la rana

di viplet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo I ***
Capitolo 2: *** capitolo II ***



Capitolo 1
*** capitolo I ***


Capitolo I

La mia vita ?

Si può definire una vita noiosa dopo tutto. 2000 anni in cui non ho mai avuto un vero senso di appartenenza a un luogo , una persona. Passati a girovagare qualsiasi posto che passa da corti e castelli a catapecchie e strade (ognuno ha il proprio periodo buoi) ma francamente non mi ricordo neanche dove e quando sono nata. I miei genitori, se mai li ho avuti, me li immagino come due principi bellissimi e che la mia infanzia sia stata bellissima. Ovviamente, molto probabilmente, è tutta una bugia che a volte mi racconto per sentirmi meno triste, immaginare che io abbia avuto un infanzia e crederci per davvero sarebbe un inutile speranza che solo uno stupido prenderebbe per vera. Sinceramente, non mi importa per davvero. Non mi interessa crogiolarmi in queste cose futili, facendo finta di dimenticarmi il vero motivo perchè alle nove di sera, orario in cui dovrei trovarmi a lavorare alla mia consegna per domani se fosse un giorno normale, mi ritrovo catapultata in un cocktail di malumore, stanchezza e un odore, che si avvicina molto a quello che potresti trovare in una stalla poco areata, di un vecchio pullman .

La mia preda scenderà alla prossima fermata. Mi faccio spazio tra i corpi avvolgenti e soffocanti dei passeggieri mentre il veicolo frena fermandosi e dando quel comico movimento da canne di bambù che seguono l'ondeggiare del vento, alle persone presenti. Il ragazzo si ferma davanti un palazzo fatiscente, la sua casa? Me la immaginavo migliore di questa catapecchia, ma vabbé. Lui entra dall'ingresso, credo che non potrò seguirlo da quel lato. Mi guardo in giro, non si sa mai, mi concentro, liberando la mente da ogni pensiero e mi accorgo di stare fluttuando tre metri sopra il terreno. Non so perchè sono capace di volare, forse un dono che mi hanno dato per semplificarmi il mio lavoro. Che mi ha dato chi o cosa? Non mi devo distrarre, cerco il mio uomo riuscendolo a trovare mentre gira per una stanza, probabilmente la sua camera da letto, nervosamente. Lo fisso rimanendo in posizione, mi chiedo come si suiciderà. In questi anni ne ho visti tanti di suicidi ma ogni volta la mente umana mi sorprende nella sua involontaria ingenuità nel pensare che la morte non porta dolore. In qualsiasi modo muori alla fine si soffre sempre, soprattutto per il luogo in cui andrai. Ma non voglio soffermarmi troppo su questo particolare. Rimango concentrata sul mio obiettivo: mi sta iniziando a dare sui nervi, perchè non si sbriga? Non che abbia qualuno che mi spetti o qualcosa da fare, ma domani devo svegliarmi e , anche se ho una maggiore resistenza su i bisogni dei comuni esseri viventi, una notte di meritato riposo è sempre gradita.

Dopotutto potrei velocizzare io le cose per lui. Per facilitargli il compito, potrei causargli una piccola crisi di depressione con il solo schioccare delle dita. Ma con mia sorpesa sembra che il nostro amico si sia deciso a farla finita. Pistola, asfissia, cianuro? No sembra abbia optato per la classica impiccagione. Non lo critico per la sua scelta credo che anche altri personaggi famosi siano morti di impiccagioni, più di quelli che si pensa. Ma che ne può sapere una povera ragazza come me, più che per sentito dire. Guardo attentamente ogni singolo movimento, le persone durante questo processo sono tutto sorprendentemente simili. Tutte così miserabili.

Alla fine lo spettacolo che si presentava divertente non lo è stato abbastanza. Sarà per un'altra volta. Finalmente posso faro quello per cui sono venuta. Mi avvicino entrando nel l'appartamento, se così si può chiamare, mi chino sul cadavere penzolante. Mi devo sbrigare prima che arrivino. Lo tocco, ancora tiepido mi fa vedrere tutto quello che devo scoprire. Come di consueto appare il taccuino in cui devo scridere le "credenziali" del suicida.

Dereck Morgan
iscritto all'academia delle belle arti
24 anni
morte per impiccagione avvenuta alle ore 12:10 del 30 Maggio 2018
motivi depressione

Rileggo velocemente le annotazioni, prima che scompaiano. "accademia delle belle arti" ? La stessa dove vado io, non l' ho mai notato. Deve esere una persona di quelle insignificanti. E i motivi depressione: ripensando a quello che ho visto sembra sia stato lasciato dalla ragazza e non abbia avuto buoni risultati in questo ultimo periodo. Che stupido motivo, così popolare e comune oggigiorno. Mi passo una mano tra i capelli, sospirando. Sembra si siano decisi di arrivare.

"Ehilà. Da quanto tempo non ci vediamo, Marcus. Come stanno moglie e figli?", dico cordialmente girandomi verso lo shinigami appena apparso dietro di me. Che dire di lui, ovviamente un bel uomo sui quaranta, capelli corvini, mascella quadrata e una piccola cicatrice al labbro inferiore.
"Viola che ci fai qui? Non ti avevo detto di stare ben lontana da cose come questa?", dice visibilmente irritato.
" Ma come non sei felice? Sono venuta qui apposta per rivederti e tu mi tratti così?". Mi avvicino maliziosamente a lui sfiorandoli il mento. Mi accorgo di un altra presenza sotto il suo mantello. "Vedo che hai preso un nuovo pupillo sotto la tua ala?" dico accostando il mantello per trovare un piccolo musetto di cucciolo umanoide " Sembra che i piani alti abbiano accosentito ad ingaggiare diverse razze."
"Non credo ti interessi veramente. Ma passando alle cose veramente importanti cosa sei venuta a fare qui?", sospira, guardandomi negli occhi.
" Sono qui per fare il mio lavoro. Ma credo sia arrivato il tempo di andare." , dico prima di prepararmi a spiccare il volo.
Nel momento del salto mi giro fissandoli, sorridendogli e muvendo la mano nella sua direzione. Lui mi fissa pronunciando delle parole che non riesco a sentire, con aria malinconica.

Gli shinigami sono sempre cosi tristi.

 

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Capitolo 2
*** capitolo II ***


Capitolo II


Goccia. Silenzio. Goccia. Silenzio. Goccia. Silenzio.

Apro gli occhi. Questo continuo gocciolare mi sta dando sui nervi. Guardo l'ora sbadigliando . Decido di alzarmi: tanto non ho più sonno. Vado in bagno strascicando i piedi, i capelli come al solito arruffati a leccata da vacca, come direbbe una mia conoscenza, che stando a Utopia degli Within temptation, che suona allegramente dal mio cellulare, sta iniziando a sentire la mia mancanza. Rispondo con un pronto biascicato, trovandomi ancora nel mondo dei sogni. Dall'altra parte un a voce troppo squillante per l'ora, mi sveglia definitivamente. Accordando l'orario e il solito luogo della nostra colazione in compagnia, mi finisco di preparare trovandomi pronta per uscire.

È da qualche anno che frequento l'Accademia delle belle Arti, dopo aver fatto i più stravaganti lavori e studi volevo buttarmi su qualcosa di più classico. E ora mi ritrovo una "migliore amica", come dice lei, che mi accompagna nelle mie giornate. Non credo in queste cose, anche se non mi dispiace avere un animaletto che mi segue, con l'immortalità a volte ci si può sentire un po' soli. "hei! Viola, siamo qui!" . Mi guardo intorno individuando la mano svolazzante di Taìssa, che mi fa gesto di avvicinarmi al tavolo in fondo accanto alla vetrata colorata. Mi avvicino all'affascinante brasiliana, scompigliandole il caschetto. Lei si gira, mostrandomi un sorriso da far cadere chiunque ai suoi piedi e torna a discutere vivacemente con i suoi due , meno che mai, interessati interlocutori. "Come va ragazzi?" , dico un po' ironicamente, capendo immediatamente lo sforzo dei due di restare svegli per cercare di capire anche solo la metà delle cose dette dalla ragazza davanti a loro, decisamente troppo energica per i loro standard mattutini. Ma non sarebbe così se Taìssa non fosse stata invitata ad un appuntamento con il ragazzo dei suoi sogni il giorno prima, causandole immotivata eccitazione nel preparare la giornata nei minimi dettagli per far così che il povero mal capitato si innamori di lei. " Quindi come sta andando l'organizzazione dell'appuntamento perfetto?", chiedo alla sovreccitata amica, per lasciare un po' di riposo mentale al resto della compagnia. "è da quando l'ha invitata, che non mi lascia in pace. Ieri siamo stati al telefono per tre ore, eppure oggi ha ancora da parlare!", dice esasperato il bel moretto alla mia destra, alzandosi per andare a ordinare un caffè. "Non credi di essere un po' esagerato, dopotutto stiamo parlando del suo principe azzurro. Ah già che ci sei Javier prendimi un cappuccino grande , per favoreeee.. "gli grido dietro, lanciandogli un'occhiata da cucciolo. "Guarda che se me l'avessi detto non ti avrei neanche chiamato!" "Massì Tata, non ti arrabbiare lo sai che non potrebbe mai dirti di no. Ma lasciagli un attimo di riposo, non credo gli faccia piacere sapere che un tipo ti fa la corte",dice Raven rimasto in silenzio fino a quel momento, alludendo alla conosciutissima cotta di Javier per Taìssa. Lei sbuffa, facendo finta di non aver sentito, tirandogli un'occhiataccia e tornando sul suo lavoro. "Comunque, per far tornare la concentrazione su di me, devo dirvi una cosa scottante che mi ha confidato Luna. Non so se ve la ricordate, la tipa che ho conosciuto al corso di letteratura nordica." si stoppa per vedere se ha catturato la nostra attenzione, non che questa la fermerebbe nel continuare, ma assicuratasi della cosa continua. "Mi ha raccontato che quella puttana di Giulia l'ha fatto con un tipo nell'ufficio del padre, che ovviamente li ha beccati. Che stupidi!" " Come se tu non avessi mai fatto sesso in un posto diverso da un letto", gli risponde Javier appena tornato, passandomi il cappuccino fumante. " Non è questo il punto!" sbotta Taìssa, facendomi quasi rovesciare la tazza, "Il punto è che è una sgualdrina, non riesce a tenersela neanche nelle mutande per arrivare in camera sua!" " Come se tu fossi tanto meglio, gossipando in questo modo.". Javier non vuole proprio lasciargliela vinta, troppo irritato dal suo comportamento.

Mentre continuano a litigare mi isolo gustandomi il mio meritato cappuccino. La discussione mi ha fatto riaffiorare nella mente quando ancora non ero legata a questa realtà ed ero felice condividendo la mia vita con qualcun altro. Uno shinigami per l'esattezza. Eravamo innamorati, se si può dire così, vivevamo un giorno alla volta e facevamo un sacco di sesso. Era eccitante, esaltante e bellissimo. Sono ricordi caldi e confortevoli ma anche un po' nostalgici.

Il trambusto nella caffetteria mi riporta alla realtà, guardando i miei amici noto che mi stanno fissando in modo strano. O meglio stanno fissando qualcuno dietro me. Mi giro.

" Finalmente ti ho trovato, Viola".


 

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