Carbonara - A trash supermarket story.

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Carbonara - A trash supermarket story. ***
Capitolo 2: *** Carbonara - A trash supermarket story. II ***



Capitolo 1
*** Carbonara - A trash supermarket story. ***


Londra. Un cliché in cui non aveva mai pensato di trasferirsi, lontano anni luce dal pensiero di avventura che si era da sempre propinata.

Sviolinate sulla Nuova Zelanda, sulla Norvegia, Islanda, Scozia e invece, il posto meno casuale di tutta l'Inghilterra. Meta agoniata ed idolatrata da ogni amico ed amica, persona e sconosciuto, cerebroleso e nuovo Platone, tranne che da lei.

Ironia della vita o karma, non importava più di tanto quando le scelte si erano ridotte tra il comprare, sperimentare, degli improbabili cereali alla cannella con il pretesto di sentirsi un po' più inglese o il classico Nesquik al cioccolato. Il dilemma se optare per il gusto fragola o banana non le aveva sfiorato nemmeno l'anticamera del cervello; in antitesi si era chiesta quale soggetto discutibile avrebbe mai potuto farne uso o addirittura abusarne.

La faccia le si deturpò in una smorfia di rifiuto quando una mano subentrò nella sua ottica ad acchiappare la confezione al sapore del frutto dell'amor; gli occhi scuri saettarono verso il volto ignobile che stava attentando al rigoroso buongusto italiano che le scorreva nelle vene facendo uscire quelle parole in tono atono: « Che. Schifo. »

La confusione del ragazzo si trasformò per qualche secondo in un'espressione colpevole, la mano a lasciar cadere la scatola dentro il cestino rosso. « I gusti sono gusti. »

« E il mondo è bello perché vario, certo. », esordì di rimando prima che le sinapsi le si scollegassero per quei cinque secondi di realizzazione e di attenzione verso l'interlocutore meno casuale della città più casuale al mondo. « Menomale che non esiste quello al Kiwi. »

Harry Styles al supermercato, a dimostrare inconsapevolmente la discutibilità delle sue papille gustative, stava rendendo chiaro che avesse voglia di ridere per quella che però, dalla faccia inequivocabile della ragazza, non si stava rivelando essere una battuta. « Riferimenti puramente casuali. Giusto? »

« Senza offesa. » Anita lasciò cadere la scatola di Nesquik, quello normale e da comuni mortali, nel cestino a sua volta. « Ma tu davvero hai scritto quella canzone mentre ti stavi sfogando? » Gli rivolse un'occhiata piena di ironia. « Avanti, a me puoi dirlo. Fai uso, anzi, abuso di sostanze stupefacenti? » Distese le labbra dipinte di un rosso violaceo, un sorriso canzonatorio, recuperando la confezione di Nesquik alla banana dal suo cesto per riporla indisturbata al suo posto: lontano dall'essere acquistata. « Non vi è motivo di provare imbarazzo, io stessa mi diletto in qualche joint di tanto in tanto. »

Il cantante dagli occhi verdi rimase fermo sul posto, mitigato nella sua tenuta sportiva, interdetto tra la scelta di prenderla sul serio o l'ipotesi che lo stesse solo prendendo per il culo tanto da non badare al prodotto sottratto e accuratamente riposto. « Ti stai prendendo gioco di me? » Pose la domanda seguendola lungo il corridoio tra gli scaffali. « E' una canzone liberatoria.  »

« Oh, no, sono mortalmente seria. » Gli fece cadere una scatola di cornflakes con gocce di cioccolato nel cestino, agitando appena una mano come ad allontanare quella supposizione. « E' che proprio non ha senso. » Proseguì non solo nel discorso ma anche nella spesa, senza badare all'assurdità di quella situazione. « Passi la prima strofa ma dalla seconda inizio a dubitare che tu fossi propriamente lucido in quel momento. » Bloccò i passi rifilandogli un pacco di spaghetti. « Che poi... » Voltandosi in una leggera piroetta sui tacchi degli stivali, gli mostrò un'espressione tra il confuso e lo scettico. « ...Il cactus e la caramella dura che gocciola. » Intercalò un momento di silenzio, il rumore dello scanner delle casse poco distanti a scandire il tempo. « Hai seriamente partorito quel giorno e non un bambino, al di là di ogni ragione biologica naturalmente. »

« Metafore. » Rispose stringendosi nelle spalle, riprendendo a camminare poco dietro di lei. « Certamente non esistenziali come le tue paranoie al riguardo. »

Cambiando corsia, Anita, scrollò le spalle. « Certamente io non evito di rispondere alle domande, Mr. Metafora 2018. » Lasciò cadere altre due confezioni di alimenti nel suo cesto, decisamente mangiabili. « Ma tranquillo che chi tace acconsente. »

« Sono più affermazioni che domande, le tue. » Harry sbatté un paio di volte le palpebre. « E, comunque, vale la stessa cosa per te. »

«Sono consapevole di essere complessata. » Il tono distratto nel renderlo partecipe di quella che riteneva lei stessa un'ovvietà. « Davvero devo spiegarti che cosa sono le domande sotto intese? »

«La consapevolezza di certo aiuta, è un buon passo in avanti. » Sistemandosi il capello alquanto deforme sulla testa, fece scivolare le labbra in un sorriso beffardo, ignorando preventivamente la domanda retorica. « I miei complimenti. »

Anita sollevò le sopracciglia, finendo di recuperare quello che serviva a lui; ossia una cultura sulla buona cucina. « Dov'è il mio applauso? »

Harry Styles colse la palla al balzo, capovolgendo la situazione a proprio favore, adagiando il cestino per pronunciarsi in un rumoroso batti-mani. << Dimmi tu quando sei completamente soddisfatta. » Aveva messo in conto tutto, a partire dagli altri clienti che si voltavano, ma non al sacchetto di Mr. Porky, snack di cotenna fritta, che gli arrivò dritto in faccia. « Suppongo che così possa bastare. »

« Perspicace, quando vuoi. » La ragazza spostò i capelli dietro le spalle, aggiustandosi lo zaino sorretto da una di queste, nel ricomporre la sua integrità di persona. « E per la cronaca, il nuovo volto di Gucci non può permettersi di chiamare arancia un mandarino. »

Il cantante inglese raccolse il cestino con sguardo altrettanto sarcastico. « La prossima volta mi munisco di Kiwi così sarai più contenta. »

Anita roteò gli occhi platealmente, lasciando cadere ciò che le serviva nel proprio di cestino questa volta, prima di dirigesi alla cassa con quella presenza che era in grado di attirare l'attenzione anche della nonnetta indecisa su quale carta igienica fosse più conveniente e con la vista pari a quella di una talpa. « Inizia con l'andare a casa, far bollire la pasta in una pentola e assicurati di non farla scuocere. Senza dimenticare di salare prima l'acqua. Limitati a sbattere le uova, una intera più un'albume, aggiungici il parmigiano e nel frattempo rosola la pancetta in una padella con un filo d'olio d'oliva. Versione semplice, non oserei proporti il guanciale ed il pecorino per le probabilità di fallimento che intravedo all'orizzonte. » Delucida nel porre i propri acquisti sul nastro, sotto gli occhi interdetti della cassiera che non sapeva esattamente se prestare attenzione a ciò che si stavano dicendo, alla battitura allo scanner o ad Harry Styles. « Preparati una Carbonara e scrivi una canzone su quella, successo assicurato. Altro che Kiwi. » In quell'anticipazione di conclusione, gli lasciò cadere una caramella direttamente nel suo cestino, presa dallo scaffale lungo quell'ultimo breve percorso con un sorriso ironico. « Nel caso tu voglia scioglierla. » Sciorinò quelle ultime parole, passando i contati e ritirando il resto, prima di uscire insieme alla busta della spesa da quell'assurdo Stargate che si era rivelato essere il supermarket.

Chiaro come il sole che stranamente faceva presenza su Londra, era che Harry Styles aveva appena creato una fila al supermercato e per la prima volta non per la sua fama ma per la perplessità che gli era stata donata senza richiesta, in quel giorno di pausa, sotto forma di cucina italiana e una caramella gommosa al kiwi.





[ Spazio autore: os scritta per farsi due risate nel più plateale e pure del trash, cosa che spero di essere stata in grado di fare, ringrazio chiunque abbia speso con un sorriso il suo tempo fra queste righe. ] 

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Capitolo 2
*** Carbonara - A trash supermarket story. II ***


Le interessavano tante cose e altrettante non le interessavano minimamente, come ad esempio continuare a lamentarsi della nuova residenza inglese sebbene la promozione lavorativa che l'aveva fatta approdare alla BBC RADIO 1. La vergogna non la sfiorava nemmeno in quell'opportunismo dentro l'opportunità mentre si dirigeva verso lo studio radiofonico dove andava in onda The Radio 1 Breakfast Show. Nick Grimshaw era tanto simpatico quanto eccentrico ed era inutile dire che aveva ampliato considerevolmente il panorama tragicomico della sua esistenza nel prenderla sotto la sua ala da fenicottero; ritrovandosi ad averlo come mentore e a fargli da assistente, non poteva deliberatamente usare il buon vecchio detto “due piccioni con una fava” per quanto nel complesso non si azzardava ancora a lamentarsene.

« Buongiorno, cara! Oggi sarà una grandiosa giornata! » L'entusiasmo mattutino la schiaffeggiò lasciandola sulla soglia della porta appena aperta, accogliendolo con sorriso forzato. « Cos'è quella faccia? Andiamo, su, ti voglio energica. » Anita avanzò di un passo bevendo un abbondante sorso di caffè, privandolo di una risposta per l'assoluta mancanza di voglia di vivere dettata dall'orario. « Abbiamo un sacco di ospiti, senza contare le Live Lounge. » Nick continuò a snocciolare informazioni con scioltezza, gli occhi a leggere i fogli con il programma della giornata prima di bloccarsi e sollevare il viso. « E comunque sì sto bene, grazie per avermelo chiesto! »

La ragazza si aggiustò una ciocca di capelli dietro un orecchio, guardandolo interrogativamente in un chiaro segno di non aver sentito nemmeno una sibilla di quanto era stato appena detto. « Buongiorno anche a te. », proferì ignorando l'occhiata ironica che Nick gli riservò nel girare appena sulla sedia. « Ora che ho bevuto metà del mio caffè puoi ripetermi tutto e probabilmente ti ascolterò. »

« Questa legge non scritta che prima del caffè non esisti, è discutibile. »

« Ah, sapessi quante cose trovo discutibili io. », sospirò con eloquenza nel far svolazzare elegantemente una mano nell'aria. « Quindi chi hai come primo ospite oggi? »

« Argomento che non ho intenzione di affrontare per amor proprio. » Grimshaw inspirò profondamente ormai abituato a quell'aria sarcastica quanto carismatica che avvolgeva la sua somma adepta, come amava definirla e chiamarla, mettendo da parte tutto per aprirsi in un sorrisetto compiaciuto. « Primo fra tutti, Harry. Dovrebbe arrivare, vediamo, fra mezz'ora esatta. In tempo per l'apertura. »

Il contenitore con il caffè venne prontamente allontanato dalle labbra a quelle parole, girandosi lentamente a guardarlo. « Harry chi, scusa. »

« Escludendo Harry, il neo-duca di Sussex, Harry di 'Harry ti presento Sally', Harry Potter perché sarebbe un po' impossibile, una serie di Harry in professioni esterne al mio programma e sono probabilmente innumerevoli, secondo te? » Il giovane radiofonico sostava tra il divertito e il perplesso, la fronte corrugata e le mani a sostenere il mento, in appoggio sul tavolo con i gomiti. « Hai bisogno di un altro caffè, tesoro? Che razza di domanda è? »

« Un secondo caffè, doppio, non sarebbe male in effetti. » Anita arricciò le labbra con lentezza entrando in una sub-fase riflessiva del suo stato vegetativo mattiniero, massaggiandosi le tempie nel tentare di allontanare le immagini di kiwi e piatti di carbonara dalla testa. « Hai qualche commissione da farmi fare nel frattempo? »

Senza dare alcun peso a quel cambio d'argomento improvviso, Nick picchiettò l'indice sulle labbra per qualche istante. « Ci sono le e-mail da controllare e bisogna spedirne altrettante in previsione dell'evento prossimo. Puoi occupartene con calma, però, non c'è fretta. »

« Come dico sempre... », pronunciò scostandosi dal muro bianco e sistemandosi la tracolla della borsa sulla spalla, improvvisamente un'aria serena e rilassata in volto. « ...meglio prevenire che curare. », concluse avviandosi verso la porta con noncuranza. « A più tardi! »

 

- - -

 

Chiusa nell'ufficio interno di Nick Grimshaw, Anita stava trovando la pace interiore mentre controllava quella sfilza innumerevole di e-mail rimaste in sospeso nella casella di posta elettronica. Lodava se stessa per essersi dileguata con dignità ed eleganza da quella situazione che avrebbe sollevato un bel circo di divertimento per il suo capo, un teatrino degli orrori per lei stessa e un possibile luna-park del disagio per Harry Styles. L'ultima ipotesi non la disturbava particolarmente quanto la prima, senza considerare il luogo dell'incontro che conteneva l'alto rischio di divulgazione se non globale per lo meno internazionale; dare spiegazioni in merito alla conoscenza con uno dei cantanti inglesi più richiesti del momento e sulla bocca di tutti, era l'ultimo dei suoi problemi e avrebbe fatto di tutto per farlo rimanere tale. Come, ad esempio, chiudersi a chiave nell'ufficio a rispondere a quelle boriose e-mail ed ignorare il telefono che per la seconda volta, da quando era finita la mezz'ora di salvezza, vibrava in cerca delle sue attenzioni. Il presentimento che non avrebbe letto niente di utile alla sua più che giusta causa aveva così tanti motivi di esistere che la stava rendendo frustrata, combattuta moralmente ed immoralmente tra l'essere professionale e il tutelare la sua integrità di persona. E' solo all'arrivo di un terzo messaggio che le dita smettono di picchiettare sulla tastiera e si decide a guardare il cellulare, sbloccando la schermata dopo aver preso un profondo respiro; ed ecco che Nick la stava contattando prima della pausa, per farsi recapitare la colazione da condividere con l'amicone. Esattamente due ciambelle, un latte caldo alla vaniglia e un frapuccino al caramello. Senza nemmeno chiedere chi avesse chiesto cosa, bloccò fissando il muro dalla parte opposta costellato di fotografie del fenicottero e i suoi molteplici amici di successo. Le ci vollero due minuti prima di alzarsi dalla sedia e uscire dall'ufficio per raggiungere la caffetteria, stabilendo durante il tragitto che per quello non la pagavano abbastanza.

 

- - -

 

« Qualche minuto di pausa prima di tornare da voi, sempre con Harry Styles. » Nick, sorridendo, parlava al microfono guardando l'amico seduto dalla parte opposta. « Nel frattempo ascoltatevi questo brano tratto dal suo nuovo album. Carolina! » Gli occhi si spostarono per cogliere il cenno di non essere più in onda e solo a quel punto tolse le cuffie. « Allora? Come stai? Al di là di tour o non tour, musica o non musica. »

Harry si lasciò sostenere dalla sedia nell'imitarlo, lasciando le proprie attorno al collo. « Va tutto bene, niente di nuovo all'orizzonte. Tu, invece? Sei sempre in giro e non fai di certo tour come me. »

Grimshaw accennò una risata appoggiandosi con i gomiti al tavolo. « Hai ragione, io giro e me la spasso grazie al genere di tour che fate voi altri, caro. », esordì prima di voltarsi verso la porta da cui fece la comparsa Anita e non propriamente entusiasta. « Ma guarda un po', devi aver trovato il cellulare che ti ho gentilmente regalato per lavoro così da essere sempre reperibile! » Il radiofonico le rivolse un sorriso che lei avrebbe tranquillamente definito da schiaffi, prendendo il sacchetto con la ciambella e il frappuccino con aggiunta di caramello. « Grazie, tesoro, ti adoro anche io. »

« Una delle cose che trovo discutibili. » La ragazza roteò platealmente gli occhi prima di farli ricadere su quella figura che aveva cercato di evitare come la peste e che ora la stava fissando in silenzio, porgendogli ciò che rimaneva. « Ciambella e latte caldo aromatizzato alla vaniglia. »

Harry rimase fermo per qualche momento, interdetto dalla situazione in cui si stava ritrovando e prese l'ordinazione solo dopo che questa non gli scossò la busta di carta praticamente davanti alla faccia in sollecitazione. « Grazie. », proferì schiarendosi la voce, appoggiando il tutto sul tavolo. « Questa volta non hai nessuna lamentela da esporre? »

Anita sollevò di scatto le sopracciglia, cogliendo il sarcasmo nella voce del cantante prima che sul suo viso. « Riguardo a 'Carolina' o al latte alla vaniglia? », rispose non riuscendo a frenare la lingua e tanto meno ad evitare di notare l'improvvisa attenzione di Nick. « O magari al fatto che chi ha scritto e canta Carolina, beve il latte alla vaniglia? » Prontamente afferrò la ciambella di Grimshaw, vedendolo scattare in avanti sulla sedia con l'intenzione di dare aria alla bocca e gliela riempì con il dolce, distendendo le labbra in un sorriso serafico. « Finiscila, fra poco siete di nuovo in onda. » Corrugò la fronte ironicamente al tentativo estremo di parlare sebbene l'impedimento, non capendo assolutamente nulla per dolci motivi. « Decisamente molto meglio così. »

Harry serrò le labbra per non scoppiare a ridere in faccia all'amico che stava tentando di liberarsi la bocca dalla ciambella. « Ottimo acquisto, Nick. »

« Da che pulpito viene la predica. » La ragazza si fermò prima di uscire dalla porta, sviolinandogli un'ultima occhiata da cui traspariva un giudizio universale. « Disse quello che voleva comprare il Nesquik alla banana. »

Nick Grimshaw dopo un notevole sforzo, dimostrando una grande tenacia e bevendo metà del frappuccino con tempistiche da record, rilasciò l'ondata di curiosità voltandosi da una parte all'altra per quanto la sua, ancora più interessante, assistente fosse già scomparsa. « Qualcuno vuole spiegarmi cortesemente che cosa ho appena sentito e visto? » Il tono della voce alto quanto la risata di Harry Styles che stava cercando di ritrovare la serietà ora che gli stavano facendo cenno di dover ritornare in onda e costretto da questa precedenza che trovava egoisticamente fuori luogo, rimise le cuffie avvicinandosi al microfono. « Eccoci di nuovo qui con un Harry Styles che sta cercando di non morire dal ridere e un Nick Grimshaw che sta decidendo di rivalutare le sue amicizie..»

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