~ Color di Sogno di Sisya (/viewuser.php?uid=23876)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Con gli occhi chiusi ***
Capitolo 2: *** Ladra di stelle ***
Capitolo 1 *** Con gli occhi chiusi ***
Color
di Sogno
C'è sempre
qualcosa di folle nell'amore
e qualcosa
di sensato nella follia.
~
Con gli occhi chiusi
-
Perchè devo andarmene, mamma? Perchè non posso
restare a casa con
te? Non ci voglio andare lì, non voglio. È
perchè ho fatto
qualcosa di male che non mi vuoi più con te? Mi dispiace
tanto,
vedrai che sarò buona, te lo prometto, te lo prometto, ma
non
mandarmi via! Mamma! Ti prego, non voglio! - Aveva cominciato a
piangere quasi subito. Dopotutto era una bambina, solo una
bambina. Quelle nuove vesti erano troppo lunghe e
scomode, e
la impacciavano nei movimenti. Il velo che era stata costretta a
indossare per coprirsi il capo pizzicava e le faceva prurito alla
fronte. Voleva riavere indietro i suoi vecchi abiti, confortevoli e
caldi, e soprattutto voleva che qualcuno le spiegasse cosa stesse
succedendo, perchè sua madre l'avesse vestita in quel modo
strano,
perchè i suoi occhi fossero lucidi al debole chiarore delle
lampade,
e perchè non rispondesse nemmeno alle sue domande. Si era
ritrovata
a supplicarla senza neanche rendersene conto.
-
Sakura, adesso ascoltami bene - la voce di sua madre era bassa e
tremava - Devi essere forte, capito? Non potremo vederci
più, ma so
che sei sempre stata coraggiosa, e starai bene anche senza di noi -
mormorava asciugandosi piano le guance - Sei una sacerdotessa ora,
Sakura. Devi capire che questo cambierà molte cose. Il tuo
destino
ormai è lontano da qui. Ma sarai trattata con rispetto,
vedrai
piccola mia, vedrai che ti troverai bene, non devi preoccuparti
… -
-
Ma io voglio restare a casa, mamma. Non voglio essere una
sacerdotessa. Per favore, voglio rimanere con voi, oh, ti prego, non
mi mandare via, mamma! - La donna soffocò un singhiozzo e l'abbracciò
stretta, baciandole la testa ricoperta dal velo scomposto. Quello era un addio, realizzò
con orrore la piccola Sakura, artigliando con i pugni le vesti ruvide
della madre per non lasciarla andare, mentre scuoteva forte la testa
e le lacrime uscivano da sole.
L'ultimo
ricordo che le rimase di quella notte fu l'immagine di sua madre,
sfocata oltre la patina lucida del pianto, che si allontanava, mentre
lei veniva sospinta sul carro da uomini che non aveva mai visto
prima, strappata per sempre alla sua famiglia per adempiere al suo
destino. In quel momento odiò profondamente
la Dea e quel dono potente e terribile, mentre gridava e tendeva le
mani in avanti, cercando di afferrare l'ombra di donna che svaniva
lentamente davanti agli occhi gonfi e arrossati. Quando
giunsero al tempio era ormai del tutto calato il buio, e Sakura si
era addormentata nella rozza coperta di lino che sua madre le aveva
cacciato in mano frettolosamente, esausta dal troppo piangere e
chiamare a vuoto. Si sentì confusamente sollevare tra le
braccia,
prima di cadere di nuovo nel sonno, e pensò che doveva
trattarsi per
forza di un incubo, solo di un altro incubo. Doveva essere
un incubo. Si
strinse la coperta al petto, facendo attenzione nel suo leggero
dormiveglia a non lasciarla cadere. Era
l'unica cosa che aveva con sé che sapesse ancora un po' di
casa.
Just
like a spy trough smoke and lights
I
escaped trough the back door of the world
and
I saw things getting smaller
fear
as well as temptation
Proprio
come una spia tra fumo e luci
Sono
scappata dalla porta sul retro del mondo
e
ho visto le cose diventare più piccole
la
paura come anche la tentazione
Il
tempio sorgeva sulla sommità di un altura piuttosto
scoscesa, poco
distante da un'ampia vallata baciata dal sole, rigogliosa e feconda,
nella quale erano sorti numerosi villaggi di contadini e allevatori.
Pur essendo lontana dalle calde correnti marine che soffiavano sulle
coste, era comunque un luogo ospitale e relativamente conosciuto,
poiché la rinomata Delfi distava solo pochi giorni di
cammino. Il
sacro fuoco di Hestia ardeva perennemente nella cella più
interna
del tempio, accudito dalle vestali che vi dimoravano, e per tutte
costoro, la rinuncia alla propria libertà personale era una
condizione necessaria e strettamente vincolante. E Sakura,
così come ogni altro mortale, era venuta al mondo con un
destino già
scritto. Qualunque cosa avesse fatto, dovunque fosse andata, il dono
le scorreva nel sangue, e questo non si poteva cambiare. Lo si lesse
nei grandi occhi color smeraldo che guardavano il mondo curiosi e
speciali, che quella bambina aveva qualcosa di raro. Il dono era
innato dentro di lei, non poteva scegliere di non accettarlo. Era
stata la Dea a chiamarla a sé, e una tale chiamata
semplicemente non
si poteva rifiutare.
Si
sorprese di trovare un'altra bambina nel tempio.
Era
comparsa sulla soglia dell'ampia scalinata, ed era rimasta accanto ai
sacerdoti mentre Sakura veniva trasportata in braccio all'interno del
cortile, troppo stanca per tentare di opporsi o scalciare. Dopo che
fu deposta a terra e lasciata libera di camminare sulle sue gambe, la
piccola novizia la accompagnò per mano al suo giaciglio e le
porse
della frutta e una broccia d'acqua fresca con un sorriso
incoraggiante e tremulo nel bagliore delle torce degli uomini. -
Voglio tornare a casa - mugugnò Sakura rifiutandoli entrambi
con
ostinazione.
-
Adesso la tua casa è questa - replicò la bambina
risoluta,
mettendole a forza la frutta in mano. Aveva corti capelli castani e
due occhi color del miele scuro. -
Prima riuscirai ad accettarlo, meglio sarà per te e tutti
noi -
asserì il più anziano dei sacerdoti - Devi
riuscire a comprendere
che d'ora in avanti sarai al sicuro. È questo l'importante,
giovane
Sibilla, qui il tuo prezioso dono sarà protetto e coltivato -
- Che cos'è una Sibilla? - domandò Sakura esitante
- Di cosa parlate?
Riportatemi a casa, per favore … non mi piace qui -
-
È stata la Dea a sceglierti -
-
Non mi importa niente -
-
Il tuo nome sarà Dafni, d'ora in poi -
-
Che state dicendo? Il mio nome è Sakura. Non ne voglio altri
-
Il
sacerdote aggrottò le folte sopracciglia bianche e la
guardò
severamente.
-
Non essere sciocca. La Dea ti ha scelto, ha posato il suo sguardo
venerabile su di te. Devi essere grata per questo -
Sakura
per tutta risposta si rannicchiò contro il muro, snervata,
si
nascose il viso con la tunica e si addormentò.
-
Dafni. Svegliati, Dafni -
Si
stropicciò gli occhi stanchi con una mano.
-
Mi chiamo Sakura. Io sono Sakura -
mormorò, ormai senza
neanche troppa convinzione. La bambina davanti a lei sorrise,
abbassandosi sui talloni con il mento appoggiato ai palmi e mostrando
due lunghe file di denti bianchi, i canini un po' sporgenti e i
capelli che in realtà non erano corti, come le era sembrato
la sera
prima, ma legati in due buffi codini rotondi ai lati della nuca.
Portava un ciondolo di osso a forma di mezzaluna appeso al collo, e
la veste delle novizie orlata di tintura rossa ai bordi. - Ti
chiamerò Sakura allora, se vuoi così. E lo
dirò anche alle altre
ragazze, sta' tranquilla -
-
Rimarrò qui per sempre, è così? Non
potrò più tornare al mio
villaggio o rivedere i miei genitori? -
-
Noi novizie in genere veniamo scelte tra le famiglie dei contadini e
portate qui per l'apprendistato -
-
E quanto … quanto durerà questo apprendistato? -
chiese lei
timidamente.
-
Dieci anni, per accedere alla carica di sacerdotesse e avere il
permesso di celebrare i riti e interpretare i vaticini -
-
Ma, io veramente intendevo … per quanto dovremo essere
sacerdotesse? Quando ci lasceranno andare? -
-
Saremo sacerdotesse fino all'ultimo dei nostri giorni - rispose la
bambina con un certo sussiego.
Sakura
abbassò lo sguardo, sempre più sconfortata, e
avvertì il proprio
stomaco borbottare dalla fame.
Si
arrischiò quindi ad addentare con un po' di diffidenza un
pezzetto
di pane, sotto lo sguardo gentile dell'altra.
-
Come ti chiami? - domandò con un accenno di sorriso per
ricambiare
tutte quelle premure nei suoi riguardi.
-
TenTen - rispose quella sorridendo a sua volta - Diana, per
i
sacerdoti -
-
Sarai mia amica, TenTen? Non conosco nessun altro qui e mi sento sola
- piagnucolò Sakura tirando su col naso.
-
Ma certo che saremo amiche - replicò la brunetta,
prendendole una
mano e aiutandola ad alzarsi - Ti mostrerò il tempio adesso,
e ti
presenterò alle altre novizie. Vieni, e mi raccomando, fai
attenzione che il vecchio guardiano non veda quei frutti che ho preso
dalle offerte di stamane, altrimenti diventerà tutto rosso
per la
rabbia e si gonfierà come un satiro col raffreddore! -
Sakura la
fissò incredula per qualche secondo e poi scoppiò
poi a ridere di
cuore, sentendosi alleggerire un po' dopo tanto sconforto e
abbandono. Strinse la mano di TenTen e si lasciò condurre
per il
corridoio antistante alla loro stanza, sperando che dopotutto
qualcosa di buono ad attenderla, in futuro, potesse esserci anche per
lei.
Now
everything is reflection
as
I make my way trough this labyrinth
and
my sense of direction
is
lost like the sound of my steps
Ora
ogni cosa è un riflesso
mentre
mi faccio strada in questo labirinto
Ed
il mio senso d'orientamento
si
è perso come il suono dei miei passi
Quando
accade, non è mai perchè lo desideri.
Non
è qualcosa di naturale e acquisito, né qualcosa
che puoi scegliere,
o evitare.
È
la perdita di controllo dei propri sensi, per qualche attimo
infinitesimale in cui il cosmo e l'etere palpitano nelle tue vene al
posto del sangue.
Non
è mai qualcosa che puoi controllare, o dominare, o piegare
alla tua
volontà. È la Dea che guarda attraverso i tuoi
occhi.
Come
il camminare a tentoni nella nebbia, seguito dall'improvviso
scostarsi di un velo che ti impediva la vista.
La
sensazione di umido e torpore attorno a te ci si avvicina molto.
Sospesi tra corpo
e anima, in quel momento vedere diviene quasi necessario come
respirare, e smette di essere doloroso.
Ma
poi ci sono lo strappo violento alla base dell'ombelico quando ricadi
nella pesante consapevolezza del tuo corpo e la tua mente che ritorna
imprigionata nella sua umanità.
Il
sapore ferroso e familiare del sangue sulla lingua, le gambe
instabili e le nocche serrate sui braccioli del tripode. Sono tutte
cose che conosci fin troppo bene.
Sei
una sacerdotessa. È il tuo dono pericoloso, il tuo destino e
la tua
condanna … Questo è ciò che tutti si
aspettano da te.
…
tu
invece hai
semplicemente smesso di aspettarti qualcosa.
I
store all my days in boxes
and
left my wishes so far behind
Ho
riposto tutti i miei giorni in scatole
e
lasciato i miei desideri così lontano dietro di me
La
giovane donna dagli occhi color di sogno si coprì il capo
con il
velo candido, nascondendo i soffici capelli alla vista.
Con
passo cadenzato, attraversò il porticato interno al tempio
tenendo
lo sguardo basso. La luce del mattino creava strani giochi di ombre
sulle colonne levigate nella pietra. Sakura conosceva quei luoghi
come se stessa ormai. Avrebbe potuto camminare a occhi chiusi dal suo
spoglio giaciglio fino alle porte lignee che si aprivano sulla
vallata sottostante. Conosceva le formule di rito e gli inni dei
sacerdoti che si innalzavano fino agli altari sacri dell'oracolo di
Delfi. Conosceva alla perfezione il suo mondo, limitato nelle mura di
quel tempio, e il suo unico dono. Nient'altro
all'infuori di
questo che avesse per lei davvero importanza.
-
Divina Sakura, dove state andando? - domandò qualcuno alle
sue
spalle, con un tono spensierato così lontano dai suoi
attuali
pensieri.
-
Alla fonte, Matsuri. Abbiamo quasi esaurito la nostra riserva -
replicò Sakura senza fermarsi o voltarsi indietro.
-
Posso andare io per voi - si offrì la novizia quindicenne,
sorridendo.
-
Non è necessario. Posso farcela anche da sola -
-
Ma Divina Sakura - fece Matsuri, esitante - Veramente credevo che
foste stanca. Avete appena … -
-
Lo so, ed è per questo che desidero uscire. Ho bisogno di
respirare
un po' d'aria fresca e schiarirmi la mente -
-
Posso accompagnarvi allora, vi farò compagnia -
-
Matsuri, non c'è bisogno, dico sul serio -
-
Oh, ma lo sapevate che la nostra migliore arciera ha avuto il
permesso di uscire a caccia, stamattina? - esclamò
allegramente la
ragazza camminandole a fianco. Sakura alzò brevemente gli
occhi al
cielo con un sorriso, accorgendosi del goffo tentativo della ragazza
di intavolare un discorso di diverso argomento. - Bene, ne sono
felice. Avremo di certo buona selvaggina per i vaticini allora, i
sacerdoti saranno molto soddisfatti - rispose Sakura, sorridendo con
dolcezza al pensiero della gioia che TenTen doveva star provando in
quel momento - E … Matsuri? -
-
Sì, Divina Sakura? - trillò la novizia.
-
Non è forse il tuo turno di badare al fuoco sacro stamane? -
domandò
lei gentilmente.
La
novizia aprì la bocca per replicare, e un intenso rossore le
salì
alle guance - Sì, Divina Sakura. Mi perdoni -
mormorò, chinando il
capo in segno di congedo e correndo via. Sakura scese quindi i pochi
gradini, sbattendo le palpebre colpita dall'improvviso riverbero del
sole in contrasto con l'oscurità quasi completa che regnava
all'interno del tempio. Si sfilò i sandali e li raccolse con
la mano
libera, nell'altra invece reggeva una brocca. Con le gambe ancora un
po' instabili a causa del vaticinio appena concluso, si
avviò
lentamente sull'erba lucida di rugiada, inspirando a pieni polmoni.
Scent
of dried flowers
and
I'm walking trough the fog
Profumo
di fiori secchi
e
sto camminando attraverso la nebbia
All'alba,
hai visto il giovanissimo figlio dell'aurora dai riccioli di luce
raccogliere la sua bianca faretra.
Hai
visto il vento giocare insieme a lui nella sua corsa scanzonata tra i
boschi, sollevando per scherzo le gonne delle baccanti e correndo
nelle luci dei templi.
Lo
hai visto incoccare la freccia, e il tuo cuore si è fermato
con il
suo. È la sensazione che si prova quando il tempo si arresta
e
l'enormità dell'universo, la sua energia fremente ti sfugge
tra le
dita, velocissima. Ma di certo il suo dardo dorato non ti
colpirà
mai, e bastare a se stessi non è una gran consolazione.
È
comunque triste pensare che l'amore non sarà mai cosa per te.
Per
nessuna di voi.
C'era
qualcosa di veramente insolito, quella mattina, alla fonte.
Il
canto degli uccelli non si levava dalle cime degli alberi, e un
silenzio innaturale ricopriva la radura.
Sakura
immerse il secchio nelle acque lucide, trattenendo il fiato, come in
attesa di qualche pericolo incombente.
Quando
però abbassò lo sguardo sulle proprie mani, lo
spavento fu tale che
lasciò cadere il secchio e ritrasse il braccio, sconvolta.
Le
acque erano striate di rosso.
C'era
del sangue che si mescolava alla limpidezza illibata di quella sacra
fonte.
Un
uomo. C'era un uomo, riverso sulla sponda, e Sakura si
domandò come
avesse fatto a non notarlo prima.
La
testa scura immersa per metà, e le vesti chiazzate di sangue
che si
spargevano informi nell'acqua. Era morto.
Sakura
rimase paralizzata dal terrore. Non aveva più nemmeno la
forza di
alzarsi e correre via. C'era un cadavere a insozzare la sua
fonte sacra. Quello che ormai aveva finito per considerare il suo
nascondiglio segreto, dove si rifugiava quando le visioni erano
troppo nitide da stordirla, o le regole e le imposizioni del rigido
sacerdozio la opprimevano fino a soffocarla. Ma ora doveva scuotersi,
fare qualcosa. Qualcosa come tornare subito al tempio e avvertire i
sacerdoti. Qualcosa come tenersi lontana, gridare aiuto. Qualcosa che
almeno non fosse palesemente stupido.
E
invece Sakura si avvicinò a gattoni, ignorando la
repulsione,
sospinta da un'inspiegabile senso di attrazione, lacerandosi la veste
e sporcandosi di terra, ed entrò persino nella fonte,
bagnandosi
fino alle ginocchia, e annaspando per mantenersi in piedi. Il morto
aveva tutta l'aria di essere un soldato. Sakura li aveva visti
arrivare saltuariamente alle soglie del piccolo tempio e rendere
omaggio alla Dea. Non accadeva spesso, ma aveva assistito quando era
capitato. Ricordava però di essere rimasta spaventata dai
loro volti
arcigni e dalle cicatrici che li deturpavano, e da quelle armi
terribili e che portavano alla cintura, ancora incrostate di sangue
rappreso. Con il cuore che le batteva furiosamente nelle orecchie,
Sakura allungò un braccio tremante verso quella sagoma
indistinta.
Il sangue colava copioso da una ferita aperta e lucida alla base
della spalla, e anche se giaceva riverso e non poteva vedergli il
volto, era sicuramente molto giovane. Con uno sforzo, chiuse i pugni
sul mantello fradicio e vischioso, facendo leva all'indietro per
sollevarlo dall'acqua. Era pesante, e lei era ancora debole dopo il
vaticinio, e dovette ricorrere a tutte le sue forze per riuscire a
trascinarlo a riva e rivoltarlo sulla schiena.
Una
striscia di sangue gli colava dalla fronte lungo una guancia,
percorrendo il volto pallido come la morte.
Eppure
Sakura si ritrovò senza fiato, e non solo per la fatica e
l'angoscia.
Era
… bellissimo.
I
capelli neri, scurissimi, che grondanti incorniciavano l'ovale
perfetto del viso, il naso dritto e le labbra sottili. Era il giovane
più bello che Sakura avesse mai visto, nonostante la sua
esperienza
in materia non fosse di certo così vasta. Ma ricordava i
volti
abbronzati dal sole e gioviali dei contadini e dei ragazzi del suo
villaggio, e nessuno di loro poteva neppure lontanamente competere
con la bellezza quasi eterea di questo sconosciuto. Sakura riprese
infine a respirare pesantemente, scostandosi da quel corpo immobile.
- Quanta vita strappata a un così giovane uomo …
- mormorò piano,
strizzando tra le nocche la propria veste bagnata per asciugarla e
accorgendosi con un brivido di sconforto che si era macchiata di
rosso in più punti. Come avrebbe fatto a spiegare una cosa
del
genere, una volta tornata al tempio? Come? Solo in quel momento
realizzò che in effetti sarebbe già dovuta esser
corsa via da un
pezzo a cercare aiuto. Dopotutto chi lo aveva ucciso, chiunque fosse,
poteva ancora essere nei paraggi, e lei stessa era in grave pericolo.
Era una vergine sola e indifesa. Se l'avessero attaccata, avrebbe
avuto ben poche possibilità di salvare se stessa e il suo
onore.
Appoggiò una mano tremante sul viso del giovane, chinandosi
a
sfiorargli le labbra con un orecchio, trattenendo il respiro,
cercando di cogliere anche il più piccolo indizio, un
soffio, un
respiro gelido, uno spasmo, qualsiasi cosa che le provasse che fosse
ancora vivo. Ma egli giaceva immobile, e Sakura si ritrasse
sconfitta.
Doveva allontanarsi, decise, non poteva rimanere un attimo
di più.
Ma
nell'esatto momento in cui raccolse la veste e fece per rimettersi in
piedi, una mano fredda e bagnata si richiuse con violenza sul suo
polso, strappandole un ansito e un gemito di sorpresa. Fece appena in
tempo a incontrare gli occhi neri, letali e vivi del
giovane soldato, prima di sentirsi gettare con furia nell'abisso
della fonte, e affondare impotente, con le acque che si richiudevano
sopra di lei riempiendole i polmoni e gli occhi di terrore.
Doveva
respirare, doveva assolutamente riprendere a respirare.
Fu
il primo incoerente pensiero che le attraversò la mente
sconvolta,
nell'avvertire quanto fosse gelida l'acqua, quanto le vesti
appesantite le impedissero di riemergere con facilità, e
quanto
fosse inaspettatamente profondo e oscuro il centro della fonte.
Sakura aprì la bocca, tentò di urlare, si scosse,
tese le mani, ma
fu tutto inutile. Stava morendo, fu il suo secondo pensiero, presa da
un panico incontrollato che, stupidamente, la portò a
gridare di
nuovo, perdendo anche le poche riserve d'aria rimaste. E forse
sarebbe morta davvero, se d'improvviso non fosse stata afferrata per
un lembo della veste da qualcuno sopra di lei, e riportata
all'istante in superficie. Riemerse annaspando, scossa dai tremiti e
talmente terrorizzata che si aggrappò strettissima al petto
e alle
spalle del suo salvatore, senza badare alle convenzioni, ai divieti o
a qualsiasi altra cosa che non fosse il fatto di poter di nuovo
respirare. La prima boccata d'aria che le riempì i polmoni
le fece
male e la lasciò ansante, la seconda la riportò
definitivamente
alla vita. Si sentì inaspettatamente afferrare per le gambe,
e tentò
di reagire, ma poi si rese conto che in realtà il giovane
stava solo
tentando di riportare entrambi a riva sani e salvi, e perciò
rimase
inerte tra le sue braccia, sbattendo le ciglia per mandare via le
gocce rimaste attaccate. Anch'egli stava ansimando pesantemente, come
se ogni passo gli costasse uno sforzo immane, e solo allora Sakura si
ricordò che era gravemente ferito, e ogni movimento doveva
provocargli un dolore lancinante. Infatti, una volta raggiunta la
sponda, la lasciò ricadere senza alcuna cura sulla terra, e
si
accasciò anche lui senza respiro. Sakura si volse a
guardarlo,
tremante e spaventata. Il soldato aveva gli occhi grandi, resi ancora
più grandi dal dolore e dallo sconcerto, e la fissavano con
mille
domande, anche se la sua bocca era troppo impegnata a riprendere aria
per porgliele. - Chi … diavolo siete … voi? - riuscì a
malapena a sussurrare,
prima di perdere di nuovo conoscenza e lasciar ricadere la testa
sull'erba.
In
quell'esatto istante, scostandogli una ciocca fradicia dagli occhi
chiusi con due dita tremanti, e soffermandosi a sfiorare la fronte
madida, Sakura fu quasi sicura che la risata infantile e sciocca del
piccolo birbante divino stesse risuonando fino alle pendici
dell'Olimpo. Incredibile come fossero bastati pochi attimi a
ribaltare il suo mondo. Il cuore le pulsava ancora come impazzito nel
petto, e non sembrava avere intenzione di smettere entro breve. Con
un sospiro, richiuse gli occhi e si stese accanto al giovane,
lasciando che rimanesse a vegliarli soltanto il cielo immenso sopra
di loro.
Forse
è proprio quando smetti di aspettarti qualcosa, che qualcosa
accade.
But
I want to stay here
'cause
I'm waiting for the rain
And
I want it to wash away
everything
Ma
voglio restare qui perchè
sto
aspettando la pioggia
e
voglio che lavi via
tutto
quanto
(Labyrinth
~
Elisa)
Note.
Allora,
per prima cosa, lo so, ho
l'altra fiction da continuare, ma nei rari (rarissimi) casi in cui
l'ispirazione chiama, in linea di massima io rispondo XD Chiariamo che, essendo questa una fic, tutta la faccenda è parecchio
romanzata, e anche se i riferimenti storici non sono messi
lì a casaccio, le incongruenze potrebbero esserci e infatti ci sono XD
Insomma, non è mica un trattato sulla storia della Grecia,
ecco.
Mi sono documentata su Wikipedia per avere maggiori informazioni
sull'oracolo di Delfi, le Vestali e le Sibille in generale,
perciò
cercherò di attenermici il più possibile. I pair saranno quelli già specificati, SasuSaku come coppia principale, NejiTen, NaruHina e Gaara/Matsuri, tutte coppie che adoro
letteralmente <33 Dunque,
il tempio descritto ovviamente non ha alcuna base storica, è
semplicemente immaginato come un (non specificato) santuario minore,
dedicato alla dea Hestia, da cui la menzione al fuoco sacro. Altra
cosa è il dono di
Sakura, che credo abbiate già capito di cosa si tratta,
perciò a
essere pignoli si verrebbe a creare una sorta di conflitto tra il suo
essere contemporaneamente vestale e sibilla, cosa non accettabile
storicamente, ma ripeto, è puramente un fatto romanzato per
esigenze
della trama. Altra cosa ancora, ho immaginato fin da subito TenTen
come votata alla dea Artemide, e qui alé, altro conflitto,
essendo
anche lei vestale come Sakura. Preciso quindi che la storia si ispira
ed è effettivamente ambientata nell'Antica Grecia, ma i
riferimenti
storico/culturali non
saranno sempre rispettati. Mmh, che altro dire? Il rating per ora
è
fisso sull'arancione, ma non si esclude che possa passare al rosso,
si vedrà XD
Bene,
direi che vi ho annoiati a sufficienza, ricordate che i commenti sono
sempre molto, molto graditi *O*
Se
vi va perciò fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe tanto
piacere
^O^
Un
bacio a chiunque sia arrivato a leggere fin qui <33
Vostra,
Sisya
|
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Capitolo 2 *** Ladra di stelle ***
~
Ladra di stelle
Il
sole era sorto da qualche ora, e lei era rimasta a scrutarlo
innalzarsi dalle cime dei monti con aria apprensiva, in punta di
piedi, appoggiandosi all'unica piccola finestra della propria cella.
Quando si era risvegliata nella radura, il soldato accanto a lei era
ancora privo di sensi. Non sapendo cos'altro fare, Sakura si era
ricomposta in fretta ed era tornata di corsa su per il sentiero, con
il cuore in gola, poiché non si era resa conto di quanto si
fosse
fatto tardi. Ad ogni passo aveva temuto che qualcuno comparisse
nell'ombra e la costringesse a fermarsi. Ci sarebbero state domande,
senza dubbio, e in pochi sarebbero stati disposti a crederle, tanto
che il disonore e l'infamia sarebbero caduti su di lei e su tutte le
sue sorelle. Si premette una mano sul viso, cercando di respirare
normalmente. Era stata una sciocca e un'ingenua. Non aveva riflettuto
sulle quelle conseguenze, o se anche lo aveva fatto, non le era
importato.
La
Dea si era sbagliata fin dall'inizio a sceglierla, e se soltanto si
fosse ripresa il dono e l'avesse lasciata libera …
Sakura
abbassò gli occhi, scrollando il capo nell'avvertire un
groviglio
fastidioso pesarle sullo stomaco vuoto.
-
Dove … dove sei stata?! Si può sapere? Ci siamo
preoccupate così
tanto, Sakura, non immagini …! - Quando si volse di scatto,
con un
sussulto, scoprì che TenTen e Hinata la stavano fissando
sulla
soglia della stanza, entrambe con gli occhi sgranati; la moretta si era addirittura portata le mani alla bocca, trattenendo a forza un urletto impressionato, lo sguardo che si spostava dai capelli
scompigliati e in disordine alle condizioni pietose dell'abito della
Sibilla. - Cosa è accaduto? - domandò Ten in un sussurro,
trattenendo il
respiro - Sakura!
-
soggiunse, vedendo che l'amica esitava a rispondere.
-
Niente, non devi preoccuparti per me, davvero, sto bene, va tutto
bene -
-
Lo deciderò io se preoccuparmi o meno. Cosa è
accaduto? -
Sakura
lasciò la finestra e si sedette sul giaciglio, raccogliendo
le
pieghe dell'abito e intrecciando le dita in grembo.
-
Alla fonte, c'era un uomo - confessò riluttante. Le altre
due
trasalirono. TenTen si chinò sulle ginocchia e le
afferrò le mani
con le proprie, angosciata.
-
Ti ha fatto del male, Sakura? È questo? Ha …? -
si interruppe con
voce tremante, deglutendo a fatica.
-
No. Era gravemente ferito, non mi ha fatto nulla -
mormorò
lei, rassicurandola con tono calmo.
La
vide tirare un sospiro sollevato.
-
Sia ringraziata la Dea, non avrei sopportato di perdere la mia
sorella più cara. Mi assicuri che è davvero
così? -
-
Certo, Ten, e mi dispiace averti fatto stare in pensiero. Ma ora
voglio riposare, perdonami, sono ancora molto stanca … -
-
D'accordo, dolce Dafni. Dormi
sonni tranquilli e dimentica tutto quanto, mi raccomando. È
stato
solo un brutto incubo, ma ora sei a casa -
La
brunetta le sorrise rassicurante e si allontanò, non prima
di averle
rivolto un breve cenno del capo in segno di rispetto e congedo.
-
Aspetta, Hinata, rimani - sussurrò Sakura fermando la
ragazza per un
polso prima che se ne andasse a sua volta, discreta e silenziosa come
sempre - Ascoltami bene ora, sorella … dovrai procurami
degli abiti
dal villaggio oltre a una nuova veste, e sei l'unica che può
aiutarmi … dovrai assolutamente coprire in qualche modo la
mia
assenza - La giovane dai lunghi capelli neri impallidì e
tentò di
scuotere la testa, ma la determinazione e la preghiera silenziosa
negli occhi della Sibilla la fecero vacillare - Ti scongiuro, per
tutto ciò che c'è di più sacro, fai
come ti dico. Sai che me lo
devi, Hinata, ti prego - forzò leggermente la presa sul suo
polso -
… ti prego, fai come ti dico, non te lo chiederei se non
fosse così
importante -
Hinata
la fissò incredula e riluttante, ma infine si arrese e
annuì
pianissimo, gli occhi lucidi, per poi scomparire ritirandosi nel
buio. Sakura si lasciò sfuggire un sospiro tremante, mentre
si
spogliava con le mani intorpidite e gli occhi che si chiudevano. Si
rannicchiò di nuovo sul freddo giaciglio, pregando sottovoce
la Dea
di concederle almeno per quella volta un sonno profondo, e
soprattutto libero da visioni.
I'm
losing my mind
I'm
falling apart
I
wanna feel your heart
and
all I see is you
Sto
perdendo la testa
Sto
cadendo a pezzi
Voglio
sentire il tuo cuore
E
tutto quello che vedo sei tu
Era
nata in una calda sera d'estate, e quando l'avevano deposta tra le
braccia stanche della madre, non aveva pianto nemmeno per un momento. Cresciuta
nel tempio insieme alla Sibilla come sua compagna di giochi, TenTen era un'indomita e fiera vestale dagli occhi da cerbiatta e un portamento che poco aveva da invidiare al più abile dei cavalieri e,
sopra ogni cosa, possedeva una predisposizione innata per la caccia.
Non c'era da stupirsi che fin dalla tenera età una tale
meraviglia
di fanciulla fosse stata votata alla Dea vergine, l'implacabile e
bellissima Artemide. Le novizie più giovani, che al suo
passaggio si
voltavano a guardarla piene di timore reverenziale, avevano preso a
chiamarla Ladra di Stelle, perché, si raccontavano l'un
l'altra
sottovoce, il suo arco sarebbe stato capace di raggiungere il cielo e
colpire quelle perle infuocate, fino a farle precipitare sulla terra
in un'eterna scia di polvere dorata.
Dopo
Sakura con il suo prezioso dono, TenTen era la seconda in quanto a
considerazione e prestigio. Perfino i sacerdoti avrebbero trovato
difficile contraddire il suo parere, il che era tutto dire. Non che
poi il proprio ruolo di vestale le stesse stretto, ma la giovane si
sentiva veramente felice e viva solamente quando
le era
accordata la possibilità di uscire a cacciare nei boschi
della sua
infanzia, dove si orientava senza problemi anche negli anfratti
più
inesplorati.
Quel
giorno non aveva fatto eccezione, e TenTen si era spinta fino alle
sponde lucenti di un lago che si trovava piuttosto lontano dalle zone
che attraversava solitamente, e dopo essersi asciugata il sudore
dalla fronte con un braccio, un lieve sorriso soddisfatto a
incresparle le labbra, si era sfilata la tunica dalla fibra sottile
lasciandola scivolare alle caviglie e un attimo dopo si era tuffata,
con una risata cristallina che era infranta negli spruzzi e nella
miriade iridescente di goccioline d'acqua.
~
Neji
contrasse appena i muscoli, in tensione, torcendo il busto nello
scostare un ramo che gli impediva il passaggio.
Assottigliò
gli occhi, guardingo, e gli bastò un'occhiata per rendersi
conto di
non essere solo in quel paradiso dei sensi. Si era alzato all'alba
quella mattina, aveva lasciato la sua armatura nella tenda e si era
avventurato nei boschi di quella regione ignota, senza preoccuparsi
di prendere con sé il proprio cavallo, essendo quello fin
troppo
intento a sbafarsi di mele da un albero che cresceva accanto
all'accampamento.
Avanzato
di qualche passo, si concentrò sulla figura lontana, immersa
fino al
bacino nelle acque. Portava dei lunghi codini ai lati del capo,
vaporosi nell'aria fredda del primo mattino; uno dei due era sciolto
su una spalla, l'altro lo stava ancora slegando dal suo laccio. Neji
indugiò a osservare con occhio attento la pelle diafana e i
piccoli
seni, le curve morbide dei fianchi e delle cosce. I panni abbandonati
con noncuranza sulle rive del lago, sparsi sull'erba. Sulle prime,
avendo scorto qualcuno muoversi attraverso i sentieri, aveva creduto
che si trattasse di un giovane, e invece ora si trovava davanti alla
ragazza più incredibile che avesse mai incontrato.
Sgranò gli occhi
del color della cera, fissi su quella visione snella e sottile.
Seguì
ogni movimento aggraziato di colei che poteva essere soltanto una
silfide dei boschi, leggera e pura come il sussurro dello zefiro. Non
mentiva affatto asserendo di non aver mai posato lo sguardo su
qualcosa di più bello e infinitamente fragile in vita sua.
Purtroppo
per lui però, in quell'istante, TenTen si voltò
per caso dalla sua
parte e lo vide.
Fu
talmente rapida a scattare e reagire che Neji faticò a
crederci. Con
tono fermo gli intimò di voltarsi, e lui, un po' per la
sorpresa, un
po' per pudore e imbarazzo, obbedì. Un attimo prima era la
candida
ninfa di quelle acque immacolate, e quello dopo si era rivestita e
gli stava puntando contro il suo arco incoccato, con una destrezza
tale da lasciarlo basito. Poteva forse essersi imbattuto in Artemide
in persona? Non era un'ipotesi auspicabile, perché in quel
caso, come minimo, la divinità lo avrebbe ridotto a passare
l'eternità sotto forma di un arbusto di bacche. Ma una cosa era comunque certa. Quella
fanciulla, chiunque fosse, non era fragile per niente.
- Le vostre ultime parole, prima che vi uccida? -
- Volete … uccidermi? - chiese, cercando di modulare la voce per non
lasciar trasparire lo sconcerto.
-
Non vi aspetterete forse che vi lasci vivere dopo un tale affronto -
rispose TenTen infuriandosi.
-
Quale affronto? Non mi sembra di avervi arrecato alcuna offesa -
obbiettò lui ragionevolmente.
-
Non prendetevi gioco di me, sapete benissimo a cosa alludo. Le vostre
ultime parole, dunque? -
-
Siete una meraviglia e, in confidenza, lo sareste ancora di
più se
abbassaste l'arco - disse lui - Potreste farvi male -
Neji
la osservò fremere indignata, ma non batté
ciglio, né tanto meno
si risolse ad abbassare l'arma.
-
Quanto fiato sprecato inutilmente … - commentò
con una breve
smorfia, tendendo al limite la corda.
-
E se vi proponessi una sfida? - la bloccò lui, inclinando il
capo da
un lato.
-
Se stato cercando di abbindolarmi, sappiate che… -
-
Nessun inganno. Vi sfido a tiro con l'arco. Se vincerete voi, sarete
libera di uccidermi -
-
Questo accadrà in ogni caso. E se non dovessi vincere? -
chiese lei,
sbuffando.
-
In quel caso, vi concederete a me - ribatté lui con una
scrollata di
spalle indifferente.
TenTen
sgranò gli occhi, non riuscendo a impedirsi di non
arrossire, ma il
suo sguardo rimase duro.
-
Siete un maiale - scandì, lentamente - Arrivereste a tanto?
Sono una
sacerdotessa -
Neji
non rispose alla provocazione, si limitò a sorridere
blandamente.
-
Ebbene, o ninfa dei boschi, accettate la sfida? Per quanto possiate
sembrare abile, non mi battereste mai -
TenTen
si morse un labbro, snervata. Quel tipo borioso e sfacciato avrebbe
davvero meritato una lezione.
Lo
avrebbe umiliato completamente e poi ucciso, con molta, molta
più
soddisfazione.
-
Lo avete voluto voi - concluse, spostando la mira verso un acero
solitario sulla sponda opposta del fiume.
Il
dardo si piantò con precisione infallibile sul tronco di
quest'ultimo, restando impressa e vibrante.
- Mh - osservò Neji inarcando un sopracciglio, sinceramente
impressionato - Non male davvero, per Giove -
Ten sorrise compiaciuta tra sé, facendosi da parte per lasciarlo
fare.
Aveva praticamente già vinto. Era stato un tiro perfetto.
Un sibilo acuto, e la freccia di Neji scoccò nell'aria immobile. Neanche
un due secondi dopo si era conficcata nel suo bersaglio, colpendo il dardo di lei e spaccandolo a metà su se stesso. A TenTen si fermò il respiro, nel sentirsi improvvisamente mancare la terra sotto i piedi. Non era possibile. Costui non poteva aver appena
… non …
-
State tranquilla - la precedette lui con tono neutro, un leggerissimo
incresparsi ironico delle labbra che la fece letteralmente andare a
fuoco - Non mi prenderei mai nulla da voi senza il vostro consenso.
Chiedo solo che mi lasciate proseguire il mio cammino, avendo vinto
onestamente la sfida -
Si
rimise l'arco in spalla e le rivolse un breve inchino, allontanandosi
nel folto della boscaglia senza voltarsi indietro, i capelli lunghi
che oscillavano sulla schiena ampia e dritta. TenTen rimase a
fissarlo scomparire, sconvolta, ancora scalza e infreddolita, col
cuore in gola che pulsava fortissimo. Gli
occhi da cerbiatta pieni di incredulità e vergogna; il peso
amaro della sconfitta bruciante nello stomaco.
Eppure nonostante ciò, giurò a se stessa che se mai
avesse dovuto rincontrarlo, gliel'avrebbe fatta pagare cara.
Non era mai stata il tipo di persona che lasciava correre.
I'm
such a fool
to
treat you like I do
when
I take my fears
and
throw them all on you
But
it's you
So
delicate so pure
enough
to seem unreal
Sono
un tale sciocco
a
trattarti come faccio
quando
prendo le mie paure
e
le scaglio tutte addosso a te
Ma
sei tu,
così
delicata così pura
abbastanza
da sembrare irreale
-
Siete qui. Siete tornata - constatò il soldato sollevando
debolmente
lo sguardo, mentre Sakura si avvicinava a passi lenti, i piedi nudi
che premevano leggeri sull'erba. - Aspettate. Non muovetevi, siete
ancora ferito - gli ricordò lei, inginocchiandosi dopo aver
raccolto
la rozza veste di cotone e avergli consegnato le poche provviste che
era riuscita a trafugare dalle offerte alla divinità.
Sakura, per la
prima volta dopo moltissimi anni, non portava il velo. I capelli
erano stati raccolti in una treccia arrotolata sulla nuca come
usavano le ragazze del luogo, e anche gli abiti erano quelli semplici
di una comune contadina. Hinata era stata un tesoro, e Sakura si
sentì in colpa per averla costretta a mantenere quel segreto
pericoloso insieme a lei. Ma l'alternativa sarebbe stata non vederlo
più, e il pensiero le riusciva insopportabile. Era uno
sconosciuto,
eppure era stata disposta a rischiare. C'era qualcosa in lui che
l'attirava prepotentemente a sé.
-
Abitate nel villaggio vicino? Sembrate diversa da … i vostri
abiti
erano … - lui aggrottò la fronte, inclinando un
po' il capo e
fissandola incerto. Sakura trasalì -
Abito poco lontano da questa radura, in effetti - si
affrettò a spiegare, per sviarlo da tali riflessioni - I miei genitori sono dei
semplici tessitori -
Era
la verità, dopotutto, si disse cercando di convincersi.
Stava solo
omettendo dei fatti, non lo stava ingannando. Per cosa, poi? Stava
solo cercando di liberarsi dal suo fardello, anche solo per un paio
d'ore al massimo. Era forse chiedere troppo, un paio d'ore di
respiro?
-
Davvero? Oh, capisco - asserì lui inghiottendo un boccone di
pane,
gli occhi scuri che abbandonavano un po' la diffidenza.
Sakura
sorrise, parlò ancora del villaggio della sua infanzia
mentre lui
ascoltava e mangiava il suo pasto, rimettendosi lentamente in forze.
Non accennò mai neanche di sfuggita al piccolo tempio sopra la valle, o al fatto di essere una sacerdotessa. Poteva fingere di essere libera
almeno per un po'. In
fondo non faceva niente di male. Il soldato la trattava con
riconoscenza, e rispetto. Non doveva temere nulla, non l'avrebbe mai
saputo nessuno, continuava a ripetersi cercando di attenuare il
costante senso di angoscia.
Passarono
i giorni, e Sakura ormai eludeva la sorveglianza dei sacerdoti e
sgattaiolava giù per il ben noto sentiero molto
più di frequente di
quanto si fosse ripromessa. Il soldato disse di chiamarsi Sasuke, e
di venire da una regione della Grecia molto distante, come confermava
il suo diverso accento. - Vengo dal sud, dalla regione dell'Arcadia - affermò infatti
un pomeriggio, seduto sulla sponda della fonte con la schiena nuda e
contusa rivolta verso Sakura, che in ginocchio dietro di lui
stringeva l'ago in mano e si mordeva un labbro preoccupata - Io e i
miei compagni ci stavano dirigendo verso Delfi … -
-
Mi dispiace per avervi lasciato qui in quello stato, il giorno in cui
vi ho trovato -
-
Non scusatevi. Non ne avete motivo -
Sakura
annuì piano, e prese a medicargli la ferita scoperta
tamponandoci
sopra un panno bagnato, tremando nello spostare di nuovo lo sguardo
dall'ago al taglio profondo che gli percorreva una spalla. Sasuke
strinse i denti, portandosi la bottiglia di vino aromatico alle
labbra e prendendo un lungo sorso che gli infiammò la gola e
contribuì a togliergli un po' di sensibilità. -
Non sono
un'esperta, ma cercherò di fare del mio meglio. Ho
già assistito a
un intervento di questo genere, anni fa … - tentò
di rassicurarlo.
-
Davvero? - domandò lui, sorpreso, e Sakura
arrossì miseramente.
-
Beh, avevo cinque anni e si trattava di un cavallo, però
… beh, la
sostanza è la stessa … almeno credo -
Il
giovane rimase interdetto, non sapendo sinceramente se fosse stato
meglio mettersi a ridere o cominciare invece a pregare.
Ma
Sakura inaspettatamente si rivelò avere la mano ferma e il
tocco
preciso, perciò il risultato finale fu qualcosa di meno
peggio del
previsto.
-
Avete ucciso molte persone, non è vero? - domandò
improvvisamente
lei, dopo qualche minuto passato in silenzio.
Lui
alzò gli occhi, scorgendola fremere violentemente.
-
Sì, è così - asserì con
tono neutro - Ho ucciso molte volte,
molti uomini -
Sakura
non replicò, abbassando lo sguardo e stringendo le labbra.
-
Ora avete paura di me, avendo saputo questo? - domandò lui.
-
No, non ho paura di voi - mormorò lei, tornando a fissarlo
negli
occhi.
-
Forse dovreste. Chiunque ne avrebbe. Ma voi siete … diversa -
Le
labbra di lei si distesero debolmente in un sorriso.
-
Anche voi sembrate diverso dagli altri soldati -
-
E per quale motivo? Non credo affatto di esserlo - obbiettò
lui
stupito.
-
Mi avete salvata e mi trattate con gentilezza … non molti
avrebbero
fatto lo stesso -
-
Non state considerando però che sono privo di forze, e
piuttosto
malridotto -
-
Non lo avreste fatto comunque - replicò Sakura.
-
Oh. Ne siete certa? -
-
Beh, no - Sakura si strinse nelle spalle - Ma non posso far altro che
fidarmi -
Sasuke
si abbandonò a una lenta risata, ma non distolse gli occhi
dai suoi.
-
Riposate ora - disse lei dolcemente, scostandogli la frangia dalla
fronte - Io resterò qui ancora per un po' -
Take
anything you want
The
part of me you need
Prendi
qualunque cosa tu voglia
La
parte di me di cui hai bisogno
Due
giorni dopo, con le lacrime agli occhi, gli consegnò una
bisaccia con un po' di cibo dentro, una coperta e qualche moneta.
Sakura gli mise una mano su un fianco e tenne il braccio di lui intorno alle
spalle per sostenerlo e aiutarlo a rimettersi in piedi, anche se
ormai pareva essersi ripreso. - Sono in grado di camminare, ora - le
mormorò lui in un orecchio sorridendo leggermente, e solo
allora
Sakura si rese conto di non essersi ancora scostata come invece
avrebbe dovuto, e arrossì, allontanandosi con un inchino
ereditato
dall'abitudine.
Sasuke
la fissò, un po' disorientato, un po' divertito e disse
semplicemente - Vi ringrazio -
La
giovane annuì lentamente, lasciandosi sfuggire un sospiro
tremulo.
-
Che cosa avete? -
-
Nulla. È solo che non mi piacciono gli addii -
mormorò lei
stringendosi nelle spalle.
Gli
occhi di Sasuke la scrutarono per qualche altro istante, talmente a
fondo da strapparle il fiato. Sakura fece per dire qualcosa,
qualsiasi cosa pur di trattenerlo con sé ancora un po', ma
non fece
in tempo a pronunciare una sola inutile sillaba, perché
adesso
c'erano le labbra di lui sulle proprie, che premevano
inaspettatamente morbide e inebrianti. Le sentì muoversi
pianissimo,
inumidire le sue e fare pressione per approfondire il bacio. Era
strano, umido e caldo. Non si avvicinava a niente che avesse mai
provato prima, ma non era sgradevole, solo … strano. Si
accorse che
le braccia di Sasuke la stavano stringendo a sé per la vita,
e che
il suo stesso corpo stava tremando scosso e appagato per
quell'inatteso nuovo tipo di contatto. Quando lui si scostò
e le
concesse una lunga occhiata per studiare le sue reazioni, Sakura
aveva ancora gli occhi sgranati, che non aveva chiuso nemmeno per un
istante, il viso arrossato e la bocca dalle labbra gonfie aperta in
una muta esclamazione di stupore. Sasuke rise, sospingendo una mano
sotto il suo mento per chiudergliela.
-
Aehm. Vi chiedo perdono, probabilmente avete già un promesso
sposo
da cui tornare - mormorò con una smorfia divertita - Ma era
la mia
unica occasione, perciò vi prego soltanto di non odiarmi
troppo -
concluse, con un altro piccolo bacio sull'angolo della bocca, e si
volse, avviandosi lentamente nell'interno del bosco con passo un po'
malfermo. Sakura lo seguì con gli occhi, premendosi una mano
sulle
labbra, perché ciò che provava in quel momento
non avrebbe potuto
essere più lontano dall'odio.
-
Siete sicuro di riuscire a farcela da solo? - gli gridò,
accarezzando per un attimo la folle idea di correre a perdifiato
verso di lui, e non tornare mai più indietro alla sua vita
di
vestale. Lo vide voltarsi e rivolgerle un'occhiata, fare un cenno di
saluto con il braccio e sparire. Non era più una
sacerdotessa, in
quel momento, soltanto una semplice ragazza di campagna che non
desiderava nient'altro che sentirsi libera e padrona delle proprie
scelte e del proprio cuore.
Si
asciugò le lacrime con i palmi, prendendo un lungo respiro e
rassegnandosi a non rivederlo mai più.
Era
stato solo un bel sogno, e come in tutti i bei sogni, adesso era
arrivato il momento di svegliarsi.
~
I
fuochi dell'accampamento brillavano in lontananza come lucciole nella
sera.
Con
una stretta di sollievo al cuore, raggiunta l'ampia distesa di tende
e bivacchi, Sasuke si ritrovò stretto nell'abbraccio di
Itachi ancor
prima di essersene reso conto. - Non posso crederci! Sei vivo,
fratellino. Oh, lode agli Dei, prodigio di Ares, sei vivo! Ho pregato
e offerto ecatombi affinché tu tornassi sano e salvo da noi!
Accendete i fuochi e portate da bere a volontà, festeggeremo
il
ritorno di Sasuke come si conviene -
-
I-Itachi - tentò debolmente, cercando di arginare
l'entusiasmo
contagioso dell'altro - A dopo i festeggiamenti, chiama il cerusico e
digli che ho bisogno di lui -
-
Sei ferito? - esclamò suo fratello, soffermandosi solo
allora a
notare il pallore del viso di Sasuke, la debolezza con cui aveva
ricambiato l'abbraccio, e l'apparente difficoltà con cui si
reggeva
in piedi - Fate chiamare subito il cerusico - gridò ai
soldati più
vicini che si erano radunati lì intorno - ce la fai? -
-
Ce l'ho fatta per due o tre miglia, suppongo che qualche altro passo
lo potrei sopportare - replicò il giovane ridacchiando, ma
non
oppose resistenza quando Itachi si fece passare un suo braccio
intorno alle spalle e lo condusse zoppicando sotto il suo peso fino
alla tenda principale dell'accampamento.
Neji,
avvertito del suo ritorno, lo raggiunse pochi minuti dopo e gli porse
un boccale di vino speziato, sedendosi accanto a lui mentre il
cerusico gli ricuciva la ferita sulla spalla lamentandosi con un
borbottio sommesso dell'incompetente che lo aveva preceduto, e
facendo sapere a Sasuke che gli sarebbe di certo rimasta un'altra
brutta cicatrice a causa di quel lavoretto blando. Egli rise e bevve
un sorso di vino, facendogli notare in risposta che se non fosse stato per quel lavoretto blando lui probabilmente non sarebbe stato lì a commentarlo.
L'uomo sbuffò, si strinse nelle
spalle e rimase finalmente in silenzio.
-
E così, la tua pellaccia dura ha retto anche stavolta. Ne
ero certo
- fece Neji sbuffando divertito.
-
La mia pellaccia non è così dura come credevo
invece. È stata una
una ragazza del posto a trovarmi -
-
Ma non mi dire. Questa sì che è buona,
piacerà un sacco ai
soldati. Il valoroso Sasuke salvato da una fanciulla in gonnella -
-
Non oseresti … altrimenti io potrei sempre tirar fuori
quella
storia riguardo la notte in cui tu ti eri ubriacato talmente tanto
che-
-
Va bene, come non detto - lo interruppe l'amico agitando una mano -
Era almeno graziosa, costei? -
-
Oh, credimi, Afrodite al suo confronto appassirebbe d'invidia come un
cardo dinanzi a una rosa -
-
Buon per te. E con l'aiuto di Ares, che quanto a vergini la sa lunga
anche lui, la rivedrai prima della prossima luna. Non ti è
stato
ancora detto? - rispose allo sguardo interrogativo dell'altro -
Itachi ha fatto setacciare l'intera valle in tua ricerca per giorni,
e l'accampamento è fondo qui da settimane ormai …
hanno già
inviato delegazioni alle città vicine, e perciò
Itachi prevede di
rimanere a lungo. Avrai tempo quindi di andare a portarle la sua
ricompensa per i servigi svolti -
Sasuke
sbuffò, sorridendo suo malgrado, e Neji fece incontrare i
due
boccali e bevve alla sua salute, ridendo. Distrattamente, per un
breve attimo, ricordò due occhi furenti fissi su di lui, e
la
fanciulla dal corpo di silfide e le capacità di un'amazzone,
ma scacciò quel pensiero con il successivo giro di bevute. Per le sottane di Artemide, era una vestale! Struggersi per lei sarebbe stata soltanto una perdita di tempo e morale.
~
TenTen
si chinò a sistemare la veste della bambina con cura,
sorridendole
teneramente, ma quando si rialzò, voltandosi verso Sakura,
si era
fatta improvvisamente seria. Le più novizie più
piccole, che
avevano tutte poco meno di sette anni, si erano radunate nel cortile
interno del tempio insieme a Hinata e Matsuri; la moretta sorrideva
timidamente e intrecciava con dita abili corolle di fiori di campo,
mentre Matsuri cantava, unendosi al coro delle sorelle più
giovani.
Anche Sakura si sarebbe unita volentieri a loro, ma TenTen aveva
insistito per doverle parlare, e le due si erano distanziate con
discrezione dal gruppetto. TenTen a quel punto le prese le mani,
fissandola dritto negli occhi, e sussurrò: - Sai quanto io
ti voglia
bene, Sakura. Sei la mia amica più fidata, la mia sorella
più cara,
ed è proprio per questo che ti sto scongiurando di non
commettere
una simile pazzia -
La
giovane Sibilla le restituì un'occhiata sconvolta.
-
Come fai a …? Hinata non può averti …
non -
-
L'ho capito da sola, Dafni, credi
forse che non ti conosca abbastanza per rendermi conto quando
qualcosa non va? - TenTen abbassò lo sguardo
con un sospiro
affranto - So che hai rivisto quell'uomo. Non sei mai stata un
granché come bugiarda, sai? Ma perché?
Perché hai dovuto farlo?
Spero solo tu non sia stata tanto avventata da … hai solo la
minima
idea di cosa potrebbe succedere se i sacerdoti lo venissero a sapere?
-
-
Mantieni il segreto, ti prego, Diana, ti
prego … non mi sono
concessa a lui, te lo giuro, e ormai se n'è andato per
sempre -
-
Ti credo, Sakura, ma ti imploro, d'ora in poi non commettere altre
imprudenze. E amalo pure, se non puoi farne a meno, ma non lasciarti
amare, per alcun motivo. Nessun uomo al mondo potrà mai
valere
quanto la tua dignità e il rispetto per te stessa -
Sakura
annuì lentamente, le palpebre serrate, trattenendo a forza
le
lacrime.
-
Mi si spezzerà il cuore, TenTen - mormorò - Non
lo rivedrò mai
più, e mi si spezzerà il cuore -
-
Siamo vestali, Sakura … - replicò la giovane
stringendole forte le
mani e accennando un sorriso triste - Sai cosa questo comporta. La
prima lezione che dobbiamo imparare ad accettare e comprendere
è che
semplicemente non abbiamo scelta -
But
it's you
So
delicate so pure
enough
to seem unreal
Yes
it's you
So
delicate so pure
it's
so hard to believe
Ma
sei tu,
così
delicata così pura
abbastanza
da sembrare irreale
Ma
sei tu,
così
delicata così pura
è
così difficile crederci
(So
delicate so pure ~
Elisa)
Bon,
il secondo capitolo è postato, ma ci ho passato sopra delle
ore
intere e sono stravolta °O°
Un
bacio ai tesori che hanno recensito, vi ringrazio tantissimo per la fiducia e spero di non deludervi.
Me lo lasciate un commentino? Grazie in anticipo a tutti, spero di
postare il prossimo entro breve <33
SasuSaku
& NejiTen for life, yay! *O*
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