Kingodom Hearts Before W

di Walt96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A New Journey ***
Capitolo 2: *** Masters and Visions ***
Capitolo 3: *** The Room of Prophecies ***
Capitolo 4: *** Light and Darkness ***
Capitolo 5: *** Freedom of Power ***
Capitolo 6: *** White Flash ***
Capitolo 7: *** The One I'd Like to Be ***
Capitolo 8: *** Battle Stadium ***
Capitolo 9: *** New Powers ***
Capitolo 10: *** Sanctuary ***
Capitolo 11: *** Secrets Revealed ***
Capitolo 12: *** Fallen ***
Capitolo 13: *** The Last Information ***
Capitolo 14: *** Time to be free ***
Capitolo 15: *** The Defense of Athom ***
Capitolo 16: *** The Only Thing Faster than Light is Darkness ***
Capitolo 17: *** Athom's Sacrifice ***
Capitolo 18: *** The Master of Masters ***
Capitolo 19: *** Kingdom Hearts ***



Capitolo 1
*** A New Journey ***


Kingdom Hearts
Before  W
 
 
 
 
 
Capitolo 1
 
A new Journey
 
 
 
 
“To be continued…” così finiva sempre, alle tre in punto, il cartone animato preferito da Walt, nonché uno dei pochi che veniva trasmesso e snobbato da tantissimi ragazzi che lo ritenevano da bambini.
Walt meditò un po’ sugli eventi appena visti nell’ultimo episodio mentre tornava in camera sua, si vestì, si mise la giacca e si apprestò per uscire.
«Io vado!» disse distrattamente a titolo informativo mentre cercava le proprie chiavi di casa nelle tasche della giacca.
«Con chi esci?» chiese la voce di sua madre proveniente dalla cucina.
«Sempre con Erik, come faccio ogni sabato da quasi cinque anni».
«Ok, divertiti» gli augurò e lui chiuse la porta.
Scese le scale a due per volta e si ritrovò nella via illuminata da un tiepido sole primaverile, era già aprile ormai.
Walt era un ragazzo che viveva nella città di Athom, una cittadina costiera serena e tranquilla; casa sua si trovava in un quartiere un po’ più in alto rispetto agli altri e mentre intraprese la strada principale, ammirò la vista del mare incorniciato dal viale alberato. Si vedevano anche le grandi mura che proteggevano la città. Non c’era mai stato un vero rischio per Athom, però tutti quanti erano così abituati a vederle lì che ormai erano considerate una specie di coperta protettiva della comunità.
Al di là delle mura si poteva vedere la foce del fiume Borum che percorreva le sue ultime decine di metri prima di buttarsi in mare, un immensa distesa blu che non sembrava avere fine.
I cittadini di Athom erano liberi di oltrepassare le mura quando volevano, infatti durante l’estate il mare era una meta fissa per tutti, nelle colline dietro la città erano presenti i campi coltivati e le fattorie dove venivano allevati gli animali, ma nessuno si era mai avventurato oltre, o meglio, qualcuno curioso di scoprire cosa ci fosse nel resto del mondo, aveva tentato, ma di solito chi riusciva a tornare raccontava sempre di non aver trovato alcun segno di altre civiltà.
A Walt non dispiaceva affatto Athom, era una città completamente autosufficiente e non avevano bisogno d’altro, forse era questo pensiero comune a trattenere a casa la maggior parte della gente, visto che lì tutti riuscivano a soddisfare i loro bisogni.
Fischiettando, Walt superò i giardini vicino casa sua e proseguì verso la piazza centrale quando sentì una voce.
«Hey Walt!» lui si girò e vide Frida, la sua vecchia amica di infanzia con cui andava a scuola.
«Ciao Frida!» salutò lui con la mano, sorridendole «Vai in centro anche te?» le chiese sperando di poter fare la strada in sua compagnia.
«Purtroppo no, ho da seguire una lezione con Erika, nella foresta, credo che sia sull’importanza della natura che ci circonda o giù di lì.»
«Ma dai, lo sanno tutti che di sabato non sono vere e proprie lezioni, le fanno solo per accontentare voi secchione» disse Walt scherzosamente.
«Sarà, ma finché riesco vorrei continuare a essere la migliore a controllare il Ghiaccio, così magari un giorno potrebbero aggiungermi come maestra!» disse lei con occhi sognanti, immaginandosi di sedere in uno dei sette troni dei maestri.
«Ma se sono sempre loro da secoli!» rispose lui cercando di trattenere una risata.
«Va beh, non si sa mai…» rispose un po’stizzita. «Te invece che fai?»
«Vado in centro a fare un giro con Erik.» disse Walt, e Frida per un brevissimo istante, inarcò le sopracciglia in un’espressione di errore che svanì subito e, dandogli un colpetto con il gomito, gli disse facendo l’occhiolino: «Beh, allora sarà una bellissima giornata, ora devo andare, ciao Walt!» disse, e senza aspettare una risposta lo salutò dandogli un educato bacio sulla guancia e si incamminò nella direzione opposta.
Il ragazzo rimase lì senza capire la dinamica dei fatti, poi senza riuscire a darsi una spiegazione, riprese il suo cammino verso la piazza dell’Accademia.
I giovani di Athom frequentavano obbligatoriamente la scuola dai sei ai sedici anni, dove gli venivano insegnate tutte le nozioni principali e necessarie per affrontare la vita: la matematica, le scienze naturali, le tecniche di scrittura della lingua, qualche nozione di fisica, tecnologia e cultura generale; una volta superato l’esame dell’ultimo anno si potevano considerare pienamente istruiti.
Però, un fenomeno colpiva alcuni giovani nell’adolescenza: sviluppavano poteri di controllo sugli elementi naturali. Secondo i miti scritti nella Sala delle Profezie dell’Accademia, ogni persona, dentro di sé, nasconde un potenziale latente chiamato “Fantasia”. Questa forza, in alcuni, era talmente potente da dover essere liberata in qualche modo e quindi, a seconda della persona, veniva sviluppato il controllo di un elemento naturale.
L’unico pensiero che affliggeva gli abitanti di Athom, era la decrescente natalità degli ultimi anni, infatti erano già circa vent’anni in cui le morti superavano le nascite, anche se non si trattava di una differenza marcata.
Un altro fenomeno nell’occhio del ciclone negli ultimi tempi era lo sviluppo della Fantasia in modo anomalo: i giovani che la sviluppavano sotto forma di controllo elementale erano sempre più potenti, tanto che, chi riusciva ad eccellere nell’addestramento si rivelava capace di controllare due elementi invece che uno solo.
Anche Walt fu uno dei pochi a sviluppare una forma di Fantasia, infatti sviluppò il dono del Fulmine: era in grado di creare scintille, connessioni elettriche e piccole scosse ma non gli arrivò mai la proposta di entrare nell’illustre Accademia dei Sette, dove i maestri di Athom insegnavano ai giovani come utilizzare i propri elementi.
Tutti ricevettero la convocazione negli anni passati, era vero che l’apprendimento dei poteri era molto personale, però ci rimase male. Fu un periodo molto triste per Walt, era come se piano piano tutti i suoi amici avessero iniziato un nuovo viaggio senza di lui, senza aspettarlo.
Ormai si era messo il cuore in pace, decise che avrebbe imparato da solo, avrebbe fatto più fatica ma ce l’avrebbe fatta.
Aveva compiuto anche diversi progressi, quando il controllo dell’elettricità si era manifestato, riusciva soltanto a fare una scintilla, talmente piccola che bastava a mala pena ad accendere i fornelli della cucina, adesso invece, con un po’ di sforzo, riusciva a creare una scarica elettrica dalle mani anche per qualche minuto.
Al suo amico Erik invece, si manifestò per primo il controllo dell’Acqua: la prima volta fece vibrare quella contenuta in un bicchiere, in un momento di rabbia, adesso con sei mesi di istruzione all’Accademia, riusciva già a evocarne qualche litro dal nulla.
 A Walt faceva piacere che Frida e Erik facessero così tanti progressi, ma allo stesso tempo era geloso di non poter ricevere un’istruzione come si deve.
Scacciò dalla testa quei pensieri e si concentrò sul suo cammino, stava fiancheggiando un enorme cantiere in cui stavano costruendo lo scheletro in ferro di una magnifica passeggiata sopraelevata, avrebbe dovuto percorrere tutta la città ad una ventina di metri dal suolo: il progetto prevedeva una ampio viale lastricato, ciclabile, con alberi, panchine, fiaccole, fontanelle e tutto il necessario per godersi delle panoramiche passeggiate nelle sere estive.
A volte si potevano vedere i maestri che davano una mano nella costruzione; adorava queste genere di opere e non vedeva l’ora che fosse conclusa.
Una folata di vento sferzò il viale e gli alberi ondeggiarono le loro chiome appena rinate, era quel periodo dell’anno in cui il sole era caldo ma l’aria ancora frizzante, e il vento proveniente dal mare soffiava spesso.
Walt si inoltrò nei portici del centro città e si diresse spedito verso la piazza centrale, portò lo sguardo all’orologio e, soddisfatto, constatò di essere in perfetto orario.
La via centrale finì e la vide davanti a sé: l’Accademia dei Sette, da fuori sembrava quasi una magnifica cattedrale, era in pietra e aveva una maestosa entrata circondata da tre archi.
Su di essi erano rappresentati diverse statuine e rappresentazioni di vita quotidiana, ricche di dettagli, aveva numerosi aggetti su tutta la facciata e in alto erano presenti sette guglie che formavano un ettagono perfetto.
La vista era suggestiva ed era l’unico vero edificio antico della città, gli altri venivano ricostruiti circa ogni cinque anni.
Walt la guardò con ammirazione per un momento, poi proseguì per la sua strada cercando di non farci caso.
Si andò a sedere sulla solita panchina su cui aspettava Erik, la più distante possibile dall’enorme porta di legno che segnava l’ingresso per l’Accademia, da lì la vista era particolarmente bella, risplendeva della luce del sole.
Cercando di decifrare da lontano chi entrava e usciva dal portone, ogni tanto controllava l’orologio attendendo che i soliti dieci minuti di ritardo cronici di Erik fossero passati.
Vide una classe (tutte composte da tre studenti) entrare nel portone ma non li riuscì a distinguere, poi un paio di ragazze, e infine uno studente da solo correndo, probabilmente in ritardo.
L’Accademia non era obbligatoria, nessuno segnava assenze o giustificazioni, si era completamente liberi di frequentare qualunque lezione venisse svolta.
L’unica condizione che i maestri imponevano era che il gruppo classe dovesse presentarsi al completo, per imparare il valore dell’amicizia e il gioco di squadra.
Chi frequentava l’Accademia lo faceva per proprio interesse, imparare ad utilizzare il proprio o i propri elementi era un privilegio ed era per quello che tutti si impegnavano al massimo. C’era chi voleva esplorare il mondo esterno, chi lo faceva per propria soddisfazione personale, alcuni volevano addirittura ampliare la città.
Walt era talmente preso dai suoi pensieri e dal tentativo di riconoscere qualche maestro che non si accorse minimamente che Erik si era nascosto dietro di lui.
«Eccomi!» lo spaventò lui appoggiandogli una mano sulla spalla, sicuro di averlo preso alla sprovvista.
Walt sobbalzò in maniera imbarazzante sulla panchina e rivolse a Erik il suo sguardo tagliente: «Non farlo mai più Erik, mai più» gli disse alzandosi mentre l’altro si sbellicava dalle risate.
«Scusa, non ho saputo resistere! Eri così incantato!» disse l’amico ridendo.
Erik era un ragazzo di un paio d’anni più grande di lui, era un po’ più alto e robusto, indossava un completo con pantaloni e giacca blu scuro con la camicia grigio argento, il tutto era molto comodo, giovanile e casual; aveva i capelli bruni, corti, tutti arruffati e portava baffi e pizzetto, a tracolla aveva un borsello nero.
Walt si alzò e rimase immobile a fissarlo malamente finché non ebbe finito di ridere.
«Scusami! Che ne dici, solito giro?» disse Erik smettendo di ridere, ma senza perdere il suo solito buon umore.
«Sì, dai.» e si incamminarono. «Come va, tutto bene?».
«Solita vita, Walt, devo ancora finire di leggere i libri di teoria, ne ho una voglia…».
«Non sono obbligatori, vero?».
«No, però preferisco leggerli, non vorrei che all’esame di uscita vengano fuori domande del genere».
«Chissà contro quale dei Maestri ti toccherà combattere!».
«Spero non Eugeo, sinceramente, mi batterebbe subito».
«Ma no dai, intanto c’è tempo. Ho visto Frida oggi, andava a lezione con Erika».
«Le solite secchione, le lezioni del sabato sono sempre ripassi di roba già vista».
Continuarono a spettegolare per un po’ oltrepassando una via centrale piena di banchetti con ortaggi, piante, formaggi e prodotti caserecci di stagione.
Chiacchierarono a lungo della settimana trascorsa, ognuno dei propri progressi con il controllo degli elementi.
Salirono sulle mura e percorsero il semicerchio come al solito, fermandosi al centro su una panchina ad ammirare il mare.
Lì, approfittandone del fatto che fosse un luogo isolato, diedero dimostrazione dei progressi ottenuti e Erik raccontò a Walt le lezioni frequentate, cercando di dargli dei consigli.
Walt cercò di annotarsi mentalmente quante più nozioni possibili, in modo da allenarsi anche a casa.
«Con il lavoro come va?» chiese Erik, consapevole che fosse un tasto dolente.
«Come al solito, la centrale elettrica non mi ha più detto niente e anche il cantiere della passeggiata. Sai uno dotato di poteri senza aver frequentato l’Accademia potrebbe causare dei danni…».
«Mi spiace… Ah! A proposito! Lilly mi ha dato questa ieri, è per te» disse Erik ed estrasse dal borsello una busta bianca.
Lilly era una vecchia amica di entrambi, non aveva sviluppato la Fantasia ma lavorava come portinaia all’ingresso dell’Accademia.
«Ah è di Lilly? Sarà la solita solfa in cui vuole sapere gli ultimi avvenimenti del mese, dettaglio per dettaglio» disse sorridendo, facendo allusione al carattere molto pettegolo della sua amica.
«Sì ogni tanto le manda anche a me» confermò Erik mentre Walt si infilava la busta nella tasca dei pantaloni.
«Andiamo a fare merenda?».
«Ovvio».
Così dicendo scesero dalle mura e ritornarono verso il centro, chiacchierando.
Passarono davanti alla scuola di Athom, quella dove andavano tutti i ragazzi fino ai sedici anni, e a entrambi vennero in mente molti ricordi nostalgici.
«Mi manca questo posto, alla fine è dove ci siamo conosciuti tutti» disse Walt rallentando il passo davanti al cortile in cui trascorse numerosi pomeriggi da bambino.
«Eh sì, e pensare che noi ci siamo conosciuti solo all’ultimo anno, c’erano davvero un sacco di sezioni».
«Già, non fosse stato per Lilly e la sua folle cotta per te non saremmo qui oggi» disse Walt e ridacchiarono insieme.
«Effettivamente ci sono ancora tanti che non conosco, per lo meno di persona, di vista magari sì» rifletté ancora il più giovane.
«Per forza, eravamo piccoli, stavamo con i nostri tre o quattro amici e basta».
«Già, erano proprio bei tempi!».
Rispolverarono qualche aneddoto sulle classi e gli insegnanti che ebbero l’uno e l’altro: litigate, figuracce, gite, intervalli.
Walt si ricordava ancora quella volta che andarono in gita alla centrale elettrica, e fu il giorno in cui decise che avrebbe lavorato lì, ai tempi era una scelta istintiva, quando sviluppò il controllo del Fulmine sembrò un fortunato caso del destino e ora che davvero gli sarebbe piaciuto lavorarci e contribuire alla società, gli sembrava la cosa più irrealizzabile del mondo.
Era un po’deluso dalla situazione.
Raggiunsero una piazzetta, era molto più minuta rispetto all’enorme piazza principale, ma tutti gli abitanti di Athom sapevano che la statua al centro era l’esatto punto centrale della città.
Infatti, proprio in mezzo alla piazza circolare, era presente un monumento, non era imponente ma trasmetteva la sicurezza e l’autorità che tutti attribuivano all’Accademia che, in fondo, era l’istituzione più importante e principale di Athom.
Era una specie di piccolo obelisco di marmo bianco a pianta quadrata in cui su tutti e quattro i lati era inciso il simbolo di Athom: un ettagono regolare con tutte le proprie diagonali all’interno, sui cui vertici erano rappresentati sette pallini di colore diverso: giallo, blu, rosso, grigio, marrone, bordeaux e nero: rappresentavano i sette maestri.
Erik aveva raccontato molte volte a Walt com’era la Sala dei Sette, quella per cui il simbolo rappresentava la perfetta planimetria vista dall’alto, ma desiderava ardentemente vederla con i suoi occhi, sia la sala che i sette maestri, tutti insieme.
Oltrepassarono la piazzetta entrando in una via laterale e raggiunsero il loro locale preferito: era un bar-pasticceria in cui erano soliti fare merenda, adoravano entrambi i dolci.
Entrarono nel locale e furono immersi nel piacevole profumo di cioccolato che aromatizzava l’aria.
Al banco c’era il pasticcere più bravo della città, era un uomo grassottello sulla sessantina, con i capelli bianchi, il doppio mento e una voce molto nasale
«Buon pomeriggio signor Egidio!» disse Erik avvicinandosi a bancone.
«Ciao ragazzi, posso offrirvi una tartelletta con mousse al limone?» disse l’uomo porgendogli un vassoio nero in cui erano disposte in maniera geometricamente perfetta otto minuscole crostatine con un ciuffetto di mousse gialla in centro.
I due giovani assaggiarono educatamente la nuova creazione del pasticcere e scoprirono con gioia che, come al solito, erano bocconcini squisiti.
«Come assaggiare un sogno, non è vero?» incalzò Egidio notando l’espressione compiaciuta dei due amici.
«Come sempre aggiungerei» rispose Erik che aveva la parlantina nettamente più sviluppata rispetto a Walt.
«Allora cosa prendete?»,
«Io un saccottino al cioccolato bianco» scelse Erik indicandolo nella vetrina.
«Per me una brioches con il gelato ai frutti di bosco» aggiunse Walt.
«Molto bene.
Egidio li servì e loro salirono le scale per andare a sedersi nella terrazza sopra il locale, dove erano disposti alcuni tavolini bianchi con ombrelloni e alcuni vasi di fiori. La vista era magnifica, si vedeva la spiaggia oltre le mura, il sole si accingeva a tuffarsi dentro le onde e la facciata dell’Accademia risplendeva degli ultimi raggi di luce.
Walt mangiò il più lentamente possibile in modo da far durare quel piacevole momento un po’ più del necessario, gli piaceva molto contemplare la vista su Athom, il cantiere della nuova passeggiata sopraelevata, l’Accademia, le mura, il mare.
A volte si chiedeva se ci fossero altre città come quella, seppur distanti. Nessuno lo sapeva, i maestri avevano dichiarato più volte che non era presente nessuna documentazione storica in cui si parlava di altre città, o che riferisse dettagli sul resto del mondo e perciò in pochi provavano ad andarsene.
Il sole fu coperto interamente dall’orizzonte e la luce rossa del tramonto inondò il paesaggio rendendolo ancor più onirico ed emozionante.
«Lo sai perché il tramonto è rosso?» intervenne Walt dopo qualche minuto di silenzio da parte di entrambi.
«No…».
«La luce è formata da molti colori, e tra questi colori, il rosso è quello che riesce a viaggiare più distante».
Erik non sapeva cosa rispondere, effettivamente non se l’era mai chiesto, e non la trovava un informazione così importante, però notò lo sguardo di Walt fisso sull’orizzonte quando pronunciò quella frase, era colmo di uno spirito di libertà.
«Chi è il sapientone, adesso?» gli disse alla fine, sorridendogli.
Risero insieme e poi, appena il cielo diventò completamente blu, si diressero verso l’uscita.
Tornarono sui loro passi, finendo di nuovo nella piazza dell’Accademia, dalla quale ormai non entrava né usciva più nessuno, ufficialmente chiusa per il weekend.
«È da un po’che non ci sono studenti nuovi, vero?» chiese Walt curioso.
«Dovrebbe arrivarne uno lunedì, ma non ho idea di chi sia».
«Non vi hanno più assegnato l’ultimo membro della classe, magari sarà lui».
«Non ci hanno detto nulla, potrebbe essere ma ci sono anche altre classi da completare».
«Speriamo non sia un rompiballe».
«Già…».
«Va beh, ci aggiorniamo Erik, buona serata».
«Ciao Walt, altrettanto!» si salutarono e poi tornarono verso le rispettive case.
Walt ripercorse fischiettando la strada verso casa, quando raggiunse la passeggiata in costruzioni rallentò un po’ visualizzando gli avanzamenti dei lavori.
Per la via non c’era quasi nessuno, così decise di fare una prova e posizionò il dito indice della mano destra davanti a sé.
Chiuse un momento gli occhi alla ricerca della concentrazione e poi, come ormai stava diventando abituato a fare, lasciò fluire la Fantasia nel suo corpo, indirizzandola verso la punta del dito.
La sensazione era quella di fluido tiepido che dal petto andava nella direzione desiderata, e infatti, la punta dell’indice stava sfrigolando di piccolissime saette che andavano in tutte le direzioni. Sembrava uno di quei bastoncini di zolfo che bruciavano i bambini a capodanno, producendo una stellina di scintille.
Le sue però non erano di zolfo bruciato, ma di energia elettrica pura, bianco-azzurra.
La spense, soddisfatto di aver mantenuto il contatto costante ed equilibrato per circa i cinque minuti che lo separavano dal portone di casa.
Entrato nell’ingresso si sfilò la giacca e una busta di carta cadde ondeggiando sul pavimento.
Walt se ne era completamente dimenticato, controllò in cucina e una volta constatato che mancava ancora una mezz’oretta a cenare, andò in camera sua, si sedette sul suo letto e rigirò la busta nelle mani.
Non aveva molta voglia di leggersi la solita richiesta di informazioni personali a cui Lilly lo sottoponeva periodicamente.
Immaginava già cosa ci sarebbe stato scritto: “Come va? Ti hanno più detto niente dalla centrale elettrica? Hai più incontrato Frida? Erik ha parlato di me!?”, insomma, le solite cose che gli chiedeva sempre per poter spettegolare successivamente con la madre.
Walt sospirò, le voleva bene e la conosceva da anni, perciò si convinse ad aprire comunque la sua lettera.
Ruppe delicatamente la ceralacca rossa con al centro il simbolo dell’ettagono e pensò ad alta voce: «Ruba ancora la ceralacca dell’Accademia, mica scema…» poi tirò fuori la lettera e spiegò il foglio.
La sua mano iniziò a tremare leggermente e in un attimo si ritrovò senza fiato.
 
 
Gentile sig.Walt, l’Accademia dei Sette di Athom la riconosce ufficialmente
pronto a iniziare le lezioni.
È pregato di presentarsi lunedì mattina per essere assegnato ad una classe
ed essere testato dai maestri.
Successivamente, come di consueto,
le lezioni saranno libere di essere seguite a piacimento del gruppo-classe.
Le auguro buona giornata.
 
 
                                                                                                        Avis
 
 
Dovette rileggere il messaggio una decina di volte per rendersi conto di cosa significasse in realtà.
Dopo che tutti ebbero ricevuto quella lettera, finalmente anche lui poteva entrare nell’Accademia e conoscere i maestri.
In quel momento, le idee di Walt sull’allenarsi da solo e sul non aver bisogno di nessuno si sciolsero rivelando la loro fragilità; era contento come un bambino, non vedeva l’ora di iniziare, di far parte di un gruppo.
Come un flash, gli rimbombarono nella mente le parole che Frida gli aveva detto quel pomeriggio: lei sapeva che avrebbe ricevuto l’ammissione all’Accademia, doveva essere riuscita a scoprirlo in qualche modo.
Walt sorrise come un ebete e si diresse in cucina a comunicare la notizia a sua madre.
Sì, di sicuro quella era una bella giornata.
 
 





Angolo dell'autore:
Eccoci per una nuova storia! Lo ammetto, sono un po' in ansia essendo la mia prima opera completamente originale.
Il primo capitolo potrebbe sembrare in una forma abbastanza embrionale, essendo comunque un esperimento, e spero di ricevere dei consigli per migliorare il tutto.
Alcuni di voi avranno riconosciuto il personaggio di Walt come co-protagonista delle mie precedenti fanfiction "Kingdom Hearts W" e "Kingdom Hearts 2W"  (le trovate entrambe nel mio profilo) infatti questo è ufficialmente un prequel in cui conosceremo la storia del passato di Walt.
Per chi non conoscesse queste due storie avviso che possono tranquillamente considerare questa come puramente originale.
Ho inserito il rating arancione e l'avvertimento violenza forse in maniera impropria ma verso la conclusione di questa storia vedremo scene un po' più violente del solito quindi ho preferito prevenire.

L'aggiornamento di questa storia avverrà alternando con "Kingdom Hearts 2W" quindi aspettatevi un capitolo ogni due/tre settimane o di qui o di là.
Vi è piaciuto il primo capitolo? 
Cosa ne pensate dei personaggi introdotti fin ora e del simbolo di Athom?
Siete curiosi di conoscere i maestri e le meccaniche di Athom?
Per chi ha già letto il resto della storia, vi aspettavate che il passato di Walt fosse in questa città ed impostato in questo modo?

Più del solito ho bisogno di un vostro parere quindi vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate in un commento o in una recensione: critiche, consigli e nuove idee sono sempre ben accetti! 
Alla prossima!

See you nex time!

 

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Capitolo 2
*** Masters and Visions ***


Capitolo 2
 
Masters and Visions
 
 
 
 
 
Walt aspettava quel giorno da tutta la vita!
Erano ancora le 5:30 quando aprì gli occhi per guardare l’orologio sul comodino, ancora una volta l’ansia l’aveva fatto svegliare molto prima del dovuto.
Era sempre stato così: quando dovevano andare in gita con la scuola, i giorni delle festività, oppure il giorno della Battle Stadium; lui impostava la sveglia per una certa ora ma una nota di agitazione lo destava prima del dovuto.
Di certo la notizia della sua ammissione all’Accademia non era un evento da meno, anzi, passò tutta la domenica ad allenarsi nel cortile di casa colpendo vecchie taniche vuote e a trasmettere l’elettricità attraverso i tubi delle condotte.
Walt fissò il soffitto bianco della sua camera per un’ora finché non si decise ad alzarsi e iniziare a prepararsi.
Doveva essere in Accademia alle nove in punto, avrebbe incontrato i maestri per poi fare la prima prova di ingresso.
Nessuno gli aveva mai dato informazioni dettagliate su questa fantomatica prova, ma da quanto era riuscito a scoprire consisteva in due parti: la prima parte, nella Sala dei Sette, sarebbe stata una breve prova per testare le abilità del nuovo allievo; la seconda prova invece era un colloquio privato tra lo studente e uno dei maestri.
A parte queste vaghe informazioni, sembrava che il tutto fosse diverso da persona a persona; avvenivano tutte in quella maniera ma con contenuto differente.
Chissà cosa sarebbe capitato a lui?
Il dubbio non lo spaventava, avrebbe dato il meglio di sé in tutti i casi, tutti sapevano che i maestri erano saggi e potenti, non lo avrebbero di sicuro disprezzato per il poco che era riuscito ad imparare da solo.
Era il mistero aleggiante attorno alla sua futura classe che lo preoccupava più di tutto.
Non si poteva dire che Walt fosse una persona maleducata, perché non era vero, ma era molto timido e ciò lo portava a chiudersi con gli estranei. Aveva fatto molta fatica ad ambientarsi a scuola.
Ma ormai era grande, perciò inghiottì questi pensieri e una volta vestito si diresse a grandi passi verso la sua meta.
Le strade erano gremite di persone: tra studenti che si dirigevano a scuola, altri studenti che frequentavano l’Accademia e tutti i lavoratori ormai pronti ad affrontare la giornata.
Raggiunse il magnifico palazzo simile ad una cattedrale e attese lì Erik, per raccontargli tutto prima di entrare.
Lo riconobbe da lontano grazie alla suo completo blu che sventolava leggermente alla fresca brezza mattutina.
«Che cosa!?» esclamò l’amico una volta ascoltato il contenuto della lettera che lui stesso aveva consegnato due giorni prima «Ma è una notizia magnifica! Quella balorda di Lilly non mi aveva detto niente» aggiunse scherzando.
«Chi ti aveva fatto il colloquio orale?» chiese Walt, stava sentendo l’ansia salire in quel momento come un liquido ribollente nello stomaco.
«A me l’aveva fatto Eugeo, non era stata una cosa particolarmente piacevole, mi aveva fatto tantissime domande che non c’entravano nulla l’una con l’altra. Ma di solito cambiano sempre, non è detto che ti capiti lui.» disse Erik utilizzando il suo tono da insegnante.
Walt, rassegnato ad affrontare il mistero, si decise ad entrare.
Insieme attraversarono l’altissimo portone di legno che segnava l’accesso all’Accademia e si ritrovarono in un salone in pietra con il soffitto molto alto da cui si vedeva la base di alcune delle guglie dell’edificio, così simili a tronchi di alberi cavi.
Non ebbero neanche il tempo di fare un passo all’interno che una voce femminile con un forte timbro li investì.
«Wela! Ragazzi!».
Loro si voltarono lentamente sapendo perfettamente chi li stesse chiamando così precocemente.
I due amici incrociarono lo sguardo quasi con compassione l’uno verso l’altro e poi si diressero verso il gabbiotto di Lilly, la loro amica portinaia.
Era un ragazza bassina con i capelli bruni tagliati a caschetto, portava un maglietta bianca e rosa con una capretta nera disegnata al centro.
Il suo viso era semplice e paffutello e aveva la pelle particolarmente abbronzata.
 «Allora? Hai ricevuto la notizia, Walt?» chiese Lilly appena i ragazzi si accostarono al vetro del suo ufficio.
«Sì Lilly, e te come va?» chiese educatamente Walt.
«Lo sai che Cindy e Jorgette l’altro giorno stavano per litigare davanti a tutti? E te Erik? Come vanno le lezioni?» chiese, di solito dopo le domande assumeva un’espressione un po’ tonta che i due amici erano consueti prendere in giro.
«Sì, tutto a posto Lilly» rispose Erik.
«Noi andiamo, devo incontrare i Maestri, lo sai» tagliò corto Walt, anche se la considerazione sulla sua amica Cindy lo fece un preoccupare un po’.
«Ovvio, poi raccontami tutto, eh» li salutò la loro amica tornando a concentrarsi sul suo lavoro ma mantenendo un occhio su chi entrava e usciva.
I due amici avanzarono nella sala mentre Erik lo bombardava di ipotesi sulla sua prova orale, Walt però era distratto dall’ambiente che li circondava, in quanto non era abituato a tutta quella routine da studente accademico.
I ragazzi andavano e venivano un po’ dappertutto: c’era chi andava già a lezione, chi compilava documenti, chi andava in biblioteca, ma la stragrande maggioranza cercava e seguiva i maestri per porre le proprie domande e riferire i progressi.
Le lezioni iniziavano ufficialmente alle 8:30 e Walt aveva il suo appuntamento alle 9 precise nella Sala dei Sette.
Però prima di presentarsi, era usuale scegliere i propri indumenti da studente.
Era un’usanza molto antica ma sentita anche dai giovani, che prima della prima lezione sceglievano gli indumenti che li avrebbero accompagnati per tutte  gli anni didattici e battaglie a venire.
Il vestiario era offerto dall’Accademia e tutti potevano accedervi liberamente nel caso in cui cambiassero idea durante il loro percorso di studi o una volta conclusi gli stessi.
Erik infatti, durante il suo primo giorno, aveva scelto il completo blu diplomatico con la camicia grigia che portava tutt’oggi.
La tradizione narrava che quei vestiti avessero abilità peculiari nascoste ma era talmente raro che si considerava fosse soltanto una diceria; nonostante questo era comunque considerata dalla maggior parte della gente una forma di affermazione nella comunità, una sorta di sottolineatura del fatto che c’era ancora chi poteva manipolare la Fantasia a proprio piacimento.
Scesero le scale dirigendosi ai magazzini del piano seminterrato in cui erano custoditi tutti gli indumenti disponibili per i nuovi allievi.
Oltrepassarono un distributore di bevande un po’ammaccato e raggiunsero la porta blindata che segnava l’accesso al deposito.
A fianco dello stipite destro della porta era presente un piccolo pannello elettronico e una fessura.
Erik spiegò a Walt che doveva inserire la propria lettera nella fessura per entrare e gli raccontò di quando al suo posto rimase davanti alla porta per venti minuti in attesa che qualcuno venisse ad aprirla.
Lui seguì il consiglio dell’amico e infilò la sua lettera che venne scansionata dall’apparecchio e subito la porta si aprì.
Non aveva mai visto un magazzino così colmo di vestiti.
Piccole monorotaie di acciaio scorrevano lungo tutta la sala, facendo avanti e indietro e diramandosi anche in più piani l’uno sopra l’altro; il tutto rendeva l’aspetto del magazzino molto labirintico.
Appesi alla monorotaie viaggiavano a velocità costante numerosissimi appendini dai quali penzolavano indumenti di tutti i tipi, colori e dimensioni.
Il tutto era anche molto organizzato, in quanto ogni appendiabito era provvisto di tutto il necessario per quel determinato completo: dalla giacca alle scarpe, ovviamente ce n’erano alcuni meno accessoriati di altri.
Subito Walt si ritrovò spiazzato, Erik lo comprese e cercò di rincuorarlo «Anche io ci rimasi così la prima volta, alla fine basta sceglierne uno e via».
Come fare, però? Il nuovo studente iniziò a far scorrere la mano sulle giacche che percorrevano il loro viaggio appollaiate sulle rotaie.
Alcuni erano carini, colorati, giovanili, estivi, altri invece erano armature in stile antico, tute molto aderenti futuristiche e completi mono-mutanda molto appariscenti.
Walt era molto indeciso, durante i minuti in cui visionò ed esaminò con cura gli abiti che scorrevano davanti a lui ne trovò alcuni che non erano niente male, ma nulla che lo colpì veramente; lui alla fine era una persona semplice.
Poi finalmente lo vide.
Un completo bianco, in velluto leggero, gli piacque tantissimo.
Lo estrasse dalla monorotaia e lo guardò meglio.
Era composto da una specie di giacca-tunica e pantaloni non troppo aderenti che permettevano di fare comodamente i movimenti e un paio di scarpe marroni chiare. Sia la parte superiore che quella inferiore erano di un candido bianco, bordate da delle strisce di tessuto azzurro che a lui ricordarono particolarmente il suo elemento.
«Sì, prendo questo!» disse convinto una volta provatoselo e guardatosi allo specchio.
«Ti sta bene» disse Erik approvandolo.
Una volta indossata la sua nuova uniforme scolastica, Walt e Erik si avviarono verso il piano superiore, verso la Sala dei Sette.
 
 
 
 
La Sala era la stanza centrale dell’edificio, il nucleo, il cuore pulsante; il luogo dove i maestri si riunivano non solo per parlare e prendere decisioni sull’Accademia ma anche dove prendevano le scelte fondamentali per la città.
Non era un vero e proprio governo di Athom ma tutti gli abitanti conoscevano la grande saggezza dei maestri e perciò riconoscevano la loro autorità nel prendere le decisioni per il popolo.
L’entrata era una porta di legno bianco molto stretta e alta.
In quel momento Walt si sentiva un pivello, uno scolaretto davanti al primo vero e proprio esame importante.
Stava per incontrare i Sette!
Già era considerata una fortuna vederli dal vivo durante la giornata, erano delle vere e proprie leggende, le persone più forti e rispettate di tutta Athom.
Aveva sempre desiderato diventare come loro un giorno… e non era l’unico ad averlo sognato fin da bambino.
Spesso, quando erano più piccoli, avevano visto di sfuggita qualche fenomenale impresa di uno dei Sette, magari il salvataggio di una persona da un incendio, la costruzione di un nuovo edificio, qualche volta era anche andato ad assistere alla Battle Stadium per vederli combattere.
Ora li stava per incontrare dal vivo e per rivolgergli la parola, non stava più nella pelle tant’era emozionato.
Dovevano aspettare lì finché a Walt non fosse permesso di entrare nella Sala, che non era quasi mai aperta agli studenti.
Erik notò il suo improvviso mutismo e intuì la situazione, perciò decise di provare a distrarlo un po’.
«Hey Walt, lo vedi il ragazzo che è appena entrato?» gli chiese sottovoce facendo cenno con la testa verso un ragazzo castano in lontananza.
«Quello in pantaloncini che corre?».
«Esatto».
«Chi è?».
«Si chiama Matt, se dovessi essere inserito nella mia classe… beh saremmo io te e lui».
«Ah capito, ed è simpatico?» chiese Walt guardando sospettoso Matt, che continuava la sua corsetta leggera verso la biblioteca senza accorgersi di alcunché.
«Sì, è solo un po’ competitivo».
«E perché corre?».
«Ah questo è un bell’argomento. Se glielo chiedessimo lui ti direbbe che crede di essere in ritardo, ma in realtà non è così. È fissato con la forma fisica e sta tentando in tutti i modi di sviluppare la Fantasia anche sotto forma di Lotta. Ma è difficile che la Fantasia si plasmi a proprio piacere» spiegò Erik che aveva letto i libri sull’argomento.
«Beh se è un tipo competitivo sulla forma fisica non c’è problema, non lo raggiungerò mai. Ma lo sai che anche io a volte sono una testa calda» rispose Walt facendo l’occhiolino a Erik.
In quel momento la porta alle sue spalle scricchiolò rumorosamente e si aprì di pochi centimetri.
«Buona fortuna Walt» disse Erik guardandolo negli occhi.
Walt si voltò, fissò un po’ lo stanzone scuro in cui stava per addentrarsi, poi stinse la spalla a Erik ed entrò.
 
 
 
 
La Sala era molto alta, in penombra e solo in quel momento Walt si rese conto di trovarsi in una rappresentazione reale del simbolo di Athom: un ettagono regolare geometricamente impeccabile, ai cui vertici erano presenti sette troni di marmo molto alti.
I troni non raggiungevano esattamente lo stesso livello ma erano leggermente sfalsati l’uno rispetto all’altro.
Il pavimento in marmo bianco rendeva il tutto ancora più suggestivo ed erano presenti alcune linee nere che univano tutte le basi delle sedute dei maestri.
Walt deglutì a vuoto quando si richiuse la porta alle spalle, certo non era da tutti   i giorni entrare in un luogo quasi mitologico come quello.
Le storie di paese narravano che, essendo il simbolo di Athom l’esatta planimetria di quella stanza, fosse da quel punto che venne costruita la città nei tempi antichi.
Ma non era il momento dei racconti, ora Walt era davvero lì, lo aspettava da anni e finalmente il giorno era giunto.
Essendo la Sala una sala interna all’edificio e poco illuminata alla base Walt provò anche un brivido di freddo percorrergli le ossa.
Avanzò con fare dubbioso verso il centro, dove le diagonali nere dell’ettagono ne formavano un altro più piccolo.
Notò, con un misto di stupore e dispiacere, che non tutte i sette troni erano occupati ma, anzi, solamente tre: quello al vertice opposto alla porta di entrata, uno alla sua destra e un ultimo a cui dava le spalle.
Si guardò intorno non sapendo a chi rivolgersi, i tre maestri lo stavano osservando con interesse ma non dicevano nulla perciò decise di limitarsi ad un innocuo cenno di presenza: «Ehem» fece schiarendosi la voce.
Fu l’unica femmina tra i maestri presenti a parlare per prima.
«Tu devi essere Walt, giusto?» chiese educatamente utilizzando un tono gentile e pacato.
«Sì, sono io» rispose Walt in un misto tra emozione e sollievo causato dal fatto che la ragazza tentava di metterlo a suo agio, gli stava già simpatica.
«Benvenuto all’Accademia dei Sette» proseguì lei sempre in tono amichevole «Io mi chiamo Avis e sono la maestra dell’Acqua» si presentò.
Walt si permise di guardarla meglio, essendo le postazioni dei maestri più illuminate del livello del suolo.
Avis era una ragazza giovane, sui ventisei anni circa, portava i capelli bruni all’altezza delle spalle e aveva uno sguardo severo ma altresì amichevole.
La sua divisa di maestro era molto particolare: indossava un costume da bagno turchese coperto da un velo blu pieno di cristallini scintillanti che, stringendosi in vita, le faceva anche da vestito, con lo spacco sulle sue gambe femminili; una particolarità interessante che colpì Walt fu il fatto che non aveva di maniche, solo il braccio sinistro aveva il velo che lo copriva parzialmente andando ad agganciarsi ad un anello al dito.
«Come già saprai, da oggi hai diritto a frequentare le lezioni che si svolgono all’interno o all’esterno dell’Accademia…»
«Anche se sarebbe più intelligente frequentarle tutte» la interruppe una voce roca.
Walt si girò e guardò l’uomo che aveva parlato, era uno dei maestri che più spesso si vedevano in giro per la città: Eugeo. Era un uomo molto anziano, con i capelli bianchi e un po’ ingobbito dal tempo; indossava una tunica con pantaloni marroni all’antica e aveva con se un bastone da passeggio vecchio, nodoso e raggrinzito, come se avesse la stessa età del suo proprietario.
Si sapeva che, tra tutti, Eugeo fosse il maestro più didattico, teneva molto alle presenze, alla storia e alla teoria invece che alla pratica.
Dopo quell’interruzione Avis proseguì: «Sai già su che elementi si è indirizzata la tua Fantasia?» chiese «Non preoccuparti non è un test, ci serve solo per conoscerti meglio» aggiunse.
Walt non era così sicuro di questa affermazione ma si tenne questo pensiero per sé: «Il Fulmine» rispose sinteticamente.
«Uhm…Solo elettricità?» chiese conferma Avis.
«Sì».
«Hai mai provato a creare campi magnetici?».
«Ehm… veramente no».
«Come no, ragazzo! Campi magnetici? Controllo degli ioni? Mutazione cellulare in elettricità?» chiese più seccamente Eugeo, senza sforzarsi di rendersi più amichevole per il primo giorno di Walt.
«No… non conosco nessuno che controlli l’elettricità che mi possa insegnare»
Gli sguardi di Eugeo e di Avis voltarono un attimo verso il terzo maestro lì presente, seduto con le gambe accavallate a quadrato, che ancora non aveva detto niente.
«Credi che potresti sviluppare altri poteri, un giorno?» chiese ancora Avis sorridendogli come per trasmettere il messaggio “non preoccuparti per quello che ti dice Eugeo”.
«Non lo so, mi piacerebbe» disse Walt guardando in basso, nella più totale onestà.
Avis si intenerì a quel desiderio espresso con così tanta genuinità: «Bene, mostraci cosa sai fare» disse facendo cenno con la mano, alludendo all’ampiezza della sala rassicurandolo inconsciamente sul fatto che non sarebbe comunque riuscito a creare danni.
Walt intuì, portò le braccia davanti a sé e chiuse gli occhi concentrandosi.
Doveva cercare la calma assoluta, il trucco che era riuscito a trovare allenandosi da solo era quello che, se si immaginava bene il proprio attacco nella mente, quello tendeva a generarsi in maniera simile, ma era sicuro di aver bisogno di molto allenamento per riuscirci alla perfezione.
In fondo era lì per quello, perché i maestri gli insegnassero ad utilizzare il proprio potere per fare del bene, per aiutare le persone, essere costruttivo, agire nella Luce. Ecco, quello sì che era un pensiero utile, “agire nella Luce” quello sarebbe stato il suo mantra da seguire.
Al rimbombo di questo pensiero nella sua testa sentì l’ormai naturale energia tiepida fluirgli dal petto ed indirizzarsi verso il punto in cui lui la conduceva, ovvero le mani.
Prima alcune piccole scintille, poi diversi fulmini sottili e luminosi schizzarono fuori dalle sue dita in tutte le direzioni, lampeggiando e illuminando la sala casualmente.
I maestri assistettero alla scena quasi impassibili, studiando e analizzando il potenziale del ragazzo.
Le piccole saette colpivano incontrollate il pavimento e le sedute marmoree della sala, ma senza scalfirli, Walt sapeva che normalmente avrebbe scheggiato la pietra significativamente con il trascorrere del tempo, però lì sembrò non accadere nulla; sicuramente la sala era protetta da qualche strano incantesimo o dal potere dei maestri in persona.
Dopo una manciata di minuti di caos elettrico, Walt smise di generare elettricità, quasi al limite dello sforzo e si voltò a guardare i maestri.
Notò con piacere che sia Avis che Eugeo lo stavano guardando interessati, pensierosi, quasi soddisfatti; non riuscì a vedere l’espressione del terzo, però.
«Io sono convinta che ci darai ottime soddisfazioni Walt, sei riuscito a generare una scossa di lunga durata, che sarebbe riuscita a tenere testa anche a qualche attacco di studenti tuoi coetanei se ben incanalata, è davvero strabiliante» disse Avis con aria di incoraggiamento.
«Il miglioramento che avrai nelle tue prestazioni sarà esponenziale frequentando le lezioni, ragazzo, preparati» lo avvisò Eugeo facendogli capire che pretendevano tanto da lui.
«Cosa ne pensi tu, Walter?» chiese Avis rivolgendosi all’ultimo maestro che non aveva ancora commentato nulla.
Walter cambiò posizione sulla sua seduta, apparendo anche alla vista di Walt: era un ragazzo poco più grande di Avis, lo guardava con un tono autoritario, non con cattiveria ma con interesse.
Walter si alzò in piedi e, con sorpresa del nuovo studente, volò verso terra lentamente, con una gamba leggermente piegata all’indietro, andando ad appoggiarsi con leggerezza davanti a Walt.
Solo in quel momento tutti si resero conto di quanto il caso fu beffardo in quell’occasione. Gli indumenti di Walter erano esteticamente uguali a quelli di Walt, l’unica cosa che faceva la differenza era il colore: quelli dello studente erano bianchi con le strisce azzurre, mentre quelli del maestro erano grigio scuro con le strisce sempre azzurre ma con un fattore fluorescente che le illuminava, rendendole quasi vive.
Gli strinse vigorosamente una spalla con la mano per poi voltarsi verso i suoi colleghi: «C’è da lavorare, ma è pronto».
«Vieni con me» disse rivolto a Walt e lo condusse verso una porticina quasi insignificante, in confronto alla maestosa sala che si stavano lasciando alle spalle.
 
 
 
 
 
 
Entrarono in una stanzetta che a Walt ricordò molto quella di un interrogatorio: grigia, senza finestre, con al centro una scrivania e due sedie.
Maestro e allievo si sedettero l’uno di fronte all’altro.
A Walt la scena suscitò una certa dose di ansia, si trovava seduto a pochi centimetri da Walter, uno dei maestri più misteriosi, si ricordò quello che Erik gli aveva raccontato di lui: un uomo tutto di un pezzo, autoritario, di poche parole e che conosceva a fondo tutti i segreti della Fantasia. Si vociferava che fossero anni che non entrava in azione.
«Allora Walt…» disse incrociando le mani sul tavolo, per lo meno aveva l’istinto di mostrarsi gentile con gli alunni come Avis, «Questa parte del test d’ingresso serve a noi maestri per capire come la Fantasia si comporta con te e dentro di te. Una sorta di ricerca. Voglio che tu non ti preoccupi per qualunque cosa accada, capito?».
«…Ok…» disse Walt un po’ titubante.
«Bene, allora tu devi fare una cosa semplicissima: concentrati sulla tua Fantasia, non c’è bisogno di usare l’elettricità, solo la Fantasia»
«Ci provo…» disse e si concentrò.
Walter si mise in posizione più comoda, sempre con le gambe accavallate, e iniziò a fissarlo, anch’egli concentrato.
La scena rimase statica e silenziosa per molti minuti in cui i due si guardavano negli occhi senza proferire parola.
Walt iniziò a chiedersi per quanto tempo sarebbero dovuti rimanere in tale posizione, ma poi tornò con la mente sull’argomento richiesto dal maestro.
I pensieri riguardo alla Fantasia erano confusi, essendo un entità così sfuggente e intangibile. Se ne conosceva l’esistenza grazie alle antiche leggende, i libri in biblioteca e agli insegnamenti dei maestri, ma nessuno aveva mai concretizzato il concetto.
Walt sentiva la presenza di questa forza, nel suo cuore, nel petto, e sapeva che poteva liberamente dagli sfogo e usufruirne sotto forma di elettricità, non riusciva a concentrarsi su altro.
Il tempo scorreva.
La Fantasia, colei che aveva donato straordinari poteri agli abitanti di Athom, una cosa meravigliosa ma, pensandoci a fondo, se fosse stata utilizzata in maniera sbagliata poteva rivelarsi alquanto pericolosa; per fortuna c’erano i maestri a ristabilire l’ordine quando a qualcuno veniva voglia di utilizzarla per fare del male.
Con questi pensieri vaghi e rimbombanti nella testa, Walt perse la concentrazione e iniziò a sentirsi assopito.
Non poteva distrarsi… doveva concentrarsi sulla Fantasia… la Fantasia…
Ma chiuse gli occhi.
Il pavimento si spezzò in mille frammenti e Walt si ritrovò a volteggiare in un’ambiente nero in cui diverse immagini si susseguivano l’un l’altra.
Si sentì cadere, cadere sempre di più nel vuoto, senza il controllo del suo corpo.
Vedeva scintille intorno a sé, blu, bianche e luminosi flash in tutte le direzioni, sapeva di non essere veramente lì e che probabilmente si era addormentato durante l’esame e stava facendo orribili sogni, ma sembrava così realistico.
Il suo corpo tentò di fermare la sua corsa nel vuoto ma venne proiettato in un punto indefinito nello spazio in cui poteva vedere una galassia maestosa; si chiese come fosse possibile riuscire a respirare in un spazio privo di aria come quello.
Venne catapultato nuovamente in un'altra visione scura in cui era presente un enorme ammasso nero indefinito, con una lunga cicatrice diagonale, azzurra e luminescente.
Questa enorme massa allungò un braccio tentando di schiacciarlo e proprio in quel momento si risvegliò di soprassalto con la testa tra le braccia sul tavolino di acciaio.
Si tirò su velocemente e trovò Walter sempre intento a contemplarlo.
«Mi scusi, non volevo addormentarmi! Non so come possa essere successo!» si agitò.
Walter si alzò ergendosi in tutta la sua altezza.
Il ragazzo si sentì piccolo piccolo, ma era pronto a ricevere la sicura sgridata con consequenziale espulsione dall’Accademia.
«Avanti Walt vai da Lilly in portineria e fatti dare gli orari delle lezioni. Spero di rivederti presto» gli disse invece, sorridendogli in maniera simpatica, conscio di avergli fatto prendere un colpo.
«Cosa? Davvero?! La ringrazio di cuore! E in che classe sarò?» chiese con rinnovata agitazione ma in questo caso scaturita dalla gioia.
«Credo che con Erik e Matt possa andare più che bene» gli disse il maestro.
«Bene, vado subito a raggiungerli! Darò il meglio di me, glielo prometto!» disse, poi si voltò e uscì dalla porta secondaria che dava sull’atrio principale, con la mente troppo in fibrillazione per pensare a cosa fosse successo veramente.
 
 
 
 
Eugeo aveva lasciato la Sala dei Sette per andare ad occuparsi del cantiere della passeggiata sopraelevata in centro città, erano rimasti solo Walter e Avis, entrambi seduti sulle loro postazioni.
«Quindi… credi che sia lui quello predestinato? Ti somiglia così tanto…» chiese lei in tono comprensivo ma preoccupato allo stesso tempo.
«Sì, ne sono sicuro» rispose Walter in tono asciutto.
«Questo cosa può voler dire?».
«Che il tempo a nostra disposizione non è più molto».
 

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Capitolo 3
*** The Room of Prophecies ***


Capitolo 3
 
 
 
The Room of Prophecies
 
 
 
 
Walt corse subito verso la bacheca delle lezioni della settimana e seguì il percorso degli orari con il dito «Perfetto! Sono ancora in tempo per l’ultima lezione, quella con Erika nella sua armeria» rifletté Walt ad alta voce.
Erika era la maestra che manipolava il Metallo, una grande guerriera, non mancava mai di partecipare alla Battle Stadium ed era la maestra a cui era affidata la gestione della vigilanza della città. La sua armeria si trovava nel retro dell’Accademia, era un laboratorio a cui si poteva accedere solo con una richiesta scritta per l’acquisizione di un’arma; Walt non c’era mai entrato.
Corse a perdifiato lungo la grande piazza raggiungendo l’armeria in un batter d’occhio, introno all’entrata c’era già un gruppetto di ragazzi che aspettava l’arrivo di Erika.
Vide Erik in un angolo del gruppo e si indirizzò verso di lui, deciso a raccontargli tutto del suo esame d’ingresso.
«Che fortuna! Quindi ti hanno assegnato alla nostra classe!» esclamò contento l’amico dopo il resoconto degli avvenimenti.
«Esatto! Non vedo l’ora di allenarmi con te!» rispose Walt che già si immaginava le sessioni di allenamento con il suo migliore amico.
«Pft, che fastidio arrivare in anticipo» disse un ragazzo accanto a loro che solo in quel momento Walt riconobbe come il terzo membro della sua classe, Matt.
Era un bel moro, alto e definito, indossava una semplice maglietta gialla, pantaloncini neri e scarpe da ginnastica.
«Matt, ti presento Walt, il nostro nuovo compagno!» disse Erik facendo gli onori di casa.
I due si strinsero la mano educatamente ma Matt sembrò non sapere come continuare la conversazione.
«Tu abiti vicino a Cindy, vero?» chiese allora Walt dopo un istante di silenzio imbarazzante.
«Sì, sono un po’ più vicino al centro io» rispose Matt sorridendo in un’espressione di imbarazzo totale.
«Allora…» disse Walt per non lasciare di nuovo il silenzio «… che abilità hai Matt? Quelle di Erik le conosco già» chiese.
«Controllo la Roccia e l’Aria» rispose Matt «ma mi sto allenando per sviluppare la Lotta».
«Ma se hai già due elementi non è improbabile che se ne sviluppi un terzo?» chiese Walt facendo mente locale e deducendo che non conosceva nessuno che avesse tre poteri.
«Improbabile non vuol dire impossibile» rispose Matt con un po’più di durezza del dovuto.
«Uhm… ok» concluse Walt anche se era convinto che lo sforzo del ragazzo fosse inutile.
In quel momento un qualcosa di scintillante e luminoso cadde dall’alto, era la maestra Erika, atterrata in ginocchio, probabilmente si era lanciata dalla cima del tetto dell’Accademia.
Alzandosi si scostò una ciocca di capelli fissandola dietro l’orecchio, indossava la sua tipica armatura di acciaio a specchio, molto aderente ma che le permetteva comunque movimenti fluidi.
Alla vita aveva allacciata una spada e sulla schiena era appeso un grosso scudo triangolare che la proteggeva dalle spalle alle ginocchia.
Aveva occhi e capelli argentei, anche questi ultimi, come tutto il resto, riflettevano la luce del sole in tutte le direzioni rendendola particolarmente splendente.
«Benvenuti ragazzi» li salutò, poi lo sguardo si andò a posizionare su Walt, probabilmente era informata sull’arrivo del nuovo alunno.
«Abbiamo un nuovo compagno quest’oggi. Molto piacere, puoi chiamarmi Erika» si presentò.
«Piacere mio, sono Walt».
«Ottimo Walt, bene iniziamo la lezione di oggi» disse e così facendo si voltò verso la porta dell’armeria.
In quel momento Walt ebbe tutti gli occhi puntati su di lui, alcuni erano amichevoli, altri meno ma questo poco importava perché in ogni caso lui sarebbe stato sommerso dall’imbarazzo, odiava essere al centro dell’attenzione.
Gli studenti si voltarono nuovamente verso la maestra quando fece un gesto repentino con la mano davanti alla serratura e quest’ultima si sbloccò senza resistenza, aprendo la porta per l’accesso al laboratorio.
All’interno c’era un ampio bancone di legno dietro al quale erano presenti mole e frese di ogni forma e dimensione. Su alcuni tavoli erano presenti delle armi in lavorazione.
«Sedetevi pure qui davanti» disse Erika facendo segno agli studenti verso lo spazio vuoto davanti al bancone; lei ci si posizionò dietro.
Walt notò che i gruppi-classe di tre persone tendevano istintivamente a sedersi per conto proprio così anche lui si sedette accanto a Erik e Matt.
«Bene ragazzi, forse non lo sapete ma oltre che a gestire la sicurezza di Athom, io sono anche la responsabile della consegna e dell’uso di tutte le armi presenti nella città.
Mi spiego meglio, le armi possono essere prodotte solo in questo laboratorio e tutte quelle che escono di qui devono essere approvate da me, vengono registrate, controllate annualmente, ritirate e distrutte al momento della morte del proprio possessore, a meno che non vengano ritirate prima per altri motivi. Le armi, anche se non si vedono usare sempre, sono fondamentali per migliorare la vostra abilità combattiva».
Un ragazzo alzò la mano.
«Sì?».
«Ma Erika, non è un rischio distribuire armi a persone che potrebbero usarle per scopi sbagliati? Non si potrebbe semplicemente cessare la produzione in modo che nessuno possa farne più uso?» chiese uno studente bassetto e con la pelle scura.
«Comprendo che possa sembrare così. Le armi servono unicamente per portare al massimo le proprie abilità combattive; certo, dopo gli esami all’Accademia si è liberi di riconsegnarle ma è più saggio mantenerle e continuare ad allenarsi. Non si può prevedere il futuro e non sappiamo quando arriverà il momento in cui Athom sarà in pericolo; l’uso delle armi potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte della città. Sarebbe poco furbo non utilizzarle, ed è per questo che la produzione non si è mai fermata» rispose Erika alla domanda del suo alunno.
Si vedeva che quello era un argomento che lei trattava con passione essendo la diretta interessata e, secondo Walt, la più appassionata dei maestri su questo frangente.
«Comunque, come stavo dicendo» proseguì mentre estrasse la sua spada all’apparenza normale «ogni arma fabbricata qui è intrisa di Fantasia: metà del costruttore, che ne conferisce la forma e le statistiche tecniche; e metà del suo utilizzatore, che ne conferisce le abilità speciali, di solito uniche.
La mia spada, ad esempio, possiede l’abilita di essere adattabile ad ogni situazione nel modo in cui io ritengo sia più adatta. Può essere un’arma a corto raggio…» così dicendo la lama della spada si ridusse andando ad aumentare la propria larghezza e il proprio spessore, diventando simile ad un’ascia.
La alzò in aria mostrando l’avvenuto cambiamento a tutti quanti, e poi, con estrema naturalezza, colpi il bancone di legno con una forza devastante, frantumandolo.
Schegge di legno schizzarono ovunque e si alzò anche un velo di polvere in tutta la stanza, una volta assestata Erika risollevò la sua ascia e disse «come vedete in forma corta la mia spada acquisisce una notevole potenza distruttiva, modificando il proprio peso e la propria natura. Andy ti dispiacerebbe?» disse al ragazzo che aveva posto la domanda precedentemente.
Quest’ultimo puntò la mano verso il tavolo e lentamente alcune puntini verdi lo avvolsero risanandolo e ricomponendolo in maniera simile a prima ma molto più nuovo e lucido.
«Se invece mi ritrovassi in una situazione di svantaggio» riprese Erika «e fossi in netta minoranza numerica contro i miei avversari, allora converrebbe ampliare al massimo il raggio di azione e la lunghezza della mia spada» e così dicendo la spada abbandonò la forma “ascia” e iniziò ad assottigliarsi e divenendo lunga circa tre metri, toccava la porta con la punta.
Fortunatamente Erika non sembrava intenzionata a dare una seconda dimostrazione della versatilità della sua spada.
«In questa forma la spada acquista un raggio di azione straordinario e nel caso decidessi di lanciarla per un colpo a distanza, anche la gittata sarebbe fenomenale, adatta contro molti nemici».
Un'altra mano si alzò e questa volta Walt riconobbe la sua amica Frida.
«Erika, però in questo caso la spada è soggetta ad una più facile rottura, nel caso fosse contro nemici in grado di utilizzare la Lotta o la Terra».
«Hai ragione Frida, però la leggerezza e la velocità di azione di questa forma giocano a nostro favore. Come nella versione precedente veniva utilizzata con il massimo della forza, in questa viene utilizzata con il massimo della velocità proprio per evitare questi problemi.
Un’ultima cosa, ragazzi: avete tempo perciò non preoccupatevi, però dovrete scegliere un’arma e un modo di utilizzo prima di poter affrontare l’esame finale dell’Accademia. È tutto, potete andare» disse contenta che la lezione avesse indubbiamente incuriosito le classi.
Effettivamente era così ma non tutti erano contenti della notizia allo stesso modo.
Nel brusio generale di fine lezione Walt fece caso che alcuni avevano già le idee ben chiare sull’argomento, mentre altri erano in preda al dubbio più totale.
«Uffa, questa faccenda dell’arma non ci voleva proprio, non ho idea di cosa utilizzare» commentò Erik.
«A me un’ascia potente come quella della maestra non mi dispiacerebbe» disse Matt sottovoce, appena udibile.
Anche Walt ci stava rimuginando sopra: una spada era troppo semplice per i suoi gusti, gli erano sempre piaciute armi un po’ più particolari, forse una lancia o qualcosa di elaborato come una pistola poteva essere adatta a lui…
Una cosa era certa: quello sarebbe stato un elemento difficile su cui prendere una decisone.
Un ragazzo si avvicinò a Walt «Hey! Ho sentito che sei nuovo, piacere mi chiamo Victor».
Walt non lo aveva visto arrivare e rimase sbigottito dalla sua presentazione «Oh, piacere mio sono Walt».
«Ho visto che mi fissavi durante la lezione Walt, quindi non so vuoi batterti subito, o…?».
«Hey frena, frena! Tanto per cominciare io non ti fissavo, a malapena ti ho visto e poi non ho alcun intenzione di battermi con te, perché dovrei?» rispose Walt sulla difensiva non avendo nulla a che fare con quel ragazzo.
«Mah, sarà. A me sembrava proprio che volessi sfidarmi. Non rifiuterei un carico di legna verde se fossi in te. Se cambi idea fammi sapere, ciao!» disse, poi fece qualche passo nella direzione opposta di quella di Walt e scomparve con una grossa fiammata.
«Un carico… di legna verde?» si chiese Walt ad alta voce aggrottando la sopracciglia sforzandosi di capire il significato di quelle parole.
«Quello è Victor, abita nella mia via, lascialo perdere si fa un sacco di complessi. Parla sempre così, tramite metafore e similitudini che solo lui afferra per davvero» lo rassicurò Erik.
«Sì, fai finta che non esista» aggiunse Matt «Io vado a casa che devo dare una mano a mio padre, ci vediamo!» e iniziò la sua solita corsetta leggera.
Walt doveva ancora rendersi bene conto di tutti gli eventi che gli stavano accadendo in quella giornata: l’esame di ingresso, la prima lezione, l’incontro con Victor…
«Come mai Matt è così timido?» chiese però a Erik.
«È fatto così. Non riuscirebbe a chiedere l’ora ad un passante se ne avesse bisogno, è troppo impacciato. Secondo me è anche perché è sempre vissuto nella cerchia di famiglia e del suo amico Giano, non ha mai avuto nessun altro. Ma vedrai che prenderà confidenza».
«Speriamo».
«Domani c’è la gita alla Sala delle Profezie, andiamo vero?».
«Ma certo! Ci vediamo domani Erik!».
Si salutarono, Walt tornò a casa e si allenò tutto il giorno nel cortile.
 
 
 
 
Il giorno dopo l’emozione per la gita fece il suo sporco lavoro e svegliò Walt molto prima del dovuto, come al solito.
Finiti i preparativi e raggiunti i compagni all’ingresso dell’Accademia, Lilly prese Walt da parte sospendendo momentaneamente i suoi doveri da portinaia.
«Walt allora? Come è andata la prima lezione?» chiese euforica.
«Molto bene! Erika ci ha spiegato le armi, i loro usi e le loro abilità speciali» rispose Walt che aveva ripassato l’argomento nella mente.
«Erika è l’unica maestra fissata con sta cosa delle armi, fa sempre lei quella lezione. Ma lo sai che Kudo non sopporta quell’argomento? Forse perché neanche lui sa usare bene un’arma. Ed Erik? Ha già scelto cosa usare lui? Non ce lo vedo proprio a brandire una spada».
«Ragazzi andiamo, su!» li chiamò Avis dalla scalinata che portava alla Sala delle Profezie.
«Scusa Lilly devo andare!»
«Ciao Walt! E poi fammi sapere, eh!» si salutarono.
Walt raggiunse Erik e Matt e poi si diressero lungo l’antica scalinata che portava alla Sala.
In confronto al giorno prima c’erano molti più studenti, evidentemente una gita del genere era un evento raro e la maggior parte di persone sembrò aver sfruttato l’occasione.
Intrapresero quella che sembrava l’unica via per la loro meta, una grossa scala a chiocciola che scendeva in profondità nel sottosuolo dell’Accademia, non si vedeva quasi il fondo.
I piani si susseguivano l’un l’altro illuminati da numerose torce che davano alle pareti marroncine un tono più aranciato.
«Io vado un po’ da Giano, ci vediamo dopo» avvisò Matt e li superò in corsetta per andare dal suo amico di un anno più grande.
Giano, che era posizionato mezza dozzina di file più avanti, all’arrivo di Matt si voltò indietro a guardare i compagni dell’amico.
«Non mi sembra un tipo simpatico questo Giano, guarda come ci ha fissato con disprezzo» commentò Walt a bassa voce.
«Non lo conosco personalmente ma credo che tu abbia ragione, si atteggia sempre con aria da superiore come se fosse chissà chi, solo perché le ragazze ci provano tutte con lui… il suo ego fa provincia» diede conferma Erik all’ipotesi.
«Sì, avete ragione».
I due si voltarono verso la voce che aveva parlato.
«Ciao Cindy!» la salutò Walt «Oh, conosci già Erik immagino» disse presentandoli.
Cindy era una ragazza bassina, bionda, con un viso dolce e un seno prosperoso. Walt la conosceva dai tempi della scuola.
«Ci dai ragione su di lui?» chiese Erik.
«Assolutamente sì. Ma la “carissima” Jorgette lo batte su tutta la linea. Pensate che lui ci prova con lei quasi tutti i giorni ma lei lo rifiuta come la peste».
«Wow, gli sta bene. Come mai non scorre buon sangue con Jorgette? È la tua compagna di classe, no?» chiese Erik che non conosceva bene la situazione.
«Purtroppo sì».
«Come purtroppo!?».
«Ce l’ha con me ma non riesco a capire il motivo, sai vuole sempre fare la prima donna e con me non ci riesce, sarà per quello».
«Vai a capire le ragazze» commentò Walt facendo l’occhiolino a Erik.
«Victor è già venuto a chiederti di lottare?».
«Come fai a saperlo?».
«Eh lui è l’altro membro della mia classe, per lui tutti i nuovi arrivati lo guardano male. Sono stata fortunata, vero? Una che se la tira e uno che si fa i complessi mentali. Non sapete quanto vi invidio» disse Cindy.
La scalinata finì e tutti raggiunsero un’immensa porta ornata con tantissimi ghirigori e fronzoli su tutta la sua altezza.
La maestra Avis si posizionò davanti all’ingresso e cercò di fare ordine tra le classi che creavano confusione, era un po’ in difficoltà da sola.
«Allora! Eccoci arrivati. Questa è la Sala delle profezie, la sua costruzione risale ai tempi antichi e l’Accademia venne edificata proprio sopra di essa. La sua importanza strategica è fondamentale in quanto più volte ha rivelato eventi futuri a chi si era dimostrato degno.
Adesso accederemo alla sala, vi prego di non utilizzare la Fantasia in maniera particolarmente forte, se le profezie non si materializzano subito non lo faranno magicamente se aumentate la forza, vuol dire che non ne siete destinati.
Ci sono altari per tutti quindi non affollatevi nello stesso punto e non cercate di origliare dagli altri, tanto le profezie possono essere udite solo da chi le genera» disse poi si voltò, toccò l’enorme porta di pietra e quest’ultima ebbe un veloce lampo azzurro.
I ghirigori che ricoprivano la superficie della porta si districarono piano piano lasciando lo spazio alla pietra liscia che si aprì senza fatica.
All’interno la Sala era molto spaziosa, con un soffitto alto più di dieci metri: era formata da una ventina di gradoni molto larghi in cui su ognuno era disposta una fila di piccoli altari in cui bruciava una fiammella blu.
Anche qui le pareti di roccia sembravano arancioni a causa delle luci delle numerosissime torce necessarie a illuminare tutto, le quattro pareti della Sala erano incise di raffigurazioni antiche, erano simili a vignette di un fumetto che si susseguivano in strisce.
Gli studenti si inoltrarono tra i gradoni osservando gli altari e cercando di capire cosa rappresentassero quelle incisioni indefinite.
«Potete usare la Fantasia sui fuochi per attivarli e vedere se siete destinati a ricevere una profezia» disse ad alta voce Avis facendo rimbombare l’informazione in tutta la sala.
Walt vide che Erik era impegnato a scrutare le incisioni e Matt stava ancora seguendo Giano come un cagnolino perciò, come molti avevano deciso di fare, si avvicinò ad un altare in disparte e provò a contemplare il fuoco che bruciava su di esso.
La fiammella gli ricordò particolarmente un fuoco fatuo, azzurrina, bruciacchiava come se nulla fosse nella sua inestinguibilità.
 «Pft, ma cosa mi aspetto…» pensò Walt ad alta voce, poi avvicinò una mano al fuoco e generò una scossa.
La fiamma si spense immediatamente.
Un mal di testa fortissimo gli rimbombò tra le meningi distorcendogli la vista dei compagni intorno a lui.
Una voce femminile gli parlò chiara e forte ignorando il suo stato di disagio e mal essere: “Nell’abisso più profondo il tuo cuore genererà la Luce, e diventerà Kingdom Hearts”.
La fiammella si riaccese.
Le figure ondeggianti degli altari tornarono immediatamente al loro posto, lasciandolo senza fiato, sfinito, nella testa aveva ancora un forte brusio.
«CHE COSA!?» gridò Frida a pochi metri da lui.
Walt si voltò di scatto guardandola preoccupato, che avesse sentito la sua profezia? Che ne sapesse il suo significato?
«Maestra Avis!» chiamò lei «Maestra Avis, credo di aver sentito qualcosa!» disse corredo verso di lei con aria estremamente preoccupata, dall’altra parte Walt invece tirò un sospiro di sollievo, sembrava che nessuno si fosse accorto di lui.
Avis le andò incontro e vedendo la disperazione crescere sul volto della sua alunna la abbracciò in modo da placare almeno un po’ il suo animo.
«Frida, cerca di calmarti, hai sentito qualcosa?» le disse prendendo il viso in lacrime della ragazza tra le mani.
«È stato orribile… la profezia ha detto…”Per il bene superiore, dovrai mettere fine ad una persona a cui vuoi bene” …» disse asciugandosi le lacrime.
Avis sembrò presa alla sprovvista, sembrava che non fosse preparata a profezie del genere, evidentemente era abituata a cose più leggere.
«Su, su. Non sempre le profezie si sono rivelate vere, alcune non si sono neanche mai avverate. Non devi temere Frida, tu sei una persona che farà grandi cose senza uccidere nessuno» le disse con aria consolatoria.
Frida parve riprendersi un po’ anche se aveva accusato un duro colpo, Walt sapeva che per quanto ambiziosa non avrebbe mai fatto male a nessuno.
Con un fluido movimento circolare della mano, Avis evocò dell’acqua per Frida che usò per darsi una sciacquata al viso, anche se era perfettamente in grado di farlo da sola.
Calmate le acque, Walt era ancora con le dita stretta all’altare, stremato.
Cosa voleva dire la sua profezia? Cos’era Kingdom Hearts? Qual era l’abisso più profondo?
Decise di mantenere il segreto, almeno per il momento. Dubitava che i suoi compagni ne sapessero più di lui vista la reazione di una studente modello come lo era Frida.
Dopo qualche minuto in cui gli studenti ripresero a curiosare in giro, una ragazza che aveva consumato le pareti incise con lo sguardo fino a quel punto alzò la mano.
«Sì, Lezia?».
«Maestra Avis, può raccontarci cosa rappresentano queste raffigurazioni sulle pareti?» chiese, era una ragazza atletica, con un fisico da nuotatrice e una coda di cavallo castana chiara.
«Ma certo» e così dicendo sia Walt che Erik e la maggior parte degli studenti presenti si avvicinò e formarono un cerchio seduti intorno a Avis; Walt era tra Erik e Andy, il ragazzo che il giorno prima aveva riparato il bancone dell’armeria.
«Dopo centinaia di anni di studi, i maestri sono arrivati a decifrare solo un cinquanta per cento delle informazioni presenti in queste incisioni ma siamo giunti alla conclusione che si tratta della più antica ed esaustiva profezia mai creata in questa sala» iniziò a spiegare Avis «quelle che sembrano vignette in realtà rappresentazioni dei fatti reali, passati e futuri e riportano fedelmente, anche se a grandi linee, i più importanti fatti della storia della nostra città. Potete riconoscere l’Accademia o le mura in alcuni riquadri».
«E cosa prevede il futuro?» chiese una voce che Walt non riuscì ad individuarne il possessore nel gruppo.
«Quella è la parte più difficile da decifrare. Per il passato si possono ricercare dei riferimenti nelle raffigurazioni, per il futuro tutto è incerto. Ciò di cui siamo a conoscenza oggi è che la storia di Athom dovrà finire un giorno e che la Luce presente nelle nuove generazioni sarà il seme da cui ripartirà l’esistenza» concluse Avis.
Un brusio si levò dal gruppo: certo tutti erano preoccupati da quell’affermazione, un’ipotetica fine della città voleva dire anche una fine dei suoi abitanti e quella era un ipotesi difficilmente accettabile per un popolo privo di minacce; ma la domanda che sorse spontanea a Walt fu una sola: «Cos’è la Luce? La vera Luce, non la luce in senso di luminosità…» chiese sottovoce.
Erik lo udì e tentò di dargli una risposta per quanto ne aveva letto sui libri «Beh allora la Luce e l’Oscurità sono i due elementi che non possono essere plasmati dalla Fantasia, dipendono esclusivamente dal cuore delle persone. Non ho mai visto nessuno farne uno, neanche i maestri».
Negli ultimi minuti all’interno della Sala tutti cercavano di trovare la vignetta che raffigurasse la fine di Athom, ma nessuno la riuscì ad individuare.
Salendo le scale a chiocciola l’argomento tra gli studenti era quello e solo quello.
«Hey! Allora voi cosa ne dite di questa “fine”? Giano dice che è una scemenza» disse Matt ritornato dai suoi compagni, ma fu allora che intervenne Andy, il ragazzo che controllava l’Erba e il legno, «Io mi fiderei di quello che dicono i maestri, loro hanno molta più conoscenza di noi».
«Effettivamente, nei libri di storia e cultura non viene mai menzionato il fatto che Athom potrebbe trovarsi in pericolo per mano di qualcuno…» intervenne Erik.
«È vero, neanche gli anziani ne parlano mai» disse Lezia che si era unita alla conversazione, lei era compagna di Andy.
«Tu ti chiami Walt vero?»,
«Sì, piacere» disse stringendo la mano ed entrambi.
«Io sono vegetariano, vuoi diventarlo anche tu?» chiese Andy.
«Cosa? Perché?» fece Walt a quella domanda particolarmente inappropriata al contesto.
Andy era un ragazzo bassino con la pelle scura, aveva una camminata altalenante, «Ragazzi ma voi avete capito subito che gli altari erano tutti uguali? Io ne ho provati la metà della sala prima di accorgermi che se non funzionava su uno era inutile provare sugli altri!» disse scherzosamente «Voi avete ricevuto qualche profezia?».
«No, mi sa che la mia vita sarà troppo casalinga per una profezia d’effetto» disse Erik.
«No, neanche io» aggiunse Matt.
«Manco io, anche se avrei voluto sapere come mi classificherò nelle cittadine di nuoto in mare» disse Lezia facendo la finta dispiaciuta, poi tutti si voltarono verso Walt, che era l’ultimo a dover parlare.
«No, nemmeno io, peccato eh» mentì nella maniera più spontanea possibile.
Non sapeva perché, ma gli sembrò che Erik avesse notato la bugia.
Tornò a casa rimuginando su quella decisione, consapevole che sarebbe stato meglio confidarsi con gli amici.
Nella sua testa balenava di continuo la stessa domanda: che cos’era Kingdom Hearts?





 
 
Angolo dell’Autore:
Eccoci con un nuovo capitolo! Finalmente entriamo nel vivo delle lezioni e oggi abbiamo partecipato alla lezione di Erika sull’uso delle armi. Come vi sembra la nuova maestra?
Secondo voi che armi sceglieranno nel corso della storia Walt, Matt ed Erik?
Sono stati introdotti anche molti personaggi (Matt, Erika, Andy, Victor, Cindy, Lezia e Giano), ci terrei a sapere come vi sono sembrati, mi sono impegnato molto per tentare di caratterizzarli al meglio fin da subito.
Cosa ne pensate della profezia di Frida? Può avere un senso?
E quella di Walt? Cosa vorrà dire?
Secondo voi ha fatto bene a tenersela per sé?
Fatemelo sapere in un commento!

Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accetti!
Riprendiamo gli aggiornamenti ogni due settimane, indicativamente sempre di domenica, il prossimo sarà il capitolo 6 di "Kingdom Hearts 2W", che trovate comodamente nel mio profilo!
See you next time!


 

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Capitolo 4
*** Light and Darkness ***


Capitolo 4
 
Light and Darkness
 
 
 
 
 
La lezione del giorno dopo fu nuovamente con la maestra Avis e l’argomento era “la concentrazione del potere”. In questa occasione sia Walt che i suoi compagni impararono a mantenersi consci anche in situazioni complesse (come lo era essere immersi fino alla vita nell’acqua evocata dall’insegnante stessa) e a manifestare il potere senza dover necessariamente fermarsi.
Walt, anche se al secondo tentativo, riuscì a mantenere il flusso di energia elettrica per tutta la durata dell’esercizio, seppur a bassa intensità.
Fu molto soddisfatto da questo miglioramento che gli consentì di sviluppare attacchi più rapidi e senza necessità di particolari pensieri per evocare il Fulmine.
Ebbe anche l’occasione di stringere amicizia sia con Lezia che con Andy: facevano parte della stessa classe il cui terzo membro era attualmente malato e loro erano giustificati a seguire lo stesso le lezioni in sua assenza.
La lezione di oggi si sarebbe svolta all’interno di un aula dell’Accademia e il maestro sarebbe stato Walter.
«Sono proprio curioso di sapere cosa faremo oggi. Durante il mio esame Walter è stato il maestro più misterioso e più alla mano contemporaneamente!» esclamò Walt che si stava dirigendo verso l’aula con Erik e Matt anche se ancora mancava mezz’ora all’inizio della lezione.
«Walter fa troppe lezioni di teoria secondo me» disse Matt esprimendo il suo sottointeso desiderio di fare qualcosa di fisico.
«Beh però le sue lezioni sono molto più interessanti di quelle di Eugeo! Non ci possiamo proprio lamentare» disse Erik strizzando l’occhio all’amico «E poi anche se non le fa spesso le lezioni pratiche di Walter alla fine sono sempre divertenti e molto utili» concluse.
«Sì, è vero» concordò Matt.
Entrarono nell’aula e trovarono già molti banchi occupati nonostante mancasse ancora tempo all’inizio della lezione. Riconobbero Andy e Lezia con cui scambiarono due chiacchiere prima di andarsi a sedere.
Davanti al loro banco era seduta la classe meno legata dell’Accademia: ovvero quella di Cindy, Victor e Jorgette.
La situazione era comica in quanto, appena arrivarono, Cindy si mise a parlare con Walt; Victor con aria risentita li salutò e fece finta di esercitarsi con il sua Psiche sulla penna e Jorgette, la ragazza bionda e bella che tutti gli uomini vorrebbero, chiacchierava noncurante con un membro della classe di Giano, di un anno più grande.
«Come mai siete già arrivati?» chiese Walt a Cindy.
«Walter arriva sempre in anticipo, è una sua abitudine» rispose lei.
Mente i quattro chiacchieravano, Walt notò che Victor, tra un movimento della penna con la mente e l’accensione di una fiammella sulla punta del dito, aveva dei tic involontari delle orecchie e del collo con cui cercava di origliare la loro conversazione.
Walt lo trovò un comportamento strano, in fondo bastava introdursi con le parole.
I suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo del maestro.
Walter arrivò in classe in una maniera molto particolare.
Piccolissimi frammenti di energia elettrica simili a schegge di luce comparvero e si unirono formando un globo più grosso al centro, poi, con una sonora scarica elettrica comparve Walter, già seduto sulla sedia della cattedra e con il corpo che ancora trasudava scariche elettriche assorbite dalle parti metalliche della lavagna e della cattedra stessa.
«Maestro è in anticipo!» disse ad alta voce e con tono accusatorio un ragazzo molto magro ma dall’aspetto goffo e con le braccia molto pelose.
«Elegantemente» rispose Walter con un leggero sorrisetto.
Walt sorrise a questa reazione perfettamente autoritaria ma perfettamente mascherata.
«Allora ragazzi, nonostante ci sia un nuovo arrivato, credo che sia giunto il momento di parlare con voi di un argomento molto importante: Luce e Oscurità», quando disse il titolo della lezione la maggior parte degli studenti parlottarono tra loro, incuriositi.
«Si dice che siano la massima essenza della Fantasia, giusto?» disse Erik alzando la mano, probabilmente aveva letto qualcosa dell’argomento su qualche vecchio libro che a lui piaceva tanto studiare.
«Esatto Erik, bravo» gli fece i complimenti Walter «Luce e Oscurità sono la massima espressione di potere che si può ottenere con la propria Fantasia. Non dovete confondervi con gli elementi che ci circondano e che voi sapete controllare, Luce e Oscurità sono differenti, non sono al vostro servizio.
Ricordatevi sempre che la troppa Luce genera l’Oscurità più profonda e non esiste Oscurità senza una Luce che la renda tale»
«Quindi non possono essere controllate?» chiese Victor.
«Controllate no. Utilizzate sì. Queste due entità supreme possono esser considerate “vive” nonostante possano sembrare inerti e inesistenti, ma si comportano in maniera opposta. La Luce può essere presa in prestito in momenti di assoluta necessità e determinanti per la nostra vita, non compare solo perché la si invoca. L’Oscurità invece può sembrare più malleabile, è generata dall’odio, dall’invidia e da tutti i sentimenti negativi che l’essere umano prova. Una volta generata può essere considerata un entità parassita: se si cinge al suo potere lei si instaura dentro le persone e le corrompe, tentandole e seducendole con il potere. Una volta che si cede completamente all’Oscurità, con la testa e con il corpo, si scompare e si diventa parte di quest’ultima. Solo una persona è sopravvissuta all’Oscurità».
«Chi è?» chiese Andy, tutti si girarono a fissarlo, consapevoli che si trattava di una domanda inappropriata.
«Siete troppo giovani per saperlo, e poi ricordare gli eventi legati all’Oscurità non fanno altro che generarne di nuova» rispose il maestro saggiamente.
«L’Oscurità è quella che dovrebbe mettere fine all’esistenza di Athom secondo le profezie incise nella Sala, non è così?» chiese scimmiottando lo studente magro che aveva parlato prima.
«Sì David, sembra che sia così. Ma come sicuramente Avis vi avrà detto, le profezie non sono mai state accertate né nel passato né tantomeno nel presente. Alcune cose si sono avverate e altre no».
Questa frase accese una spia nella mente di Walt che stava riflettendo, così si avvicinò a Erik e gli chiese sottovoce: «Erik, ma esattamente, quanti anni hanno i maestri?».
«È un mistero!» gli rispose sempre sottovoce «Il loro aspetto è immutato da anni e sono sempre loro, è come se non invecchiassero. Walter, Avis e Dave sembrano avere sui venticinque anni circa; Erika, Kudo e Antonella sui trentacinque e l’unico anziano è Eugeo. Mantengono da anni queste sembianze. Non si sa la loro reale età e non se ne fa cenno nei libri» rispose condividendo il dubbio.
Che i maestri fossero eterni? Walt non sapeva la risposta ma se fosse stato così il tutto diventava molto interessante.
«Luce e Oscurità coesistono in perfetto equilibrio» riprese la lezione il maestro «Una cosa fondamentale da sapere è che più ci si avvicina alla Luce più l’Oscurità dietro di noi si fa intensa. Ciò vuol dire che non si deve andare alla ricerca né della Luce né dell’Oscurità, si deve vivere nell’equilibrio».
«Maestro!» chiese Lezia alzando la mano.
«Sì?»
«Ma se Luce e Oscurità sono irraggiungibili per degli studenti come noi, in quanto inesperti, perché ci fa questa lezione adesso?»
«Vedi, la vostra è l’età in cui più facilmente si cade nelle tentazioni. L’invidia, la competitività, la delusione, basta anche un litigio per innescare la brutale macchina che porta all’Oscurità. Ve ne ho parlato per mettervi in guardia. Non cedete, c’è sempre qualcuno pronto a starvi accanto e a credere in voi».
Alla fine della lezione quando Walter aveva concluso il suo discorso e alcune classi iniziavano già ad allontanarsi dall’aula, Giano gli si avvicinò e gli rivolse la parola: «Maestro, ma è vero che nessuno l’ha mai vista combattere?» gli chiese con un velo di disprezzo, in quanto conosceva già la risposta.
«Giano, se ci tieni tanto a vedermi combattere potrai sfidarmi privatamente una volta che sarai diplomato all’Accademia, tra quanti anni questo accadrà è un altro discorso» gli disse.
Giano sbuffò e se ne andò senza proferire parola.
 
 
 
 
La lezione di Walter era stata molto interessante seppur non molto comprensibile per chi, di Luce e Oscurità, non aveva mai sentito parlare.
Ora la maggior parte delle classi che avevano assistito alla lezione precedente si stavano dirigendo nel campo di addestramento dell’Accademia, uno spazio molto ampio e vuoto in cui a volte i maestri eseguivano le lezioni pratiche.
«Secondo voi come si può manifestare la Luce?» chiese Erik ai suoi due compagni.
«Mah, probabilmente si manifesterà unicamente alle persone che perseguono buoni scopi nel momento del bisogno» rispose Walt pensando a come i personaggi buoni vincevano sempre nel suo cartone animato preferito.
«A me non convince molto Walter, prima Giano mi ha detto che gli ha augurato di metterci un sacco di anni a finire l’Accademia» disse Matt.
«Non mi sembra da lui, con me è stato bravissimo all’esame di ammissione e oggi ha spiegato molto bene» rispose Walt.
«Ma se me lo ha detto lui è vero, eh» ribatté Matt scaldandosi.
«Dipende cosa gli ha chiesto, se ha fatto come quel David è giusto che gli abbia risposto male».
«Te lo dici solo perché è il tuo maestro preferito, lasciamo perdere che è meglio».
«Ragazzi!» disse Erik lanciando due bolle d’acqua in faccia ai suoi compagni in maniera innocua «Diplomazia! Cerchiamo di darci una calmata» disse mentre gli altri due si asciugavano il viso.
Effettivamente l’acqua aveva spento gli animi, fortunatamente per Erik.
«…Beh sai che incremento di potere avresti con l’Oscurità?» giunse una voce.
Tutti e tre si voltarono.
David e uno dei suoi due compagni di classe si zittirono e li superarono incrociando i loro sguardi.
Se David era magro, goffo e con la schiena ingobbita, il suo compagno era l’opposto: alto, corpulento e con la faccia intontita.
«Avete sentito, vero?» chiese Walt.
«Sì» risposero in coro i compagni.
 
 
 
 
Raggiunsero gli altri studenti nel campo di addestramento e si disposero uno a fianco all’altro formando un semicerchio.
«Perché ci mettiamo così?» chiese Walt
«Kudo è molto rigido» rispose Erik con una goccia di sudore sulla tempia; era vero che sul campo batteva il sole e si avvicinava mezzogiorno, ma a Walt parve proprio che Erik avesse ansia.
«Secondo me fa bene! Tutti i maestri dovrebbero pretendere ordine e disciplina dagli studenti» commentò Matt, Walt ed Erik si guardarono condividendo il pensiero che tra poco si sarebbero trovati di sicuro in una situazione sgradevole.
Da una delle torri che sosteneva i fari delle luci del campo, una figura spiccò un salto di quasi cento metri senza alcuna apparente fatica ed atterrò nel centro perfetto del semicerchio di studenti.
Il maestro Kudo era alto più di due metri e tutti intorno a lui parevano molto più piccoli del normale. Aveva un fisico aitante su cui si potevano vedere più muscoli in evidenza che su un libro di anatomia umana, indossava una tuta bianca sportiva con una cintura nera di tela. Aveva i capelli lunghi e ricci raccolti in una coda strettissima.
«Allora ragazzi, per iniziare dieci giri di campo tutti insieme» disse e senza proferire altra parola iniziò a correre lasciando indietro tutti.
«Che cosa?!» sbraitò Walt, che come Erik odiava fare ginnastica.
«Io vado da Giano ci vediamo dopo» disse Matt
«Devi abituarti, se vuoi saltare le sue lezioni io condivido in pieno, ma lui si arrabbia sicuramente» propose Erik alludendo al loro compagno.
Iniziarono a fare i giri di campo di corsa anche se controvoglia e notarono che Kudo aveva lasciato molto terreno agli studenti non solo per le sue doti fisiche ma anche per il suo passo decisamente più ampio rispetto al normale.
Tutte le classi viaggiavano insieme a gruppetti di tre tranne Matt e Giano che avevano occupato i primi posti abbandonando le rispettive classi.
Kudo raggiunse in fretta il traguardo dei dieci giri, poi continuò a correre per vedere l’andamento degli studenti.
Erik e Walt erano inevitabilmente ultimi e correvano boccheggiando.
«Anf… Anf… Mi sta già antipatico!» disse Walt.
«Le lezioni vere e proprie non sono male, ma la sua ingiustificata fissa per la forma fisica non la sopporto nemmeno io» disse Erik «che poi nessuno ha mai visto gli altri maestri fare sport, solo lui, quando è con Antonella fa finta di non conoscerla.
In effetti Walt si ricordava vagamente che la maestra Antonella fosse grassa.
«Voi laggiù!».
Si voltarono e videro Kudo che si avvicinava a passo spedito.
«Non va bene! Dovete muovervi di più siete gli ultimi. Io non vi promuoverei mai al diploma dell’Accademia» disse il maestro ma poi si allontanò senza proseguire il discorso.
«Fortunatamente il diploma lo danno tutti i maestri insieme e non solo tu» disse Erik ironicamente ma non troppo.
«Già per fortuna».
Finiti i giri di campo Walt trascorse i seguenti venti minuti a riprendere fiato rumorosamente mentre seguiva la vera lezione che stava iniziando.
«Allora ragazzi, oggi introdurremo uno dei concetti più importanti che vi servirà in una battaglia: la differenza tra i colpi fisici e i colpi speciali» gli studenti si guardarono con curiosità.
«Questo è un esempio di colpo fisico» disse e senza dare il tempo a nessuno di spostarsi sferrò un potente pugno sul terreno del campo di addestramento.
Questo si frantumò in tutta la sua ampiezza e fece cadere tutti gli studenti a causa dell’onda d’urto che piegò il suolo verso l’interno lasciando una specie di cratere.
«Allora, come vi è sembrato?» chiese Kudo retoricamente mostrando un sorriso smagliante che dimostrava la sua soddisfazione nel non aver lasciato nemmeno un centimetro del campo nella forma originale.
«Inappropriato» rispose Walt tra sé e sé.
«Ogni elemento può essere utilizzato sia in maniera fisica che in maniera speciale ma la natura dell’elemento stesso e la situazione influenzano l’utilità di una tipologia rispetto all’altra. Gli elementi prettamente fisici sono la Terra, il Metallo, la Roccia e naturalmente la Lotta. Quelli prettamente speciali invece sono la Mente, il Buio, l’Aria, il Fulmine e il Ghiaccio. Nel mezzo ci sono elementi tanto fisici quanto speciali come il Fuoco, l’Acqua e l’Erba».
«Come facciamo a distinguere le tipologie di attacchi, maestro?» chiese Giano con tono da ruffiano.
«Questa è un ottima domanda Giano, bravo!» lo elogiò Kudo «Gli attacchi fisici, come avete potuto vedere, implicano l’utilizzo di una parte del corpo come supporto per l’azione di attacco. Quelli speciali, invece, vengono svolti sì con dei gesti e con il corpo ma necessitano della concentrazione della mente per essere sviluppati e non di forza o spinta» così dicendo si fermò e allungò una mano davanti a sé, si concentrò leggermente e generò una sfera trasparente alle estremità ed opaca al centro, sembrava che al suo interno volteggiasse un’aura azzurrina.
«Questa che vedete è uno dei pochi metodi per utilizzare l’elemento Lotta in maniera speciale. Una sfera di aura. Qualche volontario per incassare il colpo? Non sarà troppo potente».
Nessuno alzò la mano, anzi Walt fece anche un piccolo ed impercettibile passo indietro.
«Io maestro» disse Giano, nuovamente.
«Bravo ragazzo mio!» rispose Kudo e una volta che il ragazzo si mise in posizione difensiva la sfera si diresse veloce contro di lui.
Il colpo fu duro e, allo scoppio della sfera, Giano fu spinto indietro di quasi cinquanta metri e le sue scarpe affondarono nel terreno di almeno mezzo.
«Wow! Questa era Lotta allo stato puro!» esclamò il ragazzo tornando indietro.
«Perfetto, ora tocca a voi a mettervi alla prova! Venite pure avanti uno per uno e colpitemi con un attacco fisico e uno speciale. So che ancora non avete approfondito il discorso delle mosse, quindi un attacco qualunque va bene» disse il maestro Kudo.
Walt sbiancò «No, io mi vergogno» disse voltandosi dalla parte opposta del Maestro.
«Walt, guarda, ti capisco tanto vale accontentarlo e farla finita subito altrimenti il maestro ti metterà ancora più in imbarazzo, è fatto così» gli consigliò Erik «Hai mai fatto un attacco fisico tu?».
«No».
«Perfetto, neanche io».
«Sto pensando sul serio di non seguire più Kudo».
«La reazione di Matt sarebbe peggio delle lezioni del maestro, fidati».
«Che tentazione che mi fai venire».
«Diplomazia!».
Il primo ad andare fu ovviamente il cocco del maestro, cioè Giano, che si esibì (perché sì la sua fu più un esibizione con tanto di pavoneggiamento davanti a tutti più che una dimostrazione pratica) con una fiammata come attacco speciale e in un pugno simile a quello del maestro ma con effetti nettamente inferiori come attacco fisico.
Walt dedusse i suoi poteri: il Fuoco e la Lotta.
Il maestro Kudo, oltre ad un attacco devastante, possedeva una decisamente ferrea difesa, quasi comparabile a quella di Erika. Non incassava nessun effetto dagli attacchi degli studenti.
Dopo i compagni di classe di Giano fu il turno di Lezia, lei controllava unicamente l’Acqua ma in maniera egregia, infatti il suo attacco speciale fu un insieme di piccole bolle d’acqua lanciate veloci come proiettili. Come colpo fisico, si concentrò e venne ricoperta da uno spesso strato di acqua e con una propulsione dal basso, colpì il maestro con un calcio acquatico molto potente.
Successivamente andò Andy, lui controllava unicamente l’Erba, come colpo fisico fece crescere delle robuste e legnose radici che avvolsero il corpo del maestro per poi scaraventarlo contro il terreno, come colpo speciale gli lanciò contro una serie di foglie particolarmente taglienti. Non ci mise però troppo impegno, in quanto il suo scopo fondamentale per cui voleva diplomarsi all’accademia era quello di imparare a usare l’Erba come elemento curativo.
Successivamente fu il turno di David, il ragazzo ambiguo di cui avevano recepito uno stralcio di conversazione sull’Oscurità.
Nel suo caso come attacco speciale fece affondare parzialmente il maestro in un vortice scuro di elemento Buio e come colpo fisico cercò di tagliarlo con una lama d’Aria.
I suoi elementi erano il buio e l’aria a quanto pare.
Gli studenti si susseguivano l’uno dopo l’altro e il turno di Walt si stava facendo sempre più vicino, a suo malincuore.
Matt eseguì una dimostrazione impeccabile, lui controllava la roccia e l’aria. Come attacco fisico scaraventò un enorme masso contro il maestro (che fu costretto a distruggerlo con un pugno) e come speciale tentò di farlo volare via con una folata di vento particolarmente potente.
Poi venne il turno di Erik.
Con gli attacchi speciali Erik se la cavava benissimo e infatti creò un getto d’acqua molto forte che sembrò soddisfare sia lui che il maestro. Come attacco fisico era in evidente dubbio: la sua mano destra prese fuoco e stringendosi a pugno tentò di colpire il maestro con un pugno infuocato, ma ci mise pochissima forza. Kudo lo guardò un po’storto.
Finalmente venne il turno di Walt.
Su cosa fare come attacco speciale non c’erano dubbi: nell’ultima lezione con Avis aveva imparato a generare scosse elettriche dignitose e perciò allungo le mani e avvolse il maestro con dei piccoli ma efficaci fulmini che stridevano in tutte le direzioni.
Come colpo fisico era ancora in dubbio.
Pensò alle caratteristiche del suo elemento: leggero, veloce, letale.
Gli balenò nella mente un’idea e senza perdere troppo tempo la mise in pratica: saltò in aria salendo un po’più del normale grazie alla leggerezza e alla volatilità del Fulmine, concentrò tutta l’elettricità nella gamba destra, che si illuminò intensamente con qualche scossa la avvolgeva di tanto in tanto. Poi scagliò quel calcio contro Kudo che per la prima volta dovette spostare la sua posizione di difesa, bloccando il calcio con l’avambraccio.
Sotto i piedi del maestro alcune crepe si formarono nel terreno già mal ridotto.
«Mpf…» sbuffò Kudo senza dire niente e Walt si allontanò soddisfatto del colpo che aveva creato.
«Wow Walt! Sei stato molto bravo!» gli disse Erik e anche Matt gli fece i complimenti.
Effettivamente neanche lui si aspettava un colpo così ben riuscito «Lo chiamerò “Calcio alla velocità della Luce”» disse Walt soddisfatto.
Dopo di che l’attenzione fu catturata dall’ultimo studente che doveva eseguire la propria dimostrazione: Victor.
«Se fossi in voi, mi allontanerei» consigliò Cindy sottovoce a Walt, Erik e Matt, che subito si allontanarono.
Victor sembrava serissimo e, portando una mano verso il cielo, iniziò ad eseguire il suo attacco speciale: generò una piccola sfera di fuoco densa e vorticante su se stessa ma, in un fulmineo secondo, la sfera aumentò le proprie dimensioni spaventosamente diventando quasi grossa come il campo d’addestramento.
Sembrava un piccolo sole.
Tutti erano illuminati dalla luce arancione del fuoco che rimaneva sospeso placidamente sopra la mano di Victor che sembrava non curante dell’esagerazione della sua dimostrazione.
Con un movimento semplice del braccio, scagliò la gigantesca sfera contro il maestro che si preparò a riceverla con le mani. La sfera fu catturata dall’enorme forza del maestro e deviò la sua corsa verso il cielo, dove proseguì il suo viaggio fino ad estinguersi.
Victor non lasciò a Kudo il tempo di tornare nella posizione iniziale che già stava utilizzando il potere mentale contro il maestro, per il suo attacco fisico.
I contorni di Kudo si illuminarono flebilmente, Victor aveva le vene sulle tempie gonfie, inclinò di poco la testa verso sinistra e il corpo del maestro iniziò a fluttuare nell’aria, poi fu scaraventato con forza verso il muro del campo d’addestramento.
Kudo atterrò sul muro con le gambe orizzontalmente, la forza della spinta era tale che anche il muro si crepò sotto i suoi piedi, poi la forza che lo spingeva via si placò, in quanto Victor lasciò andare la presa per il troppo sforzo.
Kudo compì un salto altissimo e atterrò a pochi centimetri da lui, come se nulla fosse «No Victor, ti sei sbagliato sono entrambi attacchi speciali» disse con la più totale naturalezza.
«È un ragazzo davvero strano» commentò Matt e gli altri non poterono che dargli ragione.
Victor non disse nulla né mutò espressione, poi si allontanò, guardando storto tutti.  
 








Angolo dell’autore:
Ecco un nuovo capitolo!
Ho voluto introdurre un po’ di routine e quotidianità del mondo di Walt, perciò questo capitolo non è ricchissimo di eventi ma fidatevi che è molto importante, comunque spero di non avervi annoiato!
Cosa ne pensate del metodo di insegnamento di Walter? Avrà fatto bene a metterli in guardia sull’Oscurità?
Avete in mente chi potrebbe essere quel personaggio che è riuscito a resistergli?
Le voci di corridoio dicono che non si è mai visto Walter combattere, voi cosa ne pensate? Credete che i maestri siano eterni?
Nella seconda parte abbiamo conosciuto un altro dei sette maestri di Athom, Kudo.
Di lui e del suo metodo di insegnamento cosa ne pensate?
Vi sono piaciute le dimostrazioni degli attacchi fisici e speciali?
In questo capitolo c’è anche il secondo riferimento alla serie principale, lo avete colto?
Cosa pensate accadrà nelle prossime giornate ad Athom?
Fatemelo sapere in un commento.
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre bene accetti!
Ci vediamo tra una settimana, il 2/3 di settembre con un nuovo capitolo del sequel “Kingdom Hearts 2W”, in cui leggeremo di eventi molto, ma molto importanti.
 
See you nex time!

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Capitolo 5
*** Freedom of Power ***


Capitolo 5
 
Freedom of power
 
 
 
 
«Anf…, Anf…» ansimò Walt, lui aveva sempre odiato correre o cimentarsi in una qualunque attività fisica, «menomale che almeno sono magro, se no darei una botta per terra» commentò ad alta voce, inconsciamente.
Spalancò il grosso portone dell’Accademia dei Sette, fece un cenno di saluto verso il gabbiotto di Lilly, consapevole che lei attendesse il suo arrivo, e imboccò le scale salendo due gradini per volta.
La sua meta era l’aula B-7, una classe molto ampia in cui era anche possibile esercitarsi con gli elementi.
Era la prima lezione che avrebbe affrontato con Antonella, la maestra del Buio, e ne era più che contento perché tra le classi si diceva che fosse particolarmente potente, tant’è che una volta aveva addirittura messo K.O. il maestro Kudo dopo che lui l’aveva presa in giro per la sua forma fisica.
Walt si ricordava di averla vista qualche volta dalla pasticceria del mastro Egidio ed effettivamente la maestra non era particolarmente magra, anzi.
Forse con la passione in comune verso i dolci, sarebbero andati subito d’accordo, pensò Walt, che stava per entrare in classe.
Aprì la porta e andò subito a prendere il suo posto: esattamente in centro tra Matt ed Erik.
«Come mai così di fretta?» chiese Matt.
«Sono in ritardo».
«No, dai. Sono ora le dieci» disse Erik mostrando il suo orologio da polso che indicava in quel momento le 10:01.
«Per i miei standard è come essere in ritardo» sorrise Walt facendo riferimento alla sua abitudine di arrivare sempre in anticipo.
«Con Antonella puoi stare più che tranquillo. È molto pigra, non arriva mai con meno di 10 minuti di ritardo» sostenne Erik.
«Come ha fatto quella volta a stendere Kudo proprio non lo so… è così grassa, non dovrebbe neanche essere in grado di reggere uno scontro» commentò aspramente Matt.
«Hai troppi pregiudizi» ribatté seccamente Walt guadagnandosi un’occhiata tagliente da parte del compagno che era pronto a difendere la sua tesi a spada tratta, se non fosse stato per l’inizio della lezione.
Antonella entrò in classe uscendo da una nube nera che aveva preso forma dietro la cattedra.
Effettivamente era piuttosto grassa ed evidentemente fuori forma, indossava dei jeans neri aderenti nonostante le grosse cosce e una maglietta altrettanto scura sulla quale era presente la sagoma di un cuore fatto di paillettes neri.
Aveva un seno molto prosperoso, braccia grosse e viso paffuto, Ciò che fece sorridere Walt erano le labbra grosse e rotonde con cui formava un piccolo ma significativo sorrisetto.
Anche i capelli erano lunghi e neri.
«Buongiorno ragazzi» disse lei sorridendo a tutti.
«Buongiorno maestra».
«Per la lezione di oggi non serviranno i banchi, facciamo spazio» disse e tutt’un tratto gli studenti si ritrovarono in piedi, in quanto i loro banchi e le sedie stavano sprofondando in piccoli vortici neri e scuri, formatisi nel pavimento.
La classe adesso era ancor più ampia, già era una di quelle più grosse dell’Accademia, in più senza i mobili sembrava una autentica palestra.
«Qual è l’argomento di oggi, maestra Antonella?» formulò la domanda David, il ragazzo un po’ gobbuto che avevano notato nella lezione precedente.
«Oggi ci alleniamo sull’equilibrio del potere» rispose la maestra dolcemente; tutta quella pacatezza stonava con l’elemento nero e tetro che la maestra controllava.
«In che senso, l’equilibrio del potere?» chiese Cindy, che non poteva vantare di avere una classe con cui discutere sugli argomenti trattati.
Jorgette, la sua compagna bionda e piena di sé, le rivolse uno sguardo colmo di strafottente superiorità.
«Faremo pratica sul mantenere saldo ed essenziale il nostro potere naturale. Vi servirà se volete utilizzare gli attacchi senza perdere tempo a concentrarvi» spiegò.
Effettivamente sembrava un argomento interessante: era vero che né Walt né nessuno dei suoi compagni aveva ancora partecipato ad una vera e propria battaglia o duello, però se si fosse presentata l’occasione sarebbero dovuti essere veloci e non potevano permettersi il lusso di perdere tempo a concentrarsi.
Walt, Matt ed Erik, come tutti, avevano capito che quella lezione era particolarmente importante ed erano tutti molto interessati.
Antonella ordinò di disporsi in fila l’uno al fianco dell’altro, durante il movimento Walt ebbe l’occasione di scambiare due parole con Frida.
«Allora, come ti trovi all’Accademia?» gli chiese lei.
«Benissimo! Sono già migliorato parecchio rispetto a prima. Vedrei che ti raggiungo in un baleno!» disse Walt che effettivamente stava vivendo un netto miglioramento nelle sue abilità elettriche.
«Continua a sognare!» rispose lei scherzosamente.
Alla fine Walt si dispose alla sinistra di Frida e alla destra di Matt.
La lezione vera e propria ebbe inizio quando Antonella non poté continuare ad ignorare il fatto che tutti i suoi studenti stavano aspettando lei perciò, pigramente, si alzò e raggiunse il centro della stanza, in modo da essere di fronte alla fila di studenti.
«Allora, ragazzi» iniziò a spiegare «voglio che materializzate il vostro elemento. Non preoccupatevi se ci mettete del tempo le prime volte, man mano sarete sempre più rapidi» disse.
Antonella iniziò ovviamente per prima, in modo da far vedere agli altri come si eseguiva l’esercizio.
Posizionò la mano sinistra davanti a sé (anche le dita erano cicciottelle) mentre iniziava ad ondeggiare la destra sopra di essa.
Una piccola ombreggiatura nera si materializzò tra le due mani: «Evocate il vostro potere, lasciate che fluisca dentro di voi. Deve essere lui a dominarvi».
Walt la osservò con più attenzione dopo che pronunciò l’ultima affermazione che aveva dato.
L’aura nera che aveva generato si mosse evolvendosi in una fiamma ardente sempre completamente scura.
«Date libero sfogo al vostro potere, fatelo divampare!» e mentre disse così la sua fiamma nera si contorse, ardendo con piacere.
«Successivamente dovete raggiungere l’essenzialità del vostro elemento, vedrete che vi arriverà da dentro, lo sentirete» disse e con estrema facilità sgrezzò quel fuoco nero in una perfetta sfera di elemento Buio, che rimase sospesa nel vuoto, placida.
«Sta a vedere che questo è il passaggio più difficile» commentò Erik sottovoce ai due compagni, anche Walt se lo aspettava.
«La cosa più importante viene alla fine…» aggiunse Antonella lasciando la sfera nel punto in cui si era creata «… cioè riuscire a mantenere l’equilibrio» concluse.
«Forza, provate voi!» disse tornando a sedersi alla cattedra ma mantenendo la sfera di Buio lì, come obiettivo da raggiungere dagli studenti.
Il concetto non era difficile, però passare da una forma grezza di potere ad una pura ed essenziale sembrava particolarmente complesso.
Comunque sia tutti gli studenti iniziarono a provare agitando le mani davanti a loro.
Erik fu efficiente fin da subito e, da un piccolo vortice d’acqua riuscì a formare anch’egli una sfera senza grosse difficoltà, ma mantenere in equilibrio perfetto quest’ultima sembrava impossibile.
«È indifferente quale dei due elementi utilizzare?» chiese un ragazzo muscoloso che Walt riconobbe come Al, il compagno che fino a poco fa era ammalato e che faceva parte della classe di Andy e Lezia.
«Sì Al, indifferente».
Walt osservò Al stringere in maniera esageratamente esibizionista i muscoli delle braccia in direzione di Jorgette, facendole anche l’occhiolino.
Quest’ultima non lo considerò minimamente.
Trascorsero diversi minuti in cui tutti si impegnarono al massimo per poter trovare l’equilibrio del proprio elemento, con minimi risultati da parte della maggioranza.
Matt, che aveva rinunciato subito a trovare una forma sgrezzata della Roccia e assicuratosi per l’ennesima volta di non poter generare la Lotta, riuscì a generare un piccolo tornado tra le mani, ma faticava a mantenerlo stabile.
Anche Walt era in difficoltà in quanto non riusciva davvero a capire quale fosse la forma più pura del Fulmine.
Riusciva a generare scosse e saette ma non capiva cosa potesse essere più essenziale di così.
Al suo fianco Frida stava eseguendo un lavoro impeccabile formando un cristallo di Ghiaccio purissimo, trasparente e ricco di ramificazioni.
 Era proprio brava, Walt si imbarazzò davanti a cotanta abilità.
Antonella non si era sprecata a dare ulteriori informazioni più dettagliate, anzi aveva iniziato a girare per la classe con andamento pachidermico per controllare i risultati ottenuti dagli studenti.
Nell’aula c’era molta confusione: tra chi riempiva il pavimento di pozzanghere, chi generava raffiche di vento e blocchi di roccia o terra che ogni tanto cadevano al suolo, concentrarsi risultava particolarmente difficile.
Antonella si posizionò tra Walt e Frida, ammirando lo splendido risultato di quest’ultima con orgoglio e un bagliore di invidia.
Fu in quel momento che a Walt venne in mente la soluzione al suo problema: non c’era bisogno di trovare una forma più essenziale del Fulmine, perché come elemento naturale era già puro di per sé!
«Ma certo» esclamò Walt unendo lo spazio vuoto tra le due mani con un intensa saetta che risuonò nell’aula con una nota forte.
Ora il rumore sovrastava l’aula anche se molti ormai avevano raggiunto discreti risultati.
Fu in quel momento che Walt fu distratto da una frase pronunciata sottovoce: «Se solo tutti fossimo davvero liberi…».
Si voltò, senza capire, e quella distrazione gli causò la perdita del controllo sul flusso elettrico che congiungeva le sue mani, che si estinse.
Ciò che vide voltandosi fu Antonella che osservava molto interessata il lavoro di Frida.
Quando la maestra appoggiò la mano sulla spalla dell’allieva, con fare orgoglioso, quest’ultima subì un forte incremento di potere, rompendo il cristallo di ghiaccio e scatenando una bufera incontrollata che andò a gelare completamente la stanza e mandò in frantumi una finestra a causa dello shock termico subito.
Ci volle qualche momento per far sì che Frida riuscisse a fermare quella bufera freddissima che aveva incomprensibilmente generato, poi si guardò le mani incredula, mentre tutti la fissavano.
La classe ora era piena di stalagmiti con le punte rivolte verso Frida.
Ovviamente tutti quanti si erano fermati e alcuni erano talmente stravolti e stanchi da ansimare per la fatica dell’esercizio, generando nuvolette di vapore.
Antonella si sbrigò a tornare alla cattedra e a porre fine alla lezione: «Ragazzi non fate caso a quello che è successo, è solo… che Frida si è sforzata troppo e ha rotto l’equilibrio, tutto qui!» disse camuffando l’agitazione con un sorrisetto «Per oggi è tutto, allenatevi a casa ma senza esagerare!» disse, e congedò gli studenti.
Usciti dalla classe Walt si affrettò per raggiungere Frida, che adesso stava camminando sostenuta dalla sua compagna July, una ragazza robusta che controllava il Fuoco e la Lotta.
«Frida ma cosa è successo?!» chiese Walt preoccupato, seguito a ruota da Erik.
«Guarda, non so proprio che mi prende in questi giorni. È solo che per un momento ho sentito la Fantasia alle stelle e ho perso il controllo…» disse lei, un po’ delusa da se stessa.
«Questo sì che è strano» commentò Erik.
«Sì, strano forte…» aggiunse Walt dubbioso.
 
 
 
 
Quello stesso pomeriggio Walt, Erik e Matt si erano dati appuntamento nel cortile della loro vecchia scuola, luogo in cui era permesso l’allenamento della Fantasia nelle ore pomeridiane, per esercitarsi.
«Cosa credete che sia successo a Frida oggi?» chiese Walt, che aveva la netta impressione di essere avvolto da fatti misteriosi: prima la profezia, adesso quello.
«Non saprei proprio. Non avevo mai visto nessuno perdere il controllo in quel modo» disse Erik mentre si concentrava sulla sua sfera d’Acqua.
«Nemmeno io. E conosco Frida da anni… non è quel tipo di persona che si fa prendere dalle emozioni» ribatté Walt.
Matt non rispose, sembrava che fosse distratto dall’esercizio, non riusciva più a formare il piccolo tornado tra le mani.
A parte quei pensieri che lo distraevano, Walt era riuscito ad ottenere un ottimo risultato: evocava un flusso di elettricità tra le mani davvero bellissimo.
Le dieci dita erano avvolta da molti piccoli fulmini, che andavano a concentrarsi formando un unico flusso intenso e tonante.
Sembrava perfetto.
«Facciamo una prova, vediamo se effettivamente ora che abbiamo imparato a mantenere in equilibrio i nostri elementi riusciamo a fare gli attacchi più velocemente. Matt ci stai per una battaglia veloce?» chiese Walt interessato dai suoi progressi.
«No» rispose lui senza troppi convenevoli.
Gli altri due lo guardarono un po’ storto come per capire cosa ci fosse dietro quel rifiuto ad un allenamento che lui di solito adorava.
«Ok… Erik?».
«Sì, vediamo un po’» accetto invece lui.
I due compagni si disposero ad un equa distanza in maniera da non esagerare con gli eventuali danni.
Walt si scrocchiò il collo e le dita delle mani in modo da essere pronto a sferrare il primo attacco.
Non fece in tempo a pensarci molto che un fulmine di discreta intensità fece saltare una piccola zolla di terra quasi ai piedi di Erik.
«Caspita!» esclamò Walt stesso, stupito «Aveva proprio ragione Antonella. Va così veloce che faccio fatica a prendere la mira» spiegò a Erik.
«Riproviamo».
«Ok».
Questa volta Walt si impegnò al massimo per prendere bene la mira e vide che Erik era pronto e con i sensi all’erta.
Puntò le mani e subito generò un bellissimo fulmine bianco e luminoso che scaricava la sua intensità contro la scia di fuoco che aveva utilizzato Erik con il suo secondo elemento.
La fiammata e la saetta durarono diversi secondo e si conclusero insieme, in modo da lasciare entrambi illesi.
Erik, però, questa volta non si perse in chiacchiere e evocando l’Acqua lanciò una grossa bolla a tutta velocità verso Walt, che prontamente la fece esplodere colpendola con un fulmine, velocissimo.
«Wow! Siamo davvero veloci!» disse tutto contento contemplandosi le mani che ancora erano percorse da qualche residuo di scarica elettrica «Dai Matt vieni anche tu!» lo chiamò.
«Non rompere» rispose lui con fare arrabbiato.
«Hey! Che ti prende? Ti alleni sempre con noi e adesso…» stava dicendo Walt avvicinandosi all’amico ma fu interrotto.
Giano arrivava con la sua fidanzata, una ragazzina bionda con l’atteggiamento da sciocca, il sorrisino stampato in faccia e la risatina acuta palesemente falsa.
«Hey, Giano!» si affrettò a salutarlo e ad andargli incontro Matt.
Walt e Erik si guardarono scambiando sguardi di intesa.
«Ah, pensavo che il campetto della scuola fosse libero» disse Giano ricordando indirettamente a tutti quanto possa essere grande il suo ego.
«Se vuoi ci alleniamo insieme» gli propose Matt.
Una certa vena di rabbia si gonfiò nel collo di Walt.
«No, non mi va di impolverarmi tutto, mi sono appena fatto i capelli. Non è che sei riuscito a usare la Lotta, per una volta?».
«No… mi dispiace».
«Poco male. Andiamo pure a casa mia, amore mio» disse lui e la baciò passionalmente davanti a Matt, ignorando il fatto che lui non avesse mai dato un bacio ad una ragazza.
«D-divertitevi» disse poi il castano quando “l’amico” ebbe finito di mostrare le sue doti di maschio alfa.
«Sì, non preoccuparti» disse Giano e, senza considerare minimamente i compagni di Matt se ne andò facendo ridacchiare la ragazza.
Matt rimase lì, in piedi, fermo, in silenzio.
«Quando la finirai di farti prendere in giro, eh?» disse Walt non riuscendo a trattenersi nonostante l’occhiata preventiva di Erik.
«Come scusa?» si voltò Matt.
«Non vedi che ti sta prendendo in giro? Ti ha sfidato ad ottenere una cosa che la natura ti ha precluso e si pavoneggia ad ogni occasione!».
«Ma cosa diavolo stai dicendo? Lui è il mio migliore amico!».
«Sì, solo quando gli fa comodo! Per sfruttarti per benino!».
«Dai ragazzi cercate di non essere…» tentò di intervenire Erik ma questa volta la sua diplomazia non ebbe risultati.
Matt si era arrabbiato abbastanza e forte della convinzione che nessuno dei suoi due compagni valesse molto a livello fisico, creò un enorme ammasso roccioso comprimendo tutti i sassolini nei dintorni e lo scagliò contro Walt.
Con la sorpresa di tutti Walt lo colpì con un pugno, nel momento del contatto una breve scossa illuminò le vene della roccia e con uno scoppio fortissimo la pietra di frantumò in mille pezzi, rotta dall’elettricità che l’aveva penetrata.
Anche se era riuscito a spiazzare tutti, compreso se stesso, il pugno di Walt sanguinava copiosamente.
Matt era spiazzato, sia per la reazione del compagno al suo attacco, sia per la rabbia che gli era salita improvvisamente.
Lui non era così, non avrebbe mai fatto del male a nessuno.
Quando gli cadde l’occhio sulla mano insanguinata di Walt, si fece prendere da un attimo di panico e dal senso di colpa e, con un balzo, si diede lo slancio per volare via.
Fortunatamente Erik rimase lucido e sciacquò subito la ferita di Walt.
«Vieni, andiamo a cercare Andy o qualcuno che controlli l’Erba» disse.
 
 
 
 
Fortunatamente trovarono proprio Andy che si stava allenando con la sua classe nel campo di addestramento dell’Accademia e quest’ultimo, che controllando l’Erba aveva anche il dono della guarigione, sistemò la ferita a Walt.
«Ma cos’è successo» chiese.
«Giano…» sussurrò Erik e subito Andy comprese, visto che già supponeva che a Walt non stesse simpatico.
«Matt si è infuriato quando gli ho sbattuto in faccia la realtà. Non riesce ad accettarlo» raccontò Walt.
«Matt è fatto così, ha sempre vissuto in una campana di vetro con i suoi genitori e in più c’era Giano. Non è facile per lui aprire gli occhi» aggiunse Lezia.
«Hey piacere! Io sono Al, ci siamo visti oggi a lezione con Antonella» disse Al presentandosi.
«Piacere, Walt» rispose il ragazzo stringendogli la mano approfittandone per testare se la sua stesse effettivamente bene.
«Anche io non sopporto Giano. Si mette sempre in mostra con la mia Jorgette» disse Al.
«Ma intanto non ti considera di striscio, piantala di provarci» lo schernì Lezia.
«Non può ignorare loro» disse, mettendo in mostra i suoi bicipiti provocanti con una certa dose di autoironia.
Tutti si fecero una sonora ristata e poi si prepararono per allenarsi tutti insieme.






Angolo dell’autore:
Anche se forse su certi aspetti potrebbe non sembrare, questo è stato un altro capitolo molto importante per la nostra storia!
Sono accadute molte cose e abbiamo fatto la conoscenza di nuovi personaggi, ormai manca solo un maestro all’appello!
Cosa ne pensate della nuova maestra Antonella e della sua lezione?
Avete qualche sospetto su quello che potrebbe essere successo a Frida?
Walt ha già fatto molti progressi e ormai è diventato veloce e più potente rispetto a prima, così come i suoi compagni.
Cosa ne pensate del comportamento di Giano e della reazione di Matt? Si scuserà o questo è l’inizio di una litigata con i fiocchi?
Il comportamento di Walt ed Erik è giustificato o le loro considerazioni su Giano sono esagerate?
Abbiamo fatto la conoscenza di un nuovo personaggio, Al, il terzo membro della classe di Andy e Lezia, cosa ne pensate?
Fatemelo sapere in un commento!
 
Critiche commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!
 
Vi ringrazio per aver letto la mia storia e vi informo che aggiornerò “Kingdom Hearts 2W” la prossima domenica 17!
 
See you next time!  

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Capitolo 6
*** White Flash ***


Capitolo 6
 
White Flash
 
 
 
 
 
Dopo due giorni di assenza, durante i quali Walt ed Erik continuarono ad allenarsi senza sosta e migliorando sempre più, Matt si ripresentò al campetto della scuola senza particolari riferimenti a ciò che era successo la volta precedente.
Giano lo ingannava, era vero, però non era così succube da mandare all’aria la sua amicizia con i compagni di Accademia.
Dopo una dura lotta di allenamento, Walt e Matt andarono alla fontanella per sciacquarsi le mani e bagnarsi un po’ i capelli (il sole iniziava a picchiare forte con la fine di giugno) mentre Erik era rimasto sul campo utilizzando l’acqua da lui creata.
Approfittando del momento di privacy Matt si rivolse sottovoce a Walt: «Come va la mano?» chiese, aveva un tono pentito per ciò che aveva fatto, ma non per ciò per cui aveva combattuto.
Walt lo notò, ma gli sorrise comunque come per comunicargli che andava tutto bene, ma che la partita era ancora aperta: «Bene, grazie. Me l’hanno curata in un lampo».
«Chi è stato?».
«Andy, controllando unicamente l’Erba ha dei poteri curativi eccellenti».
«Capisco, sono simpatici… lui, Lezia e Al».
«Sì, molto. Dovremmo organizzare una bella battaglia tre contro tre».
«E a noi chi ci cura?».
«Erik, con la sua diplomazia!».
Si fecero una sonora risata entrambi e tornarono ad allenarsi.
 
 
 
 
Il giorno dopo la lezione dell’Accademia si sarebbe svolta all’esterno e finalmente Walt avrebbe conosciuto di persona Dave, l’ultimo maestro con cui ancora non aveva avuto a che fare, che controllava il Fuoco.
Perciò Erik, Walt e Matt si diedero appuntamento all’Accademia con Al, Lezia, Andy e Cindy, insieme si diressero verso la porta est delle mura, per uscire all’esterno di Athom.
«Jorgette e Victor ti hanno abbandonato anche stavolta?» chiese Walt a Cindy, facendo riferimento ai membri assenti della sua classe.
«Jorgette figurati, non si abbasserebbe mai a condividere il suo cammino con dei comuni mortali come noi. Per quanto riguarda Victor non ti saprei dire, non facciamo mai la strada assieme, spesso lo accompagna suo padre» rispose lei.
«Suo padre?! Ma ha diciassette anni!».
«Sì lo so, che vuoi che ti dica… è troppo controllato dai suoi genitori. Per di più passa tutte le giornate chiuso in casa a studiare o in cortile ad allenarsi. Non fa altro».
«Che strana famiglia… dovrebbe ribellarsi» e così dicendo, Walt insieme ai suoi compagni attraversarono i cancelli di Athom.
«Dove dobbiamo trovarci coi maestri?» chiese Walt.
«All’inizio del sentiero che entra nel bosco» rispose Erik che era sempre organizzato.
«Una volta ero in anticipo e per sbaglio non mi sono fermato all’inizio del sentiero. Me ne sono accorto solo quando avevo già salito mezza collina» disse Andy grattandosi innocentemente la nuca.
«Secondo me tu te la fumi anche l’erba» aggiunse Al, scherzando.
Tutti risero alla battuta e raggiunsero il già gremito gruppo di studenti che era accerchiato intorno al punto in cui il sentiero si inoltrava nel boschetto.
Si sedettero insieme agli altri formando un semicerchio, sembravano proprio un gruppo di studenti in gita che aspettava la lezione sugli animali del sottobosco.
«Strano che Walter non sia già arr…» ma Matt fu interrotto proprio dall’arrivo di Walter, che non solo arrivò in un lampo bianco elettrico, comparendo dal nulla tutto avvolto da piccole saette ma, a differenza dei suoi arrivi in classe, in questo caso era in piedi e arrivò camminando, come se avesse fatto un piccolo balzo.
«Allora ragazzi, bentrovati…» ma anch’egli fu interrotto a sua volta.
Ci fu una fiammata vicino a lui e dal Fuoco emerse una mano che lo agguantò per la manica destra e lo costrinse a voltarsi verso il bosco, volgendo le spalle agli studenti.
La fiamma si continuò a consumare facendo apparire tutto il corpo di Dave.
«Senti e se la invitassi a cena fuori?» disse Dave a Walter, sembrava che stessero riprendendo una conversazione interrotta pochi attimi prima.
Il maestro dell’elettricità sembrava leggermente spazientito dalla situazione però dopo un sonoro sbuffo gli rispose: «Portala dalla pasticceria di Egidio e fate un aperitivo, poi cena a casa tua, niente di fritto che se no poi puzzi. Per il resto cerca di inventartelo te non posso mica progettarti l’intera serata se no si innamora di me».
«Grazie Walter, sei un grande!» gli rispose Dave abbracciandolo davanti a tutti con un evidente imbarazzo del collega maestro, poi lo lasciò andare e come se nulla fosse iniziò la lezione per gli studenti che avevano assistito a tutta la scena.
«Allora ragazzi siete pronti ed imparare una delle cose fondamentali per chi, come noi, controlla la Fantasia?» disse Dave.
Dave era un ragazzo giovane, sembrava avere sui ventidue anni aveva una corporatura atletica con i muscoli leggermente in rilievo e una testata di capelli ricci bruni che donava particolarmente alla sua pelle molto abbronzata.
Indossava solamente un paio di larghi pantaloni bianchi dal cavallo molto basso e due bracciali d’acciaio ai polsi, nessuna maglia (ma con gli addominali bene in vista) e nessuna calzatura ai piedi, che erano nudi.
Sembrava molto giovanile e simpatico ma soprattutto privo della didattica che caratterizzava tutti gli altri maestri.
«Sì, maestro!» risposero tutti in coro.
«Perfetto allora tutti in piedi e giochiamo a guardie e ladri! Io e Walter, facciamo le guardie!» disse tutto euforico.
«Piano Dave, non è così che si insegna il movimento dinamico» disse Walter mentre gli mise una mano sulla spalla frenando l’entusiasmo del collega.
«Ci insegnate il movimento dinamico!?» chiese Lezia a gran voce.
«Già! Però non puoi usarlo per barare alle cittadine di nuoto! Ricordati che sono io il giudice» gli disse Dave facendole l’occhiolino.
Intanto un borbottio era nato tra gli studenti, tra chi era contentissimo e chi scettico.
«Cos’è il movimento dinamico?» chiese Walt a bassa voce.
«È l’abilità di teletrasportarsi usando il proprio elemento, è molto utile per chi ha elementi leggeri e veloci tipo noi» gli rispose Cindy.
«Wow!»
«Allora, come sapete, ognuno ha il proprio modo per utilizzare il movimento dinamico. Ci si può basare sui metodi standard oppure svilupparne uno proprio se lo si ritiene più efficace» iniziò a spiegare Walter, mettendosi lungo il sentiero alla massima distanza da Dave, che era andato all’estremità opposta.
«Questo è un esempio» disse e subito dopo il suo corpo iniziò emettere elettricità e a diventare luminoso.
Nel momento in cui divenne scintillante come il fulmine, quest’ultimo attraversò la distanza che lo separava da Dave e ci si rimaterializzò davanti.
Tutti applaudirono educatamente.
Walter tornò indietro utilizzando la stessa tecnica: «Quella che avete visto è la modalità standard di movimento dinamico per chi utilizza l’elettricità, ovviamente ve l’ho fatta vedere a rallentatore»
«Se era a rallentatore quella non oso immaginare se la volesse utilizzare sul serio» disse Erik.
«Se invece voglio utilizzare uno dei miei metodi personalizzati, per andare più veloce posso fare così» e mentre finì di pronunciare la parola “così”, il suo corpo viaggiò a velocità incredibile orizzontalmente davanti a Dave, senza perdere la sua forma reale, sollevato di qualche millimetro dal terreno.
Lo spostamento fu talmente veloce che quanto il viso di Walter fu a un centimetro di quello di Dave, lo spostamento d’aria scostò i ricci del maestro più giovane e l’erba intorno ai suoi piedi.
Questa volta l’applauso fu più forte e tutti erano rimasti scioccati dalla velocità che il maestro era in grado di raggiungere.
Walt si portò all’orecchio di Matt e gli disse sottovoce «Se mai decidesse di fare il culo a Kudo, lui non lo vede neanche arrivare» disse riprendendo il discorso di alcuni giorni prima.
«Ci sarà un motivo se non combatte mai, non credi?» ribatté Matt ma senza andare oltre nella discussione, non voleva litigare di nuovo, ci teneva alla loro amicizia anche se faticava a dimostrarlo.
«Ovviamente ci sono dei difetti» riprese la lezione Walter «il secondo metodo è più istantaneo ma non mi permette di colpire degli ipotetici nemici che potrebbero esserci durante il tragitto, mentre il primo metodo, anche se più lento, sì. Ovviamente tutto dipende dalle circostanze».
Walt pesò a quanto sarebbe stato bello poter ottenere quell’abilità e saperla destreggiare come i maestri, che addirittura comparivano dal nulla.
Nel suo fantasticare si sentì osservato e, velocemente, si voltò all’indietro, verso le mura della città.
Lì vide in lontananza un uomo in piedi, che li osservava mentre veniva svolta la lezione.
Così Walt si sporse in avanti verso Matt e Erik: «Ehi ragazzi, chi è quello laggiù che ci guarda, lo sapete?» chiese.
I due compagni si voltarono senza però riconoscere l’uomo sulla sessantina che li guardava.
«Io lo so!» bisbigliò Cindy, attraendo l’attenzione dei tre: «È il padre di Victor, spesso controlla che le lezioni vengano svolte in maniera secondo lui adeguata. Spesso ha litigato con Eugeo in persona, che è il maestro responsabile dell’istruzione di Athom» spiegò.
Subito lo sguardo dei tre si spostò su Victor che era isolato dagli altri, con la schiena innaturalmente dritta e attento a non perdersi una virgola di ciò che dicevano i maestri.
«Io non lo capisco proprio quel ragazzo, ma che vita fa?» commentò Matt «Non fa altro che parlare dell’Accademia e sta sempre chiuso in casa…».
«Condivido il tuo pensiero, amico» concordò Walt.
Intanto la lezione era andata avanti, e anche Dave aveva dimostrato due metodi diversi di utilizzare il Fuoco per spostarsi istantaneamente: il primo era simile a quello di Walter in cui, tramutandosi in fiamme, raggiungeva la destinazione.
Il secondo invece era diverso e consisteva nel prendere fuoco letteralmente e lasciandosi bruciare in una vampa, velocemente, un nuovo fuoco si sarebbe acceso nel punto di arrivo e da lì il corpo si rimaterializzava.
«Quello che avete visto fin ora sono le basi per l’utilizzo del movimento dinamico» riprese Walter «Ogni elemento agisce nella propria maniera. I più veloci sono Fulmine, Buio e Aria mentre i più lenti sono Roccia, Metallo e Terra. Per sviluppare il movimento dinamico di base le prime volte basta concentrarsi allo stessa maniera su tre fattori: destinazione, metodo di trasferimento e Fantasia. L’avete fatta la lezione di Antonella sull’equilibrio del potere vero?» chiese.
«Sì» risposero tutti.
«Perfetto, mantenere in equilibrio la stessa dose di Fantasia durante il trasferimento sarà fondamentale» concluse Dave «Ora alzatevi, disponetevi distanti l’uno dall’altro e provate, vedrete che sarà più facile di quanto pensiate».
«Per ora utilizzate una destinazione davanti a voi e non troppo distante, ma sappiate che con l’allenamento riuscirete a raggiungere anche luoghi che non siete in grado di vedere dal punto di partenza» aggiunse Walter prima di lasciarli provare.
Tutti si disposero lontani circa dieci metri l’uno dall’altro, sfruttando tutta l’ampiezza del prato che precedeva il bosco.
Walt si mise in piedi in una posizione comoda, cercando di rilassarsi e liberare la testa dai pensieri superflui.
I concetti erano tre: destinazione, metodo e Fantasia; non era complicato.
La destinazione era semplicemente davanti a sé, il metodo era quello più semplice mostrato dal maestro, e con la Fantasia ormai sapeva destreggiarsi abbastanza bene.
Perciò focalizzò il punto nel prato in cui voleva arrivare, ovvero un’area in cui si trovava un rametto spezzato, focalizzò il metodo e, per ultimo, sprigionò a livello costante la Fantasia.
Il suo corpo iniziò subito ad emettere elettricità ed ad essere circondato da sottili saette.
Ma il movimento dinamico non avvenne.
«Ok, devo provare con più Fantasia» si disse tra sé e sé.
Ripeté la procedura: rametto, trasporto semplice… e Fantasia.
Come un motore, l’impulso di elettricità fuoriuscì dal suo corpo e, come quando una scarica attraversa una barra di metallo, il suo intero corpo confluì nella saetta e raggiunse il punto che aveva pensato.
Ne ebbe la conferma solo dopo aver alzato la scarpa che nascondeva il rametto. «Sì!» esultò stringendo i pugni.
Poi si voltò verso il resto della classe.
Tutti lo stavano fissando.
Era stato il primo e l’unico della classe ad essere riuscito ad utilizzare il movimento dinamico e tutti lo guardavano con un pizzico di invidia.
Una fiamma pericolosamente vicina al suo viso divampò e Dave spuntò fuori dal Fuoco attorcigliandogli il braccio caldo attorno al collo e strofinandogli i capelli con l’altra mano stretta a pugno.
«E bravo Walt! Hai talento non ricordo l’ultimo che ci è riuscito in soli due tentativi!» disse il maestro gioioso.
Da lontano anche Walter lo guardava orgoglioso.
«Ehm… veramente io…» Walt in quel momento avrebbe volentieri preferito sprofondare nel terreno piuttosto che essere al centro dell’attenzione, era una sensazione che odiava. Ma di certo l’orgoglio dei maestri era una bella sensazione e Dave, con il suo spirito da ragazzino, gli stava molto simpatico, lo metteva a suo agio.
«Però te hai avuto il vantaggio di condividere l’elemento con Walter, perciò lo hai solo copiato. Su dai cercate di essere inventivi!» disse Dave rivolto agli altri studenti.
Subito tutti si rimisero a provare.
«Sei stato molto bravo, complimenti!» gli disse Dave, questa volta faccia a faccia, «parteciperai alla Battle Stadium, vero? Sai sono io che la organizzo» gli chiese.
«Veramente non saprei… crede che me la posso cavare?» chiese Walt che non aveva affatto mai pensato di partecipare alla Battle Stadium, in quanto odiava la competizione.
«Ma certo! Te l’ho detto hai talento e ormai mancano solo due settimane all’evento. Ricordati che parteciperanno anche quattro maestri a capitanare le quattro squadre, quindi al massimo ti potrai appoggiare a loro» lo rassicurò Dave.
«Allora affare fatto! Spero di essere in squadra con Walter!» disse.
«Eh, ti prometto che ci metterò tutta la mia forza di convinzione, ma non ci sono mai riuscito con lui, non è fatto per le gare. Però potresti essere sempre in squadra con me» gli disse lui facendogli l’occhiolino. Poi si diresse ad aiutare gli altri studenti.
 
 
 
 
Nel frattempo erano trascorsi una ventina di minuti e adesso quasi tutti erano riusciti a padroneggiare un movimento dinamico semplice a distanza ridotta.
Matt si volatilizzava in una folata di vento per ricomparire a destinazione, Erik tramutava il suo corpo in Acqua e “scorreva” verso il punto desiderato per poi riformarsi.
Cindy, che già di per sé era tenera, riusciva a sfruttare l’Erba per tramutarsi in fiori che sbocciavano lungo il percorso che voleva compiere, per poi riapparire.
Ad esempio Andy, che utilizzava sempre l’Erba, si tramutava però in radici legnose.
Al, che aveva difficoltà a sfruttare il Metallo, puntò alla fine sulla Terra, in quanto scompariva e poi generava un micro sisma che spaccava il suolo fino al punto desiderato, dove poi riemergeva lui.
Alla fine della lezione tutti erano soddisfatti dei propri risultati: il movimento dinamico donava una sensazione di piacevole libertà al corpo, come se per quell’istante fosse nella sua forma più pura. Però naturalmente alla lunga anche quella tecnica costava fatica, e dopo un’ora di allenamento tutti erano esausti.
«Bene ragazzi per oggi basta così siete stati molto bravi» disse Walter.
«Ricordatevi che tra due settimane si terrà la Battle Stadium! Chiunque se la sentisse è libero di partecipare, ci sarà la solita divisione in quattro squadre e vedrete scendere in campo ben quattro maestri!» ricordò a tutti Dave «Più partecipanti ci sono e più bello sarà l’evento!».
«Mi raccomando continuate ad allenarvi con il movimento dinamico e migliorerete sempre di più, alla prossima!» disse Walter e li salutò insieme a Dave.
Entusiasti dei loro progressi che contribuivano a migliorare tutte le abilità nel complesso, i ragazzi rientrarono nelle mura della città e si diressero verso casa.
Quello di imparare il movimento dinamico era un passo importante per gli studenti dell’Accademia, che d’ora in avanti potevano spostarsi liberamente da un luogo ad un altro e con l’allenamento sarebbero potuti andare sempre più lontano.
Una volta salutati Cindy e Andy, che abitavano nella stessa zona, Walt rimase da solo con Erik e Matt e non riuscì a trattenersi dal chiedere il loro parere sulla Battle Stadium.
«Partecipiamo tutti insieme?» chiese Walt che non se la sentiva di affrontarla da solo.
«Io partecipo di sicuro» rispose Matt.
«Mah, perché no? In fondo sarà un’ottima esperienza per mettersi alla prova veramente» confermò Erik.
«Ci pensate? Potremmo combattere fianco a fianco di uno dei maestri contro altri tre di loro, spero di essere in squadra con Kudo e Giano» disse Matt schiettamente.
«Io sono curioso di vedere in azione Antonella e Dave invece» disse Erik.
Confabulando su quale fosse la più spettacolare combinazione delle squadre per poter assistere alla più grandiosa Battle Stadium di tutti i tempi, si separarono per andare a casa.
Walt era davvero orgoglioso di aver ricevuto i complimenti dei maestri quel pomeriggio e anche di essere stato il primo a riuscire in qualcosa, per una volta.
Forse era merito del fatto che Frida non fosse presente, in tal caso molto probabilmente avrebbe fatto prima lei, essendo la migliore del loro anno.
Walt estrasse dalla tasca le chiavi per entrare nel portone di casa sua e, nel momento in cui le infilò nella serratura, venne abbagliato da un intenso lampo bianco.
Alzò lo sguardo e constatò che niente di meno che Walter in persona era appena apparso nel suo portone di casa.
«Cosa ci fa qui, maestro Walter?» chiese Walt quasi incredulo.
«Sono qui per te, hai un minuto?».
«Certo!» rispose il ragazzo preso dall’emozione di essere richiesto dal suo maestro preferito.
«Vieni con me» disse Walter e, mettendogli una mano sulla spalla, lo condusse sul muretto del cortile e ci si sedettero uno al fianco dell’altro.
«Walt, pensavo che avessi già abbandonato l’uso delle chiavi per entrare nel portone…» osservò il maestro.
«In effetti avevo pesato che un buon metodo di movimento dinamico sarebbe stato quello di attraversare il metallo tramutandosi in elettricità, però adesso ero sovrappensiero» confessò lui.
«Senti Walt, hai notato che la maggior parte dei tuoi compagni sa controllare due elementi invece che uno solo?».
«Sì… però si dice che chi ne possegga uno unico possa raggiungere livelli di controllo su di esso irraggiungibili per chi invece ne controlla due»
«E questo te lo confermo, ma tu non possiedi solo l’elettricità, vero?»
«… io non ho mai sviluppato altro elemento…»
«Ciò non vuol dire che dentro di te non ci sia. Ti ricordi il secondo test che abbiamo fatto insieme al tuo arrivo all’Accademia? È servito a noi maestri per conoscere il tuo potenziale e i tuoi poteri e ti posso confermare che te controlli sì l’elettricità, ma hai anche l’abilità rarissima di poter manipolare lo Spazio».
A quest’affermazione Walt rimase di stucco. Che fosse una specie di scherzo? No, non da un maestro.
Eppure non aveva mai avuto legame con altri elementi oltre all’elettricità, poteva essere vero? Il suo istinto diceva di fidarsi di Walter.
«Lo Spazio… sembra un potere meraviglioso. Ma io non sono capace di utilizzarlo».
«Per questo sono qui» disse Walter dandogli una pacca sulla spalla e saltando in piedi «Ti andrebbe di fare qualche lezione privata con me?».
«Come scusi?».
«Ti andrebbe di fare qualche lezione privata con me?» ripeté il maestro con lo stesso identico tono grintoso della prima volta.
«Sta scherzando?».
«Assolutamente no!».
Il cuore di Walt iniziò a battere frenetico dall’emozione: delle lezioni private con Walter! Il maestro che più di tutti era in grado di insegnargli veramente tutti i suoi segreti del Fulmine e, a quanto pareva, anche dello Spazio.
«Ma non vedo l’ora! Tutti i giorni?» chiese in preda all’euforia.
«Adesso non esagerare, ho anche i miei compiti da svolgere. Facciamo un paio di volte la settimana, va bene?».
«Ma certo che va bene!».
«Però se vuoi svolgere queste lezioni c’è una condizione che devi rispettare».
«Cioè?».
«Non devi dirlo a nessuno, intesi? Noi maestri non saremmo in grado di sostenere lezioni private a chiunque, non ne avremmo il tempo».
«Ah… ma certo maestro non si preoccupi, sarò muto come un pesce!»
«Perfetto allora ci vediamo lunedì pomeriggio, ciao Walt!» disse il maestro e, salutandolo con due dita alla fronte, svanì in un lampo bianco.
«…Arrivederci maestro» disse Walt, poi si voltò ed esclamò: «Evvai!» e corse difilato in casa.






 
 
 
Angolo dell’autore:
Eccoci con un altro capitolo del prequel!
Piano piano tutti le tessere della trama si stanno allineando al loro posto.
In questo capitolo conosciamo l’ultimo dei sette maestri: Dave! (Pronunciato deiv, all’inglese) cosa ve ne pare? Vi piace come personaggio?
Assistiamo alla lezione sua e di Walter sul movimento dinamico e vediamo che Walt è il primo a riuscire a svilupparlo!
A chi pensate facciano riferimento i due maestri al loro arrivo?
Vi è piaciuta la lezione?
Ma soprattutto, cosa ne pensate di ciò che è successo alla fine del capitolo?
Walt è rimasto scioccato dall’arrivo del maestro che gli ha rivelato il significato della sua seconda visione durante il secondo test all’arrivo dell’accademia: il giovane può controllare lo spazio se addestrato adeguatamente.
Vi viene in mente qualche collegamento con gli eventi dei sequel?
 
Ora che sono stati presentati tutti i maestri vi ripropongo una domanda: sapendo i loro caratteristiche e i loro indumenti, vi viene in mente da cosa prendono ispirazione? Non è facile se volete la soluzione scrivetemi pure in privato ;)
 
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!
 
Noi ci rivediamo domenica 1 ottobre con un imperdibile capitolo di "Kingdom Hearts 2W" che vi consiglio di non perdervi!
 
See you next time!
 

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Capitolo 7
*** The One I'd Like to Be ***


Capitolo 7
 
The One I'd Like to Be
 
 
 
 
Dopo un mese di trepidante attesa e incessanti allenamenti, finalmente quel giorno Walt avrebbe avuto la prima lezione privata con Walter.
Il sorriso stampato sul volto del ragazzo, che fantasticava su ciò che lo attendeva quella sera, metteva a dura prova la segretezza dell’evento stesso, ma lui era troppo contento per rendersene conto.
L’appuntamento con il maestro era sul picco roccioso della scogliera che si alzava un paio di chilometri a destra di Athom alle sette di sera. Con l’arrivo dell’estate avrebbero goduto ancora di alcune ore di luce prima del calar del sole e la temperatura era ormai piacevole anche durante la notte.
Da quando il maestro gli aveva rivelato il suo secondo elemento, ovvero lo Spazio, Walt aveva tentato di esercitarsi ad utilizzarlo senza alcun successo. Non sapeva come immaginarselo, cosa avrebbe dovuto aspettarsi, e questo lo metteva in seria difficoltà, come se fosse davanti ad un muro invalicabile.
«Hey Erik, te sapresti come utilizzare un elemento che non puoi né vedere né percepire?» chiese al suo fidato compagno mentre si dirigevano alla lezione odierna con Avis ed Eugeo.
«Uhm» disse lui grattandosi il mento «Non saprei proprio. Nei manuali, sia attuali che antichi, la base del controllo degli elementi tramite la Fantasia è sempre l’immagine che si genera nella mente di chi esegue il controllo. Perciò se si dovesse trattare di un elemento che non si può né vedere né percepire, la vedo difficile immaginarselo. Dovresti chiederlo a Matt, lui controlla sia l’Aria che la Roccia, forse per controllare l’Aria, che è un elemento di per sé invisibile, ha faticato di più» gli rispose l’amico ragionando velocemente.
 «No, mi prenderebbe per scemo».
«Perché me lo hai chiesto?».
«Ah, così per curiosità!» si affrettò a rispondere Walt «Mi chiedevo se ci fossero altri elementi oltre a quelli classici che siamo abituati a vedere tra di noi»,
«Beh, ad esempio so che esiste l’elemento Spettro o Ombra, chiamalo come vuoi. Lo utilizza un ragazzo della nostra età. Ad esempio lui riesce ad evocare spiriti e ombre e li utilizza come se fosse un elemento qualunque, dovrebbe essere abbastanza raro. Ad esempio fa molto male a chi utilizza la Mente, perché distorce i pensieri e le emozioni oltre a fare danno» argomentò alla perfezione Erik.
Intanto i due ragazzi raggiunsero il cancello principale delle mura di Athom, sulla cui cima splendeva il simbolo ettagonale della città con i sette pallini colorati.
Sotto l’arco c’era Matt ad aspettarli per dirigersi alla lezione che si sarebbe svolta in quella calda giornata di inizio estate, con i maestri Avis ed Eugeo insieme.
«Certo che con questo caldo passa proprio la voglia di seguire le lezioni, soprattutto se si svolgono al mare, quasi quasi la prossima volta saltiamo?» propose Matt.
«Dipende dagli argomenti trattati, ma se c’è Eugeo io salto volentierissimo» rispose Erik che non riusciva mai a soddisfare l’anziano maestro della Terra.
 
 
 
 
Raggiunsero le altre classi che si erano radunate attorno ai due maestri. Si trovavano in un punto a lato della spiaggia in cui a pochi metri dal mare cresceva ancora rigogliosa l’erba, segno che al di sotto non vi era solo sterile sabbia.
«Se finalmente siete arrivati tutti, direi che possiamo iniziare, Avis» disse burbero Eugeo reggendosi al bastone con una mano e tenendo l’altra dietro la schiena.
«Allora ragazzi, l’argomento di oggi è molto importante: si tratta infatti dell’importanza degli agenti esterni alla Fantasia durante una lotta» presentò Avis la lezione.
«Più precisamente i fattori secondari e terziari in un duello» la corresse lievemente Eugeo.
«È quello che ho detto» ribatté Avis senza alterare il suo tono gentile e cordiale, ma sottolineando la sua affermazione, poi proseguì «Normalmente la natura impone delle regole ferree che si basano sia sulle leggi della fisica elementare, che avete studiato a scuola con Claudio, sia nella natura stessa degli elementi. L’esempio più semplice è che l’Acqua spegne il Fuoco. Per natura stessa degli elementi non potrà mai avvenire il contrario e questo è un esempio di efficacia schiacciante di un elemento su un altro».
Avis era sempre stata brava ad esporre gli argomenti, un insegnante nata per quel ruolo, infatti gli studenti la adoravano; faceva un po’ da mamma e professoressa insieme.
«Altri esempi di supremazie naturali degli elementi possiamo trovarle nell’Erba sulla Terra e nella Mente sulla Lotta. Oggi io e il maestro Eugeo vi faremo vedere che non sempre gli esiti degli scontri seguono il volere della natura, e ciò è possibile grazie agli agenti esterni» continuò la sua spiegazione la maestra.
«Fattori secondari e terziari» ribadì Eugeo.
Detto questo la maestra si avvicinò di qualche passo al mare, dove le piccole onde si stavano infrangendo impercettibili, era molto calmo quel pomeriggio.
Svolazzando il suo velo azzurro e ricchissimo di brillantini con un movimento fluido e preciso delle braccia, la maestra manipolò alla perfezione una colonna d’acqua di mare che si inarcò e si andò a fermare sopra le loro teste.
Mantenendo la sua consistenza fluida e perciò non rimanendo immobile ma in continuo mutamento, l’acqua restò appesa lì, in attesa.
Eugeo diede un leggero colpo al suolo con il suo antico bastone nodoso e subito un blocco perfettamente cubico di terra si separò e lentamente si sollevò fino ad entrare nella colonna d’acqua, completamente immerso.
«Ovviamente saprete tutti che per natura il terreno si scioglie nell’acqua e forma il fango. Ah a proposito, saranno argomento di una futura lezione le combinazioni di elementi per tutti quelli che ne possiedono più di uno, ad esempio chi controlla Acqua e Terra può sfruttare il fango, e essere particolarmente letale a seconda della situazione. Ma torniamo a noi, osserviamo» divagò un attimo la maestra.
In quel momento, l’acqua in cui era immerso il blocco di terra che già si stava iniziando a sciogliere per conto suo, iniziò ad agitarsi in maniera evidente, formando sottili ma forti correnti vorticose interne.
La terra perse la sua forma cubica in un batti baleno e in pochi attimi si disciolse completamente.
«In questo caso la natura ha agito nella più totale libertà. Normalmente l’acqua si muove e la terra resta ferma senza vita, ma cambiamo prospettiva, adesso» e quando concluse la frase, Eugeo, con un nuovo colpo del bastone, sollevò un secondo cubo, identico al primo che si andò a riposizionare all’interno dell’acqua.
La colonna di mare ricominciò ad agitarsi e a tentare di corrodere il cubo che però, questa volta, si sgretolò in maniera più faticosa, lentamente e ne rimase un nucleo tondeggiante centrale anche dopo che la dimostrazione era finita.
«Qualcuno riconosce cosa c’è di diverso?» chiese Avis.
«Ora è rimasta della terra al centro» disse Andy alzando la mano.
«Grazie Andy, quello lo vediamo tutti» lo bacchettò Eugeo.
«Adesso il maestro ha opposto resistenza!» tentò Al, che condivideva con Eugeo l’elemento in questione.
«Precisamente Al, bravo. In questo caso io ho opposto resistenza, la quale è un fattore esterno difensivo di seconda categoria. Può salvarvi la vita»
Mentre Eugeo finiva di parlare, Avis separò una nuova parte di mare, questa volta una sfera, e la mantenne in equilibrio sopra la testa del maestro che continuò a spiegare.
«Un altro fattore di seconda categoria è, ad esempio, la quantità!» disse e, sempre sbattendo al suolo il bastone sollevò sei pilastri di terra che fluttuarono in aria e andarono ad unirsi in un unico enorme blocco schiacciando ed assorbendo la bolla di Avis.
«Se c’è grande differenza tra le quantità dei due elementi si possono ribaltare gli esiti naturali» disse.
«Un incendio può far evaporare un secchio d’acqua» provò a fare un altro esempio Erik.
«Esattamente, forse quello tra Acqua e Fuoco è il caso più estremo, ma è esatto»
«Ci sono altri fattori secondari?» chiese Lezia.
«Certamente!» disse Avis portando al centro degli studenti una conchiglia grossa circa trenta centimetri, bellissima.
«La concentrazione degli elementi, nel senso di quantità concentrate, possono esservi molto d’aiuto, anche nelle combinazioni di due elementi. Osservate cosa può fare l’Acqua altamente concentrata…» disse e tre piccoli rigagnoli le risalirono il braccio andando a concentrarsi sulla punta del dito.
L’acqua continuava a comprimersi senza potersi liberare e poi, finalmente, Avis generò un getto sottilissimo, sembrava quasi un raggio di luce e, muovendolo con la punta del dito, andò a tagliare perfettamente a metà e senza alcuna fatica la conchiglia, che si separò mostrando tutto lo scheletro interno di madreperla. La sua forma geometrica perfetta era meravigliosa, faceva davvero capire quanto fosse perfetta la natura.
«Avrebbe tagliato anche la pietra se ve lo steste chiedendo» aggiunse Avis, vedendo le facce sbalordite degli studenti «Ovviamente il fattore della concentrazione non è utilizzabile da tutti gli elementi in maniera efficace, però può esservi molto utile per effettuare attacchi di precisione o a grande area» precisò Avis.
La mente di Walt già pensava ad un raggio di elettricità altamente concentrato e a quel punto la sua curiosità fu tale che chiese: «Quali sono i fattori terziari?».
Eugeo non lasciò tempo ad Avis di rispondere e riprese in mano la scena «Come spiegato a pagina 394 del libro sulle efficacie degli elementi, i fattori terziari sono definiti come tutti quei fattori che influiscono una battaglia legati alla situazione che si crea e al luogo in cui ci si trova».
«Ovviamente non si possono schematizzare come le precedenti, perciò vi daremo una piccola dimostrazione, cercate di non fare nulla di inappropriato» avvisò Avis, portandosi nuovamente vicino alla spiaggia.
«Non fate nulla di idiota, intendeva» aggiunse Eugeo, guardando in particolare Andy e mettendosi davanti a loro, con il ruolo evidente di assicurarsi la loro sicurezza durante il piccolo scontro tra i maestri.
I ragazzi erano talmente presi dalla lezione che molti neanche si erano accorti di ciò che stava per accadere, era un evento raro anche se sotto forma didattica.
Avis prelevò una grossa quantità di mare e la scaraventò velocemente contro gli studenti.
Eugeo alzò una mano e la sabbia mescolata alla terra si alzò creando un muro difensivo ma troppo sottile per reggere oltre quel colpo, infatti andò a disciogliersi all’impatto.
Avis nel frattempo aveva cambiato posizione e stava tranquillamente in piedi sul mare ad alcuni metri dal bagnasciuga mostrando, per la prima volta agli occhi degli studenti, la sua abilità di poter camminare sull’Acqua.
Appoggiò le mani sulla superficie richiamò a sé una grande quantità di liquido che andò ad innalzare orribilmente il livello del mare sotto di lei, tenendo sospesa un’onda di circa dieci metri.
Appena lei la lasciò andare, Eugeo abbandonò il suo bastone unendo le mani con forza e sollevò quattro spessi muri di terra che circondarono lui e tutti gli studenti.
L’onda si andò ad infrangere con violenza e l’acqua andò a scorrere ai lati di quell’area protetta.
Eugeo portò le mani verso l’alto e sollevò se stesso e tutti gli studenti alzando il suolo sotto tutti quanti portandolo alla stessa altezza di Avis, e neutralizzando gli attacchi acquatici potenziati grazie alla forza di gravità.
Successivamente l’anziano prese il controllo di tutto il fango che si era venuto a creare dopo l’impatto dell’onda, lo sollevò e lo scaraventò con forza contro Avis, che cadde, immersa nel mare.
Successivamente ci fu una sorta di tiro alla fune per la contesa della massa di fango, sia Eugeo che Avis, sempre sott’acqua, tirarono a se il proprio elemento mescolato all’altro.
Ciò ne conseguì la naturale separazione perfetta dei due elementi: l’acqua rimase limpida e la terra venne estratta solo un po’ umidiccia.
Avis, che aveva trattenuto il respiro fino a quel momento spostò l’acqua sopra di sé creando un vero e proprio “buco” nel mare che gli permise di respirare aria fresca pur avendo i piedi sul fondo del litorale.
Eugeo non le lasciò molto tempo e, plasmando la terra formando un cono appuntito, la scaglio nel foro in cui al centro c’era la maestra.
Lei richiuse il mare in un istante lasciandosi in una bolla d’aria per respirare, ma fortunatamente la massa d’acqua fu tale da frenare e disciogliere la terra appuntita prima che la raggiungesse.
«Per oggi può bastare così» disse Eugeo riprendendosi il bastone e reinserendo la colonna alta dieci metri, su cui si trovavano lui e i suoi studenti, nel suolo.
Avis uscì dal mare camminando senza alcuna fatica e uscendo dalla bolla d’aria che aveva mantenuto. Elegantemente, poi, utilizzò la sua egregia abilità per estrarre dal suo vestito ogni singola particella d’Acqua che aveva assorbito, lasciandola perfettamente asciutta come se nulla fosse mai accaduto.
«Allora, avete visto come la situazione ha influito sullo scontro?» chiese lei.
«Se lei non avesse utilizzato l’onda gigante probabilmente al maestro non sarebbe venuto in mente di utilizzare il fango per buttarla sott’acqua» disse Frida che aveva sempre avuto un occhio alleato per le probabilità.
«Esattamente Frida! Se fossimo stati su un terreno roccioso ad esempio questo non sarebbe avvenuto e ricordiamoci che, per quanto possiamo essere potenti a controllare elementi tipo l’Acqua, siamo pur sempre esseri umani e non siamo fatti per stare sott’acqua. Io ho perso il mio vantaggio naturale a causa delle conseguenza di una mia mossa precedente. Perciò fate attenzione!» espose il ragionamento la maestra.
«Per oggi è tutto, andate pure e studiate la teoria sul libro delle efficacie degli elementi da pagina 375 a pagina 408» aggiunse Eugeo congedandoli.
Mentre si allontanavano, Walt fantasticava già con Erik e Matt di un raggio di elettricità sottilissimo ad alta concentrazione, in grado di tagliare ogni genere di difesa.
 
 
 
 
Walter era seduto su una roccia con le gambe accavallate, le braccia conserte e gli occhi chiusi, in completa meditazione.
Con un piccolo lampo bianco, Walt apparve davanti a lui, sulla cima del picco roccioso. Era ormai tardo pomeriggio.
«Pensavo di vederti arrivare con il movimento dinamico» disse Walter aprendo lentamente gli occhi.
«Sì maestro, infatti l’ho utilizzato!» rispose Walt entusiasta dei suoi progressi sia con l’elettricità sia con il movimento dinamico.
«Hai eseguito nove salti prima di arrivare qui» gli rispose il maestro con aria gentile ma canzonatoria.
Walt si portò una mano alla nuca con aria leggermente imbarazzata «Ehm sì, non riesco a raggiungere una distanza superiore ai quattrocento metri, devo migliorare».
«Vedrai che con l’allenamento riuscirai a raggiungere ogni luogo» gli disse il maestro fiducioso «Ma ora, veniamo a noi! Ti ricordi, vero, quale sarà l’oggetto di queste lezioni private?» chiese.
«Rendermi in grado di utilizzare lo spazio come elemento!».
«Sì, più o meno. Infatti scommetto che da quando te l’ho detto tu abbia provato a utilizzarlo, non è così?».
«Esatto!».
«Ma non ci sei mai riuscito?».
«Già…» disse Walt con aria mogia.
«Non preoccuparti è perfettamente comprensibile. Vedi, noi maestri di solito non ci facciamo mai una lezione sopra, ma un fattore fondamentale per riuscire ad utilizzare i propri elementi è quello di averceli ben chiari nella mente. Tu hai ben chiaro come è fatto l’elemento Spazio?».
«Uhm, come è fatto lo spazio nel senso di universo sì, o per lo meno ho visto le illustrazioni nei libri a scuola con Claudio, ma non lo Spazio come elemento».
«E invece è proprio quello che serve a noi. Vieni qui vicino» disse il maestro abbassandosi alla sua altezza e mostrandogli il palmo della mano.
Con una leggera vibrazione delle dita, si andò a formare un puntino che si espanse fino a diventare una bolla perfettamente sferica e di un rosa sfumato, opalescente.
«Ecco, questo è l’elemento Spazio. Il volume all’interno della sfera è completamente sotto il mio controllo e posso farne ciò che voglio» concluse il maestro.
Finalmente sapeva come era fatto, quale immagine dovesse fissarsi nella mente e su cui concentrarsi per evocarlo e usufruirne a suo favore.
Finalmente poteva davvero raggiungere il livello dei suoi compagni e potenzialmente superarli.
«Cosa può fargli fare?» chiese con una voce quasi spezzata dall’emozione e dalla curiosità.
«Beh un uso comune è quello di utilizzarlo sotto forma di bolla come contenitore ermetico» e così dicendo si alzò facendo rotare la bolla tra le due mani e ingrandendola fino alla dimensione di una palla «Quello che c’è dentro non esce e quello che c’è fuori non entra».
Walt lo guardava ammaliato, come se fosse davanti ad un regalo meraviglioso.
«Un altro uso comunissimo è il teletrasporto del contenuto» e così dicendo fece svanire la prima bolla per farne comparire una ancora più grande parzialmente inserita in uno spuntone roccioso.
Mentre Walter chiuse la mano in direzione della sfera, questa si rimpicciolì fino a scomparire, portando con sé la pietra che conteneva e lasciando un foro perfettamente sferico e lucido.
Poi puntò il braccio in un'altra direzione, facendo ricomparire il blocco di pietra svanito che cadde a terra con un forte boato.
«Fantastico!» esclamò Walt «E poi che altro?» disse, ma ormai era la curiosità da bimbo a parlare al posto suo.
«Beh in combattimento già questi due utilizzi sono già estremamente vantaggiosi ma se proprio vogliamo esagerare…» e mentre parlava avvolse nuovamente il cumulo di roccia ormai separato dal blocco originale in una nuova bolla «… possiamo distorcere lo Spazio a nostra disposizione e ovviamente ciò che c’è dentro».
Roteando lentamente la mano sul proprio asse, il maestro distorse la bolla.
Dall’esterno parve che il contenuto si stesse deformando avvolgendosi su se stesso a spirale seguendo la velocità di rotazione imposta dal movimento della mano di Walter.
All’interno della sfera c’erano solo rocce, ma se Walt avesse dovuto descrivere ciò che stava accadendo loro avrebbe sicuramente detto che “stavano soffrendo”.
Alla fine del movimento la sfera di Spazio svanì rivelando che la roccia si era frantumata.
«La distorsione è una capacità molto difficile da apprendere e da eseguire, bisogna avere coscienza di tutte le particelle che si stanno modificando e serve una grande abilità di manipolazione dello Spazio. Nemmeno i migliori riescono ad eseguirla in ogni occasione» spiegò il maestro con lo sguardo rivolto al mucchietto di ciottoli.
«È un potere tremendamente spaventoso, non voglio che tu lo utilizzi nella maniera sbagliata, è chiaro?» disse questa volta guardando negli occhi Walt.
«S-sì maestro, chiarissimo. Può stare tranquillo» rispose lui, leggermente sotto pressione.
«Bene, ancora qualche nozione: non necessariamente lo devi utilizzare sferico…» e così dicendo creò tre cubi rosa alla stessa maniera di prima «...può essere utile anche a livello difensivo…» e gli fece vedere come utilizzarlo come scudo perfettamente piatto e invalicabile.
«Ed ultimo ma non meno importante, puoi creare portali per qualunque luogo che la tua mente rimembri» disse e creò un portale circolare per la base delle mura di Athom che richiuse subito.
«Bene Walt! Come prima lezione sui fondamentali dell’utilizzo dello Spazio direi che può bastare! D’ora in avanti, con ormai le idee chiare, puoi provare ad utilizzarlo. Senza esagerare naturalmente, evita di fare sciocchezze».
«Può starne certo, maestro!» disse lui euforico «Inizierò ad allenarmi sin da subito!».
«Ottimo!» disse Walter portandosi le mani sui fianchi «Ti ricordi la condizione di cui ti avevo parlato l’altra volta?».
«Certo, di non dire a nessuno delle nostre lezioni».
«Esatto! A quella ne aggiungo una seconda: non devi utilizzare questo potere in nessun duello prima, ma soprattutto durante, la Battle Stadium» disse serio.
«Come mai?» chiese Walt inclinando la testa non comprendendo il motivo di questa condizione così limitante.
«Lo Spazio è uno dei due elementi più incontrollabili e devastanti che esistano, non voglio che nessuno si faccia male nella mia città. Soprattutto se la causa è un ragazzo innocente».
Walt parve riflettere più sulle parole del maestro che sulla regola in sé e per sé. Quanto gli sarebbe piaciuto essere come lui: risoluto, coraggioso, potente e saggio. Un sogno che parve irrealizzabile al giovane ragazzo.
«Maestro posso chiederle una cosa?» disse alla fine Walt immerso nella sua ammirazione verso il suo mentore.
«Certo, chiedimi quello che vuoi» rispose lui simpaticamente.
«È vero che nessuno l’ha mai vista combattere?» chiese con tutta la pacatezza che riuscì a trovare.
Walter parve sorridere ma assunse anche un’espressione più severa del solito. Come se quello fosse un argomento che non sopportasse ma a cui tenesse in maniera particolare.
«Vedi Walt, ogni maestro di Athom ha dei compiti ben specifici: Eugeo gestisce l’istruzione sia all’interno dell’Accademia che della scuola dove insegna il maestro Claudio; Avis promuove e fa applicare le leggi e le norme e amministra la giustizia; Erika gestisce le armi e la vigilanza in città; Antonella è colei che organizza e coordina le attività agricole e di smaltimento dei rifiuti di tutti gli abitanti di Athom; Kudo è il responsabile della ristrutturazione annuale degli edifici e delle mura; mentre Dave organizza e coordina tutte le attività sportive e gli eventi di festa in genere. Ora, vuoi sapere qual è il mio compito come parte dei sette maestri di Athom?» gli chiese appoggiandogli la mano sulla spalla e guardandolo dritto negli occhi.
In quel momento sembravano uno la versione più giovane dell’altro, così simili, sia nell’aspetto che nell’abbigliamento, ma soprattutto nei valori.
«Sì» riuscì solo a dire Walt, restituendogli uno sguardo dritto e sicuro di sé.
«Io mi occupo della protezione e della sicurezza di Athom. Nonché della gestione energetica della città. Il giorno in cui mi vedrai combattere, sarà per proteggere ciò che amo e che ho contribuito a costruire, ovvero Athom e i suoi abitanti».
Non poteva essere più chiaro di così.
«Ho capito» disse Walt e all’improvviso un ultima domanda gli uscì spontanea: «Maestro, che cos’è Kingdom Hearts?» disse, quasi tutto d’un fiato.
Walter lo osservò curioso, inarcando il sopracciglio e diventando ancora più serio di prima: «Dove hai sentito questo nome?» chiese.
«Durante la gita nella Sala delle Profezie, la mia profezia parlava di questo Kingdom Hearts, e che avrei contribuito a crearlo grazie al mio cuore e alla Luce» spiegò Walt.
Walter lo osservò indagatore ancora per qualche secondo mentre i suoi pensieri andavano a collegarsi e a sovrapporsi in fretta.
«Kingdom Hearts… si pensa che sia una figura leggendaria che rappresenti la Luce vera… ma non è mai stato visto, nemmeno da noi maestri. Appare solo in alcune iscrizioni della parete incisa nella Sala delle Profezie. Dovrebbe essere un qualcosa di fondamentale per debellare l’Oscurità. Ma sono solo ipotesi…» disse il maestro «Se non hai altre domande io ti saluto. Dopo la Battle Stadium verificheremo i tuoi progressi con lo Spazio e faremo altri esercizi, d’accordo?» propose il maestro ritornando al suo atteggiamento simpatico e allegro di sempre.
«Sì, mi impegnerò al massimo!» rispose Walt e, subito dopo, vide svanire il maestro in un lampo bianco, mentre lo salutava con la mano.
Walt, si voltò e si godette ancora per qualche minuto la vista stupenda che aveva su Athom al tramonto.
Tutta la città era sotto di lui, nella sua placida tranquillità, illuminata da un tramonto rosso fuoco mentre all’orizzonte il Sole si tuffava in mare. C’era anche qualche persona sulla passeggiata sopraelevata appena inaugurata
Era una vista stupenda.
Poi, sospirando soddisfatto della giornata, si preparò a affrontare altri nove salti in movimento dinamico per tornare a casa.
 
 
 
 
Walter apparve nella Sala dei Sette, sulla sua seduta, con le mani giunte a reggergli il mento.
Oltre a lui erano presenti Avis, Erika e Dave.
Poi, vedendo che tutti stavano aspettando un suo resoconto, si decise a parlare.
«La profezia gli ha parlato del Kingdom Hearts» affermò agli altri.
Aveva volutamente omesso che l’incisione finale della Sala delle Profezie rappresentava proprio il Kingdom Hearts.  








 
 
Angolo dell’autore:
 
Eccomi di nuovo! Dopo un periodo di pausa finalmente torniamo a puntare gli occhi su questo prequel.
Leggiamo di una nuova lezione, quella in cui Avis ed Eugeo spiegano le efficace di un elemento su un altro e dei fantomatici “fattori secondari e terziari” che possono influire nei duelli.
Cosa ve ne pare di questa lezione? La dimostrazione finale dei maestri vi è piaciuta?
Pensate che abbiano combattuto al massimo delle loro capacità?
Successivamente leggiamo della lezione privata di Walt con Walter.
Cosa ve ne pare dello Spazio come elemento? Secondo voi Walt imparerà ad utilizzarlo?
Alla fine Walter pone una seconda condizione a Walt.
Quale pensate sia l’altro elemento pericoloso e potente alla pari dello Spazio?
Chi potrebbe possederlo?
Vi sono piaciuti i ruoli secondari dei Maestri? Li trovate azzeccati? Secondo voi vedremo mai Walter combattere per i motivi che dice?
Fatemelo sapere in una recensione!
 
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!


La prossima pubblicazione sarà l’ULTIMO capitolo di “Kingdom Hearts 2W”, perciò vi consiglio di non perdervelo ;) ovviamente contiene informazioni importantissime al livello di trama, sia per quello che abbiamo appena visto sia per il futuro.
Domenica 5 sarò al Lucca Comics perciò lo troverete online già da mercoledì 1 circa.
 
See you next time!

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Capitolo 8
*** Battle Stadium ***


Capitolo 8
 
Battle Stadium
 
 
 
 
 
Dopo un paio di settimane dedicate alla costruzione dell’enorme arena ettagonale in grado di fronteggiare attacchi da parte di tutti gli elementi, finalmente il giorno della Battle Stadium era arrivato.
Athom non aveva badato a spese e, come ogni anno, a poche decine di metri dalla spiaggia era stato allestito tutto il necessario per l’evento più atteso dell’estate.
Non solo l’enorme arena era stata eretta perfettamente a immagine e somiglianza della Sala dei Sette, con tanto di linee nere sul campo di battaglia e le sette alte sedute dei maestri, ma ogni sorta di bancarella era presente nei dintorni dell’arena e delle mura esterne della città.
Banchetti con cibo, oggetti fatti a mano dagli abitanti e i negozianti della città fecero la loro comparsa in ogni angolo della zona e rendevano l’atmosfera particolarmente festosa e gioviale.
Dave, che era a capo dell’organizzazione degli eventi in città, sia sportivi che non, si era davvero superato: addobbi, luci e fiaccole stavano per illuminare le strade con l’arrivo della sera e gran parte degli abitanti di Athom avrebbe partecipato alla festa.
L’evento della Battle Stadium, ovviamente, non si focalizzava unicamente sulla battaglia che sarebbe avvenuta tra quattro squadre composte esclusivamente da studenti dell’Accademia e capitanati da quattro maestri, ma c’erano anche diverse altre esibizioni tra canto, danza e musica che avrebbero fatto da contorno all’evento principale.
Era inutile cercare di definire l’alone di euforia che aleggiava tra gli studenti, sia tra chi aveva deciso di partecipare sia tra chi invece avrebbe solo assistito all’evento.
Walt, Erik e Matt avevano deciso di partecipare già molto tempo prima e quasi tutti i loro compagni avevano preso la stessa decisione, a parte Cindy a cui non era mai interessato più di tanto combattere.
Anche Lilly sarebbe stata sugli spalti a fare il tifo in quanto, non possedendo il dono della Fantasia, non poteva partecipare.
Quella sera tutto il gruppo di amici si riunì nella piazzetta con il piccolo obelisco su cui era inciso il simbolo di Athom. C’erano Walt, la sua classe, Andy, Al, Lezia, Cindy, Frida, July e Lilly.
«Allora ragazzi? Siete pronti ad essere sconfitti dai gemelli?» disse Al mentre il gruppetto imboccava una via laterale ricca di villette.
«I gemelli? Chi sono i gemelli?» chiese Matt curioso di sapere chi fossero questi temibili sfidanti.
«Come chi sono? Eccoli qui!» disse Al mettendo in mostra i suoi due bicipiti grossi e forti «È come se fossero figli miei» aggiunse con aria melodrammatica.
Lezia gli lavò la faccia con una bolla d’acqua gelata.
«Ma sei matta è freddissima!» disse lui tentando di asciugarsi con la maglietta.
«Scusa, dovevo lavarti via l’aria da spavaldo e far tornare il solito Al» rispose lei facendo ridere tutti.
«Ragazzi ma voi non siete eccitati di combattere fiano a fianco coi i maestri?» disse Frida con un fremito «Spero che partecipino tutti, sarà un esperienza altamente formativa!».
«Io spero partecipi Kudo» disse Matt che non vedeva l’ora di fare da spalla al maestro della Lotta.
«Spero partecipi Walter anche se ne dubito…» disse Walt a voce bassa.
Walt si era allenato molto nell’uso dello Spazio in quelle due settimane, ed era riuscito a compiere diversi passi in avanti nonostante dovesse trovare il tempo e le occasioni per potersi allenare da solo senza dare nell’occhio.
Era riuscito a generare alcune bolle di Spazio di dimensione massima di venti centimetri e riusciva a spostarle bene attorno alla propria mano.
Aveva difficoltà a mantenere il controllo man mano che la bolla si allontanava da lui e tendeva a scoppiare, però per essere trascorsi solo tre allenamenti era soddisfatto.
Era consapevole di non poter usufruire di quel potere quella sera, perciò era deciso di concentrarsi al massimo sull’uso dell’elettricità in modo da affinare ancor di più le tecniche e le mosse con quell’elemento.
«No Andy, per di qua!» lo richiamò Erik visto che si stava dirigendo verso la direzione opposta alla loro meta senza accorgersi che gli altri avevano cambiato direzione.
Superarono una piazza rettangolare per inoltrarsi in una nuovo viale alberato ricco di villette tutte diverse tra loro ma molto elaborate, ognuna con il proprio piccolo giardino.
«Voi non trovate che Dave sia affascinante?» disse Lezia ad alta voce avvicinandosi con aria sognante alle ragazze.
«Signore, cosa mi tocca sentire» commentò Walt prendendole in giro con gli altri ragazzi.
«Ha degli addominali più caldi del suo Fuoco» disse Frida spiazzando un po’ tutti che la ritenevano una ragazza seria e zelante.
«Che c’è ?! Sono una ragazza anche io!» rispose agli sguardi attoniti dei ragazzi.
«Vogliamo parlare delle sue guanciotte con le fossette?» aggiunse Lilly infatuata.
«E dei suoi riccioli bruni da scompigliare?» sembrò concordare Cindy anche lei in preda all’attrazione.
«Oh, piantatela! È inutile che nascondiate l’amore folle che provate per me» si girò a punzecchiarle Al, ritrovandosi con uno strado di ghiaccio sul volto grazie alla combinazione dei poteri di Lezia con quelli di Cindy e Frida.
Da una casa alla loro destra vennero dei rumori di bruciatura seguiti da uno scoppio di pietra.
Tutti si allarmarono, fermandosi e voltandosi alla ricerca della fonte dei rumori.
«Non voglio più sentirti parlare in questo modo!! Tu non sei NESSUNO e se non sarai il migliore continuerai a rimanerlo!» urlò con arroganza una voce maschile.
Una porta venne sbattuta con violenza e una persona si fece strada nel buio della notte, singhiozzando.
Purtroppo a causa delle folte chiome degli alberi del viale i lampioni non riuscivano a illuminare a dovere gli angoli tra le case e la figura rimase nell’ombra per i primi passi.
Appena si accorse del gruppo di ragazzi che lo osservava si bloccò, come colto sul fatto; utilizzando il movimento dinamico classico di chi controlla il Fuoco, svanì.
Nell’attimo prima che sparisse nelle fiamme, queste ultime illuminarono la chioma bionda e gli occhi azzurrissimi di un ragazzo.
Tutti rimasero sbigottiti dalla scena, erano curiosi e imbarazzati allo stesso tempo.
«Chi era?» chiese Walt che non riusciva a tenere a freno la sua curiosità.
Frida e Cindy si guardarono, erano le persone che in quel gruppo lo conoscevano meglio, e non poterono non riconoscerlo.
«Era Victor».
 
 
 
 
I fuochi artificiali sancirono l’inizio della festa e, mentre qualche esibizione musicale intratteneva il pubblico, tutti gli studenti dell’Accademia che volevano partecipare alla Battle Stadium si erano diretti negli spogliatoi dell’arena, per cambiarsi dalla loro divisa scelta dal destino e indossare una tuta monocolore in base alla squadra in cui sarebbero capitati.
Walt, Erik e Matt si svestirono come tutti quanti e notarono che negli spogliatoi maschili l’atmosfera era già più tesa del solito.
Ovviamente erano presenti sia i loro compagni di corso con la stessa età, quindi Al e ed Andy, ma anche tutti gli altri studenti delle classi con un età maggiore ed inferiore.
Walt notò subito Giano con la sua classe mentre si pavoneggiava in mutande su quanto fosse stata grata la natura con lui in confronto ai suoi amici.
«Strano che Matt non sia già corso a reggergli il gioco» bisbigliò Walt a Erik.
«Cosa?» percepì vagamente Matt.
Walt scoperto non poté non cambiare argomento repentinamente: «No dicevo, hai visto Victor? Sembra più nervoso del solito… chissà che cosa succede in casa sua» disse schivando la figuraccia.
Effettivamente si voltarono a guardarlo senza farsi notare e Victor era seduto senza vestiti sulla panchina di legno degli spogliatoi, tutti avevano mantenuto una certa distanza da lui e se ne stava lì da solo a fissare il vuoto in attesa che qualcuno arrivasse a consegnarli dei nuovi indumenti.
Lui, che davvero aveva un fisico statuario di cui avrebbe potuto vantarsi in faccia a Giano, non aveva mai proferito parola sull’argomento.
Fosse stata una persona tranquilla, grazie al suo fisico, gli occhi azzurri e i capelli biondi avrebbe certamente avuto la fila di ragazze ai suoi piedi, Frida stessa l’aveva ammesso una volta.
L’arrivo di Dave in movimento dinamico distolte i pensieri di Walt e lo riportò al presente.
La vampata di fiamme si rapprese formando il corpo del maestro, anch’esso in intimo, con in mostra gli addominali scolpiti e le gambe atletiche; sotto il braccio destro aveva le numerose tute dei quattro colori delle squadre.
«Se ci fosse Cindy sarebbe già svenuta» commentò Walt all’orecchio degli amici che smorzarono a forza le risate.
«Allora ragazzi, siete pronti?» chiese retoricamente il maestro, carico di energie e grintoso come sempre «Avis è già di là da dieci minuti con le ragazze a spiegargli come funzionano le regole, ma visto che noi siamo maschi la faremo molto più breve!» disse.
«Allora già due dei quattro maestri partecipanti li abbiamo già scoperti: sono lui e Avis» bisbigliò Erik agli altri che annuirono in segno di assenso.
«Ci saranno quattro squadre capitanate da quattro maestri! Le squadre saranno divise a caso con lo stesso numero di partecipanti e saranno distinte in quattro colori: rosso, blu, giallo e verde. Le armi non sono ammesse. Ci sono domande?» chiese ma nessuno disse niente in quanto le regole fin ora erano abbastanza semplici.
«Non si colpirà né per uccidere né per ferire, si è eliminati quando la tuta sarà strappata, bruciata o logora e un meccanismo vi teletrasporterà istantaneamente in infermeria e non potrete più entrare. L’arena è coperta da una cupola invisibile che non vi permetterà di allontanarvi dal campo di battaglia, perciò evitate attacchi in volo troppo alti o colpi di massa troppo grandi, in quest’ultimo caso se lo farete interverremo noi maestri a bloccarvi per far proseguire il gioco. Tutto chiaro?» chiese nuovamente.
«Ehm maestro?» chiese Al alzando il braccio «Come verranno divise le squadre?»
«Ah giusto! Beh è molto semplice, così!» esclamò e lanciò in aria tutte le tute colorate che andarono a spargersi in tutti i punti dello spogliatoio.
Matt scattò per accaparrarsi una tuta verde appena vide che Giano ne aveva una di quel colore nonostante l’occhiataccia assassina di Walt in quel momento. Lui si rassegnò a raccoglierne una blu che gli era caduta ai suoi piedi ed era una delle poche rimaste, Erik invece optò per una gialla.
«Ottimo le squadre sono formate! Siamo stati rapidissimi!» commentò il maestro che però era rimasto ancora in mutande.
Walt ne approfittò per vedere come la sorte avesse smistato le squadre e notò con piacere di essere nella stessa squadra con Al poi voltandosi notò che oltre a dei ragazzi che non conosceva di persona, anche Victor aveva preso la tuta blu.
«Ti tocca la belva» disse Erik.
«Meglio alleato che nemico» rispose Walt sperando con tutto il cuore che quell’affermazione fosse vera.
Dave fece per uscire quando uno studente più grande lo fermò «Maestro, guardi che lei è ancora in mutande» gli fece notare con garbo.
«Ah, già. Scusate, che sbadato!» disse ridacchiando e grattandosi la nuca in imbarazzo «Forse sarà scontato, ma io sono il capitano della squadra rossa, ovviamente».
Così dicendo, una fiamma sottile gli ricoprì il corpo materializzando la sua tuta rossa da capitano, molto più elegante ed elaborata.
 
 
 
 
«Signore e signori!» esordì Dave al microfono, era in piedi sulla sua seduta sovrastando l’enorme arena ettagonale tutta illuminata da potenti fari «Siamo pronti per la Battle Stadium annuale!» proseguì scaldando il pubblico.
«Perfetto il mio capitano sarà Avis» disse Walt a Erik, notando che anche la giovane maestra indossava già la tuta blu.
«Spero ardentemente che la squadra gialla non vada ad Eugeo» rispose l’amico.
«Vi vado ad illustrare le regole…» continuava Dave elencando tutti i dettagli della gara.
Avis fece segno ai partecipanti di separarsi per colore e di mettersi negli angoli opposti dell’arena.
«Ci vediamo dopo».
«A dopo e in bocca al lupo» si salutarono Walt ed Erik, purtroppo Matt era già andato a fare da spalla a Giano.
Walt notò con piacere che nella sua squadra faceva parte anche Frida e le si avvicinò «Mi raccomando, mi fido della migliore studentessa dell’Accademia!».
«Sarò anche brava, ma vedrai che punteranno tutti ad abbattere lui» rispose lei mentre si dirigevano al punto indicato.
«Chi?».
«Victor, non ti ricordi le sue dimostrazioni alla lezione di Kudo, tiene testa ad un maestro facilmente, o almeno per quello che abbiamo visto noi delle capacità dei maestri».
«Hai ragione non ci pensavo, poi il suo temperamento impulsivo e imprevedibile non agevolerà gli avversari».
«Precisamente. Vedrai che la maggioranza punterà a lui» concluse Frida.
«July in che squadra è finita?».
«Gialla, insieme a Jorgette. Mentre invece Lezia è nella verde con Andy e Matt».
«Ok capito» disse Walt chiudendo il discorso perché era arrivato un momento importante, ovvero la scelta degli altri due maestri partecipanti.
La Battle Stadium era uno di quei rari eventi in cui si era sicuri di poter vedere i sette maestri riuniti insieme.
Infatti le sette sedute ai sette angoli dell’arena erano tutte occupate.
«Devo chiedere ai miei colleghi chi vuole capitanare le due restanti squadre» disse a gran voce Dave e in quel momento dai partecipanti delle due squadre rimanenti si levarono voci indistinte che chiamavano i propri maestri preferiti, o quelli ritenuti più forti.
Kudo si alzò immediatamente carico di competitività e si lasciò cadere dalla sua postazione per atterrare in ginocchio davanti alla squadra verde che lo acclamava; si rialzò con fare da macho.
«Ti pareva che il capellone non andasse dai suoi cocchini» commentò acidamente Walt.
«Ti riferisci a Giano e Matt?» chiese lei.
«E certo, che mi aspettavo…».
In quel momento un piccolo movimento di Walter fece voltare lo sguardo della maggior parte dell’arena su di lui, credendo che avesse deciso di partecipare.
Spostò semplicemente le gambe incrociate in modo da avere quella sotto sopra e viceversa, sgranchendosi le articolazioni.
Poi continuò ad osservare la scena come se niente fosse.
Walt rise «Secondo me lo fa apposta, si diverte da matti a far credere a tutti che combatterà in pubblico».
«Forse hai ragione» concordò Frida sorridendo.
La squadra gialla si sgolava tra chi chiamava Antonella e chi Erika. Di sicuro Erik non stava chiamando Eugeo.
Alla fine, come degna rivale di Kudo, si alzò Erika e atterrò sul campo controllando il metallo della sua armatura in modo che non facesse nessun tonfo pesante ma atterrasse leggiadra e femminile, con i capelli argentati e brillanti mossi dal vento.
Avis era si era già teletrasportata
«Benissimo!» riprese Dave al microfono «Ed ora si dia inizio alla battaglia!» e così dicendo, abbandono il microfono, si lasciò cadere in un tuffo di testa e a metà dell’altezza si tramutò in Fuoco atterrando come fiamme, un entrata in scena molto scenografica.
E da lì in poi fu il delirio.
 
 
 
 
Attacchi a lungo raggio vennero sparati in ogni direzione e ne arrivavano sempre di nuovi.
Come aveva predetto Frida, molti di questi erano diretti verso la squadra blu e Victor in particolare.
Mentre molti loro alleati si erano già materializzati altrove, Walt ancora stava al centro della mischia, fondamentalmente non sapeva che fare, era la sua prima battaglia seria.
Usa il tuo potere Walt! Scatenati!” gli rimbombò una voce nella testa, lui non capì da dove provenisse.
Victor creò una barriera psichica davanti a tutta la sua squadra, e con gran fatica parò tutti colpi diretti a loro.
Quattro membri della squadra rossa circondarono l’area in cui erano ancora ammassati i blu e iniziarono a sferrare colpi diretti alla barriera.
Un flusso di fiamme, uno di acqua, uno di schegge d’acciaio e in fine uno di ghiaccio colpirono contemporaneamente la barriera che andava a creparsi e dissolversi man mano.
Walt decise di dare ascolto alla voce che gli aveva consigliato di scatenarsi e così liberò di getto la sua Fantasia, generando quattro saette che caddero dal cielo colpendo i quattro ragazzi rossi.
Victor si avvicinò con calma a Walt e disse indistintamente «Mpf, grazie» poi tramutò parte del suo corpo in un grosso vortice di fuoco e andò subito a scontrarsi con Dave, che stava utilizzando un attacco simile.
Dopo quel momento Walt si tramutò in elettricità, portandosi spalle a spalle con Frida.
«Bisogno di una mano?» chiese lui urlando per sovrastare il frastuono degli attacchi indirizzati verso di loro.
Nel frattempo generava saette che andavano a scontrarsi contro foglie, fiamme e blocchi di pietra, frantumandoli tutti.
Frida non rispose ma gli fece capire la sua indipendenza utilizzando una bellissima combinazione dei suoi due poteri, dopo aver contrastato gli attacchi avversari, con una mano ricopriva con un velo d’acqua i loro corpi (omettendo la testa) e con l’altra mano li congelava all’istante. In questo modo la tuta risultava logora e loro venivano teletrasportati con un flash fuori dall’arena.
Nel tempo in cui Walt riuscì a lacerare la divisa gialla di un nemico che controllava l’acqua, Frida ne aveva già eliminati cinque.
«No, grazie non mi serve una mano» disse lei ironica facendogli un sorrisino.
In un'altra parte dell’arena Dave si divertiva a stuzzicare Avis con il suo Fuoco e lei rispondeva altrettanto pungentemente con attacchi d’acqua.
«Facciamo così…» disse colpendola con un calcio all’avambraccio sinistro mentre lei era in posizione di difesa.
«Cosa?» rispose lei allontanandolo con un onda sgorgante dal suolo dell’arena.
Lui fece un ampio arco in volo completamente mutato in fiamme incandescenti per poi rigettarsi con ad enorme velocità e calore contro Avis che lo afferrò per le mani, erano l’uno che spingeva contro l’altro.
«Se vince la mia squadra, accetti il mio invito ad una cena intima solo noi due!» propose lui mentre si guardavano in cagnesco per vedere chi dei due spingeva con più forza verso l’altro.
Lei ridacchio un attimo, lusingata, poi finse di riassumere un’espressione seria e disse: «Te lo puoi scordare!» e formando un onda sotto i suoi piedi lei si sollevò dal suolo, rimanendo sul pelo dell’acqua mentre lui affondò fino alla vita prima di prendere fuoco ed asciugarsi definitivamente.
Walt bazzicava da un punto all’altro dell’arena con il movimento dinamico, essendo il suo il più veloce di tutti nessuno riusciva a intercettarlo in tempo.
In questo modo aveva la possibilità di evitare gli studenti più capaci ed esperti di lui e anche quelli che controllavano la Terra, nemica naturale del Fulmine.
Un ragazzo che controllava la Lotta gli si pose davanti bloccando la sua attraversata nell’arena; aveva la divisa verde.
Walt decise di fare lo spavaldo «Toh guarda, un altro energumeno ai piedi di Kudo» disse e lui gli si avvicinò con passo pesante a causa dei suoi numerosi e massicci muscoli sferrandogli un calcio all’altezza della testa.
Walt si piegò all’indietro ad una velocità elevatissima, schivandolo. Successivamente il verde tentò di colpirlo con una serie di colpi velocissimi tra calci e pugni molto potenti.
Walt, senza fatica alcuna, li schivò tutti muovendosi ad una velocità estrema, non sapeva di esserne capace senza utilizzare il movimento dinamico.
Saltò in aria fluttuando come elettricità statica e riuscendo a mantenersi in volo; era vero che in una battaglia vera e propria si migliorava molto di più che in allenamento come dicevano i maestri.
Saltò nuovamente, portando tutto il suo corpo all’altezza della testa del tonto con la divisa verde che non capiva la situazione appieno, e caricò la gamba destra con l’elettricità sferrandogli un calcio velocissimo in mezzo agli occhi e scaraventandolo a terra.
«Wow! Il calcio alla velocità della luce! Fantastico!» esclamò tutto contento.
Mentre il ragazzo a terra cercava di riprendersi, Walt, ancora in volo, scagliò un fulmine contro la sua tuta, strappandola a metà e facendolo automaticamente teletrasportare fuori.
Walter lo osservava con molta attenzione, senza che il ragazzo se ne accorgesse.
Kudo aveva un unico obiettivo: Erika. Non si fermava nemmeno a considerare i giovani sfidanti che volevano tentare un duello con lui, inseguiva e attaccava solo gli altri maestri.
Correva a grandissima velocità e compiva salti incredibili per raggiungere la maestra del metallo, che grazie alla manipolazione della sua armatura, poteva tranquillamente starsene sospesa in aria.
«Mettiamo fine allo scontro dell’anno scorso!» disse lui carico di rivalità.
«L’anno scorso ho vinto io Kudo, non c’è più nulla da discutere» rispose Erika.
Il maestro della Lotta si lanciò in aria con un salto supersonico, aveva una forza straordinaria, tutta indirizzata verso di lei.
Erika si voltò appena in tempo per far scontrare il pugno diretto al suo petto contro lo scudo triangolare che le faceva da mantello dietro la schiena.
Il fragore fu tale da creare una spinta d’aria che sorprese tutti i partecipanti sotto di loro facendoli sobbalzare via.
Kudo atterrò con un tonfo e lei, ancora sospesa in aria, creò delle lance di acciaio che spedì contro di lui a tutta velocità, erano quasi aghi da quanto erano sottili e appuntite.
Il maestro ne prese al volo una e facendola roteare con le mani, e contrastando il controllo di Erika con la sua forza, intercettò la traiettoria delle altre facendole schizzare altrove.
Lanciò via anche quella che aveva in mano per creare una bolla di Lotta concentratissima e la scagliò contro Erika che a sua volta creò un muro di metallo spessissimo a mezz’aria.
Lo schianto creò un boato assurdo. La sfera piegò il metallo senza perforarlo.
Erik nel frattempo aveva avuto un idea geniale: generando una sfera più grande di Fuoco in una mano ed una più piccola d’Acqua nell’altra, riusciva a fonderle creando una massa di vapore leggero, caldissimo e facile da controllare.
Con questo trucchetto, che Walt sospettava avesse scoperto e mantenuto segreto per l’occasione, riusciva a raggiungere nemici lontani e bruciargli la tuta e così eliminarli.
«E bravo Erik!» esclamò Matt sospeso in aria che lo osservava dall’alto.
«Vedo che anche a te piace startene in disparte!» ripose lui commentando il suo compagno che sembrava starsene a mezz’aria finché qualcuno non fosse abbastanza distratto da bucargli la tuta con qualche piccola pietra tagliente.
Erano esattamente uno sopra all’altro, Matt a testa in giù, più leggero del suo secondo elemento.
«E così? Vorresti provare con me?» chiese Erik con fare beffardo, di sfida.
«Sì ma ci andrò più pesante del solito!» e appena finì di pronunciare l’ultima parola, creò un enorme roccia che lascò cadere grazie alla forza di gravità su Erik.
Con un getto d’acqua ad altissima pressione Erik perforò la roccia creando un cilindro perfetto in cui si infilò mentre il masso cadeva al suolo con un forte fragore.
Con una tecnica di concentrazione simile ma utilizzando il vapore, fece saltare in aria la roccia come se fosse una pentola a pressione surriscaldata.
Lame di vento lo investirono ma lui già aveva utilizzato il movimento dinamico per tramutarsi in fiamme e svanire.
«Sempre il solito diplomatico» commentò Matt.
«Non ne sarei così sicuro» disse Erik riapparendo vicinissimo a lui e sovrastandolo con un’enorme onda e gettandolo al suolo.
Matt si rialzò in un momento e scaraventò un masso gigantesco contro Erik, con una velocità tale da essere difficilmente schivabile.
Un fulmine arrivò da lontano a colpire il masso frantumandolo in mille pezzi.
Matt si girò e vide Walt e la sua neonata abilità di volo osservarlo con aria di sfida da distante.
La mano con cui aveva scagliato quella folgore era quella che si era rotto combattendo contro di lui, e adesso era piena di piccoli fulmini che collegavano le dita e le falangi in ogni direzione, scalpitavano per essere scagliati.
Mentre Matt decise di voltarsi verso Erik per attaccare prima lui, Walt avvertì qualcosa dietro di se… una modifica molto veloce nell’elettricità statica.
Ebbe appena il tempo di voltarsi e vide Giano ridacchiante in lontananza, aveva lanciato una grossa e potente sfera di Lotta contro di lui mentre era di spalle… ormai era a poco meno di due metri.
Walt ebbe solo il tempo di lasciarsi cadere a terra, con le mani a coprirgli il volto prima che l’attacco andasse a segno.
Ma ciò non avvenne.
La sfera si consumò contro qualcosa di invisibile a pochissimi passi davanti al ragazzo.
Giano se ne era già andato e Walt non stava capendo cosa stesse succedendo, non stava capendo più nulla.
Com’era possibile?
Un ragazzo apparve dal nulla davanti a lui, aveva la tuta blu della sua squadra, i capelli scuri a scodella, era magro e un po’più alto di Walt.
Gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi.
«Chi sei?» chiese Walt che ancora non capiva cosa stesse accadendo.
«S-s-siamo in squadra assieme, piacere s-s-sono Lucas».
 
 
 
 
«Piacere mio, sono Walt. Ma cosa è successo?» rispose il ragazzo approfittando della mano dell’alleato per rialzarsi.
«Ciao Walt, i-i-io controllo le Ombre e mi ero reso invisibile poi ho visto che quello ti ha attaccato alle spalle e mi sono messo in mezzo. L-l-l a Lotta non ha effetto sulle Ombre e p-p-per questo l’attacco si è annullato. Se c’è una cosa che non tollero è la slealtà» spiegò Lucas.
«Fantastico che abilità straordinaria!» esclamò Walt entusiasta dalla conoscenza di un nuovo elemento che non aveva mai visto all’opera.
«S-s-scusami devo tornare invisibile, s-se no mi salta la copertura, ci si vede!» e salutandolo svanì completamente senza lasciare traccia.
Walt si voltò verso Erik e Matt e vide che ancora erano occupati in un impegnativa lotta alla pari, così decise di non intromettersi e andò subito alla ricerca di Giano, voleva fargliela pagare, voleva essere lui a eliminarlo dalla partita.
Volando a qualche metro dal suolo, seppur con un andamento piuttosto incerto a causa della poca dimestichezza, riuscì ad individuare Giano in poco tempo.
Era come al solito impegnato a crogiolarsi nelle adulazioni dei suoi compagni di classe e in questo caso anche di squadra.
Walt atterrò davanti a lui, a distanza di sicurezza e in quel momento gli ribollì talmente forte il sangue nelle vene che decise di prendere alla lettera il consiglio che la voce all’inizio gli aveva dato.
Sollevò una mano a coppa e l’aria intorno ad essa iniziò a vibrare leggermente.
Le dita non riuscivano a stare ferme dalla tale tensione che avevano e lentamente si formò una piccola bollicina rosa all’interno del palmo che in un istante velocissimo si espanse fino a riempirlo completamente.
«Adesso ti faccio vedere io…» sussurrò Walt con lo Spazio nella mano pronto ad essere usato.
Ma, come un rimprovero divino, una sottile saetta scese dalle nubi nel cielo e andò direttamente contro Walt, lacerandogli la tuta perfettamente a metà.
Svanì.
Il suo corpo non fu trasportato in infermeria come gli altri ma negli spogliatoi, e davanti a lui c’era Walter.
«Perché lo hai fatto?» chiese il maestro. Non era arrabbiato, ne dispiaciuto, o almeno così sembrò a Walt.
«Ero incazzato, Giano si meriterebbe molto di peggio!» disse sfogandosi.
«Su questo ti do ragione, ma non puoi rischiare la vita di un'altra persona se punti a farle fare una figuraccia davanti a tutti. Anche se lo meritasse» rispose il maestro.
«Una voce all’inizio mi ha detto di scatenarmi e così ho deciso di dare il massimo!» tentò di giustificarsi il ragazzo, adesso mogio.
«Non intendevo utilizzando lo Spazio».
«È stato lei?».
«Sì, volevo incoraggiarti a dare il massimo. Perché non hai utilizzato i tuoi attacchi elettrici? Stai migliorando moltissimo» rispose Walter.
Quel complimento fatto così spontaneamente sciolse la rabbia di Walt che sorrise e si tolse la tuta lacerata per cambiarsi e rimettersi la sua solita divisa bianca con le strisce azzurre, poi rispose.
«Non so perché, mi chiamava, voleva essere utilizzato» disse riferendosi allo Spazio.
«Cerca di placare le emozioni, soprattutto se sono superflue come l’odio per Giano. Ora devo andare Walt, goditi il resto della festa» disse salutandolo e svanendo.
«Anche lei, maestro» disse ricambiando il saluto.
Walt finì di cambiarsi e si diresse sugli spalti per vedere come erano messe le squadre a quasi un’ora dall’inizio dell’incontro.
Notò con piacere che tutti e quattro i maestri erano ancora in campo e dall’esterno notò quanto loro prendessero superficialmente tutta la battaglia.
Era vero che si attaccavano senza troppi problemi, però non usavano nemmeno lontanamente la loro vera forza. D’altronde Dave combatteva Avis per convincerla ad uscire con lui e Kudo combatteva Erika per vendicarsi della sconfitta dell’anno scorso.
Erik e Matt erano stati eliminati, probabilmente erano ancora nell’infermeria in quel momento; Victor stava lentamente sovrastando Giano, e gli bruciò la divisa facendolo svanire.
«Mpf, avrei voluto farlo io in maniera molto più plateale» commentò aspramente Walt anche se nessuno lo stava udendo. Era appoggiato agli spalti sopra l’uscita dell’infermeria, aspettando i compagni.
Frida era ancora dentro l’arena e teneva egregiamente testa a Dave grazie alla collaborazione con Victor.
In quel momento Lucas uscì dagli spogliatoi, era solo.
Visto che Erik e Matt non sembravano ancora pronti, Walt decise di andare a salutarlo, per ringraziarlo come si deve per averlo protetto precedentemente.
«Hey Lucas!» lo chiamò.
«C-c-ciao Walt, non rimani a vedere la fine della battaglia?».
«No, aspettavo i miei amici ma stanno tardando, tu?».
«Raggiungo la mia classe, m-m-mi stanno aspettando dalle mura, se vuoi possiamo fare un pezzo insieme».
«Volentieri!»
Così partirono dall’infermeria per dirigersi alle mura, godendosi bancarelle, artisti di strada e musica.
«Volevo ringraziarti per prima, sei stato molto gentile» disse Walt.
«Non preoccuparti n-n-non rischiavo niente, come ti ho detto ero immune» spiegò lui gentilmente.
«E come ti hanno fatto fuori, eri rimasto invisibile no?».
«Sì ma probabilmente qualcuno mi ha visto difenderti, e mi hanno colpito dopo un po’ con il B-Buio, che per  chi controlla le Ombre è particolarmente aggressivo».
«Ah capisco, mi dispiace molto».
«T-t-tanto non avrei sicuramente fatto chissà che cosa per la squadra. Controllo u-un elemento solo io. Ora devo andare la mia classe è laggiù, ci vediamo in giro!» disse Lucas e si separò da Walt mentre lo salutava.
Passò qualche secondo prima che Walt ci pensasse sopra: «Anche io controllavo un elemento solo…» ragionò. Poi alzò lo sguardo vedendo che la classe di Lucas era composta dal ragazzo ingobbito che aveva visto un paio di volte a lezione e l’energumeno corpulento e tonto che Walt aveva steso durante la Battle Stadium.
Vedendo che classe fosse capitata a Lucas, Walt provò dispiacere. Di sicuro non erano suoi grandi amici si vedeva anche dal suo atteggiamento.
Un ragazzo che aveva difeso un perfetto sconosciuto in una situazione a lui estranea non poteva trovarsi affatto bene con due tipacci del genere.
E su questo Walt aveva ragione.
Lucas non si era mai trovato bene con i suoi compagni, li frequentava perché la sua timidezza non gli permetteva di tentare ad approcciarsi a amicizie nuove, o almeno così era sempre stato fino a quel momento.
Lucas si voltò indietro per osservare meglio Walt mentre se ne andava, gli stava simpatico quel ragazzo, se fosse stato capace di tornare indietro nel tempo si sarebbe impegnato per finire in classe con persone come lui.
«Eccolo!» esclamò una voce talmente forte da essere inconfondibile: Lilly.
«Hey Lilly come va? Ci hai visto nell’arena?» chiese lui mettendo da parte l’argomento Lucas per un po’.
«Ovvio! Ma non ho capito chi è stato ad eliminarti».
«Nemmeno io Lilly, dai andiamo a prendere gli altri in infermeria e godiamoci la fine della Battle Stadium di quest’anno» propose Walt.
«Sì eh, c’è Cindy che ci sta tenendo i posti. Lezia e Andy sono già arrivati mentre Al è ancora in gioco».
«Ottimo».
Così si avviarono verso le tribune, per vedere chi tra i rimanenti delle quattro squadre avrebbe vinto la Battle Stadium.
  





 
 
Angolo dell’autore:
 
Ecco un nuovo capitolo!
Finalmente assistiamo alla Battle Stadium!
Cosa ne pensate di questo evento tanto atteso?
Siete contenti di come sono andati gli eventi?
Abbiamo visto quattro maestri in azione e sono anche state approfonditi i loro caratteri.
Quanti di voi avevano capito che la persona per cui è innamorato Dave era in realtà Avis?
Abbiamo anche assistito ad una curiosa scena all’inizio del capitolo, che ne dite a riguardo?
Inoltre ha fatto la sua comparsa Lucas, cosa ne pensate? E soprattutto cosa ne pensate di lui qui ad Athom in confronto alla versione che abbiamo conosciuto in Kingdom Hearts 2W ?
Fatemelo sapere in un commento!


 
Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accette!


Il prossimo capitolo arriverà domenica 3 dicembre!


See you next time!  

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Capitolo 9
*** New Powers ***


Capitolo 9
 
New Powers
 
 
 
 
 
La Battle Stadium si era conclusa con una straordinaria vittoria da parte della squadra rossa. Dopo che Kudo ed Erika si erano eliminati a vicenda, e gli studenti iniziavano a potersi contare sulle dita di una mano, Victor mise all’angolo Avis e riuscì a bruciacchiarle parte della tuta facendo evaporare l’acqua che la proteggeva.
Successivamente Dave, in preda all’ira per la perdita di Avis sul campo, riuscì a eliminare Victor in pochi minuti e insieme a lui i restanti avversari.
Dopo l’evento principale, la festa continuò fino a tarda notte, con musica, balli e divertimenti vari.
Walt e tutto il suo gruppo di amici si godettero a pieno la serata e poi, sfiniti, tornarono a casa.
Nonostante la stanchezza, Walt faticò a prendere sonno. Non riusciva a togliersi dalla mente quel ragazzo, Lucas, che dimostrando altruismo e gentilezza lo aveva salvato dall’attacco alle spalle di Giano.
Era curioso di conoscerlo, di studiare il suo elemento così particolare, e di capire come potesse frequentare gentaglia come David e Jacob, i suoi compagni di classe.
Senza rendersene conto, aveva già deciso di provare a diventargli amico.
 
 
 
 
La lezione del giorno era di Erika, si sarebbe svolta nel parco di Athom e la classe di Walt avrebbe partecipato insieme ai loro amici.
«La lezione di oggi ha come soggetto la versatilità della Fantasia» disse la maestra rivolta a tutta la classe «Ci sono domande?» chiese.
Lezia alzò la mano: «Alla fine chi ha vinto tra lei e il maestro Kudo?».
Erika sbuffò divertita dalla spontaneità della domanda e poi rispose: «Non ha importanza alcuna. Noi siamo maestri e non possiamo permetterci di abbassarci a cose frivole come la competitività… ah quanto invidio Walter» commentò sottovoce ma la udirono comunque tutti «Quindi cerchiamo di dimenticare tutti quei momenti in cui perdiamo le staffe e cediamo alle nostre debolezze come abbiamo fatto io e Kudo durante la Battle Stadium. D’altronde avete potuto vedere come la competitività abbia portato entrambi alla sconfitta…» spiegò saggiamente alla classe «…comunque la mia lancia gli ha perforato la tuta prima che lui mi colpisse» concluse pronunciando la frase velocissima e arrossendo sulle guance.
«Ma torniamo a noi!» riprese la lezione «La lezione di oggi seppur fondamentale sarà molto breve! Ognuno di voi può controllare a proprio piacimento uno o più elementi, e ormai li sapete manipolare in tutte le loro sfaccettature. Ma se vi dicessi che il controllo diretto non è l’unica cosa che siete in grado di fare?» spiegò accendendo gli animi di tutti.
«C’è qualcuno che riesce ad adoperare il proprio potere in maniera differente dal controllo diretto?» chiese lei.
Erik alzò la mano «Io ho imparato a creare ed utilizzare il vapore ad esempio!» disse.
«Ecco, quello è un ottimo utilizzo del potere del Fuoco e dell’Acqua combinati, ma cerchiamo di rimanere più legati al singolo elemento… Mantenendo sempre il tuo esempio Erik, ci sono altri modi con cui puoi utilizzare il potere del Fuoco o dell’Acqua?» chiese la maestra «Pensa a cose insolite che ti sono capitate».
Erik parve pensarci un po’ poi gli venne in mente una cosa: «Quando mi arrabbio la temperatura dell’ambiente in cui mi trovo aumenta velocemente ma non genero le fiamme» disse facendo mente locale.
«Ecco! Esatto! L’uso dell’elemento del Fuoco più classico che non sia il controllo diretto è la gestione della temperatura. Perché non provi?».
Erik un po’ in imbarazzo si alzò e si posizionò davanti alla classe. Portò le mani davanti a se e si concentrò.
Dopo qualche secondo un alone di calore le avvolse e le illuminò leggermente di rosso.
Erik sembrava fare uno sforzo sovrumano, gli si stavano gonfiando le vene sulle tempie come se stesse trattenendo il respiro da troppi secondi.
«Tenta di mantenere il controllo ancora qualche momento Erik» gli chiese Erika che invece creò dalle mani una sottile barra di metallo lucido, poi lentamente infilò la punta della barra nel vuoto tra le mani di Erik.
La vista del metallo si distorse leggermente a causa del forte calore, con un fenomeno simile a quello dei miraggi, poi la barra divenne rossa e luminosa e si andò a liquefare completamente, sciogliendosi sul terreno che bruciò.
Erik cessò di usare quel potere riprendendo il colorito normale e concedendosi alcune belle boccate d’aria.
Nel frattempo Erika aveva di nuovo fatto fluttuare il metallo ancora parzialmente fuso.
«Immaginate la combinazione di una calore simile con il metallo. Potrebbe utilizzare una pioggia di acciaio fuso sul nemico e vi assicuro che sarebbe devastante» affermò Erika.
Congedò Erik e ringraziandolo per la sua dimostrazione proseguì: «Come potete immaginare ogni elemento ha le sue “abilità secondarie” o come dir si voglia. Ovviamente ognuno deve trovare e comprendere le proprie e non vi si può aiutare in questo settore. Perciò adesso vi lascio, cercate di impegnarvi e utilizzate saggiamente la Fantasia!» disse la maestra, e salutando gli studenti ancora un sbigottiti dalla completa libertà appena assunta, se ne andò verso l’uscita del parco.
I ragazzi si guardarono l’un l’altro incerti di aver capito bene le istruzioni della maestra, ma dopo qualche minuto iniziarono ad alzarsi e disporsi lontani gli uni dagli altri.
«Te hai qualche idea? Erik mi sembra già a posto» chiese Matt a Walt, dubbioso.
«Non saprei, sono in difficoltà anche per me stesso…» affermò il ragazzo del Fulmine.
Effettivamente un’idea ce l’aveva ma gli sembrava talmente distante dalle sue possibilità che decise di non esporla.
Durante il suo test di ingresso, Eugeo lo aveva accusato di essere indietro rispetto alla media di chi controllava l’elettricità e gli aveva chiesto se sapesse eseguire il controllo degli ioni, ovviamente ottenendo una risposta negativa.
Sicuramente quello era una sfaccettatura del controllo del Fulmine che Walt non conosceva; aveva studiato cosa fossero gli ioni nella scuola precedente con il prof Claudio, ma dopo tutto quel tempo nemmeno se lo ricordava più.
La situazione era abbastanza stressante, nessuno aveva mai chiesto agli studenti di inventarsi qualcosa dal nulla.
Intorno a lui tutti erano impegnati a ragionare su quello che Erika aveva chiesto loro, aveva ragione a dire che la lezione era breve ma molto complessa.
L’unica cosa di fattibile a cui Walt riusciva a pensare era l’elettricità statica, di cui si era reso conto di avere un debole controllo durante la Battle Stadium.
In quell’occasione, infatti, era riuscito a percepire l’arrivo dell’attacco di Giano proprio utilizzando il senso dell’elettricità statica presente nell’aria.
Ma non solo, era anche riuscito a volare!
Iniziò a lavorare su questi due elementi.
Chiudendo gli occhi e cercando di captare ogni singolo movimento del suo corpo, ogni muscolo, ogni fibra, ogni cellula, cercò di tramutare tutto in elettricità ma senza entrare in movimento dinamico; rimanendo un passo prima di quello stadio.
I suoi piedi iniziarono a sentire meno peso che gravava su di loro e piano piano si staccarono di qualche centimetro da terra.
Walt aprì gli occhi lentamente, cercando di mantenere comunque la concentrazione e dovette ammettere che la lezione di Antonella sull’equilibrio e l’essenzialità del proprio elemento lo stava davvero aiutando.
Riuscì a rimanere sollevato da terra per diversi minuti raggiungendo anche i due metri di altezza in maniera perfettamente controllata, piegando leggermente il baricentro in avanti riuscì anche a spostarsi e compiere un vero e proprio volo intorno ad un albero.
«Wow, fantastico!» esclamò appena ritoccò terra.
Osservò che anche i suoi amici accanto a lui stavano effettivamente concludendo qualcosa: Matt, alla sua destra, stava contemplando le sue “nuove” mani la destra completamente di roccia e la sinistra svanita in un soffio continuo di vento; Erik alla sua sinistra era ancora impegnato a generare il calore e cercava di essiccare e bruciare l’erba del prato; Al, dietro di lui, trafficava con cubi, sfere e barre di acciaio che cambiavano tipologia di metallo ogni minuto, passando dall’oro al ferro ed ad un certo punto divennero tutte liquide, di mercurio.
Walt decise che per essere soddisfatto di quella lezione avrebbe dovuto osare ed ottenere qualcosa di più, qualcosa di nuovo.
Preso dalla foga della soddisfazione dei risultati ottenuti fino a quel momento, avvicinò le mani e provò a fare come Erik, utilizzare il proprio potere senza generare alcuna scintilla.
Subito non accadde nulla, ma ci volle poco per vedere che tra i due palmi iniziò ad accadere qualcosa; più che un nuovo fenomeno era una reazione.
A seconda della concentrazione, che in ogni caso era a livelli estremi, i palmi di Walt di attraevano e si respingevano come vere e proprie calamite, e dovette utilizzare tutti i suoi scarsi muscoli per contrastare l’attrazione.
Tentò di schiacciare le mani una contro l’altra tentando di vincere quella fortissima repulsione magnetica che riusciva ad imporgli. Più ci riusciva e più ne aumentava la forza.
Arrivò ad un punto in cui i bicipiti stavano urlando pietà, così lasciò andare la presa e il magnetismo gli divaricò le braccia in maniera molto più forte rispetto a quella che si aspettava.
Ne seguì un forte rumore metallico.
Walt incuriosito si voltò e vide che le sfere e i cubi di acciaio di Al erano stati lanciati in aria di qualche metro.
L’amico lo fissava senza capire come avesse potuto fare una cosa del genere mentre era impegnato a cambiare la natura di una sfera di alluminio.
«Mi sa che non sei stato tu…» ipotizzò Walt mentre dentro di se una scarica di adrenalina lo pervase alla notizia di aver scoperto come utilizzare un’abilità simile.
Fece segno ad Al di non preoccuparsi e riprovò a utilizzare la forza magnetica sui pezzi creati dall’amico.
Questi vibrarono leggermente sul prato, un cubo ruotò di una faccia.
«Provo ad aumentare» avvertì Walt e senza nemmeno avere il tempo di finire la frase, tutti gli elementi metallici che aveva creato Al gli erano arrivati in mano.
«Wow!» esclamò l’amico, entusiasta «Ma è un potere straordinario! Ti rende quasi come uno che controlla i Metalli!»
«Non posso crearlo dal nulla e credo anche che non riuscirò mai a manipolarlo o piegarlo, però è già qualcosa!» disse Walt fiero di se stesso «Vorrei provare a farlo fluttuare nelle direzioni che decido, senza fare per forza il viaggio netto verso la mano e basta» espresse il desiderio.
«Ci vorrà tempo amico mio, anche noi che controlliamo il Metallo a volte facciamo fatica ad essere precisi con i movimenti in quanto è un elemento molto pesante» spiegò Al in aiuto.
«Posso tenermi una sfera e un cubo?».
«Certo! Prendili pure!».
«Ti ringrazio Al!» gli sorrise Walt raccogliendo i due pezzi che desiderava.
«Vedo che avete fatto piacevoli progressi!» disse Erika tornando nel parco «Sono stata nella Sala dei Sette e Kudo era ancora lì col broncio!» disse ridacchiando.
Gli studenti si guardarono l’un l’altro.
«Beh per oggi direi che può bastare! Continuate ad allenarvi!» disse concludendo la lezione.
«Hey Walt!» si avvicinò Erik «Ho visto che hai capito come usare il magnetismo, è straordinario!».
«Ci devo ancora lavorare sopra, ma sì» disse compiaciuto.
«Io ho fatto progressi anche con l’Acqua, ho capito che oltre al vapore che creo appositamente posso controllare la naturale umidità nell’aria, e questo vuol dire…».
«Le nuvole!» lo precedette Walt.
«Esatto! Però è una cosa talmente di larga scala che dubito di riuscire a fare qualcosa di concreto in tempi brevi, preferisco concentrarmi sul vapore».
«Toglimi una curiosità» intervenne Matt che nella Battle Stadium aveva perso proprio per quell’abilità «Da quanto è che sai usare il vapore?» chiese infastidito.
«In realtà è circa due settimane che l’ho scoperto, non molto, mi sono allenato moltissimo ogni notte per poterlo utilizzare a sorpresa nella Battle Stadium» spiegò Erik.
Walt si annotò mentalmente che la sua intuizione sul nuovo potere di Erik era esatta.
«E tu? Hai scoperto qualcosa di nuovo oggi?» chiese il ragazzo dell’elettricità «Ho visto che avevi delle mani molto impegnate prima».
«Non solo quello» rispose Matt con aria da chi non è in grado di rimanere indietro, poi puntò la mano al suolo e scaricò un’ondata di Fantasia.
L’erba del prato sotto la sua mano di tramutò in roccia purissima in un istante.
«Questo può essere molto pericoloso…» commentò Erik.
«E certo, per chi mi hai preso? Non faccio mica progressi inutili io» commentò acidamente.
Walt ed Erik sentivano ancora il pungente morso della sconfitta alla Battle Stadium nella sua voce.
Dandosi appuntamento a quella sera per allenarsi insieme con i loro nuovi poteri, si salutarono e si avviarono verso casa.
 
 
 
 
Quel pomeriggio ci fu l’inaugurazione della passeggiata sopraelevata e Walt decise di parteciparvi in compagnia di Cindy.
Eugeo, Kudo, Antonella e Avis presenziavano all’evento e presentarono la costruzione alla cittadinanza che si era riunita per la cerimonia.
La passeggiata compiva un arco con la stessa esatta curvatura delle mura ad un’altezza di 100 metri dal suolo, percorrendo la parte centrale della città.
Vi erano numerosi accessi dotati di ascensori che non turbavano minimamente l’architettura dei quartieri centrali ricchi di negozi e locali commerciali.
Salendo sulla passeggiata vera e propria si poteva ammirare una spettacolare vista sulla città e non solo, il paesaggio costiero era mozzafiato, soprattutto con quel clima estivo e poco ventilato.
Il mare sembrava ampissimo e si poteva vedere la curvatura naturale della costa che formava l’ampio golfo davanti ad Athom.
Voltandosi verso l’entroterra si poteva ammirare la vallata tra le verdissime colline che circondavano la zona.
A destra le colline erano più scoscese ed era presente la centrale elettrica gestita da Walter, il Santuario, e l’inizio di un folto bosco.
A sinistra invece si estendevano i numerosi campi coltivati gestiti da Antonella, dove i contadini lavoravano la terra per rifornire di viveri la città.
Sull’estrema sinistra era presente la scogliera in cui Walt si era allenato nell’uso dello Spazio.
Com’era previsto, quel giorno la passeggiata fu pienissima di persone curiose che attraversavano l’arco ricco di tutti i confort che la situazione poteva richiedere: panchine, alberi, zone d’ombra, aiuole, fontanelle e un ampio marciapiede per i corridori.
Dopo il discorso di Eugeo e Kudo, i due principali ideatori e realizzatori del progetto, Walt e Cindy si godettero la loro prima passeggiata sopraelevata della loro vita.
A causa della forte pigrizia di Cindy, dovettero abbandonare in fretta l’idea di compiere il percorso completo e presto si ritrovarono su una panchina all’ombra di un rigoglioso albero, spaparanzati.
«Che bel venticello fresco che c’è qui» disse Cindy sciogliendo i suoi capelli biondi.
«È bellissima questa passeggiata. Sta a sentire, ma te sai di uno che si chiama Lucas? Lo conosci mica?» chiese Walt.
«Ma quello magro con i capelli a caschetto?».
«Sì, che è in classe con quello gobbo e l’energumeno rintontito».
«Vagamente, suo padre e mio padre sono colleghi all’acquedotto» disse lei.
«Ah non lo sapevo, e secondo te è un tipo a posto? Perché quei due non mi sembrano molto normali…».
«Sì, perché?».
«Mi ha salvato durante la Battle Stadium, è stato un gesto che ho apprezzato molto, vorrei conoscerlo, diventargli amico».
«Ah per conoscerlo ci vuole poco, è sempre al negozio di giochi da tavolo, ci passo sempre davanti e lui c’è spesso, se mai vai a farci un giro».
«Mi sa che lo farò… più che altro sono Jacob e David che mi preoccupano, sono troppo loschi».
«Lo so, e se pensi che potrebbero trascinare Lucas in qualche affaraccio sporco ti do ragione. Magari conoscere altra gente lo può aiutare» concordò Cindy.
Il sole iniziò a sprofondare nell’oceano irradiando l’orizzonte e mutando il colore del cielo da azzurro ad un intenso arancione, quasi rosso.
«Il tramonto è rosso perché tra i colori che formano la luce, il rosso è quello che riesce a viaggiare più distante…» disse Walt sottovoce.
Lo spettacolo dalla passeggiata era mozzafiato: le luci delle case di Athom iniziavano ad accendersi, le ombre si allungavano a dismisura e la sera avvolse tutto nel suo fresco abbraccio.
Il cielo divenne blu, limpido, ogni stella splendeva luminosa nel cielo.
Walt pensò che in quel luogo con una vista così magica, ci sarebbe andato spesso.
«Potresti proporgli di andare al mare insieme» disse Cindy riprendendo il discorso.
«Ho in mente un luogo più avventuroso».
«Cioè?».
«Il Santuario proibito dei maestri».
 
 
 
 
 
 




 
Angolo dell’autore:
 
Ecco un nuovo capitolo! Dopo un evento ricco sia di azione che di fattori rilevanti a livello di trama come quello precedente, ho optato per portarvene uno un po’ più tranquillo.
Ciò non vuol dire che non sia importante!
Vediamo la lezione di Erika in cui i ragazzi sviluppano alcune abilità secondarie molto importanti: Walt impara a volare e a controllare il magnetismo, Erik sia a controllare il vapore che a generare il calore e l’umidità e Matt impara a tramutare le cose in roccia.
Cosa ne pensate di questi nuove capacità?
Successivamente leggiamo che finalmente la passeggiata sopraelevata viene conclusa ed è un opera architettonica meravigliosa.
Walt è ancora convinto che lui e Lucas potrebbero diventare ottimi amici, sarà così?
Fatemi sapere cosa ne pensate in un commento!


Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accette!
 
Il prossimo capitolo di “Kingdom Hearts Before W” verrà pubblicato il 17 dicembre!
 
Ricordo a tutti i lettori che non lo avessero ancora fatto che questa storia è un prequel originale, ma potete trovare i sequel crossover sul mio profilo autore con titolo “Kingdom Hearts W” e “Kingdom Hearts 2W”!
 
See you nex time!  

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Capitolo 10
*** Sanctuary ***


Capitolo 10
 
Sanctuary
 
 

 
 
Nei giorni successivi Walt alternò allenamenti intensi, in cui migliorò moltissimo la sua capacità di volo e di controllo dei campi magnetici, ad abbuffate strategicamente di nascosto con Erik alla pasticceria di Egidio. La sua ultima invenzione, tartellette ai frutti rossi con gemme di cioccolato bianco, erano entrate immediatamente nelle preferite dei due amici
«Le chiamerò “Apoteosi”, perché quando le si mangia si prova un’apoteosi di piacere» aveva detto Egidio, e Walt ed Erik non poterono che dargli ragione.
Anche Erik era molto migliorato nell’uso del vapore, adesso riusciva a comprimerne in grande quantità per generare delle esplosioni davvero notevoli.
In quei giorni Walt non mancò nemmeno di pensare al come chiedere a Lucas di andare insieme al Santuario proibito dei maestri, decidendo alla fine di improvvisare sul momento.
Aveva già visitato il negozio di giochi da tavolo in passato ma, ora che aveva scoperto che Lucas era solito frequentarlo, era passato anche ultimamente a curiosare tra gli scaffali, facendo finta di non aspettarsi la sua presenza e scambiando due chiacchiere di routine.
Iniziando ad esserci più confidenza Walt decise che quel giorno sarebbe stato perfetto per chiedergli del Santuario.
Entrò nel negozio facendo squillare la campanella della porta d’ingresso e lo vide subito, seduto da solo in un tavolo in fondo al locale.
Walt curiosò innocentemente tra gli scaffali pieni di scatole con complessi giochi illustrati sulla copertina, mazzi di carte incredibilmente elaborati ed alcuni giochi digitali appena sviluppati dalla piccola ditta artigianale associata al negozio.
Dopo qualche minuto Walt avanzò facendosi notare da Lucas: «Hey ciao! Da solo anche oggi?» chiese sorridendogli, anche se in verità, vedere che nessuno volesse giocare con lui gli stringeva il cuore, lo avrebbe fatto lui stesso se solo ci avesse capito qualcosa tra tutti quei giochi che ormai osservava senza comprendere.
«C-c-ciao! Sì, anche oggi, ma mi a-a-aiuta a sviluppare le migliori strategie da usare poi nei tornei c-cittadini» rispose Lucas non dando peso al fatto di essere quasi sempre da solo.
«Vinci spesso?» chiese Walt in modo da sottolineare solo i fattori positivi di quella situazione malinconica.
«Devo dire di sì, mi capita spesso» rispose il ragazzo degli Spettri.
«Senti che ne dici di fare un giro stasera? Sempre se non sei impegnato» gli propose cercando di utilizzare il tono più naturale del mondo.
«I-i-impegnato io? Hahah, no tranquillo vengo volentieri. Dove ci vediamo?».
«Alle 9 all’uscita B delle mura, ok?».
«C-c-ci sarò!».
 
 
 
 
Walt era sempre stato un ragazzo timido, ma l’adrenalina al pensiero che stava per tentare di inoltrarsi nel Santuario proibito dei maestri lo rendeva più euforico che mai.
Camminando da casa sua verso il punto di incontro con Lucas, notò con piacere che molte persone stavano usufruendo della passeggiata sopraelevata per passare la serata: c’erano numerose coppie, sia giovani che non, diversi gruppi di ragazzi allegri, qualche solitario immerso nei pensieri e per finire un paio di guardie che sorvegliavano le entrate e sulla quiete pubblica.
In quel momento Walt sperò che le guardie, dall’alto, non notassero che loro due si sarebbero inoltrati in direzione del Santuario.
Strane storie aleggiavano intorno a quel luogo; i Maestri ripetevano che si trattava semplicemente della costruzione “di prova” prima di creare la vera Accademia, un luogo in cui si era inizialmente deciso di fondare la città di Athom e che poi gli “antenati” avessero optato per la zona più pianeggiante lì accanto.
Ovviamente quella versione era poco credibile e in molti si chiedevano il perché del rendere quel luogo proibito nonostante fosse così sacro, antico e fragile.
Tra i giovani molti affermavano di esserci entrati di nascosto, eludendo la vigilanza all’entrata. C’è chi diceva che l’edificio contenesse un mostro incatenato, chi raccontava che al suo interno era presente la fonte della Fantasia di tutti e chi ancora diceva che al suo interno non ci fosse nulla di interessante.
Inutile sottolineare che tutti gli studenti, Walt compreso, erano curiosissimi di scoprire cosa si trovasse all’interno del Santuario.
«C-c-ciao Walt! Sei in anticipo!» lo salutò Lucas, quando lo raggiunse.
«Elegantemente, comunque anche tu vedo» gli rispose salutandolo.
«N-non avevo molto da fare» disse e si incamminarono insieme all’esterno di Athom.
«Allora W-w-walt, ho notato che sei migliorato molto dalla B-b-b-battle Stadium, ti ho visto volare molto bene alla l-lezione di Erika»
Il fatto che Lucas balbettasse faceva stringere il cuore di Walt, lo vedeva molto in difficoltà alle volte, gli dispiaceva. Decise di far finta di nulla per far vedere che non gli pesava affatto.
«Non solo sto imparando a volare ma ho iniziato anche a controllare i campi magnetici e con essi anche i metalli! Sono molto soddisfatto!»,
«Poteri niente male devo a-ammetterlo!».
«E tu? Quali sono i poteri secondari di chi controlla gli Spettri?» chiese Walt curioso.
«L’invisibilità è g-g-già un ottimo potere in più, molto versatile in battaglia».
«Capisco… non è che mi faresti vedere qualche mossa? Sono curioso!» chiese Walt con lo sguardo da angioletto.
«Hahah!» si fece una risata Lucas, che non si aspettava tanta curiosità verso il suo potere «M-ma certo, osserva».
Avevano già iniziato a percorrere il sentiero che portava alla collina e si trovavano in mezzo ad un morbido prato verde con qualche roccia e cespuglio in giro.
Continuando a camminare, Lucas puntò la mano verso un masso poco distante da loro; dal terreno, alcune ombre violacee si alzarono placidamente verso la mano del ragazzo e andarono a formare una piccola sfera viola e opaca che venne scaraventata contro il sasso che si spezzò a metà violentemente.
Tutta la scena del piccolo attacco fu accompagnata da un’aura di cupidigia e senso di freddo improvviso da parte dei due ragazzi.
Successivamente Lucas mirò ad un cespuglio ma stavolta l’azione fu differente: l’ombra proiettata al suolo della pianta si illuminò di un viola acceso man mano sempre più luminoso finché non prese fuoco e con un'unica fiammata del medesimo colore, bruciò interamente il cespuglio lasciando l’esile tronco secco e senza vita.
Dopo qualche secondo Lucas parlò: «A-a-allora? Cosa ne pensi, Walt?» chiese.
«È un potere davvero strano… particolare ma anche affascinante» rispose lui in tutta sincerità.
«Hai r-r-ragione!» rispose lui scherzando «A-a-anche io posso rendermi uno Spettro e perciò fluttuare in aria» disse e si sollevò di un paio di metri dal suolo.
Walt si concentrò e, anche se ancora un po’ titubante, riuscì a librarsi in volo e raggiungerlo senza problemi.
«È bellissimo poter volare, essere più leggeri dell’aria, non avere confini, mi sento così libero!».
«Per me è l-leggermente diverso, ho un controllo minore sui movimenti rispetto a quelli che come te p-p-possiedono elementi naturalmente leggeri tipo l’E-elettricità, l’Aria o il Fuoco. Però sì, ti fa sentire libero» rispose Lucas.
«Poi, guarda, ora sono diventato molto più forte di prima» disse Walt e caricando le mani di energia elettrica che sfrigolava scalpitante tra le dita, puntò a terra e generò una folta rete di fulmini che andò a bruciare e distruggere i vari cespugli e massi del sentiero in un solo colpo.
Finito l’attacco Walt osservò il risultato: stava davvero diventando molto forte, se ne rendeva conto pensando alla piccola scintilla che riusciva a emettere prima di iniziare l’Accademia, ora riusciva non solo a creare molteplici fulmini e a indirizzarli ognuno dove desiderava ma poteva creare anche potenti saette singole più intense, grosse e che riuscivano ad arrivare molto più lontano.
Con il movimento dinamico era migliorato molto e anche nell’uso dello Spazio, anche se il fattore di segretezza sull’utilizzarlo lo limitava molto.
«D-d-davvero niente male, c-c-conosco ragazzi che controllano il Fulmine più grandi di noi che non riescono a fare ciò che fai tu. Hai un talento n-n-naturale» rispose Lucas sincero, scendendo nuovamente a terra.
Walt lo seguì con un atterraggio morbidissimo «Ti ringrazio, davvero».
Intanto che avevano dato dimostrazione dei loro poteri erano avanzati parecchio lungo il sentiero e, superando la cima del colle, si aprì davanti a loro la vista del Santuario.
Lucas rallentò istintivamente la sua camminata rendendosi conto solo in quel momento di aver intrapreso il sentiero che portava proprio lì, e alla fine si fermò.
«S-s-sai David dice di esserci stato lì dentro, di essersi intrufolato grazie alla sua a-abilità di utilizzo dell’Aria, e che all’interno non ci sia niente» disse lentamente.
Walt lo guardò dritto negli occhi e con il tono più deciso che riuscì a utilizzare disse: «Ti piacerebbe scoprirlo?» chiese.
«D-d-dici di provare ad entrare? E se ci b-b-beccano?».
«Tu non hai problemi, puoi diventare invisibile! Io me la caverò, posso muovermi alla velocità del Fulmine» cercò di convincerlo.
«E va bene, d-dai ci sto!» rispose Lucas, e si avviarono verso il Santuario proibito.
Quando raggiunsero le vicinanze della struttura osservarono l’entrata rimanendo nascosti nel folto della vegetazione.
In quel punto della collina, infatti, iniziava un folto boschetto luogo in cui in autunno si venivano a raccogliere funghi e castagne.
Walt e Lucas erano sull’attenti e strizzarono le palpebre per osservare le guardie all’ingresso del Santuario.
Erano due, indossavano le loro divise personalizzate, segno che anche loro avevano il dono della Fantasia e impugnavano due armi: quello alla destra del lungo corridoio di entrata aveva una lancia con una spessa lama all’estremità e quello a sinistra aveva una palla chiodata, probabilmente controllava il Veleno, in quanto si vedevano chiaramente dei buchi sulla sfera.
«Sono armati» commentò spartanamente Walt, «non dobbiamo nemmeno fargli venire il dubbio che qualcuno possa essere entrato» disse.
«Su quello non ho problemi, l-levitando e diventando i-invisibile non si accorgeranno di nulla» disse Lucas, fiducioso nel suo elemento.
«Benissimo, procediamo allora».
«E tu?».
«Sta tranquillo» gli disse Walt sorridendogli, sicuro di se.
«O-ok» disse Lucas un po’ titubante, e successivamente si rese invisibile.
Walt naturalmente perse il contatto visivo con il suo compagno di avventure però gli rivolse comunque la parola un’ultima volta «Aspetterò cinque minuti, e poi proverò ad entrare».
«Ok» udì come ultima risposta di Lucas.
Il ragazzo più grande allora ritornò sul sentiero e grazie alle sue particolari abilità levitò leggermente di qualche centimetro, quel che bastava per non produrre rumore di alcun tipo, spostandosi.
Non avanzò a gran velocità per la paura che le guardie avvertissero lo spostamento d’aria in quanto, era vero che era invisibile ma non intangibile e perciò se avesse volato rapidamente le guardie avrebbero sentito sicuramente un fruscio e forse anche lo spostamento d’aria.
Perciò, a passo d’uomo, attraversò il solido ponte di legno che separava la collina su cui ancora si trovava Walt alla collina più scoscesa in cui si trovava il Santuario, che era edificato quasi su un precipizio.
Raggiunte le guardie le osservò e, trovando conferma nella loro indifferenza, avanzò tranquillamente all’interno del Santuario.
L’atrio consisteva in un ampio arco gotico, al cui interno vi era un lungo corridoio di pietra senza stanze e senza finestre, ma tutto completamente affrescato con immagini molto elaborate e dettagliate.
Troppo preso dall’emozione e dall’insicurezza generale, Lucas non fece caso alle raffigurazioni che lo circondavano ma tese al massimo ogni suo senso per captare anche il minimo cambiamento in quello stato di quiete e silenzio che lo avvolgeva.
Raggiunse così un enorme portone di pietra che separava l’ampio corridoio da quella che sembrava essere la sala centrale del Santuario, poi si voltò verso l’ingresso ormai a diversi metri di distanza da lui e attese l’arrivo di Walt; le guardie non si erano accorte di nulla.
Walt attese cinque minuti come d’accordo, poi tirò fuori dalla tasca una delle sfere di acciaio che gli aveva prestato Al per allenarsi con i campi magnetici.
Chiuse gli occhi concentrando tutta la Fantasia sulla sfera, era migliorato anche con quell’abilità e riuscì ad immedesimarsi perfettamente nel copro metallico, riuscendolo a muovere come voleva.
Sfruttando la distanza dall’entrata, il buio della notte e il grigio dell’acciaio sollevò la sfera in aria senza fare rumore, talmente in alto da uscire dal campo visivo delle guardie.
Allontanandosi così tanto da Walt però, la visione della sfera risultava offuscata, ancora non era potente abbastanza da poter controllare precisamente i movimenti di oggetti a lunghe distanze, ma per il suo piano andava più che bene.
Fece avanzare la sfera sopra il dirupo, attraversando il ponte e posizionandosi in un punto a contatto con la parete rocciosa.
Mantenendo il contatto con il dirupo, Walt aprì gli occhi e ciò che accadde successivamente fu qualcosa di fulmineo.
 La gravità prese possesso della sfera che iniziò a cadere colpendo la parete leggermente inclinata e nel preciso istante in cui lo sguardo delle guardie si spostò verso la fonte di quel rumore, Walt entrò in movimento dinamico mutando il proprio corpo in elettricità, svanendo e riapparendo davanti al portone di legno.
«Sei qui?» chiese in fretta, dovevano sfruttare quei pochissimi secondi in cui le guardie erano distratte dalla fonte del rumore per attraversare il portone di legno.
«Sì, c-come entriamo?».
«Scivola sotto la porta, come un ombra!» suggerì Walt istintivamente.
Lucas, che fortunatamente era in grado di farlo, scivolò sotto lo spesso ed imponente ingresso.
Walt si guardò alle spalle e vide che aveva via libera poi, toccò con un dito la serratura metallica del portone e sfruttò il nuovo metodo di movimento dinamico che aveva da pochissimo appreso, tramutandosi nuovamente in elettricità, percorse il corpo dell’elemento conduttore e scaricandosi dall’altro lato riacquisì la sua forma umana.
Ce l’avevano fatta.
Complessivamente non erano passati nemmeno tre secondi dalla partenza di Walt all’interno del bosco, eppure ora erano dentro.
Sia a Walt che a Lucas batteva forte il cuore a causa dell’enorme scarica di adrenalina che l’attimo aveva provocato.
Entrambi si lasciarono scivolare sedendosi con la schiena appoggiata al portone e dopo essersi veramente resi conto di averla passata liscia si guardarono in faccia e scoppiarono in risate soffocate.
Esaurita l’adrenalina in qualche secondo, un brivido percorse la schiena di Walt e solo allora si rese conto di essere seduto su del freddo marmo nero e che la temperatura all’interno della sala semibuia era molto bassa.
Ci volle qualche minuto prima che la vista dei due ragazzi si abituò al buio che li circondava e solo allora capirono l’importanza del luogo in cui erano.
Senza parole per quella scoperta, Walt avanzò di qualche passo verso il centro della stanza.
Era perfettamente ettagonale e identica alla Sala dei Sette all’interno dell’Accademia. No, non è vero. Non era perfettamente identica, sembrava la sua copia al negativo, invece di avere il pavimento bianco e le linee che congiungevano i sette troni nere, era l’incontrario. Il pavimento era di marmo nero e le linee bianche.
Allo stesso modo della Sala dei Sette, le sedute erano illuminate dalla luce naturale e in quel momento la luna faceva capolino dal soffitto rendendo la scena ancora più significativa.
Anche Lucas se ne rese conto e lo raggiunse al centro della sala ammirando anche lui quello spettacolo.
Ciò che cambiava in maniera più particolare era ovviamente che sui troni non erano presenti i sette maestri, bensì sette elementi unici.
Sopra al trono di Avis era posata una piccola ma sorprendentemente bella fontana di gesso bianco, con la forma di due conchiglie concentriche: dalla prima, più in alto e più piccola sgorgava l’Acqua che andava a riempire la seconda che a sua volta la lasciava fuoriuscire formando piccole e sottili cascatelle. L’acqua scendeva lungo l’altissimo trono arrivando fino al suolo dove era presente un apposito tombino di scolo.
Nel trono di Dave, quello opposto, vi era una fiamma, un fuoco arancione molto vigoroso alto circa un metro, apparentemente inestinguibile visto che non vi era nulla ad alimentarlo.
Nella seduta di Antonella fluttuava a mezz’aria un perfetto cuore tutto nero, avvolto da catene bianche molto luminose, che aumentavano ancor di più il contrasto.
Al posto di Eugeo vi era un solido blocco di Terra, un cubo perfetto sul quale, probabilmente grazie alla luce solare che lo irradiava ogni giorno, cresceva spontanea l’erba.
Al posto di Kudo ed Erika vi erano rispettivamente una bolla di Lotta semitrasparente che ruotava su se stessa in maniera instabile e un triangolo di spesso Metallo splendente.
Ma Walt aveva occhi solo per uno, il trono di Walter.
L’attrazione istintiva verso il suo elemento naturale non poteva essere ignorata, così si sollevò da terra e prese quota per osservarlo più da vicino.
Il trono di Walter era ciò che di più bello potesse vedere quella sera, ospitava un cristallo grezzo dalle mille sfaccettature del blu, azzurro e turchese. Al suo interno una scossa dall’indomabile potere lo percorreva in ogni suo punto, sempre in fibrillazione, senza mai romperlo.
Era uno di quegli spettacoli che Walt avrebbe ammirato per ore.
Lucas lo raggiunse in aria osservando da vicino tutti gli “oggetti” che occupavano i troni dei maestri.
Dopo alcune decine di minuti passati a contemplare quel luogo e quello che conteneva fu Lucas a rompere il silenzio: «C-cosa credi che siano? Una specie di i-i-incarnazione dei maestri?» chiese, più in generale che a Walt in particolare.
«Davvero non saprei… di sicuro qualcosa di estremamente importante… e di estremamente potente…» disse quasi senza riflettere.
Walt aveva intenzione di portare Lucas al Santuario per vivere un avventura insieme a lui e con questo fattore particolare “accelerare” i tempi naturali che un’amicizia richiedeva però si rese conto di aver ottenuto molto di più, quella scoperta, ciò che avevano trovato all’interno della sala, trasmettevano così tanta importanza e purezza che avrebbe sicuramente legato il destino dei due ragazzi a doppio nodo, per sempre.
«F-forse è meglio andare prima che le guardie facciano un giro di r-ronda» suggerì Lucas.
«Sì, forse è meglio» confermò Walt, anche se quell’affermazione e la conseguente consapevolezza che non avrebbe visto quei tesori per chissà quanto lo rese quasi triste.
Si sollevarono in volo verso le grosse grate metalliche che ostruivano l’entrata dal soffitto e, con lo stesso metodo utilizzato da entrambi per entrare nella Sala, uscirono all’esterno della superficie del tetto del Santuario.
Con la massima cautela a non attrarre l’attenzione delle guardie né con rumori né con le loro ombre proiettate dalla luna, volarono fino alla spiaggia, e passeggiarono indisturbati fino ad Athom, discutendo di ciò che avevano visto e concordando sul fatto che era troppo importante per essere divulgato in giro, visto che sarebbero finiti in guai seri se le voci avressero raggiunto le orecchie dei maestri.
Erano talmente attenti a non farsi vedere dalle guardie mentre volavano via dal tetto che non si poterono accorgere che Walter aveva osservato tutta la scena seduto sulla guglia più alta del Santuario con aria molto interessata.
Entrambi soddisfatti dell’esperienza di quella sera e della loro nuova amicizia, tornarono a casa.


































Angolo dell’autore: Ecco un nuovo capitolo ricco di avventura!
Vediamo come Walt abbia convinto Lucas a visitare il Santuario ma non solo!
Assistiamo ad una dimostrazione dei loro poteri, vediamo nel dettaglio alcune abilità principali di Lucas e le sue Ombre ma anche che Walt è migliorato moltissimo diventando più potente e capace a sfruttare le sue abilità secondarie.
All’interno del Santuario vediamo il suo contenuto, ovvero queste sette incarnazioni degli elementi dei maestri. Cosa ne pensate al riguardo? Qualcuno vi ha colpito più degli altri? Quale significato pensate possano avere?
Ormai l’amicizia tra i due ragazzi è innegabile e quest’avventura inaspettatamente importante li ha legati molto positivamente. Secondo voi come può andare avanti la storia, consci dei fatti avvenuti nel sequel?
Walter si arrabbierà per quello che ha fatto Walt o avrà una reazione differente?
 
Fatemi sapere cosa ne pensate in un commento!
 
Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accette!

Il prossimo capitolo verrà pubblicato il 7 gennaio in quanto le feste di Natale e Capodanno mi terranno troppo impegnato e non riuscirei a completarvi un capitolo entro le solite due settimane, non mancate!  
See you next time!

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Capitolo 11
*** Secrets Revealed ***


Capitolo 11
 
Secrets Revealed
 
 
 
 
 
Un tacito accordo venne istaurato quella sera tra Walt e Lucas: non avrebbero mai rivelato ciò che avevano vissuto quella notte, era un segreto tra loro due soli.
«Che hai Walt? Ti vedo distratto» gli disse Matt lanciandogli un sassolino che lo colpì sulla tempia mentre il ragazzo rinveniva dai suoi pensieri.
«Scusate ragazzi avete ragione, diamoci da fare» cercò di camuffare la situazione Walt.
Effettivamente nella sua testa frullavano miriadi di pensieri.
Non gli sembrava giusto non rivelare ai suoi amici ciò che aveva vissuto la notte precedente, però rischiava di mettersi in seri guai e dovette lasciar perdere.
Se c’era qualcuno degno di conoscere la verità sul Santuario proibito dei maestri era proprio Erik, che bramava di conoscenza per ogni cosa avesse a che fare con la Fantasia, soprattutto la Fantasia antica, e gli oggetti nel Santuario sembravano essere ciò che di più antico, puro e potente potesse esserci in circolazione.
Walt dovette mettersi il cuore in pace, più volte si ritrovò la verità sulle labbra, pronta ad essere pronunciata e prontamente dovette deglutirla dentro.
Quella mattina ebbe una lezione privata con Walter e gli sembrò che il maestro lo osservasse più intensamente del solito, non sapeva perché ma sospettava che sapesse qualcosa, sapeva sempre tutto.
Durante la lezione accrebbe maggiormente le sue conoscenze dello Spazio, finalmente riusciva a mantenere in equilibrio l’energia rosa e eseguiva a anche diversi attacchi in modo efficiente.
Purtroppo il maestro rinnovò i suoi ordini a riguardo del non utilizzare quel potere durante gli allenamenti e durante le competizioni ufficiali.
Era libero da quel giorno, però, di utilizzare movimento dinamico di tipo Spazio, ovvero il teletrasporto tramite portale.
Peccato che Walt riusciva ad utilizzarlo unicamente per compiere distanze minori di tre metri; il che lo rendeva utile solo relativamente.
Lo sforzo però era tale da richiedere mesi e mesi di allenamento per riuscire a ottenere risultati apprezzabili.
Walt ammirava Walter che era in grado di utilizzarlo in piena naturalezza per distanze che coprivano chilometri: per dimostrargli come funzionava aveva infilato la mano in un portale che conduceva nei campi coltivati di Antonella, nelle colline dietro la città, estrasse l’arto dal foro dimensionale e rivelò di aver colto una mela rossa e gliela porse. Tutto ciò senza emettere l’ombra di una scintilla di elettricità.
Anche con il magnetismo Walt stava ottenendo progressi non da poco.
Convertire l’energia nelle proprie mani in modo da creare poli positivi e negativi a seconda della necessità in modo da creare campi magnetici per far levitare i corpi metallici era ormai all’ordine del giorno, ma adesso riusciva anche manipolarli in maniera più significativa: riusciva a piegare barre di metallo, svitare viti nelle assi di legno e attrarre la polvere di minerale presente nel terreno
Proprio durante l’allenamento di quella mattina riuscì a distruggere un grosso macigno di Matt svitando un chiodo da una persiana di legno di una casa li affianco e facendolo penetrare nella roccia più volte in più angolazioni e molto velocemente in modo da frantumarlo tutto in poco tempo.
Anche Matt rimase sbalordito e dentro di lui iniziò a macinare idee per nuovi metodi per riuscire a superare quel ragazzo prodigio che gli stava rubando la scena come più forte della classe.
Non era però un segreto la nuova amicizia di Walt verso Lucas, tutti ascoltarono con interesse il racconto di Walt su come Lucas lo salvò da un colpo che sarebbe risultato determinante durante la Battle Stadium, e di come poi lui avesse deciso di diventargli amico in quanto non approvava i due individui che componevano la sua classe.
Alla scoperta di David e Jacob, così si chiamavano gli altri due elementi della classe di Lucas, anche Matt trasalì raccontando che Giano vagamente li conosceva e che erano due pessime persone.
Era vero che Giano era uno stronzo, approfittatore, vanitoso, egoista, arrogante, disprezzante delle autorità, ruffiano, pigro e opportunista però a confronto loro due sembravano perseguire proprio ideali malvagi, come l’inganno.
Tutti si rivelarono molto curiosi rispetto al potere particolarissimo di Lucas in quanto unico nel suo genere.
Il controllo sugli Spettri era un’estensione della Fantasia rarissima che appariva una volta ogni cinque anni circa secondo le statistiche.
Considerando la timidezza del soggetto, Walt non aveva ancora presentato Lucas ai suoi compagni, e non aveva intenzione di farlo prima di aver raggiunto una certa confidenza con lui e aver capito che David e Jacob non fossero una reale minaccia.
Quella sera Walt aveva organizzato un'altra uscita con Lucas, che ormai erano divenute frequenti nelle ultime settimane; insieme percorrevano l’intera passeggiata sopraelevata e rimanevano a chiacchierare su una panchina godendosi la vista sul mare notturno illuminato solo dalla Luna.
Lucas non aveva mai accennato a David e Jacob, e Walt prese questo dettaglio come sintomo di un rapporto puramente didattico con loro due e non di vera amicizia come è consueto instaurarsi nelle classi.
Questo non è mai stato un obbligo, anche Cindy non andava d’accordo né con Jorgette, che si atteggiava da vanitosa modella, né con Victor, che invece rimaneva un ragazzo dai mille complessi mentali verso chiunque.
«Come sono andati gli allenamenti oggi?» chiese Walt quando incontrò il ragazzo delle Ombre.
«Bene, m-ma non riesco a sviluppare nessun potere alternativo vero e proprio. Sai, è difficile non avere n-n-nessuno da cui prendere spunto, essere l’unico studente con questo elemento è limitante» rispose Lucas «Quando m-mi alleno alla fine faccio sempre le stesse cose: d-d-divento invisibile e mi sposto sulla destra per evitare gli attacchi, poi rispondo con sfere d’ombra e flussi di spiriti…».
«Non c’è qualche diplomato a cui puoi chiedere?» suggerì Walt pensando alle alternative dell’amico mentre entravano insieme in uno degli ascensori principali che portava alla passeggiata sopraelevata.
«Ne conosco pochi. Roy della squadra di vigilanza notturna, quella sotto il d-d-diretto comando di Erika, anche lui controlla gli Spettri, però li combina molto bene con il Ghiaccio… che io non possiedo. Poi c’è Monty che non usa più quel potere da quando s-s-si è diplomato e ci sarebbe stata anche Elly ma è partita per l’esplorazione l’anno sc-scorso. Ho sentito anche di Marika e Mazda, le due sorelle gemelle ma sono s-s-spocchiose e non mi va» rispose Lucas un po’amareggiato sedendosi sulla prima panchina disponibile.
«Secondo me tentar non nuoce!» continuò a suggerire Walt, fiducioso che anche l’amico possa diventare migliore.
«V-v-vedi Walt…» disse lui iniziando il discorso con uno sguardo dritto negli occhi del ragazzo, incredibilmente serio «… i-i-io ho un problema che Roy della vigilanza non ha…» disse Lucas. Sembrava combattuto in quel momento, come se stesse ammettendo qualcosa di difficile.
Walt capì la situazione al volo e comprese che ciò che gli stava per rivelare non era facile da accettare per Lucas, e che non tutti lo sapevano.
«Di cosa si tratta?» lo incalzò Walt mantenendo la giusta dose di serietà e comprensione.
«V-vedi Walt, anche i-i-io ho un secondo elemento naturale che p-p-però non sono mai stato in grado di utilizzare in alcun modo… io dovrei riuscire a c-c-controllare anche il Tempo. Ma non ne sono capace» ammise Lucas.
Walt rimase spiazzato.
Era quello, allora. Era quello il motivo per cui Lucas si sentiva inferiore rispetto a David e Jacob e anche in generale. Aveva il potere del Tempo e non era in grado di utilizzarlo.
In quel momento vennero in mente a Walt le parole che gli aveva detto il maestro Walter “Lo Spazio è uno dei due elementi più incontrollabili e devastanti che esistano, non voglio che nessuno si faccia male nella mia città” e, come se tutte le tessere di un puzzle si rimettessero a posto in quel momento, capì che il secondo elemento più incontrollabile non poteva essere altro che il Tempo.
Era talmente ovvio! Quale altro elemento poteva essere altrimenti? Spazio e Tempo andavano a braccetto nella natura della realtà: come lo Spazio si espande, il Tempo scorre all’infinito e sono due entità talmente importanti da riuscire a incarnare i due elementi più potenti disponibili.
Chi avrebbe mai detto che il ragazzo con cui Walt aveva appena istaurato un’amicizia sincera era proprio colui che in segreto conservava l’elemento gemello al suo.
«Walt?» chiese Lucas notando che l’amico era perso nei suoi pensieri da un po’ più del normale.
«…sì? Scusa stavo pensando» gli rispose grattandosi la nuca, imbarazzato «Ma in che senso non sei in grado di utilizzarlo? Sei sicuro che sia un tuo elemento naturale?» chiese per sicurezza.
«Purtroppo sì. D-durante il mio test d’ingresso all’Accademia, n-n-nella seconda parte dell’esame, i maestri mi dissero che possedevo due elementi particolari e rarissimi. Al che io mi p-p-preoccupai a sentir nominare lo Spettro e il T-tempo. Erano due elementi molto potenti ma altrettanto pericolosi… a-a-avrei potuto incastrarmi nella forma spettrale rimanendo solo un’ombra opp-oppure perdermi nelle pieghe del Tempo… ma quest’ultima non accadde mai… non imparai m-m-mai a controllare il mio secondo elemento» disse Lucas triste.
A Walt dispiacque, dispiacque moltissimo.
Ad Athom essere uno dei nascituri dotati di Fantasia era un enorme privilegio, ma anche un’importante responsabilità, le persone comuni avevano delle aspettative su di loro sia di capacità che di sicurezza.
Essere dotati di due poteri ma non riuscire a governarne uno, anzi, non riuscire nemmeno a usarlo era come essere mutilati, con una parte mancante.
«N-n-non ti racconto questo per metterti tristezza, Walt, è solo che…» disse, gli tremava la voce, e non a causa della balbuzie ma dalle lacrime che gli stavano nascendo sugli occhi «…è solo c-che mi sento un essere incompleto!» disse sfogandosi e iniziando a sgorgare lacrime e singhiozzi.
Walt era bloccato mentre lo fissava preoccupato, non sapeva cosa fare, non gli era mai capitata una situazione del genere e non sapeva come gestirla.
Istintivamente, si avvicinò a Lucas che ancora era in preda ai singulti e gli appoggiò la testa sulla sua spalla abbracciandolo e facendolo sfogare.
Non avrebbe mai pensato che la perdita, o meglio, la mancanza di un elemento naturale potesse portare a tanto.
Dopo alcuni minuti in cui Lucas riversò tutta la sua angoscia, si calmò e si riprese.
«Però devi pensare a quanto sei bravo a usare le Ombre, sei imbattibile in quello! Non importa se non sai usare il Tempo» cercò di incoraggiarlo Walt.
«T-ti ringrazio Walt, ma non puoi aiutarmi» gli rispose Lucas.
«Invece forse sì» in quel momento l’istinto irrefrenabile del ragazzo di aiutare le persone a cui voleva bene prese prepotentemente il posto del suo rispetto delle regole «Anche io ho un segreto Lucas, quasi alla pari del tuo. Io controllo lo Spazio».
 
 
 
 
«C-c-osa?» sgranò gli occhi Lucas.
«Controllo lo Spazio» ripeté l’amico, allungando poi una mano verso l’esterno dove gli si gonfiò sul palmo la tipica bolla rosa che rappresentava il potere dello Spazio.
«È incredibile!» commentò Lucas, «n-n-non lo sapevo! Come hai imparato?» chiese, ma non si sarebbe mai aspettato una risposta del genere.
«Ecco, la mia seconda parte del segreto è che Walter mi ha dato alcune lezioni private per poterlo imparare, in quanto lo utilizza anche lui in maniera perfetta… potresti chiedere anche te ai maestri alcune lezioni integrative per sviluppare il Tempo, non so chi di loro possa insegnartelo al meglio» concluse Walt lasciando l’amico senza fiato e senza parole.
A Lucas occorsero alcuni secondi prima di riuscire ad assimilare al meglio quelle informazioni.
Walter che dava lezioni private, Walt che controllava lo Spazio e finalmente si materializzò anche per lui la possibilità di spegnere quella logorante sensazione dell’essere incompleto, un’inutilità.
«Walt, potresti avermi fatto il favore più grande della mia vita… t-t-ti ringrazio di cuore» disse Lucas abbracciandolo nuovamente ma questa volta con lacrime di gioia.
Walt riuscì solo a sorridergli, dentro di sé era impegnato a spegnere quella vocina che gli diceva di aver rivelato troppo e troppo presto.
«C-chiederò al più presto ai maestri! Grazie! Grazie!» lo ricoprì Lucas di gratitudine.
Per Walt la sensazione di essere utile era la più bella del mondo.
«Ti prego solo di non dire che te l’ho consigliato io, in teoria non avrei dovuto divulgare la cosa…» gli chiese Walt dopo qualche momento in cui Lucas assimilò l’euforia.
«Sì t-t-tranquillo, farò sembrare tutto come se fosse stata un illuminazione divina, non ti preoccupare! Anzi sai? Credo anche di essermi d-d-deciso sul quale arma scegliere per l’esame finale dell’Accademia, devo solo comunicarlo a Erika perché me la fabbrichi!» disse orgoglioso.
Walt pensò a quanto tempo era trascorso dalla sua prima lezione, quella in cui Erika spiegò l’importanza e la versatilità delle armi in battaglia e di come potessero essere strettamente legate al proprio elemento; erano mesi ormai.
«E quale sarebbe?» chiese dopo.
«Il forcone. Sembra che in un antica civiltà f-f-fosse l’arma attribuita al dio degli inferi, quindi credo sia la più adatta a me, c-che ne dici?» chiese tutto contento.
«Beh se è così è sicuramente azzeccata al tuo potere!» gli confermò Walt «io non sono ancora riuscito a trovarne una adatta, anche se ogni tanto ci penso…» aggiunse.
«Non preoccuparti, quando sarà i-il momento arriverà l’idea» gli rispose Lucas e così trascorsero il resto della serata a parlare di Spazio, Tempo e armi di ogni genere in modo da poterne trovare una adatta a Walt, ma con scarsi risultati.

 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore: Ecco un nuovo seppur molto difficoltoso capitolo.
Purtroppo ho pubblicato in ritardo, scusatemi ;)
Scrivere questo capitolo non è stato semplice ma spero comunque che vi piaccia!
Sono accadute cose molto importanti, l’amicizia tra Walt e Lucas sembra consolidarsi sempre di più, come saranno poi possibili gli eventi del futuro?
Lucas ci ha rivelato il suo segreto, cosa ne pensate? Vi schiarisce le idee su quello che è accaduto nel sequel?
Anche Walt rivela il suo segreto nel nome dell’amicizia a cui tiene tanto, avrà fatto bene?
Walter lo verrà a scoprire?
Fatemi sapere cosa ne pensate in un commento!
 
Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accette!
 
Il prossimo capitolo di “Kingdom Hearts Before W” arriverà il 4 febbraio, questa volta puntuale ve lo giuro;)
 
See you next time!

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Capitolo 12
*** Fallen ***


Capitolo 12
 
Fallen
 
 
 
 
 
Trascorsero due settimane da quella serata, che Walt passò prevalentemente a letto a causa di una forte influenza estiva che aveva contratto chissà dove e chissà in che modo.
Purtroppo la costrizione in casa al caldo e al riposo quanto fuori la temperatura era  sui trenta gradi non giovò all’umore del ragazzo, che pensava ai suoi amici mentre si divertivano al mare: Al avrebbe mostrato con qualche scusa i suoi bicipiti a tutte le ragazze della spiaggia, Andy l’avrebbe accompagnato, non per mettersi in mostra ma per promuovere animatamente la sua campagna contro il consumo di carne e pesce, essendo vegetariano, Lezia invece li avrebbe ignorati pesantemente tutto il giorno allenandosi in mare per le sue gare di nuoto.
Solo Erik, Cindy e Lilly venivano a trovarlo appena possibile, i primi due lo aggiornavano sugli argomenti delle lezioni e sulle relative novità, purtroppo si perse un’importante lezione di Antonella sulla combinazione dei poteri: «Ha mescolato perfettamente il suo Buio con il Ghiaccio di Frida e ne è venuta fuori un opera d’arte, più che un attacco» disse Cindy riportando la sua testimonianza; con Lilly invece passava il tempo a chiacchierare amabilmente su quello e su quell’altro, lei lo ricoprì di tutti i pettegolezzi possibili che giravano nei corridoi dell’Accademia, sia sugli studenti che no.
Walt notò sempre di più che lei concludeva sempre le sue visite con una domanda ricorrente: «Ma Erik ti ha parlato di me?» rivolgendogli poi il suo sguardo ebete assetato di informazioni fresche.
Purtroppo in quel periodo non ebbe l’occasione di rivedere Lucas, sia perché era ammalato sia perché dubitava che qualcuno lo avesse avvisato della sua indisposizione.
Anche per questo Walt moriva dalla voglia di chiedergli notizie, probabilmente in tutti quei giorni era già riuscito a parlare con qualche maestro e forse anche ad ottenere già qualche lezione.
Sapeva bene che Lucas non aveva confidenza con nessun maestro in particolare e dubitava che si fosse rivolto a Walter in quanto lo si vedeva raramente in giro e, pur dimostrandosi sempre gentile e disponibile, incuteva comunque una certa dose di timore agli studenti. Sicuramente anche Dave, il meno severo tra i maestri, avrebbe saputo come aiutarlo quindi non c’era da preoccuparsi.
La lezione odierna era tenuta appunto da Dave ed Eugeo e spiegava la creazione delle mosse: era una delle lezioni più importanti in quanto veniva eseguita unicamente due volte all’anno e all’esame conclusivo dell’Accademia era richiesto, oltre all’uso di un’arma, anche l’esecuzione di una o più mosse specifiche e ben costruite.
Durante tutta la sua esperienza Walt aveva utilizzato unicamente il proprio elemento, anche se nei modi più variegati a cui potesse attingere, ma fino a quel momento era riuscito a creare unicamente una sola mossa: il “calcio alla velocità della luce”.
Fantasticando ne aveva pensate ad alcune che lo intrigavano molto ma non ebbe mai né il tempo né le capacità per realizzarle.
Da giorni gli girovagava nella mente l’idea di un lampo di dimensioni catastrofiche generato dal vorticoso movimento di numerosi detriti metallici e dei relativi campi magnetici, chissà magari in futuro ci sarebbe riuscito!
Carico di entusiasmo e caramelle per la gola, Walt arrivò al limitare della spiaggia, là dove la sabbia del litorale diveniva sempre più rada per lasciar posto alla terra e all’erba.
Proseguendo con lo sguardo verso sinistra e volgendosi verso i monti, si vedeva chiaramente il Santuario che si ergeva poco dopo lo strapiombo.
Ciò che colpì Walt più di tutto, però, fu l’enorme folla di studenti riuniti per l’evento.
Non si sarebbe mai aspettato di vedere così tante persone, non aveva mai assistito ad un’affluenza di allievi tale da non distinguere tutti i presenti.
«Walt!?» lo chiamò l’amichevole voce di Frida che era accompagnata da Andy formando una più che insolita coppia.
«Ciao ragazzi! Avete visto quanta gente, sta succedendo qualcosa di strano?» chiese lui.
«Non direi nulla di particolare» rispose Frida «Ma ci sono anche studenti più grandi a seguire questa lezione per questo c’è così tante persone».
«Ho capito, sarà meglio che mi metta a cercare Erik e Matt, allora. A proposito voi li avete mica visti?» chiese.
«No» risposero entrambi in coro.
Walt li guardò più attentamente del dovuto e si portò le dita al mento «E voi due cosa ci fate assieme, si può sapere?» chiese in tono canzonatorio facendo finta di averli colti nel sacco.
«È più assurdo di quanto tu possa pensare» gli rispose Frida con tono di stizza «Lo dico io o lo dici tu?» chiese voltandosi verso Andy.
Andy un po’ imbarazzato prese un bel respiro e raccontò brevemente ciò che era successo qualche minuto prima: «Quando sono partito da casa sapevo che la lezione si sarebbe svolta qui, al termine della spiaggia, però mentre camminavo per le vie del centro mi sono messo a viaggiare con i pensieri e invece di venire qui mi stavo dirigendo al bosco che porta al Santuario. Per fortuna Frida mi ha visto e con un grido mi ha destato dai miei pensieri. Così siamo venuti insieme» concluse Andy un altro episodio dovuto alla sua sbadataggine cronica.
«Sei davvero incredibile Andy!» disse Walt con una sonora risata.
«Io la trovo un’assurdità» commentò Frida con una voca apatica.
«Sarà meglio che mi avvii, ci vediamo a fine lezione!» li salutò Walt e si diresse verso il centro della folla separandosi dai due amici, alla ricerca dei suoi compagni.
In realtà cercava anche Lucas in modo da scambiare giusto due notizie prima dell’inizio della spiegazione ma non lo vide, sicuramente coperto dalla folla.
Ad un certo punto, mentre scrutava attentamente cercando di non pestare i piedi a nessuno, avvertì un rapido movimento dietro di lui, una mano che si avvicinava decisa al suo fianco.
Avendo affinato moltissimo i sensi durante quei mesi di allenamento, produsse una scossa di autodifesa.
«Ahio!» esclamò Erik sbatacchiando la mano a destra e a sinistra «Mi hai fatto male».
«Erik! Diamine! Volevi farmi il solletico eh?! Te l’avevo detto di non farlo mai più!» rispose Walt a metà tra l’arrabbiato e il divertito.
«Ma eri così distratto mentre ci cercavi! Non ho saputo resistere!» rispose l’amico scherzosamente ora che la mano non gli doleva più.
«La piantate di essere così infantili voi due? Quasi mi vergogno» commentò aspramente Matt mantenendo invece il suo solito atteggiamento ligio e zelante.
«Oh, piantala di fare il soldato, te» disse Erik e, con un rapido e inaspettato movimento, lo punzecchiò in vita facendo il solletico a lui.
Matt, anche se infastidito, apprezzò evidentemente la naturalezza della battuta e la confidenza che ormai si era creata coi tre compagni.
In quel momento un lampo di fuoco accanto al maestro Eugeo, al centro della folla, annunciò l’inizio della lezione.
 
 
 
 
«Silenzio!» urlò il maestro della Terra richiamando l’attenzione di tutti, che si zittirono.
Dave appoggiò con vigore il suo avambraccio abbronzato alla spalla dell’anziano collega, osservando con interesse tutti i volti della folla di studenti che li osservava.
Eugeo gli scagliò un’occhiataccia velenosa, la quale traspirava perfettamente la sua ira nel dover fare lezione con lui.
«Allora ragazzi, questa è la lezione più importante dell’anno e del trimestre, come sapete per affrontare l’esame e superarlo dovete saper eseguire più di una mossa specifica che deve essere ben strutturata, pensata, ed eseguita alla perfezione in sede di scrutinio» iniziò Eugeo con tono estremamente didattico.
Molti volgevano però lo sguardo a Dave (Walt compreso) nella speranza che animasse al meglio la lezione come solo lui sapeva fare. Rendendola interessante e divertente alla stessa maniera.
«Una mossa non solo aumenta esponenzialmente l’efficacia del vostro elemento, concentrandolo e rendendolo più offensivo, ma alle volte vi permette di ottenere effetti secondari molto utili nelle battaglie e nei duelli» proseguì il maestro recitando a memoria la definizione presa da un libro probabilmente vecchio quanto lui «È vero però che le mosse richiedono tempo di preparazione e alle volte certi procedimenti specifici per essere eseguite, perciò non sempre si ha la possibilità di utilizzarle, soprattutto durante una battaglia molto frenetica. Vi consiglio fin da ora di pensare anche ad alcune mosse semplici e veloci da utilizzare proprio in questi casi. Se vi capitasse di duellare con Kudo all’esame e tutto si basasse proprio sull’utilizzo di una mossa potete star pur certi che perderete» commentò aspramente.
«Orsù maestro non mi sminuisca così!» commentò Dave facendo un passo avanti «Nemmeno con me avreste speranza!» disse facendo l’occhiolino agli studenti mentre Eugeo non poteva vederlo «Ma che ne dice di una dimostrazione concreta, Maestro?» propose lui.
Erik si avvicinò ai suoi compagni e li disse bisbigliando: «Avete notato che Dave da del lei a Eugeo? Avis e Walter non lo fanno, pensate che riceva ancora degli insegnamenti da lui?» chiese.
«Non credo, probabilmente lo fa perché lui è il più giovane ed Eugeo il più anziano» ipotizzò Walt.
«Secondo me lo prende per il culo» fu più diretto Matt, e la loro attenzione tornò sulla lezione.
Dave si era alzato in volo ad una ventina di metri ma i suoi movimenti erano ancora ben visibili.
Avvicinò le mani in grembo e creò una piccola ma molto vivace fiamma per ogni lato, entrambe volteggiavano molto velocemente attorno ai palmi del maestro.
Improvvisamente Dave unì le mani con forza e facendo collidere la traiettoria delle due fiamme queste cambiarono orbita, aumentando incredibilmente di intensità.
Dave allargò di colpo le braccia e le due allegre fiammelle si trasformarono in due intensissimi e luminosi anelli di fuoco che avvolgevano tutta l’area intorno al maestro; il loro diametro doveva essere più di due metri in quanto gli anello lo circondavano completamente ma il corpo di Dave era contenuto benissimo nella loro orbita, non rischiava di toccarli.
Eugeo lo guardò e mosse solo leggermente la mano che reggeva il suo bastone nodoso verso il punto da cui probabilmente sarebbe arrivato il colpo.
Dave alzò le mani come per afferrare gli anelli di Fuoco che bruciavano con un calore immenso, e poi volò rapidamente verso terra facendoli schiantare contro Eugeo.
L’anziano poco prima che il colpo lo raggiungesse, colpì il terreno con il bastone e cinque lastre di terra lo rinchiusero in un cubo difensivo.
Le fiamme colpirono il terreno consumandolo, ma essendo circolari lo devastarono su tutti e tre i lati esposti a Dave.
Una volta che il colpo fu esaurito Eugeo scagliò via il resto del terreno che ancora lo proteggeva, mostrando agli studenti di essere illeso.
«Allora ragazzi, chi è che ha voglia di analizzare quello che è appena accaduto?» chiese Eugeo mentre Dave scendeva dolcemente a terra.
Silenzio tombale.
Walt udì distintamente Erik deglutire a fatica prima di alzare coraggiosamente la mano.
Eugeo lo squadrò dalla testa ai piedi e poi gli diete da parola.
Erik, ancora incredulo del suo coraggio iniziò a esporre la dinamica dei fatti: «Il maestro Dave ha preso distanza in modo da poter preparare in sicurezza la mossa e avere lo slancio per utilizzarla insieme alla forza di gravità naturale. Ha creato delle fiamme che roteavano frenetiche tra le sue mani e facendone collidere le orbite e aumentando significativamente l’intensità del Fuoco ha creato un'unica orbita circolare che conteneva i due intensi flussi, talmente concentrati da avere una sagoma distinta invece che il tipico bordo frastagliato delle fiamme» spiegò Erik.
Walt era incredulo che avesse notato tutti quei dettagli della mossa che nel complesso non sarà durata più di dieci secondi.
«Infine l’ha scagliata con forza contro di lei, sfruttando la forma circolare degli anelli per colpirla con la stessa forza e intensità su tre lati quasi contemporaneamente» concluse.
«Bravo, devo farti i miei complimenti» gli rispose gentilmente Eugeo, «Peccato che non hai notato la mossa difensiva che ho eseguito io» lo punzecchio l’anziano maestro.
Il volto di Erik divenne rosso come un peperone, in imbarazzo.
«Io ho eseguito quello che vi avevo anticipato prima, una mossa rapida, efficace e che è stata in grado di proteggermi da un colpo devastante come quello di Dave. Ho avuto solo bisogno di colpire il suolo con la punta del mio bastone» disse spiegando la lezione.
Erik, come la maggior parte degli studenti, era ammutolito completamente. Erano concetti difficili e astratti per loro, non riuscivano ancora a distinguere bene la differenza tra una mossa e un utilizzo qualunque del proprio elemento.
«Ragazzi è questo che vi chiediamo noi» intervenne Dave «Come avete visto le mosse hanno costruzioni particolari, a volte difficili, a volte semplici ma sono quelle che spesso vi porteranno alla vittoria. Non possiamo insegnarvi una mossa specifica perché sono strettamente personali, non funzionano sulle altre persone. Simboleggiano il legame unico e indissolubile tra voi e il vostro elemento. Usate la Fantasia, fatela scorrere nel vostro corpo e nella vostra mente, sentite il vostro elemento e capite ciò che vi può veramente dare. Solo così si formano le mosse: vivendo il vostro elemento» disse tutto ciò con una mano sul suo petto da ragazzo, glabro ma già ben delineato, sul suo cuore ardente.
«Dave è stato chiarissimo, so che è un argomento difficile e che vi metterà alla prova. Prendetelo come un test a voi stessi, quando avrete scoperto la vostra arma personale e avrete sviluppato delle mosse soddisfacenti, allora sarà il momento giusto per affrontare l’esame. Adesso andate, la lezione è finita!» disse congedando gli studenti.
 
 
 
 
La folla, ancora un po’disorientata iniziò lentamente a diradarsi.
«Ci credo che vengono tutti steccati sulle mosse! Non possono spiegarci nulla di particolare e pretendono che le eseguiamo senza problemi!» si lamentò animatamente Lezia parlando solo con Al senza Andy, evidentemente non lo avevano ancora recuperato da prima.
«Voi ci avete capito qualcosa? Così magari mi aiutate a dare una mano a questa D-in-D, Donzella in Difficoltà» chiese Al a Walt e gli altri quando si incrociarono.
Walt gli indicò di soppiatto Erik, facendo capire che era lui al quale dovevano chiedere.
Si unirono alle lamentela generale anche Frida, July e Andy con i quali si ritrovarono nella massa di ragazzi che tornava verso le mura.
Anche Frida, non apprezzava appieno l’esito della lezione «La dimostrazione è stata utile come al solito non c’è che dire, ma mi aspettavo, come dire, una lezione un po’ più… lezione. Soprattutto da Eugeo che è sempre così discorsivo» disse la ragazza.
«Basta io sono stufa! Non vedo l’ora di diplomarmi!» continuò a lamentarsi Lezia facendo salire l’umidità dal terreno dal nervosismo e dal mancato controllo del suo elemento.
«Pst? Ragazzi?» chiamò sottovoce Walt sia Erik che Matt, in modo che indietreggiassero un po’ rispetto agli altri che stavano continuando a parlare sulla lezione.
«Avete mica visto Lucas? Devo parlargli» chiese Walt.
«Non contare sulla mia vista, sono cecato» rispose Erik.
«È laggiù con quei tipi ambigui della sua classe» disse Matt indicando un punto lontano nella folla.
Walt alzò lo sguardo e lo vide in lontananza, era dimagrito e camminava con le braccia attorno alle spalle dei compagni, in maniera fin troppo amichevole.
«Ma cosa diavolo…?» si chiese Walt fra sé e sé.
Li osservò con attenzione per qualche momento, intanto tutti viaggiavano verso le mura e non li avrebbe sicuramente persi di nuovo di vista.
Ad un certo puntò vide che Lucas lasciò andare la presa sugli altri due e ridendo e scherzando evocò il suo fuoco spettrale violaceo per incenerire tutti i fiori sul prato davanti a lui, come dei petardi.
Non era un comportamento da lui, e se anche fosse stata una dimostrazione per i compagni aveva un atteggiamento troppo gaudio nel farlo.
«Scusatemi un attimo» disse Walt ai suoi amici, allontanandosi e spostandosi verso Lucas.
Il ragazzo non si accorse di nulla, o forse sì e faceva finta di niente, Walt non avrebbe saputo dirlo; poco prima di raggiungere un’imponente arcata che segnava l’accesso ad Athom, lo chiamò.
«Lucas? Hey, come stai?» chiese con una leggera dose di titubanza.
Tutti e tre si girarono e, vedendo Walt con il suo fare ingenuo, sorrisero leggermente divertiti.
David e Jacob si scambiarono uno sguardo del tipo “lasciamoli soli” e si allontanarono leggermente, mettendosi sotto l’arco.
Anche Erik e Matt videro la scena e si misero ad aspettare il loro compagno dall’altro lato dell’arco, opposti a David e Jacob, sospettosi.
Walt notò tutti questi movimenti ma decise di non badarci, era preoccupato per Lucas: «Cosa ti è successo?» chiese anch’egli sospettoso. Ora che lo vedeva da vicino Lucas sembrava quasi malato, con gli occhi scuri e il fisico stanco.
Lucas ignorò completamente la sua domanda: «Eccolo qua! S-s-sai il tuo consiglio è stato più che illuminante!» disse entusiasta, talmente tanto che si avvicinò e lo strinse per un braccio talmente forte da fargli male.
Walt non si scostò, forse per dimostrare determinazione, forse a causa dello shock.
Lucas animò la sua mano in bella vista, davanti alla faccia di Walt, e dal palmo iniziarono a emergere ombre e spettri violacei poi, dopo qualche momento, divenne tutto nero, con venature rosse, lui raccolse velocemente l’energia in una sfera e, stringendo la mano a pugno, la fece esplodere con energia. Tant’è che Walt dovette girarsi per non essere colpito in viso dalla piccola, ma comunque dolorosa, onda d’urto provocata.
Walt era incredulo e anche spaventato… che fosse quello il temibile potere del Tempo? Nero con venature rosse e sferico, esattamente come lo Spazio era rosa e sferico?
«Le lezioni p-private sono state molto utili Walt, e presto conquisterò appieno il mio n-n-nuovo elemento! David mi sta dando una mano, s-senza di lui non saprei come fare, è un vero amico. A-a-dios Walt e grazie!» disse Lucas lasciandolo andare dalla sua presa troppo ferrea per il suo fisico e allontanandosi per raggiungere i suoi compagni.
Da lontano David gli fece un cenno di sfida con la testa, poi se ne andò verso il centro, seguito a ruota dal suo scagnozzo Jacob, come al solito.
Walt era scosso, incredulo e impietrito. I suoi amici lo stavano raggiungendo di corsa preoccupati.
Lui cadde in ginocchio, senza forze: che avesse compiuto uno sbaglio?







Angolo dell’autore:
Abbiamo assistito prima ad una lezione molto importante in cui vengono spiegate (più o meno) le mosse! Cosa ve ne è sembrato? 
Ormai avete preso confidenza con i personaggi? Ho cercato di dare un carattere diverso a tutti rispecchiando i miei progetti.

Il declino del pacifico equilibrio di Athom è già iniziato, cosa pensate possa essere successo a Lucas? La soluzione a questo enigma è molto sottile e importante, ma vorrei sapere la vostra! Avete tutti gli indizi necessari a capire, vedremo se li scoverete;)
Vi comunico che oggi avete letto l’ultima lezione che verrà svolta; d’ora in poi non ci saranno più salti temporali di qualche giorno, sarà tutto consequenziale.

Il prossimo capitolo verrà pubblicato il 18 di febbraio! Consiglio, per chi non l’avesse fatto, di visitare il mio profilo e di iniziare a leggere le altre due storie di questa serie: “Kingdom Hearts W” e “Kingdom Hearts 2W” per godersi appieno la conclusione di questa storia.

See you next time!

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Capitolo 13
*** The Last Information ***


Capitolo 13
 
The Last Information
 
 
  
 
Trascorsero alcuni secondi che parvero infiniti.
I suoni e le immagini attorno a Walt sembravano scorrere al rallentatore e tutto appariva annebbiato e sfocato.
Dopo aver subìto quella “dimostrazione di potere” a distanza ravvicinata da parte di Lucas e aver ascoltato il suo saluto definitivo, la consapevolezza di aver sbagliato lo colpì come la più forte delle mosse, facendogli perdere forza nelle gambe e inginocchiarsi di fronte all’errore.
Lucas si stava avviando verso David e Jacob, nascosti nell’ombra dell’arco d’entrata delle mura: «A-a-andiamo! N-n-on voglio più avere a che fare con degli inferiori c-c-come lui, che non sanno aprirsi al vero p-potere. Abbiamo un lavoro da fare, no?» disse rivolgendosi ai suoi compagni che annuirono malevoli e se ne andarono.
Erik e Matt avevano assistito a tutta la scena da lontano e già si erano preparati a colpirlo nel momento in cui si fosse avvicinato troppo al loro compagno, poi corsero a soccorrere Walt non appena Lucas si allontanò.
«Stai bene?!» chiese Erik aiutandolo a rialzarsi e a sedersi sul muretto dell’aiuola lì vicino.
«Quello stronzo! Gli avrei spaccato una roccia in faccia se avesse provato a farti del male, altro che paladino salvatore nella Battle Stadium!» disse invece Matt fissando il punto in cui i tre se ne erano andati.
Walt ed Erik si scambiarono uno sguardo piuttosto incredulo nel sentire Matt dimostrare così tanto affetto verso i membri della sua squadra.
«Che c’è?» chiese lui accorgendosi di quell’incredulità.
Loro fecero finta di niente ma gli si scaldò il cuore a sentire che dopo quei mesi di convivenza e iniziali battibecchi, ora erano veramente una squadra affiatata.
«Cosa è successo?» chiese Erik, e anche Matt si sedette lasciando il ragazzo al centro.
Walt titubò un secondo, consapevole di stare per commettere una seconda volta la violazione dell’unica regola che il maestro gli aveva imposto, ma aveva bisogno di sostegno, di aiuto, dell’appoggio dei suoi amici.
«Voi siete i miei migliori amici, mi fido di voi e adesso vi racconterò tutto» disse.
Iniziò così a raccontare di tutto ciò che era avvenuto dall’incontro con Walter nel suo portone di casa a quel giorno.
Raccontò di come il maestro gli rivelò il suo secondo elemento e di quanto questo fosse potente e pericoloso, soprattutto nelle mani sbagliate; delle lezioni private con lui e del suo miglioramento nell’utilizzo dello Spazio, del vero motivo per cui fu eliminato durante la Battle Stadium; della sua decisione di fare amicizia con Lucas visto che lo trovò come un ragazzo solo e triste.
«Decisi di proporgli di andare a visitare il Santuario proibito dei maestri, e lui accettò» stava raccontando Walt.
«Che cosa!?» intervenne Erik «Avete infranto una delle regole più importanti che Athom ci impone, i maestri hanno sempre punito severamente chi ha tentato di introdursi nel Santuario, per non parlare del fatto che ci siano guardie a sorvegliarne l’ingresso giorno e notte!».
«Siamo riusciti a superarle. Sai, lui ha un potere adatto a fare cose del genere e beh, io ormai sono diventato abbastanza veloce da sfruttare un battito di ciglia» spiegò Walt.
«E cosa c’era dentro?» chiese Matt con impazienza.
«Praticamente niente» riprese a raccontare causando stupore ai suoi compagni «solo una sala molto simile alla Sala dei Sette dell’Accademia però con i colori invertiti, al negativo. Sopra ogni trono dei maestri c’era un oggetto legato al loro elemento, o almeno così mi è sembrato: una fiamma per Dave, un blocco di Terra per Eugeo, una cuore incatenato per Antonella, una fontana per Avis, una bolla di Lotta per Kudo una lastra triangolare di Metallo per Erika e un cristallo elettrico per Walter. Non sembravano avere nulla di particolare. Gli eventi si sono evoluti normalmente fino all’altra sera, in cui mi ha confessato che anche per lui la natura aveva destinato un secondo elemento opposto al mio ma altrettanto potente: il Tempo; senza però averlo mai sviluppato sul serio. Colto da un momento di compassione gli rivelai delle mie lezioni segrete con Walter e gli consigliai di chiedere ai maestri se potesse riceverne anche lui in modo da sviluppare quel elemento che tanto lo faceva sentire incompleto. Quello che è accaduto oggi lo sapete…» concluse Walt il suo racconto, ne seguirono attimi di silenzio da parte degli amici.
Fu Matt ad alzarsi per primo pensieroso: «Spazio e Tempo... cose aldilà di Roccia e Aria o Fuoco e Acqua… ragazzi, non so che cosa sia accaduto a Lucas in queste due settimane o cosa abbia fatto di losco con gli altri due ma quello che abbiamo visto poco fa nella sua mano non era assolutamente il potere del Tempo» accusò.
«Come fai a dirlo? Non lo abbiamo mai visto» chiese Walt.
«No, non lo abbiamo mai visto, ma il mio bisnonno lo controllava, il Tempo. Mio padre me lo ha raccontato molte volte, è un orgoglio per la nostra famiglia. Mi fido di mio padre e se lui non mi ha detto baggianate il Tempo non è affatto così. È cristallino, di color turchese… come un diamante» descrisse con un bagliore di ammirazione negli occhi.
«Allora… cosa mai potrebbe essergli accaduto?» si chiese Walt.
«Che sia un terzo elemento? Uno oltre ai classici? D’altronde sia lo Spettro che il Tempo sono uno più raro dell’altro. Forse Lucas è una specie di scherzo della natura» propose Matt.
Al che anche Erik si alzò, deciso a prendere in mano la situazione: «Andiamo nella biblioteca dell’Accademia, ricordo di aver trovato qualcosa a riguardo in un libro qualche tempo fa, potrebbe aiutarci a capire» disse ai due che approvarono l’idea.
 
 
 
 
Si diressero a passo spedito verso l’Accademia e oltrepassarono il portone d’ingresso.
«Walt! Erik! Cosa ci fate qui a quest’ora?» chiese con insistenza Lilly, praticamente urlando dal suo gabbiotto da portinaia.
«Siamo un po’ di fretta Lilly, non possiamo fermarci. Dobbiamo controllare una cosa in biblioteca. Sai che maestri ci sono in giro per l’Accademia?» chiese Erik bloccando sul nascere ogni altra forma di domanda o divulgazione da parte di Lilly.
Lei parve capire che la situazione era abbastanza serie e, seppur reprimendo i suoi naturali istinti di assorbire informazioni in massa, rispose: «Sono sicura che ci siano ancora Avis e Kudo, Antonella è uscita poco fa per andare a controllare le piantagioni» disse il più seriamente possibile.
«Bene, grazie» rispose lui e si allontanarono.
«Cercate di non combinare guai!» urlò nuovamente lei, preoccupata.
«Forse è già troppo tardi» bisbigliò fra sé e sé Walt.
Con vigore intrapresero le imponenti scalinate che dall’ampio atrio del castello salivano in maniera concentrica lungo le pareti esterne della Sala dei Sette e si diramava ad ogni piano rivelando corridoi, aule e stanze speciali.
Al terzo piano, nel corridoio a destra, vi era la biblioteca.
Erik era solito passare molte volte da quella stanza, per ritirare e riconsegnare gli spessi libri di testo che leggeva, arricchendosi di tutta la teoria che la Fantasia sapeva donargli.
I tre si inoltrarono negli scaffali seguendolo e, ripercorrendo la sua ultima cronologia di libri presi in prestito, trovarono in pochi minuti quello interessato.
Con fare esperto, Erik lo aprì sfogliandolo velocemente e andando a cercare il punto esatto a cui voleva fare riferimento.
Non esistevano molti libri sulla teoria della Fantasia in quanto nessuno aveva le conoscenze necessarie per poterne redigere uno utile; spesso l’autore dei libri era Eugeo stesso o gli altri maestri.
La più grande maggioranza dei libri dediti alla Fantasia contenuti nella biblioteca spiegavano i movimenti e le basilarità necessarie a sviluppare tutti gli elementi principali, con grafici e disegni che aiutavano il lettore ad allenarsi con esercizi standard.
Più un allievo superava la fase “in erba” e voleva migliorarsi, meno erano i libri che poteva consultare. In quanto il proprio potere cresce personalmente e in base alle proprie esperienze ed era difficile trascrivere qualcosa di esclusivamente proprio su un libro destinato ad altri.
«Eccolo qui!» esclamò Erik puntando il dito sul paragrafo del libro e iniziò a leggere: «Nell’arco di vita naturale dell’essere umano caratterizzato dal dono della Fantasia, esso può sviluppare unicamente uno o due tra i dieci elementi fondamentali che sanciscono la natura: Acqua, Fuoco, Terra, Aria, Erba, Ghiaccio, Fulmine, Roccia, Buio e Lotta. Negli ultimi secoli sono stati sviluppati nuovi elementi sempre più elaborati, che costituiscono i quattro secondari: Veleno, Metallo, Ombra e Mente.
Ultimi ed estremamente rari e potenti si ricordano i due elementi sacri: Spazio e Tempo» fece una breve pausa Erik prendendo il respiro e dando il tempo ai due compagni di immagazzinare le informazioni.
«Vengono menzionati tutti, perfino Tempo e Spazio… e io che pensavo fossero un qualcosa di segreto… bastava leggere questo libro o parlare con gli anziani della città per rendersi conto di quanto vasta è la versatilità della Fantasia» disse Walt riferendosi alla propria situazione personale. Se solo fossero stati più forti e capaci, lui e Lucas da soli avrebbero saputo piegare le leggi della natura al loro volere. Inconsciamente si chiese se nella storia fosse mai nato un personaggio dotato di entrambi i poteri: Tempo e Spazio, insieme.
«Aspettate, c’è dell’altro» aggiunse Erik «È importante riportare, però, che sono stati documentati 15 decessi negli ultimi cinquant’anni che vedevano come soggetto le prime persone dotate di tre elementi. Quando il loro fisico tentava di sviluppare naturalmente il terzo elemento, cedeva. Destinandoli alla morte. L’ipotesi più ferrea è che il fisico umano non riesca a sopportare un terzo elemento e quindi lo rigetti eliminando se stesso» concluse Erik chiudendo il tomo.
«Questo è grave…» riuscì solo a dire Matt.
«Vuol dire… che siamo destinati all’estinzione?» chiese Walt.
«No, non proprio» rispose Erik «Vuol dire che la Fantasia è destinata all’estinzione. Anche se ciò contrasta con quello che affermano i Maestri… loro sostengono che prima dell’estinzione la Fantasia agirà in modo da preservarsi per sempre e diffondersi in ogni abitante dell’universo».
«Questo comunque non ci tocca. Prima che la Fantasia si estingua trascorreranno centinaia di anni… non è né un problema nostro né dei nostri figli o nipoti» affermò Matt «ma questo non ci aiuta col problema con Lucas».
«Che sia il primo a possedere tre elementi?» ipotizzò il ragazzo del Fulmine
«Lui? Col fisico mingherlino che ha non credo proprio… e poi non giustificherebbe il suo comportamento di oggi, sarebbe stato contento».
«…sì, hai ragione» convenne Walt.
«Eppure ci deve essere qualcosa che ci sfugge...» intervenne Erik pensieroso «…e non c’è tempo di cercarlo nei libri… bisogna parlare con i maestri. Avis dovrebbe essere qui in giro» propose Erik.
«Perché non Kudo?» chiese Matt sedendosi sul tavolo da dove il compagno si era appena alzato per mettere a posto il libro.
«Perché ci serve qualcuno che ci ascolti seriamente, che non sia superficiale, che conosca perfettamente la teoria della Fantasia e che non sia tutto muscoli e niente cervello» rispose seccamente Erik.
«Uhm… ok» si limitò a approvare il sostenitore dell’esercizio fisico.
I due si voltarono verso Walt chiedendo silenziosamente anche la sua conferma, essendo il diretto interessato della vicenda ed essendo lui a conoscere al meglio e ad aver vissuto la maggior parte degli eventi legati alla vicenda.
Lui li guardò entrambi e, deciso a fidarsi delle intuizioni e deduzioni degli amici, annuì, approvando l’idea.
 
 
 
 
Uscirono dalla biblioteca e scesero in fretta le scale per ritornare nell’atrio di ingresso, per chiedere a Lilly dove fosse Avis.
Si avvicinarono correndo al gabbiotto e videro che Lilly era impegnata in una intrigante conversazione con Cindy, appena arrivata.
«Eccoli!» esclamò la portinaia appena arrivarono «Avete trovato quello che cercavate con tanta foga in biblioteca?» chiese lei, rendendo inconsciamente pubblico ciò che stavano facendo.
«Cosa cercavate in biblioteca?» chiese infatti Cindy incuriosendosi.
«Informazioni che non abbiamo trovato e che forse non troveremo mai. Cerchiamo una spiegazione allo strano cambiamento di Lucas, sai è diventato come i suoi amichetti ultimamente» spiegò alla bell’è meglio Walt.
«David l’avrà traviato mentalmente come ha fatto con Jacob te lo dico io» ipotizzò lei «Hai visto che risultati ha ottenuto con lui? È il suo schiavetto e scagnozzo personale, lo difende sempre e sembra un completo rimbambito. È quasi più imbarazzante della mia situazione con Jorgette e Victor».
«Può essere ma non credo, e tu cosa ci fai qui?» chiese Walt.
«Sono venuta a compilare il modulo per farmi spostare di classe, non ne posso più: Victor è sempre più strambo e inquieto e c’è sempre suo padre a tenerlo d’occhio; Jorgette non viene quasi mai alle lezioni e passa il suo tempo a farsi vedere con sua sorella nei migliori bar e ristoranti del centro. Io non ne posso più!» disse lei, poi prese il modulo che Lilly le porse e salutò tutti, allontanandosi.
«Abbiamo bisogno di sapere dove si trova Avis» chiese Matt parlando attraverso il foro del vetro nel gabbiotto della portinaia.
«E cosa volete da lei, si può sapere?» chiese Lilly.
«Non è il momento! Dov’è e basta!» intervenne Erik.
«Ma, Erik!» disse lei leggermente offesa poi si voltò e tirò fuori un taccuino da cui lesse una frase «Avis al sabato arriva sempre alle nove, prende un caffè macchiato nella sala ristoro e passa il suo tempo a riordinare gli archivi tra gli appuntamenti che ha con gli studenti sotto esame. È tutto» concluse lei riponendo il taccuino al suo posto.
Gli altri la guardarono un po’ increduli, chiedendosi se avesse un taccuino anche su di loro ma poi, consapevoli non voler conoscere la risposta a questa domanda, la salutarono come se nulla fosse e si incamminarono tutte e tre verso la scala speculare alla precedente.
Salirono i gradini in fretta e furia raggiungendo in fretta quel labirinto di scaffali e corridoi che erano gli archivi dell’Accademia: luogo in cui venivano conservati tutti i poteri di tutti i cittadini di Athom, fossero essi dotati o no di Fantasia, le armi da loro scelte, i risultati degli esami, il lavoro svolto e tutti gli eventi peculiari di ognuno di loro. Fungevano infatti anche da ufficio anagrafe della città in quanto l’Accademia era sia il luogo di addestramento dei suoi studenti ma svolgeva anche diversi ruoli municipali.
Corsero senza una particolare meta sulla moquette degli archivi e trovarono Avis impegnata in una spiegazione con Afen, il migliore amico di Giano.
Walt si fermò improvvisamente, non voleva che Giano venisse a sapere della storia di Lucas, né che avesse nulla a che fare con lui.
Matt, che invece non aveva quel acutezza per accorgersene avanzò e salutò con la mano Afen, cercando l’attenzione della maestra.
«Maestra Avis, potremmo parlarle?» chiese lui.
«In privato» si affrettò ad aggiungere Walt.
Avis notò con una leggera dose di preoccupazione e che i tre compagni avevano il fiatone per aver corso fin da lei a chiederle quell’informazione, quindi si congedò educatamente da Afen e li condusse ad un’altra scrivania tra gli scaffali, era al fianco di un’ampia finestra e abbastanza isolata dalla precedente.
«Ditemi ragazzi, mi sembrate stremati» li incalzò la maestra.
Gli altri lasciarono a Walt la parola.
«Maestra ci chiedevamo se attualmente esistesse qualcuno che è in grado di controllare tre elementi» chiese il più diretto possibile.
Lei cambiò espressione, divenendo più cupa e sospettosa: «Perché volete saperlo?».
«Vede abbiamo il dubbio che ci sia qualcuno che sia in grado di farlo» insinuò lui.
Lei attese un paio di secondi sostenendo lo sguardo di Walt prima di formulare la sua risposta: «Mi dispiace ma i vostri dubbi sono infondati, non c’è nessuno attualmente in grado di farlo. Tutti coloro che sembravano sulla via del successo per ottenere il loro terzo elemento andarono incontro a tragiche conseguenze» lo pronunciò tristemente, come se avesse conosciuto molte persone come quelle che stava citando.
Walt non si lasciò colpire dalla tristezza di quel informazione, in fondo la conoscevano già, e andò avanti.
«È possibile, invece, sviluppare un altro elemento, al posto di uno naturale?» chiese ancora.
«Questi non sono argomenti che vi riguardano» disse lei «Vi consiglio di tenere a freno la curiosità se non volete andare incontro a brutte esperienze» disse lei e si voltò, per tornare al suo appuntamento.
Walt fece un passo verso di lei: «La prego maestra! È per una persona che mi è cara!»
Lei si bloccò e si voltò nuovamente verso di loro, con uno sguardo triste: «…Non vi ha fatto una lezione a riguardo Walter?» chiese lei.
Erik si illuminò, collegando quell’informazione alle altre: «…Luce e Oscurità» disse semplicemente.
«Precisamente. Per quanto il controllo sugli elementi sia potente, la volontà della natura è incontrovertibile. Gli unici modi per ampliare i propri poteri oltre i limiti naturali sono cedere all’Oscurità o farsi dono della Luce, il che è molto più complesso» quella frase aveva causato una tacita reazione nei tre studenti. Erano cupi e Avis lo notò.
«Vi posso consigliare solo una cosa, non andate alla ricerca dell’Oscurità, chi ci si addentra in maniera troppo profonda, non torna più indietro. Vivete nella Luce» concluse, poi si voltò e tornò definitivamente ai suoi doveri.
«Walt…» disse Erik appoggiandogli una mano sulla spalla in modo consolatorio, ma lui si scansò e andò ad appoggiarsi al davanzale della finestra aperta, silenzioso.
I due compagni si guardarono consci che Walt stesse pensando di aver trascinato Lucas nell’Oscurità proprio per un suo errore e che si sentiva responsabile.
«Non è colpa tua» disse Erik.
«Se avessi mantenuto il segreto come Walter mi aveva detto tutto ciò non sarebbe successo. Ho spinto una persona verso la rovina, forse verso il baratro» rispose lui, serio.
«Se era destino, sarebbe accaduto comunque. Forse la sua profezia diceva proprio questo» ipotizzò Matt.
«La mia non diceva che avrei portato un amico nell’Oscurità» disse Walt ammettendo di aver avuto una profezia, giù nella Sala.
«David lo avrebbe trascinato nell’Oscurità comunque, tu non hai colpe!» insistette Matt.
Walt si alzò meglio in piedi per osservare fuori dalla finestra: «Ah, no? E dove credi che stiano andando adesso quei tre, se non dove l’ho portato io?» disse indicando Lucas, David e Jacob che stavano chiaramente uscendo dalle mura in direzione del Santuario.
Lo stupore iniziale di Walt nell’averli visti dirigersi verso quella meta si trasformò immediatamente in rabbia: «Voi cercate Walter, avvertitelo di tutto ciò che è successo e di cosa abbiamo scoperto. Io vado a fermarlo» disse e, senza aspettare una risposta o, più probabilmente un rimprovero, entrò in movimento dinamico, lasciando i suoi compagni.
Si fidava di loro e sapeva che l’avrebbero aiutato.
Adesso voleva sistemare le cose personalmente.



 
 


 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Ecco un nuovo intenso capitolo ricco di informazioni!
Walt decide di affidarsi ai suoi migliori amici per scoprire ciò che è accaduto a Lucas, e cosa scoprono?
Fatemi sapere cosa ne pensate in un commento, adesso che la narrazione ha intrapreso un ritmo rapido e frenetico mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
 
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre ben accetti.

Ricordo per chi non lo avesse già fatto che per gustarsi appieno la conclusione di questa storia è necessario conoscere i fatti di “Kingdom Hearts W” e “Kingdom Hearts 2W” che trovate comodamente sul mio profilo.
 
Il prossimo capitolo sarà pubblicato il 4 marzo!
 
See you next time!  

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Capitolo 14
*** Time to be free ***


Capitolo 14
 
Time to be free
 
 
 
 
 
«E certo, lui la fa facile! Sparisce davanti a noi e ci lascia da cercare Walter per tutta la città!» commentò aspramente Matt un attimo dopo che Walt era svanito alla velocità del fulmine davanti a loro.
«Hai ragione… ma questa situazione mi preoccupa, perciò diamoci da fare. Maestra Avis è ancora qui?» chiese Erik andando verso l’ala dell’archivio dove l’avevano trovata per la prima volta.
Vi trovarono solo Afen, intento nel intensa lettura di un grosso libro «Se cercate la maestra se ne è andata…» disse lui senza alzare lo sguardo dai paragrafi del volume.
«Sei molto d’aiuto, grazie» ripose Erik ironicamente e si diresse spedito verso l’uscita, lasciando a Matt solo il tempo di seguirlo.
Scesero velocemente le scale e si diressero spediti verso il gabbiotto di Lilly.
Erik bussò in maniera decisa sul vetro e fece trasalire Lilly che era impegnata nella lettura di una rivista di gossip.
«Ma Erik! Non mi devi spaventare ero distratta!» si difese lei.
«Lilly, mi serve sapere dov’è Walter» disse lui senza convenevoli.
Lei si voltò e guardò l’orologio appeso alla parete, poi lo confrontò con il suo da polso e dedusse l’informazione ricercata: «Ormai dovrebbe aver concluso le lezioni, di solito va a mangiare qualcosa alla pasticceria di Egidio, provate lì» disse lei.
«Sei fantastica, grazie!» disse lui e con un braccio trascinò via Matt e si inoltrarono nella piazza dell’Accademia.
«Aw!» esclamò Lilly arrossendo.
Il grande spazio aperto davanti all’entrata dell’Accademia si stava lentamente svuotando da tutti gli studenti che stavano tornando a casa dopo le lezioni e chi ancora girava in compagnia per la città.
«Useremo il movimento dinamico» annunciò Erik.
«Va bene, vediamo chi fa prima» rispose Matt spruzzando competizione da tutti i pori.
Erik lo guardò con sguardo falsamente gioioso della gara e il suo corpo prese fuoco divampando in intense fiamme rosse che si sostarono di qualche metro verso la direzione voluta, poi svanirono.
Matt, contemporaneamente, tramutò il suo corpo in un turbine di vento, sollevò la polvere lungo tutta la piazza andando molto più veloce.
Qualche secondo dopo Matt ricomparve alla stessa maniera davanti alla pasticceria di Egidio, ed ebbe solo il tempo per compiacersi che Erik apparve di fianco a lui in un turbine di fiamme.
«Ho vinto io» disse lui.
«Sì, ma avrebbe vinto Walt se ci fosse stato» disse Erik spalancando la porta del locale e facendo tintinnare la campanella all’entrata.
A Matt scomparve il sorriso compiaciuto dalla faccia.
Erik si osservò intorno cercando il maestro seduto tra i tavoli del piano terra, ma quando constatò che non era presente si avvicinò furtivo al bancone rivolgendosi direttamente a Egidio, l’anziano maestro pasticcere con i capelli bianchi.
«Oh, Erik!» esclamò lui «vedo che hai portato un nuovo amico, è così magro che mi dispiace guardarlo. Siete qui per i miei nuovi ovetti del piacere? Sono uova di bignè farciti con gianduia e crema alla vaniglia» propose porgendogli il vassoio.
Matt fece segno di no con la mano mentre invece Erik ne prese uno «Visto che insisti ne assaggio uno ma siamo venuti per un altro motivo: il maestro Walter, è qui?» chiese e poi mangiò il pasticcino.
Egidio rimase un po’ deluso dal rifiuto di Matt, ma poi gli rispose: «Dovrebbe essere sulla terrazza a meno che non si sia già andato con il movimento dinamico, sai com’è lui, non ha bisogno di passare dalla porta principale» disse indicando il soffitto.
«Grazie mille!» disse Erik e insieme al compagno si diresse sulla terrazza.
Quando salirono tutti i gradini aprirono la porta che dava sulla terrazza, venendo inondati da un intensissima luce rossa del tramonto che proprio in quel momento dava il meglio di sé, regalando uno spettacolo mozzafiato.
Tant’è che i due ragazzi si fermarono a osservarlo per qualche secondo prima di rendersi conto che il maestro era a qualche tavolino di distanza, in compagnia soltanto di un ricco vassoio di ovetti del piacere di Egidio, che stava piacevolmente gustando uno dopo l’altro.
I due studenti gli si avvicinarono e lui li notò: «Ciao ragazzi! Vi ho mai raccontato perché il tramonto è rosso?» chiese il maestro gioviale.
«Maestro, ci dispiace disturbarla» disse Erik, «Ma dobbiamo pararle, è piuttosto urgente» disse.
Il sorriso scomparve dal volto dell’insegnante.
 
 
 
 
Walt apparve dal nulla con un lampo elettrico sotto l’arco che segnava l’accesso alla città, era proprio sotto le mura.
Si appoggiò con una mano alla parete di mattoni ansimante: lo sforzo di un movimento dinamico così veloce e complesso, dall’interno della biblioteca a lì, gli era costata molta fatica.
Scrutò con intensità il sentiero che portava al bosco ma non vide nessuno, probabilmente Lucas, David e Jacob erano già più avanti e si spostavano molto velocemente.
Conscio che doveva sbrigarsi e non poteva permettersi di perdere tempo lasciò il suo appoggio, fece qualche passo correndo in maniera instabile e entrò nuovamente in modalità elettrica, svanendo alla vista.
Apparve nuovamente al bivio in cui il sentiero si diramava per andare o nella spiaggia o verso il Santuario; non vi era ancora una volta traccia dei suoi nemici.
“Ma erano suoi nemici?” si chiese Walt.
Non seppe rispondersi.
David e Jacob sicuramente erano da ritenersi ostili nei suoi confronti, in quanto non condividevano affatto gli stessi ideali e le stesse motivazioni, ma Lucas… Lui era diverso. Walt era sicuro che ci fosse del buono in lui e che quella scintilla fosse ancora accesa nell’amico.
Senza perdersi ulteriormente nei pensieri, compì il terzo viaggio alla velocità del Fulmine.
Si rimaterializzò nel folto degli alberi, a pochi passi dal rigido ponte di legno che separava una parte del dirupo dall’altra, dove si trovava il Santuario; sotto di esso, il vuoto.
Si sporse leggermente dalle fronde dei cespugli e ciò che vide lo scioccò.
Non sapeva dire se fossero state le stesse della notte in cui lui e Lucas si erano intrufolati nel Santuario, ma le due guardie erano presenti all’ingresso: quella a sinistra era accasciata a terra, svenuta; l’altra era sotto un diretto attacco di Jacob.
L’imponente ragazzo lo stava trattenendo per il collo, sollevato a penzoloni a qualche centimetro da terra.
La guardia cercava di resistere, divincolandosi, ma senza particolare successo. Tentò di utilizzare una mossa a base d’Aria per liberarsi ma prima di riuscirci una massa nera e rossa lo avvolse dal terreno facendogli perdere i sensi, poi Jacob lo lasciò cadere a terra senza complimenti come se fosse un corpo vuoto.
Walt rimase inorridito da ciò che ormai pareva sempre più palesemente essere il potere dell’Oscurità, com’era possibile che tre ragazzini nemmeno diplomati all’Accademia riuscissero a mettere fuori gioco così facilmente due guardie esperte?
Quando i tre mossero i primi passi verso l’entrata del Santuario, Walt decise di agire e uscì dai cespugli.
Non aveva un piano, non sapeva cosa avrebbe dovuto fare, sperava di poter contare sulle parole e non dover scendere alle maniere forti, ma non ne era sicuro.
Corse verso di loro fermandosi all’inizio del ponte di legno, i suoi coetanei erano dall’altro lato.
«Fermi!» urlò sperando che avesse efficacia, loro si voltarono verso di lui e vennero colti quasi di sorpresa, probabilmente erano certi di non essere stati seguiti e avevano progettato quel piano con cura.
«Devi liberartene Lucas, siamo compromessi» disse David al compagno mingherlino.
Walt vide che i due stavano parlando ma non riuscì a udire cosa si stessero dicendo.
«Fermati Lucas! Non ti porterà a niente di buono! Né a te né a loro!» quelle parole non furono ragionate, non era la cosa più convincente che Walt avesse da dire; ma erano dettate dalla pura disperazione, dal genuino tentativo di aiutare un amico da un destino oscuro.
Lucas parve essere colto da un dubbio, come se un barlume di Luce fosse ancora presente in lui e che la sua coscienza stesse combattendo per compiere la scelta giusta.
Ma l’Oscurità, alimentata da forti motivazioni prevalse.
«Io non s-s-sarò mai più un incompleto!» gli urlò contro Lucas, il potere dell’Oscurità, a discapito di quello del Tempo, lo faceva finalmente sentire parte di un gruppo, completo come tutti gli altri; non avrebbe più passato i suoi pomeriggi da solo a giocare a scacchi contro se stesso o in camera sua a leggere libri, no. Da quel giorno lui sarebbe diventato qualcuno, uno delle persone più importanti del nuovo governo di Athom, ciò che stava contribuendo a realizzare in quel preciso momento.
Così fece la sua scelta.
Allargò le braccia e si sollevò da terra, richiamando a se il potere dell’Oscurità che lo avvolse in un aura nera.
Due flussi di energia oscura emersero dal suolo e, come due tentacoli, si avvolsero tra di loro prima di notare Walt, ma quando lo fecero si diressero a gran velocità verso di lui, distruggendo gran parte del ponte di legno, dove alcune tavole si spezzarono con fragore.
Walt decise che non avrebbe opposto resistenza, rimase fermo lì in attesa che il colpo lo tramortisse.
Un lampo nel cielo.
Walter apparve davanti a lui.
I due tentacoli che lo avrebbero trafitto al cuore si andarono a schiantare contro una barriera sferica che conteneva tutto il corpo del maestro che, con uno sguardo arrabbiatissimo, non prestò la minima attenzione all’Oscurità ma fissava terribilmente i tre studenti dall’altro lato del ponte.
Quando il flusso oscuro si estinse il maestro non mostrò alcun segno di danno, alcun graffio ne destabilizzazione, sembrava aver annullato completamente il colpo.
Ciò invece infranse la sicurezza e le aspettative del nuovo adepto dell’Oscurità, che si voltò verso i suoi compagni incredulo e spaventato, ora che erano stati scoperti da un maestro e che sembrava non esserci la speranza di uscirne senza conseguenze.
Anche Jacob parve scosso dall’avvenimento e si voltò verso David aspettandosi delle spiegazioni.
«Non è per questo che vi insegniamo a usare i vostri poteri» disse Walter diretto, senza indugiare.
«Maestro l’hanno trovata Erik e Matt?» chiese Walt per sapere se fosse al corrente della situazione o se fosse capitato lì per caso.
Non ottenne risposta, il maestro lo ignorò completamente.
David fece un passo avanti verso di lui, con l’espressione contorta: era arrabbiato ma anche impaurito.
Come se fosse stato proclamato leader dei tre si preparò a combattere ed evocando l’Oscurità con la mano destra, scaraventò tutto il suo potere contro il maestro, in un flusso tetro.
Walter alzò leggermente il sopracciglio sinistro, non si capì se per incredulità o se fu quello l’unico movimento necessario per il contrattacco che ne seguì: un sottile fulmine scese dal cielo distruggendo il flusso oscuro lungo la sua lunghezza prima che raggiungesse l’altra estremità del ponte.
Era la prima volta che qualcuno vedeva Walter eseguire un attacco da anni eppure non si mosse di un millimetro, non mosse un singolo muscolo.
Gli bastò il suo potere e quell’impercettibile movimento del sopracciglio per neutralizzare il colpo oscuro più forte che David riuscisse a fare.
Il maestro fece qualche passo in avanti: «Ammiro il tuo coraggio…» iniziò a dire con un tono quasi amichevole «… ma è il momento di finirla» e con un semplicissimo movimento del braccio sollevò in aria tutti e tre i ragazzi dall’altro lato del dirupo facendoli fluttuare insieme alle schegge di legno e le piccole rocce lì intorno.
Poi mentre si voltò verso Walt, i tre compagni di classe vennero rinchiusi un enorme bolla di Spazio rosa e persero l’effetto antigravitazionale.
«Non possono uscire» disse a Walt a scopo informativo, poi gli appoggiò la mano sulla spalla «Ma adesso dobbiamo sbrigarci» e così dicendo trasportò sia Walt che la sfera di Spazio e il suo contenuto in movimento dinamico verso la città.
 
 
 
 
Riapparvero nella piazzetta di fronte al campo di addestramento dove avevano affrontato la lezione con Kudo su attacchi fisici e attacchi speciali.
Walter riapparve camminando come se nulla fosse, mentre invece Walt perse l’equilibrio e cadde a causa del movimento dinamico del maestro, troppo lungo e rapido in confronto al suo.
Insieme a loro si era materializzata anche la bolla che adesso restava immobile sopra le loro teste con i tre compagni rinchiusi dentro e completamente isolati dalla realtà circostante.
«Maestro… io… sono dispiaciuto…» cominciò a dire il ragazzo, non sapeva bene come formulare le sue scuse per i suoi errori.
«Sei stato uno sciocco Walt. Intrufolarsi nel Santuario poteva ancora essere tollerato, in quanto diversi ragazzi nelle generazioni passate riuscirono a eludere la sicurezza del castello per visitarne l’interno… non si può barricare un luogo sacro come quello e quindi è inevitabile che ogni tanto qualcuno riesca a entrare spinto da un’insensata curiosità. Infatti non sono intervenuto nonostante ne fossi al corrente.
Poteva essere l’inizio di un’amicizia e ho lasciato correre. Ma rivelargli delle nostre lezioni private inducendolo a fare altrettanto nonostante te lo avessi chiaramente vietato, è stato un passo falso. Un errore forse irrimediabile» gli disse il maestro senza mai voltarsi verso di lui.
Walt si sentì morire dentro, aveva deluso il suo maestro preferito, che credeva in lui.
Non se lo sarebbe mai perdonato. Non riuscì a rispondergli niente che non fosse un silenzio di vergogna e consapevolezza.
Il maestro finalmente lo degnò del suo sguardo voltandosi e avvicinandosi a lui, si chinò e gli appoggiò una mano sulla spalla.
Walt era quasi sull’orlo delle lacrime.
«Ho bisogno di un favore da te» gli disse.
Quasi incredulo lui si asciugò il volto con la manica della tuta bianca e azzurra così simile a quella del maestro e poi annuì.
«Tu controlli lo Spazio, ho bisogno che mantieni salda questa sfera durante la mia assenza. Devo cercare e radunare i maestri al più presto».
Un piccolo brivido salì lungo la schiena di Walt che comprese la necessità che fosse stabilita una punizione sia per lui che per loro.
«Te la senti?» chiese il maestro alzandosi.
«Sì, conti su di me» rispose il ragazzo.
«C’è qualcosa di molto più grave da considerare, oltre al comportamento di loro tre» disse Walter e svanì alla velocità della luce.
 
 
 
 
Qualche minuto dopo che il maestro lo lasciò, Walt notò che i tre prigionieri avevano iniziato a parlare tra loro, e non erano mancati i tentativi di fuga, fortunatamente falliti.
Tutti e tre avevano provato a scalfire la sfera che li conteneva, David con il Buio, l’Oscurità e la sua arma prediletta: la falce; Jacob provò a scioglierla con il Veleno e a frantumarla con la sua enorme forza e anche Lucas tentò di evadere divenendo invisibile e in versione Spettro.
Tutti i tentativi furono vani e la bolla li rispediva al suo interno ogni volta che loro ne toccavano la superficie; sembrava reggere bene anche al potere dell’Oscurità.
Dall’esterno non si poteva udire ciò che si stavano dicendo tra di loro, avrebbe fatto anche lui volentieri qualche domanda a Lucas e ai suoi compagni, ma era impossibile.
Ogni tanto, quando li osservava, David gli sorrideva maligno.
Walt si accorse che le strade che confluivano all’entrata del campo di addestramento erano insolitamente vuote, deserte.
Qualcosa lo fece allarmare, nel silenzio. Un movimento, un’ombra che gli sembrò vacillare per un momento.
Si osservò intorno e anche i tre prigionieri fecero lo stesso con aria fin troppo allegra.
Il ragazzo si mise sull’attenti pronto a scagliare tutta la sua forza elettrica contro chiunque fosse alleato dei tre disertori.
«Che mossa sconsiderata, lasciare un ragazzino debole e solo come sorvegliante» echeggiò una voce dal nulla.
Tutto si fece cupo, le ombre dei palazzi si scurirono e si allungarono all’improvviso, sembrava un paesaggio surreale.
Walt, offeso e arrabbiato si osservò intorno cercando di capire da dove venisse quella voce che risuonò contemporaneamente da più parti. Era una voce femminile.
Walt scagliò un fulmine contro un punto vuoto tra le strade, facendo esplodere con violenza un cassonetto dell’immondizia, non voleva dimostrarsi debole.
David e Jacob si misero a ridere dentro la sfera di Spazio.
«Sei coraggioso…» continuò la voce; il ragazzo aveva la netta sensazione che ruotasse tutto intorno a lui «… ma chi non sa niente, non può comprendere niente» concluse la strana presenza.
Una macchia di Oscurità apparve nel terreno e Walt iniziò ad affondarci dentro come se fossero state delle sabbie mobili. Cercò di divincolarsi e di controllare se il suo aguzzino si fosse manifestato ma non vide nulla.
In preda al panico scagliò saette verso il cielo, nella speranza che qualcuno lo vedesse, ma una grossa massa nera lo colpì alla nuca.
Riuscì solo a vedere che la stessa figura nera e sfocata ruppe senza fatica la sfera di Spazio, prima di cadere a terra svenuto.
 
 
 
 
Walter si stava teletrasportando dappertutto in movimento dinamico alla ricerca dei maestri rimanenti.
Era passato già un po’ di tempo da quando aveva lasciato Walt da solo ma non poteva fare altrimenti, doveva immediatamente riunire tutti.
Apparve sulla passeggiata sopraelevata, che analizzò con lo sguardo alla ricerca di Erika o Kudo che ancora mancavano all’appello.
Mentre fu rapito per un momento dallo spettacolare paesaggio mozzafiato dal cielo roseo che seguiva sempre il tramonto estivo, ci fu una potente esplosione.
Il frastuono echeggiò nella valle della città e raggiunse chiaramente le orecchie di tutta Athom.
Il maestro si voltò verso il punto da cui provenne l’esplosione e vide un enorme involucro di Oscurità avvolgere il Santuario, fiumi neri uscirne in maniera selvaggia e incontrollata mentre infiammavano e bruciavano tutto quello che incontravano.
Le prime creature oscure, dette Heartless, iniziavano a formarsi nell’Oscurità che usciva a tutta forza dal Santuario.
«È troppo tardi…» riuscì solo a dire e poi svanì in direzione dell’Accademia.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Ecco a voi un nuovo capitolo!
Finalmente riusciamo a ricavare qualche informazione importante.
Il trio composto da Lucas, David e Jacob aveva come obiettivo il Santuario e sembra che alla fine ce l’abbiano fatta.
Secondo voi cosa è accaduto al suo interno?
Abbiamo finalmente visto Walter combattere, seppur per poco, cosa ne pensate?
Quali saranno le conseguenze alle azioni dei personaggi? Cosa accadrà nel prossimo capitolo?
Fatemelo sapere in un commento!
 
Consiglio sempre, per chi non lo avesse fatto, di leggere le prime due storie strettamente collegate a questa: “Kingdom Hearts W” e “Kingdom Hearts 2W” che trovate comodamente sul mio profilo autore.
 
La prossima pubblicazione è fissata per domenica 18 marzo! Non perdetevela!
 
See you next time!
 

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Capitolo 15
*** The Defense of Athom ***


Capitolo 15
 
The Defence of Athom
 
 
 
 
 
Il boato fu udito da tutti i cittadini di Athom, chi stava preparando la cena nelle proprie case, chi passeggiava per le vie del centro, chi aveva ammirato il tramonto dalla passeggiata sopraelevata e anche da quelli studenti che, zelanti, si stavano ancora allenando.
Anche le vibrazioni furono un duro colpo per tutti, svegliarono chi si era appisolato prima della cena, fecero vibrare i pavimenti delle case e l’acqua nei bicchieri; causarono lo stato di allarme negli animi di ognuno di loro.
Non tutti, però, potevano osservare ciò che stava accadendo al Santuario: una nube nera lo avvolgeva e l’Oscurità prendeva possesso del terreno circostante l’entrata trasformandolo in un profondo abisso oscuro.
All’interno dell’edificio sacro, non vi era più un vero pavimento ma solo Oscurità che tentava di impadronirsi anche del contenuto della sala stessa.
La Luce proveniente dalle reliquie presenti però la respingeva evitando il collasso, attualmente la sala inversa a quella dei maestri sembrava surreale: con i sette troni e le relative reliquie emergenti da un baratro nero.
Dal terreno al di fuori emergevano numerosi Heartless: creature nate dall’Oscurità più pura che agivano d’istinto con la voglia di distruggere la Luce che proveniva dalla città e creare altra Oscurità.
Walter apparve in un lampo bianco davanti al gabbiotto di Lilly.
«Lilly!» la prese alla sprovvista facendola sobbalzare, ma gliene importò poco «SIAMO SOTTO ATTACCO! Le forze dell’Oscurità raggiungeranno presto la città! Dirama l’allarme!» disse battendo l’indice sul vetro «Attiva tutti i sistemi di sicurezza, i civili devono entrare nell’Accademia il prima possibile! Evacua le strade! Fai utilizzare i passaggi sotterranei! L’Accademia rimarrà invalicabile anche durante la battaglia, io sto radunando i maestri. Chi vuole combattere è libero di farlo. Voglio la passeggiata sopraelevata evacuata, subito!» concluse lui poi, senza aspettare alcun minima risposta si voltò verso l’interno del salone d’ingresso, compì qualche passo in corsa e svanì in un nuovo lampo.
Mentre Walter dettava ogni istruzione Lilly aveva iniziato a sudare freddo e perdere colorito, non realizzava la gravità della situazione.
Quando Walter svanì lei corse fuori dal gabbiotto sperando di riuscire a fargli l’unica domanda che gli era venuta in mente durate tutto ciò: “chi ci sta attaccando?” ma riuscì solo a vederlo svanire: «… Maestro...?».
Rimase lì in piedi, incredula per un paio di secondi poi, asciugandosi una lacrima che le era spontaneamente sgorgata, rientrò nel suo ufficio.
«Questo non era compreso nel contratto da stagista…» riuscì a commentare mentre voltava le spalle al vetro del gabbiotto per rivolgersi alla parte del suo ufficio che non aveva mai utilizzato: quella con tutti i meccanismi di allarme della città.
Prese una chiave appesa alla parete e la infilò in una serratura che diede accensione a tutto il quadro di controllo degli allarmi, illuminandone i tasti e le varie funzioni.
Spostò una leva su “CODICE NERO” e attivò tutte le funzioni allegate a quello stato di allarme.
In città tutto si mise in funzione per affrontare una dinamica come quella in corso.
Una penetrante sirena da guerra iniziò a risuonare in tutti gli angoli, ritmicamente e a intervalli regolari. Le strade si desertificarono in poco tempo.
Normalmente veniva fatta una simulazione di evacuazione ogni due anni, perciò gli abitanti, sia dotati di Fantasia e non, sapevano ciò che quella sirena stava a significare e si mossero di conseguenza raggiungendo i loro cari nelle case e preparandosi ad abbandonarle per un tempo indefinito.
Dopo una manciata di minuti, Lilly prese in mano un microfono molto particolare che avrebbe diramato la sua voce e le sue istruzioni a tutta la città.
 La ragazza prese tutto il suo coraggio per affrontare la verità, si schiarì la voce e iniziò a dare le informazioni in maniera chiara, diretta e incontrovertibile: «ATHOM È SOTTO ATTACCO, TUTTI GLI ABITANTI DEVONO DIRIGERSI IMMEDIATAMENTE AL SICURO ALL’INTERNO DELL’ACCADEMIA. SONO ATTUALMENTE DISPONIBILI I PASSAGGI SOTTERRANEI DIRETTI DALLA SCUOLA ELEMENTARE DI CALUDIO E DALLA PASTICCERIA DI EGIDIO. EVACUARE IMMEDIATAMENTE LA PASSEGGIATA SOPRAELEVATA! TUTTI COLORO CHE ABBIANO IL DESIDERIO DI COMBATTERE PER DIFENDERE LA CITTÀ SONO LIBERI DI FARLO. I MAESTRI SONO GIÀ IMPEGNATI AD ESEGUIRE LE DIFESE. ATHOM È IN PERICOLO, PROTEGGETECI, FATE IL VOSTRO DOVERE PER LA NOSTRA CITTÀ! …RIPETO…» e così a intervalli regolari la sua voce andava a coprire le sirene di allarme per ripetere le indicazioni ai cittadini di Athom, in particolar modo a chi non poteva combattere.
Mentre il messaggio veniva ripetuto una seconda funzione difensiva venne attivata: da tutti i tombini presenti in ogni parte della città, strade e piazze, si alzò una sottile colonnina d’acciaio sulla cui cima un piccolo schermetto faceva apparire una freccia che indicava la via più breve per raggiungere l’Accademia o uno dei passaggi sotterranei.
Contemporaneamente, le porte di spesso acciaio che sancivano i vari ingressi ad archi sotto le mura, si chiusero lentamente dividendo la città dall’esterno, definitivamente.
Doom
Un secondo boato proveniente dal Santuario investì la città, accompagnato da un’onda d’urto che sferzò l’aria destabilizzando l’equilibrio di chiunque fosse in piedi in quel momento.
Successivamente al secondo boato, Lilly azionò l’apertura totale delle porte e, con un lento cigolio di legno, si spalancarono permettendo ai primi cittadini di entrare.
«Dirigetevi verso la Sala delle Profezie!» disse indicando il luogo più profondo e apparentemente sicuro.
I rifugiati erano principalmente persone adulte e anziani, privi del potere della Fantasia e perciò indifesi. Erano trascorsi circa quindici minuti dalla diramazione dell’allarme generale e già tutta l’ampia piazza dell’Accademia era gremita di persone.
Lilly fu sollevata da ciò e fu soddisfatta del suo lavoro.
Arrivò Cindy e, appena si videro, si unirono in un abbraccio ricco di solidarietà femminile.
«Lilly, ma cosa sta succedendo?» chiese la nuova arrivata.
«Purtroppo non conosco i dettagli ma Walter è arrivato furibondo a dirmi di dare l’allarme, di sicuro non è un esercitazione» disse la portinaia.
«C’entra qualcosa il Santuario, sembra avvolto dall’Oscurità e ormai nessuno si trova più fuori dalle mura per andare a verificarlo… gira voce che anche le onde d’urto di prima provengano da lassù» disse lei con agitazione.
«Amica mia, hai intenzione di combattere?» chiese Lilly.
«…Io… credo di sì lo farò!» disse con la voce rotta da un singhiozzo «Ho accompagnato i miei genitori qui e stanno per entrare…» disse piangendo «sei sicura che l’Accademia sia un posto sicuro?» chiese in balia della disperazione.
«Walter ha detto che l’Accademia sarà impenetrabile anche durante la battaglia, quindi direi che non c’è un posto migliore di quello… ma se vuoi puoi restare dentro con loro…» la incoraggio Lilly tenendola per la spalla.
Cindy si asciugò le lacrime e tirò su con il naso riprendendosi: «No. Sono l’unica in famiglia ad avere la Fantasia, è mio compito fare del mio meglio per proteggere loro, la mia città e i miei amici. A proposito, sai dove sono gli altri?» chiese.
«Non lo so, sei la prima a passare di qui, immagino che anche loro vogliano combattere e si stiano distribuendo in tutta la città» ipotizzò Lilly.
«Va bene, vado» disse, mentre le sirene continuavano ad echeggiare per le vie della città.
 
 
 
 
Walter sapeva che una volta diramato l’allarme tutti i maestri si sarebbero riuniti nel luogo prefissato nel caso di un attacco.
Raggiunse la base della passeggiata sopraelevata in movimento dinamico e poi si librò in volo lentamente verso il centro della struttura.
Kudo, Avis, Eugeo, Erika e Dave lo stavano aspettando, uno di fianco all’altro, osservando ciò che stava accadendo al Santuario e le orde di Heartless che ne fuoriuscivano, diretti verso la città.
Walter li raggiunse e rimase in aria dietro di loro.
Doom
Un nuovo boato si propagò nell’aria.
Lo accompagnava da un onda d’urto ancora più forte, che quando raggiunse Athom scheggiò i palazzi, rovinò le strade e ruppe i vetri delle finestre.
Le vesti dei sei maestri sferzarono all’indietro ma nessuno di loro si mosse di un millimetro, nemmeno Walter che era sospeso a mezz’aria.
Dopo quell’onda d’urto, una mastodontica massa nera si stava gonfiando sempre di più, prendendo le sembianze di un mezzo busto femminile.
Era priva di arti inferiori e si trascinava con le enormi braccia verso la città, aveva lunghissimi capelli che si muovevano sinuosi simili a letali tentacoli, due occhi gialli e inespressivi e una grossa pancia grassa su cui si poggiava. Era alta più di cento metri.
Insieme a lei, fuoriuscivano Heartless di ogni forma e dimensione: Shadow, Neoshadow, Darkball, Invisibili e gli enormi Darkside; alcuni volavano altri rimanevano a contatto col terreno, scivolandoci sopra come delle ombre.
«Hanno spezzato le catene, vero?» chiese Dave che conosceva già la risposta a quella domanda.
«Sì…» rispose Walter.
«Noto con piacere che la maggior parte degli studenti abbia deciso di combattere» disse Eugeo.
«Spero che ne siano all’altezza e che non vadano ad alimentare inutilmente l’Oscurità» commentò Kudo.
«Walter… l’hai imprigionata una volta, puoi farlo di nuovo…?» chiese speranzosa Erika.
«Lei è rimasta vincolata per diecimila anni, mentre noi… siamo invecchiati» gli disse lui con tono comprensivo.
«Tutti i civili sono al sicuro?» chiese Avis.
«Gli ultimi rimasti si stanno dirigendo all’Accademia, Lilly ha fatto un ottimo lavoro» rispose Walter e proseguì «Avis, Dave, voi siete i più veloci dopo di me. Date una mano agli studenti, combattete al loro fianco, proteggeteli. Eugeo, tu Erika e Kudo occupatevi di quella mostruosità gigante, e fate saltare questa meraviglia al momento giusto. Ad Antonella ci penso io» disse Walter serio, poi riprese il suo volo verso il cielo e si posizionò nel punto più centrale e alto della città.
Avis e Dave svanirono in movimento dinamico andando a occupare i punti più strategici e dando istruzioni agli studenti.
Kudo, Erika e Eugeo rimasero sulla passeggiata sopraelevata, pronti a farla cadere al momento opportuno.
 
 
 
 
Forse qualche grido, ma sicuramente una sirena. Walt aveva l’udito confuso e annebbiato, non sapeva quali suoni avesse veramente sentito o quali si fosse immaginato.
Piano piano aprì gli occhi e scoprì di avere anche la vista annebbiata oltre all’udito ovattato e gli ci volle qualche secondo per riprendere completamente i sensi.
Era sdraiato, con le forze che man mano stavano tornando, non ricordava nulla dopo essere affondato nell’Oscurità.
Mentre i pensieri si sovrapponevano, vide che la bolla di Spazio era svanita e con essa anche i suoi prigionieri.
«Ma cosa!?» disse e si alzò di scatto e quell’azione repentina gli fece venire delle forte vertigini.
«Devi stare calmo ancora qualche minuto» sentì e vide che Andy era accucciato affianco a lui con le mani appoggiate sul suo addome «Sei stato colpito in un punto vitale, ho bisogno di qualche momento ancora» disse.
Walt tirò su il capo giusto un pochino per osservare la scena: Andy, con il potere dell’Erba lo stava guarendo, una leggera luce verde proveniente dalle sue mani gli stava riscaldando il corpo e man mano lo rinvigoriva.
Sul terreno adiacente a loro erano nate diverse campanule bianche, forse una conseguenza involontaria della guarigione.
«Cosa è successo? Devo andare immediatamente al Santuario!» disse Walt agitandosi.
«Non ho idea di cosa sia accaduto, quello devi dirmelo te, ma ti posso assicurare che ormai è troppo tardi. Siamo sotto attacco, è stato dato l’allarme. Ora o si combatte o si ci si rifugia dentro l’Accademia» disse Andy.
«Lucas… lui David e Jacob volevano fare qualcosa al Santuario… qualcosa di Oscuro».
«…Temo che ci siano riusciti» disse e lo aiutò ad alzarsi.
Doom
Un nuovo boato e relativa onda d’urto li investì in pieno costringendoli a puntare i piedi a terra per non cadere.
Walt iniziò a provare una vera e propria disperazione e istintivamente voltò lo sguardo al cielo.
Vide immediatamente Walter in centro alla città
Sopra di lui si erano formate densissime nubi temporalesche che ogni tanto venivano illuminate da un piccolo fulmine.
Il maestro volteggiava lentamente a braccia aperte e da sopra la sua testa iniziò a formarsi la cima di una spessa cupola trasparente.
Walt fu colpito da un senso di colpa micidiale che gli portò le lacrime agli occhi: «Sono una delusione, è tutta colpa mia!» disse coprendosi il volto con le mani.
Si sfogò piangendo e inginocchiandosi in preda alla disperazione, lui in fondo non voleva fare nulla di male.
«Non è colpa tua e tu lo sai» gli disse Andy che non si era distratto dall’osservare la creazione di quella magnifica opera difensiva da parte del maestro.
Walt lo guardò.
«Adesso non ci resta che combattere, per i nostri parenti, per i nostri amici, per il nostro futuro, per Athom» disse Andy poi lo prese e gli asciugò le lacrime dal volto, «Dove sono Erik e Matt?» gli chiese lui.
«Non lo so…» rispose Walt, non li vedeva da quando si erano separati in archivio.
«Sei lo studente con il più veloce movimento dinamico di tutta Athom, trovali. In combattimento diamo il meglio di noi se siamo con i nostri compagni, anche io andrò a cercare Al e Lezia, hanno bisogno di me» gli disse risistemandogli il vestito.
«Hai ragione… grazie Andy» gli disse Walt.
In quel momento la grossa cupola li superò, andandosi a chiudere oltre il campo di addestramento e oltre le mura esterne.
Videro proprio lo spesso strato di energia elettrica di Walter abbassarsi e bloccare anche il vento che proveniva dall’esterno.
«È impressionante, non è vero?» chiese Andy.
«Sì, immagino che finalmente oggi saremo costretti a vederlo combattere» disse e poi, contemporaneamente al compagno, entrò in movimento dinamico.
 
 
 
 
Numerosissimi Heartless erano ormai usciti dal buco nero che fuoriusciva dal Santuario e, mentre l’enorme mostro oscuro con le sembianze di Antonella si avvicinava alla città alcuni Heartless avevano già raggiunto la cupola.
I Darkside erano molto grossi e colpivano la cupola con sfere di oscurità e raggi di energia.
Gli Invisibili utilizzavano la loro spada e, potendo volare, riuscivano a colpire la cupola in ogni suo punto, insieme alle Darkball.
Shadow e Neoshadow invece rimanevano a terra e colpivano la base della barriera scalfendola.
Ormai la collina su cui si ergeva il Santuario era divenuta una distesa di Oscurità, un baratro senza ritorno.
La situazione, invece, era al quanto calma all’interno del Santuario in quanto, anche se ormai i sette troni sembravano emergere dall’Oscurità più intensa, erano comunque intatti così come le sette reliquie al suo interno.
Avis e Dave viaggiavano per le strade spiegando agli studenti come affrontare nemici così imprevedibili come gli Heartless, schierando e posizionando i gruppi di studenti nei luoghi migliori per affrontare la battaglia.
Le persone si abbracciavano, si incoraggiavano per affrontare la guerra contro l’Oscurità, genitori e figli, amici e amici, fidanzati… tutti erano pronti.
I colpi degli Heartless iniziavano a scalfire e crepare la cupola così Walter si avvicinò alla parte anteriore, dove stava arrivando l’enorme Heartless di Antonella.
Dove fosse quella vera? Lui era sicuro si trovasse già in città, nascosta. Pronta a uscire allo scoperto una volta che il suo esercito fosse penetrato nelle difese.
Doom
Un’ultima, definitiva e inaspettata onda d’urto molto più forte delle precedenti fuoriuscì dal Santuario e sferzò l’aria fino a raggiungere la cupola e ampliando le crepe che gli Heartless avevano iniziato.
L’enorme nemico era ormai arrivato a contatto con la barriera, a distanza di circa duecento metri dalle mura della città.
Lentamente chiuse la mano formando un pugno grosso come un palazzo, tirò indietro il braccio e sferrò un pugno contro la cupola, che Walter accolse a braccia aperte.
La cupola svanì e il corpo di Walter accusò interamente il colpo, come se avesse fatto da catalizzatore e, trasformandosi in Luce, si schiantò al suolo distruggendo un palazzo e affondando nelle fondamenta.
Eugeo colpì a terra con il bastone e le colonne portanti della passeggiata sopraelevata si spezzarono facendola cadere interamente sopra le mura, costituendo in un secondo una seconda cinta muraria sopra la prima. L’ex passeggiata sopraelevata mostrò solo in quel momento la sua reale funzione.
Kudo, Eugeo ed Erika erano pronti ad affrontare il mostro.
La battaglia era iniziata.

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Capitolo 16
*** The Only Thing Faster than Light is Darkness ***


Capitolo 16
 
The Only Thing Faster than Light is Darkness
 
 
 
 
 
Con un rumore cristallino simile al suono di milioni di vetri infranti, la cupola si distrusse lentamente dividendosi in frammenti di energia trasparenti.
Tutto sembrava essersi fermato durante quegli attimi, gli Heartless osservavano la scena senza comprenderla e tutti gli abitanti di Athom, che si erano schierati per le strade vogliosi di combattere, avevano osservato tutto in rispettoso silenzio.
Quella situazione mise ancora di più in risalto l’eco delle sirene che risuonavano ancora per tutte le strade della città.
Quando Walter accusò il colpo che infranse la cupola, fu scaraventato a terra in un abbagliante luce, andando a distruggere un edificio nella periferia; anche questo fu osservato da tutti.
La quiete in attesa della guerra era satura di tensione.
Erika fece un passo verso l’Heartless gigante a forma di Antonella.
«Ferma» le disse Eugeo che, con Kudo, era insieme a lei sulla seconda cinta muraria composta dalla ormai ex passeggiata sopraelevata; erano i tre maestri incaricati di distruggere quella cosa mostruosa «La sua difesa è ancora attiva» concluse Eugeo.
Lei osservò verso l’alto, effettivamente tutti i frammenti trasparenti in cui si era spezzata al cupola erano ancora sospesi in aria, fluttuanti e senza alcuna intenzione di svanire.
Nel momento successivo, inaspettatamente, l’Heartless gigantesco parlò con la voce di Antonella, che risuonò in tutta la valle della città.
«Guerrieri, detentori della Fantasia! Voi scegliete di vivere nella Luce ma vi siete dimenticati che è la Luce a generare l’Oscurità. La Luce dei maestri è troppo forte e ha gettato inevitabilmente le ombre nei vostri cuori. L’equilibrio tra Luce e Oscurità deve essere preservato. Adesso, io, vi offrirò il potere Oscuro! Accettatelo, controllatelo, e finalmente l’era dei maestri avrà fine rendendoci liberi di governare Athom e il resto del nostro mondo!» disse, successivamente tutti gli Heartless presenti sui confini attaccarono venendo verso la città.
Quando la prima Darkball toccò i frammenti di cupola questi la fermarono e si detonò l’esplosione contemporanea di tutti le schegge.
Boom
Una deflagrazione di Luce invase il cielo di Athom causando una spostamento d’aria verso l’esterno davvero notevole. Gli alberi si piegarono, le rocce si scheggiarono e tutto ciò che era mobile venne spazzato via in un istante. Anche l’Heartless di Antonella si ustionò, perse l’equilibrio e ricadde all’indietro a causa dell’onda d’urto.
Moltissimi Heartless vennero dissolti nel nulla grazie a questo colpo ma il loro numero era troppo elevato, perciò, ormai inevitabile, la guerra iniziò.
Shadow e Neoshadow iniziarono ad emergere dal terreno al centro di strade e piazze e numerosi Invisibili e Darkball arrivavano dal cielo.
In ogni luogo della città iniziarono gli scontri tra i cittadini di Athom e l’esercito oscuro.
L’Oscurità che dilagava dal Santuario ormai ricopriva l’intera collina e gran parte della spiaggia di fronte alle mura, e ne emergevano continuamente sempre più nemici.
Gli Heartless non erano molto resistenti, infatti venivano facilmente annientati dagli studenti che manipolavano i loro elementi contro di loro; ciò che li poneva comunque in vantaggio era la loro supremazia numerica, l’imprevedibilità e la loro mancanza di affaticamento.
Una Darkball che riuscì a schivare gli attacchi diretti verso di lei, grazie alla sua velocità e ai repentini cambi di direzione, riuscì a puntare diretta verso l’entrata ancora aperta dell’Accademia.
Lilly era all’interno sulla soglia in attesa di superstiti o feriti da accudire all’interno della struttura, quando vide la Darkball dirigersi a fauci aperte verso di lei chiuse gli occhi dalla paura, ma non si mosse di un millimetro.
L’Heartless sbatté violentemente contro una barriera invisibile che proteggeva l’edificio e indietreggiò dolorante.
Mentre si dimenava a mezz’aria un fulmine sottile e luminoso tracciò un meraviglioso arco nella piazza andando a trafiggere la Darkball che svanì in una nuvola di Oscurità.
In movimento dinamico, Walt apparve davanti all’entrata.
«Lilly!» disse oltrepassando la barriera e abbracciandola.
Lei riaprì gli occhi strinse Walt a sé e capì ciò che era avvenuto: «Ho avuto tanta paura, cosa ci accadrà? Verremo spazzati via nelle tenebre?» chiese disperata piangendo.
«Dobbiamo avere fiducia nei maestri, nei veri maestri e debellare Antonella e la sua Oscurità» disse Walt rivoltandosi verso l’esterno e ammirando tutti gli abitanti di Athom che combattevano gli Heartless nella grande piazza dell’Accademia, avvolti da esplosioni, luci e colori.
«Credi che nessuno ascolterà ciò che ha detto? Lei vuole che gli studenti si schierino dalla sua parte, dovrete confrontravi anche con loro» disse lei preoccupata.
Walt non aveva pensato a questa cosa, ed effettivamente era vero. Non tutti erano persone che rispettavano i maestri, i loro ruoli e ciò che rappresentava la Luce.
Ci sarebbero stati altri come Lucas? Probabilmente sì.
Il pensiero che qualche altra persona a lui cara potesse cedere all’Oscurità gli strinse il cuore.
«Devo trovare Erik e Matt» disse e riuscì fuori dall’Accademia, non aveva tempo per altri sentimenti.
Infrangendo il senso della sicurezza, Lilly lo seguì oltre la barriera afferrandolo per un braccio.
«Walt…» disse, era evidentemente arrossita in volto «… quando incontrerai Erik, puoi dirgli che lo amo?» disse un po’ in imbarazzo mentre intorno a loro un ragazzo fece esplodere contemporaneamente sei Neoshadow evocando spuntoni di roccia dal terreno.
Walt la guardò e con un dito le asciugò la lacrima che le stava scorrendo sulla guancia destra, poi le sorrise iniziando a trasformarsi in elettricità.
«Lo sa già» le disse e poi volò via utilizzando il nuovo movimento dinamico in aria.
Non poteva sapere che quella fu l’ultima volta che vide Lilly.
In tutta la città le battaglie imperversavano, Avis e Dave attraversavano le strade salvando le vite degli studenti e facendo fuori gli Hearltess, soprattutto i Darkside, quelli grossi.
Erika, Eugeo e Kudo fronteggiavano l’Heartless di Antonella.
 
 

 
 
Walter si rialzò dalle macerie e si rimise in piedi scrocchiandosi il collo, apparentemente non aveva subito molti danni né dal colpo né dalla caduta, solo qualche graffio.
Osservò il cielo e vide che la sua cupola aveva compiuto al meglio il suo dovere eliminando tutti gli Heartless che si erano ammassati ai confini, evitando un invasione massiccia in modo da renderla capillare.
Con qualche passo uscì dalle macerie della casa e, divaricando perfettamente gambe, braccia e le dita della mano generò un impulso invisibile di elettricità statica che scostò la polvere intorno a lui.
Dopo un attimo si voltò verso sinistra: «È laggiù» disse e con il movimento dinamico più veloce esistente, superò la barriera sonica e sparì.
Il suo corpo atterrò pesantemente in una strada, spaccando il terreno. Il viaggio fu talmente veloce che il suono e lo spostamento d’aria arrivarono pochi attimi dopo il maestro stesso.
La vera Antonella si trovava al centro di un incrocio a un isolato da lui e stava concludendo una conversazione con David, Jacob e Lucas: «Adesso andate, eseguite ciò che vi ho detto» gli disse e loro si dileguarono, motivati anche dalla presenza del maestro.
«Infatuare dei ragazzi con l’Oscurità in modo da farli agire al posto tuo e liberare il tuo cuore che avevo vincolato… pienamente nel tuo vecchio stile subdolo e perfido, Lella» disse Walter camminando lentamente verso di lei.
Lei formò un sorriso malefico con le sue labbrone e avvolse le sue mani in un alone di Oscurità: «Il tuo splendente regno della Luce è finito Walter».
«Ancora una volta tu mi sottovaluti. La tua tetra Oscurità è l’unica che verrà distrutta stasera» gli rispose lui con fermezza.
Dal terreno sotto i piedi di Antonella salirono sei flussi di Oscurità che andarono velocissimi contro Walter tentando di trafiggergli il corpo.
Dimostrando di avere i sensi e una percezione sovrumana Walter li schivò tutti e, sfiorandoli con le mani, ne deviò la traiettoria conficcandoli nel terreno.
Dal cielo, divenuto carico di tempesta, due immensi fulmini caddero e andarono a bloccare momentaneamente le vie di fuga alla destra e alla sinistra di Antonella.
In quel momento Walter puntò una mano contro di lei e un raggio di elettricità intensissima si scatenò colpendola in pieno e disintegrando al suo passaggio tutti i palazzi che li circondavano.
Lui non le diede nemmeno il tempo di rialzarsi che, sempre a velocità ultrasonica, la attaccò fisicamente lanciandosi contro di lei come un proiettile e colpendola con la punta dei piedi nello stomaco, facendola sprofondare in alcuni edifici di seguito.
Walter si ricompose indietreggiando di qualche metro sulla strada.
Lei, senza danni evidenti, schizzò in aria tenendo d’occhio il suo nemico che la studiava da terra.
Mentre il maestro stava per alzarsi in volo, una fiammata ampia come un palazzo la investì in pieno da destra, avvolgendola nelle incandescenti fiamme.
Così Antonella venne riabbattuta a terra e si schiantò sull’asfalto scavando un solco nel terreno mentre Dave si materializzò a pochi metri da lei.
«Sporca traditrice! Ti avevamo dato una seconda possibilità, potevi vivere nella Luce e invece ci hai traditi di nuovo!» disse lui. Il suo corpo era sudato e aveva le vene delle braccia in evidenza sia a causa della lotta, che già da intensi minuti stava affrontando contro gli Heartless, sia dalla rabbia; probabilmente qualcuno aveva già perso la vita.
Walter lo raggiunse apparendo al suo fianco avvolto da piccoli fulmini su tutto il corpo, aveva una mano sulla spalla di Dave, quasi come per calmarlo o rassicurarlo.
Il maestro del Tuono era più alto di quello del Fuoco e come un fratello maggiore si abbassò fino a raggiungere il suo viso e gli disse: «Insieme, ok?».
Dave lo guadò con un sorriso di soddisfazione e gli rispose: «Ma certo, è il Fulmine che genera il Fuoco».
Il colpo che crearono fu meraviglioso: una raggio di intense fiamme di un rosso accecante avvolte da una spirale di molteplici fulmini si diresse con furia contro Antonella.
Lei si sistemò i capelli bruciacchiati e colpì il terreno con entrambe le mani evocando una spessa colonna nera di Oscurità e Buio insieme.
Il colpo dei due maestri era troppo potente e lei ne era consapevole, infatti la sua difesa era finalizzata ad una fuga rapida, un attimo prima che la colonna di fuoco perforasse il muro oscuro lei prese il volo semitramutata in una nube nera.
I due insegnanti la videro allontanarsi, si guardarono con intesa e Walter, che era più veloce, si lanciò all’inseguimento.
 
 
 
 
Nella strada principale si era scatenato l’inferno, gli studenti combattevano senza sosta gli infiniti Heartless che sembravano non diminuire mai.
Esplosioni si susseguivano in ogni punto della città e sempre più ragazzi venivano sconfitti, trasformandosi a loro volta in Oscurità.
In quel momento un numero spropositato di Darkball e Invisibili arrivò davanti al viale in cui si trovavano Lezia, Andy e Al.
Dopo essersi osservati intorno capirono di essere rimasti soli in quella via e apparentemente nessuno sarebbe corso a dargli una mano. Successivamente si guardarono tra di loro con una leggera consapevolezza di essere spacciati per la schiacciante supremazia numerica degli Heartless.
Gli Invisibili lanciavano le loro spade distruggendo finestre e facciate dei palazzi mentre le Darkball si dirigevano zigzagando verso di loro.
«Non mi darò per vinta, forza la mossa combinata che proviamo da mesi!» propose Lezia ancora ardente di combattere.
«Non li prenderà tutti, lo sai» rispose Al mogio.
«Dov’è finito il mio amico ottimista e spiritoso, eh? È la nostra migliore alternativa diamoci dentro!» disse Andy e si lanciarono all’attacco.
Lezia evocò l’Acqua che ricoprì il terreno di una manciata di centimetri, poi lei ci camminò sopra e, solo nel punto in cui si trovava, si sollevò un onda che Lezia cavalcò surfando nella direzione che voleva
«Io faccio fuori quelli a quota bassa, voi sapete come agire» disse e si lanciò all’accatto.
Scivolando sull’onda rialzata dal terreno risultava abbastanza veloce e riuscì a modificare la grandezza del flutto in modo da travolgere e annegare le Darkball che volavano più basse.
Andy avanzò di qualche passo immerso nell’acqua, si inginocchiò con la gamba destra e affondò entrambe le mani nel liquido.
Dopo qualche momento il terreno iniziò a vibrare e dal suolo, alimentate anche dalla presenza dell’acqua, emersero piante con radici e tronchi enormi che sfondarono la strada e cercarono la loro via verso il cielo.
Tronchi giganteschi di legno solido si contorcevano crescendo in maniera straordinariamente veloce in tutte le direzioni. Furono le centinaia di rami secondari, più sottili e perciò più veloci a muoversi, a giocare un ruolo fondamentale in quanto la mente di Andy li andò a indirizzare verso gli Heartless infilzandoli e frustandoli, ponendo fine alla loro esistenza.
«Lezia al riparo presto!» disse Al e lei in fretta si ritirò dalla strada, tornando verso la sua classe.
Fu il turno di Al infatti, che richiamò indietro la sua compagna proprio per proteggerla dal suo elemento.
Ora che il viale era diventato una specie di giungla con rami e tronchi ovunque, Al appoggiò il palmo della mano sul tronco principale, quello dal quale si estendevano tutti gli altri e, con un urlo e uno sforzo atroce sul suo viso, riuscì a tramutare rapidamente tutto il legno e i rami in acciaio, durissimo e resistentissimo.
Dopo la mutazione fece estendere sottilissime spine d’acciaio lungo tutto il percorso della pianta metallica che andarono a trafiggere gli Heartless e anche i palazzi lì intorno, distruggendoli.
I tre ragazzi erano sfiniti dopo quello sforzo enorme e si avvicinarono l’un l’altro unendosi in un abbraccio.
Malgrado il loro attacco combinato molti Heartless erano riusciti a sopravvivere, alcuni Invisibili avevano trovato riparo a terra nelle zone in cui le piante non erano riuscite ad arrivare e dove Lezia ormai non poteva raggiungerli e invece altre Darkball erano riamaste troppo in alto per essere raggiunte dalle spine.
Spacciati, loro chiusero gli occhi in attesa della loro fine.
Ma anche attraverso le palpebre chiuse videro una luce bianca arrivare davanti a loro.
«Oh, andiamo. Non vorrete uscire di scena adesso» disse Walt e mentre gli Heartless lo stavano raggiungendo, lui scaricò due potenti fulmini contro la pianta di metallo che trasmise l’energia elettrica in tutta la via.
Ogni ramo e ogni spina erano connessi l’un l’altro da numerose scosse che trapassarono anche gli Heartless più in alto e ovviamente la corrente fu trasmessa anche all’acqua sul suolo che sfrigolò attraverso gli Invisibili che si erano rifugiati in basso, friggendoli.
Quando l’attacco di Walt si esaurì l’albero d’acciaio aveva assunto ombreggiature rosse dall’incandescenza acquisita tramite la corrente e tutti i nemici svanirono contemporaneamente in una nuvola di fumo nero.
«Non perdete la speranza» disse Walt e svanì in movimento dinamico sempre alla ricerca di Erik e Matt.
Dopo pochi momenti li raggiunse Avis: «Ragazzi, state bene?» chiese preoccupata.
«Sì maestra, ci ha salvato Walt» affermò Lezia.
Lei si guardò intorno sperando di vederlo, ma orami il ragazzo era andato via.
Dietro di lei un enorme Darkside spuntò dal fondo della via, si appoggiò all’albero d’acciaio distruggendolo con il suo peso e avanzò lento e inesorabile verso di loro.
Avis lo guardò, raccolse tutta l’Acqua evocata in precedenza da Lezia, la concentrò nella punta del dito che puntò contro l’Heartless, poi, con un sottilissimo getto ad alta concentrazione, lo tagliò senza fatica a metà, dissolvendolo.
Lezia osservò la scena con attenzione: «… Ma certo… la concentrazione degli elementi, avevamo fatto una lezione a riguardo. Più un elemento fluido come l’Acqua è concentrato, più è potente! Mi fosse venuto in mente prima avremmo potuto eliminare gli Heartless in poco tempo!» si sgridò Lezia.
«Non dovete dimenticarvi ciò che vi abbiamo insegnato, ma poco male, ce l’avete fatta comunque. Presto ho bisogno di voi di là, andiamo!» disse e si avviarono verso una strada laterale.
 
 
 
 
Nel frattempo davanti alle mura il gigantesco Heartless di Antonella avanzava trascinandosi lentamente con le braccia verso la città, mancavano ancora circa quattrocento metri.
«Ci serve più tempo… se quel mostro entra nella mura ucciderà tutti gli studenti che incontrerà senza alcuna fatica…» disse Eugeo preoccupato, reggendosi sul suo bastone di legno.
«Allora cerchiamo di farlo fuori prima che li raggiunga, io vado» disse Erika e, impugnando la sua spada nella mano destra, fece un balzo verso l’alto, alzandosi in volo.
«Hey tu, ragazzo!» disse Eugeo rivolto a Kudo «Proteggila… a costo della tua stessa vita» disse, puntandogli severamente l’indice contro.
Kudo lo guardò a metà tra il divertito e lo scontroso «Ma certo, non vorrei mai rischiare di diventare un vecchio bacucco» gli rispose.
«Mpf, il solito insolente» disse Eugeo a bassa voce.
Kudo si preparò all’azione: tutte le vene gli si evidenziarono sotto la pelle e i muscoli gli si gonfiarono visibilmente; poi si mise in posizione e si diede uno slancio verso il nemico, talmente veloce da risultare quasi orizzontale.
Con tutta la sua forza, penetrò con le gambe dentro l’enorme pancia dell’Heartless, affondando dentro il suo addome.
Ad ogni azione corrisponde una reazione e infatti, dopo aver perso parzialmente l’equilibrio e arrestato la sua avanzata, l’Heartless fece rimbalzare indietro il corpo di Kudo a una velocità superiore della precedente.
Lui strisciò sul terreno creando numerosi solchi ma riuscì fortunatamente a fermarsi prima di farsi del male.
Il colpo però era andato a buon fine, in quanto l’Antonella gigante si portò istintivamente una mano allo stomaco nel punto in cui Kudo l’aveva colpita.
Nel frattempo Eugeo era rimasto sulla seconda cinta muraria e osservò la scena con attenzione.
Due invisibili lo accerchiarono e contemporaneamente lanciarono le proprie spade verso l’anziano maestro e lui, senza nemmeno degnarli di uno sguardo, sbatté il bastone a terra e due spuntoni di Roccia emersero velocissimi dal suolo andando a colpire i due Heartless che evaporarono, poi si voltò dall’altro lato e si affacciò verso il basso dove, nelle strade, imperversava la battaglia.
«Voi due! Salite qui, subito!» disse rivolgendosi a Erik e Matt che stavano combattendo in giro per la città alla ricerca di Walt e per caso si erano ritrovati lì sotto.
A Erik venne un leggero brivido quando vide che Eugeo aveva scelto proprio loro tra la folla gremita e lanciò uno sguardo preoccupato a Matt.
In movimento dinamico, i due ragazzi raggiunsero il maestro e ad entrambi salì molto la preoccupazione vedendo da così vicino l’Heartless gigante.
«La vostra classe è la migliore dell’Accademia, e io adesso ho un assoluto bisogno di guardie del corpo, avrei preferito il trio al completo ma mi accontenterò anche solo di voi. Dovrò concentrarmi al massimo per rallentare quel mostro mentre Kudo e Erika lo combattono da vicino, voi due dovete evitare che gli Heartless mi raggiungano durante la mia preparazione, intesi?» disse il maestro.
«Noi… siamo la classe migliore…?» disse Erik in tono quasi sognante, non tanto per il concetto in sé, ma più perché era Eugeo stesso a dirglielo, invece di sminuirli come al solito.
Matt vide che il suo amico era ancora immerso in quel pensiero quindi gli diede una spallata per ridestarlo e rispose lui per entrambi: «Ma certo maestro, rimarremo qui sulle mura in modo da avere piena visuale sull’ambiente circostante».
«Ottimo, allora iniziamo» disse Eugeo e, per la prima volta davanti a degli studenti, lasciò il proprio bastone nodoso, che rimase miracolosamente in piedi contro ogni legge gravitazionale, e si sedette a gambe incrociare e occhi chiusi lì di fianco, con le mani appoggiate al terreno, il suo elemento.
In quel momento un’orda di Shadow emersero dal pavimento: un gruppo alla destra e uno alla sinistra dei tre.
Erik, rapidamente, generò un ammasso di vapore che compresse tra le mani, aumentando la sua forza esplosiva e il suo calore, poi lo scaraventò contro gli Heartless che furono spazzati via dall’esplosione.
Matt a sua volta si concentrò e un attimo prima che gli Shadow lo attaccassero, appoggiò il palmo al suolo e pietrificò tutto ciò che era davanti a lui lasciando al posto dei nemici delle innocue statuette di pietra.
«Esattamente così» disse Eugeo.
 
 
 
 
Erika nel frattempo era volata in alto, ad una quota molto più elevata dell’Heartless gigante ed era sospesa sopra la sua testa.
Erika era una grande conoscitrice della fisica e sapeva che per colpire nel modo più efficace il gigante aveva bisogno della più grande forza disponibile e del più ampio raggio d’azione.
Perciò grazie al suo controllo perfetto sul Metallo, modificò la forma e la composizione della sua spada rendendola corta, tozza e di piombo, il metallo più pesante.
Dandosi lo slancio iniziò a cadere roteando vorticosamente su se stessa, acquisendo durante la caduta sempre più velocità e forza centrifuga.
Divenuta ormai quasi un proiettile, quando arrivò al punto giusto, plasmò nuovamente la forma della sua spada donandole una lama lunghissima e del titanio più resistente conosciuto.
Grazie all’enorme forza e velocità acquisita e all’idea di quel colpo da vera maestra, riuscì a tranciare di netto il braccio sinistro dell’Heartless gigante.
Mentre tutto l’arto tranciato svaniva, l’Antonella gigante urlò atrocemente straziandosi dal dolore.
Erika si lasciò cadere soddisfatta del suo operato e atterrò a poche decine di metri dal nemico.
Guardò istintivamente verso la città dove chi non era impegnato a salvarsi la vita in quel momento e aveva visto ciò che aveva fatto, la stava applaudendo… anzi no le urlava contro.
Colta dal terrore, guardò immediatamente verso l’alto.
L’orrore le si dipinse in volto.
Il braccio si era rigenerato in quei pochi secondi e ora puntava a tutta forza verso di lei per schiacciarla al suolo come un meteorite. Era troppo tardi. Non poteva fare nulla.
L’impatto fu violentissimo.
Il terreno sprofondò di diversi metri per la forte pressione generata dal colpo e il boato che ne seguì squarciò il cielo, fu udito da tutti.
Ma Erika aprì gli occhi, era ancora viva.
Capì immediatamente di essere ancora sotto quel pugno Oscuro che premeva incessante verso il basso per estinguere la sua esistenza, si trovava in un cratere enorme che sarebbe dovuto essere la sua tomba.
Si osservò intorno e capì perché l’inevitabile era stato evitato.
Kudo era arrivato a soccorrerla e adesso sosteneva col suo corpo tutto il peso di quell’attacco devastante.
«Erika…! Vattene…!» riuscì solo a dire a causa dello sforzo inumano.
Lei fu presa dallo spavento: «No! Non ti lascerò qui, te lo scordi!» disse e iniziò disperatamente a creare numerosi pali di metallo che emersero rapidi dal terreno per andare a sostenere il peso dell’Heartless al posto del suo collega.
«No..! Non c’è più tempo…!» disse Kudo, che faceva affondare il terreno sempre di più.
Vedendo che lei non lo ascoltava, in un ultimo atto prima di soccombere allo sforzo, generò dal suo corpo un’onda di forza fisica, che scaraventò Erika fuori dalla conca che si era andata a formare sotto il peso del pugno.
«KUDO! NO!» urlò lei piangendo disperata.
Dopo pochi secondi, il braccio destro di Antonella-Heartless andò a colpire trasversalmente il braccio sinistro che teneva impegnato Kudo, andandolo a schiacciare definitivamente.
In quello stesso momento, la bolla di Lotta presente sul trono di Kudo nel Santuario proibito si cristallizzò, perse lucentezza e la sua consistenza energetica instabile, divenne fragile, praticamente di vetro, smettendo di levitare.
Attratta dal vortice oscuro sotto le sedute, rotolò e cadde.





 
 
 
 
Angolo dell’autore:
 
Queste scene e quelle dei successivi capitoli sono state ideate in questo modo grazie alla canzone “Believer” degli Imagine Dragons
 
La guerra è iniziata.
Pensate che i dubbi di Lilly siano fondati? Qualcuno accetterà l’Oscurità come ha fatto Lucas e combatterà contro Athom?
Vi è piaciuta la prima parte del combattimento tra Walter e Antonella? Avranno ancora da duellare parecchio!
Quale scena o parte avete preferito degli scontri a cui abbiamo assistito fino ad adesso?
Cosa staranno facendo gli altri studenti? Se la caveranno? Vinceranno?
Come credete che si possa fermare l’Heartless di Antonella? Eugeo sta preparando qualcosa al riguardo?
Fatemi sapere cosa ne pensate!
 
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!
 
Il prossimo capitolo sarà pubblicato il 15 aprile!
 
Buona Pasqua!

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Capitolo 17
*** Athom's Sacrifice ***


Capitolo 17
 
Athom’s Sacrifice
 
 
 
 
 
Erika era furiosa. Si era salvata è vero, ma al prezzo più alto di tutti: la morte di un amico.
Nonostante il cospicuo pianto, riuscì a sfuggire ai mortali colpi dell’Heartless di Antonella e ad allontanarsi a sufficienza; la battaglia non era affatto terminata e con un maestro in meno le perdite erano aumentate esponenzialmente, anche se per ora l’enorme gigante non aveva avanzato ulteriormente verso la città.
L’Heartless aveva iniziato ad agitare le lunghe ciocche nere che dovevano essere una riproduzione dei capelli di Antonella, ma che in realtà assomigliavano molto di più a tentacoli.
Alcuni di essi si allungarono a dismisura dirigendosi a tutta velocità verso la maestra che saltò schivandoli, mentre essi si conficcavano nel terreno violentemente; avrebbero facilmente spezzato la pietra, perciò l’effetto su un corpo umano sarebbe stato fatale.
Lei si librò nuovamente in aria e con la sua lunghissima arma tagliò di netto tutte le ciocche di capelli con un colpo orizzontale.
Come si aspettava anch’esse si rigenerarono dopo poco.
Così decise di adottare un approccio diverso per rallentarla, si allontanò e atterrò nuovamente al suolo.
La spada di Erika aveva assunto le sue dimensioni standard ma con una punta molto più accentuata e affilata del solito.
«Brutta stronza… vediamo se riusciamo ad abbatterti a distanza…» disse lei fra sé e sé, poi portò la lama dietro la schiena e con tutta l’energia che aveva descrisse il fendente più forte della sua vita.
Un suono metallico echeggiò e, nella direzione in cui il fendente era stato eseguito, la terra e il suolo si tagliarono di netto lasciando un solco sottilissimo ma estremamente profondo.
Il taglio avanzò sempre di più trapassando ogni tipo di roccia, albero o ostacolo che gli si parò davanti e raggiunse l’Heartless.
Il gigante bloccò il fendente con le mani e, con un enorme sforzo, riuscì a scaraventarlo in aria dove esplose in un taglio circolare che si espanse in mezzo al cielo.
Fortunatamente era più alto di qualunque edificio di Athom, ma andò a colpire la vetta delle colline separandola nettamente dal suolo.
«Evidentemente no…» disse Erika dandosi da sola la risposta alla sua domanda
Rinfoderò la spada al suo fianco e, vedendo che diversi Heartless più piccoli l’avevano adocchiata, con le mani creò numerosi proiettili d’acciaio sospesi in aria e, usando il suo corpo come fulcro di partenza, li fece viaggiare a velocità elevatissima verso l’esterno, bucando i corpi degli Heartless e dissolvendoli facilmente in Oscurità.
Poi mirò all’Heartless di Antonella e intensificò quella scia di frammenti metallici: il corpo del gigante non venne colpito in quanto i proiettili si consumavano prima di raggiungerlo, come se fosse protetto da un velo impenetrabile.
Anche se adesso era molto rallentato, il gigante riiniziò la sua placida avanzata verso la città.
«Eugeo, sbrigati…» sussurrò la maestra.
 
 
 
 
Visti da terra, i colpi tra Antonella e Walter sembravano semplici onde d’urto a mezz’aria, troppo veloci per essere distinte esattamente.
Raramente i cittadini per le strade riuscivano a cogliere la magnificenza di tanto potere; l’atmosfera tumultuosa non contribuiva nemmeno all’attenzione che i loro attacchi avrebbero meritato.
Walter si spostava in aria ad una velocità ben più elevata di quella del suono ma nonostante fosse decisamente più rapido, il Buio rimaneva un elemento difficile da colpire essendo intangibile; e lei certo non peccava di potere.
Ad un certo punto, nei cieli di Athom, si scontrarono: lui le stava tirando un calcio dritto verso la faccia e lei, leggermente più in basso lo aveva parato con l’avambraccio.
Antonella decise di tirarsi fuori da quella situazione di contrasto evocando la sua lunga lancia, con la lama intrisa di Oscurità.
Con il braccio libero la fece volteggiare mirando all’addome del maestro.
Per non perdere il contatto tra la gamba e l’avambraccio dell’avversaria lui non si spostò, bensì mutò il suo corpo in maniera inedita: l’addome si dissolse in una nube temporalesca che la lama attraversò senza infliggere danni.
Ora Walter era con il busto separato dalle gambe, connesso solo con la nuvola carica di fulmini.
«Ma come ha fatto?» chiese Lezia a Avis, che in quel momento si ritrovarono ad osservare lo scontro.
«…Movimento dinamico-statico… ha mutato il suo corpo nel suo elemento senza dover necessariamente spostarsi, concetti molto difficili anche per gli studenti diplomati» spiegò la maestra, poi si voltarono distratti dagli Heartless in arrivo.
Mentre la parte superiore del corpo di Walter si allontanava anche le gambe divennero nuvole e si riattaccarono al corpo, riprendendo solidità.
Il maestro richiamò a se il potere dello Spazio, rinchiuso in una bolla che avvolgeva la sua mano destra.
Quando la notò, Antonella tentò invano di allontanarsi.
Come colpendo un muro invisibile, Walter fece scoppiare quella bolla mezz’aria e immediatamente delle crepe si disegnarono nel vuoto, come se tutta l’area fosse stata di vetro.
Anche la sagoma di Antonella venne distorta e spaccata, poi tutto all’interno delle crepe venne scaraventato a terra da una spinta estrema che distrusse ogni cosa sul suo cammino.
Ripreso l’equilibrio, Antonella si asciugò il rivolo di sangue che le usciva dalle labbra carnose e, approfittando del fatto che Walter era provato dallo sforzo, generò sette colonne di Buio che andarono dritte verso il maestro, tentando di stritolarlo.
Lui ne riuscì a schivare la gran parte ma fu comunque colpito da due di questi flussi neri che avvolsero il suo corpo in maniera vischiosa avvolgendolo in una palla, solo le braccia uscivano fuori.
Lei controllando la massa di Buio lo scaraventò con forza a terra, poi lo scagliò contro diversi palazzi facendolo passare da parte a parte, mirando a distruggere il suo corpo.
Poi la sfera rallentò: Walter stava facendo resistenza, finché non si arrestò completamente a mezz’aria.
Questa volta si materializzarono due bolle di Spazio: una nella mano destra e una nelle mano sinistra del maestro.
Però non le fece scoppiare, bensì collidere l’una contro l’altra.
Si creò un cumulo di energia rosa e quando collassò generò un anello che, allargandosi sempre più, tranciava a metà tutto ciò che incontrava.
Palazzi, Heartless, alberi e montagne furono tagliati di netto prima che il colpo si esaurisse.
Walter si era liberato.
Antonella si riprese dallo sforzo, poi rievocò la sua lancia e si scagliò verso di lui a gran velocità, decisa ad infilzarlo.
Erano centinaia di anni che Walter non lo faceva, ma dopo così tanto tempo fu costretto anche lui ad evocare la sua arma: gli comparve nelle mani un bellissimo scettro d’acciaio, era costituito da una parte centrale cilindrica in metallo liscio e lucido; l’estremità superiore era a punta e l’estremità inferiore disegnava una saetta.
Fu proprio l’esile punta inferiore a colpire la lama della lancia di Antonella.
Quel contatto generò un onda d’urto che andò a polverizzare i palazzi sottostanti a loro, lasciando solo macerie.
Walter sembrava non fare alcuna fatica a bloccare la spinta della nemica che invece insisteva con forza contro di lui.
I due si separarono, allontanandosi, poi lei subdolamente si avvicinò al suolo affondandoci come un’ombra, e svanendo.
Anche Walter si abbassò al suolo: «Maledizione, l’ho persa…» era affaticato ma non lo dava a vedere, osservò il suo scettro come avrebbe guardato un vecchio amico che non rivedeva da tempo immemore, sorrise e poi lo fece svanire.
Un rumore secco dietro di lui lo fece voltare, e vide Giano che si era inoltrato nelle macerie fino a raggiungerlo.
«Antonella… si libererà finalmente di te… ti credi tanto forte e poi sei solo un codardo che si vergogna di combattere» disse il ragazzo, aveva gli indumenti sgualciti, in alcuni punti bruciati; il maestro lo notò e si chiese contro chi avesse combattuto: gli Heartless, o altri studenti?
Giano generò un flusso di Fuoco che investì completamente la sottile barriera che proteggeva il corpo di Walter, senza minimamente scalfirla.
Si avvicinò ulteriormente coperto dal colpo stesso, il maestro non si mosse ne disse nulla.
Fu quando Giano spense la fiammata che gli parlò: «L’invidia e la superbia sono canali ottimi per raggiungere l’Oscurità, Giano» gli disse con calma.
Erano ad un passo di distanza l’uno dall’altro e Giano, utilizzando la Lotta, tentò di colpirlo con un pugno.
Walter si mosse alla sua consueta velocità ultrasonica e chiuse il pugno del giovane nella sua mano, bloccandolo senza alcuna fatica.
Fu in quel momento che il corpo di Giano ribollì di rabbia e con essa giunse l’Oscurità che iniziò a trasudare dal suo corpo: «Combatti, vigliacco!».
«Non è mia abitudine punire gli studenti, ma è evidente che ormai tu abbia compiuto la scelta sbagliata e che sarai di intralcio in questa guerra. Mi spiace che il tuo cuore si sia arreso alla tua mente» gli rispose il maestro tenendolo fermo sempre con la mano.
Poi lentamente avvicinò l’altra mano alla fronte di Giano che iniziava a divincolarsi spaventato e gli diede un leggero colpetto con le dita, catapultandolo al suolo a decine di metri di distanza.
«Ognuno è fautore del proprio destino» disse Walter, mentre Giano si trasformò tra atroci urla in uno Shadow, perdendo il suo corpo, il suo cuore e la sua volontà. Ormai agiva solo per conto dell’Oscurità.
 
 
 
 
Walt aveva abbandonato l’idea che avrebbe trovato Erik e Matt nelle strade laterali e vedendo che Erika era ancora impegnata a combattere l’Heartless gigante fuori dalle mura, decise di tornare all’interno della città per dare una mano contro i nemici ordinari.
Usava magistralmente il Fulmine e il magnetismo che aveva imparato per neutralizzare gli Heartless che incontrava.
Ogni tanto si fermava a osservare il duello incessante tra Walter e Antonella e quando gli capitava si affiancava a Dave e Avis per il puro gusto personale nel vederli all’opera.
Trovava che gli Heartless fossero esseri disgustosi, senza alcuno scrupolo. Gli parve che quelle immonde creature ce l’avessero con lui in particolar modo rispetto agli altri come se, oltre alla città, avessero il compito di eliminare proprio lui in persona.
Fortunatamente, grazie alla sua velocità, non si considerava in particolare rischio durante l’attacco e aspettava con ansia la svolta in cui qualcuno dei maestri facesse finalmente fuori o Antonella o almeno il suo Heartless.
Aveva iniziato anche ad utilizzare lo Spazio contro i nemici, soprattutto quando non c’erano altri studenti nei dintorni e non rischiava così di colpire qualcuno per sbaglio e capì di essere parecchio inesperto con quell’elemento.
Non solo occorreva una notevole concentrazione e quindi tempo in più per essere utilizzato, ma la sua gamma di attacchi era molto limitata.
Infatti ciò che sapeva fare era solo rinchiudere i nemici nella bolla-prigione e: o sbatterli contro le pareti o il suolo; o stringerli finché non evaporavano spontaneamente.
Comunque soddisfatto del suo operato raggiunse la via principale, luogo nel quale non aveva ancora cercato i suoi compagni, e vide che era gremita di persone e Heartless che combattevano; sul fondo della via, sulle mura, un ragazzo combatteva contro alcuni Darkside mentre un collega trafficava con una grossa bolla di vapore, ma erano troppo distanti per essere riconosciuti.
Walt sterminò diversi Invisibili, quando la sua attenzione fu catturata da Jorgette, che combatteva da sola contro un’orda di Neoshadow, nettamente in svantaggio.
Lei utilizzava foglie e petali di fiori, congelati in maniera da essere molto taglienti, contro gli Heartless ma ormai l’avevano circondata e si nascondevano a turno nel terreno, in modo da rendere inefficace i suoi tentativi di dissolverli.
Walt stava per andare a darle una mano prima che fosse troppo tardi ma improvvisamente arrivò Cindy.
Loro due erano compagne di classe ma litigavano spesso per questioni femminili che Walt non poteva comprendere e non andavano molto d’accordo.
Si davano le spalle l’un'altra e la mancanza di gioco di squadra in quei mesi all’Accademia si poteva vedere nettamente: nessuna sapeva cosa stesse facendo l’altra o che intenzioni avesse.
Quando Jorgette ebbe via libera, entrò in movimento dinamico di elemento Ghiaccio, congelando e distruggendo metà degli Heartless.
Mentre andava via, l’ultimo Neoshadow sopravvissuto tentò di colpirla, e ce l’avrebbe anche fatta in pieno se Cindy non si interpose tra loro.
«NO!» gridò Walt e si teletrasportò lì da lei, eliminando selvaggiamente l’Heartless e prendendo Cindy tra le braccia.
Respirava affannosamente e aveva gli occhi sbigottiti, Walt la reggeva tra le braccia piangendo cospicuamente: «No… no Cindy resisti! Sei la mia migliore amica! Non puoi abbandonarmi adesso!» disse singhiozzando.
«Walt…» disse lei in tono tristemente soave «Io… non so perché l’ho fatto… ho protetto Jorgette… Buona fortuna, Walt…» disse e in pochi secondi il suo corpo si dissolse in tantissime particelle di Luce.
Il ragazzo fu colpito da un’ondata di rabbia e disperazione e, con l’elettricità che gli trasudava dalle braccia, si diresse verso l’Heartless di Antonella.
 
 
 
 
Erik e Matt si davano da fare per sconfiggere ogni tipo di Heartless che li adocchiasse e in nessun caso un nemico raggiunse il maestro ancora intento nella meditazione.
Matt usava con precisione lame di Vento e Rocce aguzze mentre Erik giostrava efficacemente le sue combinazioni di Acqua e Fuoco.
Gli Heartless sono mossi dall’istinto e non hanno la capacità di pianificare le loro mosse, questo era di aiuto ai due ragazzi in quanto il loro gioco di squadra li portava sempre in vantaggio.
Arrivò il momento in cui però la sfortuna fece la sua parte e, dalla via parallela alle mura stesse, emersero dieci Darkside: Heartless molto grossi e forti.
Matt si voltò verso Erik chiedendo con lo sguardo idee sul come comportarsi.
L’amico si fermò un attimo per ragionare: non potevano contrastare dieci Darkside in una lotta in singolo e se avessero dovuto rivolgere entrambi l’attenzione verso di loro Eugeo sarebbe rimasto scoperto…
«Ho un’idea» disse Erik alla fine «riesci a rallentarli e a darmi del tempo?»
«Con chi ti credi di stare parlando? Certo che posso!» disse Matt e si voltò verso i nemici.
Erik invece gli diede le spalle e eliminò con una fiammata l’ultimo Heartless che minacciava Eugeo. Successivamente generò un intensa palla di Fuoco in una mano e una perfetta sfera d’Acqua nell’altra, le lanciò in aria, a qualche metro dal suolo e poi scontrandosi causarono una nuvola di vapore.
Descrisse con le mani un cerchio nell’aria e subito il vapore iniziò a roteare formando una grossa sfera.
Successivamente iniziò il momento di concentrazione assoluta in cui Erik, abbracciando questa sfera di vapore, tentava di rimpicciolirla e comprimerla.
Mentre i Darkside salivano sulle seconde mura Matt si diresse di qualche passo verso di loro, poi tracciò una riga in aria con il dito andando a creare piccoli diamanti con forme particolarmente affilate.
«È un peccato che tu non possa guardare Erik, utilizzerò la mossa segreta che non ho mai fatto vedere nemmeno a voi» disse Matt.
«Ma non mi dire…» disse a fatica Erik che era troppo impegnato a trattenere e comprimere il vapore per osservarlo.
«Diamantempesta!» disse Matt e tutti i minuscoli frammenti di gemme vennero scagliati ad una velocità elevatissima contro gli Heartless, formando una scia splendente.
I Darkside nemici vennero colpiti in pieno perché erano troppo grossi per schivare un attacco con un’ampiezza del genere e si piegarono in due, sofferenti.
Erik era nel più totale sforzo, la sfera di vapore era diventata da una grossa bolla alle dimensioni di una palla ma il ragazzo voleva farla divenire ancor più piccola perciò la costrinse nelle mani.
In preda agli spasmi nel tentativo di liberarsi, il vapore contenuto si ridusse alle dimensioni di una boccia, poi a quelle di una biglia e per finire a quelle di una punta di spillo, altamente instabile.
Matt fece esaurire la sua pioggia di gemme al momento più opportuno, in modo che il compagno avesse campo libero e nemici scoperti.
«Ecco la mia mossa segreta, invece» disse sempre a fatica per mantenere la pallina compressa.
Matt lo guardò davvero molto sospettoso mentre fece qualche passo avanti per indirizzare il colpo: lanciò la minuscola sfera pulsante verso i Darkside che la ignorarono.
Avanzò lentamente verso di loro e poi: «Vaporscoppio» disse Erik e tutta l’energia compressa e accumulata del vapore venne rilasciata generando una deflagrazione sferica gigantesca.
I Darkside evaporarono completamente e con essi anche gran parte delle mura e del palazzo di fronte furono spazzati via nell’esplosione che generò un forte vento verso l’esterno.
Erik e Matt si erano buttati a terra per non essere scaraventati via poi si alzarono per ammirare il risultato ottenuto.
Matt era sbalordito e un po’geloso che Erik avesse una mossa segreta molto più potente ed efficace della sua, così lo guardò un po’ storto e gli disse: «Comunque li avevo indeboliti parecchio io».
In quel momento, dalla via principale, un fulmine percorse violentemente tutta la strada che lo separava dalle mura e Walt si materializzò proprio sopra le teste di Erik e Matt.
Aveva gli occhi iniettati di rabbia e le braccia circondate da due fulmini intensi che le avvolgevano a spirale.
Con tutta la furia che aveva in corpo scagliò davanti a sé quelle folgori che raggiunsero il terreno e proseguirono in avanti, all’esterno delle mura.
Dividendosi e ramificandosi, i fulmini, sempre più intensi, raggiunsero l’Heartless di Antonella, salirono sulla sua enorme pancia e si scagliarono contro le sue braccia e nel viso.
Le diverse esplosioni sul suo corpo furono violentissime, tant’è che lei perse l’equilibrio e cadde nuovamente all’indietro con un violento tonfo.
Erika, che aveva assistito al tutto da terra e fu attraversata completamente dai fulmini, era così sbalordita che si voltò per vedere chi era l’artefice di quell’attacco tanto forte da essere degno di un maestro.
Ma era troppo distante per distinguerlo bene.
Dopo essersi scaricato, Walt parve riprendersi da quel momento di follia e, respirando pesantemente, scese a terra senza la forza di reggersi in piedi e fu subito aiutato da Erik e Matt.
«Ma… è stato straordinario! Da quando ne sei capace?» chiese Matt curioso della fonte di tanta abilità.
Walt era stremato e con il fiatone ma rispose lo stesso: «Pensavate… anf… anf… di essere gli unici… anf… ad avere una mossa segreta?» chiese retoricamente. Però poi non poté non aggiungere la cruda verità: «Cindy non c’è più…» disse amaramente, abbassando lo sguardo.
Istintivamente si unirono tutti e tre in un grande abbraccio.
 
 
 
 
Intanto Eugeo aveva terminato la fase di concentrazione e aprì gli occhi.
Aveva ancora le mani appoggiate al terreno e il bastone era miracolosamente in piedi nonostante tutte le scosse che lo scontro di Erik e Matt avevano causato.
Dal punto in cui le mani toccavano il suolo, si estesero numerose linee simili a radici o vene che dimostravano quanto potere stesse trasmettendo il maestro al suolo e quanto era ampia l’area che esso comprendeva.
Iniziarono leggere scosse di terremoto.
Erika si voltò cessando la sua pioggia metallica: «Eugeo ha iniziato, meglio che me ne vada» disse e controllando il metallo della sua armatura, iniziò a fluttuare volando in alto.
A qualche metro sotto il suolo calpestabile, un’enorme lastra di terra circolare, grossa esattamente come tutta la città dentro le mura, iniziò a ruotare creando vibrazioni e un fortissimo rumore proveniente dal sottosuolo.
Giganteschi blocchi di terra e roccia si spostavano, si incastravano arretravano e scorrevano per posizionare ogni parte nel giusto posto.
Il maestro stava facendo uno sforzo disumano per spostare così tante tonnellate e metri cubi di terra, era troppo vecchio per eseguire attacchi di tale portata.
Due immense pareti di terra, grosse come tre palazzi si alzarono ai lati dell’Heartless di Antonella, stringendola in una morsa.
Questo si arrabbiò e iniziò a spingere verso l’esterno nel tentativo di liberarsi.
Vista la sua stazza non ci avrebbe messo molto, infatti quello di rinchiuderlo era solo un diversivo.
Mentre era impegnato a liberarsi ed era costretto in quella posizione, Eugeo compì un secondo movimento del suolo.
Il corpo del maestro si stava lentamente prosciugando: la sua Fantasia stava scorrendo via dal suo corpo tramite quelle “vene” che lo collegavano alla terra.
Questa volta, fu la base stessa delle mura a collassare: da lì, infatti, uscirono sei grosse punte di stalagmiti gigantesche che avanzavano inesorabili verso l’Heartless gigante.
Quando il mostro si liberò dalle pareti di terra era troppo tardi e fu infilzato dalle gigantesche punte.
Le perforarono la grossa pancia trapassandola da parte a parte.
Non sembrò subire particolarmente dolore, non si agitò e non cambiò modus operandi.
Anche se aveva sei spine di terra che le si conficcavano dentro sempre di più man mano che si avvicinava alla città, riiniziò ad avanzare, anche se nettamente rallentata.
Eugeo era sfinito, aveva perso per sempre tutta la sua energia. Il suo corpo era rinsecchito, magro, quasi privo di vita.
«Maestro…?» chiese Erik preoccupato.
«Mi dispiace ragazzi, avrei voluto fare di più…» disse Eugeo con una voce arida e vecchia.
Poi chiuse gli occhi lentamente e in una manciata di secondi il suo corpo si dissolse in piccole particelle di Luce.
Quando anche il più piccolo frammento svanì al vento, il suo bastone cadde.
Allo stesso modo il cubo di terra presente all’interno del Santuario perse vita: l’erba sulla sommità si rinsecchì e il cubo smise di fluttuare, cadendo nel vortice di Oscurità sotto i sette troni.
 
 
 
 
«Mi dispiace Eugeo…» disse Erika che volando in alto aveva visto la scena, «Sei stato prezioso... Devo assolutamente aggiornare Walter» disse e planò velocemente verso il centro della città.
Lo vide che era da solo, in piedi in un cumulo di macerie e lo raggiunse.
Atterrò davanti a lui e si abbracciarono.
«Kudo ed Eugeo non ci sono più…» annunciò lei cedendo in un pianto liberatorio tra le sue braccia.
«Purtroppo anche molti studenti hanno ceduto all’Oscurità o sono stati sopraffatti dagli Heartless… Avis e Dave fanno del loro meglio ma la città è troppo vasta e i nemici sono troppo numerosi. Pensavo di riuscire a sovrastare Antonella come l’ultima volta ma… non sono abbastanza potente» comunicò lui, ma tentò di stringerla forte per farla comunque sentire meglio.
Poi lei si alzò, e quello che vide cambiò il suo destino.
A un centinaio di metri dietro di loro, da un ombra nel terreno, era uscita Antonella e un dardo oscuro viaggiava dritto verso la schiena del maestro.
Erika non ebbe dubbi, si scambiò di posto con Walter, proteggendolo col suo stesso corpo.
Il dardo le penetrò lo scudo sulla schiena e le si conficcò nella colonna vertebrale, poi svanì.
Walter in preda all’ira, fece scendere dal cielo talmente tanti fulmini che Antonella scappò all’istante e tutti gli Heartless nel raggio di un chilometro vennero vaporizzati.
Poi si abbassò a soccorrere Erika: «No! Non andartene!» disse prendendole la mano e cercando di dargli forza.
Lei era felice, sorridente, convinta di aver fatto la cosa giusta: «Sei la nostra unica speranza, mi fido di te…» e successivamente svanì in particelle di Luce.
All’interno della sala del Santuario, il piccolo scudo triangolare di acciaio si arrugginì, perse lucentezza, e come gli altri, cadde nell’abisso.
 
 
 
 
Nelle strade laterali, Frida dava il suo contributo dissolvendo magistralmente gli Heartless, uno dopo l’altro.
Aveva sempre amato lavorare in solitaria, d’altronde non aveva bisogno di nessuno nemmeno in quel momento, né per darle manforte né per guardarle le spalle.
Eseguiva rapidissimi volteggi su se stessa: con una mano ricopriva l’Heartless con un velo d’Acqua, mentre con l’altra lo congelava all’istante, ibernandolo.
Anche quando un Darkside le si parò davanti non ebbe la minima esitazione, strinse la mano a pugno enunciando la sua mossa: «Criogenesi» e immediatamente tutto l’ambiente attorno all’Heartless, e ovviamente anche il nemico stesso, raggiunsero una temperatura di circa novanta gradi sotto zero.
Mentre il freddo generava una leggera nebbiolina, un’onda di fuoco colpì il Darkside alle spalle, facendolo definitivamente svanire.
Era stato Dave che surfando sulle sue fiamme raggiunse Frida e le accarezzò il volto: «Saresti davvero un’ottima maestra del Ghiaccio, Frida. Dico davvero» disse dolcemente il maestro, gli sorrideva ignorando gli strappi che aveva nei pantaloni, i graffi sulle braccia e le esplosioni che li circondavano, sembrava completamente sereno.
«Frida, te sei molto importante, ci stai dando un grande aiuto. Continua così. Ora devo andare, c’è un ex-maestra da combattere» disse e si incamminò a piedi verso le zone centrali.
Frida era rimasta un attimo imbambolata, sia per ciò che le aveva detto il maestro sia perché in quel momento le si era incantato lo sguardo su uno strappo nei pantaloni, attraverso il quale lei poteva osservare una sua chiappa perfettamente rotonda e abbronzata.
Si distrasse quando si accorse di star facendo nevicare, per sbaglio.
Dave infine si alzò in volo e iniziò a combattere contro numerosi Invisibili sopra la testa della studentessa.
Da uno dei vicoletti lì intorno si accese un’intensa luce arancione, ancor più evidente ora che era definitivamente calata la notte e il cielo era coperto da nubi.
Ne uscì Victor, avvolto dalle fiamme che volteggiavano in modi complessi, segno del fatto che era lui con la sua Mente a controllarne i movimenti.
Vide Frida, poi vide Dave che combatteva sopra le cime dei palazzi.
«Il tempo dei maestri è finito, saremo noi i nuovi governatori della città! Uniamoci Frida! So perfettamente che vuoi prendere il loro posto tanto quanto me!» disse lui con tono deciso.
Lei era incredula.
Possibile che Victor fosse così traviato mentalmente da pensare una cosa del genere?
«Smetteremo di essere delle nullità… finalmente potremmo essere noi i migliori!» disse tendendole la mano.
Frida in realtà aveva già evocato Acqua a sufficienza da riempire completamente tutti i restanti vicoli laterali che Victor non poteva vedere.
LAcqua era agitata ma non si disperdeva grazie alla Fantasia di lei e formava dei muri alti anche dieci metri.
«Non farò mai una cosa del genere Victor, che ti prende? Io ti ho sempre difeso con tutti, quando ti additavano come strano, come asociale. Ti ho consolato quando tuo padre ti picchiava perché qualcuno ti aveva superato in un esercizio… adesso hai la possibilità di fare la scelta giusta… Il nostro obiettivo era sederci insieme ai maestri non al posto loro! Non lasciarti prendere dall’Oscurità!» gli gridò Frida.
Victor ebbe uno scatto con la testa e il suo sguardo si perse un attimo nel vuoto. Pareva in conflitto con se stesso, poi pianse una singola lacrima dall’azzurro occhio sinistro, ma riassunse lo sguardo deciso di prima.
«Tu fai pure quello che devi fare» disse lui «Ma per me, mi sa che è troppo tardi» appena finì di parlare le sue gambe si trasformarono in Fuoco e andarono a unirsi con le fiamme che lo avvolgevano, poi si scagliò come un razzo verso il cielo, dove si trovava Dave, impegnato a combattere e perciò vulnerabile.
Frida liberò l’acqua che era intrappolata nelle vie e, attorcigliandone i flussi, catturò Victor prima che fosse troppo in alto.
Sotto di lui alimentava sempre più le fiamme che gli conferivano la propulsione verso l’alto, ma tutto il suo busto e le fiamme stesse furono avvolte da uno spesso strato di acqua.
Frida aveva unito le mani come in preghiera e stava facendo uno sforzo inumano per trattenere la furia di Victor.
Mentre il fuoco era circondato e l’acqua aumentava sempre più, Frida iniziò a congelare tutto, altrimenti non ce l’avrebbe fatta; la luce delle fiamme faceva risplendere il ghiaccio dall’’interno rendendo l’atmosfera unica.
Victor tentava in continuazione di evadere a quella morsa, ormai fuori di senno. Anche quando il ghiaccio raggiunse il suo corpo non aveva alcuna intenzione di fermarsi.
«VICTOR! Non costringermi a farlo!» gridò Frida.
«Io…» disse lui mentre il ghiaccio gli arrivava al petto «… non sono…» proseguì mentre ormai era congelato fino al collo.
«Victor ti prego…» sussurrò lei, tenendolo in pugno.
«…NESSUNO…» concluse lui aumentando inutilmente l’intensità del Fuoco.
Frida lo fece esplodere in un milione di frammenti di ghiaccio.
Il fuoco si esaurì e rimase solo la grande struttura di ghiaccio che lo conteneva.
Frida aveva il fiatone, ansimava… poi si guardò le mani inorridita.
«Cosa ho fatto…» iniziò a piangere… «Sono un mostro…» disse indietreggiando come volendosi allontanare da se stessa.
Poi le venne in mente: «La profezia! “Per il bene superiore, dovrai mettere fine ad una persona a cui vuoi bene” … Sono un’assassina» si ripeté, impaurita.
Iniziò a correre, scappando. Si inoltrò nelle strade periferiche ormai deserte.
Gli Heartless, come l’Oscurità, si nutrono delle sensazioni negative: rabbia, invidia, gelosia… paura.
Senza che lei se ne accorgesse, dai tetti e dalle strade che si lasciava dietro, gruppi di Darkball e Shadow la inseguivano silenziosi.
Lei piangeva disperata e dispiaciuta.
La paura di essere giudicata, di aver sbagliato, la paura di aver compromesso la sua esistenza… era la paura a guidarla. Quando si ritrovò in un vicolo cieco, con le mani in grembo e gli occhi saturi di terrore si guardò intorno, solo per rendersi conto che era troppo tardi.
Frida non fu vittima di Victor come si potrebbe pensare, e Victor non fu vittima dell’Oscurità.
Quando era piccolo e dimostrò di possedere una Fantasia, e perciò un potere, fuori dal comune, il padre di Victor iniziò a pensare a come poterlo usare per spodestare i maestri che non lo avevano diplomato all’Accademia per sospetto di Oscurità in lui.
Quando scoprì che suo figlio non solo era potente ma possedeva il dono della Mente il gioco era fatto.
Chi controlla la Mente amplifica all’ennesima potenza i suoi pensieri e il suo volere, per questo riesce a manipolare gli oggetti.
Quando suo padre iniettò al giovane Victor i pensieri sbagliati il gioco era fatto: credendoli suoi il ragazzo sarebbe vissuto nel amplificazione degli stessi, vivendo per realizzarli.
Victor fu vittima di suo padre, che bramava l’Oscurità.
E Frida, che era l’unica in grado di fermare Victor, fu una sfortunata conseguenza, anch’essa vittima dell’operato del padre.
Per gli Heartless fu come un pasto succulento, al gusto di paura. 
 
 
 
 
 
 

 
 Angolo dell’Autore:
Ecco un nuovo capitolo!
La battaglia continua inesorabile e ciò che Athom dovrà sacrificare non è poco.
Cosa ne pensate delle battaglie che abbiamo appena visto?
Avete riconosciuto lo scettro? Come può essere in possesso di Walter?
Altri due maestri hanno dato la vita per salvare gli altri, cosa ne pensate di ciò che è accaduto loro?
Vi ricordavate della profezia di Frida? Si è rivelata realtà… questo ci fa anche rimembrare la profezia di Walt… avremo presto risposte?
Cosa ne pensate della storia di Victor?
 
Fatemi sapere la vostra in un commento!
Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accette!
Il prossimo capitolo sarà pubblicato il 29 aprile!
 
See you next time!

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Capitolo 18
*** The Master of Masters ***


Capitolo 18
 
The Master of Masters
 
 
 
 
 
Erano trascorsi minuti preziosi.
La maggior parte degli studenti era caduta vittima dell’Oscurità o degli Heartless, tre maestri avevano sacrificato se stessi per salvare la città ma la strada per una vittoria gloriosa era svanita già da tempo.
Walt, Erik e Matt erano rimasti sulle mura dopo la scomparsa di Eugeo, combattevano con vigore ed energia ma mancava davvero poco prima che l’Heartless di Antonella li raggiungesse.
Della vera Antonella invece non vi era più traccia da quando aveva eliminato Erika.
Dave volava sopra i tetti delle case, combattendo contro moltissimi Heartless contemporaneamente in quanto, non essendoci più molti studenti, la preda più succulenta era proprio lui. Ogni tanto le sue fiammate potenti illuminavano il cielo di un rosso acceso.
Walter era ancora tra le macerie e una volta ripresosi dalla morte dell’amica, appoggiò una mano a terra, dove un’onda elettromagnetica si espanse per tutta la città.
Dopo pochi secondi si rialzò: «Sono rimasti pochissimi studenti, e non c’è nessuna traccia di lei, vuol dire che è arrivato il mio turno contro di te» disse rivolto all’Heartless gigante di Antonella.
Svanì in un impulso elettrico solo per riapparire allo stesso modo sulle mura.
«Voi cosa ci fate qui?!» chiese quando vide Walt, Erik e Matt proprio davanti al nemico gigante «È pericoloso dovete allontanarvi!».
«Veramente noi… stavamo proteggendo il maestro» disse Erik voltandosi verso il bastone, ancora a terra sul pavimento dell’ex-passeggiata sopraelevata.
Quando lo vide anche a Walter si strinse il cuore: «…Capisco. Ma rimane un luogo estremamente pericoloso, il gigante si sta avvicinando sempre più e non voglio dovermi preoccupare di voi mentre ci combatto, dovete rimanere fuori portata» disse Walter.
«Combatterà personalmente contro il mostro?!» chiese Walt con gli occhi pieni di ammirazione.
«Sì… la vera Antonella si è nascosta, probabilmente nelle ombre della città o dentro il mostro stesso, perciò non mi resta che occuparmi di lui e poi passare nuovamente a lei» spiegò Walter.
Nel frattempo il nemico mastodontico compì un ulteriore “passo” verso le mura trascinandosi con le braccia e affondando sempre di più con la pancia nelle spine di terra che lo rallentavano; ancora un avanzamento e li avrebbe raggiunti con le mani.
In quel momento, dal suolo, trasudarono diversi rigagnoli d’acqua che andarono ad unirsi formando una forma umana che poi si definì in Avis.
Si avvicinò di corsa a Walter, aveva parte del vestito strappato e dei graffi profondi sulla vita, probabilmente uno Neoshadow l’aveva colta di sorpresa.
«Stiamo perdendo» disse lei «Questi mostri sono troppi, appena ne si sconfigge uno questo riappare da un'altra parte, e per di più continuano ad arrivarne di nuovi dal Santuario mentre noi non facciamo altro che subire perdite» spiegò senza tante moine
«Maestra, dove sono Lezia, Al e Andy?» si azzardò a chiedere Walt.
Avis guardò prima Walter poi si rivolse a lui: «Sono stati sconfitti… e come loro tutti gli studenti con cui combattevo, anche Dave è rimasto da solo…» rispose.
Con un groppo al cuore i tre ragazzi si resero conto che con molta probabilità erano rimasti soli con i maestri. Gli ultimi dotati di Fantasia rimasti ad Athom.
«Antonella è svanita nelle ombre… devo occuparmi di questo gigante prima che raggiunga la città, altrimenti lei avrà la meglio su tutti noi» disse il maestro.
«Walter…» iniziò Avis mogia «ci sono troppi nemici, mentre parliamo Dave sta rischiando se stesso per combatterli! Dobbiamo sbarazzarcene!» disse.
«Lo so, ma non possiamo rischiare di perdere loro tre» disse rivolto ai ragazzi «Sono le ultime Luci rimaste»
«C’è ancora una carta da giocare, tu hai l’Assenza e io… io ho il mare… lasciamelo utilizzare» chiese in maniera disperata, prendendolo per le mani.
«Non puoi chiedermi questo… saresti troppo esposta… non avresti alcuna possibilità» disse lui triste «Non posso perdere anche te».
«Ma è l’unico modo che abbiamo, distruggerebbe tutti i nemici in un colpo solo: io quelli che toccano terra e tu tutti quelli che volano… non abbiamo scelta… Non ti dimenticare la nostra missione: dobbiamo proteggere la Luce» disse guardandolo negli occhi pieni di lacrime, ed accarezzandogli il viso dolcemente.
«Avis…» iniziò Walter liberando una lacrima «lui non mi perdonerà mai» disse con voce rotta.
«Quando sarà finita e loro tre saranno sopravvissuti, allora Dave capirà».
«Non hai idea di quanto lui ti ami».
«Lo so, lo so eccome. Ma il destino dell’universo ha più importanza. Siamo potenti è vero, ma non possiamo vincere sempre» disse Avis.
Walter la prese e l’abbracciò forte: «Sei la migliore tra i maestri» le disse lui asciugandosi le lacrime.
«Ti voglio bene, Walter. Proteggi i ragazzi» disse lei, staccandosi.
«A costo della mia stessa vita» rispose lui «Però devi darmi alcuni attimi prima di eseguire l’attacco. Devo sistemare questo bestione».
«Non ti preoccupare» poi si voltò verso i tre ragazzi «Voi siete molto preziosi, non abbandonate mai la Luce» gli disse con un sorriso dolcissimo, come se nulla stesse accadendo, poi si voltò e svanì in movimento dinamico.
 
 
 
 
L’Heartless gigante fece quell’ultimo passo che lo portò a portata per raggiungere le mura su cui ancora si trovavano Walter e i tre ragazzi.
«In fretta! Erik, Matt avete una vostra idea di arma?» chiese il maestro mentre il gigante caricò al massimo il suo pugno destro, pronto per colpire il punto dove si trovavano.
I tre ragazzi rimasero spiazzati dalla domanda posta in un momento di estremo ed evidente pericolo in aumento esponenziale ma si ripresero e risposero.
«Io pensavo ad un arco!» disse Erik.
«A me piacerebbe un martello in grado di spaccare la Roccia!» disse Matt facendo il gesto di dare una martellata con braccio.
«Benissimo, siete ufficialmente diplomati!» i due si guardarono sbigottiti «E tu invece, Walt?» chiese Walter.
«Io in realtà non ho ancora trovato nessuna arma che mi piaccia particolarmente…» disse lui dispiaciuto di non poter dare una risposta al maestro.
«Ottimo!» rispose lui gioviale.
«Come ottimo?» rimase lì Walt.
Il maestro si inginocchiò per arrivare all’altezza dell’allievo, poi evocò il suo amato scettro che risuonò in maniera maestosa quando colpì il terreno.
«Prendilo, questo è il mio regalo per te» disse Walter, porgendoglielo.
Il ragazzo era incredulo, convinto di non aver capito bene ciò che il maestro avesse detto: «Posso davvero averlo? Perché?» chiese.
«Non ho mai concluso le tue lezioni private sull’uso dello Spazio, diciamo che questo è un piccolo pegno come rimborso spese» gli disse facendogli l’occhiolino.
Il ragazzo non si osò a prenderlo dalle mani del maestro, si sentiva indegno di utilizzare la sua arma.
Walter lo lasciò cadere e istintivamente Walt lo prese.
L’Heartless di Antonella iniziò a sferrare il suo pugno enorme che viaggiava a grande velocità verso il maestro, ancora di spalle.
«Voglio che vi trasportiate immediatamente sul tetto di un edificio e che ci rimaniate finché io o Dave non verremo a prendervi, intesi?» disse in maniera decisa e che non ammetteva repliche.
«Sì, Maestro!» dissero in coro i tre ragazzi.
«E… Walt! Usalo» disse infine il maestro facendo riferimento allo scettro.
Il ragazzo gli annuì, poi si teletrasportò in movimento dinamico insieme agli altri sul tetto di un edificio vicino.
Riuscirono a voltarsi in tempo per vedere ancora il maestro che dava le spalle al micidiale colpo dell’Heartless.
Poi, all’ultimissimo momento, Walter si girò e con lo sguardo fermo sferrò a sua volta un pugno contro quello mastodontico del gigante.
Le doppie mura svanirono all’istante in briciole e un gigantesco cratere si andò a formare sotto il punto di collisione tra i due colpi.
Walter sembrava minuscolo in confronto all’Antonella oscura ma il pugno del mostro non lo spostò di un centimetro.
Quando il potere rilasciato dai due raggiunse il tetto dove si trovavano i ragazzi, Walt avanzò davanti agli altri e sbattendo lo scettro a terra creò una barriera elettrica che protesse non solo loro ma anche tutto l’edificio che fu l’unico a rimanere in piedi.
Walter con la mano libera sferrò una gigantesca saetta contro il viso dell’Heartless che fu costretto a proteggersi.
Il maestro lo afferrò per un dito e con un potere sovrumano volò in alto sollevando il bestione da terra e capovolgendolo lo fece sbattere al suolo.
Quell’enorme peso causò un piccolo terremoto che a sua volta generò una crepa che spaccò il suolo proprio lungo il confine curvo della città, dove c’erano le mura.
Walter atterrò velocemente vicino alla testa del Heartless e, senza nemmeno degnarlo del suo sguardo, gli appoggiò la mano sul capo e generò un’immensa bolla di Spazio che gli chiuse completamente la testa.
Tutto ciò che era all’interno della sfera venne spaccato in centinaia di frammenti e l’esplosione che ne seguì fu tutta contenuta nella bolla stessa.
L’Heartless gemette in maniera strozzata, dolorante e con gli occhi fuori dalle orbite: era stato abbattuto.
 
 
 
 
Nel frattempo Avis si era mossa in movimento dinamico ed era andata fino al limitare della spiaggia, poi si era ricomposta in forma umana e volò sul pelo del mare.
Si voltò, vide Walter che combatteva egregiamente contro l’Heartless gigante e dietro di loro Dave che con furia eliminava tutti gli Heartless che adesso andavano contro di lui.
Erano centinaia e con il suo Fuoco li abbatteva l’uno dopo l’altro senza esclusione di colpi.
Fortunatamente per lei era troppo impegnato per notare ciò che si stava apprestando a fare.
Non glielo avrebbe mai permesso.
«Perdonami Dave…» disse dispiaciuta, poi si voltò verso il largo e con sottilissimi getti d’acqua eliminò tutti gli Heartless che si trovavano sul mare. Liberandosi almeno momentaneamente il campo.
Si alzò a qualche decina di metri sopra il livello dell’acqua e espanse i suoi sensi controllandola.
Le onde che si infrangevano tranquille sulla rive rallentarono placidamente il loro ritmo.
Il suono del mare che scorreva via dalle pietre della rena si faceva sempre più ritmico e forte man mano che le onde si ritiravano sempre di più.
Avis non aveva mai avuto l’occasione di testare un attacco del genere e di tale portata perché avrebbe messo a serio rischio l’incolumità dei cittadini di Athom, ma adesso non c’era più nessuno per le strade e chi era all’interno dell’Accademia era protetto.
Con una dose straordinaria di concentrazione, la maestra iniziò a compiere leggeri movimenti, morbidi e fluidi, e consequenzialmente il mare iniziò a ritirarsi in maniera spaventosa.
Gli Heartless la videro e non tardarono a puntare dritto verso di lei che in quel momento era indifesa.
Decine di fulmini scesero da cielo colpendo le creature oscure: quello era l’ultimo aiuto che Walter poteva darle, erano troppo distanti.
Alzando entrambe le mani, Avis sollevò il mare in un muro d’acqua alto più di cento metri.
Era da sola, separata per sempre dalla città.
Il moto innaturale dei flutti appariva comunque molto calmo e tranquillo nonostante l’onda si sollevasse sempre di più.
Quando fu giunto il momento, Avis lasciò la presa e spinse il mare con forza verso la città.
L’acqua avanzò verso Athom come uno tsunami, con un fragore preoccupante; era un’immensa furia naturale che avrebbe messo in ginocchio chiunque stesse osservando lo spettacolo.
Walter lasciò perdere l’Heartless gigante che nonostante i suoi colpi era ancora vivo, seppur neutralizzato, e volò in aria, al sicuro.
Voltandosi controllò che i tre ragazzi fossero ancora sul tetto del palazzo, protetti anch’essi e poi si preparò a utilizzare il suo attacco: l’Assenza.
L’onda anomala raggiunse la spiaggia, distruggendo e devastando ogni cosa che incontrava: alberi, strutture, Heartless e perfino il gigante fu colpito seppur la sua grossa massa gli impedì di essere trascinato via.
L’onda entrò nelle mura con furia, si insinuò tra le vie, allagò le case, distrusse completamente ogni cosa che incontrò devastando Athom come nulla aveva mai fatto fino ad allora.
Ma non lasciò scampo e soffocò tutti i Darkside, gli Shadow e i Neoshadow che ancora si trovavano e si moltiplicavano per le strade della città.
Fortunatamente la forza di gravità aiutava l’onda anomala ad espandersi senza che Avis dovesse più spingerla, così riuscì a riprendere il controllo dell’ambiente circostante e a combattere gli Heartless volanti che avevano puntato verso di lei: aveva ancora una speranza.
Walter era al centro del cielo di Athom: aveva le braccia incrociate al petto e, in entrambe le mani, teneva l’indice e il pollice uniti, tra le dita della mano destra c’era una piccola scintilla elettrica e tra quelle della mano sinistra una piccola bollicina rosa di Spazio.
Facendo scivolare una mano sull’altra, la piccola scarica elettrica generò una scintilla che andò a colpire la piccola bollicina e l’Assenza ebbe inizio.
Davanti a lui, uno squarcio violaceo di dimensioni catastrofiche si aprì nel cielo e, come un buco nero, iniziò a risucchiare al suo interno tutto ciò che poteva.
Un forte vento prese a sé le maestose fiamme di Dave, in quanto erano particolarmente leggere, ma man mano tutti gli Heartless volanti stavano entrando in quella fenditura dello spazio.
In quel caos più totale, in cui tutti faticavano a trattenersi in piedi e dovevano aggrapparsi a qualcosa per poter rimanere stabilmente ancorati al suolo, Jacob emerse dall’acqua tra le vie, riusciva a volare ignorando il risucchio dell’Assenza, grazie al potere oscuro.
«Finalmente il mio momento!» disse, rimanendo a qualche decina di metri di distanza da Walt, Erik e Matt e poi, utilizzando il suo subdolo potere del Veleno, generò una nube tossica verdognola che si diresse, spinta dai venti, proprio verso i tre ragazzi.
«Brutto stronzo!» esclamò Matt e riuscì a volare verso la nube grazie alla suo elemento naturale, l’Aria stessa.
Ruotando su se stesso, Matt riuscì a deviare flussi d’aria secondari e creò un tornado sottile ma potente che ruotava attorno a lui.
L’ondata velenosa fu assorbita dal tornado e risucchiata verso l’alto, ma Matt che era all’interno dello stesso tornado la respirò in pieno
Riuscì solo a voltarsi verso Erik e Walt che lo guardavano increduli, poi sillabò chiaramente: «Mi dispiace» con le labbra, chiuse gli occhi e cadde nelle vie allagate.
«NO!» gridarono all’unisono Erik e Walt e in quel momento, forse a causa della rabbia, lo scettro di Walter nella mano destra del ragazzo si attivò generando fulmini e saette.
Walt si erse in piedi e, puntandolo verso Jacob, scagliò la folgore più potente che avesse mai prodotto.
Forse quell’energia era derivata dal fatto che stesse usando lo scettro del maestro o forse per la rabbia incontrollata per ciò a cui aveva assistito, ma quel fulmine colpì in pieno Jacob, gli incendiò i vestiti, gli distrusse i terminali nervosi e gli illuminò lo scheletro dall’interno, facendolo poi cadere nelle acque sotto di loro.
Successivamente, da un punto indefinito della città, una macchietta nera si staccò per dirigersi a tutta velocità verso il mare.
Era David, con la sua falce sguainata.
Avis era ancora impegnata a combattere contro quegli Heartless che erano troppo distanti dalla città per essere risucchiati dall’Assenza ed era sfinita dopo aver generato lo tsunami e, in quel momento, era concentrata esclusivamente su di loro.
Quella di David fu un’azione intrisa di malvagità, raggiunse la maestra in un momento di distrazione e di ovvio svantaggio, approfittandosene.
La colpì con la sua falce senza lasciarle scampo.
In quel momento la fontana di gesso nel Santuario, smise di sgorgare acqua cristallina, le sue due conchiglie si prosciugarono ed essa cadde nel baratro.
Nel frattempo Walter aveva assorbito nella fenditura spaziale tutti gli Heartless che erano presenti in città ed erano riusciti a sfuggire all’onda di Avis, così richiuse lo squarcio acquisendone tutta l’energia.
Ci fu un attimo di calma.
Poi, tutta l’energia acquisita dall’assorbimento venne rilasciata come un’immensa esplosione che invece che risucchiare, gettava tutto verso l’esterno.
Walt ed Erik vennero sbalzati via, fortunatamente contenuti dal cornicione del tetto dove si trovavano.
La furia del colpo durò qualche minuto e, in quel lasso di tempo, la spinta del colpo di Walter si andò ad aggiungere all’enorme peso della massa d’acqua che aveva invaso le vie di Athom. Questi due elementi si andarono a sommare al fatto che le fondamenta di Athom erano state fortemente dissestate dal colpo di Eugeo e tutta la città ebbe un cedimento.
La crepa che si era formata lungo le mura si allargò sempre più e la città, scossa dalle vibrazioni, scivolò verso il basso, affondando verticalmente nel suolo di alcune decine di metri, formando… un enorme bassopiano.
L’Heartless gigante di Antonella che si trovava proprio sulla crepa cadde anch’esso all’interno della conca e si appoggiò con le spalle alla parete di roccia che definiva il bassopiano stesso.
Quando Walter concluse il colpo la sua città era irriconoscibile.
Dave era rimasto per tutto il tempo aggrappato ad una finestra e solo in quel momento riprese quota osservando la scena.
Antonella uscì lentamente dal corpo del suo stesso Heartless, dove si era nascosta e Dave la vide chiaramente, poi fece un rapido calcolo mentale, osservandosi intorno.
Walter stava scendendo dal cielo verso la città e poi osservò meglio le vie piene di acqua marina… e capì.
Il suo corpo si accese lentamente con fiamme intense che trasudava da ogni parte di sé, aveva lo sguardo vacuo, fisso nel mare sotto di lui.
Improvvisamente lo avvolse una colonna di Fuoco alta fino al cielo: «LA… MIA… AVIIIIIS!» urlò puntando gli occhi verso Antonella.
«NO DAVE! NON FARLO!» gli gridò Walter ma era troppo tardi.
 Il maestro del Fuoco indirizzò tutto il suo potere contro Antonella con tutta la rabbia che la sua mente riusciva a produrre.
 Antonella imbrigliò le fiamme in un gorgo oscuro che le assorbì e iniziò a tramutarle in fiamme nere.
«Dave! Non farlo! Non cedere all’Oscurità, è quello che vuole!» tentò di dirgli Walter ma non riuscì ad avvicinarsi a Dave perché protetto da un involucro di Fuoco.
Il colpo del giovane maestro illuminava la città come un piccolo sole.
«Sì! Sì! Cedi alla rabbia! Distruggimi!» lo istigava Antonella che in preda alla goduria tirava fuori la lingua dai labbroni, mentre intanto trasformava sempre più le fiamme di Dave in fiamme oscure.
Il corpo del giovane maestro bruciava sempre più e, nonostante che Walter si fosse gettato nelle fiamme per tentare di salvare il suo amico, era troppo fuori di senno per ragionare.
In pochi secondi tutte le fiamme che generava divennero nere fino a quando l’Oscurità non intaccò anche il suo corpo e lo penetrò.
Tutto si fermò: il corpo di Dave era attraversato da vene nere, piene di Oscurità e cadde verso il basso.
Walter lo prese al volo e lo tenne in braccio: «Dave… no…».
«Io… la amavo» riuscì ancora a dire, poi si dissolse lentamente in particelle di Luce, come la sua amata.
All’interno del Santuario, la grossa fiamma che ardeva sulla seduta di Dave si ridusse fino a divenire una piccola fiammella, grossa come una candela. Poi anch’essa fu risucchiata dall’Oscurità sottostante.
Walter riprese il suo titanico duello contro Antonella.
 
 
 
 
Walt ed Erik non avevano perso un dettaglio di quei momenti importantissimi ed erano entrambi appoggiati al cornicione del tetto, preoccupati della loro sorte e della sorte del loro mondo.
«La mossa di Walter che ha spazzato via tutti gli Heartless…» iniziò a dire Erik «… era l’Assenza, una combinazione incerta di Spazio ed Elettricità… ne ho letto sui libri. L’ultima volta che fu documentato l’uso di quella mossa risale a diecimila anni fa. Suppongo che sia stato proprio Walter a utilizzarla, inizio a pensare che i maestri godano davvero di una specie di eterna giovinezza o comunque di una particolare longevità» concluse.
«E per quale motivo Walter avrebbe utilizzato questa mossa nei tempi antichi» chiese Walt.
«Per contrastare una minaccia Oscura, ma non era specificato chi fosse, forse la storia si sta ripetendo…» ipotizzò Erik.
Nessuno dei due ragazzi si accorse che dietro di loro, a una trentina di metri, dall’ombra dell’edificio, era emerso Lucas. Erano troppo impegnati a osservare ogni minimo dettaglio della lotta tra i due maestri e sperare che tutto si risolvesse per il meglio.
Il ragazzo che controllava gli Spettri sembrava in preda all’ansia, evocò il suo forcone nella mano sinistra e lo osservò titubante.
Si ricordava perfettamente quello che Antonella gli aveva ordinato di fare, esattamente come aveva dato un compito anche ai suoi compagni ma aveva paura di farlo.
Poi si guardò intorno: vide la distruzione che lo circondava, l’Oscurità che dilagava, Athom distrutta… e si rese conto che era tutta colpa sua.
Se non avesse chiesto aiuto ad Antonella per sviluppare il potere del Tempo non si sarebbe mai fatto ingannare dall’Oscurità. Lui pensava di poter controllare ciò che agli occhi di un ragazzino poteva assomigliare al Buio, ma in realtà nel suo corpo entrava solo l’Oscurità.
I colpi tra i due maestri erano feroci, così potenti che si fece una domanda: se avesse vinto Walter e Antonella fosse stata sconfitta, gli avrebbe permesso lo stesso di vivere? O forse sarebbe stato esiliato e costretto a vivere la propria vita in solitudine fino all’agognata morte? No, non poteva permetterlo.
Strinse un’ultima volta il forcone nella mano e dopo aver chiuso gli occhi per non assistere alla scena, lo scagliò contro i due ragazzi.
Walt lo vide con la coda dell’occhio, ma era troppo tardi.
Erik fu colpito in pieno e i due rebbi del forcone lo trapassarono da parte a parte.
Mentre l’arma svanì per tornare nelle mani del proprietario, Erik si accasciò a terra mentre Walt tentava di aiutarlo.
«Erik, non ti azzardare! Resisti! Vedrai che Walter ti aiuterà!» gli disse in tono sia disperato che incoraggiante.
L’amico non gli rispose, ansimava.
«MAESTRO!» gridò Walt verso i due che si davano battaglia, ma erano evidentemente troppo distanti e indaffarati per udirlo.
«MAESTRO LA PREGO!» urlò nuovamente iniziando a versare lacrime cospicuamente.
«Walt… tu hai lo scettro… usalo per proteggerti» disse Erik boccheggiando.
«No Erik, non andartene! Sei il mio migliore amico!» disse piangendo Walt, era disperato e non sapeva cosa fare.
«E tu sei il mio… Walt» disse lui, poi chiuse gli occhi e piano piano il suo corpo si dissolse.
A Walt tremavano le gambe ma lentamente si alzò, la vena sul collo gli si gonfiò, e la Luce lo pervase.
I suoi occhi divennero completamente bianchi e si illuminarono intensamente mentre invece il suo completo bianco con strisce azzurre divenne tutto grigio e le strisce di velluto risplesero come dei neon; era diventato uguale a quello di Walter.
«NOOOOOOOO!» gettò un urlo talmente forte che la sua Luce scaraventò via Lucas, che per paura si andò nuovamente a nascondere nell’Oscurità.
Come per scaricare tutta la sua rabbia, Walt concentrò tutta la Luce nella punta del indice e scagliò un raggio luminoso che fuse e tagliò tutto ciò che incontrava.
Tagliò diversi palazzi e fece evaporare l’acqua che incontrava ma quando incrociò l’Heartless di Antonella lo ferì gravemente, infliggendogli una profonda cicatrice diagonale che lo percorreva da parte a parte, formando una specie di cristallizzazione azzurra.
Poi, l’energia della Luce si scaricò e il colpo di Walt cessò, lasciandolo sfinito e svenuto sul tetto dell’edificio, mentre i suoi indumenti ritornarono alla normalità
 
 
 
 
Seppur non potendosi permettere di osservare tutta la scena con tranquillità, Walter notò ciò che era successo a Walt e quando lo vide capì anche cosa doveva essere accaduto a Erik.
Il tempo stringeva sempre più: l’ultima Luce di Athom era ancora in vita, seppur svenuta e vulnerabile.
Doveva assicurarsi che sopravvivesse ad ogni costo, anche se questo voleva dire cessare prematuramente lo scontro con Antonella e forse non garantire la debellazione definitiva dell’Oscurità.
Le tirò un calcio alla velocità del fulmine che la colpì dritta sotto il mento e riuscì a scaraventarla più vicina all’Heartless gigante.
«Hai fallito Walter, Athom cadrà e tu ti dissolverai assorbito dall’Oscurità come tutti gli altri!» gli urlò lei minacciosa.
Il maestro le si avvicinò ad una velocità assurda e la sbatté a terra dove le teneva ferme la mani con le gambe, stando in piedi su di lei, e con una mano le stringeva la gola.
Antonella iniziò lentamente a sprofondare nel terreno quando Walter tirò fuori il suo ultimo asso nella manica.
Alzò la mano libera verso il cielo, in attesa di qualcosa e, in quel momento il cristallo sulla sua seduta all’interno del Santuario abbandonò la sua posizione e schizzò come un proiettile verso di lui.
Ora che nel Santuario non vi era più nessuna fonte di Luce a placare le tenebre sottostanti, il palazzo collassò distruggendo tutti i sette troni che caddero e sprofondarono nell’Oscurità, trascinando il cuore nero di Antonella con loro, svanendo.
Il cristallo arrivò nella mano libera di Walter.
«Uhm? Che diavolo hai intenzione di fare!?» chiese lei con furia e paura.
Lui si limitò a guardarla sorridendo, in segno di sfida: «Tu, hai perso vecchia mia» e così dicendo strinse con tutta la sua forza il cristallo che iniziò a creparsi e, da quelle crepe, sottilissimi e potenti raggi di Luce si fecero strada verso l’esterno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
 
Eccoci arrivati al penultimo capitolo!
Sono accadute diverse cose e la fine è sempre più evidente e vicina, ma finalmente la Luce ha fatto la sua mossa.
Antonella aveva pianificato gran parte della battaglia, infatti avevamo visto due capitoli fa che aveva dato degli ordini ai tre ragazzi e che finalmente hanno portato a termine.
Abbiamo visto come effettivamente lo scettro di Walter finisce nelle mani di Walt, che lo porterà con se durante le sue future avventure.
Abbiamo incontrato nuovamente l’Assenza che avevamo già visto nella battaglia in 2W nel regno dell’oscurità ma ciò che si collega alla suddetta battaglia non è solo questo.
Ad un certo punto Athom, dilaniata dai vari attacchi, sprofonda e diventa un enorme bassopiano con un Heartless gigante appoggiato alla parete, non vi ricorda nulla?
Anche la cicatrice che Walt gli infligge in quel momento di trance l’abbiamo già vista ;)
E infine, cosa pensate abbia intenzione di fare Walter? E come si concluderà la battaglia ?
Fatemelo sapere in un commento!
 
Il prossimo capitolo verrà pubblicato domenica 13 maggio!  
 
 
 

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Capitolo 19
*** Kingdom Hearts ***


Capitolo 19
 
Kingdom Hearts
 
 
 
 
 
Come with me, and you’ll be
In a world of pure imagination
Take a look, and you’ll see
Into your imagination
 
We’ll begin with a spin
Travelling in the world of my creation
What we’ll see will defy explanation
 
 
 
 
«Tu, hai perso vecchia mia!» disse Walter con tono sicuro, mentre stringeva il cristallo nella mano con sempre più forza.
I raggi di Luce che uscivano dalle crepe della reliquia erano intensissime e illuminavano l’area circostante come se fosse stato giorno.
La Luce balenava dappertutto, nel disperato tentativo di liberarsi dal suo contenitore.
«Tu sei un folle! Cosa stai facendo?» chiese Antonella che stava ancora affondando nell’Oscurità.
«Quando io ti concessi una seconda possibilità non tutti i maestri erano d’accordo che fosse la cosa più giusta da fare. Ma concordammo che serviva una misura difensiva drastica, capace di annientare ogni forma di Oscurità, da usare solo nel caso di estrema necessità: quando l’ultima Luce sarebbe stata in pericolo e l’esistenza sarebbe rimasta in mano all’Oscurità» spiegò Walter.
Lei sembrò sorpresa, evidentemente non era affatto a conoscenza di questa estrema arma di difesa.
«Così iniziai ad accumulare Luce e lo feci per tutte queste migliaia di anni» disse fratturando ancora di più il suo cristallo «E ora sta per essere rilasciata, non ho idea delle conseguenze che potrebbe comportare, ma di sicuro Walt sarà salvo» concluse Walter.
Presa coscienza del pericolo, Antonella sprofondò nel terreno poi riemerse a qualche metro di distanza, volando velocemente verso l’Heartless gigante, ormai esausto.
Il maestro sollevo il suo cristallo in alto, poi urlando dallo sforzo, lo frantumò in mille pezzi.
Un suono celestiale accompagnò l’immensa ondata di Luce che si sparse in tutta Athom, estinguendo e debellando ogni forma di Oscurità.
Antonella era riuscita a raggiungere l’Heartless, si immerse dentro il suo corpo e svanì alla vista.
Quando i raggi di Luce raggiunsero il mostro gigante lui si risvegliò dallo svenimento, urlò dolorante, allungando una mano verso il centro del bassopiano in cerca di sollievo.
Piano piano i suoi inquietanti occhi gialli si spensero, i capelli tentacolari smisero di agitarsi e lentamente si pietrificò completamente, assumendo la forma di un enorme statua panciuta, attraversata dal colpo cristallino inferto in precedenza da Walt.
Il ragazzo era ancora svenuto sul tetto dell’edificio e quando la Luce lo investì fu trascinato via dallo spostamento d’aria insieme al suo nuovo scettro.
Iniziò a sollevarsi nel cielo, allontanandosi dalla città.
La Luce rase al suolo tutta Athom, pietrificando non solo tutto ciò che vi era di fisico al suo interno ma anche l’elemento intangibile del Tempo si pietrificò smettendo ufficialmente di scorrere.
Non vi era più passato o futuro per chi toccasse il suolo di Athom esisteva solo il presente, ma d’altronde nessuno poggiava più i piedi in quella terra, dopotutto.
Il mare si prosciugò, tutti gli edifici e le macerie sparpagliati per la città si dissolsero, lasciando il posto ad una terra grigia e sterile.
Solo l’Accademia non subì alcun danno, ma sprofondò nelle viscere della terra, intatta ma perduta.
La Luce e l’Oscurità si diedero battaglia e si equivalsero, lasciando al posto loro solo un’inutile neutralità.
Walter si sollevo in aria raggiungendo la cima del dirupo, si voltò indietro osservando l’enorme bassopiano che una volta era Athom ma che adesso era solo una distesa sterile adornata da una malefica statua.
Infine voltò lo sguardo verso il punto dove prima si trovava il mare, e notò con dispiacere che adesso vi era solo un nero abisso indefinito.
Non poteva più riconoscere la sua città e la sua terra, ciò che aveva costruito insieme agli altri maestri era stato distrutto per colpa dell’Oscurità.
Una leggera brezza gli accarezzò il viso.
Sorrise.
Con un soffio leggero spinse nel vento i frammenti di cristallo azzurro che teneva ancora nella mano, mentre invece i sei pezzi più grossi caddero nel vuoto.
Si voltò verso Walt che era sospeso in aria sopra l’enorme distesa vuota, aveva ancora il suo scettro che gli volteggiava intorno.
«Mi spiace Walt, ma sembra che tu debba cavartela da solo. Kingdom Hearts è pronto per mantenere in vita la Fantasia» poi osservò l’abisso davanti a sé «Quanto darei per vedere un ultimo tramonto rosso» poi iniziò a dissolversi in particelle di Luce, aprì le braccia accettando il suo destino, chiuse gli occhi e svanì.
 
 
 
 
Walt si allontanava sempre più da quel luogo che era Athom.
Il suo corpo era effettivamente svenuto ma la sua mente era cosciente, come se la Luce che lo aveva investito lo avesse svegliato.
Certo era tutto confuso ma lui era lì, percepiva l’atmosfera intorno a lui.
I frammenti di cristallo volarono nel vento fino a raggiungere Walt, lì, come mossi da una forza mistica, si incastonarono nello scettro andando a formare le piccole saette in rilievo sull’asta verticale dell’arma, si illuminarono un momento e poi si spensero, dei sei pezzi principali invece non vi era traccia.
Mentre il corpo del ragazzo si sollevava sempre più nell’atmosfera lo scettro compì un movimento preciso: ruotò intorno a Walt, si posizionò con la punta rivolta verso il cuore del ragazzo e lentamente lo infilzò proprio in quel punto.
Lui non sembrò subire alcun dolore o alcuna ferita, e infatti così non era, ma quando lo scettro si estrasse dal suo corpo ne uscì una piccola e giovane Luce, a forma di cuore dorato.
Il piccolo cuore era molto leggero e si sollevò in fretta verso il cielo, fluttuando e volteggiando in preda al caso.
Walt era vivo, vegeto e sereno, non si era accorto di nulla.
La Luce che proveniva dal suo cuore lo faceva brillare in quel cielo mentre saliva e saliva sempre di più fino a raggiungere lo spazio aperto e incontaminato.
Quando raggiunse una distanza troppo elevata, il cuore divenne troppo lontano e piccolo per essere visto.
Fu in quel momento che la mente di Walt si accorse di come fosse monotono quel cielo blu, senza nessuna particolarità… senza… stelle.
In quel momento di silenzio e quiete assoluta, un’immensa esplosione diede vita a tutto.
La Fantasia si espanse creando una nuova esistenza, tutto venne plasmato da capo: nuovi spazi, tempi, realtà, menti, anime e poteri vennero generati e distribuiti.
Scontri cosmici generarono la materia in maniera incredibilmente veloce, e nuovi pianeti e dimensioni si sparpagliarono nell’esistenza.
Mentre il corpo di Walt fluttuava placidamente in questo nuovo universo, castelli, foreste, mari, città, persone e intere galassie andavano a formare tutti i mondi che avrebbero costituito la nuova realtà.
Athom sprofondava sempre più nelle tenebre, lontana dal quel regno di mondi formati dalla Luce, sì, Regno della Luce si sarebbe chiamato.
Mentre l’opposto sarebbe stato il Regno dell’Oscurità, separato, un abisso, il baratro senza Luce e senza tempo, il cui destino era solo rimanere lì, e basta.
Lo scettro di Walt volteggiava intorno al suo nuovo possessore in maniera vigilante, quasi come mosso da volontà propria.
I nuovi mondi si stavano popolando, erano tutti figli della Fantasia, senza nemmeno sapere cosa fosse.
La città era scomparsa nelle tenebre, Walt non aveva alcun luogo in cui tornare, non vi era nessun resto della sua civiltà, nessuna prova dell’esistenza dei maestri o dei suoi amici.
Athom viveva solo nei suoi ricordi.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
 
Cos’è Kingdom Hearts?
 
 
 
 
Eccoci arrivati, non mi dilungo ulteriormente vorrei che foste voi a dire la vostra questa volta!
Il capitolo ha preso ispirazione dalla canzone che trovate a questo URL: https://www.youtube.com/watch?v=gyZLBDbR10g
 
Ringrazio di cuore i miei fedeli lettori: Ghillyam, Sayman, Uptrand, Revil96 e tutti i lettori silenziosi che potrebbero approfittare della conclusione della storia per farsi sentire e esprimere la loro opinione;)
 
Rivedremo Walt, i Referenti e le loro avventure più o meno a fine estate, cercherò di tenervi informati!
 
Grazie a tutti di cuore per aver letto questa mia modesta storia!
 
See you in September!  

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