Equivoci d'amore

di Amor31
(/viewuser.php?uid=173773)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Equivoci d’amore

 

Capitolo I

Gray non riusciva a crederci.
Era la terza volta che rileggeva quella lettera. In un certo senso gli aveva sconvolto la giornata, a metà tra il positivo e il negativo: non aveva ancora deciso verso quale stato emotivo propendere. Era una strana sensazione quella che provava mentre scorreva di nuovo le poche righe di testo.
Quella che aveva sotto gli occhi era una grafia corposa e dolce. Non c’erano dubbi che la mittente fosse Lucy. Per non parlare di quanto fosse cristallino il contenuto!
Gray sorrise. Aveva sempre nutrito un affetto particolare per quella ragazza e sì, le voleva un mondo di bene. Perciò leggere quella lettera scritta a cuore aperto non poteva non farlo felice, anche se con una punta di fastidio. Erano davvero belle parole, quelle vergate dalla giovane scrittrice.
-Cosa leggi?-.
La voce gli arrivò alle spalle, cogliendolo di sorpresa. Si voltò di scatto e vedendo la sottile figura di Lluvia fare capolino dalla porta appena socchiusa della sua camera aprì in un baleno il primo cassetto della scrivania e vi infilò dentro il foglio.
-Niente di importante- si affrettò a rispondere, tornando a rivolgere lo sguardo alla ragazza. -Sono cose che…-.
Non finì la frase. Lluvia entrò come una furia nella stanza, spalancando la porta e raggiungendo Gray a grandi falcate. Un’aura oscura l’aveva improvvisamente avvolta e il Devil Slayer corrugò la fronte, preoccupato.
-Non puoi nascondere nulla a Lluvia-, replicò lei con freddezza. -Se c’è qualcosa che riguarda Gray, allora riguarda anche Lluvia-.
-Tzé, nemmeno fossimo sposati!-.
-Presto lo saremo. Lluvia lo sa-.
-Lluvia sembra sapere un sacco di cose che io continuo a ignorare-, sentenziò lui con aria funerea. -Per favore, esci da qui-.
-Prima Gray mi farà leggere ciò che lo teneva così assorto. Dammi quel foglio-.
-Lluvia, no. Fraintenderesti come al solito-.
-Fammi vedere-. La ragazza tese il braccio, tenendo il palmo della mano bene aperto. Non aveva alcuna intenzione di andarsene.
-Ti ho detto che…-.
-LO VOGLIO LEGGERE!-.
Si lanciò verso il cassetto e lo strattonò così forte da estrarlo dalla scrivania. Gray spalancò gli occhi, incredulo, e impiegò una frazione di secondo di troppo prima di intervenire.
-Lluvia, stai esagerando! Si può sapere che accidenti ti prende?-.
Ma la ragazza non lo stava ascoltando. Aveva rivoltato tutto il contenuto del cassetto sul pavimento e ora era inginocchiata a terra, cercando il foglio della discordia nel mare di carta e cartaccia che le si allargava intorno.
-Deve essere qui, da qualche parte-, si ripeteva, senza smettere di frugare. Gray era come sparito, talmente era presa da quella sua strana missione.
-Ti ho già spiegato che non è nulla di importante. E comunque non capiresti, o meglio, capiresti solo quello che vuoi tu. Perché invece non scendiamo al piano di sotto con tutti gli altri? Magari potremmo assumere un incarico insieme e spartirci la ricompensa, che ne dici?-.
In realtà il giovane non aveva alcuna intenzione di andare in missione con lei, anzi. Ma avrebbe detto qualsiasi cosa in quel momento pur di distogliere l’interesse della compagna dalla lettera.
-Sai cosa? Forse hai ragione. Dovremmo sposarci. Sei l’amore della mia vita e ti ho fatta aspettare e soffrire fin troppo. Ma mi sono reso conto che non posso vivere senza di te. Capisci cosa dico? Ehi?-.
-ECCOLA!-.
L’urlo trionfante di Lluvia riempì la stanza. Gray trasalì nel vederla sorridere con sguardo diabolico e rialzarsi pian piano, stringendo la lettera. E come muovendosi al rallentatore si gettò su di lei, abbracciandola in vita. Caddero entrambi, sollevando onde di carta e polvere.
-Non leggerla!-, esclamò. Provò ad afferrare il foglio, ma Lluvia, sorpresa dall’irruenza del ragazzo, continuò a farlo passare da una mano all’altra, disinnescando ogni suo tentativo. Poi, con straordinaria forza, riuscì a sottrarsi alla sua presa e si rialzò, mentre Gray, ancora a terra, la vedeva muovere qualche passo a ridosso della scrivania e declamare ad alta voce.
-“Caro”-, iniziò, -“è strano chiamarti così. Eppure è questo il modo di aprire una lettera. Sai, sono le regole alla base di un buono scritto. Ma a te non importa e spero che non ti dispiacerà se, quindi, mi rivolgerò a te usando questa parola. Caro. Molto più caro di quanto tu possa immaginare”-.
Lluvia si interruppe. Gray la vide sollevare un sopracciglio, sempre più sospettosa man mano che andava avanti. Il sorriso diabolico che poco prima le aveva illuminato il volto si trasformò pian piano in una smorfia di astio e, infine, di dolore. Dopo le prime righe aveva smesso di leggere ad alta voce.
-…Lluvia?-.
Dalla ragazza non giunse risposta. I suoi occhi erano incollati al foglio ormai spiegazzato e lentamente si riempirono di lacrime.
-Lluvia, non è…-.
-LA ODIO! LLUVIA ODIA LA SUA RIVALE IN AMORE!-.
Gray si precipitò verso di lei, stavolta per tapparle la bocca ed evitare che urlasse ancora più forte. La maga della pioggia, però, zittì senza che ci fosse bisogno di ulteriori interventi e lo spiazzò appallottolando il foglio e tirandoglielo addosso. La pallina rimbalzò sul torace di Gray e finì per terra, rotolando vicino al letto.
-Lo vedi? Cosa ti avevo detto?-, ripeté lui, allargando le braccia. -Non hai capito niente-.
-Ah, davvero?-, una piccola risatina isterica proruppe dalle labbra di Lluvia. -Gray ha il coraggio di dire questo quando invece è tutto chiarissimo? Quando questa-, e andò a raccogliere la lettera malridotta per sventolargliela davanti alla faccia, -è una dichiarazione della mia rivale?-.
-Le cose non stanno così, dannazione! Non è per me!-.
-Tu menti-.
-Accidenti, Lluvia, sei impossibile!-. Gray si voltò, dandole le spalle e intrecciando le mani dietro alla nuca per l’esasperazione. -Sì, è una lettera di Lucy, ma il destinatario non sono di certo io-.
-Lluvia non consegna lettere d’amore a Lyon se non è interessata a lui-, ribatté lei e nel farlo alzò il mento, come a voler dare maggiore enfasi alla sua affermazione.
-Certo che no. E nemmeno Lucy lo fa-.
-Ma questa…-.
-Ascoltami, per una volta!-, esclamò Gray, esausto. -È per Natsu. Non può essere indirizzata a nessun altro-.
-Allora perché è in questa stanza? Perché la stavi leggendo tu?-.
-Perché… Oh, è una storia un po’ lunga da spiegare. Ora, però, ridammela, così la consegnerò a chi…-.
-NO!-.
Lluvia corse via dalla stanza senza dire altro. Gray si limitò ad affacciarsi oltre la soglia della porta e a richiamarla indietro, ma a quel punto la maga era già sparita, come volatilizzata nel nulla.
-Odio la sua testardaggine-, borbottò fra sé e sé, rientrando nella propria stanza. Si accovacciò e prese a recuperare tutti i fogli sparsi sul pavimento, imprecando al pensiero che Lluvia potesse combinare un guaio più grosso di quanto non avesse già fatto lui. Nonostante il fastidio provato, però, una fitta di colpa gli pungolò comunque il cuore: le era parso che la ragazza, correndo via, avesse ricominciato a piangere.

 

 

***

 

 

-Contento del giorno di pausa, Happy?-.
-Aye! Ci voleva proprio una bella gita in santa pace-.
Il sole stava tramontando su Magnolia. I rossi raggi morenti si riflettevano sulle mura bianche della cattedrale di Caldia, irradiando nell’aria primaverile un calore inaspettato. Fino a pochi giorni prima la pioggia si era abbattuta sulla capitale del Regno di Fiore facendo straripare i torrenti e costringendo gli abitanti delle campagne a ritirarsi in luoghi più sicuri; ora, invece, il peggio non solo era passato, ma sembrava non aver mai raggiunto Magnolia.
-È stato semplice pescare, dopo tutta quell’inondazione-, continuò a dire il gatto, appollaiato sulla spalla sinistra del padrone.
-Ti sei fatto una bella scorpacciata, eh, piccoletto?-, sorrise Natsu. Con la coda dell’occhio vide Happy sbavare un po’ al pensiero dell’abbondante mangiata che aveva tenuto entrambi impegnati per una buona porzione di pomeriggio.
-Aye! Sono proprio contento. Però…-.
L’entusiasmo dell’exceed si spense di colpo. Natsu si accorse del suo improvviso mutismo e domandò se stesse bene.
-Mh, io sì… Stavo solo pensando-.
-A cosa?-.
Happy non rispose subito. Prese a giocherellare con la sua lunga cosa azzurra, tradendo un certo disagio.
-D’accordo, come vuoi. Se non ti va di parlarne per me va bene. L’importante è che tu non ti senta…-.
-Non trovi strano che Lucy non sia voluta venire con noi?-.
La vocetta sottile del gatto lo interruppe e Natsu, dopo averci riflettuto su per meno di mezzo secondo, fece spallucce.
-No, perché? Dopotutto è molto impegnata. Sta scrivendo un nuovo libro, se non sbaglio. Insomma, non può certo perdere tempo con noi-.
-E questo non ti dispiace nemmeno un po’? Non è che…-.
-Cosa?-.
-…Che non ci voglia più bene?-.
Stavolta Natsu si ritrovò a ridere di gusto, senza rendersi conto di urtare la sensibilità di Happy, tornato molto serio dopo il modo irruento in cui aveva interrotto l’amico poco prima.
-Che assurdità!-, esclamò il Dragon Slayer, asciugandosi una lacrima di ilarità. -È più facile che torni Zeref piuttosto che Lucy si stanchi di noi-.
-Ma allora-, cercò di fargli notare l’exceed, -perché ci sta evitando? Ultimamente si dilegua in tutta fretta quando ci vede arrivare. Sta sempre insieme a Levy, in quell’enorme biblioteca… Possibile che non ti importi?-.
Natsu non replicò. Aveva ascoltato attentamente tutto il discorso di Happy e sì, effettivamente dovette concordare con lui che nell’ultimo periodo Lucy si era dimostrata distante. Un po’ troppo, forse.
-Be’, certo, mi è dispiaciuto che non sia venuta con noi, oggi-, assentì alla fine. -Ma questo non significa nulla. Te l’ho detto, è impegnata-.
-Sarà-, continuò testardo il gatto, -ma a me non la conta giusta. E nemmeno tu-.
-Io? Che c’entro io?-, Natsu sollevò le sopracciglia, sorpreso.
-Lo so benissimo che tieni tanto a Lucy, però fai finta che non ti importi. Quando le dirai quella cosa?-.
-Va bene, ho capito, meglio cambiare discorso-.
-Eh, no!-.
Happy spiccò il volo e iniziò a sventolargli le ali davanti alla faccia nel vano tentativo di fermare la sua marcia spedita.
-Dai, smettila! Torniamocene a casa in santa pace, non voglio più parlarne-.
-È qui che sbagli. Glielo devi dire e basta-.
-Quando avrà meno impegni, magari-, disse vago Natsu, spostando lo sguardo verso un punto lontano alla sua sinistra.
-Questo non succederà. Da quando ha pubblicato il primo libro Lucy è sempre colma di cose da fare e se continui a rimandare non le parlerai mai-, lo rimproverò il gatto.
-Ah, ma che importanza ha? Stiamo bene anche così-.
-Se non glielo dirai tu, lo farò io-.
-Non ti azzardare!-.
Natsu provò a rincorrere il gatto, levatosi più in alto quando aveva capito che l’amico era sul punto di afferrarlo per tenerselo buono tra le braccia. Spediti, si ritrovarono alle porte di Magnolia impiegandoci meno del previsto.
-Vado subito da lei e le racconto tutto!-, continuava a dire Happy, ridendo nel vedere il compagno sbracciarsi qualche metro più in basso. -Entro stasera le cose cambieranno!-.
-Smettila di comportarti come un gattaccio…!-.
Le parole gli morirono pian piano in gola. L’exceed planò allarmato, virando sulla destra nel riconoscere una tra le facce a loro più familiari.
-Lluvia!-.
Si avvicinarono in tutta fretta. La maga della pioggia se ne stava in piedi contro la balaustra di un ponte e guardava intensamente le acque scintillanti che scorrevano sotto di lei. Superata la larga passerella di legno si giungeva alle porte della capitale, ma in quel momento non c’era anima viva nei dintorni, eccezion fatta per loro tre.
-Lluvia-, la chiamarono ancora, stavolta con fare circospetto nel capire che la ragazza non era in sé, -ti senti bene?-.
Natsu le poggiò lievemente la mano su una spalla e la giovane si voltò, gli occhi rossi e gonfi di pianto. Anche il naso era arrossato, segno che doveva averlo asciugato più e più volte prima del loro arrivo.
-S-siete... Voi-, singhiozzò e si portò una mano alla bocca per cercare di controllarsi. -I-io... S-sto b-b-bene, n-nooon vi p-preocc-cupa-te-.
-Non è vero, chissà da quanto stai piangendo!-, disse Happy, in piedi sulla balaustra. 
-Calmati, Lluvia-, intervenne Natsu, -respira. Coraggio-.
La prese per mano, stupendosi del fatto che la ragazza non si fosse ritratta come in altre circostanze, e l'aiutò a compiere qualche passo verso il centro del ponte, giusto per assicurarsi che non le venisse in mente di buttarsi in acqua. Poi riprese a parlare con lei, nel tentativo di capire cosa le fosse successo.
-N-Nat-su, io... Non c-ce la fac-cio. È su-success-a una co-sa t-terri-bi-le-, balbettò la maga.
-Si è fatto male qualcuno?-, domandò allarmato il Dragon Slayer. -La Gilda è stata attaccata? E gli altri? Erza, Lucy...?-.
-AH, NON DIRE QUEL NOME!-.
Lluvia si coprì istintivamente le orecchie e Natsu la guardò con perplessità.
-...Cosa?-.
-Lluvia odia quel nome, quella faccia, QUELLA RIVALE IN AMORE!-.
-Non capisco-, il ragazzo piegò impercettibilmente la testa, come se questo piccolo gesto potesse aiutarlo a cambiare prospettiva, -si può sapere perché ce l'hai con Lucy? Non mi sembra che...-.
-NON DIFENDERLA, NON SAI COSA HA FATTO!-.
-E allora dimmelo tu!-, sbottò lui, spazientito. 
Lluvia smise di tirare su con il naso e guardò l'amico attraverso una nuova ondata di lacrime. Sembrava che stesse decidendo quali parole usare per esprime il suo disappunto.
-Ha scritto una lettera-.
-Quindi?-.
-Al mio amato Gray-.
Natsu corrucciò la fronte: -E?-.
-Leggi cosa ha scritto e dimmi se Lluvia non deve odiarla!-.
Estrasse da una tasca della giacca che indossava un pezzo di carta completamente sgualcito e glielo passò. -Guarda. Vuole averlo tutto per sé-.
Con fare scettico Natsu afferrò il foglio e lesse il contenuto. Ciò che vide lo fece di colpo infuriare.
-Sei proprio sicura che questa lettera sia stata scritta da Lucy?-, chiese brusco, pur avendo riconosciuto la grafia elegante dell'amica.
-Da chi altro? È la mia unica rivale in amore-.
-E tu come hai fatto ad averla?-.
-L'ho presa a Gray. Ce l'aveva lui e mi ha supplicato di non leggerla-. Lluvia si interruppe per asciugarsi un'altra volta il naso e detergere le ultime lacrime. -Il mio amato Gray mi tradisce con quella, capito? E quella ha scritto tutte queste smancerie solo per portarmelo via!-.
-Ma non è possibile-, provò a dire Happy, che si era spostato sulla spalla di Natsu per leggere la lettera incriminata. -O non l'ha scritta lei o non è per Gray. Lucy non farebbe mai nulla di simile. Io... Non può essere. Vero, Natsu?-.
L'amico, però, non lo stava ascoltando. Il suo sangue ribolliva e con lui la fiamma d'ira che brillava nel suo sguardo.
-Cos'è che dicevi poco fa, Happy?-, parlò con estrema serietà. -Che ultimamente ci evita e non ne vuole sapere di noi? Be', forse non avevi poi torto. E il motivo sta in questa lettera-.
Strinse il foglio nel pugno e lo accartocciò, resistendo all'impulso di farlo a pezzi e incenerirlo. Se lo cacciò nella tasca del gilet e si rivolse di nuovo a Lluvia: -Torniamo alla Gilda. Ci sono parecchie cose di cui discutere-.
-Natsu-, intervenne il gatto, -non essere affrettato come al solito. Ci deve essere un equivoco, non...-.
-Andiamo-, il compagno lo ignorò. -Come hai detto tu stesso, Happy, entro stasera le cose cambieranno. E stavolta per sempre-.

 

 

***

 

 

-Sicuro che non vuoi niente da bere?-.
-No, Mira, ti ringrazio. Me ne sto qui solo perché sto aspettando-.
-Se ti riferisci a Lluvia, l'ho vista correre via almeno un paio d'ore fa. Sembrava... Strana-.
-Più strana del solito, intendi? Oh, sì, hai avuto la giusta impressione-.
Gray aveva finito di sistemare il caos in cui era precipitata la sua stanza dopo l'arrivo dell'uragano Lluvia e adesso, concessosi una camminata lungo le vie del centro nella vana speranza di poter rintracciare la maga, era in sua attesa al bancone gestito dall'esperta Mirajane. Una volta rientrato alla Gilda si era detto che era inutile continuare a cercarla: la ragazza sarebbe dovuta tornare per cena o comunque per andare a dormire. Non c'era nulla di cui preoccuparsi, quindi. O almeno questo era quello che si era continuato a ripetere nell'auspicio che il suo senso di colpa svanisse una volta per tutte.
-Non scherzare, era davvero sconvolta-, continuò Mira. -Cosa le hai fatto, stavolta?-.
-...Possibile che debba essere sempre accusato ingiustamente quando si tratta di lei?-.
-Be', di solito quello che le spezza il cuore sei tu-.
-Tanto per essere chiari, non spezzo il cuore di nessuno-, precisò lui. -E poi, scusami, è lei che deve smetterla di farsi i viaggi mentali. Sai cosa mi ha detto oggi?-.
-No-.
-Che presto ci sposeremo. Ma nemmeno nel mio peggiore incubo!-.
Mirajane rise e afferrò un boccale da asciugare: -I ragazzi dicono sempre così, quando non si sono ancora resi conto di quanto sia importante per loro la ragazza di cui parlano-.
-No, ti prego, non mettertici anche tu, adesso. Sono stufo di questa situazione assurda, senza contare che...-.
-Oh, bentornati!-.
Gray si voltò per riconoscere i nuovi arrivati e non celò un accenno di sorriso nel riconoscere le nere figure di Natsu e Happy stagliarsi contro la luce che trapelava dalla porta della Gilda.
-Ce l'avete fatta, finalmente-, li accolse ancora Mira. -Iniziavo quasi a pensare che avreste pernottato fuori-.
I due non risposero. Il Dragon Slayer si avvicinò con passi pesanti e andò a prendere posto accanto a Gray, senza rivolgergli il minimo sguardo.
-La pesca è andata male?-, chiese Mira, iniziando a strofinare un altro boccale. -Volete qualcosa da bere che vi tiri su il morale?-.
-Ci vorrà ben più di una bevuta-, ribatté Natsu. Con quella risposta aveva gelato non solo la ragazza, ma anche Gray.
-Fiammifero, va tutto bene? È strano vederti così-, il mago del ghiaccio provò a tastare il terreno. 
-Se va tutto bene, dici? Prova a chiederlo a lei-.
Con un cenno della testa, Natsu indicò qualcuno alle proprie spalle. Il Devil Slayer volse lo sguardo verso la porta nel momento in cui questa si apriva. Lluvia fece la sua apparizione, le braccia incrociate sul petto e gli occhi abbassati a terra. Gray trasalì nel capire ciò che doveva essere successo.
-Natsu-, cominciò, -forse è il caso di parlarne da un'altra parte-.
-No, stupido Ghiacciolo!-.
Il Dragon Slayer batté il pugno sul bancone con tutta forza, facendo sobbalzare una fila di boccali sporchi ancora in attesa di essere lavati. Mirajane restò ad osservare i due ragazzi senza pronunciare parola.
-Qualsiasi cosa ti abbia detto Lluvia, ti assicuro che non è così-.
-E cosa avrebbe dovuto dirmi Lluvia, mh? Sentiamo-.
-Non so, qualsiasi cosa!-.
-Bene. Allora spiegami che cos'è questa-.
Per la seconda volta nell'arco di poche ore la lettera di Lucy rimbalzò sul petto di Gray, depositandosi sulle sue ginocchia.
-Lo sapevo-, sospirò il mago del ghiaccio. -Non avrai creduto che sia indirizzata a me?-.
-A chi altro? Non hai letto quello che dice?-.
-Certo che l'ho letto, purtroppo-, aggiunse il ragazzo. -E posso affermare in tutta sicurezza che se Lluvia è una stupida nell'aver pensato che possa essere per me, tu sei ancora più idiota nel non accorgerti che queste parole sono rivolte a tutt'altra persona-.
-Ma come ti permetti?!-.
In un secondo Natsu afferrò il bavero della giacca di Gray, che rispose all'attacco bloccandogli il braccio e allontanando anche l'altra mano.
-Smettetela!-, gridò Happy, svolazzando sulle teste dei due rivali. -Vi state comportando da scemi!-.
-È il tuo amico che ha iniziato-, ribatté Gray, senza mollare la presa. -Si fa prendere così tanto dai bollenti spiriti che anche il cervello, se mai l'ha avuto, è andato a fuoco!-.
-Ha parlato quello che prima illude una ragazza e poi corre da un'altra!-.
-Ma se con Lluvia non c'è niente!-.
-Con Lucy sì però, vero?-.
La rappresaglia li fece finire a terra. Si assestarono un pugno o due nella speranza di avere l'uno la meglio sull'altro; poi, di colpo, furono separati.
-Si può sapere che accidenti vi è preso? Perché state litigando?-.
La voce imperiosa di Erza li bloccò momentaneamente. A dividerli era stata lei, afferrandoli entrambi sul retro dei rispettivi colletti.
-È tutto un malinteso-, disse Gray, spolverandosi le ginocchia. -Natsu non capisce la sua stessa lingua e se la prende con me-.
-Chiudi il becco! Stavi nascondendo quella lettera di proposito, me lo ha detto Lluvia-.
-ANCORA CREDI A TUTTO QUELLO CHE S'INVENTA QUELLA PAZZA?-.
-Lluvia sa quello che ha visto e adesso ha capito che Gray e la rivale in amore complottano contro di lei-, intervenne la maga della pioggia, avvicinandosi di qualche passo al bancone.
-Se voi due mi deste la possibilità di spiegare come stanno le cose, magari capireste tutto, invece di saltare a stupide conclusioni!-, sbottò Gray.
-Silenzio, adesso-, disse Erza. Lasciò andare le giacche dei suoi amici e spostò gli occhi dall'uno all'altro, rivolgendosi infine a Happy: -Fammi vedere questa lettera di cui parlano-.
L'exceed non se lo fece ripetere una seconda volta. Volteggiò a mezz'aria e rintracciò la pallina di carta, caduta ai piedi del bancone quando Natsu e Gray si erano accapigliati sul pavimento. Afferrò il foglio e lo poggiò sul palmo aperto di Titania, che lo spiegò con attenzione per evitare di strapparlo. Lesse il tutto e poi diede la parola al mago del ghiaccio: -Come e perché è venuta in tuo possesso?-.
Il ragazzo inspirò profondamente, felice che qualcuno fosse disposto ad ascoltarlo. Spostò lo sguardo da Natsu a Lluvia e infine su Erza: -C'è stato un errore. Diciamo pure che questa lettera è stata sicuramente consegnata da e alla persona sbagliata-.
-Spiegati meglio-, lo invitò a continuare Scarlet.
-Subito dopo pranzo sono tornato nella mia stanza. Volevo riposare un po', l'ultima missione è stata un vero inferno... Comunque, quando ho aperto la porta mi sono accorto che c'era qualcosa che frusciava sul pavimento. Il foglio era stato piegato a metà e spinto sotto la fessura della porta. Sicuro che fosse per me ho letto quello che c'era scritto e, be', era evidente che non fossi io il destinatario. La grafia è quella di Lucy, ma non può essere stata lei a infilare la lettera sotto la porta. Deve essere stato qualcuno di discreto a cui lei ha affidato la consegna. Qualcuno di insospettabile, ma che non sapeva che io e Natsu da un paio di settimane ci siamo scambiati le stanze-.
-Non c'è nessuno che non lo sappia-, sbottò il Dragon Slayer. -Anche perché ne abbiamo discusso con le buone e con le cattive in presenza dell'intera Gilda-.
-LLUVIA AVEVA RAGIONE, GRAY LA TRADISCE!-.
-Aspettate un secondo-.
Questa volta a parlare fu Mira. Gli occhi di tutti i presenti si volsero nella sua direzione e la ragazza, dopo un momento di silenzio, disse: -In effetti ci sarebbe qualcuno a cui non è giunta la notizia-.
-E chi?-, domandò Natsu.
Le voci di Happy, Erza e Mirajane si levarono in coro: -Wendy e Charle!-.
Il mago del fuoco guardò i tre amici, incredulo. La stessa espressione era stampata sulla faccia attonita di Lluvia e su quella sollevata di Gray.
-Sono andate a trovare Chelia e sono state via per più di un mese. Ci avevano fatto recapitare un messaggio la settimana scorsa dicendo che sarebbero rientrate entro un paio di giorni-, continuò Mira, -ma poi ci hanno impiegato più del previsto e...-.
-Sono arrivate qui in tarda mattinata. Non hanno pranzato con noi perché erano stanche e hanno preferito riposare-, concluse Lluvia, gli occhi sbarrati per l'orrore di aver commesso un clamoroso errore di valutazione.
-Esatto-, concluse Erza. -Nessuno di voi le ha ancora viste proprio perché voi due eravate in giro-, disse, indicando prima il Dragon Slayer e Happy, poi Gray, -tu eri ancora a zonzo per via della missione e Lluvia... Possibile che non le hai incrociate?-.
La maga della pioggia abbassò lo sguardo sui propri stivali. Non teneva più le braccia incrociate sul petto, ma le aveva lasciate scivolare lungo i fianchi e aveva preso a intrecciarsi le dita subito dopo aver realizzato la sua terribile svista. -A dire la verità... Sì, le ho viste-, pronunciò in un soffio.
-COSA?!-. L'urlo di Gray fece trillare perfino i boccali disposti sulla mensola alle spalle di Mira. 
-Ma come potevo pensare che loro...-, Lluvia tentò di difendersi, ma un solo cenno della mano di Erza li fece zittire di nuovo.
-Quindi...-, provò a dire Natsu, riprendendosi dopo il momentaneo choc causato dalla scoperta.
-Quindi sei davvero stupido, caro mio-, lo bloccò Scarlet. -Per due motivi, essenzialmente: innanzitutto perché sei l'unico – o forse siete in due?-, aggiunse, guardando la maga della pioggia, -a non aver capito che Lucy è cotta di te dal primo momento in cui ti ha visto; e poi perché, a prescindere dall'errore commesso da chi ha consegnato questa lettera, è assolutamente impossibile che quello che ha scritto si possa riferire a Gray. Dico, ma l'hai letta bene?-.
Gli passò con fare brusco il foglio appassito e Natsu, stavolta con un batticuore ben diverso da quello da cui si era fatto prendere a una prima lettura, scorse una seconda volta quanto era stato scritto dalla maga stellare.

 

Caro. È strano chiamarti così. Eppure è questo il modo di aprire una lettera. Sai, sono le regole alla base di un buono scritto. Ma a te non importa e spero che non ti dispiacerà se, quindi, mi rivolgerò a te usando questa parola. Caro. Molto più caro di quanto tu possa immaginare.
Quante ne abbiamo passate insieme? Be', è difficile contare le volte in cui ci siamo salvati l'un l'altra. Però, sai, con un po' d'impegno sarei capace di elencarle tutte. Ti direi quello che ho pensato e provato in quei momenti, in ogni occasione in cui le nostre mani si sono congiunte. Mi hai fatto penare non poco, sai? Però non cancellerei niente di quello che abbiamo vissuto, perché ogni piccolo passo mi ha portato esattamente dove sono e voglio essere. O quasi.
Mi manca qualcosa, lo ammetto. È complicato parlartene ad alta voce, perciò ho preferito affidare i miei pensieri a questa lettera. E sono, sì... Confusi, ma, ti prego, non ridere di quello che leggerai più avanti. Sii serio.
Ci conosciamo da undici anni – sì, conto anche quelli passati sull'isola di Tenrou. Credo che il nostro primo incontro possa diventare uno di quegli episodi divertenti che si raccontano intorno al caminetto quando si è in compagnia di amici o figli. OK, dimentica pure quest'ultima parola. Comunque, dicevo: è stato in quel giorno che la mia vita è cambiata. E l'artefice di questo cambiamento non potevi che essere tu. Nonostante i modi a volte un po' bruschi e affrettati, mi sei entrato nel cuore grazie a quel sorriso gioioso che ti contraddistingue sempre, perfino quando la situazione pare essere disperata. Un sorriso che spesso mi ha fatto piangere per la felicità di vederti salvo, altre volte ha asciugato quelle stesse lacrime che stavo versando per la preoccupazione che fosse tutto perduto.
Non credo che ci sia nessun altro a cui potrei dire queste parole. Sei l'unico, sei unico. E mi manchi. Ogni giorno di più. 
Credevo che alla fine della guerra le cose sarebbero cambiate tra di noi. Ho pregato, sperato, supplicato che i tuoi sentimenti per me mutassero almeno un po'. Che mi vedessi non più come una semplice amica, ma come la ragazza da tenere sempre al tuo fianco. Non è andata così e questa mancanza non fa altro che acuirsi di giorno in giorno. Non riesco nemmeno più a sostenere il tuo sguardo. È doloroso sapere che per te resterò sempre e solo Lucy, l'amica su cui contare, quella disposta a seguirti in una qualsiasi delle tue avventure. Sì, non smetterò mai di percorrere i tuoi stessi passi, ma vorrei poterlo fare tenendoti per mano e senza la paura che tu possa andare via da un momento all'altro.
Il giorno in cui Zeref è stato sconfitto ha sancito un'unione che forse ai tuoi occhi è invisibile. Abbiamo riscritto la storia di E.N.D. e fatto sì che tutto si risolvesse per il verso giusto. Non avrei sopportato di perderti, non dopo aver sofferto la tua mancanza quando la Gilda è stata sciolta. Poi è tornata la pace, ma tra noi è rimasto tutto come prima. Perché? Forse nel tuo cuore non c'è posto per nient'altro, se non l'avventura?
La verità è che sono stanca. Ti aspetto da secoli, ormai, eppure continui a non capire. A volte mi dico che, in fondo, stiamo bene anche così, ma è solo una bugia. Io voglio averti per me. Voglio essere tua. Voglio abbracciarti come non ho mai fatto prima e dirti che sei tutto il mio mondo. 
...Stavo per scrivere altre due parole, ma mi sono fermata in tempo. Mi piacerebbe trovare il coraggio di pronunciarle ad alta voce e guardandoti negli occhi, ma temo proprio che sarà arduo riuscirci. Fino ad allora, questa lettera sarà la sola testimone di ciò che provo per te. E anche se tu non dovessi provare nulla di simile nei miei confronti, sarò comunque libera dalla catena che mi opprimeva il cuore.
Tua, sempre

 

-Non so cosa dire-, fiatò appena il Dragon Slayer.
-Potresti iniziare con lo scusarti con me-, ribatté Gray.
-Perdona Lluvia, si è comportata da stupida!-, la maga della pioggia gli si gettò ai piedi, avvinghiandosi alle sue ginocchia in un mare di lacrime. -È tutta colpa...!-.
-Possiamo anche smetterla con tutte queste storie. E, Natsu-, il tono di comando di Erza lo riscosse dalla nuova trance in cui era caduto nel fissare la lettera, -sarà il caso che tu faccia qualcosa, non credi?-.
Il mago del fuoco annuì con un debole cenno della testa. Piegò il foglio e lo infilò nella tasca del gilet, poi si rivolse a Mira: -Lucy è in biblioteca?-.
-Come sempre, del resto-, gli sorrise lei.
-Ottimo. Vieni, Happy-.
Con passo sicuro e animo sollevato, attraversò a grandi passi la sala principale della Gilda e uscì nella luce morente del tramonto, con l'exceed che volava a mezz'aria alla sua destra.
-Ora che tutta questa faccenda ti ha spaventato, glielo dirai?-, domandò il gatto.
Natsu si prese un momento per rispondere. Con un sorriso furbo, replicò: -Farò molto di più, Happy. Molto, molto di più-.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Equivoci d’amore

Capitolo II

La biblioteca era quasi deserta. Gli ultimi avventurieri stavano riconsegnando i libri consultati e si preparavano a tornare a casa, godendosi nel tragitto i pochi minuti di luce ancora concessi dal sole.
Levy era in piedi su una scala a pioli, intenta a rimettere a posto i polverosi volumi dati in prestito nel corso della giornata. Due metri e mezzo più in basso, Lucy la guardava compiere l'operazione, passandole di tanto in tanto un altro libro da riporre.
-Ma sei sicura che ci sia riuscita?-, stava chiedendo alla piccola scripter.
-Oh, Lucy, lo spero! Che altro avrei potuto fare?-.
-Consegnarla tu, come avevamo stabilito!-.
-C'è mancato poco che non la trovasse Gajeel! E a quel punto cosa gli avrei detto? Che stavo custodendo per te una lettera d'amore?-.
-È tutto sbagliato-, Lucy si nascose il viso dietro le mani, scuotendo la testa. -E se Wendy l'avesse letta?-.
-È una ragazza discreta, lo sai benissimo-, le fece notare Levy. -Meno male che ci siamo incrociate al suo rientro in Gilda. Con quale scusa sarei potuta salire al piano di sopra, mh? Dai retta a me, è stata una vera fortuna che lei e Charle stessero tornando in quel momento. Così, una volta ricevuto il foglio e le dovute indicazioni, ha chiaramente detto a Mira che non avrebbe pranzato e che avrebbe preferito riposare. Stai tranquilla-, la rassicurò ancora. Scese dalla scala e le diede una piccola pacca sulla spalla.
-Sarà, ma non riesco a stare calma. Ho il terrore che possa finire nelle mani sbagliate-.
-Be', detto tra noi, quella lettera non contiene un messaggio propriamente segreto. Tutta la Gilda sa che sei innamorata di Natsu-.
-SHHH!-.
La maga stellare le pose una mano sulla bocca e si guardò intorno con fare circospetto. Vide una ragazza sistemarsi il mantello sulla schiena e uscire dalla biblioteca; Lucy si azzardò a tirare un sospiro di sollievo solo quando fu sparita all'esterno.
-Devi rilassarti. Sei tesa come le corde di un violino-, rise Levy non appena l'amica le diede la possibilità di parlare.
-La fai facile, tu. Chissà come la prenderà quando l'avrà letta-.
Nella sua testa Lucy rielaborò la frase pronunciata in "Chissà se la capirà", ma evitò di esprimere quella considerazione a voce alta. Intanto anche Levy aveva recuperato la propria giacca, pronta ad andare via.
-Te ne vai di già?-, chiese la maga stellare.
-Non è così presto, in fondo. E poi lo sai, il bambino ha bisogno della sua mamma-, sorrise. -Sei tu che hai ancora molto da fare, o sbaglio?-.
Lucy annuì: -Sì, hai ragione. Devo fare qualche altra ricerca per il romanzo e scrivere almeno altre cinque pagine per dirmi soddisfatta. È stata una giornata un po' persa, quella di oggi. Ma sai, con i pensieri che mi frullano per la mente...-.
-Ti capisco-. Levy sistemò anche l'ultimo bottone nella giusta asola della giacca e recuperò la sua tracolla: -Allora buon lavoro. Chiudi tutto per bene quando hai finito, mi raccomando-.
-Sì. Buon rientro a casa-.
Le due amiche si salutarono e presto la scripter si lasciò alle spalle la porta della biblioteca. Lucy fissò per alcuni minuti la sala deserta davanti a sé, facendo volare il pensiero alla famigliola felice che Levy e Gajeel erano riusciti a costruire insieme. Diamine, chi l'avrebbe mai detto? Quella sola immagine la riempiva da una parte di gioia, dall'altra di tristezza; chissà se e quando sarebbe toccato anche a lei vivere con marito e figli?
Scosse la testa per allontanare quelle fantasticherie che le ricordavano immancabilmente la lettera scritta un paio di giorni prima. Una sera aveva detto a Mirajane di non sentirsi molto bene e che quindi non avrebbe cenato in Gilda; si sarebbe accontentata di riposare a stomaco vuoto. Dopo essersi congedata da lei, era corsa a casa e senza pensarci un secondo di più aveva abbozzato qualche riga finendo per scrivere a cuore aperto. E così, forse con un'avventatezza inconsueta per lei, aveva deciso che avrebbe consegnato il foglio a Natsu, cercando di fargli capire una volta per tutte cosa provava per lui. Il buon proposito, però, si era volatilizzato con il sonno: al risveglio, Lucy aveva riletto la lettera ed era stata tentata di strapparla, dandosi della stupida per aver anche solo pensato alla possibilità di farla finire nelle mani del ragazzo. Allo stesso tempo, però, le era venuta in mente un'altra idea: affidarla a qualcuno di cui potersi fidare ciecamente e chiedere che la portasse al destinatario. Quell'opzione le era parsa la più efficace e quindi, giunta in biblioteca, ne aveva parlato con Levy, la persona in cui credeva di più. 
Peccato che l'amica le avesse detto di aver dato a sua volta la lettera a Wendy. Quel giro di mani non faceva altro che tormentarla, così come immaginare che qualcun altro potesse scoprire il suo amore segreto.
"Non propriamente segreto. Tutta la Gilda sa che sei innamorata di Natsu".
Le parole di Levy le riecheggiarono nella testa e Lucy si coprì con forza le orecchie come se questo potesse aiutarla a non sentire la voce della ragazza. Strinse gli occhi e di colpo le apparvero davanti i volti dei membri di Fairy Tail, da Erza a Max: possibile che ognuno di loro sapesse? Possibile che il suo amore, celato tanto a lungo, fosse palese a tutti, meno che all'interessato?
Lucy sbuffò. Si abbandonò per alcuni secondi ancora allo schienale della sedia e poi si decise a mettersi all'opera. Finalmente sola e più o meno priva di distrazioni, prese dal cassetto della scrivania a cui era seduta il manoscritto che stava ultimando. Si mise sotto gli occhi le ultime tre pagine scritte e le rilesse attentamente per recuperare il segno perso la sera prima.
"Sì, come dimenticarlo? Il sonno mi ha fermata proprio sul più bello", pensò, scorrendo le fitte righe d'inchiostro. "E mi toccherà ricominciare con una bella ricerca". 
Si voltò e fissò sconsolata i grandi scaffali pieni di libri. -A noi due-, disse, sfidando l'enorme biblioteca.
Lasciò il manoscritto lì dov'era e si allontanò lungo la prima corsia. Stava cercando un'enciclopedia o comunque qualcosa che potesse aiutarla a parlare in modo serio di fiori. Le era sembrato di aver visto, da qualche parte, una sorta di dizionario sulla floricoltura, ma non avrebbe saputo dire come e dove cercarlo.
-Magari sotto la lettera "F"?-, si chiese tra sé e sé, spostandosi tra gli scaffali. Giunse sotto il ripiano che la interessava e si rese conto di avere di fronte la sezione "FO".
-Oh, no, mi toccherà prendere la scala!-.
Sospirando, tornò al punto di partenza e si trascinò dietro la scala cercando di fare meno rumore possibile. L'appoggiò allo scaffale e cominciò a salire, scrutando le sigle nella penombra che ora avvolgeva la biblioteca.
-FI, FLA, FLE... FLO... FLOR! Sì, ci siamo!-. Scorse con l'indice una lunga fila composta da non meno di quindici libri e infine estrasse il volume che tanto bramava. -"Floricoltura e linguaggio segreto dei fiori". È anche meglio di quanto ricordassi!-.
Scese i pioli e corse alla scrivania. Sedette, cominciando a studiare il sommario, e sfogliò qualche pagina, leggendo qua e là in cerca di ispirazione. 
-Dunque, vediamo...-, parlava piano, districandosi nell'oceano di nozioni che Miss Iris Floriae, l'autrice del libro, aveva stipato nelle abbondanti seicento pagine che componevano il saggio. -Ci vorrebbe un fiore particolare, qualcosa di diverso, ma comunque simbolico. Qualcosa che non possa essere decifrato facilmente. Questo, per esempio? No, il garofano è troppo esplicito. Di rose non voglio nemmeno sentir parlare! Una margherita, magari? La gerbera?-.
Sfogliò ancora. I disegni e i colori dei fiori si susseguivano di pagina in pagina, ma nessuno sembrava essere adatto alla scena che voleva descrivere nel suo romanzo. Pian piano scartò i tulipani e qualsiasi altro bocciolo dal colore rosso: era troppo facile, a suo avviso, capire quale messaggio veicolasse quella sfumatura.
-E questo?-.
Il suo sguardo fu improvvisamente catturato dalla raffigurazione di un grosso albero dai minuscoli fiori bianchi, raggruppati lungo i rami come fossero glicine. Avevano una forma molto particolare, con il centro striato di sottili venature gialle e verdi; i petali, invece, erano tondeggianti e candidi.
-Non credo di aver mai visto una pianta simile-, disse tra sé e sé Lucy, leggendo la descrizione sotto l'immagine. -"Acacia"-, scandì, -"albero o arbusto a foglie bipennate, i fiori sono riuniti in capolini o in spighe... E possono contare su un significato specifico da sfruttare per lanciare un messaggio ad un amico, ad un familiare o alla persona amata"-.
Spalancò gli occhi. Quelle poche righe sembravano essere state scritte appositamente per lei, per il suo romanzo e, in un certo senso, anche per la situazione in cui si trovava. Riprese la lettura con un'attenzione addirittura maggiore e bevve le frasi successive, leggendole febbrilmente: -"Il suo significato moderno è legato all’amore platonico, quel sentimento che per quanto presente non viene espresso nel pieno delle sue potenzialità"-, si fermò un istante, sentendo i battiti del cuore accelerare, poi continuò, -"o anche a un amore segreto, in grado di resistere alle avversità del tempo e della situazione non favorevole in cui è nato e si è sviluppato"-.
Lucy lesse una seconda volta quanto trovato. La scena di cui voleva parlare le si materializzò davanti agli occhi, nitida e limpida come il cielo d'estate. Spostò il libro, tenendolo aperto sulla pagina che le interessava, e recuperò dal cassetto penna d'oca e inchiostro. Ispirata, si lanciò sul foglio del manoscritto lasciato a metà, finendo di riempirlo. Smaniosa di proseguire, afferrò altra carta e continuò a scrivere, presa dal fuoco che ora le ardeva nel petto.
La stesura la assorbì tanto da non accorgersi della porta della biblioteca che si apriva e richiudeva con un rumore sordo.
-Lucy? Sei ancora qui?-.
Al sentire una voce - quella voce - la ragazza sobbalzò. Scattò in piedi e fece attenzione a coprire i fogli del manoscritto con il saggio sulla floricoltura per evitare che chiunque potesse sbirciare ciò che stava scrivendo. Poi, tentando di comportarsi nel modo più naturale possibile, guardò davanti a sé e accolse con un piccolo sorriso Natsu e Happy.
-Ciao, ragazzi! Come mai da queste parti?-, chiese, sentendo gocce di sudore freddo correrle lungo la schiena.
-Siamo venuti a salutarti, che domande! E poi ci dovrebbe essere un motivo particolare per farti compagnia?-.
La risposta di Natsu la spiazzò, ma evitò accuratamente di sembrare preoccupata: -No, certo. È solo strano vedervi in biblioteca-.
-Be', non è esattamente il posto per me, in effetti, ma mi faceva piacere vedere cosa stavi facendo. Non ci siamo visti per tutto il giorno e anche ieri sera sei scappata in tutta fretta dopo cena-.
-Avevo da fare. Sai, il libro...-.
-Perché non me ne leggi un pezzetto?-.
Lucy si irrigidì: -Cosa?-.
-Che bella idea! Anche io voglio sentire!-, pigolò Happy, planando sulla scrivania.
La giovane scrittrice si lanciò sul saggio e sui fogli semi nascosti del manoscritto, incrociandovi sopra le braccia a mo' di protezione: -Oh, no, è davvero pessima, invece!-.
-Ma se il tuo primo libro è stato un successo! Questo non potrà valere meno, non ti pare?-, provò a farle notare Natsu.
-No, non se ne parla. Se vorrete, lo leggerete quando sarà finito. Ci sono ancora troppe cose da sistemare, senza contare che mi manca molto prima di ultimarlo. Per favore, tornate alla Gilda-.
Si pentì di aver detto quell'ultima frase subito dopo averla pronunciata. Vide il musino di Happy corrucciarsi e le sue pupille ingrandirsi: stava per piangere.
-Non ci vuoi qui?-, disse il gatto, trattenendo un singhiozzo.
-No, non è questo. Io... Sono impegnata, voglio finire di scrivere questo capitolo e... Ti prego, non fare così!-.
-Vieni, Happy, usciamo fuori a prendere una boccata d'aria-.
-Aspettate, per favore!-.
Lucy fece il giro della scrivania e prese in braccio l'exceed, cullandolo nella speranza di consolarlo. -Non voglio che pensiate che vi detesto o cose simili. Non piangere, Happy-.
-C'è un bagno, da queste parti?-, domandò Natsu.
-Sì, certamente. È alla fine di quel corridoio, sulla destra-.
-Allora andiamo, piccoletto. Sarà il caso di soffiarti il naso-.
La maga stellare aprì gradualmente le braccia e il gatto spiccò il volo, seguendo l'amico. Li vide allontanarsi nella penombra e si voltò a osservare il piano ingombrato della scrivania, ponderando cosa fare. Come un fulmine a ciel sereno, il pensiero che Natsu avesse visto la lettera la fece trasalire.
Aspettò qualche minuto. Stava per tornare a sedere quando il Dragon Slayer fece ritorno.
-Dov'è Happy?-, gli domandò. 
-Ha preferito chiudersi in bagno. È molto sensibile, in certi momenti-.
Lucy abbassò lo sguardo, rammaricata: -Mi dispiace, non volevo ferirlo. E non volevo ferire nemmeno te, ovviamente-, aggiunse. Ci mancava solo che Natsu credesse che non le importasse niente di lui!
-Be', in un certo senso l'hai fatto comunque-.
La ragazza sgranò gli occhi: -Quando?-.
-Sai-, riprese a parlare lui, -nell'ultimo periodo sei stata un po' fredda con me e Happy. Distante, ecco. Sappiamo che hai molte cose da fare, però... È strano non averti con noi. Ormai non sono più abituato a stare senza di te-.
Lucy deglutì a vuoto, vedendo Natsu grattarsi la nuca con fare insolitamente timido. -Oh, ecco... Scusatemi, non volevo dare questa impressione-.
-Sei diversa. Anche il tuo odore è cambiato-.
-No, dai, non annusarmi...!-.
Il Dragon Slayer inspirò profondamente, avvicinandosi a lei di un solo passo. -Non è più come prima. Due anni fa era ancora leggero, mentre adesso, invece, è più intenso. Sei cresciuta molto, Lucy. Come direbbe anche Erza, sei una donna, ora-.
La maga non sapeva più dove guardare. Sentire Natsu dire quelle cose era imbarazzante, eppure non voleva che smettesse. Le solleticavano un punto imprecisato dietro lo stomaco, che le si era annodato per la tensione fin dall'arrivo dei due compagni.
-Non so cosa dire-, provò a spezzare la tensione con un risolino stentato, -non mi aspettavo che tu potessi parlare di certi argomenti-.
-Perché no? Sei mia amica e sai che mi piaci. Così come mi piace il tuo odore, anzi, lo preferisco adesso-.
Il ragazzo le rivolse un sorriso e Lucy si sentì avvampare. "Ha letto la lettera", si disse mentalmente, "l'ha sicuramente letta. E se mi stesse prendendo in giro? Se non provasse quello stesso affetto? D'altronde mi ha appena definita amica, non posso certo pretendere altro".
-Mi farebbe davvero piacere se mi leggessi qualcosa di ciò che stai scrivendo-, continuò lui. -Se ne hai voglia, ovviamente. Non pensare che non mi importi di quello che fai. Sbagli di grosso, se lo credi-.
Ora la stava guardando con estrema serietà. Il flusso dei pensieri di Lucy si interruppe e la scrittrice raccolse le idee: -Sei proprio sicuro? Cioè, proverò a selezionare qualcosa, ma mi devi promettere che non riderai. Non devi prendermi in giro, chiaro?-, disse, sentendo le orecchie bruciare per l'imbarazzo.
-D'accordo. Affare fatto-.
Natsu le porse una mano e lei la strinse, segno che il patto era siglato. 
-Allora, fammi pensare... Prendi una sedia, intanto, almeno non resterai più in piedi-.
Il Dragon Slayer annuì e si allontanò verso una fila di tavoli come gli era stato consigliato. Lucy, intanto, spostò su un lato della scrivania il saggio di floricoltura e sfogliò le pagine del suo manoscritto. Cosa poteva leggergli? Era parecchio indecisa, a questo proposito.
-Ecco qua-, Natsu le si accomodò accanto, sbirciando il grosso volume rilegato che troneggiava a qualche centimetro dal suo braccio. -Fiori? Non è che stai scrivendo un trattato sull'argomento?-.
-Niente di simile-, sbuffò lei, senza smettere di voltare le pagine. La domanda del compagno, però, le fece venire un'idea – una malsana idea, come si disse in una frazione di secondo. -Bene. Vorrei leggerti una parte dell'ultimo capitolo che ho scritto. Non è ancora completo, purtroppo, ma mi piacerebbe avere un tuo parere-.
L'espressione di Natsu la convinse a proseguire e la lettura ebbe inizio.

 

La pendola stava battendo i dodici rintocchi di mezzogiorno. Lord Daniel Bourgh la stava fissando da parecchi minuti, fin da quando era entrato nel salone. Ogni volta che il pendolo oscillava, scandendo l'arrivo della nuova ora, il nobile pensava a dove si trovasse lei in quel momento. 
-C'è qualcuno alla porta, signore-.
La voce del suo maggiordomo gli arrivò flebile alle orecchie. Si girò a guardarlo e chiese: -Di chi si tratta?-.
-È una donna, mio Lord-.
-Mademoiselle Celia, forse?-. Dalle sue labbra era uscito un tono speranzoso che avrebbe preferito dissimulare, ma ormai era troppo tardi.
-No. Sembrerebbe essere un'anziana domestica, dai vestiti-.
-Occupatene tu, allora-, il nobile si lasciò cadere sul divano, deluso. -Non desidero essere disturbato da nessuno-.
-Bene, signore-.
Il maggiordomo girò sui tacchi e tornò alla porta. Daniel carpì qualche parola, finché qualcosa non catturò il suo interesse: -...allora consegnategli pure questo, da parte della mia padrona-.
In un istante fu in piedi. Uscì in tutta fretta dal salone e raggiunse l'ingresso di casa. Una piccola vecchietta era incorniciata sulla soglia della porta e stava passando qualcosa all'anziano Louis.
-Signora-, avanzò il nobile, -venite forse su ordine di Mademoiselle Celia?-.
Il maggiordomo si fece da parte e la donna mosse un passo dentro la sfarzosa villa dei Bourgh, accennando un inchino: -Sì, mio Lord. È per voi-.
Tese la sua manina avvizzita e gli porse una busta sigillata con ceralacca. Sopra vi era inciso il simbolo della casata dei LeFevre. 
-Vi manda a dirmi qualcosa?-, chiese ancora lui.
-No, signore. C'è solo la lettera che vi ho consegnato. E questo-.
Nel pugno sinistro teneva stretto un piccolo ramoscello fiorito. Daniel lo afferrò con delicatezza.
-Mi sarete sempre amica per questo-, le disse.
-Aspettate a dirlo, signore. Il contenuto di quella busta potrebbe farvi male-.
Con un altro inchino la donna si congedò, voltando le spalle ai due uomini. Louis richiuse la porta e il nobile, improvvisamente spaventato dalle parole della vecchia domestica, volse lo sguardo alla lettera che teneva in pugno. Poggiò il rametto su un antico comò e ruppe il sigillo di ceralacca usando entrambe le mani. Tremando, tirò fuori dalla busta un foglio accuratamente ripiegato su cui spiccavano poche frasi. Le lesse con foga, quasi volesse carpirne il significato con una sola occhiata. Le parole contenute, però, lo resero folle.
-Andrà via!-, esclamò, sentendo gli occhi diventare lucidi. -Partirà oggi stesso. Non una spiegazione, non un conforto; solo "Addio". Perché mi fa questo, quando sa che mi consumo per lei?-.
Daniel smaniava. Rilesse il messaggio nell'inutile speranza di averlo mal interpretato, ma nulla: il congedo di Celia era definitivo e per lui non c'era ritorno dal viaggio di disperazione appena intrapreso.
-Fratello, cosa accade?-.
Il Lord portò lo sguardo sulla cima dell'imponente scala che conduceva al piano superiore. Sua sorella era appoggiata alla balaustra e assisteva dall'alto a quella scena, impietosa.
-Claire-, la chiamò lui, -è tutto perduto. Credevo che mi amasse, invece mi ha appena ucciso con questa lettera. Asettiche parole di addio, nessuna che tradisca affetto per me. Muoio sapendo di essermi illuso-.
Mentre parlava, sua sorella era scesa. Gli si avvicinò e si fece dare il foglio: -Dici che non trapela nulla, ma sbagli: queste frasi grondano dolore. Celia sta scappando da te per paura di soffrire. Non si spiega il motivo di questa partenza improvvisa, altrimenti. Non dopo la gita al lago e il pranzo domenicale della settimana scorsa. La piccola è probabilmente sconvolta tanto quanto lo sei tu. E questo?-, aggiunse. Si era accorta del rametto abbandonato poco prima sul mobile che arredava parte dell'ingresso di casa.
-Me lo ha dato la domestica inviata da Celia. Tanto valeva cogliere margherite lungo la strada-.
Claire lo afferrò con delicatezza e lo esaminò, attenta ad ogni particolare. Inspirò il profumo lieve dei boccioli appena aperti e poi domandò: -Sai da quale pianta è stato reciso?-.
Daniel scosse la testa.
-È acacia. Dal nettare di questi fiori si ricava miele. La cosa più importante, però – e che ti chiarirà le idee – è il loro significato: donarli a qualcuno equivale a dichiarare un amore tenuto segreto e che si ritiene non sia corrisposto. Hai capito, adesso, cosa voleva davvero dirti Celia? Ha fatto sì che questi fiori ti rivelassero ciò che non è stata capace di esprimere con le parole-.
Vedendo suo fratello strabuzzare gli occhi e diventare paonazzo per l'imbarazzo, lo esortò ancora, chiedendo: -Dunque? Cosa farai adesso?-.

 

-Perché non continui?-, domandò Natsu. 
-Mi sono fermata qui. Il seguito deve ancora essere scritto-.
Lucy tentò di fissarlo per almeno dieci secondi consecutivi, ma non resistette per più di tre. Volse gli occhi a quell'ultima pagina e chiese cosa ne pensasse.
-È... Bello-, rispose lui dopo un attimo di indecisione. -Forse alcune frasi sono un po' troppo complesse e solenni, almeno per me, ma è bello. Però-, e nel dirlo le prese una mano, obbligandola di fatto a guardarlo in viso, -cosa succede dopo?-.
-Dipende-, fece spallucce lei.
-Dipende? Da cosa?-.
-Da come andranno le cose d'ora in avanti-.
Lucy sapeva di star arrossendo. Si era esposta troppo, si era lanciata in qualcosa più grande di lei. Eppure, nonostante le ondate di terrore che continuavano ad assalirla, una vocina nella testa le bisbigliava di proseguire e vivere fino in fondo ogni emozione che le toccava il cuore. Per questo aggiunse: -Se tu fossi il protagonista, cosa faresti?-.
Inaspettatamente la risposta di Natsu fu immediata: -È semplice. Correrei da lei e la pregherei di non andare via. Le direi che ha torto se pensa che non mi importi di lei. Soprattutto, le chiederei di restare sempre con me, qualunque cosa accada. È semplice, lo ripeto; ed è esattamente tutto quello che ho deciso di fare quando ho letto questa-.
Estrasse dalla tasca il foglio malconcio e lo poggiò sulla scrivania. Per un istante il cuore di Lucy si fermò, per poi riprendere a pompare sangue accelerando sempre di più. Gli occhi della ragazza erano sbarrati da ansia e terrore, anche se una nuova sensazione le stava riscaldando l'animo.
-Questa lettera mi ha fatto riflettere tanto, Lucy. Lo sai, non sono molto bravo con le parole, non quanto te, almeno. Però, ecco... Leggerla ha avuto uno strano effetto su di me. Stamattina credevo che io e te fossimo solo amici, come è sempre è stato, ma adesso è cambiato qualcosa. La lettera ha risvegliato in me qualcosa di assopito, anzi, di nascosto. Così nascosto che nemmeno io sapevo esserci. Ma il pensiero di poterti perdere, che tu possa stare con qualcun altro, il pensiero di non averti con me ed Happy... Non lo posso accettare-.
Le strinse più forte la mano e la maga stellare trattenne il respiro. Non poteva credere a ciò che stava ascoltando. 
-Forse sbaglio-, continuò lui, -ma il tuo libro parla di noi, non è così?-.
Lucy era al limite. Non aveva idea di quale sfumatura le ravvivasse il viso, ma era convinta che, qualsiasi fosse, doveva star uscendole del fumo dalle orecchie. Non capì nemmeno lei con quale forza – o forse debolezza? – annuì alla sua domanda con un semplice battito di ciglia.
-Se i protagonisti siamo noi-, disse il Dragon Slayer, -allora so perfettamente come continua la storia-.
La mano con cui aveva tenuto stretta quella della ragazza le risalì pian piano il braccio fino a sfiorarle la guancia. Il calore che sprigionava ubriacò Lucy, in trance per ciò che stava accadendo. Natsu le prese delicatamente il viso con entrambe le mani e i due ragazzi si avvicinarono, ritrovandosi, come già accaduto molte altre volte, a toccare l'uno la fronte dell'altra. Si guardarono negli occhi, entrambi li chiusero per alcuni secondi e infine tornarono a guardarsi. La scintilla si trasformò pian piano in una fiamma: Natsu protese le labbra e le poggiò su quelle delicate di lei.
Non poteva bastare. La fiamma divenne fuoco e il bacio si fece profondo, maturo, appassionato. Le loro bocche si cercarono più volte, trovandosi sempre. Lucy si sentiva stordita, troppo presa da un'ondata che mescolava gioia, piacere e attrazione. Si chiese cosa stesse passando per la testa del Dragon Slayer, quali emozioni lo spingessero ad aumentare il contatto tra loro. Si abbandonò a lui.
Il fuoco, però, era ancora poca cosa. L'ardore del ragazzo mutò in incendio.
Si separò da Lucy e si alzò, inducendola a fare lo stesso. Le punte delle dita delle loro mani si sfioravano: quel semplice tocco fugace bastava a scatenare istinti sconosciuti a entrambi. Si specchiarono l'uno negli occhi dell'altra: ora la maga stellare poteva vedere nel suo sguardo una luce diversa, famelica. Sentì il nodo allo stomaco sciogliersi e una vampata calda sprigionarsi dal basso ventre.
Non parlavano. D'altronde, le parole tra loro non erano mai davvero servite. Dialogarono muti nel silenzio della biblioteca finché Natsu non tornò alla carica baciandola ancora.
Il quinto incontro delle loro labbra fu irruento. Il ragazzo le fece scivolare una mano dietro la schiena, avvicinandola a sé tanto da annullare qualsiasi distanza. Dal canto suo, Lucy gli circondò il collo con le braccia e gli accarezzò la nuca, cercando della dolcezza in tanta foga.
Natsu non concesse nulla. Le bruciò la bocca con il suo bacio incandescente e volle sempre di più, mai sazio. La ragazza non pose alcun freno alla sua irruenza, anzi, rispose a ogni suo tocco soffocando un mugolio estatico. Non si era mai sentita così felice.
Il Dragon Slayer la spinse dolcemente verso lo scaffale più vicino. La intrappolò in uno spazio che lei avrebbe considerato un paradiso: tra le sue braccia e i libri. Non smise di baciarla; lasciò libere le sue labbra e si dedicò al collo niveo, che Lucy aveva esposto piegando leggermente la testa. Le tracciò una linea umida sulla pelle e inspirò il suo profumo a pieni polmoni. L'odore, da lui stesso definito più marcato che in passato, lo incitò a continuare con rinnovato entusiasmo.
Le abbassò appena lo scollo della maglia che indossava e depositò anche lì un piccolo bacio. In uno slancio di ritrovata delicatezza smorzò la propria foga e le accarezzò i fianchi, abbassandosi pian piano e sfiorandole il petto con la fronte. Si inginocchiò: le guardò il ventre, piatto sotto la maglia morbida, e lo baciò dopo averlo scoperto, introducendo lentamente le dita sotto il tessuto.
Lucy gettò indietro la testa. Percepire i polpastrelli di Natsu che le risalivano l'addome e i fianchi la fece rabbrividire di piacere. Aveva apprezzato molto l'attenzione e la delicatezza con cui le aveva alzato la maglia, segno che non voleva forzarla in niente che non volesse anche lei. Inoltre la maga stellare, vedendolo poggiare le ginocchia a terra, aveva tuffato le mani nei suoi capelli, scompigliandoli ancor più del solito e assicurandosi che il ritmo dei suoi baci fosse regolare.
Le mani del ragazzo vagarono ancora. Scesero seguendo la linea dei fianchi e le accarezzarono le gambe. Quella mattina Lucy aveva optato per una gonna lunga fino al ginocchio e in quel momento benedisse il Cielo per quella decisione presa in fretta e furia. Chiuse gli occhi al sentire la pelle calda di Natsu sfregare contro la sua e non riuscì a trattenere un gemito di sorpresa quando lui fece scorrere le dita sul retro delle ginocchia, risalendo pian piano fino a lambirle le cosce, scostando con sapienza la stoffa colorata.
-Sei morbida-, lo sentì parlare in un sussurro. La maga stellare sorrise a quell'uscita degna di un bambino.
-Quando fai così sei davvero... Ah!-.
Le parole furono soffocate da una netta espressione di sorpresa. Avrebbe voluto dire che le sembrava un bambino, per l'appunto, ma la presa decisa con cui Natsu le aveva stretto le gambe, sollevandola come fosse un fuscello, le aveva fatto cambiare completamente idea. 
Il ragazzo aveva fatto leva con le braccia e Lucy si ritrovò seduta a mezz'aria, la schiena poggiata contro i libri ben riposti sullo scaffale. Ora che il Dragon Slayer si era rialzato poteva di nuovo guardarlo dritto negli occhi. Ciò che vide la convinse definitivamente che, no, Natsu non era poi così bambino come credeva.
Lo sguardo del giovane fiammeggiava. Lucy seppe con certezza che dentro di lui si stava agitando un demone affamato. Qualcosa di simile si muoveva anche in lei, ma non con la stessa forza. O almeno questo era ciò che pensava.
Le mani di Natsu, ancora ferme intorno alle sue cosce, si spostarono a ridosso dei fianchi. La presa continuava ad essere salda, forse anche più di prima. La gonna era ormai accartocciata contro lo stomaco di Lucy e le lasciava completamente scoperte le gambe bianche.
-Stringiti a me-, le disse lui in un orecchio. Il soffio del suo respiro la fece tremare. -Non voglio correre il rischio di lasciarti cadere-.
La ragazza obbedì senza esitare. La posizione in cui si trovava le risultava scomoda e il timore di poter perdere l'equilibrio l'aveva assillata nel momento stesso in cui lui l'aveva sollevata contro lo scaffale. In un secondo gli si aggrappò alle spalle, annodandogli le gambe intorno al bacino. Il cuore, pronto ad esplodere in qualsiasi istante, urlava di smettere e andare avanti allo stesso tempo.
I loro corpi erano prossimi alla fusione. Mentre riprendevano a baciarsi, alternando impetuosità a calma, il seno di Lucy premeva contro il petto di Natsu. Ciò che alimentava la foga di entrambi era però il contatto lieve dei bacini. Il basso ventre di lui bruciava quello già incandescente di lei, sprigionando scintille che aspettavano solo l'attimo in cui sarebbe divampato l'incendio.
-Mi sento tutto un fuoco-, le soffiò sulle labbra e Lucy sorrise: quella frase non era mai stata tanto indovinata.
-Anch'io-, gli rispose in un istante di tregua. Le loro bocche s'incontrarono il secondo successivo.
Per una manciata di minuti rimasero in quella posizione come due statue. Nella penombra che poco alla volta avvolgeva sempre più la biblioteca, complice il sole al tramonto, era impossibile distinguere dove finiva il corpo dell'uno e dove iniziava quello dell'altra. 
Con le mani sempre ancorate sotto le cosce di Lucy, sicuro che in questo modo non sarebbe mai caduta, Natsu fece aderire ancor di più la schiena della ragazza contro lo scaffale. Nel farlo, il bacino le accarezzò l'intimo, appena visibile sotto la gonna. Alla maga stellare scappò un sospiro e il Dragon Slayer le baciò il collo.
Era troppo, ma, paradossalmente, non abbastanza. Mentre le labbra del ragazzo le sfioravano la clavicola, Lucy calò la testa vicino al suo orecchio: -Voglio di più-.
Natsu rialzò lo sguardo. Stavolta era lei ad avere fiamme negli occhi.
-Adesso?-.
-Qui. Ora-.
C'erano decisione e consapevolezza nella sua voce. Voleva, doveva andare fino in fondo. Natsu, al contrario, le parve di colpo spaventato. Leggendo un'ombra di esitazione sul suo viso, Lucy ebbe paura di essere lei quella animata da un demone.
-Ne sei sicura? Io... Non so se...-.
Non era da lui dimostrarsi restio all'azione. Ed effettivamente quello successivo era un passo molto importante per entrambi, oltre che per la loro relazione.
-Ti amo. È quello che volevo scriverti anche nella lettera-, le parole della maga stellare giunsero a rompere il breve silenzio sceso su di loro, -ma mi sono detta che non avrebbe avuto la stessa intensità. Adesso ho trovato il coraggio per esprimerlo ad alta voce. E l'ho trovato perché tu sei il mio coraggio. Ti amo e voglio essere tua, sempre-.
Era riuscita a parlare guardandolo dritto negli occhi, senza alcuna incertezza. Lo baciò con dolcezza, prendendo l'iniziativa. Natsu le rispose con la stessa intensità, mentre i capelli della ragazza gli ricadevano sul viso.
-Penso di essermi innamorato anch'io-, disse lui tra un bacio e l'altro. -Sono tuo come tu sei mia-.
Nella testa di Lucy scoppiarono fuochi d'artificio e il loro rombo si riversò nella foga con cui si strinse ancor di più a lui. Di colpo sentì i vestiti pesanti sulla pelle: avrebbe voluto liberarsene – meglio, desiderava che fosse Natsu a spogliarla poco alla volta. Però...
-Dov'è Happy?-.
Chiederselo era stato spontaneo e tremendo. In un battito di ciglia il sudore che le correva lungo la schiena divenne freddo.
-Cosa?-.
-Happy. Lo hai accompagnato in bagno, ma...-.
Lasciò scivolare via dal collo del ragazzo entrambe le braccia e con leggera difficoltà tornò a stare dritta in piedi sulle proprie gambe. Spostò lo sguardo, ora offuscato dalla paura, dal Dragon Slayer al fondo del corridoio, lì dove aveva visto sparire l'exceed. Mosse qualche passo preoccupato, dando le spalle a Natsu: -Oddio!-, esclamò, coprendosi il viso con le mani. -Ci avrà sentiti! E se non ci ha sentiti, allora ci ha sicuramente visti! Ma quanto sono stup...-.
Le braccia del ragazzo le cinsero la vita. Il suo petto poggiava contro la schiena di Lucy.
-Ehi-, le disse, dandole un bacio sulla guancia e tornando a sussurrarle in un orecchio, -Happy non è qui. Gli ho chiesto di tornare alla Gilda-.
-E da dove...?-.
-È volato via dalla finestra. Mentre venivamo qui ci ho pensato e alla fine mi sono detto che avrei preferito stare da solo con te. L'ho spiegato anche a lui e se n'è andato. Non preoccuparti-, le schioccò un altro bacio leggero, stavolta a fior di labbra perché Lucy si era voltata a guardarlo, -non c'è nessuno con noi. Siamo io, te e i libri-.
-Non stai dimenticando qualcos'altro?-.
Natsu la fissò con aria interrogativa e si sentì rispondere: -Il nostro amore segreto-.
-Non più segreto, vorrai dire-, la corresse, sorridendole e accogliendola tra le braccia.
-Sì, invece. Lo sarà finché non saremo entrambi pronti. Fino a quel giorno, lo terremo al sicuro e sarà solo nostro-.
Lucy si accoccolò contro il suo torace. Poteva sentire chiaramente il cuore del ragazzo pompare sangue con una forza che per nessun normale essere umano sarebbe stata possibile.
-Va bene-, acconsentì lui, accarezzandole i capelli. Poi, senza riuscire a trattenere una mezza risata, aggiunse: -Non sono sicuro che il resto della Gilda la pensi così. Anzi, forse sarebbe il caso di farlo sapere a tutti, per evitare altri equivoci-.
-Quali equivoci?-.
La maga stellare alzò la testa il tanto che bastava per guardarlo. Natsu scosse il capo e, continuando a sorridere, disse: -Niente, niente. Per un attimo ho pensato a Lluvia-.
Lucy lo fissò per qualche istante ancora e infine tornò ad abbandonarsi contro il suo torace: -Eh-, sospirò, -quella ragazza mi farà diventare matta. Eppure ormai dovrebbe esserle chiaro che non è Gray la persona che mi interessa-.
-...non è così scontato. Credimi-.
-Sarà. L'importante è che lo sappia tu-.
Continuarono ad abbracciarsi a lungo, fin quando anche l'ultimo raggio di sole non fu scomparso oltre le alte finestre della biblioteca. Il loro segreto era al sicuro, custodito nei loro baci e nel libro che Lucy stava ultimando. Avvolta dal tepore irradiato da Natsu, la maga stellare sorrise di nuovo, chiudendo gli occhi: finalmente sapeva come sarebbe finito il suo romanzo. Con un amore celato nei fiori di acacia, ma svelato e vissuto pienamente dai suoi protagonisti.
Da lei e da Natsu.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Equivoci d’amore

Capitolo III

Per quel giorno ne aveva proprio avuto abbastanza.
Gray aveva cenato standosene zitto zitto. Aveva visto Happy tornare alla Gilda da solo e si era chiesto se quell'idiota di Mister Fiammifero avesse finalmente deciso di fare ciò che doveva. Probabilmente sì, perché altrimenti lo avrebbe picchiato a sangue, visto tutto quello che gli aveva fatto passare.
A Lluvia era meglio non pensare. La ragazza aveva mangiato con Gajeel, Levy e il loro figlioletto – ma quanto crescevano in fretta, i poppanti? – e non c'era stato un solo momento in cui non lo avesse guardato. Gray ne era perfettamente consapevole; d'altra parte si era seduta in modo che gli fosse sempre davanti, seppur a parecchi tavoli di distanza. Il mago del ghiaccio aveva notato come continuasse ad avere gli occhi lucidi e a tirare su con il naso. Ah, ma se credeva di impietosirlo si sbagliava di grosso! Non avrebbe attaccato, no.
Ora, salito in stanza, si era chiuso la porta alle spalle e si era lanciato sul letto, stendendosi a fissare distrattamente il soffitto con le mani a mo' di cuscino sotto alla nuca. Nonostante non volesse pensarci, la sua mente andava irrimediabilmente da Natsu e Lucy a Lluvia. 
-Al diavolo!-, sbottò, scattando a sedere sul bordo del letto. Si tolse in fretta giacca e maglia, poggiò i gomiti sulle ginocchia e si strinse la testa tra le mani. Se solo avesse potuto staccare la spina al cervello...
 

Toc toc 
 

Qualcuno aveva bussato. Gray non si mosse. Chiunque ci fosse dall'altra parte, avrebbe capito che non poteva – o non voleva – aprire. Non desiderava vedere nessuno.
 

Toc toc toc
 

"Resta calmo", si disse, "inspira ed espira lentamente...".
 

Toc toc
 

-Oh, ma insomma!-.
Con un balzo fu alla porta e la aprì con veemenza. La mano pallida di Lluvia, stretta a pugno, era ancora a mezz'aria, pronta a bussare di nuovo.
-Ah, sei tu-, sospirò. Lo aveva immaginato. -Be'? Cosa c'è?-.
La ragazza si guardò la punta degli stivali. -Lluvia voleva scusarsi di nuovo per quello che è successo oggi-.
-Mh, davvero?-.
-Non doveva saltare a conclusioni. Doveva pensare, prima di agire. Però Lluvia ci tiene tanto a Gray e... Sarebbe davvero dispiaciuta se lui non le volesse bene-.
Il Devil Slayer la fissò restando in silenzio. La giovane continuava a tenere gli occhi bassi.
-Io ti voglio bene. Accidenti, come potrei non volertene dopo quello che hai fatto per me? Dopo quello che hai rischiato per salvarmi la vita?-.
Lluvia rialzò lo sguardo su di lui. Stava per esplodere un'altra volta in lacrime.
-Ma devi anche capire che ho bisogno dei miei spazi. Sono un solitario, io. Non per questo non ti voglio bene. Non è difficile da comprendere, no? Ehi-, le afferrò le spalle con delicatezza e le puntò gli occhi dritti nei suoi, -mi ascolti? Sei e sarai sempre una persona molto importante per me-.
La maga della pioggia annuì. Una lacrima le inumidì le ciglia e Gray, vedendola scivolare lungo la guancia, la raccolse con la punta dell'indice: -Non piangere più, d'accordo? Anch'io devo scusarmi per come mi sono comportato. Non volevo ferirti in alcun modo-.
Lluvia continuò a fissarlo e per un momento il ragazzo si sentì a disagio. -Ti va di entrare? Non mi va che gli altri ci sentano, giù di sotto. Dai-, le poggiò una mano dietro la schiena e l'accompagnò dentro. Chiuse la porta, mentre lei lo guardava ancora, e poi la fece sedere sul bordo del letto. Prese posto al suo fianco e si arrischiò a circondarle le spalle con un braccio – era forse un tentativo di consolarla? Gray si stupì di se stesso!
Per tutta risposta, Lluvia poggiò la testa contro il suo avambraccio: -Gray mi perdona, allora?-, domandò.
-...Sì, ma a una condizione-.
La maga attese e lui riprese: -Che non succeda più una cosa simile. Che tu ti fidi di me. Che busserai sempre prima di entrare. E che non metterai mai più a soqquadro l'intera stanza. Hai idea di quanto ci ho messo a rimettere tutto in ordine?-.
Lluvia soffocò una risatina di cui lui si accorse ugualmente: gli aveva trasmesso la vibrazione attraverso il braccio a cui era poggiata.
-Non c'è niente da ridere. Sembravi indemoniata! Non c'era nulla che ti distraesse!-.
-A questo proposito-, la maga si raddrizzò e lo guardò, -Lluvia deve chiedere una cosa-.
-M-mh-.
-Gray ha detto molte parole, ma qualcuna è stata particolare. Per esempio, ha detto che avremmo potuto assumere un incarico insieme e spartirci la ricompensa-.
-Sì, è vero-, confermò lui. Sospirando, aggiunse con fare rassegnato: -Se vuoi, domani possiamo chiedere se c'è qualcosa di adatto a noi due-.
-Sì!-, Lluvia batté le mani, entusiasta. -Facciamo proprio una bella squadra-.
-Sì, sì, d'accordo-, si ritrovò a sorridere anche lui senza nemmeno rendersene conto. 
-C'è anche un'altra cosa-, aggiunse lei.
-Sarebbe?-.
-Be'-, e la ragazza abbassò lo sguardo una seconda volta, mentre le guance le riprendevano colore, -Gray ha detto che forse Lluvia aveva ragione e che dovremmo sposarci-. 
-Ho detto proprio così?-, chiese, improvvisamente terrorizzato.
La maga annuì. -E anche che Lluvia è l’amore della sua vita e che l'ha fatta aspettare e soffrire fin troppo-. 
-Ah-, emise lui. Qualsiasi parola volesse pronunciare, ormai gli si era seccata in gola. 
-Poi-, e al sentirle aggiungere altro Gray provò l'impulso di strapparsi i capelli e fuggire via, -ha anche detto che non può vivere senza di me-.
-...Credevo che non stessi ascoltando una sola parola-, esalò il Devil Slayer, bianco come un cencio.
-Lluvia è sempre piena di sorprese-.
Gli sorrise e lo sorprese con un bacio. Spiazzando se stesso, Gray le rispose portandole una mano al viso e accarezzandole una guancia.
-Possiamo fare squadra anche stasera-, bisbigliò lei sulle sue labbra.
-Non credo che...-, tentò di fermarla. Ma un altro istinto stava prendendo il sopravvento e non impiegò la minima forza per cercare di scostarla da sé. 
-Dopo quella volta, l'anno scorso, non hai più voluto stare con me-.
-Non... È questo-, esitò, mentre lei faceva scorrere una mano sul suo petto nudo. -Eravamo... Ubriachi, quella sera-.
-Allora bisogna chiedere a Mirajane di farci bere più spesso-. 
Senza interrompere il contatto tra le sue mani e il torace di Gray, Lluvia si alzò per sedersi di nuovo, stavolta a cavalcioni sulle gambe del ragazzo. Si guardarono.
-Cosa devo fare, con te?-, domandò lui. Non si aspettava una risposta – c’era della retorica nel suo tono di voce, ma la maga replicò comunque.
-Ciò che vuoi. Ciò che Lluvia vuole. Amami e basta, Gray-.
E lo fece. Nonostante fosse ancora incerto di ciò che provava per lei, nonostante a volte lo facesse arrabbiare; nonostante questo e tante altre cose a cui non voleva nemmeno pensare, mentre lei continuava a baciarlo si chiese se anche lui, come Natsu, non fosse cieco di fronte a qualcosa di evidente per tutti.
Forse anche in lui, nascosto da qualche parte, c'era amore. Ancora segreto, ma svelato inconsapevolmente da quelle poche frasi che aveva detto a Lluvia quel pomeriggio.
Tutto era nato da un equivoco. E sentendo un'onda crescere dentro di sé, portandolo a far stendere la ragazza sul letto e a sovrastarla per baciarle ogni porzione di pelle non ancora scoperta, Gray si disse che, sì, a volte certi equivoci potevano cambiare la vita. In meglio.

Angolo dell'Autrice
Buon pomeriggio/sera/qualsiasi sia l'ora in cui avete aperto (anche per sbaglio XD) questa storia ^^
Finalmente, dopo praticamente un mese di PC fuori uso, eccomi di nuovo in questo splendido Fandom per concludere una breve mini Long con protagonisti i quattro più testoni personaggi di Fairy Tail.
Che dire? Mi scuso per il ritardo, non era mia intenzione prolungare troppo l'attesa di chi ha seguito questa storia. Anzi, ringrazio chiunque, appunto, l'abbia letta e apprezzata ^^
Poiché per me è stata in assoluto la prima storia incentrata sulla coppia Natsu/Lucy (con un breve approfondimento, in quest'ultima parte, sulla Gray/Lluvia), mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e se, soprattutto, riteniate che ci siano delle sbavature/fuoriuscite nell'OOC dei vari personaggi. E' una richiesta importante e ci terrei davvero tanto; mi rivolgo in particolare a chi ha inserito la fiction nelle seguite o addirittura tra le preferite.
Detto ciò, mi dileguo; non voglio importunarvi oltre :) 
Alla prossima e ancora grazie *-*

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3755151