Dove cantano i gufi

di Darth Ploly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Duello magico ***
Capitolo 2: *** I Petali di Stelle ***
Capitolo 3: *** Un moccioso irritante ***
Capitolo 4: *** La maga ***
Capitolo 5: *** Il secondo incontro ***
Capitolo 6: *** Vita nel bosco ***
Capitolo 7: *** Tre settimane dopo ***
Capitolo 8: *** La promessa ***
Capitolo 9: *** Dove cantano i gufi ***



Capitolo 1
*** Duello magico ***


“Un incantesimo di duplicazione. Hai mai visto un pony suonare dieci strumenti?”
Non faccio in tempo neanche a rispondere, ché subito la mia avversaria lancia un raggio viola contro la pony rosa. Si forma la solita nuvola di fumo e, un istante dopo, la vedo suonare esattamente dieci strumenti di diverso tipo, dai tamburi agli archi. La cosa che più mi colpisce è la sua capacità di soffiare con forza in una tuba nonostante io stessa le abbia fatto precedentemente sparire la bocca.
“Non … non è possibile!” Esclamo sconvolta.
“E c’è di più: posso trasformare una puledra in uno stallone!”
E, come promesso, la sua amica Apple-qualcosa diventa un enorme stallone davanti agli occhi di tutti.
Twilight mi osserva con soddisfazione mentre io non riesco a credere di star subendo una simile disfatta.
“Bene, Trixie” Mi dice dopo aver fatto tornare di nuovo normale la sua amica “Sembra che il mio amuleto sia più potente del tuo”
Ha ragione, mi ha stracciato. Soltanto un’altra volta sono stata messa tanto in ridicolo davanti ad altri pony, e sempre per colpa sua.
Ma oggi finirà diversamente.
Il mio corno brilla un’ultima volta di luce rossa mentre afferro magicamente l’amuleto di Twilight e glielo porto via.
“Hey! Ridammelo!” Prova a urlare, ma ormai è tutto inutile.
“Con questo amuleto, governerò su tutta Equestria!”
Pregustando il momento in cui avrò il potere totale, faccio per levare l’Amuleto dell’Alicorno, ma un forte dolore al petto mi obbliga a fermarmi e a urlare.
“Che cosa succede?” Chiedo irritata prima di notare dei fili neri che partono dall’amuleto e mi attraversano il collo.
Fuori di me dalla rabbia, sposto lo sguardo verso la mia avversaria credendolo un suo ultimo trucco, ma i suoi occhi spaventati osservano increduli l’amuleto senza prestare attenzione a nient’altro. Quando infine si spostano incrociando i miei, vedo che in loro non vi è alcuna traccia di falsità.
Spaventata come non mai, Twilight urla: “Toglilo! Toglilo subito!”
Immediatamente porto uno zoccolo alla catena e provo ad allargarla senza risultati. Twilight mi raggiunge correndo e prova a tirare l’amuleto con le zampe e con i denti, provocandomi però soltanto un dolore ancora più lancinante.
“GWAAAAAH!” Grido con forza costringendo Twilight ad allontanarsi di scatto. L’amuleto comincia intanto ad affondare nella mia carne, diffondendomi lungo tutto il corpo un cupo colorito nero.
“Aiutami, Twilight! Ti prego, aiutami!” Chiedo disperata, con le lacrime che iniziano a sgorgare senza freni.
Lei è a terra con gli occhi spalancati e i denti che battono. Le sue amiche la raggiungono per aiutarla, ma neppure loro riescono a staccarmi gli occhi di dosso.
Provo a urlare ancora, ma nei miei polmoni non sembra esserci più aria. Il mio corpo è ormai quasi totalmente nero e non sono più in grado di muovere nemmeno un muscolo. L’amuleto entra del tutto dentro di me e, nel giro di pochi attimi, anche la più piccola luce scompare alla mia vista.

Mi sveglio di soprassalto, sudando e ansimando terrorizzata. Guardandomi attorno, mi rendo conto di essere sempre nel mio piccolo carro, avvolta sotto le coperte e lontana da ogni pericolo.
Mentre tento di regolare la respirazione, sento due lacrime scorrermi lungo il muso. Con una zampa tremante, afferro il cuscino dietro di me e ci affondo il muso con forza per coprire i miei singhiozzi.
Riuscirò mai a liberarmi da questo incubo? È da quando mi sono allontanata da Ponyville dieci giorni fa che continua a torturarmi notte dopo notte.
Stringo il cuscino con sempre più forza fino a che non sento la schiena farmi male. Le mie lacrime non accennano a fermarsi.
Non mi sono mai sentita così sola.

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Capitolo 2
*** I Petali di Stelle ***


La foresta è fitta e la luce che filtra tra le foglie degli alberi basta a malapena per vedere dove metto gli zoccoli. Avrei fatto volentieri a meno di questa passeggiata notturna, ma non mi andava di passare altri giorni in quel minuscolo villaggio. Secondo quanto detto dallo speziale, i “Petali di Stelle” sbocciano solo nelle ore notturne e si richiudono alle prime luci dell’alba, quindi non ho altra scelta che cercarli adesso. Se sono fortunata, entro domani dovrei avere tutto il necessario per realizzare i nuovi fuochi d’artificio per il mio spettacolo, i migliori di sempre. Non vedo l’ora di preparare il carro e andarmene da qui.
Spostando i sassi a terra con un bastone, traccio davanti a me un sentiero di fortuna che possa aiutarmi per il viaggio di ritorno. Le cicale accompagnano il mio cammino con il loro frinire, unico suono nella foresta insieme a quello dei rami e delle foglie mosse di tanto in tanto dal vento freddo. Trattengo uno starnuto e mi maledico per non aver indossato una giacca sotto il mantello.

Impiego circa un’ora prima di raggiungere uno spiazzo con i “Petali di Stelle”, ma sono costretta ad ammettere che ne è valsa la pena: i petali sono blu con dei luminosi puntini bianchi che li fanno assomigliare a un bellissimo cielo stellato. Mi lascio sfuggire un verso di meraviglia mentre osservo questo spettacolo a occhi sgranati, pensando che sarà quasi un peccato staccare i petali. Mi chino ad annusare un fiore: dal profumo sembrerebbe lavanda, ma con qualcosa di leggermente diverso che non riesco a definire. Qualunque cosa sia, lo rende buonissimo.
Mi lascio cadere sui fiori ridendo sguaiatamente, colma di gioia.
“Guardami, luna!” Urlo, pienamente soddisfatta per la prima volta da giorni “La Grande e Potente Trixie nuota nel cielo!”
“GROWL!”
Mi rialzo di scatto nel sentire un verso spaventoso alle mie spalle. Immerso nel buio del bosco, un enorme orso mi scruta con occhi rabbiosi, un po’ di bava gli scende dalle fauci.
Terrorizzata, cerco di controllare il respiro senza mai perdere il contatto visivo con i suoi occhi. Pian piano, inizio a indietreggiare mentre l’orso ringhia e sbuffa rumorosamente.
Improvvisamente, un suono di legno che si spezza mi fa gelare il sangue: con una rapida occhiata, mi accorgo di aver calpestato il bastone di prima.
“Oh, cazzo!”
L’orso si solleva sulle zampe posteriori e lancia un ruggito persino più forte del precedente. Prima che scatti verso di me, mi giro e inizio a correre con tutta la forza che ho. I rami delle piante più basse mi frustano il muso e il busto, ma la paura non mi fa sentire nemmeno il dolore. L’orso mi insegue facendo tremare l’intera foresta, riesco quasi a sentire il suo respiro caldo sulla schiena.
“Aiuto! Aiuto!” Grido, ma il villaggio è lontano e nessuno sano di mente farebbe una passeggiata di notte in una foresta che non conosce. Se solo potessi…
Mentre corro, l’orso emette un nuovo verso, ma stavolta è più debole e sofferto. Mi nascondo dietro il tronco dell’albero più grosso che vedo e mi giro ad osservarlo.
L’animale mi dà le spalle, lo vedo abbassare la testa e accucciarsi fino a toccare il suolo con la pancia. Dopo qualche secondo, si allontana correndo, tornando da dove era venuto. Continuo a osservare a lungo verso la direzione che ha preso, temendo che possa tornare indietro da un momento all’altro.
Dopo qualche minuto, mi decido a uscire allo scoperto e a guardarmi attorno. Sono sempre alla ricerca dell’orso quando sento una voce dietro di me chiedermi: “Stai bene?”.

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Capitolo 3
*** Un moccioso irritante ***


“Stai bene?”
Dietro di me, un piccolo pegaso mi osserva con il capo inclinato. Il suo manto è verde acqua, simile a quello di una giovane unicorno che mi sembra di aver visto a Ponyville, mentre la criniera è di un bellissimo turchese ed è acconciata con un taglio particolare, ritta sulla sua testa.
“Ragazzino, non so cosa tu faccia qui, ma ti consiglio di andartene” Gli dico concentrandomi sulle cose importanti “C’è un enorme orso in giro, mi stava seguendo fino a un attimo fa. Credo abbia fiutato una falsa pista, ma non ci vorrà molto prima che torni”
“Non preoccuparti, non tornerà: l’ho mandato via io”
Per un attimo, la tensione mi spinge a credergli, ma riesco a tenere a bada la fantasia e a ragionare a mente fredda.
“Ascolta, non metto in dubbio il tuo coraggio, ma non è tempo di scherzare: se quella bestia ci ritrova qui…”
“Non mi ascolti? Ho detto che l’ho allontanato. Conosco bene questa foresta e so come comportarmi con i suoi animali. Quell’orso è particolarmente irritabile, ma basta saperlo prendere”
Il tono del pegaso si fa più serio, la sua voce si riempie della sfrontatezza che si può avere solo alla sua età. Cerco di ricorrere a tutti i miei sensi per sondare l’area, ma il bosco appare più calmo e silenzioso che mai, senza più nemmeno gli insetti notturni a ronzarmi attorno.
“Allora? Ti sei convinta?”
Il pegaso attira di nuovo la mia attenzione. A una seconda occhiata, sembra ancora più giovane di quanto non apparisse prima.
“Prima di tutto, non credo assolutamente a quello che mi stai dicendo” Spiego indispettita “E, pure se fosse, non c’era bisogno che ti intromettessi: me la stavo cavando benissimo da sola”
“A me non sembrava: stavi scappando via urlando disperata. Quell’orso ti avrebbe inseguito fino a domattina”
“È evidente che non conosci una strategia di guerra quando ne vedi una” Ribatto ancora più spazientita e sbuffando aria dalle narici.
Il ragazzino fa oscillare la testa nascondendo un odioso sorrisetto, poi risponde: “Un grazie sarebbe stato sufficiente”
“Un grazie?” Grido esasperata, per poi portarmi una zampa alla bocca, temendo di richiamare qualche altro animale. Quando mi rendo conto che il piccoletto sta per ridere di nuovo, mi ricompongo e continuo: “Io non ti devo nulla! Anzi, adesso, se ti piace tanto girare nei boschi di notte, ti lascio qui e me ne torno al mio carro. Addio!”
A testa alta, lo supero e mi avventuro tra gli alberi, lasciandomelo alle spalle.

“Vediamo un po’, ormai dovrei essere vicina…sì, sono sicura, il sentiero è questo” Accelero il passo e mi dirigo verso gli ultimi alberi della foresta. Con un salto supero un cespuglio più alto degli altri e finisco in un ampio spiazzo.
Lo stesso di prima.
Con lo stesso moccioso seduto ai piedi di un grosso albero.
“Ce ne hai messo di tempo a tornare” Esclama rialzandosi.
Resto a fissarlo sbigottita per qualche attimo, poi mi guardo intorno balbettando: “Ma cosa…tu come…?”
“Io non ho fatto niente, sono rimasto qui dove mi hai lasciato. Direi invece che tu ti sei persa”
“Persa? Che sciocchezze! Io non mi perdo mai!” Rispondo cercando di recuperare la mia compostezza. Non mi va di concedere a questo ragazzino un pretesto per deridermi.
“Io in realtà ero…pentita!”
“Pentita?” Ripete lui senza convinzione.
“Sì, pentita! Pentita di averti lasciato qui”
“Oh. Allora non preoccuparti, so come tornare a casa”
“No! Cioè, no…io…ecco: dato che mi sento in colpa, ti concedo l’onore di accompagnare la Grande e Potente Trixie fuori da questa foresta!”
“Eccitante…” Borbotta dopo un forte sospiro “Va bene, signorina Trixie, venga con me allora. Io mi chiamo Silver…”
“Non mi interessa” Lo anticipo mettendomi in marcia.
Dietro di me, il pegaso mi segue con passo leggero, non facendo nessun rumore sul terreno.
Purtroppo, scopro che è un gran chiacchierone.

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Capitolo 4
*** La maga ***


“…ed è per questo che gli scoiattoli del lato Nord della foresta detestano tanto quelli del lato Sud. E a nulla valgono i tentativi di mediazione dei picchi, sono sempre lì pronti a litigare di nuovo…”
“Ascolta, caro” Lo interrompo quando, arrivati agli ultimi alberi, vedo la figura del mio carro, più bello di quanto non mi sia mai sembrato “Resterei veramente tanto ad ascoltare le storie sulle tue marmotte…”
“Scoiattoli”
“Fa lo stesso. Il punto è che sono arrivata a casa, quindi è tempo che le nostre strade si dividano. Ora tu fai retromarcia, torni da qualsiasi parte tu sia venuto e ci dimentichiamo l’uno dell’altra. Tutto chiaro?”
“Oh” Risponde lui abbassando il muso. Improvvisamente sembra intristito e abbattuto.
“Però sai…” Inizia a dire lentamente e a voce bassa, come se fosse improvvisamente diventato un altro “Ho fatto tanta strada per arrivare fin qui e sono un po’ stanco: in fondo sono ancora piccolo. Potresti almeno offrirmi un bicchiere d’acqua come ringraziamento per averti aiutata”
“Aiutata? Tu non hai…” Provo a replicare stizzita, ma non me la sento di iniziare un litigio che lo spingerebbe a parlare ancora. Meglio resistere qualche minuto per poi liberarmi del tutto di lui.
“Va bene, hai vinto. Dai, entra”
Non appena apro la porta del carro, il pegaso mi supera saltellando allegramente e si mette a studiare ogni singolo oggetto al suo interno. Odio che non tenti neanche di far finta di essere stanco.
“Quindi è qui che vivi? Fortissimo! Devi essere una che viaggia molto, vero? Cosa sei, un’esploratrice?”
“Sono una maga, porto i miei spettacoli in giro per il mondo” Spiego mentre prendo due bicchieri dalle mensole “Volevi acqua, giusto?”
“No, non preoccuparti: non ho sete”
Per poco non lancio un bicchiere contro una parete: non ho mai incontrato nessun pony capace di esasperarmi tanto.
“Una maga, eh?” Continua mentre gioca con una sfera di vetro di Canterlot, facendo cadere la neve sul castello in miniatura “Mi stupisce che ti sia persa. Posso capire la difficoltà di combattere contro un animale feroce, ma credevo esistessero incantesimi per l’orientamento. Non devi essere un granché”
“Attento a quel che dici, ragazzino” Rispondo arrabbiata mentre ritorno da lui “Io sono la Grande e Potente Trixie, l’unicorno più potente che incontrerai mai!”
“Ma allora perché non sei riuscita a tornare qui da sola?”
“Perché io…” Inizio a dire, per poi fermarmi a bocca aperta. Non c’è motivo di dire nulla, tanto non capirebbe. Sospiro senza riuscire a trattenere una punta di tristezza, poi rispondo: “È una faccenda privata, non deve riguardarti. E adesso lasciami stare, ti prego: sono stanca”
Con passo lento, mi giro e vado a stendermi sulla mia brandina. Non ho nemmeno la forza per coprirmi. L’intera nottata è stata inutile: ho rischiato la vita, ho perso i Petali e questo moccioso mi ha appena inferto il colpo di grazia.
“Quando vuoi andartene, sai dov’è la porta” Gli dico prima di chiudere gli occhi, sperando di addormentarmi il più presto possibile. Dall’altro lato del carro, sento lo sguardo del ragazzino su di me, ma non importa. Non mi importa più di nulla.

Passo la notte tra mille incubi, con i miei demoni che stavolta si manifestano anche sotto forma di enorme orso nero. Quando mi sveglio, vengo accolta da un terribile mal di testa. Dalla finestra entrano i raggi del sole, già alto nel cielo. Ho dormito davvero a lungo, malgrado le difficoltà: dovevo essere a pezzi.
Dopo essermi sciacquata il muso, apro la finestra e cerco di respirare più aria pulita possibile. Nel farlo, noto uno dei miei contenitori di vetro fuori, davanti alla porta d’ingresso. Quando vado ad aprire, non riesco a credere ai miei occhi: al suo interno, dei petali brillano di luce bianca. Il colore non mi inganna: sono quelli che cercavo ieri notte.
“Piccolo pegaso…” Sussurro commossa circondata dal vuoto.

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Capitolo 5
*** Il secondo incontro ***


“Un pegaso verde, dice? Mi dispiace, non lo conosco. Mi sembra strano che non riesca a trovarlo, comunque: siamo un paesino piccolo”
“Lo so, è il settimo pony che me lo ripete” Spiego con tono rassegnato “Grazie lo stesso”
Mi allontano dal cancello della scuola lasciando il bidello a continuare il suo lavoro. Speravo di riuscire a ottenere informazioni almeno qui, ma è stato solo un altro buco nell’acqua.
Ho visitato il villaggio in lungo e in largo per più e più volte, chiedendo anche a vari abitanti, ma sembra davvero che il ragazzino non viva qui. Sarei tentata di credere di essermi sognata tutto durante la notte, se non fosse per quella boccetta piena di Petali. Possibile che l’abbia posata io fuori casa prima di rientrare? No, è assurdo: perché mai avrei dovuto fare una cosa del genere? E poi significherebbe che la fuga dall’orso non sia mai realmente avvenuta, e invece non dimenticherò mai quei momenti.
Non ci sono dubbi: il ragazzino esiste e si nasconde da qualche parte. Può anche darsi che abiti in un paese vicino, magari si diverte a passeggiare nel bosco di tanto in tanto.
Qualunque sia la risposta, non la troverò rimanendo qui.

Un fruscio alle mie spalle, un rumore di legnetti spezzati. Vedendo di non fare alcun rumore, porto uno zoccolo alla borsa e ne tiro fuori una boccetta con della polvere rosa dentro. Un piccolo trucchetto dai miei spettacoli: non sarà pericoloso, ma fa un bel fumo.
Respiro profondamente e mi giro di scatto indietreggiando di un paio di passi, la boccetta in alto sopra la mia testa.
Un castoro. Un piccolo castoro smette di rosicchiare il ramoscello che ha tra le zampe e mi scruta dubbioso, con due occhioni grandi che sembrano voler interrogarmi.
“Ti è andata bene, cosetto” Gli dico mentre poso di nuovo la boccetta al suo posto “Non è che puoi aiutarmi a trovare un pegaso che frequenta questa zona, eh? Non credo che tu ne veda tanti”
Ma il castoro sembra aver perso interesse per me ed è tornato a dedicarsi alle sue attività. Immagino che la vita notturna in questa foresta sia più adatta a creature come lui che a me.
Decido di fermarmi per recuperare un po’ le forze e mi siedo a guardare l’animaletto. Questo posto non è così male quando non sei inseguita da orsi che cercano di mangiarti.
“Sei di nuovo qui?”
Mi giro e vedo il pegaso che stavo cercando. Anche questa volta sembra essere spuntato dal nulla, si è avvicinato senza fare alcun rumore.
“Oh, ciao! Sì, vedi…” Inizio a balbettare un po’ impacciata “Sono tornata perché…volevo cercare…”
“Hai bisogno di altri Petali?”
“Sì! Sì, esatto! I Petali che sono…di là, lo so!”
Il ragazzino ride divertito scuotendo la testa.
“Sbagliato di nuovo. Magari potrei avere l’onore di accompagnarti”
Imbarazzata, annuisco un paio di volte mentre giro il muso per non guardarlo ridere ancora. Il ragazzino mi fa un cenno con la zampa invitandomi a seguirlo e inizia ad addentrarsi tra gli alberi. Prima che possa avanzare troppo, gli grido: “Fermati!”
“È successo qualcosa?” Mi domanda girandosi di nuovo verso di me.
“Ecco, io…io non sono qui per i Petali. In realtà cercavo te” Gli spiego, mantenendomi sempre lontana da lui: sono sicura di essere arrossita e spero che il buio e la distanza possano nasconderlo.
“Nonostante mi sia comportata male ieri sera, mi hai fatto davvero un grande favore portandomi i Petali oggi. Perciò volevo dirti…grazie”
Il pegaso mi fissa con un’espressione stupita stampata sul muso. La cosa mi irrita, ma immagino che sia la reazione più naturale in questo momento.
“Sì, ma non farci troppo l’abitudine!” Metto subito in chiaro “Non sono tipa da sentimentalismi, quindi accontentati di questo”
Lo sento cercare di soffocare una risatina con mille sforzi. Devo essere veramente ridicola.
“Sono felice di esserti stato d’aiuto” Mi dice alla fine “Ti va di fare un giro? Qui ci sono molte piante che potrebbero tornarti utili”
Il ragazzino sa decisamente come convincermi. Con una scrollata di spalle, mi faccio avanti a testa alta e, raggiungendolo, gli dico: “Scostati, Silver…”
“…Cloud”
“Certo, Silver Cloud! Scostati: deciderò io dove andare”
Con passo deciso avanzo tra gli alberi, mentre Silver Cloud preferisce volare poco sopra la mia testa. Sarà più semplice esplorare il bosco con una guida al fianco.

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Capitolo 6
*** Vita nel bosco ***


Silver Cloud non mentiva: la sua conoscenza del bosco e delle sue piante è incredibile, inimmaginabile per un puledrino della sua età. Deve averlo esplorato in ogni più piccolo anfratto con una passione non comune.
Mentre passeggiamo, torniamo anche nello spiazzo dei Petali di Stelle, oggi ancora più belli dell’altra volta. Nel frattempo, abbiamo modo di parlare. Gli spiego un po’ come funzionano i miei spettacoli e gli faccio anche vedere le boccette che ho portato con me. Il puledrino si rivela molto interessato e anche molto veloce nell’apprendimento. Sono sicura che, se fosse nato unicorno, sarebbe diventato un grande mago.
Come immaginavo, Cloud non abita nel paesino da cui sono venuta. Mi spiega di avere una casa dall’altro lato del bosco, in una zona difficilmente raggiungibile se non si conosce la foresta, poiché lontana dal sentiero.
“Posto insolito dove vivere” Osservo ad alta voce mentre raccolgo alcune bacche violacee “I tuoi genitori sono degli studiosi o qualcosa del genere?”
Quando una piccola farfalla notturna che non avevo visto si alza dalla pianta, sposto rapidamente lo zoccolo facendo un rapido scatto all’indietro. Il ragazzino si lascia scappare una risatina, poi risponde: “No, hanno un piccolo negozio di strumenti musicali. Ma loro non abitano qui: ho lasciato la mia vecchia casa tempo fa”
“Come, scusa?” Domando con insistenza, credendo di aver capito male “Tu vivi qui da solo?”
“Sì, esatto”
Non sta scherzando, la sua è la naturalezza di chi non ha intenzione di mentire. Nonostante questo, mi sembra tutto davvero assurdo: un puledrino che vive da solo in una foresta?
“Ma…tua madre, i tuoi genitori…?”
“In realtà sono scappato: avevo delle…faccende da sbrigare”
“Ma ti staranno cercando! Per Celestia, saranno in pensiero!”
“No, non preoccuparti: sono sicuro che adesso abbiano smesso. Prima o poi tornerò da loro e mi scuserò, ma per ora devo restare qui”
Percepisco una punta di tristezza nella sua voce, ben celata ma riconoscibile da chi abbia mai provato una sensazione del genere. Prima che possa fare altre domande, Cloud scatta in avanti verso un cespuglio bizzarro, dicendomi che anche queste piante sono molto usate per pozioni e sortilegi. Capisco che vuole evitare di portare avanti il discorso e decido di lasciar perdere. Lo raggiungo e continuiamo a parlare d’altro.

Passiamo così quasi tutta la notte. A un certo punto, Cloud mi dice che è giunto il momento che io torni a casa e che lo stesso vale per lui. Si offre pure di accompagnarmi, anche se questa volta avevo lasciato delle tracce per non perdermi. Mentre camminiamo, mi dice che gli farebbe piacere rivedermi e mostrarmi il resto del bosco.
“Penso di poter restare qui ancora per qualche tempo” Assicuro con piacere “Magari potremmo vederci anche a orari più normali: girare sempre di notte non è nelle mie abitudini”
“Purtroppo non è possibile” Mi spiega “È una situazione strana, la mia. Diciamo che il sole mi provoca delle gravi reazioni allergiche. Durante il giorno sono costretto a rimanere chiuso in casa, ma appena cala la notte sono sempre qui. Magari potresti passare domani”
“Oh…certo! Sì, va bene” Rispondo, anche se sono concentrata soltanto sulla sua storia assurda. Non posso credere che un puledrino con questi problemi sia riuscito a scappare di casa e sia venuto qui a vivere da solo. Mi chiedo se sia davvero molto in zampa o se non mi stia semplicemente prendendo in giro.
Arrivati al limitare della foresta, ci salutiamo e lo osservo andare via volando, accompagnato dal suono delle cicale.
Un brivido mi corre lungo la schiena quando, dal folto della foresta, sembra venire una folata d’aria gelida. Chiudo gli occhi per un attimo, sopraffatta dal vento, e quando li riapro il sentiero è deserto: Silver Cloud è ormai scomparso nel bosco, lontano dalla mia vista.
Penso proprio che tornerò davvero a trovarlo. In fondo, che altro ho da fare?

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Capitolo 7
*** Tre settimane dopo ***


Per un’intera settimana, trascorro ogni notte in compagnia di Silver Cloud. I ritmi delle mie giornate ne escono totalmente stravolti e soltanto alcune volte, poco prima del tramonto, riesco a dedicarmi a degli esperimenti su quello che ho raccolto nel bosco. Cloud aveva ragione quando parlava delle loro alte potenzialità: qualunque pony che conosca anche in maniera generale la magia e l’arte dell’alchimia si renderebbe conto che da queste piante, funghi e frutti possono nascere pozioni e polveri di ogni tipo.
Durante le nostre passeggiate notturne, Cloud ha anche modo di mostrarmi i segreti dei vari abitanti pelosi del bosco. Ogni giorno che passa resto più colpita dalle capacità di questo puledrino: quando si trova nel bosco, sembra diventare totalmente parte di esso, comunicando con il suo lato più selvaggio e accedendo a una spiritualità che non ho mai visto neanche nei pony più anziani e saggi.
Vengo a sapere che le storie sugli animali che mi aveva raccontato sin dal nostro primo incontro e a cui non avevo dato molto credito sono vere: la foresta brulica di vita, di battaglie, di amori. Gli scoiattoli del Nord e del Sud sono davvero rivali, agli istrici piace incontrarsi con i conigli ogni notte e godersi il volo delle falene nel campo dei Petali e persino l’orso si è rivelato meno pericoloso di quanto sembrasse. A quanto pare, semplicemente non ama gli estranei e il caos che ho provocato la prima sera deve averlo infastidito.
Un paio di volte, ho invitato Cloud al mio carro. Gli ho mostrato i miei trucchi e raccontato alcune delle mie avventure…senza dire quasi nessuna bugia. I racconti lo divertono, ma purtroppo non è un ascoltatore tranquillo e non passa minuto senza che provi a fare una domanda. Dopo qualche tentativo, abbiamo capito che dovevamo venirci incontro o avremmo finito per non parlarci più.
Nonostante tutto questo, non mi ha mai mostrato il posto dove abita, né mi ha parlato dei motivi che l’hanno portato qui. Penso che la storia della malattia non sia vera, o che almeno non sia l’unico motivo che lo spinga a non allontanarsi da qui. Quale puledrino, per quanto malato, preferirebbe vivere in esilio in una foresta senza la compagnia di nessun pony? Non ha occasione di incontrare un suo coetaneo, né di imparare cose riguardanti il mondo oltre questi alberi. Ricordo un’amica di Twilight che aveva la capacità di comunicare con gli animali, ma persino lei, per quanto timida, viveva in una normale cittadina. Ma allora perché lui no?
Che segreti nascondi, Silver Cloud?

Dopo altri quindici giorni, mi decido a partire. Il tempo è passato in fretta ed Equestria è cambiata da un giorno all’altro molto più di quanto immaginassi. Twilight Sparkle è diventata Principessa dell’Amicizia, con tanto di incoronazione e presentazione ufficiale davanti agli abitanti di Canterlot. Non conosco i dettagli, ma deve aver fatto qualcosa di veramente grande per meritarsi questo titolo…mentre io ormai non riesco neanche a far più levitare una piuma. È tempo che mi metta in marcia se voglio ritrovare me stessa.
Attraverso la foresta con passo spedito, conoscendo ormai le strade e le scorciatoie nascoste tra gli alberi. Cloud è già seduto tra i Petali di Stelle a giocare con un paio di conigli.
“Hey, Trixie!” Mi saluta allegro quando mi vede “Hai fatto presto oggi”
“Sì, volevo vederti” Rispondo pensando a cosa dovrò dirgli. Mi dispiace separarmi da lui così improvvisamente, credo che non sia pronto. In questi giorni mi è sembrato che abbia tentato in ogni modo di tenermi qui quanto più tempo possibile, e io l’ho accontentato: è la prima volta che lego così tanto con qualcuno e mi ha reso felice.
“Bene! Ti va di fare qualcosa di particolare? Hai qualche idea?”
“In realtà volevo solo parlarti. Ti dispiace se ci sediamo un attimo?”
L’espressione di Cloud cambia immediatamente: sono sicura che abbia già capito, è un puledrino sveglio. Comunque fa come gli chiedo e mi consente di iniziare a spiegare.
“Ascolta, Cloud…ho passato delle serate fantastiche con te e ti devo moltissimo. Purtroppo però non posso trattenermi di più: sono successe delle cose e io devo riprendere il mio viaggio. Mi dispiace molto, ma…”
“Non preoccuparti: lo capisco” Mi interrompe lui con un tono diverso dal solito: sembra che non voglia costringermi a dire cose che mi farebbero star male “Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Per un po’ ho pensato che saresti rimasta, ma era solo un pensiero egoista. Il tuo posto non è qui, hai già fatto tanto”
Mi aspettavo che sarebbe scoppiato in lacrime, pregandomi di restare ancora, ma questo non sarebbe stato da lui: Cloud è diverso dagli altri puledrini, molto più maturo.
“Potresti venire con me” Gli dico “Di giorno resteresti nel carro e di notte potrei mostrarti il mondo fuori di qua. Potrei riportarti dai tuoi genitori, non devi stare da solo”
“Invece devo: ho fatto una promessa. Prima o poi potrò andarmene, ma non è ancora il momento”
Nell’udire quelle parole, tendo le orecchie con interesse: è la prima volta che Cloud rivela qualcosa sul suo passato.
“Che intendi dire?” Domando curiosa e un po’ preoccupata.
Lui sospira scuotendo la testa. Mi sembra combattuto. Stavolta però non riesco a resistere alla curiosità e decido di provare il tutto per tutto.
“Ho perso la mia magia” Inizio a spiegare, riuscendo a sorprenderlo “Non proprio perso, diciamo che non riesco più a usarla. Credo che sia un blocco psicologico, ma non mi va di parlarne a qualche medico. Il fatto è che, prima di arrivare qui, ho fatto delle cose molto cattive, cose di cui mi pento ma che non riesco a dimenticare. Mi perseguitano, sai? Ogni notte. Mi sarebbe piaciuto essere conosciuta come la miglior maga di Equestria, la Grande e Potente Trixie, ma evidentemente ho fatto troppi sbagli”
Le parole scorrono come un fiume in piena. Quando finisco, sento di essermi liberata da un enorme peso, qualcosa che mi portavo dietro da troppo tempo.
Cloud si fa pensieroso per qualche attimo, ma alla fine appoggia uno zoccolo sul mio e risponde: “Immagino che ora tocchi a me. Non ci vorrà molto, ma mettiti comoda”
Faccio come mi dice e rimango in attesa, curiosa di saperne di più sul mio piccolo amico.

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Capitolo 8
*** La promessa ***


“Casa mia, quella vecchia, in realtà non è molto lontana da qui: se attraversi il bosco ed esci dal lato opposto a quello da dove vieni tu, puoi raggiungerla in trenta minuti di cammino. Il mio interesse per il bosco nacque presto, data la sua vicinanza: questo luogo sembrava chiamarmi. Ogni giorno, uscendo da scuola, volavo qui a tutta velocità e ci passavo l’intero pomeriggio.
Un giorno decisi di spingermi oltre i miei soliti confini e, a furia di vagare, mi addentrai in questo lato della foresta. A un certo punto sentii una voce e iniziai a seguirla, finendo per incontrare una pony di terra dal manto dorato e dagli occhi di un blu acceso. Dopo un po’ di sorpresa, iniziammo a parlare e capimmo che entrambi avevamo la stessa passione per l’esplorazione. Lei si chiamava Amber Lily e viveva proprio nel villaggio dove ti sei fermata. Non ci volle molto perché nascesse l’amicizia.
Iniziammo a frequentarci costantemente: ogni giorno ci incontravamo al centro della foresta e da lì ci mettevamo in cammino per visitare quei luoghi che ancora ci mancavano.
Passammo così poco più di un anno. Un giorno però trovai Lily che piangeva nella radura. Mi disse che, per via del lavoro di suo padre, si sarebbe trasferita lontano, non sapeva bene dove, e che sarebbero partiti il giorno successivo. La notizia mi intristì molto, ma non volevo che l’ultimo nostro incontro si limitasse a essere soltanto un saluto tra le lacrime. Decisi di mostrarle un posto che avevo trovato qualche giorno prima, il più bello dell’intera foresta. Era una radura circolare delimitata da enormi alberi e ricoperta da gigli rossi, i suoi fiori preferiti. È molto difficile da raggiungere, l’avevo scoperto per caso seguendo il suono dei gufi. Infatti lì non si sentiva alcun rumore, fatta eccezione per il canto dei gufi posti in alto tra i rami.
Lily ne fu estasiata, le sue lacrime lasciarono presto il posto al suo sorriso più bello. Passammo lì un po’ di tempo, poi ebbe un’idea: stacco due petali da un fiore e mi disse che sarebbe corsa subito al villaggio, ma che sarebbe tornata quella notte stessa alla radura. Ci demmo appuntamento per mezzanotte. Sarebbe stato difficile allontanarmi da casa, ma era l’ultima occasione che avevo per vederla.
Così, mezz’ora prima dell’appuntamento, ero già lì sul posto, in attesa. Mezzanotte arrivò presto, ma di lei non c’era traccia. Aspettai ancora a lungo, ma presto iniziai ad avere sonno e finii per addormentarmi. Quando mi svegliai la mattina dopo, mi resi conto che non riuscivo a stare alla luce del sole, nemmeno per un minuto. Mi rifugiai nel folto della foresta e da allora non mi sono mosso. Non so perché non si presentò quella notte, ma io devo aspettarla, non importa quanto ci vorrà. Sono sicuro che un giorno manterrà la sua promessa”.

La drammatica storia di Cloud mi lascia senza fiato. Sono stupita dalla fiducia che ancora continua a mostrare verso la sua amica, così come dall’aver scoperto che il male di cui soffre è comparso in maniera improvvisa.
“Pensavo avessi una malattia dalla nascita” Gli dico, cercando di fare ordine nei miei pensieri.
“No, è nato tutto qui. Avrò mangiato qualcosa di strano: sai che questa foresta racchiude molta magia”
Questo è vero, ma non credevo a tal punto: non ho mai sentito nulla del genere. Ripenso anche a Lily, che immagino sia stata costretta a partire prima del previsto: non avrebbe mai abbandonato Cloud così all’improvviso. Sposto lo sguardo da Cloud, perché l’idea di lasciarlo qui da solo di nuovo mi fa star male.
“Potremmo cercarla” Suggerisco “Ci fermeremo dove vorrai”
Lui ridacchia e mi ringrazia: “Sei gentile, Trixie, ma non saprei da dove partire. E se poi dovesse tornare? No, preferisco aspettare qui”
È commovente vedere tanta fiducia e amore in un puledrino come lui. Io non ho mai provato nulla di così forte nei confronti di altri: ho sempre pensato solo a me stessa.
Finora.
“Cloud, lascia che anche io ti faccia una promessa!” Esclamo facendolo trasalire “Giuro che la troverò e le dirò di te! Farò in modo che torni qui a spiegarti tutto o lo farò io stessa! In fondo sono in debito con te, dovrò pur provare a ripagarti. Sei disposto ad attendermi?”
Cloud è stupito come non mai, gli occhi sembrano volergli uscire dalle orbite. Alla fine sorride, di nuovo sereno dopo ricordi tanto dolorosi, e risponde: “Non mi muoverò da qui. Ci sto, Trixie”.

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Capitolo 9
*** Dove cantano i gufi ***


Senza perdere tempo, corro al mio carro, metto in ordine tutto e parto, dando un’ultima occhiata alla foresta.
Il mio viaggio dura quattro mesi. Durante questo periodo, attraverso piccoli villaggi e grandi città, cercando ovunque informazioni sulla piccola Amber Lily o sui suoi parenti, facendo un piccolo passo avanti ogni dieci buchi nell’acqua. Intanto, gli unici altri due pony a cui riesco ancora a pensare sono Cloud e Twilight Sparkle, alle prese con le sue attività da principessa.
Alla fine, la guida di un’anziana bibliotecaria che si dice amica della famiglia di Lily mi conduce alla periferia di Manehattan. Presto mi ritrovo in un elegante viale pieno di villette e raggiungo quella che dovrebbe essere la casa di Lily. In realtà, i pony a cui ho chiesto non mi sembravano convintissimi, alcuni mi hanno guardato come se non capissero.
Busso delicatamente alla porta e, quando si apre, penso di aver fatto centro: di fronte a me c’è una puledrina dell’età di Cloud dal manto dorato. Ma la sicurezza svanisce presto: Cloud mi aveva parlato di una pony di terra, mentre questa è una unicorno, per giunta con gli occhi verdi invece che blu. La somiglianza con la descrizione però è innegabile, perciò penso sia una parente.
“Ciao, piccolina” Le dico con tutta la dolcezza che posso “Abita qui Amber Lily?”
Senza rispondere, la puledrina corre in casa lasciandomi da sola all’ingresso, ma poco dopo vengo raggiunta da una pony della mia età con il manto rossiccio.
“Salve! Posso aiutarla?”
“Sto cercando una puledrina di nome Amber Lily, occhi blu e manto dorato”
La ragazza fa una faccia stupita mentre continuo la spiegazione: “Parlo in nome di un suo amico, un piccolo pegaso di nome Silver Cloud”
“È uno scherzo, per caso?” Chiede infastidita.
“Perché dovrebbe? L’ho incontrato in una foresta lontana qualche mese fa. Ha il manto verde, la criniera turchese ed è un…”
“…Gran chiacchierone…” Conclude lei coprendo la mia voce. Mi zittisco e la guardo portarsi uno zoccolo alla bocca e tremare vistosamente.
Alla fine, mi invita a entrare con voce flebile, guidandomi verso il salone illuminato. Mentre mi fa accomodare, la guardo prendere una scatolina da un cassetto mentre mi spiega: “Non pensavo che avrei più sentito quel nome: è passato tanto tempo…”.

La luna illumina la radura senza trovare troppa resistenza dalle foglie degli alberi. Cloud aveva ragione: questo spazio tondo pieno di fiori è veramente affascinante.
Il pegaso mi sorride mentre lo raggiungo.
“Quindi l’orso ti ha riconosciuto?”
“Sì, senza problemi. Gli ho detto che volevo vederti e mi ha guidato qui” Poi faccio un cenno col muso a indicare un punto alle sue spalle e dico “Dunque è lì che vivi”
“Sì. È piccola, ma accogliente” Risponde con una nota di orgoglio “Mi hanno aiutato gli animali. Ma ora raccontami tutto, dai! L’hai vista?”
“Purtroppo no, ma ho parlato con sua nipote, la figlia della sorella. Mi ha raccontato di lei, di quel che ha fatto dopo essersi trasferita. Sembra che abbia conservato il suo interesse per l’esplorazione e che l’abbia unito a una nuova passione per la scrittura, diventando molto nota come autrice di libri per puledrini. C’è una storia che però ha raccontato solo alle nipoti: quella di un piccolo pegaso conosciuto in un bosco” Spiego facendogli un occhiolino. Per la prima volta lo vedo imbarazzato.
“Diceva che le sarebbe piaciuto tornare, ma ormai erano passati tanti anni e non ricordava il percorso per raggiungere la radura. Sembra che ogni tanto, ripensando a questo posto, piangesse”
“L’avrei trovata io! L’avrei sentita appena avesse messo zoccolo nel bosco!” Dice lui con forza. Sono sicura che abbia ragione, ma Lily non poteva saperlo. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere.
“E adesso…dov’è?” Mi domanda infine titubante, forse immaginando la risposta.
“Ha lasciato la sorella e le nipoti circa tre anni fa, ormai anziana. Non ti ha mai dimenticato” Rispondo piano porgendogli una scatolina presa dalla borsa. Lui mi guarda stupito.
“È quello che avrebbe voluto regalarti quella notte. C’è anche il suo”
Cloud spalanca la bocca mentre solleva un piccolo ciondolo con un petalo di giglio rosso cristallizzato.
“Lily li portò alla sorella unicorno per chiederle di ricorrere alla sua magia. Purtroppo non ebbe mai il tempo di consegnartelo”
Il ragazzo prende anche l’altro e se li porta al petto, perdendosi nei singhiozzi; io mi tengo in disparte, lasciando che si goda il momento.
Dopo qualche minuto, si asciuga le lacrime e torna a guardarmi con gratitudine.
“Trixie, io…” Tenta di dire, ma lo interrompo subito alzando uno zoccolo.
“Ora sei libero, Cloud. Torna dai tuoi genitori e scusati con loro, poi resta con Lily: avete aspettato troppo a lungo”
Cloud sembra esitare, poi, d’improvviso, corre verso di me e mi abbraccia in silenzio. Mi stringo con gioia al suo corpo freddo, cercando di non far vedere le lacrime che iniziano a scendermi lungo le guance.
Quando finisce, si gira e si avvia verso la sua casa. Prima di entrare, dice: “Avrai fatto delle cose sbagliate, ma non sei cattiva, Trixie. Ritrova te stessa, perché voglio vedere quando diventerai la più grande maga di Equestria”
Io riesco solo ad annuire, mentre lui mi sorride dolcemente. Infine scompare in casa, un piccolo mucchio di terra smossa vicino a una roccia simile a un gufo, probabilmente una specie di totem in pietra realizzato in un lontano passato.
Resto a guardare la tomba di Cloud per un po’, immersa nel frastornante silenzio della radura. Non si sente il verso di nessun animale, nemmeno dei gufi di cui mi aveva parlato. Forse nidificano qui solo in certi periodi, oppure Cloud li trovò per caso. Potrebbero anche aver semplicemente lasciato questa zona, dopo tanti anni.
Ripensando alle ultime parole di Cloud, mi siedo davanti alla roccia e mi sforzo di fare un incantesimo. Il corno non si illumina, rilascia solo delle scintille che scompaiono prima di toccare terra. Digrigno i denti quando la testa inizia a dolermi, ma non demordo.
Resto lì quasi fino all’alba, resistendo alla stanchezza e alla rabbia. Alla fine, riesco a spedire un sottile raggio rosa contro la statua e quella inizia a cantare, diffondendo il verso del gufo nella radura.
Cado a terra distrutta, respirando affannata ma fiera di me. Mentre recupero le forze a occhi chiusi, sento la voce di una puledrina sussurrare: “Grazie”.
Mi sollevo stupita, ma intorno a me non c’è nessuno. I petali di giglio, posti sulla testa del gufo, sembrano brillare con intensità.
Sorrido un’ultima volta alla tomba prima di lasciarmi alle spalle la radura, diretta verso il mio carro.

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