Black Queen

di Sapphir Dream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tramonto ***
Capitolo 2: *** Aurora ***
Capitolo 3: *** Crepuscolo (parte 1) ***
Capitolo 4: *** Crepuscolo (parte 2) ***
Capitolo 5: *** Eclissi ***
Capitolo 6: *** Alba ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Tramonto ***


Tramonto


Sarebbe bastato poco.

Una piccola pressione e quelle fragili ossa si sarebbero spezzate sotto la forza brutale delle sue dita. Riusciva a percepire le sue vene pompare sempre più lentamente il sangue attraverso quel collo caldo, mentre la bocca tentava disperatamente di prendere aria.
Sarebbe stato così semplice.

Gli occhi di Chichi erano serrati e dalle sopracciglia contratte si iniziava ad intravedere il sudore, mentre teneva le mani strette attorno a quella che stava minacciando la sua vita, tentando in vano di liberarsi. Black, dal canto suo, sembrava una statua di marmo che continuava a mantenerla in quella  situazione di stallo fra la vita e la morte. Chichi riuscì a schiudere a malapena le palpebre , cercando gli occhi del suo aguzzino, ma trovandosi davanti solo una spessa coltre di nebbia. La vista la stava abbandonando.

Sarebbe morta così dunque? Uccisa da un essere malvagio sotto le mentite spoglie del marito defunto?

Una lacrima solitaria le attraversò il viso, mentre tentava con tutte le forze di resistere a quel dolore meschino che le attanagliava la gola. Se doveva morire avrebbe voluto farlo guardando in faccia il proprio carnefice, il suo orgoglio di guerriera glielo imponeva, ma allo stesso tempo non ne aveva il coraggio. Non voleva rivedere quelle fattezze, non voleva che quell'individuo macchiasse così i ricordi preziosi che aveva del suo Goku, ricordi che dovevano rimanere intatti e che con gelosia si sarebbe portata nella tomba. Le forze iniziarono a venire meno, costringendo le sua braccia a cedere e a rimanere a penzoloni lungo i fianchi. Le sue iridi si mossero lentamente verso il cielo, riuscendo a malapena a distinguerne il colore cremisi.

Il tramonto...

La sua vita sarebbe terminata assieme a quella del sole. Chiuse gli occhi e si preparò all'inevitabile. Non aveva rimpianti, solo tristezza.

La presa si allentò.

Come un naufrago che  sopraffatto dalle onde ritorna a respirare dopo la tempesta, così la donna percepi' la fresca aria dalle sera ripercorrere le proprie vie dentro il suo corpo.

Qualcuno la salvò dal cadere a terra, mentre affaticata teneva una mano davanti alla bocca, tossendo e cercando di non vomitare l'anima.

L'aveva risparmiata.

Il suo primo pensiero fu quello di allontanarsi il più possibile da lui, ma non ebbe il tempo di muovere un muscolo che sentì, prima i suoi piedi toccare di nuovo terra e poi quella mano, che fino a poco tempo prima la torturava, appoggiarsi sulla sua nuca e spingerla in avanti. Spalancò gli occhi, ma era troppo tardi.

Le sua labbra rosate si posarono su quelle di Black, in un bacio violento e completamente oscuro. 

Spinse le sue mani contro il petto ampio e muscoloso di lui, tentando di staccarsi, ma il guerriero in nero aveva avvolto il braccio all'altezza della schiena, imprigionando anche i suoi avambracci e tenendola stretta a se.

Che cosa stava succedendo? Che cosa voleva da lei? Perché la stava baciando?

Sentiva il suo orgoglio venire ferito da tutto ciò che era successo e provava rabbia verso sé stessa per aver permesso che accadesse.
Trattata così, come un oggetto.

Eppure quel contatto le dava calore. Riusciva a sentire il bacio farsi meno irruento e più dolce... quasi impacciato, tanto che smise di tentare di liberarsi. Sembrava fosse la prima volta che quell'individuo avesse baciato qualcuno.

Il suo battito si fece più regolare e chiuse gli occhi. Il suo corpo reagiva con piacere a quel gesto, ma lei continua a  sentirsi uno schifo.
Era come se stesse tradendo suo marito, per quanto defunto potesse essere, ma non poteva mentire a se stessa; quelle emozioni le erano mancate troppo.
Quando sentì la lingua di Black cercare la sua, però, non gli diede soddisfazione. Non era pronta a tutto ciò e continuava a rimproverarsi per tutto ciò che stava facendo.
Black schiuse gli occhi e separò finalmente le loro labbra, ma tenendo comunque la donna stretta a sé.

La lealtà di Chichi non era crollata, lo aveva capito tramite quel loro contatto così intimo, ma sia lui che lei erano consapevoli che si era creata una crepa.
La donna teneva lo sguardo basso; tentava di soffocare le lacrime, ma non ci riusciva.

Black ne asciugò una con il pollice e poi con lo stesso e l'indice le prese il mento, costringendola a guardarlo. I loro occhi ebano si incontrarono ed un turbine di emozioni, seppur differenti, invasero il cuore di entrambi. Il guerriero si avvicinò di nuovo al suo viso e Chichi serrò le labbra, aspettandosi un nuovo bacio, ma invece Black le si accostò all'orecchio , sussurrandole un "Tornerò", per poi finalmente liberarla.

La donna scattò in dietro, come per allontanarsi da qualcosa di infuocato, mente il saiyan spiccò il volo per sparire verso l'orizzonte, dopo averle rivolto un sorriso enigmatico.


Il sole, in quel momento, tramontò.

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Capitolo 2
*** Aurora ***


Aurora

Malgrado i giorni trascorsi, quella promessa rimaneva marchiata a fuoco nel suo cuore, lì dove era più ferita, mentre la sua mente continuava a chiedersi quale fossero le intenzioni di quel tipo. 

Quando le era apparso davanti agli occhi sembrava del tutto intenzionato ad ucciderla... allora perché non lo aveva fatto?!  E cosa significava quel bacio?!
Quello stramaledetto bacio che continuava a farla star male e a farle provare emozioni così contrastanti!? 
Non riusciva più a dormire a causa della tensione. 
Sarebbe davvero tornato?

Ma soprattutto... lei voleva che tornasse? Come avrebbe reagito? Come avrebbe dovuto reagire? 

E nel frattempo continuava a darsi della stupida, cercando di continuare la sua vita come aveva sempre fatto. Era inutile sperare che non mantenesse la parola, lo avrebbe sicuramente fatto... e quell' attesa la stava uccidendo. 

In lontananza vide finalmente fare capolino la sua casetta bianca, e tirò un sospiro di sollievo, finalmente era arrivata. Fare avanti e indietro dal fiume per lavare le lenzuola era faticoso. 
“Fammi scendere” disse all'oggetto magico, che prontamente ubbidì. Era l'unica cosa che il marito le aveva lasciato, l'unica sua piccola compagnia, anche se scompariva ogni volta eseguito un compito.

Tirò fuori dalla cesta il primo telo e lo stese ad asciugare.
A breve sarebbe stata ora di cena, e per la prima volta dopo tanto tempo aveva stranamente appetito. 
Magari quella sera si sarebbe concessa una pausa, non sia mai che la morte volesse farle la cortesia di venirla a prendere durante il riposo. 

Il vento iniziò improvvisamente ad alzarsi, gonfiando le lenzuola appese e quella che aveva appena preso in mano. 
Accidenti!
Sperò con tutta se stessa che non fosse l'annuncio di una bufera, in quel momento era l'ultima cosa di cui aveva bisogno. 
Si coprì il viso con il braccio, cercando di evitare che la polvere le finisse negli occhi e fissò meglio i teli alle mollette in modo da evitare che si staccassero. Il vento aumentò di intensità rischiando addirittura di spingerla. 

"Ma che diavolo...?!". 
Stavolta entrambe le braccia le coprirono il volto.

C'era qualcosa che non andava, quel vento non era normale. Iniziò davvero a temere che arrivasse una bufera.
La tormenta aumentò ancora, ed il suo primo pensiero fu quello di ritirare i panni e rifugiarsi in casa, ma non ne ebbe il tempo.

D'istinto aveva rivolto lo sguardo verso l'alto, come a volerne capire la provenienza ... e spalancò gli occhi.
Ebbe appena il tempo di vedere una strana bolla d'energia arrivare a tutta velocità, e poi lo schianto avvenne. L'onda d'urto la scaraventò indietro, facendola atterrare di schiena e strappandole un urlo. Il vento durò qualche altro secondo, per poi cessare di colpo. Chichi trovò il coraggio di aprire gli occhi, rendendosi conto di trovarsi a pochi metri da una voragine poco profonda.
Al centro, a seguito della dispersione dell'energia che l'avvolgeva come un bozzolo, riuscì a distinguere una figura. Questa si alzò in piedi con calma, scrocchiandosi il collo intorpidito e puntando i suoi occhi di ossidiana in una direzione precisa.

La sua.

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Capitolo 3
*** Crepuscolo (parte 1) ***


Crepuscolo
parte 1
 
Era lui.

Era tornato come aveva promesso e come, del resto, si aspettava.

Avrebbe voluto scappare ma non riusciva a muoversi, le gambe non rispondevano. Lo vide risalire il piccolo cratere senza fretta, con tranquillità, sicuro del fatto che non gli sarebbe sfuggita.

Quando finalmente la sua figura fu completamente emersa, la donna si riscosse e si alzò finalmente in piedi, chiamando a gran voce la nuvola Speedy. Non solo quell’individuo era uguale a Goku, ma a quanto pareva possedeva le stesse abilità e se voleva scappare l’unica speranza era quella. Come  previsto la massa di vapore dorata rispose subito alla chiamata, spuntando a tutta velocità dal nulla (come sempre) e fermandosi poco lontano da lei.

La donna scattò verso la sua unica salvezza , ma neanche il tempo di fare un passo che quel falso Goku, come se avesse capito le sue intenzioni, scagliò verso l'oggetto magico un potente Ki-Blast che non solo ridusse in cenere la nuvola, ma anche l'albero alle sue spalle e gran parte del paesaggio a seguito. Chichi rimase esterrefatta e un urlo le si bloccò in gola dallo sgomento. Le mani le premevano la bocca e gli occhi si inumidirono. Le gambe minacciarono di cedere.

E adesso?

Black, indifferente allo stato di angoscia dell'altra, sorrise divertito. Quel corpo traboccava di potere e quel paesaggio devastato era solo l'inizio. Rivolse la sua attenzione nuovamente sul suo obbiettivo e iniziò a camminare nella sua direzione. Chichi sentì quei passi farsi sempre più vicini e nitidi. Scappare in casa era una follia, l'avrebbe distrutta come un non niente e per quanto lei fosse una guerriera discreta non avrebbe mai potuto difendersi da lui. L'unica soluzione era fuggire nel bosco e pregare affinché non la trovasse.

Non aveva timore di morire.... ma aveva paura di lui, delle sue intenzioni misteriose e.... del suo aspetto. Non poteva perdere altro tempo, era vicino. Spinta dall'adrenalina iniziò a correre verso il bosco. Non era lontano, poteva farcela, doveva farcela!

Mentre la guardava tentare quell'azione disperata, l'uomo in nero ebbe una sorta di déjà-vu; lei che scappava terrorizzata da lui, dopo aver assistito all'assassinio del marito. Ma stavolta in braccio non aveva nessun marmocchio.

La donna nel frattempo era giunta ai margini della boscaglia, ancora poco e ce l'avrebbe fatta.

"Più veloce!!!" si disse, mentre una lacrima sfuggì al suo controllo.

Si sentì afferrare il braccio in una morsa dolorosa ed uno strattone la spinse indietro.

Ci aveva sperato davvero.

La sua schiena si appoggiò al petto dell'uomo, dove lui la imprigionò tenendole stretta la vita con un braccio, mentre con l'altro continuava a stringerle il polso.

“Lasciami! Lasciami!!” iniziò ad urlare, mentre veniva trascinata verso il punto di partenza.

Cercò anche di colpirlo con qualche calcio o pugno, ma a parte il fatto che l'aveva sollevata da terra (e quindi non riusciva ad avere un appoggio propizio) sembrava non sentire neanche uno dei suoi attacchi anzi, la stava proprio ignorando. Giunto sul luogo, la lasciò cadere malamente a terra, dove la donna riprese fiato.
Rimasero in silenzio per qualche secondo, tempo che a Chichi sembrò un'eternità. Era in trappola.

Strinse dei ciuffi d'erba, cercando di calmare la frustrazione.

“Se devi uccidermi fallo e basta” ringhiò fra le lacrime “Sei venuto a concludere ciò che hai cominciato, no?”.

Lui non diede nessun segno, rimanendo immobile ad osservarla, cosa che la fece irritare ancora di più.

“FA QUALCOSA, MALEDIZIONE!!” urlò alzandosi in piedi, decisa a fronteggiarlo. Aveva paura, eccome se ne aveva, ma non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione, soprattutto quella di vederla piegata di fronte a lui.

“CREDI CHE MI FACCIA PIACERE VIVERE IN QUESTO SCHIFO DI MONDO CON QUESTO SCHIFO DI VITA?! NON HO PIÙ NIENTE E NESSUNO TUTTI MI HANNO ABBANDONATO PER UN MOTIVO O PER L'ALTRO!” riprese fiato, mordendosi il labbro inferiore e continuando con una voce più bassa, ma non per questo meno furiosa “se sei venuto per questo... poni fine alla mia vita e facciamola finita...”

“Non sono qui per ucciderti” le rispose finalmente lui. Era la seconda volta che risentiva quella voce. Una voce un tempo ingenua ed allegra... adesso fredda e seria.
“... allora che cosa vuoi?” continuò cercando di non far trapelare l'inclinazione che aveva preso la sua voce.

“Voglio farti una proposta” riprese lui, sicuro.

Suo malgrado, la terrestre rimase stupita. Questa non se l'aspettava proprio.

“Una proposta...?”

“Esattamente”

“Preferirei sapere chi sei prima!” forse non avrebbe dovuto essere così sfrontata, ma era fatta così.

“Ci arriverò” rispose lui, come se l'impertinenza non lo avesse minimamente scalfito.

“Come hai detto tu stessa poco fa, il mondo degli esseri mortali suscita ribrezzo, per la sua cupidigia, per il suo egoismo, in generale per la sua crudeltà. È per questo che mi trovo qui. Il mio nome è Zamasu.
Ciò che devi sapere è che in questo momento possiedo il corpo di Son Goku, questo perché la sua potenza mi è indispensabile per il mio obbiettivo”

“E quale sarebbe?” chiese, turbata.

“Purificare l’Universo e renderlo perfetto e privo di oscurità” Black fece una piccola pausa, compiacendosi di avere attirato tanta attenzione dalla corvina “ed è qui che entri in gioco tu...”

Fece qualche passo verso di lei, iniziando a creare una piccola sfera di energia dalla mano sinistra, cosa che fece venire un brivido lungo la schiena alla donna, ben consapevole dell'enorme potenza dei "Ki-Blast".

“Ti ho osservata a lungo e scrutato il tuo passato...” proseguì mostrando la mano destra, dove portava uno strano anello.

“E in tutta la mia vita non ho mai visto un mortale con un cuore tanto puro... e tanto triste come il tuo”

L’energia creatasi sul suo palmo iniziò a tremare, mutando pian piano la sua forma sferica. Chichi dovette strizzare un po' gli occhi per riuscire a capire che cosa si stesse creando, riuscendo ad identificarlo solo quando il bagliore si dissolse.

Sembrava un orecchino, uno di quelli che lei stessa indossava quotidianamente.

“Ti offro l'opportunità di ricominciare” disse l' uomo, prendendole la mano e posandovi l'oggetto.
“Ti offro la possibilità di essere finalmente felice”

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Capitolo 4
*** Crepuscolo (parte 2) ***


Crepuscolo
parte 2
 
 
“Ti offro l' opportunità di ricominciare.”
“Ti offro la possibilità di essere finalmente felice”
 
Che... che cosa?...
 
“Tu sei l'unica persona che merita di vivere, l'unica che saprebbe guidare questo mondo al mio fianco, poiché possiedi un cuore puro.
Il mio sacro intento è eliminare i mortali, ma tu puoi ancora salvarti. Sei forse, l'eccezione che conferma la regola. Se accetterai di unirti alla mia missione cancellerò il tuo unico difetto, la mortalità, e potremo finalmente ricominciare.”
 
Perché mi stai dicendo queste cose?! Perché sto tremando?! Eliminare gli esseri umani?!
 
PERCHÉ DOVREI FARLO?!
 
"NO!" urlò con tutta se stessa.
"Non ho intenzione di diventare complice di un assassino! Piuttosto la morte!!" e detto questo gli scagliò contro l'orecchino che le aveva donato poco prima.
 
Ci mise tutta la sua forza ed il suo disprezzo, per poi voltargli le spalle. Oltre a non sapere cosa fosse davvero, quel dannato oggetto le aveva trasmesso una sensazione fortissima di disagio. Non ci voleva più avere niente a che fare.
 
Black lo afferrò' al volo senza battere ciglio.
 
Osservava la figura davanti a se con la stessa intensità con la quale si sarebbe osservato uno splendido quadro. Una pittura antica, forse danneggiata dal tempo, ma che continuava a mantenere intatta la sua bellezza e a preservare i suoi messaggi segreti, gelosamente custoditi, in attesa del giusto individuo che con la sua sensibilità li avrebbe finalmente portati a galla.
 
I morbidi capelli ebano che proseguivano setosi fino ai fianchi , la pelle nivea, gli occhi scuri, un cuore immenso capace di perdonare ed amare sinceramente...
Tanta bellezza e tanto affetto destinati ad un insulso saiyan ingrato!
Al solo pensiero di quella dannata stirpe un moto di puro disgusto si impossessò di lui, ma si impose di mantenere un solenne contegno.
Si aspettava questa riluttanza, uno spirito tanto immacolato non avrebbe certamente accettato la cosa immediatamente.
Il legame con quello stupido pianeta la frenava, doveva farle comprendere quanto nobile e vitale fosse la loro missione.
 
Osservò l'orecchino che aveva in mano. L'unico modo che restava per convincerla della verità era farle vedere ciò che quei mostri le avevano fatto fino a quel momento. Lui aveva visto il suo passato... aveva visto il suo dolore.
Adesso toccava a lei aprire gli occhi.
 
Tornò a guardarla; poteva vedere il suo conflitto interiore, la sua difficoltà nell'andarsene.
Una creatura incompresa, abbandonata, costretta a subire il corso degli eventi senza potere intervenire in alcun modo.
 
Solo lui poteva capirla... 
 
"Forse le mie parole non sono sufficienti, forse dovresti vederlo con i tuoi occhi..." disse, compiendo qualche passo nella sua direzione. 
Chichi sgranò gli occhi ed incrociò di nuovo il suo sguardo. Aveva ripreso a tremare ed ad ogni passo che faceva, lei ne compieva uno indietro. 
Black non sapeva spiegarselo, ma quella vista lo infastidiva.
Perché non capiva che lui voleva solo di liberarla dal suo dolore?
Perché aveva paura di lui?
È vero, l'aveva aggredita, ma era stato necessario. Aveva bisogno di capire. 
 
Anche quel bacio era stato necessario...
 
La donna si voltò di nuovo, voleva scappare, ma sta volta non lo avrebbe permesso. 
Le afferrò il polso con più delicatezza possibile, facendola voltare. La vide subito scattare sulla difensiva. 
 
"Lasciami andare, non voglio avere niente a che fare con te!!" gli urlò contro strattonando il braccio, tentando di liberarsi da quella presa. 
Lo sguardo dell'uomo si fece, se possibile, ancora più intenso. 
"Perché ti ostini a non capire? Non riesco proprio a comprendere il tuo legame con questo posto.
Preferiresti restare qui a soffrire?
Preferisci aspettare passivamente la morte?
Preferisci rimanere qui da sola?" 
I movimenti di Chichi si bloccarono, come se qualcuno d'un tratto avesse fermato il tempo. 
 
Da sola
Da sola...
.....da sola...
 
" I-io...ci... ci sono abituata..." lo disse contemporaneamente sia nella sua mente che sotto voce, un tono flebile e fragile che al suo interlocutore non sfuggì. 
Si portò le mani al cuore. Aveva ripreso a fare male. 
Strinse forte gli occhi.
 
Io ci sono abituata!
Io ci sono abituata
Io ci sono abituata...
 
"Stai forse tentando di autoconvincerti?"
La voce di quel falso Goku le arrivò alle orecchie con lo stesso impatto di un trapano elettrico.
Aveva veramente mentito a se stessa in tutti quegli anni?
 
No! No! La stava manipolando, non doveva cascarci lei...
 
"Chichi..." 
 
Gli occhi minacciarono di uscirle fuori dalle orbite per lo sgomento ed il petto sembrò sul punto di esploderle.
L'aveva chiamata per nome? 
... Da quanto non sentiva qualcuno farlo?...
 
Alzò lo sguardo, rimanendo stregata da quegli occhi così oscuri e profondi.
Stava per rimettersi a piangere, ma si impose di non cedere....Cosa le stava succedendo?...
 
Una mano le toccò la guancia ed il suo cuore perse un battito. Il controllo che si era imposta qualche attimo prima si era miseramente sbriciolato. Un contatto umano... il calore di un corpo... da quanto non percepiva più quelle sensazioni?... 
"Io ti sto dando la possibilità di riscattarti, ti sto offrendo potere, immortalità, giustizia... " mentre diceva quelle parole, il saiyan oscuro le accarezzava il viso, percorrendo tutta la zona degli zigomi fino al lobo, dove si mise a giocherellare con una ciocca di capelli "... ma non è questo ciò che ti interessa, vero ? Ciò che più desideri è essere felice... giusto?"
 
La felicità?... Perché dovrei volerla?
Non sono stata forse felice quando mio marito era ancora al mio fianco?
Quando Gohan sorrideva e mi consolava per la sua perdita?
Quando ancora non erano spuntati quei maledetti androidi?!?!
 
Si morse il labbro e strinse con forza i pugni. 
 
Non ero stata forse felice?
 
"Devi soltanto fidarti di me... ed avrai finalmente ciò che ti sei meritata...". le sussurrò, poi, all'orecchio. Quelle dannate  parole melliflue e sensuali, quel timbro così caldo e rassicurante... quella medesima, stramaledetta stessa voce!!
 
Perché tutto questo? Perché il destino ha voluto essere così meschino...? pensò, mentre una lacrima uscì con fatica, scivolando e percorrendole la guancia.
 
"Le tue lacrime bagneranno questo suolo impuro" concluse, spostando i capelli con i quali si era dilettato fino a quel momento "... e la tua anima ne aiuterà la completa rinascita...!" 
Chichi sentì un dolore acuto, ma breve all'altezza del lobo destro, come se un insetto l'avesse punta.
 
Spalancò gli occhi, ma aveva capito troppo tardi cosa fosse successo.
 
Approfittando della sua vicinanza e del suo conflitto interiore, Black le aveva agganciato quel maledetto orecchino.
 
La donna provò subito a toglierselo, ma le braccia non rispondevano ai suoi comandi, tutto il suo corpo era percorso da strane scosse che la facevano fremere. 
Si sentì mancare il respiro, mentre un dolore freddo e pesante la invadeva completamente, concentrandosi in particolar modo sul cuore e sulla mente. Era come se qualcuno le stesse squartando l'anima. Avrebbe voluto urlare, ma dalla sua gola uscivano solo lamenti strozzati.
 
Cadde in ginocchio tenendosi il petto, sentiva che prima o poi sarebbe esploso.
"Non devi combatterlo, più cercherai di contrastarlo più il dolore sarà acuto" la informò Black osservandola e mettendo le mani dietro la schiena.
 
La donna riuscì ad alzare con immensa fatica lo sguardo. Quelle pozze nere come la notte lo imploravano di porre fine a quel dolore.
 
Aprì la bocca, sforzandosi con tutta se stessa per riuscire a parlare , ma non ci riuscì. 
Qualcosa dentro di lei si era definitivamente rotto.
Emise un ultimo respiro soffocato , volgendo lo sguardo al cielo e invocando un aiuto disperato dagli dei.... ma non vide niente e niente arrivò a soccorrerla. Le braccia caddero molli lungo il corpo, mentre l'oscurità più profonda l'avvolgeva, spezzando brutalmente l'ultimo sprizzo di lucidità alla quale si era disperatamente aggrappata.
 
Il suo corpo privo di conoscenza cadde in avanti, come una marionetta privata dei suoi fili.
Il Kaioshin decaduto si inginocchiò alla sua altezza, accogliendola fra le sue braccia dove la  posizionò in modo che fosse più comoda possibile.
Dopodiché si alzò in piedi, dirigendosi con fare tranquillo verso l'umile casetta bianca, unica spettatrice silenziosa di quel drammatico spettacolo assieme al sole che, per il rammarico, aveva iniziato a calare.
 

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Capitolo 5
*** Eclissi ***


Eclissi
 
La sua mente era avvolta nel buio più totale.
 
Percepiva il suo corpo, ma era una sensazione distante, come quando si è immersi in un sogno.
Lo sentiva paralizzato, attraversato da strane pulsioni, mentre il cervello continuava a mandare dei disperati segnali alle dita, ma niente, era come trovarsi all'interno di un guscio che la imprigionava completamente.
 
Era morta?
Era finalmente morta...?
 
No, non poteva essere ... qualcuno... qualcuno una volta le aveva parlato dell'aldilà.
Era una terra circondata da nuvole dorate, dove le anime abbandonavano il loro aspetto materiale, assumendo la forma di spiritelli vaporosi che attendevano in fila il giudizio divino.
Lei il suo corpo lo possedeva ancora, lo sapeva, per quanto non ne avesse il controllo.
 
... Che fosse finita negli inferi?
 
A quel pensiero una forte nausea la pervase, aumentando il disagio che sentiva.
Se avesse potuto si sarebbe rannicchiata su se stessa per tentare di soffocarlo.
 
Che razza di stregoneria le avevano fatto?!
 
La rabbia fece capolino nella sua mente, come se un ago l'avesse attraversata.
Riuscì a stringere i pugni e quando se ne rese conto lo stupore si impossessò di lei.
Si muoveva!... O almeno era in condizioni di poterlo fare.
 
Un pressare continua sulla sua spalla attirò la sua attenzione.
Qualcuno stava cercando di smuoverla?
 
Percepiva l'urgenza di quel gesto, come se il suo misterioso molestatore fosse in ansia.
Il suono ovattato di una voce le arrivò alle orecchie, incitandola ad aprile gli occhi.
E lei lo fece.
Le palpebre tremarono, lottando assieme a lei per schiudersi, e alla fine uno spiraglio si formò fra le ciglia.
 
La prima cosa che vide fu il colore chiaro delle tende che placidamente si muovevano, assecondando i movimenti della brezza leggera.
Il fresco odore del mattino le invase le narici, accompagnato dalla timida carezza di un raggio di sole.
 
Mosse un po' il corpo, sentendo su di sé il peso delle lenzuola.
Era... era in camera sua?... Come? Non ricordava di esserci-
 
"Chichi menomale! Mi hai spaventato sai?!"
 
La donna si voltò di scatto nella direzione di quella voce... sgranando poi gli occhi.
I ricordi le tornarono a galla come un fulmine a ciel sereno: la morte di Goku, l'arrivo degli androidi, la morte dei suoi amici, la morte di Gohan...
 
Un gromo le si formò in gola al solo pensiero.
Il dolore di una ferita mai rimarginata.
 
Il mondo finalmente libero che sembrava essersi completamente dimenticato di lei, la sua silenziosa casa di campagna, il suo abbandono allo sconforto, la tanta solitudine e il tanto dolore.... e poi lui.
Quell'immortale dalle fattezze di Goku.
La stessa persona che adesso le stava davanti a gambe incrociate, con un espressione sollevata sul volto.
 
Presa dal panico afferrò la prima cosa che le capitò a tiro, lanciandola con tutta la sua forza contro l'uomo e gridando: "STA LONTANO DA ME!"
Il saiyan, preso alla sprovvista, prese in piena faccia il cuscino, perdendo l'equilibrio e cadendo giù dal letto.
Chichi balzò fuori dalle coperte, andandosi a schiacciare contro il muro, rendendosi conto che non avrebbe mai potuto raggiungere la porta senza evitarlo.
 
Era in trappola! Era di nuovo in trappola!
 
Con occhi terrorizzati guardò l'uomo alzarsi  mentre si massaggiava la testa dolorante; il suo cervello cercava disperatamente di pianificare un'utopica via di fuga.
"Tesoro calmati! È tutto a posto!" le disse lui, con le mani alzate a mo’ di resa.
 
Tesoro?!?!?!
 
"Non so se hai avuto un incubo, ma per quanto pauroso sia stato adesso sei al sicuro!"
Ma di che diamine parlava quell'idiota?!
Se non fosse stata bloccata dal panico l'avrebbe sicuramente preso a schiaffi, e al diavolo le conseguenze!!
“Come ti permetti di parlare così?! Mi ci hai buttato tu in quest'incubo!” urlò, buttando fuori tutto il suo disprezzo.
Il saiyan dai capelli a palma mosse freneticamente una mano, mentre con l'altra teneva l'indice davanti alla bocca, come per intimarle di tacere.
"Shhh! Così sveglierai Gohan!!" sussurrò
"STA ZITTO BRUTT-.... c-he... che cosa?"
 
GOHAN??????!!!
 
Le sue membra si rilassarono di colpo, come se qualcuno avesse detto la parola magica per porre fine al suo sortilegio del terrore.
"C-che... stai dicendo? Come fai tu a conoscere..." si bloccò di colpo, gli occhi le erano ricaduti su un dettaglio cruciale.
 
La... la... la sua...la sua uniforme è... arancione...
 
Osservò attentamente il volto di Goku, dove nessuna espressione seria o subdola lo marcava, dove i suoi occhi di ossidiana non erano inquinati  da doppi fini o intenzioni oscure... dove sul suo orecchio sinistro non era presente nessun orecchino.
 
No... non può essere...
 
Le ginocchia le cedettero; sul suo volto la confusione più totale.
"Tu... tu... tu non puoi essere... tu non puoi essere lui... questo... questo è... questo è solo un trucco!"
Le mani le premevano con forza la bocca, cercando in vano di placare i singhiozzi che le concedevano a malapena il respiro. Gli occhi erano completamente sgranati ed inondati di lacrime.
" Tu non sei Goku... "
" Chichi. .. che cosa ti è successo? " disse il saiyan, avvicinandosi a lei preoccupato.
Era piegata in due, il volto completamente attraversato da quelle perle salate che sembravano non avere fine.
 
Non l'aveva mai vista così disperata.
 
Le si inginocchiò di fronte prendendole le spalle
"Chichi..."
"Ti prego smettila..."
"Chichi "
"Tu non sei Goku... "
"Ma che cosa dici?! Certo che sono io! " esclamò convinto, come se quella innaturale lì fosse lei.
Sembrava tutto così reale, ma non poteva essere vero... suo marito era morto, così come-
 
"Papà... perché la mamma sta piangendo?" chiese una figurina, spuntata in quel momento dalla porta della stanza, mentre si stropicciava gli occhietti assonnati.
"N-niente Gohan tranquillo! La mamma ha solo avuto un brutto sogno è tutto a posto!
Ci dispiace averti disturbato..." disse il guerriero, cercando di campare una scusa credibile per giustificare il comportamento della madre e non farlo preoccupare.
 
Il tremolio delle spalle che percepiva sotto le dita cessò di colpo, spingendolo ad incrociare lo sguardo con la propria consorte.
La donna aveva gli occhi fissi sul bambino. Dalla sua espressione sembrava che stesse vedendo un fantasma.
Boccheggiava, probabilmente voleva dire qualcosa, ma la voce non ne voleva saperne di uscire.
Si alzò lentamente, come se fosse in trance.
"Go... Gohan..." riuscì a sussurrare, mentre muoveva qualche passo in direzione del figlio che dal canto suo non sapeva come comportarsi.
Goku la vide accelerare il passo, fino a crollare di nuovo a terra, tenendo stretta fra le braccia il suo bambino.
Piangeva, piangeva disperatamente.
 
"Mamma che cos' hai?" chiese la vocina un po' spaventata del piccolo mezzosangue, abituato a vedere la madre sempre così forte e determinata.
Chichi strofinò in viso sulla sua spalla, bagnandoli il pigiama con le sue lacrime.
Gocce così piccole... che racchiudevano così tante emozioni in contrasto fra loro.
 
Lo sentiva....
Il calore di quel corpicino... lei lo sentiva.
 
Iniziò a ridere, una risata sincera, una risata così liberatoria... così sollevata.
Il saiyan più anziano sospirò di sollievo. Sembrava stare bene adesso.
La donna sciolse l'abbraccio, iniziando a tempestare di baci il viso paffuto ed un po' imbarazzato del piccolo che però non osò opporre resistenza, contento che la madre stesse bene.
Dopo essersi sfogata con quei gesti di puro amore si voltò finalmente verso l'uomo che aveva osservato la scena in silenzio... e si fiondò fra le sue braccia, stringendolo forte.
Resistette a stento al desiderio irrefrenabile di baciarlo.
 
Non poteva vederlo, dato il volto affondato nel suo petto scolpito, ma se lo immaginava paonazzo, con quell'espressione ingenua che la faceva impazzire (talvolta anche per la rabbia).
Sentì le sue braccia ricambiare la presa, prima timidamente, poi con affetto e sollievo.
 
Non le importava più niente.
Poteva essere un'illusione, poteva essere in pericolo... non le importava.
In fondo lei... non aveva niente da perdere nel mondo reale...
 
*************
 
Black osservava il calare del sole al di fuori della grande finestra del soggiorno.
Il processo avrebbe richiesto del tempo, e questo lo rendeva nervoso.
Non aveva fretta... o meglio, non proprio.
Desiderava andarsene da quell'insulso pianeta il più presto possibile, ma adesso la priorità era un'altra, e doveva essere paziente.
 
Si voltò, posando lo sguardo in un punto preciso.
 
Chichi giaceva in posizione fetale, accomodata sul divano a pochi centimetri da lui.
Era completamente immobile, ma lui iniziava a percepirla....
Sorrise.
Forse, entro quella sera , tutto sarebbe finalmente finito per entrambi.

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Capitolo 6
*** Alba ***


Alba

Quella notte soffiava un vento algido, segno imminente della fine della stagione autunnale.
 
Percepiva mille spilli di aria gelida che si scontravano sulla sua pelle, pizzicandogli gli occhi e le narici. Sentiva il viso bruciare e l'intero corpo intorpidito dal freddo, una sensazione di dolore diffuso che la stringeva a sé senza veramente ferirla.
 
Ma per lei tutto quel dolore fisico passava in secondo piano, mentre osservava rapita la luna piena. I suoi raggi d'argento abbracciavano timidamente il panorama notturno, illuminando in modo flebile quel che più le era vicino.
 
Il suo abito orientale dalle tinte viola si lasciava cullare da quel soffio freddo, così come i suoi capelli che danzavano a quel ritmo, liberi e morbidi.
 
Chiuse gli occhi inspirando impercettibilmente e lasciando che l'aria le invadesse di nuovo i polmoni.
Quando aveva riaperto gli occhi si era ritrovata rannicchiata su un soffice divano all'interno di una modesta casetta dalle mura circolari. Ricordava poco o niente, era come una lastra di vetro trasparente su cui si muovevano disegni dai colori sbiaditi, immagini che il tempo aveva fatto svanire, mentre qualcosa nel suo essere era cambiato.
 
Si sentiva... vuota, privata di qualcosa di fondamentale.
 
Neanche lei sapeva come, ma se poco prima si era voltata verso la grande finestra posta sopra il sofà dove si era svegliata (come se quel gesto lo avesse fatto più e più volte), adesso si trovava fuori ad osservare l'incontrastata sovrana della notte. 
Riusciva a percepire il sospiro vitale di ogni essere che la circondava, riusciva a non soffrire l'impatto crudele del freddo, riusciva dopo tanto tempo a sentire il suo corpo pervaso da un energia stimolante. 
 
Si sentiva bene, ma allo stesso tempo non sentiva niente.
 
“Sei qui allora...”
 
Aveva percepito i suoi passi prima che varcasse la porta, aveva sentito il suo sguardo cercarla prima che la individuasse, aveva captato le sue labbra aprirsi prima che parlasse.
 
La donna girò appena lo sguardo e due paia di occhi oscuri si incrociarono tra loro, con celato e scrupoloso interesse; il resto dell'universo non esisteva, perché era intrappolato delle loro iridi di ossidiana.
 
L'uomo si mosse in avanti, le mani rigidamente dietro la schiena, mentre lei si voltava del tutto, aspettando che la raggiungesse. 
“Che cosa senti?” chiese lui, non appena si fermò a pochi passi dalla donna.
"Tutto e niente" rispose lei, dopo averci riflettuto.
“Sai dirmi il tuo nome?” domandò lui ancora, pensieroso.
 
La fanciulla dai lunghi capelli corvini chiuse nuovamente gli occhi, cercando di recepire qualcosa dalla sua mente.
Ma quei dannati frammenti che le danzavano nel cervello, mischiandosi e scambiandosi di posto in continuazione, non le rendevano l'impresa facile. Si concentrò ancora, fino a quando un lume non le illuminò la memoria.
 
“Chichi... il mio nome è Chichi...”
L'altro annuì “E sai chi sono io?”
Nella grande confusione che aveva in testa vedeva sovrapporre la figura di quell'uomo ad un altra... uguale forse in aspetto, ma con qualcosa di diverso...dannazione! Perché non ci riusciva? Cosa le era successo?!
A quel punto, in preda alla frustrazione, decise di dare voce a ciò che aveva dentro.
 
“Sei stato tu a farmi questo?” chiese, dando per scontato che, se era stato lui, avrebbe dovuto sapere di cosa stesse parlando. 
“In parte” rispose, secco. 
“Che vorresti dire?” 
“La confusione che ti affligge è stata provocata dal Potara che hai attaccato all'orecchio destro”
 
Chichi portò una mano dove indicatole, ed effettivamente un orecchino penzolava dal suo lobo.
 
“Quello che possiedi non è un orecchino qualsiasi” disse picchiettando quello che anche lui possedeva, uguale a quello della donna. 
“Solitamente sono oggetti in esclusiva dotazione agli dei della creazione come me, ma ne esistono delle varianti a seconda di chi li possiede”
 
Alle orecchie di chiunque quel discorso sarebbe parso assurdo, parole sconnesse uscite dalla bocca di un pazzo, ma a lei tutto ciò sembrò completamente sensato... come se sapesse dove volesse andare a parare. 
 
“Il Potara in tuo possesso e stato da me personalmente creato” continuò, riassumendo la sua tipica postura “in situazioni comuni, questi particolari orecchini possono unire due anime, fondendole e creando così un unico essere....così mi sono chiesto... e se fosse possibile fare l'esatto opposto, ovvero separare due personalità da un corpo già presente?” 
Un sorriso enigmatico si formò sulle sue labbra mentre chiuse gli occhi
“Ed a quanto pare il mio desiderio è stato esaudito... "
 
Chichi ascoltava quelle parole completamente rapita. 
Ecco perché si sentiva vuota... 
Ecco perché sentiva che qualcosa di fondamentale mancava... 
Ecco perché non riusciva a ricordare... 
 
“Sono stata un esperimento dunque” affermò, ma nella sua voce non c'era la benché minima emozione. 
Sentiva che quella notizia avrebbe dovuto farla indignare, arrabbiare, disgustare... ma a lei non interessava. La sua era stata una semplice constatazione.
 
“Soltanto tu potevi insediare in me tale idea. Una persona degna di vivere, qualcuno talmente puro da celare dentro di se un’oscurità repressa. Il mio non è stato un esperimento, la mia era una certezza” rispose Black Goku, adesso l'uno di fronte all'altra.
 
Chichi abbassò lo sguardo, voltandolo verso la foresta.
 
Quel posto era così tranquillo... ma c'era qualcosa che non le faceva godere a pieno la beltà di quel paesaggio altrimenti meraviglioso. 
Una punta di amaro che rendeva sgradevole quella macedonia di colori e profumi. Non capiva che cos'era e la metteva terribilmente a disagio. Odiava quella sensazione, odiava quel luogo, odiava quella senso di sporco!
 
“Sei confusa non è così?” chiese l'uomo, con il suo solito tono di voce pacatamente letale, quel genere di timbro che non si vergogna a far trapelare la propria sicurezza e superiorità. 
“No... ad essere sincera in questo momento vorrei soltanto andarmene da qui..." sussurrò, massaggiandosi nervosamente un braccio.
“E sarà fatto” confermò Black, riportando l'attenzione della corvina su di se, incastrandole il mento fra il pollice e l'indice “d'ora in avanti non dovrai più preoccuparti di nessuno, non dovrai più soffrire. Purificheremo questo mondo insieme” 
“Purificare?” chiese lei, lasciando trapelare con un leggero fastidio la sua incertezza. 
“Il potere che hai acquisito grazie a me è ancora instabile, ma ho un ottimo rimedio per controllarlo... sei pronta a punire i mortali e rimediare anche lì dove gli dei hanno fallito? A dominare questo mondo sotto la luce insaziabile della giustizia?”
 
Punire i mortali...
 
Le immagini di una vita passata le apparvero davanti agli occhi, scorrendo frenetiche come le scene di un filmato, mentre un orribile consapevolezza si faceva strada nel suo cuore 
Due figure simili tra loro stavano seminando il panico, distruggendo e spazzando vite come se tutto ciò fosse un gioco... il capriccio crudele di un bambino verso i giocattoli che ritiene ormai inutili. Sentiva le grida di terrore, i piedi che battevano sull'asfalto, le persone che si affannavano e pregavano di trovare una via di fuga... e poi le risate sadiche dei carnefici, che non conoscevano pietà.
 
Questi erano i mortali?
A tutto ciò lei era appartenuta…?
 
Strinse i pugni, accecata dalla rabbia. 
Com'era possibile che quelle creature dotate di intelletto, e non sottomesse al volgare istinto animale, potessero essere artefici di tali crudeltà? 
Come poteva qualcuno uccidere per divertimento? Cos'era quel dolore al petto? Cos'era tutto quel furore? Quella furia implacabile?
 
“Gli esseri mortali sono il cancro del creato... mi aiuterai a curarlo dunque?” lo sentì concludere, avvicinando maggiormente i loro volti. 
I loro occhi si incrociarono ancora e Black poté scorgere, con enorme soddisfazione, la furiosa determinazione i quelle bellissime perle nere.
 
“Si... si lo farò. Devono essere puniti! Tutti!” 
Un sorriso sadico deformò le labbra fini dell'uomo. 
“La tua rinascita è quasi completa. Ti do il benvenuto mia cara, che il progetto 'zero umanità' possa finalmente avere il suo tanto atteso inizio” detto questo le loro labbra si incrociarono una seconda volta.
 
Un bacio di trionfo, un bacio oscuro.
 
Un tacito accordo che avrebbe determinato la distruzione e la fine di migliaia di vite.

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Capitolo 7
*** Epilogo ***


Epilogo
 

La desolazione di quei luoghi le riempiva il cuore di tristezza.

Non di una tristezza genuina, di quelle che colgono la persona quando subisce un affronto o una grave perdita, no.

La sua era una tristezza fredda, calcolatrice; un sentimento che pian piano sfociava nella delusione verso il prossimo.

Disgustava quel mortorio.

Disgustava quelle macerie grigie, sfumate di nero a causa dello zolfo e della sporcizia, dalla quale spuntavano travi, ferri, tubi e perché no, anche cadaveri.

Volse lo sguardo verso il cielo.

Incredibile quanto potesse cambiare, quanto il suo colore potesse mutare e trasmettere emozioni così contrastanti.

Poteva variare così tanto? Quei kilometri e kilometri di distanza potevano davvero fare la differenza?

Forse sì, perché quel cielo torbido rispecchiava a pieno l'animo degli ex abitanti di quelle terre ormai corrotte.

Così nocivo ed oppresso dal fumo e dai gas emanati da quegli strumenti di difesa così vani, che gli abitanti si ostinavano ad usare per contrastare la loro venuta.

La venuta di un mondo puro, un mondo perfetto.

Un mondo dove avrebbe regnato incontrastata la loro giustizia, una giustizia divina.

Perché non volevano capire!? Perché la costringevano a fare del male, a macchiarsi del loro sangue?!

“Perché?” si ripeteva “perché quegli esseri muniti di intelletto hanno abusato così del dono fatto loro dagli dei?!”

Seduta su quello che era rimasto di un grattacielo, con una gamba sull'altra, il gomito appoggiato su di esse e la guancia sorretta della mano,  si limitava ad osservare annoiata ciò che era rimasto di quella grande metropoli.

Ricordò le luci delle finestre sul suo pianeta, che si accendevano, simili a lucciole, quando i vermigli e morenti raggi del sole smettevano di far sembrare quelle costruzioni la tavolozza indaffarata di un pittore, per lasciare spazio agli artigli indispensabili della notte oscura.

Non era stata tante volte nelle grandi città e francamente non le erano mai piaciute.

Era una donna di campagna.

Quelle lanterne artificiali non significavano niente.

Il vero spettacolo, a suo parere , stava nella concretezza del cielo che ammirava dalla propria finestra, in un tempo che le sembrava così lontano.

Quelle erano luci!

Le migliaia di stelle che formavano, a seconda della fantasia, figure  mitologiche, di animali o di oggetti inanimati, come le costellazioni, oppure prendevano fuoco, esaudendo così i desideri sinceri.

Sentì una stretta al cuore, ma non le prestò ascolto.

Il tempo dei dubbi era terminato tempo addietro e non aveva intenzione di lasciarsi trasportare da quelle sensazioni.

Quelle appartenevano alla donna che era stata.

La fanciulla protagonista di quei ricordi non era lei, era uno sporco essere inferiore.

Lei si era evoluta da insignificante verme strisciante in balia degli eventi, a maestosa falena, padrona della notte e del proprio futuro... e ne andava fiera.

Sentì la sua aura avvicinarsi, ed il suo cuore si scaldò.

Era tornato.

Lo sentì atterrare proprio dietro di lei.

Percepiva il suo ki, era infastidito, ma non le importava; se non voleva essere trovata avrebbe potuto tranquillamente abbassare la propria aura, cosa che volontariamente non aveva fatto.

Si creò uno strano silenzio, cosa che innervosì un po' l’individuo che l'aveva raggiunta.

Non lo stava ignorando, stava pazientemente attendendo la sua mossa che, come sospettava, non sarebbe tardata.

“Ti ho cercata ovunque” le disse, posizionandosi alla sua destra, ma rimanendo in piedi con le mani sui fianchi.

"Volevo dare un ultimo sguardo al mio operato" rispose lei, mantenendo lo sguardo fisso davanti a se, senza cambiare minimamente posizione.

Sospirò; quanta desolazione.

Non c'era più la tristezza provata fino a poco fa, adesso c'era solo disgusto.

“So che può sembrare mortificante” rispose, allargando le braccia “... ma il nostro sguardo è già rivolto verso il futuro, un futuro perfetto, dove la nostra giustizia regnerà incontrastata”

Parlava della loro missione come se ad ascoltarli ci fosse un pubblico di spettatori desiderosi di ammirare quello spettacolo drammatico e catastrofico.

Sapeva quale era il loro nobile obiettivo e aveva appena fatto un esame personale per accettarne i mezzi.

Si alzò, fiera ad orgogliosa, sistemandosi altresì una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed attendendo paziente le prossime parole del compagno... parole che, sta volta, la colpirono.

“Ti sei comportata davvero bene, hai mantenuto fede alla tua parola”

“Non ho mai mentito in vita mia”

“Oh, non ne dubitavo, non fraintendermi” disse lui, avvicinandosi maggiormente e posandole una mano sul fianco.

“Il tuo lavoro qui è terminato”

“Non ancora”

Una sfera di luce oscura partì dal palmo della mano di lei, schiantandosi violentemente contro l'edificio opposto e provocando un furioso incendio che iniziò a divampare, bruciando ogni cosa.

Da quelle fiamme, che sembravano voler divorare avidamente ogni cosa, emerse una figura.

Urla disumane e strazianti uscivano dalla sua gola.

Il suo corpo stava bruciando, agitava le mani e si contorceva disperato in più direzioni; una lenta e feroce agonia lo possedeva, ustionando e squarciando la sua pelle squamosa fino a consumarlo assieme all'odio ed al rancore verso i suoi aguzzini.

Poi, dopo che quella danza macabra dettata del desiderio di liberarsi da quelle lingue di fuoco ebbe finalmente fine, l’alieno dalla forma umanoide si accasciò al suolo, fra la polvere e la cenere del suo stesso pianeta ed del suo stesso corpo.

I due avevano osservato la scena impassibili.

Sta volta gli spettatori erano loro e lo spettacolo li aveva decisamente soddisfatti.

“Quello era l’ultimo” comunicò la fanciulla, abbassando il braccio rimasto teso dopo aver scagliato il colpo “ho avvertito il suo ridicolo ki qualche tempo fa, ma non credevo si trattasse di un abitante”

“Non importa, questo sciocco pianeta era solo un breve antipasto” le rispose il compagno, sfoggiando un sorriso sadico.
.
I lapilli infuocati dell'incendio venivano trasportati dal leggero vento che aveva iniziato a soffiare, passando di fianco ai due assassini, come se il solo vederli li disgustasse.

La donna si sistemò nuovamente i capelli ai lati della testa, per evitare che la brezza li rovinasse.

“Quale è la prossima meta?” chiese, appoggiando la tempia sul petto muscoloso dell’uomo.

“Il luogo da cui tutto è iniziato mia cara: la Terra”
 
                    
FINE...
 
No, è solo l'inizio...
 
 
 
Note dell'autrice (ed era ora):
 
Questa fanfiction può essere considerata l’ipotetico prologo di una serie più lunga, tutto dipenderà dalla sua popolarità e dalla voglia di voi lettori di leggerne un seguito 😉.
Ringrazio con tutto il cuore daphtrvnks_, Midnight_1205 (inserita fra le seguite), Angelita (inserita fra le ricordate) e le mie dolcissime Padme_90 e Shanley (inserita fra le preferite e le seguite) per le loro recensioni e splendide parole, non sapete quanto mi abbia fatto piacere sapere che questa storia vi sia piaciuta ❤.
Un grazie sentito anche a tutti i lettori silenziosi che hanno seguito o che leggeranno questa fanfiction, ve lo meritate 😊 😂.
Non posso fare altro che salutarvi e sperare di rivedervi ad un mio prossimo progetto.
Un abbraccio a tutti voi ❤❤

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