I Racconti del Cerbiatto Volante

di IlCerbiattoVolante
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mau ***
Capitolo 2: *** La morte di NativAccetta ***
Capitolo 3: *** La brutta stagione ***
Capitolo 4: *** Ponyville ***
Capitolo 5: *** Muore Nella Notte ***
Capitolo 6: *** Le Ali Che Ritornano ***



Capitolo 1
*** Mau ***


Era notte fonda, e come al solito la Creatura stava a rimuginare davanti ad una seconda tazza di té, pensando alle torte.

“Una bella e grossa, grossa torta alla fragola e cioccolata, con tanto, tanto zucchero…”

Era seduta vicino alla finestra, ed osservava la luce fioca dei lampioni illuminare un poco dei cespugli sottostanti. Le piaceva molto quando la notte mostrava squarci di luce in quel modo.

Non faceva neanche troppo freddo, ma per non raffreddare la sua bevanda decise di rinunciare al voler posare il viso per godersi il frescolino tipico primaverile. Le piaceva anche questo, le dava un senso di calore quasi afrodisiaco.

“Oh, io penso, sto ancora riflettendo” pensò la Creatura tra se’ e se’.

La pancia le si gonfiò, e contrastava con il suo fisico magro e pallido. Era sempre stata un po’ sottopeso, ma non era colpa sua, poiché questo era il suo metabolismo: non poteva farci niente se aveva lo stomaco molto piccolo. Fece espellere dei gradevoli suoni gutturali e cominciò ad alzarsi per sgranchire le gambe, anch’esse magre e pallide, ma che erano in grado di farle fare ampi spazi.

I suoi occhi non guardavano nulla, ma erano come fissi. Quando rifletteva era come se la realtà fosse sparita, ed al suo posto ogni suo pensiero, specie scena fantasmagorica, prendeva forma.

Era come se vedesse un’altra dimensione, e detestava essere disturbata in quei momenti.

“Cerby? O Maddy Mad Madison? O Edera Sognante Nella Notte?… O chi cazzo sei adess…”

La Creatura si destò dalla specie di trance e fissò con sguardo severo chi l’aveva ridestata.

Era uno dei suoi “servitori”, il gatto Mau, nato qualche anno fa, creato da lei stessa.

“Mau, devi imparare a portarmi rispetto, quando lo capirai?”

Mau si vide avvicinare il brutto muso cupo e torvo della Creatura, e corse via. La Creatura sbuffò, e si risedette al tavolo, prendendo con le sue affusolate dita una mela verde, ed addentandola.

Controllò dove aveva morso, per evitare che mangiandola, cascasse dalle sue mani, tranciata.

Mau tornò in scena, ed osservando la Creatura, rise.

La Creatura voltò di nuovo lo sguardo truce verso Mau, girando solo i grandi occhi neri minacciosi verso la sua posizione, col resto del corpo fisso come una statua.

“Tu prova a ridere ancora e vedrai dove ti faccio volare adesso”

“Dalla finestra, tanto lo so” rispose Mau, alzando le zampette bianche.

“No, verso la vasca del bagno. Sono mesi che non mi occupo di te, e sapendoti un pigro del cazzo quasi quasi avrei voglia di farti fare un bel bagnetto, perché tu sei un gatto SPECIALE.”

Mau scappò via una seconda volta, ma non sarebbe più tornato.

La Creatura sbuffò ancora, e rimirò la finestra da lontano. Pensò al tempo che stava lì davanti a lei, a quando voleva certe cose subito quando queste erano assenti, anche cose fisicamente impossibili, ma si ricordò che essendo in quella data forma, poteva avere più possibilità di realizzare alcuni suoi desideri. Purtroppo non aveva molta autostima, e specie nel volere alcuni rapporti con alcune persone, credeva che fosse ridicolo desiderare anche solo di poter parlare con chi desiderava, sia per interesse intellettuale, d’ispirazione o sessuale. Poi, era pur sempre una specie di mostro, una creatura non completamente umana, e che variava aspetto quando meno se lo aspettava, quindi chiunque ne sarebbe stato alla larga. Si accarezzò la fronte col capo rivolto in basso, senza guardare con attenzione dove volgevano i suoi occhi, e si pettinò alla bell’è meglio la lunga criniera corvina, che si fondeva quasi col resto del vestito che indossava, nero come la notte più profonda.

Sospirò e salì verso le scale. Aveva tutto un suo modo di percorrerle: saltava due o tre scalini alla volta, velocemente e senza fare fatica alcuna. Lo faceva da molto tempo, e questa cosa era diventata ormai un tratto della sua strana personalità.

Mau si era nascosto nel letto, tra i suoi numerosi pupazzi.

“Guarda che lo so che sei in mezzo ai miei amati Pupini… Se proprio non vuoi cadere nelle mie grinfie la cosa migliore sarebbe di uscire da te solo, dalla finestra, perché l’esasperazione ed abitudine potrebbero avere la più alta percentuale di far accadere ciò, tra le tante altre possibilità: fallo ma poi se avrai freddo fregacazzi tuoi”

Mau corse invece verso le scale, e la creatura abbozzò un mezzo sorriso ed ebbe un leggero tremito tra schiena e spalle con un versetto di tono basso da risatina sarcastica.

Cadde di soprassalto nel lettone come un volo, facendo volare anche le grosse sue preferite coperte di lana, ma si curò di non schiacciare i pupazzi che stavano sopra. C’erano tutti: Eric il corvo (non quello del film, poiché la maiuscola non è stata digitata), Venom la tarantola, il troll alieno, il Cerbiattino, la coppia Leo e moglie Tigrotta, Applejack delle MyLittlePony, Neve d’Orecchie (le cuffie natalizie), Jay V (oorhees), PallArancio, NativAccetta, Pippo, Bambolina 2012 e Cuore GhoulMaggot.

Si distese infine, raggruppando vicino a se’ i suoi amati “pupini” (così definiva i pupazzi o le action figures)e si mise al computer portatile.

Mau tornò, le si mise accanto e miagolando con nella mente qualche stupida battuta, si stiracchiò, per poi accoccolarsi vicino alla Creatura, che si intenerì, cominciando a scrivere...

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Capitolo 2
*** La morte di NativAccetta ***


La stanza principale sembrava una zona morta a causa di una lunga battaglia, pezzi di rottami erano sparsi per tutto il pavimento, e qualcosa era cambiato. Son sommo orrore, Cerby, entrando, sentì una voce flebile chiamarla a sé.

“Cerbiatto… Sono quaggiù… Mi è rimasta solo la testa e il bacino… Vienimi a salvare…”
 
La Creatura fece uscire da sotto il cappotto un paio di grosse ali da pipistrello, e cercò la fonte di quella voce: era così debole a tal punto da risultare irriconoscibile a lei.
 
Era nativAccetta, un membro recente della famiglia, ed i suoi due unici pezzi rimasti, mezzi smembrati, erano lontani l’un dall’altro. Cerby volò subito verso la sua testa, un rimasuglio di accetta dipinto, la prese e la strinse a sé.
 
“Ti farò presto la medicazione, Accetta, ma dovrai resistere ancora un po’… Dimmi che ti è accaduto” chiese la Creatura. NativAccetta cominciò a raccontare. “Ero… Ero sul letto a giocare a carte con gli altri, perché ero appena nata ed ancora non conoscevo gran parte del mondo… Ma poi è accaduto qualcosa di strano nella notte… Mentre eravamo tutti a dormire sereni, un essere sconosciuto ci si è avvicinato, sentimmo solo degli affanni pesanti dopo un rumore secco di porta aperta bruscamente…”
 
“Oh no…” disse il Cerbiatto: già si immaginava il resto della vicenda narratogli.
 
“Ebbene, costui mi prese, poiché ero la più vicina, e più appetitosa, e cominciò a strapparmi tutto il torace. Io urlai, ma nessun umano ovviamente poteva sentirmi, e fu troppo tardi.”
 
“Io comunque non ti butterò via, NativAccetta. E’ colpa di altri se ti ha ridotto quel cane in questo modo, ed io salverò almeno la tua testa: domani comincerò a limartela e sarai posata lassù in alto, sulla mensola, come guardiana superiore.”
 
“Vedi? L’avevo detto che quel cane, anche se cucciolo, era pericoloso!” gridò Mau.
 
“Mau, non infierire, è cosa assai diversa” rispose il Cerbiatto Alato.
 
“See see, intanto ti ha maciullato uno dei tuoi!” continuò il gatto pezzato Mau.
 
“E tu dov’eri quando è accaduta tal tragedia?” domandò la Padrona.
 
“Oh beh, io…” rispose Mau un po’ teso.
 
“Allora stai zitto, che non hai nessun motivo per dire la tua.”finì lei.
 
“Almeno io dico qualcosa, loro invece che fanno?” aggiunse ancora Mau.
 
“Ti ho detto che non hai nessuna voce in capitolo, Mau.”ricordò lei.
 
“Va bene, aspetterò, ma tu fai in fretta, che potrei morire di gioia: ci pensate, sarò un Guardiano Supremo! La mia morte non sarà stata vana quindi!” pianse di gioia NativAccetta.
 
“Certo, ma evita di scaldarti troppo, viste le tue condizioni. Sarà questo fatto, ma tu ora stai vicino a me, non andare da nessuna parte, e fidati di tutto quel che ti dico: il tuo assassino sarà punito.”
 
“Grazie Padrona, lei è la migliore che si possa avere”
 
“Ora non esagerare, e dormi.” disse il Cerbiatto.
 
Mau si lasciò scappare dalla sua bocca da felino uno sbuffo di disapprovazione.

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Capitolo 3
*** La brutta stagione ***


Stava cominciando a fare caldo, ma nello stesso tempo, ricominciava a piovere, e in quel momento vennero a fare spettacolo anche forti temporali.

“Finalmente” disse la Creatura, conosciuta come Cerby, Cerbiatto o Cerbiatto Volante e Pipistrellato.

Mau si era rintanato sotto la sua coperta di lana, non troppo pesante, ma che forse per la stagione quasi vicina sarebbe stata in contrasto.

“Son solo tuoni, Mau” rispose Cerby.

“Solo a te possono piacere, metti che entrino dalla finestra” disse il gatto Mau.

“Ma per favore” rispose la Creatura, che osservava la pioggia battere sui tombini della strada, assaporando il freddo umido sopra la sua pelliccia bruna-rossastra.

Ella sospirò, chiudendo gli occhi e pensando a quando da piccola si metteva sotto gli ombrelli, a mo’ di casetta improvvisata, e finendo per dormirci, mentre fissava le gocce di pioggia cadere sopra il loro rivestimento.

“Stai ancora pensando al tuo passato” fece notare Samuel, la capretta dal manto dorato, che stava rientrando proprio in quel momento.

“Sì, e ne ho il pieno diritto” rispose il Cerbiatto antropomorfo alla finestra, senza nemmeno voltarsi verso la capra parlante.

“Certamente, solo che…”. Non sapeva cos’altro dire.

Il Cerbiatto voleva uscire, ma qualcosa lo bloccava. Stava anche scomodo, ma non gliene importava molto. Era come godersi quei piccoli momenti stando sull’attenti, seppur avesse molte ore libere dove fare come volesse.

“Perché non esci allora?” propose Samuel.

“Concordo pure io” aggiunse Mau, restando sempre sotto le coperte.

“Se lo faccio voi verrete con me” ordinò la Creatura.

“Scordatelo, non voglio farmi fulminare!” negò Mau.

“Piantala, Mau, non sono così forti. Inoltre sono lontani ed è raro che ti possano bruciare vivo sul posto” rispose Cerby.

“Confortante, ma vorrei evitare. Voi due siete matti da legare.”

“Come vuoi gattaccio, resta pure sotto le coperte. Però al nostro ritorno dovrai preparare la cena” ordinò ancora la Creatura.

“E per tutti, intendo.” continuò.

“Padrona malvagia” sussurrò Mau.

Il Cerbiatto e Samuel risero, e salutarono anche tutti gli altri piccoli abitanti della casa.

“Quando rientreremo, avremo tanto da raccontare” disse la Creatura.

Mau sbadigliò, mentre già si metteva addosso il grembiulino da cucina.

Un boato si fece sentire nella cucina, e Mau fece cadere il mestolo dalla zampa.

“Gatto fifone, quella era un’auto!” fece notare Samuel.

Mau divenne rosso in viso, ma sapeva benissimo comunque che Cerby aveva ragione, e che niente sarebbe capitato a loro.

Passarono ore, e Samuel e la Creatura rientrarono. Samuel aveva un sacco pieno di frutta ed un altro, all’altro lato della schiena, di sassi e legna da parte della Creatura.

“Ho deciso di cucinare una grossa lasagna” disse Mau, con la faccia felina piena di pomodoro.

Gli altri, sulle scale, avevano già l’acquolina in bocca, e scesero verso la tavola rotonda di legno.

C’erano tutti, ma anche tre nuovi amici.

Essi erano una formica azzurra, una pantera rosa ed un piccolo procione dagli occhi enormi. Cerby ordinò il benvenuto, e disse che presto avrebbero dovuto avere un proprio nome.

I tre animali erano molto curiosi, e fecero molte domande alla Creatura di fronte a loro.

“Sappiate che non ho sempre questa forma, io sono anche umana” disse la Creatura “quella che vedete voi viene definita comunemente ‘Cerby’ come… Una versione bruttina di ‘Cerbiatto’, ma ha anche altri nomignoli”.

“Perché proprio quell’animale?” chiese la formica.

“Perché da piccola mi dissero che ricordavo un cerbiatto” rispose la Creatura.

“E perché alato?” chiese la pantera.

“Perché sognavo di volare spesso. Ed la mia stessa mente vola chissà dove” rispose ancora la Creatura.

“E perché le ali da pipistrello?” chiese infine il procione.

“Perché è uno dei miei animali preferiti, e perché vola di notte, il mio momento preferito del giorno” finì la Creatura.

Mau stava per mettersi a sedere, ma Samuel prese il suo piatto da sotto il suo naso. Mau rizzò il pelo, e Samuel rise di gusto.

Tutti gli altri osservarono sorridendo, mentre Mau divenne una seconda volta rosso in volto.

“Sei proprio buffo Mau” disse la capretta Samuel.

“Capra di merda” rispose Mau, lavando la teglia, con indosso ancora il grembiulino rosa chiaro con disegnate sopra delle fragoline “Te la farò pagare un giorno!”.

“Mau!” riprese Cerby.

Gli altri risero, così come i tre nuovi coinquilini.

Continuarono a parlare tra loro, e Mau si sedette alla tavola, bevendo anche del latte fresco, facendo un grugno.

Verso quasi mezzanotte, tutti risalirono le scale a chiocciola di legno, e si diedero ciascuno la buona notte. Cerby s’addormentò per ultima, dando la buona notte anche ai piccoli guardiani sulle mensole, NativAccetta compresa, e lasciandosi andare alle braccia di Morfeo, che l’aspettava.

Nonostante i tuoni e la pioggia, Cerby si sentì sì malinconica, ma serena.

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Capitolo 4
*** Ponyville ***


"Ciao Padrona, è tornata da quale mondo stavolta?" chiese Mau mentre stava preparando il pranzo.

"Da Ponyville" rispose il Cerbiatto, ritirandosi dentro di se' le proprie ali.

"Ah, la famosa città immaginaria. Era da tanto tempo che non la visitavi" fece notare Mau, cucinando delle uova al tegamino.

"Eh già, volevo rivedere alcune facce amiche." aggiunse Cerby, tornando alle sue fattezze umane. "Mi dovrò abituare prima o poi alle tue improvvise trasformazioni" disse il gatto Mau "Che hai fatto quindi a Ponyville?".

"Ho solo salutato le sei che già sai, volevo sapere come stavano soltanto. E' da tempo che non so cosa hanno combinato, da quando vedemmo quel loro film al cinema" rispose la Creatura dal nome di Cerby o Cerbiatto, diventato adesso la solita Alex alias Maddy "Mad" Lossen. Era pallida e molto magra, molto simile comunque alla sua versione animale antropomorfo. 

"Mi dissero che presto mi avrebbero mandato tutte le puntate nuove registrate delle loro avventure, così me le sarei godute come le mie vecchie maratone sulla loro serie, tu, anzi, voi tutti sapete quanto mi piaccia vederle" rispose Maddy/Alex.

"Ma tu hai pure i loro fumetti!" fece notare Samuel.

"Sì, ma non posso permettermene altri. Non ho ricevuto alcuna richiesta dal Sommio mio ispiratore, quindi sono a corto di grana" disse guardando in basso, seduta al tavolo con Mau che metteva le uova nei loro piatti. Maddy/Alex andava matta per le uova riscaldate.

"Oh la mia povera padrona quanto soffre" scherzò Mau.

"Guarda che ti butto dalla finestra, dopo." minacciò ancora la Creatura ora umana. Mau le lanciò un'occhiataccia, mentre si sedette davanti ad Alex.

"Comunque stanno bene, ho pure incontrato Starlight. Nei prossimi giorni però mi piacerebbe incontrarle di nuovo. E' sempre interessante parlare ed osservarle" continuò la magrissima padrona vestita come la notte.

"Hai ancora il cappello in testa" disse Samuel, risucchiando un uovo di nascosto a Mau.

"Lo so, Samuel. Tanto devo uscire di nuovo. Ho bisogno di pensare."

"Posso venire anche io?" chiese la capra dal pelo color oro.

"No, voglio stare da sola ed in silenzio" finì Lossen.

"Non ti preoccupare, Samuel, al ritorno -fra chissà quante ore- tornerà per raccontarci tutto, o almeno, quel poco che ha pensato" sorrise Mau, pulendo i piatti.

"Abbiamo una padrona proprio strana" aggiunse Samuel.

Non pioveva e quindi la Creatura non aveva bisogno di tornare a quelle sue spoglie, lasciando l'aspetto esterno allora il suo normale da essere umano. Questo però non negava che Alex si trovasse lo stesso infastidita dalla presenza di altri umani delle vicinanze.

"Meno male che non sanno di me ne' sapranno a cosa sto riflettendo adesso. Forse è un bene, forse no..." Pensò come prima cosa Alex, uscendo con addosso la sua solita lunga maglia nera e con i suoi pantaloni mezzi logori dall'aspetto vagamente militare. 

Ricordò di quando chiese a Twilight Sparkle che libri avesse ricevuto. Era rimasta a dormire a casa sua, quella ad albero che frequentava quando era ancora una studentessa, dato che ora era una principessa reale, e non ne aveva più bisogno. Per tutto quel giorno era ancora a cercare un senso ai suoi scopi, un senso alla sua esistenza, il perché loro avessero un chiaro cutiemark e lei no. Lei era un cerbiatto alato ma voleva capire meglio il loro meccanismo così naturale di capire quale fosse il loro destino. 

Con Fluttershy s'intrattenne a discutere su alcune tipologie di insetti mentre bevevano del thè. La pegasus dall'aria dolce e gentile le offrì anche due sacchetti di the' fai-da-the, portandola anche ad osservare i pipistrelli, animali che adorano entrambe.

Da Rarity non andò per evitare di sentire i suoi noiosi discorsi di moda, ma per sfortuna sua questa femme fatale seppe della sua visita: il Cerbiatto comunque se la diede a gambe sparendo dalla sua vista dopo che ella le regalò tonnellate di tappeti persiani. Ovviamente scappando disse:"La ringrazio tanto, bella signorina!"

Da Applejack stette solo per osservare i loro lavori di ristrutturazione, perché la pony forzuta cowgirl non aveva molto tempo da dedicarle. Il Cerbiatto però ama i bambini e così rimase a giocare un poco alla casa sull'albero di Applebloom. Le aiutò anche a fare alcuni veloci appunti su cosa stavano studiano, evitando l'argomento matematica. Le aiutò anche ad organizzare un piano per trovare i cutiemark di altri fianco bianco.

Pinkie Pie seppe anche lei, e verso cena organizzò una veloce festa di benvenuto con una torta gigantesca. Il Cerbiatto gradì molto ma non ballò con le altre, rimanendo invece a chiacchierare con Twilight Sparkle, che per l'occasione si fece presente.

Rainbow Dash ebbe solo il tempo di salutarla da una nuvola, facendo uscire da sotto di essa pioggia e fulmini: facendola diventare piccola piccola, la regalò come una sorta di baobab da lasciarle portare a casa. Il Cerbiatto gradì molto.

Il Cerbiatto ricordò tutto tante volte più e più, e tornando nel suo covo, fissò ancora la sua piccola nuvola far cascata di pioggerellina sul davanzale, che tutti ammiravano nella cameretta.

"E' proprio un bel regalo" disse Samuel. "Eh già" ammise Mau. Tornarono tutti a tavola, mangiando il resto dell'enorme torta lasciatole da Pinkie Pie con gusto.

"Allora, ragassuoli miei, vi dico che cosa ho fatto ieri a Ponyville..."

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Capitolo 5
*** Muore Nella Notte ***


Il Cerbiatto era ancora la’ come i mesi scorsi, a fissare quella finestra dal manto blu chiaro della notte ormai sul finire.

Fissava, parole le venivano in mente, ma non le stava ad ascoltare.

Mau era nel suo letto, a sbuffare perché sapeva che era inutile dire qualcosa, ormai la sua Padrona e Creatura aveva preso come abitudine quella di stare alzata nelle ore più buie, quando tutto è avvolto nel silenzio, e le emozioni celate ed assopite si risvegliano.

Tutto ciò la faceva sospirare.

Pensava, perché non riesco a vivere come gli altri?

Perché vivo come se dovessi prepararmi sempre alla morte?

I pupazzi suoi piccoli amici, sue piccole creature nate di ricordi, dormivano tranquille.

Lei no, quella notte voleva lei essere di guardia per se’ stessa, distrattamente.

Nel sonno, e nel sogno, non tutti possono sentire un pericolo, tutti sono inermi, in balia di emozioni come in un boom, eppure nello stesso tempo ci svegliamo per caso, e ci salviamo, così come alla fine tutto ciò viene dal nostro cervello ed alla nostra volontà.

Pensava, pensava, pensava e ri-pensava…

Pensava per tutti gli altri, senza ricevere un granché indietro, ma all’inverso non riusciva, era come voler aiutare ma senza ricevere nulla di cambio, sentirsi un peso addosso, quello del mondo intero, ma nello stesso tempo cercando di fare quel che le piacesse realmente nel profondo.

Stacca la spina, le disse Mau miagolando stanco.

Lo sainon puoi sempre stare all’ertarilassati, le diceva.

Inutile, il suo cuore altrimenti palpitava più forte, doveva per forza osservare qualcosa senza pensare, non sarebbe riuscita ugualmente a dormire.

La notte, quel vetro della finestra di una casa nel verde dei monti così blu mare, le ricordava un felice passato.

Una prigione mentale che però le dava sicurezza e tristezza nello stesso tempo, una sorta di malinconia che però la allontanava dal pensiero che tutto quello un giorno sarebbe finito.

“Fammi godere il momento, lo so che non tutti vivono alla giornata, ma io sono fatta così, a vivere di giorno sento di perdere tutto il mio controllo”

Controllo di cosa, pensava Mau.

Tu non puoi capire, gattaccio.

Tu non puoi capire, non vivi nel mondo reale.

Mau sbadigliò ancora e decise di lasciarla stare. Ci aveva provato.

Beati voi che riuscite a dormire, pensò alla fine il Cerbiatto, malinconico, beati voi.

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Capitolo 6
*** Le Ali Che Ritornano ***


“Mmmh… E neanche stasera riuscirò a scrivere quell’articolo pensato e citato oggi pomeriggio.” pensa la Creatura dai tanti nomi, e con le sue ali riapparse dopo tanto tempo, ma piccole.
“Beh, in fondo è solo perché alla breve lista se ne son aggiunte troppe altre, di accoppiate/coppie, e non perché non lo leggerebbe nessuno. Non mi fa quasi più male sapere questo…” pensa ancora, mente le sue ali si ingrandiscono di un poco dalle sue scapole.
“Padrona, le sue ali! Perché stanno aumentando di grandezza?” domanda con tono alto Mau, entrato da poco nella stanza da letto.
“Penso di saperlo, gattaccio curioso. Non avrei mai immaginato ciò, ma questo significa che finalmente sto ritornando a quando pensavo solo al mio mondo e non a quello fuori, se ben comprendi le mie parole.” risponde il Cerbiastrello, girandosi verso il gatto un pò timoroso.
Timoroso è Mau perché vede la Padrona in una nuova luce che però lo spiazza.
“A proposito, dove sono finiti tutti gli altri?” chiede ancora Mau.
“Oh, loro si stanno preparando per un lungo viaggio, che inizierà tra non molti giorni…” Finisce Maddy.
“… Sarò io a portarceli, poiché, come anche tu e Samuel, mi seguirete sempre, ovunque e dovunque io vada…” continua il Cerbiastrello.
“… Poiché il viaggio da compiersi è/sarà il mio, verso una nuova vita che però allo stesso tempo va ancora più indietro del mio tempo.” Finisce Alexandra Chelo Lossen.

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