The Custodians

di Ashcasak_2k2
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ab illo tempore ***
Capitolo 2: *** Ab imo pectore ***
Capitolo 3: *** A posse ad esse non valet consequentia ***
Capitolo 4: *** Causa causae est causa causati ***
Capitolo 5: *** Facit indignatio versum ***
Capitolo 6: *** Tempus fugit ***
Capitolo 7: *** Vale ***
Capitolo 8: *** Albo signanda lapillo dies ***
Capitolo 9: *** Apertis verbis ***
Capitolo 10: *** Noli rogare quom impetrare nolueris ***
Capitolo 11: *** Metuendum semper esse scias, quem tutum velis ***
Capitolo 12: *** Bonum mane incipit mane ***
Capitolo 13: *** Audentes fortuna iuvat ***
Capitolo 14: *** Qui pro quo ***



Capitolo 1
*** Ab illo tempore ***


PROLOGO ~ AB ILLO TEMPORE ~ Tanto tempo fa

"In principio era il caos e... E beh lo è tutt'ora! Io sono Cassandra prima Guardiana della mia generazione ad aver accesso ai segreti dei Quattro e insieme a mio fratello Alexander, Maestro dei sacri poteri, sono Fiduciaria dei Quattro. Il nostro compito sarà proteggervi in questi due anni così che voi, dopo aver raggiunto l'età stabilita dal Primo Custode Sir. William De Bordeaux, possiate proteggere il mondo e la natura che ne regola le leggi. Al termine di questi due anni inizierà il vostro addestramento e finalmente potrete dire di essere UNO DEI QUATTRO! " L'anziana donna sedeva con aria compiaciuta ai piedi di un altare dorato sorretto da quattro colonne i cui capitelli terminavano ognuno con una gemma diversa; alla sua sinistra un anziano uomo dall'aria vissuta, il sorriso enigmatico e stanco e occhi vispi carichi di aspettativa che fissavano quei quattro ragazzi destinati ad essere qualcosa che, per quanto conoscessero dalla nascita, avrebbero appreso solo col tempo... 
E lui era lì per quello, per velocizzare gli eventi, poiché di tempo ne era rimasto assai poco purtroppo.
 
DUE ANNI DOPO...
 "HERIC! Heeeeeriiiic, Heric vuoi muoverti faremo tardi!" La signora Cooper sgambettava di qua e di là per la casa alla ricerca di qualcosa di non ben identificato, a passo sicuro nonostante i tacchi eccessivamente alti che calzava ai piedi. Suo figlio, quel giorno avrebbe compiuto diciotto anni e ciò significava che era giunto il momento di presentarlo agli antenati. Nonostante l'età raggiunta fosse quella stabilita dai Guardiani, lei non credeva che Heric, il suo Heric, il suo bambino scapestrato e impulsivo, fosse pronto a un passo del genere... Ma ormai non c'era più tempo per i ripensamenti e anche se ci fosse stato non sarebbe stata sua la decisione in ogni caso... 
Quel giorno Heric Cooper sarebbe diventato a tutti gli effetti uno dei quattro.

"Forza Meredith è ora di alzar... Oh! Ma sei già sveglia" L'espressione sbalordita del signor Smith nel vedere sua figlia sveglia alle sei del mattino senza il suo intervento era qualcosa di impagabile, ma ancora più stupefacente fu per lui constatare che la sedicenne, da sempre caratterizzata da un grande controllo di se stessa, avesse gli occhi circondati da pesanti occhiaie, segno che lui non era il solo quella notte ad aver sentito la tensione dell'evento. Quel giorno lei, la sua determinata e sensibile Meredith sarebbe diventata una dei quattro; avrebbe risollevato il buon nome della famiglia, sul quale, dopo l'ultima dominatrice, era calata una pesante macchia, ma che sua figlia, cristallina e fresca rugiada sarebbe stata in grado di ripulire.

05.45 - Driiiiiiiiiiiiin Driiiiiiiiin "Eccomi, dannazione sta zitta!" Aaron Evans, indipendentemente ragazzo di diciotto anni, viveva ormai da due anni a quella parte da solo in un appartamento gigantesco e ultramoderno che gli era stato lasciato in eredità dai genitori. Dalla sua famiglia aveva inoltre ereditato i capelli dorati e gli occhi glaciali, specchio della sua anima, trasparente ma temibile e per ultimo, ma non meno importante, aveva ereditato delle particolari abilità che quel giorno lo avrebbero reso uno dei quattro.

"Mamma, papà, io non credo di essere pronta, credo che in fondo parlandone con i Guardiani anche loro capirebbero che sarebbe meglio posticipare l'iniziazione... Si insomma forse dovrei prepararmi meglio... Ecco io credo che..." Parlava a macchinetta, le gote lievemente arrossate e lo sguardo basso di chi sa che sta dicendo cose che non dovrebbe neanche pensare; ma in fondo lei era così: genuina e semplice come il fiore di cui portava il nome e sapeva che i suoi genitori non l'avrebbero giudicata, che loro erano il suo porto sicuro. "Daisy Watson ti proibisco di parlare così! Non c'è nessuno più pronto di te ad oggi, sei stata scelta per le tue capacità, non per il tuo sangue e sarai una Custode perfetta... Mi sono mai sbagliata?!" Le chiese sua madre con tono deciso, ma pur sempre dolce e delicato, mentre suo padre le massaggiava dolcemente la schiena oscillando la mano su e giù. Daisy era pronta, in fondo lo sapeva anche lei e, nonostante tutte le sue paure, sapeva anche di essere forte quanto la roccia. Non avrebbe fallito.
 
 

Angolo autrice                                                                                                                                                                                                                                                      Questo è il prologo ed è un po' cortino in effetti ma ho già pronto il primo capitolo che pubblicherò a breve. Come ho già detto nell'introduzione questa è la prima volta che scrivo, anzi che pubblico, per questo mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Sono ben accetti suggerimenti e critiche.

Un bacione 
Ashcasak_2k2

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Capitolo 2
*** Ab imo pectore ***


AB IMO PECTORE ~ Dal profondo del cuore 

"Sorella li vedi?" 
Alexander dall'alto dei suoi millenni da Maestro aveva appreso tutto, perfino l'arte della pazienza, ma in quel caso l'urgenza era troppa per mantenere la calma. Cassandra, sua sorella, attendeva immobile ed in silenzio scrutando le quattro gemme dei capitelli delle colonne che sorreggevano l'altare dorato del tempio, pensando di leggerci dentro chissà quali nuove.
"Stanno arrivando, lo vedo" 
Rispose quest'ultima con un tono che non ammetteva repliche e senza che nemmeno un pizzico di tensione le alterasse la voce.
"Credi che sia stata una buona idea lasciare che attraversassero il labirinto senza prepararli alle prove?!" Lui non era stato d'accordo, era troppo presto dovevano essere allenati, era troppo pericoloso perfino per loro; in fondo quel labirinto era stato edificato a protezione del Sacro Tempio da Sir. William De Bordeaux in persona con l'ausilio dei Quattro Leggendari : superarlo indenni era cosa ardua e in molti avevano perso la vita tentando l'impresa... Non poteva permettere di mettere a rischio la missione per le folli idee di Cassandra. Dal canto suo questa si limitò ad un'occhiata scettica come a voler dire che lei sapeva ciò che stava facendo, ma per tranquillizzare Alexander si premurò di aggiungere: "È la loro iniziazione, dobbiamo sapere se sono stati realmente baciati dalla Dea Sorte o se il Dono ha passato la generazione"
"Credi davvero che il labirinto sia l'unico modo di iniziarli?! Se gli succedesse qualcosa, visto che non hanno prole, dovremmo aspettare che vengano scelte altre quattro famiglie e lo sai che questo potrebbe richiedere più di un secolo di attesa... Non abbiamo tutto questo tempo!" Alexander era realmente preoccupato e sebbene confidasse ciecamente nelle doti della sorella temeva che questa decisione affrettata fosse dettata più dal desiderio di riguadagnare il rispetto degli antenati che da altro. 
"So quel che faccio! Bada a come parli Maestro..." Pronunciò l'ultima parola con tono sprezzante quasi a volersi beffeggiare di lui.
"Meglio dover aspettare oltre un secolo che svelare i Misteri ai ragazzi sbagliati" 
Alexander ormai guidato dalla saggezza aveva sorvolato sul tono sarcastico che coloriva la voce della Guardiana e preferendo tralasciare il suo orgoglio, dal momento che c'era ben altro a cui pensare, proclamò un solenne "Spero che tutto vada per il meglio Cassandra!" che suonò molto di avvertimento. 

P.O.V Aaron

Notò con sorpresa che niente era cambiato dall'ultima volta in cui avevo messo piede in quel posto: l'enorme cancello in ferro battuto che precludeva la vista dell'immensa distesa d'erba al termine della quale sorgeva un maestoso tempio, che a breve avrebbe rivisto. Forse però qualcosa era cambiato; una variabile che, per quanto lui si sforzasse di ignorare, complicava i suoi calcoli e cambiava totalmente i risultati della sua equazione. Marcavano loro: Arya e Gustave, i suoi genitori ed erano loro l'unico motivo per il quale oggi lui sarebbe tornato in quel posto, per il quale avrebbe rischiato la sua stessa vita. Li avrebbe vendicati. Non capiva perché era stato il solo a subire una doppia perdita; Meredith poteva contare sulla protezione e la sicurezza che solo un padre sa darti, Heric sull'affetto comprensivo di una madre e Daisy... Beh Daisy li aveva entrambi, lei non era dovuta crescere prima del tempo e non conosceva il dolore che una perdita così grande poteva causare... La invidiava, la invidiava così tanto, ma non di un sentimento negativo, semplicemente gli sarebbe piaciuto aver avuto la stessa sorte di quella che a breve sarebbe stata la sua compagna di avventura. Con questi sentimenti ad offuscargli la vista ed il cuore, si avvicinò al cancello vedendo arrivare anche gli altri tre ragazzi con stati d'animo nettamente differenti dal suo. Se lui si era fatto prendere dalla malinconia, dimenticandosi perfino dell'importanza di quella giornata, Daisy era un fascio di nervi, sembrava trattenere il fiato senza accorgersene, mentre Meredith era così elettrica da poter dare la scossa al minimo contatto, sembrava tesa, ma di quella tensione genuina che può avere solo una sposa i minuti che precedono la marcia nuziale e poi c'era Heric, la situazione sembrava non scalfire minimamente quella maschera di bronzo che indossava e che però non si addiceva ad un tipo peperino come lui. 

 

P.O.V Meredith

Aveva avuto paura. Aveva avuto paura la sera del giorno precedente prima di addormentarsi, aveva avuto paura di non essere riuscita a fare la cosa giusta, nel modo giusto, così come l'avrebbe fatta sua madre. Temeva di deluderla o semplicemente di farle fare brutta figura con gli antenati. Aveva avuto quella paura fino a quando non si era ritrovata faccia a faccia con suo padre e lui guardandola le aveva sorriso sussurrandole: "Tua madre ha scelto questo nome per te perché sapeva che saresti stata un'ottima custode, lei aveva fiducia nelle tue doti, ma soprattutto lei si fidava di TE. Non le importava che tu avessi ereditato o meno il Dono, lei ti amava per i tuoi boccoli castani e per il tuo sorriso luminoso, ti amava per la tua intelligenza ed è per questo che per te ha scelto come nome Signora dei Mari. Meredith qualunque cosa accada sappi che tu sei come sei non perché sei figlia di tua madre, ma perché credi nei valori e non tradisci te stessa. Ricordati che ti voglio bene piccola mia."
Dopo queste parole si era sentita subito meglio, aveva chiesto al padre di andare da sola e si era incamminata verso quel cancello spesso, con il sorriso che le illuminava lo sguardo. Perfino ora che era giunto il momento di entrare e di diventare una Custode a tutti gli effetti non sentiva più quella stretta allo stomaco, chiudendosi le porte scure alle spalle. Quel giorno sarebbe stato solo l'inizio.

P.O.V Daisy

Stavano entrando e per un attimo l'ansia l'aveva abbandonata per lasciare il posto allo stupore.
Niente all'interno era come se lo ricordava.
"Ragazzi è una mia impressione o qui hanno ristrutturato?!"
Non era stata lei ad aver parlato, ma Heric che con quella battuta sarcastica aveva espresso il turbamento di tutti; in quella situazione c'era qualcosa che non tornava. "Credo che dovremmo tornare indietro e verificare di non aver sbagliato..." disse la ragazza un po' meno sicura di prima.
"Quante proprietà private di oltre ottomila ettari credi ci siano in questo posto? E quante hanno un cancello enorme in ferro battuto decorato con i simboli dei quattro elementi? Di piuttosto di aver paura e torna pure indietro" Era stato Aaron a prendere la parola, per denigrarla come suo solito, ma l'offesa passò subito in secondo piano perché si rese conto di aver perso di vista Meredith.
"Ragazzi dov'è finita Mer?"
"Magari è morta" concluse ghignando divertito Heric che non aveva mai nutrito una certa simpatia verso la ragazza in questione.
"Oh andiamo non fate gli idioti dobbiamo cercarla" disse lei sempre più preoccupata.
"Non credo sia necessario" rispose freddamente Aaron indicando l'entrata di un tunnel dalla cui estremità si vedeva la ragazza dimenarsi per attirare l'attenzione dei tre.
"Mentre voi litigavate io ho risolto l'enigma!" Unì le mani compiaciuta per poi aggiungere: "Dobbiamo superare delle prove per poter essere degni del sacro tempio e per dimostrare di avere il dono! Forza seguitemi!!" detto questo imboccò l'entrata della grotta senza voltarsi indietro.

N.d.A

Eccomi di nuovo anche se dovrei studiare ma dettagli XD
Come promesso questo capitolo è più lungo degli altri due e il prossimo (che uscirà lunedì) lo sarà ancora di più visto che i nostri eroi dovranno superare delle prove... Ma niente spoiler!
Piuttosto voi avete suggerimenti per migliorare o anche solo critiche da fare?! Non fate i timidi che non mangio mica e se volete rendere felice una povera pazza lasciate tante recensioni
Un bacione
Ashcasak_2k2 <3

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Capitolo 3
*** A posse ad esse non valet consequentia ***


A posse ad esse non valet consequentia ~ 
"Dal potere all'essere non vale la conseguenza" 

Dal cap. precedente:

"Dobbiamo superare delle prove per poter essere degni del sacro tempio e per dimostrare di avere il dono! Forza seguitemi!!"
Detto questo imboccò l'entrata della grotta senza voltarsi indietro.

 

"Sentiamo: in cosa consisterebbero queste prove sapientona?" Chiese Heric fingendosi infastidito dalla saccenza della compagna di avventura, mentre in quel momento era semplicemente curioso di capire perché lei avesse tratto quelle conclusioni.
"Beh non ne ho idea... Credo semplicemente che quando ci troveremo davanti ad una prova lo capiremo" Meredith aveva perso la sua proverbiale sicurezza con quella semplice domanda. "Perfetto quindi dovremmo solo aspettare di rischiare la vita per poter dire - ah ecco la prova-" riprese lui fingendosi serio, ma lasciando che la sua ultima frase trasudasse sarcasmo da ogni poro. 
"Se hai un'idea migliore illuminami Zuccone!"
"Ma sentitela solo perché hai l'elemento della saggezza ti credi superiore, ma ti ricordo che io sono il primo degli elementi in quanto il più puro"
"Oh andiamo non crederai mica a quella sciocca leggenda"
"Ci credo eccome e tu sei solo..."
"ADESSO BASTA!!! Smettetela di fare i bambini non vedete che sta succedendo qualcosa?!" Daisy, più irritata che mai per il comportamento assurdo dei suoi due compagni, aveva preso la parola gridando per poi iniziare a sussurrare perché aveva notato un'ombra sinistra spiarli da dietro un cespuglio.
"Rivelati! Sappiamo che sei qui" evidentemente anche Aaron si era accorto di quell'inquietante figura che, pian piano, dopo il suo richiamo, stava uscendo allo scoperto.
"Ebbene sapevate che ero qui, o per meglio dire che sono qui, ma sono convinto che non ne conoscevate la ragione... " Rise enigmatico, di una risata fredda che metteva i brividi e ghignando mostrò i denti marci che gli adornavano il sorriso. "E scommetto che non sapete nemmeno cosa dovete fare... Vi dò un indizio: A posse ad esse non valet consequentia" aggiunge cospiratorio.
"Devo darti ragione, amico, non ho idea di chi tu sia o del perché tu stessi qui a spiarci, ma so per certo che ti converrebbe dircelo immediatamente e senza troppi giri di parole, perché se qui c'è qualcuno che non sa qualcosa, quello sei tu! Ad esempio non sai che sono un tipo con davvero troppa poca pazienza e tra te e la bambolina oggi ne ho persa fin troppa" a quelle parole indicò con un cenno del mento Meredith che lo guardava silente, ma con cipiglio assassino.
"Sciocco Custode prima di tutto io non sono tuo amico e secondo non sei nella posizione per fare minacce; quanto alla bambolina ti farò un regalo" detto questo sorrise nuovamente, schiocchò due dita e sparì nel nulla.
"Grandioso Heric ora non scopriremo più cosa voleva dirci! Davvero tanti complimenti" a dispetto di ogni pronostico a parlare era stata Daisy con un'acidità che non le apparteneva.
"Senti fiorellino mi basta la saputella che fa la saccente non ti ci mettere anche tu! Ma, a proposito dov'è?!" ribattè prontamente il castano. 
"Oh mio dio... Non dirmi che..." Daisy non riuscì a terminare perché interrotta da Aaron: "Beh almeno si consolerà nel sapere di aver avuto ragione: ecco la nostra prova. Questa situazione ha del comico"
"Si guarda sapere che Meredith potrebbe morire è davvero esilarante." commentò piccato Heric.
"Sembra quasi che la cosa ti importi più del lecito" lo beffeggiò Aaron divertito da tanto fervore.  
 
3 ORE DOPO... 
"Non riesco a capire cosa volesse dirci quel tipo con quell'indizio..." erano ore che Daisy non faceva altro che scervellarsi per arrivare alla soluzione dell'enigma; quando, da piccola, preparandosi alla missione, sua madre le aveva impartito qualche lezione di latino lei non aveva prestato molta attenzione ritenendo quelle ore inutili. Ora le sarebbe piaciuto molto esser stata più attenta. 
"Ancora niente?" Heric fremeva di impazienza e aveva più volte proposto di andare a cercare subito la compagna piuttosto che perdere tempo ad attendere un'illuminazione che sapeva non sarebbe arrivata, ma ogni volta veniva prontamente fermato dagli altri due che lo facevano ragionare sul fatto che, non avendo ancora dei poteri, non sarebbero stati in grado di salvarla in ogni caso e che dunque l'unico modo per uscire da quel grande impiccio era venir a capo dell'enigma.
"Ripetimi nuovamente cosa ha detto?" Chiese concentrato Aaron, quasi come se fosse sul punto di capire.
Daisy sbuffò contrariata: "Ha detto -A posse ad esse non valet consequentia-" 
Aaron rise di gusto, la prima vera risata che si faceva da quasi due anni. "Ci prendono forse in giro? Questo è il motto del Tempio" continuò ridendo.
"Se lo sapevi perché non lo hai detto subito?" Chiese più irritata che mai la ragazza. 
"Non stavo prestando attenzione" Rispose facendo spallucce il biondo e in una frazione di secondo due paia di occhi sembravano volerlo fulminare. "Su non guardatemi così, mi ero distratto un attimo, comunque letteralmente significa: dal potere all'essere non vale la conseguenza" terminò il discorso sentendosi leggermente in colpa, ma non lo diede a vedere. 
"Non significa nulla! DANNAZIONE!!!" 
Heric, preso da uno dei suoi consueti scatti d'ira, aveva tirato un pugno così forte ad un albero da spaccarsi le nocche della mano. 
"Invece significa tantissimo. Come ho fatto a non pensarci prima?! Il vero significato del motto è che tutto ciò che è reale è anche possibile, ma che non necessariamente ciò che è possibile è anche reale" affermò elettrizzata la rossa. 
"CHE DIAVOLO SIGNIFICA? Dannazione parlate" l'urlo esasperato di Heric fece voltare entrambi i suoi compagni nello stesso istante. "Il motto è stato ideato per parlare ai giovani Custodi dei loro poteri, per spiegargli come, pur avendo il dono e quindi avendo la possibilità di fare determinate cose, questi a volte non le sappiano fare" spiegò la ragazza. "Quindi la chiave di tutto sta nel dimostrare di saper padroneggiare il nostro elemento?! " concluse sbalordito il moretto che finalmente era riuscito a comprendere qualcosa in quella storia assurda. 
"Esattamente" Rispose sbrigativo Aaron
"L'unico problema è saperlo fare arrivati a questo punto... Ma credo che con la giusta concentrazione ci si possa riuscire" 
 
DUE ORE DOPO... 
"Credo che ci si possa riuscire... Basta solo concentrarsi... Non è impossibile" 
Heric scimmiottò il biondo più per non demoralizzarsi che per altro. 
"E quell'altra se ne sta lì a fissare la terra e piagnucolare su quanto sia difficile riuscire a trovare l'energia insita in noi... Poverina lei! È solo circondata dal suo elemento. Pensa a me che non ho nemmeno una base da cui partire. Sapete che vi dico?! Sarei già dovuto andare a cercare quell'idiota che si è fatta portare via senza fare obiezioni invece che ascoltare voi due" terminò borbottando adirato. 
Daisy scoppiò a piangere presa da un impeto di frustrazione nel sentire un fondo di verità nelle parole pronunciate dal ragazzo e quest'ultimo, seccato da quel modo di fare, fece per andarsene, venendo però fermato dall'amico biondo che lo redarguì pacifico: "Fa del suo meglio, come tutti qui". 
"Evidentemente non è abbastanza" sussurrò riferendosi però a se stesso... Trovava dannatamente frustrante l'idea di non poter fare niente e di dover aspettare il corso degli eventi.
Intanto la rossa, asciugandosi le lacrime, blaterò: "Io li avevo avvisati che non ero ancora pronta, che avremmo dovuto aspettare ancora un anno. Oggi non sarei voluta essere qui"
"Credi forse che qualcuno di noi abbia scelto di essere qui a giocare a fare gli stregoni creando palle di fuoco, turbini di vento, onde e terremoti?! Credi forse che qualcuno di noi abbia avuto scelta o anche solo voce in capitolo in tutto questo?!" 
Le urlò contro quelle parole mentre, senza che se ne rendesse conto, dalle sue mani iniziavano a prender forma delle scintille. 
Era frustrato per il non poter agire, ma soprattutto era arrabbiato con Daisy per quell'atteggiamento così infantile con il quale stava affrontando la situazione, odiava che nel bel mezzo di una discussione qualcuno scoppiasse a piangere.
"Boom! Svelato l'arcano: per far manifestare il dono basta scuotere un po' i sentimenti del suo custode" proferì tra il solenne e l'ironico Aaron.
"Di che parli?!" Chiese brusco il moretto non avendo ancora sbollito la rabbia per la precedente sfuriata. 
"Mentre, poco fa, hai dato di matto con Daisy dalle tue mani schizzavano via scintille, che avevano tutta l'aria di assomigliare a delle lingue di fuoco e se non vado errato il signorino dal carattere diciamo incendiario con cui ho il piacere di parlare è il Custode del Fuoco e quindi... " lasciò di proposito la frase in sospeso per gustarsi la reazione dei due compagni, conscio del fatto che erano ad un passo così dal raggiungimento dell'obiettivo.
"Quindi sono un idiota che nell'idiozia risulta essere Geniale" Sorrise mostrando i denti come se avesse appena vinto alla lotteria, ma subito il suo sorriso si tramutò in un'espressione contrita.
"Scusami Daisy, non avrei dovuto trattarti a quel modo" proferì abbassando lo sguardo con più vergogna che pentimento; in fondo lei non aveva fatto altro che piagnucolare da quando Meredith era stata rapita.
"Oh oh mister bollenti spiriti che chiede scusa! Questa data passerà alla storia"
"Smettila di fare l'idiota Aaron, quanto al nuovo Custode scuse accettate e congratulazioni di cuore" sorrise bonaria alla volta del moretto perché in fondo quello era un grande traguardo.
"Ora che si fa?" Chiese a quel punto Heric animato da nuova energia.
"Devi riuscire a domare il tuo elemento. Hai dimostrato di possedere il Dono, ma da quel che sembra è il dono a possedere te" proruppe una voce fin troppo conosciuta.
"Saputella"
"Mer" 
"Smith" 
Tutti e tre corsero ad abbracciarla e lei ricambiò la stretta.
"Come hai fatto a scappare?" Domandò Aaron con una nota curiosa a colorirgli la voce.
"Oh ma io non sono affatto scappata"
"Che intendi dire?" ci pensò Heric a dar voce ai pensieri di tutti
"Dopo avermi portata via Alexander mi ha spiegato che vi sarebbe stato utile un incentivo per scoprire come svelare i poteri e quando Heric ha sbloccato i suoi mi ha lasciato andare dicendo che uno di noi aveva superato la prova"
"Quindi ora che dovremmo fare" domandò esasperata Daisy. 
"Dobbiamo dimostrare di avere il Dono anche noi tre e dopo saremo ammessi al Tempio per capire come dominare il nostro elemento" concluse con la genuina saccenza che la contrastingueva. 
 
N.d.A
Come promesso ecco il nuovo capitolo, si inizia già a capire qualcosa rispetto alla storia ad esempio la persona che è associata all'elemento e iniziamo a conoscere i personaggi. Ho pensato di lasciare un indizio che i lettori attenti dovrebbero aver notato e che tesserà una parte di trama del capitolo quattro. Come sempre consigli, suggerimenti e anche le critiche sono ben accetti... Ci rivediamo venerdì sera con il prossimo capitolo.

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Capitolo 4
*** Causa causae est causa causati ***


Alla mia Calliope, 
amica fidata, consigliera stravagante e musa schizzata.
Grazie per avermi obbligato a scrivere questo capitolo malgrado il blocco
.
~G2

 

CAUSA CAUSAE EST CAUSA CAUSATI ~ La causa della causa è la causa di ciò che è stato causato

 
Dal capitolo precedente:
"Dobbiamo dimostrare di avere il Dono anche noi tre e dopo saremo ammessi al Tempio per capire come dominare il nostro elemento" concluse con la genuina saccenza che la contrastingueva. 
 
 
 
"Idee?" 
Avevano passato la notte nel labirinto, indecisi sul da farsi e abbattuti dal pomeriggio di tentativi inutili. 
"Niente che sia fattibile..." borbottò Meredith rassegnata. 
"Tentar non nuoce" la incoraggiò determinata la rossa. 
"Nuoce eccome" pronunciò borbottando fra sé Aaron, che aveva passato tutto il pomeriggio a fare prove su prove, inutile dire che risultano una più deludente dell'altra. 
"Forza! E voi dovreste essere Custodi? Dovrebbe essere nelle vostre mani il destino dell'universo?!" li aggredì irritato Heric col solo intento di spronarli, ma guadagnando soltanto lo scetticismo di Daisy,l'irritazione di Meredith e uno sbuffo annoiato da parte di Aaron .
Proprio quest'ultimo, con tono di sufficienza, sopracciglio alzato e a braccia conserte rispose: "Ti credi superiore solo perché ieri preso dalla rabbia sei riuscito a fare scintille?!" rise denigratorio. "Perché se così fosse vorrei solo informarti che la tua, caro il mio fiammiferino, è stata solo un grande, anzi immenso colpo di fortuna!" concluse riprendendo l'aria indifferente verso tutto che gli apparteneva.
"Eh senti bello non me la stavo tirando, non mi credo superiore a nessuno, al massimo quello sei tu! Volevo solo cercare di aiutarvi spronandovi anche perché di passare di nuovo la notte qui al freddo non ne ho affatto voglia!" iniziò imfervorato il moretto.
" Ah perché secondo te noi ci divertiamo vero? Se volevi stare al calduccio potevi rimanere da mammina"
" Ragazzi stiamo degenerando... " provò a dire Meredith, ma venne interrotta da Heric: "Aaron se ti sei sentito attaccato dalle mie parole evidentemente un fondo di verità ci sarà. Non avrai mica la coda di paglia?! E tranquillo che in ogni caso io da mammina posso sempre tornarci" scandì le parole una ad una, impregnandole di un sarcasmo che rasentava il veleno; lui era fatto così: non rifletteva, era impulsivo, specie se provocato, ma non amava ferire la gente e infatti quando si rese conto di ciò che aveva detto abbassò lo sguardo, ma non prima di aver intercettato lo sguardo di Aaron.
Per descriverlo non sarebbe bastato il dizionario più ricco. Era glaciale, scosso, tormentato, instabile, malinconico, ferito, deluso. Era assurdo pensare a quante emozioni potessero essere espresse da due occhi, ma quello sguardo era così significativo che le parole non serviranno. Un silenzio surreale era calato sul gruppo, Daisy era pronta ad afferrare Aaron in caso di rissa e Meredith non faceva altro che fulminante Heric per quello che aveva detto.
"Amico..." provò a tastare il terreno quest'ultimo per capire quanto fosse grave la situazione.
Il biondo non accennò a rispondere, si girò incamminandosi nel folto della foresta.
 
P.O.V Aaron
7 settembre:
Dolore. 
7 settembre:
Rabbia. 
7 settembre:
Solitudine. 
7 settembre:
Morte. 
7 settembre:
PERDITA
Il sette settembre per lui era tutto questo, era stato l'ansia del non trovare i genitori nella stanza adiacente alla sua, era stato la paura che gli fosse successo qualcosa, era stato il dolore del biglietto di addio trovato per terra e scritto con mano tremante da sua madre, era stato la consapevolezza che non li avrebbe rivisti, ma soprattutto era stato il senso di solitudine che derivava da tutto quello. Il sette settembre era stato tutto quello e in un certo senso lo era tutt'ora. Quando Heric aveva fatto quella battuta senza pensare, lui sapeva che non era stata proferita con l'intento di ferirlo, sapeva che lui l'aveva provocato e Heric aveva solo risposto impulsivamente, eppure quella battuta buttata lì quasi a caso nella frase aveva innescato in Aaron una serie di pensieri tristi che l'avevano indotto ad isolarsi per l'intera giornata.
Quella mattina, quando si era alzato insieme agli altri, non aveva pensato a che giorno fosse, ma dopo la discussione con l'amico la risposta era arrivata fulminea e dolorosa come negli ultimi due anni. Erano due anni che non vedeva il sorriso radioso di sua madre quando le veniva data qualche bella notizia, due anni che suo padre non lo invitava a mettere la testa a posto e a trovarsi un ragazza. Gli mancava tutto di loro, dalla banalità più effimera comune a tutti i genitori alle piccole bizzarrie che si concedevano solo nella sua famiglia. Famiglia: che bella parola... Gli mancava così tanto usarla per descrivere la sua vita. Ormai era solo e nulla avrebbe cambiato la sua condizione.
"Aaron... AARON, HERIC NON VOLEVA DIRE QUELLO CHE HA DETTO ASCOLTALO ALMENO! TI PREGO RISPONDI SIAMO PREOCCUPATI PER TE" la dolcezza di Daisy in questo caso non faceva altro che innervosirlo, lui voleva stare solo, non aveva bisogno di nessuno ormai da due anni e non avrebbe iniziato certamente ora.
"Amico dai lo sai che non volevo, so cosa si prova  e non l'avrei mai detto per farti del male" non ce l'aveva con lui, sapeva che era vero e che Heric non l'aveva fatto di proposito, ma non aveva voglia di parlare con nessuno, per lo meno non in quel momento.
"Andiamo lo sappiamo tutti che è un idiota ma mi pare esagerato sparire così" Meredith, la voce della ragione, scintilla di razionalità tra i sentimentalismi, seppur tra loro diversi, di Daisy ed Heric. Non voleva star a sentire neppure lei; voleva scacciare quelle voci come se fossero foglie morte di un albero che volano via con un alito di vento, voleva allontanare con l'irruenza di un tornado e mandarle il più lontano possibile da lui e da quella sofferenza che non voleva condividere con nessuno: era sua e sua sarebbe rimasta, non voleva né essere consolato né compatito, lui bastava a se stesso. Con quel pensiero fisso a pilotare i suoi movimenti mosse le braccia dinnanzi a sé causando una forte tempesta di vento. L'aria era calda, secca come le sue guance e i suoi occhi che seppur arrossati e lucidi non avevano versato neppure una singola lacrima. Il vento prendeva forma dalle sue mani, non era in grado di gestirlo figuriamoci di dominarlo, ma per una volta quella sensazione di instabilità gli piacque: lo fece sentire libero da ogni obbligo, libero da sé stesso e dal suo dolore.   L'aria gli impediva di pensare, con quella frenetica e burrascosa impetuosità; era leggera e indipendente e lui si sentiva allo stesso modo. 
"Aaron ti prego rispon... Oh eccoti qua" Meredith e Daisy  lo avevano trovato e ora non avrebbe più potuto stare in pace.
"Andate via! Voglio stare solo ancora un po', via ho detto!!!" disse deciso. 
"Adesso basta, stai esagerando, non sei il solo ad aver perso qualcuno ma non mi pare che io ed Heric ci facciamo venire queste crisi al minimo accenno." Sentite quelle parole Daisy aveva afferrato il braccio dell'amica quasi a volerla zittire, sapeva che in quel momento il biondo aveva un equilibrio mentale precario e che Meredith non era certo una persona pacata. 
"No Daisy bisogna dirglielo non può fare così! Aaron devi reagire, non puoi prendertela per così poco" proseguì la ragazza. 
Il Custode dell'aria, animato da un sovrapporsi di sentimenti diversi e negativi, mosse il braccio scatenando una raffica di vento potentissima che scaraventò Meredith contro il tronco di albero. 
"MEREDITH! Ma dico Aaron sei impazzito?! Potevi ucciderla!" inveì scossa la rossa. 
"Ah finalmente vi ho trovati che succede?!" anche Heric era entrato in scena e non aveva la benché minima idea di ciò che fosse appena successo. 
"ANDATEVENE TUTTI!" ricominciò il biondo. 
"FINISCILA! Come puoi far finta di niente dopo quello che hai fatto?! " disse Daisy sconvolta dall'indifferenza dell'amico
"Ma cosa..." non terminò la frase che vide Meredith dolorante riversa contro una quercia secolare. "Perché diavolo lo hai fatto" gli gridò contro Heric e, non ricevendo alcuna risposta, raggiunse l'amica aiutandola ad alzarsi."Grazie" bofonchiò quest'ultima scombussolata, con un piccolo taglio sul piede dal quale fuoriusciva del sangue.
"Dovere saputella! Fa parte del manuale del perfetto gentlemen: regola numero 1 mai lasciare una povera donzella in pericolo, sebbene questa sia una gran rompiballe" terminò con il sorriso sulle labbra.
"Ah ah ah, davvero spiritoso" disse sarcastica, ma realmente intenerita dal lato dolce di Heric.
Non riuscendo a poggiare il piede per terra dovette far leva sul ragazzo che le circondò le spalle con un braccio, mentre la ragazza si arpionò al collo di lui e insieme si incamminarono fuori dalla foresta.
 
NEL FRATTEMPO AL TEMPIO...
"Per tutti gli antenati cosa ti è saltato in mente?!" Cassandra era furibonda, suo fratello Alexander aveva compromesso la prova del Custodi travestendosi e fingendo di rapire Meredith e come se ciò non bastasse aveva anche dato loro un indizio che li aveva notevolmente avvantaggiati.
"Sorella andiamo, sono solo dei ragazzi, non hanno avuta la preparazione degli altri Custodi e meritavano un aiuto e poi non potevamo lasciarli lì in eterno. È tempo di agire" provò a spiegarle ma Cassandra irata non volle sentir ragione.
"Andiamo. Sono solo dei ragazzi. Hanno perso i genitori. Non sei il loro babysitter, ma il loro Gran Maestro, non puoi concederti il lusso di questi sentimentalismi. Gli anni ti hanno ammorbidito troppo fratello" lo beffeggiò la donna.
"A te troppo inacidito, sorella cara. In ogni caso non gli ho svelato niente che non sapessero già, diciamo semplicemente che gliel'ho ricordato al momento opportuno. " e detto tornò a guardare oltre la finestra. Dopo attimi interminabili di silenzio, senza girarsi a guardarla, le chiese:" Cassandra cosa vedi?"
Lei rispose altera, come se il corso degli eventi non la tangesse minimamente: "Fuoco e Aria hanno dimostrato di avere il Dono. Sono gli eletti. Domani entreranno nel tempio e con loro chiunque delle due il cui Dono si sarà rivelato."
"E se ci volesse più tempo? Non puoi dividere i Custodi, sarebbero vulnerabili!" si animò Alexander. 
"Posso e lo farò. Così è stato detto anni or sono dagli antichi e né io né tu possiamo cambiare il Codex codicis" chiuse il discorso più risoluta che mai e quella volta l'uomo sapeva di non poter ribattere niente: la Guardiana, per quanto quella scelta sarebbe stata crudele e insensata, aveva ragione; il Codice era il Codice.
 
"Aaron ti vuoi calmare?!" Daisy era esausta, era rimasta sola con il ragazzo perché aveva preferito evitare che ci rimanesse Heric visto il temperamento focoso del compagno e quindi aveva lasciato quest'ultimo a badare all'amica, mentre lei si occupava del Custode dell'Aria. 
" Vattene Daisy non ti sopporto più! Vuoi capire o no che voglio stare solo" era esasperato e onestamente non capiva più nemmeno perché era tanto ostinato a stare solo, ma non poteva di certo tornare di punto in bianco tranquillo... Dannazione era così maledettamente lunatico!
"Non ti lascio solo! So che non vuoi starci" Dannata Daisy e soprattutto dannata sensibilità disarmante. Capiva tutto e lo capiva prima, era quel che la gente definisce empatico. 
"Ti prego basta!" esasperato tentò di allontanare l'amica con un movimento deciso del busto, ma questa terribilmente spaventata da quello che era successo a Meredith, per timore di essere investita da una raffica di vento, portò entrambe le mani davanti al viso, sollevando senza volerlo una piccola quantità di terreno e ciottoli. 
"A-Aaron... Io... Ho il Dono... Quasi non ci credo" 
Ed era vero, non ci credeva, aveva dubitato fino a quel momento di averlo e ora scoprirlo era qualcosa di meraviglioso. Anche lei era una dei quattro, una Custode, qualcuno di cui fidarsi!
"Congratulazioni! Sapevo che ci saresti riuscita" si lasciò sfuggire il biondo dimentico di qualsiasi discussione precedente. 
"Menomale che lo sapevi tu... Se fosse stato per me..." risero insieme tornando al rifugio finalmente. 
 
N.d.A:
Ciao a tutti carissimi! 
Come promesso ecco il capitolo. L'indizio di cui parlavo nel capitolo precedente era Alexander che come abbiamo visto ha discusso con Cassandra per via della sua intromissione. Nel prossimo Meredith sarà nei guai perché come ha detto la Guardiana dovranno separarsi. Riuscirà la ragazza a dimostrare di essere una Custode? Lo scoprirete solo leggendo
Un bacione 
Ashcasak_2k2
 
P.s:
Ci vediamo sabato 7 con il prossimo capitolo! Mi raccomando ogni tanto fatevi sentire e recensite!!! ❤️
 
 

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Capitolo 5
*** Facit indignatio versum ***


FACIT INDIGNATIO VERSUM  ~ Lo sdegno ispira i versi


DAL CAPITOLO PRECEDENTE 
Fuoco e Aria hanno dimostrato di avere il Dono. Sono gli eletti. Domani entreranno nel tempio e con loro chiunque delle due il cui Dono si sarà rivelato."  
"E se ci volesse più tempo? Non puoi dividere i Custodi, sarebbero vulnerabili!" si animò Alexander.
"Posso e lo farò. Così è stato detto anni or sono dagli antichi e né io né tu possiamo cambiare il Codex codicis"



"Cosa? Anche tu ora?" Meredith era esterrefatta. Non solo il suo dono non si era ancora rivelato, ma la cosa che la infastidiva maggiormente era essere l'unica a non avercela fatta. Tutti, perfino Daisy, ci erano riusciti e lei niente... Lei che ci stava mettendo anima e corpo e soprattutto una concentrazione disumana, lei che ci aveva perso il sonno a furia di provarci durante la notte.                                                                     
"Saputella manchi solo tu all'appello ora" Heric non lo disse per ferirla ma solo per battibeccare come sempre perché si divertiva a stuzzicarla.                                          
"Tranquilla, non dargli retta, tempo al tempo e tutto andrà per il meglio" Daisy ed il suo snervante ottimismo in ogni dannata circostanza la innervosivano, non voleva essere compatita. Lei sapeva di valere di più di quelle zucche vuote e il fatto di essersi fatta battere in qualcosa le bruciava la carne come un marchio di ferro incandescente impresso sulla pelle. 
"Mi duole contraddirti Terra, il tempo fugge e la tua amica è in netto ritardo. Voi tre seguitemi"     
"Alexander"                                                                                                                                
"Ciao Acqua! Sono venuto a portare i guardiani al tempio e purtroppo non posso attendere oltre... Non appena anche il tuo dono si rivelerà verrò a prenderti, ma per il momento dovrai continuare a stare nel labirinto" mentre lo disse assunse un tono dispiaciuto come se dire quelle parole gli provocasse un certo senso di colpa, in fondo lui conosceva quella ragazza, quando aveva finto di rapirla ci aveva passato il pomeriggio insieme trovandola matura ed intelligente per la sua età. Purtroppo però il Codex era inappellabile e non c'era altra scelta... 
"Assolutamente no" fu il commento fulmineo di Heric che perse il sorriso repentinamente.                                                                           
"Ma non possiamo lasciarla sola" tentò moderata Daisy.                                                            
"E tu chi saresti per darci degli ordini"
Sbuffò invece contrariato Aaron che trovava snervante la situazione e non capiva il ruolo di quel tizio in tutto quello.                    
"Sai già il mio nome, cosa importa il resto?!" Alexander sorrise enigmatico per poi continuare, "Non ci sono obiezioni che tengano, voi dovrete seguirmi".                           
"Noi non siamo tenuti proprio a fare un bel niente, quindi ti conviene rispondere alle nostre domande se vuoi avere anche solo una possibilità di convincerci."               
Heric sembrava aver perso la pazienza e purtroppo per lui non sapeva con chi avesse a che fare, ma fortunatamente Meredith capì che non c'era altra scelta: "Seguitelo, entro stasera starò di nuovo con voi promesso" finse un sorriso che non le riuscì molto bene e si voltò di spalle per evitare che le leggessero le emozioni sul volto.
"Ma che dici Mer? Non possiamo lasciarti qui da sola, è pericoloso!" intervenne Daisy preoccupata. 
"Fidatevi di me"                                                                                                                                  
Lo disse a mo' di supplica come se da quello dipendessero le sorti del mondo e lei non potesse far altro che agire così, quando in realtà in cuor suo non desiderava altro che loro rimanessero con lei. Non lo avrebbe mai ammesso, lei era una ragazza forte e avrebbe superato anche questa sfida in un modo o nell'altro. Probabilmente fu la luce decisa che le illuminò lo sguardo a convincerlo o forse semplicemente lui si fidava di lei malgrado tutto, fatto sta che risoluto Heric pronunciò soltanto una parola: "Andiamo" tono alto e deciso degno del miglior condottiero, per poi aggiungere sottovoce senza che nessuno lo udisse un flebile "prima che cambi idea". Evidentemente non fu così flebile perché ad Alexander scappò un mezzo sorriso che non si premurò di nascondere troppo. Detto questo lo strano quartetto si allontanò, lasciando Meredith sola. 


2 ORE DOPO... 
"Cosa diamine ho fatto? Perché sono così stupida!? Dio mio che idiota!" stava andando avanti così da circa un'ora, a parlare da sola insultandosi per non aver fatto meno la sostenuta e per non aver permesso agli altri di restare. 
Poi si era detta che in ogni caso loro sarebbero potuti rimanere con lei malgrado quanto gli avesse detto se solo avessero voluto; il problema evidentemente era che loro non volevano... 
"Stupida, stupida Meredith" proseguì tirandosi una manata in fronte dinnanzi alla consapevolezza di esser stata abbandonata solo perché non avendo ancora i poteri lei era la ruota di scorta... L'ultima del carro e che evidentemente non era indispensabile. 
"Del resto chi la vorrebbe una custode senza Dono?! A chi serve?" Heric aveva avuto il dono per pura fortuna, non si era applicato per niente e aveva ottenuto un risultato solo perché era emotivamente instabile. Aaron per una fortuita coincidenza che aveva fatto sì che il giorno precedente fosse stato QUEL giorno. E Daisy... Beh Daisy aveva provato paura... Pff paura... Un guardiano dovrebbe provare sentimenti positivi non essere un codardo... Insomma lei era stata scaraventata da una potente raffica di vento e non aveva battuto ciglio... Non si capacitava ancora di come la rossa avesse potuto ottenere il Dono e soprattutto di come avesse potuto risvegliarlo prima di lei. Proprio non ci trovava una spiegazione. Lei era sempre la prima in tutto ciò che faceva, quella che con sforzi e fatica sbaragliava la concorrenza solo per poter, una volta raggiunta la vetta del monte, dire: "Che bella vista da qua su". Non desiderava altro che questo, poter osservare quel panorama dall'alto. Per un attimo l'idea che il dono l'avesse saltata la fece rabbrividire ma poi si ricordò di suo padre e dell'origine del suo nome. Lei era la Signora del Mare e a breve lo avrebbe dimostrato a tutti gli altri. Per un attimo le sembrò di invidiarli, di invidiare il fatto che fossero insieme, mentre lei era sola, se li immaginò ridenti a prendersi gioco di lei con gli antenati nel tempio. 

NEL FRATTEMPO... 
"Eccoci qui!" l'uomo dalla schiena ricurva e la folta barba grigia li condusse fino alle porte bronzee del tempio raffiguranti antenati e custodi immersi in colossali imprese eroiche. 
"Bene entriamo allora e vediamo di fare chiarezza!" annunciò il moretto stufo di tutti quegli enigmi. 
"Non ancora! Dovete essere tutti perché si possa entrare dalla Guardiana" 
"Oh andiamo hai voglia di scherzare?!" Heric non ne poteva più di tutta quella situazione. Era stufo. Stufo di non poter essere indipendente, stufo di aver lasciato quell'odiosa saputella da sola nel labirinto alla mercè di qualsiasi pericolo, stufo di dover aspettare e soprattutto stufo di non sapere e non capire un bel niente. 
"Fuoco dovrai imparare a gestire la tua impetuosità! Attendi con pazienza e vedrai che ogni pezzo andrà al suo posto" 
"Sono d'accordo con Heric: perché diavolo ci avete portati qui, separandoci da quell'altra se poi ci serve necessariamente lei per entrare?!" intervenne Aaron. Daisy lo fulminò con lo sguardo, non tollerava che lui fosse così menefreghista e pragmatico. "Quell'altra",come lui l'aveva definita, era una di loro, non meritava di essere trattata e definita così. 
"Shh bambolina il fuoco non è il tuo elemento, è inutile che cerchi di incenerirmi con gli occhi" la provocò il biondo. La ragazza non rispose, ma alcuni ciottoli parvero alzarsi da terra di qualche decina di centimetri. 
"Hey, hey, hey! Adesso basta! Smettila immediatamente. È proibito attaccarsi tra custodi sfruttando il proprio dono" Alexander prese la parola severo. 
"Io... Non mi ero neanche accorta di farlo... Non so come smettere" disse quelle parole con una nota ansiosa a colorirle la voce, mentre dentro fremeva di paura: non era in grado di controllarsi. 
"Siamo più indietro di quanto pensassi..." borbottò sottovoce preoccupato l'uomo.
"Segui ciò che ti dico: rilassati, chiudi gli occhi ed espira, pensa a cose tranquille e... Brava così" e la terra e i sassi tornarono come per magia al posto che spettava loro.

P.O.V MEREDITH
"Dannazione non può essere così difficile! Gli altri ci  sono riusciti" 
Ormai la giornata di Meredith procedeva monotona: si lamenta, ci riprovava, falliva e si lamenta nuovamente. La cosa più assurda era, però, che il motore del suo lamento non era tanto il non riuscirci in sé, quanto il fatto che gli altri ci fossero riusciti e lei no. Era così dannatamente competitiva... Odiava perdere, non era seconda a nessuno in niente e più ci pensava più sentiva il fegato roderle dentro. Lei, Meredith Smith, aveva fallito, mentre quello schizzato di Heric, quella stupida di Daisy e quello svitato di Aaron erano già al tempio. Era così: loro ci erano riusciti, avevano vinto e lei era lì seduta a compiangersi come quei vecchietti al bar che osservano con rammarico tutti i ragazzini che passano pensando alla gioventù volata via.
Lei era un fottutissimo vecchietto, spettatore impassibile e passivo rispetto a una vita che scorre frenetica. Era rimasta indietro. Provava rabbia per se stessa e invidia per i suoi compagni. Non li odiava in realtà, semplicemente le sarebbe piaciuto esser lì con loro ad esplorare il tempio e tutti i suoi segreti, ad imparare l'arte del dominio del suo elemento e le caratteristiche di tutti gli altri; ma evidentemente Le cose sarebbero andate diversamente. Evidentemente non era brava come loro. Pensò a come era stata felice nel sapere che uno di loro ce l'avesse fatta, a come si era meravigliata che il secondo fosse stato Aaron e soprattutto a come si era buttata giù a sapersi sola. Perché lei ormai era così: SOLA. Negarlo sarebbe stato inutile e stupido. 
Poggiò le mani sul viso, intenta a coprirselo per evitare di scoppiare da un momento all'altro e si ritrovò stranamente i palmi bagnati. Ne restò stupita, non avrebbe mai pianto per una cosa del genere, non aveva neppure pianto alla morte della madre figuriamoci per una sconfitta... E infatti non stava affatto piangendo, le gocce sgorgavano dalle sue mani, lente e delicate, quasi fragili, proprio come lo era lei in quel momento; per poi iniziare a prender velocità e volume, le gocce diventarono guizzi e con lievi movimenti del polso riusciva a pilotarle. Si ritrovò a pensare di esser stata una sciocca, aveva invidiato i suoi amici invece che esser contenta per loro... Lei non era così e si ripromise di non farlo mai più. Mentre faceva questi pensieri si incamminò per la strada seguita dagli altri accelerando il passo per mantenere la sua promessa.

P.O.V ALEXANDER 
Quei tre ragazzi non avevano voluto sentire ragioni, volevano tornare ad ogni costo da Acqua e sebbene li avesse tenuti a bada per quasi tre ore sentiva di non poter resistere a lungo. Erano testardi: un'ottima dote per dei guardiani, ma anche un'arma a doppio taglio. Era una delle prime lezioni che gli avrebbe impartito: la differenza tra il piegarsi e lo spezzarsi. Erano uniti e questa forse sarebbe stata la loro arma migliore.
"Allora ha intenzione di rispondere?!" 
Contro ogni previsione Terra aveva preso in mano le redini del discorso con decisione, nonostante ciò non aveva mai perso l'educazione e continuava a dargli del lei. 
"Daisy non perdiamo tempo e andiamocene" 
Perfino Aria si era stufato della faccenda ed essere costretto in un luogo in cui non voleva stare lo innervosiva. 
"Fuoco dove credi di andare?! Credevi forse che non me ne fossi accorto?" 
Il ragazzo stava tentando di scappare per raggiungere Acqua e sebbene Alexander l'avesse capito fin da principio, aveva preferito farlo cuocere nel suo brodo ancora per un po' così da guardagnare tempo. Acqua stava arrivando: se lo sentiva. 
"Vado a fare quello che sia tu che gli altri, ma soprattutto io avremmo dovuto fare già da un pezzo: cercare quella saputella e trovarla preferibilmente viva." 
Ogni sua parola e perfino le piccole pause per prendere fiato che faceva trasudavano accusa, sdegno e sarcasmo... Era preoccupato e lo si capiva dal modo in cui si passava la mano tra i capelli, quasi a volerseli strappare tutti. 
" Beh direi che cercarmi non sarà necessario e che sì, sono viva! Comunque grazie per l'interessamento" 
Rise sinceramente divertita per aver capito che in realtà i suoi compagni ci tenevano veramente. 
"Era ora! Ti stavamo dando per dispersa" commentò annoiato Aaron quasi come se la cosa non lo riguardasse, ma era palese il sollievo che aveva provato. 
"Sei tornata!" 
"E il premio Ovvietà 2018 va a... Ooo... rullo di tamburi... Daiiiisyyy Watson! Un applauso signori" 
"Heric smettila di fare l'idiota anche se so che ti è impossibile visto che lo sei e non lo fai... E comunque si: sono tornata, ve l'avevo promesso" 
"Congratulazioni Acqua! E ora che siamo tutti direi che è arrivato finalmente il momento. Siete pronti Custodi?" proferì solenne il gran Maestro. 
"Siamo nati pronti" tagliò corto Heric.

N.d.A
Ed eccomi di nuovo qui con uno spaventoso ritardo, mi scuso, ma ammetto che ero tentata di mollare, fino a quando non ho visto che qualcuno seguiva la storia; per cui GRAZIE!!!
A parte questo, vi volevo informare che il prossimo capitolo l'ho già iniziato e quindi arriverà puntuale sabato sera. Per quanto riguarda questo capitolo per farmi perdonare l'ho fatto un po' più lungo degli altri e prometto che dal prossimo in poi si capirà qualcosa circa il mondo dei protagonisti. Fatemi sapere se vi è piaciuto o meno tramite le recensioni  e se vi va datemi suggerimenti per migliorare. 

Un bacione e alla prossima
Ashcasak_2k2


 

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Capitolo 6
*** Tempus fugit ***


Ci tenevo a dedicare questo capitolo a un mio caro amico
che ieri, il giorno del mio compleanno, mi ha fatto una bellissima sorpresa.
Per cui GRAZIE di cuore!!!


 


TEMPUS FUGIT - Il tempo vola
Le porte bronzee del tempio si aprirono così come si apre un fiore il primo giorno di primavera, con la stessa delicatezza di un petalo che lentamente si schiude per adornare una corolla. Erano decorate con stupende incisioni e da alcuni basso rilievi raffiguranti i Custodi storici e Sir. William De Bordeux e alzando lo sguardo si poteva ammirare il motto che non molto tempo prima li aveva fatti scervellare.
 A posse ad esse non valet consequentia.                                                                     
"Non significa nulla! DANNAZIONE!!!"                                                                       
"Invece significa tantissimo. Come ho fatto a non pensarci prima?!                                         
Il vero significato del motto è che tutto ciò che è reale è anche possibile, ma che non necessariamente ciò che è possibile è anche reale" 
"CHE DIAVOLO SIGNIFICA? Dannazione parlate"                                                          
"Il motto è stato ideato per parlare ai giovani Custodi dei loro poteri, per spiegargli come, pur avendo il dono e quindi avendo la possibilità di fare determinate cose, questi a volte non le sappiano fare"                                                                                  
"Quindi la chiave di tutto sta nel dimostrare di saper padroneggiare il nostro elemento?!"



Già, tutto sembrava così facile, così alla loro portata… Quanto poteva esser complicato gestire una parte di se stessi?! Perché alla fine di questo si parlava: del loro Dono, qualcosa che gli apparteneva di diritto dalla nascita. Eppure Daisy si ritrovò a pensare a quel ballo che le era stato chiesto di organizzare l’anno precedente in qualità di vice-presidentessa del comitato studentesco. Lei non era stata in grado di portare a termine quel compito nel miglior modo possibile; quel ballo era stato un fiasco totale e se non era in grado di organizzare una semplice festicciola per adolescenti, come avrebbe potuto lei, Daisy Watson, salvare il mondo?! Lei che non era mai stata l’ultima in niente, ma nemmeno la prima, così insignificante ed insicura, lei che si ritrovava ad essere sempre vice e mai leader; come avrebbe fatto?!
“Non temere Custode della Terra, tu sei di polvere e fango, ma anche di roccia durissima! Con il tempo imparerai a capirlo…”.                                                  
Una donna dallo sguardo magnetico e dagli occhi grigi come Alexander fece la sua comparsa placando i dubbi della ragazza senza che questa li palesasse.                                                                                                              
“Cassandra, sorella cara, come pattuito ho tutti e quattro i custodi: è giunta l’ora” disse il maestro.                                                                                          
Hai ragione fratello: Tempus Fugit”  Pronunciò solenne, dopo di che cambiò repentinamente il discorso:                     
“Io sono Cassandra e anche se noi ci siamo già conosciuti non mi stupisce che non vi ricordiate né di me né di mio fratello, ora però non è necessario palarvi delle leggi spazio-temporali che vigono in questo luogo. C’è altro che merita la vostra attenzione. Come sapete, nelle vostre famiglie in ogni generazione c’è un pargolo che eredita il dono di controllare uno dei quattro elementi. Questi eletti sono detti Custodi e voi, come lo erano i vostri genitori, sarete i responsabili dell’equilibrio cosmico che permette la vita. Fuoco, Aria, Acqua e Terra coesistono dalla notte dei tempi in cui si unirono armonizzandosi e per evitare che queste energie sacre potessero esaurirsi la prima Guardiana Lady Priscilla fece in modo che una piccola parte della loro essenza venisse assorbita da quattro giovani che rispondevano ai requisiti del proprio elemento…”      
“Un secondo, mi faccia capire bene, lei sta dicendo che tutti i Custodi appartenenti allo stesso elemento hanno caratteristiche comuni che li contraddistinguono?!” proruppe Meredith cercando di capire qualcosa di tutto quel discorso.                                                                                                     
“Proprio così Custode dell’Acqua, ma bada bene che quelle sono solo le linee guida dell’elemento e che voi Custodi siete tutti diversi e che quindi molti attributi non li possedete… alcuni li raggiungerete strada facendo, mentre altri non faranno mai parte di voi perché entrerebbero in conflitto con la vostra personalità. Il mio compito sarà guidarvi nella conoscenza del vostro elemento, mentre quello del maestro Alexander sarà condurvi fino alla totale padronanza dello stesso.”
“Beh allora che aspettate… Come ha detto lei: tempus fugit” intervenne Heric impaziente come non mai, ma non appena ebbe terminato quattro paia di occhi si posarono su di lui: Aaron, Daisy,Meredith ed Alexander lo guardavano stupefatti, come se credere che gli asini volassero fosse stato più fattibile.                                                                                                                       
“Oh andiamo! Il latino l’ho studiato anch’io... l’altra volta ero solo andato in tilt… È così difficile da credere?!” sbottò stranamente infastidito da tutta quell’attenzione su di sé.                                                                                    
“Cassy, Fuoco ha ragione, ti sei dilungata troppo sui cenni storici e non gli hai spiegato ancora nulla” tagliò corto il Maestro.                                              
“D’accordo! Seguitemi verso l’altare e posizionatevi ai piedi della colonna del vostro elemento” continuò la Guardiana dissimulando il fastidio che il nomignolo datole dal fratello le causava.                                                                
Heric si posizionò ai piedi del pilastro sul cui capitello era posto uno scintillante rubino di un intenso rosso fuoco e alla cui base era incisa a caratteri dorati la denominazione “IGNIS”.                                                                         
“Heric tu sei il Fuoco, primo tra gli elementi, il più sottile. Rappresenti lo  stato ardente della materia, purificatore e vivificatore, che racchiude in sé il principio della vita, che scaturisce dalla Tua energia. I custodi di questo elemento solitamente sono irascibili, istintivi ed impetuosi,  focosi ed imprevedibili, sanno farsi voler bene ma allo stesso tempo sono anche bravi farsi odiare. Ribelli che mal sopportano le regole, sono impulsivi e vogliono tutto e subito, amano essere al centro dell’attenzione e farsi notare. I Fuoco sono coraggiosi e hanno forti attitudini di comando. Il tuo elemento è rappresentato da un Triangolo equilatero con il vertice verso l’alto, alludendo quindi ad un moto ascendente di crescita e ad un’azione centrifuga, invadente e conquistatrice. Ma bada bene: la forza del fuoco si trasformerebbe in forza distruttrice se non fosse moderata dagli altri Elementi. Infatti alla forza ascendente di questo elemento si oppone l’Acqua, elemento femminile e passivo, che scorrendo verso il basso va a riempire ogni spazio vuoto e cavo. L’Acqua rinsalda quel che il Fuoco dilata.” Dicendo quelle parole Cassandra ruotò il busto in direzione di Meredith, che sentendosi chiamata in causa raddrizzò la schiena, attaccandosi alla colonna sul cui capitello era posto uno bellissimo zaffiro blu come le profondità marine e assumendo una postura molto rigida che lasciava intendere quanto stesse subendo il pathos del momento. “L’Acqua è il terzo elemento, più leggero della Terra e quindi capace di movimento, ma sempre troppo statico rispetto all’Aria o al Fuoco.  Il fuoco “accende”, quindi metaforicamente apre un ciclo, mentre l'acqua lo chiude con la sua natura di “qualcosa che spegne”. È un simbolo di purezza e candore, però è anche conoscenza e saggezza. L'acqua, nel suo fluire, esprime dinamismo e cambiamento. Essendo fluida, è sempre cangiante e soprattutto mai uguale a se stessa. Rappresenta lo scorrere del tempo e delle cose. Ma attenta custode: l'energia dell'acqua, quando viene bloccata, si deforma, si distorce e assume aspetti che non sono sempre luminosi come ci si aspetterebbe. Le Custodi di questo elemento sanno adattarsi alle circostanze, aggirando gli ostacoli che incontrano nel loro cammino ed è in questo processo di continua trasformazione la loro vera forza. Sono competitive, empatiche, intuitive e sensibili. Il tuo elemento geometricamente è un triangolo equilatero rovesciato con il vertice verso il basso” Terminò la Guardiana con un mezzo sorriso ad incresparle le labbra. La stavano ascoltando tutti presi e nessuno l’aveva ancora interrotta, un po’ per soggezione e un po’ perché sentirla parlare in quel modo dei loro poteri li affascinava e volevano saperne di più. Voltò il viso in direzione di Aaron che stava lievemente appoggiato alla colonna con l’ametista a braccia conserte e lo sguardo vacuo perso nel vuoto. “So a cosa pensi Custode dell’Aria, non temere, arriverà il giorno”                  
Aaron per un attimo perse la sua proverbiale impassibilità, spalancò gli occhi in un moto di incredulità, ma non disse nulla temendo di dover dare delle spiegazioni. “Tornando a noi”, riprese Cassandra, “L’Aria è il secondo degli elementi e rappresenta lo stato gassoso ed intangibile della materia. È l’energia vitale che respiriamo, senza la quale non sarebbe possibile vivere; non può essere afferrata e rappresenta il respiro cosmico. A livello simbolico incarna la linea di demarcazione tra la terra e il cielo, cioè il punto di contatto tra la spiritualità e la materia… Geometricamente l’aria è rappresentata da un triangolo equilatero con vertice in alto, sbarrato orizzontalmente.
I Custodi di questo elemento sono molto riflessivi e prendono in considerazione i pro e i contro di una situazione prima di agire. Solitamente sono curiosi, amano viaggiare e sono molto attratti dalla spiritualità. Al contrario della Terra, l’Aria dà ai suoi custodi un senso di leggerezza facendo sì che abbiano sempre la testa tra le nuvole e che facilmente cambino idea e opinioni. Gli Aria amano la libertà e sono difficili da incatenare o da comprendere.” Concluse incatenando il ragazzo con lo sguardo, come a volergli dire che lei però lo avrebbe capito ugualmente. In fondo, chi meglio di lei per quella sfida?! Era una Guardiana, fin da bambina era stata istruita alla lettura dei cuori delle persone e niente le sfuggiva ormai. Aveva immediatamente captato le insicurezze di Daisy e la fragilità che Aaron tentava di sotterrare sotto chili e chili di cinismo, ma credeva che i ragazzi dovessero affrontare da soli i propri demoni… Lei sarebbe stata solo una silenziosa spettatrice che, di anto in tanto, suggeriva qualche battuta; i veri protagonisti, però, erano loro e nulla avrebbe mai potuto cambiare le cose. Riprese prontamente il discorso dirottando la sua attenzione su Daisy, che osservava rapita ogni centimetro della sua colonna, sulla cui cima un grande smeraldo splendeva illuminandole il viso e gli occhi dello stesso colore della gemma. “L’ultimo dei quattro è Terra, comunemente associata alla praticità, all'approccio materialista, e alla moderazione. È l’elemento allo stato solido, simboleggia la materia primordiale, rigogliosa, accoglie la vita e la nutre. È il più stabile e concreto dei quattro. Le Custodi della Terra sembrano severe e razionali, dato che non  si smuovono facilmente dalle loro convinzioni, ma sono anche pazienti e materne e soprattutto molto legate alla loro radici. Sono molto metodiche, con molto senso pratico e perseveranti. Lavorano in modo meticoloso. Solitamente sono fedeli e davvero tolleranti. Geometricamente quest’elemento è rappresentato da un quadrato.”
I ragazzi la stavano osservando ancora silenti, quasi inebetiti, così che Alexander si decise ad intervenire: “Emm… Ragazzi, guardate che ha finito” e poi strano ma vero scoppiò in una risata liberatoria che contagiò l’intera combriccola, ad eccezion fatta della Guardiana, che sebbene fosse rimasta intenerita dalla scena non lo diede a vedere.                                                                                                                          
“Ad ogni modo, è importante ora che voi restiate uniti costantemente. I vostri nemici vi attendono e sebbene voi abbiate dimostrato di avere il dono, non siete ancora in grado di gestirlo e di difendervi; solo stando insieme potreste avere qualche possibilità per il momento.” Proruppe il Maestro tornando immediatamente serio non appena terminò il momento di ilarità collettiva.                                                                 
“A tal proposito abbiamo pensato insieme con gli altri Guardiani minori e con gli antenati di farvi continuare gli studi insieme” terminò soddisfatto della brillante idea che aveva avuto.                                                                     
“Credo sia impossibile…” intervenne timida la rossa                                                     
“Lo è e basta! Io e te abbiamo sedici anni e frequentiamo ancora il liceo, mentre Aaron ed Heric ne hanno diciotto e stanno al primo anno di college” terminò al posto suo Meredith con aria saccente.                                       
“Beh noi qui al tempio siamo molto potenti e, chiedendo ad un vecchio amico il favore, siamo riusciti a far cambiare i vostri dati anagrafici così che tu e Daisy poteste andare al Manhattan College con loro.”                                         
“Ma siamo indietro non ce la faremo mai a recuperare” intervenne solo allora la Custode della Terra.                                                                                             
“Vi aiuteranno i vostri compagni. E ora basta lamentele, ciò che è stato deciso non cambierà, cominciate ad abituarvi. Tutte le vostre cose sono state preparate per il trasloco dai vostri genitori; avrete tempo fino a domani per salutarli. Noi ci rivedremo a breve per il primo allenamento”. Alexander aveva finalmente tirato fuori il suo lato più duro, sebbene la cosa non gli piacesse. Ma il tempo a loro disposizione era veramente poco e quei ragazzi dovevano imparare fin troppe cose.

N.d.A
Nonostante il capitolo dovesse uscire Sabato, ho deciso di fare un regalo ai miei pochi lettori che seguono la storia e così, non appena ho finito di scrivere, ho pubblicato.
Temo che questo capitolo sia più noioso degli altri, mi scuso, ma era necessario per spiegare qualcosa sui poteri dei protagonisti. Vi anticipo che il prossimo sarà molto più divertente e ho già in mente qualcosa... Muaaaah... ok ok la smetto!
Baci e alla prossima (sabato 28) e vi prego fatemi sapere che ne pensate con le recensioni
Ashcasak_2k2

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Capitolo 7
*** Vale ***


VALE ~ Ciao, stammi bene

"Non ci posso credere..." mormorò sconfitta Daisy.
"Io invece non ci voglio credere!!! Sai che vuol dire questo per la mia carriera scolastica? Sono rovinata... RO-VI-NA-TA capisci?! Per non parlare del dover vivere sole con due maschi" si lamentò Meredith mettendosi le mani sul viso. 
"Ma daiii! Che problemi ci sono se vivete con due maschi? Non siamo mica nell'Ottocento... Il college è pieno di queste cose" sbuffò irritato Heric, che non capiva quale fosse l'effettivo problema in quella faccenda, insomma di certo non avrebbe fatto i salti di gioia, ma esagerare così gli sembrava eccessivo. 
"Il problema, tesoruccio caro, non sarà quello che la gente possa pensare, piuttosto sarà la tavoletta perennemente alzata e magari pure il bordo sporco, il problema saranno tutte le ragazze che vi porterete in casa con malattie veneree annesse... Oh mio dio... Non ci posso pensare" Non sembrava esserci modo di fermarla; quasi impazzita blaterava di falsi miti, forse letti sull'ultimo numero di Cosmopolitan. 
"Oh andiamo, basta! Mi sanguinano le orecchie per la miseria! Credete che a noi faccia piacere?! Beh, la risposta è no! Di certo dover condividere l'appartamento con due ragazze e sopportarle nei giorni oscuri del mese non è tra i nostri sogni per il futuro, ma visto che non abbiamo altra scelta ci toccherà provarci." proruppe Aaron, che a causa di un atroce mal di testa aveva perso la sua proverbiale aria di sufficienza e superiorità.
Vendendo che la sua amica sembrava non demordere e che, più agguerrita che mai, stava per rispondere, Daisy si premurò ti trascinarla via, con la scusa di darle un passaggio a casa così da salutare il padre.

INTANTO AL TEMPIO...
"Che ne pensi Cassy?"
"Penso che dovresti smetterla di chiamarmi Cassy, Alex"
"Okay, ma seriamente che impressione ti hanno dato dopo che li hai conosciuti?" ritentò Alexander, ansioso e forse anche curioso di conoscere il verdetto della Guardiana.
"Mmm... Ma non saprei... Insomma prima di giudicare mi ci vuole del tempo"
Cassandra tentava in ogni modo plausibile di eludere la domanda del fratello, ma aveva fatto male i suoi conti pensando di poter ingannare la persona che più la conosceva al mondo.
"Hai capito tutto, giusto?" disse infatti quest'ultimo.
"Giusto" ridacchiò lei.
"E per il momento non hai intenzione di dirmelo, no?" chiese quasi divertito dal fatto che quella donna, così misteriosa ed enigmatica all'apparenza, fosse per lui un libro aperto.
"Giusto anche questo" e dicendolo ogni angolo del suo viso sorrise.

P.O.V Meredith
Aveva atteso quel giorno da quando, da bambina, aveva guardato con la madre il primo telefilm ambientato al college. Tutta rannicchiata nel suo angolo di paradiso, tra il bracciolo del divano e la spalla della donna che le aveva dato la vita; la stessa donna che le diceva sempre di non smettere mai di sognare. E il college, per molto tempo, era stato il suo sogno: feste, amicizie che sembrano durare una vita, il vero amore ben lontano dalle classiche cotte del liceo... Tutto, perfino i litigi e le delusioni, al college sembravano migliori nel suo immaginario, quasi come se una barriera dividesse il campus dalla vita fatta di alti e bassi. Ora Meredith si sentiva smarrita, sedici anni compiuti da poco, due anni dalla fine del liceo... Anni che però non avrebbe trascorso tra quelle quattro mura ormai familiari che l'avevano vista maturare, bensì tra pareti estranee e con persone estranee. Non si sentiva all'altezza e le sarebbe piaciuto tanto poter sentire solo per una volta la stretta calorosa di sua madre Meryl e le mille raccomandazioni snervanti che solo una mamma può fare.
"Lei avrebbe pianto... a dirotto, come una fontana... Come se dovessi partire per la guerra. Avrebbe fatto così... Ma solo dopo averti vista partire, prima ti avrebbe fatto coraggio"
Suo padre era sempre stato un uomo di poche parole, ma le poche che spendeva erano sempre le più appropriate. Morgan Smith era un uomo che non amava mostrare agli altri i suoi sentimenti, ma il velo di malinconia che era calato sul suo sguardo era così intenso e leggibile che perfino un cieco lo avrebbe intuito. Si strinsero forte in un dolce abbraccio: "Qualsiasi cosa... Sai dove trovarmi. Ricordati che qualunque cosa tu faccia lei sarà fiera della donna che stai diventando. Ora va prima che cambi idea e mi chiuda nella tua valigia... O peggio ti segreghi in casa" cercò di smorzare la tensione. La giovane custode scoccò un tenero bacio sulla guancia del padre e, valigia alla mano, uscì di casa con decisione.

P.O.V Aaron
Era assurdo pensare che un tipo come lui potesse avere un qualche tipo di ansia verso il futuro... Insomma certe cose c'era da aspettarsele da Daisy o da Meredith, non da lui.
Eppure quel pomeriggio non sembrava aver fine. Lì, in casa sua, dove ogni stipite ed angolo gli ricordava quanto fosse solo... Ma non era la solitudine a tormentarlo e neppure l'imminente cambianto, piuttosto il fatto che, lasciando quella casa, lasciava indietro anche loro: Arya e Albert , i suoi genitori. Non voleva andare avanti, non voleva dimenticere e non credeva affatto alla sciocchezza del "tempo che cura ogni ferita" e forse nemmeno voleva essere curato. Quella sofferenza glieli faceva sentire vicini, quasi come se non se ne fossero mai andati... E temeva che superare quel dolore fosse come cancellarli dalla sua memoria. Il suo problema non era stare da solo, il suo problema era stare solo senza di loro. Si ritrovò a pensare a come sarebbe stato un giorno nei panni di un ragazzo con una famiglia normale... E si ritrovò a pensare che gli sarebbe piaciuto veramente esserlo: solo un semplice e normalissimo ragazzo che si accinge a partire per il college salutando suo padre che gli ricorda di divertirsi e fare il bravo e sua madre che commossa gli impone di chiamarla ogni due giorni.

P.O.V Daisy
"Mamma, papà sono a casa!" si premurò di gridare per informarli del suo rientro... Ma non ricevette nessuna risposta. Entrando poi nella cucina trovò sul frigo un post-it arancione sul quale spiccava la pessima calligrafia di suo padre: "Usciamo un istante, non osare partire senza averci salutato". Già... La conoscevano fin troppo bene, era troppo sensibile per sopportare un addio che infondo addio non era, ma per lei era come se lo fosse. Allontanarsi per la prima volta da casa, rinunciando agli amici di sempre, al pranzo della domenica con la nonna... Era un prezzo alto da pagare, ma questa volta non aveva dubbi: ne valeva la pena. Aveva silentemente ascoltato Meredith lamentarsi, pensando tra sé e sé che capiva tutte quelle ansie e quelle paure e ritrovandosi forse per la prima volta ad essere lei quella sicura. Delle tante cose che stavano affrontando il college era sicuramente la meno pericolosa! L'unica cosa che la preoccupava era il dover fare amicizia, non era una cosa che le riusciva bene e dover ricominciare a farlo era tremendo. Quando però si sentiva sopraffatta dai pensieri negativi si metteva a ragionare sul fatto che, nel bene o nel male, c'erano già tre ragazzi a condividere con lei gli anni più belli della loro vita.
"Amore, te l'avevo detto che se ne sarebbe andata... Non dovevamo uscire"
Il tono di rimprovero usato da sua madre contro suo padre era inconfondibile per lei.
"Rose, ma non vedi che c'è la sua macchina ancora nel cortile! Dove vuoi che sia andata?!" rispose esausto Duncan.
"Hey sono in cucina" li informò Daisy
"Sapevo che avresti aspettato... Mi dispiace tesoro hai perso la scommessa"
"Oh andiamo non ditemi che avete scommesso su di me" la custode si finse offesa, cercando di trattenere a stento una risata.
"Ecco bravo Duncan ci hai fatti beccare, complimenti" e dicendolo mimò il gesto dell'applauso con le mani.
"Siete completamente pazzi" disse ridendo la rossa.
"Vieni qui fiorellino di papà" proferì spalancando le braccia e invitando la figlia a stringerlo.
"Tesoro, ormai va al college... Non è più il tuo fiorellino" gli fece presente Rose.
"Lo sarà per sempre"

P.O.V Heric
Era tornato a casa da poco e aveva chiesto aiuto a sua madre per sistemare gli ultimi dettagli della sua valigia. Si sentiva piccolo e inesperto, se non fosse stato lui, si sarebbe perfino potuto definire insicuro. Ma lui non lo era, o per lo meno non credeva di poterlo essere. Heric era sicuro, spavaldo, energico, una sorta di eruzione vulcanica inarrestabile... Sì, era tutte queste cose, ma alle volte, quando se ne concedeva il lusso, si denudava di ogni maschera e lasciava libera anche l'altra parte di sé. Sarebbe andato nel college dove aveva studiato suo padre, avrebbe calpestato il suo stesso suolo e non poteva ricevere né un banale consiglio, né la classica rassicurazione paterna o la benché minima e accennata pacca sulla spalla.
"Rick" lo chiamò sua madre usando il nomignolo che più gli piaceva "quando tuo padre... Beh insomma hai capito... Mi disse di darti questo il giorno in cui avresti avuto bisogno di lui e lui non ci sarebbe stato" disse sinteticamente cercando di non riaprire vecchie ferite che in realtà non si erano mai totalmente rimarginate.
Heric le sfilò di manoil cofanetto di legno scuro e ringraziandola fece per andarsene.
"Un po' mi mancherai mamma" disse sogghignando.
"Tu a me da impazzire... Ma forse mi riposerò senza i tuoi continui guai" disse ridendo e, lanciandogli un ultimo bacio con la mano, lo vide chiudersi la porta di casa alle spalle

UN'ORA DOPO...
"Siete pronti? Ora inizia veramente la nostra avventura" Chiese Daisy col solo intento di fare conversazione durante il viaggio.
"Non sarà poi così difficile" esclamò la custode dell'acqua quasi come se fosse stata illuminata da una nuova forza.
"Sono sempre pronto" disse Heric spavaldo come sempre.
"Si certo... Come gli scout, Ricky"
La battuta di Aaron dimostrava come, nonostante i dubbi, le domande, le batoste subite e soprattutto le preoccupazioni, loro rimanessero sempre così: veri.
Infondo erano dei Custodi e proprio come gli scout sarebbero stati << sempre pronti >>. 






 

N.d.A
Ciao a tutti!
Come promesso ecco il capitolo che, per farlo uscire puntualmente, è stato scritto col telefono, pertanto mi scuso per il carattere e per la mancanza di grassetto, eventuali errori ecc... Anzi vi prego di farmeli notare tramite recensioni. Il prossimo capitolo non uscirà sabato prossimo a causa di alcuni miei impegni, ma quello dopo ancora. Per farmi perdonare vi spoilero che nel prossimo saranno al college, li vedremo insieme sia nel campus che in casa e soprattutto avranno la prima lezione con il maestro... Sarà un capitolo mooolto lungo!                   
Spero che questo malgrado tutto vi sia piaciuto!
Baci e alla prossima Ashcasak_2k2 ❤️

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Capitolo 8
*** Albo signanda lapillo dies ***


Ci tenevo a ringraziare Ssj13 per il supporto che mi dà con le sue recensioni.
Quindi questo capitolo lo voglio dedicare alla prima ed unica fan della storia. 
Grazie! 


ATTENZIONE!!! LEGGETE LE NOTE A FINE CAPITOLO, CI SARÁ UNA PROPOSTA

ALBO SIGNANDA LAPILLO DIES - Un giorno da ricordare

"I Quattro sono arrivati zio"
Una ragazza dai capelli corvini irruppe nel tempio fasullo di un re senza corona, o per lo meno così era stato definito dai precedenti Custodi. 
"È tempo di farvi avanti allora. Fategli credere di essere loro alleati, fino a fargli confessare i loro punti deboli e poi dall'interno sarà molto più facile distruggerli" 
Ghignò pregustando la vittoria come se l'avesse già avuta in tasca. Non temeva quattro stupidi ragazzini che, seppur dotati di poteri, si sarebbero fatti battere cedendo a sciocche passioni amorose o da folli manie di grandezza: li aveva in pugno e, se il piano non fosse andato come previsto, avrebbe avuto diversi assi nella manica.
"Non credo che il piano funzioni"
Se sua nipote si era dimostrata una degna erede, suo figlio era invece più reticente. Non pensava che il ragazzo non credesse alla causa, semplicemente stava affrontando la classica crisi di ribellione verso la figura genitoriale.
"Funzionerà se voi farete in modo che funzioni. Siate credibili, recitate, abbindolateli e cadranno come il re alla fine di una partita di scacchi. Non importa cosa dobbiate fare; la cosa importate è che lo facciamo se è necessario." 
"Sai che lo faccio solo per un motivo, vedi di ricordartelo sempre" disse a quel punto in ragazzo che aveva gli stessi capelli scuri del padre e della cugina e un così insolito colore di occhi. Nella sua famiglia infatti erano tutti caratterizzati da occhi scuri come le anime dei loro possessori... Decisamente lo sguardo era stato l'unico regalo della madre.
"Ricorda di bere la pigmentum oculis che tua zia Zaira ha preparato per te, altrimenti manderai tutto a monte"
Gli ricordò acida sua cugina, cercando di entrare nelle grazie dello zio.
Detto questo vennero entrambi congedati e partirono per adempiere alla loro missione.

P.O.V Daisy 
Il college era qualcosa di meraviglioso, una realtà immensa, in un piccolo grande campus. Era assurdo pensare di perdersi lì dentro quando a pochi chilometri si trovava New York. Insomma pensare alla Grande Mela avrebbe dovuto farla impallidire, mentre lei, ragazza semplice e di provincia tramava di fronte alla vastità del campus. Tutto era lì e a portata di mano: sembrava un sogno... O forse lo era... Si ritrovò a pensare. Aaron che aveva cantato felice in macchina con loro durante il viaggio, Meredith ed Heric che scherzavano allegri senza litigare?! Beh si... Decisamente doveva essere un sogno, ma lei non aveva proprio voglia di svegliarsi.
"Ragazzi che ne dite se nel pomeriggio andassimo a comprare qualche mobile per arredare la casa, che so... Qualcosa che dia un tocco più personale e accogliente; infondo dovremo viverci lì!" 
Provò a sfidare la sorte porgendo quella domanda ai suoi amici, ma visto il clima sereno che si era creato nel loro appartamento non appena arrivati aveva creduto di poter fare qualcosa che li unisse ancora di più.
"Io ho già una casa, questa è solo una copertura provvisoria" 
Brusco e tagliente, Aaron l'aveva ferita, come al solito. Non le sembrava di aver chiesto nulla di così assurdo, ma come al solito lui aveva alzato le sue difese sentendosi attaccato da non si sa bene cosa.
"Daisy dobbiamo assolutamente rimetterci in paro con gli esami. Credi davvero che possa perdere tempo dietro simili sciocchezze?"
Se da Aaron c'era da aspettarselo, la freddezza di Meredith la colse impreparata, tant'è che non rispose subito.
"Saputella ti comunico che siamo solo a settembre e non ci sono stati ancora esami... Ma che te lo dico a fare... Tanto fai sempre di testa tua! Sapete che vi dico?! Vado a conoscere un po' di gente che stare qui a parlare di esami il primo giorno mi ammorba. Oh andiamo! Siamo al college!!!"
Heric era intervenuto, ma solo per chiarire di non voler passare del tempo con persone così noiose... Di bene in meglio insomma...
"Ok, ok, ho capito! Afferrato il concetto!! Ognuno per i fatti suoi. Aaron nel suo antro di solitudine e malinconia, Heric a farsi amici e a rimorchiare durante le feste e Meredith in compagnia delle uniche cose in grado di farla emozionare, i suoi cari libri... Oh andatevene al diavolo"
Lo disse con un tono che non le apparteneva; era così furiosa che per un attimo i suoi amici stentarono a riconoscerla, nella sua voce non risuonava alcuna dolcezza e nel suo sguardo non vi era ombra della sua innata pazienza. Dopo quell'esortazione poco galante si chiuse la porta alle spalle sbattendola energicamente. 
L'avevano proprio delusa.

P.O.V Alexander 
"Sai, penso sia ora di rispondere alla tua domanda"
Tutto si sarebbe aspettato, meno che Cassandra cedesse nel giro di un giorno... Sicuramente c'era sotto qualcosa.
"Cosa hai visto?" chiese infatti il Gran Maestro.
"Sai che non posso rivelarlo"
Fece appello al suo giuramento di guardiana.
"In passato non ti sei mai fatta questi problemi con lui..."
Ricordò rancoroso qualcosa di cui, per tacito patto, nessuno dei due aveva fatto parola per quasi dieci anni. Lui aveva infranto quell'accordo, violato un confine invisibile che non poteva, né doteva essere superato; era entrato in un terreno minato, capendo solo dopo il significato e la gravità della sue parole. 
"Cassy, io non..." 
"Hai perfettamente ragione. Non commetterò due volte lo stesso errore... Non è così indispensabile che tu sappia cosa penso dei Custodi, così come non era indispensabile che lo sapesse lui."
Lo liquidò glaciale, fingendo che l'insinuazione del fratello non l'avesse ferita; purtroppo per lei, quella volta, la sua abilità nel mentire non riuscì a mascherare la grande amarezza che provava.

P.O.V Heric
"Giubbotto di pelle, occhiali da sole e ciuffo spettinato. È un classico"
Heric stava camminando a passo sicuro verso la mensa; il suo unico obiettivo per quel giorno sarebbe stato fare nuove conoscenze. Era stufo di quei tre insopportabili musi lunghi noiosi. Lui voleva divertirsi.
"Scusami?!"
Chiese rivolto alla ragazza che, quasi sbucata dal nulla, lo aveva fermato.
"Si, si, dico proprio a te! Ti hanno mai detto che il bello e dannato è passato di moda?"
Quella ragazza era proprio strana... Nemmeno lo conosceva e già si prendeva tutta quella confidenza... Non si fece troppe domande e pensò che volesse solo flirtare e così decise di accontentarla.
"Beh evidentemente a te non hanno mai detto che i grandi classici sono eterni invece!"
Rise provocante con un piccolo ghigno ad increspargli le labbra.
"Può anche darsi... Ma trovo i cliché terribilmente noiosi"
Ammiccò sarcastica all'indirizzo di quel ragazzo che l'aveva attirata per la sua solarità, mal celata da un abbigliamento da bad boy.
"Posso almeno sapere il nome della ragazza che mi sta deliberatamente offendendo senza neppure conoscermi?!" 
Represse un sorriso con scarsi risultati.
"Sei decisamente troppo permaloso... Se questo lo definisci offendere..." Sbuffò contrariata lasciando in sospeso la frase, senza però perdere la luce birichina che le accendeva lo sguardo. Sapeva di averlo incuriosito e la cosa la soddisfaceva più del lecito.
"Oppure sono semplicemente troppo furbo e ho usato una scusa per chiederti come ti chiami"
La canzonò divertito da quel siparietto e dalla complicità che si era creata dopo poco meno di dieci minuti.
"Sarà... Ma oltre allo stile da cattivo ragazzo decisamente out dovresti rivedere anche le tue tecniche di abbordaggio"
Replicò la ragazza schioccando la lingua al palato in modo seducente.
"Chi ti dice che io voglia abbordarti? Al massimo è il contrario... Ti ricordo che sei tu che hai attaccato bottone per prima"
Non era solito perdere uno scontro verbale, quella volta non avrebbe fatto eccezione. Le parole erano le sue frecce e, come un bravo arciere, non avrebbe mancato il bersaglio.
"Se non volevi abbordarmi perché mi hai chiesto come mi chiamo allora?"
Gongolò per averlo messo nel sacco rispondendo solo alla prima delle due affermazioni di lui e non sapendo che il custode del Fuoco non era un tipo che soleva arrendersi facilmente.
"Semplice: non ho la cattiva abitudine di parlare con gli estranei!"
Improvvisò furbescamente per non perdere terreno.
"Ma se parliamo da quasi mezz'ora?!"
Gli fece presente con un pizzico di scetticismo per poi riprendere più tagliente: "Credi che basti sapere il mio nome per poter dire di conoscermi?! Comunque, se proprio ci tieni, piacere, Emily"
Non avrebbe mai dimenticato lo sguardo perforante con cui quella ragazza gli porgeva la mano: scuro, profondo, se non fosse stato attento avrebbe rischiato di annegare. Ripresosi dai suoi pensieri le rispose: "Non credi che una stretta di mano sia troppo formale?!"
Rise tra sè pensando a tutti gli uomini di affari con cui sua madre aveva a che fare ogni giorno e a quanto fossero noiose le cene dove era andato sotto minaccia della signora Cooper.
"Comunque io sono Heric"
Aggiunse subito dopo essersi ripreso dall'ilarità del momento.
"Beh Heric è stato davvero un piacere conoscerti, però si è fatto tardi e ho lezione. Ci si vede in giro!"
Si voltò raggiungendo un gruppo di ragazze che ridacchiarono nel vederla arrivare.
Decisamente quella ragazza era strana... Ma si ritrovò a pensare che non era poi così convinto che quella stranezza lo infastidisse...

P.O.V Aaron
Era stufo.
Aveva condiviso di tutto con loro: chiacchiere scherzose, battibecchi, il cibo, la casa... Di tutto! E sapere che quel tutto non era ancora abbastanza per loro, lo irritava molto. Non era mai stato una persona rumosa, che si sente arrivare da lontano o di cui si sente la mancanza quando non c'è perché si percepisce la casa vuota: lui non era così e mai lo sarebbe stato. La morte dei suoi genitori non aveva fatto altro che accentuare un tratto del suo carattere che era, già di per sé, ben delineato. Stava facendo degli sforzi assurdi per provare ad essere diverso. Diverso per loro. Loro che lo stavano aiutando ad aprirsi, ma che non rispettavano i suoi tempi. Poi c'era stata Daisy; la rossa pazza che dopo un giorno di viaggio e due di trasloco voleva uscire per arredare la casa... Una cosa indispensabile a sentir lei... Pff... Erano altre le cose indispensabili, ma non si sarebbe aspettato che capisse. Prima di lasciare la sua casa, l'unica sua grande paura era stata dimenticarla e, con lei, dimenticare i suoi genitori. Daisy non poteva capire e neppure si sforzava di farlo. Eppure quella volta si sbagliava e la dimostrazione gli arrivò via WhatsApp nel giro di qualche ora:
"Scusami se ho alzato la voce e grazie perché oltre a me sei l'unico che si sta impegnando in questa convivenza e so quanto ti risulti difficile. Lo apprezzo"
La solita bambina! Gli scappò un sorriso per il modo genuino che aveva di affrontare i problemi e pensò che forse qualcuno i suoi sforzi li aveva veramente notati e proprio con la sensazione di esser stato apprezzato e finalmente capito digitò il messaggio di risposta:
"Fatti trovare tra venti minuti sotto il portico all'entrata del campus."
Breve e coinciso, proprio come lo era lui. Molto meno nel suo stile sarebbe stato il gesto che si accingeva a compiere. 

P.O.V Meredith
Dopo la sfuriata di Daisy era rimasta sola in casa a studiare, ma più si sforzava di leggere, più le parole non le restavano in mente. Era distratta: vedere proprio Daisy, la più pacata e dolce fra loro, alzare la voce l'aveva scossa e le parole che la custode della terra le aveva urlato contro l'avevano ferita molto. 
Per non pensarci decise di cambiare aria e, con i libri alla mano, uscì alla ricerca di una biblioteca. Aveva portato con sé tutti i volumi che aveva già acquistato, senza usare una borsa, quindi per chiunque passasse lei doveva apparire come una grande montagna di tomi. A passo incerto raggiunse la sua meta, ma non avendo mani libere si trovò in difficoltà quando dovette aprire la porta.
"Serve una mano?!"
Chiese retorico un ragazzo che doveva avere, su per giù, la sua età, prendendole i libri di mano, senza aspettare la sua risposta.
"Grazie, ma non era necessario"
Entrò stizzita da tutta quella confidenza che il giovane si stava prendendo e si riprese le sue cose togliendogliele di mano.
"Sarebbe bastato solo il grazie, comunque io sono William, ma tu puoi chiamarmi tranquillamente Will o Bill."
Se si fosse limitata alle parole che aveva detto avrebbe potuto pensare che ci stesse provando, ma, sentendo il tono e vedendo l'espressione con cui le pronunciava, aveva capito che era semplicemente il modo di fare stravagante di quel ragazzo.
"Beh William è stato un piacere, ma direi che ora puoi anche andare. Grazie per l'aiuto"
Disse facendo ciao ciao con la mano.
Lui fece per girarsi e andarsene, ma poi si voltò nuovamente verso di lei:
"Senti sono nuovo e non conosco nessuno, volevo solo..."
Lei non lo lasciò finire: "William ti andrebbe di accompagnarmi alla segreteria didattica?"
L'aveva capito, quel ragazzo era nella sua stessa situazione: ambiente nuovo e nessuna conoscenza, l'unica differenza era che lui era stato più coraggioso nell'uscire allo scoperto, mentre lei aveva preferito rifugiarsi nei suoi libri.
"Ma non dovevi studiare?"
Fece presente scettico il ragazzo, nonostante si leggesse felicità nei suoi occhi.
"Hai ragione: dovevo. Ma la biblioteca rimane sempre qui e poi ho delle faccende da sbrigare in segreteria... Ma se non vuoi posso anche andare da sola..."
Tagliò corto per accelerare i tempi di quella buffa conversazione.
"No, no! Ci vengo! Tanto anch'io ho da fare delle cose lì. Però ad una condizione"
Si affrettò a dire sfoderando un sorriso bellissimo.
"Dimmi"
Sbuffò Meredith pensando a quanto tempo stava perdendo di sua spontanea volontà.
"Non chiamarmi William, non mi piace..."
Bofonchiò grattandosi la nuca imbarazzato.
"D'accordo, ma Will e Bill sono troppo comuni... Mmm... Che ne dici di Liam?!" 
Propose divertita: amava dare soprannomi più di ogni altra cosa e forse le uniche persone,a cui non ne aveva affibbiato neppure uno, erano stati proprio i suoi compagni Custodi.
"Andata! Io come devo chiamarti invece?!"
"Direi che il mio nome andrà benissimo: piacere Meredith Smith"
"Liam Collins, lieto di conoscerti Meredith"
Si strinsero la mano fingendo di essersi appena incontrati e si incamminarono verso l'uscita.
Lui aveva insistito per portarle i libri e alla fine, dopo svariati tentativi, lei aveva ceduto.
"Senti facciamo una cosa: andiamo nel mio appartamento, posiamo i libri e poi andiamo insieme in segreteria"
Suggerì la custode dell'acqua al suo nuovo amico. In fondo non era andata così male, aveva conosciuto già una persona amichevole: le sue ansie erano totalmente infondate.
"Speravo lo dicessi, questi cosi pesano un quintale"
Rise lui tirando un sospiro di sollievo.
 
P.O.V Cassandra 
Aveva oltrepassato ogni limite, non era giusto che proprio lui le rinfacciasse quella cosa. Lui, che per primo aveva fatto follie per una donna, le rinfacciava di essersi fatta ingannare dall'unico uomo che aveva e che avrebbe amato nella sua vita. 
"Cassandra" 
Solito tono di voce autoritario, si sarebbe aspettata che in quella circostanza si sforzasse di dare alla sua voce quantomeno una parvenza di dispiacere. E invece... Niente. Assolutamente Niente. Non delle scuse, né il capo chino e la coda tra le gambe che avrebbe dovuto avere... C'era sotto qualcosa e, malgrado la rabbia le offuscasse la vista, aveva capito che il fratello voleva dirle qualcosa di importante: dopo tutto, litigio o non litigio, lei era una guardiana; certe cose le capiva subito. Proprio per questo sentore di pericolo, si risparmiò la parte della storia in cui l'avrebbe cacciato in malo modo per palesare il suo disappunto e passò direttamente alla domanda cruciale:
"Che è successo?" 
"È importante. Riguarda delle anomalie nelle gemme dei custodi: una si è illuminata ed è rimasta accesa a lungo... Sai cosa vuol dire vero?" 
Disse preoccupato. La guardiana aveva subito inteso la gravità della situazione: ogni pietra, posta sul capitello delle quattro colonne del tempio, rappresentava uno dei quattro Custodi e illuminandosi tramite un meccanismo magico indicava se questi stavano correndo qualche pericolo. 
"Lui è tornato e ha mandato qualcuno dei suoi da uno dei Custodi"
 
P.O.V Daisy
Non appena aveva ricevuto il messaggio era corsa nel luogo stabilito e, nonostante fosse in anticipo, Aaron era già lì, appoggiato ad una colonna di marmo con lo sguardo perso in chissà quali pensieri. 
"Ciao"
Si riscosse il biondo salutandola con un mezzo sorriso. Non si sarebbe aspettata di più. Era già assurdo pensare al fatto che le avesse risposto al messaggio, senza contare che non la aveva mandata al diavolo e che anzi le aveva proposto un incontro. Vedendo che la rossa non accennava a rispondere, ma che anzi lo guardava in modo strano, il ragazzo si premurò di aggiungere:
"Watson sta tranquilla, non ho intenzione di ucciderti". 
Alla ragazza scappò una breve risata che smorzò la tensione. 
"Beh se il tuo scopo non è ammazzarmi, in cosa consisterebbe il tuo piano?" 
"È una sorpresa... Mettiti il casco e reggiti forte" 
Così dicendo la fece salire sulla sua moto nera e partì spedito verso una meta a lei ignota.
 
 
 
 
N.d.A:
Eccomi qui per la serie "chi non muore si rivede", anche se non credo che in molti abbiano sentito la mia mancanza. Quanto a quei pochi che hanno atteso il capitolo: mi scuso. 
Primo litigio per i nostri quattro custodi e per il Maestro e la Guardiana... Per non parlare della sorpresa di Aaron a Daisy... Vi siete fatti un'idea?! E poi William ed Emily. Emily e William. Uno di loro potrebbe essere benissimo l'infiltrato... Chissà chi di voi indovina. 
Spero di essermi fatta perdonare per l'assenza e che il capitolo vi sia piaciuto. Se vi va fatemi sapere la vostra opinione con una recensione. Consigli e critiche costruttive sono sempre ben accetti. 
 Ad ogni modo ho una proposta da farvi.  
Vi sfido a capire chi dei due è "l'inviato" del cattivo e quale sorpresa potrebbe fare Aaron a Daisy. Chi indovina o comunque chi si avvicina di più alla risposta potrà scegliere tra l'avere uno spoiler facendomi una domanda o tra lo scegliere una cosa importantissima per la trama su cui sono parecchio indecisa.
Accettate la sfida?!
 
Baci e alla prossima 
Ashcasak_2k2 ❤️ 
 
 
 
 
 
 
 


 

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Capitolo 9
*** Apertis verbis ***


APERTIS VERBIS ~ A chiare lettere
 
P.O.V Aaron
Sentiva le mani di Daisy strette a pugno sulla sua camicia blu, i muscoli dell’addome contratti ogni qual volta entrava in contatto con la schiena del ragazzo, quasi come se si vergognasse di stringerlo o anche solo toccarlo.
Lui, dal canto suo, accelerava di proposito superando di tanto in tanto qualche limite di velocità, al solo scopo di metterla in imbarazzo. Dopo una quindicina di minuti, frenò bruscamente. 
“Sei completamente matto” Disse Daisy poggiando finalmente i piedi per terra e guardandosi intorno sorpresa.
“Delusa?” Chiese repentinamente il ragazzo, senza però mutare l’espressione imperscrutabile che sembrava esser stata modellata sul suo volto.
“Solo sorpresa”
La rossa sorrise impercettibilmente con gli occhi puntati sulla struttura che le stava davanti. Tutto si sarebbe potuta aspettare, meno che l’avrebbe portata all’IKEA.
“L’obiettivo era proprio quello… “
Bisbigliò il biondo senza farsi sentire: un conto era fare una cosa carina per una specie di, rabbrividì a quel pensiero, amica e un altro era dichiararlo così apertamente. Sapeva che se ne sarebbe pentito.
Dopo i primi istanti di smarrimento, Daisy prese a correre verso l’entrata, come una bambina in un parco giochi, cercando il carrello più grande che aveva trovato.
“Vuoi comprare tutta l’IKEA con quel coso?”
“Dici che rischierei di mettermi contro tutta la Svezia?”
“Più che altro non credo che la moto di Heric sia pronta ad un inseguimento”
“Ancora non riesco a capire come tu lo abbia convinto a prestartela”.                                             
Il sorriso le morì sulle labbra vedendo l’espressione da bambino cattivo che si dipinse sul viso del custode dell’Aria. Si guardarono per qualche istante senza dire niente, per poi scoppiare a ridere insieme.
“Come glielo spieghiamo che per fare lo splendido ci saremmo presi di sicuro almeno una multa?!”
“Semplice: non lo facciamo” Rispose allo stesso tempo non curante e divertito il ragazzo.
“È ufficiale: ci ucciderà” Commentò disperata e portandosi entrambe le mani tra i capelli, fingendo di tirarseli.
“Non essere melodrammatica e muoviti: non ho tutto il giorno” Disse bruscamente, ma almeno senza quella totale indifferenza che lo caratterizzava: si stava divertendo più di quanto avesse sperato; forse l’idea di essere amico degli altri tre custodi non era poi così male.
 
P.O.V  Heric
Ad eccezione di Emily, quel giorno, il suo proposito di conoscere altra gente era andato a farsi benedire, senza contare il fatto che, avendo litigato con Meredith quella mattina e non trovando né Daisy né Aaron, avrebbe dovuto mangiare da solo. Si mise in fila con il grande vassoio marrone della mensa in mano, pensando già a cosa ordinare. Non era convinto di prendere la pasta perché, a quanto si diceva in giro, era il piatto peggiore che avevano, però non sapeva vivere senza i carboidrati a pranzo, perciò decise di correre il rischio. La fila sembrava esser chilometrica, specie con un tipo impaziente come lui e così per ammazzare il tempo si guardava intorno con l’aria di un esploratore in perlustrazione di un territorio ignoto.
“Hey amico, mi passeresti un vassoio?”
Un ragazzo biondo cenere lo distolse dai suoi pensieri riportandolo nel mondo reale.
“Si certo” Rispose prendendo dalla pila il vassoio più in alto e girandosi a passarlo al suo interlocutore.
“Sei dei Giants potevi dirlo subito amico, io sono Luke Davis” 
Solo in quel momento Heric si rese conto di star indossando la maglietta della sua squadra di football preferita. 
“Heric Cooper, è sempre bello trovare qualcuno che sta nella curva giusta” 
Sorrise alla sua nuova conoscenza con nonchalance, come se lo frequentasse da una vita. 
“Preferisci gli spalti o ti piace anche il campo, bello?!” 
Quella domanda gli parve strana, ma decise di essere sincero con il suo interlocutore: “Ero il quarterback della mia squadra al liceo e, non per vantarmi, ero anche piuttosto bravo. Perché?”
“Lo scorso anno si sono diplomati tutti i migliori giocatori della squadra e domani partiranno le selezioni, ti aspetto”
“Non so se posso prendermi un impegno così grande proprio in questo momento… Devo pensarci” 
Disse a malincuore. Sapeva perfettamente che la missione era più importante, ma gli sarebbe piaciuto tantissimo tornare a giocare a football. 
“Non metterci troppo però: in molti ambiscono a quel ruolo. Spero di vederti al campo del campus domani alle 14.15”
“Ci si vede Luke” 
 
P.O.V Meredith 
“Allora ora che abbiamo condiviso il pranzo e che abbiamo passato le ultime tre ore circa insieme è arrivato il momento.”
Il tono solenne di William la preoccupò non poco, non riusciva a capire dove volesse andare a parare con quel discorso senza senso. Vedendo che lei non accennava a proferire parola, ma che anzi lo osservava scetticamente, il ragazzo decise di spiegarsi meglio. 
“Gioco delle dieci domande ovviamente”
A Meredith scappò un mezzo sbuffo per mascherare la risata travolgente che faceva di tutto per uscire impetuosa. 
“L’ultima volta che ci ho giocato andavo alle elementari e usavo il piumone dei My Little Pony” 
Disse la ragazza facendo scoppiare il suo nuovo amico in una rumorosa risata che durò per qualche minuto. 
“Si prospetta una partita molto divertente. Prima le signore avanti”
“Venga messo agli atti che ero contraria… Comunque cerchiamo di uscirne nel modo più decoroso possibile: qual è il tuo colore preferito?” 
Disse fingendosi annoiata, mentre l’idea di tornare bambina per una mezz’ora la entusiasmava parecchio. 
“Ammetto che mi aspettavo di meglio da una come te… Sappi che io non ci andrò leggero tesoro. Comunque amo il giallo, ma non quello smorto e tanto meno quello fosforescente… A me piace la sua tonalità più vivace: il giallo cadmio”
Lo disse con una tale serietà da lasciarla di stucco, chi poteva esaltarsi per un colore?! 
“Mmm ora tocca a me… Qual era la tua più grande ambizione all’età di cinque anni?”
Meredith rise ripensando a quei giorni in cui nulla la preoccupava e dove tutto era molto più semplice. 
“Diventare presidente degli Stati uniti”
Rispose tornando con la mente a tutte le volte in cui suo padre le diceva di essere più concreta, mentre sua madre le intimava di sognare. 
***inizio flashback***
“Patatina cosa vuoi fare da grande?!”
Il sorriso luminoso di sua madre e lo sguardo incoraggiante che le stava rivolgendo la spinsero ad essere sincera.
“Voglio fare il presidente, mamma!”
“Ma amore, non ti piacerebbe di più il medico come me e la mamma” 
Suo padre il solito razionale, così tanto da sembrare eccessivo. 
“Morgan lasciala sognare: avrà tempo di crescere!”
 Lo ammonì Meryl con lo sguardo; per poi piegarsi sui talloni per arrivare all’altezza della figlia e bisbigliarle all’orecchio:
“Non dar retta a nessuno. Tu puoi essere e sei chiunque tu decida di essere. In ogni caso la mamma ti amerà sempre. Ora a dormire avanti”
L’ultima frase la disse ad alta voce per farsi sentire dal marito che nel frattempo aveva abbandonato la stanza, poi si chinò e rimboccando le coperte alla figlia le scoccò un sonoro bacio sulla fronte per poi uscire dalla cameretta. 
*** fine flashback***
“Heyy! Terra chiama Meredith”  
Il tono canzonatorio di Liam la riportò nel presente. 
“Scusa, dicevi?!”
Riprese coscienza, abbandonando una volta per tutte quell’aria malinconica: sua madre non meritava tutto quel dolore, aveva tradito tutti, perfino lei. 
“Che Obama e Trump avrebbero avuto una degna rivale e che ci saresti stata tu in casa Bianca se non fosse stato per la tua età ” 
Nonostante si fosse accorto che lo sguardo della ragazza si fosse adombrato, decise di evitare di chiederle altro per non metterla a disagio. 
“Tocca a te ora” Le fece presente con un mezzo sorriso. 
“Prima che intendevi quando hai detto una come te?!” Già da un po’ ci stava rimuginando e fin da subito aveva pensato di chiederglielo. 
“Oddio sei proprio una puntigliosa, si faceva per dire! Comunque una ragazza strana co… hey, piano, mi fai male!” 
Meredith era permalosa come pochi e forse per questo si ritrovò a pizzicarlo violentemente. 
“Okay vado io prima che tu mi uccida… Beatles o Rolling?”
“Ovviamente Beatles”
Rispose prontamente lei, fin da piccola suo padre le aveva regalato vecchi dischi di quello straordinario gruppo. 
“Solo per questo potrei dire conclusa la nostra amicizia.” 
Fece lui seriamente e fissandola dritto negli occhi. 
“Sta a te e vedi di essere più fantasiosa”
La redarguì infine ancora abbastanza accigliato per la precedente risposta. 
“L'hai voluto tu: se potessi invitare a cena un personaggio famoso chi sarebbe e perché?”
“Harry Styles” Rispose a repentinamente senza neppure pensarci un istante.
“Andiamo, vuoi scherzare?”
“Mai stato più serio di così” Disse William ridendo.
“Oh ti prego. Perché mai dovresti andare a cena con Harry Styles? Ci manca solo che tu mi dica di essere un fan dei One Direction e che la tua canzone preferita è Story of my life e sarò io a dichiarare conclusa la nostra amicizia.”
“Ci hai preso in pieno, quanto al motivo, beh ecco diciamo che non sono proprio americano e che lui è il cantante preferito di mia sorella… quindi andrei a cena con lui per avere un suo autografo da dare a lei.”
“Ah, ma quindi…”
Il discorso venne interrotto da un ragazzo di circa una ventina d’anni che si mise in mezzo.
“Scusa amico devo proprio rubartela un secondo. Vieni Mer, dobbiamo andare”
Con un tono risoluto che non ammetteva repliche la trascinò via non curante del dimenarsi della Custode.
 
“Chi diavolo sei e cosa vuoi da me?”
“Saputella! Il matto vuole convincere anche te?” Girandosi di scatto vide Heric dietro di sé.
“In che senso?” Proruppe allora spaventata.
“Se state zitti entrambi vi spiego così che voi possiate decidere se credermi o meno.”
Heric e Meredith si scambiarono uno sguardo veloce al termine del quale il custode del Fuoco disse solamente:
“Parla”
“Dovete assolutamente seguirmi al tempio insieme agli altri due custodi: potreste essere in pericolo.”
“Dovresti rivedere il tuo concetto di spiegazione” Meredith era stata tagliente e velenosa, ma non le importava: voleva vederci chiaro in quella faccenda.
“Oh al diavolo le regole… Non c’è tempo” Detto questo il ragazzo si trasformò in Alexander sotto gli occhi increduli dei due custodi che non riuscirono a proferire parola per qualche secondo.
“Tu sei… ma come…”
“Oh forza non è così difficile fare due più due… È uno dei miei poteri in quanto Gran Maestro cambiare forma. Ora non perdiamo tempo; troviamo gli altri due e andiamo al Tempio”
“Potrebbe esserci un problema, abbiamo litigato e la mia moto è sparita e con lei anche loro… questa Aaron me la paga però” Rimuginò ad alta voce Heric, incurante delle continue occhiatacce di Meredith, la quale non riusciva a capire come, in un momento come quello, lui potesse pensare alla sua moto.
“D’accordo allora andiamo solo noi… Quei due mi sentiranno e sarà meglio che si preparino una buona scusa.” Borbottò Alexander mascherando in ira la sua preoccupazione.
 
P.O.V Daisy 
Stavano girovagando per quel negozio da molto tempo fermandosi di tanto in tanto di fronte a qualcosa che lei diceva essere <> per l’appartamento. 
Si bloccò di colpo davanti a delle tende color lavanda. 
“Fammi indovinare: assolutamente indispensabile eh?” Disse sarcastico, ma senza risultare scontroso. 
“Dai sono adorabiliii, come si fa a non volerle?” Chiese retorica la ragazza con gli occhi che le luccicavano quasi fosse stata posseduta da una sorta di divinità dello shipping. 
“Andiamo Daisy, almeno di un altro colore… altrimenti mi sembrerà di vivere nella casa delle barbie” Sbuffò scocciato come solo un uomo sa essere dopo aver passato quasi un’intera giornata a discutere di tende, colori e carta da parati abbinata. 
“D’accordo vada per il grigio così riprendiamo lo stile moderno dei mobili, ma sappi che non desisto e non accetto obiezioni sui vasi e sui tappeti.” Concesse la custode della terra pur mantenendo il pugno di ferro. 
Ad un certo punto si rese conto che Aaron aveva lo sguardo perso a fissare qualcosa alle sue spalle e così si ritrovò a chiedere: “Tutto a posto? Sembra tu abbia visto un fantasma”
“Mi sembrava di conoscere una persona, ma poi ho visto bene e stava con un bambino… e non poteva proprio essere chi pensavo fosse… quindi niente.” Si affrettò a dire malgrado lo sguardo stralunato che si ritrovava in quel momento. 
“Sicuro di stare bene? Chi ti sembrava?” Si premurò di chiedere Daisy non del tutto convinta dalle parole dell’amico che sviò la questione dicendo: “Si si stai tranquilla, andiamo a vedere dei cuscini per il divano”
 
P.O.V Cassandra 
“Cassandra c’è stato un problema con Aria e Terra e non…”
Iniziò prontamente il Gran Maestro non appena giunsero nel tempio, venendo prontamente interrotto dalla Guardiana. 
“Sta tranquillo: sono al sicuro.”
“Come puoi saperlo?” Indagò chiedendo a bruciapelo la custode dell’acqua. 
“Lo so e basta. Mi stupisce che proprio tu me lo chieda… certe cose sono tipiche del Fuoco” Disse rivolgendosi ad Heri con lo sguardo. 
“Se te lo chiedessi io, cambierebbe la tua risposta?” Chiese a quel punto il ragazzo conoscendo in cuor suo la risposta. 
“No”
“Allora non capisco perché ci abbiate portati qui… Vi aspettate forse che vi daremmo retta senza sapere nulla di voi? Dovremmo fidarci ciecamente della parola di due estranei? Perché guardiana e maestro a parte, questo siete: due esteanei. Chiamateci quando avrete voglia di trattarci da adulti. Andiamo saputella” Disse risoluto e tutto d’un fiato il ragazzo fissando gli occhi in quelli di Alexander quasi a stabilire una connessione mentale con quest’ultimo. Poi prese per il polso la custode dell’acqua e fece per incamminarsi fuori dal tempio. 
“Aspettate”
“Alexander, cosa diamine stai per fare?” Sapeva già cosa le avrebbe risposto e non riusciva a motivare la sua reticenza. Le regole esistevano da secoli e non potevano essere infrante solo per dei capricci di alcuni ragazzi. Eppure lei sapeva che era l’unico modo. 
“Hanno ragione Cassy, non si possono fidare se non sanno… È giunto il momento di far luce sui loro dubbi così che possano realmente capire l’importanza del loro ruolo nella missione” Il suo tono non implicava che la Guardiana rispondesse, aveva già deciso e nulla gli avrebbe fatto cambiare idea e lei lo sapeva benissimo. 
“Bene allora inizierei col domandare perché….” Iniziò a chiedere Meredith venendo subito interrotta da Cassandra.
“Quando sarete tutti. Per il momento vi basti sapere che uno di voi ha avuto a che fare con una minaccia. State in guardia.”
“Andiamo vi riporto al campus” Si premurò gentilmente Alexander.
“Non sarà necessario, conosciamo la strada” A dispetto di tutto era stata Meredith a parlare, non poteva ancora fidarsi di loro e Heric aveva ragione.
 
P.O.V Heric
“La tua brillante idea quindi era tornare in metrò?” Le chiese solo dopo esser salito ed essersi reso conto di dover stare in piedi per tutto il tragitto.
“Smettila di lamentarti, sei stato tu il primo a mettere un punto a quei due. Io ho solo continuato con coerenza!” Rispose soddisfatta di sé la ragazza, facendo di tutto per evitare il contatto fisico con le altre persone presenti nel mezzo di trasporto.
“Si ma… oh vabbè lasciamo perdere. Quante fermate ci vorranno??”
Già non sentiva più il braccio destro, col quale si teneva per non cadere.
“Tre e siamo arrivati brontolone”
“Chi sei tu e che ne hai fatto di lei?”       
Si ritrovò a chiedere il ragazzo simulando con le mani uno spergiuro neanche si fosse ritrovato davanti il diavolo in persona.
“Non fare l’idiota Heric”
“Ora ti riconosco, dare i soprannomi non è da te” Mentre lo disse si passò una mano sul viso simulando il gesto di chi si asciuga il sudore dalla fronte. Meredith rise sommessamente pensando che ancora nessuno dei tre custodi la conosceva veramente.
Un quarto d’ora dopo…
“Finalmente a casa, quel viaggio sembrava non finire mai.”
Si lamentava il custode del Fuoco massaggiandosi la schiena dolorante.
“Il solito esagerato… pff… non ci sono più gli uomini di una volta.” Sbuffò contrariata Meredith, che, dal canto suo, non capiva come qualcuno potesse essere tanto lagnoso.
“Ma ti senti? Sembri mia nonna… sei così acida che…”
Din don
Il suo discorso fu, per sua fortuna, troncato dal suonare del campanello.
“Muoviti: va ad aprire e fallo prima che ti uccida”
Heric dal canto suo, avendo capito che la custode dell’acqua non stava affatto scherzando si decise e andò spedito fino alla porta. Dopo aver guardato dallo spioncino aprì con una certa riluttanza. 
“Ma cosa ci fai tu qui?!”
Neanche il tempo di prendere fiato dopo aver concluso la frase che si ritrovò le labbra della mora attaccate alle sue.
 
 
 
 
N.d.A:
Cortesemente i pomodori lasciateli per dopo l’angolo autrice! Che dire non ci sono scusanti per un’assenza così lunga, ma con l’arrivo dell’estate vi prometto più regolarità. Quanto al capitolo è bello lungo proprio per farmi perdonare. Chi sarà la ragazza che ha bussato alla porta? Come e perché è andata lì? Quali saranno i misteri della guardiana e del maestro? Ma soprattutto: di che colore saranno i cuscini che Aaron e Daisy hanno comprato? Fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni e ci vediamo domenica prossima con il nuovo capitolo.
Baci e alla prossima
Ashcasak_2k2 ❤️ 
 
 

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Capitolo 10
*** Noli rogare quom impetrare nolueris ***


ATTENZIONE!!!
Ho deciso di provare una nuova tecnica in questo capitolo, motivo per cui sarà ricco di flashback che narreranno le cose che sono successe dopo i fatti del capitolo 9. I flashback sono scritti in corsivo per essere distinti; mentre gli stralci dei capitoli precedenti che ho inserito saranno evidenziati in base al punto di vista di chi li ricorda.

 
NOLI ROGARE QUOM IMPETRARE NOLUERIS ~ Non domandare quando non vorresti ottenere

 
“Ora che siamo finalmente tutti è giunto il momento di spiegarvi un po’ di cose”
Prese la parola Alexander, venendo però interrotto da Cassandra che, oltre al non essere del tutto d’accordo con la decisione del fratello, riteneva fosse più importante avvisare i Custodi del pericolo che incombeva su di loro: “Vedete queste quattro colonne? Bene, come avrete capito sono poste a sostegno del Tempio e senza di queste tutta la struttura, seppur all’apparenza stabile e forte, crollerebbe in un battito di ciglia. Come il nostro tempio anche la natura ha i suoi pilastri: i quattro elementi. Voi in qualità di Custodi dovete preservare la grande struttura che è il mondo, così da garantirne la stabilità. Il vostro ruolo è fondamentale e proprio per questo è necessario che non vi accada nulla di male, altrimenti il mondo intero sarebbe destinato a perire.”
Forse fu per il tono solenne usato o magari per la dolce voce da narratore con cui esponeva la storia; fatto sta che riuscì a parlare per quasi un quarto d’ora senza essere interrotta neppure una volta. Ma sapeva che presto avrebbero chiesto di più e per la prima volta in vita sua non si sentì così sicura di fin dove spingersi.
“Mi sembra che i precedenti Custodi abbiano fatto una brutta fine eppure eccoci ancora tutti qui…”
Fece presente Meredith con un certo sarcasmo a colorarle la voce.
“Perché?”
 Per la prima volta dall’inizio dell’incontro Aaron aveva preso la parola, stupendo tutti a causa dell’incrinazione sofferente della sua voce. Dopo essersi schiarito la gola riprese: “Perché li avete lasciati morire tutti?”

Voltò il viso in direzione di Aaron che stava lievemente appoggiato alla colonna con l’ametista a braccia conserte e lo sguardo vacuo perso nel vuoto. “So a cosa pensi Custode dell’Aria, non temere, arriverà il giorno”                 
Aaron per un attimo perse la sua proverbiale impassibilità, spalancò gli occhi in un moto di incredulità, ma non disse nulla temendo di dover dare delle spiegazioni.

Quel giorno, al Tempio, aveva cercato di ignorare le parole di Cassandra, sebbene lei avesse toccato il suo nervo scoperto, il suo tallone di Achille, lasciandolo denudato di fronte a se stesso. Gli aveva detto che il giorno sarebbe arrivato, sapeva a cosa si stava riferendo… erano ormai due anni che non faceva altro che meditare vendetta per la prematura morte dei suoi genitori. C’erano ancora troppi punti interrogativi a cui rispondere prima di trovare il colpevole e punirlo, ma una piccola parte di lui si fidava della Guardiana: sarebbe arrivato il giorno.

“È più complicato di quanto sembri Aaron”
Alexander capiva quei ragazzi, un tempo era stato come loro e come loro aveva avuto molti dubbi sulla missione e sul modo in cui avrebbe dovuto reagire in determinate situazioni. L’iniziale inesperienza era subentrata nuovamente dopo che i vecchi Custodi erano stati assassinati… Lui aveva fallito come Maestro, come allenatore e come padre… perché, per lui, tutti quei Custodi, era come se fossero sangue del suo sangue, un pezzo di sé, che ormai aveva perso per sempre.
“Provaci, ti prego. Io voglio… devo sapere” Proseguì il biondo, determinato più che mai a conoscere la verità.
“D’accordo… Come sapete una minaccia incombeva sui vostri genitori circa due anni fa e quella stessa minaccia oggi è tornata, per cui sarà meglio raccontarvi tutto. Prima grande lezione: conosci il tuo nemico.”
Li guardò attentamente negli occhi uno ad uno, quasi come se volesse scrutarli dentro per capire se fossero pronti o meno a conoscere la verità. Nei loro occhi lesse le emozioni più contrastanti: ansia, rabbia, tormento, curiosità, rancore, odio, ma ciò che lo spinse a parlare fu senz’altro la determinazione che gli accendeva lo sguardo, illuminando i quattro Custodi di una nuova potente energia: il coraggio.
“Il vostro nemico ha un vantaggio su di voi, conosce le vostre più oscure paure e i vostri desideri più profondi. E non si farà scrupoli ad usarli contro di voi…”

“Muoviti: va ad aprire e fallo prima che ti uccida”
Heric dal canto suo, avendo capito che la custode dell’acqua non stava affatto scherzando si decise e andò spedito fino alla porta. Dopo aver guardato dallo spioncino aprì con una certa riluttanza.
“Ma cosa ci fai tu qui?!”
Neanche il tempo di prendere fiato dopo aver concluso la frase che si ritrovò le labbra della mora attaccate alle sue.

Fu colto alla sprovvista da quel bacio così passionale e improvviso, un continuo schioccare di bocche e un inseguirsi di lingue. Nonostante la sorpresa iniziale rispose a quel contatto di labbra con la stessa irruenza. Un tossicchiare sommesso interruppe quel momento.
“Trovatevi una camera” Sbuffò irritata Meredith attirando su di sé due paia di occhi. I primi, quelli di Emily, scuri e arrabbiati, tentato o di darle fuoco con lo sguardo. Quelli di Heric, invece, risultavano essere lo specchio della situazione che stava vivendo: sorpresa per quel bacio inaspettato, brama di tornare all’occupazione da cui la coinquilina l’aveva distratto suo malgrado e forse anche un po’ di irritazione per quell’ indesiderata interruzione.
“Meredith posso parlarti un istante in privato?” Commentò trascinando poco gentilmente da un braccio e chiudendo frettolosamente la porta della cucina alle loro spalle, lasciando Emily sola in soggiorno.

“Come possiamo impedirglielo allora? Se è così forte non abbiamo chance!”
Intervenne la Custode dell’acqua per la prima volta realmente preoccupata. Non aveva mai avuto dubbi sull’esito di un futuro scontro, ma realizzare di avere un nemico così potente la turbava profondamente.
“È facile: stando uniti. Lui è più forte di ognuno di voi, ma non di voi tutti messi insieme. La sua strategia è sicuramente quella di dividervi, creando malintesi e litigi così che voi non collaboriate e lasciandogli quindi campo libero.”
Questa volta rispose Cassandra, ormai conscia che continuare ad omettere parte della verità avrebbe fatto solo il suo gioco.

“Meredith posso parlarti un istante in privato?” Commentò trascinando poco gentilmente da un braccio e chiudendo frettolosamente la porta della cucina alle loro spalle, lasciando Emily sola in soggiorno.
“Che cosa vuoi?” Disse annoiata dalla situazione.
“Campo libero e discrezione: te ne devi andare.” Rispose Heric come se quella fosse la cosa più ovvia e giusta del mondo e senza pensare che comunque anche la custode dell’acqua aveva diritto a stare in quella casa.
“Si certo…  e visto che tu hai un appuntamento romantico con la capo cheerleader io dovrei dormire per strada… mi sembra molto sensato in effetti”
Disse Meredith più ironica che mai è soprattutto veramente arrabbiata per la richiesta assurda del compagno.
“Per una volta smetti di pensare solo a te stessa”
Quelle parole la ferirono molto, più di quanto si sarebbe aspettata: nel giro di una giornata quasi tutti gli altarini stavano venendo a galla. Daisy, la dolce e cara Daisy, la reputava solo un’ottusa secchiona la cui vita è confinata nelle polverose pagine di un libro, mentre Heric la riteneva un’egoista. Si rese conto solo in quel momento di essere veramente sola… forse quei due avevano ragione… forse lei era veramente così.
“D’accordo, a domani”
Il volto di Heric era puro stupore, mai si sarebbe aspettato da parte sua una simile resa.
“Grazie mille, ti devo un favore saputella.”
Le disse strizzandole l’occhio e scompigliandole i capelli per poi uscire e tornare al precedente “impegno”.

“In tutto questo discorso ancora non ho capito due cose: chi è questo nemico e come fa a conoscerci così bene?”
Si arrischiò di dire Daisy, con l’ansia che le bloccava il respiro a metà del petto.
“Conosce i vostri poteri e i vostri limiti perché sono anche i suoi” La notizia bomba fu data da Alexander che non trovava ancora le giuste parole per spiegare la situazione.
“Non credo di aver capito” proferì Heric grattandosi la nuca con la mano sinistra.
“Affinché voi capiate è necessario dirvi qualcosa che potrebbe scioccarvi… Voi sapete di essere i Custodi dei quattro elementi, ma ciò che non sapete è che in realtà ne esiste un quinto chiamato Quinta Essenza. Il suo potere è la somma dei vostri perché lui stesso racchiude in sé tutti gli elementi. Ecco perché conosce i vostri poteri e…”
Aaron non la lasciò finire e si mostrò realmente arrabbiato per la prima volta:
“E quando avevate intenzione di dircelo? Siamo insieme a voi già da due settimane e ve ne uscite solo ora? Siete completamente pazzi?”
“Più che altro se ce lo aveste detto non ci saremmo divisi” Solo ora Daisy si rendeva conto dell’enorme errore che aveva commesso; era stata così cieca da farsi prendere dalla rabbia, senza capire la gravità delle cose che aveva detto. Li aveva offesi e feriti, specie Meredith e non se lo sarebbe mai perdonata.

“Ok, ok, ho capito! Afferrato il concetto!! Ognuno per i fatti suoi. Aaron nel suo antro di solitudine e malinconia, Heric a farsi amici e a rimorchiare durante le feste e Meredith in compagnia delle uniche cose in grado di farla emozionare, i suoi cari libri… Oh andatevene al diavolo”
Tornando al campus si era ritrovata a parlare con Aaron di quella discussione e lui le aveva fatto capire che dalla ragione era inevitabilmente passata al torto.
“Credi che dovrei scusarmi?”
L’ansia le attanaglia lo stomaco e non si capacitava di come avesse potuto perdere la pazienza in quel modo, in fondo Meredith le aveva solo detto che doveva studiare, seppur con un tono acido.
“Beh Heric non è un tipo rancoroso, da un orecchio gli sarà entrato e dall’altro gli sarà uscito… Meredith c’era rimasta molto male, ma non credo che lo darebbe a vedere”
Aaron soppesò ogni parola, al solo scopo di evitare un altro incidente diplomatico. Non era da lui comportarsi così è questa cosa lo stranì e non poco.
“Vedi quello che vedo io?!” domandò Daisy con riluttanza di fronte a quello scenario apocalittico.
“Sembrerebbe che i nostri due amici non siano così offesi con te da non darsi alla pazza gioia in nostra assenza.” Rise sommessamente il biondo guardando il pavimento ricoperto di indumenti femminili e non, senza curarsi del fatto che qualcuno in casa potesse sentirlo.
“Non credo che siano di… “ Daisy non fece in tempo ad avvisarlo che lui spalancò la porta della camera di Heric dicendo: “Da Cooper certe cose me le aspetto, ma da te Mer mi aspettavo resistessi di più.” Concluse ridendo per poi alzare lo sguardo ed incontrare un paio di occhi neri invece che blu…  si ritrovò a pensare
“Beh come non detto… scusate l’intrusione” Disse uscendo.
Sentendo le risate che la custode della Terra tratteneva a fatica disse: “Non una parola”
“Okay, okay, ora mi calmo”  
Se ne uscì tra una risatina e l’altra, poi, riprendendosi da quel momento di ilarità chiese: “Ma se la ragazza lì dentro con Heric non è Meredith, lei che fine ha fatto?”

“Non è il momento per recriminare, concentriamoci sul nemico” Propose decisa Meredith che era stufa di perdere tempo.
“Parole sagge e degne dell’elemento che custodisci. Ciò che possiamo dirvi sulla Quinta Essenza è che fu anche il nemico dei vostri genitori, credevamo dopo le loro morti di averlo sconfitto ma due giorni fa abbiamo avuto la certezza che è tornato a minacciarmi e che si è infiltrato tra di voi.” Spiegò Cassandra con un lieve velo di malinconia ad incupirle lo sguardo. Il tutto passò inosservato agli occhi dei quattro, ma il Gran Maestro se ne accorse subito e si sentì in un certo senso responsabile.
“Come fate ad esserne così sicuri?”
La domanda di Heric sembrava essere più che lecita agli occhi dei Custodi ma infastidì non poco la guardiana, Alexander notandolo decise di rispondere al suo posto:
“Vedete le quattro gemme poste sui capitelli delle quattro di cui vi parlava prima mia sorella? Vi rappresentano in tutto e per tutto e furono create dal potere della prima Guardiana Lady Priscilla per segnalare a noi che siamo al Tempio se voi correte qualche pericolo. A seconda della gravità della situazione le gemme si illuminano a una diversa intensità e due giorni fa si è acceso il rubino.”
Terminò fissando gli occhi in quelli del custode del Fuoco che fece mente locale degli incontri fatti nei giorni precedenti: Luke ed Emily, Emily e Luke.
“Ora potete andare. Fate attenzione e rimanete sempre uniti almeno a coppie, se in gruppo non è possibile”
Ricordò la Guardiana a costo di sembrare ripetitiva.
“Ci vedremo tra tre giorni con la prossima lezione e sarà… Mmm come dire… Decisamente più pratica”
Ghignò Alexander in risposta agli sguardi curiosi dei Custodi.

Più tardi, a casa…
“Non mi fido di loro ci hanno tenuto nascoste troppe cose in sole due settimane”
Fece presente Heric camminando su e giù per il salotto. La casa era inspiegabilmente (per Meredith ed Heric) piena di oggetti d’arredamento nuovi.
“Non diresti così se avessero detto a me che Liam era pericoloso. Solo perché, invece, c’è il rischio che tu debba allontanarti dalla tua amichetta monti su un caso di stato!” Borbottò Meredith in risposta, stufa di dover fingersi qualcosa che non era solo per piacere a tre persone con cui condivideva solo la casa e una folle missione. Lei era così: prendere o lasciare.
“E chi sarebbe questo Liam?”
Domandò scontroso Heric ignorando bellamente la prima parte del discorso.
“Che c’è ora sei pure geloso? Ma se fino a ieri ti sei fatto la capo cheerleader?!” Gli fece presente lei a metà tra l’incredulo e il risentito.
“Cosa c’entra Emily ora? Ti ho chiesto chi fosse Liam perché vorrei evitare di morire perché tu conosci gente strana” Le urlò contro quelle parole velenose avvicinandosi al viso della custode dell’acqua che lo allontanò repentinamente con uno spintone.
“William Collins, 18 anni e come noi fa il primo anno.”
Disse calma lei per poi riprendere la grinta persa: “Comunque, qui, le uniche strane conoscenze che potrebbero metterci in pericolo, per il momento, sono le tue caro mio!”
Dopo aver detto questo prese la borsa ed uscì senza aggiungere altro.
“Ma non avete sentito cosa ci hanno raccomandato? Hanno detto esplicitamente di restare uniti. E voi cosa fate?” Iniziò Daisy l’ormai consueta ramanzina da mamma.
“Gli idioti. Ecco cosa fanno. Qualcuno la raggiunga” Terminò per lei Aaron che ormai si era stufato di essere lui quello comprensivo, non era un ruolo che gli si addiceva.
“Vado io” Si fece avanti la rossa seppur lievemente intimorita.
 
 
 
 
 
N.d.A

Hey!!! Finalmente puntuale eh?! Solo per voi. Comunque questo capitolo è il più lungo finora (7 pagine), ma forse è un po’ scarno di eventi. Mi farò perdonare con il prossimo dove conosceremo anche un po’ di più questo fantomatico cattivo.

Nelle recensioni fatemi sapere se preferite questa tipologia di scrittura o quelle dei precedenti capitoli e poi se vi siete fatti un’idea di cosa succederà nel prossimo.

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Capitolo 11
*** Metuendum semper esse scias, quem tutum velis ***


METUENDUM SEMPER ESSE SCIAS, QUEM TUTUM VELIS ~ Se vuoi vivere sicuro, sta sempre in guardia
“Custode dell'acqua ne sei certa?”
La voce roca e calda di Alexander risuonò per tutto il tempio, distraendo, per qualche secondo, la ragazza dalla domanda. 
“Assolutamente sì”  Si affrettò a dire Meredith cercando di darsi un tono e sembrare sicura di sé. Era rischioso, ma anche necessario: non potevano andare avanti così. 
“Implicherebbe infrangere la Regola della prima Guardiana; questo lo sai, vero?”
Sospirò affranta Cassandra, conscia del fatto che ormai la cosa era stata decisa, ma provando ugualmente a far cambiare idea al fratello e alla giovane.
“Ne sono consapevole” Proclamò solenne quest’ultima.
“E sia. Ora va: la custode della Terra ti sta cercando da più di un’ora.”
Dopo quelle parole Meredith imboccò l’uscita e si incamminò verso la sua prossima destinazione, senza però essersi resa conto della strana luce fuoriuscita dalla sua borsa.

“Ma se la ragazza lì dentro con Heric non è Meredith, lei che fine ha fatto?”

Con un colpo di tosse fece in modo che entrambi i suoi compagni si girassero a guardarla: “Eccomi qui”.
“Hey Mer, non è che avresti un minuto?” Chiese Daisy col solo scopo di chiarire la situazione e di togliersi il peso che le gravava sulla coscienza. Era certa che parlandone tutto si sarebbe risolto in pochi minuti.
“Veramente avrei un altro impegno… Qualsiasi cosa tu debba dirmi ne parliamo dopo” Concluse lasciando di stucco sia Aria che Terra.
“Cosa? Con chi?” Domandò la rossa.
“Una ragazza, che ho incontrato girovagando per il campus in cerca di un posto in cui stare per lasciare campo libero all’idiota, mi ha invitata ad una festa. Ero passata solo ad avvertire.” Concluse sorridendo e lasciando i suoi due amici con delle buffe espressioni sul viso. 
“Sto iniziando a rivalutarla” Bofonchiò Aaron più divertito che mai.
“Sta zitto” concluse la rossa con un forte scappellotto sulla testa dell’amico.

Daisy non riusciva a capacitarsi di come l’amica fosse sparita nel nulla; aveva cercato per tutto il campus senza successo ed ora iniziava seriamente a preoccuparsi. 
Meredith avanzava sicura verso l’appartamento che condivideva al campus con i quattro. Era corsa via senza dare nessuna spiegazione e a breve ne avrebbe pagato le conseguenze. Non era andata via perché punta sul vivo dalle accuse del Custode del Fuoco, ma perché, proprio durante il litigio aveva avuto un’idea a dir poco brillante ed era corsa a metterla in atto.
Proprio poco prima di raggiungere la porta di casa si trovò di fronte la custode della Terra che le corse incontro affannata.
“Dove diavolo ti eri cacciata? Ti ho cercato ovunque” La riprese la rossa un po’ arrabbiata per quel modo di fare.
“Scusami, ma dovevo fare una cosa… entriamo e vi spiego tutto”
Fece sbrigativa la ragazza catturando con i suoi profondi occhi blu lo sguardo verde smeraldo dell’amica.
“Prima vorrei parlarti. Sai è da quando è successo che volevo scusarmi, ma non ne ho avuto l’occasione”
Si fece coraggio Daisy cercando di chiarire una volta per tutte.
“Ma di cosa parli?” Meredith, dal canto suo, la guardò scetticamente, senza capire a cosa si stesse riferendo.
“A quando ti ho attaccata ingiustamente per la storia dei libri…” Le ricordò la rossa presa dal rimorso… non riusciva a capacitarsi di come avesse potuto dire certe cose che non erano proprio nel suo stile.
“Non fa nulla, eravamo tutti nervosi e capita di dire cose…” Tentò di smorzare quell’aria di pathos che si era creata, venendo però subito interrotta dall’amica.
“No, non deve capitare. Ho detto cose ingiuste e che soprattutto non penso. Ti devo delle scuse” Terminò ritrovando il sorriso dopo tanto senso di colpa e tanta serietà.
“D’accordo, scuse accettate. Siamo ragazze infondo, ci vuole solidarietà femminile. Andiamo dai” Le disse ricambiando il sorriso ed entrando finalmente in casa.

“William Collins, 18 anni e come noi fa il primo anno.” Più Heric si sforzava di focalizzare il soggetto e più non gli veniva in mente. Eppure quel nome non gli era del tutto sconosciuto… 

Mentre ci si arrovellava i neuroni, Aaron lo richiamò all’ordine: “Forse dopo dovresti scusarti.” Fece presente seppur con tono di distacco, non amava impicciarsi negli affari altrui e le rare volte in cui lo aveva fatto era incorso in enormi brutte figure. 
“Perché dovrei?” Rispose annoiato il moretto sapendo dove il biondo sarebbe andato a parare, ma volendo comunque sentirglielo dire.
“Forse perché l’hai offesa causando il fatto che lei sia scappata nonostante i possibili pericoli… mmm, ma è solo un’idea eh” Concluse sarcastico e veramente scocciato da quell’atteggiamento infantile. 
“Ha sbarrato gli occhi ed ha arricciato il naso prima di uscire.”
“Cosa c’entra ora?” Aaron veramente non riusciva a capire se l’amico avesse perso il senno o meno. 
“Non è corsa via perché era arrabbiata. È uscita perché le è venuta in mente qualcosa.” Rispose con semplicità Heric, esponendo la sua teoria come se fosse basata su prove scientifiche. 
“Tu che ne sai scusa? Potrebbe significare qualsiasi cosa” Disse scettico il Custode dell’acqua cercando di capire da dove derivasse tutta la sicurezza dell’amico. 
“Ma non significa qualsiasi cosa… significa quello! La conosco bene, fidati.”

Proprio in quel momento la porta si aprì rivelando le due ragazze che piano piano vennero avanti. 
“Dove ti eri cacciata saputella?” Chiese Heric divertito dal fatto di star per avere la conferma di quanto detto ad Aaron. 
“Ero andata a dimostrarti che di certo non sono le mie compagnie a metterci in pericolo” Rispose calcando sull’aggettivo possessivo, mettendo subito in chiaro le cose. 
“Non ricominciate. Vi prego” Supplicò stremata Daisy; quella giornata sembrava non avere fine. 
“Quindi cos’hai fatto esattamente?” Aaron era davvero curioso di sapere cosa avesse tramato la ragazza, che in tutta risposta agguantò la sua borsa tirando fuori dei gioielli. 
“No aspetta… hai svaligiato una gioielleria per caso?” Heric sapeva davvero fare delle pessime uscite quando voleva… tant’è che venne bellamente ignorato da tutti e tre i suoi coinquilini. 
“Sono quello che penso siano?” Chiese euforica Daisy capendo al volo l’idea dell’amica e trovandola semplicemente geniale. 
“Proprio loro, seppur in un frammento” Commentò sorridendo la custode dell’acqua, che dopo aver incrociato lo sguardo con quello scettico dei due ragazzi si decise a spiegare: “Non è un caso che i gioielli siano quattro e nemmeno che le pietre incastonate al loro interno siano rispettivamente un rubino, un’ametista, uno zaffiro e uno smeraldo. Oggi, durante la nostra discussione ho avuto l’idea e sono corsa al Tempio. Inizialmente è stato difficile, ma poi li ho convinti a dividere in due ogni pietra, così che comunque anche loro possano tenerci sott’occhio. E siccome girare con una pietra in mano risulterebbe scomodo e sarebbe anche pericoloso, Cassandra, con la magia, le ha incastonate in gioielli come le avevo chiesto io.”
Disse totalmente entusiasta della sua stessa trovata, passando poi in mano i gioielli ai suoi legittimi proprietari. 
Un anello d’oro con un rubino rosso intenso incastonato proprio nel centro ora adornava l’anulare sinistro del Custode del Fuoco, che, nonostante fossero passati diversi minuti, continuava a fissarlo incantato.  
Il polso destro della Custode della Terra era impreziosito da un vistoso bracciale d’argento con diversi brillanti disseminati quasi a voler creare un disegno o una cornice, nel cui centro risiedeva stabile un grande smeraldo brillante come il colore di un prato bagnato di rugiada.
Come quello del Fuoco anche il Custode dell’Aria ricevette un anello, questa volta in platino e con un’ametista ovale incastonata nel mezzo. 
La Custode dell’Acqua, sorrideva di fronte alle espressioni sorprese degli amici, con il viso illuminato dal grande zaffiro a forma di goccia contornato da brillanti che decorava una delicata collana in oro bianco. 
Dopo che Meredith ebbe raccontato per filo e per segno la sua chiacchierata al Tempio, decisero di ordinare la pizza per cenare e concludere al più presto quella folle giornata. Durante la cena parlarono molto di quelle cose che potevano definire “normali”, così da rilassarsi e poter sfruttare a pieno quegli attimi di pace casalinga. Daisy raccontò dell’idea di volersi iscrivere ad un corso di ceramica, nonostante questo rientrasse poco nella facoltà di psicologia che aveva scelto come percorso universitario. 
“Credo dovresti focalizzarti sugli studi… Io e te siamo indietro con i programmi”
Tentò di consigliarla Meredith, ripetendo mentalmente tutti gli impegni che aveva da portare a termine. 
“Io credo che uno svago faccia bene a chiunque. Sai dovresti trovarti un hobby anche tu saputella” Concluse tagliente come il solito Heric, pensando tra sé e sé alla proposta di Luke Davis. Le selezioni erano partite il giorno precedente e in tutte quelle discussioni se ne era completamente dimenticato, o forse, semplicemente, aveva finto di dimenticarsene. 
“Terra chiama Rick! Oiii?! La Smith ti ha appena insultato e tu non le hai neanche risposto. Che ti prende?”
Aaron aveva notato qualcosa di strano in tutta quella situazione e non aveva potuto fare a meno di palesare i suoi dubbi. 
“Cosa scusa? Non ho sentito” Rispose ancora sovrappensiero. 
“Ora mi preoccupo realmente… Mer prendi lo stetoscopio e chiama il dottore. Corri!” Rise la rossa. 
“Sputa il rospo. Ora.” 
Meredith Smith odiava molte cose e tra queste, senza dubbio, c’erano i giri di parole. 
“Non c’è nulla da dire. Semplicemente stavo pensando se fare o meno il provino per la squadra di football” Disse il ragazzo continuando a riflettere silenziosamente. 
“Quale sarebbe il problema?” Il sopracciglio sinistro alzato di Aaron era solo uno dei segnali che il discorso che si era venuto a creare fosse, se non assurdo, quantomeno bizzarro. 
“Oh andiamo è così ovvio! Pensa che frequentando quella gente possa metterci in pericolo visto quanto ci hanno detto al Tempio” Sbuffò Meredith alzando chi occhi al cielo. Possibile che gli ci volesse un disegnino? Heric era la persona più lineare del mondo. 
“Ma come… io ci rinuncio con voi due… “ disse facendo riferimento alla chiacchierata che aveva fatto con l’amico solo poche ore prima. 
“Tu domani andrai a quella selezione. Non si discute” 
Proseguì la custode dell’acqua, trovando subito l’appoggio di Daisy che prontamente disse: “E noi ovviamente faremo il tifo per te dagli spalti. Ah! Anche su questo non si discute” Concluse con un sorriso dispotico e gli occhi vivaci. 
“Ma io…” Provò a ribattere invano il custode del Fuoco, che però venne stroncato dall’espressione afflitta del biondo che, accompagnando il tutto da disperati gesti teatrali di supplica, disse: “Ti prego, prima che mi ritrovi vestito da cheerleader, chiudi il becco e andiamo a dormire” 
A quella battuta risero tutti, per poi ritirarsi ognuno nella propria camera.

Il giorno seguente 
“Cooper preparati tra due turni tocca a te” 
La voce di Luke risuonò autoritaria nelle orecchie di Heric, che per un attimo si perse a guardare gli spalti di fronte a lui. I suoi amici erano lì, in prima fila, pronti a sostenerlo e lui come un ragazzino sentiva sudare le mani come se la palla volesse sfuggirgli a tutti i costi dalle dita. Fece vagare lo sguardo tra tutte le file e notò solo dopo che le due Custodi tenevano in mano qualcosa di rosso e argentato. Non riuscendo a capire di cosa si trattasse, volse lo sguardo all’altro capo della palestra, dove le cheerleader erano allenate da un’Emily piuttosto furente. Dalla volta in cui la ragazza si era presentata a casa sua non avevano avuto modo di parlare e sebbene non volesse una relazione seria al momento, non intendeva chiudere i rapporti con quella moretta tutto pepe così accattivante. 
Quando udì il suo cognome fece un passo avanti con le gambe tremolanti. Alzò un’ultima volta lo sguardo sui suoi coinquilini e sorrise tranquillizzandosi vedendo Aaron che, sebbene controvoglia, strappava un pon pon dalle mani di Daisy e lo agitava scuotendo la testa come se nemmeno lui si capacitasse di quello che stava facendo.
 Anche se tutti i Custodi si conoscevano da sempre, gli unici che avevano avuto un vero e proprio rapporto erano Aria e Fuoco, da tempo immemore grandi amici. Dopo la morte dei genitori di Aaron, il biondo si era trasferito con Heric e  sua madre per breve tempo, per poi decidere di tornare nella casa di famiglia dopo qualche mese. Subito dopo avevano perso i rapporti e si erano rivisti dopo due anni di silenzi, ma senza nessuna recriminazione. Aaron era consapevole che Heric avesse tentato di mantenersi in contatto, e nonostante sapesse quindi che quell’allontanamento del tutto inutile che li aveva divisi fosse stato unicamente dettato da lui, in un momento così devastante, come lo può essere solo la morte di entrambi i genitori, aveva preferito stare da solo. In ogni caso prima di quel giorno il custode del Fuoco c’era sempre stato per quello dell’Aria ed era giunto il momento di restituire il favore. Heric era molto teso, glielo leggeva nello sguardo, così, senza pensarci un secondo di più, evitando quindi di pentirsene e cambiare idea, afferrò un pon pon della rossa e iniziò a sventolarlo neanche fosse una cheerleader. Vedere la postura rigida dell’amico rilassarsi e le labbra incurvarsi in un sorriso divertito, lo ripagò della vergogna del momento. Dopo quell’attimo di follia riassunse la sua postura rigida e si gustò ogni secondo di quella “familiarità” che da poco aveva iniziato ad apprezzare. 

“Heric”
La voce ormai più informale assunta da Luke fece girare il moretto in questione e tutti gli altri Custodi che in quel momento si stavano complimentando per la magnifica performance. 
“Credo che dovremmo aspettare la comunicazione ufficiale, ma ad ogni modo mi sembra alquanto palese l’esito.”
E strizzandogli l’occhio imboccò l’uscita della palestra. 
“Non resta che festeggiare”
Esordì allegra Daisy, finalmente le cose cominciavano ad aggiustarsi, lei aveva fatto pace con Meredith, Aaron cominciava ad aprirsi, Heric aveva ottenuto il ruolo nella squadra e avevano trovato il modo per capire di chi fidarsi o meno. La trovata dei gioielli era stata a dir poco geniale e grazie a questa gran parte della paura era scemata. 
“In realtà dovremmo andare al Tempio per la prima lezione con Alexander” 
Ricordò a metà tra il saccente e l’entusiasta la custode dell’acqua, ricevendo in risposta occhiate scettiche e annoiate. 
“Che c’è adesso?” Chiese alterata da quelle espressioni. 
“Solo tu puoi trovare entusiasmante una lezione di quei due, saputella” 
Le rispose Heric, con ancora gli angoli delle labbra all’insù per la precedente notizia. 
“Prima che ricominciate, andiamo, così poi possiamo festeggiare” Daisy cercò di evitare l’ennesimo battibecco tra quei due, riuscendoci con successo. Forse le cose stavano veramente cambiando e più velocemente di quanto si sarebbe mai potuta aspettare per giunta. 

Circa un’ora e mezza dopo
“Non ne posso più”
Mormorò a fatica la custode della Terra dopo l’ennesima palla di fuoco che le veniva scagliata contro dal Maestro. L’allenamento aveva preso risvolti inaspettati e nessuno dei Quattro si sarebbe mai potuto aspettare che Alexander li attaccasse prima di insegnar loro a difendersi. Era da circa un’ora che non facevano altro che schivare colpi su colpi di altri elementi o dell’elemento stesso che custodivano. 
In qualità di gran maestro, infatti, Alexander godeva della particolare abilità di canalizzare le energie e buttarle fuori come se ne fosse lui stesso il custode. Gli elementi gli rispondevano più di quanto attualmente facessero con i Quattro e correre per proteggersi da quei colpi non era un piano poi così brillante, ma a mali estremi, estremi rimedi. É così che si dice, no?! 
“Credi che alla Quinta Essenza importi il fatto che tu ce la faccia o non ce la faccia più?! Aspetterà di vedervi deboli, stanchi, spossati. Aspetterà di vedervi distrutti prima di attaccare e lì non basterà un non ne posso più, lì non basterà supplicare o piangere e anche se bastasse sarebbe molto deludente scoprire che lo abbiate fatto.” 
Concluse il suo discorso con gli occhi accesi se non di rabbia quanto di determinazione. Lui in quei ragazzi aveva visto qualcosa e, sebbene il dono della vista appartenesse a sua sorella, sapeva che le sue aspettative potevano essere realizzate, seppure a fatica. 

Dopo altre tre ore di intenso allenamento Cassandra intervenne per far tornare a casa i quattro ragazzi che quel giorno avevano addirittura saltato il pranzo per star dietro agli orari da bifolco di suo fratello. Proprio mentre i Custodi stavano per uscire dall’edificio un enorme voragine si aprì sotto i loro piedi risucchiandoli. 
“Ma che diavolo…?!” Lo sconcerto e l’irritazione nella voce di Heric era alquanto palese, ma non fece in tempo a palesare i suoi dubbi che trovò la risposta nelle parole di Alexander. 
“Comunque la lezione di oggi è: - Sei vuoi vivere tranquillo stai sempre in guardia-. Tenetela sempre a mente” Terminò soddisfatto di averli colti di sorpresa e mettendo fine al durissimo allenamento a cui li aveva sottoposti. 
Decisamente quell’uomo era folle, si ritrovarono a pensare i ragazzi. 
“Ci vedremo settimana prossima con una lezione che vi aiuterà a gestire l’elemento, voi nel frattempo cercate di integrarvi così che nessuno si accorga di chi siete.” Consigliò Cassandra, lasciandoli finalmente andare. 


“Zio abbiamo Fuoco in pugno ora non ci resta che proseguire con un altro custode” comunicò la ragazza dai capelli corvini, avvicinandosi di poco a quello che più che uno zio rappresentava un mentore e un esempio per lei. 
“D’accordo, ma voglio che ad agire sia ancora tu, non voglio che per il momento scoprano l’esistenza di mio figlio. Sarebbe un enorme passo falso e non possiamo permettercelo. Ad ogni modo attenta con Fuoco: per quanto ti sembra di stringerlo in mano, non sai mai quando inizia a bruciare.”
Lo sguardo scuro che accompagnò quelle parole fu sufficiente a far capire alla ragazza che era giunto il momento di lasciare la stanza. 







Angolo Autrice:
Hey! Sono resuscitata!!! 
Unica scusa a mia discolpa?! Beh mi si era rotto il computer… Ad ogni modo con la lunghezza del capitolo voglio farmi perdonare. 
11 pagine che spero vi piacciano. Spero che nonostante la lunga assenza qualcuno torni a recensire. E vi comunico che nel prossimo capitolo inserirò delle immagini per presentare i gioielli e i Custodi. 
Decisamente sto allungando troppo come mio solito. Ad ogni modo: fatemi sapere cosa ne pensate tramite una recensione e ci si vede GIOVEDÌ 16 con il capitolo che ho già scritto, per cui, questa volta, niente ritardi. 
Baci e alla prossima 
Ashcasak_2k2 ❤️ 

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Capitolo 12
*** Bonum mane incipit mane ***


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BONUM MANE INCIPIT MANE ~ Il buongiorno si vede dal mattino

Ore 6.30
“Tuo padre è convinto che tra te ed Aaron ci sia del tenero”
L’esordio di Heric, detto quasi con nonchalance, per poco non fece sputare a Meredith tutto il caffè della colazione.
“La tua reazione lascia intendere che abbia ragione” Mormorò a quel punto il moretto, sempre più accigliato e con un sopracciglio alzato.
“Amico, andiamo! Sei serio? Non ti farei mai un torto simile” Aaron aveva deciso, contrariamente alla ragazza, di prenderla sullo scherzo e di tastare il terreno per una futura conversazione con l’amico riguardante lo strano rapporto che quest’ultimo aveva con la custode dell’acqua.
“Io con la saputella?! Piuttosto prendo i voti!” Dichiarò deciso, facendo un ampio gesto di negazione con entrambe le braccia.
“Ma chi ti vuole!”
Rincarò la dose lei, finendo per chiedere: “Per quale assurda ragione tu senti mio padre? E soprattutto per quale dannatissimo motivo parlate della mia vita sentimentale?”
Sputò con rabbia quelle parole, come se loro stesse avessero fatto di tutto per uscirle di bocca. Morgan Smith, suo padre, l’uomo che durante le loro poche (circa una ogni dieci giorni) e soprattutto brevi conversazioni le chiedeva solo se stesse bene e come stesse andando l’università e l’allenamento, insomma quell’uomo freddo e severo, si sentiva con un ragazzo e chiacchierava con lui del più e del meno, chiedendogli per giunta informazioni su di lei come due vecchie comari?! Non riusciva a crederci.
“Sai che i nostri genitori sono molto amici, mia madre gli ha semplicemente dato il mio numero per le emergenze. Senza che ti scaldi tanto, per fartela breve, ha sbagliato numero e ha erroneamente chiamato me e tra una cosa e l’altra ci siamo messi a parlare” Rispose infastidito da tutta quella situazione.
“E giustamente ti ha chiesto di me e di Aaron” Continuò la custode dell’acqua imperterrita.
“Non capisco tutto questo nervosismo per niente. O forse tra voi c’è qualcosa di più del niente?!” Sibilò accusatorio.
“Io piuttosto non capisco perché ti stia così tanto a cuore la faccenda…” Controbatté lei.
 
“Oddio vi prego, non in prima mattina” La spettinata chioma rossa di Daisy fece capolino dalla porta della cucina.
“Finalmente ti sei svegliata! È da circa mezz’ora che mi godo lo spettacolo” Commentò ilare il biondo, che fino a quel momento aveva taciuto neanche fosse al cinema alla prima dell’ultimo film di una saga di cui è fan.
“Menomale allora che la sveglia non ha suonato, già è difficile così. Ad ogni modo: oggi perché si stavano scannando?” Chiese afflitta da un gran mal di testa, reggendosi il capo con la mano.
“Lui ha chiesto se tra me e lei ci fosse qualcosa visto che il signor Smith lo pensa e poi hanno cominciato dal nulla come sempre” Disse monotono come se tutto quello fosse all’ordine del giorno. Ed in effetti lo era: quei due non potevano fare a meno di litigare almeno due volte al giorno e, quando iniziavano, farli smettere sembrava impossibile.
“Capisco. Normale amministrazione insomma.” Rispose annoiata la custode della terra.
“Sì, mio padre è impiccione, Heric maleducato e voi due la vera coppia dell’anno visto che insieme vi divertite tanto a prendere in giro”
Li provocò la Smith, indicando Terra ed Aria.
“No no, guarda io sono felicemente fidanzata, per cui tutto tuo” Rise energicamente in risposta.
“Cosa? E da quando?” Bofonchiò Heric scioccato.
“La vera domanda è con chi?” Si affrettò ad aggiungere Aaron ancora più stupito.
“Mamma mia che impiccioni…” Borbottò irritata Meredith, mentre Daisy, per nulla turbata da quelle reazioni, rispose con un luminoso sorriso: “Si chiama Thomas, ha tre anni più di me e stiamo insieme da un anno e due mesi. L’ho conosciuto al compleanno di mio cugino. Spero di aver soddisfatto la vostra curiosità. Ah e un’altra cosa: questo pomeriggio verrà a trovarmi e non credo sia un problema nel caso si fermasse a dormire qua, giusto?!”
 Vedendo che stentavano tutti e tre a reagire, scoppiò nuovamente a ridere in modo rumoroso e poi uscì dalla cucima saltellando.
Ore 8.15
Si prospettava una giornata lunghissima.
 
Ore 9.20
“Su! Ragazze in alto quei pon pon. Julia stai dritta altrimenti non riuscirai a sostenere Ashley. Samantha non esagerare ad urlare: dobbiamo incitarli, non renderli sordi.”
Emily guardava le sue compagne con occhio critico, dispensando, di tanto in tanto, qualche leggero sorriso di incoraggiamento e gridando consigli a destra e a manca.
Solitamente le cheerleader si allenavano un po’ prima della squadra di football così da lasciare poi tutto lo spazio ai giocatori. Heric, conscio di tutto questo, aveva deciso di andare al campo dieci minuti prima, così da poter parlare finalmente con la ragazza.
“Capo cheerleader Jones, hai un momento?”
Heric Cooper non era stato mai soggetto a nessuna forma di imbarazzo; un tipo spavaldo come lui non conosceva il significato della parola vergogna e trovandosi circondato da una ventina di ragazze che lo fissavano curiose non poté far a meno di sorridere.
“Questo ed altro per un vecchio amico. Quasi non ci speravo più.” Ammiccò Emily in tutta risposta, lanciando la frecciatina senza perdere lo sguardo ilare.
“Senti volevo solo chiederti se ti andrebbe di uscire una sera di queste per parlare un po’, visto che il nostro ultimo incontro… beh, come dire…  è stato piuttosto silenzioso da quel punto di vista” Ridacchiò ricordando quell’episodio.
“Mah, ti dirò, in realtà abbiamo parlato fin troppo… Comunque certo! Che ne dici di questo venerdì sera, dopo gli allenamenti?” Propose con una punta di scetticismo per l’ultima frase del ragazzo.
“Andata! Solo non vorrei che, dopo quello che è successo, tu ti facessi un’idea diversa da quello che quest’invito rappresenta…” Tentò di dire il ragazzo, venendo immediatamente interrotto.
“Addirittura?! Guarda che non è successo proprio niente… A saperti così serio non lo avrei mai fatto” Rise provocandolo e prendendosi gioco di Heric, che dal canto suo si trovò in leggero imbarazzo.
“Meglio così allora. Gli altri si staranno cambiando, vado anch’io. Ci si vede Emy” Sospirò sollevato correndo verso gli spogliatoi.
“Non te la tirare troppo” Gli urlò dietro la ragazza prendendolo in giro scherzosamente.

Ore 10.00
“Quando arriva il tuo principe azzurro?” Il tono scherzoso di Meredith la tranquillizzò un po’. Era quasi un mese che non vedeva Thomas e la cosa la preoccupava parecchio. Se lui nel frattempo si fosse trovato un’altra o se semplicemente non l’amasse più come prima?! Doveva rilassarsi, così cominciò a provare la respirazione che sua madre, insegnante di yoga, le aveva insegnato.
“Dovrebbe esser qui a momenti. Deve aver incontrato traffico.” Biascicò preda dall’ansia.
“Ma dove si sono cacciati gli altri?” Continuò nervosa la rossa.
“L’idiota è al campo per gli allenamenti, mentre Aaron dev’essere andato a lezione stamattina dopo la colazione.” Disse non del tutto sicura. Ancora faceva fatica a memorizzare tutti gli appuntamenti degli altri, eppure se non lo avesse fatto lei, nessuno di loro saprebbe niente dell’altro.

Ore 10.05
“Mi pare abbiano suonato. Vado io”
Si affrettò Daisy correndo verso la porta e aprendola.
“Amore”
Una voce. La sua voce e i suoi occhi. Le era mancato da impazzire, ma se ne rendeva conto solo in quel momento. Non gli fece aggiungere altro e gli gettò le braccia al collo per abbracciarlo.
“Ma che caloroso benvenuto” Le sussurrò all’orecchio con un grande sorriso pennellato sulle labbra.
“Mi sei mancato. Tanto.” Calcò sulla parola finale quasi a volersi scusare dei momenti in cui non ci aveva pensato proprio.
“Era quello che volevo sentire. Dai andiamo a farci un giro così mi racconti le novità e mi spieghi perché stai al college senza aver finito il liceo” Disse a quel punto il ragazzo facendo sbiancare del tutto la custode della terra, di per sé già abbastanza pallida.
“Oh. Beh…  è una storia davvero… come dire?! Beh potremmo dire che è interessante.” Si arrampicò sugli specchi cercando con gli occhi l’amica, quasi supplicandola di intervenire e di salvarla da quella spiacevole conversazione.
“Non darle ascolto: la fa sembrare più bizzarra di quello che è. Semplicemente dopo un test attitudinale ci hanno ritenuto di livello universitario e di lì ad ottenere le borse di studio e trovarci qui il passo è stato breve.”  Meredith corse in aiuto dell’amica con la prima cosa che le era venuta in mente, risultando convincente nonostante il fatto che avesse pronunciato l’ultima parte della frase con gli occhi bassi, perdendo l’iniziale sicurezza. Non era brava a mentire, anche se le sue storie risultavano spesso credibili visto com’erano ben costruite.
“Amore, ma te l’ho chiesto una decina di volte e mi hai sempre detto che era una storia lunga. Di là verità: volevi farmi una sorpresa” Sorrise sornione all’indirizzo della fidanzata.
“Sì. Sì, proprio così. Era una sorpresa.”
Bofonchiò sotto pressione, ridacchiando nervosa.
“Anch’io ho una sorpresa per te, ma te lo dirò dopo.” Le bisbigliò all’orecchio ridendo anche lui, ma dell’ansia di lei.
“Vabbè allora io andrei senza interrompervi oltre”  Cercò Meredith di essere discreta uscendo velocemente di casa senza neanche farsi presentare.
“Allora dove vuoi andare principessa?” Le strizzò l’occhio prendendole il braccio.
“Ovunque il mio prode principe voglia portarmi.” Si rilassò immediatamente la rossa, scaricando in un lungo sospiro l’agitazione che aveva accumulato nei minuti precedenti. Avrebbe dovuto fare una statua alla custode dell’acqua per quell’incredibile interpretazione da Oscar.
“Allora le faccio strada vostra altezza. Destinazione gelateria.” Disse simulando un inchino e godendo nel vedere la sua ragazza illuminarsi alla parola gelato. Sapeva quanto amasse quell’alimento.

Ore 11.30
“Aaron, ti presento Sally” Disse indicando la ragazza che l’aveva invitata alla festa il giorno che Cooper l’aveva praticamente cacciata di casa. Era andata in segreteria per ritirare un modulo e durante il tragitto aveva rivisto quella buffa ragazza dai capelli tinti di grigio e l’aveva invitata alla caffetteria dove avrebbe dovuto vedersi con Aaron, visto che entrambi non avevano nulla da fare.
“Ahahahah oddio sembra il titolo di una commedia romantica” Scoppiò a ridere la nuova arrivata contagiando in poco gli altri due.
“Ti hanno mai detto che hai una risata tremenda?!”  Disse il biondo ancora scosso da qualche colpo di tosse causato dalla risata di poco prima.
“Mmm… fammici pensare…” Iniziò portandosi un dito alle labbra, per poi continuare dicendo: “Sì, un milione di volte su per giù” E rise di nuovo.
“Senti posso farti una domanda” Ricominciò il ragazzo. Stranamente parlare con lei non lo infastidiva né annoiava, sembrava simpatica.
“E me lo chiedi pure?! Avanti sputa il rospo” Ordinò con gli angoli della bocca curvati all’insù.
“Mi chiedevo come tu fossi riuscita a trascinare la Smith ad una festa”
Dovette essersi accorto dello sguardo di fuoco che la custode dell’acqua gli riservò, tant’è che le sorrise angelicamente per evitare una morte lenta e dolorosa, ma niente lo salvò dal potente calcio sferratogli sotto il tavolo.
“Ahiaa” Borbottò irritato. Quella ragazza era impossibile. Doveva dar ragione al suo amico.
“Oh in realtà ha fatto tutto lei. Pensa che ero disperata perché la festa serviva a far conoscere il club di fotografia che ho aperto da poco e visto che c’è una ragazza molto popolare a cui ho fatto un piccolo sgarbo, lei me l’ha fatta pagare sabotando l’evento. Proprio mentre facevo delle telefonate per invitare gente e spiegare la situazione, lei mi ha sentito e si è autoinvitata, chiamando anche un suo amico.” Nel terminare il racconto volse lo sguardo a Meredith e le prese una mano stringendogliela riconoscente e perdendo, per un attimo, quell’aria stravagante che la caratterizzava.
“Potevi chiamarmi Smith. Sarei venuto volentieri.” Disse a bassa voce, quasi con la paura che qualcuno potesse realmente sentirlo. Meredith alzò un sopracciglio guardandolo scetticamente, ma senza aggiungere altro.
“Mi piacerebbe iscrivermi a questo club. Che giorni sarebbe e a che ora?” Continuò stavolta più sicuro.
“Oh, per adesso saremo una decina, se mi lasci il numero ti aggiungo al gruppo così decidiamo insieme quando fa comodo a tutti”  Rispose la ragazza con i grandi occhi da cerbiatta più luminosi che mai. Non appena se lo segnò, posò tutto ciò che aveva in mano per abbracciare quel ragazzo così gentile.
“Emm… grazie, ma non è necessario. Sono un appassionato di fotografia, quindi cadeva a pennello la foto” Disse scostandosela di dosso.
La figura esile della ragazza si allontanò non perdendo il precedente entusiasmo.
“Mery, da quando ci sei tu mi sembra tutto in discesa. Sei il mio angelo custode, di la verità.”
La Custode dell’Acqua le sorrise, lasciando solo per un attimo che trasparisse la sofferenza e forse soprattutto la rabbia che quel soprannome le procurava; per poi celare il tutto con una maschera di ghiaccio.
“D’accordo ragazzi, grazie ancora. Io vado ora. Sono in ritardo per la lezione” Se ne uscì dopo un po’ Sally correndo con la sua tracolla blu elettrico in spalla.
 
“Hey, non sei come lei” Le sussurrò il custode dell’Aria per poi imboccare l’uscita a sua volta.
“Già” si ritrovò a parlare da sola Meredith. Non era come sua madre, però un po’ le sarebbe piaciuto esserlo.

Ore 13.45
“Ragazzi lui è Tommy. Resterà da noi qualche giorno, finché non riparte. Ve ne avevo parlato stamattina. Ricordate?! ”  Chiese speranzosa. Dopotutto aveva invitato un’altra persona a casa e nonostante tutto lì ci vivevano anche gli altri: avrebbe dovuto parlarne prima.
“Come dimenticare” Rispose acido Aaron. Se c’era una cosa che odiava era la gente che invadeva i suoi spazi. Già era stato difficile abituarsi a quel caciarone di Heric, a quella maniaca dell’ordine della Smith e a quella mammina apprensiva che era la rossa. Non sarebbe riuscito a sopportare una persona in più. Non fece in tempo ad aggiungere altro che si ritrovò il gomito della Custode dell’acqua conficcato nella costola. Dopo averla trucidata con lo sguardo le disse glaciale: “Mi hai forse scambiato per Heric Cooper?! È la seconda volta oggi. Non ti permettere”.
La ragazza stava per rispondere, ma venne anticipata dal custode del Fuoco che sentendosi preso in causa non riuscì a trattenersi: “Ti piacerebbe bello. Non tutti sono fighi come me”
A quel punto intervenne anche Thomas che, percepito l’imbarazzo, si affrettò a dire: “Amore non c’è bisogno, sono venuto a dirti che ho chiesto il trasferimento e ho preso in affitto una casa vicino al campus. Doveva essere questa la sorpresa, ma beh ho evitato la strage dai” Rise nervoso, attendendo una risposta.
“Ma Tommy è meraviglioso!” Disse scocca do gli un bacio sulla guancia.
“È non è tutto” Si fece coraggio dopo aver visto la reazione della fidanzata.
“Non ho fatto tutto questo solo per averti a due passi… vorrei tu venissi a vivere con me” Terminò incatenando I suoi occhi azzurri in quelli verdi di lei.
“Io… non so che dire… si insomma stiamo insieme da tanto, però…” pensò ad alta voce torturandosi le dita.
“Però no” Si intromise la custode dell’acqua ricevendo occhiate incredule.
“Saputella forse è il caso di non impicciarsi… insomma sono cose private” Provò a dirle con tatto Heric, nonostante il tatto non fosse una delle sue doti migliori.
“Stai zitto, so quel che dico” Disse seria, come se in quel momento si stessero decidendo le sorti del mondo.
“Senti amore, facciamo una cosa, ora io vado a casa a sistemare le ultime cose del trasloco e tu intanto ci pensi. Domani vengo e mi dai una risposta. D’accordo?”
Le sorrise speranzoso. Quei due avevano fatto venire il diabete a tutti i presenti nel giro di mezz’ora.
“Si, andiamo, ti accompagno alla porta.” Lo prese per mano scortandolo fin all’uscita, per poi stampargli un dolce bacio sulle labbra.
Dopo aver chiuso la porta entrò in cucina trovando la sua amica accerchiato da quei due colossi.
“Perché l’hai fatto?” Non voleva partire col piede di guerra. Fece la domanda nel modo più calmo che conosceva lasciando però che una punta di accusa trasparisse da quelle parole.
“Le è venuta la gelosia tutto di un colpo”  La derise Aaron ancora un po’ infastidito per la questione della gomitata.
“No no, sta volta non mi ha neanche dato dell’idiota, quindi è seria la faccenda” Si buttò in mezzo Heric che stava diventando peggio di una vecchia comare.
“Certo che è seria! Vi siete dimenticati il perché noi stiamo qui al college con voi? Nella stessa casa?” Sbottò innervosita indicando prima se stessa e Daisy e poi i ragazzi.
“Diavolo, è vero. Scusami” La Custode della terra abbassò lo sguardo verso il pavimento.
“Sei un geniaccio saputella” Le sorrise Heric. Ogni tanto lo rivalutava, ma poi se ne penti a ogni qual volta lui la provocava.
“Grazie, grazie. E tu non mi dici niente invece?” Rise a quel punto la ragazza, stuzzicando un po’ Aaron, che per tutta risposta disse incolore: “Non ho niente da dirti”. Per poi andarsi a chiudere in camera.

Ore 15.05
“Non pensi che la situazione ci stia sfuggendo di mano? Due pietre si sono illuminate e ancora nessuno di loro sa, non dico padroneggiare, ma nemmeno evocare il proprio elemento.” Chiese Cassandra più preoccupata che mai. Il giorno in cui l’Acqua le aveva chiesto di produrre quei gioielli, non appena la ragazza era uscita dal tempio lo zaffiro si era illuminato, rimanendo acceso per quasi un quarto d’ora.
“Credo che ci voglia tempo. L”impazienza non cambierà le cose. Tanto vale rilassarsi.” Le suggerì Alexander, nonostante quella situazione avesse provato anche lui.
“La fai facile tu. Non vedi i loro cuori, non sai le loro fragilità. Io le sento come se fossero le mie. Più che un dono, mi sembra una condanna questo.” Era esausta: sentire tutte le emozioni provate dai Custodi l’aveva sempre scombussolata, ma questa volta era diverso. Questi Custodi erano diversi. Si portavano dietro strascichi psicologici che nemmeno anni di terapia avrebbe potuto risolvere. Rabbia, dolore, solitudine, debolezza… sentiva tutto. Era devastante, ma questo la aiutava a guardarli con occhi diversi. Non erano solo dei Custodi, erano prima di tutto dei ragazzi giovani ed inesperti buttati lì in mezzo ad un caos di lotte e poteri. Non era giusto. La vita con loro non era stata giusta.
“Hai ragione. Io non lo vedo e non lo sento, però li ho visti cadere sotto i miei colpi e rialzarsi determinati a resistere. Questo l’ho visto” Le restituì uno sguardo carico di parole non dette. Tra lorè era così: si capivano senza parlare.
“Hai ragione. Ce la faranno”

Ore 16.35
“Ho trovato il modo per avvicinarmi al prossimo custode. Ho seguito Acqua senza che mi vedesse e so come farmela amica.” Ghignò all’indirizzo dello zio, pensando di esser finalmente entrata nelle sue grazie.
“Invece di gongolare dovresti mettere in atto il piano. Ma del resto da una stupida del tuo calibro non posso aspettarmi di meglio” La voce roca con cui glielo disse sembrava uscita dall’oltretomba, come se Caronte stesso all’ultimo avesse portato indietro quell’anima prava.
“Perdonatemi zio, appena mi sarà possibile agirò e otterrò tutte le informazioni che mi avete richiesto.” Disse congeda dosi, ma incontrando sull’uscio il cugino.
“Lasciaci soli. Ho bisogno di parlare con mio padre”
Non appena la porta si fu chiusa alle spalle della ragazza, esordí dicendo:
“Sapevo di non essere il vostro preferito, però non mi aspettavo una tale esclusione. Devo ritenermi offeso padre? ”
“Assolutamente. Ti ho messo da parte perché sei il mio asso nella manica, l’elemento più prezioso per la riuscita di questo piano. Forse, però, dovrei ritenermi offeso io per il fatto che tu mi ritenga tanto sciocco”
E nel dire quelle parole roteò il capo dall’altra parte: “Vedo che sei ancora qui, per favore, unisciti a noi nipote adorata”
Subito dopo la ragazza uscì dall’ombra: “Qualcosa mi sfugge”
“È tutto piuttosto semplice. Mio figlio gode dello stesso potere d’illusione di cui godo io e ha pensato bene di usarlo a mia insaputa, ma nonostante tutto ottimo lavoro.”
“Sai perché lo faccio”
“Certo e, se lo farai come si deve, otterrai tutte le informazioni che vuoi”
“Entro una settimana avrai uno dei quattro nelle segrete. Ti basta sceglierne uno.” Se ne uscì spavaldo il ragazzo, provocando l’invidia della cugina e la bassa risata del padre.
“Mmm vediamo… A quanto mi avete detto per ora nessuno di loro ha sviluppato il suo potere: sono prede facili.” Pensò ad alta voce.
“Terra sembra essere quella con il carattere più debole, quindi opterei per lei” S’intromise la moretta.
“Certo così lasci i più forti insieme. Sei proprio una persona brillante” La attaccò derisorio il ragazzo, ritenendolo veramente una stupida.
“Avanti, mi servite uniti per dividere loro. Chi suggerite?” Mise pace la Quinta Essenza.
“Togliamogli il più forte allora, Fuoco. Sarà facile. Ho già legato con lui.” Suggerì di nuovo la ragazza, che in tutta risposta ricevette uno sbuffo del cugino: “Sei più idiota di quanto pensassi… Fuoco è forte fisicamente, ma agisce preda dell’ira. Si potrebbe liberare. Inoltre lasciarlo a loro sarebbe più produttivo: creerebbe scompiglio nel gruppo visto che non pensa a mente lucida in certe situazioni.”
“Visto che l’unico che sembra essere intelligente qui sei tu, cosa suggerisci? Sono curiosa” Spuntò tra l’ironico e l’acido.
“Prenderemo Acqua” Proclamò perentorio.
“È perché mai di grazia?” Chiese
“Perché è la più sveglia”
A quel punto si girarono entrambi verso il “capo” di quell’allegra combriccola in cerca di conferme.
“Voglio Aria” Disse soltanto
“E perché ci hai fatto ragionare fino ad ora se già avevi deciso? E perché proprio lui?”
“Sono entrambe domande più che lecite, ma risponderò solo alla prima. Perché così avete riflettuto su tutti i loro punti deboli e sulle loro forze. Ora sparite, ho da fare” Disse quasi cacciandoli dalla stanza.

Ore 21.00
“Daisy ti prego ragiona, vuoi fare una sciocchezza”
Tentò invano di farla desistere Heric. Tutti dicevano a lui, ma neanche la ragazza scherzava in quanto a testardaggine. Del resto Cassandra lo aveva detto: dura come la roccia.
“Non c’è niente su cui ragionare Rick, non può e basta!” Aaron non ne poteva più di quel discorso. Qualche ora fa erano andati al tempio per chiedere se la cosa si poteva fare, ma la rossa non aveva accettato il rifiuto.
“E spiegami come diavolo glielo spiego al mio fidanzato che non è che non voglio, ma non posso perché un pazzo psicopatico ci vuole morti?!” Chiese sull’orlo di una crisi di nervi.
“Davvero la tua più grande preoccupazione è come dirglielo?! Ora, mentre, come dici tu, un pazzo psicopatico ci vuole morti?? Ma sei seria?!” Si alterò a quel punto Meredith. Accettare di lasciare tutto e tutti e di trasferirsi insieme agli altri non l’aveva entusiasmata e sebbene avesse fatto un po’ di polemica alla fine lo aveva accettato. Non capiva come l’amica non intendesse il pericolo a cui li avrebbe sottoposti staccandosi dal gruppo.
“ADESSO BASTA! Nessuno di voi può allontanarsi dagli altri per nessun motivo!!!” Tuonò furioso Alexander, alle volte si comportavano come bambini e pensare che i genitori ci avevano perso la vita in quella guerra.
“Il Maestro ha ragione, specie dopo che anche un'altra pietra si è illuminata” Continuò la Guardiana prendendo le difese del fratello.
“Cosa? E quale? Quando è successo?” Chiesero a raffica.
“Ma non avevamo fatto i gioielli proprio per evitare questo?!” Chiese l’uomo stremato da quel gruppo di adolescenti.
“Comunque lo Zaffiro dell’Acqua. Proprio dopo che sei uscita dal tempio quel giorno che ti ho dato il ciondolo” Spiegò la donna.
“Li avevo tutti in borsa. Ecco perché non me ne sono accorta… Però nessuno mi ha fatto niente, quindi…” Si sentì presa in causa e si dette della stupida per non essersene accorta quel giorno.
“Forse ti stavano seguendo” Suggerì Heric.
“Probabilmente hai ragione” Disse Daisy pensosa per poi aggiungere affranta: “D’accordo per il momento rinuncerò a cambiare casa.”
“Ora andate, si è fatto tardi. State in guardia” Il tono paterno di Alexander e lo sguardo preoccupato di Cassandra restituì, per un solo attimo, a quei ragazzi cresciuti troppo in fretta, una famiglia.





Angolo Autrice:
Eccomi finalmente puntuale!! Che ne pensate? Ipiù attenti avranno notato che nel capitolo precedente la borsa di Mer si era illuminata XD
fatemi sapere se ve ne eravate accorti o no nelle recensioni e ci vediamo tra una settimana con il prossimo capitolo. 
p.s. le immagini vi sono piaciute?!

 

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Capitolo 13
*** Audentes fortuna iuvat ***


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AUDENTES FORTUNA IUVAT - La fortuna aiuta gli audaci

“Tommy, ciao. Ti ho fatto venire così presto perché avevo bisogno di parlarti.”
L'ansia di Daisy era alle stelle. Non voleva dire quello che stava per dire, ma dentro di sé sentiva che era la cosa giusta da fare: non poteva mettere a rischio i suoi compagni.
“Dimmi tesoro, così mi spaventi” Disse lui accarezzandole dolcemente le mani.
“Riguardo alla tua proposta… non sono pronta” Sganciò la bomba fissandolo negli occhi, quasi a voler leggere sul suo volto ogni minima emozione, che però non arrivò. Sembrava apatico, come se la cosa non gli interessasse minimamente.
“Aspetta, ma a cosa ti riferisci di preciso?” Chiese guardingo. Non era da lui cadere dalle nubi così palesemente e soprattutto non era da lui non ricordarsi una cosa così importante.
“Ma come, tesoro! Non ti ricordi che ieri mi hai proposto di trasferirmi da te?” Indagò la rossa preoccupata per il suo ragazzo.
“Oh, ma certo! Non avevo capito che ti riferissi a quello. Mi dispiace molto… che ne dici di venire ugualmente stasera da me così ti mostro la casa?” Non vi era traccia di dispiacere sul suo volto, un po’ come quando si sente una brutta notizia al telegiornale, ma la cosa non ti tocca.
“Mmm penso di sì dai” Rispose scettica la custode della Terra con mille dubbi, ma con davvero poco tempo per scioglierli. A breve infatti si sarebbero dovuti recare al Tempio per un’importante lezione di Cassandra e per colpa sua avrebbero rischiato di far tardi tutti.

Più tardi, al Tempio…
“Dite che dovremmo bussare?” Domandò nervosa la rossa. Dopo tutto quel tempo ancora era intimorita da quel luogo.
“Ma no! Perché non aspettiamo che qualcuno magicamente avverta la nostra presenza e ci venga ad aprire?!” Propose sarcastico Heric.
“Ottima idea custode! Eccomi qui ad esaudire la tua richiesta!!!” Le pesanti porte bronzee erano state aperte nel giro di un secondo, non appena il ragazzo aveva finito di parlare, senza che nessuno le spingesse, come per magia.
“Ma come…?” Bisbigliò a bocca aperta Meredith, non capacitandosi della cosa.
“Per magia ovviamente. Riuscite a controllare gli elementi e ancora vi stupite di un semplice trucchetto” Rise benevola la Guardiana.
“Il fatto è che non li controlliamo affatto” Disse onesto Aaron, per la prima volta realmente curioso di ascoltare la lezione di Cassandra.
“Si, in effetti, mi aspettavo di meglio da voi la scorsa lezione” Proruppe Alexander pungendoli sul vivo. Sapeva che l’orgoglio era il punto debole di tutti loro e lo avrebbe sfruttato per fargli dare il meglio.
“Se invece di sparare sulla crocerossa ti fossi degnato di spiegarci qualcosa, magari, avremmo soddisfatto le tue ambizioni” Lo provocò Heric; negli occhi il fuoco della stizza per alcune ferite che non aveva potuto evitare durante l’allenamento precedente.
“Credi che la Quinta Essenza, prima di attaccarti, ti insegni come difenderti?! Povero illuso” Il tono denigratorio con cui rispose bastò a far infervorare il custode del Fuoco, che preso dall’ira replicò: “Forse saprebbe farlo meglio di voi due se volesse”.
Capito l’andazzo decise di intervenire Daisy, da sempre la più diplomatica:
“Quello che Alexander vuole fare è prepararci al peggio, ma capisco perfettamente cosa intende Heric. Il nostro nemico non ci darà alcun vantaggio e noi dobbiamo essere pronti.” Il tono risoluto, ma dolce che usò lasciò nell’aria una ritrovata pace.
Cassandra prese la parola solo dopo Terra: “E lo sarete. Fidatevi di noi.”
Voce ferma e sguardo fisso, sembrava così sicura delle sue parole che li convinse in poco tempo.
“Quello che vi volevo spiegare oggi è proprio come incanalare il vostro Dono. Con cosa l’avete risvegliato?” Chiese retorica per farli riflettere.
“Io stavo litigando con Daisy” Rispose prontamente Heric, seguito a ruota da quest’ultima: “Per difendermi dall’aria di Aaron”
“Non vi ha chiesto quando o perché, ma con cosa” Li corresse il Maestro saccente. Era abituato a scontrarsi con i Custodi e proprio il padre di Heric gli aveva dato parecchio filo da torcere in passato.
“Con forti emozioni.” Rispose il biondo sovrappensiero.
“Esatto. Cosa avete provato di preciso? Siate schietti: è l’unico modo per tirare fuori il vostro potere”
“Rabbia, esasperazione, impotenza” Lo sguardo basso del Fuoco fu l’unico segnale dell’imbarazzo che provava nel confessare il suo stato d’animo, non tanto per i sentimenti in sé, quanto per la ragione che li aveva scatenati.
“Io ho provato paura, mi sono sentita vulnerabile.” Le parole della rossa fecero abbassare lo sguardo anche ad Aaron che si fissò inevitabilmente i palmi delle mani con consapevolezza. Era colpa sua: come aveva potuto? Quel giorno aveva addirittura ferito la custode dell’acqua e non le aveva neppure chiesto scusa.
“Non ti crucciare. I vostri poteri sono liberi ora, alla mercé di ogni più piccola variazione del vostro stato d’animo. Tu come ti sei sentito invece quel giorno?”
La Guardiana era capace di leggerlo dentro con una tale semplicità da spaventare, a volte.
“Io… credo… tristezza”
Quel credo lasciò tutti un po’ perplessi tranne Cassandra, che, potendo capirlo nel profondo, aveva inteso il disagio che conseguitava il fatto di dover esternare i suoi sentimenti.
“E tu dominatrice dell’acqua?” Disse rivolgendosi finalmente alla ragazza in questione che aveva passato i minuti precedenti a cercare una bugia plausibile da dire, ma, sapendo di non essere brava a mentire, preferì omettere del tutto la cosa.
“Non riesco a ricordare, mi dispiace” Rispose titubante. Tutti percepirono la menzogna e, mentre Cassandra sorrideva complice ente, Heric prese la parola: “Raccontale a qualcun altro ste stronzate.” Iniziò duro, per poi addolcire involontariamente lo sguardo: “Andiamo, lo abbiamo detto tutti, di che ti vergogni?”
“È un sentimento che non mi appartiene. Non mi piace neanche averlo provato… ecco tutto” Proseguì testarda la ragazza, ma visto che di quel passo avrebbero fatto notte intervenne il Maestro: “È normale che sia stato uno stato d’animo negativo a far uscire fuori il tuo potere. È il vostro meccanismo di difesa. Più l’emozione vi sconvolge, più sarà probabile che il dono si palesi. Credi forse che tristezza, rabbia e paura siano sentimenti nobili?” Le chiese spronandola a parlare.
“Ero invidiosa ” Pronunciò solo quelle due parole, a voce bassa, per poi distogliere lo sguardo concentrandosi solo sulla sorella dell’uomo, sapendolola già al corrente dei fatti.
“Uh… e ci voleva tanto? Si sa che sono intelligente, simpatico e stramaledettamente sexy: non sei la prima a voler essere come me” Sdrammatizzò il moretto beccandosi uno scappellotto da Daisy, che credeva quella battuta potesse scatenare l’ennesima lite. Reazione del tutto inaspettata fu invece quella che ottenne dai restanti due Custodi che scoppiato o a ridere contemporaneamente, piegandosi in due dalle risate.
“Mm… sarà, ma sullo stramaledettamente non transigo” Continuò lui soddisfatto.
“ADESSO BASTA. Siete venuti per altro.” Li riproverò esasperato Alexander.
“Si infatti… Tornando a noi. Vi ho chiesto di riflettere su quei sentimenti perché anche se involontariamente ne siete legati.” Continuò la Guardiana, ricevendo in risposta occhiate scettiche.
“Mi spiego meglio. Ad esempio Heric ha sbloccato i suoi poteri attraverso l’ira perché è l’unica cosa che riesce a dominarlo: ne è schiavo, in un certo senso. Un tale trasporto, seppur aggressivo, è riuscito a creare il giusto varco dentro di lui. Come tu stesso hai detto, ti sei sentito impotente, come se tutto accadesse indipendentemente dal tuo volere.” Semplificò guardandolo negli occhi, quasi cercando una conferma a quelle sue parole.
“Io però non ero mai stata invidiosa prima di allora e sicuramente non ne sono schiava.” Si difese Medifese, senza, però, che nessuno l’avesse attaccata.
“Cos’hai? La coda di paglia?” Rincarò la dose Heric, che ancora una volta non ce l’aveva proprio fatta a rimanere zitto.
“Seppur ce l’avessi non temere il tuo fuocarello. Stanne certo.” Lo provocò lei in risposta.
“Smettetela. Non abbiamo tempo per simili sciocchezze”  Li redarguí Severo Aaron che era interessantissimo al discorso precedente.
“Per quanto riguarda te Meredith la cosa è abbastanza diversa. Tu rifiuti il fatto di non essere sempre la prima in tutto, rifiuti di non essere necessariamente la migliore e quindi, quando ti sei accorta che altri avevano fatto ciò in cui tu stavi fallendo, hai provato un moto di invidia nei confronti di loro che erano qui tutti insieme, proprio dove volevi esser tu. È stata l’invidia a sbloccarti perché, rifiutando anche l’idea di provare un sentimento che ritieni così subdolo, sei entrata in conflitto tra la tua voglia di arrivare e la lealtà verso i tuoi compagni” La rassicurò una volta per tutte.
“Quanto a te Daisy” La prese in causa girandosi a guardarla.
“Ti ha sbloccata la paura, ma non quella per il turbine di vento causato da Aria, bensì dalla paura di poter provare paura. Tu stessa hai detto di esserti sentita vulnerabile. Tu sai di dover essere forte visto il ruolo che ricoprì, ma temi sempre di non esserlo abbastanza da superare gli ostacoli.” Terminò di spiegarle con le labbra inclinate in un sorriso dolce. Rivedeva in Meredith la persona che era diventata, mentre, guardando Daisy riconosceva l’apprendista pasticciona e teneramente ingenua che era da adolescente.
“Io credo di aver capito… non è necessario perdere tempo. Puoi andare avanti con altro” Prese la parola Aaron, temendo che potesse essere sbugiardato di fronte a tutti. La sua tristezza quel giorno era causata dal fatto che si sentisse abbandonato, solo. Però non era ancora pronto a condividere quel lato di ss. Cassandra parve capirlo e finse nonchalance, lasciando la parola al fratello : “Vi abbiamo già detto che attraverso emozioni forti il dono si palesa, ma non ancora come evocarlo. Ora ascoltatemi bene! Chiudete gli occhi e visualizzate nella mente un’immagine del vostro elemento. Che sia un ruscello di montagna o una piscina, un fiammifero o un incendio, un campo da arare o un vaso da giardino, un tornado o una nuvola… Sentitevelo dentro di voi, sentitevelo nella pancia, avvicinatevi e toccato se potete. Percepitene la consistenza, la temperatura, il colore preciso. Ora che lo avete ben presente proiettate l’immagine fuori, rendetela reale. Dovete crederci, altrimenti non funziona. Aprite i palmi delle mani rivolti verso il soffitto e ecco la magia! Mantenendo la stessa concentrazione aprite gli occhi lentamente” Terminò in un bisbiglio per non rompere l’atmosfera di magici sussurri che si era venuta a creare.
I ragazzi aprirono gli occhi e notarono sbalorditi che finalmente erano riusciti a dominare l’elemento, lo tenevano letteralmente nel pugno di una mano.
“Ora lanciateveli contro” 
Cassandra ridacchiò alle parole del maestro, aspettandosi che i Custodi avrebbero fatto storie, che infatti non tardarono ad arrivare:
“Sei forse impazzito?! Come puoi chiederci una cosa simile!” La risposta sconcertata della rossa portò i due fratelli a guardarsi un istante negli occhi per poi scoppiare a ridere insieme. Calmate le risate Alexander si accinse ad aggiungere: “Questa totale mancanza di fiducia prima o poi mi farà arrabbiare… custode della Terra non ti ricordi di quando ti ho aiutato a placare il tuo potere il giorno che sei venuta qui per la prima volta e volevi attaccare Aria? Ricordi cosa ti ho detto?”
“Che è proibito attaccarsi tra Custodi per mezzo del dono. Però ora tu ci hai detto che…” Provò a chiedere venendo interrotta.
“Esatto. Volevamo dimostrarvi proprio questo. Ora se voleste darci retta…” Proseguì irritato.
I Custodi, seppur con riluttanza, lo accontentarlo o ed iniziarono a scagliarsi contro quella piccola parte della loro Essenza che avevano tirato fuori grazie al maestro. I colpi però tornarono al mittente e loro si premurarono di schivare bene il colpo.
“Come vi dicevo è proibito farlo e chi ci prova vede il suo colpo tornare indietro con la stessa violenza con cui è stato scagliato.” Spiegò sbrigativo l’uomo. 
Poco più tardi la Guardiana aggiunse altre informazioni: “I vostri elementi sono accoppiati in affini e complementari. Dovete sapere che quelli affini tendono a capirsi di più e riescono facilmente a combinare i poteri in quanto simili. Terra e Fuoco. Acqua ed Aria. Il compito che vi assegno per questa settimana è di provare a lavorare su queste due coppie. Quando ci rivedremo ci farete vedere i progressi fatti e decideremo se parlarvi dei complementari e delle altre strategie.”
Dopo di che i Custodi, essendo stati congedati, si diressero a casa con mille cose da fare per la testa.
Daisy corse immediatamente verso il bagno, per poi chiudercisi all’interno, così da potersi preparare per l’appuntamento di quella sera con il suo fidanzato. Non appena varcata la soglia di casa, invece, Heric si spaparanzò sul divano pronto a godersi la partita di football dei Giants quella sera e lui non se la sarebbe persa per nulla al mondo. Aaron si era diretto subito nella sua camera per cambiarsi per poi recarsi con la custode dell’Acqua al club di fotografia con quella bizzarra ragazza, mentre Meredith lo aspettava pazientemente leggendo il suo libro preferito sulla poltrona del salotto.
“Andiamo?!” Il tono stranamente allegro del biondo le fece distogliere lo sguardo dal suo romanzo, ma decise di non fare battute per non rovinare il clima disteso che regnava nell’appartamento quel pomeriggio; così si alzò e semplicemente lo seguì fuori di casa chiudendosi la porta alle spalle.
Incontrarono Sally prima di arrivare nel luogo stabilito e lei fece palesemente capire all’amica di essere di troppo, tant’è che questa un po’ infastidita e particolarmente imbarazzata fece per spostarsi nel corridoio adiacente, restando comunque in ascolto perché qualcosa non le tornava, ma prima che potesse attuare il suo piano il ragazzo ricevette una chiamata da Heric.
“Pronto.  No. C’è anche Mer. Passiamo chiamarlo noi l’idraulico, tranquillo. Torniamo subito. Sì, farò del mio meglio.” Dopo aver chiuso la telefonata si rivolse a Sally con uno sguardo dispiaciuto dicendole di dover assolutamente tornare a casa a causa di un tubo rotto che avrebbe potuto allagare l’appartamento. Si sarebbe fatto i complimenti da solo per la bellissima performance da attore, se la situazione l’avesse permesso.
“Può andare lei, così io intanto ti spiego un po’ come funziona il club e ti presento gli altri. Dai!” Lo prese per un braccio cercando di trascinarlo.
“No, da sola non posso proprio andare, mi dispiace”
Il precedente vago sospetto si trasformò in certezza una volta visto uno strano luccichio del suo ciondolo. Non si capacitava di come Aaron non se ne fosse accorto, ma guardandogli le mani si rese conto che non aveva con sé l’anello.
“Sarà per la prossima volta” Le sorrise compiacente il biondo
“Oh io non credo proprio. Non so come mi abbiate scoperto, ma oggi tu, biondino, verrai con me!” Il viso mutò totalmente espressione, da angelo parve diventare un diavolo sarcastico e senza scrupoli.
“Devi prima batterci entrambi e come vedi noi siamo in due. Fatti sotto” Anche il tono di Meredith era mutato e con lui anche il suo sguardo: duro e senza timore.
“Oh ma io non voglio e dolcezza, se non ti intrometti sei libera di andare!” Le disse cercando di convincerla a togliersi di torno.
“Smith vai” In due parole Aaron aveva distrutto la sua idea di combatere fianco a fianco contro quella pazza.
“Scordatelo”
“Non essere stupida, non sei in grado di fare l’eroina, vattene a casa” La voleva far andare via, così che almeno lei si fosse salvata.
Vedendo che però la custode dell’Acqua non si schiodava da quel posto, la ragazza si decise ad attaccarli entrambi con un turbine di vento potentissimo.
Come se fosse la cosa più naturale del mondo, Meredith visualizzò nella sua mente una bolla d’acqua che magicamente apparve contro quella specie di tornado fermandolo e proteggendo sia lei che l’amico. Ma se la fortuna del principiante l’aveva assistita la prima volta, la seconda si ritrovò per essere quasi colpita da una raffica di terra e ciottoli pesanti. Prima che il colpo potesse raggiungerla chiuse gli occhi e riaprendoli vide Aaron steso ai suoi piedi, privo di sensi. Alla fine era stato lui a fare l’eroe, si ritrovò a pensare. Quegli istanti di distrazioni furono sufficienti alla sua avversaria per tramortirla colpendola alle spalle. Meredith cercò di riprendersi velocemente e con un debole getto d’acqua sul viso dell’amico lo risvegliò intimandogli di scappare insieme. Iniziarono a correre entrambi con alle spalle il nemico pronto a colpire. Mentre Aaron aveva dei riflessi invidiabili, la ragazza era più scarsa e venne colpita nuovamente da dietro perdendo a sua volta i sensi senza che il biondo se ne accorgesse. A quel punto, essendo nascosto da occhi indiscreti, si rivelò essere il figlio della Quinta Essenza che aveva semplicemente rubato le sembianze della ragazza tramite il suo potere d’illusione.

Intanto a casa
“Dove diavolo sono? Aaron aveva detto subito… sono passati quasi dieci minuti!”
Heric aveva preso a camminare nervosamente su e giù per il salotto di casa, dimenticando del tutto la partita, da quando aveva visto l’anello dell’amico abbandonato malamente sul tavolino illuminarsi tantissimo.
“Andiamoli a cercare Daisy, ricordi cosa hanno detto al tempio?! Se siamo tutti abbiamo maggiori possibilità di successo”
E detto questo si affrettarono fuori di casa, incontrando subito dopo un Aaron che correva tutto trafelato, senza prendere fiato.
“Stai bene? Sei ferito?” Gli chiesero subito, per poi notare che era solo
“Dov’è lei?” Chiese nervoso Heric.
Per la prima volta il biondo si voltò, impallidendo, trovando semplicemente un corridoio deserto alle sue spalle.
“Era dietro di me. Deve averla colpita… non me ne sono accorto… io…”
Le parole gli uscirono a fatica, un po’ per lo sforzo e un po’ per il senso di colpa: se ne sarebbe dovuto accorgere. Si sarebbe aspettato una sfuriata, accuse, urla e perfino un pugno in faccia dall’amico, ma non successe nulla del genere. Senza aggiungere altro e nel silenzio più assoluto si era messo a correre nella direzione da cui era arrivato il custode dell’aria. Aaron si era reso conto che Heric aveva un debole per la ragazza e quella reazione lo lasciò di stucco e con ancor più sensi di colpa.
 
Il giorno seguente
“Svegliati. Il sole brilla alto nel cielo e tu hai dormito fin troppo”
Era pronto a darle un calcio se non si fosse mossa, anche se quelle sembianze della ragazza mingherlina che aveva vestito anche il giorno prima lo impacciavano un po’.
“Cosa ti ho fatto Sally? Avanti dimmi da quanto lavori con questo mostro?!”
Lui rise dell’ingenuità della ragazza, ma non si premurò di smentire perché quell’equivoco poteva rivelarsi utile al piano.
“Qui sono io l’unico che può fare domande e ora muoviti!!”
Le ordinò perentorio e senza fingere gentilezza. Nonostante avesse preso l’ostaggio sbagliato il piano procedeva a gonfie vele e suo padre non aveva dao di matto, ma anzi era stato divertito da quel cambio di programma.
Gli aveva sorriso dicendo: "La fortuna aiuta gli audaci e non si può dire che tu non lo sia, figlio"




 



ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti!!!
Anche stavolta sono puntuale. Cosa pensate del capitolo? Avete già una mezza idea di quello che succederà a Meredith?? Come faranno a salvarla e ce la faranno già nel prossimo capitolo o dovrete attendere?
Fatemi sapere tutto nelle recensioni e ditemi se secondo voi dovrei togliere o meno l'immagine di copertina.
Baci e alla prossima (15 settembre, meglio tenermi larga questa volta per evitare ritardi XD)
Ashcasak_2k2

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Capitolo 14
*** Qui pro quo ***



QUI PRO QUO ~ Qualcosa al posto di qualcos’altro

Era passato molto tempo da quando Sally l'aveva svegliata e, nonostante l'assenza di un orologio, era consapevole che tutta quell'attesa dovesse essere preoccupante per lei. Aveva provato inutilmente a liberarsi delle pesanti catene, ma aveva fallito miseramente e il lancinante dolore alla testa le impediva il benché minimo sforzo di concentrazione per usare il suo dono. Era in trappola, ne era certa. Pensò a cosa potessero volere quegli psicopatici e non trovando nessuna risposta plausibile cominciò ad insultarsi per la sua debolezza. Nonostante i grandi errori commessi, sua madre era stata una grande donna e soprattutto una grande custode. Era vero: durante il percorso si era persa. Aveva tradito tutti i suoi compagni solo per salvare Meredith ed era stata esiliata per questo. Con il passare dei giorni però era riuscita a ribaltare la situazione e, sacrificandosi al posto di Rose, precedente custode della terra, aveva riconquistato il rispetto del tempio. Rispetto che Meredith forse non avrebbe ottenuto mai. Si ritrovò a pensare che quel nome non le calzasse affatto e che forse non era poi così brava come pensava. Il corso negativo dei suoi pensieri venne interrotto dall’entrata in scena di quella che, fino a poco prima, avrebbe potuto perfino definire amica.
“Uh! Fortuna che il fuoco non è il tuo elemento, altrimenti sarei già cenere”
Il tono sarcastico e tremendamente arrogante fece sì che Meredith ritrovasse un po’ della sua tenacia.
“Hai ragione, ma ti consiglio di non sottovalutare l’acqua… potrebbe riservarti parecchie sorprese”
La frase causò un ghigno divertito nel suo aguzzino che lei credeva tuttora essere Sally.
“Non lo metto in dubbio. È per questo che ti lascio libera di tornare a casa con l’unica condizione che devi farmi un piccolo favore” Le disse seriamente.
“Piuttosto rimango qui per sempre”
Nonostante le parole sprezzanti pronunciate con voce sicura, dentro di sé la custode sentiva il cuore battere a mille.
“Non farei tanto la preziosa se fossi in te. Potresti realmente dover rimanere qui per sempre… Almeno senti di che si tratta”
Propose sibillino, lasciando intendere che non avrebbe avuto altra scelta se non quella di collaborare.
“Avanti parla. Cosa vuoi che faccia”
Era disgustata dalla ragazza che aveva di fronte… non riusciva a capacitarsi di come, dietro un sorriso così angelico, potesse celarsi un tale mostro.
“Devi recapitare un messaggio.”
Così dicendo le porse un foglietto con su scritte strane parole, poste in fila, una dietro l’altra senza un apparente senso logico.
“Non capisco…” Borbottò la ragazza tentando di ricostruire il messaggio.
“Non è necessario che tu lo faccia. Ora va: sei libera. Consideratevi fortunati che tu non ci sia servita… sei semplicemente stata qualcosa al posto di qualcos’altro.”
Detto questo uscì e con lui si dissolsero le pesanti catene di ferro arrugginito che la trattenevano. Era un’illusione, non c’erano catene. Era stata vittima di un condizionamento mentale e non se n’era accorta… Com’era possibile?! Decise di rimandare le sue domande a dopo e di correre il più velocemente possibile fino a quella che, ormai, era casa sua.
Passo dopo passo sentiva la testa farsi leggera e la vista appannarsi. Continuò, malgrado tutto, a camminare, finché, ad un certo punto, intorno a lei, solo buio.
 
 
La notte era passata senza notizie di Meredith, così come la mattina e i tre custodi non riuscivano più a sostenere lo stress di quella situazione. Heric camminava nervosamente a grandi falcate per tutto il salotto borbottando frasi e improperi, mentre Aaron seduto su una poltrona guardava il soffitto con aria afflitta e bisbigliando frasi sconnesse, si sentiva tremendamente in colpa per ciò che stava accadendo. Daisy, dal canto suo, sembrava non aver realizzato cosa stesse succedendo o forse, semplicemente, preferiva non crederci e così aveva passato la nottata a sfornare muffin di tutti i tipi.
“Credete che le abbiano fatto qualcosa?”
Il tono serio e concentrato di Heric era stato tradito dal guizzo nervoso dei suoi occhi.
“Probabile”
Rispose Aaron di una freddezza esagerata perfino per lui. Si sentiva ancora in colpa per l’accaduto, ma si era detto che l’unico modo per rimediare sarebbe stato ritrovare l’amica e per farlo aveva bisogno di tutta la sua lucidità.
“Credete che le piacciano quelli al lampone?”
Due paia di occhi, uno castano e l’altro azzurro si girarono a guardarla tra lo sbalordito e l’infastidito, ma notando lo sguardo vacuo della rossa repressero il desiderio di sfogare su di lei l’angoscia di quel momento.
Per fortuna ad interrompere quella scena grottesca ci pensò il campanello.
“Vado io”  Si ridestò Daisy.
 
“RAGAZZI”
L’urlo della ragazza catalizzò completamente l’attenzione dei due che si precipitarono all’ingresso.
“Ma che diavolo… oh mamma”
Per un attimo Heric non credette ai suoi occhi, ma lo smarrimento iniziale fu sostituito dalla gioia di rivedere Meredith e subito dopo dalla preoccupazione di trovarla priva di sensi tra le braccia di William. Senza riflettere neppure un secondo si avvicinò e fece per prenderla in braccio. Il ragazzo di fronte a lui però si scansò provocando nel castano non poco fastidio.
“Che problemi hai, amico?!” Nel pronunciare quell’ultima parola la sua voce assunse un tono minaccioso senza che lo volesse.
“Piuttosto che problemi hai tu. Fammi passare così la porto in camera sua.”
Rispose a tono Will senza perdere il sorriso che in quel contesto assumeva un che di presa in giro.
“Non sai neanche dove sta. Lascia fare a me.” Riprovò Rick questa volta più accomodante.
“In realtà mi ci ha portato due volte. E poi non preoccuparti non pesa niente”
Vedendo l’espressione di Heric trasformarsi pian piano in una maschera di gesso, Aaron decise di intervenire: “Va bene dai ti accompagno io, intanto tu fai il tè e tira fuori tutti quei muffin che hai fatto così lui ci racconta che è successo.”
Così dicendo guardò Daisy, pregandola con gli occhi di sedare in qualche modo l’amico, e poi condusse l’ospite misterioso nella stanza della Custode.
 
 
“Bene. Innanzitutto mi presento anche se alcuni di voi mi avranno già visto. Mi chiamo William”
L’avevano fatto accomodare in salotto, seduto sul divano fra Daisy e Aaron, mentre Heric si era accomodato sulla poltrona di fronte a quello strano trio.
“Passiamo alla parte in cui mi spieghi dove l’hai trovata e soprattutto perché è priva di sensi”
L’occhiataccia degli altri due Custodi sembrò non far desistere Heric che, in tutta risposta, continuò a fulminare il ragazzo che aveva davanti.
“Non le ho fatto nulla, se è questo quello che stai insinuando. Semplicemente l’ho incrociata all’angolo di Bakary’s Street mentre camminava barcollando. Mi sono avvicinato per accertarmi che stesse bene e prima che potesse vedermi è svenuta.”
"E tu che ci facevi all'angolo di Bakary's Street?" insinuò il custo del fuoco
"Non so per chi tu mi abbia preso e onestamente ciò che pensi non mi interessa minimamene... se stasera non me ne vado è solo per Mer" 
"Scusami... ma in che senso non me ne vado" procedette cauto Aaron
"Aspetto qui che si svegli, non riuscirei a dormire sapendola star male"
I due amici si guardarono tra lo sbigottimento e il fastidio, ma, prima che potessero aggiungere altro, Daisy prese la parola: "Capiamo perfettamente... anzi ti cedo la mia stanza, così io posso controllare Meredith durante la notte dormendo con lei"
Per un attimo venne creduta pazza,ma non le importava, perchè aveva un piano ed era decisa a portarlo a termine nel migliore dei modi...




ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti, mi scuso per la lunga assenza... a mia discolpa è stato un periodo un po' così e pieno zeppo di cambiamenti di ogni tipo... Il mio cervello ultimamente assomiglia alla centrifuga di una lavatrice durante un lavaggio lungo. Onestamente non so se continuare con questa storia spero che questo capitolo porti riscontri positivi.
Un bacio e alla prossima
Ashcasak_2k2
 

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