboy solitario, un cacciatore di taglie, mi inventerò qualcosa”
Lei deglutì “Verrai a trovarmi?”
Luke rise “Non è una richiesta da Dalton”
“Ma io non sono una Dalton, ricordi?”
“Vero anche questo”
Evelyn sospirò e lo strinse “Grazie, Luke”
“Non ringraziarmi” ricambiò lui.
“Devo invece” ribatté lei “vorrei sdebitarmi, ti prego dimmi cosa posso fare?”
Luke ci rifletté “In effetti…c’è una cosa che potresti fare”
Lei lo guardò, pronta ad accogliere ogni sua richiesta…ma la richiesta non arrivò, anzi.
Luke prese il suo volto fra le mani e posò le sue labbra su quelle di lei, chiudendole in un dolce bacio.
In un primo momento, Evelyn rimase paralizzata poi si lasciò andare.
Amava Jack, ma ammise a se stessa di non saper resistere al fascino di quel maledetto cowboy e di non essere in grado di dirgli di no.
Quando si staccarono, Luke sussurrò al suo orecchio “Ci rivedremo” e si allontanò, uscendo dalla stanza.
Dopo alcuni istanti di smarrimento, Evelyn scosse la testa e si riprese uscendo di corsa dalla stanza.
“Luke!” lo chiamò, ma lui era già scomparso; era davvero il cowboy più veloce della sua ombra “arrivederci, Luke”
“Sorellinaaaa!” gridò Averell dal carretto agitando le mani ammanettate “Vieni, sbrigati!”
“Arrivo!” corse e saltò sul carro; Joe si era calmato ma aveva lo sguardo infuriato ed era stato legato da Pit ed Emmet.
“Quando arriveremo al penitenziario te la farò pagare! Razza di pulce sott’aceto!”
Evelyn sbuffò “Agli ordini, piccolo putto”
“NON SONO UN PUTTO!”
“Sai, Evelyn…” intervenne William “in merito all’ultima prova potremmo dire che Joe è un’attrazione da circo, viste le CIRCOstanze”
Joe emise un urlo di rabbia che si poté sentire fino all’altro capo del mondo.
La signorina Betty, Pit, Emmet e Peabody stavano davanti al posto di guida e sorridevano.
“Si torna alle vecchie abitudini” commentò il direttore, mentre si allontanavano da Roma
 
FINE

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