~ Color di Sogno

di Sisya
(/viewuser.php?uid=23876)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Con gli occhi chiusi ***
Capitolo 2: *** Ladra di stelle ***



Capitolo 1
*** Con gli occhi chiusi ***



Color di Sogno

C'è sempre qualcosa di folle nell'amore
e qualcosa di sensato nella follia.



~ Con gli occhi chiusi


- Perchè devo andarmene, mamma? Perchè non posso restare a casa con te? Non ci voglio andare lì, non voglio. È perchè ho fatto qualcosa di male che non mi vuoi più con te? Mi dispiace tanto, vedrai che sarò buona, te lo prometto, te lo prometto, ma non mandarmi via! Mamma! Ti prego, non voglio! - Aveva cominciato a piangere quasi subito. Dopotutto era una bambina, solo una bambina. Quelle nuove vesti erano troppo lunghe e scomode, e la impacciavano nei movimenti. Il velo che era stata costretta a indossare per coprirsi il capo pizzicava e le faceva prurito alla fronte. Voleva riavere indietro i suoi vecchi abiti, confortevoli e caldi, e soprattutto voleva che qualcuno le spiegasse cosa stesse succedendo, perchè sua madre l'avesse vestita in quel modo strano, perchè i suoi occhi fossero lucidi al debole chiarore delle lampade, e perchè non rispondesse nemmeno alle sue domande. Si era ritrovata a supplicarla senza neanche rendersene conto.
- Sakura, adesso ascoltami bene - la voce di sua madre era bassa e tremava - Devi essere forte, capito? Non potremo vederci più, ma so che sei sempre stata coraggiosa, e starai bene anche senza di noi - mormorava asciugandosi piano le guance - Sei una sacerdotessa ora, Sakura. Devi capire che questo cambierà molte cose. Il tuo destino ormai è lontano da qui. Ma sarai trattata con rispetto, vedrai piccola mia, vedrai che ti troverai bene, non devi preoccuparti … -
- Ma io voglio restare a casa, mamma. Non voglio essere una sacerdotessa. Per favore, voglio rimanere con voi, oh, ti prego, non mi mandare via, mamma! - La donna soffocò un singhiozzo e l'abbracciò stretta, baciandole la testa ricoperta dal velo scomposto. Quello era un addio, realizzò con orrore la piccola Sakura, artigliando con i pugni le vesti ruvide della madre per non lasciarla andare, mentre scuoteva forte la testa e le lacrime uscivano da sole.


L'ultimo ricordo che le rimase di quella notte fu l'immagine di sua madre, sfocata oltre la patina lucida del pianto, che si allontanava, mentre lei veniva sospinta sul carro da uomini che non aveva mai visto prima, strappata per sempre alla sua famiglia per adempiere al suo destino. In quel momento odiò profondamente la Dea e quel dono potente e terribile, mentre gridava e tendeva le mani in avanti, cercando di afferrare l'ombra di donna che svaniva lentamente davanti agli occhi gonfi e arrossati. Quando giunsero al tempio era ormai del tutto calato il buio, e Sakura si era addormentata nella rozza coperta di lino che sua madre le aveva cacciato in mano frettolosamente, esausta dal troppo piangere e chiamare a vuoto. Si sentì confusamente sollevare tra le braccia, prima di cadere di nuovo nel sonno, e pensò che doveva trattarsi per forza di un incubo, solo di un altro incubo. Doveva essere un incubo. Si strinse la coperta al petto, facendo attenzione nel suo leggero dormiveglia a non lasciarla cadere. Era l'unica cosa che aveva con sé che sapesse ancora un po' di casa.

Just like a spy trough smoke and lights
I escaped trough the back door of the world
and I saw things getting smaller
fear as well as temptation

Proprio come una spia tra fumo e luci
Sono scappata dalla porta sul retro del mondo
e ho visto le cose diventare più piccole
la paura come anche la tentazione



Il tempio sorgeva sulla sommità di un altura piuttosto scoscesa, poco distante da un'ampia vallata baciata dal sole, rigogliosa e feconda, nella quale erano sorti numerosi villaggi di contadini e allevatori. Pur essendo lontana dalle calde correnti marine che soffiavano sulle coste, era comunque un luogo ospitale e relativamente conosciuto, poiché la rinomata Delfi distava solo pochi giorni di cammino. Il sacro fuoco di Hestia ardeva perennemente nella cella più interna del tempio, accudito dalle vestali che vi dimoravano, e per tutte costoro, la rinuncia alla propria libertà personale era una condizione necessaria e strettamente vincolante. E Sakura, così come ogni altro mortale, era venuta al mondo con un destino già scritto. Qualunque cosa avesse fatto, dovunque fosse andata, il dono le scorreva nel sangue, e questo non si poteva cambiare. Lo si lesse nei grandi occhi color smeraldo che guardavano il mondo curiosi e speciali, che quella bambina aveva qualcosa di raro. Il dono era innato dentro di lei, non poteva scegliere di non accettarlo. Era stata la Dea a chiamarla a sé, e una tale chiamata semplicemente non si poteva rifiutare.


Si sorprese di trovare un'altra bambina nel tempio.
Era comparsa sulla soglia dell'ampia scalinata, ed era rimasta accanto ai sacerdoti mentre Sakura veniva trasportata in braccio all'interno del cortile, troppo stanca per tentare di opporsi o scalciare. Dopo che fu deposta a terra e lasciata libera di camminare sulle sue gambe, la piccola novizia la accompagnò per mano al suo giaciglio e le porse della frutta e una broccia d'acqua fresca con un sorriso incoraggiante e tremulo nel bagliore delle torce degli uomini. - Voglio tornare a casa - mugugnò Sakura rifiutandoli entrambi con ostinazione.
- Adesso la tua casa è questa - replicò la bambina risoluta, mettendole a forza la frutta in mano. Aveva corti capelli castani e due occhi color del miele scuro. - Prima riuscirai ad accettarlo, meglio sarà per te e tutti noi - asserì il più anziano dei sacerdoti - Devi riuscire a comprendere che d'ora in avanti sarai al sicuro. È questo l'importante, giovane Sibilla, qui il tuo prezioso dono sarà protetto e coltivato -
- Che cos'è una Sibilla? - domandò Sakura esitante - Di cosa parlate? Riportatemi a casa, per favore … non mi piace qui -
- È stata la Dea a sceglierti -
- Non mi importa niente -
- Il tuo nome sarà Dafni, d'ora in poi -
- Che state dicendo? Il mio nome è Sakura. Non ne voglio altri -
Il sacerdote aggrottò le folte sopracciglia bianche e la guardò severamente.
- Non essere sciocca. La Dea ti ha scelto, ha posato il suo sguardo venerabile su di te. Devi essere grata per questo -
Sakura per tutta risposta si rannicchiò contro il muro, snervata, si nascose il viso con la tunica e si addormentò.


- Dafni. Svegliati, Dafni -
Si stropicciò gli occhi stanchi con una mano.
- Mi chiamo Sakura. Io sono Sakura - mormorò, ormai senza neanche troppa convinzione. La bambina davanti a lei sorrise, abbassandosi sui talloni con il mento appoggiato ai palmi e mostrando due lunghe file di denti bianchi, i canini un po' sporgenti e i capelli che in realtà non erano corti, come le era sembrato la sera prima, ma legati in due buffi codini rotondi ai lati della nuca. Portava un ciondolo di osso a forma di mezzaluna appeso al collo, e la veste delle novizie orlata di tintura rossa ai bordi. - Ti chiamerò Sakura allora, se vuoi così. E lo dirò anche alle altre ragazze, sta' tranquilla -
- Rimarrò qui per sempre, è così? Non potrò più tornare al mio villaggio o rivedere i miei genitori? -
- Noi novizie in genere veniamo scelte tra le famiglie dei contadini e portate qui per l'apprendistato -
- E quanto … quanto durerà questo apprendistato? - chiese lei timidamente.
- Dieci anni, per accedere alla carica di sacerdotesse e avere il permesso di celebrare i riti e interpretare i vaticini -
- Ma, io veramente intendevo … per quanto dovremo essere sacerdotesse? Quando ci lasceranno andare? -
- Saremo sacerdotesse fino all'ultimo dei nostri giorni - rispose la bambina con un certo sussiego.
Sakura abbassò lo sguardo, sempre più sconfortata, e avvertì il proprio stomaco borbottare dalla fame.
Si arrischiò quindi ad addentare con un po' di diffidenza un pezzetto di pane, sotto lo sguardo gentile dell'altra.
- Come ti chiami? - domandò con un accenno di sorriso per ricambiare tutte quelle premure nei suoi riguardi.
- TenTen - rispose quella sorridendo a sua volta - Diana, per i sacerdoti -
- Sarai mia amica, TenTen? Non conosco nessun altro qui e mi sento sola - piagnucolò Sakura tirando su col naso.
- Ma certo che saremo amiche - replicò la brunetta, prendendole una mano e aiutandola ad alzarsi - Ti mostrerò il tempio adesso, e ti presenterò alle altre novizie. Vieni, e mi raccomando, fai attenzione che il vecchio guardiano non veda quei frutti che ho preso dalle offerte di stamane, altrimenti diventerà tutto rosso per la rabbia e si gonfierà come un satiro col raffreddore! - Sakura la fissò incredula per qualche secondo e poi scoppiò poi a ridere di cuore, sentendosi alleggerire un po' dopo tanto sconforto e abbandono. Strinse la mano di TenTen e si lasciò condurre per il corridoio antistante alla loro stanza, sperando che dopotutto qualcosa di buono ad attenderla, in futuro, potesse esserci anche per lei.


Now everything is reflection
as I make my way trough this labyrinth
and my sense of direction
is lost like the sound of my steps

Ora ogni cosa è un riflesso
mentre mi faccio strada in questo labirinto
Ed il mio senso d'orientamento
si è perso come il suono dei miei passi


Quando accade, non è mai perchè lo desideri.
Non è qualcosa di naturale e acquisito, né qualcosa che puoi scegliere, o evitare.
È la perdita di controllo dei propri sensi, per qualche attimo infinitesimale in cui il cosmo e l'etere palpitano nelle tue vene al posto del sangue.
Non è mai qualcosa che puoi controllare, o dominare, o piegare alla tua volontà. È la Dea che guarda attraverso i tuoi occhi.
Come il camminare a tentoni nella nebbia, seguito dall'improvviso scostarsi di un velo che ti impediva la vista.
La sensazione di umido e torpore attorno a te ci si avvicina molto.
Sospesi tra corpo e anima, in quel momento vedere diviene quasi necessario come respirare, e smette di essere doloroso.
Ma poi ci sono lo strappo violento alla base dell'ombelico quando ricadi nella pesante consapevolezza del tuo corpo e la tua mente che ritorna imprigionata nella sua umanità.
Il sapore ferroso e familiare del sangue sulla lingua, le gambe instabili e le nocche serrate sui braccioli del tripode. Sono tutte cose che conosci fin troppo bene.
Sei una sacerdotessa. È il tuo dono pericoloso, il tuo destino e la tua condanna … Questo è ciò che tutti si aspettano da te.

tu invece hai semplicemente smesso di aspettarti qualcosa.


I store all my days in boxes
and left my wishes so far behind

Ho riposto tutti i miei giorni in scatole
e lasciato i miei desideri così lontano dietro di me



La giovane donna dagli occhi color di sogno si coprì il capo con il velo candido, nascondendo i soffici capelli alla vista.
Con passo cadenzato, attraversò il porticato interno al tempio tenendo lo sguardo basso. La luce del mattino creava strani giochi di ombre sulle colonne levigate nella pietra. Sakura conosceva quei luoghi come se stessa ormai. Avrebbe potuto camminare a occhi chiusi dal suo spoglio giaciglio fino alle porte lignee che si aprivano sulla vallata sottostante. Conosceva le formule di rito e gli inni dei sacerdoti che si innalzavano fino agli altari sacri dell'oracolo di Delfi. Conosceva alla perfezione il suo mondo, limitato nelle mura di quel tempio, e il suo unico dono. Nient'altro all'infuori di questo che avesse per lei davvero importanza.
- Divina Sakura, dove state andando? - domandò qualcuno alle sue spalle, con un tono spensierato così lontano dai suoi attuali pensieri.
- Alla fonte, Matsuri. Abbiamo quasi esaurito la nostra riserva - replicò Sakura senza fermarsi o voltarsi indietro.
- Posso andare io per voi - si offrì la novizia quindicenne, sorridendo.
- Non è necessario. Posso farcela anche da sola -
- Ma Divina Sakura - fece Matsuri, esitante - Veramente credevo che foste stanca. Avete appena … -
- Lo so, ed è per questo che desidero uscire. Ho bisogno di respirare un po' d'aria fresca e schiarirmi la mente -
- Posso accompagnarvi allora, vi farò compagnia -
- Matsuri, non c'è bisogno, dico sul serio -
- Oh, ma lo sapevate che la nostra migliore arciera ha avuto il permesso di uscire a caccia, stamattina? - esclamò allegramente la ragazza camminandole a fianco. Sakura alzò brevemente gli occhi al cielo con un sorriso, accorgendosi del goffo tentativo della ragazza di intavolare un discorso di diverso argomento. - Bene, ne sono felice. Avremo di certo buona selvaggina per i vaticini allora, i sacerdoti saranno molto soddisfatti - rispose Sakura, sorridendo con dolcezza al pensiero della gioia che TenTen doveva star provando in quel momento - E … Matsuri? -
- Sì, Divina Sakura? - trillò la novizia.
- Non è forse il tuo turno di badare al fuoco sacro stamane? - domandò lei gentilmente.
La novizia aprì la bocca per replicare, e un intenso rossore le salì alle guance - Sì, Divina Sakura. Mi perdoni - mormorò, chinando il capo in segno di congedo e correndo via. Sakura scese quindi i pochi gradini, sbattendo le palpebre colpita dall'improvviso riverbero del sole in contrasto con l'oscurità quasi completa che regnava all'interno del tempio. Si sfilò i sandali e li raccolse con la mano libera, nell'altra invece reggeva una brocca. Con le gambe ancora un po' instabili a causa del vaticinio appena concluso, si avviò lentamente sull'erba lucida di rugiada, inspirando a pieni polmoni.



Scent of dried flowers
and I'm walking trough the fog

Profumo di fiori secchi
e sto camminando attraverso la nebbia


All'alba, hai visto il giovanissimo figlio dell'aurora dai riccioli di luce raccogliere la sua bianca faretra.
Hai visto il vento giocare insieme a lui nella sua corsa scanzonata tra i boschi, sollevando per scherzo le gonne delle baccanti e correndo nelle luci dei templi.
Lo hai visto incoccare la freccia, e il tuo cuore si è fermato con il suo. È la sensazione che si prova quando il tempo si arresta e l'enormità dell'universo, la sua energia fremente ti sfugge tra le dita, velocissima. Ma di certo il suo dardo dorato non ti colpirà mai, e bastare a se stessi non è una gran consolazione.
È comunque triste pensare che l'amore non sarà mai cosa per te.
Per nessuna di voi.



C'era qualcosa di veramente insolito, quella mattina, alla fonte.
Il canto degli uccelli non si levava dalle cime degli alberi, e un silenzio innaturale ricopriva la radura.
Sakura immerse il secchio nelle acque lucide, trattenendo il fiato, come in attesa di qualche pericolo incombente.
Quando però abbassò lo sguardo sulle proprie mani, lo spavento fu tale che lasciò cadere il secchio e ritrasse il braccio, sconvolta.


Le acque erano striate di rosso.
C'era del sangue che si mescolava alla limpidezza illibata di quella sacra fonte.
Un uomo. C'era un uomo, riverso sulla sponda, e Sakura si domandò come avesse fatto a non notarlo prima.
La testa scura immersa per metà, e le vesti chiazzate di sangue che si spargevano informi nell'acqua. Era morto.
Sakura rimase paralizzata dal terrore. Non aveva più nemmeno la forza di alzarsi e correre via. C'era un cadavere a insozzare la sua fonte sacra. Quello che ormai aveva finito per considerare il suo nascondiglio segreto, dove si rifugiava quando le visioni erano troppo nitide da stordirla, o le regole e le imposizioni del rigido sacerdozio la opprimevano fino a soffocarla. Ma ora doveva scuotersi, fare qualcosa. Qualcosa come tornare subito al tempio e avvertire i sacerdoti. Qualcosa come tenersi lontana, gridare aiuto. Qualcosa che almeno non fosse palesemente stupido.
E invece Sakura si avvicinò a gattoni, ignorando la repulsione, sospinta da un'inspiegabile senso di attrazione, lacerandosi la veste e sporcandosi di terra, ed entrò persino nella fonte, bagnandosi fino alle ginocchia, e annaspando per mantenersi in piedi. Il morto aveva tutta l'aria di essere un soldato. Sakura li aveva visti arrivare saltuariamente alle soglie del piccolo tempio e rendere omaggio alla Dea. Non accadeva spesso, ma aveva assistito quando era capitato. Ricordava però di essere rimasta spaventata dai loro volti arcigni e dalle cicatrici che li deturpavano, e da quelle armi terribili e che portavano alla cintura, ancora incrostate di sangue rappreso. Con il cuore che le batteva furiosamente nelle orecchie, Sakura allungò un braccio tremante verso quella sagoma indistinta. Il sangue colava copioso da una ferita aperta e lucida alla base della spalla, e anche se giaceva riverso e non poteva vedergli il volto, era sicuramente molto giovane. Con uno sforzo, chiuse i pugni sul mantello fradicio e vischioso, facendo leva all'indietro per sollevarlo dall'acqua. Era pesante, e lei era ancora debole dopo il vaticinio, e dovette ricorrere a tutte le sue forze per riuscire a trascinarlo a riva e rivoltarlo sulla schiena.
Una striscia di sangue gli colava dalla fronte lungo una guancia, percorrendo il volto pallido come la morte.
Eppure Sakura si ritrovò senza fiato, e non solo per la fatica e l'angoscia.
Era bellissimo.
I capelli neri, scurissimi, che grondanti incorniciavano l'ovale perfetto del viso, il naso dritto e le labbra sottili. Era il giovane più bello che Sakura avesse mai visto, nonostante la sua esperienza in materia non fosse di certo così vasta. Ma ricordava i volti abbronzati dal sole e gioviali dei contadini e dei ragazzi del suo villaggio, e nessuno di loro poteva neppure lontanamente competere con la bellezza quasi eterea di questo sconosciuto. Sakura riprese infine a respirare pesantemente, scostandosi da quel corpo immobile. - Quanta vita strappata a un così giovane uomo … - mormorò piano, strizzando tra le nocche la propria veste bagnata per asciugarla e accorgendosi con un brivido di sconforto che si era macchiata di rosso in più punti. Come avrebbe fatto a spiegare una cosa del genere, una volta tornata al tempio? Come? Solo in quel momento realizzò che in effetti sarebbe già dovuta esser corsa via da un pezzo a cercare aiuto. Dopotutto chi lo aveva ucciso, chiunque fosse, poteva ancora essere nei paraggi, e lei stessa era in grave pericolo. Era una vergine sola e indifesa. Se l'avessero attaccata, avrebbe avuto ben poche possibilità di salvare se stessa e il suo onore. Appoggiò una mano tremante sul viso del giovane, chinandosi a sfiorargli le labbra con un orecchio, trattenendo il respiro, cercando di cogliere anche il più piccolo indizio, un soffio, un respiro gelido, uno spasmo, qualsiasi cosa che le provasse che fosse ancora vivo. Ma egli giaceva immobile, e Sakura si ritrasse sconfitta.
Doveva allontanarsi, decise, non poteva rimanere un attimo di più.


Ma nell'esatto momento in cui raccolse la veste e fece per rimettersi in piedi, una mano fredda e bagnata si richiuse con violenza sul suo polso, strappandole un ansito e un gemito di sorpresa. Fece appena in tempo a incontrare gli occhi neri, letali e vivi del giovane soldato, prima di sentirsi gettare con furia nell'abisso della fonte, e affondare impotente, con le acque che si richiudevano sopra di lei riempiendole i polmoni e gli occhi di terrore.


Doveva respirare, doveva assolutamente riprendere a respirare.
Fu il primo incoerente pensiero che le attraversò la mente sconvolta, nell'avvertire quanto fosse gelida l'acqua, quanto le vesti appesantite le impedissero di riemergere con facilità, e quanto fosse inaspettatamente profondo e oscuro il centro della fonte. Sakura aprì la bocca, tentò di urlare, si scosse, tese le mani, ma fu tutto inutile. Stava morendo, fu il suo secondo pensiero, presa da un panico incontrollato che, stupidamente, la portò a gridare di nuovo, perdendo anche le poche riserve d'aria rimaste. E forse sarebbe morta davvero, se d'improvviso non fosse stata afferrata per un lembo della veste da qualcuno sopra di lei, e riportata all'istante in superficie. Riemerse annaspando, scossa dai tremiti e talmente terrorizzata che si aggrappò strettissima al petto e alle spalle del suo salvatore, senza badare alle convenzioni, ai divieti o a qualsiasi altra cosa che non fosse il fatto di poter di nuovo respirare. La prima boccata d'aria che le riempì i polmoni le fece male e la lasciò ansante, la seconda la riportò definitivamente alla vita. Si sentì inaspettatamente afferrare per le gambe, e tentò di reagire, ma poi si rese conto che in realtà il giovane stava solo tentando di riportare entrambi a riva sani e salvi, e perciò rimase inerte tra le sue braccia, sbattendo le ciglia per mandare via le gocce rimaste attaccate. Anch'egli stava ansimando pesantemente, come se ogni passo gli costasse uno sforzo immane, e solo allora Sakura si ricordò che era gravemente ferito, e ogni movimento doveva provocargli un dolore lancinante. Infatti, una volta raggiunta la sponda, la lasciò ricadere senza alcuna cura sulla terra, e si accasciò anche lui senza respiro. Sakura si volse a guardarlo, tremante e spaventata. Il soldato aveva gli occhi grandi, resi ancora più grandi dal dolore e dallo sconcerto, e la fissavano con mille domande, anche se la sua bocca era troppo impegnata a riprendere aria per porgliele. - Chi … diavolo siete … voi? - riuscì a malapena a sussurrare, prima di perdere di nuovo conoscenza e lasciar ricadere la testa sull'erba.


In quell'esatto istante, scostandogli una ciocca fradicia dagli occhi chiusi con due dita tremanti, e soffermandosi a sfiorare la fronte madida, Sakura fu quasi sicura che la risata infantile e sciocca del piccolo birbante divino stesse risuonando fino alle pendici dell'Olimpo. Incredibile come fossero bastati pochi attimi a ribaltare il suo mondo. Il cuore le pulsava ancora come impazzito nel petto, e non sembrava avere intenzione di smettere entro breve. Con un sospiro, richiuse gli occhi e si stese accanto al giovane, lasciando che rimanesse a vegliarli soltanto il cielo immenso sopra di loro.

Forse è proprio quando smetti di aspettarti qualcosa, che qualcosa accade.


But I want to stay here
'cause I'm waiting for the rain
And I want it to wash away
everything

Ma voglio restare qui perchè
sto aspettando la pioggia
e voglio che lavi via
tutto quanto

(Labyrinth ~ Elisa)


Note.

Allora, per prima cosa, lo so, ho l'altra fiction da continuare, ma nei rari (rarissimi) casi in cui l'ispirazione chiama, in linea di massima io rispondo XD Chiariamo che, essendo questa una fic, tutta la faccenda è parecchio romanzata, e anche se i riferimenti storici non sono messi lì a casaccio, le incongruenze potrebbero esserci e infatti ci sono XD Insomma, non è mica un trattato sulla storia della Grecia, ecco.
Mi sono documentata su Wikipedia per avere maggiori informazioni sull'oracolo di Delfi, le Vestali e le Sibille in generale, perciò cercherò di attenermici il più possibile. I pair saranno quelli già specificati, SasuSaku come coppia principale, NejiTen, NaruHina e Gaara/Matsuri, tutte coppie che
adoro letteralmente <33 Dunque, il tempio descritto ovviamente non ha alcuna base storica, è semplicemente immaginato come un (non specificato) santuario minore, dedicato alla dea Hestia, da cui la menzione al fuoco sacro. Altra cosa è il dono di Sakura, che credo abbiate già capito di cosa si tratta, perciò a essere pignoli si verrebbe a creare una sorta di conflitto tra il suo essere contemporaneamente vestale e sibilla, cosa non accettabile storicamente, ma ripeto, è puramente un fatto romanzato per esigenze della trama. Altra cosa ancora, ho immaginato fin da subito TenTen come votata alla dea Artemide, e qui alé, altro conflitto, essendo anche lei vestale come Sakura. Preciso quindi che la storia si ispira ed è effettivamente ambientata nell'Antica Grecia, ma i riferimenti storico/culturali non saranno sempre rispettati. Mmh, che altro dire? Il rating per ora è fisso sull'arancione, ma non si esclude che possa passare al rosso, si vedrà XD
Bene, direi che vi ho annoiati a sufficienza, ricordate che i commenti sono sempre molto, molto graditi *O*
Se vi va perciò fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe tanto piacere ^O^
Un bacio a chiunque sia arrivato a leggere fin qui <33
Vostra, Sisya



Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ladra di stelle ***


~ Ladra di stelle



Il sole era sorto da qualche ora, e lei era rimasta a scrutarlo innalzarsi dalle cime dei monti con aria apprensiva, in punta di piedi, appoggiandosi all'unica piccola finestra della propria cella. Quando si era risvegliata nella radura, il soldato accanto a lei era ancora privo di sensi. Non sapendo cos'altro fare, Sakura si era ricomposta in fretta ed era tornata di corsa su per il sentiero, con il cuore in gola, poiché non si era resa conto di quanto si fosse fatto tardi. Ad ogni passo aveva temuto che qualcuno comparisse nell'ombra e la costringesse a fermarsi. Ci sarebbero state domande, senza dubbio, e in pochi sarebbero stati disposti a crederle, tanto che il disonore e l'infamia sarebbero caduti su di lei e su tutte le sue sorelle. Si premette una mano sul viso, cercando di respirare normalmente. Era stata una sciocca e un'ingenua. Non aveva riflettuto sulle quelle conseguenze, o se anche lo aveva fatto, non le era importato.
La Dea si era sbagliata fin dall'inizio a sceglierla, e se soltanto si fosse ripresa il dono e l'avesse lasciata libera …
Sakura abbassò gli occhi, scrollando il capo nell'avvertire un groviglio fastidioso pesarle sullo stomaco vuoto.
- Dove … dove sei stata?! Si può sapere? Ci siamo preoccupate così tanto, Sakura, non immagini …! - Quando si volse di scatto, con un sussulto, scoprì che TenTen e Hinata la stavano fissando sulla soglia della stanza, entrambe con gli occhi sgranati; la moretta si era addirittura portata le mani alla bocca, trattenendo a forza un urletto impressionato, lo sguardo che si spostava dai capelli scompigliati e in disordine alle condizioni pietose dell'abito della Sibilla. - Cosa è accaduto? - domandò Ten in un sussurro, trattenendo il respiro - Sakura! - soggiunse, vedendo che l'amica esitava a rispondere.
- Niente, non devi preoccuparti per me, davvero, sto bene, va tutto bene -
- Lo deciderò io se preoccuparmi o meno. Cosa è accaduto? -
Sakura lasciò la finestra e si sedette sul giaciglio, raccogliendo le pieghe dell'abito e intrecciando le dita in grembo.
- Alla fonte, c'era un uomo - confessò riluttante. Le altre due trasalirono. TenTen si chinò sulle ginocchia e le afferrò le mani con le proprie, angosciata.
- Ti ha fatto del male, Sakura? È questo? Ha …? - si interruppe con voce tremante, deglutendo a fatica.
- No. Era gravemente ferito, non mi ha fatto nulla - mormorò lei, rassicurandola con tono calmo.
La vide tirare un sospiro sollevato.
- Sia ringraziata la Dea, non avrei sopportato di perdere la mia sorella più cara. Mi assicuri che è davvero così? -
- Certo, Ten, e mi dispiace averti fatto stare in pensiero. Ma ora voglio riposare, perdonami, sono ancora molto stanca … -
- D'accordo, dolce Dafni. Dormi sonni tranquilli e dimentica tutto quanto, mi raccomando. È stato solo un brutto incubo, ma ora sei a casa -
La brunetta le sorrise rassicurante e si allontanò, non prima di averle rivolto un breve cenno del capo in segno di rispetto e congedo.
- Aspetta, Hinata, rimani - sussurrò Sakura fermando la ragazza per un polso prima che se ne andasse a sua volta, discreta e silenziosa come sempre - Ascoltami bene ora, sorella … dovrai procurami degli abiti dal villaggio oltre a una nuova veste, e sei l'unica che può aiutarmi … dovrai assolutamente coprire in qualche modo la mia assenza - La giovane dai lunghi capelli neri impallidì e tentò di scuotere la testa, ma la determinazione e la preghiera silenziosa negli occhi della Sibilla la fecero vacillare - Ti scongiuro, per tutto ciò che c'è di più sacro, fai come ti dico. Sai che me lo devi, Hinata, ti prego - forzò leggermente la presa sul suo polso - … ti prego, fai come ti dico, non te lo chiederei se non fosse così importante -
Hinata la fissò incredula e riluttante, ma infine si arrese e annuì pianissimo, gli occhi lucidi, per poi scomparire ritirandosi nel buio. Sakura si lasciò sfuggire un sospiro tremante, mentre si spogliava con le mani intorpidite e gli occhi che si chiudevano. Si rannicchiò di nuovo sul freddo giaciglio, pregando sottovoce la Dea di concederle almeno per quella volta un sonno profondo, e soprattutto libero da visioni.


I'm losing my mind
I'm falling apart
I wanna feel your heart
and all I see is you

Sto perdendo la testa
Sto cadendo a pezzi
Voglio sentire il tuo cuore
E tutto quello che vedo sei tu



Era nata in una calda sera d'estate, e quando l'avevano deposta tra le braccia stanche della madre, non aveva pianto nemmeno per un momento. Cresciuta nel tempio insieme alla Sibilla come sua compagna di giochi, TenTen era un'indomita e fiera vestale dagli occhi da cerbiatta e un portamento che poco aveva da invidiare al più abile dei cavalieri e, sopra ogni cosa, possedeva una predisposizione innata per la caccia. Non c'era da stupirsi che fin dalla tenera età una tale meraviglia di fanciulla fosse stata votata alla Dea vergine, l'implacabile e bellissima Artemide. Le novizie più giovani, che al suo passaggio si voltavano a guardarla piene di timore reverenziale, avevano preso a chiamarla Ladra di Stelle, perché, si raccontavano l'un l'altra sottovoce, il suo arco sarebbe stato capace di raggiungere il cielo e colpire quelle perle infuocate, fino a farle precipitare sulla terra in un'eterna scia di polvere dorata.
Dopo Sakura con il suo prezioso dono, TenTen era la seconda in quanto a considerazione e prestigio. Perfino i sacerdoti avrebbero trovato difficile contraddire il suo parere, il che era tutto dire. Non che poi il proprio ruolo di vestale le stesse stretto, ma la giovane si sentiva veramente felice e viva solamente quando le era accordata la possibilità di uscire a cacciare nei boschi della sua infanzia, dove si orientava senza problemi anche negli anfratti più inesplorati.
Quel giorno non aveva fatto eccezione, e TenTen si era spinta fino alle sponde lucenti di un lago che si trovava piuttosto lontano dalle zone che attraversava solitamente, e dopo essersi asciugata il sudore dalla fronte con un braccio, un lieve sorriso soddisfatto a incresparle le labbra, si era sfilata la tunica dalla fibra sottile lasciandola scivolare alle caviglie e un attimo dopo si era tuffata, con una risata cristallina che era infranta negli spruzzi e nella miriade iridescente di goccioline d'acqua.


~


Neji contrasse appena i muscoli, in tensione, torcendo il busto nello scostare un ramo che gli impediva il passaggio.
Assottigliò gli occhi, guardingo, e gli bastò un'occhiata per rendersi conto di non essere solo in quel paradiso dei sensi. Si era alzato all'alba quella mattina, aveva lasciato la sua armatura nella tenda e si era avventurato nei boschi di quella regione ignota, senza preoccuparsi di prendere con sé il proprio cavallo, essendo quello fin troppo intento a sbafarsi di mele da un albero che cresceva accanto all'accampamento.
Avanzato di qualche passo, si concentrò sulla figura lontana, immersa fino al bacino nelle acque. Portava dei lunghi codini ai lati del capo, vaporosi nell'aria fredda del primo mattino; uno dei due era sciolto su una spalla, l'altro lo stava ancora slegando dal suo laccio. Neji indugiò a osservare con occhio attento la pelle diafana e i piccoli seni, le curve morbide dei fianchi e delle cosce. I panni abbandonati con noncuranza sulle rive del lago, sparsi sull'erba. Sulle prime, avendo scorto qualcuno muoversi attraverso i sentieri, aveva creduto che si trattasse di un giovane, e invece ora si trovava davanti alla ragazza più incredibile che avesse mai incontrato. Sgranò gli occhi del color della cera, fissi su quella visione snella e sottile. Seguì ogni movimento aggraziato di colei che poteva essere soltanto una silfide dei boschi, leggera e pura come il sussurro dello zefiro. Non mentiva affatto asserendo di non aver mai posato lo sguardo su qualcosa di più bello e infinitamente fragile in vita sua.


Purtroppo per lui però, in quell'istante, TenTen si voltò per caso dalla sua parte e lo vide.
Fu talmente rapida a scattare e reagire che Neji faticò a crederci. Con tono fermo gli intimò di voltarsi, e lui, un po' per la sorpresa, un po' per pudore e imbarazzo, obbedì. Un attimo prima era la candida ninfa di quelle acque immacolate, e quello dopo si era rivestita e gli stava puntando contro il suo arco incoccato, con una destrezza tale da lasciarlo basito. Poteva forse essersi imbattuto in Artemide in persona? Non era un'ipotesi auspicabile, perché in quel caso, come minimo, la divinità lo avrebbe ridotto a passare l'eternità sotto forma di un arbusto di bacche. Ma una cosa era comunque certa. Quella fanciulla, chiunque fosse, non era fragile per niente.
- Le vostre ultime parole, prima che vi uccida? -
- Volete … uccidermi? - chiese, cercando di modulare la voce per non lasciar trasparire lo sconcerto.
- Non vi aspetterete forse che vi lasci vivere dopo un tale affronto - rispose TenTen infuriandosi.
- Quale affronto? Non mi sembra di avervi arrecato alcuna offesa - obbiettò lui ragionevolmente.
- Non prendetevi gioco di me, sapete benissimo a cosa alludo. Le vostre ultime parole, dunque? -
- Siete una meraviglia e, in confidenza, lo sareste ancora di più se abbassaste l'arco - disse lui - Potreste farvi male -
Neji la osservò fremere indignata, ma non batté ciglio, né tanto meno si risolse ad abbassare l'arma.
- Quanto fiato sprecato inutilmente … - commentò con una breve smorfia, tendendo al limite la corda.
- E se vi proponessi una sfida? - la bloccò lui, inclinando il capo da un lato.
- Se stato cercando di abbindolarmi, sappiate che… -
- Nessun inganno. Vi sfido a tiro con l'arco. Se vincerete voi, sarete libera di uccidermi -
- Questo accadrà in ogni caso. E se non dovessi vincere? - chiese lei, sbuffando.
- In quel caso, vi concederete a me - ribatté lui con una scrollata di spalle indifferente.
TenTen sgranò gli occhi, non riuscendo a impedirsi di non arrossire, ma il suo sguardo rimase duro.
- Siete un maiale - scandì, lentamente - Arrivereste a tanto? Sono una sacerdotessa -
Neji non rispose alla provocazione, si limitò a sorridere blandamente.
- Ebbene, o ninfa dei boschi, accettate la sfida? Per quanto possiate sembrare abile, non mi battereste mai -
TenTen si morse un labbro, snervata. Quel tipo borioso e sfacciato avrebbe davvero meritato una lezione.
Lo avrebbe umiliato completamente e poi ucciso, con molta, molta più soddisfazione.
- Lo avete voluto voi - concluse, spostando la mira verso un acero solitario sulla sponda opposta del fiume.
Il dardo si piantò con precisione infallibile sul tronco di quest'ultimo, restando impressa e vibrante.
- Mh - osservò Neji inarcando un sopracciglio, sinceramente impressionato - Non male davvero, per Giove -
Ten sorrise compiaciuta tra sé, facendosi da parte per lasciarlo fare. Aveva praticamente già vinto. Era stato un tiro perfetto.
Un sibilo acuto, e la freccia di Neji scoccò nell'aria immobile. Neanche un due secondi dopo si era conficcata nel suo bersaglio, colpendo il dardo di lei e spaccandolo a metà su se stesso. A TenTen si fermò il respiro, nel sentirsi improvvisamente mancare la terra sotto i piedi. Non era possibile. Costui non poteva aver appena … non
- State tranquilla - la precedette lui con tono neutro, un leggerissimo incresparsi ironico delle labbra che la fece letteralmente andare a fuoco - Non mi prenderei mai nulla da voi senza il vostro consenso. Chiedo solo che mi lasciate proseguire il mio cammino, avendo vinto onestamente la sfida -
Si rimise l'arco in spalla e le rivolse un breve inchino, allontanandosi nel folto della boscaglia senza voltarsi indietro, i capelli lunghi che oscillavano sulla schiena ampia e dritta. TenTen rimase a fissarlo scomparire, sconvolta, ancora scalza e infreddolita, col cuore in gola che pulsava fortissimo. Gli occhi da cerbiatta pieni di incredulità e vergogna; il peso amaro della sconfitta bruciante nello stomaco.
Eppure nonostante ciò, giurò a se stessa che se mai avesse dovuto rincontrarlo, gliel'avrebbe fatta pagare cara.
Non era mai stata il tipo di persona che lasciava correre.


I'm such a fool
to treat you like I do
when I take my fears
and throw them all on you
But it's you
So delicate so pure
enough to seem unreal

Sono un tale sciocco
a trattarti come faccio
quando prendo le mie paure
e le scaglio tutte addosso a te
Ma sei tu,
così delicata così pura
abbastanza da sembrare irreale


- Siete qui. Siete tornata - constatò il soldato sollevando debolmente lo sguardo, mentre Sakura si avvicinava a passi lenti, i piedi nudi che premevano leggeri sull'erba. - Aspettate. Non muovetevi, siete ancora ferito - gli ricordò lei, inginocchiandosi dopo aver raccolto la rozza veste di cotone e avergli consegnato le poche provviste che era riuscita a trafugare dalle offerte alla divinità. Sakura, per la prima volta dopo moltissimi anni, non portava il velo. I capelli erano stati raccolti in una treccia arrotolata sulla nuca come usavano le ragazze del luogo, e anche gli abiti erano quelli semplici di una comune contadina. Hinata era stata un tesoro, e Sakura si sentì in colpa per averla costretta a mantenere quel segreto pericoloso insieme a lei. Ma l'alternativa sarebbe stata non vederlo più, e il pensiero le riusciva insopportabile. Era uno sconosciuto, eppure era stata disposta a rischiare. C'era qualcosa in lui che l'attirava prepotentemente a sé.
- Abitate nel villaggio vicino? Sembrate diversa da … i vostri abiti erano … - lui aggrottò la fronte, inclinando un po' il capo e fissandola incerto. Sakura trasalì - Abito poco lontano da questa radura, in effetti - si affrettò a spiegare, per sviarlo da tali riflessioni - I miei genitori sono dei semplici tessitori -
Era la verità, dopotutto, si disse cercando di convincersi. Stava solo omettendo dei fatti, non lo stava ingannando. Per cosa, poi? Stava solo cercando di liberarsi dal suo fardello, anche solo per un paio d'ore al massimo. Era forse chiedere troppo, un paio d'ore di respiro?
- Davvero? Oh, capisco - asserì lui inghiottendo un boccone di pane, gli occhi scuri che abbandonavano un po' la diffidenza.
Sakura sorrise, parlò ancora del villaggio della sua infanzia mentre lui ascoltava e mangiava il suo pasto, rimettendosi lentamente in forze.
Non accennò mai neanche di sfuggita al piccolo tempio sopra la valle, o al fatto di essere una sacerdotessa. Poteva fingere di essere libera almeno per un po'. In fondo non faceva niente di male. Il soldato la trattava con riconoscenza, e rispetto. Non doveva temere nulla, non l'avrebbe mai saputo nessuno, continuava a ripetersi cercando di attenuare il costante senso di angoscia.


Passarono i giorni, e Sakura ormai eludeva la sorveglianza dei sacerdoti e sgattaiolava giù per il ben noto sentiero molto più di frequente di quanto si fosse ripromessa. Il soldato disse di chiamarsi Sasuke, e di venire da una regione della Grecia molto distante, come confermava il suo diverso accento. - Vengo dal sud, dalla regione dell'Arcadia - affermò infatti un pomeriggio, seduto sulla sponda della fonte con la schiena nuda e contusa rivolta verso Sakura, che in ginocchio dietro di lui stringeva l'ago in mano e si mordeva un labbro preoccupata - Io e i miei compagni ci stavano dirigendo verso Delfi … -
- Mi dispiace per avervi lasciato qui in quello stato, il giorno in cui vi ho trovato -
- Non scusatevi. Non ne avete motivo -
Sakura annuì piano, e prese a medicargli la ferita scoperta tamponandoci sopra un panno bagnato, tremando nello spostare di nuovo lo sguardo dall'ago al taglio profondo che gli percorreva una spalla. Sasuke strinse i denti, portandosi la bottiglia di vino aromatico alle labbra e prendendo un lungo sorso che gli infiammò la gola e contribuì a togliergli un po' di sensibilità. - Non sono un'esperta, ma cercherò di fare del mio meglio. Ho già assistito a un intervento di questo genere, anni fa … - tentò di rassicurarlo.
- Davvero? - domandò lui, sorpreso, e Sakura arrossì miseramente.
- Beh, avevo cinque anni e si trattava di un cavallo, però … beh, la sostanza è la stessa … almeno credo -
Il giovane rimase interdetto, non sapendo sinceramente se fosse stato meglio mettersi a ridere o cominciare invece a pregare.
Ma Sakura inaspettatamente si rivelò avere la mano ferma e il tocco preciso, perciò il risultato finale fu qualcosa di meno peggio del previsto.
- Avete ucciso molte persone, non è vero? - domandò improvvisamente lei, dopo qualche minuto passato in silenzio.
Lui alzò gli occhi, scorgendola fremere violentemente.
- Sì, è così - asserì con tono neutro - Ho ucciso molte volte, molti uomini -
Sakura non replicò, abbassando lo sguardo e stringendo le labbra.
- Ora avete paura di me, avendo saputo questo? - domandò lui.
- No, non ho paura di voi - mormorò lei, tornando a fissarlo negli occhi.
- Forse dovreste. Chiunque ne avrebbe. Ma voi siete … diversa -
Le labbra di lei si distesero debolmente in un sorriso.
- Anche voi sembrate diverso dagli altri soldati -
- E per quale motivo? Non credo affatto di esserlo - obbiettò lui stupito.
- Mi avete salvata e mi trattate con gentilezza … non molti avrebbero fatto lo stesso -
- Non state considerando però che sono privo di forze, e piuttosto malridotto -
- Non lo avreste fatto comunque - replicò Sakura.
- Oh. Ne siete certa? -
- Beh, no - Sakura si strinse nelle spalle - Ma non posso far altro che fidarmi -
Sasuke si abbandonò a una lenta risata, ma non distolse gli occhi dai suoi.
- Riposate ora - disse lei dolcemente, scostandogli la frangia dalla fronte - Io resterò qui ancora per un po' -


Take anything you want
The part of me you need

Prendi qualunque cosa tu voglia
La parte di me di cui hai bisogno



Due giorni dopo, con le lacrime agli occhi, gli consegnò una bisaccia con un po' di cibo dentro, una coperta e qualche moneta.
Sakura gli mise una mano su un fianco e tenne il braccio di lui intorno alle spalle per sostenerlo e aiutarlo a rimettersi in piedi, anche se ormai pareva essersi ripreso. - Sono in grado di camminare, ora - le mormorò lui in un orecchio sorridendo leggermente, e solo allora Sakura si rese conto di non essersi ancora scostata come invece avrebbe dovuto, e arrossì, allontanandosi con un inchino ereditato dall'abitudine.
Sasuke la fissò, un po' disorientato, un po' divertito e disse semplicemente - Vi ringrazio -
La giovane annuì lentamente, lasciandosi sfuggire un sospiro tremulo.
- Che cosa avete? -
- Nulla. È solo che non mi piacciono gli addii - mormorò lei stringendosi nelle spalle.
Gli occhi di Sasuke la scrutarono per qualche altro istante, talmente a fondo da strapparle il fiato. Sakura fece per dire qualcosa, qualsiasi cosa pur di trattenerlo con sé ancora un po', ma non fece in tempo a pronunciare una sola inutile sillaba, perché adesso c'erano le labbra di lui sulle proprie, che premevano inaspettatamente morbide e inebrianti. Le sentì muoversi pianissimo, inumidire le sue e fare pressione per approfondire il bacio. Era strano, umido e caldo. Non si avvicinava a niente che avesse mai provato prima, ma non era sgradevole, solo … strano. Si accorse che le braccia di Sasuke la stavano stringendo a sé per la vita, e che il suo stesso corpo stava tremando scosso e appagato per quell'inatteso nuovo tipo di contatto. Quando lui si scostò e le concesse una lunga occhiata per studiare le sue reazioni, Sakura aveva ancora gli occhi sgranati, che non aveva chiuso nemmeno per un istante, il viso arrossato e la bocca dalle labbra gonfie aperta in una muta esclamazione di stupore. Sasuke rise, sospingendo una mano sotto il suo mento per chiudergliela.
- Aehm. Vi chiedo perdono, probabilmente avete già un promesso sposo da cui tornare - mormorò con una smorfia divertita - Ma era la mia unica occasione, perciò vi prego soltanto di non odiarmi troppo - concluse, con un altro piccolo bacio sull'angolo della bocca, e si volse, avviandosi lentamente nell'interno del bosco con passo un po' malfermo. Sakura lo seguì con gli occhi, premendosi una mano sulle labbra, perché ciò che provava in quel momento non avrebbe potuto essere più lontano dall'odio.
- Siete sicuro di riuscire a farcela da solo? - gli gridò, accarezzando per un attimo la folle idea di correre a perdifiato verso di lui, e non tornare mai più indietro alla sua vita di vestale. Lo vide voltarsi e rivolgerle un'occhiata, fare un cenno di saluto con il braccio e sparire. Non era più una sacerdotessa, in quel momento, soltanto una semplice ragazza di campagna che non desiderava nient'altro che sentirsi libera e padrona delle proprie scelte e del proprio cuore.
Si asciugò le lacrime con i palmi, prendendo un lungo respiro e rassegnandosi a non rivederlo mai più.
Era stato solo un bel sogno, e come in tutti i bei sogni, adesso era arrivato il momento di svegliarsi.

~


I fuochi dell'accampamento brillavano in lontananza come lucciole nella sera.
Con una stretta di sollievo al cuore, raggiunta l'ampia distesa di tende e bivacchi, Sasuke si ritrovò stretto nell'abbraccio di Itachi ancor prima di essersene reso conto. - Non posso crederci! Sei vivo, fratellino. Oh, lode agli Dei, prodigio di Ares, sei vivo! Ho pregato e offerto ecatombi affinché tu tornassi sano e salvo da noi! Accendete i fuochi e portate da bere a volontà, festeggeremo il ritorno di Sasuke come si conviene -
- I-Itachi - tentò debolmente, cercando di arginare l'entusiasmo contagioso dell'altro - A dopo i festeggiamenti, chiama il cerusico e digli che ho bisogno di lui -
- Sei ferito? - esclamò suo fratello, soffermandosi solo allora a notare il pallore del viso di Sasuke, la debolezza con cui aveva ricambiato l'abbraccio, e l'apparente difficoltà con cui si reggeva in piedi - Fate chiamare subito il cerusico - gridò ai soldati più vicini che si erano radunati lì intorno - ce la fai? -
- Ce l'ho fatta per due o tre miglia, suppongo che qualche altro passo lo potrei sopportare - replicò il giovane ridacchiando, ma non oppose resistenza quando Itachi si fece passare un suo braccio intorno alle spalle e lo condusse zoppicando sotto il suo peso fino alla tenda principale dell'accampamento.

Neji, avvertito del suo ritorno, lo raggiunse pochi minuti dopo e gli porse un boccale di vino speziato, sedendosi accanto a lui mentre il cerusico gli ricuciva la ferita sulla spalla lamentandosi con un borbottio sommesso dell'incompetente che lo aveva preceduto, e facendo sapere a Sasuke che gli sarebbe di certo rimasta un'altra brutta cicatrice a causa di quel lavoretto blando. Egli rise e bevve un sorso di vino, facendogli notare in risposta che se non fosse stato per quel lavoretto blando lui probabilmente non sarebbe stato lì a commentarlo.
L'uomo sbuffò, si strinse nelle spalle e rimase finalmente in silenzio.
- E così, la tua pellaccia dura ha retto anche stavolta. Ne ero certo - fece Neji sbuffando divertito.
- La mia pellaccia non è così dura come credevo invece. È stata una una ragazza del posto a trovarmi -
- Ma non mi dire. Questa sì che è buona, piacerà un sacco ai soldati. Il valoroso Sasuke salvato da una fanciulla in gonnella -
- Non oseresti … altrimenti io potrei sempre tirar fuori quella storia riguardo la notte in cui tu ti eri ubriacato talmente tanto che-
- Va bene, come non detto - lo interruppe l'amico agitando una mano - Era almeno graziosa, costei? -
- Oh, credimi, Afrodite al suo confronto appassirebbe d'invidia come un cardo dinanzi a una rosa -
- Buon per te. E con l'aiuto di Ares, che quanto a vergini la sa lunga anche lui, la rivedrai prima della prossima luna. Non ti è stato ancora detto? - rispose allo sguardo interrogativo dell'altro - Itachi ha fatto setacciare l'intera valle in tua ricerca per giorni, e l'accampamento è fondo qui da settimane ormai … hanno già inviato delegazioni alle città vicine, e perciò Itachi prevede di rimanere a lungo. Avrai tempo quindi di andare a portarle la sua ricompensa per i servigi svolti -
Sasuke sbuffò, sorridendo suo malgrado, e Neji fece incontrare i due boccali e bevve alla sua salute, ridendo. Distrattamente, per un breve attimo, ricordò due occhi furenti fissi su di lui, e la fanciulla dal corpo di silfide e le capacità di un'amazzone, ma scacciò quel pensiero con il successivo giro di bevute. Per le sottane di Artemide, era una vestale! Struggersi per lei sarebbe stata soltanto una perdita di tempo e morale.

~


TenTen si chinò a sistemare la veste della bambina con cura, sorridendole teneramente, ma quando si rialzò, voltandosi verso Sakura, si era fatta improvvisamente seria. Le più novizie più piccole, che avevano tutte poco meno di sette anni, si erano radunate nel cortile interno del tempio insieme a Hinata e Matsuri; la moretta sorrideva timidamente e intrecciava con dita abili corolle di fiori di campo, mentre Matsuri cantava, unendosi al coro delle sorelle più giovani. Anche Sakura si sarebbe unita volentieri a loro, ma TenTen aveva insistito per doverle parlare, e le due si erano distanziate con discrezione dal gruppetto. TenTen a quel punto le prese le mani, fissandola dritto negli occhi, e sussurrò: - Sai quanto io ti voglia bene, Sakura. Sei la mia amica più fidata, la mia sorella più cara, ed è proprio per questo che ti sto scongiurando di non commettere una simile pazzia -
La giovane Sibilla le restituì un'occhiata sconvolta.
- Come fai a …? Hinata non può averti … non -
- L'ho capito da sola, Dafni, credi forse che non ti conosca abbastanza per rendermi conto quando qualcosa non va? - TenTen abbassò lo sguardo con un sospiro affranto - So che hai rivisto quell'uomo. Non sei mai stata un granché come bugiarda, sai? Ma perché? Perché hai dovuto farlo? Spero solo tu non sia stata tanto avventata da … hai solo la minima idea di cosa potrebbe succedere se i sacerdoti lo venissero a sapere? -
- Mantieni il segreto, ti prego, Diana, ti prego … non mi sono concessa a lui, te lo giuro, e ormai se n'è andato per sempre -
- Ti credo, Sakura, ma ti imploro, d'ora in poi non commettere altre imprudenze. E amalo pure, se non puoi farne a meno, ma non lasciarti amare, per alcun motivo. Nessun uomo al mondo potrà mai valere quanto la tua dignità e il rispetto per te stessa -
Sakura annuì lentamente, le palpebre serrate, trattenendo a forza le lacrime.
- Mi si spezzerà il cuore, TenTen - mormorò - Non lo rivedrò mai più, e mi si spezzerà il cuore -
- Siamo vestali, Sakura … - replicò la giovane stringendole forte le mani e accennando un sorriso triste - Sai cosa questo comporta. La prima lezione che dobbiamo imparare ad accettare e comprendere è che semplicemente non abbiamo scelta -



But it's you
So delicate so pure
enough to seem unreal
Yes it's you
So delicate so pure
it's so hard to believe

Ma sei tu,
così delicata così pura
abbastanza da sembrare irreale
Ma sei tu,
così delicata così pura
è così difficile crederci

(So delicate so pure ~ Elisa)



Bon, il secondo capitolo è postato, ma ci ho passato sopra delle ore intere e sono stravolta °O°
Un bacio ai tesori che hanno recensito, vi ringrazio tantissimo per la fiducia e spero di non deludervi.
Me lo lasciate un commentino? Grazie in anticipo a tutti, spero di postare il prossimo entro breve <33
SasuSaku & NejiTen for life, yay! *O*

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=377674