The odds are never in our favor di Ms Mary Santiago (/viewuser.php?uid=976451)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Mietitura I ***
Capitolo 3: *** La Mietitura II ***
Capitolo 4: *** La Mietitura III ***
Capitolo 5: *** Addii e partenze ***
Capitolo 6: *** La sfilata dei carri ***
Capitolo 7: *** Il primo giorno d'addestramento ***
Capitolo 8: *** Le alleanze ***
Capitolo 9: *** La sessione con gli Strateghi ***
Capitolo 10: *** Le interviste ***
Capitolo 11: *** Il bagno di sangue ***
Capitolo 12: *** L'Arena: giorno 2 ***
Capitolo 13: *** L'arena: giorno 4 ***
Capitolo 14: *** L'Arena: giorno 7 ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Il
cielo sulla distesa d’acqua davanti a lui stava
diventando sempre più plumbeo, segno che da lì a
qualche minuto il Distretto
sarebbe stato scosso da una tempesta con i fiocchi. I pescatori erano
già
rientrati in porto, consapevoli di quello che stava per accadere, e
stavano
riponendo le reti con cura.
Le
mamme richiamavano gli ultimi bambini che si erano
attardati a giocare lungo la banchina del porticciolo, esortandoli a
rientrare
in casa prima di prendersi un malanno.
Il
rombo di un tuono annunciò con qualche secondo di anticipo
la caduta delle prime gocce di pioggia.
Le
corte ciocche castane si appiattirono sulla sua fronte
mentre lasciava vagare la sabbia umida tra le dita.
-
Bas, ti stavo cercando ovunque. –
La
voce di sua sorella lo riscosse dai suoi pensieri.
Posò
lo sguardo sulla quindicenne che avanzava a passo incerto
rabbrividendo sotto le gocce fredde.
-
Alla fine mi hai trovato, no? –
Si
alzò con un deciso colpo di reni e le scompigliò
affettuosamente i capelli, sorridendo divertito davanti
all’aria indignata
della sorella.
-
Bas! –
-
Cosa c’è nanerottola, vuoi che i tuoi capelli
stiano in
ordine per attirare l’attenzione di qualche ragazzo del
Distretto? –
Christine
arrossì diventando di una sfumatura molto simile a
quella del corallo che la corrente portava spesso sul bagnasciuga.
-
Ah, quindi c’è davvero un ragazzo che ti piace -,
sorrise
malizioso, - e io lo conosco? –
Mise
le mani sui fianchi e gli rivolse un’occhiata che gli
ricordò molto sua madre quando cercava di apparire severa.
-
Anche se ci fosse non ti direi mai di chi si tratta,
finiresti con il mettermi in imbarazzo e prendermi in giro a vita.
–
-
Non lo farei mai – protestò, ma il sorriso
divertito che gli
stirava le labbra tradiva il fatto che stesse mentendo.
Christine
roteò gli occhi.
-
Sì, certo, come no. Comunque mamma e papà ci
aspettano a
casa, diamoci una mossa. –
Li
aspettavano in casa proprio come facevano quel medesimo
giorno da ormai tredici anni.
Il
giorno dell’annuncio presidenziale per l’inizio
della nuova
Mietitura.
E
quella sarebbe anche stata l’edizione della memoria.
Cento
anni dall’inizio del regime di Capitol.
Non
osava neanche immaginare cosa si sarebbe inventato Snow
quella volta.
-
D’accordo, nanerottola, rientriamo. –
La
prese per mano e lei non protestò.
Non
lo faceva mai alla vigilia di una Mietitura.
*
Riley
abbattè l’ascia contro il tronco
dell’albero, facendolo
tremare sotto l’impeto del colpo, e osservò
soddisfatta l’incisione che aveva
prodotto quando ritirò l’arma.
-
Non dovresti essere a casa? –
Si
voltò incontrando le iridi verde bosco di Fox.
Le
ciocche ramate, tremendamente simili al pelo dell’animale
che gli aveva dato il nome, erano più scompigliate del
solito e per qualche
strano motivo le venne voglia di affondarci le dita in mezzo e
spettinarle
ancora di più.
-
Rientrerò tra poco. –
-
Stanno per dare l’annuncio dell’inaugurazione della
Mietitura -, osservò, - tutti gli altri sono già
andati via. –
-
Tu no però – replicò, rigirando il
manico dell’ascia tra le
mani.
-
No, non volevo andare via senza di te. –
Riley
sorrise lievemente, osservandolo mentre la fissava con
aria a metà tra l’imbarazzato e il titubante.
Sembrava
che volesse disperatamente fare qualcosa, ma non
sapesse se fosse una buona idea o meno.
-
D’accordo, volpacchiotto, allora andiamocene. Tuo padre si
infurierà se non ti fai vedere prima dell’inizio
del discorso di quel maledetto
vecchiaccio. –
Gli
si affiancò, tenendo l’ascia con la sinistra e
facendo
scivolare la mano destra in quella di Fox.
Intrecciò
le dita alle sue, stringendo piano, e poco dopo il
ragazzo fece lo stesso con aria decisamente meno nervosa.
Erano
quasi arrivati al limitare del bosco quando si voltò
verso di lui, inarcando un sopracciglio e fissandolo con aria seria.
-
Ti piaccio? –
Fox
sgranò gli occhi, colto di sorpresa.
-
Cosa? –
-
Ti ho chiesto se ti piaccio -, ripetè lentamente, -
perché mi
era sembrato che fosse così ma potrei anche essermi
sbagliata. –
-
Io … Sì … Tu … Tu mi piaci.
–
-
E perché accidenti non me lo hai mai detto? Ci conosciamo da
anni. –
-
Io … ho sempre creduto che a te piacesse Sebastian Odair -,
bofonchiò a mezza bocca, - Insomma quando torni al Distretto
dopo essere stata
a Capitol e averlo incontrato sei sempre allegra. –
-
Bas è il mio migliore amico, è un po’
come il fratello che
non ho mai avuto … e poi non è proprio il mio
tipo – concluse con una scrollata
di spalle.
-
Ah, sì? E quale sarebbe il tuo tipo? –
Si
avvicinò a lui, soddisfacendo finalmente la voglia di
infilargli la mano tra le ciocche scompigliate.
-
Diciamo che ho sempre avuto un debole per le volpi.
–
*
-
Rose, sta cominciando! –
La
voce di Kieran la riscosse dalla lettura.
Prese
un respiro profondo, chiudendo il libro nel quale si era
immersa, e uscì dalla sua stanza.
Nel
salotto c’erano già i suoi genitori, suo fratello
e la
famiglia Abernathy al completo.
Era
diventata una sorta di tradizione quella di guardare
l’annuncio
di una nuova edizione degli Hunger Games tutti insieme.
E
fino a quel momento avevano tirato un sospiro di sollievo.
E
di questo Rose era grata.
Faceva
finta di non sentire sua madre che si svegliava
gridando e suo padre che canticchiava a mezza bocca per rasserenarla.
Faceva
finta di non vedere come ogni anno da Mentore logorasse
la forte Katniss Everdeen in Mellark, la donna che una volta era stata
il
simbolo della speranza per tutti i Distretti e che era stata
risparmiata dal
Presidente … viva ma spezzata.
Faceva
finta di non vedere suo padre che si avviliva
osservando l’amore della sua vita perdere sempre
più la gioia che una volta
brillava nelle iridi grigie tipiche della gente del Giacimento
… le stesse
iridi che aveva ereditato suo fratello.
Facevano
finta che tutto andasse bene perché né lei
né Kieran né
tantomeno i figli degli Abernathy erano mai stati sorteggiati.
Almeno
questo era stato loro risparmiato, ma l’angoscia a ogni
nuova Mietitura era sempre la medesima.
Kieran
le fece posto sul divano accanto a lui.
Sedette,
osservando Caesar Flickerman annunciare l’inizio del
discorso del Presidente.
Coriolanus
Snow comparve sullo schermo, la solida algida aria
di perfezione e severità mentre le iridi di ghiaccio
vagavano sull’urna
contenente i foglietti realizzati per quella quarta edizione della
memoria.
Ne
afferrò uno, aprendolo con studiata calma, e poi prese a
leggerlo lentamente.
-
In ricordo della
ribellione sedata venticinque anni fa, affinchè gli abitanti
dei Distretti
ricordino che le loro colpe ricadono sui loro figli, in occasione della
quarta
edizione della memoria i tributi di ogni Distretto verranno sorteggiati
tra i
figli degli ex campioni nati durante gli ultimi venticinque anni.
Felice quarta edizione della memoria a tutti
voi e possa la fortuna essere sempre a vostro favore.
–
Rose
non ebbe il coraggio di guardare i suoi genitori né Haymitch
o Effie.
Non
voleva leggere sul loro volto la consapevolezza di aver
capito fin troppo bene l’annuncio del Presidente.
Il
Distretto Dodici aveva vinto altre otto edizioni in quei
venticinque anni. Degli otto campioni solo cinque avevano figli in
età da
giochi, e tre di loro erano in quella stanza.
Uno
di loro avrebbe potuto essere scelto.
E
nessuno avrebbe potuto fare nulla per impedirlo.
Anche
quell’ultimo illusorio barlume di tranquillità era
svanito nel nulla.
Spazio
autrice:
Salve!
Era
da un
po’ che volevo ritornare sul fandom e mi sono detta:
perché non cambiare un po’
le carte in tavola per una volta?
Per
partecipare ci sono poche e semplici regole da seguire:
-
massimo
3 OC a testa (età minima dodici anni, massima venticinque),
ma cercate di
differenziare il sesso il più possibile. Chi prima arriva
meglio alloggia,
quindi quando chiedete di partecipare con un Distretto in particolare
date uno
sguardo a ciò che è stato prenotato prima di voi;
-
non
accetto Mary Sue, Gary Stu né prestavolto che siano comparsi
nei film della
saga;
-
richiedo una partecipazione attiva, perciò se sparite per
più di tre capitoli
senza avvisare … beh, siamo nell’Arena quindi va
da sé che il vostro OC non
farebbe una bella fine;
-
la
storia avrà un sistema di sponsorizzazione che vi
illustrerò nei prossimi
capitoli dopo aver presentato tutti gli OC e lo stesso varrà
per la spinosa
questione della “faccenda morte”;
-
vi
chiedo di seguire unicamente il modello di scheda che troverete qui
sotto e di
essere il più dettagliati possibile;
-
potete
richiedere relazioni con altri OC (compresi i miei), ma alla fine
sarò io ad
avere l’ultima parola;
-
i
vostri OC possono essere tranquillamente i figli degli ex vincitori che
conosciamo (sia quelli morti durante la seconda edizione, nel qual caso
avranno
obbligatoriamente 25 anni, sia di quelli sopravvissuti e in questo caso
potranno spaziare dai 25 anni ai 12 anni. Perché
sì, in questa edizione della
memoria i limiti massimi d’età sono stati
modificati per poter beccare tutti i
pargoli dei ribelli);
-
Piccola
precisazione: in questa storia Finnick non è morto, Johanna
non è stata
torturata ed Annie non è impazzita del tutto … e
no, (purtroppo) nemmeno Prim è
morta se ve lo state chiedendo. Ah, stavo dimenticando, Effie e
Haymitch stanno
insieme ;)
-
Avete
tempo fino al 21 gennaio per inviare le schede, ma come sempre prima
inviate le
schede e prima potrò pubblicare (soprattutto coloro che
creano OC nei primi
quattro Distretti, perché ho intenzione di dividere la
Mietitura in tre
capitoli). Preciso che le schede andranno inviate solo ed
esclusivamente tramite
messaggio privato.
Posti
disponibili
Distretto
1 – Tributo maschile e femminile;
Distretto
2 – Tributo maschile e femminile;
Distretto
3 – Tributo maschile e femminile;
Distretto
4 – Tributo femminile;
Distretto
5 – Tributo maschile e femminile;
Distretto
6 – Tributo maschile e femminile;
Distretto
7 – Tributo maschile;
Distretto
8 – Tributo maschile e femminile;
Distretto
9 – Tributo maschile e femminile;
Distretto
10 – Tributo maschile e femminile;
Distretto
11 – Tributo maschile e femminile;
Distretto
12 – Tributo maschile.
Scheda
Nome
e cognome:
Età
(minimo 12, massimo 25):
Distretto:
Orientamento
sessuale:
Volontario
o Estratto (se volontario specificate il
perché):
Aspetto
fisico:
Prestavolto:
Carattere
(dettagliato):
Storia
personale/Famiglia e rapporto con essa:
Hobby/Passioni/Passatempi/Cosa
gli piace e cosa odia:
Paure/Fobie:
Rapporto
con il compagno di Distretto?
Rapporto
con il Mentore?
Amicizie
(con chi andrebbe d’accordo):
Inimicizie
(chi non sopporterebbe):
Relazione
(di chi potrebbe innamorarsi, con chi
potrebbe avere un flirt oppure da chi potrebbe essere attratto):
Alleati
(con chi si alleerebbe e chi scarterebbe
all’istante):
Armi
in
cui è abile e in cui è negato:
Abilità
particolari (mimetizzazione, corpo a
corpo, etc.):
Punteggio
a cui aspira per la sessione con gli Strateghi:
Come
reagirà alla Mietitura?
Come
si
comporterà all’intervista e cosa
indosserà?
Altro:
OC
Rose
Mellark
– Distretto 12, 19 anni. Eterosessuale.
Sebastian
Odair
– Distretto 4, 25 anni. Bisessuale.
Riley
Mason
– Distretto 7, 21 anni. Bisessuale.
|
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Capitolo 2 *** La Mietitura I ***
La
Mietitura I
Salve!
Prima
di
lasciarvi al capitolo vorrei chiedere a tutti coloro che ancora non mi
hanno
inviato le schede dei loro Tributi di farlo al massimo entro
venerdì in modo
tale da poter pubblicare la seconda parte della Mietitura entro la fine
della
settimana.
Per
chiarezza, parlo degli otto tributi appartenenti ai seguenti Distretti:
-
Distretto 6;
-
Distretto 8;
-
Il
ragazzo del Distretto 9;
-
Distretto 10;
-
Il
ragazzo del Distretto 11.
Detto
ciò
ringrazio quanti di voi hanno già inviato la scheda, o mi
hanno anticipatamente
avvertito del ritardo, e vi lascio al capitolo.
Distretto
1
Emerald
“Esme” Cavendish
– 25 anni.
Esaminò
il riflesso che gli rimandava lo specchio a
figura intera nell’angolo della sua stanza.
La
pelle alabastrina appariva leggermente più pallida
del solito, gli occhi verdi come smeraldi erano leggermente sgranati,
ma nel
complesso una volta che avesse finito di acconciare le lunghe onde
bionde
avrebbe avuto il solito aspetto: una bella bambolina di porcellana,
delicata e
perfetta.
Assomigliava
molto a sua madre.
Non
che avesse mai avuto l’occasione di conoscerla,
né lei né lo zio Gloss, ma dalle foto che sua zia
Jewel le aveva mostrato
poteva affermare con certezza che fosse così.
Persa
nelle sue considerazioni, sentì bussare
leggermente alla porta della sua stanza.
-
Sì? –
-
Esme, è quasi ora. –
-
Sto arrivando. –
Spazzolò
i capelli, meditando sul lasciarli sciolti o
meno, e alla fine decise per la prima opzione.
C’erano
molte bionde al Distretto, ma nessuna aveva
quella chioma color dell’oro puro perciò se
proprio doveva essere tra le povere
anime sotto i riflettori per quella giornata allora tanto valeva che
splendesse
come la più luminosa delle stelle.
Uscì
dalla camera salutando con un cenno del capo la
zia e scompigliò i corti capelli di Jade, la più
piccola delle sue cugine.
-
Hai intenzione di offrirti volontaria? – le chiese
Jade con quella sua vocina sottile che la faceva sembrare ben
più piccola dei
suoi otto anni.
-
Probabilmente. –
Sua
zia aggrottò la fronte, contrariata.
-
Perché proprio adesso? Perché non lo hai fatto
dieci anni fa? –
-
Perché dieci anni fa non sarei stata sicura
d’incontrare la figlia di Johanna Mason all’interno
dell’Arena. –
-
Non puoi esserlo nemmeno adesso -, obiettò la
donna, - al Distretto 7 non è l’unica figlia di
una vincitrice. –
-
No, non lo é -, convenne, - ma ho la netta
sensazione che quest’edizione rivedrà parecchi
volti noti. –
Per
quale altro motivo altrimenti Snow avrebbe
permesso loro di vivere un’infanzia e
un’adolescenza ben lontana dalla follia
dei Giochi?
Libero
William Howard – 16 anni.
La
piazza antistante il Campidoglio era gremita come
al solito, ma se negli anni passati gli aspiranti Tributi erano decine
e decine
di giovani ragazzi e ragazze quella volta la maggior parte dei presenti
era lì solo
per avere un posto in prima fila per assistere alla Mietitura di quella
quarta
edizione della memoria.
Loro,
i figli degli ex Vincitori, erano sistemati in
due file in base al sesso ed ammontavano a un totale di circa venti
persone la
maggior parte dei quali erano ragazzi.
Intravide
il volto del dodicenne figlio di uno degli
ultimi campioni del loro Distretto, uno scricciolo dalle scomposte
ciocche
corvine che si guardava attorno con aria febbrile e sembrava
praticamente
impossibilitato dallo starsene fermo e tranquillo, mentre questo si
girava
proprio verso di lui e accennava un abbozzo di sorriso.
Del
resto tutti lì al Distretto lo conoscevano;
essere il nipote del sindaco ti rendeva una sorta di
celebrità da quelle parti
e l’incendio in cui era morto suo padre viveva ancora nella
memoria di quanti
avevano conosciuto Lucas Edward Howard quando era ancora in vita.
Con
la coda dell’occhio vide che anche i Mentori
assegnati a quella particolare edizione, la giovane Opal appena
ventenne e il
trentaquattrenne Brenn, erano giunti in piazza e attendevano
pazientemente a un
lato del palco.
La
Capitolina percorse i gradoni che la separavano
dal palco, camminando su quei tacchi abnormi con una
semplicità che aveva dell’incredibile,
e osservò i giovani davanti a lei con le iridi blu
luccicanti d’eccitazione.
Si
schiarì la gola, tamburellando sul microfono
acceso.
-
Salve, miei cari abitanti del Distretto Uno. Come
sempre cominciamo questa Mietitura con un gentile omaggio del
Presidente Snow. –
Il
filmato era cambiato negli ultimi venticinque
anni, sostituendo quello storico che vedeva la prima ribellione dei
Distretti
domata, e adesso ritraeva la desolazione dopo che Capitol aveva messo
fine alla
rivolta guidata dalla Ghiandaia Imitatrice.
Quando
ebbe termine la donna riprese la parola.
-
Molto bene e adesso, come è nostro costume,
cominciamo con le signore. –
Rovistò
nell’ampolla contenente gli otto foglietti
con studiata lentezza, lasciando vagare lo sguardo sulle ragazze
davanti a lei.
Doveva
riconoscere che era abile nel creare suspance,
si ritrovò a riflettere Libero.
-
Clarisse Long … -
Non
ebbe modo di terminare il cognome della ragazza,
una moretta di circa tredici anni che era in prima fila,
perché un braccio
svettò alto nella folla.
Emerald
Cavendish, la figlia di quella Cashmere che
aveva letteralmente stregato i Capitolini e che aveva trovato la morte
durante
la terza edizione della memoria, inarcò un sopracciglio come
a volerla sfidare
a ignorarla.
-
Abbiamo una Volontaria, ma che emozione! Prego, mia
cara, raggiungimi sul palco. –
Libero
seguì l’avanzata della giovane donna,
consapevole che anche il resto dei presenti stava facendo lo stesso.
-
Emerald Cavendish, venticinque anni, Volontaria per
il Distretto Uno – recitò davanti al microfono,
fissando risolutamente verso la
telecamera che riprendeva la Mietitura.
-
E adesso veniamo al baldo giovane che accompagnerà
la nostra Emerald – riprese la Capitolina, puntando questa
volta verso l’urna
contenente i nomi maschili, - Libero Howard! –
Libero
prese un respiro profondo, consapevole che non
ci sarebbe stato nessun Volontario pronto a prendere il suo posto;
proprio come
era accaduto anni prima con suo padre, nessuno avrebbe mai osato rubare
la
gloria a uno della stirpe del sindaco andando incontro alla sua furia.
“Coraggio,
si va in scena.”
S’impose
di indossare la migliore delle sue
espressioni tranquille e sicure.
Doveva
dare l’idea di quello più che sicuro di
vincere quell’edizione … anche se non lo era
affatto.
Prese
posto accanto a Emerald, sorridendo quando la
Capitolina gli domandò quanti anni avesse.
-
Sedici. –
-
Eccellente. I vostri Tributi, Distretto Uno, fate
loro un bell’applauso! –
Distretto
2
Cassian
Andersen
– 25 anni.
Cassian
assestò un pugno al sacco, sorridendo
soddisfatto quando lo vide scattare all’indietro.
Fintò
un sinistro e poi colpì nuovamente con un
calcio rotante.
Quando
il gancio che lo sosteneva cedette, facendolo
cadere a terra con uno schianto, sorrise soddisfatto.
Un
secco rumore d’applausi echeggiò alle sue spalle.
Con
la coda dell’occhio vide che Enobaria era
appoggiata alla colonna e lo osservava con aria vagamente divertita, i
denti
aguzzi che trapelavano leggermente dal suo sorriso.
-
Sapevo che ti avrei trovato qui. –
-
Un po’ d’allenamento in pace prima di ore di treno.
Almeno crollerò e non sarò costretto a sorbirmi
tutte le chiacchiere della
Capitolina che ci verrà assegnata. –
Il
sorriso sul volto della donna si allargò ancora di
più.
-
Brutus sarebbe fiero di te. –
-
Sei vestita tremendamente bene per essere una che
si limita ad assistere alla Mietitura – osservò di
rimando.
-
Questo é perché non mi limito ad assistere.
–
Cassian
corrugò la fronte, sorpreso.
-
Non credevo avessi intenzione di fare da Mentore a
questa edizione. Hai detto che ti eri stufata. –
-
Già, ma Brutus è stato il mio Mentore
perciò credo
che sia giusto che io sia la tua. –
Tutti
al Due sapevano quanto lei e suo padre fossero
stati legati, tanto che le dicerie si erano spinte spesso a insinuare
che l’uomo
avesse avuto una storia extra coniugale con lei.
Dicerie
messe in giro da idioti, per come la vedeva
Cassian, perché chiunque avesse conosciuto anche un minimo
Enobaria e Brutus avrebbe
scoperto che il rapporto che c’era tra loro era paragonabile
a quello tra
sorella e fratello.
-
Mi insegnerai a squarciare la gola di qualcuno con
i denti? – scherzò, afferrando
l’asciugamano che la donna gli porgeva e
asciugandosi il volto sudato.
-
Credo che tu sia più il tipo che può spezzare il
collo a qualcuno a mani nude -, rilanciò sorridendo, - E
adesso va a farti una
doccia, mancano venti minuti all’inizio della Mietitura.
–
Accennò
un beffardo cenno militare.
-
Agli ordini. –
Amber
Pearl Jemma Johnson – 20 anni.
Giocherellò
con le lunghe ciocche bionde,
attendendo che le ragazze davanti a lei finissero di sistemarsi al loro
posto
per poi fare altrettanto.
Di
fianco a lei c’era la sua sorellastra, Ruby, e
da qualche parte nel gruppo dei ragazzi c’era sicuramente
Zephyr, il suo
fratellastro.
-
Hai intenzione di continuare a sistemarti i
capelli ancora per molto? – le chiese Ruby, storcendo il naso
con
disapprovazione.
-
E se anche fosse? – la rimbeccò.
-
Non è certo una sfilata di moda, il tuo
bell’aspetto
non interessa a nessuno. –
-
Questo è a dir poco discutibile e, in secondo
luogo, sei fortunata che non lo sia. –
Sentì
Ruby bofonchiare a mezza bocca qualcosa di
decisamente poco gentile, ma Amber volse lo sguardo verso la Capitolina
che si
stava sistemando davanti al microfono.
-
Buongiorno, miei cari -, trillò la donna
allegra, - Non perdiamo tempo e cominciamo subito con le signore; la
nostra
fortunata ragazza è … Amber Johnson! –
Nessuna
mano si alzò per offrirsi al suo posto.
Non
che Amber ne fosse sorpresa.
Sapeva
perfettamente che la maggior parte delle
ragazze del Distretto non nutriva una simpatia particolare nei suoi
confronti,
così marciò tra le ragazze e salì sul
palco.
-
Mia cara, quanti anni hai? –
-
Vent’anni – replicò, sforzandosi di
rendere la
sua voce più incerta e impaurita che poteva.
Non
aveva alcuna intenzione di mostrarsi come la
classica Favorita spavalda.
Si
coprì il volto con le mani dalle dita
affusolate, singhiozzando vistosamente, mentre calde lacrime di
circostanza le
colavano lungo le guance rosee.
-
Suvvia, mia cara, vediamo chi sarà ad
accompagnarti in questo viaggio – intervenne la Capitolina,
battendole colpetti
affettati sulla schiena, pescando poi il nome del ragazzo: - Andreas
Ratmond? –
-
Cassian Andersen – la corresse la voce del giovane
uomo in prima fila.
Amber
lo conosceva come molte altre delle sue
coetanee del resto.
Il
figlio di Brutus Andersen, il protetto di
Enobaria Strong, il venticinquenne membro dell’Aviazione del
Distretto Due che
aveva fatto palpitare il cuore di più di una ragazza.
-
Come dici, mio caro? –
-
Dico che il Tributo maschile del Due sarò io …
sempre ammesso che non ci sia qualcuno che ha nulla in contrario
– concluse.
C’era
un pizzico d’ironia nella sua voce che fece
ridacchiare nervosamente alcuni ragazzi, tra cui il sorteggiato che
disse: -
Per me non ci sono problemi, amico. –
-
Bene. Allora raggiungici pure sul palco –
assentì la Capitolina.
Cassian
non se lo fece ripetere due volte e si
sistemò accanto a lei, accennando appena un minuscolo
sorriso dandole modo di
capire che l’aveva riconosciuta sebbene la loro fosse solo
una conoscenza di
vista, poi si chinò verso la loro Capitolina.
-
Bel cappello, rossa. –
La
donna arrossì, suscitando una diffusa risata
collettiva, e borbottò un ringraziamento.
-
I vostri Tributi, Distretto Due! –
Distretto
3
Charity
Latier – 21 anni.
Lanciò
un’occhiata a sua madre, accanto alla sedia a rotelle
sulla quale si trovava il padre, e sorrise al loro indirizzo.
La
notizia di quella quarta edizione aveva fatto precipitare
nell’ansia un po’ tutti lì al Distretto,
ma Beetee in particolare sembrava
essere toccato dalla cosa.
Charity
supponeva che tutto quello che era stato costretto a
passare e ciò che la sua ultima edizione dei Giochi gli
aveva lasciato fossero
stati il colpo peggiore per quell’uomo così
risoluto e indipendente che
improvvisamente si era ritrovato a doversi appoggiare a chi lo
circondava.
Tuttavia
quando aveva trovato in Catherine il vero amore ed
era nata Charity la priorità era diventata proprio
quest’ultima.
Entrambi
i suoi genitori avevano sempre cercato di fare il
possibile per aiutarla nella sua crescita personale, insegnandole ad
affrontare
la vita quanto a prepararsi a un’eventuale chiamata
nell’Arena.
E
quella mattina, in cui l’eventualità era
più che mai vicina,
lei non poteva fare a meno di cercare di tranquillizzarli a modo suo.
-
Mi avete insegnato tutto quello che potrebbe mai servirmi.
Comunque andranno le cose, che io sia estratta o meno, saprò
come affrontare la
situazione. –
Suo
padre le prese la mano, spingendola a chinarsi verso di
lui, e l’abbracciò.
-
Sei sempre stato il migliore dei nostri traguardi, spero che
continuerai a esserlo qui al Distretto. –
Lo
sperava anche lei, ma la matematica non era un’opinione e
le probabilità giocavano decisamente a suo sfavore.
Il
Tre era un buon Distretto in cui vivere, ma non produceva
di certo combattenti letali come l’Uno e il Due,
né esperti nell’arte della
sopravvivenza e della mimesi come quelli del Sei, né agili
nuotatori capaci di
procacciarsi il cibo in presenza di una qualsiasi fonte
d’acqua come quelli del
Quattro.
Pertanto
il numero di figli di Vincitori era decisamente
ridotto rispetto ai primi Distretti.
Avrebbe
avuto bisogno di un vero e proprio miracolo per non
essere estratta.
E
lei era una donna di scienza, credeva ai fatti e non ai
miracoli.
Luke
Derrick Bellamy – 18 anni.
-
E dopo questo piccolo regalo inviato dal Presidente,
possiamo finalmente cominciare con la tanto attesa estrazione dei
fortunati
giovani che rappresenteranno il Distretto Tre a questa quarta edizione
della
memoria. –
Luke
storse il naso alle parole della Capitolina.
Fortunati?
La
fortuna non era mai a loro favore.
-
Come sempre cominciamo con le donzelle … Charity Latier!
–
Il
sussulto dalla folla dei presenti giunse forte e chiaro
alle orecchie di Luke.
Charity
era conosciuta al Distretto; suo padre era Beetee
Latier, uno dei pochi sopravvissuti alla terza edizione della memoria,
uno di
coloro che avevano combattuto contro Capitol.
Supponeva
che la sua estrazione fosse a dir poco scontata e si
chiese distrattamente se qualcuno avesse truccato l’urna.
Vide
la ragazza voltarsi verso il pubblico, forse alla ricerca
dei suoi genitori, decisamente preda dello shock, prima di avanzare
verso il
palco e sistemarsi accanto alla Capitolina.
-
E adesso il giovanotto … Luke Bellamy, coraggio, unisciti a
noi! –
Doveva
essere uno scherzo.
Sapeva
che i figli dei Vincitori erano pochi e che la
probabilità era alta, ma non aveva mai pensato seriamente
che sarebbe toccato a
lui.
Nessuno
si offrì Volontario al suo posto esattamente come era
capitato per Charity.
Il
Tre non era un Distretto di combattenti né di coloro che
ricercavano la gloria squarciando gole o trafiggendo persone.
Strinse
i pugni, ingoiando la rabbia, e prese il suo posto con
muta rassegnazione.
-
I vostri Tributi, Distretto Tre, possa la fortuna essere
sempre a loro favore! –
Distretto
4
Sebastian
Odair – 24 anni.
-
Seb, ho paura – sussurrò Christine, mentre si
incamminavano
verso la piazza principale del Distretto.
-
È normale avere paura, Chrissie. –
-
Ho il doppio della paura questa volta, perché anche tu
potresti essere estratto. E che succede se veniamo scelti tutti e due?
–
Sebastian
fece scivolare la mano in quella della sorellina,
intrecciando le dita alle sue e stringendo piano.
-
Non farti sentire da mamma quando fai queste ipotesi -, le
sussurrò, - ma se così dovesse andare a finire
allora uno di noi uscirà da
quella maledetta Arena. E ti assicuro che farò di tutto
affinchè quella persona
sia tu. –
-
Ma … -
-
Raggiungi le tue amiche, tra poco inizierà la Mietitura
– la
interruppe, chinandosi a scoccarle un bacio sulla guancia, per poi
dirigersi
verso la zona maschile.
Christine
lo guardò per una manciata di secondi prima di
prendere posto accanto alle sue migliori amiche.
Non
era mai stata tanto spaventata in vita sua.
La
voce della Capitolina, una donna vestita interamente di
verde acqua e con i serici capelli biondo platino, la
riportò alla realtà.
-
Buongiorno, Distretto Quattro. Come tutti gli anni ci
ritroviamo qui a sorteggiare la coppia di coraggiosi giovani che
scenderà nell’Arena
… e come sempre prima le signore. –
Christine
chiuse gli occhi, serrandoli con forza, mentre la
Capitolina dispiegava il foglietto e leggeva il nome.
-
Ayla Dobrev! –
Emise
un respiro sollevato mentre la ragazza bionda che era
stata chiamata si faceva avanti.
Anche
quell’anno era salva.
Ayla
Dobrev – 19 anni.
Ayla
si fece avanti non appena sentì chiamare il suo nome.
Era
il suo momento, finalmente avrebbe potuto riscattare la
memoria di suo fratello.
Avrebbe
vinto quell’edizione e gli avrebbe dedicato la
vittoria.
-
Quanti anni hai, mia cara? –
-
Diciannove. –
-
Fantastico, un bell’applauso per questa bellissima ragazza
-, trillò deliziata, - e adesso vediamo chi sarà
il prode cavaliere che ti
accompagnerà in quest’avventura. –
“Tutti,
ma non lui. Non Lui. Non Lui.”
-
Sebastian Odair! –
Il
destino doveva proprio aver deciso di giocarle uno strano
scherzo.
Aveva
cercato di attirare l’attenzione di Sebastian Odair per
anni, piuttosto inutilmente tra l’altro, ed ecco che si
ritrovavano insieme
nell’Arena.
Pessimo
tempismo, destino, decisamente pessimo.
Vide
Christine Odair scoppiare in singhiozzi mentre il
fratello avanzava verso il palco, confortata dagli abbracci delle sue
amiche, e
Finnick Odair che stringeva a sé sua moglie in preda a una
di quelle crisi
tristemente famose all’interno del Distretto.
Sebastian
prese posto accanto a lei, sorridendole lievemente
prima di tornare a fissare le telecamere.
Aveva
lo sguardo perso nel vuoto, immerso in chissà quali
pensieri, e lei non poteva fare a meno di pensare che tutta quella
storia era a
dir poco assurda.
Improvvisamente
entrare nell’Arena cominciava a perdere tutto
il suo fascino.
Spazio
autrice:
Ed
ecco a
voi i primi otto Tributi di questa centesima edizione. Chiedo ai
creatori degli
OC comparsi di darmi un riscontro della loro resa e rinnovo
l’invito fatto a
coloro che ancora devono inviare le schede così almeno
riusciamo a toglierci
presto gli altri due capitoli di Mietitura e ad entrare nel vivo della
storia.
Per
ora è
tutto.
Alla
prossima.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 3 *** La Mietitura II ***
La
Mietitura II
Distretto
5
Ivy
Brewer – 15 anni.
-
Ivy, manchi solo tu! –
La
voce di sua madre, proveniente dal piano inferiore, la
riscosse dalle sue considerazioni.
Detestava
il giorno della Mietitura.
Detestava
i Giochi.
Conosceva
così tante persone che erano state costrette a
soffrire per i capricci di Capitol e non sopportava l’idea
che non ci fosse
assolutamente nulla che potessero fare per combattere la cosa.
Si
era spesso chiesta come sarebbe stata la sua realtà se
quando i suoi genitori avevano la sua età la rivolta guidata
dalla Ghiandaia
Imitatrice avesse avuto successo.
Sarebbe
stata una bella vita … una in cui Michael sarebbe
ancora stato vivo, al suo fianco, e magari un domani suo marito.
Una
in cui la sua migliore amica, Alexandra, non avrebbe
dovuto essere costretta ad assistere in diretta alla morte di suo
fratello.
-
Sto arrivando – urlò in risposta, percorrendo in
fretta la
rampa di scale e saltando gli ultimi due gradini, atterrando proprio di
fronte
a suo fratello e alle sue tre sorelle.
Prese
la mano di Lily, che era tremante per la sua prima
Mietitura, e seguì Jennifer e Kile mentre uscivano dalla
porta e camminavano
lungo il selciato insieme ai genitori e alla giovane Kate,
l’unica in famiglia
ancora troppo giovane per correre il rischio di essere estratta.
Erano
a metà strada quando sentì una voce familiare
chiamarla.
-
Ivy! Ivy! –
Alexandra
corse verso di lei a perdifiato, seguita a qualche
metro di distanza dai genitori, e le si affiancò prendendola
sottobraccio.
-
Come stai? –
Ivy
strinse le labbra, chinandosi a sussurrarle all’orecchio
per non essere udita dalla sorella minore: - Sono in ansia da quando ho
saputo
la notizia, non ho chiuso occhio per tutta la notte. –
-
Nemmeno io. Già tutti gli anni l’ansia raggiunge
livelli
immani, ma questa volta che siamo in pochissime il rischio aumenta a
dismisura.
–
Le
strinse la mano, sorridendole.
-
Non ti succederà nulla di male, te lo assicuro. –
Alexandra
corrugò la fronte, osservandola perplessa.
-
Cosa … Ivy di cosa
stai parlando? –
Scosse
il capo, sorridendo dolcemente.
-
Di nulla. –
Arcturus
“Artù” Black – 25 anni.
Arcturus
osservò il tributo femminile che trasaliva quando
veniva fatto il suo nome. Poteva avere al massimo quindici anni, era
solo una
bambina, troppo giovane per andare incontro alla morte.
Sperava
che quando sua figlia avesse avuto la stessa età le
cose sarebbero state diverse.
Clara
non meritava di crescere con la paura di essere
estratta.
Così
come non lo meritava nessun altro.
-
Io! Mi offro volontaria al suo posto! –
Un
mormorio si levò tra la folla.
Era
raro che qualcuno del Cinque si offrisse volontario.
Eppure
quella ragazza, di sicuro un’amica del cuore
dell’estratta
a giudicare dal fatto che i genitori che avevano sussultato a quelle
parole
erano diversi da quelli dell’altra, l’aveva fatto.
Salì
sul palco a passi decisi, solo il tremore della gamba nel
compiere l’ultimo passo sul gradino tradì la sua
paura.
-
Come ti chiami, mia cara coraggiosa ragazza? –
-
Ivy Brewer. –
La
Capitolina battè le mani, deliziata dall’idea di
avere una
Volontaria nel suo Distretto.
-
E adesso vediamo chi ti raggiungerà sul palco …
Arcturus
Black! –
Lo
sguardo di Artù corse immediatamente verso sua sorella
Diana, che lo fissava con gli occhi sgranati e la mano a coprirle la
bocca.
“Prenditi
cura tu di Clara” cercò di comunicarle con lo
sguardo.
La
vide annuire appena, segno che aveva capito cosa avrebbe
voluto urlarle.
Se
le cose si fossero messe male almeno Clara avrebbe avuto
qualcuno al suo fianco.
Distretto
6
Allison
“Silver”
Reynolds – 17 anni.
Prese
un respiro profondo prima di uscire dalla sua camera
nell’orfanatrofio del Distretto, stando attenta a non
attirare l’attenzione
delle bambine più piccole.
Non
c’era alcun bisogno che la vedessero andare alla Mietitura
sapendo che con ogni probabilità non sarebbe mai tornata.
Era
quasi riuscita a sgattaiolare via quando il rumore di una
porta che si apriva le annunciò che la signorina Meredith,
la direttrice dell’orfanatrofio,
era lì davanti a lei.
-
Te ne vai senza salutare? –
-
Non voglio che mi chiedano se tornerò dopo la Mietitura. Non
voglio essere costretta a mentire. –
La
donna annuì con espressione seria.
-
Sei la più grande tra i ragazzi rimasti, ti vedono tutte
come un modello su cui fare affidamento. Capisco perché non
vuoi farlo. –
Silver
si strinse nelle spalle, strisciando il piede
imbarazzata.
-
Allison … -
-
Silver – la corresse per l’ennesima volta, sembrava
proprio
che la donna non volesse saperne di chiamarla con un nome diverso da
quello di
battesimo.
-
Lo sai che non smetterò mai di chiamarti così,
temo che sia
un’abitudine delle insegnanti. –
-
Lo so -, rovistò nella tasca dei pantaloni porgendole una
scatolina, - può darla a Polly se non dovessi tornare?
–
Annuì.
-
Grazie … per tutto, sarei ancora in mezzo a una strada se
non fosse stato per lei. –
-
Allis … Silver -, si corresse, - spero davvero che non ti
capiti nulla di male. –
-
Già, lo spero anche io. –
Edward
Quincey – 18 anni.
Sentì
battere contro la parete della camionetta quando
arrivarono al centro esatto della piazza antistante il Campidoglio.
-
Credo che ora possiate anche togliermele queste –
esordì,
visto che i Pacificatori continuavano a fissarlo in silenzio mentre il
portellone veniva fatto scorrere.
Il
più vicino si allungò ad aprire le manette,
spingendolo
dietro la schiena affinchè si sbrigasse a scendere di
lì.
-
Con un po’ di fortuna non ti vedremo più, Quincey.
–
-
Già, neanche io sono un fan delle vostre facce. –
Il
Pacificatore fece per picchiarlo, ma uno dei suoi colleghi
si frappose, - Non possiamo lasciargli segni addosso il giorno della
Mietitura.
–
L’uomo
sbuffò e si limitò a spintonarlo di nuovo,
facendolo
vacillare sotto il vigore della spinta.
-
Ah, che disdetta, eh? –
-
Stapperò una bottiglia di champagne quando ti faranno secco
nell’Arena. –
Il
sorriso sul volto di Edward si allargò ancora di
più.
-
Vi voglio bene anche io, ragazzi. –
Dopodichè
si unì al resto dei ragazzi, ignorando le occhiate
che riceveva.
Le
cicatrici non si vedevano quasi più, a eccezione di quella
all’attaccatura dell’orecchio sinistro,
perciò non aveva proprio nulla di
strano o di cui vergognarsi.
Cosa
che non poteva certo dire della donna davanti al
microfono.
Chiunque
le avesse consigliato quella tinta arancione fluo
doveva essere decisamente arrestato.
-
Cominciamo come sempre con le signore … Allison Reynolds!
–
Edward
storse la testa, osservando meglio la ragazza che
avanzava verso il palco guardando fisso davanti a sé.
Ricordava
Allison dai tempi in cui erano entrambi ragazzini di
strada … poi lei aveva scelto di entrare in orfanatrofio.
Non
avrebbe mai capito perché avesse fatto quella scelta,
accettando di sottoporsi alle regole impartite da qualche direttrice da
strapazzo.
-
Preferisco essere chiamata Silver. –
-
Naturalmente, mia cara … chi accompagnerà la
nostra Silver? –
Le
unghie smaltate di verde acido rovistarono alla ricerca del
foglietto maschile, afferrandolo con rapacità.
-
Edward Quincey! –
Scoppiò
a ridere.
Cielo,
potevano essere più prevedibili di così?
Distretto
7
Riley
Mason – 21 anni.
Il
bussare alla porta la spinse ad aprire gli occhi di scatto,
scostando appena il braccio del ragazzo che le cingeva la vita al di
sopra
delle coperte.
Fox
bofonchiò qualcosa mentre rotolava nell’altra
metà del
letto e teneva saldamente gli occhi chiusi.
-
Riley, non dirmi che non sei ancora sveglia! –
Soffocò
uno sbadiglio, calciando via le coperte.
Merda,
il giorno della Mietitura.
-
Sono sveglia, mamma! Dammi cinque minuti. –
-
Sbrigati, Fox viene con noi? –
Si
sforzò di non arrossire mentre replicava.
Non
c’era niente da fare, a Johanna Mason non sfuggiva nulla e
figurarsi se non si era accorta che il suo ragazzo si era fermato
lì per la
notte.
-
Sì, viene con noi. –
-
Allora butta giù dal letto anche lui. –
Sorrise,
allungandosi a svegliare il ragazzo con un bacio a
fior di labbra.
-
Coraggio, volpacchiotto, è ora di alzarsi. –
Lo
vide rotolare verso di lei, aprendo gli occhi verdi, e
sorriderle pigramente.
-
È già mattina? –
-
Già e manca poco alla Mietitura. –
Il
sorriso scomparve dal volto del ragazzo.
-
Credi che … -
-
Che mi estrarranno? È molto probabile –
replicò pacatamente.
Non
aveva senso illudersi del contrario.
I
figli dei vincitori non erano numerosi come nei Distretti
dei Favoriti, sua madre aveva partecipato attivamente al tentativo di
deposizione di Snow e non era mai stata la più pacata e
gestibile dei
Vincitori.
Era
sempre stata la spina nel fianco di Capitol, al pari della
Ghiandaia, e di certo Snow non avrebbe perso un’occasione
come quella per
fargliela pagare.
Fox
le prese il volto tra le mani, accarezzandola lentamente.
-
Giurami che se dovesse accadere tornerai da me. –
Lo
fissò dritto negli occhi, decisa.
-
Tornerò. –
Aiden
McCartney – 25 anni.
Osservò
Riley Mason salire sul palco a passo di carica.
Tutti
al Distretto la conoscevano, del resto sua madre aveva
dato modo di parlare di lei in più occasioni.
Si
chiese distrattamente se lei avrebbe dimostrato lo stesso
caratterino.
-
Mia cara, sei forse la figlia della nostra Johanna? –
Riley
inarcò un sopracciglio con aria di sfida. – Me lo
stai
davvero domandando? Insomma, se non lo fossi stata non sarei certo
stata
estratta, no? –
La
Capitolina parve non sapere bene come ribattere, perché
puntò
dritta verso l’urna.
Le
parole di Riley erano vere e tutto il Distretto lo sapeva.
I
figli dei Vincitori più problematici sarebbero tutti stati
estratti, questa era l’unica cosa certa.
-
E il baldo giovane che accompagnerà la bella Riley
è …
Jordan McCartney! –
La
mano di Aiden scattò in aria ancora prima che pianificasse
di farlo.
Tutti,
ma non il suo fratellino.
-
Aiden McCartney, mi offro Volontario! –
Distretto
8
Callista
“Callie” Audrey Jacquard – 16 anni.
Callista
trovò davanti a sé Nicholas non appena ebbe messo
piede fuori dalla sua stanza.
Il
cugino la osservò con attenzione, come se volesse leggerle
dentro.
-
Callie, credi che quest’anno toccherà a noi?
–
-
Non lo so, Nick -, ammise, - ma se così fosse immagino
spetterà a noi portare avanti l’onore della
famiglia. –
-
Già … -
Non
sembrava particolarmente convinto o contento della cosa,
ma avrebbe fatto ciò che era giusto, di questo Callista era
certa.
La
loro famiglia contava nel Distretto, dopotutto suo padre
era proprietario di una grande industria e sua madre era
un’affermata stilista.
Era
figlia di ex vincitori.
Ce
l’aveva nel sangue l’arte di sopravvivere
all’Arena.
-
Tu non hai intenzione di offrirti Volontaria, vero? –
Scosse
il capo, lasciando ondeggiare le lunghe ciocche
perfettamente curate.
-
Non essere ridicolo, certo che no. –
-
Però non ti dispiacerebbe se fossi estratta. –
-
Se fossi estratta farei il mio dovere e tornerei a casa da
vincitrice. –
Nicholas
non aggiunse altro, limitandosi ad affiancarla mentre
uscivano di casa e raggiungevano la piazza del Campidoglio.
-
Per quello che vale, Callie, spero che non ti estraggano –
mormorò prima di raggiungere il resto dei ragazzi.
Derek
Alan Morrison – 18 anni.
-
Callista Jacquard! –
Derek
vide il ragazzino accanto a lui, che doveva avere circa
quattordici anni, sussultare udendo quel nome.
L’estratta
invece ebbe una reazione completamente opposta.
Avanzò
sicura, sorridendo una volta sul palco, come se fosse
perfettamente a suo agio come Tributo.
Di
sicuro non era una reazione che si vedeva spesso nel loro
Distretto.
-
È la cugina di Nicholas – gli spiegò
Leonard, il suo
fratellastro, la figlia del proprietario della grande industria ai
margini del
Distretto.
Annuì.
Sì,
adesso aveva capito dove aveva già sentito quel cognome.
-
E adesso il giovanotto. –
Non
me.
Non
me.
È
un’edizione
piena di figli di illustri ex vincitori, è come andare al
macello.
-
Derek Morrison! –
Questa
volta a trasalire fu Leonard.
Lo
sentì chiaramente mentre gli sfiorava il braccio,
l’espressione
a metà tra l’incredulo e lo spaventato.
-
Derek … -
-
Devo andare, Leo – mormorò gentilmente,
spingendolo a
mollare la presa sul suo braccio.
-
Lo sai che ti voglio bene, vero? –
Sorrise.
-
Lo so. –
Percorse
i metri che lo separavano dal palco ripercorrendo
mentalmente la situazione.
Aveva
tre giorni d’allenamento, e lui non era certo un debole,
e forse sarebbe riuscito a fare parte di una buona alleanza.
Magari
non era tutto perduto.
Forse
poteva ancora sopravvivere.
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci
qui con la seconda parte della Mietitura. Dovrei riuscire a pubblicare
la terza
sabato o al più tardi domenica dato che mi manca solo la
scheda del ragazzo
dell’Undici. Come sempre spero di aver reso bene i vostri
personaggi e vi
invito a fare appunti o precisazioni laddove non foste soddisfatti
della loro
resa. Detto ciò, adesso che ho delineato con chiarezza le
modalità di
svolgimento della storia ho pensato di darvi una piccola visione
d’insieme di
come funzioneranno le cose (in particolare le sponsorizzazioni, le
alleanze e
le morti all’interno dell’Arena):
Alleanze
è
Nella
scheda avete indicato il tipo di persona con cui il vostro OC potrebbe
stringere alleanza. Quando saremo in prossimità del capitolo
dedicato alle
alleanze vi chiederò se avete preferenze particolari
riguardo ai vari OC oppure
se lasciate carta bianca a me (tenete presente che l’ultima
parola l’avrò
comunque io, ma dove possibile cercherò di assecondare le
vostre richieste);
Sponsorizzazioni
è
Al
termine di ogni capitolo dopo l’ingresso nell’Arena
vi domanderò di inviarmi il
nome dei vostri 5 preferiti (ovviamente non potete
votare per il vostro
OC). In base alla classifica di popolarità a ogni OC
verrà attribuito un totale
di monete che il creatore dell’OC potrà utilizzare
come meglio crede (quindi
sponsorizzando il proprio OC oppure un altro OC a sua scelta). Tra
qualche
capitolo vi fornirò un listino dettagliato dei
“costi” degli oggetti che
potrete spedire in Arena;
Morti
è
Al
termine del capitolo dell’intervista vi chiederò
di fornirmi una classifica dei
5 OC che vorreste vedere morti nel bagno di sangue e farò
altrettanto ogni
qualvolta si prospetti un capitolo in cui ci saranno delle morti.
Perciò la
sorte di questi ragazzuoli è interamente nelle vostre mani.
Per
ora
direi che è tutto.
A
presto
con la terza parte della Mietitura.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 4 *** La Mietitura III ***
La
Mietitura III
Distretto
9
Eloise
Rose Walfard – 17 anni.
Eloise
fece capolino nel salotto di casa loro, osservando sua
madre.
La
donna era seduta sul solito divano, nella medesima
posizione in cui passava ormai intere giornate, lo sguardo perso nel
vuoto.
Da
quando prima suo padre e poi Erik erano morti era diventata
completamente assente ed Eloise aveva dovuto imparare a prendersi cura
di sé da
sola.
Tuttavia
quello era il giorno della Mietitura e sperava che
almeno in quell’occasione le avrebbe detto più di
due parole in croce.
-
Mamma? –
Nessun
cenno.
-
Mamma? – chiamò, decisamente più forte
di prima.
Questa
volta la donna si voltò verso di lei.
-
Sì? –
-
Io sto uscendo per andare alla Mietitura. –
-
D’accordo. –
-
Sei sicura di non voler venire? –
-
No. –
Tornò
a voltarsi dall’altro lato, perdendo interesse per ogni
cosa.
Da
quando Erik era morto durante il bagno di sangue della sua
edizione sembrava che le cose fossero peggiorate ancora di
più.
Chiuse
la porta dietro di sé.
Era
appena arrivata in piazza quando venne attirata da una
ragazzina che non voleva separarsi dai suoi genitori.
La
vide allontanarsi solo dopo che i suoi genitori l’ebbero
abbracciata e l’ebbero rassicurata che non le sarebbe
successo nulla di male.
Se
le cose fossero andate diversamente forse avrebbe potuto
essere lei quella ragazzina rassicurata dalla vicinanza della famiglia,
considerò mentre si univa al resto delle ragazze osservando
la Capitolina che
sceglieva il foglietto con il nome femminile.
-
Lucy Philsbury! –
L’urlo
a qualche passo da lei le annunciò che si trattava
proprio della ragazzina che non voleva separarsi dalla sua famiglia.
Vide
i suoi genitori coprirsi il volto con le mani, disperati,
mentre i Pacificatori si avvicinavano verso di lei per scortarla fino
al palco.
Quella
quattordicenne aveva una famiglia che l’amava, persone
a cui sarebbe mancata.
Lei
no, non più.
Ormai
era completamente sola.
Fu
questo che la spinse ad agire.
-
Mi offro volontaria! –
Asher
Alexander Parker – 15 anni.
Emise
un respiro di sollievo quando vide che né Allison
né Amelia
erano state estratte.
Forse
anche per quell’edizione la loro famiglia non avrebbe
dovuto preoccuparsi di nulla. Forse per una volta la fortuna era
davvero a loro
favore malgrado i suoi genitori avessero accolto la notizia di quella
quarta edizione
con forte preoccupazione visto il ridotto numero di figli di ex
vincitori.
-
Distretto Nove, dopo questa coraggiosa volontaria, veniamo
al vostro tributo maschile … Asher Parker! –
Impiegò
qualche frazione di secondo a realizzare che si trattasse
effettivamente di lui, ma quando udì Amelia scoppiare a
piangere ne ebbe la
conferma definitiva.
Sì,
era proprio di lui che stavano parlando.
Incespicò
sui suoi passi mentre si dirigeva verso il palco,
impiegando qualche istante più del dovuto per salire gli
alti gradoni.
Se
avesse dato prova del suo consueto essere impacciato
avrebbe fatto una figuraccia davanti a tutta Panem e si sarebbe
immediatamente
attaccato sulla schiena un bersaglio gigantesco per i tributi
più agguerriti.
Prese
posto accanto alla Capitolina, tormentandosi
nervosamente le mani mentre la telecamera zummava per fargli un bel
primo
piano.
Fantastico,
proprio il genere d’attenzione non richiesta che
lo metteva tremendamente in imbarazzo.
Pregò
di non essere arrossito mentre la Capitolina esortava
gli abitanti del Distretto ad applaudire per loro.
Distretto
10
Juanita
De Santos – 25 anni.
Juanita
era ben consapevole delle occhiate che
riceveva mentre era lì, tra le fila delle figlie dei
vincitori, ma rimase
stoicamente impassibile continuando a fissare dritta davanti a
sé.
Sapeva
delle voci che giravano sul suo conto.
La
vedova inconsolabile.
La
strega nera.
Erano
solo due dei nomi con cui veniva più
frequentemente appellata, ma non le importava.
Quegli
sciocchi non capivano e lei, da quando suo
padre era morto e lei si era autoimposta il voto del silenzio, non
perdeva
tempo a spiegare loro perché facesse ciò che
faceva.
-
Distretto Dieci, senza indugiare oltre, veniamo
all’estrazione del vostro tributo femminile …
Juanita De Santos! –
Sentì
chiaramente le sue vicine sospirare
sollevate.
Dopotutto
lei non sarebbe certo mancata a nessuno
lì al Distretto, anzi era altamente probabile che avrebbero
gioito della sua
morte.
Dal
canto suo quell’estrazione non era altro che
l’ennesima
prova alla quale il suo Signore la sottoponeva.
E
come tale l’avrebbe affrontata con tutta la compostezza
di cui era capace.
Patton
Powell – 15 anni.
Patton
attese che la Capitolina realizzasse che era
completamente inutile porre domande a Juanita perché non
avrebbe mai aperto
bocca per risponderle e si dirigesse verso l’urna contenente
i nomi dei ragazzi
del Distretto.
Fu
allora che fece la sua mossa, ancora prima che la donna
avesse modo di estrarre il foglietto con su scritto il nome del giovane.
-
Mi offro volontario! –
Si
fece largo tra i suoi compagni, sorridendo con l’aria
compiaciuta di chi stava finalmente trovando il modo di mettere in
mostra il
suo potenziale, e salì sul palco ancora prima che la
Capitolina potesse
realizzare quello che stava effettivamente accadendo.
Le
sottrasse abilmente il microfono dalle mani, presentandosi
da solo.
-
Patton Powell, quindici anni e volontario per il Distretto
Dieci, tenetevi bene a mente questo nome gente perché lo
sentirete spesso! –
La
Capitolina ridacchiò.
-
Bene, sembra che abbiamo un volontario esuberante. –
-
Esuberante, tenace e pronto a tutto -, confermò sorridendo
compiaciuto, - perciò state pur certi che voi di Capitol
assisterete a uno
spettacolo con i fiocchi! –
-
Molto bene, veramente molto bene. Distretto Dieci, un
bell’applauso
per i vostri Tributi! –
Distretto
11
Kainene
Mae Lightsong – 18 anni.
Kainene
si voltò verso suo padre, stando attenta a non lasciar
cadere l’ombrellino con il quale si stava proteggendo dai
raggi del sole.
Fin
da piccola era stata abituata a girare con quello
strumento per proteggere la pelle delicata a causa
dell’albinismo dal quale era
affetta, e con il tempo aveva persino imparato a non prestare
attenzione agli
sguardi incuriositi dei suoi coetanei.
Non
aveva mai frequentato la scuola pubblica né aveva stretto
amicizie con i suoi coetanei, essendo impossibilitata a passare troppo
tempo
alla luce.
Eppure
ciò le aveva permesso di stringere amicizia con gli ex
vincitori che di tanto in tanto passavano per casa sua e
l’aveva portata a
legarsi molto a suo padre.
Omar
aveva sempre pensato, infatti, che a causa della sua
condizione Kainene fosse quella tra i suoi tre figli a necessitare di
una
preparazione migliore e più assidua per poter sperare di
sopravvivere qualora
si fosse trovata all’interno dell’Arena.
E
sembrava proprio che avesse avuto ragione fin dal principio
perché
quando la Capitolina estrasse il foglietto il nome che lesse fu il suo.
-
Kainene, mia cara, raggiungici sul palco. –
Avanzò
lentamente, non fissando dritta davanti a sé per
evitare che la luce troppo intensa le ferisse gli occhi.
Prese
posto accanto alla Capitolina, cercando lo sguardo di
suo fratello e scuotendo appena il capo.
Aveva
già parlato della cosa con Amir e lo aveva pregato di
non offrirsi volontario se fosse stata estratta.
Non
importava quanto desiderasse provare a proteggerla, i loro
genitori non avrebbero sopportato l’idea di perdere due
figli.
Farad
Henry Blushweaver – 23 anni.
Farad
conosceva di vista Kainene e, sebbene tra loro non fosse
mai nata un’amicizia né avessero intrattenuto una
conversazione, dovette
ammettere che c’era del coraggio nel modo in cui quella
ragazza già tanto
provata dalla vita affrontava un evento infausto come
l’essere sorteggiata nell’Arena.
Era
già difficile per una persona in piena salute, non osava
nemmeno immaginare come fosse per qualcuno che non poteva neppure
esporsi
liberamente alla luce del sole senza risentirne.
-
Chi sarà ad accompagnare la nostra damigella
all’interno
dell’Arena? –
La
Capitolina rovistò tra i nomi nell’urna maschile,
scegliendone uno dopo quella che a Farad parve un’attesa
infinita.
-
Farad Blushweaver! –
Strinse
i pugni, cercando di sfogare in quel modo la rabbia e
la tensione, e s’impose di mantenere la calma senza lasciarsi
andare a scenate
o reazioni sterili.
Le
cose stavano così, non gli restava che accettarlo.
Arrabbiarsi
non avrebbe cambiato assolutamente nulla.
Salì
sul palco, rimanendo il silenzio e fissando la telecamera
nella speranza che la sua furia per quell’ingiustizia nei
confronti di tutti
loro trapelasse dal suo sguardo.
Distretto
12
Rose
Mellark – 19 anni.
Rose
incrociò lo sguardo di Ryan non appena uscì di
casa e
avanzò verso di lei.
Le
iridi chiarissime erano il ritratto di quello che si
agitava nel profondo del suo cuore.
C’era
solo una persona capace di ridurlo in quello stato:
Haymitch, suo padre.
-
Un’altra volta? –
Il
ragazzo annuì appena, sporgendosi affinchè lo
prendesse
sottobraccio.
Sapeva
che Effie non sopportava l’idea di vederli litigare,
perciò immaginò che quel comportamento da segreto
di stato fosse stato messo in
atto per essere certo che sua madre non sentisse quello che le stava
per dire.
-
Ha passato la nottata a bere, questa mattina non si reggeva
quasi in piedi. –
Il
problema con l’alcol era conosciuto in tutto il Distretto,
ma Rose non si sentiva di biasimarlo in quella particolare circostanza.
L’idea
che uno di loro finisse nell’Arena era abbastanza
sconvolgente da toccare un uomo che nella vita era stato costretto a
incassare
già molto da Capitol.
-
Ryan, non sappiamo nemmeno se oggi torneremo a casa, non
credo che sia il caso che tu discuta con tuo padre. –
-
Lo so, ma non sopporto di vederlo in quello stato. –
-
Ryan – insistè, inarcando un sopracciglio e
fissandolo dal
basso verso l’alto.
Sbuffò
leggermente, scrollando le spalle.
-
D’accordo -, cedette, - gli andrò a parlare prima
della
Mietitura. Certo che sei dannatamente testarda. –
-
Più che altro direi determinata a farti comportare bene
–,
replicò ironica, - Ti aspetto qui mentre vai da lui.
–
Ryan
Abernathy – 19 anni.
Vide
sua madre avanzare verso l’urna femminile.
A
chi non la conosceva doveva sembrare la solita Effie,
spumeggiante ed esuberante, ma lui che la conosceva come le sue tasche
riusciva
chiaramente a vedere le labbra che si sforzavano di non tremare mentre
inseriva
la mano nell’urna e sceglieva il foglietto.
La
vide tradire la tensione tentennando nell’aprire il sigillo
del foglietto.
-
Il tributo femminile per quest’edizione è
… Rose Mellark –
la voce si spezzò leggermente mentre lasciava vagare lo
sguardo verso Katniss e
Peeta come a volersi scusare per quell’infausto sorteggio.
La
Ghiandaia fissava dritta verso la telecamera come se non
avesse minimamente sentito l’annuncio e Peeta cercava di
mantenere un’espressione
altrettanto distaccata.
Non
avrebbero dato modo a Snow di capire quanto la cosa li
stesse ferendo, non gli avrebbero dato anche quella soddisfazione.
Ryan
spostò lo sguardo sull’avanzata della sua migliore
amica.
Rose
salì i gradini con una certa rigidità e strinse
piano la
mano che Effie le porse prima di prendere il suo posto.
Le
iridi chiare fissavano dritto davanti a lei, nell’evidente
tentativo di non incrociare lo sguardo dei suoi genitori.
Ryan
sapeva che sarebbe crollata se li avesse visti abbattuti.
Stava
cercando di essere forte più per i suoi cari che per se
stessa.
-
Il tributo maschile, Distretto Dodici è … -
Prima
ancora che avesse modo di leggere il nome, Ryan fece un
passo avanti attirando l’attenzione su di sé.
Si
era ripromesso di proteggere sempre e comunque Rose.
E
anche se non sarebbe stato al Distretto ma dentro all’Arena
non aveva alcuna intenzione di disattendere quella promessa.
-
Io, Ryan Abernathy, mi offro Volontario. –
Salì
sul palco, ignorando lo stupore collettivo, e guardò sua
madre solo quando le era ormai accanto.
Gli
occhi di Effie erano sgranati e velati dalle lacrime.
L’abbracciò,
stringendola a sé, e poi tornò al suo posto.
Fece
scivolare la mano in quella di Rose e intrecciò le dita
alle sue, alzando il braccio.
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci
come promesso con la terza parte della Mietitura.
Credo
che
orientativamente dovrei riuscire ad aggiornare due volte alla settimana
(lunedì
e venerdì) ma non è escluso che riesca a
pubblicare anche tre volte (nel qual
caso il terzo giorno sarebbe il mercoledì) ma ovviamente non
prometto nulla xD
Mi
èstato
fatto notare che la foto di Arcturus nel precedente capitolo non lo
rappresentava al meglio perciò qui sotto vi lascio
un’immagine più adatta.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
Arcturus
“Artù”
Black – 25 anni, Distretto 5
|
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Capitolo 5 *** Addii e partenze ***
Addii
e
partenze
Distretto
1
Seguì
il Pacificatore fin dentro la stanzetta allestita
all’interno del Campidoglio, guardandosi attorno in attesa
che i suoi
visitatori si facessero avanti. Passò qualche istante prima
che la porta si
aprisse nuovamente, facendo entrare sua zia Jewel che teneva per mano
la
giovane Jade. Topaz e Ruby camminavano dietro di loro e a chiudere la
fila
pensava lo zio Mitchell. Il cugino le fu subito accanto, protendendo le
braccia
verso di lei e accettò di buon grado l’abbraccio
in cui la strinse,
rilassandosi nella sua presa.
-
Lo so che l’avevi ripetuto spesso negli ultimi giorni, ma
non ci ho creduto finchè non ti ho visto offrirti.
–
-
Dovresti saperlo che quando dico qualcosa la porto fino in
fondo. –
-
Razza di testarda con manie suicida – la
rimbrottò, ma le
scompigliò affettuosamente le ciocche dorate, - Quantomeno
cerca di vincere e
tornare qui il prima possibile. –
-
Sì, immagino che se lo chiedo abbastanza gentilmente il
resto dei Tributi si farà fuori con molta più
rapidità – scherzò.
-
Topaz, non monopolizzarla, abbiamo solo cinque minuti –
protestò Ruby, spintonando via il fratello maggiore e
abbracciandola a sua
volta.
Il
suo abbraccio fu morbido e profumato al contrario di quello
ruvido e cameratesco di Topaz.
Del
resto Ruby era sempre stata quella più dolce e affettuosa
del loro quartetto, seguita a ruota dalla piccola Jade che adesso
scalpitava
per gettarle le braccia al collo.
-
La mamma e il papà dicono che potrò guardarti
solo fino a
che sarai a Capitol –, sbuffò contrariata, -
perché sono troppo piccola per
seguire i Giochi in diretta. –
-
Hanno ragione, terremoto. Non è uno spettacolo adatto a una
bambina. –
-
Ma io ho già sei anni, vado a scuola, sono
grande. –
-
Allora immagino che dovrai essere ancora più grande.
–
Jade
sbuffò, ma non aggiunse altro e cedette il posto a suo
padre.
Lo
zio Mitchell le baciò la fronte con un sorriso stentato.
Non
era certo un mistero che disapprovasse, ma non avrebbe
detto nulla … non quando poteva essere l’ultima
volta in cui si vedevano.
Alla
fine venne il turno della zia Jewel.
La
donna la strinse forte a sé, mormorandole
all’orecchio: -
Se la trovi all’interno dell’Arena fa quello che
devi … vendicala.
–
*
Libero
accettò l’abbraccio della nonna, dandole un
leggero
colpetto sulla spalla quando la sentì tremare nella sua
stretta.
-
Mi ricordi così tanto tuo padre. Questo giorno è
come una
sorta di infausto dejavù. –
-
Sciocchezze. Lucas è riuscito a vincere la sua edizione e il
ragazzo ha ricevuto un addestramento alla pari di qualsiasi altro
ragazzo del
Distretto. Dovrà solo dimostrare quanto valgono gli Howard
– intervenne Edward
Howard, scrutando la moglie e il nipote con il consueto piglio serio e
composto.
-
Ovviamente, figurarsi se dovesse accadere il contrario – lo
rimbeccò Libero, fissandolo sfrontatamente dritto negli
occhi, ma come al
solito suo nonno non diede alcun segno di voler cogliere la sua
provocazione.
-
Dovrai allearti con il resto dei Favoriti, ovviamente, è il
modo migliore per dimostrare che sai il fatto tuo e che sei degno di
stare con
i combattenti migliori. –
Libero
non disse nulla, continuando ad ascoltare in silenzio
le istruzioni di suo nonno.
Figurarsi
se si sarebbe lasciato sfuggire quell’occasione per
rimarcare che lì la sua parola era legge.
-
I ragazzi del Due vorranno provare a guidare l’alleanza, ma
dovrai importi e … –
-
Non ho intenzione di prendere ordini da nessuno – lo
interruppe.
Su
questo era categorico.
L’alleanza
andava bene, perché sopravvivere all’Arena
diversamente sarebbe stato altrimenti quasi impossibile, ma le
decisioni
all’interno dell’alleanza avrebbero dovuto essere
prese di comune accordo.
Poi
il leader formale avrebbe potuto essere chi più preferiva,
a lui non interessava ricoprire quella carica.
-
Bene, vedo che almeno su questo siamo d’accordo. Coraggio
Mira, il nostro tempo è finito e il ragazzo deve partire.
–
*
Opal
scambiò un’occhiata con Brenn mentre i loro
Tributi
salivano sul treno e si accomodavano sui divanetti, inarcando solo un
pizzico
il perfettamente curato sopracciglio castano chiaro quando si
soffermò sulla
differenza d’età tra i due.
Sperava
solo che riuscissero ad andare d’accordo malgrado i
nove anni che li separavano oppure far funzionare
quell’alleanza sarebbe stato
molto più complicato.
Decise
di rompere il silenzio, accavallando le lunghe gambe
affusolate e allontanando una ciocca dal volto.
-
Voi due vi conoscevate già? –
-
No, credo che me lo ricorderei se ci fossimo già presentati
– replicò Libero, soffermandosi per una manciata
di secondi sul volto della
ragazza accanto a lui.
-
Di lui so solo che è il nipote del sindaco –
confermò
Emerald, studiandolo a sua volta.
-
Bene, quindi dovrete partire da zero in questi giorni. Per
certi versi è meglio, se non altro non ci sono antipatie
pregresse. I tributi
dello scorso anno sono stati veramente sfiancanti –
sospirò, aggrottando la
fronte contrariata.
Brenn
si inserì nella conversazione.
-
Posso chiederti perché ti sei offerta? –
Emerald
scrollò le spalle. – Non so ancora se i miei piani
siano andati a buon fine, ma la speranza era d’incontrare la
figlia di Johanna
Mason e ricambiarle il favore. –
I
Mentori si scambiarono l’ennesima occhiata complice.
-
Abbiamo già visionato le Mietiture e le abbiamo registrare
per voi … Riley Mason è il Tributo femminile del
Distretto Sette – le confermò
Brenn.
Emerald
si lasciò ricadere contro lo schienale della poltrona,
un accenno di sorriso sul volto.
Bene,
almeno tutta quella storia non sarebbe stata un vano
sacrificio.
-
Io avrei una domanda -, intervenne Libero, - come vi
dividerete per l’occuparvi di noi? –
-
Io voglio lei –, decretò all’istante
Opal, - credo che si
adatti meglio all’idea che ho in mente per
quest’edizione. Il piccoletto puoi
prendertelo tu. –
-
Come, prego? –
Brenn
battè una mano sulla spalla di Libero, scuotendo la
testa e alzando gli occhi al cielo come a invitarlo a lasciar perdere
ogni
discussione.
-
Opal non ha il filtro tra ciò che pensa e ciò che
dice -,
gli spiegò, - perciò tu limitati a ignorarla.
–
-
Se non altro non dovrò sopportarla per molto. –
Brenn
sorrise.
-
Già, ragazzo fortunato. –
Distretto
2
Quando
i suoi genitori e i fratellastri ebbero lasciato la
saletta Amber attese pazientemente che si aprisse nuovamente, mostrando
il
profilo di un ragazzo alto e magro dai capelli biondo platino e le
iridi
azzurro intenso.
Titus.
Sorrise
quando avanzò verso di lei, lasciandosi stringere e
alzandosi in punta di piedi per andargli incontro quando si
chinò a baciarla.
-
Hai messo su uno spettacolo niente male sul palco. –
-
Oh, è stato più facile di quanto avessi pensato,
i
Capitolini tendono a commuoversi per un nonnulla –
replicò con tono affettato,
sorridendo di rimando.
-
Credi che il tuo compagno l’abbia bevuta? –
Si
strinse nelle spalle.
-
Non ne ho idea. Sembra il classico belloccio forzuto, ma non
credo che sia uno stupido o uno sprovveduto. –
-
Beh, le alleanze non devono certo durare per sempre –
osservò Titus.
Sul
bel volto della ragazza si dipinse un sorriso pragmatico.
-
Già, non devono. –
*
Cassian
spostò lo sguardo da sua madre ai suoi fratellastri.
Il
suo patrigno non era venuto a salutarlo; non che se lo
fosse aspettato, dal momento che sua madre non faceva che paragonarlo a
Brutus.
Supponeva
che per un uomo non fosse facile vivere con una donna
che si amava moltissimo e che continuava a pensare al defunto marito
ogni
qualvolta in cui posava lo sguardo sul figlio.
-
Hector non … -
-
Non fa nulla, mamma -, la interruppe sorridendole, - non mi
aspettavo di trovarlo qui. –
L’abbracciò,
chinandosi a baciarle entrambe le guance.
-
Lo sai che non sono affatto d’accordo con questa cosa che
stai facendo – lo redarguì.
-
Sei stata tu a dirmi che per papà i Giochi erano importanti.
–
-
E vorrei non averlo mai fatto, almeno non ti saresti
convinto dell’idea di doverti offrire a un’edizione
della memoria per
assecondare quelli che avrebbero potuto essere i suoi desideri.
–
-
Starò bene, non hai nulla di cui preoccuparti. –
-
Lo spero … ti lascio salutare i ragazzi, stanno scalpitando.
–
Lo
strinse un’ultima volta e poi fece venire avanti Orion.
Il
maggiore dei suoi fratellastri, di diciassette anni, gli
porse il braccio per scambiare un saluto cameratesco.
-
Tu vincerai, Cas. Sei il più forte di tutti quelli del
Distretto, se non ce la fai tu allora non ce la farà
nessuno. –
-
La forza a volte non è tutto. –
-
Ma … -
-
Le alleanze esistono per questo, Orion. Bisogna giocare
d’astuzia e compensare quello in cui non si è
abili. Aloysius era convinto di
vincere da solo l’anno scorso e hai visto che fine ha fatto.
–
Ucciso
dalla ragazza del Cinque, abbastanza furba da coglierlo
di sprovvista.
Orion
annuì, permettendo poi a Tristan di farsi avanti con la
sua consueta andatura zoppicante dovuta alla poliomielite che
l’aveva colpito
da neonato e che l’aveva lasciato con la gamba sinistra
praticamente
inutilizzabile e che gli aveva valso anni di prese in giro dai suoi
compagni,
nonché l’appellativo di “signor
ranocchio” che veniva spesso accompagnato da
sgambetti che finivano puntualmente per farlo rovinare a terra.
Il
quattordicenne ignorò il braccio teso e gli gettò
le
braccia al collo, stringendolo forte a sé finchè
non sentì le braccia di
Cassian chiudersi attorno a lui.
Fu
allora che parlò, con il suo solito tono di voce basso e
vagamente incerto.
-
Come farò senza di te in questi giorni? –
-
Se qualche idiota di scuola torna a darti il tormento
pareggerò i conti quando tornerò al Distretto.
–
Tristan
annuì, sorridendo mestamente.
-
So che lo farai, hai sempre protetto me e Orion. –
-
E lo farò ancora per parecchi anni, non vi libererete
così
facilmente di me. –
*
Enobaria
attese finchè entrambi i suoi Tributi non ebbero
preso posto sul divano di fronte a lei.
-
Non dovrebbero essere due i Mentori? – domandò
Amber,
guardandosi attorno alla ricerca della sua controparte maschile.
-
Dovrebbero -, convenne, - ma io non lavoro più in coppia da
venticinque anni. Perciò credo proprio che dovrete
accontentarvi di me. –
Amber
parve voler fare qualche altra domanda, ma alla fine
chiuse la bocca e attese pazientemente che la donna dai denti di squalo
riprendesse la parola.
-
Conosco già Cassian e so cosa è in grado di fare,
mentre di
te ho solo i resoconti dei preparatori dell’accademia. Qual
è la tua
specialità, a parte la recitazione? –
La
ragazza trasalì, colta di sorpresa, facendo ridere Cassian.
-
Credevi seriamente che ci fossimo bevuti quella sceneggiata?
Non che tu non sia un’ottima attrice -, riconobbe, - ma
nessuno al Due si
esporrebbe in quel modo se fosse davvero innocente e indifeso. Sarebbe
come
appendersi un cartello con scritto “sono l’anello
debole dell’alleanza”. –
Amber
smise di fingere di non sapere di cosa stessero parlando
e replicò, glaciale.
-
Alleanza? Non mi sembra che io abbia accettato di farne
parte. –
-
Ascolta, principessa dei ghiacci, per quanto me ne frega
puoi anche andartene per la tua strada però se pensi che te
lo chiederò per
favore o che supplicherò allora scendi dal piedistallo. Non
sai fare nulla che
io non sappia fare, cerca di mettertelo bene in testa. –
Enobaria
sbuffò.
Fantastico,
quei due si sarebbero saltati alla gola prima
ancora di arrivare a Capitol.
Amber
tentennò per un istante.
-
Non ho nemmeno detto di non volere un’alleanza. Sto
semplicemente ponderando e non mi piace essere data per scontata
– disse,
cambiando immediatamente tono e provando con un approccio
più gentile e
rilassato.
Cassian
roteò gli occhi.
Se
quella biondina sperava d’incantarlo non era mai stata
più
in errore di così.
-
Bene, allora lascia che sia estremamente chiaro anche io. Se
fai parte dell’alleanza dei Favoriti e provi a giocare
qualche scherzo ti
spezzo il collo senza pensarci e me ne frego se questo mi porta a
perdere
sponsor o un componente dell’alleanza. Sono stato abbastanza
chiaro? –
-
Non ti piacciono i manipolatori. Cristallino. –
Distretto
3
Charity
attese pazientemente che sua madre sciogliesse
l’abbraccio in cui l’aveva stretta e si
avvicinò alla sedia a rotelle del
padre, chinandosi su di lui e abbracciandolo.
Si
tennero stretti a lungo.
-
Ricordati sempre di usare la testa quando sarai lì dentro
–
le sussurrò, le iridi scure leggermente lucide.
Annuì.
Non
lasciarsi guidare dalle emozioni, cercare di rimanere
saldi e lucidi, utilizzare al meglio tutto quello che l’Arena
le avrebbe messo
a disposizione.
Ricordava
tutti i consigli che suo padre le aveva tramandato
quando era adolescente e il rischio dell’Arena era sempre
dietro l’angolo.
-
Sì, ho memorizzato tutti i tuoi consigli. –
-
Per noi è il momento di andare, ma hai ancora una visita.
Sta aspettando qui fuori. –
Abbracciò
nuovamente entrambi i genitori, osservandoli uscire
e attendendo pazientemente la sua ultima visita.
Klein
fece capolino, scortata da un Pacificatore che le
richiuse la porta alle spalle.
La
sua migliore amica le venne immediatamente incontro,
abbracciandola.
-
Non riesco a credere che sia toccato davvero a te –
mormorò.
-
Immagino fosse la scelta più plausibile tra tutte le figlie
di ex vincitori. –
-
Credi che le estrazioni siano state manipolate? –
Charity
annuì, tenendo a sua volta la voce bassissima.
-
Sì e se tutti i figli degli ex ribelli sono dentro allora ne
avrò la prova. Non è statisticamente possibile
che tutti siano stati così
sfortunati da essere estratti, non importa quale calcolo probabilistico
si
effettui. –
-
Non mi sorprenderebbe affatto. –
-
Già, ma immagino che nonostante le probabilità
siano a mio
sfavore non sia detta ancora l’ultima parola. Nessuno avrebbe
scommesso sulla
vittoria di mio padre alla sua edizione eppure ce l’ha fatta.
–
-
E ce la farai anche tu, lo so. –
*
Luke
sgranò gli occhi alle parole del padre, incredulo.
-
Puoi ripetere? –
-
Ho detto che dovresti trovare il modo di sfruttare le tue
abilità all’interno dell’Arena,
perché puoi stare certo che la figlia di Latier
lo farà. Avete l’intelligenza dalla vostra ed
è un’arma temibile tanto quanto
la forza bruta – ripetè Newton, mentre sua moglie
annuiva alle sue parole.
-
Già, ma a meno che l’Arena non sia un campo
virtuale dubito
che le mie abilità di hacker possano essere utili.
–
-
Quelle di hacker no … non nel senso stretto del termine -,
convenne l’uomo, - ma prova a pensare a quali implicazioni
potrebbero avere in
una realtà creata tecnologicamente. Tutto
all’interno dell’Arena è creato e
manipolato dai programmi degli Strateghi. –
-
E non è escluso che tu possa trovare il modo di sfruttare la
manipolazione elettronica a tuo favore – concluse sua madre.
-
Se riuscissi a trovare una falla nel sistema … -
-
Potresti sfruttarla a tuo vantaggio. –
Luke
annuì, titubante.
-
Sì, ma l’ultima volta che qualcuno ci ha provato
è finita
male. –
Anche
se male avrebbero dovuto essere un vero e proprio
eufemismo, perché quando Beetee Latier aveva scoperto il
trucco della Cupola e
la Ghiandaia aveva agito di conseguenza la vendetta di Capitol era
stata
tremenda.
-
Ed è esattamente per questo che non penseranno che qualcun
altro sia pronto a correre il rischio. –
Già,
aveva senso.
-
Sei già costretto a sfidare la sorte, fallo in ogni sua
forma, figliolo – asserì la madre, stringendolo a
sé per l’ultima volta prima
che il Pacificatore si affacciasse e annunciasse loro che il tempo a
disposizione per i saluti era terminato.
*
Charity
ruppe il silenzio che aleggiava nello scompartimento
del treno, rivolgendo un’occhiata incuriosita
all’indirizzo del loro Mentore,
un uomo sulla trentina poco più alto di un metro e settanta
e con una vistosa
protesi al braccio sinistro.
-
D’accordo, visto che nessuno lo dice lo faccio io. Quale
strategia ci consigli di attuare all’interno
dell’Arena? –
Matthew
si raddrizzò, osservandola come se avesse appena fatto
la migliore domanda che avesse mai sentito.
-
La strategia migliore che possa esistere è quella di essere
se stessi. Non cercate di eguagliare gli altri Tributi né di
spacciarvi per
quello che non siete, sfruttate le vostre abilità per
emergere tra gli altri e
salvarvi la vita. –
-
Anche perché francamente dubito che potremmo eguagliare dei
veri combattenti – considerò Luke, pensieroso.
-
Nessun Tributo del Tre nasce come combattente, ma voi avete
la vostra mente e quella è la cosa più potente
che ci sia. Ma veniamo alle
alleanze, avete già in mente di che tipo di persona potreste
fidarvi? –
-
Voglio qualcuno di affidabile, che non mi pugnali alle
spalle alla prima occasione – disse Charity.
-
Ragionevole, magari potremmo puntare su qualche Tributo dei
Distretti minori. –
-
Io invece preferisco stare da solo. Non sono un granchè con
il gioco di squadra … sempre che tu non ritenga che sia
controproducente –
concluse Luke.
-
Non è necessariamente controproducente, ma è una
situazione
da sfruttare al momento giusto e nel modo più consono. Ci
lavoreremo su, ma il
consiglio che mi sento di darvi è di non sottovalutare gli
stand di
sopravvivenza; la maggior parte dei Tributi lo fa, presi dalla smania
di
imparare a combattere, ma la natura uccide tanto quanto
l’uomo. –
Distretto
4
Ayla
trascinò nervosamente il piede contro il pavimento mentre
sua madre singhiozzava e suo padre la fissava con aria seria.
-
Non sono pronta a perdere un altro figlio. –
- Non mi perderai,
mamma. Posso farcela. –
Suo
padre sbuffò, attirando la sua attenzione.
-
Non riesco proprio a capire come tu possa essere convinta di
vincere sul serio. Sei una brava nuotatrice, ma non hai doti da
guerriera tali
da poterti assicurare al cento per cento la vittoria. –
-
Nessuno può farlo. –
-
Tuo fratello avrebbe potuto -, la corresse, - se non fosse
stato tradito dal suo alleato. –
-
A me non succederà. –
L’uomo
sbuffò incredulo per l’ennesima volta.
-
Ho visto come guardi Odair, lo ha visto praticamente tutto
il Distretto. Per quel ragazzo sarà fin troppo facile
manipolarti. –
-
Sebastian non lo farebbe mai, non è quel tipo di persona!
–
-
Nell’Arena la gente cambia, diventa disposta a fare cose che
in condizioni normali non farebbe mai. –
Incassò
il colpo, serrando la mascella a quelle parole.
-
Cambierai idea quando mi vedrai tornare da vincitrice. –
*
Sebastian
strinse a sé Christine per l’ennesima volta,
asciugandole le lacrime che le correvano lungo le guance.
-
Coraggio, Chrissie, ti sta colando tutto il trucco. Che dirà
il ragazzo su cui vuoi fare colpo se ti vede così?
–
La
sorella emise un buffo suono a metà tra un singhiozzo e una
risata.
-
Sei proprio uno scemo, Bas. –
-
Io preferisco definirmi fantastico -, la contraddì
sorridendo, - non sono forse il miglior fratello maggiore che si
potrebbe
desiderare? –
Questa
volta Christine scoppiò a ridere sul serio.
-
Stai dicendo tutte queste cretinate solo per farmi ridere,
vero? –
Annuì,
chinandosi a guardarla negli occhi.
-
Ascoltami, Chrissie. La mamma potrebbe non reggere la
tensione e papà sarà con me come Mentore
perciò non potrà prendersi cura di
lei. Spetterà a te assicurarti che stia bene e gestirla nel
caso avesse una
delle sue crisi. –
-
Mi prenderò cura di lei – assicurò.
-
Lo so che lo farai, sei molto in gamba. –
-
Anche tu sei in gamba, Bas. Abbastanza in gamba per uscire
da quella maledetta Arena, perciò sappi che ti aspetto a
casa tra al massimo
due settimane. –
Le
scompigliò i capelli.
-
Farò del mio meglio, nanerottola. –
*
Sebastian
sorrise alla ragazza seduta sul divano prima di
raggiungerla e porgerle uno dei bicchieri d’acqua che aveva
trovato nella
piccola cucina del treno.
-
Non sapevo cosa bevessi perciò ho optato per la cosa con cui
non si sbaglia mai. –
Ayla
accettò il bicchiere, sorridendo di rimando.
-
Ottima scelta, ne avevo bisogno. –
-
Già, questa storia ha scosso un po’ tutti.
–
-
Come è avere tuo padre come Mentore? –
Sebastian
si strinse nelle spalle, giocherellando con il
braccialetto di corda che portava al polso.
-
Alcuni potrebbero vederlo come un gran vantaggio, ma per me
è solo fonte di stress. Credo che Snow si
divertirà moltissimo nel vedere mio
padre rodersi il fegato mentre sono nell’Arena, mi ha sempre
detto che per i
Mentori è difficile assistere ai Giochi dei loro Tributi
perché se muoiono se
ne sentono responsabili e si domandando se non avessero potuto
prepararli
meglio. –
Annuì.
-
Per quel che vale, sono certa che tuo padre farà un lavoro
magnifico con entrambi. –
Le
rivolse un sorriso un po’ spento, ma sincero.
-
Dovresti dirglielo appena ci raggiungerà, lo tirerebbe su di
morale. –
-
Lo farò – assicurò.
Distretto
5
Quando
la porta si aprì per l’ennesima volta Ivy vide che
i
suoi genitori avevano lasciato il posto ad Alexandra.
Si
corsero incontro, abbracciandosi, e quando si furono
separati Alexandra le rivolse un’occhiata preoccupata.
-
Non avresti dovuto farlo, non ti saresti dovuta offrire. –
-
I tuoi genitori hanno già perso un figlio, gli sei rimasta
solo tu. E poi sei la mia migliore amica, non sarei mai riuscita a
guardarti
nell’Arena. –
-
Non ci riuscirò nemmeno io. –
Ivy
l’abbracciò di nuovo.
-
Promettimi solo che se non dovessi farcela vivrai per
entrambe al meglio che si possa. –
Alexandra
annuì.
-
Lo prometto, ma tu giura che cercherai in tutti i modi di
tornare a casa. –
-
Lo giuro – affermò risolutamente.
*
Abbracciò
Clara, tenendola stretta a sé come se ne andasse
della sua stessa vita. Ed in effetti era proprio così che si
sentiva. Sapeva
che Diana sarebbe stata un’ottima figura per la sua bambina e
che sarebbe
riuscita a essere una zia, una madre e persino un padre esemplare.
Eppure
non riusciva a lasciarla andare, consapevole che quella
avrebbe potuto essere l’ultima volta che l’avrebbe
vista.
-
Papà, perché devi andartene? –
-
Purtroppo è una regola, ma tornerò prima ancora
che tu possa
accorgertene. –
-
Davvero? –
-
Certo, ti ho mai detto una bugia? –
La
piccola scosse il capo. – Allora io e la zia Diana ti
aspettiamo a casa. –
Annuì,
lasciandola andare e stringendo questa volta sua
sorella.
-
Occupati di lei. –
-
Come se fosse figlia mia – assicurò, baciandogli
la guancia,
- tu non preoccuparti di altro se non di vincere. Clara ha
già perso una madre
per colpa dei Giochi, non deve perdere anche un padre. –
-
Farò il possibile. E poi devo chiederti un’altra
cosa … -
-
Non guarderà i Giochi, non importa quanto mi
chiederà di
farlo – lo anticipò.
-
Bene, non sopporterei di sapere che sta assistendo a quello
che mi succede e se … -
Se
fosse morto Clara non avrebbe dovuto assistere.
Non
lo disse, ma sua sorella annuì come se avesse compreso
perfettamente.
Avevano
sempre viaggiato sulla stessa lunghezza d’onda.
*
Arcturus
osservò la donna di fronte a lui e alla sua compagna
di Distretto. Aveva capito che fossero madre e figlia fin dal momento
della
Mietitura, ma supponeva che non fosse una cosa poi così
assurda dal momento che
non erano certo molti i vincitori nel Cinque.
E
poi ammirava il modo in cui la donna si era calata nel suo
ruolo di Mentore e non aveva mostrato favoritismi fin dal principio.
-
Ivy è abile nella mimesi e nell’adattarsi
all’ambiente che
la circonda, perciò ritengo che la sua strategia debba
essere quella della
compensazione per quanto riguarda i suoi alleati. Tu invece,
Artù, che punti di
forza hai? –
-
Non ho problemi con i pesi e con il corpo a corpo, ma non
farei decisamente affidamento sulla mia mira. –
-
Magari la scelta migliore per te potrebbe essere quella di
allearti con i Favoriti. –
Annuì,
soppesando quelle parole.
-
Potrebbe essere una possibilità -, convenne, - ma preferirei
aspettare di avere un’idea chiara sui vari Tributi.
–
La
Mentore afferrò il telecomando e lo puntò verso
lo schermo.
-
D’accordo, allora cominciamo subito a visionare le
Mietiture. –
Distretto
6
Silver
attese che la porta si chiudesse alle spalle di
Meredith per rivolgere un’occhiata penetrante alla direttrice.
-
Ti avevo chiesto di non dire loro nulla. –
-
Si sono svegliate e hanno visto che non c’eri più.
Cosa
avrei dovuto fare, mentire? –
Ecco
fatto, le aveva appena rivolto contro le sue stesse
parole.
Meredith
era sempre stata il più sincera possibile con tutti i
bambini dell’orfanatrofio, perciò non era certo
una sorpresa che messa alle
strette avesse finito con il confessare che fine avesse fatto.
Polly,
la più piccola del gruppo con i suoi cinque anni, le
andò incontro fissandolo con i grandi occhi nocciola.
-
Perché non volevi dirci nulla, volevi andartene senza
salutare? –
-
Certo che no, ma voi mi avreste chiesto se sarei tornata … e
io non lo so, non posso darvi una risposta sincera. –
-
Lo sappiamo come funzionano i Giochi – intervenne Estelle,
con l’aria decisa di chi dall’alto dei suoi tredici
anni aveva già partecipato
a una Mietitura.
-
Allora sapete anche perché non volevo illudervi. –
Annuì
mentre Elizabeth, di un anno più piccola della
biondissima Estelle, puntava le iridi grigie nelle sue azzurro ghiaccio
con
fare pensieroso.
-
Meredith dice che ti aspettavi di essere estratta …
perciò
sei figlia di un ex vincitore? –
-
Un’ex vincitrice a dire la verità. –
-
Non ce lo hai mai detto. –
-
Perché ho sempre cercato di cancellare i primi sei anni
della mia vita. Mia madre … lei non era una bella persona.
–
Estelle
le prese la mano, stringendola piano.
-
È per questo che hai quelle cicatrici sulla schiena?
–
-
Già. Ed è anche il motivo per cui non voglio
essere chiamata
Allison; quella bambina non c’è più,
adesso sono semplicemente Silver. –
Polly
le mostrò la scatolina che le era stata consegnata dalla
direttrice.
-
La signorina Meredith dice che questa l’hai lasciata per me.
–
Annuì,
accarezzandole una guancia leggermente paffuta.
-
Coraggio, aprila. –
Polly
obbedì, mostrando un fermaglio nero a forma di fiocco,
lo stesso che aveva sempre chiesto in prestito a Silver quando voleva
essere
certa di essere la più carina di tutte le bambine
dell’orfanatrofio.
-
Così saprai che ti sono sempre vicina con il pensiero anche
se non con la presenza, capito mostriciattolo? –
Ridendo,
Polly si rilassò nell’abbraccio della
più grande e
presto anche le altre ragazze le si radunarono attorno.
*
Edward
non si aspettava alcuna visita prima di salire sul
treno, perciò quando la porta si aprì e Dodger
fece capolino nella stanza non
potè fare a meno di mostrarsi sorpreso.
-
Pensavi seriamente che ti avrei mandato al macello senza
passare a trovarti? –
-
Immaginavo non volessi correre il rischio di essere troppo
sotto gli occhi dei Pacificatori. –
Il
ragazzo, alto e asciutto con una zazzera di capelli neri a
incorniciare brillanti iridi verdi che luccicavano irriverenti,
scrollò le
spalle.
-
Sono troppo veloce per questi idioti, non riuscirebbero mai
a prendermi. –
-
Ovviamente. –
-
Allora, ho le traveggole o quella che era sul palco con te è
proprio la nostra Silver? –
-
Così sembrerebbe. –
-
Però, chi l’avrebbe mai detto che quella cosetta
alta un
barattolo e mezzo sarebbe diventata così -, emise un verso
d’apprezzamento, -
che spreco mandarla nell’Arena. –
Edward
alzò gli occhi al cielo.
Il
solito Dodger, bastava una bella ragazza per fargli perdere
immediatamente di vista il punto focale della situazione.
-
Allora, come stanno esattamente le cose tra di voi? –
-
Credo che semplicemente non stiano. Eravamo molto amici fino
a sette anni fa, poi lei ha deciso di seguire quella donna in
orfanatrofio e ci
siamo semplicemente persi. –
-
Eravate più che semplici amici -, lo corresse, - eravate
inseparabili. Mi ricordo come fosse ieri quella piccoletta che ti
correva
dietro per i vicoli, arrampicandosi e correndo a perdifiato per
nascondersi
negli antri bui quando i Pacificatori vi beccavano a sgraffignare
qualcosa ai
passanti. –
-
È stato una vita fa. –
-
Già, prima dell’arresto e di tutto questo schifo
di
situazione. Credi che Silver se la possa cavare all’interno
dell’Arena? –
-
Forse. –
L’unica
cosa di cui non aveva dubbi era che per lui uccidere
non sarebbe stato scioccante come per lei; dopotutto era stato
arrestato per
quel motivo.
*
Hunter
osservò i suoi due giovani Tributi.
C’era
una certa tensione tra di loro che lo induceva a credere
con ragionevole certezza che quei due avessero un passato comune.
-
Allora, voi due già vi conoscete? Siete amici? –
-
No – rispose Silver.
Nello
stesso momento Edward disse: - Sì. –
La
ragazza lo folgorò con un’occhiata, ma il ragazzo
si limitò
a sorriderle serafico.
-
Bene, fa sempre piacere quando tutti sono d’accordo su
qualcosa – scherzò.
-
Silver ce l’ha con me perché …
già, perché ce l’hai con me?
– chiese, sporgendosi verso di lei con aria sinceramente
perplessa.
-
Perché mi ricordi un passato di cui non vado fiera per
nulla. E perché quando hai potuto scegliere hai preso la
decisione sbagliata …
e guarda infatti come sei finito. –
-
Ti ricordo un passato in cui eri libera … È
questo quello di
cui non sei fiera? –
-
L’orfanatrofio non è una prigione, smettila di
insinuare il
contrario. –
Hunter
tossicchiò, cercando di riportare la conversazione sui
Giochi, ma sembrava che quei due avessero davvero bisogno di chiarirsi.
Così,
dopo essere stato ignorato, si alzò dalla poltrona e si
allontanò per lasciarli da soli.
Il
viaggio verso Capitol era lungo, avrebbero avuto tempo a
sufficienza per parlare di strategie e alleanze.
Distretto
7
Riley
prese la mano di Fox, intrecciando le dita alle sue, e
rimase a fissarlo finchè lui non ebbe il coraggio di aprire
bocca e dire ciò
che lo tormentava.
-
Lo sapevi, vero? –
Annuì.
-
Ne ero abbastanza sicura, ma in questi giorni ho cercato di
non pensarci. –
-
Non riesco a crederci. Solo alla terza edizione della
memoria è stato violato il limite
d’età. –
-
C’era qualcosa di strano nel fatto che nessuno dei figli
degli ex vincitori di quei famosi venticinque anni fa fosse entrato
nell’Arena.
–
-
Non poi così strano, nessuno di voi ha mai avuto bisogno di
inserire tessere per comprare del cibo. –
Anche
quello era vero.
Eppure
Riley nel profondo aveva sempre saputo ciò a cui
sarebbe andata incontro.
-
Fox … mia madre dovrà seguire i Giochi in
qualità di
Mentore, ma tu non sei costretto. –
Scosse
il capo, stringendola tra le braccia.
-
Non provare nemmeno a suggerirlo. Se tu puoi affrontare
l’Arena allora il minimo che posso fare è
sopportare di guardarti mentre lo
fai. –
La
baciò, separandosi solo quando sentì la porta
aprirsi alle
sue spalle.
-
Hai visto tuo padre? –
Scosse
il capo.
Figurarsi
se si sarebbe mai fatto vedere.
Dopotutto
lui e Johanna non avevano mai avuto la più semplice
delle relazioni e lui non si era mai offerto di riconoscere Riley
dandole il
suo cognome.
-
Non saprei che farmene di lui. –
*
Abbracciò
il fratello, tenendolo stretto a sé mentre lo
sentiva singhiozzare disperato.
-
Non avresti dovuto farlo. –
-
Non dire assurdità. Non avrei sopportato l’idea di
vederti
nell’Arena sapendo che potevo impedirlo e non l’ho
fatto. –
Tirò
su con il naso per l’ennesima volta, poi si separò
da lui
e lasciò vagare lo sguardo verso la porta da dove di
lì a pochi minuti avrebbe
fatto la sua comparsa il Pacificatore che avrebbe annunciato lo scadere
del
tempo a loro disposizione.
-
Aiden … ti prego, torna a casa, non riuscirei a vivere con
la consapevolezza che sarei dovuto morire al tuo posto. –
-
Farò di tutto per tornare, ma se non dovessi farcela allora
immagino che spetterà a te vivere per entrambi …
hai capito? – chiese,
chinandosi a fissarlo dritto negli occhi.
Annuì,
mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.
-
E adesso vai, stanno per arrivare a chiamarmi. –
*
Johanna
sedette sul divano in pelle serrando le dita sui
braccioli.
Maledetto
Snow, maledetti Giochi e maledetta Capitol.
Era
stata solo la consapevolezza che una sua reazione violenta
avrebbe attirato ancora di più le ire del Presidente e che a
farne le spese
sarebbe stata Riley che aveva esercitato un freno sulla voglia pazza
che aveva
di salire sul palco e gettare tutto all’aria.
-
Mi hai già raccontato tutto delle tue due edizioni dei
Giochi, ma pensi sinceramente che noi due abbiamo qualche
possibilità di
sopravvivere? –
Li
osservò con attenzione.
Riley
sedeva composta, fredda e intenta a reprimere ciò che le
affollava la mente e il cuore.
Aiden
appariva meno impermeabile alle emozioni e lasciava
vagare lo sguardo attorno a sé, nervoso e visibilmente sotto
pressione.
-
Se manterrete la lucidità e farete ciò che va
fatto allora
sì. Non c’è spazio per la
bontà, l’emotività o il senso di colpa
nei Giochi.
Sopravvive solo chi lascia gli scrupoli fuori da quella maledetta
Arena. –
Riley
annuì, soffermandosi sul suo compagno di Distretto.
Non
lo conosceva, ma il suo istinto le diceva che non era il
tipo di persona che avrebbe abbandonato facilmente gli scrupoli
né che sarebbe
riuscito a uccidere qualche ragazzino indifeso e spaventato.
In
condizioni normali non ne sarebbe stata in grado nemmeno
lei, ma lì si trattava di vivere o morire.
Andava
fatta una scelta e lei aveva già fatto la sua.
Non
avrebbe voluto Aiden al suo fianco una volta lì dentro.
Distretto
8
Callista
sorrise all’indirizzo del cugino, che da quando aveva
fatto il suo ingresso nella sala adibita ai saluti non aveva smesso per
un
attimo di tormentarsi le mani.
Inarcò
un sopracciglio perfettamente curato, allargando appena
le braccia.
-
Nick, non vuoi nemmeno abbracciarmi? –
-
Certo che voglio – replicò, stringendola a
sé, - Solo che
non posso fare a meno di essere preoccupato per te. I Favoriti saranno
enormi e
decisamente spaventosi. –
Eloi
Jacquard battè sulla spalla del nipote.
-
La stazza non è tutto, i miei Giochi ce l’hanno
insegnato.
Callie è furba e saprà come sfruttare le sue
qualità. L’importante è saper
scegliersi bene gli amici e ancora di più i nemici.
–
Annuì
con convinzione alle parole del padre.
Poteva
farcela e avrebbe dimostrato a tutti di che pasta erano
fatti i Jacquard.
*
Quando
Aghata ebbe lasciato la presa sul figlio, Leonard si
fece avanti a passo strascicato.
Si
fermò davanti a lui, fissandolo con l’aria di chi
non
sapeva bene cosa dire.
-
Vi lascio da soli – disse la donna, come comprendendo che il
figlio del suo fidanzato avesse bisogno di privacy per parlare con il
suo
fratellastro acquisito.
Derek
annuì appena, lanciandole un ultimo sguardo al quale la
madre rispose con appena un accenno di sorriso.
Non
gli avrebbe detto bugie, perché lui era sveglio e
l’avrebbe capito al volo, ma c’era pur sempre un
briciolo di speranza in quegli
occhi così simili ai suoi.
Quando
la porta si chiuse, Leonard aprì bocca.
-
Lo so che a volte sembra quasi che incolpi te se i miei
genitori litigavano … ma tu non hai colpe così
come non ne ho io … e
probabilmente nemmeno tua madre. Quindi voglio essere sicuro che tu
sappia che
ti voglio bene, Derek. Te ne ho sempre voluto, anche quando cercavo di
non
farlo, e spero davvero che tu riesca a vincere i Giochi. –
Si
strinsero in un abbraccio virile.
-
L’ho sempre saputo, ma sono contento che tu l’abbia
detto. Ti
voglio bene anche io, Leo e quanto ai Giochi …
chissà magari la fortuna sarà
davvero dalla mia parte. –
*
Sage
tamburellò le unghie sul divanetto, osservando i suoi
Tributi dall’alto in basso.
-
Allora, prime impressioni di questa spada di Damocle che vi
penzola sulla testa? –
-
Personalmente la vedo come una buona occasione per
dimostrare cosa sono in grado di fare. –
Inclinò
la testa, osservando la ragazza.
Graziosa,
decisamente benestante, affamata di gloria.
I
Capitolini l’avrebbero adorata, poco ma sicuro.
-
E tu, Derek? –
-
Immagino che sarei stato più contento se fosse capitato a
qualcun altro -, replicò facendo ridere Sage, - ma ora che
sono in ballo non mi
resta che fare il possibile per vincere. –
-
Ben detto. Non sarà sicuramente una passeggiata di salute,
ma cercherò di farvi sopravvivere il più
possibile e magari, perché no, uno di
voi vincerà. È parecchio che l’Otto non
ha un Vincitore nuovo. –
Esattamente
dodici anni.
Allora
era stato Eloi Jacquard a fare il suo ingresso
trionfale a Capitol.
Quell’anno
… chi avrebbe potuto dirlo.
Distretto
9
-
Mamma, non piangere, Asher ce la farà –
asserì Amelia, la
minore delle sue sorelle, battendo colpetti affettuosi sulla spalla
della donna
che aveva cominciato a piangere sommessamente non appena si era
avvicinata la
scadenza dei cinque minuti a loro concessi.
Asher
avrebbe voluto avere la stessa sicurezza della
sorellina, ma la verità era che sapeva benissimo come era
apparso durante la
Mietitura.
Non
un buon partito per un’ipotetica alleanza.
Non
una minaccia.
Non
era un cacciatore, era una preda … e i Favoriti
l’avrebbero sgranocchiato come uno di quei grissini che
venivano serviti al
ristorante gestito dalla loro famiglia.
-
Sì, mamma, non piangere –, asserì a sua
volta, - Me la
caverò. –
In
qualche modo, anche se non sapeva nemmeno lui come.
-
Dà ascolto a ogni cosa che dice il tuo Mentore -, gli
consigliò il padre, - fa esattamente come ti dice lui e
tutto andrà bene. E per
quanto riguarda la tua compagna, prova a conoscerla, a volte durante
questi
Giochi si incontrano persone dall’animo veramente buono.
–
-
Lo farò. –
-
Noi adesso dobbiamo andare, ma anche se non saremo con te
sappi che ti guarderemo sempre. Sarà il nostro modo per
esserti vicini. –
Annuì,
abbracciandoli tutti per l’ultima volta prima di venire
scortato verso il treno.
*
Rebekah
osservò la ragazza di fronte a lei con moderata
curiosità.
-
Non avevi nessuno da salutare? –
Eloise
scosse il capo.
-
No, non sono nemmeno sicura che mia madre abbia capito cosa
succede oggi. –
La
Mentore annuì senza manifestare alcun giudizio.
Non
era strano assistere a reazioni come quelle nei giorni adiacenti
alla Mietitura.
Tutti
nei vari Distretti avevano sofferto, chi più e chi meno,
ma in quelli remoti il numero di persone spezzate era sempre maggiore
rispetto
ai primi.
-
Allora aspettiamo il tuo compagno e partiamo. –
-
Va bene. –
-
Non sei una di molte parole, vero? –
-
Non molte -, ammise sedendosi sulla poltrona più vicina, -
non sono proprio una di quei tipi espansivi. –
-
Dovrai scioglierti la lingua se speri in qualche alleanza,
ragazza mia. –
-
Al momento opportuno credo che lo farò. –
-
Lo spero o trovare sponsor e Alleati per te e quel ragazzino
sarà complicato se non mi verrete incontro. –
Distretto
10
-
Non riesco ancora a credere che tu l’abbia fatto sul serio
–
sospirò suo padre, scuotendo il capo sconcertato, - e
soprattutto come tu
faccia a pensare che si tratti di una buona idea. –
-
Non si ripeterà mai più un’occasione
come questa – replicò
Patton, sorridendo.
-
Voglio sperarlo. –
-
Perciò non potevo assolutamente rischiare di lasciarmi
sfuggire quest’opportunità. Ci saranno i figli di
tutte le vecchie glorie dei
Giochi, quale occasione migliore per dimostrare il mio valore?
–
L’uomo
scosse il capo per l’ennesima volta.
Aveva
cercato di crescere suo figlio preparandolo
all’eventualità dell’estrazione, ma
doveva aver sbagliato da qualche parte
perché Patton crescendo si era sempre più
convinto di essere una sorte di prode
cavaliere pronto a scendere nell’Arena per dimostrare il suo
valore a tutta
Panem ed essere ricoperto di gloria.
-
Promettimi solo che non sarai avventato e che presterai
ascolto ai consigli che ti verranno dati. –
-
Se li riterrò consigli opportuni lo farò.
–
-
Patton! –
-
D’accordo, cercherò di farlo, se
servirà a farvi stare più
tranquilli – cedette.
-
Ti prendo in parola e spero che la manterrai. –
*
-
È inutile che provi a farla parlare, non ci riuscirai mai
–
disse Austin, facendo la sua comparsa dallo scompartimento della zona
notte e
avvicinandosi al salottino in cui Patton aveva provato a far dire
qualsiasi
cosa a Juanita.
-
Tu credi? –
-
Ha stretto un voto di silenzio da quando suo padre è morto e
non lo infrangerà per nulla al mondo. –
-
Ed è vero quello che dicono del velo e dell’abito?
–
Austin
lanciò un’occhiata a Juanita, che continuava a
fissare
dritto davanti a sé come se non stesse dando minimamente
segno di essere in
ascolto.
-
Sì, ha riportato molte bruciature la notte in cui suo padre
ha dato fuoco alla casa in cui si era rifugiata con suo marito.
–
Patton
emise un flebile fischio.
-
E non lo toglie mai? –
-
Il velo? No e ti consiglio di non provare mai a toccarlo;
diventa piuttosto suscettibile a riguardo. –
Le
iridi di Juanita incrociarono le sue, continuando a
fissarlo in silenzio, e l’uomo ebbe l’impressione
che stesse approvando quella
sua ultima constatazione.
-
Capisco … e come dovrei fare a capire che tipo è
e se
potrebbe essere un’alleata valida? –
Austin
si strinse nelle spalle.
-
Suppongo che sarà lei a fartelo capire. –
Distretto
11
Amir
lanciò un’occhiata a Mariam, aspettando che la
sorella
minore si unisse all’abbraccio collettivo che aveva sommerso
Kainene. Quando la
vide tentennare sotto il suo sguardo e infine unirsi a loro sorrise.
Sapeva
che lei e Kainene avevano sempre avuto un rapporto
complicato, dovuto fondamentalmente al fatto che le preoccupazioni
circa la
salute di Kainene e il suo albinismo avevano portato i genitori a
trascurare un
po’ la loro terzogenita, ma riteneva che in un momento come
quello fosse
importante mostrarsi uniti per quelli che potevano essere gli ultimi
minuti che
trascorrevano tutti insieme come una vera famiglia.
-
Non sopporto l’idea che tu vada nell’Arena da sola;
non
avresti dovuto farmi giurare che non mi sarei offerto se una di voi due
fosse
stata estratta – sbuffò infine, attirando lo
sguardo di Kainene.
La
sorella gli sorrise dolcemente, accarezzandogli il volto.
-
Ti sei sempre preoccupato di proteggere me e Mariam, non
sarebbe stato giusto chiederti di farlo anche questa volta. E poi
… questa
famiglia deve trovare comunque il modo di andare avanti, anche se io
non dovessi
farcela, e due morti sono decisamente troppi da superare. –
-
Ho quasi paura che tu sia troppo buona per l’Arena.
–
-
Saprò cavarmela. Tutti noi siamo stati addestrati da
papà
per questo momento. –
Non
aggiunse che lei era quella che tra i tre aveva avuto una
preparazione migliore, data la sua lunga permanenza tra le mura
domestiche
durante il giorno, ma il messaggio fu chiaro.
Lei
aveva decisamente molte più possibilità di
sopravvivere
rispetto a Mariam.
Nel
male, era stata la scelta migliore.
*
Esther
abbracciò Farad, dando poi il cambio al resto della
famiglia che lo strinse a sé uno alla volta assestandogli
carezze sul volto o
vigorose pacche sulle spalle a seconda che si trattasse di un uomo o di
una
donna.
-
Non riesco a credere che tu e la sorella di Mariam siate
state estratti. È orribile. –
Già,
lo era.
Soprattutto
perché dubitava che sarebbe mai riuscito ad
affrontare Kainene se se ne fosse presentata l’occasione; lui
solitamente
difendeva i più deboli, non li maltrattava né
tantomeno pensava di prendere il
sopravvento su di loro, e una ragazza affetta d’albinismo
rientrava nella
definizione di “persona più debole da
proteggere” a suo giudizio.
-
Già, spero di non ritrovarmi costretto ad affrontarla
all’interno dell’Arena. –
Come
se sua sorella non avesse pensato a quell’ipotesi, la
vide sbiancare e coprirsi la bocca con espressione orripilata.
Forse
aveva appena concepito l’idea che lui e Kainene
avrebbero anche potuto essere tanto sfortunati da trovarsi a faccia a
faccia.
-
Potrebbe essere crudele da dire, ma in quel caso non esitare
–, intervenne sua madre, - Non farlo mai.
Nell’Arena è sempre meglio la morte
di qualcuno piuttosto che la tua. –
Annuì.
Lo
sapeva, ma avrebbe faticato a venire a patti con l’idea.
*
Kendra
sorrise all’indirizzo dei suoi due Tributi.
Conosceva
i genitori di entrambi, avendo frequentato spesso le
loro case, e aveva conversato con entrambi molte volte.
Abbastanza
da essersi affezionata sia a Kainene che a Farad.
E
adesso per qualche strano scherzo del destino si trovava a
dover assistere all’ingresso nell’Arena di
entrambi.
-
Ragazzi, ci conosciamo già, perciò so cosa sapete
fare …
pertanto magari è il caso di cominciare a dare
un’occhiata alle Mietiture,
siete d’accordo? –
Annuirono
all’unisono, sistemandosi sul divano accanto a lei
mentre prendeva in mano il telecomando e faceva partire la
registrazione.
Le
immagini del Distretto Uno comparvero all’istante,
mostrando una ragazza sui venticinque anni incredibilmente bella e un
ragazzo
di molto più giovane di lei dai capelli scuri e lo sguardo
deciso.
Poi
venne il turno del Distretto Due.
Una
biondina che scoppiò a piangere appena giunta sul palco e
che fece corrugare la fronte di Farad e un ragazzone di poco
più grande di lui
dal fisico muscolo e l’aria decisamente sicura di
sé.
-
Quello è il figlio di Brutus Andersen, vero? –
Kendra
annuì.
-
Non so ancora quale sia il suo punto di forza, ma ha l’aria
di uno che punta sul corpo a corpo. Se lo avete come nemico allora
dovrete
puntare alle armi a lunga gittata. Non è consigliabile
ingaggiare uno scontro
ravvicinato con i Favoriti. –
I
ragazzi del Tre.
-
Sembrano molto intelligenti – osservò timidamente
Kainene.
-
E scommetto che lo sono, sono nati da ex Vincitori con un QI
decisamente sopra la media. –
I
ragazzi del Quattro che avevano l’aria di conoscersi di
già.
Quelli
del cinque, una ragazza Volontaria e un ragazzo
piazzato e dall’aria pericolosa quasi quanto i Favoriti.
La
ragazza del Sei e il suo compagno, che Kendra rivelò loro
essere un prigioniero.
-
Terrò d’occhio il ragazzo del Cinque e quello del
Sei –
decretò Farad.
-
Buona idea. Se non si alleano con i Favoriti potrebbero
essere utili. –
I
Tributi del Sette, Riley Mason che i fratelli di Kainene
avevano già avuto modo d’incontrare a Capitol City.
I
ragazzi dell’Otto, seri e impassibili.
Quelli
del Nove, con la Volontaria e il ragazzino dall’aria
impacciata che si candidò all’istante come
l’ennesima persona che Farad non
avrebbe mai voluto essere costretto a uccidere.
I
ragazzi del Dieci erano particolari, la giovane donna era
avvolta da un’aura di mistero vagamente inquietante e il
ragazzino aveva l’aria
di uno a dir poco convinto di sé.
Rividero
la loro Mietitura.
E
poi venne il turno della figlia della Ghiandaia Imitatrice.
Kainene
aveva sempre saputo che sarebbe stata lei il Tributo
del Dodici; Snow doveva pur trovare il modo di farla pagare ai suoi
genitori
che avevano dato il via alla rivolta venticinque anni prima.
E
infine il figlio di Abernathy.
Kendra
spense la televisione, voltandosi verso di loro.
-
Adesso avete visto le ventidue persone che entreranno con
voi nell’Arena. Cominciate a pregare di rivedere i loro volti
nel cielo dell’Arena.
–
Distretto
Dodici
Rose
abbracciò suo padre, stringendolo a sé prima che
Peeta si
ritraesse per permettere a Keiran di farsi avanti.
-
Prenditi cura di papà ora che io e la mamma saremo a
Capitol, d’accordo? –
Kieran
annuì, chinandosi a baciarle una guancia e spostarle la
lunga treccia in cui aveva raccolto le onde corvine.
-
Assomigli molto alla mamma in questo momento. –
-
Non ci assomigliamo poi così tanto –
obiettò, corrugando la
fronte perplessa.
-
Non intendo esteticamente, mi riferisco alla vostra
determinazione. –
Su
quello non aveva certo nulla da obiettare.
-
Comunque mi prenderò cura di lui – le
assicurò poi, cedendo
questa volta il posto allo zio Gale.
-
Fai vedere a Snow di che pasta sei fatta, Rosie! –
-
Zio Gale, non so se ne sarò capace ma di certo
venderò cara
la pelle. –
Annuì,
aggiungendo prima di lasciarla andare, - E Rose … -
-
Sì? –
-
Stai attenta a come gestisci le cose con Ryan, l’Arena
sarà
ancora più dura per lui. –
-
Cosa intendi? –
-
Lo vedrebbe anche un cieco che quel ragazzo è cotto di te
…
e non credo che Snow vedrebbe nuovamente di buon occhio una coppia di
sfortunati amanti del Dodici. –
Questo
era poco ma sicuro.
Ma
Ryan innamorato di lei?
Era
sempre stata abituata alla sua presenza fin da
piccolissima e non aveva mai pensato che l’amico potesse
provare qualcosa di
più per lei.
Non
aveva assolutamente senso … o forse sì?
*
Effie
trattenne un singhiozzo quando tutti ebbero preso posto
sul treno diretto a Capitol.
Katniss
e Haymitch erano già in modalità Mentori e di
lì a
poco avrebbero cominciato il loro consueto discorso.
E
la cosa avrebbe reso reale quello che la circondava.
E
lei non voleva.
Non
la giovane Rose, non il suo Ryan.
-
Avete già visto decine di edizioni dei Giochi e anche i
video della seconda e della terza edizione della memoria
perciò avete già un’idea
di quello che vi aspetterà -, iniziò Haymitch con
la voce leggermente
strascicata che tradiva ancora qualche traccia di ubriachezza, - ma
questi
Giochi saranno completamente diversi. Molti dei vostri avversarsi non
saranno
ex Vincitori, ma sono pronto a scommettere che i loro giocatori avranno
trasmesso ogni minimo trucco per garantire loro la sopravvivenza.
–
-
Perciò l’unico consiglio che per il momento
aggiungeremo a
quello che già sapete è di non fidarvi di nessuno
finchè non li avrete
conosciuti abbastanza – aggiunse Katniss.
-
E ovviamente l’ultimo consiglio, un po’ una sorta
di marchio
di fabbrica per tutti i presenti … restate vivi –
concluse Haymitch.
Spazio
autrice:
Salve!
Scusate
per questo ritardo nella pubblicazione, ma in questi giorni ero
veramente a
corto di energie e in aggiunta a ciò questo è il
capitolo più lungo che io
abbia mai scritto in tutta la mia vita (ben 32 pagine)
perciò mi ha portato via
molto più tempo di quanto avessi inizialmente immaginato.
Spero che sia stato
di vostro gradimento e che la lunghezza non vi abbia annoiato.
Dal
prossimo capitolo in poi alternerò i POV non in base al
Distretto bensì
concentrandomi su singoli OC (orientativamente sei per capitolo) in
modo da
scendere più nell’introspezione di ognuno di loro.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 6 *** La sfilata dei carri ***
La
sfilata dei carri
Emerald
Cavendish – Distretto 1
Quando
il treno giunse al centro della piazza antistante il
centro d’addestramento Emerald si alzò e
sbirciò tra le tendine.
Provare
a contare quanti Capitolini fossero giunti lì per
l’occasione
era a dir poco inutile, ma volendo effettuare una stima approssimativa
ci si
poteva aggirare attorno alla mezza dozzina di migliaia di persone.
Con
la coda dell’occhio vide che anche Libero le si era
avvicinato e stava scrutando la folla con un cipiglio assorto.
-
Immagino che si aspettino un’entrata in scena
all’altezza
del nostro Distretto – considerò il sedicenne.
-
Molto probabile -, convenne, - perciò credo che dovremmo dar
loro quello che vogliono. –
Fece
scivolare la mano sottile e affusolata in quella
dell’adolescente
al suo fianco, intrecciando le dita alle sue, e si dipinse un sorriso
convincente sul bel volto.
Libero
parve interdetto, ma si riprese in fretta.
-
Vuoi dare l’impressione che siamo degli amiconi? –
Esme
rise.
-
Solo un po’, dopotutto si aspettano di vederci alleati.
–
-
D’accordo, allora andiamo in scena. –
Tenendola
per mano, l’aiutò a scendere i gradini che
separavano il treno dall’asfalto del marciapiede, sorridendo
all’indirizzo
delle migliaia di persone che li osservavano.
Emerald
alzò la mano con cui lo teneva, mostrandola ben alta
al cielo, e sorrise solare verso le telecamere che stavano zummando per
avere
un primo piano dei Tributi dell’Uno.
Qualche
grido d’approvazione le rimbombò
nell’orecchio,
spingendola a sorridere ancora di più mentre Opal e il suo
collega mettevano
una mano sulla spalla di ciascuno dei loro protetti e li indirizzavano
verso l’ingresso
dell’edificio.
Smisero
di sorridere solo quando le porte si chiusero dietro
di loro.
-
Bella prova -, decretò Opal compiaciuta, - credo che abbiate
conquistato la simpatia di un bel po’ di persone
lì fuori. –
-
Bene, se non altro fingere di essere una bella biondina
tutta sorrisi ha dato qualche frutto – constatò
Emerald, allontanando una
ciocca ondulata dal volto.
Si
era battuta per anni affinchè al Distretto non la
considerassero solo una bella ragazza, ma aveva la netta sensazione che
in
quell’occasione avrebbe dovuto utilizzare il suo aspetto per
impressionare i
Capitolini fintanto che non l’avessero vista in azione.
Perciò
se doveva recitare per qualche giorno allora si sarebbe
rassegnata a farlo fintanto che fosse tornato utile al suo scopo.
-
I vostri preparatori vi aspettano in fondo al corridoio.
Emerald la porta a destra, Libero quella a sinistra. –
Annuirono,
incamminandosi silenziosamente finchè Libero non
prese la parola.
-
Cosa credi che ci faranno indossare? –
-
Probabilmente qualcosa d’oro. –
Il
ragazzo storse appena il naso, contrariato.
-
La fiera del pacchiano insomma. –
-
Più o meno -, convenne divertita, - ma se non altro tutto
quell’oro farà uscire fuori le sfumature
più chiare dei tuoi occhi. –
Davanti
allo sguardo sorpreso del suo compagno, Emerald si
strinse nelle spalle.
-
Solo perché sono una Favorita non significa che non possa
essere appassionata di moda e gioielli come una qualsiasi altra
ragazza. –
-
No, certo che no, è solo che … immagino ci sia
molto più di
te di quello che non appare. –
-
C’è infinitamente molto più di me.
–
E
con quell’enigmatica frase gli voltò le spalle,
entrando
nella stanza in cui i suoi preparatori l’attendevano.
Charity Latier –
Distretto 3
Charity
osservò la costruzione in cui era appena entrata.
L’arredamento
era l’apoteosi del lusso e al tempo stesso della
tecnologia, dubitava che al di fuori dei laboratori del Distretto Tre
ci fosse
qualche altro posto in grado di reggere il confronto con quella specie
di inno
alla tecnologia.
-
A forza di sorridere non mi sento più la faccia –
bofonchiò Luke,
al suo fianco, mentre a sua volta osservava l’ingresso del
centro.
-
A chi lo dici, credo di non aver mai rivolto così tanti
sorrisi in così poco tempo. –
-
Se non altro per il momento è finita. Che ne pensi di questo
posto, programmatori del Tre? –
Le
indicò con un cenno del capo l’ologramma che
svettava su
una delle pareti e che riproduceva un panorama estivo mozzafiato.
-
Sicuramente. –
-
Mi domando quanta carica elettrica sarebbe necessaria per
far saltare i collegamenti di questo posto. –
La
voce del suo compagno si era mantenuta bassa e meditabonda
come se Luke stesse parlando tra sé e sé
piuttosto che direttamente a lei.
Tuttavia
quelle parole avevano avuto il potere di rammentarle
la terza edizione della memoria e il tentativo messo in atto da suo
padre.
Perciò
le venne naturale voltarsi di scatto, sgranando gli
occhi.
-
Cosa hai detto? –
-
Nulla -, si affrettò a replicare, - stavo solo pensando tra
me e me. –
-
Allora forse è il caso che la prossima volta che pensi tu lo faccia in silenzio; per
quanto ne sappiamo potremmo essere controllati in qualsiasi momento.
–
Abbozzò
un sorriso sghembo.
-
Siamo un po’ paranoici, eh? –
-
Qui a Capitol? Probabilmente diventerò la definizione stessa
di paranoia prima di entrare nell’Arena – convenne.
Il
tossicchiare del loro Mentore li spinse a voltarsi verso di
lui.
-
Manca poco alla sfilata, perciò poche chiacchiere e
raggiungete
i vostri preparatori. Questa sera avrete modo di esprimere tutte le
vostre
impressioni. –
In
altre parole la sfilata sarebbe stata il loro primo
contatto con gli altri Tributi, perciò le loro
capacità analitiche dovevano
funzionare al meglio, non potevano permettersi di lasciarsi distrarre
dai
sistemi tecnologici e di sicurezza di Capitol City … bene,
messaggio ricevuto
forte e chiaro.
Arcturus
Black – Distretto 5
Artù
seguì i preparatori verso la sala in cui
l’attendeva il
suo stilista con fare nervoso. Aveva visto gli abiti preparati per le
sfilate
dei Distretti nel corso delle varie edizioni e non tutti rientravano in
quello
che a suo giudizio poteva essere considerato accettabile.
Sapeva
che la sfilata era importante, ma non voleva
trasformarsi in un buffone di corte solo per compiacere gli abitanti di
Capitol.
Perciò
quando lo stilista, un uomo con i capelli dalla
singolare sfumatura verde azzurra, gli venne incontro sorridendo
gioviale non
potè fare a meno di sentirsi leggermente in soggezione.
-
Arcturus Black, è un immenso piacere poter lavorare su di te
-, esordì con una voce leggermente troppo acuta, - non
perdiamo tempo e
seguimi. Il tuo vestito ci attende! –
Obbedì,
guardandosi attorno e preparandosi mentalmente al
peggio.
Il
Distretto Cinque era adibito all’energia elettrica e troppo
spesso i suoi Tributi erano stati vestiti da impiegati della centrale.
-
Non avrai una di quelle orribili divise da impiegato -,
disse il suo stilista, - quest’edizione è speciale
e come tale dovete essere
voi Tributi. –
Se
non altro almeno quell’ipotesi era stata scartata.
-
Se non la classica divisa grigia allora cosa? –
L’uomo
rovistò tra le stampelle, estraendone una con una tuta
che sembrava essere in latex nero e coperta di una serie di rilievi che
formavano figure sagome che ricordavano fulmini e saette.
-
Coraggio, indossala, non morde mica! –
La
prese, comparendo dietro al paravento e cambiandosi.
L’interno
della tuta aveva una serie di fili che da fuori
erano totalmente invisibili.
Quando
tornò davanti al suo stilista aggrottò la fronte.
-
Non è che rischio di finire fulminato a metà
sfilata, no? –
Il
Capitolino gettò la testa all’indietro, ridendo
come se
fosse la cosa più divertente che avesse mai sentito.
-
Non essere ridicolo, è tutto dotato della massima sicurezza,
starai benissimo e manderai la folla in delirio quando comincerai a
brillare. –
Ancora
dubbioso, studiò il riflesso allo specchio.
Tutto
sommato era abbastanza sobria fintanto che rimaneva
spenta.
Quando
avesse acceso il congegno, tramite un piccolo
telecomando che gli venne detto di tenere in tasca fino al momento
dell’uscita
del suo carro, l’effetto sarebbe stato di certo strabiliante
ma in senso buono …
dubitava che potesse sembrare ridicolo mentre sfilava come un giovane
dio del
tuono.
Riley
Mason – Distretto 7
Riley
tamburellò con le dita contro il bancone da sarto mentre
attendeva che la sua stilista estraesse l’abito per lei.
Sua
madre le aveva detto che la tradizione da alberi era a dir
poco assodata, ma lei si era ripromessa che non avrebbe mai e poi mai
indossato
un abito che la facesse sembrare uno di quei pini che aveva passato ad
abbattere per gli ultimi anni.
-
Ecco qui il tuo abito, mia cara. –
Osservò
la mano della donna che tirava giù la zip e
l’estraeva
dalla sacca in cui lo aveva conservato fino a quel momento.
L’abito,
sempre ammesso che si potesse ritenere tale,
consisteva in un ammasso di fogliame tenuto insieme da qualche precisa
intessitura, e copriva solo le zone che sarebbe stato a dir poco
oltraggioso
esibire.
Sentiva
quasi la nostalgia degli abiti da albero che aveva
visto nelle edizioni precedenti.
La
Capitolina osservò i suoi occhi sgranati e la sua
momentanea incapacità di proferire parola e sorrise.
-
Speravo proprio che ti piacesse, il verde ti sta bene
proprio come avevo immaginato. –
No,
aveva decisamente frainteso il suo sguardo.
-
Io quel coso non
lo metto, sono praticamente nuda. –
-
Non essere ridicola, mia cara, non sei affatto nuda. Copre
tutti le parti intime alla perfezione. –
-
Vedila un po’ come ti pare, ma io quella roba non la metto.
–
-
Mia cara, sii ragionevole, è l’unico abito che ho
pronto per
te. –
La
oltrepassò, cercando di uscire prima di cominciare a tirare
oggetti addosso alla donna; finì con il quasi scontrarsi con
il suo compagno di
Distretto.
Osservò
Aiden, nudo ad eccezione dei sandali e delle foglie
che gli coprivano la zona del pube, e non potè fare a meno
di scoppiare a
ridere.
D’accordo,
lui era decisamente messo peggio.
-
Se io sono conciato così immagino che accettare di farmi
compagnia sul carro vestita in modo simile sia il minimo che tu possa
fare –
decretò, sorridendo a metà tra
l’ironico e l’imbarazzato, facendole capire che
le sue rimostranze si sentivano addirittura dal corridoio.
Fece
dietrofront, sbuffando e lanciando un’occhiataccia alla
stilista.
-
D’accordo, sono pronta per sembrare la prostituta della
radura. –
La
donna sorrise soddisfatta, conducendola dietro al separè e
aiutandola a indossare il coso.
Quando
uscirono dalla zona di preparazione e si diressero
verso i carri Riley incrociò lo sguardo di Sebastian.
Indossava
un abito da tritone che lo lasciava a torso nudo e
la sua compagna di Distretto era un’incantevole sirenetta.
Lo
vide alzare il capo in cenno di saluto e trattenersi
palesemente dal fare qualche battuta.
Gli
puntò un dito contro, precedendolo.
-
Prova a fare una battuta delle tue, Odair, e ti prendo a
pugni. –
Sebastian
scoppiò a ridere, alzando le mani in segno di resa,
- D’accordo, non c’è bisogno che ti
scaldi, dopotutto siamo tutti nella stessa
barca. –
Effettivamente
non aveva tutti i torti.
Sbuffò,
ignorando la mano tesa di Aiden, e salì sul carro da
sola.
Prima
cominciava quella pagliacciata e prima avrebbe potuto
togliersi di dosso quella roba.
Eloise
Walfard – Distretto 9
Eloise
notò che il suo compagno di Distretto fissava verso un
punto in fondo alla sala tormentandosi nervosamente le mani.
Seguì
il suo sguardo, individuando cos’era a dare così
tanta
preoccupazione ad Asher.
I
primi due carri, dove i Favoriti stavano già facendo
comunella chiacchierando tra loro.
La
coppia dell’Uno aveva abiti color oro adornati con decine
di pietre che brillavano sotto la luce dando l’impressione
che fossero una
sorta di arcobaleno sfavillante e tremendamente prezioso. Quelli del
Due invece
sembravano divinità della guerra nelle loro cotte di maglia
modificate e i
gonnelli che riecheggiavano gli antichi combattenti di un tempo.
-
Quelli sì che sono bei vestiti, non come questa roba
–
considerò, rompendo il silenzio che aleggiava tra loro.
Vestiti
da spighe.
Il
loro stilista era un vero e proprio idiota, c’era poco da
dire a riguardo.
-
Non essere al centro dell’attenzione non mi dispiace affatto
– ribattè Asher, sorridendo imbarazzato, - Non amo
molto le luci della ribalta.
–
-
Eppure dovrai trovare il modo di farti notare prima di
entrare nell’Arena. Gli sponsor potrebbero salvarci la vita.
–
Annuì,
restando in silenzio.
-
Tu hai già in mente come fare? –
domandò dopo un po’,
vedendo che lei non aveva altro da aggiungere.
-
Ho un primo abbozzo di strategia, ma sto ancora lavorando
sui dettagli. –
-
Allora immagino che dovrò spremermi le meningi anche io
–,
quando tornò a guardare dritto davanti a sé
trasalì appena, - Credo che il
Tributo del Due si sia accorto che li stavamo fissando. –
Le
iridi scure del ragazzo del Due infatti erano piantate su
di loro, constatò Eloise, e li scrutavano in un misto di
curiosità e qualcos’altro
d’indefinibile.
-
Credo che ci stia studiando. –
-
Io credo che stia studiando te -, obiettò Asher, - non credo
trovi nulla d’interessante in me. –
Eloise
aggrottò la fronte, perplessa.
-
Cosa te lo fa dire? –
-
Tanto per cominciare sei una ragazza … e poi sei bella
–
concluse, arrossendo vistosamente.
Lo
ricompensò con un lieve sorriso.
Asher
era inaspettatamente dolce e malgrado non fosse certo la
sua prima scelta come alleato doveva ammettere che non gli dispiaceva
affatto
che la scelta sul suo compagno di Distretto fosse ricaduta su di lui.
Se
non altro avrebbe passato quegli ultimi giorni in compagnia
di una persona piacevole.
Inoltre
sembrava che avesse ragione, perché quando piantò
a
sua volta gli occhi in quelli del ragazzo del Due lo vide abbozzare un
sorriso
sghembo per poi voltarsi nuovamente verso il resto dei Favoriti e
tornare a
partecipare alla conversazione.
Keinane
Lightsong – Distretto 11
Accettò
la mano che Farad le porse per aiutarla a salire sul
carro con un sorriso riconoscente.
Il
suo stilista aveva tenuto conto del suo problema con la
luce solare, adattando l’abito per la sfilata con un cappello
a tesa larga e
con una piccola veletta che le permetteva di guardare dritto davanti a
sé malgrado
fossero in pieno giorno senza che avvertisse la consueta sensazione di
bruciore
agli occhi.
-
Sei nervosa? –
Annuì
appena.
-
Un po’. –
-
Se vuoi puoi tenermi la mano durante la sfilata. –
Soppesò
la sua richiesta per qualche secondo, poi accettò la
mano del suo compagno di Distretto.
-
Ti ringrazio. –
Farad
scrollò le spalle. – Figurati, se non ci aiutiamo
tra
noi in questi giorni possiamo essere sicuri che nessun altro lo
farà. –
-
Sembra che i Tributi del Sei invece non la pensino allo
stesso modo. –
In
effetti i due ragazzi, vestiti da macchinisti, stavano
battibeccando animatamente ma da dove erano Kainene non riusciva a
capire quale
fosse l’argomento della discussione.
Vide
la ragazza dalla chioma argentea salire sul carro e
incrociare risolutamente le braccia al petto, fissando ostentatamente
dritta
davanti a sé.
Il
ragazzo si chinò verso di lei, mormorandole qualcosa, e per
tutta risposta ottenne una gomitata nello stomaco che lo fece piegare
in due.
Farad
scoppiò a ridere e Kainene si unì suo malgrado
all’ilarità.
-
Sembra proprio che quella ragazza abbia un bel caratterino. –
-
Già -, convenne, - mi domando cosa sia successo tra di loro.
–
-
Suppongo che prima o poi lo scopriremo. –
Il
rumore all’ingresso annunciò loro che la porta era
stata
aperta e che la sfilata aveva finalmente inizio.
Kainene
sentì la presa di Farad rinserrarsi sulla sua mano
mentre i carri cominciavano a muoversi.
Prese
un respiro profondo non appena il loro carro si avvicinò
all’uscita e i raggi solari li investirono.
La
veletta fece il suo lavoro, constatò sollevata, e le
permise di osservare gli spalti gremiti di gente che acclamava i propri
beniamini.
Non
era mai stata in mezzo a tutta quella gente, ma la
presenza di Farad al suo fianco le diede il coraggio di alzare una mano
coperta
dai leggeri guanti bianchi e di salutare gli spettatori.
I
carri terminarono la sfilata davanti al palco dal quale il
Presidente Snow osservava il tutto.
-
Benvenuti, Tributi, a Capitol City. Sono onorato di dare
l’inizio
a questa quarta edizione della memoria -, esordì
l’anziano uomo, - e possa la
fortuna essere sempre a vostro favore! –
Ecco
fatto, considerò Kainene, ormai i Giochi erano cominciati
sul serio.
Spazio
autrice:
Salve!
Finalmente
eccoci qui con il capitolo della sfilata; come vi avevo anticipato
nello scorso
ho deciso di suddividere i prossimi capitoli in sei POV differenti e
per
decidere come distribuirli mi sono affidata a un estrattore casuale.
Spero che
il capitolo vi sia piaciuto e vi annuncio che ho già
cominciato a lavorare al
prossimo perciò spero di riuscire a pubblicarlo in un paio
di giorni (forse
potrebbe uscire già martedì). Detto
ciò, ne approfitto per fare un po’ di
pubblicità a una mia storia interattiva sul fandom di Harry
Potter, nel caso
foste interessati a partecipare trovate qui il link: https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3743360&i=1
Al
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 7 *** Il primo giorno d'addestramento ***
Il
primo
giorno d’addestramento
Amber
Johnson – Distretto 2
Quando
Amber mise piede nel salone per la colazione vide che
Cassian ed Enobaria erano già seduti al tavolo e stavano
chiacchierando tra di
loro.
Tossicchiò,
attirando l’attenzione su di sé.
-
Parlate di qualcosa d’interessante? –
Enobaria
annuì.
-
Stavo dicendo a Cassian che converrebbe che cominciaste già
da adesso a dare un’occhiata ai Tributi che potrebbero
entrare nell’alleanza
dei Favoriti. –
La
ragazza annuì, prendendo posto di fronte al compagno di
Distretto e allungandosi ad afferrare un paio di fette di pane tostato.
Le
imburrò con precisione, rivolgendo un cenno a Cassian.
-
Ti dispiacerebbe passarmi la composta di fragole? –
Il
ragazzo le porse il barattolo e, consapevole di essere
osservata sia da lui che da Enobaria, Amber prese un piccolo morso
masticando
lentamente.
-
Nessuna delle Mietiture che ho visto mi ha impressionata –
disse infine.
-
La Mietitura non significa necessariamente che non ci sia
qualcuno in grado di reggere il confronto; tu stessa hai finto di
essere una
buona a nulla – le ricordò Cassian.
-
Questo è vero, ma continuo a sostenere che noi quattro siamo
più che sufficienti. Forse potremmo aggiungere Odair e la
sua compagna. –
Cassian
scosse il capo.
-
Odair non si muove senza la Mason e scordati di convincere
Emerald a entrare in un’alleanza in cui
c’è lei. –
-
Se la Mason è abile come sua madre allora potremmo anche
rinunciare a Emerald -, osservò, - due Tributi in
più contro la rinuncia a una
sola? Io ci sto. –
-
Non possiamo rompere l’alleanza dei Favoriti prima ancora di
entrare nell’Arena. –
-
E chi lo dice? – rilanciò.
Cassian
alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
-
Non rischio di avere una Favorita sul piede di guerra solo
per accaparrarmi una ragazza del Sette che forse
potrebbe essere all’altezza. –
-
Quindi pensi che Emerald potrebbe darci problemi anche se
venisse tagliata fuori dall’alleanza? –
-
Ci metterei la mano sul fuoco. –
Amber
scosse il capo. – Non sono d’accordo. –
-
Ne prendo atto e non me ne frega un accidenti. Metteremo la
cosa ai voti, è il massimo della concessione che sono
disposto a farti. –
-
Credevo che l’Alleanza la comandassimo noi –
osservò la
bionda, accigliandosi.
-
Tirare troppo la corda ti aiuterà solo a essere fatta fuori
per prima, principessa. In questi casi l’arte della
diplomazia è tutto. –
Enobaria
annuì.
-
Cassian ha ragione, non potete permettervi di scatenare le
ire dei vostri alleati. –
-
D’accordo, d’accordo. Allora finiamo di mangiare e
diamoci
una mossa, non vedo l’ora di scoprire cosa decideranno gli
altri. –
Sebastian Odair –
Distretto 4
Sebastian
attese che Ayla finisse di prepararsi, osservando
suo padre che esaminava con cura una serie di filmati.
-
Cosa fai? –
Finnick
replicò, continuando a osservare lo schermo, - Cerco
di capire con chi potreste allearvi. –
-
Credevo che fosse scontato che dove va Riley vado anche io
-, considerò, - Perciò Johanna cosa ne pensa?
–
-
Ho già parlato con Johanna e tu e Riley sarete nella stessa
alleanza -, convenne, - ma stiamo ancora riflettendo sul fatto che sia
saggio o
meno inserire anche Mellark e Abernathy. –
-
Credi che stare con la figlia della Ghiandaia ci metterebbe
automaticamente nel mirino degli Strateghi? –
Finnick
annuì.
-
Ma anche tu e Johanna avete partecipato al tentativo di
rivolta. –
-
Ma non ne siamo mai diventati il simbolo –,
osservò, - A
ogni modo immagino che abbiamo ancora tempo per considerare la cosa.
Piuttosto,
cosa conti di fare con la tua compagna? –
-
Io e Ayla ne abbiamo già parlato, abbiamo intenzione di
allearci e a Riley la cosa sta bene. –
Finnick
annuì, pensieroso.
-
D’accordo, allora per oggi occupatevi solo
dell’addestramento e lasciatemi lavorare, al resto
penserò io. –
Ayla
scelse proprio quel momento per fare la sua comparsa,
sorridendo all’indirizzo dei due uomini.
-
A cosa penserai? –
-
Alle vostre possibili aggiunte nell’alleanza. –
La
ragazza sorrise all’indirizzo di Sebastian. –
Quindi Riley
è d’accordo che io mi unisca a voi? –
-
Sì, non ha alcun problema. –
-
Bene. Allora coraggio, andiamo ad allenarci e lasciamo in
pace tuo padre – decretò, afferrandolo per mano e
tirandolo dietro di sé mentre
usciva dal loro appartamento e puntava dritta verso
l’ascensore.
Finnick
li osservò con un accenno di sorriso sulle labbra
prima di tornare a concentrarsi sui video della Mietitura e della
sfilata.
Silver
Reynolds – Distretto 6
Silver
mise piede nel salotto scrutando l’area attorno a
sé
con perplessità.
-
Se stai cercando Hunter è già uscito –
la informò Edward,
appoggiato al tavolo con il sedere mentre teneva stretta tra le mani
una tazza
fumante, - Ha detto che sarebbe tornato prima che scendessimo per
l’allenamento. –
-
Lo sai che hanno inventato anche le sedie, vero? –
-
Spiritosa. Non ne posso più di quest’attesa e sono
stato
seduto anche troppo in questi giorni. –
-
Già, immagino che non vedi l’ora di sporcarti di
nuovo le
mani – osservò gelida, afferrando a sua volta una
tazza e versandosi una
generosa dose di caffè bollente.
Edward
sbattè la tazza sul tavolo, le iridi castane che
mandavano lampi furiosi.
-
D’accordo, ascoltami bene, sono veramente stufo di tutta
questa situazione. Non me ne frega un accidenti di quello che dicono di
me al
Distretto, non sanno come sono andate davvero le cose. –
-
E allora come sono andate? Quando ti hanno arrestato sono
venuta a trovarti, ma hai rifiutato di vedermi. Non mi sembra
esattamente il
comportamento di una persona innocente – rilanciò
con uguale rabbia.
-
Non volevo che vedessi quel posto o come ero conciato -,
ammise, - Ma non volevo uccidere quel maledetto Pacificatore.
È stata pura e
semplice legittima difesa, non immaginavo affatto che avrei finito con
l’ucciderlo. Tornando indietro rifarei lo stesso?
Sì, certo, meglio me che un
Pacificatore. –
-
La versione che hanno dato era che eri ubriaco e che quando
ha provato a portarti fuori dal locale tu l’hai accoltellato
– mormorò a bassa
voce, giocherellando distrattamente con il bordo della tazza.
-
Mi conosci da anni, Silver. Pensi davvero che lo avrei
fatto? –
-
No, pensavo di no, ma non hai nemmeno provato a difenderti.
–
Edward
emise una risata bassa. – Chi avrebbe creduto alla
parola di un orfano che vive per strada contro quella dei Pacificatori?
–
-
Io. Ci
avrei creduto io – sbottò.
-
Tu eri andata via, mi avevi lasciato esattamente come mi ha
sempre abbandonato chi aveva detto di volermi bene. –
Era
vero e lei lo sapeva.
Se
ne era andata dopo aver giurato che non l’avrebbe mai fatto,
lasciandolo solo proprio come avevano fatto i suoi genitori.
-
Edward … -
-
No, l’ho superata, non devi giustificarti. Hai fatto quello
che era meglio per te e io ho fatto quello che ritenevo giusto. E
adesso siamo
entrambi qui dentro, bello schifo. –
-
Già, è veramente uno schifo – convenne.
Rimasero
in silenzio finchè la porta che veniva aperta non
annunciò loro che Hunter aveva fatto ritorno.
-
Ah, vedo che siete già qui, ottimo. Avete cinque minuti
prima di andare al centro d’addestramento perciò
vediamo di sfruttare bene
questo tempo. Concentratevi sugli stand che la maggior parte
sottovaluterà,
mostrate di essere in grado di fare bene qualcosa che gli altri Tributi
non
sanno fare; nella seconda parte della giornata potrete passare alle
armi e far vedere
che sapete anche attaccare oltre che difendervi. –
Annuirono,
appuntandosi mentalmente ogni minimo consiglio.
-
Voi due avete risolto le vostre divergenze? –
Edward
annuì, strappando un sorriso al Mentore.
-
Bene, avrete bisogno l’uno dell’altra per
sopravvivere. –
Derek
Morrison – Distretto 8
Il
centro d’addestramento era diverso da come lo aveva
immaginato; probabilmente nella sua mente era sempre stato nulla
più che
qualcosa d’astratto e lontano anni luce. Non si era mai
davvero preoccupato
della possibilità di finire lì dentro almeno
finchè non era stato estratto.
Da
allora non aveva fatto altro che pensare a quando sarebbero
cominciati i tre giorni d’addestramento.
Le
pareti erano di freddo acciaio misto ad ampie vetrate e
ogni padiglione era attrezzato nel migliore dei modi.
C’erano
cose che la maggior parte degli abitanti dell’Otto non
aveva mai nemmeno immaginato nei sogni più sfrenati.
Si
prese un momento per osservare il resto dei ventitrè
tributi presenti.
La
ragazza dell’Uno aveva afferrato una frusta e la muoveva
agilmente tra le mani, facendola schioccare di tanto in tanto e
disarmando con
colpi rapidi e precisi gli avversari che veniva creati dal programma di
simulazione.
La
ragazza del Sette colpiva i manichini con l’ascia,
mettendoci tanto vigore che sembrava quasi stesse immaginando ci fosse
una
persona vera al posto di quei fantocci.
Il
ragazzo del Tre aveva afferrato una spada e la muoveva con
una sicurezza che aveva dell’incredibile considerato il fatto
che fino a quel
momento l’aveva etichettato come un cervellone.
Un
tossicchiare al suo fianco lo fece sussultare e lo distolse
dalle sue considerazioni.
-
Pensi di stare ancora lì con le mani in mano per molto?
–
Si
voltò verso Callista, che lo osservava con un sopracciglio
curato inarcato.
-
Stavo solo studiando i miei avversari. –
-
E cosa ne pensi? –
-
I Favoriti sono temibili proprio come tutti gli anni, ma
anche il ragazzo del Cinque e quello dell’Undici sono
notevoli. –
-
Pensi a un’alleanza con uno degli ultimi due? –
Si
strinse nelle spalle.
-
Sinceramente è ancora presto per parlare di alleanze.
Chiedimelo quando mi sarò fatto un’idea di tutti
loro. –
Callista
annuì, mordicchiandosi il labbro inferiore.
-
Magari ne riparliamo questa sera allora, credo sia meglio
che vada a dare un’occhiata alla postazione degli shuriken.
–
-
D’accordo, magari ci vediamo più tardi allo stand
dei
coltelli e lavoriamo insieme. –
Gli
sorrise, risistemando la coda bionda, - Certo perché no?
–
Poi
la ragazza si diresse a passi spediti verso lo stand che
le interessava e lo lasciò nuovamente da solo.
Dopotutto
Callista aveva ragione, era venuto il momento di
mostrare cosa sapeva fare.
Si
mise in coda allo stand del corpo a corpo, osservando con
attenzione i movimenti precisi del ragazzo del Due che fintava un colpo
e poi
atterrava il preparatore stringendolo in una morsa micidiale che in
condizioni
normali avrebbe potuto spezzargli il collo di netto.
Era
di una potenza devastante, ma in quanto a gioco di gambe
era più lento di lui, constatò osservandolo
alzarsi in piedi e tendere una mano
all’uomo steso a terra per aiutarlo ad alzarsi a sua volta.
Saltò
giù dal tappeto, afferrando un asciugamano e tergendosi
il sudore dal volto, poi accennò con il capo al ring.
-
Io qui ho finito, è tutto tuo. –
Derek
annuì rigidamente, borbottando un ringraziamento, e
raggiunse il preparatore che era tornato nuovamente nel suo angolo ed
era
pronto a un nuovo scontro.
Patton
Powell – Distretto 10
Patton
osservò la sua compagna di Distretto che armeggiava
nello stand in cui venivano illustrare le varie erbe e i loro possibili
utilizzi, soffermandosi spesso sulle piante velenose; più
erano letali e
maggiore sembrava essere l’interesse di Juanita,
osservò per nulla sorpreso.
Dopotutto
al Distretto girava voce che attirasse uomini nella
sua isolata abitazione nel bosco e se ne nutrisse perciò se
avesse cominciato
con strani riti non se ne sarebbe minimamente sorpreso.
-
Lei non parla proprio mai? –
Patton
vide che a rivolgergli la parola era stato Asher, il
tributo maschile del Nove, ma che la sua compagna e la ragazza
dell’Undici
erano a loro volta incuriosite dal comportamento di Juanita.
-
No, ha stretto voto di silenzio. Non che io non mi sia
impegnato al massimo per spingerla a romperlo, ma a quanto pare
è immune al mio
fascino e alla mia simpatia travolgente. –
Asher
scoppiò a ridere mentre le due ragazze abbozzavano a
loro volta un sorriso.
-
Comunque è molto brava con le erbe velenose -,
considerò
Kainene, - perciò immagino che non avrà alcun
problema nell’evitarle una volta
nell’Arena. –
-
Io non credo che voglia evitarle -, la contraddì Patton, -
ma che punti proprio a trovarle. Gira voce che sia abile nel distillare
veleni.
–
Eloise
osservò quella strana ragazza con la coda
dell’occhio,
rivalutandola all’istante.
-
Armi avvelenate, non male come idea. –
-
Personalmente preferisco vincere per merito mio invece di
ricorrere ai trucchi. –
-
Quali sono le tue armi? –
-
Più che altro vado con l’arco corto. –
Asher
parve illuminarsi.
-
Io di solito non riesco a sollevare gli archi più grandi
perciò opto per la balestra, ma se ci sono quelli corti non
dovrei avere
problemi. Ti andrebbe di … magari andare allo stand del tiro
con l’arco
insieme? –
-
Ci sto -, accettò all’istante sorridendo allegro,
- a patto
che tu mi dia qualche ripetizione con la balestra. –
Si
strinsero la mano, siglando quella sorta d’accordo di mutuo
aiuto.
-
Voi signore vi unite a noi? – chiese poi galantemente
Patton.
-
Sono abbastanza negata con tutto ciò che richiede una buona
mira -, ammise Kainene con un sorriso imbarazzato, - perciò
credo che per
questa volta ripiegherò su qualcos’altro.
–
-
Credo che anche io farò un giro per gli altri stand,
possiamo vederci sempre per pranzo se avete voglia di unirvi a me e
Asher –
aggiunse Eloise.
Patton
accettò all’istante con un sorrisone smagliante e
quando le due ragazze si furono allontanate a sufficienza diede di
gomito al
suo nuovo amico.
-
Sai credo proprio di piacerle. –
Asher
rise. – Mi spiace deluderti, ma credo che questa volta
ti sbagli. –
Poco
convinto, storse il naso.
-
Tu dici? –
-
Sì, credo che l’interesse punti verso qualcuno di
decisamente più grande. –
Patton
seguì il suo sguardo, vedendo Eloise che si avvicinava
allo stand delle armi da combattimento corpo a corpo e accettava
sorridendo il
bo che il ragazzo accanto a lei toglieva dalla rastrelliera e le
porgeva.
-
Il tipo del Due? Mah, certo che le ragazze hanno proprio
gusti strani. –
Asher
sembrava non capire cosa ci fosse di strano, ma parve
decidere saggiamente di non portare oltre la discussione e limitarsi a
seguire
Patton verso la zona del tiro con l’arco.
Ryan Abernathy –
Distretto 12
Ryan
atterrò dalla rete elastica sul quale si era inerpicato
per eseguire gli esercizi dell’ultima parte del percorso
d’agilità con un tonfo
preciso.
Poi
cercò Rose con lo sguardo, trovandola intenta a
chiacchierare
con i due ragazzi del Tre, e si diresse verso di loro incuriosito.
-
Ah, ecco qui Ryan. Loro sono Luke e Charity, lui è veramente
in gamba con la spada e lei ha una mira ottima. –
Registrò
all’istante quello che stava pensando la sua amica.
Possibili
alleati, esattamente come lo erano stati Beetee e
Wiress per sua madre durante la terza edizione della memoria.
Strinse
la mano ad entrambi.
-
Piacere di conoscervi. Posso rubarvi Rose solo per qualche
istante? –
Annuendo,
i ragazzi del Tre si allontanarono quanto bastava
per lasciare solo un po’ di privacy.
-
Credevo che Sebastian e Riley fossero già nostri alleati.
–
Rose
giocherellò nervosamente con la treccia in cui aveva
raccolto le ciocche corvine.
-
Lo pensavo anche io, ma sembra che Finnick e Johanna abbiano
delle riserve a riguardo. Perciò ho pensato di cominciare a
darci un’occhiata
in giro. –
-
E quando pensavi di dirmelo? –
-
Ecco … io volevo parlartene dopo l’addestramento.
–
Eppure
doveva esserci qualcos’altro, perché Rose si stava
visibilmente
sforzando di non interrompere il contatto visivo tra di loro.
-
Rose, cosa c’è che non va? –
-
Nulla. –
-
Non me la bevo, c’è qualcosa che ti preoccupa.
–
-
Prima di partire per Capitol, durante i saluti, lo zio Gale
mi ha detto una cosa che mi ha fatta riflettere in questi giorni.
–
-
E di cosa si tratta? –
-
Lui … dice che tu hai … una cotta per me
– concluse,
arrossendo furiosamente.
Ryan
sentì le gote diventare dello stesso colore dei pomodori
maturi.
Maledizione
a Gale e alla sua boccaccia.
-
Per questo hai preferito che oggi ci allenassimo da soli?
Stai pensando di separarci durante i Giochi? –
-
No … Sì … Forse … Non lo
so, Ryan. Se Snow scopre questa
cosa allora siamo entrambi morti. –
-
Ho fatto finta di nulla per anni -, la interruppe, - fingere
per qualche altra settimana non sarà un problema. –
Rose
si passò una mano sul volto, sospirando.
-
Non è solo l’Arena che mi preoccupa. Questa cosa come cambierà il
rapporto tra di
noi? Perché io non voglio che ti allontani da me solo
perché … -
Solo
perché non provava lo stesso.
Non
c’era bisogno che terminasse la frase, il messaggio era
giunto forte e chiaro alle sue orecchie.
-
Sarò sempre tuo amico. Gale non ha smesso di esserlo solo
perché
tua madre non lo ha scelto. –
-
Era quello che speravo di sentirti dire – mormorò.
Annuì,
non sapendo bene cos’altro aggiungere.
Cosa
si poteva dire in circostanze come quella?
Forse
una volta tanto la presenza di quell’impiccione di Gale
sarebbe stata utile.
Spazio
autrice:
Salve!
Come
promesso eccoci qui con il nuovo capitolo. Vi chiederei due cose visto
che nel
prossimo capitolo ci saranno le alleanze e in quello successivo la
sessione con
gli Strateghi:
-
Avete
preferenze particolari per le alleanze oppure volete che faccia io?
-
Cosa
farà il vostro OC durante la sessione con gli Strateghi?
Per
le
alleanze vi chiederei di farmi sapere entro sabato sera in modo tale
che
domenica possa aggiornare mentre per la sessione con gli Strateghi
avete un po’
più di tempo (diciamo fino a martedì sera).
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 8 *** Le alleanze ***
Le
alleanze
Cassian
Andersen – Distretto 2
-
Se mi provoca ancora giuro che le stacco la testa a morsi –
sbuffò Emerald, accostandosi all’alleato che stava
fissando un punto
imprecisato verso lo stand di sopravvivenza, - Non riesco a capire cosa
spera
di ottenere comportandosi in modo odioso. Cas, mi stai ascoltando?
–
Si
riscosse dai suoi pensieri, abbandonando per un attimo
l’analisi di come le onde bionde della ragazza del Nove
scintillassero sotto le
luci artificiali del centro d’addestramento.
-
Scusami, ero distratto, dicevi? –
Emerald
ridacchiò maliziosa.
-
Oh, l’ho visto cosa ti ha distratto. –
Abbozzò
un sorriso sghembo, come era solito fare quando si
trovava in imbarazzo e cercava di non darlo a vedere.
La
verità era che non si era certo aspettato di ritrovarsi a
fissare una delle sue avversarie intontito come un qualsiasi
adolescente in
preda agli ormoni; eppure c’era qualcosa in quella ragazza
che calamitava la
sua attenzione.
-
Già, ma adesso hai tutta la mia attenzione. Cosa dicevi?
–
-
Dicevo che molto probabilmente ucciderò Amber prima ancora
di arrivare nell’Arena. –
-
Ah, non sarò certo io a fermarti. –
-
Mi dà il tormento da ieri con la storia di Odair e di quella
ridicola idea dell’alleanza allargata. –
-
Libero cosa ne dice? –
-
Non la sopporta nemmeno lui, con quel modo da despota che
ha, ma dice che per lui un’alleanza ristretta o allargata non
fa alcuna
differenza. –
Non
che la risposta lo stupisse.
Da
quanto aveva capito a Libero non importava di non essere il
leader, purchè venisse presa in considerazione
l’opinione di tutti quanti.
-
Dipendesse da me la taglierei fuori all’istante, ma prima
dobbiamo essere sicuri di quanti alleati abbiamo dalla nostra parte.
–
Emerald
non faceva mistero del suo essere molto poco contenta
dalla cosa, ma annuì alle sue parole.
La
strategia veniva prima di ogni altra cosa, lo sapeva bene
anche lei.
Con
la coda dell’occhio vide che la fonte della sua attenzione
si era spostata verso lo stand dei coltelli e dei pugnali.
Emerald
seguì nuovamente il suo sguardo.
-
È molto bella, dovresti andare a parlarle. –
-
Tu credi? –
In
circostanze diverse non si sarebbe fatto sfuggire
l’occasione di avvicinarsi a parlarle fin dal primo momento
in cui l’aveva
notata, durante la sfilata dei carri, ma in quella particolare
situazione aveva
il timore di venire frainteso.
-
Sempre meglio che osservarla da lontano in modalità stalker.
–
-
Anche tu hai ragione … vado a parlarle. –
Vide
la sua alleata sorridere in un misto di malizia e
approvazione mentre gli batteva una mano sulla spalla e tornava ad
allenarsi.
Procedette
a passi decisi verso lo stand dei coltelli,
fermandosi a qualche passo da lei, prima di prendere la parola.
-
Dovresti metterci più energia per affilare la lama.
–
Eloise
si voltò verso di lui, le iridi azzurre che tradivano
la sorpresa.
-
Non credo di riuscire a essere più energica di
così –
ammise.
Cassian
le prese il coltello dalle mani, sfilandolo
gentilmente.
-
Allora lascia che ti aiuti. –
Mosse
la lama sulla superficie con vigore, affilandola alla
perfezione in appena una manciata di secondi, poi gliela porse
nuovamente.
-
Credevo che la tua specialità fosse il corpo a corpo
–,
considerò Eloise, - Insomma … ti ho visto spesso
sul ring degli incontri –
concluse con imbarazzo.
-
Adoro il corpo a corpo, è come se mi accendesse e mi facesse
sentire un po’ più vivo. Però le lame
sono un’altra mia passione – replicò.
-
Un ragazzo dai mille talenti – scherzò.
-
Non proprio, sono un disastro con la mimetizzazione e non
parliamo del distinguere le erbe … per me sono praticamente
tutte identiche.
Potrei mangiare qualche erba altamente velenosa ed essere convinto di
essermi
fatto una semplice insalata. –
Eloise
rise insieme a lui, mettendo via il pugnale nuovamente
affilato.
-
Tu mi hai aiutata con l’affilatura, permettimi di sdebitarmi
mostrandoti almeno quali sono le piante da cui devi stare lontano.
–
-
Fammi strada. –
Luke
Bellamy – Distretto 3
-
Scusa, temo di non aver capito bene. –
Luke
rinfoderò la spada, sistemandola nuovamente sulla
rastrelliera,
e scrollò le spalle davanti allo sguardo sorpreso della sua
compagna di
Distretto.
-
Ho detto che non sono interessato ad allearmi alla Mellark.
In realtà non sono interessato a nessun’alleanza.
–
-
Capisco che tu sia un abile combattente e di sicuro la
materia grigia non ti manca -, riconobbe, - ma non pensi che sia una
scelta
avventata? Da solo contro ventitrè persone? –
-
Non credo che l’idea di affidarmi a qualcuno che conosco
poco o nulla sia una scelta migliore; preferisco morire facendo
affidamento
solo sulle mie forze piuttosto che rischiare di essere tradito da
qualche
presunto alleato che poi finirà con il pugnalarmi alle
spalle. –
Charity
annuì.
-
Beh, allora spero che non ci incontreremo all’interno
dell’Arena. Mi dispiacerebbe ritrovarci su due fronti
opposti. –
Luke
annuì a sua volta, osservandolo con le iridi verde
pallido leggermente vacue.
-
Se dovesse capitare immagino che entrambi faremo ciò che
è
giusto. –
La
vide tentennare, forse alla ricerca di una corretta
interpretazione per quell’enigmatica frase, ma non le diede
il tempo di
replicare e le voltò le spalle, dirigendosi verso il
corridoio che lo avrebbe
portato alla mensa.
Non
mancava molto alla pausa per il pranzo e se voleva essere
certo di riuscire ad accaparrarsi uno dei tavoli più lontani
dalla ressa doveva
darsi una mossa.
Quella
mattina, prima della conversazione con Charity, era
stato avvicinato sia da Odair che dai ragazzi del Sei e non aveva
alcuna
intenzione di essere importunato ancora e tirato in ballo con quelle
storie di
alleanze.
Del
resto allearsi sarebbe servito solo a rimandare
l’inevitabile.
Nell’Arena
non si poteva rimanere alleati per sempre e prima o
poi occorreva voltarsi le spalle e uccidersi reciprocamente.
Quindi
perché fingere che così non fosse?
Ayla
Dobrev – Distretto 4
Ayla
si rigirò il tridente tra le mani, ascoltando in silenzio
le parole della ragazza del Due.
-
Come dicevo, è evidente che un’alleanza sarebbe
vantaggiosa
per tutti noi. Insomma, i migliori devono rimanere insieme –
concluse la
bionda, con un sorrisetto affettato che non le piaceva affatto.
-
E cosa ne pensa il resto del tuo gruppo? –
Amber
storse il naso e Ayla non potè fare a meno di sorridere.
Era
evidente che Sebastian non era minimamente caduto nel
trucco tutto sorrisi e sventolii di capelli della ragazza davanti a
loro.
-
Non ti nego che non sono molto convinti dell’idea. Hanno
persino in programma una votazione, ma … io penso che voi
due facciate al caso
nostro e sono del tutto favorevole se Riley Mason subentra a sua volta
– aggiunse.
-
E hai pensato di chiedere a Riley se lei è della tua stessa
idea? – intervenne Ayla, palesemente beffarda.
Non
le piaceva quel fare dispotico e fin troppo sicuro di sé che
aveva Amber e non si fidava minimamente di lei.
-
Non ancora -, replicò gelidamente la bionda, - ma pensavo
che forse Sebastian potesse parlarle. –
Il
ragazzo scosse il capo all’istante.
-
Riley non accetterà mai e non ho intenzione di inserirmi in
un’alleanza che non la convince. –
-
Ma … -
-
E che non convince nemmeno me -, la interruppe per poi
voltarsi verso Ayla, - Tu cosa ne pensi? –
-
Non convince nemmeno me. –
-
E perché mai? – domandò la Favorita,
stizzita, le mani sui
fianchi e le iridi chiare che lampeggiavano furiose.
-
Per essere estremamente schietta, non mi convince perché sei
tu che non mi ispiri la minima
fiducia – chiarì.
-
Concordo con lei. Buona giornata, Amber, e auguri per la tua
ricerca di alleati – concluse Sebastian, voltandole le spalle
e tornando verso
la zona d’allenamento.
Voltandole
a sua volta le spalle, Ayla raggiunse il suo
compagno di Distretto e rinserrò la presa sul tridente.
-
Ci renderà la vita difficile una volta nell’Arena.
–
-
Puoi dirlo forte, molto probabilmente saremo tra i suoi
primi bersagli, ma è sempre meglio che guardarsi le spalle
da lei e dai suoi
giochetti manipolatori. –
-
Poco ma sicuro, ma meglio così … non voglio
alleati di cui
non posso fidarmi – concluse lei, scagliando il tridente
verso il bersaglio
principale.
Le
lame penetrarono a fondo, producendo uno stridio metallico.
Parlare
di traditori le portava sempre alla mente i Giochi di
suo fratello … Dio quanto le mancava.
Sebastian
parve percepire che c’era qualcosa che non andava
perché
le afferrò la mano e la strinse gentilmente.
-
Sai che né io né Riley ti volteremo le spalle,
vero? –
Annuì.
-
Lo so, mi fido di voi. –
Edward
Quincey – Distretto 6
Silver
gli mostrò la mano alla quale aveva appena finito di
lavorare con un sorriso orgoglioso.
Aveva
riprodotto il muschio in modo veramente preciso, tanto
che sovrapponendolo alla roccia quasi non si notava la minima
differenza.
-
Impressionante. –
Vide
il sorriso allargarsi ancora di più sul suo volto, per
poi scomparire quando lo sguardo le cadde sulla zona dei pesi.
-
Di nuovo il colosso? –
Scosse
il capo.
-
No, è quello del Cinque. È letale quanto i
Favoriti, ma
continua a passare parecchio tempo da solo. Forse potremmo …
-
Lasciò
in sospeso la frase, ma Edward sapeva bene dove voleva
andare a parare.
Loro
due erano alleati, ma di sicuro non erano abbastanza per
pensare di sopravvivere per molto all’interno
dell’Arena. Avevano bisogno di
qualcuno che fosse disposto ad allearsi con loro.
-
Vuoi che vada a parlargli? –
Silver
mordicchiò il labbro inferiore, titubante, - Solo se
anche tu sei assolutamente d’accordo. –
Lei
era abile con la mimetizzazione ed entrambi ne sapevano
abbastanza di tecniche di sopravvivenza, ma l’unico che aveva
mai davvero combattuto
era lui.
In
effetti dubitava seriamente che Silver riuscisse ad avere
uno scontro corpo a corpo con uno dei Favoriti senza riportare nella
migliore
delle ipotesi gravi ferite, piccola ed esile com’era.
E
lui non poteva avere cent’occhi.
-
Ci serve. Tu vai ad esercitarti con la lancia, credo sia
l’arma
migliore per te … hai un’ottima mia e non avrai
bisogno di avvicinarti troppo
per colpire. –
La
vide annuire, pulirsi rapidamente il braccio e dirigersi
verso il lato opposto della palestra.
Lui
puntò invece verso il ragazzo del Cinque.
Si
fermò a qualche passo da lui, attendendo pazientemente che
si accorgesse della sua presenza.
Arcturus
corrugò leggermente la fronte.
-
Ti serve qualcosa? –
-
Mi domandavo se avessi un paio di minuti da dedicarmi. –
-
Suppongo che dipenda da cosa vuoi chiedermi. –
-
Porto in dono un’offerta di alleanza. –
Lo
vide meditare sulla proposta per qualche secondo, per poi
domandare: - Tu e la tua compagna di Distretto? –
-
Esattamente. –
-
Lancia e spada? –
-
E mimetizzazione e sopravvivenza. Quando vieni dalla strada
non c’è nessun altro che sappia meglio di un
orfano come muoversi per
continuare a vivere un giorno dopo l’altro. –
Edward
notò che alla parola orfano Arcturus aveva abbandonato
quell’aria d’inavvicinabilità che lo
aveva contraddistinto fino a quel momento.
Durò
poco, però, perché il giovane uomo del Cinque
tornò
impassibile e si limitò a replicare: - D’accordo,
sono dei vostri. –
Callista
Jacquard – Distretto 8
-
Ci ho procurato un’alleanza. –
Derek
si voltò verso di lei, sorpreso, e rischiò quasi
di
strozzarsi con l’acqua che stava bevendo.
-
Come dici? –
-
Ho parlato con i ragazzi del Dodici. Hanno messo su
un’alleanza
piuttosto corposa e sono d’accordo ad accoglierci nelle loro
fila se lo
vogliamo. –
-
Chi ne fa parte? –
-
I due del Dodici, la ragazza del Tre e quella del Cinque … e
il ragazzo del Sette. –
Derek
li contò rapidamente sulla punta delle dita, per poi
sgranare gli occhi.
-
Un’alleanza formata da cinque persone … sette con noi? –
Callista
sorrise compiaciuta.
Sapeva
perché il suo compagno di Distretto era così
incredulo.
Di
solito ogni anno l’alleanza più numerosa era
quella che
veniva messa su dai Favoriti. Era raro che Tributi provenienti da
Distretti
intermedi si coalizzassero in modo tanto vasto.
-
Saremo sicuramente anche più dei Favoriti. Il che significa
…
-
-
Meno possibili rivali che cercheranno di farci fuori nei
primi giorni. –
-
Precisamente. –
Derek
annuì, convinto.
-
D’accordo, ci sto anche io, facciamolo! –
Callista
allontanò la sedia dal tavolo, alzandosi in piedi per
attirare l’attenzione del gruppetto che attendeva
pazientemente che finisse di
informare Derek.
I
ragazzi si unirono al loro tavolo, stringendosi sulla panca
in modo da poterci entrare tutti.
-
Siamo ufficialmente alleati -, annunciò soddisfatta, -
Perciò immagino sia il caso di cominciare a discutere della
strategia da
mettere in campo. –
Rose
annuì.
-
Io e Charity pensavamo di dividere il gruppo durante il
bagno di sangue. Una parte punterà alla Cornucopia per
accaparrarci le cose che
ci serviranno e l’altra invece guarderà le spalle
ai compagni. –
-
E avevate già in mente chi far andare in avanscoperta?
–
Charity
scosse il capo.
-
Immagino che abbiamo ancora un po’ di tempo per decidere, ma
di sicuro ci faremo trovare preparati per quel momento. –
Annuì.
Sì,
quell’alleanza non si sarebbe fatta spazzare via tanto
facilmente.
Asher
Parker – Distretto 9
Patton
prese posto accanto a lui, seguito a ruota dai ragazzi
dell’Undici.
A
quanto pareva Kainene era riuscita a convincere anche Farad
ad unirsi a loro.
Un’ottima
cosa dal momento che un valido combattente in più
poteva sempre tornare utile in caso di uno scontro.
-
Dov’è finita la tua affascinante compagna?
–
Ecco
la nota dolente.
Eloise
lo aveva raggiunto poco prima per parlargli, ma Asher
aveva capito ancora prima che aprisse bocca cosa voleva dirgli.
Era
evidente dal momento che Cassian si era fermato a un paio
di metri da loro e l’aveva attesa appoggiandosi alla parete e
che anche il
resto dei Favoriti aspettava leggermente più in disparte ma
con uguale aria
carica d’aspettativa.
Le
era stato proposto di entrare nella loro alleanza, e in fin
dei conti Asher aveva sospettato che prima o poi quel momento sarebbe
arrivato perché
negli ultimi due giorni Eloise e Cassian avevano orbitato molto
l’una intorno
all’altro.
Perciò
aveva accettato la cosa con serenità, rassicurandola
che non vedeva affatto quella scelta come un tradimento.
Che
lei e il ragazzo del Due si piacessero era evidente, che
fosse solo una cosa a livello fisico oppure più profonda non
gli era dato saperlo
ma trovava giusto che passassero il tempo che rimaneva insieme.
-
Eloise si è unita ai Favoriti, l’ha invitata
Cassian –
replicò.
Patton
atteggiò il volto a un lieve broncio, sbuffando: -
Ragazze, credo che non le capirò mai. Comunque quattro mi
sembra un buon numero
per entrare nell’Arena. –
Farad
annuì.
-
Siamo abbastanza ben assortiti, incrementare il numero senza
senso sarebbe controproducente. –
-
Hai parlato con Juanita, Pat? –
-
Sì, Ash, ma si è limitata a guardarmi come se
fossi matto e
a scuotere la testa con vigore. Immagino voglia giocarsela da sola
anche se
secondo me è un vero e proprio suicidio. –
L’ennesima
scelta sensata, a suo giudizio.
In
quell’edizione erano tutti spaventosamente saggi, sperava
solo che la cosa non andasse a loro sfavore.
-
Quindi suppongo che le trattative siano ormai chiuse -,
constatò Farad, - perché scommetto che tutti
quelli seduti alla stessa tavolata
si sono alleati. So che il ragazzo del Tre ha rifiutato un paio di
proposte per
cui immagino che gli unici a essere da soli saranno lui e Juanita.
–
-
Meno di quanti pensassi … spero solo che riusciremo a
cavarcela.
–
Patton
gli battè allegramente su una spalla.
-
Tranquillo, amico mio, faremo faville! –
Beato
lui che aveva tutta quella sicurezza, gli sarebbe
piaciuto condividerne almeno la metà.
Spazio
autrice:
Salve!
So
che mi
ero ripromessa di aggiornare domenica, ma mi sono resa conto che nel
weekend
non avrò praticamente tempo di stare al pc così
ho preferito portarmi avanti e
pubblicare oggi.
Qui
sotto
vi lascio uno schema riassuntivo delle alleanze e invito chi non
l’avesse già
fatto a mandarmi l’mp con cosa vuole che faccia il suo OC
durante la sessione
con gli Strateghi.
Al
prossimo aggiornamento (o lunedì o martedì).
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
Alleanze
I
Lupi solitari:
Juanita
(D 10)
Luke
(D
3)
I
Favoriti:
Amber
(D
2)
Cassian
(D 2)
Emerald
(D 1)
Libero
(D
1)
Eloise
(D
9)
Il
Golden trio:
Ayla
(D
4)
Sebastian
(D 4)
Riley
(D
7)
L’inaspettata
alleanza:
Arcturus
(D 5)
Edward
(D
6)
Silver
(D
6)
I
quattro dell’Apocalisse:
Kainene
(D 11)
Farad
(D
11)
Patton
(D
10)
Asher
(D
9)
I
magnifici sette:
Charity
(D 3)
Rose
(D
12)
Callista
(D 8)
Ivy
(D 5)
Ryan
(D
12)
Derek
(D
8)
Aiden
(D
7)
|
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Capitolo 9 *** La sessione con gli Strateghi ***
La
sessione con gli Strateghi
Libero
Howard – Distretto 1
Osservò
la porta che si stava aprendo e vide Emerald uscire
con un sorriso soddisfatto dipinto sulle labbra voluttuose.
Si
chinò su di lui, accarezzandogli una guancia.
-
Vai e mostra loro cosa sai fare, sono piuttosto
impressionabili – concluse, strizzandogli l’occhio,
per poi riprendere a
camminare tra le due file di tributi.
La
vide scambiare qualche battuta con Cassian e poi proseguire
oltre lasciando ondeggiare le onde dorate lungo la schiena.
-
Libero Howard, è il tuo turno. –
Annuì,
alzandosi in piedi e sentendo tutti gli sguardi puntati
su di sé.
Non
che fosse una novità, al Distretto era abituato ad avere
l’attenzione generale su di sé perciò
fece quello che faceva sempre in quelle situazioni:
testa alta, sguardo fiero, consapevolezza di essere perfettamente in
grado di
affrontare quella prova e doti recitative al massimo.
Quando
mise piede nella sala l’occhio gli cadde
automaticamente sulla frusta ancora attaccata al manichino
nell’angolo.
Invece
di limitarsi a disarmare il simulatore Emerald aveva
improvvisato una vera e propria impiccagione utilizzando solo la frusta.
Si
appuntò mentalmente di domandarle come accidenti avesse
fatto.
Poi
tornò a concentrarsi sulla sua sessione.
Doveva
impressionare.
Raggiunse
la postazione dei coltelli da lancio, soppesandoli e
assicurandosi che il bilanciamento fosse perfetto.
Poi
digitò velocemente sul computer della simulazione,
impostando il numero di avversari e la velocità.
Entrò
nella gabbia, i coltelli stretti in mano, pronto
all’azione.
Emerald
Cavendish – Distretto 1
Emerald
alzò lo sguardo dalla rivista che stava sfogliando non
appena la porta del salone si aprì.
-
Quanto li hai stregati? –
-
Credo abbastanza. –
-
Magnifico -, sorrise compiaciuta, - Mi fai compagnia? –
-
Nel fare cosa? –
-
Nell’ammazzare l’attesa dei risultati. –
Annuì,
lasciandosi cadere sul divano accanto a lei. – Idee?
–
-
Il piano, e devo ancora studiarlo nel dettaglio, prevede di
svaligiare l’armadietto degli alcolici e fare qualcosa di
davvero stupido prima
che i nostri saggi Mentori tornino e ce lo impediscano. –
Libero
la fissò come se non fosse affatto sicuro se prenderla
sul serio o meno.
-
Non guardarmi come se mi fosse spuntata una seconda testa.
Non voglio pensare e l’alcool è un buon
compromesso. –
-
L’alcool è sempre un buon compromesso –
convenne.
-
Perciò diamo inizio al saccheggio selvaggio? –
chiese,
accennando all’armadietto nell’angolo.
-
Naturalmente, ma prima le signore. –
Cassian
Andersen – Distretto 2
Osservò
i due manichini impiccati. Uno era decisamente opera
di Emerald, vista la presenza della frusta, ma l’altro era
stato
precedentemente dipinto e raffigurava il volto di una delle ragazze che
aveva
visto andare a trovare Amber prima della partenza.
Immaginò
che si trattasse di sua sorella.
Però,
chi l’avrebbe mai detto che la loro biondissima
dittatrice fosse anche una mezza psicopatica con evidenti problemi
parentali.
Ad
ogni modo non era certo nulla che lo interessasse.
Puntò
dritto verso i manichini meccanici del corpo a corpo.
Aveva
pensato a lungo a come mettere a frutto le sue abilità
fisiche senza sembrare banale e poi aveva avuto l’idea.
Enobaria
gli aveva sempre detto che suo padre era famoso per
essere in grado di spezzare il collo a una persona a mani nude.
Sicuramente
un’esibizione di quel tipo avrebbe impressionato
gli Strateghi.
Impostò
il programma, muovendosi rapido tra i manichini che
provavano ad affrontarlo; quando vide l’ultimo venirgli
incontro decise di non
limitarsi a continuare a provocare fratture sparse ai suoi avversari.
Placcò
il manichino, gettandolo a terra e fratturandogli
entrambe le gambe.
Pressò
la parte centrale del torace, facendo leva sulle
braccia del manichino, e le disarticolò lasciandole ricadere
inerti lungo i
fianchi.
Solo
allora afferrò la testa e la ruotò con decisione.
Il
rumore dei congegni che cedevano risuonò nella sala.
Si
alzò in piedi, spolverandosi i pantaloni della tuta
d’allenamento, e alzò lo sguardo verso la tribuna
degli Strateghi.
Dal
modo in cui lo guardavano era abbastanza sicuro di essersi
conquistato la loro attenzione.
Amber
Johnson – Distretto 2
-
Ho saputo che sei stata piuttosto teatrale durante la tua
sessione – esordì Enobaria, mettendo piede nel
salone quando entrambi i suoi
Tributi avevano già fatto ritorno.
Amber
scrollò le spalle, sorridendo ironica.
-
Beh, che posso dire, Ruby non mi è mai andata
particolarmente a genio. –
-
E che hai provato a insistere con Odair per l’alleanza.
–
-
Anche questo è vero -, confermò senza scomporsi,
- ma non è
il caso di farne una questione di stato dal momento che nessuno dei
componenti
di quel terzetto si unirà a noi. –
-
Com’era prevedibile del resto – intervenne Cassian.
-
D’accordo, ho sbagliato, vuoi giustiziarmi per questo?
– lo
rimbeccò aspramente.
-
Se hai davvero bisogno di chiederlo, allora lascia che ti
dica che sì se dipendesse da me lo farei molto volentieri.
–
Il
suo compagno di Distretto le rivolse un’occhiata strana che
ebbe il potere di farle correre un brivido lungo la schiena.
Aveva
sempre saputo quanto Cassian fosse piazzato e forte, ma
solo in quel momento notando lo scintillio nei suoi occhi si era resa
conto di
quanto fosse effettivamente pericoloso.
Era
pronta a scommettere che quando l’alleanza si fosse
separata lei sarebbe stata la prima della lista.
Doveva
fare qualcosa in proposito, magari mostrandosi
amichevole con la biondina di cui si era invaghito si sarebbe
ammorbidito
quanto bastava da non metterla immediatamente in pericolo.
-
Avevi ragione, avrei dovuto darti retta, ma ammetto di
essere un tantino testarda quando mi fisso su qualcosa. Comunque sono
contenta
dell’aggiunta di Eloise, sarà un valido contributo
viste le competenze che
nessuno di noi quattro possiede. –
Cassian
roteò gli occhi.
-
Risparmiati i giochetti mentali per qualcuno che ti crede.
Io vado a farmi una doccia, ci vediamo per la messa in onda dei
risultati. –
Charity
Latier – Distretto 3
Charity
osservò il bancone della zona trappole.
Aveva
in mente di costruire qualcosa, ma non sapeva ancora
cosa potesse catturare l’attenzione degli Strateghi
abbastanza da lasciar vivo
il ricordo del suo passaggio. Poi vide i morsetti accatastati
nell’angolo più
remoto e l’idea le giunse spontanea come se fosse stata
lì fin dal principio.
Forse
poteva sfruttare la sua creatività e le precedenti
esperienze nell’arena di suo padre.
Predispose
la trappola, collegando solo per ultimi i morsetti.
Dopodichè
pescò dalla gabbietta delle cavie un topolino dal
pelo albino e gli occhietti rossi.
Chiedendo
mentalmente scusa all’animale per quello a cui stava
andando incontro, lo introdusse nel circuito.
Il
topolino zampettò all’interno della trappola,
sfiorando
appena con la coda la chiusura della trappola.
La
morsa scattò, attivando il meccanismo elettrico che dopo
essersi serrato sul topo gli trasmise una scossa elettrica che lo
folgorò
all’istante.
Sentì
qualche mormorio colpito, ma dal canto suo si limitò a
fissare la balconata con cipiglio serio e impassibile attendendo che le
fosse
permesso di lasciare la stanza.
Luke
Bellamy – Distretto 3
Luke
trattenne un sorriso quando individuò la trappola dalla
quale ancora si levava un odore alquanto sgradevole di topo
carbonizzato.
Poco
ma sicuro che quella era opera di Charity.
E
dire che all’arrivo a Capitol City era stata proprio lei a
dirgli di abbandonare l’idea di folgorare qualcuno.
L’ironia
della sorte.
Oltrepassò
la zona tecnologica, non era affatto sicuro che gli
Strateghi avrebbero preso bene le sue doti da hacker, e si diresse
verso la
zona di scherma.
Scelse
la spada con cura, basandosi sulla lunghezza del suo
affondo e sulla forza che gli occorreva per sostenerla al meglio, e
digitò il
tasto d’accensione della simulazione.
Colpì
con precisione gli avversari, osservandoli disintegrarsi
mentre colpiva una testa … il cuore … un fianco
… amputava un braccio o una
gamba.
Ultimò
il tutto con un preciso colpo di taglio che fece andare
in mille pezzi la testa e buona parte del collo del suo ultimo
avversario.
Lanciò
un’occhiata all’orologio nell’angolo.
Gli
rimaneva ancora qualche minuto per dimostrare di non fare
affidamento solo ed esclusivamente sulla forza bruta.
Raggiunse
il monitor nella zona delle piante e prese a
catalogarle velocemente, mostrando la sua capacità di
distinzione tra erbe
letali e curative.
Ultimò
l’ultimo inserimento proprio una manciata di secondi
prima che il Capo Stratega prendesse la parola.
-
Molto bene, signor Bellamy, può andare. –
Ayla
Dobrev – Distretto 4
Strinse
appena la mano di Sebastian quando sentì il suo nome,
ricevendo in cambio una stretta della medesima intensità.
In
un certo senso era rassicurante sapere di averlo al suo
fianco, anche se da quell’Arena non avrebbero potuto uscire
in due.
Si
richiuse la porta della sala alle spalle, alzando lo
sguardo per incrociare quello di Lucius, il capo Stratega, che la
fissava con
moderato interesse.
Raggiunse
la rastrelliera, selezionando il tridente più
vicino, e puntò dritta verso la zona bersagli.
Calibrò
la mira, inspirando ed espirando profondamente, per
poi far scattare il braccio all’indietro.
Vide
le tre punte conficcarsi nel legno, penetrando fin quasi
per intero, trafiggendo la gola del manichino.
Era
un tiro da più di tre metri, per un’arma come il
tridente
non era niente male.
Sorrise
soddisfatta.
Avrebbe
dimostrato che poteva farcela lì dentro malgrado
quello che pensava suo padre.
Sebastian
Odair – Distretto 4
Finì
d’intessere il complesso sistema di trappole in rete,
osservando il suo lavoro con aria attenta, per poi annuire soddisfatto.
Liberarsi
da quegli intrecci era oltremodo complicato se non
si aveva un’arma da taglio, perché più
ci si dibatteva e più i nodi si
stringevano attorno alla preda.
Dopodichè
decise di mostrare agli Strateghi ciò che era in
grado di fare con il tridente.
Sapeva
che era una scelta rischiosa utilizzare proprio
quell’arma, ma suo padre lo aveva istruito nell’uso
del tridente fin da quando
era stato abbastanza grande da rischiare di essere estratto
nell’Arena ed era
l’arma a cui avrebbe affidato la propria vita senza battere
ciglio nemmeno per
un istante.
Prese
bene la mira, ispirando profondamente, e rilassò il
braccio.
Lanciò
l’arma, centrando in pieno petto il manichino.
Vide
con la coda dell’occhio che qualcuno degli Strateghi si
era chinato a mormorare all’orecchio del suo vicino.
Forse
dimostrare di essere degno della reputazione di suo
padre con il tridente non era stata una mossa del tutto avventata.
Ivy
Brewer – Distretto 5
Ivy
tamburellò con il piede contro il pavimento, incrociando
lo sguardo del suo compagno di Distretto che la fissava in silenzio con
la
consueta espressione seria e concentrata dipinta sul volto.
-
Scusa, ti do fastidio? –
Arcturus
scosse il capo.
-
No, tranquilla. –
-
È solo che sono tremendamente nervosa -, ammise, - Tu no?
–
-
Sono concentrato. È uno dei momenti più
importanti prima
dell’ingresso nell’Arena. –
-
Certo, lo so bene, ma … tu cosa hai in programma di fare?
–
Arcturus
non replicò, tornando a fissare il pavimento in
silenzio.
Era
evidente che non volesse rivelarle nulla sua strategia.
Recependo
il messaggio, mise fine alla conversazione e attese
pazientemente il suo turno.
-
Ivy Brewer! –
Scattò
in piedi come una molla, rischiando di far cadere la
panca all’indietro, attirando qualche occhiata divertita da
parte del resto dei
Tributi, e s’incamminò verso l’ingresso
della sala.
Quando
la porta si richiuse alle sue spalle individuò
immediatamente l’arma che cercava sulla rastrelliera.
Arco
e frecce.
Era
venuto il suo momento.
Arcturus
Black – Distretto 5
Non
appena ebbe messo piede all’interno della sala lo sguardo
gli cadde sulla zona lotta. I manichini fatti a pezzi tradivano il
passaggio
del ragazzo del Due.
Scartò
l’idea di concentrarsi sulla zona del corpo a corpo,
non voleva che gli Strateghi pensassero che desiderava trasformare
tutta quella
storia in una sorta di competizione tra chi era più abile
nella lotta.
A
lui interessava solo uscire dall’Arena e tornare da Clara,
tutto il resto era ridicolmente privo d’importanza.
Puntò
invece verso la zona pesi, individuando all’istante gli
attrezzi che meglio si addicevano alla sua fisicità.
Allestì
il programma concentrato che aveva provato all’inizio
di ogni singola giornata al centro d’addestramento e si
predispose a
cominciarlo.
Un
po’ di sfoggio di mera forza bruta sarebbe dovuto bastare a
convincerli che poteva farcela.
Lo
terminò nel giro di dieci minuti, salutando prima di uscire
e deciso a tornare al proprio alloggio in vista della proclamazione dei
risultati.
Non
appena uscì sentì su di sé gli sguardi
dei Tributi ancora
in attesa.
Aveva
una vaga idea di come doveva sembrare loro: grondante di
sudore e con i muscoli ancora pulsanti per lo sforzo fisico appena
fatto.
Rivolse
un cenno del capo ai suoi alleati del Sei, un muto
incoraggiamento a fare a loro volta del loro meglio.
Silver
Reynolds – Distretto 6
Sentì
la mano di Edward calare sulla sua, stringendola appena,
e per qualche motivo ne fu infastidita.
La
scrollò di dosso, lanciandogli un’occhiata
eloquente.
-
Cosa succede? –
-
Non voglio sembrare debole, perciò smettila di comportarti
come se avessi bisogno del tuo sostegno. –
Lo
vide aggrottare la fronte.
-
Mi era parso di capire che gli alleati si proteggessero a
vicenda … e che fossimo amici. L’ultima volta che
ho controllato anche gli
amici si proteggono. –
-
Certo, ma anche se i Favoriti se ne sono già andati non
voglio sottovalutare nessuno degli altri Distretti. –
Edward
sbuffò e si lasciò ricadere contro la panchina.
-
Ricevuto, sei in modalità da vera dura. –
Silver
gli diede una gomitata nelle costole, sbuffando a sua
volta.
-
Idiota. –
Dopodichè
seguì il corridoio e sparì per la sua valutazione.
Edward
Quincey – Distretto 6
Quando
Silver uscì dalla sala di valutazione gli bastò
incrociare il suo sguardo per capire che fosse soddisfatta dalla sua
prestazione. Una macchia verde all’altezza
dell’orecchio tradì il fatto che in
almeno una parte della sua prova avesse mostrato le sue
abilità di
mimetizzazione. Nessun dubbio invece che Arcturus avesse mostrato la
sua forza.
Perciò
a lui non restava che dimostrare di essere l’elemento
scaltro e pragmatico dell’alleanza.
Ripercorse
brevemente le tappe per la costruzione delle
trappole che aveva esaminato nei giorni precedenti e sorrise
soddisfatto quando
si rese conto di ricordarli tutti alla perfezione.
Attese
pazientemente di essere degnato di un po’
d’attenzione,
poi si diresse verso la zona delle trappole e ne preparò una
manciata
soffermandosi in particolare sulle tagliole sulle cui lame sparse una
buona dose
di veleno.
Dopodichè
raggiunse il pannello di comando della zona di
scherma e impostò i suoi bersagli basandosi su quanto aveva
osservato durante i
tre giorni d’allenamento.
Inserì
il ragazzo del Due, quello del Tre, quello del Dieci e
quello dell’Undici.
Coloro
che a suo giudizio sarebbero stati gli avversari più
temibili per la sopravvivenza.
E
poi aggiunse anche Arcturus.
Dopotutto
nessuno sarebbe stato leale all’alleanza fino alla
fine.
E
lui aveva deciso che avrebbe dimostrato agli Strateghi che
era in grado di sopravvivere contro uno qualsiasi di loro.
Riley
Mason – Distretto 7
Riley
rigirò l’accetta tra le mani, riportando a mente
la
conversazione che aveva avuto con sua madre quella mattina.
Non
essere avventata. Non sbilanciarti troppo e non dare loro motivo per
tenerti
troppo d’occhio durante i Giochi. Le attenzioni degli
Strateghi non sono mai
una cosa buona.
In
altre
parole fai l’esatto opposto di quello che ho fatto io durante
le mie due
edizioni.
-
Prego, signorina Mason, ci mostri quello che sa fare. –
La
voce del Capo Stratega la riscosse.
Al
diavolo la titubanza, era un comportamento così non da lei.
-
Ci può giurare – replicò, dirigendosi
verso la zona
prestabilita.
Afferrò
il manichino e un po’ di pittura fresca, dipingendo a
chiare lettere il nome sulla fronte del manichino, stando attenta a non
farlo
leggere agli Strateghi finchè non avesse finito.
Dopodichè
sollevò l’ascia e colpì con forza
all’altezza
dell’attaccatura del collo, facendo cadere la testa di netto.
La
prese e la portò verso il tavolo sotto la balconata degli
Strateghi, depositandola davanti a loro con un sorrisetto ironico sulle
labbra.
Saraphen.
-
L’amore di una figlia, oserei dire, signori. –
Vide
dai loro volti che avevano compreso subito a chi fosse
riferito.
Dopotutto
quanti Saraphen potevano mai esserci a Capitol che
avessero avuto l’ardire di cominciare una relazione
clandestina con un’ex
vincitrice?
Solo
uno … il ribelle, irriverente, nipote del presidente.
Saraphen
Coriolanus Snow.
Scusa
mamma, ma non sono mai stata brava a fare ciò che mi viene
detto … dovresti
saperlo.
Aiden
McCartney – Distretto 7
-
Dimmi che almeno tu non hai fatto nulla di stupido. –
Sgranò
gli occhi, fissando perplesso la sua Mentore.
-
Come, prego? –
Johanna
sbuffò, alzando gli occhi al cielo, spazientita
perché
sembrava che il ragazzo non avesse afferrato ciò a cui si
stava riferendo.
-
Intendo durante la prova con gli Strateghi. Non hai fatto
nulla che potesse spaventarli o farli arrabbiare, vero? –
-
No, direi proprio di no, mi sono limitato a tirare con
l’arco. –
-
Bene, almeno uno di voi due mi dà retta –
sospirò la donna.
Poi
uscì come una furia, probabilmente diretta
all’ascensore.
Rimasti
soli, Aiden rivolse un’occhiata interrogativa alla
compagna.
-
Mia madre non è molto soddisfatta dalla mia prova.
–
-
Cosa hai fatto? –
-
Ho decapitato mio padre. –
Aiden
doveva essere il ritratto dello sconcerto, perché Riley
scoppiò a ridere e gli battè una mano sulla
spalla.
-
Rilassati, era solo un manichino con su scritto il nome di
mio padre. –
-
Ah. Sì, immagino che non sia comunque un gesto molto carino.
–
-
Puoi dirlo forte, ma è stato tremendamente liberatorio.
–
-
Sei una ragazza strana, Riley Mason. –
Riley
inarcò un sopracciglio, beffarda. – E te ne sei
accorto
solo ora? –
No,
in effetti lo aveva sospettato fin dal principio, ma era
troppo cortese per farlo presente.
Callista
Jacquard – Distretto 8
Soppesò
gli shuriken tra le mani, osservando per l’ultima
volta i bersagli disposti davanti a lei.
Erano
stati colpiti altre volte, era evidente dai segni che li
coprivano, ma non tutti i colpi avevano sempre centrato parti del corpo
letali.
E
lei comunque era più che certa che i suoi di tiri non
avrebbero potuto essere meno che perfetti.
Individuò
la traiettoria che avrebbero dovuto compiere gli
shuriken per conficcarsi all’altezza del cuore di ogni
manichino, poi tornò a
concentrarsi sulle armi.
Afferrò
il primo e lo lanciò con decisione.
Poi
il secondo.
Il
terzo.
Il
quarto.
Quando
anche il quinto colpì il bersaglio si concesse il lusso
di guardare i manichini.
Cinque
centri perfetti lì dove ci sarebbe stato il cuore se il
bersaglio fosse stato umano.
Il
sorriso si distese sul bel volto.
Tutto
come previsto.
Derek
Morrison – Distretto 8
Derek
prese un respiro profondo e cercò di rilassarsi e
mantenere al contempo la lucidità. Doveva concentrarsi.
Mancava
poco alla fine della prova di Callista e poi sarebbe
stato il suo turno.
Doveva
pensare alla strategia migliore da mettere in campo.
Come
a voler confermare le sue parole, Callista uscì dalla
sala proprio in quel momento e camminò con lo sguardo dritto
davanti a sé.
Gli
rivolse solo un piccolo sorriso mentre gli strizzava
l’occhio con fare complice, poi riprese a camminare verso
l’ascensore che l’avrebbe
portata al loro piano.
-
Derek Morrison! –
Si
alzò in piedi, la mente improvvisamente sgombra da ogni
preoccupazione.
Ormai
era lì … tanto valeva mettersi in gioco del tutto.
Non
appena ebbe messo piede all’interno della sala
lasciò
vagare lo sguardo alla ricerca di ciò che cercava.
S’illuminò
quando lo individuò: eccolo lì l’uomo
di legno.
Lo
raggiunse, allungando la muscolatura prima di cominciare a
colpirlo con vari colpi di diversa angolatura e potenza.
Quando
fu certo di aver dato prova di tutta la sua destrezza
fisica, lo rimise al suo posto e rivolse un piccolo cenno del capo agli
Strateghi.
Eloise
Walfard – Distretto 9
-
Sei nervosa? –
Annuì,
sorridendo all’indirizzo di Asher, - È
così evidente? –
-
Solo un po’. Sono sicuro che andrai alla grande, dopotutto
se non fossi in gamba i Favoriti non ti avrebbero accettato tra di
loro. –
-
Sicuro di non essertela presa perché ho preferito loro a
voi? –
Lo
vide scuotere il capo.
-
Non hai preferito loro
a noi. Hai preferito lui
– la corresse.
Eloise
ebbe la fastidiosa consapevolezza di avere le guance
calde e si ritrovò a sperare di non essere arrossita come un
peperone sentendo
quella conclusione che il suo compagno di Distretto aveva tratteggiato
con una
chiarezza disarmante.
-
Diciamo che è parecchio che non sento di poter tenere a
qualcuno ed essere ricambiata … immagino che
dovrò tornare a farci l’abitudine.
–
-
È una buona cosa. Con un tempismo da schifo, certo
… ma
decisamente una bella cosa. –
-
Sai, Ash, a proposito di belle cose … sarebbe stato bello
conoscerti prima di tutta questa storia, credo che saremmo potuti
essere buoni
amici. –
-
Lo credo anche io – convenne.
-
Per quello che vale, spero davvero che non ci incontreremo
all’interno dell’Arena. –
-
Lo spero anche io -, replicò il ragazzo, - e adesso vai e
dimostra che noi del Nove sappiamo essere in gamba come tutti gli
altri. –
Annuì
e s’incamminò verso l’ingresso.
Era
arrivato il momento di dimostrare cosa sapeva fare con il
bo.
Asher
Parker – Distretto 9
-
In bocca al lupo, Ash – asserì Patton, allungando
una mano a
battergli allegramente sulla spalla quando fu il suo turno di
prepararsi ad
entrare nella sala.
-
Grazie, Pat … anche a te – mormorò in
risposta, per poi
incamminarsi sforzandosi di non finire con l’inciampare nei
suoi stessi piedi
tanta era la tensione del momento.
Quando
Eloise, appena uscita, gli passò a fianco la
sentì
dargli un tenero pizzicotto sul braccio come a volerlo incoraggiare.
Le
sorrise per poi sparire nell’ingresso.
Appena
dentro puntò verso la zona dell’arrampicata,
assicurandosi la fune attorno alla vita e accingendosi ad arrampicarsi
sulla
parete più ripida del repertorio.
Mosse
i piedi e le mani con abilità, cercando bene i punti
d’appoggio che gli avrebbero permesso di fare leva nel
migliore dei modi.
Aveva
scelto quella parete per due motivi.
Il
primo era la difficoltà, che non l’avrebbe fatto
passare
inosservato, e il secondo era che dalla sommità di essa si
potesse raggiungere
uno dei rami più spessi dell’albero geneticamente
modificato che avevano
sistemato a pochi metri dalla pedana della zona botanica.
Quando
terminò la scalata prese bene lo slanciò e
afferrò
proprio uno di quei rami, riprendendo la sua avanzata verso
l’alto ma
spostandosi questa volta sull’albero.
Quando
raggiunse un’altezza che gli parve accettabile si diede
da fare per scendere in modo più rapido e possibile e
sfruttare gli ultimi
minuti rimasti.
Atterrato
al suolo, scattò verso la rastrelliera; prese la
balestra, qualche freccia, e raggiunse la postazione di tiro.
Aveva
il tempo solo per farne un paio, ma era pur sempre
meglio di nulla.
Incoccò
la prima freccia … poi la seconda.
E
i due tiri andarono a segno.
Tutto
sommato quella prova era andata meglio di quanto avesse
immaginato.
Juanita
De Santos – Distretto 10
Juanita
era perfettamente consapevole di avere su di sé gli
sguardi curiosi degli Strateghi; da quando era giunta a Capitol aveva
capito
che se nel Dieci era considerata strana e inquietante lì
nella Capitale la sua
stranezza era fonte di curiosità e chiacchiere in modo molto
più frivolo e
disinvolto.
Non
veniva giudicata lì, dove le stranezze erano di casa, ma
ciò non significava che la sua presenza non destasse sincera
curiosità.
Dal
canto suo ciò che quegli individui pensavano non la toccava
minimamente così come non l’avevano mai toccata le
voci che giravano su di lei
al Distretto.
Così
come non la toccava tutta quella storia o il giudizio che
le avrebbero attribuito gli Strateghi.
Il
Signore si muoveva dietro a ogni evento e controllava la
vita di tutti loro, quindi che senso aveva cercare di impressionare dei
comuni
esseri umani?
Se
fosse uscita dall’Arena sarebbe stato per merito
dell’intercessione del Signore, non per volere di Capitol o
dei suoi abitanti.
Ciò
nondimeno sapeva di dover fare qualcosa durante quei dieci
minuti che le erano concessi.
Optò
quindi per ciò che le veniva meglio: lavorare a un
veleno.
Ne
scelse uno dalla preparazione rapida e l’azione
assolutamente letale.
Poi
selezionò uno dei topolini nella gabbia delle cavie, lo
afferrò con forza costringendolo ad aprire la bocca, e gli
versò in gola un
paio di gocce del distillato che aveva appena realizzato.
L’animale
emise nulla più che un flebile squittio prima di
accasciarsi privo di vita.
Senza
indulgere oltre, Juanita lo depose sul tavolo e uscì
dalla stanza.
Patton
Powell – Distretto 10
Sorrise
solare e sfrontato all’indirizzo degli Strateghi,
presentandosi con tono sicuro: - Patton Powell, Distretto Dieci,
signori! –
Poi
marciò verso la postazione delle armi da tiro.
Estrasse
da principio la balestra, deciso a mostrare le sue
capacità con le varie armi da tiro procedendo in una lenta e
inesorabile
esclation di bravura.
Fece
un paio di tiri con l’arma, constatando che le
ripetizioni che gli aveva dato Asher in quei giorni erano andate a buon
frutto
e che la sua capacità di tiro con la balestra era
sensibilmente migliorata.
Poi
l’abbandonò e passò all’arco
corto.
Tornare
a scoccare le frecce con quello strumento era naturale
come respirare e si concesse qualche tiro in più per
concludere in bellezza e
mostrare la precisione devastante con cui colpiva ogni sorta di punto
letale
indicato sui manichini.
Quando
fu certo di aver ormai ultimato le frecce a sua
disposizione, così come i minuti concessi, rivolse un
bell’inchino profondo
all’indirizzo degli Strateghi e uscì dalla sala
soddisfatto di sé.
Kainene
Lightsong – Distretto 11
Kainene
risistemò gli occhiali protettivi che il suo stilista
le aveva suggerito d’indossare durante il periodo che avrebbe
passato
all’interno della sala in cui la luce al neon era
particolarmente violenta e
rischiava di ferirle gli occhi e pregiudicare la sua esibizione.
Selezionò
la coppia di scimitarre più vicina, facendole
ondeggiare attorno a sé con precisione per soppesarne il
bilanciamento.
Ottimo.
Adesso
non restava che farsi notare.
Armeggiò
con il simulatore, impostando un numero massimo di
cinque avversari.
Dopodichè
entrò nella zona di simulazione, stringendo le
scimitarre con risolutezza.
Il
primo avversario le comparve alle spalle, spingendola a
voltarsi di scatto e schivare il suo attacco per poi colpirlo a sua
volta.
Il
secondo venne dalla sua destra.
Il
terzo dalla sinistra.
Schivò
entrambi e con due rapidi colpi di taglio li decapitò.
Il
quarto fu un attacco frontale in combinazione con il
quinto.
Attese
affinchè entrambi si avvicinassero il più
possibile,
poi fece la sua mossa. Spinse le scimitarre in avanti, affondandole nel
petto
di entrambi in una volta sola, in una sorta di spiedino simulato.
Riprese
fiato, riponendo le armi.
E
almeno quella era andata.
Farad
Blushweaver – Distretto 11
Farad
sospirò sollevato.
Finalmente
toccava a lui; l’attesa sapeva essere persino più
snervante della prova in sé per sé ed era
profondamente rinfrancato dall’idea
che di lì a qualche minuto sarebbe terminato tutto quanto.
Varcò
l’ingresso della stanza guardando dritto davanti
sé,
deciso a non mostrarsi intimorito dalla presenza degli Strateghi
né tantomeno
dal loro potere decisionale.
Doveva
solo fare quello che sapeva e farlo nel migliore dei
modi possibili, non era nulla di troppo complicato.
Decise
di optare per il falcetto, sistemando il programma
affinchè s’impostasse sulla difficoltà
maggiore che fosse stata concepita.
Se
proprio doveva fare le cose allora tanto valeva farle nel
migliore dei modi possibili.
I
suoi avversari presero forma in modo sempre più rapido,
dandogli appena il tempo di attaccarne uno per poi dover subito correre
in
difesa e passare nuovamente all’offensiva.
Perse
il conto delle sagome che aveva abbattuto fino a quel
momento, ma quando il programma smise di sfornare rivali vide che
mancavano
pochi secondi al termine del tempo a sua disposizione.
Rilassò
il braccio con cui reggeva il falcetto.
Ce
l’aveva fatta.
Rose
Mellark – Distretto 12
Lanciò
un’occhiata in direzione di Ryan, sorridendogli
lievemente prima di alzarsi in piedi e seguire il corridoio che
l’avrebbe
portata dritta verso la sala in cui l’avrebbero attesa gli
Strateghi.
Entrò
a testa alta, sforzandosi di sembrare più sicura di
quanto in realtà non fosse e di ignorare il battito
assordante del cuore che le
martellava nel petto.
-
Rose Mellark, Distretto Dodici – si presentò,
puntando poi
dritta verso la rastrelliera e afferrando una delle spade
più leggere che
riuscì a trovare.
Sentì
una voce lieve che domandava a qualcuno vicino a lui,
stupito, - Niente arco? Mi aspettavo quello. –
Sapeva
che molti avrebbero pensato di vederle impugnare un
arco ed era proprio per quello che aveva deciso di puntare su
un’altra arma.
Voleva
essere considerata come Rose Mellark e non come l’erede
di Katniss Everdeen.
Programmò
il simulatore affinchè fosse impostato sulla
difficoltà maggiore e attese pazientemente che gli avversari
prendessero forma
davanti a lei.
Si
mosse rapida, utilizzando la spada come se fosse null’altro
che un prolungamento del suo braccio.
La
simulazione durò meno di quanto avesse creduto possibile, o
forse la durata era sempre la consueta e l’ansia le aveva
fatto credere di
essere lì da molto meno tempo.
Ripose
la spada sulla rastrelliera, abbozzò un cenno del capo
e uscì dalla stanza.
Lungo
il corridoio incrociò lo sguardo di Ryan.
Cercò
di comunicargli con gli occhi di stare tranquillo e che
tutto sarebbe andato per il meglio, ma non seppe se ci fosse riuscita o
meno
perché il compagno oltrepassò la porta
continuando a camminare in modo
leggermente rigido.
Ormai
non le restava che salire al loro piano e rimanere lì ad
aspettarlo.
Ryan
Abernathy – Distretto 12
Non
appena ebbe messo piede all’interno del salotto
dell’attico sentì su di sé quattro paia
d’occhi.
Sua
madre fu la prima a rompere il silenzio, facendogli posto
sul divano affinchè sedesse tra lei e Rose.
-
Come è andata? –
-
Immagino che non sia andata male anche se ho mancato uno dei
bersagli. –
-
Lancio dei coltelli? – chiese Rose.
Annuì.
-
Sono sicura che sarai andato bene -, lo rassicurò
l’amica, -
perciò adesso siediti. Stanno per mandare in onda le
votazioni. –
Sedette,
tamburellando nervosamente con il piede contro il
pavimento, attendendo pazientemente che il volto di Flickerman venisse
inquadrato.
L’uomo
era invecchiato rispetto alla terza edizione della
memoria, ma conservava la stessa popolarità e lo stesso
carisma di un tempo.
-
Immagino che tutti voi siate curiosi di sapere i risultati
della sessione con gli Strateghi … Perciò non
indugiamo oltre e passiamo subito
ai risultati! –
L’immagine
di Emerald comparve sullo schermo seguita da un
undici.
Il
ragazzo dell’Uno, Libero, che aveva conquistato un otto.
Anche
Amber aveva ricevuto un otto.
La
sua immagine venne sostituita da quella di Cassian e dal
dodici che lampeggiò accanto al suo nome.
Sentì
suo padre fischiare sommessamente. – Però, quel
ragazzone sa decisamente il fatto suo. –
I
ragazzi del Tre … Charity con un dieci e Luke con un nove.
Rose
incrociò il suo sguardo e sorrise.
Almeno
una delle loro alleate aveva attirato l’attenzione
degli Strateghi in modo favorevole.
Venne
il turno di Ayla con un dieci e poi di Sebastian con un
undici.
-
Prevedibile, immagino che Finnick lo abbia preparato a
dovere – considerò Katniss.
La
loro seconda alleata, Ivy, conquistò un otto e Arcturus un
undici.
A
quanto sembrava tutti loro avevano visto giusto: Arcturus
sarebbe stato un avversario temibile all’interno
dell’arena.
Venne
poi il turno dei ragazzi del Sei, Silver con un otto ed
Edward con un nove.
Il
primo piano di Riley lampeggiò con accanto un dieci e la
foto successiva fu quella di Aiden e del suo sette.
-
Tocca a Callista e Derek – mormorò Rose,
sporgendosi verso
lo schermo.
Erano
gli ultimi dei loro alleati … un sette per lei e un
dieci per lui.
Il
volto successivo fu quello di Eloise con un nove e di Asher
con un sette.
Poi
Juanita con un sei e Patton con un dodici.
-
Devo avere le traveggole! Un ragazzino del Dieci con un
punteggio così alto? – esclamò sua
madre, incredula.
-
A quanto pare la sua sicurezza era più che giustificata
–
considerò distrattamente.
C’erano
così tante alleanze con tributi in gamba che
l’idea di
uscire vivo dall’arena diventava sempre più
distante e sfocata.
Scosse
il capo.
Non
doveva pensarci.
Kainene
conquistò un nove e il suo compagno, Farad, un undici.
Toccava
a loro.
Sentì
Rose irrigidirsi davanti alla sua foto e poi sorridere
sollevata quando vide il dieci accanto al suo nome.
Ryan
trattenne il fiato quando comparve il suo volto e
ricominciò a respirare solo quando vide il voto.
Otto.
Era
a metà classifica tra i Tributi di quell’edizione.
Poteva
ancora farcela.
Spazio
autrice:
Salve!
Come
saprà già chi mi ha contattata nel corso della
settimana, non ho potuto
aggiornare prima perché mi sono beccata
l’influenza e sono stata a letto per
tutto il tempo ma ho in programma di farmi perdonare aggiornando con il
capitolo delle interviste entro mercoledì sera in modo tale
da recuperare sulla
tabella di marcia. Per comodità vi lascio qui sotto una
tabella con i punteggi
riportati da tutti i Tributi.
Prima
di
salutarvi vi chiederei di rispondere a due domande:
-
la
prima riguarda le interviste: avete richieste particolari per il vostro
OC che
riguardino argomenti di conversazione o comportamento da avere?
-
la
seconda riguarda il bagno di sangue. Dal momento che immagino ormai
abbiate le
idee abbastanza chiare su chi eliminare, vi chiederei di cominciare a
mandarmi
l’elenco dei 5 personaggi che vorreste vedere morire nel
bagno di sangue e la
classifica dei 5 OC preferiti (ovviamente tra i preferiti non potete
indicare
il vostro OC).
Ci
sentiamo con il capitolo delle interviste.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
6
|
7
|
8
|
9
|
10
|
11
|
12
|
Juanita
|
Aiden
|
Libero
|
Luke
|
Charity
|
Emerald
|
Cassian
|
|
Callista
|
Amber
|
Edward
|
Ayla
|
Sebastian
|
Patton
|
|
Asher
|
Ivy
|
Eloise
|
Riley
|
Arcturus
|
|
|
|
Silver
|
Kainene
|
Derek
|
Farad
|
|
|
|
Ryan
|
|
Rose
|
|
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Capitolo 10 *** Le interviste ***
Le
interviste
Emerald
Cavendish – Distretto 1
Osservò
l’abito che il suo stilista l’aveva aiutata a
indossare, studiando il riflesso che le veniva rimandato dallo specchio.
Di
solito non indossava spesso capi di colore rosso, ma doveva
riconoscere che era un colore che le stava particolarmente bene e che
di sicuro
in mezzo ai colori più scuri e neutri che la maggior parte
avrebbe indossato
quel rosso fuoco sarebbe spiccato.
Fece
una giravolta, fermandosi davanti al suo compagno di
Distretto, una mano sul fianco e un sorriso fintamente civettuolo.
-
Cosa ne pensi? –
-
Direi che sei entrata perfettamente nella parte della
bellezza dell’Uno, adesso non ti resta che sperare che a
qualche vecchio
capitolino in sala non venga un infarto – scherzò
Libero.
Lo
prese sottobraccio, lasciando che la scortasse nel
corridoio in cui attendevano pazientemente tutti i Tributi.
Vide
un paio di iridi verde mare sgranarsi leggermente al suo
passaggio.
Si
voltò verso Sebastian, facendogli l’occhiolino.
-
Rimetti gli occhi a posto, Odair. –
-
Quando sarò io a indossare un succinto abito rosso potrai
fissarmi quanto vorrai. –
-
Non mi perderei quello spettacolo per nulla al mondo, ma
oltre al vestito dovrai mettere anche un paio di tacchi o perderai la
resa. –
Il
ragazzo del Quattro scoppiò a ridere, attirando
un’occhiataccia della sua compagna di Distretto.
A
quanto sembrava alla biondina Odair piaceva davvero molto.
Appuntò
mentalmente l’informazione, dopotutto ogni nozione sui
suoi avversari poteva rivelarsi utile al momento più
opportuno.
-
A che punto sono con i preparativi? –
-
Caesar ha appena finito il suo discorso introduttivo, sta
per chiamarti – replicò lo stilista.
Come
a voler confermare le sue parole il nome di Emerald venne
scandito dalla voce amplificata dal microfono dello storico conduttore.
Entrò
nello studio dipingendosi il migliore dei suoi sorrisi
da bambola e accettò con un sorriso fintamente imbarazzato
il baciamano di
Flickerman.
-
Mia cara Emerald, ti trovo in forma splendida! –
-
Potrei dire lo stesso di te, Caesar … ma ti prego,
è
sufficiente Esme. –
Il
conduttore rispose al sorriso con uno ancora più largo.
-
Naturalmente! E dimmi, come vanno le cose alla vigilia
dell’ingresso nell’Arena? –
-
Direi piuttosto bene. Sono preparata, ho degli ottimi
alleati, e so quello che devo fare. –
-
Oh, ci scommetto eccome … e c’è anche
qualche piccola
rivalità a quanto so? –
Gli
rivolse un sorrisetto enigmatico, battendogli una mano sul
braccio.
-
Oh, che ragazzaccio che sei, Caesar! Vuoi che sveli tutti i
retroscena al pubblico prima dell’ingresso
nell’Arena? Ma non si fa! –
-
Mi hai beccato -, confermò ridendo, - ma sono troppo
curioso. –
-
Dovrai torchiare qualcun altro allora, mio caro, perché le
labbra di questa ragazza sono sigillate. –
-
Che disdetta, ma magari mi andrà meglio con qualche altro
dei tuoi alleati … signori, salutiamo la meravigliosa Esme!
–
Scese
dal palco dandosi il cambio con Libero.
Gli
raddrizzò la cravatta.
-
Andrai alla grande. –
Poi
si sistemò accanto a Opal e Brenn, accettando i
complimenti che i suoi preparatori le rivolgevano, e osservò
l’intervista di
Libero dal maxischermo.
-
Libero Howard, a quanto so tuo nonno è stato riconfermato
come sindaco del Distretto alle ultime elezioni. –
-
Sì, Caesar, sembra proprio che il mio vecchio non
lascerà
quel posto molto presto. –
-
Gli uomini di una volta hanno una tempra eccezionale! –
Libero
sorrise. – Immagino che si possa chiamarla così.
–
-
Forse tu sarai più loquace della tua deliziosa compagna di
Distretto. Allora, dimmi, è vero che
c’è stata un po’ di maretta tra i
Favoriti
durante questi giorni? –
-
Abbiamo tutti caratteri molto diversi gli uni dagli altri -,
ammise diplomaticamente, - per cui immagino che sia naturale ci sia un
primo
periodo di assestamento in cui capiti di discutere. Tuttavia siamo
determinati
a entrare nell’Arena uniti. –
-
Fammi indovinare, la maretta è stata tra le donzelle.
–
Rise.
-
Se le ragazze vorranno parlarne lo faranno loro, ma non
spetta a me. Un gentiluomo non parla di questioni che non lo
riguardano. –
-
Oh, lo avete sentito? Ha solo sedici anni eppure è un tale
adorabile gentiluomo questo giovanotto … parola mia, la
ragazza che conquisterà
il tuo cuore sarà una donna fortunata! –
Cassian
Andersen – Distretto 2
Sciolse
il nodo della cravatta, gettandolo in un angolo.
-
Questa specie di cappio vallo a mettere a qualcun altro. –
-
Ma … -
-
Niente “ma” -, anticipò le proteste del
suo stilista, - non
c’è margine di trattativa. –
L’uomo
parve voler insistere, ma alla fine sbuffò e si
limitò
a portare via la cravatta.
Finalmente
libero, cercò con lo sguardo la zona in cui stavano
i Tributi del Nove e individuò la chioma bionda di Eloise.
-
Dove stai andando? –
Ignorò
la voce di Amber che lo richiamava e si fece largo tra
i Tributi sistemati nel corridoio.
-
Asher, giusto? –
Il
ragazzino del Nove lo guardò con l’aria di chi non
pensava
affatto che conoscesse il suo nome.
-
Sì, è esatto … -
-
Ti dispiace se ti rubo Eloise per qualche minuto? –
Lo
vide scuotere il capo. – No, certo che no. –
-
Perfetto, grazie mille. –
Prese
per mano la ragazza, dirottandola verso l’angolo
più
tranquillo nei paraggi.
-
Che succede? – chiese lei, genuinamente sorpresa.
-
Volevo fare una cosa. In realtà era da parecchio che volevo
farlo, ma visto che tra meno di ventiquattro ore saremo
nell’Arena immagino non
ci sia modo di aspettare il momento giusto, no? –
L’attirò
leggermente a sé senza stringere troppo la presa in
modo che lei potesse tirarsi indietro se lo avesse desiderato.
Si
chinò su di lei, sfiorandole appena le labbra con le sue;
quando sentì che Eloise non si allontanava, ma anzi
rispondeva al contatto, le
cinse la vita e la baciò con maggior vigore. La
sentì intrecciare le braccia
attorno al suo collo e rispondere al contatto con uguale passione.
La
voce di Caesar che chiamava sul palco Amber li interruppe e
li costrinse a separarsi.
-
Tra poco tocca a me. –
-
Già … e io credo che sia meglio che vada a
rimettermi il
rossetto – mormorò, arrossendo come un pomodoro.
Le
sfiorò l’angolo destro, dove era rimasta ancora
qualche
traccia di trucco leggermente sbavato.
-
Già … e io credo che farò meglio a
togliermelo di dosso
prima dell’intervista. –
-
Oh, non saprei, è un colore che ti dona –
scherzò Eloise.
-
È un bel colore -, riconobbe, - ma lo preferisco sulle tue
di labbra. –
Ammiccò,
lasciandola tornare dal suo compagno e dal Mentore
con un sorriso dipinto sul volto ancora arrossato.
Cassian
fece altrettanto, incrociando lo sguardo di Enobaria
che sorrideva come doveva aver sorriso il gatto dopo aver mangiato il
canarino.
-
Oh, non cominciare. –
-
Hai un’anima da romanticone, chi l’avrebbe detto
… spezzerai
il cuore a tre quarti delle ragazze del Distretto. –
Scrollò
le spalle.
-
Spiritosa. –
-
Dico sul serio. Lo so che te lo hanno detto sempre, ma assomigli
davvero a Brutus. E non intendo fisicamente o per le tue doti di
combattente …
mi riferisco alla tua essenza. Tuo padre ha sempre mostrato il suo lato
dolce e
protettivo solo alle persone che amava e con loro era tanto dolce da
essere
quasi irriconoscibile. Me lo ricordi tanto – concluse, la
malinconia che
trapelava dalla voce.
Fu
quello che probabilmente lo spinse ad agire, perché in
qualsiasi altra situazione una persona sana di mente ci avrebbe pensato
dieci
mila volte prima di abbracciare Enobaria.
Le
cinse le spalle, stringendola in un abbraccio forte e allo
stesso tempo carico d’affetto.
-
So che se fosse qui sarebbe fiero di come mi hai preparato.
–
La
donna gli battè una mano sulla spalla. – Coraggio,
Flickerman ti sta aspettando! –
Raggiunse
il palco, salutato dagli applausi del pubblico, e
scambiò una virile stretta di mano con Caesar prima di
accomodarsi sul
divanetto accanto a lui.
-
Dunque, Cassian … comincio facendoti i complimenti per il
punteggio riportato, veramente strabiliante. –
Sorrise.
– Ho solo cercato di fare del mio meglio. –
-
Ed è anche modesto, signori e signore! A ogni modo, mi
è
giunta voce che i Favoriti abbiano allargato l’alleanza
… ti va di parlarci del
vostro nuovo e inaspettato acquisto? –
Annuì.
-
Sì, oltre a noi del Due e alla coppia dell’Uno si
è aggiunta
a noi la ragazza del Nove, Eloise. Lei è davvero in gamba,
non solo per quanto
riguarda le armi, ma anche per via delle capacità che ha
… nessuno di noi
riesce a fare quello che fa in quegli ambiti né ha le sue
conoscenze. Ed è
sveglia e … insomma, sarà decisamente un valido
membro per l’alleanza –
concluse prima di sbilanciarsi troppo.
-
Sembri molto entusiasta del vostro gruppo –
osservò Caesar.
-
E lo sono. Siamo un bel gruppo e di sicuro non renderemo la
vita facile al resto dei ragazzi all’interno
dell’Arena. –
-
Sono pronto a scommetterci a mia volta … e adesso lascia che
tutti noi ti facciamo i nostri migliori auguri per l’ingresso
nell’Arena! –
Ivy
Brewer – Distretto 5
Volse
lo sguardo verso sua madre mentre i ragazzi del
Distretto Tre ultimavano la loro intervista e uscivano dalla stanza in
compagnia del loro Mentore e dei preparatori. La vide intenta a
osservare a
labbra serrate e con espressione concentrata la ragazza del Quattro che
veniva
accolta con un sorriso solare da Caesar.
Ayla,
così le sembrava si chiamasse, gettò la chioma
bionda
all’indietro mentre scoppiava a ridere per qualcosa che aveva
detto il
conduttore.
-
Ovviamente vincerò. –
Era
l’ennesima volta che sentiva quelle due semplici parole e
non potè non pensare che se fosse dipeso dai Tributi di
quell’anno ci sarebbero
stati ventiquattro vincitori invece che uno solo.
-
Tra poco tocca a te. –
La
voce della madre la riscosse dalle sue considerazioni.
Annuì,
concentrata sulla figura di Sebastian Odair che
intratteneva il pubblico con sorrisi carichi di charme.
-
Sono pronta. –
-
Ricordati di essere spontanea, non saresti credibile se
fossi troppo artificiale. –
-
Certo. –
Prese
un respiro profondo, incamminandosi verso l’ingresso del
palco.
Uno
degli uomini dello staff le poggiò la mano sulla schiena e
la dirottò con decisione verso il faretto con le luci.
-
Tocca a te – le disse, quasi spingendola dentro.
Venne
investita dalle luci dello studio ed impiegò qualche
istante a rimettere a fuoco le sagome e a cercare di apparire
tranquilla e
sicura.
Caesar
le sorrise, tendendole il braccio per accompagnarla al
suo posto.
Aveva
dei denti innaturalmente bianchi, considerò davanti
all’ennesimo
sorriso esagerato del conduttore.
-
Mia cara, ti senti bene? –
Annuì.
– Certo. Sono solo un po’ emozionata, non sono
abituata
alle luci della ribalta – ammise, certa di avere il volto
tinto di un rosa
acceso.
Caesar
le battè un colpetto sulla mano, sorridendo
incoraggiante.
-
Capisco perfettamente, ma se la cosa ti può consolare sei
meravigliosa questa sera … non è vero, signori e
signore? –
Le
acclamazioni dei Capitolini l’avvolsero e le fecero
guadagnare un po’ più di sicurezza.
-
Tutto merito del mio stilista, ha un talento veramente
incredibile. –
-
Lieto che Capitol abbia saputo assegnartene uno di tuo
gradimento. Ma dimmi … la ragazza per cui ti sei offerta
volontaria, chi era? –
Sua
madre le aveva anticipato che quella domanda le sarebbe
stata di certo fatta.
-
La mia migliore amica. La sua famiglia ha perso suo fratello
poco tempo fa e non credo che avrebbero sopportato anche la sua perdita
… o
perlomeno lo ritengo perché sono certa che io non avrei
sopportato di saperla
nell’Arena – concluse, sentendo la voce incrinarsi
su quelle ultime parole.
-
Oh, non è dolcissima la nostra Ivy? Per il tuo buon cuore,
spero davvero che tu ce la faccia e che possa tornare a casa a
riabbracciare la
tua amica! –
Colse
quelle parole come un congedo e scese dal palco dando il
cambio ad Arcturus.
-
Buona fortuna – gli sussurrò, ricevendo in
risposta un breve
sguardo e un cenno del capo quasi impercettibile.
Edward
Quincey – Distretto 6
-
Dunque, Edward … mi sembra di capire che tu e la tua
incantevole compagna vi conosciate già da tempo. –
Annuì,
accavallando le gambe in modo virile e poggiandosi
maggiormente contro lo schienale della poltrona.
Aveva
tutta l’intenzione di apparire come perfettamente a suo
agio, quasi fosse nel salone di casa sua e non davanti a decine di
telecamere e
gli occhi di migliaia di persone.
-
Esattamente, Caesar. Immagino tutti sappiano ormai che io e
Silver siamo entrambi orfani e che per un lungo periodo abbiamo vissuto
tra i
vicoli bui e umidi del Distretto Sei. È stato proprio
lì che ci siamo
conosciuti, quando ho intravisto vicino alla vetrina di un ristorante
questo
scricciolo di bambina che era avvolta in un cappotto cinque volte
più grande di
lei e che osservava le vetrine dietro alle quali le persone mangiavano;
ho
conosciuto la vera fame e so capire quando una persona non mangia da
giorni. –
-
Così l’hai raggiunta e l’hai aiutata?
–
-
Sì. Quando vivi per strada si forma un vero e proprio
cameratismo con chi è nelle tue stesse condizioni; i poveri
sanno essere
tremendamente altruisti. –
Caesar
annuì, quasi comprendesse veramente il significato
delle sue parole … cosa della quale Edward dubitava
altamente.
Cosa
poteva mai saperne un Capitolino vissuto nel lusso
sfrenato di com’era non sapere se e quando si sarebbe messo
qualcos’altro nello
stomaco?
-
Ma poi vi siete separati … -
-
Sì. Lei ha scelto di andare a vivere
nell’orfanatrofio del
Distretto e io ho preferito rimanere per strada. Avevo i miei amici
ormai, le
mie abitudini … e non sono mai stato bravo a seguire le
regole – concluse, con
un sorrisetto malandrino che attirò le risate del pubblico.
-
Un vero e proprio ragazzaccio. –
Rise.
– Oh, non hai idea di che ragazzaccio io possa essere.
–
Caesar
rise a sua volta.
-
Il giovanotto è sfrontato, lo adoro! –
Eloise
Walfard – Distretto 9
Volse
appena lo sguardo verso i suoi alleati prima di salire
sul palco; erano tutti lì ad aspettarla, pronti ad andarsene
non appena Caesar
avesse finito d’intervistarla per coinvolgerla
nell’elaborazione definitiva
della strategia per la mattina seguente.
Risistemò
l’acconciatura che le raccoglieva le ciocche bionde
e rassettò l’orlo dell’abito, cercando
di occupare il tempo che mancava prima
che l’ansia prendesse il sopravvento.
Non
era mai stata a suo agio sotto i riflettori e l’idea di
dover parlare di sé davanti a tutta quella gente non le
piaceva affatto; non
amava mostrarsi troppo agli occhi di chi la circondava, le dava
l’impressione
di essere ferita in modo molto più semplice se si mostrava
troppo aperta.
Problema
che decisamente non avevano i due Tributi dell’Otto,
visto che la ragazza aveva fatto la sua comparsa in un abito che
brillava nell’oscurità
come se fosse fatto di luce propria e che la faceva sembrare quasi una
stella.
E allo stesso modo il ragazzo si era mostrato tranquillo e pacato
mentre
rispondeva alle domande di Caesar con il sorriso perennemente sulle
labbra.
-
Nove, è il tuo turno. –
Annuì
alle parole dell’uomo dello staff e
s’incamminò sul
palco.
Si
sforzò di sorridere nel modo più spontaneo
possibile mentre
il pubblico applaudiva e Caesar l’accoglieva da perfetto
padrone di casa.
-
Finalmente ecco l’ultimo elemento dell’alleanza dei
Favoriti
… e il più sorprendente se posso permettermi di
aggiungere una mia modesta
considerazione. –
-
Immagino di essere stata sorpresa quanto te quando ho
ricevuto l’offerta di unirmi a loro – ammise.
-
E hai accettato all’istante? –
-
Ammetto di averci pensato per un po’, ma alla fine mi sono
detta che certe volte bisogna saper cogliere ciò che la vita
ti offre senza
preoccuparsi troppo delle conseguenze. –
-
Questo è certamente molto vero, specialmente
all’interno
dell’Arena. E dimmi, chi è che ti ha chiesto di
allearti con loro e come mai? –
-
Sono stata invitata nell’alleanza da Cassian
perché le mie
capacità con le piante e le erbe mediche avrebbero potuto
rivelarsi utili. –
-
Ah, il nostro affascinante ragazzo del Due. Dimmi, ho
ragione quando sostengo che tra voi due sembra esserci una bella
chimica? –
Sentì
le guance arrossire e sperò di non essere diventata un
vero e proprio pomodoro umano.
-
Io … immagino di sì. –
-
Un giovane amore sbocciato al centro d’addestramento,
magari? –
-
Dobbiamo parlare dei Giochi o dell’amore in generale?
–
rilanciò, sperando di mettere a tacere il conduttore.
L’uomo
rise.
-
Devo averla messa in imbarazzo, signori e signore. –
Le
risate si unirono alle sue e persino Eloise abbozzò un
sorrisetto di circostanza.
-
Perdonami, Caesar, ma non amo parlare molto dei fatti miei. –
-
Sei più che scusata, mia cara. Spero davvero che tu riesca a
vivere al meglio i giorni nell’Arena. –
Patton
Powell – Distretto 10
-
Patton, sembra che tu sia perfettamente a tuo agio sotto i
riflettori – constatò Caesar.
-
Naturalmente, parlare in pubblico mi ha sempre fatto sentire
perfettamente a mio agio. –
-
Magari un giorno potresti persino diventare uno showman di
Capitol. –
Patton
sorrise compiaciuto.
-
Chi lo sa, magari potrei persino prendere il tuo posto.
Dopotutto chi meglio del nuovo vincitore dei Giochi per rimpiazzare un
conduttore così sfavillante? –
Caesar
rise, trascinando il pubblico con sé.
-
Dunque dovrò guardarmi le spalle una volta che uscirai
dall’Arena.
–
-
Decisamente. –
-
E dimmi, il punteggio che hai ottenuto durante la sessione
privata ha strabiliato tutti. Tu nei sei rimasto sorpreso? –
Scosse
il capo. – Ho sempre saputo di essere in gamba,
perciò
sarei rimasto stupito se avessi preso di meno. –
-
Ma non sei stato il solo ad avere un punteggio
stratosferico. –
-
Già, motivo per cui il mio diretto rivale
nell’Arena sarà
Cassian – asserì.
-
Personalmente non mi scontrerei contro un gigante come lui
-, osservò il conduttore, - Credi che sia saggio eleggerlo a
propria nemesi? –
-
I giganti fanno solo più rumore quando cadono al suolo
–
ribattè, sorridendo sghembo.
-
Non si può dire che non abbia le idee chiare! Patton, credo
che siamo tutti d’accordo nel dire che siamo davvero curiosi
di scoprire se il
piccolo Davide batterà il possente Golia. Buona fortuna
nell’Arena! –
Venendo
finalmente congedato, Patton scese dal palco e venne
raggiunto dal suo Mentore.
-
Credi che sia stato saggio sbandierare così la tua
rivalità?
–
Scrollò
le spalle.
-
Prima o poi lo avrei fatto comunque, quale occasione
migliore? –
-
Patton … -
-
Starò bene, adesso voglio solo riposarmi in vista
dell’inizio
dei Giochi – tagliò corto, oltrepassandolo e
dirigendosi verso l’ascensore.
Doveva
essere carico al massimo per l’indomani.
Spazio
autrice:
Salve!
Come
promesso
eccoci qui con l’ultimo capitolo prima
dell’ingresso nell’Arena e con
l’ufficializzazione della Eloisian;
di solito impiego di più per ufficializzare le coppie nelle
mie storie, ma
visto che questi due poveracci entrano nell’Arena ho pensato
che velocizzare un
po’ le cose fosse credibile … dopotutto se sai che
ogni giorno potrebbe essere
l’ultimo non perdi troppo tempo in corteggiamenti e
sottigliezze del genere,
no? All’inizio avevo pensato di scrivere un POV per ogni
personaggio, ma poi mi
sono resa conto che i pezzi sarebbero stati eccessivamente corti e
frammentati
così ho preferito dedicare un POV solo ad alcuni Tributi
sorteggiando
casualmente a chi dedicarlo. Ne approfitto per ricordare a chi ancora
non lo
avesse fatto di inviarmi l’elenco dei 5 OC che vuole vedere
morti e i 5 che
invece preferisce.
Detto
ciò, ci sentiamo orientativamente per
martedì/mercoledì con il bagno di sangue.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
I
link degli abiti dei vari
Tributi (ovviamente
ho inserito solo quelli che mi sono stati mandati nelle schede):
Emerald
Cassian
Luke
Charity
Ayla
Sebastian
Silver
Riley
Callista
Derek
Eloise
Asher
Kainene
Farad
Rose
Ryan
ì
|
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Capitolo 11 *** Il bagno di sangue ***
Il
bagno
di sangue
Libero
Howard – Distretto 1
Strizzò
gli occhi quando la luce lo colpì in pieno,
spingendolo ad assottigliare lo sguardo più che poteva per
mettere a fuoco le
sagome e l’ambiente circostante.
Individuò
il profilo alto e muscoloso di Cassian a un paio di
pedane di distanza; tre metri più avanti c’era
Eloise e nella pedana accanto a
lei Amber.
Emerald
era quella più distante da loro e fissava la
Cornucopia e il tragitto che la separava da essa.
A
giudicare dalla serietà sul suo viso stava cercando di
calcolare quanto velocemente avrebbe dovuto correre per giungere
lì tra i
primi.
Spostò
nuovamente lo sguardo, osservando il timer lampeggiante
ai piedi della Cornucopia sul quale i secondi scorrevano velocemente.
Quaranta
… Trentanove … Trentotto … Trentasette
… Trentasei …
Aveva
ancora qualche istante di tempo per rendersi conto
dell’aspetto in cui si presentava l’Arena.
Quella
che in un primo istante aveva scambiato come una
collina, sulle pendici della quale erano sparsi zaini, armi e
suppellettili di
vario genere fino al centro della Cornucopia, altro non era che un
vulcano in
scala ridotta.
Trentacinque
… Trentaquattro … Trentatrè
… Trentadue … Trentuno … Trenta
…
Al
limitare dello spiazzo principale in cui erano state
sistemate le pedane si profilavano due tipi di vegetazione diversa.
Conifere
e tundra, se ricordava correttamente dalle sue
lezioni di geografia al Distretto, ed era pronto a scommettere che al
di là del
vulcano e alle loro spalle ci fossero altri due tipi di vegetazione
altrettanto
diversi.
Bosco,
deserto, landa artica e terra vulcanica.
Ventinove
… Ventotto … Ventisette … Ventisei
… Venticinque … Ventiquattro …
Quattro
scenari totalmente diversi che giustificavano le tute
termiche che indossavano e che fornivano loro resistenza sia al calore
che al
gelo estremo.
Non
sarebbero stati solo in lotta con gli altri Tributi, ma
anche con la natura artificiale creata dagli Strateghi.
Ventitrè
… Ventidue … Ventuno … Venti
… Diciannove … Diciotto … Diciassette
…
Ripetè
mentalmente la strategia che avevano concordato la sera
prima, quando al termine delle interviste si erano riuniti tutti e
cinque nel
salotto assegnato ai Tributi del Due.
Raggiungere
la Cornucopia il prima possibile e prendere
possesso della propria arma preferita e far fuori chiunque si mettesse
in
mezzo; solo successivamente radunare ogni tipo d’arma letale
al centro della
Cornucopia e appropriarsi di tutti i generi di prima
necessità che trovavano.
Avrebbero
deciso solo allora dove accamparsi.
Sedici
…
Quindici … Quattordici … Tredici …
Dodici … Undici … Dieci …
Sentì
su di sé le iridi scure e penetranti di Cassian che lo
studiavano come a volersi sincerare che fosse pronto.
Gli
rivolse un breve cenno del capo.
Nove
…
Otto … Sette … Sei … Cinque
… Quattro …
Tese
i muscoli, chiamando a sé ogni briciolo di energia che
possedeva, predisponendosi alla corsa.
Tre
… Due
… Uno.
Il
rombo del cannone che annunciava l’inizio lo fece scattare
giù dalla pedana.
Cominciò
a correre, ignorando la sensazione del cuore che gli
martellava nelle orecchie e dei polmoni che premevano contro la gabbia
toracica
dilatandosi alla ricerca di aria.
I
Giochi erano cominciati.
Callista
Jaquard – Distretto 8
Si
guardò attorno, cercando il resto del gruppo che si sarebbe
mosso nelle retrovie insieme a lei.
Individuò
Charity pochi metri più in là, mentre correva
verso
il lato destro ai margini della Cornucopia.
Aiden
e Ivy che si portavano ai lati opposti e poi il loro
trio di sfondamento che avanzava compatto verso il centro della
Cornucopia.
Rose
e Derek erano quelli più veloci, ma Ryan teneva bene il
passo stando a poca distanza da loro.
Sembrava
che tutto stesse andando per il meglio, ma non aveva
considerato il fatto che i Favoriti fossero già giunti al
traguardo e avessero
conquistato un’arma a testa.
Fu
solo quando sentì l’urlo strozzato di Ivy,
accompagnato dal
corpo della ragazza che rovinava a terra e veniva trascinato che si
rese conto
di quanto Emerald e Cassian fossero vicini.
La
bionda dell’Uno aveva stretto la frusta attorno al collo
della ragazza del Cinque e la tirava verso di sé con
fermezza, ignorando i
tentativi della ragazzina di sottrarsi alla frusta; più Ivy
si dimenava e più
la frusta la cingeva, mozzandole il respiro e facendole diventare il
volto dai
tratti giovani e freschi sempre più bluastro.
La
vide portare le mani al collo, cercando di artigliare l’arma,
ma uno strattone più deciso di Emerald mise fine alla sua
resistenza e le tolse
l’ultimo respiro.
Il
colpo di cannone risuonò per la prima volta
dall’inizio dei
Giochi.
Vide
Derek voltarsi verso di lei, cercandola con lo sguardo,
quasi a volersi assicurare che non si trattasse della sua morte.
Gli
rivolse un piccolo cenno del capo a indicare che lei era
in perfetta salute.
Poi
il ragazzo riprese a correre, afferrando la spada più
vicina e affiancando Rose.
Un
secondo colpo di cannone attirò la sua attenzione,
costringendola a voltarsi nuovamente ai margini della Cornucopia giusto
in
tempo per vedere il corpo di Aiden che cadeva al suolo ormai privo di
vita, il
collo piegato con un’angolazione innaturale e Cassian a pochi
passi da esso.
-
Andiamo via, andiamo via! –
La
voce di Derek riecheggiò nel caos totale mentre lui, Rose e
Ryan facevano marcia indietro e puntavano verso lei e Charity.
Ormai
non aveva più senso tentare di prendere la Cornucopia,
non quando due dei loro alleati erano già morti.
Tuttavia
i Favoriti non erano l’unico pericolo e quando la
lama trapassò il petto di Ryan questo divenne evidente agli
occhi di tutti.
Con
un baluginio di occhi chiari, Luke ritrasse l’arma e corse
via tenendo saldamente in mano lo spadone che si era conquistato.
L’urlo
di Rose risuonò nella Cornucopia, tanto straziante che
per un attimo Callista provò una sincera pena per lei;
tuttavia il desiderio di
sopravvivere prese il sopravvento e si limitò a unirsi ai
suoi alleati mentre
correvano via, lontani da tutto quel sangue e quella puzza di morte.
Farad
Blushweaver – Distretto 11
-
Kainene! –
L’urlo
attirò l’attenzione della compagna di Distretto,
che
alzò una delle scimitarre a parare il colpo che la ragazza
del Due aveva provato
ad assestarle.
Vide
che anche Patton, che correva puntando dritto verso
Cassian, si era voltato per un attimo e sembrava tentato di tornare
indietro
per aiutarla.
Tuttavia
il contrattacco di Kainene sembrava aver respinto
bene l’attacco della Favorita perché con un
ringhio contrariato Amber si
ritrasse e cercò di rinserrare meglio la presa
sull’arma che brandiva.
Il
secondo assalto fu più vigoroso e costrinse Kainene a
retrocedere sotto la furia della ragazza.
Senza
indugiare ulteriormente, Farad annullò la distanza che
lo separava dalle due contendenti e alzò uno dei falcetti
che teneva in mano,
frapponendosi tra la Favorita e la compagna.
-
Prova a prendertela un po’ con me – la
sfidò, incrociando l’arma
con la sua.
Con
un sorriso che sembrò quasi uno snudare di zanne, Amber
annuì, - Con piacere. –
Ingaggiarono
uno scontro fatto di affondi e parate, quasi
incuranti del caos che li circondava e del rumore di chi correva per
mettersi
in salvo e di chi inseguiva delle nuove potenziali prede.
Quando
intravide uno spiraglio nella guardia della bionda,
Farad angolò la direzione del falcetto perché
penetrasse al di sotto del mento,
all’inizio della gola lì dove la pelle era
più morbida e delicata.
Amber
gorgogliò, un fiotto di sangue cupo eruttò dalle
labbra
carnose, e sgranò gli occhi azzurri con aria incredula.
Poi
cadde in ginocchio sul terreno, l’espressione ancora
stupita, e infine riversa al suolo.
Guardando
il corpo, accompagnato dal colpo di cannone, Farad
realizzò forse per la prima volta quello a cui tutti loro
stavano in effetti
andando incontro.
Solo
uno di loro sarebbe uscito di lì … e non gli
restava che
sperare di essere lui.
Riley
Mason – Distretto 7
Il
colpo di cannone seguì immediatamente la comparsa della
lama che spuntava dal petto di Ayla.
Lei
e Sebastian si voltarono di scatto verso il loro
aggressore, individuando i capelli castani che
s’intrufolavano nuovamente nella
vegetazione con rapidità assoluta.
-
Il ragazzo del Sei – asserì sicura.
-
Quindi nei paraggi ci sono almeno altri tre Tributi oltre a
noi. –
-
Dobbiamo cambiare posto, non è sicuro accamparsi qui.
–
Sebastian
annuì, chinandosi verso il corpo privo di vita di
Ayla.
Le
iridi azzurre erano ancora sgranate per la sorpresa mentre
il corpo cominciava a raffreddarsi e irrigidirsi assumendo una posa
innaturale.
Le
passò una mano sul volto, chiudendole gentilmente le
palpebre.
-
D’accordo, diamoci una mossa, non ho nessuna voglia di
essere il prossimo. –
Riley
annuì, afferrando lo zaino che aveva lasciato cadere non
appena erano giunti nella radura, e se lo rimise in spalle.
-
Vai avanti tu, Seb. –
S’inerpicarono
tra le rocce che contornavano i margini della
radura, stando attenti a dove mettevano i piedi, oltrepassando il
costone
mentre continuavano a guardarsi attorno.
L’incursione
di Edward era stata del tutto inaspettata e non
potevano correre il rischio di venire attaccati nuovamente.
Percorsero
un paio di miglia, lasciandosi infine ricadere
esausti sul terreno umido nei pressi di un fiume.
-
C’è una borraccia lì dentro? –
Rovistò
nello zaino, lanciandogli il contenitore di metallo.
Sebastian
lo riempì, per poi annusare circospetto l’acqua.
-
Sembra potabile. Provo a berne un sorso. –
Con
i nervi tesi, Riley pregò silenziosamente
affinchè l’amico
non si accasciasse al suolo in preda ai dolori causati da ipotetica
acqua
contaminata.
Quando
Sebastian prese un secondo sorso, molto più ampio del
primo, e poi un terzo divenne chiaro che l’acqua del fiume
sarebbe stata la
loro fonte d’idratazione primaria.
-
Fanne bere un po’ anche a me – protestò,
allungandosi ad
afferrare la borraccia.
L’acqua
fresca che scacciava l’arsura le sembrava la cosa
più
piacevole che avesse mai provato in vita sua.
-
Accampiamoci qui, dando le spalle al fiume, almeno saremo
sicuri di non essere attaccati alle spalle. –
Sebastian
annuì. – Occupatene tu, io cerco di pescare
qualcosa
per questa sera. –
-
D’accordo, ma cerca di non farti uccidere da qualche pesce
raro e iper velenoso. –
Rise.
– Non esistono pesci del genere nei fiumi. –
-
Non si sa mai … tu stai comunque attento, va bene Seb?
–
Le
rivolse un sorriso sghembo. – Come sempre. –
Rose
Mellark – Distretto 12
Charity
le si avvicinò, sedendole vicino e posandole una mano
sulla spalla.
-
Come ti senti? –
-
Conoscevo Ryan praticamente da tutta la vita, non riesco a
credere che sia morto. –
-
Mi dispiace davvero, sembrava un bravo ragazzo. –
-
E lo era. Sei riuscita a vedere chi è stato? –
Visto
che Charity non le rispondeva, Rose si voltò verso di
lei e assottigliò le iridi grigie.
C’era
qualcosa nell’improvvisa rigidità della sua
alleata che
le fece pensare che lei sapeva esattamente chi fosse stato a squarciare
la gola
di Ryan.
-
Si tratta del tuo compagno di Distretto, vero? –
Charity
annuì quasi impercettibilmente.
-
Rose … -
-
No -, scosse il capo con decisione precedendola, - non ti
incolpo per non aver provato a ucciderlo a tua volta. Anzi in questo
modo potrò
avere la mia vendetta. –
-
Luke è in gamba, credi che sia saggio volergli dare la
caccia? –
-
La saggezza certe volte va messa da parte. Che amica sarei
se non lo vendicassi? –
Charity
annuì in silenzio.
Del
resto non c’era molto altro da aggiungere.
-
Che ne pensi di quei due? –
-
Callista e Derek? –
Rose
annuì. – Precisamente. È da quando ci
siamo accampati che
non fanno altro che confabulare tra di loro. –
-
Sinceramente non mi fido di loro. –
-
Nemmeno io. –
Charity
parve sul punto di aggiungere qualcos’altro, ma
l’inno
di Capitol City risuonò nel silenzio notturno
dell’Arena e le immagini dei
caduti vennero proiettate nel cielo notturno.
Il
primo volto che comparve fu quello di Ivy, seguito a ruota
da quello di Aiden e quello di Ryan.
Le
lisce ciocche bionde e l’espressione leggermente arrogante
di Amber sostituirono la volta celeste; infine il quinto tributo
deceduto,
Ayla, fece la sua comparsa.
-
Siamo ancora in diciannove – sussurrò Rose, tra
sé e sé.
E
qualcosa le diceva che la calma di quelle ultime ore non
sarebbe durata ancora per molto.
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci
qui con il bagno di sangue. Complimenti a tutti coloro che hanno ancora
OC in
gara e condoglianze a quanti di voi hanno visto morire la propria
creatura.
Detto ciò, vi spiego come funzionerà la questione
della sponsorizzazione
all’interno dell’Arena.
Gli
OC
che sono risultati essere i preferiti dal pubblico riceveranno fino a
10 monete
da poter spendere all’interno dell’Arena;
ovviamente se siete i creatori di uno
degli OC preferiti e volete sponsorizzare un altro OC tra quelli
presenti
nell’Arena siete liberi di farlo.
Qui
sotto
vi lascerò la classifica degli OC preferiti dal pubblico e
il listino prezzi
degli oggetti che potete decidere di spedire nell’Arena.
Se
volete
spedire degli oggetti ovviamente fatemelo sapere tramite messaggio
privato,
specificando a chi volete inviarlo.
Infine
vi
chiedo di farmi avere sempre tramite mp i nomi di tre OC che volete
vedere
morti nel prossimo capitolo.
Ci
sentiamo orientativamente per fine settimana.
A
presto.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
Classifica
Tributi preferiti dal pubblico
Al
1°
posto abbiamo Silver con 6 voti – 10 monete
Al
2°
posto abbiamo Asher con 5 voti – 8 monete
Al
3°
posto ex equo abbiamo Kainene e Patton con 4 voti – 6 monete
Al
4°
posto ex equo abbiamo Libero, Charity, Juanita, Riley e Sebastian con 3
voti –
4 monete
Al
5°
posto ex equo abbiamo Cassian ed Emerald con 2 voti – 2
monete
Classifica:
24)
Ivy (D 5) uccisa da Emerald
23)
Aiden (D 7) ucciso da Cassian
22)
Ryan (D 12) ucciso da Luke
21)
Amber (D 2) uccisa da Farad
20)
Ayla (D 4) uccisa da Edward
Totomorte:
1
uccisione a carico:
Emerald
(D 1)
Cassian
(D 2)
Farad
(D
11)
Luke
(D
3)
Edward
(D
6)
Listino
prezzi oggetti per la
sponsorizzazione:
Pronto
soccorso
Bende:
1
moneta
Pomata
disinfettante: 2 monete
Filo
e
ago da sutura: 3 monete
Antidoto
veleno: 3 monete
Pomata
per ustioni: 5 monete
Kit
di
pronto soccorso completo: 10 monete
Cibo
e Bevande
Carne
essiccata: 3 monete
Pane:
2
monete
Acqua:
1
moneta
Cibo
in
scatola: 5 monete
Armi
e utensili
Set
di
frecce di scorta: 3 monete
Scalpello:
2 monete
Ami:
1
moneta
Reti:
1
moneta
Coltellino
multiuso: 3 monete
Scarpe
da
scalata: 2 monete
Sacco
a
pelo termico: 4 monete
Fiammiferi:
2 monete
Tenda
da
campeggio: 5 monete
|
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Capitolo 12 *** L'Arena: giorno 2 ***
L’Arena:
giorno 2
Derek
Morrison – Distretto 8
-
Sei sicura di volerlo fare? –
Callista
annuì, continuando a fissare il cielo all’interno
dell’Arena che cominciava a tingersi di giallo misto a rosa e
azzurro, i colori
dell’alba che incombevano e che preannunciavano
l’inizio di un nuovo giorno
all’interno dell’Arena.
-
Certo che sono sicura. Rose vorrà vendicarsi di Luke,
perciò
cercherà lo scontro con lui in tutti i modi possibili,
mentre Charity è
certamente intelligente ma non mi ha colpita abbastanza da ritenerla
un’alleata
sicura. –
-
Siamo entrati nell’Alleanza perché era la
più numerosa. –
-
E adesso siamo lo stesso numero dei Favoriti e di quelli dei
Distretti remoti. Due alleati in più non ci garantiscono
alcuna sicurezza
rilevante, tanto vale lasciarceli alle spalle. Con un po’ di
fortuna Luke e
Rose si faranno fuori a vicenda – concluse, scrollando le
spalle e allontanando
una ciocca bionda dal volto.
-
E hai già in mente dove andare? –
-
La piana verdeggiante mi sembra il luogo più idilliaco
dell’Arena, perciò deve esserci per forza qualcosa
che non va in quel posto. –
Derek
annuì, meditabondo.
Effettivamente
aveva senso; se gli Strateghi avevano scelto di
creare un luogo tanto potenzialmente ospitale doveva per forza esserci
qualcosa
che non andava.
-
Allora escludiamo la piana … la zona vulcanica della
Cornucopia e quella della steppa. Rimane solo la parte dei boschi di
conifere.
–
-
In cui immagino si siano rifugiati quelli dei Distretti
remoti – considerò Callista.
Derek
si voltò per poterla guardare agevolmente negli occhi,
scrutandola con serietà e attenzione.
-
Ti preoccupano? –
-
Non mi preoccupa proprio nessuno, dopotutto sono una
Jacquard. –
Sorrise
davanti a quella manifesta sicurezza che contrastava
con la scintilla che le adombrava gli occhi.
Callista
non gli stava dicendo la verità, ma supponeva che non
avrebbe ammesso con nessuno di essere preoccupata da qualcuno dei loro
rivali.
-
Allora che boschi di conifere siano -, decretò alzandosi in
piedi e spolverandosi i pantaloni, - Faremo meglio a muoverci prima che
Rose e
Charity si sveglino. –
La
sua compagna annuì e recuperò in fretta la loro
parte di
attrezzatura.
-
D’accordo, andiamo. –
Cassian
Andersen – Distretto 2
Socchiuse
lo sguardo, osservando l’area attorno alla quale si
erano accampati. Cominciava a sentire gli occhi che bruciavano, ma la
prospettiva di lasciarsi sfuggire qualche attacco a tradimento era
sufficiente
a contribuire a scacciare la sonnolenza.
Il
rumore delle pietre laviche che venivano spostate da
qualcuno lo spinse a scattare in piedi, voltandosi e trovandosi davanti
le
iridi azzurro cielo di Eloise.
-
Non volevo agitarti, ma non riuscivo più a dormire.
–
Annuì,
tornando a sedersi e facendole spazio sulla roccia
accanto a sé.
-
Libero ed Esme dormono ancora? –
-
Sì, immagino che il turno di prima li abbia sfiancati.
–
-
Sarà il caso di svegliarli, se vogliamo inoltrarci
nell’Arena è meglio farlo quando la maggior parte
dei Tributi dormono ancora. –
Eloise
annuì in silenzio, tormentandosi nervosamente le mani.
Cassian
posò una mano su di esse, fermando quel movimento
incontrollato, e con l’altra le accarezzò il volto.
-
Stai bene? –
-
Sì, non ho paura. –
-
Non ci sarebbe nulla di male se l’avessi. –
Gli
rivolse un sorriso appena accennato. – Ma tu non ne hai
avuta durante il bagno di sangue. –
-
Sono addestrato, al Due siamo preparati al meglio per
affrontare situazioni come queste. La tensione non mi blocca, mi
accende. –
-
Credo che se mi chiedessero sulla vittoria di chi punterei
scommetterei su di te. –
-
Vincere sarebbe facile -, convenne, - ma non mi va di farlo
senza di te. –
La
vide abbassare lo sguardo, leggermente rossa in volto, dopo
quell’affermazione spontanea.
Dal
canto suo non se ne vergognava; nell’Arena nessuno sapeva
quanto sarebbe vissuto perciò girare intorno alle cose non
aveva alcun senso.
Le
scoccò un bacio a fior di labbra, alzandosi dalla roccia, -
Vado a svegliare quei due dormiglioni, è ora di muoversi.
–
Sebastian
Odair – Distretto 4
Afferrò
il braccio di Riley, tirandola indietro con forza.
Davanti
al suo sguardo perplesso, le indicò il laccio semi
nascosto nella vegetazione.
-
Quanto ci scommetti che so chi ha piazzato quella trappola?
–
-
Comincio davvero a non poterne più di questo stupido bosco
di conifere – bofonchiò lei per tutta risposta,
tranciando il laccio con un
colpo d’ascia.
Dopodichè
riprese a camminare spedita, scavalcando rami e
radici, finchè Sebastian non la fermò nuovamente.
-
Cosa c’è questa volta? –
Le
intimò di tacere, accennando con il capo alla loro destra
lì dove s’intravedevano i rimasugli di un fuoco da
campo.
-
Abbiamo compagnia … e se è chi penso allora
sarà il caso di
pareggiare un po’ i conti. –
Riley
sbirciò tra le fronde con circospezione, individuando
all’istante la chioma chiarissima della ragazza del Sei.
Era
rannicchiata contro il corpo del suo compagno di
Distretto, che stringeva l’elsa della spada persino mentre
dormiva.
-
Non vedo quello del Cinque. –
-
Dall’altro lato del loro campo improvvisato, dietro alla
conifera vicino alle rocce. –
Era
sveglio e decisamente all’erta, segno che qualcosa aveva
attirato la sua attenzione.
Il
rumore di un ramo spezzato lo fece voltare verso di loro.
Certo
di essere ormai stato scoperto, Sebastian rinserrò la
presa sull’elsa del tridente.
-
Sei stata tu? –
-
Non mi sono mossa di un millimetro. –
Mentre
meditava su chi potesse essere nei paraggi, vide una
sagoma dal capo coperto interamente dal velo che correva via stringendo
quella
che aveva tutta l’aria di sembrare una qualche piccola preda.
-
Lei o il Cinque? –
-
Il Cinque –, decretò Sebastian, - è
quello che mi preoccupa
di più tra i due. –
Riley
annuì, facendogli cenno di girare sul fondo del
cespuglio mentre lei prendeva la parte frontale.
-
Ti copro le spalle, Seb. –
Si
mosse in fretta, stando attento a non compiere mosse che
finissero con il vanificare il suo tentativo d’attacco.
Il
ragazzo del Cinque si tolse dalla sua traiettoria una
frazione di secondo prima che lanciasse il tridente, evidentemente
resosi conto
della sua presenza, e assunse una posizione di difesa.
Per
tutta risposta annullò la distanza che li separava con un
balzo, incrociando il tridente con l’arma che stringeva il
ragazzo e
disarmandolo con un agile colpo di taglio.
Poi,
senza fermarsi a pensare, spinse le tre lame del tridente
in avanti.
Il
rumore delle lame che penetravano nella carne umana era
molto diverso da quello metallico che aveva sentito dentro al centro
d’addestramento, ma cercò di ignorare la
sensazione e il rumore di strappo
mentre continuava ad affondare con vigore fino a trapassare il corpo.
Si
ritrasse solo quando sentì il colpo di cannone che
squarciava il silenzio mattutino e vide con la coda
dell’occhio che entrambi i
Tributi del Sei fronteggiavano Riley stando attenti a non avvicinarsi
troppo
alla ragazza e ai fendenti che menava con la sua ascia.
-
Riley, andiamo, non è il momento! –
Vide
l’amica indietreggiare continuando a menare fendenti a
mezz’aria e seguirlo lungo il sentiero che avevano percorso
poco prima.
-
Dobbiamo allontanarci il più possibile da qui. –
Asher
Parker – Distretto 9
Asher
vide Kainene che sussultava sentendo il primo colpo di
cannone della giornata.
-
Quel rumore è musica per le mie orecchie –
sentenziò Patton,
mentre abbandonava il sacco a pelo e si stiracchiava.
-
Ma significa anche che siamo sempre meno e che i prossimi a
essere cacciati dai Favoriti potremmo essere noi – gli fece
notare Farad.
-
Magari, non vedo l’ora di scontrarmi con Cassian. –
Asher
scosse il capo, trattenendo un sorrisetto incredulo.
Qualsiasi
persona sana di mente si sarebbe guardato bene dal
pensare di affrontare quel colosso e invece il suo nuovo amico sembrava
morire
dalla voglia di scontrarcisi.
-
Comincio a credere che tu non sia molto normale, Pat. –
-
Sono solo convinto di poterlo battere – lo
rimbeccò,
sorridendo allegramente.
-
Ehm ragazzi … -
La
voce di Kainene attirò la loro attenzione, spingendoli a
voltarsi verso i margini del loro accampamento.
-
Qualcuno di voi ha dimestichezza con i lupi? –
-
I cani mi piacciono e di solito vado loro a genio –
replicò
per tutta risposta Patton.
-
Già, ma a giudicare da come ci guardano credo che nessuno
abbia loro spiegato che dovremmo essergli simpatici –
ironizzò Farad.
Asher
cercò di muoversi il più lentamente possibile
verso la
balestra che aveva lasciato adagiata accanto al giaciglio improvvisato
sul
quale aveva dormito.
Tuttavia
quando provò ad afferrare l’arma vide che il lupo
più
vicino aveva snudato le zanne e sembrava in procinto di guidare il
resto del
branco all’attacco.
Per
quanto lui e Patton potessero essere veloci con balestra e
arco non sarebbero riusciti a tenere a freno l’attacco
dell’intero branco.
Ci
voleva un’idea migliore.
Fu
la ragazza dell’Undici ad avere l’illuminazione.
-
Lupi ibrido o naturali che siano, il fuoco fa paura
praticamente a tutte le creature viventi e con loro non dovrebbe certo
essere
diverso. –
Afferrò
uno dei rami ancora sani che crepitavano al centro del
focolare, agitandolo davanti a sé quasi fosse una spada
infuocata, e avanzò
dritta verso gli animali.
I
lupi si arrestarono, osservandola con circospezione, finchè
vedendola andare loro ancora incontro fuggirono con un guaito
spaventato.
-
Tu sei un genio, Kainene – sentenziò Asher,
osservando anche
l’ultimo lupo correre via.
La
ragazza sorrise.
-
Diciamo solo che non ho alcuna voglia di lasciare le penne
dentro quest’Arena. –
Charity
Latier – Distretto 3
-
Avevi ragione, tramavano qualcosa. –
Rose
calciò via una pietra rimasta nell’angolo in cui
fino
all’alba avevano dormito Callista e Derek.
Traditi
dai loro alleati, che erano fuggiti senza voltarsi
indietro.
-
Se non altro non ci hanno uccise nel sonno. –
-
Già, almeno quello se lo sono risparmiati –
bofonchiò Rose,
infilando le cose all’interno dello zaino.
-
Vuoi metterti subito in marcia? –
Annuì.
– Ho già sentito un colpo di cannone,
perciò gli altri
saranno in movimento … non voglio farmi trovare ferma.
–
Charity
le si affiancò mentre oltrepassavano un tronco caduto
e s’inoltravano nel fitto della vegetazione.
Aveva
avuto l’impressione che tutti si fossero concentrati
all’interno
del bosco di conifere e si chiese distrattamente per quanto ancora gli
Strateghi avrebbero permesso loro di condurre il gioco in quel modo.
Fece
per mettere un passo avanti quando intravide una sagoma
saltare oltre il cespuglio più vicino, spada in pugno, e
correre verso di loro.
Impiegò
qualche secondo a realizzare che si trattava di Luke,
esattamente quanto ci mise Rose a spingerla di lato e sguainare a sua
volta la
spada.
Il
rumore dell’acciaio che si scontrava riecheggiò
nelle sue
orecchie.
Seguì
i loro movimenti precisi, suo malgrado affascinata da
quella sorta di danza mortale che avevano ingaggiato; avrebbe voluto
aiutare
Rose in qualche modo, ma da un lato l’idea di uccidere Luke
non le piaceva e
dall’altro aveva la netta sensazione che la sua compagna non
l’avrebbe
perdonata se le avesse portato via la vittoria.
L’affondo
di Luke venne parato a due mani da Rose, che fece
scivolare la lama del rivale sfruttando il lato piatto della sua e
contrattaccò
con un rapido movimento di polso.
La
difesa di Luke venne passata e la lama gli aprì un grosso
squarcio dall’attaccatura dell’orecchio destro fino
alla clavicola opposta.
Vide
il suo compagno di Distretto mollare la presa sull’arma e
artigliare il collo con entrambe le mani, cercando di fermare
l’emorragia.
Non
ci fu nulla da fare.
Cadde
bocconi, ormai inzuppato di sangue, gli occhi sgranati e
il respiro sempre più flebile.
Il
colpo di cannone accompagnò il rilassarsi di Rose, mentre
un lieve sorriso le dipingeva il volto.
Fu
allora che Charity la vide.
Probabilmente
Juanita, la strana ragazza del Dieci, era sempre
stata lì in agguato a osservarle e sembrava aver scelto quel
momento di
distrazione per fare la sua mossa. Lanciò il coltello verso
Rose, colpendola al
fianco, proprio mentre Charity calibrava la lancia e trafiggeva
l’avversaria all’altezza
del cuore.
Juanita
cadde a terra senza proferire neppure un lamento, accompagnata
dall’immancabile colpo di cannone, mentre Rose gemendo si
chinava a sputare un
fiotto di sangue.
Eppure
il coltello di Juanita non aveva colpito alcun organo
vitale, considerò Charity mentre correva verso di lei e
l’aiutava a osservare
meglio la ferita.
I
bordi si stavano gonfiando rapidamente e mano a mano
assumevano un colorito sempre più nerastro.
Si
scambiarono un’occhiata che valse più di mille
parole.
Juanita
non si era presa il disturbo di calibrare con
precisione il tiro perché doveva aver imbevuto la lama in
qualche veleno a
rapida azione.
-
Quella maledetta stronza – imprecò Rose, mentre un
fiotto di
sangue più scuro e decisamente arterioso le colava dalle
labbra.
Poi
reclinò il capo di lato e chiuse gli occhi per sempre.
E
Charity si ritrovò ormai desolatamente e ineluttabilmente
sola.
Spazio
autrice:
Salve!
Mi
scuso
per avervi fatto aspettare tanto, ma ho una buona giustificazione:
avevo già
scritto il capitolo, ma non mi convinceva perciò piuttosto
che pubblicare
qualcosa di cui non ero convinta ho preferito scriverlo da capo.
I
morti
sono quattro e non solo tre perché Rose e Juanita avevano
ricevuto lo stesso
numero di “voti morte”.
Detto
ciò
vi chiederei di mandarmi la consueta lista di morti e preferiti, ma
questa
volta inserendo 5 nominativi (lo so, sta diventando sempre
più difficile). E
come sempre prima ricevo i nominativi e prima arriva il nuovo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
Alleanze
aggiornate
I
Favoriti:
Cassian
(D 2)
Emerald
(D 1)
Libero
(D
1)
Eloise
(D
9)
Il
dinamico duo:
Sebastian
(D 4)
Riley
(D
7)
I
lupi solitari:
Charity
(D 3)
L’alleanza
del Sei:
Edward
(D
6)
Silver
(D
6)
I
quattro dell’Apocalisse:
Kainene
(D 11)
Farad
(D
11)
Patton
(D
10)
Asher
(D
9)
Mr
and Mrs Eight:
Callista
(D 8)
Derek
(D
8)
Classifica:
24)
Ivy (D 5) uccisa da Emerald
23)
Aiden (D 7) ucciso da Cassian
22)
Ryan (D 12) ucciso da Luke
21)
Amber (D 2) uccisa da Farad
20)
Ayla (D 4) uccisa da Edward
19)
Arcturus (D 5) ucciso da Sebastian
18)
Luke (D 3) ucciso da Rose
17)
Juanita (D 10) uccisa da Charity
16)
Rose (D 12) uccisa da Juanita
Totomorte:
1
uccisione a carico:
Emerald
(D 1)
Cassian
(D 2)
Farad
(D
11)
Luke
(D
3)
Edward
(D
6)
Sebastian
(D 4)
Rose
(D
12)
Juanita
(D 10)
Charity
(D 3)
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Capitolo 13 *** L'arena: giorno 4 ***
L’arena:
giorno 4
Libero
Howard – Distretto 1
-
Cosa succede tra quei due? –
Eloise
scosse il capo, aggrottando la fronte mentre cercava di
capire di cosa stessero discutendo animatamente Cassian ed Emerald.
-
Non ne ho la minima idea. Lei non ti ha detto nulla? –
Libero
scosse il capo.
-
È difficile capire bene cosa passa per la testa di Esme e da
quando è entrata nell’Arena sembra troppo
concentrata per chiacchierare. Lui
cosa dice? –
-
Non è molto contento di come stanno andando le cose, si
aspettava di trovare qualcuno in più in questi primi giorni.
–
Annuì.
– In effetti non si sono visti molti Tributi in giro.
È
strano … -
-
Immagino voglia dire che i nostri avversari sono meglio di
quello che pensassimo. –
-
Decisamente e la cosa rende tutti un bel po’ nervosi -,
constatò il ragazzo mentre Esme si allontanava decisamente
stizzita e Cassian
veniva verso di loro alzando gli occhi al cielo, - Ma immagino che
scopriremo
presto cosa hanno in mente. –
Come
a voler confermare le sue parole, Cassian si lasciò
cadere sul terreno accanto a loro e sospirò, evidentemente
stressato dalla
situazione e dal litigio appena terminato.
Eloise
si sporse verso di lui, poggiando delicatamente una
mano sul braccio muscoloso e ricevette in cambio un sorriso stanco e
tirato.
-
Che succede? –
-
Vuole andare a cercare Odair e la Mason. Dice che se
aspettiamo ancora rischierà di trovarla già
morta. –
-
E tu non sei d’accordo – intuì Libero.
-
Ci sono ancora undici Tributi in giro per l’Arena oltre a
noi quattro. Dubito che molti di quelli rimasti riescano a far fuori
uno dei
due perciò non vedo perché dovremmo preoccuparci
di loro quando possiamo
muoverci con molta più cautela. –
-
Ah, immagino che non abbia apprezzato la risposta. –
-
Per nulla, è tremendamente testarda. –
-
Perciò cosa facciamo? –
-
Metà di noi si muove, l’altra rimane qui a
sorvegliare le
provviste. Non mi piace la troppa tranquillità delle ultime
ore, promette male.
–
-
Non piace nemmeno a me -, convenne, - Chi si muove e chi
resta? –
-
Ci muoviamo io ed Esme, tu ed Elly rimanete qui. –
-
Ma … - fece per protestare la ragazza del Nove, venendo
tacitata da un cenno del capo del suo ragazzo.
-
Credimi, è meglio così. L’ultimo turno
l’avete fatto voi
perciò sarete ancora stanchi, avrete il tempo di recuperare
un po’. –
Eloise
si voltò verso Libero, quasi sperasse di ricevere
sostegno da parte sua, ma il ragazzo dell’Uno si
limitò ad annuire lentamente.
A
quanto pareva erano due contro uno.
-
D’accordo -, cedette, - ma se non tornate entro
metà
giornata veniamo a cercarvi. –
Silver
Reynolds – Distretto 6
Silver
prese un morso dalla striscia di carne secca inviatale
dagli sponsor e ne tese una a Edward.
-
Non ho fame. –
-
Certo che hai fame, è un giorno e mezzo che non mangi.
–
-
Sul serio, non ho fame – insistè.
La
ragazza si strinse nelle spalle e mandò giù con
rapidi
bocconi anche quella.
Non
era proprio il caso di sprecare il cibo quando si
trovavano lì dentro da quattro giorni ed erano
miracolosamente ancora in vita.
-
Ti senti in colpa per Arcturus? –
Edward
scosse il capo. – No, meglio lui che noi. –
-
Allora perché hai lo stomaco chiuso? –
-
Immagino sia la tensione … e comunque non psicanalizzarmi,
Allie. –
-
E tu non chiamarmi Allie – lo rimbeccò.
Come
se quella frase gli avesse fatto venire un lampo di
genio, Edward si voltò verso di lei con una scintilla
curiosa negli occhi.
-
C’è una cosa che non mi hai mai detto e che ho
sempre voluto
sapere. –
-
E sarebbe? – chiese cautamente.
Aveva
una mezza idea di cosa fosse, ma sperava di sbagliarsi
perché
non le andava veramente di rivangare quella parte della sua vita.
-
Perché non vuoi essere chiamata Allison? –
Silver
prese un respiro profondo, giocherellando con la carta
stagnola della confezione della carne essiccata.
-
Quel nome l’ha deciso mia madre e io con lei non voglio
avere nulla a che fare. E poi il color argento mi è sempre
piaciuto, perciò
Silver è perfetto. –
Edward
annuì rimanendo questa volta in silenzio.
Sapeva
tutto della madre Morfaminomane di Silver così come
delle sue crisi maniacali che la portavano a ferire chiunque le si
trovasse
vicino, il che spesso e volentieri voleva dire sua figlia.
Aveva
visto i segni sulla pelle candida di Silver.
Lei
non gli aveva mai detto di aver subito abusi in famiglia,
ma era evidente.
E
Silver sapeva che lui sapeva, anche questo era ovvio.
-
Io credo che … -
Silver
non seppe mai cosa credeva Edward, perché la grossa
pantera che sbucò dalla cima degli alberi saltò
addosso al suo compagno di
Distretto e gli affondò i denti nel collo,
all’altezza della giugulare.
Si
alzò in piedi di scatto, sforzandosi di ignorare le urla di
dolore di Edward e di costringere le sue gambe a muoversi.
Corse
a perdifiato, lontano dalle urla e dai ruggiti dell’animale.
Continuò
a correre anche quando il rumore del colpo di cannone
raggiunse le sue orecchie.
Riley
Mason – Distretto 7
Fu
lei la prima a vedere i due Favoriti sbucare sulla spiaggia
in riva al lago, le armi in pugno e l’aria di chi era
palesemente a caccia.
Scosse
piano Sebastian, indicandoglieli in silenzio, e vide l’amico
allungare la mano ad afferrare il tridente proprio mentre lei faceva
altrettanto con l’ascia.
-
Sono solo loro due? –
-
Solo? Secondo me quei due bastano e avanzano –,
replicò per
tutta risposta Sebastian, - Perché volevi rendergli le cose
ancora più facili? –
-
Possiamo batterli – replicò per tutta risposta.
-
Possiamo provarci -, la corresse, - non sopravvalutarci. –
Riley
roteò gli occhi.
-
Mi raccomando, Seb, non metterci troppo ottimismo. –
Il
sorrisetto che increspò le labbra dell’amico la
fece
sorridere a sua volta.
Era
sempre così tra loro: Seb che diceva una cosa e lei che
puntualmente diceva l’esatto opposto.
Eppure
per qualche strano scherzo del destino andavano
tremendamente d’accordo, quasi come una sorella e un
fratello.
-
Chi prendi? –
-
Cassian, quindi credo proprio che a te tocchi Emerald. –
Già,
in effetti sapeva già da prima di entrare
nell’Arena che
lei e quella bambolona bionda tutta curve si sarebbero scontrate prima
o poi.
E
doveva ammettere, ottimismo a parte, che l’idea non la
entusiasmava affatto dopo aver visto cosa era in grado di fare con la
frusta.
-
D’accordo, allora diamo loro il benvenuto. –
Scattò
in piedi, correndo verso i Favoriti con l’ascia stretta
a sé certa che Sebastian fosse a pochi passi da lei.
Vide
le iridi verdi della ragazza dell’Uno luccicare
soddisfatte mentre un sorriso le solcava le labbra carnose.
Vagamente
consapevole del fatto che anche lei doveva avere
un’espressione
molto simile sul volto, continuò ad avanzare
finchè un rumore sordo e una
colonna di fumo non distolse la loro attenzione.
Patton
Powell – Distretto 10
-
Il vulcano! Il vulcano sta eruttando! –
L’urlo
di Asher lo spinse a mollare lo zaino pesante che aveva
afferrato e a richiamare Farad.
-
Torniamo indietro, non ne vale la pena. –
Tuttavia
il ragazzo dell’Undici sembrava essere troppo
lontano, o forse solo troppo concentrato, per udire le sue parole
perché nella
sua corsa verso quella miniera di provviste poste al centro della
Cornucopia si
era imbattuto in quello dell’Uno.
-
Farad! –
Tentò
di nuovo, ma i due ragazzi si giravano attorno
studiandosi come avrebbero fatto due leoni che lottavano per il
territorio.
Libero
non l’avrebbe mai lasciato allontanarsi con i
rifornimenti in mano e Farad non sarebbe mai scappato come un codardo.
-
Pat, dobbiamo andarcene – insistè Asher, a qualche
metro da
lui insieme a una Kainene decisamente impaurita.
Indeciso,
Patton notò che anche la ragazza del Nove era nei
pressi della Cornucopia e guardava alternativamente il suo alleato e il
vulcano
che dava cenni sempre più impazienti come se fosse preda dei
suoi stessi dubbi.
Fuggire
e salvarsi o intervenire e aiutare il proprio alleato?
-
Ellie, di qua! –
La
voce maschile e profonda, che Patton riconobbe
immediatamente come quella della sua nemesi, attirò
l’attenzione della bionda
verso i margini della tundra.
Nella
loro pragmaticità sembrava che Cassian ed Emerald,
appena arrivati lì con il fiato corto per la corsa, non
avessero dubbi al
riguardo.
Meglio
la salvezza che intromettersi nel duello.
Eloise
si voltò un’ultima volta verso Libero e poi corse
verso
i due Favoriti, sparendo con loro nei meandri della tundra.
-
Pat! –
Tornando
a concentrarsi sulla situazione presente, Patton
scosse il capo e abbandonò l’idea di correre loro
dietro.
Non
poteva scommettere di essere più veloce della lava di un
vulcano.
Sembrava
che anche Libero e Farad si fossero resi conto
dell’inutilità
di uno scontro, ma erano troppo vicini per sperare di allontanarsi
dalla
Cornucopia ora che la lava aveva preso a correre velocemente lungo le
pendici
del vulcano.
Patton
voltò loro le spalle, correndo più velocemente
che
poteva, e raggiunse Kainene e Asher nei pressi del confine con
l’area desertica
dell’Arena.
Quando
giunse accanto a loro, due colpi di cannone lo spinsero
a voltarsi di nuovo verso la Cornucopia ormai invasa dalla lava.
I
Tributi rimasti all’interno dell’Arena erano
ufficialmente
la metà.
Eloise
Walfard – Distretto 9
-
Aspetta, credo che ci sia qualcuno. –
Emerald
si fermò alle sue parole, rivolgendolesi con aria
interrogativa.
-
Cosa te lo fa dire? –
Le
indicò la vegetazione attorno a loro, mostrandole il punto
in cui i rami più bassi erano stati spezzati e nascondevano
a fatica tracce di
sangue e orme di stivali.
-
Qualcuno è passato di qui e a giudicare dalla
quantità di
sangue non deve essere messo affatto bene. –
-
I due dell’Otto? –
-
Molto probabile visto che non li abbiamo trovati da nessuna
parte. –
Cassian
fece loro cenno di spostarsi e s’intrufolò
silenziosamente tra la vegetazione della tundra, sfruttando la sua
altezza per
individuare all’istante i due Tributi.
-
La ragazza è ferita a un fianco, sembra un morso o qualcosa
del genere – annunciò.
-
Chi li toglie di torno? – domandò Emerald,
mettendo mano
alla frusta.
-
Io prendo il ragazzo -, sentenziò Cassian, - mentre la
ragazza è di chi la vuole. –
-
La prendo io. –
La
sua risposta doveva aver sorpreso sia Emerald che Cassian,
perché
entrambi si voltarono a guardarla con sorpresa.
-
È giusto che anche io faccia la mia parte
nell’alleanza, no?
–
-
Ne sei sicura? –
Fissò
le iridi scure del ragazzo, che la scrutavano quasi
volessero leggerle dentro, e annuì.
-
Sì. –
-
Allora andiamo, Esme rimani a coprirci le spalle. –
S’intrufolarono
in silenzio, stando attenti a non pestare rami
né spostare sassi.
D’altro
canto il ragazzo era così concentrato nel tentare di
arrestare l’emorragia della compagna che probabilmente non si
sarebbe accorto
di loro nemmeno se avessero proceduto verso di loro urlando come matti.
Cassian
l’afferrò da dietro, dislocandogli il braccio con
cui
maneggiava la spada, e mise mano a uno dei coltelli che portava alla
cinta per
recidergli rapidamente la gola.
Poi
accennò al pugnale di Eloise.
Il
messaggio era chiaro.
Un
lavoro rapido e pulito, una recisione netta e tutto sarebbe
finito in fretta.
Si
chinò sulla ragazza ormai svenuta per la perdita di sangue
e si disse che dopotutto era già praticamente morta, le
avrebbe solo
risparmiato altro dolore.
Le
recise la gola velocemente, sorprendendosi della facilità
con
cui la lama affondò nella carne tenera e delicata del collo.
Non
sapeva nemmeno lei che sensazione si era aspettata che
facesse sgozzare qualcuno, ma di sicuro era convinta che sarebbe
apparsa
diversa da quella.
A
quanto pare si era sbagliata.
Quando
il rumore dei due colpi di cannone smisero di risuonare
nella tundra, si voltò verso Cassian.
-
E adesso che facciamo? –
-
Ci accampiamo qui e aspettiamo. –
Uccidere
e aspettare.
Sembrava
che nell’Arena non si facesse altro.
Spazio
autrice:
Salve!
Come
avrete notato ormai sono rimasti solo in dieci all’interno
dell’Arena,
perciò so già che mi odierete ma devo chiedervi
di mandarmi un messaggio
privato con il nome dei 5 OC che volete vedere morti.
Vi
anticipo inoltre che mancano esattamente tre capitoli alla fine
perciò
nel prossimo vedremo la semifinale, in quello successivo la finale e
nell’Epilogo
il viaggio della vittoria del vincitore.
Detto
ciò, ci sentiamo con il prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO XO,
Mary
Classifica:
24) Ivy
(D 5) uccisa da Emerald
23) Aiden
(D 7) ucciso da Cassian
22) Ryan
(D 12) ucciso da Luke
21) Amber
(D 2) uccisa da Farad
20) Ayla
(D 4) uccisa da Edward
19) Arcturus
(D 5) ucciso da Sebastian
18) Luke
(D 3) ucciso da Rose
17) Juanita
(D 10) uccisa da Charity
16) Rose
(D 12) uccisa da Juanita
15) Edward (D 6) ucciso da una
pantera ibrido
14) Libero (D 1) ucciso
dall’eruzione
del vulcano
13) Farad (D 11) ucciso
dall’eruzione
del vulcano
12) Derek (D 8) ucciso da
Cassian
11) Callista (D 8) uccisa da
Eloise
Totomorte:
1
uccisione a carico:
Emerald
(D 1)
Farad
(D 11)
Luke
(D 3)
Edward
(D 6)
Sebastian
(D 4)
Rose
(D 12)
Juanita
(D 10)
Charity
(D 3)
Eloise
(D 9)
Due
uccisioni a carico:
Cassian
(D 2)
Alleanze
aggiornate
I
Favoriti:
Cassian
(D 2)
Emerald
(D 1)
Eloise
(D 9)
Il
dinamico duo:
Sebastian
(D 4)
Riley
(D 7)
I
lupi solitari:
Charity
(D 3)
Silver
(D 6)
I tre
moschettieri:
Kainene
(D 11)
Patton
(D 10)
Asher
(D 9)
|
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Capitolo 14 *** L'Arena: giorno 7 ***
L’Arena:
giorno 7
Kainene
Lightsong – Distretto 11
-
Facciamo il punto della situazione, d’accordo? I Favoriti sono scappati
verso l’area glaciale
della tundra mentre noi siamo in quella desertica. La ragazza del Sei
non si è
vista così come quella del Tre. –
-
Rimangono Odair e la Mason – concluse Patton per lei,
picchiettando sul piccolo schema che Kainene aveva disegnato sulla
sabbia.
-
Che verosimilmente saranno nei pressi del lago. –
Dieci
Tributi.
Meno
della metà rispetto al numero iniziale, ma ancora troppi
per pensare di essere al sicuro.
La
voce di Asher li riscosse dalle loro considerazioni
tattiche, spingendoli a voltarsi verso di lui.
-
Credo che dovremmo muoverci. –
-
Hai sentito qualcosa? –
Annuì
appena, indicando l’albero più vicino con un cenno
del
capo.
Un
attimo dopo un coltello da lancio si conficcò a qualche
passo da Kainene, facendola trasalire.
-
Tre o Sei? –
-
A giudicare da come si è arrampicata in alto direi Sei.
–
-
E credo anche che voglia Kainene – aggiunse Patton, visto
che un secondo coltello da lancio era stato puntato proprio nella
direzione
della loro compagna.
-
Forse pensa che sia la vittima più facile. –
-
O forse lo fa per l’eguaglianza femminile –,
ironizzò il
ragazzo del Dieci, - Fatto sta che se vogliamo andare avanti dobbiamo
farla
fuori. –
Mise
mano all’arco corto, cercando di individuare la posizione
della ragazza tra le fronde dell’albero posto al limitare con
la zona
desertica.
Erano
abbastanza distanti, ma con la sua abilità non avrebbe
dovuto avere difficoltà.
Incoccò
la freccia e tese la corda, calibrando il tiro, per
poi lasciarla andare con rapidità.
Il
dardo volò oltre la linea di confine tra le due zone,
colpendo qualcosa che cadde dall’albero e rovinò a
terra con un tonfo sordo.
Il
colpo di cannone seguì la caduta di pochi secondi, sancendo
la morte della ragazza del Sei.
Sebastian
Odair – Distretto 4
-
Sono troppo ottimista se spero che quel colpo di cannone
fosse destinato a uno dei Favoriti? –
La
voce di Cassian anticipò la risposta di Riley mentre il
terzetto di Favoriti compariva nella radura davanti a loro.
-
Sì, Odair, direi che sei troppo ottimista. –
-
Fantastico, proprio una bella mattinata del cazzo –
sbuffò Riley,
reduce dall’ultimo turno di guardia mentre recuperava
l’ascia.
Emerald
fece schioccare la frusta, inarcando un sopracciglio
chiaro e perfettamente curato al suo indirizzo.
-
Sembra che Psyco Barbie tocchi nuovamente a me. –
Sebastian
scrollò le spalle, voltandosi verso Cassian ed
Eloise. Lottare contro un avversario era un conto, ma gestirne due in
contemporanea era un bel po’ più problematico.
-
Cerca di sbrigarti, non so per quanto posso tenere occupati
quei due. –
Annuì,
facendo roteare l’ascia e lanciandosi in avanti verso
la bionda, già in posizione di difesa e intenta a far
oscillare ritmicamente la
frusta.
Sebastian
distolse l’attenzione dallo scontro, voltandosi
verso i due Favoriti rimasti.
Doveva
far fuori uno dei due il prima possibile, perciò
attaccare Eloise per prima sembrava un buon piano.
Prima
metteva fuori gioco l’avversario più debole e poi
affrontava il più forte, magari con l’aiuto di
Riley.
Sì,
potevano farcela.
Scattò
in avanti, puntando dritto verso la ragazza del Nove,
scartando all’ultimo istante di lato per impedire a Cassian
di spostarsi in
protezione.
Tentò
nuovamente, sfruttando il suo essere più rapido per
accerchiare la ragazza e tentare un nuovo attacco frontale.
Eppure
quel maledetto gigante di Cassian si frapponeva sempre
tra lui e la sua preda.
Imprecò
tra i denti, finendo con il trasalire quando il colpo
di cannone sentenziò la fine dello scontro tra Riley ed
Emerald.
La
bionda dell’Uno era riversa a terra.
O
meglio buona parte del suo corpo lo era, perché la testa era
stata mozzata di netto ed era rotolata verso la riva del lago.
Riley
era coperta di sangue dalla testa ai piedi, ma sorrideva
vittoriosa.
Due
contro due.
Lo
scontro si faceva decisamente più equilibrato adesso.
Charity
Latier – Distretto 3
Osservò
Riley Mason e Sebastian Odair intavolare uno scontro
con i restanti due Favoriti.
Erano
solo otto Tributi in gara.
Lei
e sette avversari … e lì di fronte ce ne erano
quattro.
Poteva
pareggiare i conti, riportando le probabilità
decisamente a suo favore.
E
l’avrebbe fatto.
Mise
mano al coltello da lancio, attese pazientemente il
momento più opportuno e poi tirò.
Vide
la lama conficcarsi troppo in alto, contro il ramo di un
albero al quale era appeso un nido.
Uno
sciame di Aghi Inseguitori puntò dritto verso di lei,
deciso a far fuori il loro involontario aggressore.
Affondò
i denti nel labbro inferiore, sforzandosi di
trattenere le urla di dolore che seguirono alla prima puntura.
Prese
il secondo coltello, l’ultimo rimasto, e tentò di
nuovo
l’assalto.
Un’altra
puntura, all’altezza del collo, le mozzò il
respiro.
Tuttavia
seguì con lo sguardo la traiettoria del coltello,
constatando che l’arma questa volta aveva raggiunto la sua
vittima.
Eloise
si accasciò a terra, artigliando la gola con la mano,
tra lo stupore dei contendenti restanti.
Il
colpo di cannone risuonò nella radura.
La
terza puntura la raggiunse, poco sotto il polso.
Poi
la quarta.
Tentò
di correre via, ma quando anche il quinto Ago
Inseguitore l’assalì sentì le forze
abbandonarla.
Cadde
a terra, inerme.
Stremata,
chiuse gli occhi per l’ultima volta.
Asher
Parker – Distretto 9
Cinque
colpi di cannone nel corso della stessa mattinata.
Erano
rimasti ufficialmente solo loro tre, Odair e la Mason.
E
sapevano tutti cosa significava.
Era
giunto il momento di separarsi. Mantenere un’alleanza
quando si era ormai solo in cinque era deleterio e lui non voleva certo
correre
il rischio di arrivare in finale contro Patton o Kainene.
Stava
giusto per dare voce alle sue considerazioni quando un
rumore fortissimo raggiunse le loro orecchie, accompagnato dallo
spostamento di
una grande massa d’aria.
Il
rumore di un hovercraft.
Lo
individuò a decine di metri sopra di loro, mentre appariva
intento a scandagliare la superficie dell’Arena per poi
cominciare la discesa.
Non
riusciva a credere ai suoi occhi.
L’hovercraft
era entrato nell’Arena ed era atterrato a pochi
passi da loro.
-
Forza, che diavolo state aspettando? –
Johanna
Mason faceva capolino dal portellone aperto, dietro di
lei si intravedevano le sagome di Riley e Sebastian e quella di un uomo
leggermente in disparte.
Finnick
Odair forse?
Non
sapeva dirlo con precisione, ma la loro presenza lì poteva
significare solo una cosa.
Li
stavano portando fuori dall’Arena.
Erano
liberi.
Spazio
autrice:
Salve!
Perdonate
l’attesa, ma tra Pasqua, il lavoro e
l’università non ho avuto un attimo di
tempo. Detto ciò vi anticipo che ho deciso di modificare la
mia idea originale,
perciò il prossimo sarà l’ultimo
capitolo.
Ci
sentiamo lunedì con l’Epilogo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
Classifica:
24) Ivy
(D 5) uccisa da Emerald
23) Aiden
(D 7) ucciso da Cassian
22) Ryan
(D 12) ucciso da Luke
21) Amber
(D 2) uccisa da Farad
20) Ayla
(D 4) uccisa da Edward
19) Arcturus
(D 5) ucciso da Sebastian
18) Luke
(D 3) ucciso da Rose
17) Juanita
(D 10) uccisa da Charity
16) Rose
(D 12) uccisa da Juanita
15) Edward
(D 6) ucciso da una pantera ibrido
14) Libero
(D 1) ucciso dall’eruzione del vulcano
13) Farad
(D 11) ucciso dall’eruzione del vulcano
12) Derek
(D 8) ucciso da Cassian
11) Callista
(D 8) uccisa da Eloise
10) Silver (D 6) uccisa da Patton
9) Emerald (D 1) uccisa da Riley
8) Eloise (D 9) uccisa da Charity
7) Charity (D
3) uccisa
dalle
punture degli Aghi Inseguitori
6) Cassian (D 2) ucciso
da Riley
e Sebastian
Totomorte:
1
uccisione a carico:
Emerald
(D 1)
Farad
(D 11)
Luke
(D 3)
Edward
(D 6)
Rose
(D 12)
Juanita
(D 10)
Eloise
(D 9)
Patton
(D 10)
Due
uccisioni a carico:
Cassian
(D 2)
Riley
(D 7)
Sebastian
(D 4)
Charity
(D 3)
I
Superstiti
Il
dinamico duo:
Sebastian
(D 4)
Riley
(D 7)
I tre
moschettieri:
Kainene
(D 11)
Patton
(D 10)
Asher
(D 9)
|
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Capitolo 15 *** Epilogo ***
Epilogo
Patton
Powell – Distretto 10
Non
riusciva ancora a credere a quello che era successo nelle
ultime ore.
Proprio
mentre cominciavano a disperare all’idea di essere
costretti a farsi fuori a vicenda, l’hovercraft era atterrato
e li aveva tratti
in salvo.
Asher
e Kainene erano andati in esplorazione e a lui non
restava che ascoltare in silenzio quello che Finnick Odair stava
spiegando al
figlio.
-
Johanna ha contattato Saraphen il giorno stesso dell’annuncio
dell’edizione della memoria, ma l’idea di una
congiura di palazzo era ancora in
alto mare e non siamo riusciti a fermare il vostro ingresso in Arena -,
spiegò,
- Tuttavia le conoscenze di Saraphen gli hanno permesso di ottenere
l’appoggio
del generale Lockwood e delle sue truppe. L’assalto a Capitol
è cominciato il
giorno dopo il vostro ingresso nell’Arena. Questa mattina
abbiamo vinto le
ultime resistenze e Saraphen è stato proclamato nuovo
Presidente di Panem. –
Patton
annuì mentre Sebastian faceva altrettanto.
Mano
a mano che il tempo passava appariva sempre più evidente
che le cose sarebbero cambiate radicalmente da quel momento in poi.
Il
padre di Riley, sebbene Patton l’avesse visto solo in
televisione e di sfuggita quando erano saliti
sull’hovercraft, appariva molto
più rilassato e infinitamente meno intransigente del suo
predecessore.
-
Che altri cambiamenti ci saranno all’interno del paese?
–
-
Saraphen ha annunciato che abolirà definitivamente i Giochi
e con essi la divisione tra gli abitanti dei vari Distretti. Libero
commercio,
libera viabilità e socializzazione tra i Distretti. Insomma
una bella ventata
di democrazia che ha già cominciato a investire Panem.
–
Un
sorriso si dipinse sulle sue labbra.
Finalmente
gli abitanti di Panem avevano una scelta diversa da
quella assegnata loro dal Distretto di nascita.
Finalmente
avevano speranza … finalmente erano liberi.
Riley
Mason – Distretto 7
Sgattaiolò
nella zona lounge dell’Hovercraft trovando i suoi
genitori seduti sui divanetti.
Johanna
teneva le braccia incrociate al petto e ascoltava con
aria seria le parole che Saraphen mormorava annuendo di tanto in tanto.
Riley
tossicchiò, rivelando la sua presenza.
Gli
occhi chiari del padre si posarono sui suoi color
cioccolato e un accenno di sorriso increspò le labbra
sottili di Saraphen Snow.
-
Riley, finalmente ci rivediamo. –
-
Non fare la parte del padre affettuoso e nostalgico, non ti
sei preoccupato granchè di me in passato e di certo non ti
si addice – lo
rimbeccò, inarcando un sopracciglio.
-
Questo è certamente vero -, riconobbe, - ma salvare la vita
a te e al tuo migliore amico dovrebbe essere un incentivo sufficiente a
spingerti a conoscermi, non credi? –
Riley
arricciò il naso, contrariata, prima di inarcare un
sopracciglio all’indirizzo della madre.
Johanna
appariva stranamente rilassata, adagiata con la
schiena contro la pelle bianca del divano, e guardava alternativamente
i due
con pacato interesse.
Sua
madre non si sarebbe pronunciata né in un senso
né nell’altro,
di questo era assolutamente certa.
Eppure
non le sfuggiva il modo in cui Saraphen e Johanna
continuavano a cercare i rispettivi sguardi.
Sembrava
che in quei dieci giorni di Giochi i suoi genitori si
fossero inaspettatamente riavvicinati e avessero sotterrato
l’ascia di guerra.
-
D’accordo -, cedette infine, - ti darò una chance.
Tuttavia
se me ne fai pentire ti pianterò l’ascia in piena
faccia e me ne frego se sei
mio padre o il nuovo Presidente di Panem. –
Inaspettatamente,
suo padre gettò la testa all’indietro e
proruppe in una risata bassa e sincera, uno scintillio divertito nelle
iridi
chiarissime.
-
Non c’è nulla da fare, è proprio
identica a te Jo. –
-
Sì, sono molto simili – convenne una voce maschile
tremendamente familiare.
Riley
si voltò di scatto, scorgendo appena il baluginare divertito
negli occhi dei suoi genitori, e vide Fox che l’osservava
dalla soglia del
salone.
Scattò
verso di lui, saltandogli praticamente addosso,
incurante degli sguardi dei presenti.
Lo
baciò, stringendoglisi contro come se ne andasse della sua
stessa vita.
Il
ragazzo la strinse a sé di rimando, sussurrandole a fior di
labbra: - Non ti lascio andare più, non ti lascio andare mai
più. –
Asher
Parker – Distretto 9
-
Ash! Ash! –
La
voce dei suoi genitori lo accolse non appena ebbe messo
piede fuori dall’hovercraft. Corse verso di loro, incurante
del resto degli
abitanti del Distretto che osservavano l’hovercraft con
stupore.
Si
gettò tra le loro braccia, godendosi la sensazione di
averli nuovamente con sé.
-
Vi avevo detto che sarei tornato. Ve l’avevo detto.
–
-
L’avevi detto -, confermò sua madre tra le lacrime
mentre lo
stringeva di rimando, - L’avevi detto e noi non abbiamo fatto
altro che
aspettare questo momento. –
Quando
ebbe finito di salutare e abbracciare ogni singolo
membro della sua famiglia, si voltò e individuò
la chioma della madre di
Eloise.
La
donna era in un angolo, con la consueta espressione
assente, ma lacrime silenziose le correvano lungo il volto dalle guance
scavate.
Le
si avvicinò, ripescando dalla tasca l’unico
oggetto della
compagna di Distretto che gli era rimasto.
Si
trattava di una collana d’acciaio da uomo che era
appartenuta al deceduto fratello di Eloise e che le era stata data in
dono
proprio da lui.
Gliela
porse.
-
Sono sicuro che Eloise vorrebbe che questa l’avesse lei.
–
La
donna l’afferrò, stringendola contro il petto con
un
lamento di dolore.
Era
una scena così straziante che Asher si sentì
fuori posto
come mai prima nella sua vita. Nemmeno nell’Arena, con la
paura di morire da un
momento all’altro, si era sentito così.
-
Mi dispiace davvero tantissimo per sua figlia, era una
ragazza fantastica – mormorò prima di allontanarsi
e darle modo di elaborare il
lutto nel privato della sua casa.
Kainene
Lightsong – Distretto 11
-
Sei sicura di volerlo fare proprio adesso? Dopotutto sei
appena arrivata, devi ancora riprenderti da quello che hai passato
dentro l’Arena.
–
Kainene
scosse il capo, sorridendo mestamente all’indirizzo
del fratello maggiore.
-
Devo farlo adesso, credo che sia giusto così. –
Annuì,
comprendendo l’esigenza della sorella.
Dopotutto
Farad era stato non solo il suo compagno di
Distretto, ma anche un alleato e oltre a questo un amico.
Si
era instaurato un legame tra i membri dell’alleanza di
Kainene ed era una di quelle esperienze che li avrebbe continuati a
legare per
tutto il resto delle loro vite.
Così
rimase in disparte mentre osservava la sorella percorrere
i gradini che la separavano dalla porta di casa e bussare con ferma
decisione.
Ad
aprirle fu la sorella di Farad, con uno sguardo a metà tra
il sorpreso e l’incredulo.
-
Sei tornata. –
-
Sì, l’hovercraft è atterrato poco fa.
Ho pensato che …
insomma, lo so che magari per voi non significherà nulla ma
volevo bene a
Farad, era mio amico, e la sua morte mi addolora profondamente. Ho
pensato che
fosse giusto venire a dirvelo. Volevo che sapeste che non è
mai stato solo un
alleato o un ragazzo del mio Distretto … era mio amico, uno
dei pochi in
effetti che io abbia mai avuto. –
Fece
appena in tempo a finire la frase che un abbraccio
spaccaossa l’avvolse, rischiando di farle cadere di mano
l’ombrellino con cui
si riparava dal sole.
-
Ti prego, entra dentro, siediti con noi –
l’invitò, commossa
da quelle parole, - Sono certa che ai miei genitori farebbe piacere
parlare con
te di … -
Di
Farad.
Non
serviva finire la frase per capirlo.
Annuì,
voltandosi appena verso suo fratello che le fece cenno
di aver capito cosa stava succedendo.
-
Certo, con piacere. –
Sebastian
Odair – Distretto 4
-
La mamma e Christine non vedono l’ora di vederti. –
Sebastian
annuì, scendendo dall’hovercraft al fianco di suo
padre, - Mi sono mancate tantissimo. Lei … la mamma, sai
come sta? –
Finnick
gli rivolse un sorriso tirato.
-
Non è stato facile per lei mentre eri via, ma tua sorella ha
saputo prendersene cura. Sono certo che le cose miglioreranno molto
quando ti
rivedrà. –
-
Allora sbrighiamoci. –
Percorsero
la strada verso il villaggio dei Vincitori a passo
di carica, varcando la soglia tra le esclamazioni di gioia di Christine.
La
piccola di casa corse loro incontro con le lacrime agli
occhi.
-
Siete tornati … siete tornati. Mamma, mamma corri!
–
Pochi
secondi dopo anche Annie, i capelli arruffati e il viso
smunto di chi era stata in pena per giorni interi, fece capolino dal
salone.
Le
iridi verdi si illuminarono per la gioia alla loro vista.
I
suoi uomini.
I
suoi due uomini erano lì con lei e tutto sarebbe finalmente
andato bene.
Spazio
autrice:
Salve!
Mi
dispiace per il ritardo, ma sono stati giorni in cui ho girato come una
trottola e quando tornavo a casa ero troppo stanca per anche solo
pensare di
accendere il computer. Spero che l’epilogo vi sia piaciuto e
vi anticipo che
molto probabilmente nel corso della prossima settimana
uscirà un’OS dedicata
alla coppia Johanna/Saraphen in modo tale da chiarirvi un po’
come sono andate
le cose tra loro due.
Nel
frattempo qui sotto vi lascio il prestavolto di Saraphen.
Infine
ringrazio quanti di voi hanno letto, recensito, preferito, seguito e
ricordato
la storia. E ovviamente ringrazio soprattutto coloro che si sono
iscritti e
hanno creato dei fantastici OC ai quali mi sono affezionata
tremendamente e che
ho davvero trovato difficilissimo da uccidere.
Con
chi
partecipa già ad altre mie interattive ci sentiamo con i
loro aggiornamenti,
mentre per quanto riguarda gli altri spero di ritrovarvi in qualche
altro mio
progetto.
Buon
weekend.
XO
XO,
Mary
Saraphen
Snow – 46 anni, nuovo Presidente di Panem
|
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