I met you for a reason

di MonicaX1974
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ellie ***
Capitolo 2: *** Faith ***



Capitolo 1
*** Ellie ***


Se si celebrasse la peggior giornata lavorativa, di certo sarebbe oggi. 
Sono arrivato tardi alla riunione durante la quale avrei dovuto presentare il progetto a cui ho lavorato negli ultimi due mesi, portando via un sacco di tempo a Ellie. Progetto che Robert ha rovinato rovesciandoci sopra il caffè ed il mio capo non mi ha mandato fuori a calci nel culo solo perché mi conosce da una vita.

Sono fermo in macchina, parcheggiato davanti a casa, da almeno dieci minuti, tentando di far sbollire la rabbia e la frustrazione causata da queste ultime ore in cui tutto sembrava essere contro di me. Non voglio che Ellie mi veda così perché ha bisogno di tranquillità, ha bisogno di vivere serenamente, senza pensieri che la facciano preoccupare inutilmente.

Osservo la piccola casa che abbiamo comprato con grandi sacrifici un paio di anni fa e mi rendo conto che non avrei potuto fare scelta migliore di quella, a parte quella di sposare Ellie, ovviamente.

Aveva solo diciassette anni quando l'ho conosciuta, ed io diciannove. Per lei è stato un colpo di fulmine, io sono sempre stato più lento rispetto a Ellie, e mi sono accorto che era lei l'unica che avrei voluto accanto a me per il resto della vita, solo quando mi ha detto che sarebbe partita per il college al termine dell'estate.

Credevo sarebbe stata la soluzione perfetta per me: fino a quel momento ero stato bene, avevamo vissuto un paio di mesi assolutamente perfetti, ma dentro di me sapevo che il nostro rapporto stava diventando molto più che una bella storiella estiva ed avevo paura.

Così, quando Ellie mi ha comunicato che avrebbe passato i successivi tre anni a miglia di distanza da me, avevo tirato un sospiro di sollievo, immediatamente sostituito da un senso costante di mancanza d'aria dovuto alla sua assenza. Ero convinto che una volta lei fosse partita, io avrei ripreso la mia vita senza pensieri tra amici e pub, ma così non è stato. L'unica cosa a cui pensavo era come riprendermela, tanto che un giorno sono salito in macchina, mi sono fatto 400 miglia per raggiungerla solo per poterle dire che l'amavo guardandola negli occhi.

Da quando ho accettato ciò che provavo per lei, quell'amore non ha fatto altro che crescere giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, fino ad arrivare ad oggi. Abbiamo superato con grande determinazione ogni ostacolo che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino, a partire dalla distanza che ci separava mentre lei era al college, passando per l'enorme fatica con cui sono riuscito ad ottenere la fiducia di suo padre, al fatto di non trovare un lavoro stabile, fino alle difficoltà di riuscire a raggiungere una somma adeguata che ci permettesse di acquistare la casa di cui Ellie si era innamorata.

Poi l'ho sposata, e da allora non ho fatto altro che essere felice, e felice, e ancora felice.

È stato uno dei giorni più belli della nostra vita. Nostra, perché non c'è più la mia vita o la sua. Abbiamo la nostra vita, quella fatta di colazioni a letto la domenica mattina, di freddi pomeriggi invernali stretti sotto ad un plaid, sdraiati sul divano guardando un vecchio film, o di calde domeniche estive passate con gli amici nel giardino che lei ha curato nei minimi dettagli - dai piccoli arbusti sistemati agli angoli della recinzione, alle aiuole che decorano l'ingresso.

Mi strofino con forza le mani sul viso, emetto un profondo sospiro, poi scendo velocemente dall'auto cercando di camminare in fretta per bagnarmi meno possibile sotto la pioggia battente di questa buia serata autunnale. Arrivo davanti al portoncino d'ingresso, mi libero dell'espressione contrariata sul mio viso per lasciare spazio ad un ampio sorriso, poi apro la porta ed entro silenziosamente.

Chiudo la porta alle mie spalle, tolgo cappotto e scarpe lasciando il tutto nell'armadio a muro, e cammino verso la cucina dalla quale sento arrivare un delizioso profumo che mi stuzzica l'appetito. Il tavolo è apparecchiato, al centro ci sono un paio di candele accese, e dallo stereo arriva un leggero sottofondo musicale.

Ellie è impegnata a spadellare mentre canticchia il brano che è appena iniziato. Indossa un vestito bianco, piacevolmente corto. È a piedi nudi sul parquet che lei stessa ha scelto, mentre le note di "Let's stay together" di Al Green, si diffondono per la stanza.

Resto fermo a guardarla mentre penso a quanto sono stato fortunato ad incontrarla, a quanto sono stato privilegiato per il fatto di provare un sentimento così profondo e incrollabile, che ci lega in maniera indissolubile.

«Sei meravigliosa Ellie.» Le parole mi escono da sole, senza che nemmeno mi sia reso conto di averle pensate.

Lei sobbalza e si volta di scatto. La sua espressione passa da preoccupata a felice in un batter di ciglia.

«Mi hai spaventata Harry» dice sorridendo, poi lascia tutto ciò che ha in mano posandolo sul ripiano della cucina e mi viene incontro. «Non prendere mai l'ombrello eh?» Mi rimprovera mentre mi passa le mani tra i capelli bagnati dalla pioggia. «Forza, viene con me» dice prendendomi per mano e camminando verso il bagno.

La seguo in silenzio sapendo già cosa mi aspetterà tra poco, e non posso fare a meno di sorridere ancora.

Mi fa sedere sul bordo della vasca da bagno, poi si volta per prendere un asciugamano che mi mette sulla testa per asciugarmi i capelli. Strofina con forza ed io mi lascio coccolare.

«Capisci adesso perché non voglio prendere l'ombrello?» le dico afferrandola per i fianchi.

«Io capisco solo che sei un gran testone» dice divertita dalle mie parole, ma so che non è davvero infastidita dal mio comportamento. Sono certo che anche a lei piaccia questo piccolo rituale che abbiamo sempre quando piove.

Non prendo l'ombrello di proposito da quando l'ho dimenticato la prima volta. Quel giorno, quando sono tornato a casa, mi ha trattato come un bambino, ma coccolandomi con amore: prima mi ha strofinato i capelli con l'asciugamano, poi è passata al phon, proprio come sta facendo ora. Sentire le sue dita tra i miei capelli, quelle carezze lente sulla mia testa, avere il suo corpo a pochi centimetri dal mio viso mentre posso arrivare con le mie mani quasi ovunque è assolutamente meraviglioso, ed è da quel giorno che ho deciso che non avrei più usato l'ombrello. Non m'importa di bagnarmi dalla testa ai piedi se poi, per il novanta per cento delle volte, il risultato è che finiamo per fare l'amore, anzi, a volte speravo proprio che piovesse.

«E io, invece, so solo quanto ti amo» le dico quando quell'aggeggio smette di soffiare aria calda.

«E io amo te Harry, ma stasera non mi distrarrai dal mio programma, quindi togliti dalla testa tutti quei pensieri...» mi dice abbassandosi verso il mio viso per lasciarmi un veloce bacio sulle labbra. «... ma conservali per più tardi.» Mi bacia ancora lasciandomi incapace di reagire mentre non faccio altro che guardarla come se fosse la prima volta che la vedo. Dio! Quanto è bella! «Adesso togliti questi vestiti bagnati e cambiati, io ti aspetto in cucina.» Un ultimo bacio ed esce dalla stanza lasciandomi l'illusione che anche questo momento faccia parte di quel novanta per cento, che però è stato rimandato di un paio d'ore.

Mi spoglio, lascio i vestiti bagnati in bagno, poi vado in camera a cambiarmi. Cerco qualcosa di comodo nel cassettone accanto al letto poi, senza un vero motivo, alzo lo sguardo, posandolo sui due ingrandimenti che ho voluto appendere qui sopra. In uno siamo io e Ellie durante un pic-nic, l'anno scorso. La foto l'ha scattata mia sorella e l'ho voluta qui perché nello sguardo che abbiamo l'uno per l'altra, mentre i suoi occhi sono nei miei, si vede chiaramente quello che proviamo. È la perfetta immagine del nostro sentimento ed io non potevo non volerla vedere tutti i giorni.

Nell'altra c'è solo lei, in primo piano, mentre manda un bacio verso l'obiettivo. È la prima foto di una lunga serie che le ho scattato, e credo fosse proprio il giorno in cui mi sono innamorato di lei. Il suo sorriso è stata la prima cosa che mi ha colpito, sempre presente sulle sue labbra e nei suoi occhi.

Non si lamentava mai di niente, era sempre entusiasta di fare nuove esperienze. Ha sempre avuto rispetto per gli altri e una continua voglia di migliorarsi. Mi è sempre piaciuto il suo modo di farmi capire i miei errori e di contestarmi quando credeva di avere ragione - cosa che succede quasi sempre - e mi è sempre piaciuto il suo modo di baciarmi, perché quando lei mi bacia io so di appartenerle. Il resto l'ha fatto l'attrazione che ho provato per lei dal primo istante in cui i miei occhi si sono posati sul suo corpo.

«Harry!» Mi risveglio dai miei ricordi quando sento la voce di Ellie richiamarmi dal piano di sotto.

«Arrivo!» Chiudo il cassetto ed esco dalla nostra camera da letto per raggiungere il piano inferiore.

La musica è ancora la padrona della scena, le luci sono spente. Ad illuminare la stanza sono solo le candele accese al centro del tavolo e mi accorgo della presenza di Ellie solo quando la vedo avvicinarsi alla sedia invitandomi ad avvicinarmi, ed io lo faccio, lentamente, perché ho l'impressione che questa sia una serata speciale.

«Ho forse dimenticato un anniversario?» le domando sedendoci a tavola.

«Non sarebbe la prima volta, ma no, non è questo il motivo di questa cena.» Riempie il mio piatto con qualche cibo a cui non presto la minima attenzione perché ora mi sembra di vedere qualcosa di diverso in lei.

«È successo una volta sola, e non stavo nemmeno bene» le dico portandomi alla bocca il pezzo di carne che ho appena infilzato poco elegantemente con la forchetta, solo perché non riesco a toglierle gli occhi di dosso e non presto la minima attenzione a tutto il resto che mi circonda.

«Ma certo, avevi due linee di febbre, eri praticamente in pieno delirio.» Alzo gli occhi al cielo per la sua presa in giro, cosa che la fa ridere.

«A parte il fatto che erano tre, le linee di febbre, comunque dovresti sapere quanto poco è in grado di sopportare un uomo. Non per niente siete voi donne a partorire, io non potrei mai farlo.» Trovo che le donne in generale siano sempre più avanti rispetto agli uomini, ma la mia Ellie lo è ancora di più.

«A proposito di partorire...» Ellie lascia la sua frase in sospeso mentre io ho il braccio fermo a mezz'aria, quello con cui mi stavo portando un altro po' di cibo alla bocca. Mi sembra che anche il tempo sia sospeso, quasi dilatato e anche le mie sinapsi sembrano aver sospeso ogni attività.

«Hai intenzione di finire quella frase o mi lascerai impazzire ancora per molto?» le chiedo quando mi rendo conto che ha tutte le intenzioni di lasciarmi sulle spine.

«Mi piace quando impazzisci per me» dice con un tono divertito.

«Anche a me, ma non con tutti questi vestiti addosso.» Io impazzisco sempre per lei, con o senza vestiti. «Ti conosco Ellie, stavi per dire qualcosa di importante.» Resta a guardarmi ed il suo sorriso si fa più ampio.

Inizio a sentire una strana sensazione, quasi un formicolio. Prima ho caldo, poi freddo, poi ho sete, bevo un po' d'acqua e lei non fa altro che osservarmi e godersi lo spettacolo di me in preda ad un attacco di panico. Perché ormai ho capito cosa sta per dirmi.

«Ti ricordi quando abbiamo parlato con il medico e ci ha detto che dopo la sospensione della pillola avrebbero potuto volerci anche due o tre mesi prima di restare incinta.» Annuisco restando in silenzio mentre pendo completamente dalle sue labbra.

Siamo stati dal ginecologo il mese scorso perché abbiamo deciso di fare il grande passo di avere un figlio e lei, come al solito, era molto ottimista non appena siamo usciti dal suo studio, nonostante quel dottore ci avesse spiegato che avrebbe potuto volerci fino ad un anno prima che potesse restare incinta.

«Me lo ricordo» le confermo quando mi rendo conto che si aspetta una vera risposta da parte mia.

«E ti ricordi quello che ti ho detto quella sera quando siamo tornati a casa?» Cerco di fare mente locale sugli avvenimenti di quella sera e mi torna subito alla mente un dettaglio importante.

«Quella sera pioveva...» le dico provocandole uno splendido sorriso. «... Siamo rientrati in casa sotto al tuo ombrello, ma una volta dentro ci siamo ricordati di aver lasciato la spesa in macchina così sono uscito per recuperare quei sacchetti, con te che mi urlavi da dentro casa di portarmi l'ombrello. Io non l'ho preso, sono rientrato bagnato fradicio. Tu mi hai tolto i sacchetti dalle mani e mi hai trascinato in bagno.» Il sorriso di Ellie non potrebbe essere più grande. «Mi hai asciugato i capelli mentre io infilavo le mani sotto la tua camicetta...» Ogni momento vissuto quella sera mi torna alla mente come se lo stessi rivivendo. «... Tu hai lasciato andare l'asciugamano, poi hai iniziato a sbottonarmi la camicia e abbiamo fatto l'amore così intensamente...»

Ellie si alza dalla sua sedia, mi si avvicina e si inginocchia accanto a me. Sposto la sedia e mi metto nella sua identica posizione, mettendomi di fronte a lei.

«Sì Harry, è stato incredibilmente intenso e meraviglioso, proprio come tu sai amare.» I suoi occhi sono lucidi e la sua voce trema appena. Sento che un'emozione potente sta per travolgermi ed io posso solo lasciare che accada.

«Quella sera, mentre stavi per addormentarti, mi hai detto che avevamo fatto un capolavoro...» Mi sembra di risentire la sua voce sussurrarmi le stesse parole.

«L'abbiamo fatto Harry.» La guardo sentendomi confuso mentre la sento afferrare le mie mani. «Presto avremo il nostro capolavoro.»

Un'altra volta tutto sembra sospeso, ogni cosa dipende da quello che Ellie ha appena detto. Mi sento leggero, la mia testa è improvvisamente vuota, incapace di ragionare. Credo di aver capito quello che ha detto, ma il mio stato d'animo mi porta ad avere bisogno di sentire quella specifica parola per rendermene conto.

«Sei incinta?» Sorride, annuisce ed una piccola lacrima scivola sul suo volto.

«Sì Harry, sono incinta.» Sorride e piange.

Mi affretto ad asciugare quella lacrima portando le mie dita sul suo viso, metto anche l'altra mano sul lato opposto mentre ci perdiamo ognuno negli occhi dell'altro per un tempo che non sono in grado di quantificare.

«Avremo un bambino» dico per confermarlo a me stesso.

«È una bambina» dice lei portando le sue mani sulle mie

«E tu come lo sai?» le domando sorridendo delle sue parole.

«Nello stesso modo in cui sapevo che avevamo creato il nostro capolavoro.» Lo afferma con sicurezza e un pizzico di orgoglio, ed io so, una volta di più, che devo semplicemente fidarmi di lei.

«Sei incinta Ellie... ed io ti amo così tanto.» La stringo tra le braccia, la bacio, chiudo gli occhi, e forse questa cena si fredderà perché, ora, mangiare è l'ultimo dei miei pensieri.

«Harry...» Vorrei riaprire gli occhi, ma sento le palpebre incredibilmente pesanti. «Harry...» Apro gli occhi, sento una mano posarsi sulla mia spalla e vengo accecato dal bianco che regna in questa stanza illuminato dalla luce del sole del mattino. «Harry, ti ho portato del caffè.» Sollevo del tutto la testa dal braccio appoggiato al materasso e guardo l'uomo che mi sta porgendo un bicchiere.

«Grazie.» Afferro quel bicchiere, poi mi volto subito verso la mia Ellie, sdraiata, immobile, la sua mano nella mia, che continuo a stringere mentre nutro sempre la speranza che possa darmi qualche cenno di ripresa, che risponda alla mia stretta, ma non succede mai.

Mai.
 

SPAZIO ME

Ed ecco qui la prima parte di questa one-shot. L'ho divisa in due perché sono una persona cattivah e mi piaceva farvi restare con l'ANZIAH

Sentivo il bisogno di scrivere e l'ho fatto, quindi eccomi qui a condividere con voi questa brevissima storia. Spero vi piacerà.

Eeeeee niente, buona lettura 😍

 

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Capitolo 2
*** Faith ***


«Alla fine sei rimasto qui.» La sua non è una domanda, ma una semplice constatazione.

«Non avrei mai potuto andarmene» rispondo tenendo lo sguardo fisso sugli occhi chiusi di Ellie.

«E pensare che quando ti ho conosciuto credevo non valessi un dollaro bucato» dice ancora, riempiendo il silenzio di questa stanza che detesto, ma che allo stesso tempo non vorrei mai lasciare.

«In realtà è così John... non sono stato in grado di proteggerla.» Stringo la mano di Ellie mentre nell'altra ho il bicchiere di caffè dal quale non ho ancora bevuto.

«Harry non è stata colpa tua, non avresti potuto fare niente per lei, quante volte devi sentirtelo dire per capirlo?» Mi sta rimproverando, lo fa sempre quando tocchiamo questo argomento, ma io non sono del tutto sicuro che sia così.

Nessuno mi toglie dalla testa che se non l'avessi fatta sforzare quella notte, o se fossi stato io a scendere per prepararle la colazione, ora le cose potrebbero essere molto diverse.

Forse avrei potuto farla innervosire qualche volta di meno, forse avrei potuto darle meno pensieri. Ho cercato di fare del mio meglio per farle vivere una vita felice, ma non è bastato, perché lei è distesa su questo letto, completamente incosciente, letto dal quale non potrà mai più alzarsi.

«Mia figlia era felice Harry...» dice lui come se mi avesse letto nel pensiero. «... tu l'hai resa felice. Non faceva altro che parlare di te ogni volta che chiamava casa dal college, e lo faceva anche quando vi siete sposati. Ti ha sempre amato moltissimo e tu sei riuscito a farle sentire tutto quello che provavi per lei... non faceva che ripeterlo...» Sapere queste cose non mi consola, niente lo fa, perché lei non tornerà più da me.

«Vado a prendere una boccata d'aria, resti tu con lei?» Gli pongo questa domanda senza aspettare una vera risposta e mi reco fuori dalla stanza.

Cammino lungo il corridoio che porta all'ascensore, premo il pulsante di chiamata e, nell'attesa, butto il bicchiere di caffè nel cestino anche se è ancora mezzo pieno. Ho bisogno di uscire da qui, giusto pochi minuti... Giusto per poter piangere senza farmi vedere da nessuno...

L'ascensore arriva al piano terra ed io cammino velocemente fino all'uscita. Supero le porte scorrevoli con lo sguardo basso, svolto a destra, e dopo qualche passo mi ritrovo nel vicolo che costeggia l'ospedale. Mi appoggio al muro con entrambi i palmi aperti, chiudo gli occhi e abbasso la testa cercando di lasciare andare tutto quello che ho trattenuto in questi mesi.

Faccio un paio di respiri profondi ed è come se, così facendo, riuscissi ad innescare un meccanismo per il quale tutto il dolore che ho trattenuto a stento, viene espulso fuori dal mio corpo come un colpo di cannone. Mi fa male il petto, tanto che istintivamente porto una mano all'altezza del cuore per stringere con forza il tessuto della camicia che indosso. Sento gli occhi farsi via, via più umidi. Sento venirmi meno le forze mentre cado in ginocchio come se mi fossi sgonfiato all'improvviso. Devo dirle addio e non sono affatto pronto a farlo.

Sono triste, disperato, ma sono anche arrabbiato e furioso. È tutto così ingiusto: avevo tutto, un lavoro, una casa, una moglie meravigliosa che stava per darmi una bambina, era tutto perfetto, e in un attimo tutto è cambiato. È bastato un attimo per distruggere ogni speranza che avevo per il futuro, un fottutissimo attimo che ha cambiato per sempre tre vite.

Vorrei davvero aprire gli occhi per poterla guardare, ma è più grande la tentazione di continuare a far finta di dormire per godere fino all'ultimo delle carezze leggere sulla mia schiena scoperta. Non è la prima volta che tenta di svegliarmi in questo modo, ma questa gravidanza non è stata facilissima finora e, durante queste diciassette settimane, le volte che sono riuscito a fare l'amore con lei si possono contare sulle dita di una mano.

Non intendo ridurre il nostro rapporto al del banale sesso, ma poter vivere quel momento di intimità solo io e lei - specialmente da quando è incinta - mi fa sentire ancora la sua priorità. So bene che tra pochissimo tempo non lo sarò più e, anche se so che è giusto così, non riesco ad evitare di provare un piccolo senso di fastidio.

«Harry?» La sua voce sussurrata vicino al mio orecchio mi porta a sorridere. «Allora sei sveglio...» Dev'essersi accorta della mia espressione felice, la mia messinscena è finita.

«Non del tutto in realtà» le dico voltandomi lentamente verso di lei che resta appoggiata al mio petto mentre mi osserva con occhi pieni di gioia.

«E se ti portassi io la colazione a letto stamattina?» Sorrido di nuovo alla sua domanda.

Da quando è rimasta incinta, ogni domenica, mi alzo e le preparo la colazione per portargliela a letto. Voglio poterla coccolare e viziare fino a che c'è ancora abbastanza tranquillità in questa casa, perché dal momento in cui saremo in tre, non so quando potrò godermi ancora mia moglie in questo modo.

«In effetti sarebbe carino da parte tua... sono piuttosto stanco dopo stanotte...» La mia battuta provoca una piccola risata in lei.

Adoro sentirla ridere e adoro vederla felice. Il suo sorriso illumina ogni cosa intorno a sé, la sua felicità arriva a chiunque le stia vicino e, sapere che quel sorriso è per me, mi rende l'uomo più felice nell'intero universo.

«Non dirmi che Harry Styles si è rammollito?» mi prende in giro con un tono di voce decisamente divertito.

«Se non fosse per quel piccolo essere, ora saresti già sotto di me e ti farei vedere io chi è rammollito.» Rispondo a tono, perché alla fine mi piace quando lei mi prende in giro.

«Piccolo essere?» dice con evidente ironia nella voce.

«Perché? Non è un piccolo essere?» le chiedo portando una mano sulla sua pancia che inizia ad essere più evidente.

«È una bambina Harry, la nostra bambina e smettila di essere così geloso. Io ti amerò sempre.» Sono passati anni dalla prima volta in cui me l'ha detto, ma non smette mai di farmi lo stesso incredibile effetto. Ogni volta che dice di amarmi io mi innamoro di lei un'altra volta.

«Sono io ad amare te Ellie e... non sono geloso... è solo che...» Forse ha ragione lei quando mi dice che mi sono rammollito.

«Ho paura anche io Harry. Non esiste un manuale per fare i genitori e sbaglieremo infinite volte, ma di una cosa sono assolutamente sicura. Sarai un padre meraviglioso e lei ti amerà come se fossi il suo eroe.» Le sue parole mi colpiscono dritto al cuore, incastrandosi in ogni piega di me. «Già ti immagino mentre giochi con lei al parco, o mentre le dai un bacio dopo averla accompagnata a scuola o ancora fare il papà geloso quando ti porterà a conoscere il suo fidanzato...»

«Questo non succederà mai!» Affermo convinto mettendomi a sedere di scatto sul letto.

Proprio ieri siamo stati a fare l'ecografia di controllo, e quando ci hanno detto che avremmo potuto conoscere il sesso del piccolo essere, Ellie è impazzita dalla gioia. Io un po' meno quando sono venuto a conoscenza del fatto che fosse una femminuccia.

Lei mi sorride ed io mi sento rassicurato. «Sarai un padre premuroso e attento» dice a voce più bassa.

«E se non ne fossi capace? Se combinassi qualche disastro?» Sono sinceramente preoccupato per il futuro. Non che non sia felice di diventare genitore, ma è qualcosa di così complicato che non so se sono in grado di prendermi cura di una piccola creatura che dipenderebbe da me in tutto e per tutto.

Ride per le mie parole, ma poi prende la mia mano e la posa sulla sua pancia. «Sono sicura che farai disastri. Probabilmente non riuscirai a cambiare il pannolino, o non riuscirai a scaldare il latte ad una giusta temperatura o le darai un sacco di vizi perché sarà la tua bambina, ma Harry... hai un cuore grande e lei riuscirà a sentire quanto le vuoi bene in ogni tuo gesto o in ogni parola che le dirai. Non devi avere paura... sarai un ottimo padre Harry.»

«Lo pensi davvero Ellie?» le domando con il cuore carico di speranza.

«Lo penso davvero... Ho sempre pensato che ci fossimo incontrati per una ragione, e adesso so qual è.» Resto sempre senza parole quando mi parla con questa determinazione. «E con un po' di pratica diventerai bravissimo anche a cambiare i pannolini.» Mi sorride ancora mentre tiene ferma la mia mano sulla sua pancia.

«Su quello posso anche accettare di non essere capace» le dico con un espressione di finto disgusto.

«Oh... Sarà la prima cosa che ti insegnerò. Adesso scendo a prepararti la colazione, non muoverti da qui.» Mi si avvicina e mi bacia dolcemente, poi, quando sta per allontanarsi la richiamo.

«Ellie?» È seduta sul bordo del letto e ruota di poco il busto, giusto quel po' che le basta per guardarmi. «Ti amo Ellie.» Sento il bisogno di dirglielo, come se non potessi trattenerlo.

Lei mi sorride ancora, poi torna verso di me e mi bacia di nuovo. «Ti amo Harry... Ti amo...» La sua mano scivola via dal mio viso ed io resto seduto a guardarla uscire dalla stanza.

Incrocio le braccia dietro la testa, rivolgo lo sguardo verso l'alto e chiudo gli occhi. Questo periodo della mia vita è pressoché perfetto ed io ho intenzione di godermi ogni secondo perché so bene che non durerà per sempre.

D'un tratto il silenzio viene rotto dal rumore di qualcosa che si infrange sul pavimento e sorrido al pensiero che per una volta non sono stato io a rompere una tazza per la colazione.

«Stavolta io non c'entro!» le urlo per prenderla un po' in giro come fa sempre lei con me, ma non ricevo nessuna risposta. «Ellie è tutto ok!?» urlo più forte, ma non sento altro che silenzio.

Mi metto dritto sentendo uno strano senso d'inquietudine stringermi il petto. «Ellie?» Ancora silenzio.

Mi alzo dal letto velocemente e cammino verso la cucina indossando solo i miei boxer, mi guardo intorno, ma non la vedo. Faccio il giro del bancone e mi si gela immediatamente il sangue nelle vene.

«No, no, no, no, no! Ellie!» Mi inginocchio accanto al suo corpo steso a terra, completamente privo di conoscenza. «Ellie!» La chiamo ad alta voce, le prendo la mano, ma non si muove. «Cazzo Ellie apri gli occhi!» Le accarezzo il viso, le sollevo la testa mentre provo a farla risvegliare. «Ellie... Ti prego Ellie, svegliati!»

Sento la disperazione farsi largo nella mia mente, sento la paura, il terrore... Sì, sono terrorizzato perché lei è sdraiata a terra, esanime, con i cocci della tazza sparsi sul pavimento intorno a noi. «Ellie!» ed io che non riesco a fare altro che pronunciare il suo nome. «Cazzo Ellie rispondimi!»

Ho chiamato un'ambulanza e, per tutto il tempo che il mezzo di soccorso ci ha messo ad arrivare, non ho fatto altro che urlare il suo nome, ma non ho più sentito la sua voce, non ho più potuto guardarla negli occhi e non l'ho più vista sorridere.

Aneurisma cerebrale: sono state queste due parole pronunciate dal medico del pronto soccorso a mettere fine alle mie speranze, al nostro futuro.

Hanno fatto vari controlli, sono intervenuti un neurologo, un rianimatore e un medico legale, hanno effettuato i loro accertamenti più volte, ma l'esito è stato sempre lo stesso: morte cerebrale. Ellie non si sarebbe più svegliata, ma il suo cuore batteva ancora, batteva per la piccola creatura che portava in grembo ed io non ho potuto far altro che implorare i medici di tenerla in vita abbastanza da riuscire a salvare la nostra bambina perché è questo il motivo per cui Ellie ha continuato a lottare.

La mia vita si è fermata, ma la sua gravidanza no. Ellie si è dimostrata determinata anche priva di conoscenza, la sua forza di volontà è stata così grande da riuscire ad arrivare ad oggi.

La mia vita si è fermata quel giorno, nella cucina della nostra casa e, da allora, non è più andata avanti. Ho raccolto i pezzi di quella tazza e li ho messi dentro ad un piccolo contenitore che ho chiuso dentro la vetrina. So che è stupido, ma è l'ultima cosa che lei ha toccato ed io non riesco a separarmene.

Le lenzuola sono ancora le stesse di quel giorno, io non sono più riuscito a dormire in quel letto. Mia madre si è offerta più volte di aiutarmi a rimettere in sesto la casa, ma io non ho voluto toccare nulla finora, ma so che a breve dovrò farlo.

Marzo non sembra così lontano, e giugno è arrivato troppo in fretta. Ellie ha superato la 29° settimana, la piccola dovrebbe essere quasi fuori pericolo e i medici mi hanno detto che c'è stato un notevole calo di pressione, che la bambina è a rischio. Se le condizioni restano le stesse io devo acconsentire di lasciarla andare per permettere alla piccola creatura che ha portato in grembo, di venire alla luce.

Sto cercando di dire a me stesso che è la cosa giusta da fare, che lei vorrebbe così, ma come posso lasciarla andare senza che il mio cuore si distrugga in milioni di pezzi? Come posso dormire la notte con questo peso sulla coscienza? Io la amo, la amo da impazzire e non erano questi i nostri progetti per il futuro.

La mia crisi isterica ed esistenziale viene interrotta dal mio telefono che vibra con insistenza nella tasca dei jeans.

«Dimmi John» cerco di tenere ferma la voce mentre mi rimetto in piedi.

«Harry... mi dispiace...» so bene cosa sta per dirmi, e so che è arrivato il momento. «... i medici ti stanno aspettando...» Se mi avessero sparato un colpo in pieno petto avrei sentito meno male.

«Arrivo» rispondo con voce piatta, poi chiudo la comunicazione, metto il telefono in tasca e mi strofino con forza le mani sul viso.

Faccio il percorso inverso fino ad arrivare alla stanza di mia moglie dove trovo suo padre e un'infermiera che sta facendo dei controlli.

«Signor Styles il dottor Morris la sta aspettando nel suo studio» mi dice l'infermiera mentre rimette a posto la cartella clinica di Ellie.

«Può dire al dottor Morris che preferisco aspettarlo qui?» I miei occhi restano puntati su Ellie perché non riesco a vedere altri che lei adesso.

«Certamente.» La sua risposta arriva lontana, come se mi stessi allontanando da qui.

Voglio restare con lei più a lungo possibile. Il dottore mi ha spiegato che è rischioso farla nascere, ma è ancora più rischioso portare avanti questa gravidanza. L'idea di dover scegliere tra loro due mi sta mandando fuori di testa.

Mi avvicino al suo letto, mi siedo accanto a lei, con una mano tengo la sua, mentre l'altra finisce sulla sua pancia e sento i suoi piccoli movimenti come a dirmi che lei c'è.

«Torno subito.» Anche la voce di John arriva lontana e non riesco a rispondergli perché i miei pensieri sono interamente concentrati sul viso della donna sdraiata su questo letto.

I suoi lineamenti sono completamente distesi, come se stesse dormendo, e mi piace pensare che sia così, che stia solo riposando.

«Non sono pronto Ellie, non voglio lasciarti andare, ma i medici hanno detto che la nostra bambina potrebbe soffrirne se la lasciassi ancora qui...» Stringo appena la presa sul punto in cui ho sentito un piccolo calcio. « Non sono forte come te... Come diavolo farò a cavarmela con il piccolo essere?» Cerco di trattenermi perché, nonostante lei non possa vedermi, non ho mai pianto dentro a questa stanza, ma in questo momento mi è decisamente impossibile trattenermi. «Torna da me Ellie... Ti prego...» So bene che dopo tre mesi in queste condizioni lei non tornerà, ma mi è impossibile non farle questa domanda tutti i giorni.

La sua mano non stringe mai la mia, i suoi occhi restano chiusi, ma il mio cuore non vuole arrendersi. «Ti amo Ellie e non smetterò mai di amarti... Mai...» Mi avvicino, le lascio un lungo bacio sulla fronte, le accarezzo il viso e resto a guardarla ancora un po'.

«Signor Styles...» Sento la voce del dottor Morris che mi richiama e mi provoca un dolore simile ad una coltellata al centro del cuore.

La guardo ancora, le sorrido e so che devo salutarla prima di parlare con il medico. «Ciao amore mio...»

**********

Infilo le chiavi nella serratura e apro la porta entrando in casa. Arrivo fino all'isola al centro della cucina e poso i sacchetti della spesa. Entrare in questa stanza è ancora una fitta al cuore, ma non posso permettermi di lasciare andare il dolore - che sembra non attenuarsi mai - non adesso che lei sta per arrivare.

La sua tazza in frantumi è ancora nella vetrina, non sono ancora riuscito ad occupare la sua parte del letto e ho imparato ad usare l'ombrello perché non posso permettermi il lusso di ammalarmi.

Mi appoggio con entrambe le mani al ripiano e prendo un gran respiro mentre faccio sparire dal mio viso questa espressione stanca per tornare ad essere quello di sempre. Non è questo il momento di lasciarmi andare, quello posso farlo solamente quando resto solo nella mia stanza.

E poi, come se avvenisse una magia che unicamente lei riesce a compiere, il sorriso torna spontaneo e sincero. Quando sento aprirsi la porta di casa e dei piccoli passi veloci farsi sempre più vicini le mie labbra si piegano ampiamente all'insù.

«Papà, papà, papà!» Mi volto nella direzione della piccola voce che mi chiama con tanto entusiasmo. Mi piego sulle gambe, allargo le braccia e il piccolo essere si fionda verso di me.

«Ehi! Dove hai lasciato la nonna?» La tengo in braccio e il mio cuore ritrova il suo battito regolare quando le sue manine arrivano sul mio viso per infilare le dita nelle mie fossette non appena le sorrido.

«La nonna è qui!» La voce di mia madre attira la mia attenzione e le vado incontro con la mia piccolina ancora in braccio.

«Ciao mamma.» Mi sorride dolcemente mentre risponde al mio saluto.

«Hai già detto a papà della nostra idea?» Mia madre posa la borsa contenente le cose della mia piccola bambina, sul divano vicino all'ingresso dopo aver chiuso la porta.

«Quale idea?» chiedo curioso osservando da vicino il viso del mio piccolo angelo.

«Voglio andare al mare papà, mi porti?» Le sorrido sapendo già che non posso dirle di no.

«Questa sì che è un'idea grandiosa! Ci andiamo domani?» La mia bambina sorride ed io sento i pezzi del mio cuore tornare ad unirsi saldamente.

«Siii!» urla lei felice.

«Adesso vai a lavarti le mani e poi mangiamo.» Sorride ancora e la lascio scendere per andare in bagno, ma mi manca una cosa.

«Faith?» Richiamo il mio piccolo essere che si ferma di colpo poco prima di lasciare la stanza e mi guarda con i suoi occhioni azzurri, uguali a quelli di Ellie. «Dimentichi niente?»

Lei sorride dopo aver capito al volo, e corre velocemente nella mia direzione. Mi piego di nuovo sulle gambe e la sua piccola boccuccia arriva sulla mia guancia, poi sorrido nel sentire lo schiocco del suo bacio per me. «Ti voglio bene papà.»

Ogni volta che lo dice io la amo un po' di più, un po' come succedeva con Ellie quando diceva di amarmi. «Ti voglio bene anche io tesoro, ora vai.» Corre via andando verso il bagno mentre io mi rimetto in piedi senza riuscire a smettere di guardarla.

«Stai andando alla grande Harry» dice mia madre facendomi voltare verso di lei.

«Io ci provo mamma.» Non è facile essere un genitore, ancora meno essere un padre single, ma non sono solo e Faith riempie la mia vita molto più di quanto avrei creduto.

Assomiglia a sua madre in maniera impressionante, dal colore dei capelli a quello degli occhi, dal suo sorriso al suo modo di guardarmi. Ellie una volta mi disse che c'è una ragione per cui ci siamo incontrati ed io credevo che il motivo fosse quello di stare insieme per sempre, ma ora, quando quei piccoli occhioni azzurri mi guardano, io so che la ragione è lei.

Faith, l'ho chiamata così perché quando l'ho tenuta tra le braccia per la prima volta, dopo mesi ho creduto che avrei potuto ricominciare a vivere perché sentivo che Ellie era ancora con me. Mi manca ancora come l'aria, ma la presenza di Faith, così simile a sua madre, mi fa sentire bene.

«Ellie sarebbe orgogliosa di te» dice posandomi una mano sul braccio.

Faith è l'unica che riesce a tenere insieme il mio cuore. Lei rappresenta il mio amore per Ellie, rappresenta l'amore di Ellie per me e, quando la guardo, mi rendo conto di quanto avesse ragione quando diceva che abbiamo fatto un capolavoro.

Non lo so se sto facendo bene, quello che so è che sto facendo del mio meglio. In un certo senso Ellie è ancora con me, sento il suo sostegno nei momenti difficili e il suo incoraggiamento in quelli più incerti. Io ci provo a fare il padre e quando vedo il sorriso sulle labbra di mia figlia, ho qualche speranza di stare facendo un lavoro quantomeno discreto.

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Here I am waking upstill can't sleep on your side 
There's your coffee cup, the lipstick stain fades with time 
If I can dream long enoughyou'd tell me I'll be just fine 
I'll be just fine

So I drown it out like I always do 
Dancing through our house with the ghost of you 
And I chase it down, with a shot of truth 
Dancing through our house with the ghost of you

"Ghost Of You"

Seconds Of Summer

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SPAZIO ME

Ed eccomi qui con la seconda parte di questa one-shot nata dal momento in cui ho sentito una terribile notizia al telegiornale di una mamma che ha dato alla luce il proprio figlio dopo settimane in ospedale nella stessa condizione della nostra protagonista.

Dopodiché ho sentito la canzone dei 5SOS "Ghost of You” e, oltre ad essermene innamorata, ho pensato a quella donna, alla sua vita e alla sua famiglia, così ho provato ad immaginare come avrebbe potuto essere e dare loro un piccolo lieto fine.

Spero vi sia piaciuta e grazie per essere arrivati fino a qui.

Eeeeee niente, buona lettura 😍

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