The savior

di Nao Yoshikawa
(/viewuser.php?uid=994809)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dodici anni ***
Capitolo 2: *** Uniamo i cuori in nome dell'amore ***
Capitolo 3: *** Un appuntamento finito male ***
Capitolo 4: *** La profezia ***
Capitolo 5: *** La soluzione finale ***
Capitolo 6: *** Tra libri impolverati ***
Capitolo 7: *** Il segreto della chiave ***
Capitolo 8: *** Uniti per vendetta ***
Capitolo 9: *** Cosa accadde quella notte ***
Capitolo 10: *** La prima incrinatura ***
Capitolo 11: *** L'incantesimo degli Sguardi Infranti ***
Capitolo 12: *** Paura e fuggire ***
Capitolo 13: *** Un curioso incontro ***
Capitolo 14: *** Risvegliare la magia ***
Capitolo 15: *** Essere lontani ***
Capitolo 16: *** Intrappolata nel buio ***
Capitolo 17: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 18: *** Svegli ***
Capitolo 19: *** Fine della quiete ***
Capitolo 20: *** Gioco di squadra ***
Capitolo 21: *** Un totale fallimento ***
Capitolo 22: *** Filtro d'amore ***
Capitolo 23: *** Partenza ***
Capitolo 24: *** Cattivi non si nasce ***
Capitolo 25: *** Zeref e Mavis ***
Capitolo 26: *** Undici nemici ***
Capitolo 27: *** Tradimento e alleanza ***
Capitolo 28: *** Riunione di famiglia ***
Capitolo 29: *** Rapimento ***
Capitolo 30: *** Salvarli ***
Capitolo 31: *** Faccia a faccia con i nemici ***
Capitolo 32: *** Cuore di ghiaccio ***
Capitolo 33: *** Ti aiuterò ***
Capitolo 34: *** Guardando al nostro futuro ***
Capitolo 35: *** Il matrimonio ***
Capitolo 36: *** Pezzi d'amore ***
Capitolo 37: *** Preludio di guerra ***
Capitolo 38: *** Fuoco che arde ***
Capitolo 39: *** Muori, Salvatrice ***
Capitolo 40: *** La fiamma si risveglia ***
Capitolo 41: *** La fiamma si espande ***
Capitolo 42: *** Una seconda possibilità ***



Capitolo 1
*** Dodici anni ***


Note importantissime da leggere:
Salve a tutti. Dunque, so che scrivere questa storia sarà un casino, a causa della sua complessità, ma io sono testarda e ci voglio provare. Saranno più di tre anni che voglio scrivere qualcosa del genere, e finalmente mi sono decisa.
Vi avverto subito che la storia è ambientata dopo la fine del manga e che molto probabilmente ci saranno spoiler. Se non avete finito di leggere, non proseguite! Seconda cosa: ho tenuto ovviamente in considerazione il finale originale, tuttavia credo che alcune cose la cambierò. Dico "credo" perché la storia la scrivo man mano, quindi è ancora tutto da vedere. Ci saranno molti nuovi personaggi, tuttavia non voglio rovinarvi la sorpresa.
Altra cosa importantissima. Per scrivere questa storia, mi sono ispirata al concept di Once upon a time, una serie tv che amo molto, ma chi la conosce penso che l'avrà già capito. Dopo ciò, non aggiungo altro. Ci risentiamo nelle note finali.

1 - Dodici anni

 

È  risaputo che a dodici anni tutte le ragazze tendono ad odiarsi. Non si reputano abbastanza carine, abbastanza intelligenti, abbastanza sveglie. 
Fiamma, per esempio, odiava indiscutibilmente i suoi capelli rosati, che erano sempre stati motivo di scherno da parte dei suoi coetanei. 
Ma Fiamma non li avrebbe mai tagliati. Non avrebbe dato soddisfazione alcuna a coloro che tanto si divertivano a prenderla in giro.
Avere dodici anni poteva fare davvero schifo alle volte. Ma mai quanto avere dodici anni ed essere orfana.
Orfana e quasi completamente sola.
Perfino quel giorno. Diamine, era il suo compleanno!
E ogni compleanno, sin da quando riusciva a ricordare, era sempre stato uguale.
Pensierosa, giocherellò con la chiave che teneva legata al collo.
Non aveva idea di quale fosse l’origine di quell’oggetto, sapeva solo di averlo sempre avuto, sin da quando, in fasce, era stata abbandonata in quell’orfanotrofio.
Da quel momento la sua vita era stata segnata. Lei non era nessuno.
Lei era semplicemente Fiamma L. Stars, un’adorabile orfanella che nessuno avrebbe mai adottato. Perché, dopotutto, quale coppia sana di mente avrebbe voluto averla nella propria famiglia?
“FIAMMA!”.
Una voce a lei familiare la distrasse dai suoi pensieri. La sua migliore amica e sua coetanea, Yuki, la distrasse.
“Ciao, Yuki”, salutò con un tono di voce incolore.
“Su, su, ma cos’è quella faccia?”, con le mani poggiate sui fianchi, fece ondeggiare i capelli legati in due lunghe codine. “Oggi compi gli anni. Dovresti essere felice!”
“Come posso essere felice? Oggi è il giorno in cui tu… te ne andrai”.
L’amica passò da un’espressione felice ad una tremendamente triste in un battibaleno.
“Mi dispiace doverti lasciare. Vorrei che adottassero anche te. Forse… forse potrei rimanere qui con te”
“Non dirlo neanche per scherzo. Non te lo perdonerà mai se adesso rimani qui! Sei fortunata, tu. Hai trovato una famiglia a cui piaci, sono sicura che sarai felice”.
Yuki allora le si avvicinò, gli occhi azzurri erano ora umidi.
“Se hanno adottato me, non vedo perché non dovrebbero volere te che sei così fantastica. Oh, Fiamma. Noi saremo sempre migliori amiche, qualsiasi cosa accada”, sussurrò stringendole una mano.
“Sempre. Non dimenticarmi”
“Io non potrò mai dimenticarmi di te”.
Dopodiché, le due si abbracciarono. Fu un abbraccio lungo, quasi esasperato. Fiamma e Yuki erano sempre state insieme sin da piccole, separarsi era come lasciare dietro di sé un pezzo del proprio cuore. Ma Fiamma non era egoista. Era davvero felice che, almeno lei, avesse finalmente trovato una famiglia.
L’unica cosa a renderla triste era la consapevolezza che da quel momento sarebbe stata sola per davvero. Perché, lì in orfanotrofio, non c’era nessuno che poteva essere considerato amico.
“Ah, a proposito. Guarda che cosa ho fatto!”, Yuki si staccò dall’abbraccio, prendendo a frugare nello zainetto che teneva in spalla. “Avrei voluto farti un regalo migliore, ma spero che possa piacerti”.
Tra le mani stava tenendo quello che doveva essere un cupcake ben incartato, dalla colorata glassa rosa.
“L’hai… l’hai fatto tu?”, domandò l’altra sorpresa.
“Già”, annuì. “E non sai che guai ho passato, è vietato per noi anche solo entrare nelle cucine. Ci ho messo anche la granella a forma di stelline, non è adorabile? Dentro c’è una candelina”, le sue labbra si curvarono in un triste sorriso. “Così potrai spegnerla”
“Ma non c’è niente da festeggiare”
“Suvvia, piantala!”, fece porgendole il suo dono. “Guarda che passerò a trovarti prima di quanto immagini”
“Va bene, va bene, sta tranquilla. Spegnerò la candelina”
“E non dimenticarti di esprimere il desiderio”
“Sì, me ne ricorderò”, sospirò alzando gli occhi al cielo.
Yuki era proprio incorreggibile. Ma quanto le sarebbe mancata, questo nessuno avrebbe mai potuto capirlo.
Poco dopo, Fiamma si ritrovò ad osservare l’amica dalla finestra, mentre si trascinava dietro una valigia e si dirigeva verso quelli che sarebbero stati i suoi nuovi genitori. Avvertì poi una stretta al cuore nel vederla sorridere e infine salire in macchina, allontanandosi per chissà dove.
Dopo la stretta al cuore, arrivò la sensazione di vuoto. Yuki era l’unico motivo per cui ancora teneva duro. Ricordava bene quando, qualche settimana prima, la sua amica dai capelli color cielo era arrivata tutta entusiasta, dicendole: “Finalmente ho trovato una famiglia che vuole adottarmi!”.
Lei aveva sorriso, si era sentita davvero felice, ma anche tanto triste. Adesso non le rimaneva più nulla, se non la promessa che presto si sarebbero riviste e un cupcake incartato poggiato sul comodino.
Si avvicinò a quest’ultimo, iniziando a scartare il regalo che l’amica le aveva fatto.
Glassa rosa. E pensare che odiava il rosa, Yuki doveva averlo fatto di proposito.
Dopodiché afferrò la candelina, affondandola nel morbido pan di Spagna.
Tutto quello che le serviva adesso era un accendino, peccato che oggetti come quelli fossero fuori dalla sua portata. Si inginocchiò, guardando il dolce e poggiando il viso su una mano. Chiuse gli occhi, e immediatamente il pensiero dei giorni di inferno che le sarebbero aspettati, le attraversò la mente.  
Si lasciò andare ad un sospiro. Chissà perché aveva avuto la sfortuna di nascere lì, in quel contesto così disastrato.
Poi aprì gli occhi, e nelle sue iridi scure si riflesse la calda luce di una fiammella.
La candelina adesso era accesa, ma non era di certo stata lei, come avrebbe potuto?
Si guardò intorno, con gli occhi sgranati. A volte, aveva l’impressione che le cose accadessero quasi per magia.
Ma subito dopo abbandonava quel pensiero infantile.
Fece spallucce.
“Desiderio… tutto quello che vorrei è non essere più sola”.
Infine soffiò. Se fosse stato per lei, avrebbe anche evitato quella manfrina, ma lo aveva promesso a Yuki.
Si sollevò, stiracchiandosi e prendendo il cupcake in mano. Diede un piccolo morso, e in seguito la sua espressione mutò in una smorfia. Non aveva esattamente un gran sapore, ma apprezzava il gesto dell’amica. Dopodiché fece per darne un’altro, ma questa volta non riuscì mai a portare a termine quel gesto.
“TI HO TROVATA!”
Sentì una voce acuta provenire alla sua destra, dalla finestra aperta. Un ragazzino dai grandi occhi, le orecchie da gatto e con un paio d’ali sulla schiena, stava svolazzando tranquillamente davanti la sua finestra.
Fiamma batté le palpebre, indietreggiando e facendo cadere il malcapitato dolce a terra.
“AH! UN MOSTRO! UN DEMONE! UN LADRO! SCIO’, VATTENE!”.
Quello, però, anziché andar via, si infilò dentro con assai poca grazia.
“Ma io non sono un demone, faccio così paura?”.
La ragazzina si guardò intorno, afferrando una delle sue scarpe poggiate ai piedi del letto.
“Se non te ne vai ti colpisco in testa!”
“No, no, no!”, lui portò le mani in avanti, come per difendersi. “Niente scarpe sulla mia testa! Ascoltami, io devo parlarti Fiamma, sono anni che ti cerco”
“Eh… eh?”, sussurrò con il braccio sospeso a mezz’aria. “Come fai a sapere il mio nome?”.
Subito dopo udì dei passi dietro la porta. Probabilmente, le sue urla dovevano aver attratto l’attenzione della direttrice.
“Via, via, va sotto il mio letto, sbrigati!”.
Qualche secondo più in là e una donna dall'espressione severa e acida la stava guardando con sospetto. Fiamma cercò di sorridere.
“Che succede, signorina Stars?”
“Emh, niente”
“Ma l’ho sentita urlare”
“Non stavo urlando. Stavo solo, emh… stavo solo cercando di scacciare un’ape. Sa, io detesto gli insetti”.
La direttrice la squadrò, come se non fosse del tutto convinta.
“Non combini guai. E chiuda quella finestra”
“Sì, signora”, rispose subito.
Aspettò che la donna se ne andasse, per poi tirare un sospiro di sollievo.
“Ahi. Si sta stretti qui sotto”, si lamentò lo strano tipo alato, uscendo a fatica da sotto il letto.
“Oh, ma insomma. Cosa sei tu?! Sei tipo scappato da un circo?!”
“Cosa sono io? Io sono Happy e sono un Exceed. Odio questa forma pseudo umana, ma non potevo andarmene in giro con l’aspetto di un gatto”
“Mi dispiace, non capisco cosa dici”, Fiamma indietreggiò agitata. “Che cosa vuoi? Hai detto che mi stavi cercando?”
“Certo! Da anni, per la precisione!”, Happy si avvicinò a lei eccessivamente. “Come sei diventata carina e grande. Eri uno scricciolo l’ultima volta che ti ho vista e...”.
Per tentare di zittirlo e allontanarlo, Fiamma gli lanciò uno schiaffo.
“Ahi! Ehi….”
“Lontano!”, esclamò lei. “Stai lontano e buono. Mio Dio, proprio il giorno del mio compleanno dovevo incontrare un pazzo?”
“Ah, è oggi il tuo compleanno? Ma che coincidenza. Dai, andiamo Fiamma, ti porto via di qui”, fece afferrandola per un polso.
“Ma dove vuoi portarmi?”
“A Magnolia”
“Cosa… è Magnolia”?
“Ti basti sapere che è una città, ma è un po’ più complicato di così”
“Fermo!”, riuscì a staccarsi da lui. “Io non posso venire. Non so chi sei, potresti essere un pazzo, un assassino o qualsiasi altra cosa. E poi, non so se te ne sei accorto ma… sono in un orfanotrofio”
“Bene, qual è il problema?! A nessuno piace stare in posti come questo. Riuscirei a convincerti se ti dicessi che io posso portarti dalla tua vera famiglia?”.
Happy sapeva di aver detto la cosa giusta al momento giusto, poiché l’espressione di Fiamma era infatti cambiata.
Quest’ultima non sapeva se fosse saggio fidarsi del primo pazzo-ragazzino-alato che gli capitava a tiro. Questo non era normale e, d’altro canto, neanche lei si era mai sentita normale. E poi, lui l’aveva colpito nel vivo con quell’affermazione.
“Ma io non ho una famiglia”
“Ce l’hai, ma non puoi ricordarla. Ti dirò tutto, ma ti prego, seguimi. È veramente importante”.
Fiamma lo guardò a lungo. L’idea di scappare via da lì la allettava, era l’idea di farlo con lui che proprio non le piaceva. Non era neanche certa che Happy le stesse dicendo la verità, ma forse sarebbe stato meglio rischiare.
“E va bene, preparo le mie cose e arrivo!”, esclamò alla fine. 
Iniziò a gettare dei vestiti alla rinfusa in una borsa, mentre pensava: aveva espresso come desiderio quello di non essere più sola, ed ecco che le appariva davanti un semi angelo-demone con le orecchie da gatto.
“Sono impazzita, sì. Sono impazzita. Che cosa stai facendo?”.
La sua attenzione si era spostata su Happy, ora in piedi sul davanzale.
“Volando faremo prima!”
“V-volando?”, balbettò. “No-no-no. Sì, ora è ufficiale, sono pazza”.
“Signorina Stars, con chi sta parlando?!”, ad averla chiamata era stata la sua arcigna direttrice. Proprio il momento più adatto.
“E va bene, andiamo!”, spazientita afferrò Happy per mano. Quest’ultimo sorrise, per poi guardarla.
“Reggiti forte. Uno… due… TRE!”.
Istintivamente, Fiamma aveva chiuso gli occhi e aveva saltato nel vuoto. Era sicura che di lì a poco avrebbe sentito dolore, duro asfalto contro la pelle. Invece non sentì niente. Fu solo la curiosità a portarla a spalancare gli occhi. Sotto di lei vi era il nulla più totale, praticamente era sospesa a mezz’aria, mentre Happy la reggeva forte, sopra di lei.
“AH!”, urlò. “SVEGLIATEMI DA QUEST’INCUBO!”.
Lui rise.
“Buon compleanno, Fiamma!”

Dopo vari minuti di volo sul vuoto, minuti che a Fiamma parvero infiniti, Happy planò letteralmente al suolo, una volta assicuratosi di essere abbastanza lontano da occhi indiscreti. Poggiata a terra la ragazzina, prese a stiracchiarsi.
“Ah, mi è venuta una fame. Non è che per caso sai dove posso trovare del pesce?”.
Ma Fiamma, dal canto suo, stava gattonando in uno stato di shock totale. Aveva appena volato assieme ad un tipo dalle ali bianche e le orecchie da gatto.
“Yuki deve aver messo qualcosa dentro quel dolce, ecco perché aveva quel sapore, deve essere questo!”
“Farfugli ancora?”.
Lei assottigliò lo sguardo.
“Certo che farfuglio ancora! Sono uscita di senno. Tu devi essere frutto della mia immaginazione malata”
“Non direi proprio, Fiamma. E poi, di cosa ti lamenti? Sei libera adesso”.
Talmente era stata presa dalla frenesia, che non si era neanche resa conto della cosa più importante: era stata portata via da quel luogo in cui era cresciuta e che tanto detestava. Il pensiero la elettrizzò e la spaventò al contempo. Cosa avrebbe fatto adesso?
“Cavolo, è vero”, poi guardò Happy, puntandogli il dito contro. “Comunque sia, tu non mi hai ancora spiegato nulla. Hai detto che conosci la mia famiglia e a quanto pare… conosci anche me, in qualche modo”
“Certo”, rispose lui sorridendo. “Fiamma, tu sei una maga”
“I-io sono cosa?”*
“Una maga! E, cosa più importante, sei una maga di Fairy Tail, ma probabilmente questo dovrei spiegartelo dopo. Andiamo, su”
“Fermo! Io non mi muovo se non mi spieghi immediatamente cosa sta succedendo. Perché mi cercavi? Cosa vuoi da me?”.
Happy allora sospirò, prendendo a frugare nel suo zaino.
“Ti ho cercato perché sei l’unica che può salvare la tua famiglia. Ma devi venire con me a Magnolia, lì capirai tutto. Per favore, è importante. Se non mi credi, è tutto scritto qui”.
Dopodiché le porse un libro dalla copertina rigida, il cui titolo era “The adventures of Irin”.
Fiamma batté le palpebre.
“Io non lo conosco, questo è solo uno stupido libro”
“È molto più di un semplice libro!”, fece spazientito. “Senti, giuro sul mio onore che capirai, ma devi venire con me. Per favore”.
Lei non era troppo convinta della cosa, ma quel tipo le sembrava davvero disperato e poi, per qualche strano motivo, le veniva difficile non fidarsi.
“Accidenti, va bene. Ma ci andiamo a piedi, niente più voli!”
“Aye, va bene!”, esclamò lui allegramente.

Fiamma non poteva credere di essersi cacciata in un guaio simile. Se fosse stata una persona normale, avrebbe piantato in asso Happy alla prima occasione, ma ovviamente lei non era normale. E così era rimasta con lui, anche quando quest’ultimo le aveva offerto del pesce crudo – come diamine faceva a mangiare del pesce crudo? - o quando aveva preso a chiacchierare senza sosta. Parlava senza però dirle assolutamente niente. 
“… Devi venire con me a Magnolia, lì capirai tutto, è scritto tutto in questo libro” “… sei l’unica che può salvare la tua famiglia”, erano queste le cose che lui le aveva detto, ma per il momento ci capiva sempre meno.
Dopo cinque interminabili ore di cammino – e lì forse Fiamma si pentì della sua decisione di andare a piedi – i due arrivarono su una strada in cui non c’era traccia di anima viva. Vi era un cartello con su scritto: “Welcome to Magnolia”.
“Ah”, si lamentò Happy. “Siamo arrivati”
“Questa è Magnolia? Mi sembra una città come le altre”
“Credimi, è molto di più di quello che puoi credere. Coraggio, seguimi!”
“Aspe… ah, va bene”, sbuffò, sistemandosi lo zaino sulle spalle.
Aveva avvertito una sensazione strana nell’avvicinarsi a quel confine che delimitava Magnolia dal resto del mondo. Stava facendo una pazzia, si stava gettando completamente in qualcosa che non conosceva, ma la sua curiosità era fin troppa.
Così si fece coraggio e seguì Happy.
Magnolia era davvero una città molto piccola ma carina. Le case erano tutte uguali, dai tetti colorati, e la prima cosa che Fiamma notò entrando, fu il municipio, con il suo gigantesco orologio che a quanto pare doveva essere rotto, poiché le lancette erano immobili.
Per quella che era in realtà l’unica via principale, c’era un gran via vai di persone che, nel vederla, iniziarono ad osservarla con curiosità.
“Emh… non mi sento molto a mio agio. E poi cosa stiamo cercando?”
“Tuo fratello. Deve essere qui nei dintorni”
“Aspetta, cosa? Ho un fratello?!”
“Certo che ce l’hai. Maledizione, perché se lo perdo di vista un secondo si caccia nei guai?”
Fiamma aveva spalancato gli occhi e la bocca. Era finita in una gabbia di matti, ne era certa!.
Indietreggiò lentamente, andando a sbattere contro qualcosa o, per meglio dire, qualcuno.
“Ah, scusa io...”.
Nel vedere di chi si trattasse, per poco non le mancò il fiato. Da come era vestito, sembrava un giovane poliziotto, peccato che la faccia e l’espressione suggerivano tutt’altro.
“Mh? E tu chi dovresti essere, ragazzina? Non mi pare di averti mai visto in questa città”
“Io… io… ecco… veramente io sono appena arrivata”
“Ah, una turista. Da dove mai vieni, tu con questi capelli così strani? Qui c’è solo un’altra persona che li ha di quel colore”, la schernì.
“C-C-COSA?! BEH, E TU ALLORA? SEI UN POLIZIOTTO, MA DALLA TUA FACCIA DIREI CHE SEMBRI PIÙ UN TOSSICO!”
“Come osi?! Ora basta, ti dichiaro in arresto!”.
Altro che gabbia di matti, quello era perfino peggio.
“Oh, santo cielo, Gajeel. Ma cosa stai combinando?!”.
In aiuto di Fiamma era arrivata una graziosa ragazza, anche lei vestita da poliziotta, ma con un’espressione più dolce.
“Io non sto facendo niente, è che questa qui è un tipo sospetto”
“Mh?”, lei guardò la ragazzina. “Ma è una bambina! E così facendo la stai spaventando. Stai bene, tesoro? Ti prego di scusare Gajeel, qui non succede mai niente e alla minima scusa si fa prendere dall’euforia. Come ti chiami?”.
Sentendosi più tranquillizzata, la piccola parlò.
“Mi chiamo Fiamma”
“Piacere di conoscerti ,Fiamma, io sono l’agente Levy Mcgarden. Se ti serve qualcosa non esitare a chiedercelo, saremo ben felici di darti una mano”
“Vuol dire che non l’arrestiamo?”, domandò l’altro.
“No, Gajeel. Non l’arrestiamo”.
Fiamma sorrise, più tranquilla. Senza che se ne rendesse conto, il suo malumore e il suo scetticismo stavano iniziando a sparire.
“EHI, FIAMMA!”, Happy sventolò una mano per attirare la sua attenzione. “Li ho trovati!”
“Eh? Ma hai trovato chi? Emh, scusate. Io adesso devo andare. Vi ringrazio”
“Non c’è di che, piccola”, rispose Levy. “Non la trovi adorabile?”
“Tsk, affatto”, concluse Gajeel.

Chissà cosa aveva in mente quel matto di Happy? Fiamma sapeva soltanto che l’aveva afferrata per un polso e l’aveva trascinata con sé di fronte una casetta.
“Che facciamo qui?”
“Aspetta e vedrai”.
I due attesero, e dopo alcuni secondi si udì un urlo acuto, probabilmente da parte di una ragazza.
Effettivamente, era proprio una ragazza quella che in seguito uscì, rincorrendo altri due tipi che se la ridevano alla grande.
“VI HO DETTO MILLE VOLTE CHE NON DOVETE ENTRARE IN CASA MIA! QUESTA È VIOLAZIONE DELLA PRIVACY!”
“Su, Lucy, ormai dovresti esserci abituata, no?”
“NON SIGNIFICA NIENTE!”
“Dai, non fare la difficile, disse a quel punto un altro ragazzo. “È evidente che hai un debole per me e Natsu”.
A quella visuale così caotica, Fiamma era rimasta nuovamente sconvolta. E poi sentì qualcosa vicino al cuore, una sorta di calore che però non seppe spiegarsi.
“Emh, emh”, Happy si fece avanti. “Ciao, ragazzi”.
A quel punto, i tre smisero di litigare.
“Happy, sei tornato, ma dove sei stato?”, domandò Natsu.
“Ah, vi ho portato una nuova amica. Vi presento Fiamma”.
Quest’ultima sussultò imbarazzata.
“Eh… salve...”, salutò.
“Oh, ciao!”, fece a quel punto l’altro ragazzo, dai biondi capelli. “Io mi chiamo Igneel, da dove vieni piccolo fiore di ciliegio? Sei carina. Quanti anni hai?”
“Su, su, Igneel”, lo rimproverò Lucy. “La stai mettendo in imbarazzo. Benvenuta a Magnolia, Fiamma. Da dove vieni?”.
La ragazzina rimase molto sorpresa. Le piaceva quella biondina, era molto dolce, esattamente come l’agente Levy.
“Io in realtà vengo da un orfanotrofio”
“No, non mi dire!”, esclamò Natsu. “Sei un’orfana? Anche Igneel lo è!”
“Sì beh, grazie per averlo fatto presente”, borbottò quest’ultimo.
L’attenzione di Fiamma, però, si spostò proprio su Natsu, il quale si rese conto di essere osservato. Lei non poté fare a meno di notare che avevano lo stesso colore di capelli, identico! Ciò la turbò molto, era sempre stata convinta di essere l’unica al mondo.
Chinò la testa di mezzo lato.
“Tu mi somigli”, disse chiaramente.
“Io somiglio a te? Forse sarebbe meglio dire che tu somigli a me, sono più grande”
“Probabilmente lei è più matura di te, sciocco”, sbuffò Lucy a braccia conserte.
Di lì in poi fu di nuovo discussione aperta. Fiamma era rimasta davvero molto colpita, ma ancora non capiva che ci facesse lì.
“Happy”, chiamò. “Ma chi sono loro?”
“Semplice, no? Igneel è tuo fratello maggiore, quei due matti invece sono i vostri genitori”
“Eh?! Ma non è possibile, sono troppo giovani! Mi stai prendendo in giro!”
“Assolutamente no! Ah, Lucy!”, si rivolse poi alla bionda. “Visto che Fiamma è una tenera orfanella che ho salvato da una miserabile vita, può stare da te per un po’?”
“TENERA ORFANELLA A CHI?!”.
Lucy ridacchiò nel vedere quella reazione.
“Per me sarà un piacere ospitarla. Ti va bene, Fiamma?”
“Eh… io credo di sì”
“Possiamo rimanere anche noi?”, domandò Natsu.
“SPARITE DI QUI, SUBITO!”

Fiamma si sentiva esausta. Era stata sballottata da un posto all’altro senza ricevere la minima spiegazione. Ma il giorno dopo gliene avrebbe cantate quattro ad Happy. Per adesso era solo felice di poter godere di un bagno caldo. Quella ragazza, Lucy, si era mostrata subito gentile con lei, accogliendola in casa propria come se nulla fosse.
Questo l’aveva portata a chiedersi come potesse della gente che neanche conosceva essere gentile con lei.
Sospirò, godendo della sensazione dell’acqua calda sulla pelle. Adesso che non si trovava più in orfanotrofio, poteva fare quello che voleva, forse avrebbe dovuto ringraziare Happy.
“Col cavolo”, borbottò. “Mi ha fatto esaurire. Scommetto che se Yuki fosse qui non ci crederebbe”.
Dopodiché si lasciò sprofondare nella vasca.
Nella camera accanto, Lucy stava cambiando le lenzuola. Quello stupido di Natsu era incorreggibile, veniva sempre a disturbarla. Ogni qualvolta se lo ritrovava in casa propria con Happy e Igneel. Quel ragazzino avrebbe fatto una brutta fine nel rimanere accanto a quei due, ne era certo.
“Emh… sono qui”.
La bionda si voltò, osservando la bambina, alla quale aveva prestato uno dei suoi pigiami che in verità le veniva un po’ grande. Malgrado ciò, era così carina che quasi non riuscì a trattenersi dal pizzicarle le guance.
“Ah, ma sei adorabile!”, esclamò. “Ti sta proprio bene quel pigiama”
“Grazie”, rispose lei timidamente. “E grazie per avermi ospitata, non eri tenuta a farlo”
“Io lo faccio volentieri. Che bella collana, posso vederla?”.
Fiamma afferrò la chiave che aveva al collo, avvicinandosi.
“Ti piace? Ce l’ho da quando sono nata. Però non ho idea di chi me l’abbia data. Forse me l’ha lasciata la mia famiglia prima di abbandonarmi”.
A quel punto l’espressione di Lucy cambiò.
“Mi spiace, deve essere terribile. Ma magari non ti hanno abbandonata. Insomma, non puoi saperlo, no?”
“E quale altro motivo potrebbe esserci?”, sbuffò. “Insomma, se non fosse stato per questa loro scelta, adesso avrei una vita normale. Happy mi ha portato qui, e sono contenta di essere andata via dall’orfanotrofio però… adesso che faccio? Sono sola al mondo”.
La ragazza corrugò la fronte, poggiandole le mani sulle spalle.
“Per quel che mi riguarda, puoi rimanere qui quanto vuoi”
“Posso?”, domandò guardandola negli occhi. “Ma tu non mi conosci neanche”
“Però sento di conoscerti, Fiamma. E poi, che razza di persona sarei se lasciassi una ragazzina da sola nel momento del bisogno?”.
Fu in quel momento che le tornarono in mente la parole di Happy. Ma sicuramente doveva averla presa in giro, quella ragazza non poteva essere sua madre, era impossibile.
“Grazie”, sussurrò commossa, facendo cadere poi lo sguardo sulla sua mano. “Scommetto che una ragazza carina come te fa un lavoro tipo… tipo la modella”.
Lucy allora sorrise.
“In realtà io faccio la scrittrice. Cioè, non esattamente. Ho scritto un racconto, ma non ho ancora avuto il coraggio di pubblicarlo. S’intitola “The adventures of Iris”.
La ragazzina sussultò. 
“L’hai scritto tu?!”, urlò senza accorgersene.
“Lo conosci?”
“Emh… in verità no”, fece imbarazzata. “È stato Happy a mostrarmelo. Dice tante cose strane”
“Sì… è vero. Ma è un bravo ragazzo, ed è il mio fan numero uno”.
Fiamma sorrise. Si stava proprio bene lì con Lucy. Magari sarebbe potuta rimanere per qualche giorno.
“Sai, è strano...”
“Cosa?”
“Oggi compio dodici anni. Avevo desiderato di non essere più sola. E Happy mi ha portata qui”
“Compi gli anni? Tanti auguri allora! A quanto pare il tuo desiderio si è avverato”.
Lei fece spallucce, sorridendo appena.
"Chissà...".



NDA
Ebbene sì, questo è il primo capitolo, cosa ne pensate? Vi ha incuriositi? E' bello? Orribile? L'ho riletto e rivisto un milione di volte, speriamo bene. Sarà un casino assurdo, spero di poter far tornare tutto alla fine.. Spiegherò pian piano tutto, promesso.
Purtroppo, per il momento temo che non potrò aggiornare più di una volta a settimana, per il semplice fatto che ho tante sorie in lavorazione, tuttavia, non appena mi libererò, aggiornerò circa tre volte a settimana.
Questo è quanto. Inoltre, per darvi un'idea di come sono i personaggi nuovi, ecco qui degli "avatar".
                                        

 

Queste sono, più o meno, Fiamma, Yuki e Igneel.
Per curiosità, domande, insulti a gratis, non esitate a lasciarmi due righe, vi risponderò. Spero possa essere una bella, oltre che incasinata, avventura.
A martedì prossimo! * non avete visto male, è proprio una citazione da Harry Potter. E' stato più forte di me.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Uniamo i cuori in nome dell'amore ***



Rieccomi con il secondo capitolo! Grazie a tutti quelli che hanno deciso di seguire la storia.
Una cosa che ho dimenticato a dire è che la storia è ambientata nel mondo reale, ai giorni nostri, tuttavia non l’ho ambientata in una città/paese specifico, ho preferito non specificarlo. Non vi annoio oltre, a dopo.

 
2 - Uniamo i cuori in nome dell'amore

Non riusciva a crederci. Lucy era la stessa persona che aveva scritto quel libro. Fortunatamente non si era lasciata andare a commenti strani davanti a lei, altrimenti avrebbe fatto una figuraccia. Malgrado si fosse rifiutata di leggerlo quando era stato Happy a proporglielo, quando poi la ragazza fece lo stesso, non seppe dirle di no.
Si era fiondata sulla lettura di quel racconto, senza più riuscire a staccarvi gli occhi di dosso.
Una storia fantasy ricca di avventure e colpi di scena, oltre a quel pizzico di romanticismo che non guastava mai. Lucy avrebbe dovuto pubblicare quel libro, sicuramente avrebbe fatto successo.
Anche adesso che era venuto il mattino, Fiamma se ne andava in giro con gli occhi incollati alle pagine. Aveva infatti detto alla ragazza che sarebbe andata ad esplorare la città insieme ad Happy. Questa era una bugia, seppur solo in parte. Doveva assolutamente trovare quel demone gatto – come lei lo chiamava – da strapazzo e farsi spiegare una volta per tutte cosa stesse succedendo.
“Mh, interessante, interessante”, camminava senza guardare dritto davanti a sé. “Oh, ma ho già finito un capitolo. Adesso dovrei cercare Happy, ma non posso smettere proprio adesso. Va bene, altre due pagine e poi basta”.
Talmente era impegnata a leggere che non si accorse neanche di andare a sbattere dritta con la testa contro un albero.
“Ahi, ahi, ahi!”, si lamentò. “Che dolore! Ma questa poi…!”.
In seguito avvertì uno sghignazzare sopra la sua testa.
“Buongiorno Fiamma, stavo venendo a cercarti!”.
Alzò lo sguardo. Comodamente seduto su un albero, Happy la stava guardando.
“Brutto pseudo gatto dei miei stivali!”, esclamò agitando un pugno. “Vieni subito qui!”
“Vengo, vengo”, fece saltando giù. “Allora, com’è andata la notte? Lucy è simpatica, vero?”
“Happy, stammi bene a sentire. Cosa sta succedendo qui? Se non la smetti di fare il vago, giuro che ti prendo a pugni”
“Okay, te lo dico. Ma promettimi di non interrompermi”
“Ti ascolto”
“D’accordo. Come ti dicevo ieri, tu sei una maga, una maga di Fairy Tail. Tutti gli abitanti di questa città, non fanno parte di qui. Questa è una città fittizia che è stata creata in seguito ad una maledizione lanciata da un potente mago. Ha cancellato la memoria a tutti e ci ha spediti qui. Noi, e anche tu, veniamo da un altro mondo, in cui la magia esiste. Facciamo parte di una gilda, chiamata Fairy Tail. Ma tu sei quella che ci salverà tutti, per questo Lucy e Natsu ti hanno messa in salvo...”
“Aspetta, cosa?! Non sto capendo niente. Ti rendi conto che la magia non esiste?”
“Certo che esiste! Ti basta guardarmi, ti basta guardare te stessa! Non ti è mai capitato di far succedere qualcosa di inspiegabile?”.
Fiamma alzò gli occhi al cielo. Effettivamente c’erano state delle situazioni che le avevano dato da pensare, ma di lì ad essere una maga c’era differenza.
“Sì, e con questo?”
“È la tua magia. Tu non sei stata colpita dalla maledizione, ma gli altri sì. Anche per questo non ricordano niente. Non ricordano più i loro legami, le loro famiglie… le loro storie. È tutta una realtà fittizia, ma per loro vera”
“E tu, allora? Tu ricordi tutto?”
“La maledizione non mi ha colpito per poco. Ho mantenuto parte dei miei poteri e la mia memoria, ti ho cercata per un sacco di tempo e dopo dodici anni...”
“FERMO! Quel che dici non ha senso! Lo sapevo io che non dovevo seguirti, tu sei un pazzo. E mi hai anche illusa, mi hai detto che conoscevi la mia famiglia!”
“È così infatti, l’hai conosciuta ieri. Ti prego, devi credermi!”
“No! No. Io sono stata abbandonata, non esiste la magia, non sono una maga e io non devo salvare nessuno!”.
Happy sospirò.
“Se sol potessi ricordare… se solo sapessi...”, fece scuotendo il capo.
La conversazione dei due fu interrotta da un gran baccano alle loro spalle. A giudicare dalla confusione, doveva esserci una sorta di rissa.
“BASTA, FERMATEVI!”, esclamò Levy. “In nome della legge, io vi ordino di fermarvi! Gajeel, fa qualcosa!”
“Va bene, ora basta, vi dichiaro in arresto, tutti e due!”
“Non intendevo questo!”.
Fiamma si era avvicinata. Aveva potuto scorgere Igneel, il ragazzo del giorno prima, strattonare con violenza un suo coetaneo.
Vide però Gajeel bloccargli un braccio.
“Bene, bene, bene. Igneel Fire, vedo che sei sempre il solito. Sempre a creare scompiglio, eh?”
“Ciao, Gajeel!”, salutò allegro. “Ecco, noi stavamo solo risolvendo una questione tra amici”
“Vedo. Dove si nasconde Dragoneel? Ah, quell’idiota ti sta plasmando a sua immagine e somiglianza, adesso vado ad arrestare lui!”.
Levy sospirò.
“Che cosa vogliamo fare, Igneel? Non costringermi a portarti in caserma”
“No, no, Levy!”, supplicò. “Giuro che non accadrà mai più”
“Se lo dici così, allora...”
“Ma che significa?! Possibile che non mi fai ammanettare mai nessuno?”
“Suvvia Gajeel, non lamentarti! Piuttosto, cerca di mandare via la folla”
“Giusto! CIRCOLATE, OPPURE VI ARRESTO!”.
Igneel si passò una mano tra i ribelli capelli biondi. Fiamma era rimasta ad osservarlo stupita, senza neanche spiegarsi il perché.
“Oh, guarda chi c’è, la graziosa ragazza color ciliegia, Fiamma, giusto?”
“Ah… sì. Va tutto bene? Ti stavi azzuffando con qualcuno?”
“Tutto a posto”, fece spavaldo. “Io e Rayn siamo amici”
“Rayn?”.
L’altro ragazzo, di circa sedici anni, si era avvicinato a loro. Era piuttosto carino, con i suoi capelli color blu notte e l’espressione seria.
“Ci sei andato giù pesante, Neel”
“Che vuoi farci, a volte non mi controllo”
Fiamma strabuzzò gli occhi.
“Ma… ma voi non vi stavate picchiando poco fa?”
“Eh? No, io e Rayn siamo migliori amici, è che ci azzuffiamo sempre, siamo opposti, sai no,  come il sole e la luna, il ghiaccio e il fuoco e...”
“Chi è lei?”, domandò Rayn.
“Ah, lei si chiama Fiamma, è appena arrivata in città”
“Piacere, io sono Rayn Ystad. Ma che razza di nome è Fiamma?”
“Scusa, amico” intervenne Igneel. “Parli proprio tu che ti chiami Bluerayne?”.
Fiamma vide il ragazzo arrossire.
“Ti ho detto mille volte di non chiamarmi con il mio nome completo, brutto idiota!”
“Seriamente tua madre ti ha chiamato Bluerayne?”
“Ecco, perfetto, adesso lo sanno tutti. Ottimo lavoro, Neel!”.
La sfuriata del ragazzo fu interrotto dall’arrivo di una quarta persona. Quest’ultima era identica a Rayn, solo più alto e più grande di un paio d’anni. Con molta poca grazia gli era arrivato alle spalle, colpendolo alla nuca.
“Ahi, ahi, ahi”, si lamentò Rayn. “Gray, ma che cavolo vai?”
“Io che cavolo faccio? Tu che cavolo fai! Devi smetterla di cacciarti nei guai”
“Ah, da che pulpito, ma se tu e Natsu fate una scazzottata ogni tre per due!”
“Non importa quello che faccio io! Adesso andiamo, quella matta di Juvia mi sta alle calcagna”
“Oh, cielo!”, sospirò. “È stato bello conoscerti Fiamma, ci vediamo!”.
“Sì, ciao...”, salutò. 
Caspita, in quella città c’erano davvero dei matti da legare. Igneel si accorse della sua espressione stralunata.
“Ti stai trovando bene qui?”
“Emh… sì, credo di sì. Lucy è carina con me”
“È molto carina sì, tratta molto bene anche me. Mh? Happy? Ecco dov’eri!”
“Eh… sì”, lui sembrava piuttosto nervoso. “Ragazzi, non è meglio se ci spostiamo dove nessuno può vederci?”
“Perché dovremmo?”
Era davvero difficile doversi trattenere dal dire le cose come stavano. C’era una persona a cui non era potuto sfuggire l’arrivo di quella testa rosa, qualcuno che  aveva osservato tutto, il cui aspetto era quello di un giovane ragazzo.
“Igneel. Vedo che tu e il tuo amichetto create sempre un sacco di scompiglio”.
La bambina strabuzzò gli occhi, avvertendo un grande senso di inquietudine.
“Uffa”, si lamentò lui. “August, ma sbuchi sempre al momento meno opportuno?”
“Il più opportuno, vorrai dire”, affermò puntando gli occhi su Fiamma. “E tu… sei nuova?”
“Emh… sì, io sono Fiamma. Sono venuta qui con Happy”
“Con Happy, eh? Oh beh, benvenuta a Magnolia”, le disse sorridendo. “Io mi chiamo August Vermillion e sono, come posso dire, forse la persona più influente e importante di tutta Magnolia. Ecco, diciamo tipo il sindaco”
“Così giovane e fai già il sindaco?”.
Lui sorrise in modo tutt’altro che gentile.
“Immagino che tu sia una bambina che fa tante domande, non è vero? Da dove hai detto che vieni…?”
“Io vengo da...”.
Immediatamente Happy le tappò la bocca.
“Lei è soltanto in visita, non è importante! Davvero, anzi ce ne stavamo andando, ciao, ciao ragazzi!”.
Igneel si portò una mano sulla testa, confuso. Poi lanciò un’occhiata ad August. Quest’ultimo era sempre composto, rigido, freddo. Gli lanciava certe occhiate in grado di farlo rabbrividire. Provò a sorridergli, ma dall’altro non ricevette niente.
Chi si credeva di essere con quel suo atteggiamento di superiorità? Igneel non era tipo da farsi mettere i piedi in testa da qualcuno, ma con lui era diverso.
Lui era forse una delle poche persone al mondo a mettergli paura.

“Mh, Happy, lasciami, insomma!”, Fiamma non capiva il motivo per cui Happy l’avesse trascinata via in quel modo.
“Ah, ecco fatto!”, annaspò lui. “Penso che siamo abbastanza lontani”
“Ma cosa ti è preso, sei forse pazzo?!”
“Non capisci! Non devi avere niente a che fare con quel tipo! È colpa sua se ci ritroviamo tutti qui, quel… quel maledetto!”.
Happy sembrava piuttosto infervorato, al punto che Fiamma non seppe cosa dire, mentre stringeva il libro al petto.
“Ma è stato gentile con me”
“Non è gentile, è un mostro! Se lui scoprisse chi tu sei… non oso pensare quello che potrebbe fare. O magari lo ha già capito”
“Insisti ancora? Ti ho detto che io non sono una salvatrice o che so altro”
“Ah, no? Allora come spieghi il fatto che da quando sei qui il tempo ha ripreso a correre? Le lancette dell’orologio del municipio hanno ripreso a camminare poco dopo che sei entrata qui!”
“Ma questo non vuol dire niente. E poi, visto che sei tanto convinto di quello che dici, perché non fai vedere agli altri quanto sei magico e fantastico?”
“Non posso! Loro hanno dimenticato tutto, penserebbero che sono un pazzo o un fenomeno da baraccone”
“Vedo che con me non ti sei creata questi problemi!”.
L’Exceed si stava adesso innervosendo.
“Fiamma Layla Dragneel, smettila di essere testarda e ascoltami!”.
La bambina non aveva idea di come lui facesse a sapere il suo secondo nome. Praticamente non lo conosceva nessuno, eccetto Yuki. Ma non fu tanto questo a turbarla, quanto il disagio che stava provando. 
In quel momento le venne da piangere, mentre stringeva ancora di più il libro contro il petto.
“Oh-oh!”, esclamò Happy. “No, no, non piangere! Ti prego!”
“Lasciami in pace! Non è giusto!”, fece mentre le lacrime le solcavano le guance. “Mi hai portata lontana da tutto quello che conoscevo, adesso mi dici anche quello che devo fare e come se non bastasse sto morendo di fame, ecco!”.
L’Exceed rabbrividì spaventato. Non era da lui arrabbiarsi in quel modo, che avesse esagerato?
“Oh, Happy. Ma cos’hai combinato?”.
Il diretto interessato riconobbe immediatamente la voce di una rossa di sua conoscenza.
“E-Erza! C-ciao”
“Mh?”, lei chinò la testa di lato. “Perché quella povera bambina piange? Fammi indovinare, è la tua fidanzatina”
“QUALE FIDANZATINA? TU HAI FRAINTESO COMPLETAMENTE!”.
Fiamma si asciugò il viso, osservando la donna avvicinarsi a lei.
“Ciao, piccola. Su, non fare così. Sai qual è la cura migliore contro la tristezza? Cioccolata. E si da il caso che io sia la proprietaria della miglior pasticceria della città. Posso offrirti qualcosa?”.
Rimase molto stupita dalla sua gentilezza. Annuì piano con il capo.
Quella ragazza si chiamava Erza Scarlett. A quanto aveva capito, amava molto i dolci, da come parlava. Fiamma la ascoltò, mentre Happy andava dietro le due con la testa china.
Giunsero poco dopo a luogo predestinato. L’insegna appesa al muro annunciava il nome del locale, che la bambina lesse.
“AirMoon. AirMoon. Come mai hai deciso di chiamarlo così?”
“Non saprei, era un nome che mi piaceva. Su, adesso entrate”.
Senza farselo ripetere due volte, Fiamma la seguì. Poi si sedette, guardandosi intorno.
“Ah, mi sa che Wendy e Charle sono già arrivate. Poco male, vado ad avvertirle che abbiamo un’ospite un po’ speciale”.
“Amh, amh”, Happy si schiarì la voce, dopo che la rossa se ne fu andata. “Fiamma, ti prego. Non abbiamo tempo per questo”.
Lei però non sembrava intenzionata ad ascoltarlo. Erza tornò poco dopo.
“Allora, così sei arrivata da poco in città, vero? Hai conosciuto qualcuno?”
“Sì. Ho conosciuto Gajeel, Levy, Natsu, Igneel, Rayn… e August. Ah, non dimentichiamoci di Lucy, che mi ospita”
“Davvero? A vederti mi ricordi molto lei”. Fiamma fece spallucce. Osservò poi una ragazza avvicinarsi a lei con un piatto tra le mani.
“Ecco qui. Una fetta di torta al cioccolato ripiena di marmellata alle fragole e con degli zuccherini per decorazione. Ho anche fatto un cuore con la panna, non è carino?”
“Ha un aspetto appetitoso”, fece Fiamma con gli occhi lucidi.
“Ah”, sospirò Happy. “Qualcuno per caso ha del pesce?”.
Molto lentamente, Fiamma iniziò a mangiare, osservando man mano la gente che entrava. Erza era gentile con tutti, cortese e allegra. Tuttavia il suo sguardo cambiò notevolmente quando una persona in particolare entrò.
Allora vide le sue labbra curvarsi in un sorriso.
“Ciao, Gerard! Sei venuto anche oggi!”.
Il ragazzo davanti a lei le aveva lanciato uno sguardo che a Fiamma non era rimasto indifferente. Si fermò per un attimo ad osservarli, quasi incantata.
“Ebbene sì. Puoi farmi il solito, per favore?”
“Certo! Arriva subito”
“Oh, wow. Ma che hanno quei due?”, domandò curiosa.
“Gerard viene qui ogni giorno”, spiegò Happy. “Prende sempre la stessa cosa, muffin ai mirtilli. Ma è una scusa, in realtà viene per lei”
“Che cosa romantica”, fece portandosi le mani sul cuore.
Aveva sempre avuto un debole per le storie d’amore. Magari anche lei un giorno sarebbe stata così fortunata. Fiamma aspettò che Erza consegnasse il suo ordine a Gerard.
Era ovvio che anche lei fosse completamente cotta. Si sentiva molto un Cupido in quel particolare frangente.
“Cavolo, tu gli piaci!”
“Eh… EH?!”, Erza arrossì. “Ma che dici?”
“Lo vedo come ti guarda”, affermò maliziosa. “I tuoi dolci sono buoni, ma secondo me quel tipo avrebbe voglia d’altro”
“Oh, beh, una ragazzina così piccola non dovrebbe insinuare certe cose!”
“Dai, non rimproverarmi! L’amore è una cosa molto potente e importante!”.
Happy ascoltò bene quella frase.
“Sì… ma certo! Fiamma, sei un genio!”


Igneel se ne tornò a casa sua. Anzi, per meglio dire, la casa che condivideva con Natsu. Era giunto a Magnolia insieme a Rayn e Happy da qualche mese, ma era come se ci vivesse da una vita. Poiché utilizzare la porta sarebbe stato troppo semplice, decise di arrampicarsi sul muro ed entrare dalla finestra. Una volta fatto ciò, trovò Natsu steso a letto con fare molto pensieroso.
Così prese a sghignazzare.
“Dunque, fammi indovinare, stai pensando ad una certa biondina che fa la scrittrice, non è vero?”
“Neel, cavolo!”, esclamò lui. “Mi hai fatto prendere un colpo! E comunque sia, fatti gli affari tuoi”
“Ma perché?”, goffamente entrò dentro. “E poi non è giusto, lei piace anche a me”.
Natsu fece una smorfia.
“Non potete stare insieme”
“Ma perché?”.
Il rosato fece spallucce. In realtà non avrebbe saputo spiegarsi il motivo, sapeva solo che… Lucy e Neel insieme? No, sarebbe stato troppo strano.
“È così e basta! Piuttosto, dov’è andato Happy?”
“Vorrei saperlo anche io. Da quando è arrivata quella ragazzina si comporta in modo strano. Cioè… più del solito intendo. Ah, non lo so”, sbuffò.
Natsu allora sorrise. In poco tempo si era legato subito a quel ragazzo. Erano andati d’accordo già dalla prima volta, quasi come se si conoscessero da sempre.
“Fiamma potrebbe rimanere qui. Un po’ come te e Rayn. Avevate detto che sareste rimasti per poco, invece...”
“Non abbiamo motivo di andarcene, noi qui… ci sentiamo in famiglia. Ben presto questa città diventerà la città degli orfani”
“Oh, Neel...”, sospirò lui.
“Ehi, va tutto bene, okay? Sono grande ormai. Comunque adesso sto uscendo”
“Ma sei appena rientrato!”.
Il biondo assottigliò lo sguardo.
“Chi ti credi di essere, mio padre forse?!”.
Igneel si sistemò meglio la sciarpa intorno al collo, per poi scendere dalla finestra così com’era entrato. Sin da bambino aveva portato con sé quell’indumento, non riuscendo a riconoscere l’odore che, malgrado gli anni, era sempre persistente. Natsu aveva un odore simile a quello sulla sciarpa, ma probabilmente doveva essere solo una sua impressione.
Si incamminò per la via principale, ripensando agli anni della sua infanzia, vissuti insieme a Rayn e Happy. Quest’ultimo era sempre stato con loro, sin da quando riusciva a ricordare. Un giorno li aveva portati fino a Magnolia, quella città nascosta nel nulla e invisibile per molti altri. Da allora non se n’erano più andati. Perché stare lì era come tornare a casa dopo un lungo viaggio.
Alzò lo sguardo quando riconobbe le figure di Happy e Fiamma. I due sembravano star conversando animatamente.
“Non riesco a capire cosa volevi dire prima!”, protestò lei.
“È molto semplice! Fin ora non ci avevo pensato, eppure è logica come cosa! Forse, se riuscissi a risvegliare i sentimenti che Natsu e Lucy provano l’uno verso l’altro, si ricorderebbero tutto. Lo sapevi che l’amore è una grande fonte di magia?”
“A-spetta, io dovrei farli innamorare? Ma come? E perché io?”
“Perché sei la Salvatrice. E poi ti ho visto con Erza, sei brava a convincere la gente”.
Fiamma si grattò la testa nervosa. Dopodiché adocchiò Igneel.
“Ah, eccovi di nuovo. Cosa state combinando?”
“Aiutami ti prego!”, lo supplicò. “Happy vuole che io faccia innamorare Lucy e Natsu, non è una follia?”.
Il biondo batté le palpebre.
“La trovo una bellissima idea invece! Posso partecipare anche io? Visto che a quanto pare non ho speranze di conquistarla, voglio almeno aiutare il mio amico!”
“EEEH?! Ma siete pazzi, tutti e due!”
“Bene!”, fece Happy tutto contento. “Ci serve un piano!”.
Senza che se ne rendesse conto, la ragazzina fu afferrata da quei due, i quali se la trascinarono dietro come se nulla fosse.
Precisamente, per quale motivo era stata tirata in ballo?
E poi, per quanto amasse l’idea dell’amore e dell’innamoramento, non aveva ancora il potere di far mettere le persone insieme.
“Chiameremo questa missione segreta: “Missione Uniamo i Cuori in nome dell’Amore!”, esclamò Igneel. “O più semplicemente missione U.C.A”
“Come pensate di riuscire a far avvicinare quei due? Lucy non ha fatto altro che dirmi quanto Natsu sia irritante, praticamente mi ha fatto intendere che non lo tollera”, sospirò la ragazzina.
“Ah, non è vero. Si sono già innamorati una volta e...”, Happy si morse la lingua, poiché si era fatto scappare qualcosa di troppo. Fiamma lì capì che probabilmente Igneel non sapesse nulla di quella storia.
“Ah, vuoi dire che lui non sa?”
“Cosa dovrei sapere?”, chiese il ragazzo.
“Happy dice che siamo vittime di una maledizione, che tu sei mio fratello, che Natsu e Lucy sono i nostri genitori e che August è a capo di questa cosa. Ah, e che io sono la Salvatrice”
“Sai che potrebbe essere una bella trama per una storia?”
“Stiamo andando fuori tema!”, esclamò Happy. “Dobbiamo farli uscire insieme. Fiamma, a te il compito di convincere Lucy”
“Uffa, va bene”, sbuffò. “Ma non vi prometto niente”
I tre erano nuovamente tornati da AirMoon, questo perché Fiamma aveva estremamente bisogno di qualcos'altro di dolce. Erza si era accorta di come quei tre parlassero in modo fitto.
“Che cosa state tramando voi tre?”, domandò avvicinandosi.
“Niente, stiamo organizzando un appuntamento tra Lucy e Natsu, ma non lo dire a nessuno”, fece Igneel.
“Pensavo fosse una missione super segreta la nostra!”, borbottò Happy.
Fiamma dondolò le gambe, sentendo poi la porta aprirsi alle sue spalle. Ad essere entrato era stato Rayn, con fare piuttosto seccato.
“Buon pomeriggio, Rayn”
“Ciao, Erza”, biascicò. “Mi manda Gray. Dice che vuole un semifreddo”
“Potrebbe anche venire a comprarlo lui, no?”
“Non vuole uscire perché dice che Juvia lo segue ovunque, che diamine. È il solito esagerato, l’avessi io una ragazza che mi vuole così. Ah, ciao ragazzi, non vi avevo visto”.
“Ciao, Rayn!”, salutò l’amico. “Vuoi partecipare alla nostra missione segreta?!”
“ANCORA?!”, esclamò Happy.
“Mi piacerebbe, ma purtroppo devo andare. Gray e Lyon si ammazzano se non ci sono io a fermarli. E poi fanno a me la predica. Ciao… ciao, Fiamma”.
“C-ciao...”, salutò lei, arrossendo all’improvviso, cosa che non era potuta sfuggire ad Erza.
“Guarda un po’ chi è arrossita. Non dirmi che ti sei presa una cotta per Rayn, eh?”
“C-C-C-COSA?! ASSOLUTAMENTE NO. E poi lui è troppo grande per me”
“Suvvia, ce la metto io una buona parola per te con lui. Ben presto Magnolia sarà piena d’amore grazie al sottoscritto. Così poi sistemiamo me… e magari anche Happy”
“No grazie”, biascicò lui.

Doveva ammettere che in fondo non era così male. Anzi, era piuttosto divertente. Neel aveva un entusiasmo e una voglia di vivere ammirevoli. Oramai si era fatto tardi e doveva assolutamente rientrare. Giunta all’abitazione di Lucy, trovò quest’ultima tutta intenta a cucinare.
“Emh… sono a casa”, disse sorridendo timidamente.
“Ciao, Fiamma!”, la salutò lei. “Hai trascorso una buona giornata?”
“S-sì”, balbettò lei. “Ho conosciuto un sacco di persone. E poi ho mangiato un sacco di cose buone all'AirMoon”
“Oh, immagino non avrai fame...”
“No, no, no! Ho fame invece!”, si portò una mano su una testa. “Lucy… devo dirti una cosa”
Lei allora si sedette, guardandola.
“Dimmi pure”.
Quella era una follia.
“Va bene”, sospirò. “Ascolta… tu devi assolutamente uscire con Natsu”.
La bionda batté le palpebre.
“Con Natsu? Perché dovrei farlo?”
“Eh… bella domanda. Tu gli piaci, no? Perché non gli dai una possibilità?”.
Lucy alzò gli occhi al cielo. In effetti, non aveva mai neanche pensato di vedere Natsu come un potenziale fidanzato. L’idea era strana, anche se solo in parte.
“Perché ho l’impressione che tu e Igneel vi siate messi d’accordo?”
“Noi?! Ma cosa dici, non è vero!”, sorrise. “E poi… io penso davvero che voi dovreste provare. Secondo me sareste carini insieme. Davvero molto”.
Era sincera nel pensare ciò. Quel commento stupì molto Lucy.
“Una bambina che mi da consigli in amore… questo è imbarazzante. Va bene, prometto che ci penserò”
“Bene! Adesso mangio qualcosa e poi continuo a leggere il tuo libro. Mi mancano solo trenta pagine!”
“Ma come, di già?!”.
Fiamma non le rispose. Lucy sorrise quasi istintivamente. Avere quella bambina attorno era piacevole, era un po’ come avere una sorella minore o una figlia.
E poi, quella piccoletta, non sapeva come spiegarlo, ma le ricordava molto lei.

“COSA SIGNIFICA CHE NON TE LA SENTI?! Ti sto dando la possibilità di andare ad un appuntamento con lei e tu mi dici che non te la senti?”.
A braccia conserte, Natsu alzò gli occhi al cielo.
“Ma non saprei come comportarmi. Che si dice, che si fa in questi casi? E se alla fine fallisco?”
“È la cosa più stupida che io abbia mai sentito”, sbuffò il biondo. “Happy, digli qualcosa anche tu”
“Sono d’accordo con lui. Potresti almeno provare. Secondo me… vi troverete a vostro agio”
“Per l’appunto. Quindi cosa dici? Perché se non ci esci tu allora ci esco io!”.
Natsu fece una smorfia. Effettivamente non capiva cosa ci fosse di tanto pericoloso o strano nell’uscire con una ragazza. Insomma, si parlava di Lucy, le era sempre andato dietro, adesso sarebbe stato da sciocchi non cogliere quell’opportunità.
“E va bene, ci vado”, disse infine.
“Sì!”, esultò Happy, tornando poi serio. “Ed io mi assicurerò che nessuno possa interrompervi”
“Perché qualcuno dovrebbe farlo?”.
L’Exceed allora alzò gli occhi al cielo, con fare pensieroso.
“Non si sa mai...”.

Rayn rientrò chiudendo rumorosamente la porta. Condivideva l’appartamento con Gray e Lyon e, malgrado fosse il più giovane, alle volte si sentiva un adulto costretto a badare a due bambini. Quei due erano infatti incorreggibili, sempre a discutere o a litigare. Quando però li aveva visti giocare tranquillamente ai videogames, aveva tirato un sospiro di sollievo.
“Ah, sei qui Rayn”, disse Gray senza staccare gli occhi dallo schermo. “Hai preso quello che volevo?”
“Sì, l’ho preso”, biascicò. “Però io non sono il tuo schiavo”
“Suvvia, non lamentarti. Maledizione, ho perso! Lyon, tu hai barato!”
“Non è che ho barato, sei tu che non sai giocare. E poi… perché cavolo ti sei spogliato, pervertito?!”.
L’altro si guardò. Talvolta i vestiti sparivano senza che se ne accorgesse.
“E dove sarebbe il problema, tanto è casa mia!”.
Rayn alzò gli occhi al cielo. Eccoli che ricominciavano. La finestra accanto a lui era semi aperta e poté giurare di aver visto qualcuno.
Ma certo, doveva essere per forza lei. Juvia, la spasimante di Gray. Era un vero peccato che non stessero insieme, ma il suo coinquilino era più testardo di un mulo. Così si chinò lentamente.
“Emh, sei tu Juvia?”
“Ciao, Blue!”, lei lo chiamava sempre così, malgrado a lui non piacesse. “Gray-sama si è accorto di me?”
“No, è troppo impegnato a fare lo scemo con Lyon. Hai una macchina fotografica al collo. Missione di spionaggio?”
“Juvia non ha altra scelta!”, sospirò. “Gray-sama scappa quando vede Juvia. Cosa deve fare Juvia per essere anche solo guardata?”.
Al ragazzo venne da sorridere.
“Non ti preoccupare, si accorgerà di te. Comunque non ti scomodare, posso darti io qualche foto sua”.
Lei si sollevò lentamente, pizzicandogli le guance.
“Sei così carino, Blue! Proprio un bravo ragazzo, si vede che vuoi bene a Juvia! A Juvia viene voglia di strapazzarti di coccole”
“Va bene, ho capito!”, fece lui arrossendo. “Adesso sta giù, perché se quell’idiota ti vede andrà fuori di testa!”
“Subito!”, rispose lei tutta contenta. Rayn allora sospirò, per poi sorridere. Chissà perché aveva avuto la fortuna di incontrare proprio certe persone sul suo cammino.
“Blue, ma che fai?”, lo chiamò Lyon. “Parli solo?”.
Lui allora lo guardò imbronciato.
“Solo Juvia può chiamarmi così”
“Ah-ah! Lo sapevo. C’è del tenero fra voi due!”
“Ma che dici, pervertito!”, Rayn arrossì. “Non c’è niente, non in quel senso almeno”.
Gray lo osservò, chinando poi la testa di lato.
“Sei nervoso, Rayn?”
“Ma no, non sono nervoso. Lo sai che certe volte mi deprimo, sai, quando mi metto a pensare. Quando mi metto a pensare a quanto sia stata difficile la mia vita e a quanto sono stato fortunato a capitare qui”
“Oh, eccolo che ricomincia”, sbuffò Lyon. L’amico però lo zittì con un’occhiataccia.
“Per quel che mi riguarda, puoi rimanere con noi per sempre. In un certo senso, siamo una famiglia, no?”.
Le sue labbra si curvarono in un sorriso.
“Ma sì. Su, adesso parliamo di cose più allegre. Per esempio, quand’è che ti deciderai a uscire con Juvia?”.
Gray alzò gli occhi al cielo.
“Non ti sto neanche a sentire”.

Da quando August aveva incontrato Fiamma, non le aveva staccato gli occhi di dosso neanche per un attimo. Lui era quello che aveva creato tutto ciò, che aveva creato quel mondo fittizio e che aveva finto per dodici lunghi anni. Aveva silenziosamente temuto l’arrivo della Salvatrice, nella speranza che la profezia non si avverasse mai.
“Ma sì, deve essere lei. L’età è quella. E poi, quel colore di capelli lo riconoscerei ovunque. Fiamma, è questo il nome della Salvatrice. Ma una bambina non può spezzare una maledizione così grande, è a dir poco impossibile”.
Tentava di ripetersi quelle parole a mente, tuttavia si sentiva inquieto, si sentiva sinceramente minacciato. 
Ma perché avrebbe dovuto, dopotutto? Si trovavano in un mondo in cui la magia non esisteva, almeno per gli altri. Tuttavia non poteva permettersi di abbassare la guardia, era certo che quei tre stessero tramando qualcosa. 
“Figurarsi”, disse poi. “Non ci sarà nessuno che potrà mettermi i bastoni tra le ruote. Inoltre, niente di quello che lei farà potrà sfuggirmi”.
Con quella frase per la mente tornò a casa. Viveva in una delle abitazioni più belle di tutta Magnolia, accanto al municipio. All’esterno poteva sembrare una normale casa come le altre ma, all’interno e in profondità, vi era una camera sotterranea, simile a delle segrete di un castello.
Il ragazzo vi entrò, guardandosi intorno. Legato ad una catena e seduto al suolo, c’era un uomo che lo guardava, con un ghigno stampato in viso.
“Mh, fammi indovinare. La famosa Salvatrice è arrivata, non è vero?”
“Stai… zitto”, sussurrò lui. “Come diamine fai a sapere quello che succede fuori?”
“Mi basta guardare la tua faccia. Certo, sarebbe più piacevole se non fossi legato. Dopotutto di cosa ti preoccupi? Non ho la mia magia con me”
“Non mi fido… Acnologia. Ho paura tu possa fare qualcosa di sconsiderato. La nostra magia non è ancora abbastanza potente”
“Sono passati dodici anni”
“Vuoi che vada a finire come l’ultima volta?”
Lui sbuffò.
“Come vuoi. Comunque sia, come la metti con la piccoletta? Ci creerà problemi?”
August gli stava adesso dando le spalle.?
“Ti prego, pensi davvero che quell’insulsa bambinetta possa competere con me? In caso dovesse provarci… la ucciderò. Come si dice, una vita per una vita, no?”.
Acnologia allora sghignazzò.
“D’accordo, l’importante è che lasci a me il Dragon Slayer del fuoco. Abbiamo un conto in sospeso”.

NDA

Ed eccoci qui. Scrivere questo capitolo è stato un vero parto, più che altro perché ho cambiato idea mille volte su una questione che riguarda l’ultima parte, ma andiamo con ordine.
Fa la sua comparsa il figlio di Gray e Juvia, Rayn. Tra l’altro, l’ho chiamato così perché Blue + Rain. Cioè… l’ho chiamato Pioggia Blu. Il cognome (che è finto comunque) Ystad, vuol dire estate, non ricordo in quale lingua.
Questo povero cristo si chiama Pioggia Blu d’estate.
Sono orribile, me ne rendo conto. But, a parte ciò, compaiono anche Erza e Gerard. Happy invece spera che con la forza dell’ammmmore, Natsu e Lucy riescano a ricordare delle loro vite. Spero abbiate capito che si parlerà di tuuuutte le coppie che mi amiamo, pian piano.
Ma ora, la parte fondamentale. August e Acnologia. Il primo è un personaggio che mi è piaciuto tantissimo, non poteva che essere lui il villan per questa storia. MA. Non è da solo. Con lui c’è Acnologia, entrambi sono sopravvissuti, sono alleati e insieme vogliono distruggere tutto. Che bello. 
Spero di avervi incuriositi.
Ed ecco qui l’avatar di Rayn.

E una fan art (non mia) che raffigura August esattamente come me lo immagino qui.

Detto ciò, alla settimana prossima! ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un appuntamento finito male ***



Salve a tutti di nuovo!
Dunque, in questo capitolo, le parti in corsivo saranno i flashback. Credo che da questo punto in poi ne troverete un bel po’.
Buona lettura!


3 - Un appuntamento finito male


Cinque anni dopo la battaglia di Alvarez…

Natsu si era appena sollevato, dopo aver lasciato un mazzo di fiori sulla tomba davanti a lui.
Era inesorabile che le cose cambiassero, era il cerchio della vita. 
Di tempo per essere triste ne aveva avuto. Sia lui che i suoi compagni. Poi, pian piano, avevano accettato la cosa.
Perché l’esistenza era un cerchio infinito, senza una fine. 
Mentre pensava ciò, gli venne da sorridere.
“Ovunque tu sia, non preoccuparti, nonno. Qui va tutto alla grande. I tuoi figli rimarranno sempre uniti, nonostante tutto”.
Sulla lapide vi era inciso un nome: “Makarov Dreyar”, morto appena un anno e mezzo prima.
Alla fine, quel momento arrivava per tutti. Ma il master se n’era andato sereno, dopo aver vissuto una vita piena, con la consapevolezza che Fairy Tail sarebbe sempre esistita.
Lucy allora si avvicinò, poggiando il viso sulla spalla di quello che era oramai suo marito.
“Lui sarebbe fiero di te”, sussurrò dolcemente.
“Sarebbe fiero di tutto noi”, rispose lui. “Mi spiace che il nostro secondo figlio non potrà conoscerlo”.
Dicendo ciò poggiò una mano sul ventre della ragazza. Quasi nove mesi dietro, Lucy era arrivata da lui con la lieta notizia che la famiglia si sarebbe allargata ulteriormente. E quella doveva essere la prova concreta che vita e morte si alternavano di continuo. Lì dove moriva un albero, un nuovo fiore nasceva sempre.
“Oh! Lucy, Natsu, eccovi! Immaginavamo che foste qui, ci avete preceduto!”.
I due riconobbero la voce di Juvia. Quest’ultima stava venendo loro incontro con un mazzo di fiori blu in mano, seguita da Gray.
“Ciao”, li salutò Lucy. “Juvia, ti trovo bene”
“Pensi davvero che Juvia stia bene?”, domandò lei, già in brodo di giuggiole. “Dicono che la gravidanza renda più belle!”.
Lucy non era l’unica ad essere in dolce attesa. Anzi, lei e l’amica avevano scoperto di essere incinte nello stesso periodo. Probabilmente avrebbero partorito a poca distanza l’una dall’altra.
“Ah, sempre gli stessi discorsi, voi”, sbuffò Gray portandosi una mano sulla testa. “Ciao, fiammifero ambulante”
“Che vuoi, ghiacciolo pervertito?”
“Ragazzi!”, la bionda li rimproverò. “Vedo che certe cose non cambiano mai. E forse è un bene, chissà”
“Certo che lo è! Piuttosto”, fece poi Natsu. “Dove sono i nostri figli?”
“Sicuramente saranno alla gilda a fare casino”, sospirò Gray. “Sarà meglio andare prima che combinino qualche guaio”.

La gilda quel pomeriggio era in fermento, come ogni giorno in realtà. Era proprio vero che alcune cose non cambiavano mai. Il costante schiamazzare, le urla, le risse, il via vai. Quelle erano sempre uguali. Ma c’erano anche cose diverse.
Una testolina piena di capelli biondi sfrecciò veloce tra i tavoli, facendo andare la birra di traverso a Cana.
“PICCOLO DELINQUENTE! PIANTALA DI STARMI TRA I PIEDI!”
“Oh, scusa Cana!”, esclamò il bambino, seguito da Happy. “Cosa ho fatto?”
“E me lo domandi pure?! Scendi da lì!”.
“Mh”, lui sorrise dispettoso. “Non credere di poter darmi ordini solo perché sei la figlia del master, eh!”
“MALEDIZIONE! MA DOV’E’ LA TUA BUONA EDUCAZIONE?”.
“IGNEEL!”.
Ad aver urlato era stato un bambino della sua stessa età, il quale pareva piuttosto imbronciato.
“Oh-oh”, fece il biondino. “Adesso devo scappare, ciao!”
“Aspetta! Oh, cielo. Diventerò pazza un giorno di questi!”.
Quando un luogo, già chiassoso di suo, si riempiva di bambini, tutti sotto i cinque anni, la situazione diventava piuttosto insostenibile
Specie se quei bambini erano dei maghi con un potere instabile.
“Rayn! Adesso provo ad incenerirti!”, cantilenò Igneel.
“Ah, sì? Benissimo e io allora ti congelo, brutto stupido!”.
Cana sospirò, tornando a sedersi.
“Perché non se ne possono stare tranquilli?”.
Ovviamente non c’era una risposta a quella sua domanda. In fondo, era sempre stato così. E poi, se il master non si creava problemi, non capiva perché doveva crearsene lei.
Gildarts era stato ufficialmente dichiarato il nuovo master, dopo la morte di Makarov. Di conseguenza, i suoi viaggi della durata di mesi e mesi erano adesso un lontano ricordo. La sua gilda aveva bisogno di una guida.
E per lui era piuttosto piacevole stare lì, con tutta quella gioventù che lo faceva sorridere.
I genitori dei due bambini arrivarono poco dopo.
“Salve a tutti”, salutò Lucy. Immediatamente, Mira le andò incontro, abbracciando sia lei che Juvia.
“Ma perché nessuno accoglie mai me in questo modo?”, si lamentò Natsu a braccia conserte.
“Ciao, Salamander”, ovviamente, a chiamarlo così era Gajeel. “Ma guarda, sembri quasi una persona seria”
“Yo! Dov’è Levy?”
“A casa con i bambini. Mia figlia ha insistito per venire, ma ho preferito di no”
“Mmmh!”, nell’udire quelle parole, Igneel fece una linguaccia al Dragon Slayer del Ferro. “Beh, meno male che non hai portato quell’antipatica di tua figlia!”
“TU! COME OSI PARLARE COSI DELLA MIA BAMBINA?!”.
Igneel prese a ridere, ma la sua risata fu ben presto smorzata dal rimprovero di Lucy.
“Emh, emh. Igneel, siamo agitati, vero? E tu, Happy, dovevi badare a loro!”
“Ma perché sono stato delegato a baby-sitter?”, si lamentò giustamente l’Exceed.
“Su, Blue”, chiamò ad un tratto Juvia. “È ora di andare”.
“Ok”, il bambino fece spallucce. “Ci vediamo, ciao Neel”
“Ciao!”, salutò lui allegro.
“Ah”, sospirò Natsu. “Scusate per la confusione”
“No, perché ti scusi?”, domandò Gildarts. “I bambini portano sempre allegria. E, a proposito di bambini, avete già pensato ad un nome? La prima volta è stato facile, ma adesso...”
“Ah, abbiamo ancora un po’ di tempo per pensarci”, tagliò corto Natsu, afferrando la mano di suo figlio. “Adesso si va a casa, Neel”.

Non che tra le mura domestiche le cose fossero più facili. Igneel era un bambino estremamente vivace, non c’era neanche da domandarsi da chi avesse preso
Stargli dietro era un impegno costante…
“Io non voglio andare a dormire”, questo aveva dichiarato Igneel, seduto sul letto a braccia conserte.
“Nemmeno io voglio andare a letto”, fece notare Happy, fluttuando a mezz’aria.
“Piantala, dovresti stare dalla mia parte! Andiamo, i bambini non dovrebbero stare alzati fino a tardi”
“No, mi rifiuto”
“E va bene… visto che non vuoi, dovrò costringerti”. Nel dire ciò, Natsu si fiondò sul bambino, iniziando a solleticarlo e facendolo ridere.
Lucy entrò, tenendo un libro in mano e sorridendo a quella vista.
Natsu glielo aveva promesso una volta che sarebbero rimasti insieme per sempre.
E lei era certa che sarebbe stato davvero così.
“Ah, ciao mamma”, salutò il bambino, stanco.
“Vi va se vi leggo una storia?”, domandò lei.
“The adventures of Iris?”, chiese Happy. “Grande storia, ci sono anche io!”
“Sì!”, esclamò il bambino. “Leggila, leggila!”
“Va bene, va bene, vi accontento subito”.
Dopodiché si accomodò a letto, Natsu accanto a lei teneva in braccio Igneel, mentre Happy stava a sua volta tra le braccia di quest’ultimo, neanche fosse stato un peluche. 
La bionda iniziò a leggere il libro. Suo figlio ascoltò interessato ma, ad un certo punto, il sonno lo colse, non solo lui, ma anche gli altri tre.
Capitava spesso loro di addormentarsi così, tutti insieme. Erano tempi davvero felici, quelli.
Tempi che però non sarebbero stati destinati a durare.
A svegliare Natsu, ad un certo punto, fu una luce accecante provenire dall’esterno. Aprì gli occhi a fatica, non riuscendo a capire da cosa provenisse.
Anche Lucy, infastidita, aprì gli occhi.
“Natsu?”, lo chiamò sottovoce. “Ma che succede…?”.
Lui però non rispose, continuando a guardare dritto davanti a sé.



Da ben mezz’ora, Lucy stava osservando due abiti, indecisa su quale indossare. Era meglio il nero o il rosso? Trucco leggero o audace?
Ma soprattutto, perché doveva darsi così tanto pensiero?
Aveva accettato di uscire con Natsu anche e soprattutto perché Fiamma aveva insistito. Adesso invece si sentiva addirittura nervosa.
“Secondo me è meglio l’abito nero, ti dona di più”, commentò la bambina seduta sul letto.
“Tu pensi? Beh, allora forse dovrei ascoltarti. È davvero troppo tempo che non esco con un ragazzo, ammetto di sentirmi un po’ nervosa”
“Ma va, andrà tutto bene”, Fiamma tentò di incoraggiarla, lanciando poi uno sguardo al libro che aveva ormai terminato e che si portava sempre dietro come una sorta di monito. “Posso farti una domanda? Riguarda il libro che hai scritto”
“Certo, dimmi pure”, rispose mentre si aggiustava il trucco allo specchio.
“La storia è fantastica. Volevo sapere come hai fatto ad avere tutte queste idee. È strano, perché è come se tu avessi vissuto tutto ciò che hai raccontato. È stupida come cosa?”
“Affatto. In un certo senso, mi sento proprio come se avessi vissuto quelle storie. È difficile da spiegare, ma tu hai saputo capirlo subito. Sei proprio sveglia”, disse dolcemente, posandole una carezza sulla testa.
Fiamma allora, non abituata a quelle dimostrazioni d’affetto, si schiarì la voce, imbarazzata.
“Su, adesso vai o farai tardi!”
“Va bene, va bene! Sicura che non sia un problema per te rimanere da sola?”
“Assolutamente no, divertiti!”, la rassicurò sorridendo affabile. Poi sospirò.
Seminare l’amore era davvero più divertente di quel che credeva. Sperava sinceramente che le cose fra quei due funzionassero. Sì, probabilmente stava iniziando a tenerci.

Lucy si diresse al luogo dell’appuntamento, mentre l’aria si impregnava del suo ottimo profumo. Doveva tentare di tenere a bada il nervosismo, dopotutto che motivo ci sarebbe stato alla fine? Si stava parlando di Natsu.
Camminò per un po’ prima di vedere la figura di quest’ultimo girato di spalle.
“Emh, emh”, si schiarì la voce. “Eccomi”.
Il rosato allora si voltò a guardarla con un sorriso.
“Yo, Lucy! Sono contento di vederti! Sei davvero bella”
“Oh, grazie...”, era così diretto. “Anche tu stai bene. Allora, a quanto pare i nostri coinquilini si sono messi d’accordo, eh?”
“A quanto pare. Allora, ti va di… bere qualcosa?”
“Accetto molto volentieri, grazie”, gli rispose lei con un sorriso. La loro destinazione quella sera era l’unico pub presente in tutta Magnolia, forse proprio per questo era parecchio affollato.
Immediatamente, una ragazza dai capelli candidi e gli occhi azzurri si avvicinò.
“Benvenuti… Lucy, ma sei tu!”
“Ciao, Mira. Possiamo sederci?”
“Certo, Elfman si occuperà di voi. Lisanna, puoi prepararmi degli stuzzichini per il tavolo due?”
“Arrivo!”, esclamò una voce da lontano.
“Bene, bene, guarda un po’ chi si vede”, Cana, proprietaria del locale, stava chinata sul bancone, evidentemente già brilla. “Lucy e Natsu insieme? Cos’è questo, un appuntamento?”
“Puoi dirlo forte!”, disse tranquillamente il ragazzo, facendo arrossire la bionda. “Piuttosto, Gildarts è nei dintorni? Vorrei salutarlo”.
“Gildarts non è qui”, borbottò lei. “Se ne va sempre in giro quello, e pensare che siamo anche soci. Fortunatamente, Elfman, Lisanna e Mira mi danno una grande mano. Comunque sia, divertitevi”.
Lucy fece un sorriso di circostanza. Sperava soltanto che tutto procedesse per il meglio e senza strane sorprese...


Anche Fiamma stessa aveva mentalmente organizzato la sua serata tranquilla. Niente sorprese, niente di niente. Purtroppo, ad una certa, lo stridente rumore del campanello mandò all’aria i suoi piani: Neel, Rayn e Happy erano comparsi lì davanti a lei.
“Voi? Ma cosa fate qui?”
“Ciao! Visto che quei due non ci sono, perché non passare insieme la serata, giusto Rayn?”
“Io sono venuto qui solo perché tu mi hai costretto”
“Benissimo! Allora entriamo”
“Ma… ma… okay, ma non toccate niente!”, esclamò arrossendo.
Subito, Igneel si accomodò come se fosse casa tua.
“Questa sì che è vita. Ho raccomandato Natsu di fare il bravo e sono certo che andrà tutto bene”
“Se lo dici tu”, sospirò lei. “Piuttosto, Happy, ma tu non eri quello che diceva che avremmo dovuto tipo tenerli d’occhio?”
“Non preoccuparti per quello”, la rassicurò. “Se fossi andato io sarei saltato all’occhio, Fortunatamente ho un amico su cui contare”.

Un giovane dai capelli neri e con addosso una divisa da poliziotto, si aggirava nervoso fuori dal locale di Cana.
“Stupido Happy”, si lamentò. “Se Gajeel scopre che sono qui anziché lavorare, mi licenzia. Perché devo sempre accettare di fare quello che lui mi dice? Dare una controllata ai suoi amici, certo. È per questo che sono diventato un poliziotto, no?”.
Sicuramente la serata di Lily non era delle migliori. Il suo amico Happy lo aveva pregato di fargli quel minuscolo favore e lui non era stato in grado di dirgli no. Non poteva essere peggio che stare ad ascoltare gli ordini di Gajeel, il suo superiore.
Dentro il locale, intanto, Natsu e Lucy si stavano godendo la loro serata. La bionda dovette ammettere che stare in sua compagnia non fosse affatto male, anzi. Si trovavano incredibilmente bene a parlare, nonostante le differenza di carattere.
“Allora? Credi ancora che sia un rompiscatole insopportabile?”, domandò Natsu.
“Assolutamente. Tuttavia non sei così male come pensavo. Inoltre, non so come spiegartelo, ma sento come se ti conoscessi bene”
“Beh, mi conosci da un po’...”
“No, non è quello. È un tipo di conoscenza diversa. Quella che solo due persone molto intime possono condividere”
“Proprio non saprei”, lui sorrise. “Però non mi dispiace questa cosa, affatto”.
La serata dei due però non sembrava destinata a procedere alla perfezione.
Ad un tratto fecero il loro ingresso quattro figure ben conosciute a Magnolia. 
Quello che sembrava il capo sfoggiava una cicatrice a forma di saetta sul viso.
Laxus Dreyar e i suoi scagnozzi. Gente poco raccomandabile
“Benvenuti...”, Mira impallidì di colpo quando si ritrovò davanti quei quattro. Laxus in particolare la metteva non poco in soggezione.
“Ciao, dolcezza. Vederti è sempre un piacere”
“Ehi!”, urlò Elfman. “Lontano da mia sorella, tu!”
“Santo cielo”, l’unica ragazza del quartetto, Evergreen, si lisciò i capelli. “Questo posto non mi piace”
“Già”, si lamentò Freed. “Dobbiamo proprio?”
“Dobbiamo proprio, Freed”, rispose il suo capo, puntando poi gli occhi su Natsu. “Dragneel, ma che sorpresa. Una serata romantica?”
“Laxus, lasciami in pace”. Cana a quel punto decise di intervenire.
“Ehi, voi! Fuori di qui, non voglio problemi!”
“Ma è mio diritto entrare qui, non faccio niente di male”
“D’accordo, Laxus”, sospirò il rosato. “Adesso piantala, non è il momento di fare baldoria”
“Oh, interessante. Per caso vuoi sfidarmi? Perché ti accontento subito”.
Lucy deglutì a vuoto, non avendo affatto una buona impressione.
Lily, che si era distratto solo un momento, quando si accorse di ciò che stava accadendo dentro il locale, sussultò.
“Maledizione! Ma quando sono entrati quei quattro? Accidenti, devo avvertire Happy!”


Tutto sommato, Fiamma era felice di non passare la serata da sola. Anzi, la compagnia di Happy, Neel e Rayn era molto gradita. Si erano seduti in cerchio a mangiare schifezze, prese ovviamente dalla dispensa di Lucy.
“Aiuto”, si lamentò la bambina. “Temo che poi dovremo riordinare”
“Non preoccuparti, ci penserò io”, la rassicurò il biondo, masticando dei marshmallow. “E così tu sei un’orfana? Scusa la domanda improvvisa, ma non abbiamo avuto occasione di parlarne”.
“Già”, Fiamma puntò gli occhi sulla sua lattina di aranciata. “Sono cresciuta in un orfanotrofio, non è stato bello”
“E non hai idea di chi possa essere la tua famiglia?”, domandò Rayn.
“Non l’ho mai cercata. Tutto ciò che ho è questa chiave legata al collo. E poi ho anche una copertina, dov’è ricamato il mio nome. Sono due oggetti che custodisco gelosamente. Quando vivevo lì… era tutto spento, tranne per Yuki, ovviamente. Sapete, lei è la mia migliore amica”
“Yuki?”, domandò ancora Rayn. “È un bel nome. Dov’è lei adesso?”
“Io… io non lo so. Adesso che ci penso, mi ha promesso che sarebbe tornata a trovarmi, ma lei non sa che sono qui!”
“Non ti preoccupare”, la tranquillizzò Happy. “Sono sicuro che lei saprà trovarti”
“Come fai ad esserne certo?”
“Ah, se c’è una cosa su cui puoi star certa, è che Happy non sbaglia mai… cioè, quasi!”, rise Neel. “Sai, lui è sempre stato con noi...”
“Già”, sussurrò lei. “Effettivamente, com’è che vi siete conosciuti?”
“Tutto quello che ricordo è che mi sono svegliato in mezzo al nulla. Con me c’era Rayn. Probabilmente dovevamo avere avuto un incidente. Il fatto è che eravamo soli, non sapevamo dove andare. Fortunatamente poi Happy ci ha trovati. Certo, non è stato facile. Abbiamo vissuto in strada per un po’, poi siamo andati in un collegio. Lì abbiamo frequentato la scuola, ma quando avevamo dodici anni, siamo scappati di nuovo. Sei mesi fa siamo giunti fin qui e da allora non ce ne siamo andati. Per quelli come noi non è facile trovare un posto da chiamare “casa”. Ma qui ci sentiamo in famiglia”.
Fiamma ascoltò incantata il suo racconto. Loro avevano in comune davvero tanto. Anche lei, da quando era entrata in quella città così diversa da tutto ciò che avesse mai visto, si sentiva come se fosse tornata a casa, malgrado lei una casa non l’avesse mai avuta.
“E hai trovato Natsu...”
“Sì, beh. Ci siamo trovati subito bene, non so spiegarlo ma era come se ci conoscessimo da sempre. Certo, sarebbe bello se quello che dice Happy fosse vero. Mi sarebbe piaciuto avere una sorellina come te”
“Aspetta, ma cosa c’entra questo?”, domandò Rayn, all’oscuro di tutto.
“Niente, lascia stare. Qualcuno vuole altri marshmallow?”, Fiamma cambiò discorso immediatamente.
Ad un tratto, il telefono di Igneel prese a squillare.
“Eh?”, fece prendendolo in mano. “Non conosco questo numero!”
“AH, È PER ME, DAMMELO, DAMMELO!”, l’Exceed gli strappò l’oggetto dalle mani. “SI?!”.
“Emh, Happy. Sono io, Lily”, l’altro sembrava parecchio in difficoltà. “Senti, c’è un piccolo problema...”



Lucy non riusciva a crederci. Sapeva che Natsu era una testa calda, ma addirittura prendere a fare una scazzottata con Laxus? Era davvero il colmo. Mira guardava la scena sconvolta, un’amante della pace come lei non poteva sopportare certe visuali, mentre Elfman e Cana sembravano piuttosto interessati.
“SI! QUESTO È DA UOMINI!”
“Coraggio, voglio vedere del sangue!”, affermò la mora, molto più che brilla, oramai.
La bionda in quel momento desiderò sparire. Cosa aveva fatto di male?
“N-Natsu”, lo chiamò. “Non sarebbe meglio andare?”.
Ma ovviamente il rosato, troppo impegnato a schivare un cazzotto di Laxus, non la stava minimamente ascoltando. Tendeva a infuocarsi per un nonnulla. Questo, l’altro lo sapeva bene, per questo si divertiva sempre a stuzzicarlo.
“Non dovremmo fermarli?”, domandò giustamente Mira.
“Ah, perché? È così divertente!”. La mora si accorse poi come nel locale fosse apparsa la figura assonnata e seccata di Gildarts, il suo socio. Quel tipo compariva sempre al momento meno opportuno.
“Ebbene?”, biascicò. “Che sta succedendo qui?”.
Natsu si fermò, così come Laxus, quest’ultimo con il pungo fermo a mezz’aria.
“Ciao, vecchio! Noi abbiamo solo avuto una piccola discussione”
“Beh, fatelo fuori di qui, allora. Non voglio problemi”.
Ma poiché al peggio non c’era mai fine, Happy sfondò quasi la porta, entrando tutto piagnucolante.
“NATSU, LUCY! Ah… siete qui”
“Yo, ciao Happy”.
L’Exceed non capì. Perché diamine il suo amico sembrava nel bel mezzo di una scazzottata?
Lucy si portò una mano sul viso. Una serata per niente finita bene.
Alla fine, Gildarts riuscì a far uscire fuori tutti e a ristabilire un po’ di calma. Mira si avvicinò a Laxus, volendo porgergli un tovagliolo per pulirsi lo zigomo insanguinato.
“Emh… ti serve aiuto?”
Ma l’iracondo ragazzo le lanciò un’occhiataccia.
“No che non mi serve, noiosa ragazza. Piuttosto, voialtri, andiamocene!”
“Ok”, cinguettò Evergreen. “Ciao, ciao, è stato un piacere!”.
Poco distante, Happy stava inveendo malamente contro Lily.
“Insomma, ma cosa fai? Ti avevo detto di chiamarmi solo nel caso in cui si fosse presentato August”
“Eh no!”, ribatté il corvino. “Tu mi hai detto di chiamarti se Natsu si fosse cacciato nei guai, ed era nei guai! Sai cosa, la prossima volta non ti farò alcun favore”
“No va bene, hai ragione, mi spiace”, sospirò Happy. A quanto pare quel primo appuntamento non era andato per niente bene.
Alle sue spalle, Lucy stava cercando di sfuggire alle attenzione di Natsu.
“Aspetta, Lu! Lascia che ti accompagni a casa”
“Non ce n’è bisogno, davvero. E poi, non sei ridotto troppo bene, forse dovresti andare al pronto soccorso”, affermò frettolosa.
“Ma io sto bene, davvero!”, esclamò. “Oh, maledizione. Uno stupido, sono davvero stupido”.
Che cos’era esattamente successo? Ci teneva davvero che tutto andasse bene, eppure l’arrivo di Laxus&company, sembrava essere capitato a fagiolo.
Una strana casualità. O magari non proprio.

Laxus si era allontanato con su un’espressione davvero infastidita. Inoltre, i commenti dei suoi amici non lo aiutavano di certo.
“Ci sei andato giù pesante”, disse Bixslow.
“Tsk. Se si deve fare una cosa, la si deve fare per bene. Quell’idiota dai capelli rosa, picchia come una ragazzina. Tutto ciò per fare un favore a quel tipo”
“Oh, su Laxus. In fondo non ti ho mica costretto, no?”.
Il biondo sollevò lo sguardo. Di fronte a lui, c’era August che sorrideva soddisfatto.
“Sì, beh, per del del denaro si fa questo e altro. Abbiamo fatto il nostro lavoro, dacci ciò che ci spetta”
“Va bene, non c’è bisogno di essere così aggressivi”, fece porgendogli una mazzetta. “Ecco a voi”
“Oh, soldi! Mi piace!”, commentò Evergreen. Tuttavia, il loro capo non era del tutto convinto.
“Però non mi hai ancora spiegato perché ai voluto che andassimo lì a fare casino. Se volevi mandare all’aria l’appuntamento fra quei  due, non potevi farlo da solo?”
August si avvicinò a lui.
“Diciamo che preferisco agire in modo diverso. In ogni caso, ottimo lavoro, Laxus”.

Tutto quello che Lucy voleva era farsi un bagno e dimenticarsi di quella serata disastrosa. Quando rientrò in casa, non si aspettava di trovarsi quei tre ragazzini lì a fare baldoria.
“Emh. Ciao Lucy, come mai sei tornata così presto?”, domandò Neel sorridendo.
“Dovevo aspettarmi che foste qui. Cosa avete combinato, mi avete svuotato la dispensa?!”
“E il tuo appuntamento?”, chiese ancora il biondo.
“Ah, senti… non me ne parlare, è stato un disastro”
“Ma come un disastro?”, domandò confusa Fiamma. “Beh, sarà per la prossima volta”.
Lucy alzò gli occhi al cielo. Non era certa che ci sarebbe stata una prossima volta.
“Rayn, Neel, vi spiace?”
“Va bene, ce ne andiamo”, sospirò lui. “Quell’idiota mi sentirà!”.
Quando se ne furono andati, Fiamma guardò Lucy.
“Sembri nervosa”
“Lo sono, un po’. Dovevo aspettarmi che con una testa calda come Natsu non sarebbe finita bene”
“Ma voi state davvero bene insieme”
“Grazie, Fiamma. Ma questo non vuol dire che dobbiamo stare insieme. Alle volte è proprio destino”.
Destino. Ma certo, quell’entità potente in grado di mescolare le carte come meglio credeva. Un destino che aveva anche un nome ben preciso.


La luce era diventata sempre più intensa. Ne era seguita una violenta scossa, molto simile a quella di un terremoto, al punto che anche Igneel e Happy si erano svegliati sussultando.
“Ah! Ma che succede?”, strillò Happy. Poi fu di nuovo il silenzio più totale, la calma. Il bambino si stropicciò gli occhi.
“Mamma… papà… cos’è stato?”, domandò assonnato. Lucy allora lo strinse a sé, cercando di rassicurarlo.
“Io… io non lo so...”, rispose sincera, guardando negli occhi Natsu. Quest’ultimo non aveva detto una parola. Sembrava concentrato nel capire, nel percepire una forza e una magia sempre più vicini. Poi sollevò lo sguardo.
“È qui...”.
La ragazza avrebbe tanto voluto chiedergli a cosa si stesse riferendo, ma non ne ebbe il tempo. La porta si aprì violentemente, quasi come se fosse stata buttata giù. Igneel urlò d’istinto, stringendosi alla madre. Poi, in un impeto di coraggio, guardò la figura appena entrata. Era una persona che non aveva mai visto, che con sguardo sicuro adesso li stava osservando.
“Oh, scusate per la porta, mi piacciono le entrate sceniche”.
“Ehi, ma che cazzo!”, urlò Natsu alzandosi in piedi. “Chi sei tu, cosa vuoi? Che ci fai in casa mia?”.
L’altro chinò la testa di lato.
“Davvero non mi conosci? Non ti hanno mai detto che la famiglia non si rinnega?”.
Lucy tremò nel profondo. Il cuore le batteva a mille, non aveva idea di cosa stesse succedendo.
“Io non ti ho mai visto in vita mia!”.
Il ragazzo allora alzò gli occhi al cielo.
“Il nome Zeref ti dice nulla?”.
Nell’udire il nome del fratello ormai morto, Natsu ebbe un brivido.
“Era mio fratello in effetti. Ma cos’hai a che fare con lui?”.
L’altro lanciò un occhiata a Igneel. Quest’ultimo,per quanto impaurito fosse, non riuscì a staccare lo sguardo da lui. Malgrado fosse solo un bambino, poteva ben capire che dietro quegli occhi non c'era un minimo di umanità.
“Immagino che questa sia la tua famiglia. Adorabile”
“Non provare ad avvicinarti!”
“Calma, calma. Non voglio fare del male a nessuno. Per ora”, affermò con freddezza. “Poiché mi sento generoso, sono qui perché voglio darvi un avvertimento. La vostra felicità verrà spazzata via. E vuoi sapere qual’ è la cosa bella, Natsu Dragneel? Che il responsabile di tutto ciò sai tu”.
“Io? Che cosa ho fatto io?”
“Tu mi hai portato via la famiglia. E io adesso la porterò via a te”.
Nel dire ciò, il ragazzo si era avvicinato.
“August è il mio nome. Vedi di non dimenticarlo”.
A quel punto, Natsu fece per attaccarlo, ma in realtà non ne ebbe il tempo materiale. 
Lui scomparve, dissolvendosi nell’aria come se fosse stato un fantasma. A quel punto ci fu un altro lampo accecante, simile ad un fulmine, seguito da un insistente rombare.
“Natsu!”, Lucy subito si alzò, raggiungendolo con in braccio il bambino.
Lui rimase per qualche attimo interdetto, poi la guardò, stringendola a sé.
“Ma cosa è esattamente successo?”, domandò in un ansimo.
“Non lo so…”, rispose lui, sinceramente confuso e spaventato.
La sua famiglia era stata minacciata. E assolutamente non poteva permettere che venisse fatto loro del male.


Igneel guardava Natsu con una certa espressione di dissenso.
“Neel, ti prego. Non guardarmi in quel modo”, lo supplicò il rosato.
“E come dovrei guardarti? Non potevi evitare?”
“Non è colpa mia, lo sai come mi infervoro facilmente. E poi Laxus è comparso all’improvviso”
“All’improvviso”, Happy alzò gli occhi al cielo. “Secondo me c’è lo zampino di August”
“Che centra lui, adesso?”, domandò Neel.
“Semplice, non vuole che tu e Lucy stiate insieme”
“Beh, questa è davvero cattiveria pura. Ma che cosa ho fatto di male?”.
Già. Cosa aveva fatto di male?
Se lo era ripetuto tante volte, peccato non potesse ricordarsene.
“Lascia perdere. Spero solo che la prossima volta andrà meglio”, sospirò l’Exceed.
“In caso dovesse andar male”, Igneel si sistemò la sciarpa. “Ci provo io”.
Ma in cambio ricevette da Natsu solo un colpo sulla testa. 

Lily doveva immaginare che le cose per lui non potessero finire troppo bene. Adesso, per colpa di quello stupido di Happy, doveva sorbirsi i rimproveri di Gajeel.
“Fammi capire, io ti ho mandato a pattugliare una precisa zona della città e tu che fai?! Te ne stai qui al pub a bere?!”
“Io non stavo bevendo! Se proprio vuoi saperlo, ho dovuto fermare una rissa”, storpiò un po’ la verità, nel tentativo di salvare il salvabile.
“Non mi interessa. Tu devi fare quello che dico io. E poi, dove sono i diretti interessati? Li hai arrestati? No! Quindi non è servito a niente”.
Levy sospirò.
“Su, su, Gajeel. Non essere così duro, alla fine Lily non stava perdendo tempo”
“Oh, ti ringrazio”, sospirò quest’ultimo.
“Tsk, e va bene. Ma che non si ripeta mai più. Adesso torniamo alla caserma”
“Si, signore”, rispose lui a testa bassa. A quella visuale, Levy non poté fare a meno di ridere.
“Eh? Cosa c’è?”, chiese Gajeel.
“È solo che mi diverte vederti così. Insomma, hai l’aria del poliziotto freddo e impassibile e invece...”
“Invece cosa? Io sono esattamente come appaio”.
Levy inarcò un sopracciglio.
“Io non credo proprio. Stiamo sempre insieme, ormai ho imparato a conoscerti”.
Gajeel si schiarì la voce. Quella ragazza era l’unica in grado di metterlo tanto in difficoltà.
“Ebbene? Se mi conosci così bene allora dovresti sapere che non c’è niente in grado di scalfirmi. Su, adesso andiamo, ci aspetta un lungo turno notturno”.
Lei sorrise. 
“Sì. Ti seguo...”.


NDA
Dunque, spiegazioni. Ebbene sì, ho fatto morire Makarov. Per quanto fossi affezionata al suo personaggio, credo che sarebbe già dovuto morire alla fine del manga. Insomma, sarebbe stata una cosa gusta e d’effetto. E quindi l’ho fatto fuori.
Ho sempre visto come successore di Makarov proprio Gildarts. In realtà ero indecisa tra lui e Laxus, ma poi ho optato per il primo, ce lo vedrei stranamente bene. Ho dato un accenno al passato, ma ovviamente tutto verrà approfondito. Inoltre, Natsu dovrà chiedere aiuto alla sua gilda, il che non è una cosa da poco.
Nel mondo reale, August manda Laxus&company a rovinare l’appuntamento di Lucy e Natsu, quando si dice la fortuna.
Ho concluso il capitolo con Gajeel e Levy perché nel prossimo capitolo parlerò anche di questa coppia e… non aggiungo altro per non rovinare la sorpresa.
Alla prossima settimana! 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La profezia ***


4 - La profezia

A Fiamma capitava di fare dei sogni piuttosto strani.
Sentiva delle voci e vedeva delle immagini o, per meglio dire, sprazzi di immagini.
Era come se si trattasse di qualcosa proveniente da un mondo lontano, elementi sfocati che le annebbiavano la mente, rendendola confusa.
Anche quella mattina si era svegliata con un forte mal di testa. La camera era illuminata dai raggi del sole e Lucy, come di consueto, si era alzata presto.
Nell’aria avvertì un profumo che le stimolò l'appetito: probabilmente dovevano essere pancakes.
Fiamma si lavò e si vestì, raggiungendo poi la cucina. Non avrebbe saputo dire se Lucy fosse o meno di cattivo umore. Sorrideva, ma nei suoi occhi c’era una strana luce.
Era quasi certa che fosse un po’ giù per l’esito disastroso del suo appuntamento.
Ma l’avrebbe convinta a provare ancora.
“Oggi non esci?”, domandò la bambina, seduta a tavola.
“Non credo. Probabilmente mi dedicherò all’ennesima correzione del mio romanzo. Probabilmente”, alzò gli occhi al cielo. “Pian piano mi sto convincendo”
“Vuol dire che vorresti pubblicarlo? Fantastico! Devi farlo! Sono sicura che avrai successo!”.
La bionda sorrise. Quella ragazzina riempiva le sue giornate di allegria e spensieratezza, tuttavia non poteva fare a meno di sentirsi inquieta nell’averla così vicina.
“Amh, Fiamma...”.
Il suo tono doveva premunire qualcosa di serio, ma in verità Fiamma non ci fece troppo caso. Questo perché la voce di Igneel attirò la sua attenzione.
“Oh, Fiamma! Sei in casa?!”.
Il ragazzo, insieme a Rayn e Happy, la stava salutando da fuori, sventolando una mano.
“Ciao, ragazzi!”, salutò allegramente, ingurgitando l’ultimo pancake. “Ci vediamo dopo Lucy, mi raccomando, non stancarti!”
“Io, ecco… amh, d’accordo!”, esclamò pensierosa, fissando la tazzina ora vuota del caffè.
La bambina corse lungo il vialetto. Subito le venne istintivo abbracciare Igneel e ciò la sorprese non poco: non era mai stata particolarmente espansiva, ma adesso le veniva più che naturale. Abbracciò anche Rayn, rendendosi conto solo dopo di quanto il suo cuore avesse preso a battere forte. Si staccò piano da lui, sorridendogli appena, gesto che il ragazzo ricambiò.
“Ma come, niente abbraccio per me?”, domandò Happy offeso.
Fiamma alzò gli occhi al cielo.
“Mmh, no!”, ridacchiò. “Che facciamo oggi?”
“Beh, stavo pensando che con un mezzo di trasporto arriveremo prima”, rispose il biondo.
“Cosa intendi?”.
Rayn sbuffò.
“Neel mi ha costretto a tirar fuori il mio scooter”
“Uno scooter? Forte, dov’è?!”
“Oh, no”, si lamentò l’altro. “Mi metterò nei guai. Gray non vuole che lo uso, dice che è pericoloso”
“Gray dovrebbe imparare a parlare di meno e divertirsi di più”, proclamò Neel, indicando l’oggetto incriminato poggiato vicino alla staccionata. “Ecco qui!”.
Uno scooter piuttosto vecchio, rovinato in molti punti e di colore azzurro.
“Che bello! Chi guida?”, esclamò la bambina.
“Guida Rayn. A me viene sempre la nausea su quegli affari!”
“Va bene, okay”, si arrese. “Ma se la polizia ci ferma saranno anche cavoli vostri!”.
Dicendo ciò, Rayn si sistemò sul sedile. Fiamma invece gli si sedette dietro, seguita a sua volta da Neel. Si trovava in mezzo a quei due e si trovava incredibilmente vicina a quel… ragazzo.
“Io non credo che sia una buona idea andare in quattro sullo scooter”, disse saggiamente Happy.
“Ah, non rompere!”, il biondo lo afferrò per un polso, costringendolo a sedersi dietro di lui.
“Rayn, puoi andare!”
“E va bene”, sbottò. “Fiamma… tieniti forte”.
Lei annuì. Subito dopo partirono e, probabilmente a causa della paura di cadere, si strinse forte a lui, praticamente abbracciandolo. Sperò soltanto che il battito accelerato del suo cuore non la tradisse, era tutto così strano, così nuovo.
Malgrado fossero in quattro, su quello scooter sembravano volare. Attraversarono la via della città principale in un minuto, facendo poi il giro del bosco intorno. 
Fiamma, che aveva inizialmente chiuso gli occhi, li aveva adesso aperti, senza però staccarsi da Rayn. Dopotutto, non era così male stargli vicino.
“Più veloce, più veloce!”, lo incitò Neel.
“Sta zitto!”, urlò Happy. “Non lo ascoltare!”
“E smettetela di sbraitare! Mi fate perdere la concentrazione!”.
La bambina, a quel punto, vide distintamente una sagoma che stava loro venendo incontro: un’altra moto, seppur più grande.
“Attento, attento! Ci viene addosso!”
“Cazzo!”, imprecò tentando di frenare. Ma la persona che veniva dalla direzione opposta viaggiava a gran velocità, per questo le due moto finirono con lo scontrarsi.
Fiamma cadde contro l’asfalto, ferendosi ad un ginocchio. Neel cadde seduto, mentre Happy invece batté la testa contro l’asfalto. Rayn, dal canto suo, era già in piedi, guardando con fare esasperato il suo mezzo di trasporto, ora al suolo.
“Il mio scooter”, piagnucolò. “Maledizione, ma chi è il pazzo che correva?!”
“Ohi! Dov’è finito vorrai dire”, sussurrò Fiamma.
A circa dieci metri da loro, l’altra moto, di colore nero, era rovesciata sull’asfalto.
Accanto, c'era una persona.
“Accidenti!”, subito Neel si avvicinò, premurandosi ti togliere il casco all’altra vittima dell’incidente. Non appena lo ebbe fatto, rimase molto sorpreso.
“Ma...”, sussurrò Rayn. “È una ragazza”
“Non posso crederci”, mormorò Happy sconvolto.
“Perché no? Non è raro che una ragazza porti una moto!”
“Ma non è a questo che mi riferisco!”
“È carina!”, Neel sorrise. La sconosciuta sembrava aver perso i sensi. Il biondo si chinò su di lei per essere certo che respirasse.
Ma fu in quel momento che lei aprì gli occhi di scatto, lanciandogli un pugno in pieno viso.
“AH!”, urlò. “Ehi, ma che cavolo…!”.
“È viva!”, esclamò Rayn divertito. “Alla fine riesci a prenderle comunque, anche da una donna!”.
Fiamma strabuzzò gli occhi. La tipa davanti a sé aveva un aspetto piuttosto bizzarro, soprattutto per l’abbigliamento: giubbotto di pelle e borchie, borchie ovunque! Sembrava una sorta di motociclista. I suoi capelli poi erano davvero strani, neri sopra e azzurri sotto. Subito pensò fosse a causa di una tintura finita male, ma non ebbe tempo di lasciarsi andare ad altri pensieri del genere.
“Ah, ma che diamine!”, si lamentò Neel, massaggiandosi una guancia. “Chi cavolo sei tu?”.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, sospirando. Non sembrava una tipa molto paziente.
“Mi chiamo Ametys Iron”, si presentò con fare annoiato. “E mi avete scaraventata a terra”
“Noi ti abbiamo scaraventata a terra?!”, sbottò il biondo. “Tu correvi come una forsennata!”
“Le moto sono fatte per correre”, affermò. “E voi invece chi diamine siete?”
“Io sono Igneel, loro sono Rayn, Happy e Fiamma. Ma… stai bene? Voglio dire, hai fatto una caduta piuttosto brutta..”
Ametyst schioccò la lingua. Era evidente che non avesse voglia di perdere tempo in chiacchiere. 
“Sto bene, avrò solo qualche graffio. Non è per me che sono preoccupata, ma per la mia moto. Adesso dovrò farla riparare, fortunatamente sono già arrivata a Magnolia!”
La curiosità di Fiamma a quel punto crebbe.
“Tu… tu vieni da fuori!”
“Esattamente”, disse a fatica, risollevando la moto e rimettendola in piedi. “Sono in viaggio perché sto cercando i miei fratelli. Akua, Sephir e Emer. Vi sono familiari questi nomi?”.
“Mh”, Igneel ci pensò su. “No, non conosco nessuno con quei nomi assurdi”
“COME OSI, TESTA BIONDA?!”
“Sssh, Neel!”, lo zittì Fiamma. “Perché non vieni con noi? Qui a Magnolia dovrebbe esserci un’officina, possiamo accompagnarti”.
Ametyst mal guardò i due ragazzi, in particolare Happy che continuava a fissarla in silenzio.
”Accetto solo perché la piccoletta mi sta simpatica”, chiarì.
“Mh”, borbottò Neel. “Sai che ci importa”.
Fu così che i quattro, ammaccati e spaventati a causa della brutta esperienza di poco prima, rientrarono in città. Fiamma era rimasta affascinata da Ametyst, sembrava così forte e tosta mentre si trascinava dietro la sua moto. E poi, era davvero curiosa di sapere di più sulla sua storia.
“… Akua, Emer e Sephir sono gemelli, dovrebbero avere all’incirca la tua età”
“Capisco. Come mai li cerchi? Nel senso… li hai persi?”
“Sì, ben dodici anni fa”
“Dodici anni fa?!”, esclamò fermandosi di botto. “E li cerchi da allora?”
“Beh, certo che sì! Sono la mia famiglia, hanno bisogno di me. Purtroppo non ho idea di dove siano, ma non mi fermerò fin quando non li avrò trovati”.
Fiamma non poté fare a meno di chiedersi come fosse possibile perdere tre fratelli così all’improvviso, tuttavia non fece altre domande. Igneel borbottava qualcosa, non gli piaceva quella tipa, si dava troppe arie.
“Che trattamento, accidenti”, si lamentò rivolgendosi a Rayn, malgrado quest’ultimo lo ignorasse. “Tu non dici niente, Happy? Quella tipa fa paura anche a te?”
“Eh? No, non è per questo...”, affermò pensieroso.
Forse le cose stavano iniziando ad andare nel verso giusto.
Una persona era sempre portata a tornare verso la propria casa...
“Oh, no. C’è Gajeel”, si lamentò all’improvviso Neel. “Se ci vede in queste condizioni siamo morti!”
Effettivamente l’agente, nel vedersi arrivare incontro quei quattro, in compagnia di una perfetta sconosciuta che gli dava l’idea di essere una delinquente, non esitò dal chiedere informazioni.
“E questa? Una vostra stramba amica?”, domandò.
“Stramba? Ma vedi tu questo...”, Ametyst imprecò a bassa voce.
“Ehi signorina, un po’ di educazione non guasterebbe”
“Tu mi hai trattato male per primo!”
“Emh… lei si chiama Ametyst”, Fiamma tentò di mettere la buona. “Sta cercando i suoi fratelli e la sua moto si è rotta. Abbiamo avuto un piccolo incidente”.
L’agente li squadrò.
“Mh”, lanciò un’occhiata a Rayn, vedendolo trascinarsi dietro lo scooter. “Immagino che foste in quattro su uno scooter. E invece, signorina Ametyst, non credo neanche che tu abbia compiuto diciotto anni. Di conseguenza, non puoi guidare questo tipo di moto”.
“Ah”, sbuffò lei. “Ci mancava solo lo sbirro rompiscatole”
“Sarò costretto a portarvi in caserma!”
“Ma quale caserma?! Io ho da fare, devo cercare i miei fratelli!”
“Adesso cosa stai combinando, eh Gajeel?”.
Ametyst si zittì subito nell’accorgersi di un’agente donna.
“Questi teppisti violano il regolamento stradale, oltre che farmi esaurire”
“Oh, andiamo, sii buono con me, devo cercare i miei familiari”, tentò di convincerlo Ametyst.
“Hai detto i tuoi familiari?”, chiese Levy..
“Sì, i miei fratelli minori. Per favore, non rinchiudetemi in una cella come una delinquente”.
Levy la fissò a lungo. Chissà perché, ma sentiva che non sarebbe riuscita a dirle di no.
“E va bene. Ma le vostre condizioni non sono molto rassicuranti. Preferirei comunque che veniste con noi”.
“Tsk”, ci fosse stata mai una volta in cui Levy gli desse ragione. “Non dovresti fidarti della prima ragazzina che vedi”
“Non lo so… mi ha fatto tenerezza. Lei mi ricorda te, ma non so perché”
“Me? Pff, idiozie!”
“Scusate!”, la ragazza attirò la loro attenzione. “Possiamo andare sì o no?”.
Igneel, dal canto suo, alzò gli occhi al cielo.
“Ora ci mancava solo questa”.
Ametyst lo fulminò con lo sguardo e lui ricambiò senza paura alcuna. 
Fiamma si ritrovò a pensare che non fosse esattamente un buon modo di iniziare...


Subito dopo lo spiacevole incontro con August, Natsu e la sua famiglia erano di fretta e furia tornati alla gilda per avvertirli del pericolo imminente. Immediatamente era stato subito panico, ed era ovviamente compito del master mettere un freno a quest'ultimo.
“Cosa stai dicendo, Natsu?”, Gildarts non poteva credere alle sue orecchie.
Sembrava tutto assurdo e senza senso.
Natsu, dal canto suo, sembrava molto agitato, mentre Lucy stava attaccata al suo braccio, anche lei piuttosto turbata.
“Esattamente quello che hai sentito!”, esclamò. “Questo tipo è venuto da me e mi ha minacciato. Dice di chiamarsi August e credo sia in qualche modo collegato a Zeref, almeno così mi ha fatto intendere. Io però non riesco a capire. Mio fratello ormai è morto, chi è questo qui e perché ce l’ha tanto con me?”.
A quel punto, sia Gildarts che Cana divennero pensierosi. Si lanciarono un’occhiata e fu poi la figlia del master a parlare.
“Hai detto August? Che aspetto ha?”
“È giovane, praticamente è un ragazzo. Ma cosa c’entra questa domanda?”
“Durante la battaglia di Alvarez, io e Cana abbiamo avuto l’occasione di combattere contro un tipo di nome August, sebbene fosse fisicamente diverso. Lui era...”
“Cosa? Era che cosa?”
Gildarts esitò qualche istante prima di continuare.
“Era il figlio di Zeref”.
Natsu sentì un brivido attraversargli la schiena.
“E-era cosa? No, non può essere. Zeref non aveva figli, lo ricordo, lo ha detto davanti a me”
“Non sapeva del legame che li univa. Lui dovrebbe essere morto… invece, in qualche modo, è sopravvissuto...”, costatò.
“Ma questo non ha importanza!”, intervenne Lucy, che fino a quel momento era stata in silenzio. “Noi non gli abbiamo fatto nulla di male”.
Ma il rosato aveva abbassato lo sguardo, forse per nascondere la sua espressione sconvolta.
“Natsu?”, lo chiamò la bionda.
“Sono io che ho ucciso Zeref. Io ho ucciso la sua famiglia. Oh, cazzo…”.
Venire a sapere di certe così, dopo anni, era un vero e proprio fulmine a ciel sereno.
Un fulmine che aveva squarciato la loro quiete, durata forse troppo.
“Vi ha detto qualcosa?”, chiese Cana.
“Ha detto che la nostra felicità verrà spazzata via. E con “nostra” temo che intendesse anche quella della gilda”.
Calò nuovamente il silenzio. Quella era una minaccia che mai nessuno avrebbe potuto prevedere. Proprio per questo, era difficile trovare qualcosa da dire.
“Qual è il problema?”, si udì la voce di Gajeel. “Combatteremo. Lui è solo, noi siamo in tanti. Non può essere un problema così grande!”
“Lo è eccome, invece”, affermò il master. “Se è sopravvissuto significa che è molto più forte di quanto io possa ricordare. Inoltre, è tornato in questa nuova forma… ma che cos’ha in mente? Che cosa?”.

Igneel se ne stava seduto con lo sguardo attonito. In mano reggeva la tazza di latte caldo che Mira gli aveva gentilmente dato poco prima, ma che non aveva comunque toccato.
Anche volendo, non sarebbe riuscito a mangiare nulla.
Il suo cuore di bambino si sentiva inquieto. Per la sua età era molto sveglio, aveva capito che ciò che era appena successo, altro non fosse che il preludio di qualcosa di terribile.
Sentì una voce familiare riportarlo alla realtà.
“Neel, che cosa stai fissando?”.
Ametyst Redfox, con un fiocco rosso tra i capelli, lo guardava imbronciata.
“Lasciami in pace, Ametyst”, sussurrò con lo sguardo vitreo.
La bambina allora alzò gli occhi al cielo. 
“Non devi deprimerti così! Dai, devi avere coraggio!”, lo incitò.
“Coraggio?”, sussurrò. “Tu non c’eri. Non lo sai che è successo. Quell’uomo… è cattivo… ci farà del male… a tutti...”.
Giù di lì, Igneel aveva preso a piangere, dando finalmente sfogo allo spavento accumulato, mentre Ametyst si ritrovava a spalancare gli occhi imbarazzata.
Malgrado l’età, era una bambina che non si perdeva mai d’animo ed era sempre pronta a spronare il prossimo, anche se con modi non esattamente gentili.
“Uffa, sei stupido o cosa?!”, si lamentò. “Ho detto che non devi essere depresso, non che devi piangere!”
“Non è colpa mia! Io ci provo, ma non riesco!”.
Lei allora sbuffò, frugando nella tasca del suo abitino blu e tirando, subito dopo, un fazzoletto fuori.
“Dai, prendilo, ne hai più bisogno di me”.
Il bambino tirò su con il naso, prendendo in mano l’oggetto.
“Grazie...”
“Non c’è di che. Coraggio, noi siamo Fairy Tail. E siamo dei maghi. Non c’è niente che non possiamo fare”
“Ma siamo ancora così piccoli e deboli...”
“Non ha importanza. Dai, adesso torna a sorridere, non posso di certo picchiare e insultare una persona che piange, è scorretto!”
“Uffa, sei davvero incorreggibile!”.
Igneel aveva momentaneamente dimenticato del suo malumore. Lui e Ametyst tendevano a bisticciare spesso, oltre che picchiarsi e a farsi i dispetti. Una sorta di amore-odio.
“Ametyst!”, Gajeel la chiamò. “Vieni, dobbiamo andare!”
“Arrivo!”, esclamò dondolandosi. “Ci vediamo dopo. E non piangere più, tanto lo vengo a sapere!”.
Lui annuì, non aggiungendo altro. Adesso stava un po’ meglio, solo un pochino.
Era un bambino, ma non era stupido. Era palese che qualcosa stesse per accadere.

Gajeel e Ameyst tornarono a casa, accolti da una sorridente Levy, la quale si dedicava in tutto e per tutto alla famiglia.
“Ciao, mamma!”, salutò allegra la bambina.
“Tesoro, bentornati! Allora, ti sei divertita?”, domandò mentre cullava uno dei suoi tre gemelli.
“Molto! Dov’è Lily?”
L’Exceed stava tentando di tenere a bada gli altri due piccoli, i quali sembravano gradire molto le sue attenzioni.
“Sono qui”, rispose con fare stanco.
“Ah, vedo che ti diletti bene nel ruolo di baby-sitter”, lo prese in giro il Dragon Slayer.
“Su, su, in fondo mi da una grande mano”, lo difese Levy.
Gajeel posò un bacio sulla testa ad ognuno dei bambini e poi alla moglie, alla quale lanciò poi un’occhiata.
“C’è una cosa che devo dirti”
“Cielo, come sei serio. Cosa succede?”, domandò non potendo fare a meno di sentirsi preoccupata. Lui allora prese a raccontarle tutto, mentre i tre gemelli riposavano tranquillamente nella culla e Ametyst si era stretta a Lily.
Dopo averlo ascoltato, Levy si portò una mano sul viso.
“È… è tutto vero? Oh, no. Non di nuovo. Non voglio combattere un’altra guerra, tu… tu sai quanto abbiamo rischiato l’ultima volta”
“Certo che lo so. Non abbiamo idea di cosa questo tipo, August, abbia in mente. Potrebbe essere potente come Zeref, se non di più”.
Ametyst sollevò lo sguardo.
“Non dobbiamo farci spaventare!”, tentò di risollevare il morale. “Noi siamo forti e vinciamo sempre… vero?”.
“Certo che vinciamo sempre”, Gajeel la prese in braccio. “Non preoccuparti, piccola. Faremo in modo che non capiti niente a te e ai tuoi fratelli”.
Dopodiché, il Dragon Slayer guardò la moglie. Con un’occhiata si intesero alla perfezione.
Già una volta avevano rischiato di venir brutalmente separati dalla morte.
Ma erano riusciti ad uscirne, a sposarsi e a crearsi una famiglia così come avevano sempre sognato. Di conseguenza, avrebbero fatto di tutto per proteggerla.


Ametyst calciò impazientemente, seduta a braccia conserte, mentre Levy digitava veloce qualcosa sulla tastiera del computer. Gajeel stava in piedi accanto all’agente donna, lanciando ogni tanto qualche occhiata truce alla ragazzina.
I poveri Fiamma, Rayn, Neel e Happy, stavano invece seduti dietro, in silenzio.
“Non capisco”, si lamentò il biondo. “Perché dobbiamo stare qui?”
“Sssh”, lo zittì Rayn. “La situazione è già abbastanza orribile, sapevo che mi sarei cacciato nei guai!”
“La situazione è fantastica”, commentò Happy attonito.
“Che?! La botta in testa ti ha fatto male!”.
A quel punto, Levy prese a parlare.
“Dunque, sei giunta qui per cercare i tuoi fratelli?”
“Sì, esatto. Ho girato a lungo di città in città. Adesso sono capitata qui, speravo che qualcuno potesse darmi qualche informazione. Loro sono trigemini. Due maschi, Sephir e Emer. E una femmina, Akua. Dovrebbero avere… circa dodici anni”
“Capisco, però mi servirebbe qualche informazione in più...”
La ragazza abbassò lo sguardo.
“Questo è tutto ciò che so. L’ultima volta che li ho visti… io avevo quattro anni e loro pochi mesi”
“Beh, questo è veramente ridicolo!”, sbottò Gajeel. “Come pensi che possiamo aiutarti così? Com’è che vi siete separati?”
“L’avrei già detto se me ne ricordassi!”, esclamò lei, evidentemente provata.
“Ehi, voi due! Smettetela di litigare!”.
In quel momento Lily, incuriosito da tutto quel baccano, si avvicinò.
“Che succede?”
“Perfetto! Cosa sei, un altro sbirro rompiscatole?”, sbuffò Ametyst.
“Ragazza dal carattere difficile”, costatò l’altro.
“Comunque sia, non potete cercare meglio? Vi prego, vi scongiuro!”
“Cosa ti fa pensare che i tuoi fratelli siano qui?”, chiese Gajeel.
“Non lo so. È una sensazione”. 
Levy sentì il cuore stringersi a quelle parole.
“Magnolia è piccola e tutti ci conosciamo. Credo che sapremmo dell’esistenza di tre gemelli. Comunque sia, prometto che farò del mio meglio. Ti aiuterò a trovarli, costi quel che costi”
“Ti ringrazio, ti ringrazio davvero!”, esclamò la ragazza.
Igneel, intanto, si stiracchiò annoiato.
“È gentile con tutti tranne che con me”, sospirò alzando gli occhi al cielo.
Ad un tratto, fece il suo ingresso quello che sembrava un dottore, a giudicare dal camice bianco che indossava.
Fiamma lo riconobbe immediatamente. Si trattava di Gerard, lo spasimante di Erza.
“Ebbene?”, domandò. “Come mai sono stato chiamato qui con urgenza?”
“Ah, eccoti qui, Gerard”, lo chiamò Levy. “I ragazzi hanno avuto un incidente, puoi controllare che non ci siano danni?”. 
Gerard lanciò un’occhiataccia a Neel, il quale gli sorrise nervosamente.
Era chiaro che non fosse la prima volta che si trovava in quella situazione.
Dopo aver fatto tutti gli accertamenti necessari, Levy si senti più tranquilla nel sapere che stavano tutti bene. Talvolta aveva un istinto materno davvero esagerato.
“A parte qualche graffio, non c’è niente che non vada”, confermò Gerard.
“Fantastico!”, esclamò Ametyst alzandosi. “Visto che è così, adesso mi cerco qualche posto dove passare la notte!”
“Aspetta!”, la chiamò Levy. “Non mi sentirei tranquilla a lasciarti da sola”.
La ragazza guardò poi Gajeel. E in quel momento le venne un’idea.
“Puoi andare a stare da Gajeel”.
“COSA?!”, esclamarono i due all’unisono.
“Sei impazzita, Levy? Non intendo avere un’adolescente che mi gira attorno!”
“E io non intendo vivere con questo qui! La sua faccia fa paura!”
“La mia faccia fa paura?! Dico, hai visto come vai conciata tu?”
“Silenzio!”, esclamò Levy. “Su, Gajeel. Tu sei il miglior agente che conosco e lei è una nuova arrivata. Non hai detto che sembra una delinquente? Bene, assicurati che non lo sia”.
Lui allora  assottigliò lo sguardo. Poteva essere duro e severo quanto voleva, ma alla fine gli bastava davvero poco per sciogliersi.
“E va bene! La ragazzina verrà con me, ma si sta alle mie regole!”
“COSA?!”, si disperò lei. “MA QUESTO NON È GIUSTO. È UNA PUNIZIONE, NE SONO CERTA!”.
Levy si rivolse poi agli altri quattro.
“Ho avvertito anche Natsu, Gray e Lucy”
“C-C-Cosa?”, sussurrò Rayn. “Quello lì mi fa a pezzi”.
Fiamma si portò una mano sul viso. L’ultima cosa che voleva era far preoccupare lei, che era sempre così gentile e disponibile nei suoi confronti.
Che disastro.
Dopo circa dieci minuti, Gray arrivò in centrale, agitato e visibilmente nervoso.
Rayn si irrigidì.
“Emh, Gray io...”.
L’altro non gli diede neanche il tempo di parlare. Istintivamente gli lanciò uno schiaffo in viso. Il più piccolo rimase piuttosto di sasso, poiché non si era aspettato quel gesto avventato.
“Dico, sei stupido o cosa?! Dì la verità, vuoi farmi morire di paura. Ma che ti salta in mente?”, lo rimproverò. 
“Non essere esagerato”, mormorò. “Sto bene”
“Stai bene? Beh, io no! Ora ti porto a casa!”, tentò di afferrarlo, ma Rayn subito si scostò.
“Vedi di calmarti! Tu non sei mio padre! Anzi, non sei neanche un mio familiare, quindi non c’è bisogno di preoccuparsi in questo modo!”.
Dicendo ciò gli passò davanti, allontanandosi con le lacrime agli occhi.
“Gray, non prendertela con lui, sono io che...”, tentò di difenderlo Neel, ma venne immediatamente frenato.
“Non provare a difenderlo. Siete degli irresponsabili, tutti e due. Rayn, aspetta!”.
Fiamma osservò la scena con gli occhi spalancati, sentendosi tremendamente dispiaciuta nel vedere Rayn correre via sull’orlo di un pianto isterico.
“Odio i piagnistei”, Gajeel si massaggiò le tempie.
“Già, e se è per questo dubito che Natsu si scomoderà a venire qui”, sospirò Neel. “Possiamo andare a casa?”
“E va bene. Ma vi accompagna la sottoscritta”, disse Levy decisa. “Tu, Gajeel, va pure a casa con Ametyst?”
“Ma… e il lavoro?”
“Lascia tutto a Lily. Lily, sei il capo per ora!!.
Il corvino strabuzzò gli occhi.
“Io il capo? Sissignora! Ogni tanto anche io ho i miei momenti di gloria!”.

Nell’aria si respirava una certa aria di malcontento. Ametyst era imbronciata, non che Gajeel fosse da meno. Non era per niente felice all’idea di avere una ragazzina in giro per casa, ma glielo aveva chiesto Levy, per cui…
“Ma starà bene?”, domandò Fiamma a Levy.
“Certo, tesoro. Non preoccuparti, Gajeel non è poi così terribile come sembra. Su, adesso salite in auto, così vi accompagno”.
Fiamma fece per ubbidire, ma un’altra frase, sempre da parte di Levy, la fece sussultare.
“Oh, sindaco August, che piacere vederla!”.
Sia lei che Igneel si ritrovarono ammutoliti. Quel giovane aveva davvero uno strano potere e anche un grande carisma, per la gente intorno a lui.
“È successo qualcosa?”, domandò August freddamente.
“Ah, niente di che. Ragazzate, tutto qui”. Il giovane posò gli occhi su Ametyst. Quest’ultima indietreggiò appena, rigida come un bastone. Se ci fosse stato silenzio, si sarebbe potuto tranquillamente udire il suo cuore battere veloce.
“Non ti ho mai vista qui, ragazza...”, sussurrò infatti il sindaco.
“Una nuova arrivata. Tuttavia non c’è bisogno di preoccuparsi, non creerà problemi. Me ne sto occupando io”, lo tranquillizzò Gajeel.
“Bene… voglio ben sperare. Beh… buona permanenza...”, disse poi.
Ametyst non gli tolse gli occhi di dosso neanche un attimo, finché l’agente non la riportò alla realtà, afferrandola per un braccio.
“Su, andiamo!”

Anche August se n’era tornato a casa sua, più nervoso che mai. Anzi, era più corretto dire che ultimamente gli capitava spesso di essere nervoso, da quando Fiamma era arrivata in città.
Acnologia, sempre legato neanche fosse stato un prigioniero, lo sentì arrivare e percepì il suo malumore, prendendo a sorridere.
“Qualcuno qui è di nuovo di cattivo umore?”.
Il ragazzo gli lanciò un’occhiataccia.
“Ah, sta zitto. Questo deve essere un incubo. I bambini che ho separato dalle loro famiglie stanno tornando… uno dopo l’altro… a tormentarmi!”
“E quale sarebbe il problema? Dopotutto loro non ricordano niente… giusto?”
“Certo che non ricordano niente! La maledizione li ha colpiti tutti. È tutta colpa di quell’Exceed! Ha portato lui qui Igneel, Rayn e Fiamma. E se ne venissero altri? È come se fossero attratti dal fuoco della Salvatrice”
“Oh, August, sembri un ragazzino spaventato, rilassati. Eppure, non mi sembravi tanto agitato quando hai deciso di scagliare la maledizione”.
Lui allora si irrigidì.
“Io sono assolutamente tranquillo. Anche perché se qualcosa non va… non sarà di certo colpa mia… visto che è stata una tua idea!”.
Acnologia alzò gli occhi al cielo. Alle volte era così difficile avere a che fare con quel tipo.
Ma era anche incredibilmente divertente.

August passò sotto il getto della cascata ignorando il fatto che adesso fosse completamente fradicio. Anzi, probabilmente l’acqua lo avrebbe aiutato a sbollire la sua rabbia. Essere faccia a faccia con l’assassino di suo padre aveva smosso in lui un’ira incontenibile.
“Acnologia”, chiamò. “Ma dove diamine ti nascondi?!”.
Il diretto interessato, seduto a pochi metri da lui su una roccia, sembrava completamente perso nella pace dei sensi.
“Allora? Sei andato a fare un salutino ai tuoi parenti?”, domandò senza scomporsi più di tanto.
“Loro non sono i miei parenti, piantala!”, borbottò. “Credo di avere istigato il giusto timore nei loro cuori. Adesso faranno di tutto per tentare di fermarci”
“Ma il bello è proprio questo”, affermò Acnologia sorridendo. “Non esiste un modo per fermarci”.

Alla gilda, intanto, i maghi stavano continuando a pensare ad una soluzione. Sicuramente doveva esserci dietro molto più di quello che si poteva pensare. August doveva avere qualche asso nella manica, qualcosa che nessuno mai avrebbe potuto immaginare. Malgrado l’aria cattiva che si respirava a causa dell’infausta notizia, c’era chi tentava di non pensarci. Lucy e Juvia avevano preso a parlare con Mira circa le loro gravidanze. Parlarne era come avere una speranza per il futuro.
“So che probabilmente ve l’avranno già chiesto in molti, ma come li chiamerete?”, domandò Mira. “Quando sono nati i miei figli, ho aspettato di tenerli in braccio e guardarli in viso prima di scegliere i nomi”
“Già, e fortunatamente è andata così, visto che i nomi che avevi programmato erano, come dire… orribili”, commentò Erza.
“Ma… ehi…!”.
“Juvia ha deciso che lo chiamerà Yuki. Va bene sia per un maschio che per una femmina, no?”, fece l’azzurra.
“Mi sembra davvero adatto!”, rispose l’albina. “E tu, Lucy?”
“Non ne ho idea. So che come secondo nome avrà quello di mia madre. Credo che lascerò decidere a Natsu. È incredibilmente bravo con queste cose”.
Wendy ascoltava le sue amiche parlare, con aria sognante.
“Adoro i bambini. Non li trovi anche tu adorabili, Charle?”
“Molto”, affermò l’Exceed accanto a lei. “È un vero peccato che questo problema sia capitato adesso che i figli di Juvia e Lucy stanno per nascere”
“Su, su, non pensarci adesso. Anche se è difficile, bisogna essere positive!”.
Charle alzò gli occhi al cielo. In quel momento le accadde qualcosa che in realtà non le succedeva da un po’.
La mente si svuotò ad un tratto, tutto divenne oscuro. La sua testa iniziò a riempirsi di una serie di immagini una dietro l’altro, in modo confusionario.
E poi c’era una voce, che come una cantilena diceva:
La più giovane della famiglia sarà la Prescelta. Ella verrà al mondo per salvare tutti noi.
Poi vide August e altri squarci di ciò che sarebbe successo nel futuro.
Tutto finì con la stessa velocità con cui era iniziato. Le ali di Charle cedettero e l’Exceed fece per cadere, ma Wendy la afferrò saldamente.
“Charle!”, esclamò. “Che cosa succede?”.
La maga si spaventò quando vide l’amica guardarla con gli occhi sgranati.
“Io ho visto...”, sussurrò. “Io ho visto quello che succederà”.
Immediatamente, le due chiamarono a raccolta il resto della gilda per raccontare loro cosa avesse visto o meno.
“Ebbene, Charle”, disse Gildarts. “Parlarci pure della tua visione”.
Lei si irrigidì un attimo, tentando di far mente locale. Le venivano i brividi se solo ci ripensava… ma doveva.
“Credo di aver più o meno visto in cosa consiste il piano di August. Lui… vuole… vuole lanciare una maledizione. Vuole spedire tutti i noi in un altro mondo, in mondo senza magia...”
“Un altro mondo?”, domandò Natsu. “Ma questo non è possibile, non ho mai sentito di niente del genere!”
“Solo perché non ne hai sentito parlare, non vuol dire che non sia possibile!”, gli diede contro Gray.
“Questo l’ho capito, ghiacciolo pervertito! Ma August, per quanto forte sia, rimane comunque un semplice mago!”
“August non agisce da solo”, Charle aveva preso a tremare . “Lui è… non so come sia possibile… è alleato con Acnologia”.
Calò il silenzio. Poi nuovamente Natsu prese a parlare.
“No! Impossibile! Noi stessi abbiamo intrappolato Acnologia in modo che non potesse più tornare! Devi aver visto male!”
“Fin ora non mi sono mai sbagliata. Questo è quello che sappiamo. Se quei due sono davvero alleati, non possiamo stare tranquilli e...”.
Lucy notò che l’Exceed era strana, come se non avesse detto proprio tutto.
“Charle?”
“C’è anche un’altra cosa. La definirei una profezia. Mentre avevo la visione, ho sentito questa voce che diceva: 
“ La più giovane della famiglia sarà la Prescelta. Ella verrà al mondo per salvare tutti noi”.
Di nuovo silenzio.
“E cosa pensi che significhi?”, chiese Gildarts.
Lei sospirò.
“Nella mia visione ho visto… una bambina in fasce. La famiglia è la gilda. La figlia più giovane è… l’ultima nata che… probabilmente verrà al mondo prima che questa maledizione venga lanciata. Ma se davvero questa profezie si avvererà, la Salvatrice andrà protetta. Se non si salva lei, non ci sarà possibilità per nessuno”.
Fu allora che Juvia e Lucy si guardarono con apprensione.
“Ma… entrambe… aspettiamo un figlio”, fece notare Lucy. “Chi dei due…?”.
Charle allora le guardò, dispiaciuta.
“Questo non lo so”.


Rayn non intendeva fermarsi, malgrado Gray continuasse a chiamarlo.
“Rayn! Raaayn!”, compì un lungo passo, afferrandolo. “Ma ti vuoi fermare?”
“Lasciami in pace”
“No!”, esclamò. “Insomma, capisci o no che io mi preoccupo per te?!”
“E perché dovresti? Fino a qualche mese fa non mi conoscevi neanche! Se provi di nuovo a schiaffeggiarmi io...”, si sentivo un isterico. “Non lo so, ma guai a te!”
“Oh, Rayn!”, Gray si portò una mano sul viso, sentendosi parecchio in difficoltà.
Juvia aveva ascoltato la conversazione dei due, appostata dietro un muro.
Forse, pedinare Gray alle volte era utile. Cautamente si fece vedere.
“Amh… scusate, Juvia vi ha sentito litigare e...”
“Non anche tu, ti prego!”
“Smettila di trattarla così. Sai cosa? Io vado con lei! Juvia, posso stare con te?”
“C-con me? Juvia sarebbe onorata ma…!”
“Ehi, non osare!”.
Ma l’altro pensò bene di alzare il dito medio.
“Beccati questo! Piuttosto, ti sono spariti i vestiti”
“Eh… eh?!”
“Oh… cielo… Juvia non può smettere di guardare!”
“Umh. Andiamo!”, Rayn la afferrò. “E non provare a seguirmi!”
“Ma… aspetta!”.
Ovviamente Rayn lo ignorò bellamente. Juvia allora si voltò a guardarlo, facendogli chiaramente intendere che non ci fosse motivo di preoccuparsi e che lo avrebbe tenuto d’occhio.
Volente o no, avrebbe dovuto ringraziarla.

Ametyst si guardò intorno a braccia conserte. Decisamente, quel posto non le piaceva. Si vedeva proprio che Gajeel viveva da solo, era tutto così… anonimo, spartano.
“Tu dormi sul divano!”, gli disse l’agente.
“Ma che gran senso di ospitalità che hai”, sbuffò lei scostandosi il ciuffo dalla fronte. “Sono finita all’inferno”
“Suvvia, cerca di essere un po’ più grata con chi ti sta ospitando! I tuoi genitori non ti hanno insegnato l’educazione?!”.
La ragazza allora abbassò lo sguardo. Solo allora Gajeel si rese conto di aver detto qualcosa di troppo.
“Cioè… non intendevo… non...”
“Ah, non potevi sapere che io dei genitori non ce li ho! O per meglio dire… sono passata nelle mani di tante famiglie affidatarie. Alcuni erano gentili… altri...”.
Adesso si metteva anche a parlare della sua triste vita con uno sconosciuto.
“Comunque sia non ha importanza. Da un anno a questa parte sono libera e indipendente. E ciò che mi importa è trovare i miei fratelli”, affermò con durezza. Gajeel continuò a guardarla senza distogliere lo sguardo. Che stesse iniziando a provare… un po’ di empatia?
Lei mi ricorda te.
Tsk, sciocchezze.
“Emh… va beh, dai. Dormi pure nel mio letto, ci sto io sul divano”
“Aspetta, cosa?! Ma sei sicuro? Avevi detto che...”
“So quello che ho detto, ragazzina. Ma ho cambiato idea. Va pure”
Cos’era quell'istinto che si stava ritrovando a provare?
Alle volte provava delle cose… davvero, davvero strane.
Non passò molto prima che Ametyst crollasse addormentata sul materasso, la sua giacca di pelle buttata in un angolo, il suo respiro pesante.
Gajeel scosse il capo, coprendola in modo che non sentisse freddo durante la notte.
Santo cielo, lui odiava i ragazzini, soprattutto quelli impertinenti come lei, ma era strano, nonostante tutto non riusciva a detestarla.
Si soffermò a guardarla, ad osservare i suoi lineamenti. Gli ricordava qualcuno, ma non avrebbe saputo dire chi. Così come sentiva di conoscerla, che l’avesse già vista da qualche parte?
Stava per lasciarsi andare ad una serie di pensieri, quando qualcuno bussò delicatamente sulla sua porta: l’inatteso ospite era Levy.
“Ah, sei qui. Hai scaricato Fiamma e Igneel?”
“È più corretto dire che li ho riportati a casa. Posso entrare?”
“Sì, certo. Ametyst… lei sta dormendo. Credo fosse esausta, chissà quanto deve aver viaggiato”.
L’azzurra allora, quasi senza ascoltarlo, si avvicinò all’adolescente, la quale dormiva beatamente e completamente indisturbata. In genere provava una grande empatia con bambini o ragazzi che fossero, ma con lei era diverso.
“Com’è bella”, sussurrò dolcemente. “Accidenti, ecco di nuovo il mio istinto materno che viene fuori. Mi piacerebbe un giorno avere dei figli”
“Ah, li avrai. Al contrario mio. Sono completamente negato”
“Io non penso proprio che sia vero”, lei gli sorrise. “Sei protettivo, coraggioso, anche tanto affettuoso”
“Ma perché devi sempre ripetermelo?”, sbuffò alzando gli occhi al cielo. Levy allora si avvicinò a lui, guardandolo con fare languido. Era chiaro che fosse un delle poche a poter scalfire quel suo cuore all’apparenza tanto freddo.
“Forse perché è la verità”.
Gajeel fremette leggermente. Molte volte si era dovuto trattenere dal prenderla e farla sua, come in quel caso. Non ci sapeva proprio fare con certe cose.
L’attenzione dei due furono ad un tratto catturate da Ametyst. Quest’ultima aveva preso ad agitarsi nel sonno, come se stesse facendo un brutto sogno.
“M-m-mamma”, sussurrò chiaramente, ad occhi chiusi. Levy allora si avvicinò, poggiandole una mano sulla fronte, ora sudata.
“Ehi, sssh… va tutto bene. Ho l’impressione che abbia la febbre. Hai un termometro?”.
Lui però era rimasto ad osservare quella scena. Batté le palpebre ripetutamente, avvertendo la sensazione… di aver già vissuto una cosa del genere.
Stupidi Deja-vou.

Fiamma aveva preso a gesticolare mentre aveva raccontava a Lucy delle sue avventure nel corso della giornata. La bionda la ascoltava, apparendo però piuttosto distratta.
“… E quindi poi siamo andati in caserma. Ho avuto seriamente paura che potessero arrestarmi. Si possono arrestare i bambini? Gajeel lo farebbe. Però in fondo è stato divertente”.
Lucy annuì distrattamente, prendendo poi a parlare senza guardarla negli occhi, giocherellando con il cibo nel suo piatto.
“Emh… Fiamma… una domanda. Per quanto avresti intenzione di fermarti?”
“Beh… io mi trovo bene qui, sto facendo tante nuove amicizie! Aspetta, perché?”
“Non è niente...”, da quando lei era lì, era diventato tutto così strano. “È solo che… insomma… tu sei scappata dal tuo orfanotrofio, sei venuta fin qui e io ti ho ospitata ben volentieri. Stavo pensando che… forse tu avresti bisogno di essere affidata a qualcuno che può prendersi cura di te”
“Ma tu ti prendi già cura di me”
“Intendo… una famiglia vera. Non fraintendere, io adoro stare con te, ma… non sono tua madre, questo lo capisci, vero?”.
La bambina strabuzzò gli occhi.
“Che cosa stai cercando di dire? Vuoi che me ne vada?”
“No, non intendo dire questo! Voglio soltanto che tu possa sistemarti, il problema è che questo non potrà succedere se vivi sempre con me! Io sono sconclusionata, vivo della mia  arte senza avere gloria, cosa posso offrirti più di quello che ti ho già dato?”.
Fiamma abbassò lo sguardo, sentendo il cuore battere forte. Per un attimo, per un breve attimo, si era sentita voluta. Amata. Ed era stata una sensazione fantastica. Ma era tutto crollato abbastanza alla svelta. Ritornò a guardarla, furiosa.
“Bene!”, urlò. “Se è per questo non ti creo problemi, me ne vado subito!”
“Fiamma, aspetta, dove vai?!”.
Subito la bambina corse a prendere il suo zaino, precipitandosi poi giù dalle scale.
“Via!”
“No, un momento! Non intendevo questo, ti prego… Fiamma!”.
Adesso Lucy stava urlando contro una porta spalancata. Ma cosa le era venuto in mente, dire tutto ciò proprio a lei che aveva così bisogno di affetto?
Si portò una mano sul viso, sentendosi incredibilmente stupida.
La bambina si era intanto allontanata, con lo sguardo basso e il passo veloce.
Magnolia era incredibilmente silenziosa la sera. Si guardò intorno, osservando le luci delle case.
E le venne in mente il calore.
Adorava il caldo, quello che può darti un abbraccio. Paradossalmente, un brivido le attraversò la schiena.
Ma questo le diede una spinta per incamminarsi verso dove sapeva vivesse Neel.
Chissà se lui e gli altri sarebbero stati felici di accoglierla.
Bussò con forza, aspettando che qualcuno arrivasse. Poco dopo, Natsu le comparve davanti.
“Oh, ciao piccola Fiamma!”, salutò allegramente. “Cosa posso fare per te?”
A quel punto lei decise finalmente di lasciar andare le lacrime. Prese a piangere disperata e lo abbracciò. Natsu spalancò gli occhi, ma non esitò dal ricambiare quel gesto.
“Ehi… non piangere! Fiamma!”, le sollevò il viso. “Qualsiasi cosa sia successa, ci penso io a te, okay?”.
Lei annuì. E avvertì quel calore che tanto amava.


NDA
Salve! Questo capitolo è venuto più lungo di quel che credevo, ma non importa.
Fa la sua comparsa Ametyst, la quale sta cercando i suoi fratelli. Subito Levy la prende in simpatia. E alla fine anche Gajeel, anche se ovviamente non lo ammetterà mai.
Ametyst viene da “ametista”, mentre invece Akua, Emer e Sephir vengono rispettivamente da “acquamarina”,”smeraldo” e “zaffiro”.
Non so, avevo il pallino di chiamarli con nomi di pietre preziose.
Inoltre ho deciso di sfruttare l’abilità di Charle di poter vedere nel futuro per realizzare questa sorta di profezia. 
Ciò ha fatto nascere un dubbio amletico: chi delle due bambine sarà destinata ad essere la Salvatrice? Lo è effettivamente Fiamma oppure è Yuki ad esserlo realmente? Le due migliori amiche sono unite, senza saperlo, dallo stesso destino.
Ammetto che per questa cosa mi sono rifatta molto alla profezia di Harry Potter, chi ha letto i libri sa a cosa mi riferisco.
Comunque, nel prossimo capitolo si parlerà esattamente di Gray & family.
Avatar di Ametyst: 


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La soluzione finale ***


5 - La soluzione finale

Era un vera fortuna che Natsu avesse deciso di ospitarla. Non che avesse avuto qualche dubbio, ma avere una conferma era sempre meglio.
Adesso se ne stava tutta appallottolata su se stessa, seduta sul letto, mentre Natsu tentava di tirarle su il morale.
“Su, su. Vedrai che Lucy non diceva sul serio”
“Non avrebbe dovuto dirlo e basta, ecco!”, piagnucolò. “Non è giusto… perché nessuno mi vuole?”
“Mmh”, lui assottigliò lo sguardo. “Ti permetto di rimanere qui soltanto se la smetti di dire cose del genere! Non è vero che nessuno ti vuole. Io ti voglio, così come Happy, Neel… e anche Lucy”.
Lei allora tirò su con il naso, asciugandosi gli occhi.
“Sul serio?”
“Dannazione, certo che sì! Adesso su, fammi un bel sorriso, andiamo!”.
A Fiamma venne istintivo sorridere.
“Bene, questo è lo spirito giusto! Nessuno è mai completamente solo”
“Sì… forse… forse hai ragione. In effetti, anche quando stavo in orfanotrofio, non era proprio sola. C’era Yuki con me. È la mia migliore amica”
“E… ti manca?”
“Mi manca moltissimo. Siamo sempre state insieme. Ma sono certa che starà bene ovunque si trovi. Però preferisco non pensarci, altrimenti divento triste”.
“Capisco, penso che dovresti divertirti. Perché tu e Neel non andate fuori da Magnolia domani? Sai no, all’avventura”
“Davvero? Possiamo?”
“Certo, l’importate è che torniate prima che faccia buio! E questo magari non lo diciamo a Lucy, perché penso che mi ucciderebbe”
“Allora vieni anche tu”
“Oh, no. Io non posso”
“Perché no?”.
Natsu non seppe effettivamente cosa rispondere. In realtà, né a lui né a nessun altro era mai neanche passato per la mente di lasciare la città, era come se quella possibilità non fosse neanche plausibile.
“Non è il caso, e poi ci sarà anche Happy con voi. Ma niente scherzi come quelli di oggi, d’accordo?”
“Amh… sì”, imbarazzata si portò una mano tra i capelli. “Natsu… grazie...”
“E per cosa mi ringrazi? È mio dovere aiutarti”.
In realtà no. Non era suo dovere, ma sentiva come se lo fosse.
Provava per Fiamma lo stesso senso di responsabilità che provava verso Igneel.
Oltre che il senso di protezione. Era tutto molto strano.

Gray se ne tornò a casa sua con, letteralmente, l’umore sotto le scarpe. Perché lui e quel ragazzo finivano sempre con il litigare o discutere?
Gli adolescenti non erano di certo facili da trattare… o forse era lui ad essere un completo incapace?
E poi c’era il suo coinquilino Lyon che, di certo, non lo aiutava.
“Aspetta un momento, Rayn è con Juvia? Questo non è giusto, sono geloso! È anche più piccolo di lei, quel ragazzino non ha proprio pudore”
“Maledizione Lyon, sei sempre il solito. Ma si può sapere in cosa ho sbagliato? Io mi preoccupo per lui e in cambio vengo trattato così?”
“E allora tu non preoccuparti”
“Non è...”, sospirò. “Non è così facile. A me viene istintivo. Mi sa che la devo smettere”
“Dovresti sì! Se proprio hai “istinto”, allora comprati un cane e piantala!”.
Gray borbottò qualcosa. Lyon non era esattamente la persona più acuta e sensibile sotto quel punto di vista, però aveva ragione.
Alzò gli occhi al cielo. Almeno era certo che Rayn fosse in buone mani.

Quest’ultimo aveva appena finito di parlare con Juvia e di raccontarle la sua disavventura. La ragazza lo aveva ascoltato volentieri.
“Scusa se ti sto creando problemi. Ma Gray è stupido. Stupido. Stupido”, borbottò gonfiando le guance e riempiendole il cuore di tenerezza.
“Juvia crede che Gray-sama sia solo molto preoccupato per te. Anche Juvia si preoccuperebbe al suo posto. È così carino! Juvia è certa che sarebbe un padre fantastico”.
Rayn fece una smorfia.
“Ah, tu sei troppo per lui”
“Blue! Ci stai forse provando con Juvia? Perché Juvia lo trova inopportuno!”
“N-no!”, esclamò arrossendo. “Accidenti, perché tutti pensano sempre la stessa cosa?”.
Juvia a quel punto prese a ridere, trascinando nella sua allegria anche il ragazzo.
“Juvia sta solo scherzando. Ed è certa che già domani tu e Gray-sama avrete dimenticato tutto”
“Lo spero. In caso contrario, non mi dispiacerebbe rimanere qui. Sai quant’è pesante vivere con lui e Lyon che si comportano da bambini? A volte sembro io l’adulto...”
I due rimasero a parlare fino a tardi, per poi addormentarsi sul divano, l’uno accanto all’altro. E sebbene potesse apparire strano, nessuno dei due si era mai sentito così a suo agio.

L’indomani, Fiamma, Neel e Happy si svegliarono di buon’ora e raggiunsero l’entrata della città di Magnolia. 
“Insomma, possibile che di qui non passi una corriera?”, borbottò la ragazzina.
“Ma non possiamo andare a piedi? Io detesto i mezzi di trasporto”, si lamentò il più grande.
“O, se vuoi, possiamo andare volando”, fece lanciando un’occhiataccia a Happy, il quale tentò di far finta di niente.
Vennero raggiunti poco dopo da Rayn, il quale appariva piuttosto assonnato.
“Ah, buongiorno”, borbottò.
“Rayn, hai un aspetto orribile. Nottata in bianco?”
“Senti, io e Juvia siamo stati svegli a parlare fino a tardi”, sbuffò con le mani infilate nelle tasche.
Fiamma sorrise nel vederlo.
“Eh… ciao, Rayn”
“Oh, ciao Fiamma! Allora, dove si va oggi?”
“Ma dove vogliamo!”, esclamò l’amico dandogli un pizzicotto. “Dopotutto nessuno conosce meglio la strada di noi due!”.
I quattro “avventurieri” si incamminarono quindi verso la stazione più vicina, in modo da poter prendere una corriera e non dover andare a piedi per chissà quanti chilometri.
Staccare la spina avrebbe sicuramente fatto loro bene. E poi per Fiamma era divertente poter passare del tempo con loro. La bambina aveva anche portato una macchina fotografica che Natsu le aveva prestato, in modo da poter immortalare ogni momento. E magari scattare anche una foto o due con Rayn non sarebbe stato male.
Dopo una mattinata passata a girare, ridere e scherzare senza neanche fermarsi, Fiamma iniziò a mostrare i primi segni di malessere.
“Uffa, ho fame. Mangiamo qualcosa? Che ne dite della cucina messicana? Mi piace il piccante”
“Io sinceramente vorrei un gelato”, biascicò Rayn stanco. “Accidenti, il sole picchia forte oggi”.
“Lì!”, Fiamma indicò una piazzetta su cui centro troneggiava una fontana. “Possiamo rinfrescarci lì!”.
Si avvicinarono e, Fiamma per prima, raccolse un po’ d’acqua tra le mani, sciacquandosi il viso. Poi sospirò, sollevata. Poco dopo, Neel e Rayn la imitarono.
“Non ci sono pesci, qui?”, domandò Happy.
“Cavolo, sei proprio fissato!”, lo prese in giro l’amico.
Fiamma si era intanto persa a guardare l’acqua cristallina della fontana. Le ricordava Yuki, probabilmente perché aveva sempre amato la pioggia. E il mare. E tutto ciò che fosse collegato all’acqua, una passione piuttosto bizzarra.
Chissà dove si trovava la sua migliore amica.
“EHI!”, Neel la riportò subito alla realtà, prendendo ad urlare. “Ma che diavolo sta succedendo?!”.
Il biondo infatti adesso appariva bagnato. Fiamma strabuzzò gli occhi, rendendosi conto che qualcuno si era appena gettato nella fontana.
Una bambina della sua età, con i vestiti ovviamente zuppi d’acqua e lo sguardo curioso.
“Ops! Chiedo scusa!”
“Chiedi scusa? Ma ti sembra una cosa normale?!”, borbottò Neel.
La rosata rimase con gli occhi spalancati per qualche istante, prima di trovare il coraggio di parlare.
“Y-YUKI!”.
Non era un miraggio. Quella era proprio la sua dolce e allegra Yuki in carne ed ossa!
L’azzurra spalancò la bocca, correndo subito ad abbracciarla.
“Fiamma! Oh mio Dio, sei tu, non ci posso credere! Ma che cosa ci fai qui?!”
“Tu che cosa ci fai qui!”, fece guardandola. “Non ti avevano adottata?”
“Infatti è così. Però sai, la famiglia in cui stavo non era esattamente come mi aspettavo. Così me ne sono andata”, affermò come se nulla fosse. “E tu… tu perché sei fuori dall’orfanotrofio?”
“È… una storia lunga. Diciamo solo che sono scappata e adesso non vivo più lì. Aspetta, ma che sto facendo? Tu sei qui, questo vuol dire che puoi venire con noi a Magnolia!”
“Cosa… cosa è Magnolia?”
“Il posto in cui adesso vivo. Credimi, è fantastico”.
Rayn si era perso un attimo ad ascoltare la conversazione delle due, notando qualcosa di strano in Yuki. Quest’ultima gli era infatti molto familiare.
“Aspetta… tu sei Yuki?”.
La diretta interessata badò finalmente a lui.
“Sì. E tu chi sei?”
“Mi chiamo Bluerayne”
“Ma che bel nome. E voi invece chi siete?”
“Io sono Happy!”, fece lui entusiasta. “Lui è invece Neel. Sai, Fiamma ha ragione, penso che dovresti venire con noi”
“Dovrei?”, domandò confusa. “Ma io non posso venire così e...”
“Certo che puoi, tanto hai detto che sei scappata, vero? Benissimo! Ti prego, Yuki. Temevo di non rivederti più, non posso lasciarti adesso che ti ho ritrovata!”
“Si, infatti”, la incoraggiò Neel. “Credimi, non saresti la prima orfana che viene a vivere a Magnolia”. Yuki batté le palpebre, arrossendo.
“Davvero? Beh.. allora… forse potrei… sì, magari vengo a stare per un po’!”
“Perfetto! Allora è deciso, tornerai con noi. Questo sì che è un giorno felice!”, proclamò contenta Fiamma, prendendo sottobraccio l’amica, la quale le si avvicinò in seguito, sussurrandole qualcosa all’orecchio.
“Il tuo amico Neel è carino”
“Tu dici? Io preferisco Rayn. Cioè... dimentica quello che ho detto e basta!”.

La notte era servita a Gray per smaltire la rabbia. Forse sarebbe stato il caso di recuperare Rayn e riportarlo a casa con sé, sebbene il pensiero di andare da Juvia lo metteva non poco in imbarazzo. Era sempre stato strano il rapporto con quella ragazza, lei che gli andava dietro e lui che la rifiutava. Sembrava non poter essere altrimenti.
Quando infatti Juvia se lo ritrovò davanti, fu la prima a rimanerne sorpresa.
“Gray-sama! Sei qui!”
“E già… Umh, sono venuto a prendere Rayn”
“Oh, Rayn non è qui, è con Neel, Fiamma e Happy. Vuoi entrare comunque?”.
Gray distolse lo sguardo, imbarazzato.
“Ma sì… perché no”.
Forse, se si fosse fermato un attimo e avesse riflettuto, si sarebbe accorto che Juvia non era così male come pensava. Anzi, era una ragazza incredibilmente piacevole, oltre che intelligente.
“Rayn ha raccontato a Juvia del vostro piccolo litigio. Gli adolescenti non sono facili da gestire”
“Non lo sono affatto. Sono stupido ad avere tutte queste preoccupazioni, chi me lo fa fare?”, sbottò.
“Juvia invece crede che questa sia una cosa molto dolce. Rayn non ha una famiglia, quindi si è legato a te… ed anche a Juvia, stranamente. Non è buffo? Sembriamo quasi due genitori con il figlio e...”.
Si zittì immediatamente nel rendersi conto di quanto effettivamente fosse imbarazzante quell’affermazione. Ma era sempre stato il suo sogno, fidanzarsi con Gray, sposarlo e costruirsi una famiglia.
“Beh… sicuramente Rayn preferisce te. Sei… più brava con certe cose. E poi”, le sue guance si colorarono di rosso. “Mi rimprovera sempre perché pensa che dovrei essere più gentile con te”.
Juvia sorrise. Aveva avuto modo di costatare quel lato del carattere del ragazzo. Rayn era davvero uno strano misto di pregi e difetti, proprio una bomba ad orologeria.
“Juvia è certa che fra non molto torneranno. Ti va di andare a fare un giro?”
“Io… sì”, rispose Gray. “Mi farebbe molto piacere”.

“No. No. E ancora una volta no!”
“Gray, te ne prego”
“Ho detto di no, Juvia. Io non metterò in pericolo la vita di mia figlia”.
Rayn ascoltava a sguardo chino i suoi genitori discutere. La profezia di Charle aveva scatenato una serie di dubbi e domande a cui sembrava impossibile poter trovare una risposta.
“Nemmeno Juvia lo vuole!”, esclamò lei. “Ma non si tratterebbe di metterla in pericolo, solo di salvarla! Se c’è anche una sola possibilità che lei possa essere la Salvatrice… allora va protetta, anche se questo significa allontanarla da noi”.
Gray però sembrava non voler sentire ragioni. Non si poteva dare una responsabilità così grande ad una bambina non ancora nata.
“Abbandoniamo la bambina?”, domandò a quel punto Rayn, con tutta la sua spontaneità e innocenza. 
“No, tesoro”, Juvia le accarezzò una guancia. “Non l’abbandoniamo. È per proteggerla”
“Sarà anche per questo, ma non sono d’accordo”, ripeté Gray. “Io giuro che fino alla fine farò di tutto per impedire che si arrivi tanto. Che tocchi a lei, o alla bambina di Lucy e Natsu, questo non ha importanza. Perché non è giusto. Non è affatto giusto”.
Juvia sospirò avvilita. Vedere l’amore della sua vita così preoccupato ed esasperato era un duro colpo. Poteva capirla meglio di chiunque altro, nemmeno lei voleva separarsi dalla sua bambina… da Yuki.
Si avvicinò, abbracciandolo.
“In qualche modo ne verremo fuori. Come abbiamo sempre fatto”
“Dannazione, certo che sì. Siete tu e i bambini la mia priorità, adesso”, sussurrò posandole un bacio sulla fronte.
Rayn allora sgambettò vicino alla madre, avvicinando l’orecchio al suo ventre.
“Mh, sì. Ah-ah, ho capito! Mamma, papà, Yuki dice che non dovete preoccuparvi, lei sa cosa fare”. Gray allora portò una mano tra i capelli di suo figlio, accarezzandolo. Poi guardò sua moglie negli occhi.
Non erano stati loro a decidere. Non c’erano certezze per il futuro.
Un futuro che sarebbe probabilmente esistito, sì, ma a che prezzo?


Ametyst si stiracchiò. Aveva passato una nottata infernale a causa della febbre. Gajeel era stato chiaro: “guai a te se ti muovi in queste condizioni”.
Ovviamente lei lo aveva bellamente ignorato. Adesso si sentiva meglio, grazie anche alle amorevoli cure di Levy che aveva vegliato su di lei per tutto il tempo.
Già… le era mancato.
Finalmente, dopo tutto quel tempo, aveva trovato qualcosa. Gli anni passati a girare a vuoto erano finiti, ed era inoltre certa che non sarebbe passato molto tempo prima che  potesse riunirsi ai suoi fratelli.
Tutti insieme come un tempo.
Si legò i capelli, pensierosa.  Chissà dove Neel e i suoi amici si trovavano. Forse sarebbe dovuta andare a cercarli. Non ebbe però modo di pensare ulteriormente, poiché due occhi che la fissavano la portarono a rabbrividire.
August la stava osservando, la stava guardando nello stesso modo di quando l’aveva vista la prima volta. E Ametyst si sforzò anche di fare l’indifferente, peccato fosse più difficile di quanto credesse.
Lo odiava.
“Salve, signorina Ametyst. Come sta?”, domandò August con tono mellifluo.
Viscido.
“Salve… s-sto bene. Ho avuto un po’ di febbre ma… sto meglio”
“Capisco, bene, sono contento”, rispose avvicinandosi – forse anche troppo – alla ragazza. “Le voci a Magnolia girano veloci. So che sei qui perché stai cercando… i tuoi fratelli, se non erro”.
Lei trovò allora il coraggio di guardarlo negli occhi.
Bastardo.
“È esatto. Qualcosa mi dice che sono strettamente collegata a questo posto”.
August la squadrò dalla testa ai piedi. Non gli piaceva quella ragazza. Diceva cose davvero molto strane e che non lo convincevano.
“Allora spero che tu possa trovare quello che stai cercando. In caso avessi bisogno di una mano… chiedi pure al sottoscritto, in quanto sindaco sarò felice di aiutarti”, sussurrò con tono tutt’altro che gentile.
Tutto ciò non le piaceva. La faceva stare male, quello sguardo su di sé, quegli occhi.
Voleva scappare.
“Ehi, guardate chi c’è! Ciao, Ametyst!”.
Incredibile ma vero, fu proprio Neel a salvarla da quella situazione. Lui e gli altri erano appena rientrati con Yuki. Ametyst, a quel punto, si allontanò alla svelta da lui, il quale però non pensò neanche di staccarle gli occhi di dosso.
Non gliela raccontava giusto.
“Che cosa voleva August da te?”, domandò Neel nel vedere la ragazza agitata.
“Q-questi non sono affari tuoi!”, borbottò lei a braccia conserte. “Piuttosto… amh, sì, ecco, non vi ho ancora ringraziato per avermi aiutata ieri!”
“Pff, tranquilla! Non si lascia mai una donna in difficoltà”
“Bene, almeno sai cos’è la cavalleria”, affermò lei.
Yuki intanto si guardava ancora intorno, tra Fiamma e Rayn.
“Così è questa Magnolia. Ma aspetta, io dove andrò a vivere?”
“Non è un problema. Forse potresti andare con Rayn”, suggerì l’amica.
“Per me sarebbe un piacere, ma non credo ti divertiresti con me, Gray e Lyon, quelli non hanno idea di come ci si occupa di una bambina dolce come te”
“Io sono dolce? Mi piace come parli, Rayn”
“A me piaci tu, Yuki. Allora facciamo che da questo momento in poi… tu sei la mia sorellina adottiva, ti piace come idea?”.
Gli occhi della bambina si illuminarono.
“Sì! Ho sempre desiderato avere un fratello! Che bello, ho un fratello!”
“Beata tu”, sospirò Fiamma.
“Beh, anche tu ce l’hai”, le sussurrò Happy. La rosata stava già per insultarlo malamente, quando furono interrotti dall’arrivo di Gray e Juvia.
“Ah, eccovi! Siete già tornati! Juvia è così felice di rivedervi!”, fece la ragazza abbracciando Rayn, il quale arrossì. 
Gray invece era rimasto un po’ più composto, dopotutto l’altro ce l’aveva ancora a morte con lui.
Ancora una volta, Yuki non poté trattenere la sua sorpresa.
“Chi sono queste persone, Rayn?”, chiese curiosa. Non appena Juvia ebbe notato la bambina, i suoi occhi divennero lucidi.
“Oh, ciao”, la salutò chinandosi su di lei. “Sono Juvia. E tu chi sei? Sei davvero bellissima”
“Sono Yuki!”, esclamò lei contenta.
“Yuki?”, domandò Gray. “È davvero un bel nome. Io sono Gray”
“Perfetto, vedo che andate d’accordo!”, fece Rayn. “Yuki è la migliore amica di Fiamma e sta cercando un posto dove stare. Juvia… per te andrebbe bene?”
“Per Juvia sarebbe un piacere immenso! Adora le bambine, insieme ci divertiremo un mondo!”
“Sì!”, esultò lei. “Allora, se Rayn è il mio finto fratello. Tu sarai la mia finta mamma… e Gray sarà il mio finto papà. State insieme voi due, vero?”.
Domande scomode che solo i bambini potevano fare.
“Amh, non stiamo insieme, però va bene comunque”, borbottò lui arrossendo.

C'era un'atmosfera di felicità. Non per August ovviamente. La felicità degli altri era la sua sconfitta. Famiglie che si ritrovavano, sebbene senza saperlo…
Disgustoso. Davvero disgustoso. E lui allora? Dov’era la sua felicità? Dov’era la sua di famiglia?
Sentì una grande rabbia crescergli dentro. Si ripeteva sempre il motivo per cui fosse giunto a tanto, come una sorta di mantra. 
Alla fine ne sarebbe valsa la pena.
Non si sentiva minacciato. Non lui.
“Ma che bella scena, davvero commovente”.
August fu quasi certo di essersi immaginato quella voce. Per forza, perché si trattava di Acnologia, il quale, assolutamente tranquillo e vestito con abiti moderni, gli stava accanto.
“C-cosa…. TU! COSA CAVOLO CI FAI QUI?!”
“Ah, rilassati, non c’è bisogno di scaldarsi tanto”
“Io voglio sapere come cavolo hai fatto a liberarti! E SOPRATTUTTO PERCHÉ?’!”
“Perché mi annoiavo”, rispose con strafottenza. “Dovresti avere un po’ più di fiducia in chi ti ha aiutato. Prometto che non farò niente di avventato per il momento. E poi voglio divertirmi, andiamo. Non posso lasciare fare tutto a te”.
Nel dire ciò si era perso a guardare Fiamma. August sapeva che non l’avrebbe uccisa, se poi voleva divertirsi in ogni caso con lei, che lo facesse pure, non gli importava. Ma al massimo, la soddisfazione di ucciderla sarebbe stata sua.
Poi, solo successivamente, sarebbe toccato a Natsu.
“D’accordo, ma comportati da umano, per quanto possibile. U-m-a-n-o. Hai capito?”
“Ho capto. Tsk, noioso”, proclamò infine, alzando gli occhi al cielo.

Lucy era stata in pensiero per tutta la notte. Ma come era potuto saltarle in mente di far andare via Fiamma? Era solo una bambina che aveva riposto in lei la sua fiducia, e lei l’aveva ripagata dicendo quella marea di stupidaggini.
Era strano, adesso che era a mente lucida non poteva fare a meno di chiedersi perché avesse agito in modo tanto stupido!
“Non appena la vedrò le chiederò scusa”, disse fra sé e sé. “Sono davvero… davvero una sciocca!”.
La finestra alle sue spalle era aperta. Stava revisionando per l’ennesima volta il suo libro, aveva promesso a Fiamma che lo avrebbe mandato alle case editrici per farlo pubblicare. Almeno quello glielo doveva.
Non poteva immaginare che Natsu si stesse in quel momento arrampicando alla finestra, proprio per vedere lei.
“Ah, ce l’ho fatta!”, esultò.
“N-Natsu?! Che diamine, sei di nuovo entrato dalla finestra? Va subito fuori!”, esclamò nervosa.
“Aspetta, aspetta!”, alzò le braccia in segno di resa. “Volevo soltanto dirti che Fiamma sta da me, è al sicuro”.
Nel sentire quelle parole, la bionda sospirò.
“Meno male, mi sento così sollevata! Lei ti ha… detto tutto, vero?”.
Il rosato allora annuì, sorridendo timidamente.
“Ah, non so perché l’ho detto!”, fece portandosi le mani sulla testa. “Il fatto è che mi sento così legata a quella bambina che per un attimo ho avuto paura. E se lei vedesse in me una sorta di figura materna? A me piacciono i bambini, ma non sono in grado e...”, si interruppe, facendo caso a come il sorriso di Natsu si fosse ora allargato.
“Tu sei incredibile, Lucy. Ti preoccupi sempre per gli altri. Ma io l’ho capito, sai? Ho capito che quel che hai detto l’hai detto perché eri preoccupata. Non temere, ho messo una buona parola io con Fiamma per te. Sono certo che le passerà presto”.
Lei sospirò. Quel ragazzo era davvero più bravo di lei con certe cose?
“Grazie… grazie davvero. Mi sento stranamente più tranquilla sapendo che in questo momento lei è a casa tua”
“Beh, non è esattamente a casa mia in quest’istante, ma hai capito! Anche io mi sento molto legato a lei, così come a Neel. È strano, non è vero? Sembriamo proprio una famiglia felice”.
Lucy sorrise.
“Ma io e te non siamo sposati. Non stiamo neanche insieme”
“Ah, già”, imbarazzato si portò una mano sulla testa. “Mi spiace per l’altra volta. Non volevo mandare tutto all’aria. Neel e Happy hanno ragione, non ho proprio speranza”.
Il suo cuore sussultava forte ogni qualvolta lui le stava vicina. Anche se si trattava di Natsu, così immaturo e pieno di difetti, Lucy si sentiva inesorabilmente attratta, per quanto tentasse di nasconderlo.
Si schiarì la voce.
“Su, non fa niente. Magari era solo la serata sbagliata. Probabilmente dovremmo solo… riprovarci”.
Gli occhi del rosato si illuminarono a quel punto.
“Riprovarci?! Vuol dire che mi dai un’altra occasione?”
“S-sì! Ma niente risse questa volta!”
“Parola d’onore. Ti tratterò come una principessa, lo giuro!”.
Il suo entusiasmo era qualcosa di adorabile. A Lucy venne da sorridere.
Però una cosa non riusciva a spiegarsela. Perché aveva la sensazione che fra loro ci fosse molto di più?
Si trattava di qualcosa che non riusciva a ricordare. Come i ricordi di una vita passata, sbiaditi oramai dal tempo.

Si respirava un’aria piuttosto tesa. Gray insieme a Juvia e Natsu e a Lucy, non riuscivano a spiaccicare una parola. Insieme a loro c’erano anche Gildarts e Charle, colei che con la sua visione aveva sconvolto le loro vite.
Oramai era chiaro che una delle due bambine sarebbe stata destinata a divenire la Salvatrice. Ma a chi sarebbe toccato quel destino?
Gray fremeva, sebbene tentasse di non darlo a vedere. Non era d’accordo, non lo sarebbe mai stato. Cavolo, si parlava della sua bambina. E sapeva che anche Juvia la pensava come lui, con la differenza che non era in grado di dirlo.
“Allora siamo tutti d’accordo”, disse Gildarts. “Quella che nascerà per ultima dovrà andare. Potrebbe essere che sia August che Acnologia siano a conoscenza di questa profezia e che faranno di tutto per fermarci. La bambina dovrà andare in un posto dove nessuno potrà farle per male. Lo faremo tramite un portale, costruiremo una teca magica. Siete d’accordo?”.
Natsu sospirò a braccia conserte.
“Non mi pare ci sia altra scelta. Maledizione, perché a me?”
“Perché a te? “Perché a noi” vorrai dire?” sbottò Gray. “Il non sapere mi sta distruggendo”
“Oh, Gray-sama”, sussurrò Juvia con gli occhi lucidi.
“Non vi dovete preoccupare, non accadrà loro nulla di male. L’importante è tenerle lontane da August. Non credo si farebbe scrupoli ad ucciderle”.
Lucy si portò le mani sulla pancia. Fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo basso.
Era per il bene di tutti. Anche per quello di sua figlia.
Doveva togliersi dalla testa il pensiero di starla abbandonando.
Non era così. O stava solo cercando di convincersene?
“Non voglio che lui la tocchi. Sono disposta anche a spedirla da un’altra parte, se è per questo”.
Natsu strinse la mano di sua moglie. Come poteva avere tutta quella forza?
E perché per lui, per Gray, era così difficile?
“Bene”, fece poi Gildarts. “Allora sarà meglio cominciare subito con la costruzione della teca. Ormai manca poco”.
Già, mancava proprio poco.
Troppo poco tempo.


“Fiamma! Allora, ci raggiungi oppure no?”.
Fiamma si sistemò lo zaino in spalla.
“Arrivo! Tu e Happy precedetemi!”.
Le cose sembravano stare andando davvero bene. Yuki era di nuovo con lei, si stava legando a Natsu, a Neel, stava costruendo delle amicizie. Tutto ciò che non era mai stata in grado di fare.
Acnologia non era riuscito a staccarle gli occhi di dosso. E quella doveva rappresentare una minaccia? Quella bambina così insulsa?
Un fremito di rabbia lo attraversò. Lei gli ricordava troppo il Dragon Slayer del Fuoco, colui che aveva osato già batterlo una volta. 
August era stato chiaro, non fare niente di avventato. Ma risultava tutto così maledettamente difficile.
Fiamma si voltò di scatto, rendendosi conto di essere osservata. Quell’uomo era piuttosto strano, aveva un aspetto inquietante.
“Ah, non guardarmi così. Non ti farò alcun male”
“E… tu chi dovresti essere?”, domandò curiosa.
“Diciamo che sono un amico di August. Ma puoi stra tranquilla, non sono noioso come lui”.
Lei sorrise, adesso più tranquilla.
“Piacere, io mi chiamo Fiamma!”.
Fiamma, un nome piuttosto curioso.
“Io sono Acnologia”
“È un nome buffo”, fece dondolandosi, sorridendo.
Acnologia la osservò, tentando di contenere la sua rabbia crescente.
Credimi, cara bambina, ti toglierò quel sorriso dalla faccia. 
A te e alla tua famiglia.


 
NDA
Buon primo maggio!
A parte il titolo che fa molto Hitler, direi che è stato un primo capitolo abbastanza tranquillo. Yuki si è unita alla ciurma degli orfani e si è già legata a Gray, Juvia e Rayn. Di contro c'è però Acnologia che ha ben pensato di andarsi a fare un giro e ha adocchiato Fiamma. Direi che tutto ciò è abbastanza inquietante. C'è ancora qualche nuovo personaggio che dovrà fare la sua comparsa, giusto per movimentare una situazione già abbastanza complicata.
Detto ciò, alla prossima ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Tra libri impolverati ***


6 – Tra libri impolverati

Fiamma si risvegliò in un piacevolissimo torpore. Aperti gli occhi, si rese conto da cosa quest’ultimo provenisse: Neel le si era addormentato accanto, insieme ad Happy.
Si stropicciò gli occhi, tirandosi  poi su.
“Ehi, buongiorno Fiamma”, le sussurrò Natsu.
“Eh? Ciao! Ma che fine hai fatto ieri? Non ti ho neanche sentito rientrare”
“Io sono solo… rimasto fino a tardi con Lucy”, rispose lui vago.
Gli occhi della bambina si illuminarono.
“Siete stati insieme? Avete fatto pace? Vi siete baciati?”
“Eh… tu fai decisamente troppe domande. E comunque sia no, non ci siamo baciati. Però usciremo di nuovo insieme. E questa volta farò il bravo”
“Bene! Happy e Neel ne saranno contenti! Adesso scusa, ma devo proprio andare”
“Dov’è che vuoi andare? Ti sei appena svegliata”
“Voglio vedermi con Yuki. Adesso che è qui non posso di certo ignorarla”
“Sì? Sì, però… fa attenzione. Non ti cacciare nei guai!”.
Lei inarcò un sopracciglio.
“Da che pulpito”
“Ehi!”, borbottò gonfiando le guance. Non che Fiamma avesse torto. Non era proprio la persona giusta per fare la predica.

Il sole splendeva già alto in cielo. Fiamma si stiracchiò. Sì, probabilmente sarebbe stata senza dubbio una bella giornata. 
Assolutamente tranquilla, soprattutto.
“Ciao, piccola Fiamma, buongiorno!”.
La bambina si voltò. Ad averla chiamata era stato niente meno che Acnologia, quel tipo tanto inquietante ma che alla fine si era dimostrato gentile.
“Oh, ciao!”, salutò allegra. “Che fai qui?”
“Ma niente, mi ritrovato soltanto a passare per caso. Tu piuttosto, dove stai andando?”
“Io devo… vedere la mia migliore amica Yuki”
“Ah, sì. Lo capisco, lo capisco”, aveva preso a parlare con tono mellifluo. “Però, forse ci sarebbe di meglio da fare, non trovi?”
“Per esempio?”
“Vieni con me e te lo mostrerò”.
Fiamma rimase per qualche attimo immobile, indietreggiando appena. In quell’invito c’era qualcosa di stranamente losco. Probabilmente doveva essere una sua impressione. E poi aveva già preso un impegno.
“Amh… magari un’altra volta, d’accordo? Adesso devo proprio andare, ma quando non ho niente da fare, vengo volentieri!”.
Aconologia la squadrò, senza però aggiungere altro. Per il momento non avrebbe insistito, era fondamentale conquistare la sua fiducia. Per quanto August fosse stato chiaro con lui, non riusciva proprio a trattenersi.

La bambina si allontanò alla svelta, prendendo a camminare.
Il suo obiettivo era quello di raggiungere Yuki senza ulteriore intoppi, ma il destino aveva in mente altri progetti per lei.
In un angolo della strada, Fiamma si era accorta di due bambini che erano stati accerchiati da qualcuno di non esattamente rassicurante. Con curiosità si era avvicinata. Aveva potuto scorgere i due poveri sventurati abbracciati, come se stessero cercando di proteggersi. Allora le fu chiaro: quei tipi li stavano importunando.
“Siete due checche piagnucolanti, mi fate venire il voltastomaco!”, Bixslow sembrava davvero divertirsi a inveire contro quei due ragazzini indifesi.
“Vi prego, lasciateci stare, no!”, esclamò il bambino più grande, tentando di tranquillizzare il fratellino.
“Sorellona, sorellona, dove sei!”, piagnucolò quest’ultimo.
“Oh, santo cielo”, sbuffò Evergreen seccata. “Perché dobbiamo perdere tempo con i bambini? Lo sai che se Gajeel ci vede siamo nei guai”.
Laxus le fece segno di tacere.
“Su, Bixslow, non c’è bisogno di essere così aggressivo, dopotutto sono due mocciosi”
“Moccioso a chi?!”, lo sfidò il bambino più grande. “Noi non abbiamo fatto niente, siete stati voi a cominciare. Grandi e grossi e ve la prendete con noi,  non è giusto”.
Freed schioccò la lingua.
“Odio i bambini. Posso tirare le orecchie al più piccolo? Mi da proprio fastidio!”
“NOOO, SORELLONA!”.
Fiamma non si trattenne oltre. Odiava le ingiustizie, e più di ogni altra cosa odiava chi se la prendeva con i più deboli.
“Ehi, voi! Perché non ve la prendete con qualcuno della vostra taglia!”.
Laxus si voltò a guardarlo, facendo una smorfia. Non gli era per niente nuovo quel viso.
“Senti, senti. E dovresti essere tu quel qualcuno?”, domandò Evergreen con tono di scherno.
“Sì, esattamente, io”, affermò a braccia conserte. Non era intenzionata a muoversi di lì, neanche morta.
“Tu non mi sei nuova”, fece Laxus indicandola. “Mi ricordi tanto quel Dragneel che tanto detesto. Sarà per il colore dei capelli”
“Mh! Beh, almeno lui non se la prende con dei bambini innocenti, siete davvero disgustosi”
“Adesso basta, mi sono stancato”, affermò Bixslow. “Diamo una lezione a questa ciliegina”
“Oh-oh...”, fece lei, deglutendo a vuoto. Aveva fatto tanto la grandiosa, con quale risultato, poi?
In suo aiuto arrivò una figura leggiadra e più simile ad un angelo che ad un essere umano. Accanto a loro era apparsa una ragazza, tanto bella da sembrare una bambola di porcellana con i suoi occhi azzurri, la pelle pallida e i capelli biondi con su dei fiocchi rossi.
“SORELLONA!”, esclamò uno dei due bambini.
“Mh?”, fece Evergreen “Ma arrivano una dopo l’altro? Chi è questa sottospecie di bambola?”
La nuova arrivata era seria.
“Andatevene”
Laxus la osservò interessato.
“Oh-oh. Focosa, altrimenti cosa ci fai?”, la sfidò Freed.
“Freed, aspetta...”, tentò di fermarlo.
Lei assottigliò lo sguardo. Fiamma percepì una certa aura oscura provenire da quella tipa. A quel punto avvenne l’impensabile. La graziosissima e delicata ragazza, afferrò il tipo dai capelli verdi, facendolo cadere e bloccandolo al suolo, prendendo a colpirlo.
“No, non ci credo!”, esclamò Bixslow. “Freed le sta prendendo da una ragazzina, sto sognando!”.
Effettivamente era piuttosto strano che un membro della loro banda, per quanto fragile fosse, non riuscisse a sfuggire al controllo di quella bella e pericolosa fanciulla.
“AIUTO, QUESTA QUI È IL DIAVOLO IN PERSONA! MA PERCHÉ’ NESSUNO MI AIUTA?!”.
La ragazza a quel punto si scostò
“Se volete, ce n’è anche per voi”
“Ah! Spero per te che tu voglia darle una lezione, Laxus”.
Quest’ultimo però non sembrava intenzione a farle del male, anzi, era rimasto colpito da tanta forza e grazia.
“Sei in gamba, ragazzina. Immagino che non avrai problemi nel difenderti”
“No, infatti. Adesso lasciateci in pace”
“Dopo quello che mi hai fatto? Dimenticatelo!”, esclamò Freed indignato.
“Adesso basta, tagliamo la corda. Non è mica colpa sua se sei debole da far schifo”.
Con quella frase, Laxus riuscì a zittirlo.
Quando se ne furono andati, i due bambini corsero incontro alla ragazza, abbracciandola.
“Arashi , Kaminari, mi avete fatto prendere un colpo, non dovete allontanarvi da me!”
“Scusaci, sorellona!.”, si scusarono all’unisono.
“È tutto a posto”, lei sorrise, rivolgendosi poi a Fiamma. “Ho visto quello che hai fatto. Grazie per aver cercato di difendere i miei fratelli”
“Non… devi ringraziarmi, io non ho fatto niente!”, rispose imbarazzata. “Tu sei… wow, fantastica! Come hai fatto, da dove prendi tutta quella forza?”
“Direi che è un dono. Sono Alecta Thunder, comunque. E questi sono Arashi e Kaminari”
“Ciao, piacere, sono Fiamma Stars. Ma quei tipi… Perché vi stavano infastidendo?”
“La gente se la prende sempre con noi. Sai, viviamo qui a Magnolia da un po’ e purtroppo… beh, sì. Si può dire che viviamo in strada”.
Fiamma spalancò gli occhi.
“Ma com’è possibile? Anche io sono qui da poco, ma ho trovato qualcuno che si prende cura di me. Potreste provare a chiedere all’agente Levy, lei non vi lascerebbe in mezzo ad una strada!”
“Va tutto bene”, la rassicurò Alecta. “Abbiamo sempre vissuto in queste condizioni. Dopotutto, chi vorrebbe tre orfani come noi? Molti pensano che siamo dei ladri o gente cattiva”
“Ma… dov’è la vostra famiglia?”. Arashi, che era il più piccolo, fece spallucce.
“Andati”, rispose semplicemente.
A quelle parole, Fiamma sentì il cuore perdere un battito. Meglio di chiunque altro avrebbe potuto capire quei tre fratelli.
“Oh, no. Mi dispiace. Anche io… sono come voi”, fece guardando Alecta. “Ma adesso siamo insieme! Sapete, io ho molti amici che sarebbero felici di conoscervi!”
“Felice… di conoscere noi?”, domandò la bionda.
“Certo che sì! Oh, ma guardate! Parli del diavolo...”.
Effettivamente stavano loro venendo incontro Happy, Yuki che si trascinava dietro Rayn, un imbronciato Neel e Ametyst, la quale evitava letteralmente il suo sguardo.
“Ciao!”, salutò. “Che ci fate tutti qui?”
“Io non volevo venire”, affermò Neel a braccia conserte. “Ma questa qui mi ha costretto”
“Ti ho costretto?! E poi, “questa qui”?”, sbottò Ametyst. “Non eri tu che mi interessavi, al massimo volevo parlare con Fiamma”
“Con me?”, domandò quest’ultima.
“Già. Poiché sia Igneel che Rayn sono due idioti”, poté sentire gli sguardi omicidi di entrambi su di sé. “Parlerò soltanto con voi ragazze. Non è che per caso conosci un posto dove tengono dei registri? Sai no, una lista con tutti i nomi degli abitanti di questa città”
“Te l’ho detto, solo il sindaco ha questo tipo di cose!”, borbottò Neel, venendo zittito.
“Emh, scusate se mi intrometto”, disse a quel punto Alecta. “Forse io potrei aiutarvi. Ho un amico che lavora in biblioteca e… è pieno di sorprese. Magari avrà quello che cercate”
“Davvero? Puoi portarci da lui?”, domandò Fiamma.
“S-sì! Non vedo perché no”
“Bene”, Ametyst alzò gli occhi al cielo. “È chiaro che le ragazze mi sono più utili”.
Yuki fece caso a come Igneel e quella ragazza si mal guardassero. Sembrava proprio che potessero saltarsi addosso per uccidersi da un momento all’altro, inoltre c’era un’atmosfera così strana che non avrebbe saputo spiegarsi.


Dopo quell’avventura-disavventura, Laxus e i suoi amici avevano ben pensato di fare un salto al pub di Cana, sebbene quest’ultima non fosse esattamente felice di vederli lì.
“Eh, no! Dopo l’ultima volta, voi qui non ci state!”, affermò infatti.
“Andiamo, dolcezza. Non fare la difficile, il nostro Freed ha avuto una giornata stancante”, tentò di convincerla il leader.
“S-smettila di ripeterlo!”.
Lui alzò gli occhi al cielo, posando poi lo sguardo su Mira, la quale si trovava dietro il bancone. Quella ragazza era simile ad un angelo, un angelo estremamente gentile che aveva sempre trattato con… con assai poca grazia.
“Cosa è successo, se posso chiedere?”, domandò proprio Mira.
“Niente di che. Ci stavamo divertendo un po’ e una ragazzina ha picchiato Freed”
“Quella non è una ragazzina, è un mostro”, piagnucolò quest’ultimo, mentre Eevergreen scuoteva il capo con dissenso.
“Ah, piantala di piagnucolare, sei patetico. Sicuramente non piaci ai bambini”
“Parla per te, strega!”
“Mh”, dopodiché si rivolse a Elfman, il quale si limitava sempre ad osservarla da lontano. “Allora, mi porti qualcosa da bere o facciamo notte?”
“Eh?! Ah, sì-sì! Subito!”.
L’unica donna di quella gang era in grado di mandarlo totalmente in brodo di giuggiole. Gli piaceva tanto, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di dichiararsi a lei.
“Beh, direi che ha fatto bene”, commentò Mira. “Non dovreste… insomma, andare in giro a creare problemi”
“Cara Mirajane, tu sei decisamente una brava ragazza. Ma io non sono affatto un bravo ragazzo, lo sai”, affermò Laxus con un sorriso famelico che la fece arrossire.
“Non credo che una persona sia completamente buona o cattiva, ecco”, affermò. “Anche tu avrai il tuo lato buono”
“Ah, ma sentitela!”, esclamò Evergreen mentre veniva servita da Elfman. “Tesoro, questo non è un film, tu non sei l’eroina che tirerà fuori il lato buono del cattivo!”
“Ah, taci Ever”, la zittì il suo leader, incatenando poi gli occhi a quelli dell’albina. “Mi piace il tuo modo di parlare, sei determinata. Se vuoi provare a tirare fuori il mio lato buono, fa pure...”.
Ci stava deliberatamente provando, mentre la osservava con uno sguardo a dir poco famelico. Mira se ne accorse, ma non si sentì intimorita come al suo solito. Anzi, si sentì lusingata.
“Ehi, ma...”, Elfman tentò di fare qualcosa. Quei due non potevano filtrare così come se nulla fosse.
“Ah, non interromperli”, con un segno della mano, Ever lo intimò a tacere, mentre tracannava un alcolico. “Dovresti trovarti una ragazza anche tu, Elfman. Grande e grosso come sei dovresti risultare affascinante”
“Lo pensi davvero?”
“Che vuoi che ne sappia io. Piuttosto, portami un altro drink”, lo congedò infine.


Alecta aveva intanto guidato i suoi amici fino alla biblioteca della città. Ma c’era qualcosa di molto strano.
“Mh”, Ametyst si guardò intorno. “Perché stiamo entrando dall’entrata sul retro e non da quella principale?”
“Beh, daremo troppo nell’occhio. Will sarà contento di avere tutti questi ospiti”
“E chi diavolo è Will, il tuo fidanzato?”
“Ma no!”, esclamò lei. “Lui è… come posso dire, mi dà una mano. Molto spesso ci ospita in biblioteca  durante la notte”
“Aspetta, vive qui?! Ma che razza di persona vivrebbe in un posto del genere?”
“Forse non dovresti parlare senza sapere le cose”, la pizzicò Neel.
“TU NON DOVRESTI PARLARE AFFATTO INVECE!”.
Yuki strabuzzò gli occhi, decidendosi finalmente a esporre i suoi dubbi alla sua migliore amica.
“Emh… Fiamma. Perché Neel e Ametyst litigano sempre?”
“In realtà non saprei. Forse non si sopportano. O magari si piacciono. Sai, dall’odio nasce l’amore e… oh, scusa, non intendevo dire questo...”.
L’espressione dell’azzurra era intanto cambiata. Come poteva sperare di competere con quella ragazza? Era più grande, oltre che più carina e forte.
“Non importa”, affermò sorridendo nervosamente.
“Ragazzi, siamo arrivati”, annunciò a quel punto Alecta. Il suo fratellino Arashi le passò davanti.
“Will! Siamo qui, apri!”.
Dopo qualche istante di attesa, un ragazzo comparve da dietro la porta: alto, scuro di carnagione, cosa che di molto si contrapponeva ai suoi capelli quasi bianchi, un paio di occhiali sul naso e l’espressione seria.
“Arashi, Kaminari, Alecta. È bello vedervi. Ma”, con avversione guardò gli altri. “Loro chi sono?”.
“Abbiamo bisogno di un favore. Puoi farci entrare?”.
Lui sospirò.
Detto fatto, i ragazzi entrarono in quello che sembrava praticamente un mondo a parte. Interi scaffali pieni di libri, più di quanti una persona avrebbe mai potuto immaginare!
“Allora, emh, tu vivi davvero qui?”, domandò Fiamma andando dietro a Will, il quale stava controllando tra gli scaffali.
“La signora Yukino, la bibliotecaria, mi fa stare qui e in cambio io faccio da guardia. Sono il custode di questa biblioteca. Ho letto tutti i libri e li conosco a memoria, non c’è niente che può sfuggirmi”
“Sì, sì, tutto ciò è interessante. Ma hai quello che mi serve?”, domandò Ametyst impaziente.
“Lascialo fare”, suggerì Alecta. “Will ha sempre un asso nella manica”.
Il ragazzo, infatti, dopo aver controllato una fila di libri, ne estrasse uno che pareva più che altro un fascicolo.
“Ecco qui. La lista completa dei nomi degli abitanti di questa città”
“Cavoli, amico”, Neel era sorpreso. “Credevo che certe cose le avesse tipo il sindaco o la polizia”
“Io ho i miei segreti”, affermò sistemandosi gli occhiali.
Immediatamente, Ametyst afferrò il fascicolo.
“È aggiornato?”
“L’ultimo aggiornamento è di sei mesi fa, ma non è un problema. Quelli che sono arrivati dopo… direi che siamo tutti qui”.
Così la ragazza cominciò a cercare freneticamente per quella lista, mentre gli altri parlavano con Will e Alecta.
“Allora è per questo che non ti ho mai visto in giro per Magnolia”, fece Neel. “Sei sempre chiuso qui. Ma non ti senti solo?”
“No, affatto. E poi, Alecta spesso mi fa compagnia. E anche i suoi fratelli. Fra gente simile ci si deve aiutare, no?”
“Come siete arrivati qui?”, chiese Fiamma curiosa.
“Mh”, Will fece spallucce. “Sinceramente sono stato in tanti posti nella mia vita. Sì, esattamente come una specie di vagabondo. Quando sono arrivato qui, beh… ho trovato il mio posto”
“Stessa cosa noi”, affermò Alecta. “Cioè… non è che la vita sia proprio facile, ma non so… sento come se non potessi andarmene di qui. Come se avessi qualcosa da fare, non so se mi spiego”.
Fiamma ascoltò quelle parole. Qualcosa da fare? Effettivamente, non poteva essere un caso se, improvvisamente, si stavano ritrovando ad essere tutti lì.
E se Happy avesse avuto ragione?
No, non poteva essere.
“Maledizione”, imprecò Ametyst con una mano sulla testa. “I loro nomi non ci sono, cavolo”
“Va tutto bene?”, le chiese Happy.
“No che non va bene. Ero davvero convinta che i miei fratelli si trovassero qui, devono esserlo per forza”
“Perché ne sei così convinta?”
“Perché una persona è sempre portata a tornare verso la propria casa”.
Disse quella frase senza neanche pensarci, ma se ne pentì subito dopo. Happy infatti assottigliò lo sguardo: cosa intendeva? In un certo senso, quella era davvero casa sua, ma lei non avrebbe dovuto ricordare nulla… no?
“Cosa… come fai a…?”
“Amh. Sai cosa, non ha importanza. Dopotutto, l’agente Levy mi sta dando una mano, devo solo essere paziente! Tutto a posto!”, lo tranquillizzò con un sorriso nervoso.
Happy non fece ulteriori domande, tuttavia quella semplice frase gli sarebbe rimasta in mente.

Mira sistemò i bicchiere in ordine dietro il bancone, sospirando. Ecco che l’atmosfera alla gilda era divenuta nuovamente tesa, sebbene chiunque lì dentro facesse del proprio meglio per non far pesare troppo la cosa.
La pace era durata forse troppo… circa cinque anni. Ed erano stati anni magnifici, la famiglia si era allargata, c’era chi aveva trovato l’amore e sì, lei aveva fatto entrambe le cose. 
“Tesoro, non fare quella faccia. Vedrai che andrà tutto per il meglio”.
Laxus come sempre tentava di rassicurarla. Mira non avrebbe potuto non apprezzare quella sua dote, era così protettivo nei suoi confronti. Lei gli rivolse un dolce sorriso.
“Lo so, il fatto è che è molto difficile fare finta di niente quando si è stati minacciati. Cosa pensi che ci accadrà? Verremo uccisi? O forse sarebbe troppo semplice”
“Su, non devi neanche pensare una cosa del genere!”, esclamò afferrandole una mano, seduto di fronte a lei. “Non accadrà niente del genere!”
“Non è per me che sono preoccupata, ma per i bambini. Loro non hanno fatto niente. Non è giusto! Perché mettere in pericolo anche loro?”.
Laxus avrebbe tanto voluto avere una risposta per ogni domanda della sua amata, ma purtroppo non era così che funzionava. Fortunatamente poté dimenticare ben presto il suo malumore.
Una graziosa bambina bionda era apparsa alle sue spalle.
“Mami, papi, sono tornata!”, esclamò allegra, tenendo per mano Will, il quale appariva un po’ imbronciato.
“Ah, eccovi qui!”, li accolse Mira. “Alecta, cosa hai combinato? Ti sei rotolata nel fango?”.
Lei alzò gli occhi al cielo. 
“In verità sono caduta”
“Sei caduta?!”, fece Laxus. “Will, tu dovevi badare a lei, vero? Sei più grande!”
“Non è colpa mia”, si lamentò il bambino, il quale non era di certo felice di dover costantemente badare alla cugina più piccola.
“Qual è il problema?”, Evergreen era subito apparsa accanto a Laxus, poiché il suo istinto materno le imponeva di andare a difendere a tutti i costi il suo bambino.
“Niente, Ever”, Laxus preferiva non discutere.
“Meglio così. Il mio bambino! Sei tornato vedo, la mamma era così in pensiero per te!”, dicendo ciò si chinò, strizzando letteralmente il bambino in una morsa soffocante e facendolo arrossire.
“M-mamma!”, si lamentò, desiderando di sparire. 
“Ever!”, la richiamò Elfman. “Su! Questo non è da uomini!”
“Me ne infischio! È mio figlio e lo abbraccio quanto voglio. Oh, guarda Will, hai il viso sporco, ti pulisco!”
“No, ferma!”, piagnucolò mentre Alecta se la rideva alle sue spalle.
Mira osservò quella scena, non potendo fare a meno di lasciarsi andare alla malinconia.
Quando aveva scoperto di essere incinta, la prima volta, era stata una sorpresa. Ma Laxus l’aveva presa bene, tant’è che l’aveva sposata subito. Non era passato molto tempo prima che arrivassero prima Kaminari e poi anche Arashi. E poi c’erano Elfman, Ever e Will, suo nipote. Tutto ciò che aveva non voleva sicuramente perderlo. Probabilmente non doveva essere l’unica.
Tutti lì volevano proteggere qualcosa di importante, ma nessuno sapeva come fare.
“Mamma, stai bene?”, la chiamò Alecta, riportandola alla realtà.
“Sì… certo, sto bene!”.
Sorridere e andare avanti. Per il momento era questo ciò che doveva fare.


Anche se andare alla biblioteca si era rivelato fallimentare, almeno così Fiamma aveva scoperto dei nuovi amici. 
“Scusaci per il disturbo, Will”, lo salutò la bambina. “Spero che possiamo rivederci presto”
“Già. Ogni tanto dovresti uscire di qui, amico”, gli consigliò Igneel.
“Sì, già”, lui si sistemò gli occhiali. “Comunque non preoccupatevi per Alecta, starà al sicuro qui con me”
“Va bene! Allora ci vediamo presto!”.
Ametyst dava intanto loro le spalle, piuttosto pensierosa. Avrebbe fatto bene a dare un freno alla sua lingua lunga. Era piuttosto snervante sentire lo sguardo di Happy su di sé.
“Mh, sarà meglio che io vada. Se torno tardi, Gajeel si arrabbia di brutto”, affermò con le mani dietro la testa.
“Sì, infatti! Forse è meglio che tu vada”, fece Neel acido, ricevendo in cambio una gomitata da parte di Fiamma e facendo fremere di Yuki. E se la sua amica avesse avuto ragione? Non poteva essere, sarebbe impazzita di… sì, sicuramente doveva essere gelosia.
“Rayn, mi accompagni a casa?”, domandò nervosamente.
“Ma veramente io...”
“Ho detto accompagnami!”, esclamò afferrandolo per mano.
“E va bene! Scusate, il dovere chiama!”
“Non c’è problema… ciao… ciao Rayn!”, salutò Fiamma con le guance arrossate.
“Ah… adesso capisco tutto, a te Rayn piace davvero!”, divertito, Neel le puntò il dito contro.
“E anche se fosse? Non vorrai dirglielo, spero!”
“Chissà”, fece roteando gli occhi.
“Uffa! Non puoi dirglielo, non è giusto!”.
Ad Happy venne da ridere nel vedere quei due discutere. Esattamente come due fratelli.
Ebbe appena il tempo di finire di formulare quel pensiero che una sensazione terribile lo fece rabbrividire. Aveva l’impressione che qualcuno lo stesse seguendo, ed effettivamente non era solo un’impressione. Acnologia era andato dietro a Fiamma, giusto per studiare i suoi comportamenti. L’Exceed deglutì a vuoto.
August era tremendo, ma Acnologia era perfino peggio.
“Ra-ragazzi… possiamo andare?”
“E adesso perché fai quella faccia? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma!”, disse Neel.
Era perfino peggio di un fantasma. Provò a muovere le labbra, ma ecco che Acnologia comparve davanti a lui. Sia Happy che Neel fecero una smorfia, contrariamente a Fiamma.
“Oh, ciao!”
“Ciao?!”, esclamò Happy. “Voi vi conoscete?”
“Certo, abbiamo parlato un paio di volte e...”.
Fiamma sentì la mano di Igneel poggiarsi sulla sua spalla. Lui tremava. Tremava con forza, sembrava terrorizzato.
“Acnologia… sei tornato in città, vedo. Ma non ti avevano tipo arrestato?”.
Lui allora ghignò.
“Pena ridotta. Essere amico del sindaco ha i suoi privilegi”.
La bambina strabuzzò gli occhi. Quel tipo era un ex carcerato? Non lo avrebbe mai detto, eppure era stato così gentile con lei.
“Ah… ma pensa”, Neel adesso sembrava starla attirando a sé, come se avesse voluto scappare ma fosse immobilizzato. 
In quel momento Lucy e Natsu si stavano avvicinando ai due, vicini e affiatati. Avevano ritrovato una bella intesa e, soprattutto, si guardavano con uno sguardo innamoratissimo. Natsu moriva dalla voglia di baciarla, ma non voleva fare una mossa avventata.
“Amh… emh… ricordami perché stiamo camminando?”.
Lucy sorrise.
“Per cercare Fiamma, sciocco. Dove hai la testa?”
“Credimi, vorrei saperlo anche io”, affermò senza distogliere lo sguardo da lei e facendola arrossire. Probabilmente ci sarebbe stato un bacio, se solo i due non fossero stati distratti dalla voce di Igneel che stava, in tutti i modi, cercando di sfuggire al suo sguardo.
“Ma… quello è…?”.
Nel vedere Acnologia, a Natsu venne un colpo. Era davvero tanto, tantissimo tempo, che quel tipo non si faceva vedere in giro per Magnolia. Era pericoloso.
Ne aveva sempre avuto la certezza.
“Ehi, ragazzi!”
“Natsu!”, esclamò Neel sollevato. “Non sono mai stato così felice di vederti!”.
Fu a quel punto che i due nemici si guardarono. Acnologia fremette nell’avere davanti colui che un tempo lo aveva sconfitto. Natsu non poteva ricordare, ma non si sentiva affatto tranquillo nello stare lì.
“Ciao, Dragneel”, lo salutò. “Ti ricordi di me?”.
Lucy vide il ragazzo irrigidirsi.
“Sfortunatamente sì. Perché stai dando fastidio ai ragazzi?”
“Non ci da fastidio, stavamo solo parlando”, rispose candidamente Fiamma, non avendo idea di quello che ci fosse dietro.
“Già, infatti, la bambina ha ragione. Suvvia, non c’è bisogno di guardarmi così, sono una brava persona adesso”, rispose mellifluo.
Il suo tono non gli piaceva. Certe sensazioni erano così naturali da non sapersi neanche spiegare il motivo.
“Acnologia, ecco dove ti eri cacciato”.
Il nuovo arrivato era niente meno che August, come sempre elegante e impettito.
L’altro alzò gli occhi al cielo nel vederlo.
“Ah, sei tu”
“A-August”, lo chiamò Natsu. “Lui è con te?”
“Per mia grande sfortuna sì. Hai recato disturbo a qualcuno?”
“No!”, disse subito Fiamma. “In realtà no”.
Non riusciva proprio a capire tutto quell’accanimento su Acnologia, il quale, dal canto suo, sorrise vittorioso. A quanto pare aveva ottenuto la sua fiducia.
“Beh, meglio così”, disse August. “Coraggio, Acnologia. Andiamo a casa”.
Lui sbuffò seccato, ma neanche troppo in realtà. Se la piccola si fidava di lui, allora tutto era di conseguenze più facile. Quando i due se ne furono andati, Natsu afferrò Fiamma per le spalle.
“Stai bene?”
“Ti ha detto qualcosa di strano?”, le domandò Lucy.
“M-ma sto bene! Davvero, sto bene!”, esclamò lei ancora più confusa.
“Fiamma, devi stare lontano da quel tipo, è pericoloso!”, la rimproverò ancora il ragazzo.
“Ma con me è stato gentile”
“Beh, lui mente! E tu!”, si rivolse severamente a Neel. “Tu dovresti stare attento a lei. Mentre Happy dovrebbe stare attento ad entrambi”
“Mi dispiace”, fece il biondo imbronciato.
“Su, su”, sospirò Lucy. “Alla fine non è successo nulla”, poi si rivolse alla sua piccola amica. “Ehi, Fiamma… volevo chiederti scusa per quello che ho detto l’altro giorno. Non era mia intenzione, per quel che mi riguarda puoi rimanere con me anche per sempre. Allora… vuoi tornare a vivere con me?”.
La bambina sembrò pensarci su un attimo. Poi si ricordò della sua missione dei “cuori uniti in nome dell’amore”.
“Io avrei un’idea migliore. Andiamo a vivere insieme tutti e cinque!”
“T-tutti e cinque?”, fece Natsu.
“Sì! Non ti piacerebbe? Non avrebbe senso continuare a stare lontani!”
“Questa è un’idea! Mi piace!”, asserirono all’unisono Happy e Neel.
I due si guardarono, arrossendo. Di solito, la convivenza arrivava dopo. Ma a quel punto sarebbe stato davvero inutile aspettare.
“Ok”, disse infine Natsu. “Non c’è problema!”.
Fiamma esultò internamente, guardando complice Happy e Neel. La sua personalissima famiglia si stava pian piano formando, ed era sicuramente la cosa più bella che le fosse mai capitata.


“Perché devi rendermi tutto così difficile?”.
Come al solito, August aveva preso a lamentarsi, mentre Acnologia fingeva di ascoltare.
“Rilassati, non ho fatto niente di male”
“No, ma per poco!”, sbuffò. “Senti, non costringermi a rinchiuderti!”.
L’altro assottigliò lo sguardo.
“Da quando in qua sei tu il capo?”.
August deglutì a vuoto. Lì gli veniva molto facile comportarsi da duro, ma in verità aveva sempre temuto Acnologia, malgrado fosse un suo alleato.
“Non è questo il punto, io sono più responsabile. E poi ti ho detto che avrei pensato io alla ragazzina, tu stalle lontano”.
Acnologia allora si avvicinò a lui.
“Sei sicuro che non stai dicendo questo perché magari, nel tuo profondo, provi pietà? Perché se così fosse, non esiterei dal farti fuori”.
Rabbrividì. Certo che non provava pietà, perché avrebbe dovuto? Nessuno ne aveva provata per lui.
“Maledizione, ma che stai dicendo? Non posso avere pietà per chi mi ha tolto tutto. Ma abbiamo un piano, quindi frena i tuoi istinti animaleschi, è inquietante”.
Acnologia rise divertito. Non era colpa sua se l’odore di quella ragazzina lo attirava.
Bramava di poterla uccidere, o magari anche solo di divertirsi.

Yukino Auguria era conosciuta come “la bibliotecaria”. Per forza, quello era il suo lavoro, un lavoro che amava molto. La sua vita non era di certo noiosa, non quando avevi un ragazzino che viveva abusivamente nella biblioteca.
Ma non avrebbe potuto dire di no a Will, il quale era un custode perfetto per quel luogo.
Dietro il suo bancone stava sistemando dei documenti, quando lui entrò.
Lui veniva da lei tutti i giorni. Probabilmente per vederla. O almeno questo amava pensare.
Sting Eucliffe era un insegnante giovane e affascinante. Yukino aveva sempre avuto un debole per lui, molto spesso si perdeva a guardarlo senza accorgersene.
E in fondo anche a Sting piaceva guardarla. Con l’ennesima scusa per andare fin lì, aveva preso un libro di letteratura.
“Ciao, Yukino”
“C-ciao Sting! Vedo che hai preso un altro libro!”
“Già”, disse sorridendo. “In quanto insegnante mi servono sempre nuove idee per i miei studenti”.
“S-sì… è meraviglioso”, sussurrò. “Ah… te lo metto in una busta!”.
Era imbarazzante. Non sarebbe riuscita mai a fare un passo in avanti e a chiedergli, magari, di uscire. 
O magari la sua occasione era proprio dietro l’angolo ad attenderla...




NDA
Ebbene, anche in questo capitolo le cose non sono state tranquille. Anzitutto, mi rendo conto che il modo di fare di Acnologia fa molto pedofilo... già, tutto ciò è abbastanza inquietante.
Poi, Fiamma ha conosciuto dei nuovi amici. Alecta è carina ma sa diventare una furia proprio come sua madre. Per lei volevo un nome he si ricollegasse al tuono, avevo pensato a "Elettra", ma non mi piaceva, quindi Alecta!
I due piccoli invece sono: Arashi - Tuono e Kaminari - Tempesta. 
E poi c'è Will, il quale è un serioso topo da biblioteca (che, aggiungerei, occupa abusivamente).
Inoltre, Happy ha forse capito che Ametyst... potrebbe nascondere qualcosa?
Infine, Natsu raccomanda a Fiamma di stare lontana da Acnologia, poiché quest'ultimo è pericoloso. Farà come lui dice? Di positivo c'è che adesso sono una famiglia vera e propria senza saperlo!
So che per ora August può sembrare un po' passivo, ma dategli tempo, perché rimpiangerete la sua tranquillità xD
Qui gli avatar dei nuovi personaggi ^^

Alecta
Arashi
Kaminari
 Will
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il segreto della chiave ***


7- Il segreto della chiave


Nonostante l’orario inconsueto, una ragazza scivolò velocemente giù per un vicolo, graffiandosi. Si voltò indietro, potendo sentire in lontananza il rumore delle sirene. Non poteva permettersi di essere presa dalla polizia… non di nuovo!
Così riprese a correre. Una ragazza graziosa come lei non avrebbe dovuto fare certe cose.
Ma non aveva altra scelta. Quando la vita ti metteva davanti a delle sfide, tutto ciò che potevi fare era cercare una soluzione. Sebbene questa soluzione potesse risultare un po’ alternativa o illegale.
“Fermati, in nome della legge!”, Levy le puntò la pistola contro, ma ovviamente non le avrebbe mai sparato. Ciò però servi per farla fermare.
La ragazza sospirò per tentare di riprendere aria. Poi si sentì afferrare e ammanettare.
“Tsk”, sbottò Gajeel. “Vedo che ti cacci sempre nei guai, signorina Hikari”.
Lei alzò gli occhi al cielo.
“E vedo che lei è sempre bravo a catturarmi, agente Gajeel”
“Già, puoi ben dirlo. Su, Levy. Portiamola in caserma”.

Fiamma era davvero entusiasta. Natsu e Lucy adesso sembravano una coppia vera e propria. Quest’ultima infatti si era dimostrata entusiasta all’idea di andare a vivere con loro. Probabilmente mancava solo qualcosa di ufficiale alla loro relazione, tipo un bacio. Ma ciò sarebbe arrivato con il tempo.
“Ah”, fece Fiamma stiracchiandosi. “Oggi vorrei andare a trovare Ametyst. Mi è sembrava un po’ strana l’altro giorno”
“Sì, effettivamente è una buona idea!”, esclamò Happy, che era deciso a volerci vedere chiaro in quella situazione.
“E va bene”, sospirò Natsu. “Neel, tu va con loro”
“Che cosa? No! Te ne prego, non costringermi ad andare. Non voglio vedere quella ragazza, mi da fastidio!”
“Oh, e perché mai?”, domandò Lucy curiosa. “Cosa c’è, per caso ti piace?”.
A quelle parole Neel divenne rosso come un pomodoro.
“Diavolo, assolutamente no! Ma come vi viene in mente?”
“Beh, non ha importanza! Tu sei il più grande. Quindi adesso vai”, ordinò Natsu.
Il biondo alzò gli occhi al cielo, capendo che sarebbe stato inutile discutere.
Dopodiché il rosato si voltò verso la ragazza.
“A quanto pare rimarremo soli, eh?”.
Lei sorrise. Non era certo stupida, sapeva bene cosa si nascondeva dietro quel tono malizioso. E da un lato avrebbe anche ceduto a quella sua velata richiesta.
Ma c’era qualcosa che le impediva di stare con il cuore leggero.
“Su, aiutami a sistemare le mie cose”
“Agli ordini!”.

Igneel non voleva vedere Ametyst. E poi, a lui piacere lei? Questo era decisamente assurdo. Non amava le ragazze così forti, intraprendenti e carine.
Carina? Lo aveva pensato davvero?
Si diede mentalmente dello stupido, mentre Fiamma gli passava davanti, entrando in caserma.
“Ciao a tutti!”, esclamò. “Ma che succede?”.
Ametyst stava infatti annoiata a controllare qualcosa sullo schermo del computer. Poco distante da lei, Levy, Lily e Gajeel sembravano stare discutendo animatamente con un quarto ospite.
“Ah, ciao ragazzi”, salutò Ametyst. “Non badate a loro, è così da un po’”
“Ma di che stanno discutendo?”
“Se mettere o no dietro le sbarre quella tipa”, rispose loro indicando con lo sguardo Hikari.
Fiamma notò subito l’espressione dolce di quest’ultima. Non riusciva a capire cosa ci facesse lì.
“Rinchiudiamola!”, esclamò Gajeel. “È già la quarta volta che la troviamo a fare cose che non dovrebbe fare, è troppo!”
“Suvvia, Gajeel! Non farti prendere dall’entusiasmo come al solito”
“Io faccio solo il mio lavoro. Lily, rinchiudila”
“Lily, non farlo”
“Sentite, decidetevi, d’accordo?!”, sbuffò lui nervoso.
A quel punto la bambina si fece avanti.
“Emh, scusate! Non dovreste gridare, così la state spaventando! E poi, perché questa bella ragazza si trova qui? Cosa avrà mai fatto di tanto grave?”
“Fiamma!”, la chiamò Levy. “Ecco, vedi… il fatto è che lei… lei...”
“Lei è una spacciatrice”, tagliò corto Gajeel.
Fiamma allora guardò Hikari, strabuzzando gli occhi.
“Tu… cosa?! Ma hai un viso così carino! Non sembri una spacciatrice”
“Beh”, rispose sorridendo. “È una cosa che torna utile in questo campo. Sentite, mi dispiace, d’accordo? Ma vi dico esattamente ciò che vi dico sempre: non lo faccio per piacere, ma in qualche modo dovrò sopravvivere!”
“Dovresti cercare un lavoro!”, disse Levy.
“Sì, e dove? Non ho finito gli studi, non mi prenderebbe nessuno”.
Fiamma, che proprio non riusciva a trattenere la sua indole generosa, intervenne ancora.
“Se trova un occupazione e la smette di spacciare la lascerete stare?”
“Tsk, io non mi fido molto, ma tanto so che Levy ti dirà di sì. Se però la becco di nuovo a fare cose strane, la butto in una cella!”.
Hikari batté le palpebre.
“Quindi posso andare?”
“Sì, ma stai attenta, ti teniamo d’occhio!”.
A quelle parole, sospirò. Poi guardò la sua eroina.
“Ehi, grazie per avermi difesa. Ma chi siete voi?”
“Io mi chiamo Fiamma. Loro sono Happy e Neel”
“Ehilà!!”, salutò quest’ultimo. “Tu mi sei familiare, ti ho già vista da qualche parte?”
“È probabile. Io comunque sono Hikari. Mi avete dato una grande mano, sapete, ho un appuntamento tra poco”, sussurrò.
“Davvero? Con chi?”
“Beh, con il mio fidanzato!”, ammiccò. “Grazie ancora, Fiamma. Starò lontana dai guai… finché posso”.
Dopodiché se ne andò. Igneel si ritrovò a sbuffare, lanciando un’occhiataccia ad Ametyst.
“Ecco, quella sì che è una ragazza carina”
“CHIUDI LA BOCCA, MICROBO!”.

Tutte le volte sempre la stessa storia. Lui arrivava in orario e prontamente doveva aspettare. Non poteva biasimare però nessuno se non se stesso. Insomma, quando si era messo con Hikari sapeva bene a quali conseguenza sarebbe andato incontro.
Ma l’amore certe volte ti faceva proprio perdere la ragione.
Guardò l’orologio. Ma dove diamine si era cacciata?
Avvertì dei passi alle sue spalle e poi la vide. Hikari gli andò incontro, ansimando.
“Rogue, scusa per il ritardo”
“Ah, Hikari”, fece con aria di rimprovero. “Perché ho l’impressione che tu abbia avuto problemi con la polizia?”
“E perché tu devi essere così seccante? Santo cielo. E comunque sia, anche se fosse, adesso sono qui”.
“Tsk”, Rogue le si avvicinò, scostandole i capelli dalla fronte. “Sciocca ragazzina”.
Hikari lo guardò negli occhi. A quel punto la passione prese il sopravvento e si fiondò sulle sue labbra, rubandogli un bacio vorace.
Era così fra loro. C’era affetto, passione, oltre che un amore senza limiti. Si erano conosciuti per caso. Hikari aveva provato a vendergli della droga, ma lui aveva rifiutato. Una cosa tira l’altra e avevano finito con il parlare. Le conversazioni divennero uscite e la scintilla dell’amore scoppiò ben presto.
Adesso erano una coppia. Camminavano mano nella mano, parlando a bassa voce.
“È quello che ti dico sempre anche io, Hikari. Trovati un lavoro. Posso aiutarti io. Perché non vieni a vivere con me?”
“No, Rogue. Lo sai che non voglio pesare su nessuno, tanto meno su di te. E poi hai già tre coinquilini, non so se sarebbe una buona idea”
“No, forse hai ragione. Ma non puoi passare la vita a fare questo. Sei troppo sveglia e intelligente per finire così. Io non ti permetterò di buttare al vento la tua vita”.
La ragazza chinò la testa di lato, sorridendo.
“Oh… e poi ti chiedi perché ti amo così tanto”
“Già. Ma prendimi sul serio. Non voglio che ti accada nulla”
“Non mi accadrà niente finché ci sarai tu con me”, sussurrò stringendosi al suo braccio.
“Questo è sicuro”.

Un’ora dopo, Rogue rientrò a casa. O, per meglio dire, nell’appartamento che condivideva con due studenti universitari in crisi e un insegnante che cercava disperatamente una cattedra fissa.
“Lector! Abbassa la musica, non riesco a studiare!”
“Ah, chiudi il becco, Frosch! Tanto fai comunque pena!”
“Questo non è gentile, per niente!”.
“Ah”, sospirò il corvino. “Però, è bello essere a casa, eh?”.
Sting sbucò poco dopo, con fare piuttosto annoiato.
“Io non li tollero più, giuro. Immagino tu sia stato con quella ragazza. Hikari, giusto?”
“Già. E a proposito di donne. Quand’è che ti deciderai a fare un passo in avanti con Yukino?”
“Tu...”, borbottò arrossendo. “Da quando in qua sei un esperto di donne?”
“Non lo sono. Ma posso assicurarti che con Hikari faccio certe cose… che neanche puoi immaginare”
“Bene, sono contento che tu abbia una vita sessuale attiva, ma prima di arrivare a quel punto dovrei quantomeno chiederle di uscire, non credi?”
“Questa è una buona idea. Un’uscita a quattro, è questo quello che ci vuole. Così conoscerai Hikari”
“D’accordo, amico. Ci sto. Quando?”
“Adesso”
“Adesso? Ma io devo prima chiederlo a Yukino”
“D’accordo, allora fallo”.
Sting assottigliò lo sguardo. Rogue sapeva essere davvero scostante alle volte.

La gilda di Fairy Tail aveva chiesto aiuto alle altre gilde loro alleate per tentare di affrontare al meglio la battaglia che sarebbe probabilmente scoppiata di lì a poco.
Già una volta erano riusciti a vincere, ma adesso non vigeva alcuna sicurezza. 
Anche se non c’era alcuna possibilità di fermare la maledizione, non se ne sarebbero di certo rimasti con le mani in mano ad osservare la loro disfatta. Quindi avevano ottenuto l’appoggio di Blue Pegasus e Lamia Scale. Ovviamente anche Sabertooth aveva dato il suo appoggio. E proprio quel giorno il master era andato alla gilda.
“Capisco la situazione”, affermò Sting guardando Gildarts. “E ovviamente noi di Sabertooth non ci tireremo indietro. Una minaccia a Fairy Tail è una minaccia a tutti noi”
“Molto bene”, asserì Gildarts. “Sarà un onore per noi combattere al vostro fianco”.
Sting sorrise, mentre alle sue spalle Yukino lo guardava con apprensione. Essere sposata con il master di una gilda non era esattamente una cosa da poco. Anche lei era una figura autoritaria che doveva sempre cercare di fare del suo meglio e mettere la gilda davanti a tutto.
Natsu pensò bene di interrompere quel momento tanto importante, dando una pacca su una spalla a Sting.
“Amico mio! Sono così contento di vederti! Grazie per aver accettato la nostra richiesta, sei davvero...”
“Ah, Natsu, passa il tempo ma tu sei sempre lo stesso!”, fece lui alzando gli occhi al cielo.
“Puoi dirlo forte. Ah, e ciao anche a te, Yukino. Dimmi, com’è essere sposata con Sting? Ti tratta bene? Fa i suoi doveri da marito?”.
L’albina arrossì a quella domanda non poi tanto implicita.
“Ma… ma veramente io...”
“Ehi! Dove sono finite le buone maniere?”, Sting gli diede un colpo alla testa. “E poi, se come dici tu, se io non avessi rispettato… certi doveri, Hikari non sarebbe nata. No?”
“Giusto. Piuttosto, dov’è la piccoletta?”
“Credo sia con Rogue. Gli è così affezionata”, lo informò Yukino.
“Ah, delegato a baby-sitter! Questa sì che è bella!”, rise il Dragon Slayer del Fuoco.

In realtà, Hikari si stava ritrovando a tormentare i poveri Lector e Frosch che, come Rogue, avevano l’infame ruolo di controllare che la bambina non facesse nulla di strano.
“Cattivo! Gatto cattivo! Guarda che tirerò la tua coda!”, si lamentò gonfiando le guance.
“Non osare toccare la mia coda adorata!”, esclamò Lector. “Non puoi fare quello che vuoi, io e Frosch siamo responsabili della tua incolumità”
“Non mi interessa”, fece alzando gli occhi al cielo.
“Frosch è tanto stanco”
“Non dirlo a me”, sbuffò l’Exceed rosso. Quella bambina poteva essere carina quanto voleva, ma era così ingestibile alle volte.
“Ragazzi? Ah, eccovi qua, cosa state facendo?”.
Gli occhi di Hikari si illuminarono nel sentire quella voce.
“Ciao, zio Rogue!”, salutò allegra, correndogli incontro.
“Tsk”, sbottò Lector. “Perché io non vengo trattato così bene?”.
Rogue prese in braccio la piccola. In genere non andava molto d’accordo con i bambini, ma con lei era diverso. Lei era speciale e avvertiva un grande senso di protezione nei suoi confronti. 
Era sempre stato così, sin da quando era nata.
“Hai fatto la brava, Hikari?”
“Mmh… sì!”, mentì spudoratamente.
“Bugia!”, fece Lector. “Rogue, smettila di trattarla come un angioletto!”
“Suvvia, solo perché non sei bravo con i bambini non devi arrabbiarti”.
L’Exceed si sentì esasperato. Certo, figurarsi se Rogue gli dava ragione.
No, era Hikari a ottenere sempre tutte le sue attenzioni e i suoi favori.
Decisamente era il suo punto debole.
“Zio Rogue vuole più bene a me”, dispettosa la bambina fece una linguaccia al povero Exceed. 
“Ah, cielo, siete incorreggibili. Coraggio, Hikari. Ti riporto da Sting e Yukino prima che si preoccupino troppo”
“Ok!”, esclamò contenta.
Era incredibile come bene stesse fra le sue braccia. Sembrava essere nata proprio per rimanere lì, con lui.
Nessuno dei due poteva immaginare come il Destino – così beffardo e ironico – avrebbe per loro rimescolato le carte.


Un’uscita a quattro. Certo che l’amore alle volte era proprio in grado di cambiare le persone. Rogue, per esempio, prima di Hikari era sempre stato così riservato e poco propenso alla vita mondana. Adesso le cose erano decisamente cambiate.
Però da un lato era anche un bene, almeno avrebbe avuto la scusa perfetta per avvicinare a sé Yukino. Era stato così felice quando quest’ultima aveva accettato il suo invito ad uscire, come se non avesse aspettato altro. Quando poi se l’era vista venire incontro, così bella e raggiante, aveva sentito il cuore perdere un battito.
“Ciao, Sting”, lo salutò.
“Ehi, Yukino. Sei davvero… tu… insomma, stai davvero bene”
“Grazie!”, esclamò sorridendo. “E il tuo amico Rogue? Credevo viveste insieme”
“Infatti è così, è passato a prendere la sua ragazza. Comunque sia, grazie per aver accettato il mio invito”.
Yukino sorrise timidamente.
“Speravo lo facessi. Voglio dire, lo avrei fatto io, però… non sono molto brava con certe cose”
“Davvero? Beh, fortunatamente Rogue mi ha dato la giusta spinta per farmi avanti”.
Si sentiva nervoso come un adolescente alle prime armi. Ma non era disagio, era solo una forte emozione. Con Yukino infatti non aveva alcuna difficoltà a parlare, un po’ come se la conoscesse da sempre.
“Mi sa che stanno arrivando”, costatò ad un tratto la ragazza.
Poco dopo, infatti, Rogue comparve mano nella mano con Hikari.
“Scusate il ritardo. Hikari, lui è Sting, il mio coinquilino. Lei è Yukino. Ragazzi… lei è la mia fidanzata, Hikari”.
“Molto piacere”, rispose lei sorridendo. In realtà, sia Sting che Yukino si bloccarono a guardarla per qualche istante, senza effettivamente capire il perché. Hikari se ne accorse e, in effetti, la cosa la fece sentire non poco a disagio.
“Eh… ciao, il piacere è mio”, salutò subito Sting.
“Felice di fare la tua conoscenza”, aggiunse Yukino.
“Bene, ora che le presentazioni sono fatte, vi va di entrare?”, domandò Rogue.
I quattro entrarono al pub di Cana e si sedettero ad un tavolo, per poi ordinare qualcosa da bere. Hikari si dimostrò subito una ragazza solare, dolce e molto espansiva, carattere che bene si abbinava a quello un po’ più calmo e riservato di Rogue.
Yukino e Sting la ascoltavano senza però riuscire a scrollarsi di dosso quella strana sensazione che aveva colto entrambi sin da quando l’avevano adocchiata.
“Cosa fai nella vita?”, domandò l’albina alla ragazza più giovane. Quest’ultima si schiarì la voce.
“Come posso dire… non faccio qualcosa di esattamente legale...”, disse abbassando lo sguardo.
“Lei spaccia”, dichiarò tranquillamente Rogue.
“Cosa fai?! Ma… ma perché?”, domandò sconvolta Yukino.
“Di certo non per piacere. Me la sono sempre dovuta cavare da sola e mi sono dovuta arrangiare. Ho provato a cambiare vita, ma non riesco. Rogue vuole aiutarmi, ma io… io non voglio creare problemi a nessuno”
“Sono certo che riuscirai a cambiare la tua vita. Sei troppo intelligente e sveglia per finire così”, commentò Sting senza quasi accorgersene.
Rogue assottigliò lo sguardo. L’amico non toglieva gli occhi di dosso a Hikari, che cosa gli passava per la mente?
“Sting, vieni con me un attimo?”
“Perché?”
“Tu vieni e basta! Scusate signore, torniamo subito!”, esclamò trascinandoselo per un braccio e lasciando le due ragazze da sole. Quando furono abbastanza lontani, prese a parlare.
“Beh? Ma che hai? Ci sei o ci fai? È da quando l’hai vista che non fai altro che fissare Hikari, non mi dire che ti sei innamorato di lei!”
“Cosa? No, assolutamente, ma che dici!”
“Potrebbe succedere”
“No! Credimi, non può succedere. Mi dispiace, ma non la guardo nel modo in cui pensi tu. È solo che… non lo so, mi sembra così familiare, ma non ricordo perché”
“Tutto qui?”, domandò l’altro effettivamente più sollevato. “Magari vi sarete incontrati una volta. Senti, non fissarla in quel modo, va bene? È inquietante”
“Hai ragione, scusa, farò del mio meglio”, lo rassicurò. Ma nel suo profondo voleva seriamente ricordare dove avesse già visto Hikari.
Quest’ultima stava continuando a parlare con Yukino. Aveva scoperto avere molto in comune con lei.
“Così fai la bibliotecaria? Forte, mi piacciono i libri. E dimmi, tu e Sting state già insieme?”
“Eh? In realtà no… però… ci piacciamo davvero molto. Non lo so, è tutto così confuso”
“Ti capisco molto bene. Anche io all’inizio non capivo nulla con Rogue. Poi però”, i suoi occhi divennero lucidi. “Ho capito che, in qualche modo, io e lui eravamo legati. Non è una cosa che si può spiegare, è più che altro una sensazione. Capisci cosa intendo?”
“Io… io credo di sì, Hikari”, rispose sinceramente colpita. “Hikari… significa “luce”, non è vero?”
“Già. A volte mi chiedo il perché di questo nome dal significato tanto importante”
“Forse dovresti chiederlo ai tuoi?”
“Lo farei se li avessi”, rispose facendo spallucce. Yukino arrossì violentemente. Dopotutto, se Hikari aveva sempre vissuto da sola, era ovvio che non avesse una famiglia alle spalle, ma il sentirglielo dire era comunque stato strano.
Sting e Rogue tornarono in quel momento.
“Scusate l’attesa”, disse il corvino posando un bacio sulla fronte della sua fidanzata. “Di che parlavate?”
“Amh… di famiglia...”, sussurrò Yukino vaga.

Fiamma aveva passato una bella giornata con Neel, Happy e Ametyst, ma era arrivato per tutti il momento di rincasare.
“Che palle, odio andare a piedi. Ma Gajeel non mi ridirà più la mia moto, dice che sono troppo piccola. Fortunatamente non è mio padre”, sbuffò. “Voi andate dall’altra parte, vero?”
“Già. Lucy e Natsu ci saranno aspettando”, fece Neel. “Fiamma?”.
Quest’ultima non lo stava neanche più ascoltando.
Stava guardando un punto fisso davanti a lei, dove c’era solo il buio. Era stata improvvisamente colta da una strana sensazione. Sentì il bisogno impellente di correre in mezzo agli alberi. Si trattava di qualcosa di primordiale, un istinto impossibile da trattenere, come succedeva alle bestie.
“Potete precedermi? Io torno subito”
“Mh? Vuoi cacciarti nei guai?”
“Giuro di no. Te ne prego”
“E va bene. Però non tornare tardi o Natsu se la prenderà con me. Andiamo, Happy”.
L’Exceed gli andò dietro, lanciando però un’occhiata a Fiamma. Non si sentiva per niente convinto.
La bambina, dal canto suo, iniziò a correre a perdifiato. Si insinuò tra gli alberi, quasi graffiandosi e ritrovandosi in quello che sembrava un parco. C’era piuttosto freddo in realtà, motivo per cui non c’era nessuno. Nessuno tranne lui.
Acnologia le dava le spalle. Avvertì immediatamente la sua presenza e la cosa lo fece sorridere. 
“Ciao, Fiamma”.
Lei sospirò per riprendere fiato. Il cuore le batteva a mille, era una sensazione strana, avvertiva come una sorta di presagio oscuro da cui però non riusciva a scappare.
Così si avvicinò.
“Ciao… sei qui da solo?”
“Già. E tu, invece? Anche tu sei sola?”
“Già”, annaspò. “Non so perché, ma ho ho avvertito il bisogno di correre qui. Come se qualcuno mi chiamasse. Oh… forse sono diventata pazza?”.
Acnologia sghignazzò.
“Non credo che tu sia pazza, piccola Fiamma. Anzi, penso che tu sia speciale. Sei l’unica che non mi giudica male”
“Perché so cosa significa. Tutti mi dicono che sei pericoloso, a me però non sembra”, affermò sorridendo affabile. L’uomo la guardò, incatenando gli occhi ai suoi. Per un attimo, Fiamma ebbe l’impressione che le sue pupille si fossero colorate di un rosso acceso.
Scappare o rimanere.
Attratta e respinta.
“Sei davvero una brava bambina, lo sai?”.
Accadde qualcosa che non seppe spiegarsi. Avvertì le palpebre pesanti, la forza di volontà divenire effimera e sottile. Come se la sua vita le stesse scivolando dalle dita.
“Vedo che hai una grande forza dentro di te. Peccato che non avrai modo di usarla”.
Questa fu l’ultima frase che sentì. Non avrebbe saputo dire cosa volesse significare, ma non ci pensò neanche, perché subito dopo svenne. O si addormentò, non avrebbe saputo dirlo.
Acnologia si avvicinò, come un predatore con la sua piccola e innocente preda. Respirò l’odore che le impregnava i capelli, provando un misto di odio e eccitazione.
August lo aveva raccomandato di star fermo.
Ma la verità è che non si può frenare l’istinto di una bestia.
Ad un tratto si accorse di qualcosa di luminoso appeso al collo della bambina: la chiave che fungeva da collana, brillava di luce propria. Non gli ci volle molto per capire che si trattava di vera e propria magia. Indietreggiò appena, vedendo il fascio di luce divenire più intenso. Quando quest’ultimo scomparve, davanti a lui c’era un ragazzo.
“Tsk. E questo cosa dovrebbe essere?”
“Non mi sembra il modo adatto di trattare una signorina. Io non sono un “cosa”. Io sono Loki del Leone. E tu hai fatto molto male a provare a far del male a Fiamma”.
Acnologia sghignazzò.
“Ah, questo sì che è divertente. Che cosa vorresti fare, eh…?”.

Happy, dal canto suo, non si sentiva affatto tranquillo. In genere le sue sensazioni non erano mai inesatte. O almeno non del tutto.
“Amh… Neel… senti, vai avanti, va bene?”
“Ma che avete oggi, voi tutti? Ah, va bene, io sono stanco”, sbuffò alzando gli occhi al cielo. Happy pregò intensamente, per quella volta, di starsi sbagliando.
Loki nel frattempo stava fronteggiando Acnologia. Era davvero molto tempo che non aveva a che fare con della magia vera e propria, dodici anni all’incirca.
“Che cosa vuoi da Fiamma?”
“Lo sai benissimo cosa voglio, strano Spirito”
“Lei non è la causa del tuo male”
“Me ne infischio! Il suo destino è morire per mano di August… o per mano mia, in caso non dovesse riuscirci”
“Io sono qui per impedirlo. Stai indietro!”.
I due iniziarono a scontrarsi. Era chiaro che Acnologia fosse più forte, malgrado il livello di magia in quella città fosse piuttosto ristretto e limitato.
“Fermo!”, esclamò ad un tratto Acnologia. “Sta arrivando qualcuno. Deve essere quell’Exceed dei miei stivali. Ammazzerò anche lui, non appena ne avrò l’occasione”.
Loki si chinò su Fiamma, prendendola in braccio.
“Il destino di una Salvatrice non è morire, è proteggere. Ed è esattamente quello che lei farà”.
“Tsk, illuditi finché puoi. Perché le cose cambieranno”, affermò con un ghigno.
Lo spirito non staccò lo sguardo da lui. Per fortuna Fiamma stava bene, era soltanto svenuta. Ancora una volta aveva portato a termine la sua missione.
“Fiamma!”, Happy sbucò dai cespugli, fermandosi di scatto nel vedere Loki. “Eh… EH?! TU?! MA COSA, QUANDO, COME…?!”
“È un piacere anche per me vederti, Happy”, rispose lui sorridendo.
“Loki… ma cosa ci fai qui?”
“Forse… è il caso che ti spieghi tutto da capo...”.

Lucy era consapevole che mandare una neonata in un mondo sconosciuto, completamente in balia degli eventi, sarebbe stato pericoloso. Aveva bisogno di una certezza, di un qualcosa che potesse proteggere la sua bambina.
Aveva rimuginato a lungo su cosa fare. E alla fine aveva avuto un’idea. Avrebbe chiesto aiuto a colui che avrebbe fatto di tutto per proteggere una donna o, in quel caso, una giovanissima donna.
“Lucy, vuoi che io vada?”, le chiese Loki. Lei annuì, mostrandogli la chiave.
“Ho fatto un incantesimo sulla tua chiave. Così, quando lei sarà in pericolo o avrà bisogno di aiuto, tu potrai aiutarla e proteggerla. È l’unico modo che conosco per avere la certezza che mia figlia possa essere al sicuro. Ti prego, Loki. Io la sto affidando a te. Puoi farlo per me?”.
Lo spirito chiuse gli occhi. Fra tutti i compiti avuti, quello era il più importante. Proteggere la Salvatrice da un mondo che non conosceva.
“Non posso lasciare una bambina in pericolo, soprattutto se sei tu a chiedermelo. Farò ciò che è in mio possesso per proteggerla”.
Lucy allora sorrise. Perché sapeva che la bambina sarebbe stata in buone mani.


“Allora è così? Sei una sorta di angelo custode?”
“All’incirca. Sono io che ho portato Fiamma – e anche Yuki – in orfanotrofio. Ovviamente… lei non sa neanche della mia esistenza, ma in fondo non ha importanza. Quello che conta è svolgere il mio compito”
“Non avevo idea di ciò… Lucy non lo ha detto a nessuno”
“Già, piuttosto, come stanno loro?”
“Eh”, fece spallucce. “Non ricordano nulla. Ma le cose cambieranno. Dovranno cambiare”
“Certo che dovranno cambiare. Adesso forse è meglio se ti prendi cura di Fiamma. Io devo tornare nella mia chiave”
“Va bene. Mi auguro di rivederti presto”
“Me lo auguro anche io”, Loki ammiccò, prima di venire risucchiato all’interno della chiave incantata. Happy sospirò. Fiamma dormiva beatamente fra le sue braccia, ma non avendo idea di cosa fosse successo, sarebbe stato meglio portarla in ospedale.



NDA
Insomma, alla fine la chiave al collo di Fiamma non era una comune chiave, bensì quella del Leone. Quindi Loki svolge la funzione di angelo custode, sneza che però lei lo sappia. Ammetto che è un po' triste come cosa, però almeno l'ha salvata da Acnologia che è sempre più animale dal canto suo :/
E poi è comparsa Hikari. Che sta con Rogue. Dite che Sting, quando riacquisterà la memoria, prenderà bene il fatto che il suo migliore amica se la fa con sua figlia? Io avrei i miei dubbi xD
Cosa succederà adesso?
Avatar di Hikari (che neanche a dirlo, il nome significa "luce")

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Uniti per vendetta ***


8-  Uniti per vendetta


Happy sapeva che quell’evento avrebbe reso quella che era stata fino a quel momento un’atmosfera felice e leggera, qualcosa di pesante e soffocante.
Lo aveva capito nel momento in cui aveva visto Natsu arrivare con un’espressione indefinibile: un’espressione di rabbia trattenuta, pronta ad esplodere da un momento all’altro.
Lo aveva capito quando aveva visto Lucy tanto preoccupata che probabilmente sarebbe scoppiata a piangere da un momento all’altro.
Le condizioni di Fiamma non erano gravi. Sul suo corpo vi erano numerosi graffi, ma quelli erano stati causati dalla sua corsa tra gli alberi. Acnologia doveva averle fatto qualcosa, l’aveva indebolita e ne aveva causato lo svenimento.
L’Exceed non capiva. Perché Fiamma aveva sentito il bisogno di correre da lui?
Che fosse l’istinto di drago che aveva preso il sopravvento?
Non ne aveva idea, ma non avrebbe saputo con chi parlarne. Natsu e Lucy erano chini sulla bambina, la quale dormiva beatamente, ignara di tutto quel caos intorno a lei. Igneel se ne stava poggiato alla parete, le braccia conserte, l’espressione colpevole.
Forse era stato troppo superficiale nel lasciare Fiamma indietro. Era davvero un irresponsabile.
La tensione si alleggerì notevolmente con l’arrivo del dottor Gerard Fernandes, il quale teneva una cartella in mano.
“Gerard, allora!”, esclamò Natsu impaziente. “Come sta? Che cos’ha? Parlami!”
“Ti prego di stare calmo, non è niente di grave”, sbuffò. “I suoi valori sono un po’ bassi, ma potrebbe essere una cosa banale come un semplice calo di pressione. In ogni caso faremo altri esami. Anche se sto cercando di capire cosa ci facesse una bambina da sola in quel punto… di sera...”.
Happy deglutì a vuoto. Non era affatto sola. Ma come poteva spiegarlo? Non poteva di certo accusare Acnologia a caso, dopotutto lui, di fatto, non l’aveva neanche sfiorata.
“Non sai fra quanto si risveglierà?”, domandò allora Lucy.
“Ah, sarà una questione di qualche ora, anche meno. Non state troppo in ansia, non vi farà bene”, concluse Gerard congedandosi.
Natsu sbuffò, lanciando un’occhiataccia a Igneel. Quest’ultimo indietreggiò, rabbrividendo.
“Tu!”, esclamò il rosato lanciandogli uno schiaffo. “Tu dovevi fare attenzione a lei!”.
Quel gesto lasciò sorpresi Lucy e Happy esattamente come lasciò sorpreso Neel.
Era la prima volta che accadeva una cosa del genere.
Si portò una mano sulla guancia ora arrossata, sentendo gli occhi divenire lucidi.
“Ma… ma Natsu...”, lo chiamò Lucy sconvolta. Lui sembrò rendersi conto solo in quel momento di ciò che aveva fatto, ma rimase comunque sulle sue, incatenando gli occhi a quelli di Neel. Quest’ultimo abbassò poi lo sguardo, andando via.
“Oh”, sospirò la ragazza. “Sicuro di non aver esagerato? Neel è solo un ragazzo”
“Questa non è una giustificazione. E va bene, forse non sono esattamente il migliore per fare la predica a qualcuno, ma perché non fa quello che gli dico? Ha lasciato Fiamma da sola e...”
“Non era da sola…”, Happy non riuscì a trattenersi. “C’era… Acnologia con lei”.
A Natsu bastò solamente sentire quel nome per rabbrividire. 
“Che cosa hai detto? Non ci posso credere! Uno schiaffo non basta, lo ammazzo!”
“No!”, fece Lucy severa. “Adesso basta, rimaniamo calmi. Quando Fiamma si sveglierà, ne riparleremo”.
Natsu sbuffò, guardando poi la bambina. Era davvero strano come certe persone potessero cambiarti la vita. Ma che fosse un’estranea o no non aveva importanza, perché si sentiva responsabile come per lei, come per Neel.

Gerard sistemò le cartelle, sospirando stanco. Quando si faceva il medico non c’erano orari che tenevano. Era una vita davvero molto movimentata la sua. Una vita alleggerita, molto spesso, dalla dolce presenza di Erza.
Quest’ultima, dopo aver chiuso l’AirMoon, aveva ben pensato di portargli una fetta della sua ottima torta alle fragole, con la scusa di passare del tempo con lui, anche se per poco.
Il dottore sorrise sollevato nel vederla arrivare.
“Ciao, Erza. Sei venuta qui anche stasera”
“Già!”, rispose lei contenta, porgendogli un fagotto. “Ecco qui un po’ di torta alle fragole. Come mai quell’espressione? Giornata storta?”
“No, non giornata storta. Mi sono dovuto occupare di Fiamma, sai no, quella...”
“Fiamma? Intendi la graziosa bambina a cui una volta ho offerto un dolce? Cosa le è successo?!”
“Niente! Cioè, niente di grave. Happy l’ha portata qui che era svenuta e”, abbassò la voce. “Non prendermi in giro, ma dagli esami che ho fatto… non riesco a capire cosa ci sia che non va. Indubbiamente ha perso i sensi, ma non capisco la causa. Per questo le farò altri esami”
“Sono certa che ne verrai a capo. Accidenti, se lo avessi saputo avrei portato qualcosa anche per lei”.
Gerard sorrise.
“Sei sempre molto dolce”.
Erza arrossì, non riuscendo a nascondere un sorriso.

Lucy aveva ben pensato di leggere qualche pagina del suo libro a Fiamma, magari le avrebbe fatto piacere. Era certa che la sentisse, nonostante il sonno profondo in cui si trovava.
Natsu le camminava nervosamente alle spalle.
Ma cosa gli prendeva ultimamente? Non era mai stato troppo serio o apprensivo, ma da quando Fiamma era arrivata, tutto era cambiato e niente aveva senso.
“Ah”, sospirò la bionda. “Natsu, perché non vai a cercare Neel? C’è rimasto così male”
“Sì, lo so”, biascicò. “Mi sento anche in colpa, ma questo non dirglielo. Mi dispiace, è solo che quando uno dei due è in pericolo non capisco più nulla! Ti sembra normale?”
“Sì. Perché è esattamente quello che sento io”, sussurrò sorpresa. Lei e Natsu sentivano le stesse cose, erano in perfetta empatia. E lei era sempre più presa da lui, soprattutto adesso che stava venendo fuori la sua parte più matura.
Gli tolse gli occhi di dosso solo quando sentì Fiamma lamentarsi.
Quest’ultima infatti stava pian piano aprendo gli occhi.
“Fiamma!”, esclamò Lucy contenta. 
La bambina si guardò intorno, confusa.
“Ma dove… dove sono?”.
Ricordava ben poco dell’accaduto. Aveva in mente Acnologia e la loro conversazione, ma dopodiché era stato oblio completo.
“Fiamma”, Natsu adesso era tornato a respirare. “Sei sveglia, meno male! Cosa è successo? Happy mi ha detto che c’era Acnologia con te. Cosa ha fatto? Lui ti ha...”, assunse un’espressione orribile solo nel pensare certe cose. “Ti ha… toccata? Ti ha fatto qualcosa?”
“Ma Natsu!”, lo richiamò Lucy. Non le aveva neanche dato il tempo di riprendersi.
“T-toccata? No!”
“Ah, grazie al cielo”, sospirò. “Allora cos’ha fatto?”
“Non ha fatto niente”, disse lentamente. “Ad un certo punto ho sentito una strana sensazione, come se dovessi andare nello stesso punto dove lui si trovava. Abbiamo iniziato a parlare, ma poi è diventato tutto così distante… e sono svenuta. E… non ricordo più nulla”.
Gli altri due si lanciarono un’occhiata piena di apprensione.
“Fiamma… ti avevo detto di stare lontana da lui. Non mi piace, quando le persone gli stanno intorno, succedono solo cose brutte. E non vogliamo che capiti niente a te”.
Lei abbassò lo sguardo, sentendosi un po’ spaesata. Non riusciva a capire cosa fosse successo e non riusciva a comprendere perché mai Acnologia avrebbe voluto farle del male, dopotutto non gli aveva fatto nulla…

Neel se ne stava fuori dalla camera di Fiamma a braccia conserte. Era così arrabbiato che avrebbe preferito non parlare con nessuno. Perché la colpa doveva essere sua?
Non poteva farci nulla se Fiamma aveva la propensione a cacciarsi nei guai, di certo non era una sua responsabilità.
Si passò una mano su una guancia, ancora bruciante.
“Idiota… se mi colpisce un’altra volta, ricambierò con gli interessi”, borbottò fra sé e sé.
Poi sollevò lo sguardo: vide Ametyst venirgli incontro, con il fiato corto.
“Accidenti”, annaspò. “Qualche volta mi verrà un colpo!”
“Ametyst? Ma che ci fai qui?”
“Beh, le notizie volano in fretta a Magnolia. Mi sono preoccupata per Fiamma, come sta?”
“Sta bene”, borbottò. La ragazza inarcò un sopracciglio, non capendo il suo malumore.
“Perché fai quella faccia?”
“Perché non è colpa mia se lei si caccia nei guai, va bene? Non è colpa mia!”, scandì bene l’ultima frase. Ametyst batté le palpebre.
“Non lo metto in dubbio”
“Strano, pensavo che anche tu volessi farmi la predica, come sempre del resto”.
Lei si infilò le mani nelle tasche della giacca di pelle, guardandolo: allora, quello stupido alle volte era anche in grado di essere serio.
“No, non voglio farti la predica. Ma cancella quell’espressione depressa dalla tua faccia, mi fa impressione”.
Neel la guardò, sorridendo.
“Stai cercando di tirarmi su il morale?”
“Potrebbe essere”, affermò facendo spallucce. “Sai, non sono totalmente senza cuore… ma non ti ci abituare!”.
Le sue guance si erano adesso colorate di rosso. Allora Ametyst era come tutte le altre ragazze, era in grado di provare imbarazzo. Il pensiero lo fece sorridere ancora di più.
“Non mi abituerò”.
Ametyst si mise accanto a lui, giusto per dargli un po’ di compagnia. E sarebbe rimasta in silenzio, godendo solo della sua presenza.
Yuki e Rayn arrivarono poco dopo. La prima sentì un fastidioso nodo allo stomaco nel vedere quei due così vicini e che – incredibilmente – non stavano litigando.
Arrivava sempre per seconda, lei. 
“Yuki?”, la chiamò Rayn.
“Sì… scusa”, rispose lei rigida, raggiungendo i due. Neel parve molto felice di vederli.
“Ah, ci siete anche voi, che bello”
“Io sono qui solo per Fiamma. Di certo non per altro!”, affermò la bambina nervosa, lasciando il biondo piuttosto di sasso.
Poco dopo, Fiamma era di nuovo in piedi. Tranquillamente parlava con i suoi amici, mentre le forze man mano tornavano. Yuki l’aveva strapazzata un po’ e Rayn si era mostrato molto gentile e preoccupato nei suoi confronti. Questo le aveva fatto piacere.
“Questa cosa non mi convince”, disse Ametyst. “So che Acnologia era stato spedito in un carcere lontano, perché adesso è qui? Ne parlerò con Gajeel e Levy, dopotutto sono loro gli agenti di questa città”
“Ragazzi, non ce n’è bisogno, io sto bene, davvero!”, rassicurò Fiamma.
“Sta zitta”, sbuffò Neel. “Perché se ti cacci nei guai, poi sono io che ne pago le conseguenze”
“Oh… mi dispiace...”, disse affranta.
“Eh?! Su, non è il caso di litigare, l’importante è che adesso sia tutto a posto, no?”, Yuki tentò di mettere la buona.
Poi accadde qualcosa:
Improvvisamente, una ragazza dai capelli rossi si era loro fiondata addosso.
“AIUTATEMI! AVETE VISTO UNA RAGAZZA UGUALE A ME MA SENZA CAPELLI ROSSI?!”.
“C-cosa?”, domandò Fiamma stordita. “Veramente no, mi spiace...”
“Oh, no! LUNA, DOVE SEI!?”
“Ma che ha quella pazza?”, domandò Neel infastidito.
“Credo che abbia perso qualcuno”
“Oh”, sospirò ad un tratto una voce alle loro spalle. “Ad Arya basta davvero poco per farla andare fuori di festa”
“LUNA!”, esclamò l’altra abbracciandola. “Temevo di averti persa, dobbiamo stare insieme qui in questa città sconosciuta”
“Va bene Arya, sta tranquilla”
“Amh, voi siete sorelle?”, domandò Neel indicandole.
“Gemelle!”, esclamò Arya. 
Fiamma le osservò. Effettivamente si somigliavano parecchio, fatta eccezione per il colore dei capelli: Luna infatti teneva i capelli legati in una coda azzurra.
“Ah, un’altra cosa!”, la rossa sembrava quella più vivace  delle due. “Ci serve un dottore! Luna si è fatta male ad un braccio, credo che se lo sia rotto”
“Per l’ultima volta, sto bene”, si lamentò la gemella, senza ovviamente essere ascoltata.
“Umh… forse dovreste provare a chiedere al dottor Fernandes. Ecco, credo stia arrivando”, suggerì Fiamma indicando Gerard, il quale stava parlando con Erza.
Arya sorrise, trascinandosi dietro la sorella.
“Dottore, dottore!”, esclamò. “Ciao! Me la dai una mano?”
“Oh, ciao”, disse Erza sorpresa. “E voi da dove saltate fuori?”
“A volte me lo chiedo anche io...”, rispose Luna.
“Mia sorella si è fatta male ad un braccio durante una caduta. Può controllare se è rotto? Per favore!”.
Quelle due gemelle erano davvero bizzarre, ma molto carine e simpatiche.
“Certo, non c’è nessun problema. Erza, vuoi andare?”
“No, affatto. Mi fa piacere rimanere!”.

Così, mentre Gerard faceva una radiografia a Luna, Arya aveva preso a parlare e a straparlare con Erza, la quale sembrava molto felice di ascoltarla.
“Io mi chiamo Arya e lei Luna, siamo sorelle gemelle avventuriere. Andiamo in giro per il mondo a scoprire cose che nessuno conosce”
“Questo è interessante. E Magnolia è la vostra attuale meta?”
“In verità ci siamo perse”, ammise Luna.
“Sì, ma non importa! Ogni occasione è meglio sfruttarla, no?”
“D’accordo”, disse a quel punto Gerard. È tutto a posto, è solo uno strappo muscolare il tuo. Puoi star tranquilla, signorina Arya, tua sorella sta benissimo”
“Ah”, sospirò lei. “Meno male, che spavento”.
Luna si ritrovò ad arrossire.
“Oh… non fateci caso, lei fa sempre così”
“Beh, è bello vedere due sorelle così unite. Ma siete comunque giovani, dovreste fare attenzione. La vostra famiglia è d’accordo con questo vostro strano stile di vita?”.
L’azzurra fece spallucce, rivolgendo poi un’occhiata alla sorella.
“Eh, diciamo che siamo sempre state da sole. Ma non è un problema, davvero, perché io ho lei e lei ha me”, affermò Arya con un sorriso triste sul volto. “Siete stati gentili ad aiutarci. Scusate il disturbo, adesso noi possiamo anche andare”
“Aspetta!”, Erza doveva assolutamente provare a fermarle. Non se la sentiva proprio di lasciarle andare così. “Emh… io ho una pasticceria… posso offrirvi qualcosa?”
“Io non so se è il caso”, fece Luna.
“Pasticceria?! Dolci! Oh, sì! Io adoro i dolci, mi piacerebbe tanto. Ti prego, Luna, possiamo andarci?”
“Ah… se me lo chiedi così, allora…!”
“Sì! Tu sei davvero gentile, signora!”
“Non chiamatemi signora, sono solo Erza”, disse gentilmente, guardando poi Gerard. “Mi prenderò io cura di loro. Se vuoi, dopo raggiungici...”
“Cosa? D’accordo, cercherò di liberarmi, se possibile...”, dichiarò tentando di scacciare via l’imbarazzo.
Erza e le due gemelle si allontanarono, e lui non poté fare a meno di pensare a quanto tutte e tre si somigliassero. Poi ricacciò il pensiero dalla sua mente, tornando a lavoro.


“Pensi davvero che sia il caso di dirlo a loro? Arya e Luna sono solo delle bambine, non potrebbero capire...”
“Loro sono intelligenti. Capiranno eccome. I bambini sono molto più svegli di quanto può sembrare, intuirebbero da sole che siamo in pericolo”
“E va bene, va bene, Gerard. Allora… glielo diciamo insieme”.
Erza e Gerard avevano discusso a lungo sul dire o no alle due figlie dell’imminente pericolo che incombeva sulle loro teste. Non volevano compromettere la loro innocenza ma, allo stesso tempo, non volevano loro nascondere niente.
Anche perché nessuno aveva idea dell’esito che quella battaglia così particolare avrebbe avuto.
Dietro la porta della loro camera, le due gemelle stavano giocando allegramente. Quando entrarono, i due si persero a guardarle. 
Erano state – per così dire – una sorpresa. Un fuori programma che aveva portato molta gioia nelle loro vite. Arya, il cui nome significava “nobile”, delle due era quella più estroversa, impulsiva e vivace. E quando si arrabbiava sapeva diventare davvero terribile. Somigliava a sua madre.
Luna invece, più simile al padre, era decisamente più riflessiva e calma. Era la notte, contrariamente alla sorella che era il giorno, il sole.
Erano diverse ma molto unite, praticamente vivevano in simbiosi.
Arya si scostò i capelli dalla fronte, sorridendo.
“Mamma, ciao! Ciao, papà!”
“Ehi”, Gerard si inginocchiò, baciandole sulla fronte. “Per la prima volta sono contento di vedervi sveglie a quest’ora così tarda. Piccole… io e vostra madre dobbiamo parlarvi”
“Ci trasferiamo?”, chiese Luna.
“Siamo in punizione?”
“È morto qualcuno?”
“Ho capito! Avremo un fratellino?!”, fece poi Arya con gli occhi lucidi. A Erza venne sorridere.
“No, tesoro. Purtroppo non è nulla del genere. E non è morto nessuno”, poi sospirò. “Ascoltate… la nostra gilda è stata minacciata e temo che tutti noi saremo in pericolo”.
Arya e Luna a quel punto diedero loro tutta l’attenzione possibile.
“Ma… non succederà nulla di brutto, vero?”, domandò l’azzurra. “Non è la prima volta che c’è una guerra…”
“Sì, ma questa volta potrebbe essere un po’ diverso”, disse Gerard. “Perché si tratta di un qualcosa che non si può combattere. Nonostante ciò, ci proveremo.  Ma sappiamo che sarete coraggiose abbastanza da non farvi spaventare quando arriverà il momento”.
Arya aggrottò la fronte, stringendo i pugnetti.
“Niente ci spaventa! Ce la farete, perché siete Fairy Tail. Tutti noi lo siamo!”.
Come sempre, quella bambina sapeva dire la cosa giusta al momento giusto. Gerard e Erza abbracciarono le due gemelle.
“Siamo Fairy Tail. E il nostro compito è proteggere e combattere”, sussurrò lei.
“Proteggere e combattere ciò che amiamo”, aggiunse lui, guardando negli occhi la donna che amava e stringendo forte quella che era la sua famiglia.


Gli occhi di Arya brillavano.
“AirMoon”, pronunciò. “Questa pasticceria ha i nostri nomi, non è una cosa buffa?”
“Ora che mi ci fai pensare, è una cosa piuttosto buffa”, ammise Erza. “L’orario di chiusura è passato, ma fortunatamente io sono la proprietaria”
“Evviva!”, la ragazzina batté le mani. “Allora, voglio una torta alle fragole, delle ciambelle, un dolce al cioccolato e...”
“Oh, Arya. Ti verrà il mal di pancia”, sospirò Luna. Erza le fece accomodare nella sua pasticceria. Si sentiva davvero felice di avere intorno quelle due gemelle, portavano decisamente allegria.
“Non preoccupatevi, vi offro quello che volete”, disse mettendo una fetta di torta su un piattino. “Vi fermerete qui per un po’?”
“Mmhp, certo!”, Arya aveva preso a mangiare di gusto. “Questa deve essere sicuramente una città particolare”
“Perché dici così?”
“Perché non c’è in nessuna mappa”, spiegò Luna. “In realtà la nostra meta non era questa, ma quando siamo arrivate qui siamo rimaste incuriosite. Insomma, una città che non è segnata su una mappa, dovrà esserci un motivo”
“Sì, in effetti è strano”, rifletté Erza, la quale non conosceva ovviamente il mondo al di fuori di quella città.
“Ah”, Arya sospirò, soddisfatta. “Deliziosa. E dimmi, tu e quel dottore state insieme?”.
Erza si ritrovò ad arrossire. Chissà perché tutti le facevano la stessa domanda.
“Non è proprio vero… c’è feeling, questo sì”
“Beh, è carino”, fece maliziosa. “Forse dovresti approcciarti in un certo modo”
“Arya!”, disse Luna imbarazzata. “Non dire queste cose”
“Cosa? Siamo donne, è normale! Dovremmo lavorare sulla tua timidezza”.
La ragazza trattenne una risata.
“Avete già pensato ad un posto dove fermarvi?”
“No, anzi, se conosci un hotel puoi dirci dove si trova?”, domandò l’altra rossa.
“Umh… io avrei un’idea migliore. Casa mia è grande e vivo da sola. Avrei una stanza in più, se per voi non è un problema condividere la casa con un’estra-”
“Bellissima idea!”, esultò Arya. “Luna, tu che ne pensi?”
“Sono d’accordo anche io. Mi ispiri fiducia”
“Esatto. E poi, chissà quante cose buone potresti prepararci!”, esclamò la gemella con gli occhi lucidi.
Erza strabuzzò gli occhi. Si fidavano di lei e le parlavano come se la conoscessero da una vita. Era strano, ma era una sensazione piacevole.
“Sono davvero contenta di potervi dare una mano. Su, adesso mangiate, anche tu Luna. Questi dolci non si finiscono di certo da soli”.

Acnologia osservò a braccia conserte August, il quale appariva nervoso.
Era inutile anche solo pensare di poter trattenere l’istinto da predatore di un drago. Probabilmente avrebbe dovuto capirlo fin dall’inizio.
“Non l’hai uccisa, dico bene?”, domandò.
“Purtroppo no. Ci ho provato, ma uno Spirito è saltato fuori e me lo ha impedito. Hanno pensato proprio a tutto”
“Meno male”, sospirò. “Non è compito tuo occuparti di Fiamma”
“E allora di chi sarebbe tale compito? Tuo? Perché mentre tu te ne stai qui a temporeggiare, il Dragon Slayer del fuoco sta riacquistando la felicità che tu credevi di avergli tolto!”.
Il giovane tremò a quelle parole.
“È una bugia”
“Non è una bugia, puoi vederlo anche tu. Ti devo ricordare il perché abbiamo deciso di unire le nostre forze? È per vendetta. Vendetta per la famiglia che ci è stata tolta. Non è terribile quando perdiamo tutto ciò che mi amiamo? Non sarebbe affatto giusto per te, per noi, rimanere a guardare, dopo tutta la fatica, vero?”.
Acnologia sapeva che, per quanto si sforzasse, August era facilmente manipolabile. Perché nel suo cuore c’era solo senso di vendetta, dolore e rabbia. Per perseguire il suo piano, era arrivato fino a quel punto, accontentandosi di vivere in un modo che non era il suo. Non aveva fatto tutto ciò solo per rivedere quell’allegra famigliola riunita e felice.
Assottigliò lo sguardo, osservando Acnologia.
“Scusa. Credo che la piccola Fiamma abbia bisogno di una visita”.

Poco dopo la battaglia di Alvarez…

August aprì gli occhi, sussultando. Era stato come risvegliarsi da un sonno durato una vita. Era strano, tutto intorno a lui. Vi era il nulla, un nulla che non era però paragonabile alla comune oscurità. Era qualcosa che non aveva mai visto.
Era morto?
Sì, probabilmente doveva essere questo. Ricordava di essere stato ucciso e ricordava di come il suo ultimo pensiero fosse andato a sua madre, all’abbraccio che non aveva mai ricevuto.
Eppure, sentiva di non essere da solo. Se solo provava a muoversi, avvertiva una strana sensazione, come se fosse sommerso dall’acqua. Ma quando provò a parlare, si rese conto che la sua voce risuonava forte e chiara.
“Chi… sei…?”.
Qualche attimo di silenzio. Poi giunse una risposta.
“La domanda giusta è “tu chi sei?”.
August abbassò lo sguardo.
Chi era stato, forse.
Il figlio mai amato, sconfitto e morto senza aver mai vissuto.
“Non ha importanza… dov’è che mi trovo?”
“In un luogo che non sta né sulla terra né in cielo. Una sorta di dimensione a parte. La tua espressione sembra sconvolta, ragazzo. E il tuo volto non mi è nuovo. Mi ricordi un mago oscuro che una volta ho conosciuto”
“Zeref?”, domandò subito. “Era mio padre… anche se non lo sapeva”
“Certo! Adesso tutto ha senso. Il Dragon Slayer del fuoco, colui che porta il nome di Natsu Dragneel, l’ha eliminato. Così come ha eliminato me… peccato che con il sottoscritto non ci sia esattamente riuscito”.
August sentì il cuore perdere un battito: Zeref era stato sconfitto? Com’era possibile?
Era il mago oscuro più potente che avesse mai conosciuto.
“Ma…. Vuoi dire che non siamo morti?”
“Assolutamente no. Credi davvero che quelli come noi possano essere eliminati tanto facilmente? Io e te siamo uguali, August. Ad entrambi è stato tolto qualcosa di importante”
“Anche tu hai perso qualcosa?”
“Molto tempo fa. Hai due possibilità, adesso. Rimanere qui o tornare indietro insieme a me”.
Tornare indietro? Perché? Oramai non aveva più nulla per cui lottare. Nella sua vita aveva sempre e solo combattuto e servito Zeref, nel tentativo di renderlo orgoglioso di lui. Ma questo non era bastato. E adesso era andato.
Il solo pensiero accese una fiamma di rabbia e odio in lui, una piccola fiamma che da quel momento sarebbe cresciuta sempre di più.
Non voleva rimanere lì a dannarsi per il tempo che gli rimaneva. Voleva tornare indietro e sfogare il dolore e la sofferenza che lo attanagliavano.
“Se sei in grado… allora portami con te”.
Una risposta che l’altro era certo di sentirsi dire.
“Bene”.
Accadde qualcosa che August non seppe spiegarsi. Si sentì sbalzato da tutt’altra parte, avvertendo il vento gelido sul viso. Istintivamente aveva chiuso gli occhi.
Quando avvertì la terra contro la sua schiena, li riaprì: sopra di lui, il cielo era stellato. Si portò una mano sul viso: il suo aspetto era quello di un giovane ragazzo adesso e, inoltre, anche la sua forza sembrava rinata.
Si rese conto di essere fradicio, e lì intuì il perché sentisse tanto freddo. Si mise seduto, lanciando poi un’occhiata alla figura accanto a lui, la stessa che gli aveva parlato e lo aveva convinto a non mollare.
Egli sorrise soddisfatto.
“Ciao, August. È un piacere fare la tua conoscenza. Chiamami Acnologia”.


August si diresse a passo veloce verso l’ospedale, sentendo la rabbia accrescere attimo dopo attimo. Si trattava di una rabbia che in realtà non era mai scomparsa, né si era affievolita. Esisteva da sempre. Sembrava non saper provare altro se non proprio quella sensazione. Visto l’orario tardo, per lui non fu un problema entrare. Fiamma era rimasta lì per la notte, in modo da poter essere tenuta sotto controllo.
Riposava beatamente nel suo letto, con accanto il libro che Lucy le aveva lasciato. La osservò, squadrandola attentamente e facendo un sorriso strano.
“E pensare che tu dovresti essere colei che salverà tutti da questo triste destino. Forse avrei fatto bene a eliminarti quando eri soltanto una neonata, ma tuo padre è stato decisamente più veloce di me e ti ha mandata qui. Sento che la speranza sta tornando in te, ma io non posso permettere che tu creda. Tutti parlano e stra parlano di sciocchezze come amore e fede”, la sua espressione si contrasse in una smorfia. “Io non ho nessuno dei due. E so che neanche tu ne avevi, prima di arrivare qui. Mi dispiace, ma non posso permetterti di ottenere quello che a me manca e quello che ho cercato di toglierti. Non ti hanno mai detto che il destino di un Salvatore è sempre quello di morire?”.
Con un sorriso sadico le si avvicinò. Fiamma era del tutto ignara della sua presenza e continuava a dormire beata. August aveva conservato con sé un po’ di magia, non molta in realtà, ma sarebbe forse bastata per farle male. Con gli occhi carichi di rabbia, fece per attaccarla. Ma la sua mano rimase sospesa a mezz’aria.
E attese. Cosa, non avrebbe saputo dirlo.
Ma poco dopo entrarono Lucy e Natsu, quindi fu costretto a retrarsi.
“Sindaco August?”, domandò il ragazzo. “Che ci fa qui?”.
Lui lanciò un’occhiataccia ai due, notando come fossero mano nella mano. Questo poi era anche troppo! Non li aveva separati per far sì che si ritrovassero!
Tutta colpa di quella ragazzina.
“Salve. Scusate lo spavento, ma ho saputo che Fiamma aveva avuto un piccolo incidente”
“L’incidente è successo per colpa di quel pazzo che lei ha liberato”
“Davvero? Oh, allora sono forse in debito?”, domandò mellifluo. “Chiederò scusa alla piccola Fiamma, se è questo che vuoi”.
Lucy indietreggiò un po’ spaventata.
“Non è necessario...”
“Su, non è il caso di preoccuparsi, io adoro i bambini”, mentì spudoratamente. “Ammetto che siete carini, sembrate quasi una famiglia”
“Ah… grazie… in un certo senso lo siamo”, affermò Natsu. August incatenò gli occhi ai suoi.
“Deve essere bello avere tutto questo. Purtroppo non tutti siamo così fortunati”, disse con una freddezza disarmante. “Comunque sia, mi vedrete ancora. Spero che per voi non sia un disturbo”.
Nessuno dei due ebbe il coraggio di parlare. August esercitava sugli altri un potere strano, li intimoriva e li costringeva a tacere, senza di fatto però far nulla.
Acnologia si era anche divertito abbastanza. Adesso era il suo turno.



NDA
Salve a tutti. Dunque, andando in ordine. Fanno la loro apparizione Luna&Arya... adoro di scrivere di loro. Adesso siamo proprio al completo. Ma ad una bella notizia se ne contrappone sempre una meno bella: August si è rotto le così dette scatole, ma non dimentichiamoci che è anche soggiogato tantissimo da Acnologia, sebbene possa non sembrare. Quindi la sua situazione da villain è un po'... in bilico, ecco.
Adesso che tutti i nuovi personaggi sono comparsi, faccio un po' di chiarezza riguardo l'età che hanno:
Neel, Rayn, Ametyst, Hikari, Alecta: 16 anni
Will: 17
Arya&Luna: 15
Fiamma, Yuki, Arashi, Emer, Sephir & Akua 12
Kaminari: 13.
Detto ciò, alla prossima!
Avatar di Arya&Luna.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Cosa accadde quella notte ***


9 - Cosa accadde quella notte

Attesa.
L’attesa era snervante. Lo era in particolare quando non si aveva idea di quando un qualcosa sarebbe successo.
Dopo quella volta in cui Natsu lo aveva visto e fronteggiato, August sembrava sparito nel nulla.
In realtà, sapeva molto bene che così non fosse. Si stava solo preparando a portare a termine la sua vendetta.
Lui e i suoi compagni di gilda si erano mossi per cercare di trovarlo, senza ottenere però alcun risultato. Avevano passato notti e giorni interi a cercare lui e Acnologia.
Ma di tempo ce n’era ben poco. Di ciò ne era consapevole anche Lucy, la quale stava vivendo nell’angoscia e nell’ansia più totale l’ultimo periodo di gravidanza.
Nessuno era più tranquillo. Lo stesso Natsu, sempre pronto a tirarle su il morale e a vedere il lato positivo della cosa, sembrava non essere più lui.
Quella sera si trovavano ala gilda e il Dragon Slayer del Fuoco era piuttosto silenzioso. Non litigava con Gray, né faceva baldoria insieme agli altri.
Semplicemente se ne stava in piedi in un angolo, guardando il cielo stellato da una delle finestre. Fu a quel punto che Lucy gli si avvicinò, stringendolo da dietro.
“Ehi, Natsu. So che non è facile, ma non abbatterti così. Se anche tu ti arrendi, allora nessuno di noi saprà proprio come fare”
“Non mi sono arreso, sono solo preoccupato e questo lo sai”, rispose lui.
“Certo che lo so. Ma dobbiamo credere al fatto che nostra figlia potrà salvarci, quando sarà arrivato il momento. La visione di Charle è stata chiara. Lei va messa in salvo, è nel suo destino”.
Natsu abbassò lo sguardo, ricordandosi in quel momento della teca che avevano, circa qualche giorno prima, finito di costruire. Avevano estratto l’oggetto da un tronco d'albero pregno di magia. Dopo averlo intagliato, era stato necessario canalizzare il proprio potere all’interno della teca, poiché era necessaria un’energia non indifferente per portarla in un altro mondo.
Tutta Fairy Tail aveva dato un po’ della sua magia per permettere alla Salvatrice di fuggire da quel destino di cui ancora non si conosceva l’esito.
“Tsk, destino”, ancora faticava a credere che il destino di sua figlia potesse essere proprio quello. “È assurdo. Lucy… forse tu dovresti entrare nella teca e andare”.
La maga prontamente gli afferrò il viso, guardandolo negli occhi.
“Non posso farlo. Non posso lasciare te, Neel, tutti voi”
“Ma non puoi neanche lasciare da sola lei. Almeno uno dei due dovrebbe esserci. Per favore...”.
Oramai erano giorni che Natsu tentava di convincerla. E Lucy avrebbe anche fatto come lui diceva, ma non era così facile. Non era facile dover scegliere, dover dividere la famiglia.
Igneel aveva ascoltato la loro conversazione, stando ben attento a non farsi vedere. La paura era anche nel suo cuore di bambino. Sveglio e attento per com’era, aveva carpito ogni informazione, arrivando a capire da solo quello che sarebbe successo: probabilmente non sarebbe morto. Ma avrebbe sofferto. Non aveva idea se ciò lo spaventasse o meno. La sofferenza era qualcosa che non aveva mai conosciuto.
Sgambettando si avvicinò ai due, prendendoli per mano.
“Mamma, io la pensò come papà. Tu devi andare. La bambina non può stare da sola”.
Lucy rimase molto colpita dalla saggezza del figlio.
“Ma Neel...”
“Dico sul serio”, poi strinse i pugni. “Noi ce la caveremo, vero?”
“È esattamente quello che penso”, rispose Natsu ammiccando.
La bionda sospirò.
“Ragazzi… sapete che non posso a priori. E se toccasse alla bambina di Juvia e Gray? Non sappiamo ancora chi delle due sarà destinata”.
Il bambino sbuffò. Già da solo si rendeva conto che quello era un fastidioso rompicapo.
Quello era senza dubbio un brutto affare. Ma, in un modo o nell’altro, ne sarebbero venuti fuori.
Ad un tratto Lucy avvertì una fastidiosa fitta al basso ventre che la portò a chinarsi su se stesso con un lamento.
“Lu!”, Natsu subito la sorresse. “Ehi, stai bene?”. La ragazza provò a rispondere, ma il fastidio era adesso divenuto un vero e proprio dolore lancinante che arrivava a ondate.
“M-mamma?”, chiamò il bambino spaventato.
Lei annaspò, cercando di ricomporsi.
“Credo… che ci siamo...”
“Ci siamo?! Adesso? Ma sei sicura?!”
“Certo che sono sicura, idiota…!”, imprecò Lucy, venendo poi  interrotta dall’ennesima fitta. Neel a quel punto si zittì del tutto, con gli occhi sgranati.
Non poteva ancora saperlo, ma la fine avrebbe avuto inizio proprio quella sera.


Ametyst si era destata non poco nervosa. Anzi, da qualche giorno a quella parte il suo umore non era mai cambiato, non solo perché le ricerche sui suoi fratelli non portavano a risultati, ma anche per tutto il resto.
“Che cazzo di situazione”, si lamentò dondolandosi sulla sedia girevole. “Così non andremo da nessuna parte. Devo assolutamente parlare con Happy. Quello scemo è l’unico che mi può aiutare”. Poi gettò il capo all’indietro: essere giunta fin lì, dopo tanto tempo, era stata una vera fortuna. O una sfortuna. Dipendeva da come si guardava la cosa. 
Ciò che però era certo era che August e Acnologia fossero estremamente pericolosi. Forse non per lei nello specifico, ma per Fiamma sì.
“Ametyst!”.
Nel sentirsi chiamare all’improvviso, la ragazza cadde dalla seria. Gajeel sghignazzò.
“Ops, per caso ti ho spaventata?”, domandò divertito.
“No, tu credi?”, sbuffò alzandosi in piedi. “Io adesso esco. Devo parlare con Happy”
“Cosa vorrai mai da quel tipo?”. Lei strabuzzò gli occhi.
“Questi non sono affari tuoi. Piuttosto, cerca di arrivare a conclusione con Levy, non è che posso sempre farti da cupido!”
“Tu! Brutta piccola mocciosa!”, imprecò. Ma Ametyst era già andata via. Effettivamente, non è che quest’ultima avesse poi tutti i torti.

E se Ametyst era nervosa, Happy non era sicuramente da meno. Era andato all’AirMoon, aveva preso una cioccolata – sebbene avesse preferito di gran lunga del pesce – nella speranza di calmare il suo stato d’animo. Stavano perdendo tempo!
Forse Fiamma era cambiata, da un certo punto di vista, ma non sarebbe servito a niente se non credeva alle sue parole. L’aveva cercata per così tanto tempo  e adesso che era riuscito a ricondurla a casa sua, ecco che la strada gli veniva sbarrata,
Probabilmente August e Acnologia non si sarebbero fatti troppi problemi a eliminarla. Dopotutto, lei era la Salvatrice, la loro nemica per natura.
Era una situazione difficile e non c’era nessuno con cui poteva parlarne!
“Accidenti, Happy. Perché hai quel muso lungo?”, domandò Erza dietro il bancone. “Problemi d’amore?”
“Ma perché tutti pensate sempre che sia per questo?! Non ho problemi d’amore!”.
Arya, seduta su una sedia accanto a lui, si dondolò.
“Se hai problemi in amore dovresti parlarne con me. Io ho la capacità di fare mettere insieme le persone!”.
Bene, tale madre, tale figlia.
Si portò una mano sul viso.
Poteva andare peggio di così?
Lo scampanellio alle sue spalle gli fece ben presto intendere di sì. Ametyst entrò con aria seccata, guardandosi intorno.
“Benvenuta!”, esclamò Erza, “Ametyst, giusto? Vuoi comprare qualcosa?”
“In realtà sono qui per vedere una persona”, e dicendo ciò si sedette accanto ad Happy, il quale si voltò a guardarla lentamente.
“Sì…?”, chiese intimorito.
“Guarda che non ti mangio mica. Senti, sono qui per parlarti di una cosa. Siamo entrambi d’accordo sul fatto che Fiamma vada protetta, giusto?”
“Io… sì, certo...”, rispose piuttosto stranito.
“Bene. Adesso rispondi a una semplice domanda. Perché l’hai portata qui?”.
Happy a quel punto prese a guardarla dritto negli occhi.
“Non mi crederesti se te lo dicessi”
“Non ti crederei, eh?”, domandò sorridendo. “Va bene, ho capito. Non è necessario che rispondi adesso. Adesso però devi venire con me”.
Dopodiché si guardò intorno con fare circospetto.
“Ma come, ve ne andate di già?”, chiese Arya facendo spallucce. “Oh, beh...”.
Erza scosse il capo.
“Chissà cosa stanno tramando quei due...”.
Qualche attimo dopo, Luna uscì dalle cucine con il viso infarinato.
“Penso di aver capito cosa voglio fare da grande”, affermò con le mani poggiate sui fianchi.
“Bene!”, fece la gemella. “Erza, potresti prenderci a lavorare qui?”
“Lavorare qui? Beh, sì.. forse effettivamente potrei...”.
Mentre le tre parlavano del futuro, il dottor Gerard entrava all’AirMoon. Come spesso accadeva, il tempo parve fermarsi nell’attimo in cui lui e la rossa si guardarono. Arya allora sorrise.
“Ciao, dottore!”, salutò. “È bello vederti. Erza ti stava aspettando!”
“Ma, ehi!”
“È vero”, aggiunse Luna, afferrando la sorella. “Noi adesso ce ne andiamo, così potete rimanere soli e fare quello che volete!”.
A Gerard venne da ridere.
“Ah, quelle due”, sospirò Erza. “Sono davvero dei terremoti”.
Il ragazzo si avvicinò, poggiandosi al bancone.
“Tu piaci molto a loro”
“Oh, piaci molto a loro anche tu. Sono convinte del fatto che tra noi ci sia qualcosa”
“E si sbagliano?”.
La ragazza si ritrovò ad arrossire.
“Perché non me lo dici tu?”, lo stuzzicò, facendolo sorridere.
“Stasera ti va di venire da me?”.
Un invito che aspettava da una vita!
“Sì! Cioè...”, si schiarì la voce. “Certo che sì, mi farebbe molto piacere. Lascerò Arya e Luna con Wendy e Charle, così sono certa che non combineranno guai. Saranno contente di saperci insieme”
“Sì...”, sussurrò lui. “Saranno contente”.


Faceva male. Le contrazioni era ravvicinate e intense, lasciando Lucy senza fiato. Oramai era chiaro che la bambina sarebbe venuta al mondo quella notte.
Una gioia ma anche un dolore.
Natsu era nervoso, nervoso per molti motivi. Primo fra tutti, non voleva vedere la donna che amava soffrire.
“Ma insomma, non può fare qualcosa?”.
Polyushka lanciò un’occhiataccia al Dragon Slayer.
“Natsu Dragneel, la natura non si forza. Adesso sta zitto e buono e lasciami fare il mio lavoro!”.
Lui sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Se c’era una cosa che odiava, era quella di non poter avere affatto alcun potere su ciò che stava succedendo.
“N-Natsu...”, Lucy lo chiamò, allungando una mano verso la sua direzione.
Lui allora la afferrò, stringendola.
“Scusa, Lu. Sono qui. Andrà tutto benissimo, vedrai”
“Molto bene”, disse Polyushka. “Visto che adesso siamo tutti calmi, puoi cominciare a spingere”.
Neel aspettava fuori dalla camera, con gli occhi sgranati. Tutto ciò era quasi un trauma per lui, poiché non aveva la più pallida idea di cosa stesse succedendo.
Rayn gli diede una pacca sulla spalla.
“Ma è morto?”
“Tesoro, non dovresti dire queste cose”, disse Juvia. “È soltanto un po’ sconvolto”
“Tsk, non ho un bel presentimento”, disse Gray. “Se sta nascendo adesso, vuol dire che ci dobbiamo aspettare un loro attacco da un momento all’altro”
“Questa non è una bella notizia”, borbottò Rayn. “Su, Neel. Riprenditi”.
Juvia guardò con dolcezza i due. Tutto quello che stava accadendo, voleva forse significare che quel destino tanto crudele sarebbe toccato a sua figlia? O c’era forse altro che doveva succedere?
Nel momento esatto in cui formulò quel pensiero, sentì qualcosa di caldo scivolarle giù per le gambe. Abbassò lo sguardo, sgranando gli occhi.
“Ju-Juvia? A che gioco stai giocando?”, domandò Gray.
“Juvia non sta giocando in nessun modo!”, fece lei spaventata. “Il momento… è… è….”.
Si portò una mano sul ventre, gemendo dal dolore.
“Oh, no. Non adesso!”, esclamò lui sorreggendola. “Cavolo… Polyushka è già occupata con Lucy. Rayn, vai a chiamare Mira, intesi? Sii veloce!”.
Il bambino annuì, correndo all’impazzata alla ricerca di Mira.

Acnologia e August si erano furtivamente avvicinati alla gilda. Quei maghi da strapazzo erano stati sulle loro tracce per giorni senza mai trovarli. Era stato in quel contesto che erano venuti a sapere della profezia. Cosa che inizialmente August aveva trovato assurda: come poteva un bambina sperare di poter sconfiggerli?
Il suo compagno lo aveva però raccomandato di non sottovalutare la Magia Bianca. Ciò non aveva fatto altro che innervosirlo ulteriormente.
“Ah, mi sento così eccitato. Finalmente un po’ di azione”, fece Acnologia. “Voglio farla pagare al Dragon Slayer del Fuoco”
“Non adesso”, rispose lui. “Prima dobbiamo lanciare il sortilegio”
“Ah, giusto. Che seccatura”, sbuffò.
Un sortilegio in grado di spezzare per sempre la felicità del loro nemici. Aveva cercato gli scritti più antichi per trovare qualcosa che facesse al caso suo. Alla fine c’era riuscito: il Sortilegio Oscuro.
Magnolia sarebbe stata spazzata via, i suoi abitanti avrebbero perso la memoria. Le famiglie sarebbero state separate e Fairy Tail non sarebbe più esistita.
Era questo quello che voleva. Perché se lui non poteva essere felice, allora nessun altro poteva esserlo.
“Pronto?”, domandò Acnologia impaziente.
Lui assottigliò lo sguardo.
“Pronto”.


Di certo Fiamma si era ampiamente ripresa dal suo piccolo incidente con Acnologia. E adesso era più vispa che mai.
“Fiamma, metti a posto la tua camera”, ordinò Lucy, mentre la bambina saltava sul letto.
“Ma a me non va”, si lamentò lei.
“Fiamma, fa come dice Lucy”, Natsu le diede man forte. “Questo vale anche per te, Neel”.
L’adolescente però sembrava piuttosto indisponente, ultimamente.
“Lasciami in pace”, borbottò.
“Ehi, attento al tono che usi”, lo rimproverò. “Ma Happy dov’è finito?”
“È uscito poco fa, non ho idea di dove sia”, sospirò Lucy.
“Possiamo andare a cercarlo?”, supplicò la bambina. “Giuro che non mi allontano”
“Soltanto se Neel viene con te”, disse Natsu.
“Ma perché devo?”, si ribellò.
“Perché lo dico io!”, fece dandogli un colpo sulla testa. “Adesso vai, prima che mi arrabbi sul serio”.
Con un sonoro sbuffo, Neel fece segno a Fiamma di seguirlo.
A Lucy venne da ridere.
“Te lo hanno mai detto che saresti un bravo padre?”
“Io? No, sinceramente è la prima volta. Che cosa vogliamo fare?”.
La ragazza fece un sorrisetto malizioso.
“Dipende”.

Fiamma saltellava allegramente, mentre Neel le andava dietro con aria seccata. Tutta quella situazione stava diventando piuttosto pesante. E si sentiva oppresso, peccato non poterne parlare con nessuno.
“Che cosa vogliamo fare? Dove vogliamo cercare? Neel, perché sei silenzioso?”
“Lasciami in pace, Fiamma”, la zittì.
“Ma cosa ho fatto?”
“Hai fatto che mi metti sempre ne guai. Natsu vuole che mi prenda cura di te, ma perché devo essere obbligato? Tu non sei mica mia sorella!”.
Fiamma batté le palpebre, sentendosi non poco offesa da quell’affermazione. Era la verità, ma che motivo aveva di dirlo con tanta cattiveria?
“Stupido!”, fece puntandogli il dito contro. Dopodiché si allontanò, prendendo a correre. Neel alzò gli occhi al cielo. Aveva l’impressione che si sarebbe cacciata nuovamente nei guai.


“Su, Juvia! Avanti, dai una bella spinta!”, Mira stava cercando di incitare l’amica, la quale era in preda a dolori atroci.
“Non può… non può nascere adesso!”, affermò lei preoccupata, fra gemiti di dolore.
Gray le accarezzò il viso.
“Lo so che non vorresti nascesse adesso, ma devi essere coraggiosa. Dobbiamo esserlo entrambi”.
Che lo volesse o no, la natura non poteva essere fermata. 
“Continua! Vedo la testa!”.
E Juvia spinse, gettando il capo all’indietro. Concentrò tutte le sue forze in quel gesto, accasciandosi un attimo dopo stanca, svuotata e ansimante.
Ciò che sentì subito dopo fu un vagito. Gray con gli occhi lucidi, si voltò a guardarla.
“È Yuki! Sta bene!”.
La bimba infatti si dimenava tra le braccia di Mira, la quale stava tentando di avvolgerla in una copertina. Solo dopo la porse alla madre. Juvia strinse a sé quel fagotto di tenerezza e amore, perdendosi nei suoi occhi azzurri.
“Oh, Yuki… è bellissima. Ma… è lei…?”. Gray scosse il capo.
“Non lo so. Io non lo so”.

Esattamente un minuto e mezzo dopo, Lucy mise al mondo la sua secondogenita, la bambina che sarebbe stata destinata ad essere la Salvatrice. Con fare tremante, la ragazza prese la bimba tra le braccia, la quale smise subito di piangere a quel contatto.
"È qui…”, sussurrò. “Natsu, è qui...”. Lui sorrise, sospirando, sentendosi incredibilmente sollevato.
A quel punto Igneel, un po’ incerto, entrò.
“Mamma, papà. È nata Yuki!”.
I due si guardarono. Intuirono immediatamente cosa ciò volesse significare. Eppure, ciò non avrebbe rovinato quel momento felice.
“Davvero?”, domandò Natsu. “Ne sono contento. Ed è nata anche la tua sorellina, Neel”.
Con gli occhi lucidi per l’emozione, il bambino si avvicinò, osservando le neonata che la madre stringeva tra le braccia.
“Oh… com’è carina! Ciao! Io sono Igneel, sono tuo fratello maggiore. Come… com’è che si chiama?”.
Lucy guardò il marito, porgendogli delicatamente la piccola.
“Decidi tu quale sarà il suo nome”. Natsu allora prese sua figlia in braccio. 
Lo sapeva, sarebbe stata destinata a compiere scelte che non poteva neanche immaginare. Sarebbe stata forte, di questo ne era più che certo.
Accarezzò la sua piccola manina stretta in un pugno, per poi sollevare lo sguardo.
“Il suo nome sarà Fiamma. Perché, con la fiamma che arde dentro di lei, un giorno ci salverà tutti”.
La ragazza sorrise.
“È un nome perfetto”
“Fiamma”, ripeté Igneel. “Mi piace”.
Quello era un momento dal sapore estremamente dolce. Un momento che però non sarebbe durato molto.
Un rumore simile al fischio del vento di tempesta li fece sussultare. Fiamma allora prese a piangere.
“Che succede?!”, domandò il bambino.
Natsu assottigliò lo sguardo.
Poteva sentirli avvicinarsi. Sempre di più.
“Loro sono qui”.


Dopo aver corso per qualche metro,  Fiamma si fermò, stanca e avvilita. Ce l’aveva a morte con Igneel per quello che aveva detto poco prima.
Lei portava solo guai… era vero! Anche quando stava in orfanotrofio tutti non facevano altro che ripeterglielo. 
“Stupido Neel. Perché devi dirmi certe cose? Sei cattivo, uffa!”, si lamentò ad alta voce. Quando si sentiva particolarmente furiosa, poteva sentire come un grande fuoco che le cresceva dentro. Una sensazione particolare che non avrebbe saputo spiegare.
August, dal canto suo, l’aveva vista allontanarsi e ne aveva sorriso soddisfatto. Molto tranquillamente e con le mani dietro la schiena, le si avvicinò
“Fiamma Stars, salve”, salutò. “Vedo che ti sei ripresa”. La bambina lo guardò, tremando appena. August non era di certo Acnologia, ma comunque sia, Happy e Neel le avevano consigliato tante volte di stargli lontano.
Neel… perché avrebbe dovuto fare ciò che lui diceva?
“Salve”, salutò allegra. “Che ci fa qui?”
“Nulla di che, volevo solo parlarti. Sai, sono venuto a trovarti l’altra volta in ospedale, ma non eri cosciente”
“Davvero? Questo è gentile da parte sua”
“Su, non c’è bisogno di essere così formale.  Non sono poi così vecchio, anzi… potrei tranquillamente essere tuo fratello”.
E poi assottigliò lo sguardo. Aveva colpito in pieno il centro del problema. E lo sapeva. Tutte le attenzioni di Fiamma, adesso erano sue.
“Oh… questo è forte...”
“Sono contento di sentirtelo dire. Su, andiamo a fare due passi”.

Ametyst e Happy, intanto, stavano camminando da circa una mezz’ora buona. La ragazza parlava e stra parlava, in modo molto vago e domandando delle cose non necessariamente strane, ma chieste così all’improvviso gli avevano dato un po’ da pensare.
“Da quanto tempo sei qui a Magnolia?”, gli domandò lei.
“Eh? Da alcuni mesi…”
“Mesi, eh? Capisco. È curioso, non pensi?”
“Cosa?”
“Tutti noi. Ci siamo incontrati qui e abbiamo un destino così simile. Credi che si tratti di una coincidenza o pensi che ci sia un motivo?”.
L’Exceed allora si fermò, guardandola.
“Io penso che ci sia un motivo”. Ametyst si avvicinò, guardandolo negli occhi.
“Allora mi sa che siamo in due. Hai detto che ti darei del pazzo se me lo dicessi… mettimi alla prova!”. 
Si guardarono per qualche istante senza dire una parola. Ma quello che sembrava un vero e proprio momento di svolta fu interrotto dall’arrivo di un lamentoso Neel.
Nel vedere quei due così vicini, avvertì una fastidiosa stretta allo stomaco che non seppe spiegare.
“Ah, ecco dov’eri, Happy!”, lo chiamò.
“Neel? Amh… non c’è Fiamma?”
“Non me la nominare! Non so neanche dove sia andata!”.
L’espressione di Ametyst allora cambiò drasticamente.
“Non mi dire che l’hai lasciata andare in giro da sola?! Come si può essere TANTO IDIOTI?!”
“Ehi… calmati...”
“Senti, lascia perdere, va bene? Sarà meglio cercarla prima che si metta nei guai!”.
Happy era stranamente silenzioso. Forse perché i suoi dubbi stavano finalmente avendo una conferma.

“Che succede adesso?”, domandò Neel spaventato, guardandosi intorno. Sfortunatamente, sia Natsu che Lucy sapevano bene cosa adesso sarebbe toccato loro fare: dire addio alla piccola Fiamma.
“Forse dovremmo farlo subito”, suggeri lui. La ragazza annuì. La bimba dormiva così beatamente fra le sue braccia, forse cullata dal suo calore, da non riuscire neanche a staccarsi. 
Prese la chiave del Leone e allora l’attaccò al suo collo.
“Piccola Fiamma, questa chiave ti proteggerà quando ne avrai bisogno. Ti prego di essere forte. E ricorda che la tua mamma ti vuole bene”.
Poi le posò un bacio sulla fronte, mentre le lacrime iniziavano a rigarle le guance.
“Natsu… portala al sicuro...”
“Eh?”, Neel saltò in piedi. “Papà, aspetta, voglio venire anche io!”.
Lucy li osservò allontanarsi, lasciandosi andare ad un pianto esasperato.

Juvia cullava la piccola Yuki con fare pensieroso. Forse era riuscita a sfuggire a un destino crudele, ma c’era la possibilità che gliene toccasse uno ancor peggiore.
“Ah!”, gridò Rayn. “Ci sono i cattivi? Che facciamo?”
“Juvia, tu e i bambini dovreste andare al sicuro”, affermò Gray, rendendosi conto solo dopo dell’espressione strana della moglie.
Aveva infatti un sorriso amaro dipinto sulle labbra.
“Juvia pensa che potremmo perderla comunque. Non sappiamo cosa ci aspetta. E se la sua vita venisse messa in pericolo?”
“Io non capisco cosa stai cercando di dire”
“Forse il suo destino non è essere la Salvatrice. Forse il suo destino è solo quello di stare accanto alla Salvatrice. In un mondo lontano e diverso da questo, sapranno essere il sostegno l’una dell’altra...”
“Vuoi dire che devo metterla nella teca?”. Lei guardò la bambina. E sorrise ancora.
“È per il suo bene. Yuki Fullbuster, tu sarai il sostegno e la spalla della Salvatrice. E un giorno ci rincontreremo. Te lo prometto”.
Gray avrebbe tanto voluto dissentire, ma erano bastate le parole e la dolcezza di Juvia per convincerlo che, probabilmente, le cose dovevano andare così. Che se c’era anche solo una possibilità di darle un’occasione migliore, allora dovevano sfruttarla.
“Abbandoniamo la bambina?”, domandò a quel punto Rayn, tristemente.
“So che può sembrare così. Ma ti prometto che un giorno tutto avrà senso. Juvia…?”.
Quest’ultima gli porse la bambina, con la paura nel cuore, ma anche, in parte, sollevata.
Perché le stava concedendo un’opportunità migliore…

Aconologia aveva fatto la sua irruzione a Fairy Tail, trovando ovviamente la strada sbarrata. Ciò non aveva fatto altro che aumentare la sua sete di sangue e vendetta.
“Bene, bene, guarda un po’ che bella storia. Non capite che più mi sfidate più divento furioso?”
“Tu non andrai da nessuna parte”, proferì Cana. “Qualsiasi cosa tu e il tuo compare vogliate fare, dovrete ucciderci per piegarci al vostro volere!”
“Non vedo quale sia il problema!”, sghignazzò lui.
Gildarts capeggiava ovviamente i membri della gilda. E ben presto si era accorto di una cosa importante.
“August”, disse a bassa voce. “Manca August! Che qualcuno vada a cercarlo! Non deve avvicinarsi alla Salvatrice”.

Quest’ultima si trovava indisturbata tra le braccia di Natsu, il quale si stava sbrigando a raggiungere la teca, situata in un posto sicuro all’interno della gilda, mentre Neel gli veniva dietro.
“Aspetta!”, lo chiamò ancora. “Non me l’hai neanche fatta salutare. Non è giusto! Sono suo fratello, voglio prendermi cura di lei!”
“Neel! Non c’è tempo per questo! Lo capisci che abbiamo i minuti contati?”.
Arrivati alla teca, Natsu si accorse di non essere solo: lì c’era anche Gray, insieme a Yuki. I due amici si guardarono con non poca sorpresa.
“Gray?”
“Natsu?”, lo guardò. “Lei è...”
“Si chiama Fiamma. E devo metterla al sicuro. Perché tu sei qui…?”.
Lui abbassò lo sguardo.
“Juvia pensa che probabilmente le nostre figlie avranno bisogno l’uno dell’altra. Pensi che ci sia abbastanza magia per portarle entrambe lì?”
“Beh, non lo sapremo finché non le avremo provato”, poi guardò sua figlia, sorridendo. “Ti ho chiamato “Fiamma”, per un motivo ben preciso. Confido nel fatto che ci ritroverai, un giorno. Il nostro destino è nelle tue mani. Ti voglio bene”.
Anche Gray stava salutando la piccola, la quale lo guardava con i suoi grandi occhioni chiari.
“Prendetevi cura una dell’altra. Ciao, Yuki. Ci si vede da un’altra parte”, sussurrò baciandole la fronte. Poi i due si chinarono, poggiando le bambine all’interno della teca.
Fu in quel momento che accadde ciò che tanto avevano temuto: August arrivò, con le fiamme negli occhi e sicuramente pieno di cattive intenzioni.
“Non mi dite, sono in ritardo? La Salvatrice è già nata e io me lo sono perso?”.
Igneel indietreggiò, spaventato.
“Tu, bastardo”, disse il Dragon Slayer. “Tutto ciò sta accadendo per colpa tua”
“Tsk, parole e nient’altro le tue! Sapete qual è la cosa divertente? Il Sortilegio Oscuro è già stato lanciato. Sta venendo a prendervi… e poi non avrete scampo!”
“Lo uccidiamo adesso o no?”, domandò Gray.
“Fosse così facile...”, sussurrò Natsu, ricordandosi solo dopo di come suo figlio fosse ancora lì. Non poteva permettersi di metterlo in pericolo. A quel punto gli venne un’idea.
“Igneel”, si abbassò per guardarlo negli occhi. “Ascolta, forse c’è abbastanza magia anche per te. Devi entrare nella teca e andare con Fiamma e Yuki”
“Eh… eh? Ma… non posso andare. Lasciare te… e la mamma…!”
“Ma tu sei suo fratello. Volevi prenderti cura di lei, non è vero?”
“Io… sì”
“Perché sei coraggioso fino alla fine”, disse togliendosi la sciarpa e avvolgendola attorno al suo collo. “Questa tienila tu. Lo so che adesso tutto ti sembra ingiusto e senza senso. Ma quando ci rincontreremo, allora capirai meglio. Va, Neel!”.
Dicendo ciò lo abbracciò. Un abbraccio fin troppo fugace che non avrebbe potuto colmare nessun vuoto. Con gli occhi lucidi, ma senza osare proferire una parola, Igneel si infilò veloce nella teca.
“Avete finito?”, domandò August annoiato. Natsu si voltò a guardarlo.
“Me la pagherai per questo”.



“Grazie per esserti preoccupato per me, August. Ma sto bene, davvero”, Fiamma dondolò le gambe, seduta sulla panchina.
“È mio dovere. Dopotutto Acnologia è sotto la mia responsabilità. Come te. Come tutti voi. Dimmi, come vanno le cose?”
“Molto bene. Vivo con Neel, Lucy e Natsu. Loro due sono sempre più innamorati. Solo che davanti a noi non fanno molto”, sussurrò complice.
“Pensa, ma non mi dire”, rispose nervoso. “Ah, è un vero peccato che non puoi stare qui per sempre...”
“Eh?”, domandò guardandolo. “Perché no?”
“Perché tu non fai parte di questo posto. Sei finita qui per una casualità fortuita, ma il tuo posto è da un’altra parte...”.
August parlava lento e con fare mellifluo. Sembrava star cercando di entrare nella sua testa, di convincerla a fare qualcosa.
“Ma loro… loro si prendono cura di me...”
“Ma non sono di certo la tua famiglia, no? E anche volendo non potrebbero sostituirla. Io… io so bene cosa significa essere da soli. Non sentirsi parte di niente”.
Fiamma lo guardò con gli occhi spalancati. Senza neanche rendersene conto, August le aveva appena confidato una cosa che, oramai da troppo tempo, lo faceva star male, soffrire e meditare vendetta. Le aveva tolto ciò che lui non aveva avuto.
“Davvero? Mi dispiace per questo! Hai mai provato a cercare la tua famiglia?”
“Cercare la mia famiglia?”, domandò con uno sguardo strano. “Tu non sai niente… niente...”. E dicendo ciò si avvicinò con fare minaccioso a lei, al punto che Fiamma si ritrovò a indietreggiare.
“Amh… ho detto qualcosa che non dovevo?”, domandò in un sussurro.
In quel momento, Ametyst arrivò insieme ad Happy e ad un affannato Neel.
“Ah!”, sbuffò. “Insomma, sta bene, vedi? Adesso ce ne possiamo andare?”.
La ragazza però non sembrava disposto ad ascoltarlo. Con le labbra serrate e i pugni chiusi, si avvicinò ai due.
“Ametyst!”, la chiamò Fiamma sorpresa. Lei però aveva lo sguardo puntato su August, il quale la guardava con curiosità.
“Fiamma, vai. Neel ti sta aspettando”
“Ma io non voglio…!”
“Ho detto vai”, affermò con un tono che non permetteva repliche. La bambina quindi scivolò via di lì, raggiungendo Neel.
“E non guardare me, io non centro”, sbuffò il  ragazzo. “Happy, vieni? Ametyst mi da l’impressione di una che si caccerà nei guai”
“Voi andate pure avanti”, affermò. Sarebbe rimasto lì, voleva cercare di capire una volta per tutte.
L’Exceed si avvicinò poi ai due, che continuavano a fronteggiarsi con lo sguardo. Fu August il primo a interrompere il silenzio.
“È da quando mi hai visto la prima volta che mi guardi così male. Per caso c’è qualcosa che vuoi da me?”.
Ametyst iniziò a respirare pesantemente.
“Devi stare lontano da Fiamma. Non ti permetterò di farle alcun male”
“Non vedo perché preoccuparsi tanto per una che conosci appena”
“Lei è l’unica che ci può salvare, chiaro?! Per colpa tua ho perso la mia famiglia!”.
Happy spalancò gli occhi. Finalmente la conferma tanto attesa era arrivata.
“Ametyst...”, la chiamò tremando. “Tu sei sveglia? Ricordi tutto? Ma com’è possibile?”
“Già, sono sveglia. Proprio così, August. Sono sveglia e ricordo esattamente tutto ciò che è successo. Ricordo l’orrore, la paura, ricordo la mia disperazione, quella della gente intorno a me. Per dodici anni ho passato l’inferno. E adesso che sono qui non ti permetterò di toccare Fiamma”.
Lui chinò il capo di lato, divertito.
“Questo sì che è interessante. Eccetto Happy, non credevo che qualcun altro fosse riuscito a salvarsi. E che cosa avreste intenzione di fare, voi due? Far squadra? Ah! Ma non lo capite che è inutile? Non c’è modo che possiate convincere Fiamma a credere. Perché io sono quella voce che si è già insinuata nella sua testa, distruggendo ogni sogno e speranza. Una distruzione lenta, ben peggiore di quella fisica”
“Sei un bastardo, tu...”
“Ah, vorresti attaccarmi? Mi spiace, non credo sia possibile. Fa pure quello che vuoi, Ametyst Iron… o dovrei dire Ametyst Redfox? Ma non c’è niente che voialtri possiate fare. E, d’altronde, questo rende tutto più divertente. Sapere che ricordi tutto, mentre sei vicino alla tua famiglia… che crudele ironia!”.
Happy vide gli occhi della ragazza divenire lucidi, vide la sua rabbia e la sua consapevolezza di non poter fare effettivamente nulla. 
“Tu non vincerai mai”, sussurrò.
“No?”,  August sorrise. “Io ho già vinto”.


Ametyst si guardava intorno con fare confuso. Una bambina come lei non avrebbe dovuto trovarsi in mezzo a quella  battaglia, ma il suo coraggio – o la sua incoscienza- era più forte di qualsiasi altra cosa.
“Mamma, mamma!”, esclamò. “Aspetta, ti prego! Ti aiuto io!”.
Tentava di farsi sentire, sebbene in realtà non fosse facile.
“Ametyst, che cosa stai facendo?!”, la chiamò Gajeel. “Non puoi stare qui!”
“Ma io devo fare qualcosa!”
“Non c’è niente che puoi fare! Adesso ascoltami! Prenditi cura dei tuoi fratelli, hai capito? Proteggili a qualsiasi costo! Puoi farlo, Ametyst?”.
La bambina annuì, con gli occhi spalancati.
“Brava, piccola. Adesso vai, sbrigati. Qui ci pensiamo noi!”. Ametyst ebbe il tempo di voltarsi, prima che un’ondata di vento verde entrasse nella gilda. Un vento aggressivo e furioso, come se stesse incombendo una tempesta.
“AH!”, urlò, prendendo a correre. Non aveva idea di cosa fosse, ma non prometteva assolutamente nulla di buono. I tre gemellini si trovavano in una cesta. Akua era l’unica sveglia e l’unica che, nel vedere la sorella, agitò i pugnetti.
“Dobbiamo andare!”, fu l’unica cosa che riuscì a dire. Con grande sforzo iniziò a trascinare la cesta, prima che il Sortilegio li raggiungesse.

Igneel si era infilato nella teca. Da un piccolo spiraglio poteva vedere Natsu e Gray fronteggiare August.
Il cuore gli batteva forte.
“Vuoi farmela pagare?”, domandò il rivale. “E per cosa, precisamente? Sei stato tu quello che mi ha portato via tutto!”
“Basta, smettila! Io ho solo fatto quello che era giusto. Zeref ha avuto le sue colpe, pensi che lo abbia eliminato per semplice piacere?”.
August allora cambiò espressione.
“Non osare nominarlo! Tu non sai niente, niente! Otterrò la mia felicità. Ma a modo mio”
“Questo qui non ci ascolta, Natsu. Sarà meglio attaccare!”, suggerì Gray.
Il bambino tremò quando quei tre iniziarono a scontrarsi. August era agile, veloce e , a giudicare dalla sua espressione, assolutamente spietato. Anche uno come lui poteva capire la forza che possedeva. E, nel frattempo, Yuki e Fiamma stavano iniziando a dissolversi, stavano sparendo e sarebbe toccato anche a lui!
August afferrò Natsu, colpendolo. Quest’ultimo annaspò, sputando poi sangue, con gli occhi sgranati.
“No!”, esclamò, guardando la sua sorellina. “Scusa, Fiamma. Devo fare una cosa!”.
Con uno scatto saltò fuori dalla teca, furioso.
“Lascialo stare!”, esclamò. August sollevò lo sguardo sorpreso.
“N-Neel?”, ansimò Natsu. “Che cosa ci fai qui? Vai subito dentro!”
“No, non posso! Questo cattivo ti fa del male! Affronta me se hai il coraggio!”.
Uno sciocco bambino incosciente.
Tale padre, tale figlio.
“Ma pensa, questo sì che è divertente. Effettivamente potrei ucciderti, ma sai cosa? Non sarebbe divertente. Il sortilegio è qui!”.
Natsu sollevò lo sguardo. L’aria si era fatta pesante. Poi si accasciò al suolo.
“Tu non vincerai mai”, ansimò.
“Io ho già vinto”, affermò lui con un sorriso vittorioso.
Neel allora si avvicinò al padre, abbracciandolo.
“Andrà tutto bene, Neel. Qualsiasi luogo, qualsiasi posto. Ma ci ritroveremo!”.
A quel punto fu il caos. Tutto stava adesso sparendo.
Happy volò veloce, cercando di scorgere Natsu.
“Oh, no! E adesso? Natsu, Neel! Dove siete?! Eh? Ametyst?!”.
La bambina infatti si stava trascinando dietro la cesta.
“Andrà tutto bene!”, esclamò. “Vi proteggo io!”
“Ametyst!”, la chiamò l’Exceed. “Che stai facendo? Dove sono tutti?”
“Non lo so! È questo fumo verde, che facciamo?”
“È il Sortilegio. La teca. Entriamo dentro, dobbiamo provare!”.
Fu una corsa contro il tempo. Prima che il Sortilegio colpisse anche loro, i due riuscirono a sfiorare la teca. E, da quel momento in poi, i loro destini sarebbero stati separati.


Happy continuava a fissare Ametyst, la quale teneva gli occhi incollati al suolo. Non riusciva a crederci, era stata sveglia per tutto quel tempo, condividevano lo stesso triste destino.
“Puoi smetterla di fissarmi?”, domandò la ragazza.
“M-mi dispiace! È solo che non ci posso credere. Sei stata sveglia per tutto il tempo, perché non mi hai detto nulla, quando sei arrivata?”
“Non volevo che August venisse a saperlo in qualche modo. Ma alla fine è stato inutile”, sospirò. “Quando mi sono risvegliata in questo mondo, dodici anni fa, ero totalmente smarrita. Ho vissuto angoscia e terrore, non avevo idea di dove la mia famiglia fosse. Mio padre mi aveva raccomandato di prendermi cura dei gemelli, ma non ne sono stata in grado. Poi sono arrivata qui e… Dio, ero così felice! Lo sono tutt’ora, ma… hai idea di cosa voglia dire stare accanto alla mia famiglia senza che quest’ultima si ricordi di me?”.
Happy sospirò.
“Purtroppo ti capisco bene. August lo sa, sa che soffriamo e per questo ne gode. Ma non ci dobbiamo arrendere. Farà di tutto per far dubitare Fiamma di se stessa. Noi dobbiamo farla credere. Risvegliare la fiamma che è in lei. Se spezza il sortilegio, i ricordi e la magia torneranno al loro posto. Ma non sarà facile. In qualche modo, August e Acnologia hanno conservato un po’ della loro magia”
“Tsk”, Ametyst si alzò in piedi. “Non è un problema. Non sono giunta fin qui per niente. Happy, noi salveremo la Salvatrice. E lei salverà tutti noi. Sei con me?”, domandò porgendogli una mano.
L’Exceed la guardò. Incredibile come quella bambina fosse cresciuta. E, insieme a lei, anche il coraggio.
“Sono con te”
.



NDA
Salve a tutti :D
E con questa, Happy ha la certezza di non essere solo. Ametyst, come lui, non ha perso la memoria, ed è determinata ad aiutare Fiamma a ricordare. August, più che un tipo fisico, fa un male psicologico, di quello opprimente e che ti tormenta. Finalmente ho spiegato quali sono state le dinamiche di quella fatidica notte. Neel avrebbe dovuto andare con Fiamma e Yuki ma... ovviamente non è andata così.
E adesso cosa succederà?

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La prima incrinatura ***


10 - La prima incrinatura

Quella mattina Sting si svegliò esausto, un po’ come se non avesse chiuso occhio.
Cosa strana, non aveva mai sofferto di insonnia.
Frosch e Lector bisticciavano come al solito su chi dovesse usare per primo il bagno, non era una novità che in casa loro ci fosse un casino infernale già alle sette del mattino. E ovviamente toccava a lui gestire il tutto.
“Vi dispiace comportarvi da persone e non da animali?”, biascicò. “Tra l’altro, non ditemi che Rogue dorme ancora!”
“Probabilmente sì!”, affermò Lector, battendo con impeto sulla porta. “Frosch, fammi entrare! Me la sto facendo addosso!”.
Sting alzò gli occhi al cielo. Quello stupido di Rogue alle volte era come un bambino, ma dove sarebbe andato senza di lui?
“Rogue!”, chiamò. “Io sto entrando, eh”.
Senza aspettare una vera e propria risposta, il biondo entrò, accendendo la luce. A quel punto davanti a lui si presentò la scena di Rogue e Hikari, malamente coperti da un misero lenzuolo, dopo un’evidente nottata di fuoco.
“Eh?”, biascicò il corvino. “Ma che ora sono?”
“Ma-ma!”, Sting era arrossito. “Accidenti a me! S-scusate, se avessi saputo non sarei mai entrato!”.
Ma con molta tranquillità, Hikari si stiracchiò.
“Sta tranquillo, va tutto bene”, lo rassicurò. “Se non vi dispiace, potrei fare una doccia?”
“Se non ti dispiace litigare con quei due, allora”, affermò Rogue portandosi le mani dietro la testa. La ragazza, dispettosa, si chinò su di lui, rubandogli un bacio passionale mentre Sting si portava una mano sul viso, rosso per l’imbarazzo.
Tutto ciò era alquanto surreale.
Hikari si sollevò, trascinandosi dietro il lenzuolo.
“Grazie per l’ospitalità, Sting”, fece lei ammiccando.
“Emh… prego. Io credo...”, poi si voltò da Rogue. “Ma quando è arrivata?”
“Ieri notte. È un problema?”
“No… sono contento che tu abbia una vita sessuale attiva. Mi fa solo strano”
“Che cosa ti fa strano?”.
In realtà non avrebbe saputo spiegarlo. Era da quando aveva conosciuto quella ragazza che si sentiva piuttosto turbato, non avrebbe saputo dire il motivo.
“Ah, non è niente. Solo… trattala bene, ok?”, raccomandò.
“Certo che la tratto bene. E tu adesso dove vai? Dalla tua bella?”.
Sting non rispose, facendogli capire solo con lo sguardo che sì, sarebbe andato da lei. Anche perché aveva una cosa da chiederle.

August quella mattina aveva ben pensato di andare all’AirMoon. In genere non amava i dolci, forse proprio per questo si era limitato a prendere un amarissimo caffè. Stava seduto, con lo sguardo serio, mentre Acnologia, davanti a lui, divorava con assai poca grazia delle ciambelle.
“Ebbene? Che cos’è questo appuntamento romantico? Che c’è, vuoi dichiararti?”, lo prese in giro quest’ultimo.
“Spiritoso. C’è una cosa importante di cui dobbiamo parlare””, sussurrò. “Quella ragazzina, Ametyst…. È sveglia”
“Che? E com’è possibile?”
“Non lo so, ma non mi piace il fatto che si immischi in cose che non la riguardano. Dobbiamo liberarci di Fiamma. Ma non sarà necessario usare quel poco di magia che abbiamo, è una bambina ed è ingenua. Quindi niente scherzi come quelli dell’altra volta”
“Sei noioso. E allora cosa proponi di fare, signor sindaco?”
“Ci sono tanti modi per farla fuori, il problema è che non voglio che si possa risalire a me. Magari potremmo… avvelenarla...”
“Veleno? Beh, non è male. Senti, non mi importa di quello che fai con la ragazzina, l’importante è che la fai fuori. Non cambierai idea, mi auguro”.
Il ragazzo sostenne il suo sguardo.
“Non ho assolutamente motivo di cambiare idea. Noi siamo uniti per vendetta, dopotutto”.
In quel momento Arya si avvicinò, porgendogli la sua ordinazione.
“Ecco il tuo caffè, signor sindaco August. Me la dai una mancia?”
“Togliti dai piedi, irritante ragazzina”, la congedò malamente.
“Oh, sì. Tu ci sai fare con i bambini”, sghignazzò.
L’altro puntò lo sguardo dritto davanti a sé. Aveva osservato Natsu, seduto a qualche metro da lui, per tutto il tempo. Poco dopo era arrivata Lucy, con fare molto emozionato.
“Allora?”, chiese il rosato.
“Pubblicano il mio libro!”, esclamò la bionda felice. “Non ci posso credere!”
“Sì!”, esultò. “Sapevo che ce l’avresti fatta!”.
Dopodiché l’abbracciò e fece anche per baciarla, ma August li interruppe prontamente.
“Congratulazioni”, disse sorridendo. “Magnolia aveva bisogno di una scrittrice capace”. I due, stretti l’un l’altro, guardarono sia lui che Acnologia. Inutile dire che fossero abbastanza intimoriti da entrambi, seppur si stessero sforzando di non darlo a vedere.
“Emh… la ringrazio...”, disse Lucy sorridendo nervosamente.
Acnologia sghignazzò, quella situazione lo divertiva alquanto.
“Che ti prende? Non vuoi che si scambino un bacio, eh?”
“Purtroppo, per quanto mi costi ammetterlo, l’amore può essere un tipo di magia potente. Non voglio che con un semplice bacio riacquistino i loro ricordi, è una possibilità che non dobbiamo sottovalutare. E poi c’è un motivo se li abbiamo separati”
“Sì, sì, come vuoi. Piuttosto, sbrigati a fare questa cosa. Mi auguro tu voglia concedere alla Salvatrice una morte lenta e dolorosa”
“Non preoccuparti di questo”, lo rassicurò.

Fiamma pensava. E quando prendeva a pensare non era mai un buon segno. Le parole di August le si erano insinuate nella mente come una sorta di cantilena di cui non riusciva a liberarsi.
Questo non è di certo il tuo posto, il tuo posto è da un’altra parte. 
Forse aveva ragione lui? Solo da poco tempo aveva imparato a sentirsi parte di qualcosa. Ed era piacevole, ma come ci si poteva sentir parte di qualcosa se non sapeva neanche lei chi era?
Nervosa si sfregava le mani, seduta nella veranda. Non voleva essere un’ingrata, le piaceva stare lì, eppure c’era qualcosa che non andava,
Qualcosa che non riusciva a capire.
“Ehi, Fiamma!”.
La voce di Yuki la riportò alla realtà. Quest’ultima era appena arrivata in scooter assieme a Rayn.
“Oh, ciao. Vedo che hai di nuovo il  tuo scooter”
“Già, ma Gray è stato chiaro, ha detto che se faccio un altro incidente lo manda a demolire”, sbuffò. Subito Yuki corse dalla sua migliore amica, abbracciandola.
“Come stai? E come sta Neel? Lui è in casa?”
“Eh… sì...”
“Bene”, Rayn passò loro davanti. “Allora vado da lui. Fate le brave ragazze”
“Sì… sicuramente”, Fiamma sorrise come una sciocca, mentre il cuore prendeva a battere all’impazzata. Poi però sospirò rumorosamente, vittima del suo malumore, cosa di cui ovviamente Yuki si accorse.
“Beh? Che ti prende?”, domandò con le mani poggiate sui fianchi.
“Amh”, lei alzò gli occhi al cielo. Magari la sua migliore amica avrebbe capito ciò che l’affliggeva. “Io stavo solo pensando… sarà questo il mio posto? E se stessi solo perdendo tempo? E se le cose cambiassero?”.
Yuki sbuffò.
“Cosa sono tutti questi “e se…?”. Non sei stata proprio tu a convincermi a venire qui? Vorresti lasciarmi da sola? Non ci provare! E poi io ho una missione: tentare di arrivare al cuore di Neel. E anche tu dovresti impegnarti con Rayn”
“Ma noi siamo così piccole, loro neanche ci guardano!”
“Me ne infischio!”, esclamò tirandola per un braccio. “Lo sai come sono quando mi intestardisco. Forza, vieni con me, avanti!”.
La rosata si lasciò trascinare, chissà cosa aveva in mente quella matta della sua migliore amica…

Sting era uscito presto di casa e, prima di andare a lezione, si era fermato in biblioteca. Lo aveva fatto sia per vedere Yukino, sia per cercare di chiarire alcuni dubbi che tanto lo attanagliavano. L’albina sorrise nel vederlo arrivarle incontro.
“Oh, ciao Sting”
“Ciao, Yukino”, salutò avvilito.
“Che ti prende, c’è qualcosa che non va?”
“Niente, a parte il fatto che ho beccato Rogue e Hikari a letto. E sinceramente non capisco perché la cosa mi turbi”.
Lei si portò una mano sul viso.
“Oh, no… forse lei ti piace!”
“Che? Non è assolutamente questo!”, chiarì arrossendo. “È solo che mi sento stupido a dire certe cose, ma quando l’ho vista ho avuto la sensazione di conoscerla. Ti prego, non pensar male...”.
Yukino strabuzzò gli occhi. Allora non era stata l’unica, provavano esattamente le stesse cose. 
“Non sei stupido, perché io ho sentito lo stesso. Come se l’avessi incontrata… in una vita passata”
“Ah, bene, siamo pazzi in due a quanto pare”, sbuffò. Yukino però aveva preso a pensare.
“Forse… dovremmo cercare qualcosa qui...”
“Qui? Che cosa potremmo mai trovare qui?”, domandò senza ottenere una vera risposta.

Lucy e Natsu, ora mano nella mano, erano appena usciti dall’AirMoon, conversando a bassa voce.
“Continuo a dire che quei tipi sono loschi”, disse il secondo. “Non so chi mi faccia più paura. Ah, ovviamente questo non devono saperlo, non farebbe bene alla mia reputazione”.
La bionda si lasciò andare ad una risatina.
“Non preoccuparti. Piuttosto… a proposito del nostro quasi bacio di poco fa...”, sussurrò con fare malizioso, costringendolo a fermarsi. Natsu la guardò, facendo poi per baciarla, ma Lucy lo fermò un attimo.
“Io cosa sono per te?”, domandò chiaramente. 
Cos’era lei per lui? Qualcosa di inspiegabile. Qualcosa che le parole non sarebbero riuscite a esprimere.
“… Sei la mi ragazza”, affermò. “O forse ti aspettavi una dichiarazione diversa?”.
Ma lei prese a sorridere.
“È assolutamente perfetto così”.
Gli afferrò il viso e lo baciò appassionatamente, come oramai stava immaginando di fare da troppo tempo. Ma nello stesso istante in cui le loro labbra si sfiorarono, accadde qualcosa di strano. Nella mente di Lucy iniziarono ad apparire degli sprazzi di un qualcosa. Dei ricordi che però non le appartenevano, momenti che non aveva mai vissuto. E fu una cosa tanto veloce e violenta che fu costretta a staccarsi.
“Lucy? Ma che succede?”, domandò Natsu.
Lei avrebbe tanto voluto saperlo, ma non aveva idea di come spiegare quella sensazione assurda.
“Scusa, non è niente. È soltanto un capogiro”, la rassicurò. 
“Vieni, allora. Andiamo a casa”.

Sting non riusciva a credere di essersi cacciato in quella situazione. Inoltre, non aveva idea del fatto che Yukino avesse certe fissazioni. La bibliotecaria, infatti, stava china su dei libri, cercando delle risposte a domande assurde.
Doveva però ammettere che era molto bella.
“D’accordo”, sospirò lei. “Potrebbe trattarsi di reincarnazione. Tu credi nella reincarnazione? O ti è mai capitato di ricordare cose che però non ti sono accadute?”
“Ah… sinceramente non saprei...”, rispose confuso.
“Beh, perché se così fosse sarebbe un problema, non avremmo possibilità di ricordare. O magari, qualcuno ci ha cancellato la memoria. Ma così andremmo sul fantascientifico o, peggio ancora, sul fantasy...”
“Già, non credo che uno stregone ci abbia lanciato un incantesimo. Ma sarebbe una bella storia nel caso, no?”
“Ah”, Yukino chiuse il libro. “Almeno sarebbe una risposta. Non capisco perché ne sono così ossessionata”.
In quel momento Sting allungò una mano, sfiorando la sua. Entrambi provarono un brivido profondo.
“Posso capirti, perché proviamo le stesse cose...”. Lei sorrise, sentendo il cuore iniziare a battere all’impazzata.
Ad un tratto una voce li fece trasalire.
“Emh, è permesso? C’è nessuno?”.
Riconobbero subito la voce di Hikari, la quale si stava guardando intorno con fare confuso.
“Oh, ciao!”, esclamò Yukino. “Che sorpresa vederti qui!”
“Beh, Rogue ha insistito, dice che devo trovarmi un lavoro. Non potresti assumermi come non lo so, assistente? Questo sembra un bel posto, e poi c’è un buon odore”
“Certo che sì! Solo ti prego, non mettermi nei guai! Niente droga, chiaro?”
“Chiarissimo! Che bello, quando comincio?”
“Eh… puoi cominciare adesso. Potresti prendere questi libri e rimetterli al loro posto?”
“Sissignora! E scusate se vi ho interrotti”, dicendo ciò ammiccò a Sting, il quale alzò gli occhi al cielo.
“E pensare che tutto questo è per lei...”, sospirò.
“Già… Hikari. Penso che se avessi una figlia la chiamerei così”
“Anche io”, disse guardandola. E poi si sorrisero. Non avevano idea di cosa fosse quella sensazione, ma era piacevole e non vedevano l’ora di scoprirlo.

Yuki era riuscita a convincere Fiamma ad entrare. Neel e Rayn si trovavano dentro a parlare delle loro cose “da maschi”. O, almeno, avevano fatto ciò finché non erano arrivate le due ragazzine. Yuki, a differenza dell’amica, era molto più espansiva e non si faceva problemi ad avvicinarsi a Neel.
Ma lei… come avrebbe potuto? Si sentiva una vera sciocca.
“Ehi, Rayn”, Yuki iniziò a picchiettargli su una spalla. “Hai mai avuto una ragazza?”.
Lui tossì imbarazzato.
“Io? Sinceramente no… e tu, Neel?”.
Alzò gli occhi al cielo, seccato.
“Le ragazze portano solo problemi”
“Questa è un’esagerazione bella e buona!”, Yuki si portò le mani sui fianchi. “Noi siamo ragazze, ma non creiamo affatto problemi”
“Per me sì...”, assottigliò lo sguardo, lanciando un’occhiata a Fiamma, la quale deglutì a vuoto.
“P-perché mi guardi così male? È da quando ho avuto il mio piccolo incidente che non fai che trattarmi in modo strano”
“Io ti tratto in modo strano? Per forza è così! Da quando sei qui le cose sono strane. Ero felice all’inizio, ma adesso...”, abbassò lo sguardo. “Tu mi porti solo guai”.
Una frase così semplice poteva essere un grande colpo per una come Fiamma, specie se si considerava il delicato equilibrio in cui si trovava.
Gli occhi le divennero lucidi.
“Ah...”, sussurrò. “Capisco. Beh… mi spiace. Mi dispiace davvero se ti creo problemi. Adesso… io vorrei andare a prendere un po’ d’aria, scusate...”
“Fiamma, aspetta!”, la chiamò l’amica.
“Lascia stare, vado io”, Rayn si propose, dando poi un colpo a Neel. “Sei un coglione”.
Il biondo si massaggiò la testa dolorante, mentre Yuki lo fissava con sguardo inquisitorio.
“Ma perché la tratti così?”
“Non puoi capire, piccola Yuki”
“S-sì che posso capire!”, tentò di non arrossire al pensiero di essere stata chiamata “piccola”. “Io e Rayn viviamo la stessa situazione”
“Non è esattamente uguale. Lo so che sembra stupido, ma da un po’ ho un cattivo presagio. E comunque Fiamma mi mette sempre nei guai. Io non volevo responsabilità, che cavolo. Non è mia sorella o cose del genere”
“Però è un po’ come se lo fosse. Io e Fiamma siamo cresciute insieme, sappiamo che significa essere sole. Abbiamo trovato una famiglia, adesso. Ti prego, non farla sentire sbagliata. Perché ha già sofferto abbastanza”.
A braccia conserte, Neel sbuffò. 
Perché adesso doveva sentirsi in colpa?

Fiamma camminava veloce e con il cuore che batte a mille, mentre Rayn le andava dietro.
“Su, Fiamma. Fermati, voglio solo parlarti un attimo!”
“Lascia stare, ti prego!”, esclamò lei continuando a voltargli le spalle. Le lacrime le solcavano il viso e non aveva alcuna intenzione di farsi vedere in quello stato.
August, che passava di lì, divenne curioso nel vedere quella scena. Sapeva che probabilmente avrebbe dovuto farsi i fatti suoi – visto che non era nulla di importante - ma proprio non riuscì a resistere e li seguì.
La ragazzina era piuttosto veloce. Senza troppi problemi si era insinuata tra gli alberi che l’avrebbero condotta al bosco limitrofe alla città.
Per l’ennesima volta si graffiò le braccia e le gambe, ma Fiamma non ci bado più di tanto. Voleva soltanto un posto per stare da sola e riflettere.
Perché tutto sembrava essere contro di lei, ultimamente?
Camminò qualche metro, fin quando non fu costretta a fermarsi: sotto di lei adesso c’era il vuoto, se allungava un po’ il collo poteva vedere dei massi appuntiti sul fondo. 
August stava appostato dietro di lei, osservandola. Magari gli avrebbe fatto il favore di suicidarsi? Si sarebbe risparmiato una grande fatica.
Non le staccò gli occhi di dosso neanche un attimo.
“Non è giusto...”, sussurrò lei chiudendo gli occhi. Forse adesso stava iniziando a calmarsi. 
Ad un tratto, il terreno sotto di lei cedette. Cadendo, non sarebbe sopravvissuta alla caduta. E August lo sapeva. Ma, nonostante ciò, saltò in avanti, afferrandola saldamente.
Salvandola.
Fiamma strillò, aggrappandosi a lui, rendendosi conto solo dopo di non essere caduta.
“Ah! August! Mi hai salvata!”, esclamò.
Lui la guardò per qualche istante, staccandosi subito. Effettivamente, cosa aveva appena fatto?!
“Amh… sì. Non dovresti giocare qui. Può essere pericoloso”, affermò serio.
“Sì, hai ragione. Grazie davvero, sei stato buono con me”, sospirò la bambina.
Lui… buono? Non era buono, lui era il cattivo, lui era quella che avrebbe dovuto ucciderla. E invece l’aveva salvata.
Dopo quell’incidente, Fiamma tornò sui suoi passi: Rayn era ancora sulle sue tracce, per questo, quando la vide, tirò un sospiro di sollievo.
“Oh, accidenti. Fiamma, dovresti smetterla di scappare”
“Mi dispiace, avevo solo bisogno di sfogarmi”
“Già… mi hai fatto preoccupare”, nel dire ciò Rayn si avvicinò a lei, accarezzandole il viso e facendola divampare all’improvviso.
La attenzione di un ragazzo potevano essere molto piacevoli.
“Mi… spiace...”, sussurrò.
“Va tutto bene. Adesso ti riporto a casa, ok?”, domandò afferrandola per mano.
Lei annuì, mentre il cuore prendeva a battere all’impazzata.
Il principe era venuto per riportare al castello la sua principessa.


Ametyst non avrebbe mai pensato che si sarebbe ritrovata a passare tutto il suo tempo con Happy. Ma lui era l’unico a ricordare, ed era bello poter conversare con lui riguardo a “cose” della loro vita passata.
“Ti ricordi alla gilda che casino?”, chiese l’Exceed. “Rayn e Neel si inseguivano sempre, litigando. E tu insultavi pesantemente Neel. Questo non è cambiato, in effetti. Però gli volevi bene. Gli hai dato molto coraggio”
“Sì, beh, non mi sono mai piaciuti i piagnistei”, fece arrossendo. “Deve essere stata dura per te stare con lui e Rayn senza poter dire nulla”
“È stato impegnativo. Per tanto tempo mi sono chiesto tu dove fossi. E quando ti ho vista e mi sono reso conto che avevi perso la memoria, è stato un duro colpo. Fortunatamente mi sbagliavo”
“Già”, sospirò la ragazza. Oramai erano arrivati vicino alla caserma. “Happy… pensi che tutti riusciranno a ricordare?”.
L’Exceed la guardò dritta negli occhi.
“Deve essere così. La profezie si sta già avverando. Non temere Ametyst, abbi fede”.
“Si, ho fede”, borbottò. “Comunque sono arrivata. Ci vediamo domani”.
I due si separarono. Ametyst entrò in caserma indisturbata. Gajeel, che l’aveva vista, si avvicinò furtivamente, afferrandola da dietro.
“Ti ho presa!”, esclamò.
“Ah! Ehi sei tu! Mi hai fatto prendere un colpo! Su, mettimi giù!”
“Giù? Non so proprio di cosa tu stia parlando!”, divertito, l’agente l’aveva praticamente sollevata da terra, facendola ridere.
Levy sorrise nel vedere quei due giocare così teneramente. 
“Ma guardatevi, siete davvero adorabili”.
Gajeel arrossì, mettendo giù la ragazza giù.
“Ah, eri qui Levy...”, borbottò.
La ragazza si avvicinò all’agente donna, posandole un bacio su una guancia.
“Ah, come siamo affettuose, oggi. Come mai passi così tanto tempo con Happy? Non è che c’è qualcosa?”
“Qualcosa?!”, esclamò Gajeel. “Con quello lì? No, non va bene per te!”
“E-Ehi!”, arrossì. “Calmi, non c’è assolutamente niente fra me e Happy”.
Levy la guardò con fare inquisitorio.
“Ho l’impressione che tu ci stia nascondendo qualcosa. È così?”.
Lei sgranò gli occhi.
“No...”
“Sì, ci nasconde qualcosa. Lo sai che di noi puoi fidarti”, aggiunse Gajeel.
Lei sbuffò. Non era questione di fiducia. Era questione di essere creduta una pazza. Però… magari poteva provare.
“E va bene, ve lo dico, ma dopo non rinchiudetemi in manicomio”, iniziò a dire. “La verità è che tutti noi veniamo da un altro mondo, facciamo parte di una gilda e siamo dei maghi con dei poteri. Voi siete sposati, io sono vostra figlia e… ah, Lily è un gatto. E ci troviamo sotto una maledizione, per questo nessuno ricorda niente. E August e Acnologia sono a capo di questo piano malefico. Ecco cosa vi nascondo”.
Gajeel la guardò per qualche istante.
“Maledizione, devono averti venduto della droga piuttosto scadente”
“Io non mi sono drogata! Ecco, visto? È per questo che non volevo dirvi nulla!”
“Come puoi pensare che la gente possa crederti? Questo è il mondo reale, non esiste la magia. E poi ricorderei di avere una famiglia”.
Levy gli fece segno di tacere. Lei, stranamente, non aveva avuto reazione.
“Hai detto che… veniamo da un altro mondo, ma non ricordiamo nulla?”
“È esatto. Siamo tutti nelle mani di Fiamma, lei è l’unica che ci può salvare”
“Levy, non crederai a queste sciocchezze?!”
“D’accordo, va bene”, sospirò Ametyst. “Proviamo così. Da quanto tempo vi conoscete”
“Da quanto…?”, Gajeel prese a pensare. “Non lo so… anni? Ma cosa importa?”
“Ecco, infatti! Perché è la maledizione! Sentite, se volete credermi o meno non ha importanza, perché questo non cambia le cose. E io non mi drogo, lo ripeto!”, esclamò allontanandosi.
“Guarda un po’ tu...”, borbottò lui. Levy invece si era portata una mano sul cuore, pensierosa Chissà perché non riusciva a non prendere sul serio quelle parole.

A causa delle parole di Yuki, Neel aveva preso a pensare. Forse era stato troppo duro con Fiamma, dopotutto lui era come lei, poteva capire perfettamente cosa volesse dire essere soli. Si diede mentalmente dello stupido. Quella ragazzina era senza ombra di dubbio speciale. E lui, come sempre, aveva la delicatezza di un elefante in una cristalleria.
Il soggetto dei suoi pensieri rientrò in quell’istante, trovando il ragazzo steso a letto con le mani dietro la testa. In fondo non ce l’aveva più tanto con lui, visto che, grazie a quel disguido, lei e Rayn si erano avvicinati.
Un po’ timidamente gli andò incontro, salendo poi in ginocchio sul letto e guardandolo. Neel ovviamente ricambiò lo sguardo, alzando poi gli occhi al cielo.
“Su, vieni qui”.
Ai bambini bastava davvero poco per essere felici. A Fiamma era bastato quel gesto per capire che Neel non ce l’avesse più con lei. Così gli si distese accanto.
Poco dopo, Lucy e Natsu rientrarono. Si sorpresero molto di non trovare nessuno. Quando però la bionda andò in camera e trovò i due addormentati e vicini, non poté fare a meno di provare una tenerezza infinita.
“Oh, come sono carini. Non sembrano due adorabili fratellini?”
“Assolutamente sì”, confermò lui. “Sembrano incredibilmente felici”.
Dicendo ciò portò una mano intorno alla sua vita. E Lucy non poté fare a meno di ripensare alla strana sensazione che aveva provato durante il bacio.
Forse era stato un caso, una sua impressione. Forse adesso era solo in soggezione.
“Ah, Happy, sei tornato anche tu! Ma cosa combini ultimamente?”.
L’Exceed stava dietro di loro, con l’espressione di chi aveva tanto da nascondere.
“Nulla… esco solo con Ametyst...”
“Tu cosa?! Neel non ne sarà felice!”
“Non è quello che pensi!”
“Ah, no?”, domandò con un ghigno. “Allora adesso voglio sapere tutto!”.
Lucy scosse il capo. Quel presagio che sin dall’inizio aveva avuto, adesso stava diventando più vivo: credeva che lei, Fiamma e tutti loro, fossero in qualche modo collegati.

August si trovava in balia di una vera e propria crisi. Non riusciva a credere di aver salvato Fiamma. Per quale motivo poi? Lui non conosceva pietà alcuna, soprattutto per quella ragazzina insulsa.
Non andava bene, non andava affatto bene.
Cosa più importante, se Acnologia lo avesse saputo, avrebbe dubitato di lui. E questo non lo voleva! Era un piano che stavano portando avanti insieme, non voleva passare per un debole o un traditore.
Possibile che in qualche modo lui si stesse affezionando a lei?
“Eh no!”, esclamò. “Questo mai. Non è assolutamente possibile. Non è di amore che ho bisogno, ma di vendetta!”.
Ricacciò immediatamente quel pensiero, prendendo a respirare pesantemente.
Acnologia comparve dietro di lui, silenzioso come un fantasma.
“Adesso hai anche preso a parlare da solo?”.
Lui sussultò.
“Acnologia, smettila di sbucare così dal nulla”, lo rimproverò.
“Scusa, ero solo preoccupato”, affermò assottigliando lo sguardo. “C’è forse qualcosa che vuoi dirmi?”.
Il ragazzo deglutì a vuoto. Forse, visti da fuori, lui poteva sembrare il capo, ma era una facciata. Quello a dettare le regole era Acnologia.
Le regole erano semplici: non tradire e non mentirgli mai.
Soprattutto non mentirgli mai.
Sforzò un sorriso.
“Assolutamente niente”.
L’altro lo guardò negli occhi. Lui sembrava sempre sapere tutto, sembrava osservarlo costantemente.
“Mi auguro sia così”.
August poi sospirò. Anche se non lo immaginava ancora, quello sarebbe stato solo l’inizio della loro rottura, la prima incrinatura in un’alleanza all’apparenza perfetta.



NDA
Buonsalve!
Le cose iniziano a diventare strane per August. Quest'ultimo infatti parla tanto, ma a fatti poi avviene tutto il contrario! Ha salvato Fiamma, questo cosa vuol dire? Potrebbero lui e Acnologia passare dall'essere alleati a nemici?
Inoltre, in questa storia le donne sembrano un po' più sveglie. Yukino è quella che ci è andata più vicino, Levy stranamente prende sul serio Ametyst e Lucy... ha come dei flash, è chiaro quindi che qualcosa si sta smuovendo.
Ah, e tutti credono che fra Ametyst e Happy ci sia del tenero, ma quelli sono dettagli.
Alla prossima :D

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** L'incantesimo degli Sguardi Infranti ***


11- L’incantesimo degli Sguardi Infranti

“Non posso credere di essermi fatto convincere”.
Will sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Sì, decisamente non poteva credere al fatto di aver ascoltato Alecta, Arashi e Kaminari.
“Dovresti uscire ogni tanto, topo da biblioteca”, gli avevano detto. E lui si era fatto raggirare come uno sciocco. Non aveva mai amato particolarmente il mondo esterno, insomma, c’era un motivo se era andato a vivere abusivamente nella biblioteca della città.
A braccia conserte si guardò intorno.
“Perché mi sono fatto convincere?”, borbottò.
“E dai!”, Arashi lo prese sottobraccio. “Ogni tanto ti fa bene prendere un po’ d’aria”
“Sì, e poi siete ormai in due ad aiutare Yukino. Com’è che si chiama la nuova arrivata? Ah, Hikari!”, Kaminari pensò bene di rincarare la dose.
“Questo non ha alcuna importanza!”, sbottò lui. “L’aiutante principale rimango comunque io!”.
Alecta camminava davanti a loro, come a fare da guardia. Avrebbe voluto evitare di incappare in qualche guaio, ma sfortunatamente non dipendeva da lei. Proprio no.
Perché la banda più famosa di Magnolia era sempre in agguato. Freed si era lasciato andare ad un ghigno quando aveva visto quella che considerava oramai una rivale.
“Eccola lì. Quella ragazzina me la pagherà per ciò che mi ha fatto!”
“Ma dobbiamo proprio?”, sbuffò Bixslow. “E poi Laxus non c’è...”
“Allora, momentaneamente, il capo sono io! Ever e Bix, seguitemi!”.
La ragazza sospirò seccata. I suoi amici erano così volgari alle volte.
Non passò molto tempo prima che i due gruppi si incontrassero.
Kaminari e Arashi si strinsero subito a Will, il quale non capì.
“Oh, maledizione”, sbuffò Alecta. “Ancora voi?”
“Sì, ancora noi!”, esclamò Freed. “Credi che mi sia dimenticato del trattamento che mi hai riservato? Proprio no! La cosa non mi va affatto giù!”.
Will si sistemò gli occhiali, capendo al volo quale fosse la questione.
“Scusate, bulli da quattro soldi. È la prima volta dopo mesi che esco e, sinceramente, non vorrei che la mia giornata fosse rovinata. Quindi, vi dispiace sloggiare?”.
A Evergreen viene da ridere.
“Questo ragazzino mi piace. E poi è così carino! Posso pizzicarti le guance?”
“Che… CHE?! NO, ASSOLUTAMENTE NO!”, esclamò arrossendo.
“Basta perdere tempo!”, li interruppe Freed, guardando negli occhi Alecta. Quest’ultima ricambiò lo sguardo senza problemi, un po’ seccata. Possibile che non si potesse mai star tranquilli?
Un attimo dopo avvertì un rumore stridente, un rumore di ruote contro l’asfalto: Laxus era comparso sulla sua moto, fermandosi di botto.
“Che cosa state facendo?!”, esclamò.
“L-Laxus! Ciao, noi non stavamo facendo niente di strano!”
“Stavate dando fastidio ai ragazzini? Non mi pare di avervi dato un ordine del genere!”
“Bravo, bella roba, adesso l’hai fatto arrabbiare”, commentò aspramente Ever.
Alecta li guardò, strabuzzando gli occhi.
“Tu difendi noi? Ma se sei stato il primo a infastidirci!”
“Le cose cambiano, ragazzina. Effettivamente sei troppo in gamba, ti meriti un trattamento di riguardo”
“Io non sono “ragazzina”, sono Alecta. Però ti ringrazio per il complimento”.
A quel punto Kaminari si avvicinò timidamente.
“Che moto figa! Mi piacerebbe fare un giro!”
“Ah, è così?”, chiese Laxus sorridendo. “E sia, allora. Salta su!”
“Davvero posso?”, chiese con gli occhi che brillavano.
“Ma potrebbe essere pericoloso!”, fece notare Alecta.
“E qual è il problema? Venite anche voi. L’altro ragazzino va con Bixslow, l’occhialuto va con Ever e tu vai con Freed”
“Occhialuto?!”, protestò Will.
“Sì!”, esultò Evergreen afferrandolo per un braccio. “Meno male, sei il mio preferito!”.
Freed assottigliò lo sguardo.
“Seriamente questa qui deve venire con me?”
“Sì, Freed. Seriamente. Adesso zitto e obbedisci”.

Cana sospirò avvilita mentre osservava l’ultima lettera ricevuta. Gildarts, seduto su uno sgabello a bere già di buon’ora, se ne accorse.
“Cosa c’è che non va, Cana?”, le chiese.
“Sempre il solito! Bollette, bollette a non finire! Lo sai che se non le paghiamo August verrà qui a rompere le scatole. Ha già tentato di farci chiudere una volta, non so per quale miracolo non sia successo”
“Beh, gli affari non vanno poi tanto male”, commentò Mira mentre ripuliva uno dei tavoli.
“Forse, ma sta di fatto che non è sufficiente”, rispose rimettendo a posto la lettera. Stavano arrivando clienti.
A Mira si illuminarono subito gli occhi.
“Ciao, benvenuti!”.
Assieme a Laxus e company, c’erano quattro ragazzini molto curiosi.
“Oh”, Kaminari si guardò intorno. “Che posto è questo?”
“Ma dove ci hai portato? Noi non possiamo bere!”, fece Alecta con una mano sul viso.
“Io vorrei un milkshake!”, disse Arashi. “Ce l’avete?”
“Ma certo ce ce l’abbiamo, bel bambino. Chi sono i vostri nuovi amici?”, chiese Mira curiosa.
“NON SONO NOSTRI AMICI!”, chiarì Freed.
Subito topo, i tre fratelli e Will erano seduti al bancone. Kaminari stava bevendo il suo milshake alla vaniglia, mentre la sorella maggiore raccontava a Mira e Laxus delle loro disavventure.
“E così viviamo un po’ dove capita. Ma non è così male, oramai abbiamo imparato a cavarcela. E poi non ci sentiamo mai da soli”.
L’albina aveva ascoltato l’intera conversazione con gli occhi lucidi. Trovava che quei tre fossero così adorabili!
“Oh, che storia triste! Vorrei adottarvi, tutti e tre!”
“Forse dovresti, ti ci vedrei bene”, ammise Laxus.
“Sì, ti prego!”, Kaminari sembrava già essersi affezionato a lei. “Adottaci!”
“Ma Kaminari!”, lo rimproverò la sorella. “Grazie per l’offerta, davvero, ma non vorremo mai pesare su nessuno!”
“Ma per noi non è un problema”, aggiunse Lisanna. “Io, Mira e Elfman viviamo tutti insieme, non potremmo dormire la notte sapendo che tre piccoli bambini hanno bisogno di un tetto sopra la testa!”
“È perfetto così!”, disse Arashi. “E tu, Laxus, vieni a vivere con noi, vero? Perché tu e Mira siete sposati, giusto?”.
I due diretti interessati si guardarono arrossendo. Addirittura sposati? Era questa l’impressione che davano?
“Mi dispiace deluderti, ometto, ma non è così. E poi una brava ragazza come lei non potrebbe stare con un delinquente come me”
“Ma che peccato, eravamo certi che le foste”, sbuffò gonfiando le guance e muovendo le gambe.
Will invece, dal canto suo, era piuttosto silenzioso. Alecta e i suoi fratelli, a quanto pare, si trovavano bene in mezzo alla gente, ma non lui. Lui era timido e non sapeva mai come porsi con gli altri.
La cosa, spesso e volentieri, lo faceva sentire a disagio. Evergreen gli si avvicinò senza problemi, abbracciandolo stretto.
“Ti prego! Vieni anche tu a vivere con me! Mi prenderei cura di te e insieme ci divertiremmo un mondo!”
“Ma… ma… ma io veramente…!”, balbettò arrossendo, non abituato a tutte quelle attenzioni.
Elfman si era fermato ad osservare la sua bella, non potendo fare a meno di sorridere.
“Sembrate una madre e un figlio. Credevo non ti piacessero i bambini”
“Infatti è così! Ma Will è carino e tenero, per questo lo voglio! Allora, accetti la mia proposta oppure no?”
“Io-io… mi piacerebbe, ma non posso lasciare la mia biblioteca, è quella casa mia! Però grazie per il pensiero, davvero”
“Uffa, va bene. Allora vienimi a trovare qualche volta. Mi sento così legata a te. Oh, cielo, sento l’istinto materno che prende il sopravvento!”.
Evergreen era decisamente appiccicosa. E insistente. Però i suoi abbracci erano senza ombra di dubbio piacevoli. Di soppiatto sorrise, badando bene a non farsi vedere.
Quello che era inconsapevolmente un bel quadretto familiare, fu interrotto dall’arrivo di August. Quest’ultimo sembrava di un umore pessimo e di ciò Cana se ne accorse. Sperò vivamente che non fosse venuto fin lì per creare loro problemi.
“Salve, sindaco August”, salutò guardandolo. Lui si avvicinò, apparentemente seccato.
“Ho bisogno di qualcosa di forte”, sussurrò.
Era corretto dire che fosse caduto in una sorta di depressione. Proprio non riusciva a comprendersi. Salvare Fiamma? Ma cosa gli era venuto in mente?
Aveva un compito ben preciso, lo stesso compito da ben dodici anni. Con una mossa sbagliata avrebbe potuto mandare tutto all’aria!
Laxus allora prese a dargli pacche su una spalla.
“Siamo depressi, vedo! Allora, hai qualche altro compito per me e la mia gang? Un po’ di grana ci farebbe comodo, effettivamente”.
Il ragazzo assottigliò lo sguardo.
“A meno che tu non sia disposto a liberarti per me di una ragazzina insopportabile, non so se potresti essermi di aiuto”
“E cosa avrebbe mai fatto tale ragazzina per scatenare il tuo malcontento?”
“È venuta al mondo, ecco cosa. Quella stramaledetta Fiamma...”.
Nel sentire quel nome, Alecta drizzò le orecchie.
“E in caso cosa dovrei fare? Non ucciderla, spero! D’accordo che sono un delinquente, ma non fino a questo punto!”
“Lascia perdere”, mormorò portandosi il bicchiere alle labbra. “È una cosa che devo sbrigare da solo”.
Alecta si irrigidì, tentando di far finta di nulla, almeno per il momento.

“Rayn! Alzati subito! E non farmelo ripetere un’altra volta o giuro che ti uccido!”, Gray imprecava contro l’adolescente, il quale non sembrava volergli dar retta. Lyon alzò gli occhi al cielo, a braccia conserte.
Ultimamente le cose erano cambiate. I suoi coinquilini giocavano a fare la famigliola felice insieme a Yuki e Juvia.
Juvia! La ragazza per cui aveva sempre avuto un debole ma che non gli aveva mai dato una possibilità. Perché il destino doveva essere così crudele con lui?
“Il tuo nuovo figlio non ti obbedisce, vedo”, commentò.
“Non l’ha mai fatto se è per questo”, sospirò. “E tu? Perché fai quella faccia? Cos’è, sei depresso?”
“Io non sono affatto depresso, Gray! Solo che non ci posso credere! Voi quattro siete così perfetti e io mi sento tanto un pesce fuor d’acqua! Non è giusto! E poi lo sai che ho un debole per Juvia”
“Ah, Lyon… senti, le cose sono andate fuori controllo, va bene? Non è colpa mia”.
E allora di chi era la colpa?
“Sbaglio o stanno suonando alla porta?”, domandò ad un tratto Lyon.
“Sì, devono essere Juvia e Yuki”
“Ecco, per l’appunto!”.
Effettivamente Gray non si era sbagliato. Yuki e Juvia si erano presentate mano nella mano a casa loro. E la bambina era subito saltata in braccio a Gray, ridendo.
Lyon strabuzzò gli occhi, avvertendo poi una forte fitta alla testa. Davanti a lui comparve un’immagine che in verità non esisteva, soltanto per un secondo.
Forse una sorta di ricordo improvviso?
“Lyon? Stai male?”, domandò Juvia.
“Che… che? No, assolutamente, non sto male”.
“Lyon!”, lo chiamò allegramente Yuki. “Giochiamo?”.
Un altro flash improvviso. La stessa frase, solo detta da una persona diversa. Sembrava Rayn, solo un po’ più piccolo. E ancora una volta non poté nascondere il suo turbamento.
“Amico, ma sei sicuro? Non hai una bella cera”, fece notare Gray.
“N-no, infatti. Sapete cosa? Vado a stendermi, sento solo la testa un po’ pesante”.
Dicendo ciò se ne andò, mentre invece Rayn si decideva a uscire dalla sua tana, ancora mezzo addormentato.
“Che mi sono perso?”
“Niente, Lyon è strano”, spiegò Gray.
“Come sempre. Che facciamo?”
“Andiamo a fare una gita, magari un picnic!”, suggerì Yuki contenta.
“E picnic sia”.

“Questo è davvero ridicolo, Ametyst! Dai, non puoi pretendere che la gente ti prenda sul serio se vai in giro a raccontare certe cose”
“Lily, chiudi il becco, d’accordo?”, sbottò Ametyst seduta sulla sedia girevole. “Mi basta già Gajeel, non ti ci mettere anche tu”
“Dico solo che tutto ciò che hai detto è altamente improbabile. E poi, io un gatto? E immagino che Happy sia un cane”
“No in realtà è un gatto anche lui. Ma che importa, sapevo che non avrei dovuto parlarne, che mi è passato per la testa?!”, sbuffò esasperata, portandosi le mani sul viso.
Levy, dal canto suo, non poteva fare a meno di osservarla. Il suo racconto, per quanto all’apparenza assurdo, le aveva smosso qualcosa dentro, qualcosa che non avrebbe saputo come spiegare. Stava di fatto che non poteva fare a meno di prenderla sul serio.
“Ah, un’altra giornata tranquilla”, sospirò Gajeel. “Un po’ mi dispiace, è sempre tutto così noioso qui. Levy? Ci sei…?”
“Cosa? Ah, sì… stavo solo pensando”
“Non dirmi che pensi ancora a quello che Ametyst ci ha raccontato”
“Beh… non sarebbe bello se fosse vero? ”
“Sì… credo di sì. Ma dubito che lo sia. Non pensi che ricorderemmo di avere una famiglia? Di essere sposati? Magari è troppo condizionata dal fatto che ci vuole insieme a tutti i costi”.
La ragazza sorrise maliziosa.
“È il nostro cupido a quanto pare. Allora, cosa aspetti  chiedermelo?”
“A chiederti che cosa?”
“Di diventare la tua ragazza, no? Ah, lascia stare, puoi farlo dopo, in un contesto più adatto”, fece ammiccando.
Gajeel arrossì, voltandosi. Tutto ciò stava accadendo proprio a lui?
Quella era una fortuna gigantesca!
L’agente donna si avvicinò ad Ametyst, la quale stava bisticciando affettuosamente con Lily.
“Ehi”, la chiamò. “Di cosa state parlando?”
“Del fatto che io sarei un gatto con le ali!”
“Lily! Non è niente, lascia stare”
“Mh, dimmi una cosa. Se per ipotesi io ti credessi”, cominciò a dire Levy. “E se come dici tu, avessi quindi dei ricordi che ho perso… ci sarebbe un modo per riacquistarli?”.
La più piccola strabuzzò gli occhi sorpresa. Era chiaro che non la stesse prendendo in giro.
“Beh… sì. L’ho già detto, è tutto nelle mani di Fiamma. Oppure potresti… provare a baciare Gajeel”
“Aspetta, cosa?”
“Lui è il tuo Vero Amore, l’amore è una magia molto potente, magari potresti ricordare! Questa è un’idea geniale”.
Levy alzò gli occhi al cielo. A quanto pare sarebbe stato meglio non darle corda, però quella sua soluzione non le dispiaceva affatto.
Chissà. Sarebbe stato bello e divertente credere ad una possibilità così impossibile.

Laxus aveva bevuto a sufficienza da essere di buon umore ma senza essere brillo. Era adesso uscito un attimo dal locale in modo da prendere un po’ d’aria, visto che la sua banda, assieme a quei quattro ragazzini, facevano anche più casino del solito.
August era davvero strano. Lo era sempre in realtà, ma ultimamente gli sembrava addirittura inquieto. Lui era uno di quelli che si aggirava silenziosamente come un’ombra, nascondendo sempre qualche mistero.
Quando si voltò, vide Alecta accanto a lui, fissarlo truce e a braccia conserte.
“Emh… sì?”, domandò confuso.
“Quindi tu lavori per quel tipo? Per August?”
“Non direi che lavoro per lui. È solo che a volte abbiamo qualche compito scomodo da svolgere, in cambio di denaro”
“Beh, questo è davvero spregevole”, commentò. “Ho sentito quella che ti ha detto. Ce l’ha con Fiamma. Ma lei è mia amica, mi ha aiutata. Non vorrai farle qualcosa di male, vero?”
“No, piccoletta, non è mia intenzione”
“Meglio così”, poi iniziò a sussurrare. “Perché non penso che questo farebbe piacere a Mira. Ti guarda in un modo così dolce, ma cosa aspetti a sposarla?”.
Lui inarcò un sopracciglio.
“Ti chiamerò quando avrò bisogno di una consulente matrimoniale. Perché ti preoccupi tanto? Ci conosci appena”
“Però siete stati gentili con noi. Questa non è una cosa tanto scontata. Certo, anche se inizialmente ci avete infastidito. Però è acqua passata”
“Acqua passata… già. A proposito, chi ti ha insegnato a picchiare così forte?”
“Ho imparato da sola. Sono cose che servono quando puoi contare solo su te stessa”.
Sorrise, nascondendo un profondo velo di tristezza. Laxus non era tipo da intenerirsi facilmente, ma doveva ammettere che Alecta era davvero in gamba, così come Kaminari e Arashi.
Mira uscì in quel momento, sorridendo nel vederli.
“Scusate, ragazzi. Ho finito il mio turno. Alecta, vuoi venire?”
“Mi piacerebbe tantissimo!”, esclamò lei afferrando Laxus per mano. “Tu vieni con noi”
“Io?”
“Certo, questa è una buona idea”, affermò l’albina battendo le ciglia in un modo che non avrebbe permesso al biondo di rifiutare.

August era intanto rimasto al pub a crogiolarsi nei suoi complessi. Non era da lui bere, la trovava una cosa poco di classe. Ma che importava della classe?
Era disperato.
Acnologia lo aveva, nel frattempo, cercato ovunque. Alle volte non riusciva proprio a capire cosa passasse per la testa di quello lì. Il pub fu la sua ultima spiaggia. Quando lo vide, subito gli andò addosso.
“August! Finalmente ti ho trovato!”
“Acnologia”, lo chiamò lentamente. “Tu devi seriamente smetterla di farmi spaventare, qual è il problema?”
“Io ho un piano”
“Un piano?”
“Sì, un piano. Si tratta di un incantesimo”
“La magia che abbiamo è troppo debole”
“Se mi ascoltassi, magari, capiresti. Ascolta, le cose si stanno mettendo male. C’è troppo amore nell’aria, e questo mi fa venire il voltastomaco. Tra l’altro l’hai detto tu stesso. L’amore è un tipo di magia troppo potente per poterlo sottovalutare. Ma cosa accadrebbe se nessuno di quegli idioti potesse più amare?”.
A quel punto l’attenzione di August fu tutta per lui.
“Ti ascolto”
“Si chiama Incantesimo degli Sguardi Infranti. È facile da lanciare, quel poco di magia che abbiamo basterà. E una volta fatto… si odieranno tutti, praticamente si ammazzeranno fra loro. Non è esilarante?”, fece iniziando a sghignazzare.
Effettivamente era un’idea brillante, peccato che August non fosse dell’umore adatto per ridere.
“Insomma, si può sapere che ti prende? Vengo qui con un’idea geniale e neanche mi rispondi?”
“Cosa vuoi che ti dica? È una buona idea, questo creerà non poco scompiglio”
“Per l’appunto”.
Il ragazzo sospirò. In quel momento gli venne in mente la volta in cui, molti anni prima, lui e Acnologia avevano deciso di lanciare il sortilegio.


Essere tornato giovane e forte si era rivelato utile quanto difficoltoso. August aveva infatti un grande potere che doveva adesso imparare a gestire.
Acnologia gli aveva letteralmente teso una mano verso una seconda possibilità. Ma non poteva fare a meno di domandarsi al come. Come avrebbero fatto a vendicarsi?
I loro rivali li avevano già sconfitti una volta, cosa sarebbe cambiato adesso?
“È il Sortilegio Oscuro quello che dobbiamo lanciare!”.
Il ragazzo ascoltò quelle parole con curiosità.
“Cos’è il Sortilegio Oscuro?”
“Un tipo di magia molto potente. Ho fatto delle lunghe ricerche. Per un mago qualsiasi sarebbe difficile da lanciare, ma non per noi. Lanciando quest’incantesimo, tutto ciò che i nostri nemici amano, tutto ciò che hanno… verrà cancellato! Il solo pensiero mi fa eccitare maledettamente, a te no?”.
Acnologia parlava in modo strano. Effettivamente August non aveva idea del motivo che lo avesse spinto fino a quel punto.
“Ma perché vuoi farlo?”, sussurrò. “Voglio dire… a me hanno ucciso la famiglia. E a te, invece?”.
Vide la sua espressione rabbuiarsi. Capì troppo tardi aver fatto una domanda troppo avventata.
“Anche a me è stato portato via tutto, molto tempo fa. Ma questo oramai non ha importanza. Importa soltanto portare avanti ciò che ho in mente. Ricordati una cosa, August. Se non sei con me, allora sei contro di me”.
“Io sono con te”, rispose immediatamente.
Certo che era con lui. Non ci sarebbe stato motivo alcuno di tirarsi indietro. Perché loro erano uguali. Uniti dallo stesso tragico destino.


“Arya, avanti, spostati, non vedo niente!”
“Sh, lascia fare!”.
Le due gemelle stavano, a debita distanza, osservando Erza e Gerard parlare. Quest’ultimi infatti si trovavano a casa della prima, seduti in soggiorno a conversare amabilmente. Arya e Luna avevano ovviamente colto l’occasione per lasciarli da soli, anche se non del tutto.
“Sei consapevole del fatto che ci stanno spiando, non è vero?”, domandò Gerard facendo finta di niente.
“Ne sono consapevole sì. Ma che vuoi farci, fanno il tifo per noi”, rispose Erza ridendo.
“Già. Quelle due sono davvero… fantastiche, non è vero? Sono comparse dal nulla e… hai fatto caso a quanto ci somiglino?”
“Almeno così sappiamo come sarebbero i nostri ipotetici figli”, sussurrò poi con malizia, avvicinandosi. Gerard intuì immediatamente le sue intenzioni. Ma non si sarebbe scostato, aspettava un momento del genere da quella che sembrava una vita.
La rossa fece per baciarlo, ma si fermò quando udì dei veri e propri squittii alle sue spalle.
“Ragazze, lo sappiamo che siete lì. Non credo che questo sia uno spettacolo che i minori possono guardare”
“Ecco, brava, ci hai fatto scoprire!”, si lamentò Luna.
“Emh, amh… Noi non abbiamo visto niente, passavamo di qui per caso!”, sorridendo, Arya la afferrò per un braccio. “Adesso ce ne andiamo subito, vi prego, continuate pure!”.
Gerard scosse il capo.
“Allora… dov’è che eravamo rimasti?”. Erza batté le palpebre.
“Da qui”, sussurrò attirandolo a sé.

“Ah, non avrei mai pensato che fare l’aiutante di una bibliotecaria fosse così stancante”, Hikari si stiracchiò. Lei e Yukino avevano da poco finito di lavorare. “Quand’è che mi paghi?”
“Ma Hikari, hai lavorato solo un giorno!”, le fece notare l’altra.
“Beh, ma meglio iniziare a mettere qualcosa da parte subito, no? Oh, ma guarda, ci sono i nostri cavalieri, non sono carini?”.
L’albina allora a quel punto si accorse di Rogue e Sting. Vide la bionda fiondarsi sul primo e baciarlo con passione estrema, mentre l’altro ragazzo alzava gli occhi al cielo.
“Vi dispiace?”
“Ops, scusa, Sting!”, Hikari lo abbracciò. “Non ti ho neanche salutato”
“Non è a questo che mi riferivo. Ciao, Yukino”
“Ciao! Che dolci, siete venuti a trovarci?”
“Idea mia”, puntualizzò Rogue. “Hikari, andiamo?”.
Quando la chiamava con quel tono, era chiaro che volesse una cosa in particolare. La ragazza allora sorrise maliziosa.
“Scusate, il dovere chiama. Ci vediamo domani Yukino, ciao ciao!”
“D’accordo! Ah, quei due sono incredibili”
“Già, incredibili”, borbottò Sting a braccia conserte. “Sembrano due adolescenti con gli ormoni impazziti. Cioè… Hikari lo è, ma Rogue? Che faccia attenzione almeno, non mi piace l’idea che faccia certe cose con lei e pensare che un giorno potrebbe lasciarla!”
“Ma tu guarda!”, Yukino gli diede un pizzicotto. “Quell’aria paterna ti dona proprio, Sting. Comunque… visto che siamo rimasti soli…”.
Yukino non finì la frase. Ma i suoi intenti erano ben chiari. E Sting fu molto felice della cosa.


“Acnologia, tu sei proprio sicuro di questa cosa?”, August non faceva che guardarsi intorno con fare sospetto.
“Insomma, smettila con tutte queste domande? Ti fidi di me oppure no?”.
Si fidava di lui, sì. Era Acnologia che non si sarebbe più fidato di lui quando avrebbe saputo quello che aveva fatto!
O con lui o contro di lui. No, sicuramente sarebbe stato meglio averlo come amico che come rivale.
“Mi fido, sì”, sospirò. “Piuttosto, com’è che funziona questa cosa?”.
L’altro infatti teneva in mano una sorta di piccola boccetta contenente una polverina rosata.
“Non è difficile. Basta un soffio e l’odio dilanierà peggio di un’epidemia. Vuoi farlo tu?”, domandò divertito. August resse lo sguardo, afferrando poi la boccetta.
Questo era esattamente quello che voleva. Portare odio e nulla più.
Aprì la boccetta, lasciandosi cadere un po’ di polverina nel palmo della mano. Dopodiché soffiò, lasciando che quest’ultima si disperdesse nell’aria.
Dì lì a poco sarebbe scoppiato il caos.



NDA
L'incantesimo degli Sguardi Infranti è una cosa che ho preso da Once Upon a Time. In breve, è un incantesimo che mette zizzania tra le persone. Ovviamente le cose stavano andando fin troppo bene per poter continuare.
Inoltre anche Lyon è caduto vittima del "ho strani flash che mi attraversano la mente". Mentre invece la fedeltàdi August è sempre più instabile, magari presto tradirà Acnologia.... e se così fosse per lui sarebbero cavoli...
A presto :D

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Paura e fuggire ***


12 – Paura e fuggire

Con fare malinconico, Fiamma guardò fuori dalla finestra. Non si poteva dire che le cose stessero andando male. Oramai aveva una nuova fantastica famiglia, i suoi amici, un ragazzo che le piaceva…
Insomma, non c’era assolutamente nulla che non andava.
O almeno ciò poteva sembrare all’apparenza.
Era venuta a Magnolia perché Happy le aveva detto che era speciale. L’aveva chiamata Salvatrice e le aveva anche detto una serie di stupidaggini.
Forse però era lei il problema. In genere per i bambini era così facile credere alle favole, ma non per lei. 
Probabilmente aveva ragione August. Fiamma lì non c’entrava niente. C’era solo finita per caso, questo non voleva di certo dire che dovesse necessariamente restarci per sempre.
Ma se andava via, che cosa le rimaneva?
Nulla, il nulla più totale!
Perché il pensiero di non appartenere a nulla era frustrante.
Sbuffò seccata, ebbe quasi l’impressione che il proprio respiro fosse infuocato.
Sarebbe bastato non pensare a certe cose.
Neel, nel vederla sbuffare a ripetizione, le parlò.
“Immagino che fuori ci sia qualcosa di divertente”.
Ma Fiamma non fu distratta dalle sue parole, bensì dalla piccola fiammella che si era venuta a creare sul davanzale.
“Ah!”, sgranò gli occhi, spegnendola istintivamente con il palmo della mano.
“Ehi, tutto bene?”, domandò il più grande. Fiamma strabuzzò gli occhi, guardandosi la mano: neanche una bruciatura, ma com’era possibile?
“C’era del fuoco lì. Ma non ho idea di come sia possibile”
“Forse l’hai creato tu”
“Uffa, smettila di prendermi in giro, mi basta già Happy con tutte le sue sciocchezze. Neel, tu pensi che io sia speciale?”.
Il biondo la guardò per qualche attimo.
“Oh, io penso che tu sia davvero molto speciale. Dico sul serio. Insomma, da quando sei comparsa tu, tutti noi abbiamo una vita migliore”.
La bambina arrossì a quelle parole. Fece per ringraziarlo, ma entrambi sussultarono nell’udire un fragoroso rumore di piatti rotti.
Si guardarono un istante, per poi scendere immediatamente giù: lì, vi trovarono una scena assurda. Happy stava con gli occhi sgranati attaccato al muro, mentre Lucy lanciava dei piatti a Natsu, apparentemente furiosa.
“Ti detesto! Vai fuori da questa casa!”
“Guarda che questa è casa mia! Al massimo sei tu che devi andar via, scrittrice fallita dei miei stivali!”
“Come ti permetti, tu…!”.
“Ehi, ehi, ehi!”, Neel si mise fra i due. “Ma si può sapere che vi prende?!”
“Togliti tu!”, con poco garbo Natsu lo scansò, fronteggiando la bionda. “Sai, mi chiedo proprio come tu potresti mai piacermi”
“Ma pensa, mi stavo chiedendo esattamente la stessa cosa!”, sbraitò lei.
Fiamma batté le palpebre, rivolgendosi ad Happy.
“Ma che è successo?”
“Io non lo so! Era tutto tranquillo e poi hanno iniziato ad insultarsi! Ah, quei due mi fanno veramente paura!”.
“Igneel e Fiamma, sarebbe meglio se voi andaste a fare un giro”, intimò Natsu.
“Adesso? Ma è sera, a me non va!”, protestò il più giovane, ricevendo in cambio un’occhiata che gli fece ben intendere di zittirsi e obbedire.

Gerard e Erza si erano lasciati andare alla passione. A separarli da Luna e Arya era soltanto una parete. Le due gemelle stavano sedute con la schiena contro quest’ultima.
“Non mi piace il fatto che dobbiamo spiare due persone mentre faanno certe cose”, sbuffò la minore in evidente imbarazzo.
“Ma va, non è spiare è soltanto… fare silenziosamente il tifo. Vedrai che ci ringrazieranno”
“Se lo dici tu”, sospirò con le gambe strette al petto. “Spero che vada bene. Perché sai, Arya… anche se amo girare il mondo, in questo posto io mi sento a casa”.
La rossa sgranò gli occhi, per poi abbracciarla.
“Oh, Luna. Sono così contenta che la pensiamo allo stesso modo. E se è quello che vuoi, possiamo rimanere anche per sempre, perché anche io mi sento a casa”.
Le due gemelle ebbero il tempo di sorridere per poi avvertire Gerard e Erza parlare in modo per niente gentile.
Così le loro teste fecero capolino, lentamente.
“Vai via!”, Erza urlava contro il ragazzo. “Non provare a toccarmi!”
“Io non dovrei toccare te? Sei tu che non dovresti toccare me! Figurati se adesso mi faccio sfiorare da una ragazza tanto brutta quanto isterica!”.
Gli occhi della rossa parvero luccicare.
“Bene, dottore dei miei stivali, adesso ci penso io. Vieni qui, ti rompo le ossa!”.
Arya sgranò gli occhi.
“Dici che Gerard ha fatto cilecca?”, domandò. Luna fece una smorfia.
“Non lo so, ma in questo momento Erza mi fa abbastanza paura”.

Il tempo trascorso da solo si era dimostrato per Lyon abbastanza terapeutico.
Aveva cercato di non pensare, di svuotare la mente, ma si sentiva troppo strano. Come se gli mancasse qualcosa… un pezzo del suo cuore. Ma questo era ridicolo.
O forse, la verità era che vedere Gray così affiatato con Juvia e i ragazzi gli aveva fatto venire voglia di crearsi una famiglia sua.
Sapeva che era un pensiero smielato, però rappresentava la verità.
Udì dei rumori provenire da fuori. Lì capì che fossero tornati.
I primi ad entrare furono proprio Juvia e Gray. Ma anziché vederli felici e innamorati come si aspettava, i due stavano litigando rumorosamente.
“Sei insopportabile! La donna più insopportabile che io abbia mai conosciuto!”
“Juvia non è insopportabile! Sei tu ad essere insensibile! E non mi capisci!”.
Lyon li guardò sconvolto.
“Salve anche a voi”, poi si rivolse a Rayn, entrato mano nella mano con Yuki. “Ma che cavolo è successo?”
“Non chiederlo a me, non so cosa sia successo. All’improvviso hanno cominciato a litigare”
“Non ho mai visto Juvia così, eppure lei adora Gray”, sospirò Yuki.
Lyon abbassò lo sguardo sulla bambina, rendendosi conto che quest’ultima avesse un brutto e profondo taglio alla mano.
“Ma cosa hai fatto?”
“Non è niente, stavamo giocando, la palla è finita in mezzo alle spine e… beh, glielo avevo detto di star ferma, ma non ha voluto ascoltarmi!”, spiegò Rayn.
“Forse dovrei portarti in ospedale. Ehi, voi due pazzi! Guardate che Yuki ha un problema!”
“Occupatene tu!”, ordinò Gray. “Io devo discutere con questa qui”
“Questa qui?! Juvia non ti permette di parlarle così!”.
Non riusciva a crederci. Cos’era quell’improvvisa aria tesa che si respirava?
Lyon non ne aveva idea, ma forse era inutile pensarci, dopotutto capitavano i litigi nelle coppie, no?
Come se lui fosse un grande esperto.
Cercando di scacciare quel pensiero dalla mente, accompagnò Rayn e Yuki in ospedale, dove c’era come sempre molta confusione.
“Grazie per averci portato qui, ci penso io”, lo rassicurò il ragazzo. “Tu aspettaci pure”.
Il più grande rispose con un cenno del capo, guardandosi poi intorno con sommo disagio . C’era un gran via vai di gente e,  non volendo rimanere lì ad aspettare a vuoto, decise di incamminarsi verso una meta imprecisa.
Passò da una delle camere, scorgendo la porta semi chiusa. In genere non era da lui farsi i fatti degli altri, ma in quel particolare contesto fu portato a fermarsi.
In uno dei letti c’era una ragazza che sembrava dormire profondamente.
Seduta accanto a lei invece c’era un bambino che doveva avere all’incirca l’età di Yuki, dallo sguardo serio. Per un attimo ebbe l’impressione di rivedere se stesso da piccolo, a causa dell’incredibile somiglianza.
Nel sentirsi osservato, il ragazzino sollevò lo sguardo, incatenando gli occhi ai suoi.
“Posso fare qualcosa per te?”, chiese atono.
“Eh? No, scusa, io… ti stavo solo osservando, tutto qui”, disse curioso. “Se non sono troppo indiscreto posso chiederti lei chi è? Una tua parente?”.
Il più giovane chinò lo sguardo.
“In realtà non so chi sia. So soltanto che ogni giorno vengo qui e le parlo. Anche se è in coma so che può sentirmi. Magari così si sente meno sola, visto che non viene mai nessuno a trovarla. Ci sentiamo meno soli… entrambi”.
Il suo modo di parlare era strano, così malinconico e sommesso.
Lyon alzò gli occhi al cielo.
“Immagino che parli così perché non hai nessuno, vero?”
“Già, indovinato”, lo guardò di nuovo. “Io mi chiamo Syrio, tu invece come ti chiami?”
“Sono Lyon. È per un piacere fare la tua conoscenza. Devi essere un bambino speciale per parlare in un certo modo.
Lui fece spallucce”.
“In realtà non lo pensa nessuno”, sospirò. “Però va bene così. Vorrei almeno sapere lei come si chiama. È bella, vero?”.
Lyon si soffermò a guardare quella ragazza, che era certo di non aver mai visto in vita sua ma che sentiva, in qualche modo, di conoscere.
“È davvero molto bella”, sussurrò incantato.
Batté le palpebre, ritrovandosi davanti il frammento di un’immagine di una vita che non aveva vissuto. Indietreggiò di scatto.
“Stai bene?”, sussurrò il bambino.
“Eh? Sì… sto bene, sto molto bene. Comunque sai, non credo che questo sia il posto adatto per un bambino”
“Non ha importanza”
“Però, non so come, riesco a capire il tuo bisogno. È come se...”
“Mi sentissi legato ad una sconosciuta. È esatto!”, per la prima volta i suoi occhi brillarono. “Hai capito perfettamente quello che stavo pensando. Come hai fatto?”
“Eh… vorrei capirlo anche io”, affermò sorridendo. Immediatamente aveva trovato un’intesa con quel ragazzino che gli ricordava tanto lui, provando qualcosa che non credeva di aver mai provato.
“Ah, ecco dov’eri! Ma non ti avevamo detto di aspettarci?”.
La voce di Rayn lo riportò alla realtà.
“Eh… sì, scusa… Come va la mano?”.
Yuki sorrise.
“Tutto a posto, solo due punti, Non ho avuto paura!”.
Nel momento stesso in cui parlò, Syrio cambiò immediatamente espressione, come se non avesse mai visto niente di tanto bello.
“Chi è lui?”, chiese ancora la bambina.
“Lui è Syrio”.
Quest’ultimo batté le palpebre.
“Sei… sei… sei una creatura bellissima”.
Yuki strabuzzò gli occhi, arrossendo.
“Emh… grazie”, rispose incerta.
“Sì, beh, adesso però possiamo andare, si sta facendo tardi”, suggerì Rayn.
Lyon fece per seguirli, ma subito Syrio si aggrappò a lui.
“Aspetta, non andare. Non ne sono sicuro… ma credo di essermi innamorato a prima vista”
“Che? Ti sei preso una cotta per Yuki?”, chiede divertito. “Effettivamente i tuoi occhi adesso brillano. Cosa vuoi che faccia?”
“Non lo so, però… posso venire con te?”
“Veramente io non...”
“Lo prendo come un sì”.
Incredibile come Syrio avesse cambiato atteggiamento da un momento all’altro.
Lanciò poi uno sguardo alla ragazza profondamente addormentata. 
Chissà qual’era il suo nome  e la sua storia. E chissà se effettivamente, in una vita passata, l’aveva davvero conosciuta.


Lyon era stato uno di quelli ad accorrere in aiuto di Fairy Tail. Anche se era consapevole di avere molto da perdere, non poteva tirarsi indietro.
Ben nascosto, stava attendendo. Se Acnologia o August fossero entrati, li avrebbe fermati e avrebbe loro impedito di raggiungere la Salvatrice.
“Lyon! Che cosa stai facendo, vieni via di lì!”.
Meredy, a qualche metro di distanza da lui, lo stava supplicando con fare disperato, mentre tra le braccia teneva un bambino di circa un anno.
“Meredy, vai tu via da qui! È troppo pericoloso, tu e Syrio dovete andare al sicuro!”
“Non ti lascio qui da solo. Anche io posso dare una mano”
“Non mi interessa, vattene e basta. Vuoi mettere nostro figlio in pericolo?”
“No, accidenti! È anche per lui che sto tentanto di far qualcosa, Lyon!”.
Quest’ultimo si rispecchiò negli occhi pieni di lacrime della donna che amava. 
Suo figlio allungò le braccia, facendogli bene intendere di voler essere preso in braccio. Ebbe appena il tempo di accarezzargli la testa, prima che un rumore assordante li distraesse.
Acnologia entrò indisturbato.
“Ah, vedo che non vi siete impegnati molto. Beh, meglio così”
“Stai indietro”, minacciò Lyon. “Meredy, ti prego… vai”.
La ragazza, combattuta, guardò il bambino. Poi gli posò un baciò sulla fronte, mentre Lyon tentava di fronteggiare senza speranze Acnologia.
Non lo avrebbe lasciato da solo ad affrontare quella furia. Immediatamente si mise in mezzo, tentò di sferrare un attacco ma, avendo previsto quella sua stupida mossa, Acnologia la afferrò, sollevandola da terra.
“Meredy, no!”, esclamò. “Lasciala stare, bastardo!”.
La ragazza avvertì un dolore lancinante.
“V-vai… via...”, mormorò lei.
“Tsk, veramente patetico, ma davvero fate questo per amore?”, la sbeffeggiò il rivale, gettando poi il suo corpo in un angolo come se si fosse trattato di spazzatura. Bastò quella sola visuale per far andare Lyon fuori di testa. Con gli occhi spalancati fissava il suo nemico, mentre il piccolo Syrio, come se avesse avvertito il pericolo intorno a lui, aveva preso a piangere.
“Maledetto! Perché tu…!”.
“L-Lyon...”, boccheggiò Meredy. Per un attimo il ragazzo lasciò perdere Acnologia, chinandosi sul corpo della sua amata. Quest’ultima aveva una profondo ferita nel petto, simile ad un buco.
“Oh, Meredy. Andrà tutto bene, vedrai!”
“Syrio… prenditi cura di Syrio… ti prego...”, ebbe la forza di mormorare.
“Meredy, aspetta! Non puoi morire, non puoi lasciarmi!”, esclamò disperato.
In quel momento parve rivedere ogni cosa. Le loro avventure, la riscoperta dei sentimenti che li univano, i bei momenti passati insieme, la nascita del loro unico figlio… davvero poteva sparire tutto così?
“Adesso che mi sono liberato dell’impiccio principale, posso passare”, affermò Acnologia divertito.
Lyon assottigliò lo sguardo, mentre le mani gli si sporcavano di sangue.
“Fermo! Tu non puoi vincere!”.
Ma il nemico si voltò, mostrando un sadico sorriso.
“Oh, troppo tardi”, gli sentì dire.
Lyon non capì. Tremante si voltò, scorgendo un’ondata di quello che sembrava un asfissiante fumo verde venirgli addosso.
Doveva trattarsi della maledizione. Immediatamente scattò in avanti nel tentativo di afferrare Syrio, lasciato seduto sul pavimento a piangere. Ma prima che potesse afferrarlo cadde in un sonno profondo, inconsapevole del fatto che da quel momento avrebbe totalmente scordato di avere una famiglia.


Si respirava un’aria piuttosto pesante quella sera a Magnolia, probabilmente era a causa di tutti quei litigi. Neel e Fiamma erano stati letteralmente buttati fuori, e a quanto pare non erano gli unici. Avevano incontrato Ametyst, la quale era nella loro medesima situazione.
“Anche Gajeel e Levy stanno litigando pesantemente, eh?”, domandò Neel seduto accanto alla ragazza.
“Già”, sbuffò lei, sistemandosi meglio sull’erba. “Non è che per caso c’è un epidemia? Tsk, l’amore...”
“Non dirlo con quel tono. L’amore può essere una cosa molto bella”.
Ametyst inarcò un sopracciglio.
“Non ti facevo così sentimentale”
“Infatti non lo sono. Dico solo che l’amore è una cosa speciale. Che si prova soltanto una volta nella vita”. 
Lei lo osservò curiosa. Non avrebbe mai pensato che Neel potesse maturare tanto sotto quel punto di vista. Ma di cosa si sorprendeva?
Dopotutto erano stati anni separati. Lui si era trasformato da bambino a ragazzo, un ragazzo molto bello e con un bel sorriso.
Tentò di scacciare dalla mente quel pensiero inopportuno, mentre Fiamma, a poca distanza da loro, era immersa nei suoi pensieri.
Era rimasta turbata dal fatto che, poco prima, il davanzale della finestra avesse preso fuoco, così dal nulla. Adesso che ci pensava, non era la prima volta che accadeva. Forse, a causa delle parole di Happy, era troppo suggestionata. Non esisteva la magia. Credere alle cose non le rendeva reali.
Nonostante pensasse ciò, le venne istintivo chiudere gli occhi. Chissà se concentrandosi avrebbe potuto creare del fuoco dal nulla.
Tese la mano, concentrandosi.
Sarebbe stato bello poter controllare quell’elemento, come uno dei personaggi del libro di Lucy.
Ma la sua storia non era di certo eccitante come quella di quel racconto.
“Ehi, Fiamma! Che stai facendo?”.
La voce di Yuki la riportò immediatamente alla realtà. Imbarazzata, retrasse la mano.
“C-ciao!”, esclamò. “Niente, non stavo facendo niente!”
“Oh, ciao!”, salutò Neel. “Chi è lui? Per caso il nuovo fidanzatino di Yuki?”.
Quest’ultima lanciò un’occhiataccia a Syrio, il quale le si era attaccato come una cozza ad uno scoglio. Ma Lyon l’aveva pregata, sii gentile con lui, le aveva detto.
“Non è il mio fidanzato!”, esclamò infatti arrossendo. Che situazione scomoda, da un lato il ragazzo che le piaceva, da un lato un bambino insopportabile che le stava appiccicata!
Poco dopo, a loro si unirono anche le due gemelle. Arya infatti, abbracciata a Fiamma – lei amava abbracciare tutti in realtà – stava narrando delle sue disavventure.
“E pertanto eccoci qua!”, piagnucolò con teatralità. “Pensavamo che l’amore potesse sbocciare, ma è finita male, anzi, malissimo!”
“Sì, però… io così non respiro”, annaspò la bambina.
Subito dopo fu il turno di Alecta, Kaminari, Arashi e Will. Quest’ultimo pareva visibilmente seccato.
“Giuro che me ne torno in biblioteca. Che razza di ospitalità, accidenti. Evergreen mi fa paura quando si arrabbia, inoltre provo pena per Elfman che è palesemente cotto”
“Per non parlare poi di Mira”, raccontò Alecta. “Non c’è rabbia peggiore di quella di una persona gentile. Temo che Laxus tornerà con qualche osso rotto”
“Benissimo”, Will la afferrò per un polso. “Allora torniamo alla biblioteca subito”.
“Non sono sicura che ti convenga”.
Il ragazzo riconobbe immediatamente la voce delle nuova “prediletta” di Yukino.
Hikari era mano nella mano con Rogue.
“Oh!”, Fiamma si staccò dall’abbraccio di Arya. “Ma tu sei Hikari!”
“Ciao, piccola Fiamma! Fatemi indovinare, tutti voi. Litigi in corso?”
“Puoi dirlo forte”, rispose Neel divertito. “Beh, guardiamo il lato positivo della cosa, almeno adesso siamo tutti riuniti. Party sotto le stelle?”
“Mi piacciono i party sotto le stelle!”, disse Arya. “Ci sto!”
“Ci sto anche io!”, aggiunse Alecta. In verità si dimostrarono tutti entusiasti, tutti tranne Will, che di per sé non era abituato a stare in mezzo alla gente, e Rogue, il quale se n’era uscito con un: “Seriamente devo stare qui in mezzo a questi ragazzini?”.
Alla fine però Hikari lo aveva persuaso – a suo modo -  a rimanere.
Effettivamente la serata era piuttosto piacevole, il cielo era stellato e le cicale cantavano in lontananza.
Nonostante ciò, Fiamma appariva piuttosto malinconica. Se ne stava seduta, le dita affondate nel terriccio.
Non sono speciale.
Quel suo distaccarsi non era potuto sfuggire a Rayn, il quale le si era avvicinato, quasi cogliendola di sorpresa.
“Fiamma! Ehi, che c’è che non va?”.
Lei subito si irrigidì.
“N-niente!”
“Sei proprio sicura?”, domandò incatenando gli occhi ai suoi.
Se lui la guardava così le rendeva tutto più difficile.
“In realtà ci sono poche cose di cui sono sicura. O forse sono io che penso troppo”
“Pensare troppo non fa mai bene, piccola Fiamma. Dovresti sorridere di più, questo ti rende più carina”. 
Si irrigidì ancora. Le stava dicendo che era carina, lui!
La cosa la fece in automatico sorridere.
“Ecco, così mi piaci. Senti”, si guardò intorno. “Che ne dici se ci allontaniamo di qui?”.
Lei chinò il capo di lato, guardandolo confuso.
“Tranquilla, non voglio fare nulla di male”, chiarì subito. “Voglio solo farti vedere una cosa, promesso. Allora ci vediamo al parco fra dieci minuti”
“Non andiamo insieme?”
“Meglio di no, altrimenti temo che gli altri, curiosi, ci verrebbero dietro. Allora ti aspetto”.
Fiamma annuì contenta, adesso sembrava aver ritrovato il suo buon umore. Poteva considerare quello una sorta di appuntamento?
Stette di fatto che, cinque minuti dopo Rayn, con una scusa, si allontanò. E cinque minuti dopo ancora, Fiamma fece lo stesso.
Con gli occhi che brillavano, immaginava di dare il suo primo bacio, cosa imbarazzante ma che la faceva sognare ad occhi aperti.
Attraversò il bosco, sapendo che avrebbe fatto prima. In alcuni punti gli alberi si diradavano completamente, lasciando posto ad uno spazio aperto e coperto dalle fogli secche. Senza alcun problema attraversò quel punto, le sarebbe bastato questo per arrivare a destinazione. Ma quella sera Fiamma non sarebbe andata da nessuna parte. Acnologia aveva seguito la scia del suo profumo. Sapeva che era necessario avvicinarsi con cautela, ma dopotutto i bambini erano così facili da convincere.
“Fiamma, ma dove te ne vai a quest’ora?”, domandò con il tono più gentile possibile. La bambina smise di camminare  - anzi, saltellare – e lo guardò.
Era dalla sera dell’incidente che non avevano più parlato. Inutile dire che adesso Fiamma si ritrovava a provare una grande ansia, senza riuscire però effettivamente a muoversi.
“Ciao, amh… io vado ad un appuntamento”, rispose vaga. Lui allora si avvicinò ancora, quasi azzerando del tutto le distanze.
Lei lo guardò, sentendo il cuore battere all’impazzata. Vide poi una mano poggiarsi sul proprio viso e si sentì scostare una ciocca di capelli.
“Sei un po’ piccola per un appuntamento, no?”, domandò mellifluo. “Ad una bambina carina come te potrebbe accadere di tutto...”.
La gola adesso era addirittura secca.
“Conosco Rayn e so che è un bravo ragazzo”, balbettò.
“Come sei carina, sei innamorata”, sghignazzò. “Ah, l’amore… vedo che l’epidemia di malumore non ha colpito te”.
Sorrise nervosamente, tentando di scostarsi senza successo.
“Non sarebbe meglio rimanere qui con me invece? Insomma, si sta bene, è un bel posto. Le stelle nel cielo, il silenzio… il buio...”.
Come stava iniziando a parlare non le piaceva.
“Mi piacerebbe, ma davvero, adesso devo proprio andare”
“Suvvia, sii educata”, affermò adesso più severo. “Non ti fidi di me?”.
Fiamma non sapeva se si fidasse o no, sapeva solo che i suoi modi di fare stavano diventando inquietanti. Si irrigidì quando sentì la mano di Acnologia scenderle giù per la schiena. 
Stava tentando si spaventarla e lo stava facendo nel modo più subdolo che potesse esistere.  In Fiamma nacque una consapevolezza che la terrorizzò.
Rimase qualche secondo immobile, contando i secondi.
Tre…
Due…
Uno.
Con uno scatto saltò all’indietro, ma immediatamente Acnologia la attirò a sé.
I suoi occhi si erano ora accesi.
“Dove pensi di andare, eh? Non ti piacciono le mie attenzioni? Ed io che credevo di sì!”
“No!”, esclamò. “Ti prego, lasciami, io non ho fatto nulla di male!”
“Questo è quello che pensi tu, mia cara. In realtà sarebbe stato molto più conveniente per tutti se tu non fossi mai nata. Avresti fatto bene a non venire qui a Magnolia. Tu non l’avrai vinta, nessuno di voi. Pagherete per quello che mi è stato portato via!”.
Fiamma si dimenò. Non capiva cosa avesse fatto per meritare un trattamento del genere.
Chiuse gli occhi, compiendo un grande sforzo. A quel punto accadde qualcosa a cui non fece neanche caso. Il suo corpo si circondò di un’aura giallo-aranciata molto simile al fuoco. Acnologia, più sorpreso che altro, fu portato ad abbandonare per un secondo la presa, ma quel secondo fu sufficiente a Fiamma per scappare.
E iniziò a correre, gli occhi spalancati, il cuore che sembrava voler uscire dal petto, con un solo pensiero per la mente: devo fuggire.
Perché in quell’attimo non stava pensando più a nulla, l’istinto di sopravvivenza era più forte di qualsiasi cosa. Ad un tratto la sua corsa si arrestò. Fiamma era andata a sbattere contro qualcuno.
August abbassò lo sguardo, sorprendendosi di trovare quella bambina lì.
Con le lacrime agli occhi, disperata e spaventata da quanto accaduto poco prima, lei lo abbracciò, nel tentativo di trovare un po’ di conforto.
Quel gesto lasciò di sasso August, il quale non era di certo abituato a certe dimostrazioni d’affetto.
Ancora una volta, quella bambina lo stava mettendo a dura prova.
Sospirò, portandole una mano su una testa.
“Su, Fiamma. Non piangere. Mi prendo io cura di te, ok?”.
Il suo tono era gentile. Era sincero. E Fiamma annuì lentamente, ancora stretta in quell’abbraccio.


NDA
E anche Lyon ha ritrovato  - più o meno- la sua famiglia. Ero indecisa se dargliela o no, ma poi ho pensato che Syrio mi sarebbe stato utile per un ennesimo triangolo amoroso. Inoltre Meredy è un po' come David di Once Upon a Time, ovvero in coma.
Fiamma invece ha rischiato grosso. Per quella scena con Acnologia mi sono ispirata al libro "Amabili resti", o almeno, era quella la scena che avevo in mente mentre scrivevo. 
Mentre mi sono sciolta per scrivere la scena tra Fiamma e August. Oramai quest'ultima sta cedendo sempre di più.
Qui l'avatar di Syrio:

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Un curioso incontro ***


13 – Un curioso incontro

Senza accorgersi del tempo che passava, Neel si era lasciato cadere sull’erba, con le braccia dietro la testa. Ametyst si trovava accanto a lui, con gli occhi socchiusi.
Era davvero tanto tempo che non si sentiva così bene.
“Come vanno le ricerche sui tuoi fratelli?”, domandò lui curioso.
La ragazza sospirò.
“No comment. Inoltre, sono preoccupata. Quando li troverò – perché puoi star certo che sarà così – cosa dirò loro? Non mi riconosceranno neanche, questo mi fa paura”
“Ma come? Una tipa come te che ha paura? No, non devi averne, sono sicuro che capiranno. Esistono dei legami così profondi da superare anche la lontananza e il tempo”.
Sorpresa, Ametyst lo guardò negli occhi. Neel la stupiva sempre di più con le sue uscite incredibilmente sagge.
Però aveva ragione. Anche i loro legami erano stati in grado di resistere, malgrado la maledizione, malgrado il tempo.
Quel suo modo di fare, quel suo essere gentile e positivo, la affascinava. Si ritrovò a pensare a quanto fosse strano: da bambini era sempre lei che tentava di tirargli su il morale, adesso i ruoli si erano invertiti.
Senza accorgersene si ritrovò ad arrossire.
“Beh… grazie, Neel. Avevo proprio bisogno di sentirmi dire una cosa del genere”.
Lui le sorrise di nuovo.
“Quando ne hai bisogno, sono qui”.
Era assurdo, stavano parlando senza inveire uno contro l’altro. Questo era senza ombra di dubbio piacevole. E, soprattutto, Ametyst era effettivamente graziosa.

A qualche metro di distanza dai due, Yuki si dondolava nervosamente, seduta sul terreno. Stava avvertendo un grande disagio nel vedere Ametyst e Neel così vicini.
Cosa pensava di fare? Era ovvio che non avesse alcuna speranza, era una ragazzina in confronto alla sedicenne forte e indipendente che aveva davanti.
Il solo pensiero la mandò in una profonda depressione. Depressione mista a fastidio e nervosismo, visto che Syrio le si era ovviamente seduto accanto e stava continuando a parlare.
“Siamo quasi tutti divisi a coppie, quindi è più che giusto che io stia con te. Dovremmo uscire qualche volta, cosa ti piace fare? Però, pensandoci… io ho solo tredici anni, non ho neanche la patente, non posso portarti da nessuna parte. Accidenti, dovrò pensare a qualcos’altro...”.
A quel punto Yuki gli lanciò un’occhiata raggelante.
“Syrio, sta zitto!”
“Eh? Ho detto qualcosa che non dovevo?”
“Non si tratta solo di questo!”, disse isterica. “Cosa vuoi da me? Perché non te ne vai in giro a farti qualche amico e mi lasci in pace?!”
“Ma… ma io...”
“Hai sentito quello che ho detto? Vai!”.
Syrio rimase sorpreso da tanta aggressività da parte di Yuki, ma poiché tendeva ad essere molto mite e tranquillo di suo, decise di accontentarla. Si allontanò, con la testa bassa. 
Passò qualche istante prima che la ragazzina si rendesse conto di aver esagerato. Tutto per colpa di quell’insopportabile gelosia che la stava divorando da dentro!

Rogue non trovava affatto divertente quella situazione. I suoi nuovi “amichetti” erano rumorosi, soprattutto la tipa con i capelli rossi. Non era mai stato troppo paziente con i bambini.
Per Hikari era divertente vederlo in quello stato.
“Su, Rogue. Un po’ di allegria. Non sei contento di essere qui con me?”
“Sono contento sì, sono meno contento del casino che ho intorno. Tu non sei affatto rumorosa come loro”
“Certo che lo sono, il fatto è che mi ami, quindi non ti pesa”, affermò a braccia conserte?
Se la amava? Più di ogni altra cosa. Fra loro c’era sempre stata una grande e irrefrenabile passione, ma anche un grande sentimento solido alla base.
Rogue sapeva di essere fortunato. Era un po’ come se fosse scritto che dovessero stare insieme.
La attirò a sé, baciandola con passione. Hikari spalancò gli occhi, in genere era sempre lei a cominciare, ma quell’irruenza non le dispiaceva affatto.
“Wah!”, Arya li indicò. “Si baciano”. Prontamente Alecta coprì gli occhi ai suoi fratelli, mentre Will e Luna sembravano abbastanza indifferenti.
Divertita, Hikari si staccò.
“Piano, mister focoso. Se continuiamo così dovremo allontanarci. E a casa non possiamo proprio tornare”
“Già”, sbuffò. “Stupido Sting e stupidi problemi di coppia. Questo non accadrà a noi, vero?”.
Hikari sorrise in modo rassicurante.
“Certo che no!”.


Fiamma non avrebbe mai pensato che ad aiutarla sarebbe stato August, proprio la stessa persona che gli aveva messo strane idee in testa.
Il sindaco di Magnolia aveva portato la bambina lontana da occhi indiscreti, ovvero nella propria grande e sfarzosa casa.
Quando la piccola rosata arrivò, non poté fare a meno di guardarsi intorno sconvolta.
“Quindi qui è dove vivi. Forte, devi essere davvero tanto ricco”
“Sì, all’incirca”, rispose imbarazzato. Quella situazione era inopportuna. Già una volta si era ritrovata a salvarla, adesso la stava aiutando. La Salvatrice lo metteva a dura prova.
“Comunque sia, cosa ti è successo?”, domandò curioso.
Lei abbassò lo sguardo.
“Beh… io stavo andando da Rayn. Ma non era un appuntamento”, chiarì subito. “Ho incontrato Acnologia e mi ha avvicinata a lui”.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. Chissà perché non era sorpreso.
“Ha fatto qualcosa di strano?”.
“Da come mi guardava e toccava, ho avuto l’impressione che volesse farmi delle cose brutte… quelle cose brutte...”.
Fiamma rimase vaga, ma il suo sguardo bastò ad August per capire.
Quest’ultimo si ritrovò a rabbrividire.
“C-capisco. Non ti preoccupare, farò in modo che non possa più spaventarti”.
L’espressione di Fiamma cambiò drasticamente.
“Tu sei davvero gentile. Non come Acnologia, la tua gentilezza è vera. Non capisco perché la gente ti tema”.
Per quella bambina era bastato così poco per dimenticare tutto ciò che August le aveva detto.
Il sindaco si ritrovò a sorridere.
Tutti lo temevano tranne lei, che era proprio la sua preda principale.
“E a casa come va?”, cambiò discorso.
La bambina fece spallucce.
“Natsu e Lucy litigano! Non capisco che succede, c’è un sacco di malcontento in giro. Non mi piace questa cosa, vorrei che smettesse”
“Ho capito. Se aspetti dieci minuti, dopo ti riaccompagno a casa. Non me la sento di farti andare da sola. D’accordo?”.
Fiamma sorrise.
“D’accordo!”, esclamò contenta, sentendosi incredibilmente a suo agio.


“Sei un insopportabile, saccente, stupido energumeno!”.
Mira si stava ritrovando ad insultare Laxus senza alcun ritegno. E questa non era una cosa decisamente da lei.
“Chiudi il becco, donna. Non voglio più sentirti starnazzare”.
Laxus si stava ritrovando a rispondere per le rime. Questo era da lui, ma non con Mira!
Elfman e Evergreen ovviamente non erano da meno. Era più che altro proprio la ragazza, la quale lanciava oggetti ad Elfman.
“Insomma, ti vuoi fermare?”, la supplicò quest’ultimo.
“Neanche morta! Tu… tu…! Fra tutti i miei spasimanti, tu sei il peggiore!”, gridò lanciandogli addosso un vaso che, in seguito andò dritto a schiantarsi al pavimento.
“Ah! Così mi ammazzi!”
“Bene, è esattamente questo il mio obiettivo!”.
Lisanna si era portata le mani sulle orecchie per tentare di estraniarsi, almeno momentaneamente, da quel casino infernale.
“Ragazzi!”, gridò. “Avete fatto scappare i bambini! Ma volete piantarla? Mira, questo non è da te!”.
Ovviamente le sue non furono che parole al vento. Non sarebbe stata ascoltata tanto facilmente.
Evergreen fece per lanciare l’ennesimo oggetto. Ad un tratto però si fermò, spalancando gli occhi e facendo cadere la sua “arma” a terra. 
Sembrava aver ritrovato la sua lucidità.
“Cosa…?”, sussurrò.
Laxus e Mira strabuzzarono gli occhi, evidentemente confusi.
“Ma che è successo?”, chiese l’albina.
“Non ve ne siete accorti? Sono ore che non fate che discutere, lanciarvi oggetti e insultarvi! Ever ha quasi ammazzato Elfman!”
“Io ho fatto cosa?!”
“Lei ha fatto cosa?!”
“Ricordo quello che ho fatto”, spiegò il biondo. “Ma sento come se non fossi stato in me. Mira...”
“So quello che vuoi dirmi. Non chiedermi scusa, io ti ho insultato in modo peggiore. Santo cielo...”.
La sorella minore sospirò.
“Beh, non so cosa sia successo, però sono felice che sia finita. Come stavo dicendo poco fa, Alecta, Will e i bambini si sono momentaneamente allontanati”
“Oh, poveri piccoli!”, esclamò Mira. “Saranno spaventati!”
“Il mio piccolo Will!”, disse Ever.
“Suvvia Ever, non sei sua madre”, le fece notare Laxus con un sonoro sbuffo.
“Non ha importanza. Lo vado a cercare. Elfman, vieni con me?”
“Io? Sì subito!”, esclamò lui contento.

Anche a casa Dragneel le cose erano un po’ caotiche. Happy era certo che di lì a poco sarebbe imploso. Qualunque cosa fosse successa, stava succedendo in modo che i suoi delicati nervi saltassero.
“Natsu, Lucy, vi prego. Potete smettere di litigare solo per un secondo?”, provò a chiedere. La bionda però si voltò a guardarlo.
“Se non ti conviene, vattene anche tu!”
“Ehi!”, Natsu immediatamente lo difese. “Lascialo in pace, brutta strega!”
“Strega? Io? Basta, questo è veramente il colmo. Me ne vado io, farò prima!”
“Bene, vedo che hai capito! Prendi tutte le tue cose e vattene!”.
Lucy le diede le spalle. E lì accadde esattamente ciò che era successo a Mira e agli altri. 
La sua rabbia parve sparire del tutto, istantaneamente. Si voltò a guardare il rosato.
“Natsu?”
“Lu…?”, domandò lui. Happy li guardò a sua volta.
“Avete finito adesso?”, chiese speranzoso.
“S-sì. Abbiamo finito, ma… Lu, tutto quello che ho detto, io non volevo dirlo, però non so perché l’ho detto. Neanche lo penso!”
“V-va tutto bene, davvero. Lo stesso vale per me”, poi sospirò. “Scusa anche a te, Happy”.
“Non preoccuparti, capita”, rispose lui sorridendo. In realtà, l’Exceed sospettava che tutto ciò fosse stato causato da August o da Acnologia, ma ovviamente di ciò non poteva parlarne con nessuno.
Poco dopo qualcuno bussò alla porta.
“Questi devono essere i ragazzi!”, esclamò Lucy fiondandosi ad aprire.
E in effetti aveva ragione a metà. Perché davanti a loro c’era Fiamma.
“Ciao!”, esclamò. “Adesso non litigate più?”
“Oh, Fiamma. No, non litighiamo più. Sei sola? Non c’è Neel?”.
Lei fece spallucce.
“Sono tornata per i fatti miei perché… ho avuto un piccolo incidente. Però c’è stato anche chi mi ha dato una mano”.
A quel punto, Lucy, Natsu e Happy fecero caso alla figura dietro la bambina. August li guardava con fare piuttosto timido.
“L-lei, sindaco?”, sussurrò la bionda.
“Sì, beh… non è successo niente di grave”, lui e Fiamma si erano messi d’accordo sul non dire nulla per non farli preoccupare. “Così ho pensato di accompagnarla qui e...”
“August è stato tanto gentile con me!”, esclamò Fiamma, non facendo altro che accrescere il suo imbarazzo.
“Davvero? Allora la dobbiamo ringraziare”
“Già!, fece Natsu. “Vuole entrare?”.
Questo era davvero assurdo. Coloro che un tempo lo avevano temuto, adesso lo guardavano come se fosse uno di loro. Ma lui non era uno di loro.
Scosse il capo.
“Vi ringrazio, ma non posso proprio. Sapete, ho molto da sbrigare. Ma vi ringrazio lo stesso”.
Freddamente poi si congedò. A Fiamma dispiacque quasi il vederlo andare via, però, in compenso, era felice che l’atmosfera a casa adesso fosse decisamente più leggera. Di ciò che era successo, anzi, quasi successo quella notte, sarebbe stato meglio non farne parola con nessuno.


Alla fine Rayn si era visto costretto a tornare indietro. Era forse stato scaricato? No, questo non sarebbe stato da Fiamma.
Si stava davvero interessando a quella che non era niente più che una bambina, ma era più forte di lui.
Il suo migliore amico, invece, sembrava starsela passando molto meglio. Neel e Ametyst, infatti, parlavano affiatati.
“Hai già pensato a quello che dirai ai tuoi fratelli, quando li ritroverai?”.
Lei fece spallucce.
“Sinceramente non ci ho mai pensato. In genere cosa si dice a delle persone che non ricordano assolutamente niente di te?”
“Pff, suvvia, siete una famiglia! Te l’ho già detto, anche se non si ricordano di te, i legami che vi uniscono sono comunque saldi. Certe cose si sentono, non si devono sapere”.
Ametyst alzò gli occhi al cielo. Ecco che Neel la sorprendeva un’altra volta.
“Tu sei davvero intelligente”
“Oh, grazie. È bello ricevere un complimento da te, ogni tanto”
“Io non sono mica così cattiva. È solo l’esperienza che mi ha resa così”
“Oh… ne vuoi parlare?”, domandò affabile.
Ametyst avrebbe voluto. Avrebbe voluto raccontagli delle loro storie, di ciò che un tempo tutti loro erano stati. Ma comunque sia non sarebbe stata creduta.
Incatenò gli occhi ai suoi, avvertendo per la prima volta un brivido, non capendo da cosa esso fosse causato.
“Vorrei, ma non posso. Un giorno lo capirai, o almeno spero”.
Neel aggrottò la fronte, avendo per un attimo l’impressione che lei lo stesse prendendo in giro. Nel carpire la sua espressione dispiaciuta però, capì bene che non poteva essere così. L’attenzione del ragazzo fu poi attirata da Rayn, il quale gli stava venendo incontro a braccia conserte.
“Ehi!”, esclamò. “Ma dove ti eri cacciato? Aspetta, Fiamma è con te?”
“Avrebbe dovuto”, sospirò facendo spallucce.
“CHE? Volevi imboscarti con lei per fare le cosacce? Guarda che è una bambina!”
“Rilassati!”, lo aggredì. “Non avevo affatto cattive intenzioni. Sta di fatto che comunque sono stato scaricato”.
Yuki sentì le sue parole, sentendosi alquanto stranita. Sapeva della cotta stratosferica di Fiamma per Rayn, sicuramente doveva essere successo qualcosa.


Evergreen stava camminando battendo con forza i tacchi sull’asfalto, mentre Elfman le veniva dietro. Il loro litigio sembrava essere stato dimenticato e tutto ciò che la ragazza voleva era riportare a casa il suo “piccolo e adorato Will”.
“Sbrigati Elfman!”, lo incitò.
“Sì, arrivo”, annaspò. “Cavolo, ti sei legata davvero a quel ragazzino”
“Certo che sì!”, esclamò. “Perché, tu no?”
“S-sì! È molto in gamba”
“Puoi dirlo forte”, sussurrò con aria sognante, fermandosi un attimo. “William… mi sarebbe sempre piaciuto avere un figlio e chiamarlo così”.
Elfman rimase a guardarla, notando lo strano luccichio e la tristezza nei suoi occhi. Ever era era bella già di suo, ma con quella luce addosso lo era ancor di più se possibile.
“Beh… magari lo avrai”. Lei allora gli sorrise.
“Prima però devo trovare la persona giusta, il che non è facile”, si portò una mano su un fianco. “Ne sto parlando proprio con te e tu mi stai ascoltando. Eppure ti tratto sempre così male”
“Eh? No, no, no, non pensarci, davvero! È tutto a posto, a me piace ascoltarti, starei ore ad… ascoltarti”, rispose arrossendo.
Ad Ever allora venne istintivo sorridere. Elfman era grande e grosso ma con un cuore decisamente tenero.
Ad un tratto i due udirono degli schiamazzi. Si voltarono e allora videro i ragazzi tutti intenti a divertirsi. O almeno la maggior parte, poiché Will se ne stava seduto per i fatti suoi, mentre Alecta tentava di trascinarlo con sé.
“Andiamo William, non essere noioso e vieni con me!”, tentò di afferrarlo per mano.
“Ora non mi va”
“Noioso. Come pensi di trovare una ragazza, così?”
“Tsk”, borbottò alzando gli occhi al cielo. Fortunatamente non era l’unico. Anche Luna se ne stava seduta senza far niente. A quanto pare era davvero diversa dalla gemella. I due si lanciarono un’occhiata. Will le sorrise, senza neanche capire il perché. L’atmosfera non ebbe neanche il tempo di riscaldarsi, perché immediatamente Ever andò incontro all’adolescente, abbracciandolo.
“WILL! MI DISPIACE TANTO DI AVERTI DETTO DI ANDARE, TI PREGO, TORNA!”
“C-cosa?! Ever? Elfman? Che cosa ci fate qui?”, balbettò in imbarazzo.
“Siamo venuti a riportarvi a casa. Su, Alecta, bambini, anche voi!”
“Oh, caro, piccolo, dolce Will!”, Ever continuò a fargli mille moine, mentre il povero Will moriva lentamente per la troppa vergogna.

Dopo il suo incontro con Syrio, Lyon aveva sentito il bisogno di tornare in ospedale da quella ragazza. Le parole del bambino lo avevano notevolmente colpito, così come lo aveva colpito la bellezza di quella fanciulla dall’identità sconosciuta.
L’ospedale era molto tranquillo a quell’orario e, malgrado non fosse orario di visita, era riuscito a passare indisturbato.
La ragazza respirava debolmente. Sembrava sospesa fra due mondi, intrappolata in un sonno senza sogni.
Come poteva non conoscerla e sentirsi così legato a lei?
Lentamente si avvicinò, accarezzandole una guancia.
“Che strano… non ti ho mai vista, eppure sento che ti conosco da una vita. Magari ci siamo già incontrati senza saperlo, chissà. Mi chiedo come tu sia finita in questo stato. Non so se potrai mai rispondermi”.
In quel momento Lyon si ricordò delle favole e a quel famoso bacio del vero amore che serviva a risvegliare una principessa dormiente. Certo, probabilmente era stupido da pensare, considerando che si trovavano nel mondo reale e che lui era un totale estraneo per quella ragazza.
Nonostante questo pensiero, fece per chinarsi su di lei, sentendo il suo dolce respiro.
“Ma che fai?”.
Lyon sussultò. Syrio lo stava guardando con gli occhi lucidi.
“Syrio! Io stavo… ecco... Aspetta, ma non eri con Yuki?”.
Lui abbassò lo sguardo.
“Mi ha cacciato. Forse sono stato troppo avventato, ma non è colpa mia, lei mi piace, so che mi piace perché quando l’ho vista ho messo da parte la mia timidezza senza accorgermene! Deve significare qualcosa. Però non credo che io le piaccia”.
Il più grande allora sorrise divertito.
“Beh, ma non devi arrenderti così. Lo sai, bisogna lottare per ottenere quello che si vuole”.
Syrio lo osservò curioso.
“Se dici così allora devi aver avuto quello che volevi”.
Pensieroso Lyon lanciò un’occhiata alla ragazza.
“Non ancora… Però sono sulla buona strada”, lo rassicurò. “Tu vieni con me”
“Con te? Davvero?”, domandò speranzoso.
“Certo che sì. Ci deve essere un motivo se ci siamo trovati, no?”.
Forse il fatto di desiderare ardentemente una famiglia sua lo stava portando a fare delle scelte avventate, ma non avrebbe potuto lasciare in ogni caso quel bambino da solo. E poi, il giorno dopo sarebbe tornato in ospedale.

Acnologia rientrò in casa furente. Non riusciva a crederci, quella ragazzina gli era sfuggita di nuovo. E non poteva credere di aver perso un’altra volta il suo autocontrollo, questo era inammissibile.
August lo stava aspettando seduto a braccia conserte.
“Bene, guarda chi si vede”
“Che vuoi tu? Lasciami in pace”
“Non posso farlo. Acnologia, cosa stai facendo? Qual è la tua intenzione? Sei diventato uno stupratore di quart’ordine?”
“Cosa…? Come fai a saperlo?”
“Ho incontrato Fiamma nel bosco. E mi ha detto tutto. Non è così che bisogna agire”
“Beh, non è colpa mia! Quella lì risveglia il mio istinto più selvaggio. È perché non posso combattere, rivoglio la mia magia! Il suo potere si sta risvegliando, io l’ho visto. E poi...”, lo guardò. “Da quando in qua la Salvatrice si confida tanto con te?”.
August deglutì a vuoto. Acnologia non doveva assolutamente sapere nulla di lui e Fiamma.
“Si chiama guadagnarmi la sua fiducia. Cosa che tu prima avevi e ora hai perso”
“Ah, idiozie! Allora, siamo ancora d’accordo per avvelenarla? Così, una volta tolta di mezzo lei potrò dedicarmi a Dragneel e al resto dei suoi compagni”
“Sì… amh… certo. Ma ci penso io, fatti gli affari tuoi”
Acnologia però lo guardò dritto negli occhi.
“Ti avverto, August. Se scopro che stai facendo qualcosa che non devi… ti ucciderò con le mie stesse mani. Pertanto, da questo momento ti terrò d’occhio per essere certo che tu faccia esattamente quello che devi”.
Il ragazzo si ritrovò a provare paura.
“Che mancanza di fiducia nei miei confronti”, sussurrò con spavalderia, solo per nascondere il grande terrore che stava in realtà provando.

Yuki rientrò felice a casa, nella speranza che adesso si fosse tutto sistemato.
“Siamo a casa!”, esclamò, mentre Rayn alle sue spalle sbuffava.
“Yuki… ti prego...”
“Perché fai quella faccia? Sei depresso perché Fiamma ti ha dato buca? Vedrai che ci sarà un motivo, ci penso io a scoprirlo!”
“Tu non devi scoprire niente e io voglio semplicemente essere lasciato in pace”, sbuffò a braccia conserte.
Sentendo tutto quel baccano, Gray e Juvia comparvero loro davanti, stretti l’un l’altro.
“Ragazzi!”, chiamò lei. Yuki li guardò con gli occhi lucidi.
“Ah! Avete fatto pace!”
“Sì. Juvia è molto dispiaciuta per ciò che ha detto a Gray-sama”
“No, sono io ad essere dispiaciuto per quello che ti ho detto”
“Ah, Gray-sama, sei così carino che Juvia riempirebbe di baci”.
Di solito quella scenetta di dolcezza e romanticismo non avrebbe dato fastidio a Rayn, che in quel momento si ritrovò a sbuffare.
“Qualche problema?”, chiese Gray.
“No, nessuno”
“Sì, invece. Rayn ha problemi d’amore. E anche io, credo di trovarmi in un triangolo”
“Di che parli?! Tu sei troppo piccola per queste cose!”, esclamò Gray contrariato.
“Insomma!”, Rayn strinse i pugni. “La volete smettere di parlare di me come se non ci fossi?”.
Come ogni bravo adolescente frustrato, il ragazzo andò a chiudersi in camera sua, battendo la porta.
“Mi sa che gli devo parlare”, commentò Gray.
“Già dovresti”, fece Yuki a braccia conserte. “Rimaniamo qui anche stanotte?”.
Fu allora che Juvia le sorrise.
“Io e Gray-sama abbiamo parlato. Forse… visto che ci siamo messi insieme, sarebbe opportuno trasferirsi qui”.
La piccola batté le palpebre.
“Come se fossimo una famiglia?”
“Ma noi siamo già una famiglia”, le disse Gray sorridendo.
Quello era un piccolo sogno che si avverava. Lei, Gray, Juvia e Rayn sarebbero stati benissimo insieme.
Peccato che la bambina non aveva tenuto di conto una cosa.
“Spero per voi che vi siate calmati”, ad aver parlato era stato Lyon. “Ragazzi, lui è Syrio. Rimarrà con me per un po’”.
Nell’udire quel nome Yuki si voltò. Lei e il suo palese spasimante si guardarono negli occhi. Sarebbe stata una convivenza dura.


Adesso che l’Incantesimo degli Sguardi Infranti era stato spezzato, Erza si sentiva abbastanza stupida. Aveva mandato a monte quella che poteva essere una serata perfetta.
“Mi dispiace”, si scusò imbarazzata. “Non so cosa mi sia preso, ma mi sono sentita come se non fossi in me”
“Te l’ho detto, non ti devi scusare, io non mi sono di certo comportato da cavaliere. Ammetto che c’era un non so che di eccitante”, le disse Gerard.
“Davvero? Bene, buono a sapersi allora”, affermò sensuale. Non avrebbe mai pensato che il suo rapporto con il dottore potesse prendere subito quella direzione. Ma la cosa non le dispiaceva per niente, anzi!
“Siamo a casa!”, gridò Arya. “Si può? O ci tirate addosso qualcosa?”
“Sì, potete entrare”, le rassicurò Erza. “Ma guardatevi, dove siete state?”
“Ad una festa… più o meno”, Luna fu molto vaga.
“Spero non abbiate fatto cose strane. C’era alcol?”, domandò Gerard.
“Ma quale alcol, io sono già abbastanza allegra di mio”, la piccola rossa fece una smorfia.
Poco dopo, le due gemelle crollarono addormentate sul divano. Con molta dolcezza Erza le aveva coperte in modo che non sentissero freddo.
“Mi danno un gran bel da fare”, disse poi. “Sono così carine. Non è incredibile come ci somigliano? Se non fosse per l’età penserei di essere la loro madre”
“Beh, la loro madre lo sei a priori, da come le tratti. Ci deve essere un motivo se si sono fermate proprio qui”
“Già… Ehi, senti, ti va di rimanere qui a dormire? Niente cose strane se non vuoi”.
A Gerard quella proposta parve allettante.
“Ci sto”.

Sting stava aiutando Yukino a sistemare i libri che si erano fino a poco tempo prima lanciati. Che sciocco che si sentiva, mettersi a litigare come un bambino!
“Scusa per il disordine...”, disse a testa bassa.
“Non ti preoccupare, io ho fatto la mia parte. Litigavamo come una vecchia coppia sposata”
“Eh-eh… già. Amh… Yukino… sarebbe bello se la supposizione della perdita di memoria fosse vera, no?”.
L’albina lo guardò.
“Io… credo di sì...”
“Lo dico perché magari… noi siamo stati qualcosa di importante senza ricordarlo. Lo dico perché è questa la sensazione che provo ogni volta che ti sono accanto”.
Nel dire ciò si era avvicinato a lei, guardandola negli occhi.
“Oh… questo è esattamente quello che sento io...”.
Lui le accarezzò i capelli, chinandosi lentamente su di lei.
“PERMESSOOOO!”.
Nel riconoscere la voce di Hikari imprecò mentalmente.
“Vedo che siete tornati”, sbuffò.
“Ciao!”, la bionda li salutò. “Stavate facendo le vostre cose? Se volete ce ne andiamo”
“Noi non stavamo facendo nulla!”, esclamò Yukino. “Hikari, me la dai una mano a sistemare qui?”
“Certo!”, poi si voltò verso Rogue. “Beh, devo darti il bacio della buonanotte”.
Nel dire ciò si avvicinò a lui, baciandolo con enorme passione, passione che ogni volta divampava come fuoco.
“Mh”, Sting assottigliò lo sguardo. “Va bene, adesso basta, non state attaccati come due sanguisughe”
“Noioso”, commentò Rogue in seguito.


Dopo quella serata, Ametyst se ne stava tornando a casa. Non poteva crederci, era stata seriamente ad un passo dal rivelare tutto a Neel, con quale coraggio?
Come minimo lui le avrebbe dato della matta.
“Maledizione, sta diventando troppo difficile...”, commentò a bassa voce.
Furtivo come un felino, Lily le stava venendo dietro.
“Ti ho trovata! Ehi ragazzi, l’ho trovata!”.
Lei allora sussultò.
“Lily, mi hai fatto spaventare! Ma che cavolo…?”.
Poco dopo vide Levy venirle incontro e  stritolarla in un abbraccio.
“Oh, Ametyst, eccoti. Scusa se ti abbiamo fatta scappare”
“Sì, sì… beh, capita di litigare, no?”, borbottò Gajeel.
L’adolescente sgranò gli occhi, godendo del calore di quell’abbraccio.
“Amh… sto bene… mi sono solo fatta un giro, tutto qui… Sono contenta di vedere che adesso siete tranquilli. Ora possiamo andare a casa”.
Ad un tratto avvertirono il rumore di uno sparo. Gajeel tirò fuori la pistola.
“Chi va là? Chi ha sparato? TI ARRESTO!”
“Gajeel!”, esclamò Levy. “Con la pistola anche quando non sei in servizio?”.
Ametyst si guardò intorno, fin quando i suoi occhi non si posarono su un albero. Su uno dei grossi rami, tre bambini li stavano guardando.
“Scusate”, parlò l’unica femmina del trio. “Volevamo solo  assicurarci che non foste pericolosi”.
Fu a quel punto che Ametyst ebbe quasi un mancamento. Akua, Emer e Sephir erano lì davanti a lei!




NDA
Finalmente, i tanto attesi gemelli sono arrivati. E sono anche armati, almeno sappiamo che hanno preso la loro passione per le pistole da Gajeel XD
Come si approccerà adesso Ametyst allora? Perché, anche se non sono stati colpiti dalla Maledizione, erano davvero troppo piccoli per potersi ricordare di lei. Quindi sarà un problema.
La Maledizione degli Sguardi Infranti è stata spezzata dallo stesso August, il quale oramai sta prendendo sempre più a cuore Fiamma e si ritrova in bilico tra ciò che sente e ciò che dovrebbe fare, con un Acnologia che lo minaccia di ucciderlo se non fa quello che deve.
Una smossa non indifferente anche dal punto di vista sentimentale. Ormai è evidente che a Rayn piace Fiamma. Anche Ametyst e Neel si stanno avvicinando, mentre Syrio è stato malamente allontanato.
Che succederà adesso? ^^
Ecco qui gli avatar dei gemelli
 Akua
 Emer
 Sephir


 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Risvegliare la magia ***


14 - Risvegliare la magia


Ametyst era rimasta letteralmente senza fiato. Non stava sognando, quei tre erano davvero i suoi fratelli, li avrebbe riconosciuti ovunque.

Ed erano così cresciuti, così cambiati, così forti!
Anche Lily, Gajeel e Levy sembravano essere rimasti molto colpiti dalla loro presenza.
“Cioè… voi ci avete sparato… per sicurezza?”, domandò l'agente donna confusa.
“Tsk, non si è mai abbastanza previdenti”, a parlare fu Emer, il quale era sceso dall’albero e si guardava ora intorno. “Che posto è questo?”
“Siete a Magnolia, ragazzino”, rispose duramente Gajeel, il quale lo aveva in realtà già preso in simpatia. “E voi che cosa ci fate qui?”
“Stiamo cercando una persona… Nostra sorella, a dir la verità”.
Ametyst spalancò gli occhi. Si ricordavano di lei. Allora forse il biglietto che aveva loro lasciato aveva funzionato, non ci avrebbe mai sperato.
Levy allora capì.
“Vostra sorella? Ah, ma allora…!”.
La ragazza le diede una gomitata.
“Se ci dite qualcosa in più, forse potremmo aiutarvi”.
Sephir si fece avanti, porgendole un pezzo di carta sgualcito.
“Questo è tutto quello che sappiamo”.
Lo prese in mano. Su c’erano scritte esattamente tre parole: “sorella” - “ritrovare” - “importante".
Istintivamente strinse quel pezzo di carta. Ametyst ricordava perfettamente di quando aveva scritto quelle parole. Era stato poco prima di raggiungere la teca. Se davvero doveva prendersi cura dei suoi fratelli, allora doveva far qualcosa per far sì che potessero rincontrarsi, era questo ciò che aveva pensato. Di fretta e furia aveva tentato di scrivere una lettera, ma ai tempi aveva avuto solo quattro anni, quindi non era ancora molto capace nello scrivere. Fortunatamente però le erano bastate solo tre parole per far sì che loro sapessero.
Aveva funzionato.
“Capisco… non è molto… però è già qualcosa”
“Sinceramente è tutto quello che abbiamo. È incredibile che non si sia rovinato, eppure lo abbiamo trovato parecchi anni dopo che ci trovavamo in orfanotrofio”, spiegò Akua. “Così ci siamo messi a cercare e siamo arrivati fino a qui. Speravamo che le nostre ricerche andassero a buon fine. Ma non siamo stati molto fortunati”.
Levy rimase colpita dalla dolcezza di Akua. Inoltre, non capiva perché Ametyst si stesse trattenendo dal rivelare loro la verità. Eppure non aveva fatto altro che cercarli.
“Emh… loro sono della polizia”, disse ad un tratto Ametyst. “Forse potrebbero aiutarvi”.
Emer li squadrò.
“Va bene. Ma la mia pistola io non la mollo”
“Non siete un po’ troppo piccoli per girare armati?”, domandò Gajeel.
“Succede quando sei un ladro professionista”
“Sei un… CHE COSA?!”, domandò Ametyst sconvolta.
Oramai era chiaro che i suoi tre gemelli avessero imboccato una strada molto diversa da quella che aveva potuto immaginare.
Il viaggio era stato lungo, e Levy li aveva portati a casa con sé in modo che potessero rifocillarsi. Così ne aveva approfittato per chiedere loro qualcosa circa la loro vita, mentre Ametyst se ne stava seduta accanto a Gajeel e Lily senza dire una parola.
“Vi prego, proteste spiegarci meglio?”, domandò gentilmente la ragazza, porgendo una tazza di tè ad Akua.
Quest’ultima annuì.
“D’accordo. Io, Sephir e Emer abbiamo vissuto per qualche anno in un orfanotrofio. Abbiamo fatto di tutto per non farci adottare. Eravamo tre discoli. Lo siamo ancora in realtà. Quando abbiamo trovato il foglio di carta con quelle tre parole scritte, abbiamo pensato che dovevamo assolutamente metterci alla ricerca della nostra famiglia. Ci deve essere un motivo se stiamo stati abbandonati sul ciglio della strada, e nostra sorella potrà dircelo. Quindi abbiamo cominciato a cercare”
“Ma per far questo, siamo dovuti scappare”, continuò Sephir, parlando in modo più distaccato. “Diciamo che quando vivi per i fatti tuoi e sei così giovane, devi trovare un modo per arrangiarti. Ne abbiamo vissute davvero di tutti i colori, e per sopravvivere abbiamo iniziato a rubare. Inizialmente erano piccoli furti… poi però… ci siamo molto migliorati. In qualche modo dovevamo pur guadagnare del denaro per spostarci. Infine siamo arrivati qui e abbiamo incontrato voi...”.
Gajeel ascoltava sconvolto. Non poteva credere al fatto che quei tre ne avessero passate così tante. E poi c’era decisamente qualcosa che non gli tornava.
Quindi si avvicinò ad Ametyst, sussurrandole qualcosa ad un orecchio.
“Abbandonati? Credevo che li avessi persi”.
Lei allora si irrigidì.
“In realtà sono vere entrambe le cose”
“Che? Questo è assurdo. Perché non dici semplicemente a loro chi sei tu? Li hai cercati per tanto tempo”
“Questo lo so, ma se non ti dispiace vorrei prima trovare le parole giuste”.
Lui alzò gli occhi al cielo, sapendo che non avrebbe potuto intromettersi.
“Capisco...”, affermò Levy poggiando la teiera sul tavolo. “Io credo che noi potremmo esservi molto utili. Ho l'impressione che vostra sorella sia più vicina di quel che crediate”
“Lo pensi davvero?”, domandò Akua speranzosa. “Lo spero, ci sono tante cose che le vorrei chiederle”
“… Prima fra tutti perché ci ha lasciati”, sbottò Emer.
Ametyst fece una smorfia. Non era esattamente un buon modo per cominciare.
“Sono certa che non è colpa sua”, le difese infatti Levy. “Comunque sia, vi prego, rimanete pure con noi finché non risolviamo il problema. Sono certa che Lily sarà felice di darvi un’occhiata”.
Il giovane agente sussultò.
“Cosa?! Perché io?!”.
Sephir ed Emer si guardarono divertiti.
“Ciao, amico”, salutò il primo. “Vedo che anche tu hai una pistola, ma scommetto che non hai mai sparato”
“Oh”, Lily deglutì. “Questi bambini mi fanno paura”.
Ametyst non poté fare a meno di commuoversi nel vedere quella scena. Adesso erano tutti insieme, erano di nuovo una famiglia, senza però saperlo. Non poteva rimanere in quella situazione, doveva assolutamente dire ai suoi fratelli chi lei fosse, avrebbe spiegato loro tutto, anche a costo di farsi odiare.

August aveva, se così poteva essere definito, una sorta di laboratorio segreto in cui teneva tutte le sue pozioni. L’esimia e debole fonte di magia che c’era a Magnolia veniva utilizzata soltanto da lui e da Acnolgia, sebbene, la maggior parte delle volte, non fosse abbastanza.
Adesso si stava ritrovando ad armeggiare con boccette e strani liquidi fumanti. Acnologia lo stava letteralmente tenendo d’occhio, non poteva assolutamente sbagliare: era costretto a creare il veleno che, almeno teoricamente, avrebbe dovuto uccidere Fiamma.
E sarebbe stato anche più facile se solo l’altro non gli fosse stato addosso. Non lo avrebbe perso di vista un solo istante.
“Scusa, ti dispiacerebbe non fissarmi in questo modo?”, domandò il giovane. “Mi metti a disagio”
“Non ho altra scelta. Ora zitto e lavora. Piuttosto, sei certo che sia un incantesimo efficiente? E sei sicuro che non ci sia un contro-incantesimo?”
“Per ogni cosa c’è un contro-incantesimo”, chiarì. “Ma quando c’è la morte in mezzo, tutto risulta decisamente più difficile. Con quest’incantesimo, la Salvatrice cadrà in un sonno profondo e mortale da cui non potrà mai svegliarsi. E allora tutto sarà esattamente come abbiamo sognato”.
Cercò di essere il più convincente possibile mentre affermava ciò. Acnologia allora ghignò soddisfatto.
“Bene, questa sì che è una buona notizia”, disse già eccitato al solo pensiero. “Quand’è che glielo somministrerai, eh? Quando?”
“Con calma, non sarà difficile. Fiamma mi vuole bene. Sì, mi vuole bene e si fida di me, perciò basterà attirarla a me”.
Aveva detto quelle parole più a se stesso che a lui. Non poteva avere un cuore così tenero da lasciarsi sopraffare dalle emozioni.
Per la famiglia che aveva perso, era per loro che stava facendo tutto questo. Ma, teoricamente, anche Fiamma faceva parte della sua famiglia. Aveva davvero senso?
Scosse il capo. Che avessero lo stesso sangue poco importava. Era per colpa di Dragneel se adesso si ritrovava in quello stato.
“Forse prima dovrei testarla...”
“Ah, magnifico. Su chi?”, domandò Acnologia. “Oh, ci sono. Perché non lo fai su quel tipo, su Gildarts? Dopotutto è stato lui quello che ti ha eliminato, sarebbe divertente”.
Come potersene dimenticare? Ricordava bene la sua sconfitta, eppure ai tempi era stato quasi felice di andarsene, se solo non fosse stato per i suoi rimpianti.
Un abbraccio da sua madre, era questo uno dei tanti.
“Va bene, lo farò”, dicendo ciò travasò un po’ di liquido trasparente in una fiaschetta. “Adesso vado, non combinare guai!”
“Sì, lo so, non rompere”, borbottò fremendo internamente.
Non vedeva proprio l’ora di passare all’attacco.

Yuki si presentò a casa Dragneel accolta da Lucy.
“Oh, ciao piccola Yuki. Ti prego, entra pure. Fiamma è in camera sua”
“Grazie, ci vado subito!”, esclamò la bambina. La bionda richiuse la porta, sospirando. Non si era minimamente accorta che una certa persona fosse lì in agguato come un predatore intento ad osservare la sua preda.
Natsu le arrivò alle spalle, stringendola forte da dietro e donandole con voracità un morso sul collo.
La ragazza rabbrividì profondamente, per poi gemere.
“Oh, Natsu. Mi hai fatto paura”
“Bene, perché era quella la mia intenzione. Dici che sono malato? Io credo di sì, perché non riesco a starti lontano”.
Dopodiché la attirò a sé e, poggiandole le mani sui fianchi, la baciò con foga. Lei ricambiò con entusiasmo, circondandogli le spalle con le braccia.
Tuttavia, ogni volta che si trovavano troppo vicini, tornava sempre quella strana sensazione di familiarità e al contempo di paura. Per quanto Lucy fosse diventata brava a ignorare, persisteva sempre.
“Allora?”, ansimò Natsu. “Signorina, uscirebbe con me adesso? Dopotutto i ragazzi sono qui, al sicuro”
“Volentieri. Prendo la borsa e andiamo”.
Nel frattempo Yuki aveva raggiunto la cameretta dell’amica.
“Ciao, Fiamma!”, esclamò. “Ma che fine avevi fatto? Non ti sei più fatta vedere!”.
La rosata la tirò dentro, richiudendo immediatamente la porta con fare sospetto.
“Ho avuto qualche problema”
“Sì, me ne sono accorta. Povero Rayn, lo sai che c’è rimasto male?”
“Davvero?”, domandò con gli occhi lucidi. “Cioè, voglio dire, mi dispiace! Stavo andando da lui però… Acnologia me lo ha impedito”.
L’azzurra si preoccupò nel vedere lo sguardo strano dell’amica.
“Fiamma, che cosa ti ha fatto?”
“Per fortuna non è arrivato a fare nulla. Lo sai, August mi ha aiutata”
“August? Il sindaco inquietante?”
“Non è inquietante! È stato gentile con me e mi ha protetta. Certo, a volte è un po’ strano, ma chi in questa città non lo è”
“E va bene”, sospirò Yuki con le mani poggiate sui fianchi. “Se davvero ti ha aiutata, meglio così. Però sai, dovremmo riorganizzare una serata come quella. Ma senza Syrio. Adesso che viviamo insieme mi sta sempre addosso, è insopportabile, credo di piacergli”
“Allora dagli una possibilità”
“Lo sai che ho un debole per Neel”, dicendo ciò aprì le ante del suo armadio. “A proposito, hai qualche vestito carino da prestarmi?”.
Dopo aver fatto ciò, accadde qualcosa che nessuno delle due aveva previsto: comparve Happy! Anzi, era meglio dire che probabilmente si trovava lì da chissà quanto tempo.
“Emh… salve”, balbettò.
“Happy! Ma che cavolo fai qui?!”, esclamò Fiamma. “Stavi origliando!”
“No, io… va bene, è vero, stavo origliando, mi dispiace! È che… Fiamma, non devi assolutamente fidarti di August”
“Uffa, perché no?”
“Perché lui vuole ucciderti, tu sei la Salvatrice”
“Ancora con questa storia? Stai diventando noioso. E poi, mettiamo che sia vero, avrebbe avuto più di un occasione per liberarsi di me. Allora perché mi aiutato?”
“Io… io veramente non lo so”, ammise l’Exceed. Non aveva la più pallida idea di quello che stesse tramando August, non capiva se stesse facendo il doppio gioco o meno o se stesse ingannando tutti loro.
Per la prima volta neanche lui era più certo di niente.

August aveva raggiunto il pub di Cana, in modo da mettere in atto il suo piano per provare il veleno. Molto lentamente stava bevendo l’alcolico che poco prima Mira gli aveva servito, attendendo. Gildarts stava sempre a bighellonare lì al pub e a bere qualcosa, quindi sarebbe stato facile da scovare.
Neanche due minuti dopo aver pensato ciò, l’uomo si presentò, allegro come sempre.
“Ehi, Cana, ti dispiace farmi un drink?”
“Tu non sei un cliente, ma lo vuoi capire?!”, esclamò esasperata la ragazza, arrendendosi comunque al suo volere.
Quella era il momento perfetto. Cana si sbrigò a preparare il drink e a poggiarlo sul bancone, in attesa che Gildarts lo prendesse. Fu in quel breve lasso di tempo che August, con molta discrezione, allungò il braccio e versò una sola goccia di veleno. Solo una e allora quell’uomo sarebbe dovuto cadere in un sonno eterno.
Andare sempre avanti. Nessun senso di colpa.
All’improvviso il giovane riconobbe un familiare schiamazzare alle sue spalle: si trattava di Natsu e Lucy, che adesso si stavano scambiando un dolce bacio a fior di labbra.
Sentì un nodo allo stomaco.
“Oh, ma salve sindaco August”, salutò la bionda cordialmente. “Anche lei qui?”
“Eh? S-sì. Ero venuto a farmi un drink”
“Capisco. La stessa cosa è per noi. Torno subito, Natsu”, disse infine, allontanandosi verso il bancone.
Il rosato, dal canto suo, la stava guardando con due occhi innamoratissimi.
“Emh”, l’altro si schiarì la voce. “Immagino che le cose tra voi vadano bene”
“Se vanno bene? Quella lì è la donna della mia vita”
“Tsk, addirittura...”
“Già! Ehi, senta… posso chiederle un favore?”, domandò sottovoce.
“Un favore?”
“Sì. Vorrei chiedere a Lucy di sposarmi”.
Ci mancò poco che August non si strozzasse. Non era esattamente ciò che aveva programmato, anzi, era tutto il contrario.
“Ma davvero? Congratulazioni ma… io cosa c’entro in tutto ciò?”
“È semplice. Vorrei che in caso fosse lei a celebrare il matrimonio”.
Questo era veramente ridicolo. Il suo rivale che gli chiedeva una cosa del genere, ma come era arrivato a quel punto?
“I-io? Non ho mai celebrato un matrimonio.”
“Suvvia, la prego. Per me sarebbe un onore”.
Quel tipo doveva seriamente smetterla di essere gentile con lui. Si sentiva già abbastanza in crisi.
“Sì”, fece incerto. “Suppongo di poterlo fare”.
Natsu allora sorrise.
“Bene! Ora devo solo sperare che la sposa mi dica di sì”.
Completamente ignara di tutto, la ragazza si avvicinò ai due, tenendo un vassoio in mano.
“Eccomi qua!”, esclamò. “Sindaco, rimane con noi?”
“Veramente io adesso dovrei andare...”.
Il silenzio fu ad un tratto squarciato dall’urlo di Cana.
“Gildarts! Che cos’hai?!”.
L’uomo si trovava steso sul pavimento, come se fosse svenuto. Gli occhi erano spalancati e vuoti e lì, dove avrebbero dovuto esserci le pupille, non c’era nulla, solo il bianco. La ragazza stava china su di lui.
“Ehi, svegliati! Mira, chiama un ambulanza”
“Ma cosa è successo?”, domandò Natsu.
“Non lo so, stava bevendo e poi è svenuto!”
“Non può essere coma etilico?”, suggerì Lucy.
“Cosa? No, lui beve sempre un sacco. Oh mio Dio, ti prego vecchio, non farmi scherzi, d’accordo?”.
Approfittando del caos creatosi, August era andato via. Adesso ne aveva la certezza, il suo veleno funzionava. L’unica cosa che doveva fare era usarlo su Fiamma e farla cadere in un sonno senza sogni.



Levy non poteva fare a meno di provare uno strano senso di familiarità nel vedere Ametyst e i tre bambini giocare insieme. Sebbene non avessero alcun legame, ciò che avvertiva andava anche ben oltre la logica. Era in momenti come quelli che le parole della ragazza le tornavano alla mente.
Parole assurde di certo, ma sarebbe stato così facile crederci e fingere che tutto fosse reale.
Anche Gajeel dovette ammettere a se stesso di essere alquanto stranito dalla situazione che si era venuta a creare. Sembravano proprio una famiglia. Inoltre, doveva ammettere di aver notato una forte somiglianza fra loro e i bambini.
Anche se questo non aveva senso.
Si avvicinò a Levy, la quale osservava con fare pensieroso Ametyst e i tre gemelli giocare nel giardino dietro casa.
“Sono così felici”, mormorò. “È bello che si siano ritrovati. Sebbene non sappiano”
“Perché credi che Ametyst non abbia parlato?”
“Forse ha solo paura. Magari si sente in colpa per non essere riuscita a proteggerli. È una promessa che ha fatto, ma non so a chi. Mi sono affezionata a lei… e mi sto affezionando anche ai bambini”.
Il suo tono era adesso divenuto triste. Gajeel si avvicinò, afferrandole il viso e costringendola a guardarla.
“Forse potrebbero stare con noi”, suggerì.
“Con noi? Intendi come… una famiglia?”
“Beh, sì. Quello è il senso”.
Gli occhi della ragazza si illuminarono.
“Ma i genitori dovrebbero essere due”.
Lui gli si avvicinò.
“Per l’appunto”.
Finalmente fece ciò che da tanto tempo aveva bramato di fare. La baciò. E in quel momento la sentì sua come non mai. Fu un bacio speciale, il primo che sapeva di qualcosa di già sentito. Fu nel momento in cui le loro labbra si sfiorarono che Levy capì che sarebbe stato lui l’uomo con cui avrebbe passato il resto della sua vita.

“Ah!”, esclamò Emer. “Oh, si baciano. Che schifo i baci!”
“Bleah, non voglio guardare”, sbuffò Sephir, facendo ridere Ametyst.
“Che schifo, eh? Tra un po' di tempo non la penserete più così, piccoletti. E comunque, lasciali fare. È troppo tempo che aspetto questo momento”
“Ah sì?”, domandò ancora Sephir con sguardo furbo. “E tu invece? Quand’è stata l’ultima volta che hai dato un bacio a qualcuno?”.
Ametyst strabuzzò gli occhi, arrossendo.
“Questi non sono affari tuoi, d’accordo?!”, fece in preda all’imbarazzo.
Akua era però rimasta zitta ad osservarla. In verità non aveva fatto altro da quando si erano incontrate. C’era un dubbio che non riusciva proprio a mettere da parte.
“Akua, ma stai bene?”, domandò Ametyst. L’altra allora batté le palpebre.
“Sì, sto bene”.


“Allora?!”, domandò Acnologia curioso. “Il veleno funziona?”.
August sospirò.
“Funziona. Gildarts è andato”
“Bene! Assolutamente molto bene! Questo è magnifico. Una volta fatta fuori Fiamma, sarà tutto più facile! Allora, quando lo facciamo?”.
August sbuffò spazientito.
“Hai aspettato dodici anni, qualche giorno in più non ti ucciderà di certo”
“Voglio solo essere certo che tu faccia le cose per bene”
“Perché non ti fidi di me?”.
Acnologia sghignazzò.
“Perché il cuore umano è volubile. Perché se c’è la minima possibilità che tu possa provare affetto per la Salvatrice, allora non andrai fino in fondo”.
Il giovane assottigliò lo sguardo. Sarebbe stato inutile e stupido tirarsi indietro proprio adesso, dopo essere arrivato a tanto.
“Ma io non ho un cuore da tanto tempo ormai. Quindi smettila di trattarmi da stupido. Prometto che una volta che Fiamma sarà andata, potrai divertirti quanto vuoi”
“Bene!”, esclamò. “Era esattamente quello che volevo sentirmi dire!”.
August alzò gli occhi al cielo. Il suo alleato era oramai ai limiti dell’impazienza.
Adesso non dipendeva tutto che da una sua scelta.

Molto preoccupati, Natsu e Lucy stavano facendo compagnia a Cana. Gildarts era stato ricoverato d’urgenza e la ragazza dovette ammettere di sentirsi non poco preoccupata, non riusciva neanche a capire cosa fosse successo.
Furono minuti interminabili quelli trascorsi in sala d’attesa, finché il dottor Gerard non uscì finalmente a dare loro qualche notizia.
“Ebbene? Come sta il vecchio?”, domandò Natsu. Il dottore aveva un’espressione strana.
“Io non so davvero cosa dire”
“Come? Che significa? Parla e basta!”, sbottò Cana impazientemente.
“I valori sono tutti regolari. Gildarts si trova in un sonno profondo, è come se fosse entrato in coma, ma non sono riuscito ad individuare la causa. Dovrò fare dei controlli approfonditi, sperando di trovare qualcosa”.
Sconvolta, Cana si portò una mano sul viso.
“Questo è ridicolo. Posso vederlo? Non ha parenti, io sono quella che si avvicina di più”
“Va bene, Cana. Puoi andare”.
Natsu allora si strinse a Lucy, la quale appariva non poco preoccupata.
“Dici che si riprenderà?”
“Sono certo di sì, Lu. Gildarts è in gamba. Forse adesso è meglio che torniamo a casa. Neel e Fiamma ci stanno aspettando”.
La bionda allora annuì, prendendolo per mano.

Gajeel sembrava aver preso molto in simpatia Emer e Sephir, poiché si stava ritrovando, con molta naturalezza, a giocare con loro in giardino. Ametyst e Akua invece si limitavano a guardarli sedute sui gradini. La piccola azzurra sembrava una versione in miniatura di Levy, molto tranquilla e amante dei libri a giudicare dal grosso tomo che teneva poggiato sulle gambe.
“Così ti piace leggere, eh? Piace anche a Levy, secondo me andreste d’accordo. Io sono più una tipa da moto e cose del genere”
“Sei forte, Ame”, le disse la più piccola. “E mi sento così in sintonia con te”.
La maggiore allora si lisciò i capelli imbarazzata. Era così strano parlare con sua sorella senza però poterle dire la verità.
Che cosa stava aspettando? Per una vita aveva atteso quel momento, ed ecco che adesso si lasciava prendere dalla paura.
Doveva assolutamente farsi coraggio.
“Emh… Akua...”
“Ametyst, non è un caso se siamo qui, vero?”.
L’espressione di Akua adesso era seria. Era da un po’ che la guardava con fare strano, quella ragazzina era sveglia.
“No”, sospirò. “Non è un caso, Akua”
“Dimmi solo una cosa. Quel famoso biglietto… lo hai scritto tu? Perché è da quando ti ho vista che non riesco a togliermi questo pensiero dalla mente”.
Gli occhi color rubino della sorella si erano coperti di un velo tristezza, cosa che Ametyst non riuscì a sopportare.
Doveva dire la verità.
“… Sono stata io...”.
Seguirono vari secondi di silenzio in cui la ragazza tentò di studiare l’espressione di Akua. Quest’ultima passò dall’essere seria a sorridere.
“Per tanto tempo mi sono chiesta tu come fossi. E adesso lo so. Hai superato di gran lunga ogni mia aspettativa”
“Cosa? Significa che non provi rabbia nei miei confronti?”
“Io non potrei mai!”, esclamò avvicinandosi per abbracciarla.
Quel gesto commosse Ametyst, la quale ricambiò immediatamente, sentendosi istantaneamente meglio. Probabilmente perché, pian piano, i pezzi del puzzle stavano tornando al loro posto.
“Te la senti di dirlo anche agli altri?”, sussurrò Akua.
“No. Ma glielo devo comunque”.
Mano nella mano, le due sorelle si alzarono, fermandosi poi davanti ai gemelli e Gajeel, che aveva dal canto suo intuito cosa stesse per succedere.
“Ragazzi”, chiamò Akua. “Ametyst deve dirvi una cosa”.
La più grande sospirò, guardando i suoi fratelli.
“Perdonatemi, avevo soltanto bisogno di una piccola spinta. Emer… Sephir… sono io vostra sorella”.
Altro silenzio in cui la ragazza temette di aver rovinato tutto.
Sephir fu il primo a sciogliersi e ad abbracciarla. Emer rimase un attimo sulle sue, osservandola. Poi si avvicinò a piccoli passi.
“Sei proprio tu?”
“Sono io. Rispondi solo a questa domanda. Senti di odiarmi?”.
Il ragazzino abbassò lo sguardo, alzandolo poi poco dopo.
“No… sento tutt’altro”.
E in preda alla felicità di aver finalmente ritrovato la sorella, si unì a quell’abbraccio. Dopo anni di ricerca a vuoto e sofferenza, adesso erano tutti e quattro insieme. Gajeel sollevò lo sguardo. Levy li stava guardando, sorridendo e commossa, dalla veranda. Lui allora ricambiò il sorriso.
La famiglia era stata riunita quasi del tutto. Adesso mancava il pezzo più importante, mancavano i loro ricordi.


C’era una cosa che aveva scosso Fiamma, ancor più dell’incontro con Acnologia. Era stata la sua reazione. Nel momento in cui si era sentita in pericolo, il suo corpo era come andato in fiamme. Non poteva averlo immaginato, perché subito dopo Acnologia l’aveva lasciata andare come se si fosse ustionato.
Ripensando al libro di Lucy, si ricordò di come uno dei personaggi avesse dei poteri collegati al fuoco. Tra questo e le chiacchiere continue di Happy stava credendo di impazzire.
Assolutamente doveva riprovare. Si alzò dal letto e iniziò a frugare tra i cassetti. Lì vi trovò il cero di una candela.
Lo strinse fra le mani, chiudendo gli occhi. Se davvero era la Salvatrice e aveva dei poteri magici, qualcosa sarebbe dovuto accadere. Si concentrò parecchio, impaziente. Ma ogni qual volta che apriva gli occhi si ritrovava d essere delusa.
Probabilmente perché nel suo profondo le sarebbe davvero piaciuto essere un’eroina, essere speciale. Ma quelle erano chiacchiere e nulla più.
“Uffa”, sbuffò lasciando cadere il cero sulla scrivania.
Nel momento stesso in cui si era voltata, una piccola fiammella si era accesa. Quello che la bambina non sapeva era che in quella città apparentemente comune, esisteva una scintilla di magia, molto debole e instabile, ma costante. Era la stessa magia che August e Acnologia avevano portato in quel mondo, certi che nessuno avrebbe potuta utilizzarla tranne che loro.
Ovviamente era cambiato tutto nel momento in cui la Salvatrice era arrivata a Magnolia. La fiammella si spense subito dopo, senza dare possibilità a Fiamma di sapere. Qualcosa si stava smuovendo nella ormai non più tranquilla città, e la magia si stava finalmente risvegliando.

NDA
Finalmente Ametyst e i bambini si sono ufficialmente ritrovati. August invece ha creato il veleno che dovrebbe ucciere Fiamma, e di mezzo chi ci va? Il povero Gildarts, che inconsapevolmente è diventato una cavia. Di positivo c'è che Natsu vuole chiedere a Lucy di sposarlo. E chi dovrebbe celebrare tale matrimonio? Proprio August, mi sembra logico.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Non vedo seriamente l'ora di arrivare al momento in cui tutti riacquisteranno la memoria, ci arriveremo, non temete.
A presto :D

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Essere lontani ***


15 - Essere lontani

Gray portò Juvia sotto di sé, baciandolo con immensa passione. L’eccitazione fra i due era palpabile, al punto che, anche volendolo, non sarebbero riusciti a staccarsi.
La ragazza sospirò forte, mentre lui scendeva a baciarle il collo niveo, fremente di farla sua ancora una volta.
“G-Gray”, ansimò lei. “Sei sicuro che non dovremmo chiudere la porta a chiave?”
“Non devi preoccuparti di questo. Nessuno verrà a disturbarci”, la rassicurò lui, facendo scivolare con lentezza la maglietta.
Juvia sospirò, con le guance già bollenti e gli occhi carichi di desiderio.
Quelli erano sempre dei momenti così perfetti. O quasi.
Yuki e Rayn arrivarono come due furie, aprendo la porta della camera da letto, senza neanche preoccuparsi di bussare.
“GRAY, JUVIA! YUKI NON MI LASCIA IN PACE!”
“NO, NON È VERO. SEI TU CHE MI INFASTIDISCI!”.
Juvia si portò istintivamente la mani sul busto, poiché aveva addosso solo il reggiseno. Gray invece era rimasto immobile sopra di lei, troppo imbarazzato per muoversi.
“Non si usa più bussare?!”, ebbe solo il coraggio di domandare.
“Ops!”, Rayn si rese conto solo in quel momento di aver interrotto un momento particolare. “Chiedo scusa!”
“Perché chiedi scusa? Cosa state facendo?”
“Niente!”, chiarì subito la ragazza. “Juvia e Gray stanno solo… emh… giocando”
“Ah, bello. Posso giocare anche io?”
“NO!”, urlò Gray. “Che disastro. Insomma, ma che avete, si può sapere?”.
I due allora si lanciarono un’occhiataccia, litigavano esattamente come due fratelli.
“Ok, ok”, sospirò il ragazzo rimettendosi la maglietta. “Qui c’è seriamente bisogno di un consulto. Juvia...”
“Sì, mi occupo io di Yuki”, lo rassicurò ammiccando, prendendo per mano la bambina. Una volta rimasti soli, si rivolse all’adolescente.
“Siediti”
“No, grazie. Preferisco lasciare intatto il vostro letto”
“Va bene. Qual è il problema, Rayn? Sei nervoso ultimamente”.
Lui alzò gli occhi al cielo, arrossendo.
“È per una ragazza”
“Ahi, brutto affare. Chi è? Scommetto che è una delle tue nuove amiche”
“Oh”, abbassò poi lo sguardo, esasperato. “È Fiamma. Ti prego, non prendermi in giro. È di quattro anni più piccola di me, lo so, ma non posso farci niente, lei è così simpatica, carina… e io mi sento uno stupido che non riesce neanche a parlarle normalmente”
“Perché mai dovrei prenderti in giro? L’amore arriva, non si può decidere verso chi. Deve piacerti molto per portarti a stare così male”
“Puoi dirlo forte”, sbuffò. “Non avrei mai pensato di poter parlare con te di certe cose”
“E perché no?”
“Beh, ci sei stato una vita per deciderti a ricambiare Juvia”
“È vero”, ammise. “Ma hai insistito, e alla fine sei stato utile. Quindi adesso io voglio aiutare te. Se Fiamma ti piace dovresti buttarti. Ma stai molto attento a trattarla con i guanti bianchi. Ogni donna è una principessa”
“Da che pulpito”, borbottò a braccia conserte. “V-va bene comunque. Accetterò il tuo consiglio. Piuttosto”, abbassò la voce. “È brava Juvia a letto?”
“Questo non è decisamente affar tuo, ragazzino”.

Anche Yuki era molto impegnata a spiegare i suoi dilemmi a Juvia, la quale la ascoltava con fare molto interessato.
“E questo è quanto. Ho una cotta stratosferica per Neel, ma Rayn non vuole darmi una mano, è cattivo con me”
“Oh, Juvia non crede che Rayn sia cattivo, magari lo fa solo per proteggerti”
“Mh”, sbuffò lei a braccia conserte. “Ma io so benissimo proteggermi da sola. E poi sono già abbastanza stressata. Syrio non mi lascia in pace, è completamente fissato, ma cosa vuole?”.
A Juvia venne da sorridere a quelle parole.
“Magari anche tu gli piaci. E come tu non vuoi arrenderti con Neel, lui non vuole assolutamente arrendersi con te”.
Yuki gonfiò le guance.
“Tutto questo è troppo per me!”, esclamò lei con le mani sulla testa, confusa.
La conversazione fra le due fu interrotta da Rayn.
“Scusate… Yuki, sto uscendo. Vuoi venire?”
“Certo!”, esclamò lei contenta, sembrava già essersi dimenticata del loro litigio.
Poco dopo, la testa di Syrio fece capolino proprio accanto a Rayn.
“Ci sono anche io”.
E Yuki imprecò mentalmente. Quel triangolo la stava facendo andare fuori di testa.


Come ogni giorno, Lyon andò a trovare la misteriosa ragazza addormentata. Oramai era diventata un’abitudine di cui non avrebbe più potuto fare a meno.
Lui le parlava spesso. Le parlava perché era un qualcosa che gli veniva incredibilmente naturale.
Arrivatole vicino, le scostò i capelli dalla fronte, sorridendo.
“Ciao, sono venuto anche oggi. Syrio ti saluta. Per adesso è un po’ impegnato a cercare di conquistare la ragazza che gli piace. Dovrò ricordarmi di ringraziarlo, se non fosse per lui non avrei mai conosciuto te. Anche se effettivamente di te non conosco neanche il nome”.
Istintivamente le afferrò una mano. E nello sfiorarla si sentì strano, come se potesse percepire esattamente tutto ciò che lei sentiva.
Poi accadde qualcosa di bizzarro: lo schermo indicava un aumento non indifferente del battito cardiaco. Lyon rimase a guardare la ragazza, certo che di lì a poco sarebbe accaduto qualcosa.
Passarono alcuni secondi. E poi lei aprì gli occhi, li spalancò.
“Oh mio...”, sussurrò. “Sei sveglia! Hai aperto gli occhi!”.
La ragazza si scostò subito, spaventata.
“… Chi sei tu?”, domandò flebilmente.
“Sta tranquilla, non voglio farti del male. Io mi chiamo Lyon e ti sono rimasto accanto. Ti prego, sta ferma, devo assolutamente chiamare qualcuno. Tu ricordi qualcosa invece? Qual è il tuo nome?”.
Lei sollevò lo sguardo, sembrava incredibilmente turbata.
“Il mio nome… No! Mi ucciderà, aiuto!”, gridò portandosi le mani sulla testa.
“Cosa? Calmati, va tutto bene!”
“Mi ucciderà, mi ucciderà! Ucciderà tutti, tutti! Dobbiamo scappare, dobbiamo fuggire, fa male!”.
Sembrava essere andata completamente fuori controllo. Lyon non si era aspettato una reazione del genere, per questo si sbrigò a chiamare il dottore, nella speranza che potesse far qualcosa per aiutare quella ragazza.

Con fare pensieroso, Fiamma attendeva l’arrivo degli altri, tra Happy e Neel. Si sentiva abbastanza inquieta per ciò che era successo con Acnologia, August l’aveva rassicurata dicendo che lo avrebbe tenuto al suo posto, ma se non ci fosse riuscito?
Ciò che aveva vissuto non era piacevole, e di certo il non poterne parlare con nessuno era piuttosto pesante.
Happy la scosse improvvisamente dai suoi pensieri, facendola sussultare.
“Guardate, ecco Ametyst. Ma non è da sola!”.
La ragazza si avvicinò, sorridendo.
“Ciao, ragazzi”. I tre allora la fissarono.
“Ametyst”, sussurrò Neel. “Loro sono...”
“I miei fratelli, sì. Sorpresi?”.
Gli occhi dell’Exceed adesso brillavano.
“Sì… m-molto”, balbettò. “Come state ragazzi?”
“Bene!”, esclamò Akua contenta. “Voi dovete essere gli amici di Ametyst. E tu… tu sei Neel, vero?”, domandò rivolgendosi al biondo.
“Eh? Sì, perché?”
“Ametyst ci ha parlato un sacco di te!”, spiegò Sephir. “Praticamente non ha fatto altro!”
“Va bene, d’accordo!”, lo interruppe lei rossa in viso per l’imbarazzo. “Direi che adesso possiamo andare, no? Luna e Arya ci aspettano”
“Mancano Rayn e Yuki”, fece notare Fiamma.
Qualche attimo dopo, si sentì stringere da dietro: si trattava della sua migliore amica che la stava abbracciando.
“Siamo arrivati!”, esclamò allegramente. “Ti prego, salvami da Syrio”
“Eh…?”, sussurrò lei confusa. Più che badare a Syrio, Fiamma si concentrò su Rayn, donandogli un sorriso.
“Bene, adesso possiamo andare”, proclamò infine Igneel.
La comitiva si diresse quindi all’AirMoon, dove trovarono le due gemelle ed Erza, la quale fu ben felice di vedere il suo locale riempirsi. Si strinsero tutti ad un tavolo, venendo poco dopo raggiunti anche da Will, Alecta, Arashi e Kaminari.
“I dolci non mi piacciono”, commentò l’occhialuto.
“Eh?!”, esclamò Arya. “Impossibile, impossibile! Forza, assaggia un pezzo di torta alle fragole”
“No, grazie...”
“Luna, tienilo fermo!”
“Ma io...”
“Emh, emh...”, Ametyst si schiarì la voce. “Per caso qualcuno ha visto Hikari?”.
Calò il silenzio. Effettivamente nessuno aveva idea di dove la ragazza fosse.
Quest’ultima arrivò con dieci minuti di ritardo, entrando con il respiro affannoso.
“Eccomi! Scusate, ero con Rogue!”
“Ah, ecco. Ora si spiega tutto”, rise Neel. “Comunque sia, Ametyst. Perché ci hai riuniti tutti qui?”.
La ragazza respirò profondamente, lanciando poi un’occhiata a Happy, il quale la rassicurò.
“Bene, adesso siamo al completo. Il motivo per cui siamo qui è che… è che siamo esattamente dove dovremmo essere”.
Altro silenzio.
“Che significa?”, domandò Arya.
Spiegare certe cose non era per niente facile.
“Significa che noi siamo qui per una ragione. Pensateci, pensate sia un caso il fatto che ci siamo incontrati?”.
Effettivamente non poteva essere un caso, sarebbe stato troppo strano.
Hikari fece spallucce.
“E quale sarebbe il motivo, allora?”
“C’è qualcosa che dobbiamo risvegliare. La magia”.
Fiamma si irrigidì, spalancando gli occhi. Happy doveva sicuramente aver contagiato Ametyst con le sue assurde chiacchiere.
“… La magia?”, domandò Rayn.
La ragazza allora sbuffò spazientita. Non esisteva un modo per spiegare certe cose.
“Ascoltate, ve lo dico una volta e per tutte. Noi non veniamo da questo mondo, d’accordo? Siamo dei maghi con dei poteri, abbiamo perso i nostri ricordi e Fiamma è la Salvatrice. Questo è in sostanza il discorso”.
Hikari si guardò intorno.
“Giuro che io droga non gliene ho venduto”
“Siate seri!”, Ametyst batté un pugno sul tavolo. “Pensateci! Tutti noi siamo orfani, no? Beh, c’è un motivo. Non è che abbiamo perso le nostre famiglie, le nostre famiglie sono qui. Voi, per esempio, Fiamma e Neel, siete fratelli. E anche voi, Yuki e Rayn. Alecta e Will? Voi siete cugini, ma lo avete dimenticato”.
Fu proprio Will a schiarirsi la voce.
“Posso capire il bisogno di trovare una motivazione a tutte le stranezze che succedono ma… la magia, sul serio?”.
“Se non ci credete voi per primi, non si va da nessuna parte. Io non voglio forzarvi a fare nulla, semplicemente guardatevi intorno”, proclamò infine, per poi alzarsi dal tavolo.
Sarebbe stato facile pensare che stesse scherzando, ma Ametyst era stata così seria che risultava difficile.
Neel allora si alzò istintivamente.
Raggiunse la ragazza, la quale era uscita dalla pasticceria per prendere un po’ d’aria. Non si era aspettata di essere creduta, ma era sicura che adesso i suoi amici avrebbero iniziato a guardarsi intorno e a capire.
Sentì la porta aprirsi dietro di sé. E arrossì.
“Se sei qui per dirmi che sono pazza, evita. Ti prego”
“Non sono venuto a fare niente di tutto questo. Ho a che fare con Happy ogni giorno, quindi sono abituato. Sarebbe bello se fosse come dici tu”
“È come dico io”
“Come mai ne sei così convinta?”
“Perché sì!”, esclamò guardandolo negli occhi. Era in momenti come quelli che tornava a pesarle il fatto di essere l’unica a ricordare. Quella era sempre stata una responsabilità troppo grande. Poi sospirò.
“Non sono pazza, davvero. Se tutto va bene, capirete perché dico questo, lo capirete presto. Ma è importante che Fiamma creda. Se lei non crede, se non si risveglia, è la fine”.
Sembrava così avvilita che Neel non riusciva a non prenderla sul serio e a non sentire il suo dolore. Le si avvicinò cautamente, portandole un braccio intorno al collo.
“Ti prego, non ti avvilire”, tentò di tirarla su. “Tu sei forte, lo sai”.
Quel contatto fece trasalire Ametyst, la quale sentì il cuore iniziare a battere forte.
Oltre il danno, ora anche la beffa. Era completamente cotta di quel ragazzo.

Yuki osservava la scena da dietro il vetro. Era finita, era ufficialmente finita, poteva dire addio alla sua possibilità di riuscire a conquistare Neel.
E poi c’era Syrio che la guardava. Lyon gli aveva consigliato di non arrendersi.
E lui di arrendersi non ne aveva proprio voglia.
“Amh… stai bene, Yuki?”.
Lei si voltò, sorridendo nervosamente.
“No, Syrio. Non sto bene. Per niente! Lascia perdere, non puoi capire”
“Io invece dico di sì!”, lui subito la afferrò per mano. “Ho capito perfettamente quello che succede. A te piace Neel, ma a lui piace Ametyst”.
Lei si sentì strana. Non soltanto per le parole che lui le stava riservando, ma a causa di una strana energia che sembrava fluire dalle dita del ragazzino, fino alle sue.
Avvertì un peso al cuore e, per questo, si scostò subito.
“Che cosa mi hai fatto?”
“Cosa? In che senso?”
“Non so cosa è successo, ma nel momento in cui mi hai toccata mi sono sentita strana. Non mi piace questa cosa”
“Ma io non ho fatto niente, giuro!”.
Yuki però gli diede le spalle. Senza capire il perché, le lacrime stavano iniziando a pungerle gli occhi. Stava avvertendo un grande senso di tristezza e pesantezza al cuore.
“… Yuki…?”
“Senti, non so cosa mi succede, ok? Mi viene da piangere, ma non capisco il motivo. Io non piango mai, ma mi sento così frustrata”
“Frustrata? È la stessa identica cosa che sto provando anche io. Tu capisci come mi sento”
“Sì, ma non mi piace questa cosa.”
“Aspetta…!”.
Nel tentativo di allontanarlo, la ragazzina finì per schiaffeggiarlo. Syrio allora indietreggiò, con la guancia leggermente arrossata su cui si portò le dita.
Era stato un gesto istintivo. Yuki si massaggiò il viso, sentendolo bruciare. Che senso aveva? Era stato Syrio quello ad essere colpito, non lei. Allora perché stava provando dolore?
“S-scusa”, balbettò. “Non so cosa sia...”
“No, va bene… ho capito… credo...”.

Mentre Syrio e Yuki parlavano, Fiamma stava gustando distrattamente il suo frullato alla fragola, ripensando alle parole di Ametyst. Anche lei era stata contagiata dalle parole di Happy. Non capiva il perché, non capiva perché gli altri avrebbero dovuto crederle.
Per quanto bello potesse essere, credere ad una cosa non la rendeva necessariamente reale.
Dopo averla osservata per minuti interminabili, Rayn prese un po’ di coraggio, avvicinandosi a lei.
“Ehi...”
“Rayn, ciao”, salutò distrattamente.
“Che succede? Hai un’espressione così pensierosa”
“È per quello che ha detto Ametyst. Insomma, voi le credete? Perché è da quando sono venuta qui che non faccio altro che sentirmi dire che sono speciale. Ma io non lo credo affatto, non sono speciale. Sono una ragazzina normale, senza passato né futuro”.
Rayn le si avvicinò ancora.
“Io non la penso così. Magia o no, tu saresti speciale e priori. Lo sei per tutti noi, per Neel, per Yuki… e per me...”.
Lei si irrigidì.
“Lo sono per te, davvero?”, domandò imbarazzato. “Oh, mamma… Ryan, mi spiace tanto se l’altra volta non mi sono presentata al nostro appuntamento, avrei voluto, però è successa una cosa, nulla di grave, ma mi ha impedito di venire, e quindi io...”.
Oramai aveva preso a parlare senza sosta. Rayn pensò bene di zittirla nel modo migliore che conosceva: si avvicinò giusto un altro po’ e, con delicatezza, poggiò le labbra sulle sue. Sconvolta da tale gesto, Fiamma rimase immobile, assaporando ogni sensazione che quel semplice gesto le stava provocando.
Rayn si scostò quasi subito, sorridendo poi timidamente.
“Chiedo scusa, è stato istintivo”
“S-scusa? No, non chiedere scusa, non devi! Mi ha fatto piacere!”.
L’altro allora sorrise, portandole una mano sulla testa.
“Ricorda una cosa, Fiamma. Tu sei davvero speciale”
“E come lo sai?”, domandò con gli occhi che brillavano.
“Mh… lo so e basta...”.
La piccola rosata batté le palpebre, sorridendo. Avrebbe tanto voluto ricambiare il bacio, se solo non fosse stato per Arya che li stava fissando.
“Ah”, sospirò. “Vi prego, continuate pure”.
“Pff”, sbuffò. “Comunque sia, non lo bevi più quel frullato?”
“Emh, no… credo che oramai si sia riscaldato”
“Allora prendi il mio. Stranamente rimane sempre fresco”


Lyon attendeva impazientemente che il dottore gli desse qualche notizia. Quella ragazza si era svegliata da un coma durato chissà quanti anni, probabilmente era normale una sua reazione così sproporzionata.
Gerard arrivò ad interrompere la sua impaziente attesa.
“Allora?”, domandò. “Come sta?”
“È sedata adesso. È stata in coma per anni, magari si è spaventata nel vederti. Sicuro che non vi conosciate?”
“Penso che me ne ricorderei, sai? Posso vederla?”
“Io non so se è il caso”
“Andiamo Gerard, ti prego”.
Il medico allora alzò gli occhi al cielo.
“E sia. Ma per dieci minuti, non di più”
“Dieci minuti, d’accordo”.
Pochi istanti dopo, Lyon si ritrovò di nuovo di fronte la ragazza. Quest’ultima si guardava attorno con aria afflitta, ma sembrava molto più tranquilla rispetto a prima, probabilmente grazie ai farmaci.
Quindi si avvicinò cautamente.
“Emh… ciao”, sussurrò. Lei batté le palpebre.
“C-ciao. Ma chi sei tu?”
“Io mi chiamo Lyon. Devi stare tranquilla, non ti farò del male. Tu ricordibil tuo nome?”
“Sono… Sono Meredy”, sussurrò. “Ma questo è tutto ciò che mi ricordo”
“Va bene, non preoccuparti. Voglio solo chiederti un’altra cosa, per caso ricordi di un bambino che si chiama Syrio?”.
Meredy batté le palpebre.
“Syrio? Credo di aver sentito questo nome… mi è stato vicino per molto tempo?”
“Sì, è esatto! Veniva sempre qui a farti compagnia, adesso ho un po’ preso il suo posto”
“D-davvero? Ma se non mi conoscete… allora perché…?”.
Lyon sorrise, facendo poi spallucce.
“Non so… è una cosa che viene naturale. Sono molto felice di poter parlare con te, Meredy”


August era solito ad affogare i suoi dispiaceri nel vino. Un piccolo vizio che aveva preso stando lì per anni. Più che sentirsi dispiaciuto, avrebbe dovuto sentirsi felice, dopotutto si trovava ad un passo dall'ottenere finalmente la sua vittoria. Ma temporeggiava, temporeggiava come uno stupido e non se ne capacitava!
Contava di rimanere da solo per tutto il giorno, ma un certo tipo con i capelli rosa aveva ben pensato di mandare a monte i suoi piani.
Che diamine ci faceva Natsu Dragneel sulla porta di casa sua?
“Natsu… posso fare qualcosa per te?”, chiese visibilmente infastidito.
“Sì!”, esclamò entrando. “Ho un problema! Non so come chiedere a Lucy di sposarmi”.
Lui alzò gli occhi al cielo. Con tutte le persone a Magnolia proprio con lui doveva confidarsi?
“E perché ne parli con me? Non hai tipo un migliore amico?”
“Sì che ce l’ho, ma mi andava di parlarne con lei, mi ispira fiducia. Come faccio a dirglielo?”
“Domandaglielo e basta”, sbuffò spazientito. “Che vuoi che ne sappia, mai avuto a che fare con donne e simili”
“Davvero?”, domandò.
“Sì, davvero”, sbottò. “Questo è davvero incredibile. Sei saleduto nel mio soggiorno come se nulla fosse, credevo mi trovassi inquietante”
“Effettivamente è così”, ammise Natsu. “Il fatto è che… non so, adesso le cose dono diverse. È come se finalmente io – e probabilmente tutti in città – vedessi la sua parte più umana”.
Quell’affermazione lasciò August completamente senza parole. La sua parte più umana? Non era così che doveva andare.
Distolse lo sguardo.
“Ed io che credevo di non avere più una parte umana”
“Cosa? E perché?”
“Lascia perdere, non credo che potresti capire”.
Il fatto che Natsu gli facesse tante domande lo innervosiva abbastanza.
Fece per rispondere, ma per sua fortuna – o sfortuna – Acnologia arrivò improvvisamente con il fiato corto.
“August, abbiamo un problema!”.
Subito però si interruppe quando si rese conto di quell’estraneo, di quel nemico, seduto lì come se nulla fosse.
“Tu”
“Tu”, ripeté il rosato assottigliando lo sguardo.
“Oh, bene”, sbuffò August. “Natsu, ti spiace?”
“No, non mi dispiace”, rispose lui alzandosi senza staccare un attimo gli occhi da Acnologia. “Grazie comunque”.
Quando se ne fu andato, il ragazzo si ritrovò a sospirare sollevato.
“E quindi? Non mi dire che adesso sei anche amico suo?!”
“No”, rispose severo. “Qual è il problema di cui parlavi”
“Semplice, la magia si sta risvegliando. Questo non sarebbe dovuto accadere. È incredibile quanto cose come la speranza possano metterci in difficoltà. Che cosa stai aspettando, eh August? Io sono ben consapevole di quello che stai provando. C’è indecisione nel tuo cuore, forse anche un briciolo di paura. Ma devo ricordarti quello che loro ti hanno fatto? Ti hanno portato via l’unica cosa che desideravi, ovvero una famiglia. È per questo che siamo giunti fin qui. Per togliere la felicità a chi non la merita. Vuoi veramente tirarti indietro?”.
Quelle parole ebbero un effetto devastante sul giovane, poiché parvero risvegliarlo dal suo stato di indecisione totale.
Il dolore era una cosa che non poteva essere dimenticata. Anzi, essa era la motivazione che lo spingeva ad agire. A cosa sarebbe servito essere caritatevoli, mostrare pietà?
Non ci sarebbe stato nessuno che lo avrebbe ripagato.
Quindi sollevò lo sguardo, mostrando i suoi occhi, in cui c’era una luce che sarebbe stata in grado di far rabbrividire chiunque.
“Io non ho mai detto che mi sarei tirato indietro”, affermò severo.
“Davvero? Bene, meno male! E come la metti con gli altri?”.
August fece un sorriso strano.
“Abbiamo creato questa Maledizione affinché chi si amava non potesse più ritrovarsi. Il fatto che siano insieme non significa effettivamente che si siano ritrovati. Lo vedrai da te”.
E poi si era lasciato andare ad una risata piuttosto inquietante, ma almeno ciò era servito a rincuorare Acnologia, che adesso era certo di non aver perso il suo alleato.


Dopo essere stato dal sindaco, Natsu era più che mai deciso ad andare da Lucy e a chiederle di sposarlo. In fondo bisognava essere coraggiosi, e a lui il coraggio non mancava di certo. Si avviò quindi verso casa. La bionda era ovviamente nel suo studio a lavorare ad uno dei tanti scritti che aveva in programma. Il ragazzo si fermò a guardarla sulla porta, non riuscendo a non pensare a quanto fosse bella con gli occhiali da vista poggiati sul naso e i capelli legati. Un sorriso dipinse le sue labbra.
Fu Lucy a rompere il silenzio.
“Natsu, ma dove sei stato?”
“Eh? Ah, da August...”
“Dal sindaco? Da quando in qua siete così amici?”
“Amici è una parola grossa, direi più che altro che ho riscoperto un lato piacevole di lui. Ed ero andato a chiedergli un consiglio”
“Un consiglio?”, domandò la ragazza sorpresa, battendo le palpebre.
Natsu si avvicinò a lei, evidentemente nervoso ed emozionato. Poi si inginocchiò.
“Già, un consiglio. Sai, Lucy… c’è una cosa che voglio chiederti”.
La ragazza si irrigidì, intuendo immediatamente cosa lui volesse fare. I suoi dubbi vennero confermati quando Natsu le mostrò un anello molto semplice, probabilmente in oro bianco, luccicante.
“Pensavo che con te non avrei mai avuto speranze, ma la vita mi ha piacevolmente sorpreso. Grazie a Fiamma e Neel ci siamo avvicinati, adesso siamo una sorta di famiglia. Ma vorrei ufficializzare la cosa e passare il resto della mia vita insieme a te. Per questo… per questo ti chiedo… vorresti sposarmi?”.
La bionda sentì il cuore perdere un battito. Fu colta da una gioia irrefrenabile, ma qualcosa bloccava le sue labbra. Era come se fosse impedita dal dire sì. Lucy non poteva saperlo, ma quello era il potere della maledizione di August e Acnologia. La Maledizione che teneva lontana due persone, anche quando queste si ritrovavano ad un passo.
Quell’incantesimo era stato lanciato per togliere loro la felicità.
E la felicità sarebbe stata loro tolta.
Il suo sorriso ben presto sfumò.
“Natsu… io...”, il suo tono era stranamente tremulo.
“Emh, cosa? Ho detto qualcosa di sbagliato?”, domandò spaventato.
Lei scosse il capo.
“Non hai fatto niente di sbagliato. Assolutamente niente. Ma io sento… io sento come se non potessi dirti di sì...”
“Cosa vuol dire? Se vuoi dirmi di sì, fallo e basta”.
Lei però lo guardò negli occhi, facendogli intendere che la sua sofferenza e impossibilità di dargli una conferma fossero reali.
“Natsu… mi dispiace, non posso… Sento qualcosa di forte per te ma… questo è sbagliato”
“Sbagliato? Ma perché è sbagliato?”.
Già, perché? Era tutto così strano e assurdo, neanche lei sarebbe riuscito a spiegarselo.
“Perdonami… ma non riesco ad accettare”, fu tutto quello che riuscì a dire.
Natsu rimase letteralmente senza parole, con l’anello tra le dita e il cuore completamente svuotato. Lucy gli aveva detto di no, ma era chiaro che la cosa stesse facendo soffrire, non capiva la motivazione che poteva esserci dietro.
Sembrava che fossero stati colpiti da una sorta di maledizione.
Lucy se n’era adesso andata e lo aveva lasciato lì, in ginocchio, come un totale idiota.
Neel, Fiamma e Happy erano rientrati proprio in quel momento. La ragazza si era chiusa nella sua camera, mentre Natsu non si era mosso. Quando i tre lo videro lì accasciato, gli andarono subito incontro.
“Natsu? Ehi, ma che è successo?”, domandò il biondo scuotendolo delicatamente.
Lui però non rispose. Fiamma piegò la testa di lato, preoccupata. Nessuno però badò all’espressione dell’Exceed, il quale era stato colto da una spiacevolissima sensazione, che si sarebbe poi in seguito dimostrata reale.


NDA
Eh, vi avviso, il prossimo capitolo sarà un casino, davvero. Intanto il povero Natsu è stato scaricato, Meredy si è risvegliata e... la magia sta fremendo per tornare. Con Syrio e Yuki mi sono rifatta un po' a quello che succede a Meredy e Juvia, intendo quando hanno unito i loro poteri (non ricordo se li abbiano effettivamente uniti, comunque stavano combattendo insieme), quindi niente, ho voluto fare i parallelismi belli, o almeno ci ho provato.
La speranza ci salverà tutti? O il desiderio di vendetta avrà la meglio?

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Intrappolata nel buio ***


16 - Intrappolata nel buio

Era in ritardo. Ultimamente Syrio aveva un po’ la testa sulle nuvole, ma non si era dimenticato di quella ragazza a cui si era sentito legato tanto da rimanere a vegliare su di lei per giorni interi. Probabilmente avrebbe trovato Lyon accanto al suo letto, e probabilmente sarebbe stata una buona scusa per potergli parlare di ciò che era successo con Yuki.

Di fretta e furia, sgambettando, arrivò all’ospedale. Giunse nella sua stanza, e ciò che vide lo lasciò letteralmente senza parole: la ragazza era sveglia, seduta composta nel letto. E parlava con Lyon.
Batté le palpebre, avvicinandosi poi lentamente.
“Emh… Lyon? Che succede?”.
Lui gli sorrise.
“Ciao, Syrio. C’è una persona che voglio presentarti. Lei è Meredy. Meredy, lui è Syrio, è il bambino di cui ti parlavo”.
Ragazza e bambino rimasero a fissarsi per qualche istante, in cui parvero studiarsi.
“Syrio...”, sussurrò la ragazza.
“Sì…?”
“È… davvero un bel nome...”, commentò con un sorriso. Poi però accadde qualcosa di improvviso. La mente di Meredy fu come attraversata da una sorta di lampo che la costrinse a portare le mani sulla testa a causa del forte dolore.
“Ehi, che succede?”, domandò Lyon.
“Scappare… dobbiamo scappare… ci ucciderà tutti! Syrio, salvati!”.
Il bambino spalancò gli occhi, non riuscendo a capire a cosa lei si stesse riferendo. Sembrava star delirando, eppure le sue parole non gli erano del tutto sconosciute, risuonavano come un’eco nella sua mente.
“M-ma che succede?”, sussurrò.
“Va tutto bene! Meredy, è tutto a posto, nessuno farà del male a nessuno, credimi”.
Il respiro della ragazza era accelerato e i suoi occhi sgranati e fissi su Syrio. Quest’ultimo si sentì piuttosto a disagio.
“Forse io… forse io è meglio che vada!”, esclamò.
“Syrio, un momento!”
“No! Devo andargli dietro!”, disse Meredy. “Devo andare via di qui”
“Come devi andare via di qui? Ma non puoi andartene, ti sei da poco risvegliata dal coma. Meredy?”.
La diretta interessata però sembrava non ascoltarlo. Dopo essersi tolta a forza la flebo dal braccio, si alzò. Poiché non era molto stabile, Lyon subito la afferrò, avendo la possibilità di respirare a fondo il suo profumo.
“D’accordo, ti tengo”
“Portami da lui. Per favore, sento che è importante”. Lyon sapeva che quella non era per niente una buona idea. Ma d’altro canto, non sarebbe riuscito a dirle di no.

Gerard non si era minimamente accorto di quel trambusto, poiché era troppo impegnato a discutere con Cana.
“Cana, ascolta...”
“Ti ho detto di no. Io non vado da nessuna parte, non posso lasciare Gildarts da solo. E, inoltre, qui nessuno mi ha ancora detto cosa c'è che non va!”.
La ragazza era stata categorica: Gildarts era svenuto senza un apparente motivo e non accennava a risvegliarsi. Era quindi compito suo rimanere lì a vegliare su di lui.
“Ma potrai vederlo all’orario di visita. Ti prego, non causarmi problemi”
“Tsk. Me ne infischio dei tuoi problemi!”.
Il medico allora sospirò, sapendo che in fondo non ci sarebbe stato modo di convincere Cana ad allontanarsi.
“Gerard!”.
Qualcuno lo chiamò. Si trattava di una voce dolce e con una certa cantilena. Sì, senza ombra di dubbio si trattava di Arya. La piccola rossa era ovviamente in compagnia di Luna. E dietro di loro c’era Erza, la quale le teneva per mano. Tutte e tre insieme rappresentavano probabilmente la cosa più bella che avesse mai visto.
“Oh… ciao! Siete venute e trovarmi?”
“Erza voleva vederti!”, cantilenò ancora la ragazzina. La più grande fece spallucce.
“È vero. È un po’ che non ti fai vedere”
“Lo so”, sospirò. “Ma per adesso sono stato sommerso dal lavoro. Ho una ragazza che si è risvegliata dal coma e ho Gildarts che invece è”, abbassò la voce. “Più morto che vivo”.
Arya batté le palpebre, dondolandosi.
“Vieni a casa con noi?”.
La dolcezza con cui gli domandò ciò fece letteralmente sciogliere Gerard, il quale però fu costretto a darsi un certo contegno.
“Prometto che tornerò a casa presto...”. Poi guardò negli occhi Erza.
Perché era tutto così strano? Quella non era la sua famiglia, di certo non lo era, eppure non poteva fare a meno di sentirsi incredibilmente responsabile.
Le due gemelle si strinsero ad Erza, la quale si era oramai legata a loro come se davvero fossero state il sangue del suo sangue.

Vista l’assenza di Cana e Gildarts, tutto il lavoro pesava sulle spalle di Mira e dei suoi fratelli.
Fortunatamente Laxus e la sua banda erano lì per dar loro una mano… all’incirca.
Kaminari e Arashi giocavano con Bixslow e Lisanna, mentre Alecta invece discuteva come al solito con Freed.
“Stupido”
“Insolente”
“Idiota”
“Rompiscatole”
“Il tuo colore di capelli è orribile”, Alecta diede la botta finale con quell’affermazione. Freed fece una smorfia, sentendosi offesa nel profondo.
“Sei davvero… ah, lasciamo perdere”, poggiò il viso su una mano. Guardò Will seduto su uno sgabello a leggere un libro, Elfman parlava con Evergreen mentre puliva dei bicchieri. E ovviamente Laxus non si staccava da Mira.
“Quei due stanno sempre insieme”, commentò.
“Secondo me sono innamorati. Insieme sono perfetti. Perché lei tira fuori il meglio di lui”, spiegò.
“Tu dici?”
“Insomma, guardali!”, esclamò.
Effettivamente Laxus guardava Mira in un modo tutto suo, era chiaramente cotto, ma come poter fare un passo decisivo? Cosa aveva lui da offrirle, da bravo delinquente qual’era?
“Ah, tutto questo lavoro mi sta uccidendo”, sospirò Mira. “Laxus, tu…? Amh, perché mi guardi così?”
“Mi spiace, è l’unico modo che conosco per guardarti. Non faccio altro che pensare che tu sia fantastica. Probabilmente hai davvero tirato fuori la mia parte più umana. Tu… e anche quei tre ragazzini laggiù”.
Le labbra dell’albina si dipinsero di un sorriso.
“Grazie, Laxus. Io credo che sia tutto perfetto esattamente così”, affermò.
Che cosa voleva dire? Che nulla doveva cambiare? Perché se si fosse deciso a fare un certo passo in avanti, le cose sarebbero cambiate eccome.
Fece un cenno con il capo, frugando poi nella sua tasca.
“Scusa, vado un attimo fuori”, disse ciò passando davanti ad Alecta, la quale inarcò un sopracciglio pensierosa.


Hikari era riuscita alla fine a conquistarsi le simpatie di Frosch e Lector. Con il primo in particolare si era instaurato un bel rapporto di amicizia in cui ovviamente non mancavano i litigi.
Anzi, a tutti gli effetti sembravano proprio due fratelli.
“Hikari! Rendimi immediatamente il telefono! Per favore!”, supplicò il ragazzo dai capelli rossi, disperato.
“Telefono? Quale telefono?”, domandò lei facendo finta di nulla. “Non so proprio di cosa tu stia parlando”
“Ma perché devi comportarti come una bambina? Frosch, tienila ferma, mentre io mi riapproprio dei miei averi!”
“Ma Frosch non può usare la forza su una donna”.
Hikari poi sorrise.
“Oh, ma tu guarda, ti è arrivato un messaggio, chi mai sarà?”
“Non puoi? Bene, io posso! Vieni subito qui!”.
Sting alzò gli occhi al cielo, contrariamente a Rogue, che sembrava abbastanza tranquillo.
“Ma la volete smettere di far casino? Io ho dei compiti da correggere!”
“Dubito che ti ascolteranno”, affermò tranquillamente il corvino. “Hikari è così, basta darle un po’ di confidenza e ti ritrovi schiacciato dalla sua vivacità”
“Me ne sono reso conto”, sospirò. “Com’è possibile che voi due siate finiti insieme? Siete diversi come la luce e il buio”.
Rogue ci pensò un attimo, facendo poi spallucce.
“Non lo so. In un certo senso era come se fosse destino, sebbene io non creda affatto a cose del genere. Non ti sei mai sentito legato ad una persona?”.
L’altro non avrebbe avuto bisogno di pensare, perché era ovvio che con Yukino fosse esattamente la stessa cosa, si sentiva incredibilmente legato a lei, molto più di quando potesse sembrare.
“Sì… io direi proprio di sì...”.
Il soggetto dei suoi pensieri era arrivata poco dopo, sorridendo timidamente. Hikari l’aveva subito abbracciata con calore, per poi tornare a tormentare il povero Lector.
“Per caso c’è una festa qui dentro?”
“No, qui è così sempre”, disse alzandosi. “Adesso, se volete scusarmi, io mi ritiro. Hikari?”
“Vai, vai, ti raggiungo tra poco”, lo congedò lei, in piedi sul divano.
A quel punto Yukino rivolse le attenzione al suo Sting.
“Ehi, a cosa stai pensando?”
“Al destino. Credi che esista? Credi che due persone possano essere legate a priori?”.
La ragazza lo guardò con gli occhi che brillavano come smeraldi.
“Sinceramente… sì, ci credo. Come continuo a credere che in qualche modo anche Hikari sia legata a noi. È qualcosa che esiste, ma di cui non si può spiegare nulla a parole”.
A Sting venne da sorridere.
“Tu sei davvero incredibile. Ma fin ora dove sei stata…?”
“Sempre qui”.

Ametyst e Happy, oramai complici, si stavano ritrovando a camminare per le strade di Magnolia.
“… Come va con i gemelli?”
“Molto bene, devo dire. È bello sapere che non ce l’hanno con me. Abbiamo così tanto tempo da recuperare”
“Già”, asserì l’Exceed. “Sei stata coraggiosa a dire la verità agli altri”
“Pff, per loro non è la verità! Per loro sto solo farneticando, non si può credere a qualcosa che di per sé è impossibile”
“Ma non è impossibile. Non lo sento che la magia si sta risvegliando”
“E questo cosa c’entra?”, domandò fermandosi ad un tratto.
L’Exceed fece per rispondere, ma prima che potesse farlo un brivido gli attraversò la schiena. Gli occhi di Acnologia erano fissi su lui e Ametyst.
Quest’ultima immediatamente indietreggiò.
“Tu? Cosa vuoi, bastardo?”
“Non sei affatto gentile, piccola Iron. E la cosa non mi piace per niente. Mi avete messo fin troppo i bastoni fra le ruote, soprattutto tu, Exceed”
“Che cosa vuoi fare?”
“Purtroppo posso fare solo quello che mi è concesso. “Suvvia, fate un riposino adesso, ok?”.
“Happy, attento!”, Ametyst gridò il suo nome nella speranza di avvertirlo, ma non fece in tempo. Ad Acnologia bastò un semplice gesto della mano per metterli momentaneamente fuori gioco. Per qualche ora non avrebbero creato problemi.
E in quel frangente, ciò era incredibilmente importante.

Laxus respirò a fondo il fumo della sigaretta. Fumare lo aiutava sempre a schiarirsi le idee. Alecta, dietro di lui, lo guardò a braccia conserte.
“Ma fumi anche adesso? Non si fa, fa male!”
“Ragazzina”, chiamò lui. “Cosa c’è?”
“Niente… è solo che ti ho visto, sai? Sei strano! Che avete tu e Mira? Non le vuoi più bene?”
“Cavolo, certo che le voglio bene, molto. E apprezzo il fatto che tu faccia tanto il tifo per noi, ma dico, mi hai visto? Io sono un delinquente, fungerei anche da sicario per amore di guadagnare qualcosa”
“E questo cosa c’entra? Lei ha tirato fuori il meglio di te, l’hai detto anche tu! Ti prego, non tirarti indietro. Voi siete la mia famiglia”, affermò con gli occhi lucidi.
Laxus batté le palpebre.
“Lo so che in me vedi una sorta di figura paterna, ma non lo sono”
“Però è come se lo fossi. Non basta questo?”, domandò con le mani congiunte. “Dai… rimani...”.
Lui sospirò. Dire di no a quella ragazzina era incredibilmente difficile.
“Farò del mio meglio”, disse infine per cercare di tenerla buona.

Yuki si sentiva senza ombra di dubbio turbata. E la cosa peggiore era il non riuscire a comprendere il motivo di tale turbamento, era tutto fin troppo assurdo.
“Yuki, cara, ma cosa c’è?”, Juvia le portò una mano sulla testa. “Sembri così spaventata, eppure stavi bene fino a pochi attimi fa”.
La bambina si portò una mano sul cuore. Come poter spiegare quella strana sensazione?
“Io non so come dirlo, però… sento come se Syrio stesse male”
“Syrio?”, domandò Gray. “Come puoi sentire quello che sente?”
“Non lo so!”, esclamò lei. “È quello che sto cercando di capire anche io”.
Rayn alle sue spalle, intanto, stava osservando il davanzale della finestra ora ricoperto di ghiaccio. Non ci sarebbe stato niente di strano, se solo essa non fosse comparsa nel momento in cui aveva poggiato la mano.
Stavano iniziando a succedere delle cose veramente curiose, al punto che credere alle parole di Ametyst non sarebbe stato neanche così assurdo.
“Beh, allora chiamiamo Syrio e vediamo come sta, no?”, suggerì Juvia.
“Syrio sarà sicuramente con Lyon. E Lyon sarà sicuramente andato a trovare la sua bella addormentata. Ma se sei preoccupata per lui possiamo...”
“Io non sono preoccupata, è solo che mi da fastidio il sentirmi così!”, affermò in imbarazzo.
Ovviamente, quella era una bugia. Yuki era preoccupata.
Terribilmente preoccupata.

Syrio si era letteralmente dissolto nel nulla. E Lyon aveva permesso di scappare ad una ragazza che era da poco uscita dal coma, probabilmente avrebbe passato i guai.
“Meredy, aspetta!”, tentò di fermarla. “Io non capisco, che sta succedendo?”
“Ho bisogno di rivedere quel bambino. Sento di conoscerlo, è qualcosa che non posso spiegarti a parole”
“D’accordo, ma fuggire così da un ospedale? Non mi sembra una cosa nor...”.
Lyon lasciò in sospeso la frase, per il semplice fatto che adesso Meredy gli aveva riservato un’occhiata gelida in grado di zittirlo.
“Pensala pure come vuoi, probabilmente non puoi neanche capire”
“Sì che posso capire. Ti senti legata a lui esattamente come io mi sento legato a te. E la cosa mi confonde, lo ammetto!”, esclamò afferrandola attirandola sé. Meredy lo guardò, battendo le palpebre.
Poi rabbrividì profondamente. Aveva sentito una sensazione spiacevole farsi strada dentro di sé. Quando alzò lo sguardo, si accorse di Acnologia, il quale stava guardando i due sogghignando.
“Ma pensa, tutto ciò mi ricorda qualcosa”.
La ragazza fece per urlare, ma in verità non riuscì neanche a fiatare. Si portò le mani sulla testa, quest’ultima faceva male come se stesse per esplodere da un momento all’altro.
“Andiamo via! Lui ci ucciderà, ci ucciderà tutti!”
“Meredy! Calmati! Ma… che cosa vuoi tu?”, Lyon si rivolse ad Acnologia.
“Ah, non voglio niente di che. Mi sto solo divertendo a creare un po’ di scompiglio prima che August porti a termine il suo compito”
“Io non so di cosa tu stia parlando, ma smettila perché la stai spaventando”.
Meredy stava letteralmente aggrappata a lui. Continuavano ad apparirle strane immagini davanti, non potevano trattarsi di sogni, dovevano per forza essere ricordi. In qualche modo.
“Noi… ci siamo già incontrati, vero?”, sussurrò Meredy.
“Io direi proprio di sì, ma non posso scendere nei dettagli. Sei pericolosa, avrei dovuto ucciderti quella volta”.
Lyon non capì, intuì soltanto che quel tipo aveva appena minacciato Meredy.
“Indietro! Non ti avvicinare a lei!”.
Mentre l’accesa conversazione dei tre andava avanti, Gerard si stava ritrovando ad uscire dall’ospedale. Aveva promesso a Erza e le gemelle che sarebbe tornato a casa presto, ed era deciso a mantenere quella promessa. Quando però si accorse di Meredy e Lyon che sembravano star discutendo animatamente con Acnologia, non riuscì a trattenersi dall’intromettersi. Quindi si avvicinò.
“Scusate!”, esclamò severo. “Perché Meredy è qui? Con quale permesso è uscita? Lyon…?”
“Senti, non è il momento! Questo qui è pazzo, vuole uccidere Meredy!”.
Gerard allora guardò il diretto interessato.
“Acnologia… conoscendo la tua fama, la cosa non mi sorprende affatto. Ma non posso lasciartelo fare, perché Meredy è una mia paziente”
“Tsk, allora vorrà dire che mi divertirò anche con te”.
Si avvicinò a lui con fare minaccioso. Mosse la mano e l’avvicinò al suo viso, senza neanche sfiorarlo. Ad un certo punto Gerard sentì come se qualcuno avesse stretto le mani attorno al suo collo e lo stesse soffocando, fu un qualcosa che non riuscì a spiegarsi.
“Cosa…?”, sussurrò Meredy. “Fermo, cosa stai facendo?”
“Io non sto facendo proprio niente, come vedi neanche lo tocco!”
“A-andate… via...”, ansimò Gerard.
“Ma…!”, Lyon tentò di dire la sua.
“Ho detto andate, adesso!”, si sforzò di gridare. Lyon imprecò internamente. Afferrò Meredy per un braccio e allora la trascinò via di lì.
Acnologia non parve neanche badare a questo fatto, troppo impegnato a reggere lo sguardo di Gerard, il quale si sentiva sempre meno cosciente.
“Chi sei tu…?”, sussurrò. L’altro allora sorrise.
“Io sono solo il vostro peggiore incubo”, dichiarò spostando poi la mano. Fu a quel punto che Gerard cadde.
Non si sarebbe premurato di controllare se fosse vivo o meno. Dopotutto non aveva ormai importanza. Tra poco il loro destino sarebbe ufficialmente divenuto peggiore perfino della morte.
Quindi andò via, lasciando il suo corpo inerme sdraiato al suolo.

Arya sembrava piuttosto impaziente, mentre tirava Erza per un braccio.
“Erza, dov’è Gerard? Perché non è ancora tornato?”
“Non lo so, forse ha avuto un contrattempo”
“Uffa”, borbottò a braccia conserte. “Non è giusto”.
Luna alzò gli occhi al cielo pensierosa. Ci fu qualcosa che la spinse a dire:
“Forse dovremmo andare a controllare a che punto è...”
“Accidenti, quanta impazienza. E va bene, ma dopo torniamo all’AirMoon, ho lasciato tutto il lavoro a Wendy e Charle”.
Dicendo ciò prese le due gemelle per mano e si diresse verso l’ospedale, ignara di ciò che era accaduto. Entrarono nell’edificio, guardandosi intorno. Fu Luna ad accorgersi di qualcosa che non andava.
“Guardate, è lì!”, esclamò indicando una barella. Nel vedere quella scena, ad Erza mancò totalmente il fiato. Eppure Gearard stava benissimo, cosa ci faceva lì steso privo di sensi?
“Erza!”, la chiamò Cana. “Meno male, sei venuta”
“Che cosa è successo?”
“Io non lo so. Lo hanno trovato qui fuori privo di sensi. Non preoccupatevi, è vivo, ma non so cosa abbia causato il suo svenimento”
“Oh, mio… grazie, grazie davvero Cana. Ragazze, venite con me”.
Dicendo ciò le tre si avvicinarono. La rossa si chinò, accarezzando il viso del suo amato e sentendosi istintivamente meglio nell’udire il suo respiro.
“Quand’è che si sveglia?”, domandò Luna.
“Non lo so, ma si sveglierà presto… non vi preoccupate”
“Mh”, Arya aveva gli occhi lucidi. “Aveva detto che sarebbe tornato a casa presto. Non è giusto!”
“Dai, Arya, non fare così”, tentò di tranquillizzarla la sorella. “Vedrai che si sveglierà presto”.
Erza lanciò un’occhiata apprensiva alle due sorelle, tornando poi a guardare Gerard. Quella situazione non le quadrava per niente. Più che altro, stavano accadendo troppe disgrazie tutte insieme. E dubitava che si trattasse di una coincidenza.


Era tutto perfetto. Oramai non si tornava più indietro. August aveva invitato Fiamma a casa sua per prendere un té, ed era lì che le avrebbe somministrato il veleno. Finalmente, dopo tutto quel tempo, avrebbe portato a compimento il suo piano, e non sarebbe stato neanche difficile.
Si sentiva uno stupido ad aver avuto dubbi anche solo per un secondo. Affetto? Cosa se ne faceva dell’affetto uno come lui?
Lui e Fiamma erano nati per essere rivali.
Quindi era chiaro che uno dei due doveva morire.
La bambina arrivò poco dopo, tutta contenta per quell’invito inaspettato. Oramai aveva imparato a non temere più il sindaco, anzi, gli si stava molto affezionando.
“Ciao!”, esclamò. “Mi hai preparato del tè?”
“Naturalmente”, rispose lui sorridendo. “Ti prego, serviti pure”.
Fiamma si sedette sulla sedia, non riuscendo neanche a poggiare i piedi per terra. Respirò a fondo il dolce profumo del té, per poi assumere un’espressione strana.
“C’è qualche problema?”.
Lei scosse il capo.
“No, pensavo al fatto che Lucy ha rifiutato la proposta di matrimonio di Natsu. Non è strano? Perché avrebbe dovuto?”
“Avrà sicuramente avuto le sue ragioni, non possiamo saperlo. Adesso su, manda giù quel tè”.
Fiamma fece per ubbidire. Prima di berne un sorso, però, rivolse ad August un sorriso.
“Sono davvero contenta di averti conosciuto. Mi sono fatta tanti amici, e tu sei uno fra questi”.
Proprio in quel momento quella ragazzina doveva uscirsene con frasi strane?
August sorrise nel modo più convincente che conosceva.
“Ti ringrazio… Fiamma”.
La bambina sorrise ancora. Poi bevve il tè in cui August aveva appositamente versato il veleno poco prima.
“Mh… ha un sapore strano. Forse non c’è abbastanza zucchero”, affermò Fiamma. Ma In realtà il sindaco non la stava ascoltando.
Adesso non si tornava indietro per davvero.
A risvegliarlo dai suoi pensieri fu Acnologia. Quest’ultimo era entrato ed aveva sogghignato quando si era accorto di Fiamma, la quale aveva a sua volta sussultato violentemente.
“Tu...”, sussurrò con gli occhi sgranati. Dopo quella terribile notte, non aveva più avuto occasione di vederlo.
“Guarda un po’ chi è venuto a trovarmi nella mia umile dimora, Fiamma! Ma che piacere”, sussurrò avvicinandosi cautamente.
La bambina allora si voltò a guardare August. Quest’ultimo le aveva promesso che l’avrebbe protetta.
“August...”
“Ah, dubito che August ti aiuterà. Ma dopotutto, io non voglio farti niente di male. Voglio solo dirti un’ultima cosa”, oramai il suo viso distanziava poco da quello di Fiamma. “Ci hanno provato in tutti i modi a convincerti che sei speciale. E se c’è anche una sola piccola parte di te che lo pensa, allora devo darti un dispiacere. Tu non sei nulla di speciale, Fiamma. Nessuno sei e nessuno rimarrai”.
August osservò quella scena di violenza psicologica senza battere ciglio. Acnologia era sempre stato un abile oratore, poteva vedere lo shock sul viso di Fiamma.
E provò un fremito che non seppe spiegarsi.
Fiamma era, dal canto suo, immobilizzata dalla paura. Le parole di Acnologia erano più dolorose di un coltello nel cuore. E le venne da piangere, ma non voleva lasciarsi andare lì, in quel momento.
“… Voglio andare a casa...”, sussurrò impercettibilmente. Acnologia allora si scostò, lasciandola passare.
“Credi sia il caso di lasciarla andare?”, sussurrò al suo complice. August si limitò a fare spallucce.
“Oramai non ha tanto tempo”.


“Su, Natsu! Non deprimerti in questo modo, magari non era l’occasione giusta!”.
Il rifiuto da parte di Lucy aveva seriamente mandato Natsu in uno stato di depressione acuta. E visto che Happy aveva preso l’abitudine di sparire e riapparire quando voleva, l’ingrato compito di consolarlo era proprio di Neel, che di certe cose non se ne intendeva proprio.
“Ma tu non capisci, io ero proprio convinto che mi avrebbe detto di sì! Perché? Perché ha rifiutato? Che motivo ci sarebbe?”
“Eh, vorrei tanto saperlo anche io, ma non lo so! Però lei ti ama, su questo non ho alcun dubbio. Non ho mai visto nessuno innamorati come voi”
“… Lo pensi davvero?”
“Cavolo, certo che sì. Suvvia, tirati su”.
Natsu si strofinò gli occhi. Effettivamente non era da lui arrendersi così facilmente, anche se non farlo era piuttosto difficile visto che sembrava tutto terribilmente avverso.
Sentirono poi un rumore, la porta che sbatteva. Fiamma rientrò lentamente, gli occhi erano socchiusi e l’espressione strana.
“Ehi, piccola rosa!”, la chiamò affettuosamente Neel. “Ma che hai?”.
La vista divenne ad un tratto annebbiata. Fiamma provò a parlare, ma riuscì solo a muovere lentamente le labbra, senza effettivamente dire nulla.
Poi gli occhi si chiusero da soli e perse i sensi, scivolando in un sonno profondissimo. Natsu si sporse in avanti, afferrandola prima che potesse accadere.
“Fiamma? Fiamma, sveglia. Ti prego, non di nuovo. Fiamma!”.
La bambina però non rispondeva. Il veleno del sonno aveva oramai contaminato il suo corpo e la stava tenendo prigioniera nel buio.



NDA
Ci siamo! Fiamma è stata avvelenata come Biancaneve dalla Strega Cattiva. E i guai non sono solo per lei, ma anche per il resto della ciurma. Che cosa succederà adesso? Penso che il prosismo capitolo sarà molto emozionante (o almeno lo spero ^^)
A presto :)

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Ritrovarsi ***


17 – Ritrovarsi


Per Fiamma c’era adesso il buio più totale.
Era buio e silenzio, mentre Neel la stringeva tra le braccia in quella corsa forsennata. Una volta arrivato in ospedale, cercò immediatamente Gerard, dovendosi poi rendere conto con orrore che anche quest’ultimo si trovava stranamente fuori gioco.
“Tu rimani con lei”, gli aveva detto Natsu. “Io vado a cercare Lucy”.
E il ragazzo aveva obbedito senza fiatare. Fiamma gli sembrava così piccola, stesa in quella barella. I segnali vitali, quali respiro e battito, si stavano notevolmente abbassando.
“Fiamma… ti prego, non mi abbandonare”, supplicò Neel accarezzandole la testa. “Non puoi andare, tu mi hai cambiato la vita. L’hai cambiata a tutti noi”,
Chino sulla bambina, stava ora cercando di trattenere invano le lacrime. Si era legato troppo a quella ragazzina per potersi permettere di perderla.
August era entrato silenzioso come un gatto. Il cuore gli era balzato in petto quando aveva visto Fiamma stesa inerme.
Per gioia, sicuramente non per preoccupazione.
Neel alzò lo sguardo e, nel vedere il sindaco, fu colto da una rabbia irrefrenabile.
“Tu!”, esclamò. “Lei era con te, che cosa gli hai fatto, bastardo?!”.
Lui però non si mosse, rimase completamente indifferente e immobile.
“Era così che doveva andare”, disse semplicemente.
“Di che cazzo parli? Eh? Di cosa? Tu e Acnologia non avete fatto altro che ferirla. Lei si stava affezionando a te. Mi chiedo come abbia potuto! Te lo giuro, se dovesse morire… ti ucciderò”.
Era chiaro che Neel non stesse usando una metafora. I suoi occhi brillavano, erano fuoco totale.
Si staccò, almeno per il momento, da August, il quale guardò a sua volta Fiamma.
Non capiva perché dovesse sentirsi così strano. Dopotutto aveva ottenuto quello che voleva, fermare per sempre la Salvatrice.
Neel tornò a dedicarsi alla bambina. Questa volta non riuscì a trattenere le lacrime.
“Mi dispiace, Fiamma. Mi dispiace se non sono stato in grado di proteggerti. Era compito mio, perché tu sei mia sorella… lo sei a tutti gli effetti. Io ti voglio bene”.
Poi si chinò ancora e le posò delicatamente un bacio sulla fronte.
A quel punto accadde qualcosa che per August non fu esattamente una sorpresa.
L’aria si mosse con violenza, come se un muro invisibile stesse lentamente crollando.
Tale fenomeno si stava protraendo velocemente per tutta Magnolia.

Ametyst si svegliò di scatto. Nonostante la testa le facesse piuttosto male, era subito saltata in piedi, aveva avvertito che qualcosa stava cambiando.
“Happy!”, esclamò. “Happy, svegliati immediatamente”
“Cosa?!”, sussultò l’Exceed. “Che succede?”. La ragazza non rispose.
La terra sotto i loro piedi tremò improvvisamente.
“La maledizione!”, gridò lei felice. “La maledizione è stata spezzata. La mia famiglia… li devo raggiungere! Happy, va da Fiamma!”
“Aspetta… che…?!”, l’Exceed rimase lì senza ottenere una vera risposta. Ma aveva la certezza che Ametyst non si era affatto sbagliata.

Levy guardava i tre bambini giocare con apprensione. Il suo pensiero era rivolto ad Ametyst, quest’ultima infatti mancava già da un po’.
“Dove si è cacciata quella ragazzina?”, domandò Gajeel sbuffando. “Se ne va sempre in giro con Happy a farneticare di cose strane… Levy, ma ci sei?”
“Cosa? Eh… sì, ci sono. All’incirca… Mi sento solo strana”
“Cosa vuol dire che ti senti...”.
Gajeel si zittì in quel momento, costretto da una forza superiore. Furono attraversati da un’onda di energia invisibile.
I tre gemelli a quel punto si fermarono. Levy indietreggiò, voltandosi poi a guardare Gajeel.
“Gajeel...”
“Levy...”
“Ma che succede?”, domandò Akua.
I due si avvicinarono l’un l’altro, gli occhi lucidi dall’emozione e i ricordi che erano tornati al loro posto.
“Sei proprio tu...”, sussurrò lei.
“Sono sempre stato io”.
Ametyst arrivò in quell’istante, con il fiato corto a causa della corsa, davanti casa. Levy e Gajeel si voltarono a guardarla. Questa volta i loro occhi erano diversi, perché finalmente potevano vederla per quello che era.
Chinò la testa di lato, un po’ spaventata.
“Voi… vi ricordate di noi…?”.
Levy allora sorrise.

“Ametyst”, mormorò. “Ti ho chiamato così perché quando sei nata ho capito subito quanto preziosa tu fossi”.
A quel punto fu per lei inutile trattenere ancora le lacrime. Corse incontro ai due, abbracciandoli stretti.
“SONO COSI’ FELICE! MAMMA, PAPA’, VOI RICORDATE!”.
Akua guardò la scena, sconvolta. Anche nella sua mente e quella dei gemelli sembravano star iniziando a comparire dei ricordi lontani, ma vividi.
“Ametyst”, chiamò Gajeel, afferrandole il viso. “Ci hai trovati. Sono così fiero di te”
“Temevo che questo giorno non arrivasse mai!”, esclamò mentre le lacrime le rigavano il viso. Poi si voltò a guardare i gemelli. “Ragazzi! Siamo noi! Questa è la nostra famiglia!”.
Il primo ad avvicinarsi, seppur lentamente, fu Sephir.
“Io… non so come sia possibile. Ma mi ricordo! Mi ricordo tutto!”.
Poco dopo anche i tre gemelli si unirono a quell’abbraccio di lacrime e felicità. Stretta in quella dolce morsa, Ametyst poté tirare un lungo sospiro di sollievo, perché adesso non doveva più fingere. Adesso tutti i pezzi stavano finalmente ritornando al loro posto.

Laxus guardava Mira senza però dire una parola. Che cosa si diceva in certi casi?
Dopotutto era stata lei a dire che fosse tutto perfetto così com’era e che nulla doveva cambiare.
“Ehi”, sussurrò Alecta. “Coraggio”.
Lui le lanciò un’occhiata, schiarendosi poi la voce.
“Amh… Mira. So che stai lavorando, ma ti devo parlare”
“Sì, cosa c’è?”.
Lui le si avvicinò, afferrandole una mano. Ma ogni tentativo di parlare fu reso vano. Accadde qualcosa di molto strano. Alecta indietreggiò, come se una forza invisibile l’avesse spinta all’indietro. A Will cadde il libro di mano, mentre Kaminari e Arashi, che stavano giocando con Bixslow, si bloccarono.
L’albina batté le palpebre. Poi, tremante, portò una mano sul viso di Laxus.
“L-Laxus… sei proprio tu?”
“Sono io! Mira… io ricordo tutto…!”.
Alecta rimase a guardare quella scena in preda all’emozione. Poi sorrise leggermente.
“Mamma…?”, sussurrò quasi impaurita. Allora i due si voltarono a guardarla.
“Sì… sì! Sono vostra madre! Adesso ricordo. Oh, mio Dio…!”.
Si udirono le grida di Arashi e Kaminari, i quali si erano aggrappati a Laxus, piangendo.
“Ce lo sentivamo!”, esclamò il primo. “Doveva esserci qualcosa sotto!”.
“Cavolo! I miei figli. Voi siete i miei figli!”, fece lui stringendo a sé i due bambini.
Alecta batté le palpebre, mentre le lacrime iniziavano a scorrerle sul viso imperterrite, scossa da tutti quei ricordi che stavano tornando al loro posto, ma felice come non mai per aver finalmente capito lei chi fosse. E soprattutto nell’aver appreso di non essere mai stata realmente sola.
“EVER!”, chiamò Elfman, guardando la donna che aveva sposato. Quest’ultima tremò. Lo guardò e poi guardò Will, rimasto totalmente interdetto. Perfino un tipo tranquillo e riflessivo come lui in quel caso non avrebbe potuto nascondere ciò che stava provando.
“Voi...”, sussurrò con gli occhi lucidi. Evergreen osservò quello che era effettivamente suo figlio, rendendosi finalmente conto del perché, sin dal principio, si fosse sentita tanto legata a lui.
“Oh, Will! Will, ti ho ritrovato!”. Dicendo ciò lo abbracciò stretto. Il ragazzo rimase immobile, stordito, confuso, ma incredibilmente sollevato.
Elfman aveva preso a piangere.
“Elfman...”, sussurrò Evergreen.
“Cosa? Un vero uomo sa anche piangere! Venite qui!”, fece abbracciandoli entrambi.
La confusione di Will durò meno di un secondo, perché immediatamente riuscì a godere di quel calore che ben conosceva ma da cui era rimasto lontano per tanto tempo.
“Finalmente”, sussurrò. “Mi siete mancati”.


Hikari non aveva ancora smesso di dare il tormento a Lector. Lo trovava un passatempo molto divertente.
“Stupida ragazzina”
“Guarda che siamo coetanei, scemo!”, ribatté lei. “Diglielo anche tu, Frosch”
“Frosch vorrebbe esserne lasciato fuori”
“Ecco, appunto! Lascialo fuori e affrontami, sii uomo! Anzi no, sii donna”.
La ragazza si lasciò andare ad una risata, mentre Sting la guardava a ripensava alle parole di Rogue riguardo il destino. Il destino esisteva veramente?
O era solo una futile invenzione?
Ad un certo punto il chiacchiericcio di Hikari, Lector e Frosch venne interrotto. Yukino fece cadere il bicchiere che teneva in mano e che andò ad infrangersi sul pavimento. Rogue sollevò lo sguardo e la sua espressione cambiò drasticamente.
Il primo a parlare fu Frosch.
“… Perché Frosch ha l’aspetto di un umano?”.
Sting spalancò gli occhi.

“… La maledizione...”, sussurrò. “Yukino!”
“Sting! Amore, ricordo ogni cosa! C’era la maledizione e adesso...”. I due si zittirono nuovamente. Poi guardarono Hikari, la quale era rimasta interdetta. La ragazza prese a tremare, sembrava visibilmente scossa per dei motivi abbastanza ovvi.
“… Io… io...”, balbettò, non sapendo esattamente cosa dire.
Sting allora sorrise.
“Piccola luce… bentornata a casa...”. Allora anche la ragazza non poté fare a meno di sorridere.
“Bentornati a casa anche voi! Vi ho trovati! Cioè, ci siamo trovati, nonostante tutto!”.
Yukino fu la prima ad abbracciare la figlia da cui era stata bruscamente separata dodici anni prima.
“Mamma, mi sei mancata, mi sei mancata! Questi anni senza di te sono stati terribili!”
“Lo so, lo so”, sussurrò. “Mi dispiace. Adesso è tutto finito”
“Papà!”, felice Hikari si strinse anche a Sting. “In qualche modo mi hai protetto anche se non sapevi chi io fossi”!
“Perché come mi ha detto qualcuno… certe cose basta sentirle”, affermò lanciando un’occhiata a Yukino.
“STING!”, piagnucolò Lector. “Oh mio Dio, adesso capisco ogni cosa! Mi sei così mancato!”
“Che?!”, fece lui. “Ma se siamo sempre stati insieme”
“Sì, ma senza sapere chi fossimo. AH, VOGLIO BENE A TUTTI, A TUTTI!”.
L’unico che sembrava esente da quella felicità era Rogue. Adesso che aveva recuperato tutti i suoi ricordi, si rendeva conto di una cosa: Hikari.
Adesso aveva ricordato chi Hikari fosse veramente.
“Rogue…?”, Frosch lo chiamò, senza ottenere alcuna risposta. Inizialmente non capì. Poi però fu in grado intuire il perché di tanto sgomento.


Arya non aveva smesso un attimo di piagnucolare. Tendeva ad essere molto emotiva e sensibile, e questo sua sorella lo sapeva bene.
“Dai, Arya”, sbuffò. “Vedrai che adesso si sveglia, non ti devi preoccupare”
“Non è colpa mia! Mi viene da piangere, lo sai che sono una creatura sensibile!”
“Ragazze, vi prego, non litigate, siamo in un ospedale”, tentò di rabbonirle Erza, lanciando poi un’occhiata al ragazzo che si era oramai resa conto amare.
La rivista che stava sfogliando per passatempo le cadde di mano quando un brivido freddo le attraversò la colonna vertebrale. Arya smise istantaneamente di piangere e i suoi occhi si puntarono su Gerard. Quest’ultimo si destò dal suo sonno, aprendo gli occhi e osservando le tre.
C’era una piccola differenza rispetto a prima. Adesso sapeva esattamente chi loro fossero.
Guardò Arya e i suoi occhi lucidi, e allora sorrise.
“Sono tornato”, sussurrò soltanto. Bastò soltanto quella frase per far scoppiare la piccola rossa in pianto di felicità.
“Papà, sei tu! Se sempre stato tu! Adesso io… adesso io sono così felice che non riesco più a fermarmi!”
“AirMoon!”, fece Erza. “Adesso capisco perché! Arya… Luna”, sussurrò accarezzando il viso di quest’ultima. “I miei due splendidi gioielli. Gerard”. Lui si sollevò e, senza aspettare ancora, la abbracciò e le donò un lungo e sentito bacio, cancellando immediatamente quei dodici anni di lontananza.
Arya allora gridò di felicità.
“Adesso è tutto a posto, adesso è tutto a posto! Adesso sono davvero felice!”. Erza allora si staccò da Gerard, sorridendo e guardando le due.
“Beh? Nessun abbraccio!”. Inaspettatamente fu proprio Luna a farsi avanti per prima. Lei che era sempre la più controllata, adesso stava finalmente trovando il coraggio di lasciarsi andare.
Adesso che avevano ritrovato la loro famiglia sarebbe andato tutto bene.


“Che significa che Fiamma sta male?!”, domandò furioso Rayn. “Io devo andare da lei!”
“Rayn, calmati, ok?”, sbottò Gray. “Non puoi andare adesso, le stanno facendo dei controlli e...”
“Me ne infischio!”
“E anche io!”, affermò Yuki a braccia conserte. “È della mia migliore amica che stiamo parlando!”.
Juvia allora gli poggiò una mano su una spalla.
“Gray, forse dovresti lasciarli andare, saranno preoccupati, no?”
“Ah”, lui sbuffò. “Ci fosse una singola volta in cui vengo ascoltato”
“Grazie!”, esclamò Rayn. “Giuro che facciamo subito!”.
L'adolescente prese la bambina per mano ma, nello stesso momento in cui diedero le spalle agli altri due, accadde qualcosa. Gray e Juvia si sentirono come afferrati e trascinati via dal loro stato di “amnesia”.
Rayn li guardò lentamente, quasi avesse paura di voltarsi. Adesso era tutto più chiaro, lo era la sua mente, come un cielo dopo la tempesta.
Tentò di dire qualcosa, mosse le labbra, ma in verità non riuscì neanche a respirare.
Gray batté le palpebre, rendendosi conto solo dopo qualche attimo che quella fosse effettivamente la sua famiglia.
“Juvia… ragazzi...”
“G-Gray...”, Juvia aveva preso a tremare incontrollata. L’amore della sua vita era lì davanti ai suoi occhi e lei lo aveva appena ritrovato. Anzi, praticamente non lo aveva mai perduto.
“Oh, cavolo!”, gridò Rayn. “Mi sono appena ricordato tutto!”
“RAYN!”, la ragazza subito si fiondò su suo figlio, abbracciandolo, mentre le lacrime le percorrevano il viso. “Yuki…!”.
Quest’ultima guardava la scena sconvolta. Le erano tornati alla mente dei ricordi che in realtà non le erano stati cancellati, erano semplicemente stati nascosti nella parte più remote della sua mente.
Tale cosa la spaventò. Rimase immobile, non sapendo esattamente cosa dire o come reagire. Fu Gray ad abbassarsi al suo stesso livello fino a guardarla negli occhi. La figlia che era stato costretto ad abbandonare era lì, era riuscita a crescere, era riuscita a sopravvivere.
“Yuki… non sono sicuro che tu possa ricordarlo, ma io sono...”
“Tuo sei mio padre”, mormorò pensierosa. “Rayn è mio fratello e Juvia è… mia madre”.
Fu nel sentirsi chiamare “madre” per la prima volta da sua figlia, che la ragazza non resse più. Cadde in ginocchio e allora abbracciò forte la bambina che aveva avuto l’occasione di tenere in braccio solo una volta.
Rayn si avvicinò cautamente, accoccolandosi a quell’abbraccio. Juvia sollevò lo sguardo, mostrando i suoi occhi chiari e pieni di lacrime.
“Gray...”
“Ehi… l’avevo detto che ci saremmo ritrovati, in qualche modo”.
Lei sorrise.
“Ti amo. Io ti amo immensamente”
“Anche io, Juvia. Fino ad adesso e per sempre”.
Si avvicinò a lei e la baciò delicatamente sulle labbra, in un lieve gesto in cui era racchiuso tutto l’amore che in quegli anni era sempre esistito.


Syrio non aveva idea del perché, ma aveva sentito il bisogno di scappare via.
Nel vedere Meredy si era sentito fin troppo sconvolto, al punto che non era neanche più riuscito a guardarla negli occhi. Quello che non immaginava era che la ragazza, insieme a Lyon, lo stesse proprio cercando.
“Siamo sicuri che abbiamo fatto bene a lasciare Gerard lì?”, chiese Lyon giustamente preoccupato.
“È stato lui a dirci di fuggire. Quando troveremo Syro, torneremo indietro”
“Io non capisco, perché è così importante?”
“Non lo so, lo è e basta”, affermò Meredy con determinazione.
Il ragazzino era stato intanto costretto ad arrestare la sua corsa visto il vicolo cieco che si era ritrovato davanti. Fece per tornare indietro, ma in quel momento si accorse dei due.
“Syrio!”, lo chiamò immediatamente Lyon. Lui allora, sentendosi a disagio, indietreggiò.
“Che… che volete?”
“Fermo! Ma si può sapere perché scappi?”.
Meredy sospirò.
“È per me, non è vero? Senti qualcosa di strano?”.
Syrio fece una smorfia. C’erano cose che provava ma che non riusciva a comprendere, e ciò lo disturbava parecchio.
“Non è niente… davvero… vi prego, mi sento troppo strano”
“Ahi”, Lyon alzò gli occhi al cielo. “Ora basta, vado lì e lo prendo di forza”
“Lyon, aspetta, non è il caso…!”.
Meredy allungò una mano e afferrò la sua. Un secondo dopo, un vento che sapeva di rinascita trafisse loro il viso. Lyon si fermò, guardandola negli occhi. Improvvisamente, quella ragazza non era più solo una sconosciuta a cui si sentiva legato, era la sua donna a cui era davvero legato.
E si ricordò di quando Acnologia l’aveva uccisa.
“Oh mio Dio, Meredy! Tu sei viva! Sei… sei viva, ma com’è possibile?”, domandò afferrando il suo viso fra le mani.
“Lyon… è vero, sono viva. Acnologia mi aveva attaccata ma… sono viva!”.
I due si guardarono, per un attimo sembravano essersi estraniati dal mondo. Poi lentamente guardarono Syrio.
Il bambino tremava ancora, ma questa volta per un motivo evidentemente diverso. I suoi occhi erano ora ricolmi di lacrime. Meredy sorrise, tendendo le braccia verso di lui.
“Syrio”, lo chiamò dolcemente.
Lo stesso sussurro che sua madre gli aveva riservato quando era stato molto più piccolo. Sorrise fra le lacrime, ed allora trovò il coraggio di muoversi. Con il cuore in gola corse incontro alla sua appena ritrovata famiglia, senza avere neanche il fiato di esternare la sua felicità. Li abbracciò entrambi, e solo quando sentì un po’ di calore trovò la forza di parlare.
“Allora adesso capisco tutto! Non era una sensazione, era tutto reale!”.
Lyon si chinò e gli baciò delicatamente la testa.
“Sei più sveglio di quanto immaginassi, Syrio. So bene da chi hai preso”, e dicendo ciò guardò la sua amata, finalmente di nuovo accanto a sé, non più come un’estranea.


A Magnolia c’era un vero e proprio caos. Natsu non avrebbe saputo spiegarsi il perché, ma in quel momento non sembrava avere importanza. Stava correndo come un forsennato per tentare di trovare Lucy.
Quest’ultima aveva, dal canto suo, una valigia in mano. Senza dire nulla a nessuno, aveva deciso di partire per un po’, magari così si sarebbe schiarita le idee. Lei e Natsu si passarono quasi accanto, senza però accorgersene.
Fu il rosato a fermarsi e a guardarsi intorno nella speranza di scorgere la fanciulla.
E finalmente la maledizione fu spezzata anche per loro.
Lucy lasciò cadere la valigia. Non aveva visto Natsu, ma aveva potuto percepire la sua presenza. Pian piano si girò, fino ad incrociare il suo sguardo.
Rimasero a guardarsi per dei secondi che parvero interminabili. Natsu sembrava aver quasi dimenticato come respirare.
“Lucy”, la chiamò.
“Natsu? Natsu!”.
Il suo nome aveva adesso riacquistato il suo significato. Immediatamente corse ad abbracciarlo, con gli occhi ricolmi di lacrime.
Lui la strinse forte a sé, tenendola vicina al suo cuore.
“Non preoccuparti, Lucy. Adesso staremo insieme per sempre”, sussurrò.
E quella era una promessa che questa volta non sarebbe stata infranta.


Qualcosa era scattato nella testa di Fiamma. Con gli occhi della mente poteva vedere quelli che erano eventi che altrimenti non avrebbe potuto ricordare.
Il bacio di Neel, che per lei provava un amore vero e disinteressato, l’aveva risvegliata dal suo torpore.
Fu come attraversata da una scossa. E allora aprì gli occhi, spalancandoli.
Sia Neel che August indietreggiarono. Il primo per la sorpresa, il secondo per lo sgomento. Uno sgomento che nascondeva forse un po’ di sollievo nel vederla lì, viva.
“Fiamma?”, Neel tentò di chiamare la sua appena ritrovata sorella. Quest’ultima, però, con lo sguardo totalmente vitreo, si mise seduta, guardando August negli occhi.
Un attimo dopo, era come se lui e la sua piccola rivale fossero stati teletrasportati da un’altra parte. Il sindaco si guardò intorno, sembrava di essere in mezzo al fuoco, in mezzo all’inferno.
Fiamma era lì, continuava a fissarlo.
Sentiva dolore. Ogni cosa adesso bruciava, la pelle, il respiro, tutto. Ma man mano che i secondi passavano, quel dolore si trasformava in qualcosa, forza nuova che veloce le scorreva nelle vene, mentre il cuore batteva più forte e i muscoli si irrigidivano. Avvertì un calore strano. Era fuoco quello che aveva intorno, un fuoco amico che non le avrebbe fatto alcun male.
Da quello stesso calore, proveniva la sua forza. Fiamma adesso si era alzata in piedi, per un attimo aveva dimenticato la paura, lo sgomento, era tutto passato in secondo piano.
August sgranò gli occhi.
“La magia è stata risvegliata”. Mormorò.
Le fiamme si diradarono appena, come dei sudditi pronti ad inchinarsi per far passare la loro regina.
Gli arrivò davanti.
Quella non poteva essere la stessa ragazzina che aveva quasi ucciso.
“Tu...”.
Fu allora che la Salvatrice parlò.
“Io sono Fiamma Layla Dragneel, e con la fiamma che arde dentro di me, ci salverò tutti!”.



NDA
Era dall'inizio che volevo concludere così questo capitolo... tant'é che l'ultimo pezzo l'ho scritto ancora prima di cominciare la storia, quindi pensate un po'.
Finalmente sono tutti svegli e si sono quasi tutti ritrovati. Questo vuol dire che anche la magia adesso tornerà a scorrere libera come acqua. Questa potrebbe sembrare la fine di molti problemi, ma in verità è solo l'inizio di.... molti altri. Ah, e ovviamente la frase che Natsu dice a Lucy è la stessa che le riserva alla fine del manga :3
Spero di avervi incuriositi ancora :P

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Svegli ***


18 – Svegli

Acnologia aveva sentito sulla sua pelle che qualcosa era cambiato. Non avrebbe potuto non riconoscere quella che era la loro maledizione che veniva spezzata.
Già, la loro…
Che cosa aveva combinato August? C’era stata qualche imperfezione nel veleno che aveva preparato?
O forse era stato un errore volontario.
I suoi occhi brillarono di rabbia. Adesso sarebbero stati rovinati, completamente!
Non ci sarebbe più stato nulla che lo avrebbe trattenuto. Perché era stato tutto inutile e adesso la sua rabbia era troppo potente per essere fermata.


Fiamma sembrava aver perso totalmente il controllo di sé. La magia era esplosa come una bomba ad orologeria e aveva finito con il creare delle fiamme all’apparenza inestinguibili attorno alla ragazzina. Perfino i suoi occhi sembravano diversi, come se una strana forza la stesse possedendo.
August sapeva che non era quello il momento giusto per affrontarla. Non ancora.
E poi, si disse, aveva ben altro di cui preoccuparsi.
Quindi svanì, senza che neanche Fiamma se ne rendesse conto. Quest’ultima, ad una certa, sembrò tornare in sé. Il fuoco si estinse e lei cadde contro il duro asfalto. La sua magia era esplosa per poi tornare dentro di lei con tranquillità, come un mare dopo la tempesta.
“Fiamma!”.
Poté sentire la voce di Neel, di suo fratello, chiamarla, ma non ebbe la forza di aprire gli occhi, troppo esausta. Il ragazzo si inginocchiò, sollevandola appena.
“Ehi, piccola Fiamma”, la chiamò con apprensione. Solo nel sentirsi nominare una seconda volta, la bambina spalancò gli occhi.
Occhi che adesso vedevano la realtà.
“N-neel”, sussurrò. “Tu mi hai salvata?”. Lui allora sorrise.
“Non me ne sono neanche reso conto. Ma sono felice di aver fatto almeno una cosa buona nella mia vita”.
Fratello e sorella si erano adesso ritrovati, ma all’appello mancava qualcuno di importante.
Lucy e Natsu erano andati immediatamente alla disperata ricerca dei loro figli. Dopo averli cercati per quello che parve un tempo infinito, finalmente li videro: Fiamma stava tra le braccia di Neel, stralunata e confusa, ma viva.
“FIAMMA!”, Lucy gridò il suo nome. La piccola rosata allora strabuzzò gli occhi, ritrovandosi subito dopo stretta in un caldo abbraccio.
“Fiamma… Neel...”, la ragazza attirò a sé anche lui. “Mi siete mancati, mi siete mancati così tanto”.
Il biondo si accoccolò a lei, senza però trovare il coraggio di dire nulla. Non era solito a lasciarsi andare alle lacrime, ma in quel caso gli risultava impossibile.
Neel stesso sollevò lo sguardo, puntando gli occhi su Natsu con fare imbarazzato.
“Mi… dispiace...”
“Eh?”, domandò lui confuso. “Perché mi dici questo?”
“Perché… perché tu mi avevi detto di andare, di prendermi cura di Fiamma. E io non l’ho fatto. Ma quando sei stato attaccato, io… Io non ce l’ho fatta, perdonami”.
Natsu alzò gli occhi al cielo.
“Ma piantala. Io sono fiero di te, sciocco!”, esclamò con la sua solita irruenza, per poi abbracciarlo.
Fiamma osservò la scena interdetta, ancora aggrappata a Lucy. Era piuttosto strano avere tutte quelle informazioni per la mente. Ed era ancora più strano il fatto che adesso avesse effettivamente una famiglia. L’aveva sempre avuta. Non era “nessuno”, non era sola. Da sempre.
“Principessa!”, esclamò ad un tratto Natsu, prendendola in braccio. “Io lo sapevo, lo sapevo che ci avresti ritrovati, non ho dubitato di te neanche un istante. Sin da quando sei nata ho capito che avresti fatto grandi cose. È per questo che ti ho chiamata Fiamma, per...”
“La fiamma che mi arde da dentro”, affermarono all’unisono.
Sua figlia sorrise, adesso con gli occhi lucidi.
“Avevo dimenticato come essere felice… ed è bastato davvero poco per ricordarlo”
“Adesso sei a casa, Fiamma”
“Oh”, Lucy era già pronta per piangere ancora. “Venite qui, vi amo tutti immensamente!”.
Ne seguì un silenzioso e tenero abbraccio, che Neel pensò bene di spezzare con una delle sue solite uscite.
“Quindi io ho… emh… fatto delle fantasie erotiche su mia madre?”.
Gli arrivò un colpo in testa. Ovviamente da parte di Natsu.
“Ahi! Ma che vuoi? Se perfino mi davi corda…!”
“Prima ero solo un tuo amico. Adesso sono tuo padre, per cui… attento a quello che dici”, affermò divertito.
“Ragazzi?”, li chiamò Lucy. “Non manca qualcuno?”.
Ed effettivamente mancava qualcuno di molto importante: Happy.
L’Exceed, volando sulle sue ali, arrivò incontro ai quattro piagnucolando.
“NATSU, LUCY, RAGAZZI! SONO COSI’ FELICE CHE VOI VI RICORDIATE!”.
Immediatamente andò addosso al suo compagno di mille avventure, il quale fu ben felice di accoglierlo.
“Ah, beh, adesso sì che la famiglia è al completo. Su, Happy. Non piangere. Hai fatto un buon lavoro, ti sei preso cura dei miei figli. Sorridi, sciocco di un gatto!”, fece accarezzandogli la testa.
Fiamma li guardò. Effettivamente era solo grazie a lui se adesso si trovava lì. Se adesso la maledizione era stata spezzata. Tutto ciò che Happy aveva detto… non aveva mai mentito.
“Happy”, lo chiamò poi. “Grazie… grazie per non esserti arreso con me, io...”
“AAAH, FIAMMA!”, abbracciò anche lei. “Finalmente! Pensavo fossi un caso disperato”.
Natsu a quel punto ghignò.
“Bene, adesso iniziamo a ragionare. Sento la magia che mi scorre dentro. SONO TUTTO UN FUOCO!”.


Fonte di tale magia era niente meno che un profondo pozzo abbandonato che si trovava nel bosco attorno alla cittadina. August se n’era andato lì, osservando la potente energia violacea che pian piano si stava sollevando sempre di più.
Sospirò.
Tutto ciò era successo grazie a lui. O per colpa sua, dipendeva da come la si guardava.
“Ma che cosa ho fatto?”, sospirò portandosi una mano sulla testa. “Fiamma… lei è mia nemica per natura. Quella maledetta profezia si è avverata… e adesso?”.
Mentre si lasciava andare alle sue elucubrazioni mentali, Acnologia si faceva sempre più vicino, furioso come non mai. August però non era stupido. Nelle sue vene scorreva il sangue dei due maghi più forti di tutti i tempi, non era così facile fregarlo.
Avvertì la sua presenza e predisse il suo attacco. Quindi si voltò, bloccandolo non appena l’altro fu a pochi millimetri da lui.
“Oh, Acnologia. Adesso attacchiamo gli alleati?”
“Tu non sei un mio alleato, sporco traditore! Che cosa hai combinato, eh? Hai sbagliato il veleno a posta?”
“Credo che qualsiasi tentativo sarebbe stato inutile comunque. Il bacio del vero amore di Neel l’ha riportata indietro”
“Questo è ridicolo!”, sbottò lui indietreggiando, ma lanciandogli comunque un’occhiataccia. “Tu ci speravi… speravi che ciò accadesse!”
“Mi stai accusando senza prove”
“Come se mi servissero le prove! Ho avuto modo di costatarelo. Voi umani siete davvero noiosi, oltre che ipocriti. Di positivo c’è che finalmente la magia è tornata”, sospirò a fondo. “Quindi, questo significa che posso fare come voglio. Abbiamo aspettato fin troppo”
“Questo vuol dire che mi vedi ancora come un tuo alleato?”
“Ah, non so. Dimmi tu da che parte stai. Con me che ho sempre cercato di aiutarti… o con gli altri? Non ti costringerò a starmi dietro. Ma sappi che, una volta presa la tua decisione, ti tratterò esattamente come meriti. Cioè come un rivale”.
Avere Acnologia come alleato era sicuramente meglio che averlo come nemico. E da un lato si sentiva sollevato nel sapere che Fiamma stesse bene. Ma, allo stesso tempo, sapeva di aver miseramente fallito. Agendo in tale modo non aveva ottenuto niente.
Si avvicinò a lui.
“In caso io decidessi di rimanere con te… che cosa avresti in mente?”


“YUKI!”
“FIAMMA!”.
Le due migliori amiche, nel ritrovarsi, si saltarono addosso. La stessa cosa valeva per Rayn e Neel, e ovviamente per Natsu e Gray.
“Mi sei mancato, ghiacciolo!”
“Anche tu, fiammifero rosa!”
“Sì, ma cerca di non svestirti mentre mi stai abbracciando, chiaro?”
“Sempre il solito rompiscatole!”.
Lucy indietreggiò, sentendosi ad un tratto sfiorare.
“Levy! Sei qui, siete tutti qui!”
“Fiamma è stata in gamba!”, dichiarò lei, indicando poi tre bambini. “Comunque loro sono...”
“I gemelli? Cavolo, sono cresciuti parecchio dall’ultima volta”.
Ametyst, un po’ più lontana, guardava nervosamente Neel, tutto intento a strapazzare il suo migliore amico.
“Allora?”, domandò Gajeel curioso. “Che aria tira con Dragneel?”
“Cosa? In che senso, scusa?”
“Perché non vai da lui?”
“Adesso ci vado!”, si sistemò nervosamente i capelli. “Quel tipo mi mette in difficoltà”.
Gajeel assottigliò lo sguardo.
“Non mi dire che ti piace davvero quel fiammifero?”
“Che?! N-no! Ma perché la pensate tutti così? È ovvio che no! D’accordo, ci vado, contento?”, proclamò infine. Gajeel però non riuscì a staccarle gli occhi di dosso. Quei due non gliela raccontavano giusta…
“Ametyst!”, gridò Fiamma. “Cavolo, ma tu sapevi tutto per davvero!”
“Beh… in un certo senso...”, affermò imbarazzata, rendendosi conto di come Neel la stesse guardando. Con ammirazione.
“Cavolo… sei proprio forte, Ametyst...”.
Lei strabuzzò gli occhi, arrossendo violentemente. Fiamma tentò di nascondere una risatina, quando si sentì afferrare da dietro. Si trattava di Rayn, il quale l’aveva presa in braccio.
“Sei stata brava, Salvatrice!”
“Rayn! Mettimi giù, io non ho fatto niente di che, davvero…!”.
Yuki guardava quei quattro con gli occhi lucidi. A quanto pare aveva finito per fare la “quinta incomoda”. Fu in quel momento che pensò a…
“Yuki!”.
Syrio.
Syrio che gli stava venendo incontro felice, insieme a Lyon e Meredy.
“Tu? Ma stai bene allora?”
“Adesso sì! Adesso stiamo tutti bene!”
“Meredy?”, Juvia chinò la testa di lato. “Eri tu la ragazza in coma?”
“Ero io”, sospirò stringendosi a Lyon. “Mi sono salvata per poco dall’attacco di Acnologia”.
Poi si sentì un pianto fragoroso: Arya aveva ben annunciato la sua presenza.
“AAAH, VOGLIO BENE A TUTTI!”
“Arya!”, la chiamò Luna. “Sssh, non c’è bisogno di reagire così!”.
Natsu sorrise radioso nel rivedere Erza, insieme a Gerard.
“Ah, eccovi qui. Finalmente siamo tutti riuniti e… un momento, dov’è mister Fulmine?”
“Sono qui accanto a te, idiota”, proclamò Laxus a braccia conserte.
“Ciao, Laxus! Ti sei divertito a prendermi di mira, eh? Beh, adesso siamo di nuovo sullo stesso livello”
“Tsk, figurarsi”, borbottò. Alecta a quel punto decise di attirare l’attenzione di suo padre.
“Emh, emh”, si schiarì la voce. “Dunque… quindi è corretto quando dico che siamo quasi stati picchiati dai tuoi amici?”
“Corretto. Infatti… lascia che faccia una cosa”.
Dicendo ciò si avvicinò a Freed, lanciandogli un pugno sulla testa.
“Ahi!”, si lamentò lui. “Ma perché l’hai fatto?”
“Per aver provato a far del male ai miei figli. E perché mi andava”
“Ma che modi! Anche tu hai provare a far loro del male, eravamo dei delinquenti, ti ricordo!”.

Gli Exceed erano, dal canto loro, ritornati finalmente alla loro forma originaria.
“Che meraviglia!”, esclamò Happy. “Sono di nuovo un gatto! Lily, Charle, Frosch e Lector! Voi non sapete quanto dura è stata!”
“Beh, a me non dispiaceva essere umano”, disse contento Lector. “Era divertente”
“Sei serio?”, domandò Charle. “Allora perché non rimani umano, visto che ci tieni tanto?”.
Il gatto rossiccio fece per rispondere, ma non riuscì nel suo intento. Sting gli stava passando davanti con un’espressione per nulla piacevole.
“Oh-oh. Frosch, la vedo male. La vedo molto male!”.
Rogue aveva cercato di starsene buono per i fatti suoi, ma sapeva che non avrebbe potuto sfuggire al suo destino.
Hikari osservò attentamente quello che stava per accadere. Se avesse potuto sarebbe sprofondata sotto terra. Il Dragon Slayer della luce si fermò a guardare il corvino.
“Te la sei fatta con mia figlia?!”, esclamò.
“NON SAPEVO FOSSE TUA FIGLIA!”.
Probabilmente doveva aspettarsi una reazione del genere da parte dell’amico, ma niente avrebbe potuto prepararlo al pungo che in seguito ricevette in pieno viso, mentre Natsu se la rideva alla grande.
“NATSU, SPIEGAMI COSA STRACAZZO C’E’ DA RIDERE?!”, urlò Sting.
“La tua faccia… la tua faccia è qualcosa di meraviglioso!”, esclamò lui non riuscendo a trattenersi.
Yukino intanto aveva poggiato la mano sulla spalla della figlia.
“Stai bene?”
“Lui… lui è Rogue. Quel “Rogue”! Oh, Dio. Mi sa che sono nei guai”, fece Hikari portandosi una mano sul viso.
“LO PUOI BEN DIRE CHE SEI NEI GUAI!”.
Rogue aveva preso a massaggiarsi il naso dolorante.
“… Questo è eccessivo”
“Chiudi quella bocca o giuro che ti do il resto!”
“Va bene, basta adesso voi due!”, esclamò Lucy. “Abbiamo qualcosa di più importante a cui pensare”.
Nel dire ciò, la ragazza si avvicinò a Cana. Quest’ultima sembrava ancora più scossa dei suoi amici, probabilmente ciò era dovuto al fatto che Gildarts, nonché suo padre e master della gilda, non si fosse ancora risvegliato.
“Perché siamo tutti qui e lui invece no?”, sussurrò sconsolata.
Fiamma la guardò curiosa.
“Che cosa gli è capitato?”
“Beh, a questo punto è chiaro che è stata opera di August”, spiegò Natsu. “E se lo avesse avvelenato come ha avvelenato te? Quella volta al pub...”.
La bambina schioccò le dita.
“Ma allora non c’è nessun problema se è per questo! Neel mi ha risvegliato con un bacio. Tu sei sua figlia, giusto? Quindi dovrebbe funzionare!”
“Davvero?”, incerta guardò Lucy. Quest’ultima sorrise.
“A questo punto, tanto vale provare”.
Gildarts dormiva ancora indisturbato indisturbato in quel letto di ospedale. Cana si avvicinò a lui, sentendosi parecchio nervosa. E se non avesse funzionato? Adesso che aveva riacquistato la memoria, c’era così tanto che voleva dirgli.
“Coraggio”, la incitò Fiamma, la quale era a sua volta curiosa di conoscere il master di Fairy Tale.
La ragazza quindi sospirò e si chinò sull’uomo. Lievemente gli posò un bacio sulla fronte, pregando intensamente che tale gesto avesse effetto.
Passò qualche attimo in cui Cana temette il peggio. Ma poi, ad un tratto, Gildarts aprì gli occhi.
“Sì!”, esultò Natsu. “Ben svegliato, vecchio!”.
Il master si guardò intorno, confuso.
“Natsu…? Voi…?”.
Sua figlia aveva gli occhi che brillavano per la commozione.
“Papà! Sei sveglio, sei salvo!”, esclamò saltandogli al collo. “Ho temuto il peggio, non sai la mia preoccupazione”
“Cana”, la chiamò accarezzandole la testa. “Mi ricordo tutto. La Salvatrice ha fatto il suo dovere?”.
Nel sentirsi chiamata in causa, Fiamma si fece avanti con le mani poggiate sui fianchi.
“Ciao, master! Io mi chiamo Fiamma!”
“Fiamma”, lui la guardò, sorridendo. “Ma guardati, sei tale e quale a tuo padre. Leggo la sua stessa determinazione nei tuoi occhi”
“Eh-eh, modestamente”, gongolò il Dragon Slayer del fuoco, ricevendo poi una gomitata da parte della moglie.
“Grazie!”, esclamò lei. “Master, adesso che la maledizione è stata spezzata, possiamo tornare a casa?”.
L’espressione di Gildarts però cambiò drasticamente.
“Purtroppo temo che non sarà così facile. La maledizione è stata spezzata, è vero, ma se quei due non vengono sconfitti una volta e per tutte, dubito che avremo risolto qualcosa”
“E dove sarebbe il problema? Io e gli altri Dragon Slayer abbiamo già affrontato una volta Acnologia, possiamo riprovarci!”, fece Natsu.
“Ti stai dimenticando di un concetto fondamentale. Ovvero che quei due sono uniti da qualcosa di molto potente, cioè la voglia di vendetta. Perché entrambi hanno perso qualcosa. E non si fermeranno finché non avranno ottenuto quello che vogliono. Inoltre, la profezia parla chiaro. È Fiamma l’unica che può sconfiggerli”.
La bambina spalancò gli occhi. Come avrebbe potuto lei fare una cosa del genere? Aveva appena scoperto di possedere dei poteri, non sapeva neanche da dove iniziare.
“Ma master… io non so niente sulla magia”.
Neel allora poggiò una mano sulla spalla della sorellina.
“Sta tranquilla, Fiamma. C’è la tua famiglia ad aiutarti. Anche perché credo che siamo tutti un po’ fuori allenamento”
“Ben detto, ragazzo”, Gildarts si alzò. “Adesso sarà meglio darci una mossa. Dopotutto sono il master, non posso starmene qui con le mani in mano”.

“Mamma, ma che tipo di magia è la tua?”.
Fiamma porse questa domanda a Lucy, la quale sembrava molto impegnata a cercare qualcosa dentro un armadio.
“Magia degli spiriti stellari. Il problema è che non trovo più le mie chiavi, ma non possono essere scomparse. Sono quasi certa che si trovino qui in casa. Anche quella chiave che porti al collo è mia”
“Tua?”, curiosa osservò l’oggetto.
“La chiave del Leone”, disse sorridendo. “Ho raccomandato lui di prendersi cura di te. È per questo che non ti è mai successo nulla di male”.
Fiamma alzò gli occhi al cielo, pensierosa. Quindi aveva sempre avuto una sorta di angelo custode a proteggerla.
“Vorrei conoscerlo, se possibile”
“Certo che è possibile!”, disse lei. “Dunque… sono anni che non lo faccio. Apriti, porta del Leone! Leo!”.
Fiamma vide la chiave brillare di una luce che si espanse via via sempre di più.
Qualche secondo dopo, davanti alle due era comparso Loki.
“Ma cosa…?”, batté le palpebre. “Lucy? Lucy, sei proprio tu!”
“Ciao, Loki! È bello vederti. Hai fatto un ottimo lavoro con mia figlia”
“Io ho...”.
Confuso, lo spirito puntò gli occhi su Fiamma. Anche quest’ultima era piuttosto sorpresa di vederlo. Nonostante oramai fosse chiaro che la magia esistesse, si sorprendeva ancora per tutto.
“Loki?”, chiamò.
“Piccola Fiamma. Sono felice di potermi finalmente presentare a te come si deve. In tutti questi anni ho vegliato su di te senza che tu ne sapessi nulla”
“Lo so, e ti ringrazio per questo! Solo… continua a vegliare su di me, ok? Non sono ancora molto pratica”.
Lui allora le fece il baciamano.
“Non mi sognerei mai di lasciare una lady in pericolo”.
Fiamma arrossì a quel gesto.
“LE HO TROVATE!”, esclamò Lucy contenta. “ECCOLE QUI!”.
Tra le mani, la ragazza reggeva uno scrigno decorato da diversi ghirigori.
Aprendo, rivelò il contenuto.
“Quante chiavi!”, esclamò Fiamma contenta. “Possiamo provarne una?”
“Assolutamente sì, so anche quale. Apriti, porta dell’Acquario, Acquarius!”.
Accadde la stessa cosa di poco prima. Una luce che si espanse e poi lo spirito comparve.
“È UNA SIRENA!”, gridò a quel punto la bambina, entusiasta.
“Aquarius, sono così felice di rivederti!”, Lucy fece per abbracciarla, ma lo spirito la colpì.
“DODICI ANNI!”, esclamò. “Dodici anni chiusa lì dentro! E non solo, hai perfino scelto quest’idiota come custode!”
“Incantevole come sempre”, sorrise Loki.
“Ma… ma insomma!”, Lucy si massaggiò la testa. “Non è colpa mia, era la maledizione”
“Tutte scuse!”.
La bambina allora intervenne nella discussione fra le due.
“Acquarius?”, chiamò. “Come sei bella, io adoro le sirene!”.
Ovviamente bastò la dolcezza di Fiamma a far sciogliere completare lo spirito.
“COM’E’ CARINA! LUCY, DOVRESTI IMPARARE DA LEI!”
“MA SI PUO’ SAPERE CHE PROBLEMI HAI, EH?!”.

Neel si guardava le mani. Adesso tutto tornava, tutto era assolutamente logico. La magia gli scorreva nel sangue, era dotato di grandi poteri, tutti loro lo erano.
“Neel!”, Natsu, con Happy poggiato su una spalla, gli si avvicinò.
“Na… papà”, si corresse. “Stavo pensando che… possiedo la magia del fuoco come te?”
“Risposta esatta! L’ultima volta che hai provato ad usarla eri un bambino. Perché non ci riprovi? Però vacci piano, ricorda che potrebbe andare fuori controllo”.
“Non sarebbe più corretto se provasse con me?”.
I tre si voltarono. Ad aver parlato era stato Rayn, il quale si trovava insieme a Gray. Padre e figlio erano ovviamente senza vestiti.
“Siete degli svergognati”, commentò il biondo.
“Coraggio, fiammifero”, lo incitò il suo migliore amico. “Hai paura?”
“Paura io? Fatti pure avanti!”
“Ah, sono così fiero, sembrano proprio me e te”, sospirò Natsu.
“E già. Combattiamo anche noi?”, domandò Gray molto candidamente.
Il rosato fece finta di pensarci.
“E sia!”.

Yuki si sentiva felice come non lo era ormai da tempo. La sua storia aveva dello straordinario, una salvatrice mancata che era stata messa in salvo. Adesso che era consapevole di chi lei fosse, voleva assolutamente provare la sua magia.
“Come devo fare?”, domandò la bambina impaziente.
“Concentrati”, le disse Juvia. “Certe cose ce le hai nel sangue, devi solo imparare a gestirle”
“Credo che funzionerebbe meglio se mi arrabbiassi”, borbottò alzando gli occhi al cielo.
Meredy si avvicinò alle due, mano nella mano con Syrio.
“Ragazze!”
“Oh, Meredy, Juvia è così felice di vederti. Ciao, Syrio”, lo salutò sorridendo.
Non si era di certo dimenticata dell’interesse amoroso che quel ragazzino provava verso la figlia.
Yuki osservò il suo coetaneo a braccia conserte, dovendo ammettere di sentirsi molto meglio nel vederlo illeso.
“Tutto bene?”, domandò senza pensare.
“Io? Sì, sto bene, perché me lo chiedi?”.
Lei fece spallucce.
“È da un po’ che mi sento strana. È da quando mi hai toccata che mi sento come se fossi legata a te, come se provassi ciò che provi tu. È assurdo, vero?”.
Meredy batté le palpebre.
“Non è strano. Fa parte della tua magia, Syrio”
“Davvero?”, domandò quest’ultimo. “Forte!”
“Forte un bel niente!”, Yuki gli diede un pizzicotto. “Fammi tornare normale!”
“Ma io non so come si fa!”
“Fallo lo stesso!.
Juvia e Meredy tentarono di nascondere una risata.
“Si adorano già”, commentò la seconda.
“Lo pensa anche Juvia”.


Ametyst doveva ammettere di sentirsi strana. Era come se dovesse imparare nuovamente a conoscere tutto, se stessa compresa. Lily le girava attorno. L’Exceed sembrava molto felice di essere tornato alla sua forma originaria.
“Sicuramente è meglio questo che essere il sottoposto di Gajeel”, commentò.
“A me piacevi, eri simpatico. Ma così sei molto più coccoloso”
“Coccoloso io?!”, domandò infastidito. “Senti, piuttosto, perché hai quell’espressione preoccupata? Hai ritrovato la tua famiglia, non sei felice?”
“Stupido gatto, certo che lo sono! Ma questa è una guerra. In una guerra muore sempre qualcuno”
“D’accordo, quanto pessimismo. Ma non morirà nessuno. Certo, siamo nelle mani di una ragazzina che non ha idea di come gestire il suo potere, ma non è così terribile!”
“Non è questo, io mi fido di Fiamma. Ha una grande forza di volontà. E io devo tentare di rendermi utile”.
Gajeel, alle sue spalle, sorrise nel sentirla parlare.
“Ametyst Redfox, tu sei molto più che utile”
“Ma… stavi origliando?”, domandò assottigliando lo sguardo.
“Sei mia figlia, non mi serve il permesso. Tua madre ha già appurato che Akua e Sephir hanno ereditato la Solid Script. Emer invece è più come me. E tu invece?”.
Lei inarcò un sopracciglio.
“Ho già una vaga idea di che tipo di magia la mia sia. Mettimi alla prova. E non andarci leggero”
“Oh, impertinente. Puoi star certa che non lo farò”

Alecta stava ridendo a crepapelle. Era assolutamente incredibile vedere quelle saette… quelle saette che venivano fuori proprio dal suo corpo.
“Sono la regina dei fulmini! Inchinatevi a me, plebei!”
“Oh, Alecta”, sospirò Laxus. “Non ti esaltare adesso. Ricordati che sei ancora all’inizio, sai quanto dovrai esercitarti?”
“Eh-eh, chiedo scusa”, rispose lei imbarazzata. Anche i due fratelli più piccoli sembravano molto impazienti.
“Ma perché io non riesco?”, sbuffò Arashi seccato.
“E nemmeno io. Siamo rotti?”, domandò Kaminari,
A Mira venne da ridere. Si chinò e accarezzò loro la testa.
“Forse avete ereditato da me la Magia Take Over”
“Davvero? Possiamo provare?”, chiese entusiasta il suo terzogenito.
“Ecco, forse sarà meglio aspettare”, affermò sorridendo. Se quei due si fossero scatenati, dubitava che sarebbe riuscita a trattenerli.
Accanto a loro, Will si trovava stretto tra le attenzioni di Evergreen e Elfman.
“Su, figliolo! Quale mai sarà la tua magia? Fammi vedere quanto sei uomo!”
“Ma come faccio a saperlo? Per diciassette anni sono stato tranquillo!”
“Va bene, ci penso io!”, Evergreen gli afferrò il viso. Poi lo guardò negli occhi, sorridendo commossa.
“Oh, lui è come me!”
“Come te?”
“Abbiamo la stessa magia! Ah, sono così fiera di te!”, esclamò la ragazza, soffocandolo in un abbraccio stretto.


“Magia cambio-Stock! Magia cambio-Stock!”, gridò Arya poggiando due dita su una tempia. “Ma perché non funziona?!”
“Arya, non è così che si fa”, spiegò pazientemente Erza. “Quello viene dopo. Prima hai bisogno di allenarti, dopotutto hai vissuto per tanti anni come una persona normale”
“Allora insegnami come si fa! Sento che la mia testa sta per scoppiare!”
“D’accordo furia scatenata, non ti agitare. Ci vuole concentrazione per la magia, non te lo scordare!”.
Luna non stava prendendo parte alla conversazione delle due. Più che altro si stava limitando a guardare. Nel vederla così assolta nei pensieri, Gerard le si avvicinò.
“Luna...”
“Ciao”, salutò con tono incolore. “Immagino che io ed Arya non siamo uguali neanche da sotto questo punto di vista”
“No, infatti. Tu sei un po’ più come me”
“Come te? E che magia è la tua?”
“Diciamo che la mia… è un tipo di magia… più vasta e generale”
“Wow, non sembra figo”, commentò lei.
“Eh?! Non sembra figo. Guarda che io sono conosciuto per essere un mago estremamente forte e capace. Oltre, beh… ad essere conosciuto per delle cose sbagliate che ho fatto in passato”.
Luna strabuzzò gli occhi, chinando la testa di mezzolato. Suo padre aveva adesso un’espressione un po’ triste.
“Cose sbagliate? Ma quando è successo? Non hai mai raccontato niente a me e ad Arya”
“Perché per voi voglio essere un punto di riferimento. Si tratta di cose successe prima che voi nasceste. Ognuno ha dentro di sé sia luce che oscurità. Sta a noi decidere quale strada prendere. Io ho scelto quella della luce, alla fine. E ho fatto bene, perché ho ho avuto voi”.
Luna ascoltò interessata quella storia. Non sapeva perché, ma tali parole le furono di conforto.
Quindi guardò Gerard.
“Insegnami tutto ciò che sai!”.
Lui sorrise.
“Molto volentieri”.


Hikari stava dimostrando pian piano di essere nata con il dono della magia di luce. Questa ovviamente non era stata una sorpresa.
“Wah, brava Hikari!”, si complimentò Yukino. “Stai riuscendo a gestirla bene!”
“Davvero?”, domandò lei, osservando la sfera di luce biancastra che aveva tra le mani. “È forte, davvero. Non avrei mai pensato di riuscirci così al primo colpo”.
Sting osservava sua figlia a braccia conserte. Era ancora scosso per quello che aveva scoperto. Lei e Rogue! Ma com’era possibile? Il destino era stato davvero assurdo!
Il suo compagno di mille avventure gli si avvicinò cautamente, non poteva permettere che un’amicizia tanto grande potesse andare perduta.
“Sting. Mi hai preso a pugni, va bene. Ma vuoi ascoltarmi?”
“Che cosa dovrei ascoltare? Ti rendi conto che sono sconvolto?”
“Tu sei sconvolto? E io allora? Ho tenuto in braccio Hikari, ho giocato con lei e adesso… oh, non ci posso credere”
“Già, comunque scordati di stare ancora con lei”
“Aspetta, cosa? Non puoi farlo! Sting, sono sempre io, Rogue, il tuo migliore amico!”
“Appunto perché sei il mio migliore amico non è possibile”.
Hikari allora intervenne.
“Voi due, smettetela! E tu… non puoi separarci! Va bene, d’accordo, è strano. Ma adesso ci amiamo!”
“Sei poco più di una bambina, non sai quello che vuoi!”
“Sì, invece!”
“No, non lo sai!”
“Potrei dire una cosa?”, sussurrò Rogue.
“Sta zitto! Hikari Eucliffe, io così ho deciso e così sarà!”
“Ma non ci penso neanche ad ascoltarti!”
“Ragazzi, vi prego”, li supplicò Yukino. Doveva immaginarsi che sarebbe finita così.
Ci volle un arrivo inaspettato per frenare la conversazione di padre e figlia. L’arrivo di colei che non era una sconosciuta. Al contrario, una compagna.
Minerva, che indossava un lungo abito scuro, comparve nel buio. I suoi occhi brillarono e le labbra si curvarono in un sorriso.
“Finalmente ti ho trovato, Rogue”.
Quest’ultimo sgranò gli occhi. Le cose stavano per complicarsi ulteriormente.




NDA
Questo capitolo è venuto fuori più lungo di ciò che pensavo! Ma è stato divertentissimo scriverlo **
Finalmente anche Fiamma si è riunita alla sua famiglia. E di conro c'è August in preda ai complessi. Deve stare molto attento a non mettersi contro Acnologia, ma nel frattempo non sa proprio quello che vuole.
I ragazzi e i bambini stanno pian piano prendendo familairità con i loro poteri, menre Lucy ha di nuovo con sé le sue chiavi, ovviamente non poteva mancare il battibecco con Acquarius XD
Sting invece sembra determinato a interrompere la relazione fra Rogue e Hikari, la sua indole di padre protettivo sta prendendo il sopravvento.
Ho fatto sbucare Minerva dal nulla. Dove sarà stata fino ad ora? In che tipo di relazione è/era coinvolta con Rogue?
Aspettate e vedrete ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Fine della quiete ***


19 - Fine della quiete



“Minerva, tu qui?”.
Quest’ultima, nel sentirsi nominare, sorrise. Poi però, quello stesso sorrise scomparve, lasciando posto ad un’espressione seria e infastidita. Si avvicinò a Rogue, squadrandolo.
“Ma che razza di compagni siete? La maledizione si è spezzata e non vi siete neanche premurati di venirmi a cercare!”.
Sting e Yukino si guardarono. Effettivamente, con tutto ciò di sconvolgente che era successo, la ricerca della loro compagna era un po’ passata in secondo piano.
“Ma dove sei stata fino ad ora?”, chiese Yukino. “In dodici anni non ti abbiamo vista qui a Magnolia”
“Semplice, Acnologia e August hanno ben pensato che sarebbe stato meglio rinchiudermi nei manicomi sotterranei dell’ospedale”, affermò a braccia conserte. “Ovviamente non ricordavo nulla e non capivo perché mi trovassi lì. Poi però la maledizione è stata spezzata e sono riuscita ad uscire. E vi ritrovo tutti qui!”.
In tutto ciò, Hikari si era appostata dietro Rogue, incuriosita e spaventata. Era ovvio che si ricordasse di Minerva, ma proprio perché se ne ricordava si sentiva così turbata.
“Mh? Hikari? Hikari, ma sei tu!”, esclamò infatti lei. “Sei cresciuta! Sei una giovane donna ormai!”.
La bionda sforzò un sorriso. La situazione era diventata ancora più imbarazzante se possibile.
“Beh?”, chiese poi Minerva. “Ma che vi succede? E poi, Rogue, dopo dodici anni, potresti accogliermi in maniera un po’ più sentita, no? Dopotutto stiamo insieme”.
Nel sentire quelle parole, Hikari si strinse ancora di più al braccio del suo fidanzato.
E rimpianse la sua perdita di memoria. Perché la verità era molto più scomoda.
Calò un silenzio raggelante.
“Amh...”, Sting si schiarì la voce. “Forse c’è una cosa che dovresti sapere. In questi dodici anni… sono cambiate giusto un paio di cose...”
“Un paio di cose?”.
L’adolescente non aveva il coraggio di guardare negli occhi quella persona che erano tanto simile ad una zia affettuosa e a cui aveva praticamente rubato l’uomo.
“Io e Hikari stiamo insieme”, proclamò a quel punto Rogue, senza troppi problemi..
Minerva, in un primo momento di incredulità, rise. In maniera molto forzata.
“Rogue, su. Ma che dici?”.
Guardando poi i suoi amici, dovette rendersi conto che non stavano scherzando affatto. La sua espressione cambiò drasticamente. Era sconvolta, oltre che confusa.
“Voi due insieme? Ma com’è possibile? Hikari… Hikari, sei quella stessa bambina affettuosa di cui mi ricordo, com’è possibile che tu… che voi…!”
“Con la perdita di memoria non potevamo sapere”, sussurrò la ragazza. “Ci siamo rincontrati ignorando chi realmente fossimo. E… e ci siamo innamorati, ecco...”
“Ma questo… questo non è possibile!”, ripeté. “Rogue, tu stai con me! Mi ami, no? E poi… questo tipo di relazione! Ma come puoi? Yukino, Sting, voi non dite nulla?”
“Io ho già detto come la penso!”, disse a braccia conserte. “Per me dovrebbero rompere”
“Sentite, sono abbastanza grande per decidere da solo. Quindi perché non la smettete di preoccuparvi tanto…?!”.
Mentre Rogue parlava, Hikari si staccò dalla sua presa. Aveva per la mente troppe informazioni che rischiavano di farla impazzire.
“Hikari!”, la chiamò Lector.
“Ci penso io”, sospirò Yukino, lanciando poi un’occhiata di rimprovero ai due ragazzi. “E voi vedete di chiarire!”.
Chiarire? Cosa c’era da chiarire? Senza volerlo, Rogue si era ritrovato nel bel mezzo di un triangolo. Aveva amato Minerva, questo era vero, erano stati insieme fin quando la Maledizione non era stata lanciata. Non aveva messo in conto di innamorarsi proprio di Hikari, sembrava tutto uno scherzo del destino.
Una cosa però era certa. Minerva avrebbe voluto conto e ragione.

Fiamma osservò con curiosità le chiavi che aveva appena scoperto. Aveva anche fatto la conoscenza degli altri Spiriti Stellari. Inoltre, Lucy le aveva detto una cosa importante.
“Anche se hai ereditato la magia del fuoco, questo non vuol dire che non puoi usare anche quella degli spiriti stellari. Tu sei la Salvatrice, sei speciale”.
E questa volta, sapeva di essere davvero speciale come tanto dicevano gli altri. Non si sentiva un’eroina, c’erano tante cose che doveva imparare. Ma avrebbe fatto del suo meglio.
Uscì di casa e scorse nel giardino, Neel e Natsu lottare contro Gray e Rayn. Anche se un po’ fuori forma, quei quattro erano decisamente su un altro livello.
Vide il rosato sollevarsi in tutta la sua magnificenza e lasciare un pugno infiammato verso Rayn, il quale però indietreggiò spaventato.
“Ehi!”, urlò. “Vacci, piano. Così mi ammazzi! E poi… Neel? Dove…!”.
Il suo migliore amico lo stava attaccando alle spalle con un Ruggito del Drago di Fuoco. Rayn però riuscì a pararsi.
“Ice Maker Shield!”, gridò formando uno scudo di ghiaccio in grado di proteggerlo dal fuoco.
Neel prese a ridere.
“Ma bravo, ed io che speravo di bruciacchiarti un pochino”.
Fiamma batté le palpebre, per poi sorridere.
“Wow, questo si che è forte!”
“Ah, non è niente di che”, gongolò Natsu.
“Tsk, il solito presuntuoso”, Gray alzò gli occhi al cielo. Rayn, dal canto suo, sembrava molto felice di vedere la piccola rosata.
“Fiamma… ciao… tu hai visto? Sono stato bravo?”
“Sei stato molto bravo, davvero! Sono sicura che andando avanti diventerai ancora più forte”, disse lei sorridendo timidamente.
Neel li guardò entrambi, rendendosi conto di una cosa: il suo migliore amico e la sua sorellina stravedevano l’uno per l’altro.
E questo era strano!
“AAH, VI ADORO!”, esclamò Natsu. “Vi prego, mettetevi insieme! Così io e Gray possiamo diventare parenti, ma vi immaginate che bei Natali potremmo passare insieme?”
“MA COSA DICI?!”, urlò suo figlio. “Fiamma è ancora piccola! E poi dov’è il tuo istinto paterno?”
“Ma tanto Rayn è un bravo ragazzo. E se fa qualcosa di brutto posso sempre ucciderlo”, affermò con incredibile naturalezza.
I due diretti interessati avrebbero desiderato sprofondare nel terreno. Adesso che tutti ricordavano… sì, sicuramente non sarebbe stato semplice.
Acnologia pensò bene di interrompere quell’adorabile momento familiare.
Dragneel era proprio lì davanti a lui, perché trattenersi? Non aveva più intenzione di sottostare al volere di August, che gli sembrava tanto insicuro.
Il primo ad accorgersi di lui fu proprio Fiamma. Fu istintivo per lei indietreggiare. Poi però si disse che in qualche modo doveva farsi coraggio.
Perché tutto gravava sulle sue spalle. Natsu si mise immediatamente sull’attenti, tra la bambina e il suo acerrimo nemico che aveva già affrontato una volta. Acnologia ghignò divertito e con sadismo nel vederlo. Per dodici lunghi anni era stato costretto a subire in silenzio, ad attendere. Per tutto quel tempo non aveva fatto altro che covare vendetta e rancore.
“Per me è un piacere rivederti, Dragneel”, affermò guardandolo dritto negli occhi.
“Bastardo”, sussurrò lui a denti stretti. “Ci hai tenuti separati per tutto questo tempo soltanto per la tua assurda bramosia di vendetta. Ma alla fine hai fallito. Non ci separerai più”.
Dicendo ciò poggiò una mano sulla testa di Fiamma, la quale sollevò lo sguardo verso Acnologia. E ripensò a tutto ciò che quest’ultimo le aveva fatto, tutte le volte in cui l’aveva avvicinata a sé per farle del male.
“Io invece la penso diversamente. La morte separa per sempre le persone, non lo sai?”
“Tsk. Nessuno di noi morirà. State tutti indietro”
“Oh, mi dispiace deluderti, ma non è così che funziona”, il suo rivale sembrava divertito. “Ricordi la profezia, no? Questa è la battaglia della Salvatrice. E dopo che avremo distrutto lei… ci occuperemo anche di tutti voi. Così finalmente potrò eliminare la vostra sporca stirpe”.
Neel assottigliò lo sguardo, furioso. Sentiva la rabbia crescere come fuoco ardente. Quell’individuo aveva già provato a fare del male a sua sorella tante volte, non avrebbe permesso che ciò accadesse ancora.
“Che facciamo, Natsu?”, domandò Gray all’amico. Il Dragon Slayer del fuoco non rispose subito. In genere era sempre molto impulsivo, ma in quel caso era necessario ponderare, perché in mezzo c’era la vita dei suoi amici e della sua famiglia.
Ad un tratto Rayn gli passò davanti. Nel sentire Acnologia minacciare Fiamma per l’ennesima volta, non aveva più resistito, così gli si era fiondato addosso.
“BASTARDO!”
“Rayn!”, gridò Gray. “Che cosa stai facendo?!”.
Il ragazzo però sembrava non udirlo. Con gli occhi sgranati era ormai deciso a portare avanti il suo attacco.
“ICE MAKE LANCE!”.
Il suo tentativo fu però immediatamente fermato da Acnologia stesso. Quest’ultimo non era soltanto incredibilmente potente, ma anche veloce e agile come pochi. Rayn si sentì afferrare il viso con violenza e fu poi spinto, quasi lanciato, parecchi metri più addietro, con una forza tale da creare un profondo solco sull’asfalto.
“Rayn, no!”, gridò subito Fiamma, mentre Natsu e Gray facevano per fronteggiare il nemico. Forse potevano essere rimasti per tanto tempo senza utilizzare la magia, ma Acnologia era di gran lunga più forte, molto più di quanto ricordassero.
La bambina si avvicinò al ragazzo, il quale aprì debolmente gli occhi.
“Rayn, stai bene?”
“Scusa, Fiamma”, sussurrò. “Ho provato a proteggerti”
“Cavolo, amico!”, lo rimproverò Neel. “Ma vuoi proprio morire?!”
“Voi!”, esclamò ad un tratto Natsu. “Andatevene!”
“Noi non andiamo da nessuna parte!”, proferì suo figlio. “E Happy? Dove… dov’è Happy?”
Nessuno si era effettivamente reso conto che l’Exceed si fosse allontanato e fosse andato ad avvertire Lucy.
“Lucy, Lucy!”, chiamò il gatto blu. “Abbiamo un grosso problema!”
“Happy, cosa c’è?”
“Natsu… Acnologia… loro… loro stanno combattendo!”, ansimò. Bastò solo questo per convincere la ragazza ad andare in soccorso della sua famiglia.
Fiamma, ancora china su Rayn, stava osservando ad occhi sgranati quella scena raccapricciante. Gray e Natsu erano totalmente sottomessi ad Acnologia, il quale non stava mostrando un briciolo di pietà. I suoi occhi erano vacui.
E provò paura. Come avrebbe potuto lei, così debole e inerme, sconfiggere quell’individuo?
Non poté fare a meno di domandarsi come potesse essere arrivato a quel punto.
Ma non avrebbe fiatato, non voleva mostrarsi così debole.
“Oh, cazzo, cazzo!”, imprecò Neel. “Io non me ne starò qui con le mani in mano!”
“Neel, dacci un taglio”, gemette Rayn. “Non siamo ancora abbastanza forti per poterlo fronteggiare!”.
Alla battaglia si unì presto anche Lucy, la quale era arrivata di corsa.
“Mamma…?”, sussurrò Fiamma.
“Indietro, ragazzi!”.
La maga stessa sapeva di non avere possibilità, ma forse sarebbe quantomeno riuscito a distrarlo.
“Apriti porta del Toro, Taurus!”
“Eh?”, Acnologia fece un sorriso sghembo. “E questo che cosa sarebbe? Non ho voglia di giocare!”.
Malgrado egli fosse praticamente circondato da tre persone che lo attaccavano in modi e tempi diversi, non sembrava affatto in difficoltà, anzi, la sua energia aumentava sempre di più.
“Lu, vattene da qui!”, esclamò Natsu.
“Non ci penso neanche! Insieme per sempre vuol dire anche questo e…!”
“Attenta!”.
Acnologia le arrivò alle spalle, colpendola con una violenza disumana.
A Neel bastò la visione di sua madre ferita da quel mostro per perdere completamente le staffe.
“Ragazzi!”, ansimò Happy. “Non fate niente di avventato!”.
Ma il ragazzo però non lo stava neanche più a sentire. La rabbia che fino a quel momento aveva sentito crescere, era adesso esplosa. Non gli importava di essere troppo debole, ma nessuno poteva far del male ad un membro della sua famiglia.
Scattò in avanti, unendo le mani e attaccando, utilizzando una Palla Infiammante. Non aveva ancora provato tale tecnica, ma gli era venuto istintivo.
Acnologia sorrise soddisfatto nel rendersi conto di aver scatenato l’ira di uno dei suoi rivali. Prontamente schivò l’attacco con facilità. Ad una certa, Neel si sentì tirare indietro, come se una strana forza lo avesse appena afferrato. Non poté fare a meno di domandarsi come potesse esistere un tipo di magia così potente.
Ora chino su se stesso, sollevò lo sguardo pieno di odio.
“Tu la pagherai e la pagherai per tutto”.
Acnologia allora si chinò, afferrandogli il viso.
“Igneel Dragneel. Sei un tipo in gamba, lo ammetto. E ti riconosco come mio nemico. Ucciderò anche te*”, dopodiché lo spinse. “Bene, dopo tutti questi anni avevo proprio bisogno di un altro assaggio della vostra forza. Ammetto che sono rimasto deluso”
“Fermo!”, gridò Natsu. “Dove stai andando?”
“Tu cosa credi, che sia questa la battaglia finale? Oh, no. Potete lottare quanto volete, ma la vera battaglia sarà contro di lei. Fiamma Dragneel, la Salvatrice”, puntò gli occhi su di lei, leccandosi poi le labbra. “Bramo da morire il giorno in cui potrò finalmente farti a pezzi”.
“FERMO!”.
Malgrado non avesse più le forze, Natsu tentò di raggiungerlo. Acnologia però svanì dalla sua vista, come se si fosse smaterializzato, prima che potesse arrivargli vicino.
“Cavolo”, imprecò. “Lucy, Neel! State bene?”.
La ragazza si sollevò appena. Era stordita, ma non le era andata troppo male..
“Sì… Neel?”.
Il ragazzo era ancora chino su se stesso. Era scattato guidato dalla rabbia, aveva potuto costatare con mano la potenza terribile del suo rivale.
“Non sono riuscito a fare nulla”
“Smettila di dire sciocchezze!”, Natsu lo aiutò ad alzarsi. “Qui nessuno è riuscito a fare nulla! E poi quell’attacco… era la prima volta che lo provavi, no?”
“Io… sì, ma...”
“Per l’appunto. E non è andata per niente male”, ansimò. “Gray? Rayn come sta?”
“Non benissimo. Juvia mi ammazzerà”, sospirò. “Su, Rayn. Ti aiuto io”.
Fiamma non si era ancora espressa. Non era mai stata abituata a guerre e battaglie, con la magia per giunta, era tutto nuovo, tutto la spaventava alquanto e la faceva sentire in colpa.
Stava accadendo tutto per causa sua in fondo, no? Lei era la Salvatrice e di conseguenza avrebbe dovuto salvarli tutto. Ma come?
Come?


“Ehi Cana… mi porti qualcosa da bere?”.
Laxus ricevette un colpo dalla ragazza.
“Piantala, non sono più la tua barista. E tu non sei più un delinquente, quindi finiscila”
“Volevo solo una birra! Che maniere”, sbuffò il mago del fulmine.
I maghi di Fairy Tail si erano riuniti tutti al pub, dopotutto avevano bisogno di un punto dove ritrovarsi, e quello era il posto più simile alla loro vecchia gilda.
Vista l’eccessiva vicinanza, Alecta non poteva proprio fare a meno di litigare con Freed.
“Adesso che lo so, potrei fulminarti in un secondo”, disse lei.
“Ma per favore! Tu? Non ne sei ancora in grado”
“Smettila di prendermi in giro. Mi basterà solo un po’ di tempo e poi diverrò molto più forte di te, vedrai!”
“Certo, come no”, disse alzando gli occhi al cielo. “Non ti ho mai sopportata, neanche da bambina. Tu, brutta piccola… AAAAAAH!”.
Era bastato davvero poco per percepire l’aura oscura alle sua spalle. Laxus non gradiva che si parlasse male della sua bambina.
“L-Laxus!”, esclamò Freed nervoso. “Ciao! Stavo proprio dicendo ad Alecta quanto fosse adorabile e carina!”
“Sta attento, brutto idiota, altrimenti giuro che ti uccido!”, lo minacciò.
“Su, non è il caso di litigare”, Mira tentò come sempre di mettere la buona. “Alecta, perché non vai con i tuoi fratelli?”
“Sì, mamma”, rispose carinamente, lanciando poi un’occhiata a Freed, il quale rabbrividì.
“Tu ti occuperai di lei”, disse poi Laxus.
“Aspetta… cosa?! In che senso, scusa?!”
“Nel senso che farai attenzione che non le capiti nulla e che, se ce ne sarà bisogno, darai anche la tua vita per lei!”
“E perché dovrei farlo?”
“Perché lo dico io, ecco perché! Se vuoi puoi sfidarmi”.
Freed deglutì a vuoto. A cosa sarebbe servito? Laxus era mille volte più forte di lui. Ma occuparsi di quella ragazzina insolente? Avrebbe dato di matto.
“Ah”, sospirò. “E va bene, come vuoi...”

Ametyst, mezza accasciata su uno dei tavoli, sbuffò annoiata. Chissà dove quello scemo di Neel si era cacciato. Probabilmente doveva starsi allenando, se ben lo conosceva. Non avevano neanche avuto l’occasione di parlare da quando la maledizione era stata spezzata.
Perché doveva pesargli tanto?
“Cara, cos’è che ti preoccupa?”, domandò Levy.
“A me? Eh, nulla… davvero”, mentì.
“La cosa che la preoccupa ha i capelli biondi e un bel sorriso. E si chiama Neel”, suo fratello Sephir pensò bene di mettere il dito nella piaga.
“NON È VERO! MA LA VOLETE SMETTERE?!”
“Suvvia, non c’è niente di male se Neel ti piace. È un bravo ragazzo, no?”.
C’era soltanto una piccola cosa di cui Levy non aveva tenuto conto: l’opinione di Gajeel. Quest’ultimo infatti, nell’udire il nome di quel fiammifero, saltò su.
“ALLORA È COME PENSAVO! TE LO SCORDI DI METTERTI CON DRAGNEEL! QUELLO È UN PIANTAGRANE!”
“Va bene, ho capito!”, fece lei portandosi una mano sul viso. “Tanto non c’è pericolo che ci mettiamo insieme, sta tranquillo!”.
L’atmosfera vagamente festosa e allegra fu interrotta dall’arrivo di Natsu e gli altri, evidentemente feriti. Gildarts fu il primo ad accorgersene.
“Che cosa è successo?”, domandò.
“Acnologia”, sospirò Natsu, stretto a Lucy e Neel. “Abbiamo combattuto”
“Che cosa avete fatto? Lo avete affrontato da soli?”
“Che cosa avremmo dovuto fare, farci ammazzare?”
“Gray! Rayn!”, Juvia andò subito incontro a marito e figlio. “Cosa… cosa vi è capitato? State bene?”
“Fratellone!”, chiamò Yuki. “Cosa ti hanno fatto?”
“Non è niente”, la rassicurò lui, sforzando un sorriso. “Capita quando combatti, no?”.
Ametyst si bloccò immediatamente nel vedere Neel, evidentemente scosso e ferito.
“Ma insomma!”, fece Erza. “Siete sempre i soliti! Gerard, occupiamoci io e te di loro! Seguitemi e zitti”
“Sissignora”, sospirarono Neel, Lucy, Gray e Rayn all’unisono.
Natsu invece aveva spostato lo sguardo su Fiamma. Quest’ultima non aveva avuto il coraggio di dire una parola. Era evidentemente sconvolta, non solo per lo scontro in sé.
“Pss, Natsu”, sussurrò Happy. “Credo che forse dovresti parlarle”
“Già… forse dovrei”.
Cautamente si avvicinò alla bambina, sorridendole.
“Ehi, Fiamma. Va tutto bene, abbiamo subito di peggio”
“Non è per questo”, ammise lei scostando lo sguardo. “Non solo almeno. Io sono la Salvatrice, ma come posso sconfiggere Acnologia? Tutto ciò che sono riuscita a fare è stato guardare mentre le persone che amo venivano maltrattate… e non giusto”
“Fiamma, non devi sentirti in colpa”, disse prendendole il viso tra le mani. “Nessuno nasce già forte. C’è bisogno di costanza ed esercizio. Sono sicuro che una volta che riuscirai a gestire la tua magia, non ci sarà più niente in grado di fermarti”.
Fiamma allora sorrise, sentendosi leggermente meglio. Tuttavia c’era una domanda che le frullava per la mente.
“Papà, cosa è successo ad August? Perché mi odia tanto?”.
Natsu non si era effettivamente aspettato quella domanda. Rispondere era semplice ma difficile al contempo.
“Non… non credo che lui ti odi, odia soltanto l’idea che tu abbia quello che lui non ha avuto… una famiglia”
“E dov’è la sua famiglia?”
“Non c’è più… sua madre è stata il primo master della gilda. Suo padre, lui è… era… mio fratello”.
Fiamma batté le palpebre.
“Ma se è davvero così… anche noi siamo la sua famiglia! Perché allora ci fa del male?”
“Perché mio fratello non c’è più a causa mia”, disse freddamente. “Se c’è qualcuno con cui dovrebbe prendersela, quello sono io. Ma purtroppo in mezzo siete finiti anche voi… anche tu...”.
Pensierosa si portò una mano tra i capelli.
“Però non credo che lui sia cattivo. Io sono stata con August, con me è stato gentile”
“Ti stava prendendo in giro. Capirai che per arrivare ai propri obiettivi si è disposti a fare tutto”.
Forse Natsu poteva avere ragione, ma non era certa che in quel caso fosse così.
O forse si stava sforzando di pensarla così perché probabilmente si era affezionata ad August, colui che voleva ucciderla e che aveva lanciato la maledizione. Sarebbe arrivato il momento in cui si sarebbero incontrati faccia a faccia.


August stesso non si era mosso dal pozzo. Se provava a sporgersi, non riusciva neanche a vederne la fine. Non avrebbe mai pensato di essere così debole, debole mentalmente. Non sarebbe mai passato dalla parte dei suoi nemici, eppure Acnologia aveva forse ragione a chiamarlo “traditore”. Quando aveva avvelenato Fiamma, sapeva che sarebbe bastato un atto di vero amore per salvarla.
E si era sentito sollevato nel vederla riaprire gli occhi, quindi era chiaro che qualcosa non andasse.
Con forza si strinse il punto in cui si trovava il cuore.
“Mi chiedo perché debba essere tutto così difficile! Acnologia agisce senza problemi, mentre io invece penso troppo!”.
Sembrava quasi star aspettando una risposta che non sarebbe mai arrivata, poiché si trovava completamente solo. Invece, sorprendentemente, qualcuno ribatté la sua affermazione.
“Mi sembra ovvio, in un duo di super cattivi, c’è sempre la mente e il braccio”.
August si voltò di scatto. Davanti a lui, niente meno che il master di Fairy Tail, colui che aveva già affrontato una volta. Lo guardava con tranquillità e spavalderia”
“Tsk, che ci fai qui?”
“Pensavo di fare un visitina al sindaco, visto che Acnologia se ne va in giro a terrorizzare la gente. Ha ridotto molto male alcuni membri della mia famiglia...”
“Non è un mio problema, non sono il suo baby-sitter. E venire qui da soli è da pazzi”
“Probabilmente hai ragione. Dimmi, August. Hai mai pensato che forse dovresti fermarti un attimo e pensare? Avrai perso una famiglia, ma ne hai trovata un’altra”
“Non so di cosa stai parlando”, rispose adirato. “E non psicanalizzarmi, non otterresti nulla”
“Su, andiamo. Che cosa otterresti con la vendetta? Questo non riporterà la tua famiglia indietro”
“Però quieterà il mio animo in tempesta! Che cosa vuoi? Sei venuto a sfidarmi un’altra volta? Non ho paura”
“Però l’ultima volta ti ho sconfitto”.
August si morse le labbra. Doveva riconoscere la forza del suo avversario, ma questa volta le cose erano diverse, questa volta anche lui era diverso.
E va bene”, dichiarò. “Vuoi giocare? Io non scappo di certo”.




NDA
Ce l'ho fatta! Scrivere questo capitolo non è stato una passeggiata. Io non sono esattamente pratica con le scene di azione, ma se si parla di Fairy Tail non possono mancare gli scontri. Quindi, Natsu&co e Acnologia hanno avuto un breve scontro, tanto è bastato per mandare Fiamma in crisi.
Hikari invece deve affrontare altri tipi di problema, così come Rogue.
Gildarts invece ha ben pensato di andare a trovare August, così, da amici no?
Quindi sì, la quiete è ufficialmente finita. Fiamma avrà ragione? Ci sarà davvero del buono in August? *Questa frase è la stessa che Acnologia dice ad Igneel (il drago) durante un loro scontro.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Gioco di squadra ***


20 - Gioco di squadra

Prima del sortilegio…


Seduta a gambe incrociate a terra, Hikari si stava divertente a tormentare Lector, di cui tirava con forza la coda. E il povero Exceed era costretto a subire in silenzio, visto che altrimenti avrebbe dovuto sorbirsi i pianti della bambina – e i conseguenti rimproveri di Sting – quindi tanto valeva sopportare.
Rogue guardava quella bambina che si era ritrovata ad amare come se fosse sua. Raramente si era sentito così tanto legato a qualcuno, ma Hikari, con la sua dolcezza ed allegria, trascendeva ogni cosa.
Minerva si avvicinò al suo fidanzato, che fra pochi mesi sarebbe diventato suo marito, e lanciò una dolce occhiata a Hikari. Non poté fare a meno di pensare che Rogue fosse portato con i bambini. E magari un giorno avrebbero avuto dei figli loro.
Si accoccolò al suo braccio, poggiando il viso sulla spalla del ragazzo.
“Quella ragazzina ti adora. Un piccolo raggio che squarcia le tenebre”
“E io adoro lei. Credo sia una sorta di tua rivale in amore”, scherzò.
“Ah, ma davvero?”, domandò lei sorridendo. “Dovrò darmi da fare”, poi assunse un’espressione più pensierosa. “Questa maledizione non ci voleva. Avremo dovuto sposarci fra qualche mese”
“Oh, Minerva. Sta tranquilla, possiamo sempre farlo dopo, l’importante è che prima regni la pace”
“Sicuro che non ti stancherai di aspettare?”, domandò languida.
“Dubito che questo possa accadere”.
Le accarezzò il viso, dopodiché si avvicinò e le posò un bacio sulle labbra.
I due però si sentirono ben presto osservati. E in effetti Hikari li stava guardando con curiosità. Minerva sorrise imbarazzata.
“Hikari?”.
La bimba allora sorrise a sua volta e si aggrappò al mago.
“Zio Rogue, un giorno ti sposerò”, affermò candidamente. Quell’affermazione lo fece ridere di gusto, l’innocenza dei bambini poteva essere incredibile.
Se solo avesse saputo come le cose si sarebbero poi evolute, non avrebbe forse riso così tanto…

Hikari guardava dritto davanti a sé. Era scappata e aveva camminato a lungo. Dal punto sopraelevato in cui si trovava, poteva vedere buona parte della cittadina di Magnolia. Il vento le scompigliava i capelli. E tremava, sia per il freddo che per lo shock. Aveva assimilato troppe informazioni tutte insieme e adesso non sapeva come comportarsi.
L’unica cosa certa era il suo amore per Rogue, un amore sincero che c’era sempre stato. Ma era tutto così assurdo!
Quante volte lui l’aveva tenuta in braccio? Quante volte aveva giocato con lei? E quante volte aveva accontentato di nascosto i suoi capricci?
Se la vedeva da questo punto di vista, si rendeva conto di quanto effettivamente tale relazione risultasse inopportuna. Ma di mezzo c’erano i suoi sentimenti. E non solo.
Yukino sospirò sollevata nel vedere la figlia di spalle. Non osava neanche immaginare in che condizioni Hikari doveva trovarsi, ma sicuramente doveva starci molto male. Così le si avvicinò cautamente.
“Hikari, tesoro, mi hai fatto spaventare, non dovevi scappare così”
“Mi dispiace”, rispose lei. “Ma mi sono sentita davvero soffocata. Ti rendi conto di ciò che è successo?”
“Purtroppo me ne rendo conto. Ti prego, non disperare, vedrai che le cose si aggiusteranno. Io e tuo padre ti siamo vicini”
“Ma se lui ha detto che non accetta la cosa, accidenti!”, sbottò gonfiando le guance.
“Beh, devi anche provare a metterti nei suoi panni. La sua adorata bambina ha una relazione sentimentale – e sessuale – con il suo migliore amico. Non è proprio una passeggiata”.
Hikari sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
“Io non voglio fare del male a nessuno, neanche a Minerva. Se avessi saputo che era lui, giuro che non mi sarei mai avvicinata. Ma adesso io lo amo e lui… ama me. O almeno spero che sia ancora così”, mosse le gambe nervosamente, mordendosi il labbro inferiore. “Perché l’amore deve essere così crudele?”.
Yukino sospirò, portandole un braccio intorno alle spalle e stringendola a sé. C’erano quesiti a cui nessuno poteva rispondere.

Se lei si stava occupando di Hikari, Sting si stava occupando di Rogue. Anche se non così gentilmente.
“Va da lei!”, esclamò dandogli un pugno sul braccio.
“E cosa dovrei dirle?”
“Che significa? Avrai pure qualcosa da dirle, dopo tutto questo tempo! E non fingere che la cosa ti lasci indifferente, perché non prendi in giro nessuno. Adesso va”.
Rogue alzò gli occhi al cielo. Suo malgrado, doveva ammettere che Sting aveva ragione. Così si avvicinò a Minerva, la quale gli dava le spalle e aveva un’espressione indefinita sul viso a causa dello shock.
“Amh, Minerva...”.
Quest’ultima si voltò a guardarlo.
“Rogue… io non so che cosa dire”, sussurrò.
“Purtroppo neanche io. Mi dispiace, temo che nessuno avrebbe potuto immaginare una cosa del genere, io per primo”
“Sì, ma… Rogue, tu non vorrai davvero continuare a stare con lei, vero?”
“Ma io amo Hikari”
“Però una volta hai amato anche me. Avevi detto che non ti saresti stancato di aspettare”.
Lui sospirò. Sapeva molto bene quello che aveva o non aveva detto, ma era stato prima che tutto cambiasse.
“Io non sapevo neanche che tu esistessi, come potevo...”
“Già, come potevi?” , sorrise amaramente. “Che sciocca, forse ero convinta che il tuo amore sarebbe sopravvissuto al tempo, alla lontananza, alle maledizioni… ma evidentemente mi sono sbagliata. Quindi è così… tu hai scelto lei”
“Io sto solo scegliendo di seguire quello che sento”, rispose, spiazzandola. Minerva sentì una fastidiosa morsa allo stomaco. Si sentiva ferita, tradita, arrabbiata. Il suo non era stato esattamente un ritorno felice, il destino con lei era stato crudele. Quindi serrò le labbra, lanciandogli un’occhiata che quasi lo fece rabbrividire.
Aveva adesso anche lei bisogno di rimanere da sola per un po’ e riflettere… riflettere tanto.
Sting arrivò dietro Rogue, strattonandolo sempre con molta poca grazia.
“Che cazzo ti dice il cervello?”
“Ma si può sapere che vuoi?”
“Che voglio? In un secondo hai rovinato la vita a due ragazze. Minerva di certo non si merita di soffrire, ma neanche la mia Hikari. Quindi faresti meglio a trovare un modo per uscire da questa situazione. E su di me, mi dispiace, non potrai contare”.
Rogue non rispose. Cosa ci sarebbe stato da dire?
Sting aveva ragione, anche volendo non ci sarebbe stato nulla che avrebbe potuto fare per aiutarlo. Quello era un problema suo che doveva risolvere da solo.

Dopo quello scontro, Neel era crollato addormentato.
E Ametyst si sentiva, dal canto suo, terribilmente stupida. Perché doveva vegliare su di lui come una sorta di angelo custode? Non riusciva a farne a meno. Quello stupido era proprio testardo, avventato, spericolato… lo era sempre stato. E lei era sempre stata il briciolo di ragione che gli mancava e che cercava di portarlo sulla giusta strada. Si era sempre ritrovata ad andargli dietro.
Anche in quel momento. Lo osservava con apprensione. Quello sciocco stava benissimo, non aveva di certo bisogno che lei gli facesse da badante.
“Pazza, io sono pazza”, si lamentò a bassa voce. “Mi piace avere il controllo, ma questa volta non ho controllo su niente… niente! Adesso parlo anche da sola. Figurarsi se mi senti. Hai sempre avuto il sonno pesante, tu!”.
Neel si mosse nel sonno, senza però aprire gli occhi. Ametyst allora sospirò.
“Anche se sei un pazzo, è innegabile l’affetto nei tuoi confronti. Oh, cavolo. L’ho detto. L’ho proprio detto”.
Si portò una mano sul viso, sentendosi terribilmente imbarazzata. Neel si mosse di nuovo, aprendo poi gli occhi di scatto.
“Lo sapevo che mi volevi bene!”.
Lei spalancò gli occhi a sua volta, cacciando poi un urlo.
“TU MI HAI ASCOLTATO TUTTO IL TEMPO?!”
“Non volevo interromperti, quando mi ricapita un occasione del genere?”
“Igneel Dragneel, tu sei un totale idiota”, commentò portandosi le mani sulla testa, esasperata. E poi lui le sorrise. Le sorrise e lei capì di essere senza ombra di dubbio fregata. Con le guance imporporate di rosso, Ametyst dovette rendersi conto di una cosa. C’era molto più dell’affetto che la legava a quel ragazzo.

Yuki stava cercando di origliare la conversazione fra Ametyst e Neel. Aveva infatti seguito la ragazza e l’aveva vista insinuarsi dentro la camera, senza capire le sue reali intenzioni.
“Andiamo”, si lamentò cercando di vedere qualcosa da sotto la fessura dalla porta. “Ma perché non si vede niente?”.
Syrio, dietro di lei, inarcò un sopracciglio.
“Ma che stai facendo?”. Yuki si sollevò di scatto, sorridendo.
“Io? Niente! Stavo solo controllando che non ci fosse polvere”.
Lui allora assottigliò lo sguardo.
“Voi femmine siete strane. Andate sempre dietro ai tipi che neanche vi guardano”.
L’azzurra allora si sentì offesa.
“Direi che lo stesso vale per te”
“Touchè...”, sbuffò Syrio.
Yuki si potò una mano tra i capelli, nervosa. Era calato uno strano silenzio, imbarazzante.
“Comunque sia, quand’è che questa cosa passa? È da quando mi hai toccata che quella sensazione di sentirmi legata a te non svanisce”
“Io non lo so. Però sai cosa? Non mi dispiace”
“Uffa, proprio non ti arrendi mai, vero?”.
Syrio rise.
“No, infatti”.
Aveva proprio trovato pane per i suoi denti. Doveva ammettere però che Syrio non era così male. Anzi, era forte. A modo suo.
Fiamma aveva nel frattempo rimuginato molto su certe cose. Aveva un bisogno viscerale di parlarne con la sua migliore amica. Per questo, quando la vide in compagnia di Syrio, sperò di non aver interrotto nulla.
“Scusate… Yuki, dovrei parlarti”
“Arrivo subito!”, esclamò lei, allontanandosi con una scusa, poiché l’atmosfera stava per diventare decisamente strana.
Così le due migliori amiche si allontanarono. Fiamma raccontò a Yuki del suo stato d’animo, della grande responsabilità che sentiva di avere e delle sue intenzioni per il futuro.
“Io non voglio che nessuno venga ferito. Tanto meno che nessuno muoia! Ma da sola non posso farcela, ho bisogno di tutti voi”
“Noi ci siamo, ma tu cos’hai in mente?”.
Fiamma si guardò intorno, sebbene sapesse bene che non c’era nessuno.
“Se facciamo gioco di squadra forse abbiamo qualche possibilità di farcela. Ma le nostre famiglie non devono saperne niente”
“C-cosa? Ma come? Fiamma, sei impazzita?!”
“Non ci permetterebbero mai di andare da soli!”
“Sì, perché non siamo ancora abbastanza forti!”
“Da soli possiamo essere deboli, ma non sappiamo ancora cosa possiamo fare se siamo uniti”.
Yuki fece una smorfia.
“Non sono molto convinta”
“Non preoccuparti. Penso di avere trovato una persona perfetta che può coprirci".


Nonostante si sentisse abbastanza strapazzato, il fuoco che ardeva dentro Natsu non sembrava essere in procinto di spegnersi, anzi, tutto il contrario.
“Mi sento umiliato nel profondo! Io lo ammazzo a quello lì. E questa volta farò in modo che rimanga morto!”
“Natsu, smettila”, lo rimproverò Lucy. “Succede questo quando si è troppo avventati!”
“Ah, non è stato così terribile”, aggiunse Gray.
“È stato terribile invece”, commentò Juvia. “Tu e Rayn siete ridotti piuttosto male”. Gajeel prese a ridere sguaiatamente.
“Effettivamente vi siete fatti battere come due principianti”
“Ridi, Gajeel? Avrei voluto vedere te al mio posto”, ringhiò Natsu.
“Rilassati, Salamander, adesso sei anche diventato permaloso?”
“Insomma, smettetela di comportarvi da bambini!”, li rimproverò Levy nel tentativo di zittirli.
“Piuttosto, dov’è finito Gildarts? Non se ne sarà andato in giro a fare qualcosa di strano, spero”, disse Mira con fare pensieroso.
“E che vuoi che ne sappia, io?”, sospirò Cana. Già, chissà suo padre cosa doveva star combinando.
Al pub entrarono poco dopo Rogue, Yukino, Sting e Hikari. La famiglia sembrava però voler prendere volontariamente le distanze dal primo, il quale sembrava a sua volta parecchio depresso.
“Oh-oh, guarda un po’ chi c’è!”, esclamò Natsu con un sorriso malizioso. “Il nuovo ruba-cuori del secolo. Dimmi, hai già chiesto la mano a Hikari?”
“Natsu, piantala. Non sono dell’umore”
“Ehi, ehi. Che succede?”
“Succede che Minerva è tornata. Succede che stavo con lei ma che adesso sto con Hikari. Succede che è un casino. Io volevo soltanto trovare una persona con cui stare bene, non volevo vivere tutto questo. Ho bisogno di bere”, disse rivolgendosi poi a Cana.
Hikari lo guardava di sottecchi. Era tutto così strano, se fino al giorno prima erano stati insieme senza alcun problema, adesso non era proprio possibile.
Si sentì ad un tratto afferrare un braccio da Arya.
“Riunione speciale, riunione speciale! Fiamma ci vuole!”
“Ci-ci vuole? Ma in che senso…?”.
Hikari fu trascinata via da Arya, come al solito fin troppo entusiasta.
In verità Fiamma aveva chiamato a raccolta tutti i suoi amici per spiegare il suo piano. C’erano anche Neel e Rayn, nonostante fossero ancora un po’ malconci.
“Perché siamo tutti qui?”, domandò Alecta, notando come fossero tutti seduti a cerchio e la rosata al centro.
“Ok”, sospirò lei. “Quello che sto per dirvi potrà sembrarvi una follia… ma ve la dico comunque. Ragazzi… io devo combattere e voi dovete aiutarmi”.
Ci fu un breve attimo di silenzio. Will poi si sistemò gli occhiali.
“Effettivamente è una pazzia”
“Will, smettila”, lo rimproverò Arya. “Io voglio sentire cos’altro ha da dire”
“Emh… grazie. Quello che sto facendo è chiedere il vostro aiuto. Aiutatemi a proteggere tutti voi, ve ne prego”.
Nel dire ciò aveva fatto un profondo inchino. Rayn sospirò.
“Sicuramente io non lascio andare te e mia sorella da sola”
“E nemmeno io!”, aggiunse Neel a braccia conserte.
“Stupido, sei ancora in convalescenza”, lo rimproverò Ametyst.
“Io voglio venire!”, disse sorridendo Arya.
“E dove va lei vado anche io”, asserì sua sorella.
Syrio fece spallucce.
“Non sarebbe da cavaliere lasciare una fanciulla da sola”, affermò guardando in direzione di Yuki, la quale scostò lo sguardo imbarazzata.
“Non sono esattamente dell’umore giusto… ma ci voglio provare”, sussurrò Hikari.
“Contate pure su di me”, disse poi Alecta.
Will alzò gli occhi al cielo. Ovviamente adesso non aveva altra scelta che andare anche lui.
“E va bene, d’accordo, verrò! Ma cosa dobbiamo fare?”.
Fiamma sorrise. Era stata in grado di creare una buona squadra.
“Innanzitutto… dobbiamo trovare qualcuno che ci copri. E io so già a chi rivolgermi”


“Volete che vi copra in questa follia? Ragazzi, non posso!”.
Fiamma aveva immaginato che non sarebbe stato facile. Ma Wendy era quella più vicina a loro per età, erano sulla stessa lunghezza d’onda. Charle si lasciò a sua volta andare al suo dissenso.
“È un’idea terribile! Questo non è un gioco!”
“Ma va!”, sbottò Neel. “È proprio perché non è un gioco che ci stiamo rivolgendo a voi. Questa è anche la nostra guerra, prima o poi dovremo combattere. Anche noi siamo Fairy Tail, no?”.
Wendy distolse lo sguardo. Avere una responsabilità così grande non era di certo una cosa da poco. Nel vedere la sua espressione, Charle intervenne.
“Wendy, non pensarci neanche”
“Però vengo con voi”
“Cosa?”
“Vuoi darci una mano?”, chiese Fiamma.
“Io ho un po’ più di esperienza, potrei aiutarvi. Ma se la situazione si fa troppo pericolosa, non esiterò a farvi ritirare. Siamo intesi?”, domandò ferma.
Fiamma annuì senza ribattere. Le andava bene anche così, anzi, era molto più di quanto avesse immaginato.
“Ok, come tagliamo la corda?”, domandò poi Ametyst.
“Mh… lasciate fare a me”.

Nessuno avrebbe avuto motivo di sospettare di lei. Dopotutto Wendy era affidabile… e Charle stava continuando a ripeterle di quanto quella non fosse una buona idea.
“Andrà male”, commentò l’Exceed a bassa voce, senza però essere ascoltata.
Wendy si schiarì la voce una volta raggiunti i suoi amici di gilda.
“Emh, ragazzi, scusate. Io e i ragazzi pensavamo di andare ad esercitarci un po’. Mi hanno chiesto espressamente di andare con loro. Per voi è un problema?”
“Un problema?”, domandò Mira sorridendo. “Assolutamente no, andate pure”
“Grazie, mamma! Sei un mito!”, esclamò Alecta sbucando da dietro Wendy.
“Possiamo venire anche noi?”, supplicò Arashi.
“Emh… non è possibile, è un allenamento per soli grandi, perché non restate qui con i trigemini, eh?”, sorrise nervosamente. Non voleva mettere nei guai anche i suoi fratelli più piccoli.
Laxus allora sollevò lo sguardo verso Freed.
“Va con lei”
“Cosa? Adesso?!”
“Sì, Freed. Adesso. O hai qualcosa in contrario?”. L’altro sbuffò sonoramente. Meglio non discutere con Laxus e accettare il suo destino: fare da baby-sitter a quella ragazzina che non amava particolarmente. Con un’espressione vagamente infastidita si avvicinò alla biondina.
“Senti piccola spara-fulmini, tuo padre mi ha raccomandato di tenerti d’occhio e sebbene la cosa non mi faccia impazzire, non ho altra scelta”.
Alecta spalancò gli occhi, sorridendo.
“Non puoi venire...”
“Perché no?”
“Perché… non puoi e basta!”. Freed chinò la testa di lato.
“Che cosa stai cercando di dire?”.
Lei si guardò intorno, per poi sospirare.
“Senti, in realtà non stiamo andando ad allenarci. Noi stiamo andando a combattere”
“V-voi state andando dove?”
“Hai capito bene. Ti prego, non dirlo a nessuno!”
“Tu sei tutta pazza. Non ti permetterò di farlo, adesso vado a dirlo a Laxus”.
Prontamente Alecta lo afferrò per un polso, guardandolo con fare supplichevole.
“Ti chiedo solo questo favore. Non dirglielo. Non sarà pericoloso, c’è Wendy con noi. E ci sei anche tu. Quindi, se vuoi… vieni con me, ma mantieni il segreto”.
Occhi languidi da bambola, in grado di incantare chiunque. Freed avrebbe tanto voluto seguire il suo buon senso, anche perché se Laxus lo avesse scoperto, lo avrebbe davvero ucciso. Ma, d’altro canto, si sarebbe sentito in colpa a tradire Alecta.
“Oh, va bene”, sbuffò. “Ma non ti ci abituare”.


Minerva non aveva idea di quanto avesse camminato. Si era totalmente persa a pensare, in preda allo sconforto. E si sentiva anche inesorabilmente svuotata. Quello che credeva essere l’amore della sua vita aveva dato il cuore ad un’altra. E quell’altra era niente meno che Hikari. Il pensiero la faceva star male, ma le faceva anche provare una grande rabbia. Perché avrebbe dovuto accettare una cosa del genere? Perché si erano tutti ritrovati, mentre invece loro si erano persi?
Era una cosa che non trovava giusta a priori. Sollevò lo sguardo. Alle spalle si era lasciata le città, davanti a lei c’erano alcuni alberi, doveva essere arrivata nel bosco che circondava Magnolia. Decise di insinuarsi dentro, convinta che non avrebbe fatto alcun tipo di incontro particolare. Ma si sbagliava. Acnologia si trovava lì, seduto comodamente su una roccia, a godere di un po’ di risposo dopo quel breve scontro con i suoi rivali. Avvertì qualcuno avvicinarsi, tuttavia non si mosse.
Riconobbe nella figura di Minerva la stessa donna che lui e August avevano ben ben pensato di rinchiudere in manicomio, era stata una trovata divertente.
Lei indietreggiò, spaventata ma anche terribilmente furiosa nei suoi confronti.
“T-tu…!”
“Oh, guarda un po’ chi si vede, ti ricordi ancora di me?”
“Certo che mi ricordo di te e del tutto il male che ci hai fatto! Cosa vuoi? Vuoi uccidermi?”
Per Acnologia fu naturale sorridere. Poté percepire dell’oscurità attorno al cuore di Minerva, oscurità data dalla gelosia e dalla rabbia per un amore perduto.
“Oh, interessante”, rispose avvicinandosi. “Direi che a qualcuno non è andata troppo bene. I problemi d’amore sanno essere fastidiosi, me ne rendo conto”.
Minerva indietreggiò.
“Che ne sai tu?!”
“Oh, io so tutto. Così come so che il tuo Rogue si è divertito con Hikari. Così come so che ha scelto lei e non te. Dimmi, come ci si sente ad arrivare per seconda?”.
Bastò quella frase per farle perdere completamente il controllo. Fece per attaccarlo, ma subito Acnologia la fermò.
“Non lo farei se fossi in te. Lo sai, credo che una del tuo calibro sarebbe sprecata se venisse uccisa”
“Che cosa vuoi da me?”. Lui allora sorrise ancora.
“Nulla in particolare. Dico solo che, forse, potrei aiutarti con il tuo amore perduto. Ma questo implicherebbe la tua collaborazione, in qualche modo”.
Minerva spalancò gli occhi.
“Non ci penso neanche! Non lo farò mai!”
“Che peccato”, sospirò lasciandola andare. “Sarebbe stato divertente”.
La ragazza batté le palpebre, sentendosi molto strana. Acnologia era stranamente mansueto, ed era anche un abile oratore. Le aveva messo una strana idea in testa, idea che adesso stava cercando di scacciare.
Il suo rivale era però certo di una cosa: lei sarebbe tornata.

Gildarts sospirò stanco. August era davvero molto più forte di quel che ricordava. Sicuramente un degno avversario.
“Lo devo ammettere, l’età si fa proprio sentire”, disse il master.
August si passò una mano sul viso. Per quanto forte fosse, quell’uomo lo aveva messo non poca in difficoltà. Era sempre bello affrontare un vecchio nemico, che sentiva però di rispettare profondamente.
“Ma va, sei ancora giovane. E mi dai del filo da torcere. È un vero peccato che la battaglia finale non sarà contro di te”
“Oh, non dovresti sottovalutare la Salvatrice, lei potrebbe diventare davvero potente. O è un altro il motivo per cui vuoi astenerti dall’ucciderla?”.
L’altro assottigliò lo sguardo. Che lui avesse capito in qualche modo?
Mentre stava cercando di darsi una risposta, una voce acuta attirò la sua attenzione.
“August!”.
Riconobbe Fiamma. La Salvatrice non era da sola.
“Tu?”
“Ma che cosa…?! Che cosa fate voi qui?!”, disse Gildarts sconvolto.
“Oh, questa non ci voleva”, commentò Ametyst.
Igneel allora si fece avanti.
“Siamo venuti per combattere con te! Di solito non amo fare male ad un membro della mia famiglia, ma questa volta farò un’eccezione!”.
August si sorprese e non poco. Cercò con lo sguardo Fiamma e la trovò. Aveva l’impressione che quest’ultima gli avrebbe creato non pochi problemi.



NDA

E così, la next generation va all'attacco. Sicuramente non è una buona idea, ma quando si è giovani si fanno delle cose davvero stupide. A guidare la spedizione c'è niente meno che Wendy. Minerva invece ha avuto un incontro mooolto particolare con Acnologia, quest'ultimo sta cercando di convincerla a passare al lato oscuro. Riuscirà nel suo intento?
Inoltre è un po' che ho una curiosità... Qual è il vostro personaggio preferito tra quelli nuovi? E quale coppia vi piacerebbe vedere formarsi?
Io sono l'autrice, quindi amo tutti i personaggi, ma la mia preferita è Ametyst. E la coppia che momentaneamente mi sto appassionando a formare è Ametyst/Neel ^^






Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Un totale fallimento ***


21 – Un totale fallimento


Fiamma sentì il cuore iniziare a battere forte. Certo, August non era Acnologia, ma era comunque colui che aveva agito mosso dall’odio che provava verso lei e la sua famiglia. Sarebbe stato inutile nascondere la paura. Ma avrebbe usato quest’ultima come un’arma.
August osservò il gruppo di ragazzini davanti a lui, chinando la testa di lato. Dovevano essere proprio degli sconsiderati per agire in tal modo.
“Cos’è, uno scherzo forse?”, domandò, lanciando poi un’occhiata a Gildarts, il quale non poteva dal canto suo credere ai suoi occhi. Quella era una follia!
“Ragazzi!”, gridò. “Andatevene immediatamente. In quanto vostro master, ve lo ordino!”.
Igneel però si fece avanti, affiancando la sorella.
“Scusa, vecchio. Ma per questa volta non possiamo obbedirti. È Wendy a guidarci in questo momento”.
Incredulo, l’uomo posò gli occhi sulla giovane Dragon Slayer. Quest’ultima si fece avanti. Doveva combattere con loro e allo stesso tempo proteggerli, non sarebbe stato facile.
“D’accordo, ragazzi”, sussurrò. “Adesso andate, fate attenzione”.
Nel ricevere l’ok dal loro momentaneo leader, Igneel e Rayn balzarono avanti per primi, ignorando il fatto che fossero ancora feriti dal precedente scontro.
“Non far loro del male!”, gridò Gildarts.
August però, senza scomporsi più di tanto, creò una barriera tra lui e i due ragazzi, i quali furono bruscamente fermati, come se fossero andati a sbattere su qualcosa.
“Ma io non sto facendo niente”, rispose assottigliando lo sguardo. “D’accordo, ragazzini. Volete giocare? Adesso capirete cosa vuol dire mettersi contro il Re dei Maghi, August il Cataclisma”.
Egli era infatti conosciuto per la sua forza e per il gran numero di tipi di magia che poteva controllare, ma questo ovviamente i suoi giovani rivali parevano ignorarli.
“Ragazzi, attenti!”, fece poi Wendy. “Non c’è niente che può sfuggirgli, fate attenzione!”.
Ametyst sospirò rumorosamente.
“Oh, maledizione. È proprio vero che una donna deve pensare per sé. Va bene, arrivo!”.
Corse in avanti, utilizzando la Spada del drago di ferro, trasformando il suo braccio in una vera e propria arma. Fece per avvicinarsi ad August, ma fu facilmente respinta con violenza. Tuttavia questo non bastò a farla cedere.
“Oh, cazzo”, sussurrò Neel. “Ametyst, stai bene?”
“Sì, sto bene”, borbottò pulendosi la bocca da cui fuoriusciva del sangue. “Lo ammazzo io a quel bastardo. Tu e il ghiacciolo copritemi le spalle, ok?”.
Il biondo annuì senza fiatare. Tutti e tre insieme, se avvero provato ad attaccare, avrebbero avuto molte più possibilità anche solo di scalfirlo.
Hikari intanto stava fremendo. Non poteva starsene lì senza far nulla, almeno per il momento doveva lasciare da parte i suoi problemi di cuore. Accanto a lei, Alecta e Will aspettavano il momento per andare.
“D’accordo, Hikari. Adesso andiamo insieme, sei d’accordo? Hikari? Hikari, aspetta!”.
L’altra però l’aveva preceduta. Avrebbe incanalato il suo malcontento in un attacco potente, così almeno si sarebbe resa utile.
Con l’Artiglio del Drago Bianco, riuscì ad arrivare vicino ad August e a colpirlo con un pugno ben assestato. Il nemico non riuscì a deviare l’attacco, troppo impegnato a fronteggiare il trio Ametyst-Rayn-Neel. Ma ciò non fece altro che aumentare la sua ira.
“E tu da dove saresti spuntata, eh?”, domandò in un sussurro. Hikari indietreggiò appena. Doveva assolutamente attaccare di nuovo, altrimenti sarebbe stata spacciata.
“Ma perché non mi ha ascoltata?!”, gridò Alecta. “Will, dobbiamo aiutarla”.
Lui allora sospirò, togliendosi gli occhiali e riposandoli nel taschino della camicia.
“D’accordo, ma diamoci una mossa. Ci sono i miei libri che mi aspettano”.
La cugina batté le palpebre sorpresa, non lo aveva mai visto con quell’espressione. Ma ciò che la sorprese di più fu vedere un paio d’ali sbucare dalla schiena di Will.
“Ma… ma quelle sono… sono ali di fata?”, domandò sorpresa.
“Chiamiamole ali e basta!”, puntualizzò lui. “Va da Hikari, ci penso io!”.
Alecta non se lo fece ripetere due volte, intervenendo prima che August potesse avvicinarsi ad Hikari. Si mise immediatamente in mezzo. Poteva sentire il suo corpo fremere, probabilmente doveva essere a causa del tipo di magia che possedeva. Batté un pugno su un palmo.
“Va bene, ci penso io. Hikari, forse dovremmo attaccare insieme, sei d’accordo?”.
La diretta interessata le si avvicinò, afferrandola per mano e lanciandole un’occhiata di consenso. Unendo luce e fulmine, avrebbero sicuramente ottenuto qualche risultato. Quindi caricarono, corsero contro August con i pugni tesi, dando vita ad una luce accecante che lo stesso rivale fece fatica a tenere a bada. Quest’ultimo infatti aveva adesso il fiato corto, ma sembrava molto divertito da come stavano andando le cose.
“È ancora lì”, costatò Hikari.
“Già, ma quantomeno si è stancato. Riproviamo”
“RAGAZZE!”, gridò Freed. “Alecta, che cosa stai facendo?!”
“Io? Niente! Non devi preoccuparti per...”.
Approfittando del suo momento di distrazione, August attaccò la piccola spara-fulmini, la quale avvertì un un dolore bruciante sul viso. Freed imprecò internamente. Non poteva assolutamente permettere che le accadesse qualcosa. Poi però sollevò lo sguardo, notando come il sole adesso apparisse addirittura coperto da qualcosa: si trattava di Will che, grazie alle sue ali di fata, stava sospeso a mezz’aria, guardando tutto dall’alto.
August lo guardò.
“Bene, ci mancava la piccola fatina”
“Ah… Will?”, mugugnò Alecta.
“Vi consiglio di stare indietro!”, suggerì poi. Poco dopo, dalle sue ali iniziò a volare verso il basso quella che sembrava della polvere brillante. August non capì.
“Che cos’è questa?”.
Will sorrise.
“Tra poco lo scoprirai!”.
Qualche secondo dopo aver pronunciato queste parole, vi fu una potente esplosione che sollevò per aria un mucchio di terra. Alecta e Hikari volarono qualche metro addietro.
“Cavolo, è in gamba quel ragazzino”, costatò Freed, per poi guardarsi intorno. “Alecta? No, dimmi che stai bene! Ehi…!”.
Si avvicinò alla ragazza, la quale stava boccheggiando ad occhi chiusi. Le sollevò il capo, con un’espressione preoccupata.
“No, no, no, ragazzina, non morire. Quello lì mi ammazza, ehi…!”
“Ah”, si lamentò lei. “Freed, sto bene! Hikari, ci sei? Ma che è successo?”
“Credo che Will abbia causato un esplosione”, spiegò.
La polvere si diradò lentamente e August si sollevò. Probabilmente doveva aver sottovalutato quel ragazzino, era piuttosto abile. Poiché sapeva di essere completamente circondato, si guardò intorno. Poi fece per levare lo sguardo verso l’alto, ma Will gli fu addosso. Con violenza lo afferrò, incatenando gli occhi ai suoi.
Oltre ad essere agile era anche estremamente silenzioso.
“Ti ridurrò in pietra”, sussurrò con uno strano sorriso sul volto. August però lo spinse via abilmente, pulendosi il viso sporco di terra.
“Pensi che possa bastare così poco? Seriamente?”.
“AAAAH! ADESSO BASTA!”.
Arya sembrava piuttosto agitata, anzi, furiosa. August fece una smorfia nel vedere quella ragazzina dai capelli rossi guardarlo.
“Ma voi non finite mai?”, si lamentò.
“La colpa è tutta tua!”, gridò lei, il viso arrossato. “Ci hai separati tutti, adesso ti faccio vedere io!”
“Arya, aspetta!”, Luna tentò di tenerla a bada, sebbene sapesse quanto inutile fosse.
La gemella infatti chiuse gli occhi e si concentrò. Si era esercitata molto, ma di fatto non aveva ottenuto dei gran risultati, sperò quindi di avere quanto meno fortuna.
Nella sua mano si materializzò poco dopo quella che sembrava una katana dalla punta stranamente ricurva. Luna spalancò gli occhi a quella visuale.
“Arya!”
“Cosa…? Ce l’ho fatta! Oh, ma è una spada. Io non ho mai usato una spada”.
La semplicità con cui la rossa affermava certe cose era davvero sorprendente.
“Fai attenzione!”.
Arya si scostò di scatto, sguainando l’arma con cui non aveva però confidenza. August sfiorò quest’ultima, sorridendo.
“Questo non è un giocattolo, potresti farti male”.
Lei rabbrividì, tentando di colpirlo nuovamente, ma senza alcun risultato. In suo aiuto intervenne la gemella, la quale non aveva mai avuto una grande autostima di sé né aveva mai dimostrato apertamente il suo potere. Fu un qualcosa che avvenne però d’istinto, quasi in maniera naturale. Dal palmo della sua mano destra si sprigionò una potente fiamma dorata, che costrinse i due a fermarsi. Quel particolare fuoco consumava la magia circostante, la sua compresa.
“Vai, Luna!”, la incitò la gemella. Ma di fatto, non sembrava un qualcosa che l’azzurra poteva ben controllare.
Fiamma, dal canto suo, non si era ancora mossa. Aveva praticamente Yuki e Syrio che le facevano da scudo.
“Ragazzi, non dovete stare per forza qui!”
“Sì, invece. Ma ti rendi conto? Siamo in tanti, eppure non riusciamo a sovrastarlo”, sbuffò il ragazzino. “Adesso se ne sta occupando Luna, ma non so quanto potrà resistere”
“ATTENTI!”, Yuki si mosse in avanti, creando uno scudo d’acqua in grado di proteggerli dalla potente ondata di magia che altrimenti li avrebbe investiti.
“Yuki?”, la chiamò Fiamma.
“Oh, sono stata brava! Ma non possiamo abbassare la guardia adesso!”
“Ve ne prego. Dovete lasciarmi andare da lui. Questa è una cosa che riguarda anche e soprattutto me”, affermò la ragazzina, con uno sguardo che non permetteva repliche.
Gildarts e Wendy stavano intanto dando man forte ai ragazzi, sebbene il primo non mancasse di far notare la follia di quel piano suicida.
“Come hai potuto acconsentire? Quando gli altri lo sapranno, ti uccideranno!”
“ È la stessa identica cosa che le ho detto io!”, aggiunse Charle.
“Insomma! Non è questo il momento di discuterne!”, fece notare la Dragon Slayer del vento. Dopodiché fece segno al master di guardare in direzione di Fiamma. Quest’ultima, tutta impettita e orgogliosa, si stava rivolgendo verso August.
Lui se ne accorse. Per questo smise immediatamente di combattere contro le gemelle.
“Ma che…?”, sussurrò Neel. “Fiamma, che stai facendo?”
“Non avere paura”, lo rassicurò. Per August fu facile ricordare l’esplosione di potere che Fiamma aveva avuto nel momento in cui aveva riacquistato i poteri.
La vera forza della Salvatrice, regina del fuoco, il quale si chinava al suo sospetto.
La sua rivale per natura ed anche il sangue del suo sangue.
Il destino sapeva essere piuttosto ironico, alle volte.
“Immagino sia tu a capo di questa spedizione suicida, vero?”, domandò il mago.
L’espressione della bambina era incredibilmente seria. Non sembrava intenzionata ad attaccarlo, almeno per il momento.
“August”, lo chiamò. “Mi dispiace”.
Cosa andava blaterando adesso?
“Fiamma, allontanati!”, le disse Rayn. “ È pericoloso!”
Ma la rosata non si muoveva.
“Ti dispiace? Ma di cosa stai parlando?”.
Lei allora sospirò. Si sentiva davvero triste se solo pensava al destino crudele che era toccata alla sua… alla loro famiglia.
“Io so quello che ti è stato fatto. So cosa hai perso. E non è giusto, me ne rendo conto. Però… August. Anche noi siamo la tua famiglia, lo hai forse dimenticato? Non sarebbe meglio lasciarsi tutto alle spalle?”.
La saggezza di quella ragazzina lo lasciò senza parole. E gli provocò anche una grande rabbia. Cosa poteva saperne lei di cosa voleva dire essere ad un passo dalla felicità senza mai ottenerla? Cosa voleva dire essere soli al mondo?
Giusto, poteva saperlo grazia alla maledizione che lui aveva lanciato. Ma c’era poi stato un finale diverso dal suo. E adesso lei veniva lì a parlargli di una seconda possibilità? Potevano avere lo stesso sangue, ma non avrebbe mai considerato quella come una famiglia sua.
Assottigliò lo sguardo.
“Come osi tu provare compassione per me? Non parlare come se sapessi tutto, perché ti sbagli. Avrai anche sofferto, ma il tuo dolore non è minimamente paragonabile al mio”.
Fiamma non si mosse.
“Allora uccidimi! Lo so che non lo farai a priori, perché in fondo non è quello che vuoi!”.
Un’altra provocazione. Fiamma sembrava proprio guardargli dentro. Cacciò fuori un urlo, ma proprio quando stava per attaccarla, lei invocò l’aiuto del suo spirito stellare.
Loki comparve davanti a lei, come a fare da scudo e fermando l’attacco.
“Grazie per avermi chiamato, my lady”
“Grazie a te per avermi protetta. Adesso c’è una cosa che voglio fare”.
Si ricordò delle parole di Lucy, quando le aveva detto che probabilmente avrebbe potuto utilizzare sia la magia degli spiriti, sia quella del fuoco. Per scoprirlo bisognava semplicemente provare. Abbassò lo sguardo per poi rialzarlo: nei suoi occhi ardeva adesso una fiamma che August aveva già visto una volta, la stessa fiamma che era stata in grado di farlo fremere di paura. Dal nulla, Fiamma creò del fuoco, le sue iridi adesso erano strane, sembravano avere addirittura cambiato colore.
“Loki, adesso attacchiamo insieme”
“Come desideri, my lady”, asserì lo spirito.
In contemporanea, Fiamma tentò di utilizzare la sua magia di fuoco, cosa che non aveva in realtà mai fatto, eccetto quando si era risvegliata, ma anche lì si era trattata di una cosa involontaria.
Si sentì ardere da dentro e allora con un salto andò incontro ad August. Quella era una combinazione di entrambi i suoi poteri ereditati, cosa che probabilmente l’avrebbe lasciata molto presto allo stremo.
Nel vedere quella scena, Rayn non riuscì a trattenersi, il suo istinto di protezione era anche più forte del buon senso.
“Ice Maker Lance!”
“Rayn!”, gridò Fiamma. “Cosa fai? Ce la faccio da sola, vieni via di lì!”
“Neanche per sogno!”
“Quell’idiota!”, imprecò Ametyst. “Andiamo da lui”
“Perché?”, chiese Neel.
“Andiamo e basta!”. Dopo quell’attacco di ghiaccio, August si era rialzato. Sembrava piuttosto infuriato.
“Adesso basta. Fin ora è stato divertente, ma adesso mi avete fatto arrabbiare veramente!”
“Ma questo qui è immune ad ogni attacco?!”, si lamentò Rayn.
“Caro, se fosse così facile sconfiggermi non sarei il più grande mago di tutti i tempi”
“Ah, vai al diavolo!”, gridò Ametyst. “Igneel, attacca con me! Fiamma, Rayn, anche voi!”.
La mano della ragazza stava stretta a quella del biondo. Quest’ultimo poteva sentire l’energia fluire nel suo corpo anche solo con quel contatto.
Yuki spalancò gli occhi nel vedere i quattro in procinto di attaccare.
“Rayn, Fiamma! Devo andare da loro!”
“Aspetta!”, Syrio la afferrò. “Attacca da qui, con me!”
“Con te? Ma sei sicuro?”
“Non sono sicuro di niente, ma devi fidarti di me, capito?”.
Yuki lo guardò a lungo. Forse doveva semplicemente smettere per qualche attimo di pensare. Poi annuì.
“D’accordo”.
August attese, piuttosto seccato in realtà, che quei ragazzini sferrassero il loro attacco di gruppo. Fino a quel momento si era trattenuto, ma adesso si era stancato. Non era certo la prima volta che si ritrovava a porre fine a delle vita innocenti. Sarebbe bastato un solo suo gesto per far crollare tutto.
“Su, su. Venite pure qui, incoscienti”.
I ragazzi caricarono, oramai accecati dalla rabbia ma anche provati dalla stanchezza.
Prima che potessero portare a conclusione l’attacco, Gildarts e Wendy si intromisero.
“Ora basta!”, fece il master.
“Che? Oh, andiamo, ma proprio sul più bello!”, si lamentò Neel.
“Eravamo d’accordo che se fosse diventato troppo pericoloso, ci saremmo ritirati. E c’è chi fra di voi è già allo stremo. August è molto più forte di tutti voi messi insieme, gli basta un solo gesto per uccidervi”
“Vedo che qualcuno di voi finalmente lo ha intuito. Che dire, Salvatrice, sei in gamba, ma ne hai ancora di strada da fare se vuoi sperare di eliminarmi. Dopotutto uno dei due dovrà morire”.
Fiamma era adesso tornata normale. Non si sentiva più bruciare da dentro, in compenso però avvertiva una grande debolezza e spossatezza. Socchiuse gli occhi, perdendo l’equilibrio.
“Fiamma, ehi!”, Neel la afferrò. La sua sorellina era viva e vegeta, ma evidentemente spossata.
“Per l’appunto”, dichiarò Gildarts. “Adesso ce ne andiamo subito. August, tu...”.
Il suo rivale era però andato via senza che nessuno se ne accorgesse. Questo non andava bene. Era scritto nel destino che dovesse essere Fiamma ad ucciderlo, ma come poteva? Perfino lui stesso aveva avuto grandi difficoltà ad eliminarlo la prima volta, e non era neanche servito a nulla.
“Oh, lasciamo perdere. Torniamo a casa”.
A quelle parole che non permettevano replica, i ragazzi si irrigidirono. Avrebbero passato dei guai molto grossi…


Minerva non aveva parlato a nessuno del suo incontro con Acnologia, sebbene avrebbe dovuto. Il fatto era che le sue parole le avevano dato da pensare. Passare dal lato dei nemici non era mai una buona idea, quel tipo stava facendo leva sulle sue debolezze e la sua rabbia. Ma non era per niente facile dar retta alla ragione. Esisteva davvero un modo per riportare Rogue da lei? Dopotutto, lui l’aveva amata un tempo, era certo che quel sentimento esistesse ancora, da qualche parte. Quando la magia veniva utilizzata per scopi del genere, le cose non andavano mai a finire bene.
Ma Minerva si sentiva in dovere quantomeno di provare. Non trovava giusto il fatto di dover rimanere lì a guardare mentre tutta la felicità le veniva portata via.
Tutti avevano dell’oscurità dentro di sé. Era poi una scelta personale il cedere o meno.
Dopo averci rimuginato a lungo, la giovane donna tornò nello stesso luogo dove aveva incontrato Acnologia il giorno stesso. Egli sembrava non aver aspettato nessuno se non proprio lei.
“Vedo che non ci hai messo tanto tempo”, dichiarò.
“Chiariamo bene una cosa. Io non intendo uccidere o far del male ad alcuno dei miei alleati”
“Ah, non è necessario. Ma in cambio qualcosa dovrai anche darmi. La magia ha sempre un prezzo*, non te l’hanno detto?”.
A braccia conserte, lei resse il suo sguardo.
“Me lo hanno detto eccome, invece. Ma dimmi, come avresti intenzione di darmi quello che voglio?”
“Diciamo che conosco una persona che potrebbe esserti utile. Allora è fatta. Io ti do quello che vuoi e in cambio tu diventi la mia alleata?”.
Alleata. Una parola strana. Sarebbe stata una traditrice? Una doppiogiochista?
Ma dopotutto, cosa importava? A nessuno pareva importare nulla di lei, tanto valeva agire per i suoi scopi. Se quello era l’unico modo…
“E sia”, sussurrò.


“Io non voglio tornare. Vecchio, ti prego, non costringerci”, Igneel piagnucolava aggrappato al master.
“Dacci un taglio e prenditi le tue responsabilità”, lo rimproverò.
“Non è un problema, posso anche prendermi io tutta la colpa”, suggerì Wendy.
“Ma questo non è giusto!”, esclamò Ametyst. “L’idea è stata nostra, tu ci hai solo coperti. No, col cavolo. Saremo coraggiosi”
“Io non voglio essere coraggioso!”, piagnucolò ancora il biondo, pur sapendo di non avere altra scelta.
Fiamma, stordita per com’era, non aveva neanche avuto il tempo di preoccuparsi. Dopotutto quella era stata un’idea sua.
Quando rientrarono tutti insieme al locale di Cana, gli occhi dei loro familiari si posarono sui ragazzi. Malconci per com’erano e a giudicare dalle loro facce, doveva essere successo qualcosa.
“Cosa avete fatto?!”, esclamò subito Lucy.
“Noi? Noi non abbiamo fatto niente di che...”, Igneel cercò di sorridere, seppur inutilmente.
“Wendy, Gildarts, cos’è successo?”, chiese poi Natsu.
“Hanno… affrontato August...”, rispose vagamente la ragazza.
“Hanno fatto… che cosa?! E voi glielo avete lasciato fare?!”.
Fiamma, seppur fosse debole, si fece avanti.
“La colpa è mia”
“Ma Fiamma…!”, sua madre era sconvolta.
“Li ho convinti io, volevo che mi aiutassero. Purtroppo… non è stata una grande idea”.
Natsu e Lucy si guardarono negli occhi. Sicuramente quei giovani incoscienti dovevano capire fino in fondo la stupidaggine che avevano commesso.



August rientrò a casa sua. Che giornata, quella! Si era ritrovato a dover tenere testa a quei ragazzini, piuttosto incalliti, dovette ammettere.
Quando accese le luci, si aspettò di trovare Acnologia. Ed effettivamente, lui si trovava lì.
“Ma dove sei stato tutto il giorno? Mi hai lasciato da solo ad affrontare quelli lì, Sono stati una seccatura”
“Stavo lavorando per noi”
“Che cosa significa questo?”.
Acnologia ghignò. Poco dopo, dal buio, la figura elegante e sinuosa di Minerva fece la sua comparsa. August la guardò sorpreso, dopotutto si ricordava molto bene di lei.
“Ma che…?”
“Su, August. Saluta la nostra nuova alleata”.


NDA

*citazione da OUAT
Ovviamente l’idea di Fiamma è finita male. Però non si può dire che i ragazzi non abbiano volontà. In compenso, Minerva sembra essere passata dalla parte di Acnologia, che cosa le darà lui in cambio?
I ragazzi passeranno i guai?

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Filtro d'amore ***


22 - Filtro d’amore

August guardò truce la giovane donna che gli si era presentato davanti. In un primo momento pensò che si trattasse di uno stupido scherzo di Acnologia. Cosa ci faceva quella, una loro rivale, lì? E perché l’altro si era riferita a lei chiamandola “alleata”?
“Di che cosa stai parlando?”, domandò seccato. Minerva allora si fece avanti, a braccia conserte. Un lungo abito nero e aderente le fasciava perfettamente il corpo, i guanti attorno alle braccia magre e le labbra carnose riempite di rossetto scuro. Una bellezza dallo sguardo di ghiaccio che gli fece immediatamente intendere la serietà della situazione.
“Quindi è così. È per te che ho perso tutto. Se non fosse stato per il tuo sortilegio, adesso non mi troverei in questo guaio”, poi schioccò la lingua. “Tuttavia, Acnologia ha detto che puoi aiutarmi”.
Il ragazzo guardò il suo alleato, il quale sembrava estremamente divertito dalla faccenda.
“Io dovrei aiutare te? Sbaglio o ti sei appena contraddetta”
“Praticamente sì. Io dovrei stare dalla parte dei “buoni”, tuttavia c’è una cosa che solo tu puoi darmi. Anzi, sarebbe meglio dire che me la devi”, puntò gli occhi sui suoi. “Dammi una pozione d’amore”.
August inizialmente non capì.
“Guarda che io non faccio incantesimi su richiesta”
“Suvvia, August”, Acnologia prese a parlare con tono mellifluo. “Un incantesimo è un prezzo equo, considerando che adesso Minerva è dalla nostra parte”.
Il giovane guardò la donna, non sentendosi del tutto convinto.
“E io come faccio ad essere certo che tu non stia mentendo?”, chiese giustamente.
Minerva allora prese a camminargli intorno, come se uno squalo prima di addentare la propria preda.
“Tu devi sapere cos’è il dolore, dico bene? Perché è la stessa cosa che è successa a me. Questa maledizione mi ha allontanato dalla persona che amo. E questa è una cosa che mi lacera l’anima. Il destino è stato avverso con me e c’è qualcosa che devo fare. Te lo sto chiedendo per favore. So che non ti costa nulla”.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, guardando poi Acnologia. Avere una terza alleata non era esattamente nei suoi piani, ma forse le sarebbe tornato utile.
Sospirò, per poi indietreggiare.
“E va bene. Io posso anche darti una filtro d’amore, tuttavia devi essere consapevole di una cosa. Non potrà mai essere paragonabile all’amore vero”
“E io farò in modo che Rogue si innamori di nuovo di me. Ma non posso farlo se neanche vuole starmi accanto. Quindi mi serve una mano”.
Sbuffò. Che situazione, adesso si era anche abbassato a tanto. Era stata una giornata abbastanza piena, fra incontri e scontri, ma sapeva di non avere altra scelta. Minerva era una donna ferita e tutto quello che poteva fare era accontentarla.

Al pub di Cana intanto si respirava un’aria piuttosto pesante. Adesso che i ragazzi erano stati “scoperti”, sicuramente ci sarebbe stata una battaglia ben peggiore da affrontare.
“IGNEEL DRAGNEEL, VIENI SUBITO QUI!”.
L’adolescente tentò di scappare dalle grinfie di un furioso Natsu, malgrado sapesse di non avere alcuna speranza.
“Aspetta, ti prego, posso spiegare!”
“Tu non devi spiegarmi niente! Per come ti ho creato, ti distruggo!”
“Natsu, calma!”, tentò di tranquillizzarlo Happy. “Brucerai tutto così!”
“Chi se ne infischia!”.
A Rayn e Yuki non stava infatti andando tanto meglio. Juvia e Gray sapevano essere piuttosto pericolosi quando si infuriavano.
“Voi siete in un mare di guai!”, proferì la prima. “Juvia non vi perderà di vista mai più, neanche un attimo!”
“Ma non è giusto!”, esclamò Yuki stringendo i pugni. “Non ci è successo niente! Io sto benissimo, anche se fosse c’era Syrio a proteggermi!”.
Solo qualche secondo dopo la bambina si rese conto di aver detto, probabilmente, qualcosa di troppo. Gray si voltò a guardare Lyon, il quale stava aspramente rimproverando Syrio insieme a Meredy, per poi afferrarlo e strattonarlo.
“Tu! Dì a tuo figlio di stare lontano dalla mia bambina, chiaro? La porta su una cattiva strada!”
“Ah, è così?!”, domandò l’altro. “Caso mai è tua figlia che deve stare lontano da Syrio, lei gli fa fare cose pericolose!”.
Di lì a poco i due presero a darsele di santa ragione, e le loro mogli furono costrette a intervenire.
Ad avere anche qualche piccolo problema del genere era Freed, il quale stava cercando di tenere a bada Laxus.
“Laxus, io...”
“Sei un idiota!”, sbraitò lui. “Ti avevo detto di tenerla d’occhio! E tu cosa fai?! Le vai dietro! Ti spacco la faccia!”
“Ti prego, pietà!”
“Papà, aspetta, non è stata colpa sua…!”, Alecta tentò di intervenire, ma ovviamente fu zittita immediatamente.
“Silenzio! Freed, tu stai giocando troppo con il fuoco”
“Io avrei detto con i fulmini…!”
“TI AMMAZZO!”.
Mentre Mira cercava di andare in aiuto di Freed, anche Will era costretto a sorbirsi la ramanzina dei suoi genitori.
“Will, non farlo più, chiaro?!”, fece Evergreen.
“Un uomo deve anche sapere quando fermarsi!”, rincarò la dose Elfman.
Lui sbuffò.
“Non è successo niente. Ho perfino potuto utilizzare i miei poteri, come le ali di fata. E lo sguardo di pietra. Cioè, credo, non ho avuto modo di provarlo del tutto”.
Nel sentire quelle parole, Evergreen dimenticò di essere arrabbiata. Era così felice che suo figlio avesse ereditato le sue stesse abilità, era una cosa che non si aspettava!
“Oh mio Dio! Will, sono così fiera di te!”
“Ma Ever!”
“Eh? Ah, volevo dire… non devi farlo lo stesso. Ma sono comunque fiera di te!”.
Lucy si massaggiò la testa. A cosa sarebbe servito arrabbiarsi? Oramai era fatta, l’importante era che nessuno si fosse fatto male. Prese poi a parlare con Wendy, la quale si sentiva ovviamente molto in colpa.
“È anche con me che dovreste prendervela. Io ho dato loro corda”
“È vero, ma penso sia un bene che tu fossi con loro. Almeno li hai protetti”
“Non ho fatto tutto da sola. Con me c’era Gildarts”.
Quest’ultimo, con una fiaschetta di whisky in mano, si fece avanti.
“La gioventù è magnifica, ma questi ragazzini mi uccideranno. Comunque sia, non possiamo sperare di tenerli lontani da una battaglia, ce l’hanno nel sangue!”
“Sono d’accordo, ma buttarsi così a capofitto è da pazzi!”, fece Lucy, ricordandosi poi di abbassare la voce poiché Fiamma, seduta dietro di lei, sembrava stare ascoltandolo.
Ed effettivamente ciò era anche vero, ma era talmente sconsolata e giù di corda che non avrebbe trovato comunque la forza per parlare.
Che idea geniale che aveva avuto, eh?
Per colpa della sua bramosia di agire e dimostrare qualcosa, aveva rischiato di mettere tutti loro in pericolo. Esattamente l’opposto di ciò che avrebbe voluto.
Sua madre allora si avvicinò cautamente a lei.
“Allora”, cominciò a dire. “Che è successo, Fiamma? Capisco che l’impulsività ce l’hai nel sangue, ma direi che questo è decisamente troppo”
“Mi dispiace”, si scusò, muovendo le gambe. “Pensavo che ce l’avremmo fatta, tutti insieme. Però mi rendo conto che non è così facile. Io ho anche provato a parlare con August, a farlo ragionare. Ma non ha voluto ascoltarmi. Perché deve essere tutto così difficile?”.
Lucy allora sospirò. L’ingenuità dei bambini alle volte era davvero sorprendente.
“Purtroppo le cose non funzionano così. Possiamo provare a salvare gli altri, ma alle volte ci sono persone che non possono essere salvate”
“Questo… questo è triste”, mormorò lei.
Questo voleva forse dire che o lei o August dovevano morire? Non c’era altra soluzione? Per una della sua età, essere messa davanti ad una scelta del genere era abbastanza pesante.
Natsu interruppe le due, trascinandosi dietro un Neel molto malconcio.
“Questo qui l’ho sistemato. E tu, Fiamma… giuro su Dio che non combatterai mai più”
“Aspetta, cosa? Ma questo non è possibile. Sono io la Salvatrice!”
“Tu sei ancora troppo giovane e inesperta per affrontare il mondo là fuori. Quindi lascia la questione agli adulti!”.
Fiamma rimase sorpresa da tanta severità da parte sua. Poteva anche capire, ma solo in parte.
“E lo stesso vale per te”, indicò Neel. “Happy, ti prego, da tu un occhio a questi due. Io sono stanco”.
“Aye, sir!”, lo tranquillizzò l’Exceed.
Il Dragon Slayer del Fuoco a quel punto aveva bisogno di staccare la spina. Qualche anno prima avrebbe agito in modo diverso, ma adesso le cose erano cambiate, adesso aveva una famiglia da proteggere, non poteva permettersi errori o disattenzioni come quelli del giorno stesso. E poi, non poteva accettare il fatto che la sua bambina dovesse andare incontro a pericoli simili, era una cosa a cui non riusciva proprio a rassegnarsi.
Lucy gli si avvicinò cautamente. Ben conosceva Natsu e poteva quindi scorgere la preoccupazione nei suoi occhi. Lo abbracciò da dietro, poggiando il viso sulla sua schiena.
“Ehi...Sei stato duro con i ragazzi, eh?”
“Scusa, Lu. Ma non avevo altra scelta. Loro non capiscono ancora quanto pericoloso tutto ciò sia”
“Oh, ma pensa, mi ricordano tanto qualcuno”, lei sorrise. “Anche io sono preoccupata come te. Ma sai, questa è una cosa che riguarda anche loro, soprattutto Fiamma. Sin da quando è nata il suo destino è stato quello di salvarci tutti, lo hai detto anche tu”
“Sì, ma non se il prezzo è morire. Al massimo sono io quello che dovrebbe morire. Se solo qui ci fossero mio fratello e il primo master, sarebbe tutto diverso...”.
Nell’udire quelle parole, Lucy ebbe una sorta di illuminazione.
Anzi, più che un’illuminazione era un ricordo. Era successo esattamente un anno dopo la battaglia di Alvarez. La ragazza aveva potuto scorgere due persone tra la folla, due persone praticamente identiche a Mavis e Zeref. Era stato solo un breve e fugace attimo, un’immagine che era rimasta impressa nella sua mente.
Quella volta non si era soffermata troppo sulla veridicità di ciò che aveva visto. Però, effettivamente, se ciò che aveva avuto davanti fosse stato reale, allora i loro problemi avrebbero potuto risolversi.
Natsu la sentì irrigidirsi.
“Lu, cosa c’è?”.
Lei si schiarì la voce.
“Natsu… c’è una cosa che in tutti questi anni non ti ho mai detto. E non l’ho fatto per il semplice motivo che non la credevo una cosa possibile. Credevo di averlo immaginato. Ma se così non fosse, allora i nostri problemi sarebbero risolti”
“Io non capisco di cosa stai parlando”.
La bionda allora sospirò, alzando poi lo sguardo.
“Forse c’è una possibilità che Zeref e Mavis siano vivi”.


“Hikari, come hai potuto fare una cosa tanto stupida?”.
L’adolescente sbuffò a braccia conserte, alzando gli occhi al cielo. Questo perché non solo doveva sopportare la ramanzina dei suoi genitori, bensì anche quella di Rogue.
“Sentite, ne avete ancora per molto? Sarei stanca”
“Ah, adesso sei stanca? Dovevi pensarci prima di rischiare la vita!”, esclamò Sting furioso.
“Ehi, rilassati”, intimò Rogue.
“Non dire a me di rilassarmi, anzi, non dire niente e basta!”.
Perfetto, quei due avevano preso di nuovo a litigare. Non sarebbe finita bene. I pensieri di Hikari furono distratti dall’entrata in scena di Minerva, la quale, elegante e impettita, si stava avvicinando a loro.
La donna aveva un’espressione estremamente seria.
“Ragazzi… scusate se interrompo i vostri diverbi, ma c’è una cosa che vorrei dirvi”
“Certamente!”, Yukinò tirò le orecchie ad entrambi. “Ascoltiamo volentieri”.
La corvina allora sospirò.
“Mi dispiace per come sono andate le cose, mi rendo conto che non è colpa di nessuno, certamente non di Hikari. Certo, la situazione è strana, ma questo non vuol dire che voglio allontanarmi dai miei compagni di gilda”.
Hikari si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. Sapere che Minerva non ce l’avesse con lei era un grande sollievo, anche se, certamente, era tutto abbastanza assurdo.
“Vuoi dire che per te tutto ciò non è un problema?”, domandò Rogue.
“Cosa posso dire? I miei sentimenti per te esistono ancora, ma non posso costringerti a provare altrettanto. Forse c’è un motivo se tutto ciò è accaduto, non ti pare?”.
Dire quelle parole le costò un’enorme sforzo. Tuttavia gli altri parvero crederle. Per Hikari fu istintivo abbracciarla.
“Sono così felice di sapere che non mi odi, nonostante tutto!”.
Minerva spalancò gli occhi, costretta a ricambiare l’abbraccio.
“Oh, ma io non potrei mai...”, disse ad alta voce. “Comunque sia, vi va un brindisi per la nostra riappacificazione?”
“Veramente eravamo impegnati a rimproverare Hikari”, ammise Sting. Minerva però non lo ascoltò, prendendo dei calici.
“Su, su, non fate storie, solo un momento!”.
Girata di spalle per com’era, nessuno di loro avrebbe potuto accorgersi del suo gesto: si era infatti chinata leggermente e aveva fatto cadere in uno dei calici una goccia di un liquido rosa e denso.
Una sola goccia sarebbe bastata, o almeno così August le aveva detto.
E gli aveva anche dato un avvertimento: non finirà bene.
Ma ovviamente lei non aveva voluto sentire ragioni. Poi riempì i calici di vino, ne prese uno e lo porse a Rogue.
“Ad un nuovo inizio”, sussurrò. Lui la guardò sorpreso, trovava curioso quel suo cambiamento tanto repentino, ma non si fece troppe domande e mando giù il liquido, mentre Sting intimava sua figlia a non bere, in quanto minorenne.
Il corvino non avvertì né un sapore né un odore diverso in ciò che stava bevendo. Quando Minerva lo guardò negli occhi, non vide alcun cambiamento. Probabilmente c’era bisogno di un po’ più di tempo.
Avrebbe avuto modo in seguito di pensarci, perché Lucy e Natsu erano rientrati con sul viso l’espressione di chi doveva dire qualcosa di importante.
“Ascoltate tutti, dobbiamo dirvi una cosa”, affermò il Dragon Slayer.
Igneel alzò gli occhi al cielo, portandosi le mani sulla testa.
“Ancora? Abbiamo capito che abbiamo sbagliato, basta così!”
“Non è di questo che dobbiamo parlarvi. È una cosa che riguarda August. Lucy, puoi?”.
La bionda annuì, compiendo poi un respiro profondo. Ottenuto l’attenzione di tutti i suoi compagni di gilda, iniziò a raccontare di ciò che tanti anni fa aveva visto e dell’esimia ma importante probabilità che Zeref e Mavis fossero ancora vivi.
Notizia che ovviamente portò molto shock e ulteriori domande.
“Lucy, ma tu sei proprio sicura di quello che hai visto?”, chiese Levy.
“Non sono sicura di quello che ho visto. Il fatto è che non mi spiego come entrambi possano essere vivi, ma se davvero c’è una possibilità allora dobbiamo cercarli”
“Come?”, chiese Gajeel impaziente.
“La maledizione ha colpito l’intera Earthland. Di conseguenza, anche loro potrebbero essere finiti qui”
“Ma a Magnolia non ci sono, sai, ce ne saremmo accorti”, fece notare Laxus.
“Certo, perché questa città è stata creata appositamente per noi. Ma come i nostri figli che sono stati praticamente sbalzati da tutt’altra parte, lo stesso potrebbe valere per loro”.
“D’accordo, ho ben capito ciò che volete dire”, affermò a quel punto Gildarts. “Ma anche se questa cosa fosse vera – e non ne abbiamo la certezza – come potremmo trovarli? Potrebbero essere ovunque”
“August è bravo con gli incantesimi”, disse Natsu. “Lui saprà come fare”.
Fu a quel punto che il master spalancò gli occhi.
“Tu vuoi chiedere a lui di aiutarci? Devo ricordarti che vuole uccidere tua figlia?”
“Se riusciamo davvero a ritrovare la sua famiglia, non vorrà più farlo”
“Sì”, borbottò Cana. “E se non riuscite a trovarla se incavolerà ancora di più”
“Però vale la pena provare”, sospirò il Dragon Slayer. “Andrò a parlarci io”
“Tsk”, fece Gajeel. “Allora siamo fregati”
“Sei proprio certo che ti ascolterà?”, domandò Lucy preoccupata.
Lui allora la attirò a sé, rassicurandola.
“ È una cosa che solo io posso fare. Dopotutto è una mia responsabilità. Non preoccuparti, non mi farò ammazzare”.
Il suo solito sorriso spavaldo. In certe cose Natsu non cambiava mai.
“Allora, master. Mi dai il tuo consenso?”
“E da quando in qua ti serve il mio consenso? Faresti comunque come vuoi”, sospirò lui.
Natsu pensò effettivamente che fosse vero. Adesso, tutto ciò che doveva fare era andare a parlare con August.


Quest’ultimo si trovava nella calma e nella quiete di casa sua, adagiato su uno dei divani in pelle, mentre sorseggiava del vino. Acnologia come sempre non c’era, quel tipo preferiva di gran lunga allenarsi in mezzo ai boschi, a differenza sua che aveva imparato anche ad apprezzare le comodità moderne. E poi, dopo tutto quello che aveva passato, si meritava di certo un po’ di riposo. Prima la battaglia con quei pazzi, poi il preparare la pozione d’amore per Minerva. Alle volte si sentiva più uno zerbino che un potente mago.
E, senza che potesse saperlo, le cose stavano per cambiare ancora una volta.
Natsu si presentò alla porta di casa sua senza paura. Era certo che quel tipo lo avrebbe ascoltato. Anche perché altrimenti sarebbe stato un problema.
Quando Agust se lo ritrovò davanti fece una smorfia.
“Oh, Natsu Dragneel in carne d’ossa. Se sei venuto qui per vendicarti dei problemi che ho causato ai tuoi figli, sappi che sono abbastanza stanco. Magari domani, eh?”
“No, sono qui per parlarti. Posso entrare?”.
L’altro batté le palpebre. Ma chi si credeva di essere? E soprattutto, che cosa voleva da lui?
Nonostante ciò gli permise comunque di entrare. Natsu si guardò intorno con fare spaventato.
“Non c’è Acnologia, vero?”
“Se fosse qui, tu saresti già morto. E ti conviene sbrigarti, prima che torni. Che cosa vuoi da me?”
“D’accordo”, sospirò. “Senti, lo so che tutto questo potrà sembrarti assurdo, ma abbiamo bisogno che ci dai una mano. Esiste una piccola… piccolissima possibilità, e ti prego di metabolizzare bene la cosa, che la tua famiglia sia ancora viva”.
August allora spalancò gli occhi, balzando in avanti.
“Che cosa stai dicendo? Loro sono morti, e tu lo sai!”
“Sì, è quello che pensavamo tutti!”, Natsu tentò di tenerlo lontano da sé. “Ma Lucy oggi ci ha detto una cosa. Ci ha detto che dopo la battaglia di Alvarez, per un breve istante, ha visto due persone identiche a Mavis e Zeref. Magari erano proprio loro, magari in qualche modo sono sopravvissuti. Non lo so, non lo sappiamo, m se davvero è così… probabilmente li hai mandati in questo mondo senza che ne sapessi nulla”.
L’espressione del giovane era adesso indefinita. Quello che Natsu diceva non aveva senso. Aveva cercato a lungo la sua famiglia, ma non era mai riuscita a trovarla, era per questo che aveva lanciato la maledizione, per colmare il suo vuoto!
Che senso aveva adesso tutto ciò?
Lanciò a Natsu un’occhiata truce.
“Perché mi stai dicendo questo?”
“Perché?”, rispose il Dragon Slayer con molta calma. “Perché per la famiglia si fa sempre di tutto. E che ti piaccia o no, tu fai parte di questa famiglia. Se non vuoi, puoi anche dimenticare quello che ho detto. Altrimenti, puoi cercare di renderti utile e venire con noi. Sai, Fiamma crede che ci sia del buono in te. E magari forse ha ragione, chissà...”.
Non riusciva a credere che quel tipo, che adesso gli stava voltando le spalle, avesse osato parlargli in quel modo.
Oramai era incattivito da tutto ciò che era successo. Ma se davvero c’era una piccola possibilità di ottenere la felicità tanto ricercata, rinunciarvi a priori sarebbe stato assurdo.
No, assurdo sarebbe stato accettare! Quelli erano i suoi rivali, li detestava, questo non sarebbe cambiato. Senza contare che la fiducia di Acnologia nei suoi confronti era già abbastanza debole, dopo aver “salvato” Fiamma.
Già, Fiamma. Quella ragazzina sciocca che era stata capace di scalfire il suo cuore all’apparenza di pietra.
E adesso Natsu veniva lì a fargli una richiesta. Magari era tutto un inganno.
Ma voleva sapere.
“Che cosa devo fare?”.
Il Dragon Slayer sorrise. Quello era già un grande passo in avanti.



NDA
Ok, QUESTO è un punto molto importante, in cui mi sono ricollegata all'ultimo capitol del manga. Avete presente quando, un anno dopo, Fairy Tail sta festeggiando allegramente e Lucy vede in lontananza le figure di Mavis e Zeref che parlano?
Ecco, la cosa non viene molto approfondita, ma dubito si trattassero di spiriti [?], comunque, per mia interpretazione sono vivi, solo che non ci crede nessuno. E hanno ragione.
Comunque, questa sarà l'occasione per poter August di capire veramente quello che vuole.
Minerva invece è passata al lato oscuro. Il filtro d'amore funzionerà? Ci saranno delle conseguenze?

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Partenza ***


23 - Partenza


Un furente Gajeel camminava avanti e indietro, mentre sua moglie tentava di calmarlo.
“Su, caro… non c’è bisogno di agitarsi così”
“C’è bisogno invece!”, si rivolse poi ad Ametyst, la quale sembrava piuttosto annoiata e seccata. “Tu! Tu devi smetterla di buttarti in operazioni suicide. Lo hai fatto per seguire quel fiammifero ambulante, non è vero?”.
L’adolescente si ritrovò ad arrossire. Perché mai tutti doveva mettere in mezzo quella storia?
“Io ho agito così perché era la cosa giusta”
“Perfetto, perché non potrai più fare una cosa del genere per il resto della tua esistenza, Ametyst Redfox!”
“Cosa?! Andiamo, ma sei serio? Non puoi farlo!”
“Posso eccome, invece!”.
Akua guardava con curiosità suo padre e sua sorella litigare, mentre Levy le accarezzava la chioma turchese.
“Gli passerà?”
“Spero di sì”, sospirò sua madre.

Nel mentre, Lucy attendeva impazientemente l’arrivo di Natsu. Se quest’ultimo si fosse trovato nei guai lo avrebbe già capito. Forse era stata una decisione avventata.
Accidenti! Ma perché non aveva nessuna sicurezza?
“Coraggio, Lucy”, la tranquillizzò Erza. “Sono sicura che Natsu tornerà di qui a poco, avrà sicuramente trovato un modo per convincerlo… spero”
“Quello “spero” non mi piace per niente!”.
Mentre le due parlavano, Arya si avvicinò cautamente, tenendo lo sguardo basso come un cane bastonato.
“Mamma, posso...”.
Erza però, per tutta risposta, le lanciò un’occhiataccia che la costrinse a scappare e a nascondersi dietro Gerard, insieme a Luna.
“Te l’avevo detto io di lasciar perdere”, sbuffò quest’ultima.
“Che sia chiaro. Con me non si scherza”, proferì Titania severamente. “Sapete bene cosa significa farmi arrabbiare!”.
Le due gemelle tremarono ancora, stringendosi al padre, il quale non avrebbe però loro dato un aiuto.
“Io non vi difendo. Anche perché se lo faccio, dovrò anche io fronteggiare l'ira di vostra madre”, affermò con naturalezza.
Lucy stava per lasciarsi andare allo sconforto, quando finalmente le sue preghiere vennero esaudite. Calò un silenzio abissale.
Natsu era effettivamente lì, e insieme a lui c’era proprio August. Perché era lui il responsabile della loro infelicità, era lui che aveva fatto del male ai ragazzi, era per colpa sua se genitori e figli erano stati separati.
Per questa serie di motivi, adesso, Fairy Tail fissava l’indesiderato ospite con indignazione. Tutti ovviamente tranne Fiamma, la quale era semplicemente curiosa.
“Lui… qui?”, domandò la bionda.
“Sono riuscito a convincerlo abbastanza facilmente”, spiegò il Dragon Slayer.
August sbuffò a braccia conserte, capendo di trovarsi non poco a disagio.
“Si, va bene… cosa volete da me?”
“Oh, ci sono tante cose che vorremmo da te”, Gajeel sembrava pronto a scattare, ma fortunatamente Levy lo frenò.
Fu Gildarts, in quanto master e suo rivale più rispettato, a parlare.
“Immagino che Natsu ti abbia già spiegato la situazione”
“Sì, me l’ha spiegata. Ma non vedo come io possa essere utile”
“Tu sei bravo con gli incantesimi e le pozioni, non è vero?”, domandò Lucy.
Lui schioccò la lingua.
“Sì, diciamo che me ne intendo abbastanza. Perché?”
“Allora forse puoi creare una sorta di… incantesimo di localizzazione? Almeno così sapremo dove sono Mavis e Zeref. Sempre che siano vivi...”, Lucy diede una gomitata a Natsu.
Il giovane aveva uno sguardo piuttosto circospetto. Per lui non era facile credere al fatto che la sua famiglia potesse essere viva. Non intendeva vivere di illusioni. Ma una parte di lui voleva provare a crederci.
“Beh… senza un oggetto o qualcosa che apparteneva a uno dei due sarà difficile. Ma vedo cosa riesco a fare”
“D’accordo”, asserì Gildarts. “Natsu e Gajeel verranno con te e si assicureranno che tu non faccia cose strane”.
Il Dragon Slayer di ferro a quel punto ghignò.
“Bene, questa cosa mi piace”.

Hikari si guardò intorno con fare confuso. Rogue era sparito già da un po', e non aveva la più pallida idea di dove fosse andato a finire.
“Frosch, hai visto Rogue per caso?”, domandò all’Exceed.
“Frosch non lo sa, mi dispiace. Lui è tanto strano per adesso”
“Più del solito, intendi dire?”, sospirò chiudendo gli occhi. Doveva assolutamente trovare un modo per far accettare a suo padre il fatto che lei e Rogue si amassero e che non c’era niente da fare. Se era riuscita ad accettarlo perfino Minerva, allora non era impossibile.
Una delle porte si aprì, e Rogue fece la sua comparsa.
“Oh, eccoti qua!”, esclamò lei contenta. “Non ti ho visto più, mi sono preoccupata...”.
La ragazza non si era accorta della strana luce negli occhi del fidanzato. Una luce che di solito non gli apparteneva, ma che comunque persisteva.
“Minerva”, mormorò. “Devo andare da Minerva”
“Minerva? È esattamente dove l’hai lasciata”, tentò di spiegare, ma il corvino l’aveva praticamente scavalcata. Decise quindi di andargli dietro.

Minerva stava intanto amabilmente parlando con Yukino e Sting di tutto ciò che in quegli anni era successo.
“Deve essere stato terribile essere rinchiusa in un manicomio. La cosa non ti ha segnato?”, domandò lei.
“Ci vuole una forza ferrea per resistere. Tieni anche di conto che non ricordavo assolutamente niente, né il mio nome, né la mia storia. Non appena la maledizione si è spezzata, mi sono subito liberata”
“Perdonaci se non siamo venuti subito a cercarti. Lo avremmo fatto sicuramente, il fatto è che c’è stato un vero caos e...”
“Ero impegnato a tentare di non uccidere Rogue”, borbottò Sting, ancora con pieni intenti omicidi verso il suo migliore amico.
Fu proprio il soggetto della loro discussione ad avvicinarsi poco dopo, con un’espressione piuttosto strana in viso.
“Rogue”, chiamò Minerva. “Perché mi guardi così?”.
Il corvino non rispose. Semplicemente la afferrò con delicatezza e allora la baciò. La baciò davanti a due sconvolti Yukino e Sting e davanti una ancora più scioccata Hikari, la quale aveva sentito il cuore spezzarsi in quel preciso istante.
Che cosa stava succedendo?
Minerva stessa rimase molto sorpresa da tanta irruenza da parte di Rogue, a quanto pare la pozione stava finalmente facendo effetto. Quando il mago si staccò, la guardò negli occhi.
“Perdonami, Minerva. Ho fatto un errore. Tu sei la donna con cui dovrei stare”.
Quelle parole arrivarono chiare e tonde a Hikari, la quale era semplicemente sconvolta.
“R-Rogue?”, domandò. Lui allora si voltò a guardarla, con uno sguardo piuttosto spento in realtà.
“Oh, Hikari”, disse con noncuranza. “Mi dispiace, ma mi sono reso conto di ciò che è realmente importante”
“Ma che significa? Fino ad un attimo fa non la pensavi così!”.
Minerva si era stretta a Rogue, facendo spallucce.
“Dispiace anche a me, cara. Forse è così che doveva andare”, affermò semplicemente.
La ragazza però continuava a non capire.
“Rogue, pensavo mi amassi, hai già cambiato idea?”, sussurrò con le lacrime agli occhi.
Sting e Yukino a loro volta non riuscivano a capire cosa passasse per la mente del loro amico. Fu proprio il primo a scuoterlo leggermente.
“Ehi! Ma si può sapere che ti prende?”
“Qual è il problema, Sting? Pensavo che non accettassi questa relazione”, intervenne Minerva.
“Infatti è così, ma un minimo di delicatezza no, eh? Ti piace proprio spezzare il cuore alla gente”
“Rogue, io e te dobbiamo parlare!”, insistette Hikari, sempre più furente.
“Mi spiace, ma non ho niente da dire”.
Minerva si sorprese molto. Quel filtro d’amore era stato davvero efficace. Hikari strinse i pugni, allontanandosi prima di scoppiare in lacrime a causa del troppo nervosismo.
“Hikari, aspettami!”, gridò Yukino andandole dietro. Sting, dal canto suo, non riusciva a staccare gli occhi da Rogue. Quel suo modo di fare era in troppo innaturale, probabilmente doveva esserci qualcosa sotto, avrebbe scoperto cosa.

A Natsu e Gajeel era stato affidato l’ingrato compito di controllare che August non facesse strani scherzi. Quest’ultimo avrebbe preferito non avere la scorta mentre lavorava, ma doveva accettare la cosa.
I due Dragon Slayer si guardarono intorno, notando le numerose boccette contenenti liquidi colorati, polveri brillanti ed erbe che non avevano mai visto.
“Non sapevo ti piacesse così tanto creare pozioni”, commentò il rosato.
“In qualche modo la mia creatività dovrò anche sfogarla”
“Quando non lanci maledizioni”, borbottò Gajeel.
Natsu gli fece segno di tacere, avvicinandosi poi al nipote, curioso.
“Che cosa stai facendo?”, chiese. August alzò gli occhi al cielo.
“L'incantesimo di localizzazione”, spiegò. “Ho cercato a lungo, e in un mio vecchio scrigno ho trovato questo”, mostrò un pezzo di stoffa nero. “Un pezzo del vestito di Zeref. Non chiedermi perché l’ho conservato, volevo solo qualche ricordo, anche se esimio, della mia famiglia”
“Oh, capisco. E ora che succede?”
“Succede che davanti a noi c’è una mappa”, spiegò mostrando la cartina che aveva davanti, poggiata sul tavolo. “Di questo mondo ovviamente. Dove questo pezzo di stoffa cadrà, loro saranno. O almeno spero che sia così”.
Anche Gajeel adesso sembrava piuttosto incuriosito da quella faccenda, quel mago ci sapeva fare.
August gettò della polvere azzurrina sulla stoffa. Quest’ultima si sollevò in aria, ricadendo poi su un punto preciso della mappa. I tre allora si chinarono, curiosi.
“Ma non è molto lontano da qui! O sbaglio?”, domandò il Dragon Slayer di fuoco.
“Come facciamo a sapere se è affidabile o no?”, sbuffò Gajeel.
“Andando direttamente lì. Devo ricordarvi che è una vostra idea?”, fece August seccato.
Natsu però sembrava deciso ad andare fino in fondo.
“Non ti preoccupare, andrà bene!”, lo rassicurò, lasciandolo abbastanza perplesso. Adesso, da nemici erano diventati un’allegra famiglia felice?
Non era così che funzionava. O almeno, non per lui.
Dopodiché i tre tornarono al locale, dove gli altri, impazienti li aspettavano.
“Oh, Natsu. Eccoti qui”, sospirò Lucy sollevata. “Allora, avete scoperto qualcosa?”
“Abbiamo scoperto che, a quanto pare, Zeref e Mavis potrebbero essere più vicini di quanto sembra”, spiegò poggiando la mappa sul tavolo.
Curiosa, Fiamma osservò il punto segnato da una grossa X rossa. Come non poter riconoscere lo stesso luogo in cui era praticamente cresciuta?
“Ma io lo conosco!”, esordì. “Qui si trova l’orfanotrofio”
“Fantastico”, August alzò gli occhi al cielo, ironico. Possibile che quella bambina fosse stata a due passi dalla sua famiglia senza che nessuno ne sapesse nulla?
“Già, comunque sia, sarà necessario lasciare Magnolia. Io, Lucy, Happy e August andremo a cercarli”.
A quel punto Neel scattò in piedi.
“Voglio venire anche io”
“E anche io!”, aggiunse Fiamma.
“Dopo quello che avete fatto… VE LO POTETE SCORDARE!”, esclamò Natsu.
Sua figlia però sbuffò.
“Questo non è giusto. In quanto Salvatrice, è una cosa che riguarda anche me”
“E in quanto fratello della Salvatrice, riguarda anche me! E riguarda anche la nostra famiglia nel particolare, quindi io e Fiamma veniamo”, affermò a braccia conserte.
L’Exceed allora decise di andare in loro aiuto.
“Sapete, forse sarebbe meglio portarli con noi. Chissà cosa potrebbero combinare altrimenti...”
“E va bene, d’accordo”, sbuffò.
“Va bene d’accordo?!”, esclamò August. “Cos’è diventata? Una gita di famiglia?!”
“Ehi, in questo caso il leader sono io e si fa quello che dico io!”
“Ragazzi”, intervenne Lucy. “Tutto ciò è fantastico, ma non vi state dimenticando di un dettaglio? Acnologia non ti dirà nulla?”.
August pensò. Certo non poteva dire al suo alleato che stava andando a cercare il resto della sua famiglia insieme ai “nemici”, soprattutto vista la sua posizione un po’ precaria.
“Mi inventerò qualcosa. Allora, quando ce ne andiamo?”
“Domani”, chiari Natsu. “Sempre che tu non voglia cambiare idea”.
Adesso era anche finito a farsi dare ordini. Doveva ammettere però che tutta quella situazione lo entusiasmava non poco. Forse aveva la possibilità di ritrovare finalmente la felicità perduta?
Fiamma osservò August. Avrebbero avuto occasione di passare del tempo insieme, e chissà cosa ne sarebbe venuto fuori.

Hikari era tanto corsa a casa sua e si era rinchiusa in camera. Non voleva vedere nessuno, né parlare con nessuno. Era allibita da quanto successo poco prima. Cos’era, uno scherzo forse? Non riusciva a credere che Rogue dicesse sul serio.
Sapeva di non poter competere e di non avere alcun diritto di arrabbiarsi, ma era più forte di lei.
Lo amava, non avrebbe potuto reagire in maniera diverse.
Si asciugò le lacrime, avvertendo poi dei passi provenire da dietro la porta. Sua madre le era ovviamente venuta dietro per cercare di calmarla.
“Hikari, tesoro...”
“Non dire una parola, ok? Io non sto capendo, mi sento presa in giro! Cosa è quel cambiamento repentino? Non capisco mamma, perché è tutto così difficile?”.
Intenerita dal suo pianto, Yukino si avvicinò e la cinse in un abbraccio.
“Amare alle volte può essere crudele. Deve essere successo qualcosa”
“Ma cosa? Rogue è cambiato da un momento all’altro, non mi ha neanche spiegato il perché”.
Effettivamente Hikari non aveva tutti i torti. C’era qualcosa di fin troppo strano che non sapeva spiegarsi.
Sting raggiunse le due poco dopo, in compagnia di Lector e Frosch. Gli Exceed si fiondarono subito sulla ragazza, tentando di tirarle su il morale.
“Non piangere, Hikari!, fece il primo. “Si aggiusterà tutto!”
“Anche Frosch lo pensa!”
“Ragazzi, siete davvero adorabili...”, commentò lei tirando su con il naso.
Yukino indietreggiò, fino a scontrarsi con Sting.
“Caro...”
“Qualcosa non mi torna”, sussurrò. “Rogue è fin troppo strano. E Minerva è diventata fin troppo gentile”
“Che cosa stai cercando di dire?”
“Sto cercando di dire che probabilmente lei sta tramando qualcosa. Il fatto è che non ne sono sicuro, ma non saprei spiegarmi in altri modi tutto ciò”.
Hikari sollevò lo sguardo in direzione dei genitori, facendo una smorfia.
“Immagino che tu sia contento, non è vero? Non volevi che io e Rogue stessimo insieme e così è stato!”
“Secondo te potrei mai essere felice nel vederti soffrire?”, sbuffò Sting.
“Io, beh… non lo so! Sinceramente per adesso non so nulla!”.
Lui allora si avvicinò, abbracciandola e posandole un bacio sulla fronte.
“Sistemerò le cose”, le promise. Adesso si trovava in una situazione davvero difficile. Da un lato avrebbe preferito mettere la parola fine alla storia d’amore fra sua figlia e Rogue, perché sarebbe stata la cosa più giusta. Ma da un lato, il vederla soffrire in questo modo gli spezzava troppo il cuore. Di conseguenza non poteva rimanersene con le mani in mano.

Chissà cosa avrebbe fatto Acnologia se avesse saputo cosa August stava combinando?
Era una cosa che non doveva assolutamente pensare. E l’unica che poteva aiutarla era anche una delle persone che poteva sopportare di meno.
Ma Minerva poteva coprirlo, quindi doveva assolutamente provare.
La donna era tutta intenta a fare mille moine a Rogue – cose da voltastomaco – ma decise comunque di avvicinarsi con molta calma.
“Amh, amh”, si schiarì la voce. “Chiedo scusa per l’interruzione”
“August!”, sussurrò Minerva. “Il filtro d’amore ha funzionato, sei un genio”
“Sì, okay, è fantastico”, fece sbrigativo. “Senti, ti devo parlare. Ho bisogno che tu mi copra con Acnologia. Non posso dirgli che devo andare a fare ricerche per conto mio, non mi crederebbe e si insospettirebbe, e la mia posizione è già abbastanza delicata. Quindi te lo chiedo per favore”.
Lei allora sorrise.
“Dopo la grande mano che mi hai dato, è ovvio che ti copro volentieri”.
August sospirò. Alla fine a quanto pare il suo essere “gentile e caritatevole” aveva portato qualcosa di buono.
Adesso doveva solo prepararsi psicologicamente al fatto che avrebbe dovuto passare del tempo con quei quattro individui che aveva sempre creduto di odiare…


La partenza era fissata per il giorno dopo. Neel e Fiamma, paradossalmente, conoscevano il mondo fuori da Magnolia, mentre Lucy e Natsu non conoscevano assolutamente niente, quindi sarebbero stati i loro figli a guidarli.
“Mi raccomando, fate attenzione”, si raccomandò Mira. “E tornate presto”
“Andrà tutto bene”, la rassicurò Lucy. “Insomma, abbiamo pur sempre la magia, in caso dovesse andare male!”
“Mi sento tutto un fuoco!”, esultò Neel, che tendeva ad eccitarsi per un nonnulla.
Ametyst si avvicinò a lui, con le guance totalmente arrossate.
“Mi raccomando, non fare cose stupide”
“Quando mai io ho fatto cose stupide?”
“Tipo sempre. Questa è una missione importante, lo sai vero?”.
Igneel sorrise, afferrandole dolcemente una mano.
“Assolutamente sì. Conta su di me!”.
Quel lieve contatto bastò a farla fremere. Ametyst sentì il cuore iniziare a battere forte
Poi sorrise.
“Conto su di te”.
Anche Rayn si stava avvicinando a Fiamma, stretta nell’abbraccio soffocante di Yuki, la quale si era fatta subito indietro non appena aveva visto il fratello.
“Riguardati, ok?”. La piccola rosata annuì.
“Sta tranquillo, Rayn”
“Tranquillo con quello lì che ti gira intorno non posso esserlo”, disse circospetto, poggiandole una mano sulla testa. “Ma so che comunque non ti accadrà niente”.
Fiamma lo vide chinarsi su di sé e poggiarle un bacio su una guancia, un gesto molto dolce che bastò per mandarla letteralmente in brodo di giuggiole.
Tutta quella dolcezza palpabile stava facendo venire la nausea ad August, il quale non vedeva semplicemente l’ora di andar via di lì.
Gildarts gli si avvicinò, dandogli una pacca su una spalla.
“A quanto pare alla fine anche i vecchi nemici possono diventare alleati”
“Io non sono ancora un vostro alleato”, chiarì.
“Giusto. Ma magari lo diventerai presto. E nel frattempo...”.
A quel punto, il master fece una cosa che non si era aspettato. Gli afferrò un braccio e mise al suo polso qualcosa: sembrava un bracciale in ebano, impossibile da togliere.
“Ehi! Che cos’è questa cosa?”
“Bracciale anti-magia”, spiegò Cana a braccia conserte. “Così possiamo stare sicuri che non proverai a fare nulla di strano”
“Non ci posso credere! State davvero facendo una cosa del genere?”, si lamentò provando inutilmente a togliere il bracciale. Alla fine però aveva davvero poco di cui lamentarsi, era ovvio che non si fidassero di lui. Ma il fatto di essere privato della magia lo seccava alquanto.
Natsu allora gli circondò le spalle con un braccio.
“Su, scommetto che questa sarà una buona occasione per noi per legare!”.
August gli lanciò un’occhiataccia.
“Toglimi immediatamente le mani di dosso, perché, anche se non ho più la magia, ho comunque la forza fisica”
“D’accordo, va bene, che caratterino. Allora andiamo, siete pronti ragazzi?”
“Sì!”, esultò Fiamma contenta.
Nessuno di loro aveva idea di cosa quel viaggio avrebbe portato. Magari non avrebbero risolto niente, magari avrebbero aiutato uno di loro a ritrovare la felicità perduta. Fiamma non ne aveva idea, ma sicuramente non vedeva l’ora di scoprirlo.



NDA
Abbiamo appurato che il filtro ha funzionato. Sting però ha capito che qualcosa non quadra.
August invece andrà a fare una bella gita di famiglia, potrebbe accadere di tutto in questo contesto. Come pensate che andrà? ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Cattivi non si nasce ***


24 – Cattivi non si nasce

Quella era in assoluto una delle situazioni più umilianti in cui August si fosse mai trovato. Non si sentiva neanche più credibile come mago oscuro, era una cosa assurda.
Natsu e Neel erano momentaneamente fuori gioco, poiché si trovavano in autobus e i mezzi di trasporto avevano sempre un effetto disastroso sui Dragon Slayer. Fiamma invece sopportava un po’ meglio, probabilmente grazie al fatto che era abituata.
“Fiamma, non sporgerti troppo dal finestrino”, raccomandò Lucy alla figlia, la quale aveva cacciato la testa fuori da quest’ultimo, lasciando che il vento le scompigliasse i capelli.
“Oh, ma mi diverto”, si lamentò.
“Fermate il mondo, voglio scendere”, boccheggiò Neel, accasciato sul sedile.
“Su, Neel. Abbi coraggio”, tentò di incitarlo Natsu.
August sbuffò a braccia conserte.
“Questo è veramente umiliante per me. Non posso credere di aver davvero ceduto a questa vostra richiesta”
“Guarda che è una cosa che riguarda anche te”, affermò Lucy. “Pensa cosa accadrebbe se li trovassimo”
“Non sono sicuro di volerlo sapere. Mio padre non ha mai saputo che fossi suo figlio, e probabilmente adesso non ricorderà neanche di avere avuto a che fare con me”
“Ma pensa”, borbottò Neel. “Questo deve essere il karma”.
August fece per insultarlo, ma prontamente Fiamma attirò la sua attenzione.
“Io sono davvero troppo curiosa di conoscerli. Dopotutto fanno parte della mia famiglia. Abbiamo lo stesso sangue, lo sai August?”.
Lui alzò gli occhi al cielo. A certe cose preferiva di gran lunga non pensarci.
“Purtroppo lo so”
“Perché “purtroppo”? Lo sai cosa? Penso che saresti potuto venire da noi se ti sentivi solo, ti avremmo accolto”
“Vivere con colui che ha ucciso mio padre?”
“Ti ho già spiegato com’è andata”, mormorò Natsu. “Testardo”.
L’altro gonfiò le guance, dovendo ammettere a se stesso di provare non poco imbarazzo. Per il semplice fatto che non era abituato a quella situazione così familiare e calorosa.
“Lo sai, così non fai più tanta paura. Sei quasi tenero”, commentò Fiamma sorridendo.
“Tenero a chi?! Non provare più a dire una cosa del genere!”, esclamò arrossendo. Solo perché non poteva utilizzare la sua magia, la gente adesso si permetteva di trattarlo come voleva?
“Su, su. Adesso smettetela di discutere”, Lucy aveva preso a frugare dentro il suo zaino. “Anche se ti rifiuti di ammetterlo, fai parte di questa famiglia. E in ogni famiglia ci sono sempre delle discussioni, ma ci si aiuta sempre. Vedrai che andrà tutto per il meglio. Su, ora bevi questo”, fece porgendogli un succo di frutta.
August fece una smorfia. Lucy era stato in grado di rabbonirlo con quel suo modo di fare così deciso e materno.
Chissà se aveva ragione…


Meredy aveva deciso di approfittare di quel breve e momentaneo periodo di tranquillità, per comportarsi semplicemente da moglie e madre, tutte cose che non era riuscita a fare da quando si era risvegliata, quindi era importante rimediare in qualche modo.
Lyon scorse la sua bella tutta intenta ai fornelli, la trovava adorabile nel suo tentativo di non utilizzare la magia.
Preso dalla foga, le si avvicinò silenziosamente, cingendole con le braccia la vita e stringendola da dietro. Meredy, riconoscendolo, sorrise.
“Piano… sbaglio o qui qualcuno è un po’ eccitato?”
“Vuoi forse biasimarmi? Coraggio, vieni un po’ qui...”
“Ah, Lyon. Sei proprio incorreggibile”, sospirò mentre lui iniziava a lasciarle una scia di baci sul collo e con le mani iniziava a percorrerle il corpo. Il suo tocco probabilmente era una di quelle cose di cui non si sarebbe mai stancata. La passione stava quasi per esplodere, quando degli scricchiolii alle loro spalle li costrinsero ad interromperli.
Lyon non ebbe neanche bisogno di voltarsi.
“Syrio, dove stai andando?!”, domandò subito. Lui imprecò sottovoce.
“Vado dagli altri”
“Dagli altri o da Yuki?”
“Anche se fosse?”
“Lascia perdere, ti dico! Lei non fa per te. E poi non ho intenzione di imparentarmi con Gray”
“Non è un problema mio!”, esclamò con teatralità. “Io la amo e un giorno la sposerò!”
“Cosa?! Syrio, aspetta! Mio Dio, ma cos’ha quel ragazzino?!”.
Meredy non riuscì a trattenere una risata, stringendolo a sé.
“Penso di sapere da chi abbia preso la testardaggine. Su, non essere severo con lui. Dov’è che eravamo rimasti?”.
Bastò quella semplice frase a mandare via il malumore di Lyon. Di lì a poco avrebbe consumato una passione ardente come fuoco.

Rayn se ne stava accasciato su un tavolo, depresso.
“Mi manca Fiamma”, sospirò.
“Manca anche a me”, si lamentò Yuki. “E se le cose vanno male? E se August fa qualcosa che non deve?”
“Non devi preoccuparti di questo”, Juvia le donò una carezza. “August non può usare la sua magia, sono tutti al sicuro”
“… O peggio!”, la bambina sembrava non ascoltarla neanche. “Se Acnologia decide di attaccarci adesso?”
“Allora sapremmo come fronteggiarlo”, disse Gray sicuro di sé.
“… Mi manca Fiamma...”, ripeté Rayn come un disco rotto. Suo padre alzò gli occhi al cielo. Sicuramente quel ragazzo non gli somigliava da quel punto di vista. No, aveva preso dalla madre, questo era poco ma sicuro.
Syrio, con il fiato corto, si avvicinò alla famiglia Fullbuster, puntando Yuki.
“Yuki! Eccomi, sono qui!”
“Arrivo! Io sto andando, ci vediamo dopo, ciao, ciao!”
“Dov’è che state andando?”, chiese Gray senza ovviamente ottenere risposta. “Ehi! Ah, quel… quel… piccolo Lyon in miniatura! Se fa qualcosa che non deve con la mia principessa, giuro che lo iberno!”.
A quelle parole Juvia scoppiò a ridere.
“Oh, Gray. Sei sempre così adorabile nei tuoi modi di fare. Juvia lo adora”, sussurrò a pochi millimetri dal suo viso. Lui sorrise, donandole un bacio mozzafiato, mentre Rayn scostava lo sguardo.
“No, ma prego. Fate pure!”.

Mira intanto stava riordinando una fila di bicchieri, mentre tentava inutilmente di rabbonire Laxus, ancora furioso per quanto successo.
“Su, tesoro...”
“Non ci penso neanche. Quando dico una cosa, quella deve essere. Alecta è troppo ribelle. E quell’idiota di Freed le da addirittura corda. Deve ringraziare che non lo fulmino”
“Lei voleva solo rendersi utile. Tu avresti fatto lo stesso al posto suo”.
Fece per ribattere, ma dovette rendersi conto che effettivamente Mira aveva ragione.
Questo però non aveva importanza. Doveva proteggere i suoi figli, nonostante tutto.
Alecta sapeva, dal canto suo, di essere stata avventata. Ma più di tutti si sentiva in colpa verso Freed. Quello stupido che si era sempre divertita a prendere in giro era stato messo in mezzo soltanto per la sua bramosia di combattere. Forse era doveroso chiedere scusa?
Si schiarì la voce, avvicinandosi al mago dai capelli verdi.
“Emh, Freed...”
“Alecta, faresti meglio a non parlarmi se non vuoi che passiamo entrambi i guai”
“Non mi importa. Senti, mi dispiace, non volevo metterti nei casini”
“Sta di fatto che è successo”
“Lo so, ma ti ho già chiesto scusa. Adesso non mi vuoi più parlare?”.
Freed guardò gli occhi azzurri e languidi dell’adolescente. Cosa voleva esattamente da lui?
“Come se fosse possibile”, si lamentò. Alecta sorrise a quelle parole, si sentiva stranamente più sollevata. Alla fine a Freed sarebbe passata, ne era certa,

Ametyst invece si sentiva piuttosto nervosa. Non riusciva a stare ferma, doveva fare qualcosa! Già il fatto che Neel non ci fosse la rendeva nervosa – ma questo non lo avrebbe ammesso – se doveva starsene anche lì senza fare niente, sarebbe morta di sicuro!
Si sollevò lentamente e si guardò intorno con fare circospetto. Forse, incamminandosi lentamente, nessuno l’avrebbe vista…
“Dove vai?”, domandò Akua curiosa. Ametyst imprecò sotto voce.
“Io? Al… bagno...”, mentì spudoratamente.
Ciò non era potuto sfuggire a Gajeel, che negli anni trascorsi in veste di poliziotto, aveva imparato ad avere occhi e orecchie ovunque.
“Tu non ti muovi di qui, sappilo”
“Insomma, non mi puoi tenere rinchiusa per sempre, rischio di impazzire!”, si lamentò.
“Non hai più diritto di parola!”.
Come sempre, Levy pensò bene di intervenire per cercare di mettere la buona.
“Tesoro, non essere così duro. Ametyst potrebbe portarsi dietro Emer, Sephir e Akua. Così, sicuramente, non farà niente di stupido”.
Il Dragon Slayer guardò quella peste di sua figlia , non è che fosse molto convinto, ma confidava quantomeno nel fatto che quella ragazzina avesse ereditato un minimo di buon senso dalla madre.
“Non voglio vedervi tornare neanche con un graffio, sia chiaro”
“Evviva!”, esultò Akua. “Usciamo con Ametyst!”.
Quest’ultima alzò gli occhi al cielo. Alla fine quello era stato un compromesso necessario.
“Tsk”, borbottò Gajeel. “Non ci posso credere, perché hai permesso loro di andare?”
“Perché so per certo che Ametyst sarà più attenta”, sussurrò avvicinandosi a lui. “E poi, cosa c’è di male se dedichiamo un po’ di tempo per noi?”.
Il Dragon Slayer si lasciò andare ad un ghigno a quelle parole. Forse non era stata poi un’idea così pessima.

Come Ametyst, nemmeno Arya poteva rimanere ferma, purtroppo Erza era stata chiara. Quest’ultima si trovava momentaneamente all’AirMoon insieme a Wendy e Charle. Anche se era una maga, aveva sempre un’attività da portare avanti.
Quindi, l’unico che poteva supplicare era Gerard.
“Dai, ti prego!”, supplicò. “Giuro che saremo due angeli. Non faremo niente di male, lo prometto!”
“Non ti credo. Tua madre mi fa paura”, ammise Gerard. “Se scopre che vi ho fatto uscire senza dirle niente… io non oso pensare quello che potrebbe farmi”
“Torneremo prima di quanto immagini. Ti prego, per favore. Sii buono!”.
Gerard sapeva che davanti a quello sguardo dolce non avrebbe avuto alcuno scampo. Quelle due lo tenevano completamente in pugno.
“E va bene, d’accordo, andate, ma vi prego, non combinate guai”, si arrese il mago.
“Sì!”, esultò Arya. “Ehi, Luna, abbiamo il via libera… Luna?”.
La sua gemella dai capelli azzurri, seduta su uno sgabello, osservava intensamente Wiill, il quale era a sua volta immerso nella lettura.
Arya capì immediatamente quale fosse la questione.
“Oh-oh”, cantilenò dando una gomitata alla gemella.
“Cosa?”
“Ti piace Will?”
“Non so di cosa tu stia parlando”
“Lascia fare a me. Ehi Will! Vieni con noi?”
“Ferma!”, le guance di Luna divennero bordeaux. “Cosa fai?”
“Aiuto la mia sorellina. Vedrai, mi ringrazierai un giorno”.
Luna si portò una mano sul viso, esasperata. Quando sua sorella si metteva in testa una cosa era la fine.

Hikari rientrò timidamente al locale, guardandosi intorno. Con lo sguardo stava cercando proprio Rogue, ma di lui neanche l’ombra. Ma non era un problema, lo avrebbe aspettato.
Il mago si trovava ovviamente in compagnia di Minerva. I due avevano parlato a lungo e si erano incredibilmente riavvicinati. C’era una grande intesa, e la donna era convinta che ciò fosse qualcosa che andava addirittura oltre il semplice filtro d’amore.
Lui la guardava in un modo speciale. Rientrarono al locale abbracciati l’un l’altro, e fu allora che Hikari si alzò in piedi.
“Emh.. io… ecco… scusate...”, balbettò. “Minerva… potrei… parlare un attimo da sola con Rogue?”
“Oh, naturalmente”, rispose lei tranquilla. Dopotutto oramai non aveva alcun motivo di temerla.
L’adolescente sospirò, guardando poi Rogue negli occhi e cercando di scorgere la luce con cui era solita a guardarla, senza però trovarla.
“Ehi… Rogue, penso che dobbiamo parlare”
“E di cosa?”
“Insomma… di noi! Non posso credere che tu sia così indifferente! Cosa è successo? Hai avuto un ripensamento da un momento all’altro? E perché mi eviti? Io ho bisogno di sapere”.
Il corvino sembrava stranamente indifferente dinnanzi a quelle parole. E questo suo essere così strafottente non era da lui.
“Io e Minerva dovevamo sposarci, ti ricordo”
“Questo lo so, ma poi le cose sono cambiate. Mi hai ingannata?”
“Non ti ho ingannata, mi sono solo reso conto di ciò che voglio davvero. Te ne devi fare una ragione, Hikari, la nostra era una relazione inopportuna”.
La bionda sentì gli occhi divenire lucidi.
“Quindi hai dimenticato tutto? Tutti i bei momenti passati insieme? Tutto quello che abbiamo provato? Neanche quelli hanno importanza?”.
Rogue abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace, ma farai meglio a dimenticarmi. Anche perché io e Minerva ci sposeremo a breve”.
Quella era stata la notizia inaspettata che le aveva spezzato definitivamente il cuore.
“C-cosa?”
“Abbiamo aspettato anche troppo. È bene che ognuno di noi prenda la sua strada”.
Una freddezza terribile che l’aveva ferita peggio di un’accoltellata. Come poteva accettare una cosa del genere da un momento all’altro?
Hikari si sentì mancare. La tanta fermezza di Rogue l’aveva lasciata semplicemente senza parole. Indietreggiò lentamente, senza trovare la forza di reagire.
Frosch aveva osservato la scena con un’espressione sconvolta. Rogue non era più lui, era praticamente senza cuore?
“Rogue…?”, sussurrò l’Exceed tremando. Il mago però gli passò accanto senza neanche degnarlo di uno sguardo. Oramai ne aveva la certezza anche lui, doveva essere successo qualcosa di cui ignorava l’esistenza.

Syrio e Yuki si erano allontanati e si erano rifugiati nel parco che precedeva il bosco. Era incredibile come quei due fossero passati dal bisticciare in continuazione all’essere inseparabili.
Il ragazzino era ovviamente felice di ciò, oltre che sempre più cotto della sua graziosa amica.
“Guarda qua, Syrio!”, esclamò Yuki, seduta a gambe incrociate sull’erba. “Riesco a far diventare il mio corpo d’acqua! Cioè, in realtà solo una mano per ora, però non è incredibile?”.
Lui chinò la testa di lato, osservando incantato la mano ora trasparente dell’azzurra.
“Tu sei davvero incredibile”, commentò. Lei arrossì.
“Non sono incredibile, è un dono innato”
“Lo sei comunque. Mi dispiace se non sono riuscito a fare granché. Ma giuro che diventerò più forte, così potrò proteggerti”.
Quella dichiarazione aveva lasciato Yuki senza parole. Probabilmente Syrio stava iniziando a piacerle, anche se ancora non se ne rendeva conto.
Strizzò gli occhi.
“Allora anche io diventerò più forte per proteggerti. Non sono capace di fare la damigella in pericolo”, commentò ammiccando.
Syrio la osservò, perdendosi nei suoi occhi chiari. Avrebbe tanto voluto baciare quelle labbra rosate, ma temeva di compiere un gesto avventato.
A giudicare da come lei gli sorrideva, però, forse poteva ben sperare.
“Oh, guarda, ci sono gli altri”, disse Yuki indicando un punto davanti a lei. Lui sbuffò.
Forse non era quello il momento giusto.
Ametyst era seguita dai trigemini, mentre invece Will si trovava in compagnia di Arya e Luna.
“Cosa fate qui?”, chiese curiosa l’azzurra.
“Potrei farvi la stessa domanda”, borbottò Ametyst. “Avevo bisogno di evadere, c’è un’aria così pesante lì dentro. E poi, andiamo, dobbiamo rimanercene con le mani in mano mentre Neel e Fiamma non ci sono?”
“Che vuoi fare?”, chiese Luna. “Non vorrai fare cose strane tipo, non so, provare a sfidare Acnologia, vero? Perché non abbiamo alcuna possibilità”
“Accidenti, non ricordarmelo! Neel, brutto idiota, torna presto! Tu sapresti cosa fare!”.
Arya tentò di trattenere una risatina.
“Qui qualcuno è cotto”, roteò gli occhi. “Comunque, credo sia arrivato per me il momento di allenarmi un po’. Ametyst, vieni con me?”
“Veramente non mi va”
“Oh, sì, sì che ti va!”, la afferrò per mano. “Luna, Will, voi rimanete pure qui, ok? D’accordo, fantastico!”.
Luna scosse il capo. Sua sorella aveva sempre delle idee strane. E poi, come le era saltato in testa di lasciarla da sola con Will? Il cuore iniziava a batterle forte ogni volta che si trovavano insieme.
Il ragazzo si sistemò nervosamente gli occhiali.
“Mi sa che siamo stati scaricati”
“Già”, lei si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Per quelli tranquilli come noi, certe situazioni sono un po’ scomode...”
“Sì, beh… tu sei forte. Voglio dire, lo è la tua magia. Ti trovo carino con le ali da fata...”.
Luna desiderò mordersi la lingua. Quelli non erano complimenti da fare al ragazzo che le piaceva. Aspetta, Will le piaceva?
Quest’ultimo inarcò un sopracciglio.
“Oh, grazie. Comunque sei forte anche tu. E sei anche la più simile a me, il che non è da poco”.
Dopodiché tirò fuori dal suo zainetto un libro, che era un oggetto che non mancava mai. Luna lo osservò curiosa.
“Cos’è che leggi?”
Will arrossì.
“Emh… La lettera scarlatta”.
Lei batté le palpebre.
“Ti piacciono le storie d’amore?!”
“Sì, ma non dirlo a nessuno. Lo conosci?”
“Ho visto il film una volta. Ti dispiacerebbe leggermelo?”.
Will si sorprese a quella richiesta, in genere nessuno si avvicinava a lui per chiedergli una cosa del genere.
Ciò o fece sorridere.
“Con molto piacere”.

In quei giorni di quiete, Acnologia era stato impegnato ad allenare il suo fisico e le sue abilità. Si era ritirato nei boschi, ignorando tutto ciò che intanto stava accadendo a Magnolia.
Quando si decise finalmente a tornare a casa di August, si rese conto che quest’ultimo non ci fosse. Aveva percepito una presenza, ma chiaramente non era quella del mago.
Minerva comparve dalla cucina, sorprendendosi di trovarla lì.
“Ah, sei tu”
“Sono io. E non capisco perché sei così sorpresa. Che ci fai qui?”
“August mi ha chiesto di controllare casa sua mentre non c’era”
“Non c’è? E dov’è andato?”.
Minerva si morse le labbra. Non poteva di certo dire la verità, altrimenti avrebbe scatenato la sua ira.
“È … andato a fare delle ricerche per conto suo… fuori città...”
“Questo è molto strano. Non mi ha avvertito”
“Non voleva disturbarti. Ma ha comunque detto che tornerà presto”, aveva bisogno di cambiare discorso. “Comunque… visto che siamo più o meno alleati, c’è una cosa che mi chiedo. August cerca vendetta, e capisco perché. E tu invece? Perché vuoi ucciderli tutti?”.
Acnologia scostò lo sguardo. L’unico a sapere il motivo dietro tanta rabbia era proprio il suo alleato. Solo lui. Non amava parlare del suo passato.
“Forse August avrà perso la sua famiglia, ma anche io ne ho perso una”, rispose vago.
Minerva spalancò gli occhi. Non si era aspettata una risposta del genere, era convinta che dietro la rabbia di Acnologia ci fosse un motivo molto meno importante.
“Avevi una famiglia?”
“Avevo una figlia. Una bambina. Ma è stata uccisa quando i draghi hanno distrutto il mio villaggio. È per questo che mi sono ripromesso che li avrei uccisi tutti”.
Acnologia aveva preso a parlare sottovoce. Minerva poté giurare di aver scorto un tremore nella sua voce. Dopotutto, di cosa si sorprendeva? Nessuno nasceva cattivo, c’erano sempre dei motivi. C’erano per August, c’erano per Acnologia e… c’erano anche per lei, che si era incattivita a causa delle sofferenze in amore.
Forse in parte poteva capirlo.
“Mi dispiace… io non ne avevo idea...”
“Mi sembra una cosa ovvia. Nessuno sa. Dimmi la verità, adesso non ti sembro poi così folle, non è vero?”.
La donna non trovò il coraggio di rispondere. Sicuramente Acnologia doveva star provando un dolore e una sofferenza che non poteva immaginare.
Eppure, la sua sofferenza era nascosta da un muro invalicabile costituito da rabbia e rancore. Due cose che, unite al senso di vendetta, potevano portare a compiere azioni inimmaginabili.
“Spero che August torni presto”, disse poi a quel punto. “E mi raccomando. Ricorda di avvertirmi, in caso i tuoi amici decidessero di fare qualcosa di strano”.
Lei annuì distrattamente.
Il dolore per la perdita di una persona amata poteva davvero portarti a tanto?



NDA
C'era bisogno di un po' di dolcezza nell'aria. Il viaggio della famiglia Dragneel è cominciato, mentre a Magnolia i ragazzini e i genitori si danno da fare, sebbene... in un altro modo.
Per la storia di Acnologia mi sono basata su quello che che ho visto nel manga. Negli ultimi capitoli si vede un breve flashback del suo passato, in cui si vede di sfuggita anche una bambina che è rimasta uccisa. E non lo so, nella mia testa ho pensato che lei fosse sua figlia, anche perché non è stato spiegato. E poi questa cosa rende Acnologia più simile a Rumplestilskin, il che è una cosa fantastica a mio parare.
Il viaggio di Natsu&co porterà a risultati?

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Zeref e Mavis ***



25 - Zeref e Mavis



Per Fiamma era strano trovarsi lì. Davanti a sé aveva il mondo “normale”, quello in cui era cresciuta. Adesso non poteva fare a meno di sentirsi a disagio, come se avesse sempre vissuto a Magnolia. Dello stesso pensiero era Igneel, non aveva dei bei ricordi legati alla sua infanzia piena di stenti. Lucy e Natsu erano totalmente sorpresi. Ad Earthland era tutto diverso e, sebbene da dodici anni vivessero nella modernità, quella città così vasta li confondeva. Happy e August erano gli unici che si trovavano a proprio agio. Anzi, più che sentirsi a poco agio quest’ultimo si sentiva semplicemente seccato e impaziente. Doveva tornare a Magnolia prima che Acnologia scoprisse cosa stava combinando insieme a quelli che tecnicamente erano i nemici.
“Ma da che parte andiamo?”, domandò Neel guardandosi intorno. “Bella roba, potrebbero essere ovunque”
“Se devi lamentarti, puoi anche rimanertene qui buono buono a non fare nulla”, sbottò seccato August.
“Senti un po’ tu, perché non ti rilassi?”
“Ringrazia che non posso usare la mia magia, tu brutto...”. Prontamente Natsu li colpì alla testa.
“Finitela tutti e due, non abbiamo tempo da perdere. Iniziamo a cercare”.
August si massaggiò il punto colpito. Una volta tornati a Magnolia li avrebbe tutti conciati per le feste.
“Fiamma, qui vicino c’è l’orfanotrofio in cui sei cresciuta, non è vero?”, chiese l’Exceed.
“Sì, è vero”
“Non ci sarebbe nulla di strano se tu avessi già conosciuto Zeref e Mavis senza saperlo”, affermò sua madre che adesso le stava tenendo la mano.
Le fece spallucce.
“Io ho conosciuto tanta gente. Se magari aveste una foto...”
“Scusa se mi sono dimenticato di fare un album di famiglia, eh!”, sbottò seccato August, ma subito Natsu lo rimbeccò.
“Non fa niente, Fiamma. Separiamoci. Io, Neel e Happy e Fiamma, Lucy e August. E trattale bene”, il Dragon Slayer lanciò un’occhiataccia al giovane. Come se poi avesse potuto fare qualcosa, bloccato per come si trovava.
Gli toccava quindi seguire quelle due. La vicinanza con Fiamma non gli piaceva, quella bambina aveva una strana influenza su di lui, era sempre stato così. Lei era quella che aveva risvegliato la sua parte più umana, quella che credeva di aver perduto. E la cosa gli faceva paura. Cosa ne sarebbe stato adesso di lui? Se avesse ritrovato la sua famiglia per davvero, ciò avrebbe reso vana e insensata tutta la questione della maledizione. Avrebbe rovinato tante vite per niente!
Stava rimuginando su questo, quando Fiamma e Lucy si fermarono. La bambina chinò il capo di lato nel vedere la stessa struttura che per anni l’aveva ospitata. Probabilmente rimanere lì nei paraggi non doveva essere una buona idea, considerando che era scappata. Ma proprio non riusciva a muoversi.
“Fiamma? Stai bene?”, domandò Lucy.
“Eh? Sì, credo di sì. Stavo solo ricordando. Insieme a Yuki qui ho tanti ricordi. Alcuni felici, ma molti un po’ meno”.
August scostò lo sguardo. Cos’era quello? Forse senso di colpa? Non ci sarebbe stato nulla di strano. Aveva tolto a Fiamma per tanto tempo ciò che anche a lui era stato tolto, come avrebbe potuto non capirla?
La Salvatrice assottigliò lo sguardo. Sulla scalinata che conduceva all’orfanotrofio, era comparsa la figura di una giovane donna dai capelli biondi. La osservò per qualche istante, per poi sorridere.
“Non ci posso credere!”, esclamò staccandosi dalla presa della madre.
“Fiamma?”.
Lucy e August la seguirono con lo sguardo. La bambina raggiunse la donna, felice ed emozionata.
“Non ci posso credere! Ti ricordi di me?”.
La diretta interessata spalancò leggermente gli occhi verdi.
“Fiamma?”.
Il suo cuore si riempì di gioia.

“SI! Sono io! Sono così felice di rivederti, Mio!”, esclamò felice, abbracciandola.
“Fiamma, ma cosa sta succedendo?”, chiese Lucy raggiungendola. Il respiro le mancò letteralmente in gola: quella che sua figlia stava stringendo era Mavis Vermillion, prima master della gilda e madre di August. Era lei, non aveva alcun dubbio.
La sua espressione cambiò drasticamente.
“Lei è…?”
“Oh, scusate, non vi ho ancora presentato!”, disse Fiamma. “Mio, lei è la mia mamma”
“Tua madre?”, domandò lei. “Ma è così giovane… complimenti!”
“Mio è stata la mia insegnante per qualche anno. Veniva in orfanotrofio ed era gentile con tutti noi, ci portava sempre un sacco di regali. Lei era una delle poche cose belle...”
“Su, Fiamma… così mi fai arrossire”.
Lucy tuttavia non aveva ancora avuto il coraggio di proferire parola. Mavis era lì, l’avevano trovata… e non potevano assolutamente perderla!
Subito si avvicinò, cingendole le spalle.
“Mavis!”, esclamò. Nel sentire quel nome, sia Fiamma che August sgranarono gli occhi.
“S-scusa? Io veramente mi chiamo Mio”
“Non ci posso credere, sei davvero tu!”, la bionda continuò ad ignorarla. “Allora eri davvero più vicina di quanto pensassimo!”.
Fiamma si portò una mano sul viso, capendo immediatamente la situazione. Quella donna era la madre di August. E l’aveva sempre avuta vicina senza però esserne a conoscenza. Immediatamente guardò il cugino, il quale sembrava non essere neanche più in grado di respirare. Quella era la stessa persona che lo aveva messo al mondo? La stessa persona di cui aveva bramato un abbraccio?
L’abbraccio che non c’era mai stato.

C’erano tante cose che avrebbe voluto fare e allo stesso tempo aveva perso la forza per compiere anche la più semplice delle azioni. Lucy si staccò lentamente da Mavis, era doveroso mantenere la calma.
“Io… ecco… mi dispiace. Non sono pazza, è solo che… ci sono delle cose che devo dirti e spiegarti”.
Mio la ascoltò. Poi però il suo sguardo si posò su quel ragazzo silenzioso che non aveva ancora parlato. Per lei fu naturale avvicinarsi.
“Oh, salve...”, salutò. “Tu mi sei familiare. Non è che per caso ci siamo già incontrati?”.
August sentì un nodo alla gola. E per la prima volta dopo tanto tempo sentì anche il bisogno di piangere. Quella era sua madre. Lei era viva. Sforzò un sorriso, tentando di trattenere il tremore della sua voce.
“Chissà… forse sì”.
La donna sorrise, rivolgendosi poi a Lucy.
“Cos’è che dovete spiegarmi?”.

Del tutto ignari. Natsu, Happy in forma umana e Neel stavano continuando a cercare. Il Dragon Slayer avrebbe riconosciuto suo fratello tra mille, il problema era prima il riuscire a scorgerlo.
“Non lo troveremo mai”, si lamentò l’adolescente. “Ma l’indicazione di August non poteva essere un po’ più precisa?”
“Farai meglio a non farti sentire da lui”, suggerì saldamente l’Exceed.
Natsu stava ignorando le lamentele di suo figlio e stava invece utilizzando il suo olfatto da drago per tentare di captare l’odore del fratello. Si trovavano in una zona molto affollata, quindi doveva fare attenzione e concentrarsi.
“Perché questo casino?”, chiese ad un tratto Neel, indicando un gruppo di persone. “Sono curioso. Happy, andiamo a vedere!”
“Cosa?! Neel, aspetta! Maledizione”, sbuffò il Dragon Slayer.
Il biondo allora si insinuò in mezzo alla folla insieme all’Exceed. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo.
“Ehi, ma che è successo?”, domandò a gran voce.
“C’è stata una rapina. La strada è chiusa e ci sono poliziotti e giornalisti”, spiegò un passante.
“Una rapina? Forte!”
“Non c’è niente di forte!”, gli fece notare Happy, con il risultato di essere ignorato. Igneel, curioso, si fece avanti, raggiungendo le transenne. Vide alcune volanti della polizia. E poi vide un giovane uomo davanti ad una videocamera e con un microfono in mano che stava parlando. Fu in quel momento che ad Happy mancò il respiro. E di ciò il ragazzo se ne accorse.
“Perché fai quella faccia?”, domandò.
Qualche istante dopo, sentì la mano di Natsu poggiarsi sulla sua spalla.
“La devi smettere di allontanarti così da me!”
“N-Natsu!”, esclamò Happy.
“Cosa?”.
Dopodiché sollevò lo sguardo. E lì capì perfettamente lo sgomento dell’amico. Quello che sembrava un comune giornalista non era altro che lui. Non era altro che Zeref, in carne ed ossa. I primi istanti furono di shock totale.
E, data la sua impulsività, rimanersene fermo e pensare ad un piano per agire sarebbe stato impossibile. Indietreggiò e poi saltò oltre le transenne.
“Papà, ma dove stai andando?!”, domandò Neel, che in tutto ciò non aveva ancora capito.
Il Dragon Slayer, senza alcun timore, si avvicinò al giornalista. Quest’ultimo aveva appena finito di fare una telecronaca e si stava adesso allontanando.
Natsu si fermò a qualche metro da lui.
“Ehi, tu!”, chiamò a gran voce. L’altro allora si voltò, non sembrava sorpreso.
“Sì…?”
“Devi venire con me, subito”
“Cosa? Ma tu chi saresti?”
“Chi sono io non ha importanza”, affermò afferrandolo con forza per un polso. “C’è un casino che devi risolvere”
“Faresti meglio a lasciarmi stare, cosa sei, un maniaco?”.
Happy e Neel allora convennero che fosse arrivato il momento di intervenire.
“Ehi, fermo!”, gridò il ragazzo. “Ma che stai facendo?”
“Lui è Zeref”, dichiarò il Dragon Slayer senza troppi giri di parole.
“Lui è… lui è Zeref?!”.
Il diretto interessato intanto sembrava più confuso che altro.
“Zeref? Veramente io mi chiamo Arius, e sono un giornalista molto impegnato, quindi, se non vi dispiace...”
“Tu non vai da nessuna parte, devi venire con noi!”
“Natsu, non sono sicuro che questo sia l’approccio migliore”, suggerì saggiamente Happy.
Lui allora sbuffò impaziente.
“E va bene, d’accordo. Stammi a sentire tu. Il tuo vero nome è Zeref, sei uno dei più grandi maghi mai esistiti, ma i tuoi ricordi sono stati cancellati. Ah, c’è anche il fatto che io sono tuo fratello e che veniamo da un altro mondo, ma siamo finiti qui per colpa di un sortilegio. Adesso, per favore, vuoi venire con noi?”.
Ovviamente anche quell’approccio si rivelò essere disastroso, poiché Zeref lo stava guardando come se davanti avesse avuto un matto.

“Voi siete completamente pazzi. E voglio essere lasciato in pace!”
“Aspetta, ti prego”, lo supplicò Neel cambiando approccio. “Lo so che tutto può sembrarti assurdo, ma mi devi credere quando ti dico che la tua famiglia ha bisogno di te”
“Famiglia? Io non ho una famiglia. Ho solo una ragazza”
“Una ragazza?”, fece Natsu. “Per caso è bassina, ha gli occhi verdi e lunghi capelli biondi?”
“Sì… tu conosci Mio?”
“Sì che la conosco! Puoi portarci da lei?”.
Zeref inarcò un sopracciglio. Quei tre erano piombati all’improvviso e avevano iniziato a dire una serie di cose strane.
“Voi mi fate paura… ma d’accordo. E spero per voi che non facciate cose bizzarre o chiamo la polizia”.
Natsu lo rassicurò. Forse le cose stavano finalmente iniziando ad andare nel verso giusto.

Lucy, Fiamma e August invece si erano fermati poco distante dall’orfanotrofio e avevano preso a parlare con Mavis. Anzi, in verità era quest’ultima che stava tanto parlando e raccontando di sé.
“Anche se adesso insegno in una scuola pubblica, mi piace ogni tanto tornare e venire a trovare i bambini. Ero sorpresa quando mi hanno detto che eri scappata, temevo ti fosse successo qualcosa, Fiamma!”, poi guardò Lucy. “Quindi… tu sei sua madre? Intendo la sua vera madre?”
“Sono io. Per una serie di motivi complicati, Fiamma si è ritrovata in quel posto. Ma in verità ha una famiglia che la ama”
“Oh, meno male”, sospirò. “Ho sempre avuto in grande istinto materno, ma non ho figli. Ironica come cosa, vero?”.
August si era perso a guardarla. Non riusciva a credere di avere davanti proprio sua madre. Ed era così triste il fatto di non poter abbracciarla e dirle chiaramente lui chi era e di quanto aveva sofferto.
“Mi dai l’idea di una che sarebbe una brava madre”, sussurrò.
“Davvero? Lo sai, sei davvero un ragazzo gentile, mi piaci. E poi mi ricordi troppo qualcuno. Comunque sia, cos’è che dovevate dirmi? Avete le espressioni di qualcuno che è stato in un mare di guai”.
Lucy allora sospirò.
“Non è facile, dato che hai perso la memoria. I tuoi ricordi sono andati perduti, ma forse August potrà aiutarti”
“Io sono fuori gioco, ti ricordo che non posso usare la magia”
“Magia? Ma di cosa state parlando?”, domandò una confusa Mavis.
“Te l’avevo detto che era difficile. Allora, forse dovresti venire con noi a Magnolia”
“Non ho mai sentito dire questo nome. Ma non posso. Insomma, io non vi conosco neanche, per quanto ne so potreste essere pericolosi. Anche perché io qui ho una vita, un lavoro, un fidanzato...”.
Alla parola “fidanzato”, gli altri tre sollevarono lo sguardo. E a quel punto accadde una cosa curiosa. Natsu, Happy e Neel attirarono la loro attenzione. Ma con loro c’era anche una quarta persona.
“Lucy, ragazzi!”, esclamò il Dragon Slayer. “Eccomi siamo qui, siamo...”, le parole gli morirono in gola alla vista della prima master che li osservava con curiosità. Ad August invece si fermò letteralmente il cuore. Davanti a lui c’era il padre che lo aveva cresciuto inconsapevolmente, che gli aveva dato un nome e che aveva servito e per cui aveva combattuto. Adesso non riusciva a muovere un singolo muscolo. Fiamma si accorse di questo suo sgomento, così si avvicinò e gli sussurrò qualcosa.
“August? Lui è…?”
“Lui è Zeref. Mio padre”, rispose lui lentamente. La rosata batté le palpebre, sconvolta. Effettivamente quel mago somigliava molto ad August.
“Natsu?”, sussurrò Lucy.
“Lucy! Prima master! Cioè, voglio dire… questa è proprio una bella notizia, li abbiamo trovati”.
“Arius, conosci queste persone?”
“No, Mio. Però mi hanno sequestrato per motivi a me sconosciuti”
“Cosa?! Un momento, voi due vi conoscete?!”
“Lei è la mia fidanzata”, sbuffò Zeref infastidito. Lucy e Natsu si guardarono, sorpresi. A quanto pare quei due erano rimasti uniti nonostante tutto, ma era meglio così. C’erano già abbastanza cose da spiegare.
“Vi spiegheremo tutto al momento opportuno. Vi prego, dovete venire con noi, è troppo importante!”, supplicò Lucy.
Mavis fece una smorfia. Effettivamente le veniva molto difficile non fidarsi, malgrado non avesse mai visto quelle persone.
“Arius, forse dovremmo ascoltarli...”
“Io invece dico di no. Non è che mi fido della prima persona che passa, soprattutto non dopo che mi ha preso di forza. Mio, è meglio se ce ne andiamo”
“Senti tu, brutto...”, Natsu fece per rispondere malamente, ma non ce ne fu alcun bisogno. Fu August a farsi avanti e ad afferrarlo.
“Aspetta, ti prego! Io sono tuo figlio!”.
Era stata una mossa avventata, ma magari quella frase avrebbe risvegliato qualche ricordo. Mavis batté le palpebre, rimanendo in silenzio. Zeref invece lo allontanò bruscamente da lui.
“Io non ho figli”, sussurrò freddamente. August allora indietreggiò, avvertendo una morsa al cuore. Non sapeva niente di lui, questo era ovvio, ma faceva comunque un male atroce. Fiamma gli si avvicinò, stringendogli una mano.
“August…?”
“Lasciami stare”, fece lui scostandosi, osservando le due figure che si allontanavano.
“Questo non va bene!”, disse Neel. “Dobbiamo fare qualcosa! Non possiamo usare la magia?”
“Non ce ne sarà alcun bisogno. C’è qualcosa che non mi convince”, disse Natsu.
Effettivamente la sua espressione era strana, Lucy stessa se n’era accorta, suo marito doveva aver scorto qualcosa di cui gli altri non si erano resi conto.
“August, non puoi preparare una pozione che faccia loro recuperare i ricordi?”, azzardò Fiamma.
“Prima di tutto: scusa, ma sai, ho dimenticato di portarmi dietro il kit dell’allegro maghetto. E poi, anche se fosse, non abbiamo alcuna certezza che funzioni. Certe cose possono essere spezzate soltanto dal Bacio del Vero Amore, per quanto mi scocci ammetterlo”, August era agitato. “Come mi ha guardato… non ci posso pensare!”
“Su, amico!”, tentò di tranquillizzarlo Neel. “Non sa chi sei, non devi sorprenderti. Ma vedrai che ti accetterà ben volentieri!”
“Tu sta zitto”
“Okay, adesso basta. Mi sa che dovremmo fermarci per la notte da qualche parte”, suggerì a quel punto il Dragon Slayer. Lucy gli si avvicinò, era chiaro che stesse tramando qualcosa.
“Che hai in mente?”, sussurrò.
“C’è una cosa che devo capire. Voi andate… torno presto, sta tranquilla”.

Mavis e Zeref erano riusciti a sfuggire dalle “grinfie” di quelle persone strane. Era una bella giornata, quindi la ragazza aveva insisto per andare al parco più grande e bello della città. Si avvicinò alla fontana per sciacquarsi il viso accaldato, mentre l’altro la aspettava poggiato ad una ringhiera. I posti affollati non gli erano mai piaciuti. E poi, come se non bastasse, l’incontro con quei tipi lo aveva turbato. Non riusciva a non provare nervosismo. Si sarebbe rovinato tutto, e questo non poteva permetterlo.
Dopo tutti quegli anni… si era messo finalmente il cuore in pace. Eppure non era stato abbastanza attento.
Natsu, grazie al suo super olfatto, riuscì a seguire la scia del suo profumo Quando lo trovo, decise di avvicinarsi con disinvoltura, dopotutto erano in mezzo a tanta gente. Senza dir nulla gli si posizionò accanto. Zeref alzò lo sguardo.
“Ancora tu?! Sei uno stalker?”
“Zeref, smettila di fingere”
“Che cosa? Fingere di fare che cosa?”
“La frase che hai detto. “Io non ho figli”, te l’ho già sentita dire. Stesso tono, stesso sguardo gelido. Ma ancora una volta ti sei sbagliato. Qualcosa mi dice che la tua è tutta una recita. Allora… è vero o proprio no?”.
Il Dragon Slayer vide l’espressione dell’altro cambiare drasticamente. Zeref passò dall’essere serio a quasi arrabbiato. Probabilmente doveva immaginare che Natsu capisse tutto, era sempre stato in gamba e scaltro.
Poi prese a sghignazzare.
“Dopo tutti questi anni è un piacere rivederti, Natsu...”
“Cazzo, lo sapevo! Stavi fingendo! Ma perché?!”
“La risposta è molto semplice. Anche io ho bisogno di una seconda possibilità, non pensi? Mavis ha davvero perso i suoi ricordi. Ma io no. E pensavo che fosse una buona occasione per ricominciare. Per rifare tutto da capo. Ma tu dovevi per forza venire qui e rovinare tutto?”
“Sai almeno perché ci troviamo qui in questo mondo senza magia?!”.
Zeref non rispose. Effettivamente, un giorno si erano ritrovati spazzati da un’altra parte. Ciò non si era rivelato essere un problema. Anzi, in un mondo lontano dalla magia, sarebbero stati felici e lontani dai guai.
“Tu e la tua gilda di matti avete combinato qualcosa?”
“No! È stato tuo figlio! Stava cercando voi!”
“Ancora con questa storia del figlio? Io non ho...”
“Il nome August ti dice niente?”.
A Zeref mancò il respiro. August era il nome che lui stesso aveva dato ad un bambino, molto tempo prima. Un bambino che aveva cresciuto e allenato costantemente. Ma quello che lui diceva non aveva alcun senso.
“Questo… non è possibile. Non è logico”
“Lascia perdere la logicità delle cose. Conosci questo nome, non è vero?”
“Sì, lo conosco, ebbene? Cosa c’entra con me?”
“August ha lanciato un sortilegio e ci ha mandati in questo mondo senza magia per vendicare la vostra morte. Ma voi non siete mai morti, dovete tornare a casa, per lui”
“Questa è casa mia, oramai”
“Zeref, maledizione… si è alleato con Acnologia!”.
Nell’udire quelle parole, il mago si immobilizzò. Stava venendo a sapere troppe cose una dietro l’altra, tutte sconvolgenti. August era suo figlio e aveva lanciato un sortilegio per vendicarli. E si era alleato con il peggio del peggio. Gli sarebbe tanto piaciuto voltargli le spalle e fingere che ciò non lo riguardasse, ma quegli anni insieme a Mavis lo avevano cambiato, avevano fatto uscire la parte migliore di sé. E poi, quella era anche la sua famiglia, che gli piacesse o meno.
Quindi si voltò a guardare il fratello, serio come non mai.
“Portami da lui”.




NDA
Ancora una volta, Zeref dimostra non avere un grande istinto paterno. Quando Natsu gli dice di August, è lì per lì per andarsene... soltanto il sapere di Acnologia lo convince a restare! Il povero August non ha avuto una reunion felice. Si è scoperto inoltre che Zeref non ha mai perso la memoria, perché lui è troppo PRO, quindi non può perderla XD
Nel prossimo capitolo torneremo a Magnolia, dove arriverà... un personaggio. Non un personaggio nuovo, ma uno che già conoscete. Porterà belle o cattive notizie?

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Undici nemici ***


26 - Undici nemici



Minerva camminava nervosamente avanti e indietro. Ciò che Acnologia le aveva detto l’aveva lasciata non poco sorpresa. Si era resa conto che alla fine erano uguali, anche se solo in parte.
Forse si stava ritrovando a provare compassione per il nemico?
No, questo era assurdo. O forse non troppo, considerando che era passata dalla sua parte. A fare il doppio gioco non avrebbe ottenuto niente di buono, ne era certa.
Il suo fidanzato sorrise nel vederla, per poi avvicinarsi e cingerla da dietro.
“Oh, Rogue. Mi hai fatto spaventa”
“Chiedo scusa. Sei preoccupata per qualcosa?”
“Assolutamente no, figurati”, lo tranquillizzò sorridendo. “È che pensavo al nostro imminente matrimonio”
“Non avere dubbi su quest’ultimo. So che la situazione è difficile, ma la vita deve sempre e comunque andare avanti. Sarà un bel giorno che passeremo con i nostri amici”.
La donna tentò di sorridere. Già, gli amici, la famiglia, tutte cose estremamente importanti. Ricordava bene di quando si era decisa a chiedere a Hikari di farle da damigella. Le aveva perfino comprato un bel vestito. La bambina di allora sarebbe stata entusiasta. E la giovane donna di adesso, invece, come l’avrebbe presa?
Malgrado la situazione scomoda, Minerva non aveva smesso di volere bene a Hikari. Era stata un po’ la figlia che non aveva mai avuto, ed il destino le aveva separate in modo così crudele.
Decise che le avrebbe parlato. Probabilmente l’avrebbe trovata al locale.
E infatti, l’adolescente se ne stava seduta su uno sgabello con fare annoiato. I suoi genitori le avevano suggerito di uscire un po’, ma lei aveva rifiutato, non era dell’umore giusto.
La donna quindi, cercando di apparire naturale, si avvicinò alla ragazza.
“Ehi, Hikari...”
“Minerva. Amh… ciao...”, rispose imbarazzata.
“Ciao. Volevo chiederti una cosa. Lo so che la situazione è imbarazzante e strana. Ma vedi, io ho sempre voluto che questo ruolo fosse sempre e solo tuo”
“Quale ruolo?”
“Vorrei che facessi da damigella al mio matrimonio. Ti chiedo tanto, lo so, ma mi farebbe davvero piacere se tu accettassi”.
Anche quella, era una cosa che la ragazza non si sarebbe mai aspettata. La bambina che era stata una volta avrebbe detto di “sì” con entusiasmo, ma la ragazza di adesso, innamorata e con il cuore spezzato, non sapeva proprio come agire. Come potersi mettere il cuore in pace?
“Io… io non lo so...”
“Non devi rispondermi per forza adesso, c’è ancora un po’ di tempo”
“Il fatto è che… non era così che mi ero immaginata le cose. Vorrei davvero che fosse tutto diverso. Vorrei potessimo essere tutti felici, però è evidente che qualcuno dovrà soffrire. E la cosa mi fa star male”.
Minerva sentì il cuore spezzarsi. Era arrabbiata e ferita, ma questo non voleva dire che provasse piacere nel vedere Hikari star male.
Se solo ci fosse stato un modo per cancellare il dolore, sarebbe stato più facile.
Poi sollevò lo sguardo. Forse cancellare il dolore non era possibile. Ma i ricordi, quelli potevano essere cancellati.
“Nessuno dovrà più soffrire”, sussurrò.
Hikari la guardò, non capendo. Tuttavia non ebbe il tempo di chiedere altro, perché un forte boato fece sussultare non solo le due, ma anche i loro compagni di gilda.
“Oh”, Cana si sforzò di rimanere in piedi. “Che cosa è stato? Non promette molto bene”
“Non mi piace”, commentò Gildarts. “È come se fosse stato aperto un portale.. o un varco”
“Altri nemici?”, domandò Laxus. “Andiamo a vedere”
“Mi aggrego!”, aggiunse Gajeel entusiasta.
“Aspettate… un momento!”, il master tentò inutilmente di richiamarli.
Poco dopo, i membri di Fairy Tail si erano riversati in strada per vedere l’accaduto. In effetti, qualcosa era successo. Il cielo sembrava essere stato squarciato a metà. C’era stata una luce, un boato simile ad un terremoto ed infine il buio.
Alecta si staccò dall’abbraccio materno, curiosa, avvicinandosi a quello che sembrava un cratere, uno di quelli che in genere si formavano con la caduta di meteoriti.
“Alecta!”, la chiamò Laxus. “Vieni subito qui!”.
La figlia però non lo ascoltò. Si chinò, tra il fumo e le macerie. Dopodiché una mano si allungò nella sua direzione, afferrandola.
La biondina non fiatò. Riconobbe la sagoma di quello che sembrava un uomo, ma non seppe riconoscere nient’altro. Sentiva solo la mano di quest’ultimo che, con disperazione, si aggrappava a lei.
Voleva vedere il suo viso.
Gildarts e Laxus intervennero in contemporanea, temendo che si trattasse di un nemico.
Il secondo afferrò la figlia da dietro, trascinandola via.
“Giù le mani! Chi sei tu?”.
Il master chinò la testa di lato. Adesso che il fumo si era diradato, il nuovo arrivato si era alzato, mugugnando qualcosa.
“Accidenti… vi sembra questo il modo di accogliere un vecchio amico?”.
Calò il silenzio. Wendy si fece avanti con Charle accanto, gli occhi lucidi dell’emozione. Erano anni che non sentiva quella voce.
“Mest?”, chiamò Gildarts. “Sei proprio tu?”
“Certo che sono io. Sono un po’ invecchiato, ma non credo di essere cambiato così tanto!”.
Alecta batté le palpebre curiosa.
“Chi è lui?”
“Un vecchio amico”, rispose Laxus accarezzandole la testa.
Bastò poco prima che i membri di Fairy Tail circondassero l’amico, riempiendolo di domande. Mest aveva lasciato la gilda più di dodici anni fa, era partito per un lungo viaggio e nessuno lo aveva rivisto da allora.
“Tu sei vivo”, disse Erza guardandolo. “Con l’arrivo della maledizione credevamo fossi morto o che fossi stato spedito da qualche parte. Come puoi essere qui?”
“Sono arrivato qui tramite un portale. Ho dovuto imparare a crearne… diciamo per forza di causa maggiore. Ho imparato a muovermi da una dimensione all’altra, e quando sono tornato a Magnolia… c’era il nulla più totale. Lì ho capito che doveva essere successo qualcosa”, spiegò l’uomo. “Non sapevo come poter arrivare fin qui, ma alla fine sono stato costretto ad imparare”
“Costretto ad imparare?”, chiese Gray. Lui sospirò.
“Mi dispiace portarvi brutte notizie. Ma sono venuto qui per avvertirvi. Siete in grave pericolo. C’è qualcuno che sta tornando per compiere la sua vendetta”
“Tsk, magnifico”, borbottò Gajeel. “Un altro esaltato”.
Levy gli fece segno di tacere.
“Abbiamo già avuto a che fare sia con August che con Acnologia. Chi è costui? E cosa vuole da noi?”.
Mest sospirò profondamente.
“Il suo nome è Larcade Dragneel. Ed era uno dei Spriggan Twelve al servizio di Zeref”.


Fiamma osservò, seduta in modo composto sul letto, Lucy agitarsi. Natsu mancava già da un po’ ed era più che certa che si fosse cacciato nei guai.
“Ancora non torna. Forse dovrei andare a cercarlo? Happy, perché non sei andato con lui?”
“Non è colpa mia, ha insistito per andare da solo. E poi, cosa vuoi che gli accada? Lui è un mago”
“Già, sta di fatto che abbiamo fatto un viaggio per niente”, costatò August seccato.
Igneel aggrottò la fronte.
“Non è stato inutile! Loro sono vivi!”
“Sì, ma non ricordano nulla di me”
“Ma guarda, questo deve essere il Karma”
“Maledetto, giuro che ti ammazzo!”.
Lucy non aveva affatto voglia di sentire quei due litigare. Fiamma sollevò lo sguardo, e quando vide Natsu rientrare nella camera d’albergo in cui stavano alloggiando, subito gli andò incontro e lo abbracciò.
“Papà è qui!”, esclamò. “Ma dove sei stato?”
“È complicato”, sussurrò lui, scostando lo sguardo. Dietro di lui era apparso Zeref, serio come non mai. Era bastata quella visione per far scattare August sull’attenti, non era ancora abituato a saperlo vivo, lì davanti a lui.
“Natsu!”, gridò. “Lui… lui qui?”
“Questa è la tua famiglia?”, domandò il mago incuriosito.
“Eh, già. Lucy la conosci già. Loro sono i miei figli, Igneel e Fiamma”
“Aspetta un momento! Lui ricorda?”, chiese confusa la bionda.
“...Lui ricorda...”.
August spalancò gli occhi sorpreso. Voleva forse dire che suo padre aveva finto per tutto il tempo? Probabilmente avrebbe dovuto aspettarselo.
Tutta contenta, Fiamma sgambettò accanto al mago, come se non fosse la prima volta.
“Zio Zeref!”, lo chiamò candidamente. “Ti prego, devi venire con noi, abbiamo bisogno di te. Acnologia vuole farci del male!”.
L’altro rimase intenerito dalla bambina, così le portò una mano sulla testa.
“Ogni cosa a suo tempo, piccola Fiamma”, era incredibile quanto quella bambina somigliasse a Natsu. Poi sollevò lo sguardo verso August. “Prima di tutto, scusate, ma vorrei che ci lasciaste soli”.
Suo figliò tremò profondamente. L’idea di rimanere da solo con lui gli faceva abbastanza strano. E poi, cosa avrebbe dovuto dirgli?
A braccia conserte, tentava di non incrociare lo sguardo. E, d’altro canto, Zeref tentava di fare lo stesso. Non si scopriva tutti i giorni di avere un figlio.
Solo ad un certo punto, August si decise ad interrompere quell’imbarazzante silenzio.
“Dov’è mia madre?”
“Lei… ho dovuto inventare una scusa. Ti ricordo che ha perso i suoi ricordi”
“Già, ma tu no. Perché non fai in modo che ricordi? Non è giusto, lo sai, vero?”
“Lo so. Ma non è di questo che voglio parlare”, disse severo. “Parliamo piuttosto del fatto che sei stato avventato. Ti sei unito ad Acnologia? Ma seriamente?”
“Tsk, lui mi ha salvato”
“O forse ti ha semplicemente usato per i suoi scopi”
“Anche se fosse? Entrambi avevamo perso qualcosa di importante! Vi ho cercati per tanto tempo e mi sono crogiolato nella sofferenza più totale. Hai idea di cosa significhi vivere la mia vita? Non volevo niente di più che una famiglia. Pensavo di sapere bene quale fosse il mio obiettivo. Distruggere la Salvatrice, distruggere il bene. Ma oramai non sono più sicuro di niente. Io non so più cosa voglio essere”.
Il tono del ragazzo si era fatto sempre più spezzato. Alla fine August era esploso e aveva avuto il coraggio di dire quello che provava. In lui albergavano sia la luce che le tenebre, ma in quel momento, guardandolo, Zeref fu ben felice di costatare che suo figlio avesse preso più da Mavis che da lui.
“Mi dispiace per quello che hai dovuto passare. Io non sono di certo l’esempio migliore di giustizia e imparzialità. E, d’altro canto, la rabbia e il dolore possono portare a fare delle scelte avventate. Solo che adesso mi chiedo una cosa… perché non me l’hai mai detto? Tanto tempo fa… sapevi chi ero. Perché non hai semplicemente parlato?”
“Avrei voluto, ma probabilmente non ho avuto il coraggio. Ero così felice di averti con me. Ero fiero del nome che mi avevi dato, non volevo rovinare tutto. Tu pensi che questa potrebbe essere una seconda opportunità per ricominciare?”, chiese in tono speranzoso.
“Ho provato a ricominciare tante volte. Forse sì, non lo so. Ma non ci sarà niente per cui ricominciare se prima non fermiamo Acnologia, sei d’accordo?”.
August si asciugò le lacrime, ritrovando un po’ del suo contegno.
“Sono d’accordo”.
Il resto della famiglia, non aveva ovviamente perso l’occasione di origliarli.
“Ma guarda, vanno d’amore e d’accordo!”, fece Natsu. “Alla fine Zeref ha proprio un cuore tenero se sai come prenderlo”
“Non è giusto”, Igneel si aggrappò al suo braccio. “Fammi vedere!”
“Sssh, ragazzi, non fate questo caos o ci sentiranno”.
Qualche istante dopo, August aprì la porta e li squadrò.
“Ops”, sorrise Natsu. “Ciao, nipotino”.
Lui alzò gli occhi al cielo.
“Mi ci vorrà del tempo per abituarmi a tutto ciò. Sarà meglio che ci diamo una mossa. Si torna a Magnolia”
“Evviva!”, esultò Fiamma. “Ma… come la mettiamo con Mavis? Lei non ricorda”
“Ai suoi ricordi penseremo in un secondo momento”, spiegò Zeref. “Ma verrà comunque con noi… mi inventerò qualcosa”.
Suo fratello allora si avvicinò, dandogli una sonora pacca su una spalla.
“Preparati. Si torna a casa”.

L’infausta notizia che Mest aveva portato aveva messo in agitazione l’intera Fairy Tail. Come se poi non avessero già avuto abbastanza nemici a cui pensare!
“Aiuto”, Yuki rabbrividì. “Questa cosa non mi piace. Sento l’aria tremare, come se la fine del mondo fosse in arrivo”
“Non ti devi preoccupare, Yuki!”, Syrio strinse i pugni. “Ti proteggerò io, costi quel costi!”
“Mh”, Ametyst sollevò lo sguardo verso Wendy. Quest’ultima non aveva ancora spiaccicato una parola dall’arrivo di Mest. Anzi, se n’era rimasta a fissarlo con gli occhi lucidi. La ragazza sembrava completamente andata.
“Ma che le prende?”, chiese a Charle.
L’Exceed sospirò.
“Wendy ha sempre avuto una cotta stratosferica per Mest”.
Nell’udirla, l’amica arrossì vistosamente.
“Su, non è esattamente vero”
“ È da quando eri una bambina che ti piace!”, rincarò la dose Charle.
Wendy abbassò lo sguardo. Nessuno, eccetto la gatta bianca, sapeva del suo debole per Mest. Inizialmente era stata convinta che si trattasse di una semplice cotta adolescenziale, ma con il tempo aveva dovuto rendersi conto che così non era. E adesso lui era lì.
“Oh-oh, questa sì che è una bella storia!”, esclamò Arya. “Su, vai a parlare con lui!”
“Ma io non voglio!”
“Sì, che vuoi, coraggio!”.
Alla fine, Wendy era stata spinta da Arya a parlare con Mest. Quest’ultimo l’aveva guardata a lungo, perché la bambina che aveva conosciuto si era ora trasformata in una giovane donna.
“Wendy”, la chiamò sorridendo. Nel sentirsi chiamare, la ragazza rabbrividì.
“Mest… bentornato a casa! Sono davvero felice di rivederti”, mormorò tenendo lo sguardo basso.
“Anche io sono felice di rivedere te. Sei cambiata, sei cresciuta”, costatò.
“Anche tu sei cambiato”, finalmente trovò il coraggio di guardarlo negli occhi. “Immagino siano stati anni difficili, non è vero?”
“Puoi ben dirlo, dal momento in cui tutto ciò che conoscevo era stato portato via. Ma dovevo avvertirvi. Un grande pericolo incombe sulle nostre teste”.
A Wendy venne da sorridere a quelle parole, sembrava star ignorando perfino il pericolo imminente che l’uomo aveva appena annunciato. Si sentiva semplicemente felice che lui fosse lì.


“Allora, che cosa vuoi?”.
Acnologia se ne stava seduto impazientemente su un divano. Minerva aveva voluto incontrarlo a casa di August, in modo che nessuno potesse vederli.
La donna sembrava dovergli annunciare qualcosa di molto importante, o almeno così sperava, visto che era stato interrotto dai suoi allenamenti quotidiani.
“Devo farti una richiesta”, spiegò lei. “So che in genere di queste cose se ne occupa August, ma sono certa che un mago potente come te saprà come aiutarmi”
“Poche chiacchiere, qual è il problema?”, sbuffò.
Minerva allora lo guardò negli occhi.
“Mi serve un’altra pozione. Una pozione che possa cancellare parte della memoria di Hikari, in modo che così non possa più soffrire. Forse è la cosa migliore per tutti”.
Acnologia sghignazzò.
“Non pensavo avessi un cuore così tenero”
“Diciamo solo che non amo vedere la gente soffrire”, tagliò corto. “Allora, mi aiuterai sì oppure no?”
“Io non faccio le cose a comando”.
La donna allora sospirò.
“Penso che in cambio ti interesserà sapere una certa informazione”
“Un’informazione? E che di genere?”.
Si voltò a guardarlo con sguardo furbo.
“In città c’è un nuovo nemico. Larcade Dragneel ti dice niente?”.
Acnologia batté le palpebre un paio di volte.
“Mi dice qualcosa, sì. Che cosa è venuto a fare?”
“Questo non lo sappiamo. Probabilmente cerca vendetta, dovresti sapere che significa. Adesso, puoi darmi quello che ti ho chiesto”
“E va bene, lo faccio. Ma comunque sia ho la netta sensazione che tu mi stia nascondendo qualcosa, per quanto riguarda August ovviamente”, si alzò, avvicinandosi a lei. “Dimmi una cosa… Mi ha per caso tradito?”.
Minerva deglutì a vuoto. Non se la sentiva di tradire August, dopotutto lui l’aveva aiutata. Quindi si sforzò di reggere il suo sguardo.
“Non lo farebbe mai, di questo sono sicura”, affermò tentando di mostrare il sorriso più convincente che poteva.
“Umh, sarà meglio per te che sia vero. Quando torna, piuttosto? Sono stanco di aspettare! Quello se ne va sempre in giro per i fatti suoi!”, si lamentò allontanandosi da lei e facendole quindi tirare un respiro di sollievo.

I giovanissimi maghi di Fairy Tail non sembravano aver badato troppo alla cattiva notizia che Mest aveva portato, probabilmente perché non conoscevano il reale pericolo a cui incombevano.
Tutti tranne Ametyst, in genere più riflessiva e attenta.
“Larcade Dragneel...”, ripetè. “Ha lo stesso cognome di Neel. È un suo parente?”, domandò rivolgendosi a Gajeel.
“Tsk, a questo punto chi può dirlo? Sbucano parenti da tutte le parti. Ma non è un problema, non appena Salamander e famiglia torneranno, daremo una lezione anche a lui”
“Su, Gajeel, smettila di istigare alla violenza!”, esclamò Levy.
“Non istigo alla violenza, ma è una guerra. Pensi davvero che mi farò sopraffare, dopo che ho quasi rischiato di morire l’ultima volta…?”.
La moglie gli fece segno di tacere, ma era ovviamente troppo tardi.
“M-morire?”, domandò Ametyst incredula. “Tu sei quasi morto?”
“Eh? Ah, non preoccuparti per questo. È stato tanto tempo fa, sono diventato più forte da allora”.
Ametyst spalancò gli occhi, per poi divenire seria.
“Io non voglio che tu muoia!”, esclamò a gran voce. Il suo tono aveva attirato anche l’attenzione dei gemelli.
“Chi è che muore?”, domandò Sephir.
“Papà sta per morire?! No, non voglio!”, piagnucolò Akua.
“Ragazzi! State tranquilli, d’accordo? Qui non morirà nessuno. Non posso morire, dal momento che ho il compito di proteggervi, intesi?”
“Puoi prometterci che non morirai?”, domandò Ametyst con gli occhi visibilmente lucidi.
Gajeel non voleva assolutamente vedere la sua principessa piangere o preoccuparsi per lui. Per questo avrebbe fatto di tutto per rimanere in vita.
“Lo prometto”, dichiarò. Poi allargò le braccia e strinse tutti e quattro i suoi figli in un abbraccio, mentre Levy si portava le mani sul cuore, commossa.
Avevano faticato tanto per riunire la famiglia, non avrebbero permesso ad alcuno di distruggere il loro equilibrio.
“Oh, ma che bella scenetta familiare”, commentò Gildarts, mezzo brillo. “Il mondo ha davvero bisogno di più amore”
“Oh, master”, sospirò l’azzurra. “Siamo solo molto preoccupati. C’è questo tipo che vuole crearci problemi...”
“Ah, sta tranquilla cara Levy, un solo nemico in più non ci creerà tutti questi problemi”.
Lei allora azzardò un ipotesi.
“E se non fosse solo?”.


Da quell’altezza tirava un vento freddo, quasi gelido. Magnolia vista dall’alto sembrava davvero piccola e insignificante. Erano incredibili le cose che la magia poteva creare, perfino città e vite intere. Delle figure stavano in piedi sopra un precipizio, osservando quello scenario di apparente pace e tranquillità.
“Finalmente ci siamo! Forza, cosa stiamo aspettando? Andiamo!”
“Calma, God Serena. La tua fretta potrebbe rovinarci”
“Sta zitto, Invel. Abbiamo aspettato troppo”
“Adesso fate silenzio tutti e due, dobbiamo aspettare il via dal nostro capo”.
La figura che stava loro davanti, girata di schiena, a quel punto parlò.
“Grazie per l’intervento, Brandish. Non vi agitate troppo, stiamo per andare. August… sono davvero impaziente di rincontrarti”.


NDA
Allora, che dite?
Vi aspettavate il ritorno di Mest e dei dodici apostoli di Zeref? Anzi, undici apostoli, considerando che August è fuori per il momento.
Larcade è tornato, anche lui brama vendetta e non vede proprio l'ora di incontrare August. Direi che c'è tutto, Acnologia, gli Spriggan Twelve... e nel frattempo c'è stata una reunion fra Zeref e suo figlio, finalmente. L'unica poverina è Mavis, che non sa niente e verrà sballottata da un posto all'altro.
Adesso cosa succederà? D:

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Tradimento e alleanza ***


27 – Tradimento e alleanza

Neel e Fiamma si sentivano come se mancassero da casa da anni. Non vedevano proprio l’ora di tornare a Magnolia. Durante il viaggio di ritorno, August era stato piuttosto silenzioso. Per lui era strano trovarsi con suo padre, con cui si era appena riunito, e con sua madre, la quale però non ricordava nulla.
“Come mai hai voluto che venissi anche io?”, chiese infatti quest’ultima al corvino. “Quando in genere viaggi per lavoro, io ti aspetto sempre a casa”
“Ti ho chiesto di venire soltanto perché sono certo che la città in cui stiamo andando ti piacerà”, rispose frettoloso.
“Ah-ah, capisco”, la bionda allora guardò Natsu e Lucy. “Quindi voi alla fine non siete degli stalker o dei pazzi, dico bene?”
“No, siamo solo una famiglia che ne ha passate tante”, sospirò lei, accarezzando il Dragon Slayer, il quale si sentiva abbastanza a pezzi, a causa dell’autobus in cui si trovavano.
August si schiarì la voce, sussurrando poi qualcosa a Zeref.
“Pensi che gli altri ti accoglieranno bene?”
“Questo non posso saperlo. Ma fossi in te non ci spererei troppo”.
Arrivarono a destinazione che era già sera. Una volta attraversato il confine, Igneel e Fiamma si sentirono immediatamente a casa. Subito avevano preso a correre, impazienti di riunirsi ai loro amici.
“Quindi tutto ciò è stato creato dalla tua magia?”, chiese Zeref al figlio.
“Acnologia mi ha aiutato. Però sì… sono stato io. Ce ne ho messo di tempo”
“Ah, capisco. Beh, in effetti da te non potevo aspettarmi di meglio”.
Il ragazzo sorrise. Quello era forse un modo carino per dirgli che era fiero di lui?
“Ehi, venite”, Natsu fece loro segno di seguirli. “Da questa parte”.
I due fratelli intanto erano rientrati al pub di Cana, facendo sentire immediatamente la loro presenza.
“SONO TORNATO!”, gridò Neel contento. La prima ad andargli incontro fu Ametyst, la quale lo abbracciò senza pensarci due volte. Si ancorò a lui totalmente, respirando quel profumo che tanto le era mancato e affondando il viso sulla sua spalla.
“Finalmente...”, sussurrò.
“Wow”, fece lui, ricambiando l’abbraccio. “Che accoglienza. Anche io sono contento di vederti, piccola Ametyst”.
Quest’ultima si staccò leggermente, accorgendosi solo in quel momento del suo gesto avventato, senza riuscire comunque a scivolare via del tutto da quell’abbraccio che tanto la scaldava.
Fiamma, dal canto suo, aveva innanzitutto abbracciato Yuki. Poi Rayn l’aveva presa in braccio senza neanche avvertirla.
“Oh, Rayn!”, esclamò lei con gli occhi lucidi. “Io… sono tornata”.
Lui sorrise, guardandola negli occhi.
“Lo vedo”, sussurrò. Dopodiché le si avvicinò, ed ignorando il fatto che avessero almeno cento occhi puntati addosso, le donò un bacio non esattamente casto.
“Ehi, ehi!”, Neel era arrossito. “Amico, piano! Quella è la mia sorellina!”.
Fiamma era diventata bordeaux. Quello era il bacio rubato più bello della sua vita.
Poco dopo, Happy, Natsu e Lucy fecero il loro ingresso. Furono accolti con gran calore dai loro compagni di gilda, ma lo schiamazzare e l’allegria furono interrotti quando anche Zeref e Mavis, insieme ad August, furono loro davanti.
“Oh… mio...”, sussurrò Erza incredula.
“Umh”, Mavis si guardò intorno. “Che strano posto, ci sono delle camere per dormire?”
“Ma… ma primo master, noi...”, tentò di dire Gray, venendo subito zittito da Natsu.
“Prima che diciate qualsiasi cosa, vi dobbiamo parlare. Subito”
“Oh, a quanto pare non sono l’unico che porta brutte notizie”, commentò Mest, seduto vicino al bancone.
“M-Mest?! Tu? Ma quando sei arrivato?!”
“Mentre non c’eri. Anche noi dobbiamo parlarvi.

“Fiammuccia cara, sono così contenta che tu sia qui!”, Yuki stava strapazzando per bene la sua migliore amica. “È stato difficile trovarli? August come l’ha presa? Parla, parla, siamo curiosi!”
“Ecco, io non saprei dire come l’ha presa, di certo è stato strano. Ma ragazzi, sapete questo cosa significa? Che adesso lui passerà dalla nostra parte. Insomma, non ha alcun motivo per odiarci”
“Già, peccato che Acnologia l’abbia ancora con noi. E non è il solo”, borbottò Ametyst.
“Che significa?”
“Mest ci ha detto che un nuovo nemico è arrivato a Magnolia. Aveva un nome strano, portava perfino il tuo cognome”, spiegò l’amica. Fiamma si portò una mano sulla testa.
“Accidenti, ancora nemici?! Io sono la Salvatrice, ma non posso affrontarli tutti?”.
Yuki sospirò.
Povera Fiamma, m piacerebbe tanto aiutarla, si ritrovò a pensare.
Syrio allora la guardò.
Non preoccuparti per questo, ci siamo noi a proteggerla.
Hai ragione, ma… aspetta! Syrio, non sto parlando, come fai a sapere quello che penso?
Eh… eh? Io non lo so, lo sento e basta. Ma anche tu, mi leggi nel pensiero! Cosa vuol dire?.
Yuki strabuzzò gli occhi. Sin dalla prima volta che si erano visti, erano stati legati da qualcosa di speciale. L’uno sentiva quello che l’altro sentiva, adesso anche il pensiero.
Non so cosa vuol dire, ma sono più che certa che questo sia un dono.
Intanto, la conversazione si era spostata su qualcosa di più piacevole: Arya aveva infatti pensato bene di fare un po’ di gossip.
“E quindi Wendy ha una cotta per Mest praticamente da sempre, ma ci pensate? Dobbiamo farli mettere insieme!”
“Oh, Arya, ma tu non sei cupido”, sospirò Luna.
“Sì, che lo sono. E riuscirò anche a fare mettere insieme te e Will, sta tranquilla”
“Qualcuno ha fatto il mio nome?”, domandò quest’ultimo distrattamente.
“No, no, no!”, Luna arrossì. “Assolutamente. Arya, tu mi metterai nei casini!”.
Intanto anche Alecta e Hikari stavano parlando d’altro. Le due si erano legate molto, ed avevano oramai un rapporto confidenziale e stretto.
“Su, Hikari, fatti forza. Io sono più che certa che deve esserci un motivo”
“Anche se fosse? Oramai non posso farci niente, mi sa che è meglio se ci metto una pietra sopra, c’è una guerra a cui pensare”
“Ma l’amore è importante, è il senso della vita, non puoi rinunciare così. No, secondo me c’è qualcosa sotto”
“Non per forza deve essere così”, sospirò avvilita. Alecta non poteva crederci, quella non era la stessa Hikari un po’ ribelle e forte che conosceva, la sofferenza per amore le stava davvero facendo male.
“Amh… perché Freed ci osserva così? È inquietante come cosa”.
L’altra allora si voltò. Nel capire di essere stato colto in flagrante, Freed tentò di scostare lo sguardo. Doveva ammettere di provare non poca paura al pensiero di avvicinarsi a lei, Laxus era stato abbastanza duro con lui. E la cosa incredibilmente gli pesava. Assurdo, tutto adesso girava attorno a quella ragazzina che credeva di non sopportare, mentre invece adesso doveva rendersi conto di starsi affezionando.
Alecta si avvicinò a braccia conserte.
“Lo sai, non è gentile fissare le persone”
“Questo è il massimo che posso fare. Dopo che ti ho permesso di metterti in pericolo, credo che Laxus mi ucciderebbe per davvero se mi avvicinassi a te”.
Lei gonfiò le guance.
“Lascialo perdere. Oppure… questa è una scusa! Sì, è una scusa, perché in verità non mi hai mai potuta soffrire, anche prima che il sortilegio si spezzasse e...”.
Freed non la stava neanche più ascoltando. Si era soffermato a guardare i fiocchi rossi che portava in testa. Uno di essi stava quasi per sciogliersi. Con naturalezza allungò le mani e sistemò il nastro tra le sue biondissime ciocche. Alecta trattenne il fiato, totalmente sorpresa da quel gesto inaspettato.
“Scusa, stava per cadere. Adesso va meglio”.
“Eh… sì, va meglio”, balbettò lei arrossendo. “Comunque, smettila di fare il sostenuto. In battaglia avrò bisogno di qualcuno che mi guardi le spalle”
“Hai tanta gente a cui chiederlo”
“Beh, mi fido di te, va bene?! Non puoi esserne lusingato e basta?!”, a quel punto il viso più che rosso era divenuto completamente bordeaux. Freed sembrava quasi farlo a posta, ed in parte forse era vero.

“C-Cosa?! Gli Spriggan Twelve?! Guidati da Larcade? Ma non erano morti?”, Natsu credeva di poter implodere da un momento all’altro. Troppe informazioni tutte insieme.
“I miei ex compagni”, sussurrò August. “Cazzo, questo non promette bene. Come hanno fatto a tornare in vita? E soprattutto, che cosa vogliono?”
“Vendetta”, spiegò Mest. “Almeno, questo è ciò che lui ha affermato”
“Vendetta? Perché? Cosa gli abbiamo fatto?”
“Temo che ce l’abbia con me”, Zeref a quel punto si fece avanti. “Tra gli Spriggan, era quello a me più devoto. Non cercava altro, solo la mia approvazione. Non voleva nient’altro che essere trattato come un figlio, ma l’ho ucciso come un miserabile”.
“ È vero”, asserì Natsu. “Io me lo ricordo”
“Tsk, proprio un padre modello, eh?”, commentò Gajeel.
“Gajeel, sssh!”, tentò di zittirlo Lucy.
“Ha ragione lui. Probabilmente Larcade sa anche di te, August. Non mi sorprenderebbe se decidesse di ucciderti”.
Il giovane deglutì a vuoto. Sapere che uno dei suoi ex compagni volesse ucciderlo non era confortante, soprattutto quando quest’ultimo era a capo di un esercito spietato. Sapeva molto bene a cosa andava incontro.
“Questo vorrà dire che dovremo combattere necessariamente?”, chiese Gray.
Zeref però gli fece segno di tacere.
“ È una cosa che riguarda me, più che voi. Andrò da loro”
“Ah, ma pensi davvero che il loro intento sia parlare?”, fece Gildarts.
“No, forse no. Ma un tempo lavoravano per me. Forse saranno disposti ad ascoltarmi”.
“D’accordo”, August si massaggiò le tempie doloranti. “Sentite, adesso devo assolutamente andare da Acnologia, manco da troppo, e se mi venisse a cercare sarebbe un problema”, guardò Zeref. “Prenditi cura di mia madre”.
“Sta tranquillo, finché non ricorderà sarà al sicuro”, rispose spostando lo sguardo su Mavis, la quale stava parlando amabilmente con Mira come se nulla fosse, ignara della vera realtà dei fatti.

Quando August se ne tornò alla sua abitazione. Ebbe voglia di sotterrarsi. Tutta la casa era un vero disastro, sembrava fosse passato un uragano. Afflitto si fece avanti, massaggiandosi i polsi. Finalmente Gildarts lo aveva liberato da quel vincolo che gli impediva di usare la magia. Non avrebbe usato quest’ultima per far loro del male, soprattutto non a Natsu che lo aveva aiutato a ritrovare la sua famiglia. Si sentì terribilmente stupido e in colpa, aveva lanciato un sortilegio e aveva tenuto famiglie separate per anni senza un vero motivo. E probabilmente Acnologia era anche stato bravo a far leva sulla sua disperazione.
Fu proprio il suo alleato a comparirgli alle spalle come uno spettro, facendolo sussultare.
“Acnologia, devi smetterla di sbucare così dal nulla”
“Vedo che finalmente sei tornato. Dove sei stato?”
“F-fuori città”
“Questo l’ho capito. A fare cosa?”
“Non è importante quello che ho fatto, davvero”, rispose vago, nella speranza che l’altro non gli facesse altre domande. Acnologia prese a girargli intorno come uno squalo pronto a d addentare la propria preda.
“Ti è arrivata la voce che gli Spriggan Twelve sono in città? Mi ricordo di loro, sono forti, al punto che potrebbero crearmi non pochi problemi”
“Sì, amh… temo che non sia per te. Larcade ce l’ha con me, ma non vedo proprio il motivo”
“Ah, non vedi il motivo? Dimmi, perché odi Fiamma?”.
Odiava sarebbe stata la parola più adatta.
“Perché… lei ha tutto quello che io non ho mai avuto”
Ma che adesso ho..
“ È esattamente la stessa cosa. Tu eri l’eletto di Zeref, sei il vero figlio. Sei tutto ciò che lui avrebbe voluto essere, quindi… penso sia un motivo sufficiente per voler ucciderti, no?”.
August per poco ebbe un mancamento. Alla fine il karma gli si era rivoltato contro. Non aveva tempo per affrontare anche una disputa familiare.
“Ah, non fare quella faccia, chiederemo loro di unirsi a noi”
“Non lo faranno mai”
“Erano i tuoi compagni”
“Io non voglio!”. Acnologia chinò la testa di lato.
“Non vuoi? Da quando in qua sei assoluto, eh August?”
“V-voglio solo dire che… questo non riporterà in vita tua figlia”.
Sapeva di aver premuto un tasto dolente. E sapeva anche che Acnologia non voleva mai parlare di quel preciso argomento.
“Non… parlarne...”, sussurrò. “Non è per questo che agisco così. E tu, August? Tu perché lo fai? Neanche la tua famiglia ti verrà restituita.
Il giovane allora abbassò lo sguardo. Non sarebbero servite parole, perché il suo alleato aveva intuito perfettamente cosa ci fosse che non andava.
“No...”, sussurrò. “Non mi dire...”
“Loro non sono morti. Sono vivi e sono qui, a Magnolia!”, esclamò tutta ad un fiato.
Acnologia allora indietreggiò, non riuscendo a credere alle sue orecchie. Quello che August diceva non aveva il benché minimo senso.
“C-cosa? Com’è possibile? Loro erano morti!”.
Il giovane scosse il capo.
“Non sono morti. Li ho trovati e… Natsu mi ha aiutato...”, sussurrò tenendo lo sguardo basso e stringendo i pugni. Non aveva idea del perché, ma in quel momento non aveva più paura. In fin dei conti era un traditore, un traditore da entrambi i lati: aveva innanzitutto tradito parte della sua famiglia, adesso il suo alleato. Non aveva un posto dove andare.
“Il Dragon Slayer di Fuoco ti ha aiutato?! Cosa significa tutto questo? Ti trovavi con lui?!”
“Sì, mi trovavo con lui. E con Fiamma”, dichiarò trovando il coraggio di guardarlo negli occhi. “Ci sono tante cose che ho sbagliato, ma forse dovevo capire sin dall’inizio che uccidere non è nella mia indole. È stata Fiamma a farmelo capire. È stata lei fin dall’inizio. Lei ha tirato fuori la mia parte migliore. E di certo… non è colpa sua se ho sofferto. O se tu hai sofferto”.
Avrebbe voluto aggiungere altro, ma l’espressione di Acnologia lo costrinse a zittirsi. Quest’ultimo fremeva, sembrava ad un passo dall’implodere. Aveva appena appreso che il suo alleato numero uno, quello con cui aveva condiviso piani, rabbia e dolore, lo aveva tradito nel momento in cui aveva ritrovato la sua famiglia. E lui allora? Non contava più?
“Dovevo immaginare che fossi debole. Avrai vissuto per tanti anni, ma nell’animo sei ancora un bambino sperduto alla ricerca di attenzioni. Ora dimmi, August, chi si è preso cura di te per tutto questo tempo? Chi ti ha ascoltato e chi ha sopportato le tue paranoie? Sono stato io, non il Dragon Slayer di fuoco. Non è forse così?”
“Sì, hai ragione, però… forse dovresti rinunciare anche tu alla vendetta. E cercare un modo per ricominciare”.
Il suo ex alleato ghignò.
“Mi sembra giusto, non appena trovi quello che ti mancava, passi dal lato del nemico. Però mi spiace, io non intendo seguire le tue orme. Tsk, dovevo mettere in conto che un giorno avresti potuto tradirmi”
“Aspetta… non tenterai di uccidermi?”
“Non adesso, almeno. Cosa credi, che ti risparmierò al momento della battaglia finale? Tu non hai idea del guaio in cui ti sei messo”.
Ed effettivamente August non se ne rendeva conto. Perché Acnologia non era affatto l’unico nemico da affrontare, tutto il contrario.


Per Minerva era arrivato il momento di agire, prima che potesse cambiare di nuovo idea. Fino alla fine non si sarebbe sentita sicura di quella scelta che stava per compiere, ma doveva agire. Probabilmente quello era l’unico modo, continuava a ripetersi. Sì, sarebbe andato tutto bene.
Hikari stava giocherellando con Lector e Froch, di cui accarezzava il pelo ad entrambi. Considerando che da bambina avrebbe passato il tempo a tirar loro la coda, aveva fatto dei passi avanti notevoli. La donna teneva in mano un calice con dentro un liquido caldo e dolce con una leggere schiuma, in cui aveva lasciato cadere una goccia di antidoto. Avrebbe saputo se funzionasse soltanto provandola.
“Amh, Hikari… ti va qualcosa di caldo da bere? Potresti trarne sollievo”.
Hikari strabuzzò gli occhi, facendo poi spallucce. Non avrebbe mai immaginato che Minerva stesse cercando di cancellarle i ricordi, quindi accettò senza pensare.
“Grazie”, rispose, prendendo a sorseggiare piano la bevanda. Se le cose fossero andate bene. Hikari avrebbe dimenticato Rogue. Non la sua persona, bensì l’amore che provava nei suoi confronti.
“Ti senti bene?”
“Amh… sì, credo di sì”, sussurrò rilassata. Era meglio non fare troppe domande, avrebbe avuto modo di costatare da sé l’efficienza o meno di quell’antidoto.

“Questo posto non mi piace. Non mi piace, non mi piace”, si lamentò Ajeel guardandosi intorno con profondo disagio. “Dove stiamo andando?”
“Taci. Se proprio lo vuoi sapere, stiamo andando a cercare una persona. Un nostro ex compagno”, spiegò Larcade freddamente.
“Parli di August? Seriamente siamo venuti qui soltanto per dissipare i vostri problemi fraterni? Pensavo potessimo vivere in pa...”.
Bastò un solo sguardo di Larcade per zittirlo totalmente.
“Chiedo scusa...”
“Faresti meglio a tacere”, sospirò annoiata Brandish.
“Per quanto mi riguarda, sono d’accordo con Larcade”, proferì a quel punto la donna dai capelli rossi che portava il nome di Eileen. “Dobbiamo scovarli”
“Tu dici così soltanto perché vuoi rivedere tua figlia”, sbuffò God Serena con tono polemico.
“Ed anche se fosse? La cosa ti crea qualche problema?”
“Dovete fare silenzio!”, li zittì Larcade. “Statemi bene a sentire, non siamo qui per una gita, né per un’affettuosa visita familiare. Voi non servite più Zeref, voi servite me. Ed io cerco la mia vendetta. Molti di voi mi devono la loro devozione, dopotutto è grazie a me se siete tornati in vita, giusto?”.
A quel punto calò un silenzio abissale.
“È esattamente così che dovrete stare. E fare quello che vi dico”.
“Tu sì che hai esattamente l’indole del leader, mi piaci!”.
Nessuno degli Spriggan riconobbe quella voce, per il semplice fatto che quest’ultima apparteneva ad Acnologia. Egli comparve davanti a loro, con un ghigno stampato in viso. Gli altri undici lo riconobbero all’istante, ed immediatamente assunsero una posizione d’attacco.
“Tu! Speravo di avere a che fare con te molto dopo!”, esclamò Larcade.
“Su, su, rilassati. Non è davvero il caso di innervosirsi, non sono qui per crearvi problemi”
“E perché dovremmo fidarci?”
“Cosa posso dire? Quello che credevo essere il mio alleato numero uno mi ha tradito. Si chiama August, ti dice niente?”
“August? Quel bastardo? Dove si trova adesso?”
“A giocare con la famigliola felice con i due che l’hanno messo al mondo. Com’è che si chiama suo padre? Ah, sì, Zeref. Ti dice niente?”
“Larcade, non ascoltarlo, ti sta provocando”, suggerì Invel, venendo però bellamente ignorato.
“Lui è vivo? È sopravvissuto dopo avermi ammazzato come un miserabile?”
“Sì, possiamo dire di sì. Voi undici siete forti, al punto che potreste anche eliminarmi senza problemi, se voleste. Ma poiché abbiamo un nemico comune, pensavo, perché non unire le forze?”.
Nuovamente calò il silenzio. Nessuno degli Spriggan sembrava troppo convinto da quella proposta, eppure una luce negli occhi di Larcade fece ben sperare Acnologia.
Il ragazzo si fece avanti, guardandolo negli occhi.
“Che cos’hai in mente?”
.



NDA
In questo capitolo ho messo più carne sul fuoco di quanto pensassi.
La famiglia Dragneel è tornata a Magnolia con grande gioia di tutti. Minerva ha dato la pozione a Hikari, ma avrà funzionato?
Inoltre, il legame che unisce Syrio e Yuki è sempre più stretto, addirittura adesso c'è una certa telepatia.
August invece è ufficialmente passato dalla parte dei buoni, ma Acnologia lo sostituisce, alleandosi con Larcade e gli altri Spriggan.
Sarà davvero tutto come sembra?

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Riunione di famiglia ***


28 – Riunione di famiglia

August rientrò al locale con un’espressione indecifrabile. Sapeva che essere nemici di Acnologia non era uno scherzo, gli era stato accanto per anni e ben conosceva la sua forza e rancore.
Sicuramente avrebbe combinato qualcosa che non poteva neanche immaginare.
Fiamma fu la prima, molto candidamente, ad andargli incontro.
“August, sei tornato! Che è successo?”, domandò impaziente.
“Come dire… Acnologia sa… sa di me e di quello che ho fatto. Direi che la nostra alleanza termina oggi”.
Natsu allora gli diede una sonora pacca su una spalla.
“Oh, molto bravo! Sei stato molto coraggioso!”
“Piantala di trattarmi come un bambino”, si lamentò. “Adesso la sua rabbia non farà altro che aumentare”
“Non c’è nessun problema”, proferì Zeref. “Lo hanno già combattuto una volta. E poi, almeno per il momento, non è lui che mi preoccupa, non quanto Larcade, almeno”
“Sì, e aggiungerei che questo non sarebbe successo se non lo avessi ammazzato”, Natsu alzò gli occhi al cielo.
“Non continuare a ribadirlo”
“Io dico solo la verità!”.
Anche con quel contesto disastroso attorno, quei due trovavano perfino il tempo di litigare come comuni fratelli.
Mest osservava la scena, con accanto Wendy, la quale aveva finalmente trovato il coraggio di farsi più vicina.
“Ah, certo che quei due sono incredibili, non me li ricordavo per niente così”
“Le cose a volte cambiano”, la ragazza si portò timidamente una ciocca di capelli dietro un orecchio. “Sono molto felice che tu sia qui. In questi anni ti ho pensato spesso”
“Anche io ho pensato a te e tutti voi. Pensavo che non sarei più tornato sui miei passi, ma alla fine il destino ha deciso diversamente. Ammetto di esserne comunque felice. È bello vedere come sei cresciuta”.
Wendy si ritrovò ad arrossire. Era bello essere guardata finalmente più come una donna che una bambina. Mest era stato quello che sin dalla prima volta aveva costellato i tuoi sogni, ma ai tempi non ci aveva sperato troppo. Adesso però le cose erano diverse. Erano di nuovo insieme, e dubitava che la guerra fosse l’unico motivo.
“Qualcuno mi fa fare un giro turistico di questa città?”, domandò ad un tratto un’ignara Mavis.
August lanciò un’occhiata al padre.
“Non posso cercare un modo per restituirle la memoria?”
“Non adesso, ti dico”, bisbigliò. “Va tu con lei. Mio, August sarà lieto di accompagnarti”.
Il diretto interessato avrebbe tanto voluto dire la sua. In quella situazione non avrebbe avuto tempo per mettersi a fare da cicerone. Però, dopotutto, passare del tempo con sua madre non gli dispiaceva.
Dopo aver bevuto, Hikari era crollata addormentata con la testa sul bancone. A duna certa aveva sentito una sonnolenza impossibile da combattere. Yukino si avvicinò teneramente a lei, scostandole i capelli dalla fronte.
“Oh, Hikari, se eri stanca potevi anche trovarti un giaciglio migliore, no?”.
La figlia si destò poco dopo, spalancando gli occhi scuri.
“Stai bene?”, domandò lei.
“Non mi sono mai sentita meglio in vita mia!”, esclamò con rinnovato buon umore, stiracchiandosi. Ciò sorprese molto Yukino, la quale era abbastanza certa che non stesse fingendo.
Poco distante dai due, Minerva si trovava accanto a Rogue a conversare amabilmente. La ragazza sorrise nella loro direzione.
“Ciao, ragazzi!”, salutò allegramente.
“Hikari, sei crollata, hai dormito come un ghiro”, costatò Rogue.
“Oh, sì. Ma adesso sto decisamente meglio”.
Quei due avevano preso a parlare come se nulla fosse, come se il loro romantico passato fosse stato cancellato. Lì, Minerva intuì che la pozione doveva aver funzionato. La cosa la fece sospirare sollevata, perché adesso era esattamente tutto come doveva essere. O almeno di questo tentò di convincersi.
Yukino, dal canto suo, guardava stupita la scena. C’era decisamente qualcosa che no la convinceva.
“Sento odore di amore nell’aria”, fece Sting, avvicinandosi e posandole un bacio sulla testa.
“In effetti è così. Guarda Hikari e Rogue, parlano e scherzano come se nulla fosse mai successo”
“Che si siano messi il cuore in pace?”
“Dubito che sia per questo. Certe cose non cambiano dall’oggi al domani. Non lo so, secondo me c’è sotto qualcosa”
“Questa è una cosa che ho pensato anche io”, abbassò la voce. “Tu pensi che Minerva abbia potuto in qualche modo...”
“Lei non farebbe mai una cosa del genere! O forse sì? Era molto ferita”
“D’accordo, non preoccuparti per questo. Scopriremo cosa c’è sotto”.

Fuori dal locale, intanto, una figura misteriosa si aggirava. Quest’ultima si fece sempre più vicina, togliendo il cappuccio che le copriva il viso. Lì avrebbe sicuramente trovato quello che cercava, ma doveva sbrigarsi se non voleva destare sospetti.
All’interno, intanto, Igneel e Fiamma stavano riempiendo Zeref di domande. Avevano tanto sentito parlare di lui, ed il fatto di potergli chiedere certe cose di presenza era piacevole.
“Tu sei il più grande mago di tutti i tempi?”, chiese curiosa la bambina. “Così mi definiscono”
“C’è la possibilità per me di diventare più forte di te?”, domandò invece il biondino speranzoso.
“Io penso proprio di sì. Anzi, penso addirittura che sei sulla buona strada”, lo tranquillizzò.
Lucy si avvicinò al marito, sussurrandogli qualcosa.
“Zeref ci sa proprio fare con i ragazzi. Spero che lui, Mavis e August possano tornare ad essere una famiglia”
“Già, a meno che qualcuno non ci lasci la pelle per davvero, stavolta”, affermò, ricevendo in cambio una gomitata.
Cana a quel punto attirò l’attenzione di tutti i presenti.
“Chi va la?”, domandò rivolgendosi alla figura che era appena entrata e che non aveva affatto un aspetto rassicurante. Che fosse uno degli Spriggan venuto a creare loro problemi?
Effettivamente quel pensiero non sarebbe stato sbagliato. Soltanto quando la figura mostrò il suo viso, allora Lucy tirò un sospiro di sollievo.
“Brandish!”.
Brandish era stata dalla loro parte un tempo. Ne avevano passate parecchio insieme, durante la battaglia di Alvarez. Senza pensarci due volte si avvicinò, abbracciandola.
“Sei proprio tu! Speravo di vederti, ma non immaginavo così presto! Stai bene?”
“Sto molto bene, ti ringrazio”, si guardò intorno. “Loro… sono la tua famiglia?”
Lei annuì.
“Natsu lo conosci già. Loro sono i nostri figli, Igneel e Fiamma”.
Quest’ultima chinò la testa di lato.
“Mamma, chi è lei?”, domandò la bambina curiosa.
“Un’amica… o almeno… lo era? Brandish…?”, chiese conferma. Lei allora sospirò.
“È meglio che vi spieghi tutto subito, non ho molto tempo. Larcade non sa che sono qui”, si guardò intorno con fare sbrigativo. “Sapete, non tutti siamo dalla sua parte. Io per prima, per questo sono venuta ad avvisarvi. Quando Acnologia e August sono tornati a vita nuova, si è aperto come un varco e in qualche modo Larcade è riuscito a passare. Quelli di noi che erano morti, li ha… riportati in vita”
“Che cosa?!”, esclamò Natsu sconvolto. “È possibile una cosa del genere?!”
“Una cosa del genere è semplicemente un taboo”, spiegò Zeref severo. “Non si dovrebbe mai arrivare a tanto”
“Ma Larcade l’ha fatto. Quindi ci ha riuniti, alcuni sono stati subito dalla sua, ma altri… la pensavano diversamente. Ci siamo comunque uniti a lui, ma al momento giusto ci opporremo. Anche perché adesso lui e Acnologia hanno stretto un’alleanza che non mi piace”
“Maledizione!”, imprecò il Dragon Slayer del Fuoco. “Quel tipo la dovrebbe smettere di stringere patti a destra e sinistra!”
“Natsu, calma”, lo zittì Zeref. “Ti ho già detto che la cosa riguarda me… vero?”.
Brandish chiuse gli occhi.
“Larcade verrà da te, dopo che avrà ucciso August. A proposito, non lo vedo… dov’è?”
“Lui non è qui!”, esclamò Fiamma.
“Non è qui?! Non può stare da solo, potrebbe essere pericoloso!”.

August era completamente ignaro di cosa stesse succedendo nel frattempo. Camminava accanto a Mavis, ascoltandone ogni singola parola e pendendo totalmente dalle sue labbra. Non appena aveva avuto l’occasione, aveva passato del tempo da solo con lei, per il semplice fatto che voleva conoscere il più possibile la donna che lo aveva messo al mondo. Sebbene quest’ultima non ricordasse minimamente di lui.
“Ah, lo sai?”, fece stiracchiandosi. “Sono davvero felice di essere arrivata fin qui, mi sento… come se fossi a casa mia. Non so, forse è stupido?”
“Non lo trovo affatto stupido. Per molti questo posto è casa”
Lei sorrise.
“Prima o poi però dovrò tornare. Spero che Zeref finisca presto, perché sono giorni che devo dirgli una cosa importante, ma no ho ancora trovato l’occasione”
“Una cosa importante?”.
Mavis lo guardò con occhi furbi.
“Oh, forse a te posso dirlo, mi sembri bravo a mantenere i segreti”, sospirò. “Io… sono incinta”.
August spalancò gli occhi.
“Sei… tu? Davvero? Ma è fantastico”, rispose sinceramente contento. “Perché non glielo hai già detto?”
“Non so… e se la pendesse male? E poi è il nostro primo figlio, potrebbe essere difficile”
“Credimi, io sono certo che invece non sarà poi così difficile. Sarai proprio brava a fare la madre”.
Mavis fece per rispondergli, quando un rumore di foglie fruscianti la portò a sollevare lo sguardo su ciò che aveva davanti. August si era subito posizionato davanti a lei come per farle da scudo, avvertendo il pericolo imminente. Larcade sbucò poco dopo come uno spettro, un ghigno sul viso e gli occhi in fiamme.
“Bene, ecco che finalmente ti ho ritrovato, dopo tutti questi anni. Sei ringiovanito”
“Larcade!”
“August? Ma cosa succede?”, domandò una spaventata Mavis.
“Mi fa molto piacere rivederti”, gongolò l’altro con un sorriso languido. “Perché è solo per te che sono qui. Per te e… per nostro padre. Sai, non gli ho esattamente perdonato il fatto di avermi ucciso”.
August guardò Mavis. Doveva assolutamente metterla in salvo.
“Mio! Adesso devi correre, hai capito? Torna dagli altri e non voltarti indietro!”
“Ma io non capisco!”
“Vai, ho detto, subito!”.
La donna allora si staccò da lui. Confusa, fece per correre.
Larcade assottigliò lo sguardo.
“Che le loro pure e bianche anime ascendano al paradiso”, pronunciò.
Poco dopo, Mavis si accasciò al suolo, in preda ad uno strano piacere che la costrinse ad irrigidirsi. Non capiva, era come se non avesse alcun controllo su di sé.
“No! Fermo, lasciala stare!”, August corse immediatamente in suo soccorso, ma l’altro, che doveva aver previsto questa sua mossa, fu ben più veloce e gli comparve davanti, come se si fosse materializzato.
“Fammi vedere cosa sai fare, Re dei Maghi!”
“Quel titolo non mi appartiene più, bastardo!”, esclamò colpendolo.
Ritrovarsi ad affrontare un suo vecchio compagno come un nemico, non era esattamente ciò che aveva in mente. Ma aveva osato fare del male a Mavis, la quale adesso giaceva immobile al suolo, e questa era una cosa che non poteva assolutamente perdonargli. Voleva prendersela con lui soltanto per colmare il suo senso di tristezza e rabbia, era una sensazione che ben conosceva. Ed allora gli avrebbe tenuto testa. Il pugno che in seguito si lanciarono, in contemporanea, fu in grado di muovere la stessa aria, di scatenare un vento che non prometteva nulla di buono.
Natsu, Happy Zeref, Lucy, Fiamma e Igneel avevano avvertito ciò e si erano quindi sbrigati a raggiungere il membro della loro famiglia lasciato da solo.
“Ehi! C’è una festa e nessuno mi ha chiamato?!”, fece il Dragon Slayer del Fuoco.
Larcade sorrise.
“Oh, ma guarda tu che adorabile riunione di famiglia, sono commosso! O forse no...”
“August!”, chiamò Zeref. “Che cosa è capitato a Mavisi?”
“Lui l’ha attaccata! Vi prego, prendetela e andate via”
“Mi dispiace, ma questo non possiamo farlo, non si abbandona mai la famiglia nel momento del bisogno!”, esclamò Natsu. La piccola Fiamma sorrise e annuì nella sua direzione.
Non avevano alcun dovere di aiutarlo. Dopo tutta la sofferenza che aveva loro causato, loro lo stavano aiutando comunque. Doveva essere quello il calore che per tanto tempo aveva bramato.
“Allora, abbiamo finito con questa sceneggiata oppure no?”, domandò Larcade annoiato.
Fu Zeref a farsi avanti, furioso.
“Cos’hai combinato? Ti rendi minimamente conto del danno che hai fatto? Andare contro le stesse leggi della magia e poi presentarti qui? Ce l’hai con me? Benissimo, ne hai tutto il diritto. Ma non mettere in mezzo la mia famiglia, non mettere in mezzo mio figlio perché lui non ha nulla a che fare con questo”.
Quella frase però non fece che aumentare l’ira di Larcade, il quale gli si scagliò contro.
“Ricordi quando mi guardasti in quel modo? E mi uccidesti senza battere ciglio? C’era una sola cosa che volevo, ovvero il tuo affetto, ma tu hai preferito passare oltre. Per tanto tempo ti ho servito, ed in cambio cosa ho ottenuto? Il nulla più totale!”
“Bene, allora. È con me che devi prendertela. Forza, cosa aspetti?”.
Gli occhi di Larcade divennero fuoco. Ogni parola e ogni gesto era praticamente combustibile per la sua rabbia covata per anni.
Fiamma capì che non poteva semplicemente restare lì a guardare.
“Lascia stare la mia famiglia!”, strillò. Il ragazzo allora la guardò con un sorriso di scherno.
“Tu devi essere la famosa Salvatrice di cui ho sentito parlare. Se il bene dei tuoi amici e della tua famiglia è nelle tue mani, temo che rimarranno delusi!”.
Fiamma non reagì, o almeno, non a parole. Il suo sguardo e la sua espressione erano cambiati.
“Fiamma…?”, la chiamò suo fratello.
“Apriti, porta del Leone, Leo!”, gridò, facendo risuonare l’eco nella sua voce. Poco dopo, Loki si materializzò davanti a lei.
“Eccomi”
“Proteggimi, d’accordo?”
“Un momento, fermi!”, fece August, rivolgendosi poi ai più grandi. “Voi non la fermate?”.
Natsu e Lucy si guardarono.
“Fermarla sarebbe impossibile. Per questo l’aiuteremo. Siamo tutto un un fuoco!”,.
Fu dopo quella dichiarazione di guerra che Larcade si ritrovò ad affrontare da un lato Lucy e i suoi attacchi di Spiriti Stellari, da un altro lato Natsu e Igneel che facevano gioco di squadra, e accanto a lui Fiamma. La bambina aveva sentito un grande potere esploderle da dentro, esattamente come la volta in cui si era risvegliata. Il respiro era fuoco e la pelle bruciava. Seria come non mai, chinò lo sguardo. Poi protese le mani in avanti, attaccando Larcade. Quest’ultimo non si era aspettato una forza tanto improvvisa da parte di una ragazzina così giovane.
“Tu non mi piaci”, perfino il suo tono di voce sembrava diverso. “Tu fai del male alla mia famiglia”.
Natsu si fermò ad osservare sua figlia. Intorno a lei c’era un’aura rossa come il sangue, la sua forza cresceva attimo dopo attimo. In quel momento, il potere che le aveva tramandato tramite i geni, stava prendendo il sopravvento, rendendola incontrollabile.
“Cavolo”, sussurrò August. “Quella ragazzina mi sorprende attimo dopo attimo”
“Sarà anche forte, ma questo non basta”, proferì Zeref. “Li devo aiutare”
“Tu va da lei! Credimi quanto ti dico che ha bisogno di te!”, esclamò indicando Mavis. “Ci penso io, non ti devi preoccupare!”.
Il mago allora guardò il figlio. Sebbene lo conoscesse “da poco”, sentiva di potersi fidare di lui. Quando si fu allontanato, il biondo si voltò a guardare quell’essere, quel suo ex compagno, che aveva ferito sua madre e che adesso stava attaccando altri membri della famiglia. Era incredibile come fosse passato dal lato oscuro al lato dei buoni.
Si posizionò accanto a Fiamma, quest’ultima non si accorse neanche di lui, ma era chiaro che con la sua presenza volesse aiutarla.
“Attacca, Fiamma! Ti darò una mano io!”.
La bambina, con gli occhi vitrei come una bambola, si mosse lentamente. Lucy, Neel e Natsu si stavano impegnando per trattenere Larcade, sebbene con molta difficoltà.
“Ragazzi!”, gridò la bionda. “Sbrigatevi, cosa state…?”.
Prima che potesse finire di parlare, il nemico le arrivò vicino, colpendola così forte in viso da farle momentaneamente perdere i sensi.
“No, mamma!”, gridò Neel, raggiungendola e sollevandola. “MALEDETTO BASTARDO, TI AMMAZZO! Io…!”
“Neel, fermati!”, Natsu lo trattenne per poco. “Non sei tu che devi attaccare, ma lei!”.
Anche se poteva sembrare in una sorta di trance, Fiamma aveva visto benissimo. E allora la sua rabbia era esplosa nella voce e nell’attacco. August stesso rimase sorpreso da tanta potenza, ma si concentrò per aiutare la cugina. Larcade fu letteralmente investito dal fuoco, bruciante e divoratore, che sicuramente lo avrebbe colpito, se solo non fosse scomparso prima, lasciando l’aria bruciare.
August sospirò, mentre Fiamma, accanto a lui, ritornava ad essere normale.
“Fiamma!”, Natsu si avvicinò a lei, prendendole il viso tra le mani. “Stai bene? Ti prego, dimmi di sì!”
“Sto bene!”, esclamò battendo le palpebre. “Ma mamma invece? Ho visto cosa quello lì ha fatto!”
“Non preoccuparti, sta bene!”, la rassicurò Neel. “Sei stata in gamba, sorellina”
“ È vero. Come ci sei riuscita?”, domandò August.
“Io non lo so. So soltanto che ero arrabbiata e ad una certa il potere ha cominciato a crescere e a crescere sempre di più. E quindi non mi sono più trattenuta”, si guardò intorno. “Dov’è Larcade?”
“ È andato via. Dal momento in cui si è alleato con Acnologia, credo volesse solo testare la tua forza”, spiegò Natsu.
“Si è alleato con… Mio Dio”, sospirò August, che era ancora all’oscuro di tutto. “D’accordo, ci penseremo dopo. Per adesso, penso che Lucy e Mavis abbiano bisogno di aiuto”.

Quando tornarono dagli altri, Lucy aveva ripreso i sensi, sebbene fosse ancora un po’ stordita, contrariamente a Mavis, ancora dormiente.
“Ma cosa è successo?”, chiese Mira preoccupata.
“Questioni di famiglia”, disse Natsu, che teneva Lucy stretta a sé. “Dov’è Brandish?”
“ È dovuta andare via. Povera Mavis, è stata messa in mezzo anche lei?”
“Già, anche lei”, sospirò August. “Prendetevene cura, di lei ed anche del bambino”.
Zeref allora lo guardò.
“Bambino?”.
Suo figlio desiderò mordersi la lingua. Probabilmente aveva parlato troppo.
Imbarazzato, si portò una mano sulla testa.
“Voleva dirtelo lei, ma oramai penso di dover spiegarti tutto. Mavis è incinta”.
Il mago assunse un’espressione indefinita, mista a sgomento e paura.
“Cosa…?”
“COOOSA?!”, esclamò Fiamma. “Un nuovo bambino? Che bello! Quando? Dove?”
“Ebbene? Non dici niente? Questa volta, potresti per favore fare le cose per bene, e magari crescere uno dei tuoi figli in maniera normale?”
“Touchè. Maledizione, anche adesso… è il periodo peggiore”
“Non è così. È la dimostrazione che la vita, in qualche modo, deve andare avanti”.
Zeref allora sorrise.
“Come fai ad essere anche più saggio di me?”
“Beh, ho vissuto più anni di quello che sembra”, rispose lui facendo l’occhiolino.

Brandish aveva lasciato I suoi alleati e stava tornando dagli altri Spriggan. Sapeva di trovarsi in una situazione complicata. Ma Lucy era sua amica, lo era sempre stata, e doveva tentare di fare qualcosa per aiutare lei e gli altri. Per fortuna non era.
“Brandish!”, la voce di Dimaria la fece sussultare. “Finalmente sei tornata! Larcade iniziava ad insospettirsi! Sei andata da loro?”.
L’altra la guardò, seria.
“Sì. Ho detto loro quello che c’era da sapere. Quando arriverà il momento opportuno, aiuteremo quei maghi in questa battaglia. Glielo devo. Per questo è necessario fingere”.
Dimaria annuì, afferrando le mani della compagna, verso cui provava grande affetto.
“Lo sai che ti starei accanto a prescindere, dovessimo rischiare la vita”.
Lei annuì.
“Lo so”.



NDA
Quindi, in sostanza: Wendy ci prova con Mest, Hikari sembra aver dimenticato tutto, Mavis è incinta e alcuni tra gli Spriggan vorrebbero liberarsi alla dittatura [?] di Larcade, che dal canto suo è sempre più rancoroso.
Bene, ma non benissimo.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Rapimento ***


29 – Rapimento

Mavis stava riposando. Nessuno aveva idea di come in seguito le avrebbero spiegato ciò che era appena successo. August in particolare, moriva dalla voglia di dirle tutta la verità, ma a cosa sarebbe servito? Non sarebbe stato creduto a priori.
“Non ce ne possiamo stare qui a non far nulla!”, esclamò Gajeel. “Andiamo lì e attacchiamoli”
“Non stanno tutti dalla parte di Larcade!”, spiegò Natsu.
“E tu ti fidi, Salamander?”
“Io sì!”, esclamò Lucy. “Brandish non mi mentirebbe mai. Ci sono altre persone come lei che sono dalla nostra parte, ma non possono uscire allo scoperto adesso”
“Ha ragione lei”, asserì Erza. “Anche se, dopo tutti questi anni, non so come potrei reagire”.
Gerard le si avvicinò, poggiandole una mano dietro la schiena.
“Pensi a tua madre?”
“Sì… beh, il nostro ultimo incontro non è stato molto idilliaco, non trovi?”
“Le cose adesso potrebbero essere diverse”.
Arya, curiosa come sempre, aveva sentito la conversazione tra i due.
“Madre? La tua mamma fa parte dei cattivi?”, domandò.
“Faceva… o almeno così spero”, le rispose dolcemente.
“Ci farà del male?”, domandò poi Luna.
Gerard e Erza si guardarono negli occhi.
“Nessuno vi farà del male, state tranquille”, le rassicurò il primo.
C’era una forte preoccupazione nell’aria. Anche Gray stava meditando. Dopo ciò che avevano passato una volta, non voleva più mettere Juvia in pericolo.
“Juvia, tu farai meglio a farti da parte”
“Di cosa stai parlando? Juvia non può starsene in disparte mentre i suoi amici e la sua famiglia rischiano la vita!”
“L’ultima volta abbiamo rischiato grosso. Adesso abbiamo due figli a cui pensare”
“È per loro che Juvia sta facendo tutto ciò! Dovessimo rischiare di morire!”
“Ehi, ehi!”, si intromise Rayn. “Qui non muore nessuno, tranquilli! E poi, i vostri due figli sono in gamba, vero Yuki? Yuki?! È sparita di nuovo!”, sospirò il ragazzo.
“Tsk, sarà sicuramente da qualche parte con Syrio… quel ragazzino...”, borbottò Gray.

Effettivamente Rayn aveva ragione. Yuki e Syrio si erano allontanati da tutto quel fracasso e si erano rifugiati niente meno che sul tetto a godere del silenzio e del cielo stellato. Le loro mani si sfioravano appena e c’era un certa tensione nell’aria. L’azzurra non si capacitava ancora di come il loro rapporto fosse cambiato tanto e fosse passata dall’odiarlo a provare un incredibile legame di empatia.
“Syrio, secondo te cosa c’è fra noi?”
“Io non lo so”, rispose sincero. “Ma qualsiasi cosa sia… mi piace”.
Dopodiché le afferrò una mano. Ogni qualvolta che si sfioravano, le loro emozioni e sensazioni si fondevano. Yuki poteva avvertire i suoi pensieri e i suoi desideri più reconditi.
Con gli occhi lucidi, si fece più vicina.
“Sento che vuoi baciarmi”, sussurrò. Lui fece spallucce.
“È vero. Ma ho paura tu possa rifiutare”
“Senti che potrei rifiutare?”, domandò.
“No”, tremò Syrio.
Audace, Yuki si fece più vicina e poggiò le labbra sulla sue. Il gesto di per sé fu molto casto e innocente, ma le sensazioni che ne scaturirono fecero loro dimenticare tutto ciò che avevano intorno. Doveva essere quello l’amore. Così difficili da capire, ma anche estremamente semplice.

Ametyst invece, dal canto suo, preferiva starsene più sulle sue e guardare Neel. Oramai era chiaro a se stessa quanto forte fosse il sentimento che provava nei suoi confronti. Anzi, probabilmente era sempre stato così, sin da quando erano bambini. Ma aprire il suo cuore in una situazione dove nulla era certo, era difficile. A braccia conserte, scostò il capo. Neel da lontano si accorse di lei. Sebbene con certe cose fosse proprio negato, aveva intuito benissimo che fra lui e Ametyst ci fosse qualcosa. Ed era deciso più che mai a sapere. Così si fece più vicino.
“Ametyst, ti devo parlare”
“Parlare? Di cosa esattamente?”
“Per esempio di noi”. Lei sorrise nervosamente.
“Non c’è niente da dire, no?”, domandò staccandosi dalla parete e allontanandosi alla svelta.
“Aspetta!”, Neel la afferrò per un braccio. “Io ti piaccio, non è vero?”.
La corvina batté le palpebre, arrossendo. Arrogante e diretto.
“E anche se fosse? A te cosa importa? Tu pensi solo a combattere e a diventare più forte. Cavolo, potresti morire da un momento all’altro, a che servirebbe amarti se so già che soffrirei?”.
Nel suo tono non c’era rabbia, solo tanta dolcezza e paura. Ad una certa, Neel l’aveva lasciata andare e le mani della ragazza si erano poggiate sul suo petto. Il biondo si avvicinò al suo viso, scorgendo delle lacrime in quegli occhi scarlatti.
“Su una cosa ti sbagli. Io non intendo affatto morire. Ho troppo da perdere. La mia famiglia, i miei amici… e tu, piccola pietra preziosa”.
In un altro contesto, Ametyst lo avrebbe sicuramente preso a pugni per averle dato un soprannome così smielato. Ma in quel momento non riuscì altro che a badare al suo cuore che batteva sempre più forte. Neel chiuse gli occhi e poggiò le labbra sulle sue con grande impeto, dimostrando una passione che sorprese molto la ragazza, la quale non ci pensò due volte a ricambiare con la stessa foga, stringendosi a lui. Rimasero appiccicati per quelli che parvero minuti interminabili. Quando si staccarono, gli occhi di entrambi erano pieni di desiderio. Non ebbero bisogno né di parlare né di chiedere nulla. Semplicemente, Neel la afferrò per mano e la portò con sé.

“August?”, chiamò Fiamma guardandosi intorno. “Dov’è August? Qualcuno lo ha visto?”
“Mi sorprende il fatto che lo cerchi in continuazione”, disse Rayn a braccia conserte. Lei allora si voltò a guardarlo, sorridendo.
“Rayn, sei geloso? Dai, lui è mio parente”
“Non ho mai detto di essere geloso!”, borbottò . “E poi, anche se fosse… avrei ragione, tu… sei mia...”.
Nel sentirsi dire ciò, la rosata sorrise maggiormente. Poi si avvicinò, afferrandolo per un braccio.
“Allenati con me. Sento che sto diventando più forte. Mentre combattevo contro Larcade, l’ho sentita, sai? Quella stessa energia che ho ritrovato non appena mi sono risvegliata. Forse io ce la posso fare”
“Certo che ce la puoi fare”, lui le portò una mano sulla testa. “E ti starò vicino, se è questo ciò che vuoi”.

L’unica cosa a cui adesso Minerva voleva pensare era il suo matrimonio. Voleva che si trattasse di una cerimonia molto semplice a cui tutti i suoi amici avrebbero partecipato. Stava già immaginando il suo abito da sposa, in genere non era abituata ad indossare abiti così chiari e candidi, ma per quella volta sarebbe stato okay fare un’eccezione.
“Hikari, di che colore vorresti il tuo abito da damigella?”, chiese all’adolescente.
“Sinceramente non saprei”, rispose pensierosa. “Mi andrebbe bene qualsiasi cosa… magari il verde acqua”
“D’accordo allora, mi pare una buona idea”.
Quella situazione era idilliaca, peccato fosse tutto basato su un’enorme bugia. Questo l’aveva capito Yukino e lo aveva capito anche Sting, che adesso era più che mai deciso a voler sapere la verità.
“Oh, Sting”, lo chiamò lei. “Vuoi darmi una mano con l’organizzazione del matrimonio?”
“Magari in un secondo momento, adesso dobbiamo parlare”, affermò severo. “Che cosa stai tramando?”
“Amh… il mio matrimonio?”
“Non è di questo che voglio parlare. È tutto molto strano, non trovi? Rogue e Hikari adesso vanno troppo d’accordo così all’improvviso, non mi pare molto realistico che si siano dimenticati tutto da un giorno all’altro. Dimmi la verità. Hai fatto qualcosa?”.
La donna assottigliò lo sguardo.
“E anche se fosse? Non pensi io abbia diritto ad un po’ di felicità, dopotutto quello che ho passato?”
“Allora avevo ragione io”, disse afferrandola per le spalle. “Che cosa hai fatto? Hai annebbiato la mente ad entrambi?”
“In verità… ho fatto sì che non ricordassero nulla della loro vita insieme. Ho fatto un favore a tutti. Sbaglio o neanche tu eri favorevole a questa relazione?”
“È vero, ma questo non significa che bisogna agire in questo modo! Sarà tutto basato su una bugia, è questo quello che vuoi?”.
Minerva fece una smorfia. Era ovvio che non lo volesse, ma aveva forse qualche altra scelta?
“È tutto quello che posso fare. Io amo Rogue”
“Ma lui non ti ama più. Una bugia non potrà sostituire i sentimenti”.
La donna allora si staccò dalla sua presa, sistemandosi i capelli.
“Pensala come vuoi, ma non mi farai cambiare idea. Adesso, se non ti spiace, ho delle cose da fare”.
Sting non riuscì a staccarle gli occhi di dosso. L’amore poteva tirare fuori la parte migliore di una persona, ma anche la parte peggiore..

August stava vegliando su Mavis, la quale riposava ancora. Si chinò su di lei e le poggiò una mano sulla testa. Quella donna sembrava così fragile, eppure era in realtà incredibilmente forte, una delle maghe più potenti che fossero mai esistite. Ed era stata messa in pericolo per colpa sua.
Mi dispiace”, sussurrò. “Sto provando ad essere un bravo figlio, ma è più difficile di quanto pensassi”.
Dopodiché le posò un baciò sulla fronte, dimenticandosi per un attimo del grande potere che un gesto del genere poteva avere. L’amore sincero di un figlio verso la proprio madre, spezzò definitivamente il sigillo alla memoria di Mavis, liberando i suoi ricordi. Improvvisamente tutto divenne chiaro, come un cielo dopo la tempesta.
La donna aprì gli occhi, osservando August.
“Stai bene?”, sussurrò il ragazzo. Lei batté le palpebre, afferrandogli il viso.
“August!”
“Sì? Sì, sono io...”
“August! Tu sei August… sei mio figlio!”. Il ragazzo perse improvvisamente un battito. Aveva funzionato?
“Mamma…?”, domandò incerto. Mavis sorrise commossa nel sentirsi chiamare così per la prima volta. Non aveva mai avuto occasione di stringere suo figlio tra le braccia. Così decise di non perdere altro tempo. Allargò le braccia e strinse a sé il ragazzo, il quale finalmente trovò quel calore che tanto aveva cercato per una vita intera.
Sospirò, lasciandosi andare del tutto.
“Sono felice che ti sia ricordata di me”
“Credo che una parte di me abbia sempre saputo chi eri. Io e te siamo stati legati dal primo istante della tua esistenza, non potrei mai dimenticare del tutto. E… Zeref?”
“Lui è con gli altri adesso. Gli altri, giusto! Loro devono sapere!”.

“Tutto questo mi ricorda proprio i vecchi tempi! Ricordate quando eravamo giovani?”, Natsu si strinse con entusiasmo a Lucy, Gray ed Erza, la quale alzò gli occhi al cielo.
“Beh, non è che adesso siamo tanto più vecchi, eh...”
“Frenate l’entusiasmo gente, questa non è una missione qualsiasi, è una guerra. La guerra di cui voi non siete i veri protagonisti, ma solo degli aiutanti”, chiarì Gildarts. “Dove si trova la Salvatrice?”
“Si allena con Rayn”, spiegò Juvia.
“Capisco. Che mi dite della sua magia?”
“Va facilmente fuori controllo”, disse poi Natsu. “Anche se potrebbe essere pericoloso, deve rilasciarla del tutto. Altrimenti non avrà altro modo. No… no, deve avere un modo, stiamo parlando di lei”
“Allora che cosa stiamo aspettando?!”, esclamò Gajeel fuori di sé. “Andiamo a dare una lezione a quei dodici bastardi”
“Devo ricordarti che alcuni sono dalla nostra parte?”, sospirò Levy.
“Questo non ha importanza, il punto è sempre quello”.
Non tutti erano entusiasti come lui. Alecta, per esempio, aveva finito per nascondersi sotto il tavolo. L’ultima volta non era finita molto bene e la paura di morire era tanta. Freed si accorse di quel suo strano modo di fare, così si chinò.
“Stai giocando a nascondino?”
“Sh, fai finta che non mi hai vista. Non voglio andare. Io morirò”
“Cosa? Non è affatto vero, tu non morirai”
“Come fai ad esserne sicuro?”
“Io non dovevo forse guardarti le spalle?”
“Eh? Sì, ma...”
“Niente “ma” devi fidarti di me. Su, vieni via di lì”, sussurrò porgendola una mano. Un po ‘più convinta, Alecta la strinse.
“Bene, brava. Dopotutto tu sei sempre quella ragazzina tosta che mi ha dato del filo da torcere”
“Non che ci voglia molto”
“Ehi…!”
“Che cosa state facendo voi due?”.
L’attenzione di Laxus non era tardata ad arrivare. Non vedeva molto di buon occhio il modo in cui Freed si avvicinava a sua figlia, sebbene non avesse cattive intenzioni. Alecta incrociò le braccia sul petto.
“Freed mi aiuta a combattere”
“Neanche per sogno!”
“Sì, invece. Lui mi protegge”
“Lui?! Tu?!”. L’amico fece per indietreggiare. Poi però si convinse del fatto che, probabilmente, non c’era nulla da temere.
“Devi fidarti di me”
“L’ultima volta che mi sono fidato di te, Alecta stava andando letteralmente a morire”
“Non sarebbe successo nulla comunque”, chiarì con tono fermo. E ciò aveva dell’incredibile, da quando quell’idiota aveva il coraggio di andargli contro il quel modo??
Laxus fece per rispondere, ma il suo tentativo fu frenato dall’arrivo della prima master, che si era finalmente risvegliata. La sua espressione era incredibilmente seria e faceva intendere che ci fosse qualcosa che non andava.
“Mio!”, Zeref le andò subito incontro per abbracciarla. “Stai bene?”.
La bionda però gli lanciò un’occhiataccia.
“Puoi benissimo chiamarmi con il mio nome, Zeref”.
Il mago indietreggiò, rendendosi finalmente di come lei lo stesse guardando. La mano della sua amata era stretta a quella di August.
“August, tu…?”
“Il mio bacio l’ha risvegliata”, spiegò.
“L’ha risvegliata?!”, esclamò Natsu contento. “Prima Master, sei tu! Sono così contento che finalmente ricordi!”
“Natsu, aspetta...”, Lucy lo frenò, intendendo perfettamente l’atmosfera pesante che si era appena creata. Mavis sembrava avercela con Zeref.
“Zeref… perché non hai cercato di risvegliarmi?”
“Mi dispiace. Non volevo recuperassi i tuoi vecchi ricordi, sarebbe stato troppo”
“Sarebbe stato troppo? Fin ora ho vissuto nella bugia senza saperlo. Ho scoperto di avere un figlio, dopo tutto questo tempo”.
August allora decise di intervenire in favore del padre.
“Neanche lui sapeva di me. È una storia un po’ più complicata di così”
“Capisco, ma per il resto non hai scusanti”, affermò nervosa. “Come pensi che possa perdonarti e fidarmi di te, adesso?”
“Mavis, ti chiedo scusa, ma adesso non è il momento per pensare a questo. E poi, non posso lasciarti da sola adesso che sei incinta”
“Tu sai?”
“Chiedo scusa”, August si portò una mano sulla testa. “Colpa mia”
“Oh, non importa. Non preoccuparti, Zeref. So benissimo pensare a me stessa”, dichiarò freddamente, passandogli davanti.
Probabilmente avrebbe dovuto aspettarsi una sua reazione, non aveva scusanti.
“Mi dispiace”, sussurrò August affranto.
“Ehi, tranquillo. Si risolverà. E non sarà di certo questo a dividerci”, tentò di rassicurarlo.

Fiamma si stiracchiò. Aveva appena finito di allenarsi con Rayn, e adesso si sentiva piuttosto stanca. Syrio e Yuki erano finalmente scesi dal tetto, e la rosata li vide conversare amabilmente, mano nella mano. Di fronte quella scena così tenera, non riuscì a resistere.
“Ehi, voi!”, esclamò. “Ecco perché eravate spariti!”
“Fiamma!”, Yuki arrossì. “Noi non stavamo facendo nulla di male”
“Sì, sì, come no”, rispose lei divertita. “Molto bravo, Syrio. Sei riuscito a conquistare il cuore della piccola Yuki!”.
Il ragazzino arrossì, Fiamma tendeva ad essere piuttosto irruente.
Mentre i tre conversavano allegramente, due dei loro nemici li osservavano.
“Non è una buona idea. No, ti dico che non è per niente una buona idea”, commentò Ajeel.
“Sta zitto, idiota. Ci farai scoprire”, lo zittì God Serena.
“Ma dobbiamo catturarla per forza? A Larcade non interessano quei bambini”
“Ma sei stupido o cosa? Lei è la Salvatrice. È lei quella che dovrebbe sconfiggerci. E poi, funge da esca per gli altri”
“Oh, e va bene. Ma che facciamo con gli altri due?”
“Li catturiamo comunque. Hanno un tipo di magia piuttosto interessante”.

“Wow, capisco”, sussurrò Fiamma con gli occhi lucidi. “È così poetico il fatto che sentiate le stesse cose. Adesso capisco, voi eravate destinati!”.
Yuki sorrise imbarazzata.
“Su, su, mi metti in imbarazzo!”.
Syrio sollevò lo sguardo. Qualcuno si stava avvicinando.
“ATTENTE!”.
Fiamma si voltò di scatto. Tuttavia, malgrado la prontezza dei suoi riflessi, non ebbe il tempo di reagire. Ciò che vide in seguito fu un buio profondo, come se si fosse addormentata. Nessuno si accorse dei due Spriggan che adesso stavano fuggendo, con la notte che avanzava sempre di più.
Solo qualche minuto più tardi, Rayn andò a cercare la sua piccola rosata, la quale era andata a cercare Yuki e Syrio.
Ciò che però trovò gli raggelò il sangue nelle vene: la chiave che Fiamma teneva sempre al collo, adesso giaceva lì, sull’erba. Non poteva averla persa, inoltre non percepiva più la sua presenza, né quella della sorella.
Immediatamente fu il panico più totale.
Corse al locale con il cuore in gola e riempiendosi i polmoni d’aria.
“RAPITI! LI HANNO RAPITI!”.



NDA
E' andata. Fiamma, Yuki e Syrio sono stati rapiti, mentre Mavis nel frattempo si è svegliata ed è piuttosto arrabbiata. Sting invece ha capito finalmente che Minerva ha combinato qualcosa. Ah sì, Ametyst e Neel ci hanno dentro. Sono ragazzi, che vogliamo farci?

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Salvarli ***


30 - Salvarli


Fiamma si svegliò di scatto, avvertendo sin da subito un fastidioso dolore alla testa. L'ultima cosa che ricordava era qualcuno che si avvicinava a loro con fare minaccioso. Subito dopo c'era stato il buio. Mettendosi seduta, si rese conto immediatamente di trovarsi in una sorta di cella sotterranea. Le pareti erano fredde, umide e muschiate, inoltre entrava anche qualche spiffero da chissà dove. Si portò le mani intorno al busto per scaldarsi, poi abbassò lo sguardo: con lei c'erano ancora Yuki e Syrio, i quali stavano dormendo. Quindi si chinò, scuotendo immediatamente l'amica.

"Yuki, sveglia!".
L'azzurra mugolò qualcosa di incomprensibile, per poi aprire gli occhi.
"Fiamma? Ma che è successo? Dove siamo?"
"Non lo so, ma non mi piace tutto ciò", subito dopo svegliò Syrio. "Qualcuno ci ha rapiti, deve essere un alleato di Acnologia"
"Eh?", Syrio si tirò su con fare assonnato. "Che cosa?! Ma non possiamo rimanere qui! Che facciamo?".
Fiamma fece per portarsi una mano sul collo, lì dove avrebbe dovuto trovarsi la collana del Leone. E con grande orrore si accorse che essa non era più lì.
"Oh, no! La mia collana, è caduta! Non posso averla perduta!".
Lì sul momento le venne da piangere, ma poi si disse che non potava assolutamente lasciarsi andare. Trattenne le lacrime, stringendo i pugni.
"Dobbiamo uscire di qui!".
Intanto, fuori dalla cella sotterranea, God Serena sghignazzava in compagnia di Ajeel.
"Questa cosa non mi piace", si lamentò quest'ultimo.
"Fa silenzio, tu! Larcade e Acnologia saranno felici e fieri di me quando sapranno che ho catturato quei ragazzini"
"Sarà, ma abbiamo agito di testa nostra, e sai che Larcade non gradisce questa cosa..."
"Sempre a lamentarti, tu!", sbottò. "Adesso apro questa porta, spero che siano ancora privi di sensi!".
I due non erano però da soli. Brandish, infatti, insospettita, si era decisa ad andare loro dietro silenziosamente. Solo ad un certo punto aveva fatto notare la sua presenza.
"Che cosa state combinando?".
Ajeel sussultò.
"Visto? Te l'avevo detto che qualcuno ci avrebbe scoperto"
"Abbiamo catturato la Salvatrice e altri due ragazzini", tagliò corto God Serena.
"Cosa?!", esclamò Brandish sconvolta. Ebbe immediatamente voglia di intervenire, ma sapeva anche di non poter fare dei passi falsi. Il suo compagno aprì la cella, e i tre ragazzini sussultarono nell'udire quel sono così stridente. Yuki sgranò gli occhi alla presenza della ragazza.
"Bran-!".
Subito però l'amica le portò una mano davanti la bocca. Non potevano permettere che qualcuno scoprisse della loro alleanza, sarebbe stato un grosso guaio.
"Bene, ragazzini. Voi adesso venite con noi", dichiarò God Serena.

I due nuovi alleati, intanto, stavano parlando circa quello che era ormai un nemico comune: August. Acnologia raccontò a Larcade la loro storia, dal loro incontro, alla maledizione, al tradimento.
"Così August alla fine è passato dal lato dei buoni, eh? Dovevo aspettarmelo dopotutto, lui ha un cuore troppo tenero, e proprio ciò sarà la sua rovina. Spero che tu vorrai lasciarlo a me"
"Fa pure, non è neanche lui il vero problema. Il problema è quella ragazzina dai capelli rosa, Fiamma Dragneel .Lei è destinata a sconfiggerci, lo dice una profezia".
Larcade allora prese a ridere in modo sguaiato.
"La vedo molto dura. Farci sconfiggere da una bambina sarebbe il colmo, non trovi?"
"Non è divertente. Quella ragazzina è diversa, è speciale, per quanto mi secca ammetterlo. Possiede dalla nascita una magia e una forza straordinari. Temo che questo lo stia capendo anche lei".
Il ragazzo fece una smorfia.
"Oh, non sarà un problema così grande! Uccideremo anche lei, cosa vuoi che importi!".
Acnologia fece per rispondere, ma inaspettatamente arrivarono Ajeel, God Serena e Brandish che stavano tenendo in ostaggio tre ragazzini. Fiamma spalancò gli occhi nel ritrovarsi davanti quei due. Poi lanciò un'occhiata esasperata a Brandish, la quale la teneva vicino a sé e sembrava volerla rassicurare con lo sguardo.
"Eh? Che storia è questa?", chiese Acnologia.
"Io e Ajeel li abbiamo catturati. Fungeranno da esca. E poi, penso sia comodo avere la salvatrice qui con noi"
"Voi siete dei pazzi!", a quel punto Fiamma non si trattenne. "Se pensate che Fairy Tail ci lascerà qui, vi sbagliate di grosso"
"Oh-oh, ottimo lavoro, ragazzi", sorrise Larcade. "Piccola Fiamma, il punto è proprio questo. Noi vogliamo che loro vengano qui. E voi siete l'esca perfetta"
Come puoi odiarci così?!", esclamò ancora la Salvatrice. "La sofferenza che hai dovuto subire non è una giustificazione, qui tutti abbiamo sofferto!".
Nel sentirsi dire certe cose, Larcade non riuscì a resistere e schiaffeggiò Fiamma.
"No!", gridò Yuki. "Lasciala stare!". Il suo nemico allora le rivolse lo stesso trattamento, e quando Syrio tentò di intervenire, fu costretto ad accasciarsi per il dolore bruciante al viso.
"Beh?", fece Acnologia annoiato. "E questo che significa? Non l'hai colpito". Curioso, Larcade si avvicinò al ragazzino, guardandolo.
"Che succede? Tu e questa bambinetta siete forse legati psicologicamente?".
Il ragazzino gli lanciò un'occhiataccia velenosa, segno che ovviamente non gli avrebbe risposto.
"Capisco, fai il sostenuto. Ragazzi, portate lui e la ragazzina dai capelli azzurri da Invel. Fiamma rimane qui con noi"
"Che cosa?!", esclamò la rosata. "Un momento, dove li state portando? Che cosa volete fare loro?"
"Niente di che, sta tranquilla, non possiamo uccidervi adesso, voi siete importanti", sorrise Larcade. "Brandish, va pure".
La ragazza se n'era rimasta lì, impotente, e ciò era già stata una sofferenza. Ma lasciare la Salvatrice assieme a quei due? Come poteva?
"Brandish, allora?", la chiamò Acnologia.
Guardò Fiamma, la quale sembrò voleva rassicurare. Quella ragazzina era incredibilmente coraggiosa e forte per la sua età.
"S-sì. Vado subito".
Fiamma allora si voltò a guardare i due. Il suo orgoglio le imponeva di non mostrare alcuna paura. E così avrebbe fatto.

Yuki aveva smesso di dimenarsi, per il semplice fatto che non voleva che a Syrio venisse fatto altro male. Dove stavano andando? Il non saperlo la metteva in forte agitazione.
"Andiamo, cammina ragazzina!", borbottò God Serena.
"Dove stiamo andando?"
"Da una persona che sarà ben felice di fare la vostra conoscenza", si fermò ad un tratto davanti ad una porta, per poi bussare. "Ehi, Generale D'Inverno, ci sono visite per te". La bambina deglutì a vuoto, non si sentiva per niente tranquilla, anzi, aveva addosso una spiacevole sensazione.
La persona che God Serena aveva chiamato "Generale d'Inverno" era un ragazzo, aveva lo sguardo serio e portava un paio di occhiali. A vederlo così non avrebbe fatto paura, eppure c'era qualcosa in lui che la intimoriva abbastanza.
"Perché mai mi hai portato questi due ragazzini?"
"Esche. Occupatene tu, sono certo che potranno interessarti".
Invel allora si soffermò a guardarli. La sua attenzione andò soprattutto su Yuki, la quale, capendo di essere osservata, indietreggiò e strinse la mano di Syrio.
Sta tranquilla, non ci farà nulla.
Tu come fai ad esserne certo?
Non lo permetterò, devi fidarti di me.
"Questo è molto, molto strano", cominciò a dire Invel. "Mi ricordi qualcuno con cui una volta ho combattuto. Stessi occhi, stesso viso... non avrai anche lo stesso potere, vero?"
"Questi non sono affari tuoi!", esclamò la bambina stizzita. Syrio si irrigidì, temeva che quel suo modo do fare avrebbe potuto scatenare in Invel qualche reazione violenta. Mentre invece, quest'ultimo, si limitò a sistemarsi gli occhiali.
"Capisco. Beh, tanto avrò modo di scoprirlo, non andrete da nessuna parte". Lo sventurato duo allora si guardò negli occhi, sperando silenziosamente che le loro famiglie venissero a salvarli il più presto possibile.

"IO LI AMMAZZO TUTTI! COME HANNO OSATO RAPIRE LA MIA PREZIOSA SORELLA?!".
Igneel era totalmente in fiamme. Nessuno avrebbe potuto fermare la sua ira... o quasi.
"Igneel, calmati, okay? Non fare cose avventate o rischi di farti uccidere!", lo rimproverò Natsu.
"Beh, me ne infischio! Sbrighiamoci a raggiungerli, perché sono tutto un fuoco e ho bisogno di esplodere! Rayn, stammi dietro e smettila di deprimerti!".
Effettivamente, il suo migliore amico aveva preso un po' male la cosa. Come aveva potuto permettere che la sua dolce sorellina e la ragazza che gli piaceva venissero rapite?
"Sono inutile, sono totalmente inutile", si autocommiserò portandosi le mani sulla testa. "Non mi sono accorto di niente. E se stanno facendo loro del male, non so se me lo perdonerei abbastanza"
"Non credo che faranno loro del male", lo tranquillizzò Gray. "Sicuramente li hanno rapiti loro per attirare la nostra attenzione".
Lyon a quel punto batté un pugno su una mano.
"Non preoccupatevi per le due ragazze. C'è Syrio con loro a difenderle"
"Ah, quel ragazzino? E vediamo, cosa dovrebbe fare, lanciare una stalattite di ghiaccio per trafiggere il nemico?", lo provocò Gray.
"Senti tu! Lui tiene a Yuki, non permetterebbe mai che le accadesse qualcosa"
"Beh, scusami tanto se non mi fido!".
A quel punto, sia Meredy che Juvia furono costrette ad intervenire per impedire ai rispettivi mariti di picchiarsi.
"Basta, non è questo il momento! Stiamo solo perdendo tempo! Adesso zitti e comportatevi bene!", esclamò la prima in un tono che non permetteva repliche e rimettendoli al loro posto.
Ametyst intanto camminava pensierosa. Stringeva a sé Lily come se fosse un pupazzo, accarezzandogli continuamente la testa. Lui e Neel avevano... non riusciva neanche a pensarci! Era davvero successo, ed era stata l'esperienza più bella, intensa e ed emozionante della sua vita. Era certa che quando sarebbero tornati tutti a casa - dovevano tornare a casa - sarebbero rimasti insieme per sempre.
"Emh... Ametyst, ti dispiace?", domandò l'Exceed, il quale era stretto nella sua morsa soffocante.
"Oh, scusami!", esclamò lei lasciandolo andare. Levy guardò la figlia pensierosa. Aveva scorto un certo cambiamento in lei e la cosa le aveva dato da pensare.
"Ametyst, tutto bene?"
"Eh? Io? S-sì! Tutto bene, perchè?"
"Non so, c'è qualcosa di diverso in te. Hai gli occhi lucidi e che brillano. Mi sembri estremamente felice"
"Estremamente felice io?", domandò sorridendo nervosamente. "Ma no! Sono soltanto felice di poter andare a combattere contro chi ha osato rapire i miei amici. Tutto qui!".
Levy decise di passarci su, ma le venne comunque da sorridere. Aveva ben compreso cosa probabilmente era successo, non c'era bisogno di dirlo a parole.
"Ma che le prende?", domandò allora Gajeel.
"Non è nulla", tagliò corto lei. Era meglio che suo marito non venisse a conoscenza di certe cose.
August e Gildarts capeggiavano il gruppo. Il primo era abbastanza sicuro che quella che un tempo era stata casa sua, adesso fosse stata presa come quartier generale per Acnologia e gli Spriggan. Arrivati davanti all'abitazione, si fermarono.
"Non c'è nessuno a sbarrarci la strada", notò il primo.
"Perché vogliono esattamente che noi andiamo da loro"
"Allora non perderemo tempo", proferì Mavis. "Quei tre poverini bambini hanno bisogno di noi"
"Mavis, aspetta!", tentò di frenarla Zeref. "Non puoi andare così, non nelle tue condizioni!".
Lei allora gli lanciò un'occhiataccia, raggelandolo.
"Sono perfettamente in grado di badare a me stessa. Non mi metterò nei guai".
Il mago allora fece per rispondere, ma in verità non avrebbe trovato nulla da dire.
"Non ti preoccupare, la terrò d'occhio io", sussurrò August. "Comunque prima o poi dovrete parlare".
Il padre annuì, seguendolo poi nella tana del nemico.

Fiamma si rendeva conto che la situazione era abbastanza surreale. Lei, Larcade e Acnologia stavano seduti gli uni davanti agli altri, in silenzio. Si trovava faccia a faccia con i suoi nemici, la paura la faceva fremere, non aveva la più pallia idea delle intenzioni di quei due. Inoltre, Larcade la stava fissando in modo inquietante.
"Seriamente, come potrebbe essere questa qui la Salvatrice?"
"Cosa? Ehi! Guarda che lo sono davvero"
"È la stessa cosa che mi sono chiesto anche io. Ma è la verità: Fiamma Layla Dragneel è la Salvatrice che dovrebbe sconfiggerci", sussurrò Acnologia, guardando negli occhi la sua piccola rivale, la quale rabrividì, ripensando a tutto ciò che le aveva fatto passare.
"La mia famiglia verrà a salvarmi"
"Famiglia, tsk", borbottò il ragazzo. "È un concetto sopravvalutato"
"Beh, tu potresti averla una famiglia! Sei proprio uguale ad August!". Nel sentirsi paragonare all'ex compagno, Larcade si mosse verso di lei, ma Acnologia lo bloccò, scuotendo il capo.
"Non farlo".
Il giovane allora sospirò, tentando di trattenersi.
"Non provare a paragonarmi a quello lì. Non è la stessa cosa! Lui è stato riconosciuto. Dovevo essere io al suo posto, è per questo che voglio eliminarlo. Lui è ciò che io non sarò mai!".
Fiamma spalancò gli occhi. Adesso che lo sentiva parlare, si stava ritrovando a provare una sorta di empatia. Poteva immaginare quello che Larcade stesse passando, sebbene non lo giustificasse. Lo trovava molto umano, in quel contesto.
"Ah, ecco che ti fai prendere di nuovo dalle emozioni", lo schernì Acnolgoia con fare seccato. Fiamma allora assottigliò lo sguardo.
"E tu allora? Perché ce l'hai tanto con me?"
"Cara piccola Fiamma, non è con te che ce l'ho, ma in quanto tu Salvatrice non posso lasciarti vivere. Tuo padre, Slamader, e gli altri Dragon Slayer mi hanno dato parecchio filo da torcere in passato. I draghi hanno distrutto tutto ciò che avevo tanto, tanto tempo addietro...".
Senza che se ne stesse rendendo conto, Acnologia si stava ritrovando a confessare il segreto che si portava dietro da secoli. La rosata chinò la testa di lato .
"Che cosa ti è stato tolto?".
Acnologia la guardò negli occhi, poi lanciò uno sguardo a Larcade.
"Se lui ha perso i genitori, io ho perso una figlia. E questo è quanto", spiegò vagamente e duramente, come se stesse cercando di trattenere il dolore.
"Cosa?! Tu... avevi una figlia?"
"Già, proprio così. Aveva circa la tua età. È per questo che mi infastidisci tanto. Tu mi ricordi lei. Tu mi ricordi Nymeria".
Nymeria. Fiamma batté le palpebre e ripetè quel nome a mente. Per un attimo aveva dimenticato che i cattivi non nascevano cattivi, c'era sempre un motivo.
Poi sussultò. Fuori dalla casa c'era un insistente vociferare.
"Chi è?"
"Ah, vedo che finalmente sono arrivati", sghignazzò Larcade. "La tua adorata famiglia è qui, Fiamma".




NDA
Finalmente.... eccomi! Dunque, i tre ragazzini si sono risvegliati. Yuki e Syrio sono nelle mani di Invel, Fiamma è rimasta sola con Larcade e August e ha scoperto cose... Nymeria è il nome di una meta-lupa di GOT, mi è sempre piaciuto come nome.
Adesso che Fairy Tail è arrivata, cosa succederà?

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Faccia a faccia con i nemici ***


31 - Faccia a faccia con i nemici


Fiamma fece per gridare qualcosa, per attirare l'attenzione dei suoi salvatori. Larcade però, più veloce, arrivò e le coprì la bocca con una mano.

"Non ancora, piccoletta. Tu vieni con me!", dichiarò.
Tra i membri di Fairy Tail era calato un silenzio raggelante. Nessuno osava dire una parola, troppo concentrati a tentare di non farsi prendere dal panico. August si guardava intorno, era tutto stranamente troppo buio, inoltre c'era un odore strano.
"Non mi piace", commentò Zeref. "Natsu, non puoi fare un po' di luce?"
"Cosa credi che io sia? Una torcia?!"
"Volete piantarla di far casino, voi altri?!", sbottò August zittendoli e facendo ridacchiare Gildarts.
"Il ragazzino qui ha polso, devo dire".
Il giovane schioccò la lingua, alzando gli occhi al cielo.
"Ho vissuto qui per dodici anni, ma la mia casa non era così. Gli Spriggan devono averla modificata, come se la situazione non fosse già abbastanza complicata!".
Happy, appollaiato sulla spalla di Natsu, sussultò all'improvviso. Qualcosa si era mosso nell'ombra, causandogli un brivido.
"C'è qualcuno!".
Fu allora il Dragon Slayer a farsi avanti.
"Chi va là?".
Lucy si attaccò al suo braccio, temendo già il peggio. Ma a farsi avanti furono Brandish e Dimaria.
"Oh, voi", sospirò la bionda. "Sono così felice di vedervi"
"Dove sono Fiamma, Yuki e Syrio? Diccelo!", esclamò impaziente Neel. Brandish sospirò.
"Yuki e Syrio si trovano con Invel. Fiamma è con Acnologia e Larcade", spiegò brevemente.
Nell'udire quel nome, Juvia e Gray si guardarono spaventati.
"Juvia non può crederci! La sua bambina è nelle mani di quel tipo! È terribile!"
"E voi non avete fatto nulla?!", esclamò il biondo adirato.
"Datti una calmata, ragazzino, non potevamo far nulla", intervenne Dimaria in aiuto dell'amica, la quale però la zittì.
"Ha ragione lui. Avrei potuto fare qualcosa, ma non l'ho fatto. Sono spiacente". Lucy le afferrò una mano.
"Brandish, puoi portarci da lei?"
"Posso. Ma faremo meglio a dividerci"
"Tsk, certo che ci dividiamo!", esclamò Gray. "Io devo andare a salvare mia figlia"
"Io devo venire con te", aggiunse Lyon.
"Tu non vieni"
"Sì invece, devo salvare Syrio!"
"Smettetela. Tutti e due", ordinò Meredy. "Andremo insieme, avranno bisogno di noi"
"Sono d'accordo", disse Gildarts. "Zeref, Mavis e August andranno con Neel, Lucy e Natsu. Cana, Wendy e Mest con me".
La ragazza dai capelli blu guardò il suo compagno, il quale si premurò di non incrociare il suo sguardo. Anche se erano stati lontani per tanti anni, stava arrivando il momento di riavvicinarsi.

"E questo è quanto", gongolò God Serena. "Sono o non sono un genio?"
"Hai fatto soltanto il tuo dovere", sospirò Eileen a braccia conserte.
"Sapete cosa? Siete noiosi! Quando vinceremo, nascerà una nuova era, dove comanderemo noi"
"Forse vuoi dire che comanderanno Acnologia e Larcade", lo schernì Neinhart"
"Chiudi il becco, checca"
"E voi dovreste essere quelli che conquisteranno il mondo?", la donna dai capelli rossi alzò gli occhi al cielo. "Vi prego e...".
Ad un tratto fu costretta ad interrompersi. Aveva udito qualcosa di strano, di familiare e nuovo al contempo.
"E adesso che ti prende?", comandò God Serena.
La donna non rispose, limitandosi a osservare il punto da cui aveva sentito provenire qualcosa.
"Umh... aspettatemi qui...".

Erza, Gerard e le due gemelle si erano staccati dal gruppo. La ragazza li guidava, mentre la piccola rossa sgambettava entusiasta.
"Dove andiamo? Combattiamo? Mammina, voglio vederti in azione"
"Sssh", Gerard le fece segno di abbassare la voce. "Piano, Arya. Non è un gioco".
Luna sembrava leggermente più spaventata.
"Io ho paura"
"Va tutto bene!", la tranquillizzò la gemella. "Ci siamo noi! E poi tu sei forte! Usciremo da questa casa e tu potrai tornare da Will!"
"Will?", chiese il mago. "Che c'entra lui?"
"N-niente", balbettò Luna guardando malamente la sorella. "Assolutamente niente".
Erza si fermò ad un tratto. Da quando aveva saputo dell'arrivo degli Spriggan Twelve, sapeva che quel momento sarebbe arrivato.
"Luna, Arya, nascondetevi"
"Cosa?!", protestò la rossa. "Ma perché? Anche noi vogliamo partecipare"
"Per il momento nascondetevi e basta", dichiarò con un tono che non permetteva repliche. Luna allora, più saggia, prese la sorella per mano, tirandola con sé all'indietro.
"È quello che penso io?", domandò Gerard accanto a lei.
"Temo di sì", sospirò. Il marito le portò allora una mano sulla spalla come a rassicurarla. Davanti a loro, nel buio apparve Eileen Belserion, la madre di Erza. La figlia si irrigidì. Vederla dopo tutti quegli anni era strano, probabilmente a causa di tutte le parole non dette. La sua espressione però le sembrava molto diversa rispetto all'ultima volta, la donna stava infatti sorridendo.
"Ciao, Erza".
Nel sentirsi chiamare per nome, la maga dai capelli rossi rabbrividì.
"Madre", con difficoltà pronunciò quella parola. "Non pensavo ci saremmo incontrate così presto"
Gli occhi della donna erano ricolmi di lacrime. Se n'era andata con troppi rimpianti e questa era per lei l'occasione di ricominciare.
"Va tutto bene!", la rassicurò lei. "Io sono dalla vostra parte. Insieme a Brandish e Dimaria".
Sia Gerard che consorte la osservarono per qualche istante. Non è che non volessero crederle, ma dopo com'erano andate le cose l'ultima volta, volevano procedere con molta calma.
Arya e Luna avevano ovviamente origliato tutto.
"Hai sentito? Quella è la mamma della mamma"
"Sì, ma mamma non sembra troppo felice di rivederla", sussurrò Luna. "Pensi che combatteranno?"
"Spero di no! Fanno parte della stessa famiglia! Vieni, andiamo avanti"
"Ma noi dobbiamo stare nascoste"
"Fidati di me e basta!", esclamò afferrandole saldamente una mano.
"Perchè hai deciso di passare dalla nostra parte?", chiese Erza severa. Eileen abbassò lo sguardo.
"Perché quando me ne sono andata, l'ho fatto con troppi rimpianti. Ho fatto troppe cose sbagliate e altrettante cose in cui avrei voluto rimediare. Ma adesso che sono tornata posso farlo, possiamo essere una famiglia!".
Fece per avvicinarsi, ma Erza indietreggiò. Per lei non era affatto facile. Dopo la morte di sua madre se n'era fatta una ragione, si era lasciata tutto alle spalle e si era costruita una vita. Ricordava il suo "ti voglio bene" poco prima di morire, ma le parole erano sempre più facili dei fatti.
Eileen si sorprese di quell'atteggiamento, ma ben presto la sua attenzione fu rivolta alle due gemelle.
"Arya e Luna! Vi avevo detto di rimanere nascoste!", le rimproverò la madre. Entrambe però guardavano con curiosità quella donna così simile alla loro mamma. Il sorriso di Eileen si allargò.
"Oh... loro sono per caso le mie nipotine?"
"Già", disse severa. "Arya e Luna. Ragazze... lei è vostra nonna". Le due osservarono ancora, rimanendo però in silenzio, perfino Arya, alla quale di solito era molto difficile togliere la parola.
Eileen guardò con gli occhi lucidi le gemelle.
"Sono bellissime, Erza. Ti prego, lascia che vengano da me."
"Preferirei di no", proferì la ragazza, facendo un po' da scudo tra lei e le figlie. Fu a quel punto che Arya parlò.
"Tu stai alla parte dei cattivi?" Vide Eileen abbassare lo sguardo e rivolgerle poi un triste sorriso.
" È una storia lunga, piccola. Sono stata una madre molto, molto cattiva. A dir poco pessima. Quando me ne sono andata, l'ho fatto con rassegnazione. Ma adesso mi è stata data la possibilità di ricominciare. Voi siete la mia famiglia"
"Aspetta a dirlo. Potresti anche tradirci. Per il momento, gradirei se non ti avvicinassi troppo alle mie figlie", dichiarò freddamente. Gerard se ne sorprese e non poco. Poteva capire il rancore di sua moglie, però in fondo non era impossibile cambiare. Lui lo aveva fatto, perché per Eileen non sarebbe potuto essere lo stesso?

La famiglia Redfox e la famiglia Eucliffe si erano messe d'accordo per andare insieme. I tre gemelli sembravano entusiasti, ciò era causato dall'incoscienza, dopotutto non avevano mai affrontato un nemico, ed il solo pensiero li faceva loro fremere. Più agitata era invece Ametyst, che era anche molto preoccupata per Neel. Dopo essersi uniti nell'anima e nel corpo, non avevano neanche avuto modo di parlare, semplicemente si erano dovuti separare. Fortunatamente in sua compagnia c'era Hikari, la quale stava tentando di tirarle su il morale.
"Su, Ametyst! Andrà tutto bene! Noi siamo superiori in numero"
"Mi chiedo tu come faccia a fare così"
"A fare così come?"
"A essere totalmente tranquilla. Insomma, il ragazzo che ami è alle tue spalle e presto sposerà un'altra, non sappiamo cosa ci aspetta, non sappiamo neanche se abbiamo un futuro!".
Hikari chinò la testa di lato.
"Io ho amato Rogue?".
Ametyst alzò gli occhi al cielo.
"Guarda, lascia perdere", sospirò. Non aveva tempo per pensare anche a lei. Dietro di loro, gli adulti camminavano a coppie. Gajeel e Levy si tenevano per mano, temevano di staccarsi e perdersi di vista. Minerva invece temeva soltanto che il suo segreto - la sua alleanza con Acnologia - venisse allo scoperto o che venisse richiamata per combattere contro i suoi nemici. Sting invece sembrava avere per la tesa tutt'altro.
"Yukino, ehi... so che non è la sede adatta, ma ti devo parlare", sussurrò.
"In merito a cosa?"
"Hikari e Rogue", abbassò ancora di più la voce. "Minerva ha combinato qualcosa. Deve aver incantato o ipnotizzato Rogue con una qualche magia, magari un filtro d'amore"
"Che cosa?", l'albina si fermò di scatto. "Ma questo è terribile! Minerva non lo farebbe mai"
"E invece temo che lo abbia fatto. A questo punto mi viene un dubbio: chi l'ha aiutata? E se non stesse realmente dalla nostra parte?"..
Yukino sospirò e alzò gli occhi al cielo. La loro compagna, dalla parte del nemico? Questo era assurdo.
"Venite di qui!", esclamò ad un tratto Akua, andando avanti. Accanto e lei volavano Lily, Lector e Frosch.
"Questo posto mi fa venire i brividi. Fa freddo ed è buio", commentò l'Exceed rossiccio.
"Anche Frosch lo pensa"
"Akua", sussurrò Lily. "Non andare da quella parte".
La bambina però, a causa della sua curiosità, non lo ascoltò. Davanti a lei c'era un buio soffocante. L'aria si mosse. E poi vide qualcosa, una sagoma, un viso non umano. La sua prima reazione fu urlare e poi correre, andando a nascondersi dietro Gajeel.
"C'è qualcosa l'!".
Il Dragon Slayer le portò una mano sulla testa, guardando poi dritto davanti a sé. Ghignò.
"Vedo che alla fine ci rivediamo, sottospecie di mostro".
Bloodman uscì dal buio. La sua sola presenza fu in grado di terrorizzare i più giovani, che per la prima volta se lo stavano ritrovando davanti.
A Rogue invece venne da sorridere. Lo aveva già sconfitto una volta, non aveva paura di affrontarlo nuovamente.
"Ohi, ohi. Questa volta dovrò assicurarmi che resti morto!", esclamò.
Levi strinse più forte la mano di suo marito.
"Non andare"
"Levy, devo farlo. Questa volta non sono solo. Se sono sopravvissuto una volta, posso sopravvivere anche adesso", poi sorrise. "E poi non posso lasciare a Rogue tutto il divertimento".

Juvia e Gray erano impazienti di riabbracciare la loro bambina. Se solo Invel avesse osato torcerle anche un solo capello, lo avrebbero ucciso.
"Sbrighiamoci", sussurrò il secondo con un'espressione e un tono che non permettevano repliche. Rayn si guardò intorno.
"Yuki!", esclamò. "Yuki, dove sei?"
"Silenzio", lo zittì Lyon. "Rischiamo di farci sentir da tutti"
"Ehi, non zittire mio figlio, capito?", ovviamente Gray non perse occasione per provocarlo.
"Basta, smettetela", Meredy appariva stranamente calma. "C'è una cosa che devo provare".
"Di cosa si tratta?", domandò Juvia curiosa.
La maga chiuse gli occhi, concentrandosi. Stava cercando di mettersi in contatto con Syrio telepaticamente.
"Lo sto cercando", spiegò a bassa voce. "Syrio è in grado di creare un legame particolare con certe persone, così com'è successo con Yuki. Teoricamente, madre e figlio sono legati indissolubilmente sin da prima della nascita, quindi non dovrei avere problemi a recepire i suoi pensieri. Forza, Meredy! Concentrati!".

I due poveri sventurati Yuki e Syrio, intanto, si stavano stringendo forte la mano mentre osservavano Invel. Quest'ultimo sembrava molto interessato ai due, e la cosa non prometteva bene.
"Dunque, spiegatemi un po'. Come fate ad avere questo legame?".
L'azzurra guardò il ragazzino, il quale decise di parlare e metterla nei guai il meno possibile.
"Yuki non ne sa nulla, lei è nata con la magia dell'acqua. Sono io che sono nato con questa... capacità..."
"Interessante. E immagino che il vostro legame di empatia sia tale da permettervi di sentire anche le stesse cose".
Yuki e Syrio si astennero dal rispondere. Perchè la luce negli occhi del mago non piaceva loro.
"Non rispondete? E va bene, lo capirò da solo". Yuki fu la prima ad irrigidirsi, prevedeva qualcosa di brutto. Fu a quel punto che il Generale d'Inverno fece uno strano gesto con le mani. Creò del ghiaccio. Conosceva bene quel tipo di magia, era la stessa che anche suo padre e suo fratello possedevano. Ma mai nessuno l'aveva usata per infliggerle del dolore. Una lama di ghiaccio appuntita trafisse il palmo della sua mano. Yuki avrebbe voluto urlare, ma a causa del troppo dolore - tanto forte da farle mancare l'aria - non riuscì a farlo. Syrio chiamò il suo nome, ma subito dopo fu costretto a piegarsi su se stesso, poiché stava avvertendo le stesse identiche sensazioni, sebbene non avesse alcuna feria.
"Bastardo, lasciala stare! Smettila di farle del male!", esclamò.
"Questo è molto interessante", commentò ignorando completamente la sua richiesta. Yuki si portò le mani sulla testa e chiuse gli occhi. Non voleva che qualcuno utilizzasse quel potere speciale contro di lei, per farla soffrire, era una cosa che non avrebbe sopportato. Fortunatamente, la telepatia fra Syrio e Meredy sarebbe stata la sua salvezza.
Syrio? Syrio, riesci a sentirmi?
Mamma, sei tu? Ma dove sei?
Ti sto cercando, dov'è che ti trovi?"
Sono chiuso in una sorta di laboratorio... c'è un tipo che ci sta facendo molto male.
Va bene, non preoccuparti, okay? Andrò tutto bene, stiamo venendo a prendervi.
Syrio tornò poi a dare attenzioni a Yuki, la quale sembrava piuttosto spaventata.

"Mi chiedo adesso cosa potrei provare...", fece Invel pensieroso. L'azzurra avrebbe voluto utilizzare la sua magia per fare qualcosa, ma sapendo di essere più debole, temeva che la cosa le si sarebbe potuta ritorcere contro.
Invel spalancò ad un tratto gli occhi.
"Qualcuno è qui...", sussurrò. Yuki puntò gli occhi dritto davanti a sé. Pochi istanti la sua famiglia e quella di Syrio arrivarono in suo soccorso.
"Yuki! Bambina mia, stai bene?", esclamò Juvia abbracciandola forte.
"Più o meno sì", confesso stordita. Anche Meredy si era avvicinata al figlio e lo aveva stretto in un abbraccio e gli aveva accarezzato i capelli.
"Chi vi ha portato qui?"-
Invel, che se n'era rimasto in silenzio ad osservare la scena, in quel momento capì tutto. E riconobbe i suoi nemici,
"Adesso capisco ogni cosa", sussurrò. "Capisco perché quella ragazzina mi era così familiare".
Gray, che si era fiondato ad abbracciare sua figlia, sollevò lo sguardo. E immediatamente fu percorso da un brivido.
"Tu!", esclamò. "Tu, maledetto bastardo, hai rapito mia figlia!"
"Tecnicamente, mi è stata affidata", chiarì.
"Tu lo conosci?", domandò Rayn.
"Già, ci siamo già affrontati una volta. Avresti fatto meglio a rimanertene dov'eri".

La squadra composta da Gildarts, Cana, Wendy e Mest procedeva invece indisturbata. La ragazza più giovane sembrava avere tutt'altro per la testa. Le sue attenzioni erano tutte rivolte a quell'uomo per cui aveva un debole ma da cui si sentiva così distante.
"Mest", gli sussurrò. "Credo che dovremmo parlare"
"A che proposito?", le domandò.
"N-noi..."
"Noi?", domandò fermandosi all'improvviso. "Non capisco cosa dici".
Lei allora chinò lo sguardo. Dire certe cose era senza ombra di dubbio imbarazzante, ma non poteva più trattenersi.
"Io... ti ho aspettato per tutto questo tempo. Oramai mi ero messa il cuore in pace, convinta che il mio non fosse stato altro che un banale amore adolescenziale. Ma ovviamente così non è stato, ed io mi sento tanto stupida a dirti ciò... perché probabilmente non potevi aspettartelo".
L'espressione di Mest era effettivamente sconvolta. Aveva sempre provato affetto per Wendy, un affetto particole, doveva ammetterlo, eppure adesso non avrebbe saputo dire cosa sentiva. Era chiaro che fra i due c'era sempre stato un rapporto diverso.
"Wendy... Wendy, io..."
"EhI!", li chiamò Cana. "Andiamo".
I due si lanciarono un'occhiata, avrebbero continuato la loro conversazione in un secondo momento. Ad un tratto Gildarts fece loro segno di fermarsi: qualcuno stava loro sbarrando la strada. God Serena si stiracchiò.
"Ah, trasgressori. Una seccatura, ma almeno potrò passare un po' il tempo". Con loro c'erano Neinhart e Ajeel, il quale non sembrava molto felice di essere lì.
"Ma dobbiamo proprio?"
"Se non vuoi combattere, allora vattene", disse assai poco gentilmente il suo compagno.
"Scusate", Gildarts richiamò la loro attenzione. "Se avete finito di discutere, noi vorremmo combattere".

A sbarrare la strada a Laxus e famiglia erano stati Jacob Lessio e Wahl Icht.
"Bastardo, non sparire così all'improvviso!", esclamò Laxus. "Combatti onestamente!"
Will, Alecta e Freed avevano formato una sorta di muro. Dietro di loro, Kaminari e Arashi piangevano tra le braccia di Mira.
"Mamma, io ho paura", si lamentò il più piccolo.
"Va bene, va tutto bene. Non vi accadrà niente di male"
"Umh", Will si sistemò gli occhiali. "Questi due non mi piacciono"
"Coraggio, Will!", esclamò Elfman. "Questo non è da uomo"
"Ho capito, dannazione! Inoltre, se mi è consentito chiederlo, da quando siamo diventati un trio?"
"Da quando promesso di proteggere Alecta", disse Freed. "Anche se Laxus non sarà d'accordo. Ma non importa".
La biondina sorrise e arrossì nel sentirsi riservare quella frase. Ma dovette ben presto prestare attenzione a Wahl Icht...

Brandish e Dimaria stavano conducendo Lucy, Natsu e la loro famiglia da Fiamma. Quest'ultima attendeva impaurita. Da un lato avrebbe preferito che nessuno venisse a salvarla, almeno nessuno sarebbe stato in pericolo. Ma lei non poteva stare lì, con Larcade che adesso premeva con una mano sulla sua bocca per farla tacere.
Le due ragazze furono le prime ad entrare.
"Mio Signore... loro sono qui", sussurrò Brandish.
"Bene! Che entrino, allora!".
Natsu era furioso, così come Neel. Dietro di loro, August, Zeref e Mavis avevano un'espressione incredibilmente seria.
"Papà, mamma! Neel!", a quel punto Larcade si decise a lasciarla andare, e la bambina poté finalmente correre incontro alla sua famiglia. Lucy la accolse immediatamente in un abbraccio dolce e caldo.
"Ti hanno fatto del male?"
"Sto bene! Noi eravamo l'esca"
"Già", Natsu assottigliò lo sguardo. "E direi che ha funzionato. Bastardo, giuro che queste me la pagherai".
Larcade sorrise divertito.
"Oh, non vedo proprio l'ora".


NDA
Le squadre sono fatte. Erza si è incontrata con la madre, e per ovvi motivi è piuttosto restia, Invel invece si ritrova davanti a Gray e Juvia. Come si dice, vecchi fantasmi del passato che letteralmente tornano a tormentarti... non è di certo l'unico. Si prevedono parecchie ammazzatine, soprattutto fra la Dragneel family & il dinamico duo di complessati.

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Cuore di ghiaccio ***


32 - Cuore di ghiaccio

Natsu era scattato subito in avanti in preda alla rabbia. Non ci sarebbe stato niente in grado di trattenerlo. Lui e Acnologia si scontrarono per un breve istante, mentre Neel faceva per dargli man forte.
“Neel, aspetta!”, esclamò Lucy, afferrandolo per una spalla. “Tu devi rimanere con tua sorella e gli altri! Aiuto io tuo padre!”
“Dopo quello che quel bastardo di Larcade ti ha fatto non intendo lasciarti da sola!”, esclamò il ragazzo furioso. Lucy sentì un gran moto di commozione, ma lei era la madre, era lei che doveva proteggerli.
“Va tutto bene!”, esclamò a quel punto Mavis. “Non le accadrà niente, non accadrà niente a nessuno di voi. Malgrado le mie condizioni, voglio e devo comunque aiutarvi”.
La prima master parlava seria, ogni tanto volgeva qualche sguardo a Zeref. Era chiara la delusione nei suoi occhi, la rabbia e il rancore, ma forse in seguito avrebbero trovato il modo per chiarirsi.
“Amh, amh”, Larcade si schiarì la voce, sorridendo malignamente. “Dunque, vogliamo cominciare?”.
Neel fece una smorfia. Dopodiché si ricordo di una cosa. Si infilò una mano in tasca e porse alla sorella la chiave del Leone.
“Questa è da parte di Rayn”, le disse. “L’ha trovata quando sei stata rapita. Coraggio, Fiamma. Lottiamo e torniamo dagli altri”. 
La piccola allora annuì, invocando poco dopo il potere dello spirito. A quel punto era chiaro che August sarebbe stato dalla loro parte, Mavis e Zeref invece avrebbero dato man forte a Natsu e Lucy.
“È sicuro che possiamo lasciarli da soli?”, domandò preoccupata quest’ultima.
Il mago guardò allora fieramente August.
“Certo che sì. È di mio figlio che stiamo parlando, dopotutto”.
Il diretto interessato si ritrovò a pensare a quanto incredibile fosse il fatto di ritrovarsi dall’altro lato, dal lato della sua famiglia, dal lato dei “buoni”.
Tuttavia non riusciva a non provare empatia nei confronti di Larcade, poteva immaginare e in parte capire il suo dolore.
Neel era, dal canto suo, già pronto ad attaccare.
“Assaggia le mie fiamme, bastardo!”, esclamò il ragazzo.
“Pensa, ma quanta bella gioventù”, commentò l’altro, a mani congiunte, come se stesse pregando. “Che le loro pure e bianche anime ascendano al paradiso”.
A quel punto il biondo fu costretto a fermarsi nell’avvertire una sensazione incredibilmente piacevole e per nulla nuova. I muscoli si irrigidirono, costringendolo a fermarsi e a lasciarsi andare ad un gemito.
“Neel?!”, esclamò sua sorella. “Ma che cosa ti sta facendo?”
“Ah, sta tranquilla, piccola Salvatrice. Tuo fratello non sta soffrendo, tutto il contrario, non è vero?”
“Figlio di...”, ansimò. “Questo è umiliante! Smettila subito!”
“È un buon modo per tenerti a bada!”
“No!”, gridò Fiamma. La sua aura si stava risvegliando velocemente. Funzionava incredibilmente meglio quando qualcuno a cui teneva veniva messo in pericolo.
“Rilassati, piccoletta, non sei tu che mi interessi”, chinò lo sguardo, sorridendo. “August”.
Quest’ultimo assottigliò lo sguardo. Era consapevole del fatto che tutto ciò stesse accadendo per colpa sua. Ma non voleva mettere più in pericolo la famiglia che aveva ritrovato, anche a costo di sacrificarsi. Fiamma lo osservò, e spaventata chiamò il suo nome. Non voleva che gli accadesse niente di male, oramai gli si era legata troppo, non avrebbe sopportato di perdere un membro della famiglia. Non era giusto.
August non mostrò alcun timore mentre guardava Larcade negli occhi.
“So che ce l’hai con me. Allora è con me che devi prendertela. Lascia gli altri in pace”.
Il Dragonil bianco lo guardò. Alla fine il Re dei Maghi aveva finito con il rammollirsi
“Io sempre mai abbastanza. Tu sempre il più forte, il prediletto, il migliore fra noi dodici. Ma quello era prima. Adesso… io sarò l’unico”.
Congiunse nuovamente le mani e Fiamma ebbe l’impressione di osservare quella scena a rallentatore.
“L’eterno riposo della morte”.
Il Re dei Maghi spalancò gli occhi. Ad un tratto avvertì una sonnolenza indicibile e insopportabile. Tutto iniziò ad apparire lontano, sfocato, i suoni non erano altro che un flebile eco. August sapeva che si fosse lasciato andare avrebbe finito con il morire. E da un lato sarebbe anche stato meglio, avrebbe creato meno problemi a tutti. Forse era quella la fine che meritava, dopo tutto il male che aveva fatto. Era già pronto a lasciarsi andare, quando la voce acuta di Fiamma parve destarlo.
“NO! IO NON TE LO PERMETTERÒ’!”.
A quel punto la sua magia era esplosa. Le pupille si erano dilatate e i lunghi capelli rosati avevano preso a ondeggiare, come mossi da un vento invisibile. I muscoli erano di nuovo tesi e la mente vuota. La magia le scorreva nelle vene, arrivava alla punta delle dita. Tra le sue mani c’era il fuoco, lo stesso fuoco gentile che sempre l’avrebbe protetta e mai bruciata. Quindi si fiondò su Larcade e lo colpì. In quell’attimo, l’incantesimo lanciato a August parve sparire, così come quello lanciato a Neel, il quale sospirò.
“Mio Dio, che incubo. Non farò mai più sesso in vita dopo questo”, commentò stordito. L’altro invece batté le palpebre, tornando lentamente in sé. Cosa gli era saltato per la mente? Lasciarsi andare? Sacrificarsi? Lui era il figlio dei più grandi maghi mai esistiti, lo Spriggan più forte. Lasciarsi andare non avrebbe reso onore a ciò che era. E poi aveva tanto da perdere. Fiamma era stata più brava a capirlo e, per questo, si era messa in mezzo, aveva lasciato che la magia prendesse il sopravvento sulla ragione.
Larcade, con il respiro corto, puntò gli occhi sulla Salvatrice. Quest’ultima non sembrava più lei.
“E va bene, stupida ragazzina. Come vuoi! Ma ti pentirai di questo!”.
Ciò che il Dragonil bianco non si aspettava però, era la sorprendente velocità di Fiamma che, con uno scatto, balzò in avanti, afferrandogli il viso tra le mani.
“Lascia stare August”, sussurrò. “Lascia stare la mia famiglia. Non mi importa se hai sofferto. Questa non è mai una giustificazione”.
E il suo tono era incredibilmente serio e fermo. Come osava quella ragazzina sparare sentenze? Credeva non potesse sapere, ma si sbagliava. Fiamma conosceva la solitudine, tutti lì la conoscevano. Erano uguali.
“Mai!”, gridò. 
A quel punto Fiamma non si trattenne oltre. Dalle sue dita ne uscì il fuoco e il viso di Larcade fu bruciato. Egli fu costretto ad indietreggiare e a gemere dal dolore. La Salvatrice ce l’aveva con lei ed era chiaro che non l’avrebbe lasciato in pace.
Igneel, finalmente ritornato in sé, si posizionò di fianco alla sorella, così come August.
“Va tutto bene. Ci siamo anche noi”, sussurrò.
La piccola lo guardò. Poi si voltò a guardare August. Quest’ultimo rimase molto colpito da ciò che stava vedendo, occhi pieni di fierezza e di forza.
“Prendetevi cura di me e io mi prenderò cura di voi”, affermò.
August annuì. Avrebbe anche dato la vita per difendere quella che fino a  poco tempo prima non era stata altro che una nemica, ma che adesso era diventata una delle persone più importanti della sua vita.

Dietro di loro, il combattimento fra Natsu e Acnologia avanzava. Il Dragon Slayer era consapevole del fatto che senza l’aiuto dei suoi compagni sarebbe stato difficile – se non impossibile – anche solo sperare di fargli un taglio.
“Ti vedo stanco, forse stai perdendo di vigore?”, ansimò Acnologia.
L’altro annaspò, pulendosi il viso.
“Prenditi pure gioco di me. Ma perderai. Chi è guidato dalla vendetta, fa sempre una brutta fine”
“Taci”, il suo tono si era ora abbassato. “Sono convinto che se ti trovassi al mio posto, reagiresti allo stesso modo. Se uccidessi Fiamma, avrei modo di avere una conferma o meno”.
Il Dragon Slayer del fuoco scattò in avanti.
“No! Lei non merita di morire!”.
A quel punto Acnologia lo fermò con un semplice movimento del braccio, guardandolo negli occhi. Per la prima volta Natsu si ritrovò a rabbrividire, non tanto per la paura, ma per ciò che stava vedendo nel suo sguardo: un dolore antico di chissà quanti anni che, per un breve attimo, ai suoi occhi lo fecero apparire incredibilmente più umano. In quel frangente, Lucy si avvalse della magia dei suoi spiriti, tentando di non gravare troppo su Mavis, viste le sue condizioni.
“Prima master, stia indietro! Non posso permettermi di metterla in pericolo!”
“Sto bene, Lucy! Non devi preoccuparti per me. E poi, è mio compito proteggere tutti voi”.
Acnologia pareva seccato dalla presenza dalle due donne. Sarebbe stato semplice eliminarle, o almeno eliminare una delle due.
“Queste due mi hanno proprio stancato! Statene fuori!”.
Mavis non aveva visto Zeref, il quale si era messo in mezzo. Aveva sbagliato a nascondere alla sua amata una verità importante, aveva fatto tanti errori nel corso della sua lingua esistenza, ma adesso doveva fare qualcosa per rimediare.
“Non sei molto cordiale con le donne, eh?”, sussurrò il mago. “Sei stato furbo. Dalla tua parte hai coloro che, se unissero le forze, potrebbero batterti. Natsu, combatterò io al tuo fianco”
“Ah! Poveri illusi! Voi potrete combattere contro di me quanto volete. Ma alla fine sarà la Salvatrice che dovrà affrontarmi nella battaglia finale! Da questo non si scampa!”.
Furono fiamme e rabbia. Natsu non gli avrebbe permesso di parlare ancora. Non gli avrebbe permesso di pronunciare ancora quella verità.

Yuki si trovava ancora stretta nell’abbraccio di sua madre. Da quello che aveva potuto capire, i suoi genitori avevano già combattuto contro Invel. 
“Adesso tutto è incredibilmente più chiaro. Ammetto che sono un po’ sorpreso. E pensare che l’ultima volta avete rischiato così tanto”, affermò infatti.
Rayn parve incredibilmente più interessato.
“Che cosa vuol dire? Cosa vi ha fatto?”
“Questo non ti riguarda”, lo zittì Gray.
“Sì, invece! Io devo sapere”.
Il mago del ghiaccio capì che una breve spiegazione era quasi doverosa.
“Lui ha quasi portato me e tua madre ad ucciderci a vicenda”. Quella spiegazione parve sorprendere molto il ragazzo, ma quello non fu altro che un motivo in più per voler andare avanti.
“Devo combattere. Questa è anche la mia battaglia. E lo devo fare. Lo devo fare per Fiamma, perché devo tornare da lei”
“Questo è...”.
Juvia però portò una mano sulla spalla del marito e lo guardò negli occhi. L’affetto e i sentimenti di Rayn verso la Salvatrice erano veri e sinceri, poteva capire perfettamente come doveva sentirsi.
“Lascialo fare”, sussurrò.
Invel allora si sistemò gli occhiali.
“Oh, sarà per un piacere sfidarti. Ma temo che non avrai la possibilità di fare molto”.
Rayn non capì. Ma Gray aveva capito perfettamente e tentò di deviare l’attacco del nemico, senza però alcun successo. Il più giovane abbassò lo sguardo, rendendosi conto con orrore di un collare formatosi intorno al suo collo.
“Ice Look”, spiegò Invel. “A questo punto sarai costretto a fare quello che voglio”
“Oh, no!”, esclamò Juvia. “Ti prego, non questo! Prendi me se vuoi, ma non questo!”
“Amh...”, sussurrò Rayn. “Io… mi sento strano… non capisco che succede”.
Era come se avesse totalmente perso controllo sui suoi pensieri e sul suo corpo, una sensazione spiacevolissima.
Invel sorrise.
“Rayn… uccidili”.
“Maledizione!”, imprecò Lyon, stringendo a sé Syrio e Meredy. “Questa non ci voleva, dobbiamo attaccarlo!”
“Qui nessuno attaccherà mio figlio!”, esclamò Gray. “Rayn! Rayn, riesci a sentirmi?”.
Il ragazzo batté le palpebre. Non era sicuro di riuscire a comprendere. Nella sua mente risuonava soltanto l’eco dell’ordine di Invel e nulla più. Completamente accecato dall’Ice Look, Rayn attaccò suo padre, mentre Yuki spaventata si stringeva a Juvia. Non voleva vedere tutto ciò, era terribile!
Gray stava cercando di schivare e di non reagire, non avrebbe mai voluto fargli del male.
“Rayn, fermo! Sono io!”
“Lui adesso non può sentirti, è sotto il mio controllo”, spiegò Invel.
Juvia, sentendo il cuore spezzarsi, non riuscì a trattenersi.
“Rayn, te ne prego! Ascolta, cerca di lottare!”.
L’adolescente, in effetti, si fermò un attimo. Era sua madre quella che stava parlando, il ricordo della sua voce era qualcosa che aveva memorizzato nella mente sin dal grembo materno.
Trovò la forza di dire qualcosa.
“State lontani da me”, gemette. “Non voglio… farvi del male!”.
Quel breve attimo di lucidità svanì però immediatamente dopo. Stava cercando di lottare, la sua volontà veniva fuori a momenti.
“Attaccami pure, se vuoi. Io non ti farò male, Rayn”, sussurrò Gray. “Perché ti voglio bene”.
Vide le lacrime di suo figlio scivolare giù per le guance, dimostrazione  
che la volontà di suo figlio era ancora lì, da qualche parte, stava solo cercando di venir fuori.
Yuki non riuscì più a trattenersi. Non poté fare altro che scivolare dall’abbraccio materno per tentare di salvare il fratello.
“LASCIALO STARE!”.
Invel la vide. E agì di conseguenza: con un movimento della mano mirò al suo cuore. Yuki sentì qualcosa di fastidioso e pungente all’altezza del petto, sentì l’ossigeno venir meno e infine una grande debolezza. Si accasciò al suolo, immobile.
“Yuki!”, Gray gridò il suo nome, rendendosi conto solo dopo che il suo non fosse l’unico urlo di disperazione. Meredy stava stringendo tra le braccia Syrio, il quale, a causa del legame con Yuki, stava pagando le conseguenze di quell’attacco.
Il mago del ghiaccio si piegò su sua figlia. Quest’ultima era più pallida del solito, il respiro era flebile, quasi inesistente.
“Yuki, no...”, sussurrò. “Coraggio! Non puoi arrenderti così, reagisci, reagisci!”.
“Yu-Yuki?”, la voce di Rayn era strana. Aveva riconosciuto la sua dolce sorellina adesso inerme, ciò stava facendo scattare in lui qualcosa.
“Oh, lascia fare, Rayn”, infierì Invel. “Lei non è importante. Attacca!”
“Juvia!”, Meredy poggiò una mano sulla spalla dell’amica. “Forse dovremmo fare qualcosa”.
La maga d’acqua, per tuta risposta si scostò dalla sua presa. Avrebbe preferito morire piuttosto che fare anche un solo graffio a suo figlio. Rayn si portò le mani sul viso, in continua lotta con se stesso. Non voleva ascoltare ciò che Invel gli ordinava, ma a causa di quella catena risultava pressapoco impossibile.
“Via!”, gridò. “Stammi lontana! Non mi controllo!”.
Juvia però non lo ascoltò, e con fare amorevole gli portò una mano sul viso, accarezzandolo.
“Va tutto bene, Bluerayne”, sussurrò. “Tu sei più forte”.
I suoi occhi si incatenarono in quelli della madre. Quest’ultima vide in essi uno specchio di lacrime, e allora lo abbracciò.
“Beh?”, domandò Invel con tono leggermente irritato. “Che cosa stai aspettando?”.
Non lo udì. Perché il calore di quell’abbraccio era forte, intenso, gli dava la forza. Il corpo era scosso dai fremiti, a causa del suo tentativo di ritrovare quella volontà che aveva ancora dentro di sé. Non poteva farsi sopraffare così. Doveva reagire per la sua famiglia, i suoi amici, per Fiamma! Ripensò al suo viso e al suo sorriso, e allora si ricordò qual’era il suo ruolo: quello di proteggerla.
Accadde poi qualcosa che per Invel ebbe dello straordinario. Il collare attorno al collo di Rayn si ruppe in mille pezzi, come schegge di ghiaccio. Il ragazzo annaspò e finalmente tornò pienamente in sé, accasciandosi un poco.
“Oh, Rayn”, sussurrò Juvia. “Ma allora stai bene”
“Mamma? Io… cosa? Yuki! Cos’ha che non va?”
“È gelida”, costatò Gray. “Quel bastardo l’ha colpita al cuore, mettendo in mezzo anche Syrio! Qualcuno deve prendersi cura di loro, portarli via da qui!”.
Juvia guardò Meredy. Erano entrambe madri e avevano qualcosa di troppo importante da perdere, quindi poteva fidarsi di lei.
“Meredy, tu e Lyon portateli al sicuro”
“Cosa?”, fece lei. “Ma ne sei certa?”
“Va bene così. Ce la caveremo”. Gray non sembrava un po’ riluttante all’idea, ma sapendo di non avere altra scelta, si avvicinò con Yuki in braccio a Lyon.
“Ti sto affidando mia figlia”, disse serio. “Prenditi cura di lei”.
Lui ricambiò lo sguardo.
“Sarà fatto”.
“Rayn, tu sei sicuro di poter combattere?”, domandò poi Juvia a suo figlio, ancora un po’ stordito.
“Sì, ce la faccio. Non vi preoccupate per me”, guardò poi Invel. “Coraggio, vieni qui! Me la pagherai per tutto!”.

“Dici che abbiamo fatto bene ad andarcene?”, Dimaria sembrava molto preoccupata mentre seguiva la sua amica Brandish. Che fine avrebbero fatto? A fare il doppio gioco non sarebbe finita affatto bene. 
“Per il momento sì. È bene che né Larcade né Acnologia sappiano che abbiamo intenzione di tradirli. Natsu e Lucy sapranno cavarsela. Dobbiamo agire, adesso o mai più”.
Dimaria annuì. Dal lato opposto al loro, Arya stava girando attorno a Eileen, molto curiosa di conoscere la storia. Per questo, la stava riempiendo di domande. Luna invece era un po’ più timida, ma altrettanto incuriosita dal nuovo membro della famiglia. Erza, a due passi da loro, le guardava, non molto convinta in realtà. Le cose con sua madre non erano state esattamente idilliache, per questo faticava a fidarsi di quella donna.
“Lei sembra piacere alle gemelle”, costatò Gerard.
“Già, ma non vuol dire nulla. Vuole rimediare? Per quale motivo? Pensa che solo perché mi ha detto che si sente in colpa le permetterò di star loro accanto?”
“Tutti hanno bisogno di una seconda possibilità. Tu a me l’hai data”.
Erza si fermò a guardarlo, per poi sospirare.
“Non è assolutamente la stessa cosa”
“Magari un po’ sì. Lo so che questa situazione è scomoda soprattutto per te, ma forse dovresti imparare a fidarti. Nessuno nasce cattivo e chiunque può cambiare”.
La maga sapeva quanto il marito avesse ragione, sebbene le costasse non poco ammetterlo. Forse quando sarebbe tornato tutto a posto, lei e sue madre avrebbero trovato il modo di chiarirsi. La voce di Arya la distrasse ad un tratto.
“Guardate! C’è Brandish!”.
Le due si guardarono per qualche attimo.
“Ah, Eileen. Ecco dove ti trovavi, a spasso con la tua famiglia”
“Così siete tutte e tre dalla nostra parte?”, chiese Erza senza troppe cerimonie.
“È così. E questo non potrà che essere un bene. Eileen è una degli Spriggan più forti, ci sarà utile”
“Wow”, fece Arya con gli occhi pieni di ammirazione. “Mi piace questa cosa, non vedo l’ora di vederti all’opera!”.
La donna le sorrise, ma l’aura pesante emanata da Erza non le permise di godere appieno di quell’attimo.
“Sappi che non mi fido. E che controllerò bene che tu non faccia sciocchezze”.
Eileen non rispose. D’altronde non ci sarebbe stato nulla che poteva dire, sua figlia aveva tutti i motivi del mondo per non fidarsi.
“Dov’è che andiamo adesso?”, chiese Luna curiosa.
“Seguiteci”, Brandish sembrava determinata. “È arrivato il momento di passare ufficialmente dall’altra parte”.
Le due gemelle si guardarono, eccitate. Non molto distante, i loro amici stavano continuando a combattere...




NDA
Oh, allora! Rayn se l'è vista brutta, ma direi che quella più in pericolo è Yuki, ed anche Syrio. Sì, il suo cuore è gelato, alla tipo Frozen, come riusciranno o due a salvarsi? Nel mentre, Erza continua a non fidarsi della madre, ma cambierà idea? Cosa staranno combinando gli altri nel frattempo? Questo ed altro nel prossimo capitolo ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Ti aiuterò ***


33 - Ti aiuterò

Ametyst stava tentando di fare del suo meglio, sebbene la paura fosse tanta da farle mancare il respiro. Il nemico che aveva davanti era diverso da tutti gli altri che fino a quel momento aveva avuto occasione di vedere, sembrava un demone. I suoi fratelli stavano tentando di essersi utili, tuttavia la ragazza voleva evitare di metterli in pericolo, considerando quanto fossero inesperti.
“Ametyst, ti copro io le spalle!”, esclamò Akua.
“No! Via, va via! Non voglio che ti venga fatto del male!”
“Qui sono io a decidere”, rispose a quel punto Gajeel, mettendosi in mezzo. Lui aveva già affrontato quel nemico, era quasi morto, non poteva permettere che un membro della sua preziosa famiglia venisse messo in pericolo. Levy lo guardava con occhi pieni di paura. Non sapeva cosa avrebbe fatto se lo avesse perso. Insieme a lui vi erano però anche Rogue e Sting. Il primo in particolare sembrava mosso da un certo moto di aggressività.
“Che seccatura”, commentò. “Finiamo questa cosa alla svelta”
“Sì!”, esclamò Hikari. “Anche io!”.
“Hikari, aspetta!”, tentò di richiamarla Sting. Ma la ragazzina, per tutta risposta, andò incontro a Bloodman, il quale causò immediatamente dopo un esplosione. Lei non se ne accorse neanche, semplicemente balzò all’indietro a causa della violenza di quell’attacco. Rogue allargò le braccia e immediatamente la afferrò.
“Ehi! Stai bene? Svegliati”.
La bionda aprì lentamente le palpebre.
“Eh… sì, sto bene. Mi sento solo… un po’ stordita”
“Te l’avevo detto di aspettare!”, esclamò Sting nervoso. “Ora basta, noi andiamo. E voi ragazzini, dietro di noi!”.
Mentre impartiva ordini, Minerva aveva l’espressione di chi doveva trovarsi seriamente in difficoltà. Doveva combattere contro quelli che erano dei nemici… ma che erano in realtà degli alleati, in quanto alleati di Acnologia. Cosa doveva fare? Come doveva agire? Immaginava che un momento del genere sarebbe arrivato, eppure, adesso che esso era lì, sentiva sulle sue spalle il peso di ciò che aveva fatto. Una decisione che aveva preso forse a cuor leggero ma che adesso la faceva sentire piuttosto in difficoltà. Yukino si accorse dell’espressione strana dell’amica.
“Minerva? Va tutto bene?”.
Lei la guardò negli occhi. Ed ebbe un attimo di cedimento. Ebbe la voglia di dir lei ciò che aveva fatto. Ma sarebbe stata la cosa più opportuna?
Fece per parlare, ma improvvisamente fu distratta da qualcosa di ben più importante. Tramite la sua tecnica “Tenebra Universale”, Bloodman aveva circondato i suoi nemici di una scura acqua velenosa.
“Oh, no!”, esclamò Ametyst. “No, non questo, maledizione!”
“No, brutto bastardo!”, fece Gajeel. “Non la mia famiglia, non te lo permetto!”.
A quel punto il Dragon Slayer fu costretto ad attivare il Dragon Force, mentre anche Sting e Rogue venivano in suo aiuto. Con un grande sforzo, Ametyst sollevò lo sguardo.
“Figurati se muoio adesso! Ehi, Hikari! Ce la fai a dammi man forte?”
“Sì, credo di sì!”, esclamò lei. “Forza, andiamo!”

Gildarts e Cana, Wendy e Mest, stavano combattendo contro Neinhart e Ajeel, sebbene quest’ultimo non sembrasse molto propenso.
“Accidenti. Ma perché a me?”, si lamentò. Subito dopo invocò le Sabbie della morte, creando un tornado di sabbia. Wendy tentò di rimanere stabile sulle sue gambe, ma ovviamene la furia dell’attacco la spazzò quasi via. Mest allungò le braccia e la afferrò.
“Oh!”, esclamò lei. “Mest!”
“Non preoccuparti, piccola. Ti guardo io le spalle”.
La ragazza si sentì letteralmente morire a quelle parole. Sapeva di trovarsi nel bel mezzo di una guerra, ma non poteva impedire al suo cuore di battere tanto forte.
“Ah, ma tu guarda che confusione”, sospirò Neinhart guardando Gildarts e poi sorridendo.
“Come avete potuto voi allearvi con Aconologia?”, domandò il master. “La vostra  forza è tanta che avreste potuto sconfiggerlo con tranquillità”
“E perché avremmo dovuto? Dopotutto, siete voi che avete ucciso molti di noi”
“Certo, e immagino che quando Acnologia avrà ottenuto quello che vuole, vi terrà con sé come un adorabile esercito di soldatini, non è vero?”.
Effettivamente nessuno aveva mai pensato a cosa sarebbe successo dopo, forse perché almeno per il momento non era una cosa che interessava a nessuno.
“Taci”, sibilò egli.
“Con questi tipi non si può parlare”, proferì Cana posizionandosi per attaccare. Poi accadde qualcosa di molto bizzarro: una voce gioviale e acuta riecheggiò nell’aria.
“Fermiiii!”, Arya aveva spalancato le braccia, ma rendendosi conto di essere inopportuna, si zittì. “Amh...”
“Eh?!”, fece Cana. “Arya? Che scherzo è questo?”.
Subito dopo, accanto alla piccola rossa, arrivarono anche i suoi genitori, Luna, Eileen, Brandish e Dimaria.
“Voi tre?”, domandò Neinhart. “Perché vi trovate tutte insieme con i nemici?”.
Brandish e Dimaria allora si guardarono. Era quello il momento di agire, non c’era più motivo di fingere.
“È bene che voi sappiate una cosa. Non è dalla vostra parte che stiamo”
“Che significa?!”, esclamò Ajeel.
“Significa che noi siamo dalla parte di Fary Tail”.
Ne seguirono dei momenti di silenzio totale, momenti in cui sarebbe potuto succedere di tutto. Invece c’era soltanto un grande shock.
“Cioè voi… siete passati dal lato del nemico?!”
“Su, Ajeel”, disse Brandish. “Io so che questa cosa non piace neanche a te. So che passeresti dalla nostra parte, se potessi. E  ti dico che puoi”.
Lo Spriggan fu letteralmente colto di sorpresa. La sua compagna ci aveva visto giusto, tuttavia temeva non poco ad affermare certe cose.
Ad un certo punto, arrivò qualcuno che fin ora se n’era rimasto per i fatti suoi.
“Certo, con tutto questo casino uno non può star tranquillo”, fece God Serena. “Soprattutto in determinati casi”.
I suoi occhi si puntarono su Eileen, la quale ricambiò fieramente lo sguardo.
“Che cosa vuoi tu?”
“Allora è vero? Siete delle traditrici?”
“Noi non siamo delle traditrici. Chi è passato dalla parte di Acnologia lo è”
“Noi abbiamo seguito la volontà di Larcade”
“Larcade è accecato dal dolore e dalla rabbia. E tu invece?”.
L’altro ghignò.
“Io sono accecato dal desiderio di uccidere tutti voi. E di farvi molto, molto male”.
Cana imprecò sottovoce.
“Maledizione, ci mancava solo questa, adesso”. Arya aveva ascoltato la conversazione ad occhi spalancati, tanto era il suo shock.
Ma se c’era una cosa di cui era incapace, era rimanersene lì senza far nulla. Lei agiva d’istinto, molto spesso senza pensare alle conseguenze.
“Vai via!”, esclamò. “Lasciaci in pace!”.
Poi aveva preso a correre contro il nemico con l’intenzione di attaccare. Quando Erza e Gerard se ne resero conto, era oramai troppo tardi.
“ARYA, NO!”.
God Serena ghignò a quella visuale.
“Oh-oh, sciocca ragazzina insulsa!”.
La terra si mosse nuovamente sotto di loro. Con un braccio proteso in avanti, Arya stava per cadere. Ad afferrarla fu proprio il suo nemico, il quale non aveva però alcuna intenzione di proteggerla. Anzi, era più corretto dire che l’avesse presa in ostaggio. La ragazza si ritrovò con le sue mani intorno al corpo, il cuore che batteva forte come un martello e il respiro mozzato. Come al solito la sua impulsività l’aveva messa nei guai. Questo non sarebbe successo a Luna.
“Arya!”, esclamò proprio la gemella. “Devo fare qualcosa!”
“Ferma!”, Gerard la afferrò per le spalle, bloccandola. “Non possiamo mettere in pericolo anche te!”.
Erza, dal canto suo, sembrava molto meno ragionevole. Il suo istinto di protezione stava prendendo il sopravvento, quando c’erano di mezzo i propri figli, si faceva di tutto. Questa era una cosa che Eileen aveva capito, sebbene troppo tardi.
“Lascia stare mia figlia, tu brutto...”
“Ah-ah!”, God Serena sorrise. “Vi conviene fare attenzione, o quest’adorabile ragazzina dai capelli rossi potrebbe fare una brutta fine”.
Eileen capì che doveva fare qualcosa. Dopotutto era colpa sua se si erano cacciati in quella situazione.
“Lasciala stare”, fece lei. “Io ti ordino di lasciarla stare”
“Tu ordini a me? Non sei nient’altro che una traditrice!”
“Probabilmente hai ragione, ebbene? Lei non ha nulla a che vedere con quello che ho fatto. Arya fa parte della mia famiglia, ed io non posso permetterti di farle del male”
“Queste sono chiacchiere e nulla più. Ajeel, vieni qui a darmi una mano!”.
God Serena rimase però molto sorpreso nel rendersi conto che il suo compagno si era spostato. Aveva un’espressione che, purtroppo per lui, era esattamente ciò che sembrava.
“Ajeel?”
“Eileen ha ragione. È poco più di una bambina, non possiamo ucciderla così”
“Di cosa stai parlando? Adesso non mi dire che vuoi passare anche tu dalla loro parte? ”.
Ajeel fece spallucce.
“Forse è davvero quello che voglio. Ci è stata data una seconda possibilità, sprecarla sarebbe da stolti”.
Brandish a quel punto sorrise sollevata.
“Sono così felice che ci sia qualcun altro a pensarla come noi”
“Ridicolo! Molto bene, allora. Morirete tutti, voi sporchi traditori. Dite addio alla vostra preziosissima rossa!”.
Arya trattenne il fiato. Non poteva morire così, non di certo. Ad accorrere in suo aiuto fu senza dubbio la più inaspettata: Luna non avrebbe permesso che a sua sorella venisse fatto alcun male. Così si era spostata in avanti ad una velocità che nessuno avrebbe potuto fermare. God Serena stessa non se ne rese conto, e per un soffio riuscì a fermare il suo attacco.
“Luna!”, gridò Erza. “Gerard, ma come ha fatto a…?”
Gli occhi del mago stavano ora brillando di orgoglio.
“Che vuoi farci… ha proprio la mia magia nel sangue”
“Ah, non ne bastava una, eh?!”, esclamò God Serena. “Benissimo, allora morite tutte e due!”. Soltanto Arya era stata in grado di accorgersi del cambiamento nella sorella. I suoi occhi erano diversi e la sua potenza era cresciuta a dismisura.
Dalle mani di Luna ne uscirono ad un tratto dei fasci di luce che andarono a colpire il nemico. Grazie a ciò, Arya riuscì finalmente a liberarsi dalla morsa soffocante del suo rivale.
“Oh, Luna!”, ansimò lei. “Grazie, mi hai salvata! Sei stata… wow!”
“Io… non me ne sono neanche resa conto”, si guardò le mani. “Sono… forte”-
“Puoi dirlo, piccola Luna”, disse Eileen contenta. “Sei proprio forte. Adesso lasciate fare a me. Cercherò di risolvere la questione nel modo più veloce possibile”, disse guardando dritto negli occhi God Serena.

Will, con l’ausilio del suo potere di fata, aveva spiegato le ali e si era sollevato e aveva potuto vedere le cose da una prospettiva diversa. Malgrado fossero in maggioranza, stavano comunque avendo non poche difficoltà. Kaminari e Arashi avevano dimostrato di possedere la magia Take Over, purtroppo, essendo ancora molto giovani, non avevano avuto modo di combattere. Se n’era quindi preso la responsabilità, e mentre il più piccolo gli stava tra le braccia, l’altro gli stava invece sulle spalle.
“Aiuto, voglio andar via di qui”, piagnucolò Arashi.
“Tra poco sarà tutto finito, non preoccupatevi per questo”, tentò di rassicurarli. Proprio mentre finiva di parlare, un fulmine gli arrivò alle spalle, facendolo precipitare al suolo insieme ai due ragazzini. Una volta atterrato, aprì gli occhi.
“Cavolo… che dolore… ragazzi, state bene?”.
I due bambini fortunatamente, eccetto un grande spavento, non avevano avuto grossi danni. Ad averlo attaccato era stato Wahl Icht, il quale stava creando non pochi problemi anche a Evergreen e Elfman.
Alecta invece si stava ritrovando a dover fronteggiare Jacob Lessio, ignorando però il suo vero potenziale.
Si sentiva stanca e afflitta, ma assolutamente doveva cercare di resistere.
“Alecta, vattene!”, disse subito Laxus. “Per te è troppo pericoloso!”
“Non posso andarmene!”, scosse il capo. “Io devo aiutarvi in qualche modo, non me lo perdonerei mai altrimenti!”.
La ragazzina aveva  poi sussultato all’improvviso. Il nemico infatti era diventato invisibile e un secondo dopo le era comparso accanto. Alecta si era trovata praticamente con le spalle al muro.
“Dannazione, dannazione!”, imprecò. In realtà non le accadde nulla di male. Perché Freed, che molto silenziosamente vegliava su di lei, si era messo in mezzo.
“Mi dispiace, ma non la toccherai”
“Freed! Ma allora tu… mi guardi davvero le spalle”, sussurrò.
“Pensavi mentissi? Questo è mio dovere!”, la spinse. “Adesso vattene, vattene immediatamente!”
“Ma…!”, con le lacrime agli occhi, Alecta stava cercando di richiamarlo a sé, intuendo solo in seguito il motivo del suo gesto. Jacob Lessio, infatti, con un solo battito di mani aveva fatto sparire Freed.
“Cosa?”, ansimò. “Ma che… dov’è andato? Dov’è andato?”
“Bastardo, riportatalo immediatamente qui! Ora!”, esclamò Laxus, preoccupato.
“Non ci sarà  possibilità per lui. Sarà già morto”.
Nell’udire quelle parole, Alecta credette di impazzire. Fu proprio ciò a mandare la sua magia fuori controllo. Ogni fibra del suo corpo era sollecitata, dentro di lei si stava scatenando una vera e propria tempesta. Gli occhi brillavano di una luce diversa e il potere che aveva trattenuto senza saperlo esplose, creando una luce brillante, quasi accecante.
“Che succede adesso?!”, domandò Mirajane preoccupata. Laxus tuttavia non riuscì neanche a risponderle, troppo preso ad osservare sua figlia scatenare il grande potere di cui era dotata.
“Farai meglio a riportarlo indietro”, affermò la ragazzina ad alta voce. “In caso contrario, preparati a morire!”

La battaglia fra Neel, Fiamma, August e Larcade stava intanto continuando. La Salvatrice stava iniziando a sentirsi stanca, tuttavia sapeva che non avrebbe avuto un attimo di tregua fin quando il Dragonil Bianco non sarebbe stato sconfitto. August era andato in suo soccorso più di un volta. Non doveva dimenticare che, in fondo, quella era una questione fra loro due.
“Mi dispiace, ma non posso permetterti di uccidermi”, affermò August. “E se continui a convincerti del fatto che solo vendicandoti potrai ritrovare la felicità, allora ti sbagli di grosso”
“Chiudi la bocca!”, lo zittì Larcade. “Tu non sai niente”
“Io invece credo di sapere troppo! Ad Acnologia non importa nulla di te, ti sta solo usando perché sei forte. Se dovessi morire non gli importerebbe nulla”
“Zitto, ho detto sta zitto!”.
Larcade aveva un’espressione degna di un pazzo. Probabilmente, nel suo profondo, sapeva quanto quelle parole corrispondessero a verità. August si fece più vicino, lo colpì ed allora lo sovrastò, bloccandolo al suolo.
“Cosa…? Lasciami andare subito, bastardo!”
“Non intendo farlo”, sospirò, guardandolo negli occhi, poggiando senza paura la fronte sulla sua. “Mi dispiace per quello che hai passato. Tu non lo meritavi. Nessuno lo merita. Lo so che mi detesti e forse hai ragione. Ma non è tutto perduto. Tu puoi ancora avere ciò che ti manca. Ti aiuterò io se lo vuoi”.
Nel sentire quelle parole sussurrate, Larcade era rimasto totalmente immobilizzato. Il suo nemico, il suo ex compagno, non lo stava compatendo, lo stava semplicemente comprendendo e gli stava forse offrendo una seconda possibilità.
“Non voglio… non voglio ascoltarti”, sibilò, ma la voce era rotta da un’emozione a cui non avrebbe saputo dare un nome.
“Va bene anche così. Tu non hai bisogno di altro odio. E se lo vorrai ti darò una mano, perché, Larcade Dragneel, per me sei mio fratello, al di là del sangue, al di là di tutto. Ma è così”.
Non stava mentendo. Erano parole vere le sue. Come poteva parlargli così, dopo tutto il male che aveva fatto e che stava continuando a fare?
Larcade si sentì umiliato, ma anche stranamente… sollevato.
“Larcade!”, lo chiamò Acnologia. “Perché diamine stai perdendo tempo?”.
Fu la sua voce a destarlo. E solo in quel momento si accorse di ciò che stava in bilico tra le sue ciglia lacrime.
Ad un tratto si sentì un’esplosione. In seguito ci fu una luce biancastra non indifferente.
“Ma che succede adesso?!”, domandò Natsu.
“Tsk, che gran casino”, si lamentò Acnologia. “Larcade, alzati di lì. Per il momento è meglio se ci ritiriamo. E sbrigati!”.
August si alzò, lasciando che l’altro scivolasse via dalla sua presa. Adesso si stavano osservando, senza più rabbia.
“Se dovessi cambiare idea, sai dove trovarmi”, sussurrò lui, nella speranza che Larcade rinsavisse. Perché in fondo erano uguali, avevano vissuto le stesse cose.
“Un momento!”, esclamò Natsu. “Dove pensate di andare? Giuro che adesso li raggiungo e…!”
“Non adesso!”, fece Zeref. “Non è il momento! Piuttosto, ci sono feriti?”.
Neel sorrise spavaldo, reggendo a sé sua sorella.
“Tutto bene”
“August, stai bene?”, domandò una preoccupata Mavis nel vedere suo figlio con un’espressione stranamente assorta.
Sperava di rivederlo presto. Era certo che le sue parole avessero scatenato qualcosa in Larcade, lo aveva capito guardandolo negli occhi.

L’esplosione di poco prima era stata causata proprio da Alecta, la quale aveva liberato il suo potere e subito dopo si era accasciata al suolo. Laxus però l’aveva afferrata saldamente.
“Ehi! Alecta! Alecta, apri gli occhi, su!”.
Mira si avvicinò con le mani poggiate sul cuore, mentre Kaminari e Arashi le stavano accanto in silenzio. Will aveva smesso di respirare, attendeva solo che la cugina si risvegliasse. Non voleva neanche pensare all’ipotesi che fosse morta, era un qualcosa di neanche lontanamente immaginabile nella sua testa.
La ragazza, con un grande sforzo, spalancò le iridi celesti.
“Eh… cosa?”
“Evviva, ti sei svegliata!”, esultò Kaminari.
“Che è successo?”
“Ci hai fatto prendere un colpo!”, Mira la abbracciò forte. “La tua potenza è venuta fuori, sei svenuta subito dopo”
“Io… un momento! Freed! Lui dov’è?”.
“Va tutto bene!”, la rassicurò Evergreen. “Freed è qui. Dopo che quel tipo se n’è andato, è ricomparso così com’era sparito. Ha solo perso i sensi”.
Malgrado Alecta si sentisse senza forze, si sollevò sulle sue gambe per raggiungere il mago e cadere in ginocchio accanto a lui. Respirava, debolmente, eppure respirava.
“Freed”, sussurrò. “Accidenti, tutto ciò perché hai cercato di proteggermi. Mi dispiace… mi dispiace tanto, davvero. Ma starai bene, non è vero?”.
Mira non poté fare a meno di sorridere nel vedere quella scena.
“Fra lei e Freed c’è un forte legame, questo è innegabile, non è vero?”.
Laxus, a braccia conserte, capì che non avrebbe potuto avere niente da dire. Perché la felicità della sua bambina veniva prima di tutto e lui doveva in qualche modo tutelarla.
“Spero per lui che non muoia, perché assolutamente non ho intenzione di vedere Alecta soffrire”.
Will si tolse gli occhiali, ora appannati.
“Forse faremo meglio a raggiungere gli altri”.




NDA
E per il momento è andata così. Torneranno, torneranno, ma in Larcade qualcosa cambierà? Dopotutto August gli ha parlato a tu per tu, magari è riuscito a toccare le ccrde del suo cuore. E i maghi stanno tutti bene, ecetto Freed e Yuki e Syrio che hanno ancora il cuore gelato, ma troveremo una soluzione per questo.
Qui vi lascio una fan art su Fiamma, fatta dalla mia carissima amica Miryel. La adoro tantissimo **

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Guardando al nostro futuro ***


34 - Guardando al nostro futuro

Malgrado Fiamma si sentisse stanca, non aveva esitato. Non appena aveva saputo di Yuki e delle sue condizioni, si era sforzata e si era fiondata sull’amica. Lei e Syrio si trovavano entrambi privi di forze, coscienti ma deboli.

“Yuki, Yuki!”, gridò la Salvatrice. “Ti prego, dimmi qualcosa!”.
Dopodiché afferrò la mano dell’amica. La sua pelle era gelida e quasi bluastra, le labbra viola e gli occhi socchiusi. Era evidente che facesse una gran fatica a respirare, e Syrio non era messo meglio. A causa del legame che condivideva con la piccola maga, stava subendo lo stesso dolore.
“Maledizione”, imprecò Lyon. “Non possiamo fare qualcosa? Insomma, ci deve essere un modo! E io non ho intenzione di rimanere qui a vedere mio figlio soffrire! Questo legame va reciso!
“Vedi di darti una calmata”, rispose Gray. “La situazione è brutta per tutti, pensi che io voglia perdere mia figlia?”
“Io non penso niente. Penso che non voglio ascoltarti e nulla più”
“Lyon, Gray ha ragione”, sospirò Meredy. “I bambini hanno bisogno di tranquillità”.
Fiamma si chinò sulla sua amica.
“Ma c’è un modo per guarirli, non è vero?”
“Il suo cuore è stato colpito dal ghiaccio”, spiegò Rayn. “Se quest’ultimo continua a espandersi morirà”
“Ma non può morire! Forse… forse un gesto di vero amore potrebbe salvarli entrambi. Con me ha funzionato”
“Abbiamo provato”, sbottò Gray. “Ma il Bacio non funziona e sinceramente non so cosa fare. Ma dobbiamo trovare un modo, non la lascerò morire, assolutamente!”.
Rayn sospirò, sentendosi piuttosto affranto. Forse, se si fosse sforzato un po’ di più, avrebbe potuto evitare quella tragedia. Tendeva a darsi la colpa per tutto, ma dopotutto, come non avrebbe potuto? Era di sua sorella che si parlava!
Sia lui che Fiamma avevano l’umore piuttosto a terra. Decisero di allontanarsi e lasciare i due a riposare. Avevano le ore contate e quel pensiero metteva un’ansia terribile ad entrambi.
“Loro non moriranno, vero?”, domandò Fiamma.
“Cavolo, certo che no! Però ho paura, lo ammetto”, sospirò. “Non avrei mai pensato di essere così debole. Mi sono fatto controllare”
“Ma tu non sei debole! Davvero, sono seria!”
“Tu non eri presente”
“Beh, forse è vero, però ti conosco e so chi sei!”, affermò a braccia conserte. “Non è il momento di lasciarsi andare allo sconforto, Yuki ha bisogno di suo fratello”.
Al mago del ghiaccio venne sinceramente da rider000e.
“Una piccoletta come te che mi fa la predica. Ma tu pensa”.
Fiamma gonfiò le guance, alzando gli occhi al cielo. Fu una questione di pochi secondi: Rayn le afferrò dolcemente il viso e allora le poggiò un bacio sulle labbra. Il cuore della Salvatrice balzò quasi via dal petto.
“Rayn?”, sussurrò.
“Eh… mi sembra il minimo. Se non ci fosse tu, penso che mi sarei già lasciato andare allo sconforto. Sei forte, Fiamma. Sei proprio la Salvatrice di cui abbiamo bisogno”.
Quell’affermazione la fece arrossire. E quella vicinanza sembrava lenire, almeno un mino, la sua ansia e la sua paura.

“Freed! Freed, andiamo! Su, parlami!”
“Tesoro, Freed sta bene, vedi? Respira!”.
Mira stava cercando di tranquillizzare la figlia, la quale aveva addosso una grande apprensione. L’affetto che la legava al mago era evidente, di ciò se n’era dovuto rendere conto anche Laxus, che a braccia conserte osservava la scena.
Freed si trovava steso a letto, diverse fasciature in tutto il corpo. Se l’era proprio vista brutta, ma avrebbe fatto questo e altro per Alecta. Era incredibile quello che si stava ritrovando a provare. Aprì lentamente gli occhi, osservando gli azzurri occhi della ragazza.
“Alecta… sono sveglio...”
“Lo vedo!”, esclamò lei china su di lui. “Mi hai fatto prendere un colpo! Pensavo saresti morto!”
“Normalmente sì, però… penso che adesso ho davvero molto da perdere”.
Mira sorrise, riconoscendo in quelle parole un sentimento che ben conosceva. Si fece vicina a Laxus, sussurrandogli qualcosa.
“Sento odore di amore nascente. Accetteresti la cosa?”
“Tsk. La cosa mi fa strano, a dire il vero. Ma alla fine, ho forse altra scelta? Lo sai che farei di tutto per vedere Alecta felice. E poi, posso sempre tenerli d’occhio”.
“Oh, ma che padre esemplare che sei”, sorrise lei, posandogli un bacio su una guancia.
Will invece attendeva fuori, con la schiena poggiata contro la porta. A parte qualche graffio e livido, stava piuttosto bene. Chissà Luna come stava? Non aveva avuto occasione di parlare con lei. Strano il fatto che il suo primo pensiero andasse proprio a lei. Strano…. O forse non tanto.
La ragazza dai capelli azzurri stava proprio cercando lui. Quando lo vide lì, pensieroso e in silenzio, si avvicinò lentamente, schiarendosi la voce.
“Emh… com’è andata?”
“L-Luna!”, balbettò. “Ciao, amh… sto bene. E tu invece come stai?”
“Bene… bene”, sussurrò giocherellando con una ciocca di capelli. “Mia sorella ha rischiato brutto e… sono riuscita a salvarla. Forse non sono tanto inutile come pensavo”
“Inutile? Tu non sei mai stata inutile! Anche se non c’ero… sono sicuro che sei stata fantastica… davvero”, rispose mentre le guance si coloravano di rosso. Luna sorrise.
“Sono sicura che lo stesso vale per te. Adesso scusa, vado a vedere Arya come sta. Anche se è malconcia non sta mai ferma”
“V-va bene!”, esclamò. Lei gli passò poi davanti, lasciando dietro la scia del suo profumo.
Will sospirò. Da quando in qua era diventato così imbranato? Non ci sapeva proprio fare…
“Will, questo non è decisamente da uomini”.
Il ragazzo sussultò.
“P-papà? Da quanto tempo sei qui? Mi stavi spiando?”
“Non stavo spiando, prendevo nota!, si giustificò. “Devi essere più sicuro di te, altrimenti le donne non saranno attratte”
“Ah, certo, intendi come tu lo eri con mamma, vero?”, domandò alzando gli occhi al cielo.
“Non è assolutamente la stessa cosa!”, chiarì. “Quello che io ho fatto è… una cosa a parte! Mio figlio non si piegherà mai, si comporterà da uomo al cento per cento”
“Oh… sì, come vuoi”, sospirò. Forse effettivamente qualche consiglio non gli avrebbe fatto male. “Emh… potresti farmi qualche esempio?”.

Neel si era invece diretto a cercare la sua bella Ametyst. Dopo
aver consumato il loro amore, i due non avevano più avuto occasione di parlare. E il ragazzo giustamente fremeva di sapere come quella che oramai considerava a tutti gli effetti la sua ragazza stesse.
La diretta interessata, dal canto suo, a parte essere un po’ malconcia, stava bene, così come i suoi fratelli.
“È stato così wow!”, esclamò Emer alzando le braccia al cielo. “Credevo di morire, invece è stato… wow!”
“Va bene, abbiamo capito”, sospirò Levy mentre gli medicava un taglio sul viso. “Ma adesso fareste meglio a riposare”
“Ma noi stiamo bene!”, esclamò il bambino.
Ametyst aveva un’espressione annoiata e stanca. Sentì uno scricchiolio alle sue spalle, e quando voltandosi si accorse che si trattava di Neel, sussultò.
“Neel!”, esclamò arrossendo. Lui sorrise timidamente, facendosi più vicino e sistemandosi la sciarpa.
“Ehi… stai bene allora. Non che avessi qualche dubbio”
“Sì.. anche tu stai bene, vedo”.
Fra i due c’era un palpabile imbarazzo che non poté sfuggire né a Levy né a Gajeel. A quest’ultimo in particolare. Non amava l’idea che la sua bambina si fosse invaghita del figlio di Salamander, ma a quanto pare il destino alle volte sapeva essere proprio ironico.
“Tua sorella sta bene?”, domandò poi lei.
“Ah, sì… cioè, è preoccupata per Yuki, ma quello è normale. Avresti dovuto vederla. È proprio forte”
“Sì… non lo metto in dubbio”, affermò sorridendo. Sebbene la sua espressione fosse perennemente crucciata, quando c’era lui attorno le veniva naturale sorridere e sorridere tanto. Neel si portò una mano tra i capelli, imbarazzato.
“Beh, io ero venuto soltanto per sapere questo. Adesso torno dai miei...”.
“V-va bene!”.
Era evidente la voglia di scambiarsi un bacio, anche casto, peccato per la totale assenza di privacy.
Quando il ragazzo se ne fu andato, Ametyst sospirò. Poi però si rese conto di come tutti gli sguardi fossero su di lei.
“Cosa?”
“Tsk, che cosa state combinando tu e il figlio di Salamander? State insieme?”
“Ma Gajeel! Troppo diretto!”
“M-ma…. Questi sono fatti miei, ed è la mia vita!”, esclamò dando loro le spalle e correndo fuori prima che potesse esserle fatta qualsiasi altra domanda.
“Cosa?! Ametyst Redfox, torna immediatamente indietro! Non posso crederci. Quella ragazzina mi farà diventare pazzo!”, imprecò il Dragon Slayer.

Visto che la dimora di August era stata distrutta, e di conseguenza anche i sotterranei e il suo laboratorio dove creava pozioni e incantesimi, il mago era stato costretto ad attingere alla sua riserva che aveva messo da parte in caso di emergenze come quella.
Mavis lo stava aiutando a trasportare varie scatole dietro il retro del locale di Cana.
“Non dovresti sforzarti tanto, faccio io!”, disse il ragazzo alla madre.
“Oh, non preoccuparti, sono incinta, non malata”, lo rassicurò. Zeref andò dietro i due, sospirando. Mavis non gli rivolgeva ancora la parola.
“Non so proprio cosa fare”, si lamentò. Il figlio lo guardò un attimo, per poi alzare gli occhi al cielo.
“Va bene, adesso basta. Non ho aspettato tutti questi anni per vedere i miei genitori litigare. Va da lei e parlale”
“Ci ho provato”
“Forse non abbastanza. Vai, ho detto”.
Era abbastanza assurdo il fatto che fosse proprio suo figlio a dargli consigli in amore, ma August aveva ragione. Bisognava parlare ed essere sinceri una volta per tutte.
Mavis stava afferrando delle piccole ampolle e le stava adesso posizionando sul tavolo impolverato. Zeref quindi le si avvicinò con la scusa di darle una mano.
“Ehi...”.
Lei gli rivolse un’occhiataccia.
“Zeref. Non ti ho ancora perdonato”
“Me ne rendo perfettamente conto. E probabilmente non merito perdono per tutto quello che ho fatto. Insomma, se non fosse stato per me, adesso non ci ritroveremo attaccati da Larcade e il suo esercito. Ma soprattutto ho ferito te. Ti ho privato dei ricordi soltanto perché era la via più facile”.
La maga a quel punto smise di fare quello che stava facendo e sospirò.
“Però, quantomeno, sei stato in grado di prenderti cura di August. Anche se non sapevi chi in realtà fosse, mi piace pensare che in qualche modo l’hai sentito. E probabilmente per questo dovrei ringraziarti”, poi lo guardò negli occhi. “Per la cronaca, sono ancora arrabbiata con te. Ma ciò che sento, che sento da sempre, non svanirà così facilmente. Soprattutto non adesso che ci siamo riuniti. Solo ti prego… non nascondermi più nulla”.
Zeref allora sorrise, attirandola a sé.
“Te lo giuro. Adesso non voglio più sbagliare. Voglio ricominciare con te, August e il bambino”.
Lei allora si sciolse a quelle dolci parole.
“Un nuovo inizio...”, sussurrò. Poi, finalmente, dopo tanto tempo, si scambiarono un bacio. Il bacio del Vero Amore che August rimase a guardare con occhi sognanti. Era bello poter finalmente vedere i suoi genitori andare d’accordo. E soprattutto amarsi come un tempo.
“AUGUST, AUGUST!”, Fiamma era entrata come una furia. “MI SERVE UNA… OPS. Scusate!”. Imbarazzata, si rese conto di aver interrotto un momento molto intimo.
“Va tutto bene, Fiamma”, la rassicurò Mavis. “Che succede?”
“Mi serve l’aiuto di August. Non puoi creare qualcosa che possa sciogliere il ghiaccio nel cuore di Yuki?”
“Il ghiaccio? Non ne sono sicuro. Stiamo parlando della magia di Invel, non sono certo possa esistere una pozione o un incantesimo. Un gesto di Vero Amore funzionerebbe”
“Ma ci hanno già provato”, sbuffò. “Eppure non ha funzionato. Ti prego, puoi almeno provarci? Lei sta morendo, ed io non voglio!”
“Va bene, Fiamma”, le portò una mano sulla testa. “Farò del mio meglio”
“Bene! Allora nel frattempo farò qualcosa anche io! Sono la Salvatrice, non posso starmene con le mani in mano! Ci vediamo dopo!”.
Rimase sorpreso dalla tanta energia di quella ragazzina. Mavis e Zeref sorrisero.
“Sarai sicuramente un bravo fratello maggiore”
“I-io?”, domandò arrossendo. “Ah, no… ma che dite…”.

Anche Hikari era caduta in un sonno profondo e ristoratore. Era stata una grande battaglia e adesso aveva bisogno di riprendersi. Yukino stava vegliando amorevolmente su di lei e ogni tanto le accarezzava la testa.
“Non posso credere lei abbia combattuto, è così giovane”
“Me ne rendo conto, ma in quanto maga è giusto che combatta anche lei".
Minerva si stava limitando ad ascoltare la conversazione dei due amici dietro la porta. Oh, se avessero saputo che era passata al lato oscuro poiché accecata dalla rabbia e dalla gelosia, sarebbero rimasti davvero delusi.
Con il senno di poi si rese conto che probabilmente non doveva essere stata una buona idea. Adesso si sentiva in colpa. Non voleva che nessuno dei suoi amici morisse, né voleva ritrovarsi a combattere contro uno di loro!
Rogue, vedendola così pensierosa, decise di avvicinarsi.
"Minerva, ti vedo piuttosto scossa"
"Cosa? Oh, no. Va tutto bene, davvero, sono solo preoccupata per Hikari. Tu no?"
"Certo che sì. Dopotutto le sono molto affezionato".
Oh, sì. Se solo avesse saputo realmente quanto.
"Perché non vai a vedere come sta?", domandò sorridendo. Rogue non capì, però effettivamente non aveva ancora avuto occasione di vedere come Hikari stava, quindi sarebbe andato da lei. Minerva sospirò quando vide il mago chinarsi sulla ragazza per posarle un bacio sulla fronte. Aveva davvero fatto questo? Aveva separato due persone che si amavano? Non era tanto diversa da Acnologia, allora. No, non voleva pensarci. Il solo pensiero la faceva sentire semplicemente esasperata.


Yuki continuava a respirare con fare affannato. Non sarebbe morta tanto facilmente, soprattutto non poteva permettersi di arrendersi, poiché la vita di Syrio era legata alla sua. Quest'ultimo, non seppe neanche lui come, riuscì ad alzasi dal letto. Ogni movimento gli costava uno sforzo terribile, ma fece forza sulle gambe per raggiungere Yuki. Poggiò una mano sulla sua fronte e a quel contatto la ragazzina aprì gli occhi.
"Syrio", sussurrò. "Che fai qui? Stenditi, sei debole..."
"Non posso", mormorò. "Voglio cercare di scaldarti"
"Purtroppo è inutile", sospirò lei. "Mi dispiace. Se non fosse per me, a quest'ora staresti bene"
"Non devi scusarti, dolce Yuki! Io sono felice di essere legato a te! Anche se questo vuol dire condividere le tue sofferenze. A me va bene così. Preferisco questo, la mia vita sarebbe altrimenti vuota".
La sua mano si era ora stretta a quella dell'azzurra, la quale aveva effettivamente sentito un piacevole calore al petto, oltre che le lacrime pizzicare il viso.
"Syrio...", il suo sussurrò era simile ad un alito di vento gelato. Lui si chinò su di lei e come se avesse voluto donarle il suo stesso respiro, la baciò. Con quel semplice gesto, Yuki sentì il calore divenire sempre più forte e reale, partire dal petto ed espandersi per tutto il corpo. Ovviamente lo stesso accadde a Syrio, il quale rimase immobile in quella posizione per qualche istante. I visi di entrambi si colorarono di rosso e la loro temperatura tornò stabile. Yuki si staccò lentamente, con gli occhi lucidi.
"Mi hai salvata. Hai salvato entrambi".
Il ragazzo sorrise, donandole una carezza. In quel momento il loro momento tanto intimo venne interrotto.
"Che cosa state facendo?!", esclamò Gray.
"Papà, sto bene!", gridò Yuki contenta. "Vedi? Niente più ghiaccio!"
"Niente più... ghiaccio? È vero ma... come... come...", guardò Syrio, il quale sorrise nervosamente.
"Non mi uccidi, vero?".
Il mago sbuffò. Non avrebbe mai potuto, anzi, probabilmente avrebbe dovuto essergli grato.
"No... non per questa volta. Yuki, tu stai bene!", esclamò poi. "State bene entrambi. Juvia! Rayn! Ragazzi!".
Ovviamente tutti presero molto bene quella notizia, e sia Syrio che Yuki si ritrovarono ad essere strapazzati da amici e parenti.
"Il mio bambino, il mio piccolo Syrio, mi hai fatto prendere un colpo!", fece Meredy stringendogli il viso contro il suo seno.
"Mamma, ti prego! Non questo!", piagnucolò lui in imbarazzo.
Yuki invece si trovava nello stretto abbraccio di Fiamma.
"Meno male! Non avrei potuto andare avanti senza la mia migliore amica!"
"Oh, Fiamma! Sono dura da far fuori! Dopotutto... io sono colei che ha il compito di stare accanto alla Salvatrice", rispose ammiccando.
Anche se probabilmente i pericoli non erano finiti, anzi, erano solo all'inizio, c'era sicuramente un'atmosfera più rilassata. Anche a Minerva sarebbe piaciuto essere felice come tutti loro, ma qualcosa la turbava. Non poteva andare avanti con quella messinscena ancora per molto. E non sapeva poi che la situazione stava per peggiorare.
Rogue la prese per mano.
"Rogue...?"
"Minerva", chiamò lui. "Ricordi cosa avevamo detto? Che nonostante tutto la vita deve andare avanti. Adesso l'ho capito più che mai. So che avevamo in programma di sposarci, ma io voglio farlo subito, adesso. Non voglio più aspettare, poiché non sappiamo cosa il futuro ci riserverà".
Minerva sentì gli occhi divenire lucidi. Aveva quasi dimenticato del matrimonio. Adesso non era più sicura di niente-
"Rogue, io..."
"Evvai!", esultò Hikari. "Così finalmente posso fare da damigella!"
"Allora?", sorrise Rogue. "Vuoi?".
Lei abbassò lo sguardo.
No.
Non puoi accettare. Non puoi!
Sospirò profondamente.
"Sì".



NDS
Salve! Come vedete, tutto procede per il meglio. Yuki e Syrio stanno bene, Mavis e Zeref hanno fatto pace e.. Rogue e Minerva si sposano? WTF? Ci sarà davvero un matrimonio da festeggiare? Oppure accadrà qualcosa di inaspettato?

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Il matrimonio ***


35 - Il matrimonio

Larcade aveva ripensato a lungo alle parole di August. Anzi, era più corretto dire che quest'ultime continuavano a tormentarlo. Non riusciva proprio a liberarsene. Il suo ex compagno, suo fratello, aveva mostrato comprensione e probabilmente anche affetto. Si domandava come ciò fosse possibile. Dopotutto quello che aveva fatto, con tutta la rabbia che provava nei suoi confronti, come poteva essere così gentile? August era stato quello ad avere un'opportunità migliore, ma non aveva scelto lui di essere il prediletto. Entrambi avevano vissuto nella sofferenza e lontani dalle proprie famiglie. Una seconda possibilità, era questo ciò che lui gli aveva ripetuto più e più volte. Ma era davvero così? Aveva davvero la possibilità di ricominciare? Se prima di quel momento un quesito del genere non gli aveva mai attraversato la mente, adesso non riusciva a pensare ad altro.
"Non posso credere che siamo stati traditi. Ajeel, Eileen, Brandish e Dimaria sono passati dal lato dei buoni. Com'è possibile?", domandò un furioso God Serena. Acnologia invece, contrariamente a quanto si aspettava, non sembrava affatto nervoso, un po' come se avesse immaginato una cosa del genere.
"I tradimenti sono cose che vanno tenute di conto. Forse tre di noi sono passati dall'altro lato, ma noi abbiamo una di loro. La maga di nome Minerva ha un grosso debito con me. Comunque sia non è un problema. Uccideremo anche loro, giusto Larcade?".
Quest'ultimo però non sembrava molto assente. Continuava a pensare e a rimuginare. Una seconda occasione, anche per lui?
"Larcade"
"Eh? Sì, giusto...".
Acnologia assottigliò lo sguardo. Già una volta era stato tradito da August, proprio per questo avrebbe tenuto d'occhio anche lui per assicurarsi che non facesse cose strane.
"Spero che le parole di August non ti abbiano messo in testa qualche strano pensiero, perchè penso che potrei riservarti una morte molto lenta e dolorosa se pensassi di tradirmi"
"Tsk", lui chiuse gli occhi. "Figurati. Come se ci volesse così poco per turbare il mio animo".
Fu abile a mentire e a nascondere i suoi dissidi interiori. Non voleva percorrere una strada diversa da quella che aveva deciso di seguire, non voleva neanche sperare che per lui ci fosse un'altra via. Era e sempre sarebbe stato il "mai abbastanza", il "sempre secondo" e il "figlio non amato".

I due Spriggan Eileen e Ajeel, avevano giurato di essere totalmente passati dalla parte del bene e di aver abbandonato ogni piano di distruggerli. Se con Brandish e Dimaria era stato senza ombra di dubbio più facile fidarsi e accettare la loro alleanza, con quest'ultimi era decisamente più difficile, ma la rossa aveva un grande carisma e sapeva essere molto persuasiva.
"Perché dovremmo fidarci?", domandò infatti Gildarts, curioso di vedere cosa lei gli avrebbe risposto.
"La questione è proprio questa. Se non volete fidarvi, non fidatevi. Per quanto mi riguarda, ho sbagliato già troppo in passato e  ho bisogno di una seconda occasione per ricominciare. Ci sono delle cose troppo importanti"
"Ah, sì, giusto!", esclamò Ajeel. "Eh... la penso come lei!".
Arya muoveva le gambe e fissava con occhi sognanti la donna.
"Wow. Nonna, sei proprio forte", sussurrò. Gildarts sospirò.
"D'accordo, allora. Di certo non mi dispiace avere dalla nostra una degli Spriggan più forti. Spero solo che non vogliate combinare nulla di strano"
"Ah, non preoccuparti per questo", sbottò Erza, staccandosi dalla parete su cui stava poggiata con fare seccato. Era evidente il suo mal contento. Proprio non riusciva ad accettare la cosa, la faceva sentire a disagio. Le cose fra lei e sua madre non erano andate bene, si sentiva ferita e proprio non riusciva ad accettare il fatto che lei fosse adesso lì, dalla loro parte. Arya e Luna invece stravedevano per lei, le giravano attorno, la riempivano di domande e ammirazione. Gerard poteva capire il suo sconforto, ma voleva anche aiutarla ad accettare la cosa.
"Erza". Lei sospirò, dandogli le spalle.
"Senti, so già cosa vuoi dirmi, che dovrei accettare questa situazione, ma non ci riesco. Non adesso, almeno. Pensi che sia strano?"
"No, non è strano. Ma per come hai perdonato me, sono certo che riuscirai a perdonare anche lei", sussurrò lui, abbracciandola con forza da dietro. "Perché fa parte della nostra famiglia e so che ti vuole bene. E in fondo anche tu gliene vuoi".
Avvertì un piacevole calore che la fece sciogliere. Alle volte era incredibile come Gerard fosse in grado di comprenderla e rassicurarla.
"Va bene, va bene", sussurrò, accarezzandogli poi il viso. "Ci penserò. Adesso, se non ti spiace, devo tornare all'AirMoon. Ho una torta nuziale da preparare".

Proprio questo lieto evento aveva momentaneamente distratto i maghi dal pericolo e la guerra incombente. Fiamma in particolare era molo elettrizzata, non era mai stata ad un matrimonio, ma era certa che fossero bellissimi. Assieme a Lucy, avevano comprato diversi abiti, erano tornate a casa e li stavano adesso provando.
"Abito azzurro o abito rosa?", fece lei. "Sono così indecisa"
"Io ti consiglierei l'abito azzurro, altrimenti rischieresti di sembrare una ciliegia", suggerì la bionda mentre si sistemava il vestito.
"Ah, non voglio essere una ciliegia", piagnucolò lei, guardando poi la madre con gli occhi lucidi. "Wow mamma, sei bellissima!".
Lucy infatti aveva indossato un vestito scollato e scoperto sulla schiena, lungo e rosso, con il corpetto incastonato di piccoli diamanti.
"Effettivamente era tanto che non indossavo un abito così elegante. Credo che l'ultima volta sia stato quando mi sono sposata".
"Com'è stato il matrimonio fra te e papà? Avevi un bel vestito come quello di una principessa?", domandò curiosa. Lucy sorrise al ricordo di quel giorno di ormai tanti anni prima in cui lei e Natsu si erano uniti nell'anima.
"Sì, effettivamente il mio abito ricordava un po' quello di una principessa. E posso assicurarti che il nostro matrimonio non è stato per niente tranquillo", prese a ridere. "Ma è stato perfetto perché finalmente potevo unirmi per sempre all'uomo che amavo. Il matrimonio significa questo".
Fiamma sospirò, portandosi le mani sul cuore.
"Un giorno anche io mi sposerò, Magari con Rayn. E avremo atnti bambini di fuoco e ghiaccio", mormorò con aria sognante. Lucy spalancò gli occhi, per poi prendere a ridere.
"Rayn mi sembra proprio un buon partito. Comunque sia, adesso dobbiamo pensare ai capelli, e fortunatamente io ho qualcuno che fa proprio al caso nostro". Dicendo ciò, la maga prese la chiave del Cancro e ne invocò lo spirito.
"Wow!", esclamò Fiamma entusiasta.
"Cancer, puoi creare delle belle acconciature per me e mia figlia?"
"Sarà fatto-ebi!", esclamò agitando le forbici.

Anche Hikari stava provando il suo abito da damigella. Un vestito bordeaux stupendo di classe. Era davvero emozionata all'idra che Rogue e Minerva si sarebbero sposati di lì a poco... come era giusto che fosse? Sì, perché dopotutto erano sempre stati insieme, quindi era giusto così. Nonostante ciò, però, non poteva fare a meno di sentirsi un po' strana, come se ci fosse qualcosa che la disturbava. Era un qualcosa che effettivamente c'era sempre stato, ma abilmente era sempre riuscita a scacciare. Adesso invece quella sensazione stava diventando insistente.
"Sting, mi aiuti a...?".
Rogue era entrato e si era reso conto troppo tardi di trovarsi davanti a Hikari. Quest'ultima si voltò lentamente, mostrando gli occhi azzurri e languidi.
"Hikari, scusa, non sapevo fossi qui", rispose imbarazzato.
"Non preoccuparti. Stavo provando l'abito. Lo sai, stai davvero bene così elegante!", esclamò candida.
"Stai bene anche tu. Sei bellissima, sarai una damigella perfetta".
La ragazza sorrise, tuttavia si rese conto lei stessa di quanto quello fosse un sorriso forzato. C'era qualcosa che non andava e se ne rendeva conto, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse.
"Ti serve una mano con la cravatta?", domandò poi.
"Eh? Ah, sì. Cercavo Sting, ma non ho idea di dove si sia cacciato"
"Lascia, faccio io", si offrì gentilmente. Ciò causò una loro vicinanza che scatenò in entrambi una serie di strane sensazioni, tutte molto piacevoli ma inopportune. Rogue si era perso a guardare Hikari, la quale gli stava desso sistemando il colletto e ora tornava a osservarlo.
"Ecco fatto, finito!", sospirò. "Lo sai, a me i matrimoni piacciono tanto. Spero anche io un giorno di sposarmi"
"Ma certo. Succederà, vedrai", affermò in modo poco convinto. E non perchè non credeva che Hikari non meritasse nessuno, ma semplicemente non riusciva a immaginare nessuno accanto a lei. Si stava ritrovando a guardarla e a pensarla in un modo che non avrebbe dovuto, eppure era qualcosa di estremamente naturale. Ricacciò quel pensiero dalla mente. La sera stessa si sarebbe sposato, forse era normale avere un po' d'ansia.

Larcade aveva sentito il bisogno di allontanarsi dai suoi compagni. Era di un umore davvero pessimo, non che questa fosse una novità. Tuttavia si lasciava di un tipo diverso di cattivo umore. Non riusciva a liberarsi delle parole di August, quel tipo era stato bravo a fargli mettere in dubbio ogni cosa. Aveva bisogno di riflettere e magari anche vedere con i suoi occhi Per questo motivo, aveva finito con il ritrovarsi vicino la casa dove momentaneamente August viveva. Inizialmente pensò che fosse una cosa stupida, tuttavia la curiosità era talmente tanta che alla fine cedette. Si avvicinò cautamente alla grande finestra, facendo ben attenzione a non farsi vedere. Lì poté vedere il ragazzo, insieme a Zeref e Mavis.
"Oh, ma come siete carini!", esclamò quest'ultima, avvolta in un semplice abito color rosa cipria. "Devo farvi una foto"
"Una foto? Ma è proprio necessario? Non sono molto fotogenico", ammise imbarazzato il figlio.
"Suvvia, dopotutto hai un certo fascino", lo tranquillizzò Zeref attirandolo a sé. Tutta entusiasta, Mavis scattò con la macchina fotografica. Doveva ammettere di sentirsi molto orgogliosa dei suoi uomini.
"Perfetta! Adesso tocca alla mamma!"
"Okay, okay, accidenti", sbuffò il ragazzo arrossendo. Aveva scoperto avere un'indole molto più timida di quel che credeva, ma ovviamente quelle attenzioni gli piacevano. Dopo aver scattato una foto anche con lei, August si voltò di scatto. Aveva la netta sensazione che qualcuno lo stesse osservando.
"August, ma stai bene?", domandò Mavis.
"Ah, sì, tutto perfetto", la tranquillizzò. "Sentite, andate avanti". Zeref prese sottobraccio la sua donna e lasciò il figlio da solo. August si schiarì la voce, aprì le ante della finestra e guardò fuori. Davanti a lui non c'era effettivamente nessuno, per il semplice fatto che Larcade si era appiattito contro la parete. Ovviamente lui se n'era reso conto.
"La tua presenza deve preoccuparmi?".
Larcade imprecò mentalmente. Adesso che scusa avrebbe dovuto inventare? Non era di certo venuto lì per attaccarlo.
"Non momentaneamente. Vai ad un matrimonio?"
"Già. La vita va avanti nonostante tutto, eh? Spero non vogliate attaccarci proprio oggi"
"No, non credo", sospirò. "Perchè mi hai detto quelle cose? Era solo per rabbonirmi? O credi davvero che per me possa esistere una seconda possibilità?"
"Se vuoi prendermi sul serio, fallo, non sei obbligato. Ma io so perfettamente cosa significa vivere con il rancore. E quello che ti ho detto lo penso davvero. Tu per me sei mio fratello"
"Smettila di dirlo...", fece l'altro stringendo i pugni.
"Ma è la verità!"
"Io non me lo merito!", Larcade finalmente gli comparve davanti. "Probabilmente non mi merito nulla". August si irrigidì. Era troppo severo con sé stesso.
"Nessuno merita di soffrire Sono stato al tuo posto, io prima di te. E so che significa. Scegli chi vuoi essere e soprattutto scegli a cosa appartieni". Larcade fece una smorfia.
"Cavolo... sei saggio"
"Ho vissuto più di quanto possa sembrare", disse sorridendo. "Adesso scusami, ma devo proprio andare. Spero che potremmo parlare ancora".
Larcade rimase un po' sulle sue. Ci sarebbe voluto un po' prima di ammetterlo, ma stava iniziando a provare empatia. Lui e August si erano trovati, avevano stabilito una sorta di connessione. E questo lo spaventava, perché metteva tutto in discussione.

"Forza, andiamo!", esclamò Cana a Gildarts. "Su, vecchio! Sei tu che devi celebrare la funzione! Non mi dire che hai bevuto?"
"Solo un pochino", rispose il master. "Ma è per darmi la carica!"
"Lo sapevo! Sei sempre il solito!".
Mentre padre e figlia discutevano, Lucy e Fiamma erano arrivate, pettinate e ben vestite, sembravano due bellissime bambole.
"Ah, eccole qui le mie donne", fece Natsu contento. "Siete splendide"
"Oh, siete splendidi anche voi", disse la bionda rivolgendosi a lui e Neel. "Brandish, ragazzi! State davvero bene!"
"Ah sì?", domandò Ajeel a disagio. "Sicuri che dovremmo esserci anche noi?"
"Ma certo che sì!", esclamò il Dragon Slayer allegro. "Dopotutto, oramai siamo tutti un'unica famiglia!".
E, a proposito di famiglia, Eileen era decisa più che mai a cercare un punto d'accordo con sua figlia. Erza stava guardando le due gemelle, Arya aveva indossato un abito blu, Luna uno rosso. Nel guardarle, pensò che se una delle due o magari entrambe, un giorno si fossero allontanate da lei per qualsiasi motivo, ne avrebbe sofferto. Perché era figlia, ma adesso era anche madre, quindi poteva anche capire cosa Eileen doveva star provando.
Quest'ultima la guardò per qualche attimo, prima di parlare.
"Sei bellissima, Erza". La figlia la guardò, imbarazzata.
"Ti ringrazio. Stai bene anche tu"
"Sì, beh", sospirò. "So che forse non è il momento più adatto... ma volevo parlarti di noi. Spero soltanto che un giorno tu possa accettarmi completamente. Perché tutto quello che voglio è cercare di rimediare con te e di creare un legame con Arya e Luna"
"Loro ti adorano", si ritrovò ad ammettere.
"E io adoro loro. Non farei del male a nessuna delle due, se è questo che temi. A volte mi chiedo com'è possibile. Tu sei mia figlia, ma sei diversa da me. Ti sei sposata con un bravo ragazzo e hai messo su famiglia, sei diventata rispettabile. Spesso sono i figli che ammirano i genitori, ma nel mio caso è il contrario".
Erza si schiarì la voce. Forse quello poteva essere un punto di partenza.
"Sarà una cosa lunga e per gradi... ma metterò da parte la mia rabbia e il mio rancore. Ma soprattutto per le mie figlie. Dopotutto tu sei la loro nonna, dopotutto".
Gli occhi di Eileen si riempirono di gioia. Un'altra occasione, era questo tutto ciò che voleva. Così abbracciò la figlia.
"Ti ringrazio, Erza! Non sai che gioia che mi hai dato!"
"V-va bene!", balbettò imbarazzata. "Non c'è bisogno di arrivare a tanto. Va bene".
"Mamma!", chiamò Arya. "Dai, dobbiamo andare!"
"Arriviamo! Beh... li raggiungiamo?". Eileen annuì contenta.
"Volentieri".

Minerva sapeva che non sarebbe tornata indietro. Avvolta in quel bellissimo abito candido si sentiva quasi a disagio. Aveva dovuto mentire e utilizzare sotterfugi per arrivare ad avere l'amore, e questo le aveva dato da pensare, anche adesso che si stava apprestando a raggiungere l'altare. Hikari la precedeva, vestita da damigella e con sul viso un'espressione allegra. Gli sguardi e i sorrisi dei suoi amici erano tutti su di lei, la sposa. Quello sarebbe dovuto essere un giorno felice. Sarebbe dovuta essere contenta di aver finalmente ottenuto quello che tanto aveva desiderato, ma tutto ciò che riusciva a provare era un profondo disagio.
Rogue l'aspettava all'altare con gli occhi lucidi, ma mantenendo comunque una certa compostezza. C'era Minerva e c'era Hikari. Quest'ultima prima di lei. Perché la stava guardando? Non avrebbe dovuto avere occhi che per la sua sposa. Sting accanto a lui, come suo testimone, gli fece un'ultima domanda.
"Tu sei proprio sicuro di questa cosa?". E Rogue avrebbe voluto rispondere "sì", immediatamente. Tuttavia, non appena si voltò per guardarlo, dalle sue labbra non ne uscì neanche una parola. Sembrava non essere in grado di parlare e non si spiegava il perché.
Minerva ben presto lo raggiunse. Hikari invece andò a sedersi accanto alla madre, osservando con impazienza la scena. Rogue sorrise a Minerva, afferrandole una mano.
"Sei splendida", le disse. La donna sorrise
Anche se era tutta una bugia.
Gildarts a quel punto si schiarì la voce.
"D'accordo. Vi prego di non essere severi, è la prima volta che celebro un matrimonio. Ad ogni modo, siamo qui riuniti oggi per celebrare l'unione fra Minerva e Rogue, nostri compagni, nostri amici. Probabilmente non tutti celebrano un matrimonio nel bel mezzo di una guerra, ma che sia d'esempio per voi giovani. L'amore vince su tutto".
Minerva abbassò lo sguardo. L'amore vinceva su tutto.
Fiamma batté le palpebre.
"Minerva è strana, non pensi?", chiese rivolgendosi ad August, il quale sapeva ovviamente quale fosse il motivo dietro tanta stranezza.
"Amh... non sono certo che questo matrimonio andrà a buon fine", ammise sentendosi ad un tratto accaldato.
"Cosa?", bisbigliò Mavis. "Che cosa hai combinato?"
"Io non ho fatto niente. O per meglio dire, ho fatto qualcosa ma sono stato costretto, si lamentò.
Hikari invece si limitava a tacere, avvertendo una serie di sensazioni diverse, l'emozione, ma anche una strana morsa di gelosia. E si domandò perchè dovesse necessariamente provare certe cose, non era normale.
"Rogue Cheney, vuoi prendere la qui presente Minerva Orland come tua legittima sposa?".
L'aria parve diventare molto pesante a quella domanda, Rogue stesso se ne rese conto. Non voleva esitare, non c'era motivo, perché era così che doveva andare!
"Lo voglio!", esclamò con foga, guardando negli occhi la donna che aveva iniziato a scuotere il capo.
"E vuoi tu Minerva Orland, prendere il qui presente Rogue Chenery come tuo legittimo sposo?".
Un "sì" sarebbe stato ciò che tutti si aspettavano. Ciò che era certa avrebbe detto. Eppure non poteva. Esitò un attimo, voltandosi a guardare Hikari, la quale non capì. Se per avere l'amore doveva arrivare a mentire e tradire... allora non era forse una cosa così giusta.
"Io non posso", sospirò.
Si levò uno strano brusio.
"Non puoi?", chiese Gildarts. "Ma... e cosa si fa in questi casi?"
"Minerva?", domandò Rogue. "Che stai facendo?".
La sposa indietreggiò appena.
"C'è qualcosa che non sai. Qualcosa che ti ho tenuto nascosto. A te e anche ad un'altra persona. Hikari, ti dispiace venire qui un attimo?".
La ragazza spalancò gli occhi, ancora più confusa. E si avvicinò ai due.
"Sì?".
Minerva sospirò, guardandoli.
"Qui la sposa non dovrei essere io, ma Hikari. Perché siete voi ad amarvi". I due si guardarono straniti.
"Ma cosa stai dicendo?", domandò Rogue.
"Ho cancellato ad entrambi la memoria con una pozione", disse mestamente. "Perché non potevo accettare che tu amassi lei e non me. Però... c'è una cosa che ho capito. Anche se i vostri ricordi sono stati cancellati, i vostri sentimenti, in qualche modo... esistono ancora. Ma la cosa peggiore è che. per far questo, mi sono alleata con il nemico".
Altri brusii sorpresi. Sting non poteva crederci. Sapeva che ci fosse qualcosa, ma non immaginava addirittura questo.
"Minerva... scherzi, vero?", domandò infatti.
"Purtroppo no", disse con fierezza. "Non m sorprenderò se verrò additata come traditrice, perché in fondo è quello che sono. Tuttavia in qualche modo devo rimediare".
Nel dire ciò afferrò Hikari per mano e la portò vicino a Rogue.
"Il bacio del Vero Amore risveglia da ogni torpore"
"Aspetta... cosa?!", domandò il corvino. "Io dovrei baciare Hikari? Ma... non ha senso. E poi", guardò Sting. Lui alzò gli occhi al cielo.
"Senti, avete fatto molto di peggio, a questo punto non mi sorprendo più", borbottò. I due amanti erano sconvolti, tuttavia si sentivano sollevati, perché avevano finalmente capito il perché si sentissero tanto strani. Ma non si sarebbero resi conto della gravità della cosa finchè non avessero riacquistato i loro ricordi.
Rogue si fece vicino a Hikari. Era assurdo il pensare di dover baciare un'altra ragazza - quella ragazza in particolare - il giorno del suo matrimonio. Ma voleva capirci di più. La bionda chiuse gli occhi e subito dopo sentì delle labbra poggiarsi sulle due. Bastò quel lieve contatto per spezzare l'incantesimo e permettere ai ricordi di tornare al loro posto. Rimasero avvinghiati l'un l'altro per poco, costretti poi a guardarsi.
"Rogue..."
"Hikari. Hikari! Io ricordo tutto! Ricordo tutto!"
"Ricordo tutto anche io!", esultò con le lacrime agli occhi. "Adesso capisco il perchè mi sentivo così strana. Perché mancavi tu".
Gildarts era dal canto suo molto confuso.
"Ma quindi niente matrimonio?".
Rogue e Hikari, oramai ritrovati, guardarono Minerva, la quale stava provando una grande vergogna.
"Minerva", chiamò la prima. "Perché tu...?"
"Mi dispiace. Perdonatemi se potete. Non sarei dovuta arrivare a tanto", mormorò. Poi si voltò e trascinandosi dietro il lungo strascicò, scappò.
"Aspetta!", la chiamò Rogue. "Cavolo. Adesso sì che è un problema. Come ha potuto fare una cosa del genere?"
"Ti prego, non prendertela con lei!", supplicò la bionda.
"Ma lei ha...!"
"So cosa ha fatto, ma non me la sento di giudicarla. Lei non è una traditrice, vero?", guardò Sting.
"Per quanto mi riguarda, Minerva sarà sempre una maga di Sabertooth. Ma deve prendere una decisione", dichiarò.
In quel momento, all'esterno, si levò il vento e si udì un fulmine in lontananza... 


NDA
C'è mancato davvero poco, ma alla fine Minerva ha avuto coraggio e ha detto la verità. Cosa succederà adesso? Erza inoltre sembra aver accettato sua madre, mentre Larcade inizia ad avere i primi dubbi. Sarà tutto da vedere ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Pezzi d'amore ***


36 - Pezzi d'amore

Il matrimonio era saltato. Rogue e Hikari erano totalmente sconvolti, increduli. Non riuscivano a credere di aver dimenticato tutto a causa di una pozione d'amore, sembrava tutto assurdo. Per fortuna la stessa Minerva aveva permesso loro di ritrovarsi, eppure i due amanti non riuscivano comunque a rimanere tranquilli.
"Non riesco ancora a crederci", sospirò Yukino agitata. "Adesso capisco perché Minerva era strana e capisco anche tutto il resto. Ha dato un filtro d'amore a Rogue e Hikari e si è alleata con Acnologia"
"Ho capito sin da subito che c'era qualcosa che non andava", commentò Sting. L'amico allora gli lanciò un'occhiata truce.
"Allora perché non hai fatto qualcosa?"
"Pensi che non ci abbia provato? Pensi che fosse facile? Io ho provato a parlare con te e...!"
"Smettetela!", li rimproverò Hikari. "Non è il momento di litigare. Acnolgia deve averla circuita. Minerva avrà anche sbagliato, ma è una di noi"
"Hikari, sei sicura? Nonostante tutto?", chiese Rogue sorpreso da tanta maturità. Lei annuì.
"Nonostante tutto. Dobbiamo assolutamente trovarla prima che faccia qualcosa di inconsulto".

La maga aveva lasciato i suoi amici e si era diretta verso il covo di Acnologia e degli Spriggan. Non si sentiva per niente bene, le mancava il respiro ed era vittima di una grande ansia che non le permetteva di pensare lucidamente. Non riusciva a smettere di domandarsi lei chi era e che cosa ci faceva esattamente lì. A cosa apparteneva? A gran fatica, chiamò il suo nome.
"Acnologia!" Vieni allo scoperto!".
Intorno a lei era buio.Poi, ad un tratto, intravide una fiammella simile al fuoco produrre un po' di luce. Acnologia era lì, assieme ai suoi fidati sottoposti, tutti eccetto Larcade, il quale non era ancora tornato.
"Bene, bene, guarda un po' chi è tornato. Ce ne hai messo di tempo, eh Minerva?", domandò mellifluo.
"Loro sanno della nostra alleanza!", esclamò agitata.
"Alleanza?", domandò God Serena. "Da quando in qua noi e questa qui saremmo alleati?"
"Sono accordi presi prima del vostro arrivo", lo zittì Acnologia, rivolgendosi poi nuovamente alla donna. "Ma davvero? Mi chiedo come sia possibile".
La maga abbassò lo sguardo, sentendo i suoi occhi su di sé.
"Sono stata io a parlare. Non potevo rimanere con Rogue, lui non mi ama. Era tutta finzione. Perciò io... mi rifiuto di andare avanti!", esclamò ritrovando il coraggio di alzare la testa. "La nostra alleanza finisce qui e oggi!".
Non lo vide neanche avvicinarsi a sé con uno scatto. Acnologia l'aveva afferrata da dietro, bloccandole le mani e sussurrando qualcosa al suo orecchio.
"Non credo di aver sentito bene. Tu pensi forse di poter decidere? Mi sa che non hai chiara una cosa: sono io a decidere. Ti ho dato quello che volevi, avevamo un accordo. E un accordo va sempre rispettato. Quindi, se io ti dico di uccidere qualcuno dei tuoi amici, lo farai".
Sarebbe stato facile lasciarsi andare, lasciarsi ipnotizzare. Ma Minerva richiamò a sé tutta la sua forza.
"Io non lo farò mai!", esclamò scostandosi da lui. "Piuttosto mi faccio ammazzare!".
Nel suo tono non c'era alcun tremore,nei suoi occhi alcuna paura. Quello era lo sguardo di una persona che non aveva più nulla da perdere
"Allora non posso assolutamente permettermi di lasciarti andare. God Serena, rinchiudila in una cella". Minerva rimase immobile anche mentre il suo sottoposto si avvicinava e l'afferrava con forza per un braccio. Anzi, trovò perfino il coraggio di dire qualcosa.
"Non vincerai mai. Fiamma Dragneel, la Salvatrice, una Dragon Slayer, ti ucciderà!".
Quelle parole risuonarono nella sua mente come un'eco. Questo non poteva accadere. Che importava della profezia? Il futuro poteva ancora essere cambiato.
"Ma che succede?", ad aver parlato era stato Larcade, tornato appena pochi istanti prima.
"Niente. I soliti traditori, che vuoi farci. E tu invece? Hai la faccia di una persona che è in pensiero"
"Io non ho nessuna faccia. È la mia faccia, tutto qui"
"Ah, lo voglio ben sperare.  Farai meglio a preparati, Larcade. Il nostro momento sta per arrivare". Il mago deglutì a vuoto, sentendosi per la prima volta piuttosto inquieto.

"Cioè, tu hai aiutato Minerva con questa cosa?!", Zeref sembrava piuttosto deluso e arrabbiato mentre rimproverava August. Quest'ultimo se ne stava a braccia conserte a guardarlo in truce. Insomma, non era mica un bambino che aveva bisogno di una ramanzina.
"Che posso farci? Ero ancora alleato con Acnologia ai tempi, non avevo altra scelta"
"C'è sempre una seconda scelta. Meriteresti di startene rinchiuso in casa per sempre"
"Peccato che non hai alcun potere su di me", sorrise furbo. "Io sono molto più forte di te". Zeref allora lo guardò truce.
"Che figlio ingrato che mi ritrovo. Ne hai ancora di strada da fare". Mavis allora si schiarì la voce.
"D'accordo, tutto ciò è splendido, ma non credo che sia il momento giusto per litigare. Una dei nostri è scappata e potrebbe essere in pericolo. E tu", guardò August. "Basta con i filtri d'amore strani".
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, ma non osò ribattere. Stranamente si sentiva più minacciato da Mavis che da Zeref stesso.
Oltre la porta, Igneel e Fiamma se la stavano ridendo alla grande, nella speranza però di non farsi sentire.
"Oh, hai sentito? Il povero piccolo August è stato rimproverato", sghignazzò il biondo.
"Dai, Neel. Non farmi ridere, non è gentile!", rispose la piccola con una mano davanti al viso. Effettivamente la situazione era abbastanza esilarante.
Dal canto loro, Ametyst e Rayn avevano ben pensato  di raggiungere i rispettivi compagni. Purtroppo il matrimonio era sfumato, e ciò era un peccato, perché sarebbe potuta essere una bella occasione. Tuttavia non erano disposti ad arrendersi.
"Che cosa state confabulando?", domandò la ragazza, con ancora addosso il suo abito blu.
"Noi? niente!", esclamò Neel. "E voi?"
"Io sono venuto qui per Fiamma. Ti dispiace?"
"Ma no, fa pure. E trattamela bene!" , ammiccò l'amico. Ametyst si avvicinò, prendendo sottobraccio il biondo.
"Noi andiamo, fate i bravi!".
Rimasti soli, Fiamma sorrise.
"Allora, Rayn? Che vuoi fare?". Lui si guardò intorno, afferrandola poi per mano e trascinandola via con sé.
Fuori l'aria era fresca e le cicale cantavano. A causa dell'umidità l'erba era un po' bagnata, ma questo piacque molto a Fiamma, la quale si tolse lo scarpe e sospirò a quel contatto piacevole.
"Accidenti, chi l'avrebbe mai detto che sarebbe finita così", sospirò. "Spero di non essere altrettanto sfortunata quando mi sposerò"
"Credimi, avrai fortuna. Perché so già che sarai tu quella che sposerò, un giorno", dichiarò Rayn con le mani infilate dentro le tasche. La ragazzina batté le palpebre, arrossendo e sorridendo.
"È la prima volta che qualcuno mi dice una cosa del genere"
"Ne sono onorato allora", lui le porse una mano. "Mi dispiace che il matrimonio sia saltato, avrei voluto chiederti di ballare ma... magari potrei farlo comunque, anche se manca la musica. Fiamma, vorresti?". Lei sentì il cuore iniziare a battere forte nel petto. La sua piccola mano si strinse a quella del ragazzo.
"Sì, mi piacerebbe tanto".
Rayn allora la strinse a sé e iniziò a muoversi sulle note di quella musica inesistente. Fiamma aveva poggiato il viso sul suo petto e aveva chiuso gli occhi. Amava quel calore e temeva di non poterne più godere. Alle volte le tornava alla mente il terrore di poter morire, perché dopotutto dipendeva da lei ogni cosa.  Voleva proteggere chi amava, ma certe cose sembravano sfuggire al suo controllo.
"Fiamma, perché tremi?", gli domandò allora Rayn.
"Ho solo paura", sussurrò. "Io non voglio morire. Ho paura di non poter rivedere tutti voi. La mia famiglia, i miei amici... te".
Lui allora le afferrò il viso e la costrinse a guardarla.
"Tu non morirai, Fiamma. Dovessi fare una pazzia, ma farò di tutto per proteggerti. E poi, non posso permettermi di perderti, sei tu a darmi la forza".
Fiamma a quel punto si fermò e lo guardo negli occhi.
"Rayn...", sussurrò con la voce spezzata. Lui portò le mani tra le sue ciocche e le posò con foga un bacio sulle labbra. In genere si sarebbe trattenuto, ma in quel bacio c'era ogni cosa, la foga, l'esasperazione, la paura e l'amore. Aveva giurato a se stesso che non avrebbe intaccato la sua purezza in nessun modo, che avrebbe atteso fin quando non sarebbe stata abbastanza grande, ma doveva ammettere che in certi contesti era difficile. Forse a causa del suo profumo di ingenuità e fiori, forse perché la paura che tutto potesse finire alimentava i più profondi desideri.

"Sai cosa? Mi piace proprio il fatto che Rayn stia con Fiamma", Neel stava camminando e si era tolto la giacca. "Certo, preferisco non sapere certe cose, ma almeno posso tenerli sotto controllo. Tu capisci cosa intendo, vero?".
Ametyst annuì.
"Sì, capisco", sussurrò strofinando le mani sulle braccia. Il leggero abito che indossava non l'avrebbe di certo protetta dall'umidità. Neel se ne accorse, così decise di poggiarle sulle spalle la sua giacca.
"Va meglio adesso?"
"Sì, va meglio"
"Se vuoi puoi stringerti a me. Insomma, funziono bene come stufa", disse ammiccando.  Ametyst ridacchiò.
"Diciamo che ho avuto modo di vedere quanto tu sia caldo", sussurrò  con un certo velo di malizia nella voce. Neel si sentì sedotto, ed allora non poté resistere. Con foga la attirò a sé, sentendo contro il petto il suo seno piccolo premere. Le mani scivolarono sotto l'abito e Ametyst sospirò.
"Neel", ansimò. "C'è futuro per noi?"
"Accidenti, che domanda fuori luogo. Il futuro non è mai stato incerto come adesso. Ma se mai dovesse esserci, Ametyst, puoi girare sul fatto che non ti lascerò più andare. È sin da quando sono bambino che mi sono promesso che ti avrei sposata un giorno"
"Ma pensa, questa non la sapevo", lei sorrise sulle sue labbra, decisa a lasciarsi andare all'eccitazione a quel momento di intimità. La ragazza non sapeva che Gajeel aveva deciso di seguire la giovane coppia. Era inutile, per quanto ci provasse non riusciva proprio ad accettare l'idea che la sua bambina passasse il suo tempo con quel tipo. E quando li aveva sentiti e li aveva visti in atteggiamenti così intimi, non aveva potuto resistere.
"TU!", sbraitò. "Che cosa stai facendo, maledetto pervertito?!". Neel si staccò immediatamente, non riusciva a credere di essere stato beccatoi-
"Ehi, Gajeel", ansimò. "Come va?"
"Non dirmi "come va?". Cosa pensavi di fare con quelle tue luride mani?"
"Oh, no", Ametyst si portò le mani sul viso. "Papà, non dirmi che ci hai seguiti"
"Certo che vi ho seguiti, e ho fatto bene! Questo piccolo bastardo è un maniaco!"
"Ehi, non c'è bisogno di insultare", disse a  braccia conserte. "E poi... io e Ametyst abbiamo già compiuto il grande passo, a che servirebbe trattenersi?"  La ragazza desiderò sprofondare. Si poteva essere più idioti e masochisti di così? Vide Gajeel cambiare drasticamente impressione.
"COSA HAI OSATO FARE?!".
Il ragazzo sorrise.
"Mi sa che è meglio tagliare la corda".

Hikari quasi rimpianse la sua perdita di memoria temporanea. Perchè adesso i pensieri e le preoccupazioni erano tornate. Non riusciva a credere di essere arrivata a questo punto. L'amore era complicato, così come tutto ciò che ne seguiva. Aveva deciso che insieme a Rogue e i suoi genitori sarebbe andata a cercare Minerva. Prima però passò a cambiarsi, doveva assolutamente togliersi quei trampoli che le stavano arrecando dolore. Si tolse l'abito e quasi inciampò nel tentativo di togliere le stringhe dei sandali. E sussultò quando si accorse che qualcuno si trovava nel suo letto.
"AH! ALECTA! Che ci fai in camera mia?!".
La biondina infatti sembrava piuttosto assonnata.
"Hikari, perdonami. Devo essermi addormentata mentre ti aspettavo. Ascolta, ti devo parlare"
"Adesso? Ma io devo andare a cercare Minerva"
"Te ne prego, ti ruberò pochissimo. Tu sei la mia migliore amica", sospirò. Nel sentire quella frase, Hikari non poté che sciogliersi.
"E va bene", afferrò dei jeans e se li infilò. "Parla, ti ascolto pure"
"D'accordo. Si tratta di Freed. Credo di esserne innamorata"
"Oh", la guardò sorpresa. "Credi o ne sei sicura?"
"Non lo so!", esclamò nervosa. "È tutto così assurdo. Non dovrebbe piacermi, dico bene?".
Hikari allora sorrise in modo furbo.
"Non sono proprio la persona migliore per dirti una cosa del genere"
"Ah, non è possibile!", esclamò portandosi le mani tra i capelli. "Per te è stato più facile, avevi perso i ricordi! Ma io no! E poi, non sono neanche sicura che lui mi ricambi. Sicuramente mi vede come una bambina e nulla più"
"Questo non lo saprai finché non ci avrai provato", proclamò Hikari finendo di vestirsi e infilandosi delle scarpe più comode. "Una cosa è certa. Se sarà destino, non potrete stare divisi. Adesso scusa, ma mi stanno aspettando".
Dicendo ciò si avvicinò all'amica, stampandole un bacio sulla tempia. Alecta batté le palpebre, battendo un pugno su una mano.
"Ha ragione lei, non potrò saperlo finché non ci provo!", esclamò, rendendosi conto solo dopo di star parlando da sola come una sciocca.

Minerva era stata imprigionata. Non aveva protestato, dopotutto sapeva che quella era esattamente la fine che meritava. Non contava neanche sul fatto che i suoi amici l'avrebbe tirata fuori dai guai, voleva semplicemente morire in solitudine. Allo stesso tempo però si ripeteva che non voleva morire così da miserabile, non poteva fare questo al suo orgoglio. Acnologia aveva lasciato alcuni degli Spriggan a sorvegliarla, mentre lui si sfogava con Larcade, stranamente silenzioso.
"È già la seconda volta che prendo una fregatura", borbottò. "Probabilmente dovrei prestare più attenzione a scegliermi i miei alleati, eh?".
Il giovane mago aveva appositamente distolto lo sguardo. Sentiva i suoi occhi addosso e la cosa non gli piaceva affatto.
"Già... forse", sussurrò,
Acnologia si avvicinò a lui come un predatore. Aveva scorto negli occhi del ragazzo delle intenzioni piuttosto bizzarre, sapeva che il suo animo fosse inquieto.
"Tu hai decisamente la faccia di una persona che nasconde qualcosa. E non provare a mentirmi, lo sai che sarebbe sciocco".
Larcade sentì il proprio battito aumentare a dismisura. Non aveva il coraggio di incrociare il suo sguardo, poiché sapeva che in qualche modo lui sospettava qualcosa.
"È solo che mi chiedo... cosa ne sarà di me, di noi, quando avrai ottenuto il tuo scopo? Ti libererai di noi?".
L'altro si lasciò andare ad una gelida risata.
"Davvero pensi questo di me? Chi ti ha detto certe sciocchezze? Immagino, August, vero?"
"Lui mi ha chiamato fratello", sussurrò.
"Oh, certo!", esclamò alzando la voce. "Come se tutto potesse risolversi così facilmente. Ti avrò anche chiamato "fratello" ma lui ha ottenuto tutto ciò che tu non avrai mai. Su, non devi prendertela mio caro. Dopotutto... oramai è questa la tua famiglia".
Il suo toni mellifluo e quella frase lo fecero rabbrividire. Per la prima volta sentì il profondo desiderio di scappare di lì e di sentirsi totalmente fuori posto.

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Preludio di guerra ***


  37 - Preludio di guerra

Freed si era adesso ripreso, poteva tranquillamente stare in piedi e le ferite non dolevano più così tanto. C'era soltanto una piccola cosa che lo preoccupava, ovvero lo sguardo di Laxus su di sè. Già, quest''ultimo non lo guardava affatto di buon occhio, la sua aura pesante era diventata piuttosto soffocante. Il Dragon Slayer del fulmine aveva proprio l'espressione di uno che aveva tanto bisogno di parlargli. Per tal motivo si irrigidì impaurito quando Mira li lasciò da soli. Il silenzio che albergava lo stava innervosendo parecchio.
"Amh", Freed si chiarì la voce. "Puoi parlare in fretta? Questo silenzio mi sta mettendo a disagio".
Laxus allora lo guardò male. Sì, forse sarebbe stato meglio parlare chiaro.
"Che intenzioni hai con Alecta?". Sebbene si aspettasse una domanda del genere, rimase comunque stupito.
"In... che senso, scusa?"
"Andiamo, Freed. Piantala di fare l'idiota, lo sai benissimo cosa intendo. Alecta ha un debole per te. E sebbene la cosa non mi entusiasmi poi tanto, io ho bisogno di saperlo. Che intenzioni hai con lei? Hai visto bene anche tu come queste cose vanno a finire".
Freed distolse lo sguardo. Hikari e Rogue erano l'esempio perfetto di come una relazione così particolare potesse portare a dei piccoli problemi. La situazione sua e di Alecta era diversa, doveva ammetterlo, ma c'erano troppe domande che si poneva. Poteva lui stare accanto a quella ragazza nel modo in cui lei voleva? Sarebbe stato in grado di proteggerla? E ancora di più, stava forse confondendo l'affetto profondo con qualcosa di più? C'erano troppe cose che non sapeva, dopotutto l'amore era sempre stato qualcosa di sconosciuto. Ma perchè fra tutte proprio lei? L'aveva vista nascere e sbocciare come una rosa, sarebbe stato corretto allungare una mano e cogliere quel fiore delicato che era Alecta?
In un solo secondo la sua mente fu invasa da tanti e tanti pensieri. Pensieri che vennero interrotti proprio dal soggetto di quest'ultimi. Decisa ad ascoltare la sua migliore amica, Alecta si fece avanti con le mani dietro  la  schiena.
"Freed. Ti devo parlare"
"Parlare... con me?", domandò guardando Laxus. Quest'ultimo non disse nulla, semplicemente gli lanciò uno sguardo che avrebbe potuto significare tutto e niente. La ragazza allora si avvicinò sorridendo.
"Sono così felice di vedere che stai bene. È proprio vero, tu devi essere il mio angelo custode"
"Amh... non sono affatto un angelo custode, ti ho solo protetta, come ho promesso avrei fatto", affermò visibilmente a disagio. Alecta però parve non accorgersene neanche.
"Già. E a proposito di questo volevo dirti grazie... per tutto quello che hai fatto. Certo, è un po' strano considerando come ci siamo conosciuti... in questo mondo intendo. Ti ho picchiato"
"Devi ricordarmelo per forza?".
La bionda tentò di trattenere una risatina.
"Da allora le cose sono cambiate. E io credo... anzi, sono abbastanza sicura... di...", ancorò gli occhi azzurri ai suoi. "Di essermi innamorata di te".
Era successo proprio quello che doveva succedere. Alecta lo aveva praticamente incatenato con quella parola. C'erano tante cose che avrebbe voluto dire, che avrebbe dovuto dirle, tuttavia non ci riuscì.  La ragazza si fece sempre più vicina e lui non riuscì a muoversi. Alecta profumava, di bellezza, innocenza e vita. Fu per lui impossibile trattenersi dall'affondare le dita tra le sue ciocche bionde, mentre con audacia azzerava le distanze e la baciava. Fu così che Alecta donò il suo primo baciò. Sentì uno sfarfallio allo stomaco e il cuore iniziare a battere a mille. Entrambi voleva la stessa cosa poteva sentirlo. E poteva sentirlo anche Freed, il quale in quel momento si ricordò del buon senso che non lo aveva ancora abbandonato del tutto. Si staccò ansimando.
"Freed?", chiamò.
"No", gemette. "Questo non posso farlo"
"Cosa? Aspetta, perché?", si portò una mano sul cuore. "Tu non mi vuoi".
Era davvero difficile dar retta alla ragione, non con lei che lo guardava in quel modo.
"Alecta tu... tu meriti di meglio, ma quel meglio non sono io. Sarebbe troppo strano, io ti ho vista nascere, ti ho tenuta tra le braccia, come potrei adesso..."
"E allora?", domandò lei seria. "Non hai mai pensato forse che fin ora non hai trovato l'amore perché aspettavi me? È davvero così assurda come cosa?".
Effettivamente non era assurda per niente. Ma la paura di farla soffrire era più grande di qualsiasi altra cosa.
"Un giorno lo capirai", dichiarò. Lei aggrottò la fronte gli occhi ora lucidi a causa dell'imminente pianto.
"Codardo", sussurrò sottovoce, ma permettendoglisi comunque di farsi sentire.
Adesso era anche diventato un codardo.

Lucy aveva appena finito di togliersi il trucco, quando si ritrovò poi a sospirare.
"Oh, accidenti. E io che speravo potessimo stare un po' tranquilli. Ma che cosa sto dicendo? Anche se ci provo  chiaro che no riesco a pensare ad altro. Fiamma è la più coraggiosa di tutti. È così piccola e un grande peso grava sulle sua spalle, tuttavia sta affrontando tutto... in modo cos' maturo"
"Beh, stiamo parlando di mia figlia dopotutto, no?" , domandò Natsu ammiccando.
"Oh, certo. Solo tua, in effetti", Lucy alzò gli occhi al cielo. "E a proposito di figli, sai dove si sono cacciati?"
"Fiamma è con Rayn, Neel con Ametyst. Sono giovani eppure hanno scoperto già l'amore, che ragazzini precoci"
"E già", sospirò lei suadente. "Allora visto che sono occupati... che ne pensi di tirarmi un po' su il morale". Natsu allora ghignò non si sarebbe di certo perso l'occasione per stare un po' in intimità con sua moglie. Sfortunatamente non aveva idea del fatto che so figlio si stesse ritrovando a scappare da Gajeel.
"AAAAH!", Neel entrò esasperato. "AIUTO, MI VUOLE AMMAZZARE!"
"Neel!", Lucy si ricompose, staccandosi da Natsu che aveva preso a baciarla con bramosia "MA DI CHE PARLI?!"
"È LUI, È QUI!".
Natsu riconobbe subito dopo Gajeel, il quale pareva piuttosto infervorato.
"Umh? Ehi, amico cosa...?"
"Non chiamarmi amico, Salamder! Tuo figlio è morto!".
Il diretto interessato era andato a nascondersi dietro il padre.
"Giuro che non ho fatto niente!"
"Ah, no?! Tu hai osato rubare l'innocenza della mia Ametyst. Come hai osato!"
"Oh", Natsu fece spallucce. "Tutto qui? È normale, sono giovani"
"Normale? Mi meraviglio di te, Salamder, eppure mi pare che anche tu abbia una famiglia. Mi chiedo proprio che cosa faresti se un ragazzo provasse a mettere mano sulla purezza della tua bambina. Rimarresti indifferente? Io non credo!"
Gajeel lo aveva ovviamente fatto a posta per spronarlo e godere della sua reazione. Natsu infatti aveva prontamente cambiato espressione.
"RAAAAAAYN! DOVE TI NASCONDI, PICCOLO PERVERTITO?!". Questo era stato il sui urlo di attaglia, prima di sparire. Lucy si portò una mano sul viso, cercando di mantenere un minimo d'ordine.
"D'accordo. Nessuno qui ucciderà nessuno. E tu, Neel, dovresti imparare ad avere un po' più di tatto con queste cose"
"Te ne prego!", supplicò Gajeel. "Soltanto un pugno, uno solo!"
"Ho detto di no", dichiarò lei a braccia conserte. "Anche perché immagin oche Levy non sarebbe affatto felice di saperlo". Il Dragon Slayer borbottò qualcosa di incomprensibile. Accidenti a quel maledetto adolescente. Ma avrebbe avuto la sua vendetta, non appena ci sarebbe stata occasione.

Minerva si sentiva persa. Rinchiusa in una sudicia cella con le game strette al petto, non riusciva a credere di essere arrivata così in basso. Forse era davvero quella la fine che meritava, morire per mano dei nemici con cui si era azzardata a costruire un'alleanza. Che potesse essere maledetta! Ce l'aveva a morte con se stessa. Come se non bastasse, un certo Spriggan in particolare la infastidiva notevolmente.
"Pensa tu che peccato", sghignazzò God Serena, osservandola divertito al di là delle sbarre. "Penso che insieme ci saremmo divertiti".
La donna lo guardò truce.
"Lasciami in pace"
"D'accordo, ma che caratterino abbiamo qui. Comunque non preoccuparti, non dovrai soffrire per molto. Presto Acnologia si sbarazzerà di tutti i tuoi amici e infine anche di te"
"Ma fammi il piacere. Io credo nella Salvatrice. State sbagliando di grosso a sottovalutare la forza di Fiamma. Lei è la prescelta"
"Sono tutte idiozie!", esclamò avvicinandosi di scatto. "Ci hanno già umiliato una volta, non permetteremo che ciò accada di nuovo. Farei meglio a pregare, bellezza!".
Minerva sentì un profondo disgusto e fastidio. Odiava quella situazione, ma non sapeva assolutamente come reagire. La piccola porticina che fungeva da ingresso e uscita si aprì ad un tratto, ed una flebile luce squarciò il buio.
"Ah, ecco dov'eri", affermò Invel. "Sbrigati, dobbiamo andare"
"Sì, arrivo", borbottò God Serena infastidito, rivolgendosi poi a Minerva. "Noi ci vediamo tra poco, dolcezza". Minerva gli lanciò un'occhiataccia, raggomitolandosi su se stessa. Ancora ignorava ciò che sarebbe successo di lì a poco.
Invel e God Serena aveva intanto raggiunto il resto dei loro compagni e i loro due leader. Nell'arua c'era una profonda agitazione.
"Allora?", domandò il secondo. "Quando uccidiamo la donna?"
"Tempo a tempo", disse subito Acnologia. "Spero che voi siate pronti ad affrontare quella gilda di maghi". Larcade si schiarì rumorosamente la voce. Oramai non era più certo di voler combattere, non era più certo di niente.
"Siamo proprio sicuri? Siamo inferiori in numero"
"Ma siamo superiori in quanto a intelletto e forza", lo tranquillizzò Acnologia. "All'alba attaccheremo. Siete pronti?".
A quel punto si udì un forte boato. Solo Larcade non riuscì a lasciarsi andare. Sentiva solo il cuore battere forte e una grande paura accrescere in lui. Il momento si compiere una scelta stava arrivando.

Nel frattempo, Hikari, Rogue, Minerva e Yukino si erano allontanati dai loro compagni ed erano andati alla ricerca della loro compagnia. Tornare al covo degli Spriggan non era stato difficile, a vera difficoltà sarebbe stato nel non farsi beccare. Era buio e non c'era uno straccio di luce ad illuminare l'ambiente circostante, fatta eccezione per le stelle e la luna.
"Insomma, amico, non puoi fare qualcosa?", domandò Rogue a Sting.
"Cosa pensi che sia, una specie di torcia umana?!", sbottò il biondo. La ragazza fece ad entrambi sego di tacere-
"Dovete fare silenzio!".
Insieme a loro, c'erano anche i due Exceed. Frosch tremava ed era letteralmente appollaiato sulla spalla di Rogue.
"Frosch ha tanta paura", piagnucolò.
"Non preoccuparti, va tutto bene. Dobbiamo solo trovare Minerva, anche se con questo buio è un po' difficile"
"Non c'è bisogno della luce, bastano i nostri sensi". Grazie al suo olfatto sviluppato, Hikari riuscì a percepire una fragranza familiare. Minerva non si trovava lontano. Ad un certo punto allungò le braccia e si arrampicò su per il muro.
"Hikari, che stai facendo?!", esclamò Yukino.
"Fai attenzione, o rischi di cadere!", Rogue si avvicinò e tentò di sostenerla come meglio poteva, sebbene la ragazza avesse un senso dell'equlibrio piuttosto inesistente. Riuscì ad arrivare fino ad una delle finestre sbarrate. Dentro era completamente buio, ma il suo olfatto non la stava ingannando per niente.
"Minerva?", sussurrò. "Minerva, sei tu?". La donna era accovacciata su se stessa, e quando aveva poi sentito la sua voce, aveva creduto di star sognando. Poi si era sollevata e aveva scorto un'ombra.
"Hikari!", esclamò alzandosi. "Hikari, sei proprio tu!"
"Siamo tutti noi! Siamo venuti a salvati!"
"Oh, no! No, no, no! Adesso voi dovete andarvene!"
"Che significa?", chiese Yukino dal basso. "Siamo venuti qui per salvare te!"
"Adesso ascoltatemi bene. Non ho una bella sensazione. Ho l'impressione che Acnologia e i suoi stiano tramando qualcosa. Probabilmente vorranno attaccarvi a momenti, e quello che voi dovete fare è prendere tempo! Inoltre, sono abbastanza certa che ci sia una sorta di incantesimo di protezione attorno a questa cella!"
"Un momento, cosa?", domandò Rogue. "Vogliono attaccarci a momenti? Cazzo, questa non ci voleva. E cosa dovremmo fare? Lasciarti qui?"
"Ho paura che vogliano usarmi come esca e sarebbe la fine che merito!", sospirò. "Hikari, ragazzi... perché vi siete preoccupati di salvare una come me"
"Una come te? Forse perchè facciamo parte della stessa gilda, della stessa famiglia. Non giustifico quello che hai fatto, ma lo capisco!", disse Hikari. "E non ti permetterò di arrenderti tanto facilmente, noi torneremo nel nostro mondo, tutti insieme!".
Minerva si commosse a quelle parole. Nonostante tutto, Hikari l'aveva perdonata, non covava alcun racore nei suoi confronti. Stessa famiglia, stessa gilda. C'era davvero per lei una seconda possibilità?
"Io v ringrazio di cuore. Ma adesso voi dovete tornare indietro, avvertite gli altri e dite loro di tenersi contro"
"Come facciamo a lasciarti qui?!", esclamò Sting.
"Me la caverò. Non dovete preoccuparvi per me!". Hikari tuttavia sembrava un osso duro e non voleva mollare tanto facilmente. Non appena Minerva sent uno scricchiolio dietro di sé spinse via la ragazza, e in seguito ringraziò se stessa per aver agito in tal maniera. God Serena era tornato a disturbarla.
"Scusa, dolcezza, ma devo portarti in un'altra cella, ordini del capo. Ti aspetta un risveglio turbolento domani!".
Hikari non era caduta per un pelo, grazie a Rogue che l'aveva afferrata saldamente. I quattro avevano udito le parole dello Spriggan.
"Maledizione, aveva ragione", sussurrò Sting. "Che facciamo adesso?"
"Forse dovremmo fare come dice lei. Mi fido di Minerva", proclamò infine Yukino.


Fiamma stava ancora vivendo la sua magica serata in compagnia di Rayn. Si sentiva con il cuore  leggero, sebbene non del tutto. Di questo, il ragazzo se n'era accorto.
"Fiamma? Cosa ti turba?", domandò. Lei tentò di sorridere nel modo più convincente possibile.
"Va tutto bene, è solo che... penso che sono arrivata a questo punto e non so ancora controllare la mia forza. Non so, è strano da spiegare. Succede quando mi arrabbio, va fuori controllo e non so gestirla. Io sono la Salvatrice, dovrei esserne in grado. Ho avuto la fortuna di ereditare due tipi di magia diverse, eppure non riesco a fonderle"
"Ehi!", Rayn fermò la sua parlantina, poggiandole le mani sulle spalle. "Ci sono cose che non sai di saper fare.... se prima non le fai. Mi hai sempre tirato su il morale, adesso tocca a me starti accanto. E lo farò fino alla fine"
"Rayn", chiamò lei battendo le ciglia e poggiando poi la testa sul suo petto. Peccato che il romantico momento fu interrotto dall'arrivo di un furente Natsu.
"RAAAAYN!", esclamò puntandogli il dito contro. "Giù le mani da Fiamma!"
"Ah!", gridò la ragazzina spaventata. "Papà?! Ma che fai?!"
"C-calma!", il ragazzo indietreggiò. "Io non stavo facendo nulla di male, ci stavamo solo abbracciando!". Natsu però non aveva un'espressione molto convinta. Si chinò su Fiamma, avvicinandola a sé.
"Ti ha toccata? Ti ha fatto qualcosa che non doveva?"
"Eh.. eh? No! Rayn è gentile con me!"
"Io sono gentile con lei! Chi ti ha messo queste strane idee in testa?".
Il Dragon Slayer lo guardò con fare un po' truce. Probabilmente Gajeel si era divertito a mettergli strane idee in testa, ma doveva ammettere che sicuramente quelle stesse idee non sarebbero andate via tanto facilmente.
"Beh, scusa se mi preoccupo. Fiamma è ancora piccola. E innocente. E tu hai gli ormoni in subbuglio"
"Io? Non sono un maniaco come Neel, che diamine!".
Il bisticcio dei due cessò presto. Yukino, Sting, Rogue e Hikari erano appena tornati dalla loro spedizione  mal riuscita.
"Natsu, ragazzi!", esclamò il master di Sabertooth.
"Finalmente! Ma dov'è Minerva?"
"Credo che la situazione stia per peggiorare alla svelta", spiegò Rogue. "Attaccheranno domani mattina. Dobbiamo avvertire il master e gli altri".
Fiamma sentì il cuore perdere un battito. Che la battaglia finale fosse finalmente arrivata?
 


NDA
Mi fa strano dirlo, ma è così. La battaglia finale è giunta, e succederranno cose che spero di rendere al meglio. Qualcuno ci lascerà?

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Fuoco che arde ***


38 - Fuoco che arde

Fra non molto le tenebre avrebbero lasciato posto alla luce. E Fairy Tail avrebbe attaccato. Si erano preparati come meglio potevano alla battaglia finale, e nonostante la grossa differenza numerica, sapevano che il nemico da affrontare avrebbe dato loro non poche difficoltà. Fiamma non era riuscita a chiudere occhio. Come avrebbe potuto? Era lei l'arma finale, colei che avrebbe dovuto proteggere tutti. In quel momento, come non mai, le responsabilità gravavano sulle sue spalle. Giocherellò con la chiave legata al collo, mentre August arrivava alle sue spalle. Poteva ben capire i disagi della ragazzina, sebbene solo in parte.
"Fiamma?", chiamò. "Ti senti bene?"
"Bene" è una parola grossa! Non lo so, August. Sto iniziando ad avere paura. Io non voglio morire. E non credo di essere ancora abbastanza forte!"
"Ehi!", le si avvicinò. "Non devi dire così. Non sei sola e... la forza non ti mancherà. Forse non te l'ho mai detto ma... io mi sento molto in colpa"
"In colpa? Per cosa?"
"Sono io che ho portato a questo. Se me ne fossi rimasto al mio posto, probabilmente sareste tutti felici"
"Non dire così. Io sono molto felice di averti incontrato, di averti conosciuto. Non ti preoccupare, d'accordo?".
Ad August venne da sorridere. Era venuto lì con l'intento di tirarle su il morale ed ecco che lei lo tranquillizzava. Non smetteva proprio mai di sorprenderlo. Tese le braccia e la strinse a sé. Chi avrebbe mai pensato che la sua nemica per natura potesse un giorno divenire la persona a cui invece teneva di più?
"Vinceremo questa guerra e torneremo a casa. È una promessa la mia"
"Allora lo prometto anche io!", esclamò lei.

Le prime luci dell'alba arrivavano. L'aria era stranamente pesante, ma adatta al putiferio che si sarebbe scatenato di lì a poco. Gildarts guidava i membri della gilda come un vero e proprio esercito, un esercito molto silenzioso.
"Ehi, vecchio", disse Natsu rivolgendosi al master. "Come li combattiamo?"
"Credo che faremo meglio a dividerci. Natsu, tu dovrai affrontare Acnologia, è te e Fiamma che lui vuole"
"Nessun problema!", esclamò lui. "Io e la mia famiglia non ci tireremo di certo indietro!". Nel dire ciò aveva stretto a sé Lucy. Neel invece, serio, aveva poggiato una mano sulla spalla di Fiamma, Happy stava appollaiato sulla sua testa e gli occhi si erano poi rivolti ad Ametyst. Ne sarebbero usciti in qualche modo.
Davanti a loro c'erano adesso Acnologia e i suoi. Minerva si trovava ancora in ostaggio, costretta a guardare quella disfatta sotto i suoi occhi. Cosa ne sarebbe stato di lei?
"Eccoli lì", disse God Serena. "Cosa dobbiamo farne?"
"Ucciderli tutti, non mi importa il come. Ma la Salvatrice e il Dragon Slayer del Fuoco... loro sono miei", affermò con un ghigno. Larcade accanto a lui tremava. Aveva bramato per tanto tempo un momento come quello, ma adesso avrebbe tanto voluto trovarsi dalla fazione opposta.
Gildarts e Acnologia si guardarono per qualche attimo. Il secondo poi parlò.
"Ma che meraviglia, eccoci qui riuniti per la battaglia finale. Era ora. Di voi non mi importa poi molto, mi basta eliminare la Salvatrice, il resto verrà da sé"
"Se pensi che te la lasceremo anche solo sfiorare, ti sbagli di grosso", dichiarò lui.
"Oh... ma io non lo penso affatto". A quel punto la terra parve tremare, come a causa di un forte tuono o ancora peggio, di un terremoto. God Serena, che più di tutti fremeva, fu il primo a scattare. A fronteggiarlo furono Gildarts, Gajeel e Laxus, partiti in quarta con tutte le loro forze. In meno di un minuto si dispersero e calò un caos immane.
L'obiettivo era Fiamma. Rayn lo sapeva, per questo non aveva accennato a staccarsi da lei.
"Rayn, devi spostarti!", gridò lei. "Non voglio metterti in pericolo!"
"Non posso fare una cosa del genere! Avevo promesso che ti avrei protetta!". Il suo sguardo si posò poi  oltre la figura di Fiamma. Riconobbe immediatamente Invel, colui che era riuscito a controllarlo e che aveva quasi ucciso Yuki e Syrio.
"Maledizione", imprecò. "Fiamma, dimentica quello che ho detto. Adesso sei tu che devi correre... lontana da qui"
"Rayn...!"
"Mi devi ascoltare!", disse con le lacrime agli occhi. "Io... ti amo, per favore... aiutami a proteggerti".
La ragazzina si sentì morire. Mai nella vita avrebbe sognato di sentirsi dire quelle parole, specie non in mezzo ad una guerra. Avrebbe voluto dirgli che anche lei lo amava, e lo avrebbe fatto, solo non adesso. Senza fare ulteriori domande scappò via, correndo. Rayn e Invel si stavano adesso guardando negli occhi. Fortunatamente, il ragazzo non era solo: quella era una questione di famiglia che dovevano risolvere tutti insieme.
"Che mi sono perso?", domandò Gray. Insieme a lui c'erano Juvia, Yuki, Syrio, Meredy e Lyon, già pronti all'attacco.
"Nulla, solo la mia dichiarazione alla ragazza che amo", sussurrò assottigliando lo sguardo. "Giuro che questa volta non mi farò controllare"
"E io non permetterò a nessuno di toccare il mio cuore. Su, sono pronta!". Invel rimase molto colpito dalla forza di quella ragazzina, tuttavia non aveva tempo per compiacersi. Era già stato battuto una volta, non poteva permettere che accadesse di nuovo.
"Che bel quadretto familiare. Potrei portare ad uccidervi tutti e a vicenda, esattamente come qualche anno fa, ricordate?".
Juvia assottigliò lo sguardo. Come poter dimenticare di una sofferenza del genere? Lei e Gray erano stati quasi ad un passo dall'uccidersi, non poteva permettere che accadesse ancora.
"Col cavolo", imprecò Lyon. "Questa ora è anche la mia famiglia"
"Davvero?", chiese Gray.
"Beh, magari un giorno Yuki e Syrio si sposeranno, per cui... sì". L'altro alzò gli occhi al cielo.
"Imparentarmi con te era l'ultima cosa che volevo. Ma se dovesse succedere qualcosa di strano... potrò ammazzarti tranquillamente"
"Bene, non chiedo altro".
In nome di un'amicizia che durava da una vita, Lyon e Gray attaccarono insieme, Juvia invece dava  man forte a Meredy.
"Cavolo, la vedo male", si lamentò sottovoce. "Dovrò stare più attenta del solito"
"Cosa' Perché dici questo?".
Lei allora guardò l'amica. Probabilmente non era quello il momento adatto per farle un annuncio del genere, avrebbe voluto aspettare.
"Perché... io... aspetto..."
"Tu... cosa?! Stai dicendo sul serio? Oh, mio... Lyon e Syrio sanno?"
"No, e non devono sapere per il momento, sarebbero troppo distratti, non devono preoccuparti per me!"
"D'accordo! Non preoccuparti! Juvia ti proteggerà ad ogni costo!". Così aveva detto e così aveva deciso. Doveva assolutamente proteggere la sua migliore amica e il bambino che portava in grembo.

Larcade si era invece distanziato da Acnologia Doveva assolutamente fare qualcosa, ma non sapeva cosa. Era forse quello il momento giusto per passare al lato di quelli considerati nemici? Era realmente ciò che voleva? Troppe domande, tutte senza risposta!
"Larcade!", August chiamò il suo nome. "Che cosa stai facendo?!"
"August!", chiamò lui a sua volta. "Sei qui! Mi dispiace, perdonami! Ho provato ad avvisarti, ma non ho potuto!"
"Va tutto bene, adesso. Non devi preoccuparti. Se lo vorrai sarai uno dei nostri". Larcade lo guardò per qualche istante con fare stupito. Poi gli venne istintivamente da sorridere. Sarebbe stato bello, allungare la sua mano e poter passare dall'altro lato. Ad un tratto arrivò un attacco improvviso. Larcade fu catapultato di qualche metro, August si ritrovò a sussultare.
"Ma che succede?!", esclamò spaventato. Mavis, nel pieno delle sue forze e dal grande istinto di protezione, si era fatta avanti.
"Sta lontano da mio figlio, tu!"
"No!", gridò lui. "Fermi! Che cosa state facendo?!"
"Indietro, August", intervenne Zeref. "Da solo non puoi farcela"
"Un momento!", gridò. "Non è così! Non dovete attaccare Larcade, lui è dalla nostra parte oramai!". Mavis lo guardò per qualche secondo, incerta.
"Dalla nostra parte? Ma cosa dici? Ti ha forse incantato in qualche modo?"
"No, non mi ha incantato! Sentite, è difficile da spiegare, d'accordo?!".
Larcade intanto si era sollevato, massaggiandosi la testa. Non aveva ricevuto un bel trattamento, ma probabilmente se lo era meritato.
Minerva, con le mani legate da una catena magica, lo osservò.
"Allora è proprio vero"m si ritrovò a dire. "Sei dei nostri"
"Ah... già", biascicò. "Chi avrebbe mai pensato che mi sarei ritrovato dalla parte di Fairy Tail"
"E chi avrebbe mai pensato che mi sarei ritrovata dalla parte dei nemici", sospirò lei. Larcade alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi a lei.
"Ma... che fai?"
"Tu cosa pensi? Ti aiuto, ovviamente! Siamo dalla stessa parte, mi pare!".
Minerva batté le palpebre, sorpresa. Larcade somigliava davvero molto ad August, avevano la stessa luce negli occhi. Il mago riuscì a liberarla dalla catene. La donna si massaggiò i polsi, sorridendogli.
"Ti ringrazio molto"
"Non c'è di che. Adesso spostiamoci di qui, prima che...AH!". Minerva si voltò di scatto. Avrebbe voluto chiedere cosa stesse accadendo, ma in verità non ci fu motivo alcuno: ad averli attaccati era stato God Serena, il quale stava sghignazzando.
"Bene, questa mi è nuova. È così, Larcade? Liberi la prigioniera? Per caso vuoi divertirti con le alle mie spalle? Faresti meglio a farti da parte, c'ero prima io"
"Tu sei davvero disgustoso", proclamò il Dragonil Bianco. "Sono stato un folle a poter pensare di guidarvi. Pensavo di essere senza speranza, ma la verità è che tu e gli altri siete molto peggio di me"
"Così potresti anche offendermi", sussurrò con sarcasmo. Fece per attaccarlo, Larcade era già pronto a ricambiare. God Serena fu però fermato da August, Zeref e Mavis, i quali erano accorsi in suo aiuto.
"Eh... eh?", ansimò. "Voi?"
"Scusaci, ho dovuto spiegare loro le cose come stavano", sospirò il giovane mago. Mavis, invece, a braccia conserte, lo stava osservando.
"Umh... io non so che intenzioni hai. Però, se mio figlo dice che possiamo fidarci di te, allora..."
"Possiamo parlarne in seguito?!", esclamò Zeref. Nel sentire la sua voce Larcade rimase di sasso per qualche istante. Nel ritrovarsi davanti la persona che per tanto tempo aveva ammirato e di cui aveva cercato l'ammirazione, la stessa persona che lo aveva ucciso, era strano. Zeref lo guardò a sua volta, non sapendo esattamente cosa dire. Larcade non era più un nemico, tutavia gli veniva davvero difficile non vederlo come un potenziale pericolo.
"Larcade", chiamò.
"Zeref"
"Sì, August!", esclamò quest'ultimo. "Abbiamo detto "parliamone dopo"! Minerva, raggiungi gli altri, d'accordo? A questo bastardo... ci pensiamo noi!".
La donna annuì, correndo alla ricerca dei suoi amici.
Nel frattempo, God Serena si era risollevato, malconcio, impolverato, ma più furioso che mai. Guardò i quattro, prendendo a sghignazzare.
"Che adorabile quadretto di famiglia, sono commosso.. Beh, almeno potrete morire tutti insieme, non vi pare?"
August aveva afferrato la mano di Larcade e quella di Mavis. Poi la guardò.
"Mamma... tu dovresti farti da parte. Non puoi mettere in pericolo anche il bambino"
"Non sarà in pericolo", gli disse sorridendo. "Lui ha una grande magia nelle sue vene. Ed io farò di tutto per proteggerlo"
"Il compito di proteggerlo e di proteggere tutti voi, spetta a me", dichiarò Zeref. "È anche per colpa mia che si è arrivati a questo punto", assottigliò lo sguardo. "Liberiamoci alla svelta di questo qui e poi andiamo da Acnologia. Perché l'altra metà della mia famiglia si trova in pericolo".
God Serena rise sguaiatamente e in modo piuttosto inquietante. Larcade sentì un brivido attraversargli la schiena, tuttavia la presenza di August era talmente rassicurante da spazzare via tutta la paura.
"Va tutto bene!", lo rassicurò. "Adesso ci siamo noi"

Ametys e Levy si trovavano praticamente sotto schiena. Quest'ultima stava facendo di tutto per proteggere la figlia, la quale a sua volta non voleva assolutamente essere da meno.
"Dove sono gli altri? Akua, Sephir ed Emer, non li vedo!", esclamò preoccupata.
I tre gemelli in verità non si trovavano in difficoltà alcuna. Probabilmente la loro indole un po' incosciente e il loro non prendere troppo sul serio la situazione, li stava aiutando molto nella battaglia. Avevano deciso di dare una mano ad Ajeel, Brandish e Dimaria, i nuovi arrivati ormai ex nemici.
"Perché devo combattere accanto a dei bambini?!", si lamentò il primo.
"Bambino a chi?", lo sfidò Emer. "Sarò anche piccolo, ma se voglio so anche essere più forte di te!"
"Emer, smettila!", lo rimproverò la sorella. "Non è... il momento di scherzare".
Davanti a loro si innalzava un nemico nero come l'oscurità, gelido come il ghiaccio. Bloodman sembrava tornato per la sua vendetta, Gajeel lo aveva intuito e on avrebbe permesso a quest'ultimo di fare del male alla sua famiglia. Si stava ritrovando a fronteggiarlo in completa solitudine. Ametyst si voltò nella sua direzione, il vento soffiava forte da impedirgli quasi di tenere gli occhi aperti.
"Oh, no! Papà è da solo, non può farcela!", gridò. "Devo andare ad aiutarlo!"
"Ametyst, ferma!", Levy afferrò i suo viso tra le mani. "Non puoi. Io ti ho già perso una volta, non voglio perderti di nuovo"
"Nemmeno io voglio perdervi di nuovo!", gridò con le lacrime agli occhi. Levy allora le posò un bacio sulla fronte.
"Prometto che questa volta le cose andranno diversamente. Dai una mano ai tuoi fratelli, d'accordo?". La figlia indietreggiò.
"D'accordo!", gridò, correndo poi in direzione dei gemelli. Levy invece si sbrigò a raggiungere il marito, il quale stava affrontando a sua volta Bloodman.
"Gajeel!"
"Levy?! Ma cosa fai tu qui?! Devi andartene immediatamente"
"No, non voglio assolutamente rischiare di perderti un'altra volta. Questa è una cosa che dobbiamo fare insieme!".

Alecta si sentiva strana. Non aveva paura, tutto il contrario. Probabilmente, la rabbia e il rancore accumulato dovevano starla portando a dimenticare del pericolo imminente. Sembrava completamente elettrizzata.
"Morite! Morite tutti!", gridò.
"Alecta!", la chiamò Will, sospeso a mezz'aria sopra di lei. "Piantala, questo non è un gioco"
"So molto bene che non si tratta di un gioco!", esclamò lei. "E tu piuttosto, non dovresti essere qui!"
"Non dovrei...? Ma che dici". La ragazza si portò una mano sul viso.
"Va a dare una mano a Luna. Stai tranquillo".
Sua cugina sembrava avergli letto nella mente. In effetti  il suo pensiero andava costantemente alla ragazza dai capelli blu e alla paura che potesse succederle qualcosa.
"D'accordo", disse spiccando il volo. "Vado!". Alecta annuì, poi si voltò a guardare Wendy.
"Alecta, va tutto bene?"
"Assolutamente no! Lo sai cosa? L'amore fa proprio schifo!". La maga avrebbe tanto voluto negare, ma cosa avrebbe potuto dire? Dopotutto nemmeno a lei le cose erano andate troppo bene con Mest, il quale stava adesso attaccando Neinhart. Ma non aveva tempo per pensarci. Se il destino avesse voluto, in qualche modo si sarebbero ritrovati. Quindi la prese per mano.
"Non è così, Alecta. A volte l'amore sembra crudele, ma in verità è la vita ad esserlo. Adesso fatti coraggio e andiamo, va bene?"
"Va bene!", dichiarò.
Freed aveva visto la ragazza allontanarsi insieme a Wendy. Avrebbe voluto correrle dietro, ma non aveva praticamente più alcun diritto, non dopo averla baciata per poi averla allontanata. La colpa era tutta sua e dei suoi stupidi dubbi. Si poteva provare qualcosa che fosse anche più che semplice affetto per lei? O era sbagliato?
"Freed!", la voce di Laxus lo riportò alla realtà. "Ma cosa diamine stai facendo?! Ti sembra il momento di rimanere lì a imbambolarti?"
"Mi dispiace, io...", sussurrò con lo sguardo attonito. "L'ho perduta". Laxus alzò gli occhi al cielo. Non aveva voglia di fare da psicologo nel bel mezzo di una guerra.
"Stammi bene a sentire, d'accordo?", disse severo. "Accanto ad Alecta vorrei che ci fosse un uomo che sa quello che vuole e che sa proteggerla. Sì, anche nel caso che quell'uomo fossi tu. Ma faresti meglio a non farla soffrire ancora... oppure giuro che ti ammazzo".
L'amico batté le palpebre un paio di volte.
"Laxus... mi stai dando la tua benedizione?"
"Ti prego di non dirlo! Va da lei... e proteggila. Oppure muori. A te la scelta", poi gli aveva sorriso. Mai nella vita avrebbe pensato di ritrovarsi in una situazione assurda come quella. Ma dopotutto, c'era forse qualcosa di normale, da quando erano giunti in quel mondo.

Grazie all'aiuto di Larcade, Minerva era riuscita a sfuggire dalle grinfie di God Serena. Iniziò a muovere freneticamente una mano, richiamando l'attenzione dei suoi amici.
"Ragazzi!", esclamò. "Eccomi, sono qui!".
Hikari, con il fiatone, sollevò lo sguardo.
"Minerva?!".
La donna le corse incontro, abbracciandola stretta a sé.
"State bene! State tutti bene!"
"Oh, questo calore non me lo aspettavo proprio!". Minerva si staccò, piuttosto imbarazzata. In effetti era strano. Poi si rivolse a Sting e Yukino.
"Ragazzi... scusate, ci ho messo più del dovuto"
"Non ha alcuna importanza", l'albina le posò una mano su una spalla. "Bentornata". La donna sorrise, guardando poi Rogue, il quale fece spallucce.
"Immagino che le cose saranno piuttosto strane da oggi in poi, eh?"
"Già, ho anche io quest'impressione. Ma avremo modo di abituarci. Intanto... vediamo di dare una lezione a questi rompiscatole"
"Sì!", esultò Hikari alzando un pugno al cielo.

"Stai qui", le avevano detto. Era chiaro, nessuno voleva mettere Fiamma in pericolo, a meno che non fosse stato strettamente necessario. Ma rimanersene lì a guardare la sua famiglia e i suoi amici che combattevano, no, non avrebbe potuto! Igneel, Natsu e Lucy la stavano difendendo, la stava difendendo Rayn e Yuki, e tutti gli altri. Seduta al suolo, poggiata ad un albero, giocherellava nervosamente con la sua chiave.
"Non posso starmene qui mentre tutti combattono. Avanti Fiamma, avanti! Sei la Salvatrice! Maledizione! Ma perché non riesco ad avere neanche un po' di coraggio?!". Nel dire ciò affacciò lentamente il capo.
Acnologia si era avvicinato come una furia a Natsu.
"Tu! Dragon Slayer del Fuoco, dove nascondi tua figlia?"
"Acnologia", chiamò l'altro a denti stretti. "Lascia fuori Fiamma, lei non ha colpa alcuna. Uccidi me se è quello che vuoi!"
"Oh, sarà fatto. Ma non prima di aver eliminato anche lei. Voglio vedere la sofferenza nei tuoi occhi, negli occhi di tutti voi! Morite!".
Scandì lentamente quella parola. Fiamma era consapevole del fatto che lui avesse detto ciò solo per farla uscire allo scoperto. Ma non poteva permettere che qualcuno morisse a causa sua. Nessuno doveva più soffrire, perché la Salvatrice era nata per proteggere. I suoi occhi si illuminarono e la fiamma che giaceva dentro di lei, si accese e divampò.

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Muori, Salvatrice ***


39 - Muori, Salvatrice

 

Fiamma saltò fuori, praticamente infiammata. La paura sembrava essere stata cancellata, la mente si era svuotata. Erano sensazioni che non avrebbe saputo gestire, né spiegare. L'istinto prendeva il sopravvento, la sua parte più selvaggia veniva fuori. Quasi volando balzò in avanti, atterrando stabile sul terreno. Acnologia si voltò a guardarla, sorridendo soddisfatto.
"Fiamma!", la chiamò Natsu. "Vattene via di qui!"
"Bene, finalmente ci rincontriamo, Salvatrice", affermò lui, viscido. "Non sai quanto ho bramato questo momento. Dimmi adesso, come pensi di potermi battere, tu piccola e innocua fanciulla?".
La ragazzina indietreggiò appena. Non è che avesse pensato ad un piano, ad agire di istinto le conseguenze erano queste. Di certo però non aveva intenzione di arrendersi.
"Tu non farai del male alla mia famiglia! Non soffriranno più a causa tua!"
"Oh!", sorrise lui. "Io invece penso proprio di sì!! Loro soffriranno. E tanto... una volta che sarai morta!". Si udì a quel punto un urlo. Igneel si era lanciato contro Acnologia.
"Lascia stare mia sorella, bastardo!"
"Neel! Ragazzi!", esclamò Lucy, tirando fuori una delle sue chiavi. "Non me ne starò con le mani in mano! Natsu"
"Ti seguo a ruota, Lu. Aiutiamo nostra figlia a compiere la sua missione!"

Gray e Lyon si erano lanciati contro Invel,, il quale stava però agendo indisturbato. Aveva infatti trasformato l'aria stessa in ghiaccio, una sorta di foschia  tagliente che, se sfiorata, avrebbe congelato i corpi dei lroo nemici.
"Maledizione!", imprecò il primo. "State attenti voi! Non fatevi toccare!".
Yuki gridò, riuscendo a mancare l'incantesimo per poco. Fece per cadere, ma prontamente Syrio la afferrò.
"Dobbiamo stare attenti, Yuki!", la sua mano si strinse a quella della ragazzina. "Sei ci tocca ci congelerà, non lo possiamo permettere. Insieme, d'accordo?"
"Sì!", esultò.
Invel aveva ricoperto il suo corpo di un'armatura di ghiaccio e ciò aveva complicato non poco la situazione ai suoi avversari. A causa di ciò, egli risultava praticamente impossibile da sfiorare.
"Gray!", lo chiamò Lyon. "Insomma! Neanche tu puoi provare a sfiorarlo?! Dovresti essere immune!"
"L'ultima volta non è andata esattamente così, ma devo provarci!"
"Ci penso io!", disse Rayn. "Tu devi pensare a proteggere la mamma e Yuki"
"Dovrei proteggere anche te"
"Lo so, ma devo fare qualcosa!", lo pregò. "Dopo essere stato controllato... non mi perdonerei mai di essere rimasto qui senza far nulla!". Gray sospirò, poggiandogli una mano sulla testa.
"E va bene. Ma ti staremo dietro, sappi questo". Il ragazzo annuì, scagliandosi contro Invel pronto ad attaccarlo. A Invel sarebbe bastato sfiorarlo per metterlo fuori gioco, ma il ragazzo sembrava essere divenuto incredibilmente abile dall'ultima volta.
Rayn sorrise nel vedere la difficoltà nei suoi occhi.
"Io non faccio mai lo stesso errore due volte, amico", chiarì orgoglioso.
"Davvero? Beh, nemmeno io!"
"WATER LOCK!", gridò ad un tratto la piccola Yuki. Invel fu però ben veloce, scatenando una bufera di neve che spazzò via sia lei che Syrio.
"Quale seccatura! Pensi davvero di poter sfuggire al mio controllo? Te ne prego, non hai un cuore abbastanza forte, posso controllarlo ancora e renditi privi dello tua coscienza". Rayn abbassò lo sguardo, per poi risollevarlo e guardarlo negli occhi.
"Probabilmente è vero. Di fondo sono debole, tendo sempre a deprimermi e ad essere pessimista. Ma sai, le cose sono anche cambiate. perché colei che volete uccidere è la stessa persona che ha risaldato la mia vita. E io non ti permetterò di far lei del male, dovessi rimetterci la vita!".
Delle lame in ghiaccio fuoriuscirono dai suoi avambracci, andando a colpire Invel per sete volte circa. Non era certo di esserne in grado, eppure c'era riuscito.
"Rayn!", lo chiamò Gray sorpreso. "Non sapevo avessi imparato quella magia!"
"E già", sorrise lui imbarazzato. "In effetti era la prima volta che la provavo!".
Yuki e Syrio si erano intanto rialzati.
"Ohi, ohi", sospirò la ragazzina. "Fa male"
"Lo so, lo sento!", si lamentò a sua volta Syrio.
"Bambini!", Juvia e Meredy erano andati incontro ai rispettivi figli. Quest'ultima abbracciò il ragazzino, stringendolo forte a sé.
"Ah, il mio piccolo coraggioso, stai bene", sospirò lei. Syrio arrossì, tuttavia non si sentì disturbato quanto ciò che si ritrovò a scoprire: dopotutto, lui e Meredy erano collegati ed era in grado sentire i suoi pensieri e le sue sensazioni. Batté le palpebre la guardò.
"Mamma.... tu?", indicò il suo ventre. Lei allora sospirò.
"Immaginavo di non potertelo tenere nascosto a lungo. Non dire nulla a tuo padre, non è il momento adatto"
"Io... va bene", rispose stordito. "Diventerò um fratello maggiore?"
"Proprio così, tesoro. E sarà un mondo sicuro per entrambi, te lo prometto", guardò poi Juvia. "Dovremmo unire i nostri poteri,a desso"
"Meredy, sei sicura?"
"Qualcosa dovremmo pur fare", si portò una mano sul ventre. "Per il bene di tutti loro".
Invel aveva subito l'attacco di Rayn e si era ora rialzato.
"Devo ammettere che.... siete migliorati parecchio.. dall'ultima volta". Sospirò seccato nell'accorgersi che adesso,a  fronteggiarlo, c'erano niente meno che le due donne
"Pronta, Juvia?"
"Pronta!", rispose l'altra.

William era intanto corso in aiuto della sua amata Luna, la quale si trovava piuttosto in difficoltà. Sebbene fosse forte, come aveva avuto occasione di mostrare tempo prima, si stava ancora trattenendo. Arya invece era più istintiva.
Vantavano l'aiuto di Eileen ovviamente, ma le cose non erano assolutamente così facili come potevano sembrare.
"Ehi!", esclamò raggiungendola. "Tutto bene?"
"Non direi che va tutto bene, ma ce la caviamo. Mia nonna è forte, senza ombra di dubbio, mi sa che darà del filo da torcere a quel tipo. E i miei le stanno dando una mano"
"Dovresti andare anche tu", gli consigliò. "Sono la tua famiglia"
"Ma io... io non so come fare"
"Cero che sai come fare, l'hai dimostrato ampiamente. luna, io sono qui accanto a te, non devi preoccuparti, okay?", domandò porgendole una mano. Lei lo guardò, arrossendo.
"Quando questa storia sarà finirà leggeremo ancora insieme, vero?"
"Te lo prometto. Adesso andiamo!".
Erza, Gerard e Eileen si stavano ritrovando a combattere contro Wahl Itch, il quale stava attaccando sparando dei raggi.
"Ehi, brutta macchina arrugginita!", gridò Arya. "Prendi me se ci riesci!"
"Arya!", la rimproverò Erza. "Non è il momento questo di scherzare"
"Ma io lo sto distraendo!"
"Non devi esporti così, io... AH!"
"Erza!".
La ragazza dai rossi capelli cadde a terra, ma Gerard la afferrò saldamente.
"Oh, no!", esclamò Arya. "Tu.... io ti ammazzo!"
"Arya!", Luna la raggiunse con il fiato corto. "Non fare sciocchezze!"
"Ma quello li ha..."
"L'ho visto! Non ti preoccupare, ti aiuterò io", intrecciò le dita alle sue, facendola sentire istantaneamente meglio. Le due gemelle precedevano Eileen.
"Vi proteggerò io"
"Non sarà necessario. Vogliamo combattere con te!", proclamò la gemella dai capelli blu. Eileen si sorprese, tuttavia non se la sentì di negare loro una cosa del genere. Anzi, si sentì perfino orgogliosa.
"E va bene Statemi dietro, allora!"

Freed era corso dietro Alecta. Non gli importava se la situazione non era quella esatta, in realtà non gli importava niente di niente. Per quanto gli riguardava, aveva già perso abbastanza tempo. Gli ci era voluto un po' per capirlo, ma alla fine il momento era arrivato: lui voleva proteggerla, e voleva starle accanto, non come una persona normale. La ragazza si ritrovava a combattere con Wendy e Mest. La maga del vento infatti era particolarmente potente e stava cercando di aiutarla, facendo del suo meglio.
"Alecta!", chiamò. "Alecta!".
La ragazza abbassò lo sguardo, facendo una smorfia. Forse pensare all suo cuore spezzato in quel contesto non era la cosa più adatta. Oh, come se avesse potuto controllarlo!
"Freed! Insomma, ma cosa c'è?!".
Il mago ignorò il suo tono irritato, la afferrò per le spalle e la guardò dritto negli occhi.
"Perdonami, ti prego". Lei batté le palpebre, mentre il cuore prendeva a battere forte.
"Perdonarti per cosa? Non abbiamo niente di cui..."
"Per tutto! Per la mia freddezza, per il bacio che ti ho rubato per poi allontanarti! Non avrei dovuto. Non avrei voluto. Perdonami... mi serviva solo capirlo".
Alecta ebbe l'impressione di sciogliersi. Sentiva di poter morire lì, adesso, fra le sue braccia. Gli occhi divennero lucidi.
"Freed... stai mentendo?"
"Non sto mentendo"
"Menti", sussurrò.
"Io non mento"
"Men-ti", la voce era divenuta un sussurro e nulla più, le distanze erano state completamente azzerate. Freed poggiò le labbra sulle sue e la baciò  dolcemente. Quello era il loro secondo primo bacio, ed aveva un sapore senza ombra di dubbio magnifico.
Mest si schiarì la voce, a disagio.
"Accidenti... anche in mezzo ad una guerra, eh?". Wendy allora lo guardò. Ammirava Alecta, alla fine, nel bene e nel male, era riuscita ad ottenere quello che tanto desiderava. E lei allora? Si era sempre sentita legata a Mest sin da quando era una ragazzina. Adesso era una giovane donna, forse pur sempre una bambina in confronto a lui, ma decisamente sapeva quello che voleva.
"Io potrei morire", cominciò a dire con sguardo attonito.
"Che?! Ma che dici?!"
"Potrei morire", ripeté. "E sicuramente non voglio morire con dei rimpianti. Mest... per tanto tempo... io non ho desiderato che questo...".
Wendy si fece più vicina e poggiò le mani sul petto dell'uomo, sentendo il cuore battere forte sotto il proprio palmo.
"Se vuoi, dopo questo rinuncerò per sempre. Ma voglio farlo e non avere nessun rimpianto". Mest si rispecchiò nei suoi occhi languidi. Wendy si sollevò sulle punte e aggrappandosi saldamente a lui per non cadere, lo baciò. Era il suo primo bacio che aveva conservato accuratamente. Mest portò le mani attorno al suo esile corpo in modo da impedirle di cadere e stringendola a sé. Ci aveva provato, ma in fondo non poteva sperare di fuggire eternamente da ciò che per tanto tempo desiderava.
La ragazza si staccò, sorridendo.
"Dovrò rinunciare?", domandò. Lui la strinse più forte.
"Oramai mi appartieni. E avremo un futuro, te lo prometto. Ehi, voi!", esclamò a Freed e Alecta. "Ce la date una mano sì oppure no?"
"Naturalmente", disse Alecta ammiccando.

Ametyst aveva cercato di mantenere fede alla parola data, ed era andata a dare soccorso ai suoi fratelli, ancora piccoli e inesperti. Dimaria, Brandish e Ajeel erano con loro, mentre Gajeel e Levy facevano loro come da scudo, mentre fronteggiavano Bloodman.
C'era appena stata un'esplosione, Levy era caduta al suolo e aveva riportato qualche ferita.
"Levy!", Gajeel la aiutò a sorreggersi. "Ti prego, dimmi che stai bene!"
"Sì, credo di sì", ansimò. "Ma i bambini... dove sono loro?"
"Oh", Sephir si sollevò dalle macerie, con una mano poggiata sulla testa. "Questa faceva molto male"
"Sephir! Stai bene! State tutti bene!".
Ametyst infatti si era sollevata poco dopo, Emer e Akua stavano aggrappati a lei.
"Quel bastardo", mugugnò, rivolgendosi poi a Brandish. "Ehi, quello lì era vostro compagno un tempo, non è che conoscete qualche trucco?"
"Se così fosse non avremmo avuto problemi. Lui è comunque diverso da noi, per questo si fa chiamare Dio della morte"
"Beh, Dio della morte o meno, deve morire, in un modo o nell'altro!", si sollevò lentamente, tenendo a sé i due gemelli, che adesso si erano rimessi in piedi. Erano tutti decisamente stanchi e provati, il nemico invece era completamente illeso.
"Che tu sia maledetto", imprecò Gajeel. "Uccidi me se la cosa può farti stare meglio! Ma lascia stare la mia famiglia!"
"Gajeel, no!", Levy si aggrappò disperatamente a lui. "Non dire così! Ti ho già perso una volta, non voglio perderti ancora!". Akua serrò le labbra, con le lacrime agli occhi. Rispetto ai suoi fratelli era dotata di una sensibilità ed un’emotività maggiori che molto spesso non le consentivano di pensare lucidamente... come in quel caso.
"No!", la bambina si staccò dalla sorella. "Lasciali stare!"
"Akua, aspetta!", Ametyst allungò una mano e vide accadere tutto sotto i suoi occhi. Bloodman aveva fatto sbucare dal terreno dei rovi spinati che avevano colpito Akua, lacerandola profondamente. La bambina gridò di dolore, per poi accasciarsi.
"AKUA!", la chiamarono in coro Gajeel, Levi e Ametyst. Fu quest'ultima a muoversi immediatamente verso di lei, con il cuore in gola. Si inginocchiò e la afferrò delicatamente, macchiandosi le mani di sangue.
"Akua, ehi!", esclamò. "No, no, non fare scherzi! Apri gli occhi, guardami!", La piccola spalancò le iridi.
"Scusa, sorellona. Ci ho provato"
"Piccola testarda ma coraggiosa!", ansimò tremando. "Guarda che ti ha fatto quel bastardo. Resisti, va bene Andrò tutto bene... andrò tutto benissimo, vedrai"
"Ma Ametyst... io ho freddo", si lamentò.
"Cosa? No! Akua, non chiudere gli occhi!".
La più piccola sembrava star lottando contro qualcosa molto più grande di lei. Ma come colta da un prepotente sonno, le palpebre si chiusero. Ametyst rimase per qualche attimo interdetta.
"Akua...", sussurrò. "NO!".
A Levy bastò sentire il nome di sua figlia pronunciato con quel tono per capire e provare ciò che una madre non vorrebbe mai provare. Cadde in ginocchio, incredula, e ad un tratto ogni rumore intorno a loro parve scomparire. Ametyst era rimasta con il corpicino ella sorella tra le braccia, e a quel punto qualcosa si era in lei spezzato. Forse il cuore, non avrebbe saputo dirlo con certezza. Con delicatezza si staccò lei, alzandosi. Si lasciò andare ad un grido, di rabbia, frustrazione ed esasperazione. Ad un tratto non aveva più controllo della sua magia, che fluiva veloce. Il suo corpo stava cambiando: la pelle veniva man mano ricoperto da ferro nero come la pece, un po' come se stesse indossando un armatura che lasciava ora intravedere gli occhi rossi come il sangue.
"Oh mio Dio", sussurrò Levy. "Gajeel, che succede?!". Suo marito però sembrava altrettanto incredulo.
"È.... il Dragon Force. Ametyst lo ha raggiunto!". La ragazza aveva adesso raggiunto la sua massima potenza. Aveva puntato gli occhi su Bloodman, forse non rendendosi neanche conto del suo effettivo e straordinario stato.
"Preparati a morire!".

Fiamma si era immaginata tante volte il giorno in cui avrebbe affrontato Acnologia. E se l'era immaginato in modo più diverso. Si sentiva ancora abbastanza debole e inerme, e per quanto i suoi familiari stessero cercando ai difenderla,  il nemico sembrava controbattere senza troppi problemi, probabilmente accecato soltanto dalla voglia di eliminarla. Indietreggiò, evocando Loki. Lo spirito apparve e andò incontro ad Acnologia, ma quest'ultimo lo mise facilmente fuori gioco.
"No!", esclamò. "No, no, accidenti... non dovrebbe andare così, non dovrebbe!  Accidenti!". Grazie alla paura e alla pressione a cui era sottoposta, le sue braccia presero fuoco, le fiamme divamparono e tutto la circonferenza attorno a lei cominciò a bruciare. Il fuoco era però alto e non riusciva a vedere ad un palmo dalla sua mano. Fors era riuscita a spazzare via Acnologia, ma avrebbe avuto almeno il tempo di pensare. Finì di formulare tale pensiero, quando all'improvviso una presa prepotente si strinse attornl suo collo. Acnologia stava sghignazzando.
"Ohi-oh. Povera piccola Salvatrice. Questo non è un gioco, non te l'hanno detto?"
"Bastardo!", esclamò Natsu. "Lasciala andare subito!"
"Tu fai un altro passo e la piccola qui morirà sotto la mia stretta", lo minacciò. "Allora Fiamma, come ci si sente ad aver fallito., eh?".
La ragazzina provò a rispondere, senza molto successo in verità. Sentiva l'aria mancare di più, sempre di più.
"Che facciamo?!", chiese Lucy esasperata.
"Ehi! Uccidi me! Me, hai capito? Ma non lei!"
"Ah, i genitori sono davvero disposti a fare di tutto per i propri figli, non è vero?", chiese lui. "Beh... non preoccuparti. Ucciderò anche te, Dragon Slayer di fuoco. Ti auguro una buonanotte, Fiamma".
"NO!".
Fu l'ultima cosa che Fiamma sentì prima che il suo collo venisse spezzato.  Poi il suo corpo era astato gettato al suolo come spazzatura. Acnologia aveva sollevato gli occhi al cielo e aveva esclamato al mondo la sua vittoria.
"OGGI LA SALVATRICE È MORTA!".



NDA
... Inutile che dica che ovviamente non è come sembra. Fiamma è... cioè, praticamente sì, è morta, però non finisce così... ovviamente.
Come pensate reagiranno gli altri alla sua dipartita prematura?
Ametyst ha invece raggiunto la forma Dragon Force, penso che sia giusto far raggiungere a qualcuno dei nuovi una forma più avanzata :D
Cosa avrò in serbo per la povera Salvatrice? E la piccola Akua sarà davvero andata anche lei?

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** La fiamma si risveglia ***


40 - La fiamma si risveglia

"FIAMMA!".
L'urlo di Lucy era esasperato. In esso c'era tutto il dolore e la sofferenza dell'aver visto la propria figlia venirle uccisa davanti gli occhi. Richiamando a sé ogni forza possibile, si trascinò fino al corpo inerme e immobile della ragazzina, afferrandola delicatamente.
"Fiamma, Fiamma!", la chiamò. "Ti prego, svegliati! No! Non può essere successo, non può essere!". Era calato un silenzio raggelante e Igneel aveva come perso la capacità di parlare. Happy gli stava svolazzando accanto, anche lui incredulo.
"No... Fiamma", mormorò l'Exceed.
"È morta!", gridò Acnologia vittorioso. "Ah, finalmente! Adesso dimmi.Dragon Slayer di Fuoco? Come si ci sente? Eh? Qual è la sensazione che provi adesso che tua figlia è morta davanti ai tuoi occhi?".
Natsu non sembrava starlo ascoltando neanche. I suoi occhi erano fissi su Lucy che stringeva a sé Fiamma. Quest'ultima era veramente andata? Non poteva accettarlo. Non poteva accettare il fatto di non essersi impegnato abbastanza per proteggerla. La colpa era anche sua. Lei era la Salvatrice, ma era ancora così piccola e probabilmente avrebbe avuto più bisogno di aiuto.
I loro compagni sembravano aver avvertito ciò che era appena successo. August e Larcade, insieme a Mavis e Zeref, si erano fatti più vicini. Il primo aveva sgranato gli occhi,e  senza pensarci due volte si era fiondato su Acnologia.
"Che cosa hai fatto?!", gridò. "Dimmi cosa hai fatto, bastardo?!". L'altro sorrise nel vedere le lacrime e la disperazione nei suoi occhi.
"Ho fatto esattamente quello che vedi. Alla fine non sei riuscito a fare molto"
"Maledetto", mormorò. "Io ti ammazzo!"
"August, aspetta!", lo frenò Larcade. "Aspetta.... non così".
"Larcade... lui ha..."
"Lo so. Lo so cos'ha fatto"
"Bene, bene, ma tu guarda che bella storia. Siete diventati amici, adesso?". A quel punto Larcade, stanco di nascondersi, decide di dire la verità.
"Lui non è mio amico, è mio fratello, la sua famiglia è la mia. E adesso la pagherai molto cara". Acnologia sospirò.
"Accidenti, che peccato. Non siete altro che due bambini estremamente capricciosi e che non sanno quello che vogliono, tuttavia non ha importanza. Adesso che la Salvatrice è morta... non c'è più niente che possiate fare. Ma non lo avete ancora capito? Il vostro destino era nelle sue mani".
August abbassò lo sguardo. Si era sempre trattenuto dal piangere, aveva sempre avuto un contegno invidiabile, ma adesso non contava più nulla. Fiamma colei che gli aveva cambiato la vita e che per prima gli aveva offerto una seconda possibilità... era andata. E lui non aveva fatto niente.
Rayn era rimasto per qualche attimo interdetto. Aveva visto Fiamma cadere al suolo, ma aveva creduto anche di vederla rialzarsi. Ciò però non era successo. Lei era immobile, non si sarebbe più mossa
"Fiamma...", sussurrò. "Fiamma! NOOOO!"
"Rayn!", Gray cercò di afferrarlo. "Rayn, ascoltami! Andrà tutto bene, te lo prometto!"
"No, no! Non andrà tutto bene! Lei è morta, le ho promesso che l'avrei protetta, non ne sono stato in grado. Sono maledettamente inutile, sono inutile!", si portò le mani tra i capelli. Gray si avvicinò, stringendolo a sé.
"Tu non sei inutile Tu sei coraggioso"
"Sì, coraggioso!", esclamò con gli occhi sgranati. "Voglio esserlo, almeno per una volta. Per questo l'ho deciso"
"Deciso...  che cosa?"
Rayn lo guardò.
"Userò Iced Shell". Rayn rabbrividì nel sentire quelle parole. La magia proibita che aveva usato un tempo la sua ormai defunta maestra Ur per uccidere Deliora. Come potersene dimenticare!
"... Sei impazzito forse?! Quella è una magia proibita, non c'è bisogno di arrivare a tanto! Morirai!"
"Beh, per l'appunto! Oramai non ha più importanza"
"Non ti permetterò di farlo!"
"Invece sì! Lasciami fare quello che credo sia giusto!"
"Rayn! Aspetta un momento, Rayn!".
Suo figlio doveva aver perduto il lume della ragione a causa del troppo dolore. Ma doveva assolutamente fermarlo. Non voleva più perdere nessuno.

Lucy non riusciva a muoversi. Stringeva a sé Fiamma, senza riuscire a staccarsi. Aveva avuto il suo cuore vicino al proprio nei mesi in cui erano state una cosa sola. Poi l'aveva perduta ed infine ritrovata. E adesso lei giaceva tra le sue braccia. Igneel si avvicinò e cadde in ginocchio per guardarla meglio.
"Fiamma", la chiamò sorridendo. "Ehi... non puoi di certo mollare così, non è vero? Tu sei forte, sei cole che ci salverà tutti. Fiamma....".
"Lucy, mi dispiace", disse poi Loki. "Non implorerò il tuo perdono, perchè so di non meritarlo. Il mio compito era quello di proteggerla, ma non sono riuscito a fare nulla"
"... Nessuno di noi è riuscito a fare nulla...", sussurrò con gli occhi vitrei. Da Natsu non c'era stata alcuna reazione, proprio per questo Acnologia stava cercando di provocarlo.
"Su, non è il caso di disperare. Potrai riabbracciare presto tua figlia, perché dopotutto sarai il prossimo a morire! Ve ne andrete tutti voi!".
Zeref  guardò il fratello. Non si capacitava del perché non reagisse.
"Natsu", lo chiamò. "Natsu, ci sei? Che cosa stai facendo?".
Il Dragon Slayer era teso, rigido. E non  sembrava neanche più lui. Con il respiro pesante, Natsu volse lo sguardo verso Acnologia. Qualcosa stava cambiando in lui, non solo la potenza e la magia. Era come se più il tempo passasse... meno diventasse umano, ma più simile ad un demone.
"Ma...", sussurrò Igneel. "Cosa sta succedendo?".
Acnologia invece sembrava divertito.
"Sì... coraggio... da il peggio di te". Colui che aveva davanti era diverso dal mago che aveva affrontato poco prima.
"Ma... cosa...?", sussurrò Mavis.
"La sua parte demoniaca... è venuta allo scoperto", spiegò Zeref.

Tutto intorno a lei era di un delicato colore biancastro. Sembrava che una calda luce la stesse avvolgendo. Le sembrava inoltre di essere sospesa, non era poggiata su una base stabile o solida. Era morta? Perchè se così era, non era fatto male. Le sarebbe venuta voglia di lasciarsi andare. Ma da un lato sapeva che di non potere! Aveva ancora degli affari in sospeso! La sua famiglia, i suoi amici, l'intera Fairy Tail contava su di lei, lei era la Salvatrice.
Man mano la luce davanti a lei si dissolse e poté guardarsi attentamente intorno. Non c'era niente e nessuno, solo luce. E poi sentì una voce.
"Non pensavo di vederti qui".
Sussultò e si girò istintivamente. Davanti a lei c'era quello che avrebbe definito una sorta di angelo, tuttavia senza ali: si trattava di una ragazzina di circa la sua età, vestita interamente di bianco. Batté le palpebre.
"Chi sei? Un angelo? Sei venuto a prendermi?"
"Oh, no", rispose lei con tono gentile. "Io non sono un angelo, sono solo un'anima che da tempo ha lasciato il tuo mondo. Per tutto questo tempo vi ho osservato... non credevo la tua fine sarebbe arrivata così presto"
"Oh... ma allora è davvero giunta la fine? Cioè, sono morta?"
"Soltanto se lo vuoi, Fiamma", sussurrò dolcemente.  "Ti prego, cammina con me". La guardò ancora per qualche istante. Malgrado non l'avesse mai vista in vita sua, sentiva in qualche modo di conoscerla. Insieme si incamminarono  verso il nulla caldo e piacevole che le stava adesso abbracciando.
Fiamma si sentiva adesso bene, più tranquilla, tuttavia una parte del suo cuore era inquieto.
"
Hai detto che ci hai osservato per tutto questo tempo. Allora sai anche cosa mi è successo  e perché"
"Temo proprio di sì. La Salvatrice, colei che con la sua fiamma salverà la gente del suo mondo". L'altra sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Stava avvertendo un gran sollievo nel non dover più sopportare il dolore fisico dato dalle ferite. Lì, con quella ragazzina, quella sorta di angelo, si stava proprio bene.
"Non sono poi tanto una Salvatrice. Da un lato vorrei tornare indietro, ma dall'altro lato... come posso? Non sono abbastanza forte e sto iniziando ad avere veramente paura di non farcela. Per questo sono qui, perché non sono abbastanza forte..."
"È proprio questo il momento per decidere se sei una che molla o meno. Puoi andare avanti con me, sarebbe la strada più facile ma significherebbe anche arrendersi e non rivedere più la tua famiglia, i tuoi amici, quel ragazzo, com'è che si chiama? Blurayne. Loro stanno soffrendo molto"
"Questo non mi aiuta!".
La ragazzina in bianco sospirò.
"In verità sarebbe meglio per tutti, anche per me stessa, che tu andassi. Mio padre ha portato troppa distruzione nel mondo, ha messo fine a troppe vite"
"Aspetta, tuo...? Tu sei Nymeria? La bambina di cui mi ha parlato una volta?"
"Quello è il mio nome, sì", rispose sorridendo. "In nome mio sta facendo tutto questo, ma non è quello che voglio. Non voglio essere vendicata. Tu sei non solo la speranza di chi è ancora in vita, ma anche la speranza di chi ormai non c'è più", Nymeria si fece più vicina e le afferrò per mani. "Puoi venire con me se vuoi.. Ma se scegli di tornare indietro, te ne prego, Fiamma Dragneel: da la pace a mio padre".
Fiamma era rimasta sbalordita sia da quella scoperta che dalla richiesta stessa di Nymeria. Andare o rimanere? Il suo tempo stava per scadere, non poteva temporeggiare per sempre.

Natsu stava combattendo contro Acnologia. Di trattava di uno scontro che quest'ultimo aveva bramato per dodici lunghi anni. Tutto ciò che aveva sempre desiderato era mettere fine alla sua vita e a quella degli altri Dragon Slayer. Tuttavia, Natsu era diverso da come si ricordava, possedeva una forza che stava andando via via fuori controllo. Lucy faticava a riconoscerlo.
"Natsu... tu sei diverso...", sussurrò fra sé e sé.  Sentì un respiro pesante alle sue spalle e si accorse che anche Neel stava cambiando: le sue braccia e metà del suo viso si stavano riempiendo di scaglie, le fiamme lo circondavano. La rabbia e il dolore che stava provando avevano sbloccato il Dragon orse, chissà se ne stava effettivamente rendendo conto.
"N-neel!", balbettò Happy. "Il tuo viso, il tuo corpo... tu sei...!"
"Mi sento tutto un fuoco!", esclamò con rabbia. "Scusa, mamma. Non mi tratterrò". Lucy annuì, seria.
"Vai figlio mio", sussurrò mentre una lacrima rigava il suo volto. Fiamma giaceva ancora tra le sue braccia e non accennava a muoversi. Chiamava il suo nome pur sapendo che non avrebbe mai ottenuto una risposta.

Gray stava cercando di far desistere Rayn dal fare qualche sciocchezza. Era sconvolto e non pensava lucidamente.
"Juvia!", chiamò. "Ferma Rayn, è impazzito!".
La maga non capì, ma nel vedere suo figlio correre come un forsennato, gli si parò davanti.
"Blue, cosa c'è che non va?"
"Perdonami, ma non posso  più stare qui. Devo fare qualcosa! Lasciate che mi sacrifichi!"
"Cosa?! Blue, no! Questa è una follia, non è necessario arrivare a tanto!"
"Invece sì! Fiamma ormai è morta, volete capire che non c'è più speranza?!"- Strizzò gli occhi, lasciando che le lacrime gli rigassero il viso. Non avrebbe mai pensato che nella vita si potesse sentire così tanto male.
"BRUTTO IDIOTA!".
Yuki era furente. Talmente tanto che il suo stesso corpo,a desso d'acqua, ribolliva letteralmente.
"Yuki?", sussurrò suo fratello.
"Ma chi ti credi di essere?" fece lei indicandolo. "Vuoi arrenderti così e lasciarti morire? Io non te lo permetterò! Se adesso ti lasci andare, la morte di Fiamma sarà stata inutile! Lei era... era...", aveva cercato di trattenersi dal pianto, ma era stato inutile. "Lei era la mia migliore amica e se adesso morissi non me lo perdonerebbe mai. Quindi, Bluerayne Fullbuster, smettila di autocommiserarti e combatti, incanala la tua rabbia e combatti!".
Rayn era rimasto interdetti, con le lacrime sospese tra le ciglia. Proprio sua sorella, che in apparenza poteva sembrare così piccola e fragile, lo aveva afferrato - metaforicamente parlando - e l'aveva trascinato via dalla sua esasperazione. Probabilmente Fiamma non avrebbe voluto vederlo così, al contrario, con il suo dolce sorrise lo avrebbe incitato. Abbassò lo sguardo, asciugandosi gli occhi.
"Yuki... ti chiedo perdono. Alle volte tuo fratello si deprime davvero troppo", sussurrò, serio. "Ammazzerò questo bastardi uno per uno se sarò necessario".
Invel dal canto suo sembrava piuttosto spazientito.
"Queste scenate emi infastidiscono sempre, ma che vogliamo farci"
"Ehi, bastardo!", lo chiamò Meredy. "Hai già fatto a sufficienza, non credi?"
"Ah, taci stupida donna. Mi sei solo d'intralcio". Invel attaccò. La sua magia del ghiaccio era potente e pericoloso. Meredy non era inesperta, sapeva come affrontare un nemico di tale portata, ma lo Spriggan era anche più orte di quanto poteva ricordare. Il ghiaccio la colpì. Non avrebbe saputo dire dove, forse al cuore o ai polmoni considerando quanto l'aria le mancasse. Rimase immobile per qualche istante, e poi cadde.
"MEREDY!", la chiamò Lyon. "MEREDY!" Si avvicinò alla ragazza, sollevandola appena. Lei aprì gli occhi,, lentamente.
"Oh... Lyon", sussurrò. "Cavolo, mi dispiace.. avrei dovuto prestare più attenzione"
"Smettila di scusarti, non devi", disse spaventato. "Ti ha congelato qualcosa? Potrebbe succedere la stessa cosa che è capitata a Syrio!"
"Non è per me che sono preoccupata... ", sussurrò sottovoce. Lyon non capì, le sue labbra si muovevano così lentamente. Vide poi la mano della ragazza scivolare piano, fino a poggiarsi sul ventre.
"Meredy...?"
"Avrei voluto dirtelo in un altro momento. Ma sono incinta. Mi dispiace! Non voglio che gli capiti nulla, mi dispiace!".
Davanti a quell'inaspettata notizia, Lyon era rimasto senza parole. Aveva appena appreso che sarebbe diventato padre per la seconda volta, ma allo stesso tempo sia la donna che amava che il bambino rischiavano di morire.
"N-no!", esclamò. "Va tutto bene, resisti, d'accordo? Meredy... non puoi lasciarmi, abbiamo bisogno di te!"

Fiamma rabbrividì. Lì dove si trovava, in quella dimensione lontana da ogni tempo e spazio, poteva sentire le urla di disperazione di coloro che aveva lasciato. O forse non ancora.
"No", sussurrò con le mani sulla testa. "Non voglio! La mia famiglia, i miei amici! Loro stanno soffrendo, hanno bisogno di me!"
"Se è questo quello che vuoi, puoi tornare indietro. Dipende dalla tua volontà", disse Nymeria.
"Io voglio tornare indietro. Ma ho paura di non essere abbastanza forte. Te ne prego, dammi un aiuto!". Fiamma la prese per mano. L'altra sembrò sorpresa.
"Fiamma Dragneel, Salvatrice, colei che è nata per proteggere. Tu riuscirai a vincere. La tua forza verrà fuori nella sua interezza. La fiamma divamperà del tutto"
"Aspetta! Ti rivedrò?".
Nymeria sorrise.
"Un giorno, forse. Ma non adesso, non ancora. Il tuo favore per il mio. Siamo pari. Adesso va". Si staccò dalla sua presa e a quel punto per Fiamma divenne tutto bianco. pieno di luce. La magia stava in lei fluendo senza che potesse fermarla. E stava tornado indietro.

Nel campo di battaglia la situazione era abbastanza grave. Ametyst stava affrontando Bloodman, Akua non accennava a svegliarsi. Hikari e Minerva stavano combattendo fianco a fianco contro God Serena, Natsu era praticamente schiacciato da Acnologia. Quest'ultimo sembrava essere divenuto invincibile, come una sorta di dio. E il suo rivale, d'altro canto, non riusciva più a contrattaccare.
"Diamine!", imprecò Neel. "Dobbiamo fare qualcosa. Dobbiamo farlo per Fiamma!"
"Fiamma?", chiese Acnologia sorridendo. "Fiamma non tornerà mai più. Adesso preparati a morire, Dragon Slayer di Fuoco. Natsu sgranò gli occhi, con il fiato corto. Possibile che fosse quella la fine. Sentì le grida disperate di Lucy e poi una luce bianca e prepotente. Lì dove si trovava la bionda accasciata, c'era stata una sorta di esplosione, tuttavia non era ferita. In ginocchio, la maga osservava ad occhi sgranati osservava la scena che le si presentava davanti: Fiamma aveva gli occhi colorati di un rosso accesso, i suoi capelli più che rosa adesso parevano rossi e fatti di fuoco. Metà de suo viso e del suo corpo era ricoperto di scaglie rossastre. Ma più di ogni altra cosa era viva. Viva, sana e fiera. Igneel spalancò gli occhi.
"Fiamma...?", sussurrò. Natsu la vide. Era proprio lei ed era più forte che mai. Non si spiegava come, ma era stata strappata alla morte.
"Lo sapevo che non poteva finire così", mormorò.
Acnologia era, dal canto suo, sconvolto. Come poteva lei essere lì?
"No! Cosa sta succedendo? Non può essere!".
Fiamma sollevò lo sguardo, seria come non mai.
"Sono la Salvatrice e con la fiamma che arde dentro di me... io salverò tutti voi".


NDA
Il momento è arrivato. Devo dirlo. Meno due alla fine. Non ci posso credere. Mi mancherà questa storia e scrivere dei vecchi e nuovi personaggi, ma riservo le mie smancerie per l'ultimo capitolo. Di importante c'è che Fiamma è tornata in vita grazie ad un piccolo aiuto. So che è un espediente narrativo molto usato, ma in particolare ho pensato ad Harry Potter, l'ultimo libro/film in particolare. Il suo ritorno eviterà la tragedia? (tipo Rayn che vuole suicidarsi, tanto per dirne una)

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** La fiamma si espande ***


41 - La fiamma si espande

Potente e bellissima, Fiamma si ergeva da terra come una regina. Era sempre lei, con il pieno controllo della sua magia e delle sue facoltà, aveva semplicemente raggiunto un livello più alto di potenza.
Sia i suoi alleati che i suoi nemici la guardavano con stupore. August era stato fra i primi ad accorgersi della sua resurrezione. Perché di ciò si trattava. Era stata uccisa, su questo non c'era dubbi, ma adesso era di nuovo lì, fra loro.
"Fiamma... è... è... è viva? Ma com'è possibile? Hai una risposta?", domandò rivolgendosi a Zeref.
"Io non ne ho idea. È come se qualcuno l'avesse riportata in vita. E non parlo di usare una magia proibita o cose del genere. Questo è qualcosa che si trova molto più in alto".
Rayn si era fermato un attimo, e nel momento in cui aveva udito quella voce a lui familiare, era rimasto per qualche istante immobile, stupito. Aveva quasi paura di voltarsi e rendersi conto che in realtà era tutto un sogno. Ma lo fece comunque e allora la vide: la sua Fiamma, che aveva visto morire e spegnersi, era di nuovo tra loro.
"Fiamma. Fiamma!", gridò. "Sei proprio tu, non può essere!".
Acnologia era altrettanto incredulo. Come aveva fatto quella ragazzina a sfuggire alla morte? E soprattutto, perché adesso le sembrava così forte e potente?
Per la prima volta in vita sua, provò timore. Fiamma se ne accorse.
"Ti vedi tremare", disse ad alta voce, regale come mai lo era stata. 
Il rivale era serio.
"Io ti ho uccisa. Come puoi tu essere qui"
"Il fatto è che il mio compito non è ancora finito", disse guardandolo negli occhi. "Acnologia... quest'oggi io ti darò la pace".
La guardò per qualche istante. Così potente, così invincibile.
Si sentì perduto.
"NO!"
Vi fu l'esplosione di due magie, di luce e oscurità, che si incontrarono. Ancora una volta il fuoco si piegava al suo volere, bruciando ogni cosa a suo piacimento. Le fiamme si posavano sulla sua pelle senza mai ustionarla. Qualche metro davanti a lei, Acnologia doveva trovarsi  tra la polvere, da qualche parte.
I suoi capelli ondeggiavano al vento, l'espressione era seria. Fiamma sembrava in qualche modo diversa, cresciuta, maturata. Lucy si alzò traballante sulle sue gambe. E lentamente chiamò il suo nome, sperando solo che non si trattasse di una misera illusione.
"Fiamma".
Nel sentire la voce materna, la ragazzina si voltò a guardarla.
"Sono io!", esclamò semplicemente. La bionda sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Tutto ciò che voleva era correre da lei e abbracciarla.
... Peccato che Neel avesse avuto la stessa identica idea.
"FIAMMAAAA!", piagnucolò correndo ad abbracciarla insieme ad Happy. "Sei viva!"
"Ci hai fatto prendere un colpo! Temevamo fosse tutto finito!", aggiunse l'Exceed. "Ti prego, non farlo più!". Lei sorrise.
"Scusatemi se vi ho fatto preoccupare".
Natsu era tornato momentaneamente in sé. Era davvero sua figlia quella davanti a sé? Ma certo, era solo un po' diversa. L'eredità che le aveva tramandato si era finalmente risvegliata.
La Salvatrice si avvicinò con sguardo serio ma al contempo dispiaciuto ai suoi genitori.
"Perdonatemi", si scusò. "Ho permesso ad Acnologia di uccidermi. Stavo per lasciarmi andare, avrei potuto farlo fa... ma non l'ho fatto. Il fatto di aver esitato mi rende una debole, non è vero?".
A Natsu brillarono gli occhi per qualche istante prima di chinarsi su di lei e abbracciarla.
"Tu sei... la maga più forte che io abbia mai conosciuto. Hai un fuoco dentro, una luce, che risplende anche negli attimi più bui".
La piccola si strinse in quell'abbraccio, strizzando gli occhi per trattenere le lacrime.
"Papà, grazie. Ti voglio bene"
"Ti voglio bene anche io, mia piccola Salvatrice"
"Fiamma!", Lucy si era avvicinata e l'aveva soffocata subito in un altro abbraccio. "Ti ho vista spegnerti tra le mie braccia! Stai bene!"
"Sì, mamma... adesso più che mai!".
August guardava ad occhi aperti la scena.
"Fiamma", la chiamò. "Sei... wow! Non ti ho mai vista così. Come... com'è possibile che tu sia tornata in vita, cosa è successo?"
"Prometto che dopo vi spiegherò tutto quanto".
Una piccola folla si era radunata intorno alla rediviva Salvatrice. Rayn ovviamente non aveva perso e senza più ossigeno nei polmoni si era fatto vicino.
Non chiamò il suo nome. Semplicemente si fermò a guardarla.
"Oh, eccolo lì", sorrise August. "Mi stavo giusto chiedendo quanto ci avrebbe impiegato".
Aveva rischiato di perderla. Anzi, no, probabilmente l'aveva perduta, anche se per qualche breve attimo. Era stato data una possibilità a lei, di conseguenza a lui e a tutti loro. Si avvicinò piano, come se avesse paura che potesse sparire. Le sfiorò i capelli, infine il viso, e quando si rese finalmente conto che era tutto reale, parlò.
"Quando te ne sei andata ti ho amata ancora di più. Perché avevo capito davvero ciò che avevo perso"
"Va tutto bene. Adesso son qui, saremo sempre insieme"
"Lo so. Lo so...".
Rayn chiuse gli occhi. Si dimenticò di ogni cosa intorno a lui e allora la baciò, anche con molta foga.
Natsu si schiarì la voce, piuttosto a disagio.
"E va bene. Glielo concedo. Per questa volta".
Fiamma si staccò dal bacio del ragazzo, per ritrovarsi poi le braccia della sua migliore amica attorno al corpo.
"Sapevo che non sarebbe finita così, non ho dubitato di te neanche un'istante"
"Mia cara Yuki. Devi aiutarmi, tutti voi dovete aiutarmi. Ci sono feriti?".
Ametyst, ancora nella sua forma Dragon Force, parlò.
"Akua. Quel bastardo di Bloodman le inferto una ferita profonda"
"E Meredy è stata colpita da Invel!", disse Lyon disperato. "Vi prego. Vi prego, non fate morire lei e il bambino che porta in grembo"
"Oggi non morirà nessuno di noi", proclamò Fiamma. Parlava ad alta voce, sicura di sé, come una vera leader. "Mi è stata donata una forza nuova, tuttavia da sola non posso ancora farcela. Un coniglio non può configgere un drago. Ma un drago può sconfiggere un altro drago"
"Amh", Igneel si massaggiò la testa. "Non capisco che vuoi dire"
"Chi è un Dragon Slayer come me, tra i miei coetanei mi segua. Chi non lo è, da questa parte. Creeremo un muro invalicabile. Qualcuno invece deve occuparsi dei feriti. Mira! A te questo compito!"
"S-sì, Fiamma!", rispose l'albina sorpresa. Gildarts intanto se la rideva alla grande.
"Certo che quella ragazzina ha proprio del carattere", commentò.
Poco distante, Acnologia si era rialzato, furente. Non poteva credere che tutti i suoi piani stessero lentamente fallendo. Se la Salvatrice era perfino in grado di sfuggire alla morte, allora cosa gli rimaneva?
I suoi alleati sembravano turbati allo stesso modo.
"Ehi, capo", borbottò God Serena. "Ma non avevi fatto fuori la Salvatrice?"
"Lei è... tornata in vita, in qualche modo", constatò Invel.
"Tacete tutti quanti!", esclamò con gli occhi sgranati. "Non state eseguendo i miei ordini! Mi sembrava di avervi detto di farli fuori tutti! Ma non la Salvatrice, lei è mia! Non importa quando e in che modo, ma lascerai questo mondo"

"Amh, Fiamma", balbettò Neel. "Non per interrompersi, ma... Acnologia e i suoi stanno di nuovo per attaccarci, che facciamo?".
La Salavtrice aggrottò la fronte. A quanto pare non c'era più tempo da perdere.
"Voialtri occupatevi degli Spriggan. I Dragon Slayer con me", sospirò. "Prestatemi la vostra forza, vi prego".
Natsu allora capì cosa aveva in mente.
"Avete sentito? Che cosa state aspettando?".
"Tsk", borbottò Gajeel. "Per questa volta, solo per questa volta, Salamander, ti consento di darmi ordini. Ma se sopravviviamo, dimenticati di farlo un'altra volta"
"Eh-eh, assicurato!"
"Natsu!", gridò Lucy. "Non voglio lasciarti! Non voglio lasciare i nostri figli"
"Ascoltami, Lu. Andrà tutto bene, non è di me che devi fidarti, ma di Fiamma. Sono certo che lei sa quello che fa", disse guardandola negli occhi.
Seppur con riluttanza, la maga sapeva di doversi fidare e fare del suo meglio.
Ametyst si avvicinò a Fiamma, poggiandole una mano su una spalla.
"Prenditi la mia forza, anche tutta se necessaria. Non voglio che mia sorella muoia per colpa di quei bastardi"
"Ti prometto che nessuno morirà. Perché proteggerò io tutti voi".
Si trovava tra Neel e Ametyst, i quali si guardarono, sorridendo. C'erano poi Hikari, Alecta con i suoi fratellini, Emer, Sephir. Alle loro spalle, i più adulti, Natsu, Gajeel, Wendy, Laxus, Sting e Rogue.
Quest'ultimo sospirò.
"Se dovessi morire... ricorda a Hikari che la amo". L'altro lo guardò male.
"Pensi che ti lascerò morire dopo esserti preso il suo cuore? Assolutamente no, mio caro migliore amico. Il compito di ammazzarti spetta a me, in caso dovessi fare qualcosa che non andava".
A Rogue venne da sorridere, ma si trattenne.

Davanti a loro, Zeref, Mavis, August e Larcade guidarono il resto della gilda.
"Quei maledetti subordinati mi hanno stufato", commentò il primo. "Adesso ci pensiamo noi".
Il suo sguardo si era posato su God Serena.
"Rieccoti, grande e potente Zeref. Pronto a morire?"
"No. Perché non morirò. Magari con l'aiuto della mia famiglia riuscirò a combinare qualcosa"
"F-famiglia?!", balbettò Larcade. "Anche io?"
"Certo!", esclamò August. "Anche tu".
Il Dragonil Bianco sentì le guance colorarsi di rosso e poi avvertì anche un piacevole calore.
"Un momento!", ansimò Minerva. "Un momento... permettetemi di combattere al vostro fianco"
"Tu, Minerva?", domandò August.
"Già, io", disse sollevando lo sguardo. "Quel bastardo mi ha molestato più di una volta, è ora di fargliela pagare".
God Serena chinò il capo di mezzo lato. Ci fu un momento di silenzio e totale immobilità. Poi i due fratelli attaccarono, insieme a Mavis e Zeref. Tuttavia, Minerva sembrava quella più decisa ad ucciderlo. Aveva incanalato la sua rabbia in quel combattimento e voleva in qualche modo rimediare agli errori del passato."o
"Lo sistemo io!", esclamò Larcade congiungendo le mani. "Lasciatelo a me!"
"Aspetta, aspetta!", lo fermò August. "Penso che questo onore tocchi a Minerva".
Quest'ultima e God Serena infatti si stavano fronteggiando. Quest'ultimo era malconcio a causa degli attacchi precedenti, ma sembrava avere ancora abbastanza energia per provocarla.
"Bene, vedo che alla fine sei andata anche contro di noi. Forse dovevamo aspettarcelo, dopotutto una traditrice rimane pur sempre una traditrice".
La donna spalancò gli occhi, ma mantenendo la sua perfetta dignità e contegno, si limitò a parlare.
"Io non sono una traditrice", dichiarò. "VOIALTRI, STATE INDIETRO!".
Le sue braccia si mossero veloci e dalle sue labbra ne uscirono delle parole incomprensibili:
"Niel Wielg Mion 
Terse Elcantaeus 
Yagdo Rigora ! "
Tra le sue mani apparvero delle delle sfere e dopodiché il suo corpo emanò una forte luce. Ne seguì una potente esplosione che costrinse gli altri quattro ad allontanarsi alla svelta.
Zeref tossì rumorosamente, mentre stringeva a sé Mavis.
"Dannazione. Mavis, stai bene?"
"Eh? Sì, credo di sì. Ragazzi?"
"Accidenti!", August non sembrava affatto ferito o turbato. "Che forza, devo ricordarmi di non contraddire mai quella donna!".
La luce era man mano diminuita, fino a sparire. God Serena era finalmente a terra, le pupille vitree. Si avvicinò al corpo, con una smorfia di disgusto sul viso.
"Adesso ho ripagato il mio debito", dichiarò solenne.

Bloodman, che era di certo uno degli Spriggan più pericolosi, si trovava a dover tenere testa a Lucy, Levy e Evergreen. Quelle tre donne forse, prese singolarmente, non potevano eguagliare la sua forza, ma tutte e tre insieme fungevano da buon diversivo.
"Bastardo, questo è per mia figlia!", imprecò l'azzurra.
"Ma...", Lucy sembrava sconvolta. "Ma Levy!"
"Cosa? Ho tutti i diritti di lasciarmi andare!"
"La piccoletta ha ragione", proferì Evergreen togliendosi gli occhiali. "Ogni tanto anche una signora  deve diventare un po'... scurrile".
In loro soccorso erano intervenuti anche Eileen, Erza, Will, Gerard e le due gemelle.
Arya stringeva i pugni nervosa.
"Fiamma conta su di noi! E tra l'altro sono veramente stanca di tutto ciò! Facciamo qualcosa adesso!".
Gerard poggiò le mani sulle rispettive teste delle figlie.
"D'accordo, allora. Ragazze... date il peggio di voi. E tu, Will", sospirò. "Renditi utile e proteggile".
Il ragazzo annuì subito. Quello non era solo un ordine, era una questione personale e d'orgoglio. Proteggere Arya, ma soprattutto Luna, era un compito soltanto sua.
Arya si equipaggiò con una magnifica armatura dal colore rosso e ora, lucida.
"Io sono pronta! Andiamo!".
Erza e Eileen stavano invece facendo squadra. La prima non avrebbe mai detto che si sarebbe ritrovata, un giorno, a collaborare proprio con sua madre. Ma nonostante gli screzi iniziali, oramai sentiva di starsi legando a lei. Che fosse... naturale?
"Coraggio, Erza. Tra poco sarà tutto finito".
Lei annuì.
"Grazie... per tutto questo", affermò seria. Gli occhi di Eileen divennero lucidi. Era così felice che finalmente tutto stesse tornando al suo posto.
"Dovere", si limitò semplicemente a rispondere. Dietro di loro, Cana e Gildarts stavano combattendo Neinhart e Jacob Lessio, mentre Rayn, Yuki e Syrio contro Invel. Quest'ultimo dovette ammettere di sentirsi non poco in difficoltà. Quei tipi avrebbero dovuto essere stanchi e deboli, mentre invece stavano continuando a combattere, mettendoli in difficoltà.
"Ehi, damerino dei miei stivali", lo chiamò il primo. "Ho un compito importante, ovvero quello di aiutare la Salvatrice. E non penso mi fermerai tanto facilmente. Pronti, ragazzi?"
"Prontissimi, Rayn!", gridò sua sorella. "Tutti insieme, okay? WATER FORCE!".
L'acqua si sollevò e obbedì al comando della sua padrona. Adesso che Fiamma era tornata in vita, tutti lì si sentivano come rinati.
"Blue!", esclamò Juvia ine stasi. "Juvia è così commossa! Il suo bambino è diventato grande".
Lyon però non sembrava molto dell'umore giusto per esultare. Gray gli si avvicinò, dandogli una pacca su una spalla.
"Coraggio. Se lo eliminiamo, forse anche l'incantesimo che ha lanciato su Meredy scomparirà"
"Oh, puoi scommettere che lo elimineremo. Dì a tuo figlio di farmi spazio, il colpo di grazia voglio darglielo io!".

Fiamma respirò a fondo. Nel momento in cui era ritornata in vita , aveva sentito una grande forza fluirle dentro. Tuttavia non bastava ancora, aveva bisogno di superare i suoi limiti, proprio per questo motivo aveva chiesto agli altri di prestarla la loro forza.
"Sei proprio sicura di questa cosa?", chiese Ametyst. "Il tuo corpo potrebbe non reggere"
"Non preoccuparti per questo! Ho bisogno di caricarmi completamente, fidatevi di me!".
Acnologia la fronteggiava, tuttavia non riusciva ancora a comprendere quali fossero le sue intenzioni.
"Salvatrice! Mi hai stancato! Che cosa stai aspettando? Vieni qui e combatti!".
Lei assottigliò lo sguardo.  Attimo dopo attimo la magia dei suoi compagni la raggiungeva, fondendosi alla sua. Fuoco, ferro, fulmine e luce, quegli elementi erano ora dentro di lei, erano divenuti un'unica cosa. Un potere così grande aveva certamente bisogno di esplodere. Sembrò quasi che l'aria attorno al suo corpo si fosse colorata di bianco.
"Coraggio, Fiamma!", la incitò Natsu. "Adesso vai!".
E lei si sollevò, quasi volando. Velocemente si scagliò contro Acnologia, il quale non trovò alcun modo per pararsi. Quella ragazzina era veloce, abile, scattante e particolarmente scaltra.
Lo colpì. Le sue fiamme bruciavano, ma erano anche luminose e taglienti come il ferro. Acnologia non aveva mai visto nulla di così assurdo. Un attacco così potente era impossibile da fermare, anche per uno come lui. Fu costretto a scostare lo sguardo per non accecarsi, mentre si malediceva mentalmente per non essere stato abbastanza attento. 
"Non puoi vincere! Non puoi!", gridò.
Fiamma era arrivata a lui davanti. Lo guardava, con occhi apparentemente vuoti. E allora parlò.
"Nymeria mi ha chiesto di darti la pace. Non posso non mantenere la mia promessa".
L'espressione di Acnologia a quel punto divenne indefinibile.
"Nymeria? Che cosa stai dicendo?"
"Io l'ho incontrata. È lei che mi ha mandato qui, perché il mio compito non era ancora finito. Ti prego, lasciati andare. Così potrai riunirti a lei".
Che sciocche, sciocche parole. Davvero sarebbe bastato così poco? E se davvero era così, a cosa era servito tutto ciò, tutti quegli anni di rancore?
Il suo orgoglio gli impediva di lasciarsi andare, ma da un lato... quanto sarebbe stato bello lasciarsi andare e riabbracciare colei per cui aveva fatto tutto ciò?
Per la prima volta dopo secoli sentì le lacrime pungergli gli occhi.
"Tutto quello che io ho fatto, tutto quello che io ho detto... era per lei. Solo e soltanto per lei".
Fiamma sorrise. Non si nasceva malvagi. Lo aveva imparato prima con August, poi con Larcade, e infine anche con lui.
Aveva promesso a Nymeria che gli avrebbe dato la pace. Doveva tutto a quella ragazzina, dopotutto era lei che le aveva connesso una seconda possibilità.
"Lo so. Alla fine meritiamo tutti un finale felice, no?".
Acnologia la guardò negli occhi: quella ragazzina era totalmente diversa dalla bambina ingenuo e fragile che aveva incontrato poco tempo prima. Lei era la Salvatrice, colei che era nata per sconfiggerlo. Probabilmente una parte di sé lo aveva sempre saputo.
"Che succede?!", esclamò Neel, confuso, tuttavia nessuno udì la sua domanda.
Luce e fuoco si levarono in alto, fu necessario chiudere gli occhi. Fiamma aveva sferrato il suo attacco finale e Acnologia l'aveva lasciata fare.
"Tu hai già sofferto abbastanza", sussurrò solenne. "Riposa in pace".
Non avrebbe ringraziato la Salvatrice. Nessuno ringraziava colei che lo stava uccidendo. Tuttavia non sarebbe stato necessario. Le era bastato guardarlo per capire.

Intorno a lui c'era solo luce. Troppa luce. Dubitava che esistesse un inferno o un paradiso, semplicemente un luogo dove tutte le anime erano destinate a ritrovarsi.
Si guardò intorno con la sua solita aria seccata.
"Quindi questo significa morire, eh? È diverso da come mi aspettavo. Tu hai vinto, Salvatrice. Ma dopotutto era scritto, avrei dovuto saperlo, no?".
C'era foschia. O erano forse nuvole? Non ebbe tempo per pensarci, perché proprio su esse si ergeva la figura angelica di Nymeria, che vestita di bianco aveva gli occhi che brillavano come stelle.
Acnologia la vide e rimase interdetto, sotto shock, per qualche attimo. Era passata letteralmente una vita dall'ultima volta che aveva visto la sua bambina. Lei era rimasta esattamente come l'aveva lasciata. E sorrideva.
"Fiamma ce l'ha fatta", sussurrò. "Sei qui. Beh... non che avessi mai avuto dubbi, su questo"
"Nymeria sei... sei veramente tu?".
Lei annuì.
"Proprio io? Ho aspettato per tanto tempo questo momento. Mi spiace che tu abbia sofferto per causa mia, io...".
Acnologia si era fatto più vicino e l'aveva stretta fra le braccia. In quel momento non contava niente. Dopo un'esistenza misera fatta di vendetta e sofferenza, sua figlia, che aveva creduto perduta per sempre, era di nuovo di lì, e questa volta non sarebbe più andata via.
Lacrime che aveva trattenuto per sempre, finalmente abbandonarono i suoi occhi.
"Nymeria... perdonami... perdonami...", sussurrò.
Lei sospirò, godendo del calore di quell'abbraccio.
"Va tutto bene. Adesso staremo insieme per sempre", sussurrò.
E la luce li avvolse.


NDA
Allora che ne pensate? Devo ammettere che è stato... veramente bello scrivere questo capitolo. E ammetto anche che sia per questo che per il capitolo finale mi sono ispirata all'ultima puntata della settima stagione di OUAT. Alla fine, anche se morto, Acnologia ha avuto il suo lieto fine.... ma adesso tocca agli altri, dopotutto devono ancora tornare nel loro mondo :)

Al prossimo e ultimo capitolo T_T

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Una seconda possibilità ***


Una seconda possibilità

Fiamma respirò a fondo, lasciandosi cadere in ginocchio. Il fuoco era sparito, così come le squame sul suo viso.
E Acnologia giaceva immobile con le iridi vuote.
La Salvatrice sorrise mestamente.
"Spero che tu possa essere felice, ovunque ti trovi. Ma sono abbastanza certa che sarà esattamente così".
Sollevò poi gli occhi al cielo, notando con contentezza come le nuvole si fossero finalmente diradate, lasciando intravedere l'azzurro.
"Ce l'abbiamo fatta!", esultò Neel alzando le braccia al cielo. "No, anzi! Tu ce l'hai fatta! L'hai battuto! Ci hai salvati!".
La ragazzina sorrise, con le guance leggermente arrossate. Nonostante tutto, non era ancora abituata a starsene al centro dell'attenzione.
Lucy corse subito ad abbracciarla, potendo finalmente tirare un respiro di sollievo.
"La mia piccola Fiamma! Sono così fiera di me!".
Dall'altro lato, Natsu la stringeva allo stesso modo.
"Sei stata strabiliante, sei stata magnifica, sei stata... beh, dopotutto buon sangue non mente, eh?"
"Ci siamo anche noi, fateci spazio!", Neel si fece spazio in quell'abbraccio, insieme ad Happy. "È stato epico!".
Fiamma chiuse gli occhi, godendo del calore di quell'abbraccio. Lì si stava proprio bene ed era esattamente dove avrebbe voluto trovarsi.
Gli altri Spriggan, aiutanti di Acnologia, erano stati eliminati. Invel giaceva anche lui al suolo, ancora leggermente in bilico tra vita e morte, mentre osservava colui che lo aveva ridotto in quelle condizioni: Rayn sembrava soddisfatto.
"Non commetto mai lo stesso errore due volte", disse il ragazzo.
Invel mugolò qualcosa di incomprensibile, dovendo ammettere, malgrado tutto, la sua sconfitta.
"Sei più in gamba di quel che credevo, ragazzino. Te lo concedo".
Rayn sorrise compiaciuto. Finalmente si sentiva bene e si sentiva forte. Non ci sarebbe stato posto per nessuna emozione negativa.
"Il mio Blue sta bene!", gridò Juvia abbracciandolo da dietro. "Juvia ha avuto una paura terribile!"
"Accidenti!", fece lui arrossendo. "Mamma, hai rovinato il mio momento di gloria. Oh beh... suppongo vada bene anche così".
Dopodiché si avvicinò Gray con in braccio Yuki.
"Bel lavoro, Rayn"
"Grazie, ho imparato tutto dal migliore", rispose facendo l'occhiolino. 

Fiamma si trovava ancora strapazzata nell'abbraccio della sua famiglia, quando vide August avvicinarsi a lei.
"August!", gridò correndogli incontro e abbracciandolo. "Abbiamo vinto, abbiamo vinto! Ce l'abbiamo fatta!".
Lui spalancò gli occhi, per poi sorridere e ricambiare l'abbraccio. 
"Tu ce l'hai fatta. Se non ci avessi creduto per prima, non saremmo arrivati fin qui"
"Sei davvero coraggiosa, piccola Fiamma", asserì Zeref.
"Proprio come una maga di Fairy Tale dovrebbe essere", disse dolcemente Mavis.
Fiamma sorrise imbarazzata, poi però ci fu un pensiero che le attraversò la mente.
"C'erano dei feriti! Devo andare a vedere come stanno!"
"Aspetta!", August sospirò. "Quella ragazzina è veramente instancabile".

Akua si trovava distesa sul terreno. La sua famiglia le stava attorno, Ametyst in particolare sembrava molto nervosa.
"Akua", sussurrò con le mani sul cuore. "Akua... coraggio, coraggio".
Il battito c'era, questo era evidente, eppure la bambina non accennava a svegliarsi.
Gajeel strinse a sé Levy, la quale si trovava in grande apprensione. Nessuno avrebbe mai voluto vedere il proprio figlio in quelle condizioni.
La piccola si mosse, prendendo a tossire rumorosamente.
"Umh... oh...", si lamentò, ancora con gli occhi chiusi. "Ma che è successo, dove sono?"
"AKUA!", i suoi fratelli non le diedero neanche il tempo di riprendere coscienza che le furono addosso. Ametyst pianse, mentre la stringeva a sé, era così felice, non si sarebbe mai perdonata se le fosse capitato qualcosa.
"Sei viva! Meno male, sono così felice!", mormorò mentre le lacrime le solcavano le guance. E per quanto in genere avrebbe volentieri evitato di mostrarsi così debole, in quel momento non aveva importanza.
"Sì, sto bene, sto bene!", esclamò contenta e anche in parte confusa. "Papò mamma! Ma che è successo?"
"Piccola!", Levy la strinse subito a sé. "Va tutto bene, adesso è tutto finito. Vostra sorella ha combattuto con tutte le forze"
"No", borbottò lei. "Io non ho fatto niente di che, davvero!"
"Andiamo!", Gajeel la strinse a sé, divertito. "Non fare la timida e prenditi i tuoi meriti!".
Accanto a loro, Meredy invece non si era ancora svegliata. Visto che Invel era andato, teoricamente la magia che gli aveva lanciato avrebbe dovuto essere scomparsa.
"Mamma, svegliati!", esclamò Syrio. "Dai, coraggio!". Lyon invece preferiva stare in silenzio. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era che una vita senza Meredy non era neanche lontanamente immaginabile.
"Ti prego, non lasciami adesso, ho troppo da perdere...", mormorò.
Passò qualche istante, e finalmente anche la ragazza prese a muoversi. Lentamente aprì gli occhi, guardando i due.
"Ragazzi... state bene tutti e due?"
"Meredy!", gridò Lyon abbracciandola. "Noi stiamo bene? Sei tu quella che è stata colpita! Allora forse l'incantesimo è sparito, però...", la guardò negli occhi. "Il bambino come sta?".
Lei fece per rispondere, ma venne prontamente interrotta da Syrio.
"Sta bene", disse infatti tranquillo. "È stato lui a dirmelo. Posso sentire cosa pensa".
Meredy sorrise.
"È vero. Anche io posso sentirlo. Va tutto bene, Lyon. Siamo tutti e quattro qui".
Il mago affondò il viso sul suo petto, potendo finalmente abbandonare lo sconforto che fino a quel momento aveva gravato sulle sue spalle.

Adesso era finita. Stavano tutti bene e il nemico era stato sconfitto. Eppure, perché Larcade si sentiva fuori luogo? Come se non fosse quello il suo posto?
Dopotutto, lui non aveva una casa, lui era un ex nemico che era passato dalla parte del bene solo recentemente.
August si accorse della sua espressione pensierosa, così gli andò vicino.
"Larcade, cosa c'è?"
"Nulla,  è solo che...", distolse lo sguardo. "Che ne sarà di me adesso? Tu mi avrai anche accettato, ma gli altri? Io non posso restare"
"Ma certo che puoi restare! Scherzi? Fai parte della nostra famiglia. Io e te siamo uguali, se hanno accettato me, perché non dovrebbero fare lo stesso con te?".
Larcade fece una smorfia, in verità non si sentiva molto sicuro.
Mavis allora si schiarì la voce.
"Scusate. Qui c'è qualcuno che dovrebbe dire qualcosa", fece dando una gomitata a Zeref.
"Emh, sì, d'accordo", si schiarì la voce. "Larcade... chiedere il tuo perdono è il minimo che possa fare. Non mi sono comprtato per niente bene nei tuoi confronti, anzi, sono stato disumano, decisamente. Se mi riguardo indietro... mi rendo conto che ciò di cui avevi bisogno era amore, non odio".
Larcade sentì un velo di lacrime inumidirgli il viso. Abbassò subito lo sguardo. Oramai non provava più rancore, ma ripensare al dolore che aveva passato lo faceva ancora soffrire.
"Non desideravo altro", sussurrò. "Solo sentirmi dire questo. Pensavo di essere parte della tua famiglia, ma invece mi sbagliavo"
"È adesso che ti sbagli", parlò Mavis. "Tu fai già parte della nostra famiglia".
Il ragazzo allora sollevò di nuovo lo sguardo, sorpreso. 
"Io...? Davvero?"
"Davvero", confermò Zeref. "Tu sei uno di noi, Larcade Dragneel".
Sentirsi appellare in tale modo gli riempì il cuore di gioia. Per tutta la sua esistenza non aveva avuto niente di veramente suo, eppure adesso aveva una seconda possibilità, lì, proprio davanti ai suoi occhi.
"Questo vuol dire che possiamo adottarlo?", domandò August con gli occhi che brillavano, neanche fosse stato un bambino.
"Adottarlo? Non sono mica un cane!", chiarì immediatamente l'altro, prima di essere soffocato in un abbraccio fraterno. 
Adesso non era più da solo. Adesso faceva parte di una nuova e meravigliosa realtà.
"August, August!", esclamò ad un tratto Fiamma, con il fiato corto. "Ascoltami! La guerra è finita e io ho portato al termine il mio lavoro, però... mi piacerebbe poter conoscere il posto dove sono nata. La città di Magnolia mi rimarrà sempre nel cuore, perché ho conosciuto tutti voi, però... la nostra casa è un'altra".
Il mago pensò ad una cosa che fino a quel momento aveva accantonato: doverli riportare tutti nel loro mondo.
"Ah", sospirò. "Io sono d'accordo con te. Voglio davvero tornare indietro, ma... ho paura di non riuscire a creare un sortilegio abbastanza potente. Ai tempi c'era Acnologia ad aiutarmi"
"E adesso ci siamo noi", dichiarò Zeref. "Lui ti ha aiutato a creare un sortilegio per dividere. E noi ti aiuteremo a creare un sortilegio per unire"
"Sono d'accordo!", esclamò la bambina. "Forza, August. Vedrai, sarà facile".
Non poté fare a meno di guardare con contentezza e orgoglio tutto cil che in quegli ultimi mesi aveva trovato, amici, una famiglia, un motivo per cui vivere.
"Avete ragione. Per come vi ho portato qui, vi farò tornare indietro, promesso!".


Qualche mese dopo...

Il nuovo mondo – anzi, il mondo da cui tutti loro provenivano – era bellissimo. Malgrado fossero già passati più di sei mesi dal loro arrivo, per Fiamma e i suoi coetanei sembrava tutto nuovo, abituati per com'erano al "vecchio" mondo.
August aveva dimostrato grande abilità, e grazie l'aiuto delle persone a lui care, aveva  creato un sortilegio in grado di riportarli indietro, nel loro mondo d'origine, quello in cui tutto era cominciato.
Fairy Tail era finalmente tornata a casa.
Quello era un giorno molto importante per la gilda in sé. Fiamma indossava un vestito bianco e una coroncina di fiori, mentre guardava fiera il tatuaggio che adesso portava sul polso. Il marchio che per sempre avrebbe dimostrato la sua appartenenza a quella gilda.
Anche Yuki portava una corona in testa, fatta però di fiordalisi.
"Ehi, Fiamma! Ti ho trovata finalmente, con questo caos non sapevo dove fossi. Dove si nasconde August?"
"Lui... credo che sia un po' nervoso, ma è meglio non infierire".
Rayn si avvicinò alla sua ragazza tutto impettito.
"Scusate l'interruzione, ragazze. Ma Neel mi ha scaricato per Ametyst ed io ho bisogno del supporto morale di Fiamma"
"Te lo concedo, ma ricordati che lei è sempre la mia migliore amica!", borbottò Yuki con una punta di gelosia.
Fiamma rise, facendogli poi segno di guardarla.
"Credo che ci sia qualcuno che ti sta reclamando".
Il qualcuno in questione era Syrio, il quale aveva le guance colorate di rosso. La storia fra lui e Yuki stava crescendo lentamente, giorno dopo giorno. 
Lo abbracciò e lui sorrise, guardando poi alla sua destra: Gray gli fece chiaramente segno di non fare mosse avventate perché in caso sarebbe stato lì ad attenderlo.
Preciso e conciso.
"Andiamo, smettila di minacciare mio figlio, è un bravo ragazzo. E tu sei esagerato", gli disse Lyon.
"Tsk, esagerato? Voglio vedere te fra qualche anno", sorrise divertito. "Dopotutto anche tu hai ormai una figlia, no?".
Lyon gli lanciò un'occhiata nervosa. A qualche metro di distanza, Juvia e Meredy stavano parlando. La seconda stava tenendo tra le braccia una bimba che le somigliava molto e cui avevano dato il nome di Eira.
"Umh", Lyon assottigliò lo sguardo. "E va bene. Per questa volta hai ragione tu".
Lucy si guardò intorno con fare confuso.
"Natsu, sai per caso dove si è cacciato tuo figlio?"
"Io non ne ho idea in realtà!", affermò lui senza troppi problemi. In verità, Neel e Ametyst, appartati in un angolo, si stavano baciando con grande trasporto. Oramai erano una coppia ufficiale, dove la passione – forse anche troppa – non mancava.
"Neel, dai, andiamo via di qui...", sussurrò lei.
"Ma non possiamo. Ti prego, aspetta solo un po', va bene? Giuro che dopo faremo tutto quello che vuoi"
"Puoi dirlo forte", lei sorrise furba. Il brusio delicato venne letteralmente squarciato da una voce che Neel riconobbe subito.
"TU, PICCOLO DRAGNEEL!".
Gajeel sembrava furente, mentre Levy, andandogli dietro, lo pregava di darsi un contegno.
"Ancora?", si lamentò Ametyst a braccia conserte. "Ma quando la finirai?".
Il suo ragazzo era già pronto a scappare, ma prima che potesse farlo, il Dragon Slayer lo afferrò.
"Giuro che non ho fatto niente, non stavo facendo niente!", piagnucolò.
Gajeel lo guardò qualche istante, per poi farsi comparire un ghigno sul viso.
"Caro piccolo Igneel", lo chiamò. "Purtroppo so che non mi  libererò di te tanto facilmente. Detto questo, a quando il matrimonio?"
"M-matrimonio?"
"Naturalmente", disse serio. "Dopo esserti preso l'innocenza della mia bambina, devi per forza sposarla. E io sarò qui e farò in modo che tu non possa scappare".
Il ragazzo indietreggiò, in un misto tra la paura e il divertimento. Sicuramente si era cacciato in un bel guaio, ma andava bene così. Amava Ametyst, e sapeva che in ogni caso sarebbe stata lei la ragazza con cui avrebbe trascorso il resto della sua vita.

Alecta e Freed stavano parlando amabilmente con Wendy e Mest. Quest’ultimi facevano oramai coppia fissa e si sarebbero sposati a breve.
“Adoro i matrimoni”, sospirò la prima. “Posso farti da damigella? Un giorno anche io mi sposerò, vero Freed?”.
Lui si guardò nervosamente intorno.
“Ti prego, non fare questi discorsi adesso. Laxus ci guarda”, sorrise salutando in direzione dell’amico. “Almeno ho la sua fiducia”
“Sì, e voglio proprio vedere quanto dura, in fondo lui non immagina neanche quanto ci date dent-”, Mest era stato prontamente interrotto.
“Vuoi stare zitto?! Vuoi che muoia, accidenti?!”. Alecta alzò gli occhi al cielo, volgendo poi lo sguardo alla sua migliore amica, la quale era appena arrivata con Rogue sottobraccio.
“Ciao a tutti! Scusate il ritardo, non avete ancora iniziato, vero?”
“Tranquilla. August si fa attendere”, sospirò Wendy. “Sting e Yukino! Come siete belli, sembrate una coppia appena sposata”
“Grazie Wendy, sei davvero gentile”, rispose l’albina. Mest invece pensò bene di infierire.
“Visto che ne stavo parlando poco fa con Freed… dimmi Sting, non è strano che il tuo migliore amica e tua figlia stiano insieme?”.
Rogue sbuffò.
“Volete tappargli la bocca?”. Sting sembrava piuttosto serio.
“Ho già passato la fase dello shock. Se è strano? Sì, abbastanza. Però, in fin dei conti sono stato fortunato, perché per Hikari non potevo chiedere di meglio”.
La ragazza sospirò contenta. Finalmente andava tutto bene, dopo tante peripezie.
Minerva aveva scorto i suoi amici conversare in lontananza. Oramai il rancore e l’invidia facevano parte del suo passato. Era infatti arrivato per lei il momento di guardare avanti.
“Minerva!”, esclamò Hikari. “Sono così contenta che tu sia qui. Dimmi, te ne andrai subito?”
“Temo di sì, c’è una nave che mi aspetta. Ma non preoccupatevi, tornerò presto”, rispose ammiccando.
La maga aveva infatti deciso di prendersi una pausa lontano dalla gilda. Avrebbe viaggiato e affinato la sua magia per terre lontane, e sarebbe poi tornata. Dopotutto era giusto che trovasse la sua strada.

Eileen e Erza avevano pian piano preso a ricostruire il loro rapporto. La prima, così come Brandish, Ajeel e Dimaria, facevano ufficialmente parte di Fairy Tail. Per sua figlia era stata una bella novità averla lì, e stavano insieme recuperando finalmente il tempo perso. Per Eileen era arrivato il momento di godersi un po’ la sua famiglia.
“Erza, tesoro!”, chiamò la donna. “Ho perso di vista le gemelle?”
“Sì, abituati, perché qui è sempre così, siamo in tanti. Saranno da qualche parte a combinare chissà che...”.
Gerard aveva cercato le due gemelle per un po’ con lo sguardo. E poi l’aveva vista: Will e Luna se ne stavano seduti ad un tavolo, leggevano e si guardavano in un modo che seppe riconoscere all’istante.
Alla fine quel momento era arrivato anche per lui. Arya gli si avvicinò, divertita.
“Crescono così in fretta, vero?”
“Già”
“Tranquillo, la terrò io d’occhio”, alzò gli occhi al cielo. “Finché non mi innamorerò anche io. A quel punto saranno fatti tuoi”
“Aspetta… cosa?!”.


“Sono così nervoso, così nervoso!”.
August camminava avanti e indietro senza riuscire a darsi un freno.
“Piantala di agitarti, è inutile!”, tentò di tranquillizzarlo Larcade. “E ricordati di respirare. Perché ti agiti tanto? Hai l’indole del leader!”
“Certo, dici così perché non sei tu al mio posto!”.
Mavis sospirò pazientemente. Quei due ragazzi le davano non poco da fare, a volte erano peggio di due bambini.
Zeref comparve poco dopo. In braccio teneva l’ultima arrivata della famiglia: la piccola Gwanwyn, chiamata semplicemente Gwen, aveva i capelli neri come l’ebano e uno sguardo vivace.
“Ragazzi. Scusate, ma aspettano tutti te, August”
“Grazie, adesso sì che mi sento meglio, eh!”, borbottò. “E va bene, d’accordo. Facciamo questa cosa, subito!”.

All’interno della gilda era calato un silenzio quasi religioso. Ciò non aveva aiutato molto August, il quale si sentiva già di per sé molto a disagio.
Gildarts gli fece segno di avvicinarsi a lui.
“Ah, beh, sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, ma non immaginavo così presto. D’altronde però è meglio così. Sento che questa è la cosa giusta. E poi, diciamocelo… la mia vita nomade mi manca fin troppo”.August sorrise, inarcando un sopracciglio.
“Affideresti la gilda al tuo peggior nemico?”
“Al mio migliore amico, vorrai dire!”, Gildarts gli diede sonoramente una pacca sulla spalla. “August Dragneel. Oggi, qui, davanti a tutti, io ti dichiarò il nuovo master di Fairy Tail. Tale compito non è mai facile. Un master protegge, unisce, incoraggia. Ed è proprio per questo che credo che questo ruolo sia perfetto per te”.
Il ragazzo, adesso più tranquillo, tornò a respirare. Non era certo che sarebbe riuscito a fare un buon lavoro, ma era per lui un onore poter essere il protettore di quella gilda che lo aveva accolto.
“Vai, August! Sei grande!”, lo acclamò Neel.
“Sì, emh. Grazie, grazie davvero”, si schiarì la voce. “Io… non so davvero cosa potrei dire. Non ho mai avuto nulla da proteggere…. Fino ad ora. Penso sia superfluo dire quanto la mia vita sia cambiata in quest’ultimo anno. Ed è solo grazie a tutti voi… certo che ne abbiamo passate insieme”, disse pensieroso. “Io non ho solo trovati degli amici e degli alleati, ho trovato una famiglia. E in quanto vostro nuovo master, io voglio proteggere questa famiglia. Lo so che gli anni persi non potranno mai essere recuperati e che il male che c’è stato non potrà essere cancellato. Però… voglio che questo… possa essere il nostro nuovo inizio”.
Dicendo ciò sorrise, e guardò Larcade, Mavis e Zeref, che volsero a loro volta lo sguardo sulla piccola Gwen.
“Un applauso per il nostro nuovo master!”, esclamò Natsu. “Noi ci affidiamo a te!”.
“Grazie, ragazzi… davvero”, sussurrò.
Fiamma si intrufolò tra la folla, raggiungendolo e abbracciandolo.
“Ce l’hai fatta, August. Finalmente abbiamo il nostro lieto fine”
“Lieto fine?”, domandò lui. “Chiamiamola anche… una seconda possibilità”.
Ancora una volta, Fairy Tail aveva vinto. 


NDA
*Neve
** Inizio
Siamo giunti alla fine. Mi sono rifatta tantissimo al finale di serie, ho voluto rendere August il nuovo master della gilda perché… secondo me ha tutte le carte in regola per esserlo. Tutte le coppie sono felici e ci sono state anche due nuovi arrivi.
Eira significa neve, mentre invece Gwewyn, anche se penso si fosse capito, vuol dire inizio, tutti e due dal gaelico :D
E io non so che dire, sinceramente. Perché se penso a quanto tempo mi ci è voluto per decidermi a pubblicare questa storia, quasi non ci credo che adesso sono qui, mi fa strano e… sono triste, perché i miei personaggi mi mancheranno, spero che scriverò ancora su di loro. Considero Fiamma & company i miei bambini, quindi… è dura lasciarli andare, accidenti. 
Tra l’altro voglio abbracciarvi tutti uno ad uno per aver seguito la storia fin qui, ne sono veramente grata e lusingata, non posso che ringraziarvi, spero di avervi lasciato qualcosa. Alla prossima (che spero arrivi presto) <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3757535