Equivoci d'amore di Amor31 (/viewuser.php?uid=173773)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 1 *** Capitolo I ***
Equivoci
d’amore
Capitolo I
Gray
non riusciva a crederci.
Era la terza volta che rileggeva
quella lettera. In un certo senso gli aveva sconvolto la giornata, a
metà tra
il positivo e il negativo: non aveva ancora deciso verso quale stato
emotivo propendere.
Era una strana sensazione quella che provava mentre scorreva di nuovo
le poche
righe di testo.
Quella che aveva sotto gli occhi era
una grafia corposa e dolce. Non c’erano dubbi che la mittente
fosse Lucy. Per
non parlare di quanto fosse cristallino il contenuto!
Gray sorrise. Aveva sempre nutrito un
affetto particolare per quella ragazza e sì, le voleva un
mondo di bene. Perciò
leggere quella lettera scritta a cuore aperto non poteva non farlo
felice,
anche se con una punta di fastidio. Erano davvero belle parole, quelle
vergate
dalla giovane scrittrice.
-Cosa leggi?-.
La voce gli arrivò alle spalle,
cogliendolo di sorpresa. Si voltò di scatto e vedendo la
sottile figura di
Lluvia fare capolino dalla porta appena socchiusa della sua camera
aprì in un
baleno il primo cassetto della scrivania e vi infilò dentro
il foglio.
-Niente di importante- si affrettò a
rispondere, tornando a rivolgere lo sguardo alla ragazza. -Sono cose
che…-.
Non finì la frase. Lluvia entrò come
una furia nella stanza, spalancando la porta e raggiungendo Gray a
grandi
falcate. Un’aura oscura l’aveva improvvisamente
avvolta e il Devil Slayer
corrugò la fronte, preoccupato.
-Non puoi nascondere nulla a Lluvia-,
replicò lei con freddezza. -Se c’è
qualcosa che riguarda Gray, allora riguarda
anche Lluvia-.
-Tzé, nemmeno fossimo sposati!-.
-Presto lo saremo. Lluvia lo sa-.
-Lluvia sembra sapere un sacco di cose
che io continuo a ignorare-, sentenziò lui con aria funerea.
-Per favore, esci
da qui-.
-Prima Gray mi farà leggere ciò che lo
teneva così assorto. Dammi quel foglio-.
-Lluvia, no. Fraintenderesti come al
solito-.
-Fammi vedere-. La ragazza tese il
braccio, tenendo il palmo della mano bene aperto. Non aveva alcuna
intenzione
di andarsene.
-Ti ho detto che…-.
-LO VOGLIO LEGGERE!-.
Si lanciò verso il cassetto e lo
strattonò così forte da estrarlo dalla scrivania.
Gray spalancò gli occhi,
incredulo, e impiegò una frazione di secondo di troppo prima
di intervenire.
-Lluvia, stai esagerando! Si può
sapere che accidenti ti prende?-.
Ma la ragazza non lo stava ascoltando.
Aveva rivoltato tutto il contenuto del cassetto sul pavimento e ora era
inginocchiata a terra, cercando il foglio della discordia nel mare di
carta e
cartaccia che le si allargava intorno.
-Deve essere qui, da qualche parte-,
si ripeteva, senza smettere di frugare. Gray era come sparito, talmente
era
presa da quella sua strana missione.
-Ti ho già spiegato che non è nulla di
importante. E comunque non capiresti, o meglio, capiresti solo quello
che vuoi
tu. Perché invece non scendiamo al piano di sotto con tutti
gli altri? Magari
potremmo assumere un incarico insieme e spartirci la ricompensa, che ne
dici?-.
In realtà il giovane non aveva alcuna
intenzione di andare in missione con lei, anzi. Ma avrebbe detto
qualsiasi cosa
in quel momento pur di distogliere l’interesse della compagna
dalla lettera.
-Sai cosa? Forse hai ragione. Dovremmo
sposarci. Sei l’amore della mia vita e ti ho fatta aspettare
e soffrire fin
troppo. Ma mi sono reso conto che non posso vivere senza di te. Capisci
cosa
dico? Ehi?-.
-ECCOLA!-.
L’urlo trionfante di Lluvia riempì la
stanza. Gray trasalì nel vederla sorridere con sguardo
diabolico e rialzarsi
pian piano, stringendo la lettera. E come muovendosi al rallentatore si
gettò
su di lei, abbracciandola in vita. Caddero entrambi, sollevando onde di
carta e
polvere.
-Non leggerla!-, esclamò. Provò ad
afferrare il foglio, ma Lluvia, sorpresa dall’irruenza del
ragazzo, continuò a
farlo passare da una mano all’altra, disinnescando ogni suo
tentativo. Poi, con
straordinaria forza, riuscì a sottrarsi alla sua presa e si
rialzò, mentre
Gray, ancora a terra, la vedeva muovere qualche passo a ridosso della
scrivania
e declamare ad alta voce.
-“Caro”-, iniziò,
-“è strano chiamarti
così. Eppure è questo il modo di aprire una
lettera. Sai, sono le regole alla
base di un buono scritto. Ma a te non importa e spero che non ti
dispiacerà se,
quindi, mi rivolgerò a te usando questa parola. Caro. Molto
più caro di quanto
tu possa immaginare”-.
Lluvia si interruppe. Gray la vide
sollevare un sopracciglio, sempre più sospettosa man mano
che andava avanti. Il
sorriso diabolico che poco prima le aveva illuminato il volto si
trasformò pian
piano in una smorfia di astio e, infine, di dolore. Dopo le prime righe
aveva
smesso di leggere ad alta voce.
-…Lluvia?-.
Dalla ragazza non giunse risposta. I
suoi occhi erano incollati al foglio ormai spiegazzato e lentamente si
riempirono di lacrime.
-Lluvia, non è…-.
-LA ODIO! LLUVIA ODIA LA SUA RIVALE IN
AMORE!-.
Gray si precipitò verso di lei,
stavolta per tapparle la bocca ed evitare che urlasse ancora
più forte. La maga
della pioggia, però, zittì senza che ci fosse
bisogno di ulteriori interventi e
lo spiazzò appallottolando il foglio e tirandoglielo
addosso. La pallina rimbalzò
sul torace di Gray e finì per terra, rotolando vicino al
letto.
-Lo vedi? Cosa ti avevo detto?-,
ripeté lui, allargando le braccia. -Non hai capito niente-.
-Ah, davvero?-, una piccola risatina
isterica proruppe dalle labbra di Lluvia. -Gray ha il coraggio di dire
questo
quando invece è tutto chiarissimo? Quando questa-, e
andò a raccogliere la
lettera malridotta per sventolargliela davanti alla faccia,
-è una
dichiarazione della mia rivale?-.
-Le cose non stanno così, dannazione!
Non è per me!-.
-Tu menti-.
-Accidenti, Lluvia, sei impossibile!-.
Gray si voltò, dandole le spalle e intrecciando le mani
dietro alla nuca per
l’esasperazione. -Sì, è una lettera di
Lucy, ma il destinatario non sono di
certo io-.
-Lluvia non consegna lettere d’amore a
Lyon se non è interessata a lui-, ribatté lei e
nel farlo alzò il mento, come a
voler dare maggiore enfasi alla sua affermazione.
-Certo che no. E nemmeno Lucy lo fa-.
-Ma questa…-.
-Ascoltami, per una volta!-, esclamò
Gray, esausto. -È per Natsu. Non può essere
indirizzata a nessun altro-.
-Allora perché è in questa stanza?
Perché la stavi leggendo tu?-.
-Perché… Oh, è una storia un
po’ lunga
da spiegare. Ora, però, ridammela, così la
consegnerò a chi…-.
-NO!-.
Lluvia corse via dalla stanza senza
dire altro. Gray si limitò ad affacciarsi oltre la soglia
della porta e a
richiamarla indietro, ma a quel punto la maga era già
sparita, come
volatilizzata nel nulla.
-Odio la sua testardaggine-, borbottò
fra sé e sé, rientrando nella propria stanza. Si
accovacciò e prese a
recuperare tutti i fogli sparsi sul pavimento, imprecando al pensiero
che
Lluvia potesse combinare un guaio più grosso di quanto non
avesse già fatto
lui. Nonostante il fastidio provato, però, una fitta di
colpa gli pungolò
comunque il cuore: le era parso che la ragazza, correndo via, avesse
ricominciato a piangere.
***
-Contento
del giorno di pausa,
Happy?-.
-Aye! Ci voleva proprio una bella gita
in santa pace-.
Il sole stava tramontando su Magnolia.
I rossi raggi morenti si riflettevano sulle mura bianche della
cattedrale di
Caldia, irradiando nell’aria primaverile un calore
inaspettato. Fino a pochi
giorni prima la pioggia si era abbattuta sulla capitale del Regno di
Fiore
facendo straripare i torrenti e costringendo gli abitanti delle
campagne a ritirarsi
in luoghi più sicuri; ora, invece, il peggio non solo era
passato, ma sembrava
non aver mai raggiunto Magnolia.
-È stato semplice pescare, dopo tutta
quell’inondazione-, continuò a dire il gatto,
appollaiato sulla spalla sinistra
del padrone.
-Ti sei fatto una bella scorpacciata,
eh, piccoletto?-, sorrise Natsu. Con la coda dell’occhio vide
Happy sbavare un
po’ al pensiero dell’abbondante mangiata che aveva
tenuto entrambi impegnati
per una buona porzione di pomeriggio.
-Aye! Sono proprio contento. Però…-.
L’entusiasmo dell’exceed si spense di
colpo. Natsu si accorse del suo improvviso mutismo e domandò
se stesse bene.
-Mh, io sì… Stavo solo pensando-.
-A cosa?-.
Happy non rispose subito. Prese a
giocherellare con la sua lunga cosa azzurra, tradendo un certo disagio.
-D’accordo, come vuoi. Se non ti va di
parlarne per me va bene. L’importante è che tu non
ti senta…-.
-Non trovi strano che Lucy non sia
voluta venire con noi?-.
La vocetta sottile del gatto lo
interruppe e Natsu, dopo averci riflettuto su per meno di mezzo
secondo, fece
spallucce.
-No, perché? Dopotutto è molto
impegnata. Sta scrivendo un nuovo libro, se non sbaglio. Insomma, non
può certo
perdere tempo con noi-.
-E questo non ti dispiace nemmeno un
po’? Non è che…-.
-Cosa?-.
-…Che non ci voglia più bene?-.
Stavolta Natsu si ritrovò a ridere di
gusto, senza rendersi conto di urtare la sensibilità di
Happy, tornato molto
serio dopo il modo irruento in cui aveva interrotto l’amico
poco prima.
-Che assurdità!-, esclamò il Dragon
Slayer, asciugandosi una lacrima di ilarità. -È
più facile che torni Zeref
piuttosto che Lucy si stanchi di noi-.
-Ma allora-, cercò di fargli notare
l’exceed, -perché ci sta evitando? Ultimamente si
dilegua in tutta fretta
quando ci vede arrivare. Sta sempre insieme a Levy, in
quell’enorme biblioteca…
Possibile che non ti importi?-.
Natsu non replicò. Aveva ascoltato
attentamente tutto il discorso di Happy e sì, effettivamente
dovette concordare
con lui che nell’ultimo periodo Lucy si era dimostrata
distante. Un po’ troppo,
forse.
-Be’, certo, mi è dispiaciuto che non
sia venuta con noi, oggi-, assentì alla fine. -Ma questo non
significa nulla.
Te l’ho detto, è impegnata-.
-Sarà-, continuò testardo il gatto,
-ma a me non la conta giusta. E nemmeno tu-.
-Io? Che c’entro io?-, Natsu sollevò
le sopracciglia, sorpreso.
-Lo so benissimo che tieni tanto a
Lucy, però fai finta che non ti importi. Quando le dirai
quella cosa?-.
-Va bene, ho capito, meglio cambiare
discorso-.
-Eh, no!-.
Happy spiccò il volo e iniziò a
sventolargli le ali davanti alla faccia nel vano tentativo di fermare
la sua
marcia spedita.
-Dai, smettila! Torniamocene a casa in
santa pace, non voglio più parlarne-.
-È qui che sbagli. Glielo devi dire e
basta-.
-Quando avrà meno impegni, magari-,
disse vago Natsu, spostando lo sguardo verso un punto lontano alla sua
sinistra.
-Questo non succederà. Da quando ha
pubblicato il primo libro Lucy è sempre colma di cose da
fare e se continui a
rimandare non le parlerai mai-, lo rimproverò il gatto.
-Ah, ma che importanza ha? Stiamo bene
anche così-.
-Se non glielo dirai tu, lo farò io-.
-Non ti azzardare!-.
Natsu provò a rincorrere il gatto,
levatosi più in alto quando aveva capito che
l’amico era sul punto di
afferrarlo per tenerselo buono tra le braccia. Spediti, si ritrovarono
alle
porte di Magnolia impiegandoci meno del previsto.
-Vado subito da lei e le racconto
tutto!-, continuava a dire Happy, ridendo nel vedere il compagno
sbracciarsi
qualche metro più in basso. -Entro stasera le cose
cambieranno!-.
-Smettila di comportarti come un
gattaccio…!-.
Le parole gli morirono pian piano in
gola. L’exceed planò allarmato, virando sulla
destra nel riconoscere una tra le
facce a loro più familiari.
-Lluvia!-.
Si avvicinarono in tutta fretta. La
maga della pioggia se ne stava in piedi contro la balaustra di un ponte
e
guardava intensamente le acque scintillanti che scorrevano sotto di
lei.
Superata la larga passerella di legno si giungeva alle porte della
capitale, ma
in quel momento non c’era anima viva nei dintorni, eccezion
fatta per loro tre.
-Lluvia-, la chiamarono ancora,
stavolta con fare circospetto nel capire che la ragazza non era in
sé, -ti
senti bene?-.
Natsu le poggiò lievemente la mano su
una spalla e la giovane si voltò, gli occhi rossi e gonfi di
pianto. Anche il
naso era arrossato, segno che doveva averlo asciugato più e
più volte prima del
loro arrivo.
-S-siete... Voi-, singhiozzò e si
portò una mano alla bocca per cercare di controllarsi.
-I-io... S-sto b-b-bene,
n-nooon vi p-preocc-cupa-te-.
-Non è vero, chissà da quanto stai
piangendo!-, disse Happy, in piedi sulla balaustra.
-Calmati, Lluvia-, intervenne Natsu,
-respira. Coraggio-.
La prese per mano, stupendosi del
fatto che la ragazza non si fosse ritratta come in altre circostanze, e
l'aiutò
a compiere qualche passo verso il centro del ponte, giusto per
assicurarsi che
non le venisse in mente di buttarsi in acqua. Poi riprese a parlare con
lei,
nel tentativo di capire cosa le fosse successo.
-N-Nat-su, io... Non c-ce la fac-cio.
È su-success-a una co-sa t-terri-bi-le-, balbettò
la maga.
-Si è fatto male qualcuno?-, domandò
allarmato il Dragon Slayer. -La Gilda è stata attaccata? E
gli altri? Erza,
Lucy...?-.
-AH, NON DIRE QUEL NOME!-.
Lluvia si coprì istintivamente le
orecchie e Natsu la guardò con perplessità.
-...Cosa?-.
-Lluvia odia quel nome, quella faccia,
QUELLA RIVALE IN AMORE!-.
-Non capisco-, il ragazzo piegò
impercettibilmente la testa, come se questo piccolo gesto potesse
aiutarlo a
cambiare prospettiva, -si può sapere perché ce
l'hai con Lucy? Non mi sembra
che...-.
-NON DIFENDERLA, NON SAI COSA HA
FATTO!-.
-E allora dimmelo tu!-, sbottò lui,
spazientito.
Lluvia smise di tirare su con il naso
e guardò l'amico attraverso una nuova ondata di lacrime.
Sembrava che stesse
decidendo quali parole usare per esprime il suo disappunto.
-Ha scritto una lettera-.
-Quindi?-.
-Al mio amato Gray-.
Natsu corrucciò la fronte: -E?-.
-Leggi cosa ha scritto e dimmi se
Lluvia non deve odiarla!-.
Estrasse da una tasca della giacca che
indossava un pezzo di carta completamente sgualcito e glielo
passò. -Guarda.
Vuole averlo tutto per sé-.
Con fare scettico Natsu afferrò il
foglio e lesse il contenuto. Ciò che vide lo fece di colpo
infuriare.
-Sei proprio sicura che questa lettera
sia stata scritta da Lucy?-, chiese brusco, pur avendo riconosciuto la
grafia
elegante dell'amica.
-Da chi altro? È la mia unica rivale
in amore-.
-E tu come hai fatto ad averla?-.
-L'ho presa a Gray. Ce l'aveva lui e
mi ha supplicato di non leggerla-. Lluvia si interruppe per asciugarsi
un'altra
volta il naso e detergere le ultime lacrime. -Il mio amato Gray mi
tradisce con
quella, capito? E quella ha scritto
tutte queste smancerie solo per portarmelo via!-.
-Ma non è possibile-, provò a dire
Happy, che si era spostato sulla spalla di Natsu per leggere la lettera
incriminata. -O non l'ha scritta lei o non è per Gray. Lucy
non farebbe mai
nulla di simile. Io... Non può essere. Vero, Natsu?-.
L'amico, però, non lo stava
ascoltando. Il suo sangue ribolliva e con lui la fiamma d'ira che
brillava nel
suo sguardo.
-Cos'è che dicevi poco fa, Happy?-,
parlò con estrema serietà. -Che ultimamente ci
evita e non ne vuole sapere di
noi? Be', forse non avevi poi torto. E il motivo sta in questa lettera-.
Strinse il foglio nel pugno e lo
accartocciò, resistendo all'impulso di farlo a pezzi e
incenerirlo. Se lo
cacciò nella tasca del gilet e si rivolse di nuovo a Lluvia:
-Torniamo alla
Gilda. Ci sono parecchie cose di cui discutere-.
-Natsu-, intervenne il gatto, -non
essere affrettato come al solito. Ci deve essere un equivoco, non...-.
-Andiamo-, il compagno lo ignorò.
-Come hai detto tu stesso, Happy, entro stasera le cose cambieranno. E
stavolta
per sempre-.
***
-Sicuro
che non vuoi niente da bere?-.
-No, Mira, ti ringrazio. Me ne sto qui
solo perché sto aspettando-.
-Se ti riferisci a Lluvia, l'ho vista
correre via almeno un paio d'ore fa. Sembrava... Strana-.
-Più strana del solito, intendi? Oh,
sì, hai avuto la giusta impressione-.
Gray aveva finito di sistemare il caos
in cui era precipitata la sua stanza dopo l'arrivo dell'uragano Lluvia
e
adesso, concessosi una camminata lungo le vie del centro nella vana
speranza di
poter rintracciare la maga, era in sua attesa al bancone gestito
dall'esperta
Mirajane. Una volta rientrato alla Gilda si era detto che era inutile
continuare a cercarla: la ragazza sarebbe dovuta tornare per cena o
comunque
per andare a dormire. Non c'era nulla di cui preoccuparsi, quindi. O
almeno
questo era quello che si era continuato a ripetere nell'auspicio che il
suo
senso di colpa svanisse una volta per tutte.
-Non scherzare, era davvero
sconvolta-, continuò Mira. -Cosa le hai fatto, stavolta?-.
-...Possibile che debba essere sempre
accusato ingiustamente quando si tratta di lei?-.
-Be', di solito quello che le spezza
il cuore sei tu-.
-Tanto per essere chiari, non spezzo
il cuore di nessuno-, precisò lui. -E poi, scusami,
è lei che deve smetterla di
farsi i viaggi mentali. Sai cosa mi ha detto oggi?-.
-No-.
-Che presto ci sposeremo. Ma nemmeno
nel mio peggiore incubo!-.
Mirajane rise e afferrò un boccale da
asciugare: -I ragazzi dicono sempre così, quando non si sono
ancora resi conto
di quanto sia importante per loro la ragazza di cui parlano-.
-No, ti prego, non mettertici anche
tu, adesso. Sono stufo di questa situazione assurda, senza contare
che...-.
-Oh, bentornati!-.
Gray si voltò per riconoscere i nuovi
arrivati e non celò un accenno di sorriso nel riconoscere le
nere figure di
Natsu e Happy stagliarsi contro la luce che trapelava dalla porta della
Gilda.
-Ce l'avete fatta, finalmente-, li
accolse ancora Mira. -Iniziavo quasi a pensare che avreste pernottato
fuori-.
I due non risposero. Il Dragon Slayer
si avvicinò con passi pesanti e andò a prendere
posto accanto a Gray, senza
rivolgergli il minimo sguardo.
-La pesca è andata male?-, chiese
Mira, iniziando a strofinare un altro boccale. -Volete qualcosa da bere
che vi
tiri su il morale?-.
-Ci vorrà ben più di una bevuta-,
ribatté Natsu. Con quella risposta aveva gelato non solo la
ragazza, ma anche
Gray.
-Fiammifero, va tutto bene? È strano
vederti così-, il mago del ghiaccio provò a
tastare il terreno.
-Se va tutto bene, dici? Prova a
chiederlo a lei-.
Con un cenno della testa, Natsu indicò
qualcuno alle proprie spalle. Il Devil Slayer volse lo sguardo verso la
porta
nel momento in cui questa si apriva. Lluvia fece la sua apparizione, le
braccia
incrociate sul petto e gli occhi abbassati a terra. Gray
trasalì nel capire ciò
che doveva essere successo.
-Natsu-, cominciò, -forse è il caso di
parlarne da un'altra parte-.
-No, stupido Ghiacciolo!-.
Il Dragon Slayer batté il pugno sul
bancone con tutta forza, facendo sobbalzare una fila di boccali sporchi
ancora
in attesa di essere lavati. Mirajane restò ad osservare i
due ragazzi senza
pronunciare parola.
-Qualsiasi cosa ti abbia detto Lluvia,
ti assicuro che non è così-.
-E cosa avrebbe dovuto dirmi Lluvia,
mh? Sentiamo-.
-Non so, qualsiasi cosa!-.
-Bene. Allora spiegami che cos'è
questa-.
Per la seconda volta nell'arco di
poche ore la lettera di Lucy rimbalzò sul petto di Gray,
depositandosi sulle
sue ginocchia.
-Lo sapevo-, sospirò il mago del
ghiaccio. -Non avrai creduto che sia indirizzata a me?-.
-A chi altro? Non hai letto quello che
dice?-.
-Certo che l'ho letto, purtroppo-,
aggiunse il ragazzo. -E posso affermare in tutta sicurezza che se
Lluvia è una
stupida nell'aver pensato che possa essere per me, tu sei ancora
più idiota nel
non accorgerti che queste parole sono rivolte a tutt'altra persona-.
-Ma come ti permetti?!-.
In un secondo Natsu afferrò il bavero
della giacca di Gray, che rispose all'attacco bloccandogli il braccio e
allontanando anche l'altra mano.
-Smettetela!-, gridò Happy,
svolazzando sulle teste dei due rivali. -Vi state comportando da
scemi!-.
-È il tuo amico che ha iniziato-,
ribatté Gray, senza mollare la presa. -Si fa prendere
così tanto dai bollenti
spiriti che anche il cervello, se mai l'ha avuto, è andato a
fuoco!-.
-Ha parlato quello che prima illude
una ragazza e poi corre da un'altra!-.
-Ma se con Lluvia non c'è niente!-.
-Con Lucy sì però, vero?-.
La rappresaglia li fece finire a
terra. Si assestarono un pugno o due nella speranza di avere l'uno la
meglio
sull'altro; poi, di colpo, furono separati.
-Si può sapere che accidenti vi è
preso? Perché state litigando?-.
La voce imperiosa di Erza li bloccò
momentaneamente. A dividerli era stata lei, afferrandoli entrambi sul
retro dei
rispettivi colletti.
-È tutto un malinteso-, disse Gray,
spolverandosi le ginocchia. -Natsu non capisce la sua stessa lingua e
se la
prende con me-.
-Chiudi il becco! Stavi nascondendo
quella lettera di proposito, me lo ha detto Lluvia-.
-ANCORA CREDI A TUTTO QUELLO CHE
S'INVENTA QUELLA PAZZA?-.
-Lluvia sa quello che ha visto e
adesso ha capito che Gray e la rivale in amore complottano contro di
lei-,
intervenne la maga della pioggia, avvicinandosi di qualche passo al
bancone.
-Se voi due mi deste la possibilità di
spiegare come stanno le cose, magari capireste tutto, invece di saltare
a
stupide conclusioni!-, sbottò Gray.
-Silenzio, adesso-, disse Erza. Lasciò
andare le giacche dei suoi amici e spostò gli occhi dall'uno
all'altro,
rivolgendosi infine a Happy: -Fammi vedere questa lettera di cui
parlano-.
L'exceed non se lo fece ripetere una
seconda volta. Volteggiò a mezz'aria e rintracciò
la pallina di carta, caduta
ai piedi del bancone quando Natsu e Gray si erano accapigliati sul
pavimento.
Afferrò il foglio e lo poggiò sul palmo aperto di
Titania, che lo spiegò con
attenzione per evitare di strapparlo. Lesse il tutto e poi diede la
parola al
mago del ghiaccio: -Come e perché è venuta in tuo
possesso?-.
Il ragazzo inspirò profondamente,
felice che qualcuno fosse disposto ad ascoltarlo. Spostò lo
sguardo da Natsu a
Lluvia e infine su Erza: -C'è stato un errore. Diciamo pure
che questa lettera
è stata sicuramente consegnata da e alla persona sbagliata-.
-Spiegati meglio-, lo invitò a
continuare Scarlet.
-Subito dopo pranzo sono tornato nella
mia stanza. Volevo riposare un po', l'ultima missione è
stata un vero
inferno... Comunque, quando ho aperto la porta mi sono accorto che
c'era
qualcosa che frusciava sul pavimento. Il foglio era stato piegato a
metà e
spinto sotto la fessura della porta. Sicuro che fosse per me ho letto
quello
che c'era scritto e, be', era evidente che non fossi io il
destinatario. La
grafia è quella di Lucy, ma non può essere stata
lei a infilare la lettera
sotto la porta. Deve essere stato qualcuno di discreto a cui lei ha
affidato la
consegna. Qualcuno di insospettabile, ma che non sapeva che io e Natsu
da un
paio di settimane ci siamo scambiati le stanze-.
-Non c'è nessuno che non lo sappia-,
sbottò il Dragon Slayer. -Anche perché ne abbiamo
discusso con le buone e con
le cattive in presenza dell'intera Gilda-.
-LLUVIA AVEVA RAGIONE, GRAY LA
TRADISCE!-.
-Aspettate un secondo-.
Questa volta a parlare fu Mira. Gli
occhi di tutti i presenti si volsero nella sua direzione e la ragazza,
dopo un
momento di silenzio, disse: -In effetti ci sarebbe qualcuno a cui non
è giunta
la notizia-.
-E chi?-, domandò Natsu.
Le voci di Happy, Erza e Mirajane si
levarono in coro: -Wendy e Charle!-.
Il mago del fuoco guardò i tre amici,
incredulo. La stessa espressione era stampata sulla faccia attonita di
Lluvia e
su quella sollevata di Gray.
-Sono andate a trovare Chelia e sono
state via per più di un mese. Ci avevano fatto recapitare un
messaggio la
settimana scorsa dicendo che sarebbero rientrate entro un paio di
giorni-,
continuò Mira, -ma poi ci hanno impiegato più del
previsto e...-.
-Sono arrivate qui in tarda mattinata.
Non hanno pranzato con noi perché erano stanche e hanno
preferito riposare-,
concluse Lluvia, gli occhi sbarrati per l'orrore di aver commesso un
clamoroso
errore di valutazione.
-Esatto-, concluse Erza. -Nessuno di
voi le ha ancora viste proprio perché voi due eravate in
giro-, disse,
indicando prima il Dragon Slayer e Happy, poi Gray, -tu eri ancora a
zonzo per
via della missione e Lluvia... Possibile che non le hai incrociate?-.
La maga della pioggia abbassò lo
sguardo sui propri stivali. Non teneva più le braccia
incrociate sul petto, ma
le aveva lasciate scivolare lungo i fianchi e aveva preso a
intrecciarsi le
dita subito dopo aver realizzato la sua terribile svista. -A dire la
verità...
Sì, le ho viste-, pronunciò in un soffio.
-COSA?!-. L'urlo di Gray fece trillare
perfino i boccali disposti sulla mensola alle spalle di Mira.
-Ma come potevo pensare che loro...-,
Lluvia tentò di difendersi, ma un solo cenno della mano di
Erza li fece zittire
di nuovo.
-Quindi...-, provò a dire Natsu,
riprendendosi dopo il momentaneo choc causato dalla scoperta.
-Quindi sei davvero stupido, caro
mio-, lo bloccò Scarlet. -Per due motivi, essenzialmente:
innanzitutto perché
sei l'unico – o forse siete in due?-, aggiunse, guardando la
maga della
pioggia, -a non aver capito che Lucy è cotta di te dal primo
momento in cui ti
ha visto; e poi perché, a prescindere dall'errore commesso
da chi ha consegnato
questa lettera, è assolutamente impossibile che quello che
ha scritto si possa
riferire a Gray. Dico, ma l'hai letta bene?-.
Gli passò con fare brusco il foglio
appassito e Natsu, stavolta con un batticuore ben diverso da quello da
cui si
era fatto prendere a una prima lettura, scorse una seconda volta quanto
era
stato scritto dalla maga stellare.
Caro. È
strano chiamarti così. Eppure
è questo il modo di aprire una lettera. Sai, sono le regole
alla base di un
buono scritto. Ma a te non importa e spero che non ti
dispiacerà se, quindi, mi
rivolgerò a te usando questa parola. Caro. Molto
più caro di quanto tu possa
immaginare.
Quante ne
abbiamo passate insieme?
Be', è difficile contare le volte in cui ci siamo salvati
l'un l'altra. Però,
sai, con un po' d'impegno sarei capace di elencarle tutte. Ti direi
quello che
ho pensato e provato in quei momenti, in ogni occasione in cui le
nostre mani
si sono congiunte. Mi hai fatto penare non poco, sai? Però
non cancellerei
niente di quello che abbiamo vissuto, perché ogni piccolo
passo mi ha portato
esattamente dove sono e voglio essere. O quasi.
Mi manca
qualcosa, lo ammetto. È
complicato parlartene ad alta voce, perciò ho preferito
affidare i miei
pensieri a questa lettera. E sono, sì... Confusi, ma, ti
prego, non ridere di
quello che leggerai più avanti. Sii serio.
Ci
conosciamo da undici anni – sì,
conto anche quelli passati sull'isola di Tenrou. Credo che il nostro
primo
incontro possa diventare uno di quegli episodi divertenti che si
raccontano
intorno al caminetto quando si è in compagnia di amici o
figli. OK, dimentica
pure quest'ultima parola. Comunque, dicevo: è stato in quel
giorno che la mia
vita è cambiata. E l'artefice di questo cambiamento non
potevi che essere tu.
Nonostante i modi a volte un po' bruschi e affrettati, mi sei entrato
nel cuore
grazie a quel sorriso gioioso che ti contraddistingue sempre, perfino
quando la
situazione pare essere disperata. Un sorriso che spesso mi ha fatto
piangere
per la felicità di vederti salvo, altre volte ha asciugato
quelle stesse
lacrime che stavo versando per la preoccupazione che fosse tutto
perduto.
Non credo
che ci sia nessun altro a
cui potrei dire queste parole. Sei l'unico, sei
unico.
E mi manchi. Ogni giorno di più.
Credevo che
alla fine della guerra le
cose sarebbero cambiate tra di noi. Ho pregato, sperato, supplicato che
i tuoi
sentimenti per me mutassero almeno un po'. Che mi vedessi non
più come una
semplice amica, ma come la ragazza da tenere sempre al tuo fianco. Non
è andata
così e questa mancanza non fa altro che acuirsi di giorno in
giorno. Non riesco
nemmeno più a sostenere il tuo sguardo. È
doloroso sapere che per te resterò
sempre e solo Lucy, l'amica su cui contare, quella disposta a seguirti
in una
qualsiasi delle tue avventure. Sì, non smetterò
mai di percorrere i tuoi stessi
passi, ma vorrei poterlo fare tenendoti per mano e senza la paura che
tu possa
andare via da un momento all'altro.
Il giorno
in cui Zeref è stato
sconfitto ha sancito un'unione che forse ai tuoi occhi è
invisibile. Abbiamo
riscritto la storia di E.N.D. e fatto sì che tutto si
risolvesse per il verso
giusto. Non avrei sopportato di perderti, non dopo aver sofferto la tua
mancanza quando la Gilda è stata sciolta. Poi è
tornata la pace, ma tra noi è
rimasto tutto come prima. Perché? Forse nel tuo cuore non
c'è posto per
nient'altro, se non l'avventura?
La
verità è che sono stanca. Ti
aspetto da secoli, ormai, eppure continui a non capire. A volte mi dico
che, in
fondo, stiamo bene anche così, ma è solo una
bugia. Io voglio averti per me.
Voglio essere tua. Voglio abbracciarti come non ho mai fatto prima e
dirti che
sei tutto il mio mondo.
...Stavo
per scrivere altre due
parole, ma mi sono fermata in tempo. Mi piacerebbe trovare il coraggio
di
pronunciarle ad alta voce e guardandoti negli occhi, ma temo proprio
che sarà
arduo riuscirci. Fino ad allora, questa lettera sarà la sola
testimone di ciò
che provo per te. E anche se tu non dovessi provare nulla di simile nei
miei
confronti, sarò comunque libera dalla catena che mi
opprimeva il cuore.
Tua, sempre
-Non
so cosa dire-, fiatò appena il
Dragon Slayer.
-Potresti iniziare con lo scusarti con
me-, ribatté Gray.
-Perdona Lluvia, si è comportata da
stupida!-, la maga della pioggia gli si gettò ai piedi,
avvinghiandosi alle sue
ginocchia in un mare di lacrime. -È tutta colpa...!-.
-Possiamo anche smetterla con tutte
queste storie. E, Natsu-, il tono di comando di Erza lo riscosse dalla
nuova
trance in cui era caduto nel fissare la lettera, -sarà il
caso che tu faccia
qualcosa, non credi?-.
Il mago del fuoco annuì con un debole
cenno della testa. Piegò il foglio e lo infilò
nella tasca del gilet, poi si
rivolse a Mira: -Lucy è in biblioteca?-.
-Come sempre, del resto-, gli sorrise
lei.
-Ottimo. Vieni, Happy-.
Con passo sicuro e animo sollevato,
attraversò a grandi passi la sala principale della Gilda e
uscì nella luce
morente del tramonto, con l'exceed che volava a mezz'aria alla sua
destra.
-Ora che tutta questa faccenda ti ha
spaventato, glielo dirai?-, domandò il gatto.
Natsu si
prese un momento per rispondere. Con un sorriso furbo,
replicò: -Farò molto di
più, Happy. Molto, molto di più-.
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Capitolo 2 *** Capitolo II ***
Equivoci
d’amore
Capitolo II
La
biblioteca era quasi deserta. Gli
ultimi avventurieri stavano riconsegnando i libri consultati e si
preparavano a
tornare a casa, godendosi nel tragitto i pochi minuti di luce ancora
concessi
dal sole.
Levy era in piedi su una scala a
pioli, intenta a rimettere a posto i polverosi volumi dati in prestito
nel
corso della giornata. Due metri e mezzo più in basso, Lucy
la guardava compiere
l'operazione, passandole di tanto in tanto un altro libro da riporre.
-Ma sei sicura che ci sia riuscita?-,
stava chiedendo alla piccola scripter.
-Oh, Lucy, lo spero! Che altro avrei
potuto fare?-.
-Consegnarla tu, come avevamo
stabilito!-.
-C'è mancato poco che non la trovasse
Gajeel! E a quel punto cosa gli avrei detto? Che stavo custodendo per
te una
lettera d'amore?-.
-È tutto sbagliato-, Lucy si nascose
il viso dietro le mani, scuotendo la testa. -E se Wendy l'avesse
letta?-.
-È una ragazza discreta, lo sai
benissimo-, le fece notare Levy. -Meno male che ci siamo incrociate al
suo
rientro in Gilda. Con quale scusa sarei potuta salire al piano di
sopra, mh?
Dai retta a me, è stata una vera fortuna che lei e Charle
stessero tornando in
quel momento. Così, una volta ricevuto il foglio e le dovute
indicazioni, ha
chiaramente detto a Mira che non avrebbe pranzato e che avrebbe
preferito
riposare. Stai tranquilla-, la rassicurò ancora. Scese dalla
scala e le diede
una piccola pacca sulla spalla.
-Sarà, ma non riesco a stare calma. Ho
il terrore che possa finire nelle mani sbagliate-.
-Be', detto tra noi, quella lettera
non contiene un messaggio propriamente segreto. Tutta la Gilda sa che
sei
innamorata di Natsu-.
-SHHH!-.
La maga stellare le pose una mano
sulla bocca e si guardò intorno con fare circospetto. Vide
una ragazza
sistemarsi il mantello sulla schiena e uscire dalla biblioteca; Lucy si
azzardò
a tirare un sospiro di sollievo solo quando fu sparita all'esterno.
-Devi rilassarti. Sei tesa come le
corde di un violino-, rise Levy non appena l'amica le diede la
possibilità di
parlare.
-La fai facile, tu. Chissà come la
prenderà quando l'avrà letta-.
Nella sua testa Lucy rielaborò la
frase pronunciata in "Chissà se la capirà", ma
evitò di esprimere
quella considerazione a voce alta. Intanto anche Levy aveva recuperato
la
propria giacca, pronta ad andare via.
-Te ne vai di già?-, chiese la maga
stellare.
-Non è così presto, in fondo. E poi lo
sai, il bambino ha bisogno della sua mamma-, sorrise. -Sei tu che hai
ancora
molto da fare, o sbaglio?-.
Lucy annuì: -Sì, hai ragione. Devo
fare qualche altra ricerca per il romanzo e scrivere almeno altre
cinque pagine
per dirmi soddisfatta. È stata una giornata un po' persa,
quella di oggi. Ma
sai, con i pensieri che mi frullano per la mente...-.
-Ti capisco-. Levy sistemò anche
l'ultimo bottone nella giusta asola della giacca e recuperò
la sua tracolla:
-Allora buon lavoro. Chiudi tutto per bene quando hai finito, mi
raccomando-.
-Sì. Buon rientro a casa-.
Le due amiche si salutarono e presto
la scripter si lasciò alle spalle la porta della biblioteca.
Lucy fissò per
alcuni minuti la sala deserta davanti a sé, facendo volare
il pensiero alla
famigliola felice che Levy e Gajeel erano riusciti a costruire insieme.
Diamine, chi l'avrebbe mai detto? Quella sola immagine la riempiva da
una parte
di gioia, dall'altra di tristezza; chissà se e quando
sarebbe toccato anche a
lei vivere con marito e figli?
Scosse la testa per allontanare quelle
fantasticherie che le ricordavano immancabilmente la lettera scritta un
paio di
giorni prima. Una sera aveva detto a Mirajane di non sentirsi molto
bene e che
quindi non avrebbe cenato in Gilda; si sarebbe accontentata di riposare
a
stomaco vuoto. Dopo essersi congedata da lei, era corsa a casa e senza
pensarci
un secondo di più aveva abbozzato qualche riga finendo per
scrivere a cuore
aperto. E così, forse con un'avventatezza inconsueta per
lei, aveva deciso che
avrebbe consegnato il foglio a Natsu, cercando di fargli capire una
volta per
tutte cosa provava per lui. Il buon proposito, però, si era
volatilizzato con
il sonno: al risveglio, Lucy aveva riletto la lettera ed era stata
tentata di
strapparla, dandosi della stupida per aver anche solo pensato alla
possibilità
di farla finire nelle mani del ragazzo. Allo stesso tempo,
però, le era venuta
in mente un'altra idea: affidarla a qualcuno di cui potersi fidare
ciecamente e
chiedere che la portasse al destinatario. Quell'opzione le era parsa la
più
efficace e quindi, giunta in biblioteca, ne aveva parlato con Levy, la
persona
in cui credeva di più.
Peccato che l'amica le avesse detto di
aver dato a sua volta la lettera a Wendy. Quel giro di mani non faceva
altro
che tormentarla, così come immaginare che qualcun altro
potesse scoprire il suo
amore segreto.
"Non propriamente segreto. Tutta
la Gilda sa che sei innamorata di Natsu".
Le parole di Levy le riecheggiarono
nella testa e Lucy si coprì con forza le orecchie come se
questo potesse
aiutarla a non sentire la voce della ragazza. Strinse gli occhi e di
colpo le
apparvero davanti i volti dei membri di Fairy Tail, da Erza a Max:
possibile
che ognuno di loro sapesse? Possibile che il suo amore, celato tanto a
lungo,
fosse palese a tutti, meno che all'interessato?
Lucy sbuffò. Si abbandonò per alcuni
secondi ancora allo schienale della sedia e poi si decise a mettersi
all'opera.
Finalmente sola e più o meno priva di distrazioni, prese dal
cassetto della
scrivania a cui era seduta il manoscritto che stava ultimando. Si mise
sotto
gli occhi le ultime tre pagine scritte e le rilesse attentamente per
recuperare
il segno perso la sera prima.
"Sì, come dimenticarlo? Il sonno
mi ha fermata proprio sul più bello", pensò,
scorrendo le fitte righe
d'inchiostro. "E mi toccherà ricominciare con una bella
ricerca".
Si voltò e fissò sconsolata i grandi
scaffali pieni di libri. -A noi due-, disse, sfidando l'enorme
biblioteca.
Lasciò il manoscritto lì dov'era e si
allontanò lungo la prima corsia. Stava cercando
un'enciclopedia o comunque
qualcosa che potesse aiutarla a parlare in modo serio di fiori. Le era
sembrato
di aver visto, da qualche parte, una sorta di dizionario sulla
floricoltura, ma
non avrebbe saputo dire come e dove cercarlo.
-Magari sotto la lettera
"F"?-, si chiese tra sé e sé, spostandosi tra gli
scaffali. Giunse
sotto il ripiano che la interessava e si rese conto di avere di fronte
la
sezione "FO".
-Oh, no, mi toccherà prendere la scala!-.
Sospirando, tornò al punto di partenza
e si trascinò dietro la scala cercando di fare meno rumore
possibile.
L'appoggiò allo scaffale e cominciò a salire,
scrutando le sigle nella penombra
che ora avvolgeva la biblioteca.
-FI,
FLA, FLE... FLO... FLOR! Sì,
ci siamo!-. Scorse con l'indice una lunga fila composta da non meno di
quindici
libri e infine estrasse il volume che tanto bramava. -"Floricoltura e
linguaggio segreto dei fiori". È anche meglio di quanto
ricordassi!-.
Scese i pioli e corse alla scrivania.
Sedette, cominciando a studiare il sommario, e sfogliò
qualche pagina, leggendo
qua e là in cerca di ispirazione.
-Dunque, vediamo...-, parlava piano,
districandosi nell'oceano di nozioni che Miss Iris Floriae, l'autrice
del
libro, aveva stipato nelle abbondanti seicento pagine che componevano
il
saggio. -Ci vorrebbe un fiore particolare, qualcosa di diverso, ma
comunque
simbolico. Qualcosa che non possa essere decifrato facilmente. Questo,
per
esempio? No, il garofano è troppo esplicito. Di rose non
voglio nemmeno sentir parlare!
Una margherita, magari? La gerbera?-.
Sfogliò ancora. I disegni e i colori
dei fiori si susseguivano di pagina in pagina, ma nessuno sembrava
essere
adatto alla scena che voleva descrivere nel suo romanzo. Pian piano
scartò i
tulipani e qualsiasi altro bocciolo dal colore rosso: era troppo
facile, a suo
avviso, capire quale messaggio veicolasse quella sfumatura.
-E questo?-.
Il suo sguardo fu improvvisamente
catturato dalla raffigurazione di un grosso albero dai minuscoli fiori
bianchi,
raggruppati lungo i rami come fossero glicine. Avevano una forma molto
particolare, con il centro striato di sottili venature gialle e verdi;
i
petali, invece, erano tondeggianti e candidi.
-Non credo di aver mai visto una
pianta simile-, disse tra sé e sé Lucy, leggendo
la descrizione sotto
l'immagine. -"Acacia"-, scandì, -"albero o arbusto a foglie
bipennate, i fiori sono riuniti in capolini o in spighe... E possono
contare su
un significato specifico da sfruttare per lanciare un messaggio ad un
amico, ad
un familiare o alla persona amata"-.
Spalancò gli occhi. Quelle poche righe
sembravano essere state scritte appositamente per lei, per il suo
romanzo e, in
un certo senso, anche per la situazione in cui si trovava. Riprese la
lettura
con un'attenzione addirittura maggiore e bevve le frasi successive,
leggendole
febbrilmente: -"Il suo significato moderno è legato
all’amore platonico,
quel sentimento che per quanto presente non viene espresso nel pieno
delle sue
potenzialità"-, si fermò un istante, sentendo i
battiti del cuore
accelerare, poi continuò, -"o anche a un amore segreto, in
grado di
resistere alle avversità del tempo e della situazione non
favorevole in cui è
nato e si è sviluppato"-.
Lucy lesse una seconda volta quanto
trovato. La scena di cui voleva parlare le si materializzò
davanti agli occhi,
nitida e limpida come il cielo d'estate. Spostò il libro,
tenendolo aperto
sulla pagina che le interessava, e recuperò dal cassetto
penna d'oca e
inchiostro. Ispirata, si lanciò sul foglio del manoscritto
lasciato a metà,
finendo di riempirlo. Smaniosa di proseguire, afferrò altra
carta e continuò a
scrivere, presa dal fuoco che ora le ardeva nel petto.
La stesura la assorbì tanto da non
accorgersi della porta della biblioteca che si apriva e richiudeva con
un
rumore sordo.
-Lucy? Sei ancora qui?-.
Al sentire una voce - quella voce -
la ragazza sobbalzò.
Scattò in piedi e fece attenzione a coprire i fogli del
manoscritto con il
saggio sulla floricoltura per evitare che chiunque potesse sbirciare
ciò che
stava scrivendo. Poi, tentando di comportarsi nel modo più
naturale possibile,
guardò davanti a sé e accolse con un piccolo
sorriso Natsu e Happy.
-Ciao, ragazzi! Come mai da queste
parti?-, chiese, sentendo gocce di sudore freddo correrle lungo la
schiena.
-Siamo venuti a salutarti, che
domande! E poi ci dovrebbe essere un motivo particolare per farti
compagnia?-.
La risposta di Natsu la spiazzò, ma
evitò accuratamente di sembrare preoccupata: -No, certo.
È solo strano vedervi
in biblioteca-.
-Be', non è esattamente il posto per
me, in effetti, ma mi faceva piacere vedere cosa stavi facendo. Non ci
siamo
visti per tutto il giorno e anche ieri sera sei scappata in tutta
fretta dopo
cena-.
-Avevo da fare. Sai, il libro...-.
-Perché non me ne leggi un pezzetto?-.
Lucy si irrigidì: -Cosa?-.
-Che bella idea! Anche io voglio
sentire!-, pigolò Happy, planando sulla scrivania.
La giovane scrittrice si lanciò sul
saggio e sui fogli semi nascosti del manoscritto, incrociandovi sopra
le
braccia a mo' di protezione: -Oh, no, è davvero pessima,
invece!-.
-Ma se il tuo primo libro è stato un
successo! Questo non potrà valere meno, non ti pare?-,
provò a farle notare
Natsu.
-No, non se ne parla. Se vorrete, lo
leggerete quando sarà finito. Ci sono ancora troppe cose da
sistemare, senza contare
che mi manca molto prima di ultimarlo. Per favore, tornate alla Gilda-.
Si pentì di aver detto quell'ultima
frase subito dopo averla pronunciata. Vide il musino di Happy
corrucciarsi e le
sue pupille ingrandirsi: stava per piangere.
-Non ci vuoi qui?-, disse il gatto,
trattenendo un singhiozzo.
-No, non è questo. Io... Sono
impegnata, voglio finire di scrivere questo capitolo e... Ti prego, non
fare
così!-.
-Vieni, Happy, usciamo fuori a
prendere una boccata d'aria-.
-Aspettate, per favore!-.
Lucy fece il giro della scrivania e
prese in braccio l'exceed, cullandolo nella speranza di consolarlo.
-Non voglio
che pensiate che vi detesto o cose simili. Non piangere, Happy-.
-C'è un bagno, da queste parti?-,
domandò Natsu.
-Sì, certamente. È alla fine di quel
corridoio, sulla destra-.
-Allora andiamo, piccoletto. Sarà il
caso di soffiarti il naso-.
La maga stellare aprì gradualmente le
braccia e il gatto spiccò il volo, seguendo l'amico. Li vide
allontanarsi nella
penombra e si voltò a osservare il piano ingombrato della
scrivania, ponderando
cosa fare. Come un fulmine a ciel sereno, il pensiero che Natsu avesse
visto la
lettera la fece trasalire.
Aspettò qualche minuto. Stava per
tornare a sedere quando il Dragon Slayer fece ritorno.
-Dov'è Happy?-, gli domandò.
-Ha preferito chiudersi in bagno. È
molto sensibile, in certi momenti-.
Lucy abbassò lo sguardo, rammaricata:
-Mi dispiace, non volevo ferirlo. E non volevo ferire nemmeno te,
ovviamente-,
aggiunse. Ci mancava solo che Natsu credesse che non le importasse
niente di
lui!
-Be', in un certo senso l'hai fatto
comunque-.
La ragazza sgranò gli occhi:
-Quando?-.
-Sai-, riprese a parlare lui,
-nell'ultimo periodo sei stata un po' fredda con me e Happy. Distante,
ecco.
Sappiamo che hai molte cose da fare, però... È
strano non averti con noi. Ormai
non sono più abituato a stare senza di te-.
Lucy deglutì a vuoto, vedendo Natsu
grattarsi la nuca con fare insolitamente timido. -Oh, ecco...
Scusatemi, non
volevo dare questa impressione-.
-Sei diversa. Anche il tuo odore è
cambiato-.
-No, dai, non annusarmi...!-.
Il Dragon Slayer inspirò
profondamente, avvicinandosi a lei di un solo passo. -Non è
più come prima. Due
anni fa era ancora leggero, mentre adesso, invece, è
più intenso. Sei cresciuta
molto, Lucy. Come direbbe anche Erza, sei una donna, ora-.
La maga non sapeva più dove guardare.
Sentire Natsu dire quelle cose era imbarazzante, eppure non voleva che
smettesse. Le solleticavano un punto imprecisato dietro lo stomaco, che
le si
era annodato per la tensione fin dall'arrivo dei due compagni.
-Non so cosa dire-, provò a spezzare
la tensione con un risolino stentato, -non mi aspettavo che tu potessi
parlare
di certi argomenti-.
-Perché no? Sei mia amica e sai che mi
piaci. Così come mi piace il tuo odore, anzi, lo preferisco
adesso-.
Il ragazzo le rivolse un sorriso e
Lucy si sentì avvampare. "Ha letto la lettera", si disse
mentalmente,
"l'ha sicuramente letta. E se mi stesse prendendo in giro? Se non
provasse
quello stesso affetto? D'altronde mi ha appena definita amica, non
posso certo
pretendere altro".
-Mi farebbe davvero piacere se mi
leggessi qualcosa di ciò che stai scrivendo-,
continuò lui. -Se ne hai voglia,
ovviamente. Non pensare che non mi importi di quello che fai. Sbagli di
grosso,
se lo credi-.
Ora la stava guardando con estrema
serietà. Il flusso dei pensieri di Lucy si interruppe e la
scrittrice raccolse
le idee: -Sei proprio sicuro? Cioè, proverò a
selezionare qualcosa, ma mi devi
promettere che non riderai. Non devi prendermi in giro, chiaro?-,
disse,
sentendo le orecchie bruciare per l'imbarazzo.
-D'accordo. Affare fatto-.
Natsu le porse una mano e lei la
strinse, segno che il patto era siglato.
-Allora, fammi pensare... Prendi una
sedia, intanto, almeno non resterai più in piedi-.
Il Dragon Slayer annuì e si allontanò
verso una fila di tavoli come gli era stato consigliato. Lucy, intanto,
spostò
su un lato della scrivania il saggio di floricoltura e
sfogliò le pagine del
suo manoscritto. Cosa poteva leggergli? Era parecchio indecisa, a
questo proposito.
-Ecco qua-, Natsu le si accomodò
accanto, sbirciando il grosso volume rilegato che troneggiava a qualche
centimetro dal suo braccio. -Fiori? Non è che stai scrivendo
un trattato
sull'argomento?-.
-Niente di simile-, sbuffò lei, senza
smettere di voltare le pagine. La domanda del compagno,
però, le fece venire
un'idea – una malsana idea, come si disse in una frazione di
secondo. -Bene.
Vorrei leggerti una parte dell'ultimo capitolo che ho scritto. Non
è ancora
completo, purtroppo, ma mi piacerebbe avere un tuo parere-.
L'espressione di Natsu la convinse a
proseguire e la lettura ebbe inizio.
La pendola stava
battendo i dodici
rintocchi di mezzogiorno. Lord Daniel Bourgh la stava fissando da
parecchi
minuti, fin da quando era entrato nel salone. Ogni volta che il pendolo
oscillava, scandendo l'arrivo della nuova ora, il nobile pensava a dove
si
trovasse lei in quel momento.
-C'è
qualcuno alla porta, signore-.
La voce del
suo maggiordomo gli arrivò
flebile alle orecchie. Si girò a guardarlo e chiese: -Di chi
si tratta?-.
-È
una donna, mio Lord-.
-Mademoiselle
Celia, forse?-. Dalle
sue labbra era uscito un tono speranzoso che avrebbe preferito
dissimulare, ma
ormai era troppo tardi.
-No.
Sembrerebbe essere un'anziana
domestica, dai vestiti-.
-Occupatene
tu, allora-, il nobile si
lasciò cadere sul divano, deluso. -Non desidero essere
disturbato da nessuno-.
-Bene,
signore-.
Il
maggiordomo girò sui tacchi e tornò
alla porta. Daniel carpì qualche parola, finché
qualcosa non catturò il suo
interesse: -...allora consegnategli pure questo, da parte della mia
padrona-.
In un
istante fu in piedi. Uscì in
tutta fretta dal salone e raggiunse l'ingresso di casa. Una piccola
vecchietta
era incorniciata sulla soglia della porta e stava passando qualcosa
all'anziano
Louis.
-Signora-,
avanzò il nobile, -venite forse
su ordine di Mademoiselle Celia?-.
Il
maggiordomo si fece da parte e la
donna mosse un passo dentro la sfarzosa villa dei Bourgh, accennando un
inchino: -Sì, mio Lord. È per voi-.
Tese la sua
manina avvizzita e gli
porse una busta sigillata con ceralacca. Sopra vi era inciso il simbolo
della
casata dei LeFevre.
-Vi manda a
dirmi qualcosa?-, chiese
ancora lui.
-No,
signore. C'è solo la lettera che
vi ho consegnato. E questo-.
Nel pugno
sinistro teneva stretto un piccolo
ramoscello fiorito. Daniel lo afferrò con delicatezza.
-Mi sarete
sempre amica per questo-,
le disse.
-Aspettate
a dirlo, signore. Il
contenuto di quella busta potrebbe farvi male-.
Con un
altro inchino la donna si
congedò, voltando le spalle ai due uomini. Louis richiuse la
porta e il nobile,
improvvisamente spaventato dalle parole della vecchia domestica, volse
lo
sguardo alla lettera che teneva in pugno. Poggiò il rametto
su un antico comò e
ruppe il sigillo di ceralacca usando entrambe le mani. Tremando,
tirò fuori
dalla busta un foglio accuratamente ripiegato su cui spiccavano poche
frasi. Le
lesse con foga, quasi volesse carpirne il significato con una sola
occhiata. Le
parole contenute, però, lo resero folle.
-Andrà
via!-, esclamò, sentendo gli
occhi diventare lucidi. -Partirà oggi stesso. Non una
spiegazione, non un
conforto; solo "Addio". Perché mi fa questo, quando sa che
mi consumo
per lei?-.
Daniel
smaniava. Rilesse il messaggio
nell'inutile speranza di averlo mal interpretato, ma nulla: il congedo
di Celia
era definitivo e per lui non c'era ritorno dal viaggio di disperazione
appena
intrapreso.
-Fratello,
cosa accade?-.
Il Lord
portò lo sguardo sulla cima
dell'imponente scala che conduceva al piano superiore. Sua sorella era
appoggiata alla balaustra e assisteva dall'alto a quella scena,
impietosa.
-Claire-,
la chiamò lui, -è tutto
perduto. Credevo che mi amasse, invece mi ha appena ucciso con questa
lettera.
Asettiche parole di addio, nessuna che tradisca affetto per me. Muoio
sapendo
di essermi illuso-.
Mentre
parlava, sua sorella era scesa.
Gli si avvicinò e si fece dare il foglio: -Dici che non
trapela nulla, ma
sbagli: queste frasi grondano dolore. Celia sta scappando da te per
paura di
soffrire. Non si spiega il motivo di questa partenza improvvisa,
altrimenti.
Non dopo la gita al lago e il pranzo domenicale della settimana scorsa.
La
piccola è probabilmente sconvolta tanto quanto lo sei tu. E
questo?-, aggiunse.
Si era accorta del rametto abbandonato poco prima sul mobile che
arredava parte
dell'ingresso di casa.
-Me lo ha
dato la domestica inviata da
Celia. Tanto valeva cogliere margherite lungo la strada-.
Claire lo
afferrò con delicatezza e lo
esaminò, attenta ad ogni particolare. Inspirò il
profumo lieve dei boccioli
appena aperti e poi domandò: -Sai da quale pianta
è stato reciso?-.
Daniel
scosse la testa.
-È
acacia. Dal nettare di questi fiori
si ricava miele. La cosa più importante, però
– e che ti chiarirà le idee –
è
il loro significato: donarli a qualcuno equivale a dichiarare un amore
tenuto
segreto e che si ritiene non sia corrisposto. Hai capito, adesso, cosa
voleva
davvero dirti Celia? Ha fatto sì che questi fiori ti
rivelassero ciò che non è
stata capace di esprimere con le parole-.
Vedendo suo
fratello strabuzzare gli
occhi e diventare paonazzo per l'imbarazzo, lo esortò
ancora, chiedendo:
-Dunque? Cosa farai adesso?-.
-Perché non
continui?-, domandò
Natsu.
-Mi sono fermata
qui. Il seguito deve
ancora essere scritto-.
Lucy
tentò di fissarlo per almeno
dieci secondi consecutivi, ma non resistette per più di tre.
Volse gli occhi a
quell'ultima pagina e chiese cosa ne pensasse.
-È...
Bello-, rispose lui dopo un
attimo di indecisione. -Forse alcune frasi sono un po' troppo complesse
e
solenni, almeno per me, ma è bello. Però-, e nel
dirlo le prese una mano,
obbligandola di fatto a guardarlo in viso, -cosa succede dopo?-.
-Dipende-, fece
spallucce lei.
-Dipende? Da cosa?-.
-Da come andranno
le cose d'ora in
avanti-.
Lucy sapeva di star
arrossendo. Si era
esposta troppo, si era lanciata in qualcosa più grande di
lei. Eppure,
nonostante le ondate di terrore che continuavano ad assalirla, una
vocina nella
testa le bisbigliava di proseguire e vivere fino in fondo ogni emozione
che le
toccava il cuore. Per questo aggiunse: -Se tu fossi il protagonista,
cosa
faresti?-.
Inaspettatamente la
risposta di Natsu
fu immediata: -È semplice. Correrei da lei e la pregherei di
non andare via. Le
direi che ha torto se pensa che non mi importi di lei. Soprattutto, le
chiederei di restare sempre con me, qualunque cosa accada. È
semplice, lo
ripeto; ed è esattamente tutto quello che ho deciso di fare
quando ho letto
questa-.
Estrasse dalla
tasca il foglio
malconcio e lo poggiò sulla scrivania. Per un istante il
cuore di Lucy si
fermò, per poi riprendere a pompare sangue accelerando
sempre di più. Gli occhi
della ragazza erano sbarrati da ansia e terrore, anche se una nuova
sensazione
le stava riscaldando l'animo.
-Questa lettera mi
ha fatto riflettere
tanto, Lucy. Lo sai, non sono molto bravo con le parole, non quanto te,
almeno.
Però, ecco... Leggerla ha avuto uno strano effetto su di me.
Stamattina credevo
che io e te fossimo solo amici, come è sempre è
stato, ma adesso è cambiato
qualcosa. La lettera ha risvegliato in me qualcosa di assopito, anzi,
di
nascosto. Così nascosto che nemmeno io sapevo esserci. Ma il
pensiero di
poterti perdere, che tu possa stare con qualcun altro, il pensiero di
non
averti con me ed Happy... Non lo posso accettare-.
Le strinse
più forte la mano e la maga
stellare trattenne il respiro. Non poteva credere a ciò che
stava
ascoltando.
-Forse sbaglio-,
continuò lui, -ma il
tuo libro parla di noi, non è così?-.
Lucy era al limite.
Non aveva idea di
quale sfumatura le ravvivasse il viso, ma era convinta che, qualsiasi
fosse, doveva
star uscendole del fumo dalle orecchie. Non capì nemmeno lei
con quale forza –
o forse debolezza? – annuì alla sua domanda con un
semplice battito di ciglia.
-Se i protagonisti
siamo noi-, disse
il Dragon Slayer, -allora so perfettamente come continua la storia-.
La mano con cui
aveva tenuto stretta
quella della ragazza le risalì pian piano il braccio fino a
sfiorarle la
guancia. Il calore che sprigionava ubriacò Lucy, in trance
per ciò che stava
accadendo. Natsu le prese delicatamente il viso con entrambe le mani e
i due
ragazzi si avvicinarono, ritrovandosi, come già accaduto
molte altre volte, a
toccare l'uno la fronte dell'altra. Si guardarono negli occhi, entrambi
li
chiusero per alcuni secondi e infine tornarono a guardarsi. La
scintilla si
trasformò pian piano in una fiamma: Natsu protese le labbra
e le poggiò su
quelle delicate di lei.
Non poteva bastare.
La fiamma divenne
fuoco e il bacio si fece profondo, maturo, appassionato. Le loro bocche
si
cercarono più volte, trovandosi sempre. Lucy si sentiva
stordita, troppo presa
da un'ondata che mescolava gioia, piacere e attrazione. Si chiese cosa
stesse
passando per la testa del Dragon Slayer, quali emozioni lo spingessero
ad
aumentare il contatto tra loro. Si abbandonò a lui.
Il fuoco,
però, era ancora poca cosa.
L'ardore del ragazzo mutò in incendio.
Si
separò da Lucy e si alzò,
inducendola a fare lo stesso. Le punte delle dita delle loro mani si
sfioravano: quel semplice tocco fugace bastava a scatenare istinti
sconosciuti
a entrambi. Si specchiarono l'uno negli occhi dell'altra: ora la maga
stellare
poteva vedere nel suo sguardo una luce diversa, famelica.
Sentì il nodo allo
stomaco sciogliersi e una vampata calda sprigionarsi dal basso ventre.
Non parlavano.
D'altronde, le parole
tra loro non erano mai davvero servite. Dialogarono muti nel silenzio
della
biblioteca finché Natsu non tornò alla carica
baciandola ancora.
Il quinto incontro
delle loro labbra
fu irruento. Il ragazzo le fece scivolare una mano dietro la schiena,
avvicinandola a sé tanto da annullare qualsiasi distanza.
Dal canto suo, Lucy
gli circondò il collo con le braccia e gli
accarezzò la nuca, cercando della
dolcezza in tanta foga.
Natsu non concesse
nulla. Le bruciò la
bocca con il suo bacio incandescente e volle sempre di più,
mai sazio. La
ragazza non pose alcun freno alla sua irruenza, anzi, rispose a ogni
suo tocco
soffocando un mugolio estatico. Non si era mai sentita così
felice.
Il Dragon Slayer la
spinse dolcemente
verso lo scaffale più vicino. La intrappolò in
uno spazio che lei avrebbe
considerato un paradiso: tra le sue braccia e i libri. Non smise di
baciarla;
lasciò libere le sue labbra e si dedicò al collo
niveo, che Lucy aveva esposto
piegando leggermente la testa. Le tracciò una linea umida
sulla pelle e inspirò
il suo profumo a pieni polmoni. L'odore, da lui stesso definito
più marcato che
in passato, lo incitò a continuare con rinnovato entusiasmo.
Le
abbassò appena lo scollo della
maglia che indossava e depositò anche lì un
piccolo bacio. In uno slancio di
ritrovata delicatezza smorzò la propria foga e le
accarezzò i fianchi,
abbassandosi pian piano e sfiorandole il petto con la fronte. Si
inginocchiò:
le guardò il ventre, piatto sotto la maglia morbida, e lo
baciò dopo averlo
scoperto, introducendo lentamente le dita sotto il tessuto.
Lucy
gettò indietro la testa.
Percepire i polpastrelli di Natsu che le risalivano l'addome e i
fianchi la
fece rabbrividire di piacere. Aveva apprezzato molto l'attenzione e la
delicatezza con cui le aveva alzato la maglia, segno che non voleva
forzarla in
niente che non volesse anche lei. Inoltre la maga stellare, vedendolo
poggiare
le ginocchia a terra, aveva tuffato le mani nei suoi capelli,
scompigliandoli
ancor più del solito e assicurandosi che il ritmo dei suoi
baci fosse regolare.
Le mani del ragazzo
vagarono ancora.
Scesero seguendo la linea dei fianchi e le accarezzarono le gambe.
Quella
mattina Lucy aveva optato per una gonna lunga fino al ginocchio e in
quel
momento benedisse il Cielo per quella decisione presa in fretta e
furia. Chiuse
gli occhi al sentire la pelle calda di Natsu sfregare contro la sua e
non
riuscì a trattenere un gemito di sorpresa quando lui fece
scorrere le dita sul
retro delle ginocchia, risalendo pian piano fino a lambirle le cosce,
scostando
con sapienza la stoffa colorata.
-Sei morbida-, lo
sentì parlare in un
sussurro. La maga stellare sorrise a quell'uscita degna di un bambino.
-Quando fai
così sei davvero... Ah!-.
Le parole furono
soffocate da una
netta espressione di sorpresa. Avrebbe voluto dire che le sembrava un
bambino,
per l'appunto, ma la presa decisa con cui Natsu le aveva stretto le
gambe,
sollevandola come fosse un fuscello, le aveva fatto cambiare
completamente
idea.
Il ragazzo aveva
fatto leva con le
braccia e Lucy si ritrovò seduta a mezz'aria, la schiena
poggiata contro i
libri ben riposti sullo scaffale. Ora che il Dragon Slayer si era
rialzato
poteva di nuovo guardarlo dritto negli occhi. Ciò che vide
la convinse
definitivamente che, no, Natsu non era poi così bambino come
credeva.
Lo sguardo del
giovane fiammeggiava.
Lucy seppe con certezza che dentro di lui si stava agitando un demone
affamato.
Qualcosa di simile si muoveva anche in lei, ma non con la stessa forza.
O
almeno questo era ciò che pensava.
Le mani di Natsu,
ancora ferme intorno
alle sue cosce, si spostarono a ridosso dei fianchi. La presa
continuava ad
essere salda, forse anche più di prima. La gonna era ormai
accartocciata contro
lo stomaco di Lucy e le lasciava completamente scoperte le gambe
bianche.
-Stringiti a me-,
le disse lui in un
orecchio. Il soffio del suo respiro la fece tremare. -Non voglio
correre il
rischio di lasciarti cadere-.
La ragazza
obbedì senza esitare. La
posizione in cui si trovava le risultava scomoda e il timore di poter
perdere
l'equilibrio l'aveva assillata nel momento stesso in cui lui l'aveva
sollevata
contro lo scaffale. In un secondo gli si aggrappò alle
spalle, annodandogli le
gambe intorno al bacino. Il cuore, pronto ad esplodere in qualsiasi
istante,
urlava di smettere e andare avanti allo stesso tempo.
I loro corpi erano
prossimi alla
fusione. Mentre riprendevano a baciarsi, alternando
impetuosità a calma, il
seno di Lucy premeva contro il petto di Natsu. Ciò che
alimentava la foga di
entrambi era però il contatto lieve dei bacini. Il basso
ventre di lui bruciava
quello già incandescente di lei, sprigionando scintille che
aspettavano solo
l'attimo in cui sarebbe divampato l'incendio.
-Mi sento tutto un
fuoco-, le soffiò
sulle labbra e Lucy sorrise: quella frase non era mai stata tanto
indovinata.
-Anch'io-, gli
rispose in un istante
di tregua. Le loro bocche s'incontrarono il secondo successivo.
Per una manciata di
minuti rimasero in
quella posizione come due statue. Nella penombra che poco alla volta
avvolgeva
sempre più la biblioteca, complice il sole al tramonto, era
impossibile
distinguere dove finiva il corpo dell'uno e dove iniziava quello
dell'altra.
Con le mani sempre
ancorate sotto le
cosce di Lucy, sicuro che in questo modo non sarebbe mai caduta, Natsu
fece
aderire ancor di più la schiena della ragazza contro lo
scaffale. Nel farlo, il
bacino le accarezzò l'intimo, appena visibile sotto la
gonna. Alla maga
stellare scappò un sospiro e il Dragon Slayer le
baciò il collo.
Era troppo, ma,
paradossalmente, non
abbastanza. Mentre le labbra del ragazzo le sfioravano la clavicola,
Lucy calò
la testa vicino al suo orecchio: -Voglio di più-.
Natsu
rialzò lo sguardo. Stavolta era
lei ad avere fiamme negli occhi.
-Adesso?-.
-Qui. Ora-.
C'erano decisione e
consapevolezza
nella sua voce. Voleva, doveva andare
fino in fondo. Natsu, al contrario, le parve di colpo spaventato.
Leggendo
un'ombra di esitazione sul suo viso, Lucy ebbe paura di essere lei
quella
animata da un demone.
-Ne sei sicura?
Io... Non so se...-.
Non era da lui
dimostrarsi restio all'azione.
Ed effettivamente quello successivo era un passo molto importante per
entrambi,
oltre che per la loro relazione.
-Ti amo.
È quello che volevo scriverti
anche nella lettera-, le parole della maga stellare giunsero a rompere
il breve
silenzio sceso su di loro, -ma mi sono detta che non avrebbe avuto la
stessa
intensità. Adesso ho trovato il coraggio per esprimerlo ad
alta voce. E l'ho
trovato perché tu sei il mio coraggio. Ti amo e voglio
essere tua, sempre-.
Era riuscita a
parlare guardandolo dritto
negli occhi, senza alcuna incertezza. Lo baciò con dolcezza,
prendendo
l'iniziativa. Natsu le rispose con la stessa intensità,
mentre i capelli della
ragazza gli ricadevano sul viso.
-Penso di essermi
innamorato anch'io-,
disse lui tra un bacio e l'altro. -Sono tuo come tu sei mia-.
Nella testa di Lucy
scoppiarono fuochi
d'artificio e il loro rombo si riversò nella foga con cui si
strinse ancor di
più a lui. Di colpo sentì i vestiti pesanti sulla
pelle: avrebbe voluto
liberarsene – meglio, desiderava che fosse Natsu a spogliarla
poco alla volta.
Però...
-Dov'è
Happy?-.
Chiederselo era
stato spontaneo e
tremendo. In un battito di ciglia il sudore che le correva lungo la
schiena
divenne freddo.
-Cosa?-.
-Happy. Lo hai
accompagnato in bagno,
ma...-.
Lasciò
scivolare via dal collo del
ragazzo entrambe le braccia e con leggera difficoltà
tornò a stare dritta in
piedi sulle proprie gambe. Spostò lo sguardo, ora offuscato
dalla paura, dal
Dragon Slayer al fondo del corridoio, lì dove aveva visto
sparire l'exceed.
Mosse qualche passo preoccupato, dando le spalle a Natsu: -Oddio!-,
esclamò,
coprendosi il viso con le mani. -Ci avrà sentiti! E se non
ci ha sentiti,
allora ci ha sicuramente visti! Ma quanto sono stup...-.
Le braccia del
ragazzo le cinsero la
vita. Il suo petto poggiava contro la schiena di Lucy.
-Ehi-, le disse,
dandole un bacio
sulla guancia e tornando a sussurrarle in un orecchio, -Happy non
è qui. Gli ho
chiesto di tornare alla Gilda-.
-E da dove...?-.
-È
volato via dalla finestra. Mentre
venivamo qui ci ho pensato e alla fine mi sono detto che avrei
preferito stare
da solo con te. L'ho spiegato anche a lui e se n'è andato.
Non preoccuparti-,
le schioccò un altro bacio leggero, stavolta a fior di
labbra perché Lucy si
era voltata a guardarlo, -non c'è nessuno con noi. Siamo io,
te e i libri-.
-Non stai
dimenticando
qualcos'altro?-.
Natsu la
fissò con aria interrogativa
e si sentì rispondere: -Il nostro amore segreto-.
-Non più
segreto, vorrai dire-, la
corresse, sorridendole e accogliendola tra le braccia.
-Sì,
invece. Lo sarà finché non saremo
entrambi pronti. Fino a quel giorno, lo terremo al sicuro e
sarà solo nostro-.
Lucy si
accoccolò contro il suo
torace. Poteva sentire chiaramente il cuore del ragazzo pompare sangue
con una
forza che per nessun normale essere umano sarebbe stata possibile.
-Va bene-,
acconsentì lui,
accarezzandole i capelli. Poi, senza riuscire a trattenere una mezza
risata,
aggiunse: -Non sono sicuro che il resto della Gilda la pensi
così. Anzi, forse
sarebbe il caso di farlo sapere a tutti, per evitare altri equivoci-.
-Quali equivoci?-.
La maga stellare
alzò la testa il
tanto che bastava per guardarlo. Natsu scosse il capo e, continuando a
sorridere, disse: -Niente, niente. Per un attimo ho pensato a Lluvia-.
Lucy lo
fissò per qualche istante
ancora e infine tornò ad abbandonarsi contro il suo torace:
-Eh-, sospirò,
-quella ragazza mi farà diventare matta. Eppure ormai
dovrebbe esserle chiaro
che non è Gray la persona che mi interessa-.
-...non
è così scontato. Credimi-.
-Sarà.
L'importante è che lo sappia
tu-.
Continuarono ad
abbracciarsi a lungo,
fin quando anche l'ultimo raggio di sole non fu scomparso oltre le alte
finestre della biblioteca. Il loro segreto era al sicuro, custodito nei
loro
baci e nel libro che Lucy stava ultimando. Avvolta dal tepore irradiato
da
Natsu, la maga stellare sorrise di nuovo, chiudendo gli occhi:
finalmente
sapeva come sarebbe finito il suo romanzo. Con un amore celato nei
fiori di
acacia, ma svelato e vissuto pienamente dai suoi protagonisti.
Da lei e da Natsu.
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Capitolo 3 *** Capitolo III ***
Equivoci
d’amore
Capitolo III
Per
quel giorno ne aveva proprio avuto
abbastanza.
Gray aveva cenato standosene zitto
zitto. Aveva visto Happy tornare alla Gilda da solo e si era chiesto se
quell'idiota di Mister Fiammifero avesse finalmente deciso di fare
ciò che
doveva. Probabilmente sì, perché altrimenti lo
avrebbe picchiato a sangue,
visto tutto quello che gli aveva fatto passare.
A Lluvia era meglio non pensare. La
ragazza aveva mangiato con Gajeel, Levy e il loro figlioletto
– ma quanto
crescevano in fretta, i poppanti? – e non c'era stato un solo
momento in cui
non lo avesse guardato. Gray ne era perfettamente consapevole; d'altra
parte si
era seduta in modo che gli fosse sempre davanti, seppur a parecchi
tavoli di
distanza. Il mago del ghiaccio aveva notato come continuasse ad avere
gli occhi
lucidi e a tirare su con il naso. Ah, ma se credeva di impietosirlo si
sbagliava di grosso! Non avrebbe attaccato, no.
Ora, salito in stanza, si era chiuso
la porta alle spalle e si era lanciato sul letto, stendendosi a fissare
distrattamente il soffitto con le mani a mo' di cuscino sotto alla
nuca.
Nonostante non volesse pensarci, la sua mente andava irrimediabilmente
da Natsu
e Lucy a Lluvia.
-Al diavolo!-, sbottò, scattando a
sedere sul bordo del letto. Si tolse in fretta giacca e maglia,
poggiò i gomiti
sulle ginocchia e si strinse la testa tra le mani. Se solo avesse
potuto
staccare la spina al cervello...
Toc
toc
Qualcuno
aveva bussato. Gray non si
mosse. Chiunque ci fosse dall'altra parte, avrebbe capito che non
poteva – o
non voleva – aprire. Non desiderava vedere nessuno.
Toc
toc toc
"Resta
calmo", si disse,
"inspira ed espira lentamente...".
Toc
toc
-Oh, ma insomma!-.
Con un balzo fu
alla porta e la aprì
con veemenza. La mano pallida di Lluvia, stretta a pugno, era ancora a
mezz'aria, pronta a bussare di nuovo.
-Ah, sei tu-,
sospirò. Lo aveva
immaginato. -Be'? Cosa c'è?-.
La ragazza si
guardò la punta degli
stivali. -Lluvia voleva scusarsi di nuovo per quello che è
successo oggi-.
-Mh, davvero?-.
-Non doveva saltare
a conclusioni.
Doveva pensare, prima di agire. Però Lluvia ci tiene tanto a
Gray e... Sarebbe
davvero dispiaciuta se lui non le volesse bene-.
Il Devil Slayer la
fissò restando in
silenzio. La giovane continuava a tenere gli occhi bassi.
-Io ti voglio bene.
Accidenti, come
potrei non volertene dopo quello che hai fatto per me? Dopo quello che
hai
rischiato per salvarmi la vita?-.
Lluvia
rialzò lo sguardo su di lui.
Stava per esplodere un'altra volta in lacrime.
-Ma devi anche
capire che ho bisogno
dei miei spazi. Sono un solitario, io. Non per questo non ti voglio
bene. Non è
difficile da comprendere, no? Ehi-, le afferrò le spalle con
delicatezza e le
puntò gli occhi dritti nei suoi, -mi ascolti? Sei e sarai
sempre una persona
molto importante per me-.
La maga della
pioggia annuì. Una
lacrima le inumidì le ciglia e Gray, vedendola scivolare
lungo la guancia, la
raccolse con la punta dell'indice: -Non piangere più,
d'accordo? Anch'io devo
scusarmi per come mi sono comportato. Non volevo ferirti in alcun modo-.
Lluvia
continuò a fissarlo e per un
momento il ragazzo si sentì a disagio. -Ti va di entrare?
Non mi va che gli
altri ci sentano, giù di sotto. Dai-, le poggiò
una mano dietro la schiena e
l'accompagnò dentro. Chiuse la porta, mentre lei lo guardava
ancora, e poi la
fece sedere sul bordo del letto. Prese posto al suo fianco e si
arrischiò a
circondarle le spalle con un braccio – era forse un tentativo
di consolarla?
Gray si stupì di se stesso!
Per tutta risposta,
Lluvia poggiò la
testa contro il suo avambraccio: -Gray mi perdona, allora?-,
domandò.
-...Sì,
ma a una condizione-.
La maga attese e
lui riprese: -Che non
succeda più una cosa simile. Che tu ti fidi di me. Che
busserai sempre prima di
entrare. E che non metterai mai più a soqquadro l'intera
stanza. Hai idea di
quanto ci ho messo a rimettere tutto in ordine?-.
Lluvia
soffocò una risatina di cui lui
si accorse ugualmente: gli aveva trasmesso la vibrazione attraverso il
braccio
a cui era poggiata.
-Non c'è
niente da ridere. Sembravi
indemoniata! Non c'era nulla che ti distraesse!-.
-A questo
proposito-, la maga si
raddrizzò e lo guardò, -Lluvia deve chiedere una
cosa-.
-M-mh-.
-Gray ha detto
molte parole, ma
qualcuna è stata particolare. Per esempio, ha detto che
avremmo potuto assumere
un incarico insieme e spartirci la ricompensa-.
-Sì,
è vero-, confermò lui.
Sospirando, aggiunse con fare rassegnato: -Se vuoi, domani possiamo
chiedere se
c'è qualcosa di adatto a noi due-.
-Sì!-,
Lluvia batté le mani, entusiasta.
-Facciamo proprio una bella squadra-.
-Sì,
sì, d'accordo-, si ritrovò a
sorridere anche lui senza nemmeno rendersene conto.
-C'è
anche un'altra cosa-, aggiunse
lei.
-Sarebbe?-.
-Be'-, e la ragazza
abbassò lo sguardo
una seconda volta, mentre le guance le riprendevano colore, -Gray ha
detto che
forse Lluvia aveva ragione e che dovremmo sposarci-.
-Ho detto proprio
così?-, chiese,
improvvisamente terrorizzato.
La maga
annuì. -E anche che Lluvia è
l’amore della sua vita e che l'ha fatta aspettare e soffrire
fin troppo-.
-Ah-, emise lui.
Qualsiasi parola
volesse pronunciare, ormai gli si era seccata in gola.
-Poi-, e al
sentirle aggiungere altro
Gray provò l'impulso di strapparsi i capelli e fuggire via,
-ha anche detto che
non può vivere senza di me-.
-...Credevo che non
stessi ascoltando
una sola parola-, esalò il Devil Slayer, bianco come un
cencio.
-Lluvia
è sempre piena di sorprese-.
Gli sorrise e lo
sorprese con un
bacio. Spiazzando se stesso, Gray le rispose portandole una mano al
viso e
accarezzandole una guancia.
-Possiamo fare
squadra anche stasera-,
bisbigliò lei sulle sue labbra.
-Non credo che...-,
tentò di fermarla.
Ma un altro istinto stava prendendo il sopravvento e non
impiegò la minima
forza per cercare di scostarla da sé.
-Dopo quella volta,
l'anno scorso, non
hai più voluto stare con me-.
-Non...
È questo-, esitò, mentre lei
faceva scorrere una mano sul suo petto nudo. -Eravamo... Ubriachi,
quella
sera-.
-Allora bisogna
chiedere a Mirajane di
farci bere più spesso-.
Senza interrompere
il contatto tra le
sue mani e il torace di Gray, Lluvia si alzò per sedersi di
nuovo, stavolta a
cavalcioni sulle gambe del ragazzo. Si guardarono.
-Cosa devo fare,
con te?-, domandò
lui. Non si aspettava una risposta – c’era della
retorica nel suo tono di voce,
ma la maga replicò comunque.
-Ciò che
vuoi. Ciò che Lluvia vuole.
Amami e basta, Gray-.
E lo fece.
Nonostante fosse ancora
incerto di ciò che provava per lei, nonostante a volte lo
facesse arrabbiare;
nonostante questo e tante altre cose a cui non voleva nemmeno pensare,
mentre
lei continuava a baciarlo si chiese se anche lui, come Natsu, non fosse
cieco
di fronte a qualcosa di evidente per tutti.
Forse anche in lui,
nascosto da
qualche parte, c'era amore. Ancora segreto, ma svelato
inconsapevolmente da
quelle poche frasi che aveva detto a Lluvia quel pomeriggio.
Tutto era nato da
un equivoco. E
sentendo un'onda crescere dentro di sé, portandolo a far
stendere la ragazza
sul letto e a sovrastarla per baciarle ogni porzione di pelle non
ancora
scoperta, Gray si disse che, sì, a volte certi equivoci
potevano cambiare la
vita. In meglio.
Angolo dell'Autrice
Buon pomeriggio/sera/qualsiasi sia l'ora in cui avete aperto (anche per
sbaglio XD) questa storia ^^
Finalmente, dopo praticamente un mese di PC fuori uso, eccomi di nuovo
in questo splendido Fandom per concludere una breve mini Long con
protagonisti i quattro più testoni personaggi di Fairy Tail.
Che dire? Mi scuso per il ritardo, non era mia intenzione prolungare
troppo l'attesa di chi ha seguito questa storia. Anzi, ringrazio
chiunque, appunto, l'abbia letta e apprezzata ^^
Poiché per me è stata in assoluto la prima storia
incentrata sulla coppia Natsu/Lucy (con un breve approfondimento, in
quest'ultima parte, sulla Gray/Lluvia), mi piacerebbe sapere cosa ne
pensate e se, soprattutto, riteniate che ci siano delle
sbavature/fuoriuscite nell'OOC dei vari personaggi. E' una richiesta
importante e ci terrei davvero tanto; mi rivolgo in particolare a chi
ha inserito la fiction nelle seguite o addirittura tra le preferite.
Detto ciò, mi dileguo; non voglio importunarvi oltre
:)
Alla prossima e ancora grazie *-*
|
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