The odds are never in our favor

di Ms Mary Santiago
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Mietitura I ***
Capitolo 3: *** La Mietitura II ***
Capitolo 4: *** La Mietitura III ***
Capitolo 5: *** Addii e partenze ***
Capitolo 6: *** La sfilata dei carri ***
Capitolo 7: *** Il primo giorno d'addestramento ***
Capitolo 8: *** Le alleanze ***
Capitolo 9: *** La sessione con gli Strateghi ***
Capitolo 10: *** Le interviste ***
Capitolo 11: *** Il bagno di sangue ***
Capitolo 12: *** L'Arena: giorno 2 ***
Capitolo 13: *** L'arena: giorno 4 ***
Capitolo 14: *** L'Arena: giorno 7 ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

 

 

Il cielo sulla distesa d’acqua davanti a lui stava diventando sempre più plumbeo, segno che da lì a qualche minuto il Distretto sarebbe stato scosso da una tempesta con i fiocchi. I pescatori erano già rientrati in porto, consapevoli di quello che stava per accadere, e stavano riponendo le reti con cura.

Le mamme richiamavano gli ultimi bambini che si erano attardati a giocare lungo la banchina del porticciolo, esortandoli a rientrare in casa prima di prendersi un malanno.

Il rombo di un tuono annunciò con qualche secondo di anticipo la caduta delle prime gocce di pioggia.

Le corte ciocche castane si appiattirono sulla sua fronte mentre lasciava vagare la sabbia umida tra le dita.

- Bas, ti stavo cercando ovunque. –

La voce di sua sorella lo riscosse dai suoi pensieri.

Posò lo sguardo sulla quindicenne che avanzava a passo incerto rabbrividendo sotto le gocce fredde.

- Alla fine mi hai trovato, no? –

Si alzò con un deciso colpo di reni e le scompigliò affettuosamente i capelli, sorridendo divertito davanti all’aria indignata della sorella.

- Bas! –

- Cosa c’è nanerottola, vuoi che i tuoi capelli stiano in ordine per attirare l’attenzione di qualche ragazzo del Distretto? –

Christine arrossì diventando di una sfumatura molto simile a quella del corallo che la corrente portava spesso sul bagnasciuga.

- Ah, quindi c’è davvero un ragazzo che ti piace -, sorrise malizioso, - e io lo conosco? –

Mise le mani sui fianchi e gli rivolse un’occhiata che gli ricordò molto sua madre quando cercava di apparire severa.

- Anche se ci fosse non ti direi mai di chi si tratta, finiresti con il mettermi in imbarazzo e prendermi in giro a vita. –

- Non lo farei mai – protestò, ma il sorriso divertito che gli stirava le labbra tradiva il fatto che stesse mentendo.

Christine roteò gli occhi.

- Sì, certo, come no. Comunque mamma e papà ci aspettano a casa, diamoci una mossa. –

Li aspettavano in casa proprio come facevano quel medesimo giorno da ormai tredici anni.

Il giorno dell’annuncio presidenziale per l’inizio della nuova Mietitura.

E quella sarebbe anche stata l’edizione della memoria.

Cento anni dall’inizio del regime di Capitol.

Non osava neanche immaginare cosa si sarebbe inventato Snow quella volta.

- D’accordo, nanerottola, rientriamo. –

La prese per mano e lei non protestò.

Non lo faceva mai alla vigilia di una Mietitura.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Riley abbattè l’ascia contro il tronco dell’albero, facendolo tremare sotto l’impeto del colpo, e osservò soddisfatta l’incisione che aveva prodotto quando ritirò l’arma.

- Non dovresti essere a casa? –

Si voltò incontrando le iridi verde bosco di Fox.

Le ciocche ramate, tremendamente simili al pelo dell’animale che gli aveva dato il nome, erano più scompigliate del solito e per qualche strano motivo le venne voglia di affondarci le dita in mezzo e spettinarle ancora di più.

- Rientrerò tra poco. –

- Stanno per dare l’annuncio dell’inaugurazione della Mietitura -, osservò, - tutti gli altri sono già andati via. –

- Tu no però – replicò, rigirando il manico dell’ascia tra le mani.

- No, non volevo andare via senza di te. –

Riley sorrise lievemente, osservandolo mentre la fissava con aria a metà tra l’imbarazzato e il titubante.

Sembrava che volesse disperatamente fare qualcosa, ma non sapesse se fosse una buona idea o meno.

- D’accordo, volpacchiotto, allora andiamocene. Tuo padre si infurierà se non ti fai vedere prima dell’inizio del discorso di quel maledetto vecchiaccio. –

Gli si affiancò, tenendo l’ascia con la sinistra e facendo scivolare la mano destra in quella di Fox.

Intrecciò le dita alle sue, stringendo piano, e poco dopo il ragazzo fece lo stesso con aria decisamente meno nervosa.  

Erano quasi arrivati al limitare del bosco quando si voltò verso di lui, inarcando un sopracciglio e fissandolo con aria seria.

- Ti piaccio? –

Fox sgranò gli occhi, colto di sorpresa.

- Cosa? –

- Ti ho chiesto se ti piaccio -, ripetè lentamente, - perché mi era sembrato che fosse così ma potrei anche essermi sbagliata. –

- Io … Sì … Tu … Tu mi piaci. –

- E perché accidenti non me lo hai mai detto? Ci conosciamo da anni. –

- Io … ho sempre creduto che a te piacesse Sebastian Odair -, bofonchiò a mezza bocca, - Insomma quando torni al Distretto dopo essere stata a Capitol e averlo incontrato sei sempre allegra. –

- Bas è il mio migliore amico, è un po’ come il fratello che non ho mai avuto … e poi non è proprio il mio tipo – concluse con una scrollata di spalle.

- Ah, sì? E quale sarebbe il tuo tipo? –

Si avvicinò a lui, soddisfacendo finalmente la voglia di infilargli la mano tra le ciocche scompigliate.

- Diciamo che ho sempre avuto un debole per le volpi. –

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Rose, sta cominciando! –

La voce di Kieran la riscosse dalla lettura.

Prese un respiro profondo, chiudendo il libro nel quale si era immersa, e uscì dalla sua stanza.

Nel salotto c’erano già i suoi genitori, suo fratello e la famiglia Abernathy al completo.

Era diventata una sorta di tradizione quella di guardare l’annuncio di una nuova edizione degli Hunger Games tutti insieme.

E fino a quel momento avevano tirato un sospiro di sollievo.

E di questo Rose era grata.

Faceva finta di non sentire sua madre che si svegliava gridando e suo padre che canticchiava a mezza bocca per rasserenarla.

Faceva finta di non vedere come ogni anno da Mentore logorasse la forte Katniss Everdeen in Mellark, la donna che una volta era stata il simbolo della speranza per tutti i Distretti e che era stata risparmiata dal Presidente … viva ma spezzata.

Faceva finta di non vedere suo padre che si avviliva osservando l’amore della sua vita perdere sempre più la gioia che una volta brillava nelle iridi grigie tipiche della gente del Giacimento … le stesse iridi che aveva ereditato suo fratello.

Facevano finta che tutto andasse bene perché né lei né Kieran né tantomeno i figli degli Abernathy erano mai stati sorteggiati.

Almeno questo era stato loro risparmiato, ma l’angoscia a ogni nuova Mietitura era sempre la medesima.

Kieran le fece posto sul divano accanto a lui.

Sedette, osservando Caesar Flickerman annunciare l’inizio del discorso del Presidente.

Coriolanus Snow comparve sullo schermo, la solida algida aria di perfezione e severità mentre le iridi di ghiaccio vagavano sull’urna contenente i foglietti realizzati per quella quarta edizione della memoria.

Ne afferrò uno, aprendolo con studiata calma, e poi prese a leggerlo lentamente.

- In ricordo della ribellione sedata venticinque anni fa, affinchè gli abitanti dei Distretti ricordino che le loro colpe ricadono sui loro figli, in occasione della quarta edizione della memoria i tributi di ogni Distretto verranno sorteggiati tra i figli degli ex campioni nati durante gli ultimi venticinque anni. Felice quarta edizione della memoria a tutti voi e possa la fortuna essere sempre a vostro favore.

 

Rose non ebbe il coraggio di guardare i suoi genitori né Haymitch o Effie.

Non voleva leggere sul loro volto la consapevolezza di aver capito fin troppo bene l’annuncio del Presidente.

Il Distretto Dodici aveva vinto altre otto edizioni in quei venticinque anni. Degli otto campioni solo cinque avevano figli in età da giochi, e tre di loro erano in quella stanza.

Uno di loro avrebbe potuto essere scelto.

E nessuno avrebbe potuto fare nulla per impedirlo.

Anche quell’ultimo illusorio barlume di tranquillità era svanito nel nulla.

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Era da un po’ che volevo ritornare sul fandom e mi sono detta: perché non cambiare un po’ le carte in tavola per una volta?

Per partecipare ci sono poche e semplici regole da seguire:

- massimo 3 OC a testa (età minima dodici anni, massima venticinque), ma cercate di differenziare il sesso il più possibile. Chi prima arriva meglio alloggia, quindi quando chiedete di partecipare con un Distretto in particolare date uno sguardo a ciò che è stato prenotato prima di voi;

- non accetto Mary Sue, Gary Stu né prestavolto che siano comparsi nei film della saga;

- richiedo una partecipazione attiva, perciò se sparite per più di tre capitoli senza avvisare … beh, siamo nell’Arena quindi va da sé che il vostro OC non farebbe una bella fine;

- la storia avrà un sistema di sponsorizzazione che vi illustrerò nei prossimi capitoli dopo aver presentato tutti gli OC e lo stesso varrà per la spinosa questione della “faccenda morte”;

- vi chiedo di seguire unicamente il modello di scheda che troverete qui sotto e di essere il più dettagliati possibile;

- potete richiedere relazioni con altri OC (compresi i miei), ma alla fine sarò io ad avere l’ultima parola;

- i vostri OC possono essere tranquillamente i figli degli ex vincitori che conosciamo (sia quelli morti durante la seconda edizione, nel qual caso avranno obbligatoriamente 25 anni, sia di quelli sopravvissuti e in questo caso potranno spaziare dai 25 anni ai 12 anni. Perché sì, in questa edizione della memoria i limiti massimi d’età sono stati modificati per poter beccare tutti i pargoli dei ribelli);

- Piccola precisazione: in questa storia Finnick non è morto, Johanna non è stata torturata ed Annie non è impazzita del tutto … e no, (purtroppo) nemmeno Prim è morta se ve lo state chiedendo. Ah, stavo dimenticando, Effie e Haymitch stanno insieme ;)

- Avete tempo fino al 21 gennaio per inviare le schede, ma come sempre prima inviate le schede e prima potrò pubblicare (soprattutto coloro che creano OC nei primi quattro Distretti, perché ho intenzione di dividere la Mietitura in tre capitoli). Preciso che le schede andranno inviate solo ed esclusivamente tramite messaggio privato.

 

 

 

Posti disponibili

Distretto 1 – Tributo maschile e femminile;

Distretto 2 – Tributo maschile e femminile;

Distretto 3 – Tributo maschile e femminile;

Distretto 4 – Tributo femminile;

Distretto 5 – Tributo maschile e femminile;

Distretto 6 – Tributo maschile e femminile;

Distretto 7 – Tributo maschile;

Distretto 8 – Tributo maschile e femminile;

Distretto 9 – Tributo maschile e femminile;

Distretto 10 – Tributo maschile e femminile;

Distretto 11 – Tributo maschile e femminile;

Distretto 12 – Tributo maschile.

 

 

 

 

Scheda

 

Nome e cognome:

Età (minimo 12, massimo 25):

Distretto:

Orientamento sessuale:

Volontario o Estratto (se volontario specificate il perché):

Aspetto fisico:

Prestavolto:

Carattere (dettagliato):

Storia personale/Famiglia e rapporto con essa:

Hobby/Passioni/Passatempi/Cosa gli piace e cosa odia:

Paure/Fobie:

Rapporto con il compagno di Distretto?

Rapporto con il Mentore?

Amicizie (con chi andrebbe d’accordo):

Inimicizie (chi non sopporterebbe):

Relazione (di chi potrebbe innamorarsi, con chi potrebbe avere un flirt oppure da chi potrebbe essere attratto):

Alleati (con chi si alleerebbe e chi scarterebbe all’istante):

Armi in cui è abile e in cui è negato:

Abilità particolari (mimetizzazione, corpo a corpo, etc.):

Punteggio a cui aspira per la sessione con gli Strateghi:

Come reagirà alla Mietitura?

Come si comporterà all’intervista e cosa indosserà?

Altro:

 

 

 

 

 

OC

 

Rose Mellark – Distretto 12, 19 anni. Eterosessuale.


Sebastian Odair – Distretto 4, 25 anni. Bisessuale.

 

Riley Mason – Distretto 7, 21 anni. Bisessuale.



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Capitolo 2
*** La Mietitura I ***


La Mietitura I

 

 

 

 

Salve!

Prima di lasciarvi al capitolo vorrei chiedere a tutti coloro che ancora non mi hanno inviato le schede dei loro Tributi di farlo al massimo entro venerdì in modo tale da poter pubblicare la seconda parte della Mietitura entro la fine della settimana.

Per chiarezza, parlo degli otto tributi appartenenti ai seguenti Distretti:

- Distretto 6;

- Distretto 8;

- Il ragazzo del Distretto 9;

- Distretto 10;

- Il ragazzo del Distretto 11.

Detto ciò ringrazio quanti di voi hanno già inviato la scheda, o mi hanno anticipatamente avvertito del ritardo, e vi lascio al capitolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Distretto 1

 

 

 

 

Emerald “Esme” Cavendish – 25 anni.


 

 

 

 

Esaminò il riflesso che gli rimandava lo specchio a figura intera nell’angolo della sua stanza.

La pelle alabastrina appariva leggermente più pallida del solito, gli occhi verdi come smeraldi erano leggermente sgranati, ma nel complesso una volta che avesse finito di acconciare le lunghe onde bionde avrebbe avuto il solito aspetto: una bella bambolina di porcellana, delicata e perfetta.

Assomigliava molto a sua madre.

Non che avesse mai avuto l’occasione di conoscerla, né lei né lo zio Gloss, ma dalle foto che sua zia Jewel le aveva mostrato poteva affermare con certezza che fosse così.

Persa nelle sue considerazioni, sentì bussare leggermente alla porta della sua stanza.

- Sì? –

- Esme, è quasi ora. –

- Sto arrivando. –

Spazzolò i capelli, meditando sul lasciarli sciolti o meno, e alla fine decise per la prima opzione.

C’erano molte bionde al Distretto, ma nessuna aveva quella chioma color dell’oro puro perciò se proprio doveva essere tra le povere anime sotto i riflettori per quella giornata allora tanto valeva che splendesse come la più luminosa delle stelle.

Uscì dalla camera salutando con un cenno del capo la zia e scompigliò i corti capelli di Jade, la più piccola delle sue cugine.

- Hai intenzione di offrirti volontaria? – le chiese Jade con quella sua vocina sottile che la faceva sembrare ben più piccola dei suoi otto anni.

- Probabilmente. –

Sua zia aggrottò la fronte, contrariata.

- Perché proprio adesso? Perché non lo hai fatto dieci anni fa? –

- Perché dieci anni fa non sarei stata sicura d’incontrare la figlia di Johanna Mason all’interno dell’Arena. –

- Non puoi esserlo nemmeno adesso -, obiettò la donna, - al Distretto 7 non è l’unica figlia di una vincitrice. –

- No, non lo é -, convenne, - ma ho la netta sensazione che quest’edizione rivedrà parecchi volti noti. –

Per quale altro motivo altrimenti Snow avrebbe permesso loro di vivere un’infanzia e un’adolescenza ben lontana dalla follia dei Giochi?

 

 

 

 

 

 

Libero William Howard – 16 anni.


 

 

 

 

La piazza antistante il Campidoglio era gremita come al solito, ma se negli anni passati gli aspiranti Tributi erano decine e decine di giovani ragazzi e ragazze quella volta la maggior parte dei presenti era lì solo per avere un posto in prima fila per assistere alla Mietitura di quella quarta edizione della memoria.

Loro, i figli degli ex Vincitori, erano sistemati in due file in base al sesso ed ammontavano a un totale di circa venti persone la maggior parte dei quali erano ragazzi.

Intravide il volto del dodicenne figlio di uno degli ultimi campioni del loro Distretto, uno scricciolo dalle scomposte ciocche corvine che si guardava attorno con aria febbrile e sembrava praticamente impossibilitato dallo starsene fermo e tranquillo, mentre questo si girava proprio verso di lui e accennava un abbozzo di sorriso.

Del resto tutti lì al Distretto lo conoscevano; essere il nipote del sindaco ti rendeva una sorta di celebrità da quelle parti e l’incendio in cui era morto suo padre viveva ancora nella memoria di quanti avevano conosciuto Lucas Edward Howard quando era ancora in vita.

Con la coda dell’occhio vide che anche i Mentori assegnati a quella particolare edizione, la giovane Opal appena ventenne e il trentaquattrenne Brenn, erano giunti in piazza e attendevano pazientemente a un lato del palco.

La Capitolina percorse i gradoni che la separavano dal palco, camminando su quei tacchi abnormi con una semplicità che aveva dell’incredibile, e osservò i giovani davanti a lei con le iridi blu luccicanti d’eccitazione.

Si schiarì la gola, tamburellando sul microfono acceso.

- Salve, miei cari abitanti del Distretto Uno. Come sempre cominciamo questa Mietitura con un gentile omaggio del Presidente Snow. –

Il filmato era cambiato negli ultimi venticinque anni, sostituendo quello storico che vedeva la prima ribellione dei Distretti domata, e adesso ritraeva la desolazione dopo che Capitol aveva messo fine alla rivolta guidata dalla Ghiandaia Imitatrice.

Quando ebbe termine la donna riprese la parola.

- Molto bene e adesso, come è nostro costume, cominciamo con le signore. –

Rovistò nell’ampolla contenente gli otto foglietti con studiata lentezza, lasciando vagare lo sguardo sulle ragazze davanti a lei.

Doveva riconoscere che era abile nel creare suspance, si ritrovò a riflettere Libero.

- Clarisse Long … -

Non ebbe modo di terminare il cognome della ragazza, una moretta di circa tredici anni che era in prima fila, perché un braccio svettò alto nella folla.

Emerald Cavendish, la figlia di quella Cashmere che aveva letteralmente stregato i Capitolini e che aveva trovato la morte durante la terza edizione della memoria, inarcò un sopracciglio come a volerla sfidare a ignorarla.

- Abbiamo una Volontaria, ma che emozione! Prego, mia cara, raggiungimi sul palco. –

Libero seguì l’avanzata della giovane donna, consapevole che anche il resto dei presenti stava facendo lo stesso.

- Emerald Cavendish, venticinque anni, Volontaria per il Distretto Uno – recitò davanti al microfono, fissando risolutamente verso la telecamera che riprendeva la Mietitura.

- E adesso veniamo al baldo giovane che accompagnerà la nostra Emerald – riprese la Capitolina, puntando questa volta verso l’urna contenente i nomi maschili, - Libero Howard! –

Libero prese un respiro profondo, consapevole che non ci sarebbe stato nessun Volontario pronto a prendere il suo posto; proprio come era accaduto anni prima con suo padre, nessuno avrebbe mai osato rubare la gloria a uno della stirpe del sindaco andando incontro alla sua furia.

“Coraggio, si va in scena.”

S’impose di indossare la migliore delle sue espressioni tranquille e sicure.

Doveva dare l’idea di quello più che sicuro di vincere quell’edizione … anche se non lo era affatto.

Prese posto accanto a Emerald, sorridendo quando la Capitolina gli domandò quanti anni avesse.

- Sedici. –

- Eccellente. I vostri Tributi, Distretto Uno, fate loro un bell’applauso! –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Distretto 2

 

 

 

 

Cassian Andersen – 25 anni.


 

 

 

Cassian assestò un pugno al sacco, sorridendo soddisfatto quando lo vide scattare all’indietro.

Fintò un sinistro e poi colpì nuovamente con un calcio rotante.

Quando il gancio che lo sosteneva cedette, facendolo cadere a terra con uno schianto, sorrise soddisfatto.

Un secco rumore d’applausi echeggiò alle sue spalle.

Con la coda dell’occhio vide che Enobaria era appoggiata alla colonna e lo osservava con aria vagamente divertita, i denti aguzzi che trapelavano leggermente dal suo sorriso.

- Sapevo che ti avrei trovato qui. –

- Un po’ d’allenamento in pace prima di ore di treno. Almeno crollerò e non sarò costretto a sorbirmi tutte le chiacchiere della Capitolina che ci verrà assegnata. –

Il sorriso sul volto della donna si allargò ancora di più.

- Brutus sarebbe fiero di te. –

- Sei vestita tremendamente bene per essere una che si limita ad assistere alla Mietitura – osservò di rimando.

- Questo é perché non mi limito ad assistere. –

Cassian corrugò la fronte, sorpreso.

- Non credevo avessi intenzione di fare da Mentore a questa edizione. Hai detto che ti eri stufata. –

- Già, ma Brutus è stato il mio Mentore perciò credo che sia giusto che io sia la tua. –

Tutti al Due sapevano quanto lei e suo padre fossero stati legati, tanto che le dicerie si erano spinte spesso a insinuare che l’uomo avesse avuto una storia extra coniugale con lei.

Dicerie messe in giro da idioti, per come la vedeva Cassian, perché chiunque avesse conosciuto anche un minimo Enobaria e Brutus avrebbe scoperto che il rapporto che c’era tra loro era paragonabile a quello tra sorella e fratello.

- Mi insegnerai a squarciare la gola di qualcuno con i denti? – scherzò, afferrando l’asciugamano che la donna gli porgeva e asciugandosi il volto sudato.

- Credo che tu sia più il tipo che può spezzare il collo a qualcuno a mani nude -, rilanciò sorridendo, - E adesso va a farti una doccia, mancano venti minuti all’inizio della Mietitura. –

Accennò un beffardo cenno militare.

- Agli ordini. –

 

 

 

 

 

 

 

Amber Pearl Jemma Johnson – 20 anni.


 

 

 

 

Giocherellò con le lunghe ciocche bionde, attendendo che le ragazze davanti a lei finissero di sistemarsi al loro posto per poi fare altrettanto.

Di fianco a lei c’era la sua sorellastra, Ruby, e da qualche parte nel gruppo dei ragazzi c’era sicuramente Zephyr, il suo fratellastro.

- Hai intenzione di continuare a sistemarti i capelli ancora per molto? – le chiese Ruby, storcendo il naso con disapprovazione.

- E se anche fosse? – la rimbeccò.

- Non è certo una sfilata di moda, il tuo bell’aspetto non interessa a nessuno. –

- Questo è a dir poco discutibile e, in secondo luogo, sei fortunata che non lo sia. –

Sentì Ruby bofonchiare a mezza bocca qualcosa di decisamente poco gentile, ma Amber volse lo sguardo verso la Capitolina che si stava sistemando davanti al microfono.

- Buongiorno, miei cari -, trillò la donna allegra, - Non perdiamo tempo e cominciamo subito con le signore; la nostra fortunata ragazza è … Amber Johnson! –

Nessuna mano si alzò per offrirsi al suo posto.

Non che Amber ne fosse sorpresa.

Sapeva perfettamente che la maggior parte delle ragazze del Distretto non nutriva una simpatia particolare nei suoi confronti, così marciò tra le ragazze e salì sul palco.

- Mia cara, quanti anni hai? –

- Vent’anni – replicò, sforzandosi di rendere la sua voce più incerta e impaurita che poteva.

Non aveva alcuna intenzione di mostrarsi come la classica Favorita spavalda.

Si coprì il volto con le mani dalle dita affusolate, singhiozzando vistosamente, mentre calde lacrime di circostanza le colavano lungo le guance rosee.

- Suvvia, mia cara, vediamo chi sarà ad accompagnarti in questo viaggio – intervenne la Capitolina, battendole colpetti affettati sulla schiena, pescando poi il nome del ragazzo: - Andreas Ratmond? –

- Cassian Andersen – la corresse la voce del giovane uomo in prima fila.

Amber lo conosceva come molte altre delle sue coetanee del resto.

Il figlio di Brutus Andersen, il protetto di Enobaria Strong, il venticinquenne membro dell’Aviazione del Distretto Due che aveva fatto palpitare il cuore di più di una ragazza.

- Come dici, mio caro? –

- Dico che il Tributo maschile del Due sarò io … sempre ammesso che non ci sia qualcuno che ha nulla in contrario – concluse.

C’era un pizzico d’ironia nella sua voce che fece ridacchiare nervosamente alcuni ragazzi, tra cui il sorteggiato che disse: - Per me non ci sono problemi, amico. –

- Bene. Allora raggiungici pure sul palco – assentì la Capitolina.

Cassian non se lo fece ripetere due volte e si sistemò accanto a lei, accennando appena un minuscolo sorriso dandole modo di capire che l’aveva riconosciuta sebbene la loro fosse solo una conoscenza di vista, poi si chinò verso la loro Capitolina.

- Bel cappello, rossa. –

La donna arrossì, suscitando una diffusa risata collettiva, e borbottò un ringraziamento.

- I vostri Tributi, Distretto Due! –

 

 

 

 

 

 

 

Distretto 3

 

 

 

 

 

Charity Latier – 21 anni.


 

 

 

 

Lanciò un’occhiata a sua madre, accanto alla sedia a rotelle sulla quale si trovava il padre, e sorrise al loro indirizzo.

La notizia di quella quarta edizione aveva fatto precipitare nell’ansia un po’ tutti lì al Distretto, ma Beetee in particolare sembrava essere toccato dalla cosa.

Charity supponeva che tutto quello che era stato costretto a passare e ciò che la sua ultima edizione dei Giochi gli aveva lasciato fossero stati il colpo peggiore per quell’uomo così risoluto e indipendente che improvvisamente si era ritrovato a doversi appoggiare a chi lo circondava.

Tuttavia quando aveva trovato in Catherine il vero amore ed era nata Charity la priorità era diventata proprio quest’ultima.

Entrambi i suoi genitori avevano sempre cercato di fare il possibile per aiutarla nella sua crescita personale, insegnandole ad affrontare la vita quanto a prepararsi a un’eventuale chiamata nell’Arena.

E quella mattina, in cui l’eventualità era più che mai vicina, lei non poteva fare a meno di cercare di tranquillizzarli a modo suo.

- Mi avete insegnato tutto quello che potrebbe mai servirmi. Comunque andranno le cose, che io sia estratta o meno, saprò come affrontare la situazione. –

Suo padre le prese la mano, spingendola a chinarsi verso di lui, e l’abbracciò.

- Sei sempre stato il migliore dei nostri traguardi, spero che continuerai a esserlo qui al Distretto. –

Lo sperava anche lei, ma la matematica non era un’opinione e le probabilità giocavano decisamente a suo sfavore.

Il Tre era un buon Distretto in cui vivere, ma non produceva di certo combattenti letali come l’Uno e il Due, né esperti nell’arte della sopravvivenza e della mimesi come quelli del Sei, né agili nuotatori capaci di procacciarsi il cibo in presenza di una qualsiasi fonte d’acqua come quelli del Quattro.

Pertanto il numero di figli di Vincitori era decisamente ridotto rispetto ai primi Distretti.

Avrebbe avuto bisogno di un vero e proprio miracolo per non essere estratta.

E lei era una donna di scienza, credeva ai fatti e non ai miracoli.

 

 

 

 

 

 

 

Luke Derrick Bellamy – 18 anni.


 

 

 

 

- E dopo questo piccolo regalo inviato dal Presidente, possiamo finalmente cominciare con la tanto attesa estrazione dei fortunati giovani che rappresenteranno il Distretto Tre a questa quarta edizione della memoria. –

Luke storse il naso alle parole della Capitolina.

Fortunati?

La fortuna non era mai a loro favore.

- Come sempre cominciamo con le donzelle … Charity Latier! –

Il sussulto dalla folla dei presenti giunse forte e chiaro alle orecchie di Luke.

Charity era conosciuta al Distretto; suo padre era Beetee Latier, uno dei pochi sopravvissuti alla terza edizione della memoria, uno di coloro che avevano combattuto contro Capitol.

Supponeva che la sua estrazione fosse a dir poco scontata e si chiese distrattamente se qualcuno avesse truccato l’urna.

Vide la ragazza voltarsi verso il pubblico, forse alla ricerca dei suoi genitori, decisamente preda dello shock, prima di avanzare verso il palco e sistemarsi accanto alla Capitolina.

- E adesso il giovanotto … Luke Bellamy, coraggio, unisciti a noi! –

Doveva essere uno scherzo.

Sapeva che i figli dei Vincitori erano pochi e che la probabilità era alta, ma non aveva mai pensato seriamente che sarebbe toccato a lui.

Nessuno si offrì Volontario al suo posto esattamente come era capitato per Charity.

Il Tre non era un Distretto di combattenti né di coloro che ricercavano la gloria squarciando gole o trafiggendo persone.

Strinse i pugni, ingoiando la rabbia, e prese il suo posto con muta rassegnazione.

- I vostri Tributi, Distretto Tre, possa la fortuna essere sempre a loro favore! –

 

 

 

 

 

 

Distretto 4

 

 

 

 

 

Sebastian Odair – 24 anni.


 

 

 

 

 

- Seb, ho paura – sussurrò Christine, mentre si incamminavano verso la piazza principale del Distretto.

- È normale avere paura, Chrissie. –

- Ho il doppio della paura questa volta, perché anche tu potresti essere estratto. E che succede se veniamo scelti tutti e due? –

Sebastian fece scivolare la mano in quella della sorellina, intrecciando le dita alle sue e stringendo piano.

- Non farti sentire da mamma quando fai queste ipotesi -, le sussurrò, - ma se così dovesse andare a finire allora uno di noi uscirà da quella maledetta Arena. E ti assicuro che farò di tutto affinchè quella persona sia tu. –

- Ma … -

- Raggiungi le tue amiche, tra poco inizierà la Mietitura – la interruppe, chinandosi a scoccarle un bacio sulla guancia, per poi dirigersi verso la zona maschile.

Christine lo guardò per una manciata di secondi prima di prendere posto accanto alle sue migliori amiche.

Non era mai stata tanto spaventata in vita sua.

La voce della Capitolina, una donna vestita interamente di verde acqua e con i serici capelli biondo platino, la riportò alla realtà.

- Buongiorno, Distretto Quattro. Come tutti gli anni ci ritroviamo qui a sorteggiare la coppia di coraggiosi giovani che scenderà nell’Arena … e come sempre prima le signore. –

Christine chiuse gli occhi, serrandoli con forza, mentre la Capitolina dispiegava il foglietto e leggeva il nome.

- Ayla Dobrev! –

Emise un respiro sollevato mentre la ragazza bionda che era stata chiamata si faceva avanti.

Anche quell’anno era salva.

 

 

Ayla Dobrev – 19 anni.

 

 

 

 

 

 

Ayla si fece avanti non appena sentì chiamare il suo nome.

Era il suo momento, finalmente avrebbe potuto riscattare la memoria di suo fratello.

Avrebbe vinto quell’edizione e gli avrebbe dedicato la vittoria.

- Quanti anni hai, mia cara? –

- Diciannove. –

- Fantastico, un bell’applauso per questa bellissima ragazza -, trillò deliziata, - e adesso vediamo chi sarà il prode cavaliere che ti accompagnerà in quest’avventura. –

“Tutti, ma non lui. Non Lui. Non Lui.”

- Sebastian Odair! –

Il destino doveva proprio aver deciso di giocarle uno strano scherzo.

Aveva cercato di attirare l’attenzione di Sebastian Odair per anni, piuttosto inutilmente tra l’altro, ed ecco che si ritrovavano insieme nell’Arena.

Pessimo tempismo, destino, decisamente pessimo.

Vide Christine Odair scoppiare in singhiozzi mentre il fratello avanzava verso il palco, confortata dagli abbracci delle sue amiche, e Finnick Odair che stringeva a sé sua moglie in preda a una di quelle crisi tristemente famose all’interno del Distretto.

Sebastian prese posto accanto a lei, sorridendole lievemente prima di tornare a fissare le telecamere.

Aveva lo sguardo perso nel vuoto, immerso in chissà quali pensieri, e lei non poteva fare a meno di pensare che tutta quella storia era a dir poco assurda.

Improvvisamente entrare nell’Arena cominciava a perdere tutto il suo fascino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ed ecco a voi i primi otto Tributi di questa centesima edizione. Chiedo ai creatori degli OC comparsi di darmi un riscontro della loro resa e rinnovo l’invito fatto a coloro che ancora devono inviare le schede così almeno riusciamo a toglierci presto gli altri due capitoli di Mietitura e ad entrare nel vivo della storia.

Per ora è tutto.

Alla prossima.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 3
*** La Mietitura II ***


La Mietitura II

 

 

 

 

 

 

Distretto 5

 

 

 

Ivy Brewer – 15 anni.


 

 

 

 

 

- Ivy, manchi solo tu! –

La voce di sua madre, proveniente dal piano inferiore, la riscosse dalle sue considerazioni.

Detestava il giorno della Mietitura.

Detestava i Giochi.

Conosceva così tante persone che erano state costrette a soffrire per i capricci di Capitol e non sopportava l’idea che non ci fosse assolutamente nulla che potessero fare per combattere la cosa.

Si era spesso chiesta come sarebbe stata la sua realtà se quando i suoi genitori avevano la sua età la rivolta guidata dalla Ghiandaia Imitatrice avesse avuto successo.

Sarebbe stata una bella vita … una in cui Michael sarebbe ancora stato vivo, al suo fianco, e magari un domani suo marito.

Una in cui la sua migliore amica, Alexandra, non avrebbe dovuto essere costretta ad assistere in diretta alla morte di suo fratello.

- Sto arrivando – urlò in risposta, percorrendo in fretta la rampa di scale e saltando gli ultimi due gradini, atterrando proprio di fronte a suo fratello e alle sue tre sorelle.

Prese la mano di Lily, che era tremante per la sua prima Mietitura, e seguì Jennifer e Kile mentre uscivano dalla porta e camminavano lungo il selciato insieme ai genitori e alla giovane Kate, l’unica in famiglia ancora troppo giovane per correre il rischio di essere estratta.

Erano a metà strada quando sentì una voce familiare chiamarla.

- Ivy! Ivy! –

Alexandra corse verso di lei a perdifiato, seguita a qualche metro di distanza dai genitori, e le si affiancò prendendola sottobraccio.

- Come stai? –

Ivy strinse le labbra, chinandosi a sussurrarle all’orecchio per non essere udita dalla sorella minore: - Sono in ansia da quando ho saputo la notizia, non ho chiuso occhio per tutta la notte. –

- Nemmeno io. Già tutti gli anni l’ansia raggiunge livelli immani, ma questa volta che siamo in pochissime il rischio aumenta a dismisura. –

Le strinse la mano, sorridendole.

- Non ti succederà nulla di male, te lo assicuro. –

Alexandra corrugò la fronte, osservandola perplessa.

- Cosa … Ivy di cosa stai parlando? –

Scosse il capo, sorridendo dolcemente.

- Di nulla. –

 

 

 

 

 

Arcturus “Artù” Black – 25 anni.


 

 

 

 

Arcturus osservò il tributo femminile che trasaliva quando veniva fatto il suo nome. Poteva avere al massimo quindici anni, era solo una bambina, troppo giovane per andare incontro alla morte.

Sperava che quando sua figlia avesse avuto la stessa età le cose sarebbero state diverse.

Clara non meritava di crescere con la paura di essere estratta.

Così come non lo meritava nessun altro.

- Io! Mi offro volontaria al suo posto! –

Un mormorio si levò tra la folla.

Era raro che qualcuno del Cinque si offrisse volontario.

Eppure quella ragazza, di sicuro un’amica del cuore dell’estratta a giudicare dal fatto che i genitori che avevano sussultato a quelle parole erano diversi da quelli dell’altra, l’aveva fatto.

Salì sul palco a passi decisi, solo il tremore della gamba nel compiere l’ultimo passo sul gradino tradì la sua paura.

- Come ti chiami, mia cara coraggiosa ragazza? –

- Ivy Brewer. –

La Capitolina battè le mani, deliziata dall’idea di avere una Volontaria nel suo Distretto.

- E adesso vediamo chi ti raggiungerà sul palco … Arcturus Black! –

Lo sguardo di Artù corse immediatamente verso sua sorella Diana, che lo fissava con gli occhi sgranati e la mano a coprirle la bocca.

“Prenditi cura tu di Clara” cercò di comunicarle con lo sguardo.

La vide annuire appena, segno che aveva capito cosa avrebbe voluto urlarle.

Se le cose si fossero messe male almeno Clara avrebbe avuto qualcuno al suo fianco.

 

 

 

 

 

 

 

Distretto 6

 

 

 

 

Allison “Silver” Reynolds – 17 anni.


 

 

 

Prese un respiro profondo prima di uscire dalla sua camera nell’orfanatrofio del Distretto, stando attenta a non attirare l’attenzione delle bambine più piccole.

Non c’era alcun bisogno che la vedessero andare alla Mietitura sapendo che con ogni probabilità non sarebbe mai tornata.

Era quasi riuscita a sgattaiolare via quando il rumore di una porta che si apriva le annunciò che la signorina Meredith, la direttrice dell’orfanatrofio, era lì davanti a lei.

- Te ne vai senza salutare? –

- Non voglio che mi chiedano se tornerò dopo la Mietitura. Non voglio essere costretta a mentire. –

La donna annuì con espressione seria.

- Sei la più grande tra i ragazzi rimasti, ti vedono tutte come un modello su cui fare affidamento. Capisco perché non vuoi farlo. –

Silver si strinse nelle spalle, strisciando il piede imbarazzata.

- Allison … -

- Silver – la corresse per l’ennesima volta, sembrava proprio che la donna non volesse saperne di chiamarla con un nome diverso da quello di battesimo.

- Lo sai che non smetterò mai di chiamarti così, temo che sia un’abitudine delle insegnanti. –

- Lo so -, rovistò nella tasca dei pantaloni porgendole una scatolina, - può darla a Polly se non dovessi tornare? –

Annuì.

- Grazie … per tutto, sarei ancora in mezzo a una strada se non fosse stato per lei. –

- Allis … Silver -, si corresse, - spero davvero che non ti capiti nulla di male. –

- Già, lo spero anche io. –

 

 

 

 

Edward Quincey – 18 anni.


 

 

 

Sentì battere contro la parete della camionetta quando arrivarono al centro esatto della piazza antistante il Campidoglio.

- Credo che ora possiate anche togliermele queste – esordì, visto che i Pacificatori continuavano a fissarlo in silenzio mentre il portellone veniva fatto scorrere.

Il più vicino si allungò ad aprire le manette, spingendolo dietro la schiena affinchè si sbrigasse a scendere di lì.

- Con un po’ di fortuna non ti vedremo più, Quincey. –

- Già, neanche io sono un fan delle vostre facce. –

Il Pacificatore fece per picchiarlo, ma uno dei suoi colleghi si frappose, - Non possiamo lasciargli segni addosso il giorno della Mietitura. –

L’uomo sbuffò e si limitò a spintonarlo di nuovo, facendolo vacillare sotto il vigore della spinta.

- Ah, che disdetta, eh? –

- Stapperò una bottiglia di champagne quando ti faranno secco nell’Arena. –

Il sorriso sul volto di Edward si allargò ancora di più.

- Vi voglio bene anche io, ragazzi. –

Dopodichè si unì al resto dei ragazzi, ignorando le occhiate che riceveva.

Le cicatrici non si vedevano quasi più, a eccezione di quella all’attaccatura dell’orecchio sinistro, perciò non aveva proprio nulla di strano o di cui vergognarsi.

Cosa che non poteva certo dire della donna davanti al microfono.

Chiunque le avesse consigliato quella tinta arancione fluo doveva essere decisamente arrestato.

- Cominciamo come sempre con le signore … Allison Reynolds! –

Edward storse la testa, osservando meglio la ragazza che avanzava verso il palco guardando fisso davanti a sé.

Ricordava Allison dai tempi in cui erano entrambi ragazzini di strada … poi lei aveva scelto di entrare in orfanatrofio.

Non avrebbe mai capito perché avesse fatto quella scelta, accettando di sottoporsi alle regole impartite da qualche direttrice da strapazzo.

- Preferisco essere chiamata Silver. –

- Naturalmente, mia cara … chi accompagnerà la nostra Silver? –

Le unghie smaltate di verde acido rovistarono alla ricerca del foglietto maschile, afferrandolo con rapacità.

- Edward Quincey! –

Scoppiò a ridere.

Cielo, potevano essere più prevedibili di così?

 

 

 

 

 

 

Distretto 7

 

 

 

 

Riley Mason – 21 anni.


 

 

 

 

Il bussare alla porta la spinse ad aprire gli occhi di scatto, scostando appena il braccio del ragazzo che le cingeva la vita al di sopra delle coperte.

Fox bofonchiò qualcosa mentre rotolava nell’altra metà del letto e teneva saldamente gli occhi chiusi.

- Riley, non dirmi che non sei ancora sveglia! –

Soffocò uno sbadiglio, calciando via le coperte.

Merda, il giorno della Mietitura.

- Sono sveglia, mamma! Dammi cinque minuti. –

- Sbrigati, Fox viene con noi? –

Si sforzò di non arrossire mentre replicava.

Non c’era niente da fare, a Johanna Mason non sfuggiva nulla e figurarsi se non si era accorta che il suo ragazzo si era fermato lì per la notte.

- Sì, viene con noi. –

- Allora butta giù dal letto anche lui. –

Sorrise, allungandosi a svegliare il ragazzo con un bacio a fior di labbra.

- Coraggio, volpacchiotto, è ora di alzarsi. –

Lo vide rotolare verso di lei, aprendo gli occhi verdi, e sorriderle pigramente.

- È già mattina? –

- Già e manca poco alla Mietitura. –

Il sorriso scomparve dal volto del ragazzo.

- Credi che … -

- Che mi estrarranno? È molto probabile – replicò pacatamente.

Non aveva senso illudersi del contrario.

I figli dei vincitori non erano numerosi come nei Distretti dei Favoriti, sua madre aveva partecipato attivamente al tentativo di deposizione di Snow e non era mai stata la più pacata e gestibile dei Vincitori.

Era sempre stata la spina nel fianco di Capitol, al pari della Ghiandaia, e di certo Snow non avrebbe perso un’occasione come quella per fargliela pagare.

Fox le prese il volto tra le mani, accarezzandola lentamente.

- Giurami che se dovesse accadere tornerai da me. –

Lo fissò dritto negli occhi, decisa.

- Tornerò. –

 

 

 

 

 

Aiden McCartney – 25 anni.


 

 

Osservò Riley Mason salire sul palco a passo di carica.

Tutti al Distretto la conoscevano, del resto sua madre aveva dato modo di parlare di lei in più occasioni.

Si chiese distrattamente se lei avrebbe dimostrato lo stesso caratterino.

- Mia cara, sei forse la figlia della nostra Johanna? –

Riley inarcò un sopracciglio con aria di sfida. – Me lo stai davvero domandando? Insomma, se non lo fossi stata non sarei certo stata estratta, no? –

La Capitolina parve non sapere bene come ribattere, perché puntò dritta verso l’urna.

Le parole di Riley erano vere e tutto il Distretto lo sapeva.

I figli dei Vincitori più problematici sarebbero tutti stati estratti, questa era l’unica cosa certa.

- E il baldo giovane che accompagnerà la bella Riley è … Jordan McCartney! –

La mano di Aiden scattò in aria ancora prima che pianificasse di farlo.

Tutti, ma non il suo fratellino.

- Aiden McCartney, mi offro Volontario! –

 

 

 

 

 

 

 

Distretto 8

 

 

 

Callista “Callie” Audrey Jacquard – 16 anni.


 

 

 

Callista trovò davanti a sé Nicholas non appena ebbe messo piede fuori dalla sua stanza.

Il cugino la osservò con attenzione, come se volesse leggerle dentro.

- Callie, credi che quest’anno toccherà a noi? –

- Non lo so, Nick -, ammise, - ma se così fosse immagino spetterà a noi portare avanti l’onore della famiglia. –

- Già … -

Non sembrava particolarmente convinto o contento della cosa, ma avrebbe fatto ciò che era giusto, di questo Callista era certa.

La loro famiglia contava nel Distretto, dopotutto suo padre era proprietario di una grande industria e sua madre era un’affermata stilista.

Era figlia di ex vincitori.

Ce l’aveva nel sangue l’arte di sopravvivere all’Arena.

- Tu non hai intenzione di offrirti Volontaria, vero? –

Scosse il capo, lasciando ondeggiare le lunghe ciocche perfettamente curate.

- Non essere ridicolo, certo che no. –

- Però non ti dispiacerebbe se fossi estratta. –

- Se fossi estratta farei il mio dovere e tornerei a casa da vincitrice. –

Nicholas non aggiunse altro, limitandosi ad affiancarla mentre uscivano di casa e raggiungevano la piazza del Campidoglio.

- Per quello che vale, Callie, spero che non ti estraggano – mormorò prima di raggiungere il resto dei ragazzi.

 

 

 

 

 

 

 

Derek Alan Morrison – 18 anni.


 

 

 

- Callista Jacquard! –

Derek vide il ragazzino accanto a lui, che doveva avere circa quattordici anni, sussultare udendo quel nome.

L’estratta invece ebbe una reazione completamente opposta.

Avanzò sicura, sorridendo una volta sul palco, come se fosse perfettamente a suo agio come Tributo.

Di sicuro non era una reazione che si vedeva spesso nel loro Distretto.

- È la cugina di Nicholas – gli spiegò Leonard, il suo fratellastro, la figlia del proprietario della grande industria ai margini del Distretto.

Annuì.

Sì, adesso aveva capito dove aveva già sentito quel cognome.

- E adesso il giovanotto. –

Non me.

Non me.

È un’edizione piena di figli di illustri ex vincitori, è come andare al macello.

- Derek Morrison! –

Questa volta a trasalire fu Leonard.

Lo sentì chiaramente mentre gli sfiorava il braccio, l’espressione a metà tra l’incredulo e lo spaventato.

- Derek … -

- Devo andare, Leo – mormorò gentilmente, spingendolo a mollare la presa sul suo braccio.

- Lo sai che ti voglio bene, vero? –

Sorrise.

- Lo so. –

Percorse i metri che lo separavano dal palco ripercorrendo mentalmente la situazione.

Aveva tre giorni d’allenamento, e lui non era certo un debole, e forse sarebbe riuscito a fare parte di una buona alleanza.

Magari non era tutto perduto.

Forse poteva ancora sopravvivere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Eccoci qui con la seconda parte della Mietitura. Dovrei riuscire a pubblicare la terza sabato o al più tardi domenica dato che mi manca solo la scheda del ragazzo dell’Undici. Come sempre spero di aver reso bene i vostri personaggi e vi invito a fare appunti o precisazioni laddove non foste soddisfatti della loro resa. Detto ciò, adesso che ho delineato con chiarezza le modalità di svolgimento della storia ho pensato di darvi una piccola visione d’insieme di come funzioneranno le cose (in particolare le sponsorizzazioni, le alleanze e le morti all’interno dell’Arena):

Alleanze è Nella scheda avete indicato il tipo di persona con cui il vostro OC potrebbe stringere alleanza. Quando saremo in prossimità del capitolo dedicato alle alleanze vi chiederò se avete preferenze particolari riguardo ai vari OC oppure se lasciate carta bianca a me (tenete presente che l’ultima parola l’avrò comunque io, ma dove possibile cercherò di assecondare le vostre richieste);

Sponsorizzazioni è Al termine di ogni capitolo dopo l’ingresso nell’Arena vi domanderò di inviarmi il nome dei vostri 5 preferiti (ovviamente non potete votare per il vostro OC). In base alla classifica di popolarità a ogni OC verrà attribuito un totale di monete che il creatore dell’OC potrà utilizzare come meglio crede (quindi sponsorizzando il proprio OC oppure un altro OC a sua scelta). Tra qualche capitolo vi fornirò un listino dettagliato dei “costi” degli oggetti che potrete spedire in Arena;

Morti è Al termine del capitolo dell’intervista vi chiederò di fornirmi una classifica dei 5 OC che vorreste vedere morti nel bagno di sangue e farò altrettanto ogni qualvolta si prospetti un capitolo in cui ci saranno delle morti. Perciò la sorte di questi ragazzuoli è interamente nelle vostre mani.

 

Per ora direi che è tutto.

A presto con la terza parte della Mietitura.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 4
*** La Mietitura III ***


La Mietitura III

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Distretto 9

 

 

 

Eloise Rose Walfard – 17 anni.


 

 

 

 

Eloise fece capolino nel salotto di casa loro, osservando sua madre.

La donna era seduta sul solito divano, nella medesima posizione in cui passava ormai intere giornate, lo sguardo perso nel vuoto.

Da quando prima suo padre e poi Erik erano morti era diventata completamente assente ed Eloise aveva dovuto imparare a prendersi cura di sé da sola.

Tuttavia quello era il giorno della Mietitura e sperava che almeno in quell’occasione le avrebbe detto più di due parole in croce.

- Mamma? –

Nessun cenno.

- Mamma? – chiamò, decisamente più forte di prima.

Questa volta la donna si voltò verso di lei.

- Sì? –

- Io sto uscendo per andare alla Mietitura. –

- D’accordo. –

- Sei sicura di non voler venire? –

- No. –

Tornò a voltarsi dall’altro lato, perdendo interesse per ogni cosa.

Da quando Erik era morto durante il bagno di sangue della sua edizione sembrava che le cose fossero peggiorate ancora di più.

Chiuse la porta dietro di sé.

Era appena arrivata in piazza quando venne attirata da una ragazzina che non voleva separarsi dai suoi genitori.

La vide allontanarsi solo dopo che i suoi genitori l’ebbero abbracciata e l’ebbero rassicurata che non le sarebbe successo nulla di male.

Se le cose fossero andate diversamente forse avrebbe potuto essere lei quella ragazzina rassicurata dalla vicinanza della famiglia, considerò mentre si univa al resto delle ragazze osservando la Capitolina che sceglieva il foglietto con il nome femminile.

- Lucy Philsbury! –

L’urlo a qualche passo da lei le annunciò che si trattava proprio della ragazzina che non voleva separarsi dalla sua famiglia.

Vide i suoi genitori coprirsi il volto con le mani, disperati, mentre i Pacificatori si avvicinavano verso di lei per scortarla fino al palco.

Quella quattordicenne aveva una famiglia che l’amava, persone a cui sarebbe mancata.

Lei no, non più.

Ormai era completamente sola.

Fu questo che la spinse ad agire.

- Mi offro volontaria! –

 

 

 

 

 

 

Asher Alexander Parker – 15 anni.


 

 

 

 

Emise un respiro di sollievo quando vide che né Allison né Amelia erano state estratte.

Forse anche per quell’edizione la loro famiglia non avrebbe dovuto preoccuparsi di nulla. Forse per una volta la fortuna era davvero a loro favore malgrado i suoi genitori avessero accolto la notizia di quella quarta edizione con forte preoccupazione visto il ridotto numero di figli di ex vincitori.

- Distretto Nove, dopo questa coraggiosa volontaria, veniamo al vostro tributo maschile … Asher Parker! –

Impiegò qualche frazione di secondo a realizzare che si trattasse effettivamente di lui, ma quando udì Amelia scoppiare a piangere ne ebbe la conferma definitiva.

Sì, era proprio di lui che stavano parlando.

Incespicò sui suoi passi mentre si dirigeva verso il palco, impiegando qualche istante più del dovuto per salire gli alti gradoni.

Se avesse dato prova del suo consueto essere impacciato avrebbe fatto una figuraccia davanti a tutta Panem e si sarebbe immediatamente attaccato sulla schiena un bersaglio gigantesco per i tributi più agguerriti.

Prese posto accanto alla Capitolina, tormentandosi nervosamente le mani mentre la telecamera zummava per fargli un bel primo piano.

Fantastico, proprio il genere d’attenzione non richiesta che lo metteva tremendamente in imbarazzo.

Pregò di non essere arrossito mentre la Capitolina esortava gli abitanti del Distretto ad applaudire per loro.

 

 

 

 

 

 

 

Distretto 10

 

 

 

 

 



Juanita De Santos – 25 anni.


 

 

 

 

Juanita era ben consapevole delle occhiate che riceveva mentre era lì, tra le fila delle figlie dei vincitori, ma rimase stoicamente impassibile continuando a fissare dritta davanti a sé.

Sapeva delle voci che giravano sul suo conto.

La vedova inconsolabile.

La strega nera.

Erano solo due dei nomi con cui veniva più frequentemente appellata, ma non le importava.

Quegli sciocchi non capivano e lei, da quando suo padre era morto e lei si era autoimposta il voto del silenzio, non perdeva tempo a spiegare loro perché facesse ciò che faceva.

- Distretto Dieci, senza indugiare oltre, veniamo all’estrazione del vostro tributo femminile … Juanita De Santos! –

Sentì chiaramente le sue vicine sospirare sollevate.

Dopotutto lei non sarebbe certo mancata a nessuno lì al Distretto, anzi era altamente probabile che avrebbero gioito della sua morte.

Dal canto suo quell’estrazione non era altro che l’ennesima prova alla quale il suo Signore la sottoponeva.

E come tale l’avrebbe affrontata con tutta la compostezza di cui era capace.



 

 

 

 

Patton Powell – 15 anni.


 

 

Patton attese che la Capitolina realizzasse che era completamente inutile porre domande a Juanita perché non avrebbe mai aperto bocca per risponderle e si dirigesse verso l’urna contenente i nomi dei ragazzi del Distretto.

Fu allora che fece la sua mossa, ancora prima che la donna avesse modo di estrarre il foglietto con su scritto il nome del giovane.

- Mi offro volontario! –

Si fece largo tra i suoi compagni, sorridendo con l’aria compiaciuta di chi stava finalmente trovando il modo di mettere in mostra il suo potenziale, e salì sul palco ancora prima che la Capitolina potesse realizzare quello che stava effettivamente accadendo.

Le sottrasse abilmente il microfono dalle mani, presentandosi da solo.

- Patton Powell, quindici anni e volontario per il Distretto Dieci, tenetevi bene a mente questo nome gente perché lo sentirete spesso! –

La Capitolina ridacchiò.

- Bene, sembra che abbiamo un volontario esuberante. –

- Esuberante, tenace e pronto a tutto -, confermò sorridendo compiaciuto, - perciò state pur certi che voi di Capitol assisterete a uno spettacolo con i fiocchi! –

- Molto bene, veramente molto bene. Distretto Dieci, un bell’applauso per i vostri Tributi! –

 

 

 

 

 

Distretto 11

 

 

 

 

Kainene Mae Lightsong – 18 anni.


 

 

 

Kainene si voltò verso suo padre, stando attenta a non lasciar cadere l’ombrellino con il quale si stava proteggendo dai raggi del sole.

Fin da piccola era stata abituata a girare con quello strumento per proteggere la pelle delicata a causa dell’albinismo dal quale era affetta, e con il tempo aveva persino imparato a non prestare attenzione agli sguardi incuriositi dei suoi coetanei.

Non aveva mai frequentato la scuola pubblica né aveva stretto amicizie con i suoi coetanei, essendo impossibilitata a passare troppo tempo alla luce.

Eppure ciò le aveva permesso di stringere amicizia con gli ex vincitori che di tanto in tanto passavano per casa sua e l’aveva portata a legarsi molto a suo padre.

Omar aveva sempre pensato, infatti, che a causa della sua condizione Kainene fosse quella tra i suoi tre figli a necessitare di una preparazione migliore e più assidua per poter sperare di sopravvivere qualora si fosse trovata all’interno dell’Arena.

E sembrava proprio che avesse avuto ragione fin dal principio perché quando la Capitolina estrasse il foglietto il nome che lesse fu il suo.

- Kainene, mia cara, raggiungici sul palco. –

Avanzò lentamente, non fissando dritta davanti a sé per evitare che la luce troppo intensa le ferisse gli occhi.

Prese posto accanto alla Capitolina, cercando lo sguardo di suo fratello e scuotendo appena il capo.

Aveva già parlato della cosa con Amir e lo aveva pregato di non offrirsi volontario se fosse stata estratta.

Non importava quanto desiderasse provare a proteggerla, i loro genitori non avrebbero sopportato l’idea di perdere due figli.

 

 

 

 

 

Farad Henry Blushweaver – 23 anni.


 

 

 

 

Farad conosceva di vista Kainene e, sebbene tra loro non fosse mai nata un’amicizia né avessero intrattenuto una conversazione, dovette ammettere che c’era del coraggio nel modo in cui quella ragazza già tanto provata dalla vita affrontava un evento infausto come l’essere sorteggiata nell’Arena.

Era già difficile per una persona in piena salute, non osava nemmeno immaginare come fosse per qualcuno che non poteva neppure esporsi liberamente alla luce del sole senza risentirne.

- Chi sarà ad accompagnare la nostra damigella all’interno dell’Arena? –

La Capitolina rovistò tra i nomi nell’urna maschile, scegliendone uno dopo quella che a Farad parve un’attesa infinita.

- Farad Blushweaver! –

Strinse i pugni, cercando di sfogare in quel modo la rabbia e la tensione, e s’impose di mantenere la calma senza lasciarsi andare a scenate o reazioni sterili.

Le cose stavano così, non gli restava che accettarlo.

Arrabbiarsi non avrebbe cambiato assolutamente nulla.

Salì sul palco, rimanendo il silenzio e fissando la telecamera nella speranza che la sua furia per quell’ingiustizia nei confronti di tutti loro trapelasse dal suo sguardo.

 

 

 

 

 

 

Distretto 12

 

 

 

Rose Mellark – 19 anni.


 

 

 

 

Rose incrociò lo sguardo di Ryan non appena uscì di casa e avanzò verso di lei.

Le iridi chiarissime erano il ritratto di quello che si agitava nel profondo del suo cuore.

C’era solo una persona capace di ridurlo in quello stato: Haymitch, suo padre.

- Un’altra volta? –

Il ragazzo annuì appena, sporgendosi affinchè lo prendesse sottobraccio.

Sapeva che Effie non sopportava l’idea di vederli litigare, perciò immaginò che quel comportamento da segreto di stato fosse stato messo in atto per essere certo che sua madre non sentisse quello che le stava per dire.

- Ha passato la nottata a bere, questa mattina non si reggeva quasi in piedi. –

Il problema con l’alcol era conosciuto in tutto il Distretto, ma Rose non si sentiva di biasimarlo in quella particolare circostanza.

L’idea che uno di loro finisse nell’Arena era abbastanza sconvolgente da toccare un uomo che nella vita era stato costretto a incassare già molto da Capitol.

- Ryan, non sappiamo nemmeno se oggi torneremo a casa, non credo che sia il caso che tu discuta con tuo padre. –

- Lo so, ma non sopporto di vederlo in quello stato. –

- Ryan – insistè, inarcando un sopracciglio e fissandolo dal basso verso l’alto.

Sbuffò leggermente, scrollando le spalle.

- D’accordo -, cedette, - gli andrò a parlare prima della Mietitura. Certo che sei dannatamente testarda. –

- Più che altro direi determinata a farti comportare bene –, replicò ironica, - Ti aspetto qui mentre vai da lui. –

 

 

 

 

 

 

Ryan Abernathy – 19 anni.






 

 

Vide sua madre avanzare verso l’urna femminile.

A chi non la conosceva doveva sembrare la solita Effie, spumeggiante ed esuberante, ma lui che la conosceva come le sue tasche riusciva chiaramente a vedere le labbra che si sforzavano di non tremare mentre inseriva la mano nell’urna e sceglieva il foglietto.

La vide tradire la tensione tentennando nell’aprire il sigillo del foglietto.

- Il tributo femminile per quest’edizione è … Rose Mellark – la voce si spezzò leggermente mentre lasciava vagare lo sguardo verso Katniss e Peeta come a volersi scusare per quell’infausto sorteggio.

La Ghiandaia fissava dritta verso la telecamera come se non avesse minimamente sentito l’annuncio e Peeta cercava di mantenere un’espressione altrettanto distaccata.

Non avrebbero dato modo a Snow di capire quanto la cosa li stesse ferendo, non gli avrebbero dato anche quella soddisfazione.

Ryan spostò lo sguardo sull’avanzata della sua migliore amica.

Rose salì i gradini con una certa rigidità e strinse piano la mano che Effie le porse prima di prendere il suo posto.

Le iridi chiare fissavano dritto davanti a lei, nell’evidente tentativo di non incrociare lo sguardo dei suoi genitori.

Ryan sapeva che sarebbe crollata se li avesse visti abbattuti.

Stava cercando di essere forte più per i suoi cari che per se stessa.

- Il tributo maschile, Distretto Dodici è … -

Prima ancora che avesse modo di leggere il nome, Ryan fece un passo avanti attirando l’attenzione su di sé.

Si era ripromesso di proteggere sempre e comunque Rose.

E anche se non sarebbe stato al Distretto ma dentro all’Arena non aveva alcuna intenzione di disattendere quella promessa.

- Io, Ryan Abernathy, mi offro Volontario. –

Salì sul palco, ignorando lo stupore collettivo, e guardò sua madre solo quando le era ormai accanto.

Gli occhi di Effie erano sgranati e velati dalle lacrime.

L’abbracciò, stringendola a sé, e poi tornò al suo posto.

Fece scivolare la mano in quella di Rose e intrecciò le dita alle sue, alzando il braccio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Eccoci come promesso con la terza parte della Mietitura.

Credo che orientativamente dovrei riuscire ad aggiornare due volte alla settimana (lunedì e venerdì) ma non è escluso che riesca a pubblicare anche tre volte (nel qual caso il terzo giorno sarebbe il mercoledì) ma ovviamente non prometto nulla xD

Mi èstato fatto notare che la foto di Arcturus nel precedente capitolo non lo rappresentava al meglio perciò qui sotto vi lascio un’immagine più adatta.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

Arcturus “Artù” Black – 25 anni, Distretto 5

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Capitolo 5
*** Addii e partenze ***


Addii e partenze

 

 

 

 

Distretto 1

 

 

 

 

 

Seguì il Pacificatore fin dentro la stanzetta allestita all’interno del Campidoglio, guardandosi attorno in attesa che i suoi visitatori si facessero avanti. Passò qualche istante prima che la porta si aprisse nuovamente, facendo entrare sua zia Jewel che teneva per mano la giovane Jade. Topaz e Ruby camminavano dietro di loro e a chiudere la fila pensava lo zio Mitchell. Il cugino le fu subito accanto, protendendo le braccia verso di lei e accettò di buon grado l’abbraccio in cui la strinse, rilassandosi nella sua presa.

- Lo so che l’avevi ripetuto spesso negli ultimi giorni, ma non ci ho creduto finchè non ti ho visto offrirti. –

- Dovresti saperlo che quando dico qualcosa la porto fino in fondo. –

- Razza di testarda con manie suicida – la rimbrottò, ma le scompigliò affettuosamente le ciocche dorate, - Quantomeno cerca di vincere e tornare qui il prima possibile. –

- Sì, immagino che se lo chiedo abbastanza gentilmente il resto dei Tributi si farà fuori con molta più rapidità – scherzò.

- Topaz, non monopolizzarla, abbiamo solo cinque minuti – protestò Ruby, spintonando via il fratello maggiore e abbracciandola a sua volta.

Il suo abbraccio fu morbido e profumato al contrario di quello ruvido e cameratesco di Topaz.

Del resto Ruby era sempre stata quella più dolce e affettuosa del loro quartetto, seguita a ruota dalla piccola Jade che adesso scalpitava per gettarle le braccia al collo.

- La mamma e il papà dicono che potrò guardarti solo fino a che sarai a Capitol –, sbuffò contrariata, - perché sono troppo piccola per seguire i Giochi in diretta. –

- Hanno ragione, terremoto. Non è uno spettacolo adatto a una bambina. –

- Ma io ho già sei anni, vado a scuola, sono grande. –

- Allora immagino che dovrai essere ancora più grande. –

Jade sbuffò, ma non aggiunse altro e cedette il posto a suo padre.

Lo zio Mitchell le baciò la fronte con un sorriso stentato.

Non era certo un mistero che disapprovasse, ma non avrebbe detto nulla … non quando poteva essere l’ultima volta in cui si vedevano.

Alla fine venne il turno della zia Jewel.

La donna la strinse forte a sé, mormorandole all’orecchio: - Se la trovi all’interno dell’Arena fa quello che devi … vendicala. –

 

 

 

 

*

 

 

 

Libero accettò l’abbraccio della nonna, dandole un leggero colpetto sulla spalla quando la sentì tremare nella sua stretta.

- Mi ricordi così tanto tuo padre. Questo giorno è come una sorta di infausto dejavù. –

- Sciocchezze. Lucas è riuscito a vincere la sua edizione e il ragazzo ha ricevuto un addestramento alla pari di qualsiasi altro ragazzo del Distretto. Dovrà solo dimostrare quanto valgono gli Howard – intervenne Edward Howard, scrutando la moglie e il nipote con il consueto piglio serio e composto.

- Ovviamente, figurarsi se dovesse accadere il contrario – lo rimbeccò Libero, fissandolo sfrontatamente dritto negli occhi, ma come al solito suo nonno non diede alcun segno di voler cogliere la sua provocazione.

- Dovrai allearti con il resto dei Favoriti, ovviamente, è il modo migliore per dimostrare che sai il fatto tuo e che sei degno di stare con i combattenti migliori. –

Libero non disse nulla, continuando ad ascoltare in silenzio le istruzioni di suo nonno.

Figurarsi se si sarebbe lasciato sfuggire quell’occasione per rimarcare che lì la sua parola era legge.

- I ragazzi del Due vorranno provare a guidare l’alleanza, ma dovrai importi e … –

- Non ho intenzione di prendere ordini da nessuno – lo interruppe.

Su questo era categorico.

L’alleanza andava bene, perché sopravvivere all’Arena diversamente sarebbe stato altrimenti quasi impossibile, ma le decisioni all’interno dell’alleanza avrebbero dovuto essere prese di comune accordo.

Poi il leader formale avrebbe potuto essere chi più preferiva, a lui non interessava ricoprire quella carica.

- Bene, vedo che almeno su questo siamo d’accordo. Coraggio Mira, il nostro tempo è finito e il ragazzo deve partire. –

 

 

 

 

*

 

 

 

Opal scambiò un’occhiata con Brenn mentre i loro Tributi salivano sul treno e si accomodavano sui divanetti, inarcando solo un pizzico il perfettamente curato sopracciglio castano chiaro quando si soffermò sulla differenza d’età tra i due.

Sperava solo che riuscissero ad andare d’accordo malgrado i nove anni che li separavano oppure far funzionare quell’alleanza sarebbe stato molto più complicato.

Decise di rompere il silenzio, accavallando le lunghe gambe affusolate e allontanando una ciocca dal volto.

- Voi due vi conoscevate già? –

- No, credo che me lo ricorderei se ci fossimo già presentati – replicò Libero, soffermandosi per una manciata di secondi sul volto della ragazza accanto a lui.

- Di lui so solo che è il nipote del sindaco – confermò Emerald, studiandolo a sua volta.

- Bene, quindi dovrete partire da zero in questi giorni. Per certi versi è meglio, se non altro non ci sono antipatie pregresse. I tributi dello scorso anno sono stati veramente sfiancanti – sospirò, aggrottando la fronte contrariata.

Brenn si inserì nella conversazione.

- Posso chiederti perché ti sei offerta? –

Emerald scrollò le spalle. – Non so ancora se i miei piani siano andati a buon fine, ma la speranza era d’incontrare la figlia di Johanna Mason e ricambiarle il favore. –

I Mentori si scambiarono l’ennesima occhiata complice.

- Abbiamo già visionato le Mietiture e le abbiamo registrare per voi … Riley Mason è il Tributo femminile del Distretto Sette – le confermò Brenn.

Emerald si lasciò ricadere contro lo schienale della poltrona, un accenno di sorriso sul volto.

Bene, almeno tutta quella storia non sarebbe stata un vano sacrificio.

- Io avrei una domanda -, intervenne Libero, - come vi dividerete per l’occuparvi di noi? –

- Io voglio lei –, decretò all’istante Opal, - credo che si adatti meglio all’idea che ho in mente per quest’edizione. Il piccoletto puoi prendertelo tu. –

- Come, prego? –

Brenn battè una mano sulla spalla di Libero, scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo come a invitarlo a lasciar perdere ogni discussione.

- Opal non ha il filtro tra ciò che pensa e ciò che dice -, gli spiegò, - perciò tu limitati a ignorarla. –

- Se non altro non dovrò sopportarla per molto. –

Brenn sorrise.

- Già, ragazzo fortunato. –

 

 

 

 

 

 

 

Distretto 2

 

 

 

 

Quando i suoi genitori e i fratellastri ebbero lasciato la saletta Amber attese pazientemente che si aprisse nuovamente, mostrando il profilo di un ragazzo alto e magro dai capelli biondo platino e le iridi azzurro intenso.

Titus.

Sorrise quando avanzò verso di lei, lasciandosi stringere e alzandosi in punta di piedi per andargli incontro quando si chinò a baciarla.

- Hai messo su uno spettacolo niente male sul palco. –

- Oh, è stato più facile di quanto avessi pensato, i Capitolini tendono a commuoversi per un nonnulla – replicò con tono affettato, sorridendo di rimando.

- Credi che il tuo compagno l’abbia bevuta? –

Si strinse nelle spalle.

- Non ne ho idea. Sembra il classico belloccio forzuto, ma non credo che sia uno stupido o uno sprovveduto. –

- Beh, le alleanze non devono certo durare per sempre – osservò Titus.

Sul bel volto della ragazza si dipinse un sorriso pragmatico.

- Già, non devono. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Cassian spostò lo sguardo da sua madre ai suoi fratellastri.

Il suo patrigno non era venuto a salutarlo; non che se lo fosse aspettato, dal momento che sua madre non faceva che paragonarlo a Brutus.

Supponeva che per un uomo non fosse facile vivere con una donna che si amava moltissimo e che continuava a pensare al defunto marito ogni qualvolta in cui posava lo sguardo sul figlio.

- Hector non … -

- Non fa nulla, mamma -, la interruppe sorridendole, - non mi aspettavo di trovarlo qui. –

L’abbracciò, chinandosi a baciarle entrambe le guance.

- Lo sai che non sono affatto d’accordo con questa cosa che stai facendo – lo redarguì.

- Sei stata tu a dirmi che per papà i Giochi erano importanti. –

- E vorrei non averlo mai fatto, almeno non ti saresti convinto dell’idea di doverti offrire a un’edizione della memoria per assecondare quelli che avrebbero potuto essere i suoi desideri. –

- Starò bene, non hai nulla di cui preoccuparti. –

- Lo spero … ti lascio salutare i ragazzi, stanno scalpitando. –

Lo strinse un’ultima volta e poi fece venire avanti Orion.

Il maggiore dei suoi fratellastri, di diciassette anni, gli porse il braccio per scambiare un saluto cameratesco.

- Tu vincerai, Cas. Sei il più forte di tutti quelli del Distretto, se non ce la fai tu allora non ce la farà nessuno. –

- La forza a volte non è tutto. –

- Ma … -

- Le alleanze esistono per questo, Orion. Bisogna giocare d’astuzia e compensare quello in cui non si è abili. Aloysius era convinto di vincere da solo l’anno scorso e hai visto che fine ha fatto. –

Ucciso dalla ragazza del Cinque, abbastanza furba da coglierlo di sprovvista.  

Orion annuì, permettendo poi a Tristan di farsi avanti con la sua consueta andatura zoppicante dovuta alla poliomielite che l’aveva colpito da neonato e che l’aveva lasciato con la gamba sinistra praticamente inutilizzabile e che gli aveva valso anni di prese in giro dai suoi compagni, nonché l’appellativo di “signor ranocchio” che veniva spesso accompagnato da sgambetti che finivano puntualmente per farlo rovinare a terra.

Il quattordicenne ignorò il braccio teso e gli gettò le braccia al collo, stringendolo forte a sé finchè non sentì le braccia di Cassian chiudersi attorno a lui.

Fu allora che parlò, con il suo solito tono di voce basso e vagamente incerto.

- Come farò senza di te in questi giorni? –

- Se qualche idiota di scuola torna a darti il tormento pareggerò i conti quando tornerò al Distretto. –

Tristan annuì, sorridendo mestamente.

- So che lo farai, hai sempre protetto me e Orion. –

- E lo farò ancora per parecchi anni, non vi libererete così facilmente di me. –

 

 

 

 

*

 

 

 

Enobaria attese finchè entrambi i suoi Tributi non ebbero preso posto sul divano di fronte a lei.

- Non dovrebbero essere due i Mentori? – domandò Amber, guardandosi attorno alla ricerca della sua controparte maschile.

- Dovrebbero -, convenne, - ma io non lavoro più in coppia da venticinque anni. Perciò credo proprio che dovrete accontentarvi di me. –

Amber parve voler fare qualche altra domanda, ma alla fine chiuse la bocca e attese pazientemente che la donna dai denti di squalo riprendesse la parola.

- Conosco già Cassian e so cosa è in grado di fare, mentre di te ho solo i resoconti dei preparatori dell’accademia. Qual è la tua specialità, a parte la recitazione? –

La ragazza trasalì, colta di sorpresa, facendo ridere Cassian.

- Credevi seriamente che ci fossimo bevuti quella sceneggiata? Non che tu non sia un’ottima attrice -, riconobbe, - ma nessuno al Due si esporrebbe in quel modo se fosse davvero innocente e indifeso. Sarebbe come appendersi un cartello con scritto “sono l’anello debole dell’alleanza”. –

Amber smise di fingere di non sapere di cosa stessero parlando e replicò, glaciale.

- Alleanza? Non mi sembra che io abbia accettato di farne parte. –

- Ascolta, principessa dei ghiacci, per quanto me ne frega puoi anche andartene per la tua strada però se pensi che te lo chiederò per favore o che supplicherò allora scendi dal piedistallo. Non sai fare nulla che io non sappia fare, cerca di mettertelo bene in testa. –

Enobaria sbuffò.

Fantastico, quei due si sarebbero saltati alla gola prima ancora di arrivare a Capitol.

Amber tentennò per un istante.

- Non ho nemmeno detto di non volere un’alleanza. Sto semplicemente ponderando e non mi piace essere data per scontata – disse, cambiando immediatamente tono e provando con un approccio più gentile e rilassato.

Cassian roteò gli occhi.

Se quella biondina sperava d’incantarlo non era mai stata più in errore di così.

- Bene, allora lascia che sia estremamente chiaro anche io. Se fai parte dell’alleanza dei Favoriti e provi a giocare qualche scherzo ti spezzo il collo senza pensarci e me ne frego se questo mi porta a perdere sponsor o un componente dell’alleanza. Sono stato abbastanza chiaro? –

- Non ti piacciono i manipolatori. Cristallino. –

 

 

 

 

 

Distretto 3

 

 

 

 

Charity attese pazientemente che sua madre sciogliesse l’abbraccio in cui l’aveva stretta e si avvicinò alla sedia a rotelle del padre, chinandosi su di lui e abbracciandolo.

Si tennero stretti a lungo.

- Ricordati sempre di usare la testa quando sarai lì dentro – le sussurrò, le iridi scure leggermente lucide.

Annuì.

Non lasciarsi guidare dalle emozioni, cercare di rimanere saldi e lucidi, utilizzare al meglio tutto quello che l’Arena le avrebbe messo a disposizione.

Ricordava tutti i consigli che suo padre le aveva tramandato quando era adolescente e il rischio dell’Arena era sempre dietro l’angolo.

- Sì, ho memorizzato tutti i tuoi consigli. –

- Per noi è il momento di andare, ma hai ancora una visita. Sta aspettando qui fuori. –

Abbracciò nuovamente entrambi i genitori, osservandoli uscire e attendendo pazientemente la sua ultima visita.

Klein fece capolino, scortata da un Pacificatore che le richiuse la porta alle spalle.

La sua migliore amica le venne immediatamente incontro, abbracciandola.

- Non riesco a credere che sia toccato davvero a te – mormorò.

- Immagino fosse la scelta più plausibile tra tutte le figlie di ex vincitori. –

- Credi che le estrazioni siano state manipolate? –

Charity annuì, tenendo a sua volta la voce bassissima.

- Sì e se tutti i figli degli ex ribelli sono dentro allora ne avrò la prova. Non è statisticamente possibile che tutti siano stati così sfortunati da essere estratti, non importa quale calcolo probabilistico si effettui. –

- Non mi sorprenderebbe affatto. –

- Già, ma immagino che nonostante le probabilità siano a mio sfavore non sia detta ancora l’ultima parola. Nessuno avrebbe scommesso sulla vittoria di mio padre alla sua edizione eppure ce l’ha fatta. –

- E ce la farai anche tu, lo so. –

 

 

 

*

 

 

 

Luke sgranò gli occhi alle parole del padre, incredulo.

- Puoi ripetere? –

- Ho detto che dovresti trovare il modo di sfruttare le tue abilità all’interno dell’Arena, perché puoi stare certo che la figlia di Latier lo farà. Avete l’intelligenza dalla vostra ed è un’arma temibile tanto quanto la forza bruta – ripetè Newton, mentre sua moglie annuiva alle sue parole.

- Già, ma a meno che l’Arena non sia un campo virtuale dubito che le mie abilità di hacker possano essere utili. –

- Quelle di hacker no … non nel senso stretto del termine -, convenne l’uomo, - ma prova a pensare a quali implicazioni potrebbero avere in una realtà creata tecnologicamente. Tutto all’interno dell’Arena è creato e manipolato dai programmi degli Strateghi. –

- E non è escluso che tu possa trovare il modo di sfruttare la manipolazione elettronica a tuo favore – concluse sua madre.

- Se riuscissi a trovare una falla nel sistema … -

- Potresti sfruttarla a tuo vantaggio. –

Luke annuì, titubante.

- Sì, ma l’ultima volta che qualcuno ci ha provato è finita male. –

Anche se male avrebbero dovuto essere un vero e proprio eufemismo, perché quando Beetee Latier aveva scoperto il trucco della Cupola e la Ghiandaia aveva agito di conseguenza la vendetta di Capitol era stata tremenda.

- Ed è esattamente per questo che non penseranno che qualcun altro sia pronto a correre il rischio. –

Già, aveva senso.

- Sei già costretto a sfidare la sorte, fallo in ogni sua forma, figliolo – asserì la madre, stringendolo a sé per l’ultima volta prima che il Pacificatore si affacciasse e annunciasse loro che il tempo a disposizione per i saluti era terminato.

 

 

 

 

*

 

 

 

Charity ruppe il silenzio che aleggiava nello scompartimento del treno, rivolgendo un’occhiata incuriosita all’indirizzo del loro Mentore, un uomo sulla trentina poco più alto di un metro e settanta e con una vistosa protesi al braccio sinistro.

- D’accordo, visto che nessuno lo dice lo faccio io. Quale strategia ci consigli di attuare all’interno dell’Arena? –

Matthew si raddrizzò, osservandola come se avesse appena fatto la migliore domanda che avesse mai sentito.

- La strategia migliore che possa esistere è quella di essere se stessi. Non cercate di eguagliare gli altri Tributi né di spacciarvi per quello che non siete, sfruttate le vostre abilità per emergere tra gli altri e salvarvi la vita. –

- Anche perché francamente dubito che potremmo eguagliare dei veri combattenti – considerò Luke, pensieroso.

- Nessun Tributo del Tre nasce come combattente, ma voi avete la vostra mente e quella è la cosa più potente che ci sia. Ma veniamo alle alleanze, avete già in mente di che tipo di persona potreste fidarvi? –

- Voglio qualcuno di affidabile, che non mi pugnali alle spalle alla prima occasione – disse Charity.

- Ragionevole, magari potremmo puntare su qualche Tributo dei Distretti minori. –

- Io invece preferisco stare da solo. Non sono un granchè con il gioco di squadra … sempre che tu non ritenga che sia controproducente – concluse Luke.

- Non è necessariamente controproducente, ma è una situazione da sfruttare al momento giusto e nel modo più consono. Ci lavoreremo su, ma il consiglio che mi sento di darvi è di non sottovalutare gli stand di sopravvivenza; la maggior parte dei Tributi lo fa, presi dalla smania di imparare a combattere, ma la natura uccide tanto quanto l’uomo. –

 

 

 

 

 

Distretto 4

 

 

Ayla trascinò nervosamente il piede contro il pavimento mentre sua madre singhiozzava e suo padre la fissava con aria seria.

- Non sono pronta a perdere un altro figlio. –

 - Non mi perderai, mamma. Posso farcela. –

Suo padre sbuffò, attirando la sua attenzione.

- Non riesco proprio a capire come tu possa essere convinta di vincere sul serio. Sei una brava nuotatrice, ma non hai doti da guerriera tali da poterti assicurare al cento per cento la vittoria. –

- Nessuno può farlo. –

- Tuo fratello avrebbe potuto -, la corresse, - se non fosse stato tradito dal suo alleato. –

- A me non succederà. –

L’uomo sbuffò incredulo per l’ennesima volta.

- Ho visto come guardi Odair, lo ha visto praticamente tutto il Distretto. Per quel ragazzo sarà fin troppo facile manipolarti. –

- Sebastian non lo farebbe mai, non è quel tipo di persona! –

- Nell’Arena la gente cambia, diventa disposta a fare cose che in condizioni normali non farebbe mai. –

Incassò il colpo, serrando la mascella a quelle parole.

- Cambierai idea quando mi vedrai tornare da vincitrice. –

 

 

 

 

*

 

 

 

Sebastian strinse a sé Christine per l’ennesima volta, asciugandole le lacrime che le correvano lungo le guance.

- Coraggio, Chrissie, ti sta colando tutto il trucco. Che dirà il ragazzo su cui vuoi fare colpo se ti vede così? –

La sorella emise un buffo suono a metà tra un singhiozzo e una risata.

- Sei proprio uno scemo, Bas. –

- Io preferisco definirmi fantastico -, la contraddì sorridendo, - non sono forse il miglior fratello maggiore che si potrebbe desiderare? –

Questa volta Christine scoppiò a ridere sul serio.

- Stai dicendo tutte queste cretinate solo per farmi ridere, vero? –

Annuì, chinandosi a guardarla negli occhi.

- Ascoltami, Chrissie. La mamma potrebbe non reggere la tensione e papà sarà con me come Mentore perciò non potrà prendersi cura di lei. Spetterà a te assicurarti che stia bene e gestirla nel caso avesse una delle sue crisi. –

- Mi prenderò cura di lei – assicurò.

- Lo so che lo farai, sei molto in gamba. –

- Anche tu sei in gamba, Bas. Abbastanza in gamba per uscire da quella maledetta Arena, perciò sappi che ti aspetto a casa tra al massimo due settimane. –

Le scompigliò i capelli.

- Farò del mio meglio, nanerottola. –

 

 

 

 

*

 

 

 

Sebastian sorrise alla ragazza seduta sul divano prima di raggiungerla e porgerle uno dei bicchieri d’acqua che aveva trovato nella piccola cucina del treno.

- Non sapevo cosa bevessi perciò ho optato per la cosa con cui non si sbaglia mai. –

Ayla accettò il bicchiere, sorridendo di rimando.

- Ottima scelta, ne avevo bisogno. –

- Già, questa storia ha scosso un po’ tutti. –

- Come è avere tuo padre come Mentore? –

Sebastian si strinse nelle spalle, giocherellando con il braccialetto di corda che portava al polso.

- Alcuni potrebbero vederlo come un gran vantaggio, ma per me è solo fonte di stress. Credo che Snow si divertirà moltissimo nel vedere mio padre rodersi il fegato mentre sono nell’Arena, mi ha sempre detto che per i Mentori è difficile assistere ai Giochi dei loro Tributi perché se muoiono se ne sentono responsabili e si domandando se non avessero potuto prepararli meglio. –

Annuì.

- Per quel che vale, sono certa che tuo padre farà un lavoro magnifico con entrambi. –

Le rivolse un sorriso un po’ spento, ma sincero.

- Dovresti dirglielo appena ci raggiungerà, lo tirerebbe su di morale. –

- Lo farò – assicurò.

 

 

 

 

 

Distretto 5

 

 

 

 

Quando la porta si aprì per l’ennesima volta Ivy vide che i suoi genitori avevano lasciato il posto ad Alexandra.

Si corsero incontro, abbracciandosi, e quando si furono separati Alexandra le rivolse un’occhiata preoccupata.

- Non avresti dovuto farlo, non ti saresti dovuta offrire. –

- I tuoi genitori hanno già perso un figlio, gli sei rimasta solo tu. E poi sei la mia migliore amica, non sarei mai riuscita a guardarti nell’Arena. –

- Non ci riuscirò nemmeno io. –

Ivy l’abbracciò di nuovo.

- Promettimi solo che se non dovessi farcela vivrai per entrambe al meglio che si possa. –

Alexandra annuì.

- Lo prometto, ma tu giura che cercherai in tutti i modi di tornare a casa. –

- Lo giuro – affermò risolutamente.

 

 

 

*

 

 

 

Abbracciò Clara, tenendola stretta a sé come se ne andasse della sua stessa vita. Ed in effetti era proprio così che si sentiva. Sapeva che Diana sarebbe stata un’ottima figura per la sua bambina e che sarebbe riuscita a essere una zia, una madre e persino un padre esemplare.

Eppure non riusciva a lasciarla andare, consapevole che quella avrebbe potuto essere l’ultima volta che l’avrebbe vista.

- Papà, perché devi andartene? –

- Purtroppo è una regola, ma tornerò prima ancora che tu possa accorgertene. –

- Davvero? –

- Certo, ti ho mai detto una bugia? –

La piccola scosse il capo. – Allora io e la zia Diana ti aspettiamo a casa. –

Annuì, lasciandola andare e stringendo questa volta sua sorella.

- Occupati di lei. –

- Come se fosse figlia mia – assicurò, baciandogli la guancia, - tu non preoccuparti di altro se non di vincere. Clara ha già perso una madre per colpa dei Giochi, non deve perdere anche un padre. –

- Farò il possibile. E poi devo chiederti un’altra cosa … -

- Non guarderà i Giochi, non importa quanto mi chiederà di farlo – lo anticipò.

- Bene, non sopporterei di sapere che sta assistendo a quello che mi succede e se … -

Se fosse morto Clara non avrebbe dovuto assistere.

Non lo disse, ma sua sorella annuì come se avesse compreso perfettamente.

Avevano sempre viaggiato sulla stessa lunghezza d’onda.

 

 

 

 

*

 

 

Arcturus osservò la donna di fronte a lui e alla sua compagna di Distretto. Aveva capito che fossero madre e figlia fin dal momento della Mietitura, ma supponeva che non fosse una cosa poi così assurda dal momento che non erano certo molti i vincitori nel Cinque.

E poi ammirava il modo in cui la donna si era calata nel suo ruolo di Mentore e non aveva mostrato favoritismi fin dal principio.

- Ivy è abile nella mimesi e nell’adattarsi all’ambiente che la circonda, perciò ritengo che la sua strategia debba essere quella della compensazione per quanto riguarda i suoi alleati. Tu invece, Artù, che punti di forza hai? –

- Non ho problemi con i pesi e con il corpo a corpo, ma non farei decisamente affidamento sulla mia mira. –

- Magari la scelta migliore per te potrebbe essere quella di allearti con i Favoriti. –

Annuì, soppesando quelle parole.

- Potrebbe essere una possibilità -, convenne, - ma preferirei aspettare di avere un’idea chiara sui vari Tributi. –

La Mentore afferrò il telecomando e lo puntò verso lo schermo.

- D’accordo, allora cominciamo subito a visionare le Mietiture. –

 

 

 

 

 

Distretto 6

 

 

 

Silver attese che la porta si chiudesse alle spalle di Meredith per rivolgere un’occhiata penetrante alla direttrice.

- Ti avevo chiesto di non dire loro nulla. –

- Si sono svegliate e hanno visto che non c’eri più. Cosa avrei dovuto fare, mentire? –

Ecco fatto, le aveva appena rivolto contro le sue stesse parole.

Meredith era sempre stata il più sincera possibile con tutti i bambini dell’orfanatrofio, perciò non era certo una sorpresa che messa alle strette avesse finito con il confessare che fine avesse fatto.

Polly, la più piccola del gruppo con i suoi cinque anni, le andò incontro fissandolo con i grandi occhi nocciola.

- Perché non volevi dirci nulla, volevi andartene senza salutare? –

- Certo che no, ma voi mi avreste chiesto se sarei tornata … e io non lo so, non posso darvi una risposta sincera. –

- Lo sappiamo come funzionano i Giochi – intervenne Estelle, con l’aria decisa di chi dall’alto dei suoi tredici anni aveva già partecipato a una Mietitura.

- Allora sapete anche perché non volevo illudervi. –

Annuì mentre Elizabeth, di un anno più piccola della biondissima Estelle, puntava le iridi grigie nelle sue azzurro ghiaccio con fare pensieroso.

- Meredith dice che ti aspettavi di essere estratta … perciò sei figlia di un ex vincitore? –

- Un’ex vincitrice a dire la verità. –

- Non ce lo hai mai detto. –

- Perché ho sempre cercato di cancellare i primi sei anni della mia vita. Mia madre … lei non era una bella persona. –

Estelle le prese la mano, stringendola piano.

- È per questo che hai quelle cicatrici sulla schiena? –

- Già. Ed è anche il motivo per cui non voglio essere chiamata Allison; quella bambina non c’è più, adesso sono semplicemente Silver. –

Polly le mostrò la scatolina che le era stata consegnata dalla direttrice.

- La signorina Meredith dice che questa l’hai lasciata per me. –

Annuì, accarezzandole una guancia leggermente paffuta.

- Coraggio, aprila. –

Polly obbedì, mostrando un fermaglio nero a forma di fiocco, lo stesso che aveva sempre chiesto in prestito a Silver quando voleva essere certa di essere la più carina di tutte le bambine dell’orfanatrofio.

- Così saprai che ti sono sempre vicina con il pensiero anche se non con la presenza, capito mostriciattolo? –

Ridendo, Polly si rilassò nell’abbraccio della più grande e presto anche le altre ragazze le si radunarono attorno.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Edward non si aspettava alcuna visita prima di salire sul treno, perciò quando la porta si aprì e Dodger fece capolino nella stanza non potè fare a meno di mostrarsi sorpreso.

- Pensavi seriamente che ti avrei mandato al macello senza passare a trovarti? –

- Immaginavo non volessi correre il rischio di essere troppo sotto gli occhi dei Pacificatori. –

Il ragazzo, alto e asciutto con una zazzera di capelli neri a incorniciare brillanti iridi verdi che luccicavano irriverenti, scrollò le spalle.

- Sono troppo veloce per questi idioti, non riuscirebbero mai a prendermi. –

- Ovviamente. –

- Allora, ho le traveggole o quella che era sul palco con te è proprio la nostra Silver? –

- Così sembrerebbe. –

- Però, chi l’avrebbe mai detto che quella cosetta alta un barattolo e mezzo sarebbe diventata così -, emise un verso d’apprezzamento, - che spreco mandarla nell’Arena. –

Edward alzò gli occhi al cielo.

Il solito Dodger, bastava una bella ragazza per fargli perdere immediatamente di vista il punto focale della situazione.

- Allora, come stanno esattamente le cose tra di voi? –

- Credo che semplicemente non stiano. Eravamo molto amici fino a sette anni fa, poi lei ha deciso di seguire quella donna in orfanatrofio e ci siamo semplicemente persi. –

- Eravate più che semplici amici -, lo corresse, - eravate inseparabili. Mi ricordo come fosse ieri quella piccoletta che ti correva dietro per i vicoli, arrampicandosi e correndo a perdifiato per nascondersi negli antri bui quando i Pacificatori vi beccavano a sgraffignare qualcosa ai passanti. –

- È stato una vita fa. –

- Già, prima dell’arresto e di tutto questo schifo di situazione. Credi che Silver se la possa cavare all’interno dell’Arena? –

- Forse. –

L’unica cosa di cui non aveva dubbi era che per lui uccidere non sarebbe stato scioccante come per lei; dopotutto era stato arrestato per quel motivo.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Hunter osservò i suoi due giovani Tributi.

C’era una certa tensione tra di loro che lo induceva a credere con ragionevole certezza che quei due avessero un passato comune.

- Allora, voi due già vi conoscete? Siete amici? –

- No – rispose Silver.

Nello stesso momento Edward disse: - Sì. –

La ragazza lo folgorò con un’occhiata, ma il ragazzo si limitò a sorriderle serafico.

- Bene, fa sempre piacere quando tutti sono d’accordo su qualcosa – scherzò.

- Silver ce l’ha con me perché … già, perché ce l’hai con me? – chiese, sporgendosi verso di lei con aria sinceramente perplessa.

- Perché mi ricordi un passato di cui non vado fiera per nulla. E perché quando hai potuto scegliere hai preso la decisione sbagliata … e guarda infatti come sei finito. –

- Ti ricordo un passato in cui eri libera … È questo quello di cui non sei fiera? –

- L’orfanatrofio non è una prigione, smettila di insinuare il contrario. –

Hunter tossicchiò, cercando di riportare la conversazione sui Giochi, ma sembrava che quei due avessero davvero bisogno di chiarirsi.

Così, dopo essere stato ignorato, si alzò dalla poltrona e si allontanò per lasciarli da soli.

Il viaggio verso Capitol era lungo, avrebbero avuto tempo a sufficienza per parlare di strategie e alleanze.

 

 

 

 

 

 

 

Distretto 7

 

 

Riley prese la mano di Fox, intrecciando le dita alle sue, e rimase a fissarlo finchè lui non ebbe il coraggio di aprire bocca e dire ciò che lo tormentava.

- Lo sapevi, vero? –

Annuì.

- Ne ero abbastanza sicura, ma in questi giorni ho cercato di non pensarci. –

- Non riesco a crederci. Solo alla terza edizione della memoria è stato violato il limite d’età. –

- C’era qualcosa di strano nel fatto che nessuno dei figli degli ex vincitori di quei famosi venticinque anni fa fosse entrato nell’Arena. –

- Non poi così strano, nessuno di voi ha mai avuto bisogno di inserire tessere per comprare del cibo. –

Anche quello era vero.

Eppure Riley nel profondo aveva sempre saputo ciò a cui sarebbe andata incontro.

- Fox … mia madre dovrà seguire i Giochi in qualità di Mentore, ma tu non sei costretto. –

Scosse il capo, stringendola tra le braccia.

- Non provare nemmeno a suggerirlo. Se tu puoi affrontare l’Arena allora il minimo che posso fare è sopportare di guardarti mentre lo fai. –

La baciò, separandosi solo quando sentì la porta aprirsi alle sue spalle.

- Hai visto tuo padre? –

Scosse il capo.

Figurarsi se si sarebbe mai fatto vedere.

Dopotutto lui e Johanna non avevano mai avuto la più semplice delle relazioni e lui non si era mai offerto di riconoscere Riley dandole il suo cognome.

- Non saprei che farmene di lui. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Abbracciò il fratello, tenendolo stretto a sé mentre lo sentiva singhiozzare disperato.

- Non avresti dovuto farlo. –

- Non dire assurdità. Non avrei sopportato l’idea di vederti nell’Arena sapendo che potevo impedirlo e non l’ho fatto. –

Tirò su con il naso per l’ennesima volta, poi si separò da lui e lasciò vagare lo sguardo verso la porta da dove di lì a pochi minuti avrebbe fatto la sua comparsa il Pacificatore che avrebbe annunciato lo scadere del tempo a loro disposizione.

- Aiden … ti prego, torna a casa, non riuscirei a vivere con la consapevolezza che sarei dovuto morire al tuo posto. –

- Farò di tutto per tornare, ma se non dovessi farcela allora immagino che spetterà a te vivere per entrambi … hai capito? – chiese, chinandosi a fissarlo dritto negli occhi.

Annuì, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.

- E adesso vai, stanno per arrivare a chiamarmi. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Johanna sedette sul divano in pelle serrando le dita sui braccioli.

Maledetto Snow, maledetti Giochi e maledetta Capitol.

Era stata solo la consapevolezza che una sua reazione violenta avrebbe attirato ancora di più le ire del Presidente e che a farne le spese sarebbe stata Riley che aveva esercitato un freno sulla voglia pazza che aveva di salire sul palco e gettare tutto all’aria.

- Mi hai già raccontato tutto delle tue due edizioni dei Giochi, ma pensi sinceramente che noi due abbiamo qualche possibilità di sopravvivere? –

Li osservò con attenzione.

Riley sedeva composta, fredda e intenta a reprimere ciò che le affollava la mente e il cuore.

Aiden appariva meno impermeabile alle emozioni e lasciava vagare lo sguardo attorno a sé, nervoso e visibilmente sotto pressione.

- Se manterrete la lucidità e farete ciò che va fatto allora sì. Non c’è spazio per la bontà, l’emotività o il senso di colpa nei Giochi. Sopravvive solo chi lascia gli scrupoli fuori da quella maledetta Arena. –

Riley annuì, soffermandosi sul suo compagno di Distretto.

Non lo conosceva, ma il suo istinto le diceva che non era il tipo di persona che avrebbe abbandonato facilmente gli scrupoli né che sarebbe riuscito a uccidere qualche ragazzino indifeso e spaventato.

In condizioni normali non ne sarebbe stata in grado nemmeno lei, ma lì si trattava di vivere o morire.

Andava fatta una scelta e lei aveva già fatto la sua.

Non avrebbe voluto Aiden al suo fianco una volta lì dentro.

 

 

 

 

 

 

Distretto 8

 

 

 

Callista sorrise all’indirizzo del cugino, che da quando aveva fatto il suo ingresso nella sala adibita ai saluti non aveva smesso per un attimo di tormentarsi le mani.

Inarcò un sopracciglio perfettamente curato, allargando appena le braccia.

- Nick, non vuoi nemmeno abbracciarmi? –

- Certo che voglio – replicò, stringendola a sé, - Solo che non posso fare a meno di essere preoccupato per te. I Favoriti saranno enormi e decisamente spaventosi. –

Eloi Jacquard battè sulla spalla del nipote.

- La stazza non è tutto, i miei Giochi ce l’hanno insegnato. Callie è furba e saprà come sfruttare le sue qualità. L’importante è saper scegliersi bene gli amici e ancora di più i nemici. –

Annuì con convinzione alle parole del padre.

Poteva farcela e avrebbe dimostrato a tutti di che pasta erano fatti i Jacquard.

 

 

 

*

 

 

 

 

Quando Aghata ebbe lasciato la presa sul figlio, Leonard si fece avanti a passo strascicato.

Si fermò davanti a lui, fissandolo con l’aria di chi non sapeva bene cosa dire.

- Vi lascio da soli – disse la donna, come comprendendo che il figlio del suo fidanzato avesse bisogno di privacy per parlare con il suo fratellastro acquisito.

Derek annuì appena, lanciandole un ultimo sguardo al quale la madre rispose con appena un accenno di sorriso.

Non gli avrebbe detto bugie, perché lui era sveglio e l’avrebbe capito al volo, ma c’era pur sempre un briciolo di speranza in quegli occhi così simili ai suoi.

Quando la porta si chiuse, Leonard aprì bocca.

- Lo so che a volte sembra quasi che incolpi te se i miei genitori litigavano … ma tu non hai colpe così come non ne ho io … e probabilmente nemmeno tua madre. Quindi voglio essere sicuro che tu sappia che ti voglio bene, Derek. Te ne ho sempre voluto, anche quando cercavo di non farlo, e spero davvero che tu riesca a vincere i Giochi. –

Si strinsero in un abbraccio virile.

- L’ho sempre saputo, ma sono contento che tu l’abbia detto. Ti voglio bene anche io, Leo e quanto ai Giochi … chissà magari la fortuna sarà davvero dalla mia parte. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Sage tamburellò le unghie sul divanetto, osservando i suoi Tributi dall’alto in basso.

- Allora, prime impressioni di questa spada di Damocle che vi penzola sulla testa? –

- Personalmente la vedo come una buona occasione per dimostrare cosa sono in grado di fare. –

Inclinò la testa, osservando la ragazza.

Graziosa, decisamente benestante, affamata di gloria.

I Capitolini l’avrebbero adorata, poco ma sicuro.

- E tu, Derek? –

- Immagino che sarei stato più contento se fosse capitato a qualcun altro -, replicò facendo ridere Sage, - ma ora che sono in ballo non mi resta che fare il possibile per vincere. –

- Ben detto. Non sarà sicuramente una passeggiata di salute, ma cercherò di farvi sopravvivere il più possibile e magari, perché no, uno di voi vincerà. È parecchio che l’Otto non ha un Vincitore nuovo. –

Esattamente dodici anni.

Allora era stato Eloi Jacquard a fare il suo ingresso trionfale a Capitol.

Quell’anno … chi avrebbe potuto dirlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Distretto 9

 

 

 

 

- Mamma, non piangere, Asher ce la farà – asserì Amelia, la minore delle sue sorelle, battendo colpetti affettuosi sulla spalla della donna che aveva cominciato a piangere sommessamente non appena si era avvicinata la scadenza dei cinque minuti a loro concessi.

Asher avrebbe voluto avere la stessa sicurezza della sorellina, ma la verità era che sapeva benissimo come era apparso durante la Mietitura.

Non un buon partito per un’ipotetica alleanza.

Non una minaccia.

Non era un cacciatore, era una preda … e i Favoriti l’avrebbero sgranocchiato come uno di quei grissini che venivano serviti al ristorante gestito dalla loro famiglia.

- Sì, mamma, non piangere –, asserì a sua volta, - Me la caverò. –

In qualche modo, anche se non sapeva nemmeno lui come.

- Dà ascolto a ogni cosa che dice il tuo Mentore -, gli consigliò il padre, - fa esattamente come ti dice lui e tutto andrà bene. E per quanto riguarda la tua compagna, prova a conoscerla, a volte durante questi Giochi si incontrano persone dall’animo veramente buono. –

- Lo farò. –

- Noi adesso dobbiamo andare, ma anche se non saremo con te sappi che ti guarderemo sempre. Sarà il nostro modo per esserti vicini. –

Annuì, abbracciandoli tutti per l’ultima volta prima di venire scortato verso il treno.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Rebekah osservò la ragazza di fronte a lei con moderata curiosità.

- Non avevi nessuno da salutare? –

Eloise scosse il capo.

- No, non sono nemmeno sicura che mia madre abbia capito cosa succede oggi. –

La Mentore annuì senza manifestare alcun giudizio.

Non era strano assistere a reazioni come quelle nei giorni adiacenti alla Mietitura.

Tutti nei vari Distretti avevano sofferto, chi più e chi meno, ma in quelli remoti il numero di persone spezzate era sempre maggiore rispetto ai primi.

- Allora aspettiamo il tuo compagno e partiamo. –

- Va bene. –

- Non sei una di molte parole, vero? –

- Non molte -, ammise sedendosi sulla poltrona più vicina, - non sono proprio una di quei tipi espansivi. –

- Dovrai scioglierti la lingua se speri in qualche alleanza, ragazza mia. –

- Al momento opportuno credo che lo farò. –

- Lo spero o trovare sponsor e Alleati per te e quel ragazzino sarà complicato se non mi verrete incontro. –

 

 

 

 

 

 

Distretto 10

 

 

 

 

- Non riesco ancora a credere che tu l’abbia fatto sul serio – sospirò suo padre, scuotendo il capo sconcertato, - e soprattutto come tu faccia a pensare che si tratti di una buona idea. –

- Non si ripeterà mai più un’occasione come questa – replicò Patton, sorridendo.

- Voglio sperarlo. –

- Perciò non potevo assolutamente rischiare di lasciarmi sfuggire quest’opportunità. Ci saranno i figli di tutte le vecchie glorie dei Giochi, quale occasione migliore per dimostrare il mio valore? –

L’uomo scosse il capo per l’ennesima volta.

Aveva cercato di crescere suo figlio preparandolo all’eventualità dell’estrazione, ma doveva aver sbagliato da qualche parte perché Patton crescendo si era sempre più convinto di essere una sorte di prode cavaliere pronto a scendere nell’Arena per dimostrare il suo valore a tutta Panem ed essere ricoperto di gloria.

- Promettimi solo che non sarai avventato e che presterai ascolto ai consigli che ti verranno dati. –

- Se li riterrò consigli opportuni lo farò. –

- Patton! –

- D’accordo, cercherò di farlo, se servirà a farvi stare più tranquilli – cedette.

- Ti prendo in parola e spero che la manterrai. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- È inutile che provi a farla parlare, non ci riuscirai mai – disse Austin, facendo la sua comparsa dallo scompartimento della zona notte e avvicinandosi al salottino in cui Patton aveva provato a far dire qualsiasi cosa a Juanita.

- Tu credi? –

- Ha stretto un voto di silenzio da quando suo padre è morto e non lo infrangerà per nulla al mondo. –

- Ed è vero quello che dicono del velo e dell’abito? –

Austin lanciò un’occhiata a Juanita, che continuava a fissare dritto davanti a sé come se non stesse dando minimamente segno di essere in ascolto.

- Sì, ha riportato molte bruciature la notte in cui suo padre ha dato fuoco alla casa in cui si era rifugiata con suo marito. –

Patton emise un flebile fischio.

- E non lo toglie mai? –

- Il velo? No e ti consiglio di non provare mai a toccarlo; diventa piuttosto suscettibile a riguardo. –

Le iridi di Juanita incrociarono le sue, continuando a fissarlo in silenzio, e l’uomo ebbe l’impressione che stesse approvando quella sua ultima constatazione.

- Capisco … e come dovrei fare a capire che tipo è e se potrebbe essere un’alleata valida? –

Austin si strinse nelle spalle.

- Suppongo che sarà lei a fartelo capire. –

 

 

 

 

 

 

Distretto 11

 

 

 

 

 

Amir lanciò un’occhiata a Mariam, aspettando che la sorella minore si unisse all’abbraccio collettivo che aveva sommerso Kainene. Quando la vide tentennare sotto il suo sguardo e infine unirsi a loro sorrise.

Sapeva che lei e Kainene avevano sempre avuto un rapporto complicato, dovuto fondamentalmente al fatto che le preoccupazioni circa la salute di Kainene e il suo albinismo avevano portato i genitori a trascurare un po’ la loro terzogenita, ma riteneva che in un momento come quello fosse importante mostrarsi uniti per quelli che potevano essere gli ultimi minuti che trascorrevano tutti insieme come una vera famiglia.

- Non sopporto l’idea che tu vada nell’Arena da sola; non avresti dovuto farmi giurare che non mi sarei offerto se una di voi due fosse stata estratta – sbuffò infine, attirando lo sguardo di Kainene.

La sorella gli sorrise dolcemente, accarezzandogli il volto.

- Ti sei sempre preoccupato di proteggere me e Mariam, non sarebbe stato giusto chiederti di farlo anche questa volta. E poi … questa famiglia deve trovare comunque il modo di andare avanti, anche se io non dovessi farcela, e due morti sono decisamente troppi da superare. –

- Ho quasi paura che tu sia troppo buona per l’Arena. –

- Saprò cavarmela. Tutti noi siamo stati addestrati da papà per questo momento. –

Non aggiunse che lei era quella che tra i tre aveva avuto una preparazione migliore, data la sua lunga permanenza tra le mura domestiche durante il giorno, ma il messaggio fu chiaro.

Lei aveva decisamente molte più possibilità di sopravvivere rispetto a Mariam.

Nel male, era stata la scelta migliore.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Esther abbracciò Farad, dando poi il cambio al resto della famiglia che lo strinse a sé uno alla volta assestandogli carezze sul volto o vigorose pacche sulle spalle a seconda che si trattasse di un uomo o di una donna.

- Non riesco a credere che tu e la sorella di Mariam siate state estratti. È orribile. –

Già, lo era.

Soprattutto perché dubitava che sarebbe mai riuscito ad affrontare Kainene se se ne fosse presentata l’occasione; lui solitamente difendeva i più deboli, non li maltrattava né tantomeno pensava di prendere il sopravvento su di loro, e una ragazza affetta d’albinismo rientrava nella definizione di “persona più debole da proteggere” a suo giudizio.

- Già, spero di non ritrovarmi costretto ad affrontarla all’interno dell’Arena. –

Come se sua sorella non avesse pensato a quell’ipotesi, la vide sbiancare e coprirsi la bocca con espressione orripilata.

Forse aveva appena concepito l’idea che lui e Kainene avrebbero anche potuto essere tanto sfortunati da trovarsi a faccia a faccia.

- Potrebbe essere crudele da dire, ma in quel caso non esitare –, intervenne sua madre, - Non farlo mai. Nell’Arena è sempre meglio la morte di qualcuno piuttosto che la tua. –

Annuì.

Lo sapeva, ma avrebbe faticato a venire a patti con l’idea.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Kendra sorrise all’indirizzo dei suoi due Tributi.

Conosceva i genitori di entrambi, avendo frequentato spesso le loro case, e aveva conversato con entrambi molte volte.

Abbastanza da essersi affezionata sia a Kainene che a Farad.

E adesso per qualche strano scherzo del destino si trovava a dover assistere all’ingresso nell’Arena di entrambi.

- Ragazzi, ci conosciamo già, perciò so cosa sapete fare … pertanto magari è il caso di cominciare a dare un’occhiata alle Mietiture, siete d’accordo? –

Annuirono all’unisono, sistemandosi sul divano accanto a lei mentre prendeva in mano il telecomando e faceva partire la registrazione.

Le immagini del Distretto Uno comparvero all’istante, mostrando una ragazza sui venticinque anni incredibilmente bella e un ragazzo di molto più giovane di lei dai capelli scuri e lo sguardo deciso.

Poi venne il turno del Distretto Due.

Una biondina che scoppiò a piangere appena giunta sul palco e che fece corrugare la fronte di Farad e un ragazzone di poco più grande di lui dal fisico muscolo e l’aria decisamente sicura di sé.

- Quello è il figlio di Brutus Andersen, vero? –

Kendra annuì.

- Non so ancora quale sia il suo punto di forza, ma ha l’aria di uno che punta sul corpo a corpo. Se lo avete come nemico allora dovrete puntare alle armi a lunga gittata. Non è consigliabile ingaggiare uno scontro ravvicinato con i Favoriti. –

I ragazzi del Tre.

- Sembrano molto intelligenti – osservò timidamente Kainene.

- E scommetto che lo sono, sono nati da ex Vincitori con un QI decisamente sopra la media. –

I ragazzi del Quattro che avevano l’aria di conoscersi di già.

Quelli del cinque, una ragazza Volontaria e un ragazzo piazzato e dall’aria pericolosa quasi quanto i Favoriti.

La ragazza del Sei e il suo compagno, che Kendra rivelò loro essere un prigioniero.

- Terrò d’occhio il ragazzo del Cinque e quello del Sei – decretò Farad.

- Buona idea. Se non si alleano con i Favoriti potrebbero essere utili. –

I Tributi del Sette, Riley Mason che i fratelli di Kainene avevano già avuto modo d’incontrare a Capitol City.

I ragazzi dell’Otto, seri e impassibili.

Quelli del Nove, con la Volontaria e il ragazzino dall’aria impacciata che si candidò all’istante come l’ennesima persona che Farad non avrebbe mai voluto essere costretto a uccidere.

I ragazzi del Dieci erano particolari, la giovane donna era avvolta da un’aura di mistero vagamente inquietante e il ragazzino aveva l’aria di uno a dir poco convinto di sé.

Rividero la loro Mietitura.

E poi venne il turno della figlia della Ghiandaia Imitatrice.

Kainene aveva sempre saputo che sarebbe stata lei il Tributo del Dodici; Snow doveva pur trovare il modo di farla pagare ai suoi genitori che avevano dato il via alla rivolta venticinque anni prima.

E infine il figlio di Abernathy.

Kendra spense la televisione, voltandosi verso di loro.

- Adesso avete visto le ventidue persone che entreranno con voi nell’Arena. Cominciate a pregare di rivedere i loro volti nel cielo dell’Arena. –

 

 

 

 

 

 

 

Distretto Dodici

 

 

 

 

Rose abbracciò suo padre, stringendolo a sé prima che Peeta si ritraesse per permettere a Keiran di farsi avanti.

- Prenditi cura di papà ora che io e la mamma saremo a Capitol, d’accordo? –

Kieran annuì, chinandosi a baciarle una guancia e spostarle la lunga treccia in cui aveva raccolto le onde corvine.

- Assomigli molto alla mamma in questo momento. –

- Non ci assomigliamo poi così tanto – obiettò, corrugando la fronte perplessa.

- Non intendo esteticamente, mi riferisco alla vostra determinazione. –

Su quello non aveva certo nulla da obiettare.

- Comunque mi prenderò cura di lui – le assicurò poi, cedendo questa volta il posto allo zio Gale.

- Fai vedere a Snow di che pasta sei fatta, Rosie! –

- Zio Gale, non so se ne sarò capace ma di certo venderò cara la pelle. –

Annuì, aggiungendo prima di lasciarla andare, - E Rose … -

- Sì? –

- Stai attenta a come gestisci le cose con Ryan, l’Arena sarà ancora più dura per lui. –

- Cosa intendi? –

- Lo vedrebbe anche un cieco che quel ragazzo è cotto di te … e non credo che Snow vedrebbe nuovamente di buon occhio una coppia di sfortunati amanti del Dodici. –

Questo era poco ma sicuro.

Ma Ryan innamorato di lei?

Era sempre stata abituata alla sua presenza fin da piccolissima e non aveva mai pensato che l’amico potesse provare qualcosa di più per lei.

Non aveva assolutamente senso … o forse sì?

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Effie trattenne un singhiozzo quando tutti ebbero preso posto sul treno diretto a Capitol.

Katniss e Haymitch erano già in modalità Mentori e di lì a poco avrebbero cominciato il loro consueto discorso.

E la cosa avrebbe reso reale quello che la circondava.

E lei non voleva.

Non la giovane Rose, non il suo Ryan.

- Avete già visto decine di edizioni dei Giochi e anche i video della seconda e della terza edizione della memoria perciò avete già un’idea di quello che vi aspetterà -, iniziò Haymitch con la voce leggermente strascicata che tradiva ancora qualche traccia di ubriachezza, - ma questi Giochi saranno completamente diversi. Molti dei vostri avversarsi non saranno ex Vincitori, ma sono pronto a scommettere che i loro giocatori avranno trasmesso ogni minimo trucco per garantire loro la sopravvivenza. –

- Perciò l’unico consiglio che per il momento aggiungeremo a quello che già sapete è di non fidarvi di nessuno finchè non li avrete conosciuti abbastanza – aggiunse Katniss.

- E ovviamente l’ultimo consiglio, un po’ una sorta di marchio di fabbrica per tutti i presenti … restate vivi – concluse Haymitch.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Scusate per questo ritardo nella pubblicazione, ma in questi giorni ero veramente a corto di energie e in aggiunta a ciò questo è il capitolo più lungo che io abbia mai scritto in tutta la mia vita (ben 32 pagine) perciò mi ha portato via molto più tempo di quanto avessi inizialmente immaginato. Spero che sia stato di vostro gradimento e che la lunghezza non vi abbia annoiato.

Dal prossimo capitolo in poi alternerò i POV non in base al Distretto bensì concentrandomi su singoli OC (orientativamente sei per capitolo) in modo da scendere più nell’introspezione di ognuno di loro.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

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Capitolo 6
*** La sfilata dei carri ***


La sfilata dei carri

 

 

 

 

 

Emerald Cavendish – Distretto 1

 

 

 

 

Quando il treno giunse al centro della piazza antistante il centro d’addestramento Emerald si alzò e sbirciò tra le tendine.

Provare a contare quanti Capitolini fossero giunti lì per l’occasione era a dir poco inutile, ma volendo effettuare una stima approssimativa ci si poteva aggirare attorno alla mezza dozzina di migliaia di persone.

Con la coda dell’occhio vide che anche Libero le si era avvicinato e stava scrutando la folla con un cipiglio assorto.

- Immagino che si aspettino un’entrata in scena all’altezza del nostro Distretto – considerò il sedicenne.

- Molto probabile -, convenne, - perciò credo che dovremmo dar loro quello che vogliono. –

Fece scivolare la mano sottile e affusolata in quella dell’adolescente al suo fianco, intrecciando le dita alle sue, e si dipinse un sorriso convincente sul bel volto.

Libero parve interdetto, ma si riprese in fretta.

- Vuoi dare l’impressione che siamo degli amiconi? –

Esme rise.

- Solo un po’, dopotutto si aspettano di vederci alleati. –

- D’accordo, allora andiamo in scena. –

Tenendola per mano, l’aiutò a scendere i gradini che separavano il treno dall’asfalto del marciapiede, sorridendo all’indirizzo delle migliaia di persone che li osservavano.

Emerald alzò la mano con cui lo teneva, mostrandola ben alta al cielo, e sorrise solare verso le telecamere che stavano zummando per avere un primo piano dei Tributi dell’Uno.

Qualche grido d’approvazione le rimbombò nell’orecchio, spingendola a sorridere ancora di più mentre Opal e il suo collega mettevano una mano sulla spalla di ciascuno dei loro protetti e li indirizzavano verso l’ingresso dell’edificio.

Smisero di sorridere solo quando le porte si chiusero dietro di loro.

- Bella prova -, decretò Opal compiaciuta, - credo che abbiate conquistato la simpatia di un bel po’ di persone lì fuori. –

- Bene, se non altro fingere di essere una bella biondina tutta sorrisi ha dato qualche frutto – constatò Emerald, allontanando una ciocca ondulata dal volto.

Si era battuta per anni affinchè al Distretto non la considerassero solo una bella ragazza, ma aveva la netta sensazione che in quell’occasione avrebbe dovuto utilizzare il suo aspetto per impressionare i Capitolini fintanto che non l’avessero vista in azione.

Perciò se doveva recitare per qualche giorno allora si sarebbe rassegnata a farlo fintanto che fosse tornato utile al suo scopo.

- I vostri preparatori vi aspettano in fondo al corridoio. Emerald la porta a destra, Libero quella a sinistra. –

Annuirono, incamminandosi silenziosamente finchè Libero non prese la parola.

- Cosa credi che ci faranno indossare? –

- Probabilmente qualcosa d’oro. –

Il ragazzo storse appena il naso, contrariato.

- La fiera del pacchiano insomma. –

- Più o meno -, convenne divertita, - ma se non altro tutto quell’oro farà uscire fuori le sfumature più chiare dei tuoi occhi. –

Davanti allo sguardo sorpreso del suo compagno, Emerald si strinse nelle spalle.

- Solo perché sono una Favorita non significa che non possa essere appassionata di moda e gioielli come una qualsiasi altra ragazza. –

- No, certo che no, è solo che … immagino ci sia molto più di te di quello che non appare. –

- C’è infinitamente molto più di me. –

E con quell’enigmatica frase gli voltò le spalle, entrando nella stanza in cui i suoi preparatori l’attendevano.

 

 

 

 

 

 Charity Latier – Distretto 3

 

 

 

 

Charity osservò la costruzione in cui era appena entrata.

L’arredamento era l’apoteosi del lusso e al tempo stesso della tecnologia, dubitava che al di fuori dei laboratori del Distretto Tre ci fosse qualche altro posto in grado di reggere il confronto con quella specie di inno alla tecnologia.

- A forza di sorridere non mi sento più la faccia – bofonchiò Luke, al suo fianco, mentre a sua volta osservava l’ingresso del centro.

- A chi lo dici, credo di non aver mai rivolto così tanti sorrisi in così poco tempo. –

- Se non altro per il momento è finita. Che ne pensi di questo posto, programmatori del Tre? –

Le indicò con un cenno del capo l’ologramma che svettava su una delle pareti e che riproduceva un panorama estivo mozzafiato.

- Sicuramente. –

- Mi domando quanta carica elettrica sarebbe necessaria per far saltare i collegamenti di questo posto. –

La voce del suo compagno si era mantenuta bassa e meditabonda come se Luke stesse parlando tra sé e sé piuttosto che direttamente a lei.

Tuttavia quelle parole avevano avuto il potere di rammentarle la terza edizione della memoria e il tentativo messo in atto da suo padre.

Perciò le venne naturale voltarsi di scatto, sgranando gli occhi.

- Cosa hai detto? –

- Nulla -, si affrettò a replicare, - stavo solo pensando tra me e me. –

- Allora forse è il caso che la prossima volta che pensi tu lo faccia in silenzio; per quanto ne sappiamo potremmo essere controllati in qualsiasi momento. –

Abbozzò un sorriso sghembo.

- Siamo un po’ paranoici, eh? –

- Qui a Capitol? Probabilmente diventerò la definizione stessa di paranoia prima di entrare nell’Arena – convenne.

Il tossicchiare del loro Mentore li spinse a voltarsi verso di lui.

- Manca poco alla sfilata, perciò poche chiacchiere e raggiungete i vostri preparatori. Questa sera avrete modo di esprimere tutte le vostre impressioni. –

In altre parole la sfilata sarebbe stata il loro primo contatto con gli altri Tributi, perciò le loro capacità analitiche dovevano funzionare al meglio, non potevano permettersi di lasciarsi distrarre dai sistemi tecnologici e di sicurezza di Capitol City … bene, messaggio ricevuto forte e chiaro.

 

 

 

 

 

Arcturus Black – Distretto 5

 

 

 

 

 

Artù seguì i preparatori verso la sala in cui l’attendeva il suo stilista con fare nervoso. Aveva visto gli abiti preparati per le sfilate dei Distretti nel corso delle varie edizioni e non tutti rientravano in quello che a suo giudizio poteva essere considerato accettabile.

Sapeva che la sfilata era importante, ma non voleva trasformarsi in un buffone di corte solo per compiacere gli abitanti di Capitol.

Perciò quando lo stilista, un uomo con i capelli dalla singolare sfumatura verde azzurra, gli venne incontro sorridendo gioviale non potè fare a meno di sentirsi leggermente in soggezione.

- Arcturus Black, è un immenso piacere poter lavorare su di te -, esordì con una voce leggermente troppo acuta, - non perdiamo tempo e seguimi. Il tuo vestito ci attende! –

Obbedì, guardandosi attorno e preparandosi mentalmente al peggio.

Il Distretto Cinque era adibito all’energia elettrica e troppo spesso i suoi Tributi erano stati vestiti da impiegati della centrale.

- Non avrai una di quelle orribili divise da impiegato -, disse il suo stilista, - quest’edizione è speciale e come tale dovete essere voi Tributi. –

Se non altro almeno quell’ipotesi era stata scartata.

- Se non la classica divisa grigia allora cosa? –

L’uomo rovistò tra le stampelle, estraendone una con una tuta che sembrava essere in latex nero e coperta di una serie di rilievi che formavano figure sagome che ricordavano fulmini e saette.

- Coraggio, indossala, non morde mica! –

La prese, comparendo dietro al paravento e cambiandosi.

L’interno della tuta aveva una serie di fili che da fuori erano totalmente invisibili.

Quando tornò davanti al suo stilista aggrottò la fronte.

- Non è che rischio di finire fulminato a metà sfilata, no? –

Il Capitolino gettò la testa all’indietro, ridendo come se fosse la cosa più divertente che avesse mai sentito.

- Non essere ridicolo, è tutto dotato della massima sicurezza, starai benissimo e manderai la folla in delirio quando comincerai a brillare. –

Ancora dubbioso, studiò il riflesso allo specchio.

Tutto sommato era abbastanza sobria fintanto che rimaneva spenta.

Quando avesse acceso il congegno, tramite un piccolo telecomando che gli venne detto di tenere in tasca fino al momento dell’uscita del suo carro, l’effetto sarebbe stato di certo strabiliante ma in senso buono … dubitava che potesse sembrare ridicolo mentre sfilava come un giovane dio del tuono.

 

 

 

 

 

Riley Mason – Distretto 7

 

 

 

 

 

Riley tamburellò con le dita contro il bancone da sarto mentre attendeva che la sua stilista estraesse l’abito per lei.

Sua madre le aveva detto che la tradizione da alberi era a dir poco assodata, ma lei si era ripromessa che non avrebbe mai e poi mai indossato un abito che la facesse sembrare uno di quei pini che aveva passato ad abbattere per gli ultimi anni.

- Ecco qui il tuo abito, mia cara. –

Osservò la mano della donna che tirava giù la zip e l’estraeva dalla sacca in cui lo aveva conservato fino a quel momento.

L’abito, sempre ammesso che si potesse ritenere tale, consisteva in un ammasso di fogliame tenuto insieme da qualche precisa intessitura, e copriva solo le zone che sarebbe stato a dir poco oltraggioso esibire.

Sentiva quasi la nostalgia degli abiti da albero che aveva visto nelle edizioni precedenti.

La Capitolina osservò i suoi occhi sgranati e la sua momentanea incapacità di proferire parola e sorrise.

- Speravo proprio che ti piacesse, il verde ti sta bene proprio come avevo immaginato. –

No, aveva decisamente frainteso il suo sguardo.

- Io quel coso non lo metto, sono praticamente nuda. –

- Non essere ridicola, mia cara, non sei affatto nuda. Copre tutti le parti intime alla perfezione. –

- Vedila un po’ come ti pare, ma io quella roba non la metto. –

- Mia cara, sii ragionevole, è l’unico abito che ho pronto per te. –

La oltrepassò, cercando di uscire prima di cominciare a tirare oggetti addosso alla donna; finì con il quasi scontrarsi con il suo compagno di Distretto.

Osservò Aiden, nudo ad eccezione dei sandali e delle foglie che gli coprivano la zona del pube, e non potè fare a meno di scoppiare a ridere.

D’accordo, lui era decisamente messo peggio.

- Se io sono conciato così immagino che accettare di farmi compagnia sul carro vestita in modo simile sia il minimo che tu possa fare – decretò, sorridendo a metà tra l’ironico e l’imbarazzato, facendole capire che le sue rimostranze si sentivano addirittura dal corridoio.

Fece dietrofront, sbuffando e lanciando un’occhiataccia alla stilista.

- D’accordo, sono pronta per sembrare la prostituta della radura. –

La donna sorrise soddisfatta, conducendola dietro al separè e aiutandola a indossare il coso.

Quando uscirono dalla zona di preparazione e si diressero verso i carri Riley incrociò lo sguardo di Sebastian.

Indossava un abito da tritone che lo lasciava a torso nudo e la sua compagna di Distretto era un’incantevole sirenetta.

Lo vide alzare il capo in cenno di saluto e trattenersi palesemente dal fare qualche battuta.

Gli puntò un dito contro, precedendolo.

- Prova a fare una battuta delle tue, Odair, e ti prendo a pugni. –

Sebastian scoppiò a ridere, alzando le mani in segno di resa, - D’accordo, non c’è bisogno che ti scaldi, dopotutto siamo tutti nella stessa barca. –

Effettivamente non aveva tutti i torti.

Sbuffò, ignorando la mano tesa di Aiden, e salì sul carro da sola.

Prima cominciava quella pagliacciata e prima avrebbe potuto togliersi di dosso quella roba.

 

 

 

 

 

Eloise Walfard – Distretto 9

 

 

 

 

 

Eloise notò che il suo compagno di Distretto fissava verso un punto in fondo alla sala tormentandosi nervosamente le mani.

Seguì il suo sguardo, individuando cos’era a dare così tanta preoccupazione ad Asher.

I primi due carri, dove i Favoriti stavano già facendo comunella chiacchierando tra loro.

La coppia dell’Uno aveva abiti color oro adornati con decine di pietre che brillavano sotto la luce dando l’impressione che fossero una sorta di arcobaleno sfavillante e tremendamente prezioso. Quelli del Due invece sembravano divinità della guerra nelle loro cotte di maglia modificate e i gonnelli che riecheggiavano gli antichi combattenti di un tempo.

- Quelli sì che sono bei vestiti, non come questa roba – considerò, rompendo il silenzio che aleggiava tra loro.

Vestiti da spighe.

Il loro stilista era un vero e proprio idiota, c’era poco da dire a riguardo.

- Non essere al centro dell’attenzione non mi dispiace affatto – ribattè Asher, sorridendo imbarazzato, - Non amo molto le luci della ribalta. –

- Eppure dovrai trovare il modo di farti notare prima di entrare nell’Arena. Gli sponsor potrebbero salvarci la vita. –

Annuì, restando in silenzio.

- Tu hai già in mente come fare? – domandò dopo un po’, vedendo che lei non aveva altro da aggiungere.

- Ho un primo abbozzo di strategia, ma sto ancora lavorando sui dettagli. –

- Allora immagino che dovrò spremermi le meningi anche io –, quando tornò a guardare dritto davanti a sé trasalì appena, - Credo che il Tributo del Due si sia accorto che li stavamo fissando. –

Le iridi scure del ragazzo del Due infatti erano piantate su di loro, constatò Eloise, e li scrutavano in un misto di curiosità e qualcos’altro d’indefinibile.

- Credo che ci stia studiando. –

- Io credo che stia studiando te -, obiettò Asher, - non credo trovi nulla d’interessante in me. –

Eloise aggrottò la fronte, perplessa.

- Cosa te lo fa dire? –

- Tanto per cominciare sei una ragazza … e poi sei bella – concluse, arrossendo vistosamente.

Lo ricompensò con un lieve sorriso.

Asher era inaspettatamente dolce e malgrado non fosse certo la sua prima scelta come alleato doveva ammettere che non gli dispiaceva affatto che la scelta sul suo compagno di Distretto fosse ricaduta su di lui.

Se non altro avrebbe passato quegli ultimi giorni in compagnia di una persona piacevole.

Inoltre sembrava che avesse ragione, perché quando piantò a sua volta gli occhi in quelli del ragazzo del Due lo vide abbozzare un sorriso sghembo per poi voltarsi nuovamente verso il resto dei Favoriti e tornare a partecipare alla conversazione.

 

 

 

 

 

Keinane Lightsong – Distretto 11

 

 

 

 

 

Accettò la mano che Farad le porse per aiutarla a salire sul carro con un sorriso riconoscente.

Il suo stilista aveva tenuto conto del suo problema con la luce solare, adattando l’abito per la sfilata con un cappello a tesa larga e con una piccola veletta che le permetteva di guardare dritto davanti a sé malgrado fossero in pieno giorno senza che avvertisse la consueta sensazione di bruciore agli occhi.

- Sei nervosa? –

Annuì appena.

- Un po’. –

- Se vuoi puoi tenermi la mano durante la sfilata. –

Soppesò la sua richiesta per qualche secondo, poi accettò la mano del suo compagno di Distretto.

- Ti ringrazio. –

Farad scrollò le spalle. – Figurati, se non ci aiutiamo tra noi in questi giorni possiamo essere sicuri che nessun altro lo farà. –

- Sembra che i Tributi del Sei invece non la pensino allo stesso modo. –

In effetti i due ragazzi, vestiti da macchinisti, stavano battibeccando animatamente ma da dove erano Kainene non riusciva a capire quale fosse l’argomento della discussione.

Vide la ragazza dalla chioma argentea salire sul carro e incrociare risolutamente le braccia al petto, fissando ostentatamente dritta davanti a sé.

Il ragazzo si chinò verso di lei, mormorandole qualcosa, e per tutta risposta ottenne una gomitata nello stomaco che lo fece piegare in due.

Farad scoppiò a ridere e Kainene si unì suo malgrado all’ilarità.

- Sembra proprio che quella ragazza abbia un bel caratterino. –

- Già -, convenne, - mi domando cosa sia successo tra di loro. –

- Suppongo che prima o poi lo scopriremo. –

Il rumore all’ingresso annunciò loro che la porta era stata aperta e che la sfilata aveva finalmente inizio.

Kainene sentì la presa di Farad rinserrarsi sulla sua mano mentre i carri cominciavano a muoversi.

Prese un respiro profondo non appena il loro carro si avvicinò all’uscita e i raggi solari li investirono.

La veletta fece il suo lavoro, constatò sollevata, e le permise di osservare gli spalti gremiti di gente che acclamava i propri beniamini.

Non era mai stata in mezzo a tutta quella gente, ma la presenza di Farad al suo fianco le diede il coraggio di alzare una mano coperta dai leggeri guanti bianchi e di salutare gli spettatori.

I carri terminarono la sfilata davanti al palco dal quale il Presidente Snow osservava il tutto.

- Benvenuti, Tributi, a Capitol City. Sono onorato di dare l’inizio a questa quarta edizione della memoria -, esordì l’anziano uomo, - e possa la fortuna essere sempre a vostro favore! –

Ecco fatto, considerò Kainene, ormai i Giochi erano cominciati sul serio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Finalmente eccoci qui con il capitolo della sfilata; come vi avevo anticipato nello scorso ho deciso di suddividere i prossimi capitoli in sei POV differenti e per decidere come distribuirli mi sono affidata a un estrattore casuale. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi annuncio che ho già cominciato a lavorare al prossimo perciò spero di riuscire a pubblicarlo in un paio di giorni (forse potrebbe uscire già martedì). Detto ciò, ne approfitto per fare un po’ di pubblicità a una mia storia interattiva sul fandom di Harry Potter, nel caso foste interessati a partecipare trovate qui il link: https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3743360&i=1

Al prossimo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 7
*** Il primo giorno d'addestramento ***


Il primo giorno d’addestramento

 

 

 

Amber Johnson – Distretto 2

 

 

 

 

 

Quando Amber mise piede nel salone per la colazione vide che Cassian ed Enobaria erano già seduti al tavolo e stavano chiacchierando tra di loro.

Tossicchiò, attirando l’attenzione su di sé.

- Parlate di qualcosa d’interessante? –

Enobaria annuì.

- Stavo dicendo a Cassian che converrebbe che cominciaste già da adesso a dare un’occhiata ai Tributi che potrebbero entrare nell’alleanza dei Favoriti. –

La ragazza annuì, prendendo posto di fronte al compagno di Distretto e allungandosi ad afferrare un paio di fette di pane tostato.

Le imburrò con precisione, rivolgendo un cenno a Cassian.

- Ti dispiacerebbe passarmi la composta di fragole? –

Il ragazzo le porse il barattolo e, consapevole di essere osservata sia da lui che da Enobaria, Amber prese un piccolo morso masticando lentamente.

- Nessuna delle Mietiture che ho visto mi ha impressionata – disse infine.

- La Mietitura non significa necessariamente che non ci sia qualcuno in grado di reggere il confronto; tu stessa hai finto di essere una buona a nulla – le ricordò Cassian.

- Questo è vero, ma continuo a sostenere che noi quattro siamo più che sufficienti. Forse potremmo aggiungere Odair e la sua compagna. –

Cassian scosse il capo.

- Odair non si muove senza la Mason e scordati di convincere Emerald a entrare in un’alleanza in cui c’è lei. –

- Se la Mason è abile come sua madre allora potremmo anche rinunciare a Emerald -, osservò, - due Tributi in più contro la rinuncia a una sola? Io ci sto. –

- Non possiamo rompere l’alleanza dei Favoriti prima ancora di entrare nell’Arena. –

- E chi lo dice? – rilanciò.

Cassian alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

- Non rischio di avere una Favorita sul piede di guerra solo per accaparrarmi una ragazza del Sette che forse potrebbe essere all’altezza. –

- Quindi pensi che Emerald potrebbe darci problemi anche se venisse tagliata fuori dall’alleanza? –

- Ci metterei la mano sul fuoco. –

Amber scosse il capo. – Non sono d’accordo. –

- Ne prendo atto e non me ne frega un accidenti. Metteremo la cosa ai voti, è il massimo della concessione che sono disposto a farti. –

- Credevo che l’Alleanza la comandassimo noi – osservò la bionda, accigliandosi.

- Tirare troppo la corda ti aiuterà solo a essere fatta fuori per prima, principessa. In questi casi l’arte della diplomazia è tutto. –

Enobaria annuì.

- Cassian ha ragione, non potete permettervi di scatenare le ire dei vostri alleati. –

- D’accordo, d’accordo. Allora finiamo di mangiare e diamoci una mossa, non vedo l’ora di scoprire cosa decideranno gli altri. –

 

 

 

 

 

 Sebastian Odair – Distretto 4

 

 

 

 

 

Sebastian attese che Ayla finisse di prepararsi, osservando suo padre che esaminava con cura una serie di filmati.

- Cosa fai? –

Finnick replicò, continuando a osservare lo schermo, - Cerco di capire con chi potreste allearvi. –

- Credevo che fosse scontato che dove va Riley vado anche io -, considerò, - Perciò Johanna cosa ne pensa? –

- Ho già parlato con Johanna e tu e Riley sarete nella stessa alleanza -, convenne, - ma stiamo ancora riflettendo sul fatto che sia saggio o meno inserire anche Mellark e Abernathy. –

- Credi che stare con la figlia della Ghiandaia ci metterebbe automaticamente nel mirino degli Strateghi? –

Finnick annuì.

- Ma anche tu e Johanna avete partecipato al tentativo di rivolta. –

- Ma non ne siamo mai diventati il simbolo –, osservò, - A ogni modo immagino che abbiamo ancora tempo per considerare la cosa. Piuttosto, cosa conti di fare con la tua compagna? –

- Io e Ayla ne abbiamo già parlato, abbiamo intenzione di allearci e a Riley la cosa sta bene. –

Finnick annuì, pensieroso.

- D’accordo, allora per oggi occupatevi solo dell’addestramento e lasciatemi lavorare, al resto penserò io. –

Ayla scelse proprio quel momento per fare la sua comparsa, sorridendo all’indirizzo dei due uomini.

- A cosa penserai? –

- Alle vostre possibili aggiunte nell’alleanza. –

La ragazza sorrise all’indirizzo di Sebastian. – Quindi Riley è d’accordo che io mi unisca a voi? –

- Sì, non ha alcun problema. –

- Bene. Allora coraggio, andiamo ad allenarci e lasciamo in pace tuo padre – decretò, afferrandolo per mano e tirandolo dietro di sé mentre usciva dal loro appartamento e puntava dritta verso l’ascensore.

Finnick li osservò con un accenno di sorriso sulle labbra prima di tornare a concentrarsi sui video della Mietitura e della sfilata.

 

 

 

 

 

Silver Reynolds – Distretto 6

 

 

 

 

 

Silver mise piede nel salotto scrutando l’area attorno a sé con perplessità.

- Se stai cercando Hunter è già uscito – la informò Edward, appoggiato al tavolo con il sedere mentre teneva stretta tra le mani una tazza fumante, - Ha detto che sarebbe tornato prima che scendessimo per l’allenamento. –

- Lo sai che hanno inventato anche le sedie, vero? –

- Spiritosa. Non ne posso più di quest’attesa e sono stato seduto anche troppo in questi giorni. –

- Già, immagino che non vedi l’ora di sporcarti di nuovo le mani – osservò gelida, afferrando a sua volta una tazza e versandosi una generosa dose di caffè bollente.

Edward sbattè la tazza sul tavolo, le iridi castane che mandavano lampi furiosi.

- D’accordo, ascoltami bene, sono veramente stufo di tutta questa situazione. Non me ne frega un accidenti di quello che dicono di me al Distretto, non sanno come sono andate davvero le cose. –

- E allora come sono andate? Quando ti hanno arrestato sono venuta a trovarti, ma hai rifiutato di vedermi. Non mi sembra esattamente il comportamento di una persona innocente – rilanciò con uguale rabbia.

- Non volevo che vedessi quel posto o come ero conciato -, ammise, - Ma non volevo uccidere quel maledetto Pacificatore. È stata pura e semplice legittima difesa, non immaginavo affatto che avrei finito con l’ucciderlo. Tornando indietro rifarei lo stesso? Sì, certo, meglio me che un Pacificatore. –

- La versione che hanno dato era che eri ubriaco e che quando ha provato a portarti fuori dal locale tu l’hai accoltellato – mormorò a bassa voce, giocherellando distrattamente con il bordo della tazza.

- Mi conosci da anni, Silver. Pensi davvero che lo avrei fatto? –

- No, pensavo di no, ma non hai nemmeno provato a difenderti. –

Edward emise una risata bassa. – Chi avrebbe creduto alla parola di un orfano che vive per strada contro quella dei Pacificatori? –

- Io. Ci avrei creduto io – sbottò.

- Tu eri andata via, mi avevi lasciato esattamente come mi ha sempre abbandonato chi aveva detto di volermi bene. –

Era vero e lei lo sapeva.

Se ne era andata dopo aver giurato che non l’avrebbe mai fatto, lasciandolo solo proprio come avevano fatto i suoi genitori.

- Edward … -

- No, l’ho superata, non devi giustificarti. Hai fatto quello che era meglio per te e io ho fatto quello che ritenevo giusto. E adesso siamo entrambi qui dentro, bello schifo. –

- Già, è veramente uno schifo – convenne.

Rimasero in silenzio finchè la porta che veniva aperta non annunciò loro che Hunter aveva fatto ritorno.

- Ah, vedo che siete già qui, ottimo. Avete cinque minuti prima di andare al centro d’addestramento perciò vediamo di sfruttare bene questo tempo. Concentratevi sugli stand che la maggior parte sottovaluterà, mostrate di essere in grado di fare bene qualcosa che gli altri Tributi non sanno fare; nella seconda parte della giornata potrete passare alle armi e far vedere che sapete anche attaccare oltre che difendervi. –

Annuirono, appuntandosi mentalmente ogni minimo consiglio.

- Voi due avete risolto le vostre divergenze? –

Edward annuì, strappando un sorriso al Mentore.

- Bene, avrete bisogno l’uno dell’altra per sopravvivere. –

 

 

 

 

 

Derek Morrison – Distretto 8

 

 

 

 

 

Il centro d’addestramento era diverso da come lo aveva immaginato; probabilmente nella sua mente era sempre stato nulla più che qualcosa d’astratto e lontano anni luce. Non si era mai davvero preoccupato della possibilità di finire lì dentro almeno finchè non era stato estratto.

Da allora non aveva fatto altro che pensare a quando sarebbero cominciati i tre giorni d’addestramento.

Le pareti erano di freddo acciaio misto ad ampie vetrate e ogni padiglione era attrezzato nel migliore dei modi.

C’erano cose che la maggior parte degli abitanti dell’Otto non aveva mai nemmeno immaginato nei sogni più sfrenati.

Si prese un momento per osservare il resto dei ventitrè tributi presenti.

La ragazza dell’Uno aveva afferrato una frusta e la muoveva agilmente tra le mani, facendola schioccare di tanto in tanto e disarmando con colpi rapidi e precisi gli avversari che veniva creati dal programma di simulazione.

La ragazza del Sette colpiva i manichini con l’ascia, mettendoci tanto vigore che sembrava quasi stesse immaginando ci fosse una persona vera al posto di quei fantocci.

Il ragazzo del Tre aveva afferrato una spada e la muoveva con una sicurezza che aveva dell’incredibile considerato il fatto che fino a quel momento l’aveva etichettato come un cervellone.

Un tossicchiare al suo fianco lo fece sussultare e lo distolse dalle sue considerazioni.

- Pensi di stare ancora lì con le mani in mano per molto? –

Si voltò verso Callista, che lo osservava con un sopracciglio curato inarcato.

- Stavo solo studiando i miei avversari. –

- E cosa ne pensi? –

- I Favoriti sono temibili proprio come tutti gli anni, ma anche il ragazzo del Cinque e quello dell’Undici sono notevoli. –

- Pensi a un’alleanza con uno degli ultimi due? –

Si strinse nelle spalle.

- Sinceramente è ancora presto per parlare di alleanze. Chiedimelo quando mi sarò fatto un’idea di tutti loro. –

Callista annuì, mordicchiandosi il labbro inferiore.

- Magari ne riparliamo questa sera allora, credo sia meglio che vada a dare un’occhiata alla postazione degli shuriken. –

- D’accordo, magari ci vediamo più tardi allo stand dei coltelli e lavoriamo insieme. –

Gli sorrise, risistemando la coda bionda, - Certo perché no? –

Poi la ragazza si diresse a passi spediti verso lo stand che le interessava e lo lasciò nuovamente da solo.

Dopotutto Callista aveva ragione, era venuto il momento di mostrare cosa sapeva fare.

Si mise in coda allo stand del corpo a corpo, osservando con attenzione i movimenti precisi del ragazzo del Due che fintava un colpo e poi atterrava il preparatore stringendolo in una morsa micidiale che in condizioni normali avrebbe potuto spezzargli il collo di netto.

Era di una potenza devastante, ma in quanto a gioco di gambe era più lento di lui, constatò osservandolo alzarsi in piedi e tendere una mano all’uomo steso a terra per aiutarlo ad alzarsi a sua volta.

Saltò giù dal tappeto, afferrando un asciugamano e tergendosi il sudore dal volto, poi accennò con il capo al ring.

- Io qui ho finito, è tutto tuo. –

Derek annuì rigidamente, borbottando un ringraziamento, e raggiunse il preparatore che era tornato nuovamente nel suo angolo ed era pronto a un nuovo scontro.

 

 

 

 

 

Patton Powell – Distretto 10

 

 

 

 

 

Patton osservò la sua compagna di Distretto che armeggiava nello stand in cui venivano illustrare le varie erbe e i loro possibili utilizzi, soffermandosi spesso sulle piante velenose; più erano letali e maggiore sembrava essere l’interesse di Juanita, osservò per nulla sorpreso.

Dopotutto al Distretto girava voce che attirasse uomini nella sua isolata abitazione nel bosco e se ne nutrisse perciò se avesse cominciato con strani riti non se ne sarebbe minimamente sorpreso.

- Lei non parla proprio mai? –

Patton vide che a rivolgergli la parola era stato Asher, il tributo maschile del Nove, ma che la sua compagna e la ragazza dell’Undici erano a loro volta incuriosite dal comportamento di Juanita.

- No, ha stretto voto di silenzio. Non che io non mi sia impegnato al massimo per spingerla a romperlo, ma a quanto pare è immune al mio fascino e alla mia simpatia travolgente. –

Asher scoppiò a ridere mentre le due ragazze abbozzavano a loro volta un sorriso.

- Comunque è molto brava con le erbe velenose -, considerò Kainene, - perciò immagino che non avrà alcun problema nell’evitarle una volta nell’Arena. –

- Io non credo che voglia evitarle -, la contraddì Patton, - ma che punti proprio a trovarle. Gira voce che sia abile nel distillare veleni. –

Eloise osservò quella strana ragazza con la coda dell’occhio, rivalutandola all’istante.

- Armi avvelenate, non male come idea. –

- Personalmente preferisco vincere per merito mio invece di ricorrere ai trucchi. –

- Quali sono le tue armi? –

- Più che altro vado con l’arco corto. –

Asher parve illuminarsi.

- Io di solito non riesco a sollevare gli archi più grandi perciò opto per la balestra, ma se ci sono quelli corti non dovrei avere problemi. Ti andrebbe di … magari andare allo stand del tiro con l’arco insieme? –

- Ci sto -, accettò all’istante sorridendo allegro, - a patto che tu mi dia qualche ripetizione con la balestra. –

Si strinsero la mano, siglando quella sorta d’accordo di mutuo aiuto.

- Voi signore vi unite a noi? – chiese poi galantemente Patton.

- Sono abbastanza negata con tutto ciò che richiede una buona mira -, ammise Kainene con un sorriso imbarazzato, - perciò credo che per questa volta ripiegherò su qualcos’altro. –

- Credo che anche io farò un giro per gli altri stand, possiamo vederci sempre per pranzo se avete voglia di unirvi a me e Asher – aggiunse Eloise.

Patton accettò all’istante con un sorrisone smagliante e quando le due ragazze si furono allontanate a sufficienza diede di gomito al suo nuovo amico.

- Sai credo proprio di piacerle. –

Asher rise. – Mi spiace deluderti, ma credo che questa volta ti sbagli. –

Poco convinto, storse il naso.

- Tu dici? –

- Sì, credo che l’interesse punti verso qualcuno di decisamente più grande. –

Patton seguì il suo sguardo, vedendo Eloise che si avvicinava allo stand delle armi da combattimento corpo a corpo e accettava sorridendo il bo che il ragazzo accanto a lei toglieva dalla rastrelliera e le porgeva.

- Il tipo del Due? Mah, certo che le ragazze hanno proprio gusti strani. –

Asher sembrava non capire cosa ci fosse di strano, ma parve decidere saggiamente di non portare oltre la discussione e limitarsi a seguire Patton verso la zona del tiro con l’arco.

 

 

 

 

 

 Ryan Abernathy – Distretto 12

 

 

 

 

 

Ryan atterrò dalla rete elastica sul quale si era inerpicato per eseguire gli esercizi dell’ultima parte del percorso d’agilità con un tonfo preciso.

Poi cercò Rose con lo sguardo, trovandola intenta a chiacchierare con i due ragazzi del Tre, e si diresse verso di loro incuriosito.

- Ah, ecco qui Ryan. Loro sono Luke e Charity, lui è veramente in gamba con la spada e lei ha una mira ottima. –

Registrò all’istante quello che stava pensando la sua amica.

Possibili alleati, esattamente come lo erano stati Beetee e Wiress per sua madre durante la terza edizione della memoria.

Strinse la mano ad entrambi.

- Piacere di conoscervi. Posso rubarvi Rose solo per qualche istante? –

Annuendo, i ragazzi del Tre si allontanarono quanto bastava per lasciare solo un po’ di privacy.

- Credevo che Sebastian e Riley fossero già nostri alleati. –

Rose giocherellò nervosamente con la treccia in cui aveva raccolto le ciocche corvine.

- Lo pensavo anche io, ma sembra che Finnick e Johanna abbiano delle riserve a riguardo. Perciò ho pensato di cominciare a darci un’occhiata in giro. –

- E quando pensavi di dirmelo? –

- Ecco … io volevo parlartene dopo l’addestramento. –

Eppure doveva esserci qualcos’altro, perché Rose si stava visibilmente sforzando di non interrompere il contatto visivo tra di loro.

- Rose, cosa c’è che non va? –

- Nulla. –

- Non me la bevo, c’è qualcosa che ti preoccupa. –

- Prima di partire per Capitol, durante i saluti, lo zio Gale mi ha detto una cosa che mi ha fatta riflettere in questi giorni. –

- E di cosa si tratta? –

- Lui … dice che tu hai … una cotta per me – concluse, arrossendo furiosamente.

Ryan sentì le gote diventare dello stesso colore dei pomodori maturi.

Maledizione a Gale e alla sua boccaccia.

- Per questo hai preferito che oggi ci allenassimo da soli? Stai pensando di separarci durante i Giochi? –

- No … Sì … Forse … Non lo so, Ryan. Se Snow scopre questa cosa allora siamo entrambi morti. –

- Ho fatto finta di nulla per anni -, la interruppe, - fingere per qualche altra settimana non sarà un problema. –

Rose si passò una mano sul volto, sospirando.

- Non è solo l’Arena che mi preoccupa. Questa cosa come cambierà il rapporto tra di noi? Perché io non voglio che ti allontani da me solo perché … -

Solo perché non provava lo stesso.

Non c’era bisogno che terminasse la frase, il messaggio era giunto forte e chiaro alle sue orecchie.

- Sarò sempre tuo amico. Gale non ha smesso di esserlo solo perché tua madre non lo ha scelto. –

- Era quello che speravo di sentirti dire – mormorò.

Annuì, non sapendo bene cos’altro aggiungere.

Cosa si poteva dire in circostanze come quella?

Forse una volta tanto la presenza di quell’impiccione di Gale sarebbe stata utile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come promesso eccoci qui con il nuovo capitolo. Vi chiederei due cose visto che nel prossimo capitolo ci saranno le alleanze e in quello successivo la sessione con gli Strateghi:

- Avete preferenze particolari per le alleanze oppure volete che faccia io?

- Cosa farà il vostro OC durante la sessione con gli Strateghi?

Per le alleanze vi chiederei di farmi sapere entro sabato sera in modo tale che domenica possa aggiornare mentre per la sessione con gli Strateghi avete un po’ più di tempo (diciamo fino a martedì sera).

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 8
*** Le alleanze ***


Le alleanze

 

 

 

 

 

 

 

Cassian Andersen – Distretto 2

 

 

 

 

 

- Se mi provoca ancora giuro che le stacco la testa a morsi – sbuffò Emerald, accostandosi all’alleato che stava fissando un punto imprecisato verso lo stand di sopravvivenza, - Non riesco a capire cosa spera di ottenere comportandosi in modo odioso. Cas, mi stai ascoltando? –

Si riscosse dai suoi pensieri, abbandonando per un attimo l’analisi di come le onde bionde della ragazza del Nove scintillassero sotto le luci artificiali del centro d’addestramento.

- Scusami, ero distratto, dicevi? –

Emerald ridacchiò maliziosa.

- Oh, l’ho visto cosa ti ha distratto. –

Abbozzò un sorriso sghembo, come era solito fare quando si trovava in imbarazzo e cercava di non darlo a vedere.

La verità era che non si era certo aspettato di ritrovarsi a fissare una delle sue avversarie intontito come un qualsiasi adolescente in preda agli ormoni; eppure c’era qualcosa in quella ragazza che calamitava la sua attenzione.

- Già, ma adesso hai tutta la mia attenzione. Cosa dicevi? –

- Dicevo che molto probabilmente ucciderò Amber prima ancora di arrivare nell’Arena. –

- Ah, non sarò certo io a fermarti. –

- Mi dà il tormento da ieri con la storia di Odair e di quella ridicola idea dell’alleanza allargata. –

- Libero cosa ne dice? –

- Non la sopporta nemmeno lui, con quel modo da despota che ha, ma dice che per lui un’alleanza ristretta o allargata non fa alcuna differenza. –

Non che la risposta lo stupisse.

Da quanto aveva capito a Libero non importava di non essere il leader, purchè venisse presa in considerazione l’opinione di tutti quanti.

- Dipendesse da me la taglierei fuori all’istante, ma prima dobbiamo essere sicuri di quanti alleati abbiamo dalla nostra parte. –

Emerald non faceva mistero del suo essere molto poco contenta dalla cosa, ma annuì alle sue parole.

La strategia veniva prima di ogni altra cosa, lo sapeva bene anche lei.

Con la coda dell’occhio vide che la fonte della sua attenzione si era spostata verso lo stand dei coltelli e dei pugnali.

Emerald seguì nuovamente il suo sguardo.

- È molto bella, dovresti andare a parlarle. –

- Tu credi? –

In circostanze diverse non si sarebbe fatto sfuggire l’occasione di avvicinarsi a parlarle fin dal primo momento in cui l’aveva notata, durante la sfilata dei carri, ma in quella particolare situazione aveva il timore di venire frainteso.

- Sempre meglio che osservarla da lontano in modalità stalker. –

- Anche tu hai ragione … vado a parlarle. –

Vide la sua alleata sorridere in un misto di malizia e approvazione mentre gli batteva una mano sulla spalla e tornava ad allenarsi.

Procedette a passi decisi verso lo stand dei coltelli, fermandosi a qualche passo da lei, prima di prendere la parola.

- Dovresti metterci più energia per affilare la lama. –

Eloise si voltò verso di lui, le iridi azzurre che tradivano la sorpresa.

- Non credo di riuscire a essere più energica di così – ammise.

Cassian le prese il coltello dalle mani, sfilandolo gentilmente.

- Allora lascia che ti aiuti. –

Mosse la lama sulla superficie con vigore, affilandola alla perfezione in appena una manciata di secondi, poi gliela porse nuovamente.

- Credevo che la tua specialità fosse il corpo a corpo –, considerò Eloise, - Insomma … ti ho visto spesso sul ring degli incontri – concluse con imbarazzo.

- Adoro il corpo a corpo, è come se mi accendesse e mi facesse sentire un po’ più vivo. Però le lame sono un’altra mia passione – replicò.

- Un ragazzo dai mille talenti – scherzò.

- Non proprio, sono un disastro con la mimetizzazione e non parliamo del distinguere le erbe … per me sono praticamente tutte identiche. Potrei mangiare qualche erba altamente velenosa ed essere convinto di essermi fatto una semplice insalata. –

Eloise rise insieme a lui, mettendo via il pugnale nuovamente affilato.

- Tu mi hai aiutata con l’affilatura, permettimi di sdebitarmi mostrandoti almeno quali sono le piante da cui devi stare lontano. –

- Fammi strada. –

 

 

 

 

 

Luke Bellamy – Distretto 3

 

 

 

 

 

- Scusa, temo di non aver capito bene. –

Luke rinfoderò la spada, sistemandola nuovamente sulla rastrelliera, e scrollò le spalle davanti allo sguardo sorpreso della sua compagna di Distretto.

- Ho detto che non sono interessato ad allearmi alla Mellark. In realtà non sono interessato a nessun’alleanza. –

- Capisco che tu sia un abile combattente e di sicuro la materia grigia non ti manca -, riconobbe, - ma non pensi che sia una scelta avventata? Da solo contro ventitrè persone? –

- Non credo che l’idea di affidarmi a qualcuno che conosco poco o nulla sia una scelta migliore; preferisco morire facendo affidamento solo sulle mie forze piuttosto che rischiare di essere tradito da qualche presunto alleato che poi finirà con il pugnalarmi alle spalle. –

Charity annuì.

- Beh, allora spero che non ci incontreremo all’interno dell’Arena. Mi dispiacerebbe ritrovarci su due fronti opposti. –

Luke annuì a sua volta, osservandolo con le iridi verde pallido leggermente vacue.

- Se dovesse capitare immagino che entrambi faremo ciò che è giusto. –

La vide tentennare, forse alla ricerca di una corretta interpretazione per quell’enigmatica frase, ma non le diede il tempo di replicare e le voltò le spalle, dirigendosi verso il corridoio che lo avrebbe portato alla mensa.

Non mancava molto alla pausa per il pranzo e se voleva essere certo di riuscire ad accaparrarsi uno dei tavoli più lontani dalla ressa doveva darsi una mossa.

Quella mattina, prima della conversazione con Charity, era stato avvicinato sia da Odair che dai ragazzi del Sei e non aveva alcuna intenzione di essere importunato ancora e tirato in ballo con quelle storie di alleanze.

Del resto allearsi sarebbe servito solo a rimandare l’inevitabile.

Nell’Arena non si poteva rimanere alleati per sempre e prima o poi occorreva voltarsi le spalle e uccidersi reciprocamente.

Quindi perché fingere che così non fosse?

 

 

 

 

 

Ayla Dobrev – Distretto 4

 

 

 

 

 

Ayla si rigirò il tridente tra le mani, ascoltando in silenzio le parole della ragazza del Due.

- Come dicevo, è evidente che un’alleanza sarebbe vantaggiosa per tutti noi. Insomma, i migliori devono rimanere insieme – concluse la bionda, con un sorrisetto affettato che non le piaceva affatto.

- E cosa ne pensa il resto del tuo gruppo? –

Amber storse il naso e Ayla non potè fare a meno di sorridere.

Era evidente che Sebastian non era minimamente caduto nel trucco tutto sorrisi e sventolii di capelli della ragazza davanti a loro.

- Non ti nego che non sono molto convinti dell’idea. Hanno persino in programma una votazione, ma … io penso che voi due facciate al caso nostro e sono del tutto favorevole se Riley Mason subentra a sua volta – aggiunse.

- E hai pensato di chiedere a Riley se lei è della tua stessa idea? – intervenne Ayla, palesemente beffarda.

Non le piaceva quel fare dispotico e fin troppo sicuro di sé che aveva Amber e non si fidava minimamente di lei.

- Non ancora -, replicò gelidamente la bionda, - ma pensavo che forse Sebastian potesse parlarle. –

Il ragazzo scosse il capo all’istante.

- Riley non accetterà mai e non ho intenzione di inserirmi in un’alleanza che non la convince. –

- Ma … -

- E che non convince nemmeno me -, la interruppe per poi voltarsi verso Ayla, - Tu cosa ne pensi? –

- Non convince nemmeno me. –

- E perché mai? – domandò la Favorita, stizzita, le mani sui fianchi e le iridi chiare che lampeggiavano furiose.

- Per essere estremamente schietta, non mi convince perché sei tu che non mi ispiri la minima fiducia – chiarì.

- Concordo con lei. Buona giornata, Amber, e auguri per la tua ricerca di alleati – concluse Sebastian, voltandole le spalle e tornando verso la zona d’allenamento.

Voltandole a sua volta le spalle, Ayla raggiunse il suo compagno di Distretto e rinserrò la presa sul tridente.

- Ci renderà la vita difficile una volta nell’Arena. –

- Puoi dirlo forte, molto probabilmente saremo tra i suoi primi bersagli, ma è sempre meglio che guardarsi le spalle da lei e dai suoi giochetti manipolatori. –

- Poco ma sicuro, ma meglio così … non voglio alleati di cui non posso fidarmi – concluse lei, scagliando il tridente verso il bersaglio principale.

Le lame penetrarono a fondo, producendo uno stridio metallico.

Parlare di traditori le portava sempre alla mente i Giochi di suo fratello … Dio quanto le mancava.

Sebastian parve percepire che c’era qualcosa che non andava perché le afferrò la mano e la strinse gentilmente.

- Sai che né io né Riley ti volteremo le spalle, vero? –

Annuì.

- Lo so, mi fido di voi. –

 

 

 

 

 

Edward Quincey – Distretto 6

 

 

 

 

 

Silver gli mostrò la mano alla quale aveva appena finito di lavorare con un sorriso orgoglioso.

Aveva riprodotto il muschio in modo veramente preciso, tanto che sovrapponendolo alla roccia quasi non si notava la minima differenza.

- Impressionante. –

Vide il sorriso allargarsi ancora di più sul suo volto, per poi scomparire quando lo sguardo le cadde sulla zona dei pesi.

- Di nuovo il colosso? –

Scosse il capo.

- No, è quello del Cinque. È letale quanto i Favoriti, ma continua a passare parecchio tempo da solo. Forse potremmo … -

Lasciò in sospeso la frase, ma Edward sapeva bene dove voleva andare a parare.

Loro due erano alleati, ma di sicuro non erano abbastanza per pensare di sopravvivere per molto all’interno dell’Arena. Avevano bisogno di qualcuno che fosse disposto ad allearsi con loro.

- Vuoi che vada a parlargli? –

Silver mordicchiò il labbro inferiore, titubante, - Solo se anche tu sei assolutamente d’accordo. –

Lei era abile con la mimetizzazione ed entrambi ne sapevano abbastanza di tecniche di sopravvivenza, ma l’unico che aveva mai davvero combattuto era lui.

In effetti dubitava seriamente che Silver riuscisse ad avere uno scontro corpo a corpo con uno dei Favoriti senza riportare nella migliore delle ipotesi gravi ferite, piccola ed esile com’era.

E lui non poteva avere cent’occhi.

- Ci serve. Tu vai ad esercitarti con la lancia, credo sia l’arma migliore per te … hai un’ottima mia e non avrai bisogno di avvicinarti troppo per colpire. –

La vide annuire, pulirsi rapidamente il braccio e dirigersi verso il lato opposto della palestra.

Lui puntò invece verso il ragazzo del Cinque.

Si fermò a qualche passo da lui, attendendo pazientemente che si accorgesse della sua presenza.

Arcturus corrugò leggermente la fronte.

- Ti serve qualcosa? –

- Mi domandavo se avessi un paio di minuti da dedicarmi. –

- Suppongo che dipenda da cosa vuoi chiedermi. –

- Porto in dono un’offerta di alleanza. –

Lo vide meditare sulla proposta per qualche secondo, per poi domandare: - Tu e la tua compagna di Distretto? –

- Esattamente. –

- Lancia e spada? –

- E mimetizzazione e sopravvivenza. Quando vieni dalla strada non c’è nessun altro che sappia meglio di un orfano come muoversi per continuare a vivere un giorno dopo l’altro. –

Edward notò che alla parola orfano Arcturus aveva abbandonato quell’aria d’inavvicinabilità che lo aveva contraddistinto fino a quel momento.

Durò poco, però, perché il giovane uomo del Cinque tornò impassibile e si limitò a replicare: - D’accordo, sono dei vostri. –

 

 

 

 

 

Callista Jacquard – Distretto 8

 

 

 

 

 

- Ci ho procurato un’alleanza. –

Derek si voltò verso di lei, sorpreso, e rischiò quasi di strozzarsi con l’acqua che stava bevendo.

- Come dici? –

- Ho parlato con i ragazzi del Dodici. Hanno messo su un’alleanza piuttosto corposa e sono d’accordo ad accoglierci nelle loro fila se lo vogliamo. –

- Chi ne fa parte? –

- I due del Dodici, la ragazza del Tre e quella del Cinque … e il ragazzo del Sette. –

Derek li contò rapidamente sulla punta delle dita, per poi sgranare gli occhi.

- Un’alleanza formata da cinque persone … sette con noi? –

Callista sorrise compiaciuta.

Sapeva perché il suo compagno di Distretto era così incredulo.

Di solito ogni anno l’alleanza più numerosa era quella che veniva messa su dai Favoriti. Era raro che Tributi provenienti da Distretti intermedi si coalizzassero in modo tanto vasto.

- Saremo sicuramente anche più dei Favoriti. Il che significa … -

- Meno possibili rivali che cercheranno di farci fuori nei primi giorni. –

- Precisamente. –

Derek annuì, convinto.

- D’accordo, ci sto anche io, facciamolo! –

Callista allontanò la sedia dal tavolo, alzandosi in piedi per attirare l’attenzione del gruppetto che attendeva pazientemente che finisse di informare Derek.

I ragazzi si unirono al loro tavolo, stringendosi sulla panca in modo da poterci entrare tutti.

- Siamo ufficialmente alleati -, annunciò soddisfatta, - Perciò immagino sia il caso di cominciare a discutere della strategia da mettere in campo. –

Rose annuì.

- Io e Charity pensavamo di dividere il gruppo durante il bagno di sangue. Una parte punterà alla Cornucopia per accaparrarci le cose che ci serviranno e l’altra invece guarderà le spalle ai compagni. –

- E avevate già in mente chi far andare in avanscoperta? –

Charity scosse il capo.

- Immagino che abbiamo ancora un po’ di tempo per decidere, ma di sicuro ci faremo trovare preparati per quel momento. –

Annuì.

Sì, quell’alleanza non si sarebbe fatta spazzare via tanto facilmente.

 

 

 

 

 

Asher Parker – Distretto 9

 

 

 

 

 

Patton prese posto accanto a lui, seguito a ruota dai ragazzi dell’Undici.

A quanto pareva Kainene era riuscita a convincere anche Farad ad unirsi a loro.

Un’ottima cosa dal momento che un valido combattente in più poteva sempre tornare utile in caso di uno scontro.

- Dov’è finita la tua affascinante compagna? –

Ecco la nota dolente.

Eloise lo aveva raggiunto poco prima per parlargli, ma Asher aveva capito ancora prima che aprisse bocca cosa voleva dirgli.

Era evidente dal momento che Cassian si era fermato a un paio di metri da loro e l’aveva attesa appoggiandosi alla parete e che anche il resto dei Favoriti aspettava leggermente più in disparte ma con uguale aria carica d’aspettativa.

Le era stato proposto di entrare nella loro alleanza, e in fin dei conti Asher aveva sospettato che prima o poi quel momento sarebbe arrivato perché negli ultimi due giorni Eloise e Cassian avevano orbitato molto l’una intorno all’altro.

Perciò aveva accettato la cosa con serenità, rassicurandola che non vedeva affatto quella scelta come un tradimento.

Che lei e il ragazzo del Due si piacessero era evidente, che fosse solo una cosa a livello fisico oppure più profonda non gli era dato saperlo ma trovava giusto che passassero il tempo che rimaneva insieme.

- Eloise si è unita ai Favoriti, l’ha invitata Cassian – replicò.

Patton atteggiò il volto a un lieve broncio, sbuffando: - Ragazze, credo che non le capirò mai. Comunque quattro mi sembra un buon numero per entrare nell’Arena. –

Farad annuì.

- Siamo abbastanza ben assortiti, incrementare il numero senza senso sarebbe controproducente. –

- Hai parlato con Juanita, Pat? –

- Sì, Ash, ma si è limitata a guardarmi come se fossi matto e a scuotere la testa con vigore. Immagino voglia giocarsela da sola anche se secondo me è un vero e proprio suicidio. –

L’ennesima scelta sensata, a suo giudizio.

In quell’edizione erano tutti spaventosamente saggi, sperava solo che la cosa non andasse a loro sfavore.

- Quindi suppongo che le trattative siano ormai chiuse -, constatò Farad, - perché scommetto che tutti quelli seduti alla stessa tavolata si sono alleati. So che il ragazzo del Tre ha rifiutato un paio di proposte per cui immagino che gli unici a essere da soli saranno lui e Juanita. –

- Meno di quanti pensassi … spero solo che riusciremo a cavarcela. –

Patton gli battè allegramente su una spalla.

- Tranquillo, amico mio, faremo faville! –

Beato lui che aveva tutta quella sicurezza, gli sarebbe piaciuto condividerne almeno la metà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

So che mi ero ripromessa di aggiornare domenica, ma mi sono resa conto che nel weekend non avrò praticamente tempo di stare al pc così ho preferito portarmi avanti e pubblicare oggi.

Qui sotto vi lascio uno schema riassuntivo delle alleanze e invito chi non l’avesse già fatto a mandarmi l’mp con cosa vuole che faccia il suo OC durante la sessione con gli Strateghi.

Al prossimo aggiornamento (o lunedì o martedì).

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

 

Alleanze

 

I Lupi solitari:

Juanita (D 10)

Luke (D 3)

 

I Favoriti:

Amber (D 2)

Cassian (D 2)

Emerald (D 1)

Libero (D 1)

Eloise (D 9)

 

Il Golden trio:

Ayla (D 4)

Sebastian (D 4)

Riley (D 7)

 

L’inaspettata alleanza:

Arcturus (D 5)

Edward (D 6)

Silver (D 6)

 

I quattro dell’Apocalisse:

Kainene (D 11)

Farad (D 11)

Patton (D 10)

Asher (D 9)

 

I magnifici sette:

Charity (D 3)

Rose (D 12)

Callista (D 8)

Ivy (D 5)

Ryan (D 12)

Derek (D 8)

Aiden (D 7)

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Capitolo 9
*** La sessione con gli Strateghi ***


La sessione con gli Strateghi

 

 

 

 

 

 

 

  Libero Howard – Distretto 1

 

 

 

 

 

Osservò la porta che si stava aprendo e vide Emerald uscire con un sorriso soddisfatto dipinto sulle labbra voluttuose.

Si chinò su di lui, accarezzandogli una guancia.

- Vai e mostra loro cosa sai fare, sono piuttosto impressionabili – concluse, strizzandogli l’occhio, per poi riprendere a camminare tra le due file di tributi.

La vide scambiare qualche battuta con Cassian e poi proseguire oltre lasciando ondeggiare le onde dorate lungo la schiena.

- Libero Howard, è il tuo turno. –

Annuì, alzandosi in piedi e sentendo tutti gli sguardi puntati su di sé.

Non che fosse una novità, al Distretto era abituato ad avere l’attenzione generale su di sé perciò fece quello che faceva sempre in quelle situazioni: testa alta, sguardo fiero, consapevolezza di essere perfettamente in grado di affrontare quella prova e doti recitative al massimo.

Quando mise piede nella sala l’occhio gli cadde automaticamente sulla frusta ancora attaccata al manichino nell’angolo.

Invece di limitarsi a disarmare il simulatore Emerald aveva improvvisato una vera e propria impiccagione utilizzando solo la frusta.

Si appuntò mentalmente di domandarle come accidenti avesse fatto.

Poi tornò a concentrarsi sulla sua sessione.

Doveva impressionare.

Raggiunse la postazione dei coltelli da lancio, soppesandoli e assicurandosi che il bilanciamento fosse perfetto.

Poi digitò velocemente sul computer della simulazione, impostando il numero di avversari e la velocità.

Entrò nella gabbia, i coltelli stretti in mano, pronto all’azione.

 

 

 

 

 

Emerald Cavendish – Distretto 1

 

 

 

 

 

Emerald alzò lo sguardo dalla rivista che stava sfogliando non appena la porta del salone si aprì.

- Quanto li hai stregati? –

- Credo abbastanza. –

- Magnifico -, sorrise compiaciuta, - Mi fai compagnia? –

- Nel fare cosa? –

- Nell’ammazzare l’attesa dei risultati. –

Annuì, lasciandosi cadere sul divano accanto a lei. – Idee? –

- Il piano, e devo ancora studiarlo nel dettaglio, prevede di svaligiare l’armadietto degli alcolici e fare qualcosa di davvero stupido prima che i nostri saggi Mentori tornino e ce lo impediscano. –

Libero la fissò come se non fosse affatto sicuro se prenderla sul serio o meno.

- Non guardarmi come se mi fosse spuntata una seconda testa. Non voglio pensare e l’alcool è un buon compromesso. –

- L’alcool è sempre un buon compromesso – convenne.

- Perciò diamo inizio al saccheggio selvaggio? – chiese, accennando all’armadietto nell’angolo.

- Naturalmente, ma prima le signore. –

 

 

 

 

 

Cassian Andersen – Distretto 2

 

 

 

 

 

Osservò i due manichini impiccati. Uno era decisamente opera di Emerald, vista la presenza della frusta, ma l’altro era stato precedentemente dipinto e raffigurava il volto di una delle ragazze che aveva visto andare a trovare Amber prima della partenza.

Immaginò che si trattasse di sua sorella.

Però, chi l’avrebbe mai detto che la loro biondissima dittatrice fosse anche una mezza psicopatica con evidenti problemi parentali.

Ad ogni modo non era certo nulla che lo interessasse.

Puntò dritto verso i manichini meccanici del corpo a corpo.

Aveva pensato a lungo a come mettere a frutto le sue abilità fisiche senza sembrare banale e poi aveva avuto l’idea.

Enobaria gli aveva sempre detto che suo padre era famoso per essere in grado di spezzare il collo a una persona a mani nude.

Sicuramente un’esibizione di quel tipo avrebbe impressionato gli Strateghi.

Impostò il programma, muovendosi rapido tra i manichini che provavano ad affrontarlo; quando vide l’ultimo venirgli incontro decise di non limitarsi a continuare a provocare fratture sparse ai suoi avversari.

Placcò il manichino, gettandolo a terra e fratturandogli entrambe le gambe.

Pressò la parte centrale del torace, facendo leva sulle braccia del manichino, e le disarticolò lasciandole ricadere inerti lungo i fianchi.

Solo allora afferrò la testa e la ruotò con decisione.

Il rumore dei congegni che cedevano risuonò nella sala.

Si alzò in piedi, spolverandosi i pantaloni della tuta d’allenamento, e alzò lo sguardo verso la tribuna degli Strateghi.

Dal modo in cui lo guardavano era abbastanza sicuro di essersi conquistato la loro attenzione.

 

 

 

 

 

Amber Johnson – Distretto 2

 

 

 

 

 

- Ho saputo che sei stata piuttosto teatrale durante la tua sessione – esordì Enobaria, mettendo piede nel salone quando entrambi i suoi Tributi avevano già fatto ritorno.

Amber scrollò le spalle, sorridendo ironica.

- Beh, che posso dire, Ruby non mi è mai andata particolarmente a genio. –

- E che hai provato a insistere con Odair per l’alleanza. –

- Anche questo è vero -, confermò senza scomporsi, - ma non è il caso di farne una questione di stato dal momento che nessuno dei componenti di quel terzetto si unirà a noi. –

- Com’era prevedibile del resto – intervenne Cassian.

- D’accordo, ho sbagliato, vuoi giustiziarmi per questo? – lo rimbeccò aspramente.

- Se hai davvero bisogno di chiederlo, allora lascia che ti dica che sì se dipendesse da me lo farei molto volentieri. –

Il suo compagno di Distretto le rivolse un’occhiata strana che ebbe il potere di farle correre un brivido lungo la schiena.

Aveva sempre saputo quanto Cassian fosse piazzato e forte, ma solo in quel momento notando lo scintillio nei suoi occhi si era resa conto di quanto fosse effettivamente pericoloso.

Era pronta a scommettere che quando l’alleanza si fosse separata lei sarebbe stata la prima della lista.

Doveva fare qualcosa in proposito, magari mostrandosi amichevole con la biondina di cui si era invaghito si sarebbe ammorbidito quanto bastava da non metterla immediatamente in pericolo.

- Avevi ragione, avrei dovuto darti retta, ma ammetto di essere un tantino testarda quando mi fisso su qualcosa. Comunque sono contenta dell’aggiunta di Eloise, sarà un valido contributo viste le competenze che nessuno di noi quattro possiede. –

Cassian roteò gli occhi.

- Risparmiati i giochetti mentali per qualcuno che ti crede. Io vado a farmi una doccia, ci vediamo per la messa in onda dei risultati. –

 

 

 

 

 

Charity Latier – Distretto 3

 

 

 

 

 

Charity osservò il bancone della zona trappole.

Aveva in mente di costruire qualcosa, ma non sapeva ancora cosa potesse catturare l’attenzione degli Strateghi abbastanza da lasciar vivo il ricordo del suo passaggio. Poi vide i morsetti accatastati nell’angolo più remoto e l’idea le giunse spontanea come se fosse stata lì fin dal principio.

Forse poteva sfruttare la sua creatività e le precedenti esperienze nell’arena di suo padre.

Predispose la trappola, collegando solo per ultimi i morsetti.

Dopodichè pescò dalla gabbietta delle cavie un topolino dal pelo albino e gli occhietti rossi.

Chiedendo mentalmente scusa all’animale per quello a cui stava andando incontro, lo introdusse nel circuito.

Il topolino zampettò all’interno della trappola, sfiorando appena con la coda la chiusura della trappola.

La morsa scattò, attivando il meccanismo elettrico che dopo essersi serrato sul topo gli trasmise una scossa elettrica che lo folgorò all’istante.

Sentì qualche mormorio colpito, ma dal canto suo si limitò a fissare la balconata con cipiglio serio e impassibile attendendo che le fosse permesso di lasciare la stanza.

 

 

 

 

 

Luke Bellamy – Distretto 3

 

 

 

 

 

Luke trattenne un sorriso quando individuò la trappola dalla quale ancora si levava un odore alquanto sgradevole di topo carbonizzato.

Poco ma sicuro che quella era opera di Charity.

E dire che all’arrivo a Capitol City era stata proprio lei a dirgli di abbandonare l’idea di folgorare qualcuno.

L’ironia della sorte.

Oltrepassò la zona tecnologica, non era affatto sicuro che gli Strateghi avrebbero preso bene le sue doti da hacker, e si diresse verso la zona di scherma.

Scelse la spada con cura, basandosi sulla lunghezza del suo affondo e sulla forza che gli occorreva per sostenerla al meglio, e digitò il tasto d’accensione della simulazione.

Colpì con precisione gli avversari, osservandoli disintegrarsi mentre colpiva una testa … il cuore … un fianco … amputava un braccio o una gamba.

Ultimò il tutto con un preciso colpo di taglio che fece andare in mille pezzi la testa e buona parte del collo del suo ultimo avversario.

Lanciò un’occhiata all’orologio nell’angolo.

Gli rimaneva ancora qualche minuto per dimostrare di non fare affidamento solo ed esclusivamente sulla forza bruta.

Raggiunse il monitor nella zona delle piante e prese a catalogarle velocemente, mostrando la sua capacità di distinzione tra erbe letali e curative.

Ultimò l’ultimo inserimento proprio una manciata di secondi prima che il Capo Stratega prendesse la parola.

- Molto bene, signor Bellamy, può andare. –

 

 

 

 

 

Ayla Dobrev – Distretto 4

 

 

 

 

 

Strinse appena la mano di Sebastian quando sentì il suo nome, ricevendo in cambio una stretta della medesima intensità.

In un certo senso era rassicurante sapere di averlo al suo fianco, anche se da quell’Arena non avrebbero potuto uscire in due.

Si richiuse la porta della sala alle spalle, alzando lo sguardo per incrociare quello di Lucius, il capo Stratega, che la fissava con moderato interesse.

Raggiunse la rastrelliera, selezionando il tridente più vicino, e puntò dritta verso la zona bersagli.

Calibrò la mira, inspirando ed espirando profondamente, per poi far scattare il braccio all’indietro.

Vide le tre punte conficcarsi nel legno, penetrando fin quasi per intero, trafiggendo la gola del manichino.

Era un tiro da più di tre metri, per un’arma come il tridente non era niente male.

Sorrise soddisfatta.

Avrebbe dimostrato che poteva farcela lì dentro malgrado quello che pensava suo padre.

 

 

 

 

 

Sebastian Odair – Distretto 4

 

 

 

 

 

Finì d’intessere il complesso sistema di trappole in rete, osservando il suo lavoro con aria attenta, per poi annuire soddisfatto.

Liberarsi da quegli intrecci era oltremodo complicato se non si aveva un’arma da taglio, perché più ci si dibatteva e più i nodi si stringevano attorno alla preda.

Dopodichè decise di mostrare agli Strateghi ciò che era in grado di fare con il tridente.

Sapeva che era una scelta rischiosa utilizzare proprio quell’arma, ma suo padre lo aveva istruito nell’uso del tridente fin da quando era stato abbastanza grande da rischiare di essere estratto nell’Arena ed era l’arma a cui avrebbe affidato la propria vita senza battere ciglio nemmeno per un istante.

Prese bene la mira, ispirando profondamente, e rilassò il braccio.

Lanciò l’arma, centrando in pieno petto il manichino.

Vide con la coda dell’occhio che qualcuno degli Strateghi si era chinato a mormorare all’orecchio del suo vicino.

Forse dimostrare di essere degno della reputazione di suo padre con il tridente non era stata una mossa del tutto avventata.

 

 

 

 

Ivy Brewer – Distretto 5

 

 

 

 

Ivy tamburellò con il piede contro il pavimento, incrociando lo sguardo del suo compagno di Distretto che la fissava in silenzio con la consueta espressione seria e concentrata dipinta sul volto.

- Scusa, ti do fastidio? –

Arcturus scosse il capo.

- No, tranquilla. –

- È solo che sono tremendamente nervosa -, ammise, - Tu no? –

- Sono concentrato. È uno dei momenti più importanti prima dell’ingresso nell’Arena. –

- Certo, lo so bene, ma … tu cosa hai in programma di fare? –

Arcturus non replicò, tornando a fissare il pavimento in silenzio.

Era evidente che non volesse rivelarle nulla sua strategia.

Recependo il messaggio, mise fine alla conversazione e attese pazientemente il suo turno.

- Ivy Brewer! –

Scattò in piedi come una molla, rischiando di far cadere la panca all’indietro, attirando qualche occhiata divertita da parte del resto dei Tributi, e s’incamminò verso l’ingresso della sala.

Quando la porta si richiuse alle sue spalle individuò immediatamente l’arma che cercava sulla rastrelliera.

Arco e frecce.

Era venuto il suo momento.

 

 

 

 

 

Arcturus Black – Distretto 5

 

 

 

 

 

Non appena ebbe messo piede all’interno della sala lo sguardo gli cadde sulla zona lotta. I manichini fatti a pezzi tradivano il passaggio del ragazzo del Due.

Scartò l’idea di concentrarsi sulla zona del corpo a corpo, non voleva che gli Strateghi pensassero che desiderava trasformare tutta quella storia in una sorta di competizione tra chi era più abile nella lotta.

A lui interessava solo uscire dall’Arena e tornare da Clara, tutto il resto era ridicolmente privo d’importanza.

Puntò invece verso la zona pesi, individuando all’istante gli attrezzi che meglio si addicevano alla sua fisicità.

Allestì il programma concentrato che aveva provato all’inizio di ogni singola giornata al centro d’addestramento e si predispose a cominciarlo.

Un po’ di sfoggio di mera forza bruta sarebbe dovuto bastare a convincerli che poteva farcela.

Lo terminò nel giro di dieci minuti, salutando prima di uscire e deciso a tornare al proprio alloggio in vista della proclamazione dei risultati.

Non appena uscì sentì su di sé gli sguardi dei Tributi ancora in attesa.

Aveva una vaga idea di come doveva sembrare loro: grondante di sudore e con i muscoli ancora pulsanti per lo sforzo fisico appena fatto.

Rivolse un cenno del capo ai suoi alleati del Sei, un muto incoraggiamento a fare a loro volta del loro meglio.

 

 

 

 

 

Silver Reynolds – Distretto 6

 

 

 

 

 

Sentì la mano di Edward calare sulla sua, stringendola appena, e per qualche motivo ne fu infastidita.

La scrollò di dosso, lanciandogli un’occhiata eloquente.

- Cosa succede? –

- Non voglio sembrare debole, perciò smettila di comportarti come se avessi bisogno del tuo sostegno. –

Lo vide aggrottare la fronte.

- Mi era parso di capire che gli alleati si proteggessero a vicenda … e che fossimo amici. L’ultima volta che ho controllato anche gli amici si proteggono. –

- Certo, ma anche se i Favoriti se ne sono già andati non voglio sottovalutare nessuno degli altri Distretti. –

Edward sbuffò e si lasciò ricadere contro la panchina.

- Ricevuto, sei in modalità da vera dura. –

Silver gli diede una gomitata nelle costole, sbuffando a sua volta.

- Idiota. –

Dopodichè seguì il corridoio e sparì per la sua valutazione.

 

 

 

 

 

Edward Quincey – Distretto 6

 

 

 

 

 

Quando Silver uscì dalla sala di valutazione gli bastò incrociare il suo sguardo per capire che fosse soddisfatta dalla sua prestazione. Una macchia verde all’altezza dell’orecchio tradì il fatto che in almeno una parte della sua prova avesse mostrato le sue abilità di mimetizzazione. Nessun dubbio invece che Arcturus avesse mostrato la sua forza.

Perciò a lui non restava che dimostrare di essere l’elemento scaltro e pragmatico dell’alleanza.

Ripercorse brevemente le tappe per la costruzione delle trappole che aveva esaminato nei giorni precedenti e sorrise soddisfatto quando si rese conto di ricordarli tutti alla perfezione.

Attese pazientemente di essere degnato di un po’ d’attenzione, poi si diresse verso la zona delle trappole e ne preparò una manciata soffermandosi in particolare sulle tagliole sulle cui lame sparse una buona dose di veleno.

Dopodichè raggiunse il pannello di comando della zona di scherma e impostò i suoi bersagli basandosi su quanto aveva osservato durante i tre giorni d’allenamento.

Inserì il ragazzo del Due, quello del Tre, quello del Dieci e quello dell’Undici.

Coloro che a suo giudizio sarebbero stati gli avversari più temibili per la sopravvivenza.  

E poi aggiunse anche Arcturus.

Dopotutto nessuno sarebbe stato leale all’alleanza fino alla fine.

E lui aveva deciso che avrebbe dimostrato agli Strateghi che era in grado di sopravvivere contro uno qualsiasi di loro.

 

 

 

 

 

Riley Mason – Distretto 7

 

 

 

 

 

Riley rigirò l’accetta tra le mani, riportando a mente la conversazione che aveva avuto con sua madre quella mattina.

Non essere avventata. Non sbilanciarti troppo e non dare loro motivo per tenerti troppo d’occhio durante i Giochi. Le attenzioni degli Strateghi non sono mai una cosa buona.

In altre parole fai l’esatto opposto di quello che ho fatto io durante le mie due edizioni.

- Prego, signorina Mason, ci mostri quello che sa fare. –

La voce del Capo Stratega la riscosse.

Al diavolo la titubanza, era un comportamento così non da lei.

- Ci può giurare – replicò, dirigendosi verso la zona prestabilita.

Afferrò il manichino e un po’ di pittura fresca, dipingendo a chiare lettere il nome sulla fronte del manichino, stando attenta a non farlo leggere agli Strateghi finchè non avesse finito.

Dopodichè sollevò l’ascia e colpì con forza all’altezza dell’attaccatura del collo, facendo cadere la testa di netto.

La prese e la portò verso il tavolo sotto la balconata degli Strateghi, depositandola davanti a loro con un sorrisetto ironico sulle labbra.

Saraphen.

- L’amore di una figlia, oserei dire, signori. –

Vide dai loro volti che avevano compreso subito a chi fosse riferito.

Dopotutto quanti Saraphen potevano mai esserci a Capitol che avessero avuto l’ardire di cominciare una relazione clandestina con un’ex vincitrice?

Solo uno … il ribelle, irriverente, nipote del presidente.

Saraphen Coriolanus Snow.

Scusa mamma, ma non sono mai stata brava a fare ciò che mi viene detto … dovresti saperlo.  

 

 

 

 

 

Aiden McCartney – Distretto 7

 

 

 

 

 

- Dimmi che almeno tu non hai fatto nulla di stupido. –

Sgranò gli occhi, fissando perplesso la sua Mentore.

- Come, prego? –

Johanna sbuffò, alzando gli occhi al cielo, spazientita perché sembrava che il ragazzo non avesse afferrato ciò a cui si stava riferendo.

- Intendo durante la prova con gli Strateghi. Non hai fatto nulla che potesse spaventarli o farli arrabbiare, vero? –

- No, direi proprio di no, mi sono limitato a tirare con l’arco. –

- Bene, almeno uno di voi due mi dà retta – sospirò la donna.

Poi uscì come una furia, probabilmente diretta all’ascensore.

Rimasti soli, Aiden rivolse un’occhiata interrogativa alla compagna.

- Mia madre non è molto soddisfatta dalla mia prova. –

- Cosa hai fatto? –

- Ho decapitato mio padre. –

Aiden doveva essere il ritratto dello sconcerto, perché Riley scoppiò a ridere e gli battè una mano sulla spalla.

- Rilassati, era solo un manichino con su scritto il nome di mio padre. –

- Ah. Sì, immagino che non sia comunque un gesto molto carino. –

- Puoi dirlo forte, ma è stato tremendamente liberatorio. –

- Sei una ragazza strana, Riley Mason. –

Riley inarcò un sopracciglio, beffarda. – E te ne sei accorto solo ora? –

No, in effetti lo aveva sospettato fin dal principio, ma era troppo cortese per farlo presente.

 

 

 

 

 

Callista Jacquard – Distretto 8

 

 

 

 

 

Soppesò gli shuriken tra le mani, osservando per l’ultima volta i bersagli disposti davanti a lei.

Erano stati colpiti altre volte, era evidente dai segni che li coprivano, ma non tutti i colpi avevano sempre centrato parti del corpo letali.

E lei comunque era più che certa che i suoi di tiri non avrebbero potuto essere meno che perfetti.

Individuò la traiettoria che avrebbero dovuto compiere gli shuriken per conficcarsi all’altezza del cuore di ogni manichino, poi tornò a concentrarsi sulle armi.

Afferrò il primo e lo lanciò con decisione.

Poi il secondo.

Il terzo.

Il quarto.

Quando anche il quinto colpì il bersaglio si concesse il lusso di guardare i manichini.

Cinque centri perfetti lì dove ci sarebbe stato il cuore se il bersaglio fosse stato umano.

Il sorriso si distese sul bel volto.

Tutto come previsto.

 

 

 

 

 

Derek Morrison – Distretto 8

 

 

 

 

 

Derek prese un respiro profondo e cercò di rilassarsi e mantenere al contempo la lucidità. Doveva concentrarsi.

Mancava poco alla fine della prova di Callista e poi sarebbe stato il suo turno.

Doveva pensare alla strategia migliore da mettere in campo.

Come a voler confermare le sue parole, Callista uscì dalla sala proprio in quel momento e camminò con lo sguardo dritto davanti a sé.

Gli rivolse solo un piccolo sorriso mentre gli strizzava l’occhio con fare complice, poi riprese a camminare verso l’ascensore che l’avrebbe portata al loro piano.

- Derek Morrison! –

Si alzò in piedi, la mente improvvisamente sgombra da ogni preoccupazione.

Ormai era lì … tanto valeva mettersi in gioco del tutto.

Non appena ebbe messo piede all’interno della sala lasciò vagare lo sguardo alla ricerca di ciò che cercava.

S’illuminò quando lo individuò: eccolo lì l’uomo di legno.

Lo raggiunse, allungando la muscolatura prima di cominciare a colpirlo con vari colpi di diversa angolatura e potenza.

Quando fu certo di aver dato prova di tutta la sua destrezza fisica, lo rimise al suo posto e rivolse un piccolo cenno del capo agli Strateghi.

 

 

 

 

 

Eloise Walfard – Distretto 9

 

 

 

 

 

- Sei nervosa? –

Annuì, sorridendo all’indirizzo di Asher, - È così evidente? –

- Solo un po’. Sono sicuro che andrai alla grande, dopotutto se non fossi in gamba i Favoriti non ti avrebbero accettato tra di loro. –

- Sicuro di non essertela presa perché ho preferito loro a voi? –

Lo vide scuotere il capo.

- Non hai preferito loro a noi. Hai preferito lui – la corresse.

Eloise ebbe la fastidiosa consapevolezza di avere le guance calde e si ritrovò a sperare di non essere arrossita come un peperone sentendo quella conclusione che il suo compagno di Distretto aveva tratteggiato con una chiarezza disarmante.

- Diciamo che è parecchio che non sento di poter tenere a qualcuno ed essere ricambiata … immagino che dovrò tornare a farci l’abitudine. –

- È una buona cosa. Con un tempismo da schifo, certo … ma decisamente una bella cosa. –

- Sai, Ash, a proposito di belle cose … sarebbe stato bello conoscerti prima di tutta questa storia, credo che saremmo potuti essere buoni amici. –

- Lo credo anche io – convenne.

- Per quello che vale, spero davvero che non ci incontreremo all’interno dell’Arena. –

- Lo spero anche io -, replicò il ragazzo, - e adesso vai e dimostra che noi del Nove sappiamo essere in gamba come tutti gli altri. –

Annuì e s’incamminò verso l’ingresso.

Era arrivato il momento di dimostrare cosa sapeva fare con il bo.

 

 

 

 

 

Asher Parker – Distretto 9

 

 

 

 

 

- In bocca al lupo, Ash – asserì Patton, allungando una mano a battergli allegramente sulla spalla quando fu il suo turno di prepararsi ad entrare nella sala.

- Grazie, Pat … anche a te – mormorò in risposta, per poi incamminarsi sforzandosi di non finire con l’inciampare nei suoi stessi piedi tanta era la tensione del momento.

Quando Eloise, appena uscita, gli passò a fianco la sentì dargli un tenero pizzicotto sul braccio come a volerlo incoraggiare.

Le sorrise per poi sparire nell’ingresso.

Appena dentro puntò verso la zona dell’arrampicata, assicurandosi la fune attorno alla vita e accingendosi ad arrampicarsi sulla parete più ripida del repertorio.

Mosse i piedi e le mani con abilità, cercando bene i punti d’appoggio che gli avrebbero permesso di fare leva nel migliore dei modi.

Aveva scelto quella parete per due motivi.

Il primo era la difficoltà, che non l’avrebbe fatto passare inosservato, e il secondo era che dalla sommità di essa si potesse raggiungere uno dei rami più spessi dell’albero geneticamente modificato che avevano sistemato a pochi metri dalla pedana della zona botanica.

Quando terminò la scalata prese bene lo slanciò e afferrò proprio uno di quei rami, riprendendo la sua avanzata verso l’alto ma spostandosi questa volta sull’albero.

Quando raggiunse un’altezza che gli parve accettabile si diede da fare per scendere in modo più rapido e possibile e sfruttare gli ultimi minuti rimasti.

Atterrato al suolo, scattò verso la rastrelliera; prese la balestra, qualche freccia, e raggiunse la postazione di tiro.

Aveva il tempo solo per farne un paio, ma era pur sempre meglio di nulla.

Incoccò la prima freccia … poi la seconda.

E i due tiri andarono a segno.

Tutto sommato quella prova era andata meglio di quanto avesse immaginato.

 

 

 

 

 

Juanita De Santos – Distretto 10

 

 

 

 

 

Juanita era perfettamente consapevole di avere su di sé gli sguardi curiosi degli Strateghi; da quando era giunta a Capitol aveva capito che se nel Dieci era considerata strana e inquietante lì nella Capitale la sua stranezza era fonte di curiosità e chiacchiere in modo molto più frivolo e disinvolto.

Non veniva giudicata lì, dove le stranezze erano di casa, ma ciò non significava che la sua presenza non destasse sincera curiosità.

Dal canto suo ciò che quegli individui pensavano non la toccava minimamente così come non l’avevano mai toccata le voci che giravano su di lei al Distretto.

Così come non la toccava tutta quella storia o il giudizio che le avrebbero attribuito gli Strateghi.

Il Signore si muoveva dietro a ogni evento e controllava la vita di tutti loro, quindi che senso aveva cercare di impressionare dei comuni esseri umani?

Se fosse uscita dall’Arena sarebbe stato per merito dell’intercessione del Signore, non per volere di Capitol o dei suoi abitanti.

Ciò nondimeno sapeva di dover fare qualcosa durante quei dieci minuti che le erano concessi.

Optò quindi per ciò che le veniva meglio: lavorare a un veleno.

Ne scelse uno dalla preparazione rapida e l’azione assolutamente letale.

Poi selezionò uno dei topolini nella gabbia delle cavie, lo afferrò con forza costringendolo ad aprire la bocca, e gli versò in gola un paio di gocce del distillato che aveva appena realizzato.

L’animale emise nulla più che un flebile squittio prima di accasciarsi privo di vita.

Senza indulgere oltre, Juanita lo depose sul tavolo e uscì dalla stanza.

 

 

 

 

 

Patton Powell – Distretto 10

 

 

 

 

 

Sorrise solare e sfrontato all’indirizzo degli Strateghi, presentandosi con tono sicuro: - Patton Powell, Distretto Dieci, signori! –

Poi marciò verso la postazione delle armi da tiro.

Estrasse da principio la balestra, deciso a mostrare le sue capacità con le varie armi da tiro procedendo in una lenta e inesorabile esclation di bravura.

Fece un paio di tiri con l’arma, constatando che le ripetizioni che gli aveva dato Asher in quei giorni erano andate a buon frutto e che la sua capacità di tiro con la balestra era sensibilmente migliorata.

Poi l’abbandonò e passò all’arco corto.

Tornare a scoccare le frecce con quello strumento era naturale come respirare e si concesse qualche tiro in più per concludere in bellezza e mostrare la precisione devastante con cui colpiva ogni sorta di punto letale indicato sui manichini.

Quando fu certo di aver ormai ultimato le frecce a sua disposizione, così come i minuti concessi, rivolse un bell’inchino profondo all’indirizzo degli Strateghi e uscì dalla sala soddisfatto di sé.

 

 

 

 

 

Kainene Lightsong – Distretto 11

 

 

 

 

 

Kainene risistemò gli occhiali protettivi che il suo stilista le aveva suggerito d’indossare durante il periodo che avrebbe passato all’interno della sala in cui la luce al neon era particolarmente violenta e rischiava di ferirle gli occhi e pregiudicare la sua esibizione.

Selezionò la coppia di scimitarre più vicina, facendole ondeggiare attorno a sé con precisione per soppesarne il bilanciamento.

Ottimo.

Adesso non restava che farsi notare.

Armeggiò con il simulatore, impostando un numero massimo di cinque avversari.

Dopodichè entrò nella zona di simulazione, stringendo le scimitarre con risolutezza.

Il primo avversario le comparve alle spalle, spingendola a voltarsi di scatto e schivare il suo attacco per poi colpirlo a sua volta.

Il secondo venne dalla sua destra.

Il terzo dalla sinistra.

Schivò entrambi e con due rapidi colpi di taglio li decapitò.

Il quarto fu un attacco frontale in combinazione con il quinto.

Attese affinchè entrambi si avvicinassero il più possibile, poi fece la sua mossa. Spinse le scimitarre in avanti, affondandole nel petto di entrambi in una volta sola, in una sorta di spiedino simulato.

Riprese fiato, riponendo le armi.

E almeno quella era andata.

 

 

 

 

 

Farad Blushweaver – Distretto 11

 

 

 

 

 

Farad sospirò sollevato.

Finalmente toccava a lui; l’attesa sapeva essere persino più snervante della prova in sé per sé ed era profondamente rinfrancato dall’idea che di lì a qualche minuto sarebbe terminato tutto quanto.

Varcò l’ingresso della stanza guardando dritto davanti sé, deciso a non mostrarsi intimorito dalla presenza degli Strateghi né tantomeno dal loro potere decisionale.

Doveva solo fare quello che sapeva e farlo nel migliore dei modi possibili, non era nulla di troppo complicato.

Decise di optare per il falcetto, sistemando il programma affinchè s’impostasse sulla difficoltà maggiore che fosse stata concepita.

Se proprio doveva fare le cose allora tanto valeva farle nel migliore dei modi possibili.

I suoi avversari presero forma in modo sempre più rapido, dandogli appena il tempo di attaccarne uno per poi dover subito correre in difesa e passare nuovamente all’offensiva.

Perse il conto delle sagome che aveva abbattuto fino a quel momento, ma quando il programma smise di sfornare rivali vide che mancavano pochi secondi al termine del tempo a sua disposizione.

Rilassò il braccio con cui reggeva il falcetto.

Ce l’aveva fatta.

 

 

 

 

 

Rose Mellark – Distretto 12

 

 

 

 

 

Lanciò un’occhiata in direzione di Ryan, sorridendogli lievemente prima di alzarsi in piedi e seguire il corridoio che l’avrebbe portata dritta verso la sala in cui l’avrebbero attesa gli Strateghi.

Entrò a testa alta, sforzandosi di sembrare più sicura di quanto in realtà non fosse e di ignorare il battito assordante del cuore che le martellava nel petto.

- Rose Mellark, Distretto Dodici – si presentò, puntando poi dritta verso la rastrelliera e afferrando una delle spade più leggere che riuscì a trovare.

Sentì una voce lieve che domandava a qualcuno vicino a lui, stupito, - Niente arco? Mi aspettavo quello. –

Sapeva che molti avrebbero pensato di vederle impugnare un arco ed era proprio per quello che aveva deciso di puntare su un’altra arma.

Voleva essere considerata come Rose Mellark e non come l’erede di Katniss Everdeen.

Programmò il simulatore affinchè fosse impostato sulla difficoltà maggiore e attese pazientemente che gli avversari prendessero forma davanti a lei.

Si mosse rapida, utilizzando la spada come se fosse null’altro che un prolungamento del suo braccio.

La simulazione durò meno di quanto avesse creduto possibile, o forse la durata era sempre la consueta e l’ansia le aveva fatto credere di essere lì da molto meno tempo.

Ripose la spada sulla rastrelliera, abbozzò un cenno del capo e uscì dalla stanza.

Lungo il corridoio incrociò lo sguardo di Ryan.

Cercò di comunicargli con gli occhi di stare tranquillo e che tutto sarebbe andato per il meglio, ma non seppe se ci fosse riuscita o meno perché il compagno oltrepassò la porta continuando a camminare in modo leggermente rigido.

Ormai non le restava che salire al loro piano e rimanere lì ad aspettarlo.

 

 

 

 

 

Ryan Abernathy – Distretto 12

 

 

 

 

 

Non appena ebbe messo piede all’interno del salotto dell’attico sentì su di sé quattro paia d’occhi.

Sua madre fu la prima a rompere il silenzio, facendogli posto sul divano affinchè sedesse tra lei e Rose.

- Come è andata? –

- Immagino che non sia andata male anche se ho mancato uno dei bersagli. –

- Lancio dei coltelli? – chiese Rose.

Annuì.

- Sono sicura che sarai andato bene -, lo rassicurò l’amica, - perciò adesso siediti. Stanno per mandare in onda le votazioni. –

Sedette, tamburellando nervosamente con il piede contro il pavimento, attendendo pazientemente che il volto di Flickerman venisse inquadrato.

L’uomo era invecchiato rispetto alla terza edizione della memoria, ma conservava la stessa popolarità e lo stesso carisma di un tempo.

- Immagino che tutti voi siate curiosi di sapere i risultati della sessione con gli Strateghi … Perciò non indugiamo oltre e passiamo subito ai risultati! –

L’immagine di Emerald comparve sullo schermo seguita da un undici.

Il ragazzo dell’Uno, Libero, che aveva conquistato un otto.

Anche Amber aveva ricevuto un otto.

La sua immagine venne sostituita da quella di Cassian e dal dodici che lampeggiò accanto al suo nome.

Sentì suo padre fischiare sommessamente. – Però, quel ragazzone sa decisamente il fatto suo. –

I ragazzi del Tre … Charity con un dieci e Luke con un nove.

Rose incrociò il suo sguardo e sorrise.

Almeno una delle loro alleate aveva attirato l’attenzione degli Strateghi in modo favorevole.

Venne il turno di Ayla con un dieci e poi di Sebastian con un undici.

- Prevedibile, immagino che Finnick lo abbia preparato a dovere – considerò Katniss.

La loro seconda alleata, Ivy, conquistò un otto e Arcturus un undici.

A quanto sembrava tutti loro avevano visto giusto: Arcturus sarebbe stato un avversario temibile all’interno dell’arena.

Venne poi il turno dei ragazzi del Sei, Silver con un otto ed Edward con un nove.

Il primo piano di Riley lampeggiò con accanto un dieci e la foto successiva fu quella di Aiden e del suo sette.

- Tocca a Callista e Derek – mormorò Rose, sporgendosi verso lo schermo.

Erano gli ultimi dei loro alleati … un sette per lei e un dieci per lui.

Il volto successivo fu quello di Eloise con un nove e di Asher con un sette.

Poi Juanita con un sei e Patton con un dodici.

- Devo avere le traveggole! Un ragazzino del Dieci con un punteggio così alto? – esclamò sua madre, incredula.

- A quanto pare la sua sicurezza era più che giustificata – considerò distrattamente.

C’erano così tante alleanze con tributi in gamba che l’idea di uscire vivo dall’arena diventava sempre più distante e sfocata.

Scosse il capo.

Non doveva pensarci.

Kainene conquistò un nove e il suo compagno, Farad, un undici.

Toccava a loro.

Sentì Rose irrigidirsi davanti alla sua foto e poi sorridere sollevata quando vide il dieci accanto al suo nome.

Ryan trattenne il fiato quando comparve il suo volto e ricominciò a respirare solo quando vide il voto.

Otto.

Era a metà classifica tra i Tributi di quell’edizione.

Poteva ancora farcela.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come saprà già chi mi ha contattata nel corso della settimana, non ho potuto aggiornare prima perché mi sono beccata l’influenza e sono stata a letto per tutto il tempo ma ho in programma di farmi perdonare aggiornando con il capitolo delle interviste entro mercoledì sera in modo tale da recuperare sulla tabella di marcia. Per comodità vi lascio qui sotto una tabella con i punteggi riportati da tutti i Tributi.

Prima di salutarvi vi chiederei di rispondere a due domande:

- la prima riguarda le interviste: avete richieste particolari per il vostro OC che riguardino argomenti di conversazione o comportamento da avere?

- la seconda riguarda il bagno di sangue. Dal momento che immagino ormai abbiate le idee abbastanza chiare su chi eliminare, vi chiederei di cominciare a mandarmi l’elenco dei 5 personaggi che vorreste vedere morire nel bagno di sangue e la classifica dei 5 OC preferiti (ovviamente tra i preferiti non potete indicare il vostro OC).

Ci sentiamo con il capitolo delle interviste.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

6

7

8

9

10

11

12

Juanita

Aiden

Libero

Luke

Charity

Emerald

Cassian

 

Callista

Amber

Edward

Ayla

Sebastian

Patton

 

Asher

Ivy

Eloise

Riley

Arcturus

 

 

 

Silver

Kainene

Derek

Farad

 

 

 

Ryan

 

Rose

 

 

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Capitolo 10
*** Le interviste ***


Le interviste

 

 

 

 

 

 

 

Emerald Cavendish – Distretto 1

 

 

 

 

 

Osservò l’abito che il suo stilista l’aveva aiutata a indossare, studiando il riflesso che le veniva rimandato dallo specchio.

Di solito non indossava spesso capi di colore rosso, ma doveva riconoscere che era un colore che le stava particolarmente bene e che di sicuro in mezzo ai colori più scuri e neutri che la maggior parte avrebbe indossato quel rosso fuoco sarebbe spiccato.

Fece una giravolta, fermandosi davanti al suo compagno di Distretto, una mano sul fianco e un sorriso fintamente civettuolo.

- Cosa ne pensi? –

- Direi che sei entrata perfettamente nella parte della bellezza dell’Uno, adesso non ti resta che sperare che a qualche vecchio capitolino in sala non venga un infarto – scherzò Libero.

Lo prese sottobraccio, lasciando che la scortasse nel corridoio in cui attendevano pazientemente tutti i Tributi.

Vide un paio di iridi verde mare sgranarsi leggermente al suo passaggio.

Si voltò verso Sebastian, facendogli l’occhiolino.

- Rimetti gli occhi a posto, Odair. –

- Quando sarò io a indossare un succinto abito rosso potrai fissarmi quanto vorrai. –

- Non mi perderei quello spettacolo per nulla al mondo, ma oltre al vestito dovrai mettere anche un paio di tacchi o perderai la resa. –

Il ragazzo del Quattro scoppiò a ridere, attirando un’occhiataccia della sua compagna di Distretto.

A quanto sembrava alla biondina Odair piaceva davvero molto.

Appuntò mentalmente l’informazione, dopotutto ogni nozione sui suoi avversari poteva rivelarsi utile al momento più opportuno.

- A che punto sono con i preparativi? –

- Caesar ha appena finito il suo discorso introduttivo, sta per chiamarti – replicò lo stilista.

Come a voler confermare le sue parole il nome di Emerald venne scandito dalla voce amplificata dal microfono dello storico conduttore.

Entrò nello studio dipingendosi il migliore dei suoi sorrisi da bambola e accettò con un sorriso fintamente imbarazzato il baciamano di Flickerman.

- Mia cara Emerald, ti trovo in forma splendida! –

- Potrei dire lo stesso di te, Caesar … ma ti prego, è sufficiente Esme. –

Il conduttore rispose al sorriso con uno ancora più largo.

- Naturalmente! E dimmi, come vanno le cose alla vigilia dell’ingresso nell’Arena? –

- Direi piuttosto bene. Sono preparata, ho degli ottimi alleati, e so quello che devo fare. –

- Oh, ci scommetto eccome … e c’è anche qualche piccola rivalità a quanto so? –

Gli rivolse un sorrisetto enigmatico, battendogli una mano sul braccio.

- Oh, che ragazzaccio che sei, Caesar! Vuoi che sveli tutti i retroscena al pubblico prima dell’ingresso nell’Arena? Ma non si fa! –

- Mi hai beccato -, confermò ridendo, - ma sono troppo curioso. –

- Dovrai torchiare qualcun altro allora, mio caro, perché le labbra di questa ragazza sono sigillate. –

- Che disdetta, ma magari mi andrà meglio con qualche altro dei tuoi alleati … signori, salutiamo la meravigliosa Esme! –

Scese dal palco dandosi il cambio con Libero.

Gli raddrizzò la cravatta.

- Andrai alla grande. –

Poi si sistemò accanto a Opal e Brenn, accettando i complimenti che i suoi preparatori le rivolgevano, e osservò l’intervista di Libero dal maxischermo.

- Libero Howard, a quanto so tuo nonno è stato riconfermato come sindaco del Distretto alle ultime elezioni. –

- Sì, Caesar, sembra proprio che il mio vecchio non lascerà quel posto molto presto. –

- Gli uomini di una volta hanno una tempra eccezionale! –

Libero sorrise. – Immagino che si possa chiamarla così. –

- Forse tu sarai più loquace della tua deliziosa compagna di Distretto. Allora, dimmi, è vero che c’è stata un po’ di maretta tra i Favoriti durante questi giorni? –

- Abbiamo tutti caratteri molto diversi gli uni dagli altri -, ammise diplomaticamente, - per cui immagino che sia naturale ci sia un primo periodo di assestamento in cui capiti di discutere. Tuttavia siamo determinati a entrare nell’Arena uniti. –

- Fammi indovinare, la maretta è stata tra le donzelle. –

Rise.

- Se le ragazze vorranno parlarne lo faranno loro, ma non spetta a me. Un gentiluomo non parla di questioni che non lo riguardano. –

- Oh, lo avete sentito? Ha solo sedici anni eppure è un tale adorabile gentiluomo questo giovanotto … parola mia, la ragazza che conquisterà il tuo cuore sarà una donna fortunata! –

 

 

 

 

 

Cassian Andersen – Distretto 2

 

 

 

 

 

Sciolse il nodo della cravatta, gettandolo in un angolo.

- Questa specie di cappio vallo a mettere a qualcun altro. –

- Ma … -

- Niente “ma” -, anticipò le proteste del suo stilista, - non c’è margine di trattativa. –

L’uomo parve voler insistere, ma alla fine sbuffò e si limitò a portare via la cravatta.

Finalmente libero, cercò con lo sguardo la zona in cui stavano i Tributi del Nove e individuò la chioma bionda di Eloise.

- Dove stai andando? –

Ignorò la voce di Amber che lo richiamava e si fece largo tra i Tributi sistemati nel corridoio.

- Asher, giusto? –

Il ragazzino del Nove lo guardò con l’aria di chi non pensava affatto che conoscesse il suo nome.

- Sì, è esatto … -

- Ti dispiace se ti rubo Eloise per qualche minuto? –

Lo vide scuotere il capo. – No, certo che no. –

- Perfetto, grazie mille. –

Prese per mano la ragazza, dirottandola verso l’angolo più tranquillo nei paraggi.

- Che succede? – chiese lei, genuinamente sorpresa.

- Volevo fare una cosa. In realtà era da parecchio che volevo farlo, ma visto che tra meno di ventiquattro ore saremo nell’Arena immagino non ci sia modo di aspettare il momento giusto, no? –

L’attirò leggermente a sé senza stringere troppo la presa in modo che lei potesse tirarsi indietro se lo avesse desiderato.

Si chinò su di lei, sfiorandole appena le labbra con le sue; quando sentì che Eloise non si allontanava, ma anzi rispondeva al contatto, le cinse la vita e la baciò con maggior vigore. La sentì intrecciare le braccia attorno al suo collo e rispondere al contatto con uguale passione.

La voce di Caesar che chiamava sul palco Amber li interruppe e li costrinse a separarsi.

- Tra poco tocca a me. –

- Già … e io credo che sia meglio che vada a rimettermi il rossetto – mormorò, arrossendo come un pomodoro.

Le sfiorò l’angolo destro, dove era rimasta ancora qualche traccia di trucco leggermente sbavato.

- Già … e io credo che farò meglio a togliermelo di dosso prima dell’intervista. –

- Oh, non saprei, è un colore che ti dona – scherzò Eloise.

- È un bel colore -, riconobbe, - ma lo preferisco sulle tue di labbra. –

Ammiccò, lasciandola tornare dal suo compagno e dal Mentore con un sorriso dipinto sul volto ancora arrossato.

Cassian fece altrettanto, incrociando lo sguardo di Enobaria che sorrideva come doveva aver sorriso il gatto dopo aver mangiato il canarino.

- Oh, non cominciare. –

- Hai un’anima da romanticone, chi l’avrebbe detto … spezzerai il cuore a tre quarti delle ragazze del Distretto. –

Scrollò le spalle.

- Spiritosa. –

- Dico sul serio. Lo so che te lo hanno detto sempre, ma assomigli davvero a Brutus. E non intendo fisicamente o per le tue doti di combattente … mi riferisco alla tua essenza. Tuo padre ha sempre mostrato il suo lato dolce e protettivo solo alle persone che amava e con loro era tanto dolce da essere quasi irriconoscibile. Me lo ricordi tanto – concluse, la malinconia che trapelava dalla voce.

Fu quello che probabilmente lo spinse ad agire, perché in qualsiasi altra situazione una persona sana di mente ci avrebbe pensato dieci mila volte prima di abbracciare Enobaria.

Le cinse le spalle, stringendola in un abbraccio forte e allo stesso tempo carico d’affetto.

- So che se fosse qui sarebbe fiero di come mi hai preparato. –

La donna gli battè una mano sulla spalla. – Coraggio, Flickerman ti sta aspettando! –

Raggiunse il palco, salutato dagli applausi del pubblico, e scambiò una virile stretta di mano con Caesar prima di accomodarsi sul divanetto accanto a lui.

- Dunque, Cassian … comincio facendoti i complimenti per il punteggio riportato, veramente strabiliante. –

Sorrise. – Ho solo cercato di fare del mio meglio. –

- Ed è anche modesto, signori e signore! A ogni modo, mi è giunta voce che i Favoriti abbiano allargato l’alleanza … ti va di parlarci del vostro nuovo e inaspettato acquisto? –

Annuì.

- Sì, oltre a noi del Due e alla coppia dell’Uno si è aggiunta a noi la ragazza del Nove, Eloise. Lei è davvero in gamba, non solo per quanto riguarda le armi, ma anche per via delle capacità che ha … nessuno di noi riesce a fare quello che fa in quegli ambiti né ha le sue conoscenze. Ed è sveglia e … insomma, sarà decisamente un valido membro per l’alleanza – concluse prima di sbilanciarsi troppo.

- Sembri molto entusiasta del vostro gruppo – osservò Caesar.

- E lo sono. Siamo un bel gruppo e di sicuro non renderemo la vita facile al resto dei ragazzi all’interno dell’Arena. –

- Sono pronto a scommetterci a mia volta … e adesso lascia che tutti noi ti facciamo i nostri migliori auguri per l’ingresso nell’Arena! –

 

 

 

 

 

Ivy Brewer – Distretto 5

 

 

 

 

 

Volse lo sguardo verso sua madre mentre i ragazzi del Distretto Tre ultimavano la loro intervista e uscivano dalla stanza in compagnia del loro Mentore e dei preparatori. La vide intenta a osservare a labbra serrate e con espressione concentrata la ragazza del Quattro che veniva accolta con un sorriso solare da Caesar.

Ayla, così le sembrava si chiamasse, gettò la chioma bionda all’indietro mentre scoppiava a ridere per qualcosa che aveva detto il conduttore.

- Ovviamente vincerò. –

Era l’ennesima volta che sentiva quelle due semplici parole e non potè non pensare che se fosse dipeso dai Tributi di quell’anno ci sarebbero stati ventiquattro vincitori invece che uno solo.

- Tra poco tocca a te. –

La voce della madre la riscosse dalle sue considerazioni.

Annuì, concentrata sulla figura di Sebastian Odair che intratteneva il pubblico con sorrisi carichi di charme.

- Sono pronta. –

- Ricordati di essere spontanea, non saresti credibile se fossi troppo artificiale. –

- Certo. –

Prese un respiro profondo, incamminandosi verso l’ingresso del palco.

Uno degli uomini dello staff le poggiò la mano sulla schiena e la dirottò con decisione verso il faretto con le luci.

- Tocca a te – le disse, quasi spingendola dentro.

Venne investita dalle luci dello studio ed impiegò qualche istante a rimettere a fuoco le sagome e a cercare di apparire tranquilla e sicura.

Caesar le sorrise, tendendole il braccio per accompagnarla al suo posto.

Aveva dei denti innaturalmente bianchi, considerò davanti all’ennesimo sorriso esagerato del conduttore.

- Mia cara, ti senti bene? –

Annuì. – Certo. Sono solo un po’ emozionata, non sono abituata alle luci della ribalta – ammise, certa di avere il volto tinto di un rosa acceso.

Caesar le battè un colpetto sulla mano, sorridendo incoraggiante.

- Capisco perfettamente, ma se la cosa ti può consolare sei meravigliosa questa sera … non è vero, signori e signore? –

Le acclamazioni dei Capitolini l’avvolsero e le fecero guadagnare un po’ più di sicurezza.

- Tutto merito del mio stilista, ha un talento veramente incredibile. –

- Lieto che Capitol abbia saputo assegnartene uno di tuo gradimento. Ma dimmi … la ragazza per cui ti sei offerta volontaria, chi era? –

Sua madre le aveva anticipato che quella domanda le sarebbe stata di certo fatta.

- La mia migliore amica. La sua famiglia ha perso suo fratello poco tempo fa e non credo che avrebbero sopportato anche la sua perdita … o perlomeno lo ritengo perché sono certa che io non avrei sopportato di saperla nell’Arena – concluse, sentendo la voce incrinarsi su quelle ultime parole.

- Oh, non è dolcissima la nostra Ivy? Per il tuo buon cuore, spero davvero che tu ce la faccia e che possa tornare a casa a riabbracciare la tua amica! –

Colse quelle parole come un congedo e scese dal palco dando il cambio ad Arcturus.

- Buona fortuna – gli sussurrò, ricevendo in risposta un breve sguardo e un cenno del capo quasi impercettibile.

 

 

 

 

 

Edward Quincey – Distretto 6

 

 

 

 

 

- Dunque, Edward … mi sembra di capire che tu e la tua incantevole compagna vi conosciate già da tempo. –

Annuì, accavallando le gambe in modo virile e poggiandosi maggiormente contro lo schienale della poltrona.

Aveva tutta l’intenzione di apparire come perfettamente a suo agio, quasi fosse nel salone di casa sua e non davanti a decine di telecamere e gli occhi di migliaia di persone.

- Esattamente, Caesar. Immagino tutti sappiano ormai che io e Silver siamo entrambi orfani e che per un lungo periodo abbiamo vissuto tra i vicoli bui e umidi del Distretto Sei. È stato proprio lì che ci siamo conosciuti, quando ho intravisto vicino alla vetrina di un ristorante questo scricciolo di bambina che era avvolta in un cappotto cinque volte più grande di lei e che osservava le vetrine dietro alle quali le persone mangiavano; ho conosciuto la vera fame e so capire quando una persona non mangia da giorni. –

- Così l’hai raggiunta e l’hai aiutata? –

- Sì. Quando vivi per strada si forma un vero e proprio cameratismo con chi è nelle tue stesse condizioni; i poveri sanno essere tremendamente altruisti. –

Caesar annuì, quasi comprendesse veramente il significato delle sue parole … cosa della quale Edward dubitava altamente.

Cosa poteva mai saperne un Capitolino vissuto nel lusso sfrenato di com’era non sapere se e quando si sarebbe messo qualcos’altro nello stomaco?

- Ma poi vi siete separati … -

- Sì. Lei ha scelto di andare a vivere nell’orfanatrofio del Distretto e io ho preferito rimanere per strada. Avevo i miei amici ormai, le mie abitudini … e non sono mai stato bravo a seguire le regole – concluse, con un sorrisetto malandrino che attirò le risate del pubblico.

- Un vero e proprio ragazzaccio. –

Rise. – Oh, non hai idea di che ragazzaccio io possa essere. –

Caesar rise a sua volta.

- Il giovanotto è sfrontato, lo adoro! –

 

 

 

 

 

Eloise Walfard – Distretto 9

 

 

 

 

 

Volse appena lo sguardo verso i suoi alleati prima di salire sul palco; erano tutti lì ad aspettarla, pronti ad andarsene non appena Caesar avesse finito d’intervistarla per coinvolgerla nell’elaborazione definitiva della strategia per la mattina seguente.

Risistemò l’acconciatura che le raccoglieva le ciocche bionde e rassettò l’orlo dell’abito, cercando di occupare il tempo che mancava prima che l’ansia prendesse il sopravvento.

Non era mai stata a suo agio sotto i riflettori e l’idea di dover parlare di sé davanti a tutta quella gente non le piaceva affatto; non amava mostrarsi troppo agli occhi di chi la circondava, le dava l’impressione di essere ferita in modo molto più semplice se si mostrava troppo aperta.

Problema che decisamente non avevano i due Tributi dell’Otto, visto che la ragazza aveva fatto la sua comparsa in un abito che brillava nell’oscurità come se fosse fatto di luce propria e che la faceva sembrare quasi una stella. E allo stesso modo il ragazzo si era mostrato tranquillo e pacato mentre rispondeva alle domande di Caesar con il sorriso perennemente sulle labbra.

- Nove, è il tuo turno. –

Annuì alle parole dell’uomo dello staff e s’incamminò sul palco.

Si sforzò di sorridere nel modo più spontaneo possibile mentre il pubblico applaudiva e Caesar l’accoglieva da perfetto padrone di casa.

- Finalmente ecco l’ultimo elemento dell’alleanza dei Favoriti … e il più sorprendente se posso permettermi di aggiungere una mia modesta considerazione. –

- Immagino di essere stata sorpresa quanto te quando ho ricevuto l’offerta di unirmi a loro – ammise.

- E hai accettato all’istante? –

- Ammetto di averci pensato per un po’, ma alla fine mi sono detta che certe volte bisogna saper cogliere ciò che la vita ti offre senza preoccuparsi troppo delle conseguenze. –

- Questo è certamente molto vero, specialmente all’interno dell’Arena. E dimmi, chi è che ti ha chiesto di allearti con loro e come mai? –

- Sono stata invitata nell’alleanza da Cassian perché le mie capacità con le piante e le erbe mediche avrebbero potuto rivelarsi utili. –

- Ah, il nostro affascinante ragazzo del Due. Dimmi, ho ragione quando sostengo che tra voi due sembra esserci una bella chimica? –

Sentì le guance arrossire e sperò di non essere diventata un vero e proprio pomodoro umano.

- Io … immagino di sì. –

- Un giovane amore sbocciato al centro d’addestramento, magari? –

- Dobbiamo parlare dei Giochi o dell’amore in generale? – rilanciò, sperando di mettere a tacere il conduttore.

L’uomo rise.

- Devo averla messa in imbarazzo, signori e signore. –

Le risate si unirono alle sue e persino Eloise abbozzò un sorrisetto di circostanza.

- Perdonami, Caesar, ma non amo parlare molto dei fatti miei. –

- Sei più che scusata, mia cara. Spero davvero che tu riesca a vivere al meglio i giorni nell’Arena. –

 

 

 

 

 

Patton Powell – Distretto 10

 

 

 

 

 

- Patton, sembra che tu sia perfettamente a tuo agio sotto i riflettori – constatò Caesar.

- Naturalmente, parlare in pubblico mi ha sempre fatto sentire perfettamente a mio agio. –

- Magari un giorno potresti persino diventare uno showman di Capitol. –

Patton sorrise compiaciuto.

- Chi lo sa, magari potrei persino prendere il tuo posto. Dopotutto chi meglio del nuovo vincitore dei Giochi per rimpiazzare un conduttore così sfavillante? –

Caesar rise, trascinando il pubblico con sé.

- Dunque dovrò guardarmi le spalle una volta che uscirai dall’Arena. –

- Decisamente. –

- E dimmi, il punteggio che hai ottenuto durante la sessione privata ha strabiliato tutti. Tu nei sei rimasto sorpreso? –

Scosse il capo. – Ho sempre saputo di essere in gamba, perciò sarei rimasto stupito se avessi preso di meno. –

- Ma non sei stato il solo ad avere un punteggio stratosferico. –

- Già, motivo per cui il mio diretto rivale nell’Arena sarà Cassian – asserì.

- Personalmente non mi scontrerei contro un gigante come lui -, osservò il conduttore, - Credi che sia saggio eleggerlo a propria nemesi? –

- I giganti fanno solo più rumore quando cadono al suolo – ribattè, sorridendo sghembo.

- Non si può dire che non abbia le idee chiare! Patton, credo che siamo tutti d’accordo nel dire che siamo davvero curiosi di scoprire se il piccolo Davide batterà il possente Golia. Buona fortuna nell’Arena! –

Venendo finalmente congedato, Patton scese dal palco e venne raggiunto dal suo Mentore.

- Credi che sia stato saggio sbandierare così la tua rivalità? –

Scrollò le spalle.

- Prima o poi lo avrei fatto comunque, quale occasione migliore? –

- Patton … -

- Starò bene, adesso voglio solo riposarmi in vista dell’inizio dei Giochi – tagliò corto, oltrepassandolo e dirigendosi verso l’ascensore.

Doveva essere carico al massimo per l’indomani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come promesso eccoci qui con l’ultimo capitolo prima dell’ingresso nell’Arena e con l’ufficializzazione della Eloisian; di solito impiego di più per ufficializzare le coppie nelle mie storie, ma visto che questi due poveracci entrano nell’Arena ho pensato che velocizzare un po’ le cose fosse credibile … dopotutto se sai che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo non perdi troppo tempo in corteggiamenti e sottigliezze del genere, no? All’inizio avevo pensato di scrivere un POV per ogni personaggio, ma poi mi sono resa conto che i pezzi sarebbero stati eccessivamente corti e frammentati così ho preferito dedicare un POV solo ad alcuni Tributi sorteggiando casualmente a chi dedicarlo. Ne approfitto per ricordare a chi ancora non lo avesse fatto di inviarmi l’elenco dei 5 OC che vuole vedere morti e i 5 che invece preferisce.

Detto ciò, ci sentiamo orientativamente per martedì/mercoledì con il bagno di sangue.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

I link degli abiti dei vari Tributi (ovviamente ho inserito solo quelli che mi sono stati mandati nelle schede):

 

Emerald


Cassian


 

Luke



Charity

Ayla



Sebastian


Silver


 

Riley


 

Callista


 

Derek


 

Eloise


Asher


 

Kainene


 

Farad


Rose


 

Ryan

ì

 

 

 

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Capitolo 11
*** Il bagno di sangue ***


Il bagno di sangue

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Libero Howard – Distretto 1

 

 

 

Strizzò gli occhi quando la luce lo colpì in pieno, spingendolo ad assottigliare lo sguardo più che poteva per mettere a fuoco le sagome e l’ambiente circostante.

Individuò il profilo alto e muscoloso di Cassian a un paio di pedane di distanza; tre metri più avanti c’era Eloise e nella pedana accanto a lei Amber.

Emerald era quella più distante da loro e fissava la Cornucopia e il tragitto che la separava da essa.

A giudicare dalla serietà sul suo viso stava cercando di calcolare quanto velocemente avrebbe dovuto correre per giungere lì tra i primi.

Spostò nuovamente lo sguardo, osservando il timer lampeggiante ai piedi della Cornucopia sul quale i secondi scorrevano velocemente.

Quaranta … Trentanove … Trentotto … Trentasette … Trentasei …

Aveva ancora qualche istante di tempo per rendersi conto dell’aspetto in cui si presentava l’Arena.

Quella che in un primo istante aveva scambiato come una collina, sulle pendici della quale erano sparsi zaini, armi e suppellettili di vario genere fino al centro della Cornucopia, altro non era che un vulcano in scala ridotta.

Trentacinque … Trentaquattro … Trentatrè … Trentadue … Trentuno … Trenta …

Al limitare dello spiazzo principale in cui erano state sistemate le pedane si profilavano due tipi di vegetazione diversa.

Conifere e tundra, se ricordava correttamente dalle sue lezioni di geografia al Distretto, ed era pronto a scommettere che al di là del vulcano e alle loro spalle ci fossero altri due tipi di vegetazione altrettanto diversi.

Bosco, deserto, landa artica e terra vulcanica.

Ventinove … Ventotto … Ventisette … Ventisei … Venticinque … Ventiquattro …

Quattro scenari totalmente diversi che giustificavano le tute termiche che indossavano e che fornivano loro resistenza sia al calore che al gelo estremo.

Non sarebbero stati solo in lotta con gli altri Tributi, ma anche con la natura artificiale creata dagli Strateghi.

Ventitrè … Ventidue … Ventuno … Venti … Diciannove … Diciotto … Diciassette …

Ripetè mentalmente la strategia che avevano concordato la sera prima, quando al termine delle interviste si erano riuniti tutti e cinque nel salotto assegnato ai Tributi del Due.

Raggiungere la Cornucopia il prima possibile e prendere possesso della propria arma preferita e far fuori chiunque si mettesse in mezzo; solo successivamente radunare ogni tipo d’arma letale al centro della Cornucopia e appropriarsi di tutti i generi di prima necessità che trovavano.

Avrebbero deciso solo allora dove accamparsi.

Sedici … Quindici … Quattordici … Tredici … Dodici … Undici … Dieci …

Sentì su di sé le iridi scure e penetranti di Cassian che lo studiavano come a volersi sincerare che fosse pronto.

Gli rivolse un breve cenno del capo.

Nove … Otto … Sette … Sei … Cinque … Quattro …

Tese i muscoli, chiamando a sé ogni briciolo di energia che possedeva, predisponendosi alla corsa.

Tre … Due … Uno.

Il rombo del cannone che annunciava l’inizio lo fece scattare giù dalla pedana.

Cominciò a correre, ignorando la sensazione del cuore che gli martellava nelle orecchie e dei polmoni che premevano contro la gabbia toracica dilatandosi alla ricerca di aria.

I Giochi erano cominciati.

 

 

 

 

 

Callista Jaquard – Distretto 8

 

 

 

 

 

Si guardò attorno, cercando il resto del gruppo che si sarebbe mosso nelle retrovie insieme a lei.

Individuò Charity pochi metri più in là, mentre correva verso il lato destro ai margini della Cornucopia.

Aiden e Ivy che si portavano ai lati opposti e poi il loro trio di sfondamento che avanzava compatto verso il centro della Cornucopia.

Rose e Derek erano quelli più veloci, ma Ryan teneva bene il passo stando a poca distanza da loro.

Sembrava che tutto stesse andando per il meglio, ma non aveva considerato il fatto che i Favoriti fossero già giunti al traguardo e avessero conquistato un’arma a testa.

Fu solo quando sentì l’urlo strozzato di Ivy, accompagnato dal corpo della ragazza che rovinava a terra e veniva trascinato che si rese conto di quanto Emerald e Cassian fossero vicini.

La bionda dell’Uno aveva stretto la frusta attorno al collo della ragazza del Cinque e la tirava verso di sé con fermezza, ignorando i tentativi della ragazzina di sottrarsi alla frusta; più Ivy si dimenava e più la frusta la cingeva, mozzandole il respiro e facendole diventare il volto dai tratti giovani e freschi sempre più bluastro.

La vide portare le mani al collo, cercando di artigliare l’arma, ma uno strattone più deciso di Emerald mise fine alla sua resistenza e le tolse l’ultimo respiro.

Il colpo di cannone risuonò per la prima volta dall’inizio dei Giochi.

Vide Derek voltarsi verso di lei, cercandola con lo sguardo, quasi a volersi assicurare che non si trattasse della sua morte.

Gli rivolse un piccolo cenno del capo a indicare che lei era in perfetta salute.

Poi il ragazzo riprese a correre, afferrando la spada più vicina e affiancando Rose.

Un secondo colpo di cannone attirò la sua attenzione, costringendola a voltarsi nuovamente ai margini della Cornucopia giusto in tempo per vedere il corpo di Aiden che cadeva al suolo ormai privo di vita, il collo piegato con un’angolazione innaturale e Cassian a pochi passi da esso.

- Andiamo via, andiamo via! –

La voce di Derek riecheggiò nel caos totale mentre lui, Rose e Ryan facevano marcia indietro e puntavano verso lei e Charity.

Ormai non aveva più senso tentare di prendere la Cornucopia, non quando due dei loro alleati erano già morti.

Tuttavia i Favoriti non erano l’unico pericolo e quando la lama trapassò il petto di Ryan questo divenne evidente agli occhi di tutti.

Con un baluginio di occhi chiari, Luke ritrasse l’arma e corse via tenendo saldamente in mano lo spadone che si era conquistato.

L’urlo di Rose risuonò nella Cornucopia, tanto straziante che per un attimo Callista provò una sincera pena per lei; tuttavia il desiderio di sopravvivere prese il sopravvento e si limitò a unirsi ai suoi alleati mentre correvano via, lontani da tutto quel sangue e quella puzza di morte.

 

 

 

 

 

Farad Blushweaver – Distretto 11

 

 

 

 

 

- Kainene! –

L’urlo attirò l’attenzione della compagna di Distretto, che alzò una delle scimitarre a parare il colpo che la ragazza del Due aveva provato ad assestarle.

Vide che anche Patton, che correva puntando dritto verso Cassian, si era voltato per un attimo e sembrava tentato di tornare indietro per aiutarla.

Tuttavia il contrattacco di Kainene sembrava aver respinto bene l’attacco della Favorita perché con un ringhio contrariato Amber si ritrasse e cercò di rinserrare meglio la presa sull’arma che brandiva.

Il secondo assalto fu più vigoroso e costrinse Kainene a retrocedere sotto la furia della ragazza.

Senza indugiare ulteriormente, Farad annullò la distanza che lo separava dalle due contendenti e alzò uno dei falcetti che teneva in mano, frapponendosi tra la Favorita e la compagna.

- Prova a prendertela un po’ con me – la sfidò, incrociando l’arma con la sua.

Con un sorriso che sembrò quasi uno snudare di zanne, Amber annuì, - Con piacere. –

Ingaggiarono uno scontro fatto di affondi e parate, quasi incuranti del caos che li circondava e del rumore di chi correva per mettersi in salvo e di chi inseguiva delle nuove potenziali prede.

Quando intravide uno spiraglio nella guardia della bionda, Farad angolò la direzione del falcetto perché penetrasse al di sotto del mento, all’inizio della gola lì dove la pelle era più morbida e delicata.

Amber gorgogliò, un fiotto di sangue cupo eruttò dalle labbra carnose, e sgranò gli occhi azzurri con aria incredula.

Poi cadde in ginocchio sul terreno, l’espressione ancora stupita, e infine riversa al suolo.

Guardando il corpo, accompagnato dal colpo di cannone, Farad realizzò forse per la prima volta quello a cui tutti loro stavano in effetti andando incontro.

Solo uno di loro sarebbe uscito di lì … e non gli restava che sperare di essere lui.

 

 

 

 

 

Riley Mason – Distretto 7

 

 

 

 

 

Il colpo di cannone seguì immediatamente la comparsa della lama che spuntava dal petto di Ayla.

Lei e Sebastian si voltarono di scatto verso il loro aggressore, individuando i capelli castani che s’intrufolavano nuovamente nella vegetazione con rapidità assoluta.

- Il ragazzo del Sei – asserì sicura.

- Quindi nei paraggi ci sono almeno altri tre Tributi oltre a noi. –

- Dobbiamo cambiare posto, non è sicuro accamparsi qui. –

Sebastian annuì, chinandosi verso il corpo privo di vita di Ayla.

Le iridi azzurre erano ancora sgranate per la sorpresa mentre il corpo cominciava a raffreddarsi e irrigidirsi assumendo una posa innaturale.

Le passò una mano sul volto, chiudendole gentilmente le palpebre.

- D’accordo, diamoci una mossa, non ho nessuna voglia di essere il prossimo. –

Riley annuì, afferrando lo zaino che aveva lasciato cadere non appena erano giunti nella radura, e se lo rimise in spalle.

- Vai avanti tu, Seb. –

S’inerpicarono tra le rocce che contornavano i margini della radura, stando attenti a dove mettevano i piedi, oltrepassando il costone mentre continuavano a guardarsi attorno.

L’incursione di Edward era stata del tutto inaspettata e non potevano correre il rischio di venire attaccati nuovamente.

Percorsero un paio di miglia, lasciandosi infine ricadere esausti sul terreno umido nei pressi di un fiume.

- C’è una borraccia lì dentro? –

Rovistò nello zaino, lanciandogli il contenitore di metallo.

Sebastian lo riempì, per poi annusare circospetto l’acqua.

- Sembra potabile. Provo a berne un sorso. –

Con i nervi tesi, Riley pregò silenziosamente affinchè l’amico non si accasciasse al suolo in preda ai dolori causati da ipotetica acqua contaminata.

Quando Sebastian prese un secondo sorso, molto più ampio del primo, e poi un terzo divenne chiaro che l’acqua del fiume sarebbe stata la loro fonte d’idratazione primaria.

- Fanne bere un po’ anche a me – protestò, allungandosi ad afferrare la borraccia.

L’acqua fresca che scacciava l’arsura le sembrava la cosa più piacevole che avesse mai provato in vita sua.

- Accampiamoci qui, dando le spalle al fiume, almeno saremo sicuri di non essere attaccati alle spalle. –

Sebastian annuì. – Occupatene tu, io cerco di pescare qualcosa per questa sera. –

- D’accordo, ma cerca di non farti uccidere da qualche pesce raro e iper velenoso. –

Rise. – Non esistono pesci del genere nei fiumi. –

- Non si sa mai … tu stai comunque attento, va bene Seb? –

Le rivolse un sorriso sghembo. – Come sempre. –

 

 

 

 

 

Rose Mellark – Distretto 12

 

 

 

 

 

Charity le si avvicinò, sedendole vicino e posandole una mano sulla spalla.

- Come ti senti? –

- Conoscevo Ryan praticamente da tutta la vita, non riesco a credere che sia morto. –

- Mi dispiace davvero, sembrava un bravo ragazzo. –

- E lo era. Sei riuscita a vedere chi è stato? –

Visto che Charity non le rispondeva, Rose si voltò verso di lei e assottigliò le iridi grigie.

C’era qualcosa nell’improvvisa rigidità della sua alleata che le fece pensare che lei sapeva esattamente chi fosse stato a squarciare la gola di Ryan.

- Si tratta del tuo compagno di Distretto, vero? –

Charity annuì quasi impercettibilmente.

- Rose … -

- No -, scosse il capo con decisione precedendola, - non ti incolpo per non aver provato a ucciderlo a tua volta. Anzi in questo modo potrò avere la mia vendetta. –

- Luke è in gamba, credi che sia saggio volergli dare la caccia? –

- La saggezza certe volte va messa da parte. Che amica sarei se non lo vendicassi? –

Charity annuì in silenzio.

Del resto non c’era molto altro da aggiungere.

- Che ne pensi di quei due? –

- Callista e Derek? –

Rose annuì. – Precisamente. È da quando ci siamo accampati che non fanno altro che confabulare tra di loro. –

- Sinceramente non mi fido di loro. –

- Nemmeno io. –

Charity parve sul punto di aggiungere qualcos’altro, ma l’inno di Capitol City risuonò nel silenzio notturno dell’Arena e le immagini dei caduti vennero proiettate nel cielo notturno.

Il primo volto che comparve fu quello di Ivy, seguito a ruota da quello di Aiden e quello di Ryan.

Le lisce ciocche bionde e l’espressione leggermente arrogante di Amber sostituirono la volta celeste; infine il quinto tributo deceduto, Ayla, fece la sua comparsa.

- Siamo ancora in diciannove – sussurrò Rose, tra sé e sé.

E qualcosa le diceva che la calma di quelle ultime ore non sarebbe durata ancora per molto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Eccoci qui con il bagno di sangue. Complimenti a tutti coloro che hanno ancora OC in gara e condoglianze a quanti di voi hanno visto morire la propria creatura. Detto ciò, vi spiego come funzionerà la questione della sponsorizzazione all’interno dell’Arena.

Gli OC che sono risultati essere i preferiti dal pubblico riceveranno fino a 10 monete da poter spendere all’interno dell’Arena; ovviamente se siete i creatori di uno degli OC preferiti e volete sponsorizzare un altro OC tra quelli presenti nell’Arena siete liberi di farlo.

Qui sotto vi lascerò la classifica degli OC preferiti dal pubblico e il listino prezzi degli oggetti che potete decidere di spedire nell’Arena.

Se volete spedire degli oggetti ovviamente fatemelo sapere tramite messaggio privato, specificando a chi volete inviarlo.

Infine vi chiedo di farmi avere sempre tramite mp i nomi di tre OC che volete vedere morti nel prossimo capitolo.

Ci sentiamo orientativamente per fine settimana.

A presto.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

 

Classifica Tributi preferiti dal pubblico

 

Al 1° posto abbiamo Silver con 6 voti – 10 monete

Al 2° posto abbiamo Asher con 5 voti – 8 monete

Al 3° posto ex equo abbiamo Kainene e Patton con 4 voti – 6 monete

Al 4° posto ex equo abbiamo Libero, Charity, Juanita, Riley e Sebastian con 3 voti – 4 monete

Al 5° posto ex equo abbiamo Cassian ed Emerald con 2 voti – 2 monete

 

Classifica:

 

24) Ivy (D 5) uccisa da Emerald

23) Aiden (D 7) ucciso da Cassian

22) Ryan (D 12) ucciso da Luke

21) Amber (D 2) uccisa da Farad

20) Ayla (D 4) uccisa da Edward

 

Totomorte:

 

1 uccisione a carico:

Emerald (D 1)

Cassian (D 2)

Farad (D 11)

Luke (D 3)

Edward (D 6)

 

 

 

Listino prezzi oggetti per la sponsorizzazione:

 

Pronto soccorso

Bende: 1 moneta

Pomata disinfettante: 2 monete

Filo e ago da sutura: 3 monete

Antidoto veleno: 3 monete

Pomata per ustioni: 5 monete

Kit di pronto soccorso completo: 10 monete

 

 

 

Cibo e Bevande

Carne essiccata: 3 monete

Pane: 2 monete

Acqua: 1 moneta

Cibo in scatola: 5 monete

 

 

Armi e utensili

Set di frecce di scorta: 3 monete

Scalpello: 2 monete

Ami: 1 moneta

Reti: 1 moneta

Coltellino multiuso: 3 monete

Scarpe da scalata: 2 monete

Sacco a pelo termico: 4 monete

Fiammiferi: 2 monete

Tenda da campeggio: 5 monete

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** L'Arena: giorno 2 ***


L’Arena: giorno 2

 

 

 

Derek Morrison – Distretto 8

 

 

 

 

 

- Sei sicura di volerlo fare? –

Callista annuì, continuando a fissare il cielo all’interno dell’Arena che cominciava a tingersi di giallo misto a rosa e azzurro, i colori dell’alba che incombevano e che preannunciavano l’inizio di un nuovo giorno all’interno dell’Arena.

- Certo che sono sicura. Rose vorrà vendicarsi di Luke, perciò cercherà lo scontro con lui in tutti i modi possibili, mentre Charity è certamente intelligente ma non mi ha colpita abbastanza da ritenerla un’alleata sicura. –

- Siamo entrati nell’Alleanza perché era la più numerosa. –

- E adesso siamo lo stesso numero dei Favoriti e di quelli dei Distretti remoti. Due alleati in più non ci garantiscono alcuna sicurezza rilevante, tanto vale lasciarceli alle spalle. Con un po’ di fortuna Luke e Rose si faranno fuori a vicenda – concluse, scrollando le spalle e allontanando una ciocca bionda dal volto.

- E hai già in mente dove andare? –

- La piana verdeggiante mi sembra il luogo più idilliaco dell’Arena, perciò deve esserci per forza qualcosa che non va in quel posto. –

Derek annuì, meditabondo.

Effettivamente aveva senso; se gli Strateghi avevano scelto di creare un luogo tanto potenzialmente ospitale doveva per forza esserci qualcosa che non andava.

- Allora escludiamo la piana … la zona vulcanica della Cornucopia e quella della steppa. Rimane solo la parte dei boschi di conifere. –

- In cui immagino si siano rifugiati quelli dei Distretti remoti – considerò Callista.

Derek si voltò per poterla guardare agevolmente negli occhi, scrutandola con serietà e attenzione.

- Ti preoccupano? –

- Non mi preoccupa proprio nessuno, dopotutto sono una Jacquard. –

Sorrise davanti a quella manifesta sicurezza che contrastava con la scintilla che le adombrava gli occhi.

Callista non gli stava dicendo la verità, ma supponeva che non avrebbe ammesso con nessuno di essere preoccupata da qualcuno dei loro rivali.

- Allora che boschi di conifere siano -, decretò alzandosi in piedi e spolverandosi i pantaloni, - Faremo meglio a muoverci prima che Rose e Charity si sveglino. –

La sua compagna annuì e recuperò in fretta la loro parte di attrezzatura.

- D’accordo, andiamo. –

 

 

 

 

 

Cassian Andersen – Distretto 2

 

 

 

 

 

Socchiuse lo sguardo, osservando l’area attorno alla quale si erano accampati. Cominciava a sentire gli occhi che bruciavano, ma la prospettiva di lasciarsi sfuggire qualche attacco a tradimento era sufficiente a contribuire a scacciare la sonnolenza.

Il rumore delle pietre laviche che venivano spostate da qualcuno lo spinse a scattare in piedi, voltandosi e trovandosi davanti le iridi azzurro cielo di Eloise.

- Non volevo agitarti, ma non riuscivo più a dormire. –

Annuì, tornando a sedersi e facendole spazio sulla roccia accanto a sé.

- Libero ed Esme dormono ancora? –

- Sì, immagino che il turno di prima li abbia sfiancati. –

- Sarà il caso di svegliarli, se vogliamo inoltrarci nell’Arena è meglio farlo quando la maggior parte dei Tributi dormono ancora. –

Eloise annuì in silenzio, tormentandosi nervosamente le mani.

Cassian posò una mano su di esse, fermando quel movimento incontrollato, e con l’altra le accarezzò il volto.

- Stai bene? –

- Sì, non ho paura. –

- Non ci sarebbe nulla di male se l’avessi. –

Gli rivolse un sorriso appena accennato. – Ma tu non ne hai avuta durante il bagno di sangue. –

- Sono addestrato, al Due siamo preparati al meglio per affrontare situazioni come queste. La tensione non mi blocca, mi accende. –

- Credo che se mi chiedessero sulla vittoria di chi punterei scommetterei su di te. –

- Vincere sarebbe facile -, convenne, - ma non mi va di farlo senza di te. –

La vide abbassare lo sguardo, leggermente rossa in volto, dopo quell’affermazione spontanea.

Dal canto suo non se ne vergognava; nell’Arena nessuno sapeva quanto sarebbe vissuto perciò girare intorno alle cose non aveva alcun senso.

Le scoccò un bacio a fior di labbra, alzandosi dalla roccia, - Vado a svegliare quei due dormiglioni, è ora di muoversi. –

 

 

 

 

 

Sebastian Odair – Distretto 4

 

 

 

 

 

Afferrò il braccio di Riley, tirandola indietro con forza.

Davanti al suo sguardo perplesso, le indicò il laccio semi nascosto nella vegetazione.

- Quanto ci scommetti che so chi ha piazzato quella trappola? –

- Comincio davvero a non poterne più di questo stupido bosco di conifere – bofonchiò lei per tutta risposta, tranciando il laccio con un colpo d’ascia.

Dopodichè riprese a camminare spedita, scavalcando rami e radici, finchè Sebastian non la fermò nuovamente.

- Cosa c’è questa volta? –

Le intimò di tacere, accennando con il capo alla loro destra lì dove s’intravedevano i rimasugli di un fuoco da campo.

- Abbiamo compagnia … e se è chi penso allora sarà il caso di pareggiare un po’ i conti. –

Riley sbirciò tra le fronde con circospezione, individuando all’istante la chioma chiarissima della ragazza del Sei.

Era rannicchiata contro il corpo del suo compagno di Distretto, che stringeva l’elsa della spada persino mentre dormiva.

- Non vedo quello del Cinque. –

- Dall’altro lato del loro campo improvvisato, dietro alla conifera vicino alle rocce. –

Era sveglio e decisamente all’erta, segno che qualcosa aveva attirato la sua attenzione.

Il rumore di un ramo spezzato lo fece voltare verso di loro.

Certo di essere ormai stato scoperto, Sebastian rinserrò la presa sull’elsa del tridente.

- Sei stata tu? –

- Non mi sono mossa di un millimetro. –

Mentre meditava su chi potesse essere nei paraggi, vide una sagoma dal capo coperto interamente dal velo che correva via stringendo quella che aveva tutta l’aria di sembrare una qualche piccola preda.

- Lei o il Cinque? –

- Il Cinque –, decretò Sebastian, - è quello che mi preoccupa di più tra i due. –

Riley annuì, facendogli cenno di girare sul fondo del cespuglio mentre lei prendeva la parte frontale.

- Ti copro le spalle, Seb. –

Si mosse in fretta, stando attento a non compiere mosse che finissero con il vanificare il suo tentativo d’attacco.

Il ragazzo del Cinque si tolse dalla sua traiettoria una frazione di secondo prima che lanciasse il tridente, evidentemente resosi conto della sua presenza, e assunse una posizione di difesa.

Per tutta risposta annullò la distanza che li separava con un balzo, incrociando il tridente con l’arma che stringeva il ragazzo e disarmandolo con un agile colpo di taglio.

Poi, senza fermarsi a pensare, spinse le tre lame del tridente in avanti.

Il rumore delle lame che penetravano nella carne umana era molto diverso da quello metallico che aveva sentito dentro al centro d’addestramento, ma cercò di ignorare la sensazione e il rumore di strappo mentre continuava ad affondare con vigore fino a trapassare il corpo.

Si ritrasse solo quando sentì il colpo di cannone che squarciava il silenzio mattutino e vide con la coda dell’occhio che entrambi i Tributi del Sei fronteggiavano Riley stando attenti a non avvicinarsi troppo alla ragazza e ai fendenti che menava con la sua ascia.

- Riley, andiamo, non è il momento! –

Vide l’amica indietreggiare continuando a menare fendenti a mezz’aria e seguirlo lungo il sentiero che avevano percorso poco prima.

- Dobbiamo allontanarci il più possibile da qui. –

 

 

 

 

 

Asher Parker – Distretto 9

 

 

 

 

 

Asher vide Kainene che sussultava sentendo il primo colpo di cannone della giornata.

- Quel rumore è musica per le mie orecchie – sentenziò Patton, mentre abbandonava il sacco a pelo e si stiracchiava.

- Ma significa anche che siamo sempre meno e che i prossimi a essere cacciati dai Favoriti potremmo essere noi – gli fece notare Farad.

- Magari, non vedo l’ora di scontrarmi con Cassian. –

Asher scosse il capo, trattenendo un sorrisetto incredulo.

Qualsiasi persona sana di mente si sarebbe guardato bene dal pensare di affrontare quel colosso e invece il suo nuovo amico sembrava morire dalla voglia di scontrarcisi.

- Comincio a credere che tu non sia molto normale, Pat. –

- Sono solo convinto di poterlo battere – lo rimbeccò, sorridendo allegramente.

- Ehm ragazzi … -

La voce di Kainene attirò la loro attenzione, spingendoli a voltarsi verso i margini del loro accampamento.

- Qualcuno di voi ha dimestichezza con i lupi? –

- I cani mi piacciono e di solito vado loro a genio – replicò per tutta risposta Patton.

- Già, ma a giudicare da come ci guardano credo che nessuno abbia loro spiegato che dovremmo essergli simpatici – ironizzò Farad.

Asher cercò di muoversi il più lentamente possibile verso la balestra che aveva lasciato adagiata accanto al giaciglio improvvisato sul quale aveva dormito.

Tuttavia quando provò ad afferrare l’arma vide che il lupo più vicino aveva snudato le zanne e sembrava in procinto di guidare il resto del branco all’attacco.

Per quanto lui e Patton potessero essere veloci con balestra e arco non sarebbero riusciti a tenere a freno l’attacco dell’intero branco.

Ci voleva un’idea migliore.

Fu la ragazza dell’Undici ad avere l’illuminazione.

- Lupi ibrido o naturali che siano, il fuoco fa paura praticamente a tutte le creature viventi e con loro non dovrebbe certo essere diverso. –

Afferrò uno dei rami ancora sani che crepitavano al centro del focolare, agitandolo davanti a sé quasi fosse una spada infuocata, e avanzò dritta verso gli animali.

I lupi si arrestarono, osservandola con circospezione, finchè vedendola andare loro ancora incontro fuggirono con un guaito spaventato.

- Tu sei un genio, Kainene – sentenziò Asher, osservando anche l’ultimo lupo correre via.

La ragazza sorrise.

- Diciamo solo che non ho alcuna voglia di lasciare le penne dentro quest’Arena. –

 

 

 

 

 

Charity Latier – Distretto 3

 

 

 

 

 

- Avevi ragione, tramavano qualcosa. –

Rose calciò via una pietra rimasta nell’angolo in cui fino all’alba avevano dormito Callista e Derek.

Traditi dai loro alleati, che erano fuggiti senza voltarsi indietro.

- Se non altro non ci hanno uccise nel sonno. –

- Già, almeno quello se lo sono risparmiati – bofonchiò Rose, infilando le cose all’interno dello zaino.

- Vuoi metterti subito in marcia? –

Annuì. – Ho già sentito un colpo di cannone, perciò gli altri saranno in movimento … non voglio farmi trovare ferma. –

Charity le si affiancò mentre oltrepassavano un tronco caduto e s’inoltravano nel fitto della vegetazione.

Aveva avuto l’impressione che tutti si fossero concentrati all’interno del bosco di conifere e si chiese distrattamente per quanto ancora gli Strateghi avrebbero permesso loro di condurre il gioco in quel modo.

Fece per mettere un passo avanti quando intravide una sagoma saltare oltre il cespuglio più vicino, spada in pugno, e correre verso di loro.

Impiegò qualche secondo a realizzare che si trattava di Luke, esattamente quanto ci mise Rose a spingerla di lato e sguainare a sua volta la spada.

Il rumore dell’acciaio che si scontrava riecheggiò nelle sue orecchie.

Seguì i loro movimenti precisi, suo malgrado affascinata da quella sorta di danza mortale che avevano ingaggiato; avrebbe voluto aiutare Rose in qualche modo, ma da un lato l’idea di uccidere Luke non le piaceva e dall’altro aveva la netta sensazione che la sua compagna non l’avrebbe perdonata se le avesse portato via la vittoria.

L’affondo di Luke venne parato a due mani da Rose, che fece scivolare la lama del rivale sfruttando il lato piatto della sua e contrattaccò con un rapido movimento di polso.

La difesa di Luke venne passata e la lama gli aprì un grosso squarcio dall’attaccatura dell’orecchio destro fino alla clavicola opposta.

Vide il suo compagno di Distretto mollare la presa sull’arma e artigliare il collo con entrambe le mani, cercando di fermare l’emorragia.

Non ci fu nulla da fare.

Cadde bocconi, ormai inzuppato di sangue, gli occhi sgranati e il respiro sempre più flebile.

Il colpo di cannone accompagnò il rilassarsi di Rose, mentre un lieve sorriso le dipingeva il volto.

Fu allora che Charity la vide.

Probabilmente Juanita, la strana ragazza del Dieci, era sempre stata lì in agguato a osservarle e sembrava aver scelto quel momento di distrazione per fare la sua mossa. Lanciò il coltello verso Rose, colpendola al fianco, proprio mentre Charity calibrava la lancia e trafiggeva l’avversaria all’altezza del cuore.

Juanita cadde a terra senza proferire neppure un lamento, accompagnata dall’immancabile colpo di cannone, mentre Rose gemendo si chinava a sputare un fiotto di sangue.

Eppure il coltello di Juanita non aveva colpito alcun organo vitale, considerò Charity mentre correva verso di lei e l’aiutava a osservare meglio la ferita.

I bordi si stavano gonfiando rapidamente e mano a mano assumevano un colorito sempre più nerastro.

Si scambiarono un’occhiata che valse più di mille parole.

Juanita non si era presa il disturbo di calibrare con precisione il tiro perché doveva aver imbevuto la lama in qualche veleno a rapida azione.

- Quella maledetta stronza – imprecò Rose, mentre un fiotto di sangue più scuro e decisamente arterioso le colava dalle labbra.

Poi reclinò il capo di lato e chiuse gli occhi per sempre.

E Charity si ritrovò ormai desolatamente e ineluttabilmente sola.

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Mi scuso per avervi fatto aspettare tanto, ma ho una buona giustificazione: avevo già scritto il capitolo, ma non mi convinceva perciò piuttosto che pubblicare qualcosa di cui non ero convinta ho preferito scriverlo da capo.

I morti sono quattro e non solo tre perché Rose e Juanita avevano ricevuto lo stesso numero di “voti morte”.

Detto ciò vi chiederei di mandarmi la consueta lista di morti e preferiti, ma questa volta inserendo 5 nominativi (lo so, sta diventando sempre più difficile). E come sempre prima ricevo i nominativi e prima arriva il nuovo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

 

Alleanze aggiornate

 

I Favoriti:

Cassian (D 2)

Emerald (D 1)

Libero (D 1)

Eloise (D 9)

 

Il dinamico duo:

Sebastian (D 4)

Riley (D 7)

 

I lupi solitari:

Charity (D 3)

 

L’alleanza del Sei:

Edward (D 6)

Silver (D 6)

 

I quattro dell’Apocalisse:

Kainene (D 11)

Farad (D 11)

Patton (D 10)

Asher (D 9)

 

Mr and Mrs Eight:

Callista (D 8)

Derek (D 8)

 

 

 

 

Classifica:

 

24) Ivy (D 5) uccisa da Emerald

23) Aiden (D 7) ucciso da Cassian

22) Ryan (D 12) ucciso da Luke

21) Amber (D 2) uccisa da Farad

20) Ayla (D 4) uccisa da Edward

19) Arcturus (D 5) ucciso da Sebastian

18) Luke (D 3) ucciso da Rose

17) Juanita (D 10) uccisa da Charity

16) Rose (D 12) uccisa da Juanita

 

 

 

Totomorte:

 

1 uccisione a carico:

Emerald (D 1)

Cassian (D 2)

Farad (D 11)

Luke (D 3)

Edward (D 6)

Sebastian (D 4)

Rose (D 12)

Juanita (D 10)

Charity (D 3)

 

 

 

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Capitolo 13
*** L'arena: giorno 4 ***


L’arena: giorno 4

 

 

 

 

 

Libero Howard – Distretto 1

 

 

 

 

 

- Cosa succede tra quei due? –

Eloise scosse il capo, aggrottando la fronte mentre cercava di capire di cosa stessero discutendo animatamente Cassian ed Emerald.

- Non ne ho la minima idea. Lei non ti ha detto nulla? –

Libero scosse il capo.

- È difficile capire bene cosa passa per la testa di Esme e da quando è entrata nell’Arena sembra troppo concentrata per chiacchierare. Lui cosa dice? –

- Non è molto contento di come stanno andando le cose, si aspettava di trovare qualcuno in più in questi primi giorni. –

Annuì. – In effetti non si sono visti molti Tributi in giro. È strano … -

- Immagino voglia dire che i nostri avversari sono meglio di quello che pensassimo. –

- Decisamente e la cosa rende tutti un bel po’ nervosi -, constatò il ragazzo mentre Esme si allontanava decisamente stizzita e Cassian veniva verso di loro alzando gli occhi al cielo, - Ma immagino che scopriremo presto cosa hanno in mente. –

Come a voler confermare le sue parole, Cassian si lasciò cadere sul terreno accanto a loro e sospirò, evidentemente stressato dalla situazione e dal litigio appena terminato.

Eloise si sporse verso di lui, poggiando delicatamente una mano sul braccio muscoloso e ricevette in cambio un sorriso stanco e tirato.

- Che succede? –

- Vuole andare a cercare Odair e la Mason. Dice che se aspettiamo ancora rischierà di trovarla già morta. –

- E tu non sei d’accordo – intuì Libero.

- Ci sono ancora undici Tributi in giro per l’Arena oltre a noi quattro. Dubito che molti di quelli rimasti riescano a far fuori uno dei due perciò non vedo perché dovremmo preoccuparci di loro quando possiamo muoverci con molta più cautela. –

- Ah, immagino che non abbia apprezzato la risposta. –

- Per nulla, è tremendamente testarda. –

- Perciò cosa facciamo? –

- Metà di noi si muove, l’altra rimane qui a sorvegliare le provviste. Non mi piace la troppa tranquillità delle ultime ore, promette male. –

- Non piace nemmeno a me -, convenne, - Chi si muove e chi resta? –

- Ci muoviamo io ed Esme, tu ed Elly rimanete qui. –

- Ma … - fece per protestare la ragazza del Nove, venendo tacitata da un cenno del capo del suo ragazzo.

- Credimi, è meglio così. L’ultimo turno l’avete fatto voi perciò sarete ancora stanchi, avrete il tempo di recuperare un po’. –

Eloise si voltò verso Libero, quasi sperasse di ricevere sostegno da parte sua, ma il ragazzo dell’Uno si limitò ad annuire lentamente.

A quanto pareva erano due contro uno.

- D’accordo -, cedette, - ma se non tornate entro metà giornata veniamo a cercarvi. –

 

 

 

 

 

 

Silver Reynolds – Distretto 6

 

 

 

 

 

Silver prese un morso dalla striscia di carne secca inviatale dagli sponsor e ne tese una a Edward.

- Non ho fame. –

- Certo che hai fame, è un giorno e mezzo che non mangi. –

- Sul serio, non ho fame – insistè.

La ragazza si strinse nelle spalle e mandò giù con rapidi bocconi anche quella.

Non era proprio il caso di sprecare il cibo quando si trovavano lì dentro da quattro giorni ed erano miracolosamente ancora in vita.

- Ti senti in colpa per Arcturus? –

Edward scosse il capo. – No, meglio lui che noi. –

- Allora perché hai lo stomaco chiuso? –

- Immagino sia la tensione … e comunque non psicanalizzarmi, Allie. –

- E tu non chiamarmi Allie – lo rimbeccò.

Come se quella frase gli avesse fatto venire un lampo di genio, Edward si voltò verso di lei con una scintilla curiosa negli occhi.

- C’è una cosa che non mi hai mai detto e che ho sempre voluto sapere. –

- E sarebbe? – chiese cautamente.

Aveva una mezza idea di cosa fosse, ma sperava di sbagliarsi perché non le andava veramente di rivangare quella parte della sua vita.

- Perché non vuoi essere chiamata Allison? –

Silver prese un respiro profondo, giocherellando con la carta stagnola della confezione della carne essiccata.

- Quel nome l’ha deciso mia madre e io con lei non voglio avere nulla a che fare. E poi il color argento mi è sempre piaciuto, perciò Silver è perfetto. –

Edward annuì rimanendo questa volta in silenzio.

Sapeva tutto della madre Morfaminomane di Silver così come delle sue crisi maniacali che la portavano a ferire chiunque le si trovasse vicino, il che spesso e volentieri voleva dire sua figlia.

Aveva visto i segni sulla pelle candida di Silver.

Lei non gli aveva mai detto di aver subito abusi in famiglia, ma era evidente.

E Silver sapeva che lui sapeva, anche questo era ovvio.

- Io credo che … -

Silver non seppe mai cosa credeva Edward, perché la grossa pantera che sbucò dalla cima degli alberi saltò addosso al suo compagno di Distretto e gli affondò i denti nel collo, all’altezza della giugulare.

Si alzò in piedi di scatto, sforzandosi di ignorare le urla di dolore di Edward e di costringere le sue gambe a muoversi.

Corse a perdifiato, lontano dalle urla e dai ruggiti dell’animale.

Continuò a correre anche quando il rumore del colpo di cannone raggiunse le sue orecchie.

 

 

 

 

 

Riley Mason – Distretto 7

 

 

 

 

 

Fu lei la prima a vedere i due Favoriti sbucare sulla spiaggia in riva al lago, le armi in pugno e l’aria di chi era palesemente a caccia.

Scosse piano Sebastian, indicandoglieli in silenzio, e vide l’amico allungare la mano ad afferrare il tridente proprio mentre lei faceva altrettanto con l’ascia.

- Sono solo loro due? –

- Solo? Secondo me quei due bastano e avanzano –, replicò per tutta risposta Sebastian, - Perché volevi rendergli le cose ancora più facili? –

- Possiamo batterli – replicò per tutta risposta.

- Possiamo provarci -, la corresse, - non sopravvalutarci. –

Riley roteò gli occhi.

- Mi raccomando, Seb, non metterci troppo ottimismo. –

Il sorrisetto che increspò le labbra dell’amico la fece sorridere a sua volta.

Era sempre così tra loro: Seb che diceva una cosa e lei che puntualmente diceva l’esatto opposto.

Eppure per qualche strano scherzo del destino andavano tremendamente d’accordo, quasi come una sorella e un fratello.

- Chi prendi? –

- Cassian, quindi credo proprio che a te tocchi Emerald. –

Già, in effetti sapeva già da prima di entrare nell’Arena che lei e quella bambolona bionda tutta curve si sarebbero scontrate prima o poi.

E doveva ammettere, ottimismo a parte, che l’idea non la entusiasmava affatto dopo aver visto cosa era in grado di fare con la frusta.

- D’accordo, allora diamo loro il benvenuto. –

Scattò in piedi, correndo verso i Favoriti con l’ascia stretta a sé certa che Sebastian fosse a pochi passi da lei.

Vide le iridi verdi della ragazza dell’Uno luccicare soddisfatte mentre un sorriso le solcava le labbra carnose.

Vagamente consapevole del fatto che anche lei doveva avere un’espressione molto simile sul volto, continuò ad avanzare finchè un rumore sordo e una colonna di fumo non distolse la loro attenzione.

 

 

 

 

 

Patton Powell – Distretto 10

 

 

 

 

 

- Il vulcano! Il vulcano sta eruttando! –

L’urlo di Asher lo spinse a mollare lo zaino pesante che aveva afferrato e a richiamare Farad.

- Torniamo indietro, non ne vale la pena. –

Tuttavia il ragazzo dell’Undici sembrava essere troppo lontano, o forse solo troppo concentrato, per udire le sue parole perché nella sua corsa verso quella miniera di provviste poste al centro della Cornucopia si era imbattuto in quello dell’Uno.

- Farad! –

Tentò di nuovo, ma i due ragazzi si giravano attorno studiandosi come avrebbero fatto due leoni che lottavano per il territorio.

Libero non l’avrebbe mai lasciato allontanarsi con i rifornimenti in mano e Farad non sarebbe mai scappato come un codardo.

- Pat, dobbiamo andarcene – insistè Asher, a qualche metro da lui insieme a una Kainene decisamente impaurita.

Indeciso, Patton notò che anche la ragazza del Nove era nei pressi della Cornucopia e guardava alternativamente il suo alleato e il vulcano che dava cenni sempre più impazienti come se fosse preda dei suoi stessi dubbi.

Fuggire e salvarsi o intervenire e aiutare il proprio alleato?

- Ellie, di qua! –

La voce maschile e profonda, che Patton riconobbe immediatamente come quella della sua nemesi, attirò l’attenzione della bionda verso i margini della tundra.

Nella loro pragmaticità sembrava che Cassian ed Emerald, appena arrivati lì con il fiato corto per la corsa, non avessero dubbi al riguardo.

Meglio la salvezza che intromettersi nel duello.

Eloise si voltò un’ultima volta verso Libero e poi corse verso i due Favoriti, sparendo con loro nei meandri della tundra.

- Pat! –

Tornando a concentrarsi sulla situazione presente, Patton scosse il capo e abbandonò l’idea di correre loro dietro.

Non poteva scommettere di essere più veloce della lava di un vulcano.

Sembrava che anche Libero e Farad si fossero resi conto dell’inutilità di uno scontro, ma erano troppo vicini per sperare di allontanarsi dalla Cornucopia ora che la lava aveva preso a correre velocemente lungo le pendici del vulcano.

Patton voltò loro le spalle, correndo più velocemente che poteva, e raggiunse Kainene e Asher nei pressi del confine con l’area desertica dell’Arena.

Quando giunse accanto a loro, due colpi di cannone lo spinsero a voltarsi di nuovo verso la Cornucopia ormai invasa dalla lava.

I Tributi rimasti all’interno dell’Arena erano ufficialmente la metà.

 

 

 

 

 

Eloise Walfard – Distretto 9

 

 

 

 

 

- Aspetta, credo che ci sia qualcuno. –

Emerald si fermò alle sue parole, rivolgendolesi con aria interrogativa.

- Cosa te lo fa dire? –

Le indicò la vegetazione attorno a loro, mostrandole il punto in cui i rami più bassi erano stati spezzati e nascondevano a fatica tracce di sangue e orme di stivali.

- Qualcuno è passato di qui e a giudicare dalla quantità di sangue non deve essere messo affatto bene. –

- I due dell’Otto? –

- Molto probabile visto che non li abbiamo trovati da nessuna parte. –

Cassian fece loro cenno di spostarsi e s’intrufolò silenziosamente tra la vegetazione della tundra, sfruttando la sua altezza per individuare all’istante i due Tributi.

- La ragazza è ferita a un fianco, sembra un morso o qualcosa del genere – annunciò.

- Chi li toglie di torno? – domandò Emerald, mettendo mano alla frusta.

- Io prendo il ragazzo -, sentenziò Cassian, - mentre la ragazza è di chi la vuole. –

- La prendo io. –

La sua risposta doveva aver sorpreso sia Emerald che Cassian, perché entrambi si voltarono a guardarla con sorpresa.

- È giusto che anche io faccia la mia parte nell’alleanza, no? –

- Ne sei sicura? –

Fissò le iridi scure del ragazzo, che la scrutavano quasi volessero leggerle dentro, e annuì.

- Sì. –

- Allora andiamo, Esme rimani a coprirci le spalle. –

S’intrufolarono in silenzio, stando attenti a non pestare rami né spostare sassi.

D’altro canto il ragazzo era così concentrato nel tentare di arrestare l’emorragia della compagna che probabilmente non si sarebbe accorto di loro nemmeno se avessero proceduto verso di loro urlando come matti.

Cassian l’afferrò da dietro, dislocandogli il braccio con cui maneggiava la spada, e mise mano a uno dei coltelli che portava alla cinta per recidergli rapidamente la gola.

Poi accennò al pugnale di Eloise.

Il messaggio era chiaro.

Un lavoro rapido e pulito, una recisione netta e tutto sarebbe finito in fretta.

Si chinò sulla ragazza ormai svenuta per la perdita di sangue e si disse che dopotutto era già praticamente morta, le avrebbe solo risparmiato altro dolore.

Le recise la gola velocemente, sorprendendosi della facilità con cui la lama affondò nella carne tenera e delicata del collo.

Non sapeva nemmeno lei che sensazione si era aspettata che facesse sgozzare qualcuno, ma di sicuro era convinta che sarebbe apparsa diversa da quella.

A quanto pare si era sbagliata.

Quando il rumore dei due colpi di cannone smisero di risuonare nella tundra, si voltò verso Cassian.

- E adesso che facciamo? –

- Ci accampiamo qui e aspettiamo. –

Uccidere e aspettare.

Sembrava che nell’Arena non si facesse altro.

 

 

 


 

 Spazio autrice:

Salve!

Come avrete notato ormai sono rimasti solo in dieci all’interno dell’Arena, perciò so già che mi odierete ma devo chiedervi di mandarmi un messaggio privato con il nome dei 5 OC che volete vedere morti.

Vi anticipo inoltre che mancano esattamente tre capitoli alla fine perciò nel prossimo vedremo la semifinale, in quello successivo la finale e nell’Epilogo il viaggio della vittoria del vincitore.

Detto ciò, ci sentiamo con il prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

Classifica:

 

24) Ivy (D 5) uccisa da Emerald

23) Aiden (D 7) ucciso da Cassian

22) Ryan (D 12) ucciso da Luke

21) Amber (D 2) uccisa da Farad

20) Ayla (D 4) uccisa da Edward

19) Arcturus (D 5) ucciso da Sebastian

18) Luke (D 3) ucciso da Rose

17) Juanita (D 10) uccisa da Charity

16) Rose (D 12) uccisa da Juanita

15) Edward (D 6) ucciso da una pantera ibrido

14) Libero (D 1) ucciso dall’eruzione del vulcano

13) Farad (D 11) ucciso dall’eruzione del vulcano

12) Derek (D 8) ucciso da Cassian

11) Callista (D 8) uccisa da Eloise

 

 

Totomorte:

 

1 uccisione a carico:

Emerald (D 1)

Farad (D 11)

Luke (D 3)

Edward (D 6)

Sebastian (D 4)

Rose (D 12)

Juanita (D 10)

Charity (D 3)

 Eloise (D 9)

 

Due uccisioni a carico:

Cassian (D 2)

Alleanze aggiornate

 

I Favoriti:

Cassian (D 2)

Emerald (D 1)

Eloise (D 9)

 

Il dinamico duo:

Sebastian (D 4)

Riley (D 7)

 

I lupi solitari:

Charity (D 3)
 

Silver (D 6)

 

I tre moschettieri:

Kainene (D 11)

Patton (D 10)

Asher (D 9)

 

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Capitolo 14
*** L'Arena: giorno 7 ***


L’Arena: giorno 7

 

 

 

 

 

Kainene Lightsong – Distretto 11

 

 

 

 

 

- Facciamo il punto della situazione, d’accordo?  I Favoriti sono scappati verso l’area glaciale della tundra mentre noi siamo in quella desertica. La ragazza del Sei non si è vista così come quella del Tre. –

- Rimangono Odair e la Mason – concluse Patton per lei, picchiettando sul piccolo schema che Kainene aveva disegnato sulla sabbia.

- Che verosimilmente saranno nei pressi del lago. –

Dieci Tributi.

Meno della metà rispetto al numero iniziale, ma ancora troppi per pensare di essere al sicuro.

La voce di Asher li riscosse dalle loro considerazioni tattiche, spingendoli a voltarsi verso di lui.

- Credo che dovremmo muoverci. –

- Hai sentito qualcosa? –

Annuì appena, indicando l’albero più vicino con un cenno del capo.

Un attimo dopo un coltello da lancio si conficcò a qualche passo da Kainene, facendola trasalire.

- Tre o Sei? –

- A giudicare da come si è arrampicata in alto direi Sei. –

- E credo anche che voglia Kainene – aggiunse Patton, visto che un secondo coltello da lancio era stato puntato proprio nella direzione della loro compagna.

- Forse pensa che sia la vittima più facile. –

- O forse lo fa per l’eguaglianza femminile –, ironizzò il ragazzo del Dieci, - Fatto sta che se vogliamo andare avanti dobbiamo farla fuori. –

Mise mano all’arco corto, cercando di individuare la posizione della ragazza tra le fronde dell’albero posto al limitare con la zona desertica.

Erano abbastanza distanti, ma con la sua abilità non avrebbe dovuto avere difficoltà.

Incoccò la freccia e tese la corda, calibrando il tiro, per poi lasciarla andare con rapidità.

Il dardo volò oltre la linea di confine tra le due zone, colpendo qualcosa che cadde dall’albero e rovinò a terra con un tonfo sordo.

Il colpo di cannone seguì la caduta di pochi secondi, sancendo la morte della ragazza del Sei.

 

 

 

 

 

Sebastian Odair – Distretto 4

 

 

 

 

 

- Sono troppo ottimista se spero che quel colpo di cannone fosse destinato a uno dei Favoriti? –

La voce di Cassian anticipò la risposta di Riley mentre il terzetto di Favoriti compariva nella radura davanti a loro.

- Sì, Odair, direi che sei troppo ottimista. –

- Fantastico, proprio una bella mattinata del cazzo – sbuffò Riley, reduce dall’ultimo turno di guardia mentre recuperava l’ascia.

Emerald fece schioccare la frusta, inarcando un sopracciglio chiaro e perfettamente curato al suo indirizzo.

- Sembra che Psyco Barbie tocchi nuovamente a me. –

Sebastian scrollò le spalle, voltandosi verso Cassian ed Eloise. Lottare contro un avversario era un conto, ma gestirne due in contemporanea era un bel po’ più problematico.

- Cerca di sbrigarti, non so per quanto posso tenere occupati quei due. –

Annuì, facendo roteare l’ascia e lanciandosi in avanti verso la bionda, già in posizione di difesa e intenta a far oscillare ritmicamente la frusta.

Sebastian distolse l’attenzione dallo scontro, voltandosi verso i due Favoriti rimasti.

Doveva far fuori uno dei due il prima possibile, perciò attaccare Eloise per prima sembrava un buon piano.

Prima metteva fuori gioco l’avversario più debole e poi affrontava il più forte, magari con l’aiuto di Riley.

Sì, potevano farcela.

Scattò in avanti, puntando dritto verso la ragazza del Nove, scartando all’ultimo istante di lato per impedire a Cassian di spostarsi in protezione.

Tentò nuovamente, sfruttando il suo essere più rapido per accerchiare la ragazza e tentare un nuovo attacco frontale.

Eppure quel maledetto gigante di Cassian si frapponeva sempre tra lui e la sua preda.

Imprecò tra i denti, finendo con il trasalire quando il colpo di cannone sentenziò la fine dello scontro tra Riley ed Emerald.

La bionda dell’Uno era riversa a terra.

O meglio buona parte del suo corpo lo era, perché la testa era stata mozzata di netto ed era rotolata verso la riva del lago.

Riley era coperta di sangue dalla testa ai piedi, ma sorrideva vittoriosa.

Due contro due.

Lo scontro si faceva decisamente più equilibrato adesso.

 

 

 

 

 

Charity Latier – Distretto 3

 

 

 

 

 

Osservò Riley Mason e Sebastian Odair intavolare uno scontro con i restanti due Favoriti.

Erano solo otto Tributi in gara.

Lei e sette avversari … e lì di fronte ce ne erano quattro.

Poteva pareggiare i conti, riportando le probabilità decisamente a suo favore.

E l’avrebbe fatto.

Mise mano al coltello da lancio, attese pazientemente il momento più opportuno e poi tirò.

Vide la lama conficcarsi troppo in alto, contro il ramo di un albero al quale era appeso un nido.

Uno sciame di Aghi Inseguitori puntò dritto verso di lei, deciso a far fuori il loro involontario aggressore.

Affondò i denti nel labbro inferiore, sforzandosi di trattenere le urla di dolore che seguirono alla prima puntura.

Prese il secondo coltello, l’ultimo rimasto, e tentò di nuovo l’assalto.

Un’altra puntura, all’altezza del collo, le mozzò il respiro.

Tuttavia seguì con lo sguardo la traiettoria del coltello, constatando che l’arma questa volta aveva raggiunto la sua vittima.

Eloise si accasciò a terra, artigliando la gola con la mano, tra lo stupore dei contendenti restanti.

Il colpo di cannone risuonò nella radura.

La terza puntura la raggiunse, poco sotto il polso.

Poi la quarta.

Tentò di correre via, ma quando anche il quinto Ago Inseguitore l’assalì sentì le forze abbandonarla.

Cadde a terra, inerme.

Stremata, chiuse gli occhi per l’ultima volta.

 

 

 

 

 

Asher Parker – Distretto 9

 

 

 

 

 

Cinque colpi di cannone nel corso della stessa mattinata.

Erano rimasti ufficialmente solo loro tre, Odair e la Mason.

E sapevano tutti cosa significava.

Era giunto il momento di separarsi. Mantenere un’alleanza quando si era ormai solo in cinque era deleterio e lui non voleva certo correre il rischio di arrivare in finale contro Patton o Kainene.

Stava giusto per dare voce alle sue considerazioni quando un rumore fortissimo raggiunse le loro orecchie, accompagnato dallo spostamento di una grande massa d’aria.

Il rumore di un hovercraft.

Lo individuò a decine di metri sopra di loro, mentre appariva intento a scandagliare la superficie dell’Arena per poi cominciare la discesa.

Non riusciva a credere ai suoi occhi.

L’hovercraft era entrato nell’Arena ed era atterrato a pochi passi da loro.

- Forza, che diavolo state aspettando? –

Johanna Mason faceva capolino dal portellone aperto, dietro di lei si intravedevano le sagome di Riley e Sebastian e quella di un uomo leggermente in disparte.

Finnick Odair forse?

Non sapeva dirlo con precisione, ma la loro presenza lì poteva significare solo una cosa.

Li stavano portando fuori dall’Arena.

Erano liberi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Perdonate l’attesa, ma tra Pasqua, il lavoro e l’università non ho avuto un attimo di tempo. Detto ciò vi anticipo che ho deciso di modificare la mia idea originale, perciò il prossimo sarà l’ultimo capitolo.

Ci sentiamo lunedì con l’Epilogo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

Classifica:

 

24) Ivy (D 5) uccisa da Emerald

23) Aiden (D 7) ucciso da Cassian

22) Ryan (D 12) ucciso da Luke

21) Amber (D 2) uccisa da Farad

20) Ayla (D 4) uccisa da Edward

19) Arcturus (D 5) ucciso da Sebastian

18) Luke (D 3) ucciso da Rose

17) Juanita (D 10) uccisa da Charity

16) Rose (D 12) uccisa da Juanita

15) Edward (D 6) ucciso da una pantera ibrido

14) Libero (D 1) ucciso dall’eruzione del vulcano

13) Farad (D 11) ucciso dall’eruzione del vulcano

12) Derek (D 8) ucciso da Cassian

11) Callista (D 8) uccisa da Eloise

10) Silver (D 6) uccisa da Patton

9) Emerald (D 1) uccisa da Riley

8) Eloise (D 9) uccisa da Charity

7) Charity (D 3) uccisa dalle punture degli Aghi Inseguitori

6) Cassian (D 2) ucciso da Riley e Sebastian 

 

 

Totomorte:

 

1 uccisione a carico:

Emerald (D 1)

Farad (D 11)

Luke (D 3)

Edward (D 6)

Rose (D 12)

Juanita (D 10)

 Eloise (D 9)

 Patton (D 10)

 

Due uccisioni a carico:

Cassian (D 2)

Riley (D 7)

Sebastian (D 4)

Charity (D 3)

 

 

I Superstiti

  

Il dinamico duo:

Sebastian (D 4)

Riley (D 7)

  

I tre moschettieri:

Kainene (D 11)

Patton (D 10)

Asher (D 9)

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Epilogo ***


Epilogo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Patton Powell – Distretto 10

 

 

 

 

 

Non riusciva ancora a credere a quello che era successo nelle ultime ore.

Proprio mentre cominciavano a disperare all’idea di essere costretti a farsi fuori a vicenda, l’hovercraft era atterrato e li aveva tratti in salvo.

Asher e Kainene erano andati in esplorazione e a lui non restava che ascoltare in silenzio quello che Finnick Odair stava spiegando al figlio.

- Johanna ha contattato Saraphen il giorno stesso dell’annuncio dell’edizione della memoria, ma l’idea di una congiura di palazzo era ancora in alto mare e non siamo riusciti a fermare il vostro ingresso in Arena -, spiegò, - Tuttavia le conoscenze di Saraphen gli hanno permesso di ottenere l’appoggio del generale Lockwood e delle sue truppe. L’assalto a Capitol è cominciato il giorno dopo il vostro ingresso nell’Arena. Questa mattina abbiamo vinto le ultime resistenze e Saraphen è stato proclamato nuovo Presidente di Panem. –

Patton annuì mentre Sebastian faceva altrettanto.

Mano a mano che il tempo passava appariva sempre più evidente che le cose sarebbero cambiate radicalmente da quel momento in poi.

Il padre di Riley, sebbene Patton l’avesse visto solo in televisione e di sfuggita quando erano saliti sull’hovercraft, appariva molto più rilassato e infinitamente meno intransigente del suo predecessore.

- Che altri cambiamenti ci saranno all’interno del paese? –

- Saraphen ha annunciato che abolirà definitivamente i Giochi e con essi la divisione tra gli abitanti dei vari Distretti. Libero commercio, libera viabilità e socializzazione tra i Distretti. Insomma una bella ventata di democrazia che ha già cominciato a investire Panem. –

Un sorriso si dipinse sulle sue labbra.

Finalmente gli abitanti di Panem avevano una scelta diversa da quella assegnata loro dal Distretto di nascita.

Finalmente avevano speranza … finalmente erano liberi.

 

 

 

 

 

Riley Mason – Distretto 7

 

 

 

 

 

Sgattaiolò nella zona lounge dell’Hovercraft trovando i suoi genitori seduti sui divanetti.

Johanna teneva le braccia incrociate al petto e ascoltava con aria seria le parole che Saraphen mormorava annuendo di tanto in tanto.

Riley tossicchiò, rivelando la sua presenza.

Gli occhi chiari del padre si posarono sui suoi color cioccolato e un accenno di sorriso increspò le labbra sottili di Saraphen Snow.

- Riley, finalmente ci rivediamo. –

- Non fare la parte del padre affettuoso e nostalgico, non ti sei preoccupato granchè di me in passato e di certo non ti si addice – lo rimbeccò, inarcando un sopracciglio.

- Questo è certamente vero -, riconobbe, - ma salvare la vita a te e al tuo migliore amico dovrebbe essere un incentivo sufficiente a spingerti a conoscermi, non credi? –

Riley arricciò il naso, contrariata, prima di inarcare un sopracciglio all’indirizzo della madre.

Johanna appariva stranamente rilassata, adagiata con la schiena contro la pelle bianca del divano, e guardava alternativamente i due con pacato interesse.

Sua madre non si sarebbe pronunciata né in un senso né nell’altro, di questo era assolutamente certa.

Eppure non le sfuggiva il modo in cui Saraphen e Johanna continuavano a cercare i rispettivi sguardi.

Sembrava che in quei dieci giorni di Giochi i suoi genitori si fossero inaspettatamente riavvicinati e avessero sotterrato l’ascia di guerra.

- D’accordo -, cedette infine, - ti darò una chance. Tuttavia se me ne fai pentire ti pianterò l’ascia in piena faccia e me ne frego se sei mio padre o il nuovo Presidente di Panem. –

Inaspettatamente, suo padre gettò la testa all’indietro e proruppe in una risata bassa e sincera, uno scintillio divertito nelle iridi chiarissime.

- Non c’è nulla da fare, è proprio identica a te Jo. –

- Sì, sono molto simili – convenne una voce maschile tremendamente familiare.

Riley si voltò di scatto, scorgendo appena il baluginare divertito negli occhi dei suoi genitori, e vide Fox che l’osservava dalla soglia del salone.

Scattò verso di lui, saltandogli praticamente addosso, incurante degli sguardi dei presenti.

Lo baciò, stringendoglisi contro come se ne andasse della sua stessa vita.

Il ragazzo la strinse a sé di rimando, sussurrandole a fior di labbra: - Non ti lascio andare più, non ti lascio andare mai più. –

 

 

 

 

 

Asher Parker – Distretto 9

 

 

 

 

 

- Ash! Ash! –

La voce dei suoi genitori lo accolse non appena ebbe messo piede fuori dall’hovercraft. Corse verso di loro, incurante del resto degli abitanti del Distretto che osservavano l’hovercraft con stupore.

Si gettò tra le loro braccia, godendosi la sensazione di averli nuovamente con sé.

- Vi avevo detto che sarei tornato. Ve l’avevo detto. –

- L’avevi detto -, confermò sua madre tra le lacrime mentre lo stringeva di rimando, - L’avevi detto e noi non abbiamo fatto altro che aspettare questo momento. –

Quando ebbe finito di salutare e abbracciare ogni singolo membro della sua famiglia, si voltò e individuò la chioma della madre di Eloise.

La donna era in un angolo, con la consueta espressione assente, ma lacrime silenziose le correvano lungo il volto dalle guance scavate.

Le si avvicinò, ripescando dalla tasca l’unico oggetto della compagna di Distretto che gli era rimasto.

Si trattava di una collana d’acciaio da uomo che era appartenuta al deceduto fratello di Eloise e che le era stata data in dono proprio da lui.

Gliela porse.

- Sono sicuro che Eloise vorrebbe che questa l’avesse lei. –

La donna l’afferrò, stringendola contro il petto con un lamento di dolore.

Era una scena così straziante che Asher si sentì fuori posto come mai prima nella sua vita. Nemmeno nell’Arena, con la paura di morire da un momento all’altro, si era sentito così.

- Mi dispiace davvero tantissimo per sua figlia, era una ragazza fantastica – mormorò prima di allontanarsi e darle modo di elaborare il lutto nel privato della sua casa.

 

 

 

 

 

Kainene Lightsong – Distretto 11

 

 

 

 

 

- Sei sicura di volerlo fare proprio adesso? Dopotutto sei appena arrivata, devi ancora riprenderti da quello che hai passato dentro l’Arena. –

Kainene scosse il capo, sorridendo mestamente all’indirizzo del fratello maggiore.

- Devo farlo adesso, credo che sia giusto così. –

Annuì, comprendendo l’esigenza della sorella.

Dopotutto Farad era stato non solo il suo compagno di Distretto, ma anche un alleato e oltre a questo un amico.

Si era instaurato un legame tra i membri dell’alleanza di Kainene ed era una di quelle esperienze che li avrebbe continuati a legare per tutto il resto delle loro vite.

Così rimase in disparte mentre osservava la sorella percorrere i gradini che la separavano dalla porta di casa e bussare con ferma decisione.

Ad aprirle fu la sorella di Farad, con uno sguardo a metà tra il sorpreso e l’incredulo.

- Sei tornata. –

- Sì, l’hovercraft è atterrato poco fa. Ho pensato che … insomma, lo so che magari per voi non significherà nulla ma volevo bene a Farad, era mio amico, e la sua morte mi addolora profondamente. Ho pensato che fosse giusto venire a dirvelo. Volevo che sapeste che non è mai stato solo un alleato o un ragazzo del mio Distretto … era mio amico, uno dei pochi in effetti che io abbia mai avuto. –

Fece appena in tempo a finire la frase che un abbraccio spaccaossa l’avvolse, rischiando di farle cadere di mano l’ombrellino con cui si riparava dal sole.

- Ti prego, entra dentro, siediti con noi – l’invitò, commossa da quelle parole, - Sono certa che ai miei genitori farebbe piacere parlare con te di … -

Di Farad.

Non serviva finire la frase per capirlo.

Annuì, voltandosi appena verso suo fratello che le fece cenno di aver capito cosa stava succedendo.

- Certo, con piacere. –

 

 

 

 

 

Sebastian Odair – Distretto 4

 

 

 

 

 

- La mamma e Christine non vedono l’ora di vederti. –

Sebastian annuì, scendendo dall’hovercraft al fianco di suo padre, - Mi sono mancate tantissimo. Lei … la mamma, sai come sta? –

Finnick gli rivolse un sorriso tirato.

- Non è stato facile per lei mentre eri via, ma tua sorella ha saputo prendersene cura. Sono certo che le cose miglioreranno molto quando ti rivedrà. –

- Allora sbrighiamoci. –

Percorsero la strada verso il villaggio dei Vincitori a passo di carica, varcando la soglia tra le esclamazioni di gioia di Christine.

La piccola di casa corse loro incontro con le lacrime agli occhi.

- Siete tornati … siete tornati. Mamma, mamma corri! –

Pochi secondi dopo anche Annie, i capelli arruffati e il viso smunto di chi era stata in pena per giorni interi, fece capolino dal salone.

Le iridi verdi si illuminarono per la gioia alla loro vista.

I suoi uomini.

I suoi due uomini erano lì con lei e tutto sarebbe finalmente andato bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Mi dispiace per il ritardo, ma sono stati giorni in cui ho girato come una trottola e quando tornavo a casa ero troppo stanca per anche solo pensare di accendere il computer. Spero che l’epilogo vi sia piaciuto e vi anticipo che molto probabilmente nel corso della prossima settimana uscirà un’OS dedicata alla coppia Johanna/Saraphen in modo tale da chiarirvi un po’ come sono andate le cose tra loro due.

Nel frattempo qui sotto vi lascio il prestavolto di Saraphen.

Infine ringrazio quanti di voi hanno letto, recensito, preferito, seguito e ricordato la storia. E ovviamente ringrazio soprattutto coloro che si sono iscritti e hanno creato dei fantastici OC ai quali mi sono affezionata tremendamente e che ho davvero trovato difficilissimo da uccidere.

Con chi partecipa già ad altre mie interattive ci sentiamo con i loro aggiornamenti, mentre per quanto riguarda gli altri spero di ritrovarvi in qualche altro mio progetto.

Buon weekend.

XO XO,

Mary

 

 

 

Saraphen Snow – 46 anni, nuovo Presidente di Panem

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