Silver lights

di Tinkerbell92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** M.S.V.E. - Missione Salvataggio Vacanze Estive ***
Capitolo 3: *** Il posto giusto ***
Capitolo 4: *** Quella simpatica casetta (di sanguisughe) nel bosco ***
Capitolo 5: *** Tramonto di sangue ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


SILVER LIGHTS




- Prologo -





Lo scricchiolio delle ossa, il fiume di fiamme nelle vene.
Il feroce ringhio di dolore si trasformò gradualmente in un grido umano, mentre la folta peluria color bronzo scompariva e lei crollava esanime e nuda, accartocciandosi su sé stessa sopra un pavimento di terra e aghi di pino.
Nascose il volto nell’incavo delle braccia, stringendo forte tra le dita i lunghi capelli rossi,  lordi di foglie e sporcizia.
Restò ferma in quella posa per un indefinibile lasso di tempo: ansimava, singhiozzava, la testa le doleva in modo insopportabile e pareva volesse scoppiare.
Un opprimente oblio oscurava ogni ricordo delle ore precedenti, aumentando il senso d’angoscia che si agitava incessante nel suo piccolo petto di quindicenne.
Un odore pungente e famigliare le solleticò le narici: sciolse lentamente la posizione fetale in cui si era rannicchiata e, tremando, osservò con orrore le macchie di sangue rappreso che insudiciavano le sue braccia. Cercò quindi di mettersi seduta, anche se i capogiri le rendevano difficile qualsiasi movimento, ed ebbe un singulto quando si rese conto che quelle stesse chiazze vermiglie, alcune incrostate, altre più fresche, erano sparse generosamente su tutto il suo corpo, in particolare su collo, seno e addome. E non solo.
Passò il dorso della mano sulle labbra, anche se quel retrogusto ferroso che le torturava le papille anticipava in modo chiaro ciò che avrebbe visto: una tremolante scia cremisi impressa sulla porzione di pelle entrata a contatto con la bocca.
Le lacrime cominciarono a sgorgare da sole, l’angoscia si agitava nel suo stomaco come una grossa e rabbiosa massa di energia oscura, mentre un terrificante pensiero si faceva strada nella sua mente.
“Questo sangue non è mio.”
Si rannicchiò nuovamente su sé stessa, guardandosi attorno con fare sconvolto e spaesato, il corpo minuto scosso dai singhiozzi.
Riuscì a formulare poche parole prima di scoppiare in un pianto isterico.
- Che cosa ho fatto… che cosa ho fatto…





***
Angolo dell’Autrice: Come promesso, ecco qui una nuova storia sulla saga di Twilight!
Visto che contiene collegamenti con la mia precedente fan fiction “Milady” (che è da revisionare) ho deciso di mettere entrambi i racconti in una serie/raccolta.
Considerato che i personaggi principali saranno i mutaforma Quileute e i licantropi veri e propri (che nella saga sono chiamati “Figli della Luna” se non sbaglio), non considero strettamente necessario aver letto Milady per capire qualcosa, cercherò di essere più chiara possibile per quanto riguarda i personaggi che ho introdotto lì e che appariranno in Silver Lights, in modo che non vi tocchi saltare da una parte all'altra chiedendo "Ma questo chi è?"
Poi, dato che il punto di vista dei libri è principalmente quello di Bella e che ci sono ancora molte cose sconosciute sulla natura di licantropi e mutaforma, mi prenderò qualche piccola licenza artistica, o meglio, darò sfogo ad alcune interpretazioni che ho prodotto rileggendo il POV di Jacob e informandomi qua e là. Comunque, nonostante abbia intenzione di inserire qualche invenzione personale, cercherò di non renderla troppo pesante, né di stravolgere il canon. Lavorerò su cose “non dette”, ecco.
Vi faccio inoltre un piccolo AVVISO: nessuno dei personaggi è totalmente al sicuro, nemmeno quelli della saga originale. Chiaro, non ho intenzione di fare stragi, ma spero non ve la prenderete troppo nel caso uccidessi qualche vostro beneamino. Non sarà per sadismo, io uccido personaggi solo quando penso sia utile ai fini della trama.
Detto questo, spero che il prologo vi abbia incuriosito *passa palla di fieno*, è tratto naturalmente da una scena futura. Cercherò di pubblicare presto il primo capitolo.
Grazie a tutti per aver letto

Tinkerbell92

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Capitolo 2
*** M.S.V.E. - Missione Salvataggio Vacanze Estive ***


SILVER LIGHTS



Capitolo I

"M.S.V.E. - Missione Salvataggio Vacanze Estive"





Le vacanze estive non erano incominciate nel migliore dei modi: di punto in bianco, dopo anni e anni di onorato servizio, le tubature di casa Anywayah avevano deciso di entrare in sciopero, facendo saltare tutti i meravigliosi programmi per i mesi successivi.
Amelia Mooney osservava il disastro dall’alto della scalinata che conduceva al piano inferiore, stringendo le dita attorno al manico del proprio bagaglio: le sembrava quasi di assistere dal vivo a una scena del film Titanic, mancavano soltanto i quadri che galleggiavano a pelo d’acqua, Leonardo Di Caprio morente e i commenti molesti di Adahi come: “Spostati e fa’ spazio anche a lui, brutta culona!”
L’intero salotto allagato, la taverna completamente inagibile. Di sicuro almeno tre tubature erano fuori controllo.
- Sei sicura di aver preso tutto? – domandò apprensiva Nimel, avanzando faticosamente con gli stivaletti da pioggia ai piedi, i lunghi capelli neri raccolti in uno spettinatissimo chignon. – Ti basta quella valigia?
- Non mi manca nulla – la rassicurò la piccola, senza la minima intenzione di scendere le scale. - Da quale finestra posso uscire?
- Da quella di camera mia – rispose la maggiore, sfilandosi gli stivaletti e raggiungendola rapidamente. – È la più vicina.
Calarono insieme il bagaglio dal davanzale, facendolo atterrare nelle mani sicure di Quidel che attendeva di sotto, dopodiché, l’affascinante Alfa del clan Anywayah osservò il volto pallido della figliastra con un sorriso, serrando le lunghe dita sulle sue piccole spalle.
Il sole metteva in risalto la sua bellissima carnagione color bronzo, mentre il suo viso, caratterizzato dai lineamenti tipici del popolo Cherokee, era ingentilito da un’espressione serena e benevola.
- Telefonami, quando puoi – si raccomandò. – E cerca di non combinare casini.
- Promesso – rispose la quindicenne con aria convincente. – O almeno, ci proverò.
Nimel alzò gli occhi scuri al soffitto, trattenendo una risata: - Già, immaginavo.
Si scambiarono un dolce ma vigoroso abbraccio, dopodiché la minore scavalcò il davanzale e saltò di sotto, atterrando con leggerezza sul prato ben curato.
Essere un licantropo comportava enormi vantaggi: fosse stata una persona normale non sarebbe di certo uscita integra da quel balzo nel vuoto.
Quidel, il primo dei tre fratelli di Nimel, attendeva già in macchina, accomodato sul sedile del guidatore; Honaw, il secondo, stava chiudendo il bagagliaio dove aveva caricato la valigia della ragazzina, mentre Adahi, il terzo, bighellonava appoggiato pigramente al cofano dell’auto.
Amy salutò gli ultimi due lasciandosi stritolare dalle loro braccia lunghe e muscolose, dopodiché scivolò sul sedile anteriore della vettura, accendendo la radio e allacciando la cintura.
Quidel si scompigliò i capelli scuri con fare disinvolto, poi mise in moto l’amato veicolo e uscì dal vialetto di casa, immettendosi in strada.
- Destinazione: casa Turner!  – annunciò allegro.  – Chissà che almeno le tue vacanze siano salve, piccola.
- Starò bene – assicurò lei, osservando il paesaggio scorrere rapido oltre il finestrino. – Ho proprio voglia di rivedere Liv e la sua famiglia… stare a contatto con qualcuno a cui non devi nascondere nulla… ah, e mi piacerebbe riuscire a conoscere i nostri cugini di La Push!
- Cugini? – rise il giovane, imboccando l’autostrada.
Amy annuì convinta: - Sono la razza più simile a noi, spero che anche loro vogliano incontrarmi. Uno dei capi della riserva è amico della madre di Liv, le chiederò di mettere una buona parola per me.
- Beh, in questo caso, occhio all’imprinting, bimba – scherzò Quidel, mentre alla radio partivano le note coinvolgenti di  Take on me.
- Non ho ancora quindici anni e mezzo, sarò immune almeno fino a Dicembre – replicò la ragazzina, facendo la linguaccia e alzando il volume.
Amava la sua famiglia. Nimel e i suoi fratelli si erano presi cura di lei da quando aveva otto anni, ignorando le occhiate perplesse che la gente rivolgeva vedendoli insieme a quella bambina tanto diversa da loro dal punto di vista fisico.
“Siamo praticamente uguali, alla luce della luna piena” ripeteva spesso la bella leader. “E per altri aspetti, siamo uguali anche a loro, alla gente comune, a quelli che ci lanciano occhiate confuse e prendono le distanze.”
Per un attimo, Amy si domandò spontaneamente se anche i mutaforma Quileute condividessero una simile filosofia, se l’avrebbero accolta senza problemi o se avrebbero… preso le distanze.
“Take ooon meee… take meeee ooon…”
Doveva prepararsi ad accettare qualsiasi opzione, aspettarsi l’incomprensione e la paura altrui che avrebbe sempre incontrato sul proprio cammino.
Poggiò la fronte contro il finestrino, osservando le altre auto che sfrecciavano nelle corsie parallele, provando a immaginare le storie personali dei conducenti e i passeggeri seduti accanto a loro o accomodati sui sedili posteriori.
“I’ll be gooone… in a day or twooo!”



La casa dei Turner si trovava al confine occidentale della città di Forks, a una ventina di chilometri dal mare; era una villetta dalle mura color panna, provvista di un grazioso giardino su cui era stata posta una grande piscina gonfiabile.
Il cancello era aperto: Amy scese dalla macchina con un grande sorriso, correndo subito ad abbracciare la ragazza bionda che attendeva in piedi sul vialetto.
- Liv! – strillò, affondando il viso nei capelli color miele dell’amica. – Mi sei mancata tantissimo!
- La cosa è reciproca, tesoro – rise l’altra. – Ho calcolato l’ora del tuo arrivo, commettendo un errore di un minuto e quaranta secondi. Mi è bastato per vincere la scommessa con Jul.
- Errore di quattro minuti e trenta – annunciò un giovanotto allampanato, raggiungendo le due ragazze tenendo in mano un cronometro. – Pensavo avreste trovato più traffico.
- Ciao Jul! – lo salutò la rossa con entusiasmo, gettandogli le braccia al collo. – Allora, avete ancora intenzione di provare a entrare a Seattle, l’anno prossimo?
- Già, speriamo solo di non cominciare di nuovo a competere con i voti.
- Speranze vane – commentò Liv, facendo cenno a Quidel di raggiungerli.
Olivia e Julian Turner erano la coppia di gemelli più stravagante che Amy avesse mai incontrato. Avevano due anni più di lei, erano entrambi biondi, pallidi e con gli occhi azzurri, ma fisicamente si trovavano agli antipodi: lui era alto e secco, si nascondeva dentro magliette troppo grandi ed era costretto a indossare sempre una cintura per impedire che i jeans gli scivolassero fino alle caviglie; lei superava di poco il metro e sessanta, aveva un seno e un fondoschiena piuttosto generosi e, quando sorrideva, scavava un paio di graziose fossette nelle guance morbide e piene.
Erano sempre stati i primi della classe e spesso si divertivano a gareggiare e scommettere su qualsiasi cosa.
- Oh, ben arrivati! – salutò Jenny Turner, la madre dei due ragazzi, affacciandosi dalla soglia d’ingresso. – Com’è stato il viaggio?
- Relativamente tranquillo – rispose Amy, permettendo alla donna di stamparle due baci sulle gote. – Due ore in compagnia della musica degli anni Ottanta.
- Uh, adesso divento malinconica – sorrise la donna. – Roger arriverà stasera, stiamo avendo parecchio da fare al bar, in questi giorni… ehi, Quidel, perché non ti unisci a noi per pranzo?
- Ah, tranquilla, non voglio disturbare – replicò il trentenne dai capelli neri. – Il viaggio non mi ha stancato…
- Suvvia, insisto – lo interruppe Mrs Turner, allungandogli un paio di buffetti sulla spalla muscolosa. – Abbiamo i nostri panini speciali.
- In questo caso, non posso proprio dire di no – rise il Beta del branco Anywayah, posando il bagaglio di Amy all’ingresso.
La quindicenne dai capelli rossi si guardò attorno con un sorriso, infilando le mani nelle tasche dei jeans: il salotto, con la grande libreria e il divano con penisola, era sempre stato una certezza, non un singolo mobile era stato spostato o cambiato nel corso degli anni.
- Ti porto la valigia in camera,  Amy –disse Jul, mentre Liv le piazzava in mano alcune vecchie fotografie.
- Non vedevo l’ora di mostrartele! Ti ho sentita così entusiasta al telefono, quando ti ho parlato della riserva e dei mutaforma…
- Non ci posso credere! – esclamò la ragazzina, soffermandosi a lungo sull’ultima foto. Le immagini dai colori un po’ sbiaditi ritraevano tre persone sedute su un grande telo da pic-nic: una di loro era una ragazza bionda sui vent’anni dall’aria famigliare, mentre accanto a lei sorridevano due giovani dai lineamenti tipici dei nativi americani, uno con i capelli lunghi e neri, l’altro, poco più vecchio, con un cappello da cacciatore.
- Jenny, questa sei tu!
- Già.
La donna si avvicinò, indicando i due che la affiancavano in quel ritratto scattato molti anni prima: - Questo con il cappello è Harry, purtroppo mancato qualche anno fa, mentre lui è Billy. L’ex compagna di mio padre era una Quileute, quindi ho vissuto alla riserva per un po’. Posso essere considerata un membro onorario, diciamo.
- E… da quanto si è formato il branco di… mutaforma? – domandò Amy, trattenendo a stento l’eccitazione. – Da quando hanno cominciato a trasformarsi di nuovo?
- Mmmh… Billy mi ha detto che la prima trasformazione è avvenuta tre o quattro anni fa. Il boom però è stato nel 2006, quando dei… Freddi con cattive intenzioni hanno messo piede da queste parti.
Il suo tono assunse una nota di disprezzo non appena pronunciò la parola “Freddi”.
Amy scambiò una rapida occhiata con Quidel, il quale replicò con una smorfia: persino una famiglia tollerante e mentalmente aperta come la loro mal sopportava la razza dei vampiri.
- Pensi che… sarebbero contenti di conoscermi? – domandò la piccola rossa, restituendo le foto alla proprietaria.
Jenny piegò l’angolo destro delle labbra verso l’alto: - In genere i Quileute sono molto cauti, soprattutto da quando devono mantenere il segreto sulla nuova generazione di mutaforma, però posso provare a fare una telefonata a Billy.
- Aiuto i ragazzi a preparare la tavola – si offrì Quidel, mentre la signora Turner tirava fuori il cellulare, componendo rapidamente il numero di casa del vecchio amico.
Amy attese con impazienza, appoggiata con una spalla allo stipite della porta della cucina. Dietro di lei, Jul sistemava con cura una tovaglia dai motivi floreali sul tavolo da pranzo, scambiando un sorriso con il ragazzo più grande, che posizionava i piatti di fronte a ogni sedia.
- Tranquilla, sono sicura che anche loro saranno curiosi di conoscerti – sussurrò Liv all’amica, battendole un paio di volte la piccola mano sulla spalla.
Si udì una breve serie di squilli ovattati, poi, una voce maschile e profonda rispose: - Pronto?
Il cuore cominciò a battere all’impazzata nel petto della giovane Figlia della Luna.
- Ciao Billy, sono Jenny – rispose Mrs Turner. – Ti disturbo?
- Ciao, Jenny!
Il tono neutrale e un po’ cupo dell’uomo mutò all’improvviso, assumendo una colorazione più amichevole: - Nessun disturbo, come stai?
- Tutto bene, tu?
- Non c’è male, direi. Quest’estate avrò a casa sia Jake che Rachel e, forse, ad Agosto verrà a trovarmi anche Becky. I tuoi figli come stanno?  
- Oh, loro stanno benone. A proposito di questo, per tre mesi avrò a casa un’ospite speciale, un'amica di mia figlia… ricordi Nimel Anywayah, Billy?
Dall’altro capo del telefono, l’uomo ebbe qualche istante di esitazione: - Anywayah… sì, è la nipote del vecchio Diwali… Figli della Luna, giusto?
- Esatto. Ospiterò la sua figliastra per l’estate. Si chiama Amy e le piacerebbe molto conoscere i ragazzi. Sarebbe un problema se, qualche volta, facesse visita alla riserva? Ha con sé tutte le… precauzioni necessarie. Sai, le sue… medicine.
Seguirono alcuni istanti di silenzio, durante i quali la più piccola del clan Anywayah cercò di scaricare la tensione stringendo i pugni e mormorando a filo di voce: - Ti prego… ti prego… ti prego…
Finalmente, Billy riprese a parlare, strappandole un sussulto: - D’accordo, non c’è problema. Jake passerà a prenderla oggi pomeriggio, se volete.
- Fantastico, così non dovrà stare chiusa qui mentre Liv e Jul studiano! Grazie mille Billy, a presto!
Mentre Jenny chiudeva la chiamata, Amy si lasciò sfuggire un gridolino di eccitazione, saltando e battendo le mani come una bambina.
- Non posso crederci! Grazie, grazie, grazie Jenny!
- A quanto pare conoscerai i “cugini” – sorrise Quidel, circondando le spalle della rossa con il braccio. – Salutali da parte nostra. E mi raccomando: occhio all’imprinting! – ripeté, scoppiando a ridere non appena lei gli mostrò il dito medio come risposta.
- Sedete pure, comincio a scaldare i sandwiches – li invitò Jenny, alzando il coperchio di una grande piastra posta accanto ai fornelli. – Quidel ha due ore di strada da fare, sarà meglio mangiare presto.



Era passata circa un’ora e mezza da quando il secondo per età tra i quattro fratelli Anywayah era partito, dopo aver salutato la nipote con un lungo abbraccio.
Amy guardava impaziente fuori dalla finestra, attendendo che un’auto si fermasse davanti al cancello di casa; Liv sedeva sul divano con un libro aperto sulle ginocchia, mentre Jul si era sistemato in cucina, chino sul testo di Filosofia con le cuffiette dell’Mp3 infilate nelle orecchie.
- Secondo te quando arriverà il figlio di Billy? – domandò la rossa a un certo punto. – E se per caso si fosse dimenticato? E se non dovessi piacere a lui e ai suoi compagni? E se…
- Amore mio, rilassati – la interruppe Liv, trattenendo una risata. – Fai un bel respiro, vedrai che andrà tutto bene.
La quindicenne si morse un labbro, dubbiosa, quando  un’auto grigia rallentò gradualmente, fino ad arrestarsi di fronte a casa Turner. Il volto di Amy si illuminò, mentre le portiere anteriori si spalancavano lentamente.
- Sono arrivati! Sono arrivati!
Jenny uscì tempestivamente dallo sgabuzzino in cui stava riponendo alcuni scatoloni con le decorazioni estive per il bar, alzò il citofono schiacciando il pulsante per aprire il cancello e, subito dopo, spalancò la porta di casa, accogliendo il giovane Quileute con un sorriso.
- Ciao Jake! Vieni, tesoro, posso darti un bacio? Sarà almeno un anno che non ti vedo! Oh, hai portato anche la tua piccola amica!
Amy si fermò a metà strada tra il salotto e l’ingresso, osservando la scena in silenzio, troppo emozionata per riuscire a spicciare una singola parola.
Il figlio di Billy era un ragazzo alto e attraente, sui diciotto anni: portava i lucidi capelli neri tagliati molto corti e indossava un paio di jeans e una semplice camicia, il cui tessuto si tendeva appena a livello dei pettorali e dei muscoli della braccia.
Non era solo: accanto a lui, c’era una ragazzina di circa tredici o quattordici anni, molto carina, con i capelli rossicci che scendevano in boccoli armoniosi fin sotto le costole  e gli occhi di un intenso marrone scuro, simile al cioccolato. Era abbigliata con una t-shirt bianca, con la stampa di Avril Lavigne sul davanti, e una gonnellina nera che scendeva fino a metà coscia.
- Ness ha insistito per venire – disse Jake, indicando colei che lo accompagnava, per poi volgere lo sguardo verso la quindicenne che lo fissava impalata a pochi metri di distanza. –Tu devi essere Amy. Piacere, Jacob.
Le tese la grande mano calda che, dopo aver ricevuto una piccola spinta da parte di Liv, Amy si affrettò a stringere, cercando di controllare invano il tremore.
- Il… piacere è mio… ehm… credo di avere la mano un tantino sudata – balbettò imbarazzatissima. – Sono… emozionata. Io… a dire il vero non pensavo avrei mai conosciuto dei… cugini.
Il diciottenne sorrise con fare gentile: - Anche noi siamo ansiosi di conoscerti. Non capita spesso di incontrare dei Figli della Luna, da queste parti.
- Non preoccuparti per la mano sudata – fece eco la ragazzina, Ness, posando due baci sulle guance della rossa. – Sappiamo bene che a volte le emozioni possono giocare… qualche scherzetto, giusto Jake? Comunque, io sono Renesmee, ma puoi chiamarmi Ness.
- Ciao, Ness… - rispose Amy, esitando. – Hai uno…
Stava per dire “strano odore”, ma, all’improvviso, una seria di immagini provenienti dall’esterno cominciarono a vorticarle nella testa, formando un unico messaggio: “Non dirlo ad alta voce. Loro sanno qualcosa, ma anche i muri hanno le orecchie”.
Quel “loro” si riferiva chiaramente ai Turner, così la giovane lupa si schiarì la voce, improvvisando: - Hai un… buon profumo…
- Ti ringrazio, è la nuova fragranza di… Avril Lavigne – rispose l'altra, rivolgendole di nascosto uno sguardo d’intesa.
- Oh, certo, Avril Lavigne, ecco, mi pareva di averla già sentita!
- Volete qualcosa da bere, ragazzi? – domandò Jul, affacciandosi dalla soglia della cucina. – Fa parecchio caldo e qui abbiamo un sacco di roba fresca da offrire.
- Volentieri! – si illuminò la strana tredicenne, prima che Jacob avesse il tempo di replicare qualcosa. – Jake, beviamo qualcosa, vero? Mi sta venendo una sete tremenda!
- D’accordo, d’accordo – rise il mutaforma, mentre la piccola amica gli si aggrappava al braccio, stringendosi a lui con fare affettuoso. - Ness non fa mai complimenti – spiegò poi, rivolto alla famiglia Turner.
- Ehi, loro lo sanno, Jake? Lo sanno già? – trillò Renesmee, mentre prendevano posto attorno al tavolo della cucina. – Billy gliel’ha detto?
C’era un qualcosa di strano nel modo in cui i due nuovi arrivati si rapportavano tra loro, una specie di complicità che all’occhio attento di un licantropo, che fosse mutaforma o Figlio della Luna, significava una cosa sola: imprinting.
Amy li osservò in silenzio, cercando di capire quale segreto celasse la curiosa adolescente: la bellezza eterea e quella specie di potere speciale, cioè l’abilità nel mostrare immagini attraverso il tocco, ricordavano  caratteristiche  tipiche dei vampiri, eppure, il calore umano che emanava e il battito del suo piccolo cuore la differenziavano non poco dall’immortale razza succhiasangue.  
- Detto cosa? – s’interessò Jenny, tirando diverse bevande fuori dal frigo e scuotendo la figliastra di Nimel dai propri pensieri.
Jake abbassò lo sguardo, sorridendo, mentre l’oggetto del suo imprinting lo scuoteva con fare impaziente: - Non credo che siano in molti a saperlo…
- Jake diventa zio! – annunciò allora Ness, estasiata.
- Oh! – replicò Mrs Turner con aria adorante. – Che cosa meravigliosa, Jake! Rachel o Rebecca?
- Rachel – disse lui, versando della Coca Cola nel proprio bicchiere. – È stato un po’ inaspettato, a dire il vero. La notizia ha già fatto il giro della riserva, ma all’esterno lo sanno in pochi, visto che siamo ancora alle prime settimane.
- Sono così contenta per voi, tesoro, stasera chiamerò di nuovo Billy – rispose Jenny, passando una bottiglia di tè alla pesca alla figlia.
Amy guardò alla propria destra, dove Ness ricambiò il suo sguardo con un sorriso. Senza dare nell’occhio, la misteriosa ragazzina allungò la mano sotto il tavolo, posandola su quella della quindicenne dai capelli rossi.
Seguì un’altra vivida serie di immagini, al termine delle quali una risposta inaspettata si impresse nell’incredula mente del membro più giovane del branco Anywayah.
“Metà vampiro, metà umana”.





***
Angolo dell’Autrice: Ecco il primo capitolo in cui appaiono anche Jake e Nessie.
Il POV principale sarà quello di Amy, ma penso che ne userò anche altri durante il corso della storia, in modo da avere diverse prospettive.
Naturalmente, si verrà a scoprire come lei sia venuta a conoscenza della natura dei ragazzi Quileute, come mai non sia stata informata prima dai componenti della famiglia Turner, cosa sono le sue “medicine” e cose varie, incluse alcune mie licenze riguardo le caratteristiche dei Figli della Luna.
Nel prossimo capitolo ci sposteremo alla riserva, sinceramente non vedo l’ora, i mutaforma sono il mio gruppetto preferito.
Spero che abbiate apprezzato la lettura e che i personaggi della saga siano IC.
Alla prossima!

Tinkerbell92

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Capitolo 3
*** Il posto giusto ***


SILVER LIGHTS



Capitolo II

"Il posto giusto"




- Che ne dici, vuoi una piccola anteprima oppure preferisci l’effetto sorpresa?
C’era una luce quasi spiritata nei grandi occhi scuri di Ness, mentre il trio di creature sovrannaturali scendeva dall’auto e si incamminava lungo un sentierino di terra battuta che lambiva il limitare di un folto boschetto.
Amy rifletté un secondo sulla domanda, lisciandosi nervosamente i capelli e le pieghe degli abiti: da un lato avrebbe preferito un incontro diretto con i giovani Quileute, dall’altro temeva che la piccola mezzosangue si sarebbe offesa se avesse rifiutato la sua proposta.
- Non saprei – mormorò infine. – Solitamente preferisco giocare a carte coperte… ma se vuoi mostrarmi qualcosa…
- Compromesso: passale qualche immagine dei branchi senza specificare i nomi o fornire dettagli specifici – suggerì Jake, scompigliando affettuosamente i capelli della futura compagna.
- I branchi? Al plurale? – domandò perplessa Amy, mentre Renesmee le posava la minuta manina sulla guancia.
La carrellata di ricordi passò rapida nella mente della rossa: giovani slanciati, muscolosi e dalla pelle color ruggine sorridevano seduti attorno a un falò, poi correvano dietro a un pallone da calcio sulla spiaggia, poi assumevano le sembianze di grossi lupi dal pelo soffice…
- Oh… ora capisco… - mormorò la ragazzina non appena  il cortometraggio mentale cessò, lasciandole la mente sgombra. – La convivenza tra branchi con due Alfa diversi nello stesso territorio è facilitata dalla presenza delle femmine…
- Le femmine? – ripeté Jacob, camminando con le mani infilate nelle tasche dei jeans. – Intendi le compagne, o…
- Le nostre razze condividono alcune caratteristiche: la presenza di almeno una femmina in branchi diversi di Figli della Luna garantisce maggiori possibilità di convivenza tra gli Alfa che, in caso contrario, avvertirebbero l’istinto di lottare per la supremazia del territorio. La cosa non vale soltanto se a fronteggiarsi sono due femmine Alfa prive di altre compagne. È per via del meccanismo di connessione che lega le componenti femminili appartenenti a clan diversi.
- Connessione?  
I lineamenti del figlio di Billy Black si distesero in un sorriso di consapevolezza: - Ah! Ora comincio a capire diverse cose! Dovrai spiegare questa cosa anche ai ragazzi, sai, è da un po’ che ci scervelliamo su un enorme mistero… oh, eccoci arrivati!
Il sentiero terminava di fronte a un ampio spiazzo d’erba smeraldina, delimitato da una lunga staccionata: dalla parte opposta, un nutrito gruppo di persone chiacchierava allegramente. Qualcuno sedeva attorno ai tavoli in legno disposti in due ordinate file da tre, qualcuno giocava a calcio, qualcuno si rincorreva per poi fingere di inciampare e rotolare sul prato.
Per poco, Amy non si strozzò con la saliva: si sforzò di mostrare una certa naturalezza mentre seguiva Jake e Ness sull’erba ancora umida, anche se le gambe parevano esser diventate due colonne di piombo. Serrò a pugno le mani tremanti, maledicendo mentalmente la propria enorme emotività, e quasi sobbalzò quando i mutaforma si accorsero del loro arrivo salutando con uno sguaiato “Ehiii!”
Uno di loro, più alto di Jacob ma meno robusto, li raggiunse di corsa, ignorando l’amico e tendendole subito la mano dalle lunghe dita: - Ciao, piacere, sono Embry!
- Ciao… ehm, sono Amy – balbettò la rossa scambiando il gesto di cortesia, pur sentendosi stranita dallo sguardo carico d’aspettativa che il ragazzo più grande le stava rivolgendo, fissandola negli occhi con insistenza.
Passarono diversi secondi, poi, l’entusiasmo di Embry si spense lentamente e la sua espressione mutò in un sorriso imbarazzato: - Okay, come non detto… altra figura di merda da aggiungere alla lista…
- Stai un pochino esagerando ultimamente, non trovi? – lo punzecchiò Jake, dandogli una pacca sulla spalla. – Pensavo che la reazione della barista in spiaggia ti fosse servita di lezione…
- Jake, non essere cattivo! – lo rimproverò Renesmee. – Sai quanto gli pesi questa storia dell’imprinting, dopo quello che è successo con Sheela…
- Imprinting? – ripeté la quindicenne dalla chioma fulva. – Tu stavi cercando di avere l’imprinting con me?
- Scusami, non volevo metterti a disagio… è… una lunga storia… - sospirò il diciottenne, abbassando lo sguardo. – Giuro che non avevo cattive intenzioni…
- Oh, è tutto a posto. In realtà ti sarebbe andata male comunque, visto che noi Figli della Luna siamo immuni all’imprinting fino ai quindici anni e mezzo…
- Ah, davvero? – si animò improvvisamente il mutaforma. – E… per curiosità, tu quanti anni hai?
Amy si lasciò sfuggire una piccola risata, avvertendo che la tensione si stava miracolosamente allentando, visto che, anche impegnandosi, difficilmente avrebbe fatto una figura più imbarazzante del proprio interlocutore.
- Quindici da circa… tre settimane. Fino a metà dicembre sarò fuori portata.
- Mh…
Embry parve riflettere per qualche secondo: - Direi di lasciar perdere. Potremmo far finta che questo dialogo penoso non sia mai avvenuto?
- Embry! – chiamò uno dei ragazzi accomodati ai tavoli. – Hai finito di molestare ogni ragazza nuova che vedi? Porta subito qui le tue chiappe da stalker!
- È tutto a posto – gli sussurrò Amy, allungandogli un buffetto sul braccio, al quale il giovane lupo rispose con un sorriso di gratitudine.
- Ti racconteremo la brutta avventura di Embry con calma – le promise Ness, mentre si avvicinavano al folto e chiassoso gruppetto.  
Il più alto e robusto tra loro, che doveva essere sicuramente il secondo Alfa, fu il primo ad accogliere la nuova arrivata: aveva lineamenti duri ma in qualche modo gradevoli, superava senza dubbio i due metri d’altezza e portava sulle enormi spalle muscolose un bambino di circa un anno, che rideva aggrappandosi alle sue orecchie.
- Benvenuta – disse, con voce profonda e virile. – Io sono Sam, primo mutaforma della nuova generazione e Alfa del branco Uley. E lui… - il suo tono assunse una nota paterna e affettuosa quando indicò il piccolo Quileute che aveva iniziato a tirargli i capelli. – Lui è Levi.
- Chiamato anche “Piccolo Tornado” – soggiunse una donna di media altezza, che portava la lunga chioma nera raccolta in una treccia. Una parte del suo volto era sfigurata da terribili cicatrici, ma il suo sorriso gentile aiutava in qualche modo a distogliere l’attenzione dal turpe sfregio.
- Lei è mia moglie, Emily – spiegò Sam, mentre Amy scambiava una cortese stretta di mano con la ragazza più grande.
- Spero che tu abbia una buona memoria, perché dovrai imparare un sacco di volti e nomi – continuò quella, posando con delicatezza una mano dietro la schiena della rossa e invitandola verso il resto del gruppo. – E che ti piacciano i muffin.
- Oh… sì, sì mi piacciono i muffin…
- Dovrai sbrigarti prima che finiscano, allora! – sorrise un ragazzo slanciato con le orecchie un po’ a sventola, lo stesso che aveva richiamato Embry all’ordine poco prima. Indossava una felpa grigia senza maniche e sedeva scompostamente su una delle panche parallele ai tavoli, tenendo sulle ginocchia una ragazza bassa e minuta più o meno della stessa età, con i capelli tagliati all’altezza delle spalle.
- Loro sono Jared e Kim – li presentò Sam. – Jared è il Beta del mio branco.
- Puoi chiamarmi Jerry – sorrise il mutaforma, tendendo il lungo braccio verso Amy, in modo che potessero stringersi la mano.
- Oppure puoi chiamarlo anche Jar Jar Binks – s’intromise una giovane donna, strappando a Kim una risatina. Raggiungeva senza problemi il metro e ottanta e indossava una semplice canotta verdemare e dei pantaloncini.
Amy la riconobbe grazie ai ricordi che le aveva passato Renesmee: si trattava della femmina che si era unita al branco l’anno prima. Nelle immagini di lei che precedevano la trasformazione, aveva visto una ragazza sulla ventina con i capelli lunghi fino alla vita e gli occhiali da vista tondi incollati al naso; adesso i capelli le arrivavano a malapena alle scapole, ma gli occhiali, il volto esotico e affascinante e il sorriso furbo erano rimasti gli stessi.
- Questa spina nel fianco è Nadie – scherzò Jared, dandole una pacca affettuosa sulla gamba. – Meglio nota come Quattrocchi. Lei e i suoi fratelli, Blake e Hunter, sono tra gli ultimi acquisti del branco Uley.
Indicò con un cenno della testa due ragazzini sui quindici anni, uno alto e atletico, l’altro basso e massiccio.  
- Non sapevo che i mutaforma potessero avere problemi di vista – osservò la Figlia della Luna, rivolgendo uno sguardo interrogativo a Jake che le aveva appena circondato le spalle con il braccio. – Credevo che dopo la trasformazione il vostro corpo modificasse le varie imperfezioni…
- A quanto pare non è così – replicò Nadie. – Da lupo, in realtà, vedo benissimo, ma quando torno umana sono orba come una talpa.    
- Non mi sorprenderei se c’entrasse il fatto di essere femmina – borbottò una bellissima ragazza seduta direttamente sull’erba del prato. – Niente ciclo, nessun difetto migliorato…
- Ma chi lo vuole il ciclo, Leah! – rise sguaiata la mutaforma dai capelli lunghi, inginocchiandosi accanto all’amica e abbracciandola a tradimento. – Fanculo ciclo, crampi e vestiti macchiati!
- Leah è la mia Beta – spiegò Jacob con un sorriso. – Non farti spaventare dai suoi modi poco garbati, Amy, non morde.
- Quasi mai – scherzò un ragazzino sui sedici anni, alzandosi dalla panca su cui sedeva e avvicinandosi alla rossa. – Ciao, io sono Seth, è un piacere conoscerti.
- Il piacere è mio – sorrise Amy, facendo scorrere lo sguardo da lui alla giovane imbronciata. – Vi somigliate molto, siete fratelli, vero?
- Purtroppo! – esclamò Seth, per poi scoppiare a ridere e spostarsi verso la sorella, la quale finse di rifiutare i suoi assalti affettuosi.
- Direi di procedere per ordine, altrimenti la nostra nuova amica potrebbe impazzire – propose Renesmee, strappando un cenno di assenso a una ragazza sui ventidue anni che sedeva poco distante da Jared e Kim. Poggiava la testa sulla spalla muscolosa di un attraente Quileute, più giovane di qualche anno e abbigliato con un’attillata canotta nera.
Quando lo sguardo di lei incontrò quello di Jacob, ci fu subito uno scambio di linguacce che fece intuire alla piccola Mooney l’identità della fanciulla.
- Tu sei Rachel?
- Esatto – rispose quella, mostrando una bella fila di denti bianchi. – Sono la sorella dello zuccone che è venuto a prenderti. Spero non ti abbia fatto venire la nausea per come guida…
- Gnè gnè! – fece eco il figlio minore di Billy Black. – Ma sentila! Mi sorprende che tu non abbia ancora vomitato, girando in macchina con Paul!
- Che vorresti dire? – lo sfidò il ragazzo con la canotta nera. – Io guido benissimo! Non farmi fare brutta figura davanti alla ragazzina!
- Tanto, prima o poi, brutta figura la farai comunque perché sei un caso perso!
Seguì un attimo di silenzio, durante il quale Amy parve avvertire una certa tensione. Poi, il giovane di nome Paul scoppiò a ridere, stringendo affettuosamente a sé la sorella dell’amico.
- Sei un idiota, Jake. Secondo me l’abbiamo già spaventata abbastanza, da domani non vorrà più vederci.
- Oh, no, davvero, mi… mi piacete moltissimo! – si allarmò Amy, rilassandosi quando lui le strizzò l’occhio.
- Tranquilla, ragazzina. L’unico pericolo qui è Rachel, in realtà: non abbiamo mai visto dei Figli della Luna e lei ha il viziaccio di mettersi a studiare tutto quello che non conosce… se ti chiede di farle da cavia, dille di no.
- Lo… terrò a mente – sorrise la quindicenne, mentre Rachel allungava una pacca sulla spalla del fidanzato, fingendosi offesa. – E… congratulazioni, ho saputo della gravidanza…
- Ti ringrazio – replicò la maggiore dei fratelli Black, ricevendo un bacio sulla guancia da parte del compagno che la fissava adorante. – Immagino te l’abbia detto Ness…  
- Colpevole! – trillò la mezzosangue, illuminandosi non appena un ragazzo Quileute si avvicinò, tenendo un braccio una bambina sui cinque anni. Era un po’ più basso rispetto agli altri, ma, in compenso, era anche uno tra i più muscolosi.
- Lui è Quil, e lei è Claire!
- Ciao Quil, ciao Claire – salutò Amy, divertita dal modo in cui la piccolina le fissava i capelli. – Spero di ricordarmi tutti i vostri nomi…
- Evita di scambiarmi con Paul, per il resto mi andrà bene qualsiasi cosa – scherzò Quil, ricevendo un’alzata di dito medio da parte del compagno chiamato in causa.
- Ariel! – esclamò a un certo punto Claire, indicando la nuova arrivata con il ditino. – Quil, lei è Ariel!
- In effetti è vero, somigli alla sirenetta, Amy – convenne lui. – Dopo Pocahontas e Mulan – aggiunse, riferendosi a Nadie e Leah. – Adesso abbiamo anche Ariel!
- Anche alla tua sorellina piacciono i film Disney? – domandò la rossa con un sorrisetto.
Seguì un breve silenzio imbarazzato, interrotto da una sguaiata sghignazzata da parte di alcuni membri dei due branchi.
Quil si schiarì la voce, abbassando appena lo sguardo: - Ehm… veramente Claire non è la mia sorellina… o meglio, non proprio…
-Oh… OH!
Le guance di Amy divennero paonazze: - Scusa io non… giuro che non ho pregiudizi, so come funziona… non intendevo…
- Non preoccuparti, c’è chi ha fatto di peggio, giusto, Jake?
Jacob rispose alla provocazione dell’amico con una smorfia, indicando poi con un cenno della testa un gruppetto di ragazzini più piccoli, che potevano avere al massimo quattordici anni.
- Concludiamo le presentazioni: i membri più giovani del mio branco sono Elijah, Johnny e Ben, quelli del branco di Sam invece sono Brady, Collin, Leo, Wyatt, Aris e Kai. Mentre lui – aggiunse, con lo sguardo rivolto a un adolescente minuto dalla pelle chiara, il naso lentigginoso e i morbidi ricci castani chiari. – Lui è Sean, il ragazzo di Collin. Il loro è stato l’ultimo imprinting tra quelli avvenuti finora.
Sean arrossì appena, abbassando gli occhi azzurri, e fece per mormorare qualcosa quando il suo cellulare squillò, facendolo sussultare. Guardò lo schermo con aria apprensiva, dopodiché si alzò, scusandosi, e si allontanò di qualche passo dal gruppetto.
Calò subito un silenzio opprimente: Jake fece cenno a Amy di non fiatare, mentre il piccolo rispondeva con vocina tremante: - Pronto? Ciao, papà…
I volti dei presenti si contrassero in un’espressione di rabbia e odio. Collin inspirò a fondo, serrando i pugni sopra il tavolo.
- Sì… sì, sono fuori casa, sono… in spiaggia… - balbettò il giovanotto lentigginoso, mentendo. – Certo, sarò a casa per l’ora di cena… ti… ti preparo qualcosa? Oh… va bene… a dopo…
- Fottuto stronzo – ringhiò Nadie, una volta che Sean ebbe riagganciato. – Non si rende nemmeno conto di quanto il figlio abbia paura di lui? Lo costringe a nascondergli le cose per evitare reazioni violente! Certo, la mia famiglia potrebbe essere protagonista di una soap opera, probabilmente non dovrei neanche parlare, ma raramente ho conosciuto un genitore peggiore di… questo.
- Se il signor Halloran sapesse che il figlio ha una relazione omosessuale darebbe di matto – spiegò Jake a una stupita Amy. – Non è un tipo molto ragionevole…
- Sbaglio o l’atmosfera si sta incupendo? – osservò il mutaforma di nome Brady, che doveva essere il migliore amico di Collin a giudicare dal modo in cui l’aveva tenuto calmo durante la telefonata. – Perché non andiamo da qualche parte a fare qualcosa?
- Che ne dite di un tuffo dalla scogliera? – propose allegro Seth. – Tu sai nuotare, Amy?
- Oh, sì, sì, non ho portato il costume, ma…
- Per quello non ci sarebbe problema, considerato che hai più o meno la taglia di Becky – disse Rachel, alzandosi in piedi e raccogliendo i morbidi capelli neri in una coda. – Ma, se posso, ti sconsiglio vivamente di tuffarti da lì con un semplice costume addosso, a meno che non sia intero: lo perderesti di sicuro. Possiamo darti dei pantaloncini e una canotta, piuttosto.
- Oh…  
La rossa abbozzò un sorrisetto: - In questo caso, vada pure per pantaloncini e canotta.



Il vento sibilava tra le fronte degli alberi, accompagnando lo schianto delle onde ai piedi dell’altissima scogliera.
Amy avvertì un brivido di eccitazione, mentre cercava di domare i capelli ribelli che seguivano gli spostamenti d’aria, spiaccicandosi sul suo viso: probabilmente avrebbe passato la serata a districare un impressionante groviglio di nodi, eppure, l’idea di divertirsi in modo quasi pericoloso, insieme a qualcuno simile a lei, pareva un compromesso più che accettabile.
Apprezzava la compagnia delle amicizie umane, però raramente le era capitato di sentirsi così libera, sicura… nel posto giusto.
Guardò con un sorriso i giovani Quileute che ridevano e scherzavano tra loro, sfidandosi a compiere i tuffi più improbabili; nella spiaggia sottostante, Rachel, Emily, il piccolo Levi, Claire e Wyatt sedevano su ampi teli colorati, tenendo lo sguardo rivolto verso l’alto, in direzione degli spericolati tuffatori. Il vento portava con sé alcuni strascichi dei loro discorsi, ma l’udito sviluppato dei giovani lupi permetteva di afferrare più o meno ogni parola.
- Guarda, ora si tuffa papà! – disse Emily al figlioletto, nel momento in cui Sam si posizionava sul bordo del precipizio. L’imponente Alfa agitò la mano in cenno di saluto, dopodiché eseguì uno spettacolare tuffo di testa, a cui seguirono gli applausi entusiasti degli spettatori.
- Tocca a noi ora! – annunciò Jared, prendendo in braccio Kim che aveva deciso di seguirli in quell’adrenalinica impresa. – Pronta, amore?
- Sicuro – balbettò lei, con una risatina nervosa.
- Cerca di ricordare che le orecchie mi servono ancora – scherzò lui, prendendo la rincorsa e saltando nel vuoto, accompagnato per tutta la durata della caduta dagli strilli di lei, scissa tra il divertimento e il terrore.
- Qualcuno dovrà mettere presto l’apparecchio acustico – ironizzò Jake, preparandosi a seguire gli amici che si stavano già spostando a nuoto per permettere al resto del branco di tuffarsi in tutta tranquillità.
Un sorrisetto furbo illuminò il volto del giovane Alfa non appena il suo sguardo si posò sulla sorella che lo fissava imbronciata dal basso.
- Prima del tuffo voglio fare un piccolo annuncio – sogghignò, esibendosi in una cantilena irrisoria. – Rachel non può tuffarsi perché è incinta, Rachel non può tuffarsi perché è incinta!
- Me la paghi! – strillò lei in risposta, alzando il dito medio.
La vendetta non tardò ad arrivare: prima che il figlio di Billy Black riuscisse ad accorgersi di qualcosa, Paul gli diede una piccola spinta, impedendogli di portare a termine l’acrobazia che si stava pregustando da tempo.
Renesmee attese che l’eco del “Bastardooo!”  gridato a pieni polmoni dal diciottenne scemasse, per poi seguire l’amico nella caduta, ridendo.
Amy incrociò le braccia, il volto illuminato da un sorriso, affascinata dal modo in cui i prestanti mutaforma interagivano tra loro. Dopo che il terzo in comando del branco Uley si fu tuffato, eseguendo in volo diverse capriole, Nadie si posizionò sul ciglio, facendo cenno ai lupi più giovani di passare. Per un attimo, alla piccolina del branco Anywayah parve di scorgere un barlume di apprensione negli occhi della mutaforma dai capelli lunghi.
- Avanti, mocciosi, tocca a voi. Se vi fate male stupidamente scendo di sotto e ve ne faccio il doppio.
Blake, Hunter, Leo, Aris, Kai, Elijah, Johnny e Ben formarono una lunga fila orizzontale, per poi lanciarsi nel vuoto in perfetta sincronia.
- Se ci vedessi meglio senza i tuoi fondi di bottiglia, potresti fare la bagnina, Nad – scherzò Embry, mentre Leah si faceva avanti, seguendo i ragazzini con un elegante tuffo di testa. – Vedi qualcosa, adesso?
- Mmmh… allontanati un po’ – rispose ironica la bella lupa, strizzando istintivamente le palpebre. – Bene, in questo momento, di te ne vedo due.
I ragazzi rimasti sulla scogliera scoppiarono a ridere, osservando poi il salto nel vuoto della giovane dalle gambe lunghe.
- Perché Wyatt è rimasto di sotto? – domandò a un certo punto Amy, attendendo che Embry e Quil si tuffassero per accaparrarsi il prossimo turno. – Resta a proteggere chi aspetta in spiaggia oppure…
- Diciamo che unisce l’utile al dilettevole – replicò Seth, che le stava a fianco. – Wyatt soffre di vertigini in modo spaventoso. Quando si trasforma in lupo riesce più o meno a tollerare le altezze, pur con qualche piccola difficoltà, ma in forma umana non ce la fa proprio. Soffre molto per questa cosa, anche se cerca di non darlo a vedere…
- Immagino…
Dietro di loro, Brady e Collin avevano preso per mano il giovane Sean Halloran, il quale cercava di ostentare un atteggiamento intrepido, pur essendo pallido in volto e palesemente terrorizzato.
Con la sua carnagione bianchissima, ancora più chiara di quella di Amy, e il suo fisico gracile, spiccava come un faro in mezzo a quei ragazzotti robusti e abbronzati.
- Non sei costretto a farlo, se non te la senti – mormorò il suo fidanzato con tono comprensivo. – Davvero, non devi dimostrarmi nulla…
- Io… io voglio farlo – replicò l’altro, ostinato. – Posso farcela, davvero…
Brady gli scompigliò i ricci castani con fare fraterno: - La prima volta è sempre la più difficile. Cerca solo di tenere i piedi ben puntati, così eviterai di spaccarti una gamba…
- Oh, tu sì che sai come rassicurare qualcuno! – ironizzò il suo inseparabile compagno di squadra.  
- Volete… ehm, provare ora? – domandò Amy, facendosi da parte. – Via il dente, via il dolore, no?
Collin e Brady si scambiarono un cenno d’intesa e Sean, dopo aver riflettuto per qualche istante, sospirò: - Forse è meglio… questa attesa mi sta uccidendo…
Senza sciogliere la stretta delle mani, i tre ragazzini presero la rincorsa e, tendendo le braccia in modo da essere ben distaccati, si lanciarono nel vuoto, sprofondando poi tra le onde.
Amy sbirciò di sotto, attendendo che il trio di coetanei si fosse spostato, poi scambiò un’occhiata interrogativa con Seth.
- Ehi, voi due lassù! Che state combinando soli soletti? – gridò Jared, strappando una risata sguaiata a tutti gli altri.
- Il mio compagno di branco, Adahi, si troverebbe benissimo tra loro – commentò ironica la rossa, fissando il giovane licantropo negli occhi scuri e gentili.
Seth le sorrise, scuotendo la testa: - Fanno sempre così. Comunque, se vuoi, vai prima tu.
- Ti ringrazio.
La quindicenne lisciò un paio di volte le pieghe della canotta verde gentilmente imprestata dalla famiglia Black, assicurò che gli shorts fossero ben abbottonati,  poi portò le punte dei piedi sull’orlo dell’alto precipizio e si diede lo slancio, lasciandosi sfuggire un gridolino eccitato.  
Per un attimo le parve quasi di volare, mentre il vento sempre più violento l’accompagnava nella caduta: tempo di prendere il respiro, poi l’impatto con l’acqua. Si trovò immersa in un refrigerante liquido verdeblu, mentre milioni di bollicine le solleticavano il corpo. Riemerse con un paio di bracciate, unendosi presto alle risate dei due branchi.
- Che te ne pare, piccoletta? – sogghignò Embry, nuotandole accanto. – Noi mutaforma sappiamo come divertirci!
- La tua leader ti porta mai in posti simili? – soggiunse Jake, facendo una linguaccia alla sorella che li aveva appena raggiunti a nuoto.
Amy aprì la bocca per rispondere che sì, qualche volta era si era tuffata da alte scogliere con Nimel e gli altri, anche se, per qualche motivo, raramente aveva provato un’emozione intensa come quel giorno, ma venne interrotta dal grido “Bombaaa!” e dalla successiva ondata che la investì in pieno viso.  
Sputò l’acqua salata tossicchiando, mentre Seth riemergeva ridendo, gli occhi neri illuminati da una luce giocosa.
- Ops…
- Me ne hai fatta bere almeno un litro! – esclamò lei, fingendosi offesa. – Adesso devi pagare!
- Ah, è così?
Quasi all’unisono, i due ragazzini cominciarono a schizzarsi a vicenda, aumentando sempre più l’intensità del moto dell’acqua, facendo presto la doccia anche i mutaforma che si trovavano più vicini.
Quando decisero di darci un taglio, ormai faticavano a respirare per le risa.  
- Uuuh ma guardate che carini! – tubò Jared, dispettoso. – Comincia con la gara di schizzi e finisce con la gara di bacetti!
- Oh, ma piantala, Jerry! – lo rimbrottò Nadie, piazzandogli a tradimento una manata d’acqua in pieno volto. – Ci pensate già tu e la nana a farci alzare la glicemia.  
- E quando saremo sposati vi faremo venire il diabete, a tutti quanti! – scherzò Kim, per poi voltarsi verso Amy con un sorriso radioso. – Ci sposiamo ad Aprile!
- Oh, che cosa carina, congratulazioni!
Jared fece per rispondere qualcosa, quando la voce allarmata di Wyatt portò tutti a voltarsi in direzione della spiaggia.
- Ragazzi, emergenza!
Senza perdere tempo, i mutaforma nuotarono rapidamente per raggiungerlo, alcuni con i rispettivi partner umani aggrappati alla schiena.
Sam fu il primo a fiondarsi fuori dall’acqua, seguito a ruota da Quil che prese tempestivamente Claire in braccio.
- Che succede? – domandò l’Alfa, dopo essersi assicurato che moglie e figlio stessero bene. – Cosa hai…
Il vento portò un odore insolito e sgradevole alle sensibili narici dei licantropi. Embry starnutì disgustato: - Vampiri…
- Cosa? Vampiri qui? Nel nostro territorio? – si stupì Rachel. – Hanno intenzione di suicidarsi o cosa?
- Non sono miei parenti – assicurò Ness, stringendosi istintivamente al braccio di Jake, mentre Jared partiva subito in avanscoperta con i membri più giovani del branco Uley.   
- Non è che magari la Segretaria si è portata dietro una scorta, stavolta? – ipotizzò Nadie, rivolgendosi alla piccola mezzosangue. – Se non sbaglio, dovrebbe arrivare oggi, no?
- Non credo, Emma arriva sempre da sola… e di sicuro, nessuno dei suoi compagni è tanto stupido da avventurarsi in queste zone… forse potrei andare a chiedere alla zia Alice se ha visto qualcosa di strano…
- Visita dai Cullen, ottima idea! – esclamò entusiasta Seth. – Ehi, Amy, ti andrebbe di conoscere la famiglia di Ness?
- Oh, andiamo, moccioso, vuoi veramente portare la nuova arrivata a intossicarsi con la puzza dei vampiri? – lo interruppe Paul, affrettandosi subito ad aggiungere. – Ah, ehm, senza offesa, Ness, è solo per l’odore… a loro non è gradito il nostro e…
- Lo so, non preoccuparti – lo rassicurò la ragazzina, strizzandosi i capelli bagnati.
- Ormai siamo abituati alle gaffe di Paul – fece eco Jacob, beccandosi un’occhiataccia da parte della sorella.
- Ah, tu non mi pare sia messo tanto meglio – replicò calmo l’altro. – Ma penso che la ragazzina ormai avrà capito con chi ha a che fare, giusto?
Amy emise una piccola risatina quando il ragazzo più grande le strizzò l’occhio con un sorrisetto complice, cercando di non far caso allo strano calore che le era appena affiorato sulle guance.
- Se voi quattro volete andare dai Cullen fate pure – disse Sam, interrompendo il siparietto. – Io e gli altri nel frattempo raggiungeremo Jared. E se posso dare un suggerimento, farei restare qualcuno qui a proteggere le ragazze, Sean e i bambini…
- Ci penso io – si offrì Quil, ricevendo un cenno di assenso da parte di Jake, che si premurò poi di affidare a Leah il comando del proprio branco.
 Sotto lo sguardo ammirato della rossa, i mutaforma restanti assunsero l’aspetto di enormi e possenti lupi dal pelo folto e di svariati colori.
- Sì, direi che è uno spettacolo che non si vede tutti i giorni – commentò Jacob, dando una pacca amichevole sulle spalle della quindicenne. – Asciughiamoci e saltiamo in macchina, scommetto che non vedi l’ora di conoscere la famiglia di Ness.
- Si può sapere come hai fatto a trovarti invischiato con dei vampiri? – domandò incuriosita Amy, afferrando al volo l’asciugamano che le aveva appena passato Rachel e cominciando a strofinarsi i capelli. – Sì, sempre senza offesa per Ness… ma mi sembra un tantino… strano…
- Oh, ma i Cullen sono fantastici! – sorrise Seth, infilando una canotta nera e larga. – Anche se sono vampiri secondo me ti piaceranno molto, vedrai!
- Ammetto che non sono male per essere dei succhiasangue – sorrise Jake, scompigliando affettuosamente la chioma di Renesmee. – E per quanto riguarda la tua domanda, Amy… è una lunga storia. Magari te la racconteremo strada facendo…  






***
Angolo dell’Autrice: Ok, mi è venuto un capitolo enorme e forse pesante e noioso, tanti personaggi da gestire. Cioè, a me non è pesato scriverlo perché amo i Quileute ma non so se voi l’abbiate apprezzato XD
Spero che i prossimi vi piacciano di più (a dire il vero, non so nemmeno se la storia stia piacendo visto che non ho ricevuto recensioni, quindi mi baso su supposizioni personali XD)
Ho cominciato anche ad introdurre alcune mie elaborazioni che spero siano gradite: innanzitutto, io sono abbastanza d’accordo con la teoria di Billy Black riguardo la funzione dell’imprinting (rendere il lupo/la lupa più forte), mentre rigetto totalmente quella di Sam (basata sulla riproduzione), che è stata palesemente smentita dalla coppia Jacob/Renesmee (perché dubito fortemente possano avere dei figli); ecco perché ho deciso di esplorare anche un imprinting tra due persone dello stesso sesso (e non sarà l’unico), anche perché, tra l’altro, mi pare impossibile che tutti i personaggi siano etero, non lo trovo realistico.
Ho voluto giocare anche con un po’ di idee per rendere più interessante la trama, come il fatto che i Figli della Luna siano immuni all’imprinting fino a una certa età e la questione della presenza di femmine in più branchi, che verrà spiegata più avanti.
E ho anche aggiunto nuovi personaggi che spero vi piaceranno.
Insomma, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, grazie per aver letto.

Tinkerbell92

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Capitolo 4
*** Quella simpatica casetta (di sanguisughe) nel bosco ***


SILVER LIGHTS



Capitolo III

"Quella simpatica casetta (di sanguisughe) nel bosco"





La casa dei vampiri si trovava in una zona isolata, ben nascosta dalla vegetazione di una grande foresta. Non che Amy si fosse aspettata diversamente, nessun succhiasangue con un minimo di cervello si sarebbe sognato di abitare in città.
Sferzate d’aria tiepida entravano con violenza nell’abitacolo attraverso i finestrini abbassati, scompigliando i capelli della ragazzina e asciugandoli alla male e peggio.
- Carlisle ha salvato molte vite, per ora è l’unico vampiro ammesso alla riserva, oltre a Bella e alla Segretaria. – spiegò Seth, che da diversi minuti decantava le lodi della famiglia Cullen con la nuova amica. – Beh, la Segretaria a dire il vero ha il permesso di entrare solo in poche zone e solo quando c’è Ness. Secondo me, però, dovremmo permettere a tutti loro di farci visita… magari in determinati giorni?
- Non esageriamo adesso – replicò Jake, tenendo gli occhi incollati alla strada. – Il dottore è utile, Bella è nostra amica da tempo e la Segretaria fa parte di un accordo eccezionale che evita problemi con i succhiasangue italiani. Questo non significa che la riserva sia diventata “Vampire Friendly”.
- Almeno Esme? – insistette il ragazzino – Esme è una persona dolcissima e innocua!
- Sai, Seth – li interruppe la quindicenne, sorridendo al giovane lupo accomodato sul sedile posteriore accanto a lei. – Non ho mai visto un licantropo tanto devoto nei confronti di un gruppo di vampiri.
- Seth valuta gli altri per come sono dentro, non si fa frenare da leggi antiche o aspetto esteriore. – rispose Renesmee, osservando i due ragazzi attraverso il riflesso dello specchietto frontale. – Io personalmente lo ammiro. Nemmeno mio padre e i miei zii hanno una mente aperta come la sua, all’inizio ricambiavano senza problemi l’odio dei mutaforma, quasi fosse un istinto naturale.
- Beh… tecnicamente, questo è un istinto naturale… - replicò Amy, perplessa.
Il ragionamento non faceva una piega, eppure le risultava difficile seppellire la punta di pregiudizio che provava nei confronti dei Cullen. Certo, erano diversi dai comuni succhiasangue e, in più, facevano parte della famiglia di Jake, seppur in modo un tantino strano e contorto, ma restavano comunque vampiri.
Il vento portò presto con sé lo scroscio tranquillo delle acque del fiume Calawah, unito a uno sgradevole odore che si fece man mano sempre più pungente.
Non appena Jacob arrestò l’auto nei pressi di una grande casa rettangolare, tinta di bianco e abbellita da enormi vetrate, il fetore era divenuto talmente insopportabile che la rossa trattenne a stento un conato. Osservò stupita i due compagni mutaforma, domandandosi come facessero a respirare quella roba senza vomitare, e, un po’ titubante, scese dal veicolo stringendo le labbra e arricciando il naso.
“Sarò poco aperta di mente, ma questa puzza è rivoltante… non mi piacciono le sanguisughe… e poi il padre di Renesmee legge pure nel pensiero, che cosa fastidiosa!”
- Ciao, ragazzi! – salutò un vampiro alto e biondo dallo sguardo gentile, che attendeva ai piedi dei gradini che conducevano all’ingresso dell’abitazione. – Edward naturalmente ci ha informati dell’arrivo della vostra nuova amica.
Una donna minuta dai capelli scuri lo affiancava, sorridendo con fare accogliente. Come il compagno, le sue iridi erano color ambra.
Colui che doveva essere sicuramente il dottor Cullen tese la mano pallida verso Amy che, dopo un secondo di esitazione, ricambiò la stretta, sforzandosi di ignorare il gelo di quelle dita quasi perfette e reprimendo l’istinto di fuggire in bagno per lavarsi le mani con almeno un litro di sapone.
Normalmente non si sarebbe fatta problemi nel mostrarsi scortese con delle sanguisughe ambulanti, ma i modi di quell’uomo erano così pacati e sinceri da impedirle nel modo più categorico qualsiasi accenno di maleducazione o disprezzo.
- Molto piacere, io sono Carlisle, il nonno di Ness.
- A-Amelia Mooney… Clan Anywayah…
- E io sono Esme, la nonna. – fece eco la bella vampira. – Suppongo tu non sia abituata al nostro odore, mi dispiace molto. Se hai bisogno di qualsiasi cosa, però, non farti problemi a chiedere.
Una stranissima sensazione colpì la quindicenne allo stomaco, forte come un pugno: le sembrava impossibile, eppure stava provando del senso di colpa nei confronti di una coppia di nemici naturali.
Il dottore era cortese, buono, aperto di mente, non si leggeva una singola scintilla di disgusto o pregiudizio nei suoi occhi dorati. Era maledettamente umano.
Esme poi… la dolcezza con cui si era rivolta a colei che avrebbe dovuto disprezzare, lo sguardo caloroso e comprensivo…
Amy pensò immediatamente alle madri premurose delle pubblicità in tv, tutte intente a giocare e coccolare i loro bambini. Seppur nell’inconscio e senza aver qualcosa da rimproverare a Nimel, lei aveva sempre invidiato quei bambini.
Cercò goffamente di mentire, borbottando qualcosa come “L’odore non è così pessimo…”, quando la porta di casa si spalancò e sette persone (sette vampiri) contribuirono a rendere l’aria ancora più irrespirabile. Una coppia scese i gradini per raggiungere i nuovi arrivati, mentre gli altri, due maschi e due femmine, si limitarono a poggiarsi sulla balconata in vetro e legno, osservando la scena.
- Ciao ragazzi! – salutò allegro Seth, l’unico capace di mostrare allegria in una situazione simile. Jake si lasciò abbracciare dalla giovane donna con i capelli lunghi che era scesa insieme al compagno per salutare, mentre con quest’ultimo il figlio di Billy Black si limitò a scambiare un piccolo cenno.
- Amy, loro sono mamma e papà – trillò Ness, indicando la coppia che affiancava Carlisle ed Esme. – Mentre quelli in alto sono i miei zii: Emmett, Rose, Alice e Jasper.
- Molto piacere, Amelia – disse il vampiro identificato come Edward, padre della piccola mezzosangue. – Non serve che tu stringa la mano con me, se non ti va, comprendo il tuo disagio.
- Dopotutto, leggi nel pensiero – borbottò la ragazzina con poco entusiasmo.
Bella, la madre di Renesmee nonché, secondo ciò che le avevano raccontato in auto, ex interesse amoroso di Jacob, si mostrò meno riluttante rispetto al marito nell’avvicinarsi alla nuova arrivata, forse conscia che i residui dell’odore di lupo sui vestiti avrebbero reso il suo aroma meno rivoltante.
- Immagino che non ti piaccia affatto l’idea di qualcuno che entra nella tua testa – sorrise. – Se vuoi, posso proteggere i tuoi pensieri finché starai qui. Edward non lo fa apposta, naturalmente, anzi, non sai quante volte vorrebbe prendersi una pausa. Il mio potere speciale può fare al caso nostro.
- Se… se non è un problema, allora, ti chiederei di usarlo.
Isabella allargò il sorriso, poi, una strana, invisibile, energia fuoriuscì dal suo corpo snello, avvolgendo la Figlia della Luna in una cupola protettiva.
Edward annuì, assumendo un’espressione rilassata: - Sei isolata, adesso. E non solo dalla mia telepatia, ma da qualsiasi attacco mentale.
- Ti ringrazio – mugolò la rossa, rivolta alla graziosa vampira.
Una nuova folata di vento acre e pungente precedette l’arrivo di una ragazza bassa e dallo sguardo vispo, che uscì rapida da casa e in pochi secondi affiancò Carlisle, osservando con curiosità la piccola lupa dalla chioma fulva.
- Scusate il ritardo, volevo assolutamente finire il mio lavoretto prima di conoscere la nuova amica di Jake e Seth.
Amy scambiò un’occhiata confusa con i due mutaforma, poiché nessuno le aveva parlato di un decimo membro della famiglia Cullen.
Nonostante non fosse più in grado di leggerle nel pensiero, a Edward bastò un’occhiata per capire la sua perplessità: - No, non ci siamo allargati di recente. Iryn è soltanto un’ospite.
- Una cara amica che ha chiesto il nostro aiuto per cambiare dieta – aggiunse Carlisle, accarezzando con fare affettuoso la chioma castana della fanciulla.
Iryn tese la mano verso Amy, che, ormai in automatico, la strinse appena: gli occhi della vampira non erano dorati come quelli dei Cullen, né cremisi come la maggior parte della sua specie; presentavano invece una calda tonalità arancione.
- Sto imparando a nutrirmi col sangue di animali – spiegò con un sorriso a trentadue denti. – Questo tipo di dieta mi ha sempre incuriosita e finalmente mi sono decisa a metterla in pratica. La mia compagna pensa sia un’enorme stronzata, testuali parole, ma pazienza, ognuna lascia libera l’altra di compiere le proprie scelte.
- A proposito della tua compagna – si intromise Jake, scuotendosi all’improvviso come da un lungo sonno. – Siamo venuti qui per parlarvi di una cosa che è accaduta poco fa…
- Un vampiro nel vostro territorio, giusto? – lo anticipò Edward, leggendogli nella mente. – Uno o più vampiri…
- Non si tratta sicuramente di Clary – disse subito Iryn, scuotendo la testa. – Lei non si avventurerebbe mai nella vostra riserva, è troppo schizzinosa, non sopporterebbe il vostro odore. Non le interessa immischiarsi nelle faccende dei lupi e, cosa più importante, se fosse nei paraggi lo saprei. L’ultima volta che ci siamo sentite stava a Portland.
- Senza contare – soggiunse la Cullen minuta dai capelli scuri che osservava con gli altri la scena dalla balconata. – Che avrei predetto le sue mosse. Clarice resterà a Portland fino a domani.
- La Segretaria non è ancora arrivata? – domandò Jacob, guardandosi attorno. – Non mi pare di avvertire la sua presenza qui…
La ragazza veggente, che doveva per forza essere “zia Alice”, fece un cenno negativo con il capo. – Emma arriverà tra pochi istanti. E di certo, nemmeno lei bazzicherebbe a caso in territorio Quileute, non è tipo da ignorare un accordo.
- In questo caso, potremmo avere un problema…
Carlisle aprì la bocca per aggiungere qualcosa (forse per invitare tutti dentro a discuterne davanti a una bella tazza di tè al sangue di cervo, come pensò ironicamente Amy), quando l’ennesima maleodorante folata preannunciò l’entrata in scena di un altro vampiro.
“Dieci in una giornata!” pensò la Figlia della Luna, storcendo il naso. “Questi saranno anche diversi, però ora basta… se ne arrivano altri è la volta buona che soffoco…”
Mentre valutava seriamente l’idea di trattenere il respiro per dare un po’ di tregua alle proprie narici, Amy osservò con diffidenza la nuova arrivata.
Era una ragazza sui vent’anni, con i capelli castani raccolti dietro la nuca e gli occhi vermigli, dello stesso colore del sangue. Sotto una lunga cappa scura indossava un elegante tailleur grigio chiaro con pantaloni e, all’attaccatura dell’anulare della mano sinistra, portava una fede in oro bianco dall’aria costosa.
“Sì, senza dubbio si tratta della Segretaria” pensò la piccola Mooney, mentre Renesmee correva ad abbracciare la giovane donna. Scambiò una rapida occhiata con Seth, che annuì sorridendo.
- Ben arrivata, Emma, spero che il tragitto sia stato tranquillo. Il tuo bagaglio è arrivato ieri, abbiamo già sistemato tutto. – disse Carlisle, in tono accogliente.
- Stessa stanza, stesso arredamento – soggiunse Esme. – La libreria si è un pochino ampliata, di certo ti farà piacere. L’unica nota dolente, purtroppo, resta il cibo…
- Ammetto che il vitto non è mai stato tra i miei preferiti – replicò la Segretaria, il cui accento presentava una leggerissima inflessione britannica. – Ma si tratta solo di un paio di mesi, posso resistere.
- Sai che non ti giudicheremo se volessi andare a caccia in… territori non protetti – assicurò Edward, strappando alla ragazza un sorriso comprensivo.
- Lo so, ma sono abituata ad adattarmi alle situazioni. Casa vostra, regole vostre.
Mentre la Segretaria scambiava qualche convenevole con i restanti membri della famiglia, Amy fece cadere lo sguardo sul medaglione che portava appeso al collo: aveva la forma di un triangolo rovesciato, forgiato in oro, con due grossi rubini, uno di forma ovale, l’altro romboidale, incastonati alle estremità. Al centro del triangolo c’era uno stemma diviso in quattro, con due coppie di figure identiche: un albero e un uccello in volo.
Un ringhio spontaneo risalì lungo la gola della quindicenne, mentre gli occhi verdi s’iniettavano di odio: la figura che modellava la forma del ciondolo non era un triangolo, era una V.
- Volturi! – sibilò, mostrando i denti. – È una Volturi!
Un’espressione allarmata si dipinse sui volti dei presenti, fatta eccezione proprio per la giovane chiamata in causa, la quale si limitò ad alzare un sopracciglio, lasciando trapelare un filo di sorpresa.
- Una Figlia della Luna?
- Amy, stai calma, la conosciamo – cercò di rassicurare Seth, posando con fare incerto una mano sulla spalla della rossa. – Non ci farà del male…
- Il suo clan – sputò la ragazzina, furibonda. – La sua famiglia ha decimato la mia razza! E tutto perché uno dei capi è stato tanto idiota da rischiare di finire dritto in bocca a uno di noi! Si meritava di essere sbranato, sputato e poi bruciato, quel maledetto coglione!
Le invettive di Amy furono seguite da alcuni istanti di silenzio, poi, la Segrataria, si sfilò la cappa con flemma, passando le dita sulle pieghe: - Caius ha una personalità irragionevole, impulsiva, violenta e pure parecchio ignorante. Comprendo l’odio della ragazzina. Probabilmente darebbe di matto se sapesse che una Figlia della Luna bazzica da queste parti. Comunque – aggiunse, non appena i due mutaforma trasalirono. – Dubito che Aro gli riferirà qualcosa, quando mi leggerà nella mente per ottenere un resoconto della situazione. Al momento, è impegnato con importanti trattative che lo stanno entusiasmando come un bambino la mattina di Natale. Non ha alcun interesse né voglia di creare problemi ad altri clan.
- Ragazzi, che ne dite di portare Amy a fare un giretto qui intorno, mentre Emma dà un’occhiata alla sua stanza per vedere se tutto è a posto? – propose immediatamente Carlisle, per evitare che la situazione degenerasse.
- Mi sembra una buona idea – asserì Jacob, circondando le spalle della rossa con un braccio. – Bella, vieni con noi?
- Voglio venire anch’io! – sorrise malizioso uno dei quattro zii di Renesmee, quello grosso con i capelli scuri, scendendo dalla balconata con un balzo. – Insomma, finalmente Seth ci ha presentato una fidanzata, voglio conoscerla!
- Cos… Emmett, Amy non è la mia fidanzata! – arrossì il ragazzino, mentre Iryn affiancava il gruppetto saltellando in direzione del bosco.
- Suvvia, arrivi qui con una fanciulla più o meno della tua età e di razza affine, non dirmi che non hai fatto nemmeno un pensierino…
- Piantala, Emmett – lo ammonì Bella sorridendo, per poi voltarsi verso la Figlia della Luna che osservava la vegetazione attorno a sé con aria rabbuiata. – Mi dispiace che la presenza di Emma ti abbia turbata. Lei viene qui ogni estate per circa due mesi, per studiare Ness e rassicurare Aro sul fatto che non sia pericolosa. Ti assicuro che i membri della sua famiglia non sono tutti crudeli come Caius: lei stessa è estremamente ragionevole e non è raro che gli vada contro, anche direttamente, approfittando della propria posizione privilegiata. Marcus, il terzo leader, l’ha adottata più di un secolo fa, il che la rende quasi intoccabile.
- La mia Clary faceva parte dei Volturi, ma poi se n'è andata – s’intromise Iryn, saltando su un albero vicino e aguzzando la vista in direzione dell’orizzonte. – Sua sorella le ha chiesto di tornare più volte, ma lei si è rifiutata. Non ama lavorare in gruppo, è sempre stata un… lupo solitario.
Abbozzò un sorrisetto alla propria battuta: - Mi ci sono voluti anni prima di convincerla ad accettarmi nella sua vita. Era uscita piuttosto scottata dalla sua precedente relazione e non voleva nessuno tra i piedi…
Si fermarono nei pressi delle rive del fiume Calawah, dove Amy si sedette sulla sponda con aria pensierosa.
Ness spinse a tradimento Emmett, che finse goffamente di finire in acqua, mulinando le braccia con fare teatrale. Jake e Iryn si unirono a loro in un gioco di schizzi e spinte.
“Che situazione…” pensò la quindicenne, stringendo le ginocchia al petto. “Forse non sarò aperta di mente, ma come possono chiedermi di abituarmi subito a tutto questo? Potevo forse trovare accettabile l’idea di una relazione di reciproca cortesia e sopportazione con i succhiasangue “vegetariani”… ma una Volturi… una Volturi dagli occhi rossi… per quanto possa essere tranquilla e ragionevole, resta sempre…”
Seth si sedette accanto a lei, mentre Bella si limitò ad affiancarli restando in piedi.
- Sei molto a disagio? – domandò il ragazzo con aria mortificata. – Mi dispiace, forse non avrei dovuto insistere… a volte mi dimentico che sono io a rappresentare un’eccezione, riguardo i rapporti con i vampiri…
- No, è… tutto a posto, più o meno – sospirò lei. – Credo di dovermi solo… abituare…
- Non preoccuparti se non ti piace il nostro odore o se non ti stiamo simpatici – soggiunse la madre di Ness, portando una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio. – È normale da parte tua. Anzi, in realtà sei stata molto meno scortese di molti ragazzi Quileute: non è stato facile imparare a sopportarsi a vicenda, per loro e per i Cullen. E dubito che il rapporto tra i branchi e il clan possa trasformarsi in amore.
La rossa restò in silenzio per qualche istante, poi provò a cambiare discorso: - State diventando una specie di scuola per vampiri che vogliono diventare vegetariani? – domandò, indicando Iryn con un cenno della testa. – Ne state convertendo molti?
Bella si lasciò sfuggire una risatina leggera: - L’estate scorsa abbiamo aiutato un ragazzo di Austin; Iryn è la seconda a essersi rivolta a Carlisle per il cambio di dieta: sta imparando piuttosto velocemente.
- La cosa che fa un po’ ridere, è che da noi, invece, i ragazzi hanno provato a convincere Nadie a diventare carnivora – rise Seth. – Almeno nei momenti in cui è trasformata. Ma non c’è stato nulla da fare, si è sempre rifiutata di cacciare e anche solo di assaggiare una preda catturata. Durante i giorni di ronda più intensi, quando restiamo trasformati anche per intere giornate, è piuttosto comico vedere i branchi che si nutrono di cervi o alci, mentre lei si limita a bacche, piante e radici. Che, pure lei l’ha ammesso, per “Lupa Nadie”hanno un sapore orribile. Abbiamo anche provato a trasmetterle le nostre sensazioni, ma non c’è stato verso, è più cocciuta di mia sorella quando si mette in testa qualcosa. Ah, chiariamoci, non abbiamo nulla contro la dieta vegetariana, solo pensiamo le farebbe meglio fare uno strappo alla regola quando fa le ronde, visto che la carne dovrebbe darle più energia.
- A proposito della trasmissione di pensieri e sensazioni – lo interruppe Bella, sedendosi. – Siete riusciti a capire come mai i vostri due branchi hanno ripreso a comunicare?
Il giovane Clearwater si voltò verso Amy con un sorriso: - Lei potrebbe avere la risposta. Cosa avevi detto riguardo la presenza di femmine in branchi diversi?
La rossa si schiarì la voce, tenendo lo sguardo fisso sulla punta delle proprie scarpe: - Beh… immagino che la connessione si sia riattivata quando Nadie si è unita a Sam… ma che non funzioni sempre…
- Esatto! – esclamò Jake, immerso nel fiume fino alla vita, senza distogliere troppo l’attenzione dal gioco.
- Ecco, quando Leah e Nadie sono vicine e in forma lupesca, scatta un meccanismo particolare che permette di connettere i pensieri di tutti i lupi appartenenti ai loro branchi. Naturalmente, questo non accade quando una delle due si trova in forma umana, oppure la distanza che le separa è troppo grande.
- Quale sarebbe il raggio d’azione? – domandò Seth, sempre più entusiasta. – Quanto possono allontanarsi prima che la connessione si interrompa?
Amy ci pensò su: - Da quanto mi è stato detto… circa una cinquantina di chilometri… ma dipende anche dal legame emotivo tra le due femmine, dalla forza della loro mente… ci sono diverse variabili.
- Dovremmo dire subito questa cosa agli altri! – esclamò il sedicenne, voltandosi di scatto non appena avvertì un fruscio alle proprie spalle.
Amy lo imitò: a pochi metri da loro, Alice, la Cullen minuta simile a un folletto, osservava il gruppo con aria preoccupata.
- Che c’è, Alice? – si allarmò Bella, alzandosi in piedi e raggiungendo la cognata in un battito di ciglia. – Hai visto qualcosa?
- Riguarda i vampiri intrusi? – fece eco Jake, uscendo dall’acqua.
La ragazza annuì, puntando gli occhi color ambra sui presenti per squadrare i loro volti, uno a uno.
- Ho visto alcuni membri di un piccolo clan all’interno di una grotta nascosta, ai confini del territorio Quileute. Purtroppo non sono riuscita a individuarne la posizione… e oltre a loro, c’è qualcun altro che sta per giungere da queste parti…
- Chi?
- Non lo so… - sospirò affranta la vampira. – Ho visto solo i suoi abiti neri e il ciondolo che porta al collo: sembrava… una specie di fiala… il suo volto era protetto da una strana nebbia, reso sbiadito… credo abbia i capelli rossi e gli occhi cremisi… ed era piuttosto alta… ma la nebbia che l’avvolgeva era… era…
Il suo viso etereo si serrò in una smorfia di orrore, mentre reprimeva a stento un brivido.
- Zia Alice, cosa c’era di tanto brutto in quella nebbia? – domandò Ness, afferrandole una mano.
La brunetta serrò forte le labbra tra loro, poi sospirò: - Facce… c’erano delle facce…



- Ah eccoli, sono tornati!
Jake parcheggiò l’auto grigia nei pressi di una piccola casa in legno dipinta di rosso, dove attendevano Sam, Jared, Paul, Nadie e un uomo dai capelli lunghi adagiato su una sedia a rotelle.
- Ehi, piccoletta, com’è andata con le sansguis- ehm, i Cullen? – sghignazzò il terzo in comando del branco Uley, correggendosi immediatamente non appena incrociò lo sguardo di Ness.
Amy incrociò le braccia, dando una piccola alzata di spalle. Gettò una rapida occhiata alla propria destra, per controllare l’espressione di Seth, poi abbozzò un sorrisetto forzato: - Sono stati… gentili. Hanno cercato di mettermi a mio agio… di certo non sono come gli altri vampiri…
- Stava andando tutto discretamente finché non è arrivata la Segretaria – commentò Jacob, mentre l’uomo in sedia a rotelle cominciava a spingersi verso di loro. – L’odio che corre tra Figli della Luna e Volturi è difficile da ignorare.
- Direi non a torto – disse lo strano signore di mezza età, osservando il volto di Amy con un’espressione incuriosita.
La quindicenne pensò immediatamente alla foto mostratale dalla signora Turner e alla voce udita al telefono: - Lei è Billy?
- Sono io – rispose quello, stringendole la mano. – Puoi darmi del Tu.
- Le sono… cioè, ti sono veramente grata per avermi dato l’opportunità di conoscere il vostro branco…
- Tempo qualche giorno e fuggirai a gambe levate – rise Jared, strappando un piccolo ghigno ai presenti.
Billy Black alzò lo sguardo verso il cielo con aria quasi assorta: - A dire il vero, ragazza mia, credo che questa sarà una grande opportunità per tutti: so che il vecchio Diwali, nonno della tua matrigna, e la stessa Nimel hanno a lungo studiato i meccanismi che regolano la natura dei Figli della Luna, e che alcuni di questi meccanismi sono condivisi anche dalla nostra razza. L’isolamento è un’arma a doppio taglio: si resta al sicuro ma si limita anche la possibilità di apprendere. Ci sono misteri a cui non siamo ancora riusciti a trovare soluzioni concrete, interpretandoli solo attraverso teorie…
- Beh… le mie conoscenze non sono infallibili – mormorò la rossa. – Però… se posso esservi utile…
- Certo che poi esserci utile! – disse allegro Seth, che pareva aver superato in fretta la delusione riguardo il non proprio roseo incontro a casa Cullen. – Spiega a Sam il motivo per cui i branchi riescono nuovamente a connettersi col pensiero!
Amy esitò, fissando un po’ intimidita l’imponente Alfa. Aveva sempre avuto problemi a esporre un argomento di fronte a più persone, non a caso, detestava le interrogazioni scolastiche quasi quanto i membri della famiglia Volturi.
- La presenza di almeno una femmina in due o più branchi diversi rende possibile la comunicazione – ripeté. – A patto che le femmine siano trasformate. Più si allontaneranno l’una dall’altra, più la connessione si indebolirà, fino a sparire. Almeno… con i Figli della Luna funziona così…
- Bene, ecco un mistero svelato – commentò soddisfatto Sam. – Qualcuno a dire il vero aveva già avuto dei sospetti, ma, essendo Leah e Nadie le prime femmine mutaforma della storia Quileute, non potevamo basarci su certezze assolute.
Jared scompigliò affettuosamente i lunghi capelli della compagna di branco: - Allora servi a qualcosa, eh, Quattrocchi? Non sei solo un’inutile zavorra Mangiabacche mandata dall’Inferno per tormentarmi…
- Non metterei la mano sul fuoco riguardo l’ultima affermazione, Jerry – replicò l’altra sarcastica, gettando occhiate apprensive verso il bosco. – I mocciosi non sono ancora tornati…
- Sono certo che stiano bene – provò a rassicurarla Billy. – Ci fossero stati problemi, qualcuno avrebbe lanciato l’allarme.
La ragazza si morse il labbro dubbiosa, riducendo a due sottili fessure gli occhi scuri e obliqui dietro le spesse lenti tonde: - Sam… sarei più tranquilla se potessi controllare…
Il leader del branco Uley annuì con fare comprensivo, così la giovane mutaforma si tolse gli occhiali, affidandoli a Jared, strizzando le palpebre non appena si voltò in direzione della quindicenne dai capelli rossi: - È stato un piacere, Amy, spero tornerai presto.
- La cosa è reciproca – sorrise la ragazzina, osservando la bella Quileute rimuovere rapidamente la canotta verde e sbottonare i pantaloncini mentre correva in direzione della fitta boscaglia.
La trasformazione fu rapida ed elegante: un’imponente lupa dal pelo color marrone scuro, simile al cioccolato fondente, sparì tra la vegetazione con un paio di lunghissimi balzi.
Billy abbozzò un sorriso: - Credo che i giovani del branco abbiano trovato una seconda madre. Raramente ho visto un istinto di protezione forte come quello di Nadie.
- Io credo che spesso esageri – borbottò Paul. – Voglio dire, saranno dei mocciosi ma sono comunque dei guerrieri mutaforma, nati per combattere avversari come i vampiri. Non sono dei cuccioli di labrador che bevono ancora il latte e si reggono a malapena sulle zampe…
Sam assunse un’espressione intenerita: - Penso che qualche anno fa avrei condiviso la tua opinione… ma da quando sono diventato padre, posso dire di capire il suo punto di vista.
- Questo significa che tra meno di otto mesi mi trasformerò in una specie di chioccia rompipalle e apprensiva? – inorridì il giovane Lahote, beccandosi un pugno sul braccio da parte di Jacob.
- Nah, secondo me resterai il solito idiota. Ma te lo meriteresti per aver messo incinta la mia sorellina.
Prima che l’altro avesse il tempo di replicare qualcosa, Jared si frappose tra i due, giocherellando con le stanghette degli occhiali di Nadie: - Avete scoperto qualcosa dai Cullen, riguardo il vampiro che abbiamo fiutato nel nostro territorio?
- Oh, sì! – esclamò Seth. – Come previsto, non si tratta di una loro conoscenza, ma Alice ha avuto una visione che potrebbe fornirci una pista: ha visto un piccolo clan rintanato in una grotta segreta al limitare dei nostri confini, inoltre, c’è un individuo solitario, una femmina, in avvicinamento. Non l’ha vista in faccia, ma ci ha descritto una persona alta, con i capelli rossi, vestita di nero e con una specie di fiala appesa al collo.
- Suppongo non si sappia nulla riguardo l’ubicazione della grotta… - rifletté Sam. – Beh, vorrà dire che scandaglieremo i confini da cima a fondo. Direi di cominciare subito, ci aspetta un lavoro piuttosto lungo. Amy… temo che dobbiamo salutarci, per oggi, ma speriamo tu abbia voglia di farci visita presto.
- Ho tutti i pomeriggi liberi da lunedì a venerdì – rispose la rossa. – Liv e Juls studiano, quindi la mia alternativa è uscire o fare i compiti per le vacanze…
- I compiti puoi portarli anche qui – sorrise Seth. – Perché non vieni anche domani? Cioè… può venire anche domani, Billy?
Il capo della riserva annuì con fare benevolo: - Può venire ogni volta che vuole.
- Allora… a domani – balbettò la ragazzina, contenendo a fatica l’entusiasmo. Salutò i mutaforma facendosi abbracciare a turno da ognuno di loro: Sam le diede la sensazione di essersi appena stretta a una montagna, mentre con Jared le parve di serrare le braccia minute attorno al tronco di un albero alto e affusolato.
Paul, dopo averla stretta a sé, le posò anche un rapido bacio sulla guancia, salutandola con un: - Ti aspettiamo domani, piccoletta.
Le gote della ragazzina divennero bollenti, esattamente com’era accaduto qualche ora prima in spiaggia, così cercò di mascherare l’imbarazzo stringendosi a Jake, il quale promise di tornare entro due ore per riportarla a casa.
Infine, scambiò un lungo abbraccio con Seth, permettendogli di affondare il viso nella sua chioma vermiglia e scompigliata. La superava in altezza di quasi venti centimetri, dandole modo di poggiare comodamente il volto contro la sua spalla robusta.
- Mi dispiace per com’è andata dai Cullen… - sussurrò Amy, serrando forte le dita sulla stoffa della sua lunga canotta. - Non volevo spegnere il tuo entusiasmo…
- È tutto a posto. Magari la prossima volta andrà meglio. E in ogni caso, non preoccuparti, non sei obbligata a trovare simpatici tutti i miei amici…
La situazione aveva un che di dolce e strano allo stesso tempo: Amy conosceva quei ragazzi da neanche un giorno, eppure percepiva un legame piuttosto forte che la univa a loro, quasi fossero tutti suoi amici di vecchia data, separati da lei per qualche anno e, finalmente, ritrovati.
- Ehm, ehm, a qualcuno serve una stanza?
La voce di Jared portò i due giovani licantropi a separarsi, non prima però di essersi scambiati a vicenda due baci ai lati del volto. Con un paio di falcate, Seth raggiunse rapidamente i compagni, che accelerarono gradualmente l’andatura, spogliandosi e trasformandosi nel giro di una manciata di secondi.
Ness osservò divertita la reazione lievemente imbarazzata di Amy alla vista dei fondoschiena dei cinque ragazzi, poi inforcò gli occhiali di Nadie che le aveva affidato Jared e, con le braccia tese in avanti, barcollò verso la casa dei Black, domandando: - Come ti è sembrato il tuo primo pomeriggio con i cugini mutaforma?
La rossa si strinse nelle braccia, scavando due graziose fossette nelle guance pallide: - Sai… forse ti sembrerà strano, ma mi sono sentita fin da subito… in famiglia. Non… non avevo mai provato una sensazione del genere con persone estranee…
- Io, a dire il vero lo trovo comprensibile – sorrise Billy, invitandola con un cenno a seguirlo. – Intanto che aspettiamo Jake, ti andrebbe di entrare da noi a bere qualcosa?





***
Angolo dell’Autrice: Lo so, questi due capitoli sono stati lunghi e pesanti, ammetto che detesto i cosiddetti “capitoli di passaggio”, in cui vengono presentati i vari personaggi (che qui tra l’altro sono numerosissimi). Spero davvero di non avervi annoiati.
Probabilmente, chi ha letto “Milady” avrà drizzato le orecchie quando è apparsa Emma e quando è stata nominata Clary. E forse anche più avanti, quando Alice ha parlato della sua visione… e sì, sono entrati in scena i Cullen.
Iryn è un personaggio della mia amica Marina94.
Ringrazio Horse_ per aver inserito la storia tra le Preferite, Magaskawee per averla messa tra le Seguite e bellaswan_edwardcullen per avermi lasciato un commento lo scorso capitolo (primo commento ricevuto in questa storia). Ve l’ho già detto in privato ma lo ripeto, mi avete dato una gioia, visto che pensavo che la storia non piacesse a nessuno.
Grazie anche a chiunque si sia fermato a leggere arrivando fino in fondo.
PICCOLO AVVISO: Nella mia storia, come ho opportunamente inserito nella sezione “Tipo di coppia”, esplorerò diversi tipi di relazioni e orientamenti sessuali, come faccio in quasi ogni mio racconto. Pertanto, a chiunque si senta infastidito/a da questo fatto, consiglio di smettere di leggere.
Nella saga ci sono state presentate soltanto coppie etero (a meno che la memoria non mi inganni), spero quindi che i lettori non ci trovino nulla di male se, oltre a quelle, ne inserirò qualcuna di tipo diverso, di cui sì, faranno parte anche un paio di personaggi già esistenti.
E, ancora, sì, la questione della connessione tra branchi grazie alle femmine è una mia invenzione, spero la apprezziate perché mi servirà più avanti.
Ah e, ehm… dal prossimo capitolo si entrerà nel vivo dell’azione e quindi nessun personaggio sarà più al sicuro. Spero non mi odierete troppo (sì, mi odierete, ma pazienza).
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va, alla prossima!

Tinkerbell92

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Capitolo 5
*** Tramonto di sangue ***


SILVER LIGHTS


Capitolo IV

"Tramonto di sangue"






Erano trascorsi ormai dieci giorni da quando  Amy era arrivata a Forks e ogni pomeriggio, fatta eccezione per il weekend, aveva fatto visita ai ragazzi della riserva.

- Liv, hai visto il mio cellulare da qualche parte?
La stanza in cui dormivano le due ragazze era un trionfo di disordine: pareva quasi che un uragano fosse passato lasciando sulla propria scia letti sfatti, vestiti sparsi ovunque e libri poggiati in ogni dove.
Una vibrazione famigliare spinse la ragazzina a scostare le lenzuola del proprio giaciglio: - Non importa, l’ho trovato!
La schermata quadrangolare emetteva un flebile bagliore. Amy, ancora in biancheria intima, si lasciò cadere sul materasso, facendosi sfuggire un sorriso: Seth le aveva appena mandato un messaggio, avvisandola di vestirsi più comoda possibile.
- L’hai trovato?
Liv fece capolino dal bagno, il corpo avvolto da un telo rosa e i capelli bagnati sparsi sulle spalle. I lineamenti morbidi della bionda assunsero un’espressione maliziosa: - Chi di loro ti ha scritto?
- È Seth – rispose la Figlia della Luna, ricambiando lo sguardo furbo dell’amica con un leggero cipiglio. – Piantala.
- Piantala di fare cosa?
Prima che Amy potesse replicare, il telefono vibrò nuovamente: Jake la avvisava di essere appena partito.
- Finisco di prepararmi – annunciò. – Suppongo che oggi vogliano fare qualcosa di particolarmente movimentato.
- Fate ogni giorno qualcosa di movimentato – osservò Liv. – Ieri addirittura i gavettoni alle cascate!
- Ieri era il compleanno di Quil – si giustificò la rossa con un debole sorriso. – E faceva parecchio caldo…
La diciassettenne dai capelli color miele le lanciò una t-shirt bianca con il disegno di un unicorno: - Guarda che sono contenta se ti diverti con i tuoi… simili. Prima o poi mi piacerebbe passare un pomeriggio alla riserva, anche se probabilmente le loro attività mi ucciderebbero…
- Nah, i loro imprinting umani ce la fanno benissimo, quindi penso che tu e Juls sopravvivereste. – replicò Amy, infilando la maglietta e un paio di pantaloncini neri.
Una quindicina di minuti più tardi, Renesmee le inviò un messaggio, annunciando che sarebbero arrivati di lì a breve. La rossa si fiondò fuori dalla camera, scendendo le scale rapidamente, con una scarpa ancora slacciata.
Per poco non si scontrò con l’uomo alto e biondo che nello stesso momento usciva dalla cucina con un vassoio incartato stretto tra le mani.
- Ops, attenzione!
- Scusami, Roger! – esclamò la quindicenne. – Cosa c’è qui sotto? L’odore è buonissimo!
Il padre dei gemelli Turner sorrise, porgendole il cabaret: - Regalino per i tuoi amici. Ho sentito che ieri è stato il compleanno di uno di loro.
- E che sono dei mangioni – aggiunse Liv, raggiungendo il piano inferiore con i capelli ancora bagnati. – Hanno confermato per sabato sera?
- Sì, sì – rispose il barista allampanato. - Mi ha chiamato il ragazzo con la voce grossa, ieri… Sam, giusto? Hanno prenotato diversi tavolini in terrazza.
- Spero non ci finiscano le scorte – ironizzò la biondina, dando un buffetto sulla gamba dell’amica.
- Il vero pericolo è Paul, quando si tratta di mangiare – ridacchiò Amy, abbassando lo sguardo sulla carta color salmone che avvolgeva il contenuto del vassoio. Il suono famigliare di un clacson la fece illuminare: - Oh, è qui Jake!
- Ehi, lupacchiotta, non così in fretta – la bloccò Liv, indicandole con un cenno la scarpa ancora slacciata, per poi inginocchiarsi e rimediare con un fiocco a doppio nodo. – Non vorrai piantare il naso sul vialetto e rischiare di far volare via il cibo?
- Anche se cadesse, sono sicura che lo mangerebbero lo stesso – ironizzò la ragazzina dalla chioma fulva, dando un bacio sulla guancia dell’amica non appena ella si rialzò. – Grazie, Livvy. E grazie, Roger, ci vediamo stasera!



La casa dei Cameron era una tra le più grandi in tutta la riserva: uno spazioso edificio in legno, con due piani e una taverna, situato in una zona un po’ isolata. Di fronte all’abitazione si estendeva un ampio spiazzo d’erba, che terminava circa un chilometro più avanti ai piedi di un monte roccioso, costellato di alti sempreverdi.
Come previsto, il cabaret del signor Turner, contenente piccoli tramezzini, paninetti e brioches salate, fu vuotato nel giro di qualche minuto, esattamente come tutti i vassoi posti sul grande tavolino apparecchiato all’esterno.
- Immagino che abbiate organizzato spesso delle feste qui – ipotizzò Amy, rivolgendosi a Jared che sedeva alla sua sinistra sulla comoda panca di legno. – C’è un sacco di spazio.
- Oh puoi scommetterci – replicò il mutaforma con aria furba. – Soprattutto quando mamma e papà non c’erano, giusto?
- Feste segrete da paura! – soggiunse un ragazzo Quileute sui trent’anni che poco prima si era presentato come Zach, figlio maggiore del signor Cameron. Era un tipo alto e attraente, con i capelli corti e scuri, che indossava un’uniforme estiva da poliziotto e un paio di occhialetti rettangolari dalla montatura nera.  
Quel giorno era presente anche la sorella ventunenne, Maysie, che in quel momento era impegnata a mandare messaggi col telefono: alle parole dei fratelli alzò per un attimo lo sguardo dallo schermo, mostrando le meravigliose quanto insolite iridi color nocciola, annuì appena e chinò nuovamente la testa, riprendendo a digitare sulla tastiera.
 - Ehi, vi ricordate quella volta che abbiamo rischiato di mandare a fuoco la cantina perché Paul e Jake avevano fatto quella stupida scommessa? – rise Embry, dando il gomito a Maysie, che lo badò appena. – Che giorno era? Halloween?
- No, era il tuo compleanno – replicò Nadie, scompigliandogli i capelli. – Però Zachy aveva già iniziato a tirar fuori le decorazioni.
- Sempre meglio prendersi per tempo – sorrise il ragazzo più grande, dando un’occhiata all’orologio. – Cosa che dovrei fare anche in questo momento: vi saluto, ragazzi, tra poco inizia il mio turno. È stato un piacere, Amy.
- Anche per me – replicò la ragazzina, alzandosi in piedi e lasciandosi stampare due baci sulle guance.  
Fece quindi vagare lo sguardo lunga la vasta area del giardino, dove i licantropi più giovani, insieme a Sean e Ness, stavano giocando a calcio, capitanati da Leah e Jake.
Attorno al tavolo, oltre a lei e i fratelli Cameron, sedevano Sam, Emily, Embry e Kim, mentre i restanti membri del branco avevano preferito accomodarsi sull’erba fresca e ben curata.
Per qualche minuto regnò una quiete quasi irreale, movimentata soltanto dalle grida dei giovani calciatori, poi, Sam si schiarì la voce, dando una controllata sotto al tavolo dove il piccolo Levi si era rintanato: - Non è da voi essere così silenziosi, ragazzi. Devo preoccuparmi?
- Io mi sto rompendo le palle – replicò Paul, sdraiato pigramente sul prato, con la nuca poggiata sulle gambe di Rachel. – Facciamo qualcosa di spericolato e stupido?
- Come saltare dal tetto? – propose Kim con un ghigno.
Jared le rivolse un’occhiata piacevolmente sorpresa: - Cominci a imparare, tesoro! May, dove sono i paletti per il telo elastico?
- Oh, merda! – esclamò la ragazza, alzando gli occhi al cielo con un sorrisetto. – Se la mamma trova altre buche nel prato ti ammazza, Jerry, lo sai?
- E noi le copriremo prima che torni! – replicò il fratello minore, fiondandosi in casa alla velocità della luce, per poi tornare trionfante con quattro grossi paletti di legno levigato.
- Paul, evita le battute sui paletti di frassino e i vampiri – si raccomandò Sam, lanciando un’occhiata in direzione di Renesmee, mentre il suo beta cominciava a piantare i sostegni nel terreno. Una volta completata l’opera, Jared afferrò il grosso telo bianco che Maysie gli aveva appena portato, annodando le quattro estremità a ciascuno dei paletti, costruendo un tappeto elastico improvvisato.
La partita di calcio venne immediatamente interrotta: i giocatori si fiondarono con entusiasmo verso la nuova attrazione, discutendo su chi dovesse lanciarsi dal tetto per primo: naturalmente, i licantropi e Renesmee avrebbero potuto atterrare sull’erba senza problemi, il telo era stato sistemato soprattutto per gli imprinting umani.
A differenza del pomeriggio alla scogliera, tutti quanti, eccetto Wyatt, parteciparono al gioco: memore delle prese in giro del fratello minore, Rachel si fece avanti, pretendendo di saltare per prima.
- Siamo sicuri che quel lenzuolo reggerà? – sussurrò Amy, sporgendosi verso l’orecchio di Seth. – Avete già fatto questa cosa altre volte?
- Non preoccuparti, è fatto apposta. Sam l’ha collaudato di persona – sorrise il giovane lupo. – Allora, vogliamo fare questo salto?
La rossa annuì, afferrando la mano dell’amico e prendendo la rincorsa verso la casa: quando furono sufficientemente vicini, si diedero lo slancio, compiendo un enorme salto che li portò quasi a raggiungere il tetto. Quasi.
Per alcuni secondi, restarono entrambi appesi al cornicione con le rispettive mani libere, senza sciogliere la stretta che legava le loro dita.
Si guardarono, sorridendo, e per un momento Amy avvertì una strana sensazione farsi strada all’interno del suo stomaco, per poi risalire verso il petto. Era una specie di calore, intenso ma piacevole, che continuò a salire, più su, fino ad affiorare alle sue guance di adolescente.
- Sarà meglio sbrigarsi, prima che Jared cominci a fare i suoi soliti commenti – ridacchiò Seth, portando l’amica ad annuire.  
Dischiusero la presa che univa le loro mani e si issarono sul tetto dell’abitazione, prendendosi qualche istante per ammirare la vista che si parava innanzi ai loro occhi. Verso destra si potevano scorgere alcune casette in legno degli abitanti della riserva, a sinistra lo sguardo si perdeva lungo il fianco di imponenti alture.
Sean Halloran si era appena lanciato di sotto, atterrando sul telo in posizione semiseduta. Per la prima volta, Amy lo vide ridere di gusto, con le guance lentigginose arrossate e le lacrime che scivolavano lungo la sua pelle chiara.
- Mi sembra più rilassato ultimamente – osservò la quindicenne, rivolta all’amico Quileute. – Quando sono arrivata, una settimana fa, c’era sempre un velo di tristezza nel suo sguardo.  
- Suo padre non è in casa, in questi giorni – sussurrò Brady, che li aveva appena raggiunti. – Sarà a Washington fino a domenica sera.
- Quindi Sean è a casa da solo con la madre? – azzardò Amy. – Lei com’è? È più comprensiva?
Brady e Seth irrigidirono i lineamenti, scambiandosi un’occhiata eloquente. Il più giovane lasciò che Embry saltasse giù al posto suo, in modo da poter rispondere alla domanda con calma e discrezione.
- La madre di Sean è morta quando lui era piccolo. Quando suo padre resta fuori città per lavoro di solito lascia la propria zia a prendersi cura del figlio. È una brava donna, anche se un po’ sorda e svampita.  
- Oh… non sapevo che Sean avesse perso sua madre – mormorò la figliastra di Nimel. – Anche io ho perso la mia.
- Che le è successo? – domandò Seth, sfiorandole la spalla con una carezza.
Amy esitò, mordendosi la lingua. Concentrò per pochi istanti l’attenzione su Jake, che eseguì un elegante salto, atterrando direttamente sull’erba dopo aver compiuto una decina di capriole a mezz’aria, poi diede un’alzata di spalle: - Diciamo che era malata. Preferisco non parlarne. Ora saltiamo, l’atmosfera si sta incupendo, non trovate?
I giovani lupi annuirono con un sorriso, mentre lei si esibiva in un inchino teatrale: - Stavolta, prima voi, messeri.  
I due ridacchiarono, per poi lanciarsi insieme, quasi in sincronia. Atterrarono a qualche metro dal telo, rotolando sul prato e prendendosi in giro a vicenda su quanto schifo avesse fatto il salto dell’altro.
Amy prese un profondo respiro, poi, quando lo spiazzo sottostante fu sufficientemente sgombro, fletté le gambe e saltò nel vuoto, lasciandosi sfuggire un gridolino eccitato. Superò il lenzuolo bianco, i capelli rossi che fluttuavano in tutte le direzioni, poi, quando posò le suole delle scarpe a terra, sfruttò lo slanciò per ruotare sulla spalla destra, facendo diverse capriole.
Quando si fermò, aveva le guance paonazze e le mancava il fiato per le risate.
Doveva farlo di nuovo.
Avvertì uno spostamento d’aria e subito dopo Ness atterrò a circa un metro da lei, voltandosi con un sorriso: - Non smetterei mai di fare queste cose!
- A chi lo dici! – replicò la quindicenne, alzandosi in piedi e correndo insieme alla mezzosangue verso l’abitazione. Si sentì dispiaciuta per Wyatt, che sedeva in disparte, giocherellando col cellulare di Maysie: al palese senso di frustrazione che si leggeva nel suo sguardo per non riuscire a superare la paura dell’altezza, si sommava l’idea di perdersi tutto il divertimento, oltre a una buona occasione di sfogo.
Perché, almeno dal punto di vista di Amy, saltare nel vuoto, librarsi nell’aria dandosi l’illusione di volare, anche solo per qualche secondo, donava un senso di liberazione assoluta, una pausa da tutto il resto.
Libertà.



Il gioco era durato circa due ore: i giovani lupi e la piccola mezzosangue sarebbero stati capaci di continuare fino a notte fonda, ma gli imprinting umani non erano dello stesso parere.
Tolto il telo e rimossi i paletti, coprendo accuratamente le quattro buche impresse nel terreno, l’atmosfera gioiosa e adrenalinica aveva lasciato il posto a una piacevole quiete.
Alle sei del pomeriggio, Sam interruppe la seconda partita di calcio afferrando il pallone e schiarendosi la voce: - Bene, è il momento della ronda serale: Hunter, Blake, Leo, Wyatt, Aris e Kai. Voi seguirete Nadie nel territorio sud-orientale. Vi daremo il cambio alle dieci.
- Embry invece condurrà Elijah, Johnny e Ben a Nord-Ovest – stabilì Jake. – Cambio alla stessa ora.  
- Stanno mandando i membri più giovani, oggi – osservò Amy, mentre i mutaforma si spogliavano per assumere il consueto aspetto di enormi canidi. Leah annuì, poggiando sul tavolo gli occhiali di Nadie: - La situazione si sta facendo spinosa. Proprio ieri, Zach ha detto a Jared che sono stati trovati i corpi di due motociclisti abbandonati in un vicolo.
- Corpi dissanguati – s’intromise Quil, tenendo d’occhio Claire che si rotolava allegramente sul prato. – L’omicidio è avvenuto attorno alle quattro di mattina. Per questo preferiamo essere noi veterani a fare la guardia di notte. Mi spiace solo per Embry e Nadie, oggi tocca a loro fare il doppio turno.
- È necessario – replicò Sam, lanciando un’occhiata amorevole alla moglie che sedeva sul prato con il piccolo Levi stretto al petto. – Finché non riusciremo a scovare questi maledetti intrusi nessuno sarà al sicuro. Bene, nell’attesa… a qualcuno va di fare qualche tiro?
- Solo se non mi venite addosso – rispose Maysie, affidando il cellulare a Kim. – Non voglio andare a lavoro con le costole rotte.
- Che ne dici, Amy? – propose Renesmee, saltellando sul posto con fare impaziente.
La rossa scambiò una rapida occhiata con Seth, che le sorrise.
- D’accordo.
Raggiunse i prestanti giovani che già stavano modificando le squadre, anche se una strana sensazione cominciò a farsi strada nel suo petto, sempre più insistente. Si guardò attorno, provando a tendere al massimo i propri sensi, senza però riuscire a individuare la fonte del proprio disagio.
“È strano” pensò. “Che sta succedendo? Perché ho l’impressione che qualcuno ci stia… spiando?”
Gettò uno sguardo al resto del gruppo, che pareva avvertire nulla di insolito, e già la ragazzina cominciava a domandarsi se non si stesse rimbambendo per colpa del caldo o delle troppe capriole, fino a quando Jake non aggrottò la fronte, come avesse udito un rumore sospetto.
- Ehi, cos’è quella roba che brilla?
La voce di Kim portò i lupi e Renesmee a voltarsi: la ragazza sedeva su una della panche parallele al tavolo di legno e indicava qualcosa in direzione della boscaglia che s’inerpicava su una delle alture rocciose adiacenti alla riserva.
Amy aguzzò la vista, cercando di dare un contorno a quel curioso punto di luce, senza ottenere alcun risultato. Strano… pareva quasi una piccola stella seminascosta dalla folta chioma dei pini.
E poi, accadde tutto in fretta, nel giro di una manciata di secondi: il puntino luminoso si ingrandì, per poi assottigliarsi, avvicinandosi a ritmo di un sibilo acuto, sempre più sottile, sempre più vicino, come una freccia scagliata in direzione del piccolo Levi che in quel momento sedeva sul prato.
- NO!
Un gemito strozzato, il terribile rumore del ferro mortale e tagliente che penetra la carne, passando da una parte all’altra. L’odore pungente del sangue.
Amelia Mooney sentì il respiro mozzarsi in gola, i suoi occhi verdi si spalancarono mentre annaspava in cerca di aria, troppo incredula, troppo sconvolta dalla scena terrificante, assurda, che si parava innanzi al suo sguardo attonito.
Non era possibile… non stava accadendo davvero…
Levi alzò gli occhioni scuri, sorridendo al volto della madre che lo sovrastava, reggendosi a fatica sulle braccia, il corpo trafitto da una lunga freccia argentata che penetrava nella schiena per spuntare dalla parte opposta, leggermente a destra rispetto lo sterno.
Una macchia scura cominciò ad allargarsi lentamente, insudiciando la parte superiore dell’abito della Quileute.
- EMILYYY!
La voce strozzata di Leah provocò un brusco risveglio ai sensi della piccola lupa dai capelli rossi, che si soffocò con la saliva mentre la vice di Jake correva a inginocchiarsi accanto alla cugina, seguita a ruota da Sam.
Emily boccheggiò, cercando di ricambiare il sorriso allegro del figlio, aggrappandosi poi spasmodicamente al braccio del compagno, che la strinse a sé, parlando rapidamente, pregandola di restare con lui.
Renesmee tirò fuori il proprio cellulare, componendo il numero di Carlisle e attendendo con ansia la risposta, quando una seconda freccia si piantò nel tavolo, nel punto in cui, pochi istanti prima, c’era la mano di Kim.
- Merda! Correte dentro, subito! – sbraitò Leah, rivolta alle ragazze umane e a Sean, il quale mormorò il nome del fidanzato non appena quello, insieme a Brady, si trasformò, cominciando a correre in direzione delle montagne, ululando.
- Dentro, dentro! – incitò Maysie, sospingendo Kim e il ragazzino oltre la soglia di casa, per poi tornare indietro, prendere Levi tra le braccia e portarlo al sicuro.
Rachel strisciò sotto il tavolo, per poi avvicinarsi a Emily, ancora inerte tra le braccia di Sam: - Fatemi vedere – disse, trasalendo non appena si rese conto della gravità della ferita.
- Nonno sta arrivando! – urlò Renesmee tra le lacrime. – Tra poco sarà qui, e…
- ATTENTE!
Una terza freccia si conficcò dietro la spalla di Quil, che aveva prontamente fatto da scudo a Claire, scelta come nuovo bersaglio dal misterioso arciere.
Fu a quel punto che Amy riuscì a scuotersi dalla sensazione di gelo che aveva immobilizzato il suo corpo, correndo in direzione dell’abitazione e chinandosi accanto al giovane mutaforma dal fisico massiccio, il quale, dopo aver estratto da solo il dardo dalla propria carne, sospinse delicatamente la bambina verso di lei.
- Portala al sicuro, io sto già guarendo.
Cercando di ignorare il tremore alle gambe, Amy obbedì, prendendo in braccio Claire e riparandosi dietro al tavolino di legno, tendendo le orecchie per udire il sibilo di ulteriori frecce.
Con la bimba stretta al petto, gettò un’occhiata disperata al trio radunato attorno a una Emily morente, mentre Jared, Quil e Seth assumevano la forma lupesca, ululando e attendendo un cenno da parte dei compagni già partiti in avanscoperta.
La risposta non tardò ad arrivare: il lupo allampanato dal pelo color sabbia scambiò una rapida occhiata con l’amica dai capelli rossi, per poi seguire di corsa gli altri due, rapidi e silenziosi come il vento.
Jake li imitò, mutando il proprio aspetto, ma non corse via: con un balzo riuscì ad afferrare una freccia tra le fauci, spezzandola in due.   
- Emily…
- Rachel, amore, và dentro casa!
- Emily resisti, sta arrivando il dottore!
 Altri due sibili: questa volta i dardi erano stati scagliati contro Rachel. Paul le fece evitare il primo, stringendola a sé e rotolando di lato sull’erba, mentre Nessie prese al volo il secondo a mani nude, eseguendo un’elegante piroetta.
Gli unici totalmente estranei a quanto stava accadendo erano Leah e Sam, che cercavano in tutti i modi di convincere Emily a resistere.
La donna volse il viso sfregiato in direzione della cugina, rivolgendole uno sguardo benevolo, poi, guardò il marito, sorrise e utilizzò le ultime forze per passargli il palmo della mano sul volto dai tratti marcati, salutandolo con una delicata carezza.
I suoi lineamenti infine si distesero, il braccio ricadde inerte sul grembo, la testa ciondolò di lato, trovando sostegno contro il petto muscoloso di Sam.
Leah lanciò un grido di rabbia e dolore, balzando in piedi, si trasformò facendo esplodere i vestiti e cominciò a correre rapida verso le montagne, lasciando profondi solchi nel terreno con le unghie affilate.
Con le lacrime agli occhi, Rachel si convinse finalmente a entrare in casa, dove venne accolta da una disperata Kim, che si gettò tra le sue braccia, singhiozzando.
Ancora troppo sconvolta per parlare, Amy sbirciò oltre il tavolo, ansimando. Claire cercò di attirare la sua attenzione, le domandò cosa fosse successo a zia Emily, ma ogni richiamo della bambina incontrò un muro di silenzio.
“Cosa posso dirti, Claire? Come posso dirtelo?”
- Amy!
Renesmee si accucciò accanto all’amica, scuotendole una spalla: - Vai dentro, ti copriamo io e Jake!
La rossa annuì, anche se quel semplice movimento le costò uno sforzò immane, e si alzò, correndo in direzione dell’uscio spalancato.
In quella frazione di tempo riuscì a scorgere Paul che avvolgeva il corpo di Emily nel telo utilizzato poco prima per saltare dal tetto, a cogliere tutta l’incredulità e tutto il dolore nello sguardo di Sam, che si alzò in piedi, senza dire nulla, per poi trasformarsi e fuggire via, lasciandosi alle spalle tutto quanto, proprio nell’istante in cui Carlisle Cullen faceva la sua comparsa, i bei lineamenti serrati in un’espressione triste.
Non appena si ritrovò al sicuro all’interno della dimora dei Cameron, Amy si fermò a piè pari, il busto leggermente chinato in avanti, le braccia ancora serrate attorno alla piccola Claire. Si rese conto di essersi scordata di respirare soltanto quando qualcuno, Rachel, le posò una mano sulla spalla.
Si guardò attorno, stordita, ancora incapace di credere a quanto i suoi occhi avessero appena visto: Sean era accasciato sul divano, il volto nascosto tra le mani; Kim singhiozzava disperata, inginocchiata sul pavimento in legno, mentre Maysie camminava nervosamente avanti e indietro, parlando al telefono con il fratellastro. Si passò le dita tra i capelli e Amy notò che la sua mano stava tremando.
In un certo senso, riuscì a comprendere lo stato d’animo di tutti i presenti, incluso quello di Levi, che pareva piuttosto disorientato.
Il mondo dei Figli della Luna era insidioso e violento, come quello dei mutaforma, eppure questa era una nozione che Amelia Mooney aveva appreso soltanto leggendo qualche libro o ascoltando i racconti di Nimel. Mai, mai fino ad allora si era dovuta scontrare con una simile realtà, mai aveva assistito a un omicidio, mai aveva udito il battito di un cuore scemare lentamente fino a fermarsi, il vibrare di un respiro cadere nel silenzio.
Non conosceva Emily Young come gli abitanti della riserva, eppure era rimasta colpita dalla sua gentilezza e dal modo in cui tanto volentieri si occupava degli altri.
Pensò ai pochi ricordi condivisi con lei, poi al piccolo Levi e, per finire, allo sguardo di Sam, lo sguardo di una persona distrutta, spezzata, dilaniata.
Travolta dalla nuova, terribile consapevolezza, schiacciata da pensieri angoscianti, Amy crollò in ginocchio, scoppiando in un pianto quasi isterico.
Ciuffi di capelli rossi le scivolarono davanti al viso, mentre la luce del sole che filtrava attraverso ogni singolo crine colorò la sua visuale con un brillante arancione vivo.
Ad Amy, tuttavia, non sembrò affatto che il mondo si fosse appena tinto di arancio: tutto ciò che vide fu rosso, rosso cremisi.
Rosso sangue.
 





***
Angolo dell’Autrice: Beh, che devo dire, scusate per il ritardo e soprattutto per l’omicidio di Emily * si ripara dietro lo schermo del pc dagli oggetti che i lettori le scagliano contro *
Spero non ce l’abbiate troppo con me, vi assicuro che nulla è accaduto invano o per caso, nemmeno la comparsa dei due fratelli di Jared (Maysie appartiene, come Iryn, a Marina94, mentre Zach è stato creato un po’ da entrambe).
Come al solito, colgo l'occasione per ringraziare: Liv Feather e Magaskawee che seguono la storia; Miss_Bathoryyy98 che l'ha messa tra le Ricordate; Alerug, blacsugar, Horse_, lolaele e max85 che l'hanno messa tra le Preferite e ancora Liv Feather per aver recensito lo scorso capitolo.

Vi chiederei di non insultarmi in recensione, ma immagino sia una speranza vana, pazienza. Allo stesso modo non posso convincervi a continuare a seguire la storia, anche se naturalmente mi dispiacerebbe se qualcuno la abbandonasse.
Chiedo ancora perdono e spero vogliate ancora seguirmi.
Grazie per aver letto!

Tinkerbell92

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