Galateo del fidanzato perfetto

di TheDarkiti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5. ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Galateo del fidanzato perfetto
(E di come Soul esca magnificamente da ogni canone)

Regola numero uno: il ragazzo perfetto ti ascolta quando hai dei consigli

Lo sentì emettere un piccolo gemito di dolorosa protesta e se ne compiacque, sorridendo sadicamente mentre gli fasciava il braccio.

"Smettila di sorridere in quel modo, brutta sadica!" sbottò lui con irritazione, tono che, se possibile, rese ancora più duro il misericordioso tentativo della bionda di rimanere seria e non scoppiargli a ridere in faccia.

"Io? Ma non sto facendo nulla di male, che vai a pensare, scusa..."

Ovviamente il suo essere totalmente incapace di trattenere la risatina che sentiva crescerle dalla gola non fece quietare l'umore nero del partner, facendolo grugnire contrariato.

Che idiota. Soul era un grandissimo idiota, più di quanto la bionda avesse mai creduto, e tutta la faccenda lo aveva provato concretamente, oltre a rimarcare la conosciuta verità che lei avesse sempre ragione. Ogni volta, nessun episodio escluso.

O forse era lui ad essere sempre nel torto, difficile da dire, in ogni caso avrebbe dovuto ascoltarla invece che fare tutto di testaccia sua, rimediandoci solo una poderosa botta al braccio che era stato sul punto di rompersi.

Si trovavano in una piccola baita in montagna, con il camino scoppiettante vicino e il freddo più gelido ad attendere il primo decerebrato che avesse anche solo osato socchiudere la pesante porta. Erano lì da soli, avevano lasciato il freddo asciutto di Death City alla ricerca di una bella gita in mezzo alla neve montana, tutto per volere dello stesso ragazzo che le aveva proposto l'idea, obbligandola in realtà ad accettare visto che aveva già pagato i biglietti del volo e la prenotazione della casa. Maka lo aveva trovato un gesto molto dolce, sopratutto per i canoni di Soul che non era certo il tipo di ragazzo da abbracciarti davanti ad altre persone o a sussurrarti frasi sdolcinate come un qualunque altro fidanzato. Avevano parlato di questa cosa, la giovane ricordava perfettamente come avevano rischiato di mandare all'aria il loro intero rapporto solo perché, a guardarli, non sembravano davvero una coppia di fidanzati, come le aveva detto Liz una volta, cercando di aprire all'amica gli occhi.

Era stata lei a cominciare a vacillare, al tempo: nonostante fosse certa dell'amore che provasse per la propria arma e del fatto di essere ampiamente corrisposta da lui, il fatto di non sembrare agli occhi degli altri una coppia di innamorati ma bensì due bambini pronti a tirarsi addosso insulti e libri, l'aveva in qualche modo destabilizzata, come se il non sembrarlo comportasse non avere una relazione seria. Era stata una vera stupida, si era fatta condizionare dal giudizio altrui ed era servito l'intervento dello stesso Soul a farle comprendere tutto. Ricordava perfettamente cosa le aveva detto quell'imbarazzante sera in cui gli aveva finalmente spiegato cosa le passasse per la testa nell'ultimo periodo.

"Così, noi non sembriamo fidanzati...e allora? Noi lo siamo, che ci importa di che pensa la gente?"

Aveva questa mania di sminuire ogni cosa, lui, di vedere tutto troppo facile in confronto ai complessi che invece si faceva lei. Eppure quella volta aveva ragione lui, su tutti i fronti. Forse non era sempre nel torto, in fondo.

"Senti Maka...Io non sono un tipo sentimentale, insomma, mi sentirei un cretino a fare la faccia da fesso innamorato che fa Ox certe volte quando è in compagnia di quella Kim, però, anche se non te lo dico spesso, tu sai che ti amo, no?"

Ricordava di essere arrossita fino alla punta delle orecchie alla sua improvvisa dichiarazione, perché sì, Soul non diceva spesso di amarla, anzi, forse glielo aveva detto solo una volta apertamente oltre a quella, però lo aveva sempre dimostrato. Già, lei non aveva mai avuto dubbi sui veri sentimenti dell'albino perché non erano fondati su parole, ma su fatti: lui la amava, avrebbe dato la sua vita per lei e tutto se stesso per renderla felice e non farle provare preoccupazioni di alcun genere. E a Maka non era servito altro per credergli e avere fiducia in lui.

Improvvisamente si era sentita una vera e propria cretina per essersi fatta problemi su un fatto che le pareva ormai di poco conto, una vera sciocchezza. E ricordava anche, sempre con un certo imbarazzo, come lo avesse fermato prima che si allontanasse dalla stanza e di come, incespicando sulle parole, avesse detto che lo sapeva e che lo amava anche lei, tantissimo. Soul era arrossito alle sue parole e si era di colpo voltato di spalle, borbottando qualche stupido insulto di cui aveva solo sentito un "dannata senzatette" che lo aveva portato a ricevere un poderoso Maka-Chop tra capo e collo. Però la bionda gli era grata per quello che le aveva detto, immensamente.

Da quella sera, Soul aveva cercato di comportarsi un po' più da fidanzato con lei, provando perlomeno a trattare Maka come sua ragazza e non solo come..beh... Maka.

Una volta, durante una passeggiata in compagnia di alcuni amici, le aveva preso la mano davanti a tutti, facendo arrossire entrambi per l'imbarazzo, un'altra volta, invece, prima di uscire per andare a fare la spesa -visto che, relazione o no, se era il suo turno di andare al supermercato, ci sarebbe andato lui e punto.- si era avvicinato a lei, intenta a leggere un libro sul divano, e le aveva lasciato un casto bacio sulle labbra, dicendo che sarebbe tornato nel giro di mezz'ora, abbandonandola così, imbalsamata sul posto per una buona manciata di minuti, ferma sulla stessa pagina a rileggere la stessa riga quaranta volte.

E poi, qualche giorno prima, l'aveva "invitata" a quella gita in montagna, solo loro due, nessun amico, una vera e propria gita da fidanzati, con incluse le beffe di Black Star su ciò che avrebbero potuto combinare da soli nel bel mezzo di una montagna innevata, al che Soul era diventato fucsia al solo pensiero e Maka aveva consumato la copia del suo volume di "Guerra e Pace" sulla testa appuntita dell'assassino.

E ora si trovava lì, barricata nella casa che Soul aveva prenotato per loro, a fasciargli il braccio che quel cretino si era quasi rotto cadendo come un sacco di patate dallo snowboard che, stupidamente, appunto, aveva deciso di usare per scendere la discesa del fianco della montagna, decidendo fosse saggio non usare gli sci come lei, o meglio dire "attrezzi da donnicciole", come infatti aveva affermato lui con un ghigno da deficiente.

"Maka fai piano" sbuffò lui ancora, stringendo i denti per il dolore "Hai le mani da muratore, accidenti"

"Come, come?" chiese lei, stringendo in un colpo secco le fasce in un nodo che gli fece scappare l'ennesimo gemito e fargli bisbigliare un "Sadica..." decisamente seccato.

"Ti sei comportato da cretino, te lo meriti. Dico, ma perché cavolo hai deciso di usare quella tavola se non ci avevi mai provato?"

Lui ringhiò, mostrando di essere ancora incazzato per ciò che era accaduto quel primo pomeriggio di vacanza, incattivendo gli occhi nel ricordare quello sbruffone che aveva fatto apprezzamenti sulla sua ignara ragazza, definendo il suo viso "infantile, ma comunque d'impatto" che era poi degenerato nell'aspro e diretto aggettivo dello "scopabile". Già lì Soul era stato tentato di tramutare il braccio in falce a far vedere a quel pallone gonfiato cosa avrebbe dovuto penetrare chi, poi le cose erano pure peggiorate ulteriormente quando, parlando con gli amici, aveva affermato di voler fare colpo facendole vedere le sue acrobazie in snowboard. Cosa che aveva fatto sentire a Soul il bizzarro odore del pericolo e subito aveva cercato di ribaltare le cose, finendo però col mettersi in ridicolo davanti a Maka che, in barba alla sua virilità già messa alle strette da sè medesimo, si era precipitata preoccupata da lui, aiutandolo a raggiungere la base e poter poter prendere le prime cure visto che, dopo un salto da 10 in educazione fisica, era finito con tutto il suo mascolino peso sul suo braccio, dimenticandosi, ovviamente, di poter mutare forma e limitare il danno. Un genio in piena regola, quindi.

Ed ora era lì, con l'orgoglio ferito e la fidanzata a ripetergli per la terza volta che, dannazione lei glielo aveva detto che sarebbe finita male! Ma mai una volta che lui la ascoltasse, quando era scientificamente provato che un uomo avrà ragione solo fino a quando questo sarà single e che, data la sua dichiarazione dell'anno precedente, avrebbe solo dovuto ascoltarla e non cercare di ammazzarsi per fare il macho o che ne poteva sapere lei.

Sospirò mestamente, chiedendosi sotto quale prospettiva, nella testa del se stesso del mese prima, una settimana intera in compagnia solo di Maka sarebbe dovuto essere etichettata come "bella esperienza" poi, quando la bionda posò d'improvviso le labbra sulle sue, grata che alla fine non si fosse fatto nulla di serio, pensò che c'era tutto il tempo di rivalutare l'intero viaggio e ricambiò il suo bacio, stringendola a sé con il braccio sano.

Ti sta bene stronzo, tieniti pure lo snowboard, tanto Maka è mia.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Galateo del fidanzato perfetto
(E di come Soul esca magnificamente da ogni canone)

Regola numero due: il ragazzo perfetto non è mai troppo geloso

Maka non era tipa da tirarsela, Soul lo sapeva bene e la cosa, a conti fatti, non gli dispiaceva per nulla.

Ma non era stato sempre cosí, ricordava perfettamente quando gli si seccava la gola alla vista delle sue snelle gambe, scoperte dalla minigonna, e di come ringraziasse il cielo e tutti i santi terrestri e non per avergli fatto incontrare quella meister per nulla freddolosa.

Ma da quando si erano fidanzati, Soul aveva smesso di osservarla camminare con passo spedito appena uscivano di casa, questo perché aveva cominciato a guardarsi attorno e si era accorto di non essere il solo ad aver notato i pregi che il corpo acerbo di Maka aveva, nonostante il petto fosse rimasto tristemente piatto come una tavola. Che non si parli della faccia che fece la prima volta che la realtà gli si piazzò davanti allo sguardo in tutto il suo squallore quando, camminando al fianco della propria ragazza, aveva scoperto un rosso ossigenato seguire con lo sguardo la curva del suo sederino sodo, il quale faceva rimbalzare la gonnella ad ogni suo passo.

E questo, invece, a Soul non era piaciuto per niente.

Come adesso non le piaceva la magica visione della bionda avvolta in quel dannato abito attillato, corto come piacevano a lei, e tremendamente inutile nel coprire le forme del corpicino minuto. La trovava estremamente eccitante, certo, ma non era stato il solo a notarla, dato che un ragazzetto dagli ordinati capelli scuri si era avvicinato alla sua ragazza per attaccare bottone, le guance di una gradazione talmente intensa da ricordargli il fucsia.

Non passarono che due secondi quando Maka sentì un braccio stringerla dal fianco e l'albino fermo alla sua sinistra, ad augurare follia, inferno e quant'altro soltanto con gli occhi al povero malcapitato di turno, il quale non aveva fatto altro che essere educato nel chiederle dove si trovasse la "toilette", come l'aveva chiamata lui nel più completo imbarazzo; senz'altro un metodo innovativo per flirtare, già.

Eppure Maka sorrise dolcemente nel guardare gli occhi fiammeggianti e la bocca serrata della propria arma mentre la teneva stretta e la faceva allontanare dallo "spasimante". Le piaceva vedersi come proprietà di Soul, stranamente, la faceva sentire desiderata e per una volta bellissima.
Quindi, per quanto a casa un Maka-Chop per la figura fatta non glielo avrebbe tolto nessuno, per il momento posò delicatamente una mano sulla sua e le fece combaciare perfettamente, godendosi la sua possessività e gelosia per un po'.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Avviso: Questa one-shot è liberamente ispirata alla storia “Bunny Boy and the alliance of the apartments” di Mattie Leland sul forum di EFP (storia che vi consiglio anche di leggere se siete fan di South Park e della Kyman in particolare, e se non siete fan di questa serie di correre a farvi una cultura satirica, che serve a tutti).

Galateo del fidanzato perfetto
(E di come Soul esca magnificamente da ogni canone)

Regola numero tre: il ragazzo perfetto accetta anche di fare sacrifici per te, se è per la giusta causa.

“Soul...” Maka si affacciò dalla cucina sbadigliando con la bocca spalancata e i capelli ancora scompigliati, senza alcun ritegno verso il proprio ragazzo seduto su una sedia con gli occhi assonnati ancora semichiusi. Non che lui fosse messo meglio, in realtà, di fatto più che “seduto”, sarebbe stato più consono il termine “stravaccato in una posizione talmente scomoda, con la schiena tutta storta e un braccio a tenergli su la testa che sembrava pesare tre quintali, da sfidare beffardamente ogni legge fisica”. Per di più, tutto ciò che conservava celata la sua nudità erano un paio di boxer indecenti, di un verde acceso con stampate sopra delle imbarazzanti carotine arancioni, ma il tutto non sembrava pesare all’albino: quel giorno era domenica, e ciò comportava assoluto relax e nessun noioso lavoro malpagato come segretaria d’ufficio da fare alla Shibusen.

Da quando avevano definitivamente sconfitto il Kishin Ashura, la quantità e pericolosità di follia presente nel mondo era precipitosamente calata, così come le persone, un po’ per paura, un po’ per sano buon senso, cedevano ad essa sempre meno. E per quanto tutto questo fosse ovviamente positivo, ciò comportava sempre meno lavoro e quindi sempre meno pagamenti per le missioni quasi inesistenti. E loro erano ancora troppo giovani per trovarsi un lavoro seriamente: due diciassettenni di certo non avrebbero scovato un impiego decente, nemmeno se eroi e salvatori di circa tutto il mondo. Quindi avevano acconsentito ad aiutare il loro amico alle prese con il suo nuovo, stressante lavoro da Sommo Shinigami. Ma Soul sapeva che, più che dividere fogli e sistemare la biblioteca praticamente ogni giorno -e, Dio, avrebbe trovato un giorno il bastardo che la sera passava a metterla a soqquadro-, il loro compito era di sopportare le crisi isteriche del moro, novizio capo di tutto ciò a cui non era ancora stato istruito a comandare, rendendolo una rumorosa madre casalinga col ciclo ininterrotto e i nervi a fior di pelle.

In pratica, Soul amava la Domenica con tutto se stesso, e non ricordava un solo episodio in combattimento in cui era tornata a casa stanco più di come faceva da qualche mese con quella donna di Kid.

Però, come sopracitato, quel lavoro non pagava bene come avrebbe fatto compiere due missioni al mese, e la cosa si ritorceva sempre contro di lui.

“Siamo in ritardo sul pagamento dell’appartamento” mugugnò Maka, ancora troppo assonnata per parlare normalmente. Solo a quel punto il ragazzo si accorse della lettera che la giovane stringeva tra le dita e la riconobbe subito. Ciò bastò a risvegliarlo completamente, e boccheggiò terrorizzato verso la piccola letterina color pesca, colore che il proprietario del palazzo riservava solamente ai loro di avvisi riguardanti i pagamenti, e sapevano perfettamente entrambi il motivo di questo.

“No.” affermò secco, ingoiando saliva a vuoto per cercare di risultare ancora più deciso e perentorio di quanto non fosse. E lo era tantissimo, eccome se lo era!

“Soul...ti preego...” provò ancora la bionda, avvicinandosi ancheggiando lentamente e facendo strisciare in modo leggero le ciabatte per terra. “No! Non intendo-” Gli si sedette sulle ginocchia, accavallando elegantemente le gambe e allacciandosi con le braccia sottili al suo collo, cominciando a sfiorarlo anche con le dita. “Non intendo fare...” Lo sentì tremare leggermente e sentì distintamente la presa delle sue mani rafforzarsi all’altezza dei suoi fianchi e sorrise divertita nel costatare quanto fosse facile abbindolarlo: aveva fatto bene a farsi insegnare da Kim questo trucchetto, funzionava ogni volta.

“Solo per questa volta” gli bisbigliò, avvicinando le labbra al suo orecchio e sentendo la presa farsi più salda e muoversi lentamente verso il basso “Vai giù da Finn, lo saluti...magari gli sorridi...gli chiedi di lasciarci ancora una settimana di tempo per pagare e poi te ne torni di sopra...da me”

Lo sentì gongolare leggermente e aspettò pazientemente, piccola e furba leonessa, che cadesse nella sua trappola innocente. Non attese molto, in realtà: pochi secondi dopo Soul le aveva girato sgarbatamente il viso e aveva poggiato le proprie labbra sulle sue, non riuscendo più a trattenere la voglia che sentiva lo stava percuotendo senza pietà. Piccolo stupido…

Si allontanò da lui, alzandosi in piedi e sottraendosi in un solo attimo alla sua presa, troppo veloce perché lui riuscisse a riacchiapparla, sorridendogli trionfale e guardando invece il volto dell’altro che mutava in un’espressione di supplica, come se stesse obbligando un bambino a gettare via ogni suo giocattolo.

“E non fare quella faccia...Se non ce ne fosse veramente bisogno credi che te lo farei fare?”

Sì, glielo avrebbe sicuramente fatto fare comunque, ma era vero che quella era un’emergenza. Lui le ringhiò contro, incrociando le braccia al petto con fare seccato e risentito “Perchè non ci vai tu a prostituirti al quello, per una volta?”

Domanda stupida e inutile, eppure Maka si sentì in dovere di rispondere, da una parte perché ormai sapeva di aver vinto, dall’altra perché la faccenda la divertiva particolarmente, sopratutto perché metteva a disagio la sua arma.

“Beh, perché è il tuo bel culetto che vuole, non il mio” affermò, godendo sadicamente nel vederlo rabbrividire, terrorizzato a morte “Non me lo ricordare...”

Ed infatti era così: il giovane proprietario del loro palazzo, Finn, aveva incrociato i due ragazzi nella hall qualche anno prima, e si era preso una cotta pazzesca per il giovane dai capelli bianchi, nonostante avesse circa sette anni in più di lui. Da quello volta il maniaco, come aveva cominciato a chiamarlo Soul, si era stabilito a fare la muffa al bancone dell’entrata, cogliendo così ogni occasione che gli capitava per rivedere lui e il suo bel fondoschiena, a cui aveva puntato, come il maniaco che era, già da subito. Così, ogni volta che i due uscivano di casa, lui si precipitava da loro salutandolo mielosamente con un “Buongiorno, signorino Evans!” o “Che bella giacca che ha stamattina, le sta proprio bene addosso, sa?” e altri complimenti da galantuomino che facevano terrorizzare il ragazzo, il quale ogni volta lo salutava sgarbatamente ed allungava il passo, seguito dalla propria fidanzata che lo guardava cercando di nascondere la risata che sentiva crescerle nel petto ogni volta. Maka non ricordava neanche una volta in cui Finn l’avesse salutata decentemente; anche quando era in assenza della propria Buki, lui o non la guardava, o, al contrario, la scrutava senza dire una parola, lo sguardo palesemente astioso, perché l’intero palazzo sapeva della loro relazione, eppure lo stesso proprietario non si voleva dar pervinto.

“Io non ci voglio andare, Maka!” ormai le sue sembravano delle suppliche, e lei non si sarebbe sorpresa se, da un momento all’altro, lui si fosse buttato in ginocchio a pregarla di cambiare casa. Ma Maka era irremovibile su certe cose, così Soul dovette andare a malincuore a mettersi qualcosa addosso -i vestiti più brutti che riuscì a trovare, fra l’altro- e si incamminò verso la porta come se stesse raggiungendo il patibolo, assolutamente non pronto a sorridere al viscido uomo che, lo sapeva, stava aspettando speranzoso il suo arrivo anche quel giorno.

“Ma tu non dovresti sentirti in qualche modo gelosa del fatto che ci debba provare con quello almeno una volta la mese? Sei la mia ragazza o cosa?” ritentò, squadrando la bionda dalla testa ai piedi.

“Mah...” cominciò lei, alzando gli occhi al cielo e poggiando entrambe le mani sui fianchi “Sono piuttosto convinta che tu invece di sedere preferisca il mio”

“E puoi dirci giuro” mugugnò infine l’altro, chiudendosi la porta alle spalle. 

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Capitolo 4
*** 4 ***


(Francamente non vado molto fiera di questa shot, ma sto cercando di riprendere le cose che ho lasciato sospese finché mi è ancora permesso, perciò: ecco il quarto capitolo di questa raccolta)

Galateo del fidanzato perfetto
(E di come Soul esca magnificamente da ogni canone)

Regola numero quattro: è fedele.

"Maka, ti scongiuro apri questa porta" provò a chiedere Soul, bussando contro il legno con una certa paura nel tono di voce, ma dall'altra parte nessuno gli diede risposta. Decise comunque di non demordere, cominciando a battere con più irruenza contro la superficie, mentre il timore che non sarebbe servito assolutamente a nulla lo scuoteva completamente."Mi dispiace, ok? Tu... Tu sei stata via per una settimana intera per quella stupida 'gita fra donne' e io.... ero da solo a casa con Blair... lei ha sfruttato le mie debolezze e non ho potuto resistere..." a quelle parole seguì ancora qualche attimo di silenzio, poi, finalmente, il ragazzo sentì dei passi leggeri avvicinarsi e seppe che dall'altra parte di quella porta chiusa stava la sua fidanzata, quella con cui le cose non sarebbero più state le stesse d'ora in poi. Ringraziò il cielo che si stesse perlomeno sforzando ad ascoltarlo.

"Maka?"

"Io mi fidavo di te" mormorò solo la bionda con voce grave. Era rimasta sconvolta quando aveva scoperto il segreto dei due e si era sentita ferita, tanto ferita. "Tu mi hai tradito... ti avevo dato la mia fiducia e voi..."

"Maka mi dispiace davvero, ti giuro che non ricapiterà-" "Quando è successo esattamente?" lo fermò subito lei, sentendo che almeno una spiegazione le fosse dovuta. Soul aspettò un secondo a rispondere, cercando di riordinare le idee e di distendere il tono della voce "Sabato sera" ricevendo nient'altro che silenzio, però, decise di proseguire "Blair è tornata a casa completamente ubriaca, probabilmente nemmeno ricorda nulla"

"Però tu sì" affermò lei amaramente, reprimendo la rabbia e stringendo i pugni lungo i fianchi "Tu ricordi ogni minimo particolare, non è vero?"

Lo sentì sospirare mestamente dall'altra parte e non fu necessario risponderle "Aprimi, ora... per favore, Maka..." Ma lei non sembrò nemmeno sentirlo "Dov'eravate?" chiese ancora

"Apri questa porta, aprila e parliamone uno davanti all'altro, ti prego Maka, apri-" "Dove?!" gli urlò ancora, mentre la voce diventava sempre più acuta e la frustrazione prendeva parte di lei "Sul divano...noi...noi siamo rimasti lì per tutto il tempo" rispose lui, la voce gli stava ormai tremando senza controllo.

Sorrise, Maka, ma in realtà avrebbe volentieri distrutto qualcosa per la rabbia che sentiva percuoterla. Hai rovinato tutto..." mormorò.

Tacquero entrambi, consapevoli che la bionda avesse ragione "Non accadrà mai più, te lo giuro. T-Ti prego, però, devi aprire questa porta, ti scongiuro, Maka, fammi uscire da qui, devo andare in bagno!" la implorò alla fine l'albino. Aveva cercato di fare il possibile per trattenersi, rivelarle una cosa del genere era tremendamente poco fico, ma aveva ormai raggiunto il proprio limite e non vedeva altre vie d'uscita da quell'assurda situazione creatasi a causa di un suo errore nemmeno troppo grave.

"Tu non uscirai dalla tua stanza finché non sarò alla pari con la seconda stagione di Stranger Things, è chiaro?!" tuonò lei, tenendo ancora, stretta fra le dita, la chiave della serratura della sopracitata stanza. "Quella era la nostra serie tv! Quella che dovevamo guardare assieme solo noi due e tu non hai aspettato che tornassi per vedere il nuovo episodio appena uscito! E l'hai anche guardato con Blair, ed era pure sbronza!"

"Maka ti prego! Non ce la faccio più!" si lagnò nuovamente la buki, ormai sicuro che non servisse a nulla in ogni caso provare a far ragionare quella fissata della sua fidanzata.

"Trasformati in falce, stronzo! Magari riesci a trattenerla meglio se non puoi farla uscire!" fu l'ultima cosa che gli disse, prima di allontanarsi verso il salotto, sorda alle richieste disperate della sua arma bisognosa, già pregustandosi tutto ciò avrebbe scoperto su Will e Undici in quei venti minuti con la sola compagnia del suo attuale show preferito.

Non lo so, qualche mese fa mio fratello, io e mio padre ci trovavamo ogni mercoledì a guardare uno o due episodi della seconda stagione di Stranger Things e una volta ne abbiamo guardato uno senza il primo. Diciamo che se l'è presa e non ci ha parlato per un po' a causa del nostro "tradimento". Spero che questo capitolo vi sia piaciucchiato almeno un po', ci vediamo!
thedarkiti

 

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Capitolo 5
*** 5. ***


Galateo del fidanzato perfetto
(E di come Soul esca magnificamente da ogni canone)

Regola numero quattro: Ti spinge fuori dalla tua confort-zone

Quando si erano appena conosciuto, vedi per semplice pena, vedi per motivi a cui Maka non voleva di certo pensare, era stata lei a convincerlo ogni volta ad uscire con gli amici, poi, appena si erano abituati alla nuova situazione di partner di battaglia e coinquilini, la ragazza aveva lasciato le vesti di madre bacchettona, per coprirsi con un morbido piumone, un libro nella mano, e decidendo fosse arrivato il momento di lasciare che il passerotto uscisse dal nido e lasciasse che la mamma non si schiodasse più dal divano, nemmeno quando gli stessi amici con cui, grazie a lei, Soul si era finalmente aperto, invitavano i due a giocare a basket al parco o semplicemente a bere qualcosa i giro.

A quel punto era stato Soul a trasformarsi in un’inflessibile genitrice, rendendole pan per focaccia e obbligandola, anche con la forza se necessario, a seguirlo fuori da casa loro. Questo comportamento, però, non era dovuto al rischio che le crescessero funghi in testa come le diceva spesso -e lui lo sapeva dannazione!-, ma a volte certe domande è meglio non farsele, o almeno, così la pensava lui al tempo, e menomale che aveva questa idea, perché all’inizio probabilmente gli sarebbe andato in cortocircuito il cervello a scoprire che l’unico e sacrosanto motivo per cui voleva che la bionda uscisse, era semplicemente per poter stare con lei senza quegli stupidi terzi incomodi dei suoi dannatissimi libri.

Geloso di un libraccio, per quanto la cosa fosse assolutamente uncool, Soul lo era stato per molto tempo e forse non era del tutto uscito da questa sua brama di dare fuoco alla grande biblioteca di Death City -con annesso anche l’abbrustolimento del viscido nuovo commesso che sembrava aver messo gli occhi su Maka, ovviamente-, però ci stava provando, e bisognava premiare l’impegno.

“Maka?” Iniziò, già sapendo come sarebbe andata a finire quella stupida faccenda sempre più ripetitiva, ogni giorno che passava. Lei non gli rispose nemmeno, facendolo sbuffare. “Maka, su, dobbiamo andare” provò ancora, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans e guardandola severo, tanto che, più che un fidanzato, sembrava davvero la madre della giovane; ma tanto ci erano abituati a quella situazione quei due. “Finisco il capitolo e giuro, GIURO che poi andiamo” biascicò la biondina senza degnarlo di particolare attenzione, il naso ancora infilato tra le pagine cartacee. “Lo hai detto anche venti minuti fa...” affermò l’altro alzando gli occhi al cielo e chiedendosi per quale razza di motivo quella ragazza dovesse sembrare un’alcolizzata in astinenza ogni volta che c’era bisogno di allontanarsi da tutti quei testi. “Sì ma ero all’inizio del capitolo, ora lo sto finendo sul serio, davvero, Soul, aspetta ancora un po’!”

Soul sospirò amareggiato, si sedette borbottando al suo fianco e accese la tv, abbassando il volume un poco per non disturbare l’altra, cosa che Maka notò. Lei gli prese la mano, sorridendo dietro al candore delle sue pagine, Soul nascose un sorriso esasperato, ricambiando la stretta a quella secchiona della sua fidanzata, non volgendo gli occhi lontani da quel programma sportivo.

Scoprendo “Di carne e di carta” la mia situazione coi familiare si è evoluta in questo modo, meno la comprensione finale ovviamente. :’D
Comunque, non vado fiera nemmeno di questo capitolo (e te pareva), ma vorrei davvero finire questa raccolta (già pronta nelle bozze) e quindi ho accettato di non riuscire a farle uscire tutte come vorrei, seguendo solo il mio egoistico bisogno di arrivare alle parti che dico io. E quindi nulla, probabilmente le revisionerò in questi giorno di vacanza (LEGGIOIEVERE), intanto sono finalmente riuscita a riprendere mano alla tastiera. Grazie al cielo.

Sperando sia solo un arrivederci,
thedarkiti

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