Un allenatore da 720 Pokémon e oltre!

di Anmo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Sospirava mentre guardava fuori la finestra della sua camera. Un piccolo Pidgey, posatosi sul balcone della sua stanza, beccava allegramente le mollichine di pane che erano cadute dalla tovaglia, dopo essere stata sbattuta fuori, proprio per eliminare il più.
-Perchè non esci a prendere una boccata d’aria?
-Lo sai che faccio fatica…
-Fai fatica perchè hai deciso di non camminare abbastanza per abituarti alla protesi!
-Vuoi veramente che esca fuori combinato così?
-Sì.
-Allora sai cosa devi fare!
-Ne abbiamo già parlato. Per diventare allenatori, qui l’età minima è dieci anni, quella massima sedici. Tu ne hai venti ormai…
-Non è colpa mia!
-Non è colpa di nessuno, se non delle stelle. Ora alzati, e vai a fare una passeggiata.
-Posso prendere Ponyta?
Riflettè un po’ prima di rispondere.
-Ok, puoi uscire con Ponyta, ma attento alla gamba!
-Alla mia NON gamba…
Uscì zoppicando fino al box. Ponyta, vedendolo arrivare, nitrì ancor prima che si avvicinasse al recinto. Peeta salì sui tre scalini, creati appositamente per lui e, saltato in groppa al Pokemon, insieme incominciarono ad avviarsi verso il paese. Durante il cammino incontrarono Susan, una vecchia amica d’infanzia.
-Ehi! Ciao Peeta! Che ci fai da queste parti?
-Indovina.
-Tua mamma.
-Mia mamma.
-Dove vai di bello?
-Faccio fare un giro a Ponyta, nel frattempo le ore passano e anche mia madre si sentirà realizzata. Tu?
-Sto andando al Centro Pokémon, ho appena vinto una lotta con il mio Wartortle, ma è sempre meglio farlo visitare, non si sa mai. Perchè non fai lottare il tuo Ponyta?
-Lo sai che per quel motivo non ho potuto registrarmi nell’elenco degli allenatori. Se lo facessi lottare senza essere iscritto, infrangerei delle leggi…
 
Poi, con lo sguardo verso il cielo, come se lo stesse rimproverando, aggiunse:
 
-… sia dello Stato che di mia madre, dato che il Pokémon è suo.
I due ragazzi si salutarono e Peeta continuò la sua passeggiata. In lontananza vide un lampo dissolversi velocemente nei pressi del cespuglio. Più si avvicinava, più notava che c’era qualcosa che non andava. Dei ragazzetti sembravano accaniti proprio con quel cespuglio, o meglio, con chi c’era dentro, mentre obbligavano i propri topi elettrici a scaricare elettricità.
-Ehi, che succede!
I ragazzi si girarono verso di lui.
-Che ti interessa? Fatti gli affari tuoi!
-Non vorrei che steste facendo qualcosa di male. State catturando un Pokémon per caso?
Ad un certo punto, il cespuglio cominciò a tremare, fece un gemito quando poi si sciolse in una fanghiglia blu.
-Ma che…
-Ah ah! Ti sei sciolto finalmente! Ora te ne daremo delle altre!
-Cosa diamine state facendo? Cos’è quel coso?
Continuava ad emettere gemiti, sempre più deboli. Peeta scese velocemente da Ponyta e fece appena in tempo a proteggere la fanghiglia blu da un’altra scarica di un Raichu, facendogli da scudo col proprio corpo.
-Oddio, squagliamocela!
Peeta rimase a terra, inerme ed incoscente. Riaprì gli occhi quando era già sera, si sentiva dondolare, come se qualcuno di molto forte lo stesse trasportando. Aveva la vista offuscata, ma riuscì a notare Ponyta nitrire e girarsi più avanti, come se stesse dando indicazioni a qualcuno. Alzò lo sguardo e vide una testa molto strana, per colpa della scarica elettrica continuava a vedere annebbiato, però dall’ombra sembrava proprio la testa di un Machamp. Forse qualche allenatore si era accorto di lui?
Si sentì appoggiare a terra, Ponyta nitrì forte, colpì la porta con gli zoccoli e dopo poco fu aperta dalla madre di Peeta sconvolta alla vista del figlio a terra. Riperse conoscenza alla sua vista. Si risvegliò il giorno seguente in una stanza d’ospedale, con la madre accanto.
-Peeta! Tesoro! Oddio, aspetta che vado a chiamare il dottore e papà!
Dopo pochi secondi, entrarono tutti per accertarsi delle condizioni del ragazzo
-Hai qualche dolore particolare?
-No, dottore, mi sento solo un po’ stordito.
-Ma che cosa è successo! Tua madre mi ha detto che ti ha ritrovato a terra davanti casa! Sei caduto da sella forse?
-Veramente sono stato colpito da un Raichu e qualcuno mi ha riportato a casa… qualche vicino ha per caso un Machamp?
-Sei stato colpito da un Raichu selvatico?? Che ti avevo detto a proposito dei boschi!
-Non era selvatico e non vado nei boschi da… lo sai da quando.
-Un allenatore ti ha attaccato??
-Non fatemi domande azzardate, vi prego. Ero in sella quando ad un certo punto ho trovato dei ragazzetti che stavano seviziando una sorta di Pokémon, molto strano a dirvi la verità… Ho cercato di fermarli, ma all’ennesimo attacco, ho fatto da scudo. Sono svenuto e mi sono risvegliato quando il sole era già tramontato. Mi è sembrato di vedere che mi stesse trasportando un Machamp. Ah, Ponyta dava indicazioni per portarmi a casa, perciò doppia razione di frutta questa settimana
-Ah! Il mio tesoro! Per fortuna ti ho consigliato di uscire con lui! E’ più fidato di una persona!
-È normale, è un Pokemon!
Disse sorridendo il padre. Il dottore controllò un’altra volta il ragazzo, senza trovare nulla di particolare. Disse che poteva tornare a casa, ma doveva riposare a letto per una decina di giorni. Ma, visto la pigrizia di Peeta, non c’era pericolo che lo contraddicesse. Stese nel suo letto a leggere libri, disegnare ed a giocare al PC. Ma non poteva non pensare a ciò che era successo, al Pokémon seviziato e a quello che gli aveva salvato la vita. Dieci giorni dopo, prima che la madre ricominciasse ad assillarlo per farlo uscire fuori, prese Ponyta e uscì, con la speranza di saziare quegli interrogativi che, da dieci giorni,  lo tormentavano.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Ripercorse la stessa strada a ritroso, fermandosi più volte per cercare anche il più piccolo degli indizi. Nulla di nuovo, niente di strano. Ritornò nel luogo in cui era stato attaccato dai Raichu, continuando a non trovare risposte. Alla fine si arrese e, mentre Ponyta trotterellava lì vicino, Peeta si sdraiò sull’erba. Teneva un fusticino d’erba tra le labbra, schiacciandolo fra i denti per far uscire quella poca linfa rinchiusa tra i vasi linfatici. Il sole accarezzava dolcemente la sua pelle, facendo scintillare la sua gamba sinistra. Si sentì la spalla toccata da un musetto umido e, pensando fosse quello di Ponyta, accarezzò con molta dolcezza la testa del Pokémon, poi si accorse che Ponyta brucava pochi metri più avanti… Si girò di scatto, ma il Ponyta in più, scappo’ dalla parte opposta per la paura, scavalcando con un salto il muretto che divideva il terreno dalla strada.
                -Ponyta! Aiutami!
Lasciò l’erba che stava brucando, andando in aiuto del suo compagno che aveva qualche problema a rialzarsi. Peeta risalì in groppa al destriero per inseguire l’intruso, scavalcarono il muretto ma… nonostante il terreno fosse del tutto pianeggiante, di quel Ponyta non ce n’era più neanche l’ombra. Come poteva essere possibile? Come poteva un Ponyta sparire così?
                -Etciù!
                -Chi ha starnutito?
E dire che era solo. C’erano solo lui, Ponyta e i sassi. In effetti ce n’era uno un po’ strano, sembrava come levigato, con un colore diverso rispetto al normale. Ponyta si avvicinò, lo annusò e, stranamente, lo leccò. Continuò e continuò, fino a quando la pietra iniziò a muoversi, come a tremare, poi cambiò colore ed infine si trasformò in un corpo molliccio totalmente blu, con due occhi e una bocca così piccoli e sottili, che il suo viso sembrava stilizzato.
                -Ciao piccolo!
Disse Peeta dolcemente, allungandogli la mano per accarezzarlo. Ma proprio in quell’istante, scappo’ nuovamente, riuscendo a nascondersi tra i sassi.
                -Aspetta! Perchè ti nascondi! Non voglio farti del male! Guarda cos’ho per te… Dai esci fuori. È cibo Pokémon fatto in casa da mia madre. Dai, se non esci mi offendo!
Timidamente diede uno sguardo alla mano ricca di leccornie, poi si ritrasse nuovamente, infine stette a fissare la mano e il ragazzo. Peeta rimase lì fermo, accovacciato, in attesa che lo strano Pokémon uscisse. Gli porse una polpettina: dapprima l’annusò, poi la mangiò in un sol boccone. Questa volta si fece coraggio, uscendo dal nascondiglio, allungando delle sorte di piccole braccia per afferrare il cibo.
                -Tu… tu sei un Ditto, giusto? Hai una colorazione strana, sicuro di star bene?
Il Pokémon non gli diede conto, continuò a mangiare e a mangiare, finchè non finì. Il ragazzo ritentò di accarezzarlo e, dopo qualche esitazione, si lasciò toccare e coccolare. Poco dopo, fu lui a strusciarcisi contro, si comportava come se non avesse mai ricevuto un po’ di affetto.
                -Scommetto che sei stato tu a portarmi a casa l’altro giorno, vero? Grazie mille… Adesso devo andare, ci vediamo!
Appoggiò una mano sul muretto, si fece forza, riuscendo goffamente a rialzarsi in piedi. Fece un fischio e Ponyta apparve immediatamente da dietro le spalle. Lo guardò bene in viso, accorgendosi di un’espressione del tutto terrificante.
                -Ditto! Ho capito che sei tu… Non puoi prendermi in giro. Che c’è? Vuoi rubare il posto a Ponyta?
E con quello sguardo un po’ lugubre, iniziò a guardare il ragazzo, scodinzolando come un Arcanine.
                -Non vorrai venire con me?
In un baleno si ritrasformò nella poltiglia che era e, senza chiedere il permesso, si intrufolò nello zainetto che il ragazzo portava con sé. Peeta si sfilò lo zaino dalle spalle.
                -Non posso tenerti, non sono un allenatore…
                -Diiiiittooooooooo!
                -Ti ho detto che non posso!
                -Duui!
Cercò di tirarlo fuori, ma continuava a tenersi stretto allo zaino, trasformandosi a sua volta in uno zaino uguale a quello che lo conteneva, divenendo impossibile estrarlo da lì, diventando come un tutt’uno.
                -Ok… ti porto a casa, ma devi rimanere nascosto per il resto dei tuoi giorni, capito?
Tornò una poltiglia blu, fiondandosi in faccia all’allenatore come segno d’affetto, senza capire di avergli chiuso ogni via respiratoria. Per poco, non lo uccideva dalla felicità.
 
Continuarono il viaggio verso casa galoppando, bagnati dalla luce del tramonto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Superarono la staccionata che recintava il cortile della casa. Era evidente che le pareti fossero state biancheggiate da poco, più le si guardava e più davano un senso di purezza e tranquillità. Quel bianco splendente staccava dall’azzurro del cielo limpido. Anzi, era come se il cielo stesso incorniciasse quella piccola casetta di campagna. Peeta indicò la finestra del piano superiore, adiacente al balcone, grande quanto un piccolo terrazzino, adornato da anziane “barba di Giove” in piena fioritura.
-Guarda Ditto, quella è la mia stanza! È lì che vivrai con me.
Il Pokemon diede uno sguardo aprendo uno spiraglio dello zainetto, rimanendo nascosto. Accompagnarono Ponyta al Box e, zoppiccando, si avviarono verso la stanza. Ma adesso Peeta doveva affrontare il suo peggior nemico: le scale. Erano ciò che lo affaticava di più, ma non solo. Lo facevano sentire goffo e più disabile di ciò che realmente era. Non le sopportava, mettevano in risalto il suo difetto più grande. Le salì una ad una, tenendosi saldamente al corrimano, arrivando in cima alla rampa stremato. Riprese lentamente fiato, percorse fino in fondo il corridoio, arrivando alla meta. Essendo una porta a scomparsa, la fece scorrere delicatamente, richiudendola alle sue spalle. Posò lo zaino con dentro Ditto sul letto a due piazze e mezzo. Si sedette, tolse la protesi, lasciandosi cadere di schiena, a braccia aperte, distendendosi per tutto il materasso. Proprio quando cominciò a rilassarsi, sentì che il caldo divenì insopportabile.
-Ditto? Ce la fai ad aprirmi la finestra?
Il Pokémon lo guardò incuriosito, girò lo sguardo verso la finestra, avvicinandosi. Divenne un possente Machamp, ritrasse il gomito, concentrò tutta la sua forza nel proprio pugno. Il colpo centrò in pieno la finestra, sbriciolando in mille pezzi il vetro infrangibile. Ditto tornò normale, si voltò euforico verso il ragazzo, notando però uno sguardo diverso da quello che aveva previsto. Quegli occhi trapelavano rabbia, terrore, pazzia.
-E adesso questo come glielo spiego??
Disse con un tono calmo/nervoso. Ditto cercò di strappargli un sorriso, gridando il proprio nome pieno di allegria.
-Tu… tu non vedrai il sole spuntare domani!!! Non capisci in che razza di pasticcio mi hai messo??
Si rialzò velocemente dal letto con l’intento, forse, di ucciderlo, ma per la rabbia dimenticò di non avere la protesi. Cadde rovinosamente dal letto, sbattendo contro il comodino, facendolo cadere insieme all’abajur. Anche quella, essendo in parte in ceramica, si frantumò in più pezzi. Ma tutto si trasformò in catastrofe quando qualcuno suonò il campanello.
-No, no, no! Spero che non sia la mamma, o peggio! Mio padre! CHE FACCIO!?
Agganciò velocemente la protesi, sbirciò dalla finestra per capire chi era il suonatore. Intravide due uomini vestiti con abiti eleganti e in mano una borsa di pelle a testa.
-Fiuu! Per fortuna sono solo testimoni di Arceus… Ma adesso cosa gli spiego ai miei genitori? Ditto! Dove sei!
Si guardò intorno, di Ditto non ce n’era più traccia.
-Allora, ti perdonerò SOLO se mi darai una mano, ok? Per la lampada posso dare una spiegazione… per piacere, esci e aiutami a togliere tutti i cocci e i pezzi di vetro. Dobbiamo fare in fretta!
Una macchia tremolante uscì timidamente da sotto il letto.
-Eccoti! Smettila di tremare e prendi tutti i cocci e i vetri! Mettili in questo sacchetto e io farò sparire tutto! E non combinare danni questa volta!
Dopo aver ripulito, Peeta chiuse il sacco, lo poggiò accanto al letto, infine si sedette a fissare l’enorme buco nella finestra.
-Potrei dire che stavo dormendo e, durante un incubo, sono diventato sonnambulo! Ho preso la lampada e l’ho scagliata contro la finestra! No… era un vetro infrangibile, non sono mica Hulk io! Come, come, come?!
Suonò nuovamente il campanello. Si alzò di scatto, correndo verso il citofono.
-Andatevene! Non mi interessa se Arceus tornerà dal regno dei cieli per scatenare l’apocalisse! E il futuro lo vedo nero! Come il culo di uno Zekrom! E adesso lasciatemi in pace!
-Peeta?
-Ah… ehm… ciao Susan…
-Che… che ti succede? Forse sono arrivata in un momento sbagliato, passo più tardi…
-No! Grazie al cielo ci sei tu! Muoviti, sali in camera mia!
Peeta corse in camera, ordinando a Ditto di nascondersi. Poco dopo, Susan bussò alla porta.
-Ehm, si Susan, puoi entrare.
-Allora Peeta, cosa sta succ…. CHE È SUCCESSO ALLA FINESTRA????
-Al momento non te lo posso spiegare, ma devi aiutarmi ad uscire da questo casino!
-Ma per chi mi hai presa? Per un vetraio?
-Ah, ho rotto anche la lampada.
-Quella della Lega?
-Si.
-Cosa diamine è successo qua dentro!
-Al momento non poss…
-Lo voglio sapere adesso! Quella cavolo di lampada te l’ho regalata perchè pensavo fosse in mani sicure!
-Ma infatti lo è… cioè, lo era.
-MALEDETTOOOOOOOOOO!
Suonò il campanello.
-E adesso chi è?
-È casa tua, non so chi altro stessi aspettando. Oh, da qui vedo l’auto di tuo padre…
-Caz… Aiutami ti prego!
-Mmm… Ok… ma ad una condizione.
-Tutto ciò che vuoi! Ma fai in fretta!
-Mi dovrai dire che cosa è successo. Vado ad aprire la porta a tuo padre, ciaooo!
Rimase muto mentre la ragazza richiuse la porta alle spalle. Peeta linciò Ditto con uno sguardo. Il mostriciattolo risgaiattolò sotto il letto, coprendosi con le lenzuola. All’improvviso, la porta si aprì violentemente, facendo apparizione il padre.
-Peeta! Stai bene?? Susan mi ha raccontato tutto!
-Raccontato… cosa?
-Guardi signor Bromsson, è ancora in stato confusionale! Non ricorda nulla! Per fortuna sono arrivata in tempo! Kricketune è riuscito a far scappare quel Darkrai, evitando l’irrecuperabile! Mi dispiace però per la finestra e l’abajur…
-Oh tesoro, non ti preoccupare! Anzi ti sono debitore! – Disse abbracciando affettuosamente il figlio.
-Perchè capitano tutte a noi? Ho rischiato nuovamente di perderti e…
Scoppiò a piangere sulla spalla del figlio, mentre Peeta guardava Susan, imbarazzato.
-Scusa tesoro, scusami se non ci sono mai quando hai bisogno di me!
Il padre continuò a gridare disperato.
-Papà, non ti preoccupare… sai come si dice no? La gramigna non muore mai. Sto bene, non mi accadrà più nulla di male senza di te.
-Ragazzi… vi lascio soli, devo scaricare la spesa dal cofano, anzi, devo sbrigarmi prima che il gelato si sciolga completamente. Susan? Oggi mangi da noi, nessun rifiuto.
-Accetto volentieri!
Uscì asciugandosi il viso con la manica della camicia.
-Hai terrorizzato mio padre! Ora per un mese li avrò incollati al culo!
-Ma tanto tu da qui non esci mai, perciò non vedo la differenza. O forse hai altri piani?
-No…
-Inizia.
-A far?
-Hai dimenticato l’accordo?
-Non posso dirtelo.
-Cosa?? Ho raccontato una bugia per nulla secondo te?
-Hai un pranzo gratis, non ti basta?
-No. Voglio sapere cosa succede!
-È entrato un Darkrai e l’ho fatto scappare lanciandogli l’abajur della Lega in testa. Per scappare, si è scontrato contro la finestra, rompendola.
-Davvero?
-Ovvio!
Un rumore insolito provenne da sotto il letto, Susan guardò il ragazzo con uno sguardo interrogativo, poi ficcò la testa velocemente sotto il materasso. Peeta cercò di fermarla, ma quando si rialzò indossava una maschera di bellezza in pieno viso, totalmente blu.
-Fdslkhsfffa!
-Aspetta che ti aiuto…
Staccò Ditto dalla faccia, dopo qualche colpo di tosse fece dei respiri profondi. Ci volle un po’ prima che riuscì a capire che ciò che aveva davanti era un Ditto cromatico.
-Ditto che?
-È un Ditto cromatico, shiny, come lo vuoi chiamare lo chiami. Significa che per uno strano scherzo della natura, alcuni geni che nel 99,9% dei casi rimangono nascosti, hanno deciso alla sua nascita di comparire e… BOOM! Ecco un Ditto blu. Hai presente gli albini? È la stessa cosa per i Pokémon.
-Perciò… è raro!
-Eccome! Specialmente i Ditto shiny sono molto ricercati dagli allevatori, perchè aumentano la probabilità di mettere alla luce un altro Pokémon shiny. Sei sicuro che non sia scappato a qualcuno?
-Veramente non saprei… l’ho trovato nei pressi del Pozzo dei desideri.
-Mmh, da quelle parti non ci sono allevamenti, comunque, cosa pensi di farci?
-A dirti la verità non lo so, al momento nulla ma… dato che ho passato i miei anni a studiare tutti i tipi di Pokémon, le mosse, le tattiche di allenamento… forse pensavo di avventurarmi con lui. Si può trasformare in un qualsiasi Pokémon, no?
-I Ditto si trasformano solo nei Pokémon che hanno visto di presenza… Dipende adesso da quanti ne conosce.
-Facciamo una prova? Ditto! Usa Trasformazione! Facci vedere tutti i Pokémon in cui ti sai trasformare!
La macchia blu si esaltò appena sentì il comando del suo amico e passarono più di 20 minuti prima che finissero le trasformazioni: Machamp, Umbreon, Blastoise, Venusaur, Rotom, Lopunny, Alakazam, Ferrothorn, Hippowdon, Scizor, Lucario, Greninja, Dragonite, Espeon, Arbok, Carracosta, Gorebyss, Pyroar, Milotic, Kabutops, Vivillon, Kingdra, Drowzee ed infine Ponyta.
-Ne conosce parecchi vedo. Non noti una cosa strana?
-Cioè?
-Sono tutti Pokémon nel loro ultimo stadio evolutivo, tranne Rotom che viene considerato un semi leggendario. Continuo ad essere convinta che è scappato da un allevamento, ma non di qui, questo è sicuro. Alcuni di quei Pokémon non li ho mai visti di presenza… e ho girato molto.
-Scappato o perso?
-Se è di un allevamento, specialmente se abusivo, è sicuramente scappato. I Ditto vengono sfruttati per le loro uova, non vengono amati e non gli viene data l’opportunità di stringere un rapporto amichevole con qualsiasi essere vivente. L’allevatore lo vede solo come uno strumento.
-È terribile…
-Lo so. Ma cosa intendi fare? Può comunque essere di un allenatore che lo ha smarrito, non possiamo saperlo. Non puoi prenderlo senza le dovute indagini. E comunque, non sei un allenatore, lo dovresti registrare sotto il nome dei tuoi genitori.
-Io, veramente, voglio partire.
-Peeta… se fossi registrato non sarebbe un problema ma…
-Lo so, maledizione! Lo so che non posso! Lo so! Smettila di ricordarmelo! Ma io… io sogno un’avventura da sempre, lo capisci? Lo so, è azzardato, la mia NON gamba mi darebbe numerosi problemi, ma… Vorrei provarci.
-Andresti contro la legge.
-E allora? Il mio sogno è ancora vivo, ho 20 anni e l’unica cosa che ho fatto fino ad adesso è stato rimanere rinchiuso in casa! Non faccio altro che pensare a come mi vedono gli altri, a cosa pensano, tutti che mi fissano pensando “poveretto, così giovane e senza una gamba! Quasi quasi gli do qualche spicciolo!”. Questo Ditto lo vedo come un dono dal cielo, un segno che mi avverte che è arrivata l’ora di muovermi, perchè il tempo non torna più indietro! Andrò contro la legge? Se vado avanti a rispettare QUELLA legge, la depressione mi porterà alla morte. E non è una metafora! Guardami! Guarda in che stato sono! Dimmi la verità, cosa pensi se vedessi una persona che cammina con una sola gamba vera??
Non si poteva più considerare “parlare”, o “discutere”, stava sputando la sua rabbia, l’angoscia, tutto ciò che gli faceva contorcere lo stomaco da più e più anni. E mentre sputava parole, gli occhi gli si riempirono di lacrime amare. Si sentì toccare, abbracciare il gomito, Ditto sentiva le sue emozioni e sapeva qual’era la migliore medicina per lui.
Si, a volte basterebbe solo un abbraccio per ricucire tutti i pezzi, proprio nel momento in cui sono andati in frantumi. Un abbraccio. Chi ne ha bisogno o non lo sa, o non lo dice.
Peeta lo sollevò al petto, lo strinse amorevolmente verso di lui, dandogli un bacio sulla sua pelle molliccia ed elastica.
Susan si alzò, avvicinandosi allo specchio disse:
-Io vedo solo un ragazzo, alto, castano, con occhi di ghiaccio pieni di rabbia e frustazione, fino a perdere la testa. Vedo un ragazzo disperato che ha dovuto mettere da parte troppi desideri per una gamba mancante. Forse perchè ti conosco da sempre, forse perchè do più importanza alla persona e non al suo corpo, ma vedo solo un ragazzo che ha bisogno di vivere un po’. Esaudire un tuo desiderio ti farà bene, ma… se partissimo insieme ti andrebbe bene ugualmente?
Rimase a pensare con lo sguardo nel vuoto, poi, come se qualcosa gli fosse piombato in mente, scrollò la testa incrociando lo sguardò sorridente di Ditto. Piombò il silenzio per qualche minuto, quando poi Susan chiese:
-Gli hai dato un nome?
-Veramente… no.
-Non vorrai essere come quegli allenatori dilettanti che non si sforzano nemmeno a pensare un nome per il proprio Pokémon?
-Non lo dire nemmeno. Ma comunque non voglio nemmeno essere uno di quelli che dà un nome senza senso, “tanto per chiamarlo”! Voglio rifletterci un po’. Sarai la prima a saperlo.
-Va bene! E insieme al suo nome, voglio anche la risposta riguardante l’altra faccenda, intesi?
-Intesi.
Il giorno dopo Susan ricevette una chiamata dalla madre di Peeta.
-Susan! Peeta è da te per caso??
-No, perchè?
-Questa mattina non era nella sua stanza e sul comodino abbiamo trovato una lettera!
-Lettera? Cos’ha scritto?
-Te la leggo subito!
 

    “Cari mamma e papà, finalmente ho deciso di farvi felici. Lo so che non è un bello spettacolo avere un figlio rinchiuso in casa e senza lavoro. Ma oggi vi voglio dare una bella notizia! Per un po’ non mi vedrete sul letto, rimarrò in giro, un po’ qua e un po’ là.
    Ah, Susan teneva a sapere una cosa. Ditegli che Gus è qui con me, mi aiuterà ad andare avanti! Capirà non appena leggerà questa lettera. A presto, vi voglio bene!”

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

L’aria era fresca e umida, il sole stava per svegliarsi, donando al cielo solo qualche lieve raggio della sua luce. Alcuni Vibrava sgranchivano le ali, emettendo un lieve ronzio. Ma qualcosa ruppe il silenzio della mattina. Un energico scalpitio percorreva una strada sterrata, alzando un polverone tale da far confondere il pulviscolo per fumo.
Peeta stringeva forte le redini del suo Ditto, trasformatosi in uno stupendo Ponyta dal fuoco vivo e acceso. Avevano aspettato la prima luce dell’alba per scappare, il momento migliore se non si vuole rischiare di perdersi nelle ombre della notte. Si diressero verso le campagne, senza una meta, l’unico pensiero in quel momento era non farsi trovare. Avevano “preso in prestito” tutta l’attrezzatura da casa, lasciando il Ponyta di famiglia senza imbracature.
-Aspetta Gus, fermati!
Avevano appena passato il luogo del loro primo incontro, ma Peeta non si era fermato per quel motivo. Un cancelletto alto 1 metro, dava l’accesso ad una via alberata, sormontata da giovani Eucalyptus deglupta, gli alberi più affascinanti e colorati della Terra. Davano un’aria fantasiosa al luogo, sognante, misterioso. Erano il biglietto da visita per chi si addentrava nel giardino dei desideri. Non era un nome dato per creare curiosità turistica, lo era davvero. Dopo aver superato gli Eucalipto arcobaleno, si arrivava ad un prato dal verde intenso. Al centro di esso, un vecchio pozzo in pietra aspettava lì impaziente che qualcuno vi esprimesse un desiderio.
Peeta e Gus, ritornato alla normalità, si avvicinarono. Appoggiò le mani sul bordo, dandoci uno sguardo all’interno, cercando di intravederne il fondo.
-Sai, Gus, ogni mese io e Susan veniamo qui per chiedere al pozzo di aiutarci. Che poi non è il pozzo ad esaudire i desideri, ma un Pokémon leggendario, si chiama Jirachi. Lo conosci?
Ditto negò.
-Peccato. Avresti potuto trasformarti in lui e…
Si rivolse poi al pozzo, gridando.
-…farmi riapparire questa maledetta gamba!
Cercò nel borsellino, prese tutte le monete, lanciandole all’interno. Si sentirono tanti piccoli tonfi nell’acqua, Peeta gridò nuovamente.
-Ecco! Tieni! Se non esaudisci il mio di desiderio perchè ti faccio antipatia, esaudisci almeno quello di Susan! Perchè se non fai nemmeno quello, sei solo una NULLITÀ !
L’eco fece rimbalzare le sue parole per parecchi secondi, mentre i suoi occhi si inumidivano di lacrime. Ditto si arrampicò su di lui, finche non gli arrivò alla spalla, cominciò a strusciarglisi contro.
Il ragazzo si sedette lentamente, appoggiando la schiena sulla fredda pietra del pozzo.
-Ti ho raccontato ancora ben poco di Susan. Ha una storia… Triste, forse più della mia. Ora che ci penso, non ti ho nemmeno raccontato la mia di storia.
-Diiiiiiiiiiiiiitto!
-Ehi, che c’è? Dai fermo! Non leccarmi!
-Duuuiii! Dittoooo!
-Ok, ok, niente storie tristi per adesso. Non è il momento giusto. Dovrei essere felice invece! Finalmente parto per la mia avventura insieme al mio fedele compagno: GUS!
Ditto saltellò felice con il suo sottile sorriso, abbracciando infine il suo compagno.
La luce era diventata intensa e calda, la mattina era ufficialmente iniziata anche per la gente che viveva la sua normalissima vita. Dovevano andare via, prima che qualcuno li potesse avvistare.
Ditto si ritrasformò nell’ardente destriero, Peeta si aggrappo’ al bordo del pozzo, si rialzò con uno scatto, senza grossi problemi. Mise il piede buono sulla staffa e, con una spinta, si sedette perfettamente sulla sella. Ripercorsero la via alberata, accertandosi che la zona fosse libera, poi tornarono a galoppare, rialzando il polverone in strada.
Dopo qualche kilometro, sentirono alcuni ragazzetti chiaccherare tra loro, si fermarono dietro ad un arbusto per origliare.
-Ricordi quel Ditto blu? Mamma mia quanto era brutto!
-Abbiamo fatto bene a dargliele di santa ragione! Non sopporto i Pokémon difettosi, e quello di difetti ne era pieno!
-Già! Se lo rivedessi, lo farei carbonizzare da Quilava questa volta! Altro che Elettroshock!
-Ahahahaha
-E poi è la legge della natura, i difettosi devono schiattare! Solo chi è perfetto può andare avanti! Che poi, l’altra volta abbiamo preso due piccioni con una fava. Stavamo per far secco anche quello senza gamba. Chissà se è sopravvissuto.
-Ehi, ehi… non esagerare. Uccidere una persona è un reato troppo grave. Se fosse morto, la polizia ci avrebbe cercato ovunque. Se uccidi un Pokémon, chi mai se ne potrebbe accorgere?
Peeta ascoltava, scioccato. Una forza misteriosa risalì per tutto il suo corpo, un concentrato di rabbia pura.
-Ehi, Gus.
Chiese sottovoce.
-Ti va di vendicarti? Certa gente non merita di passarla liscia. Non avere paura, li faremo spaventare un po’, giusto per drizzargli i capelli. Non avere paura. Fidati di me, non si azzarderanno più ad avvicirsi a te. Segui le mie indicazione e lo scherzo verrà più che bene.
Peeta uscì allo scoperto, gridando:
-Ciao ragazzi! Quanto tempo!
Sgranarono gli occhi, rimasti sorpresi nel vedere in quel momento proprio lui.
-Mamma mia… non mi sto sentendo molto bene, mi sta facendo male la pancia… aiut…
Ad un certo punto, la pancia si ingrossò fino a rompere la maglietta. Uscì una brodaglia compatta, che si ingrandiva sempre di più, mentre Peeta cadde all’indietro, come svenuto. La brodaglia si trasformò in un mostro melmoso gigantesco, senza una forma definita. Ringhiò così forte che il terreno vibrò. I due ragazzi se la squagliarono, lasciando tutti gli averi per terra e delle grosse pozzanghere di liquido indefinito nel punto in cui si trovavano un secondo prima di scappare. Quando ormai si erano dileguati dall’orizzonte, Gus tornò ad essere la simpatica macchietta blu di sempre, andò poi ad avvisare l’amico.
-Sono andati? Sono andati! O mamma, hai visto come si sono pisciati addosso? Ahahahahah
Rotolarono entrambi dalle risate, con le lacrime agli occhi si ritrovarono ad osservare il cielo a pecorelle. Una lieve brezza fresca portò sollievo e il relax fu assicurato. Ma qualcosa si stava avvicinando, proveniva dal cielo.

1 ORA PRIMA
Il telefono squillò freneticamente, rompendo la quiete di prima mattina. Susan scostò delicatamente Wartortle che dormiva abbracciato a lei. Alzò la cornetta.
-Susan! Peeta è da te per caso??
-No, perchè?
-Questa mattina non era nella sua stanza e sul comodino abbiamo trovato una lettera!
-Lettera? Cosa ha scritto sulla lettera?
-Te la leggo subito!
 

    “Cari mamma e papà, finalmente ho deciso di farvi felici. Lo so che non è uno bello spettacolo avere un figlio rinchiuso in casa e senza lavoro. Ma oggi vi voglio dare una bella notizia! Per un po’ non mi vedrete sul letto, rimarrò in giro, un po’ qua e un po’ là.
    Ah, Susan teneva a sapere una cosa. Ditegli che Gus è qui con me, mi aiuterà ad andare avanti! Capirà non appena leggerà questa lettera. A presto, vi voglio bene!”

 
-Susan! Cosa significa! Per piacere, dimmi che tu lo sai!
-Maledizione a lui! Non avete sentito nulla? Non sapete verso che ora può essersene andato?
-No! Appena mi sono svegliata, ero andata a portargli la colazione in camera, ma il letto era intatto! Abbiamo paura che se lo sia portato quel Darkrai!
-No, signora, non si preoccupi. Se fosse stato rapito, non avrebbe lasciato la lettera. Ma… oggi è il 15 agosto! Signora, so dove è andato. Se mi sbrigo, riuscirò a trovarlo! Nel caso sia già andato via… non tornerò senza di lui, è una promessa.
-Mi dispiace tesoro, averti svegliato così presto e poi in questo giorno…
-Va tutto bene, anche se è un giorno particolare, l’incolumità di Peeta è più importante. Anche se non vado a trovarla oggi, lo farò al ritorno. I morti non si offendono…
Prese velocemente tutto ciò che poteva per poi infilarli nello zaino. Fece rientrare Wartortle nella sua Pokéball, facendo invece uscire Salamence.

-Envy, scelgo te! Ho bisogno che mi porti il più velocemente possibile al Pozzo dei desideri!
Salì in groppa al suo drago e, tenendosi stretta al suo collo, volarono velocemente alla meta. Non trovarono nessuno, tranne che delle impronte fresche di zoccoli.
-Ditto si è trasformato in Ponyta, ecco perchè si sta muovendo così velocemente. Deve essersene andato da poco.

In quel momento, sentì un urlo pauroso da farle drizzare i peli su tutto il corpo.
-Oh no, Peeta!
Salì velocemente in groppa a Salamence e, tremante, gli ordinò di dirigersi nel punto in cui proveniva l’urlo. Svolazzarono per tutta l’area, ma trovò solo due ragazzini che correvano dalla parte opposta. Fece atterrare il Pokémon, tagliandogli la strada.
-Scusate, che è successo?
-Oh no! Di nuovo! Via, via!!!
Scapparono nuovamente, per poco uno di loro non inciampava, ma continuarono a correre, questa volta verso un torrente.
-Ma cosa… c’è qualcosa che non mi torna qui… Envy, continuiamo a cercare, potrebbero essere ancora qui in giro.
Pochi metri più avanti, Peeta e Gus scrutavano la ragazza mentre andava via, cercando di sopprimere le risate per quei due che continuavano a scappare con le braghe bagnate.
-Susan ha cominciato a cercarci, aspettiamo nascosti qui sotto, appena se ne sarà andata, ricominciamo a camminare.
-Ditto!!
Rispose Gus eccitato.
-Prossima fermata: Cascate Shonash!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Il sole tramontava sulla pianura, i Pidgey e i Pidove cantavano le ultime note, mentre i Vibrava continuavano a fremere le ali. Le uniche ombre in movimento, erano quelle dei due viaggiatori.
Le cascate Shonash rappresentano un luogo storico dove tutti gli allenatori devono passare, come augurio per un viaggio senza problemi. È una sorta di prassi per tutti i giovani allenatori. Ma non solo: è un ottimo campo di allenamento per i Pokémon più inesperienti. Non essendo una zona controllata, non vi sono barriere ed è accessibile a tutti, l’importante è portare con sé il proprio Pokémon. Essendo una zona selvaggia, è alto il rischio di essere attaccati da un Pokémon, non è difficile infatti trovarsi di fronte ad un Raticate o qualche Sawsbuck maschio.
Mancavano ancora parecchi kilometri alle cascate e il buio cominciò a calare.
-Cominciamo a cercare un posto per dormire, è inutile continuare.
-Duuiiiit!
Si addentrarono in una pineta, raccolsero una grande quantità di aghi. Peeta tirò fuori dal suo zaino un telo spesso, lo appoggiò sul mucchio di aghi di pino, creando un rudimentale materasso. Forse era morbido, ma gli aghi riuscivano comunque a penetrare il tessuto, pungendo fastidiosamente. Gus era stremato, la lingua asciutta e il corpo poco umido, erano chiari sintomi di disidratazione. Peeta se ne accorse in tempo e gli porse la borraccia. L’aveva trasportato per tutto il giorno in groppa, senza lamentele.
-Se eri così stanco, potevi farmelo capire! Non puoi rischiare di sentirti male! Forse sarai un Pokémon forte e deciso a fare sacrifici per me, ma non si ci comporta così, ok? Adesso mangia e poi subito a letto. Domani sarò io che porterò te.
Peeta finì di mangiare un grosso panino imbottito con caprese, mentre teneva stretto sul petto Gus, sul punto di addormentarsi. Avevano sistemato il letto nell’unico punto in cui gli alberi davano spazio al cielo. Le stelle erano lì, brillavano più che mai e Peeta rimase sorpreso dalla quantità. Non era un cielo stellato, ma una sorta di “stella cielata” per quante ne brillavano. Era uno spettacolo mozzafiato che solo chi stava lontano dalla città poteva goderselo. Si addormentarono così, puntando gli occhi al cielo.
Il sole era già alto quando Peeta riaprì gli occhi, mentre Gus continuava a russare come se fosse notte. Mentre il ragazzo cercava di rimettere i pezzi tutti a posto (quando si ci sveglia in un posto nuovo, per i primi secondi ci si sente confusi), sentì un rumore provenire dalle sue spalle. Un piccolo Teddiursa stava rovistando nello zaino in cerca di cibo.
-Ehi! Quello è mio!
Appena lo sentì parlare, si spaventò, scappando veloce con il bottino, mentre Peeta cercò di rialzarsi in fretta per fermarlo. Ma correre con una gamba finta in un terreno brullo come quello, era un’impresa. Il piccolo Teddiursa si nascose in un grosso tronco cavo, Peeta riuscì lentamente a raggiungerlo. Ma appena si abbassò per acciuffare il Pokémon, si trovò faccia a faccia con un qualcosa di più grande e pericoloso: Ursaring.
Era furioso. Lo aveva disturbato in un momento di relax e, per di più, aveva dato fastidio al proprio cucciolo. Peeta cadde all’indietro, mentre il Pokémon si alzò sulle zampe posteriori, lanciando un grido territoriale. Il ragazzo, visto alle strette, si rigirò cercando di scappare gattonando, ma Ursaring lo bloccò immediatamente, schiacciandolo con la zampa anteriore. Si dimenava, strillava, chiedeva l’aiuto di Gus che, fino a poco prima, continuava a dormire.
Per difendersi, calciò all’indietro con la protesi, centrando il cerchio giallo sulla pancia del Pokémon. Gli occhi dell’Ursaring si incendiarono per la rabbia. Alzò la zampa e con gran furia cercò di colpire il ragazzo, ma proprio in quel momento, Gus si lanciò sul Pokémon, assorbendo il colpo. L’obbiettivo adesso era cambiato, lasciò perdere Peeta scagliandosi su Gus che, con una mossa scaltra, evitò il colpo.
-Gus! Gus!! Usa trasformazione!!
Ditto si trasformò velocemente, diventando un meraviglioso Lucario.
-Bravissimo! Il tipo che hai scelto è in vantaggio contro il suo! Attacca con Zuffa!
Gus si avventò contro Ursaring, lo colpì con Zuffa, l’avversario cadde a terra mezzo stordito. Ma proprio quando Gus stava per sferrare un altro attacco, il piccolo Teddiursa andò incontro al genitore, abbracciandogli una delle zampe. Gus si fermò, restò a guardarli mentre i due orsi si allontanavano dalla parte opposta. Ricordandosi dell’amico, corse a vedere le sue condizioni. Oltre a qualche graffio, Peeta sembrava indenne. Si avvicinò al tronco per cercare ciò che Teddiursa aveva rubato, ma lo trovò vuoto.
-Credo proprio che dovremo sbrigarci a partire, ho un panino in meno adesso.
Uscì gattonando, si appoggiò al tronco e con uno scatto si rialzò.
CRACK!
Un rumore metallico provenì dalla protesi e, controllandola, si accorse di una piccola crepa tra le giunture.
-Non ci voleva! Devo stare attento o questa diamine di gamba si spezza in due… Gus! Forse è meglio rimandare il tuo giro sulla spalla… almeno finchè non aggiusto la protesi. Scusami.
Ma Gus ricambiò le sue parole con il suo solito sorriso, per poi saltargli in braccio e strofinare il suo corpo morbido sul viso. Ritornarono a riprendere telo e zaino per poi rincamminarsi verso nord.
Dopo 2 ore e mezza di viaggio, arrivarono alla meta. Le cascate Shonash erano immense. L’acqua fragorosa faceva un volo di 15 metri, per poi continuare il proprio viaggio verso il mare. Loro erano proprio lì sotto, osservavano dal basso come l’acqua cadeva dal costone, brillando alla luce del sole, formando un quasi impercettibile arcobaleno. Ad un certo punto, proprio dall’alto della cascata, apparve qualcosa. Una misteriosa creatura fece capolino e, con un salto aggraziato, si lanciò da quell’altura, posandosi sull’acqua con la stessa delicatezza di una piuma, nonostante l’altezza. Aveva sembianze canine, ma agilità feline. Il corpo era bluastro con una lunga criniera violacea. Annusò l’aria, poi si voltò verso Peeta e Gus che lo guardavano meravigliati. Peeta portò la mano verso esso, come se volesse toccarlo da metri di distanza, ma il Pokémon continuò a guardarlo. Riannusò l’aria, si voltò indietro, riguardò Peeta e scappo’ dalla parte opposta.
-Era… era fantastico… ma, chi era?
-Ditto…
-Chiunque fosse, era magnifico, ma adesso continuiamo la nostra avventura! Avviciniamoci alla cascata, voglio vedere cosa sai fare!
Proprio in quell’istante, un grido disperato squarciò l’aria. Gli occhi di Peeta si pietrificarono, impallidì, come se avesse udito un fantasma.
-Oh no, di nuovo no! Ditto, scappiamo!
Lo prese velocemente tra le braccia e corse più che poteva lontano da quel posto. Percorsero un sentiero e, arrivati su una strada asfaltata, si appoggiò contro un tronco. Peeta sudava e il suo volto era stravolto. La gamba tremava, si fece vincere dalla forza di gravità, cadendo violentemente sul suolo. Era entrato in una crisi di panico. Gus continuava a scuoterlo, ma senza successo. Gridò così forte che tutta la valle lo potè sentire, per poi vomitare quel poco che gli era rimasto sullo stomaco. Finalmente, cominciò a rinsavire. Il respiro, prima veloce, tornò alla normalità. Non disse nulla, ma le lacrime scendevano sole. Gus continuò ad abbracciarlo come poteva, senza lasciarlo nemmeno per un momento. Rimasero lì, fino al tramonto. Solo allora aprì bocca.
-Gus…
-Dui! Ditto! Ditto Ditto Dittooo!!!
-Adesso mi sento meglio, scusami… forse però devo darti una spiegazione. Ricordi quando eravamo al pozzo dei desideri e ti ho detto che non ti ho ancora raccontato la mia storia?
-Di!
-Non mi piace nasconderti le cose, anche se questa storia non l’ho mai raccontata nei minimi particolari, ho sempre cercato di evitare di… bé, ecco… raccontare come ho perso la mia gamba…
Era una fresca giornata d’estate e mancavano pochi mesi al mio 10° compleanno. Avevo già preparato tutto: zaino, sacco a pelo, utensili portatili per mangiare e cucinare, cibo Pokémon. Avevo tutto, mancava poco. Ero esaltato e decisi di andare al bosco Lecci, a ovest della cittadina di Casalino, dove vivo io. Fino ad allora non era mai successo nulla, era normale che i bambini andassero lì per giocare. Tutti i Pokémon che abitavano quel posto, erano mansueti, non attaccavano e si facevano i fatti loro, solo alcuni si avvicinavano per elemosinare qualche carezza. Andai lì a cercarne qualcuno, sognando di andare in giro a catturarne più che potevo. Mentre passeggiavo, trovai un Pokémon piccolissimo, era bianco e verde con due bellissimi fiori ai lati della testa. Era molto timido, poi percepì la mia innocenza di bambino e si avvicinò. Si fece accarezzare, poi annusò l’aria e scappò velocemente… proprio come è accaduto con quello della cascata. Dopo parecchi minuti, sentì… un grido. Avevo paura che qualche Pokémon si fosse ferito, che fosse successo qualcosa, perciò corsi verso quella direzione, ma un Seviper mi tagliò la strada, mentre un Breloom mi apparve da dietro le spalle. Questo non l’ho detto mai a nessuno ma… Mi è parso che qualcuno gli avesse dato un comando, sussurrando… Non lo so. A quel punto… Breeloom mi paralizzò con Spora, mentre Seviper… Mi strappo’ la gamba con un morso. Mi avrebbe divorato se Susan non si fosse trovata proprio lì. Mandò Piplup e Wartortle riuscendo a batterli, anche se con qualche difficoltà.
Dopo quell’evento, tutti i casalesi vietarono ai propri figli di addentrarsi nel bosco. I Pokémon così hanno cominciato ad avvicinarsi alle zone abitate, alcuni decisero persino di restare. Ponyta fu uno di quelli. Si era affezionato a tal punto a mia madre che non andò più via dal vialetto di casa nostra.
Per quanto riguarda me, passai il mio 10° compleanno a letto, tenendo in mano lo zaino che dovevo usare per partire. Il mio sogno svanì così, gettato tutto in una pattumiera. L’unica cosa positiva di quell’evento, fu conoscere Susan, fino a quel giorno non le avevo mai parlato. Adesso invece, ogni 15 del mese andiamo al pozzo, esprimendo il nostro desiderio. Io chiedevo una gamba, lei… sua madre.
Una bici passò velocemente, per poi frenare bruscamente. Scese dal sellino, girò la bici e si avvicinò a quei due, seduti comodamente sull’asfalto.
-Ehi, tutto a posto?
-Non proprio… ho un problema… alla gamba, non so se riuscirò ad arrivare intero alla città più vicina. Sai quanto dista?
-Pochi kilometri, in bici si arriva in un baleno. Però visto che hai questo problema… posso chiamare un mio amico. Lui affitta alcune camere e potrebbe venire a prenderti. Hai bisogno anche di un alloggio, no?
-Si, forse è meglio che per questa notte evito l’avventura, ne ho avuto abbastanza. Chiamalo pure. In che città si trova?
-A Firrione.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Allenatore e Pokémon si ritrovarono seduti sull'asfalto, quando un ciclista, capendo che avevano bisogno di aiuto, si fermò.
-Ehi, tutto a posto?
-Non proprio… ho un problema… alla gamba, non so se riuscirò ad arrivare intero alla città più vicina. Sai quanto dista?
-Pochi kilometri, in bici si arriva in un baleno. Però dato che hai questo problema… posso chiamare un mio amico. Lui affitta alcune camere e potrebbe venire a prenderti. Hai bisogno anche di un alloggio, no?
-Si, forse è meglio che per questa notte evito l’avventura, ne ho avuto abbastanza. Chiamalo pure. In che città si trova?
-A Firrione.
Prese il cellulare e, dopo aver fatto scorrere il dito sullo schermo, chiamò il suo amico, proprietario di un piccolo agriturismo appena fuori dalla città di Firrione.
-Corrado mi ha appena riferito che ha una stanza libera da offrirvi. Tra poco verrà a prendervi. Scusate se non rimango a farvi compagnia ma... Ho alcune cose da sbrigare.
-Non preoccuparti, se non fosse stato per te, avremmo passato la notte qui...
-Adesso vado, vi auguro buon viaggio!
Il tempo passò e il cielo perse gli ultimi raggi del giorno. Proprio quando stavano perdendo le speranze, sentirono il suono di un motore rombare che continuava ad avanzare.
Una vecchia auto rossa, si fermò bruscamente davanti ai due viandanti, ormai sul punto di addormentarsi. Il finestrino si abbassò, mostrando il volto di un uomo calvo e grosso.
-Siete voi quelli che devono alloggiare al "Vecchio Palmento"?
-Si. Credevo che non arrivaste più. È il signor Corrado?
-No, sono un suo dipendente. Mi chiamo Antonio. Salite sù.
-Ho qualche problema a... rialzarmi. Ho bisogno di aiuto.
L'uomo scese goffamente dall'auto, lo afferrò da sotto le ascelle e, con una forza sovraumana, lo rimise in piedi, accompagnandolo alla portiera dell'auto. Dopo ciò, fece ripartire il mezzo, ed eseguendo un'inversione, si avviò verso l'agriturismo, cantando per tutto il viaggio motivetti religiosi.
Dalla strada, intravidero una massa di luci: Firrione era vicina. Ma l'auto proseguì, raggirando la città. Presero una strada di campagna, totalmente in salita. Dopo più di un kilometro, arrivarono finalmente ad un antico casale. L'uomo scese canticchiando, aprì la portiera al ragazzo, per poi allontanarsi, incurante del problema alla gamba di Peeta.
-Credo che si sia dimenticato di me...
-Dui...
-Gus? Tu riusciresti a farmi da gamba?
Tolse la protesi, infilandola dentro lo zaino già pieno, mentre Gus, dopo aver studiato la gamba buona, la imitò alla perfezione, cercando di rimanere aderito al ginocchio. Peeta uscì prima la gamba destra, così da concentrare il peso su essa. Poi, lentamente appoggiò la sinistra, accertandosi in continuazione che Gus riuscisse a reggere senza affaticarsi. Ma il Pokémon rimase saldo e forte, trasformandosi in una protesi vivente, molto più naturale di quella in acciaio e resina. Cominciò a fare qualche passo, provando una sensazione che aveva ormai cancellato dalla mente. Aveva dimenticato come fosse morbido camminare con un piede vero. O quasi vero.
L'omaccione tornò, segnalando di voler essere seguito. Peeta prese lo zaino e, delicatamente, si incamminò. Ma un vecchio arci nemico si ripresentò davanti ai suoi occhi: le uniche stanze libere si trovavano dopo una lunga e ripida rampa di scale.
Antonio era già arrivato alle stanze, mentre Peeta si aggrappava affannosamente al corrimano, cercando di portare tutto il peso sulla gamba buona. Entrò in stanza, abbandonò lo zaino per terra, per poi lasciarsi cadere sul morbido letto a due piazze. Le palpebre si serrarono in fretta, mentre Antonio, dopo aver guardato attentamente Gus, si richiuse la porta alle spalle.
Quando Peeta riaprì gli occhi, il sole era già alto. Gus russava profondamente, dormendo abbracciato al bicipite del ragazzo.
-Ehi? Su, Gus, è ora di svegliarsi!
Lo strattonò delicatamente, lo pizzicò, cercò di aprirgli le palpebre, ma nulla, Gus continuava a dormire.
Picchiarono violentemente la porta, tanto da far risalire il ragazzo. Altri 3 colpi veloci e potenti la colpirono, quando poi una voce sottile e stridula gridò, rivolgendosi a chiunque ci fosse nella stanza.
-POSSO ENTRAREEEEEEEEEE?
Non avendo risposta, continuò a dare colpi alla povera porta, quando finalmente Peeta, saltellando su una sola gamba, riuscì a raggiungerla. Di fronte a lui c'era una piccola e paffuta bimba con lunghi capelli castani e lisci. Il viso paffuto era adornato da un sorriso vispo e birbantello. I suoi occhi chiari come il ghiaccio, fissavano allegri il viso di Peeta, con ancora lo stampo del cuscino e i capelli alla rinfusa.
-Posso entrareeee?
-Scusa, ma chi sei?
-Voglio entrare!
-Ma perchè? Che vuoi da me?
-Papà ha detto che hai un Pokémon blu!
-Ah, vuoi vedere Gus...
-Si! Lo voglio analizzare con il Pokédex!
-Hai un Pokédex? Ma... chi te l'ha dato? Sei ancora piccola per averne uno...
-Il mio papà! Voglio vedere il Pokémon!
-Torna più tardi, adesso no.
Ma la bimba non volle sentire ragioni e sgattaiolò senza consenso nella stanza. Non si accorse dello zaino sul pavimento, inciampò, facendo cadere tutto il contenuto sul pavimento, compresa la protesi che rotolò qualche metro più avanti. Cominciò a cercare ovunque, quando poi lo ritrovò in dormiveglia ancora sul letto. Gli puntò il Pokédex contro, avviando una voce meccanica che le spiegava cosa avesse davanti.
 

    "Ditto. Cambia la sua struttura cellulare per assumere molte altre forme. Tuttavia, quando si affida solo alla sua memoria, talvolta dimentica dettagli importanti."

 
-Che beeeeeeeeeeello! Ma perchè qui è rosa e lui è blu?
-Puoi uscire dalla mia camera per favore?
-Il mio colore preferito è il rosa! Deve essere rosa!
Gridò seccata la bambina. Risalì sul letto, cominciando a saltare e gridare.
-Scendi subito da qui!
-Melissa! Che stai facendo! Non devi importunare i clienti! Esci subito!
-Corrado, questo Ditto è blu!
-Non mi interessa! Esci!
Si lasciò cadere sul materasso, schiacciando in parte il povero Gus, rimasto impietrito dalla troppa foga. Il signor Corrado portò via la bimba, chiedendo le sue più profonde scuse, poi chiuse la porta.
-Questa bambina è cresciuta con troppa libertà per i miei gusti... Gus, stai bene?
-Ditt...o.
Lo prese in braccio, cominciando a massaggiare la parte schiacciata dalla monellaccia. Solo dopo si accorse che il Pokédex era rimasto nacosto sotto un lembo di lenzuolo. Peeta lo prese e cominciò ad analizzare ogni sua parte.
-Il professore me ne diede uno poco prima del mio... incidente. Voleva che cominciassi a capirne il funzionamento. Era una figata. Però non ricordo di averlo restituito... chissà dove l'ho nascosto.
Appoggiò Gus sul comodino, per poi stiracchiarsi per bene sul materasso. Gus, incuriosito, si avvicinò allo strano marchingegno. Lo prese tra le sue zampe mollicce, lo toccò scupolosamente. Qualcosa andò storto. Senza volerlo, una piccola sporgenza del suo corpo si intrufolò in un piccolo condotto interno, toccando alcune parti elettroniche. La scossa, seppur non elevata, lo fece sobbalzare. La troppa acqua nel suo corpo, aveva amplificato la potenza. Peeta quando lo vide a terra inerme, pensò al peggio. Si lanciò dal letto, prese Gus in braccio, cominciando a cercare qualche segno di vita. Per fortuna sentì pulsazioni su tutto il corpo.
Si trascinò vicino al letto e con fatica, ci mise sopra il Pokémon. Si rialzò appoggiandosi al materasso, trascinandosi verso la porta. Giaceva ancora a terra lo zaino preso a calci dalla piccola Melissa. Tirò fuori da esso una borraccia quasi vuota. Tamponò Gus con un fazzoletto imbevuto e, lentamente, rinvenì. Gli occhi di Peeta, seppur pieni di lacrime, ripresero a sorridere, mentre Gus gli avvicinò la zampina per asciugarglieli. Il corpo riprese tono, ma qualcosa non andava. Era come tremolante, in continua agitazione, quando poi cominciò a singhiozzare.
Ad ogni singhiozzo, si trasformava in un nuovo Pokémon, spesso sconosciuto ad entrambi.
-Hic!
E diventò una grossa mucca bianca.
-Hic!
E diventò una lontra blu con una conchiglia sulla pancia.
-Hic!
E avvenne il disastro... era appena diventato un'enorme balena. Peeta fu schiacciato contro il muro e sarebbe morto soffocato se pochi secondi dopo, non fosse intercorso un nuovo singhiozzo. Gus sembrava trasformarsi ininterrottamente senza volerlo e nessuno dei due riusciva a capire come terminare questa infinita tortura. Una secchiata d'acqua gelata cadde su Gus e i singhiozzi terminarono. Alle sue spalle, il signor Corrado.
-Vedo che avete fatto alcuni cambiamenti nella disposizione dei mobili.
-Ci scusi! È stato un incidente! Non volevamo causarle tutti questi problemi!
-Vi credo che si tratta di un incidente, non vi preoccupate.
-Grazie! Ve ne siamo infinitamente grati!
-Anche io, quando avrete finito di pagare tutti i mobili danneggiati.
Peeta e Gus sbiancarono bruscamente.
-Devo... pagare i danni?
-Cosa credeva? Che la facevo andare via con un sorriso stampato in faccia?
Sghignazzò ironicamente, poi chiuse violentemente la porta che però, ricadde alle sue spalle. Pochi secondi dopo, fece capolino il visino della bimba assatanata. Entrò in stanza saltellando allegramente.
-Avete visto il mio Pokédex per caso? Papà ha detto che non lo devo perdere!
Peeta continuò a guardarla a bocca aperta, non riusciva a parlare per lo shock.
-Oh! Eccolo! Ciaoooo!
Uscì nuovamente dalla stanza, canticchiando parole a caso.
-Gus... non ho i soldi per pagare tutto questo!
Sbarrò gli occhi, come se un'idea lampo fosse passata davanti a lui, sussurrò il piano al Pokémon, mentre Gus fece un piccolo sorriso malefico. Aprirono la finestra mentre la pastella blu prese la forma di un Dragonite. Peeta allungò il braccio per afferrare lo zaino, scese dal letto saltellando sul piede e gli si aggrappò fortemente al collo, per poi volare fuori dalla finestra. Dopo circa mezz'ora di volo, gli occhi di Peeta si bloccarono nuovamente, ma questa volta non si trattava di un'idea, ma di un mancato ricordo appena ripescato.
-Ho lasciato la protesi in stanza.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Come aveva potuto dimenticarla? Peeta non poteva in alcun modo continuare il viaggio senza la sua gamba, seppur finta. Anche se rotta, avrebbe potuto aggiustarla. Tornare indietro era un suicidio, ma andare a Firrione gli avrebbe dato qualche possibilità.
Gli antichi la soprannominarono la città della scelta, offriva qualunque cosa, bisognava soltanto scegliere. Ma al momento Peeta non era interessato alle graziose offerte della città, ma all'officina ortopedica più importante della regione di Anteth. Gus atterrò nella zona sud, meno popolata rispetto al resto della città. Non gli fu difficile nascondersi tra la folla. La paura di trovarsi davanti Corrado, Antonio o peggio, Melissa, era tanta. Gus continuò a fargli da gamba fino all'officina ortopedica. L'ultima volta che si presentò lì, aveva 10 anni, poco dopo l'incidente.
Trovare la struttura non gli fu difficile, anche se erano passati tanti anni, ricordava ancora la strada. Non era cambiata per nulla: la recinzione era composta da piccoli paletti in cemento, legati l'uno dall'altro da resistenti catene. Era facilmente scavalcabile anche da uno come Peeta, ma l'entrata vera e propria era rappresentata da un enorme cancello, con sinuosi disegni in ferro battuto. Il tutto era assolutamente senza senso, perchè fare una scarsa recinzione e un cancello così imponente?
L'esterno della struttura era circondato da un verde e rigoglioso prato, diviso solo da una stradina in ciottoli che conduceva verso l'entrata. Quei sassolini rotondi e levigati, diedero non pochi problemi al piccolo Gus. La sua pelle molliccia inglobava ogni pretuberanza del pavimento, provando fastidio e dolore, un po' come quando camminiamo a piedi scalzi sopra i mattoncini Lego. Spinse una porta a vetri per ritrovarsi in una lussuosa reception con numerosi quadri nobiliari appesi alle pareti.
-Desidera?
-Salve! Vorrei prenotare una protesi, con chi posso parlare?
-Protesi di che tipo? Mani, piedi, arti?
-Gamba sinistra.
L'infermiere lo fece accomodare in una delle tante sale che si affacciavano su un unico corridoio. La stanza era la classica sala da visita, con la barella ricoperta da una striscia di carta. Peeta salì sul lettino, aiutandosi con una scaletta. Poco dopo, entrò un uomo robusto, alto, con dei sottili baffetti sopra le labbra. I capelli erano grigi e lunghi, formando un accenno di coda. Indossava un bianco camice e una collana d'oro massiccio.
-Salve! Sono il dottor Broom. Mi hanno detto che le serve una protesi completa per la gamba. Posso vedere quella attuale?
-A dire il vero al momento non...
Non riuscì a terminare la frase che Gus spuntò dalla manica del pantalone, regalando il suo sottile sorriso al dottore.
-Ehm... da come vede, ho una protesi... particolare. Quella precedente si è rotta e il mio Ditto sta tamponando la situazione. Ma non voglio sfruttarlo in questo modo, perciò sono venuto ad acquistarne una nuova.
Broom si aggrottò il mento.
-Capisco. Però deve anche sapere che una protesi ha un determinato costo, riuscirebbe a sostenerlo?
-Mi faccia un esempio.
-Dipende da ciò che prende, ma essendo una protesi di un intero arto, il costo potrebbe aggirarsi sui 1000.
Il volto di Peeta impallidì.
-Fino a quanto sarebbe disposto a spendere?
Il ragazzo, imbarazzato, tirò fuori dallo zaino il portafoglio e cominciò a contare.
-Se i conti non sono errati... ho 395 dollari e 28 cent. Ho la possibilità di prenderne una a poco prezzo?
-Fuori.
-Ma...
-Fuori!
Gus, spaventato, si rintanò dentro il pantalone. Ma bastò qualche carezza per convincerlo a ritrasformarsi in una gamba.
Sconcertati e umiliati, uscirono dalla struttura. Alcune lacrime si schiantarono sul marciapiede.
-Scusami Gus... scusami. Si è rotta per colpa mia e adesso... non potrò più continuare il mio viaggio con te. Scusami.
La gamba sinistra cominciò ad andare avanti sola e Peeta fu costretto a seguirla. Si avvicinarono ad una panchina, Peeta non se lo fece dire due volte e si sedette, mentre Gus usciva dal proprio nascondiglio per abbracciare il proprio allenatore. Poco dopo videro l'infermiere correre a perdifiato verso di loro. Teneva un sacchetto abbastanza pesante.
-Per fortuna vi ho raggiunti!
-Con una gamba sola, non potevo andare lontano...
-Dovresti correggerti, due gambe!
Infilò il braccio dentro il sacchetto, tirando fuori una scintillante protesi.
-Non è nuova, ma una paziente tempo fa ha passato i suoi ultimi giorni di vita qui e... indossava questa. I parenti hanno infine deciso di darla in beneficenza a chiunque ne avesse avuto bisogno. Provala, dovrebbe andarti bene. Al massimo, si può sempre fare qualche modifica per renderla adatta a te! E ti assicuro che il costo rientra nel tuo badget.
Dopo averla attaccata saldamente, si rimise in piedi, notando di non avere squilibri di altezza. Era perfetta. Notò un nome inciso su un lato del ginocchio.
-Virgi?
-Era il nome della paziente. Visto che è della tua taglia, puoi tenerla senza problemi. Al resto ci penso io, puoi andare!
-Davvero mi fai un regalo così? Grazie mille! Scusa, come ti chiami?
-Gabriel. Prenditi cura di quella gamba, è molto importante per me.
-La tratterò come se fosse di un mio parente caro!
Gabriel fece scorrere una leggera lacrima sulle guance scure, che si appoggiò sulle labbra carnose e sorridenti. Si voltò, poi si avviò per ritornare al lavoro.
-Allora, adesso posso finalmente mettere in atto la mia promessa. Salta in spalla Gus! La nostra avventura ricomincia!
-Diiiiiiiiiiiiii!
-Ehm... dove andiamo? Dobbiamo sbrigarci, prima che qualcuno possa riconoscerci. Non voglio né tornare a casa e né pagare quei dannati mobili. Guarda! Lì c'è un punto informazioni! Speriamo ci diano qualche idea.
Dal lato opposto della strada, sul marciapiede sorgeva un piccolo chioschetto in legno, con accanto una "i" in caratteri cubitali, che indicava un punto informativo per i turisti. All'interno vi era una ragazza molto truccata e curata in tutti i dettagli, che schiacciava un pisolino sulla sedia. Non appena Peeta sbirciò dalla finestrella, la ragazza si svegliò di colpo, risaltando per l'effetto sorpresa. Si aggiustò velocemente una ciocca caduta sul viso, per poi ingrandire il sorriso a più non posso.
-Ciao! Benvenuto a Firrione! Come posso aiutarti, viaggiatore?
-Sono arrivato pochi giorni fa e adesso dovrei ripartire, però volevo chiedere consiglio sulla prossima meta.
-Bene! Da dove vieni intanto?
-Dal sud di Anteth.
-Ah! Perciò non venite da così lontano! Se venite dal sud, potreste avere due scelte: o andare alla stazione e prendere il treno che vi porta al nord, oppure andare al porto, in questo periodo il traghetto per l'isola di Poppi è scontato.
-Cosa ha di particolare questo posto?
-Viene chiamata "l'isola delle belle donne", il divertimento è assicurato e ad ogni ora le discoteche sono aperte.
-Mmmm, non so. Vorrei pensarci un po' su. Tu che dici Gus?
 
UN'ORA DOPO
Un enorme Salamence atterrò sulla piazza di Firrione. Susan fece capolino da dietro l'enorme ala del Pokémon. Si aggiustò i capelli, legandoseli con un lungo nastro verde smeraldo, poi richiamò nella Pokéball Envy. Conosceva bene quella città, era stata la sua prima meta quando iniziò la sua avventura, ma lo era un po' per tutti i ragazzini dei paesi vicini.
Girò per tutti i negozi della città, mostrando una foto di Peeta a chiunque riuscisse a fermare, ma nessuno riteneva di averlo visto. Sfinita, si sedette sulla panchina del Parco Archimoia. Appoggiò la foto accanto a se, comincindo a sorseggiare una bibita rinfrescante acquistata qualche isolato prima. Il sole era caldo, ma una lieve brezza le portò sollievo, alzando qualche ciocca ormai fuori posto.
-Il dormiglione con Ditto!
Una vocina squillante e sottile la prese di sorpresa. Una bambina osservava contenta la foto di Peeta.
-Come scusa?
-C'è il dormiglione! Voglio abbracciare di nuovo il Pokémon blu!
-Hai visto Peeta e Gus?? Dove li hai visti!
La scrollò energicamente, dimenticando di avere una bambina tra le mani. La piccola emise alcuni versi di disapprovazione e proprio quando stava per piangere, un uomo si avvicinò in tutta fretta, allontanando Susan con uno spintone.
-Ma è matta o cosa? Come si permette di trattare così mia figlia!
Senza dare ulteriori spiegazioni, afferrò la foto e gliela scrollò davanti ai suoi occhi.
-HA MAI VISTO QUESTA PERSONA??
-Ma che... ehi ma... è quello dei mobili! Certo che lo conosco! È un tuo amico?
-Si! Lo sto cercando ovunque ma non lo riesco a trovare! Deve aiutarmi!
Un sorriso malefico solcò il suo viso.
-Più che aiutare te, sarai tu ad aiutare noi.
-Che significa?
-Dai tempo al tempo mia cara. Devo solo chiamare un amico, sono sicuro che ovunque sia, a breve sarà qui.
-Grazie mille! Spero possiate aiutarmi!
La piccola cominciò a tirarle il laccetto dello zaino, chiedendo attenzioni.
-Signora! Signora! Anche tu hai Pokémon blu?
-Si, ho un Salamance, si chiama Envy. Tu come ti chiami?
-Io sono Melissaaaaaaa! Adesso viene Corrado e potremo aggiustare la stanza!
-Non capisco...
-Peeta ha rotto la stanza e se ne è andato senza pagare! Adesso sei arrivata tu e possiamo aggiustare la stanza!
-Cosa ha fatto Peeta?? E cosa centro io? No, ci deve essere stato un malinteso!
Preoccupata per il peso del suo portafoglio, un'idea le lampeggiò in testa.
-Allora piccola, ti va di fare un giochino? Però dobbiamo farlo prima che torna il tuo papà o non ne avremo il tempo. Ci stai?
-SIIIIIIIIIIIIIII!
-Piano! Non gridare o potrebbe tornare... hai mai giocato a nascondino?
-Mi piace tantissimo giocare a nascondino! Posso contare io?
-Certo! Allora, facciamo che tu conti fino a 100 e io mi nascondo! Cominciamo!
Melissa nascose la testolina tra le braccia e, appoggiata alla panchina, cominciò a contare. Susan si accertò che il padre stesse continuando a parlare al telefono, poi, voltandosi più volte verso di lui, cominciò a correre, nascondendosi dietro ad un bagno mobile. Richiamò Envy che, appena fuori, agitò maestoso le ali, dando una calorosa leccatina al viso della sua allenatrice. Susan gli saltò in spalla, mentre Envy si affrettò a prendere il volo. La ragazza  osservò soddisfatta l'omaccione che imprecava contro di lei.
-Guarda in che guai mi mette... Quel ragazzo è un idiota. Ma almeno sappiamo che è passato da qui e sicuramente è scappato via, visto il danno che ha fatto. Che sia passato da Monica?
Atterrarono accanto al chiosco di legno che stanziava sul marciapiede. Monica, la ragazza che vi lavorava, passava un particolare smalto azzurrino sulle unghia delle mani.
-Monica! Quanto tempo!
-Oh tesoro! Quanto tempo veramente! Non ci vediamo da... L'avete ritrovata? Se ne è saputo qualcosa?
-No... Ma sono passati più di 10 anni e legalmente, mia madre è morta. Ma io non ci credo, sarà da qualche parte a farsi beffe di noi, forse in qualche isola sperduta. A proposito di persone scomparse, hai visto questo ragazzo?
-Mmm, si, è passato da qui per chiedere qualche consiglio.
-Quanto tempo fa??
-Non saprei con precisione, ma credo che sia passata un'oretta, o più. Gli avevo consigliato di prendere il treno per andare a nord oppure di fare visita all'isola di Poppi. Era indeciso e se n'è andato senza fare alcuna prenotazione. Però sia alla stazione che al porto c'è la biglietteria. Perchè ti interessa?
-Perchè è scappato di casa e non è in grado di cavarsela da solo.
-Non è in grado o credi che non lo sia?
-Secondo me, non ne è in grado e potrebbe ritrovarsi in seri pericoli.
-Dato che lo conosci, dove potrebbe essere andato?
-Al nord, non ne ho dubbi. Sarà un mezzo idiota, ma non è il tipo da frequentare mete a luci rosse. Lo conosco da troppo tempo. I treni per il nord ogni quanto partono?
-Ogni quarto d'ora. Sono molto frequentate quelle linee. Se è partito un'ora fa... dovrebbe essere già arrivato a Colleferro.
-Non sono mai stata da quelle parti, ne approfitterò.
-Se ti sbrighi, puoi prendere il treno che parte tra meno di 10 minuti.
-Si, meglio, non voglio affaticare Envy.
-Fammi sapere come è finita!
-Non mancherò! E grazie!
 
 
A POCHI KM DA LI', IN MEZZO AL MARE
-Abbiamo fatto benissimo a venire qui! Non ho mai visto tante ragazze quasi nude in vita mia! Da qui non me ne vado più! Gus, concordi?
-Duiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Era una piccola isola, quella di Poppi. Le case minute e basse ricoprivano gran parte della sua superficie, ad eccezione della costa e del Parco, quest'ultimo al centro dell'isola. La crescita urbana aveva dato alla cittadina una struttura radiale, somigliante ad una ragnatela, con al centro il Parco. Era stato pensato per direzionare la popolazione a frequentare un posto salubre e tranquillo, ma, col passare degli anni, divenne il fulcro del divertimento: sfilate su passerella, concerti, discoteche all'aperto, sagre della birra. Questi sono solo alcuni degli eventi organizzati giornalmente. I fuochi d'artificio sono una prassi prima della mezza notte, rendendo l'aria impregnata di polvere da sparo per l'intera giornata. Peeta osservava qualunque cosa gli capitasse sotto gli occhi, partecipando a qualunque evento, mentre Gus, un po' disinteressato, rimaneva a sonnecchiare nello zaino.
Ogni evento veniva trascritto sul tabellone digitale posto nel municipio della città. Gli orari erano incatenati tra loro, in modo da consentire di parteciparvi a tutti.
L'enorme orologio del municipio scoccò per la seconda volta le 11, il cielo era scarico di stelle e le vie illuminate diedero il via alla "notte giovane".
Peeta era già lì, davanti al tabellone, indeciso se partecipare all'evento o darsi una nottata di relax. Gus ascoltava i suoi dilemmi comodamente stretto tra le sue braccia.
-Stiamo massimo un'altra ora, il tempo di un drink e ritorniamo in albergo. Questo è il 3° giorno, sono sfinito. Non credevo che divertirsi facesse stancare così tanto.
Si sedettero nel solito bar, il Gran Caffè del Parco, la veranda si affacciava proprio su esso, dando una vista completa del palcoscenico e del cielo. Chiese un Mojito che arrivò tempestivamente pochi minuti dopo, insieme a diversi salatini. Nel tavolo accanto, vi era seduto un uomo dal vestiario elegante, un po' fuori luogo. Giocherellava con un pop corn, passandolo tra le dita. Sembrava scrutare la gente, come se stesse cercando qualcuno.
Gus mangiava di gran gusto, prediligendo le mini pizzette al formaggio. Il bicchiere era ancora mezzo pieno di Mojito, mentre il ghiaccio cominciava a sciogliersi.
Una luce tagliò il velo nero della notte, trasformandosi in una fontana di scintille. I fuochi erano cominciati. Tutti rivolsero lo sguardo al cielo, osservando quello spettacolo meravigliati. Un'ombra passò davanti ai due spettatori, avvicinandosi all'uomo dal vestiario elegante. Peeta lo osservò con non curanza ma, quando un nuovo fuoco esplose nel cielo, la luce si riflettè su un oggetto metallico, attirando la sua attenzione. L'uomo seduto al tavolo, porse una sfera all'altro, che la prese senza alcun commento. La curiosità fece affinare i sensi del ragazzo, recependo le uniche parole da loro dette: "Suicune. Solito prezzo, come in accordo."
L'uomo rispose con un sogghigno, mise la sfera violacea in tasca e andò via. Altro baglio di luce, altro scoppio. L'uomo dal vestiario elegante si alzò per andarsene, tirando alle sue spalle il pop corn che teneva tra le dita. Gus lo vide in tempo: saltò e l'acchiappò con la lingua. Questo movimento repentino, risvegliò il singhiozzo. La velocità di trasformazione prese alla sprovvista il compagno che si ritrovò a terra, colpito da una coda spuntata dal nulla. Il colpo fece cadere il poco Mojito rimasto, insieme a tavolino e sedie circostanti. La trasformazione successiva lo rimpicciolì in un grazioso Emolga, ma sussultò al botto di un nuovo fuoco d'artificio. Gus, per la paura, si fece scappare un fulmine, colpendo un vaso metallico che cadde a terra. Peeta si guardò intorno, sperando che il metodo dell'acqua funzionasse ancora. Questa volta fu uno spritz ghiacciato a bloccare il singhiozzo del Pokémon. Poi, scapparono velocemente, prima che il proprietario li raggiungesse.
Si nascosero in una via stretta e cupa, assolutamente diversa dal resto della città.
Non erano soli. C'era qualcosa nascosto nell'oscurità. Fruscii, passi, respiri. Qualcosa colpì il ragazzo, mandandolo in un profondo ed improvviso sonno.
Peeta si ritrovò in una landa desolata, la nebbia era fitta, non aveva possibilità di orientarsi.
Un grido straziante tagliò l'aria. Aveva già sentito quelle urla, erano le sue. Stava rivivendo il giorno in cui perse la gamba. Cominciò a tremare e, dopo un altro urlo, scappò dalla parte opposta. La nebbia cominciò a diradarsi, si ritrovò nel bel mezzo del bosco. Continuò a correre, saltò un cespuglio, ciò che vide lo pietrificò. Trovò se stesso a terra, Seviper gli addentava la gamba, schizzando sangue ovunque.
Si risvegliò inzuppato di sudore. Una benda fresca gli copriva la fronte. Non riusciva a capire dove fosse. Non aveva mai visto quella stanza e Gus non era in giro. Si rialzò dal letto cigolante, aprì le tende e spiò dalla finestra. Di fronte a se aveva parecchie case, in lontananza, il Parco. Si trovava ancora a Poppi. Ma dov'era Gus?
Sentì chiudere una porta, qualcuno era rientrato in casa. Appena sentì la voce di Gus, Peeta si sentì felice. Uscì dalla stanza, cercando di raggiungere il suo amico. Si ritrovò in una cucina, un ragazzo con un grembiule a fiori, era intento a pelare le patate appena comprate. Gus era accanto a lui, degustava un cannolo al cioccolato.
-Gus!
-Diii!!
-Ho avuto paura quando non ti ho trovato! Ma... dove siamo? E tu chi sei?
-Ciao, piacere, scusa per la tenuta ma, qualcuno dovrà pur cucinare. Mi chiamo Leo. Come ti senti?
-Abbastanza bene. Io mi chiamo Peeta. Ma... cosa è successo?
-Nulla di che, hai solo subito l'attacco di Murtagh. Da come strillavi, doveva essere un incubo terrificante.
-Come fai a sapere che ho avuto un incubo? Chi è Murtagh?
-Fai troppe domande troppo velocemente. Murtagh è ciò che tutti chiamano "Darkrai", è unico nel suo genere. Il Pokédex lo definisce un Pokémon leggendario. Devi sentirti onorato di aver subito il suo attacco Vuototetro. Prima che me lo chiedi: è stato lui a provocarti gli incubi.
-E perchè l'ha fatto??
-Forse perchè ti trovavi vicino casa e pensava fossi una minaccia. Credo che avesse anche la luna storta ieri, forse perchè era un giorno di luna nuova. L'ho comunque rimproverato, appena torna, ti porgerà le sue scuse. Anche perchè questa notte ho dormito sul divano, non ho altri letti oltre a quello.
-Brr che freddo! Ci sono finestre aperte?
-Ah, sarà lui. Fa questo strano effetto, io ormai ci ho fatto l'abitudine. Ehi Murtagh, quando ti decidi a venire?
Un'ombra attaraversò il muro, svelando il misterioso e tenebroso Pokémon. Pochi secondi dopo, un rumore di qualcosa andato in frantumi provenì dalla stanza accanto.
-Oh no! Murtagh! Di nuovo? Quante volte ti ho detto che gli oggetti non passano tra i muri? Arrivo subito...
Murtagh si avvicinò a Peeta, scrutandolo dalla testa ai piedi. Gli svolazzò intorno, cercando ancora di capire se fosse un pericolo. Peeta allungò la mano per accarezzarlo, ma toccò il nulla.
-Dagli estranei non si fa toccare, non si fida facilmente. Prima che ci riuscissi io, ho dovuto aspettare qualche mesetto. E ci sono riuscito perchè so cucinare bene, o starei qui ancora a provare. Comunque, questo doveva essere per te, da parte sua.
Tra le mani teneva alcuni cocci di terracotta decorati e alcune rose gialle.
-Era un vaso fatto a mano, ed era il mio preferito. Spero che almeno le rose siano di tuo gradimento.
-Ehm, si grazie.
-Scusa ma devo continuare a cucinare. Tu sei invitato, non puoi rifiutare. Sei allergico al curry? O a qualcos'altro?
-No, non ho problemi alimentari e nemmeno Gus. Posso farti una domanda?
-Spara.
-Se Murtagh non si faceva avvicinare da nessuno, come hai fatto a farlo affezionare a te? Col cibo? Non scappava?
-Non l'ho convinto a restare, ha una sua Pokéball. Gli ho solo fatto capire che poteva fidarsi di me. Per fortuna ho l'abilitazione da allenatore o non avrei potuto tenerlo.
-Non lo hai catturato tu?
-No, l'ho vinto ad una partita a poker. Il suo allenatore precedente era un poppante figlio di papà. Gli era stato donato e non capiva l'importanza di ciò che teneva, o non lo avrebbe mai usato per una partita di carte. Era uno di quelli che usa i Pokémon per sfruttarli nelle lotte, senza dargli un minimo di affetto. Sono felice di aver vinto e credo che lo sia anche Murtagh.
-Posso vedere la Pokéball?
-Si certo, è da qualche parte nella mia stanza. Non lo faccio rientrare mai, preferisco averlo accanto. E comunque, è una Pokéball strana, una di quelle professionali, chi lo sa.
Gus saltò in braccio al ragazzo, poi cercarono insieme la particolare sfera. Era sotto a diversi vestiti ammucchiati in un angolo. La sfera era per metà bianca e per l'altra viola,  sopra vi era stampata una "M" e due bolli rossi ai lati della lettera.
-Questa è la stessa che ho visto ieri sera. Però... chi è Suicune?
-Suicune è un Pokémon leggendario, perchè?
-Aaaargh! Mi hai fatto paura! Non eri a cucinare?
-È tutto in  forno, ci vorrà ancora un po'. Ma cosa centra Suicune con quella Pokéball?
-Ieri sera, prima di arrivare qui, ero al Parco a prendere un drink. Ho visto due uomini scambiarsi una di queste e uno di loro ha detto "Suicune. Solito prezzo come in accordo".
-Secondo me sei stato testimone di un acquisto di contrabbando. Dentro quella sfera c'era Suicune come in questa c'era Darkrai. Dato che quel ragazzino era pieno di quattrini, è molto probabile che si facciano pagare bene.
-Ma come fai a catturare un Pokémon leggendario? Non ho mai sentito che una Ball avesse una forza simile!
-Ma infatti ciò che hai in mano è una Ball che non avevo mai visto prima. Credo sia stata studiata per questo. È da un po' di tempo che succede qualcosa di strano. Anno dopo anno gli avvistamenti di alcuni leggendari cessano del tutto. Puf! Scomparsi nel nulla. Almeno so il perché. Adesso è toccato a Suicune... si faceva notare spesso nella zona delle Cascate Shonash.
-Le Cascate... allora era lui! L'ho visto quando sono stato là! Sembrava scappasse da qualcosa... poi ho sentito un urlo e... mi son rotto la protesi.
-Si, l'ho notata quando ti ho portato in casa. Spero di non essere scortese... come è successo?
-Preferisco non parlarne... però, adesso che ci penso, anche quella volta, avevo sentito un urlo... Sei informato sulle zone frequentate dai leggendari?
-Dopo che ho conosciuto Murtagh, ho fatto qualche ricerca, perchè?
-Vorrei sapere se ce n'è qualcuno nella zona di Casalino.
-Mmm... Casalino... Casalino... è quella cittadina a sud di Anteth, giusto? Da quelle parti ci sono stati alcuni avvistamenti di Jirachi e di Shaymin. Jirachi sembra farsi vedere un po' ovunque, non ha una zona fissa, di Shaymin invece non si hanno notizie da tempo.
-Quanti anni??
-Una decina credo.
-È bianco e verde con dei fiori sulla testa??
-Si, perché?
-Perchè quando lo hanno catturato, io ero lì.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Peeta e Gus hanno passato gli ultimi giorni a divertirsi sull'isola di Poppi, facendo la conoscenza di Murtagh e Leo, scoprendo inoltre l'identità della presenza misteriosa alle cascate Shonash.
Mentre loro contemplano sul da farsi, Susan li cerca per tutta Anteth, disperata. Convinta sulla scelta del ragazzo, ha esaminato le uniche due città attraversate dal treno nel nord.
La città di Colleferro, nella vicina regione di Dolan, risultò infruttuosa, perciò si sentì costretta a proseguire arrivando ad Hinto, la città del nord. Susan era passata più volte da lì, conosceva bene la zona. Una città "in", ricca di negozi e centri di bellezza, una meta più per la gente famosa che per i giovani allenatori.
Appena Susan scese dal treno, notò un Pokémon molto particolare: un piccolo cucciolo grigio, dai grossi occhioni e una morbida coda: un eevee cromatico.
Aveva un guinzaglio sottile e dorato, mentre il collare sfarzoso mostrava alcuni brillanti incastonati. La ragazza non aveva mai visto un eevee così bello con una colorazione tale, voleva a tutti i costi conoscere qualcosa in più su di lui. Con la scusa di donare un biscottino al Pokémon, cominciò a fare qualche domanda alla sua allenatrice, probabilmente alle prime armi, vista la giovane età.
-Ciao! Questo Eevee è veramente particolare! Complimenti!
-Grazie, è solo merito mio, mangia il miglior cibo Pokémon della regione e lo spazzolo 6 volte al giorno.
-Ma... lo alleni oppure lo spazzoli soltanto?
-Certo! Ha una palestra tutta sua!
-Lo alleni in palestra?
-Certo! Non posso mica rischiare che si sporchi o che si rovini il pelo! Sai, è molto delicato.
-Capisco... dove lo hai catturato? Sai, per curiosità. Mi piacerebbe trovarne uno simile al tuo.
-Oh, sai, questo è un Eevee di allevamento. Non potrai mai trovarne uno selvatico bello quanto il mio! Ma se proprio vuoi, ti posso dare l'indirizzo dell'allevatore, ma ti anticipo che si fa pagare bene. E da ciò che noto in te, non sei in possesso di tale denaro!
-Come scusa?
-Ma lo si vede lontano un miglio! Sei vestita di stracci! E poi, è un miracolo che Eevee abbia mangiato quel biscottino! Non te lo ha sputato in faccia solo perchè è ben educato.
-Dato che ti reputi meglio di me, che ne dici di batterci in una lotta? Dovresti vincere facilmente, giusto?
-Accetto soltanto perché è ancora presto per il mio treno.
Slacciò il guinzaglio al piccolo Pokémon, mandandolo in campo. Susan tirò fuori dalla tasca la Pokéball, lanciandola per aria.
-Saphira, scelgo te!
Un raggio di luce uscì dalla sfera, liberando un nobilissimo Empoleon. Saphira urlò il suo grido di battaglia, aprendo le ali per aumentare la sua grandezza, intimidendo il piccolo Eevee.
-Saphira, usa Idropompa, ma vacci leggero, ok?
-Pooooooooooleon!
Direzionò lo schizzo d'acqua contro l'avversario, che però, si diede alla fuga solo alla vista dell'acqua.
-Nooo! Che fai! Vai subito ad attaccare! Stupido Pokémon!
Ma Eevee non ne voleva sapere, rimanendo nascosto dietro le esili gambe dell'allenatrice.
-Lo hai viziato troppo, non è in grado né di difendersi, né di difendere te. Se stai partendo per iniziare la tua vita da allenatrice, te lo sconsiglio. Potreste farvi male se incontraste un Pokémon selvatico.
-Non sono affari tuoi!
-Auguri allora. Ah, prima che te ne vada... hai per caso visto un ragazzo con un Ditto blu?
-Se cerchi Pokémon con la colorazione cromatica, qui ne troverai a bizzeffe!
-Aspetta! Lo hai visto o no?
-E cosa ne so! Non mi metto a guardare le facce di voi poveri pezzenti! Addio!
-Addio! Ma guarda questa qua... credevo di averle viste tutte, ma a quanto pare non c'è mai fine al peggio! Andiamo Saphira, Hinto è il capolinea, Peeta deve essere per forza qua. Sperando che non se ne sia andato... muoviamoci!
Conosceva bene la città di Hinto, oltre ad esserci passata per la carriera di allenatrice, vi era stata anche come abitante, insieme alla madre. Aveva 6 anni allora, e, nonostante il tempo, i ricordi di quel periodo li teneva custoditi nella mente, per non dimenticare il volto della madre.
Susan non aveva ricordi sulla sua città natia, sapeva soltanto che partirono per andare ad abitare ad Hinto, per circa un anno. Poco prima del trasferimento a Casalino, le fu regalato un Wartortle, da un uomo misterioso. Decise di chiamare il Pokémon Gale e di prendersene cura per il resto dei suoi giorni.
Ma la città che ricordava non era più come un tempo. Essendo una meta per i VIP, è in continua evoluzione: si smantellano le vecchie costruzioni per crearne di nuove e lussuose. Solo la borgata è rimasta intoccata. Si respirava la stessa aria dei tempi della fanciullezza, i ricordi riaffiorarono come un mare in tempesta. Era come se il tempo si fosse fermato, riusciva perfino a sentire le voci dei bambini, piene di allegria.
-Mamma! Mamma!
-Che c'è, tesoro?
-Chi è quello?
-Quello è un allenatore di Pokémon.
-Cosa fa un allenatore di Pokémon?
-Si prende cura dei suoi compagni di viaggio, li alleva e li allena. Vuoi vedere più da vicino?
Non ebbe il tempo di finire la frase che la piccola volò verso quella, ai suoi occhi, strana persona. Dava da mangiare ad un fiammante Charmeleon, quando la bimba cominciò a giocare con la coda.
-Susan! Attenta!
Non riuscì a fermarla e, quando Charmeleon si girò verso di lei, era furioso. Susan cadde a terra, presa alla spovvista dalla reazione, piangente. L'allenatore riuscì a salvare la situazione riportando il Pokémon nella sfera.
-Mi scusi! Mi è scappata dalle mani! Mi scusi!
-Non si preoccupi, per fortuna me ne sono accorto subito. I Charmeleon sono abbastanza suscettibili, soprattutto quando mangiano.
Si accovacciò per avvicinarsi meglio alla bambina.
-Sei veramente una bimba curiosa. Ti piacciono i Pokémon?
Si asciugò le poche lacrime, poi assentì con un dolce sorriso. Il ragazzo fece uscire Popplio, regalandole un piccolo spettacolo di bolle tutto per lei. Susan ne rimase meravigliata e fu proprio quell'episodio a farle capire cosa voleva diventare.
-Voglio diventare un Pokémon!
-Vuoi diventare un Pokémon? E perchè?
-Perchè... voglio fare le bolle!
Tornarono a casa e, mentre Susan correva per il corridoio, Julia la prese per l'orecchio.
-Basta giocare, adesso calmati, devo dirti una cosa. Per motivi di lavoro, dovremmo trasferirci in una nuova e bella città!
-Nooo! Di nuovo? Ma... ma... a me piace questa casa!
-Anche a me tesoro, ma dobbiamo andare a Casalino, la mamma deve fare alcune cose molto importanti. Prima ho parlato con tuo p... con una persona. Ti ha regalato questo.
Aprì la mano socchiusa, rivelando una scintillante Pokéball. Gli occhi della bimba brillarono al sol vederlo, facendole dimenticare del trasloco. Uscì velocemente in giardino e, dopo aver ascoltato le istruzioni della madre, lanciò la sfera in aria, evocando il Pokémon: un fiero Wartortle le fece un inchino. Susan gridò di felicità, lanciandosi su esso e aggrappandosi al collo. Sembrava che niente potesse rovinare la sua vita, piena di giochi, affetti e ingenuità.
Ma quando raggiunsero la nuova casa, 10 giorni dopo, Julia scomparve, senza averne più traccia.
Ora era lì, ad accarezzare il metallo arrugginito del cancello che ai tempi era suo. Il giardino incolto, la casa decadente, era disabitata da molti anni ormai. Ogni volta che passava da quella città, si trovava in dovere di salutare la propria casa, come un caro va a salutare un parente deceduto. Ma, nel contempo, sperava di vedere la porta aprirsi, per poi spuntare il viso felice di sua madre, salutarla come se non fosse successo nulla. Erano passati due decenni e, per legge, Julia Caraway fu dichiarata deceduta.
-Mamma, dove sei? Fatti vedere... perchè alla balla che tu sia morta, non ci credo.
Sorpassò il cancello e, con le lacrime che le scendevano sul viso, lasciò un mazzo di rose bianche sul portico. Mandò un bacio al cielo e andò via, senza più voltarsi indietro.
Ritornò nello splendore della città, cercando di ritrovare l'amico in fuga. Ma più camminava e più notava qualcosa di strano nei Pokémon locali: la maggior parte erano cromatici. Era una novità dato che pochi anni prima non ve ne era nemmeno uno. La curiosità la spinse a chiedere ai vari allenatori: tutti le indicavano l'allevamento Snow.
Non essendo lontano da dov'era, decise di fargli una visita, sperando sempre che Peeta si fosse fatto prendere anch'esso dalla curiosità. E poi, Gus, è un Pokémon cromatico. Partì decisa, ormai sentiva di averlo in trappola, lo aveva trovato.
L'allevamento era poco lontano dalla città, in piena campagna. Il terreno era totalmente recintato e, al centro, vi era una casetta affiancata ad un grande capannone. La cosa strana era che sembrava del tutto disabitato. Non vi erano clienti o Pokémon, nessuno. Susan entrò comunque, dopotutto il cancello era aperto. Non appena suonò il campanello, la porta si aprì, la accolse un uomo in pigiama.
-Cosa vuole?
-Si trova qui l'allevamente Snow?
-Si, ma siamo chiusi.
-Quando posso tornare?
-Non apriamo più, per problemi tecnici, siamo impossibilitati nel vendere altri Pokémon. Adesso mi scusi, ma vorrei continuare a dormire.
Chiuse la porta, senza darsi troppi problemi. La ragazza si sentì delusa, Peeta non era nemmeno lì. Più il tempo passava e più aveva paura di non ritrovarlo più. Proprio quando stava per lasciare la proprietà, un ragazzo le si avvicinò.
-Sei una di quelle rimaste a bocca asciutta vedo.
-Si, non ho trovato ciò che cercavo. Che poi mi chiedo, come può un allevamento di Pokémon cromatici, chiudere così?
-Te lo spiego io, hanno perso il Pokémon fattrice.
-E cosa è?
-In pratica facevano accoppiare qualsiasi Pokémon con esso, un Ditto cromatico. Poi, un giorno, è scomparso dal nulla, non sappiamo se lo hanno rapito o è scappato.
-Un Ditto... cromatico?!?
-Si, e secondo me è scappato. Era una forma di tortura. Ogni giorno doveva accoppiarsi con un nuovo Pokémon per poi deporre l'uovo. Mai un contatto umano o una carezza, aveva paura di tutto e di tutti. Se non fosse scomparso, mi sarei comunque licenziato per poi denunciarlo per maltrattamento di Pokémon.
-Grazie dell'informazione! Devo andare, ciao!
Quando il ragazzo fu abbastanza lontano, Susan ripensò alle sue parole.
-Gus, adesso so chi sei.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Soggiornare a Poppi era stata un'esperienza piena di sorprese e ricca di curve femminili, ma era arrivato il momento di riprendere gli zaini in spalla e continuare la propria avventura. Leo e Peeta si salutarono con un caloroso abbraccio, ripromettendosi di rivedersi un giorno. Murtagh rimase distante, continuando ad osservare le mosse degli intrusi.
Il viaggio verso la terra ferma fu abbastanza burrascoso, il vento forte creava onde fastidiose, facendo ondeggiare il traghetto violentemente. Ma non era solo l'imbarcazione ad ondeggiare, lo stomaco dei passeggeri era continuamente sotto sopra, obbligati a tenere a portata di mano il sacchetto per l'eventuale rigetto.
Ad un certo punto, qualcosa colpì violentemente la poppa, i viaggiatori gridarono per la paura. Un altro botto. Più potente del precedente. Peeta uscì fuori per controllare cosa stesse accadendo. Un enorme e possente Gyarados stava attaccando la nave, senza un valido motivo, colpendola con la sua lunga coda e prendendo a morsi tutto ciò che gli capitava a tiro. Peeta stava per mandare Gus all'attacco, ma fu preceduto da un altro allenatore, pronto e deciso. Prese la sua Pokéball scintillante e la lanciò verso il cielo, liberando un elegantissimo Dragonair. Gli bastò un cenno per farsi capire dal suo compagno, che, con raffinatezza, scagliò un potente Tuononda sull'avversario. Gyarados si paralizzò all'istante e prima che se ne potesse accorgere, fu risucchiato dalla Pokéball, senza poterne più uscire.
Peeta rimase meravigliato dalla bravura di entrambi, rimase ad osservarlo mentre spazzolava il morbido manto del Dragonair. Era ciò che voleva diventare e il desiderio di andare a catturare un nuovo Pokémon, si era rafforzato ancora di più.
Un'ora dopo, approdarono al porto di Firrione, ma non poterono soffermarsi a lungo per baciare la terra ferma, dovettero correre verso la stazione. La prossima meta era Colleferro, nella regione di Dolan, al confine con Anteth. Era una delle fermate del treno del nord, come potevano non visitarla?
Peeta corse a perdifiato, mentre Gus rimaneva aggrappato al collo del suo compagno. Non appena entrarono in stazione, una voce proveniente dall'altoparlante annunciò che mancavano solo pochi minuti alla partenza del treno. Riuscirono a prenderlo per un soffio. Il viaggio fu lungo ma non pesò ai due passeggieri: il paesaggio era stupendo. Il treno si addentrava in piccoli boschi, radure, steppe, incrociando piccoli laghetti abitati da alcuni Tympole e Palpitoad che sguazzavano in acqua. Ma non furono gli unici Pokémon: Stantler, Pidgeotto, Tropius, Kecleon, Rattata e tanti altri, vivevano tranquillamente nel loro ambiente naturale, facendo capolino dalla vegetazione. Il treno era l'unico mezzo capace di passare per quelle terre selvagge, come se stesse svolgendo una sorta di tour safari.
E poi, lo sferragliare delle rotaie, il fischio del treno, un complesso di suoni e sensazioni, lo rendevano il miglior mezzo per viaggiare, trasformando il tutto in qualcosa di magico. Ma sembrava che solo Peeta e Gus riuscivano ad afferrare questi piccoli dettagli, era come se tutti gli altri passeggieri non si accorgessero della loro fortuna. Per loro, viaggiare, significava arrivare alla meta e non godersi ogni parte di esso.
Incrociarono un tunnel e, appena fuori, si ritrovarono davanti le enormi montagne innevate che frastagliavano il confine tra le due regioni. Nonostante fosse estate, i ghiacciai perenni coloravano le cime appuntite di un bianco puro, visibile a miglia di distanza.
Gus, appena le vide, cominciò ad urlare di gioia in modo anomalo, sembrava che le montagne gli fossero familiari.
Il treno fece la sua prima fermata: Colleferro, la città mineraria.
Andarono subito in città per visitarla, ma Gus era irrequieto. Non riusciva a restare fermo, osservava freneticamente tutto ciò che lo circondava, quando poi scappò dalle braccia di Peeta. Il ragazzo cercò di inseguirlo, ma lo perse di vista tra la folla in strada. Il tempo sembrava scorrere velocemente, i secondi sembravano ore e il pensiero che Gus se ne fosse andato per sempre, lo tormentava. L'adrenalina salì, il respiro si velocizzò, il cuore pulsava come un treno, la vista gli si offuscò, Peeta dovette appoggiarsi su una panchina per non rischiare di svenire. Gli occhi si erano inzuppati di lacrime, quando poi si sentì strattonare la maglietta. Gus lo incitava a seguirlo ma Peeta si gettò su di lui, tenendolo stretto a sé.
-Dove cavolo vai? Stupido Pokémon! Mi hai fatto spaventare! Credevo... credevo... che fossi scappato! Non andare mai più via in questo modo!
Ma Gus sembrava non dargli ascolto, continuava a tirare a sé la maglietta. Stanco della situazione, si trasformò in un Machamp, lo prese tra le braccia e lo portò via, tra gli sguardi stupiti della gente.
-Gus! Che diamine fai! Ci sono una marea di persone! Mi stai facendo sentire ridicolo... mi spieghi dove mi stai portando? Fammi scendere, ti seguo...
Ditto questa volta obbedì, continuarono a camminare fino ad un piccolo appartamento apparentemente abbandonato.
-E adesso? Perchè mi hai portato qui?
Gus trasformò le zampe in piccole e sottili pinzette, infilandole all'interno di una piccola fessura da dove tirò fuori alcune chiavi. Le infilò nella serratura, aprendo la porta. Una volta dentro, corse su per le scale, lasciando Peeta con sguardo interrogativo.
-È permesso? C'è nessuno? Gus! Non correre!
Salì cautamente le scale, continuando ad assicurarsi che fosse veramente abbandonata. Tutto era ricoperto di polvere e ragnatele: pavimento, corrimano, mobili, lampadari, tutto.
Gus correva da una stanza all'altra, si muoveva con sicurezza, sembrava conoscere la casa perfetamente. Alla fine si rassegnò, tornando singhiozzante. Si ritrasformò nella piccola macchia blu, era così giù di morale da avere una consistenza semi-liquida. Peeta si sedette accanto a lui, accarezzò la sua superficie molliccia e gli porse un croccantino per tirarlo un pò su.
-Piccolo Ditto misterioso e dalla provenienza ignota, puoi spiegarmi adesso che succede? Sei già stato qui immagino. Per caso... è casa tua?
Gus assentì.
-Cercavi forse il tuo allenatore... capisco. Però, sembra che non viva qui da molto tempo ormai...
Pronunciò quelle parole con un tocco di amarezza. Gus, a quanto pare, aveva già un allenatore e sembrava cercarlo a tutti i costi. Anche se il motivo della separazione era sconosciuto, sembrava non trattarsi di un caso di abbandono.
Tutti i suoi sogni di diventare un vero allenatore, di avere Gus accanto a sé per tutta la vita, sembravano dissolversi come un ghiacciolo esposto al sole d'estate. Non voleva dividersi dal suo Pokémon ma, se lo voleva davvero bene, doveva aiutarlo.
-Se questa è stata casa tua, posso chiedere in giro che fine abbia fatto il tuo allenatore. Non ti demoralizzare, ti aiuterò io. Ok piccolo?
Il sottile sorriso stilizzato del Pokémon, ritornò ad essere vivace come sempre e gli occhi, si proprio quelli, si illuminarono come mai prima di allora.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Peeta apprende la verità su Gus: non si trattava di un Pokémon selvatico, ma bensì, aveva già un allenatore e per amor suo non poté negargli il desiderio di tornarnare da lui. Così le ricerche del fantomatico allenatore iniziarono proprio quel pomeriggio. Sfortunatamente, molte delle case dei dintorni erano disabitate e quelle poche in cui le persone vi risiedevano, non avevano mai visto il proprietario della 221B, la casa di Gus.
Il Pokémon riconosceva la città, ma in modo confuso, come se fosse diversa dai suoi ricordi.
Continuavano a gironzolare per Collefero, ma Peeta si accorse che un uomo li stava seguendo ed osservando con fare circospetto. Insospettito, provò a seminarlo ritornando sulla strada principale. Prima che l'inseguitore svoltasse l'angolo, si intrufolarono in un negozio a caso, immedesimandosi in clienti. Al primo impatto, data la presenza di caramelle, Peeta credette di trovarsi in un negozio di dolciumi, poi, analizzando meglio le forme, capì che si trattava di un sexy shop.
Gus lo tirò fuori da lì, rivelando la posizione all'inseguitore. Li raggiunse immediatamente, esso si accovacciò accanto a Gus, tolse gli occhiali da sole tenendoli tra le mani, guardando stupito il Pokémon blu.
-Sei tu? Dimmi, sei tu, Jerry?
Gus, sentendo quel nome, si pietrificò. Continuò ad osservare quel viso, cercando di capire chi fosse quella persona misteriosa. Ma continuava a non ricordare.
-Jerry! Non mi riconosci, vero? Sono Cristopher!
Indietreggiò, spaventato.
-Sono io! Sono solo cresciuto un pò! Jerry...
 Tirò dalla tasca uno strano ciondolo verdastro, alla sua vista, Gus lo prese tra le zampe, scoppiando a piangere.
-Lo sapevo... non potevi mica dimenticarti del ciottolo del lago! L'ho sempre portato con me, non ho mai perso la speranza di rivederti! Per quanto riguarda te, non so chi sia tu ragazzo, ma ti ringrazio per aver riportato Jerry a casa. Chiedimi qualsiasi cosa e verrai ricompensato. Come hai fatto a scoprire che viveva qui?
-Mi sento un pò disorientato... Gus, cioè Jerry, credo, ... è il mio compagno di avventura. Ci siamo trovati qui per caso ed è stato lui a riconoscere la zona! Io nemmeno sapevo avesse un allenatore! Cosa intende fare? Portarmelo via??
-Scusami, credo che tu mi abbia frainteso. Solo a guardarlo, si capisce chiaramente che te ne sei preso cura, capisco che ci tieni a lui ma credimi, la cosa migliore al momento è che stia con John, il suo allenatore.
-Ma...!
-Non ti preoccupare, non sarà per molto. Seguitemi, vi accompagno. La strada è lunga, perciò se hai da pormi domande, fai pure. Ah, mi chiamo Cristopher Paolini e sono un amico di John da tantissimi anni. Ma a Jerry, dove lo hai trovato?
-Io sono Peeta. Girovagava spaventato nella mia cittadina, a Casalino, nel sud di Anteth.
-Cosa? Jerry! Come hai fatto ad arrivare fin lì??
-Ma perchè era solo? Dov'era il suo allenatore?
-Sembra che qualcuno lo ha rapito, ben 26 anni fa.
-26 anni??
-Si, ero ancora un bambino quando giocavo con lui. Lo abbiamo cercato ovunque, ma alla fine sei stato tu a trovarci, giusto piccolo?
-Duiiiiiiiiiiiiii!
Entrarono in un grosso condominio, ma non fecero molta strada. Un ampio androne con un fastoso pavimento in marmo Onice Blue Avion li accoglieva. Cristopher li condusse in un appartamento su piano rialzato. Una volta entrati, capirono subito in che posto si trovavano. Le persone che vi abitavano, erano tutte ed esclusivamente anziane, sedute su divani in morbida pelle o su sedie a rotelle, intenti a guardare la tv. La maggior parte di loro tenevano occhi spenti, rivolti verso il finestrone che dava sul cortile. Una donna dai lunghi capelli perlati, stava affacciata sul balconcino, quando un magnifico Pigeot si appollaiò sulla ferrata, accoccolandosi a lei.
Vi erano numerose stanze, alcune vuote, altre occupate da persone impossibilitate a muoversi. Cristopher si fermò davanti ad una di queste. Un uomo guardava fuori dalla finestra, tenendo le braccia dietro la schiena.
-Ciao John, come ti senti oggi?
-Oh, buongiorno scricciolo. Come sempre, come un vecchio che invecchia sempre più. Questa mattina ha fatto un gran caldo, è stata una bella giornata. Secondo te i medici mi daranno il permesso di farmi una passeggiata?
-Non saprei, sarebbe bello. Ma anche se te lo negassero, oggi è comunque un giorno speciale.
-Che giorno è? Cosa mi son dimenticato? Non è Natale, vero?
-Con questo caldo?
-E tu che ne sai? Tempo fa trascorsi un meraviglioso Natale a mare! Altri tempi scricciolo, altri tempi...
-Sai, oggi qualcuno è venuto a farti visita.
-A me? Chi? Il Capopalestra?
-No, no, qualcuno di più importante.
-No, ti prego, dimmi che mia moglie non è resuscitata...
-Ahahah, non è nemmeno lei. Ehi, piccolo, quando ti decidi a venire?
Gus scese dalle braccia di Peeta e, lentamente si affacciò dalla porta. John, tenendosi aggrappato al bastone della flebo, si voltò lentamente. Quando i loro sguardi si incrociarono, rimasero impietriti, come paralizzati.
-Tu... Jerry, sei davvero tu? O forse, sono appena morto? Cristopher! Ho le alluinazioni, vero?
-No, è tornato in tempo, per te.
Gus rimase temporaneamente confuso dal cambiamente di aspetto del suo allenatore, ma pochi secondi dopo si trasformò in un dolcissimo Espeon, correndogli incontro per poi essere catturato da un affettuosissimo abbraccio. Peeta li lasciò soli, decidendo di prendere una boccata d'aria in cortile.
Si sedette su una vecchia panchina sotto un enorme abete centenario. Cristopher lo raggiunse.
-Posso sedermi?
-Si, accomodati.
-Ti vedo triste, come mai?
-Mi ero affezionato a Gus... o a Jerry, come lo chiamate voi.
-Come ti ho detto poco fa, te lo cederemo volentieri. Ti chiedo solo di aspettare un pò. E poi, non sei curioso di conoscere qualcosa in più su di lui? Jerry è un Ditto molto speciale, io ti consiglio di tornare dentro, John ha sempre voglia di raccontare le sue avventure, ma ormai io le conosco a memoria. Gioverebbe ad entrambi. Hai un posto dove stare?
-Potrei stare anche qui fuori, che allenatore sarei se in ogni città, andrei ad infilarmi in quattro mura?
-È questo lo spirito giusto! Se comunque hai bisogno di qualcosa, questo è il mio numero. Chiamami per qualsiasi cosa. Prova ad ascoltare i miei consigli. Ci vediamo!
Mentre Cristopher si allontanava, il maestoso Pidgeot volò verso Peeta, appoggiandosi sulla sua gamba metallica. Adorava strusciarsi su di lui, cercando in tutti i modi di farsi coccolare. L'anziana signora lo richiamò, sempre affacciata dal balconcino, donandogli un biscottino non appena la raggiunse. Il sole cominciava ad affievolirsi, i primi lumi si accendevano.
-Duii!
-Ehi, piccolo. Che c'è?
-Di!! Diiiiiiiiii!
-Ma che fai? Smettila di tirarmi... dove mi vuoi portare? Ok, ok, ti seguo...
John li aspettava in stanza, mentre frugava tra varie carte e scartofie uscite da chissà dove.
-Oh, eccovi! Ragazzo, non sarai uno di quelli asociali, spero! Ho una voglia di ripescare i miei impolverati ricordi, che non ti immagini! Siediti! Anche tu Jerry, mettetevi comodi!
Le ore passarono, e solo i medici riuscirono a bloccare l'entusiasmo del vecchio che aveva appena riacquistato 20 anni di giovinezza. Gus sembrava quasi dimenticare la presenza di Peeta, addormentandosi tra le braccia di John. Peeta, invece, si addormentò sul prato del cortile, tra l'erba e il cielo sbrilluccicante. Rimase ad osservare quei puntini luminosi, quando poi, poco prima che si addormentasse, una stella cadente sfiorò il velo nero della notte.
Si risvegliò quando il sole era già alto, Gus non era con lui. Oltre ad un vuoto colmo di solitudine, provava gelosia e paura di perderlo per sempre. Non si vedevano da 26 anni ed era stato lui ad occuparsene dal momento in cui l'aveva trovato. Tutto questo lo riteneva ingiusto.
Li spiò dalla finestra, erano felici, non esisteva nessun altro oltre a loro. L'odio di Peeta cresceva sempre più. La finestra si aprì.
-Ehi ragazzo! Vieni dentro! Ho tante cose da raccontarti!
-Ah... davvero?
-Si! Non immagini quante avventure abbiamo passato insieme! Dai entra! Ti racconto anche di quella volta in cui vidi Jirachi!
 Quel nome, lo attrasse come una calamita attrae il metallo ferroso. Jirachi era l'unico che poteva rimediare ai suoi problemi. Entrò di corsa, facendo il giro del palazzo.
-Lei, ha davvero visto Jirachi?
-Secondo te perchè l'ho detto? Solo per farti entrare?
-Sono pronto, l'ascolto!
-Mmmm... tu Jerry eri già stato rapito, io ti cercavo come un disperato, Chaka mi faceva da spalla, non potevo andare in giro da solo.
-Chaka?
-Si, era un bellissimo esemplare di Charizard femmina, la mia starter. Se n'è andata qualche anno fa, era anziana anche lei, non tutto dura per sempre mio caro ragazzo... Stavo dicendo, ero alla sua ricerca, credendo che si fosse smarrito o fosse scappato per qualche Pokémon in calore, quando poi lo vidi.
-E com'era? Brillava? Quanto era grande? Era aggressivo?
-Semplicemente, era intrappolato.
 Peeta rimase spiazzato dalla risposta.
-Era rinchiuso in una strana trappola mimetizzata, sono riuscito a trovarlo grazie alle sue urla, erano strazianti. Riuscii a liberarlo, ma scappò dalla paura e non potei esprimere il mio desiderio.
-Chi avrebbe potuto fare una cosa simile?
-Una specie di organizzazione creata dal nulla. Ai tempi era una combriccola di poco conto, oggi invece è molto più organizzata. Da decenni, studiano il modo per catturare il maggior numero di leggendari. I meno potenti li rivendono al mercato nero, gli altri, vengono usati per svolgere esperimenti dolorosi su di loro. Per fortuna quel giorno lo trovai, o avrebbe fatto la stessa fine degli altri suoi coetanei.
-Quali Pokémon sono stati catturati fino ad adesso? Lo sa?
-A dirti la verità, sono fermo da un pò. Già prima che Chaka se ne andasse, cominciavo ad accusare i primi dolori della vecchiaia. La casa era perennemente abbandonata, la diedi in custodia al padre di Cristopher quando ero in viaggio alla ricerca di Jerry o in missione per i leggendari. Poi abbandonai tutto, e mi sono rinchiuso qua dentro, almeno ho le giuste cure e compagnia. Vivere in una casa vuota, ti uccide ulteriormente. Ma per rispondere alle tue domande, dal ritrovamento di Jirachi fino a quando non ho smesso, solo 5 Pokémon erano stati catturati: Lugia, Phione, Manaphy, Darkrai e Shaymin. Ma da ciò che so, ne hanno catturato parecchi negli ultimi anni.
-Perciò, le sue ricerche si sono fermate circa 10 anni fa.
-Come fai a saperlo?
-Vede questa "non gamba"? Ero nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Ero presente quando catturarono Shaymin...
John lò guardò sorpreso, restò in silenzio per parecchi minuti, osservando amareggiato la protesi.
Si alzò il vento, ululando spaventosamente, foglie e rametti colpivano la finestra. Il vecchio continuava ad accarezzare Gus con apprensione. Aprì il cassetto del comodino da cui uscì un sacchettino pieno di cibo Pokémon, Gus ne fu subito entusiasta.
 -Ho girato tante Regioni per tanti anni, visto miriade di Pokémon diversi, città e costumi differenti. Jerry, ti ho cercato ovunque, ma probabilmente non abbastanza da poterti trovare. Scusami. Sono felice di riaverti qui, ma anche di aver conosciuto te, ragazzo. Sembri un tipo in gamba, farai strada come allenatore.
Peeta dava ragione alle sue parole, ma John carpì il suo nervosismo.
-Ahahah! Mio caro ragazzo, quanti anni potrei avere secondo te?
-Ehm, non saprei...
-Dai, su dillo, molti! Troppi per non capire che non sei un allentore. Hai trovato Jerry e ti sei dato all'avventura, giusto?
-No, aspetti! Posso spiegare!
-Non ti agitare, il tuo segreto morirà con me. Nessuno parte senza il proprio starter! Comunque, sei un tipo a posto, o questo mostriciattolo non ti sarebbe andato dietro. Fai bene, vivi la tua vita, anche quando gli altri ti diranno che ciò è impossibile! Non ti fermare mai, ok?
-Va bene!
-Ora scusami ragazzo, ma mi sento mancare le forze, credo proprio di aver bisogno di un po' di riposo. ..
-Non si preoccupi, la lascerò dormire. Poi però vorrei farle qualche domanda in più su quelle strane persone...
-Certo, avrai le tue risposte. Potresti portare con te anche Jerry? O Gus, chiamalo come vuoi, ormai ha entrambi i nomi, non mi offendo.
-Va bene! A più tardi allora!
-Certo... ehi piccolo, questa volta non dimenticarti di quella cosa, ricordi?
-Duiiii!
-Si piccolo, ti voglio bene, non dimenticarlo mai. Ah, un'ultima cosa, durante i miei viaggi ho tenuto un diario dove ho trascritto le mie scoperte, o curiosità, o eventi singolari. Prendilo Peeta, da oggi è tuo, consultalo quando vuoi.
-Ma ne è sicuro? Non è meglio lasciarlo a qualche suo familiare?
-Non ho più nessuno ormai.
-A Cristopher allora!
-È un bravo ragazzo, ma non gli sarà molto utile. Se lo sto lasciando a te, c'è un motivo.
-Parla come se me ne dovessi andare da un momento all'altro. Ho deciso di rimanere ancora un pò, potremo parlare con calma delle sue avventure e delle curiosità che ho da chiederle! E poi non voglio separare Gus da lei in così poco tempo! Vi cercavate da 26 anni, sarei crudele a portarlo via! Non so per quanto tempo, ma voglio restare qua!
-Sei un bravo ragazzo, Jerry... cioè, Gus, non hai ancora perso il tuo intuito a quanto vedo. Adesso, sono veramente stanco... devo... riposare. -Oh si certo! Dai Gus, andiamo a visitare Colleferro! A più tardi, signor John!
Ma Peeta e Gus non ebbero più l'occasione di parlargli, di scherzarci o di abbracciarlo. Al loro ritorno, la sua presenza era stata rimpiazzata da un letto ormai vuoto.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

JOHN'S NOTE
Questo diario è di proprietà di John Green, se lo trovate, portatelo al seguente indirizzo:
221b Baker street, Colleferro, Dolan.

 

15 settembre 2097
Caro diario,
questa è la prima volta che decido di scrivere le mie emozioni, i miei trascorsi, le mie paure su un pezzo di carta. Fino ad adesso avevo trovato inutile e stupido scrivere in un diario, ma da qualche giorno ho cambiato opinione, anche perchè questo diverrà un testo storico, se tutto andrà bene. Ma forse è meglio che faccio un riassunto di ciò che è successo fino ad adesso, anche per spiegare perchè diverrà tale.
Secondo le mie ricerche, in un'estate del lontano anno 16, uscì un'app ai tempi alquanto innovativa, chiamata Pokémon GO. Questo programma dava la possibilità di catturare dei mostriciattoli digitali, andando in giro per la città col proprio cellulare con la modalità GPS attiva. Il gioco ebbe un grande successo e, col tempo, andò sempre più a migliorarsi. Dopo aver introdotto anche la realtà aumentata, i giocatori continuarono a chiedere sempre di più, mandando in crisi i creatori. Col tempo, anche la scienza aveva continuato il suo corso. La genetica fece passi da gigante, creando delle creature già esistenti (ai tempi chiamati animali) dal nulla. La società The Pokémon Co. decise di investire in questo campo, provando a creare degli animali il più verosimili ai Pokémon, riuscendoci. In circa una decina di anni, riuscirono a creare tutti i Pokémon esistenti nel Pokédex, con abilità e attacchi compresi. Nel 2043 però, scoppiò la terza guerra mondiale che sconvolse l'intero equilibrio del pianeta. Solo il 45% della popolazione sopravvisse.
I Pokémon, abbandonati a se stessi nelle aree di sperimentazione, scapparono. Durante la guerra nessuno ha potuto controllarli e bloccarli, si espansero ben presto in tutto il pianeta, moltiplicandosi a dismisura. Molti Pokémon carnivori avevano bisogno di cibarsi, le prede più facili da catturare erano gli animali, privi di poteri speciali. Portarono all'estinsione il 90% degli esemplari di tutto il pianeta, divenendo così la specie predominante. Quando nel 2068 la guerra terminò, era ormai troppo tardi poter fermare la crescita esponenziale dei Pokémon e salvare gli animali. L'umanità perciò decise di lasciare spazio ad essi e conviverci, dato che erano degli ottimi sostituti degli animali stessi.
Ma i Pokémon non erano come gli animali, erano troppo forti per l'uomo e, per controllarli, bisognava catturarli, addomesticarli e combatterli con altri Pokémon, per questo nel 2090 si aprì la caccia, proprio come nel gioco ideato un secolo prima. La scienza continuava ad avanzare e si riuscì a creare un aggeggio che diminuiva la grandezza delle cellule di 1000 volte, racchiudendole all'interno. Per commemorare il gioco originale, si decise di crearle del tutto uguali alle Pokéball, dandoci infine lo stesso nome.
Oggi ho compiuto 10 anni e, secondo la legge, tutti i ragazzi dai 10 ai 16 anni potranno decidere di diventare allenatori e iniziare la loro avventura. Fuori dai limiti d'età, è illegale tenere un Pokémon in mancanza dell'abilitazione di Allenatore. Ed io non ho aspettato un giorno in più per diventarlo.
Ho già ricevuto il mio starter, ho scelto un bellissimo esemplare femmina di Charmander, avrei intenzione di chiamarla Chaka, secondo te potrebbe andare bene?
Adesso non so quando avrò la possibilità di scriverti nuovamente, ma credo che lo farò ogni volta che ce ne sarà bisogno, non mi piace scrivere cose inutili come "oh! Oggi ho visto un Rattata!".
 

2 ottobre 2097
Non scrivevo da mezzo mese, ti avevo lasciato in fondo allo zaino, ti faccio un riassunto delle mie avventure. Oltre ad aver intravisto una marea di Pokémon selvatici, Chaka si è già evoluta in un Charmeleon. Il suo carattere è cambiato da dolce a scontroso. Non mi ascolta, vuole fare sempre di testa sua, sto perdendo la pazienza. Attacca qualsiasi Pokémon, lo indebolisce e poi se lo mangia, se continua così non potrò catturarne nessuno! Sono nervoso, ho bisogno di un parere di un esperto.
 

8 dicembre 2097
Continuo ad avere solo Chaka nel mio team, ieri si è perfino mangiata un Tauros enorme! In compenso è diventata molto forte ma ho paura che possa mangiarsi anche i Pokémon di qualche altro allenatore, è per questo che me la faccio alla larga, è meglio per loro se non mi sfidano.
 

28 dicembre 2097
Ho spiegato la situazione ad una infermiera di un centro Pokémon, dice che ho fatto una grande cavolata a scegliere un Charmander senza aver studiato le sue caratteristiche. Non è colpa mia se il professore non mi ha dato nessun consiglio!
Adesso dovrei studiare e allenarmi anche io duramente, se non ho le giuste conoscenze e la giusta tempra, Chaka mi vedrà come un debole e non ascolterà mai i miei ordini. La mamma mi ha già mandato i soldi necessari per entrare in una scuola per allenatori, il corso durerà 2 anni. Inizio domani.
 

7 luglio 2099
Oggi ho finalmente conseguito il mio diploma, Chaka comincia ad ascoltarmi un pò di più, ma c'è ancora tanto da fare. Per colpa della mia inesperienza iniziale, il lavoro di squadra con lei si consoliderà tra qualche anno. Maledizione.
 

17 febbraio 2100
Mi sono reso conto che questo diario durerà parecchi anni, dato che scrivo una pagina ogni morte di Arceus. Chaka continua a fare progressi, abbiamo accettato una sfida con un altro allenatore e abbiamo vinto! Per poco non si mangiava quel povero Meganium... l'ho fermata in tempo. Mi ha guardato dritto negli occhi, mi ha dato una leccata e poi... si è evoluta! È diventata una bellissima Charizard! Adesso devo provare a cavalcarla. Forse adesso no, faccio passare un po' di tempo, ho paura che potrebbe mangiarmi...
 

7 aprile 2100
Oggi ho sfidato per l'ennesima volta la palestra della mia città, ha troppi Pokémon, io uno solo. Chaka ha ricominciato a mangiarmi i Pokémon selvatici... non va bene.
 

28 aprile 2100
Oggi ci stavamo allenando al lago quando una cosa molliccia blu ha deciso di rubarmi il panino. Chaka, appena lo ha visto, ha provato ad abbrustolirlo, ma per fortuna si è gettato in acqua, l'ho seguito tuffandomi. Per sfortuna però un Kingdra era proprio davanti a me, ho pensato seriamente che sarei morto. La macchia blu ha subìto una trasformazione, copiando alla perfezione quel Kingdra, per poi attaccarlo. Sembrava volesse proteggermi. Chaka volava sopra di me, ma aveva paura di avvicinarsi all'acqua, sono riuscito a svignarmela e ho continuato a guardare la lotta dalla riva. Non distinguevo più quello originale da quello falso.
Mi aveva salvato la vita, dovevo aiutarlo. Ho cercarto di ricordare ciò che mi avevano insegnato a scuola, che Pokémon poteva essere? Che potesse essere un Ditto cromatico?
Lo chiamai gridando più che potevo, lo incitavo ad avvicinarsi alla costa. Uno dei due Kingdra attaccò aggressivamente l'altro, mandandolo KO, continuavo a non capire chi dei due fosse. Mi rigettai in acqua mentre Chaka mi urlò contro provando a fermarmi. Quando fui molto vicino, vidi che il Kingdra abbattuto si era ritrasformato in una macchia blu, era Ditto. Kingdra si è avventato su di me, Chaka mi ha preso per un soffio, sfidando l'acqua. Le dissi di avvicinarsi il più possibile al Ditto, presi una Pokéball tra le mani e la lanciai, colpendolo. Ditto entrò nella sfera, non fece molta resistenza, lasciandosi catturare.
Mi lanciai nuovamente in acqua, mentre Chaka teneva occupato il Kingdra infuriato. Presi fiato per raccogliere la Ball sul fondo del lago, mi mancò poco per morire annegato. Sono riemerso velocemente per poi rimettermi in salvo salendo su una roccia. Chiamai Chaka e scappammo il più velocemente possibile in volo. Una volta a terra, le leccatine di gioia non sono mancate. Ma ero preoccupato per Ditto. Lo feci uscire dalla Ball, era a terra inerme.
Ho subito cercarto di rianimarlo, ho dovuto ricorrere alla respirazione artificiale bocca a bocca per farlo risvegliare... gettò un mare di acqua e si riprese alla grande. L'ho stretto tra le braccia affettuosamente e gli dissi "complimenti, sei il mio primo Pokémon catturato".
Chaka moriva dalla gelosia...
Ora è proprio qui, in braccio a me, vorrei dargli un nome ma sono indeciso tra molti. Appena mi deciderò, ti farò sapere.
 

5 maggio 2100
Le cose tra Chaka e il Ditto non vanno affatto bene. Lei ha un'enorme gelosia, lui ha una tremenda voglia di giocare con qualsiasi cosa che respira e si muova. Il suo gioco preferito è l'uso del suo attacco Trasformazione. Oggi lo ha fatto con Chaka ma l'imitazione non è venuta affatto bene e lei si è offesa tremendamente, per questo ha provato a mangiarlo. Lo aveva tra i denti quando gliel'ho strappato, per fortuna è un Pokémon flaccido e non si è fatto tanto male, ma oggi ha imparato a non fare quel gioco con lei. Per quanto riguarda il nome, ho provato ad elencargliene qualcuno, ha deciso di chiamarsi Jerry, ottima scelta.
Da domani comincerò ad allenare entrambi duramente, voglio cominciare a vincere qualche sfida. Caro Diario, se non ti scriverò per un pò, non ti offendere ok?
 

17 novembre 2101
Oh mamma da quanto non scrivevo qui, il tempo è volato senza rendermene conto! Chaka e Jerry sono diventati potentissimi, abbiamo sbaragliato una marea di allenatori e sconfitto molte palestre. Ho anche catturato un nuovo Pokémon! Si tratta di un Jigglypuff! Ha degli occhioni dolcissimi, è tondo e ha la pelle morbidissima! È veramente un tesoro! È destinato a diventare il mio Pokémon antistress!
 

19 novembre 2101
Chaka ha mangiato Jigglypuff. Sono depresso. Rinuncio definitivamente a catturare altri Pokémon, non voglio alimentare la mia Charizard psicopatica. Mi meraviglio del fatto che Jerry sia ancora vivo.
 

1 dicembre 2101
Questo dicembre è cominciato veramente male, fuori c'è una bufera di neve, siamo rimasti bloccati in una piccola cittadina all'estremo est della regione di Dolan. Ieri abbiamo sconfitto l'ultima palestra, conquistando perciò la nostra ottava medaglia!
Lega Pokémon, stiamo arrivando! (non appena finisce la bufera).
 

16 gennaio 2102
La Lega, come ogni anno, è stata inaugurata il 1° gennaio, è stata un'esperienza fantastica già dal momento dell'inaugurazione. Gli allenatori erano a centinaia, la maggior parte tutti più grandi di me, ma anche qualche novellino della mia stessa età! Tutti avevano più di 6 Pokémon, era un grosso vantaggio per loro, quelli eccessivamente stanchi li potevano lasciare riposare, utilizzando quelli più riposati. La mia squadra non poteva permettersi questo lusso, grazie ad una certa Chaka...
Ma questo non ci ha demoralizzato, abbiamo continuato a combattere, e combattere, e ancora! Siamo arrivati in finale, sfiniti. Jerry ha imparato a trasformarsi in tantissimi nuovi Pokémon, invece Chaka ha rivelato la sua onnipotenza. Non l'avevo mai vista combattere con quella foga, eleganza, maestosità, ha dato il meglio di sé ed io sono entusiasta di lei. Fino ad adesso non avevamo mai avuto degli avversari tanto temibili (tranne qualcuno) e ci siamo stupiti di noi stessi. Ma la finale era troppo anche per noi. Chaka e Jerry erano troppo stanchi per battere un Greninja con l'abilità Mutatipo. Ne siamo usciti sconfitti ma con onore. Il pubblico ci ha acclamati, entrando nella storia come la squadra più piccola e potente di tutta la Lega. Abbiamo ricevuto una marea di richieste da sponsor di qualsiasi genere, inoltre, mi hanno chiesto di diventare un allievo della Palestra Acciaio, nella mia città. Sono felicissimo! Le avventure svolte in questi anni mi sono bastate, ho tanta voglia di tornare a casa e continuare i miei studi sui Pokémon. Potrei diventare addirittura Capopalestra! Ci credi? Non vedo l'ora di far conoscere la mia terra a Jerry, sono al settimo cielo!
 

14 marzo 2102
Gli allenamenti in palestra sono cominciati circa un mesetto fa, Chaka e Jerry vanno finalmente d'accordo, a patto che quest'ultimo non faccia l'attacco Trasformazione. Jerry ha scoperto che ho un debole per gli Espeon, dopo averci combattuto alla Lega, ha imparato ad imitarlo, si trasforma sempre in lui quando sono un pò stanco o demoralizzato.
Ieri ho conosciuto un giovane allenatore proveniente dalla vicina regione di Anteth, si chiama Corrado ed ha ricevuto da poco il suo starter, si tratta di un Chikorita. È molto interessato a Jerry, non è abituato a vedere un Ditto blu.
 

2 ottobre 2119
Ieri mi è arrivata una lettera da parte di Corrado, il ragazzo che incontrai qualche anno fa. Mi ha invitato a fare un'esperienza nella Regione di Anteth. Matteo, il capopalestra di Colleferro, mi ha incitato a partire. Dice che un buon allenatore deve fare esperienza viaggiando.
Ho chiesto l'opinione di Jerry e Chaka, sembrano entusiasti dell'idea. Mi ero iscritto in palestra (sono ingrassato un po') e avevo già pagato la retta fino alla fine dell'anno...
Speriamo che questa avventura dia ugualmente dei buoni risultati.
 

18 dicembre 2119
Siamo in viaggio, destinazione: Firrione, ad Anteth! Non vedo Corrado da tantissimi anni, avrà molto da raccontarmi! Però mi chiedo, perchè dopo tutto questo tempo ha pensato proprio a me? Non abbiamo avuto un'amicizia così stretta... che ci sia forse altro?
 

25 dicembre 2119
Oggi doveva essere un giorno di festa secoli fa, ma adesso il Natale non esiste più. I miei nonni hanno definito questa perdita qualcosa di triste. Forse perchè non l'ho mai vissuto, o non conosco appieno il significato, ma come può definirsi triste il non festeggiamento di una festa collettiva? È triste se muore qualcuno, o non riesci a raggiungere i tuoi obbiettivi, o se sei ancora single a 32 anni, ma come si può essere tristi perchè non esiste più il Natale?
Noi intanto siamo arrivati, Corrado ci ha accolti nel suo splendido agriturismo. Si trova in cima ad una montagna, il casale è antichissimo ed è sopravvissuto alla guerra grazie al suo isolamento. C'è pure la piscina! Mi ci tufferei volentieri se fuori non ci fosse la neve. Eh già, c'è la neve. Me le vado a cercare tutte io. Ci sono diversi caminetti a legna che riscaldano le stanze e Chaka dà il suo contributo. Jerry ha deciso di giocare con la neve, beato lui che si gode il momento.
Però continuo a chiedermi, perchè sono qua? Sembra non avere intenzione di partire per un'avventura, come mi aveva scritto in lettera. Devo per forza pensare male?
 

29 dicembre 2119
Io, Chaka e Jerry siamo sul treno, direzione Colleferro. Sapevo che c'era qualcosa sotto.
Ieri sono venute delle persone, sempre invitate da Corrado, volevano parlare con me. Dopo tante congratulazioni per la battaglia epocale fatta anni fa alla Lega, mi hanno proposto di vendergli Jerry. Mi hanno offerto una somma esorbitante. Vuoi sapere la mia risposta? Te l'ho detto, siamo tutti e tre sul treno per tornare a casa. Jerry non è in vendita, è un mio compagno fedele, non un oggetto.
 

14 luglio 2126
Le cose continuano ad andare alla stragrande! Da oggi sono finalmente Capopalestra! E nella mia città per lo più! Ho una casa da sogno, un lavoro altrettanto da sogno e poi... qualche mese fa ho conosciuto una ragazza della mia stessa età, è bellissima, fantastica e ci stiamo frequentando. Al momento sembra andare tutto liscio, forse ho trovato l'amore della mia vita!
Adesso che ci penso... Chaka non lo sa. Non mangia più Pokémon selvatici e mi ascolta sempre ma... lo Zoroark perde il pelo ma non il vizio!
 

3 agosto 2126
Oggi Chaka e Ginevra (la mia ragazza) hanno fatto conoscenza. L'aria era abbastanza tesa inizialmente, poi Givri le ha dato una manciata di croccantini Pokémon fatti in casa e Chaka li ha accettati senza indugio! Poi Jerry si è messo in mezzo e ha rubato il cibo a Chaka... quel Pokémon vuole morire. Comunque, è andato tutto bene per fortuna! Mi son tolto un pensiero...
 

28 febbraio 2138
Quando ho cominciato a scrivere in questo diario, avevo in mente di trasformarlo in un testo storico, un luogo dove avrei scritto le mie avventure o nuovi fatti che avrebbero segnato la storia, ma alla fine ho solo scritto avvenimenti personali e in modo anche abbastanza saltuario. Forse è meglio così.
Non vi sono guerre, la popolazione mondiale, anzi, cerca di collaborare il più possibile per ripristinare tutto ciò che è stato distrutto dalla guerra, e non è poco. Il continente australiano ed americano sono quasi del tutto disabitati e sembra che si stia decidendo di trasformarli in riserve naturali. Finalmente la natura riprenderà ciò che l'uomo gli aveva tolto. Gli animali continuano a diminuire nonostante l'impegno delle associazioni per cercare di salvare il salvabile. Solo le zanzare hanno deciso di non voler morire. Maledette zanzare.
Il mio lavoro continua a procedere alla grande, ah, io e Ginevra a breve ci sposeremo, lo so che abbiamo fatto questa scelta molto tardi e non potremo avere figli, ma la amo e voglio passare il resto dei miei giorni con lei!
In palestra vengono continuamente allenatori di tutte le età a sfidarmi, ieri però è venuta una giovane donna a chiedermi alcune informazioni. Era insieme ad un uomo, forse il fidanzato (?), ma lui è rimasto in disparte con il proprio Squirtle. Non erano di qua, ma la donna, una certa Julia Caraway, chiedeva con insistenza se a Colleferro ci fossero stati avvistamenti di Pokémon Leggendari, di cui sconosco assolutamente la loro esistenza. Vanno a caccia di fantasmi secondo me. E poi... guardavano troppo Jerry, che stia diventando geloso? O forse paranoico? Dopo ciò che è successo a Firrione, mi insospettisco di qualsiasi cosa. Cerco di convincermi che la gente lo guardi in maniera diversa solo perchè è cromatico, ma non ci riesco. Ho sempre quella vocina in testa che mi dice "te lo vogliono portare via perché è raro".
 

16 marzo 2138
Io e Givri siamo in luna di miele, la casa ho deciso di affidarla a Pietro Paolini, un mio amico di vecchia data, era disoccupato e adesso gli ho dato un'occupazione. Jerry e Chaka sono rimasti con lui naturalmente, è la luna di miele eh! A pensarci bene, da quando li ho avuti, non mi ci sono mai separato, nemmeno per un giorno. È strano non averli in giro. Comunque, il piccolo Cristopher, figlio di Pietro, saprà cavarsela con quei due. È molto amico specialmente con Jerry.
Adesso però non devo pensare a nulla! Ma solo alla mia donna che al momento mi aspetta calda nella stanza accanto. Arrivo subito piccola.
 

2 ottobre 2140
Jerry è sparito. Manca da questa mattina. Da un po' aveva preso l'abitudine di allontanarsi da solo, ma non è mai mancato così tanto! Jerry, dove sei??
 

17 ottobre 2140
Lo abbiamo cercato ovunque, ma non c'è traccia di lui, domani partirò insieme a Chaka, lo troverò a costo di girare il mondo intero!
Lascio in custodia la palestra al mio allievo più promettente, spero di non mancare troppo!
 

25 febbraio 2141
Vorrei portarti belle notizie ma, di Jerry ancora nemmeno l'ombra.
 

3 marzo 2141
Oggi sono stato testimone di un qualcosa a dir troppo meschino. Stavo percorrendo la mia strada, quando ho sentito delle grida strazianti provenire dalla foresta. Con la paura che qualcuno fosse in pericolo, ho richiamato Chaka e siamo andati verso la fonte delle urla. Non appena siamo arrivati, abbiamo trovato uno strano Pokémon (non l'avevo mai visto fino ad ora) intrappolato in un marchingegno fatto appositamente per questo scopo. Il Pokémon aveva dei nastrini sul capo e, guardandolo, mi resi conto che assomigliava ad una stellina. Era anche abbastanza minuto, quel viso era colmo di paura. Non sapevo che reazione avrebbe avuto avvicinandomi, poteva decidere di attaccarmi per difesa. Ma prima di fare qualsiasi cosa, ho preso il mio Pokédex e ho controllato cosa avevo davanti. Non potevo crederci: era un Jirachi. Bastava liberarlo e avrei espresso il mio desiderio più grande, terminando così questa lunga ed estenuante ricerca. Cominciai a slegarlo dalle corde, provando nel contempo a rassicurarlo, dicendogli parole gentili e presentandomi. Gli offrii anche un croccantino, che rifiutò. Era troppo impaurito. Ho fatto il mio dovere ugualmente e, come immaginavo, appena libero si è dato alla fuga. Speravo veramente in quel desiderio, speravo di rivedere il mio Jerry...
Domani farò qualche ricerca in proposito, non è normale che ci siano dei bracconieri in giro.
 

5 marzo 2141
Ieri sono arrivato in città e come ti avevo anticipato ieri, ho chiesto un po' in giro. Sembra che ci siano dei ragazzetti che girano per le foreste a caccia di Pokémon Leggendari, unici nel loro genere, proprio come Jirachi. Sembra che in molti non li prendano sul serio, ma a quanto pare hanno "talento" se sono riusciti a catturare un Jirachi. Se li trovo, li mando in gattabuia prendendoli per le orecchie.
 

8 aprile 2141
Di Jerry ancora nemmeno l'ombra, ma credo di essere sulle tracce di quei mascalzoni. Gli sto alle calcagna.
 

4 dicembre 2141
Sono davvero stanco ultimamente. La mia età non aiuta, per fortuna Chaka è sempre accanto a me. Ieri mi ha dato l'onore di cavalcarla, dopo tutti questi anni finalmente ci sono riuscito. Devo dire che volare è stato spaventoso, ma voglio imparare a godermi questa nuova esperienza, spero che col tempo mi abitui. Voglio volare senza paura.
 

28 novembre 2143
Ho 56 anni. Oggi ho riletto il diario dalla prima pagina, ai tempi ne avevo 10. Come ha fatto il tempo a passare così in fretta?
 

12 marzo 2143
Caro Diario,  ricordi di quei ragazzini che andavano a caccia di Leggendari?
Oggi hanno fatto riparlare di sé e sembra che siano diventati molto più potenti. Hanno catturato un Lugia, un Pokémon nettamente superiore ad un Jirachi. Non ho la minima idea di come abbiano fatto, ma lo voglio scoprire. Dato che di Jerry continuo a non saperne nulla, forse il destino mi ha portato qui per fermarli e salvare i Leggendari. Loro non devono essere toccati, sono il fulcro dell'ecosistema. Se continuano a catturarne altri, rischiamo di scombussolare l'intero pianeta! Secoli fa ci siamo riusciti e abbiamo fatto di tutto per non tornare a quell'epoca buia. Se il destino mi ha affidato questo compito, non lo deluderò!
E poi mi chiedo... cosa se ne fanno se non sono ammessi alla Lega?
 

17 maggio 2143
Sono temporaneamente tornato a casa, ogni tanto lo faccio, ti ricordo che ho comunque una moglie ed è anche abbastanza arrabbiata. Non tollera il fatto che stia così tanto tempo lontano da casa, ieri mi ha pure detto che ho un'amante. In effetti è vero, Chaka è l'altra donna della mia vita.
Da una parte la capisco ma... non voglio abbandonare Jerry. Mi ha salvato anni fa, devo ricambiare il favore.
Ma ho pure paura di perdere la mia donna... Pietro le fa compagnia quando non ci sono, e forse anche troppa. Vuoi vedere che l'amante ce l'ha lei?
 

6 novembre 2144
Sono passati 4 anni da quando è sparito Jerry ma continuo a non saperne nulla. Per quanto riguarda i bracconieri, ho trovato il loro covo. Al momento sono accampati nei pressi del deserto di Resembool. Sembra che non abbiano un luogo fisso, sono sempre in viaggio. Credo che stiano smontando il campo, che abbiano già catturato qualche nuovo leggendario?
Hanno diversi scagnozzi adesso, voglio infiltrarmi nel team per poter ampliare le mie conoscenze.
 

24 febbraio 2145
I bracconieri sono sulle coste del mar del sud, hanno cominciato le ricerche di qualcosa questa mattina. Sono usciti in barca, spingendosi al largo. Cosa facciano di preciso, continuo a non capirlo.
 

1 marzo 2145
Mi sono improvvisato pescatore e con questa scusa mi sono avvicinato all'accampamento. Mi osservavano con fare circospetto. Uno della truppa si è avvicinato a me, era un ragazzino e sembrava voler fare amicizia, oltre a spiarmi. Era un gran chiaccherone e si è lasciato sfuggire che il gruppo di ricerca in cui lavora, cerca personale qualificato. Non potevo essere più felice di questa proposta ed ho accettato, facendo finta di non essere poi così tanto interessato. In questi casi un po' di recitazione non guasta.
 

2 marzo 2145
Oggi ho fatto un colloquio con due giovani uomini, ma li ho subito riconosciuti: erano quei due bricconcelli a caccia di Jirachi. Quel lavoro qualificato di cui mi aveva parlato quel ragazzo (James), non era altro che la colf. Questa volta non c'era bisogno di recitare, non ero felice di togliere polvere e sporcizie varie... ma se dovevo infiltrarmi, accettare era la cosa migliore. Spero che mia moglie non lo verrà mai a sapere.
 

10 marzo 2145
Ho già raccattato diverse informazioni, oltre alla sporcizia lasciata da questi incivili.
Al momento sono alla ricerca di ben due leggendari: Manaphy e Phione. Lo scopo della loro cattura è quello di rivendere Phione al miglior prezzo, invece Manaphy rimarrà sotto sperimentazione per cercare di riprodurlo. È tutto ciò che so. So che Manaphy e Phione sono dei semi-leggendari e che possono riprodursi tramite una tecnica particolare.
Per quanto riguarda Lugia, è ancora sotto il loro possesso. Stanno provando a clonarlo da diverso tempo, ma con esito negativo. Credo facciano anche altri esperimenti, ma questi sono del tutto top-secret al resto della truppa.
Sembra che abbiano due scopi: provare a clonare/riprodurre leggendari per venderli al mercato nero e compiere esperimenti su di loro. Tutto questo è doppiamente ripugnante.
 

13 marzo 2145
Qui tutti hanno almeno un Pokémon, i soldati di truppa portano con sé il proprio starter, perciò sono tutti allenatori qualificati, i due bracconieri invece tengono un Seviper ed un Breloom. Nessuno sa che ho Chaka con me, l'ho lasciata libera di vagare qualche giorno fa, era troppo rischioso darle da mangiare. Che vada a caccia da sola per una volta.
 

19 marzo 2145
Mi hanno scoperto. Sono scappato appena in tempo grazie a Chaka. Mi ha riconosciuto una persona che ho incontrato nell'agriturismo di Corrado, ricordi? Quello che stava a Firrione, nella regione di Anteth. L'avevo detto che quell'incontro era assai misterioso. Perciò... se quelle persone conoscono questi bracconieri... che abbiano rapito Jerry per venderlo al mercato nero? O peggio ancora... non voglio immaginarlo come cavia! Jerry, come faccio a trovarti??
 

27 marzo 2145
Hanno cambiato postazione, si sono nascosti bene, ma Chaka è riuscita a trovarli. Sono in una grotta raggiungibile solo dal mare, mi è difficile osservare i loro movimenti.
 

30 marzo 2145
C'è stato gran movimento questa mattina, ho installato una telecamera sul dorso di Chaka, hanno catturato sia Manaphy che Phione. Se ne sono andati questo pomeriggio. Fa nulla, non vedevo l'ora di cambiare zona, gli sto alle calcagna! Non mi sfuggierete!
 

13 aprile 2145
I bracconieri hanno montato nuovamente le tende, siamo ad est della regione di Dolan. È una zona abbastanza disabitata, vi è un'enorme reggia abbandonata, circondata da una vasta foresta. Sembra che si stiano accampando all'interno.
 

15 aprile 2145
È da due notti che sento urla di paura provenienti dalla struttura diroccata e la cosa più strana è che non esce nessuno da lì. Che stiano cercando un Pokémon lì dentro? E poi... perchè urlano solo la notte? Devo provare ad avvicinarmi.
 

16 aprile 2145
Io e Chaka abbiamo dato un'occhiata alla situazione, sembra che tutti siano in sonno perenne, come se non riuscissero a risvegliarsi. Solo i due capi non sono stati colpiti da questa maledizione e continuano a vagare senza problemi. Tengono al collo una specie di strana collana con una piuma appesa a mò di ciondolo. Che sia un qualcosa contro il malocchio?
 

19 aprile 2145
Oggi ho assistito alla cattura del Leggendario a cui avevano puntato. Si trattava di Darkrai. Hanno usato una Pokéball a dir vero strana, non ne avevo mai visto una così. Aveva una colorazione violacea, ero troppo lontano per vedere altri particolari. Sono ripartiti questo pomeriggio.
 

5 giugno 2148
Oggi Ginevra, la mia cara Givri, è venuta a mancare. Aveva solo  59 anni. Soffriva di cuore da diverso tempo. E io, dov'ero? A salvare il mondo! Sono un idiota. Avrei dovuto lasciar perdere tutto, è una battaglia persa e di Jerry non ne so nulla da troppo tempo!
Ti ho abbandonata, tornando a casa sempre meno spesso per via dei nostri continui litigi. Mi imploravi di restare, sempre più arrabbiata, più frustrata, mentre i tuoi capelli erano sempre più bianchi.
Givri... scusami, perdonami! Che cosa ho fatto!
 

15 marzo 2149
Oggi io e Ginevra, avremmo fatto 11 anni di matrimonio. Mi manchi amore.
 

28 giugno 2151
2 anni fa ho deciso di tornare a casa, continuare ad inseguire quei bracconieri era diventato troppo pesante. Non ho ancora superato il mio lutto, Chaka comincia ad avere qualche acciacco ed io anche. Ma continuo a pensare a Jerry, mi sento un fallito. Pietro mi consiglia di continuare la mia ricerca, dice che avevo solo bisogno di fermarmi un pò, ma se sento ancora quel bisogno di trovare il mio amico, significa che voglio partire. Ma non ne ho le forze e poi, non saprei da dove ricominciare. Quei bracconieri potrebbero essere ovunque.
 

9 giugno 2152
Avevo deciso di fare un viaggetto ad Hinto, una cittadina nel nord di Anteth, non immaginerai mai chi ho visto: Julia Caraway. Ti ricordi di lei? Avevo fatto la sua conoscenza nel febbraio del 2138. Era venuta a chiedermi informazioni insieme ad un ragazzo, l'argomento erano proprio i Pokémon Leggendari. La cosa che mi fece insospettire di più, era il modo in cui guardava Jerry. Che ci fosse lei e il suo compagno dietro al suo rapimento? Questa volta era insieme ad una bambina, poteva avere l'età per frequentare la scuola elementare, una decina d'anni, molto piccola e dolce. Devo indagare su di loro.
 

11 luglio 2152
Oggi le ho parlato, ho fatto finta di incontrarla per caso. Era abbastanza infastidita e sembrava voler andare via, proprio dopo averle fatto capire di averla riconosciuta.
Una coincidenza? Non credo.
Ah, l'ho seguita fino a casa, adesso so dove abita.
 

12 luglio 2152
Questa mattina sono passato davanti la casa di Julia, sembra che si stia preparando per partire.
Dopo 3 anni di ferma, ho deciso di ricominciare le mie ricerche. Questa è l'unica strada rimasta per ritrovarti, Jerry!
 

5 agosto 2152
Gli ultimi giorni sono stati mooolto movimentati. Julia e la figlioletta, che da quanto ho capito si chiama Susan, sono partiti da Hinto e hanno cominciato a girare da una città ad un'altra, oggi hanno deciso finalmente di stabilirsi a Casalino, nel sud di Anteth.
 

15 agosto 2152
Sembra che questa mattina, Julia Caraway sia uscita di casa, lasciando la piccola da sola. Non è ancora tornata e la bimba piange. Se entro domani non torna, chiamo la polizia.
 

16 agosto 2152
La polizia è arrivata alle 10 di questa mattina. Proprio come sospettavo, di Julia non ve ne è traccia e la bambina non mangiava da ieri. Domani proverò a fare una piccola perlustrazione qui in giro.
 

17 agosto 2152
Sono in un centro Pokémon. Chaka è stata ferita gravemente da quella tro** di Julia!
L'ho trovata proprio a pochi kilomentri da casa e stava parlando con uno dei bracconieri! Lo sapevo che centrava anche lei in questa storia!
Il bracconiere le ha porso quella strana Pokéball viola, lei, con un sogghigno, l'ha lanciata, invocando Lugia! Ha ferito gravemente la mia Chaka! Maledetta!
Per piacere, cucciola, non abbandonarmi pure tu!
 

19 agosto 2152
Chaka è fuori pericolo, ma è ancora in terapia intensiva... i dottori mi dicono che passeranno mesi per riprendersi, la sua età non aiuta la guarigione.
Di Julia ne ho perso le tracce, la piccola invece, è stata affidata ad una famiglia adottiva.
Credo proprio che mi stabilirò qui per un pò, per il bene di Chaka.
 

1 ottobre 2152
I dottori mi hanno finalmente permesso di vedere la mia fiammetta. Appena ha incrociato i miei occhi, la sua fiamma si è rinvigorita. L'ho baciata sulle guance, è stato il giorno più felice della mia vita, dopo il matrimonio con Givri, è ovvio.
Mi hanno detto che la dimetteranno la prossima primavera, il fatto che sia viva, è assolutamente un miracolo.
 

6 aprile 2153
Chaka è uscita dal centro Pokémon da un mese, ma di volare non se ne parla ancora. Cammina a fatica, cerco di coccolarla quanto posso. Avevo intenzione di fare una passeggiata con lei al bosco Lecci, proprio qui vicino, se ne parlerà il prossimo mese.
 

27 maggio 2153
I bracconieri sono tornati, sembra che continuino a perseguitarmi. Oggi hanno messo in mezzo pure un bambino. Mi sento uno schifo.
Oggi ho portato Chaka al bosco Lecci (come ti avevo anticipato un mese fa), finalmente riesce a camminare tranquillamente e da una settimana sta svolgendo degli esercizi per rinforzare le ali. Ma proprio sul più bello, mentre guardavamo il cielo azzurro seduti su un tronco caduto, abbiamo sentito delle grida. Abbiamo cercato di andare più velocemente possibile, ma i miei 66 anni si facevano sentire tutti.
Appena arrivati, abbiamo visto il momento della cattura, questa volta è toccato a Shaymin. Breloom lo ha paralizzato, mentra Seviper lo colpiva con la sua forte coda. Quando Shaymin si è schiantato su una roccia, uno dei bracconieri gli ha lanciato la Pokéball viola (la chiamavano MasterBall), catturandolo. Qualcosa si avvicinò verso di noi e anche i bracconieri se ne sono accorti. Hanno mandato i loro Pokémon, intimandogli di attaccare. Siamo corsi anche noi per vedere di cosa si trattasse.
Ho assistito ad una scena orribile. I Pokémon hanno attaccato un bambino del paese, Seviper gli ha strappato la gamba con un morso. Avrei voluto aiutarlo, ma Chaka non era in grado, avrei solo rischiato di ammazzarla! Mi sono sentito impotente! Io, l'allentore che fece furore alla Lega del 2102, sono rimasto nascosto come un codardo!
Cosa è servito questo viaggio? A cosa?
Jerry è stato rapito sotto il mio naso, Givri è morta dopo anni di matrimonio in solitudine, Chaka ferita gravemente rischiando la morte, e adesso? Adesso sono stato testimone di un violento attacco ad un bambino ed io sono rimasto a guardare!
È questo ciò che ho fatto da sempre, ho continuato a guardare, senza reagire! Ho assistito alla cattura di diversi Leggendari continuando a fare lo spettatore!
Mio caro diario, dammi una definizione di ciò che sono, dammi un sinonimo maggiorato di "fallito", perchè non so come definirmi altrimenti.
 

6 giugno 2153
Basta. Io abbandono tutto. Voglio solo prendermi cura di Chaka. Ho sprecato la mia vita, facendo soffrire gli altri.
 

23 settembre 2153
Io e Chaka siamo tornati a casa, a Colleferro. Cercheremo di goderci i nostri ultimi anni in tranquillità. Lei se lo merita.
 
 
22 dicembre 2156
Chaka se ne è andata per sempre. Si è spenta dandomi la sua ultima leccatina in viso. Amore mio, come farò senza te?
 
 
31 dicembre 2156
Ho deciso di rinchiudermi in una casa di riposo, merito solo questo.
 

27 settembre 2163
Credevo che non ti avrei più ripreso tra le mani per scrivere nuovamente su questi fogli. Ma oggi è un giorno speciale e, dopo tutto ciò che ho passato, avevo il dovere di dirtelo.
Jerry è qui con me. Dopo tante peripezie, ho capito che avrei dovuto rimanere dov'ero, il destino aveva deciso che doveva essere lui a trovare me e non il contrario.
Mi dispiace che adesso debba abbandonarti molto presto. Caro Jerry, o Gus come ti ha rinominato il tuo nuovo allenatore, ti aspetterò lassù insieme a Chaka e Givri. Ma prenditi tutto il tempo che vuoi, non c'è fretta per ricostituire l'imbattibile trio.
 
John Green

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Peeta rimase a leggere quel diario, a dir poco triste, per tutta la serata. Gus dormiva accucciato a lui, non sapeva con esattezza cosa fosse la morte, ma aveva capito che non avrebbe più rivisto il suo John. Mangiava poco e dormiva tanto, Peeta poteva solo consolarlo sperando che si riprendesse presto.
Ma quel diario sconvolse del tutto lo stesso Peeta, tutti quegli anni passati in solitudine per cercare il proprio amico, dovevano essere stati strazianti, per non parlare delle perdite che ha dovuto affrontare durante il cammino. E poi, Gus aveva più di 60 anni, quanto poteva vivere un Ditto?
Infine, c'era il problema dei bracconieri, gli stessi che a quanto pare gli avevano portato via la gamba.
Perchè John ha affidato quel diario proprio a lui? Forse perchè era giusto che sapesse, o forse, ha ritenuto opportuno affidargli l'incarico di continuare quella lotta iniziata decenni prima? Lui stesso ne era vittima, un motivo in più per accettare il compito.
Rimase molti giorni a riflettere, cosa doveva fare? Ma soprattutto, come doveva fare per trovarli e batterli? In squadra, oltre a Seviper e Breloom, tenevano un potentissimo Lugia.
Gus continuava a mangiare poco, il corpo un tempo morbido ed idratato sembrava più secco.
-Chris, sono preoccupato.
-Anche io. Secondo me dovresti ripartire, restare qui potrebbe farlo stare peggio.
-Potrebbe essere una buona idea...
-Avevi già una meta prestabilita prima di arrivare qui?
-A dir la verità no, andavamo alla rinfusa. Inoltre, dopo aver conosciuto John, mi son sorte diverse domande anche a me.
-Devi trovare la tua strada, sappi solo che qui a Colleferro sarai sempre accolto a braccia aperte. Rimani tutto il tempo che vuoi, sarete sempre i benvenuti.
Il giorno dopo Peeta cominciò a risistemarsi la borsa, Gus lo osservava sdraiato sul divanetto.
-Dai Gus! Tra poco si riparte! Andiamo ad esplorare col trattore in tangenziale!
Un piccolo sorrisino fece capolino da quella macchia bluastra. Pochi secondi dopo si voltò dalla parte opposta.
-Gus! Che fai? I muri non sono di compagnia, che li guardi a fare? Ah! Questa mattina ho provato a cucinarti tantissimi biscottini fatti appositamente per te! Ne ho assaggiato uno ed era buonissimo! Voglio anche il tuo parere, perciò cerca di mangiarli o mi offendo. C'ho lavorato sopra per te.
Il tempo era ormai scaduto, era arrivato il momento di ripartire, Christopher li raggiunse per salutarli. Uscì dalla tasca il ciottolo verdastro rinominato "il ciottolo del lago".
-Questo ciottolo ha una storia stravagante. Io e Gus tanti anni fa andammo ad un piccolo laghetto vulcanico tra i monti. Quel giorno Chaka aveva deciso di seguirci di nascosto, ma l'avevamo notata da un bel pezzo. Non amava uscire con noi, faceva sempre la solitaria. Quel giorno decise però di seguirci, mentre noi facevamo finta di non averla notata. Appena arrivammo al lago, ci nascondemmo in un tronco d'albero, mentre Chaka ci cercava ovunque. Decidemmo di farle uno scherzo. Gus si trasformò in un Blastoise inferocito e corse verso di lei. Chaka fu presa alla sprovvista e cominciò a correre come se avesse dimenticato di saper volare! Quando poi Gus inciampò su non so cosa, cadde, ingoiando questo ciottolo. Ritornò alla sua forma originale e quando Chaka lo vide, sputò un cono di fuoco potentissimo a circa un metro da lui. Per quanto riguarda il ciottolo, è passato qualche giorno prima che riuscisse ad espellerlo! Ricordi?
-Dui.
-Dai, un pò di entusiasmo! Si riparte! Solo noi due, all'avventura!
Proprio in quel momento, Gus fu come risvegliato da un ricordo. Mangiò tutti i biscotti nascosti nello zaino di Peeta, per poi scappare via dalla casa di Christopher. I due ragazzi cercarono di stargli dietro, cosa assai difficile per Peeta. Ma la folle corsa li portò nuovamente alla 221B.
Gus salì al primo piano per poi infilarsi nella camera di John. Cercava ovunque qualcosa, finchè non uscì una vecchia cassetta in legno, nascosta sotto il letto. Rimasero stupiti da ciò che c'era dentro: un uovo.
-E questo... da quanto tempo è qua?
-Non saprei, John non me ne ha mai parlato. Chissà se è ancora vivo...
-Se lo facessimo analizzare?
-Sarebbe una buona idea. Nel frattempo lo smarchiamo, lo farei intestare a te. Non ho molto tempo per dedicarmi ad un cucciolo.
-No, no, aspetta, non puoi intestarlo a me.
-Perchè? Non lo vuoi?
-Si, mi piacerebbe ma...
-Cosa?
-Ho un piccolo problema di... abilitazione.
-Mi stai dicendo che non sei legalmente un allenatore? Ma sei pazzo?
-È una lunga storia. Non c'è un modo per capire se è buono o meno senza registrarlo?
-In effetti c'è, è un po' spartana come tecnica ma dovrebbe funzionare.
Christopher prese una bacinella riempiendola d'acqua calda, poi lasciò cadere delicatamente l'uovo in acqua. Rimase sul fondo.
-È vivo.
-Come fai a capirlo?
-Se l'uovo fosse vuoto o morto, galleggerebbe. Qui dentro c'è qualcosa. E forse mi sono fatto una mezza idea di cosa.
-Dimmelo!
-Calma ragazzo, lo scoprirai quando si schiuderà. E poi, se mi sbagliassi, ti darei solo false speranze. Ah, miraccomando, non farti scoprire.
-Su questo non ci sono dubbi.
Peeta si procurò un altro zaino, lo riempì al punto giusto di indumenti, poi vi adagiò l'uovo.
Era arrivata l'ora di partire, Christopher abbracciò l'amico ritrovato come se fosse l'ultima occasione per farlo.
Ma nulla è per sempre, ogni addio rimarrà sempre e comunque un arrivederci.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Un gran frinire riempiva l'aria afosa di settembre, le nuvole avevano dimenticato di tornare, per questo l'erba era sempre più secca. Quell'odore selvatico, acre, immancabile, quasi nostalgico, ne riempiva l'aria.
Gus continuava a guardare il cielo facendosi trasportare da Peeta, quando una goccia di sudore bagnò la sua testolina bluacea. Il sole era troppo alto per continuare a camminare, si fermarono per mettere qualcosa sotto i denti e riposarsi sotto ad un albero. Peeta mise tra i denti un filo d'erba.
-Ehi Gus. Ho letto il suo diario sai?
Gus si voltò dalla parte opposta.
-Dovresti smetterla di essere triste. Ti manca, lo so, ma da quello che ho letto, ti voleva un gran bene e non credo ti voglia vedere così. Perciò, se vuoi ricambiare il suo sentimento, riprenditi. Questo fa parte della vita, non puoi farci nulla.
Minuti di silenzio.
-Poi, ti volevo chiedere un'altra cosa. John durante i suoi viaggi ha individuato alcuni bracconieri che andavano a caccia di Leggendari, una delle vittime è sicuramente Murtagh, non credo esistano altri Darkrai. John ha cercato per tanti anni di fermarli, ma alla fine non c'è riuscito. Adesso ti chiedo, ti piacerebbe continuare la sua missione?
-Dui...
-Oh, allora ce l'hai ancora la lingua per parlare, eh? Vieni qua molliccio che non sei altro! Dai! Fammi rivedere il tuo bel sorriso! Così! Bravo! Continua a tenerlo e non lasciarlo scappare! Allora, aspetto ancora una risposta, andiamo a caccia di bracconieri, si o no!?
-Diiiiiiiiiiii!
-Sembra un si! Ottimo! Perciò adesso abbiamo finalmente uno scopo per il nostro viaggio! Appena troveremo qualche indizio, lo seguiremo finchè non troveremo ciò che cerchiamo. Intanto al momento andiamo a fare una visita all'antica miniera, è una tappa obbligatoria per chi va a Colleferro. Mancano solo... fammi guardare la mappa... 7 km. Dobbiamo fare tutta questa strada sotto il sole? Qui alberi non se ne vedono...
-Dui! Dui dui ditto!
Gus, tutto eccitato, si allontanò di qualche metro per poi usare la mossa Trasformazione, prendendo le sembianze di un gigantesco Torterra.
-Fantastica idea! Ti offendi se rimango sotto il tuo albero per tutto il tempo?
Gus negò. Afferrò delicatamente il piccolo umano con il becco, portandolo sul carapace. Peeta si sdraiò sotto l'alberello, godendosi il fresco e il moto ondeggiante. Aveva la sensazione di stare su una barca accarezzata dalle onde. Il viaggio sembrava andare tranquillamente, quando poi un Cobalion gli tagliò la strada. Si fermò bruscamente, guardò Torterra per poi nascondersi dietro di lui. Peeta capì che stava succedendo qualcosa, chiese a Gus di sdraiarsi, così da nascondere meglio Cobalion, poi cercò di nascondersi anche lui.
Pochi minuti dopo, spuntarono Seviper e Breloom, questa volta in compagnia di Lugia. Ma il bello non era ancora finito: sul suo dorso vi erano due uomini. Lugia planò fino a toccare terra, facendo scendere i due passeggeri.
-Seviper, Breloom, lo avete perso? Ci mancava solo questo.
-Ehi, guarda cosa c'è dietro di te!
-Un Torterra da queste parti? Sembra essere anche un bell'esemplare. Che dici? lo prendiamo?
-Hai un Lugia, che te ne fai? Te l'ho fatto notare perchè potrebbe attaccarci non ti pare?
-A me sembra che si stia facendo una pennichella. E poi anche se ci attaccasse, ho un Lugia, non ricordi? Non perdiamoci in chiacchere e cerchiamo quel dannato Pokémon!
Si alzò una lieve brezza in direzione di Seviper, alzò la guardia. Aveva percepito l'odore di Cobalion, ma anche di qualcun altro. Si avvicinò lentamente al Torterra addormentato, quando il suo allenatore lo richiamò.
-Ehi! Abbiamo detto che dobbiamo lasciarlo in pace! Non stuzzicarlo o ti lascio sbranare! Porta il tuo corpo strisciante qui, subito!
Il Pokémon obbedì a malincuore, andarono via continuando a seguire la loro strada.
Peeta svenne, cadendo dal carapace, ma Gus lo prese in tempo prima che toccasse terra. Riusò la mossa Trasformazione, diventando questa volta un piccolo Squirtle. Spruzzò un getto d'acqua sul viso del compagno, che rinvenì. Per la paura, teneva una respirazione accellerata. Cobalion gli si avvicinò, leccandogli il viso come per ringraziarlo, poi scappò dalla parte opposta.
-Erano loro! Gus! Erano i Pokémon che mi hanno attaccato 10 anni fa! E quelle voci... le avevo sentite quel giorno... Che fine ha fatto il leggendario? Speriamo non lo ritrovino. Maledizione! Mi fa male la testa e... ho la nausea...
-Dui! Duiiiii diii!
-Non preoccuparti... tra pochi minuti starò meglio. Ho bisogno di respirare un po'.
Gus spruzzò in viso altra acqua fresca finchè i battiti non si stabilizzarono. Si nascosero dietro ad alcune rocce, quando poi calò la sera. Rimasero a guardare le stelle che illuminavano immensamente il cielo.
-Sai Gus, stavo pensando alla missione che ci è stata affidata. Oggi li ho solo visti da lontano e ci mancava poco che mi venisse un infarto. Mi chiedo, come posso portare avanti la missione di John in questo modo? Sono ridicolo, non trovi? Però, voglio riuscirci comunque, devo superare questa fobia, il problema è che non so com... aspetta un momento! Ho un'idea! Gus, usa trasformazione! Prendi le loro sembianze!
Gus, un po' titubante, seguì le istruzione dell'amico, trasformandosi in un sanguinoso Seviper. Peeta cominciò a sudare, gli occhi si impietrirono, la gamba perse forza e si ritrovò con le chiappe a terra. Gus riprese la sua forma originale.
-Chi ti ha detto di ritrasformarti? Mi sto rialzando... trasformazione!
Gus riprese le sembianze di Seviper, sibilando aggressivamente. Peeta gli si avventò contro, simulando una lotta.
-Ancora! Ancora! E comportati come in battaglia! Perchè adesso dovrò picchiarti come se avessi davanti a me l'originale! Senza esclusione di colpi! AVANTI!
Continuarono così per tutta la notte, finchè, sfiniti, non crollarono a terra, l'uno abbracciato all'altro. Peeta si risvegliò il giorno dopo con Gus che giocherellava col suo viso. Era passato tanto tempo dall'ultima rasata e la barba si faceva sempre più incolta. Aveva cominciato ad apprezzarla e, quando si sentiva nervoso, l'accarezzava ripetutamente.
-Ehi Gus, vuoi ancora andare alle miniere? Perchè sinceramente, avrei voglia di andare a cercare quei tipi là. Ci stai?
Gus acconsentì.
Cominciarono a cercarli dall'alto, il piccolo Ditto blu prese le sembianze di un Dragonair, mentre Peeta si divertiva a cavalcarlo. Nonostante il territorio spoglio, non riuscirono a trovare alcun indizio, fin quando non videro in lontananza alcuni fuoristrada muoversi. Che fossero loro? Decisero di atterrare e seguirli da terra a galoppo, con le dovute distanze. Si allontanarono da Colleferro, rientrando nella regione di Anteth. Fecero molte soste prima di raggiungere la meta, quando poi, due giorni dopo, addentratosi nel centro della regione, arrivarono a Fanusa, la città della cioccolata.
Le tre Jeep e il camion vennero lasciati in un piccolo parcheggio privato con annesso un bar. Gus era sfinito per quanto aveva corso, si sdraiò nell'ombra di un'utilitaria parcheggiata lì. Peeta si avvicinò, nascondendosi tra i clienti del bar. Gli sportelli si aprirono, scesero 8 uomini e due donne, tra loro vi erano i capi bracconieri. Gli altri sei avevano età diverse, uno di essi era sicuramente uno studioso, era l'unico che teneva con sè tanti piccoli strumenti tecnologici. Uno lo teneva in mano, rettangolare, poco più grande di un tablet, collegato ad un'antennina sottile e alta quanto lo stesso camion. Teneva degli auricolari di colori diversi in entrambe le orecchie. L'auricolare rosso stava sull'orecchio destro e sembrava non avere nulla in particolare, l'altro invece, di colore violaceo, sembrava avere una rotellina che di tanto in tanto girava manualmente, con molta delicatezza. Annotava tutto ciò che riusciva a cogliere su un piccolo block notes, dando nel contempo informazioni a una recluta, suo assistente. Le due donne, invece, stavano sempre in disparte. Avevano età nettamente differenti: una molto matura, l'altra molto giovane, probabilmente della stessa età di Peeta. La ragazza, seduta sull'asfalto caldo, stiracchiò le braccia verso il cielo, per poi alzarsi agilmente. Si rivolse prima all'altra donna, poi si avviò al bar, era un'ottima occasione per Peeta. Osservandola da vicino, il ragazzo si accorse dei strani lineamenti della ragazza, specialmente quelli degli occhi. Non avevano la classica forma tondeggiante, ma erano sottili, a mandorla. Aveva occhi e capelli neri, lisci, lucenti e lunghissimi, fino a toccarle la coscia. Peeta rimase incantato da lei e gli venne del tutto naturale avvicinarsi. Affascinato, ammaliato, come colpito da una stregoneria, quel viso così diverso ma nel contempo meraviglioso, gli fece scattare qualcosa di indescrivibile. Le gambe gli si mossero da sole, fino ad arrivare al bancone.
-Una granita ai gelsi con briosche per favore, senza panna.
-Prendo la stessa cosa.
-Amante delle granite?
-Amante di tutto ciò che mi affascina.
-Ehm, si.
-Piacere, il mio nome è Peeta.
-Piacere... bisogno di qualcosa?
-Ti stavo facendo la stessa domanda!
-No, grazie, sono insieme ad alcuni compagni di viaggio, sappiamo come muoverci, grazie. Oh che meraviglia! Non avevo mai visto una coppa di granita così grande!
-Dovresti provare ad entrare in una cioccolateria, da queste parti sono specializzati.
-Cioccolata? Cosa è?
-Non... non la conosci? Barista? Mi porti una barretta di Chocostar per favore.
-Subito Ser.
-Assaggiala e dimmi di cosa sa.
-Sa di... pistacchio, no, di mandorla... adesso ha cambiato nuovamente gusto! Sento una marea di sapori!
-Te l'ho detto che qui fanno cose magnifiche, ma tanto non hai bisogno di una guida, vado per la mia strada, ciao!
-Aspetta! Forse avrei bisogno di una guida gastronomica... tanto ci fermeremo per un po' da queste parti, posso trovare del tempo libero. Vivi da queste parti?
-Non proprio, però sono venuto spesso in passato a Fanusa, perciò la zona la conosco. Domani sei libera?
-Si, dammi il tuo numero così appena ho qualche ora, ti contatto.
-Non ho un cellulare...
-Allora tieni il mio, ne ho un altro di riserva. Ma attento, se hai brutte intenzioni, sappi che non sono sola.
Disse mostrando 3 Pokéball agganciate ad un cinturone. Peeta fece un fischio, Gus arrivò fulmineo.
-Io ho solo lui, dovresti essere in vantaggio. A domani allora.
-Ciao!
Il giorno dopo la chiamata non tardò ad arrivare, si reincontrarono nel primo pomeriggio nello stesso bar. Visitarono il centro storico e i negozi, infine, si fermarono nella cioccolateria più rinomata della città. All'interno vi era una gloriosa fontana da cui sgorgava cioccolato fuso dai svariati gusti, a seconda del cannello da cui fuoriusciva: cioccolata amara, alla nocciola, al caffè, al pistacchio, all'arancia, al caramello e pera, al cocco, i gusti erano vari e la degustazione era gratuita. Tanta gente era accalcata all'interno, degustando tazze calde di cioccolata. C'era chi invece decideva di buttarsi sul freddo, comprando gelati, granite e semifreddi, tutti a base di cacao. La fila era così lunga che distribuivano i bigliettini coi numeri. Peeta si sedette su una panchina della veranda, tenendo sotto controllo il tabellone numerico. Menma (si chiamava così la ragazza) si allontanò per andare al bagno. Mentre i numeri continuavano a scorrere, il posto vacante fu occupato. Peeta si voltò per chiedere di liberare il posto, ma la voce gli si bloccò. Era lì, che degustava un cono amarena e vaniglia, con sopra glassa al cioccolato e scaglie di nocciola. Si guardarono negli occhi, Peeta dimenticò di respirare, mentre lei continuava a mangiare tranquillamente.
-Tutto ok?
-Ehm... bè si, tutto bene... scusami...
-Per cosa?
-Per averti lasciata sola senza dirti nulla, no?
-Ci conosciamo?
Peeta continuava a guardarla, che avesse sbagliato persona? No, quella era Susan, al 100%. Lei distolse lo sguardo e continuò a leccare il gelato che cominciava a colarle sulla mano, quando una goccia le cadde. Gus, dapprima nascosto dietro l'amico, sbucò all'improvviso, prendendo al volo il liquido dolciastro. Questa volta fu lei a bloccarsi, riguardò il viso di Peeta, il gelato le cadde (Gus mangiò al volo anche quello).
-Ehm, ciao...!
-Deficiente!
In un attimo, il collo del ragazzo fu letteralmente "abbracciato", aggressivamente, dalla mani di Susan. Il viso di Peeta assunse lo stesso colore della pelle di Gus.
Menma, appena vide la situazione, chiamò fuori dalla sfera un bellissimo esemplare di Garchomp, Susan non aspettò un secondo per chiamare Envy.
-Perchè mi stai sfidando?
-Dovrei essere io a chiederti perchè stai menando il mio accompagnatore!
-Il tuo... accompagnatore? Perciò è così! Te ne sei andato da casa per viaggiare con questa tipa!
-No, aspetta, posso spiegare!
-Non intendo ascoltarti! Non mi va di ascoltare le tue bugie, dato che ho la verità davanti agli occhi!
-Ma che stai dicendo! Stavamo solo...
-Addio, è stato un piacere conoscerti, Peeta! Ah, il trucco della barba lunga ha funzionato alla grande! Se non fosse stato per quel Ditto, non ti avrei riconosciuto!
-Susan!
-Numero 1698! C'è il 1698?
-Si stiamo arrivando! Dai Peeta, lasciala perdere quella mocciosetta. Non è la tua ragazza... vero?
-No...
-Che gusto vu...
-Non ho più voglia di mangiare, vacci tu, il posto lo conosci ormai. Andiamo Gus.
-Diii!
Menma, incurante della situazione appena creatasi, andò ad ordinare ciò che desiderava, mentre Peeta si allontanò con la testa china, calciando ogni lattina che intralciava la sua strada. Gus appena finì il gelato, si rese conto di essere rimasto indietro, raggiunse di corsa l'amico.
Arrivarono in una zona poco frequentata della città, quando un'ombra misteriosa gli tagliò la strada.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Camminava con le mani in tasca, solito zainetto a tracolla, mento all'ingiù, Gus sempre accanto. Aveva appena avuto un infraintendimento con la sua migliore amica e non sapeva come rimediare. Nel contempo doveva continuare a frequentare Menma se voleva incastrare i bracconieri. Le due cose erano assolutamente incompatibili.
Si erano allontanati parecchio dal centro, la zona era ricca di vecchie case a schiera, con mura grige e sporche. Vi era solo qualche anziana seduta fuori dall'uscio, in cerca di un po' di fresco.
Mentre camminava, si sentì come raggelare, come se una presenza fosse alle sue spalle, anche Gus notò qualcosa. Non appena si voltò, trovò a due dita di distanza dal viso, un paio di enormi occhi dallo sguardo fulminante. Per la paura, gridò, la voce rimbombò per via dell'eco. Il cuore pulsava a mille, la pelle impallidì, il viso stravolto. Ma quando mise a fuoco cosa aveva davanti, tirò un sospiro di sollievo.
-Murtagh! Mi hai fatto venire un infarto! Ma... che ci fai qui?
-Che ci fai tu qui, sei sempre in mezzo. Prima mi arrivi a casa, poi ti ritrovo in mezzo al mio viaggio.
-Leo! Quanto tempo! Come stai?
-Tutto bene. Io e Murtagh abbiamo deciso di andare ad esplorare un po' la regione, dopo averti incontrato c'è venuta questa tremenda voglia. Il piccolo Gus sembra essere sempre in forma eh?
-Duiii!
-Dato che sei a conoscenza di alcune cose, vorrei parlartene. Ti ricordi del discorso dei bracconieri?
-Si, perchè?
-Li sto seguendo.
-Cosa? Solo con un Ditto? Ma che sei pazzo? No, aspetta, se li stai seguendo... sono qua?
-Si. La cosa bella è che mi son messo in contatto con una di loro.
-Una? Hai conosciuto Julia?
-No... si chiama Menma. Chi è Julia?
-È una tipa abbastanza pericolosa ed è molto vicina ad uno dei due capi. In giro ho sentito che abbia fatto fuori il suo precedente compagno.
Peeta raggelò, non si aspettava una notizia simile. Persone di quel calibro si erano macchiati di un crimine così grande? Che avesse preso un compito troppo pericoloso?
Murtagh annusò l'aria, si voltò di scatto verso il nulla, per poi nascondersi nella casa più vicina. Dei passi veloci, in corsa, ruppero il silenzio tombale che li avvolgeva. Continuava ad avvicinarsi sempre di più, quando poi fece capolino una bambina, correva allegramente insieme al suo Eevee. Non fece caso a loro, continuò a correre svoltando nella traversa successiva.
-Murtagh... non puoi fare così tutte le volte che senti qualcosa di strano. Esci, fifone.
Lentamente, uscì dal nascondiglio, continuando a guardarsi intorno.
-Se proprio dobbiamo parlare di queste cose, è meglio farlo in un posto sicuro, non si sà mai chi possa ascoltare.
Entrarono nella stanza di un piccolo ed accogliente B&B a pochi minuti da dove erano prima, si sedettero su delle piccole poltrone rosso scarlatto, mentre Leo usciva dal frigo bar una bottiglia di sangria che versò in due bicchieri.
-Credo che tu debba leggere questo diario, la persona che lo ha scritto si chiamava John Green.
-Cosa? Come hai fatto ad averlo? Green è il simbolo della resistenza al bracconaggio!
-Era. Si è spento poco tempo fa. Qui troverai tutto, la nascita del gruppo, la cattura dei vari leggendari, tra cui anche quella di Murtagh. Inoltre sembra che facciano diversi esperimenti, anche abbastanza crudeli. Non so esattamente su cosa, ma sono in possesso di un Lugia dai poteri sovrannaturali, sospetto che lavorino proprio su come potenziare gli attacchi.
-Qual'è il piano?
-Il piano?
-Se li stai seguendo e vuoi consegnarli alla giustizia, avrai un piano, no? O li vuoi solo seguire e spiare?
-Ehm...
-Non hai un piano.
-Al momento no. E poi sono da solo, anche se ne avessi uno, come potrei attuarlo?
-Perchè hai avvicinato Menma?
-Perchè ho pensato che con lei potrei scoprire qualcosa in più, non ti pare? Pensavo di farmi aiutare anche dalla mia amica Susan, ma è succeso un bel casino.
-Non ti seguo.
-Susan è la mia migliore amica, ma ultimamente l'ho trattata poco bene. Sono scappato di casa, abbandonando lei e i miei genitori. Lei ha deciso di seguirmi per portarmi indietro, non c'era riuscita fino ad oggi. Ma mi ha visto con Menma e ha creduto che io sia scappato per andare dietro lei.
-Ragazza gelosa?
-Cosa centra le gelosia adesso?
-Secondo te, una ragazza che và alla ricerca di un ragazzo, a costo di girarsi l'intera regione, è solo un'amica? Non la conosco, però...
-Credi che possa provare qualcosa per me? Può essere... chissà... Ma di che stiamo parlando! Ci sono questioni più importanti al momento!
-Sei stato tu a nominarla, secondo me ci sei rimasto male.
-Certo che ci sono rimasto male, non sono mica fatto di ghiaccio. Sono molto affezionato a lei, le voglio bene... ma volevo solo partire, essere autonomo per una volta. Per colpa di questa gamba, non ho avuto l'opportunità di essere come qualunque persona normale. Troppe attenzioni, troppe premure. Desideravo solo sentirmi normale come un tempo, non volevo che si creasse una simile incomprensione!
-E questa lotta al bracconaggio è perciò solo un'avventura per dire a te stesso che sei così autonomo da poter salvare il mondo?
La risposta si fece attendere, poi Peeta bevve l'ultimo sorso di Sangria.
-No, non è solo questo. Lo faccio per vendicare me stesso, tutti i leggendari catturati e seviziati, lo faccio per John che ha buttato la sua vita per questo. Ogni scelta è un misto di motivi, mai uno secco. Quello che hai detto tu ne è uno, ma è solo legna che alimenta il fuoco del mio coraggio. So cosa è il dolore, inflitto proprio da loro. So cosa significa e non intendo abbandonare chiunque diventi una loro vittima, persona o Pokémon che sia. Non ho ancora un piano, ne sono a conoscenza, ma un modo per metterli in trappola lo troverò. Io e Gus ci siamo, se voi volete unirvi a noi, sarete solo i benvenuti.
-Noi non possiamo, mi dispiace.
-Prima mi fai la predica e poi mi dici che non puoi? Si può sapere perchè? Forse vuoi solo giocare all'allenatore?
-Il problema non sono io. Murtagh ha paura anche della sua stessa ombra, attacca facilmente gli estranei per autodifesa. Questo viaggio serve anche ad aiutarlo. Parlando d'altro, prossima mossa? Susan o Menma?
-Non so dove stia Susan, perciò al momento opto per Menma. Domani proverò a contattarla.
-Vuoi fermarti qua?
-No, io e Gus abbiamo assaggiato cosa significa dormire sotto le stelle, preferiamo continuare così. Ti consiglio di fare la stessa cosa, ti addormenterai con un'emozione unica. E poi, i veri allenatori vivono in simbiosi con la natura stessa, non credi?
Il giorno dopo, Peeta e Gus si risvegliarono grazie ai primi fievoli raggi dell'alba. Avevano fatto di un prato il loro letto. L'aria fresca facilitò un risveglio allegro e attivo. Continuavano a controllare l'uovo, ma non dava ancora segni di vita, rimaneva al sicuro e al caldo dentro lo zainetto. Gus saltò in spalla mentre Peeta cominciò a vagare per la città in cerca di Menma.
Passarono dall'arco Fanusa, dalla cioccolateria, arrivarono fino al Palazzo di vetro, costruito interamente da quel materiale. Non era né un ufficio, né un'abitazione, ma una strana forma d'arte. Era permesso entrarci per guardare da vicino i vari geroglifici stampati o scolpiti sul vetro, ma quando la temperatura diveniva insopportabile, veniva chiuso al pubblico. Guardandolo dall'esterno si poteva ammirare un gioco di prospettive, infatti, i vari segni che dall'interno rapresentavano attimi di vita quotidiana o astrattismi, osservandolo dalle varie facciate, si potevano intravedere le forme di grandi e potenti uccelli leggendari in lotta tra loro. Peeta aveva già visitato quel genio d'arte parecchi anni prima, ma nonostante ciò, ne rimaneva ancora innamorato, ammaliato, non poteva stancarsi di un'opera di quella grandezza. E proprio quando ci stava girando attorno, Gus lo distolse per un attimo, indicando poco più in là. Menma era proprio lì, come calamitata anch'essa da quell'arte divina, mentre finiva di mangiare gli ultimi pezzi di una cialda per gelato.
-Vedo che ti sei affezionata a quella cioccolateria.
-Oh! Guarda chi si rivede! Ieri sei sparito!
-Non è stata una bella giornata, avevo bisogno di starmene un po' solo. Oggi ti ho cercata ovunque, non immaginavo di trovarti qui.
-Invece questo è proprio il motivo per cui io e i miei compagni siamo arrivati a Fanusa. Dall'interno puoi notare raffigurazioni di contadini che mietono il grano, architetture antiche ormai dimenticate, disegni astratti che si dice rappresentino alcuni quadri di pittori dell'antichità, come Picasso o Kandinskij. E' come se l'interno rappresentasse il passato, tutto ciò che esisteva prima dell'ultima guerra. Si intravedono anche degli animali. Dall'esterno invece, l'unione di tutti quei segni del passato, creano la rappresentazione delle lotte tra i 3 uccelli leggendari: Moltres, Zapdos e Articuno.
-Perciò voi siete interessati allo studio dei Pokémon leggendari?
-Possiamo dire di si. Crediamo che questa struttura possa rivelarci la loro posizione o qualche indizio su come trovarli.
-E una volta trovati, cosa fate?
-Ma niente di che, studiamo solo le loro abitudini. Non si sà nulla di loro, qualcuno dovrà farlo questo lavoro sporco, non credi?
-Più che lavoro sporco, lo definirei un onore dato che fareste parte di quelle poche persone al mondo che li abbiano avvistati.
-Si, questo è anche vero.
-Se posso essere utile, vorrei partecipare anche io alle ricerche!
-Non è così facile entrare da noi.
-Ma non impossibile.
-Giusto. Forse hai un pizzico di probabilità di riuscirci, ma se vuoi veramente provarci ed entri, ti avverto che sarà impossibile uscirne.
Peeta conosceva bene il significato di quelle parole, sapeva cosa andava incontro, ma non esisteva altra possibilità per sconfiggere il bracconaggio, se non dall'interno.
-Non so esattamente cosa tu intenda ma... voglio provarci! Anche perchè vorrei tanto incontrare Jirachi, devo esprimere un desiderio. Lo avete mai incontrato?
-Qualche volta, di sfuggita.
-Davvero?? Allora devo entrare! Avete un capo? Qualcuno con cui potrei parlare?
-Frena l'entusiasmo, devo parlarci prima io. Quel Ditto è l'unico Pokémon che hai?
-Si, ma può trasformarsi in tutti i Pokémon esistenti e conosciuti.
-Ed è potente in qualsiasi cosa si trasformi? Te lo chiedo perchè lo faranno lottare e dovrà convincerli della sua potenza. Ti avverto che rischia di farsi veramente male.
-Tu grazie a quale Pokèmon sei entrata?
-Sono la figlia di uno dei capi, non ne ho avuto bisogno. Rivediamoci in questo stesso punto domani mattina alle 10, ti darò la risposta.
-Portami una risposta positiva, così vincerai un abbonamento in granite.
-È il modo più strano che abbia mai sentito per ottenere una raccomandazione!
Peeta salutò con un sorriso fiero, continuando a guardarla fissa negli occhi, Menma pronunciò il suo nome, come se ne sentisse di già la mancanza, Peeta si scontrò contro un palo prima che essa riuscisse ad avvertirlo.
 
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Il cielo colmo di nubi aveva intristito l'intera città, ricordando ai fanusiani la fine dell'estate. Piccole gocce si frantumavano toccando il suolo, sempre con più frequenza. Apparivano i primi ombrelli colorati, mentre quelli sui tavolini dei bar venivano chiusi in fretta. Le persone sembravano tante formiche in panico, correvano con qualsiasi cosa che potesse proteggergli la testa. Ma Peeta era lì, aspettava dentro le mura del Palazzo di vetro, sempre più sporcato dalle numerose gocce di pioggia. Gus rimaneva fuori a giocare nelle pozzanghere, sguazzava come un Grumping accaldato, per poi disegnare col fango sul vetro. Peeta tocchettava da dentro, cercando di convincere il compagno ad entrare, ma Gus rispose con un "no" scritto sulla parete.
-Ma... da quando sai scrivere? Sai comunicare col nostro linguaggio e non me lo hai mai detto?
Un altro "no" comparve sulla facciata.
-Oltre a "no", cos'altro sai scrivere nelle mia lingua?
Gus riflettè un po', poi riprese a scrivere, continuando ad infangare il resto della parete. Ma spuntarono solo un "si" e il suo vecchio nome "Jerry". Non sapeva altro.
-Se entri, ti insegno qualche altra parola, che dici? Sei inzuppato fradicio e non ho voglia di farti prendere l'influenza!
Questa volta valutò l'offerta, entrò di soppiatto per poi scotolarsi le goccie in esubero, lanciandole ovunque. Peeta lo accarezzò, era più fresco e morbido del normale, ma non bagnato. Era come se la pioggia lo avesse reidratato. Cercò nello zaino delle cianfrusaglie (nell'altro vi era solo l'uovo e qualche indumento) della carta e una matita, scrisse qualcosa, poi gliele mostrò all'amico.
-Allora, queste parole sono poche ma importanti, ad esempio questo è il mio nome, Peeta. Quest'altro è invece il nome che ti ho affibiato io, Gus. Questa parola la devi usare solo in caso di pericolo, si legge "aiuto". Se mi trovassi in pericolo, cerca Susan o Leo, oppure vai dalla polizia, e scrivi questa parola, è importante.
-E perchè dovresti essere in pericolo, eh? Ragazzo con una gamba?
-Oh... ciao Menma! Mha... non saprei, potrebbe accadere qualsiasi cosa, tipo un incidente, o potrei sentirmi male. Credi di essere invincibile alla natura?
-No, però se io mi sentissi male, chiamerei l'ambulanza e non la polizia. Comunque, hai un asciugamano? Sono leggermente bagnata da come puoi vedere.
-Oh, si, fammi cercare un attimo... eccola, tieni.
-Grazie. Ti posso fare una domanda?
-Oggi ti vedo tanto curiosa.
-No, è che porti due zainetti piccoli invece che uno grande. È strana come cosa.
-Ah. Ecco... è che in uno tengo un uovo e perciò...
-Un uovo?? Di cosa? Posso vederlo?
-Ehm, si, ma non so di cosa è, l'ho trovato abbandonato, non so nemmeno se sia vivo.
-Mmmh... dal peso sembra di si e se lo muovo non sembra essere nella fase acquosa. Praticamente è già formato ma sta aspettando il momento giusto per nascere. Cosa sia, non ne ho la certezza, ma per il calore che l'uovo emana, è probabile che sia di un tipo fuoco.
-Come fai a sapere tutte queste cose?
-Diciamo che ho molta pratica in questo campo. Ma torniamo al perchè siamo qui, ho parlato con gli altri.
-Che hanno detto?
-Di presentarti col Pokémon più forte che hai e di pregare il tuo Dio.
-Non ho un Dio... e nemmeno il resto del mondo. La religione è mitologia ormai.
-Il mio popolo invece ci crede ancora. Abbiane rispetto. L'appuntamento è per il primo giorno di quiete dopo la tempesta. Presentati all'Arco Fanusa, quello del vento.
-Io ne conosco solo uno...
-Perchè è l'unico rimasto in piedi. Quello del vento è ormai in macerie, si trova alle sorgenti del fiume Shonash, quello che alimenta la cascata.
-Forse so dov'è.
-A presto.
-Vai già via?
-Si.
-Ma... piove. Aspetta, prendi questo telo, è impermeabile, non rimarrai asciutta ma almeno non ti prenderai una polmonite.
Guardò il telo con stupore, accettando il regalo.
-Mi sei simpatico, fino ad adesso non avevo mai trovato qualcuno così gentile. Voglio darti un consiglio: non presentarti. Spero per te che questo sia anche un addio.
Mise attorno a sé il telo, correndo velocemente contro la tempesta, lasciandosi inghiottire da essa senza mai guardarsi indietro. Gus guardava l'amico con uno sguardo preoccupato.
-Non devi preoccuparti, non mi succederà nulla, starò attento. In caso contrario, sai già cosa fare, ok?
-Dui..
Passarono 3 notti e due giorni prima che la bufera si calmasse. Avevano passato tutto il tempo rinchiusi dentro le mura di vetro, studiando i vari disegni e le forme degli animali ormai estinti. I viveri erano terminati e con essi stava per finire anche il denaro, abbastanza da ricoprire al massimo altre 2 settimane, se tutto andava bene.
Teneva spesso l'uovo tra le braccia, accarezzandolo, sperava di far sentire al sicuro il cucciolo al suo interno, così che si decidesse a nascere. Ogni tanto sembrava sentirsi qualche leggero movimento, piccoli scalpitii, ma di nascere non ne voleva sapere.
Gus prese la forma di un Rapidash per poter raggiungere il più velocemente possibile l'Arco del Vento. Era velocissimo, nonostante il peso di Peeta sulla schiena. Arrivarono alla meta in un'ora. Si addentrarono in un querceto, le foglie frusciavano, il sole giocava a nascondino con le nuvole, il tempo sembrava rovinarsi nuovamente. L'aria era fresca e umida, più si addentravano, più sentivano il piccolo ruscello che a valle si sarebbe trasformato nel fiume Shonash. Seguirono il suono dell'acqua, finché non intravidero una piccola grotta in pianto. L'acqua usciva da due fessure sulla roccia, come se piangesse veramente, ma dell'Arco Fanusa del Vento non ve ne era traccia.
Il vento aumentò la sua forza, si sentì un borbottio in lontananza sempre più forte, come se l'aria passasse da una sorta di fischietto. Il suono incuriosì i due viaggiatori che andarono a cercare l'origine del fischio. Dovetterero scavalcare un costone alto 3 metri, Peeta lanciò Gus in alto, a sua volta Gus tirò sopra Peeta, impossibilitato a salire da solo. Il terreno era ricoperto da numerose felci, intravidero alcuni Deerling scappare dalla parte opposta. Continuarono a salire, il terreno in pendenza affaticava la gamba buona del ragazzo, dovette aggrapparsi ai rami che incrociava per non rischiare di cadere. Arrivarono finalmente su una superficie pianeggiante, il fischio era sempre più forte, una grossa colonna ricoperta da fori padroneggiava la piccola collina, alla sua base vi erano vecchie rocce ammassate ricoperte di muschio.
-Non ne sono sicuro, ma credo che il posto sia questo. Questa colonna sembra molto antica, dai fori passa il vento, creando quei borbottii e fischi strani. È una specie di flauto gigante... e queste macerie dovrebbero essere i resti dell'Arco Fanusa... ma, dove sono i bracconieri?
-Duii...
Il vento continuava a rinforzarsi, il fischio divenne assordante, il cielo grigio più rabbioso. Un lampo spezzò l'orizzonte a metà, dopo la sua scomparsa, un'ombra apparve dal nulla. Veloce si avvicinava all'Arco del Vento. Erano loro, a cavallo di Lugia.
 
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

-È facile promettere qualcosa o decidere di voler raggiungere quel traguardo. Ma la vera difficoltà vive tra il momento in cui si dice ed il momento in cui si arriva. E non tutti riescono davvero a finire il viaggio. Molti si arrendono alla prima difficoltà, o si rendono conto di aver sopravvalutato la difficoltà della promessa. Molti parlano per ingigantire loro stessi, ma poi dicono che l'uva era ancora troppo acerba ed è per questo che non l'hanno raccolta. Promettono solo per stare sul palcoscenico, per far credere agli altri di aver avuto fegato ad accettare. Ma la verità è che quello non è coraggio, ma sopravvalutazione di se stessi. I veri coraggiosi sono quelli che dicono "no", perchè sanno di non avere i mezzi giusti per stare su quel palco, alla fine non è l'unico al mondo ed è giusto che ci salga la persona adatta. Dovremmo lottare solo per quel palco in cui saremo sicuri di poter salire, perchè abbiamo quei mezzi che altri non hanno. E sai quando ti rendi veramente conto di tutto questo? Quando hai il tuo obbiettivo davanti e dovrai lottare veramente per poterlo raggiungere. Non siamo stati abituati a lottare, non sappiamo dargli un livello di grandezza, è colpa della campana di vetro che i nostri genitori ci hanno affibbiato. Perchè loro hanno lottato veramente e conoscono quell'unità di misura. È nella natura dei genitori proteggere i figli, ma avrebbero anche il compito di aiutarci a comprendere meglio la vita, con allegate difficoltà e pericoli, poco per volta, come si fa con i vaccini. Io ho vissuto sotto quella campana, ho sempre bramato di scrollarmela di dosso, l'ho rotta con la forza perchè non c'era altro metodo. Ma adesso intravedo quella figura che simboleggia la mia prima lotta alla vita e non so cosa sentire, come comportarmi, quanto devo essere preoccupato per non essere troppo teso da dimenticarmi di pensare. Questa campana di vetro che mi ha protetto da quando sono nato si è trasformata nella mia prigione. La mia mente si contorce dalla quantità di pensieri che si affollano come un treno in ora di punta. Comincio ad avere i primi dubbi, ciò che sto affrontando è davvero alla mia altezza? Questa sarà veramente una dura battaglia e la sto affrontando senza aver avuto il mio vaccino per la vita. E se perdo? Se perdessi, non sarà solo la mia di vita ad essere in pericolo, ma anche quella tua, Gus, o di qualunque altra persona che abbia avuto a che fare con questa storia. John Green era uno di quelli che non era all'altezza. Non poteva sconfiggere l'organizzazione dei bracconieri, ci ha provato e ci andò di mezzo Chaka, per poco non morì. John ha rischiato tanto e perso tutto per cercare di vincere quella battaglia. Non aveva i mezzi adatti, non avrebbe mai potuto vincere. Ha usato i migliori anni della sua vita per stalkerare i bracconieri, senza mai riuscirli a fermare. Però se non lo avesse fatto, nessuno avrebbe denunciato le loro malefatte su quel diario e continuerebbero indisturbati, nell'ombra, come invisibili, a seviziare Pokémon. John non ha fallito del tutto la sua missione, ha sacrificato tutto per provare a dare un futuro ai Pokémon. Non so se sarò io a dare un significato alla sua vita sacrificata, ma voglio lottare, così da poter dare nuovi strumenti alla persona nata per vincere questa battaglia. Io posso decidere per me, ma tu, Gus, devi decidere per te. Non pensare a ciò che ha fatto John o sto per fare io, pensa solo che puoi rischiare la tua vita. Pensa solo a questo. Vuoi veramente? Anzi, cambio la domanda. Credi di avere gli strumenti giusti per vincere?
Gus si limitò a guardarlo, non disse nulla, un suono, un verso, nulla, sorrise con sicurezza per poi continuare a guardare l'orizzonte. Quello che era solo un puntino nell'immenso cielo, era ormai a pochi chilometri. Era velocissimo e, nonostante il vento, non sembrava perdere il controllo del volo. Aveva un totale controllo di sé. Atterrò con grazia, chiuse un'ala mentre l'altra la appoggiò a terra, facendo da scala ai due passeggieri, uno di loro era Menma. Guardava Peeta con uno sguardo deluso, intristito nello stesso tempo. Guardava, ma non parlava. Lugia tenne le ali totalmente chiuse, alzò il collo e il becco al cielo, assaporava la forza del vento sempre più forte. Una goccia toccò il viso del ragazzo, poi un'altra e un'altra ancora.
-Sei tu Peeta?
-Si, sono io.
-Mi è giunta voce che vorresti unirti a noi, è vero?
-Se questa voce fosse stata falsa, non sarei qui, non trova?
-Perchè?
-Perchè... cosa?
-Perchè vuoi unirti a noi? E chi te ne ha parlato?
-Ho solo saputo da Menma che andate dietro ai Pokémon leggendari per studiarli. Ma da come reclutate i volontari, sembra che facciate sul serio.
-Noi facciamo molto di più che studiare, ma alle nuove reclute, diamo compiti molto umili prima che possano anche solo avvicinarsi ai nostri studi. Vogliamo capire quanto siano disposti a dare. Come ti ha detto Menma, potrai accedere solo dopo avermi sconfitto in una lotta Pokémon. Dopotutto, si tratta di leggendari, devi essere abbastanza forte da proteggere te stesso, non credi?
-Giusto ragionamento. Ma se non volete reclutare altra gente, non è più facile dire di no?
-Quando ho detto che non vogliamo reclutare?
-Lo si capisce dal Pokémon accanto a lei, come si può pretendere che una recluta, per quanto forte sia, possa sconfiggere un Lugia?
-Quando ho detto che voglio usare lui? Sei troppo prevenuto, ragazzo. Ti sei lasciato intimorire. Già da questo si capisce che non sei all'altezza. Ma se vuoi tanto lottare... vai Seviper! Scelgo te!
Lanciò la Ball in aria, si aprì, fuoriuscendo una potente luce rossastra da cui si materializzò il Pokémon. Seviper, con le sue zanne aguzze, sibilò con aggressività contro il ragazzo. Peeta, immobile, cominciò a sudare, ad avere nausea, la sua pelle impallidì, ma continuava a guardare in quegli occhi sanguinari, gli stessi che lo guardarono mentre le zanne affondavano sulla giovane carne della gamba, ormai persa. Seviper annusò stranamente l'aria, un colpo di vento direzionò più intensamente l'odore di Peeta, il Pokémon sembrava ricordare. Si avvicinò lentamente, continuando ad annusarlo, poi si accorse della protesi, fece uno scatto di testa, portando il muso a pochi centrimetri dal viso di Peeta. Lo aveva riconosciuto. Sibilò, poi fece retro front, aspettando il suo avversario. Ma Peeta continuava a rimanere immobile, tremolante. Per risvegliarlo dallo shock, Gus gli diede un morso alla mano, Peeta fece un respiro profondo, come se fosse appena tornato dal mondo dei morti.
-Ho una marea di lavoro! Cosa credi? Che io aspetti per il resto dei miei giorni?
-Mi... mi scusi. Gus, vai!
-Ahahahah!
-Cos'ha da ridere?
-Vuoi battere il mio Seviper con un Ditto? Quel Pokémon è inutile, sia in battaglia che come riproduttore. In passato ne abbiamo avuto uno, del tutto uguale a quello. Non lottava, non deponeva uova, era inutile!
-Uguale? C'è un altro Ditto cromatico in giro? Non posso giudicare quel Pokémon, ma posso solo dirle che il mio Gus è abbastanza forte da avermi fatto arrivare qui sano e salvo. Basta con le chiacchere. Gus, usa trasformazione!
Poi, bisbigliando, disse "Espeon". Gus lo fece con piacere, trasformandosi in un elegante Espeon. Con nonchalance, cominciò a leccarsi la zampina.
-Vedo che inizi con vantaggio, bravo. Ma questo non ti basterà! Seviper, sai già cosa fare.
Il Pokémon rimase immobile, con gli occhi fissi sulla preda. La pioggia cominciò ad aumentare. Gus cercava di studiare le mosse dell'avversario, ma sembrava non volersi muovere. Peeta osservò le zanne del Pokémon, gocciolava qualcosa, ma la pioggia non era ancora così forte da inzupparle.
-Gus! Attento! Non farti assolutamente mordere! Ha le fauci colme di veleno!
Un istante dopo, Seviper ruppe la sua immobilità, scattando fulmineo verso Gus con l'intento di morderlo, ma quest'ultimo riuscì ad essere più veloce di lui.
-Perchè non gli ha scaricato il veleno?? Questa lotta non è legale!
-Ops, l'ho dimenticato. Lo faccio sempre quando andiamo a cercare i leggendari, ma questa volta mi è passato di mente. E comunque, se volevi una lotta legale, andavamo in una palestra, no?
-Maledetto! Gus, Doppioteam! Bravo! Vai con Confusione!
L'attacco lo prese in pieno, Seviper rimase confuso, colpiva violentemente il terreno con la punta affilata della coda. Gus continuò ad attaccare con attacchi fisici, colpendolo in punti diversi, aumentando così la sua confusione. Ma con esso aumentò anche la rabbia. Nuovamente si immobilizzò, sembrava barcollare, ma cercava di stare il più fermo possibile, chiuse gli occhi. Gus continuava ad attaccare, Peeta capì il pericolo ma non fece in tempo ad avvisare il compagno. La coda affilata colpì violentemente Gus, immobilizzandolo a terra, mezzo stordito.
-Gus!!
-Lo stato di confusione non dura in eternità e il mio Pokémon sa ben gestire quel momento. Troppo furbo per farsi battere da uno stupido Ditto colorato! Seviper, dagli il colpo di grazia!
Ma poco prima che le fauci potessero colpire Gus, quest'ultimo fu più svelto, trasformandosi in un Golem. La corazza era troppo dura per essere penetrata dalle zanne sanguinarie, arrecando non poco dolore all'avversario.
-Forse il tuo sarà più furbo, o più esperiente in battaglia, ma il mio è sicuramente più veloce nel prendere decisioni! Usa Gigaimpatto!
Il peso e la durezza del corpo, triplicarono la potenza d'attacco, colpendo in pieno il malcapitato, causando contusioni e profonde ferite. Seviper era KO, Peeta e Gus erano i vincitori. Il bracconiere guardò con disgusto e freddezza il proprio Pokémon, facendolo rientrare nella sfera senza nemmeno avvicinarsi a lui. Gus riprese la sua forma originale, poi, con un balzo, abbracciò affettuosamente il compagno.
-Allora, cosa si prova ad essere sconfitti da un Ditto?
-Non mi stuzzicare ragazzo. Hai comunque superato la prova, al momento sei dentro, presentati domani mattina al Palazzo di Vetro.
-Il mio nome è Peeta, ma credo che Menma glielo abbia già riferito. Lei è...?
-Chiamami signor Meis. Menma, andiamo. Cominciamo a creare una sistemazione per il novellino. A domani, caro Peeta.
La pioggia aumentò di colpo, come se il cielo si fosse messo in stand by per assistere alla battaglia. Lugia allungò un'ala, i bracconieri vi salirono, aggrappandosi fortemente al dorso. Gli bastò un salto per riprendere il volo e allontanarsi, tornando dalla direzione da cui erano venuti.
-Gus, hai abbastanza forza per una passeggiata in volo?
Senza farselo dire due volte, si traformò in un elegente Dragonair, Peeta gli saltò in groppa, poi volarono a bassa quota, con una certa distanza dall'obbiettivo. Ma non passò molto tempo prima che quest'ultimo atterrò. Scesero immediatamente, Peeta si nascose tra i cespugli, Gus invece prese la forma di un Pidgey, gli fu attaccato alla zampa una piccola telecamera spia. Volò verso il punto in cui si erano perse le traccie del Lugia. Arrivò all'accampamento, nessuno sospettava di lui, era solo un piccolo uccellino che si faceva gli affari suoi. Sorvolò tranquillo l'intero campo, poi tornò indietro dall'amico. Nascose la telecamera in borsa, Gus riprese la sua forma originale, era ormai troppo stanco per proseguire.
-Non ti preoccupare amico, oggi hai fatto il tuo dovere, sono fiero di te. Riposati, ti porto io. Ma appena ti ritornano le forze avvisami, così torniamo in città prima, ok?
Non ebbe nemmeno la forza di rispondere, che cadde in un profondo e dolce sonno.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

La pioggia di fine estate non voleva fermarsi. Quel ticchettio creava un'atmosfera quasi magica, rilassante, soprattutto per chi guarda la pioggia al sicuro, dentro la propria casa. Anche loro la osservavano, seduti nel tavolino più vicino alla vetrata, sorseggiando una tazza di cioccolata al latte di mandorle, calda e fumante. Peeta guardava gli ormai pochi spiccioli rimasti nel portafoglio, non ci avrebbe fatto più di qualche giorno. Si sentì uno scampanellio, qualcuno era entrato in negozio, Peeta alzò lo sguardo, intravedendo Leo. Gus corse ad abbracciarlo ma, per la foga, urtò il tavolino, rischiando di far cadere rovinosamente tutto quel ben di dio.
-Gus, se mi facevi cadere la tazza, giuro che ti uccidevo.
-È solo un pasticcione, non usare il pugno di ferro con lui.
-Tanto lo sa che non gli alzerei un dito. Dov'è Murtagh?
-Lo sai che non ama andare in zone popolate, ha preferito rimanere in albergo. Come sta andando?
-Sono dentro.
-Co... come?
-Ieri abbiamo fatto una prova di iniziazione, l'abbiamo superata, questa mattina dobbiamo incontrarci al Palazzo di Vetro, stavo facendo colazione appunto per questo. Questa cioccolata vegana è fantastica, non l'avevo mai provata.
-Ma che mi interessa della cioccolata! Non credi che fare tutto da solo sia pericoloso?
-Avevo chiesto a te ma mi hai risposto che non era possibile.
-Non sei obbligato a farlo, Peeta!
-L'altra volta sembravi volessi sostenermi, adesso perchè mi vai contro?
-Credevo non ce l'avresti fatta, non così presto!
-Ma perchè chiunque incontro, mi sottovaluta?
-Non ti sto sottovalutando, né te, né Gus. Ti stò solo chiedendo di non fare mosse azzardate, di riflettere su ciò che stai facendo e sul pericolo che potresti correre!
-Benissimo, dammi un suggerimento allora, dimmi cosa devo fare!
-Lasciar perdere.
-Certo! Essere omertoso e girarmi dall'altra parte! Ti ricordo che per colpa loro ho perso questa maledetta gamba! Al mio posto non vorresti consegnarli alla giustizia?
-Ottimo piano allora: infiltrarti da solo in un'organizzazione potente e pericolosa per vendicare la tua gamba.
-E cercare Jirachi.
-Giusto, così ti vendichi e poi recuperi la gamba.
-Volevo portarlo da Susan, lei ha un desiderio più importante del mio. Ma dopo aver letto il diario di John, penso che non ce ne sia bisogno. Ed è anche per questo che dovevo entrarci, ho bisogno di qualche risposta pure per lei.
-Di cosa stai parlando?
-Scusa, si stà facendo tardi, devo andare, non ti azzardare a seguirmi.
Gus leccò le ultime gocce di entrambe le tazze finché non venne preso in braccio di forza dal ragazzo.
-Ehi! Aspetta! Maledizione! Ehi, ma... cos'è?
Le strade, la piazza, tutto era deserto, la pioggia continuava a scendere imperterrita. Peeta camminava riparandosi sotto i balconi, un dolore lancinante proveniva dalla "non" gamba, colpa del cambio di temperatura. Una volta al Palazzo di Vetro vi si nascose dentro, per poi gettarsi a terra di peso. Il dolore si faceva sempre più intenso. La pioggia si reintensificò, il livello dell'acqua aumentò, bagnando il pavimento della struttura.
Un suono sottile e continuo proveniva dall'interno del Palazzo. Inizialmente Peeta non lo aveva notato, era impercettibile, quasi si mimetizzava con il suono della pioggia. Ma a lungo andare, quel pizzichio, si fece notare. Ma lui continuava a non dargli importanza,  si decise ad avvicinarsi solo perchè la noia lo stava ammazzando.
Più si addentrava, più il suono aumentava. In un angolo al buio, sotto il dipinto di due cavalli rampanti, vi era una piccola noce lampeggiante, il suono sembrava provenire da lì.
Peeta si rannicchiò per cercare di osservare meglio quella strana cosa luminosa, Gus, invece, la toccò senza pensarci due volte. La luce terminò di lampeggiare, il suono si affievolì fino a sparire. Di colpo, fuoriuscì un'accecante luce bianca, un'improvvisa forza risucchiò Peeta e Gus all'interno, fino a farli sparire. Dopo ciò, calò il silenzio.
Erano in un enorme vortice: vi erano momenti di assenza di gravità ed altri di forte pressione atmosferica, quasi a schiacciarli. Alla fine del misterioso tunnel, furono scaraventati su di un muro, Gus rimase spiaccicato come una chewingum, Peeta era atterrato di schiena. Faticava a respirare, si sentiva come annegare. Quando cominciò a rinvenire, notò accanto a lui una presenza: un piccolo Abra restava immobile in un angolo ad osservarli.
-Spero che il viaggio non sia stato troppo noioso. Benvenuti.
Peeta non era ancora riuscito a riprendere fiato, si aggrappò ad un appiglio per aiutarsi ad alzarsi. Diede qualche colpo di tosse, guardò prima Abra, poi la persona accanto.
-No... non... *coff coff*! Non è stato... un viaggio noioso. Come siamo arrivati qui?
-Tramite il teletrasporto di Abra. Avevamo lasciato una noce sensoriale, appena l'avete toccata, la noce ha mandato l'impulso ad Abra che vi ha portati qui. Prima che me lo chiediate, siete nella nostra Base. Sbrigati, c'è molto lavoro da fare. Inizia a metterti questa divisa, dovrebbe essere della tua taglia. Ah, fai rientrare il tuo Pokémon nella sfera, ti sarà solo d'impiccio.
-Ehm... non ha una sfera ma non si preoccupi, non combinerà danni. Che mansioni ricopro?
-Colf.
-Il nome promette bene... sono molto preparato sui Pokémon, ho passato la mia vita a studiarli! Però non ho mai sentito questo tipo di lavoro... è una specie di ricercatore?
-No, è una specie di inserviente. Prendi quella scopa e la paletta e comincia a pulire la sala mensa. Buon lavoro.
-Co... come? Ho affrontato quella dura battaglia per fare l'uomo delle pulizie!?
-Al momento si, appena avremo fiducia in te e le tue capacità, comincerai a scalare i gradini della nostra piramide. Ma al momento lustra per bene il pavimento, ok?
Passarono i giorni, le settimane, i mesi, divenne dicembre ma Peeta continuava a pulire ogni angolo della Base. Dopo la lotta contro Meis, Gus era riuscito a filmare la zone in cui Lugia era atterrato: non vi erano dubbi che fosse lo stesso posto. Ogni tanto le Jeep partivano, sparendo per diverso tempo, anche per settimane. Al ritorno, normalmente nessuno apriva bocca, solo una volta vi fu grande agitazione. Peeta riuscì a guardarli dalla finestra di uno dei corridoi: dal camion attrezzato, Meis e Mattron, l'altro bracconiere, trascinavano delle grosse casse con dentro strane lastre con colori differenti. L'attenzione era rivolta solo a quelle lastre, vennero portate nella Sala C3, una delle poche sale in cui Peeta aveva l'ordine di non entrarvi.
Prossimo obiettivo: scoprire i tesori della Sala C3.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

La Base dei bracconieri (o come si fanno chiamare loro, Team Maya), non era altro che un ammasso di enormi container, il tutto situato sotto un alto costone roccioso. Vi erano annesse due enormi grotte, 300 metri distanti l'una dall'altra: una veniva usata per far soggiornare la truppa, con poche decine di letti e armadi a disposizione per ognuno di loro; la seconda grotta denominata "Sala C3", più grande della prima, era stata totalmente murata, controllata H24 da un paio di sentinelle all'entrata, che si davano il cambio ogni 4 ore. L'unico accesso era un enorme cancello rinforzato.
La mensa era formata dall'unione di quattro container disposti orrizzontalmente, formando una grande sala. Poi c'erano il container della cucina, dello svago, la lavanderia, il container delle "coppiette". I bracconieri Meis e Mattron alloggiavano in un container personale, uno a testa.
Peeta, mentre spazza il pavimento e compie altre mansioni, studia i movimenti, le abitudini, i luoghi. Le sue perlustrazioni continuavano anche di notte, scoprendo che l'entrata della Sala C3 rimaneva sempre scoperta nelle ore notturne per alcuni minuti, durante il cambio turno delle sentinelle. Una volta finito il turno, infatti, vanno al corpo di guardia (una piccola tenda blu) a svegliare gli altri. Ma si sà, una parola tira l'altra, lasciando il posto di guardia scoperto per oltre 10 minuti.
-Gus, potremmo colpire o alle 4 del mattino o a mezzanotte. Ma credo che la scelta migliore sia la prima, muovendoci troppo presto rischieremo di trovare ancora qualcuno in giro, e succede. Alle 4 dormono tutti. Tu che ne pensi?
-Ditto!
-Ero certo che fossi d'accordo con me. Ricordi il piano?
-Dui... ditto!
-Miraccomando... dobbiamo essere perfetti. Se hai paura di non ricordare tutto, rinviamo finché non ti sentirai sicuro.
Questa volta il molliccio rispose con un sorriso rassicurante, dando una piccola pacca al braccio del ragazzo. Poco dopo, Menma entrò in mensa.
-Peeta, capisco che sei interessato a voler partecipare alle nostre uscite, capisco che vuoi farti notare da mio padre, però... non credi di esagerare con la pulizia?
-Ti confido un segreto: è quasi divertente pulire! Far splendere le superfici, quell'odore di limone... però, in effetti, quando posso venire anche io?
-Non saprei, sei qui da tempo, non so perchè mio padre stia rimandando così a lungo.
-Mi togli una curiosità? Spesso vi vedo partire per lunghi periodi, ma è raro che torniate con qualcosa di importante. L'altro giorno vi ho visti con delle strane lastre...
-Uscire in missione non significa sempre portarsi dietro qualcosa, spesso andiamo solo per recuperare informazioni. Ricordi quando ci siamo incontrati a Fanusa? Eravamo lì per studiare il Palazzo di Vetro, speravamo di trovare qualche indizio che potesse aiutarci a "completare il puzzle" sui tre uccelli leggendari.
-E cosa avete scoperto?
-Niente di importante. Ma certe volte, anche i più piccoli indizi, uniti agli altri, ci aiutano a scoprire qualcosa in più.
-E le lastre?
-Le abbiamo trovate unendo tanti piccoli indizi scovati in diversi luoghi.
-No, volevo sapere cosa sono.
-Non posso ancora rivelartelo. Finché mio padre non ti promuoverà, il team non può dirti nulla, mi spiace.
-Nemmeno sulla Sala C3?
-Nemmeno su quella.
-Allora non è vero che si tratta di una cambusa, nascondete qualcosa lì dentro!
-Ma no! Certo che è una cambusa! Ah ah ah! Ehm... ti stavo solo prendendo in giro!
-Eh, birbantella. Scusami, ma ho ancora un bel po' di lavoro da sbrigare.
-Oh, si, certo. Ci vediamo allora!
Dopo l'orario di lavoro, per Peeta e Gus era consuetudine allontanarsi dal campo e se qualcuno faceva troppe domande, gli veniva risposto che il Ditto aveva bisogno di un allenamento intensivo giornaliero, ed in effetti era vero. Dopo il contatto con il Pokédex, il numero di Pokémon in cui poteva trasformarsi era immenso, e con essi aumentarono anche gli attacchi da poter apprendere.
Qualche giorno dopo, Peeta capì che era arrivato il momento. Ufficialmente, l'ora del "silenzio" fischiava alle 23.00, ma i ragazzi continuavano a divertirsi davanti al bivacco o in una delle stanzette nel container delle coppiette. All'una di notte dormivano ormai tutti. Peeta e Gus non andarono a letto, avvisarono che quella notte avrebbero dormito all'esterno, sull'erba. Non era una cosa inconsueta per loro, altre volte era capitato e nessuno aveva mai replicato.
Da quando erano partiti, guardavano ogni notte quel cielo pieno di stelle, senza mai stancarsi di osservarlo.
-Come mai soli soletti?
-Oh! Menma, nulla. Ci piace osservare le stelle, lo sai.
-Perciò, se mi aggiungo anche io, non dovrebbe essere un problema. È scomodo dormire fuori?
-Ehm... no. Ma... vuoi dormire qui??
-Non ho mai provato questa emozione e ho una voglia matta di sperimentare. E tu?
-Io... io cosa?
-Hai voglia di sperimentare emozioni nuove?
-Ma... di che stai parlando?
-Immagino che ancora sei come mamma ti ha fatto, oppure... in ogni caso, dobbiamo fare un giretto al container!
-Ma che dici! Poi bloccherei la crescita a Gus! Un'altra volta, ok?
-Ma infatti Gus starà a dormire... oggi ho voglia di divertirmi un po'!
-Ti ho detto di no. Puzzi di alcol... sei ubriaca Menma...
-Non sono ubriaca! Solo brilla! Se non vuoi... significa che ti convincerò con la forza!
Cominciò a sbottonarsi la camicia, Peeta si sentì sempre più imbarazzato. C'era un'unica soluzione per fermare i suoi spiriti bollenti: intimò Gus di trasformarsi in uno Skitty, poi usò Canto, facendola addormentare in pochi secondi. Era una delle mosse apprese durante gli ultimi allenamenti. Per non rischiare, la nascose sotto un cespuglio, legandola ed abbavagliandola.
-Dopo oggi, non potremo più stare qui, non potremo dare una spiegazione a questo. Cerchiamo di scoprire più cose possibili o quello che faremo sarà stato vano. Adesso stiamo qui con lei finché non si fa l'ora, poi agiamo. Però... adesso che ci penso, abbiamo lasciato tutto nell'armadio! Ce la faresti a prendere gli zaini senza farti vedere da nessuno?
Ditto usò nuovamente trasformazione divenendo un piccolo Pichu. Corse velocemente verso gli alloggi, tutti sembravano dormire. Prese gli zaini, ma come li avrebbe trasportati senza rischiare di farsi notare? Poi ricordò il trucchetto del teletrasporto di Abra. Non aveva mai fatto uso di quell'attacco, fece alcune prove spostando oggetti a poca distanza, ci riuscì. Avvicinò gli zaini, incrociò le dita, usò Teletrasorto, cercando di ricordare il posto preciso in cui stava Peeta. Pochi secondi dopo, gli zaini erano spariti. Si ritrasformò in un Pichu, percorse la strada inversa.
-Gus! Sei stato tu a teletrasportare lo zaino qui??
-Dui!!
Gridò contento il Pokémon.
-E dov'è l'altro?
-Di?
-Gus, ne è arrivato solo uno! Dov'è l'altro!
Rimase zitto.
-Manca lo zaino con l'uovo... Gus!
Mancavano pochi minuti alle 4, non potevano perdere altro tempo, così, silenziosamente si avvicinarono all'ingresso della C3. Una sentinella cominciò a stiracchiarsi, continuando a guardare l'orologio, sperando che incitandolo andasse più veloce, poi si diresse alla tenda insieme all'altro collega.
Peeta scrutò intorno, la strada era libera, corsero verso l'ingresso. Il cancello era chiuso con un lucchetto elettronico, per aprirsi, bisognava digitare una password e poi appoggiare su un pannello una porzione di DNA registrata.
Settimane prima, Gus si era appollaiato con le sembianze di un Taillow sopra la grotta, scoprì la password e la provenienza del DNA: era quello di Mattron. Aveva spesso il vizio di radere la barba nei bagni pubblici anziché in quello del proprio container, recuperare un pelo, non fu affatto difficile.
*TLIK*
Il cancello si aprì, rivelando una profonda grotta buia. Il percorso era brullo, Peeta ebbe enormi difficoltà a camminarci, Gus illuminò la via prendendo le sembianze di un Volbeat.
In lontananza, una fioca luce proveniva da dietro un enorme stalattite che, toccando a terra, aveva formato un'imponente colonna. Continuarono a camminare, avvicinandosi sempre di più, quando qualcosa si mosse volando verso di loro. Alcuni Zubat si fiondarono verso il ragazzo, facendogli perdere l'equilibrio, cadendo inesorabilmente a terra.
-Diiitto!
-Sto bene, non preoccuparti, ho solo qualche graffio. Oh oh... qualcosa non va con la protesi! Maledizione! Guarda, si è ciaccata qui sopra, non aderisce perfettamente e adesso fa gioco... spero non mi spunti qualche vescica... dammi una mano, è troppo scivoloso qui dentro. Ahhh! Oddio... sono troppo instabile! Fammi da appoggio... Ehi! Guarda! Quella luce illumina un corridoio! Ok, grazie, qui è più stabile, riesco a farcela anche da solo. Andiamo!
Un lungo e stretto corridoio grigio percorreva la grotta. In fondo, si intravedeva una grossa porta in metallo con una maniglia antipanico. Sul tetto invece, sembravano esserci delle piccole botole chiuse, dall'utilità sconosciuta.
Spinsero la maniglia, la porta si aprì, dalla fessura trapelò una luce intensa, fuoriusciva una forte brezza. Spalancando la porta, si ritrovarono di fronte a loro nientemeno che il cielo.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

Peeta e Gus, dopo essersi introdotti nella Sala C3 ed aver percorso una caverna ed un corridoio artificiale, arrivarono di fronte ad una porta taglia fuoco, la aprirono spingendo la maniglia antipanico. Oltre quella porta potevano aspettarsi la qualunque ma, stupefatti, trovarono il cielo. In ogni direzione, quel vuoto infinito, con qualche nuvola sparsa qua e là in lontananza. Peeta guardò verso il basso, verso il nulla, sembrava non esserci una fine, la porta era sospesa nel vuoto. Ma la cosa che faceva più paura, era il silenzio. Non vi era vento, non vi era freddo, o caldo, tutto era assente, esisteva solo quello spazio infinito colorato d'azzurro. Quel luogo era al limite dell'impossibile. Peeta rifletté, cercava di trovare una soluzione, gli balenò un'idea. Fece scendere l'amico appollaiato sulla spalla, appoggiandolo sul pavimento. Prese un foglio di carta, una penna, cominciò a scrivere, poi lo porse a Gus.
-Compagno, tieni. Se il mio piano fallisse, scappa da qui e porta questo messaggio ai miei genitori. Ti voglio bene.
Sganciò la protesi, tenendosi saldamente alla porta, si voltò, per poi lanciarsi nel vuoto, oltre il ciglio, senza dare il tempo a Gus di fermarlo.
Adesso era lì, disteso per terra come un sacco di patate, sospeso nel cielo. Gus lo guardò con aria un po' confusa, poi, facendosi coraggio si avvicinò. Appoggiando un lembo del suo corpo, si rese conto dell'esistenza di un pavimento invisibile nel bel mezzo del cielo. Si avvicinò ancor di più a Peeta, aiutandolo a rialzarsi. Teneva ancora quel fogliettino d'addio tra le zampine, lo ficcò in bocca e con gusto lo mangiò. Peeta si riallacciò la protesi delicatamente, non poteva rovinarla ulteriormente, lo aveva promesso a Gabriel.
Dal momento che la protesi si era rovinata, non si dava pace, non aveva mantenuto la parola data. Appena sarebbe andato via da lì, avrebbe fatto ritorno all'officina ortopedica di Firrione per aggiustarla, ma non solo. Lavorando nel covo del Team Maya aveva messo da parte un grosso gruzzolo, il lavoro sporco viene pagato bene, anche per chi è il più basso in grado. Avrebbe potuto pagare (anche se in parte) i danni alla stanza del Vecchio Palmento. Negli ultimi giorni pensava ai progetti futuri, a ciò che sarebbe avvenuto dopo, al suo ritorno a casa. Ma in quel momento non aveva tempo per sognare, doveva agire.
Cosa era quel finto cielo? Un'illusione ottica? Un ologramma? O il frutto di una mossa speciale di qualche Pokémon?
Si trovavano in una situazione incredibile. La Sala C3, ricca di mistero, nascondeva qualcosa di orribile che doveva essere rivelato al mondo per essere sdradicato. L'unico modo per farlo, era filmarlo, tutti dovevano conoscere le angherie di quella gente. Poche settimane prima, Peeta ebbe la possibilità di andare a Fanusa. Acquistò un paio di video-lenti, alta tecnologia moderna. Gli bastò indossarle come normali lenti a contatto per avviare la registrazione, salvandola nei nano disk presenti sulla sottilissima fibra policarbonatica delle lentine.
Continuarono a camminare, non passò molto tempo prima che Peeta colpisse un ostacolo invisibile. Si massaggiò delicatamente il mento dolorante, poi cominciò a testare quello strano corpo incolore. Aveva una superficie liscia e piatta, probabilmente vetro, la temperatura era tiepida e piacevole. Chiuse gli occhi, cercò di captare qualsiasi movimento o suono, continuando a tenere la mano appoggiata a quella strana superficie. Sembrava esserci un leggero movimento al suo interno, lievi borbottii, come se qualcosa vi respirasse.
-Gus, qui c'è qualcosa. Dobbiamo togliere questo stupido ologramma, mi fa venire le vertigini. Cominciamo a spaccare questo vetro, usa Trasformazione! Prendi le sembianze di un Pokémon roccia e fiondatici contro!
Gus si trasformò in un Onix enorme, sbattendo violentemente la testa su un tetto anch'esso invisibile. Essendo successo durante la trasformazione, il corpo non si era indurito, non riuscendo a proteggerlo dal colpo. Gus si deconcentró, tornando alla sua forma originale.
-Questa stanza è più piccola di ciò che sembra... Gus, tutto bene?
-Di...tto.
-Fammi controllare... ti crescerà un bel bernoccolo, dovrei avere del ghiaccio sintetico nello zaino...
Tirò fuori un piccolo sacchetto, lo colpì con un pugno. Per una strana combinazione chimica avvenuta al suo interno, si ghiacciò, poi lo poggiò per qualche minuto sul rigonfiamento.
Gus riusó Trasformazione, diventando un mastodontico Bastiodon. Indietreggiò di qualche metro, per poi lanciarsi con Metaltestata contro il vetro. Il colpo sembrò danneggiare il vetro ma, essendo spesso, ebbe bisogno di un secondo colpo per frantumarsi del tutto. Da un buco invisibile, sgorgò un forte getto d'acqua giallastra e tiepida. Lo strano ologramma, cominciò a svanire, mostrando ai due avventurieri, la vera faccia di quel cielo incontaminato.
Quell'azzurro splendente fu soppiantato da una bassa e lugubre stanza grigia. Ma ciò che veramente li stupì, era davanti a loro: quel vetro frantumato, era una delle mura di un enorme acquario, dove un grosso Pokémon incosciente vi giaceva sul fondo. Il suo corpo bianco, era ornato da diverse strisce fucsia. Un'enorme cresta percorreva il suo lungo collo, mentre le sue spalle erano adornate da due grosse perle rossastre. La testa, piccola rispetto al resto del corpo, era completamente invasa da fili sensoriali, il cui probabile scopo era controllare ogni potere e volontà del Pokémon. Le zampe e la coda, invece, erano legati al pavimento con pesanti catene. Gus frantumó il vetro pericolante, poi insieme a Peeta, si avvicinarono a quella strana creatura schiavizzata. Peeta sganciò la massa di ciarpame intorno al cranio del malcapitato, rivelando uno sguardo cupo, maltrattato, devastato.
-Questo Pokémon... da quanto tempo è in queste condizioni? Gus? Gus! Che... che ti succede amico??
Si guardava intorno, osservava quel posto con aria sconvolta, il corpo sudato, tremante. Peeta lo prese in braccio, Ditto nascose il viso nel suo petto, continuò a tenerlo stretto tra le braccia. Accarezzò il Pokémon non identificato che, pian piano, ristabilizzava la respirazione. Per un attimo, sembrò guardarlo, con occhi profondi e rossi.
L'enorme laboratorio, stracolmo di computer, vetreria, macchinari di analisi e reperti archeologici, aveva qualcosa di troppo strano: non c'era nessuno a controllare o a lavorare.
Le lastre portate settimane prima, erano tutte affiancate all'interno di un enorme scanner. Avevano colorazioni diverse, con sopra incise parole antiche riguardanti l'universo, lo spazio, il tempo, la creazione.
Continuò a camminare, trovando una nuova area. Diversi teli neri, coprivano piccole strutture poligonali, posizionate in diverse file. Peeta alzò uno dei teli, vi trovò una teca protettiva contenente un piccolo uovo bluastro. Alzò un altro telo, altro uovo. Tolse tutti quelli nella prima fila, tutte uova, tutte uguali. Seconda fila, stessa storia. Terza, quarta, quinta, intere file piene di uova, tutte assolutamente uguali. 50 in totale.
Dietro all'ultima fila, restava un'ultima teca coperta, molto più grande e capiente delle altre. La sollevò leggermente, era illuminata e piena d'acqua. Pochi secondi dopo, un piccolo essere blu si affacciò per salutare i suoi visitatori.
-Ma questo è... un Manaphy! E queste uova... non ci posso credere! Questo posto... è un luogo di tortura per gli esseri che noi stessi abbiamo deciso di mettere al mondo. Ma... come ha fatto questo Pokémon a riprodursi da solo?
Manaphy guardava curioso Gus, ancora impietrito inspiegabilmente dalla paura. Ma appena il Pokémon Oceandante fece sentire la sua voce, il piccolo Ditto si tranquillizzò, girandosi poi verso quell'altra creatura. Si guardarono a vicenda per diversi secondi. Gus, col sorriso sul viso, si lanciò sulla teca, ne aprì il coperchio, fece un tonfo in acqua e abbracciò Manaphy.
Passò qualche minuto prima che Peeta capisse che Manaphy, Gus e le uova fossero strettamente collegati.
-Caz... Gus! Sentivo che qualcosa non andava nel verso giusto! Scappiamo!

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

Non ci volle molto prima che Peeta capisse il forte rapporto tra Manaphy e Gus, fu evidente chi avesse deposto tutte quelle uova. Entrare era stato troppo facile, nessun intoppo, tutto era filato liscio come l'olio. L'assenza di personale all'interno del laboratorio era anch'esso troppo strano.
-Caz... Gus! Dobbiamo scappare via da qui! Maledizione! Invece di tremare come una foglia, potevi avvertirmi che conoscevi questo posto!
Gus uscì dalla vasca, Peeta lo prese in braccio, cercando di scappare il più velocemente possibile. Manaphy guardò l'amico andar via veloce, emise alcuni gemiti, piagnucolò, poi guardò in alto, rendendosi conto dell'assenza del coperchio.
Percosero in fretta l'intero laboratorio a ritroso, dirigendosi verso la porta taglia fuoco. Palkia era ancora lì, dentro la vasca. Era debole ma riusciva a guardarsi intorno, tenendo i suoi occhi rossi in allerta. Alzò il collo appena il ragazzo gli corse accanto, lo vide aprire la porta scappando fuori, per poi richiudersi violentemente.
Raggiunsero il lungo e stretto corridoio che li avrebbe portati alla grotta, ma un suono agghiacciante li bloccò. Un rumore metallico proveniva dal tetto, quando poi delle piccole botole si spalancarono, lasciando cadere enormi quantità di sabbia.
-Oh no... oh no! Gus! Non ce la faccio a correre! Se non facciamo in fretta, verremo sommersi!
Il piccolo Ditto non se lo fece dire due volte, scese dalle braccia del suo amico per poi trasformarsi in un Ponyta. Peeta gli saltò in groppa, Gus galoppò tra le colonne di sabbia che si riversavano imperterrite sul pavimento. Rischiò di scivolare, per di più accecato dalle polveri nell'aria. Peeta si teneva stretto al compagno, con la testa appoggiata sul collo, gli occhi serrati, il cuore all'impazzata. La sabbia aveva raggiunto i 20 cm ormai, Gus aveva difficoltà a correre, il passo diminuì drasticamente. Mancavano ancora gli ultimi 100 metri. La sabbia gli arrivò al petto, le zampe immobilizzate, respirare era impossibile. Il Pokémon capì che doveva ritrasformarsi.
Le fiamme e le zampe sparirono, un ferocissimo Arbok strisciava velocemente sulla sabbia, Peeta si teneva a stento sul corpo viscido e scivoloso del Pokémon. Gus strisciava velocemente, senza accorgersi che la fine del corridoio era ormai vicina, ne volò fuori, sbattendo contro un muro di stalagmiti. Peeta cadde rovinosamente a terra, sbucciandosi l'intero braccio destro.
-Ahia... che male! Ma... ma no... mi sono graffiato il braccio, guarda come sanguina... AHIA! Ehi... Gus? Tutto bene?
-D... it... to...
-Sei stato grande amico... se non fosse stato per te, saremmo morti in quella tomba di sabbia... anche se comunque non sono ancora convinto che rimarremo vivi per molto. Ho paura che fuori ci stiano aspettando, o non avrebbero attivato quella trappola. Vieni qua, ho qualcosa da mangiare e bere nello zaino, prendi tutto, serve più a te che a me al momento.
Gus mangiò fino all'ultima mollica, bevve fino all'ultima goccia, mentre Peeta si fasciava il braccio con una maglietta in cotone. Si guardarono intorno, sembrava non esserci nessun altro oltre a loro, Gus fece da appoggio al ragazzo, il terreno era scivoloso e la protesi non l'avrebbe retto. Arrivarono all'enorme cancello che li separava dall'esterno. La spinsero leggermente, era ancora aperta. Peeta avvicinò l'orecchio allo spiraglio, sentì solo il vento. Vi sbirciò, ma stranamente nemmeno le guardie sorvegliavano l'entrata.
-Gus, è fin troppo strano. Staranno aspettando che i topi escano dal buco, non molto lontano da qui. Ho un'idea! Dovrai trasformarti in un Pokémon che li faccia scappare dalla paura...
Nel frattempo, all'esterno della Sala C3, l'intero Team Maya aspetta nascosto. Mattron e Meis, uno di fianco all'altro, fremono dalla voglia di veder uscire il traditore o, meglio ancora, ritrovarlo morto nella sabbia. Tenevano un sorriso malefico, le dita di Mattron accarezzano nervosamente la propria Pokéball, quest'ultima tremante, anche il suo Pokémon dall'interno percepiva quell'adrenalina, quella voglia di lottare, di sangue.
-Deve pagarla, padre.
-Non ti preoccupare Menma, non lo lasceremo andar via su un tappeto rosso, parola di padre.
-E di madre.
-Oh, Julia. Quando sei tornata?
-Poco fa, i ragazzi mi hanno raccontato tutto. Non posso allontanarmi qualche giorno per rilassarmi in una S.P.A., che mia figlia viene maltrattata? Mi spieghi che stavi facendo? Eh, Mattron? Dovevi tenerlo d'occhio a quello là.
-Si, Julia, lo so. Shhh! Silenzio! La porta si sta aprendo!
Peeta spinse lentamente la porta, timidamente ne uscì, dirigendosi verso lo spiazzale che costeggiava la Sala C3, i bracconieri si nascondevano nell'ombra. E proprio da quell'ombra, Mattron fece i suoi passi, esponendosi alla luce dei fari.
-Era da tempo che sospettavamo di te, anzi, fin dall'inizio. Quel piccolo Ditto blu ci ha fatto dubitare subito, ma c'era quella piccola possibilità che non fosse lui, minima, ma non impossibile.
-Mattron... come facevate a conoscere Gus?
-È una lunga storia. Lo aveva un capopalestra, a Dolan. Appena lo abbiamo visto, abbiamo pensato che sarebbe stato la nostra manna dal cielo, potevamo provare a duplicare i leggendari che catturavamo, ma non solo. C'era la possibilità che nascessero cromatici. Ma l'esperimento fallì miseramente, lo vendemmo ad un allevatore.
-L'allenatore da cui lo hai preso... stai parlando di John.
-Conosci quel verme?
-Conoscevo, si è spento qualche mese fa. Gli avete tolto Gus con la forza, lo avete costretto ad accoppiarsi con Manaphy e, dalla reazione che ha avuto quando è entrato in quel laboratorio, credo che non gli abbiate riservato un soggiorno felice.
-Non si è solo accoppiato con Manaphy, ma con tanti altri, esperimenti tutti miseramente falliti. Abbiamo usato i prodotti più disparati, i macchinari più moderni, ma nulla. Ricordo ancora come strillava dal dolore!
-Maledetto!
-Da quando sei arrivato, mi chiedevo: perchè un ragazzo della tua età, vuole aggregarsi a tutti i costi con noi? Poi ho visto quella protesi e mi son ricordato di una cosetta, accaduta qualche anno fa...
-Dieci per la precisione.
-Allora ci ho visto giusto.
-Diciamo di si, la mia gamba è uno dei motivi principali per cui sono qui. Ma come per ogni cosa, tutte le scelte si fanno per una miriade di motivi, alcuni più, altri meno importanti.
-Ahahahah! Mi fai ridere ragazzo! Sei infantile, oltre che ingenuo!
-Come, scusa?
-Sei venuto qui con la presunzione di poterci combattere da solo, credendo di accedere ai nostri laboratori più importanti e segreti, con la convinzione di uscirtene vincitore, senza che qualcuno ti potesse fermare. Credevi veramente che non ci fossero telecamere? Ingenuo, non posso definirti in altro modo, oltre che stupido. Tutto questo per cosa? Perchè volevi salvare il mondo? Oh, dimenticavo, ti abbiamo privato di una gamba, dovevi farcela pagare! Che poi, mi chiedo in che modo... ah giusto, con un misero Ditto venuto male! Ahahah! Sei un tipo veramente divertente!
-Dovresti misurare le parole invece... non ho solo Gus dalla mia parte. Ho liberato un vostro prigioniero.
-Hai liberato... chi?
-Allora avete posizionato male le telecamere, o non rimarreste qui ad aspettarlo...
-Cos...? Cosa hai fatto? Chi hai liberato?
-Ehi, perchè non ti fai vedere? Scaglia la tua ira verso chi ti ha umiliato per tutto questo tempo!
L'enorme porta si aprì lentamente, scricchiolando, ne uscì Gus con le sembianze di Palkia. Tutta la truppa, alla sol vista, scappò a gambe levate. Rimasero solo Meis, Mattron, Menma e Julia.
Palkia avanzò, fermandosi al centro dello spiazzale, emise un urlo primordiale che rimbombò per tutta la valle. I bracconieri rimasero immobili, terrorizzati dalla furia del Pokémon. Julia però, con passo fiero e testa alta, avanzò verso il Palkia infuriato. Il terreno un po' brullo non la sbilanciò affatto, nonostante i tacchi alti. Emanava potere, fierezza, sicurezza. Continuò a camminare, fermandosi a dieci metri dal Pokémon.
-Sai ragazzo, sei qui da molto tempo, ma non ricordo il tuo nome.
-Peeta, mi chiamo Peeta!
-Giusto, Peeta. Sai chi è stato a catturare il leggendario Palkia? La sottoscritta. Dormiva tranquillamente nella sua dimensione, la potrei definire molto femminile per il suo colore rosa. Adoravo quel luogo, le enormi perle disperse ovunque, erano la ciliegina sulla torta. È stata dura catturarlo, ma ci sono riuscita. L'ho osservato per tanto tempo durante la battaglia e guardandolo adesso, ho notato qualcosa di diverso. Oltre all'espressione goffa, al verso nettamente differente, è anche un po' troppo alto secondo il mio parere. I Ditto riescono ad imitare ottimamente ciò che li circonda, ma non saranno mai, e dico mai, come l'originale. Perciò, piccola palla melmosa bluastra, riprendi la tua forma originale, o ti farò pentire di essere nato! Ricordi il bel giochetto che ti ho fatto l'ultima volta, vero? Oh si che lo ricordi... lo noto dal tuo volto, la tua debolezza è stampata sul tuo viso! E poi, guarda come tremano le tue zampe! Sai, ho proprio una fiala nella mia borsa. Ricordo ancora le tue urla mentre la iniettavo! I piccoli capillari che scoppiavano ovunque, il tuo contorcerti, le tue urla. Ricordi, eh Jerry?
-Gus! Non l'ascoltare! Gus!
Ma Gus, terrorizzato dalla paura, perse le forze, tornando alla sua forma originale, schiantandosi a terra, con tanto di convulsioni. Peeta corse verso di lui, la protesi non resse, si sganciò dalla coscia in cui era aderita. Cadde col viso per terra, ma non si fermò, strisciando dal suo amico, prendendolo in braccio, accucciandolo, stringendolo forte, finché le convulsioni non si interruppero.
-Gus! Apri gli occhi! Maledetta!
-Te la sei cercata. Nessuno ti ha invitato qui, hai fatto tutto da solo. Credo che adesso tocchi a te. Vuoi sapere una cosa? Adoro la simmetria, cosa che tu al momento non hai. Meis? Che dici? Lo aiutiamo?
-Con molto piacere! Vai, Seviper!
Lanciò la Pokéball per aria, si aprì, ne uscì Seviper. Sibilava euforicamente, smaniava per poter riassaporare il gusto del sangue e della carne fresca. Bastò un leggero fischio del suo allenatore, che il Pokémon si lanciò su Peeta, con l'intenzione di finire il lavoro interrotto 10 anni prima.
-Saphira! Idropompa!
Un forte getto d'acqua colpì in pieno Seviper, allontanandolo dalla sua preda.
-Si, vi do ragione. Peeta è un ragazzo ingenuo, il più stupido che abbia conosciuto in vita mia! Però non abbastanza da credere di poter combattere un'organizzazione criminale da solo.
-C'è anche da dire che te ne sei lavato un po' le mani, mi hai lasciato la chiavetta e te ne sei andato, senza dare spiegazioni. Ho dovuto affittare un computer per leggere il contenuto e sostenuto delle spese per andare a cercare questa qui. Dovevi vedere come piangev...
-Continua a parlare e ti do in pasto a quell'odioso serpente.
-Leo! Susan! Siete arrivati appena in tempo!
-In tempo? Vedi che è da un mese che siamo qui a farti da angelo custode, mio caro! Ma torniamo a noi, signora. Ci sono tante cose che mi fanno arrabbiare, ma se qualcuno tocca il mio Pee... il mio migliore amico, mi fa infuriare! E sa un'altra cosa? Le farò rimpiangere di essere nata.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

Le stelle erano alte su nel cielo, la tensione tra allenatori e bracconieri era così alta che sembrava farle tremare. Gus in braccio a Peeta, lui seduto a terra con un braccio fasciato e la protesi rotta. Al centro del campo: Meis, Mattron, Menma e Julia. Seviper scaravantato contro un albero, infradiciato dall'idropompa dell'Empoleon di Susan, mentre quest'ultima, insieme a Leo, si dirigeva verso Peeta, con lo sguardo attento e rabbioso verso i bracconieri. Il resto del Team Maya era troppo spaventato per tornare. Leo porse una mano all'amico, aiutandolo a rialzarsi, mentre Susan andò in prima linea con Saphira accanto.
-Cosa credi di fare con quel pinguino, eh, ragazzina?
-Mia madre mi ha insegnato a non rispondere male alle signore anziane!
-Se fossi stata meno arrogante, ti avrei risparmiata, forse. Fai come vuoi... Meis, Mattron, insegnatele le buone maniere. Non ho voglia di vincere facile oggi.
Mattron lanciò la Pokéball, ne uscì Breloom, si affiancò al Seviper di Meis.
-Io... mi ricordo di voi due. Vi ho già sconfitti una volta, posso farlo di nuovo! Envy, vai ad aiutare Saphira! Attaccate!
Susan lanciò in alto la Pokéball, un lampo di luce uscì da essa, sprigionando Envy. Il Salamence volò verso l'alto, nascondendosi nel buio della notte.
Susan dà il via a Saphira, l'Empoleon si dirige verso Breloom, poi, fermandosi di colpo, lo attacca con un potentissimo idrovampata. Il Pokémon si butta a terra, ma viene colpito di striscio dall'acqua bollente. Seviper si lancia su Saphira con tutta la rabbia in corpo, ma viene fermato da Envy. Il Salamence si era nascosto nell'ombra per poi fiondarsi sull'avversario proprio quando non se lo sarebbe aspettato. Seviper era a terra, stremato ed inerme. Meis, disgustato, ritirò il proprio Pokémon. Breloom era rimasto solo, con una lieve scottatura alla coda, ma poteva tranquillamente dare il meglio di sé.
-Questa lotta non è valida! Il mio Pokémon è solo contro i tuoi!
-Avete cominciato voi. Anche io ne avevo uno solo, ma voi ne avete mandati due senza nemmeno chiedermi il permesso.
-Ah si? È così? Breloom! Paralizzante!
Breloom cominciò ad emettere una quantità abnorme di spore, coprendo tutto il campo. Salamence, batté le ali, provando ad allontanare più spore possibili, ma la concentrazione era così alta che non riuscì ad allontanarle totalmente. Cominciò a sentire le ali sempre più pesanti, la velocità diminuì, le spore vennero allontanate sempre di meno, fin quando non presero il sopravvento. Le ali smisero di muoversi, Envy era paralizzato. Saphira non era messa meglio, attaccava con tutte le mosse d'acqua possibili per creare un muro di liquidi per bloccarle.
-Saphira! Usa Pioggiadanza! La pioggia ci aiuterà!
Saphira seguì le sue parole, invocò la pioggia e, dopo un minuto, un violento temporale si scagliò sull'arena, spazzando ogni traccia delle spore. Breloom rinvigorito dalla pioggia, usò Danzaspada, per poi lanciarsi letteralmente su Saphira, attaccandola con un violento Palmoforza, mettendola KO.
-Cos'è che dicevi? Piccola smorfiosetta?
-Maledetti! Non ho ancora finito con voi! Vai, Archie!
Un piccolo Kricketune uscì dalla sfera mentre friniva euforicamente le ali.
-Archie! Forbice X!
Il Pokémon sgambettò velocemente verso l'avversario, per poi metterlo KO dopo una combo di attacchi.
-Cos'è che blateravi? Vecchia afflosciata?
-Questo è troppo! Al momento abbiamo solo giocato! Ti farò pentire di aver aperto quella bocca ingrata! Mattron, passami LUI.
-Con molto piacere cara.
Mattron uscì dalla tasca una piccola Pokéball violacea, porgendola alla moglie.
-Sapete cos'è questa? Questa è una Pokéball molto speciale, è stata creata dai nostri ricercatori, l'abbiamo chiamata Masterball. Si può usare solo con Pokémon estremamente potenti e vi devono essere determinate condizioni per poterle usare, o la Ball potrebbe danneggiarsi, rischiando di non aprirsi più, intrappolando eternamente il suo ospite all'interno. Stiamo cercando di risolvere questo difetto, ma al momento prendiamo tutte le precauzioni possibili. Questa che tengo in mano non è vuota, ma ha un ospite alquanto forte, ulteriormente potenziato grazie alle nostre tecnologie e conoscienze! Questo Pokémon sarà ciò che vi porterà all'oltretomba! Vai! Lugia!
La Masterball sprigionò una luce così accecante che illuminò l'area circostante per decine di metri. Lugia atterrò pesantemente a terra, tenendosi in equilibrio sulle possenti zampe posteriori, tenendo le ali ben aperte. Fece un lungo respiro, per poi gridare un urlo rabbioso verso gli avversari, facendo tremare persino il terreno.
-Lugia, Divinazione.
Il Pokémon rannicchiò le ali, poi chiuse gli occhi. Susan intimò al proprio Pokémon di attaccare, mentre Leo si domandava che tipo di mossa potesse essere quella. Un forte tremolio provenne all'improvviso dalla sua tasca, vi infilò la mano e ne uscì una Masterball.
-Murtagh...? Tu che vuoi uscire davanti ad altra gente? E da quando?
Nel frattempo Kricketune infliggeva il suo secondo attacco, senza riuscire a scostarlo nemmeno di un centimetro. Lugia all'improvviso aprì gli occhi, l'aria si surriscaldò, i suoi occhi sembravano fiammeggiare, sembrava che qualcosa di molto potente si stesse scagliando da un momento all'altro. Murtagh si inframise, assorbendo totalmente il colpo. Una nuvola di polvere si alzò, rendendo impossibile vedere il campo.
-Ahahahah! Cosa avete mandato in campo? Un suicida?
Una misteriosa forza esplose dalla polvere, diradandola. Murtagh era inerme e pronto a combattere.
-No, un Darkrai immune agli attacchi psico! Susan! Ritira i tuoi Pokémon, adesso ci pensiamo noi!
-Darkrai eh? Ricordo come se fosse ieri il giorno in cui lo catturammo. E avrei preferito non rievocare quei momenti.
-Ovvio, ti sei fatto prendere alla sprovvista, cadendo nei peggiori incubi. Se non fossi venuto io a salvare la missione, saresti ancora lì a frignare nei tuoi sogni. Vero Meis?
-Taci Matt.
-Non credo sia il momento di litigare! Io questo Pokémon non lo conosco, dovete suggerirmi voi!
Mentre loro litigavano, Leo diede velocemente il comando. Sottovoce disse: "Vuototetro".
Meis e Mattron riconobbero il preparativo della mossa, avvertirono Julia di proteggere Lugia con Protezione, ma Murtagh fu troppo veloce, colpendo in pieno l'avversario, facendolo cadere in un profondo e tumultuoso sonno.
-Murtagh! Mangiasogni!
Il Darkrai cominciò a risucchiare le energie a Lugia, indebolendolo sempre più. Si dimenava, come se stesse lottando contro i peggiori incubi e paure della sua vita. Gridava, come se lo stessero lacerando da dentro.
-Leo! Basta! Ti prego! Basta!
-Peeta! Dobbiamo indebolirlo il più possibile! O ne và della nostra vita!
-Lo capisci che è una vittima anche lui!?
-Ed è per questo che dobbiamo renderlo innoquo! Non preoccuparti, non gli faremo del male.
Ma alle loro spalle, silenziosamente, qualcuno si avvicinava. L'enorme portone della Sala C3 si aprì, Palkia si rivelò con tutta la sua magnificenza al mondo esterno. Leo intimò Murtagh di mettersi in guardia, in caso di attacco da parte del Pokémon Spazio. Avvicinò il muso al terreno, Gus gli andò incontro, si annusarono a vicenda. Palkia alzò lo sguardo, incrociandolo con quello dei bracconieri. I suoi occhi si riempirono d'ira, lanciò un urlo d'avvertimento. Ma mentre tutti puntavano gli occhi su Palkia, Lugia era riuscito a risvegliarsi e mettersi in piedi. Julia, senza perdere tempo, ordinò di attaccare.
Un ghiacciante Geloraggio tagliava l'aria con velocità, in direzione di Peeta. Fu questione di secondi, non si sà come, forse istinto femminile, quell'istinto intrinseco di proteggere chi si ama. Fatto stà, che Susan fece da scudo, proteggendo Peeta da morte certa. Lui non ebbe nemmeno il tempo di gridare, di fermarla. Piccole lacrime solcarono il suo volto.
Di lei, ne restò solo ghiaccio.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

Tutto accadde velocemente. Peeta, dopo essersi allontanato da Leo per dargli più spazio nella battaglia, rimase in equilibrio sulla sua unica gamba. Dopo tanto viaggiare, era diventata ormai robusta e, anche se con qualche difficoltà, riusciva a rimanere in piedi. Aveva persino rifiutato l'aiuto di Gus, non poteva contare sempre su di lui, soprattutto dopo ciò che era avvenuto. I suoi occhi puntarono Palkia, uscito dall'enorme porta della Sala C3, Gus si lanciò dalle sue braccia per poterlo salutare. Senza preavviso, Peeta si sentì spintonare, cadde a pancia in giù, si girò velocemente con impeto. Voleva dirgliene di tutti colori a chi lo aveva spinto, ma davanti a se trovò Susan, riuscì ad intravedere i suoi occhi impauriti, prima che il ghiaccio la ricoprisse del tutto. Non riusciva a credere ai suoi occhi, ciò che era appena avvenuto poteva solo essere frutto del Vuototetro di Murtagh. Le braccia tremarono, la bocca spalancata, il respiro veloce, quella sensazione di avere un pezzo di piombo nel petto che si faceva sempre più grande, pesante, fino a smozzargli il fiato. Una lacrima gli scese dall'occhio sinistro e fu quello il momento in cui provò il puro dolore. Un fuoco gli risalì dalle viscere, espellendo con un grido quella palla di piombo che cresceva incessantemente.
-NOOO!
L'adrenalina gli fece dimenticare di avere una gamba sola, si rimise in piedi, cercando di raggiungere i bracconieri. Era una mossa troppo pericolosa con un Lugia davanti, Gus lo tenne stretto, al sicuro.
-Tsk! Ve l'avevamo detto che...
-HAI UCCISO TUA FIGLIA!
-Cosa?
-SUSAN!! LEI ERA TUA FIGLIA SUSAN! SUSAN CARAWAY!! LA FIGLIA CHE HAI ABBANDONATO A CASALINO!!!
A quelle parole, Julia impallidì. La Masterball le cadde dalle mani, i piedi le si mossero da soli, cominciando a correre verso quell'ammasso di ghiaccio. Provò a scavarlo con le sue stesse unghie, che si ruppero ad ogni presa. Gus prese le forme di un Ponyta e, delicatamente, fece sciogliere il ghiaccio con piccole fiammelle, finchè il corpo della ragazza non ne fu completamente libero. Julia la prese in braccio, le scrutò il viso, cercando indizi che le confermassero che quella davanti a sé, non fosse sua figlia. Riconobbe il piccolo neo dietro l'orecchio, l'invisibile cicatrice sotto l'occhio sinistro, l'attaccatura dei capelli irregolare, come la sua. La strinse forte al petto, gridando il suo nome.
Mancava poco all'alba, Peeta pianse al cielo, supplicando le stelle. Palkia era ancora lì, a guardare quella strana situazione, gli si avvicinò per poi annusarlo, mentre Peeta lo guardava con lacrime agli occhi. Le pupille di entrambi si incrociarono per alcuni secondi, come se Palkia stesse cercando qualcosa nella sua anima. Ridrizzò il collo, urlò al cielo, per poi scomparire in un portale da lui creato. E proprio in quel momento, nella direzione in cui Peeta vide scomparire il Pokémon spazio, vide una stella brillare più delle altre, cadere dietro una rupe a pochi kilometri da lì.
-GUS! Vieni! Presto! Trasformati in un Rapidash!
Il Pokémon galoppo' velocemente da lui, aiutandolo a salire in groppa. Il ragazzo gli indicò la direzione, partirono velocemente. Leo provò a rincorrerli, implorando spiegazioni, ma ormai erano andati.
Corsero e corsero per tutta la valle, superando torrenti e boschetti di larici. Gli zoccoli calpestarono l'erba colma di rugiada, foglie giallastre, scalciarono ciottoli e rami abbandonati sulla terra incolta. La notte fece posto al giorno, il sole si affacciò salutando ogni anima che viveva sul pianeta, trasformando tutto attorno a sé di un arancione delicato. I versi dei Pokémon notturni andavano a svanire, mentre si accendevano quelli dei Pidgey.
La velocità del battito cardiaco di Peeta aumentava con l'avvicinarsi alla rupe. Arrivati lì, Gus rallentò il passo, si guardarono intorno, cercando qualcosa, perchè nemmeno loro sapevano cosa cercare. Continuarono ad andare al passo, scrutando in ogni direzione, su ogni ramo di Eucalipto, dietro ogni sasso. Quella piccola stella caduta dal cielo, era stata recepita come un segno, ma più andavano avanti, più sembrava fosse solo una roccia spaziale in collisione con l'atmosfera.
-Piacere di conoscerti, Peeta.
Il ragazzo si voltò di scatto, ma continuava a non vedere nulla.
-Ma dove guardi? Sono qua!
Gus si fermò, Peeta riprese a guardare avanti e, di fronte a sé, Jirachi lo salutò con un sorriso.
-Sai parlare?
-Non farti ingannare... uso la telepatia. È da molto che ti osservo, vai spesso al Pozzo.
-Si, avevo bisogno del tuo aiuto, ma non ti ho mai trovato...
-Mi dispiace, ma viaggio molto e poi, non posso esaudire qualsiasi desiderio, è raro che lo faccia.
-Perchè? Hai un dono così importante, così essenziale!
-Il mio non è un dono, è ciò che voi umani chiamate "mossa" o "attacco", sono un Pokémon, non un Dio. E come qualsiasi Pokémon, richiede energia ogni mio attacco. In special modo il mio. Più è importante il desiderio, più energia devo consumare. Posso rischiare la mia stessa vita.
-Perciò... aiutare le persone ed esaudire i loro desideri, non è un tuo compito?
-No, è una possibilità. Passo la mia vita a fare ciò che qualunque Pokémon fa, anche io lotto per la sopravvivenza. Alcune volte mi imbatto in persone speciali, le osservo, le studio e, dopo aver capito che meritano un po' di felicità, mi ingozzo di cibo, accumulo un po' di grasso e torno da loro, esaudendo il loro desiderio. Ma è veramente raro... e adesso starai cercando di capire quanto ho mangiato, giusto?
-Ehm... si.
-Come ho detto prima, ti ho osservato per molto tempo, ho ascoltato i tuoi desideri, tutte le volte. Ma adesso noto che il tuo desiderio è cambiato...
-Jirachi! Ti prego!
-Lo so... vuoi far tornare in vita una tua persona cara... però come ti ho già detto, c'è un problema di energia... più è grande il desiderio, più sarà grande il mio sforzo, e riportare in vita una persona, rischia di uccidermi.
Peeta scoppiò a piangere, comprendendo la realtà.
-Perchè stai dando per scontato che non ti aiuterò? Sarà rischioso, per me, ma non impossibile.
-Stai dicendo... che rischieresti la tua vita... per Susan?
-Se farai ciò che ti dirò, il rischio sarà veramente basso...
-Cosa devo fare??
-Intanto, dovrai rinunciare a vita a tutti i tuoi antecedenti e futuri desideri, in pratica non potrai più chiedermene nemmeno uno, al di fuori di questo.
-Ti donerei anche la mia gamba buona se fosse necessario!
-No, non saprei che farmene, volare è più bello!
Peeta scoppiò in una risata.
-Ma non è finita qui. Questo desiderio è molto complicato. Hai presente un qualsiasi elettrodomestico? Se colleghi la spina alla corrente gli darai energia, ma dovrai premere il pulsante per farlo attivare.
-In... in che senso?
-Voglio dirti che darò tutta l'energia possibile, ma dovrai anche dare del tuo. E adesso dovrò farti una domanda indiscreta: cosa provi per Susan?
-Bè... ecco... è una mia amica e...
-Sicuro?
Peeta abbassò gli occhi, un piccolo sorriso si intravide sulle labbra.
-Quando ero a casa, a Casalino, ero sempre con lei. Quando mi salvò, a 10 anni, la vedevo come la mia eroina, poi come la mia migliore amica, poi... bè, si cresce e un po' di attrazione l'ho avuta. Quando ho trovato Gus però, mi son fatto prendere dalla felicità, dalla foga di voler diventare indipendente. Volevo fare per la prima volta qualcosa da solo. Volevo solo vivere. Quando mi ha visto con Menma e ha pensato quelle cose... ero distrutto. Pensavo che comunque, quando tutto sarebbe finito, avrei avuto il tempo di spiegarle la verità. Più pensavo alla sua reazione, più mi piaceva l'idea che quel sentimento fosse reciproco. Quando ho capito che da solo non ce l'avrei fatta, ho coinvolto sia lei che Leo, in questo modo lei stessa avrebbe capito come erano effettivamente le cose. E poi... sapevo che Julia era sua madre.
-Si, ricordo anche i suoi desideri.
-L'ho portata a morire... più i secondi passano, più mi chiedo come potrà essere il mio futuro senza di lei! Non faccio altro che pensarci... mi sento come se i miei organi stiano implodendo, il dolore che sto provando è cento volte peggio di quello che ho sentito quando ho perso la gamba! Io... io... non la voglio perdere!
-Erano proprio le parole che volevo sentire. Torna da lei.
Peeta scoppiò in lacrime di gioia, Jirachi gli stava dando la sua benedizione. Il suo desiderio era stato esaudito.
-Ah, credo che Gus abbia sbagliato qualche calcolo durante il suo ultimo Teletrasporto... me ne sono accorto per fortuna, tieni lo zaino, l'uovo è ancora intatto.
Ringraziò infinitamente il Pokémon, per poi correre più che potevano al campo base. Il cuore batteva forte, felice. Non appena arrivarono, Peeta gridò forte il suo nome.
Al campo trovò le forze di polizia, chiamate probabilmente da Leo. Intravide Meis, Mattron, Menma e persino Julia, tutti ammanettati, salire su un camioncino della polizia. In lontananza vide Leo, corse felice da lui.
-Leo!
-Peeta...? Dov'eri andato... i bracconieri si sono consegnati tutti autonomamente.
-Si, li ho visti. Dov'è Susan?
-I medici la stanno salendo sull'autombulanza.
-Si è ripresa?? Come sta!
-Peeta... hai sbattuto la testa? Susan... non c'è più.
-Cos... cosa?? Devo vederla! Fammela vedere!
Leo gli fece cenno di seguirlo, teneva le mani in tasca, ma per quanto ci provasse, non poteva nascondere le braccia tremanti. I medici l'avevano appena caricata sulla barella, erano sul punto di salirla sul veicolo, Leo spiegò la situazione, si allontanarono tutti lasciando l'area solo a lei e a Peeta. Scese dalla groppa, appoggiandosi su Gus. Era lì adagiata, con un lenzuolo totalmente bianco che le copriva l'intero corpo. Peeta le si avvicinò, credeva che da un momento all'altro Jirachi facesse la sua mossa, che lei cominciasse a muoversi, respirare. Sollevò il lenzuolo dal suo viso, aveva la pelle e le labbra bluacee, sembrava dormisse in un lungo e profondo sonno. Continuava a guardarla, non si muoveva. Continuava a sperare, forse Jirachi era solo in ritardo, cominciò a sentirsi tradito, Gus gli leccò ogni lacrima che scendeva copiosa sulle guancie. Ad un tratto, un piccolo insetto si appoggiò sulle labbra della ragazza. Aveva una forma tondeggiante, un rosso acceso colorava l'intero corpo, con qualche puntino nero qua e là.
-Ma... è una coccinella... questo insetto è considerato estinto, che ci fa qui?
Avvicinò il dito, la coccinella gli volò sopra, camminò fino al polso, poi volò via. Peeta continuò a guardare quel viso spento, freddo, senza vita, accarezzandolo. Staccandosi da Gus, si appoggiò alla barella, mise la mano sotto la nuca di Susan, sollevandole la testa. Avvicinò il suo viso, le sue labbra calde toccarono quelle sue, fredde come la neve, la baciò. Cercò di concentrare tutto il suo sentimento in quel lungo ed intenso bacio. Sentiva un'emozione indescrivibile, sembrava che una parte di sé si stesse spostando tramite le sue labbra, sempre più calde. Delicatamente, le riappoggiò la testa sul cuscino, senza distoglierle lo sguardo.
Una lacrima gli cadde scivolando giù dal mento, bagnando la guancia destra della ragazza. Il sole continuava ad alzarsi, illuminando la sua pelle. Sembrava più rosea, più viva e al tatto anche più calda. Peeta cercava di convincersi che fosse un effetto ottico, illudersi poteva fare solo più male. Ma quando Susan mosse le palpebre, non trovò nessuna scusa per pensare che fosse tutta una sua illusione.

1 MESE DOPO
-Peeta! Muoviti, muoviti!
-Che c'è mamma?
-Guarda! L'uovo si stà muovendo!
-Non ci credo! Finalmente! Susan! Leo! Venite! L'uovo!!
-Si stà schiudendo?? Secondo me stava solo aspettando che venissi a farvi visita!
-Leo, sicuramente sei stato molto fortunato... prova a far uscire Murtagh, sarebbe un'esperienza positiva per lui.
-Susan... conosci la sua fobia. Quella volta è uscito solo perchè la paura che ci potessimo fare male era più grande della sua fobia per le persone.
-Duiiiii!
-Manaphy!!!!
-Ehi, voi due! State un po' calmi!
-Vedo che Manaphy ti sta ancora alle calcagna...
-Si, non ne voleva sapere di allontanarsi da Gus. Per fortuna, grazie alla cattura dell'intero team Maya, mi hanno dato l'attestato di Allenatore ad honorem.
-E le uova?
-Le abbiamo consegnate ai ranger, conoscono un posto dove possono schiudersi in totale tranquillità.
-Ragazzi! Vi prego! Pensate al vostro uovo! Ahhhhhhhhhhh! Una crepa!
-Mamma, calmati!
-AHHHHHH! Non ho avvisato tuo padre!
-È a lavoro... non arriverebbe mai in tempo.
L'uovo continuava a muoversi, a scheggiarsi, piccoli colpetti fecero forza su una crepa, si aprì uno spiraglio, facendo intravedere un piccolo occhietto vivace. Peeta sollevò il guscio, aiutando il cucciolo ad uscirne. Davanti a loro, un piccolo Charmander dorato dava il suo primo sguardo alla vita.
-Ma... è un Charmander shiny!
-Oh, tesoro! Non ti bastava un Ditto, adesso anche un Charmander cromatico!
-Susan, non posso darti torto! Però qualcosa mi puzza... John aveva un Charizard e Gus è cromatico... cosa hai da dire in tua discolpa?
-Dui... di.. dui didi ditto! (Ehm... bè... è stato un incidente!)

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